STATO MAGGIORE DELL' ESERCITO UFFICIO STORICO
LUIGI EMILIO LONGO
GIOVANNI MESSE L'ULTIMO MARESCIALLO D'ITALIA
ROMA 2006
PRESENTAZIONE
La stesura di una biografia, in ambito storioP,rafico, presenta aspetti delicati in relazione alla personalità del soggetto del quale si scrive, tanto più se il ruolo preminente rivestito dal medesimo lo ha reso protagonista di situazioni ed eventi già di per se stessi importanti e forieri di implicazioni non indifferenti . È il caso di Giovanni Messe, l'ultùnofra i generali ad aver rivestito il grado di Maresciallo d'Italia, le cui vicende richiedono un'analisi accurata per il ruolo di rilevante importanza assunto nel quadro della partecipazione italiana al secondo conflitto mondict!e, che lo vide comandante ù1 campo sul.fronte greco-albanese, su quello russo ed infine su quello nordafricano, in quella campagna di Tunisia che rappresentò lafase senz'altro più determinata di tutto il nostro impegno bellico. Terminato nel maggio del 1943 il ciclo operativo della sua carriera - iniziato oltre trent'anni prima sempre in Nord Africa, nel corso della campagna di Libia contro i Turchi e proseguito poi con il primo co11flitto mondiale durante il quale fit brillante comandante del IX Reparto d'Assalto - il Maresciallo Messe, anziché rimanere in Inghilterra nella condizione cli prigioniero di guerra privilegiato, chiese di poter rientrare in Italia per mellersi a disposizione del Re, rimasto per lui l'unico punto cli r(ferimento valido in quei momenti di globale disorientamento. Assunta la carica di Capo cli Stato Maggiore Generale, la assolse per circa due anni . Un periodo particolarmente oneroso anche per un uomo della sua tempra, costretto a m.ordere il freno a seguito deLL'attegP,iamento diffidente e deliberatamente ostruzionistico tenuto dagli Angloamericani nei conj'ronti delle Forze Armate italiane e, ancor di più, al cospetto dei tentativi di indebolimento dello strumento militare messi in atto dalla nuova classe politica nazionale pervenuta al potere .
L'analisi di quamo accaduto .fi"a il 1943 ed il 1945, non solo in relazione al carisma del personaggio oggetto della biografia ma anche alla rievocazione di un 'atmo.~fera così particolare come quella vigente all'epoca . richiede necessariamente una vasta cultura storico-militare e una.fìne capacità di approfondimento psicologico, valorizzate da una prosa scorrevole ed avvincente . Al Generale Luigi Emilio Longo, la cui ampia produzione storiogrqfica testimonia per il possesso a pieno titolo di queste caratteristiche, emergenti al meglio anche in questo suo nuovo lavoro, rinnovo il personale semimento di stima profonda unito al ringrazianiento più senrito del/' Ujjìcio Storico.
[L CAPO DELL'UFFICIO STORICO Col. Giovanni Sargeri
CAPITOLO I UNA CARRIERA INIZIATA DAL GRADINO PIÙ BASSO
CAPITOLO I
UNA CARRIERA INIZIATA DAL GRADINO PIÙ BASSO 1 - Dalla Cina alla Bainsizza Il centro storico è rimasto quello cli sempre, racchiuso in un circuito a forma di cuore, resistente cli fronte alle iniziative culturali di recupero tendenti a mutarne la struttura originaria, fatiscente sì per non pochi aspetti ma con una propria caratterizzazione specifica del tutto aderente alla silenziosità dei vicoli, all'austerità dell'architettura delle mura del Castello, agli accenti barocchi delle facciate luminose delle chiese di questa Mesagne, cittadina dalle antichissime origini messapiche divenuta poi, nel corso dei secoli, un importante centro agricolo della provincia brindisina. È in questo contesto che il 10 dicembre 1883 la famiglia di Oronzo Messe, un lavoratore pastaio che sgobbava duro dalla prima mattina fino a sera per provvedere al mantenimento della moglie Filomena e di quattro figli, vedeva accrescere il proprio organico con la nascita di Giovanni, il quintogenito di un nucleo che, con l'andar del tempo, si sarebbe arricchito di altri sei elementi . Era venuto alla luce nella via oggi denominata Federico II di Svevia, ma che allora si chiamava ancora "di Lavare" perché correva sul fossato che circondava l'antica cinta muraria, dove le donne del borgo andavano appunto a lavare i panni. In precedenza, la famiglia, numerosa come tutte le famiglie popolari in quel tempo, aveva alloggiato in abitazioni piccole e malsane del centro più antico. Le necessità familiari, associate alle difficoltà economiche di un ambiente piuttosto povero di risorse, non consentirono a Giovanni di frequentare con assiduità e continuità la scuola elementare, dovendo cooperare ai fabbisogni domestici, per cui il ragazzo trascorse gli anni dell'adolescenza industriandosi in tutti quei lavori manuali che era in grado di procacciarsi ma che comunque, stante la loro precarietà, non gli avrebbero mai consentito cli poter fare affidamento su un reddito sicuro e continuativo.
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Fu per questo che il giovane "apprendista muratore", compiuti da una ventina di giorni i 18 anni , il 31 dicembre 1901 si arruolò , raccomandato dal panoco di Mesagne, come volontario allievo sergente con ferma di anni cinque e venne destinato al 45° Rgt. Fanteria. È probabile , anche se mancano in proposito testimonianze affidabili, che fu in quel primo periodo di vita militare che , attraverso la frequenza della scuola reggimentale, conseguì la licenza elementare, titolo minimo per poter accedere alla nomina a sergen te , conseguita in data 30 giugno 1903 _Trasferito al 5° Rgt. Fanteria, partì nel settembre successivo con il Reparto Misto per l'Estremo Oriente, dove sarebbe rimasto due anni rimpatriando alla fine di maggio del 1905. 1 Non era un ambiente facile, quello mil itai-e italiano dell'epoca, ed in particolar modo per quanto riguardava i sottufficiali. Dei vari eserciti che avevano contribuito, quarant'anni prima, alla formazione di quello nazionale , solo quel lo piemontese aveva apportato dei buoni rappresentanti della categoria. Erano ignoranti, di massima, ma conoscitori del mestiere e capaci tutori della disciplina, intesa magari a modo loro ed ottenuta non sempre con metodi ortodossi, comunque pienamente affidabili per le ordinarie operazioni di quartiere. Inoltre, non risultava giovevole lo stretto contatto degli aspiranti al grado di
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Tra il 1898 ecl il 1900, a seguito del co,~segui mento eia parte delle maggio ri potenze europee cli alcune "concessioni'., piccole aree territoriali con compi ti di natura diplomatica ma con prevalenti fina li tà di espansione commerciale, culturale e religiosa , era scoppiata in Cina una vio le nta sommossa nazionalista con forte impronta xenofoba capeggiata dalla setta dei "Boxers". Nel1a primavera del 1900 le nazioni europee organizzarono una spedizione militare in soccorso dei connazional i asserragliati nel quartiere delle Legazioni a Pechino, e l' ltalia vi partecipò con reparti dell 'Esercito che andarono ad unirsi agli equipaggi di alcune navi che la Marina aveva già fatto entrare in azione, circa 120 uomini tra i qua li, al la fine dei combattimenti nel novemlbre 1900, si contarono 19 caduti. R impatriati gradualmente i reparti dell'Esercito, il compito di tutelare la presenza e g li interessi italiani in Estremo Oriente, concentrati ne lla concessione di T ien Tsin , rimase affidato alla Marina che lo avrebbe svolto ininterrottamente, tranne i I periodo della p rima guerra mondia le , con contingenti delle proprie forze da sbarco a livel lo cli battaglione f'i no al1'8 settembre 1943;
CiU'i1'0LO 1 UNA CARR/éRA IN/ZIAD\ DAL GRA/JINO l'IÙ BASSO
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sergente con j soldati di leva. Poiché per il cittadino italiano medio fare il soldato equivaleva ad un peso, i ragazzi che si arruolavano nei plotoni allievi sergenti con l'obbligo della fe1ma di 5 anni erano oggetto di scherno e dileggio da parte della truppa. I sergentini che arrivavano freschi freschi dai reparti d'istruzione erano ricevuti al reggimento con compatimento dai colleghi e con diffidenza dai superiori. Si partiva dal concetto che non sapessero fare niente e, soprattutto, che non potessero avere ascendente sui soldati, che pertanto ne approfittavano non tenendo in considerazione il giovane superiore. La pratica del mestiere ed il fiuto del quale in genere tutti i vecchi ufficiali erano dotati facevano però ben presto discernere i buoni dai mediocri, ed i giovani sottufficiali che lo meritavano si accattivavano ben presto stima e considerazione da parte di superiori ed inferiori. I furieri potevano considerarsi degli arrivati. Il furiere era il primo sottufficiale della compagnia, così come sancito dal Regolamento di disciplina, e contribuiva massimamente al mantenimento di questa nella compagnia di appartenenza. II buon furiere sapeva tutto, non gli sfuggiva nulla. Aveva conoscenza completa degli uomini del reparto e sapeva tenere a posto gli altri sottufficiali trattandoli con tanto di "Lei". E nei primi tempi incutevano un certo rispetto anche aglì ufficiali novellini i quali, per mancanza di pratica e scarsa conoscenza del l'ambiente, erano costretti a ricorrere a loro, o per evitare qualche gaffe o per non commettere qualche gua io. Ancora p iù ampio era il ruolo svolto dai furieri maggiori, dei quali esistevano al massimo 4-5 figure in ogni reggimento. Il furiere maggiore di reggimento era decisamente un'autorità, rispettato da tutti, qualche volta anche lisciato. Obbediva soltanto all'aiutante maggiore in prima ed al colonnello comandante, dai quali direttamente dipendeva. Era anche il capo di tutti i sottufficiali, ne tutelava il decoro e ne presiedeva le opportune e legittime manifestazioni. Negli anni precedenti la prima guerra mondiale venne abolito il grado di furiere maggiore, sostituito con quello cli sergente magg iore, ed istituito quello di maresciallo.2 2
cfr. De Bono E., "Nell'Esercito nostro prima de lla guerra", Milano, Mondadori. 1934, pagg. 54-64:
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Giovanni Messe era stato promosso furiere il 31 dicembre 1905 , sergente maggiore il 1° gennaio 1907 e maresciallo di compagnia alla fine di dicembre dello stesso anno. Quelli fra il 1903 ed il 1907 furono anni molto formativi per il g iovane sottufficiale, a parte i due anni trascorsi sulle rive del Mar Giallo che non ebbero implicazioni se non di carattere geograficoambientale . Tornato in Italia, si dedicò con tenacia e passione allo studio delle discipline letterarie, giuridiche e militari, e ben presto la sua volontà, unita all'acmezza mentale, gli consentirono di acquisire una buona e solida preparazione culturale di base. Era un carattere piuttosto chiuso, temprato dalle difficoltà di una vita da sempre condotta in chiave di vera e propria sopravvivenza. Era pertanto tetragono alle lusinghe come anche alle penalizzazioni di natura ambientale. Rispettoso con i superiori per intima convinzione, corretto con i colleghi senza indulgere in cedimenti comportamentali, n01male nei rapporti con la truppa che cercava di educare e migliorare, non abdicando al proprio ruolo di superiore gerarchico ma cercando sempre di aiutare i bisognosi , memore probabilmente delle pregresse, personali esigenze affettive forse non compiutamente soddisfatte. Promosso maresciallo di 3~ classe il 10 aprile 1908, il 31 ottobre dello stesso anno venne ammesso alla Scuola Militare di Modena, frequentandovi per un biennio il corso speciale per sottufficiali, classificandosi 1° su 61 allievi, e per un altro anno il corso complementare per sottotenenti di fanteria , posizionandosi 16° su 290 colleghi e mantenendo sempre, così come in precedenza, la qualifica di capo corso:1 Nominato sottotenente di fanteria il 17 settembre 1910 ed assegnato all '84° Rgt., sbarcò a Tripoli il 9 settembre 1911 e prese parte a tutti i principali fatti d'arme della campagna italo-turca, gùadagnando a Zanzur la prima decorazione al V.M., una Croce di Guena·4 Dopo un
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Giambartolomei A ., "L' ullimo Maresciallo d' Italia", in: Ass.ne Naz. Bers. fascicolo commemorativo in occasione del XXXIV Raduno Nazionale (Torino, 14 -15 giugno 1986),pag . 93; In commutazione dell 'encomio solenne tributatogli con Regio Decreto del 22.3.1913 perché "in ripetuti combattimenti comandò il plotone con intelligenza e coraggio"', (Mcssri, 13.XT.1911-Zanzur, 8.Vl.1912); J
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periodo di circa un anno trascorso in Italia a causa d i un· infermità contratta in servizio , durante il quale gli era giunta la promozione a tenente con anzianità 17 settembre l 9 l 3, alla fine di ottobre dello stesso anno rientrò in Tripolitania riprendendo il proprio posto in seno al 5° Btg. dell'84° Fanteria. Nel 1915 partecipò alla marcia di ripiegamento dei nostri reparti verso la costa, e nel 1916 prese parte alla rioccupazione di Zuara. Intanto , in data 10 settembre 1915. era staro promosso capitano. Scoppiata la guerra italo-austriaca. chiese a piC1 riprese cli rimpatriare per potervi prendere parte, rivolgendosi in fine d irellarnente allo stesso Governatore della colonia, cosa per la quale \'enne anche punito , e vedendo finalmente accolta la propria richiesta. Il -J. marzo 1917 fu assegnato al 57° Rgt. Fanteria della Brigata r\lmr:.:i assumendone il comando del 1° Btg., attestato all'epoca sul San Gabriele . Il reggimento era spossato , dissanguato dalle asperrime lotte alle quali , per lunghi mesi, aveva preso parte nel settore del fronte isontino . li battaglione affidato al cap. Messe, in particolare. si trovava in precarie condizioni di efficienza bellica e morale. con k compagnie ridotte negli organici e globalmente giù di tono. li nuovo comandante procedette senza indugio nell'opera di ricostruzione psicofisica e materiale, mettendo in evidenza doti umane e professionali non comuni, sempre instancabilmente presente. sempre serenamente p1imo nell'affrontare i disagi, nello sprezzo del pericolo e nello spirito di sacrificio. In breve tempo, il reparto recuperò la sua efficienza , e già due mesi dopo ebbe modo di dimostrarla nel corso dell'attacco della quota 128 di Grazigna, nei pressi del cimitero di Gorizia , allorché occupò di slancio l'obiettivo difendendone poi il possesso, a fron te dei ripetuti contrattacchi austriaci, con sanguinose sortite alla baionetta. In testa a tutti, il cap. Messe, che esortava, incitava e rianimava i suoi uomini , infondendo loro serenità e decis ione . Questo suo contegno gli avvalse la prima medaglia d'argento al V.M ..5
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"S i esponeva per più giorni dove maggiore era il pericolo e, con l'esempio e con la parola , manteneva saldo il suo battaglione sotto i lunghi e micidiali bombardamenti dell'avversario r iuscendo a mantenere, con contrattacchi opportunamente sferrati, una difficile posizione che il nemico, molto aggressivo, cercava r ipetutamente di riconquistare" (Grazigna. 21 -23 maggio I9 I7);
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Due mesi dopo, il 57° Fanteria venne avviato verso la Bainsizza in vista dell'offensiva programmata in quel settore anche se l'occupazione di questo altopiano era considerata da Cadorna come suss idiaria, intendendo lo stesso quale zona di manovra atta a facilitare la conquista ed il possesso di quello di Tarnova che, unitamente all'altopiano di Comeno, rappresentavano i due obiettivi principali rispettivamente per la 2a e la 3a Armata, dell'Xl battaglia dell'Isonzo . In realtà, si trattava di obiettivi che, pur orientati pressoché parallelamente sulle direttrici di Lubjana e di Trieste, non avrebbero presupposto uno sforzo decisivo nei confronti dell'avversario per la cui realizzazione si sarebbe reso necessario quel concorso di truppe ma soprattutto di artiglierie verificatosi solo nella primavera ciel 1918. L' altopiano, che dal suo orlo occidentale sale progressivamente da una quota media di 600-700 m fino a 900- 1000 verso la sua parte orientale, è limitato a Nord e Nord-Est dalla valle dell'Idria, a Sud dalla depressione di Gargaro, ad Est e Sud-Est dal vallone di Chiapovano e ad Ovest e Nord-Ovest dalle valle dell'Isonzo. Si tratta di una zona dalle caratteristiche prettamente carsiche, allora come oggi scarsamente abitata e percorsa, specie all'epoca , da poche strade e pressoché priva di risorse idriche. Questi due ultimi aspetti, in pa11icolare, con la conseguente impossibilità di avvicinare in tempi brevi le artiglierie, sarebbero state le cause principali che avrebbero portato all 'esaurimen.t o dell'offensiva di fronte alla linea prescelta dagli austriaci per fermarsi. Messe, che era all'epoca in licenza di convalescenza per una ferita riportata nei combattimenti del maggio precedente, abbandonò in fretta e furia i familiari, corse al fronte e ricercò 'per una notte intera, sotto la pioggia, il suo reggimento. Ritrovatolo , riprese il comando ciel battaglione guidandolo, alle prime luci dell 'alba, all'attacco del Veliki riuscendo a stabjJirsi in costa, poco sotto la cima, dalla quale il nemico prese a martellare per tutta la giornata gli attaccanti con un grosso volume di fuoco. Nel corso della notte seguente, sferrò poi un violento attacco che sulle prime disorientò gli uomini di Messe; ma anche in questa circostanza l'energica azione di comando di questi riuscì a riorganizzare le fila ed a rista-
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bilire la s ituazione. Una seconda medaglia d'argento al V.M. andò ad aggiungersi alle precedenti decorazioni''. mentre con la medaglia di bronzo al V.M. sarebbe stata prem iata la condotta del cap. Messe durante l'attacco portato contro un munito caposaldo austriaco .7
2 - I Reparti d'Assalto La ragione per cui le nostre truppe erano costrette a subire notevoli perdite consisteva essenzialmente nel fatto che le arm i portatili automatiche e le artiglierie a tiro rnpiclo de lle qua li g li austriaci erano ampiamente eforati. unitamente a l grosso ostacolo passivo
"''All ' inizio dell'offensiva d i agosto u.s . accorreva dalla li,enw per riass umere il comando del battagl ione che riorganizzava. elcllriuava con la sua presenza e portava alla vittoria. Instancabile, coraggioso. ardito e geniale. cm fulgido esempio ai suoi di incrollabile fede. e li gu idava brillanlcm~nlc alla conqu ista cli fon i posi1..ioni nemiche ostinatamente contese. Ferito c contuso. si medicava in linea. continuando a mantenere il comando del battaglion<:' .'' (Vcl iki Vrh-1 loie . 21 -27 agosto 19 17); 7 "Alla testa ciel suo battaglione assaltava d i sorpresa in pieno giorno una fo rte posizione nemica e la manteneva poi nonostante un violento bombardamento avversario e ripetuti contrattacch i. Poch i giorni dopo compiva una rischiosa ricognizione oltre le nostre linee, durante la quale ri maneva J'crito. Lasciava il suo posto di combattimento solo in seguito ad un perentorio ord ine dell 'autorità superiore . Esempio costante ai suoi soldati di ardimento, di valore, di calmo e sereno sprezzo ciel pericolo" (Monte San Gabriele - Veliki Vrh, I- I8 Ollobre 19 17). NeJJ 'archivio Messe abbiamo rinvenu to la lettera di un fante già appartenente al I O Btg. del 57° Ftr. tra il 1916 ed il 1917 , che aveva prestato serviz io con lui come s uo portaordini c iclis ta, neJla quale il reduce rievocava còn commossa fierczzza, dopo o ltre 20 anni -la lettera era datata 26 .4.1939- episodi cli guerra che avevano av uto come protagonista il cap. Messe sul S.Gabriclc, sulla Bainsizza e sul Vclickj. A proposito di quest'ultima località, "in 1111 contrattacco nernico che
semhrava prendesse il soprovvento, Lei radunò i111or110 a se portaordini ed ujjìciali, levò dal fodero la sua rivoltella e disse queste testuali parole: "Dovete coprire la mia omhrn, l!l'(ll'lti con me, Savoia!" Ad attacco stroncaro con prontezza e coraggio si rivolse al suo battaglione e in faccia al nemico gridò: ·'Dite a quei ,nangiasego se hanno coraggio di venire avanti!" Poi lanciò un formidabile grido di viva l'Italia, viva il Re, ed il nemico più non si mosse . ., (Archivio Messe, lettera datata M ilano. 26.4 .1 939, a S.E. Gen. Messe, f.to Mario Mozzini, via G . Carcano 19, M ilano);
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Muresciallo cl1talia
rappresentato dai reticolati spinati , avevano conferito notevole superiorità alla difesa rispetto all'attacco. Questo, infatti, privi o quasi , come eravamo allora , di mezzi distruttivi idonei ad infrangere sul serio gli ostacoli ed a neutralizzare il fuoco avversario, si limitava da parte nostra all ' impiego di fitte masse di uomini sui quali l'azione difensiva, a prescindere dalla loro eventuale tenacia ed ostinazione, finiva per avere quasi sempre ragione , tanto più che godeva dell'assoluto vantaggio del dominio del terreno. Ma anche più tardi, quando le artiglierie fossero state in grado di distruggere l' ostacolo passivo, la penetrazione delle fanterie continuava a non essere assolutamente in grado, con i procedimenti e l 'addestramento in vigore , a garantire un rendimento accettabile. L' avanzata, dopo l'allungamento del tiro deU' artiglieria amica, avveniva ad ondate serrate, un passo di intervallo fra uomo e uomo, susseguentisi a brevissima distanza, per linee di fucilieri ad intervallo di una decina di metri le une dalle altre. La divisione copriva un fronte di 1200 metri , su cui si schieravano sei compagnie del reggimento di testa della brigata avanzata, che costituivano la prima ondata. Dietro, a seguire, gli altri reparti della stessa brigata suddivisi in ondate successive di sei compagnie ciascuna, intervallate di un centinaio di metri le una dalle altre . Diveniva indispensabile sanare questo disequilibrio fra difesa ed attacco, rovesciandone addirittura i termini a vantaggio di quest'ultimo mediante una radicale trasformazione , qualitativa e quantitativa, dei mezzi di distruzione e l'impiego, soprattutto, di metodi più razionali di aggressione ed avanzata. Queste considerazioni di carattere operativo, intercorse dal l'estate del 1915 all'inverno del 1916 fra il gen . Luigi Capello , all'epoca comandante della 2Y Divisione, ed il col. Francesco Saverio Grazioli, capo di stato maggiore del XIII C.A. nel quale era inquadrata la G.U ., possono essere considerate come la prima germinazione di un concetto di frazionamento della massa attaccante in elementi organici più snelli, più dinamici e manovrieri e quindi anche meno vulnerabili, costituiti da personale scelto, dove tale aggettivazione risultava eia un compendio di vigoria fisica, coraggio senza limiti, impeto aggressivo ed addestramento tecnico spe-
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ciale. L' idea avrebbe preso forma circa un anno dopo, ed avrebbe dato luogo alla costituzione di quei Reparti d'Assalto dei quali Grazio] i, a buon titolo, è stato sempre considerato, con Capello e con il cap. Giuseppe Bass i, uno dei capi storici . Sui Reparti d 'Assalto è stato pubblicato nel 1981 un volume di Giorgio Rochat\ che compensa la relativa concisione (non arriva alle 180 pagine) con una ricchezza di dati che ne fa, a tutt'oggi, 1'opera certamente più valida ed esauriente dal punto di vista dell'approccio in termini scientifici ad un argomento che, invece, era stato sino allora affrontato da una letteratura ammontante ad una quarantina di opere, la maggior parte delle quali a carattere solo agiografico, ovvero più proiettate verso l'interpretazione del ruolo politico degli Arditi a scapito della definizione del loro ruolo prettamente militare. Rochat è riuscito con la sua ricerca a fare un punto di situazione utilizzando tutto ciò che è reperibile attraverso le fonti a stampa (documentazione ufficiale, memorialistica e pubblicistica), prescindendo forzosamente da un supporto archivistico che in effetti nemmeno l'Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito è in grado di offrire, pur nella dovizia di materiale conce.mente la prima guerra mondiale di cui dispone. Come infatti fa osservare Rochat , la carenza di dati ufficiali deriva dal fatto che i Reparti d'Assalto non ebbero mai un comando unico né un'amministrazione propria; questa fu sempre affidata a depositi di reggimenti di fanteria, che probabilmente affrontarono questo nuovo e transitorio compito con un'attenzione non sempre adeguata9 • L'autore citato, nella accurata rassegna critica delle varie pubblicazioni , assegna al libro di Salvatore Farinawprefato da Grazioli la palma della più solida ed acuta opera sull 'argomento ,1 ' pur ravvisando un limite di fondo nella maggiore attenzione dedicata alle
Rochat G., "Gli Arditi della Grande Guerra", Milano, Feltrinelli , 198] (nuova edizione ampliata: Corte S . Ilario (GO), Editrice Goriziana, 1990); 9 Roc hat G . op. c it. pag. 17 (nota n. J); '" Farina S., "Le !ruppe d'assalto italiane", Stab. Tip. Il Lavoro Fascista, Roma, 1938; " Rochat G . op. c .1.t. pag. 11;
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vicende dei Reparti d 'Assalto nel 19 J 7 rispetto a quelle del 19 I 8 . Subito dopo, viene indicato il volume di Paolo Giudici 12, altra fonte di notizie s ufficientemente attendi bi li e precise, e di entrambi i lavori Rochat dich iara di essersi largamente avvalso nella sua ricostruzione1'. Avendo letto entrambe le opere, concordiamo con questa valutazione cli merito accreditando al Farina soprattutto un più esteso, specifico e dettagliato riferimento agli aspetti di interesse dottrinario e tecnico qua li organizzazione, criteri operativi , scelta ed impiego dell e armi , addestramento , ecc. Pertanto, per un approfondimento dell'intera tematica dei Reparti cl' Assalto -cli specifico interesse nel presente lavoro stante il ruolo di comandante di uno dei più prestigios i cl i essi svolto da Messe- si rimanda ai lavori citati, ed in particolare a quell o di Rochat che ne costituisce la più valida sintesi e messa a punto, anche in virtù dei numerosi riferimenti bibliografici che corredano le note ai vari capitoli. In effetti , molte volte si era rilevato come, pur dopo un violen to e prolungato fuoco cl' artiglieri a teso a preparare, con la distruzione dei reticolati nemic i, ] 'assalto delle nostre fanterie, queste non riuscissero a vincere la prima, naturale es itazione a balzare d'impeto nelle trincee avversarie. Questo momento di incertezza veniva a vanificare l'effetto otten uto con il tiro di preparazione, in q uanto dava tempo a i difensori di riprendersi sul piano psicologico e fisico e di prepararsi alla difesa ravvicinata con le armi leggere , in modo particolare con le mitragliatrici, mandando a vuoto l'attacco . Proprio allo scopo di rimediare a questa fase di latenza nel momento del la sortita, sarebbe stato utile poter d isporre d i p iccol i nuclei leggeri, costituiti eia personale con specifiche caratteristiche psicofisiche cli aggressività opportunamente integrate eia un addestramento ed un equipaggiamento ad hoc, che avreb bero av uto il co mpito d i attuare la penetrazione e d i trasci narsi d ietro la massa dell e fanterie . Vale la pena di soffermarsi, per meglio apprezzare le azioni condotte da Messe e dai suoi Arditi , su alcuni aspetti di ordine tattico . 12 1.1
Giud ic i P., "Reparto d'assol10 '', Editrice A lpes, Milano, 1938; . pag. 2t'.,, . .Roc hat G . op. c1t.
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Uno riguardava il supporto di artiglieria di piccolo calibro all'azione offensiva dei nuclei assaltatori. Il presupposto da cui era partito nel 1916 l'al lora capitano Giuseppe Bassi era questo: la mitragliatrice pesante non offriva alcun appoggio di fuoco nel periodo intercorrente fra l'iuuzione ed il raggiungimento della posizione-obiettivo, ed un appoggio piuttosto relativo da questa al suo consolidamento. Ciò riduceva l'operazione d ' attacco ad un semplice movimento in avanti, molto spesso arrestato dalla reazione della difesa attraverso contrattacchi e tiri fiancheggianti. Nel quadro generale dell'azione offensiva, veniva perciò a determinarsi una soluzione di continuità nel fuoco; questo, che dall 'inizio dell 'attacco all'iITuzione era compito dell ' artiglieria e de.Ile bombarde, dal momento dell ' iirnzione e sino al conseguimento dell'obiettivo avrebbe dovuto essere effettuato dalla stessa fanteria. Tale non breve discontinuità veniva utilizzata dal nemico per mandare a vuoto l'azione offensiva. L' idea di Bassi era pertanto quella di eli minare questa fase di scompenso facendo avanzare le squadre speciali di lanciatori di bombe a mano e quelle di munite di pistole,., mitragliatrici sotto l'arco della traiettoria del tiro delle mitragliatrici e dell'artiglieria someggiata, mettendole in condizioni di aITivare a neutralizzare i nuclei controffensivi nemici sfruttando la superiorità di fuoco mantenuta sino a distanza ravvicinata, senza decrementi di intensità o spostamenti di direzione . Le sezioni mitragliatrici dei reparti in linea, con tiri fiancheggianti, e le batterie leggere in posizione prestabilita, avrebbero ovviamente dato il loro concorso . li secolare principio dell'andare avanti era la forma tangibile del successo sul terreno di combatti mento, e doveva tradursi in un supporto materiale continuo da parte della bocca da fuoco i cui pregi potevano accoppiarsi a quelli della mitragliatrice, realizzando così un accom-
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La pistola mitragliatrice Vi ll ar Perosa era calibro 9 mm G lisenti: veniva utilizzata accoppiando due armi su un unico telaio; il sistema b inato fa capire che era concepita come mitragliatrice leggera anziché come arma d'assalto; solo gli Ard iti ebbero l'intuizione cli usare la ''pernacchia" (soprannome dovu ta al rumore che faceva sparando rapidamente i 30 colpi ciel caricatore) come mitragliatore , appendendola al collo con un 'apposita imbracatura.
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pagnamento continuativo che, al 1itmo della progressione degli assaltatori, si plasmava con essi per proteggerli sino alla distanza d'urto. Questo criterio di impiego era de.finito avanzata sotto l'arco della traiettoria dell'artiglieria, e rappresentava la soluzione più pratica del complesso ed arduo problema della cooperazione con l'artiglieria, così come quella della soppressione del tiro di preparazione lontana, nel senso classico e consuetudinario, che vanificava il fattore sorpresa, elemento invece di primaria importanza nella dottrina di impiego delle truppe d'assalto. Era il fuoco dell'artiglieria sul posto, combinato con quello dei cannoni da 65/17 delle sezioni someggiate e delle mitragliatrici, che veniva ad assumere tutti i caratteri di un vero e proprio tiro di preparazione ma sotto il quale avanzavano gli assaltatori, col nemico riparato nei ricoveri in attesa di percepire, com'era consuetudine ormai radicata da parte di tutti i belligeranti, la fase di latenza fra il "vero" tiro di preparazione e quello di accompagnamento che preannunciava la sortita delle fanterie. Era invece molto frequente, da parte dei prigionieri, l'affermazione di essere stati catturati prima di essersi resi conto dell'irruzioni di queste. Anche la mitragliatrice 15 doveva concorrere all'accompagnamento . Questo nuovo compito ottimizzava contemporaneamente anche 15
La mitrngl iatrice pesante era rappresentata dalla FIAT-Revelli mod. 1914, cal ibro di 6,5 mm il che le permetteva di utilizzare le stesse munizioni ciel fucile moclcllo 1891, ed era armala con caricatori ·c1a 50 colpi. La celerità di tiro teorica era di 500 colpi al minuto ma nella pratica la lunghezza delle raffiche era limitata alla capacità dei ca1icatore. L'arma , con una gittata massima di 2000 metri, era raffreddata ad acqua, come buona parte delle mitragliatrici dell'epoca, ed era qu indi piuttosto ingombrante e pesante. La canna pesava infatti 17 chilogrammi, che sal iva a 22 con il liquido di raffreddamento ed a questo si aggiungevano i 21 chilogrammi del treppiede. Con tutto ciò si dimostrò un 'arma affidabile ecl efficace seppure poco maneggevole nei cambi di posizione . (Di Martino B., "'frincee, reticolati e colpi di mano nella Grande Guerra", Novale (Vi) edizioni Rossato , 2000, pag. 6 I) . T reparti d'assalto avevano in dotazione anche il lanciafiamme portatile, inizialmente rappresentato dal modello Sch ilt 11° 3 di origine francese, poi progressivamente sostituito dal tipo DLF (Direzione Lancia-Fiamme) di concezione e realizzazione nazionale, in grado cli lanciare un dardo di fuoco ad una distanza di 10-15 m con 15 secondi di durata ciel getto continuo . (Di Martino B. op., cit. pag. 126).
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la complementarità fra essa e la pistola mitragliatrice, in quanto la distribuzione di lavoro fra le due armi si realizzava attraverso un mutuo scambio di reciprocità di fuoco, sia pure in rapporto alle rispettive potenzialità, che si susseguiva in maniera naturale. Alla distanza d'urto ravvicinatissima, dove il tiro dell'arma pesante rappresentava un rischio, subentrava quella leggera che ne completava l'efficacia; ad obiettivo superato, nuova compenetrazione e proseguimento in abbinamento, naturalmente con diversificazione dei settori (più ampio per la prima, più limitato per la seconda). Nella fase di mantenimento della posizione conquistata, secondo la concezione di Bassi, la mitragliatrice doveva anche supplire vantaggiosamente alla mancanza od alla scarsezza del concorso dell'artiglieria , eseguendo un tiro di sbarramento manovrato atto ad inchiodare l'avversario al terreno. Anche la sezione someggiata poteva operare allo stesso modo, e dall' integrazione del fuoco delle due componenti poteva crearsi la premessa per il successivo contrassalto. Un altro aspetto riguardava la selezione degli obiettivi entro l'area difensiva avversaria. Un'analisi accurata di un modello di area della profondità variabile dai 2,5 ai 3 km dimostrava come, in effetti, i punti di forza reale non fossero tanto nelle linee sistemate a difesa quanto, piuttosto, in quel reticolo di centri nevralgici sito all'interno dell'area (caverne di ammassamento truppe, postazioni d'artiglieria e lanciabombe, ecc.) che trovavano la loro importanza in un duplice ordine di fattori: essere difficilmente individuabili ed opportunamente protetti, e rappresentare il complesso cuore-cervello della difesa nonché il centro propulsore della controffesa. Questi erano gli obiettivi di priorità uno , quelli a cui mirare attraverso l'aggiramento ed il fuoco, astraendosi dal tracciato della linea difensiva col suo insieme di compartimenti stagni che altro non erano che trappole ove la fanteria attaccante esauriva ogni slancio e si imbottigliava, esposta al fuoco e chiusa fra la trincea successiva ed i camminamenti laterali 16 • 16
Un u!'ficiale ungherese prigioniero aveva detto, nel primo semestre del 1916: vbi italiani :,fondate una porla e, invece di entrare decisamente da padroni, ve ne fate sbattere in viso un 'al1ra che vi sbarra il passo. Non curatevi della trincea che
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Era un criterio nuovo, profondamente innovatore, che sanciva la fine , quanto meno in termini concettuali, delle ondate multiple , lineari, rigide, dirette a cercare di colpire l'avversario nei punti deboli 11 . Era la rival utazione della manovra , ma in un senso ancora più moderno in quanto esprimentesi in verticale oltre che con carattere aggirante, operata con formazioni di assaltatori elastiche, snodate , che pervenivano rapidamente all'imbocco dei rifugi e dei siti di ammassa.mento delle riserve interdicendone quell'entrata in azione che poteva spesso risultare determinante per neutralizzare l'operazione controffensiva. La validità della tattica sarebbe stata attestata dagli stessi austriaci, secondo quando riferito dai nostri organi informativi 18 • Il 21 settembre un nuovo documento del Comando Supremo affrontò il problema della struttura dei Reparti d'Assalto, cercando di mettere ordine in un settore nel quale le iniziative dei singoli comandi stavano portando a soluzioni molto diverse da un'Armata all'altra. Veniva sancita in questa sede l'adozione della caratteristica uniforme degli Arditi , con giubba da bersagliere ciclista con bavero aperto e rovesciato su cui erano applicate le celebri "fiamme nere", se il reparto era costituito prevalentemente con volontari provenienti dai reggimenti di fanteria, oppure le fiamme cremisi da bersagliere se questa era l'origine della maggior parte dei suoi componenti . L'elmetto con il fregio della specialità di provenienza e con il numero del reparto d'assalto, il moschetto modello '91, il pugnale, un paio cli pinze tagliafili, una sacca porta bombe, la
è una trappola! Andate avanti e occupale le doline dove si annidano le riserve, dove c 'è il cuore della d!f'esa e dove c'è il cervello che organizza la contrc~ffensiva (L'esercito italiano nella g rande guerra), voi. VI, tomo II (Le istruzioni tattiche del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito), USSME. Roma, 1980. pag. 506. "Farina ricorda (op. cit., pag . 102, nota I) come ancora a gennaio 19 18, nelle Norme per il combattimento o_ffensivo delle nuove unità, veniva ribad ito il vecchio assunto: Il risultato massimo si ottiene quando si auacca il nemico dal proprio punto for1e nel suo pu1110 debole. '" Bol lettino RR n. 2372 in data 11.10.1917 della Sezione In fo rmazioni della 2"Arrnata: Gli arditi e la loro 1a1tica nel giudizio ed attraverso le impressioni degli ufficiali e delle truppe nemiche (Farina S . , op. cit., nota alla pag. 41) .
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maschera antigas ed una vanghetta completavano l'equipaggiamento di questa nuova figura di combattente a cui dal 12 luglio 1917 era stato dato un particolare distintivo da portare sul braccio sinistro: un gladio romano circondato da fronde di alloro e di quercia con il motto FERT di casa Savoia sulla crociera. Solo diversi mesi più tardi sarebbe stato invece introdotto, come copricapo da indossare al posto dell'elmetto quando non in azione , il fez di colore nero, destinato a diventare con le fiamme nere ed il pugnale il simbolo degli Arditi 1g . In Appendice (documento n° 1) vengono riprodotte alcune tabelle nelle quali è illustrato l'organico tipo del reparto d'assalto secondo le diretti ve del settembre 1917 e la successiva evoluzione della specialità in termini di repa1ti esistenti e della loro dipendenza. Sembra che alla vigilia di Caporetto si disponesse di poco più di venti Reparti d'Assalto per un totale di circa 6000 uomini 20 • Il gen. Capello, pervenuto al comando della 2a Armata, si preoccupava, alle soglie della stagione autunnale ed in vista di quella invernale, di sovrintendere al loro impiego operativo ed, ancor più, ai criteri con i quali questo avrebbe dovuto essere attuato . Nella seconda decade di settembre 1917 , diramava una circolare ai suoi Corpi d' Armata nella quale precisava come, nel corso delle due imminenti stagioni meteorologiche sfavorevoli, i reparti d'assalto della 2a Armata dovevano essere impegnati alla sola esecuzione di piccole operazioni offensive, non estendentesi di massima oltre il colpo di mano, miranti alla rettifica di tratti del fronte od alla cattura di prigionieri, ed anche controffensive tendenti a sottrarre al nemico qualche vantaggio locale laddove lo avesse ottenuto. Per quanto limitate fossero queste azioni , dovevano essere preparate con la massima cura e scrupolosità, in modo tale da garantirne l'esito positivo. Emerge, da]la lettura del documento, una sollecitudine per questi reparti mista di affetto e trepidazione , da cui traspare una
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Comando Supre mo, Uffic io Ordinamento e Mobilitazione, circolare n° 117050 R.S . "Equ ipaggiamento, armamento e composizione organica dei reparti d i assalto" del 2 1.9. 19 17; "" R oc I1at (', ., op. c,t. . pagg. · 50 -)- I ;
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grande attenzione per la parsimonia del loro intervento e per la tutela della loro condizione neuropsichica e della loro immagine. Dopo aver premesso che i Reparti d'Assalto non dovevano logorarsi in trincea ma vi sarebbero stati portati poco prima dell'azione, per il tempo strettamente necessario al loro orientamento, venendo fatti rientrare agli alloggiamenti non appena questa fosse terminata, il comandante della 2" Armata affermava come fosse indispensabile che gli Arditi fossero sempre sostenuti, ad immediato contatto, da altri reparti di fanteria ai quali competeva il consolidamento e l'occupazione stabile delle posizioni conquistate, la scorta dei prigionieri, la custodia dei materiali catturati e quant' al tro. II.documento concl udeva come i reparti d'assalto rappresentassero elementi preziosissimi che ad ogni costo dovevano essere sottratti non solo ali' esaurùnento ma anche alla depressione21 • Alla fine del 1917 , dopo le vicende connesse allo sfondamento del nostro fronte a Caporetto, da parte del rinnovato Comando Supremo si metteva mano alla riorganizzazione dell 'Esercito. In essa, la priorità da parte di Badoglio e Diaz era riservata , non a torto, alle unità di fanteria i cui battaglioni , pettanto, ricevevano un sostanziale incremento in termini di armamento, addestramento e condizioni generali di vita. In questo contesto, i Reparti d ' Assalto dovevano continuare ad esistere, ma con una limitazione di quell'autonomia e di quel particolarismo voluti da Capello, Grazioli e Bassi , tale da favorire il loro fisiologico inserimento nelle nuove strutture con le più ortodosse funzioni di truppe suppletive dei Corpi d'Armata, a ciascuno dei quali veniva quindi assegnato un Reparto. In ultima analisi, non dovevano più rappresentare lo strumento privilegiato per la risoluzione del problema offensivo. Le difficoltà circa una precisa ricostruzione dell'organico dei reparti d'assalto italiani, già accennate in precedenza, sono state superate da Rochat in un suo successivo lavoro che gli ha consentito di accertare, alla data del 15 giugno 1918, la presenza di 41 reparti d'assalto , di cui 21 distribuiti fra le Grandi Unità operanti, 21
AUSSME, DS 2''Armata, prot. 5229 del 2 1.9. 19 17, da Com.te 2• Armata a CC.AA . dipendenti, f.to Capello.
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9 in forza alla la Divisione d'assalto, 8 di marcia e 3 all'estero 22 • Durante l' ultimo anno di guerra, i nostri Reparti ci' Assalto continuavano ad essere impegnati in numerosi, aspri e sanguinosi combattimenti, la maggior parte dei quali a carattere locale e fram mentario per la cui ricostruzione rimandiamo al V volume de L'Esercito Italiano nella Grande Guerra 23 • Un bilancio ed una valutazione, sia pure molto sintetici, dell'impiego dei Reparti d ' Assalto nel 1918 non può prescindere dal!' orientamento del Comando Supremo che, come sì e visto, voleva subordinare i loro compiti a quelli delle maggiori unità dì fanteria, penalizzandone caratteristiche, addestramento, mentalità, dotazioni, livello di specializzazione e potenziale offensivo. II danno maggiore si determinava allorché i Corpi d'Armata li utilizzavano come riserve in fase difensiva , commettendo l'errore di impegnarli in azione troppo presto, quando ancora l'onda d 'urto avversaria non aveva preso slancio. Ma anche in fase offensiva, impiego d'elezione delle truppe d'assalto, erano stati commessi errori non indifferenti. Tra i primi, il non tener conto che l'ottimi zzazione dei loro risultati si otteneva quando alla base c 'era un'adeguata preparazione , un appoggio mirato e specifico da parte dell 'artiglieria e lo sfruttamento del fattore sorpresa. Un altro errore, la mancanza di coordinamento e sincronismo fra la loro progressione in profondità, piuttosto elevata, e la minor speditezza di movimento delle fan terie. Da questo ne discendeva un altro ancora, cioè l 'impossibilità di mantenere e consolidare le posizion i conquistate, già ostacolata dalla mancanza di un .i doneo armamento difensivo, senza essere tempestivamente sostenuti dall 'arrivo dei rincalzi la cui velocità, appunto, era quella ddla fanteria ed alla cui ulteriore riduzione concorreva 1'azione delJ 'artigl ieria nemica . Nonostante si arrivasse nel 1918 alla costituzione prima di una Divisione e poi di un Corpo d'Armata d 'Assal to , queste truppe
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Rochat G. I reparti d'assalto esistenti al /5 .6.1918, in Memorie storiche militari 1982 , USSME, Roma , 1983, pag . 519; 11 • Tomo 2 (2 bis-2 ter), "Le operazioni luglio-novembre 19 /8" , Roma, USSME, 1989.
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d'elite non furono viste dal Comando Supremo come lo strumento privilegiato per l'offensiva e tale ruolo continuò ad essere affidato alla fanteria, a cui i Reparti cl' Assalto potevano al più aprire la via operando in funzione di avanguardia. Dal punto di vista psicologico, i componenti dei Reparti d'Assalto si ritenevano depositari di una mentalìtà del tutto particolare, atipica, unica, che si traduceva in uno stile, in un modo di essere altrettanto particolare, in combattimento come fuori esso, un modo di essere diversi da tutti gli altri e di volerlo affermare ad ogni pié sospinto, gelosi delle proprie prerogative corporative. Erano e si consideravano una casta, pagavano sanguinosamente e con gli interessi il privilegio di esserlo, ne veniva fuori uno spirito di corpo del tutto singolare che era ormai assurto ad una vera e propria mistica. Tutto ciò si traduceva su l piano formale in manifestazioni esteriori di baldanza, intemperanza, talvolta di i1Tuenza, di dissacratoria spavalderia della quale erano testimoni, ad esempio, le strofe di alcune canzoni24 ed i riti della loro coreografia: il grido A noi 25 , il saluto con il pugnale snudato e levato al cielo, ecc . D'altra parte l'enorme tensione nervosa accumulata nel tipo di azioni a loro peculiari andava scaricata, ed all'epoca le possibilità e le forme di droga erano limitate alla sfrenatezza. A volte si erano creati problemi con la popolazione civile per furti di bestiame, molestie alle donne, schiamazzi, ma ciò rientrava nelle connotazioni di cui s'è detto e non certo nella presenza, fra gli uomini dei Reparti d'Assalto , di delinquenti comuni. A quest ' ultimo proposito , è opportuno ridimensionare quest'altra diceria della presenza quasi favorita fra gl i Arditi di pregiudica-
Ne c itiamo d ue, che sotto questo aspetto ci sembrano s ufficientemente indicati ve: Finita questa guerra full i saranno eroi; - racconteranno ai posteri quel che
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facemmo noi; - Un grande mole è que//u di esser decorato: - gli arditi sono immuni, ch'è il rnal de/l 'imboscato. Ogni strofa terminava con il c lassico ritornello: ...... bombe a man e colpi di pugnai; i ; Il grido A noi!, che sostituiva l 'hip hip hurrà, era stato introdotto il 14.2 .1 9 18 dal magg. Luigi Freguglia, comandante del XXVII Reparto d'Assalto costituitosi il l O. l. l 9 18 con i superstiti ciel V, alle d ipendenze del XXVII Corpo d'Armata (Farina S. op. cit., pagg. 185-186).
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ti di varia estrazione: che alcuni ve ne fossero, è plausibile così come lo era per gli altri corpi e specialità dell'Esercito, senza che facesse acquisire loro una specificità esclusiva. È una voce anch'essa fatta correre da una propaganda ostile ma avvalorata anche, in non poche occasioni, dagli stess i interessati, probabilmente nell'intento di alimentare il proprio mito con un alone di malintesa leggenda tra il torbido e l'arcano.
3 -Al comando del IX Reparto d'Assalto Quando Messe giunse al V I Reparto d'Assalto nel gennaio 1918, già ferito e decorato con due medaglie d'argento, fu subito descritto come un " ufficiale superbo" , d'eloquio "serrato e trascinante", con una tempra rara di organizzatore. Dalla primavera del 1918 alla fine della guerra fu un continuo susseguirsi di azioni offensive per la riconquista delle posizioni occupate dagli austroungarici. Gli arditi ciel IX attaccavano con furore con bombe e pugnali , urlando Messe, Messe, senza preoccuparsi di essere tagliati fuori od accerchiati . Si è già visto come il IX Reparto cl' Assalto prese questa denominazione solamente nel maggio del 1918. Prima si chiamava IV, era stato costituito dalla IV Armata nel settembre l 917 e, dopo le giornate di Caporetto, i superstiti del reparto avevano combattuto con valore sulle Alpi Cadorine e Carniche; ali' atto della ritirata erano pervenuti, continuando a combattere, sul Piave, a Cornuda, spossati, laceri ma animati tuttora da una forte volontà cli battersi. Durante il ripiegamento, avevano tenuto alto il nome del reparto , ed il nemico ne aveva saggiato più vol te l'energia e l'aggressività. Gli Arditi, al comando del cap. Angelo Zancanaro, avevano avuto modo di farsi valere: essendo di copertura, avevano dovuto opporsi per due volte, alla stretta di Meduna ed alla Forcella Claudana, all 'i rrompere delle truppe nemiche imbaldanzite dal successo ma bravamente contenute. Il nuovo VI, dopo una breve permanenza a Cornuda, si trasferì a Pove di Bassano, un paesino ai piedi del Grappa sulla riva sinistra del Brenta, e passò alle dipendenze ciel IX C.A. facente parte
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del!' Armata del Grappa. Qui il reparto assunse una maggiore efficienza anche perché, a completare la sua preparazione militare, era giunto Giovanni Messe, del quale si riporta un profilo così come descritto da uno dei suoi ufficiali, il ten . Alberto Businelli: " Le armi non sono il suo mestiere: sono la pratica attuazione delle sue aspirazioni: La Patria soprattutto; gli italiani su tutti. E la fortuna ha voluto che egli godesse il realizzarsi di questo suo sogno " . " il caos Egli trovò al Reparto alla sua venuta. La disciplina erasi rallentata; c'era dell'indolenza pe1jino negli ufficiali; il Reparto era numericamente povero, scarso di materiale, poco allenato, poco pronto . Con la venuta di Mes::;e le cose cambiarono come per incanto . Si cominciarono subito a sentire gli effetti di un 'atrività prodigiosa, di un intel/ètto acuto, e di un amore grande. I dormienti si svegliarono, i fiacchi si mossero, gli incapaci dovettero scegliere fra i due eterni casi: o rimanere e diventare arditi o andarsene e perdersi nell'immensa massa grigio-verde". " Ma il valore di Messe si giudica molto meglio dalla sua opera, poiché Messe era il Reparto e il Reparto era Messe . Dominatore di uoniini, trascinatore ed animatore di energie e di valori, ef?li, tra::,fitse tutto se stesso nel suo Battaglione, che apparve rapidamentefatto a sua immagine e sorniglianza. "Ardore bellico irrequieto, spirito audacemente aggressivo, mente lucida e serena anche nei momenti più critici, acutissimo e pronto discernùnento per la migliore soluzione, giustizia sovranamente dominatrice di ogni atto, ine::;austa fede patriottica: ognuna di queste doti di Giovanni Messe fu dote del grande,formidabile, armonico corpo del /X" 26 • Il nuovo comandante non perse tempo nel portare i suoi uomini alla massima efficienza bellica. Nel campo di addestramento di Romano Alto , sotto le raffiche delle mitragliatrici e delle artiglierie, fra l'esplosione di mi lle petardi ed il guizzare dei lanciafiam6
Aponte S., "L'avanguardia del Grappa", Roma , Tipografia dell'Unione Editoriale, 1921 , pagg.18- 19;
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me, ogni mattina gli Arditi tempravano il loro fisico ed il loro animo. Erano stati scavati tre ordini di trincee, e nell'antistante terreno pianeggiante, alla distanza cli circa 300 metri, si poneva in agguato il reparto. Le mitragliatrici erano appostate su alberi, all'altezza della linea di partenza. Ad un certo momento, Messe faceva un segnale, mentre un razzo si innalzava sibilando verso il cielo delle alture circostanti e due cannoncini iniziavano a sparare sulle trincee; ad un secondo segnale, questi cessavano il fuoco e contemporaneamente scattavano all 'assalto gli Arditi, mentre le mitragliatrici sgranavano il rosario dei loro colpi sul primo ordine di trincee, sul quale gli uomini piombavano dopo un intenso lancio di bombe a mano . Poi, un breve riposo. Le mitragliatrici intanto innaffiavano la seconda e la terza tdncea, mentre i cannoncini battevano le posizioni retrostanti per impedire l 'accoITe di eventuali rinforzi . Nuovo segnale e nuovo balzo degli Arditi; a pochi metri dalla trincea "nemica", lancio simultaneo di petardi e contemporaneo scatto operato in modo da giungervi pochi secondi dopo lo scoppio di questi. La manovra si ripeteva per la conquista del terzo ordine di trincee, sempre sotto il fuoco deJle mitragliatrici che sfiorava quasi gli elmetti; non c'era giorno, infatti, che non si avessero feriti più o meno leggeri. Queste esercitazioni, d'altra parte, costituivano una vera scuola di ardimento che, familiarizzando gli Ard iti con il pericolo, avrebbe risparmiato poi sul campo un numero di perdite molto più elevato. Al 1° apri le l 918 il reparto aveva un organico che era di 19 ufficiali e 460 uomini di truppa, ripartiti su due compagnie, e quindi ancora lontano da quello previsto. Solo un mese dopo , pur senza un reale aumento della forza, li mitata a 20 ufficiali e 431 uomini di truppa, sarebbe stata avviata la formazione della terza compagnia, prelevando un plotone da ciascuna delle altre , e questo processo sarebbe stato accelerato nel corso di maggio dall'arrivo di circa 200 complementi, grazie al quale il reparto, diventato IX il 20 maggio, poteva contare alla data del l O giugno su llo stesso numero di ufficiali ma su 657 uomini di truppa. Al IX Reparto d'Assalto era stato donato il gagliardetto da parte di un comitato di signore di Potenza, ed in esso le stesse avevano
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ricamato il motto del reparto, "Audacia et fide" . Nel prenderlo in consegna , il magg. Messe si era così rivolto ai suoi uom ini: "Arditi! Questo dono superbo che ci viene alla vigilia di avvenimenti che decideranno dei destini della Patria nostra, acquista un profondo sign(ficato . Questo vessillo fiammeggiante ci parla un linguaggio m uto, ma eloquente: esso ci ramm.enta che è giunto il momento in cui sull'ara fumante noi dobbiamo gettare ogni nostra energia, ogni nostra forza, tutte le vibrazioni della nostra anima, perché il sole della vittoria ritorni a brillare sulfe nostre bandiere". «Fiamme nere! Se L'anim.o vostro per un momento vacillasse, richiamate alla vostra memoria tutte le ùiinite sofferenze di tre anni di guerra, i sacrifi,ci senza nom.e, le lagrime cocenti dell'ottobre, l'oltraggio alle nostre don.ne, l'offesa alle nostre case, Lo strazio continuo fatto al diritto e alla giustizia» . "Arditi! Salutiamo il vessillo sacro col nostro grido di guerra : e sia es::;o una tempesta urlante che, smpassancfo le linee del Piave e del Grappa, ghmga al nemico, carne monito e minaccia . «Fiamme Nere! Alla nostra bandiera: Savoia!» .27 Il IX era ormai pronto all'impiego, peraltro già "testato" da due brillanti azioni notturne condotte il 15 maggio dalla I e Il compagnia irrompendo di sorpresa entro le posizioni nemiche alle quote 1486 e 1520 del monte Asolone con lo scopo di catturare prigionieri dai quali trarre informazioni su una prossima offensiva della quale si parlava con un certa insistenza. II nemico , infatti, arrestato nel novembre e dicembre del 1917 sull 'orlo estremo della nostra barriera montana, si. era preparato per infliggere , in primavera, l'ultimo irresistibile colpo alla difesa italiana e dilagare poi nel la pianura veneta. Il monte Grappa, un poderoso mass iccio dalla struttura particolarmente articolata, si erge fra il Brenta ed il Piave raccordando le Prealpi Venete occidentali alle Prealpi BeJl unesi, con un perimetro notevole valutabile nell'ordine di un centinaio dì chilometri. La
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Businell i A .. "Gli Arditi del IX", Roma, edi zioni Ardita, 1934,pagg. 65-66 .
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struttura orografica è piuttosto complessa: dalla roccaforte naturale costituita dalla sommità principale e dall'attigua, possente spalla disposta in senso Nord-Sud e denominata "nave del Grappa", traggono origine alcuni poderosi contrafforti con le relative ramifi cazioni e gli interposti solchi vallivi. Limitandoci alla descrizione di quelli più pertinenti agli eventi operativi nei quali sarebbe stato coinvolto il IX Reparto d 'Assalto, situandosi su un asse Est-Ovest si rilevano quelli formanti la spina dorsale del sistema: verso levante, il contrafforte dei monti Meate, Mandria e Pallone, che si abbassa terminando su Fener con il crinale rettilineo monte TombaMonfenera, mentre dal lato opposto la dorsale monte Rivon monte Asolane - Col delle Berreta -Col Caprile, dalla quale si protende verso Sud la lunga propaggine dei Colli Alti, delimitante il profondo solco del Canal dì Brenta ed immergente le proprie radici poco a Nord di Bassano. Per assicurare la simultaneità delle due azioni affidate entrambe al coordinamento ciel magg. Messe, nei giorni precedenti venne predisposta una linea telefonica fra i due punti di raccolta degli Arditi. Nella notte fra il I 5 ed il 16 maggio si presentarono le circostanze meteorologiche più idonee, sotto forma di buio pesto e pioggia, fattori che avrebbero favorito la sorpresa. Un resoconto delle due azioni è stato minuziosamente elaborato eia Di Martino , al quale pertanto ci riferiamo.28 Per quanto riguardava la 2a Compagnia, comandata dal cap. Angelo Zancanaro, alcuni suoi elementi , accompagnati da fanti specificamente selezionati ciel 92° Rgt., uscirono in silenzio dalla lunetta davanti a quota 1486 e si portarono senza essere scoperti a ridosso dei reticolati nemici. Qui nei giorni precedenti si era ritenuto di individuare due piccoli varchi che però, visti da vicino, si rivelarono soltanto come degli avvallamenti nel reticolato la cui continuità era comunque assicurata da gabbioni di filo spinato adagiati in buche di
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Di Martino B., Cappellano F, "/ Neparti cl"Assalto italian.i nella Grande Guerra". TI volume è al momento in corso di allestimento tipografico a cu ra dell 'Ufficio Storico dello SME, ma la cortese <..iisponibilità degli autori c i ha consentito di prendere anticipata visione delle vicende relative al IX Reparto, e per questo siamo lieti di esprimere loro più viva g ratitudine.
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granata. L'ostacolo fu superato sollevando i gabbioni quel tanto che fosse necessario per scivolarvi al di sotto ed una volta al di là gli uonùni della 2a Compagnia e gli arditi reggimentali del 92°, preceduti da un fitto lancio di petardi Thevenot, si slanciarono, sulle vedette e sul piccolo posto sistemato sulla sommità della quota. I difensori reagirono con qualche colpo di fucile ma quelli che non fuggirono furono rapidamente sopraffatti . Sul terreno rimasero i cadaveri di due delle vedette ed altri due soldati austroungarici feriti furono portati verso le linee italiane dove però ne arrivò uno soltanto: l'altro infatti tentò di strozzare l'Ardito che lo portava sulle spalle e fu da questi finito, lasciandone il corpo nella te1rn di nessuno. La contemporanea azione verso quota 1520 clell' Asolone era stata condotta da un'aliquota della Compagnia del capitano Umberto Pinca e da un nucleo di Arditi del 91° Reggimento Fanteria . Gettatisi fuori dalle trincee con lo slancio che era lecito attendersi dai Reparti d'Assalto, erano stati presto scoperti alla luce dei razzi illuminanti . Accolti da un intenso fuoco cli fucileria e dal lancio di bombe a mano, avevano proseguito l'avanzata rispondendo con il lancio dei loro petardi e, grazie ai varchi trovati nei reticolati , erano riusciti a penetrare in qualche punto della trincea nemica, senza peraltro poter progredire oltre né tantomeno far prigionieri per la violenza dell a reazione avversaria, sostenuta ora anche dall'artiglieria. Dopo un ultimo scambio di bombe a mano gl i Ard iti si erano perciò ritirati. Le perdite del Reparto d ' Assalto furono di due ufficiali ed undici uomini di truppa feri ti per la 2a Compagnia e di otto uomini di truppa feriti per la l", ai quali si aggiungevano il comandante del Nucleo Arditi del 92° Reggimento Fanteria, tenente Mario Marani, caduto in combattimento, e due dei suoi uomini rimasti feriti. I due colpi di mano non raggiunsero del tutto l'obiettivo prestabilito, ma a parte le perdite presumibilmente inflitte al nemico, dettero comunque la conferma del livello di efficienza e prontezza operativa raggiunte dal reparto. Non a caso, nella relazione inviata dal comando della 1T1 Divisione a quello della 4a Armata, accanto alla frase che lamentava la mancata cattura di un buon numero di prigionieri, comparve una chiosa significativa del gen.
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(71! 11:-IS.\/ Messr- / '11/ti1110 Maresciallo d'Jtalio
Giardino: "Ma se ne hanno amma::.zati parecchi il risultato c'è, e come!" 2v. Una minutissima preparazione precedente l'offensiva austroungarica: le truppe furono addestrate ad esercitate ripetutamente nella nuova tattica d'assalto germanica basata su piccole formazioni sottili a cuneo miste di arditi, di fuci lieri, di rnitraglieri, di zappatori, e alimentate di continuo di munizioni e d 'ogni altro mezzo d 'offesa e cli truzione. Non solo venne apprestata grande quantità di materi ale ordinario da ponte, ma si provvide a costruire centinaia di imbarcazioni leggere, capaci di pochi uomini , con le quali si contava di gettare di sorpresa i primi nuclei sulla destra del Piave e di rinforzarli rapidamente senza subire gravi offese. Speciali manovre cli passaggio compirono sui corsi d 'acqua delle retrovie i reggimenti de tinati a forzare la linea flu viale . Si accumulò grande copia di proietti a liquidi speciali, poiché s i faceva il massimo assegnamento sugli effetti del gas per agevolare lo sfondamento. Si predisposero tutte le cautele per ammassare le truppe a nostra in saputa , vietando in modo assoluto ogni movimento di giorno . Si intensificò la propaganda patriottica fra i soldati e a tulli si promise ampio bottino da prelevars i su lla preda che appos iti reparti di requisizione avrebbero falla nei paesi invas i; si alleggerì l'equipagg iamento e si migliorò il rancio. In pari tempo le nostre trincee venivano inondate di manifestini e di opuscoli intesi a scuotere la resistenza delle truppe e ad avvelenarle moralmente, nell a stessa maniera con cui ì gas asfissianti avrebbero dovuto avvelenarle fisicamente. Per avere la certezza che nessun elemento sarebbe mancato al successo, l'ini zio dell'offensiva fu più volte rimandato. L'attacco venne finalmente deciso per la manina dal 15 giugno. Le batterie nemiche aprirono il fuoco alle 3 , dall'Astico al mare: tiro di distruzione nelle nostre prime linee, tiro a gas su lle nostre postazioni di artiglieria. Il bombardamento si estese a scopo dimostrativo alla Vali arsa e alla Val Lagari na. Oltre che dall' Astico al Brenta, anche tra Brenta e Pi ave, come
:.. AUSSME. E-L 275. prot. 2913 Op. del 15.5.1916. da Comando J7• Div. Ftr. a Comando 4• Armata, f.to illeggibile:
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risultava da documenti caduti in nostra mano, il comando nemico si proponeva di travolgere nel primo urto le difese e di scendere in pianura aggirando il Grappa e facendo cadere tutto il nostro sistema difensivo. A tale scopo, nel primo tempo, il massimo sforzo avversario doveva esercitarsi fra il Brenta e il M. Pertica con quattro divisioni scelte; altre quattro divisioni dovevano assalire il saliente del Solarolo, far cadere per manovra la linea M, TombaMonfenera e aprirsi gli sbocchi del Piave nella zona di Pederobba dando la mano alla 6a Armata austroungarica incaricata di forzare il passaggio del fiume in co1Tispondenza del Montello. Il fuoco delle artiglierie avversarie, qui pure iniziato violento alle ore 3 , divenne tambureggiante alle ore 6.45 . Tra Brenta e M. Pertica, poco dopo le ore 7, una colonna della 27a Divisione austroungarica travolgeva le difese di Col del Miglio ed espugnava Col del Fenilon , isolando prima ed occupando in seguito Col Moschin, dove le batterie 7" e 8· del 56° Artiglieria da campagna e 152° da montagna continuavano a resistere fino alla nostra riscossa. Un'altra colonna puntava su Col del Fagheron raggiungendo la cappelletta di S. Giovanni . Nello stesso tempo, la 32a Divisione avversaria, superate le nostre prime linee del!' Asolone, puntava sul Tondo di Val S. Lorenzo e raggiungeva quota 1503 a ovest di M. Coston, ma il suo impeto si infrangeva rapidamente contro la difesa della nostra 18" Divisione e segnatamente del 60° Fanteria (Brigata Calabria) e di reparti della Brigata Bari (139° 140°). La 60" Divisione nemica, espugnata la linea del Pertica, marciava su M. Rivon , impadronendosi della q. 1581 e minacciando da ovest il Grappa. La 4a rimaneva in riserva, ma subiva pur essa perd ite notevoli per il fuoco d'artiglieria. Al saliente del Solaroli, difeso dalla nostra 56a Divisione, la 55'1 Divisione austroungarica, respinta sul lato occidentale dalla Brigata Ravenna (37°-38°), riusciva ad occuparne l'estremità settentrionale, pur ostinatamente difesa della Brigata Como (23°-24°). La soa Divisione avversaria, infranti i suoi attacchi fronta li, dovette limitarsi ad aggìrare mediante infiltrazioni ed a circondare le Porte di Salton (fianco orientale del saliente del Solaroli) ove il 3° Battaglione del 120° Fanteria (Brigata Emilia), benchè decimato , resisteva eroica-
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G1ov,1,, ;, ·1 M HSS!f -
l'ultimo Marescia llu d 'f!alia
mente. La 20a Divisione Honved, fulminata nella zona di ammassamento dal nostro tiro di contropreparazione e paralizzata anche dal1'insuccesso della 50", non era in grado di eseguire il divisato attacco al M. Tomba e la sua azione si riduceva a tentativi di reparti d' assalto subito ributtati . La 48a non poteva neppure essere impiegata. Nella stessa giornata del 15 le truppe dell'Armata del Grappa (4") , che avevano validamente resistito al nemico impedendogli di raggiungere i propri obiettivi, iniziarono i contrattacchi. Il IX C.A. lanciava il IX Reparto d'Assalto a riconquistare nel pomeriggio il Col Fagheron, a sera il Col Fenilon ed il mattino seguente il Col Moschin. Se si osservano gli Altipiani dal ponte di Bassano si scorge, sù in alto, la profonda valle del Brenta, incassata fra il massiccio del Grappa ed una vetta che si staglia a lama nel cielo, domina la vallata e vi strapiomba. Quella è la vetta del Col Moschin, all'epoca il caposaldo più forte dell'ultima linea cli difesa del Grappa, quella "marginale", ovvero la posizione che sovrintendeva alla mulattiera che, aggirando tutto il sistema, scendeva rapida su Bassano. In sintesi, la chiave occidentale dello sbarramento difensivo, quella che chiudeva la Val Brenta. "li caposaldo Col Moschin - Fenilon -era scritto in un documento riservato del Comando della IV Armata datato maggio 1918- all'estremità occidentale dello sbarramento principale del Grappa, costituisce un punto di capitale importanza militare per il dominio della. sottostante valle del Brenta e per l'influenza morale che produrrebbe su tutta la difesa la sua caduta nelle mani del nemico . Dal baluardo Col Moschin - Col Fenilon il nemico dominerebbe completamente Bassano e sarebbe ad appena mezz'ora dalla pianura" IO . Al mattino del 15 giugno 1918 , pochissime ore dopo l'inizio dell'offensiva austroungarica, le divisioni del Maresciallo Conrad avevano sfondato, in quel delicato settore del nostro fronte e si erano impadronite non solo della linea Moschin-Fenilon ma anche del Col Fagheron e , oltrepassato Palazzo Negri, irradiavano già i primi pat-
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" L'i\rdito d'Italia ' ·, n° 13 (giugno 1933), pag .5 ;
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tugl ioni giù per la mulattiera che scendeva al piano. Le riserve del IX C.A., al comando del gen. Emilio De Bono,3 1 erano già quasi tutte impegnate, ed il nemico continuava a guadagnare terreno. Non v'era ormai più da gettare nella mischia che un solo battagl ione. Ma si trattava del lX Reparto d'Assalto , del battaglione del magg. Messe. Questi, dopo essersi recato al comando di Divisione per prendere ordini, verso le 10 rientrava e radunava la sua gente: "Ragazzi, il nemico avanza . Bisogna contrattaccare, respingerlo, annientarlo. Di una cosa sola dovete ricordarvi: che siete Fiamme Nere. A noi! " .32 Gli Arditi rispondono al grido di guerra e partono veloci. li reparto si porta verso la Val Sotto per ripulirla dagli elementi nemici e ripetere l'operazione in val S . Lorenzo, in base agli ordini del Comando di Divisione che disponevano come segue: Il IX Reparto d'Assalto si sposterà subito in Val Sotto in riserva divisionale . Adempirà subito ai seguenti compiti: 1. - Riconoscere la Valle San Lorenw per determinare fin dove i nostri resistono . 2. - Prendere contatto col Battaglione di Va/piana 2° del 140° colle tre compagnie Genio di Val Sotto e possibilmente col Battaglione Segala 1/60. 3 . - Agire controffensivamente contro piccoli reparti che si fos sero infiltrati in Val San Lorenzo o in Val d'Oro . 4. - Di tutto ciò informare rapidamente questo Comando inviando notizie ji·equenti anche se negative. 5 . - Agire di iniziativa quando la situazione lo richieda. 6. - In caso di urgente bisogno Lo autorizz.o a disporre delle tre compagnie Genio che sono a Val Sotto . Generale Arrighi.33
li IX C.A . teneva in prima linea , fra l'estremo ciglio di Rocce Anzini e la q. 1411 acl Est cli monte Asolone, la 18" Div. con le Brigate Calabria e Bari , mentre in seconda posizione era la 17" Div., le cui Brigate Abruzzi e Basi/ica1a, i.n fase di avvicendamento, si erano frammischiate e diluite sino alla pianura. 2 ' Businclli A .. op. cit. , pag . 78; 3 ' Busincll i A., op. cit., pag . 79 .
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C1u 1.a.,.,, M1"1.11' - /'11//im o Mt1resçitdlo d itu/ia --
Gli uomini del IX giungevano ben presto a destinazione, ma mentre si disponevano per l'attacco giungeva trafelato un ufficiale di Stato Maggiore a portare un contr'ordine: durante la marcia erano avvenuti fatti nuovi ed era necessario che il reparto occupasse al più presto Col del Gallo. Alle 12,50 gli Arditi sono su questa vetta, ma il magg. Messe non si fa alcuna illusione sulla situazione, né comunque se la fanno gli ufficiali chiamati a rapporto, ai quali egli comun ica il testo del fonogramma che pochi minuti prima era giunto a mano dal Comando della Brigata Basilicata: "li nemico ha occupato Palazzo Negri ed avanza minacciando il tergo ed ;t fianco delle nostre truppe. Il l/91 ha avuto orchne di opporsi a tulli i costi all'avanzata del nemico . L'artiglieria ha avuto ordine d' intens{ficare lo sbarramento sul tratto Fenilon-Fagheron-Col Raniero in modo da preparare 1'azione di contrattacco . La S. V col Battaglione d'assalto ,nuova in direzione di Palazz,o Negri in modo da rigettare l'i11filtrazione neniica. Da informazione giunta ora, risulterebbe il Faiheron ripreso da un gruppo alpino . Col . Brig. Boccacci" 14 • "Bisogna contrattaccarlo subito e respingerlo -continuava Messe- la l" e la 2" compagnia saranno in testa. La{°, asinistra, dopo aver preso Palazz,o Negri, Casa del Pastore e Cà dei Briganti si assesterà sulla q.1318; la 2", a destra, prenderà il Fagheron e La chiesa di San Giovanni; la 3" sarà di rincalzo . Occorre che si faccia presto e con la massima energia. Bisogna ferm.are il nemico. As-so-lu-ta-men-tef " 35 • Gli uomini. galvanizzati dalle parole e dal tono del loro comandante, si gettavano sul nemico con l'impeto selvaggio delle grandi occasioni. Quelli della l" Compagnia correvano velocemente verso le tre località indicate da Messe, poi liberavano completamente dall'accerchiamento la q .1318 dove alcuni soldati del Genio, con pochi nuclei della Brigata Abruzzi~ resistevano bravamente da oltre >' Businclli A .. op. ciL. , pag. 82; 5 ·'
Aponie S.. op. cit. , pag . 3 I:
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sei ore. Nel corso dell'azione, cadeva il comandante di Compagnia cap. Umberto Pinca. Contemporaneamente, la 2" Compagnia attaccava con veemenza il Fagheron e la chiesa di San Giovanni, dove era stato posto dagli austriaci un osservatorio; dopo violenti corpo a corpo, le posizioni erano conquistate con un bottino di numerose armi e prigionieri. Se erano state così riconquistate le trincee che portavano al Col Fagheron e tutta la linea in direzione di Col Spiazzoli, è pur vero che Col Fenilon e Col Moschin erano ancora in mano avversaria. A questo punto, il comandante della Brigata Basilicata ordinava all'artiglieria di aprire il fuoco sulle posizioni austroungariche dalle 20,25 alle 22,00, ora nella quale era previsto un nuovo attacco degli Arditi del IX, che infatti allorché il tiro veniva allungato iniziavano l'avanzata nella fitta nebbia e nel buio più completo. Al termine dell'operazione, questa era così riassunta dal magg. Messe in due fonogrammi diretti al comando della Basilicata : "Palazza Negri, ore i 5 . "Comunico la riconquista di Col Fagheron dove è stato liberato il Capitano Rossoni con I O soldati ivi asserragliati., e della ridotta di quota 1318. Nessun gruppo alpino opera da queste parti. Tutta la Zona di Palazza Negri, Casa del Pastore e Casa del Brigante è stata spazzata dal nemico . Gli austriaci che non si sono arresi sono stati annientati sul posto . S'inviano n. 17 fortunati prigionieri.fra cui un ufficiale, con tre mitragliatrici. Comunico con dolore la morte eroica del Capitano Pinca comandante la prima compagnia del Reparto. - Maggiore Messe". "Col Fagheron, ore 17. "Tutta la zana della Chiesa di San Giovanni è stata pulita dal nemico! La linea San Giovanni-Col Spiazwli è stata ricostituita . Ho preso contal!o sulla destra con reparti della Brigata Calabria. E' stato costituito il collegamento tra la ridotta di quota 1318 e Col Fagheron. Ho ordinato al Maggiore Valletti di sostituire nelle trincee riconquistate le
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G101;i.\ ,\·1 J11~~Sr. - /'11/limo Maresciallo d'Italia
mie compagnie perché il Battaglione possa essere di.\1Hmibile per le ulteriori operazioni. In trincea si trovano anche valorosi nuclei della Brigata Abruzzi. Pattuglie lanciate verso il Fenilon e Col Moschin danno tali località fortemente tenute dal nemico. Urge.fare allungare il tiro della nostra artiglieria. Morale elevatissimo. - Maggiore Messe".36 Alle 20.30, secondo il piano stabilito , l'artiglieria italiana apriva il fuoco su l Fenilon. Il IX doveva muovere alle 22, avendo di rincalzo un btg. del 92° Ftr. al comando del col. Moni. Questo però non si faceva vedere, né se ne aveva notizia. Alle 21 Messe inviava al comando della Basilicata il seguente dispaccio: "L'artiglieria ha già iniziato il.fuoco di repressione. Del battaglione Moni nessuna notizia. Io attacco lo stesso. Ho ordinato che una compagnia deL 91 ° segua il movimento per proteggere la destra del battaglione d'assalto che durante l'azione rimarrà scoperta. Siamo animati da una ferrea volontà di riuscire ad ogni costo. Viva l'ltalia".37 Alle 21.30 il reparto esce dai reticolati nel massimo silenzio, con la 2" e la 3" compagnia in testa e la l'' di rincalzo, e rotola lungo la china del Fagheron per iniziare poi a risalire le pendici del Fenilon. Gli Arditi si avvicinano più che è possibile alle linee nemiche, pur sotto il tiro tambureggiante dell'artiglieria. Ad un tratto , nella notte , giunge l'eco d i un fragoroso "A noi!" . L'a11iglieria cessa come per incanto di sparare mentre centinaia di petardi, dopo qualche secondo, si abbattono sulle trincee austriache, con un frastuono notevole che presto viene rotto dal crepitio secco e rabbioso delle mitragl iatrici. Degli uomini del IX, tutti in piedi e senza copertura, molti cadono colpiti dal fuoco nemico . Ora il Fenilon è tutta una gala cli fuochi ovattati dalla nebbia densa nella quale i lanciafiamme dipingono vivide pennellate sanguigne; gli Arditi hanno scavalcato i reticolati e si sono sparsi a ventaglio sul cocuzzolo del monte cercando il nemico in ogni anfrattuosità del terreno, in ogni 16
J,
Businell i .A.., op. cit. , pag . 84-85 ; Businel li .A.. , op. cit.. pag . 89;
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trincea, in ogni camminamento, in ogni caverna, e gridando: "Messe! Messe!". Sembrano invasati dal demone della velocità, che non permette loro di discutere con i .nemici riottosi ad uscire dalle caverne: un colpo di petardo, un getto di lanciafiamme e ... via di corsa, affannosamente, verso altre caverne e altre trincee. In breve tutto è travolto, schiantato, spezzato, distrutto. Gli austriaci si trovano gli Ard iti ora davanti, ora di dietro, ora a destra, ora a sinistra, sicché le loro mitragliatrici sparano spesso a vuoto mentre i serventi sono attaccati da ogni parte. Nella notte buia, solo il fuoco dei petardi, le fiammelle delle mitragliatrici e il bagliore dei lanciafiamme riescono a far vedere nella spessa nebbia sagome di fantasmi lanciati all'attacco. In queste condizioni la lotta dura un'ora, ma alla fine il Fenilon è nelle nostre mani. Messe inviava il seguente messaggio a mano: "Da Comando IX Reparto d'Assalto, 15/6 ore 23 Il Fenilon è preso. Lotta breve ma aspra e violenta. Il nemico è annientato. Sono stati catturati un centinaio di prigionieri tra cui 7 ufficiali e cinque rnitragliatrici. Il Reparto rimane a presidiare la posizione.fino al giungere del btg. Moni del quale è necessario C{ffrettare l'arrivo perché IX Reparto possa riordinarsi e prendere un pò di fiato per muovere ali' attacco di Col Moschin - Magg. Mésse" 3•~ Nel cuore della notte, mentre gli Arditi erano impegnati a respingere tentativi di aggiramento ed infiltrazione condotti da pattuglie nemiche forse allo scopo di saggiare le capacità del Reparto, un portaordini del Comando della Basilicata portava il seguente fonogramma: "Al Maggiore Messe, Comandante il IX Reparto d 'Assalto. La linea marginale deve essere riconquistata nella sua interezza e sopratutto l'intero Col Moschin deve ritornare in nostro saldo possesso . Ho ordinato al Colonnello Mariotti di far avanzare un altro hattaglione per meglio appoggiare
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Businelli A., op. c it. , pag. 93:
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MRS:,t - /"ultim o Marc>scia /fo d'l!a lia
l'azione del Battaglione d'Assalto sul Col Moschin. -Colonnello Brigadiere Boccacci" Alle 3 ,30. Messe rispondeva come segue: "Accuso ricevuta fonogramma a mano senza numero spedito ore 1,45. In questo momento Battaglione Moni ha sostitidto Battaglione d'Assalto sul Fenilon. Battaglione d'Assalto si sta am,massando rovescio quota 1318 per attendere annunciato Battaglione 92 ° che dovrà seguire e sostituire Battaglione d'Assalto sul Col Moschin ad occupazione avvenuta. Pref!,asi prendere accordi con artiglieria per esecuzione fuoco sul Col Moschin" .39 Alle 5 il comando della Basilicata comunicava che 1'artiglieria avrebbe iniziato il fuoco di repressione alle 5.30 e lo avrebbe allungato alle 7, in concomitanza con lo scatto del reparto. Alle 6.30 Messe notificava l'arrivo del battaglione del 92° Ftr., che l'artiglieria non si era fatta viva e che il IX si sarebbe mosso egualmente all'attacco. Dire che gli Arditi fossero scontenti del silenzio dell'artiglieria non sarebbe vero, poiché contavano molto, come sempre, sulla propria velocità d'azione e sul fattore sorpresa. Ma non appena giunti sulla seiletta che divide il Fenilon dal Col Moschin, ecco che la speranza che si potesse mantenere tale stato ottimale veniva meno dal momento che, come una beffa, la nostra artiglieria iniziava un fuoco tambureggiante, intenso, q uasi volesse riguadagnare il tempo perduto. Alle 7 precise, senza neanche attendere il segnale dei propri ufficiali , gli Arditi scattavano all'attacco, avanzando di corsa, cercando di schivare i colpi "amici", ed in pochi minuti si portavano a ridosso delle posizioni austriache dopo avervi scaraventato circa 8000 petardi , lasciandone sconvolti gli occupanti che non si attendevano certo che, con le granate dell'artiglieria, arrivassero anche gli uomini del IX. Alle 7 .10 la vetta del Col Moschin era in mano nostra, un successo accompagnato dalla cattura di 27 ufficiali , 400 uomini cli truppa, un cannone da trincea e 17 mitragliatrici .
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B usrne . 11·I A. ' , op. c,t., . pag. 96 ;
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Mentre il battaglione della Basilicata. che aveva seguito il IX nell'azione, lo sostituiva nel presidio della linea, gli Arditi del magg. Messe , in onore dei quali le batterie, colte da entusiasmo, sparavano a salve, si portavano verso il Nosellari con lo stendardo del repa1to in testa cantando a piena gola qualcuno di quegli stornelli improvvisati fra un assalto e l'altro:
Se non ci conoscete guardateci il maglione, noi s;am le fiamme nere del !X Battaghone. L'imperatore Carlo voleva andà a Vicenza ma giunto a Col Mosch;no perdé la coincidenza . ll !X Battaglione ha preso Col Moschino, se lo lasciavanfare andava nel Trentino . Sul Col MoschJn gli arditi piantaron la hand;era. non ponno star gli austriad dov 'é la hamma Nera. In Appendice (doc. 11°2) , i messaggi ufficiali intercorsi fra il Comando della XVIll Divisione , della Bdgata Basilicata e del IX Reparto d'Assalto durante le operazioni per la riconquista della linea di massima resistenza (Col Fagheron, CoJ Fenilon, Col Moschi n) nella battaglia del giugno 1918. A proposito di questi combattimenti, in occasione della rievocazione del loro decennale, Messe rispose con una nota polemica alla quanto meno strana dimenticanza, da parte del gen. Giovanni Marietti, all 'epoca dei fatti Sottocapo di Stato Maggiore della 4''
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Gi0t,1.,·.\l 1H1:ss1; - / '11/timo Maresciallo dltalia
Armata, manifestata attraverso un articolo su "La Stampa" del 15 g iugno 1928 nel quale l'autore non menzionava minimamente il IX Reparto d'Assalto e la parte determinante da questo assunta negli scontri . Messe indirizzò al Marietti una lettera nella quale, secondo il suo stile, lo invitava garbatamente ma con altrettanta determinazione a rettificare quanto riferito neU'a1ticolo , concludendo come segue: [ ..... J lo capisco che gli assenti hanno sempre torto, ed in questo caso l'assente è il IX Reparto d'Assalto, disciolto, come tutti gli altri del resto, dopo la guerra, ma penso che per un alto senso di giustizia non bisogna dimenticare l'opera degli scomparsi, specialmente quando questafu di tale importanza da concorrere notevolmente a formare la gloria imperitura di un'Armata . Può darsi che Lei abbia dovuto ricostruire gli avvenùnenti servendosi della soia memoria, e forse a questo si deve La grave inesattezza che mi sono perrnesso di far risaltare, ma io, a solo titolo di curiosità voglio raccontarle che gli Arditi del IX Reparto, nel loro buon senso, avevano preveduto che si sarebbe finito col dimenticare un po' troppo quanto avevano compiuto, ed infatti un loro canto di guerra aveva un 'ultima strofa, un po' amara, che suonava così: "Finita questa guerra tutti saranno eroi; racconteranno ai posteri quel che facemmo noi" . In tutto questo, naturalrnente, non c'entra né la sua buona fede né L'indiscusso valore della bella Brigata "Ba.hlicata", ma Lei sa rneglio di me che i nostri soldati sono delle anime semplici che non vanno tanto per il sottile e perciò sono quasi certo eh.e se qualcuno dei miei Arditi leggerà il Suo articolo, non potrà fare a meno di ricordarsi di quella amara strofa che spavaldamente cantava in faccia al nemico quando, impetuosamente e senza quasi speranza di ritorno, si scagliò alla riconqu{5ta del Fagheron, del Fenilon e del Col Moschin.
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Voglia perdonarmi per la Libertà che mi sono preso, scrivendole la presente, ma consideri che sono stato spinto dal solo desiderio di far rendere un po' più di giustizia ai vivi ed ai niorti del /X 0 Reparto d'As.salto che io ebbi l'onore e l'orgoglio di comandare" .10 Dopo un paio di giorni arrivava la risposta di Marietti, che riconosceva l'omissione compiuta giustificandola, piuttosto farraginosamete, con il fatto di essere stato '·costretto" a privilegiare la Brigata Basilicata: [ ... .] ed ho avuto il torto di cedere. Ho cercato di far tacere la coscienza pensando che il 9° rep.faceva infondo parte della Basilicata in quella fase. Ma ha protestato quella di Lei. E siccome tengo ad essere un galantuomo e La fiduciosa franchezza di Lei nii ha piaciuto, così ho provveduto con la nota mandata al giornale e che Le annetto . Tanto più sono stato spinto a ciò in quanto che, per lo stesso scritto, ho ricevuto entusiastiche approvazioni; ciò che prova come abbia ragione Lei di tener desto il ricordo degli scomparsil ... ..]. S ul Nosellari, nell'erta vallata degli Spini, il IX Reparto d'Assalto che poteva contare ancora su 21 ufficiali e 583 uomini di truppa, si riposò per otto giorni, dopodiché ricevette l'ordine di trasferirsi in Val Damoro a disposizione del Comando della Brigata Bari in vista di una nuov a azione offensiva. Attestato nella valletta Pesaro, giunse l'ordine di attaccare per le 16 del 24 giugno il monte Asolone.' Gli Arditi si addossano agli sbandamenti che coronano la valletta per non subire ulteriori perdite oltre quelle già causate dall'artiglieria nemica (la 2'' Compagnia, ad esempio, era rimasta senza ufficiali, essendo tutti feriti o contusi) . La pianificazione dell 'attacco prevede che lo stesso abbia luogo alle 4, con la 2a Compagn ia quale prima ondata, la 3" come seconda mentre la l " sarebbe stata l'ultima ad uscire dalle trincee. II fuoco della nostra artiglieria, pur intenso e ripetuto non è riuscito a danneggiare in modo sensibile i 41 '
Archivio Messe, letlera ciel 21.6.1928, f.ta col. Messe, e lettera del 23.6.1928,
f.ta gen . Marietti;
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reticolati avversari; allorché viene allungato, la 2aCompagnia parte all'assalto con un fragoroso "Savoia!". Gli Arditi vanno su veloci. alla maniera loro ormai ben nota ad amici e nemici, ma gli austriaci, già da tempo ali 'erta, oppongono un violento fuoco di mitragliatrice. L'attacco all 'Asolone si tramuterà presto in un lavacro di sangue: cadranno, morti o feriti, quasi tutti gli ufficiali del Reparto , e le tre compagnie si ridurranno a nuclei scheletrici. Ma l' impeto del IX è qualcosa che esce da ogni norma o regola di sopravvivenza, e sui compagni che cadono passano i superstiti che rinnovano i corpo a corpo più violenti. Quanti fra gli austriaci ritardano ad alzare le mani vengono finiti a colpi di pugnale. Lo stendardo del Reparto è portato allçi testa delle ondate attaccanti, il che accresce la determinazione degli uomini che si avventano una volta ancora irresistibilmente raggiungendo infine la cima dell 'Asolone. Ma il nemico sopraggiunge sempre più numeroso, con un sempre maggior numero di mitragliatrici, mentre la sua artiglieria continua ad aprire vuoti nelle nostre schiere. Permanere sulla quota è ormai divenuto umanamente impossibile, per cui i resti del IX sono costretti ad arretrare, con la fronte però volta fieramente verso il nemico, continuando a battersi e ad atterrare tutti quelli che osano inseguirlo. Gli Arditi si portano quindi sulla linea di partenza, schierandosi a difesa della stessa contro i tentativi operati dagli austriaci per conquistarla. Le perdite subite dal Reparto furono molto gravi: caduti I 6 ufficiali sui 20, ai quali erano da aggiungere 24 morti fra gli uomini di truppa e 200 feriti sul totale di 450 .4 1 Una buona parte dei feriti poté però essere recuperata presso il repa1to e con il recupero di quanti, per vari motivi, non avevano partecipato al combattimento del 24 giugno , due giorni dopo il fX aveva una forza di 16 ufficiali e 457 uomini di truppa. Nessun disperso, e quindi nessun prigioniero lasciato nelle mani degli austroungarici, a testimonianza dello spirito con cui il Reparto si era battuto. Nel corso del combattimento, il magg. Messe aveva dato un'ennesima prova della tempra e del carisma di comandante ormai "' Archivio Messe, IX Reparto ù ' Assalto, "l<elaz.ione sul combc111ime11to svoltosi sul monre A.solone il giorno 24 giugno 19 / 8 " del 26 .6. I 9 I 8, f.to Messe :
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accreditatigli unanimarnenle. Allorché il portastendardo del Reparto, l'Ardito Ciro Scianna, era stato mortalmente ferito da una scarica di mitragliatrice, facendo appena in tempo , cadendo fra le braccia dello stesso Messe, a baciare il vessillo, questo veniva prontamente raccolto dal comandante del IX che, sventolandolo al di sopra del capo così che fosse visto dal maggior numero possibile dei suoi uomini, s i gettava nella mischia . Questo comportamento gli comportava la concessione della terza medaglia d'argento al v.m.,42 mentre su "La Domenica del Corriere" una tavola di Achille Beltrarne lo raffigurava con lo slancio dì un eroe risorgimentale. Alla memoria di Ciro Scianna era conferita la medaglia d'oro, rimessa personalmente da Vittorio Emanuele III nelle mani del magg. Messe. Dal giugno all'ottobre non avvennero sul fronte del Grappa avvenimenti notevoli, tali da richiedere l'intervento del IX Reparto cl' Assalto, e Messe -che nel frattempo era stato insignito anche della Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia~3ne approfittò per riordinare e rinsanguare le compagnie rimaste senza ufficiali e con pochi uomini di truppa. A mano a mano che i veterani rientravano a Pove dagli ospedali e dai convalescenziari, si univano ai pochi superstiti per restituire al Reparto l'antica efficienza. "' Con irresistibile slancio, g11idal'o il suo Batwg!ione di Fia111111e Nere alla conquista di una 111unitissi111a posiz,ione, 111a111enenduvisi nonostante il violento fuoco dell'artiglieria e di mitragliatrici ovversarie. Cadu10 colpito a /1/orte un suo ardito che sino allora aveva agitato al vento lo stendardo irico/ore, raccoglieva il vessillo ed a sua volta lo sventolava in alto sulla posi;.ione avversaria , come incilamento ed emblema di vittoria . Fulgido esempio di ardi/lle11to, di fermezza e cli ef]ìcacissi111a azione di comando'" (Monte Asolone, 24 giugno 1918); " '·Comandante di ba/taglione d "assalto co11tro nemico forte cli 11umero di armi, baldan;.oso di recente vittoria. tradusse in atto con singolare valen1ia gli ordini per riconquistare il perduro terreno. All'attacco di successive, munite posizioni, 1ra:,ji,1se nei suoi ordini il suo personale valore l'entusiastica.fede nel buon risultato . Co,, perizia coordinò gli sforzi di altre truppe, onde in breve tempo, con mirabile slwzcio, .fàceva sì che posizioni di vitale importan za tornassero in nostro possesso con larga ca/tura di prigionieri e di armi .. , (Col Fagheron, Col Fenilon, Col Moschin , 15-16 giugno 1918):
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Poi, dopo aver incorporato il 2 luglio non meno di 230 complementi proven ienti dal IV Reparto d' Assalto di Marcia ed il giorno 5 altri 70 destinati alle sezioni mitragliatrici, il IX riprese a pieno ritmo l'addestramento. Le esercitazioni tattiche, svolte prevalentemente nella zona di Monte Lagusella, sv iluppavano il tema dell'attacco a pos izioni rafforzate, in cooperazione con l'artiglieria e le armi di trincea, e quello dell"accerchiamento e cattura di nidi di mitragliatrice e posti isolati, in linea con le due forme d'impiego prev iste per i Reparti d'Assalto, chiamati s ia ad agire come truppe di rottura che ad effettuare colpi di mano . E venne anche il momento nel quale si cominciò a rilevare, dal movimento attivatosi nelle retrovie, che i preparativi per una grande offensiva italiana erano in corso. Si giunse così al 23 ottobre, allorché ebbe inizio la nostra azione dagli altipiani al Piave, anche se appariva abbastanza chiaro come non fosse lì , in montagna, che il nem ico sarebbe stato attaccato, ma gli stessi altipiani sarebbero stati la sede d i un'azione dimostrativa per attirarvi la maggior quantità possibi le di truppe autroaungariche. Con la sollecitudine d i sempre, il IX Reparto d'Assalto si concentrò dinnanzi al Comando. Messe lo passò in rivista, poi arrivarono gli autocarri per caricare gl i uomini. Ma, a questo punto, ci si accorse che i conti non tornavano, perché la gente no n riusciva ad essere contenuta negli automezzi, il cui numero peraltro era quello giusto, prestabilito. Infine, si contarono gli Arditi, e ci si accorse subito che il Reparto s i era d i molto ingrossato, poiché si erano venuti ad agg iungersi ad esso una novantina di giovan i della classe 1899 appartenenti ad un Reparto d'Assalto "di marcia " 44 stanziato nei pressi del IX i quali, venuti a sapere della imminente partenza di questo verso la prima linea, erano scappati dalla loro unità per andare anche loro a combattere. Messe andò su tutte le furie, fece la fac cia feroce, urlò ed imprecò, ordinò che scendessero e tornassero da
,.. el giugno 1918 erano stati costituiti 7 Reparti d'Assalto detti "di 111arci(I'', de tinati a fornire complementi addestrati a quelli già operativi ed assegnati uno per ciascuna A rmata;
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dove erano venuti , ma ormai s'era fatto troppo tardi, non c 'era più tempo da perdere, e poi i nuovi aggregati s'erano già sistemati a bordo dei mezzi , stipati fra le gambe dei colleghi più anziani del IX. Il Reparto , forte di 27 ufficiali e 721 uomini, fu impegnato il 25 ed il 29 ottobre, entrambe le volte nel settore Asolone-Col della Beretta, ed in tutte e due le circostanze dovette riaprirsi il passo attraverso l'accerchiamento operato dal nemico per poter rientrare , decimato , nelle nostre linee. La sera del 24 il IX si ammassava sotto la quota dell' Asolone , ed alle ore 8.30 del giorno successivo, ancora prima che il fuoco di preparazione dell'artiglieria iniziato alle prime luci dell'alba venisse allungato, partiva all'assalto verso le prime linee nemiche. La 3'' Compagnia risaliva di slancio la munita posizione austriaca di q .1 486, se ne impadroniva ed incalzava i difensori ripieganti verso il fondo di Val delle Saline, mentre le altre due compagnie, portatesi sull ' Asolone, si dirigevano verso il Col della Beretta travolgendo le successive, tenaci resistenze opposte dal nemico sulle quote 1471 e 1478. Tre battaglioni bosniaci, bloccati nelle caverne, non avevano av uto neanche il tempo di intervenire nella lotta. I prigionieri ammontavano già a 400, ma nessuno degli Arditi voleva abbandonare la linea per scortarli fino al posto di concentramento, il che indusse alcuni di essi ad approfittarne per riprendere le armi e sparare alle spalle degli uomini del IX. Una scelta rivelatasi decisamente sbagliata, perché la reazione di questi ultimi fu immediata e, come al solito, senza indugi o tentennamenti di sorta. Secondo alcune pubblicazioni, il IX Reparto d 'Assalto avrebbe raggiunto Col della Beretta, mentre altre lo pongono in dubbio ed altre fonti ancora si astengono da un prec iso giudizio. D'altra parte, la cartografia dell'epoca indicava la sommità del colle alla q.1424 posta all'estremità Nord del crinale proveniente dal monte Asolane, mentre il monumento che tuttora contraddistingue la sommità e sulla cui identità concorda anche la cartografia corrente, si trova sul!' ampio e quasi pianeggiante dosso pascolativo di q.1458 , situato circa 300 m più a Sud di q.1424. Se, come è certo, il Col della Berretta corrisponde all'odierna indicazione, gl i Arditi del IX sicuramente vi pervennero, perché infatti il contrattacco
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G1u 1?1.\'. Yt M1s~sr:· - f'11/ti1110 ,Waresciallo dlta l ia
portato da un reggimento di fanteria austriaco non avrebbe potuto iniziare che dalla retrostante q .1424, là dove la struttura del terreno ne consentiva l'ammassamento al riparo dall'osservazione e dal tiro italiani. Secondo la relazione compilata dallo stesso comandante del IX Reparto d ' Assalto, il quadro dell'azione seguita alla conquista cli q .1487 appare sotto una luce sostanzialmente di versa rispetto a quanto affermato in altri documenti. In base alla relazione firmata da Messe , gli Arditi avrebbero proseguito sullo slancio fino a raggiungere ed a catturare le posizioni del CoEdella Berretta e del Col Bonato, poi cedute sotto la crescente pressione cieli' avversario . Il ripiegamer,ito sarebbe avvenuto lentamente, tentando di mantenere almeno le quote 1486 e 1520, senza riuscirvi anche per il violento tiro di repressione scatenato per errore su quelle posizioni dall'artiglieria italiana, e rompendo il cerchio stretto attorno agli Arditi dal] 'avversario lanciato al contrattacco. Questa versione viene definita come inverosimi le in un documento del Comando del Corpo di Stato Maggiore allegato al Diario Storico del IX Reparto cl' Assalto e presumibilmente riconducibile agli anni Venti , nel quadro delle indagini relative alle proposte per la concessione di decorazioni al valor militare.45 Sulla base delle due testimonianze citate, di quanto riportato in relazioni di pa1te austriaca dello stesso fatto d'armi, nonché, dell ' impossibilità che un'azione così articolata avesse potuto svolgersi nell' arco di un 'ora e me.zza, e cioè tra le 8,30, ora dell'assalto, e le 10, ora in cui le truppe della 18a Divisione si ritirarono sulle linee di partenza, il documento sostiene che la narrazione degli eventi proposta da Messe sia dettata dalla volontà cli
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L' affermazione c he gli Ardili del lX Reparto d 'Assalto sarebbero arrivati al Col della Beretta, insie me con elementi cie l I39° Reggimento Fanteria, si trova anche nella re lazione del IX Corpo d ' Armala, compilata peraltro a qualche mese di distanza , su fonti di seconda mano e con l' intento di dare una visione d'assieme dell'azione del Corpo cl' Armata più che tentare una ricostruzione puntuale de i singoli episodi. Anche questa precisaz ione è contenuta nel capitolo relativo al TX Reparto d ' Assalto di cui al citato volume di De Martino e Cappellano. del quale abbiamo avuto la possibilità cli una visione anticipata;
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magnificare oltre misura le imprese degli Arditi e ne fornisce invece una descrizione che è nella sostanza quella qui riportata, accolta del resto anche dalla relazione ufficiale italiana.46 Nella versione di Messe si può forse scorgere anche l 'i ntenzione cli giustificare il fallimento dell 'azione con l' intervento di fattori esterni all'azione degli Arditi, quali il lamentato errore dell'artiglieria ed il presunto carente appoggio avuto dai reparti di fanteria, ma a sua scusante si può dire che, rimasto con il nucleo comando a quota 1487, non aveva avuto modo di verificare quanto affermato dai superstiti delle pattuglie d'avanguardia e ben poco aiuto avevano potuto dargli gli ufficiali, molti de i qual i uccisi o feriti nel corso dell'assalto. La sua narrazione dei fatti fu quindi basata su notizie di seconda mano ma certo, come si è già detto, ad ispirarla contribuì anche il desiderio più o meno inconscio , di esaltare l'operato dei suoi uomini. Di questo però gli Arditi del IX non avevano davvero bisogno, il loro comportamento nelJa giornata del 25 ottobre era stato comunque ammirevole. Dopo aver risalito di slancio le pendici dell' Asolone avevano raggiunto la dorsale proiettata verso il Col della Benetta e si erano impegnati in duri combattimenti nella Valle delle Saline, riportando gravi perdite e sottraendosi a stento all'accerchiamento. A loro si doveva la cattura di una buona parte dei circa 600 prigionieri avviati nelle retrovie dalla Brigata Bari. A testimonianza del loro sacrificio stavano, in modo eloquente le cifre delle perdite che assommavano a 5 morti ed 8 feriti tra gli ufficiali, (tra essi, lo stesso comandante del reparto , che peraltro provvedeva a riparare alla meglio i propri danni per rimanere alla testa cli questo), 130 morti, 140 feriti e 6 dispersi tra la truppa. In effetti il magg . Messe, della giornata, fu uno dei protagonisti. Ad un certo momento, nella zona interposta fra I' Asolone ed il Col deJla Beretta, gli arditi vennero costretti a ripiegare verso le posizioni di partenza a seguito della energica reazione austriaca. Messe, con una ventina di uomini, stava proteggendo la ritirata quando 6
"L'Eserci10 italiano nella Grande Guerra (1915- 1918)"', voi. V (Le operazioni del 1918), tomo 2° (La conclusione del conflitto), Roma, USSME, 1988, pagg. 462-464;
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G'/01:,1.\ \I ,1IFW: - /'11/1i1110 Marescio/11, rl 11alia
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venne individuato e riconosciuto dai nemici che cercarono in tutti i modi di catturarlo. II comandante del IX, in piedi, sparava con il moschetto sugli assalitori , sostenuto dai pochi gregari rimasti incolumi ai quali g li austriaci intimavano la resa e che erano ormai giunti al limite delle possibilità di resistenza. Ma, improvvisamente, piombava loro addosso il comandante della I Compagnia, cap. Picaglia con pochi uomini racimolati all a meglio, che liberava Messe dalla critica situaz ione pagando con la vita questa manifestazione di attaccamento alla figura del proprio comandante. Ricevuto il cambio eia un reggimento cl i fanter ia, il 26, il IX si portava a Pove per procedere ad una rapida riorganizza7.ione in vista del ripetersi dell'azione del g iorno precedente. L'obiettivo era lo stesso, la linea Monte Asolone-Col della Beretta, con l ' intento primari o che gli Arditi potessero inchiodare su l posto il maggior numero possibile d i truppe nemiche . L'offe nsiva venne ri presa il 29, s ulla base dello stesso concetto d'operazioni del 26 ottobre ma con il concorso d i un maggior numero di bocche da fuoco per preparare e proteggere l'avanzata sulla direttrice Monte Asolane-Col della Berretta della Brigata Calabria che, rinforzata da ben tre Reparti d'Assalto, avrebbe poi dovuto convergere ad Ovest su Col Capri le, obiettivo su cui , non appena si fosse pronunciato il s uccesso di questa manovra avvolgente, avrebbe puntato frontalmente anche la 17a Divisione. Le forze disponibili vennero organi z7,ate in tre colonne d'attacco, guidate ognuna da reparti di Arditi e disposte due in prima schiera ed una in rincalzo. Alla prima colonna, o colonna A, comprendente le Compagnie la e 2" del IX Reparto d 'Assalto, i Battaglioni di Fanteria II/60° e II I/ 60°, e due compagnie mitragliatrici, era affidato il compito di superare la vetta dell' Asolone , lasciando una compagnia di fanteria ed una mi trag liatrici a Cason delle Fratte , a protezione del fianco destro da eventuali contrattacchi provenienti da lla Val Cesilla, mentre alla seconda, colonna C , con il lii Battaglione del 59° Reggimen to Fanteria, il XXIII Reparto d'Assalto, la 3" Compagnia del IX Reparto d'Assalto, i plotoni d'assalto reggimentali delle brigate Calabria, Siena, Bari, Forlì, Basilicata, era chiesto di fia nchegg iare s ull a sinistra l ' azio-
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ne della colonna A, agendo contro la linea individuata dalle quote 1440 e 1486 per poi penetrare in Val delle Saline. La terza colonna, infine costituita da un altro battaglione del 59°, eia due compagnie del LV Reparto d 'Assalto e da due compagn ie di mitragliatrici divisionali, doveva seguire la prima fino al Col della BeITetta e quindi scavalcarla per procedere su quota 1292 e di qui sul Col Caprile. Una volta conquistate le posizioni cli vetta cieli' Asolone avrebbero dovuto essere affidate ad un nucleo di occupazione fornito eia due battaglioni della Brigata Siena, e quelle più avanzate ad un altro composto da due battaglioni della Forlì. Il fronte d'attacco aveva un'estensione cli circa due chilometri, dalla quota 1440 alle pendici orientali dell' Asolone, all'altezza ciel Cason del le Fratte. Un dettagliato resoconto dei combattimenti è certamente quello prodotto da Di Martino, che riportiamo testualmente nella sua parte centrale: .. ..del mattino le tre colonne erano in posizione ed il IX Reparto d'Assalto si trovava ad avere le due compagnie destinate a costituire l'avanguardia della colonna A nei trincera,nenti alla sinistra del cosiddetto "Fortino Regina" e la compagnia aggregata alla colonna C nelle trincee del Laghetto. Il bombardamento di preparazione ebbe inizio alle 9 e fu subito evidente che all'elevato volume di fuoco non corri.spondeva allreuanta precisione . Davanti agli uomini di Messe la maggior parte dei colpi delle bombarde risultò corta e di questo inconveniente il comandante del IX si preoccupò di avvertire con un biglietto il comandante della colonna. ll rapido peggiorare del ternpo, con il sopraggiungere di una densa nebbia accompagnata da un fastidioso nevischio, non semplificò certo le cose, accecando gli osservatori e rendendo più difficili i collegamenti. Dopo 25 minuti di bombardamento, la prima ondata uscì dalle trincee, scivolò sotto i reticolati e si avvicinò alle linee nemiche, tanto vicino alla zana battuta dall'arti{tlieria che più di un Ardito venne ferito da schegge delle stesse granate italiane. Dieci minuti più tardi, alle 9,35, le batterie allungarono il tiro per
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lasciar spazio allo scatto delle fanterie ed il IX, seguito dai due battaglioni della Calabria, si rovesciò nelle posi:ioni austroungariche di prima linea ed in breve raggiunse la quota J520. debolmente presidiata e la scavalcò per proseguire Lungo la dorsale verso il Col della Berretta mentre, come previsto, una compagnia del 60° si spingeva verso Cason delle Fratte . Fu a questo punto che numerose ,nitragliatrici appostate negli a1{fi"atti del terreno e nelle buche di granata aprirono il fuoco da distanza ravvicinata e, per quanto il foro tiro fosse impreciso per La scarsa visibilità, nelle.file degli attaccanti si aprirono i primi vuoti. Per ridurle al silen~Jo ,?li Ardi1ifuro110 costretti ad ingag,?iare un duro combatri111ento con le bombe a mano ma eliminate le prime altre entrarono subito in a~ione e quanto avveniva su/fianco sinistro contribuì a .frenare ulteriormente I 'avan-;.ota. La colonna C, guidata dal XXII! Reparto d'Assalto, era stata i1{fatti investita da un intenso fuoco di mitragliatrici non appena si era affacciata alla Valle delle Saline, dopo aver superato la se/letta tra le quote 1440 e 1486. e contrattaccata a . uc vc!ra di _ti-onte e sul fia,~co destro 11011 aveva potuto assolvere al suo compito di.fìancheggianiento. Intuito ciò che slava accadendo, e consapevole del pericolo che poteva venire dal/a Valle delle Saline, Messe distaccò in quel/a direzione un plotone rirlorzato con lanciajiamme ma il piccolo reparto si 1rovò presto a mal partito nell'affrontare forz.e di gran lunga superiori che, uscite dai ricm·eri, salivano al contrauacco . Altri plotoni del IX vennero perciò risucchiati nella lotta e presto fii chiaro che la s;ruazJone sull'altro fia11co era non meno grave. La compagnia che avrebbe dovuto occupare il Cason delle Fratte non era infatti riuscila a raggiungere l'obiettivo, dal momento che per la nebbia le era 1•em1to a mancare /'appoggio dell'artiglieria, ed anche sulla destra si pro.filava quindi la minaccia cli un contrattacco. Con tutto questo, in uno scenario caratteri~zaro dal/ ·assoluta manca11~a di visibilità e da/l'improvviso svelarsi di sempre pilÌ numerosi centri di fuoco, gli Arditi del IX riuscirono a
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ricacciare il nemico in fondo alla Valle delle Saline, a collaborare alla conquista della quota 1486 ed a guadagnare terreno verso il Col della Berretta, arrivando nei pressi di Casa Spalazzari, mentre un plotone di Fiamme Nere ed un nucleo di arditi reggimentali impegnavano e respingevano un reparto nemico so1preso sul rovescio delle posizioni di Cason delle Fratte . La nebbia era tale che gli avversari si riconoscevano come tali solo all'ultimo istante, il che dava vita a violenti e brevi scontri all'arma bianca ed a colpi di bombe a mano. Un temporaneo miglioramento della visibilità mise allo scoperto le dense formazioni dei reparti austroungarici che muovevano al contrattacco dalla Val Cesilla, dal Col Capri/e e dai valloni che risalivano dalla Valle del Brenta, puntando contemporaneamente contro il Monte Asolane e la quota 1486. Le mitragliatrici immediatamente messe in azione ne rallentarono lo slancio ma il diradarsi della nebbia .facilitava anche l'azione delle armi automatiche avversarie che dalla riconquistata quota 1440, da Prà del Gohho, dal Col Capri/e e dalla Casera Col della Martina incrociavano i loro tiri sulla nuda dorsale, e quella dell'artiglieria,fino ad allora pressoché s ilenziosa. Arditi e.fanti contrattaccarono a Loro volta e La Lotta prosegur con alterne vicende finché il sopraggiungere di altre truppe fresche non li obbligò a retrocedere verso le linee di partenza. Per ::,pezzare l'impeto dell 'avversario sarebbe stato necessario disporre di altre unità di rincalza ma i reparti che componevano le tre colonne d'attacco erano Rià tuui impegnati e non vi erano altre forze alla mano. Nel ripiegamento, effettuato combattendo e sotto il tiro dell'artiglieria austro-ungarica, il jì-ammischiamento delle truppe fece temere il peggio ma fortunatamente nuclei dei Reparti d'Assalto IX e LV, insienie con alcuni reparti del 60° Reggùnento Fanteria riuscirono a contenere la pressione dell'avversario ed a garantire un certo ordine alla ritirata, protetta dai due battaglioni della Siena che avrebbero dovuto occupare le posizioni dell'Asolone. Grazie anche al Loro intervento fu rintuzzato il tentativo di inseguimento e
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vennero ricaccia ti i pochi elementi che erano riusciti a penetrare nel "Fortino Regina " . Poco dopo le Jl tutti i reparti delle colonne A e Cerano rientrati nelle trincee, dove rimasero i battaglioni della Calabria mentre i due Reparti d'Assalto furono riportati nelle retrovie per essere riorganizzati, ed un 'ora più tardi rientrò anche la colonna di fiancheggiam ento che era stata lanciata verso la Valle delle Saline.J' Si concludeva così una giornata in cui il IX Corpo d 'Armata aveva avuto 79 ufficiali e 1.320 uomini di truppa fuori combattimento. Il IX Reparto d"As alto, ridi sceso a riposo a Pove di Bassano, aveva contribuito a questo tributo di sangue con 13 ufficiali , dei quali 5 uccis i in combattimento ccl 8 feriti , e con 215 uomini di truppa, un totale in cui fi guravano 44 morti, 160 feriti ed 11 dispersi. Lo stesso comandante del IX era rimasto ferito alla gamba si nistra da schegge di bomba a mano durante un violento corpo a corpo sostenuto s in dall'inizio dell'azione. Nonostante ciò, s i era rifiutato di lasciare il luogo dello scontro , e soltanto ad operazione ultimata s i era fa tto trasportare all'ambulanza chirurgica di Bassano. I suoi Arditi potevano vantare la cattura di a lmeno 20 mitragliatrici ma di un numero relativamente basso di prig ionieri. compreso nel totale di 163 indicato per le tre colonne d'attacco, a testimonianza dell ' accanimento con cui si era combattuto dalle due parti, con una serie di scontri feroci alle minime distan ze nei quali la resa era spesso una scelta impossibile. li medaglie re del IX s i arricchì di un 'altra medaglia d 'oro, quella concessa alla memoria del tenente Maurizio Zanfarino, g ià decorato di due medaglie d 'argento pe r il comportamento tenuto in giugno sul Col Moschin e sul!' Asolonc al comando di una sezione mitragliatrici del reparto. In Append ice (doc . n°3), la relazione sul combattimento del 29.X.1918 sul Monte Asolone ne ll a versione del ten. col. Messe. Al combattimento del 29 ottobre avevano preso parte 16 ufficiali e 320 arditi, i superstiti di quello del 25. Alla sera del 29 ottobre 19 18 il IX Reparto d 'Assalto non contava che su 3 ufficiali e 110 ' ' Di Martino B.. Cappellano F., op. citata come in corso di stampa;
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Arditi incolumi. Nonostante tale consistenza, non paragonabile nemmeno a quella di una normale compagn ia, il Reparto, il cui stendardo sarebbe stato decorato di medaglia d'argento al v.m., venne nuovamente lanciato all'inseguimento del nemico in ritirata , e pagando un ennesimo tributo di sangue entrò per primo a Primolano ed a Grigno. La leggenda del IX Reparto d'Assalto, posto a disposizione della 21 a Divisione, sarebbe stata esaustivamente riepilogata dal comandante dell'Armata del Grappa, Maresciallo d'Italia Gaetano G iardino , nel decennale della battaglia: La storia di quel che faceste voi è, scolpita, a colpi di bomba e di pugnale, nelle rocce eterne del Grappa - arroventate dal vostro valore - arrossate dal vostro sanr:ue - custodi dei vostri morti. Là, sul Fagheron, suL Fenilon, sul Col Moschin, sull'Asolone, è la storia grande; e là dovranno salire a leggerla i posteri, se vorranno comprendere l'epica meraviglia delle vostre gesta .48 In Appendice (doc . n°4) le perdite riportate dal IX Reparto d'Assalto durante la battaglia di Vittorio Veneto e l'elenco nominativo degli ufficiali caduti. Terminata la guerra, il Reparto venne inviato a Risano, nei pressi di Udine , dove Messe, che era stato ricoverato per un paio di settimane in ospedale militare per i postumi della ferita -la terza- riportata il 29 ottobre s ull ' Asolone, provvide a riorganizzarlo ed a rimetterlo nuovamente in piena efficienza. Ma nei primi due mesi del 1919 tutti i Reparti d'Assalto non indivisionati vennero sciolti a seguito di una decisione del Comando Supremo in linea con il parere del Ministro della Guerra Caviglia, mentre la l" Divisione cl' Assalto fu inviata in Libia ed anche la 2'\ alla fine di febbraio, ven ne sciolta con rinvio delle Fiamme Nere all 'Arma o Specialità di origine. Il comandante del IX Corpo d'Armata, Emilio De Bono, si era recato a Risano per dare l'addio ai suoi Arditi , e nel suo ordine del giorno si era così espresso: "Il IX Reparto d'Assalto dev'essere sciolto . 18 •
Schiarin i P., ''L'Armata del Trentino", Milano, Mondadori , 1926. pag.312;
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G1u1a,v., , lll/t:SsE - /'11/titJ.!..O Maresciallo c/ 'l talio
Se come Battaghone non esisterà più nel.fatto, esso esisterà sempre per il IX Corpo d'Armata, perché a Lui si legano i fasti più belli della lotta che ha deciso dell'annientamento del nemico. Miei arditi! Non vi è pietra da Roccia Anzini all'AsoLone a Col Bonato che non conosca l'impeto vostro . lo vi saluto a nome di tutto il Corpo d'Annata, fiero di serbarvi ancora tra i reparti arditi dei miei gloriosi reggimenti di fanteria. Là voi aggiunierete nuovo vigore di vita e manterrete integre le eroiche tradizioni del nostro storico Reparto" .49 D'altro canto, la guerra era terminata e le truppe d'assalto che, tutto sommato, ad eccezione dei benemeriti momenti nei quali si erano proiettate contro il nemico con uno spirito di corpo persino esasperato, capace di indurle ad insistere negli attacchi anche dopo perdite che avrebbero demoralizzato qualsiasi altra truppa, 50 avevano sempre rappresentato un problema, continuavano a rappresentarlo a maggior ragione ora, all'inizio di un periodo di pace al quale probabilmente le loro caratteristiche si sarebbero adattate con difficoltà. D i queste preoccupazioni si faceva interprete lo stesso gen . Grazioli con un "Promemoria sulla ::;orte possibile delle truppe d'assalto" diretto al Comando de11'8a Annata, stilato nemmeno 15 giorni dopo la fine delle ostilità. In esso .si propugnava senza mezzi tennini la loro abolizione dal momento che la cessazione dello stato di guerra non giustificava più la loro permanenza in vita: "Ces::;ata la guerra, venuta meno l'occasione di menar le mani e di dar prova della loro audacia, la loro nattt.ra scapigliata ed esuberante, o si perderà, ed allora diventeranno ordinaria fanteria che non giustificherebbe le forme esterne e l'appellativo ufficiale loro proprio, ovvero persisterà, ed allora sarà estremamente difficile a chicchessia contenerle, evitando infrazioni disciplinari e forse reati che offitschereh·~ Businelli A., op. c it., pag. 166; ;,, Rochat G., op. cit., pag. 102;
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bero la loro gloriosa fama andatasi formando con la guerra .... Escludo aLtresr il loro impiego per la sicurezza pubblica nel Paese. Forse risponderebbero bene allo scopo in quanto sono decise e senza scrupoli, ma in questo campo io vedo un pericolo grave, quello di una specie di pretorianismo che potrebbe essere fonte di contese civili piuttosto che tutelare fi··eddanien.te il principio di autorità" .51 Ma nell 'aprile, sempre del 1919, Caviglia riteneva di dover recedere dalla posizione assunta nel novembre precedente sulla scia della proposta Grazioli e disponeva per la ricostituzione di un certo numero di Reparti d'Assalto . Molti anni dopo avrebbe così spiegato tale inversione di tendenza: " ... poiché nei momenti politici che stava attraversando L'Italia essi costituivano una forza utile nelle mani del governo, essendo essi temuti per la loro tendenza all'azione rapida e violenta. Sciogliendoli sarebbero passati a rù1forzare i p artiti rivoluzionari . Conveniva mantenerli anche perché per mezw dei battaglioni organizzati si potevano controllare parte degli arditi già congedati, i quali si mantenevano sempre in relazione con i rispettivi reparti" .52 Risorse così anche il IX Reparto d 'Assalto , che ebbe stanza a Roma e fu comandato prima dal magg . Parisi e poi dal suo antico e mitico comandante del tempo di guerra, il ten. col. Giovanni Messe, promosso al nuovo grado "per merito di guerra" il 15 maggio 1919 ma con decorrenza dal 29 ottobre 1918 , la data dell'az ione s ull ' Asolone e che per quattro mesi era stato al comando di un battaglione del 2° Rgt. Bersaglieri . Ben presto il reparto fu all 'altezza delle proprie tradizioni , per disciplina, coesione ed addestramento bellico. Nel 1920 tutti i Reparti d'Assalto vennero concentrati in Friuli. Vi andò anche il IX, e vi rimase sino a che in primavera fu inviato in Albania.5'
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Longo L. E., '"FrcmcescoSaverio Grazio/i", Roma. USSME, 1989, pagg. 216-2 17; Caviglia E., ·'Il conflitto di Fiume", Milano, Garzanti , 1948, pagg. 65-66: 5 ~ Il 29 .7.1913, in sede d i Gran Consiglio degli Ambasciatori (Austria , Ungheria. Francia, Germania , Inghilterra, Italia e Russia) a Londra era stato deciso che l' Albania diventasse un princ ipato autonomo sempre però sotto la protezione
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(;1ovA,\c\f ili/essi; · /'11/timo Mare.,ciallo d!tafia
I1 19 giugno 1920 il Comando della Divisione di Valona ordinò un ' azione offensiva contro i ribelli, per Ja conquista di Drascioviza, il loro più importante punto di concentramento. L'azione fu svolta da due colonne. La prima -tre battaglioni con artiglieria- dal Castello di Kauina puntò decisamente su Drascioviza, mentre la seconda -che era al comando di Messe e non comprendeva che il IX Reparto d'Assalto forte di circa 350 uomini- dal paese di Kauina si diresse verso il Maj-e-Sturos fortemente occupato dal nemico. La parte principale della lotta veniva in tal modo affidata agli Arditi del IX, perché con l'occupazione del Maj-e-Sturos si sarebbe protetto il fianco destro della prima colonna la quale altrimenti non avrebbe potuto avanzare e si sarebbe minacciata la stessa Drascioviza. Alle 2.30 il reparto esce dalla linea. È notte fonda. Piove a scrosci impetuosi mentre il vento mugola rabbioso polverizzando l'acqua che viene giù con sempre maggior violenza. Il paese di Kauina è deserto; le pattuglie di avanguardia e quelle fiancheggiatrici non si scontrano con i forti pattuglioni che si diceva lo occupassero e il Reparto marcia indisturbato, celermente, pur fra gli intrighi di un terreno affatto nuovo.
delle stesse potenze. Ma dopo alcuni mesi 1'incrementarsi delle rivolte locali portò ad uno stato cli vera e propria anarchia conflittuale con l'insediamento a Valona, Durazzo e Scutari di centri di potere ciascuno autoleggittimantesi quale espressione cli autorità nazionale. Il precipitare Jella situazione indusse il governo italiano, il 27 dicembre 1914, ad occupare Valona . L'armistizio con la Bulgaria del 29 .9. l 9 l 8 e la conseguente ritirata dei reparti austroungaric i g iunti in prossimità della baia della c ittà consentirono una rapida e poco contrastata avanzata delle nostre truppe verso Durazzo, Scutari e l' interno del Paese sino a Tirana ed Elbasani. Nel gennaio 1920 un congresso cli delegati d i tutta l' Albania dichiarò decaduto il governo provvisorio formatos i a Durazzo l'anno prima , ne costituì uno nuovo con sede a Tirana e dichiarò cli non accettare alcun mandato o protettorato stran iero rivendicando invece l'indipendenza completa del Paese. L'atteggiamento incauto e contraddittorio assunto dal governo ital iano nei confronti della nuova struttura politica albanese determinò in breve lo scontro aperto culminato, durante l'estate del 1920, in aspri combattimenti cui seguirono la firma cli un accordo a Firenze il 2 agosto in base al quale le fo rze italiane furo no ritirate s ia da Valona che dalle altre località occupate ad eccezi.one di un piccolo presidio ne ll 'isola di Saseno.
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Gli uomini, già fradici dopo pochi passi, marciano nel massimo silenzio. Si raggiunge la quota 600 senza prender fiato e di qui le due compagnie di testa -la terza cli rincalzo- si slanciano veloci verso la vetta del Maj-e-Sturos per afferrarlo in una morsa di fuoco . Il nemico, che fino allora aveva atteso in un silenzio cli tomba, apre un fuoco micid iale di fucileria. La sorpresa e le perdite producono un naturale movimento di titubanza che ben presto è fugato dalla voce incitatrice di Messe. Gli Arditi riprendono lo slancio una seconda volta, e per una seconda volta violenti raffiche di fucileria li inchiodano sul posto mentre la fotte posizione si sguarnisce di nuovi rinforzi. Messe non perde la calma: intuisce che occorre far presto se si vuol afferrare la vittoria e allora chiama in aiuto la compagnia di rincalzo, la spi nge avanti nel combattimento, balza alla testa delle truppe e si slancia contro il nemico. A questo nuovo e più potente attacco il Maj-e-Sturos non resiste e gli albanesi fuggono disordinatamente verso nuove retrostanti linee di difesa. La posizione viene rapidamente sistemata per sostenere qualunque attacco, tanto più che ora, cessata la pioggia, una nebbia fred da e densissima è caduta ad oscurare uomini e cose togliendo ogni possibilità cli scorgere i movimenti nemici. Si mandano alcuni pattuglioni verso Drascioviza per avere informazioni, ma li accoglie un preciso tiro di fucileria. I nemici sono appostati dietro ogni sasso cli quei monti brulli, conoscono il terreno a menadito , e ne approfittano magistralmente, sì che ben presto le Fiamme Nere sono costrette a ripiegare se non vogliono essere circondate da forze sensibilmente superiori. La colonna principale intanto, a causa della fiera resistenza nemica non raggiunge i suoi obiettivi e questo permette agli albanesi di organizzare la resistenza e la controffensiva anche nel settore invaso dalla colonna Messe. E infatti, mentre un vero uragano si rovescia addosso agli uomini che si muovono immersi nell 'oscurità e fra gli elementi ostili della natura, i ribelli, perfetti conoscitori del proprio terreno, ne approfittano per tentare l'accerchiamento del reparto dopo aver concentrato numerosi rinforzi nelle immedia-
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te vicinanze del terreno conteso. E verso le 8 del mattino accentuano la pressione e attaccano decisamente. Messe difende strenuamente la posizione e quando vede che le falangi nemiche sono per cadere addosso ai suoi Arditi, si pone alla testa di un plotone e coll ' aiuto del suo aiutante maggiore , tenente Dominici, lo porta al contrattacco. I ribelli non resistono all'impeto e indietreggiano frettolosamente. Ma il tenente Dominici muore , colpito da una pallottola al cuore, e diversi Arditi cadono con lui. Ormai le pallottole fioccano da ogni parte, e i tiri precisi ed effettuati perfino con proietti li esplosivi, rendono quasi impossibile lo sgombero dei feriti. Ma gli Arditi del IX non tentennano e pur sotto l' intenso e preciso fuoco nemico si danno il cambio in linea per concedersi brevi istanti di riposo , stesi supini o bocconi sul fango e sui sassi fino a quando , sono ormai le 10, il nemico non compie un attacco generale in grandi forze. Ma il nemico è fermato anche questa volta e la posizione - chiave di volta dell'azione e della conquista di Drascioviza- viene mantenuta. Il combattimento diminuisce allora d' intensità anche a causa della scarsità di munizioni che comincia a farsi sentire. Le poche bombe a mano che sono rimaste si tengono per l'ultimo attacco o per l 'ultima difesa, si spogliano di ogni cartuccia i morti e i feriti, ci si riorganizza come si può e si tiene a distanza il nemico col fuoco della fucileria. Alle 10 ,30 il generale De Gasparis, esaminata insostenibile la situazione della colonna puntante su Drascioviza, ordina il ripiegamento generale delle truppe . Il momento è quanto mai delicato: Messe sa quale sia il trattamento barbaro che i ribelli albanesi fanno ai nostri feriti e non intende di lasciarne nemmeno uno sul campo ma d'altra parte non ci sono barelle né porta - feriti, tutti caduti sul campo od impossibilitati a tornarvi per l 'intenso e preciso fuoco nemico. La sua volontà inchioda gli uomini sul posto: si improvvisano barelle e alle 11 ,30 inizia il ripiegamento sotto la protezione della 2" Compagnia. Il nemico si accorge del movimento e attacca rabbiosamente con masse preponderanti, ma un infernale lancio di petardi stronca la sua audacia e
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verso mezzogiorno anche la 2" Compagnia retrocede, fronte al nemico che non osa inseguirla. Un forte nucleo la protegge, e quel nucleo è comandato dal ten. col. Messe coadiuvato dal cap. Ossipari.5~ Per tutto il mese seguente le forze italiane ridotte a trincerarsi nel campo di Valona non furono molestate dal nemico ma vissero nella più completa demoralizzazione e nella più tragica delle situazioni. La tregua stabilita fra le nostre truppe e quelle ribelli fu bruscamente rotta dagli albanesi che, recuperata una grande quantità di armi e munizioni, il mattino del 23 luglio attaccarono violentemente le nostre posizioni. Le colonne nemiche avevano come obiettivo il tratto di terreno interco1Tente fra il monte Messovum ed il monte Longia, ma in precedenza dovevano essere compiute tre azioni dimostrative verso il castello di Kanina. Le forze ribelli si scagliavano con violenza sui nostri capisaldi difesi da alpini, fant i ed artiglieri, ma la lotta si dimostrava presto impari e già il nemico si apprestava a cantare vittoria quando venivano lanciati in combattimento i 150 Arditi del IX Repa1to cl' Assalto. Malgrado il loro abituale impeto, per ben due volte dovevano indietreggiare sulla linea di partenza, ma al terzo attacco riuscivano ad arrivare addosso al nem ico travolgendolo a suon di bombe a mano . A metà mattina i tronconi delle nostre linee si raddrizzavano e riacquistavano la loro saldezza, mentre gli Arditi insegu ivano gli albanesi verso la Sciusciza. Sgomberata Valona, i1 IX ritornò in Friuli dove lo raggiunse, nel novembre 1920, l'ordine di definitivo scioglimento così come per tutti gli altri Reparti d 'Assalto ed a cui l'impresa dannunziana cli Fiume doveva contribuire non poco, anche se in effetti l'apporto degli Arditi al colpo di mano sembrerebbe essere stato meno rilevante di quanto comunemente si crecla.55
50
A Messe sarebbe stata concessa la croce cli g uerra al v.m., in commutazione cli quella al meri to cli guerra già concessagli per lo stesso fatto d'armi: " Incaricato della conquista di importan1e posizione, nelle alterne vicende dell'aspra lotta tenne con 111ano.fer111a il co11u.mdo dei suoi arditi dando 111ostrn di coraggio e di sprezzo del pericolo" (Maj-e-Sturos, Albania, 19.6 .1 920) ;; Roc hat G., op . c it. , pag. 127: cfr. anche Longo LE., ''L'Esercito italiano e la ques1ione fiu111ana /919-1921 ";
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c,ot'A.\ .\I M eN, -
r11tti1110 M aresciallo dita /in
In Appendice (doc. n°5) , l'elenco nominativo delle ricompense al V.M. concesse al IX Reparto d'Assalto per la guerra 1915-1918 e per la campagna cl' Albania del I 920.
CAPITOLO II GLI ANNI DEL PRIMO DOPOGUERRA
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CAPITOLO II
GLI ANNI DEL PRIMO DOPOGUERRA 1 - Da bersagliere, tra il Quirinale e la Dalmazia Rientrato dall'Albania affetto da una seria forma di enterocolite virale per la quale sarebbe stato giudicato inabile al servizio per circa tre mesi, il 6 settembre Giovanni Messe riprendeva il comando di un battaglione del 2° Rgt. Bersaglieri , di stanza a Roma, dopo aver ch iesto ed ottenuto il trasferimento in quel Corpo. L'anno successivo, il 7 aprile 1921, si sposava con Maria Antonietta dei conti Venezze, figlia di un proprietario terriero di Castelfranco Veneto, conosciuta durante la guerra in un ospedale militare nel quale la giovane prestava servizio come crocerossina. Dal matrimonio sarebbero nati i due figli , Filomena nel 1922 e Gianfranco nel 1928. Il 15 aprile I 923 , Messe veniva nominato Aiutante di Campo Effettivo del Re. 1 La designazione era dovuta certamente alla sua fama di combattente superdecorato, mancandogli la benché minima traccia di una qualche discendenza nobiliare che costituiva, in genere, uno dei requisiti per una tale scelta. L'incarico gli avrebbe offerto l'occasione di fare un pò di esperienza mondana e di dedicarsi nuovamente alla lettura ed allo studio in senso globale, che costituiva una delle sue passioni e che avrebbe coltivato sino al la fine della propria esistenza. A Mesagne, la notizia che "Giovannino" era al Quirinale era rimbalzata presto, e cli tanto in tanto qualche amico del paese andava a trovarlo al Palazzo. In quelle circostanze, rinverdiva il linguaggio di un tempo, quando era garzone di mastro muratore, e rimembrava i luoghi e le costruzioni alle quali aveva lavorato.
' La Real Casa Mil itare. ovvero quel complesso cli uomini e reparti addetti al servizio ed alla protezione dei sovrani e dei principi reali, aveva al vertice il Primo Aiutante di Campo del Re, nn generale di corpo d'armata che svolgeva le funzioni di consigliere militare ciel sovrano, coadiuvato da due uffic iali generali "aiu tanti cli campo" e da un numero variabile d i ufficial i superiori designati come "ai utanti di campo effettivi" .
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In quei primi anni del secondo decennio del secolo, Messe aveva raccolto riconoscimenti di vario genere. Tra essi, la cittadinanza onoraria di Pove del Grappa, il piccolo comune del vicentino che era stato un pò la casa madre del IX Reparto d'Assalto durante la guerra (in Appendice, doc. 11°6, copia della delibera al riguardo del Consiglio Comunale), e la nomina a "socio onorario" della Società Operaia Indipendente di Mesagne. Qualche anno più tardi, nel 1927 , sul n° 47 de "Il Messaggero" di New York, settimanale di valorizzazione delle forze e degli interessi italiani negli Stati Uniti, sarebbe comparsa un'ode a firma di Domenico Fortunato, già commilitone di Messe ai tempi del 5° Rgt. Fanteria, anch'essq riportata in Appendice (doc. 11°7). Terminato l'incarico di Aiutante di Campo Effettivo del Re il 14 aprile I 927, dal 28 giugno successivo Messe, promosso colonnel lo con anzianità in pari data, assumeva il comando del 9° Rgt. Bersaglieri con sede ad Asti. All'origine di tale destinazione sembravano esservi delle ragioni di opportunità "politica". Per consuetudine gli ufficiali della Casa Militare del Re, nel cessare dalla carica di Aiutante di Campo Effettivo per compiuto quadriennio, venivano accontentati, nei limiti del possibile, nella nuova destinazione che avevano facoltà di indicare. Nell'aprile del 1927 il gen. Cittadini, Primo Aiutante di Campo, si era interessato presso il Ministero della Guerra perché il ten. col. Messe , che il 30 dello stesso mese avrebbe completato il quac:Iriennio nella carica, venisse assegnato al 2° Rgt. Bersaglieri in Roma del quale l'ufficiale, in virtù dell'anzianità già maturata nel reparto, avrebbe poi potuto assumere il comando all'atto della promozione di grado. Ma pochi giorni dopo il Capo di Gabinetto gen. Grossi comunicava verbalmente al Cittadini , per incarico ciel Sottosegretario di Stato gen. Cavallero, che da parte del Capo del Governo e Ministro deila Guerra sarebbe stato posto il veto a che il Messe, nel cessare di appartenere alla Casa Militare del sovrano, rimanesse in Roma essendo risultato che in varie circostanze l'ufficiale non si era manifestato simpatizzante nei confronti del regime fascista. Nella cittadina. piemontese, il col. Messe sarebbe rimasto solo un paio d'anni perché il reggimento , dopo un ventennio di perma-
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nenza nella vecchia caserma "Colli" di Corso Alfieri, sarebbe stato trasferito a Zara. Ed il 7 aprile 1929 tutta la cittadinanza si riunì in Piazza San Secondo per dare il saluto ai suoi bersaglieri. Il podestà Vincenzo Buronzo presentò il dono che Asti offriva a Zara, un ' artistica asta in fe1To battuto sormontata da un trofeo costituito da due scuri di acciaio forbito coniato in un pezzo solo da una vecch ia corazza di guerra e terminante in una croce recante su l transetto orizzontale i motti delle due città. Ai lati clell' asta, alta oltre 4 metri, sorretti da quattro anelli in acciaio, i relativi vessilli. A ricordo della ventennale permanenza in Asti del reparto, a tutti i suoi componenti venne consegnata una medaglia recante da un lato l'immagine equestre cli San Secondo e dall'altra il motto ciel 9° Reggimento "Celeriter ad signurn ", circondante l'iscrizione "Asti ai Bersaglieri del 9°, memore augurante, MCMIX-MCMXX/X". La sfilata del reggimento a passo di corsa sul Corso Alfieri chiuse la manifestazione.2 A Zara Messe avrebbe assolto un ruolo che anelava ben oltre le proprie mansioni di colonnello dei bersaglieri dovendo compiere, in pratica, anche quelle di comandante di Divisione cli frontiera, in quanto chiamato a mantenere le relazioni con le autorità locali, a sovrintendere al servizio informazioni, ad organizzare la difesa ciel territorio ed a comandare non solo il suo reggimento ma a coordinare anche le attività degli altri reparti del R.E. (artiglieri, genieri, servizi vari) nonché quelle dei carabinieri, marinai, finanzieri e mi liti colà dislocati . Questa azione di comando si sarebbe protratta sino alla fine del l 935, consentendogli di raggiungere una sorta di record nel comando di reggimento in quanto prolungatasi per 8 anni consecutivi, dal 1921 al 1935.:i Dal 10 ottobre di quell'anno, venne trasferito a Verona (in Appendice, doc. n° 8 , il supplemento all'Ordine del Giorno n° 260 de 1 16.9 .1935 con il commiato di Messe dal 9° Rgt. Bers .) con 1' in-
'"l!Citwdino " .settimanaleclell 'Astigiano ,n° 15clel 14.4 . 1929; ' Gli altri periodi di comando cli Giovann i Messe erano così compendiabili: 5 anni cli comando di plotone (1911- 19 15), 2 anni di comando di compagnia (1915- 1916), 6 anni di comando di battaglione (1917- 1922); 2
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carico, nel grado di colonnello i.g.s. (insignito del grado superiore), delle fun zioni di comandante della Il Bri gata Celere. Una data importante, perché rappresentava l'inizio di un periodo nel quale Messe , promosso generale di brigata con anzianità l .l .1936\ sarebbe rimasto con le Truppe Celeri sino ali' inizio della seconda guerra mondiale , tranne alcuni mesi trascorsi fra l'Africa Orientale nel 1936 e l 'Albania nel 1939.
2 - Per la seconda volta in Albania, da generale Il generale Messe partl il 25 febbraio 1936 per Massaua per assumere la carica di vice-comandante della Divisione di Fanteria Cosseria che, approntata nell 'agosto 1935 per le esigenze connesse all' imminente campagna d 'Etiopia, fu trasferita in settembre in Cirenaica dove sarebbe rimasta sino alla fine dell'anno .Trasportata in Eritrea nei primi giorni di gennaio del 1936, durante il ciclo operativo venne dislocata ad Adi-Qualà, nell'alto Mareb . In questa zona svolse pri ncipalmente attività cli controllo e protezione delle retrovie del fronte di combattimento. Nel marzo avanzò lungo l' itinerario Adi -Onfitò-Axum, dislocandosi in apri le nella zona di Adua . Messe rientrò in Patria alla fi ne di ottobre, destinato a Roma quale addetto ali 'Ispettorato Truppe Celeri; vi sarebbe rimasto fino al IO aprile 1938 allorché, promosso il 30 giugno generale di divisione, assumeva il mese successivo a Verona il comando della 3a Divisione Celere Amedeo Duca d'Aosta . Avrebbe lasciato l'i ncarico, ma solo per un paio di mesi , nell 'aprile dell'anno successivo in seguito alla
' Ncgl i anni fra il I 930 ed il 1934 erano 1;tate inoltra te dal Comando della Divisione di Ancona e dal C .A. cli Bolog na quattrn proposte d i promozione da colonnel lo a generale cl i brigata " per meriti eccezionali" a favore d i Messe . Le risposte ebbero sistematicamente il parere contrario della Comm issione Centrale cli avanzamento. Messe, in proposito, amava ricordare come un cx ufficiale degli Arditi, che era stato al le sue dipendenze che faceva serviz io al Min istero, gli avesse scritto: ..Sii . Colo1111eflo. io non so se ammirare di più la tenacia di chi cominua ad inoltrare proposte di promozione a Suo favore o quelle di chi continua imperterrito a bocciarle '' . (eia un appunto manoscritlo, senza indicazioni d i riferimento rinvenuto nel carteggio Messe) .
CAPITOLO Il GU ANNI DEL PRIMO DOPOGU/iNRA
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nomina qua1e vice-comandante del Corpo di Spedizione in Albania. Prese parte diretta alle operazioni quale comandante della colonna principale avente come obiettivo Tirana. Imbarcata a Brindisi ed a Bari, la colonna doveva sbarcare a Durazzo per procedere sollecitamente sulla capitale albanese occupandone subito il campo d ' aviazione. Era formata da: • un reggimento bersaglieri (col. Sozzani) su comando 2° Bersaglieri e tre battaglioni: II/2° , XVII/2° e XIV /3°; • un gruppo tattico bersaglieri (col. Anderson) su due battaglioni: X/7° e XXVII/11°; • un reggimento carri leggeri (col. D' Antoni) su comando reggimento carristi e due battaglioni: VIII e X; • una batteria d'accompagnamento da 65/17 del 3° granatieri; • una batteria da 20 del 14° Artiglieria Murge. Facevano parte della colonna anche: • un battaglione di fanteria (I/47°) destinato a rimanere apresidio di Durazzo; • un reggimento granatieri (col. Mannerini) su comando 3° Granatieri e due battaglioni, destinato a congiungersi col grosso a Tirana, ove sarebbe stato aviotrasportato appena il possesso della città e le condizioni del campo di aviazione lo avessero consentito. La colonna imbarcata a Brindisi e Bari , doveva sbarcare a Durazzo e procedere sollecitamente su Tirana, occupandone subito il campo di aviazione. Contemporaneamente alla colonna Messe dovevano sbarcare rispettivamente a S . Giovanni di Medua , Valona e Santi Quaranta, altre tre colonne agli ordini dei colonnell i Arturo Scattini, Tullio Bernardi e Mario Caras i .5
La forza dello scaglione era pari a: - 560 uff. e l0.400 sottuff. e truppa dell 'Esercito: - 24 uff. e 640 sottuff. e marinai del Btg. S. l'vlarco: - 50 uff. e 1.450 sottuff. e mi liti dei B tg .ni CC. NN .; per un totale di 634 ufficiali e 12.490 sottufficiali e truppa. ( "Le rruppe i1aliane in Albania (1914 -1920 e /939)", Roma, USSME, 1978.
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Alle 04.50 del 7 apri le le navi della colon na davano alla fonda nella rada di Durazzo con un ritardo di circa mezz'ora sul previsto a causa della forte nebbia che aveva rallentato la navigazione, ed alla 05 .25 fu dato l'ordine a tutto il convoglio di iniziare lo sbarco. I primi inconven ienti riguardarono lo scarico dei reparti, che non poté avere la successione prevista interferendo nella rapidità dell'operazione e costringendo ad utilizzare il 1/47° Fanteria per la costituzione della testa di sbarco. Infatti: - il piroscafo "Palatino", sul quale era imbarcato il XVII Btg. ciclisti, destinato all'occupazione di Durazzo, era in ritardo; - il piroscafo "Toscano", destinato ad attraccare con la prima ondata, non poteva entrare in porto avendo un pescaggio superiore ai fondai i; - la nave "Miraglia", sulla quale si trovavano i carri leggeri, non poteva attraccare subito perché in sua vece era entrato in porto il piroscafo "Aquitania", che faceva parte dell 'ultima mandata . Non appena i marinai misero piede sulla banchina, violente raffiche di fucileria e di mitragliatrici li investirono. La reazione immediata dei cacciatorpedinieri di scorta, specialmente contro i fabb ricati dove erano annidati i nuclei avversari, ed il subitaneo intervento del X Btg. Bersaglieri costringevano i difensori di Durazzo a ripiegare . Alle 9 la città era ()Ccupata. La sera del 7 , la situazione era la seguente: - Comando del Corpo d i Spedizione a Durazzo; - colonna Messe: aveva superato l' Arzen ed era a contatto con elementi nemic i; - colonna Scattini: aveva ragg iu nto Alessio e, verso Nord, le zone di Gj adri e Barbulush; - colonna Bernardi: teneva saldamente Valona ed era a contatto col nemico sulle alture di Bestrova; - colonna Caras i: aveva raggi unto Delvino. In serata venne emanato l'ord ine di operazione riguardante la colon na Messe, per la prosecuzione dell'avanzata su Tirana. All 'alba mentre il grosso passava l'Arzen, aerei da bombardamen-
C;\PJTOLO II
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Cartina n°2
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to -come richiesto sin dal giorno precedente- eseguivano azioni di spezzonamento e bombardamento sulle posizioni del bivio di Yorra. Ma subito la marcia della colonna subiva due contrattempi. Il primo era presto risolto: nuclei armati albanesi che cercavano di ostacolare la progressione venivano rapidamente messi in fuga. Il secondo era l'ennesimo incidente organizzativo: durante la notte , per errore, dalla base di Durazzo erano stati inviati fusti di gasolio invece che di benzina, cosicché la quasi tota] ità dei mezzi ruotati ed i carri si trovarono nella impossibilità di proseguire e dovettero rimanere in attesa della sostituzione del carburante. Nella mattina dell '8 aprile, comunque, Tirana venne occupata senza particolari problemi dagli uomini di Messe , al quale l'operazione portò il conferimento della nomina a Cav. Uff. dell'Ordine Militare di Savoia.6 Un'analisi tecnico-tattica della spedizione in Albania consente, innanzi tutto, di affermare come, sotto l'aspetto operativo, essa si fosse dimostrata di assoluta facilità, cos'ì come d ' altra parte era stato più o meno previsto sia pure con le cautele del caso. L'aspetto più insidioso di una resistenza, caso mai , era legato all'eventualità di una estenuante guerriglia difensiva, evenienza peraltro piuttosto improbabile sin dal momento dello sbarco. Le perdite complessive ammontarono a 93 uomini, e precisamente I morto e 9 feriti fra gli ufficiali, 1 morto ed 8 feriti fra i sottufficiali e 10 morti e 64 fer iti fra la truppa, dei quali il 60% appartenente alla Marina. I principali rilievi riguardavano invece l'efficienza del Corpo di Sped izione e l'organizzazione dei trasporti per via marittima ed aerea. Per ciò che concerneva le truppe, necessità contingenti avevano imposto , o meglio consigliato, una spiccata caratteristica di leggerezza nella costituzione del contingente; tuttavia, nella fattispecie, l'applicazione del concetto fu spinta oltre il minimo di
' "Vice comandante del Corpo di SJJedizione in Albania e co111anda111e della colonna principale, con il suo eccezionale apporto di intelligenza ha cooperato efficacemente a/felice esito dell'impresa" . (R. D. 21.7 .1939);
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potenzialità e di efficienza richiesti: la mancanza di artiglieria nel primo scaglione si fece gravosamente sentire, perché costrinse a ricorrere - per la sola fase sbarco- al fuoco delle navi da guerra, fra l'altro più difficilmente ottenibile con tempestività e poco agevole da dirigere per mancanza di idonei collegamenti. Dal pari dicasi per la carenza di mezzi per il passaggio dei corsi d'acqua, cui si sopperì fortunosamente e con perdita di tempo. Ma, costituzione a parte, l'aspetto che maggiormente era apparso sotto una luce negativa era il grado di approntamento delle unità. L'efficienza dei reparti in conseguenza della forte aliquota di richiamati , della mancata possibilità di al1enarli e del loro insufficiente addestramento, si era dimostrata alquanto scarsa. Ad esempio, una sensibile percentuale di bersaglieri del 190 l, 1902, 1903 e 1904 affluiti ai reparti non sapeva usare la bicicletta o la motocicletta e non conosceva le nuove anni. Peggio ancora nel campo delle trasmissioni, il cui personale richiamato dimostrò una pratica insufficiente delle stazioni r.t. allora in dotazione a comandi e reparti. Da notare che l'imperizia di detto personale spinse ad un 'esasperata richiesta cli rinforzi già alla sera del primo giorno: inoltre, il primo scaglione del corpo cli spedizione, forse per meglio mantenere il segreto, era stato organizzato affrettatamente e solo all'ultimo momento erano stati presi accordi diretti fra le singole forze armate. Le truppe celeri ne avevano formato il grosso; esse, tratte un po ' da tutti i reggimenti, non avevano una fisionomia organica e ciò senza dire che, in un terreno come queJlo albanese, montuoso, privo di buone strade , le truppe celeri (specie i ciclisti) avevano finito col perdere la loro caratteristica di celerità, tanto più che gli automezzi erano ridotti al minimo per difficoltà di pronto scarico dai piroscafi. Oltre al mancato addestramento dei richiamati, due deficienze organizzative avevano avuto pesanti riflessi nella condotta delle operazioni: - necessità di dipendenza dai mezzi della Marina , sino a sbarco effettuato, per le comunicazioni radiotelegrafiche; - ritardo nella distribuzione ed avviamento del materiale radiotelegrafico. Questo, infatti, che doveva assicurare il collegamento fra il comando del corpo e le singole colonne, era
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giunto ai porti di partenza soltanto poco prima dell'imbarco (da 6 a 1 ora), sì da rendere impossibile perfino il controllo del suo stato di funzionamento; operazione che non poté essere compiuta neanche in navigazione a causa del silenzio radio per tutte le stazioni non della Marina. La dotazione di artiglieria era minima, se non addirittura nulla (la colonna di Durazzo aveva solo una batteria da 20; niente le altre colonne) cosicché di fronte alla pur modesta resistenza albanese , non poté farsi assegnamento che sulle artiglierie delle navi. Il tiro di queste non poteva riuscire tempestivo ed efficace, dato che l'unico mezzo rapido di collegamento finiva per essere la motocicletta, non essendo i radiotelegrafisti dell 'Esercito in grado cli far ben fun zionare le radio per difetto di addestramento. Che in circostanze del genere potessero sorgere imprevisti era da ritenersi normale e proprio per questo sarebbe occorso che la pianificazione relativa avesse avuto una certa elasticità, sì da assorbire senza molte difficoltà le ripercussioni di incidenti vari. Tuttavia, quanto emerso sembrava da ascriversi solo a frettolosità organizzativa e ad inesperienza. Non si poteva accettare, ad esempio, una frammentarietà dei carichi dovuta alla limitata capacità dei piroscafi, tale da frazionare i reparti su più navi con il personale separato dai mezzi e distruggendo l' unità organica finanche di compagnia. Non era giustificabile che una nave come la "M iragl ia " , unica nel suo genere perché la sola trasportante i carri armati - primi a dover essere scaricatiavesse potuto effettuare lo scarico solo parecchie ore più tardi del previsto non per una avaria o per una causa bellica, ma perché il suo posto alla banchina era stato occupato da un caccia. Non eì-a giusti ficabile che una nave come la "Toscana" fosse dovuta rimanere al largo perché il suo pescaggio era superiore ai fondai i del porto di Durazzo. Non era gi ustificabile che per sbarcare i 30 autocani di un battaglione autotrasportato I'" Aquitania" avesse impiegato circa 12 ore, frustrando ogni possibilità di impiego ciel reparto. Nulla invece da dire sull 'aerotrasporto, tranne che, una volta atterrati, i battaglioni granatieri si erano trovati semiparalizzati per mancanza di mezzi di trasporto.
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Purtroppo la conoscenza di errori ed inconvenienti sembra fosse rimasta circoscritta alla alte sfere politico-militari. Probabilmente, se avessero formato oggetto di aperto e chiaro commento sino al livello almeno divisionale un concetto sarebbe stato completamente assimilato, che cioé in una operazione di guerra effettuata cl'ini ziativa e senza alcuna impellente motivazione politica né mi litare non fosse lecito impiegare reparti insufficientemente preparati al compito. Era perfino superfluo domandarsi il grado di capacità offensiva di reparti celeri, già ridotti all'essenziale, in cui una sensibile percentuale di uomini non sapeva adoperare il mezzo celere (bicicletta o motocicletta) del quale erano dotati dieci battaglioni bersaglieri su dodici . Come si sarebbe visto - e peggio ancora- nell'anno successivo l' alta dirigenza politica-militare non capì che la mobilitazione delle unità non si esaurisse con la vestizione e l'equipaggiamento dei richiamati , ma comprendesse ed esigesse anche una fase di addestramento e di amalgama. In al tri termini, come avesse bisogno di tempo . In conclusione, l'operazione Albania non avrebbe potuto comunque fallire così come non avrebbe potuto servire realisticamente da cartina di tornasole dal momento che, con un approntamento meno raffazzonato, gli elementi negativ i non sarebbero esistiti . Essa sarebbe stata però sufficientemente utile quanto meno per potersi opporre , in epoche successive, ad imprese non adeguatamente preparate. Sotto tale aspetto, la memoria torna istintivamente al ricordo dell'aspra insistenza di Cadorna su lle manchevolezze organizzative della guerra italo-turca del 1911 -1 912, sia pure realizzatesi in un diverso contesto socio-politico.
3 - Le Truppe Celeri, ovvero il grande equivoco tattico Rientrato dall 'Albania, Messe venne incaricato delle funzioni di comandante interinale (i .g.s.) del Corpo d'Armata Celere . Questo, idealmente erede del Corpo di Cavalleria che aveva operato nella prima guerra mondiale, si era costituito a Padova il 10 novembre 1938 avendo alle dipendenze le Divisioni Celeri 1a Eugenio di
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Savoia, 2" Emanuele Filiberto Testa di Ferro e 3a Principe Amedeo Duca d'Aosta. 1
Così come é stato fatto per i Reparti d'Assalto, anche per le Truppe Celeri, stante la rilevanza del ruolo che Giovanni Messe vi rivestì per un quinquennio, riteniamo opportuno procedere ad una messa a fuoco delle loro caratteri.stiche e delle problematiche che, sul piano tattico, ne derivarono. Le Truppe Celeri erano state istituite in Italia nel 1928 con la fusione di bersaglieri ciclisti e cavalleria e si erano sviluppate poi con la costituzione, nei primi mesi del 1930, di due Divisioni con questa denominazione. Non si era trattato, certamente, del ripristino delle ve.c chie Divisioni di cavalleria, ma della creazione, almeno in teoria, di un nuovo tipo di Grande Unità fondamenta le caratterizzata dalla capacità di svolgere in proprio, in determinate condizioni di terreno e di tempo, in campo strategico ed in quello tattico, una manovra che non fosse solo basata sulla rapidità e sulla sorpresa ma anche su di un 'adeguata, sia pur breve nel tempo, potenza di fuoco. Tutto ciò in teoria, abbiamo detto, perché in effetti l'impostazione doveva rimanere più sul piano delle intenzioni che della realtà, in quanto l'eterogeneità dei mezzi -cavalli, biciclette, motociclette, automezzi, carri armati L (leggeri)- e la vulne-
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Il C. A . Celere il 24.6.4 1 avrebbe ceduto la 3" Div. al C.A . Autotrasportabilc ed il 28.9 successivo trasferito al V° C.A. le altre due dopo aver ricevuto in agosto le D iv.ni Corazzate Li/Iorio e Centauro nonché la motorizzata Piave . Da quel momento perdeva le caratteristiche di G. U. Celere pur conservandone il nominativo. Sciolto il IO.VI. 42, trasformandosi in XXII CA . Ogni Divis ione Celere era strutturata su lla segue11te formazione di guerra: 2 rgt. di cav. c iasc uno su due gruppi a cavallo c uno squadrone mitragl ie ri , I rgt. bers. su tre btg.ni, J cp. motociclisti, 1 cp . cannoni da 47/32, I gruppo carri L, l rgt. art. celere su due gruppi motorizzati da 75/27. un gruppo a cavallo da 75/27 e due ballerie da 20, I comp . mista ciel genio. una sezione cli sanità, una sez . sussistenza. I autoreparto misto. In totale: 302 ufficiali, 396 sott.li, 6612 militari cli tru ppa , 2 I 54 quadruped i, 172 fucili mitragliatori, 249 mitragliatrici, 16 pezzi da 20,8 da 47/32, 12 da 75/27, 61 carri L, 4 I 8 automezzi, 539 motomezzi, 32 trattori, 2500 biciclette. (Stefani F. ··La storia della dottrina e degli ordinamenti cieli 'Esercito Italiano", Voi. IL tomo I O , Roma. USSME, 1985. pag. 427):
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rabilità dei reparti montati riducevano a ben poca cosa la capacità operativa della Grande Unità . L'ibridismo compos itivo ostacolava la stretta cooperazione fra le varie unità in quanto i reparti montati, dotati di spiccata mobi lità tattica ma di modesta potenza di fuoco, possedevano una certa attitudine ali' esplorazione ed all' im piego su terreno vario, ma non ali' azione di forza e. soprallutto. erano vulnerabilissimi; le uniti't cicliste, motocicliste ed autoportate come pure le artiglierie celeri . sebbene dotate di elevata veloc ità di traslazione e di buona potenza di fuoco, erano legate all a strada ed agivano con procedimenti simili a quelli delle unità operanti nell'ambito delle Divisioni di fanteria; gli elementi meccanizzati e corazzati, questi sì veloci, protetti e potenti , erano d'altra parte esigui e ritenuti soltanto utili a concorrere alle azioni delle altre unità e non già ad essere i protagonisti degli atti tattici. Proprio alle unità corazzate, invece, di cui all'estero si andava discutendo già da qualche anno, corrispondevano le Grandi Un ità Celeri configurate da Grazioli e non il cocktail avena-benzina frutto della fusio ne di fanteria ciclista ed autoportata con cavalleria, autoblindo e carri leggeri o veloci. Come esprime giustamente Stefani, la Divisione Celere del 1930 .fii, in sostanza, un parto in rirardo rispetto ai tempi e contemporaneamente p rematuro rispello a/La disponibilità dò 1nezzi di cui sarebbe stato necessario dotarla. 8 Era nato così il grande eq uivoco, alimentato dal libro di Zoppi I celeri, edito nel 1933 e prefato da De Bono, nel quale si dava compiuta veste dottri nale all'idea cli utilizzare le Truppe Celeri come forza di manovra per la guerra di movimento teorizzata da Grazioli in un innovativo articolo pubblicato nel 1931.') Zoppi partiva da una interpretazione douhetiana della guerra cli movimen to intesa, riduttivamente, come capacità delle forze terrestri di sfruttare con rapide penetrazioni in profondità gli effetti del l'attacco iniziale dell'aviazione al cuore del territorio nemico. Ma diversamente eia Grazioli che, sotto il nome di celeri intendeva per tale scopo unità meccanizzate, l'autore riteneva idonee alla biso' Stefani F., op. c iL pag. 279; 9 ''
La Nuova A1110/ogia ., , I .7 .1 93 1;
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gna le unità celeri così come abbiamo visto essere strutturate, molto diverse e di gran lunga meno potenti delle divisioni meccanizzate e corazzate. Si pensi a tale proposito che Zoppi, che pur in altre circostanze aveva dato prova di acutezza di pensiero e di corretta capacità valutativa, così si esprimeva nel citato volume riferendosi ai bersaglieri ciclisti: .. .Anche qui si affaccia il confronto con l'automezza, dal quale sembra risultare evidente che, mentre nei movimenti di massa la bicicletta realizza la stessa velocità degli autotrasporti, essa consente in più al ciclista di mantenere la celerità al di là dei lùniti di viabilità ai quali Le autocolonne si arrestano e, a d~fferenza di queste, gli dà La possibilità di compiere anche in marcia precise.fitnzioni tattiche nonché di provvedere da se stesso alla propria sicurezza ed a quella altrui.'0 Eppure la triade Grazioli , De Bono, Zoppi, da quel momento, veniva accomunata sotto l'etichetta di esponenti di una corrente di pensiero modernista che era ben lungi , invece, dal poterli annoverare come teorizzatori di qualcosa in comune, quanto meno il primo dei tre. Grazioli, in sostanza, aveva gettato un sasso nello stagno schierandosi esplicitamente a favore di quella tendenza alla meccanizzazione che, contrapposta a quella verso la motorizzazione, proprio all'inizio del 1930 aveva iniziato ad apparire in opposizione" a questa , nonostante da altre fonti si faccia risalire la contrapposizione fra i due orientamenti al 1920-1921. 12 La differen za fra di essi, come è noto, è insita nel fatto che mentre il concetto di motorizzazione si riferisce a mezzi preposti al solo trasporto di uomini e materiali , ad andatura veloce su strada e ridotta su terreno vario , destinati rispettivamente a cbmbatte-
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Zoppi O . "/ Celeri", Zanichell i, Bologna, 1933, pag. 85; Sweet J. J . T. "lron Arm. The Mechaniz.ation ofMmsolini's Army 1920-1940" Greenwoocl Prcss , Westport, Connecticut. London, 1980 , pag . 87; Gloria C. "La rneccaniz.zazione degli eserciti dei principali Stati", in "Rivista di Artiglieria e Genio", aprile/maggio 1930; 12 Pugnami A. "Storia della meccanizzazione militare italiana,., Ruggero e Tortia, Torino, 1951; 11
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re e ad essere adoperati in maniera tradizionale e senza che i veicoli siano più necessari fino al momento di un successivo trasporto, in quello cli meccanizzazione sono compresi quei mezzi ai quali demandare compiti di combattimento che, attraverso la mobilità e l'armamento dei mezzi stessi, ne sfruttino le potenzialità dell'apparato motore tanto su strada quanto al di fuori di essa, e ciò sia per quanto attiene alla capacità traente che per quanto concerne velocità e forza d'urto. Nei mezzi meccanizzati, in altri termini, anni da fuoco ed uomin i devono costituire parte integrante della macchina che non abbandonano mai . Sotto questo aspetto, rientrano pertanto nei mezzi meccani zzati non solo i ca1Ti armati, le autoblindo, i cingolati eia combattimento, le artiglierie semoventi, ma anche veicoli meno complessi concepiti per il trasporto (autocmTi, autovetture, motociclette) purché però portino armi o personale armato in grado di condurre un'azione di combattimento rimanendo a bordo. Da un punto di vista di ortodossia terminologica, come fanno osservare Ceva e Curami, sarebbe quindi più opportuno parlare di motomeccanizzazione .13 E' stato certamente uno dei problemi più dibattuti nelle varie nazioni nel primo dopoguerra, le cui risultanze applicative avrebbero avuto il loro banco di prova nel secondo conflitto mondiale. In Italia, l'impiego dei mezzi meccanizzati , ed in particolar modo dei caITi armati, continuava ad essere visto in una dimensione piuttosto riduttiva. Necessitavano invece forze corazzate eia impiegare unitariamente, con reclutamento, ordinamento e compiti del tutto specifici. Un'Armata Corazzata autonoma, in altre parole , non dissimile dall'Arma Aerea pensata eia Douhet e concretizzata eia Balbo. L' idea era valida, avveniristica, ma destinata a non dare frutti dal momento che nello stesso 1934 la specialità carrista, creata nel 1927 nel quadro dell"'ordinamento Mussolini" cieli 'anno precedente, veniva trasformata in specialità della fanteria assumendo appunto la denominazione di.fanteria carrista. Nel nostro Paese, come del resto anche in Francia nonostante i 13
Ccva L., Curami A. "La meccanizzazione dell 'esercito dalle origini alfa seconda guerra mondiale", USSME , Roma, 1989, pag. 133;
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concetti lungimiranti ed avveniristici espressi da De Gaulle, conti nuava a sfuggire l'importanza dei dettagli della cooperazione diretta carri-aerei sulla quale invece, in Inghilterra, si insisteva sin da 1928, e dove la combinazione carri armati-aviazione (di cui era fautore il generale Hobart, comandante della prima bri.gata corazzata inglese costituita alla fine del 1933) era la caratteristica dominante di tutte le dimostrazioni ed esercitazioni dei mezzi meccanizzati. E d'altra parte, la Gran Bretagna faceva parte con l'Unione Sovietica delle due nazioni che all' inizio degli anni Trenta si erano orientate verso la costituzione di grandi unità corazzate e sulla complementarietà operativa fra queste ed il mezzo aereo . Con esse si era messp rapidamente in scia l'esercito tedesco, che proprio nel 1934 forzava l'andatura verso la maggiore dispon ibilità possibile cli grandi unità corazzate, meccanizzate o, quanto meno, motorizzate, abbinando le all'aviazione d'assalto. Quando tre anni dopo, nel 1937, i rappresentanti dello Stato Maggiore italiano avrebbero assistito alle grandi manovre dell'esercito tedesco -durante le quali avrebbero visto ali' opera in stretta cooperazione carri armati ed aerei, ed agire insieme carri lanciafiamme, semoventi e mezzi cingolati- si sarebbero trovati davanti all a corretta e perfezionata applicazione delle idee di Ful ler e Liddel Hart in Inghilterra , di Guderian in Germania, di De Gaulle e di Est.ienne in Francia 1•1 delle quali un primo saggio applicativo, sempre nel 1934, era stato offerto dal generale sovietico Konev proprio a) nostro Grazio Ii, in occasione delle grandi manovre dell'esercito russo alle quali egli aveva presenziato come capo della missione militare italiana. Al rientro dalla visita, Grazioli compilava una relazione molto dettagliata su llo svolgimento delle esercitazioni, ricca di cinti statistici e di particolari operativi, di specifica pertinenza dello Stato
" Contrariamente a quanto comunemente si continua a ripetere, non va ascritto al solo De Gaulle il ruolo cl i capo storico del la meccanizzazione in Francia: eguale se non maggiore risonanza va attribuita al colonnel lo, poi generale, Estie nne, appassionato sostenitore delle forze corazzate. (Botti F., llari V. "li pensiero militare i1aliano dal primo al secondo dopoguerra", Roma, USSME, 1985, pag. 187);
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Maggiore, ed una m.emoria riassuntiva riservata al Capo del Governo, più sintetica ma di importanza ancora maggiore in quanto contenente osservazioni generali di carattere strutturale, politico e strategico di grande interesse. Secondo lo stesso Messe, nessuno ne avrebbe tenuto il minimo conto. '" Le Direttive per l'impiego delle Grandi Unità emanate nel giugno 1935, comunque, pur dimostrando un certo scollamento fra la concezione strategica, indubbiamente di ampio respiro, che 1e pervadeva, e la sostanziale arretratezza dello strumento operativo disponibile, suggerivano orientamenti e non rigide norme , validi non solo per una gueITa coloniale di vaste dimensioni quale quella che ci si accingeva ad affrontare in Africa Orientale, ma anche per un'eventuale guerra europea a breve scadenza. Vi si osservava che occorreva evitare la guerra di logoramento e ricercare quella di movimento, vi si esaltavano i concetti di qualità, potenza, mobilità ed iniziativa dei comandanti . La loro efficacia scemava man mano che si addentravano nel concreto e nel tecnico; sotto questo aspetto, rappresentavano principalmente un condensato di intenti, strettamente connesso con le esigenze politiche del momento e con quelle immediatamente prevedibili, secondo la definizione di Botti ed Ilari .16 Concepite essenzialmente come provvedimento tampone in vista della guerra etiopica e dei rischi di guerra in Europa, non tenevano conto delle effettive possibilità dello strumento militare quale esso era in quel momento e quale sarebbe rimasto per il medio termine preso in considerazione dal documento. Le ipotesi operative avrebbero comportato il confronto con eserciti moderni , mentre l'esercito italiano del 1935, nonostante una certa evoluzione, era senza dubbio impreparato -per materiali, organizzazione, addestramento, mentalità soprattutto- ad un simile salto qualitativo, che richiedeva lunghi anni di preparazione, soprattutto intellettuale e culturale. Calate in un esercito che nei cinque anni successivi non avrebbe cambiato radicalmente fisionomia, nonostante i miglioramenti che pur furono apportati, le Direttive non potevano 15
Messe G., ''Laguerraaljronterusso". Milano,Rizzoli , 1964,pag.124; '" Botti F., Ilari V., op . cit., pag. 218;
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avere un esito felice. A lunga scadenza, anzi, esse contribuirono paradossa lmente a diminuire il livello di efficienza combatti va, imponendo allo strumento perniciose forzature. 11 A proposito dei me1,zi corazlati, si affermava che: i carri armati -che per i nostri terreni e per la nostra guerra devono essere molto leggeri e veloci- non vanno considerati solo com.e mez.w di lotta, operanti intercalati e seguiti da fanti e da celeri: occorre averne anche la visione come massa che so1prende, .~fonda e passa oltre, decisamente. 18 Nel contempo , però , come fanno giustamente rilevare gli stessi autori , le Direttive si limitavano a socchiudere la porta , senza a aprirla, alle possibilità dei corazzati, continuando a porre l'accento sui celeri, troppo leggeri, anche col concorso diretto dell 'aviazione, per ottenere risultati decisivi nell'offensiva e per tamponare efficacemente improvvise falle nella difens.iva. Una porta che invece avrebbe dovuto essere spalancata, perché solo le forze corazzate, teITeno permettendo, potevano attuare la guerra di movimento contro eserciti moderni quali quelli europei. 19 Sfortunatamente, su questo orientamento pur positivo doveva incidere negativamente l'impressione suscitata dallo scontro di Dembeguinà, in Etiopia , nel dicembre 1935, dove sei nuovi CV 35, rimasti isolati ed immobilizzati dal terreno accidentato, furono abbandonati dagli equ ipagg i e distrutti da forze inegolari etiopiche . Diciassette giorni più tardi il Ministero della Guena diffondeva le Norm e per L'impiego deLLe Unità Carriste, in cui sotto I ineava che i carri non dovevano essere usati mai senza ricognizione e senLa uno stretto coordinamento con la fanteria. Anche l'Ispettore della Motori1,zazione, general e Pugnani, trasse dalla campagna etiopica l'ammaestramento che conveniva puntare alla motorizzazione (ruota e cingolo) dell'artiglieria e dei servizi anziché alla meccanizzazione, cioè alla costituzione di unità corazzate.20
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'" '" :"
Botti F.. Ilari V.. op. cit., pag. 219: Botti F.. !lari V.. op. ciL pag. 199; Botti F., Ilari V.. op. cit., pag . 2 19; Bott1. F ., I Ian. V .. op. c1t., . pag. I99 :
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Riprendeva quota, i111 questo contesto, l'equivoco delle Truppe Celeri. Le Nonne per il combattimento della Divisione del 1936 si riferivano esclusivamente a Divisioni di fanteria e celeri quando affermavano che: unità celeri niotoriz.z,ate, autotrasportate ed aerei da esplorazione operanti in stretta collaborazione e sotto la f?Uida di un capo audace e geniale, possono raggiungere risultati decisivi specie nell'occupazione preventiva di importanti posizioni, nello sfruttamento del successo e nell'inseguimento . . .Da ciò la necessità di tener conto del poderoso apporto che questi mezzi possono dare alla manovra .21 Ma si trattava di compiti che non potevano essere assolti dalle Divisioni Celeri e dal materiale corazzato leggero e veloce, adatto forse ai nostri terreni ma non certo al deserto ed alla steppa. Inoltre, ricompariva in queste Direttive la tendenza ad assegnare all'aereo in cooperazione diretta il solo compito dell'esplorazione e non anche quello dell'appoggio tattico, mentre la motorizzazione era ridotta agli aspetti puramente logistici. In ultima analisi, era errato attribuire alle truppe celeri possibilità che solo le forze corazzate avrebbero potuto avere. I cani, si continuava a pensare, dovevano servire a sostenere la fanteria nel superamento degli ostacoli nell'offensiva, ed in tal modo si spiegava l'incremento delle unità di fanteria carrista, passata a cinque battaglioni di carri di rottura (125 Fiat 21/30) e diciannove di carri veloci (817 CV 35): esse dovevano semplicemente aumentare il numero di divisioni di fanteria che potevano essere appoggiate dai carri. Anche la costituzione dei quattro reggimenti di fanteria carrista, nell'agosto 1936, doveva servire esclusivamente all'inquadramento amministrativo, addestrativo e logistico delle unità operati ve, il cui massimo livello era il battaglione. Tuttavia, la strada verso la meccanizzazione non era del tutto preclusa. Le costruzioni si intensificarono: nacque
Botti F., Tlari V., op. cit., pagg. 199-200 . Vedasi anche: Trabucchi A., Quercia A., "Note sulla divisione motorizzcaa ", in Rivista di Fanteria, n. I0/ 1937, pagg . 1456- 1472 e Badino M., "Sguardo sul/"impiego dei celeri", in Rivista di Fanteria, n. 11/ 1937, pagg. 1599- 1608;
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un mezzo controcarro da 47 mm di derivazione austriaca. e !"Ansaldo trasferì al la ditta s ussidiaria genovese Giorgio Fossati lo studio di un carro a torretta brandeggiabile che s uperasse gli inconvenienti riscontrati a Dembeguinà ed assicurasse l'autoprotezione senza bisogno del concorso diretto della fanteria. Il modello sarebbe sfociato dopo tre anni nel primo vero e proprio carro medio italiano, il Fiat Ansaldo 11/39, annato con un cannone da 37 e due mitrag liere, del peso di 11 tonnellate . Sul piano ordinativo, l'esperienza della guerra di Spagna (anche se no n favorevol e . e non poteva essere a ltrimenti con i carri leggeri opposti ai carri medi sovietici), in cui aveva operato il Raggruppamento Carrist i del Corpo Truppe Volontarie con due battag lioni di 43 CV 33. aveva indotto a costituire nel luglio 1937 due Brigate Corazzate con eguale proporzione di fanteria motorizzata e carri armati. Il 28 ottobre 1938 veniva diffusa la circolare 9000 La dottrina tattica nelle reali:~azioni de/l 'a11110 XVI, che rendeva ufficiale la scelta a favo re della meccanizzazione ne l quadro dell a guerra cli rapido corso, e co ntemporaneamente era pubblicato il manuale sull 'Impiego delle unità carriste. Il manua1:- -:-oncep:" a le di Yi'.; ioni corazzate come elementi di manovra essenzialmente incentrati sui carri. da impiegare preferibilmente contro il fianco del nemico ; i carri, anche quelli assegnati in rinforzo alle unità di fanteria e non riuniti in divis ioni corazzate. dovevano essere usati a massa, naturalmente con la dovuta differenziazione d i compiti e d i impiego. Veniva anche attuata , nel quadro dell'ordinamento Pariani. l'organizzazione delle forLe motoriaate e meccani zzate, tulle riunite nel! ' Armata del Po, costitu ita nel novembre 1938 al comando del gen. Bastico, da cui dipendevano il Corpo d" Armata Celere (su 3 Div isioni) ed il Corpo d'Armata Corazzato, composto da 2 Di visioni Corazzale (Ariete e Centauro) e 2 Motorizzate (Trento e 1ì-ieste). Un ordinamento che -alme no sulla carta- poneva l 'Italia all" ava ng uarclia nel settore de lla meccanizzazione, perché in quel momento so lo l'Unione Sovietica disponeva di corpi organ izzati, di entità tuttavia inferiore a quella de i nostri Corpi d'Armata. La stessa Pa11:erdivisio11 (PzD) tedesca modello 1938. che sarebbe stata
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l'artefice del Blitzkrieg 1939-1941, era un'unità diversa, complessa, nel cui quadro operavano armonicamente carri armati, fucilieri portati, artiglieria, pionieri e reparti esploranti, il cui compito essenziale, specialmente quello della sua componente carri, non era lo sfondamento del fronte (affidato generalmente alle fanterie) ma la penetrazione in profondità per frantumare il dispositivo avversario, paralizzarlo ed isolarne le grandi unità; un compito, in ultima analisi, analogo a quello che, oltre quarant'anni dopo, avrebbe caratterizzato le grandi unità corazzate e meccanizzate a livello superdivisionale del! ' Armata Rossa, note in codice NATO come OMG (Operational Maneuver Groups) . Il ruolo autonomo della PzD, di tipo nuovo rispetto alla formula dicotomica inglese unità corazzate per cavalleria (funzioni esploranti) o per .fanteria, era sottolineato dall'impiego di reparti misti di PzKfi,v 1/l e PzKfw IV. Si trattava in realtà deJlo stesso can-o, il "III" armato con un cannone da 37/45 (poi 50/42 e 50/60), ed il "IV" con un 75/24, di cui il primo destinato ad impegnare carri avversari, l'altro reparti di fanteria, ma sempre nell' ambito di una condotta operativa di movimento proiettata sui centri nevralgici del dispositivo nemico, tanto è vero che entrambi vantavano un equilibrato rapporto mobilità-protezione. Il combattimento contro carri nemid, comunque, così come l'appoggio alle fanterie in attacco (che era demandato ai cannoni d'assalto semoventi), esulavano dall'impiego specifico ed istituzionale previsto per la PzD mod . 1938, e quando si verificavano avevano carattere eccezionale. Solo a partire dal 1942, la particolare con giuntura strategica venutasi a determinare sullo scacchiere Est obbligava la Wehrmacht ad apportare delle modifiche nello schema originario della PzD che ne snaturavano gradualmente tanto la struttura quanto il peso specifico. Nelle operazioni terrestri della fase iniziale della seconda guerra mondiale , peraltro, i risultati tattici e strategici non dovevano essere determinati né dal numero delle divisioni né dalla comparsa di armi nuove né dalla qualità dei materiali. Nessun'anna , che non fosse già conosciuta. era stata impiegata, e nelle pianure frances i i carri armati della Wehrmacht erano meno numerosi e meno poten-
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ti di quelli avversari.~ 2 Lo scontro vero era stato quindi fra idee ormai superate ed idee moderne, progressiste, e queste erano state premiate . Come ricorda Stefani , lo Stato M aggiore tedesco aveva restituito , nell'interval1o fra le due guerre, il primato all'azione offensiva e conseguentemente, nell'elaborazione della dottrina, nell 'organizzazione dell'esercito, nell'addestramento e nell' elaborazione dei piani operati vi aveva o norato i principi di massa , di potenza , di sorpresa e di velocità. Sul piano strategico non aveva inventato nulla di nuovo: utilizzando appieno le caratteristiche della guerra moderna aveva conferito alla strategia un'estrema mobilità, e si era impegnato a fondo nello studio e nell'applicazione di una tattica e di una organizzazione che fruttassero il più possibi le le prestazioni dei carri armati e degli aere i al servizio dei principi di potenza e di velocità , sorpre ndendo così l'avversario con l' intendimento di batterlo prima che potesse pervenire alla stessa tattica ed al la stessa organizzazione. Da qui le profonde penetrazioni strategiche con forze corazzate indipendenti, le incursioni in profondità dei carri armati destinate a tagliare le vie dì comunicazione nemiche, I· impiego non più dei catTi armati a sostegno della fanteria ma cli questa al servizio di quelli, l' impiego degli aerei con il compito di garantire la libertà d i movimento e la conti nui tà del1o sforzo in profondità delle truppe corazzate, e dì sostenere queste fino al sopragg iungere delle fanterie. Tale , in sostanza, la dottrin a della 8/it::.krieg all a quale la Germania era stata spinta dalla consapevolezza che la g uerra dell'epoca industriale sarebbe stata . p iù di quella del passato, guerra di materiali e che conseguenteme nte avrebbe dovuto essere la più breve poss ibi le pe r la Germani a, il cui potenziale di materie prime necessarie alle industrie bell iche e lo stesso potenziale industriale ed economico erano di gran lu nga inferi o ri a que ll i dell 'avversario .23
Liddell Hart B .H. ·'Storia militare della seconda guerra 111011dia/e". Mondadori, Mi lano, 1971, pag. 91 e Montgomery B.L., "Storia de fle guerre", Rizzoli. Milano 1970. pag . 532: 2 O ' Stcfani F.. op. cit.. voi. II, tomo I • pag. -41 -42:
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Soprattutto l ' impiego del carro armato si era dimostrato decisivo in maniera immediata, ed attraverso di esso il generale Guderian aveva avuto modo di veder convalidate le sue teorie. La sconfitta finale alla qu ale sarebbe poi andato incontro l' esercito tedesco sarebbe derivata, in parte, da errori cli carattere politico e strategico, ed ancor più dall' adeguamento da parte al leata alle tecniche della Wehnnacht in virtù di un potenziale bellico praticamente illimitato. In ambito italiano, c iò che più nocque all'impiego delle unità carriste nella fase iniziale della guerra non furono tanto le manchevolezze della dottrina , le insufficienze dell'ordinamento e le stesse modeste caratteristiche dei carri leggeri , ma soprattutto la mancata generalizzazione della mentalità carrista o corazzata. La grande maggioranza dei comandanti delle Grandi Unità poco o nulla sapeva dei carri am1ati; molti ufficiali di Stato Maggiore usciti dalla Scuola di Guerra, che continuava a centrare il problema della guerra cli movimento sul binomio fanteria-artiglieria, avevano scarsa familiarità con l'impiego delle un ità carriste; la quasi totali tà dei quadri delle varie Arm i, più che nelle esercitazioni in cooperazione , aveva visto i carri armati nelle parate o nelle riv iste. Facevano naturalmente eccezione gli ufticiali ed i sottufficiali delle spec ialità can:iste e celere, cui non facevano difetto né il mordente né la preparazione tatt ica e tecnica ma che costitu ivano una minoranza non sempre compresa e sostenuta dagli stessi superiori, spesso meno esperti in materia; d'altra parte, una nuova mentalità tattica non s'improvvisa, ma è il risultato di una maturazione spiritual e, intellettuale e professionale lunga e approfondita .2J L' accenno ai mezzi induce a mettere subi to a fuoco quello che, in barba ai contributi cli pens iero ed alle relative trasformazioni ordinative che ci conferivano solo su lla carta un ruolo d'avanguardia, avrebbe continuato ad essere l'aspetto critico della nostra meccanizzazione, cioè la tipo logia e la qualità dei materiali e cli conseguenza il loro adeguamento a quelle che sarebbero state le esigen-
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S tcfani F., op. c it., voi. II, tomo 1°, pag. 556-557;
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ze di una gue1Ta del tipo che si stava profilando ali 'orizzonte. Se risponde al vero la conclusione di Botti ed Ilari che dal 1934 al 1939. negli anni cruciali della preparazione. lo Stato Maggiore Esercito, dopo le iniziali resistenze all'idea della meccanizzazione avanzata da Grazioli nel 1931, aveva saputo utilmente valutare le esperienze della guerra e dello sviluppo dei mezzi corazzati ma non era riuscito a pervenire a soluz ioni tattiche ed organ iche veramente competitive;25 ovvero anche quella di Stefani, secondo cui gli era mancata la visione del ruolo prioritario che i carri armati avrebbero assunto in una guerra futura là dove il te1Teno ne avesse consentito l' impiego; 26 è altrettanto ed ancor più certo che il vero punto debole della nostra configurazione meccanizzata era rappresentato dall a inadeguatezza -numerica , tecnologica e cronologica- delle macchine. Nell'autunno 1939, a poco meno di sei mesi quindi dall'entrata in guerra, l'Eserc ito disponeva di circa 23 .000 autoveicoli da trasporto, 8700 auto speciali e trattori. 4400 autovetture. per un ammontare complessivo di ci rca 36.100 mezzi, a cui erano da aggiungersi 12.500 motomezzi. I carri armati erano circa 1500. quasi tutti del tipo leggero (la nostra regolamentazione aveva così classificato i vari tipi in funzione degli impieghi previsti: carri di rottura, medi e pesanti, per la fanteria -carri d'assa/10, leggeri, speciali, per la fanteria -carri veloci. leggeri, per truppe celeri), e con essi erano pressoché esclusi vamente equipaggiate, all'atto dell 'entrata in guerra, le nostre unit~l carriste: 3 Divisioni corazzate (Arie te, Centauro e Li/Iorio), 1°, 2°, 3° e 4° Reggimento carri, battaglioni vari assegnati alle Grandi Unità dislocate in Africa Settentrionale ed in Egeo più alcune compagn ie in Africa Orientale. I medi infatti, inizialmente di 11 tonnellate,erano in tutto 70, oltre ai vetusti 150 Fiat 3000 , retaggio degli an ni Venti, i cui ultimi esemplari dovevano, durante lo sbarco alleato in Sicilia nel luglio 1943, fare la loro ultima, patetica ed alquanto grottesca apparizione al cospetto di macchine quali lo Sherman ed il Valentine .~1 Anche qui perBotti F., Ilari V.. op. cit., pag.207: ~,. Stefani F.. op. cit .. voi Il, tomo 1° . pag. 196:
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sisteva l'equivoco. Nel 1936 , al termine della campagna d 'Etiopia, che era stata più breve del previsto, erano rimasti disponibili circa un migliaio di carri veloci 33 e 35 , proprio mentre stavano forman dosi in Italia le prime unità motorizzate e corazzate, i cui catTi armati di tipo medio erano ancora in periodo di sperimentazione. Si era stabilito perciò di distribuire provvisoriamente i carri veloci come mezzi corazzati leggeri , passando sopra allo scopo principale per il quale questi mezzi erano stati progettati e costruiti. Con questo provvedimento era stata praticamente sanzionata l'errata credenza che il carro veloce fosse ormai il nostro carro armato Legr;ero , mentre era stato studiato e realizzato per un diverso impiego. Si doveva perciò attendere la produzione dei carri armati rnedi senza i quali ed i pesanti, il significato delle Grandi Unità corazzate avrebbe perso ogni valore- per poter disporre di mezzi da combattimento in grado di poter sostenere il confronto con mezzi similari stranieri, su quei terreni pianeggianti ed aperti che costituiscono il campo preferito per l'impiego in massa dei carri armati. Per quanto concerneva i pesanti, solo nel 1940 veniva progettato un carro da 26 tonnellate armato con un cannone da 75/34 ed una mitragliatrice da 8 mm, che però sarebbe stato approntato solo al principio del 1942 e la cui produzione in serie avrebbe avuto inizio addirittura nell'estate 1943, senza che peraltro dei primi esemplari costruiti si potessero giovare le nostre unità dal momento che i mezzi , nelle giornate del settembre I 943, sarebbero stati catturati dai tedeschi e da questi impiegati nei combattimenti su l fronte di Anzio-Nettuno del gennaio 1944. Nonostante le accennate positive valutazioni da parte dello Stato Maggiore Esercito circa lo sviluppo dei mezzi corazzati, la meccanizzazione sarebbe sempre rimasta in una posizione di subordinazione rispetto aJla motorizzazione. Nel suo ambito , continuava a manifestarsi la tendenza a mezzi leggeri e veloci, adatti quindi a terreni difficili, e ad organici delle unità corazzate anch'essi estremamente leggeri, con conseguente grave mancanza di competitivi2 '
Favagrossa C: "Perché perdemmo la guerra" , Rizzoli, Milano, 1946, pag. 17; Stefani F. op. cit., voi. Il, tomo IO , pag. 555-560;
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tà rispetto alle soluzioni tedesche ed inglesi. Si può in definitiva sostenere che, per la filosofia del materiale e dell'ordi namento italiani, non è mai esistita la prospettiva dello scontro in terreno libero e ad elevato indice di scorrimento come fu invece per gli epigoni d i Fuller, Liddell Hart, Estienne, De Gaulle, Guderian .28 La colpa che si può fa re allo Stato M aggiore Esercito in fatto d i materiali, sostiene Stefani, è il ritardo nella programmazione dei carri armati, un ritardo concettuale più che tecnico e finanziario, derivante da debolezza d'i mmagine, da attacca mento ad un dottrinarismo s uperato e da difetto di concezione nell'impostare l'impiego di un mezzo che diventerà nella seconda guerra mondiale l'elemento determinante della battaglia offensiva e di quella d ifensiva presso tutti gli eserciti. Ma, aggiunge, attribui re le cause del ritardo a remore politiche e finanziarie non ha senso, perché la tempestiva definizione e messa a punto dei prototipi sarebbero state egualmente persegui bil i, e si sarebbero così offerti orientamenti all'industria per poter passare, al momento oppo11uno, alla produzione in scrie.19 Nei confronti della nostra arretratezza concettuale costruttiva e tecnologica si sarebbe cercato, a guena iniz iata, di impegnare una corsa al migli oramento, che altro non poteva però essere che una gara ad inseguimento dei progressi compiuti dagli altri nella quale eravamo destinati a trovarci subito itTimediabilmente distanziati, da l momento che ogni tipo di carro entrava in servizio quando era già superato. E durante una guerra risulta estremamente arduo riparare agli errori tecnici commessi in tempo di pace, a meno di possedere un 'industria pesante della dimensione e del la potenza di quella statunitense. Era un problema che per i carri armati si dimostrava ancora più evidente e marcato, ma che riguardava nella stessa misura anche tutte le altre componenti del nostro parco meccanizzato e motorizzato. Faldell a ha riassunto con efficacia alcune delle anomalie che stavano alla base di tale situazione: Proget1a-::.io11e, sperimenta-::.ione, ado-::.ione e passaggio alla produzione di nuovi me-::.-::.i si svolgevano con un processo
·, Bolli F., Ilari V.. op. cit, pag. 193; " Stcfan i F., op. cit., voi. Il, tomo2°, pag. 52;
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lento, perché gli uffici tecnici non erano attrezzati per svolgere rapidamente una grande mole di lavoro ed erano scarsi di personale, mentre, poi, troppi enti e 1roppi funzionari erano chiamali ad esprimere un parere, che sovente si concludeva con una richiesta di modificazioni, perché l'approvazione pura e semplice sarebbe apparsa prova di disinteresse . La realizzazione del mezzo subiva così enormi ritardi, mentre le responsabilità delle remore e dei dffetti, che poi sarebbero emersi, si diluivano fino a diventare evanescenti. L'industria, dal canto suo, non sempre facilitava il compito degli organi tecnici, preferendo continuare la costruzione di tipi per i qua/; erano già in funzione gli impianti, ormai ammortizzati del tutto od in parte. Allorché si voL/e un'autovettura con caratteristiche "militari", si ebbe la 1100 mimetica, che di militare aveva soltanto il colore e la scomodità . Purtroppo, quando si riuscì a costruire mezzi speciali, risultarono inferiori a quelli stranieri, per prestazioni e robustezza . In parte ciò dipendeva dai tecnici delle industrie, che non valutavano con larghezza di vedute il logorio e gli ~forzi cui le macchine sarebbero state sottoposte, ma niolto anche dalla deficienza di m.aterie prime che costringeva a realizzare il mas.simo delle economie, con un minimo -e non con un massimo- di resistenza e di robustezza, seguendo, infondo, lo siesso criterio che oggi (il testo è datato 1959 - n.d.r.-) irtorma la costruzione delle autovetture utilitarie ... Ogni proposta, ogni progetto, ogni richiesta, urtava sistematica,nente contro un ostacolo: la povertà. Invalse perciò l'abitudine di considerare "a priori '' irrealizzabile ciò che avrebbe comportato ingenti spese e di cercare di fare e stra fare col pochissimo che si possedeva, anziché progettare con vedute lungimiranli . Lo Stato Maggiore preferiva dimostrare di saper fare col poco a disposizione, ricorrendo a compromessi ed espedienti, piuttosto che proporre e richiedere ciò che sarebbe stato necessario, ma che già in partenza sapeva di non poter avere . Ne risultò che, invece di prendere a base degli studi e delle
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c;,m;i,,,,1 , llr" ,,- - rulti1110 Maresciallo d'flrilia
predisposizioni lo "scopo" da raggiungere e, in relazione allo scopo , concretare i mezzi occorrenti, si preferiva prendere come punto di partenza i materiali ed i mezzi esistenti e determinare scopo in base a essi :I()
•• Faldella E., ··ctralia nella seconda guerra 111ondiale. Redsio11e e giudi-:F. Bologna, Cappell i, 1959. pagg . 103-105;
CAPITOLO III LA CAMPAGNA ITALO - GRECA (1940 - 1941)
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LA CAMPAGNA ITALO - GRECA (1940 - 1941) Abbiamo lasciato Giovanni Messe al comando del C .A. Celere a Padova, dove avrebbe assistito, mordendo il freno, alle prime vicende belliche su lle Alpi Occidentali, sul fronte dell'Africa Settentrionale con la nostra avanzata su Sidi el Barrani, ed alla prima fase dell'attacco sul fronte greco-albanese, arenatosi dopo un paio di settimane mentre sul fianco sinistro dello schieramento si andava profi lando una minaccia tanto più a rischio quanto più si consideri che tutte le nostre forze erano ormai proiettate in prima linea e che mancavano riserve strategiche mentre quel le tattiche erano molto limitate. Al di fuori dei tanti luoghi comuni sull'argomento, espressi in parte per pedissequa ripetitività ed in parte per mirata strumentalizzazione ideo-politica, è indubbio che, sul piano strategico, l'occupazione della Grecia avesse una sua rag ion d'essere. A meno che essa non fosse passata sua spante all'Asse, l'occupazione da parte di quest'ultimo sarebbe stata prima o poi in-inunciabile. Ciò sarebbe dipeso anche dall'atteggiamento della Jugoslavia, della Bulgaria e della Turchia, ma il dilemma che si sarebbe posto ai tedeschi, una volta accantonata l'invasione dell'Inghilte1Ta -attaccare cioè l'impero britannico con un'azione a tenaglia Medio Oriente-Africa o mettere prima fuori causa l'Unione Sovietica- quale che fosse stata la scelta, avrebbe implicato la rimozione della minaccia potenziale costituita dalla penisola ellenica trasformabi le, da un momento all'altro, in una grande base aeronavale inglese. Le coste eminentemente rocciose e frastagliate, il gran numero di isole che le circondano da Co1fù a Creta, l'arcipelago Egeo potevano offrire infatti numerosi e sicuri ancoraggi ad unità navali e consentire l'impianto, anche cli circostanza, di basi aeree per idrovolanti . Il Peloponneso poi, associato all'isola cli Creta, dava la possibilità cli sfruttare quelle esistenti e di creare nuove basi aeree terrestri, idonee ad appoggiare un importante sistema offensivo contro il traffico marittimo italiano nel settore orientale ed in quel-
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C101;i.,·.w Mli.m , - l'ultimo Marescia llo d l talia
lo centrale del Mediterraneo, in particolare contro il traffico vitale per i collegamenti da e verso la Libia. Per evitare tale eventualità e per impedire che gli inglesi rimettessero piede su l continente europeo, dal quale si erano allontanati dopo Dunkerque, la Grecia non poteva essere trascurata. La salvaguardia delle rotte orientali e l'assoluta disponibilità dell'Egeo o la sicurezza del fianco destro dello schieramento offensivo contro l'Unione Sovietica non erano questioni strategicamente opinabili. L'Italia, da parte sua, che aveva i suoi grandi interessi nell'Egeo ed in Albania e che avvertiva da vicino la grande pericolosità dell'eventuale disponibilità delle coste dirimpettaie e delle isole ionie da parte çiegli inglesi, aveva motivi strategici diretti per neutralizzare la minaccia, ai quali si sommavano motivi politici che la inducevano ad impedire, o quanto meno a ridurre il più possibile, l'influenza tedesca nei Balcani. La campagna di Grecia , pertanto, non sarebbe stata sotto il profilo politico e strategico una mossa sbagliata, qualora fossero esistite le premesse e le prospettive necessarie per ingaggiarla e condurla a buon fine. Essa, difatti, si concluse con il possesso da parte dell'Asse della importante via marittima Costanza-Bosforo-Corinto-Italia; la completa eli minazione della flotta inglese dall 'Egeo; il reimbarco del corpo di spedizione inglese del generale Wilson; l'acquisizione da parte dell'Asse di una grande base aerea per gli attacchi contro l'Egitto fino al canale di Suez; l'indebolimento del prestigio delrlnghi lterra costretta ad una seconda, seppur ridotta, Dunkerque; la disponibilità di Creta che fornì ali ' Asse una perfetta copertura della penisola balcanica permettendogli di min acciare la situazi one degli inglesi nel Meditenaneo orientale. L' errore primario fu che Mussolini decise la guena alla Grecia senza avere in mano nessuna delle ca1ie politiche sulle quali si era illuso, o l'avevano illuso, di poter contare, e senza disporre dello strumento militare in grado di tradurre in pratica il di segno politico-strategico del momento sottovalutando in misura assurda la capacità operati va delle forze armate greche e mandando allo sbaraglio l 50 mila soldati -dei quali I00 mi la, con 400 pezzi di artiglieria vetusti e superati , destinati al combattimento- contro un
CAPITOLO III LA CAMPAGNA ITALO - GRECA ( 19./0 - 194/i
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Paese che, già in allarme per tutta la serie di movimenti compiuti verso la sua frontiera e per gli incauti tentativi di promuovere rivolte nei suoi territori, era in grado cli opporre, sin dall'inizio delle ostilità, una massa di 14 divisioni di ranteria e una di cavalleria decise a difendere l'indipendenza e l'integrità della loro Patria e, perciò, più salde e agguerrite cli quelle italiane. Altro errore fu che la guerra venne dichiarata mentre era in corso la smobilitazione di 600 mila uomini, la quale rese indisponibili grandi unità di pronto impiego, determinò una rilassatezza psicologica generale e scompaginò l'intero Esercito. La sospensione di provvedimenti dati per scontati turbò l'opinione pubblica nazionale, e il richiamo alle armi cli personale diverso da quello appena congedato diminuì il livello dell'efficienza operativa in quanto incise negativamente sull'inquadramento delle unità e sul loro grado di addestramento. Un ulteriore errore -non meno grave degli altri, anzi più spropositato fu l'assoluta messa in non cale del problema logistico e, in particolare, dell'organizzazione portuale, aeroportuale e stradale ciel tutto inadeguata ed inidonea a sostenere il peso dell'alimentazione tattica e log istica delle operazioni . In campo logistico l'imprevidenza, la disorganizzazione e la superficialità iniziali raggiunsero punte fino ad allora sconosciute. Si dette inizio alla campagna senza averne predeterminato l'onere logistico ed i tempi occorrenti per l'approntamento, l'avvio ed il regolare funzionamento della relativa catena, per l'accantonamento in loco deJle dotazioni e delle scorte, per la linea dei rifornimenti dalla madrepatria ai porti ed agli aeroporti dell'Albania e da questi agli organi dell'intendenza e quindi alle unità in linea. Anziché precedere l'inizio delle operazioni, come era accaduto nella campagna contro l'Etiopia, l'organizzazione logistica di campagna ebbe un suo primo avvio ernbr.ionale dopo più di un mese di combattimenti, quando cioè il generale Cavallero, di ritorno dal suo primo viaggio in Albania, avrebbe convocato il giorno 9 dicembre i sottosegretari di Stato delle tre forze armate ed il capo ufficio ordinamento e mobilitazione dello Stato Maggiore dell 'Esercito per adottare i primi provvedimenti d'urgenza ed impostare il lavoro cli p ianificazione logistica, al quale fino ad allora non si era provveduto neppure sulla carta .
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Se a questa si fosse infatti provveduto in anticipo e non si fosse dovuti partire eia una situazione iniziale cli assoluta inconsistenza, che pesò nei primi mesi come un macigno inibitore di ogni previsione, predisposizione ed attuazione, le operazioni non avrebbero avuto Io svolgimento traballante ed ansimante che le caratterizzò fin quasi alla fine, in un continuo succedersi di momenti nei quali mancavano le forze e di altri nei quali difettavano i mezzi di vita fisica, di sopravvivenza operativa e cli capacità difensiva od offensiva. L'urgenza delle richieste, determinata dall'assenza di un volano locale e addirittura dalla mancanza dell'indispensabile, ed i ritardi nel loro soddisfacimento, dovuti principalmente alle difficoltà obiettive,insuperabili dei trasporti, degli sbarchi e della potenzialità logistica delle vie di comunicazioni -talvolta azzerata dalla neve, dal fango e dalle piene dei corsi d'acqua anche per le unità a piediaccrebbe spesso l 'esigenza dell'immediatezza dell'impiego. A questa concorse, il più delle volte, la quas i inarrestabile iniziativa nemica che creava situazioni disperate da fronteggiare con il primo ripiego sottomano. Da qui gli sfasci organici, i frammischiamenti caotici, le immissioni precipitose in linea di reparti non addestrati in patria, non ambientati in loco e, in più , spesso privi dei mezzi organici, ancora in viaggio od in sosta nei porti di imbarco o di sbarco. La prematura o l'intempestiva entrata in azione cli reparti impreparati al combattimento e lo sconvolgimento obbligato dei vincoli organici furono la causa cli ripetute delusioni ed amarezze e l'origine cli molti episodi , anche se non di tutti, cli sbandamento collettivo, dai quali derivarono, come anelli di una catena, ricorsi ad ulteriori ripieghi ancora più affrettati e meno remunerativi. Ciò che appare inoltre stupefacente è che lo Stato' Maggiore dell'Esercito nulla fece , nei 4 mesi intercorsi dalla fine della campagna sulle Alpi occidentali all'inizio di quella di Grecia, per correggere e modificare gli indirizzi dottrinali, gli ordinamenti ed i procedimenti di tecnica d'impiego dimostratisi alla prova del fuoco privi di consistenza, infruttuosi e addirittura nocivi. Nessuna delle azioni offensive o controffensive in grande stile sviluppate durante la campagna conseguì risultati apprezzabili. Anche quando vennero impiegate grandi unità con un sufficiente grado di efficienza
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complessiva, tali azioni non andarono al di là di qualche risultato tattico locale e furono utili solo perché costrinsero il nemico a stornare forze da un settore ali' altro e ad alleggerire la pressione sulle aree vitali più delicate. Il 14 novembre del 1940 l'esercito greco sferrò la controffensiva cogliendo quello italiano nella fase critica della ristrutturazione dell'articolazione di comando. Non appena, infatti, era apparso chiaro il fallimento deUa nostra iniziativa offensiva, Mussolini aveva nominato Comandante Superiore delle FF.AA. Albania il gen. Ubaldo Soddu, al momento Sottosegretario alla Guerra e Sottocapo di Stato Maggiore Generale , in sostituzione del gen. Sebastiano Visconti Prasca, il quale dette corpo al nuovo ordinamento che, in relazione al previsto afflusso dall'Italia di altri comandi e GG.UU., configurava il rinnovato Comando Superiore FF.AA. Albania come un Gruppo d'Armate che il 15 novembre era costituito dalla 9" (III C.A. -Div.ni Ftr. Venezhi e Arezzo; XXVI C.A. Div.ni Ftr. Panna e Piemonte e dall' 11" (VII C.A. -Div.ni Ftr. Bari ed Alpina Julia; XXV C.A. -Div.ni Ftr. Ferrara e Siena; -Div. Corazzata Centauro; -Raggr.to Litorale). Fu allora che Messe venne sollevato dal comando del C.A. Celere per essere destinato, dal 16 novembre, a disposizione del Comando Superiore FF.AA . Albania per svolgere le funzioni di comandante del C.A. Speciale. Era stato convocato a Roma per il giorno 12 novembre e, accompagnato dal gen. Sorice, Capo di Gabinetto del Ministero della Guerra, si recò a Palazzo Venezia per essere ricevuto da Mussolini. Era il secondo incontro con il Duce; il primo aveva auto luogo circa un mese prima allorché questi aveva passato in rassegna il C. A. Celere comandato da Messe. Questi i termini del colloquio, così come riferiti dallo stesso Messe: "Vi ho mandato a chiamare perché dovete partire per l'Albania" "Posso chiedervi con quale incarico?" "Assumerete il comando di un Corpo d'Armata di rottura." Era la prima volta che sentivo parlare di un Corpo d'Annata
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del genere e chiesi in che cosa consistesse. "Saràjè)rmato da alcune divisioni dijèlllteria e da artiglierie di armata e di corpo d'armata, che troverete sul posto, non ché da truppe d'assalto. Inoltre ,netterò a vostra disposizione 35 Stukas attualmente di,sponibili ed altri 15 di prossimo arrivo" "Ma vi sono le truppe d'assalto?" "Ve le fonnerete voi stesso" "Ma occorre molto tempo" "Voi siete un vecchio Ardito e sono certo che vi riuscirete". Giunto in Albania, Messe rimase per un mese a disposi zione del Comandq Superiore incaricato di alcuni studi difensivi; poi, improvvisamente, il 19 dicembre, a seguito del grave cedimento sul fronte del li torale, con la caduta di Porto Palermo, e della val Sushica, sarebbe stato chiamato d ' urgenza ad assumere il comando di quelle truppe, alla testa delle quali avrebbe contenuto la minaccia greca su Valona. Il C.A. Speciale (in Appendice, 11° 9, il documento ufficiale di costituzione) traeva le proprie origini dal Comando del XXX C.A. , denominazione assunta il 5 ottobre 19] 7 dal C. A. "A" costituito a Mortegliano circa due mesi prima con le Divisioni 20", 68" e 69". Sciolto il 26 dicembre 1918 , sarebbe stato ricostituito a Padova per trasformazione del Comando C.A. Celere in Comando Corpo d'Armata Speciale e destinato appu n,t o in Albani a dove il 2 J dicembre 1940 avrebbe assunto i comandi delle Div.ni di Fanteria Siena e Acqui e della Div. Motorizzata Trieste . Quest'ultima avrebbe trasferito in Albania solo il comando ed il reggimento cli artiglieria, mentre il resto sarebbe rimasto nella penisola salentina con compiti di difesa costiera; alla fine di dicembre la G.U. avrebbe assunto la denominazione di Divisione Alpina Speciale, articolata sul 2° Rgt. Alpini , su un regg.to di cavalleria appiedato e due battaglioni della Cuneo, entrando a far parte del C.A. Speciale. Non era ancora ultimato l'afflusso delle unità di questo - dopo che dal 4 dicembre, con l'avvento di Cavallero a Capo cli Stato Maggiore Generale in sostituzione di Badoglio, era iniziata la nostra azione di contenimento nei confronti dell'attacco greco - che
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Cartina n° 3 Scherna riassuntivo della campagna Italo-Greca (1940-1 941) .,~ ......
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(da AA. VV, "Storia della 2" guerra mondiale", Milano-Rizzo/i, Bristol-Purnell, 1966-1967, 1 ° vol., pag . 416)
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l'esercito ellenico aveva ripreso nell'ultima decade di dicembre l'offensiva. In merito al successore di Badoglio, sembra che Mussolini avesse pensato anche a Messe, ipotesi poi scartata considerandolo più adatto ad un importante comando di truppe che non ad una carica mi nisteriale. Ciò e plausibile se messo in relazione a quanto affermato dallo stesso Mussolini nel 1944 -quindi in tempi non sospetti, in quanto all'epoca Messe era rientrato dalla prigionia in Inghilterra per assumere la carica di Capo di Stato Maggiore Generale dell'Italia del Sud traendone, da parte di Mussolini, la taccia cli traditore- allorché dichiarò come "avesse assolto brillantemente il suo compito". 1 L'attacco greco per aprirsi una strada verso l'interno dell'Albania, ma soprattutto rivolto alla sconfitta delle armate italiane, si svolse a cavaliere di quattro direttrici: quella della valle dell 'Osum , nella zona di contatto fra 9" e 11" Armata, quella della VoiussaDeshnices (il fiume parallelo all'Osum decorrente sull'altro versante, quello Ovest, ciel Quaristha) con K1isura come primo obiettivo, quella Dhrinos-Voiussa con Tepeleni come obiettivo immediato e quella della val Sushica (posta fra il litorale ed il crinale Ovest ciel Kurvelesh) che avrebbe consentito di aggirare le difese tra lo stesso Kurvelesh ed il Logora , insinuandosi verso la bassa Voiussa. Un successo sulle prime due direttrici avrebbe separato le nostre due armate ed aperto la via su Berat lungo il corso del 1'0sum, mentre l'aggiramento della s.tretta del Devoti avrebbe posto in critica situazione la 9" Armata. La conquista di Tepeleni, infine, oltre alla vasta risonanza che ne sarebbe derivata in tutti i Balcani data la grande rilevanza della città sin dai tempi della dominazione turca, avrebbe dato ai greci, insieme all'a\)anzata in val Sushica, il controllo della rada di Valona, uno dei due polmoni del gruppo di annate italiane. L'offensiva greca sulla direttrice di Valona prese l'avvio contro i resti della Siena; iniziata il 22 dicembre , assunse particolare violenza dal 26 al 28 in val Sushica e si spostò, nei giorni 28 - 30, sul
' Mussolini B., "S10ria di 1111 anno". rvlilano , Mondadori, 1944, pag. 18;
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litorale dove si sarebbe poi manifestata con la massima intensità durante tutta la giornata del 4 gennaio 1941. Il 27 dicembre la situazione dell'l 1" Armata poteva essere così sintetizzata: all'ala sinistra (VIII C.A .) si profilava una seria minaccia nella valle dell'Osum dove la Pusteria, assalita frontalmente e sui fianchi, era stata costretta a ripiegare ed era protetta al momento solo dall 'inguadab.ilità del fiume Osum; al centro, il solco Tepeleni-Klisura permaneva esposto a minaccia a causa della pressione avversaria sul Qaristha e sul Fratarit, perni della difesa settentrionale di Klisura. Sul Qarishta l'attacco greco, teso a sfondare il fronte della Julia ed a proseguire verso la catena del Trebesh ines, cominciò il 23 dicembre applicato nel punto di sutura fra la divisione alpina e la Bari, alle pendici del Fratarit. Nonostante la nostra resistenza veramente epica ed i disperati contrattacchi, la breccia fu aperta e mantenuta, ed il 29 i pochi difensori rimasti furono travolti . Nella Julia, tutti i comandanti di battaglione e di compagnia e quasi tutti i comandanti di batteria erano caduti ai loro posti, morti o feriti. Il 30 dicembre Mussolini sostituì lo sfiduciato Soddu con Cavallero, che mantenne anche la carica cli Capo di Stato Maggiore Generale. Fu un momento importante, perché coincise con un ' inversione di tendenza sia sul piano politico che su quello militare. Data la gravità della situazione, Mussolini sin dal giorno 20 aveva prospettato l'urgente necessità cli richiedere un intervento tedesco in ambi to diplomatico e mil.itare insieme, -quest'ultimo avrebbe potuto essere diretto (l ' invio in Alban ia di una divisione alpina) od indiretto (di alleggerimento, mediante un'azione su Salonicco attraverso la Bulgaria)- intento che Cavallero era riuscito a tenere in sospeso recandosi nuovamente in Albania, convocando a rapporto Sodclu, Vercellino e Geloso , riattivando il tono morale almeno degli ultimi due, fornendo assicurazioni circa il prossimo afflusso dall'Italia di ulteriori rinforzi e, nel contempo, impartendo direttive operative per una ripresa dell'iniziativa e, soprattutto, per una maggiore determinazione nell'azione di comando a tutti i livelli. L'assunzione di tale posizione gli consentì di rassicurare Mussolini
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circa il capovolgimento morale in atto su tutto il fronte e , ancor più, in merito all'esecuzione dell'ordine di resistenza ad oltranza sul bastione Progonat-Tepeleni-Klisura (la prima località era sul Kurvelesh, a circa 25 km in linea d ' aria a Sud Ovest di Tepeleni) impartito perentoriamente dal capo del governo il 24. In Appendice, (doc. n° 10) , una comunicazione del!' Addetto Militare italiano a Berlino dell_'11 gennaio 194 l contenente informazioni sul concorso di forze tedesche alle nostre operazioni in Albania ed in Libia, oltre ad altre interessanti considerazioni sulla situazione politico-mi litare generale. La controffensiva ebbe inizio il 9 marzo, affidata al IV C.A., (Cacciatori delle Alpi, Pusteria) all ' VIII (Pinerolo, Cagliari, Puglie e Bari) ed al XXV (Sforzesca, JuLia, Raggruppamento CC.NN. Galbiati, 2° Rgt. Bersaglieri più un Gruppo alpino). La riserva cieli' 11" Annata venne costituita su due divisioni (Siena e Legnano), mentre la Centauro rimase come riserva del Comando Superiore; l'Armata fu inoltre rinforzata con 6 gruppi di artiglieria pesante appena sbarcati. In vista dell ' azione, una settimana prima era arrivato in Albania Mussolini, che sino alla vigilia dell'attacco si recò io visita presso i comandi e le truppe, approvando tutto quanto era stato concentrato e non influendo comunque mai con la propria presenza sul piano operativo né, durante l'offensiva, sull'andamento della manovra. Dopo alcuni promettenti successi iniz iali ottenuti con l'eliminazione dei dispositivi avanzati delle difese greche, le colonne attaccanti vennero prima o poi quasi tutte arrestate in corrispondenza della linea di resistenza nemica. Anche il concorso aereo si rivelò meno efficace di quanto sperato, almeno sotto l'aspetto qì.1alitativo, perché il bombardamento eseguito da alta quota non poteva ottenere l'effetto desiderato mentre venne meno l'apporto dei bombard ieri operanti in picchiata che avrebbe potuto essere risolutivo . li IO l'azione fu ripresa ma, ad eccezione della Pinerolo, le altre GG .UU . non ottennero alcun progresso; il giorno seguente l'attacco venne ripetuto , ma la situazione rimase pressoché immutata e la battaglia assunse tutte le caratteristiche delle operazioni di logoramento già viste nel corso della prima g uerra mondiale . I nuovi ten-
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tativi dei giorni 12 e 13 diretti a sfondare in tratti diversi da quelli dei giorni precedenti, fallirono anch'essi di fronte alla tenace resistenza opposta da un avversario molto attivo anche nelle reazioni di movimento. Particolarmente cruenti, con sanguinoso tributo da parte soprattutto della Bari e della Siena, furono i combattimenti lungo le pendici Nord del costone che da Monastero portava a q . 731, che sarebbe poi assurta a "zona sacra" simboleggiante il sacri ficio dei nostri soldati . Dopo cinque giorni di durissimi combattimenti che non avevano conseguito alcun successo lo stesso Mussolini ordinò la sospensione dell'offensiva affinché venissero riesaminati gli intendimenti della manovra, rivisto il dispositivo, riordinate le unità, dato impulso al miglioramento difensivo delle posizioni raggiunte e degli sbocchi per la ripresa degli attacchi . In Appendice, (doc. n° 11), è riprodotta una sintesi della riunione tenuta dal Duce il 20 marzo con i vertici militari del settore. Della nostra azione offensiva, Messe ha lasciato una preziosa testimonianza attraverso una lettera diretta al col. Scattini, già suo subalterno ai tempi del 9° Bersaglieri e poi comandante di una delle colonne destinate all'occupazione dell'Albania nell'anno precedente , riportata in Appendice (doc . n° 12) scritta "a caldo" quattro giorni dopo l'inizio del nostro attacco ed un giorno pr.ima che tenninasse. La lettera contiene una lineare analisi delle cause del nostro insuccesso, -riassumibili nel mancato effetto distruttivo del tiro di preparazione, nelle deficienze addestrative dei quadri, nell'efficiente organizzazione difensiva greca favorita dalla natura del terrenoespressa secondo il consueto stile asciutto ed essenziale, perché "la verità bisogna pur dirla per quanto dura po::;sa essere" .2 Due g iorn i dopo a Valona, dove si era recato a trovare la fi glia Eclda rimasta coinvolta nel siluramento della nave ospedale Po sull a quale prestava servizio come crocerossina, MussoIini aveva intrattenuto Messe su alcuni aspetti della nostra recente controffensiva, ed in particolare aveva elogiato il comportamento delle truppe: 1
Archivio f\!Jessc, foglio senza indicazione cli prol. del 12.3.1941, da Messe a col. Scattin i;
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"Ho visto con i miei occhi nostri battaglioni e compagnie rimanere impavidi sotto il micidiale tiro di artiglieria e di mortai; farsi massacrare piuttosto che indietreggiare" Messe non aveva esitato ad interloquire: "Perrnettete?" "Dite" "Veramente i battaglioni non sono fatti per farsi massacrare. I reparti che subiscono per ore il fuoco micidiale dell'artiglieria e dei mortai, senza che sappiano togliersi daLLe zane battute, dimostrano di non saper fare la guerra . I nostri soldati non hanno bisogno di provare che in combattimento sanrw niorire: è quello che stanno facendo da parecchi mesi anche qui in Albania." "Come mai queste truppe non sanno niuoversi, non sanno manovrare? " "Perché i soldati mancano di istruz ione, di addestrarnento e di allena,nento, mentre chi li comanda non possiede la necessaria capacità professionale per guidarli inteLLigentemente sul campo di battaglia . nttti parlano dell'incapacità dei nostri generali, ma è che noi non abbiamo neppure comandanti capaci di piccoli reparti" "Già, manchiamo di buoni plotonisti" "E di comandanti di squadra" "Ma non possiamo rifare tutto ,l'esercito mentre dura La guerra ." "Tutto l'esercito no, ma qualche cosa si può fare," "Per esempio?" "Incominciamo a curare il grado più piccolo, ma anche uno tra i più importanti: quello di capo squadra. Diamo un indirizzo unico alla preparazione di questi piccoli e modesti comandanti . Facciamo dei corsi essenzialrn.ente pratici. Poi in sertuito, se vi sarà tempo, penseremo ai comandanti di plotone, di compagnia, etc ." "Va bene", aveva risposto Mussolini, e si era allontanato. Ma ai primi di giugno, mentre stava per trasferirsi nella zona dì Atene con il Corpo d'Armata Speciale, Messe era stato convocato
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a Roma ed accompagnato da Cavallero a Palazzo Venezi a, dove Mussolini gli fece questo discorso: "Voi nel mese scorso, parlandomi della situazione del nostro esercito, mi diceste che una delle prime cose che bisognava curare era la formazione dei capi squadra. D'accordo con Cavallero, ciò l'incarico a Voi. Il comando del vostro Corpo d'Armata rimpatria e ritorna a Padova; le vostre divisioni rimangono in Grecia passando ad altri corpi d'armata." La risposta di Messe fu questa: "Desidero chiedervi due cose: mantenere il comando di corpo d'armata ed avere piena libertà d'azione nell'impianto, nei programmi e nella direzione dei corsi ." "Sta bene.", concluse il Duce. Ed il 1° luglio, sotto la direzione di Messe , incominciarono a funzionare i primi corsi per capi squadra, forti complessivamente di 18.000 uomini e dislocati in tutte le regioni d'Italia . Il 12 aprile il comando supremo greco ordinò alle truppe d 'Albania di dare inizio alla ritirata, diradando progressivamente il fronte. Per quanto concerneva l' 11" Armata, nella cui area i greci avevano iniziato a sviluppare la progettata azione verso Valona e Berat, la G .U . iniziò il proprio movimento il 13 lungo la direttrice Tepeleni-Argirocastro - bivio di Kàlibaki. - Gianina - Missolungi per raggiungere l'allineamento Konispoli-Kakavia-Perati ed occupare I'Epiro e l' Acarnania. Anch'essa incontrò una dura resistenza e difficoltà rilevanti connesse alle strade, dove tutti i ponti erano stati fatti saltare, numerosi erano i campi minati speditivi e freq uentissime le interruzion i, assai facili in quell'ambiente montano dove le rotabili correvano spesso a mezza costa od in profonde incisioni . Nonostante tutto il 17 riconquistò Klisura , ed in quello stesso giorno lo schieramento delle retroguardie avversarie dal Tomori al mare era croll ato: la sinistra dell 'Armata, con la Pusteria, attestava ad Ersekè; al centro la Bari risaliva la valle della Vojussa verso Premeti, mentre in quella del Dhrinos la Ferrara e la Casale si avvicinavano ad Argirocastro; l'ala destra, alquanto più arretrata, era a Porto Palermo. Fra il 19 ed il 22 reparti della Bari,
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della Cagliari e della Cacciatori delle Alpi ebbero ragione della testa di ponte di Perati, congiungendosi con quelli della 9" Armata giu nti in contemporanea, dei quali s'è detto sopra, ed obbli gati anch'essi dalle truppe tedesche a fermarsi. L' ultima offensiva italiana, affidata a GG.UU. appiedate prive di velocità penetrativa, si risolse per entrambe le Armate in una lenta progressione ritmata più dal grado di opposizione avversaria che dal loro impeto. Essa non assunse mai le caratteristiche di una vera e propria manovra strategica ma si espresse attraverso una serie di scontri sistematici, non coordinati, spesso incongruamente diretti. La 9" e I' I Ia Armata pervennero al vecchio confine albanogreco, ma la loro penetrazione non acquisì le connotazioni di manovrabilità, audac ia e velocità quali la s ituazione politico-strategica in corso avrebbe richiesto. Ne conseguì solo una parziale compensazione, sotto l'aspetto morale e psicologico, per tutti gli enormi sacrifici ai quali i loro uomini erano stati sottoposti, con gli altri militari e militarizzati operanti comunque in Albania. per circa 6 mesi di durissime condizioni operative ed ambientali. A fine maggio del 1941, mentre la campagna italo-greca si avviava alla conclusione, circolò la voce che Messe sarebbe stato il prossimo Sottosegretario alla Guerra in sostituzione di Guzzoni . Era qualcosa più di una voce, se l'interessato venne addirittura convocato precipitosamente a Roma; ma, g iunto a Valona, apprese che la sua presenza nella capitale non era più necessaria, e poco dopo, infatti , si seppe che il nuovo Sottosegretario sarebbe stato il gen. Antonio Scuero. Durante la campagna, Messe aveva scritto quasi tutti i giorn i alla moglie . ripristinando un'abitudine iniziata dal tempo dell'Etiopia e proseguita anche nel breve periodo trascorso in Albania nel 1939. Le lettere scritte nell'inverno 1940-1941 proiettano il notevole equilibrio e la serenità del personaggio e confermano le sue doti di galvanizzatore degli animi. Grazie alla cortese e sensibile disponibilità del figlio Gianfranco, che ci ha consentito di prendere visione dell'ampio epi stolario familiare, siamo in grado di riprodurre alcuni brani scelti fra i più emblematici di uno stato d'animo che, comunque, era sempre "in positivo":
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CAPITOLO III LA CAMPAGNA /TAi.O- GRF.CA r /9-10 - /9-1/ J
''12 febbraio 194 1[ ...] Sto benissimo . !I bel tempo è rornato e già dura da qualche giorno . C'è un nwgnzfìcu sole . Quando 1 i sono delle bellissime giornate come queste si ha sempre paura che non duri e che faccia ancora la sua comparsa il nostro nemico numero uno: il ca ffi vo te1111Jo. I so/dari acquistano subito un altro w,petto ed il loro tono si fa piLÌ sostenuto quando possono godere di 1111 po· cli sole . Sono stato a trol'{{r/i ieri e ieri l'altro per due ceri111011ie: la consegna della medaglia d'argen.to su.I campo a due colonnelli veramente bra1·i e valorosi. L'altro ieri la cerimonia è a1 ve11uta in prima linea per premiare un colonnello di fanteria che da parecchio tiene, con i suoi fanti, uno dei settori più delicati. Avevo ordinato che alla cerimonia fo ssero presenti i rappresentanti di tutti i reparti, perché capissero bene che nel colonnello intendevo premiare tutti. Erano pochi, perché il posto non consenriva di adunare troppa gente per ragioni intuitive. l fanti non erano eccessivamente eleganti! Erano piuttosto malandati come uniforme dopo settimane di lotta contro il fango ed il greco, si ha anche il diritto di essere alquanto sbrindellati!!! -però erano fierissùni . Dirò che avevano fatto di tutto per darsi una pulitina alle scarpe (naturalmente senza lucido, senza grasso e senza spazzala!!) e alle divise. Mancavano di ... qualche bottone!!! Avevano certe barbettine da capretta!! Però nonostante queste manchevolezze di carattere estetico, erano belli. Si sono cmnrnossi quando ho par/aro del loro valoroso ed eroico contegno in cornbattimento e quando ho ricordato tanti valorosissimi caduti. E' della magnifica truppa a cui ho impresso tutta la mia passione, la rnia f ede ed il mio slancio . Sono sicuri, come me, della vittoria I .. .}." 1
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"24 febbraio 794 l f .. .} Sono contento di come procedono le cose sul mio settore . Molto spirito e pienajìducia. Ieri ho ancora parlato ad altre truppe che ho riordinate e che tornano in linea a battagliare col vivace sistema del corpo d'armata speciale. I soldati
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erano sereni, allegri e fiduciosi. Hanno contato gli inni della Patria e i canti regionali pieni di nostalgia . Dopo le opera~ioni rigidamente militari, me li sono Ja ui venire tutti intorno - erano circa 1200- e ho parlato loro pianamente ed affettuosamente delle loro .famiglie, della nostra Patria, dei sacrifici fatti e di quelli che saremo chiamati a compiere ancora per raggiungere la vittoria . Era gente che aveva lungamente combattuto e sofferto, ma che in pochi giorni, curandoli in tutte le maniere ed assistendoli sono tornati ancora dei bei soldati. lo non vivo che per loro e ba11aglie (olrre che coi greci, anche con qualche superiore in senso buono, naturalmente) e lotte, e qualche volta.faccio anche il prepotente (Ge loso dice che sono un grande prepotente!!!) perché abbiano tulfo quello che occorre loro per mettersi a posto [ .. .]." "3 marza 1941 [ .. .} Mia cara Maria, questa mattina ti ho scritto un breve saluto su cartolina e ti ho promesso che se avessi avuto tempo ti avrei scritto questa sera. Sono rientrato adesso dopo una giomata movimellfatissima e pillltosto piena cli lavoro, ma anche colma di grandi soddi.~fazioni; è venuto il Duce nel mio settore!! È arrivato improvvisamente ieri in Albania. Ho saputo che nel suo programma vi era la visita al generale Messe come sua prima cosa, ma poi ieri è stato altrove per ragioni superiori, e ciò in relazione alle operazioni in atto . Questa mattina è arrivato in una zana do ve era schierata una delle mie divisioni . Abbiamo avuto il preavviso di un ora soltanto, ma in un 'ora abbia,nofatto il miracolo e quando è arri vato lui tutto era a posto . Schieramento magnifico ed imponente. È sceso dalla macchina e lasciando da parte tutti si è diretto verso di me con un luminoso sorriso negli occhi e mi ha detto: "Messe, sono tanto, ma tanto lieto di rivedervi" . Durante la sua visita, che lo ha colpito per l 'ordine, la disciplina, lafiere~~a delle truppe, ha avuto per me parole che mi hanno veramente commosso e che mi hanno compensato di
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tutte le fatiche ed i pericoli sopportati finora. È impossibile riportare tutto. Più volte mi ha preso affettuosamente quasi sottobraccio, più volte ha appoggiato la sua ,nano sulla mia spalla. Tutti sono rimasti sorpresi di questa sua affettuosa confidenza con me . Ad un dato momento ,ni ha detto: "Messe, sapevo che avreste risposto pienamente alla fiducia che ho sempre avuto per voi . Sono veramente contento per tutto quello che avete fatto". Quando è ripartito mi ha ripetuto parole di altissima lode per le mie truppe e per me. Partendo mi è sembrato come trasformato per quello che ha visto . Le truppe durante la cerimonia ufficiale sono state di una disciplina e correttezza esemplare. Ma quando stava per partire nessuno ha potuto contenere altre truppe che erano nelle vicinanze e che hanno circondato lui, me, tutti, gridando tutto il loro entusiasmo . Ma era l'entusiasrno di combattenti che hanno sofferto, patito, combattuto, quindi entusiasmo vivo, sentito, cosciente. Nel pomeriggio è ancora tornato da ,ne per vedere altre truppe, e le sue parole di lode si sono ripetute. In questi due primi giorni passati fra le truppe il Duce deve avere riportato l'impressione che qui è l'Italia sana, vibrante, sicura della vittoria e piena di Fede. Quelli che hanno più sofferto e patito sono i più tenaci nel credere che il trionfo finale non potrà mancare. Questa mattina, dopo che il Duce è partito, ho parlato alle truppe per comunicare l'elogio Suo. Ho parlato con foga, entusiasmo ed irruenza tali che quelli che mi hanno sentito erano elettrizza-
1" ti. [ . ... Messe sarebbe rientrato in Italia nel giugno 1941 con il grado di generale di C.A. conseguito "per merito di guerra" con la seguente motivazione: "Assunto in critica situazione il Comando di una grande unità gia dura,nente provata, riusciva a centuplicare le forze e la volontà e a stroncare così l'azione irruenta del nemico protesa alla conquista di una delle più importanti basi marittime d'Albania. Organizzava quindi in breve tempo una soli-
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da barriera difensiva, sulla quale il suo Corpo d'Armata, esaltato dal suo esernpiu e dalla sua virtù incitatrice di capo. resisteva incrollabilmente ai rabbiosi, replicati attacchi dell'avl'ersario. Dopo a,·ere gradualmellfe stroncato ogni capacità reauiva, bal:ava poi alla controffensiva premendo e inseguendo il nemico.fino alla sua Iota/e dissoluzione ". Una qu arantina di giorni prima di rientrare in Patria inviò una lettera a Cavallero, che stava a sua volta per lasc iare l'A lbania (in Appendice, cloc . n° 13) . Riecheggiava, in essa, lo spi ri to rivenclicatorio già messo in luce 13 anni prima con il gen. Marietti, all'epoca della menzionata polemica circa il contributo offerto da l IX Reparto d 'Assa lto. Anche in qL1es ta circostanza, con il co nsueto garbo ma con altrettanta determinazione, il comandante del C.A. Speciale notifica va come uffic iali e soldati della G.U. avessero lamentato che nei comunicati apparsi di recente sui giornali fosse mancata un a citazione anche minima rel ativa al con tributo dato all a vittori a da l loro C.A. e dalle Divisioni che ne faceva no parte, e ne ch iedeva pertanto , implicitamente, il riconosc imento, "non tanto per l'ambizione di una citazione che ri.mlga al mio comando quanto per quella doverosa soddiJfazione alle mie tntppe che nella dura folta in vernale com e nella vii/ariosa avan::,ata si sono bravamente battute" .'
·' Archivio Messe. foglio senza indicazione di prot.. P. M. n° U2-A del 16.5. 194 1, all'Ecc. il Gen. D'Armata conte Ugo Cavallero, Comandante Superiore FF. AA. Albania, f.to Messe;
CAPITOLO IV
LA CAMPAGNA DI RUSSIA (1941 - 1942)
CAPITOLO IV
LA CAMPAGNA DI RUSSIA 1 - Le origini dell'intervento italiano Sul piano storico non è stato ancora completamente chiarito chi fosse stato l'autore delle proposte relative ad un patto cli non aggressione russo-tedesco. A quanto sembra i primi timidi tentativi furono fatti il 17 aprile 1939, nel corso di una conversazione fra il segretario di stato presso il ministero degli esteri tedesco e l'ambasciatore sov ietico a Berlino; durante i tre mesi successivi, questi contatti sperimentali continuarono in segreto, e ciascuna delle due parti cercava di scoprire esattamente fin dove l'altra fosse disposta a spingersi. Il patto venne firmato il 23 agosto 1939. Era veramente una ben strana situ azione , con due nemici ideologici giurati chiusi in una riunione segreta intenti a spartirs i gli Stati dell'Europa orientale sotto il segno cli una bizzarra Realpohtik, la necessità di porre un 1imite orientale allo spazio vitale tedesco e l'interesse a spingere la Germania contro la Francia, come si sarebbe appreso solo nel 1989 dopo la pubblicazione da parte sov ietica del documento. Il patto assicurò grandi vantaggi alla Russia. f sovietici non avevano dimenticato il 1914, quando si erano lanciati in avanti per attaccare la Germania pur non disponendo ancora di adeguate forze mobilitate. Le loro nuove frontiere venivano ora a trovarsi ben ad Ovest di quelle della precedente guerra; nei mesi successivi, inoltre, essi occuparono non so ltanto un terzo della Polonia ma anche le tre repubbliche baltiche, parte della Carelia finlandese, la Bessarabia e la Bucovina settentrionale. Quando, nel novembre 1940, Molotov si recò a Berlino, sia Hitler che Ribbentrop cercarono di impressionarlo face ndogli balenare davanti agli occhi la visione dello smembramento - che essi sostenevano essere ormai a buon punto - dell ' impero britannico e del ricco bottino che in Afghanistan, India ed Estremo Oriente sarebbe stato disponibile per un alleato fedele. Sembra però che queste rosee prospettive apparissero a Molotov
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meno allettanti di un immediato e tangibile "riconoscimento degli interessi sovietici in Finlandia. in Turchia e nei Balcani" . espressione che egl i usò per far capire che la Russia desiderava rendere il più possibile difficili le condizioni nelle quali avrebbe dovuto s volgersi un eventuale attacco tedesco contro di essa. Se la Gennan ia avesse accertato queste condi zioni, un" offensiva tedesca verso Leningrado sarebbe stata molto più diffici le, la via verso la Russi a attraverso i Balcani sarebbe stata sbarrata ed infine l'U nione Sovietica avrebbe avuto accesso al Medite1Taneo. Ancora, un'ulteriore rivendicazione degli interessi soviet ici in direzione del Golfo Persico avrebbe tagliato fuori i tedeschi da un ' importante fonte d i petrolio . M a g ià a metà dicembre del 1940 e rano stati predi sposti in Germania gli ordini preliminari per !' ''Operazione Barbarossa··, rattacco contro la Russ ia che Hitler aveva deciso di sferrare all a prima occasione favorevole . E quattro mesi e mezzo prima , il 3 1 luglio 1940. Hitler aveva convocato un consig lio di guerra nel corso del quale aveva esposto ai capi militari le sue intenzioni, che partivano dalla premessa che l'URSS rappresentava l'u ltima chance per la Gran Bretagna la quale, una vo lta eliminata la minaccia sovietica, avrebbe acconsentito all a pace mentre g li Stati Uniti non avrebbero più rappresentato un pericolo. Nella prim a vera del 194 l erano stati già tracciati i programmi completi di sfruttamento razziale , politico ccl economico de l nuovo .impero , la reali z7.azione in concreto della politica del Lebe11sraum, lo "spazio vitale", ed in proposito si dice che Hitler avesse affermato: '·La Russia sarà la nostra India " . In Appendice, (doc . n° 14), il rapporto del! ' Addetto Militare italiano a Berlino circa gli intend imenti della Germania nei confronti della Russia. Dal canto loro, i sov ietici avevano assunto atteggiamenti di carattere non meno aggressivo. Tutta la loro strategia militare era orientata verso una guerra d'attacco . Ai freq uentatori dei corsi di indottrinamento per gli ufficiali di stato maggiore veniva insegnato che i conflitti non sarebbero ormai più stati preceduti da dichiarazioni di guerra e l 'esercito aggressore avrebbe cercato di ottenere dalla sorpresa il maggior vantaggio possibile. Nel maggio 1941
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i generali Zhukov e Timoshenko presentarono a Stalin uno studio sulla conduzione di una guerra contro la Germania nel quale si sosteneva, fra l'altro, che questa ed i suoi alleati potevano schierare contro la Russia 240 divisioni che avrebbero potuto attaccare all'improvviso. Era quindi necessario non lasciare ai tedeschi l'iniziativa ma attaccarli prima che avessero completato il loro schieramento e si fossero organizzati. Il 5 maggio 1941 Stalin, inaugurando l'apertura dei corsi all'accademia militare, affermò che ora l'URSS era diventata così forte da poter passare dalla strategia difensiva a quella offensiva. Occorreva pertanto modificare tutti i piani, la propaganda e lo spirito per consolidare una mentalità offensiva. L'Armata Rossa era ormai un esercito moderno , ed un esercito moderno non avrebbe potuto essere che un esercito d'attacco. Nel termine di due mesi, aggiunse ancora Stalin, l'URSS sarebbe stata in grado di iniziare le ostilità con la Germania. Il trattato di non aggressione con questa altro non era che un documento illusorio, una cortina dietro la quale ci si sarebbe dovuti preparare. Lo stesso Stalin diramava poi una direttiva operativa nella quale si affermava, fra l'altro, come la situazione internazionale del momento , aperta a qualsiasi sviluppo, imponesse un 'aggressività rivoluzionaria tale da promuovere una schiacciante offensiva contro i tedeschi. Nei soldati, aggiungeva, dovevano essere instillati sentimenti di odio nei confronti del nemico e di desiderio di combatterlo all'interno del suo stesso territorio. Ed infatti il 21 giugno 1941 tutte le forze sovietiche poste ai confini con la Germania e con la Romania erano pronte a sferrare l'offensiva, Ma l'indomani , ben edotto dai suoi servizi informativi e dalla ricognizione aerea, Hitler attaccava. Il giorno precedente aveva inviato una lettera a Mussolini nella quale, dopo aver esposto le ragioni che lo inducevano a non ritardare l'attacco all'URSS, veniva adombrata la possibilità cli una partecipazione italiana al conflitto in termini peraltro nettamente contrari e suggerendo invece di concentrare il nostro mas-
'Zincone V., "Hitler e Mussolini". Milano, Rizzoli, 1946, pagg.78-81;
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simo sforzo sul teatro di guerra mediterraneo. 1 Mussolini , invece, ritenendo che l'Italia, per ragioni di carattere ideologico e delle relative implicazioni politiche, non potesse rimanere estranea alla lotta contro il comunismo, decise per la partecipazione italiana , ed il 30 maggio, prevedendo prossima la crisi delle relazioni russo-tedesche, dispose per la costituzione tra Lubiana e Zagabria di una divisione corazzata, una motorizzata e della divisione granatieri.2 In ambito Stato Maggiore R.E. , fra due ipotesi in discussione, Corpo d'Armata Speciale comandato da Messe, su due divisioni celeri ed una autotrasportabile, che stava rientrando dall'Albania con destinazione Padova, e Corpo d'Armata Autotrasportabile , comandato dal gen . Zingales, da poco rientrato dalla Dalmazia con le sue due divisioni autotrasportabili ed una celere e di stanza a Cremona si scelse la seconda anche perché, secondo il concetto di allora, la G .U. autotrasportabile si presentava di più pronto impiego. U 19 giugno era infine maturata la soluzione che il Corpo di Spedizione sarebbe stato formato con due divisioni autotrasportabili ed una celere, tutte e tre inquadrate nel Corpo d'Armata Autotrasportabile . 11 suddetto ordinamento, peraltro, mostrava alcuni elementi formalme nte e sostanzialmente non corretti: - le denominazioni di "autoportate", "motorizzate" ed "autotrasportabili", attribuite al le GG.UU. come espressioni equivalenti, tali non erano dal momento che la locuzione. "autoportate" era un termine
2
Cavallero U .,"Diario", Roma, Ciarrapico, 1984 ; pag. 188; Le Divisioni mobilitate per la guerra si d ist ing uevano in: - Divisioni difameria: avevano salmerie, carrette e pochissimi au tomezzi; potevano essere del tipo normale e del tipo da momagna, e differi vano tra loro perché quelle eia montagna avrebbero dovu to avere il reggimento d i artiglieria someggiato o carrellato; - Divisioni alpine: avevano numerose salme rie e l'artiglieria tutta someggiata; -Divisioni celeri: erano composte eia cavalleria , bersaglieri ciclisti, artiglieria a cavallo ed a traino meccanico, carri veloci; - Divisioni autotrasportabili: erano come le divisioni di fan teria del tipo normale, con le sole salmerie di comballi mento ed i servizi motorizzati. L'artiglieria era a traino meccanico; potevano spostarsi in autocarro. ma non disponevano d i 3
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generico che non trovava riscontro nelle tabelle organiche del R.E.3; - le divisioni "Pasuhio" e "Torino" prescelte non erano "motorizzate" in quanto non disponevano in proprio dei mezzi necessari al loro trasporto , ed erano "autotrasportabi]i" così come ogni normale divisione di fanteria che non disponeva di autoreparti in proprio; le bocche da fuoco da 105/32 in dotazione (di preda bellica riadattate, pesanti e poco maneggevoli , difficilmente trainabili su strade non buone) avevano una gittata massima di soli 14.000 metri, che escludeva categoricamente che potessero essere qualificate "a lunga portata" come invece erano definite quelle in possesso delle GG.UU . menzionate. Il 9 luglio veniva infine stabilito che il complesso di forze terrestri ed aeree destinato ad operare sul fronte orientale assumesse la denominazione di CORPO DI SPEDJZlONE ITALIANO IN RUSSIA (CSIR) e fosse posto al comando del gen. C.A. Francesco Zingales che però lo avrebbe tenuto , come si vedrà in appresso, solo fino al 17 dello stesso mese. L'Ordine di Battaglia alla data del 1° agosto 1941 è riportato in Appendice (doc. 11° 15). Complessivamente, il CSIR riuniva: - Comando Corpo d'Armata autotrasportabile con le seguenti unità direttamente dipendenti: un battaglione mitraglieri; un battaglione cannoni controcarro; una compagnia bersaglieri motociclisti; un raggruppamento di artiglieria motorizzato su 3 gruppi; 2 gruppi cli artiglieria contraerea; 4 battaglioni del genio, di cui due pontieri, uno artieri e uno collegamenti; un gruppo di osservazione aerea dell'Aeronautica, su tre squadriglie; un gruppo caccia, su quattro squadriglie; una legione cc.nn . su tre battaglioni ; - due Divisioni autotrasportabili: la Pasubio, con i reggimen-
unità automobilistiche in proprio per il loro trasporto; - Divisioni nwtoriz.za1e: erano composte di fanteria, bersaglieri ed artiglieria a traino meccanico; disponendo in proprio degli automezzi necessari al loro trasporto; - Divisioni corau ate: comprendevano reparti di bersaglieri autocarrati, unità carriste e artiglierie a traino meccanico.
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ti di fanteria 79° e 80° Roma e 1'8° reggimento artiglieria divisionale; la Torino , con i reggimenti di fanteria 81° e 82° Torino e iJ 52° reggimento artiglieria divisionale; - una Divisione celere, la 31\ Principe Aniedeo d'Aosta (PADA), con iJ 3° Reggimento Bersaglieri, i reggimenti Savoia Cavalleria e Lancieri di Novara, un gruppo carri L/33, il reggimento artiglieria a cavallo; - nove autoreparti ripartiti fra tutte le unità del CSIR; - una Intendenza Speciale Est comprendente i seguenti Servizi logistici: di sanità, commissariato, amministrazione, artiglieria, genio. chimi co, ippica e veterinaria, trasporti (I autoraggrqppamento per un totale di 12 autoreparti), automobilistico, tappe, postale e telegrafico; - dodici sezioni Carabinieri . In totale: 62.000 uomini; 17 battagl ioni fuc ilieri (di cui: J2 di fanteria di linea, 3 di bersaglieri, 2 di cc.nn.); 7 battaglioni armi di accompagnamento; I battaglione guastatori ; 14 compagnie autonome (di cui: 2 di motociclisti, 4 di mortai da 8 1, 8 da 47/32); 10 squadroni di cavalleria (di cui: 8 sq uadroni cavalieri e 2 squadroni mitraglieri); • 4 squadroni carri « L » (60 carri); 14 gruppi di artiglieria (di cui: 3 da 105/32, per 9 batterie con 36 pezzi; 2 da 100/17, per 6 batterie con 24 pezzi; 7 da 75/27, per 1.8 batterie con 72 pezzi; 2 da 75/46 contraerei~per 8 batterie con 32 pezzi); 10 batterie autonome (di cui: 2 da 65/17 per 8 pezzi e 8 da 20 contraerei per 64 pezzi); • 4 battaglioni del genio (di cui: 1 di artieri, 1 di collegamenti , 2 di pontieri); 6 compagnie autonome del genio (di cui: 3 di artieri e 3 di telemarconisti); 1 battaglione chimico.4
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Ma la composizione del Corpo di Spedizione offriva il destro anche per alcuni rilievi di carattere tattico-ordinativo . La struttura delle Division) Celeri5 era stata studiata sotto il profilo organico per affidare alle stesse Grandi Unità (tre sole in tutto l'Esercito) principalmente il compito dell'esplorazione strategica sul fronte di un'Armata, su terreno di media montagna o collinare della zona alpina o ad essa adiacente. In quel tipo di terreno , e su quella rete stradale, avrebbero operato i reparti dotati di mezzi a ruota, mentre il terreno di più difficile percorribilità sarebbe stato battuto dai reparti a cavallo. L' artiglieria leggera, per 1/3 ippotrai nata e per 2/3 motorizzata, avrebbe potuto, a seconda delle esigenze, appoggiare i "distaccamenti esploranti" , composti volta a volta in relazione ai compiti loro affidati 6 • Ora, la forza delle Divisioni Pasubio e Torino non si poneva con la consistenza di un'Armata neppure ridotta, sicché la presenza di una Grande Unità Celere per l'esplorazione strategica in favore delle due citate Divisioni appariva eccessiva se messa in rapporto alla dottrina tattico-strategica di quel tempo. L'altro possibi le impiego della Celere quale massa d'urto e di manovra nelle mani del comandante del Corpo d'Armata sembrava invece carente e di non sicuro rendimento, priva come era la Grande Unità di consistenti formaz ioni corazzate capaci di decidere un'azione o d i ristabilire una situazione compromessa. Non solo, n1a in un terreno come quello della Russia meridionale , ovunque percorribile fuori strada anche da carri armati medi e pesanti, la minaccia dei mezzi corazzati nemici sarebbe stata costante, limitando perciò sensibi lmente il proficuo impiego della Celere.
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'"Le operazioni delle Unità Italiane al fronte russo /941 -1943", USSME , Roma, I 977, pag .73. 5 Composte da un reggimento di bersaglieri ciclisti, due reggimenti cli cavalleria, un gruppo squadroni carri leggeri (3,5 tonn.), un reggime nto cl i artiglieria con sei batlerie cl i piccolo calibro. <· L'artiglieria della 3" Divisione Celere però era formata dal reggimento cli artig lieria a cavallo su 6 batterie.
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Infine la velocità di movimento delle unità della Divisione Celere destinate a precedere il grosso del Corpo d'Armata non era omogenea, ed i tre battaglioni bersaglieri autoportati. erano sempre destinati a staccarsi dai più lenti dieci squadroni di cavalleria e dall'artiglieria. Per quanto riguarda le due Divisioni di fanteria "autotrasportabili" c'è da dire non solo che la disponibilità degli automezzi, come si è già visto, non permetteva che il trasporto di una sola delle due Grandi Unità, ma tale disponibilità era altresì notevolmente al disotto delle estese necessità contingenti che le operazioni su quel fronte , caratterizzate da celerità e profondjtà di movimenti , avrebbero inevitabilmente creato. Altra variante organica era stata quella dell'inclusione di una Legione di Camicie Nere tra le unità direttamente dipendenti dal Comando del Corpo cl ' Armata . L'organico delle Divisioni Pasitbio, Torino e Celere in quanto Divisioni Speciali non comprendeva, a differenza di quello delle altre divisioni di fanteria, unità della M .V.S.N ., ma l ' aspetto ideologico della guerra e la necessità di dotare il Comando del Corpo d'Armata di qualche elemento per poter intervenire direttamente nella lotta, determinarono la variante. La Legione venne inoltre rafforzata con un battaglione di armi di accompagnamento (una compagnia mortai da 81 e una compagnia cannoni da 47/32), non previsto nelle legioni divisionali della Milizia. Alle due Divisioni "autotrasporta bili" , inoltre, era stato assegnato in più dell'organico un battaglione mortai, frutto dell'esperienza maturata sul fronte greco-albanese, così che le possibilità di tiro con traiettoria curva erano praticamente raddoppiate. Era stata anche raddoppiata, portandola da una a due , la presenza di compagnie cannoni da 47/32 in funzione anticarro presso le Divisioni, mentre un intero battaglione degli stessi pezzi -che, con la loro gittata di 3500 metri potevano svolgere anche azione di accompagnamento- era stato posto alle dirette dipendenze del comando di C.A. Per le artiglierie, si può dire che la dotazione del CSIR era piuttosto scarsa. Infatti , nelle unità direttamente dipendenti dal Corpo d 'Armata esistevano -oltre ai tre gruppi da 105/32 (36 pezzi) già
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citati- soltanto due gruppi da 75/46 vincolati alla difesa contraerea, ognuno su due sole batterie, e altre due batterie ciascuna armata di otto cannoni-mitragliere da 20, pure con funzione contraerea. La dotazione di artiglierie delle Divisioni oltre ad essere scarsa era anche antiquata. Si trattava infatti di due gruppi (24 pezzi) di obici da 100/17, di preda. bellica austroungarica della prima guerra mondiale (gittata massima 9 .300 m) e di sette gruppi (72 pezzi) di cannoni da 75/27 (gittata massima 10.240 m) già veteran i della:guerra italo- turca 1911-12 e della prima guerra mondiale. Di questi ultimi cannoni i tre gruppi della Divisione Celere erano su due batterie "a cavallo"(24 pezzi) , cioè con le bocche da fuoco trainate da tre pariglie, con conducenti montati e con tutti i serventi parimenti montati a cavallo. Ancora tre caratteristiche distinguevano il CSIR dagli altri Corpi d'Armata ad ordinamento normale: - una consistente assegnazione di unità del Genio (dieci specialità), con una considerevole quantità di reparti pontieri; - l'assegnazione di reparti clell 'Aeronautica, con unità da osservazione e da caccia per complessivi 83 aerei; - l'esistenza di una lntendenza , anche se inizialmente prevista per ass.olvere compiti limitati, ed una maggiore dotazione di unità dei vari Servizi, che assimilavano logisticamente il CSIR ad una piccola Armata. Contemporaneamente venne stipulata con le forze amiate tedesche una convenzione avente lo scopo di regolare l'organizzazione ed il funzionamento dei predetti servizi. Sulla base di essa, il Comando Supremo german ico si impegnava a fornire sempre i viveri facenti parte della razione tedesca secondo i quantitativi prescritti per la razione italiana e l'intero fabbisogno di carburanti, fieno e legna da ardere, e secondo le possibilità i medicinali ed i materiali per i servizi di sanità e veterinaria e l'avena per i quadrupedi. La sua struttura avrebbe dovuto essere adeguata ai compiti operativi che le unità italiane erano chiamate ad assolvere nel quadro della Direttiva n.21 -nota in codice col nome di "Piano Barbarossa"- che il Comando Supremo germanico aveva impartito alle sue Armate del fronte orientale, tra le quali il CSIR andava ad inserirsi.
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La Direttiva n.21 prescriveva che la massa dell 'esercito sovieti co dovesse essere battuta in una rapida campagna, da concludersi entro l' autunno 1941, con ardite operazioni "spingendo ampiamente avanti cunei corazzati" e impedendo nel contempo la trad izionale manovra del nemico per sopperire con la ritirata su spazi immensi alla s ua ini ziale inferiorità. In siffatto genere di operazioni, svolte su un terreno che non opponeva al movimento ostacoli naturali ad eccezione dei corsi d ' acqua, mezzi corazzati e blindati trovavano condizioni ideali di proficuo impiego; così per le unità di fanteria motorizzata, alle quali poteva essere affidato il compito di ampliare l'azione di rottura dei corazzati con profonde avanzate per il raggiungimento di obiettivi posti a grandi distanze. Principalmente due erano, dunque, le esigenze che avrebbero dovuto determinare la struttura del CSIR: la prima consisteva in una adeguata disponibilità cli unità corazzate, l'altra che le divisioni di fan teria fossero interamente motorizzate. A tali preminenti esigenze se ne aggiungeva poi una terza non meno rilevante, e cioè una cospicua dotazione di efficaci cannoni per l'azione controcarro. Ma la composizione organica del CSIR non fu tale da rispondere pienamente alle citate esigenze. Per quanto riguardava infatti le unità corazzate, il Corpo di Spedizione disponeva di un solo gruppo di carri leggeri da 3 tonn. (inizialmente 60 carri , ripartiti in quattro sq uadroni) , in organico alla Divisione Celere. Le altre due divisioni non avevano unità di carri armati. Circa la necessità di assegnare al CSIR una più consistente forza carrista in relazione alle esigenze che si sono dette , occoh·e tener presente che delle tre division i corazzate esistenti all'atto della sua costituzione, una, l'Ariete , era in Africa Settentrionale mentre le altre due , la Centauro e la Littorio, da poco rientrate dal fronte balcanico, si trovavano in .Italia in via di riordinamento per essere egualmente trasferite in Africa Settentrionale. L' armamento controcarro del CSIR era principalmente rappresentato dai 108 cannoni da 47/32 presenti ne lle compagnie c/c della G rande Unità . Il pezzo da 47 /32 era allora l'unico cannone legge-
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ro costruito e adottato per svolgere preminentemente azione con trocarro . La sua efficacia contro i mezzi corazzati posti in campo dall'avversario può essere desunta raffrontandone i dati caratteristici con quel] i relati vi alla corazzatura del carro sovietico di più largo impiego nella seconda guerra mondiale, vale a dire del carro armato medio T34. In particolare: - il pezzo controcarro italiano da 47/32 lanciava granate capaci di perforare ad una distanza di 500 m piastre di acciaio dello spessore di 43 mm , con impatto normale, cioè con un angolo di incidenza di 90°, oppure piastre d i acciaio di 32 mm con impatto di 60°; - il carro armato sovietico T34, del peso di 26 tonn., armato di un pezzo da 76 e da 2 mitragliatric i, aveva una corazzatura in torretta e sullo scafo, nelle parti maggiormente esposte al tiro avversario, di 45 mm. Nell 'intento di sopperire alla carenza di artiglierie (antiquate e di limitata potenza) fu assegnato a ciascuna delle due divisioni autotrasportabili un secondo battaglione mortai, in aggiunta a quello previsto dagli organici, oltre ad una compagnia del battaglione armi di accompagnarnento della Legione CC.NN. Tagliamento, ma tali provved.imenti furono potuti apportare senza che altrove derivassero carenze di quelJe armi. Più rilevante fu , invece, la dotazione supplementare di cannoni da 47/32 controcarro. La limitata produzione rendeva generalmente sentita la scarsità di tali armi, l'azione delle quali peraltro non risultava efficace contro tutti i carri medi nemici . Le fonnazioni organiche ordinarie prevedevano l'esistenza di una compagnia su 8 pezzi per ogni divisione. La speciale dotazione conferita alle Grandi Unità del CSIR divenne più che tripla, assegnando un battaglione alle dirette dipendenze del Corpo d'Armata ed un'altra compagnia al battaglione cli armi d'accompagnamento della Legione Tagliamento. La dotazione iniziale cli automezzi, anche essendo stata contenuta entro i limiti normali , risu ltò subito insufficiente al bisogno , pur avendo sottratto 4.600 autocarri all a disponibilità generale. Portata a 5.500, migliorò di poco la di sponibilità di mezzi al fron-
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te russo, per l'alta incidenza dei guasti , ma rese ancor più pesante il sacrificio iniziale, essendo la produzione industriale italiana difficoltata dalla scarsità di materie prime.
2 - L'entrata in azione del CSIR Il CSIR iniziava il IO luglio, per scaglioni, il proprio trasferimento nella zona di radunata. Esso comportò: - movimenti per ferrovia da Roma (Divisione Torino), da Verona (Divisioni Pasubio e Celere) e da Cremona (Comando CSIR), sino alla zona di scarico situata nell' Ungheria orientale e compresa tra Marmaros Sziget, Felsoviso, Borsa; - movimenti per via ordinaria dalla zona cli scarico alla zona di radunata che venne fissata in Romania nelle località di: Gura Hormolui - Falticeni - Suceava, per le Divisioni; Botosani, per il Comando del Corpo di Spedizione e per le Unità e Servizi del Comando stesso. Il movimento per trasportare l'intero Corpo cli Spedizione durò ventisette giorni, richiese l'impiego di 216 treni, suddivisi in cinque blocchi, e si concluse il 5 agosto. La distanza dalla zona di scarico dai treni, profonda 80 km, alla zona di radunata era di circa 280 km. La disponibiliù di una sola rotabile per raggiungere la zona di radunata (rotabile che si snodava per oltre cento km a cavallo dell'Arco Carpatico, e che non possedeva sufficiente larghezza per consentire il doppio transito agli automezzi pesanti, quasi tutti Lancia 3RO con rimorchio); la limitata disponibilità di automezzi; la natura montagnosa della regione attraversata, in aggiunta alla non trascurabile distanza da percorrere, crearono una serie di difficoltà che furono peraltro superate con grande animo da tutti i componenti del CSIR. Durante il trasferimento, il comandante del CSIR gen. Zingales fu costretto il 13 luglio ad interrompere il viaggio ed a farsi ricoverare in un clinica di Vienna perché affetto da una grave forma influenzale con congestione polmonare. Sarebbe stato sostituito il
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17 dello stesso mese da Giovanni Messe, giunto direttamente a Marmaros Sziget, la cui investitura aveva avuto luogo "sul tamburo", così come si evince dalla testimonianza dello stesso interessato: Alfe ore 14 circa dello stesso giorno 13, a Padova,fui chiamato al telefono per una comunicazione urgente da Roma. All'apparecchio c'era il generale Mar;li, addetto al Comando Suprerno. Tra me e lui avvenne la seguente conversazione telefonica: "MAGLI - EcceLlenza, ti comunico che devi partire per Vienna. MESSE - Per Vienna? Per fare che cosa'! MAGLI- Devi sostituire il comandante del CSIR, generale Zingales, che si è ammalato durante ;z viaggio ed è stato ,koverato d'urgenza in una clinica di quella città. MESSE - E me lo dici così, per telefono'/ Ma non potevate chiamarmi a Roma, anche per ricevere Le direttive in relazione al compito che dovrò assolvere? MAGLI - Non c'è tempo per farti venire a Roma. Le chrettive sono state date al generale Zingales e te le ripeterà lui a Vienna. Questo è l'ordù1e. MESSE - Quando debbo partire? MAGLI - Possibibnente questa sera stessa. MESSE - Senti Magli: partirò al più presto, ma dovrò pure procurarmi l'equipaggiwnento, visto che debbo andare a finire in Russia. A chi dovrò passare Le con segne del Corpo d'Annata'/ MAGLI -Al comandante di divisione più anzfrmo. Ma ti ripeto che l'ordine è che devi partire subito. MESSE - Ti ho detto che partirò appena mi sarà possibile. Partii la ,nattina del IO. A Vienna andai a trovare il gen . Zingales in clinica. Aveva la febbre molto alta e non era certo in condizioni di ripetermi Le direttive ricevute. Lasciai Vienna il giorno 16. Il 17 giunsi a Marmaros-Sziget, al confine orientale del! ' Ungheria, dove trovai il col. Guido Piacenza, capo di stato mag-
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giore del CSIR, e da lui ebbi il primo or;entamento sulla sUuazione7. Quando il comandante dell' l 1a Armata germanica, appartenente al Gruppo Armate Sud e sch ierata lungo il corso inferiore del Dniester ed alle cui dipendenze il CSJR era destinato ad operare , espresse verso la fine del mese il desiderio di poter disporre immediatamente di almeno una Divisione italiana, la situazione delle GG .UU. del Corpo di Spedizione era la seguente: a) Divisioni Pasubio e Torino: avevano ultimato la radunata rispettivamente nella zona di Suceava e cli Falticeni; b) Divisione Celere: nonostante le insistenti 1ichieste per ottenere lo scarico dai treni in Romania (zona Botosani-Suceava) anzichè in Ungheria (zona Borsa- Mam1aros Sziget) almeno delle unità a cavallo, il Comando germanico responsabile aderì solo in parte a tale richiesta. Ne derivò una radunata disorganica della Celere, poiché i due reggimenti di cavalleria e il reggimento di artiglieria a cavallo rimasero frazionati con i propri squadroni e le proprie batterie in parte a Botosani e in paite a Borsa. Ciò produsse un sensibile ritardo nella disponibilità totale della Divisione e causò un eccezionale dispendio di energie per i cavalli; e) Unità di Corpo d'Annata: per la maggior parte erano ancora in affluenza dall'Italia verso le stazion i di scarico (cioè non ancora in zona di radunata); d) Servizi logist;d: non ancora in condizioni cli funzionare compiutamente perché: - tra la zona di schieramento dei centri di rifornimento e quella di radunata correvano dai 250 ai 300 chilometri e tale distanza, molto superiore alla mezza tappa automobilistica , richiedeva per i normali rifornimenti almeno un numero doppio degli automezzi disponibili; - l'insufficienza numerica degli automezzi impediva di pianificare l'importante problema dei rifornimenti che, dalla fase di precarietà su cui le imperiose esigenze lo impostavano,
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Archivio Messe, foglio manoscritto senza a lcun elemento di riferimento;
Cartina n°4 Zone di scarico e di raccolta delle unità del CSJR pe l'avvio alla zona di schieramento
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ZONE 01 SCARICO E 01 RACCOLTA DELLE UNITA DEL C.S.I.R. PER L'AVVIO ALLA ZONA 01 SCHIERAMENTO
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avrebbe dovuto essere stabilmente fissato e risolto , soprattutto in vista del successivo sviluppo delle operazioni. In sintesi, una radunata incompleta, con lo schieramento logistico arretrato e già in crisi, prima ancora che il CSIR muovesse dalla zona dj radunata per la zona di impiego operativo. Sulla partecipazione italiana alla campagna di Russia è disponibile un'ampia letteratura alla quale si rimanda quanti fossero interessati ad un ulteriore approfondimento8 • In questa sede, pertanto, ci limiteremo ad una sintetica rievocazione del quadro generale, estendendo invece la nanazione più particolareggiata a tutti quegli aspetti relativi all'azione di comando di Giovanni Messe ed assumenti qu i,nd i uno specifico interesse nell'ambito della ricostruzione biografica della sua figura. Il CSIR entrò in azione nel mese di agosto del 1941, nel quadro del primo ciclo operativo che, sotto l'aspetto temporale, può configurarsi dall' ini zio del conflitto sino ai primi di dice mbre, ossia dall 'avvio della controffensiva sovietica presso Mosca che allontanò
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Per quanto attiene alle opere di carattere p iù specificamente storico-militare, citiamo fra tutte "Le operazioni delle unità italiane al fronte russo ( 1941 1943)" , Roma , USSME, J977 e"/ servizi logisiici delle unità italiane alfron1e russo (1941 -1943)", Roma, USSME, 1975. Per quanto concerne a ltri volumi, escludendo la vasta memorialistica che ve11e per lo più sulle vicende legate alla ritirata delle nostre truppe dal Don fra il dicembre 1942 ed il gennaio 1943 , ovvero è riferita ad eventi riguardanti singoli reparti o specialità dell 'Esercito e che comprende contributi pregevoli, anche sotto il profilo letterario , da parte cli autori piuttosto noti (Rigoni Stern, Bedeschi, Revelli, Co1ndi, Brevi, Vicentini, Luni, Gandini, Barrili, Salvatores, Gnocchi, Fusco, D'Auria, Vandano, ecc.), riteniamo siano da segnalare le seguenti opere: Valori G., "La campagna di Russia . CSIR-ARMJR 1941-1943", Grafica Nazionale Editrice, Roma , 195 1; Francini M., "Auacco alla Russia", Firenze, Vallecchi, 1965; Valori F. "Gli italiani in Russia. La campagna del CSIR e dell'ARM!R" , Milano, Bietti, 1967; Ricchezza A., "La storia illusirara di tutta la campagna di Russia", 4 voli., Milano. Longanesi, 1972; "Gli italiani sul fronte russo" , Atti dell'omonimo Convegno (Cuneo, 19-21 ottobre 1979), Bari, De Donato, 1982. Ad esse va aggiunto il volume "La guerra al ji·onte russo ", M ilano, Rizzoli, 1964, il cui autore è proprio il protagon ista della presente biografia, Giovanni Messe (Il libro è stato ripubblicato nel 2005 dalla casa editrice Mursia).
CAPITOLO IV LA CA MPAGNA DI R USSIA
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la minaccia tedesca dalla capitale. Il suddetto ciclo operativo può essere suddiviso in due fasi: delle quali la prima della durata di circa tre settimane, decorrente cioè fin verso la metà di luglio, durante le quali le unità sovietiche, sorprese e disorientate dall'irruenza dell'attacco tedesco , furono duramente sconfitte e dovettero ritirarsi profondamente con pesanti perdite. In tale fase i sovietici impressero eccezionale impulso alla trasformazione delle industrie e della economia dalla produzione di pace alle esigenze della guerra, fu ultimata la mobilitazione, venne completato lo schieramento delle armate nei fronti prima citati ed incominciò il trasferimento verso oriente delle fabbriche , delle industrie e dei depositi dalle regioni minacciate dall'attacco tedesco. Nella seconda fase (metà luglio-primi di dicembre) l'esercito russo cominciò ad oppoITe all'urto delle colonne corazzate tedesche una più valida e organizzata resistenza delle sue unità, le quali tuttavia dovettero ancora arretrare per centinaia di chi lometri perdendo , oltre ai numerosi caduti , centinaia di migliaia di prigionieri, migliaia di carri, di cannoni, di aerei . Con tenaci battaglie difensive ed a prezzo di duri sacrifici, in questa seconda fase i soldati russi riuscirono cioè a frenare l' impeto degli attaccanti e ad imporre loro tempi di a1Testo, dando così modo al Comando Supremo sovietico di pianificare compiutamente la condotta della guen-a ed i mezzi per operare validamente. Dopo circa sei mesi di aspra lotta e di azioni temporeggianti, le armate sovietiche fermarono le colonne tedesche sotto Leningrado, davanti a Mosca e nel settore occidentale del Donez, creando le , condizioni per il passaggio alla controffensiva nella zona della capitale. Il CSIR avrebbe partecipato inizialmente alle operazioni per l'accerchiamento delle unità russe rimaste fra il Dniester ed il Bug nel corso del loro ripiegamento verso oriente; sarebbe intervenuto nella manovra di Petrikovka, facente parte della grande battaglia del Dnieper nella quale le armate russe tentarono senza successo di arrestare sul fiume l'avanzata germanica; avrebbe preso quindi pa1te alle operazioni offensive per la conquista del bacino industriale del Donez, sino all'occupazione dei distretti industriali di Gorlovka e Rykovo, dove avrebbe avuto termine il ciclo delle sue
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azioni offensive, nel quale sarebbero stati compresi anche i combattimenti difensivi di proprie unità a Nikitovka. Pur nell'ottica necessariamente ridotta entro la quale ci siamo riproposti di contenere la rievocazione dei principali combattimenti sostenuti dal CSIR, che era stato posto a disposizione del 3° Corpo corazzato tedesco comandato dal gen. von Kleist, questi possono essere cronologicamente elencati come segue: - Battaglia di Petrikovka: il 22 settembre il CSIR, per la prima volta tutto riunito, si trovò impegnato nella predetta località. I russi opposero una strenua resistenza , appoggiati dall'artiglieria ed anche dall 'aviazione. La Torino attraversò nella nottt il Dnieper su ponti di fortuna riuscendo a collegarsi con il 3° Corpo tedesco, mentre la Celere rastrellò la zona fra questo fiume ed il suo affluente Orel. - Bacino del Donez: dopo essersi riorganizzato intorno a Dniepropetrovsk, il CSIR ricevette l'ordine di occupare la zona industriale di Stalino, nel bacino del Donez, in collaborazione con il raggruppamento corazzato tedesco di von Kleist. Fra il 2 ed il 5 ottobre la Celere valicò il Dnieper, segu ita il giorno dopo dalla Pasubio e poi dalla· T[!rino. Intanto cominciava a cadere la prima neve e le strade diventavano piste piene di fa ngo. Le carenze logistiche, già insite all'atto della costituzione della G.U., cominciavano a palesarsi in tutta la loro evidenza in relazione alle particolari caratteristiche del tavolato meridionale russo, un al topiano di debole elevazione media declinante verso Sud con lievissimo pendio, come una continuazione della zona pianeggiante dell'Europa centrale. Sull 'altopiano sono presenti alcune deboli ondulazioni che, soggette all'erosione delle acque piovane, danno luogo a forre talora ripide ed incassate, le cosiddette "balche" . li tavolato è ricoperto da un profondo mantello di terra, formatosi per antica scomposizione di piante graminacee entro un sottosuolo costituito da finissima arena. Questo fertile terreno, però, quando risulta inzuppato d'acqua per pioggia o disgelo , diventa vischioso e difficile al transito, non solo per
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i normali autoveicoli ma anche per i mezzi cingolati, i quadrupedi e le persone. Dopo tre giorni di combattimenti, l' 11 ottobre le nostre truppe erano a Pavlograd, dopo aver eliminato la locale testa d.i ponte. Il fronte de1 CSIR venne modificato, passando dai 100 km iniziali a 150, un' estensione decisamente superiore alle proprie possibilità. Ebbe inizio l'avanzata su Stalino, iniziata dalla Celere il 13 ottobre, che sarebbe stata occupata il 20 con il concorso dei reggimenti Savoia Cavalleria e Lancieri di Novara, un'avanzata che si era svolta in pessime condizioni meteo, tra la neve ed il fango che bloccavano gli automezzi . Affondati nel fango molle e saponoso e sferzati da gelide burrasche, i fanti effettuarono più di una volta percorsi giornalieri di 30 km (ad una velocità oraria che non poteva superare i due) ed i cavalieri tappe di 50. - Battaglie di Gorlovka e di Rikovo: con l'occupazione di Stalino le operazioni per i[ possesso dell'intero bacino del Donez non potevano dirsi esaurite. Stalino rappresentava certamente il centro della grande zona mineraria che, con i giacimenti di carbon fossile e di ferro ed i complessi industiiali chimici e metallurgici, rivestiva una notevole importanza per le necessità belliche. Ma occorreva garantirne la sicurezza con l'occupazione di Gorlovka e Rikovo, anch'essi centri industriali e minerari di primaria importanza. Vennero pertanto assegnati al CSIR quali obiettivi da conquistare. Questo ulteriore impiego delle unità italiane, con una parte così imp01tante nel quadro della grande offensiva autunnale, costituiva un onere notevole in relazione alle condizioni di stanchezza delle nostre tre divisioni; tuttavia, considerata la situazione generale e la convenienza tattica che giustificava l'acquisizione di tali obbiettivi, il gen. Messe chiese alle sue ti·uppe un nuovo sforzo. Il suo concetto di manovra si proponeva dunque di attaccare e conquistare in un primo tempo l'obiettivo di Rykovo con la Divisione Celere e di investire successivamente l 'abitato e il centro industriale di Gorlovka con azione frontale da ovest da parte della Pasubio e con manovra avvolgente da Est-Sud-Est con la stessa Celere .
Cartina n° 5 Le operazioni per la conquista del bacino industriale del Donez (13-29 ottobre 1941) L'occupazione della stazione di Stalino (20 ottobre 1941)
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LE OPERAZIONI PER LA CONQUISTA OEl BACINO INDUSTRIALE DEL OONEZ (13-29 OTTOMf 1HH
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Il movimento offensivo ebbe inizio il 23 ottobre e, dopo una serie di attacchi italiani e contrattacchi sovietici, il giorno 30 il nemico sgomberò le proprie posizioni intorno a Rikovo arroccandosi su Gorlovka. La città venne attaccata principalmente dalla Pasubio , e la battaglia si trasformò ben presto in una durissima lotta strada per strada fino a che, la sera del 2 novembre, non cadde in mano ai fanti de11a predetta Divisione alla quale si erano uniti i cava11eggeri del Novara ed i bersaglieri del 3° Rgt. - Combattimento di Nikitovka: dopo l'occupazione di Gorlovka 1'80° Rgt. Ftr. aveva proseguito direttamente verso Nord per impadronirsi della stazione di Trudowaia, località nella quale si trovava lo sbocco dell'oleodotto del Caspio , ma giunto in prossimità di Nikitovka venne attaccato da ingenti forze nemiche. II 7 novembre il reggimento entrava nell'abitato apprestandolo a difesa, ma era subito attaccato da consistenti nuclei russi. L'80° Rgt. formò un quadrato e resistette per sei giorni ai violenti attacchi nemici, nonostante avesse le munizioni contate, esaurito i viveri e quasi del tutto la scorta di acqua. Furono inviati rinforzi dei bersaglieri e della Legione MVSN Tagliamento, nonostante i quali però il regg imento fu costretto ad abbandonare la posizione riuscendo a svincolarsi dalla stretta avversaria ed a rientrare a Gorlovka . I combattimenti di Gorlovka e Nikitowka rappresentarono l'ultimo atto della campagna estivo-autunnale che aveva visto le truppe del CSIR spingersi dal Dniester fino al bacino del Donez. Queste avevano certamente dato prova di notevole capacità di resistenza e di adattamento , in relazione all' avversità degli elementi meteorologici , alle enormi distanze percorse, all'intensità ed alla continuità delle fatiche e dei disagi, fattori tutti che avevano sottoposto uomini , quadrupedi e macchine ad un tormento molto elevato. S u quelle posizioni, forti per la presenza di massicci abitati che con la solidità delle loro costruzioni avvantaggiavano la d ifesa e prestavano efficace protezione dalla rigidità del cl im a , il comandante del Corpo di Spedizione intendeva
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farsi raggiungere dai propri servizi logistici, rimasti assai distanziati verso ovest in conseguenza della rapida avanzata. II generale Messe dovette perciò opporsi all'intenzione del comando germanico di impegnare le unità italiane in un 'ulteriore avanzata invernale che avrebbe aggravato la crisi logistica in atto. 3 - Il problema dei trasporti, degli approvvigionamenti e deJle predisposizioni invernali Durante l'avanzata dal Dniester a Stalino era stato necessario adattare sommariamente la linea feIToviaria per renderla atta al transito degli automezzi, data l'impraticabilità delle piste melmose. Erano stati impiegati gli aviotrasporti perché almeno le truppe più esposte potessero avere un minimo di indumenti di lana per fronteggiare il precoce inverno, così come i viveri, le munizioni ed i materiali più urgenti; del pari, erano stati impiegati gli aerei, e non solo quelli da trasporto ma anche i ricognitori, per lo sgombero dei feriti. I problemi, comunque, continuavano ad essere tanti, così come era chiaramente messo in evidenza in un rapporto redatto alla fine di agosto da un ufficiale di Stato Maggiore inviato da Roma in missione ispettiva. Uno era rappresentato dalle comunicazioni ferroviarie, a proposito delle quali l'avviamento via Brennero richiedeva un tempo notevole per i giri viziosi ai quali erano costretti sia i militari isolati che i trasporti completi. Oltre Budapest, i trasporti erano subordinati alle necessità operative tedesche ed i nostri treni sostavano nelle varie stazioni, specie quelle romene, per più giorni, attendendo di proseguire in funzione delle priorità pìù urgenti (treni ospedale, carburanti, munizioni, tradotte di personale). Sembrava opportuno, continuava il rapporto, istituire una tradotta italiana bisettimanale da Verona alla nostra stazione di scarico più avanzata, risolvendo così il problema degli isolati che per difficoltà di coincidenza, cambio della moneta, ritardi, ostacoli derivanti dalla non conoscenza delle lingue, sostavano più del necessario lungo l'itinerario con tutto ciò che di negativo ne derivava. Una tradotta di questo tipo , a somiglianza di quelle tedesche che viaggia-
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vano con proprio personale di scorta e controllo, avrebbe dovuto disporre di un cru.To-cucina per la confezione di ranci caldi dei quali , nel periodo invernale, si sentiva una vera necessità. Il problema della stagione invernale e della relatjva sistemazione era oggetto di una dettagliata disamina: Fino ad oggi sia presso l'Intendenza sia presso il C.SJ.R. poco o nulla si è concretato circa le necessità per la sistemazione invernale e ciò per i seguenti motivi principali: a) non si conosce né si può presumere la zana ove sosterà il C .S.I.R. durante l'inverno né si può sapere se vi saranno disponibilità di fabbricati in grandi centri abitati, se vi saranno risorse locali di altro genere e specie di legname. Già ora le risorse di legname arrivano fino alla zona di Botosani a circa 500 Km dalle truppe, mentre è ben nota la crisi dei trasporti che non sarà risolta che fra molto tempo con il ripristino di parte notevole della rete ferroviaria. b) Le Intendenze tedesche interpellate in merito hanno dichiarato che per il momento nessuno pensa alla sistemazione invernale. Credere a questa affermazione sembra ingenuo. È mia opinione personale che i tedeschi dicano di non preoccuparsi di questo problema per non avere concorrenti gli italiani sugli acquisti che fan.no su larga scala sui mercati ungheresi e romeni. Risulta infatti che i tedeschi oltre a mettere il fermo a loro vantaggio su tutte le merci utili della Ungheria e Romania, acquistano alla macchia o borsa nera tutto quello che possono (accertato l'acquisto in corso di gran quantità di legname per baracche in Ungheria e Romania -un milione di berretti di pelliccia in Romania (càciule )- tre milioni di sci in Norvegia). Questo mercato clandestino è jìorente ed i tedeschi vi attingono esportando dicesi- su automezzi militari eludendo così il controllo di dogana degli Stati interessati. Se l' ltalia vuole attingere, come possibile, alle risorse locali, occorre agire con tutta.fretta. Ogni giorno il mercato offre molto meno del giorno precedente e molto presto tutto sarà esaurito.
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Ritengo che l'un;ca soluzione sia quella di inviare subito sul posto commissioni di acquisto rnunite di pieni poter; e di valuta in contanti. Possibilmente lei e pengo a cambio libero il cui valore di acquisto risulta molto superiore a quello fissato dal Clearing . Meglio sarebbero dollari, di grande potere di acquisto e facilmente esigibili. Il cambio di compensazione grava su tutti i nostri acquisti in posto e di conseguenza anche su indennità pagate agli isolati che in definitiva non sempre hanno modo di coprire le ingenti spese che debbono sostenere per vivere decorosamente. Delle predette conunissioni occorrerebbe inviarne: - una a Bucarest per acquisti materia prima ed oggetti confezionati in Romania utili per La sistema::,ione invernale (legname - pelli - lana - .ferramenta per baracche - slitte - grassi per scarpe ed anticongelanti e particolarmente 100.000 giubbotti di pelle tipo transilvano come sarà precisato in seguito) una a Budapest con lo stesso compito p er il territorio ungherese e particolarm.ente per l'acquisto di 10.000 fodere di pelliccia per pastrani come sarà precisato in seguito; - du e presso l'intendenza per acquisto in zona di legname viveri - foraggi - gomme per auto - slitte - quadrupedi da tiro d i slitta - mezzi di illuminazione e stufe per baraccam enti - ecc., per le necess;,à im.,nediate del C .S .I.R .. Lo scrivente in base alle informazioni ricevute ed in relazione alle difficoltà da superare ha fatto presente all 'Intendente La necessità di acquistare senz'altro partite di legname per baracche, Per tali costruzioni indispensabile il battaglione lavoratori fale gnami già richiesto dall'Intendenza durante la mia permanenza in posto. Detto battaglione potrebbe anche costruire baracche con tetti di paglia e pareti di fan.go che abbondano in. posto e sono di rapida ed economica realizzazione ed indubbiamente adatte alle condizioni locali.
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La capacità delle baracche quando adibita a ricovero di personale, potrebbe essere aumentata costruendo in legname cuccette biposto. Il rapporto continuava menzionando quanto il gen. Messe avesse rappresentato personalmente in tema di necessità della Grande Unità posta al suo comando. Queste si compendiavano nella costruzione e requisizione in posto di slitte e nell ' acquisto di cavalli locali atti al loro trai no , previa acquisizione della relativa ferratura speciale; nell'approvvigionamento di 200 bollitori di acqua (uno per ciascuna autosezione) da immettere negli automezzi al momento dell'uso; nell'acquisizione di un congruo numero di produttori di vapore riscaldato da far circolare nei motori prima di immettervi l'acqua calda, ed utili anche per scongelare il grasso del cambio e degli organi cli trasnùssione quando gelati; nella distribuzione di 4 coperte di lana per ogni militare; infine, nella richiesta ai tedeschi degli stivaloni a mezza gamba già in uso presso varie loro unità in sostituzione delle calzature in dotazione alle nostre truppe, con relative fasce gambiere, giudicate non adatte in quanto rigide e non impermeabili. Tanto gli "scarponcell i chiodati", in dotazione alla fanteria, che gli scarponi più grossi usat i dagli alpini, non potevano essere imbottiti con calze supplementari, la stretta chiusura ostacolava la circolazione ed i chiodi facilitavano la formazione del ghiaccio. Il problema dell'equipaggiamento per sopravvivere ai rigori del clima era particolarmente sentito da Messe che, a parte i tedeschi , guardava con attenzione anche ai capi in dotazione ali 'esercito romeno. Per le sentinelle e comunque per i servizi da svolgere all ' aperto , i suoi componenti indossavano sulla scarpa normale i calzari con suola cli legno e gambale di pelle; inoltre impiegavano paraorecchi in panno di lana pura e fodera di flanella di cotone, passamontagna e "càciule" (benetti di pelliccia di agnello) e, per la protezione del dorso, giubbotti senza maniche in pelliccia di agnello tipo transilvano ed un farsetto di lana pura. Il comandante del CSIR chiedeva inoltre che fossero previsti cappotti di pelliccia per sentinelle, rappresentando inoltre al suo interlocutore come con i 100.000 giubbotti di pelliccia d'agnello e le 50.000 "càciule" che era possibile acquistare subito dalla Romania e con 10.000 fodere
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di pelliccia per cappotto acquisibili dall'Ungheria si sarebbe pressoché risolto il grosso problema della sopravvivenza invernale. Le considerazioni e le richieste avanzate da Messe avrebbero trovato adeguato riscontro nell'ufficiale inviato dallo Stato Maggiore che, al rientro a Roma, nel compilare il proprio rapporto proponeva come la serie di equipaggiamento individuale per gli uomini del CSIR fosse ulteriormente integrata rispetto a quanto richiesto dal suo stesso comandante: 1. Per tutti i militari, ufficiali compresi: - 1 paio scarpe inpermeabili (in grasso) tipo romeno da sostituire gradualmente alle auuali, oppure calzatura tedesca, se ottenibile. La calzatura attuale potrebbe ,nigliorare impiegando, sulla calza di lana, carta impermeabile tenuta a posto con pezzuole da piedi - 1 càciula (berrettone di pelliccia di agnello) - J paraorecchi tipo romeno - 2 camicie di flanella - 2 paia di mutande di.flanella - 3 paia di calze di lana - 2 paia di calzettoni di lana (eventualmente 2 paia di fasce gambiere con J paio di calzettoni) - 1 paio guanti cli lana - 1 passamontagna di lana - l paio di occhiali da neve - 1 giubbotto di pelliccia senza maniche tipo transilvano - 1 cappotto normale - 4 coperte di lana (2 in più delle attuali) 2. Per motociclisti: - giubboni di cuoio foderati di pelliccia in luogo del pastrano (nei limiti delle disponibilità , altrimenti cappotto normale da motociclista) - calzoni alla zuava foderati di pelliccia. 3. Per servizi speciali e per sentinelle: - 1 paio di calzari con pelliccia e suola di legno - 1 cappuccio foderato di pelliccia
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- 1 cappotto foderato di pelliccia del tipo in ordinazione in Ungheria . - I paio guantoni di pelle foderati di pelliccia - I sacco a pelo per i posti di guardia (in ragione di l Il O della forza) - 1 paio di calzani foderati in pelliccia9 • In effetti, nel settembre-ottobre 1941 , raggiunta la linea del Dnieper, l'Intendenza del CSIR avrebbe provveduto alla sostituzione delle uniformi estive di tela con quelle di panno, oltre al rinnovo delle calzature ormai logorate dalle marce effettuate ed in condizioni da non poter essere usate ne11 ' imminenza della stagione piovosa. La distribuzione dei capi di vestiario necessari a completare la serie invernale ebbe luogo dopo che fu raggiunta la zona mineraria-industriale del Donez. 11 basso numero di militari congelati (3614 su una forza complessiva di 62.000 uomini e su un totale di 15.013 ricoveri ospedalieri nel periodo agosto 1941-giugno 1942) e di amputazioni , circa un centinaio, sta a dimostrare la validità dei provvedimenti adottati per fronteggiare in tempo manifestazioni climatico-meteorologiche eccezionalmente più gravi di quanto fosse prevedibile (nell'inverno 1941-1942, infatti, si ebbero temperature minime di -20° per 16 giorni, con punte di -47°). E, inoltre, fa giustizia di quell'immagine stereotipata del fantaccino italiano che si trascina semiassiderato nella neve con indosso scarpe di ca1tone e pastrano sdrucito, un'immagine assurta 01mai a verità non solo presso il grosso pubblico ma, purtroppo, anche presso gli storici di professione. Messe avrebbe anche richiesto, nel giugno del 1942, a] Comando Supremo l' allestimento in sito di un tipo di stivale denominato burki, costituito da strati di tessuto trapuntati. Si trattava di un tipo di calzatura leggera, ottima per la protezione contro il vento gelido e adatta, sicuramente molto più della scarpa chiodata, per la marcia su superfici ghiacciate. Per il loro confezionamento avreb-
Archivio Messe " Relazione sul viaggio compiuto dal ten . col. Brunetto Paoli al Comando CSIR (7-22.8.1941)", senza indicazione di prot. , al Comando CSIR, 22.8.194.l; 9
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bero potuto essere impiegati indumenti e coperte fuo ri uso, tanto di lana quanto di tela. L' altro tipo di calzatura invernale russa , i valenki , fabbric ati in feltro ottenuto trattando , secondo le consuetudini loca li , la lana in fiocco con acido solforico, ed anch 'essi richiesti da Messe già alcuni mesi prima, avrebbe presentato maggiori difficoltà per la produzione nei quantitativ i occorrenti , stante l' assenza di strutture industriali e la scarsità delle materie prime necessarie.10 Lo Stato Maggiore non respinse la proposta di adottare i burki, ma la produ zione in loco incontrò difficoltà maggiori di quelle previste e non se ne poté disporre che di poche migliai a di paia, confez ionate da piccole fa bbriche situate nella zona di Millerovo ed in que lla occupata dalla Divisione Torino. Le autorità tedesche ne forniro no 5000 paia alla Divisione Julia, ma fu un 'eccezione dal momento che anche le loro unità ne erano a co1to. 11 Il 27 novembre i sovietici sferrarono l ' inattesa , dura offensiva del primo inverno di g uerra, iniziata con la riconqu ista di Rostow il 30 novembre (dieci giorni dopo essere caduta in mano ai tedeschi) per estendersi poi a tutta l'esteso fron te orientale dal mare di Azov al golfo di Finl andia . Essa impegnò il settore centrale do ve era tuttora in corso l 'attacco tedesco su Mosca , ed il giorno 8 di cembre il comando della Wehrmacht annunciò la sospensione delle operazio ni sul fron te orientale in vista del sopraggiungere dell ' inverno e l' assunzione di uno schieramento difensivo in attesa dell a primavera . Non sospesero invece la loro offensiva i russi che , ne lla regione di Tula a Sud di Mosca , sorpresero l'armata corazzata del gen. Heinz Guderian sp intasi sino a 40 miglia dalla capitale e la batterono in un duro confronto campale. A questo successo di vasta risonanza , il nemico fece seguire nel settore meridionale una serie di attacchi c he , sempre meglio alimentati da nuove forze in affluenza dal Caucaso e dagli Urali , si estese gradualmente da Sud a Nord investendo , dopo i settori del
° Cappellano F., "Sca,pe di cartone e di vise di tela" , in ·'Storia Militare", n. lO 1/2002 , pag.2 1; 11 " I servi:::.i logistici delle unità italiane al fro111e russo ( 194 /-1943)"', Roma, USSME, 1975; 1
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III e XIV Corpo, quello del XLIX ed infine quello del Corpo italiano. Tali attacchi si proponevano, evidentemente, di ricercare la direttrice di più agevole penetrazione. E' probabile che nella concezione politico-militare della gueJTa il comando russo avesse previsto di arrestare l'avanzata germanica sulla linea del Donez per imporre, poi, una dura guerra invernale che avrebbe non soltanto logorato l'esercito tedesco, ma addirittura capovolto la situazione strategica; però, se anche tale concezione scaturì occasionalmente dalla stessa situazione, è fuori di dubbio che le armate bolsceviche seppero approfittare, con grande accorgimento ed abilità, della crisi logistica ed operativa nella quale venne a trovarsi l'esercito germanico e, dimostrando una straordinaria rapidità di recupero ed un alto potenziale morale , seppero attuare, con larghezza di mezzi e di masse, la manovra controffensiva. A differenza dei tedeschi, che affermavano come si dovesse assolutamente escludere l' ipotesi di una campagna invernale sul fronte russo, Messe non si era attardato nell'affrontare i vari problemi conseguenti alla permanenza operativa di oltre 60.000 uomini nella morsa dell ' inverno, che infatti proprio nel 1941 si sarebbe rivelato particolarmente duro e precoce. Già il mese di ottobre si era presentato molto freddo, con un vento gelido e tagliente mentre il nevischio si frammischiava alla pioggia. Nella prima settimana dello stesso mese si era avuta la prima bufera di neve , ed a novembre tutta la steppa ucraina si presentava imbiancata. Il comandante dello CSIR, giustamente preoccupato per le carenze nell'equipaggiamento delle sue truppe, cominciò a sollecitare il Comando Supremo italiano e tedesco perché gli fossero inviati i materiali necessari. Alla fine di ottobre, stanco delle continue ma sterili rassicuraz ioni di Cavallero (" ... si compie ogni :,,forza per venire incontro alle vostre necessità ... " - " ... ho sollecitato, anche per ordine del Duce, L'invio degli indumenti invernali .. .") 12 prese la decisione di intervenire direttamente su l mercato ungherese e romeno; in particolare presso quest'ultimo fu possibile acqui -
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Archivio Messe, lette re autografe di Cavallero a Messe, racc. AA/II;
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GIOVANNI Jli/J::SSE - fu/timo Maresciallo d '[tc,/ia
stare in via diretta i seguenti materiali: 75.000 calze di lana .................. . 50 .000 maglie di lana ................ . guanti di lana ................ . 50.000 berretti di pelliccia (càciule) . .. .. . 30.000 20.000 passamontagna di lana .......... . 30.000 corpetti di pelliccia (cojoace) . .... . scarpe impermeabili (sosoni) . ... ... . 20.000 cappotti di pelliccia per servizi speci ali. 10.000 5.000 stufe di lamiera . ...... .. ....... . grasso per calzature . . . . . . . . . . . . . . 40.000 kg cartone catramato per baracche. . . . . . 6.000 m 13 In Ungheria ed in Bulgaria si provvide all'acquisto di pellicce. Il reperimento sul posto dei suddetti effetti di equipaggiamento era tutt'altro che agevole quando si considerino le limitate disponibilità finanziarie del CSIR e, soprattutto, il blocco imposto sui predetti materiali dalle autorità tedesche che tendevano ad accaparrarsi tutte le risorse locali. Nonostante queste difficoltà, l'attivismo di Messe riuscì a sanare non poc he lacune della nostra organizzazione logistica. Questa aveva manifestato la propria precarietà, relativamente al problema della sistemazione invernale, nei primi giorni di novembre allorché le nostre truppe, con un profondo balzo di circa 200 km, si erano portate nella zona industriale di Gorlowka-Rikowo. La crisi era determ inata dal fatto che la base di Dn iepropetrovsk era eccessivamente arretrata,. le piste del tutto impraticabili , il movimento di ogni tipo di automezzo totalmente inibito e la linea ferroviar ia sconvolta dall 'opera di distruzione dei sov ietici in ritirata. Permanevano inoltre motivi di contrasto con le autorità tedesche riguardo al numero dei tren i in afflusso alla base di Dni epropetrovsk, decisamente inferio re a quello convenuto ed invece più che mai indispensabile alle strette necessità del contingente italiano Le giornate erano cortissime, alle quattro del
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Archivio Messe, relazione gen. De lla Porta, racc. AA/VII;
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pomeriggio era già buio , le notti tremendamente lunghe e tormentose nell ' alternarsi per la guardia. Quando appariva il sole, tiepido , radioso , sul deserto di neve, era un miracolo, che per un momento sollevava gli animi. Se si era in azione fuori , bisognava assaltare prima del buio per conquistarsi ad ogni costo un riparo per la notte, altrimenti si era obbligati a rientrare nelle posizioni di partenza. Le temperature medie ordinarie oscillarono, dai primi dì novembre a tutto febbraio del 1942, tra i -28° ed i -35°, mentre nel cuore dell'inverno si sarebbero sovente approssimate ai -48°. I motori degli automezzi dovevano essere tenuti accesi pressoché a permanenza, le armi si bloccavano ad ogni pausa di fuoco, e gli oJii ed i grassi anticongelanti non bastavano a proteggere né i congegni né gli uomini. Sulla levigata crosta di ghiaccio, il passo era un continuo gioco di equilibrio; i quadrupedi dovevano essere sostenuti dai conducenti; le ruote slittavano e nelle pendenze l'abbrivio diventava infrenabile, i carichi si scomponevano e si rovesciavano e la fatica si trasformava in spossatezza. Negli avvallamenti si accumulavano masse non solidificate di neve nelle quali bisognava aprirsi la strada sprofondando sino al petto. U colore scuro delle uniformi spiccava sul bianco e piatto paesaggio, e la mancanza di indumenti mimetici rendeva oltremodo efficace il tiro dei difensori, obbligando per contro i nostri reparti a lunghe immobilità, faccia a terra. Le bevande di conforto, distribuite bollenti, dovevano essere consumate velocemente prima che ghiacciassero , i viveri caldi si rapprendevano appena tolti dalle casse di cottura. La straordinaria secchezza e la rarefazione dell' aria congestionavano i polmoni, le mani si rattrappivano sui grilletti e sulle leve di sparo mentre il torpore del congelamento si diffondeva negli arti . Sotto l'aspetto psicologico, in un ambiente così contrastante con quello mediterraneo avevano facile presa la suggestione di un paesaggio desolato , piatto e privo di vita, sommerso dalla sconfinata coltre nevosa, ed il senso di sconforto provocato dalle imponenti rovine materiali. Ad alimentare tale negativa situazione emotiva, l'acuta nostalgia dell' Italia e della famiglia, il pen-
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siero dell'immensa distanza da esse e l'irregolarità delle notizie da casa.14 Per addivenire alla risoluzione dei predetti problemi, Messe impostò e mise in opera un piano organico che nell'ambito logisti co interessava l'immediato rifornimento delle dotazioni invernali a tutti i reparti, con precedenza per quelli schierati in prima linea; la sollecita costituzione di una base avanzata nella zona di Stalino, in modo da ridurre al minimo le linee dei rifornimenti che sarebbero state seriamente penalizzate dalla stagione invernale; la costituzione di depositi avanzati di viveri , munizioni e carburanti presso le GG.UU. per assicurare la continuità di questi materiali quando le comunicazioni fossero state interrotte dalle bufere di neve; il completo rifornì mento delle derrate necessarie sino alla prima linea , essendo la zona povera di risorse locali; il reintegro delle dotazioni di magazzino; la requi sizione di tutte le slitte a traino animale, così da sostituirle agli automezzi nei periodi di precarietà del movimento meccanico. La crisi per una valida sistemazione logistica del CSIR toccò il suo vertice nel mese di novembre allorché, per le note distanze dalle basi e per le condizioni delle piste, si dovette affidare l'enorme movimento dei trasporti ad uno scarso numero di automezzi, ai quali il gelo bloccava ordinariamente gli organi meccanici. Tra accorgimenti, ripieghi e fatiche di ogni sorta, verso lo scadere dello stesso mese di novembre tutti i repruti in linea di sponevano di una dotazione completa di indumenti invernali, limitata alla sola aliquota delle sentinelle, pattuglie e vedette ed a tutti quegli uomini che, per varie circostanze, dovevano maggiormente esporsi alle intemperie.
" Alla metà di aprile, dopo nove mesi d i campagna, solo 340 militari avevano potuto fruire d i licenza per gravi motivi di fami g lia e 415 e rano rimpatriati per particolari situazioni familiari , ma la massa dei combattenti rimaneva del tutto esclusa dal beneficio d i una licenza. E ciò per la non lontana ripresa delle operazioni offensive, la distanza dalla madrepatria, la mancanza di rapidi collegamenti ferroviari, i lunghi periodi di contumacia, la precarietà del viaggio di ritorno. Quest'ultimo viaggio costituiva una vera e propria avventura, soggetta a tutti i capricci del caso, estenuante per il disagio, esasperante per la durata; nella media esso superava largamente il mese, a volte i 70 giorni.
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Successivamente, il funzionamento della ferrovia Dniepropetrovsk-Griscino, assicurando una certa regolarità al flusso periodico dei rifornimenti, permise di attuare progressivamente il programma logistico previsto.
4 - La chiusura del ciclo operativo 1941: un primo consuntivo dell'operato di Messe Le operazioni nello scacchiere meridionale furono improntate, tra la fine di novembre e la prima metà di dicembre, ai caratteri di un assestamento creando i presupposti per una battaglia invernale vera e propr:ia durante ]a quale l'iniziativa sarebbe passata prevalentemente nelle mani dei sovietici. Di fronte a forze nemiche divenute più aggressive dopo la riconquista di Rostow e con evidenti segni di potenziamento in corso, Messe giud icò indispensabile l'occupazione del saliente di Chazepetowka sino ad una linea di terreno , la cosiddetta "linea Z", giudicata idonea per garantire alle truppe maggiore sicurezza migliorandone inoltre le condizioni di riparo per lo svernamento. L'azione venne condotta dal CSIR insieme alla 3a Divisione tedesca, avendo come comune obiettivo la zona di Debalzewo. L'attacco da parte italiana ebbe come protagonisti la Divisione Torino ed il 79° Ftr. della Pasubio. Gli scontri -definiti da Messe come fra i più duri fra quelli affrontati dal CSIR per la durata (10 giorni), le pro.ibitive condizioni atmosferiche e l'accanimento delle forze in campo- furono particolarmente cruenti e frammentati in una molteplicità di combattimenti negli abitati , di casa in casa, di miniera in miniera, con un nemico deciso a farsi annientare piuttosto che cedere. U n episodio saliente fu quello ciel giorno 12, dopo una settimana dall'inizio della battaglia, quando le nostre fanterie dovettero sostenere l'improvvisa ed impetuosa carica di due squadroni cli cavalleria cosacchi , peraltro bravamente contenuta. Occupate poi le stazioni ferroviar ie di Grossny e Sech Savielenka, i nostri reparti avanzarono su Debalzewo. Le perdite italiane furono cli 135 morti ed oltre 500 feriti; fra i caduti, il gen. De Carolis, vice comandante della Divisione Torino.
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La nostra azione, in concorso con que lla tedesca, ebbe successo, ed il 14 dicembre venne raggiunta la citata "Linea Z". Dopo l' operazione di Chazepetowka, si giunse all'evento che chiuse quel 1941 così impegnativo per il CSIR e che servì a collaudare seriamente la nostra organizzazione difensiva, ovvero "la battaglia di Natale". 11 20 dicembre, la nostra ricognizione aerea segnalava numerosi trasporti fen-oviari provenienti da Est e da Nord-Est e concentramenti di truppe nella zona di Tschernuchino-Nikitino; notizie da altre fonti davano come imminente un'azione in forze contro l'ala destra del C.S.I.R. Di fronte al nostro schieramento risultavano presenti complessivamente tre divisioni di fanteria e un Corpo di cavalleria su tre divisioni , alcune unità non indivisionate e un numero imprecisato di pezzi di artiglieria; parte di queste forze gravitava sul settore della Ce Lere. L'offensiva sovietica non si fece attendere. Alle prime luci del giorno di Natale i russi, pensando forse di poter cogliere, per la solennità della ricorrenza religiosa, i nostri soldati impreparati, sferrarono l'attacco con forze preponderanti investendo: dapprima la sinistra della "Celere" tenuta dalla 633 Legione CC.NN. e, successivamente, il centro e la destra presidiati dal 3° Bersaglieri. Uno squadrone di cavalleria impegnò inoltre il nostro caposaldo avanzato di Wessjelij sul fronte della Torino .. Il settore più sensibile del C.S.I.R. era quello della Divisione Celere , non solo perché corrispondeva alla saldatura con il XLIX Corpo Alpino Tedesco , ma anche e sopratutto perché uno sfondamento in quella direzione avrebbe portato i russi a dilagare sulla grande rotabile di Charzysk con la possibilità di raggiungere, per la via più breve, l' impo1tante obiettivo di Stalino e minacci are così tutto lo schieramento deJla l3 Armata corazzata germanica. Dopo una giornata di aspri combattimenti, nel corso dei quali erano perdute Novo Orlowka, Pctroplavowka e Krestowka, entravano in azione , con la Celere e la Tagliamento, anche la Torino e la Pasubio, ed il giorno 27 tutte le posizioni venivano riconquistate. Il 30 dicembre, dopo che il CSIR aveva assunto un atteggiamento
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controffensivo, la battaglia si concludeva. Le nostre perdite ammontavano a 168 morti, 715 feriti ed oltre 200 dispersi , mentre i russi avevano lasciato sul terreno 2000 caduti e più di un migliaio di prigionieri, oltre ad un ingente numero di cannoni, autoveico1i, armi automatiche ed altro materiale bellico.
Cartina n° 6 La battaglia di Natale. L'attacco russo (25-27 dicembre 1941) .
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150 Cartina n° 7 La battaglia di Natale . La controffensiva italiana (28-31 dicem.bre 1941).
LA IIIIACLIA DI UlllE
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In questa battaglia del Natale 1941 , Je unità italiane che presidiavano la Jinea di resistenza erano scarse, al d.isotto degli organici e diluite in villaggi largamente intervallati. Gli artiglieri erano in linea con i fanti , mancava ogni ostacolo passivo, gli apprestamenti d ifensivi erano ancora incompleti, la temperatura assiderante, la nebbia spessa e impenetrabile. Non è perciò infondato affermare che essa fu vinta principalmente dalla tenace fermezza e dalla bravura dei nostri soldati. Alla deficienza numerica dei reparti , essi seppero sopperire con le più alte doti morali e di perizia militare. Quanto all'avversario, esso aveva predisposto l'operazione con una schiacciante superiorità di forze per far massa in un delicato
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punto di giunzione del fronte opposto. Nella condotta de11 'offensiva, dimostrò sensibilità tattica e competenza professionale e fu sostenuto nello sviluppo dell'azione dall'impegno e dalla decisione con cui operarono unità e uomini in sottordine. È verosimile che gli obiettivi che i sovietici si erano proposti di raggiungere in questa battaglia non si limitassero al campo tattico, ma si estendessero più in profondità. Lo dimostrano la cura con la quale la battaglia stessa fu preparata, le ingenti forze che vi furono impegnate, la presenza di una grande massa di cavalleria destinata allo sfruttamento del successo, e la stessa scelta de11a direzione di attacco verso Stalino. La campagna estivo-autunnale 1941 si era svolta per i tedeschi sotto il segno della migliore fortuna ed aveva rappresentato un periodo bellico brillante per la condotta delle operazioni, dove iniziati va e superiorità di mezzi erano stati altrettanti coefficienti di impulso per il rapido conseguimento del successo e il suo massimo sfruttamento. Sacrifici , disagi , pericoli, rischi e difficoltà di ogni genere, erano stati accettati ed affrontati da tutti con la serena certezza della vittoria ormai imminente. L'offensiva russa di Rostov delineò invece per la prima volta la situazione quale essa era nella sostanza e quale scaturiva non più dalla volontà di un unico potenziale dominatore, quello tedesco, ma anche in rapporto ad una forza antagonista di insospettata solidità e che dimostrava di resi stere, a qualunque costo, ad ogni urto e ad ogni insistente pressione . La sconfitta tedesca non aveva rivelato solamente la mancanza di riserve immediatamente disponibili, ma aveva anche dimostrato la indubbia capacità del comando sovietico cli condurre una campagna offensiva invernale, con masse sorprendentemente bene organizzate e bene armate. L'audacia con la quale i russi si ostinavano a lanciarsi nel grande duello e la risolutezza con cui avevano affrontato e portato felicemente a termine il primo obbiettivo di tale campagna, Rostov, offrivano la chiara sensazione che l'inverno si sarebbe presentato assai duro per i tedeschi e per i loro alleati . Questi, infatti, all'asprezza della stagione avrebbero dovuto aggiungere il tormento di una lotta sempre attivissima contro un avversario animoso,
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ben dcc.iso a sfruttare tutti gli effetti, morali , tattici e politico-strategici della lotta che stava combattendo, nonché la indi scutibile superiorità numerica e psicologica, quest' ultima insita nel fatto che esso operava per difendere il proprio Paese. Conseguentemente il CSIR non avrebbe potuto disporre di un periodo di tregua operativa, ma avrebbe invece dovuto rimanere in linea con le sue Divisioni ormai logorate dopo c inque mesi di marce e di combattimenti , in condizioni igienico-sanitarie preoccupanti e senza alcuna prospettiva di avvicendamento , dato che l'ampiezza dell a fronte presidiata dalle sue unità e la necessità di saldare gli schi eramenti avevano assorbito tutte le forze, comprese quelle da tenere alla mano quali riserve. Una tale situazione era poi aggravata dalla inc idenza logorante della terribile stagione invernale russa di quell ' anno. Nel suo complesso, la campagna invernale 1941 - 1942 rappresenta una delle fasi più aspre e difficili delle operazioni al fronte russo, anche se sotto una veste dimessa e poco appariscente. Pur senza che ne l settore del CSIR, come del resto in nessun altro settore del Gruppo d' Armate, si verificassero avvenimenti decisiv i, l'avversario non allentò mai la sua pressione, né noi la nostra. La mancanza di fatti d' arme di grande rilievo potrebbe forse indurre ad attribuire al ciclo difensivo invernale una fis ionomia incolore così da far ritenere che, a somig lianza della stessa fauna locale, totalmente scomparsa col graduale inasprirsi del gelo, anche il fronte fosse caduto in letargo. Al contrario , la lotta non ebbe tregua alcuna, e fu anzi caratterizzata, insie me con il prevale nte interesse militare, dalla pressante tutela di quel minimo di benessere materi ale da cui dipendevano le condizioni elementari de lla vita fisica , minata da mille insidie , rinunce, costrizioni e disagi. Basti pensare alle improvvise oscillazioni de ll a temperatura, sia in rapporto all a differenza trn il calore interno de i ricoveri , intorno ai 10°, e quello esterno ordinariamente aggirantesi sui -30°, sia in ordine al valore assoluto delle punte term iche che toccarono , come s'è già detto , i -47°. A tu tto ciò erano da aggiungersi le accecanti bufere di neve, le precarie poss ibilità di ricovero , la pediculosi, la carenza vitaminica, gli estenuanti servizi di pattuglia e tutto il resto, in
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sostanza, che penalizzava con occulta ma inesorabile assiduità tanto l'organismo fisico, con gli inevitabili riflessi cui soggiacevano polmoni , cuore e reni, quanto la vigoria morale. Sotto tutti gli aspetti, perciò, senza alcun riscontro neppure con gli inverni della guerra sulle Alpi del primo conflitto mondiale , l'inverno russo acquistò un primato di particolare durezza e severità, tale da costituire un vaglio rigoroso per le energie umane, fisi che, morali e spirituali ed una indubbia prova di fermo carattere per chi lo ha superato 15 • Tra questi, con una priorità certo non solo gerarchica, il comandante del CSIR, gen . Messe che, a parte la parentesi sul fronte greco-albanese vissuta peraltro nel grado di divisionario, al comando di una G. U. di più ridotte dimensioni e soprattutto senza l 'onere delle problematiche connesse con la situazione ambientale, aveva dato prova di notevole spirito organizzativo e di valentia professionale. In ambito tattico, ad esempio, ne fa fede l'assestamento sulla "li nea Z" occupata la quale si era conseguito il possesso di posizioni del terreno naturalmente forti che, senza allontanare di molto i reparti dalle rispettive basi, consentiva di realizzare un più economico schieramento delle forze in collegamento con le GG. UU. tedesche disposte lateralmente. Ciò aveva permesso di dar mano alla esecuzione di numerosi e complessi lavori difensivi, necessari affinché la linea di resistenza appoggiata agli abitati potesse assumere caratteristiche di consistenza e continuità. In proposito, le disposizioni ·impartite da Messe furono improntate ai seguenti concetti di fondo: - basare l'ossatura della posizione di resistenza sugli abitati; - trasfo1mare gradualmente ciascun abitato in caposaldo, con riserve di viveri, munizioni, materiale sanitario , in modo da assicurare una propria autonomia logistica e operativa; - eseguire lavori difensivi fra un caposaldo e l'altro con opere di scavo, così da dare consistenza alla difesa ed evitare larghe soluzioni di continuità; 15
In appendice (doc. 11°17) , è riportata una tabella delle temperature minime e massime reg istrate dal comando del CSIR durante l'inverno 1941- 1942;
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G'1o v,1.,,,, MF.,se - !'11/111110 Maresciallo d"/tcdia
- indicare con pali le piste di rifornimento , per assicurare la percorribilità anche durante le bufere di neve. Ma il problema che ne avrebbe assorbito il massimo delle preoccupazioni e , di conseguenza, ne avrebbe stimolato la concentrazione mentale e l'attivis mo che gli era peculiare fu rappresentato dal cercare di ass icurare ai propri soldati le possibilità di combattere, e ancor prima di sopravvivere , nelle descritte condizioni climatico-metereologiche dell'inverno russo. Si è già detto delle sue iniziative per l'acquisizione degli effetti di equipaggiamento e per le predisposizioni infrastrutturali e tecniche di vario genere; ma , da buon professioni sta delle anni con un'esperienza maturata soprattutto "sul campo", era consapevole della necessità che tutto il personale fosse indottrinato ed addestrato in merito alla guerra invernale , con specifico riferimento al partico lare ambiente nel quale questa si svolgeva. "Vive chi può sopravvive chi sa": Messe aveva fatto suo questo asserto ed aveva diramato sino al livello dei comandi di battaglione una serie di avvertenze, norme e disposizioni che ricalcavano in gran parte quanto contenuto in un "Manuale per la guerra invernafe" 16 elaborato dall 'OKW, petfez ionate ed adattate alla mentalità del combattente italiano. Espresse in forma chiara , esse tenevano appropriatamente conto del livello cu !turale medio di coloro ai quali erano dirette, considerando che se alcune erano di pertinenza di ufficiali e sottuffic iali che ne avrebbero poi fatto oggetto di illustrazione alle truppe , al tre erano destinate direttamente ai soldati . A testimonianza di tale efficace semplicità, riportiamo alcuni brevi stralci di esse: [. ..}Il soldato, non assuefatto all'inverno e specialmente all'inverno russo, deve conoscere gli svantaggi ma anche i vantaggi che la neve gli offre e che egli deve saper sfruttare: Svantaggi: la neve impedisce i movimenti; la neve è.fredda (vedi, però, i vantaggi); La neve, quando disgela, bagna. '~ Archivio Messe, '"Il 111a11uale per la guerra inverna/e"',O.K.W. , senza altre indicazioni di riferimento , rncc. BB ;
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Vantaggi: la neve protegge, se ben sfruttata, contro il ji·eddo ed il vento e tiene caldo (tre volte più del legno); occorre soltanto formare uno strato intermedio fra corpo e neve per evitare che questa si sciolga e sottragga calore al corpo (grossa biancheria e maglioni, divise, un~formi mimetiche, pastrani, teli da tende e coperte). Anche il problema dell'occultamento/mascheramento con mezzi di circostanza costitu iva un esempio di chiarezza ed estrema semplicità: [ . ..] Si può ottenere un buon mascheramento anche con. mezzi di fortuna . Ad esempio, per quanto riguarda l'elmetto, questo può essere mimetizzato incollandovi sopra della carta bianca lasciandola cadere fin sulle spalle e sul collo, praticandovi dei fori p.er gli occhi. La carta protegge anche dal freddo tagliente . La rnimetizzazione della testa e delle spalle si ottiene nel modo più semplice con un asciugamano: la parte centrale viene fissata sul berretto od altro copricapo e le due estremità sulle spalle . Il viso si copre con un fazzoletto che si annoda alt'asciugamano in modo da lasciar liberi soltanto gli occhi. E' possibile ricavare panni mimetici da vecchia biancheria, camicie stracciate, ecc., indossandoli in. modo da formare una mantellina con cappuccio. È opportuno foderare all'interno questi panni bianchi con resti di altri capi di vestiario, così da poter usare la m.imetizzazione anche in terreni vari. Infine , anche le norme per la vita in un bivacco invernale erano improntate alla massima sempl icità; [ .. .] Le coperte tengono più caldo delle mantelle. Se non si hanno altre possibilità per asciugare la biancheria umida, questa deve essere indossata sopra la biancheria asciutta ed i maglioni, poiché altrirnenti la biancheria umida gela. Ricordare che vari capi di maglieria sovrapposti tengono più caldo di un solo indumento pesante. Tutti gli indumenti che stringono devono essere allentati. Pancere e carta da giorna-
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G1uvANN1
Mi;sse - l'ult i mo Marescia llo d'Italia
le introdotta in vari strati sotto la giubba e nei pantaloni danno una buona protezione dal freddo (specialmente a petto, pancia e reni). Le scarpe, dopo il cambio delle calze, devono essere subito indossate di nuovo, perché altrimenti gelano indurendosi e, rimettendole con d(fficoltà, provocano dolorosi .~fregamenti sulla pelle. È chiaro che, certamente, il compito di elaborare e scrivere tutto ciò era stato affidato ad uno o più ufficiali del comando del CSIR; ma Messe se ne era riservato la supervisione finale, e vi aveva apportato personalmente quelle rettifiche idonee a rendere le norme il più accessibili alle conoscenze linguistiche dei militari di truppa, già di per sé stessi poco adusi alla lettura e spesso non in grado di comprendere compiutamente il significato di parole e termini anche comuni. Sottolineiamo volentieri questo aspetto, che potrebbe forse apparire anche di scarso rilievo nella biografia di un personaggio tipo quello del quale ci stiamo occupando ma che invece, a nostro avviso, rappresenta un lato significativo della sua personalità, di non facile ed immediata lettura ma nella quale indubbiamente era ravvisabile, a prima vista, una grande umanità. La stessa che, se si presta la dovuta attenzione alla elementarità dei concetti espressi nelle avvertenze dirette ai soldati e, ancor più, nella semplicità dei termini adoperati , promana da esse non tanto come se provenissero dalla penna di un generale a tre galloni , comandante supremo del contingente, ma da quella di un buon papà, un Capo avveduto e deciso che alla collaudata esperienza di combattente univa una profonda conoscenza dell' animo del soldato, nel quale sapeva immedesimarsi e del quale aveva il massimo rispetto ed anche' il costante proposito di limitarne per quanto possibile i sacrifici. Ma i russi e le insidie dell'inverno non costituivano i soli problemi che Messe doveva affrontare. Un altro , certamente meno drammatico ma non per questo da sottovalutare , era rappresentato dai rapporti con i tedeschi, tutt 'altro che facili. Più volte Messe ebbe occasione di lamentare le loro inadempienze rispetto a quanto sancito dagli accordi sottoscritti in merito ai rifornimenti da inviare al nostro Corpo cli Spedizione, rimaste lettera morta sia per l'atteggia-
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mento di sufficienza della controparte e sia per l' acquiescenza del Comando Supremo italiano tendente a non inasprire una situazione di per sé stessa poco chiara e per la quale sentiva di avere una buona parte di responsabilità. Ma il contrasto più aspro si sarebbe avuto dopo l'occupazione del bacino del Donetz, allorché il gen. von Kleist aveva richiesto al CSIR di proseguire ne)] 'offensiva. Messe , che non era uno sprovveduto sotto l'aspetto tattico , comprendeva la volontà dell'alleato di continuare nello slancio offensivo senza concedere tregua al nemico, ma era parimenti preoccupato di commisurare i nuovi compiti affidati alle sue truppe alle loro effettive potenzialità psicofisiche e logistiche. E se da un lato era deciso a mantenere il ruolo del CSIR nella dimensione operativa del fronte, dall 'altro non intendeva però mandare i suoi soldati allo sbaraglio, senza una preventiva valutazione del limite di sacrificio da poter loro richiedere. Decise pertanto di esporre il proprio punto cli vista a von Kleist facendo presente che in ogni caso, dopo l'occupazione del settore del Donetz, il CSIR non avrebbe dato alcun ulteriore concorso senza un congruo periodo di riordinamento e di riposo. Le preoccupazioni di Messe non erano meramente ipotetiche. Nascevano, invece, dalla somma delle difficoltà emergenti di gior'no in giorno, a cominciare dalla organizzazione dei servizi sempre più lontana dalle prime linee. Occorrevano scarpe, uniformi, munizioni, carburante, mentre le autocolonne dei rifornimenti erano bloccate sulle strade invase dalla marea di fango provocata dalle piogge torrenziali di ottobre. Le truppe marciavano lasciandosi indietro le salmerie, fino a perdere del tutto il collegamento. Fu il periodo di massima crisi logistica. L'interruzione del flusso dei rifornimenti e le inadempienze tedesche nel dar corso alle forniture pattuite minacciavano di compromettere senza rimedio la capacità operativa del Corpo italiano. Ci furono violenti contrasti col comando tedesco. Né servirono a nulla i ripetuti appelli che Messe indirizzò a Roma, segnalando al Comando supremo la drammaticità della situazione. Allorché il comandante ciel CSIR notificò preventivamente al comando tedesco la sua intenzione cli a1Tetrarsi al Donetz per una inderogabile sosta, si ebbe una risposta dal tono iITitato e imperati-
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C1ov11:VNJ JHESS!i - /'11/timo Maresciallo d 'Italia
vo, che gli rammentava "che il Corpo Italiano era inquadrato in una unità superiore tedesca e che pertanto doveva obbedienza come un qualunque corpo d'armata della Wehrmacht". Questa intimidazione non turbò affatto Messe, che rispose di essere bensì un comandante alle dipendenze operative dei comandi tedeschi, ma anche rappresentante del] 'Esercito italiano e "naturale tutore" dei suoi soldati, e in quanto tale ne rispondeva , lui solo, direttamente al suo Paese. Di questa linea di condotta mise al coITente il Comando supremo, che non rispose né per approvare né per disapprovare. Analoga situazione si sarebbe presentata a metà dicembre, quando con l'occupazione del saliente di Chazepetowka fu raggiunta qu~lla "linea Z" identificata come la più idonea area di svernamento per le nostre truppe. Ma erano appena terminati i combattimenti che il comando della P Annata faceva pervenire le disposizioni per un nuovo spostamento del fronte verso oriente. Messe fece conoscere immediatamente al generale von Kleist il suo netto dissenso, mentre ordinava alle divisioni del CSIR di attestarsi stabilmente sulla "linea Z". L'ufficiale tedesco di collegamento presso il comando italiano, che non nascondeva di condividere la posizione di Messe, lo apostrofò con rispettosa ironia: "Eccellenza, ma questo è un r(fiuto di obbedienza". "Quasi, ma il generale Kleist è ormai abituato ai miei "rifiuti di obbedienza'"'' 7 . II comando cli Armata tornò ad .insistere sull ' iITemovibile comandante italiano, ma alla fine desistette e convenne con la sua determinazione.
5 - Il 1942 Il 21 gennaio i russi, rotto lo schieramento della 17a Armata tedesca, crearono ad Ovest di Izyum, ed Sud-Est di Kharkov, un ampio saliente profondo circa 100 km e largo 80, che minacciava la ferro via Dnjepropetrowsk-Stalino e l'intero fronte meridionale fino al
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Archivio Messe, Diario Comandante CSIR, racc. AA/Vlll;
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mare. I tedeschi reagirono organizzando un complesso di caposaldi sulle principali vie di comunicazione, a cavallo dei nodi ferroviari e delle rotabili e, riunendo nel contempo rinforzi con truppe tratte da altri settori meno impegnati del fronte, passarono alla fine di gennaio alla controffensiva. Questa venne condotta su un ampio settore, e le operazioni furono affidate al comandante della la Am1ata, gen. von Kleist, che assunse anche il comando della 173 • Ma l'iniziativa non tardava a tornare nelle mani dei russi, che avevano di nuovo il sopravvento. Il comando tedesco costituiva a sua volta nuove formazioni e riusciva ad attenuare la pressione su alcune città come Pawlograd e Petropawlowka. Nel saliente di lzyum, in sintesi, la lotta proseguì senza tregua nei mesi di febbraio e marzo; in aprile , a causa essenzialmente del disgelo che rendeva impraticabile il terreno, subentrò una sosta che si protrasse sino alla seconda decade di maggio. Nel periodo tra il 21 gennaio ed il 31 maggio del 1942 il CSIR concorse al contenimento e, successivamente, all'eliminazione della pericolosa sacca di Izyum. In quelle azioni difensive e controffensive le forze italiane, pur essendo state rinforzate da unità giunte dalla madrepatria, non raggiunsero mai l'entità di una divisione. Il CSIR concorse anche con azioni offensive local i nel bacino minerario del Donez. Questo contributo offerto dal nostro contingente fu opera di raggruppamenti tattici di formazione che, costituiti in tempi successivi per fronteggiare impellenti esigenze dovute a situazioni operative fluttua nti, erano stati avviati ai margini del saliente di Izyum per affiancarsi alle unità teclesche 18 •
Essi erano: JO Gruppo tattico di formazione (costituito da un gruppo appiedato del Rgt. Lancieri di Novara, il gruppo appiedato catTi L San Giorgio ed i due btg. Genio pontieri I e IX) -2° Gruppo tattico d i formazione (costituito con i reparti del disciolto l O Grnppo ai quali si aggiunse un secondo gruppo del Rgt. Lancieri di Novara; poi ricevette in rinforzo altri reparti e si trasformò in 2° Raggruppamento tattico di formazione, al quale si sarebbe in seguito aggiunto il Btg. Alpini Sciatori Monte Cervino) - 1° Raggruppamento tattico cli formazione (formato dal 6° Rgt. Bersaglieri e dal 120° Rgt. Art. Motorizzata) -Gruppi Tattici Pasubio e Torino (composti ciascuno da un btg . e eia un gruppo cli art. divisionale). L'arrivo ciel 6° Bersaglieri e ciel 120° Art. indusse il comando del CSIR ad un rimaneggiamento ,s
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Il 3 giugno il CSIR, dopo aver operato per 10 mesi con 1' Atmata di von Kleist, passava alle dipendenze della 173 Armata tedesca. Le operazioni difensive si prolungarono sulle posizioni già occupate durante l'inverno fino alla metà di luglio senza avvenimenti di rilievo . Frequenti gli attacchi sferrati dall'avversario , sempre con carattere locale, con numerosi colpi di mano contro le nostre linee, peraltro di modesta entità. Tra la fine di giugno e la seconda metà di novembre, l'iniziativa passò nelle mani dei tedeschi , i quali dilagarono verso Est sino ad occupare l' ampia ansa del Don , superarono lo stesso fiume nel settore Sud ed estesero il loro controllo nel Caucaso settentrionale. Qui il movimento delle loro unità dovette arrestarst, senza raggiungere il Mar Caspio per la debolezza del supporto logistico, l'aspra natura del terreno e la tenace resistenza dei russi. Scopo dei tedeschi attraverso questa loro grande offensiva era quello di impadronirsi del Caucaso, forzare il Volga nella regione di Stalingrado e creare una situazione tale da rendere impossibile all'Unione Sovietica di continuare la guerra. Ma , mentre proseguivano i combattimenti sotto Stalingrado e sulle pendici del Caucaso, i comandi sovietici preparavano i piani e le condizioni necessarie per addivenire al capovolgimento delle sorti del conflitto a loro favore e passare quindi alla controffensiva generale. Questa ebbe inizio il 19 novembre sul fronte di Stalingrado, ove furono attaccate e sconfitte la 3a e 4a Armata romena e completamente circondate le tedesche 4a e 6a. All'inizio del l'estate 1942, le forze italiane al fronte russo subirono un profondo mutamento con l'arrivo dell 'ga Armata e con il rimaneggiamento del CSIR . Questo fu trasformato in XXXV Corpo d'Armata con l'assegnazione di unità fresche, mentre altre sue unità, logorate dalla campagna 1941- 1942, venivano trasferite al II Corpo d'Armata, nuovo giunto, per equilibrare l'efficienza fra tutte le forze dell 'Armata.
della Divisione Celere che acquisì organicamente i due reparti perdendo però i due rgt. di cavalleria Savoia e Lancieri di Novara, il gruppo ca1Ti ed il rgt. di a1tiglie1ia a cavallo che passarono tutti alle dirette dipendenze del CSIR. La Div. Celere venne così a trasformarsi praticamente in divisione moto,izzata.
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Tra l' 11 ed il 22 luglio, il XXXV Corpo d ' Armata (CSIR) , rinforzato da unità d'armata, e operando nel quadro della 17a Armata germanica, rompeva il fronte sovietico tra Debalzevo e Nikitino e, conquistata Ivanovka, si apriva la strada per l'occupazione del bacino minerario di Kras nji-Luch, finito di rastrellare il 22 luglio. Considerata la necessità per il Corpo di Spedizione di presentarsi nelle migliori condizioni di efficienza operativa alla ripresa offensiva della prossima primavera, in una fase che si riteneva sarebbe stata conclusiva per le sorti della guerra al fronte orientale , il gen. Messe aveva inoltrato fin dal dicembre 1941 al Comando Supremo le seguenti proposte: - trasformazione della Divisione Celere in Divisione motorizzata; - assegnazione di due divisioni , preferibilmente alpine , destinate a sostituire le due divisioni autotrasportabili, per le quali veniva chiesta la trasformazione in divisioni motorizzate o da montagna; - ripianamento delle perdite dei quadrupedi e costituzione di un raggruppamento truppe a cavallo, con artiglierie ippotrainate, in considerazione delle spiccate caratteristiche di omogeneità di tali reparti e del fatto che le unità stesse avrebbero potuto trovare proficuo impiego in quel particolare ambiente topografico; - rinforzo delle unità di Corpo d'Armata mediante l' assegnazione di unità carri "M", di un secondo raggruppamento di artiglieria con materiale da 149/40 e di un battaglione guastatori; - ripianamento degli automezzi, motomezzi ed altri materiali vari per le divisioni già in sito. Di tali proposte potè essere realizzata totalmente quella relativa alla trasformazione della Divisione Celere , che dal 15 marzo 1941 divenne, come s'è visto, Divisione motorizzata 19 • Ai primi di luglio, in relazione agli sviluppi favorevoli dell 'of-
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"Le operazioni delle unità italiane al fronte russo" , cit., pag . 170- 171;
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fensiva germanica fra Donez e Don, si clava corso , anche nel settore italiano , ai preparativi per la ripresa delle operazioni nell'intento di spezzare le linee nemiche nell'ansa del Donez e di irrompere in profondità per manovrare a tergo dell'avversario, se gli attacchi fossero riusciti a fissarlo sul posto o per incalzarlo qualora, invece, avesse ripiegato. li XXXV C. A . (C.S .I .R.) doveva partecipare all' azione rinforzato dalla "Sforzesca'' ed , inizialmente, anche dalla 111 a Divisione tedesca, in atto schierata da Debalizewo verso Nord . (Appendice , doc.n° 18). Le operaz.ioni che condussero alla conquista dell' impo1tante bacino carbonifero di Krasnij Lutsch si svolsero in tre fasi pri ncipali: - rottura del fronte nemico tra Debalizewo e Nikitino, con azione convergente dalle due ali attaccanti sulla stazione di Fatschewka, e successiva avanzata su Jwanowka; - battaglia di Jwanowka; - occupazione della zona mineraria di Krasnij Lutsch -Bokowo Platowo - Bokowo Antrazit. Sul Don stava per avere inizio un colossale braccio di ferro tra gli opposti schieramenti che li avrebbe inchiodati fino alla risoluzione del conflitto. li prologo della prima grande battaglia del Don si svolse a Serafimowitsc fra il 3 luglio ed il 13 agosto all'estremità settentrionale della grande ansa, dove i sovietici erano riusciti a valicare il fiume stabilendovi una testa. di ponte che andavano consolidando. Alla Celere fu affidato il compito cli eliminarla e di porsi a difesa cli quel tratto di fiume. Attaccata da imponenti forze di fanteria e da reparti corazzati, mentre era ancora in fase di schieramento, la nostra G .U. dimostrò una non comune saldezza. , Dopo i primi attacchi subiti e respinti, la Celere prese l'iniziativa nella lotta, che si sarebbe prolungata fi no alla metà cli agosto, con una serie ininterrotta di sanguinosi attacchi e contrattacchi intorno a Serafimowitsch ed ai centri vicini. Con la battaglia di Serafimowitsch la Celere, con il concorso cli reparti tedeschi ad essa assegnati , aveva e liminata una munita testa di ponte e frustrato il piano controffensivo nemico; aveva distrutto un'intera brigata corazzata, inflitte sanguinose perdite all'avversa-
Cartina n ° 8 Schieramento sul Don del XXXV C.A . (CSIR) alle ore 18 del 13 agosto 1942
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rio e catturato circa 1.600 prigionieri ed ingenti quantità di armi, carri e materiali di ogni genere. La situazione che essa lasciava non poteva però dirsi normalizzata: l'avversario, infatti avrebbe recuperato presto tutta l'ansa ed , estendendo la sua azione verso occi dente , avrebbe investito la Sforzesca attaccata anche frontalmente. Le perdite subite dalla Divisione Celere nella battaglia di Serafimowic non furono lievi: 11 ufficia)j e 151 uomini di truppa caduti; 42 ufficiali e 908 uomini di truppa feriti e 89 dispersi. Particolarmente dolorosa fu la perdita del col. Aminto Caretto, comandante del 3° Bersaglieri deceduto in ospedale a seguito delle gravi feri te riportate in combattimento alla testa del suo reggimento. In Apperidice è riportato lo specchio riepilogativo delle perdite subite dal CSIR dal 1 luglio 1941 al 30 luglio 1942 e dei congelati durante il primo inverno della campagna di Russia (doc.ti n° 19 e 20).
6 - La costituzione dell' gaArmata Già dalla fine di lugl io 1941 Mussolini aveva affermato la necessità di rafforzare la presenza italiana sul fronte russo, a11estendo un secondo C.A. motorizzato 20 • A decorrere dal 9 luglio dell'anno successivo, il proposito era divenuto realtà attraverso la costitu zione dell'8" Armata su tre CC.AA.: II , XXXV (per trasformazione ordinativa del vecchio CSIR) e C.A. Alpino, per un complesso di nove divisioni 2 1 più una autonoma, la Vicenza, ed una consistenza organica di circa 7000 ufficiali e 220.000 uomini di truppa. La Grande Unità non era autotrasportabile (salvo , in parte, il XXXV C.A.) e mancava di mezzi di rottura, non potendo venire considerati tali, per le loro caratteristiche di corazzatura ed armamento, i carri L da tre tonnellate, per giunta in gran parte logori 22 . Il movimento per il trasporto ferroviario dei reparti in zona d' impiego richiese oltre 500 treni opportunamente dosati nella sue20
"Le operazioni delle unità italiane ....", cit. pag. 579,580; Sforzesca, Cosseria, Ravenna, Pasubio, Torino, 3° Celere, Julia, Tridentina, Cunense; 22 "Le operazioni delle unità italiane ... .", cit. pag. 579,580; 21
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cessione in modo che le necessità di trasporto delle nuove unità non incidessero sui rifornimenti di quelle già sul posto e di quelle mano a mano sopraggiungenti. 11 trasferimento si svolse senza gravi inconvenienti, al di fuori di qualche sporadico attacco da parte di formazioni partigiane peraltro senza conseguenze degne di rilievo. Il II C.A. raggiunse il XXXV alla metà di luglio nella regione di Sta.lino, mentre il C .A. Alpino iniziava il 14 luglio il proprio trasferimento. Tra il 9 e il IO agosto, le divisioni "Torino" e "Ravenna" assumevano la responsabi lità del fronte, mentre la "Cosseria" , per un rimaneggiamento dello schieramento, lo avrebbe assunto il 15. In particolare la Divisione "Cosseria" si dislocava dal vertice del saliente di Nowo Kalitwa all'ansa di Mamon (esclusa); la "Ravenna" dall'ansa di Mamon alla foce del Bogutschar; la "Torino" a sud della foce del Bogutschar. La marcia dal Donez (Woroschilowgrad) al Don aveva comportato per le truppe un percorso di oltre 500 chilometri. Le tappe della fanteria toccarono più volte i 38 ed anche i 40 km, con una media di 32 Km giornalieri 23 • Mutuando un termine dalla medicina ostetrica, si può dire che la nascita dell '8a Armata era stato un vero parto distocico. Quando, alla fine del luglio 1941, il gen. Messe aveva avuto sentore del fatto che in Italia fosse in fase di studio l'ampliamento del Corpo di spedizione attraverso l'approntamento di un altro C.A. con le fanterie appiedate e con le sole artiglierie ed i serv izi motorizzati, si era affrettato a notificare al Comando Supremo come l'invio sul fronte russo di un altro C.A., per giunta dotato di così scarsi mezzi su quattro ruote, sarebbe stato un grave errore. L' iniziativa subiva pertanto una fase di arresto che perdurò sino alla fine di ottobre, per riciclare poi negli ultimi mesi dell'anno con una riduzione del numero iniziale di divisioni stabi lito -venti-, dapprima a quindici ed infine alle sei che sarebbero state effettivamente inviate. E, a rendere ancora più grave e risibile la cosa, lo stesso Capo di S.M. "Le operazioni del CS!R e dell'ARMIR (1941 -1942)", Roma , USSME,1947, pag . 142;
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Generale sosteneva di aver risolto il problema della motorizzazione non fornendo automezzi alle truppe ma portando la tappa quotidiana di marcia della fanteria da 28 a 40 km al giorno. Inoltre il Comando dell '8 3 Armata, costituitosi il 1° maggi.o 1942 in Bologna, era destinato ad esercitare la propria autorità gerarchica su tre Corpi cl ' Armata ma in realtà, in quel momento, uno di essi era sottratto a qualunque azione diretta di comandi italiani, in quanto si trovava da lungo tempo ad operare al fronte russo. Gli altri due , il II Corpo d'Armata, ad Alessandri a, ed il Corpo d'Armata Alpino, a Bolzano, erano assai lontani dalla sede di Comando dell'Armata. Anche le Divisioni e le altre unità minori presenti in Italia erano dislocate in ampia zona rispetto ai Comandi dei due Corpi d'Armata che le inquadravano, e si andavano lentamente raccogliendo nelle zone donde avrebbe avuto inizio il trasporto fenoviario. Nella prima decade cli aprile il Comando Supremo aveva definito la formazione organica dell '8a Armata24 • In generale, l'aspetto organico dell'Armata era piuttosto quello di una Grande Unità formata per combattere in teneno montano,
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RIEPILOGO GENERALE 8" ARMATA Carabinieri: 1 Battaglione, l Compagnia , 41 Sezioni ; Fanteria: 164 Battaglioni, 423 Mortai da 8 1, 266 pezzi da 47/32; Corazzati: 31 Carri Armati L/6 con cannone da 20, 19 Semoventi con cannone da 47/32; Artig lieria: 224 pezzi da 20 e.a., 28 pezzi da 65/17 d'accompagnamento , 54 pezzi da 75/39 e .e., 72 pezzi da 75/18, 72 pezzi da 75/27 mod. 191 I T.M., 24 pezzi da 75/27 mocl'. 1912 ippotrainati, 72 pezzi da 75/13 someggiati, 36 pezzi eia 75/32 e.e., 52 pezzi eia 75/46 e.a., 36 pezzi da 100/17, 24 pezzi da 105/ ll carrellati, 60 pezzi da l 05/28, 72 pezzi eia I05/32, 48 pezzi eia 49/13, 24 pezzi da 149/28, 36 pezzi eia 149/40, 12 pezzi eia 210/22. In totale : 946 pezzi. Nel totale di 946 bocche da fuoco d 'artig lieria no.11 erano compresi i 31 pezzi da 20 mm del LXVII battaglione bersagl ieri corazzato, né i 19 pezzi da 47 del Xlll gruppo semoventi dei Cavalleggeri di Alessandria ("Le operazioni delle unùà italiane a/fronte Russo ...... " ), pag. 631;
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come sembrava essere destinata a fare, in conformità con le intese politiche assunte ancor prima della sua costituzione e come la tradizione militare italiana dimostrava essere caratteristica positiva del nostro soldato, preparato a quel compito dalla conformazione fisica del proprio Paese. Su tre Corpi d'Armata, due (il II e l'Alpino) avevano la totalità delle fanterie destinate a muovere a piedi, mentre il XXXV-CSIR poteva autotrasportare soltanto due delle sue tre Divisioni (una autotrasportabile e la Celere). Derivava da questa situazione organica la conseguenza che l'Armata, se impiegata in zona pianeggiante, non sarebbe stata in grado di partecipare ad operazioni offensive a vasto raggio e sarebbe stata costretta ad un impiego puramente difensivo. Il Corpo d'Armata Alpino r.ipeteva l'inconveniente organico già notato presso l' Armata, di non disporre in proprio di una piccola massa di manovra. Il II ed il XXXV-CSIR avevano, almeno, i sei battaglioni del raggruppamento di camicie nere. L' Armata non disponeva in proprio di divisioni da dislocare in seconda schiera e da impiegare direttamente per sfruttare con prontezza un eventuale successo o per rafforzare un tratto di fronte minacciato, né tanto meno per effettuare avvicendamenti su posizioni difensive . Infatti la Divisione Vicenza era stata costituita come "Divisione da occupazione", priva del reggimento di a1tiglieria e del battaglione mo,tai, dotata di una sola compagnia controcarro e di un battaglione mitraglieri . L'Armata non possedeva unità carriste atte allo sfondamento ed alla rapida penetrazione attraverso le brecce, non essendo idonea al primo compito ed alla fase iniziale del secondo la 3a Divisione Celere, costituita come Divisione motorizzata ed alla quale non era bastante la forza di penetrazione conferitale dai due modesti repa,ti corazzati successivamente giunti in Russia. Una nota particolare era data dall'inclusione della Legione croata, formata eia un battaglione fucilieri rinforzato da reparti di armi d'accompagnamento e da una compagnia di complementi. Lo schieramento italiano sul Don, completato il 16 agosto in un settore di ampiezza superiore ai 250 chilometri, veniva ad inglobare unità tedesche (lasciate a sorvegliare, più che a difendere, a causa della loro esiguità, quella linea fluviale), consistenti nel
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XXlX Corpo di Armata con le Divisioni 294a e 62a Queste poterono così raffittire il dispositivo assunto in precedenza. La prima di esse passò alle dipendenze del II Corpo d'Armata (che riuniva le Divisioni "Cosseria" e "Ravenna"), la seconda rimase al XXIX Corpo d 'Annata, che acquistava la Divisione "Torino". Al XXXV Corpo d ' Armata (CSIR) rimanevano le Divisioni "Pasubio" e "Sforzesca", mentre la 3a Celere, dovendo provvedere al proprio riordinamento, rimaneva in seconda schiera come il Raggruppamento a cavallo, a disposizione del Comando di Armata.
7 - La prima battaglia difensiva del Don Tra il 20 agosto e il 1° settembre 1942 il fronte del Corpo d 'Armata (CSIR) fu duramente impegnato, contemporaneamente a quello del II Corpo d'Armata , nella P battaglia difensiva del Don. Le unità sovietiche della 63a e della 21'1 Armata tendevano con la loro offensiva a far divergere dall'asse principale dell'attacco su Stalingrado il maggior numero possibile di unità tedesche ed alleate e ad ottenere una penetrazione cosi profonda da rescindere la 6a Axmata germanica dalle sue basi ad occidente del Don. Né l'una né l ' altra operazione riuscirono a conseguire il risultato massimo, in quanto le due penetrazioni furono contenute dalle forze dell'8a Armata italiana. Il nemico , tuttavia, riuscì a realizzare due forti teste di ponte sulla riva destra del Don, delle quali si sarebbe avvalso poi , nel dicembre successivo, per condurre le azioni contro la stessa Armata. La notte del 20 agosto dettero inizio all'offensiva nel settore del XXXV Corpo, che teneva schierate in prima linea la "Sforzesca", sulla destra , a ridosso del XVU Corpo tedesco, e la "Pasubio", sull'ala sinistra. In posizione a1Tetrata si trovavano il Raggruppamen to a cavallo ("Savoia" e "Novara") e i battaglioni di Camicie Nere della "Tagliamento" . L'attacco sovietico scoppiò improvviso e violentissimo nel cuore della notte , facendo subito vacillare lo schieramento della "Sforzesca" venutosi a trovare in una situazione di netta inferiorità. In cinque giorni furono traghettati sulla riva destra fino a 25 bat-
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taglioni, con un urto incontenibile sui 6 battaglioni della nostra divisione la quale, nonostante il tempestivo intervento delle riserve, fu costretta a cedere terreno. Dopo due giorni di impari confronto, Messe si indusse a costituire una linea di difesa più arretrata , accentrata su due caposaldi. Il 23, potendo disporre della "Celere", del battaglione alpino "Monte Cervino" e di altre piccole unità fatte affluire dal comando dell'8a Armata, ordinò un contrattacco che riportò le nostre posizion i sulle alture costiere. Dal fiume ai retrostanti caposaldi di Jagodnij e di Tschebotarewskij divampò la battaglia per il controllo delle alture. 25 Il nemico replicò nel pomeriggio del 24 il proprio impulso offensivo, attaccando le nostre pos izioni in prossimità della linea di contatto fra Celere e Pasubio. Sul fianco destro de11a prima, nella tarda serata dello stesso giorno, si verificò un nuovo attacco sul fronte, sul fianco e sul retro della G .U. costringendone i reparti d'ala a ripiegare e ad inserirsi nel caposaldo di Jagodnij. Questa azione non era, in realtà, che l'atto preliminare dell ' attacco decisivo programmato per il giorno successivo con l'intento di logorare il nostro dispositivo difensivo così da ridurne la capacità reattiva ed ostacolare la manovra delle forze fra settore e settore. Il mattino del 25, infatti, i russi investivano concentricamente il caposaldo di Tschebotarewskij, impegnando nel contempo anche le posizioni di Jagodnij. Mentre i lati Nord e Nord-Ovest riuscivano ad opporre una efficace resistenza, quello di Nord-Est era costretto a cedere, con la conseguente interruzione di tutti i collegamenti e la crisi di funzionamento che ne derivava per i vari comandi, per cui il ripiegamento diveniva inevitabile. La situazione creatasi con la caduta di Tschebotarewskij era molto grave, in quanto la capacità combattiva dei reparti che da circa una settimana stavano lottando ininterrottamente era prossima ad esaurirsi. Si veniva così a determinare una pericolosa falla, in corrispondenza della linea di contatto fra i
"5 Nel quadro di questi combattimenti si inserisce l'episodio della carica di Isbuscenskij, della quale fu protagonista il Reggimento Savoia Cavalleria il cui int.ervento sarebbe risultato detenninante nell'allontanare dal caposaldo di Tschebotarewskij l'immediata minaccia portata da forze nemiche preponderanti .
Cartina n° 9 La battaglia difensiva del Don - Ja.fase (20 - 22 agosto 1942) L'urto iniziale russo DISEGNO
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due CC.AA ., che risultava estremamente difficile controllare. Tutta la dorsale fra Kriutscha e Zuzkan restava praticamente indifesa, consentendo al nemico di serv irsene come base di partenza per muovere su Gorbatowo, importante nodo stradale il cui possesso equivaleva anche a poter disporre della direttrice della val Kriutscha ed a minacciare seriamente l'avvolgimento da Sud del caposaldo di Jagodnij e dell'ala destra dell ' 8a Armata. Messe, che fin dall'inizio degli sconLTi aveva richiesto al XVII C.A . tedesco un' azione di concorso per esercitare una minaccia sul fianco sinistro delle colonne attaccanti senza peraltro riceverlo, nel primo pomeriggio sempre del 25 ordinava alla Sforzesca l'arretramento del proprio fianco difensivo dalla val Zuzkan al costone ad occidente della val Kri utscha e la costituzione di un nuovo caposaldo a Garbatowo. Si trattava di una misura prudenziale dettata dal1'esperienza tattica e dalla conoscenza del nemico, mirante a preservare la poss ibilità di una ripresa offensiva al fine di riprendere le posizioni perdute . Datane comunicazione al comando del1'8a Armata e ricevutane 1'approvazione, Messe riceveva alcune ore dopo , attraverso l' ufficiale tedesco di collegamento, la richiesta da parte del comando del Gruppo d' Armate "B" di riesaminare la situazione per val utare se non fosse possibile evitare il completo abbandono della val Zuzkan. In effetti, lo stesso Messe stava proprio compiendo questo riesame, in relazione alle ulti me notizie pervenutegli circa una sensibile attenuazione della pressione sovietica in quel settore, tale da comportare una parziale modifica delle proprie precedenti disposizioni . Essa consistette nell'ordinare al Rgt. Lancieri di Novara di mantenere lo sbarramento in val Zuzka a Bloschoj e nel cercare contemporaneamente di collegarsi in ogni maniera con qualche unità del XVII C.A. tedesco . Anche di ciò veniva informato il comando dell'8a Armata e quello dell a G .U. germanica, il cui comandante dava atto a Messe che le misure adottate rappresentavano quanto di meglio si potesse fare . Ma nel corso della notte di quello stesso 25 perveniva al comandante del XX XV C.A. italiano un fonogra mma del comando Gruppo Armate "B" che enunciava quanto segue: 1°)"Nessuno deve arretrare dalle posizioni attuali; chiunque lo
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ordini è passibile di gravi sanzioni; 2 °) Il terreno compreso tra il limite destro dell'8a Armata italiana e la strada di Bokowskaja-Jelanskoje, con le truppe in esso dislocate, passa alle dipendenze del XVII Corpo tedesco . Riserva di precisazioni" . Alle ore 8,30 del 26 perveniva un nuovo messaggio che completava e chiariva efficacemente il precedente ordine: "Con decorrenza immediata, passano alle dipendenze del XVII Corpo tutli i reparti dislocati tra l'attuale Limite di settore tra 8° et 6° Armata et strada Bokowskaja-Jelan:skr~je . Tali reparti sono : di visione "Sforzesca", divisione "Celere", nonché truppe di Armata e di Corpo d 'Armata italiane et truppe tede::;che (179° reggùnento fanteria) . Compito del XVII Corpo è impedire, come da ordini del Comando 6° Armata, uno ,t fondaniento nemico in direzione PerelasowskiBokowkj et di fermare a tutti i costi i movimenti cli ripiegamento della divisione " Sforzesca16 " . Il testo di questa comunicazione turbava profondamente Messe, e non avrebbe potuto essere altrimenti. Come egli stesso afferma nelle sue memorie, non poteva accettare senza replicare un giudizio cosi negativo nei confronti di una G.U. al suo comando. Ne conseguiva una vibrata protesta diretta al comandante dell'8a Armata con la richiesta di poter conferire con il medesimo: "Mi astengo dell'entrare nel merito delle ragioni tattiche che hanno suggerito all' lieeresgruppe "B" il cambio cli dipendenza del settore già della "Sforzesca". Ma osservo che nel secondo compito affidato al comando del XVII Corpo d'Annata tedesco è implicita una valutazione ingenerosa e-del tutto infondata sia dell'asprezza dei combattimenti sia del contegno delle truppe che, ai miei ordini, hanno durissimamente, valorosamente e sanguinosamente contrastato per sei giorni un nemico soverchiante senza ricevere alcun aiuto esterno. Nel nome dei morti e dei vivi, come comandante, come testimone 16
Archivio Messe, racc. AA/11 , " Inte rvento del Comando Gruppo "B", Ali. 1, foglio dattiloscritto senza elementi di riferimento;
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diretto e come italiano debbo elevare la protesta più vibrata contro l'insinuazione che il ripiegamento di queste eroiche truppe spossate e decimate sia stato volontario e che occorra un comandante tedesco per richiamarle al dovere . Chiedo di conferire personalmente con Vostra Eccellenza 27 " Ma il comandante dell'8a Armata non intese aderire alla richiesta, e rispose in questi termini: "Data la situazione non è conveniente a VE. lasciare il posto di comando per conferire. Ho già.fatto osservazioni necessarie agli organi del Gruppo Armate. Ora importa vincere" 28 • Una risposta del genere , in quel frangente ed in relazione al livello del destinatario che, se pur gerarchicamente dipendente dal mittente era pur sempre un generale di C .A ., comporta alcune inevitabili considerazioni sugli aspetti caratteriali di Gariboldi che rimandiamo al paragrafo che segue, nel quale appunto verranno presi in esame i vari aspetti relativi alla sua nom ina a comandante dell ' 8" Armata ed ai rapporti con Messe. Questi, d'altra parte, aveva anch 'egli un suo carattere ed una sua personalità, elementi ai quali 11011 era disposto ad abdicare per cui il giorno successivo inviava al proprio diretto superiore la seguente lettera: "Poiché la situazione non consente che io conferisca personalmente con V.E. come avevo chiesto, ,ni pennetto rappresentar Vi per lettera quanto avevo in animo di esporVi a voce. Come comandante diretto, la tutela del patrimonio morale delle truppe che si sono battute ai miei ordini è un mio preciso dovere. Poiché io sento profondamente tale dovere e poiché la mia sensibilità è ferita da una frase che considero per esse insultante, io chiedo che, come giusta riparazione, il comando dell'Heeresgruppe stralci da un documento ufficiale, conie tale consacrato alla storia, quanto si riferisce al secondo compito affidato al comando del XVII Corpo d'Armata e che nel testo suona letteralmente come appresso: 27 2 "
Messe G., op., pag. 284; Archivio Messe, racc. AA/Il, "Intervento ..... ...", cit,;
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"fermare a tutti i costi i movimenti di ripiegamento della Divisione "Sforzesca". A parte la scarsa esaffezza di questa ejpressione per quanto concernente le truppe italiane impegnate, io fieramente affermo che queste truppe con tenace valore e con larghissinw tributo di sangue da otto giorni contrastano il passo al nemico da sole, difendendosi e contrattaccando, senz'altro concorso alfeato che qua11rocentocinquanta uomini del reggimento von A/berti, distaccato dalla 62a divisione, e compensato da un battaglione ad essa ceduto dalla divisione "Torino " . Potrei agg iungere che ancora oggi essi si battono in base alle disposi::,ioni da me date, per quanto il coniando sia da ieri passato in altri mani. Quelli che il comando cieli' Heeresgruppe "B" chiama "i movimenti di ripiegamento della divisione "Sforzesca" da fermare a tutti i costi" non sono certo frutto del risultato di un cedimento spirituale ma unicamente inflessioni della.fronte determinate da una situazione tattica sjàvorevole maturatasi per circostan;,e indipendenti dal valore delle truppe, da me prevista, e che qui enumero: 1 °) li j,anco destro scoperto da cui è partito e da cui ha guadagnato terreno il primo attacco e che ha vincolato in anticipo La dislocazione delle riserve; 2°) assoluta assenza di cooperazione fallica da parte dell'ala sinistra del XVII Corpo; al contrario l'epica carica del "Savoia" del 24 agosto ha frantumato sul nascere una con.!>istente minaccia nemJca per quell'ala; 3°) grave logorio preventivo della "Celere" intervenuta nella battaglia dopo essersi dissanguata per il XVJI Corpo nell'ansa di Serafimowitsch; 4°) inadeguato concorso dell'aviazione da bombardamento e da combattimento fino a quanto la minaccia nemica non è diventata sensibile per le retrovie della 6° Armata; 5°) insignifkanti assegnazioni di carburante, le quali hanno compromesso sulla fronte la manovra delle artiglierie e resa impossibile dal tergo la tempestiva affluenza in z,ona del battaglione carri e delle unità alpine.
CAPITOLO IV LA CAMPAGNA DI RUSSIA
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Concludendo, ci siam.o battuti da soli, sen-::,a tedeschi, e, forse, malgrado i tedeschi; dopo otto giorni di battaglia il fronte regge e la profondità massima del terreno perduto non supera i quindici chilometri , Questa conclusione dà la niisura della leggerezza, clell'irifondatezza e dell'ingenerosità cli una frase infelice che appunto perciò io ch iedo formalmente venga stralciata da un ordine che costituisce doc11111e11to icfficiale, Tanto infelice ed offensiva è questa fi'ose che proprio uno straniero, l'iiffzciale di collegamento gemwnico maggiore Fellmer, ne ha irnrnediatamente intuito la gro1·e portata; egli mi ha spontanea,nente dichiarato di m ·ere d'11rg en::,a e di propria iniziativa richiamato l'atten-: , ione del Comando dell'Heeresgruppe sulla f?ravità dell'errore psicologico commesso, anche nei riflessi politici non immediati. Questo punto di vista dovevo esporre ben chiaramente a V.E. a tutela dell 'onore delle m.ie truppe. Ora avrei da aggiungere che il provvedimento potrebbe anche suonare sfiducia alla mia azione personale di comandante. Su ciò io non mi so,ffenno p erché posso guardare con serenità alla valutazione che è stata fatta dalle supreme gerarchie germaniche sul rendiniento dato dal C .S.l.R . in ben undici mesi di campagna di Russia. Comunque non è il giudizio di autorità militari straniere che mi debba interessare; ad orientare la mia azione cli comando entrano considerazioni di carattere e di interesse nazionali sulle quali un obiettivo giudizio non può essere portato che dal Comando Superiore italiano. Tuttavia è chiaro ai miei occhi che, persone escluse. il passaggio del comando delle truppe ad un comandante alleato in un momento di crisi acuta costituisce una menomazione del nostro prestigio militare tanto più appariscente in quanto alla presenza di generali non fa riscontro alcun apporto di truppe germaniche; il risananiento della situazione dovrebbe pertanto esclusivamente dipendere dalla loro superiore capacità ovvero dalla loro superiore energia . Vostra Eccellenza ben dice che ora importa vincere, ed è stato il nostro unico pensiero e la nostra unica meta da quat-
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tordici mesi e continua ad esserlo anche oggi. Ma appunto per vincere io penso che la nazionale fierezza delle truppe e dei comandanti non debba essere avvilita; il rispetto reciproco pel sangue largamente versato per la vittoria comune costituisce a ,nio avviso premessa indispensabile per questa villoria comune"29 • Dopo poco più di 24 ore l'ordine incriminato veniva revocato dallo stesso comando Gruppo "B" e la divisione "Sforzesca" e le altre truppe che operavano nel suo settore ritornavano alle dipendenze del XXXV Corpo d'Armata. La notte del 27 il comando dell' 8a Armata comu nicava le seguenti spiegazioni ricevute dal Gruppo " B": "Dal comandante dell'Heeresgruppe "B" è giunto ad ore 23,05 del 27 il seguente telescritto, / A 2684/42: "Con riferimento al telescritto di V.E. del 25 agosto informo che il passaggio transitorio di formazioni del XXXV Corpo d'Armata italiano agli ordini del XVll Corpo d'Armata è stato da me disposto in base a ragioni d'indole obiettiva e per creare sulla linea di contatto delle due Armale chiari rapporti di dipendenza durante le giornate critiche dell'azione d 'attacco nemica . Il compito assegnato col mio ordine del 25 agosto al XVII Corpo d 'Armata mirava afarfermare i movimenti di ripiegamento della divisione italiana "Sforzesca" , ed esso, in base alla terminologia militare gérmanica, non comportava quindi alcuna menomazione dello spirito guerriero e delle capacità militare di tale divisione, ma intende va soltanto mettere a disposizione del XVII Corpo d 'A rmata le forze rimaste ancora disponibili della divisione "Sforzesca" nel cui settore si era verificata la più grave minaccia nemica , essendo i russi riusciti a far ripiegare verso sud la divisione "Sforzesca" F.to Freiherr von Weichs"30 • 29
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Areh.1v10 . M esse, racc. AA/11 , " I11terve1110 . ... " , ctt. .; Archivio Messe, racc. AA/11, ''Intervento . ... ", c it.;
Cartina n ° 1O La battaglia difensiva del Don - 2" fase (25 -31 agosto 1942) Ripresa dell'azione Russa
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Il documento era accompagnato da una breve nota del comando ga Armata in cui era detto che alle sp iegaz ioni scritte era da aggiungere quanto il Capo di S.M. del G ruppo aveva comunicato verbalmente al generale Malaguti: che cioè i provvedimenti presi "non
dovevano neanche lontanamente essere interpretati come senso di sfìducìa nel comando del XXXV Corpo, la cui capacità è ben nota dopo le ripetute prove date in Russia ". Sotto l' aspetto pratico , gli effetti del messaggio di von We ichs sarebbero stati pressoché nulli in quanto la dipendenza delle truppe itali ane dal XVII Corpo non sarebbe andata oltre le 24 ore, periodo oltre tutto nel qual e il comando tedesco no n avrebbe esercitato praticamente alcuna fu nzione mentre le nostre unità avrebbero continuato ad ' attenersi alle disposizioni impartite in precedenza da Messe. I russi si erano mantenuti tranquilli per tutta la giornata del 25 , verosimilmente per riordinarsi e colmare i larghi vuoti detenninati dalle gravi perd ite sub ite. Il 26 portarono un forte attacco al caposaldo di Jagodnij, senza peraltro conseguire alcun risultato; fallito il tentativo di infrangere la resistenza sul lato settentrionale della nostra posizione , ne tentarono allora l'aggiramento da Sud-Est, ed occupavano il villaggio di Bachmutkin. A questo punto entrava in azione la predisposizione difensiva italiana di Gorbatowo attivata da Messe il giorno prima, cd il nemico, sorpreso e minacciato a sua volta di avvolgimento, ripiegava precipitosamente inseguito da un gruppo squadroni del Savoia Cavalleria che oltrepassavano il villaggio , rimasto poi saldamente in nostro possesso. L'attacco russo veniva replicato nella stessa giornata contro l' ala destra della Pasubio, senza riportare vantaggi di sorta, così come doveva accadere per gl i altri tentati vi portati nei giorni 27 , 28 e 29 su tutto il resto del fron te. L'arrivo in zona del 6° Rgt. Alpini della D ivisione Tridemina , prima a giungere delle GG.UU. del C.A. Alpino , aumentò notevolmente la consistenza e le potenzialità difensive del XXXV C.A. , che contrastò bravamente le iniziative offensive russe condotte tra il 27 ed il 29 contro le nostre posizioni d i Bolschoj , Jagodnij e del fianco , destro della Pasubio . Con l' ulteriore afflusso dei repa,ti tenuti in riserva, fu possibile infine provvedere in modo adeguato all 'occupazione della displu viale fra le valli d i Zuzkan e Kriutscha .
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Per quanto riguardava il C.A. Alpino -la cui destinazione al fro nte russo era stata stabilita il 2 marzo 1942 in vista della possibile partecipazione alle operazioni che, nella ripresa offensiva estiva, le GG.UU . tedesche avrebbero intrapreso per superare la fascia montuosa caucasica e sboccare poi nel Medio Oriente- questo passava dal 10 agosto alle dirette dipendenze della 17" Armata tedesca . Era stato stabilito che la Tridentina, la prima delle tre GG .UU . avviata a destinazione, fosse trasportata con automezzi ma il 14 il comando della 17" Armata comunicava di non essere più in grado di effettuare il movimento per cui lo stesso sarebbe dovuto avvenire a piedi; il 19 , infine , lo stesso comando notificava che il C .A. Alpino sarebbe rientrato nell ' 8a Armata in quanto mancava la possibilità di effettuarne il rapido autotrasporto con mezzi forniti dai tedeschi e che inoltre l'arrivo in zona d'impiego dell ' intera G.U. sarebbe avvenuto fuori tempo massimo per poter partecipare alle operaz ioni . La Tridentina, perciò, il 21 agosto iniziava la sua lunga marcia seguita il giorno s uccessivo dalla Cuneense mentre i reparti della Julia continuavano ad an-ivare agli scali fetToviari della zona di Izjum. Poi, in considerazione dell 'andamento delle operazioni della prima battaglia difensiva del Don, si disponeva che i movimenti della G.U. alpina, per inserirsi nello schieramento dell ' 8a Armata , fossero accelerati il più possibile portando la media giornaliera delle tappe al m inimo di 25 km ed abolendo le giornate di sosta.
8 - Gariboldi - .Messe: un'incompatibilità insanabile Italo Gariboldi aveva assunto il comando de11 ' 8a Armata il 9 luglio 1942, e da subito i suoi rapporti con Messe erano stati contrassegnati da una crescente difficoltà. Si trattava, d'altra parte , di due personalità del tutto diverse , destinate inev itabilmente a scontrarsi. Quale comandante della G .U. si era pensato inizialmente al Principe di Piemonte31 ed ai generali Mario Caracciolo di Feroleto
31
Cavallero U., op. cit., pagg. 326,349,364;
180 e Lorenzo Dalmazzo32 ; la scelta era infine caduta su Gariboldi, che dal marzo al luglio del 1941 era stato Comandante Superiore delle FF.AA. in Africa Settentrionale e Gove rnatore della Libia dopo l'alJontanamento di Graziani. All 'atto della nomina aveva 63 anni, ma ne dimostrava di più per l 'aspetto vecchieggiante e di uomo stanco, elementi ancora più evidenti nel contrasto con Ja figura giovanilmente aitante di Rommel quale appare nella famosa fotografia che li ritrae mentre passano in rassegna le truppe dell'Ajhka Korps appena sbarcate a Tripoli. Francesco Saverio Grazioli, che lo aveva av uto come suo sottocapo d i stato maggiore alla 4a Armata sul Grappa, lo giudicava come segue: "Uo,mo duro, scontroso, che sapeva però il fatto suo professionalmente e di forte carattere, coscienzioso e dihgente. Nienle genialità . Uomo di secondo piano. " 33 A prescindere da lle giustificazioni date a posteriori , basate su criteri di anzianità di annuario o di rapporti con i tedeschi, è verosimile che l'ipotesi più attendibile sia quella contenuta nel Diario di Ciano, secondo il quale la nomina di Garibolcli a comandante dell'8" Armata sarebbe stata il fru tto dell'intento di Cavallero di sbarrare così la strada a Messe, che cominciava a crescere troppo nella considerazione di Mussoli ni e della nazione. D 'altronde, tale atteggiamento era in linea con la teoria da lui sempre professata che bisognasse procedere alla decapitazione dei "papaveri troppo alti".1-1 E d'altra parte il giudizio di Ciano.nei confronti di Gariboldi non d ifferiva sostanzialmente molto da quello di Grazioli: " Lo conosco da molti anni, dalla presa di Addis Abeba. Non ho mai avwo un gran concetto di lui . Adesso sembra ancora più stanco ed invecchiato, nonostante il biondo artificiale dei grossi baffoni coltivati alla fin de siècle"35 • Messe era venuto a conoscenza della nomina di Gariboldi solo
2 -' 33
Cavallero U., op. c it., pag. 349; Longo L. E., "Proflli di capi militari tralleggiati da uno di loro", in "Studi Storico-Militari 1994", Roma, USSME, 1996, pag. 566; 34 Ciano G., "Diario 1939-1943", Milano, Rizzoli , [969. pag. 555: 35 Ciano G ., ''Diario 1939-1943", op. cii., pag. 555;
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verso la fine di aprile e dallo stesso interessato, al quale non aveva esitato a manifestare il proprio stato d 'animo: " .. .Trovo per lo meno strano il procedimento tenuto verso di me in questa occasione dai comandi superiori . Infatti la decisa mia sostituzione la apprendo per La prima volta dalla tua lettera " 36 Come s'e già detto, i rapporti fra i due si fecero subito difficili, stante il d iverso atteggiamento nei confronti dei problemi specifici dell 'Armata in merito ai quali Messe riteneva, giustamente, di poter rivendicare una competenza, o quanto meno un'esperienza, che l'altro non poteva avere , e lo stesso valeva per il problema più generale dei rapporti con i tedeschi. Gariboldi, in effetti, pur non essendosi mai dimostrato troppo tenero verso l'alleato, non appariva incline a sostenere un confronto per tutelare il prestigio e le reali potenzialità del soldato italiano, probabi lmente per un malinteso rispetto del dovere istituzionale di assicurare una leale ottemperanza agli ordini ricevuti dai comandi tedeschi dai quali dipendeva. Il contrasto di opinioni ed atteggiamenti fra Gariboldi e Messe avrebbe toccato il culmine vero la fine di agosto, in occasione dell'episodio riguardante la Divisione Sforzesca descritto nel precedente paragrafo. In quella circostanza, con la lettera inviata a Gariboldi il 27 il comandante del CSIR esprimeva apertamente, fuori dai denti, il proprio dissenso da una condotta del diretto superiore che, a suo avviso, avviliva la fierezza delle truppe italiane e, con il passaggio alle dipendenze di un comando alleato proprio in una fase critica delle operazioni, ne mortificava il prestigio e l'immagi ne. Né le successive sp:iegazioni fornite da Gariboldi a supporto della sua non adesione alla linea dura suggerita da Messe avrebbero contribuito a sanare la frattura fra i due, anzì. Infatti, mentre il gen. von Weichs, comandante dell'Heerensgruppe"B" aveva assicurato con il tele n° 2684/42 riportato integralmente nel precedente paragrafo di non aver assolutamente inteso d i recare offesa alle capacità militari della G .U. italiana, il medesimo informava l'O .K .W. della deficitaria resistenza opposta da questa . Inoltre, il
36
Archivio Messe, racc . AA/11, lettera cli Messe a Garibo]dj del 30.4.1942; -
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l O settembre Messe aveva ricevuto la visita del gcn. von Tippelskirch, capo del nucleo di collegamento tedesco presso il comando dell ' 8:1 Armata, che riconobbe lealmente come l'ordine emesso dal comandante del Gruppo A1mate " B", alla luce di tanti particolari che egli stesso dichiarò di non conoscere nella loro esatta versione nonostante il suo ruolo presso il comando italiano, fosse stato inopportuno così come ingiusto era stato l'apprezzamento sul comportamento de lla Sforzesca . Al termine del colloquio, il generale tedesco aveva espresso a Messe il proprio personale e confidenziale convincimento che un ulteriore passo italiano presso von We ichs avrebbe potuto ottenere una più esplicita formulazione riparatrice per le truppe direttamente chiamate in causa. Forte di tale suggerimento, il 6 settembre Messe scriveva a Gariboldi una lettera nella quale lo invitava , "nell'occasione che si offre di riaprire la questione, ad insistere per l'abrogazione dell'ultima parte del noto ordi11e"11 . Alla lettera non sarebbe stata data alcuna risposta, e ciò non aggiunge certamente lustro all'immagine di GariboJdi, quanto meno sul piano della correttezza formale oltre a quello derivanteg li dal proprio ruolo di comandante di una G.U., con dei doveri ben precisi nei riguardi di un altro generale posto alla guida di un ' altra G.U. alle sue dirette dipendenze. Messe , resosi conto di non poter collaborare con un siffatto superiore, aveva maturato la decisione di chiedere di essere sollevato dall ' incarico. Sin dall ' arrivo in zona di Gariboldi, aveva avvertito una particolare freddezza da parte cli questi ed una strana forma di diffidenza. Inoltre, come avrebbe scritto nel suo libro , "nii parve evidente fin dal primo momento la ferma intenzione di spezzare senza alcuna ragione un organism,o come il vecchio CSIR, collaudato da un anno di durissime prove e do ve tutti, capi egregari, erano legati da un ardente e solido spirito di corpo e da/l'orgoglio di un difficile dovere nobilmente compiuto e di tanti sacr(fici affrontati e superati"38 • Ed anche in segu ito l' atteggiamento di
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Messe G. , op. cit. , pag. 306; Messe G .. op. cit.. pag. 304;
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Gariboldi nei confronti di Messe non era mutato, come è comprovato dal persistere del primo nel ricercare eventuali responsabilità italiane sempre in relazione alla vicenda Sforzesca. J.I 28 settembre, infatti, proprio nello stesso giorno nel quale i tedeschi , con una solenne cerimonia svoltasi a Gorbatowo, sede campale della G.U. , procedevano ad una esplicita riparazione riguardo al torto fatto al soldato italiano attraverso la concessione "sul campo" di 40 croci di feITo ad altrettanti combattenti de] XXXV Corpo d'Annata, Gariboldi inviava a Messe una lettera nella quale lo invitava espressamente a esaminare la condotta della Divisione Sforzesca nel corso del suo ripiegamento dal Don per sincerarsi della condotta dei repa1ti, comandi e comandanti sino a quelli di battaglione39 • In Appendice, (doc. n° 21), e riportata la relazione di Messe in merito a quanto richiesto, compilata, con la cura e la precisione che gli erano abituali ed inviata un decina di giorni dopo; ed anche da questo episodio traspariva evidente la sostanziale divergenza fra due concezioni sull'esercizio del comando, specie in merito a quello riguardante unità nazionali distaccate presso un esercito alleato. Ma già dall'inizio dei loro contatti si erano subitamente manifestate le non poche differenze concettuali a proposito delle più diverse questioni (riordinamento e rimpatrio di unità , avvicendamenti, funzionamento dell'Intendenza, organizzazione logistica in vista della prossima campagna invernale, compiti operativi affidati ali' Am1ata, ecc.). Se era vero che si trattava di questioni di stretta pertinenza del comandante clell' Arniata per le quali l'intrusione di un dipendente avrebbe significato un atto intollerabile tanto sul piano gerarchico che su quello puramente formale, era altrettanto vero che Messe era troppo esperto per incorrere in un fallo del genere; da patte sua, vi era solo la consapevolezza di un'esperienza maturata in oltre un anno di campagna in quell 'ambiente operativo così particolare e della conseguente, doverosa necessità di porre tale prezioso patrimonio a disposizione del superiore diretto, anche se questi non dimostrava di sentirne il bisogno o addirittura di non gradire questo appor9
Archivio Messe, racc. AA/11, prot. 02/4094 del 28.9 .42, da Comando 8aA.rmata a comandante XXXV° C.A., f.to Gariboldi;
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to. Un atteggiamento che, a guardar bene, non era solo altruistico ma conteneva anche una porzione di sacrosanto egoismo, d'altronde pienamente legittimato, dal momento che decisioni errate da parte del comandante cieli ' Armata sarebbero inevitabi lmente ricadute anche sulle spalle dei comandanti dei CC.AA. che la costituivano . Alla fine di agosto del 1942, sulla base cli tutti gli avvenimenti che sono stati rievocati , Messe scriveva direttamente a Mussolin i usufruendo di una specifica autorizzazione in proposito avuta dal medesimo, e non esitava a manifestare il suo stato d' an imo: "Avvenuta la nomina del Comandante del/ '8° Annata nella persona delL 'Ecc. Garibaldi, com'era Vostro preciso desiderio e mio dovere di soldato, sono tornato in Russia, anche perché c'era la convinzione che la mia presenza quaggiù avrebbe potuto portare al nuovo Comandante tutto il contributo di una Lunghissima esperienza, tanto nei con fronti del nemico e dell'wnbiente, quanto nelle relazioni cogli alleati germanici. A questo punto debbo con tutta lealtà rappresentarVi che quest'ultima premessa essenziale non si è realizzata in quanto il nuovo Comandante non ha richiesto a me nulla di diverso di quanto abbia richiesto agli altri comandanti di Corpo d 'Armata giunti dall'Italia. A ciò debbo aggiungere che è venuta anche a mancare la ragione sentimentale di attaccamento al vecchio C.S.l.R. perché, per esigenze operative, delle antiche divisioni che lo componevano è rimasta con me la sola "Pasubio " . Ma anche quest'ultima reliquia del Corpo di Spedizion e dovrà essere avvicendata nei suoi elementi più anziani,'in modo che del vecchio C.S.l.R. non rimarrò che il nome glorioso e il ricordo. Stando così le cose, permettetemi, Duce, di so!loporre alla Vostra alta considerazione l'opportunità del mio rimpatrio non appena ultimata la battaglia in corso che interessa soprattutto il mio settore, perché possiate impiegarmi ove meglio vi piacerà, ma dove io possa continuare a dare tutto quello ché é nelle mie forze e nella mia indomabile passione .
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Voi sapete che io ho una sola ambizione: servire da soldato l'Italia Fascista e Voi che ne siete il Grande Capo ." 40 Nel periodo di sosta operativa che segui, Messe inviò una lettera anche a Gariboldi: ""Parecchi giorni or sono ebbi a pregarVi cli prendere in esame la mia sostituzione nel Comando del XXXV Corpo d'Armata (C .S.I.R .) ed il mio rimpatrio. E Ve ne dissi anche le ragioni. Tale preghiera io debbo oggi rinnovarVi, tanto più che gli ultimi avvenimenti mi hanno maggiormente convinto come non sia possibile una collaborazione efficace tra gerarchie molto elevate, quando nelle relazioni reciproche non si realizza .spontaneamente un'atmosfera cli perfetta intesa su tutti i problemi essenziali e, quindi, di reciproca fiduciosa cordialità . Le mie convinzioni su tali problemi, basate su oltre un anno di fortunata esperienza in questo scacchiere, sono in me troppo radicate perché io possa rinunciarvi senza un grave intimo disagio, pur nello .spirito di una leale disciplina delle intelligenze . D'altronde nulla è più lontano dal mio pensiero che il creare difficoltà ed imbarazzi a Voi, Eccellenza, che di .fronte al Paese e di fronte agli alleati siete il solo responsabile della vita e dell'operato dell'8aArmata"41 • La lettera po1t a la data del 23 settembre, ed é significativo come il giorno dopo giungesse al comando clell' ga Armata un fo nogramma del Comando Supremo rappresentante quanto segue: N. 23766 - Per eccellenza Garibaldi. "Nel quadro degli avvicendamenti sul fronte russo ha primo posto Eccellenza generale Messe che per lungo periodo di tempo ha tenuto con brillante risultato il Comando del C.S .I.R. et poi del XXXV Corpo d'Armata . Vi prego farmi conoscere a quale epoca
Archivio Messe, racc. AA/IV, foglio senza indicazione cli prot. del 31.8.1942, da Comandante XXXV C.A. a Segreteria Particolare del Duce, f.to Messe; . , Archivio Messe, racc. AA/11, lettera di Messe a Gariboldi del 23.9.1942; •
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tale cambio potrebbe aver luogo dopo aver sentito eventuali desideri dell'interessato ". Ugo Cavallero 201024.42 Non sembra arduo il poter ipotizzare, data la successione delle date, come anche la uccessiva lettera di Gariboldi a Messe de l 25 settembre: '"'li Comando Supremo al quale ho fatto presente il desiderio di rimpatrio mi comunica che, nel quadro degli avvicendamenti sul ji-onte russo, hai il primo posto dato il lungo tempo durante il quale hai tenuto brillantemente il comando del C.S.l.R. C. d'A. e desidera conoscere l'epoca nefla quale potrà avvenire il cambio e tuoi eventuali desideri. Prego fornirmi dati per la risposta confermandomi o meno quanto mi avevi prospettato a voce circa epoca del rimpatrio." 43 costituisse il frutto di un accordo tra il Capo di Stato Maggiore Generale cd il comandante dell '8a Armata per considerare la richiesta di Messe come un normale desiderio di avvicendamento dopo la lunga permanenza a l fronte. Messe, però , non era uomo da stare al gioco, e non indug iava nel ri spondere entro le ventiquattro ore successi ve specificando come "[ .. .] Se mia domanda di rimpatrio.fosse ispirata ad un desiderio generico di avvicendamento, io non intenderei in. nessun caso allontanarmi prime che avesse lasciato la Russia l'ultimo dei rniei soldati che nel luglio 1941 hanno iniziato con me questa guerra." ed aggiungendo che la sua sostituzione avrebbe dovuto avven ire al più presto possib ile44 • La richiesta venne esaudita, anche se Messe avrebbe lasciato la Russia solo il 1° novembre, dopo aver trascorso una ventina di giorni con il gen. Francesco Zingales, nominato suo successore e che era
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Archivio Messe, racc . AA/1 1, fonogramma n° 23766 da C.S. a comandante 8" Armata, f.to Ugo Cavallero; 11 • Archivio Messe, racc. /\A/TI, prot. 06/2402 del 25.9. 1942, eia comandante 8" Armata a comandante XXXV C.A .. f.to Gariboldi: " Archivio Messe, racc. AA/11, prot. 03/RP/M del 26.9.1942, da Comandante XXXV C. A. a Comandante 8" Armata, F.to Messe;
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già stato comandante del CSIR anche se solo per una settimana avendo dovuto abbandonare l'incarico nel lugl io del 1941 , durante il viaggio di trasferimento in Russia, perché colpito da una grave forma d'infezione polmonare ed era stato sostituito proprio da Messe. I due erano amici personali sin dall'epoca della prima guerra mondiale , nel corso della quale anche Zingales, al pari di Messe, si era distinto valorosamente conquistando tre medaglie d'argento e due di bronzo al v.m .. Della sua sostituzione al comando del XXXV 0 C.A . Messe era venuto a saperlo proprio dallo stesso Zingales, al quale aveva rivolto affettuose parole di viatico in una lettera nella quale affiorava uno spunto polemico nei confronti degli alti comandi: Ti ringrazio molto per le buone e lusinghiere parole che hai avuto per la inia opera e per quella delle mie truppe . Dal momento che si è decisa la mia sostituzione nel comando del C.S./.R. con un generale designato d'armata, mifa molto piacere sapere che sei tu a venire a prendere il mio posto . Ma per dovere di lealtà debbo però aggiungere che trovo per lo meno strano il procedimento tenuto verso di me in questa occasione dai comandi superiori . Infatti la decisa mia sostituzione l'apprendo per la prima volta dalla tua lettera . A te mi legano ricordi indistruttibili di guerra: quelli del "Grappa" . Se verrai qui, ed io vi dovrò rimanere, puoi essere sicuro che troverai in me il collaboratore più leale, più fedele e più affettuoso . Fin d'adesso formulo per te gli auguri più.fervidi e più devo ti. Che sotto il tuo Comando , in questa campagna, il sole della Vittoria continui ad illuminare le Bandiere della Patria. Con sincero affetto ti ricambio l'abbraccio ! 5
9 - Il comandante e l'uomo Con l'offensiva sfenata contro 1'8a Armata italiana nella terza decade di agosto , i sovietici poterono conseguire vantaggi territo,s Archivio Messe, racc. AA/11 , lettera di Messe a Zingales , senza indicazione d i
protocol lo e di data, presumibilmente riferibile a l periodo 15-30 settembre 1942;
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G!OlilN.\'I !~IES:,E • /'11/1i1110 Maresc iallo d'/1<1/ia ----
riali trascurabili , visti nel quadro genera le della lotta, ed a prezzo di perdite così rilevanti da esaurire la capacità offensiva di almeno tre divi sioni ternarie rinforzate . La loro azione poteva invece dirsi riuscita nel cam po tattico, perché l'ampliamento d i alcune delle teste di ponte stabiljte avrebbe consentito di utilizzarle ne l dicembre successivo quali pedane di lancio delle Armate fr' e 1a nell'operazione che av rebbe portato all a sconfitta della nostra ga Armata . Sullo svolgimento della battaglia dalla parte italiana non può sorprendere che il primo urto dei sovietici contro la Divisione Sforzesca avesse fatto guadagnare così rapidamente terreno, perché l'attacco trovava davanti a sé soltanto un velo di copertura e l'iniziativa dell ' avversario poteva assicurarg li una schiacciante superiorità local e nei pu nti di irruzione accuratamente scelti. D'altronde, nessuna dottrina tattica prevedeva , allora come oggi , che ad una divisione binaria potessero essere affidati compiti di resistenza ad oltranza su di un fronte di c irca 35 km, con I' aggravante di un'ala scoperta e direttamente minacciata . Se vi fosse stato il tempo di farlo si sarebbero potuto correggere gradualmente tali condizioni di inferiorità e migliorare , con opportune modifiche, lo schieramento in iziale. Ma la vivace attività preliminare del nemico impedì il proficuo rafforza mento delle posizioni. Le condizioni tattiche ambientali non erano tali da agevolare il compito della difesa. Il corso del Don avrebbe potuto rappresentare un serio ostacolo soltanto qualora la densità delle forze avesse consentito di vigilare e battere lo specch io d'acqua in tutto il suo sviluppo. Esclusa questa possibilità e considerati i numerosi guadi , la strett.ezza della corrente e la fac ilità di occultare natanti su lla riva s inistra del fiume , questo finì per costituire per l'avversario nulla più che un elemento ritardatore nella fase logistica di preparazione della sua manovra. I russi infatti dispone vano g ià inizialmente cli una testa di ponte sulla sponda meridionale, a contatto col nostro schieramento ma in settore non di nostra pertinenza, e di là fecero appunto partire il loro primo attacco. Il sistema collinoso situato immediatamente a Sud ciel fiume avrebbe potuto fornire considerevole appoggio all a difesa. Ma questo fattore positivo del nostro p roblema d ifensivo non poté essere
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valorizzato perché la scarsità delle forze non consentì di conferire profondità alla posizione di resistenza mentre gli ordini tassativi del comando tedesco esigevano che tutto fosse proiettato sul Don, per potenziare col fuoco l'ostacolo fluviale. In base a questo enato concetto le nostre truppe, distribuite a piccoli blocchi in basso e allo scoperto, risultarono completamente alla mercé dell'osservazione e dell'offesa del nemico il quale , sull ' altra sponda, protetto da una fascia boscosa continua, poteva invece sfuggire ad ogni controllo e ad ogni efficace reazione. Gli stessi abitati distesi quasi ininterrottamente sulla riva destra del fiume, che costituivano necessariamente l'ossatura della nostra organizzazione difensiva, finirono col darci maggior danno che vantaggio , attirando e moltiplicando l' efficacia dei tiri di preparazione e cagionando gravi perdite mentre poi, per essere troppo estesi in rapporto alle forze disponibili, agevolavano le infiltrazioni dell ' attaccante ed ostacolavano i nostri contrattacchi. Messe aveva inutilmente cercato di far accettare il proprio punto di vista di mantenere la difesa sull ' alto , limitandosi a guardare la riva del fiume; si può affermare che se lo schieramento della "Sforzesca" avesse gravitato sulle alture, la battaglia difensiva avrebbe potuto essere meglio governata, e non si può escludere che il suo sviluppo avrebbe potuto avere tutt' altro corso. Per quanto riguardava la determinazione di Messe del 25 agosto di ripiegare il fianco difensivo della "Sforzesca" da val Zuzkan a val Kriutscha, nessuno meglio di lui, che aveva continuamente quanto vanamente invocato dal XVII° Corpo un'attiva collaboraz ione intesa a ristabilire il collegamento, era convinto della necessità di evitare ogni misura atta ad aumentare il pericoloso vuoto esistente fra i due Corpi d' Arn1ata. Nella situazione contingente, però, non era il caso di parlare di preferenze per questa o quella soluzione: era la forza stessa degli avvenimenti. che imponeva di proteggere il fianco del XXXV° C .A. di fronte al pericolo reale ed immediato che il successo avversario, già in atto, travolgesse le poche forze residue di cui poteva disp01re e tramutasse in rotta definitiva quello che fortunatamente, fino a quel momento , non rappresentava che un episodio sfavorevole della battaglia.
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La resistenza ad oltranza in val Zuzkan avrebbe avuto senso soltanto come azione temporeggiante , intesa a dar tempo ai rinforzi di giungere in posto, od a mettere in atto una nuova organizzazione della difesa. Purtroppo non era questo il caso de l XXXV° Corpo d'Armata il quale sapeva perfettamente di non poter fare assegnamento, per alcuni giorni ancora, che sulle proprie povere forze , come in effetti avrebbe onorevolmente fatto . L'arretramento comportava evidentemente un allargamento della fa lla esistente fra XXXV 0 e XVll ° Corpo , ma meglio valeva, senza dubbio, tale limitato e controllato sacrificio anziché il crollo probabile, o almeno possibile , di tutto il settore affidato al primo.46 Opportuna risultava pertanto la deliberazione di Messe riferita alla situazione del preciso momento in cui fu assunta, come opportune certamente furo no le modifiche apportate più tardi, alla luce del successivo sviluppo deg li avvenimenti, quando il nemico dimostrò di avere trasferito altrove il punto di applicazione del suo sforzo principale. Come prima Messe aveva deciso di abbandonare la val Zuzkan, non esitò infatti poche ore dopo a mantenerne l'occupazione, destinandovi un forte distaccamento per non aggravare, senza stretta necessità, la crisi di collegamento con la Grande Unità viciniore. Se vi fosse stato il tempo si potevano con-eggere gradualmente tali condizioni di inferiorità e migliorare, con opportune modifiche , lo schieramento iniziale. Ma la vivace attività preliminare dell'avversario impedì il profi cuo raffo rzamen_to delle posizioni. Quando, il mattino del 20 agosto, i sovietici sferrarono il loro attacco era trascorsa poco più di una settimana dall 'arrivo delle unità italiane sul Don. Ben poco si era potuto fare, dunque, specie se si tiene conto del fatto che l'avversario esercitava la sua molestia di preferenza nelle ore notturne, le uniche, cioè, che era possibile sfruttare per l'attuazione dei lavori di fortificazione. Per di più mancavano anche gli attrezzi da lavoro e di rafforzamento necessari. La Sforzesca, fin dal primo giorno, fu costretta ad intensa attività difensiva e non ebbe perciò la possibilità di orientarsi su ll a situa-
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Messe G ., op. c 1t., pagg. 298-302;
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zione locale e su tutti gli elementi che la determinavano. Inoltre, essendo giunta da poco dal teITitorio nazionale, non si era ancora familiarizzata col caratteristico ambiente operativo dello scacchiere russo e coi procedimenti dell 'avversario. Essa era composta per metà da uomini reduci dall'Albania e dal fronte occidentale ed ivi abituati a quel contatto di gomito che è caratteristico della guerra di trincea ed al quale il soldato italiano era particolarmente sensibile. Può darsi, perciò, che alla prima rivelazione delle insidie del nuovo tipo di guerra, dove lo spazio era elemento dominante , alcuni uomini non fossero rimasti indifferenti al pronunciarsi della minaccia ed alle offese provenienti da ogni parte su un ' area di 360° . La vicenda della Sforesca, della quale nei paragrafi precedenti sono stati forniti i particolari, era comunque un "rospo" che Messe non sarebbe mai stato disposto ad ingoiare. L'antico spirito polemico non era venuto meno, specie quando si trattava cli difendere le truppe ai suoi ordini, e così come aveva fatto per gli Arditi del IX Reparto d'Assalto negli anni successivi alla prima guerra mondiale , nel secondo dopoguerra non cessò di rivendicare l'onore militare e l'immagine della G.U . che era stata ai suoi ordini. Nel libro di memorie relativo alla campagna di Russia l'argomento viene affrontato in una ampia nota posta alla fine del cap. XXII , ma nel!' archivio del Maresciallo abbiamo reperito un appunto nella stesura originale che, se pur riprodotto poi neJia sua sostanzialità nelle pagine del volume, rispetto a questo ha il dono di una franchezza ed immediatezza tipiche del personaggio non depurate di quella spontaneità di espressione del resto inevitabile in un'opera destinata al pubblico. Messe prendeva lo spunto da quanto il generale tedesco von Blummentritt aveva rife rito a Liddel Hart , nel corso di un'intervista successivamente inserita nel volume The Other Side of the hill47, in merito al comportamento delle truppe italiane impe-
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Il volume, la cui prima edizione, a cura della Hamilton and Co.(Stafforcl) Ltd. London , risale al 1956, nella traduzione italiana porta il titolo "Storia di una sconfitta . I generali tedeschi raccontano " ed è stata pubblicata da Rizzoli, Milano,1971;
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gnate nella prima battagli a difensiva del Don, e dallo storico mi litare inglese preso per buono e quindi avallato. Gunther Blummentritt, che dal gennaio 1942 era divenuto sottocapo di stato maggiore generale pur rivestendo solo il grado di generale di brigata, si era espresso come segue: "Halder mi aveva mandato in volo a visitare il sei/ore italiano poiché era giunta l'allarmante notizia che i russi vi erano penetrati aprendo una larga breccia. Trovai, tuttavia, investigando, che l'attacco era stato eseguito da un solo battaglione russo, ma che una intera divisione italiana era scappata. Presi misure immediate per chiudere la breccia schierandovi una divisione alpina e parte della 6" divisione germanica "~H. Il commento di Messe in iziava con un' esplicita accusa di mendacio: Questo racconto non rappresenta che una vanteria immaginaria, degna del barone di Munchhausen. In realtà. 1°) l'attacco russo parti e si sviluppò inizialmente contro il nostro fianco destro lasciato scoperto dal vicino XV!! Corpo tedesco; esso non fu portato da un solo battaglione ma da ben venticinque battaglioni appartenenti alle divisioni di fanteria 197° a 203" e alla 14" divisione della Guardia, come è storicamente accertato; 2°) La divisione italiana "Sforzesca" la quale non contava che sei battaglioni (le tre divisioni russe che la .fronteggiavano erano su nove battaglioni), attaccata sulla propria destra da forze preponderanti russe, mancando ogni e qualsiasi cooperazione tattica da parte del XVJJ Corpo tedesco, dopo aver tenuto testa al nemico col dovuto vigore, ripiegò ordinatamente, combattendo, su nuove posizioni. L'immediato intervento dei battaglioni CC.NN. 63° e 79° della "Tagliamento" e quello del Raggruppamento a cavallo del gen . Barbò, "Novara " e "Savoia" Cavalleria e Reggimento artiglieria a cavallo (che diede occasione al "Savo-
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Lidde l Hart B. H., "Storia di una sconfitta ... " ,op. cit..pag. 350;
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ia" di compiere la lef{gendaria carica di Isbuschensk~j), ed ùtfine l'entrata in azione della 3° Divisione "Celere" e dell'ala destra della "Pasubio", riuscirono, dopo giorni la lotta violentissima, ad arrestare definitivamente il nemico ed impedirgli ogni ulteriore progresso. Non si verificò, quindi, affatto, la fuga di una divisione, ma una delle solite fluttuazioni, normali delle battaglie su quel.fronte. Il comando tedesco del Gruppo Armate "B" credette di intervenire riordinando i settori, per cui quelli ciffidati alle divisione "Sforzesca" e Celere" dovevano passare alle dipendenze del XVII Corpo d'Armata germanico (il lettore troverà nel testo i.I particolareggiato racconto di questa faccenda); 3°) a questo punto compare sul posto il generale Blwnmentritt il quale avrebbe dovuto asswnere appunto il comando di entrambi i settori tenuti dalle due divisioni italiane. Ma poiché Blumentritt era di grado inferiore al generale di divisione Maraz,z,ani, comandante della 3a "Celere", questi rifiutò di porsi ai suoi ordini: Blumentritt cercò di rimanere sul posto almeno com.e ufficiale di collegamento col comando del XVII Corpo, ma l 'accordo non fu raggiunto . I due generali, dopo aver t4erito ciascuno al proprio comando, decisero di compiere, intanto, una ricognizione in linea . Al ritorno Le due autovetture che li conducevano vennero separate da un violento tiro di artiglieria . Da quel momento, Blumentritt ~parisce dalla circolazione, invano cercato dappertutto dal generale Marazzani . Non se ne hanno più notizie. Si viene a conoscere, più tardi, che era rientrato al Quartiere Generale tedesco, ove avrà presentato il rapporto di cui parla. Tutto qui. Ma resta da spiegare dove egli abbia visto La divisione alpina che in quel momento non c'era; com.e pure, in quel settore, non ebbe parte alcuna la 6"divisione germanica" .49 Messe aveva capito subito, non appena arrivato in Russia, che uno fra i principali pro blemi che avrebbe dovuto affrontare era
,,, Archivio Messe, racc . BB, appunto dattiloscritto senza altre indicazioni cli riferimento;
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Maresciallo dllalia
quello ciel rapporto con i tedeschi, vale a dire la necessità cli salvaguardare a tutti i costi l'autonomia dei comandi italiani pur nel quadro della collaborazione operativa. Così come aveva compreso altrettanto presto come questa sua affermazione cli dignità nazionale non avrebbe mai avuto un adeguato supporto eia Roma, là dove sembrava invece che si fosse stabilita una so,ta di succubanza nei confronti dell' alleato. A li vello locale, poi , allorché Gariboldi aveva assunto il comando dell ' 8a Armata divenendo il suo diretto superiore, la cosa si ripeteva con ancora maggiore ev idenza. Gariboldi riteneva infatti che con i tedeschi bastasse far presenti le proprie ragioni e protestare, magari anche vibratamente, in contrasto con quanto sostenuto da Messe che riteneva fosse necessario anche rifiutarsi cli eseguire un ordine quando questo potesse apparire in contrasto con le nostre possibilità operative, piuttosto modeste e limitate ma in merito alle quali i.tedeschi non sarebbero mai riusciti ad avere le idee chiare. Ed era proprio in base a questa sua concezione che nell'ottobre 1941 aveva rifi utato al comando tedesco il concorso del CSIR oltre gli obiettivi prefissati del bacino del Donetz q ualora non fossero state soddisfatte determinate, imprescinclibil i necessità logistiche. Allo stesso modo, Messe aveva fo1temente dissentito dall'atteggiamento troppo morbido assunto da Gariboldi nei confronti del Comando del Gruppo "B" a proposito del settore di fronte assegnato all'8a Annata, troppo esteso, a parere .ciel comandante del XXXV 0 C.A., in relazione alle forze ed ai mezzi dei quali era possibile disporre. Un 'estensione del tutto sproporzionata, da mantenersi anche in vista della prevista sosta invernale. Gariboldi era dello stesso parere di Messe, ed in effetti non aveva mancato di rappresentarlo al comando tedesco, ma -e qui la critica mossagli da Messe raggiungeva il culmine- si era limitato a questa forma di protesta piuttosto blanda, mentre Messe riteneva che avrebbe dovuto rifiutarsi di accettare un compito eccessivo, ed in quanto tale pericoloso per la sopravvivenza stessa dell'Armata e per il prestigio delle nostre armi . Si trattava di una visione operativa ch iara e concreta, tanto più che il settore definitivamente assegnato all'8" Armata corrispondeva ad alcune fra le più pericolose direttrici di attacco sovietiche.
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Nel Diario dell'O.K.W. alla data del 16 agosto 1942 si legge: "Il Fiihrer è preoccupato che Stalin possa effettuare un attacco sul Don approssimativamente al di sopra di Serajimovic, con direzione d'attacco Rostov. Egli teme che l'8° Armata italiana non possa reggere ad un tale attacco ..." 50 Ma Gariboldi, nell'ambito di un progressivo deterioramento del suo rapporto con Messe. sembrava preoccupato più di rimbeccare il proprio dipendente che di imporre ai tedeschi il rispetto per le nostre truppe . Cosicché, dopo l'episodio delle Sforzesca, mentre i tedeschi mostravano di voler rimediare, come preteso da Messe, alla gaffe commessa attraverso la cerimonia tenutasi a Gorbatowo, sede stanziale della G .U. italiana, così come indicato dallo stesso Messe, e la concessione delle croci di feITo ai nostri combattenti, lo stesso giorno il comandante dell'8" Annata inviava a quello del XXXV 0 C.A. la famosa lettera nella quale, con un'ottusità degna di un burocrate puntiglioso e punitivo, gli rappresentava la "necessità" di esaminare la condotta tenuta dalla "Sforzesca" nel suo ripiegamento dal Don. Nel quadro di queste considerazioni conclusive circa l' attività di Messe quale comandante del CSIR sul fronte russo , rimangono da esaminare i suoi rapporti con Mussolini e con Cavallero, da trattare alla fine non certo perché meno importanti delle altre questioni esaminate ma invece proprio per la loro importanza "a ritroso", ovvero dal momento in cui si era pensato a Gariboldi quale comandante del nostro corpo dj spedizione. Mussolini, allorché aveva deciso di anteporlo a Messe, era stato indubbiamente condizionato dall'intento di Cavallero di frenare il crescenle prestigio di questi agli occhi del capo del governo e del]' intera opinione pubblica nazionale. Come s'e già visto nel paragrafo precedente, la scelta era caduta su Gariboldi, "uomo di secondo piano" secondo l'icastica definizione di Grazioli, con alle spalle pochi mesi di comando superiore in A.S. dove il grigiore della sua personalità era stato ancor più evidenziato dal confronto 50
"Kriegstagebuch e/es Oberkommandos der Wehrmacht - Fiihrungsstaab", Bernard & Graefe Vcrlag fiir Wehrwesen, Frankfurt am Main , 1965;
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r,t!timo Mc1rescial/o d'ltalio
con quella di Rommel, sulla base di una pretestuosa ed irrilevante questione di precedenza gerarchica, oltre tutto poco credibile in quanto nel dicembre del 1940 Messe era stato addirittura in predicato per la nomina a Capo di Stato Maggiore Generale in sostituzione di Badoglio. Verosimilmente, la scelta di Garibaldi era dovuta alla possibilità, da parte di Mussolini, di "gestire" con maggiore tranquillità la partecipazione italiana alla campagna di Russia secondo quei criteri di carattere ideologico e politico che lo avevano indotto a scendere in campo; Messe, per contro , era un uomo che alla capacità professionale univa peraltro un temperamento vivace, incline a porre problemi non facilmente aggirabili , con un senso del i;ealismo che lo rendeva certamente scomodo e fastidioso. Se infatti, da uomo intelligente quale era , teneva conto delle predette ragioni di ordine ideologico e poi itico , non poteva, quale professionista delle armi, non sostenere che comunque, nel contesto veramente smisurato del conflitto russo-tedesco, l' apporto italiano non avrebbe potuto avere che un valore puramente simbolico , a prescindere dalla dimensione. Nella sua visione del problema, sarebbe stato pe1tanto molto più conveniente migliorare la qualità del nostro apparato bellico, appaga·ndo così con minor rischio le esigenze di prestigio nazionale e soddisfacendo invece con maggiore incisività le esigenze di materiali e mezzi in A.S. , là dove si combatteva effettivamente la "nostra guerra". Una tesi ispirata a concretezza e ragionevolezza, condivisa negli anni successivi da alcuni fra gli storici più autorevoli per i quali " l' invio ed il potenziamento qualitativo del CSJR era la giusta via di mezzo fra esigenze politiche e militari"51• Ma l'errore ancora più grave fu, a nostro avviso , non tm1to quello della scelta di Garibaldi quanto quello di lasciare Messe in subordine a questi. Pensare di tenere insieme due personalità così diverse , delle quali l' una -quella di Messe- dotata anche di un 'esperienza nel particolare scacchiere operativo che mancava a Garibaldi (non per colpa sua, certo , ma si trattava pur sempre di un
s, Rochat G ., "La ccunpaina di Russia 1941-1943. Rassegna bibliogrqfica ' · in: " li Movimen10 di Liberazione in Italia", 2/ l965, pag. 72:
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qualcosa che l'altro aveva in più e che la sua natura ombrosa e suscettibile gli impediva comunque di mettere a profitto), era il frutto di una decisione quanto mai infelice, una soluzione che, forse, in tempo di pace avrebbe anche potuto essere tollerata ma che era destinata al fallimento nel la dura realtà del fronte russo. Anche i rapporti di Messe con Cavallero non furono facili. A giudizio del primo, il secondo era un uomo di notevole intelligenza e di pronto intuito, molto reattivo nell' affrontare il lato essenziale di ogni problema, ma dal carattere piuttosto labile. Per quanto riguardava, ad esempio, la questione specifica dell'invio di un nostro contingente in Russia, era personalmente convinto della sua inopportunità ma non volle o non seppe opporsi in maniera adeguata alla volontà di Mussolini, dimentico delle responsabilità personali che in ogni caso gli competevano nella sua qualità di Capo di Stato Maggiore Generale. Allorché Messe, nei primi giorni di giugno 1942, era giunto a Roma convocatovi dal Comando Supremo, si era subito recato ne11 ' abitazione cli Cavallero che in quei giorni era indisposto. Dopo aver svolto una dettagliata relazione verbale sulla situazione militare sul fronte russo, il discorso cadde sull'8a Armata che proprio in quei giorni era in movimento per raggiungere la propria destinazione. Messe espresse al suo interlocutore il risentimento per essere stato lasciato completamente all'oscuro dei preparativi e dell'invio della G .U. in Ru ssia, un risentimento che aveva una base formale -a nostro avviso pienamente giustificata dal momento che Messe era il generale che aveva sino allora condotto le operazioni su quello scacchiere- ed una professionale, in quanto era stato messo nella condizione di non poter forn ire tutta quella serie cli utili suggerimenti derivantegli dall'esperienza di un anno di g uerra . Ricordò poi a Cavallero la sua proposta fatta durante l'inverno di avvicendare le divisioni Pasubio e Torino, motivata dal fatto che, secondo il suo parere, uom ini che avevano passato un inverno in Russia non sarebbero stati in grado di superarne un secondo, rimasta senza risposta ma alla quale il Capo di S.M. Generale dava ora riscontro affermando che prima dell'inverno sarebbero stati rimpatriati tutti gli uomini che al 31 dicembre avessero maturato un anno di permanenza in Russia. Messe replicò
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come, tutto sommato, l' avvicendamento individuale non avrebbe risolto integralmente il problema, anzi avrebbe messo in ogni caso in crisi le GG.UU.; ciò che sarebbe stata determinante era la permanenza in Russia di un solo C.A., magari rinforzato , escludendo l'invio cli un ' intera Armata. Ma a questo punto Cavallero tagliò corto, affermando con una perentorietà stizzosa che contrastava con l' abituale amabi lità di tratto del personaggio, che le decisioni erano state prese dal Duce sulla base di considerazioni politiche e pertanto era inutile discuterle, il che ci riporta a quanto riferito più sopra circa la sua labilità caratteriale. Nel diario di Ciano, alla data ciel 4 giugno, è stralciabile quanto segue: " Vedo Messe dal ritorno dalla Russia. Ha il sangue negli occhi contro Cavallero perché gli ha preposto il vecchio e fesso Gariboldi nel comando dell'Armata , dopo le ottime prove da lui date. Come tutti coloro che han.no avuto a che fàre con i tedeschi, li detesta e dice che il solo modo per trattare con loro è quello dei cazzatti nello stomaco"52 . Con Mussolini , Messe si era incontrato sino a quel momento in quattro circostanze, a Padova nell'ottobre 1940 in occasione de]!a visita del Duce al C.A. Celere , il 12 novembre dello stesso anno quando era stato convocato a Roma per demandargli il comando del C.A. Speciale destinato al fronte greco-albanese , nel marzo ciel 1941 durante l'offensiva italiana sul Qar.ishta ed infine nell'agosto successivo, in occasione della visita di Hitler e Mussolini al fronte russo. In questo quinto incontro, Messe chiese al Duce un colloquio riservato , richiesta subito accolta ed esaudita nel pomeriggio dello stesso giorno. Mussolini affrontò per primo la questione della mancata permanenza di Messe al comando dell'8a Armata, soluzione che sarebbe sembrata la più logica, spiegando che si era dovuto nominare in quell ' incarico Gariboldi in quanto da tempo disponibile per un comando d'armata (era la formula suggeritagli da Cavallero); a Messe non rimase, a questo punto che la soddisfazio-
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Ciano G., op. cit. , pag. 562;
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ne di far presente al Duce che prima di Gariboldi si era pensato al gen. Dalmazzo, suo pari grado, poi depennato in seguito al giudizio sfavorevole della Commissione Centrale di Avanzamento. Ma a parte queste questioni di carattere personale, Messe aveva a cuore di ribadire direttamente a Mussolini l'errore di inviare in Russia un secondo C.A .. Rammentò al capo ciel governo la nostra precaria potenzialità di mezzi ed i gravi problemi dei rifornimenti, acuiti dalle inadempienze tedesche, tutte considerazioni alle quali Mussolini obiettò come al tavolo della pace avrebbero pesato di più i 200.000 uomini dell'8" Armata che non i 60.000 del CSIR. Per quanto riguardava la sua mancata nomina a comandante dell'8a Annata, essa era indubbiamente dovuta all'influenza di Cavallero in ambito Esercito e presso Mussolini, come abbiamo già avuto modo di riferire nelle pagine precedenti. D'altra parte, quale Capo di Stato Maggiore Generale, egli svolgeva a norma di legge anche le funzion i di consulente del capo del governo per quanto concerneva l'imp iego di ufficiali generali ed ammiragli al comando di GG.UU., a partire eia quello di C.A. o di Squadra (aerea o navale). In pratica, specialmente per quanto riguardava l'Esercito, la designazione dei generali preposti a tali incarichi fu fatta durante tutto il conflitto direttamente da Cavallero, il quale riteneva che, a prescindere dalla funzione di consulenza, in tempo di guerra il Comandante Supremo dovesse godere della più ampia libertà di scegliere i vari comandanti, naturalmente sulla base delle capacità dimostrate e delle prove fornite, ma all'infuori del vaglio e del controllo della Commissione Centrale di Avanzamento ed indipendentemente dal grado e dal! 'anzianità. Il Capo di Stato Maggiore Generale italiano era stato incoraggiato a seguire tale sistema -che personalmente riteniamo valido nelle particolari circostanze dell'evento bellico, concedendo al massimo vertice operativo una discrezionali tà indubbiamente necessaria anche se non scevra di rischi di personalismi molto soggettivi , frutto magari di antiche diatribe e pregresse ruggini- dalla lettura di una circolare emanata dallo Stato Maggiore tedesco nel novembre 1942; in essa, fra tante altre disposizioni veramente interessanti, con le quali venivano favoriti al massimo per le promozio-
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C2_01i 1.vx1 ilrJc1se - f'ulti1110 Maresciallo c/"Jtafia
ni, " ... ili ufficiali di straordinario valore personale e provata capacità ... ", ve ne era una che suonava così: "Il Furher si è riservato la facoltà di scegliere personalmente dalla massa degli ufficiali, dal grado di generale di C.A. in su, quelli idonei a ricoprire alti e supremi posti di comando" 53 • Cavallero fece vedere subito a Mussolini la circolare tedesca, richiamando particolannente la sua attenzione su quest'ultima disposizione, ed ottenne di metterne allo studio una con gli stessi criteri da adottare nel nostro Esercito. Ma lo sviluppo degli avvenimenti fece passare in seconda linea la questione, e cli essa, naturalmente, non se ne parlò più. Nel clima di accuse, spesso frutto solo di stati d'animo esacerbati dalla passione politica quando non prodotto di pura malafede, che caratterizzò i primi anni ciel secondo dopoguerra, qualcuno avanz~ l'ipotesi che la domanda di rimpatrio avanzata da Messe fosse stata motivata dalla previsione di un peggioramento della situazione militare in Russia. Si tratta di un'affermazione priva di qualsiasi fondamento nella realtà dei fatti . come è possibile desumere da un'elementare analisi degli eventi e delle date. Innanzitutto, Messe non era più il comandante del CSIR dal 9 luglio 1942, del momento che questo Corpo di Spedizione da quella data era divenuto semplicemente uno dei tre CC.AA . costituenti 1'8a Armata, posta al comando del gen. Gariboldi. La responsabilità delle operazioni sul fronte russo non gravava. più dunque su Messe ma sullo stesso Garibaldi, per cui una domanda di rimpatrio per tema di un peggioramento della situazione generale non avrebbe avuto alcun senso. Nessuno, infatti, avrebbe potuto attribuire a Messe, comandante di un C.A. inquadrato in una più Grande Unità, la responsabilità di una eventuale sconfitta derivante dalla situazione generale. Inoltre, la situazione degli eserciti dell'Asse all'inizio dell ' autunno 1942 si presentava, in Russia, sotto prospettive deci-
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Archivio Messe, racc . AA/TX, nota dattiloscritta senza altri elementi di rifer imento; il documento in questione porta l'intestazione del Q.G. del Furhcr, Sez.
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samente pos1t1ve, mentre nello scacchiere mediterraneo queste addirittura sembravano migliori. Dopo la seconda offensiva di Rommel (29 agosto-3 settembre) nella battaglia di El Alamein vi fu infatti un periodo di stasi durato circa due mesi, perché la terza, conclusiva battaglia sarebbe iniziata il 24 ottobre. Messe rientrò in Italia il 1° novembre , una settimana prima dell'inizio dell'Operazione Torch", lo sbarco anglo-americano sulle coste dell'Algeria e del Marocco, non consapevole che il destino avrebbe portato anche lui, tre mesi dopo, sullo scenario nordafricano. Sotto la stessa data, Messe aveva diramato l'Ordine del Giorno 174 con il quale salutava i suoi soldati del XXXV° C .A . Pur nell'ortodossia stilistica richiesta dal documento, dallo stesso promanava una reale amarezza non disgiunta dal! 'abituale vena polemica: "L ... ] forse le parole che si tacciono ma vivono ed agitano tumultuando dentm di noi sono quelle che meglio servono in certe ore[ ... ]" l per intendere la vostra storia bisognerebbe che tutti ricalcassero le vostre orme consacrate da tanto generoso tributo di sangue [ ... ]" - "[ ... ] La Patria vi deve molto. Tornandovi, potrete sempre dire con orgoglio: io ero del vecchio CS!R e del XXXV° C.A. j ... ]" Il documento, riportato in Appendice, (doc . n° 22), è a nostro avviso emblematico di uno stato d'animo tra il doloroso ed il rivendicativo, in piena aderenza con l'uomo e le sue caratteristiche temperamentali e caratteriali. Messe usciva dalla campagna cii Russia aggiungendo al proprio medagliere due decorazioni tedesche di grande prestigio, la Croce di Ferro di l " classe e quella di Cavaliere della Croce di Ferro , quest'ultima consegnatagli da von Kleist a nome e per conto del Furher54 • Ad esse si aggiungeva la nomina a Commendatore dell'Ordine Militare cii Savoia concessa "motu proprio" dal Re 55 • Ma a parte questi rico-
"r ...
,., La C roce di Ferro di I" Classe venne concessa con il foglio intestato Deutschen Verbindungsko111mando /Jei111 Ila!. Expeditions-Korps datato II.II.1941 e f .to dal gen . D'Armata von Kleint; la Croce di Cavaliere della Croce cli Ferro fu concessa con il fonogramma 11° 65539 del 23 .J. 1942 clell 'O.K.W.; s; R.D. del 14.3.1942,con la seguente motivazione:
·'Comandante del Corpo cli Specliz.io1Ze in Russia. in difficilissime condizioni
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noscimenti indubbiamente significativi, che rientravano peraltro anche in una logica di atto dovuto, quello che certamente aveva fatto breccia nel! 'animo di Messe per la sua non r.ichiesta spontaneità e per il sentimento affettuoso che lo permeava era rappresentato dalla lettera inviatagli il 15 giugno 1942 dal Capo dell'Intendenza Speciale Est gen. Carlo Biglino, un documento di grande spessore umano del quale ci piace riportare alcuni dei brani più significativi: Eccellenza, tra poco il passaggio dell'Intendenza del CSIR alf '8° Armata sarà un fatto compiuto. Un ciclo .finisce, un altro s; inizia[ .. .]. [ . . .] Ma non voglio lasciar chiudere il ciclo antico senza inviare a Voi , EcceLleza, il saluto affettuoso di tutta l'Intendenza e quello di De Micheli e mio; sopratutto quello di De Micheli e rnio che, più di ogni altro, abbiamo potuto vivere, nel periodo trascorso, vicino a Voi . Ho parlato di affetto, Ecceilenza, semplicemente perché Voi avete guadagnato il nostro cuore . E noi, come nostro Capo , Vi abbiamo amato e Vi am;amo, più ancora ogg; nel momento del distacco, di ier;. [ . .. / [. . .] Di questo amore per il soldato io ebbi mille prove, espresse nei fatti ed espresse anche nel(e parole da Voi più volte rivoltemi in colloqui che, paternamente benevoli, rùnarranno impress; nel mio cuore ed impronteranno la m.ia futura azione di comando .
logistiche e di terreno, guidava le truppe dipende11ri in numerosi duri e sempre vittoriosi combattimenti con1ro un nemico aspro ed aggressivo . Con grande perizia di comando e con azione personale ardente e tenace, superando conferrea volomà dijjicoltà gravissime di clima e di inferiorità numerica. infrangeva poi ogni ritorno offensivo dell'avversario assicurando il possesso delle importami posizioni conquistate. Offriva così nuova luminosa prova delle qualità fisiche, del valore indomito, dell'insuperato spirito di sacr!f1cio del soldato italiano. " Ucraina meridionale (Dniepropetrowsk -Stalino) agosto 1941 - marzo 1942 - XX;
CAPITOLO IV LA CA1Wf'AGNA DI RUS.'i!_A
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E Voi, che molto date al soldato, avete potuto anche chiedergli molto.[ .. .] [ .. .] Ma permettetemi che io Vi dica che il problema di servizi l'avete risolto Voi, con la Vostra antiveggenza e con l'energia morale che avete tra.~fuso nei Vostri esecutori, e dopo di Voi l'hanno risolto i soldati che hanno marciato e combattuto vivendo sulle risorse locali, quando c'erano. e tirando la cin ghia quando non c'erano od erano insLtficienti. In ultùno l'ha risolto l'Intendenza che senza quelle necessarie prernesse sarebbe stata assolutarnente impotente a far .Jì-·on te alie necessità.[ .. .]
[... ] Vi assicuro che come rimarrà vivo in tutti noi il ricordo del passato del CSIR del quale abbiamo l 'orgoglio di averfatto parte, così rùnarrà vivo nei nostri cuori l'affetto per la Vostra persona ." 56 Messe usciva bene da1la campagna sul fronte russo, e con lui gli uomini che avevano militato ai suoi ordini, così come è comprovato anche dal giudizio che su di ess i aveva espresso Stalin e riferito proprio alle tre Divisioni del CSIR per il periodo nel quale erano state le sole GG .UU . ita[ iane presenti in queJ teatro operativo: "Dei satelliti della Gennania chi combatteva 1neglio erano i finnici, e poi venivano gli italiani, terzi i romeni ed ultinii gli uniheresi ." 57 • Nella sua essenzialità , e tenendo conto della fonte di provenienza, ci sembra che l'asserzione costituisce il miglior attestato di benemerenza per i nostri soldati e per il loro comandante e, soprattutto, faccia giustizia dei tanti luoghi comuni che, con impronta più o meno strumentale, continuano a caratterizzare le cronache di quella campagna.
Archivio Messe, racc. A A/VII, lettera con intestazione Intendenza Speciale Est del 15.6 .1 942 , da Capo Intendenza a Gen. Messe, f.to il generale intendente Carlo B igl ino; 57 Sherwood R ., "La seconda guerra mondiale nei documenti segreti della Casa Bianca" , M ilano, Garzanti, 1949, voi. I, pag. 388; 51'
CAPITOLO V
LA CAMPAGNA DI TUNISIA (1942 - 1943)
CAPITOLO V
LA CAMPAGNA DI TUNISIA 1 - El Alamein , il punto di rottura Nel novembre 1942 anche la guerra su l fronte dell'Africa Settentrionale stava volgendo al peggio, così come su quello russo avendo inizio la grande manovra a tenaglia dell'Annata Rossa che avrebbe portato al progressivo isolamento della 6" Armata tedesca di von Paulus a Stal ingrado . Dopo i successi della primavera, che avevano portato le forze italo-tedesche sino ad El Alamein, queste erano ormai in ritirata verso la Libia, dopo aver combattuto accanitamente bruciando le ultime risorse di materiali e carburante. Alla fine di novembre , le unità superstiti avevano evacuato la Marmarica e la Cirenaica, tallonate eia presso dal! ' VIII Armata inglese. Poi era stata la volta della Tripolitania: il 23 gennaio 1943 Tripoli cadde nelle mani ciel nemico, configurando con ciò la fine definitiva del colon ialismo italiano del quale la città, da oltre trent' anni, costituiva il simbolo. II 3 febbraio l'ultimo nostro soldato aveva abbandonato la colonia per passare in Tunisia, e due giorni dopo il Comando Supremo italiano in Libia era stato soppresso così come erano state sciolte le ultime truppe libiche rimaste a noi fedeli . La guerra nel deserto era finita, e cominciava la battaglia per la Tunisia. Ronm1el era riuscito , con una delle più abi li ritirate della storia, a portare in salvo il grosso delle forze al suo comando. Al mattino del 3 novembre 1942 l'Annata Corazzata italo-tedesca (A.C.I.T.) disponeva ancora di I 82 carri armati e la situazione aveva indotto Rommel ad ordinare la ritirata, intento peraltro vanificato da un fonogramma di Hitler che ne vietava perentoriamente 1'esecuzione. Ciò avrebbe comportato, il giorno successivo, la distruzione dell ' ACIT e della sua punta di diamante rappresentata dall ' Afhka Korps nonché dal la divisione corazzata Ariete. A questo punto Rommel, rammaricato di non aver proseguito il ripiegamento misconoscendo l'ordine Hitler, ordinò il "si salvi chi può". Ma se un anno prima, nel corso
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dell'Operazione Crusader, era stato possibile salvare il grosso delle fanterie portandole a trincerarsi ad El Agheila, ora la sorte delle truppe appiedate (quasi tutte italiane) risultava inevitabilmente segnata. Ciò avrebbe fatto nascere la fola di un Rommel che aveva abbandonato gli italiani al proprio destino , una leggenda del tutto inconsistente ma che, come sovente avviene, si continua a tramandare con una pertinacia degna di miglior causa.' Lo stesso Rommel, una decina di anni dopo. avrebbe chiarito la questione delle priorità da attribuire alle unità motorizzate ri spetto a quelle appiedate: Nell'approvazione del Duce e del Fiihrer a compiere la ritirata, giunta troppo tardi, ci veniva fatto obbligo di portare con noi tutte le truppe tedesco-italiane e specialmente quelle non motorizzate . Pensando a ciò non rfrnaneva che scrollare il capo. Proprio questo piano era stato frustrato dai contrordini. Se avessimo aspettato quell'approvazione, non le sole divisioni di.fanteria, 111a anche le divisioni corazzate e motorizzate sarebbero andate semplicemente distrutte . Ora eravamo nelle mani del destino e bisognava vedere se i britannici ci avrebbero lasciata la possibilità di tenere la posizione di Fukajino all'arrivo del/a fanteria italiana e tedesca. Avevo inten-;,ione di rimanere su questa posi::,ione con le unità motori~:,ate fintanto chefosse terminato il ritiro della.fanteria o i britannici, i quali ttià in quel momento potevano dettare legge completamente e determinare la velocità della nostra ritirata,sferrassero intorno a Fuka il colpo decisi110 per l'annientamento delle unità motori~.:.ate. Nel secondo caso dovevo tentare di salvare il salvabile e non potevo più avere riguardo per le unità di fant eria, perché altrimenti tutto sarebbe andato distrlllto e nessun soldato dell'armata cora~zata al'rebbe più passato il co,~fine presso Sollum. ' Vi sarebbe stato un solo caso di sopraffa7ione tedesca accertata nei confronti di soldati italiani (Gravina I., Le 1re bauaglie di El Afa111ei11, Milano. Longanesi, 1971 , pag. 437). Accadeva invece sovente che i nostri soldati si sentissero abbandonati eia quelli tedeschi dislocati in zone vicine, il che è spiegabile con la maggiore rapidi 1~1 con la quale i reparti germanici ricevevano gli ordini di ripiegamento. con un rapporto di uno a tre nella velocità di diramazione (Chiodo M.P., /11 nome della resa, M ilano, Mursia, 1990. pag. 235) .
CAPITOLO V LJ\ CAMPAGNA DI FUNISJA
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Espongo così per estesto quesre r(f/essioni perché, in seguito, individui irragionevoli ci rimproverarono di avere piantato in asso a El Alamein La fanteria italiana.2 La verità è che Rommel aveva richiesto a Cavallero 1.500 autocarri proprio per poter mettere in salvo le fanterie in caso di sfondamento nemico, peraltro negatigli dal capo di stato maggiore generale italiano per costringerlo a resistere. Poste in condizioni di assoluta inamovibilità, le divisioni Trenro, Bologna, Brescia, Folgore, Pavia e la brigata di paracadutisti tedesca Ramke -o meglio, ciò che di queste GG.UU . era rimasto dopo El AJamein- vennero totalmente annientate; riuscirono a sganciarsi l'Afrika KOJps, buona parte della Littorio e della Trieste nonché elementi della 164" e 90" divisione ge1ma1ùca. I s uperstiti della battaglia di El Alamein iniziarono una lunga marcia di 2.300 km che avrebbe ricalcato , sia pure in un ambiente ed in una forma meno drammatici, l 'esperienza che i loro commilitoni sul fronte russo avrebbero vissuto di lì a poco in quello scacchiere. Qui la ritirata si svolse in un mare di sabbia sollevata dal vento , sotto un solleone implacabile interrotto a tratti da impietose raffiche di pioggia. Ma anche la marcia dei vincitori non fu troppo agevole, dal momento i reparti italo-tedeschi cli retroguardia minavano il terreno e piazzavano dovunque le loro micidiali boody traps. L' inseguimento divenne pertanto un incubo per gli inglesi , caratterizzato da campi minati truccati, relitti che nascondevano ordigni mimetizzati con diabolica abilità, edifici imbottiti cli esplosivi il cui innesco poteva essere costituito dalla maniglia di una porta o da rubinetto di un lavandino. A volte era sufficiente raddrizzare un quadro storto per fare sal tare una casa. Quando le truppe inseguitrici si avvicinavano troppo , Rommel schierava i suoi cmTi armati o i pezzi anti-carro per impegnarle in combattimento e guadagnare tempo. li 7 novembre la battaglia cli El Alamein poteva considerarsi terminata, con l' ingresso in quello stesso giorno di Montgomery a Marsa Matruh. Il comandante dell'VIII Armata inglese raggiunse successivamente Sidi el Barrani il 9 , Sollum I' 11 , Tobruk il 12 e Ben-
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Rommel E., "Guerra senza odio'·. Garzanti, Milano , 1952. pag. 288 .
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gas i il 19 novembre. Tra morti e feriti , l'Armata Corazzata italo-tedesca aveva perduto 25.000 uomini. quasi il doppio delle perdite britanniche; gli inglesi potevano a quel punto lanciarsi all'inseguimento, e se non lo avessero fatto con tanta lentezza di riflessi e con una inspiegabile cautela avrebbero potuto senza alcun dubbio trasformare la ritirata delle eruppe cieli' Asse in una rotta disordinata. La sconfitta subita ad El Alamein dalle forze italo-tedesche poneva ora a Londra il problema di cosa fare, anche se l'Inghilterra non era più. ormai, l' unica a decidere ma occorreva tener conto dei punti di vista degli americani. Mentre per gli inglesi, da sempre, la guerra significava solo colpire il nemico ovunque fosse possibile per ottenere la vittoria, e non per soddisfare le necessità di un alleato né tanto meno per "soccorrere gli oppressi", Ia mentaIità dell ' indispensabile alleato statunitense era sostanzialmente diversa: per gli americani, infatti , lo scendere in campo esigeva innanzitutto la ricerca di una giustificazione morale tale da concretizzarsi quasi in una "missione di vina", quella cioè di punire i "cattivi" e liberare le vittime. Da tale premessa, sarebbe poi venuto il via libera per lanciarsi al più presto e con ogni mezzo nella mischia, superando disinvoltamente qualsiasi pregressa enunciazione in chiave pseudo-quacchera o di ipocrita compunzione, il tutto secondo un dato etno-psicologico che -come i recenti avvenimenti in Medio Oriente stanno a dimostrare- sembra rinnovarsi perpetuamente. Pertanto , una volta immedesimatisi nella "crociata", gli ame1icani pervennero nelle acque europee con l' unico intento di sbarcare al centro del continente e di coITere senza indugio in aiuto dell 'Unione Sovietica.3 Il 22 novembre l' ACIT raggiunse la linea di El Agheila, dopo aver percorso un migliaio di chilometri in 18 giorni. Due giorni dopo ebbe luogo una riunione alla quale intervennero Cavallero. Bastico, Rommel e Kesserling / nel corso delJa quale fu presa la decisione di
J Sin dall'autunno 1941 Stalin insisteva per uno sbarco anglo-americano in Francia, e per tene rlo buono g li al leati organizzarono un' incursione su Dieppe, cittadina sulla Manica a 50 Km a Nord di Rouen. L'azione. malamente concepita e destinala al s icuro. preventivato fallimento. sarebbe costata la perdita di poco meno di 3000 uo mini su i 6000 sbarcati e la cattura di 1500 di essi: ·• Ettore Bastico era stato nominato comandante supremo delle forze armate ita-
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proseguire la ritirata per portarsi su una linea ad Occidente di Buerat, certamente meno favorevole di quella di El Agheila ma che secondo Rommel avrebbe imposto al nemico di affrontare i 300 km dell 'assolato ed assetato deserto sirtico e che, soprattutto, avrebbe assicurato all'Armata un respiro di almeno tre settimane prima della battaglia decisiva, oltremodo utili per far affluire rinforzi e rifornimenti. La manovra, nonostante che il limitato numero di automezzi obbligasse ad effettuare ii trasporti in diversi scagl ioni e che la situazione carburanti si presentasse quanto mai precaria, potè avere luogo regolarmente entro il 17 dicembre. Allorché gli inglesi ne ebbero la percezione e cercarono di opporvisi , era già troppo tardi. Ma Rommel , tra le altre sue caratteristiche, aveva anche quella di conoscere l'aite della disobbedienza e di esercitarla laddove lo avesse ritenuto giusto ai fini supremi del proprio Paese. Per un paio di settimane ottemperò quindi all'ordine di Hitler, reiterato dal Comando Supremo italiano, di resistere sulJa linea di Marsa el Brega-El Agheila, ma al la fine, dopo un violento litigio con Bastico che, quanto meno formalmente, era il suo diretto superiore, decise di proseguire la ritirata verso Tri poi i. E lo fece alla maniera sua, rifiutandosi di mettere per iscritto, come ordinatogli da Bastico, le proprie opinioni al riguardo: "Devo agire e farlo subito. Non è possibile che io sottometta proposte scritte ed attenda che vengano approvate " 5· Allo scopo di. poter provvedere allo sgombero dei magazzini e degli stabilimenti della Tripolitania, nonché di predisporre la dislocazione dell 'Armata in Tunisia, il Comando Supremo aveva ordinato che il ripiegamento da una linea all'altra si compisse in modo da garantire un minimo cli tempo prestabilito. Ma Rommel osser'vava che, una volta iniziato il movimento col criterio cli non lasciarsi agganciare per portare in salvo tutta l'Armata, l'iniziativa
liane in Africa Settentrionale nel giugno 1941, in sostituzione del gen. Italo Gariboldi, incarico che avrebbe tenuto sino al 4 .8.1942 allorché venne nominato governatore della Libia dopo essere stato promosso Marescial lo d ' Italia; Albert Kessenling era dive11uto il responsabile tedesco del Settore Operativo Sud, che abbracciava l'Italia e lo scacchiere del Mediterraneo; s Irving D ., "La pista della Volpe", Milano, Moncladori. 1978, pag. 270;
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sarebbe passata completamente al nemico, il cui impulso offensivo avrebbe necessariamente determinato i tempi della sua azione. In realtà. dei due mesi richiesti dal Comando Supremo, 1'A.C.I.T. non poté assicurarne neppure la metà: movendo dalla posizione di Buerat con le prime unità il 3 gennaio. il 22 abbandonava Tripoli ed il 3 febbraio lasciava l'ultimo lembo della nostra colonia. Da questo momento Rommel , come rivela ormai ogni suo atto, non manifesta che un solo pensiero: portare la sua Annata in salvo in Tunisia cd ivi far massa con tutte le forze disponibili. Facilitato in tal modo il problema dei rifornimenti, fronteggiare poi in migliori condizioni le esigenze operative che la situazione avrebbe imposto. Non si può neppure escludere, esaminando i successi.vi atteggiamenti del Maresciallo, che, in egli mirasse ad una "Dunkerque africana·· e ritenesse di identificarla con Tunisi, cui pertanto importava avvici narsi senza por tempo in mezzo. Se così fosse (come si è propensi a ritenere) i reiterati sforzi di Rommel per strappare al Comando Supremo, con abili argomentazioni, il permesso di ripiegare da una posizione all 'altra, dovrebbero essere interpretati come gli atti di un piano ben definito e tenacemente perseguito per raggi ungere, tappa per tappa, la meta liberatrice. Nel corso della predetta riunione di vert ice era stato altresì deciso di indirizzare tutti i possibili rinforzi in Tunisia al le truppe tedesche della 53 Armata comandata dal gen. Jurgen Von Arnim, che dalla metà dello stesso mese di novembre stavano fronteggiando le forze anglo-americane sbarcate il giorno 8 in Marocco ed in Algeria e penetrate da Occidente in Tunisia il 15. Quattro giorni dopo la riunione, Rommel si recò personalmente al Q.G. del Fi.ihrer prospettandogli l'opportun ità di sgomberare l'Africa, la cui perdita era ormai da considerarsi scontata, salvando così i suoi veterani che avrebbero potuto dare un più che valido contributo alla difesa dell'Europa. ln quell a situazione la battaglia decisiva non poteva condurre che alla catastrofe; l'Annata sarebbe stata distrutta lasciando ape11a non soltan lo la via di Tripoli , ma anche quella della Tunisia, ultimo bastione delle nostre speranze africane. Proponeva quindi di ritirarsi ancora una volta passando gradatamente da una linea all' altra , combattendo ma senza lasciar-
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si agganciare in un'azione decisiva, fino alla linea di Gabès, nella Tunisia meridionale. La proposta venne però decisamente respinta da Hitler, che intendeva invece tenere più lontano possibile il nemico dall' Europa Meridionale; inoltre, abbandonare l'Africa poteva comportare la caduta cli Mussolini, ed un'Italia non più sotto la sua egida avrebbe potuto avere serie conseguenze per il Reich. Rommel, come è noto, non aveva mai avuto rapporti facili con gli alti comandi italiani, ma la intrinseca onestà dell'uomo non gli impediva di riconoscere i meriti delle nostre unità, specie se rapportati alle difficoltà cli vario genere nel le quali queste erano costrette a dibattersi . Ne fa fede, ad esempio, quanto contenuto in un relazione inviata il 17 novembre 1942 al Comando Supremo italiano, nel quale venivano riassunte le sue valutazioni in merito alle condizioni ed alla forza combattiva dei reparti dell' ACIT dopo la battaglia di El Alamein: "Le truppe tedesche ed italiane hanno mantenuto la posizione di Alamein, dal 23/10 al 4/11, tendendo tutte le forze. Il giorno 4/11 il nemico è riuscito mercè la sua grande superiorità di carri armati pesanti, cannoni a.e. pesanti, artiglieria pesante e munizioni, nonché numerosi reparti di bombardieri pesanti, a ~fondare la posizione in 5 punti su largo fronte. La penetrazione principale ha avuto luogo nel settore nord su circa 20 Km di larghezza, per quanto proprio in quel punto siano state radunate le truppe italiane e tedesche comunque disponibili . Tutte le truppe hanno subito gravi perdite in questi ininterrotti accaniti combattimenti . Esse sono state frantumate pezzo a pezw dall'enorme su.perforità del nemico in terra e nell'aria. Dopo lo sfondamento nernico solamente parti del!' armata hanno potuto raggiungere combattendo la posizione di Fuka. Peraltro non sono riuscite di mettersi colà e di costituire un nuovo fronte. Il nemico è riuscito ad irrompere nelle posizioni con forze fresche, già il primo giorno ed in parecchi punti . Le perdite ftnora avute sono nel dettaglio le seguenti: a) - il XC.A . italiano colle divisioni "Brescia" "Pavia" "Folgore" fu attaccato da rilevanti forze corazzate nemiche durante il ripiegamento dalle posizioni di Alamein a quelle di
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Fuka. Esso è bensr riuscito a raggiungere combattendo le posizioni di Fuka, ma cadde dopo tenace valorosa difesa quasi completamente in prigionia britannica per la deficienza di automezzi, di carburante e di acqua. b) - del XXXI C.A. italiano, la divisione "Trento" fu fòrtemente me,wmata sul fronte di Alarnein e perdette già il giorno 24110 la metà delle sue forze. La divisione "Bologna" ed i resti dello divisione "Trento" più volte tagliate dagli .~fondamenti nemici, subirono gravi perdite. Nel successivo ripiegamento sulle posizioni di Fuka il CA. fu quasi completamente distrutto. Ne rimangono solarnente un battaglione e mezzo e due gruppi di artiglieria. c) -del,XX CA. motorizzato, le divisioni "Littorio" e "Trieste" impiegate nella difesa contro tentativi neniici di sfondamento nel settore nord della posizione di Alarnein, subirono gravissime perdite mentre la divisione corazzata "Ariete" attaccata difronte, di fianco e di tergo veniva distrutta dopo valorosa difesa. Del C.A. rimane ora solamente uno scarso reggimento rinforzato senza carri armati.- [ .. .] d)-la forza combattiva del Corpo Africa Tedesco impiegato con la J5'1 divisione corazzata dall'inizio dall'ottobre e con Lu 21° divisione corazzata dalla fine di ottobre è attualmente solo quella di un reggimento rinforzato. e)- la 90° divisione leggera gettata parimenti molto presto nel comhattùnento possiede ancora la forza combattiva di ci.rea un battaglione e 1nezzo rinforzato . f)- la I 64a divisione leggera di .fir. ha avuto le più forti perdite di tutte le truppe tedesche. Di 9 battaglioni ne restano circa 2, di 6 batterie circa 2.- Per rendere mobili gli uomini questi resti sono stati suddivisi sulle 3 altre divisioni germaniche . Non appena la situazione lo consentirà la divisione sarà ordinata e rispettivamente ricostituita. g)- la brigata Ramke ha più solamente 1netà del personale ed ha perduto quasi tutte le armi pesanti. h)- la J9a divisione Flak ha perduto 50 cannoni pesanti e 60 leggeri. Essa è stata nel frattempo ricostituita su 24 cannoni pesanti e 40 leggeri.
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i) - delle 17 batterie germaniche d'armata ne rimangono 8. Lo spirito combattivo delle truppe è intatto come è dimostrato dal loro buon contegno durante la ritirata . Tenendo conto della Divisione GG .FF. e delle Divisioni "Spezia" "Pistoia" e di quella corazzata "Centauro" la forza combattiva totale che rùnane comporta solamente circa I debole divisione tedesca, 3 divisioni di fanteria italiane ed 1 divisione corazzata italiana. A questo proposito è da tener conto della minor forza ed armamento delle divisioni italiane nei confronti di quelle germaniche. Per contro il nemico può attaccare fra 2-3 settùnane, ad onta delle sue indubbiamente gravi perdite, la posizione di Marsa e! Brega con 2 divisioni corazzata e 4 motorizzate. Situazione rifornimenti: Non è stato possibile predisporre un abbondante rifornimento dell'armata di carburante e munizioni. L'armata è stata costretta perciò ad essere avara di ogni colpo. Ad onta di ciò le attuali consistenze in Africa sono molto scarse, di guisa che le truppe non avranno - dopo il loro schieraniento nella posizione di Marsa el Brega- che 0,3 a 0,5 unfoc. Il trasporto in linea delle scorte ancora giacenti a Tripoli (1 unifoc) richiede molto tempo ed è reso molto difficile dalla deficienza degli autmnezzi e dei mezzi di cabotaggio .Le consistenze di carburante sono attualmente del tutto esaurite di modo che Le truppe tedesche son.o attualmente immobilizzate- L'armata abbisogna giornalmente in media di 400 tonn. di carburante . Se questo suo fabbisogno di carburante non viene regolannente soddiJjàtto, vengono poste in forse tanto la condotta delle operazioni quanto i r{fornimenti. Le perdite di automezzi per effetto di azione nemica ed eccessivo -~forza materiale sono straordinariamente elevate . La truppa ha viveri per sei giorni . Ulteriori scorte di viveri si trovano a Tripoli. Per il loro trasporto alle truppe occorrono almeno sei giorni[. . .] 6 Archivio Messe, racc. AA/IX, relazione n. 141 /42/11300 del 17.Xl.1942, da Fclclmaresciallo Rommel a Comando Supremo, Lto Comandante ACIT Africa;
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2 - Il ruolo strategico della Tunisia Dopo l'armistizio con la Francia nella tarda primavera del 1940 Hitler, anche per la scarsa importanza che aveva sempre attribuito allo scacchiere mediterraneo, non aveva troppo insistito con Pétain e Laval, nonostante le ripetute richieste e sollecitazioni italiane, per ottenere in Tunisia concessioni estese all' Italia in modo da risolvere radicalmente il problema dei rifornimenti per la Libia. Solo dopo lo sbarco anglo-americano in Algeria e Marocco e la defezione dei generali francesi egli decise repentinamente l'occupazione del resto della Francia, l'occupazione della Corsica e la costituzione di una prima test.;1 di ponte in Tunisia. La mossa era giusta, ma tardiva: il mettere piede a Biserta ed a Tunisi l' anno precedente, infatti, avrebbe probabilmente significato lo sgombero dell'Africa Settentrionale da parte degli inglesi, mentre in quel novembre 1942 l'operazione non era più l'unico modo per salvare ancora la Tripolitania, come riteneva Cavallero ,7 ma solo un mezzo per recuperare tutte le forze ed i mezzi che fosse stato possibile far ripiegare dalla Libia. Il 9 novembre 1942, nel corso di una riunione ad alto livello tenutasi a Monaco, di fronte alle tergiversazioni di Laval ci.rea la disponibilità francese a consentire lo sbarco delle truppe dell'Asse in Tunisia, il Fiihrer tagliò corto in modo brusco e prese le decisioni di cui sopra. Esse, subitamente avallate da Mussolini, erano probabilmente sostenute da motivazioni politiche ed anche psicologiche, in quanto si voleva forse dare l'impressione della conservata capacità reattiva dell'Asse a dispetto del colpo più recente (lo sbarco alleato nel Nord Africa) che seguiva di poco l'altro , quello di El Alamein. La costituzione delle testa di ponte in Tunisia, così come l'occ1.1pazione del resto della Francia e della Corsica, rappresentò tutto sommato un atto dovuto , obbligato; l'errore fu invece quello cli attribuire all'operazione in Tunisia scopi tanto ambiziosi quanto irrealizzabili. Come osserva giustamente Stefani , al tentativo della costituzione della testa di ponte in Tunisia non si sarebbe dovuto rinunciare ' Cavallero U., Comando Suprem.o Diario 1940- /943 del Capo di S1ato 1'vlaggiore Generale. Rocca S. Casciano, Cappelli, 1948, pag. 378;
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solo nella previsione del recupero, e successivo trasferimento sul continente europeo, di quanto rimaneva dell' ACIT. Dopo lo sbarco anglo-americano, l'intera posizione italo-tedesca in Nordafrica sarebbe divenuta in breve tempo insostenibile. Nessuno , né a Monaco in sede di riunione né a Roma, volle prendere atto che, al di là dei facili ottimismi derivanti dalla diminuzione della rotta fra i porti italiani e l'accoppiata Biserta-Tunisi ovvero anche dalla disponibilità dei mezzi navali da trasporto che sarebbe stato possibile recuperare nei porti meridionali francesi, mancavano le premesse -prima di tutte quella della superiorità o quanto meno parità aerea- per un 'efficace continuazione della lotta nel Mediterraneo e che pertanto l'evoluzione degli eventi in tale scacchiere sarebbe stata ineluttabilmente negativa.8 Durante altri due incontri sempre ad alto livello svoltisi fra il 19 ed il 20 dicembre 1942 Hitler, nel tracciare un quadro generale della situazione politico-slrntegica del momento, a proposito del Mediterraneo sostenne che la perdita della Cirenaica poteva considerarsi essenziale per lo sviluppo successivo degli sforzi. Condizionato dalla sua idea fissa che bisognasse sempre andare avanti e mai indietro, Hitler volle pertanto continuare a perseguire anche in Tunisia obiettivi impossibili, ed in ciò fu agevolato dalla diminuita influenza esercitata sulle proprie decisioni dai supremi vertici militari nonché dall 'aumentata soggezione nei suoi confronti da parte di Mussolini e del Comando Supremo italiano. È pur vero che, durante gli incontri, Ciano e Cavallero, dietro mandato del Duce che non vi aveva partecipato per un riacutizzarsi dei disturbi gastro-duodenali dei quali soffriva eia tempo , prospettarono l'opportunità che, in un modo o nell'altro, si ponesse fine alla guerra contro l'Unione Sovietica così da poter disporre di un maggior numero di forze aeree e terrestri per lo scacchiere Mediterraneo", ma è altrettanto vero che dovettero arrendersi alle serrate argomentazioni del FUhrer. Questi sostenne infatti che se la Rus-
Stefani F., La storia della dotrrina e degli ordinamenti del!' Esercito Italiano , voi. 11, tomo 2°, Roma, USSME, 1985, pag. 454-455; • Jacobsen H. A. , Rohwer j: , BattaRfie decisive della seconda guerra mondiale, Milano, Baldini e Castoldi, 1974, pag. 335;
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sia avesse potuto disporre di soli sei mesi per 1iorganizzarsi, l'Asse si sarebbe trovato di fronte un nemico contro il quale avrebbe dovuto nuovamente difendersi, il che avrebbe comportato che ben poco si sarebbe potato fare di più per le forze dislocate in Africa dal momento che il problema era essenzialmente di trasporti. Né, d'altro canto, la Germania avrebbe mai potuto pensare di alleggerire il fronte orientale visto che non si poteva assolutamente contare sul rispetto di un qualsiasi trattato da pa1te dei russi . Nonostante le critiche mosse a tali considerazioni, il concetto hitleriano che lo spazio conquistato in Tunisia doveva essere inteso come essenziale per lo sviluppo successivo degli sforzi non risultava del tutto infondato quando si tenga conto che, a quel puntQ, la soluzione più sensata sotto il profilo strategico poteva indubbiamente apparire quella di temporeggiare sul fronte tunisino con due opzioni: o per cercare di recuperare il più possibile dell' ACIT o per guadagnare il massimo del tempo a favore del rafforzamento delle difese del continente europeo, ed in particolare dell'Italia. È chiaro che, guardata oggi, ad oltre sessant'anni di distanza e conoscendo l'esito fi nale del secondo conflitto mondiale con tutto il vastiss imo corredo di documentazione che lo correda, la resistenza ad oltranza in T unisia appare come un non senso strategico, dal momento che indebolì anziché favorire la difesa del territorio italiano contro il quale sarebbe stato facile prevedere che si sarebbe rivolto il successivo attacco anglo-americano. D'altra parte, la possibilità di utilizzare le rotte tunisine (più corte, meno vulnerabili e pertanto meglio difendibili) giunse troppo in ritardo, quando cioè il tonnellaggio disponibile e le prestazioni di quello superstite o da poco acquistato consentivano trasporti molto limitati, e le forze aeree e navali di scema si erano ridotte a poca cosa 10 .' Nel mese di novembre, in una ventina di giorni, indenni da perdite lungo le nuove
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Per mantenere la capacità di combattimento delle forze ciel i' Asse sarebbero state necessarie almeno 140 rnila ton ne li ate cli rifornimenti al mese. Perfettamente consapevoli delle difficoltà con nesse al trasporto via mare, le autorità italiane abbassarono questa cifra a 120 mila tonnellate, calcolando che fi no ad un terzo del totale sarebbe stato probabi [mente affondato dagli alleati. In realtà, solo 29 mila tonnellate raggiunsero le forze ciel!' Asse durante il mese di
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rotte, le navi dell'Asse riuscirono a trasportare solo quanto gli angloamericani potevano scaricare nei p01ti del Nord Africa in un solo giorno , In Tunisia, circa 250.000 soldati fra italiani e tedeschi affluirono per costituire e mantenere una testa di ponte. Con la consueta incisività critica, William Shirer ha così compendiato le risultanze di quell'iniziativa: "Se il Fuhrer qualche mese prima avesse inviato un quinto delle truppe e di quei carri armati a Rommel, probabilmente la volpe del dese1to in quel momento si sarebbe trovata al di là del Nilo, lo sbarco anglo-americano nell'Africa non avrebbe avuto luogo e il Mediterraneo sarebbe stato irrimediabilmente perduto per gli Alleati, e così sarebbe stato salvaguardato il punto vulnerabile del c01po dell'Asse. Ma al punto in cui erano le cose ogni soldato e ogni carro armato o cannone ma,ulato in tutta.fretta in Tunisia durante quell'inverno insieme ai resti dell' Afrika Korps sarebbero andati perduti alla .fine della primavera, mentre truppe tedesche in numero ancora maggiore di quante ne erano perite a Stalingrado.finirono nei campi di prigionia"" . Non meno critico il commento di un altro autorevole storico militare, Basil Henry Liddel Hart; "Uno dei più grandi paradossi dell'intera guerra consisté nel fatto che Hitler e lo stato maggiore tedesco -fin dall'inizio timorosi di ùnbarcarsi in spedizioni in paesi d'oltreniare che rientrassero nel raggio di azione della potenza marillima inglese- dopo essersi sempre astenuti dall'inviare a Rommel forze sujjìcienti a consentirgli di sfruttare jlno in fondo le sue grandi vittorie parziali, proprio nell'ultimo round finirono con l'inviare in Africa una tale quantità di truppe da precludersi ogni possibilità di difendere l'Europa"' 2 • Della mancanza di tutte le premesse indispensabili alla valorizzazione della naturale funzione geo-strategica della Tunisia, meglio e più di ogni altro, si rese conto il Maresciallo Rommel . Questi valutò che nella
marzo, un quarto delle quali per via aerea (in questo stesso mese i soli americani sbarcarono nei porti nordafricani c irca 400 mila tonnel late cli rifornimenti). In aprile i rifornimenti dell'Asse scesero a 23mila tonnellate. (Liclclel Hart B . H ., Storia militare della 2° G. M .. Verona , Monclaclori, 1971, pag. 600: "Shire r W. L., Storie del Terzo Reich, Torino, Einaudi, 1963, pag.1000; 12 Lidel Hart B . H., op. cit., pag . 609;
220 specifica situazione determinatasi dopo El Alamein l'occupazione della Tunisia apriva un 'unica prospettiva, la realizzazione di una testa di ponte, tanto più valida quanto più rapidamente egti fosse riuscito, in contrasto con gli intendimenti e gli ordini dell'Alto Comando tedesco, del Comando Supremo italiano e del Maresciallo Kesserling, a portare l'A.C.I.T. dai confini dell'Egitto alla Tunisia e da qui reimbarcare le forze residue tra le quali vi erano unità di grande esperienza e valore nel combattimento. Tale suo disegno strategico, che verrà poi condiviso sia dal generale tedesco Von Arnim u che dal gcn. Messe, fu interpretato come la rinunzia di un capo stanco. malato e deluso. Ai primi di marzo. quando oramai avrebbe dovuto essere chiaro a tutti che l'Asse non avrebbe potuto reggere in Africa e che, pertanto, il meglio da farsi sarebbe stato tentare il salvataggio delle forze , Rommel inviò a Kesserling una relazione nella quale -scartata ogni ragionevole speranza. stante la soverchia superiorità numerica e di armamento degli anglo-americani, di poter assestare ad uno dei complessi cl i forze nemiche un colpo decisivo prima che essi si congiungessero e fossero in grado di sviluppare una manovra combinata unitaria- mise in rilievo l'indifendibilità di una fronte di quasi 650 Km contro forze assai superiori e l'esigenza di ridurre tale fronte ad un arco di soli 150 Km intorno a Tunisi e Biserta, aggiungendo che anche tale fronte ridotta non sarebbe stata difendibile qualora il flusso dei rifornimenti non fosse salito a 140 mila tonnellate mensili e chiedendo quali fossero in tale quadro gli intendimenti ed i piani a lungo termine dei comandi superiori. Ma come tutta risposta, dopo numerosi e urgenti solleciti, Rommel si vide recapitare un breve messaggio con cui lo si informava che il FUhrer non condivideva il suo modo di valutare la situazione14 • Dopo il fallimento dell'operazione condotto a Medenine, che si prefiggeva l'ambizioso obiettivo di annientare le forze alleate che si stavano schierando fra la cittadina tuni s ina e la linea difens iva del Mareth apprestata dalle truppe italo-tedesche, e dell a quale trat-
" Jiirgcn Von A rnim fu comandante della 5° Armata corazzata in Tunisia a decorrere dal dicembre 1942. ed il 9 maflO 1943 assunse il comando dell'/\jì-ika Korps in sostituzione di Erwin Rommel: 14 • _ , _ L1dcl Hart B. IL op. c1t.. pag. )81;
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teremo più in dettaglio nelle pagine che seguono essendo stata condotta sotto la diretta responsabilità di Messe, Rommel era giunto alla conclusione che l'ulteriore permanenza sul territorio africano delle truppe italo-tedesche sarebbe equivalsa ad un vero e proprio suicidio'5 • Lasciato definitivamente il comando delle forze italotedesche in Africa e rientrato in volo in Europa, ripetè la sua valutazione prima a Mussolini, che sembrò convincersene, e successivamente a Hitler che la giudicò ispirata ad un infondato pessimismo ed invitò il Maresciallo a riposarsi per riacquistare la salute psicofisica. Sia l'Alto Comando tedesco, dove non pochi generali si rallegravano del distacco di Hitler dal Maresciallo Rommel, sia Mussolini ed il gen. Ambrosio 16 -benché tutti, gli uni e gli altri, convinti dell'esattezza tecnico-militare della valutazione del Maresciallo- si rassegnarono infine alla volontà del Fi.ihrer. Dalla contrapposizione tra la radicale concezione hitleriana e la realtà concreta della situazione derivò una direzione strategica del la campagna caratterizzata, dall'inizio alla fine, dall 'assenza di una ferma determinazione sugli scopi da persegui re e dall'oscillazione tra il tenere a qualsiasi costo la Tunisia e l'accontentarsi praticamente di guadagnare tempo. Ma il guadagnare tempo ha valore sul piano strateg ico e tattico qualora serva a recuperare, e non a distruggere, forze ed a irrobustire le difese successive , altrimenti risulta fine a sé stesso e privo di significato. D'altra parte, la resistenza ad oltranza non ebbe nemmeno il valore emblematico che avrebbe potuto invece assumere in Tripolitan ia. In ultima analisi, costituì un non senso strategico dal momento che indebolì anziché favorire la cintura protettiva del territorio italiano con tro il quale era facile prevedere che si sarebbe rivolto il successivo attacco degli alleati angloamericani.
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Lidel Harl B . H., op. cit.., pag. 582: Vittorio Ambrosie, già capo di stato maggiore del R.E. dal gennaio 1942, era stato nominato Capo di Stato Maggiore Generale il 1° febbra io l 943 in sostituzione del Maresciallo Cavallero; 1
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3 - Sintesi del primo quadrimestre operativo (8.XI.1942 6.111.1943) Tra il 24 ed il 27 ottobre 1942 più di 800 navi, da guerra e mercantili, lasciarono i porti degli Stati Uniti e dell'Inghilterra trasportando tre distinti corpi di spedizione destinati a sbarcare rispettivamente ad Algeri, ad Orano ed in Marocco. Allorché, 1'8 novembre, la flotta anglo-americana si presentò davanti alle coste del Nord Africa francese ed ebbero inizio gli sbarchi, questi incontrarono scarsa resistenza ad Algeri mentre più viva fu quella riscontrata ad Orano e particolarmente dura ed accanita si rivelò quella opposta dai france~i in Marocco specialmente a Casablanca. L'armistizio firmato ad Algeri il mattino del 10 novembre tra l'ammiraglio Darlan, comandante militare dell'Africa Settentrionale francese ed il generale statunitense Clark, comandante delle truppe sbarcate e rappresentante del gen. Eisenbower, comandante in capo delle forze alleate nel Meditenaneo, riguardò l'Algeria ed il Marocco, ma non coinvolse automaticamente l'anmtta francese della Tunisia, che non si oppose allo sbarco di un reggimento di paracadutisti tedesco, del 10° reggimento bersaglieri, di 3 battaglioni di fanteria e di un gruppo semovente italiani, aerotrasportati o giunti con convogli marittimi veloci che attraversarono di notte il canale di Sicilia. Le forze francesi lasciarono i po11i e si concentrarono presso la frontiera con l'Algeria, mantenendo il possesso del1a chiave di accesso alla pianura di Tunisi: Medjez-el-Bab. Le truppe francesi si assunsero il compito di rallentare l'avanzata delle forze cieli' Asse e di proteggere la radunata delle sopraggiungenti truppe anglo-americane. Di queste ultime il contingente destinato all'occupazione della Tunisia era piuttosto modesto perché la necessità di dare copertura al Marocco, in previsione di un possibile attacco dell'Asse da Nord attraverso la Spagna , aveva indotto gli anglo-americani a fissare il centro di gravità del!' intera operazione nell' Atlantico 11 • Il primo scontro tra le opposte
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Nel timore di ciò, gli alleati non esitarono a tenere fino alla metà di febbra io del 1943 quattro divisioni della 5" Armata americana ai confini con il Protettorato spagnolo del Marocco; '
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forze ebbe luogo a Tabarka il 17 novembre, dopo che i francesi avevano rifiutato di accogliere le richieste del generale tedesco Nehring, che inizialmente aveva il comando della intera testa di sbarco, di ripiegare ad Ovest del meridiano di tale località. L'Asse, infine, decise di reagire. In base agli accordi presi da Hitler e da Ciano il 10 novembre a Monaco di Baviera, truppe tedesche ed italiane, il mattino del giorno successivo, violando gli accordi am1istiziali del 1940, invasero la Francia sotto il controllo di Vichy, il cui capo del governo era, dal 18 aprile, Pierre Lavai. L'operazione fu effettuata dalla 1a Armata tedesca (Blaskowitz) e dalla 4a Annata italiana (Vercellino) e inoltre, come concordato , truppe italiane sbm:carono in Corsica. Lo stesso g iorno fu occupata anche Tunisi, nel cui aeroporto di El-Aouina le primissime avanguardie aerotrasporiate tedesche erano già giunte il pomeriggio del 9. Le truppe tedesche furono seguite il giorno 13 dalle truppe italiane, inviate da Roma (contrariamente al desiderio germanico) per affermare le aspirazioni italiane sul protettorato francese della Tunisia. Nel frattempo gli anglo-america1ù non avevano perso tempo e già il 12 novembre erano sbarcati a Bona. Poi, il 15, truppe paracadutiste si erano impossessate di Tebessa ed il giorno dopo di Souk el-Arba, in Tunisia. Il 17 novembre, infine, la divisione francese di Costantina, rafforzata da elementi americani, raggiunse Gafsa, minacciando così di tagliare le comunicazioni tra Tunisi e Tripoli. Gli Alleati, però, non avevano fatto i conti con il XC Corpo d'arm.a ta tedesco del gen. Walthcr Nehring; quest' ultimo giunto lo stesso 17 in Tunisia. Il 19 Nehring chiese perentoriamente al gen. Barré, comandante le forze francesi (che dopo aver abbandonato Tunisi aveva posto il suo Quaiiier Generale a Medjez el-Bab), cli aprire le porte dell'Algeria, lasciando libero il passaggio. Parole inutili. Barré rifiutò ed inco:m.inciò a ritirarsi verso occidente, ma secondo il principio delJa ritirata aggressiva, ed il giorno dopo prese contatto con i prinù elementi britannici. La speranza di prendere Tunisi e di scacc.iarne l'Asse prese corpo in quei giorni e raggiunse il culmine il 30 novembre, quando il gen . Charles Allfrey, con il suo V corpo d'armata, arrivò a 25 km dalla capitale della reggenza, ma già ai primi di dicembre i tedeschi (favoriti dalle piogge e dal fango che impedivano i movimenti avversi) ristabilirono la situazione. Il giorno 8
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di quel mese fu costil1lita la 5a Armata corazzata, una unjtà mista italotedesca sotto comando gem1mlico, ma alle dipendenze del Comando Supremo italiano. Il comando fu assunto a San Si lvestro dal gen. Hans Ji.irgen Von Amim che aveva ormai ai suoi ordirti 47.000 soldati tedesclli, 18.000 soldati italiani, 330 carri armati e 360 cannoni 18 • Quando Rommel abbandonò Tripoli il 22 gennaio, aveva intenzioni di dirigersi sullo Uadi Akai-it, ma la prima tappa fu la linea del Mareth, un sistema di fo11ificazioni costruito a suo tempo dai francesi per tenere a bada le forze italiane in Libia al quale certamente non si addiceva l'appellativo di piccola Maginot africana che gli era stato pomposamente attribuito. Con il raggiungimento della linea del Mareth da parte clell 'A.C.l.T. aveva inizio la prima fase della campagna di Tunisia, caratterizzata da parte italo-tedesca dalla messa in atto dell'organizzazione operativa del nuovo scacchiere e, da parte anglo-americana, dal tentativo, peraltro fallito, di occupare di sorpresa Tunisi e Biserta. Il lavoro organizzativo italo-tedesco sotfrì d'altra parte della mancanza cli una direzione unitaria dal momento che mentre i comandi tedeschi attribu irono giustamente priorità di importanza e precedenza assoluta al fronte Nord (ed in pmticolare alla ricerca cli spazio in avanti per il mantenimento delle posizioni -chiave della testa di sbarco), il Comando Supremo italiano si preoccupò sopratutto di garantire il collegamento fra le forze dell'Asse operanti in Libia e quelle della testa di sbarco nonché di rafforzare la posizione difensiva del
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ln Tunisia Hitler offrì ai militari tedeschi della Legione Straniera d i "riabil itarsi" entrando a far pai1e deJrAfrika -Korps . Il Fi..ihrer trovò però anche un terreno favorevole presso il bey Mohammed el-Moncef che il 15 maggio 1943, do po la resa clell 'Asse in A f'rica, venne accusato cli collaborazionismo dai francesi e, senza riguardi, destituito e sostituito dal nuovo bey. Lamine. In effetti nelle Deutsch-Afrikonische 7ì'uppen militarono 2.000 tunisini: nel febbraio del 1943. ad Hammamet, i battaglioni 'fìtnesien, Algerien e Mamkko inquadravano circa 3000 patrioti che speravano con l' aiuto della Germania (non de ll'Italia!) cli liberate il Norclafrica dal dominio coloniale francese. Non si può poi dimenticare la Falange Tricolore Africana cli Crist.ofini (che fu fucilato per ··a tto tradimento'' ad Algeri nella primavera del 1944), il cui centi naio cli uomini continuava a vedere negli anglo-americani e non negli italo-tedeschi g li invasori dell' Africa Setlentrionale Francese;
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Mareth , poco robusta naturalmente e basata su elementi fo1tificatori modesti ed ormai degradati dagli agenti atmosferici. L'organizzazione della testa di sbarco avviata in un clima cli improvvisazione, di incertezza sui fini eia perseguire e di disputa circa le responsabilità cli comando, risultò, da parte italiana, inceppata e lenta, priva di una programmazione definita e concreta che .sola avrebbe potuto conferire all'organizzazione l'intensità ed il ritmo richiesti dalla situazione. Non si può non rilevare che l' Alto Comando tedesco ed il maresciallo Kesserling , che ne era la longa manus in Italia, agirono con maggiore convinzione e determinazione. Già il 16 novembre le truppe tedesche per la Tunisia scendevano in Italia al ritmo di 1,0 treni al giorno ed il 9 dicembre l'Alto Comando tedesco procedeva alla soppressione ciel XC Corpo d'armata gem1anico del gen. Nehring -che fino dal 10 novembre aveva assunto il comando di tutte le forze italo-tedesche affluenti in Tunisia- ed alla costituzione della 5 armata corazzata tedesca affidata al gen. Jiirgen Von Arnim. Ma l'elemento che in primo luogo condizionò la condotta del nostro Comando Supremo fu il modo diverso , rispetto a quello del! ' Alto Comando tedesco, di valutare la c01relazione fra lo scacchiere libico quello e tunisino. Cavallero, pur riconoscendo che se fosse andata perduta la Libia sarebbe stato ancora possibile agire mentre se fosse andata perduta anche la Tunisia non sarebbe stato possibile fare altro, era del parere che, qualora l' ACIT si fosse ritirata a Gabés sarebbe andata perduta anche la Tunisia, in quanto il ridursi alla linea della palude Chott el Fediadi avrebbe significato rinchiudersi in una vera e propria cittadella della capitolazione .19 Egli uniformò la sua azione di comando a tale visione e conferì priorità e urgenza alla difesa ed al mantenimento della Tripolitania che avrebbe voluto conservare ad ogni costo, o quanto meno abbandonare il più tardi possibile. Nei riguardi della Tunisia si preoccupò essenzialmente cli mantenere aperta la via di comunicazione con la Libia e di irrobustire la linea del Mareth sulla quale sarebbe stato giocoforza schierare l' A.C.l.T. nel caso fosse stata costretta a ripiegare dalla Tri1 "
Cavallero U., Comando Supremo. Diario 1940-/943, Rocca San Casciano, Arti Grafiche Cappelli, 1948, pag. 390:
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politania. Fu solo quando quest' ultima eventualità parve ineluttabile e si fece imminente nei primi giorni del gennaio 1943 , che il maresciallo Cavallero, ormai orientatosi al) 'abbandono della Tripolitania, si dedicò per intero al problema della Tunisia che, se non aveva fino ad allora trascurato, non aveva certo tenuto in primo piano.20 La documentazione sulla campagna cli Tunisia costituisce di per sé la più convincente testimonianza, in base alla cronologia degli avvenimenti, delle lacune e dei ritardi del Comando Supremo italiano. Cavallero si recò per la prima volta in Tunisia il 7 gennaio 1943, mentre Kesserling vi si era recato più volte già durante i mesi cli novembre e dicembre dell'anno precedente ed aveva cli continuo indirizzato e sostenuto l'attività dei generali Nehring, prima, e von Amim dopo. 11 problema dell 'ordinamento di comando delle forze in Tunisia sarebbe stato affrontato concretamente solo fra il 20 ed 23 gennaio 1943. Cavallero aveva d isposto che le predette forze venissero raggruppate in due rumate, la 5" Armata corazzata tedesca a Nord, al comando dal gen . Von Amim e la 1" Armata italiana (già ACIT) a Sud al comando del Maresciallo Rommel , entrambe direttamente dipendenti dal Comando Supremo italiano. Questa dipendenza diretta voluta dal Capo di Stato Maggiore Generale per cercare di limitare la libertà di iniziativa lasciata fino a quel momento al gen. Von Arnim e, in pratica, al Maresciallo Kesserling, vale a dire all'Alto Comando tedesco, si palesò subito un provvedimento inattuabile perché sru·ebbe stato impossibile da Roma risolvere tempestivamente e razionalmente i problemi operativi delle due armate. Neppure il limite di settore tra queste, 34° parallelo, risultò indovinato, in quanto la zona compresa tra il 34° ed il 35° parallelo era strettamente legata sotto tutti gli aspetti alla 1" Almata e quindi da affidare a questa. Entrambi gli inconvenienti vennero in seguito eliminati dal gen . Ambrosio, nuovo Capo di Stato Maggiore Generale, e precisamente: il 12 febbraio venne spostato il limite di settore tra le due annate lungo una nuova linea ed il 23 febbraio venne costituito il Comando del Gruppo Aln1ate che fu affidato al Maresciallo Rommel . Stefani F., La s1oria della do/trina e degli ordinamen1i dell'esercito italiano , voi. 11°, tomo 2°, Roma, 1985, pag. 465:
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Cartina n° 12 Organizzazione di comando dell'Asse in A.S. dal 5 febbraio 1942 al 13 maggio 1943 , dopo l'afflusso del! ACIT dalla Libia alla Tunisia _ _ __, Or9<11Jk;a,IPile d.' CtJmdotfo <!Pll'lfr.,e it,;I J: dJI SfeMrd11? INfdiIJ nkW,o 1.94'~,----~ l 1;1/JO J'tl 1/a!J() dl'l/'4['!I tf.1,t,· /J/1,tJ I/J ~
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Canina n ° 13 Schieramento delle forze in campo in Tunisia il 75 febbraio 1943
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Poiché il Feldmaresciallo non si trovava nelle migliori condizioni fisiche e morali e aveva chiesto di tornare in patria, il problema della designazione del comandante del Gruppo Armate poteva essere facilitato dal suo rientro in Germania. Hitler, però , mal si rassegnava a sanzionare tale rimpatrio, sia per ragioni di prestigio verso l'alleato italiano, sia per non testimoniare la sua sfiducia ad un grande soldato che aveva pur scritto magnifiche pagine nelle precedenti operazioni africane. Riteneva comunque che l'eventuale rimpatrio avrebbe potuto aver luogo soltanto dopo che tutte le forze dell 'Asse fossero giunte in Tunisia e non escludeva che, nel frattempo, qualche fortunata operazione potesse consentire a Rommel cli rinverdire la prop1ia gloria. Ma questi, proprio in quella stessa mattinata , aveva dovuto prendere atto del fallimento della sua manovra iniziata 10 giorni prima e mirante ad impossessarsi di Kasserine, cittadina tunisina in prossimità del confine algerino , oltrepassarlo, conquistare Tebessa e dirigersi infine verso la costa con obiettivi Bona e Costantina. Da Tebessa, infatti , in territorio algerino , la strada scende a Sud, verso Feriana. Qui vi è un bivio: la rotabile si biforca in una V alquanto dilatata . A Sud-Est corre in direzione di Gafsa-El Guettar, passando al di sopra degli chotts e finendo sul mare a Gabès; a Nord, invece, giunge a Kasserine; di lì si diparte in due tronconi, uno dei quali segue grosso modo la linea del confine algerino, mentre l'altro taglia letteralmente in due la Tunisia sfociando su Enfidaville. Si trattava di una grande manovra per linee interne che se non fosse stata penalizzata dalle interferenze del Comando Supremo italiano ed avesse ricevuto l' appoggio pieno e completo del Comandante del Gruppo di Armate gen. Von Arnim, avrebbe potuto conseguire un successo strategico di grande rilievo, ovvero quello di indurre gli anglo-americani a ritirarsi dalla Tunisia. L'azione ebbe inizio il 14 febbraio , con un raggruppamento costituito dalla forze che Rommel aveva potuto sottran-e dalla linea del Mareth, equivalente a meno di una divisione; le altre forze necessarie alla manovra rimasero alle dipendenze del gen. Von Amim. Obiettivo immediato era il ll C.A. americano , comprendente anche forze francesi, schierato a cavallo delle tre direttrici che scavalcando le montagne, adducono al mare , e precisamente i passi montani di Gafsa, Faid
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e Foundock. Fu dal passo di Faid che la 21" Divisione corazzata tedesca si lanciò all'attacco, che invece i franco-americani si aspettavano nel la zona di Foundock. L'azione ebbe successo, con gravi perdite per gli attaccati, ma purtroppo per i tedeschi il gen. Ziegl, comandante del raggruppamento di forze costituito dalla 21 a e da un contingente delle 10a Divisione anch'essa corazzata, non seppe completare il successo omettendo di proseguire l'avanzata durante la notte nonostante le raccomandazioni in proposito di Rommel e ritenendo invece di dover attendere l'autorizzazione del suo comandante Von Arnim. Il raggruppamento di forze tratto dall' ACIT, agli ordini diretti di Rommel, venne lanciato, nelle stessa giornata del 14, contro il fianco meridionale dello schieramento avversario, ed il giorno successivo entrò a Gafsa. Dopo aver piegato a nord-ovest, il 17 avanzò di altri 80 Km e superò Feriana conquistando i campi americani di Thelepte. In questo modo si era quasi a!Uneato con la 21a corazwta, trovandosi però 55 Km a Ovest di essa, e quindi più vicino alle linee di cmnunicazione degli alleati. Avuta notizia che i franco-americani avrebbero dato alle fiamme i depositi di Tebessa -65 Km più avanti- al di là della catena montuosa e resosi conto della grave confusione nella quale si erano venuti a trovare i comandi nemici, il Maresciallo Rommel avrebbe voluto sfruttare fino in fondo l'occasione favorevole e con un 'azione combinata di tutte le forze corazzate disponibili -le sue e quelle del gen. Ziegler- costringere il nemico a ritirare il grosso delle sue forze in Algeria: una prospettiva che stava già facendosi strada nelle ansiose menti dei comandanti aIJeati. Ma il gen. Von Arnim, che aveva già richiamato indietro il contingente della 10a corazzata, si mostrò riluttante ad accettare l'idea del Marescial lo Rommel. Questi si rivolse a Roma per ottenere l'autorizzazione a proseguire l'offensiva. Roma autorizzò, ma lasciò intendere che l' operazione, guidata personalmente nel suo complesso dallo stesso Rommel, dovesse essere sviluppata in direzione Nord, verso Thala e verso el Kef, anziché in direzione Nord-Ovest, verso Tebessa. Secondo Rommel questo cambiamento fu un pazzesco ed incredibile esempio di miopia: esso infatti significava che l'attacco combinato si sarebbe sviluppato di gran lunga troppo vicino al fronte, e che avrebbe portato le sue truppe addosso alle ingenti riserve del
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nemico. Se il Maresciallo Rommel fosse stato autorizzato ad attuare il suo progetto, l'avversario sarebbe stato colto in contropiede perché i rinforzi erano stati inviati in gran fretta a Thala ed a Sbiba, mentre la zona di Tebessa era rimasta presidiata con deboli forze .21 Rommel reiterò l'attacco al mattino del giorno 19, ma l'occasione favorevole era già sfumata a causa del ritardo dell'inizio dell'azione e di quello della 10" Divisione corazzata che, costTetta ad un nuovo dietrofront, non giunse in tempo per partecipare alla fase iniziale. li raggruppamento tratto da 11 'ACIT ebbe il compito di avanzare su El Kef attraverso Thala, e la 21" Divisione corazzata di raggiungere la stessa località passando per Sbiba, mal 'avanzata del raggruppamento fu inizialmente an-estata lungo la via del valico di Kasserine dalla forte resi stenza nemica, mentre quella della 21 a Divisione venne bloccata da un campo minato dietro al quale erano schierati i battaglioni di fanteria sostenuti da un gran numero di carri armati e pezzi d'artiglieria. Rommel decise di portare un attacco concentrato sul valico, condotto da 5 battaglioni (fra i quali il nostro V Bersaglieri), che nel tardo pomeriggio del 20 venne conquistato. Poi, visto che il nemico non accennava a muoversi, riprese il movimento verso Thala con un gruppo di combattimento comprendente 2 battaglioni granatieri corazzati, 30 carri armati e 20 cannoni semoventi. Gli americani si ritirarono su Thala, dove vennero infine travolti lasciando nelle manj tedesche oltre 700 prigionieri .22 Ce1to che gli alleati stessero mettendo a punto un contrattacco massiccio, Rommel arrestò la sua progressione e si organizzò in modo da poterlo contenere e contrattaccare a sua volta subito dopo. La sua valutazione si rivelò esatta, poiché il nemico, in effetti, stava affluendo in forze sulla zona, e nel pomeriggio del 22, constatata la consistenza di tale afflusso decise in piena concordanza con il Maresciallo Kesserling, di riportare di nuovo verso Ovest le proprie forze facendole ripiegare sul Passo Kasserine agevolate, nel buon esito di tale sganciamento dalla ince1ta, titubante e ritardata reazione ame1icana.
21
Liddell Hart B. H., Storia militare della seconda guerra mondiale. Milano, Mondadori , 1970, pag. 572; 22 Nel durissimo combattimento, fu particolarmente impegnalo il 7° Rgt Bersaglieri il cui comandante, col. Luigi Benfatti, cadde su l campo;
CAPJTOLO V TA CAMPAQ!VA DI TUNISIA
233
Il combattimento di Passo Kasserine, passato alla storia come il primo scontro diretto fra le forze dell'Asse e le truppe americane. servì a sfatare di colpo la diffusa sensazione di superiorità di cui l'esercito USA godeva presso l'opinione pubblica europea. Gli storici militari americani hanno sempre concordato sul fatto che se Rommel, invece di interrompere l'azione offensiva l'avesse proseguita su Sbiba e Tebessa con il vigore che gli era proprio, le forze alleate sarebbero state pericolosamente divise in due tronconi e si sarebbero trovate nella necessità di sgomberare dalla Tunisia, magari anche attraverso un generale ripiegamento in Algeria, salvo a riprendere poi l'offensiva con nuovi rinforzi in arrivo a Casablanca.23 Ma Rommel, irritato e fors'anche demoralizzato dal comportamento poco collaborativo di vonArnirm e da quello altrettanto "qualunquistico" del Comando Supremo italiano, non era più il Rommel dei tempi di Tobruk, di Bir Hacheim, dell'Halfaya. Pur tuttavia, con l'abituale precisione e senso tattico, il 28 febbraio, il comandante del Gruppo d'Armate emanò le direttive per l'azione di contrasto delle forze inglesi avanzate nel settore Sud, che prevedevano come scopo I 'annientamento con manovra avvolgente delle forze nemiche in corso di sch ieramento fra Medenine e le posizioni del Mareth. L'intento più generale era quello di scompon-e le linee della grande offensiva che il nemico aveva in corso di preparazione. Ma la ruota della fortuna aveva preso a girare in senso decisamente contrario. Per la sua azione di attacco contro Medenine, infatti, Rommel avrebbe avuto bisogno tanto della 10" quanto della 2 la divisione corazzata. Queste due GG. UU ., inquadrate nel gruppo D.A.K., avrebbero dovuto partecipare all'azione con meccanismo a tenaglia prevista dalle direttive operative muovendo dal settore Nord delle posizioni del Mareth verso la zona a Nord-Ovest di Medeni ne , unendo i loro sforzi a quelli delle altre unità impegnate nell'azione (tra le quali figuravano reparti delle nostre divisioni Spezia e Trieste). Ma il 26 febbraio, dieci giorni prima della data prevista per l'inizio delle operazioni, Von Amim aveva iniziato un attacco sul fronte Nord che,
~, Blumenson M ., Kasserine Pass, trad. it. Tre giorni per fa sconfitta, Roma, Casini, 1969, pag .149;
234
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Cartina n ° 15 IL fronte invernale in Tunisia (febbraio 1943) MAR MEDITERRAN /:0
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CM'ITOLO V LA CAMPAGNA DI TUNISIA
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se inizialmente si riprometteva solo la riconquista cli Medjez el Bab, si era poi trasformato in l!ln'offensiva in grande stile tanto ambiziosa quanto incerta che avrebbe dovuto abbracciare tutta la linea del fron te , tra la costa a Nord e Pont-du-Fahs, e svilupparsi in otto diversi punti contro l'intero V C.A. inglese. Il piano, concordato con Kesserling, fallì soprattutto per l'inosservanza del pri ncipio della concentrazione degli sforzi, ma ancora più grave fu il fatto che per poter tradurre in pratica il suo progetto , (che Rommel, allorché lo conobbe, definì subito del tutto chùnerico). Von Arnim aveva trattenuto presso di sé la metà della 10a Divisione corazzata. Kesserling, dal canto suo, aveva ordinato che questa G .U. insieme alla 21 a corazzata restassero durante l'offensiva di Von Arnim a ridosso del fianco degli americani per scoraggiare l'invio di eventuali rinforzi a Nord in appoggio alle forze franco-inglesi impegnate dalla stessa offensiva. Il ritardo che ne conseguì ebbe ripercussioni decisive sulle prospettive di successo dell'attacco ad Est. Ancora il 26 febbraio la posizione avanzata di Medenine era presidiata da una sola divisione inglese, ma entro il 6 marzo, allorché i tedeschi iniziarono l'attacco, Montgomery aveva avuto il tempo di quadruplicare le proprie forze2J . L'azione doveva svolgersi attaccando da destra le colline di Medenine con aliquote delle tre divisioni corazzate germaniche, 15", 21" e 10\ mentre un altro gruppo sulla sinistra costituito da reparti della Trieste, della 90" leggera e della Spezia, sotto il comando del gen. Sponeck, doveva affrontare le posizioni nemiche a cavallo della rotabile, tenendole così impegnate mentre le truppe corazzate svol gevano l'azione di pressione ed eventuale aggiramento da destra. Il successo dell'intera operazione era basato ovviamente sulla sorpresa. Contrariamente però ad ogni aspettativa e previsione sia il gruppo Sponeck sulla sinistra, che le divisioni corazzate che operavano da destra, si trovarono sin dai primi passi il terreno sbarrato da un poderoso schieramento di artiglieria che provocò l'arresto delle divisioni di fanteria del gruppo Sponeck e gravi perdite di carri ,, Roberti G., Da El Alamein ad Enfidaville con l'Armata corazzata italo-tedesca, Napoli , Gal lina , 1994, pagg. J51 -1 52;
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G1u,:~s.\l .lli!w· - /"11/timu .lfare.~cialfu dl1a/it1
armati nel settore delle tre divisioni corazzate. Le artiglierie nemiche, ben sistemate sulle pendici antistanti Meclenine , apparivano piazzate lì proprio con preparazione accurata per contrastare l'esatta manovra dell 'offensiva italo-tedesca; e riuscirono, con il loro fuoco intenso e ben aggi ustato, ad arrestare ambedue gli attacchi. Nel pomeriggio dello stesso giorno 6, il gen. Cramer compì, con le divisioni corazzate del Gruppo Sud , un secondo tentativo di aggiramento del fronte nemico, ma anche questa volta si trovò sotto il tiro micid iale e diretto dei pezzi controcmrn, che dal terreno dominante centravano i carri armati e le fanterie avanzanti. Nonostante i ripetuti attacchi, le nostre unità non riuscivano a progredire; e mentre le fan terie della, Trieste e della Spezia venivano arrestate dai carri armati nemici mossi al contrattacco, più a Sud la 15" e 21" Panzer, con reparti della 10" Divisione corazzata, si trovarono bloccate nella piana dal fuoco delle artiglie1ie controcmrn nemiche che da posizioni dominanti provocarono gravi perdite nelle nostre formazioni corazzate. Sicché, quando il gen . Messe a tarda sera ebbe notizia , attraverso la ricognizione aerea, che altre colonne di automezzi nemici stavano rapidamente affluendo da Ben Gardane su Medenine , propose a Rommel di sospendere l'azione e ritornare nella notte stessa sulle posizioni di pmtenza . Rommel fu d'accordo, ed entro il giorno 7 di marzo tutti i reparti impiegati rientrarono nelle nostre linee, recuperando anche i carri e gli automezzi danneggiati nel corso della battaglia~5 •
15
L iddel Hart, B. H., op . cit. , pag. 580.116 marzo Momgomery aveva già adottate le proprie m isure per altaccare gli italo-tedeschi eia Sud. Rommel non aveva intenzione cli subordinare a Messe tutte le proprie truppe tanto che aveva affidato il comando D .A.K . (e praticamente tulle le forze tedesche della I" Armata) al gen. Zieglcr: poi aveva affiancato a Mancinell i il geo. Bayerle in il quale non aveva molta fiducia negli italiani (e questo dai tempi cl i E l Alamein). Per Rommel le d ipendenza tattica delle !ruppe tedesche dal comando italiano avrebbe dovuto essere più che a ltro simbolica e soprattutto limitata. Messe a questo punto aveva protestato, avocando a sé tutta la facoltà cli raggruppare le forze dell'armata. itali ane e tedesche che fossero, e questa sua vibrata protesta era arrivata sino a lle orecchie cl i Kesserling tanto che Rommel aveva dovuto modificare gli ord ini impartiti. Messe faceva attaccare in fo rze il giorno 6 marzo a Meclen ine ma Montgomery, con l'i mpiego di pochissimi bli ndati e con le sole
CAPIT<2LO
~ LA CAMPAG.f\lA DI T UNISl.1\
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Un ultimo spunto offensivo fu rappresentato da una puntata fatta eseguire da un raggruppamento esplorante nel settore sahariano, dove il nemico stava rafforzando il nodo di Ksar Rhilane, senza che peraltro si riu scisse a raggiungere la suddetta località. pur essendo pervenuti a soli 9 km a Sud-Est di essa, a causa della forte reazione sia de terra che dal cielo. L'episodio, cli per sé cli scarsa rilevanza, sotto l'aspetto operativo, merita la citazione per il valore simbolico che lo connota perché segnò la fine della fase offensiva italo-tedesca nella campagna di Tunisiaè•· .
4 - Erwin Rommel: cala il sipario sulla sua vicenda africana Quel 7 marzo 1943 rappresentò anche I" epilogo della vicenda africana cli Rommel. Il giorno precedente, quando verso mezzogiorno glj era stato nolificato che i ca1Ti armati erano bloccati dal fuoco delle artiglierie britanniche in modo tale da far pensare che il nemico si aspettasse ! 'attacco, sensazione confermata da quanto dichiarato da prigionieri e da documenti catturati sul campo di battaglia, Rommel si convinse vieppiù che alti ufficiali italiani avessero tradito rivelando agli inglesi lo sviluppo dell 'operazione. In realtà. si trattava del brillante esito di una sagace manovra di PSY OPS (Psychological Operations), ovvero di una voce fatta circolare abilmente dagli inglesi per mascherare la preziosa intercettazione ULTRA. L'intera operazione Capri (questo il nome in codice) era divenuta priva cli senso dal momento in cui era risultato che il nemico non era stato colto di sorpresa. Ma la goccia che fece traboccare il vaso fu rappresentata da un messaggio proveniente da Kesserling in serala: "Capo Uflicio Operativo Werm.acht -(Alji·ed .lodi, n.d.a.)- comunica che Fiihrer ha disapprovato sua valutazione di situazione Tunisi" 21 • Kesserling
fanterie e artiglierie. bloccava sul nasce re l' iniziativa. I pochi ae rei italiani che ancora rimanevano venivano sacrificati. anche se eta parte inglese l'impiego cieli ' aviazione risultava lacunosa tanto da sus(;itare un rimprovero da parte ciel comando del X Corpo britannico. 26 lrving D., La pista della Volpe, Milano, Mondadori. 1978, pag. 297 ; 27 Irving D., op . cit., pag . 297-298:
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si riferiva ad un grafico che illustrava l'equilibrio delle forze in campo che Rommel aveva inviato a Hitler dopo lunghe conversazioni con Yon Amim ed i collaboratori di questi. Amim aveva previsto la fine di ogn i operazione in Tunisia entro il mese di giugno qualora non fosse pervenuto un tonnellaggio minimo di 69 .000 tonnellate mensili assolutamente indispensabile per la sopravvivenza dei 346.000 uomini, fra italiani e tedeschi, che costituivano le unità di Rommel; per i 'accantonamento delle riserve necessarie in vista di future operazioni, si riteneva fosse necessario un tonnel laggio doppio . Ma in gennaio, nonostante gli sforzi della marina mercantile italiana, che aveva perso 22 delle 51 navi da carico inviate in Tunisia, erano pervenute soltanto 46.000 tonnellate di materiali , e più o meno lo stesso quantitativo in febbraio. Alla luce di questa realtà , Rommel aveva sottoposto all'OKW una proposta molto esplicita: lo si autorizzasse a ritirarsi ulteriormente abbandonando la linea del Mareth prima che Montgomery iniziasse la proprio offensiva attestando i 200 .000 uomini della 1a Armata italiana su quella, breve ed assai p iù facilmente difendibile, che da Enfidavill e penetrava all'interno. Le due armate, le ia e la V Panzer germanica, si sarebbero in tal modo trovate a difendere un perimetro di non p iù di 150 km. Nella sua relazione , Rommel ammetteva che ciò avrebbe significato abbandonare tutta la zona, salvo un piccolo settore intorno alla città di Tunisi, con conseguente perdita di preziosi aeroporti che avrebbe indubbiamente penali zzato l'afflusso di rifornimenti. Rommel chiedeva altresì una decisione rapida dal momento che Montgomery con ogni probabilità, avrebbe sferrato i ' attacco durante la successiva luna piena; frattanto, con il decisionismo che g li era tipico , in attesa dell 'approvazione dell'OKW aveva autorizzato l'inizio dei lavori di fo rtificazione lungo la nuova linea di Enfidaville. Hitler prese conoscenza del rapporto di Rommel il 4 marzo . La lettura lo mandò su tutte le furie, affermando che questo era esattamente il contrario di quanto il Maresciallo aveva asserito in precedenza in merito ai vantaggi che sarebbero derivati dall 'occupazione della Tunisia , ed escludendo che potesse ritirarsi sulla linea da lui proposta. La soluzione prospettata dal Hihrer contemplava
CAPITOLO V LA CA1'v/PAGNA DI TUNISIA
239
invece delle rapide puntate di contenimento contro lo schieramento nemico allo scopo di mantenerlo in stato di squilibrio, in attesa che i rifornimenti per la Tunisia fossero raddoppiati e successivamente triplicati , così come lo stesso Hitler assicurava senza peraltro indicare "come"28 • Rommel prese visione della lettera di Jodl contenente le considerazioni di Hitler nelle prime ore del 7 marzo, e ad un tratto si sentì troppo svuotato per continuare ad esercitare il comando. Il giorno successivo salutò tutti i membri del suo Stato Maggiore e Von Arnim, che lo scongiurò di far ricorso alla propria influenza per salvare le due Armate. Rommel lo rassicurò, affermando che "non possiamo permetterci una nuova Stalingrado, ed io farò tutto quel che posso,fermo restando che la Marina italiana farebbe ancora in tempo a portarci via di quà "29 • Al momento di allontanarsi, levando in alto il bastone da Maresciallo in segno di saluto, promise che "se le cose dovessero andare di male in peggio, ritornerò qui"·10 • Il giorno dopo, 9 marzo 1943, Erwin Rommel si imbarcò a Sfax diretto a Roma. Non avrebbe mai. più rimesso piede in Africa. Giunto nella capitale italiana, venne ricevuto da Mussoli ni al quale confermò come gli inglesi fossero stati informati in anticipo in merito aJI 'operazione Capri e che prevedeva l'attacco finale di Montgomery verso la metà di marzo, in coincidenza con la prossima luna piena. Alle affermazion i del Duce circa la necessità di restare in Tunisia ad ogni costo, essendo questa l'ultimo bastione dell'Europa, Rommel non si permise di dissentire ma fece notare come un perimetro di 700 km quale era, al momento , quello della testa cli ponte dell ' Asse fosse eccessivo e ribadendo come tutto dipendesse dai rifornimenti. NeJle prime ore del pomeriggio del giorno successivo giunse al Q.G. segreto di Hitler in Ucraina, un semplice agglomerato di baracche dal quale il Fii hrer aveva diretto la grande offensiva estiva nella Russia meridionale arrestatasi poi a Stalingrado. Per tre
lrving D., op . cit. pag .298-299; Irving D., op. cit. pag. 298 -299; 30 Irving D., op. cit., pag. 299 2 " 2 '
240 giorni presenziò alle grandi conferenze di guerra di Hitler, ed ogni pomeriggio prendeva il the con lui. Rommel fornì ampi ragguagli sulla situazione in Tunisia, sottolineando le difficoltà che aveva sempre incontrato con i comandi italiani3 ' e patrocinando la causa della linea di Enfidaville, più breve e più difendibile, senza peraltro ottenere alcun consenso da parte del suo interlocutore. L' 1I marzo Hitler lo insignì della Croce di Ferro con diamanti. Il Feldmaresciallo era il primo ufficiale dell 'esercito nazionalsocialista a ricevere questa decorazione, ma ciò non bastò ad impedirgli di reiterare la richiesta di ritirata sulla linea di Enfidaville. Il Fi.ihrer, nel corso della notte, ponderò più attentamente la richiesta ed il giorno successivq comunicò a Rommel che aveva deciso di accoglierla, sia pure soltanto in parte. Le unità di fanteria della 1" Armata sarebbero state trasferite sulle linea di Uadi Akarit, molto più a Sud di Enfidaville, mentre la linea del Mareth sarebbe stata difesa dalle unità corazzate me abbandonata qualora si fosse profilato il pericolo di un suo sfondamento. In questo modo, il fronte dell'Asse sarebbe stato ridotto di 260 km Inoltre l'amm. Donitz si sarebbe recato personalmente a Roma per esercitare pressioni su Mussolini allo scopo di convincerlo ad aumentare i rifornimenti destinati al fronte tunisino portandoli ad almeno 150.000 tonn . mensili. La caparbietà tutta sveva di Rommel aveva infine raggiunto la meta. A Kesserling, al suo comando di Roma, venne comunicato come il Fi.ihrer avesse concesso un cqngedo al Feldmaresciallo Rommel, ma che la cosa andava tenuta segreta ad ogni costo, non informandone nemmeno i comandanti di unità e le loro truppe. L'invito al massimo riserbo sulla questione venne espresso anche a Mussolini nella lettera a questi consegnata da parte di Hitler dal1'amm. Donitz in occasione della sua missione presso il Duce che ebbe luogo il 9 marzo. Il documento , rinvenuto tra le carte personali di Mussolini, concludeva come segue la parte riferita a Rommel: [ ...] quale che possa essere il giudizfo che i posteri daranno del Felmarescia!!o Rommel, è certo che questi è stato
,, Goebbles avrebbe così commentato nel proprio diario: "Adesso sì comprendiwno perché Ronunel si è ammalato.'" (lrving D. , op. cit. pag. 300);
CAPITODO V U\ Cf':MPAuNA L>I TUNISIA
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amato dalle sue truppe, e particolarmente dai soldati tedeschi, in tutte le posizioni di comando da lui esercitate. Dal nemico è stato sempre, e continua ad essere, temuto e rispettato[ .. .}".i2 • In me1ito all'allontanamento di Rommel dal la Tunisia, esiste anche un 'altra versione, sostenuta dalla famiglia del Feldmaresciallo, secondo la quale questi partì di propria iniziativa per incontrare Hitler nell'estremo tentativo di convincerlo della necessità di sgomberare 1'Africa. Al rifiuto del Fi.ihrer, avrebbe chiesto di tornare in Tunisia per condividere il destino dei suoi soldati, ma anche questo gli fu negato. Ad ogni modo, è certo che all'inizio del l 943 la posizione di Rommel, non più rivestito dalla aureola dell'imbattibilità e pertanto oggetto di valutazioni contrastanti, appariva scossa anche in seno ali' Alto Comando germanico. Ciò non fu certamente estraneo alla decisione presa proprio in quel periodo di accrescere notevolmente i poteri conferiti a Kesserling, estendendo la sua giurisdizione a tutte le truppe operanti nel Nordafrica . Da quel momento la partecipazione alla condotta delle operazioni del Maresciallo dell'Aria diventava più diretta ed immediata e una aliquota del suo stato magg iore era permanentemente distaccata presso il Comando Supremo italiano; egli veniva a trovarsi in posizione preminente rispetto a Rommel, e quel contrasto tra i due capi germanici, già affiorato in passato nella valutazione di certi problem i operativi e logistici, avrebbe potuto ora manifestarsi m maniera più aspra e palese3 •
2
Irving D., op. cit. , pag. 30 1; '-' Quando a lla fine di novembre 1941 giunse in ltaJia il Maresciallo Kesserl ing con la designazione cli Comandante Superiore Sud, e col compito precipuo cl i neutralizzare. essenzialmente con le forze aeree ai suoi ordini, la base di Malta che rendeva quanto mai difficili i riforni menti verso la Libia, un nuovo anello si aggi unse alla catena degli organi preposti al la condotta delle operazioni interessanti lo scacchiere libico . In un primo tempo Kesserling non ebbe alla sua d iretta dipendenza che la 2" flotta aerea german ica, dislocata in Ital ia, in Africa ed in Grecia; tuttavia, data la grande importanza della missione affidatagli, la sua in fluenza nelle decisioni operative divenne subito rilevante, tenuto anche conto della possibilità che aveva d i tenersi in continuo contatto col Comando Supremo ital iano e dell 'azione che poteva svolgere ne i riguard i dello stesso Rommel.
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D 'altro canto, l 'uomo non era caratteria lmente un soggetto facile, anzi, e di ciò aveva dato subito dimostrazione non appena giunto in Libia , nel 1941 , allorché fra i due Stati Maggiori tedesco ed italiano era stato convenuto che le truppe dell 'Asse operanti in quello scacchiere sarebbero state agli ordini di Rommel , il quale avrebbe fatto capo al Comando Supremo italiano tramite il Comando Superiore della Libia (Superlibia) , retto prima dal gen. Garibold i, poi dal Maresciallo Bastico. Rommel dimostrò subito di non gradire che le operazioni fossero clu·ette da un comando dislocato in Italia. Furono perciò frequenti le controversie e le frizioni verificatesi in tale campo, specialmente tra Rommel e Superlibia, tanto che il Maresciallo Cavallero, Capo di Stato Maggiore Generale , dovette recarsi più volte sul posto per eliminare malintesi e rendere meno rigidi ce1ti atteggiamenti del comandante germanico. Sulla condotta di Rommel sono stati fonnulati tutti i pareri possibili. C'è chi ha detto che le sue decisionj furono, sì , val ide , ma solo in quanto suggerite e ordinate dall'OK W germanico e avallate dai comandi italiani. C 'è chi invece ha fatto d i lui una sorta di Napoleone incompreso del secondo conflitto mondiale e c'è ancora chi lo ha c1iticato per aver troppo esposto le proprie truppe (leggi: le truppe italiane, dato che questa accu a è stata quella mossa da quasi tutti i generali italiani in Africa Settentrionale) a rischi troppo gravi. C he Rommel sia stato, e un po' per tutti, specie per gli inglesi , o per la maggior parte dei nostri ufficiali di stato maggiore, un personaggio scomodo, è evidente. Una cosa almeno gli va riconosciuta: una capacità invid iabile di sintes i e di ful minea decisione, la stessa che, giovarussimo ufficiale, aveva dispiegato nella prima gue1rn mondiale arrecandoci , come si sa, damù gravissimi. Le sue concezioni ardite sfidavano qualunque manuale e le sue intuizioni andavano contro ogni logica bacchettona. Erwin Rommel fu al contrario, l' uomo del colpo gobbo, capace di piantare in asso un colonnello per andare a sentire quello che aveva da dire un caporale, e per uominj , come i nostri ufficiali , cosi attenti alle "distanze.. queste erano cose inammissibili. Al suo rientro non fu estraneo anche un celato mal animo da parte degli Alti Comandi di Roma e di Berlino nei confronti di questo geniale ed avventuroso comandante d ' armata corazzata, la cui figu-
CAPITOLO V LA CAMPAGNA DI TUNISIA
243
ra primeggiava sul campo di battaglia: il Comando Supremo italia-
no in particolare non aveva mandato giù -pur avendola a malincuore ratificata- la sua decisione di non effettuare innanzi a Tripoli, sulla linea Homs-Takrouna, quella disperata ma inutile battaglia difensiva che, a prezzo dell'annientamento dell'Armata, avrebbe forse reso più facilmente accettabi le all 'opinione pubblica italiana il doloroso ma ormai inevitabile abbandono della Tripolitania. Ma, a parte ogni altra opinabile considerazione, Rommel resta per tutti i combattenti d'Africa una mitica figura di grande soldato e di bri llante comandante: e l'intreccio del mito con la storia costituisce, com'è noto, uno dei più fascinosi aspetti della ricostruzione e dell'analisi storica degli eventi. Tale egli è apparso non soltanto ai suoi soldati che gli erano devoti e lo seguivano con cieca e ininterrotta fiducia fino al sacrificio, ma anche agli avversari; uno dei più brillanti giornalisti bri tannici, che ebbe modo di seguire da vicino, giorno per giorno, nelle file dell'Armata inglese, come corrispondente di guerra del Daily Express, le dure campagne d'Africa, così rappresenta -in un suo libro di ricordi scritto "sul tamburo", nel! ' immediatezza delle impressioni riportate sul posto e pubblicato già nell 'estate del '43 negli U.S.A.-, la figura e l'azione di Rommel in Africa.: «È naturale tendenza umana la ricerca degli eroi: attribuire cioè il risultato degli eventi a persone anziché alle forze in campo; personificare gli eserciti nellefiiure dei loro comandanti .. . Tuttavia la ricerca degli eroi è irresistibile. Trenta mesi di guerra han fatto emergere molti grandi condottieri di umnini come Jack Carnpbell, ,nolti grandi comandanti di campo com.e "Strafer" Gott e dell'aria come Tedder e Cunningham. Ma .se l'intero grande dramma deve avere un solo eroe, io penso che sia stato Rommel. Egli è stato la più permanente e più rilevante figura sulla scena . Suoi sono stati i colpi più brillanti e Le più amare delusioni. Egli arrivò in Africa privo di ogni esperienza del deserto e non ebbe rnai alle sue dipendenze più che quattro divisioni germaniche : ed egli combatté quasi sempre supremamente bene . A quanto sembra, i suoi t4ficiali lo ammiravano, anche se non
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tutti lo amavano. L'8" Armata lo adorava. Lo ammiravano appassionatamente quando egli li ba!Teva sul campo, e, quando eran loro a batterlo, ammiravano sé stessi per aver battuto un così abile generale . Parlavano di lui in modo familiare come il "Vecchio Rommel", o, ancora, più qffettuoswneme, come "quel bastardo di Rommel". A un certo punto la macchina della propaganda inglese si accorse confusamente di ciò e si pose al lavoro per discredirarlo . Ma 11011 le diedero retta: lo conoscevano troppo bene, e non potevano essere indolfi a odiarlo. Perché la r:uerra del deserto è stata una guerra leale, pulita, sen~a Gestapo, sen:.a politicanti o persecu:ioni di civili o rapine di ahitcdoni: non offriva niel1fe con rui mertere su un improvviso odio, e !'Sa Armata continuò ad ammirare Rommel. A volre lo ammiravano troppo appassionatamente; perché anch 'egli commise degli errori . Ma egli aveva una stupefacente capacità di ripresa negli insuccessi e una sicura ed accurata prepara:.ione militare dietro i suoi tiri ingannevoli. E la sua ritirata da Alamein a Tripoli è stata quanto di più vicil:" dia pe1f2:.ione qualsiasi 1;enerale abbia mai sperato di raggiungere " 14 • Alla valutazione altamente positiva dell'avversario si associava peraltro anche quella dcli 'alleato, quanto meno da parte di chi era vicino a Rommel con onestà di intenti e non per sabotarne l'opera e l'immagine. Tale era il caso di Giovanni Mancinelli. uno fra i più b1illanti g iovani generali italiani che ricoprì in A. S., fra il 1942 ed 1943. l' incarico di Capo dello Stato Maggiore italiano cli collegamento presso l'ACIT e che successivamente avrebbe svolto le funzioni di Capo di Stato Maggiore della l" Armata proprio in Tunisia. Questa la sua sintesi sul personaggio Rommel, frutto di una conoscenza del medesimo tanto più attendibi le quanto più avvalorata da uno dimestichezza quotidiana che gli aveva consentito di penetrare ben dentro agli aspetti di una personalità discussa e discutibile ma indubbiamente eccezionale:
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Clìfford A. G .. The co11q11es1 ofNorth Africa, Lìulc Brown&Co., Boston. 1943,
pagg. 389-390:
CAPITOLO V LA Ct1MPA{}_NI) DI TUNISIL
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"Uno tra i più grandi generali; aveva capito l'essenza della guerra moderna, pagando di persona ed utilizzando al meglio e fino alle estrenie conseguenze le armi di cui disponeva" 35 •
5 - La la Armata italiana Abbiamo lasciato Giovanni Messe a Roma, al suo rientro dalla Russia avvenuto il 1° novembre 1942. li tempo di stare un pò a Padova, in famiglia, di salutare i vecchi amici, di effettuare le visite "di dovere" e cli cucire sulla divisa i gradi di generale d'Armata -promozione assegnata "per merito di guerra " 16- ed ecco che Cavallero si mostrava oltremodo zelante nel trovare per lui un altro comando operativo fuori del territorio nazionale. Il Capo di Stato Maggiore Generale, come s'è visto nel paragrafo 2 del presente capitolo, aveva cominciato a porsi il problema dell'ordinamento di comando delle forze in Tunisia solo nell'ultima decade di gennaio del 1943, disponendo che le stesse venissero inquadrate in due Armate, la 5" Corazzata tedesca a Nord, al comando del gen. Von Arnim, e la l" italiana (già ACIT) a Sud, al comando di Rommel, entrambi direttamente dipendenti dal C.S. italiano, ed anche degli inconvenienti legati a tale incongruo provvedimento, poi sanati dal successore di Cavallero, si é fatto cenno nello stesso paragrafo. Il 1° febbraio venne costituito con elementi e mezzi da trarsi in gran parte dal Comando Superiore italiano in Libia (la cui soppres-
Roberti G ., op. cit., pag. 154; Giovanni Mancinelli, che nel dopogue rra sarebbe assurto alla carica di Capo cli Stato Maggiore della Difesa dal 1954 al 1959, ha lasciato traccia della sua esperienza in A . S . in un volume di notevole interesse, Dal fi'onte dell'Africa Seuentrionale (/942 -43), edito da Rizzali nel 1970; 3 f Archivio Messe, racc. AA/11. prot. 497 del 14.XTI. I942, da Ministero Guerra-Gabinetto, Affari generali- all'Ecc . Giovann i Messe, f.to il sottosegretario cli Stato Scuero (in Appendice, doc. n° 23, copia della "comunicazione ") La motivazione della promozione era la seguente: "Comandan1e del Corpo di Spedizione italiano in Russia durante le operazioni del JY41 -1942, con 1e11ace e geniale (/zione di comando conduceva vittoriosomellfe le p roprie truppe dal Nis1ro al Donez e dal Donez al Don, superando d{fficoltcì di ogni genere, ivi compresa una durissima campagna invernale e ma111ene11do (lito in 081li circostanz.a il pres1igio delle ar111i itali((ne"; 35
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G'1rna.vs1 M1i.rn, - t11/ti1110 Marescia//o cl7ta/ia
sione sarebbe avvenuta cinque giorni dopo), il comando della la Armata Italiana, destinato a sostituire il comando tedesco del I' ACIT quando fosse stato messo in atto Io schieramento dell'Armata stessa sulle nuove posizioni tunisine a Sud di Gabés". In realtà, in relazione allo svolgersi degli eventi, il comando della la Armata avrebbe assunto reali funzioni operative soltanto il 20 febbraio. Ma, problema ancora più importante, una volta costituita la G.U., era quello di darle un capo all'altezza. Il 20 gennaio Cavallero, in un fonogramma da Tunisi, ove si era recato per un incontro al vertice, diretto ali 'ufficiale addetto alla propria persona in seno al C.S., gen. Giovanni Magli, così si esprimeva: Circa scelta conianda,;ite Annata penserei al gen . Messe anche perché egli ha operato nel quadro delle armate germaniche con ottimo risultato e perciò sarebbe certamente gradito anche da parte tedesca. Ad ogni modo vi prego di porre la questione al Duce. Non ritengo che grado del gen . Messe possa creare difficoltà per il.fatto che il gen. Von Arnim è pari grado . Potete ad ogni modo sentire su questo punto il Maresciallo Kesserling prima di sottoporre al Duce proposta fcmnale che però è urgente18 • Cavallero non era sicuramente uno sprovveduto né un immemore, per cui quel "sarebbe certamente gradito anche da parte tedesca" é espressione più di un otti17
TI Comando Truppe Mareth (generale De Stefanìs), g ià incaricato dai primi di gennaio dell'organizzazione della linea del Mareth e del comando del le truppe ivi afflu ite prima dell 'A.C.T.T. , aveva rimesso le s ue attribuzioni in data 30 gennaio al Maresc iallo Rommel ed era stato sciolto. Le Intendenze Libia e Tunisia erano state sciolte e sostituite dall 'Jntendenza Africa con due delegazioni (una per la I" ecl una per la 5" armata). Marilibia venne sciolto e sostituito da Mariafrica con funz ioni analoghe a quelle dell' iniziale comando mi litare marittimo italiano in Tu nisia . L'Aeronautica conservò invariati ordinamenti e compiti; rimase cioè in funzione la V Squadra Aerea che d istaccò nella Tun isia meridionale un comando di settore aereo per la diretta cooperazione con I' A .C.I.T. ( 1" Armata). In Appendice, (doc. n° 24), la disposizione di Cavallero a l riguardo . Ali ' A.C.T.T. fu affidato il 27 gennaio il compito cli resistenza ad o ltranza sulle posizioni del Mareth con le forze di cui già disponeva, esclusa la 21 " D ivisione corazzata tedesca che nella seconda decade di gennaio venne trasferita alle dipendenze della 5'' Armata (Veds., La 1° Armata italiana in Tunisia. Op. c it., allegato n. 3) . 8 -' Cavallero U ., op. c it., pag. 691 ;
CAPITOLO V LA CAMPAGNA DI TUNISIA
247
mismo di maniera che non di una convinzione affidabile, tenendo conto di quanto era avvenuto pochi mesi prima sul fronte russo in merito ai rapporti di Messe con l'alleato. 11 g.iorno successivo, attraverso una serie di fonogrammi inviati al C.S., il Capo di S .M.G. affermava come fosse necessario che il nuovo comandante dell'Armata si recasse subito sul posto per prendere contatto con Von Arnim e ricevere la consegna delle truppe che sarebbero affluite via via dalla Tripolitania39 • Rientrato in Italia, il 23 gennaio riceveva Messe , convocato telefonicamente a Roma , gli comunicava il suo nuovo incarico di comandante della Ia Armata in Tunisia e lo accompagnava a Palazzo Venezia. Mussolini esordì dicendo che l'Armata che Messe si accingeva a comandare disponeva ancora di un buon armamento ed equipaggiamento, al che Messe obbiettò che a lui risultava una situazione alquanto diversa, negati va soprattutto per quanto riguardava il parco automezzi alla cui defi citaria situazione era da attribuire la dispersione delle nostre division i durante la ritirata dopo El Alamein. Il Duce, nel mentre Cavallero manteneva un compunto e totale silenzio, ribatté che proprio il Capo di Stato Maggiore Generale si era espresso in quei termini positivi dopo aver rilevato di persona la situazione durante la sua recente visita in Tunisia. E senza dare al suo interlocutore il tempo per una replica, chi use l' incontro assegnando le direttive cli massima, ovvero dare scacco anzitutto alle forze avversarie che da Sud miravano a stritolare in una morsa la nostra occupazione tunisina, in attesa che nell'estate successiva si potesse riprendere l' iniziativa delle operazioni con una grande spinta offensiva verso l'Algeria ed il Marocco e per la riconquista deJla Libia. Lo scenario prefigurato, peraltro, dovette sembrare eccessivamente ottimistico pure a chi lo aveva delineato per cui , anche perché forse un pò scosso dalle obiezioni opposteglì dal suo interl ocutore, ovviamente sempre in chiave di rispettosa subordinazione ma con una convinta determinazione alla quale il personaggio non era aduso, al momento del commiato si espresse AUSSME, fonogramma n. 9/V del 21.1.1943, da Capo S .M.G . a C .S. (all' attenzione del gen . Magl i) , f.to Cavallero;
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G'1u 1;1.,;,-i 1t,farn, - /'11/ti mo .vlaresciallo d1Wlia
in termini meno aulici e più realistici: "Occorre comunque resistere ad ogni costo, resistere fino all'estremo per ritardare l'attacco diretlo contro l'Italia che seguirà .fatalmente alla caduta delle nostre posizioni qfricane. Occorre che possiate resistere fino all'autunno, così che l'attacco nemico non si potrà effettuare fino all'anno prossimo"40 • Messe uscì da Palazzo Venezia piuttosto scettico ed anche sconfortato perché sentiva di essere stato designato ad un incarico che, con amara ironia, definì subito "comandante degli sbandati"~' . Non era quello il modo con il quale aveva sognato di essere destinato al comando di un 'armata in guerra; lo giudicava un colpo mancino di Cavallero per sbarazzarsi di lui, dal momento che anch'egli doveva essere convinto che in Tunisia non v'era nessuna possibilità per noi e pertanto faceva il possibile perché Messe, giocando uno partita perduta in partenza, mettesse a rischio la propria reputazione finendo la sua carriera in un campo di prigionia~2 • La decorrenza della nomina era stabilita per il 5 febbraio 1943 (in Appendice, doc. 11°25 , copia del fonogramma del C.S.), ma già dal 31 gennaio Messe era atterrato all'aeroporto di Tunisi; in realtà, il passaggio di comando sarebbe avvenuto solo il 20 febbraio. Non appena sbarcato si mise subito ad affrontare la conoscenza della situazione in atto ed a curare la formazione del proprio Stato Maggiore. Come chiaramente esprime lo stesso Messe "volli che il mio Stato Maggiore fosse intellettualmente e materialrnente agile, e quindi scelto, poco pesante, articolato in uno snello comando tattico atto a dislocarsi ovunque, ad immediato contatto delle truppe operanti, ed in un comando per così dire statico, per ii disbrigo di tutte le pratiche non strellamente operative, da sistemare 'a maggio-
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Messe G., Come finì lo guerrn in Africa, Milano , Rizzo li, 1946, pagg. 39-40; "' Ciano G., op. cit., pag. 65 I; alcuni anni dopo, nel 1949, in una lettura al gen . Canevari Messe negò di aver mai coniato quell'espressione (Archivio Messe , BB, lettera privata da Messe a Canevari del 28.XI. 1949); 02 Ciano G., op. cit. , pag . 651; nella stessa fonte a pag. 6 19 ed alla data del 14.XII.1942. è detto come l\tfesse non ritenesse probabile che il tentativo cli creare una testa d i ponte in Tun isia potesse avere un durevole successo; •
CAJ'ITOtO V LA CAivJPAGNA DI TUNISIA
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re distanza dalle posizioni. Nell'insieme, un comando notevolmente più piccolo di quanto non stabilissero le nostre tabelle organiche " 4.1 _ Quale Capo di Stato M aggiore fu prescelto il gen. Mancinelli, g ià menzionato nel precedente paragrafo che, essendo stato Addetto Militare a Berlino per alcun anni, aveva un'assoluta padronanza della lingua tedesca nonché una esatta conoscenza dei procedimenti operativi dell 'alleato , ulteriormente accresciuta dai 12 mesi trascorsi come ufficiale di collegamento presso il comando di Rommel. Da parte tedesca era stato designato quale Capo di Stato Maggiore omologo di Mancinelli il gen. Fritz Bayerlein, già Capo di Stato Maggiore di Rommel, anch'egli ufficiale esperto della guerra africana e di tutto quanto atteneva in particolare agli aspetti logistici. Nel suo volume sulle vicende della l" Armata in Tunisia, Messe afferma senza mezzi termini come tale ordinamento non inteiferiva assolutamente nelle prerogative del capo di stato maggiore italiano anche nei confronti de11e truppe tedesche; quella, fra l'altro, fu l'unica volta nella quale divisioni germaniche venivano poste agli ordini di un comandante italiano. La cooperazione fra i due eserci ti, nell ' ambito della G.U., non solo non ne soffrì ma si mantenne pressoché ottimale per tutta la durata della campagna. Naturalmente, Messe era dovuto intervenire per riportare la normalità nei rapporti di comando profondamente alterati dal sistema introdotto da Rommel che, accentuando procedure in uso nell 'esercito tedesco, portava troppo spesso a scavalcare organi intermedi e ad interferire nella loro sfera di competenza. I comandi delle GG.UU. italiane non erano in effetti mai pronti ad assimilare gli effetti di tale sistema, venendo penalizzati nella loro normale funzionalità. Poiché le truppe disponibili dovevano essere inquadrate in due CC. AA., Messe pretese anche di poter scegliere i due comandanti, che dovevano avere requisiti e doti tali da garantirgli la massima affidabilità sotto tutti gli aspetti, a prescindere da quelle che potevano essere priorità d 'annuario, "opportunità" di vario genere ed
Messe G. , ui mia Armata in Tunisia, Mi lano, Rizzali , 1960 (nuova edizione rivedu ta), pag. 12 1; anche questo volume è stato ri pubblicato dalla casa editrice Mursia nel dicembre 2004.
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altre ragioni che, se potevano essere tollerate a Roma, in via XX Settembre, non potevano certo esserlo lì in Tu ni si a, nel momento in cu i la partita stava per chiude rs i definitivamente . La scelta cadde su due generali già conosciuti da Messe, Taddeo Orlando per il XX C .A. e Paolo Berardi per il XXI. Il primo era reduce cli recente dal comando di una divisione con la quale aveva condotto un ' intensa attività cli controguerriglia in Jugoslavia . mentre il secondo si era distinto durante il conflitto italo-greco alla testa della Div. Pasubio inquadrata nel Corpo d ' Armata Speciale del quale abb iamo visto essere stato a capo proprio Messe. Un rapporto fidu ciario, quindi, nel senso più estensivo de l termine~'. Per quanto atteneva alle fo rze, la l a A rmata, con il passaggio alle proprie dipendenze il 26 gennaio de lle unità de lla Tripolitania e del Sahara, il 30 delle forze già dislocate in Tuni s ia a Sud del 34° parallelo ed il 12 febbraio di quelle a Sud delle linea Sfax-Gafsa, ri sultava così costituita: - Truppe italiane: - XX Corpo d 'Armata: truppe di Corpo d'Armata. D ivisione Giovani Fascisti , Divisione Trieste (in tutto: 12 battag lioni fucili eri , 119 pezz i controcarri, 16 mortai da 81, 11 3 pezzi da campagna, 16 pezzi di medio calibro, 15 pezzi cc. e da costa , 12.550 uomini); - XXI Corpo d 'Armata: truppe di Corpo d 'Armata, Divi sione La Spezia , Divis ione Pistoia (in tutto: 15 battaglioni fuci lieri , 3 battaglioni mitraglieri , 152 pezzi controcarri, 64 rno11ai da 8 1, 143 pezzi da campagna, 18 pezzi di med io calibro , 21 pezz i cc . e da costa, 21.250 uomini ; - truppe d'Armata: Divisione Centauro (assegnata all 'Armata il 12 febbra io), Raggruppamento Mannerini (comprendeva le forze della Tripolitania e del Sahara), Raggruppamento Ron-
•• Entrambi i due generali seguirono per inte ro la sorte di Messe anche dopo I' armistizio de1J'8 .IX. l943. Rientrarono infatti con lui in Ital ia e. mentre Messe ass urgeva alla carica di Capo di S.M .Gcnerale. Orlando sarebbe stato nominato Ministro della Guerra e Bcrardi Capo di S.M. del R.E.. cariche dalle quali tutti e tre sarebbero stati rimoss i nel 1945;
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caglia (comprendeva le forze precedentemente dislocate nel Sud algerino), altre truppe varie, Gruppo carri Nizza e Gruppo carri Monferrato (in tutto: 1O battaglioni fucilieri, 6 battaglioni mitragl ieri -di cui 5 compagnie sahariane-, 140 pezzi controcarri, 26 mortai da 81, 48 pezzi da campagna, 70 pezzi cc. e da costa, 14 carri armati efficienti -di cui 6 semoventi-, 30 carri armati inefficienti, 40 autoblindo, 16.000 uomini). Il totale delle truppe italiane era di 37 battaglioni fucilieri , 9 battaglioni mitragl ieri, 411 pezzi controcarri, 106 mortai da 81, 304 pezzi da campagna, 34 pezzi di medio calibro, 106 pezzi cc. e da costa, 14 carri armati efficienti, 30 ca1Ti armati inefficienti , 40 autoblindo, 48.400 uomini. La Divisione Giovani Fascisti traeva la sua denominazione dal Gruppo Battaglioni Giovani Fascisti, costituito interamente da volontari delle classi tra il 1922 ed il 1923, poi trasformatosi in Reggimento Giovani Fascisti che si era particolarmente distinto nel combattimento difensivo di Bir el Gobi dal 3 al 6 dicembre 1941. Nel luglio 1942 i.I I e II Btg. avevano occupato l'oasi di Siwa, per difendere il nostro schieramento dalle infiltrazioni dei commando inglesi da Sud. Fra il 6 ed il 10 novembre la G.U. era stata inviata sulla linea Sollum-Halfaya-Ridotta Capuzzo per costituire, con la Pistoia ed altri reparti minori, uno struttura protettiva atta a contenere l'avanzata delle forze corazzate britanniche che avevano sfondato ad El Alamein. La Divisione Giovani Fascisti, sul fronte tunisino , comprendeva 1'8° Rgt. bersaglieri ed il 136° Rgt. art., oltre naturalmente ai propri battaglioni i cui componenti erano destinati a costitu i re un gruppo d'assalto quale riserva d' Armata. La G.U . avrebbe dovuto assumere la denominazione di Divisione Bersaglieri d'Africa , comprendente sei battaglioni, ma l'incalzare degli avven imenti non avrebbe consentito questa trasformazione ordinativa. Per quanto riguardava la Centauro , questa "quasi Divisione" (come era stata definita da qualcuno con riferimento non certo agl i uomini che la componevano quanto ai comandi che ne avevano disposto le partenza per il fronte africano) era stata definita come "corazzata" anche se avrebbe finito per combattere priva di carri.
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Nel 1942 la G.U. si trovava in Piemonte alle dipendenze del XII C.A., pronta per essere trasferita in Libia dopo due mesi di permanenza in Friuli , ten-eno quanto meno poco idoneo in vista di un impiego operativo in territorio africano. Il movimento per l' Africa Settentrionale ebbe luogo ai primi di dicembre, ma in una maniera molto "italiana": partiti gli uomini , infatti , non erano stati imbarcati i caITi, per cui la G .U. si era ritrovata sulla linea del fronte pressoché dimezzata, disponendo del 5° Rgt. Bersaglieri e del 31 ° Rgt. Can-isti , ma questo secondo reparto era senza automezzi e con qualche carro M racimolato dai residui dell'Ariete e della Littorio. Evidentemente quanto era accaduto l'anno precedente sulle banchine pugliesi ip occasione degli imbarchi di truppe e materiali da inviare Albania non aveva lasciato la minima traccia nella memoria (e nella coscienza) dei responsabili logistici dello Stato Maggiore che continuavano imperterriti a produn-e disfunzioni fra il patetico ed il grottesco. Tipico , fra i tanti , l 'episodio dell 'invio nel settore della Centauro, di un quantitativo di lampade a gas di benzina, un marchingegno impiegato sul fronte russo per riscaldare i motori45 • - Truppe tedesche: - 90" Divisione leggera (passata poi alle dipendenze del XX Corpo d'armata): 6 battaglioni fucilieri, 29 pezzi controcan-o, 13 pezzi da campagna, 3 pezzi di medio calibro, 5 .600 uomini; 164" Divisione leggera (passata poi alle dipendenze del XXI corpo d'armata) : 4 battaglioni fucilieri , 16 pezzi controcarri, 5 pezzi da campagna, 4 .300 uomini ; 15a Divisione corazzata: 3 battaglioni fucilieri , 36 pezzi controcarri 14 pezzi da campagna, 9 pezzi di medio calibro , 66 carri armati efficienti, 6.200 uomini; - 1 Brigata Luftwqffe: l battaglione fucilieri rinforzato, 16 pezzi controcarri, 5 pezzi cc. e da costa; 1° Reggimento Granatieri d'Africa: I battaglione fucilieri rinforzato, 17 pezzi controcarro, 2 pezzi da campagna, 1.200 uomini; 5
Campini D., Nei giardini del diavolo. Storia inedita dei carristi della Centauro. dell'Ariete e della Littorio, Milano, Longancsi , 1969, pagg. 32-33;
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- gruppi esploranti: 11 pezzi controcarri, 2 pezzi da campagna , 47 autoblindo , 1.050 uomini; 19a Divisione contraerei: 35 pezzi contraerei, 6 .850 uomini; - altre truppe di corpo d'armata: 18 pezzi di medio calibro, 9 pezzi cc. e da costa , 1.200 uomini. Il totale delle truppe tedesche era di 15 battaglioni fucilieri, 125 pezzi controcarri, 72 mortai da 120, 36 pezzi da campagna , 30 pezzi di medio calibro, 49 pezzi cc. e da costa , 66 carri armati efficienti , 47 autoblindo, 27.950 uomini . Il totale complessivo delle forze della 1n Armata era di 52 battaglioni fucilieri , 9 battaglioni mortai , 536 pezzi controcan-i, 178 rno1tai , 340 pezzi da campagna, 64 pezzi di medio calibro, 155 pezzi cc. e da costa, 80 carri armati efficienti, 30 carri armati inefficienti , 87 autoblindo, 76.350 uomini. La responsabilità della fronte tenuta dell' A.C.I.T. venne assun ta dal gen. Messe il 20 febbraio e le truppe dell 'A .C .I.T. entrarono a fare parte della 1'1 Armata, eccettuate temporaneamente le forze impegnate nell ' azione di Gafsa che rientrarono nella 1'1 Annata ad azione ultimata. Il 23 febbraio venne costituito il Gruppo di Armate, al comando del quale venne temporaneamente posto il Maresciallo Rommel , che venne poi sostituito dal generale d'armata Von Arnim, comandante della 5" Armata45 • Ma il dato statistico relativo al numero delle GG . UU. non esprime ce1tamente il reale rapporto di forze esistente tre le controparti, stante la differenza di struttura e di mezzi fra le divisioni italiane e quelle inglesi ed americane e che verrà analizzata più in dettaglio nel paragrafo concernente le operazioni su l fronte della 1a Armata nella fase finale della nostra permanenza sul suolo africano. Vi è però un altro elemento da tener presente per una valutazione oggettiva della situazione, ed è quello dei rifornimenti . Il nemico aveva concentrato nello scacchiere mediterraneo la quasi totalità dei propri sommergibili e 5.000 aeroplani (2 .000 fra bombardie-
.1r,
Stefani F. , op . cit. , pagg. 533-534;
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(it<J1;1.,M JlrlcSS/i - / '11/timo lll/urescial/o d 'lla/iu
ri ed aerosiluranti, 2 .000 caccia e 1.000 ricognitori), la metà dei quali dislocati in Tunisia, e con questa flotta aerea martellava incessantemente i nostri porti di carico e di scarico e le rotte dei nostri convogli. Se nonostante il fiorire di campi minati, per tutto il mese di novembre il traffico marittimo dell'Asse con la Tunisia non aveva registrato perdite, ciò era dovuto al fatto che la Forza "Q" non era ancora operativa mentre l'aviazione di Malta e la Forza "K" erano proiettate soprattutto contro i convogl i diretti in Libia, là dove l' ACIT cercava di ritardare in qualche modo la progressione dell'8" Armata inglese47 • Ma in dicembre le perdite del !' Asse avevano cominciato a salire proseguendo poi con un' inarrestabile pro_gressione48 • Nei mesi precedenti, la nostra Marina , a prezzo di grandi sforzi e di dolorosi sacrifici di unità navali era riuscita a fare affluire in Tunisia una media mensile di ottantamila tonnellate di materiali, con perdite contenute in limiti ancora tollerabili (28,5% in dicembre, 18,7% in gennaio, 23% in febbraio) .
"' Alla fine di novembre 1942 tre incrociatori e quattro cacciatorpediniere britannici erano arri.vati a La Val letta, ricos tituendo la Forza "K" che già nel 1941 aveva inflitto gravissime perdite al traffico con la Libia. Nel frattempo, nel recentemente occupato porto algerino di Bona, gli Alleati avevano distaccato un gruppo d i quattro incrociatori e otto cacciatorpediniere denom inato Forza ''Q", cu i successivamente si erano aggiunte a lcune flott ig lie d i motosiluranti. La Regia Marina aveva cercato di parare q uesta minaccia posando uno sbarramento lungo circa 80 m ig li a ad ovest cli B ise1ta in aggiunta ad un altro sbarramento istituito a suo tempo fra capo Bon e l'isola di Marettimo. (Peclriali F., Opera zione F/ax in: Sl0ria Militare, 2/2004, pagg . 21 -22); , .,~ A ll'inizio delle operazioni in Tunisia, le Marine dell' Asse avevano a disposizione 175 navi eia trasporto per un totale cli 6 10 .000 tonnellate cli stazza lorda. Cento giorni dopo, di quell 'originale nucleo, trentuno unità erano state d istrutte dai bombardamenti aerei sopra i porti ed altre cinquantaquattro erano state affondate in mare. Quasi contemporaneamente erano state perdute sessantuno delle nuove centosessantanove unità, per lo piL1 requisite ai frances i, che si erano aggiunte alla preesistente flotta da trasporlo. La s ituazione era stata inoltre peggiorata dal continuo martellamento aereo sugl i impianti portual i di Tunisi, Biserta. Susa, Sfax e Gabès, che ne avevano ridotto la potenzialità di scarico merci eia 7.500 a 2.200 tonne llate giornaliere (Pedriali F .. op. cit. pag . 22);
CAPITOLO V LA C1\MPA GNA DI TUNISIA
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In marzo l' intensificarsi dell'azione nemica, specialmente aerea , accrebbe le perdite in modo non più sopportabile. Infatti, delle più di ottantamila tonnellate avviate verso la Tunisia in questo mese andò perduto il 41 ,8% e de i 2 1 piroscafi partiti 9 furono affondati. Nel mese di aprile la situazione precipitò. Non fu possibile avviare che circa 58.000 tonn. e di queste il 41,2% venne perduto. Nel solo giorno 30 vennero affondati tre nostri cacciatorpediniere, dei quali due carichi di truppe german iche ed uno di munizioni. La percentuale delle perdite sarebbe salita, nella prima decade di maggio, al 77 ,3%. 6 - Il XXX C. A. e la Brigata Speciale. Il settore centrale e settentrionale della Tunisia era difeso dalla
5a Armata tedesca, che includeva anche il XXX C.A. italiano al comando del gen . Vittorio Sogno. II comando di questa G.U. era nato originariamente con la numerazione di VII, e rientrata come tale nell 'ottobre del 1940 dalla frontiere Nord-Orientale, era stata preposta ali' eventuale occupazione della Corsica (Divisioni Friuli e Cremona) e , nel febbraio del 1942, anche all'Operazione C3, ovvero lo sbarco nell 'isola di Malta (Divisioni Superga, Livorno e Bari). Risultata evidente, dopo qualche tempo , l'incompatibilità del cumu lo , il C.S . addivenne ad uno sdoppiamento con la costituzione di un nuovo comando di Corpo Annata che fece propria la denominazione di VII , mentre il precedente assumeva quella cli XXX, trasferendosi nel giugno 1942 dalla Toscana a Roma. Dopo l ' annullamento dell 'operazione su Malta , la successiva sconfitta di El Alamein e gli sbarchi anglo-americani in Nord Africa si rese necessario fronteggiare le nuove esigenze operative e l 'ordinamento del C.A. venne rivoluzionato. Delle Divisioni nelle quali era articolato, solo la Friuli fu impiegata per lo sbarco in Corsica -la Bari , che avrebbe dovuto sostituirla nel compito, non venne ritenuta idonea- la Livorno fu mandata in Sicilia in vista di un invio in Africa che poi non sarebbe più avvenuto , mentre la Superga alla quale l 'ordine di portarsi in Tunisia giunse all'improvviso, rimase disarticolata in quanto il conseguente avviamento repentino ed
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G'KHiL\;, ·1 :vli::.1-,1; - /'11/timo iV/(lresciallo d11alia
affannoso non rese possibile il rispetto dei vincoli organici in partenza, così come l'urgenza dell ' impiego, all'atto dell'arrivo , quello della loro ricostituzione. L'avevano preceduta il 10° Btg. Bersaglieri, un battaglione di accompagnamento , una compagnia motociclisti, il CXXXVI Btg. e .e ., il CI Btg. e .e. ed il DLVII Gruppo semoventi appartenente al 131 ° Rgt. Artiglieria della Div. Centauro49 . Il comando del XXX C.A., giunto a Tunisi tra il 19 dicembre 1942 ed il 14 gennaio 1943 , comprendeva un Nucleo Carabinieri di Collegamento (COLETUN) con il Comando Superiore tedesco operante in Tunisia e fra questo ed i comandi italiani dello stesso scacchiere,. Avrebbe ridotto la propria fun zione a questo secondo compito, quale Stato Maggiore di collegamento fra il comando delle 5a Armata germanica e quello del XXX C.A., allorché sarebbe stato costituito il Comando Gruppo Armate della Tunisia che, per il collegamento con il C.S. italiano, avrebbe disposto di un altro organo di stato maggiore . Del XXX C.A. facevano parte il 91 ° e 92° Rgt. Ftr. della Div. Superga, il 5° Rgt. Art . della stessa G.U ., il Rgt. Volontari Tunisini, il Raggr.to d' assalto "T", la DLXX Coorte M.V.S .N., il Rgt. San Marco della R.M. sui due battaglioni Ba.file e Grado, il già menzionato CXXXVI Btg. e.e., il LXV Gruppo Obici da 100/17, il Il Btg. Lanciafiamme ed altri reparti minori nonché quelli dei servizi 50 •
4 ')
Stefani F., op . cit., pagg. 536-537; Per la d irezione dei servizi il comando del XXX Corpo cl' Armata inviò, il I 9 novemb re, in Tunisia il proprio Ufficio Servizi che fu l'embrione peK la costituzione dell'Intendenza della Tun is ia, iniziatasi a Tunisi il 23 d icembre 1942 e completata alla metà del gennaio 1943. Con lo schieramento della 1a Armata s ulla linea del Mareth e lo sciogliment.o ciel comando superiore delle forze armate in Libia , dal 18 febbra io 1943 l'Intendenza della T unisia estese le s ue funzioni anc he ai servizi per la I" Annata e costituì 2 delegazion i d ' intendenza, una per il XXX Corpo d'Armata e una per la l" Armata. L'Intendenza fu costituita eia I s tato maggiore, l direzione di sanità , I direzione cli commissariato, 1 direzione d i automobilismo, I cl ire7,ìone di amministrazione, I direzione dei trasporti, I d irez ione delle tappe, I comando dei carabinieri. T principali organi esecutivi furono: 3 sezioni carabinieri , il CXXIII autogru[)po pesante su 5 au toreparti 0 ~
CAPITOLO V LA CAMPAGNA VI TUNISIA
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li 10 novembre 1942, poco prima del trasferimento in Tunisia dei reparti della Superga, il C .S. aveva disposto per la costituzione di un Raggruppamento moto-corazzato che avrebbe assunto la denominazione di 50a Brigata Speciale, al comando del gen. Giovanni Imperiali di Francavilla. Questi, fra ordini e contrordini , era partito affrettatamente dall'Italia senza ricevere direttiva alcuna né altre notizie di sorta se non quella che sarebbe stato alle dirette dipendenze operati ve di von Nehring, comandante del XC C.A. tedesco. La 50\ sulla carta, avrebbe dovuto essere così costituita: Ragg.to esplorante corazzato Lodi, IV Btg. carri M4I , I Gruppo batterie motorizzate da 75/18, un Gruppo di batterie semoventi da 75 , una compagnia mista del Genio e varie sezioni di servizi. In realtà , la formazione de lla Brigata ebbe luogo a spizzico utilizzando le tre unità già sbarcate e già impiegate nella Tunisia settentrionale ed anche sottraendo reparti alla Superga ad alla difesa del territorio libico occidentale, fra i quali il VI Gruppo Squadroni appiedato A.osta, il LX Btg. mitraglieri ed il V Btg. CC.NN. La 50" Brigata Speciale venne preposta alla difesa di un settore , e ben presto assunse una fisionomia molto diversa da quella pensata inizialmente dallo Stato Maggiore . Dopo un periodo trascorso a Sfax, l'occupazione della piatta zona costiera si svolse con relativa facilità, agevolata dal fatto che i numerosi reparti francesi sino allora presenti se ne erano allontanati per andare ad unirsi agli anglo-americani, già sbarcati in massa sul le coste algeri ne e segnalati ormai vicini a Costantina e Tebessa5 1 • All a prima occupazione del litorale sarebbe seguita quella dei numerosi passi montani per cercare di anticiparvi gli alleati. Un primo scontro ebbe luogo presso Tebourba, ad una qua-
pesanti e 2 autofficine mobili , I parco automobilistico, 3 compagn ie speciali d ' intendenza, 2 battaglioni territoriali, J base secondaria, I ufficio imbarchi e sbarchi, l ufficio aviotrasporti, l tappa principale, 2 comandi d i tappa; 5 ' Tre reggimenti di fanteria, due di cavalleria, uno di artiglieria, d ue reggimenti della Guardia ed un battaglione del genio, per un complesso di oltre I0.000 uomini costituivano le forze francesi stanziate fra Biserta e Gabés (Commi L, Auclouin D ., La guerre de Tunisie, Parigi, Payot, 1945 , pag. 28);
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G'rn11A,,;,1M esse - /'11/ti mo Maresciallo d 'Italia
rantina di Km da Tunisi52 , mentre il 22 novembre venne attaccato il distaccamento che la 50" aveva lasciato sul colle di Sheitka, importante chiave delle comunicazioni da Bona e Philippeville, con la perdita di quasi tutti i cannoni semoventi che rappresentavano i soli mezzi meccanizzati dei quali allora l'unità disponeva. La destinazione di maggiori forze -a metà dicembre del 1942 la 50a Brigata Speciale an-ivò a comprendere più di 7 .000 italiani e 1.500 tedeschiconsentì di dare progressiva attuazione alla progettata costituzione di distaccamenti sul gradino collinoso dominante la zone litoranea; si trattava ad ogni modo sempre di reparti di scarsa entità, specie se rapportata alla notevole ampiezza del fronte, circa 350 krn 53 • Negli ultimi giorni di dicembre, una volta g-iunto a Tunisi il comando del XXX C.A., questo prendeva alla proprie dipendenze sia la Div. Superga che la 50a Brigata Speciale, il cui logorio andava sempre più accentuandosi per i frequenti combattimenti ai qualì erano costretti i suoi distaccamenti, penalizzati soprattutto dalla deficienza di mezzi anticarro . Tra il 22 ed il 25 marzo 1943 gli angloamericani attaccarono sulla direttrice Gafsa-Sened -Maknassy là dove si sviluppava la linea di contatto fra le truppe dell'Asse in Tunisia e quelle in ritirata dalla Tripolitania. Nel corso degli
52
Non fu un evento militarmente importante se non per il fatto che una balleria italiana con i suoi semoventi eia 75/ 18, fornì una valorosa collaborazione ad un re parto germanico, e comportando la prima assegnazione della Croce di l'erro di 2° classe al proprio capitano comandante (Occupazione e resistenza in Tunisia", relazio ne compilata nel dopoguerra, pag. 6, senza indicazione precisa di data, dal com.te la 50" Brigata Speciale, gen . Giovanni Imperiali d i Francavi ll a, in Arc hivio famiglia Imperiali); sJ Particolari preoccupazion i davano le isole Kerkenna, davan ti a l porto di Sfax, in quanto veni vano osservate segnalazioni fra le stesse e la costa. Su iniziativa del comando italiano e d'intesa con il nostro console a Sfax, ve nne effettuato un arruolamento volontario di marittimi civili tratti dal la colonia italiana ed inquadrati come marinai al comando di un capitano di fregata della R.M.- L'improvvisato reparto, assegnato dal Comando Marina d i Bisetta alla 50" Brigata Speciale, si sarebbe rilevata quanto mai utile sia per i comp.iti di vigilanza e sia per provvedere al rapido scarico dei fusti d i carburante provenienti dall'Italia ed al loro successivo inoltro, a mezzo di moto botti , verso i porti della Tripolitania ("Occupazione e resistenza in Tunisia", c it., pag. 8);
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CAPITOLO V LA CAlvtPAGNA DI TUNISIA
scontri che ne seguirono la soa ebbe modo di distinguersi, tenendo fede più che degnamente a lla consegna ricevuta di resistere ma di non indietreggiare, perché dietro le coll ine sulle quali i suoi uomini erano attestati vi era la pianura con le strade per Sfax e Gabés. Nel mese di aprile le Brigata Speciale venne trasferita nel settore fra Saouaf e Pont du Fahs per organizzarvi la difesa insieme a reparti tedeschi; il suo comandante, gen. lmperiali, fu nominato da Messe comandante della riserva cl' Annata, composta dal 5° Rgt. Bersaglie1i e dal Brigata Speciale Rgt. Duca d'Aosta della R.As.i. Il comando della venne sciolto il 5 maggio 1943 su ordine di quella l'1 Armata. Per quanto riguardava l'avversario l'ordine di battaglia delle forze angloamericane, consistenti in due amiate inglesi, un corpo d'annata statunitense ed un distaccamento d'annata francese, era il seguente: - l" Armata britannica (gen. Anclerson): V Corpo d'Annata e VI Corpo cl' Armata; - 43, 563, 78'\ 8 f' Divisioni di fanteria; 6'1 e 11 a (in affluenza) Divisioni corazzate; XXVI Brigata corazzata britannica (operante con la l" Divisione corazzata statunitense); - Army Tank Regiment britannico (operante col XIX Corpo d' Armata francese); - reggimento paracadutisti britannico;
son
Nei primi g iorni cli novembre I 942 la R.A. aveva assemblato nel Rgt. d' Assalto Amedeo d'Aosrn i due battaglioni costituiti nel primavera precedente per concorrere alla progettata Operazione C3 (occupazione d i Malta). e precisamente il I Btg. d'Assalto Paracadutisti ed il Btg. Riattatori Loreto . L'annullamento dell'Operazione C3 ed i successivi sbarchi anglo-american i in Nord Africa. con la conseguente minaccia sulla Tunisia, determinarono la necessità d i geltare nel calderone tutte le forze d isponib ili, per cui fra i reparti inviati frettolosamente in loco c'era anche l'intero T Btg. Paracadutisti della R.A. -che prese parte valorosamente al combattimento di D jebel Abiod, a metà novembre 1942, e poi alla di fesa del versante Nord-Ovest nel settore della 5" Armata tedesca- ed il Btg. Riallatori Loreto, giunto in Tun is ia con solo due delle quattro compagnie sulle quali era costituito, che vennero adibite al la difesa costiera ed antiparacadutistica tra Enfidaville e La Marsa (Longo L. E .. I reparti speciali ilClliani nella 2" guerra mondiale , Milano, Mursia, 1991, pag. 159- 168); 54
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_ _..:::. C= m -"1;1"-', \ ;\J
M1:ss1; - tu/timo Maresciallo d ltalia
-sa Armata britannica (gen. Montgomery): - X e XXX Corpi d'Armata britannici~ - 44a, 50" e 5 la Divisioni di fanteria britanniche; 1a Divisione sud-africana , 9a Divisione australiana, 4a Divisione indiana, 2" Divisione neozelandese; 1 a e 1oa Divisioni corazzate britanniche; - Brigata Guard ie; - Gruppo autonomo del deserio (Long Range Desert's Group); - Distaccamenti greco e polacco; - II Corpo d'Armata Statunitense (gen. Patton): l 3, 9a e 34" Di visioni di fanteria statunitensi; Ia Di,visione corazzata statunitense; - reggimento paracadutisti statunitense; - 3a Divisione di fanteria statunitense (in affluenza); - 2a Divisione corazzata statunitense (in affluenza); - Distaccamento d'armata francese (gen. Juin): - XIX Corpo d'Armata francese; - Divisione di marcia Costantina, Divisione di marcia algerina, Divisione di marcia marocchina, divisione francese di Tunisia (operante con la la Armata inglese); - Corpo leggero d'Africa francese (operante con la 1'' Armata inglese ali ' ala settentrionale dello schieramento); - Brigata Koenig (operante con 1'8" Armata britannica); - Brigata Ledere (operante con l'8a Amata britannica); - divisione corazzata in costituzione (assegnata poi al XIX corpo d'armata); 1a Divisione Libera francese in costituzione (assegnata poi all'8n Armata britannica55 • , 7 - "In soli 20 giorni, Messe ha trasformato l'Armata" Con l'assunzione da parte di Messe del comando della 1a Armata si sarebbe dovuto avere un generale italiano di tipo nuovo, pre-
;; Stefani F., op. cit., pag . 539;
CAPITOLO V LA CAMPAGNA DI TVNISIA
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parato alla gue1Ta cli movimento come a quella di posizione , dinamico , pieno di iniziativa, capace di tener testa non solo al nemico, ma -cosa altrettanto se non più importante- anche ai tedeschi ed, entro i dovuti limiti, perfino al Comando Supremo. In altre parole quelle difficoltà che avevano non poco intralciato Rommel (il quale mal tollerava le ingerenze a lunga distanza del Comando Supremo italiano, da cui doveva dipendere tecnicamente) non avrebbero dovuto intralciare lui, Messe. Senza contare che ora le direttive giungevano direttamente da Roma con il pieno consenso dei tedeschi. Se gli inglesi erano stati informati che Rommel aveva abbandonato la partita e che s i trovavano ora di fronte ad un generale italiano ai cui ordini figuravano due, ed a volte anche tre divisioni tedesche, non ne avevano comunque fatto cenno. A loro in fondo conveniva far credere che "la volpe del deserto" era sempre lì e che il deteriorarsi della si tuazione per l'Asse dipendeva unicamente dall'abilità di generali come "Monty". È vero che Hitler aveva caldamente pregato Mussolini di non divulgare il segreto rimpatrio del maresciallo e che la richiesta era stata in questo senso sodd isfatta. È un fatto però che fino ali 'ultimo giorno di lotta , e anche dopo la guerra, i mezzi di diffusione bri tannici e perfino i generali inglesi, nelle loro memorie, continuarono a parlare di Rommel e dei tedeschi, ignorando o fingendo di ignorare cli aver avuto cl i fronte degli italian i comandati da un generale italiano. Pochi , dunque, furono quelli che menzionarono Messe e ancora meno quelli che gli riconobbero i dovuti meriti. Al momento della partenze di Rommel, la sa Panzer e la la Armata italiana erano sistemate su un fronte di circa 600 km, con la G.U . tedesca messa in difficoltà dal terreno montagnoso e quella italiana facilmente neutralizzabile da forze che avessero potuto avanzare attraverso lo Chott el-Djericl. Per comprendere al meglio i termini del problema relativo alla scelta della posizione per la difesa del Sud tunisino è necessario accennare ad alcuni elementi del te1Te110 che avrebbero potuto condizionare la scelta da parte del gen. Messe.
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Cartina n ° 15
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LINEAMENTI OROIDROGRAFICI DEL SUDTUNISINO o
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CAPITOLO V LA CAMPA @A DI TUNISIA
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Nella regione compresa tra Medenine e Sfax è facile individuare rilievi montani (Gebel) rappresentati, nel senso dei paralleli, dalle catene che bordano, a Nord e a Sud, l'ampia e distesa depressione lacustre degli Chott, e nel senso dei meridiani, da quelli che si sviluppano da Maknassy verso Nord e da El Hamma-Melab verso Sud . Questi rilievi non spiccano per altitudine (la quale solo in qualche punto supera i 700 metri); sono aspri, diruti e nettamente dominanti sul piatto terreno circostante: tali, insomma, da rappresentare un ostacolo al movimento di importanza notevolmente superiore a quella che si potrebbe loro attribuire in base ad una semplice valutazione teorica. Lo Chott Gerid e la lunga appendice che esso spinge verso Est col nome di Chott Fedjadj si presentavano ali' epoca - ed è eia ritenere che lo siano ancora- come grandi stagni pochissimo profondi ma intransitabi li anche in estate ai mezzi motorizzati di qualsiasi specie, tranne che su strettissime lingue di terreno, che tuttavia riesce assai facile inibire al traffico. Rappresentano insomma un efficacissimo e non trascurabile fossato frapposto tra la doppia catena di alture delle qual i è dotato. L'accesso alla regione di Gabés-Sfax rimaneva perciò limitato, per le provenienze da Sud-Est, alla stretta zona costituita dalla fascia costiera, e per quelle da Ovest ai varchi esistenti tra i singoli rilievi compresi fra la zona di Maknassy e gli Chott. In particolare, guardando alle provenienze eia Sud-Est, è possibile osservare la lunga serie cli alture costituenti i monti Ksour che dal Gebel Malab si estendono fi no a Dehibat, fra la zona senti.desertica della Tripolitania occidentale e quella desertica del Sud tunisino denominata Dahar. Si tratta di un vero e proprio elemento separatore, attraversabile soltanto in corrispondenza di alcune depressioni . Ad oriente il terreno era quasi ovunque perc01Tibile ed abbastanza dotato cli comunicazioni, fra le qual i la grande arteria asfaltata Tripoli-Tunisi e la buona strada pedemontana .innestantesi nella precedente all ' altezza di Medenine. A Nord di quest'ultima località, per la presenza dei monti Matmata (sezione Nord dei monti Ksour) la fascia di facilitazione costiera subiva una strozzatura in corrispondenza del vill aggio di Mareth e tornava ad allargarsi procedendo verso Gabés. Il Dahar era invece percorso da poche piste, con radi pun6 d'appoggio; per questa diret-
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tiice dese1tica si perveniva, attraverso l'ampia soglia di El Hamma, alla zona di Gabés, alle spalle della strozzatura di Mareth. Procedendo a Nord di Gabés, la zona di facilitazione costiera si restringeva di nuovo per la presenza di vari ostacoli rappresentati in successione dalla catena del Tebaga, dallo Chotte el Fedjadi e dalla catena del1' Asker la quale, con l'uadi Akarit che corre sul suo prolungamento profondamente incassato nel suo corso inferiore, costituiva un valido elemento separatore rispetto alla regione di Sfax. Per la difesa della Tuni sia contro le provenienze da Sud-Est erano pertanto individuabili due linee naturali, la stretta di Mareth e lo sbarramento Asker-Akarit. Tra esse, particolare importanza per la manovra, delle forze assumeva la piana di El Hamma-Gabés, verso la quale convergevano comunicazioni provenienti da Nord, da Sud e dall 'interno56 • Il 1° febbraio , il giorno dopo l'essere sbarcato a Tunisi , Messe indirizzava un promemoria al nuovo Capo di Stato Maggiore Generale, Ambrosio, nel quale venivano riassunte le prime impressioni ricavate da un sommario esame della situazione della 1a Armata e dei moltepl ici problemi relativi al potenziamento per quanto riguardava la componente italiana. Nel documento erano rappresentate le deficienze quantitative e qualitative dei vari materiali d'armamento, sollecitando in particolare l'assegnazione di moderni pezzi d'artiglieria a lunga gittata per l'azione di fuoco lontana. Si segnalava inoltre la critica situazione del munizionamento (in media, 1,5 unità di fuoco) e la conseguente necessità di portarla , con un livello di sicurezza pari ad almeno 2-3, con un incremen to graduale tale da poter disinvoltamente sviluppare l'azione del!' artiglieria consentita dall'ottima osservazione dalla posizione di Mareth. Per quanto concerneva il personale, era richiesto l'invio di blocchi di complementi in grado di sostituire quei militari che avevano maturato un'anzianità di due anni in Africa Settentrionale. Veniva altresì segnalata, senza alcun commento (del resto inutile, poiché i dati parlavano da soli) , la situazione dell'efficienza veli-
56
Messe G., op. cit.. pag. 112-113;
CAPITOLO V LA CAMPAGN;\ DI TUNISIA
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voli, trasmessa a Messe dal comandante della sa Squadra Aerea: 14 Macchi 200 senza piloti e 49 Macchi 202 dei quali solo 18 in grado di essere operativi5' . Ma ancora più importante era il secondo documento, inviato de Messe sempre al Capo di Stato Maggiore Generale una settimana dopo, uno vera e propria relazione sulla situazione della la Armata, integrata da tre "allegati" concernenti i dati quantitativi della forza delle GG.UU. italiane e tedesche sia per ciò che riguardava il personale che gli armamenti nonché il fabbisogno di artiglierie, anche questo specificatamente dettagliato, e ripor1ati in Appendice (doc. n° 26). Il rapporto, secondo quanto il relatore esprimeva all'inizio, era il frutto di elementi ed impressioni personali tratti da numerosi e diretti contatti con tutti i comandanti cli GG .UU ., ivi compresa qualcuna tedesca, di reggimento, di battaglione e persino di compagnia ed anche con la truppa, oltre che di una approfondita ricogn izione del terreno di pertinenza. Il documento continuava come segue: 1) - Le/orze a) - Unità italiane - La situazione attuale delle unità italiane risulta dall 'allegato n. 1. Le G .U., sono state ricostituite ("Trieste") o completate . " , "GG .FF") .. . " , "S , pezia . , ne l corso d e l npiega( "p·1sto1a m.ento, con reparti formati coi resti delle unità disciolte o ricuperati dalla d(fesa del territorio . Salvo qualche deficienza, sensibile per qualcuna, esse sono ora pressoché complete, sotto il punto di vista dell'efjkienza numerica, per uornini, ma un po' meno per armamento. Il valore intrinseco però dei vari elementi ricostituiti presso le singole divisioni varia notevobnente dall'uno all'altro, ed è per parecchi battaglioni assai scarso. Particolare accenno merita il caso della "GG .FF. ", costituita da due batta-
;; Archivio Messe, Comando l" Armata - Stato Maggiore, ·'Promemoria per l'Ecc . Gen. d'Armata Vittorio Ambrosia, Capo di S . M. Generale", senza indicazioni cli prot., datato P. M. 11, lì 1° fe bbraio 1943, f.to il comandante della l" Armata geo. d'armata Giovanni Messe;
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C101., 1.\:, ·1 ,111-.1.11:
- f'/lllimo ,l laresciallo crttn/10
glioni GG.FF. , 3 ba11aglioni bersaglieri e I battaglione G.a.F. / battaglioni GG.FF. , per num.ero di complementi e in conseguenza dei vuoti creati dalle febbri malariche di Siwa, sono ridotti a poco più di 500 uornini complessivamente . Data la impossibilità di addivenire ad un completamento di tali battaghoni , propongo centrarli in un solo battaglione d'assalto GG.FF. in riserva d'Armata. La divisione potrebbe essere costituita su 6 btg. bersaglieri, di cui 5 sono già presenti all'Armata mentre il sesto potrebbe essere inviato da/l'Italia. In attesa di tale invio rimarrebbe presso la divisione il btg. G .a.F .. Con tale provvedimento la costituzione della divisione non risulterebbe cambiata, mentre ne sarebbe in definitiva aumentata /'efficienze,, La divisione potrebbe chiamarsi "Divisione Bersaglieri Africa ... Le truppe di Armata sono costituite per la maggior parte con reparti provenienti daL/a G.a.F. della Tripolitania, a lunghissima permanenza in A .S. -e destinati quindi a scomparire fra breve- e presentano oltre a notevoli deficien~e qualitative di personale, anche deficienze quantitative di armamento . Mancano poi quasi totalmente le unità corazzate, rappresentate da un ridottissimo battaglione della " Centauro", che conta una quindicina di carri e sei semoventi. La "Centauro" non è ora altro che un raggruppamento di truppe d'Armata, scelte fra le migliori. Le quattro divisioni italiane, unitamente alle sparute unità di fanteria tedesche, sono insufficienti per dar vita soltanto allo schieramento dal mare alla zona montagnosa. Resta l'esteso tratto che giunge fino a Kebili, affidato ora alle truppe di Armata, escluse quelle della "Centauro" impegnate più a nord. Manca infine qualsiasi elem.ento mobile di manovra. E' quindi indispensabile: - ricostituire la divisione " Centauro" come cora~zata (secondo nuovi organici, possibilmente con carri pesanti e rneglio adatti degli M 41 che sono assolutarnente superati e che, conseguentemente, hanno perduto llttta la fiducia dei carristi- con larga aliquota di semoventi),
CAPITOLO V LA CAMl'AGN/\ DI TUNISIA
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per la costituzione, insieme alle unità corazzate e motorizzate redesche, di una massa mobile di manovra: - .fare affluire aliquote di armi materiali e personale occorrenti per completare i reparti delle G.U. e ridare ad essi e alle truppe d'Armala la necessaria omogeneità ed efficienza. Mi riservo di precisare nei particolari questa richiesta che però, per quanto riguarda il personale si aggirerà sull'equivalente di dieci battaglioni e venti batterie, da inviare a reparti co111pleti, col solo armamento ed equipaggiamento individuale. Questa richiesta tiene conto soltanto in parte del problema della riapertura degli avvicendamenti per i militari con oltre 24 mesi di permanenza in /\.S., problema che riveste LIII elevato carattere morale, sen-z,a peraltro poter essere affi·ontato, .f,no a che le sostitu-;,ioni non siano in sito. Nei complesso dell'Armata, compresi i servizi, gli avvicendati ammontano a circa 18 .000 uomini. - fare affluire una nuorn divisione cora;.;.ata, o quanto meno motorizzata. b) - Unità tedesche - la situazione alla data del I O febbraio per le unità tedesche assegnate alla l " Armata risulta dall'accluso documento, fornitomi dal Comando A .C.I.T. (allegato n.2) . li grado di Logoramento di queste unità è spinto ad un punto tale che la capacità bellica di ogni singolo reparto 11011 può essere che minima. La forza presente complessiva 11011 è che il 50 % della forza o,ganica. Molto minore è evidentemente la percenruale delle forze combattenti poiché le deficienze giocano in misura molto maggiore sull'aliquota combattente che su quella di pertinenza dei servizi. Nel campo del materiale le ciji·e relative alle deficienze di carri (72%), di autoblindo (41%), di armi controcarro (84%), di artiglierie (67%), per non citare che le più appariscenti, sono gravissime. Da quanto ho potuto sapere dal Comando A.C.J.T., per il completamento di questa unità esiste u11a generica assicu-
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G11J1: 1., \/ \/J, ~r - f'11/1111 w Jf(lrescial/u crt/(1//11
razione del Fiiher, del Reichsmarscha/1, del/' O .K. W.. Non si ha però finora un programma concreto circa I 'qffluen::,a di uomini e cli materiali, che a tutt'oggi non è neppure ini::,iata in modo appre::,::,abile. Le divisioni tedesche, corazzate e nwtorizzate, avevano in passato , nell'economia generale dell'A.C.I.T., per le loro superiori caralleristiche di armamento, una fun::,ione fondamentale ne/l'arresto co111e nell'urto, che non può essere trasferita alle divisioni italiane. Questo appre-;.-;.amento comparativo 11011 vuole estendersi, naturalmente, al campo dei fattori morali, che sono equivalenti presso entrambi gli alleati, ma si impone ad una realistica e sincera l'Gluta::,ione dei fattori materiali della situazione. Occorre quindi: - che le unità tedesche siano rapidamente completate onde averle efficienti per il giorno non lo11tano del ,wovo urto con le forze nemiche. La loro piena efficienza è d'importanza vitale per l'assolvimento del compito affidato alla I" Armata. - che sia noto un programma di massima dell'ajjluenza di uomini e rnateriali, onde tenerne conto, man 111ano,jìno a completamento raggiu11to, nelle norme e negli intendimenti operativi che debbono armonizzarsi in un quadro quanto più possibile ben de.finito. 2) - i Comandi: Quantitativamen te sono efficienti. Qualitativamente 1111 riservo di vederli alla prova. Sotto questo punto di vista urf?e soltanto provvedere alla assegna-;.ione del Sottocapo di Stato Maggiore per il Coniando d 'A rmata, che ne è sprovvisto. Con n°0l/JOIOP. del 2 fehbraio ho richiesto il colonnello artiglieria in servi-;,io S.M. Battag/ini Dandolo, subordinando tuttavia la decisione al suo gradi111ento. Qualora mancasse tale gradimento prego ordinare l'assegna-;,ione di altro colonnello di S .M . idoneo all'importante carica, e la sua immediata presentazione a questo Comando.
CAPITOLO V LA CAMPA(jNA DI TUNISIA
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Essendo inoltre stato deciso, durante La mia presenza a Roma, il cambio dei com.andi del XX e XXI C.A. è necessario che il rnovimento si com.pia al più presto, in modo che i nuovi comandanti abbiano tempo e modo di ambientarsi ed orientarsi in questo periodo di relativa calma, cui seguirà fra non molto una ripresa di maggiore attività operativa . Ripeto pertanto la preghiera di provvedere con urgenza alla designazione e all' invio dei due nuovi comandanti, possibilmente in accoglimento delle proposte nominative a suo tempo avanzate. In ordine di tempo provvedere anzitutto a designare un comandante per il XX Corpo, ora retto dal Gen. BJTOSS! che deve rimpatriare. Ritengo infìne doveroso accennare allo stato cli disagio morale che ho riscontrato in alcuni generali di brigata incaricati del comando di una divisione, in seguito alla recente prima applicazione della legge sull'avanzamento a scelta comparativa; si è verijtcato infatti che detti idjìciali generali, che da tempo tengono, e si onorano di tenere, il cornando di una divisione in guerra, si sono visti scavalcare da colleghi meno anziani, taluni dei quali non possiedono Uf?ual titolo, certamente validissimo. Sarebbe molto pericoloso se dovesse invalere la persuasione che il comando di truppe di fronte al nemico non costituisce titolo fondamentale nella valutazione dei valori relativi. 3) - La posizione difensiva a) La posizione del Mareth Sono note Le caratteristiche della posizione di Mareth, sulle quali l'Armata, prima della ,nia venuta, ha avuto ordine di apprestarsi a d(fesa. Definita da qualcuno, con eleganza letteraria, la piccola Maginot africana, essa rappresenta in realtà un assai modesto cornplessofortijzcato, concepito ed attuato probabilm.ente per fronteggiare le nostre forze non ingenti e modestamente fornite di armamento moderno che lo stato maggiore francese riteneva potessero avanzare offensivamente dal cm1fine libico. Un.a trentina ai " Bun ker" alla prova del piccolo calibro (smantellati dalla
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(,'Jut'AN.YI ,t/,.:,s,• - /'11/ti1110 .lluresciallo cl'lllilia
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nostra commissione di armistizio) rappresenta la totalità degli elementi fortificato1"i permanenti della posi:ione. Nella parte settentrionale, piana, della linea i singoli fortini sono nellamente dominati dal terreno antistante . Nella parte meridionale, alta, offrono ottimo dominio di osserva :ione, ma scarsissima efficacia dì tiro avanti al margine della posizione che corre in basso e deve essere difeso dalle armi automatiche dal basso. Comunque, il dominio dì osservazione in profondità e sul rovescio dello schieramento avanzato avversario offerto dal settore destro molllano, compensa il dominio dell'osservazione nemica. Il compenso è però realizzabile soltanto con un 'adeguata disponibilità cli artiglierie, specie a lunga gittata, e di muni:io11i, sopratutlo per queste artiglierie a lunga gittata . Pur essendomi nota la risposta negativa data con 11.068/0PIA. del 31 gennaio ad analoga richiesta dell'Eccellenza Generale DE STEFANIS, ritengo necessario insistere per l'assef?nazione di altre artiglierie, specificatamente nell'allegato n.3.b) Tlfronte sud-ovest E' anche noto che la posizione di Mareth è suscettibile di aggiramento da ovest. Per fronteggiare questa eventualità tutt'altro che ùnprobabile ho già disposto per l'imbastitura di uno sch ieramento a chiusura della sof?liafra il Gebel e il cordone montano del Tebaga: debole diga per fermare azioni offensive nemiche non ingenti o dar tempo per l'intervento di quelle che potranno essere le riserve, nel caso di un attacco in forze . e) llji,-onte ovest Quanto prima l'Armata assumerà anche l 'atluale settore della divisione "Centauro", caratteri:zato oggi da uno stato d'equilibrio che potrebbe tendere a rompersi, a nostro 5favore, in un prossimo avvenire, costringendo all'impiego di altre for;:,e in quella direzione particolarmente sensibile, anzi addiriffura vitale per l 'esistenza stessa della 7°Armata.
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d) Azione ritardatrice Alle scopo di ritardare, per quanto possibile e con un minimo di perdite, L'avvicinamento del nemico alla posiàone di Mareth, una forte retroguarcha di truppe motocorazzate sì mantiene tufi 'ora all'altezza del confine libico e ripiegherà lentamente soltanto sotto l'a~ìone di forze preponderanti avversarie. Non è possibile appre-::,~are la durata di questa fase che verrà determinata essenzialmente da/l'iniziativa dell'avversario,fìnora impegnato di massima nella ricostituzione di una propria base logistica, cui contribuirà la graduale riutikzazione del porto di Tripoli, già in atto. e) La posizione avanzata Si è stabilito dì opporre all'avversario un ultimo arresto, avanti alla posizione cli Mareth, lungo la linea naturalmente abbastanza forte di Gebel Tebaga - Gebel Rem,tsia Gehel Guelaa - Uadi Zeuss. Questa linea, per le sue caratteristiche intrinseche, è per se stessa il più efficace sbarramento offerto dalla natura in questa zona ad un'offensiva proveniente dalla Libia; su di essa sono state schierate fin d'ora aliquote di fanteria e di artiglieria delle divisioni impiegate sulla posizione di resiJtenz.a. Funzione di quesra linea è quella cli ritardare per quanto possibile l'avvicinamento del nemico alla posizione di Mareth battendolo tempestivamente con il ji,oco dell'artiglieria ed obbligarlo a rallentare la propria avwz::.ata e a schierarsi. Le truppe ivi impiegate si disimpegneranno al momento opportuno e ripiegheranno entro le posizioni di Mareth , assumendo lo schieramento per esse fin da ora predisposto In tal modo l'Armata ha previsto di assolvere, ne/l'ambito delle forze disponibili il compito di resistere ad oltranza nell'a111plissimo settore assegnatole, che dal mare a Sened ha uno sviluppo di oltre 200 km. f) La linea degli Chotts Una visione realistica della situazione impone tuttavia di considerare .fin d'ora le possibilità di uno sviluppo futuro,
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(i1111:i.,:,, .lft,.,E - rullimu .lfaresciallo dlwlw
quale potrebbe essere / 'a11acco contemporaneo di for ze preponderanti da sud e da 01·est od anche solwnto una non argùwbiLe pressione da sud, che rendesse necessaria l'aclo-:,ione di una contrazione del.fronte di schieramento . ln tal caso può rendersi indispensabile il raccog liersi a nord delle cosiddetta linea degli Chotts, reali-:,-:,ando una economia complessiva di oltre 100 Km di fronte, tale da consentire la disponibilità di riserve, per parare alla minaccia su entrambi i fronti. Dirò an::,i che se fosse stato in mia facoltà, a suo tempo, di scegliere La posizione di resistenza dell'Armata, av,é deciso per la linea degli Chotts. In questo senso, perciò, mi espressi con l'allora Capo da Stato Maggiore Generale prima di lasciare l'iTalia per venire in Ttmisia. Un eventuale forzato ripiegamento della massa dell 'Armata da Mareth ad El Akarit sotto la pressione del nemico, offre infatti gravi difficoltà per dover defluire attraverso La stretta di Gabès sotto la a::.ione di una avia::.Jone nemica prevedibilmente prevalente e per il fatto di doversi ejjettuare in più scaRlioni, in rela:ione alla nota scarsa disponibilità cli a1110111e:zi per il trasporto. Si tenga presente che la grande maggioranza delle artigherie ,nanca di propri mezzi di trazione . Comunque l'Armata tiene conto dell'eventualità accennata, che, come ho detto, potrebbe diventare in un determinato momento necessità categorica, iniziando ed incrementando nei limiti del possibile l 'approntamento di una linea degli Schotts. 4) Le necessità più urgenti della preparazione l'operazione che ha consentito di portare in salvo, su una sola strada e per circa 2.500 Km la massa clell'A .C .J.T. è stata portata a termine atlraverso uno sfor::.o grandioso che costituisce un titolo di merito per coloro che l'hanno direlto e compiuto. Non bisogna però nascondersi che gli uomini sono usciti da questa durissima impresa provati nel fisico e turbati nello spirito. Logori ne sono usciti i m ateriali.
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Lo sforzo tuttavia rimarrebbe inji·uttuoso se in questo periodo che abbiamo a disposizione jìno alla prossima battaglia le forze tratte in salvo non ricevessero il necessario potenziamento per affì-cm,tare nuovamente l'urto. Per le unità italiane le necessità più urgenti sono rappresentate da personale, carri, artiglierie a lunia r;ittata o semoventi, munizioni, artiglierie controcarro adatte, automezzi, carburante. Analogamenle per le unità tedesche. In un altro piano, in quanlo si riferisce essenzialmente all'efficienza niorale delle truppe, stanno altre necessità non ,neno urgenti, ma di più facile attuazione in quanto incidono assai poco su.il' entità dei trasporti: posta, affluenza regolare di generi di conforto (vino, tabacchi, eccetera), distribuzione di qualche giornale ai reparti. Non si può dimenticare che le truppe dell'Armata partecipano dal novembre al deprimente fenonieno del ripiegamento conseguente ad una sco11fitta. Occorre, perché riacquistino la fiducia in sé, che trovino qui, direi quasi che scoprano qui da se stessi, che qualche cosa di nuovo è intervenuto . Ma questo qualche cosa, all'infuori di una nuova e più appassionata azione morale che si è già iniziata, non può essere rappresentato che da nuovi mezzi che il Paese appresta per le sue truppe per metterle in grado di ajfi'·ontare il nemico in condizioni di non eccessiva ù1feriorità . In tutti orrnai, fine all'ultimo soldato, è entrata la convinzione che la lotta non può essere decisa soltanto dal valore degli uomini -se così fosse la guerra l'avrenuno già vintama dall 'avere la disponibilità di rnezzi non inferiori, o quasi, a quelli dell'avversario: artiglierie, carri, aviazione. Non si deve dùnenticare che nella battaglia di Alamein il nemico ha vinto appunto per schiacciante superiorità di artiglierie, carri, aviazione. Ho ritenuto di esporre onestamente e schiettamente in quanto precede un quadro reale della situazione senza atte-
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GtOIA.\'.\/ ,l1ESSt: - /'11//i1110 Maresciallo d!tctfia
nuazion.i e senza pessimismo. Resta ben fermo, comunque, che tutti -dal comandante al semplice soldato- osserveranno le consegna di compiere il proprio dovere fino al I' estrern.o . IL GENERALE D ' ARMATA COMANDANTE
- Giovanni Messe - 58 Riteniamo il documento come uno dei più importanti fra tutti quelli sin qui esaminati, perché "proiettivo" della personalità del suo elaboratore a conferma di guanto di lui s' é già manifestato nei capitoli preçedenti. Né pensiamo sia il caso di commentarlo ulteriormente, tanto chiaro appare sia il contenuto e sia l'espressione formale di esso , costanti che il lettore che ha avuto l'amabilità di seguirci fin qui avrà certamente avuto modo di ritrovare facendo un istintivo accostamento con altri scritti del Messe della 1" G .M., della Grecia e della Russia che abbiamo avuto occasione di riportare. Vorremmo solo sottolineare alcuni passaggi del rapporto che maggiormente hanno colpito la nostra personale attenzione: tale, ad esempio, l'accenno alle GG.UU. motocorazzate tedesche , la cu i funzione fondamentale tanto nell ' arresto come nell' urto non avrebbe potuto essere trasferita a quelle italiane, un apprezzamento comparativo da non estendersi ai fattori morali ma sicuramente pe1tinente ad una realistica valutazione di quelli materiali; tale ancora l'accorata segnalazione del pericolo di un eventuale sviluppo della persuasione, derivante dalla recente applicazione della legge sull'avanzamento a scelta comparativa, che il comando di truppe di fronte al nemico potesse non costituire titolo fondamentale; tale, infine,guanto espresso in chiusura circa l'efficienza morale delle truppe e la necessità che le medesime, per riacquistare la fiducia in loro stesse scossa dal deprimente evento di un prolungato ripiegamento conseguente ad una sconfitta sul campo, potessero scoprire
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Archivio Messe, Comando l" Armata-Stato Maggio re, Uff.Op r, 11°159 di prot. Op. Segre to, "Situazione della 1a Armala", datato P.M.11 , lì 8.2. 1943, all'Ecc . Gen. d'Armata Vittorio Ambrosio, Capo di S .M. Generale , f.to G. Messe;
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che qualcosa di nuovo era intervenuto, ovvero che la nazione stesse approntando nuovi mezzi per metterle in grado di battersi in condizioni se non di parità quanto meno di non eccessiva inferiorità nei confronti di un nemico così potente. E tutto era espresso nel più duro "stile Messe", fuori dai denti , senza concessioni di sorta né alla minimizzazione né al pessimi smo, con l'onestà insita nell'uomo, la stessa che lo portava, infine, a concludere come, a prescindere da quelle che avevano potuto essere le valutazione personali e le proposte formulate e l'accoglimento o meno di queste, comunque tutti avrebbero compiuto il proprio dovere fino all 'estremo . Il Comando Supremo aderiva in linea di principio alle richieste avanzate da Messe. I trasporti vennero subito iniziati, ma nel mese di febbraio poco giunse ali' Armata , essendo i carichi già in gran parte predisposti a favore del nostro XXX Corpo d'Armata facen te parte della 5" Armata. Nella prima metà di marzo afi1uirono invece aliquote di personale e materiale le quali, pur essendo ben lontane dal soddisfacimento delle esigenze, esercitarono tuttavia un benefico influsso sulla situazione. Ben presto, a causa del progressivo aggravarsi della nostra inferiorità aeronavale nel canale di Sicilia, il ritmo dei rifornimenti andò sempre più riducendosi fino all'interruzione pressoché completa, il che accentuò ulteriormente la crisi dell 'Armata. In complesso giunsero nove battaglioni complementi, ma soltanto un paio di battaglioni organici necessari per le trasformazioni proposte. Particolarmente modesti furono gli anivi di artiglierie, che consistettero, per lo più, in pezzi isolati di vecchio tipo; di conseguenza non fu possibile operare quel potenziamento quantitativo e qualitativo de i mezzi di fuoco che Messe riteneva essenziale per la condotta della difesa . Situazione non molto diversa si presentava per le unità tedesche cieli' A.C.I.T., sebbene l'alleato fruisse , per i propri rifornimenti, di un'aliquota di tonnellaggio dei mezzi navali disponibili alquanto superiore a quella a noi riservata. Benché i comandi tedeschi fos sero piuttosto restii nel fornire dati sulla propria situazione, si può ritenere che la forza dei loro reparti superasse il 50 % degli organi-
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G101;1.,·.,·1 .lfE>..11:" - /'11/limo .'V/{lresciallo !} Jtalit1
ci e che, nel materiale, sussistessero deficienze pari al 75 % nei can-i, al 41 % nelle autoblindo, all ' 85% nelle armi controcarro ed al 67 % nelle artiglierie59 • Prima di entrare nel vivo delle operazioni condotte dalla l" Armata dalla metà di marzo 1943 sino alle metà di maggio , quando la lotta ebbe fine con la cessazione delle ostilità, è opportuno un rapido sguardo alla situazione operativa sul restante fronte dello scacchiere tunisino quale si presentava, approssimativamente, verso la metà di febbraio, anche se alcuni aspetti di essa (combattimenti di Kasserine e Medenine) sono stati già trattati nel paragrafo 3. Elemento determinante di tale situazione era la grande piana di Sfax, che ocçupava la parte centrale dello scacchiere e che, tra il mare e gli ultimi rilievi del sistema orografico algero-tunisino, si estendeva dalla linea monti Asker-Akarit fino alle colline di Enfidaville. Pur se interrotta qua e là da stagni e modeste colline isolate, questa inm1ensa piazza d'armi consentiva movimenti in tutti i sensi anche se la rete stradale era rada e rappresentata prevalentemente da piste. Nel settore Nord, caratterizzato da.Il' ampia valle del Medjercla che clall' Algeria apre la via su Tunisi, la testa cli sbarco creatavi dalle truppe italo-ted :sche (lim itata, alla data su indicata, dalla linea approssimativa: alture tra Bise1ta e Capo Se1rnt-Medjez el Bab-Gebel Chirich) rappresentava una zona di gravitazione delle forze dell'Asse che faceva riscontro a quella creata a Sud dalla la armata italiana. Tra queste zone, distanti 300 chilometri circa, si estendeva in corrispondenza degli ultimi rilievi tunisini, orientati nel senso dei meridiani, un sottile cordone di truppe, il quale, se poteva dare una certa copertura alla piana di Sfax contro limitate azioni avversarie, non era affatto sufficiente per contenere un attacco in forze' che da Ovest puntasse verso la costa. Su questa estesa cortina erano state in buona parte schierate le truppe italiane inquadrate nella 5a Armata germanica , cioè il XXX
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Era stato conve nu to fra i due Comand i Supremi che il tonnellaggio dei mezzi navali disponibili fosse riservato per metà a i riforniment i ital iani , per metà a quelli tedeschi . In realtà questi fruirono ciel 60 % ci.rea, tenuto conto che conven iva dar la precedenza alle arm i ed ai materia ii tedeschi, più moderni ed efficienti;
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corpo comandato dal gen. Sogno comprendente, oltre alla divisione Super-ga (gen. Gelich), la 50'1 Brigata Speciale (gen. Imperiali) impiegata nel settore di Maknassy e unità minori. Nella parte più meridionale della cortina, cioè nel settore Gafsa-El Guettar, era schierata la divisione Centauro (gen. Calvi di Bergolo). È facile comprendere, considera Messe nelle sue memorie, che se nel settore meridionale della cortina l'avversario avesse effettivamente intrapresa e condotta a termine con successo un'azione in forze verso Sfax, ove adducevano da ovest due buone rotabili, Lo schieramento italo-germanico sarebbe stato spezzato in due tronconi che l'avversario non avrebbe durato gran fatica ad annientare, l'uno dopo l'altro, cominciando probabilmente da quello sud: in sostanza, per le forze dell'Asse, una situazione strategica quanto mai delicata che, come vedremo, L'avversat·io cercò senz'altro di sfruttarew. Di fronte alle nostre truppe dislocate nel settore Nord e centrale, l'avversario schierava la la Armata britannica, composta da truppe di tre diverse nazionalità, inglesi, francesi (XIX corpo, gen. Koeltz) e ameri.c ane; queste ultime rappresentate dal II corpo (gen . Fredendall) forte dì oltre 80.000 uomini su quattro divisioni (una corazzata e tre di fanteria) il quale teneva il fronte compreso tra il parallelo dì Fondoux e lo Chott Gerid. Nella seconda decade di febbraio tutte queste truppe e l'8a Armata inglese costituirono il XVIII Gruppo Almate alle dipendenze del gen. Alexander. Questi, dopo lo sbarco degli Alleati nel Nordafrnca francese, aveva lasciato la carica di comandante del Medio Oriente per assumere quella di sostituto di Eisenhower e di comandante di tutte le forze operanti nel Nordafrica.
8 - Le operazioni sul fronte della 1a Armata negli ultimi due mesi di permanenza italiana in Africa. Dopo il fallimento dei vari sforzi offensivi, ed in particolare di quello diretto contro Medenine, le forze dell'Asse in Tunisia assunsero atteggiamento difensivo su tutto il fronte. Alla 1a Armata ita-
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Messe G ., op. cit .. pagg. 127-128:
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Gm1'A,\ é\'l MHSSE - /'ultimo Mar esciulfo d1talia
liana venne affidata , in questa fase operativa, non solo la linea del Mareth ma anche la zona el Hanuna - el Guettar; il fronte della G.U. era perciò costituito da due tratti disposti quasi ad angolo retto e rappresentati l'uno dal fronte del Mareth orientato da NordEst a Sud-Ovest, e l'altro dai due importanti settori della soglia di El Hamma e della zona El Guettar-Halfaia aventi , grosso modo, orientamento Sud-Nord. Da questo andamento del fronte della nostra Armata derivò la caratteristica di manovra a tenaglia assunta dall'offensiva avversaria, che si propose di scardinare, con azione di forza sul Mareth, l'ala sinistra della la Armata appoggiata al mare e di avvolgerne, con una az~one sussidiaria per la soglia di El Hamma, l 'ala destra. Entrambe queste azioni furono affidate all'8" Armata britannica. Contemporaneamente, con un 'altra massiccia azione di forza , il II corpo americano doveva sopraffare le nostre difese della zona di El Guettar e raggiungere sul tergo della la Armata il mare, distante solo un centinaio di chilometri. Qualora queste tre azioni fossero riuscite, la nostra Armata sarebbe stata separata- dalla 5a Armata corazzata e completamente avviluppata. Le forze dell'Armata -il cui "quadro di battaglia" alla data del 15 marzo 1943 è riportato in Appendice, (doc. n° 27), cos) come quello dell' 8a Armata britannica riferito al 18 dello stesso meseerano così schierate sull 'ampia fronte eia difendere: - sulla linea ciel Mareth, partendo dalla costa: Divisione "Giovani Fascisti", Divisione "Trieste", 90" Divisione leggera tedesca, Divisione "la Spezia", Divisione "Pistoia", 164a Divisione tedesca; - nella zona di El Hamma: Raggruppamento sahariano; - nella zona di El Guettar: Divisione corazzata "Centauro"; - riserva di Annata: 15'1 Divisione corazzata tedesca, un battaglione tedesco di granatieri d'Africa, il battaglione Luftwaffe. Le forze destinate dall ' avversario a compiere le tre azioni già specificate furono le seguenti: - attacco contro la sinistra della 1a Armata e precisamente contro il fronte tenuto dalle divisioni "Giovani Fascisti", "Trie-
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ste" e "90" tedesca: XXX Corpo d'Armata britannico con le Divisioni di fanteria soa (rinforzata dalla 23a Brigata corazzata) , 51'1, 4a indiana e con la Brigata Guardie; - azione sussidiaria aggirante contro la soglia di El Hamma tenuta dal Raggruppamento sahariano: Corpo neozelandese del gen. Freiberg con la 2a Divisione neozelandese, 1'8a Brigata corazzata, un reggimento corazzato, un reggimento a1tiglieria di medio calibro ed il Gruppo francese del gen. Ledere. In tutto 27 .000 uomini e 200 carri armati, ossia una forza in uomini quasi quadrupla di quella del nostro Raggruppamento sahariano , con una schiacciante superiorità in carri armati , appoggio aereo ed artiglierie; - riserva dell '8a Armata: X Corpo d'Armata tutto costituito da unità corazzate (Divisioni corazzate !11 e 7a e 4a Brigata corazzata); - azione contro El Guettar tenuto dalla nostra divisione corazzata "Centauro" e dalla 50'1 Brigata Speciale: Il Corpo americano (Divisioni di fanteria l ", 9'\ 34a e 1a Divisione corazzata). Il rapporto numerico delle forze fra la 1a Armata italiana e I'8a Armata inglese, all'inizio della battaglia di Mareth-el Harnma , e ra il seguente: Grandi Unità 14 contro 13, battaglioni 63 contro 70, pezzi controcan-o 683 contro 968, pezzi di artiglieria 580 contro 706, autoblindo 66 contro 192, carri annati 94 contro 620, mortai 341 contro 200. In sintesi, si rileva che 1'8a Armata inglese presentava rispetto alla 1a armata italiana: - una leggera superiorità numerica dei battaglioni di fanteria; la superiorità era più sensibile nel numero degli uomini; - una netta superiorità numerica delle artiglierie e dei pezzi controcarro, resa più grave dalla notevole superiorità del materiale inglese rispetto a quello italiano; - una netta inferiorità numerica dei mortai, fattore cli una certa importanza dato il tipo di guerra che s'iniziava; - una decisa e schiacciante superiorità in mezzi corazzati (carri e autoblindo), la cui influenza trascendeva il fronte in esame per interessare quello dell'intero fronte tunisino .
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Sono da mettere in evidenza: - il rapporto pressoché di equilibrio della fanteria (che costituì la caratteristica più sfavorevo le per 1'8a Am1ata stante la morfolog ia dei terreno); - l'enorme squilibrio dei mezzi corazzati (minaccia essenziale per la la Armata perché, se messi in cond izioni di dilagare, la situazione di questa sarebbe stata definitivamente compromessa); - la diversità delle strutture delle divi s ioni di fanteria e delle divisioni corazzate: 0
divisione di fanteria inglese: e lemento costitutivo fondamentale il gruppo di brigate di fanteria (divisione binaria: 2 gruppi di brigate; divisione ternaria: 3 gruppi di brigate): elemento di rinforzo normale il gruppo di brigata cora:aato (massa d'urto); alta percentuale di armi pesanti collettive e d i artiglieria rispetto al numero totale degli uomini; armamento individuale moderno (moschetto automatico); servizi divisionali notevolmente alleggeriti e decentrati in gran parte al gruppo di bri gate; 0 divisione di fanteria tedesca , assai leggera, seguiva lo schema classico della divisione, si avvicinava peraltro a quella inglese per l'alta percentuale di armi pesanti ri spetto agli uomini e per la capacità di manovrare e combattere in movimento; 0 divisione di fanteria italiana: armata con materiale inadatto alla gue1Ta moderna (fucile o moschetto 91, fucile mitragliatore, mortaio da 45, fucili e pezzi controcan-o); artiglierie scarse, antiquate, di scarsa efficacia o poco mobili ; limitati ss imo numero di automezzi; poche armi pesanti, sia in senso assoluto sia in senso relativo, rispetto al numero degli uomini, il cui impiego pertanto risultava eccessivo e sproporzionato allo scopo; non possedeva nessuna attrezzatura né possibilità per combattere in movimento (fatale sotto questo aspetto la caratteristica negativa di tutti i mezzi radio impiegabili solo in stazione); servizi accentrati , il che obbligava a trasferirne la manovra ali 'indietro e conferire al sistema logistico carattere di pesantezza, di faticosa ricerca della tempestività e si risolveva in definitiva in una pressoché nu ll a capacità di manovra;
CAPITOLO V LA CAl'.fPAGN!\ DI TUNISIA
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divisione corazzata inglese, strutturata in gruppi di brigata corazzati e motorizzati. Le unità carri di appoggio per fanteria erano dotate, in prevalenza degli Army Tanks da 20-25 t, armati con calibro 40 mm . Le loro possibilità erano aumentate con l'adozione del carro Scorpion adatto ad aprire varchi nei campi minati . Nel settore settentrionale tunisino fece la sua apparizione il carro appoggio fanteria Churchill di circa 40 t, armato di cannone da 57. Le unità corazzate leggere erano dotate di carri da 15-18 t, veloci, a corazza sottile, con calibro da 44 mm. La divisione corazzata disponeva di carri americani da 28-30 t (Mark Grant e Mark Shermann 4), con velocità elevata, di qualità meccaniche ottime, con calibro da 75 lungo; 0 divisione corazzata tedesca: era armata molto variamente. I carri tedeschi Mark !Ve Mark 111 erano di alte qualità meccaniche e tecniche, armati con calibro 75 m/m corto o lungo; 0 divisione corazzata italiana: era dotata di tipi di carro M 13 e M 14, leggeri, a scarsa corazzatura, poco veloci, di qualità meccaniche mediocri, armati di pezzo da 47. Felice ripiego costituì nel 1942 l'impiego del semovente da 75/18 su scafo del carro M, senza torretta; 0 lo squilibrio a favore dell'8" Armata nel campo dell'artiglieria, reso maggiore di quanto non appaia dalle cifre. Le artiglierie italiane , che costitu ivano la massa, erano, eccettuate poche bocche moderne, antiquate e di qualità balistiche e meccaniche inferiori a quelle dell'8" Armata, talché gittata, celerità di tiro, maneggevolezza, manovrabilità ne risultavano assai limitate in contrapposto alle artiglierie inglesi e tedesche , modernissime , estremamente mobili, di elevata gittata . A ciò si aggiungeva il deficiente munizionamento (comune anche alle bocche da fuoco tedesche) contro l'inesauribilità di quello anglo-americano; 0 lo squilibrio numerico dei pezzi controcarro era più marcato per la diversità qualitativa: dominavano il campo i Pak da 75 e gli 88 tedeschi; seguivano i 75 ed i 57 (6 pounders) inglesi, validi erano ancora i 50/35 tedesch i (poco efficaci contro i caITi pesanti); chiudeva la serie il 47 italiano caratterizzato da mancanza di scudo, impossibilità di traino, gittata e calibro insufficienti. 0
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C J(,i;,1., ,, ,l/t·s~i:
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Considerazioni analoghe potevano farsi nel campo aeronautico. Benché l'aviazione inglese abbia recitato un ruolo assai limitato nella battaglia del Mareth, pur tuttavia la sua schiacciante superiorità di g iorno e d i notte era troppo ev iden te per non influire sulla situazione e sugli animi. In contrapposto, grande deficienza di aviazione da parte dell 'Asse, che si aggravò ancora rapidamente durante la battaglia. Praticamente ridotto a zero il bombardamento, a poca cosa la caccia ed i caccia bombardieri. Teoricamente erano previste azioni di bombardamento, prevalentemente notturne, pa11enti dalle basi europee della Sicilia e di Creta ma praticamente questo concorso fu irrilevante61 •
a) - La battaglia del Mareth L'offensiva anglo-americana ebbe ini zio la sera del 16 marzo. Lo svolgimento della battaglia può considerarsi diviso in due fasi determinate dal variare del concetto operativo avversario di fronte al l'efficie nza della nostra azione difensiva. Prima fase : 16-23 mar::,o. - Attacco del XXX corpo d 'armata britannico sul Mareth contro l'ala sinistra dell a l " armata. L'azione preliminare venne effettuata dalla Brigata inglese "Guardie" ed ebbe come risultato la quasi completa distruzione di questa unità per e ffetto de i nostri contrattacchi , che annullarono i modesti risultati consegui ti dall'avversario. Il giorno 20 l'attacco venne ripreso con.maggiori forze all 'estrema ala sinistra de ll 'armata e la 30a Divisione britannica, e liminati due capisaldi tenuti dalle truppe germaniche, realizzò, nonostante la disperata ed eroica resistenza dei battaglioni bersaglieri e "GIOVAN I FASCISTI", un a pericolosa penetraz ione nella nostra posizione di resistenza del settore costiero. La reazione del comando della 1a Armata fu pronta e tempestiva. Nel pomerigg io del 22 marzo la 13a Di visione corazzata tedesca e battaglioni di bersaglieri itali ani venivano lanciati alla controffensiva con l'appoggio della quasi total.ità del l'artiglieri a del!' Armata egregiamente impiegata a massa. "' S te fani 1:.. op. cit. pagg. 540-54 1;
CAPITOLO V
f,A CAMPAGNA DI TUNISIA
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L'azione, molto ben condotta, ristabiliva la situazione , dopo accaniti e violenti combattimenti , nel modo più completo, annul lando interamente tutti i vantaggi che il nemico ne i due giorni precedenti avevano ottenuto a prezzo di gravi perdite. La s ituazione della soa Divisione britannica divenne insostenibile ed essa la notte su l 23 fu costretla a ritirarsi , abbandonando la testa di ponte che era riuscita a costituire''2 • Questo netto successo difensivo dell a ii• armata ebbe influenza determinante sugli ulteriori sviluppi della battaglia, perché il comandante dell '8a Armata britannica, visto fallire il suo sforzo principale, decise ne lla s tessa notte sul 23 marzo di sospendere l' azione nel settore costiero e di trasformare in principale l'attacco sussidiario aggirante sul El Hamma, destinandovi anche il X corpo d 'armata . . 11 movimento aggirante del Corpo del gen . Fre iberg venne preceduto da quello del Gruppo francese del gen. Leclerc , che fu contrastato dal nostro Raggruppa,nento Luck costituito dai resti di tre Gruppi esp loranti , fra i quali il Nizza Cavalleria. Nel pomeriggio del l 8 marzo la nostra ricogniz ione aerea avvistò sulla direttrice di accesso alla soglia di El Hamma le varie migliaia di automezzi del Corpo Freiberg, ma la mancanza di una adeguata disponibilità di aerei da bombardamento e d'assalto impedì di trarre profitto dall 'avvistamento della vu lnerabilità dell'ampio bersaglio. Contro tali forze l'aviazione della Tunis ia potè fare ben poco , per la scarsezza di apparecchi da bombardamento e per l'impantanamento dei campi. Si fece appello all'aviazione della Sicilia. ma anche questa potè dare un apporto limitatissimo, anche per lo slegamento completo e la modesta potenza delle azioni.
,,i
Il maresciallo Alexandcr. a tale proposito , nella sua relazione ufficiale si espri-
meva così: "Quando il 11e111ico nel pomeriggio del 22 marzo .~/errò un.forre contrattacco, la nostra posi:ione dil'e1111e i11sos1e11ibi/e. La tesw di ponte della 50"
divisione ji, pericolosa111e11te ristrefla e nella 110 11e del 23 le nostre truppe tornarono indierro .. .
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c;1u1A.\.\/ ,l/1;s.w: - 1·111ti1110 ,1JC1rescic1ffo d 'l!Clfi(I
Cartina n ° 16 La battaglia del Mareth ( J8 fase) ZOIZ'l Mlrzr:J 1943 Tau ~ 1,om1 llmtl 111111 SO 01,. 11/ZZ Marzg l.J 15' OIY. Cmmtl ailltrlttxa t Cfflt!one la ptffl.
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Praticamente il movimento aggirante, pur seguito passo passo dalla nostra ricognizione aerea e terrestre, potè compiersi quasi indisturbato. Il 20 marzo nella zona cli Bir Soltane avvenne il congiungimento del Korpo Freiberg con il Gruppo Ledere. Il Raggruppamento Luck, attaccato eia queste forze soverchianti, ripiegò ma seppe conservare il contatto con l'avversario e ne continuò a segnalare il movimento. Il 2I la massa avversaria entrava in contatto con il debole schieramento del Raggruppamento sahariano, ma nella stessa giornata, mentre la battaglia sul Mareth era alla sua fase culminante e l'avversario vi aveva già realizzato i maggiori risultati, il comando della I a Armata reagiva tempestivamente anche nel settore di El Hamma avviandòvi la 21 a Divisione corazzata tedesca, messa a sua disposizione dal comando del Gruppo di annate e la 164a Divisione di fanteria tedesca, ritirata dal fronte ed autotrasportata con mezzi automobilistici italiani. La notte sul 22 l'attacco nemico, sostenuto da un'azione aerea senza precedenti, travolgeva alcuni capisaldi al centro dello schieramento. Il contrattacco della 21a Divisione corazzata, che disponeva cli soli 70 carri armati, falliva anche per difetto di slancio. Ma nella notte giungeva la I 64a Divisione ed il rafforzarsi del nostro schieramento rendeva molto più prudente l'azione dell'avversario, che riusciva a conseguire solo pochissimi progressi. Anche in questo settore la parata di Messe era giunta in tempo. - Attacco del II corpo americano ad El Guettar. Nonostante la sproporzione delle forze, la divisione Centauro , dopo aver nei primi combattimenti ritirato ord inatamente sulla posizione di resistenza le forze mobili dislocate sulla posizione avanzata, si batteva con valore, contrastando efficacemente l'azione avversaria. li 22 il settore passava alle dipendenze del comando del Gruppo cli Armate, che vi avviava in rinforzo la 10a Divisione corazzata tedesca. La prima fase della battaglia si. chiudeva così con un nostro netto successo difensivo .
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La valorosa e tenace resistenza delle unità in linea e l'abile e tempestivo impiego delle riserve da parte de 1 comando dell'Armata aveva bloccato definitivamente 1'azione principale avversaria sul Mareth , praticamente arrestato l'azione aggirante su El Hamma e contrastato efficacemente l'attacco su El Guettar. Poiché le scarse riserve erano rappresentate da due divisioni corazzate ad effettivi assai ridotti e con poche diecine di carri, il comando di Armata non aveva esitato, nel pieno dell'azione sul Mareth, a sganciare dalla linea una intera divisione per inviarla sul fianco minacciato dimostrando non soltanto prontezza di decisione, ma anche esatta percezione delle reali possibilità dell'avversario e dei suQi probabili successivi intendimenti. L'esito per noi favorevole di questa prima fase della battaglia del Mareth produsse un radicale capovolgimento ciel concetto operativo del comandante dell'8" Armata britannica e Io spostamento da un'ala all'ala opposta del centro di gravità dell 'attacco avversario. Seconda fase: 24-30 marzo . Il movimento su El Hamma del X Corpo d'Armata britannico ebbe inizio la sera del 23 marzo. Anche questo movimento , come quello del Corpo di Freiberg, venne seguito e segnalato nelle sue successive fasi dalla nostra ricognizione aerea e terrestre e dalla nostra intercettazione radio , senza che, per la nota mancanza di mezzi, fosse possibile ostacolarlo efficacemente con azioni di bombardamento aereo. Ma, intanto, si svil uppava la manovra per linee interne che il comandante della l" Armata, ormai certo che l'avversario non avrebbe insistito nei suoi attacchi frontali , stava effettuando fra la linea del Mareth ed il settore di El Hamma. Dopo la 2 1a Divisione corazzata e la 164" Divisione di fanteria tedesca trasportata su mezzi automobilistici italiani, venivano successivamente inviati la 15a Divisione corazzata, il Battaglione L4twajfe , il 125° Fanteria della Divisione "Spezia" tutto autocarrato e molte artiglierie italiane ritirate dal fronte. Il concentramento delle nostre forze nella zona di El Hamma avveniva prima che giungesse in posto la nuova massa aggirante britannica. A tale proposito, la relazione ital iana fa notare che il maresciallo Montgomery nella sua relazione e nel suo libro è incor-
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so in una inesattezza affermando che il X Corpo giunse a El Harnma trentasei ore prima che giungessero le unità della 1a Armata provenienti dal Mareth. Invece, la sera del 24 marzo a El Hamma, era gia pronto ad entrare in azione contro le truppe di Freiberg un insieme di forze che comprendeva le seguenti unità: - italiane: Raggruppamento sahariano, 125° Fanteria "Spezia", una considerevole massa di artiglierie; - tedesche: 164a Div jsione di fanteria, 15" e 21 a Divisione corazzata, Battaglione Luftwaffe. 11 X Corpo d'Armata britannico era ancora in marcia e solo nel pomeriggio del 26 esso fu in grado di entrare in azione. Per due volte, nel pomeriggio de 24 e la mattina del 25, Messe propose al comandante del Gruppo di Armate di attaccare con queste forze Freiberg per infliggergli uno scacco prima che il X Corpo fosse giunto a sostenerlo. Per far ciò il comandante italiano calcolava, ed i calcoli suoi e del suo stato maggiore si dimostrarono esatti, di poter disporre dell'intera giornata del 25 e di parte di quella del 26. Ma il comandante del Gruppo di Armate, preoccupato dalla forte pressione che il II Corpo d'Armata americano esercitava nel settore di Maknassy difeso da truppe della 10~ Divisione corazzata tedesca, non acconsentì e confermò l'ordine di ripiegamento, permettendo solo che la sua esecuzione venisse ritardata di un giorno. Nel pomeriggio del 26 marzo l'attacco britannico in forze si scatenò su El Hamma in tutta la sua violenza sostenuto da un imponente appoggio aereo, mirando a tagliere la ritirata al grosso della l" Armata. Questa potente azione fu contrastata dalle unità italiane e tedesche con valore e fermezza . L'energica ed efficace resistenza di El Hamma rese possibile la ritirata del grosso dalla linea del Mareth, ritirata che si svolse nel massimo ordine portando via, come afferma la nostra relazione ''fin l'ultima cartuccia" . Contemporaneamente, ad El Guattar la nostra divisione corazzata Centauro insieme a parte della 10a Divisione corazzata tedesca ed ai reparti controcarro della 2P, ed a Maknassy reparti della 10a Divisione corazzata, respingevano violenti attacchi del II Corpo d'Armata americano.
Cartina n ° 17 La battaglia del Mareth. (2" fase) Per Slax
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La nostra Armata, dopo aver tenuto testa per due settimane al potente e preponderante avversario, sfuggiva così, per merito del l'abile azione del suo comandante e del valore delle sue truppe, alla doppia morsa che avrebbe dovuto annientarla. Ma né l'azione di forza, né le due azioni aggiranti dell ' avversario, riuscirono a conseguire il loro obiettivo, rappresentato dalla separazione delle due Armate del gruppo italo-tedesco e dell'avvolgimento e conseguente annientamento della 1a Armata. Il colonnello americano Kellet, nostro avversario di allora, nel suo studio pubblicato nel 1952 sulla Military Review, ha scritto che in questa battaglia il gen. Messe, pur trovandosi ad assolvere un compito tatticamente senza speranza, otten ne il successo d'impedire al nemico di sfondare completamente nella piana tunisina dal 20 marzo al 7 aprile . Questo riconoscimento del Keller è piename nte esatta ed aderente alla realtà dello svolgimento e dei risultati della battaglia . A tale proposito si può anzi aggiungere che il successo difensivo sarebbe stato anche maggiore se al Messe, che manovrando per linee interne era riuscito a far massa a El Hamma prima dell'avversario , fosse stato consentito di svolgere l'azione da lui concepita per il giorno 25 contro le forze di Freiberg. Bisogna però riconoscere che, se merita di essere messo in particolare risalto l' ardito e ben calcolato disegno del comandante italiano di coronare la manovra per linee interne con un attacco capace d'infliggere uno scacco ad una considerevole frazio ne delle forze avversarie prima dell ' arrivo della massa principale, d'altra parte e' anche comprensibile la preoccupazione del comandante tedesco del Gruppo di Armate per la grave minaccia rappresentata dai reiterati attacchi del II Corpo statunitense nel settore di Maknassy. II Keller, con molta obiettività, giudica l' intervento del II Corpo ad El Guettar ed a Maknassy come un nulla di fatto . Ed un nulla di fatto essa fu certamente nei riguardi dello scopo che si riprometteva, cioè giungere al mare e tagliare la ritirata alla 1a Armata; ma con altrettanta obiettività va rilevato come la violenza e la persistenza degli attacchi ciel Corpo di Patton, se non riuscirono a piegare la valorosa e tenace resistenza della truppe italiane della Centauro e di quelle tedesche della 10a e della 21a Divisioné', rag-
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giunsero però indirettamente il risultato di preoccupare giustificatamente il comandante del Gruppo di Armate e di indurlo a vietare l'azione contro Freiberg a El Hamma ed a confermare l'ordine di ritirata dalla linea del Mareth. Per quanto concerne la condotta della battaglia da parte del nostro comando è da notarsi la precisa percezione della situazione e delle intenzioni del avversario , che Messe ebbe costantemente e che gli consentì di mantenere sempre e saldamente il controllo dei s uccessivi sviluppi dell'azione e di svolgere una ben condotta manovra per linee interi1e. Sono degni di nota anche l'esattezza dei calcoli formulati dallo Stato Maggiore dell'Armata s ui tempi e sugli sv iluppi della manovra nemica e l'abile impiego a massa delle artiglierie effettuato in questa battaglia (e ne lle successive) dallo stesso Messe coadiuvato dal valente comandante clell 'arti glieria gen . Belletti. Infine va rilevato come la 1a Armata fu costretta a combattere la battaglia del Mareth avendo alle spalle la Stretta di Gabès (linea dell 'Akarit) ed avendo le retrovie esposte ai colpi provenienti da El Guettar e Maknassy. La scelta della linea del Mareth, effettuata contro il parere cli Rommel e di Messe che preferivano la linea dell ' Akarit, fu pertanto un en-ore strategico che rese particolarmente difficile il compito della nostra G .U . L'offensiva inglese su lla fronte di El Hamma, diversamente da quella sulla linea del Mareth che vennenettamente stroncata, fu solo contenuta per il tempo necessario a consentire al grosso della 1a Armata, che doveva marciare a piedi, di ripiegare sulla posizione dell'Uadi Akarit secondo l 'ord ine impartito dal gen . Von Arnim fin dal giorno 24, nonostante il diverso avviso del gen . Messe che avrebbe voluto persistere nella difesa della linea del Mareth Il ripiegamento sulla linea Akarit-Chotts, iniziatosi la notte sul 26, si concluse ordinatamente, nonostante le gravissime difficoltà logi stiche e la pressione nemica, il giorno 30 marzo . La battagl ia difen-
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Tutti gli attacchi effettuati dal 21 al 3 1 fai li rono con gravi perdi te. Partico larmente gravi fu rono gli attacchi subiti dalle truppe americane il 25 ed il 3 1, che portarono al siluramento del comandante della 1• D ivisione generale Ward.
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siva di Maret-el-Hamma -che aveva impegnato duramente anche la Divisione Centauro investita fin dal giorno 17 da preponderanti unità motocarrozzate statunitensi alle qual.i aveva resistito vantaggiosamente- fu un grave smacco per le forze franco-anglo-americane che, nonostante loro superiorità, non riuscirono .in nessuna delle due offensive a sfondare la fronte delle forze dell'Asse e non seppero sfruttare il momento favorevole del ripiegamento italo-tedesco per raggiungere la costa e tagliare la strada alle forze in ritirata. Il successo difensivo della l" Armata fu il risultato dell'ottimo lavoro di impostazione , di organizzazione e di preparazione morale e professionale compiuto dal gen. Messe che in soli 20 giorni, come riconobbe il gen. Von Amim , seppe trasformare l' Armata reduce da un lungo e penoso ripiegamento seguito ad una gravissima sconfitta. Fu il risultato dell'intensa e frenetica attività dal vari comandanti e degli stati maggiori che, con piena aderenza ai criteri ed alle disposizioni del comandante dell'Armata, ne assecondarono iniziative e disposizioni moltiplicandone l'efficacia. Fu il frutto di una condotta delle operazioni caratterizzata da capacità d 'intuizione, chiarezza di idee , prontezza di decisioni e tempestività di ordini del Comandante e dello Stato Maggiore dell ' Armata alle quali fecero riscontro, eia parte dei comandi e delle unità dipendenti , una cleclizione, uno spirito di sacrifico e di adattamento e una capacità professionale e combattiva di alto livello. Vi furono alcuni malintesi e momenti di tensione tra il comando del! ' Armata ed il comando del Gruppo cl' Armate e si verificarono piccoli screzi nell'impiego di unità così eterogenee per mentalità, tradizion i e orientamenti, ma il collaudo in combattimento dell 'Armata mista dette risultati superiori ad ogni aspettativa e la forma di cooperazione raggiunta in poco tempo fra comandi e unità italiani e tedeschi fu davvero brillante. Nel complesso può fo ndatamente affermarsi che la fusione delle unità italiane e tedesche nell ' ambito dell a l a annata rappresentò uno dei più felici esempi di armonico funzionamento di una Grande Unità mista, nella quale veramente l'obiettivo comune sul campo di battaglia, la vittoria, era posta al di sopra e al di là cli qualsiasi attrito e cli qualsiasi piccola gelosia nazionale. Come ben sa chiunque abbia vissuto e combattuto per lungo tempo con i tede-
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schi -e il gen. Messe era fra questi - quest'armonia procedeva in ordine decrescente dalle linee di combattimento alle retrovie, sfumando da un ammirevole cameratismo ad uno stato di tensione e talvolta di vera osti lità , determinato quest'ultimo dalle incon-eggibi li caratteristiche germaniche della mancanza di tatto , della supponenza, della tracotanza. Come s'é avuto modo di vedere, Messe aveva svolto nella battaglia un ruolo di primo piano, e ciò non tanto o non solo per il fatto di essere il comandante delle nostre forze, il che dava per scontato lo svolgimento di quel ruolo quanto meno a livello ordinativo, ma proprio per .la gestione diretta delle operazioni, per la sagacia tattica dimostrata nel corso della loro evoluzione e per la chiara determinazione con la quale avevo mantenuto i collegamenti con Roma e con l' alleato ad ogni livello. Era, ancora una volta, lo "stile" Messe che si imponeva sugli eventi e sulle persone, come è possibi le evincere da una serie di messaggi che non abbiamo volutamente inserito nel contesto descrittivo dd la battaglia, sia perché il quadro di questa apparisse più chiaro al lettore senza appesanti menti anche se cronologicamente pertinenti, e sia per sottolineare ancora di più il loro valore "proiettivo" circa la personalità del nostro personaggio. Il primo di essi è un telegramma diretto al Capo di S.M.G . il 23 marzo, al termi ne quindi della prima fase della battaglia del Mareth: Ottavo giorno grande battaglia difensiva che prima armata sta com.battendo ritengo opportuno rappresentare sinteticamente fani et apprezzamenti situazione I.I Su posizioni Mareth at seguito ternpestivo contrattacco ieri condotto con molto slancio nel settore GG.FF. una prima.fase della battaglia si è conclusa at nostro diretto vantaggio /:/ posizione resistenza est infatti oggi integralmente in saldo possesso prima armata I.I Ripetuti attacchi nemici condotti per sei giorni con forze ingenti fanteria et carri appoggiati sempre da spregiudicato impiego artiglieria et a viazione numericamente rnolto preponderante avevano fruttato avversario at prezza gravi perdite modesti risultati as.som.rnanti penetra-
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zione nostra posizione resistenza su una fronte di circa 2 Km. per profondità 1 ,5 Km . In settore GG.FF. /,/ penetrazione eliminata come già detto seguito contrattacco, ieri I.I Perdite nemiche finora accertate /:I prigionieri 370 /,I carri di strutti 40 I.I molti risultano i morti e feriti I.I anche da parte nostra le perdite sono state rilevanti presso le unità maggiormente impegnate /.I Il settore del Raggruppamento Sahariano è stato investito da forte unità corazzata che ha tentato di travolgerlo di slancio I.I Ho potuto fronteggiare la situazione e contenere la pressione nemica grazie all'intervento di riserve (fra cui i 64a divisione ritirata nella notte stessa dallo schieramento) precedentemente dislocate et rapidamente trasferite at portata detto settore I.I Circa situazione attuale occorre tener presente che maggior parte forze nem.iche settore Mareth non est ancora impegnata mentre Armata ha praticamente f?Ìà speso gran parte sue poche riserve et che pertanto equilibrio potrebbe essere rotto I.I Nel settore Sahariano forze nemiche sono suscettibili di awnento et potrebbero divenire incontenibili I.I Truppe italiane et tedesche hanno combattuto con valore come appare da risultati concreti della battaf?lia che si è combattuta prevalenteniente in settore italiano I.I Alcuni reparti italiani (et forse anche tedeschi) che si sono trovati in condizioni parti. colarmente difficili per disparità di forze et di ,nezzi hanno offerto resistenza inferiore at quella che se ne poteva attendere I.I Mi r(ferisco con questo particolarmente al settore Sahariano dove est da tener conto della estrema sottigliezza nostra occupazione/,/ del modesto armamento nonché del grado di efficienza morale di alcuni reparti messi insieme durante i precedenti ripiegamenti con ruderi unità già travolte aut elementi vari difesa territoriale Tripolitania 1./63 Al telegramma Ambrosio aveva risposto il giorno successivo in termini - a nostro avviso- alquanto convenzionali e assicurando "' Archivio Messe tele 2188/op. del 23.3.1943, per Ecc. Gen. Arm. Vittorio Ambrosio capo S.M.G., f.to Messe;
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J1HSE - /'11/ti1110 Marescia!lo crtta/iu
Messe che "vostra realistica segnalazione vista anche Duce"65 , 11 comandante della la Armata aveva a sua volta risposto con una lettera personale, che riproduciamo integralmente perché sottolinea la carica emotiva del suo estensore, e la propria purezza di intenti in contrapposizione ai maneggi che proprio il destinatario della sua risposta stava conducendo a Roma per la preparazione del colpo di stato del 25 luglio, molto più importante per lui e per i suoi associati di quanto stava avvenendo in Tunisia, Mentre là si combatteva e si moriva, negli ambienti romani di vertice, tanto a livello P.N .E quanto della C01ie e del lo Stato Maggiore , si era troppo intenti a to spring to the aid of the victors66 , Il testo della lettera di Messe ad Ambrosia era il seguente: Cara Eccellenza, desidero dirti che il contenuto del tuo radio n .30997/op, del 24 mi ha.fatto molto piacere. Ti ringrazio. 1ìt conoscevi bene le reali condizioni materiali e morali delle truppe ripiegate dalla Libia e la situazione dell'armamento e, quindi, sei il migliore giudice per valutare l'enorme ~forZo compiuto in questi ultimi due mesi per creare un'armata da un vero e proprio ,nosaico! Le autorità centrali, a cominciare dal DUCE, ci hanno aiutato in tutte le fanne come hanno potuto. Si è lavorato con m.oltafede, con slancio e con ardore. L'opera è stata radicale nel campo de Lia ricostruzione materiale, morale e spirituale dell'organismo dell'Armata , Tutti avevano perduta lafiducia; ,na lajfrlucia è rinata. Il risultato di questo lavoro, che si è compiuto con la collaborazione di tutti i comandanti, bisogna vederlo nella chiara e magnifica vittoria riportata contro la forte ed agguerrita Armata in questa prima fase della battaglia. Le truppe si sono battute valorosamente, ed i comandanti
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~ Archivio Messe, tele 11 ° 30997/0p. del 24.3.1943 , al Comando l ;' Armata per Ecc . Messe, F.to gen . Ambrosjo; 66 "precipitarsi in aiuto del vincitore ": espressione adoperata nel testo inglese della Relazione Ufficiale del Maresciallo Alexancler sulla campagna cl' Africa (Alexander H. R. , op . cit.. pag. 43);
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sono stati all'altezza del compito loro. Il cameratismo sul campo tattico ji-a italiani e tedesch,; è stato pe,:fetto. Gli stessi inglesi hanno riconosciuto di essere stati balluti. Anzi dai loro riconoscimenti la Loro sco11fìtta appare ancora più f?rave . Il campo di battaglia suf_fi·onte del Mareth è seminato di carri armati (i carri armati distrutti sono saliti a circa 90), di armi di ogni genere, di diecine di automezzi, di enorrne altro materiale e di cadaveri inglesi. Le nostre perdite sono state severe ma quelle del neniico gravissime. La battaglia continua e si fa violenta nel settore sud-ovest. lo faccio ogni 4'orw per alimentarla, per quanto l'ordine di ripiegare sulla frnea degli Chotts mi crei molte gravi d(!ficoltà . Tu sai che l 'ordine di ripiegamento è in relazione alla situazione che si è detenninata nel settore meridionale e centrale della 5a Armata. Sono quindi ragioni che riguardano l'altra armata ma delle quali bisogna pure tenere conto . Ciò non toglie che alle truppe de/La i° Armata di.spiaccia molto lasciare il Mareth dopo di averlo sanguinosamente e valorosamente difeso. Le operazioni di r;piegamento sono in pieno sviluppo, Come puoi immaginare sono operazioni difficili e della massima delicatezza perché faue sollo la pressione del nemico e perché il numero degli automezzi a disposizione é semplicemente irrisorio, per quello che si deve fare. L'insufficienza degli automezzi ci obbliga a fare più viaggi! Le prossime 48 ore segnano il momento della massima crisi, Se la potremo superare avremo portato indietro tutta l 'armata con tulli i materiali ed il munizionamento, E sarà un bel successo. La radio inglese di ieri diceva: "la lotta sulla linea del Mareth è dura. Rommel ha accettato la battaglia come.forse non ci aspettavamo .... " . Naturalmente gli inglesi sanno perfettamente chi comanda in questo momento l'Armata, come sanno chi comanda il Gruppo Armate, ma nella loro prosopopea non vogliono ammettere di essere stati battuti da un generale italiano , Si vede anche che per il pubblico inglese il bau-bau Rommel può servire a giustificare l'insuccesso.
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E concludo questa lettera, forse un po' troppo lunga. La situazione è sempre molto delicata ed il compito che rimane da assolvere assai duro, Ma la fede é intatta e la volontà di lottare con tutte le forze è sempre ferrea. Se ce n'è bisogno puoi ancora una volta assicurare il DUCE che tutti, dal Comandante all'ultimo soldato,faranno il proprio dovere fino all'ultimo. Gradisci il mio cordiale e fervido saluto67 • II 23 marzo era pervenuto a Messe un fonogramma inviato dal C.S .. Nel messaggio si chiedevano chiarimenti circa la capitolazione di cinque. compagnie italiane segnalata dal comando del Gruppo Armate Est come avvenuta nel settore Mannerini, là dove il nemico proprio grazie a tale cedimento, aveva sfondato. Due giorni dopo, era pervenuta ad Ambrosio la risposta di Messe che, per certi aspetti, può essere accostata all'atteggiamento eia lui assunto durante la vicenda della Div. Sforzesca sul fronte russo e descritto nel cap. IV: Con mio radio 2188/0p . del 23 marza ho riferito sulla reale situazione et sviluppo avvenimenti battaglia in corso mellendo pure in evidenza che qualche reparto ( che ora preciso del settore Mannerini) aveva probabilmente offerto un.a resistenza inferiore at quella che se ne poteva attendere I.I Confermo che ragioni di tate presunta minore resistenza sono quelle riferite con sopraccitato mio radio 2188/0p. I.I Notizia capitolazione cinque compagnie italiane est stata appresa da Comando Gruppo Armate da intercettazione comunicazioni radio inglesi et trasmessa at codesto comando senza' sentire il dovere né di controllarne attendibilità né di informarne mio comando I.I Per tale in comprens;bile modo di procedere ho personalmentefatto sentire /,I quale naturale tutore del prestigio et dell'onore delle truppe italiane /,/ mia vibrata protesta at comandante Gruppo Armate che si est detto 67
Archivio Messe, lettera personale d i Messe ad Arnbrosio, datata 25 marzo 1943;
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dolente dello accaduto et ha assicurato che ciò non si sarebbe più veriJ;cato per lo avvenire I.I Ho protestato anche con Maresciallo Kesserling I.I Si può ammettere I,/ ripeto /,I che qualche reparto I.I data La natura della sua costituzione /,I i suoi precedenti et lo ampio fronte da guardare /,I ma sopratutto dati i.furiosi bombardamenti aerei et di artiglieria /,I sia stato sorpreso et stordito et non abbia potuto aut saputo validamente reagire/./ Ma questa rimane soltanto una supposizione I.I Tengasi comunque presente che trattasi di compagnie del battaglione "Savona" formate da rollami di vecchia disciolta divisione et di alcune compagnie G.a.F della Tripo litania che tenevano un fronte di almeno 1O chilometri I.I Debbo aggiungere che nello stesso settore Mannerini tutti gli altri reparti si sono battuti eroicamente I.I Al Comando Gruppo Armate et al Maresciallo Kesserling non ho mancato di far osservare che una maggiore decisione et un maggiore slancio da parte deLla 21u divisione corazzata da me tempestivamente fatta affluire in posto avrebbero potuto in poco tempo ripristinare la situazione I.I Comunque est chiaro /,I come esplicitamente ammesso dallo stesso Comando Gruppo Armate /,I che at tutte le truppe italiane et tedesche della 7° Armata rimane il merito di avere riportato una notevole vittoria sulla agguerrita sa Armata inglese I.I Finora risultano distrutti da 80 at 90 carri armati et catturati cannoni /,I m.ortai /,/ mitragliatrici et altro materiale bellico I,/ oltre at alcune centinaia di prigionieri I.I Tale successo est stato chiaramente et esplicitamente riconosciuto dal primo ministro inglese Churchill nelle dichiarazioni ai Comuni del mattino 24 corrente 1./68 Come si vede, l'atteggiamento di Messe nei confronti dell'alleato non era cambiato dei tempi del fronte russo: nessuno stato di soggezione e ferma puntualizzazione di fatti e situazioni, (anche se in non poch i casi si trattava di doversi arrampicare un po' sugli "'~ Arch ivio Messe, fonogramma n. 2394/0p. datato 25.3. 1943, da Comando l" Armata- Uff. Opcr. a Ecc Gen. Armata Ambrosio Capo S.M.G, f.to Messe;
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specchi per sai vaguardare l' immagine nazionale) e passaggio al contrattacco per denunciare a propria volta alla controparte lacune e carenze. Che non mancavano, ad onta di una indubbia superiorità dello strumento belli co in generale, come testimoniato da un documento prodotto dal comando della Div . Giovani Fascisti alle fine di marzo 1943 ed avente come oggetto il comportamento dei reparti nei combattimenti dell 'Uadi Zigzau, svoltisi tra il 20 ed il 2.1 dello stesso mese nel quadro della battaglia del Mareth . Le relazione, nel riepilogare gli scontri sostenuti, s i concludeva con l'affermazione che il cedimento di due capisaldi (Biancospino e Betulla), entrambi presidiati da truppe tedesche del Panzer Grenadie Regiment Afrika, fosse stato l'elemento primo determinante del parziale successo nemico . Il firmatario del documento, gen. Nino Sozzani, affermava poi come fosse sua convinzione che i presidi dei due capisaldi si fossero lasciati sorprendere. Ma quanto riferito nelle "brevi considerazioni" che concludevano il rapporto risultano esaustive in tal senso, e pertanto lasciamo loro la parola: li primo successo nemico fu l'occupuzione del caposaldo Biancospino di cui il comando Divisione non venne che casualmente ed in ritardo a conoscenza . Caduto tale caposaldo il nemico, che ormai non aveva preoccupazioni circa il suo.fianco sinistro, iniziò L'infiltrazione sulle posizioni immediatamente ad ovest dello Zigzau seguendo la direttrice che portafra Tr4ogLio e Betulla. Anche il caposaldo Betulla cedette per buona parte consentendo al nemico di allargare la zona di penetrazione e anche quest'azione venne a conoscenza del comando casualmente ed in ritardo sebbene esistessero collegamenti diretti 'in. atto. Se tale azione fosse stata conosciuta tempestivamente il comando Divisione avrebbe potuto fare effettuare dei contrattacchi locali che anticipati di qualche ora forse avrebbero ristabilito la situazione. Altro elem.ento da mettere in rilievo è che mentre al comando di Divisione era stata data notizia della riconquista di Betulla ciò non rispondeva a verità e nonfit possibile pertanto effettuare tale contrattacco con le truppe disponibili che
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erano già state impegnate in altre azioni di contrattacco . Si ha l'impressione che mentre i nostri reparti hanno saputo reagire malgrado il treniendo fuoco di artiglieria, i fumoge ni e la massa di fanteria attaccante, le truppe tedesche si siano lasciate sorprendere . Gli ufj,ciali . che risultano quasi tutti caduti o dispersi hanno fallo del loro meglio per vincere il panico che aveva pervaso le loro truppe ma non ci sono riusciti . Comunque essi o sono impossibilitati a dare notizie esatte di quanto avveniva o non hanno dato notizia per un senso di fa.lso pudore e nella speranza di rh1scire a ristabilire la situazione con i propri mezzi prima che essa precipitasse o venisse a conoscenza del conzcmdo di Divisione. Circa la veridicità del comportarnemo dei reparti tedeschi allego una dichiarazione del tenente inrerprete Vidossi di questo Comando 69. L'ufficiale chiamato in causa aveva infatti così riferito sulla sua testimonianza, che pur nelle sua concisione ci sembra molto utile per ridimensionare certi "miti", tipo quello della supremazia morale e psicologica - sempre, comunque e dovunque- del soldato tedesco rispetto al nostro: In merito alfa caduta del caposaldo Betulla riferisco quanto segue: la notte tra il 20 e il 2 J marzo e precisamente verso le ore 2, mi trovavo nei pressi dell'oasi di Zarath per orientare il comandante di una batteria sullo schieramento nemico; mentre stavo per rientrare al comando Divisione ho incontrato una sessantina di soldati tedeschi che disordinatarnente ed in evidente stato di terrore si avviava verso le retrovie . Ho fermato questo gruppo ed ho chiesto se vi fosse tra loro qualche 14/iciale, mi.fu risposto che gli iif.fìciali erano tutti caduti e gli inglesi, che erano numerosissimi, avanzavano ubriachi e senza fare prigionieri .
Archivio Messe, prot. N. 2228/0p./T Segreto datato 31.3 .1943 , da Comando Div. GG. FF. FF. - Uff. del Capo d i Stato Maggiore al Comando J" Armata e p .c. al Comando XX C.A., F,to il generale comandante Nino Sozzani;
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Ho incolonnato il reparto indirizzandolo verso il comando del reggimento "Menton". Ho ordinato ad un soldato tedesco di seguirmi aL comando della divisione dove dovevo riferire quanto avevo visto e perché egli potesse dare più precise spiegaz.ioni70 •
b) - La battaglia dell' Akarit e degli Chotts (S-6 aprile) Dalla linea del Mareth la l3 Armata ripiegò sulla linea AkaritChotts. Quantunque essa avesse inflitto all 'avversario perdite più gravi delle proprie, queste avevano pesato però assai duramente su lla bilancia delle forze contrapposte, perché se il nemico poteva ricevere rin(orzi (e ne ricevette anche dal Medio Oriente, come ad esempio la 56" Divisione, che giunse dall ' Irak ed avrebbe preso parte alla prima battaglia di Enfidaville) la nostra Armata era ormai praticamente tagliata fuori. Infatti, come si è visto , per le perdite di naviglio dovute all'incessante offesa aero-navale nemica, i rifornimenti che fu possibile inviare in Tunisia nel mese di apri le ascesero appena a poco più della metà di quelli inviati nei mesi precedenti. Per di più , oltre il 41 % di essi andò perduto per siluramenti e bombardamenti aerei. Perciò la sessantina di carri armati , la trentina di batterie e le varie migliaia di caduti, feriti e dispersi (equivalenti a 16 battaglioni) perduti nella battaglia del Mareth, costituirono per la l" armata una perdita non più rimpiazzabile , mentre le più gravi perdite del1'avversario furono compensate dalla sua preponderanza numerica e di mezzi e dai rinforzi in arrivo dal Medio Oriente. Contro i 500 carri armati di Montgomery non restavano che 16 carri della l 5a Divisione corazzata. Quando, dopo la battaglia di Mareth-el-Hamma, la la Armata ripiegò sulle posizioni Akarit-Chotts , queste non offrivano alcuna garanzia di solidità, nonostante l'incremento dato ai lavori di rafforzamento e i veri miracoli di attività compiuti dalle unità nel periodo che intercorse prima della ripresa dell 'offensiva inglese. L'Armata Archivio Messe, Allegato n° 2 al foglio 2228/0p. di cui alla nota precedente, al Comando Div. GG. FF., f.to ten. Vidoss i Giuseppe ;
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CAPITOLO V LA CAMP4GNA DI T UNISIA
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aveva inflitto ma anche subito gravi perdite per cui fu necessario il suo completo riordinamento. L'andamento della nuova posizione di resistenza correva grosso modo lungo l'allineamento Uadi AkaritDj Roumana-el Hachana-Gebel del Fedjadj-el Kbir Smaia; più ad occidente si estendeva fino alla sinistra del settore Centauro. Robusta in corrispondenza dell'Uadi Akarit, delicata nel tratto dei gcbel dove tra l'uno e l'altro coJTevano buone linee di comunicazione sfruttabil i da forze motocorazzate, impraticabile poi nella zona antistante gli Chotts Fedjadj, la posizione di resistenza destava preoccupazioni non lievi nella parte pianeggiante compresa tra il Roumana ed il gebel el Meida e nella parte montuosa per la esigua profondi tà della zona collinare. In conclusione, la posizione degli Chotts si presentava sotto ben altro aspetto di quella di Marcth, soprattutto per la maggiore debolezza, la crisi dei collegamenti, la difficoltà, per mancanza di mezzi , d!i recuperare la primitiva efficienza, l'enorme squilibrio di mezzi corazzati (J 6 carri armati contro 460) , ed infine per l'orientamento psicologico del gen. Von Arnim che il 1° aprile prospettò al gen. Messe l'opportunità di ripiegare a Nord , dietro la linea di Enfidaville, tutto il personale ed il materiale non strettamente necessari alla difesa dell a posizione Akarit-Chotts . Jl Comando Supremo, venuto a conoscenza di ciò , confermò all'Armata l'ordine di resistenza ad oltranza sugli Chotts e di evitare che si ingenerasse la sensazione che le attuali posizioni dovessero avere una semplice funzione cli ritardo. Concetto più facile ad esprimere in un ordine che a tradune in realtà, tanto è vero che la battaglia cieli' Akarit durò poco più di 24 ore. Per le sue caratteristiche naturali , quella dell 'Akarit costituiva potenzialmente una buona posizione difensiva in quanto meno estesa di quella di Mareth-el H.amma, più robusta, con i fianchi appoggiati al mare ed a paludi salmastre e vulnerabi li solo in corrispondenza di tratti ben definibili e ristretti. Alla l" Annata mancò il tempo per poterla fortificare sufficientemente ed estenderla in profondità e vennero a mancare le riserve , tanto più indispensabili proprio in ragione della scarsa solidità che si era potuto conferirle , per assicurare alla difesa il grado di reattività necessario. In più il gcn. Montgomery, abbandonata la vecchia formula dell ' attacco nel periodo del plenilu-
Cartina n ° 18 La hattailia dell 'Uad; Akarit (6 aprile)
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CAPITOl,O V l.A CAMPAGNA DI TUN ISIA
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nio -che sarebbe caduto il 15 aprile- e avvalendosi, diversamente dal solito, di una preparazione piuttosto sommaria , affrettò i tempi e anziché attendere un'altra settimana decise di sferrare l'azione la sera del 5 aprile pensando che il vantaggio di agire nell'oscurità avrebbe compensato il rischio della confusione. Egli divisò inizialmente di sfondare lungo il 1istretto settore costiero e di sfruttare la breccia per lanciare in profondità i mezzi corazzati1 1• Estese successivamente la fronte di attacco verso ovest fino a comprendere le alture dominanti del settore centrale della l" Armata italiana e decise d'impiegare nell'azione le tre divisioni di fanteria del XXX corpo d'armata. La sera del 5 aprile la 4a Divisione indiana attaccò s imultaneamente le posizioni della Trieste e della Spezia ad Ovest del Roumana e riuscì a creare una notevole sacca. Alle 4,30 del giorno 6 la 50a e la 51 a britanniche partirono a loro volta all'attacco appoggiate dal fuoco di quasi 400 cannoni; mentre la 50" fu fermata lungo la linea del fosso anticarro , la 51 a riuscì ad aprirsi un altro varco sulla fronte della Trieste. Se le divisioni del X corpo d 'aimata inglese avessero tempestivamente sfruttato la breccia aperta dalla 4" Divisione indiana e anche quella, sebbene meno ampia, dalla 51" Divisione inglese, la fine della guerra nell ' Africa settentrionale sarebbe stata anticipata di un mese . Le forze corazzate tardarono invece a muoversi ed a sfruttare il momento favorevole per lanciarsi in profondità, dando così modo alle forze della 1" Armata italiana di restrin gere la breccia della 51 a e cli fermarvi, mediante un contrattacco della 15" Divisione corazzata tedesca, le avanguardie corazzate del X Corpo inglese. Niente fu fatto da parte britannica nel corso di quella giornata per sfruttare l'ampio varco aperto dalla 4" Divisione indiana . Con la s ua tipica tendenza a procedere con cautela , Montgomery pensò di effettuare lo sfondamento la mattina seguente, con l'aiuto di un massiccio bombardamento aereo e di artiglieria . Ma quando spuntò il nuovo giorno il nemico si era eclissato, e quello che avrebbe dovuto essere un colpo micidiale destinato a metterlo fuori combattimento si trasformò in una lenta avanzata
71
La prima Arnw1a i1a/iana in Tunisia, op . cit., pagg. 160-167;
304
Cm,;1.\'.\I M iiS5C - l'ult imo ;l farescia llu d l talia
su lle orme di un avversario che ancora una volta gli era sfuggito di mano. Perché, diversamente dalla battaglia di Mareth-el Hamma concl usasi con una bella vittoria difensiva, quella dell 'Akarit ebbe per la 1a Armata italiana esito del tutto negativo e si sarebbe potu ta concludere con l'annientamento dell'intera Grande Unità se, appena dopo 24 ore di scontro, le forze italo-tedesche non avessero cominciato a ripiegare su lla posizione di Enfidaville. Anche se la massa dei mezzi nemici il giorno 5 era ancora in sosta all'altezza di Oudref, nulla avrebbe potuto indurre ad escludere con certezza l' ini zio da un momento all'altro dell'offensiva nemica se non il fatto che in passato il nemico aveva sempre attaccato nel peri,o do di plenilunio od almeno in fase avanzata del primo quarto. A causa di tale presunzione la 1a Armata venne colta di sorpresa. Questa ebbe il suo peso e incise negativamente s ulla condotta delle operazioni più del l'esiguità dell'ostacolo montano , della scarsa efficienza dei lavori difensivi, della insufficienza del materiale di rafforzamento e della stessa esilità dello schieramento. Ancora magg iore , quasi da solo determinante, fu il peso esercitato sull'azione di comando e sulla condotta della battaglia dalla carenza dei collegamenti: scarsi e precari, per la mancanza di materiali, i collegamenti a filo, per di più tagliati dal fuoco della preparazione nemica; inefficienti , per mancanza di pile, quelli radio. I comandi di armata, di corpo d'armata e di divisione vennero informati della situazione in linea con ritardi, confusamente e spesso contraddittoriamente, per cui le reazioni furono intempestive ed inadeguate, complicate talvolta da vere e proprie intromissioni del gen. Bayerlein che , senza avvertire il comandante dell'Armata, dette ordini diretti alla 164a tedesca, alla 1sa Corazzata ed alla 90a. Nell ' incontro che, il gen. Messe ebbe nel primo pomeriggio del giorno 6 con il gen . Von Arnim 72 , dopo il punto sulla situazione quale risultava al momento vale a dire non ancora compromessa mercé i provvedimenti adottati ed il successo delle reazioni già compiute o in corso di esecuzione- il primo fece presente che l'assenza completa di ogni ulteriore
72
Liddell Harl B. H. , op . cit. pag. 594;
305
CAPITOLO V LA CAMPAGNA DI TUNISIA
riserva, essendo state già spese tutte quelle inizialmente disponibili, non avrebbe consentito di fronteggiare per altre 24 ore l'offensiva nemica. Il gen. Von Arnim si mostrò titubante sul da farsi e disse di non avere elementi sufficienti per prendere una decisione che, invece, prese poi alle ore 20 ordinando il ripiegamento generale in seguito ad un messaggio inviatogli dal gen. Messe mediante il quale questi comunicava che: si era verificata una profonda penetrazione di carri e di fanterie nemici nel settore della Spezia fino a minacciare da vicino la zona di schieramento delle artiglierie; il nemico stava facendo serrare sotto, intorno al Km 31 della strada cli Gafsa, un forte concentramento di automezzi e di carri; era da ritenere difficile di poter fronteggiare l'indomani un nuovo attacco nemico che avrebbe potuto portare all'annientamento cli gran parte delle unità ; il ripiegamento si presentava, d'altra parte, assai difficile sia per pressione nemica sia per scarsissima disponibilità automezzi71 • AUTOMEZZI ESISTENTI: ! Autoc:mi
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Nel presenle compu10 non sono compresi gli automezzi ceduli all'Intendenza Tunisia, e cioè: circa 60 autovetture: acttopesan.ti: efficienti 340 - inefficienti 127; rimorchi: eflìcienti 37 - inefficienti IO; automezzi vari: efficienti 102 inefficienti 50; au1ocisterne civili: efficienti 74 - ineflìcienti 85; auto civili: efficienti 462 - inej)ìcienti 280: rimorchi civili: efficienti 124; motomezzi: efficienti 100 - inefjìcienti 50. (da : Mon/C/rtari M ., op. cit., pag. 669.)
,, U, prima Arma/Cl italiana in Tunisia, op . cit. , pag. 180;
Wìcie,ii
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(;m1,M:WM1;s51; - /'ultimo Maresciallo d7ta/ia
Nell'elencare gli altri fattori che stavano incidendo negativamente sulla battaglia, il gen. Messe indicò: l'allontanamento delle riserve dalla zona in cui erano state inizialmente raccolte per portarle a ridosso del settore giudicato più pericoloso (GuettarMaknassy); la crisi dell'artiglieria per la precarietà dei collegamenti e per la prematura scomparsa degli osservatori proiettati necessariamente in linea; il modesto apporto dell'aviazione dovuto al fatto di giorni precedenti alla battaglia essa era stata polarizzata verso il settore Ovest; la scarsa consistenza (15 -20 apparecchi) residua dell'aliquota cooperante con l 'Armata ed il ripiegamento di questa negli aeroporti settentrionali , troppo lontani dal campo di battaglia74 • Non poco fu, infine , il danno recato dallo stesso comando del Gruppo Armate con il suo ondeggiare, nei giorni precedenti la battaglia, (sia pure giustificato dall'incubo della minaccia che aveva pesato sulla sicurezza dell ' Armata, alla sua destra e alle spalle) , tra gli ordini per la resistenza ad oltranza sull' Akarit e le predisposizioni per il ripiegamento su Enfidaville. Sebbene il Comando Supremo italiano avesse ordinato con estrema chiarezza che sulla linea degli Chotts si sarebbe dovuto resistere tenacemente e senza ingenerare la sensazione che vi si sarebbe dovuta svolgere solo un 'azione di ritardo, la convinzione di un nuovo ripiegamento si era un po' insinuata nelle menti di tutti e la fiducia sulla robustezza difensiva e sulla capacità di tenuta della posizione degli Chotts era venuta meno. Malgrado tutto ciò, la 1a Armata combattè senza tentennamenti, sbandamenti e riserve mentali e le unità tagliate fuori, rimaste prive dell'ordine di ripiegamento, si batterono con accanimento sino alla sera del 7 aprile su lle posizioni che erano state affidate alla loro difesa. L'esito negativo della battaglia dell' Akarit , la cui relazione , compilata "a caldo" tre giorni dopo è riportata in Append ice, (doc. n° 29), dipese, in definitiva, da molte cause, delle quali la principale fu la carenza dell'azione di comando che, a sua volta, dipese da quella dei collegamenti. L'insuccesso
14
La prima Armata italiana in Tunisia, op. cit., pagg. 188- 19 I ;
CAPITOLO V LA CAMPAGNA DI TUNISIA
---
307
della 1a Armata non sarebbe stato di per sé di carattere tattico e locale; rimase tale solo perché la la Armata britannica, pur essendone in grado , non seppe tramutarlo in successo strategico 74 • È opportuno ricordare che sia nella battaglia di Mareth-el Hamma sia in quella degli Chotts il settore della Centauro a sbarramento delle provenienze da Gafsa, entrato in crisi fin dal giorno 24 marzo , esercitò un'influenza determinante sulle operazioni della I a Annata, su quelle del XXX Corpo d'Armata e sulla condotta generale dell 'azione difensiva italo-tedesca. Il peso dei preponderanti mezzi avversari si fece giorno per giorno sempre più sentire e la minaccia di uno sbocco in piano e quindi al mare del nem ico , alle spalle della l " Armata, divenne attuale il 28 marzo . La Centauro , appoggiata efficacemente dalle aliquote della 10" Divisione corazzata tedesca , riuscì però a tenere duro, nonostante le gravi perdite subite, gli attacchi di ingenti mezzi corazzati, i massicci bombardamenti e mitragliamenti aerei. L'attacco della la e della 9a Divisione di fanteria americane, seguite dalla la corazzata, sferrato su El Guettar il 28 marzo, dopo aver realizzato solo esigui progressi, venne prima arginato e poi arrestato con l'intervento di tutti gli elementi mobili disponibili in zona . L' attacco nemico , rinnovato all'alba del 29, venne ancora una volta contenuto da tutti gli elementi comunque disponibili (genieri , reparti comando, ecc.) . L'attacco che il nemico rinnovò il giorno 31 contro le forze residue della Centauro ebbe inizialmente successo e una colonna di carri americani riuscì a spi ngersi in profondità fino a poche centinaia di metri dal comando di divisione ove inesplicabilmente si fermò . Ciò dette modo agli elementi arretrati ed alle forze ripiegate dal davanti d i imbastire una nuova resistenza e, mentre le artiglierie ancora efficienti cominciarono a battere il nemico a fronte rovesciata, le forze residue, con al centro il comandante della di.visione ten nnero duro fino a sera, fin quando cioè i primi pezzi controcarro delJa 21 3 corazzata tedesca, che era stata messa in movi-
74
Stefani F., op. cit., pag.495;
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Maresciallo d 'ftalia
mento fin dal mattino dal comando della Ia Armata, non furono in grado di controbattere efficacemente i carri americani che ripiegarono immediatamente. La sera stessa le forze residue della Centauro furono riunite in un gruppo di combattimento che fu inglobato nella 10" Divisione corazzata tedesca. Si chiusero così gloriosamente per la Centauro i quindici giorni di durissima lotta contro un nemico enormemente superiore per numero e per mezzi ma, nell 'occasione, dimostratosi assai meno ricco di volontà combattiva e di capacità tattica e tecnica. In Appendice, (doc. n° 30), è riportato il telegramma con il quale Messe segnalava al C. S. il valoroso comportamento della Centauro e çiel suo comandante, il gen. Carlo Calvi di Bergolo.
e) - li ripiegamento dalla linea degli Chotts su Enfidaville. Il maresciallo Alexander, nella sua relazione ufficiale, ha definito questa battaglia come il combattimento più duro e selvaggio di ogni altro dopo El Alamein ed ha messo in risalto il fatto che nel corso di essa, "tanto i Tedeschi quanto gli Italiani, dimostrarono
una grande determinazione animata da un intatto morale". Ma , pe1 !a minaccia di avvolgimento sempre in atto sulla destra, la resistenza cieli' Akarit non avrebbe potuto essere protratta senza grave rischio . La sera dello stesso 6 aprile le nostre unità iniziavano il ripiegamento sulla linea di Enfidaville distante 250 chilometri, che le Divisioni "Spezia" e "Trieste" raggiunsero per prime. II ripiegamento della l " Armata sulle posizioni di Enfidaville (713 aprile) , per una profondità di 250 chilometri , effettuato in concomitanza con il ripiegamento del fronte centrale della Tunisia fu, sotto il profilo della impostazione, una delle questioni più controverse tra il comando Gruppo Armate ed il comando della 1a Annata e dette luogo a scambio di messaggi polemici tra i due comandanti, nonché a recriminazioni da parte del gen. Messe quando ne riferì lo svolgimento al Comando Supremo italìano;6 • Sul la necessità del ripiegamento concordarono entrambi i comandi in ragione della
76
la wima Armata in Tunisia , op. c it., allegato n. 28;
CAPITOUJ V
LA CA1\1PAGt,.~") DI TUNISIA
309
situazione complessiva determinatasi durante il giorno 6 aprile , oltre che sulla fronte della l " Armata, sull'intero scacchiere tunisino. Il gen. Messe giustificò tale necessità non tanto per la situazione creatasi sul fronte della sua Armata -che egli giudicava non definitivamente compromessa- quanto per la mancanza di riserve atte a ristabilire sul momento la situazione77 : L'Armata era protesa spiritualmente e materialmente nella alimentazione della battaglia ad oltranza, quando pervenne l'ordine di ripiegamento . Ed invero questo appariva giust(ficato, oltre che dalla situazione particolare dell'Armata, anche dalla situazione complessiva delle nostre forze in Tunisia : tuttavia il Comandante del Gruppo di Armate verso le ore 17, ultimato il coLLoquio che aveva avuto con me presso il mio com.anelo, era ripartito senza farmi cenno alla probabilità di immediato ripiegamento e tanto 1neno del modo con cui tale ripiegamento sarebbe stato condotto. Detto ordine pervenne poco dopo le
" La situazione della I" Armata, alle ultime luci del 6 aprile, venne così riassunta dal generale Messe: da Occidente ad Oriente: Raggruppamento sahariano non impegnato con un battaglione in spostamento verso il settore della Pistoia; 164" Divisione tedesca (tre battaglioni , una balleria) aveva iniziato il movimento verso il settore della Spezia; Divisione Pistoia impegnata su tutto il proprio setto re, ma in saldo possesso delle sue posizioni s ia pure a prezzo cli sensibi li perdite; Divisione La Spezia ha subito gravissime perdite: suoi nuclei attorno ad a lcune sue batterie si difendevano accanitamente contro forze preponderanti che premevano da ogni lato; Divis ione Trieste fortemente logora\,1 nei combattimenti della giornata durante i quali. però, con il concorso della 15" corazzata, era riuscita a ricacciare oltre il fosso controcarri le truppe nemiche; 90a Divisione , rimasta con due battaglioni in linea non premuti, aveva impegnato i reggi menti 361 ° e 200° (complessivamente 4 battaglioni) nei contrattacchi della giornata rispettivamente sul fronte della Pistoia e su q uello della Spezia (gebel Roumana); D ivisione Giovani Fascisti in linea non premuta: due battaglioni , però, erano stati sottratti per spostarli nel settore della 7heste; 15" Divisione corazzata. ultimato il contrattacco nel settore della Trieste . aveva raccolto anche i 40 carri della 2 1a dopo che questi, messi a disposizione della Armata, avevano tentato un contrattacco infruttuoso nel settore della Spezia. (La l" Annata in Tunisia, op. cit. , pag. 423);
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G'I Olil,\ ;\J .l11;5s1' -
fu/timo 1lifaresciallo d'Italia
ore 20 mentre almeno un preavviso, ritengo, avrebbe potuto essermi comunicato con alcune ore di anticipo; particolare che potrebbe sembrare di lieve moniento ma che invece avrebbe agevolato il complesso delle operazioni in misura che non è difficile immaginare se si r{fletta alle particolari condizioni dell'armata. Era noto che questa si dibatteva in una crisi di autornezzi di troppo insufficienti ai bisogni; orientata com 'era alla idea di una battaglia ad oltranza, sulla linea degli Chotts, sulia quale si riteneva di dover giocare una buona volta l'ultima carta in uno sforw supremo, detti automezzi erano stati impiegati per il trasporto a piè d 'opera di quanto era necessario per alimentare la lotta ed in ,nodo speciale delle munizioni per le artiglierie che stavano esaurendo lo loro dotazioni. Allo stato in cui si trovavano i nostri collegamenti dopo ore ed ore di battaglia e di bombardamento aereo.fu impresa irta di d(fficoltà far giungere i conseguenti ordini alle unità quasi tutte impegnate in una lotta durissima, raccogliere quanti più automezzi.fu possibile aver sottomano e smistarli nell'oscurità della notte per piste appena tracciate e sotto la costante offèsa aerea che in tutto questo ciclo ha avuto violenza apprezzabile solo per visione diretta . Certo, se il Comando di Armata fosse stato orientato in pr;cedenza, sopra una decisione di tanta importanza che capovolgeva addirittura il nostro atteggiamento, ben altre e più adeguate misure sarebbero state prese per rompere il contatto e per l'autotrasporto dei nostri reparti che invece risulteranno stivati come merci sopra i pochi automezzi di tanto inferiori ai bisogni. , Se l'ora tarda in cui l'ordine pervenne era fonte di giustificate apprensioni, altre e più gravi ne recava il contenuto dell'ordine stesso: era evidente che il Comando Gruppo Armate mirava ad impegnare l'Annata in combattimenti su linee successive ravvicinate in terreno libero offrendo alla massa corazzata neniica che aveva finora trovato limitate possibilità d'impiego, condizioni vantaggiose per lo sviluppo di redditizie manovre in profondità .
CAPITOLO V LA CAMPAGNA DI TUNISIA
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Un simile procedimento, era evidente, avrebbe portato al successivo e graduale sgretolamento ed annientamento delle nostre unità specie di quelle meno mobili, con il risultato di giungere senza o quasi senza truppe sulle posizioni finali da difendere. A mio giudizio il ripiegamento doveva mirare essenziahnente a sottrarre Le unità dell'Armata il più rapidamente possibile al raggio d'azione della massa corazzata nemica attuando procedimenti di manovra elastica senza l'impiego di combattùnenti afondo, procedimenti che era.facile ricavare dal/' esame stesso della situazione delle forze contrapposte 78 • Il gen. Von Arnim mirò invece ad impegnare l'Armata in combattimenti su linee successive ravvicinate, procedimento molto più oneroso e rischioso in quanto le unità ripieganti avrebbero potuto sgretolarsi ed esaurirsi prima di giungere sulla posizione finale da difendere. In sintesi, il gen. Messe era per una vera e propria manovra di ripiegamento intesa nel senso classico; il gen. Von Arnim, invece, per una manovra in ritirata. La differenza era di carattere sostanziale e non si può negare che la soluzione del
È noto, infatti, che i carri nemici avevano un 'autonomia d i movimento teorica in terreno vario, che oscillava fra gli 80 Km per i tipi meno recenti come il carro Mattilcla eia 28 tonne Ilate, ed i I 60 Km per i tipi più moderni come il carro Generai Shennan da 3 1 tonnellate; è altrettanto noto, per passate costanti esperienze, che nessuna unità corazzata britannica, usava portarsi nel raggio d'azione dei carri nemici se non d isponeva, sul momento di almeno metà della normale autonomia, per non essere colta in crisi di rifornimento nel momento più acuto della lotta: dati che sembrano d'importanza secondaria, ma che avevano sempre regolato l' impiego delle unità corazzate britann iche e dai quali poteva trarre norma chi avesse dovuto combatterle. Da ciò , e da a ltri fattori secondari, era lecito dedurre che per sottrarre le nostre truppe non motorizzate al contatto dei carri nemici, occorreva arretrarle d ' un balzo, autotrasportandole ad una distanza non inte riore ai 100 Km dalla linea degl i Chotts e proteggerle durante la marcia con retroguard ie motocorazzate che rallentassero ed impacciassero per quanto possibile i movimenti avversari . In tal modo nel g iro di due a tre giorni tal i truppe avrebbero potuto essere schierate su pos iz ioni vantaggiose a Nord di Enfidav ille, dove, fra l'altro, era cli somma importanza dare un primo assetto a lla sistemazione difensiva. 76
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Gio1,1.v.\/ M1:ss1: - /jt_llimo i ll/aresciallo d 'I 1a /ia
gen. Messe fosse molto più aderente alla situazione e tenesse gran conto delle possibilità operative reali di forze di fanteria già provate e ammassate su pochi autocarri racimolati e pilotati, in parte, addirittura da conduttori civili . L'ordine di Von Arnim , giunto alJe ore 23, stabilì modalità e prescrizioni in notevole contrasto con quelle già impartite dal gen. Messe e la I.oro esecuzione diede luogo a vari inconvenienti , ma il fatto che i resti della Trieste e della Spezia , contro il volere del generale tedesco , fossero stati inviati dal gen. Messe direttamente sulla posizione di Enfidaville e che la Giovan.i Fascisti e le artiglierie meno mobili fossero state fatte ripiegare nella zona della Sebka el Djem, a cavallo della strada, per poter recuperare gli automezzi per l'autotrasporto delle truppe lasciate indietro, fu del tutto positivo in quanto salvò unità che avrebbero poi dato un apporto fonda mentale alla difesa della posizione di Enfidaville. Per il resto , il ripiegamento si svolse nei primi giorni (7 , 8 e 9 aprile) secondo gli ordini del gen . Von Arnim e dal giorno 9 il comando del Gruppo Armate lasciò maggiore libertà al comando della la Armata, forse sotto l'influenza di quanto stava avvenendo nel settore FondoukKairouan (XXX Corpo d'Armata italiano)79 • TI giorno 13 anche gli ultimi reparti della 15" e della 903 tedesche ed il Nizza ed il Monferrato che avevano svolto azioni ritardatrici, congiuntamente con la 164a ripiegata la sera del 12, entrarono nello schieramento delle forze già sulla posizione di Enfidaville. TI piano di ripiegamento a piccoli sbalzi elaborato dal comando Gruppo Armate procurò senza dubbio pèrclite maggiori di quante l'Annata ne avrebbe subite se la manovra fosse stata effettuata in due soli sbalzi; ma il metodo del ripiegamento lento venne adottato dal gen. Von Arnim sotto il costante assillo dell'esigenza di coordinare il movimento della la Armata con quello delle truppe schierate ad ovest (D.A .K . e XXX Corpo cl ' Armata italiano). Il gen. Messe contestò tale preoccupazione perché le truppe schierate nel settore meridionale della fronte Ovest, cioè quel.le interessate al primo
79
Cfr. paragrafo 6 del presente capitolo;
313
CAPITOLO V lA CAM PAGNA DI T UNISIA
Cartina 11°19 Il ripiegamento della I O Armata italiana dalla w na di AkaritScholl .fino alla zuna di En.fidaville
Der RUckzug der 1.italienischen Armee von der Schott-Akarit-Stellung bis indie Enfidaville-Stellung Poni d u Fahs
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G10 1, 1.v,v1 M1;ssli - r u lti1110 Maresciallo d 'Italia
sbalzo dell'Armata, erano costituite quasi esclusivamente dal D.A.K. ed avrebbero perciò potuto muoversi molto liberamente e manovrare efficacemente, mentre lo spostamento della 50" Brigata non sarebbe stato difficile stante l'esiguità delle forze, e perché le rimanenti forze del XXX corpo, schierate fronte ad Ovest, grosso modo a Nord cli Sfax, avrebbero avuto tutto il tempo di effettuare a loro volta il ripiegamento. Tant'è vero che lo attuarono indisturbate durante la seconda fase di analogo movimento da parte della la Armata, quando il ritmo della manovra si era accelerato. Senza negare fondame nto alla contestazione del gen. Messe, è legittimo osservare che, anche nel caso di un maggiore recupero di forze, di mezzi e cli 91ateriali, l'esito della campagna di Tunisia era oramai segnato anche nella convinzione del Comando Supremo, in quanto poco nel frattempo poteva essere fatto, quali ne fossero i motivi giustificatori, per modificarlo o ritardarlo tanto è vero che il personale ed i materiali inv iati dall'Italia durante il mese di aprile furo no molto esigui rispetto alle esigenze80 , in particolare quelli destinati alle forze italiane. Da tempo, infatti, gli aviotrasporti erano stati quasi totalmente assorbiti in seguito a disposizioni del maresciallo Kesserling alle quali il Comando Supremo italiano si era accodato, a vantaggio delle unità tedesche, e cioè "per avviamento urgente battaglioni germanici, data loro superiorità di armarnento" 80 •
Nel mese di aprile giunsero dall 'ltalia il seguente personale e materia le italiano: per l' Eserc ito: L ballaglione bersaglieri (quasi comp leto), Ll battaglione bersaglieri ( I compagnia circa) , 58 autocarri, 13 autoblindo per il RECO Lodi, 196 mitragliere da 20, 23 pezzi da 4 7, 13 pezzi pesanti campali , 6 pezzi medio campali, 5.606.700 cartucce per armi portatili , 103. 100 bombe a mano, 73.000 bombe eia mortaio. 297.300 colp i da 20 , 102.200 colpi da 47, 175.800 colpi pesanti campali, 41 .000 colpi medio campali , 47.500 colpi contraerei, 4.241 ! d i carburanti, 100 t cli lu brificanti, I .005 t materiai i genio; per l'Aeronautica: 186 t cli carburante, 153 t di materiale vari.o; per la Mari na: 284 t di materiale vario; per tutte le forze tedesche della T unisia: I 3 pezzi di artiglieria, 38 mezzi corazzali, 165 automezzi, 8 .360 t cl i carburante, 9.938 t di materiale vario. (La Annata italiana in Tunisia. op. cit. , pag .329-340); 81 Le crescenti perd ite di aerotrasporti non avevano dissuaso né il Capo dello Stato Maggiore Generale, generale Ambrosio , né il capo dell ' OBS, go
r
CAPITOLO V LA CAMPAGNA DI TUNISIA
315
Le perdite dalla l" annata durante la battaglia degli Chotts ed il ripiegamento (specialmente nella prima fase) sulla posizione di Enfidav ille furono ingenti, riguardarono il personale ed i mezzi, incisero negativamente sulla durata della successiva resistenza sulla posizione cli Enfidavi lle, dove il 13 aprile la l" Armata si schierò con Grandi Unità che di grande non avevano che il nome 82 Si può tuttavia affermare che la manovra in ritirata, iniziatasi il
Feldmarescial lo Kesserling, che avevano continualo sino all'ultimo ad emanare tassativi ordini affinché prosegu isse l' invio in Tun isia per via aerea cli materiali e truppe di rinforzo. Essendo queste ultime dotate del solo armamento individuale, non era grande l' aiuto che esse portavano alle tredici stremate divisioni italotedesche Sui campi tunisini abbandonati dalla Regia Aeronautica e dalla Luftwaffe, gli a lleati notarono i rel itti cli circa seicento aerei, fra i quali parte dei trecentosettantuno vel ivoli da trasporlo tedeschi e degli ottantadue ital iani, che non erano stati inghiolliti dalle acque ciel Mediterraneo. (Peclriali F. Operazione Flax, in: Storia Militare, n° 125/fe bbraio 2004, pag. 3 1-32 ; cfr. anche Civoli M., S.A.S. - Servizi Aerei Speciali della Regia Aeronautica 1940-1943, Cavallermaggiore (CN) Gribaudo, 2000); -~ La forza delle Grandi U nità al 13 apri le era la seguente Divisione Giovani Fascisti: 2 battaglioni bersaglieri (LVII e Xl), 2 battag lioni Giovani Fascisti, I battaglione autonomo (Xf), III/4 7° tedesco, I g ruppo eia I00/12, 3 gruppi eia 75/27 , I gruppo eia 65/J 7, 1 gruppo da 75/46 (non in linea e su d i I solo pezzo), in totale 4 l pezzi; Divisione Trieste: IIT/65° piLl 2 plotoni mortai da 81 , l, TT e III/66 (6 compagn ie in tutto) più I p lotone mortai da 8 1, X bat.taglione M, una compagnia controcarri del CVI ballaglione , un battaglione più una compagnia Lufrwaffe, 2 gruppi da 100/17, 2 gruppi da 75/27, un gruppo eia 75/50, un gruppo eia 77 /82, una balleria eia 67 / I7 , in totale 36 pezzi; 16" R.A.C.A .: 2 g ruppi da 105/28 con il XXl corpo d'armata e un gruppo eia 87 ,6: in totale 18 pezzi; Divisione Spezia: 2 battaglioni ciel 125°, un battaglione mitraglieri, un battaglione controcarri (senza armi), un battaglione tedesco (II/47°), un gruppo eia 100/ 17 , un gruppo da 77 /28, un gruppo eia 75/27, un gruppo da 75/50 e un gruppo da 75/27, in rotale 29 pezzi; Divisione Ce11ta11ro: Grnppo Novara, un battaglione mitraglieri, una compagnia controcarri ciel V Cl battaglione, un gruppo eia 100/ 17, 2 gruppi da 75/27. in totale 22 pezzi: 24° R.A.C.A.: un g ruppo eia 105/28 su 4 pezzi; artiglieria d'annata: un gruppo da 149/28, un gruppo eia 149/40, un grup-
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G101'A.v,w MES.\1' -
/'ultimo Marescia /fo d'ftufia
giorno 7 e terminata il giorno 13, fu una grande operazione che non falli il suo scopo essenziale, indipendentemente dal meccanismo prescelto e dal come questo funzionò. Se si considerano le condizioni d'inizio e di condotta del movimento, la potenzialità del nemico, la precarietà della situazione del fianco destro e del tergo della 1a Armata e , da parte italiana, la scarsa o quasi nulla mobilità delle fanterie, le deficienze dell'armamento e dei mezzi di collegamènto, l' incapacità dei mezzi radio a funzionare in movimento, l'insufficienza qualitativa e quantitativa delle artiglierie, l'inferiorità generale dell'armamento , degli automezzi e dei materiali ed il fatto che una parie del personale e dei mezzi da cinque mesi erano in ripiegamento , il modo in cui la armata italiana, ormai minacciata difronte ed alle spalle da.forze preponderanti,.fu tratta.fuori
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po da 149/35 , un grnppo da 149/12, in rotale 17 pezzi; 3 gruppi da 75/46 in linea e 2 g ruppi da 75/46 e uno eia 77/28 per la protezione delle retrovie, in rotale 48 pezzi; Divisione Pistoia: 2 battaglioni, una compagnia mortai eia 8 1, 2 batterie da 65/17 (9- 1O pezzi), un battaglione con gli elementi del Raggruppamento saha1iano, un battaglione bersaglieri nuovo g iunto, Reggimento R.A. Duca d'Aosta su 2 battaglioni (paracadutisti e Loreto); Gruppo combattimento corazzato Piscicelli: un carro armato , 12 semovenli. 15 carri M 13 (del XVI battaglione); 90° Divisione leggera: 2 battaglioni del 200°, 2 ballaglion i ciel 36 1°, 2 battaglioni del 155°, un battaglione p ionieri, 3 cannoni da I00 , 6 obici da I05; 164" Divisione leggera: 3 battaglioni (ll/125, I/433, T/ 382) e 3 cannoni eia 100; 15" Divisione corazzata: un battaglione (I/115°) , un batr.aglione ceduto alla J 64'' (Il/I 15°) , 15 carri clell '8° corazzato, 3 cannoni eia 100, 8 obici eia 105 , 6 cannoni da 149/28, in totale 17 pezzi; 19• Divisione Flak (contraerei): J02° reggimento: 2 gruppi nel settore del XX corpo e un gruppo nel settore del XXI corpo; 135° reggimento: un gruppo ne l settore del XXI corpo: 37 pezzi da 88 e 80 pezzi da 20; reparti di riserva: un gruppo di 8 pezzi da 88 e 20 pezzi da 20; in totale la divisione disponeva cli 45 pezzi da 88 e cli 100 pezzi da 20 . Q ueste forze costituirono il nerbo della l" Armata schierata sulla linea di Enficlaville. Nei giorni successivi la Centauro venne sciolta e gli elementi di fanteria e artiglieria passarono alla Pistoia, mentre il 5° Bersaglieri si costituì con i battaglioni XXU e XXIV.
CAPITOLO V LA CAMP4CNA DI TUNISIA
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da una situazione quasi disperata costituì un'impresa davvero memorabile83 •
d) - Le due battaglie di Enfidaville Ma non meno memorabili, sia sotto il profilo tecnico che sotto quello spirituale furono le due battaglie combattute nella zona dì Enfidaville. La prima di esse , in particolare, conclusasi con il successo difensivo della 1a Armata, fu la dimostrazione di quanto possano supplire, anche in situazioni disperate , all'inferiorità sproporzionata delle forze e dei mezzi, la volontà e la capacità combattiva dei singoli e delle unità, purché gli uni e le altre siano sorretti e guidati da comandanti competenti e capaci che non si smarriscano nel labirinto delle difficoltà interne ed esterne che caratterizzano le situazioni drammatiche. Tra le prime, a parte l'assoluta penuria delle forze e dei mezzi , compresi quelli di rafforzamento del terreno, ebbero un posto di grande rilievo l'incomprensione tra il comando Gruppo Armate e quello della I" Armata, entrambi protesi al successo ma secondo valutazioni tattiche discordi e l 'atteggiamento tenuto dal Comando Supremo italiano nel confronti del Maresciallo Kesserling e del gen. Von Arnim . Il Comando Supremo infatti fu quasi assente nelle due battaglie, si limitò ad impa11ire l'ordine di resistenza ad oltranza per la difesa della Tunisia , lasciò spesso senza risposta le richieste d'intervento ciel gen. Messe o promise aiuti che non giunsero per le temporanee sospensioni del traffico aereo e per la quasi cessazione di quello marittimo, dette l'impressione in sostanza di essersi chiamato fuori dalle vicende dell'ultima lotta in Africa, e nulla o poco si adoperò , se non a parole, per sostenere con i fatti la fiducia in se stesse della quale le unità italiane erano, nonostante tutto, ancora animate. Le unità italo-tedesche in ripiegamento si erano schierate s ulla linea di Enfidaville secondo l' andamento imposto dal Comando Gruppo Armate che secondo le disposizioni originarie comprendeva larghi tratti. di terreno piano ed in misura minore includeva
83
(La prima Armata in 71.misia. op . cit. , allegato n. 32);
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<71(11,1,v,,1 Mr:5i>H - r11fli m o Maresciallo ditalia
modesti rilievi a dolce pendio; sugli uni e sugli altri l'azione dei carri -anche per lo stato primordiale dei lavori e delle difese accessorie- poteva svolgersi in condizioni di estrema faci lità, mentre a tergo, ad una distanza media di 12-13 Km restavano inutilizzate alture naturalmente più forti e che limitavano l'azione dei carri a pochi e ristretti settori. Ma lasciamo la parola allo stesso Messe per spiegare la propria personale concezione delle difesa sul posto ed i motivi del suo dissenso da quella tedesca: Senibrava .fuori discussione che nelle attuali condizioni dell'Armata, povera di uomini, di artiglierie, di pezzi controcarro, di carri, di munizioni e quasi priva di mine, avremmo dovuto "allearci'' il terreno; con ciò avremm.o obbligato il nemico ad una battaglia preliminare di fanterie che non costituiscono per lui, massime dopo le giornate di Mareth, di EL Hamma e degli Chotts, il massimo elemento di forza . Tali ragioni che sono condivise da tutti i comandarlti delle grandi unità italiane e tedesche interessate e compreso il Capo di S.M. tedesco presso la r Armata rappresentai immediatamente ai Comando Gruppo Armate, appena mi.fu reso noto l 'andamento della linea di Enfidaville, proponendo che la posizione di resistenza venisse spostata sulla linea Djebel el Dib - Sidi Zid - Bou Debbous - Djebel Kef en Naama - Djebel Freddane el Adarne - Kef Nsoura - Djebel Mdeker - Djebel Rouine - Djebel Halb - et Touil - Djebel Adid - Djebelel Mania - Hamamet Damous, più economica e più.forte di quella scelta dal predetto Cornando; ma questo si mantenne intransigente confermando l'ordine prùnitivo per le seguenti ragioni: - evitare d'accentuare il saliente del 30° Corpo d'armata, che includendo le prese d'acqua per l'alimentazione idrica di Tunisi , non può essere arretrato; - migliore impiego dell'artiglieria da posizioni dominanti sulla sottostante pianura; - non perdere il vantaggio di una niaggiore profondità; - utilizzare i lavori giàfatti.
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Tali ragioni ad eccezione della prima che ha qualche valore concreto, mi apparvero d'ordine assai teorico e non tali da compensare il rischio che si sarebbe corso rimanendo in pianura. Infatti in contrapposto a tale rischio non tranquillizzavano né un rnigliore impiego della nostra artiglieria, che non potrà svolgere azione di massa perché povera di pezzi e di munizioni, né il vantaggio di una profondità che rimarrebbe allo stato ideale per mancanza di forze, né quello assolutamente insufficiente di alcuni elementi di fosso controcarri che avevano raggiunto sviluppo inadeguato. Rinnovai perciò proposta di rettifica che provocò un sopraluogo del Comandante Gruppo Armate che, convinto da quanto poté constatare "de visu" ordinò l'arretramento della posizione di resistenza limitatamente all'estremo settore destro dell'Armata. Successivamente veniva ordinato dallo stesso Comandante un arretramento delle posizioni anche nel settore di Enfidaville. In conseguenza di questi successivi ritocchi l'attuale posizione di resistenza rappresenta una soluzione intennedia non priva di difetti, quali il grande sviluppo e la limitata consistenza dei lavori sorti in un piano che ha trovato ostacolo proprio in queste continue variazioni . Le quali non hanno mancato d'influire neiativamente anche sulle truppe per tutte quelle ripercussioni che sono facili immaginare8.:. In base alle rettifiche autorizzate ed alla definizione particolareggiata della linea, con l'inclusione nella posizione di resistenza, voluta dal gen. Messe, del Takrouna legato al massiccio retrostante, il fronte della l" Armata assunse un andamento ad archi successivi tra la costa e l'altura di Takrouna, tra questa ed il gebel Garci ed infine tra il gebel Garci ed il gebel Dib attorno alla conca di Sao-
Archivio Messe, Il ripieiwnento dalla linea degli Chotts e lo schieramento sulla linea di Enfidaville (7-1 6 aprile 1943, XX]),senza indicazione cli prot. datato 16.4.1943 , da Comando I" Armata-Stato Maggiore a Comando Supremo , f.to il generale d'Annata comandante Giovanni Messe;
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C1ov,1,\;\·1 M1:ss1° - /'11 /timo Maresciallo d'Italia
uaf. In sostanza tre rientranze: due di grande ampiezza alle ali, una minore al centro, appoggiate ai salienti di Takrouna e del gebel Garci. Il sistema difens ivo venne complessivamente costituito su: una linea avanzata che aveva il compito di ritardare la progressione nemica, senza peraltro che le forze a presidio si facessero travol gere; una zona di sicurezza con il compito di tenere il più a lungo possibile , anche a costo di venire alimentata da forze sottratte dalla posizione di resistenza al fine di conferire maggiore profondità alla difesa e di dominare il terreno antistante; una posizione di resistenza, i cui pilastri basilari erano il Takrouna ed il Garci. Tra le giusti ficazioni inizialmente addotte dal gen . Von Arnim per respingere le critiche del gen. Messe c'erano anche la minore profondità e la minore possibilità di battere con il fuoco le basi di partenza nemiche del sistema difensivo proposto dal ger1- Messe. A queste deficienze si cercò appunto di rimediare con l'occupazione della zona avanzata e con il conferimento alla zona di sicurezza del compito di prima, decisa resistenza. La soluzione adottata, senza dubbio molto più vantaggiosa cli q uella iniziale, rappresentò tuttavia un compromesso e, come tale, non fu priva di difetti , quali il grande sviluppo e, di converso, la limitata consistenza dei lavori ritardati proprio dalle continue variazioni dello schieramento85 . In ultima analisi, concetto fo ndamentale della difesa doveva essere quello cli impedire al nemico di creare, con la conquista dei salienti anzidetti , le premesse necessarie per l'impiego delle sue masse corazzate in profondità liberandole dalla nostra azione di fuoco sui fianchi. È vero che il nemico avrebbe potuto attenersi al criterio costoso ed audace d'impiegare uno od entrambi i salienti e tentare' lo sfondamento delle nostre improvvisate difese in una ed in entrambi le rientranze costiere e centrale, ma una tale manovra sarebbe stata gravata da molte incognite . D'altra parte, la caratteristica essenziale della condotta britan nica nell' impiego dei carri era sempre stata la prudenza; né è questa la sede per dibattere se ciò dipendesse da
85
La I° Annata in Tunisia, op . cit. , pagg. 232-233;
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temperamento di capi o da meditate dottrine. Sta di fatto che l'avversario aveva sino allora avuto il successo fidando piuttosto nell'assoluta superiorità dei mezzi piuttosto che sullo sviluppo di rischiose manovre. In ogni caso a noi conveniva rafforzare nel modo migliore e dare robusta consistenza al la occupazione dei salienti anzidetti contro i quali l' urto delle fanterie nemiche sembrava inevitabile. Alla data del 18 aprile, vigilia della battaglia, le nostre unità risultavano schierate come segue: - XX Corpo d ' Armata con i resti delle Divisioni 90" tedesca , "Giovani Fascisti" e "Trieste" fra la costa ed il Gebel Garci escluso; - XXI Corpo d'Armata con i resti delle Divisioni "Pistoia", 1643 tedesca e "Spezia" fra il Gebel ed il Gebel Did (ad ovest della conca di Saouaf) su cui l'Armata prendeva contatto con il D .A.K. (YArmata). Nonostante lo sforzo per aumentare le unità dell'Armata, in attesa che le febbrile opera di ricostruzione e di riorgan izzazione desse ulteriori frutti , fu necessario schierare tutte le unità disponibili sulla linea per garantire un minimo di consistenza. Potè essere trattenuta in riserva d'armata la sola 15a Divisione corazzata, ridotta tuttavia ad una trentina di carri, per metà in riparazione, e a due battaglioni, forze che furono dislocate in zona centrale rispetto alle direttrici più pericolose (strada costiera, strada Enfidaville-Zaghouan). Le poche artiglierie d'Armata furono schierate con il criterio d'avere la massima possibilità d'intervento in c01rispondenza dei salienti sopra menzionati ed in modo che almeno un'aliquota potesse intervenire bene nei settori estremi della G .U ., con particolare riguardo al settore costiero. In base a tali criteri le artiglierie di manovra sarebbero risultate raggruppate in due nuclei, che durante il corso della battaglia avrebbero dovuto agire in perfetta aderenza con le nostre fanterie. Il 16 aprile vi fu un ultimo colloquio tra Messe ed il Maresciallo Kesserling, il quale arrivò al comando della nostra l a Armata dopo aver parlato prima con Von Arnim .11 dialogo non fu dei più cordiali perché Kesserl ing aveva il compito di sostenere le tesi di Hitler,
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di Mussolini e del Comando Supremo italiano. Le ultime frasi che i due si scambiarono furono le seguenti: K. "Ringrazio per L'esposizione. Ho l 'incarico di dirvi che la linea di Tunisi deve essere mantenuta a ogni costo. Essa va difesa ad oltranza". M. "L'ordine della difesa ad oltranza ha un valore relativo se esso non è seguito dall 'arrivo di uomini, armi e materiali di rinforzo" . K. "Nell'ultimo incontro tra il Duce e il Fuhrer è stato chiaramente visto che la situazione ,nediterranea sarebbe diversa se la 1ìmisia non fosse più nostra. In ogni modo non si potrebbe mai pensare a portar via 300.000 uoniini. E questi preferiranno certamente battersi anziché essere catturati". M. "La 1° Armata farà il suo dovere sino infondo" 86 • L'attacco nemico ebbe inizio sul fronte della l" Armata nella tarda serata del giorno 19 aprile. Anziché descrivere nel dettaglio lo svolgersi delle operazioni, riteniamo più opportuno rifarsi alla sintesi che di esse si trova nei fonogrammi inviati da Messe al Comando Supremo . Il primo cli essi porta la data del 21 Aprile: Ore 23 giorno 19, Armata iniziava offensiva contro I° Armata I.I Agenzia Reuter dando annunzio che era incominciata grande battaglia montagne sottolineava che Lotta settore E11:fidaville est la phì, sanguinosa et dura che abet sostenuto finora Armata I.I At 36 ore inizio!, I mentre neniico dopo breve sosta notturna riprende con grande violenza attacco /, I trasmetto breve sintesi avvenimenti svoltisi finora che mettono in chiara evidenza azione nemica et strenua vittoriosa reazione difensiva Jfl Armata I,/ che conserva/,/ sebbene at costo gravissime perdite /,I pressoché intatte posizioni iniziali I.I Già durante giorni precedenti era stato rilevato progressivo avvicinamento schieramento nemico che asswneva rapidamente maggiore consistenza et atteggiamento più aggressivo /;/ rilevasi pure che attenzione nemica nonché inquadramento polarizzavansi in
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86
Colaciccbi P., L'ultimo fronte d 'Africa, M iJano, M ursia , 1977. pag. 88-89 ;
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settori centrali at cavallo speroni Takrouna et Abd e! Rahamene /,I et su centro Enjidaville I,/ ignorando evidentemente modifiche apportate in settore costiero at nostro schieramento I.I In previsione imminente r~ffensiva provvedevo at accelerare at massimo completamento previdenze atta rafforzare moralmente et materialmente schieramento et organizzazione d{fensiva /;I come noto tale lavoro urtava contro gravissimi ostacoli rappresentati da completa mancanza arrivi reparti et complementi da Italia I,! da grave scarsità mine et munizioni /,I da mancanza assoluta materiale di rafforzamento I.I Particolare cura era stata rivolta at settore "Pistoia" et at Caposaldo Takrouna cui era stata affidata consegna at oltranza /,I At 23 del giorno 19 corrente inizio tambureggiante fuoco artiglieria nemico che ripeteva fedelmente caratteristiche preparazione contro linea Mareth et che investiva con particolare intensità et violenza due speroni già detti et ingenti movimenti.fanteria et carri non lasciavano dubbi su intenzioni nemico I.I Infatti attacchi neniici non tardavano manifestarsi rispettivamente da parte 4° Divisione indiana contro Gebel Hajar el Azreb - Ke.f en Nsoura /,I da parte divisione neozelandese contro Takrouna - Gebel el Bir - Gebel el Cherachir I,/ appoggiate entrambe da non meno di una brigata corazzata I.I contemporaneamente attacchi minori con altre forze sviluppavansi at cavallo rotabile Abd el Rahamne - El Jouibia et nel tratto Takrouna - Gebel el Biada I .I Nel settore costiero 5(}' Divisione .fanteria et altra unità corazzata cercavano scardinare nostra presunta linea resistenza nel tratto tra Takrouna -En/edaville - mare I,/ cadendo nel vuoto I,/ in quanto nostri elementi avanzati ripiegavano ordinatamente secondo ordine ricevuti su linea sicurezza retrostante I .I Lotta accendevasi subito violentissima tra opposte.fanterie /,I mentre nostra artiglieria /,I ottirnamente schierata et nianovrata /,I interveniva immediatamente /,I dando largo contributo a d(fesa I.I Per tutta notte nostri reparti in posto opposero validissima resistenza talché at alba nemico riusciva solamente at costo gravissime perdite I,/ ef{elluare in settore Pistoia penetrazione ,fino alla linea Kef en Nsoura - Gebel e! Ksaa - q. 245 I,/ ed in
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settore "GG. FF." occupazione Gebel Bù~ /,/pendici sud Gebel Ech Cheraehir - pendici est Takrouna /;/ particolare violenza assunse lotta caposaldo Takrouna che fedele at consegna ributtò sistematicamente ogni tentativo nemico infliggendogli sanguinose perdite I.I Per tutto mattùw continuava effettuare ripetuti attacchi senza per altro poter conseguire ulteriori progressi I.I Da parte nostra provvedevasi at rinforzare caposaldo Takrouna et at elùninare con immediato contrattacco infiltrazioni affermatesi su pendici orientali tale caposaldo I.I In settore Pistoia pomeriggio sviluppavasi nostro forte contrattacco che obb 1igava nemico at ripiegare et assicurava saldo possesso lfri.ea Kef en Nsoura - Gebel Hajar - el Hazreb - q. 152 I.I Nemico subiva in pieno nostra iniziativa et limitava nel tardo pomeriggio et durante notte sul 21 corrente sua attività at consueto tambureggiante fuoco artiglieria con esclusiva .fisiono mia di repressione et interdizione I.I Stamane attacco nemico riprendeva violento /,/ specialmente contro caposaldo Takrou na et contro destra divisione "GG. FF." I.I Tentativi di reparti corazzati tendenti ad infiltrarsi nella stretta di Gebel Biadie /,/ su rovesci Takrouna et in settore costiero oltre nostra linea sicurezza venivano tutti sanguinosamente respinti I.I Attualmente battaglia infuria con centro Takrouna cui presidio costituito da una parte battaglione 1/66 Trieste /,/ una compagnia granatieri /,/ due compagnie Folgore /,/ una sezione 65 I,/ al comando del Capitano POLITI/,/ preniuto da forze soverchianti continua opporre eroica resistenza I,! fedele at consegna resistere .fino ultimo uomo I,/ mentre su tutto fronte intensi movimenti forze corazzate et motorizzate fanno ritenere imminente ripresa attacchi su tutto fronte I.I Armata /,/ benché fortemente ridotta et con scarse munizioni /,/ continuerà opporre fiera resistenza 1./87 Nello stesso giorno Messe incontrò Von Arnim, che gli disse: "Questa è veramente una guerra di fortezza , ed anche gli
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81
.Archivio Messe, prot. 3513/0P, telegramma P.A.P..A . via radio c ifrato del 2 1.4. 1943, da Comando l" Annata - Uff. OPR a Comando S upremo, F.to Messe;
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inglesi se ne sono convinti. Ogni giorno che noi resistia,no in più è un giorno guadagnato per la difesa dell'Europa . Ed ogni bomba gettata in Africa è una in meno che cade sul!' Europa. Spero che anche il più semplice soldato lo capisca" . La risposta di Messe fu forse meno aulica ma indubbiamente più realistica: "Tutti lo capfacorw e perciò si battono bene, anche se sono stanchi. E questa stanchezza noi dobbiamo vederla, capirla e cercare di fare quanto possiamo per ovviarla. Pensiamo che vi sono soldati senza tenda, senza scarpe, senza vestiario, e ciò nonostante si battono, e si battono bene " 88 • Un altro messaggio è del giorno 27, e di esso colpisce il tono accorato con il quale Messe cercava di stimolare la partecipazione di un ente, il C.S., ormai coinvolto in tutt'altre vicende di carattere non militare: Reputo doveroso prospettare come forza G.U. dipendenti dopo 40 giorni battaglia quasi ininterrotta sia tanto diminuita da compromettere loro stessa esistenza I.I cito ad esempio seguenti dati riferiti at fanteria /:/ Divisione Giovani Fascisti = presenti l,(fficiaLi 176 sottufficiali et truppa 3 .400 I;/ Trieste rispettivamente 103 et 2 .200 /;/ Pistoia 109 er 2 .090 !;/ Spezia 103 et 2 .400 I.I In tali dati sono compresi elementi tratti da scioglimento tutte unità minori autonome at eccezione reparti lavoratori et difesa costiera I.I Est da tener presente che vecchie G .U. erano già formate da residui altre divisioni disciolte et in seguito at ultirni avvenimenti est continuata fusione resti di reggimenti I,! battaglioni et compagnie con risultati qualitativi progressivamente minori essendo noto che nella lotta scompaiono i migliori I.I Est perciò evidente che senza flusso btg . organici aut almeno complernenti /,I G .U. si avviano at rapido completo esaurimento I.I Per artiglieria occorrono essenzialmente materiali /,I et particolarmente lunga gitta88
Archivio Messe, racc. AA/VII, Comando l" Armata, relazione sul colloquio avuto il 21.4.43 dall'Ecc. Comandante con il gen . Yon Arnim;
Cartina n ° 20 Riepilogo schematico della manovra nella l" battaglia di Enfidaville nel periodo 20 - 22 aprile 1943
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RIEPILOGO SCHEMATICO DELLA MANOVRA NELLA 1· BATTAG LI A 0 1 EN FIDAVIL LE NEL PERIODO 20 - 22 APRI L E 1943
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ta /,I essendo per ora sufjfriente personale in posto I.I Da tener presente parte decisiva avuta da tale arma in quest'ultima battaglia mentre ad esempio C.A. hahet in proprio complessivamente 78 pezzi artiglieria C.A. et 21° C.A. pezzi 7 I.I Circa impiego mezzi trasporto riservato at afflusso unità germaniche fa.ccio presente che se reparti tedeschi sono meglio armati /,I ultime battaglie fronte sud hanno però prevalentemente impegnato unità italiane che su attuali posizioni hanno possibilità ulteriori positive affermazioni et per tanto suddetto provvedimento non sem.bra completamente giustificato I.I Esorbita da inia facoltà considerare conseguenze ordine politico che esaurendosi que sta G .U . possono derivarne ma ritengo mio dovere comandante far presente che Annata per prove valore et audacia fornite merita vivere et essere potenziato 1./89 Ma qualcuno c ' era ancora, in via XX Settembre a Roma, che partecipava emotivamente alla vicenda tunisina, e non si peritava di dimostrarlo con estrema chiarezza, come attestato dal documento che riproduciamo a firma ciel ten. col. Giacomo Dogliani inviato in missione presumibilmente ispettiva su quel lo scacchiere:
MISSIONE IN TUNISIA 79-25 aprile A) - durante il periodo suddetto si è svolta sul.fronte della I° Armata la 1• jàse della battaglia per lo sfondamento della linea di E11fidaville, e si è iniziato sul jì-onte della 5a Armata l'attacco per lo ~fondcunento delle nostre posizioni lungo la direttrice di Megz el Bab e Pont du Fahs . Nei riguardi dello svolgimento della battaglia sia sul fronte della J'1 Armata com.e sul fronte della 5u Armata è conveniente attendere le relative relazioni e specialmente il seguito degli avvenimenti prima di trarre delle conclusioni .
8') A rch i vio Messe, prot. 03/4305/ord. del 27.4.43, da Comando l" Armata a Comando Supremo, F.to Messe;
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Per il momento, dopo i colloqui avuti con l'Ecc. Messe ed altri ufficiali è solo possibile affermare, che: - nel complesso la battaglia è stata, nel campo tattico, uno scacco per il nemico - nel quadro generale potrà invece essere un vantaggio per il nemico se riprendendo la battaglia saprà sfruttare il fatto di averci costretti a spendere tutte le nostre riserve e impiegare preziosi materiali e munizioni; - la situazione al termine della battaglia è per noi discreta, ma può diventare rapidamente critica e, per essere chiari, insostenibile - se saremo costretti a sguarnire il fronte dalla I° Armata anche di poche riserve per accorrere su altri più minacciati settori; - per fare arrivare i rifornimenti in Tunisia bisogna avere la possibilità di transitare per il Canale di Sicilia, Assicurare questa possibilità con qualsiasi sacrificio non è compito delle truppe che colà combattono, ma di altri . Concludendo: se, e la cosa avrebbe del miracolow, la battaglia che ancora continua in Tunisia dovesse terrninare a nostra favore, e ci desse almeno un tempo d'arresto, sarebbe necessario potenziare le forze italiane in Tunisia nel più breve tempo, con almeno: - 500 aerei da caccia; - 2-4 divisioni a morale elevato; - assicurare i r(fornimenti e predisporre per la costituzione di una scorta intangibile di: - J .000 tonn . di carburante - 5 unj()c per tutte le armi. Senza questi proponimenti anche una vittoria della lotta che in questo momento si com.batte sarebbe sterile . B) Accennerò ora alle sensazioni avute sia vedendo sia parlando con Comandi e Truppe . 1° - Comandanti a) Eccellenza MESSE: La jìgura dell'Ecc. Messe domina nel modo più completo il fronte della sua Armata.
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E' l'animatore della resistenza; in questo molto bene coadiuvato dai generali suoi dipendenti e dal suo Stato Maggiore. Il suo comando è stabilito allo stesso lùnite dello schieramento dell'arti[?lieria ed è quindi non solo sottoposto all'offesa aerea, che non da tregua né di iiorno né di notte, ma allo stesso tiro dell'artiilieria nemica . Gli ujj1ciali e le truppe in linea pur non nascondendosi le difficoltà della loro situazione hanno il morale elevato e combattono tenacemente perché ben comprendono che in Tunisia si difende l'Italia. Questo Jpirito diminuisce tanto più ci si allontana dalla linea di fuoco verso Le retrovie dove si annidano i pavidi e gli scontenti, i disfattisti in nero e quelli in rosa, questi ultimi più pericolosi perché sviliscono i compiti - col loro vedere tutto semplice e tutto bene - di quelli che duramente combattono e muoiono. b) Maresciallo KESSERLTNG: In vari contatti con uff1ciali e per sentito dire ho avuto l'impressione che non goda la più completa fiducia di tutti, tedeschi compresi. Gli viene fatto rimarco di vedere in genere la situazione un po' troppo ottimisticamente e che rappresentandola poi in tal senso al DUCE e al Capo di S.M. Generale italiano provoca l'emanazione di disposizioni che qualche volta non sono corrispondenti, alLa realtà. c) - Generale Van ARNIM: Molte lamentele specie da parte del Comando italiano: gli è fatta specifica accusa di mancare di energia e di sottostare un pò troppo alla forte personalità del suo Capo di S. M. Generale Gause. 2° - Truppe a) - Morale e comportamento delle truppe: L 'Ecc. Messe era molto soddisfatto del comportamento delle truppe sia di fanteria che di artiglieria Le quali sono state in combattimento pari se non superiori alle truppe tedesche. l nostri soldati sono però stanchi e molto Logorati perché a combattere sono sempre gli stessi elementi i quali hanno
_ 3_ 30 _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _--= C1=:: 01;1,, ;,-, Mr,.rn; - / 'ultimo il4aresciallo d'Italia
le provenienze più svariate e quindi i reparti sono molto poco omogenei. La prima fase della battaglia si è chiusa con uno scacco per il nemico perché i risultati conseguiti non possono certo com.pensare le gravi perdite subite . Anche per noi le perdite sono state gravi specialmente in ufficiali . Se saranno inviati altri reparti oltre quelli già approntati, è sentita necessità che questi siano a morale elevato e non complementi . Paracadutisti, arditi, alpini sarebbero molto graditi . b) - Artiglieria: L'intervento del fuoco dell'artiglieria sia nostra ma special di quella nemica ha assunto un ritmo che raggiunge se non sorpassa i violenti fuochi tambureggianti della passata guerra mondiale . Nei giorni 19-20-21 aprile non un solo istante di tregua ma il fuoco è continuato sempre con la stessa intensità e violenza. Conclusione: un conswno enorme di munizioni . c) - Aviazione: La suprernazia dell'aviazione nemica è indiscussa . Ho personalmente assistito : - A bombardamenti massicci di campi di aviazione fatti in pieno giorno dafonnazioni di velivoli pesanti, da 18-30 apparecchi fortemente scortati, bombardamenti del tipo "tappeto" con Lo sgancio simultaneo del completo carico di bombe; - Un solo combattimento aereo nel cielo della l a Armata fra due apparecchi tedeschi e una formazione avversaria. Nel ritorno ho poi preso a bordo della macchina il pilota di uno degli apparecchi tedeschi il quale si era gettato col paracadute; - attacchi di cacciatori nemici contro autocarri, autovetture (compresa la mia attaccata ben 7 volte nel pomeriggio di sabato nella zana di Pont du Fahs) ed anche a una modesta carretta tedesca trainata da due cavalli che sono stati uccisi. Il giorno 22 durante la battaglia di Enfidaville la nostra aviazione in Tunisia aveva 20 apparecchi bellica.mente
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efjfrienti, e le perdite erano dovute specialmente a distruzioni fatte sui campi. cl) - Attacchi ai convogli aerei: è uno dei problemi che richiede la più rapida soluzione sotto pena di completa distruzione di tutti i nostri tra.sporti aerei. Ho parlato con ufficiali che erano stati abbattuti col convoglio del 19 aprile i quali mi hanno fatto presente che esso era stato attaccato da una formazione di circa 50 cacciatori poco al largo di Capo Bon e che quasi tutti gli apparecchi da trasporto erano stati abbattuti o si erano distrutti tentando un atterraggio fuori campo in terreno non adatto della penisola. 3 ° - Rifornimenti Sono la grande costante preoccupazione di tutti. Al jìne di dare un semplice orientamento sulla deficienza di carburante, ho dovuto il giorno 20 aL mio arrivo in Tunisia usufruire della stessa macchina dell'Intendente per recarmi al Coniando Gruppo Annate, perché le altre erano vuote di carburante, la distribuzione del quale era lim.itata alle sole autoambulanze . IL {tiorno 22 alcune radio avevano dovuto cessare di funzionare per mancanza di benzina . - si può tenere la testa di ponte tunisina solo nel caso che sia possibile assicurare l'arrivo dei rifornimenti: carburanti e munizionamento in un primo tempo, truppe in un secondo tempo. - L'ordine di resistenza ad oltranza dato alle truppe in 1ìmisia è parola vuota di siftn4icato se a questo ordine non fa seguito l'assicurato arrivo dei rifornimenti. 90 Obiettivo dell'attacco nemico erano i due bastioni del Gebel Garci e di Takruna. Quest'ultima, attaccata da tre lati resisteva
s,c, Archivio
Messe, senza indicazioni di prot. , datato 26 aprile 1943, da Comando Supremo a I Reparto Scacchiere Africa, senza indicazioni d.i destinatario, f.to ten . col. Dogliani Giacomo;
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C1m:•1.\;\J :IIE,s!' - /'11/timo .ttc1rescial/o d'J!alitt -- -
gagliardamente infliggendo perdite severe al nemico. Anche il Gebel Bir, situato alla sinistra di Takrouna, resisteva grazie alla tenacia dei tedeschi del 47° Rgt. , o meglio degli elementi di un solo battaglione di esso, il III. Per la verità a Takrouna gli italiani combatterono non solo con le stesso vigore dei tedeschi, ma anche meglio. Infatti, proprio in quel settore, un battaglione tedesco, sulia destra della divisione GG.FF., abbandonò con eccessiva fretta e pavidità un'importante quota lasciando scoperto il fianco Est. Mentre Messe spostava opportunamente la 1s~ Corazzata, il comandante della Trieste inviava a Takrouna una compagnia di Granatieri di Sardegna e poche dozzine di uomini superstiti della vecchia Folgore. Quella sera stessa Radio Londra ammetteva che la battaglia si profilava come la più dura nell'esperienza dell ' 8a Armata e che su Takrouna erano affluiti i migliori soldati che !' Italia possedesse. Anche per Takrouna, più di ogni nostra parola di rievocazione del fatto d'arme, valgono le espressioni ed il tono vibrante con il quale Messe resocontava in proposito il C.S. rimembranti, forse, le antiche emozioni del comandante del IX Reparto d'Assalto di 26 anni prima: Riferim.enro 683/SA del 19 corrente I.I Poiché propaganda nemica, per ovvie ragioni convenienza attribuisce gravissime perdite subite 8a Armata in ultimi giorni azione fì'onte meridionale tunisino, esclusivamente at reazione truppe germaniche (segnalando perfino immaginari contrattacchi carri tedeschi su Gehel Garci); poiché stessa propaganda dando eccezionale risalto asprezza lotta su Takrouna afferrna che altura "fu conquistata palmo a palmo all'arma bianca contro truppe germaniche"; perché non vadano dispersi alti valori spirituali consacrati dal sangue nostri soldati che sopportano senza confronti maggior peso attuale battaglia rinnovando su alture insan[?uinate spirito padri al Piave, sì segnalano per stampa particolari difesa Takrouna. Tale altura, che si staglia a mò di rocca su piana Enfidaville, quasi staccata da complesso collinoso su cui passa nostra posizione resistenza, doveva costituire importantissimo scoglio per rompere attacco nemico et incanalarlo verso diretrrici predisposte. Presidia-
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vano seguenti truppe: l/66° fanteria (su tre compagnie) sezione del 202° Gruppo 16° RA.CA, un plotone germanico di venti uomini. At queste truppe in suggello consegna resistenza a oltranza, Comandante Armata aveva consegnato vigilia battaglia, bandiera combattimento italiana et germanica affidandone difesa loro onore (in Appendice, (doc. n° 31), lettera del comandante della Div. Trieste, gen. La Ferla, relativa alla cerimonia della consegna, e risposta del gen. Messe). Est noto in coniplesso svolgimento battagUa che inizia con formidabile preparazione artiglieria nemica ore 23 del 19 corrente; successivamente essa si sviluppa per singoli episodi con assalti e contrassalti, ogni centro di fuoco miete strage in file nemiche che irrompono da ogni Lato et si dffende con pugnali et bombe a mano da elementi nemici che incuranti perdite rinnovano loro ondate. Attorno terribile altura chefttma come vulcano et vincola sino da inizio una brigata neozelandese piLÌ battaglione Maòri si vanno serrando anche ùnportanti forze corazzate nemiche che venf{ono impiegate come arlif?lierie mobili per tiri precisione dal basso contro nostri centri fuoco. Lotta est ininterrotta jìno mattino giorno 20 quando per elùninare infiltrazioni nemiche penetrate in minuscolo villaggio che sovrasta altura, viene inviata in rinforza una compagnia granatieri del ballaglioneformazione "Folgore". Questa riesce ad aprirsi varco tra forze nemiche che circondano anche da nord et a congiungersi con truppe difesa ricacciando in basso punte nerniche; ma nuove.forze britanniche malgrado perdite continuano affluire: si può ritenere che ora tutta divisione neozelandese sia impegnata contro nostre forze.Anche resti battaglione "Folgore" (due comp. Paracadutisti) raggiungono altura prime ore pomeriggio et contrattaccano con decisione estrema ristabilendo per intiero situazione. Sembra tuttavia che anche reparti 51" inglese schierata at est neozelandese vengano avviati contro nostre d(fese . Mentre nostra artiglieria sbarra con concentramenti massicci principali direttrici attacco et segue violente interdizioni ammassamenti nemici, artiglierie britanniche coprono letteralmente ferro et ftwco nostre posizioni. Lotta ravvicinma assurge at violenza inaudita che stazioni radio nemiche sottolineano nei giorni 20 et 21 . Altura contesa metro su metro viene annunziata da Radio Londra come conquistata sera giorno 21 ma
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_ _ _ _ _ _C = 1=01i1,w1 M rm1; - rultimo Maresciallo d 'Italia
notizia est subito smentita. Nostre comunicazioni si arrestano ore 17 detto giorno quando radiotelegrafi.sta interrompe marconigramma perché gravemente ferito; ma Lotta prosegue fino notte su 23 da parte nostri nuclei che asserragliati dietro pieghe terreno aut in rovine villaggio continuano difendere bandiera combattimento come avevano promesso . Solo prime ore giorno 23 nemico può porre saldo piede su posizioni che gli sono costate perdite spaventose. Vincitore, contro dieci volte superiore, non habet forza proseguire et si trincera et protegge con reticolati teniendo nostr; nuovi contrattacchi. Su nostre posizioni non trova che morti o.feriti. Sono rientrati in nostre linee Cappellano, Maccariello don Giuseppe, un sergente et quattro soldati . Da,rapporto sacerdote, che habet corso da posizioni in posizioni per portare estremo conforto moribondi et da deposizioni soldati, non sussiste dubbio che comportamento di tutti, Ufficiali, Sottufficiali e Truppa fu di eccezionale valore . Da Capitano Politi comandante del battaglione, che va at contrassalto con alcuni soldati et suo Aiutante Maggiore, Capitano Lirer, che resta ferito, at Capitano Giacomini, che contrassalta con elementi comando F' Compagnia ultimi sopravvissuti rimanendo ferito, at S . Ten . Granatieri Diletti che guida all'assalto ultimi resti granatieri cadendo ferito, at umili soldati che trovano forza scherzare su loro strazianti ferite : -"se perderò questa gamba fracassata risparmierò una scarpa'' - at altri che cantano nel fragore della lotta le canwni della Patria, at Cap . Magg. Sessa che affronta da solo a colpi di moschetto quattro neozelandesi giunti fino a lui uccidendone due e fugando altri, at Sergente Bressanini che trasportato moribondo in riparo mentre sacerdote gli si accosta afferra pezzo di carta trovato in posto e vi scrive con proprio sangue: "Viva il Re, viva l'Italia" et r(fiuta d'avere sorretta la tremante mano et spende ultimo respiro nel grido: "Salvate l'Italia" . Di questa tempra si sono mostrati tutti d(fensori Takrouna che propaganda nemica, non rinunziando consueto insulto, trova comodo ignorare 9 '. 9
' Archivio Messe, fonogramma 550/Segret. via radio cifrato datato 25 .4.1943 , da Comando I" Armata a C.S., f.10 Messe;
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Si concludeva così questa giornata (la più dura) della battaglia di Enfidaville. Quella stessa notte gli inglesi decisero che sarebbe stato troppo costoso insistere nella spinta verso il centro e ordinarono all'Armata di spostare l'impulso principale verso il settore costiero. Proprio allora, purtroppo, Messe dovette subire una nuova delusione causata dai tedeschi. Von Arnim, date le pressioni esercitate sulla sua 5" Armata da un'azione offensiva che aveva consentito agli inglesi e agli americani alcuni successi locali nella valle del Megerda e più a Nord, sottrasse alla l" Armata tutti i reparti corazzati della 1sa tedesca, un battaglione di pionieri , quattro batterie, il Raggruppamento corazzato italiano (magg. Piscicelli) e due btg.ni di bersaglieri, che si batterono strenuamente a Medjez el Bab , piccola località poco al di sotto di Tunisi. L'iniziativa detemùnò la pronta e risentita reazione di Messe, che in una lettera al COLETUN così si esprimeva: "Il Comando gruppo Armate aveva prospettato ieri sera, tram.ite Capo di S.M. Tedesco , l 'opportunità di esaminare modificaàoni allo schieramento dell'Armata, allo scopo di risparmiare forze , da impiegare eventualmente come riserva gruppo Armate. La mia risposta negativa si è incrociata con l'ordine dello stesso Comando per cui anche il resto della 15a Div. Co ., meno 2 Gruppi di artiglieria, viene sottratto alla Armata e passa in riserva del Gruppo Armate a nord di Zaghouan. Pur rendendomi perfettamente conto delle gravi ragioni che hanno indotto il Coniandante Gruppo Armate alla decisione accennata, prego nuovamente rappresentare le considerazioni per cui avevo ritenuto di non poter rispondere in modo afferma rivo alla prima richiesta e debbo considerare con seria preoccupazione Le conseguenze della nuova sottrazione di forze . Le posizioni sulle quali si trova attualmente schierata la la Armata sono state ormai notevolmente potenziate con ingenti lavori, con la messa in opera di tutte le mine e degli scarsi materiali di rafforzamento disponibili, con l'assiduo lavoro di ogni rninuto da parte di tutte le truppe schierate; talché
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costituiscono ora un complesso di notevole robustezza che non sarebbe possibile realizzare nuovamente su altre posizioni con la necessaria rapidità . Qualsiasi rettifica di schieramento perciò anche su posizioni più brevi e in linea teorica più forti (in definitiva sulle posizioni da me inizialmente proposte), non consentirebbero alcuna economia di forze perché, al contrario delle attuali, non sono organizzate e difficilmente si potrebbero ejjìcacemente organizzare sollo la pressione che il nemico, sempre in forze davanti all'Armata, non mancherebbe di esercitare in caso di un nostro movimento retrogrado. Mancherebbero d'altronde i materiali di rafforzamento per una ejjìcace organizzazione. bi definitiva si avrebbe, senza econornia di forze, una sicura diminuzione della capacità difensiva dell'Armata . L'abbandono delle attuali posizioni agirebbe inoltre sicuramente in senso negativo sul morale della truppa che ha acquistato fiducia, attraverso la prova dei combattimenti sostenuti, nella solidità della linea ed ha acquistato il concetto della d~fesa ad oltranza . Dopo aver rievocato le falc idie subite nel corso del ciclo operativo fino allora sostenuto, ed aver ammonito che l'efficienza quantitativa della l" Armata era talmente ridotta che qualsiasi nuova scossa anche piccola avrebbe potuto avere conseguenze molto grav i, Messe ribadiva che, in particolare per la parte italiana, le unità avevano perduto per eventi bellici circa 25 .000 uomini dal 1° marzo in poi, ricevendo soltanto pochi complementi nella prima metà di marzo, essendo subentrata più tardi la sospens ione di ogni trasporto di truppe italiane a favore dei trasporti tedeschi. Le fanterie delle di visioni risultavano pertanto quantitativamente ridotte ad un terzo della forza organica e qualitativamente alquanto impoverite per l'immissione di elementi delle retrovie, non molto addestrati ed insufficientemente armati . Da ciò la necessità che le di vi sioni venissero affiancate da reparti tedeschi dotati di armi pesanti, specialmente anticarro . Con un tono fra l' irato ed il sarcastico così concludeva:
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"Difronte alla Armata nella situazione di efficienza che ho esposto, sta l'8a Armata inglese la quale, se pure ha inviato sul fronte Ovest aliquote delle sue .forze, ha però ricevuto il rinforza di almeno due brigate di Jameria se non, com 'è probabile, di un'intera divisione (56"). In sostan:a la sostituzione di una divisione di fanteria a divisioni corazzate rappresenla soltanto un adeguamento de/l'Armata nemica al 1erreno in cui deve operare e ne aumenta conseguentemente in modo sensibile La capacità offensiva. Un attacco in forze è quindi sempre possibile . E' da ritenersi sicuro in caso di movimenli retrogradi. Le ingellfi cessioni di automezzi a.favore delle esigenze operative del .fronte ovest hanno talmente peggiorato la situazione della l " Armata, sotto il punto di vista della 111obili1à operativa, da gius1({tcare le più serie preoccupazioni nel caso in cui si dovessero compiere improvvisi movimenti di arretrarnen10" 91 • Se la situazione operativa andava evolvendosi verso rirreparabile nel settore della 5" Armata, quella logistica era già tragica in tutta la Tunisia. Le forze dell'Asse erano riuscite fino ad allora a sventare i precedenti attacchi, ma per fare questo avevano dovuto attingere a piene mani alle loro g ià scarse scorte, cosicché ora si Lrovavano a disporre di munizioni suffici enti solo per opporre una breve replica alla soverchiante potenza di fuoco degli attaccanti e di una quantità di carburante che forse non sarebbe bastata neppure per la più breve del le contromosse. Inoltre esse non potevano contare sulla benché minima copertura aerea, dal momento che i campi di aviazione in Tunisia erano divenLati indifend ibili e quasi tutti gli aerei superstiti erano stati trasferiti in Sicilia93 .
•,: AUSSME. D.S. Comando 1• Armata - Ufficio O.P.R., "Schierame1110 e possibilirà operative della l a Armata". prot. 3859/op. del 2.5. I943; ,,, La nostra aviazione era praticamente scomparsa dal cielo della Tunisia e ciò ebbe un peso sostanziale sullo svolgersi degli avvenimenti. Dalla seconda metà cli aprile. in particolare raviazione nemica colpiva ogni bastimento per l'assenza della caccia di scorta anche nelle vicinanze della costa tunisina (il 28 ccl il 30 aprile vennero affondate a capo Bon nei pressi cli Tunisi da moto-si luranti ed
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La battaglia sulla costa, intanto, seguiva il suo corso dopo esser stata iniziata il giorno 24 con una tenace avanzata dell'armata britannica contro le posizioni dei GG.FF. Alcuni reparti di questa Divisione passavano al contrattacco alle prime luci del 26. Erano guidati dal vicecomandante della G .U. colonnello Follini. Per tre giorni, il 25, j ] 26 e il 27, Montgomery apparve deciso a sfondare sulla nostra ala sinistra, gettando nella fornace parte di una Divisione giunta di fresco dalla Libia, la 56a. Tra GG.FF. e 90" tedesca, più il concorso micidiale delle nostre rimanenti artiglierie , il nemico venne fermato. Un ultimo tentativo venne effettuato il 29, con la partecipazione dell'intera 56a. Questa fu centrata in pieno e duramente battuta dai cannoni sia dei reparti 9" sia del gen. Belletti. Ma questo successo non modificò la situazione, poiché Alexander aveva deciso di affidare alla l" Armata britannica il compito di sfondare il fronte avversario. A Nord dell'Armata vi era adesso il II Corpo d'Armata statunitense (dal 15 aprile agli ordini del gen. OmarN. Bradley), il cui obiettivo era Biserta,mentre il centro era stato arricchito delle Divisioni corazzate l" e 7a a della 4a Divisione di fanteria indiana, cedute da Montgomery ad Anderson . Qui nel settore centrale, il IX CoqJo d 'Armata britannico aveva ottenuto il vantaggio di occupare delle utili alture nella zona cli Mediez el -Bab, da dove sarebbe stato lanciato l'attacco finale su Tunisi. Il 5 maggio due nuovi successi arrisero alla l" Armata britanni ca: a Nord il ll Corpo americano raggiunse Mateur, mentre a Sud il XIX Corpo francese prese, dopo aver superato le difese dell'Asse sul Gebel Fkirine (965 m) ed a Pont du Fahas. aerei nemici due navi cariche d i material i e di truppe tedesche) . Tra il 20 aprile e il 4 maggio del 1943 un so.l o mercantile riuscì a giungere dal la Sicilia alla T unisia; colpita dagli aerei nemici , la nave si arenò presso Biserta. (La prima Armata italiana in 1ì1nisia . op . cit. pag . 582 9·' TI magg. Piscicelli, conscio della minore g ittata dei suoi pezzi rispetto a quell i dei mezzi avversari, adoperò i semoventi da 75/J 8 come veri e propri carri d 'assalto, facendol i pertanto avvicinare il p iLl possibile a quelli nemici e facendo cenu·o quasi ad ogni colpo grazie alla dim inuita distanza. I tedeschi , vedendo l'insolita mossa, la battezzarono Der fabelhafìe Gegenaniriff (il contrattacco leggendario);
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Il tempo era maturo per J"operazione Vulcan, che scattò alle 3,30 del 6 maggio. L'intero IX Corpo britannico, temporaneamente al comando di Sir Brian Horrocks, attaccò su un fronte di meno di tre eh ilometri, appoggiato da 100 batterie e da tutti gli aerei di cui gli Alleati disponevano in quel momento in Tuni sia . La 201 a Bri ga ta corazzata, con i suoi 160 carri Churchill, avrebbe attaccato ass ieme a due divisioni di fanteria e poi due divisioni corazzate avrebbero sfruttato il successo. L'urto fu enorme , e le linee tedesche vennero spezzate. La 15" Divisione corazzata tedesca tentò con i suoi 20 (sic!) carri armati un contrattacco presso Massicault. che naturalmente fu stroncato sul nascere. Ovunque la resistenza divenne impresa disperata e pertanto I' Il 0 Reggimento Ussari poté entrare, alle 17.40 ciel 7 maggio, a Tunis i: il giorno dopo la capitale cadde completamente nelle mani britanniche. Sempre il 7 maggio, la 9a Div. USA occupò Biserta, Nel frattempo, al mattino del 9, le truppe del settore Nord, circondate dalla la Div. corazzata USA proveniente eia Mateur e dalla 7 11 Di v. corazzata inglese avanzante lungo la strada Tunisi-Protvillc, si arresero e con esse anche la sa Armata tedesca~5 • 11 giorn 1 J I il gen. 'von Arnim venne preso prigioniero, e nella serata la 4:, Div. indiana raggiunse Capo Bon , ponendo praticamente fine alla campagna d'Africa. Infatti, anche la sorte del XX C.A. italiano, fermo per mancanza di carburante sulle proprie posizioni a Nord di Takruna e cli Enfidavrne, era ormai segnata. Messe, deciso a resistere sino al la fine anche dopo la resa tedesca, ordinava alle ali dell'Armata di ripiegare occupando le posizioni ciel "ridotto" nei pressi di Batria già studiato per l'estrema difesa. La 9011 Div. Tedesca, una delle più fiere e valorose GG. UU. dell'Armata, rispondeva di non sentirsi in grado di compiere tale movimento dopo la resa del comandante germanico e
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Gli clementi italiani inseriti in quella G . U. ed operanti nell'estremo settore Nord (5° e 10° Rcggimemi bersaglieri e Battaglione B(!file del Rgt. San Marco della R. M.) decidevano di proseguire la lotta anche dopo la resa elci tedeschi e continuarono a combattere fino al completo esaurimento delle muni7ioni. (Messe G. op., cit., pag. 261 );
CAPITOLO V LA CAMPAG1VA DI TUNISI/I
341
delle altre truppe tedesche. Un battaglione italiano della Divisione "Giovani Fascisti" che si trovava con la 90'', assumeva il compito spettante alla divisione tedesca, effettuava la manovra ed occupava le posizioni ad essa assegnate. La G. U. germanica manteneva invece il suo posto e segui va fino all'ultimo le sorti dell'Armata. Durante la mattinata dello stesso giorno s i presentavano al comando della 90" un prigioniero italiano ed uno tedesco accompagnati da due ufficiali inglesi latori di una lettera del gen. Freyberg, il vicecomandante neozelandese dell'8" Armata, invitante alla resa, proposta che, dietro precisi ordini ciel Comando cl' Armata, era respinta. La suddivisione in due fasi (l" e 2") della battaglia di Enfidaville, usualmente operata dagli storiografi militari, ci sembra abbia più carattere didattico che reale, perché in effetti quella che viene definita la 2a battaglia cii Enfidaville non è altro, a parere nostro, che la continuazione della l3, limitata per di più a soli due giorni (9 - 11 maggio) durante i quali vi furono attacchi ripetuti eia parte clell'8., Armata nei settori della Spezia, 164a e GG. FF., peraltro tutti respinti, e del Rgt. Corazzato Lodi, costretto invece a ripiegare, operazioni tutte di carattere non tale da assurgere a "battaglia" . Ormai, comunque, si era alla fine. Il 12 anche il D.A.K. (dal 5 marzo al comando del gen . Hans Cramer) era costretto alla resa, dopo aver esaurito le munizioni : del glorioso Afrika Korps non erano rimasti che 2 carri armati . La sua 21a Divisione corazzata aveva sostenuto gli ultimi combattimenti presso Zaghouan, contro il XIX Corpo d'Armata francese . La sera precedente era stato fatto prigioniero il gen. Von Arnim; il giorno dopo l'ex comandante del Gruppo d'Armate Aji-ika volle inviare un ultimo saluto ai commilitoni italiani: "Truppe italiane, specialmente artiglieria, si sono battute magnificamente, degne loro gloria". Alla sera la 4" Divisione indiana raggiunse Capo Bon, ponendo praticamente fine alla campagna d'Africa . Sempre il 12, pure la Divisione Superga, sopraffatta dopo aver distrutto anni ed artiglierie rimaste anch'esse prive di munizionamento, doveva arrendersi. Ora, la 1a Armata
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G101. 1.v.\/
) IB SF - /'11/timo .llare.-cic1flo 1/'ltalia
era veramente sola. Incominciava l'intrecciarsi di telegrammi, nella mattinata sempre del 12. Messe trasmetteva al Comando Supremo il seguente radio: "La l" Armata, cui La sorte ha riserbato il privilegio di restare ultima e sola a difendere il tricolore in terra d'Africa, continuerà a resistere }1110 all'estremo. Il nemico ormai preme da tutte le direzioni. La situazione generale, l'enorme sproporzione delle forze ed il progressivo esaurimento delle 11w11doni cli artiglieria Lasciano prevedere che la resisten::.a non potrà protrarsi a Lungo " . Dal Comando Supremo all'Ecc. Messe (per radio): 31454/0PIALT Poiché gli scopi della resistenza possono considerarsi raggh111ti lascio Vostra Eccellenza Libera accettare onorevole resa. A Voi e agli eroici superstiti della 1° Armata rinnovo mio anunirato vivissimo elogio. Mussolini. (pervenuto il 12 maggio, alle ore I 1,15). Per il comandante della l a Armata, la "onorevole resa" di cui parlava il radiotelegramma del Comando Supremo. significava accettare la resa con l'onore delle armi. Alle ore 13 il gen. Messe si metteva in collegamento con I '8a Armata inglese cui trasmetteva un messaggio nel quale , dopo aver ricordata la lunga lotta cavallerescamente condotta dalle due armate contrapposte e rilevando che la la Armall:a italiana si trovava tuttora in possesso di tutte le sue posizioni , non intaccate, si dichiarava pronto a trattare la resa "con l'onore delle armi" . Verso le 15 giungeva la risposta del comando inglese: la resa doveva essere incondizionata. Il Gen. Messe rifiutava e ne informava il Comando Supremo, aggiungendo che avrebbe continuato la lotta, salvo ordini in contrario. Verso le ore 17 il Comando Inglese (questa volta è la I a Armata inglese) domandava se era sLato ricevuto il precedente messaggio col quale si chiedeva la resa incondizionata e che cosa fosse stato deciso. Il Gen. Messe faceva rispondere: Non ho che da ripetere la proposta di tratlare la resa con l'onore delle armi. Alle ore 19,35 giungeva dal Comando Supremo il seguente radio:
CAPITOLO V LA CAlVIPAGNA DI TUNISIA
Cartina n ° 22 L'ultima battaglia (IO - Il maggio 1943)
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343
344
Ctoi;1,\.\'/ J lti'iSI' - /'11fli1110
:lfnresc i(l/lo d 'Ila/i((
31458/0P!Alt Cessate il combatt;men10. Siete nominato Maresciallo d' Italia. Onore a Voi e ai Vostri prodi. Mussolini96. Peraltro, i combattenti della Ia Armata erano stati gratificati, qualche ora prima, dal seguente messaggio indiri zzato loro: "Il vostro comandante è fiero ed orgoglioso di voi. Giovanni Messe. " Così , senza altre parole, secondo lo stile conciso del comandante ciel IX Reparto d'Assalto, come ai vecchi tempi del Col Moschin e dcll'Asolone, un quarto di secolo prima97 • Confidiamo di essere riusciti a dimostrare, nelle pagine precedenti , come nonostante sul fronte tunisino non vi fossero prospettive per una prolungata e valida battaglia di conten imento, le nostre truppe si batterono con indubbia energia e valore. Secondo un calcolo effettuato da fonte ufficiale britannica, le perdite globali dell ' Asse, ripartite per settore operativo, dall'inizio del la bauaglia di El Alamein all a resa finale , sarebbero state le seguenti:
"" Archivio Messe, mcc. BB , radiomessaggio n° 3 1458/op datato 12.5.43, eia Comando Supremo a Comandante l" Armata , f .to Mus~olini . JI grado cli Marescia llo d'Italia era stato istituito con R. Decreto ciel 4 .12.1924 ed era riservato esclusivamente a coloro che in guerra fossero stati preposti al Comando Supremo dell'Eserc ito ovvero avessero rivestito l'incarico cli Capo di Stato Maggiore dell'Ese rc ito quanclo il Comando Supremo fosse stato assunto dal Re. Il massimo grado della gerarchia militare ita liana era stmo conferito a Messe .. per merito di guerra .. . per l'opera elevata di co111a11do svolta quale comandanre della /" Armata e delle for:e italiane in Tunisia (Stato di Serviz io, pag . 10). Negli infuocati anni del dopoguerra. la strumentalizzazione politica fecero sì che nei confronti di Messe venissero mosse le accuse più false : tra queste, que lla che egli avrebbe atteso la nomina a Maresciall o d ' Ttalia per arre nde rsi. A smentire ta le grossolana men:t.ogna. sta la considerazione piullosto ovvia che se gli inglesi avessero accettato la resa della l" Armata con ·'l'onore delle armi". la G.U. avrebbe deposto le stesse prima che giungesse la com unicaz ione de lla promo:t.ione cie l suo comandante. La resa, infatti, era subordinata all 'accettazione eia parte britannica di concedere o meno la formula onorifica e non alla notizia della nomina. 11 • Archivio Messe, prot. 3554 del 12.4. 1943 . eia comandante I" Armata a tutti i reparti dipendenti, f.to Giovanni Messe;
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CAPITOLO V V. CAMPAGNA VI TUNTSl.~A_ __
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f t·fll I I
I I
1.500 12.600
1.400
2.900
3.000
2.200
31.200: 85.600 I 5.200 l 8.100
24.700
37.300
23 .200
9.400
32.600 : 69.600
1.000
62.000
63.000
9.000
19.000
23.10.42-19.3.43 (8' arm.) 08. 11.42-10 .3.43 Cl' arm.) 20.3.43-5 5.43 (18° gr.arm.)
25.400
44.400
22.000
9.200
I I
5.10.5 43 (18° gr.ann)
148.000 1.57.000 i 220.700 I
I
totali
I J
34.100
113.500
I
147.600 : 57.200
168.800
I
226.000 i 384.400
Ma nemmeno sul numero complessivo di prigionieri dell 'Asse in Tunisia esistono sicuri riferimenti . Alexander nel suo rapporto finale indicò 250.000 uomini in cifra tonda, ed un calcolo del Comando 18° Gruppo d'armate sui militari catturati dal 20 marzo al 13 maggio considerò 157 .000 tedeschi e 86.700 italiani, per complessivi 244.500 prigionieri. Eisenhower parlò di 240.000 uomini , di cui 125 .000 tedesch i. Infine , la situazione al leata relativa ai prigionieri esistenti nei campi di concentramento alla data del 25 maggio fornisce i seguenti dati: tedeschi ... ... .......................... ... ... ....... . ....... . 101 .784 italiani. .. ........ . ... ... ... .......... .. ... ... ....... . .. . .. . .. 89 .442 cli nazionalità non precisata...... ............. ..... ...... 47 .O 17 complessivamente .. .. ... ... .......... .. ... .. .. ......... .. . 238.243 Il gruppo d' armate Africa non potè fornire cifre esatte, ma secondo la situazione inviata il 2 maggio al Comando Supremo la forza alimentata nel mese di ap1ile aveva oscillato fra i 170.000 ed i 180 .000 uom ini. Una differenza sensibile, dunque , a meno che i 47 .000 prigionieri di nazionalità non precisata non fossero stati catturati prima ciel 20 marzo. Anche sulle perdite alleate in Tunisia esiste difformità di informazione.
346
(r10t'As.w Mt:WH - /'11/ti1110 Jlar esciallo d"fta/ia
Secondo fonte britannica esse furono le seguenti:
Britannici: - 1a armata ............. .. - 8" armata ............... Americani: ............... Francesi ..................
morti
feriti
dispersi
totale
4.094 2.139 2 .715 2.156
12.566 8.962 8.978 10.276
9.082 1.517 6.528 7.007
25.742 J2 .618 18.221 19.439
Secondo, invece, fonte americana esse furono:
Britannici: - I a armata ............... - 8" armata ............... Americani ............... Francesi ..................
morti
feriti
dispersi
totale
4.439 2.036 2 .715 1.100
12.575 9.055 8.978 8.080
6.531 1.304 6.528 7.000
25.545 12.395 18.221 I 6.l80YX
9 -1 "rivolgimenti interni" all'orizzonte romano S'è già detto in precedenza come Rommel, prima dello sbarco anglo-americano in Marocco, avesse giudicato perduto lo scacchiere africano, una valutazione rivelatasi in seguito quanto mai esatta. Anche per lui, d'altra parte, dopo El Alamein diventava urgente raggiungere la Tunisia. Ciò sia ne l caso che alla fine vi fosse l'intendimento di abbandonare il teatro operativo del Nord Africa -il che coincideva esattamente con quelle che erano le proprie vedutee sia nel caso che si dovesse guadagnare ulteriore tempo a favore del rafforzamento delle difese europee e si volesse perciò mantenere una robusta testa di ponte in Africa . In effetti, buona parte della dirigenza politico-militare sia italiana che tedesca considerava il bastione africano l'avamposto della forte~~a europea, la cui difesa avrebbe pertanto consentito quantomeno di ritardare il più possibile la perdita totale e definitiva del bacino del Mediterraneo, La
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~
Montanari M., op. ci t. , Voi. IV;
CAPITOLO V LA CAMPAGNA DI TUNISIA
347
padronanza assoluta del quale, da parte degli alleati , avrebbe aperto a questi la strada ad attacchi aerei e sopratutto ad operazioni di sbarco contro la Francia meridionale , le isole maggiori italiane e la penisola italiana e balcanica. Erwin Rommel, s ubito dopo El Alamein, era divenuto portatore di un certo grado di intorpidimento spirituale che , associato alla stanchezza ed al non buono stato di salute e sia pure senza fiaccarne la volontà di battersi , lo rendeva pienamente consapevole della inutilità della lotta che si stava conducendo ormai da oltre tre anni, e forse gli faceva anche preavvertire l' ineluttabilità della sconfitta finale delle forze dell'Asse italo-tedesco. Malgrado questo stato d 'animo, non cedette né fisicamente né moralmente e ritenne che se gli fosse ri.uscito di trasferirsi nella maniera meno penalizzante possibile in quel nuovo campo di battaglia molto diverso dal deserto libico-egiziano, avrebbe ancora potuto far valere la superiorità delle proprie concezioni tattiche , questa volta mediante la manovra combinata di unità non motorizzate e di unità mobi li. Di queste, stante le maggiori difficoltà di sostituzione e cli reintegro , cercò di portare in salvo al meno gli scheletri che erano rimasti. Di conseguenza , durante la campagna di Tunisia furono le fanterie, più delle unità corazzate, le vere protagoniste dei combattimenti o, quanto meno, l'elemento determinante delle impostazioni delle battaglie del M.areth, del! ' Akarit e di Enfidaville. Sopratutto per l'Italia, il danno che sarebbe derivato dallo perdita delle unità operanti in Tunisia sarebbe stato di gran lunga maggiore che per la Germania. Eppure, nonostante su quel fronte non vi fossero prospettive per una prolungata e valida battaglia di contenimento, le nostre truppe si batterono con indubbia energia e valore, accanto a quelle tedesche. Le perdite tra morti, feriti e dispersi , come è noto, erano state notevoli, ·sia per le forze dell'Asse che per quelle angloamericane e francesi, cosi come elevato era stato il numero dei prigionieri catturati dagli alleati'\ corrispondenti ad un totale di circa 15 divisio-
99
cfr. pag. 345
348
G1u1;1,, ;w M!iss,; - !"ultimo Marescia llo d!tafia
ni con tutto il loro equipaggiamento pesante. La R. Marina, che sino allora si era prodigata per trasferire sullo scacchiere tunisino uomini e mezzi, non si attivava per tentare di riportarli indietro, molto verosimilmente per decisioni dei suoi alti verti-ci. E ciò pure se la possibilità di una Dunkerque aji'icana, che portasse in salvo in Sicilia i combattenti d'Africa e le loro armi più utili, appariva alquanto i1Tealistica. Anche se lo stesso Alexander, che della Dunkerque originaria era stato uno dei protagonisti, sti mava che almeno 70.000 fra italiani e tedeschi avrebbero potuto sfuggire all'accerchiamento e, dalla ristretta testa di ponte di Capo Bon, prendere terra in Sicilia, il comandante del XVIII Gruppo d 'Armate non teneva conto che nel giugno 1940 la grande operazione di evacuazione era riuscita per tre ragioni fondamentali : a) perchè sulla Manica dominava la Royal Navy coadiuvata da un'efficiente copertura aerea; b) perché a disposizione delle truppe da sgomberare era stato messo un 'enorme numero di galleggianti di ogni specie tratti dal porto di Londra così come da tutti gli altri porti della costa orientale inglese; c)perché, soprattutto, Hitler aveva ordinato alle forze corazzate tedesche incalzanti cli sospendere l'inseguimento per dar modo agli inglesi di mettersi in salvo. Ma nel caso della Tunisia 1943 non v'era nessuno di tali presupposti, e se qualche natante isolato, qualche motozattera o qualche aereo da trasporto poteva tentare l'avventura di filtrare attraverso le maglie molto strette del blocco aeronavale nemico, nessuna speranza di ri.uscita avrebbe potuto esservi poiché i suddetti mezzi sarebbero stati privi di qualsivoglia forma di protezione.100 La R. Aeronautica e la Luftwaffe, dal canto loro, presentavano un grado di efficienza molto precario, con le missioni di ' bombardamento ridotte praticamente a zero mentse quelle della caccia e dei caccia-bombardieri risultavano solo di poco superiori , ma comunque sempre ininfluenti nei confronti del nemico.
'°'' Nella pri ma decade ciel mese cli maggio 1943, soltanto 638 uomini cieli' Asse - in pratica, elementi del Gruppo Speciale Brcmdenburg , ovvero agent.i segreti ed operatori occulti- riuscirono a raggiungere l'Italia con aerei e motosiluranti . (Roberti G., op. cit., pag. J 94);
çAPITOLO V LA CAMPAGNA DI TUNISIA
349
D'altra parte, anche se la situazione navale ed aerea italo-tedesca fosse stata meno critica ed avesse consentito all'Asse l' aumento del volume dei trasporti marittimi, forze, mezzi e mateiiali per progetti ambiziosi sarebbero risultati in-eperibili. Voler mantenere la Tunisia con forze insufficienti e senza nessuna ragionevole speranza di poterne modificare il rapporto rispetto e quelle avversarie, era un assurdo strategico vero e proprio. Soffermandoci però ancora per un momento sul comportamento tenuto dai sommi vertici della R. Marina non si può non rilevare come un intervento della nostra squadra navale, peraltro già venuto meno al momento dei grandi sbarchi dai convogli anglo-americani nei po11i algerini durante 1' operazione Torch del novembre precedente e che si sarebbe anche potuto rivelare decisivo per le sorti della guerra in Mediterraneo, avrebbe potuto accrescere di molto le possibilità di recupero delle forze italo-tedesche. Ma le nostre navi da battaglia con tinuarono a stare alla fonda nei porti dell'Italia Settentrionale, obbedendo ad un progetto ben preciso. E qui, volutamente, ci fermiamo, perché il discorso andrebbe portato in profondità e correrebbe il rischio cli assumere una configurazione polemica per la quale , inoltre, il presente lavoro non ci sembra la sede più idonea. Riteniamo però opportuno chiudere il tutto con le parole adoperate da Stefani a conclusione delle proprie considerazioni sulla campagna di Tunisia. Sono parole misurate, caute, prudenti, così come del resto imponeva la loro pubblicazione in un volume edito da un Ufficio Storico di forza armata e come tale tenuto al l'osservanza di determinate regole "po[iticamente corrette", espresse peraltro in modo tale da far sì che un appassionato di storia, quale diamo per scontato che sia chi accede ad un'opera così "sofisticata" come il bel volume di Stefani, possa individuarvi piuttosto chiaramente anche ciò che non vi é scritto in forma palese: " ... Anche a voler interpretare il comportwnento strategico del Comando Supremo italiano nella campagna di Tunisia nel modo più benevolo possibile, le ombre che coprirono le decisioni iniziali e soprattutto, quelle dal marzo in poi, -pur volendo tenere conto della complessità, delle enormi dijjtcoltà e della variabilità delle situazioni nelle quali si formaro-
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G10,,1,,s1 .l/nM, - /'ultimo Morescial/o d'//(1/ia
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no- restano ancora oggi fitte ed indecifrabili e danno luogo ad un 'il1finità di risposte, nessuna delle quali del tutto chiarificatrice e razionalmente giustificativa ,,w,. Come avrebbe successivamente rievocato proprio Giovanni Messe , se era vero che si disponeva di una corrente molto limitata di trasporti era del pari vero che di essa non ci si era serviti per elevare qualitativamente la nostra efficienza bellica. Infatti , non si provvide ad inviare in Nord-Africa un pezzo d'artiglieria più moderno ovvero uno dei semoventi degli ultimi tip i102 , probabi lmente sotto l' influenza delle grav i preoccupazioni per il pressoché certo affondamento di questi preziosi carichi , della estrema miseria della nostra sistemazione difensiva sul territorio nazionale ofors'anche in rapporto a rivolgimenti interni chej'in da allora si stavano projt!ando all'oriz::,onte roma110 103 • Quest'ultima ipotesi avanzata da Messe è stata da più parti contesrata, probabi lmente perché rientra in quel novero dj cose che è meglio non toccare, non rientrando nel contesto di ciò che viene oggigiorno giudicato "politicamente con-etto". Invece, a nostro avviso, ha una grossa valenza, tale da meritare un 'attenzione ben magg iore che ben vo lentieri le attribuiremmo noi stessi se non ne fossimo trattenuti dal timore di andare oltre i limiti programmatici di questo volume appesantendolo oltre misura. Ci limitiamo pertanto a poche considerazioni, s ufficienti comunq ue a convalidare la fondatezza dell'ipotesi di Messe.
Stefani F.. op. cit. , pag . 526; A paitire dal 1942 erano entrati in linea diversi sistemi d'arma di buona efficacia, come l'obice da 149/19 ed i semoventi da 75/32 e da 105/25 . Questi ultimi risultavano addirittura superiori , per potenza cli fuoco, ai contempornnei mezzi corazzati anglo-americani . I materiali cl'arlig lieria da 149/19. 149/40 e 210/22 non conoscevano rivali. ed il cannone da 90/53 era superiore al famoso 88/55 per ammissione degli stessi tedeschi. (Cappellano F.. Pignato N.. Il R. E. alla vigilia del/ "8 settembre J943, Parma Alberell i, 2003, pag. 6-7); 1111 Ministero Difesa, Stato Maggiore Esercito, Uffic io Storico. Operazioni italotedesche in Tunisia (ll.ll.1942 -/3.5./943). La prima Armata iwlimw in Tunisia. Relazione del Maresciallo d"Italia Giovanni Messe. Roma. Tipografia Regionale, I950, pag. 306; w, mi
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Gli avvenimenti bellici determinavano il mutare degli orientamenti a seconda del loro esito, e quindi degli umori dei vertici politici, militari e della corte, così come quelli di quanti agivano in vario modo per favorire il nemico. Tra costoro soprattutto serpeggiava, come un brivido sovente incon.trollabilew4, la paura di una nostra vittoria decisiva in Africa Settentrionale ed ancor più di ciò che il Servizio Informazioni tedesco avrebbe potuto divulgare al Duce circa la vasta rete di disfattisti, informatori e spie che agiva su l territorio nazionale , soprattutto a Roma, ed in merito ai collegamenti che agenti stranieri mantenevano con le ambasciate di Paesi nominalmente neutrali, pronti a trasmettere le informazioni così ricevute alle nazioni nostre nemiche. Non si trattava, è ovvio, di uno spionaggio spicciolo ma, per quanto riguardava la prima delle due categorie, di una vera e propria élite di traditori impegnati in un'azione sistematica per far conoscere al nemico il pensiero strategico, tattico, industriale ed i conseguenti orientamenti operativi degli italo-tedeschi nello scacchiere mediterraneo. Quando le vicende belliche cominciarono ad essere decisamente sfavorevoli si ebbero i primi sintomi del distacco graduale, prodromo del voltafaccia. Con un tempismo persino sospetto, vennero prese le distanze. Non pochi industriali del Nord, dopo aver sabotato lo sforzo bellico penalizzando il potenziale produttivo militare con ritardi, espedienti, cavilli contrattuali e ricorrendo a menzogne circa la disponibilità di materie prime, avevano intensificato i contatti con il nemico sia direttamente e sia attraverso intermediari soprattutto svizzeri 105 •
"" Baroni P., Una Patria venduta, Roma , Settimo Sigillo, 1999, pag. 1J7; w5 Nel diario di Ciano, in data 7 gennaio 1943, si legge fra l'altro: " .... .Pirelli parla con me a carte scoperte. Riferisce un suo colloquio con un banchiere svizzero reduce da Londra e non nasconde che egli ormai giudica la guerra vinta dagli alleati . Notizie nuove non ne dà: conferma che per noi sarà più facile trovare comprensione a Washington che a Londra ...... " Ci sembra superfluo ogni commento sulla singolarità del l'episodio cli un esponente di primo piano ciel regime che non ass ume nessuna iniziativa cli fronte alla posizione cli un industriale d i primaria importanza nella produzione bellica quale era Alberto Pirelli, né sente il dovere morale di riferire della cosa al suocero, Mussolini, il che d'altro canto é
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(710,;i,,N .111;\;1; - /"11/timo .llllresciallo
ti 'Jtulia
Agli ini zi del 1943, comunque, la guerra non era più "itali ana" ma solo ed esclusivamente fascista, una versione sfruttata propagandisticamente anche dagli inglesi per cui quella che loro combattevano non era contro il popolo italiano ma contro Benito Musso1ini , il tiranno dispotico , l' unico responsabi le. JI gennaio di quello stesso anno rappresentò il clou dei predetti rivolgimenti interni, ed ebbe come protagoni sti primari proprio Ugo Cavallero. che d ' intesa con il sovrano di spose, come primo provvedime nto, il trasferimento in Tunisia di tre battaglioni dì CC.NN. che altro non voleva essere che un allontanamento da Roma di reparti che, in vista del progettato colpo di srato , avrebbero potuto costituire un pericolo. L'improvviso siluramento, alla fine di gennaio , del Capo di Stato Maggiore Generale determinò l' insediamento al suo posto di Vittorio Ambrosie, il cui primo provvedimento fu anch 'esso quello di a llontanare dalla capitale altri reparti della M.V.S .N. inviandoli ne lla regione balcanica con l'ordine di proteggere alcuni impianti petroliferi eia "eventuali " attacchi partigiani 106 • Nell 'ambito dei rivolgimenti va posta anche l'ùùziativa presa dall'amministratore delegato delle FIAT prof. Vitt01io Valletta tendente a garanti.re alla principessa di Piemonte Maria José (un valido tramite
spiegabile quando si consideri che proprio lo stesso Ciano era fra coloro impegnati a dare forma ai rivolgimenti intemi che si s1C1vw10 projìlo11do alf'ori-;,-;,onte romano (Ciano G., Diario !939-1943 . Milano, Rizzoli. 1963. pag. 643-644): '" li rapido modificarsi. nel corso dell'inverno 1942-1 943. della situazione in atto nelle file dello Stato Maggiore del Regio Ese rcito è evidenziato anche dal1'offerta, fo rmu lata dal Marescial lo Badoglio nel gennaio 1943, di inviare un proprio fiduc iario, il gen. Guglielmo Pesenti. in A lgeria per costituire una "Legione Garibaldina'' italiana antifascista tra i prig ionieri di gue1Ta in mano britan nica. JI piano, portato avanti stancamente dagli inglesi, poco od affatto interessati a lla cosa, fallì ne ll'aprile successivo in seguito all ' intervento della polizia. li 22 fe bbraio 1943 . inoltre. il Maresciallo Ettore Bastico si era offerto. per il tramite ciel Vaticano, di guidare un colpo di stato militare "per sganciare l'ltalia dalla Germania'·. Ancora una volta, però, l' intendimento inglese di non concedere nulla in vista cli un eventuale armistiz io italiano pose la parola fine all'intero progetto. (Dc Fe lice R., Mussolini l 'affeato, Volume IJ, Torino, Einaudi , 1990 pag. 789-790; cfr. anche Cemuschi E .. La ri,·ofta dei generali, parte 2", pag . 29, in: '·Sto ria Militare'' , n° 130/2004);
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con i variegati ambienti dell'opposizione antifascista) la disponibilità, al momento del colpo di stato, di tutti i veicoli corazzati in corso di consegna o di riparazione presenti presso le officine Fiat ed Ansaldo 107 • Il consorte, U mbe1to di Savoia, dal 15 aprile 1942 comandante del Gruppo Armate Sud, incontrò nascostamente il 30 giugno Ivanoe Bonomi, anziano uomo politico dell'epoca prefascista e capo del fron te antifascista romano , che gli illustrò un progetto golpistico ai danni ciel capo del governo e, tacitamente, dello stesso sovrano. Umberto si sarebbe dovuto mettere a capo delle forze dissidenti dell'Esercito assumendo il potere nella forma e nei modi da lui preferiti, per poi affrontare la delicata questione dell 'annistizio ed infine , una volta tolte le castagne dal fuoco , cedere la guida della cosa pubblica agli esponenti dei p,utiti politici clandestini riuniti nella concentrazione antifascista i quali successivamente avrebbero deciso il da farsi a cominciare dalla questione istituzionale tra monarchia e repubblica108 •
10 - "Rapporti di forza" sempre deficitari, con il nemico e con l'alleato Il vero problema storico-politico della guerra italiana non risiede tanto nella sconfi tta finale quanto nella dimostrazione di sostanz iale inferiorità della quale le nostre forze armate dettero 107
Cernuschi E ., op. cit., pag. 30; Sempre nel quadro dei propositi goJpistici allignanti in seno al Comando Supremo, nel mese cli giugno venne ordinato il trasferimento dalla Toscana alla Sardegna della Divisione Paracadutisti Nembo , allontanata dal continente perché ritenuta politicamente "poco affidabi le" . Anche di un 'altra G .U. era stato deciso l'allontanamento dalla zona Ilimitrofa a Roma verso la Sicilia; si trattava della Divisione Corazzata "M" , fo rmata in massima parte dalle CC.NN . reduci dal fronte russo, alla quale i tedeschi avevano fornito un adeguato numero di automezzi e tutto l'armamento pesante necessario e destinata a beneficiare di un addestramento molto più realistico ed efficace, impartito da un nucleo cli istruttori tedeschi , rispetto a quello tipico del R.E. e dell M.Y.S.N. -L'intervento del luogotenente gen. Enzo Galbiati. Comandante Generale delle Milizia, era valso a ritardarne il trasferimento, per cui la G.U. sarebbe stata colta dal 25 luglio in fase cli addestramento iniziale. (Ccrnuschi E. op. cit. pagg. 3 1-32; cfr. anche Cappellano F.. La divisione Corazzata ''M" , poi Cemauro Il, in "Storia Militare". n° 133/2004. pagg. 30-42; ,o,;
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(,'m1,1.,:w M1,:ss1: - /'11lli1110 Marescia llo d'Italia
prova in tutte 1e fasi e campagne del conflitto 109 • Il giudizio di Giorgio Rochat è indubbiamente valido, e risulta particolarmente attinente all'ultima delle campagne, quella di Tunisia, per la quale il punto di partenza è costituito dall'impreparazione politica e militare de ll ' impresa e dall'insufficienza di mezzi con i quali iniziò e proseguì . A prescindere dagli errori commessi dai tedeschi in sede di armistizio con la Francia nel giugno 1940 , con la loro passività politico-diplomatica nei confronti dell'intangibilità delle colonie francesi sempre testardamente sostenuta, da parte italiana mancò , sempre sul piano politico-diplomatico, qualsiasi iniziativa mirante a creare in Tunisia una atmosfera a noi favorevole, cosi che la Delegazione italiana d'armistizio avrebbe lasciato il Paese, all'indomani degli sbarchi angloamericani, senza lasciare alcuna indicazione orientativa utile alle prime truppe nazionali inviate su.I posto. Sotto l'aspetto più specificame nte militare, poi, mancò del tutto un'adeguata pianificazione lasciando invece che l' improvvisazione prendesse il sopravvento con tutte le implicazioni in negativo che questo poteva comportare. Se il passare repentinamente dall' evento El Alamein al reimbarco dell 'ACIT non poteva non apparire come una soluzione fran-
Oltre agli allontanamenti, v'erano anche g li avvicinamenti alla capitale, eia varie località ciel Nord Italia; che riguardarono la Div isione Sassari proveniente dalla Croazia , la Granatieri di Sardegna da Lubiana; la Pasubio dal Veneto ove si trovava in fase cli ricostruzione dopo il rientro dal fronte russo, la Piave, motorizzata e vero fio re a ll'occhie llo dello Stato Maggio re R.E.: quest' ultima G .U. era des ti nata ad essere inquadrata in un nuovo C.A., costituito il I 5 luglio e denom inato C .A.M. (Corpo d ' Armata Motocorazzato), preposto a gravitare in Toscana fungendo, a un tempo, da riserva centrale in funz ione anti-angloamericana ed anti-tedesca in relazione alle variabili politiche che si sarebbero venute a determinare. L'Ariete 11° era al comando del gen. Raffaele Cadorna, che nel mese d i maggio sempre del 1943 era stato avvicinato da esponenti antifascisti capeggiati da Concetto Marchesi che gli avevano chiesto di partecipare con la sua G. U. ad un golpe. Cadorna, pur confermando i propri sentimenti democratici, riaffermò la personale fedeltà al Principe Umberto alle cui decisioni si sarebbe rimesso. Al C.A.M. avrebbe dovuto essere assegnata anche la divisione Ariete 11°, (Cernuschi E., op . cit. pag . 35); 109 Rochat G., Lo .1forzo bellico 1940-1943, in: Italia Contempornnea,1985/160;
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camente precipitosa e densa cli incognite, quello che è certo è che, dopo un paio di mesi, si rese obbligatoria la necessità di seguire una linea di condotta ben definita. Si trattava cli optare fra due estremi: il sacrificio delle truppe d'Africa, prolungandone le resistenza per guadagnare il tempo sufficiente ad un rafforzamento delle difese in Sicilia ed in Sardegna, avrebbe comportato l' invio di notevoli rinforzi in reparti, armi e materiali ; mentre l'altra soluzione, quelle di recuperare il recuperabile delle GG.UU., abbandonando il resto, avrebbe consentito ulteriore disponibilità di reparti esperti sul territorio nazionale. Il C.S . aveva infine deciso di alimentare la resistenza delle truppe in Nord Africa senza peraltro dedicarvi la determinazione indispensabile perché un prezzo così elevato risultasse redditizio; ma quando si pensi che per rinforzare le truppe in Tunisia lo Stato Maggiore Generale decise di togliere alla Divisione Aosta, di stanza in Sicilia, le armi controcarro ed i fucili mitragliatori senza la possibilità di un immediato reintegro, appare chiaro come il potenziamento della Tunisia andasse a totale danno dell'efficienza bellica dell'isola, ed in ultima analisi del ten-itorio nazionale, a parte i deleteri riflessi sul morale dei fanti della G.U. che erano rimasti per alcune settimane armati del solo fucile. Un altro fattore importante fu 1' avvicendamento del Capo di Stato Maggiore Generale. 11 1° febbrio 1943 Cavallero veniva rimosso dalla carica ed al suo posto subentrava Vittorio Ambrosio. In realtà, il provvedimento stava maturando già da un paio di mes i, dal momento che la sconfitta di El Alamein aveva permesso alle sempre più dure cri6che nei confronti di Cavallero di trovare un credito crescente presso Mussolini, specialmente quelle provenienti da Galeazzo Ciano, forse il più ostile fra tutti coloro che avversavano l'operato del Capo di S.M.G. Allorché, alla fine di dicembre 1942, il C.S. aveva deciso di evacuare la Tripolitania per concentrare tutte le nostre forze in Tunisia, a quel punto nulla di risolutivo avrebbe potuto essere compiuto senza un cospicuo concorso tedesco. In effetti, indipendentemente dalle pecche organizzative, non si può non ammettere la sostanziale e drammatica miseria italiana, come è dimostrato dal fatto che, esaminando tutto
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G101;1,\;\-i .l•/1;:;sE .
!'11/timo Mar(!sciallo d!ta/ia
il carteggio relativo alla condotta della nostra guerra, ci si imbatte ad ogni passo neIJa necessità di un aiuto germanico sotto forma di richiesta dei più svariati rinforzi , dai mezzi alle armi di ogni tipo, dalle materie prime ai reparti. Come giustamente argomentato da Montanari 11 0 , che la Germania non assolvesse compiutamente gli impegni assunti con l'Italia è assodato, ma sembra eccessivo sostenere che lo facesse proprio per dispetto . Indubbiamente, nel richiedere l'appoggio de]J'alleato occorreva unire la fermezza alla diplomazia, e Cavallero cercò cli agire in questo senso ma con risultati certamente discutibili. Per quanto riguardava la Tunisia, i tedeschi la considerarono come un "proprio" scacchiere sin daJl'inizio ed in effetti b.isogna ammettere che ciò corrispondeva ad una certa logica dal momento che, avendo Hitler designato un comandante in capo tedesco senza alcuna obiezione da parte né cli Mussolini né di Cavallero, I'organizzazione del territorio occupato diventava una naturale conseguenza ciel provvedimento. 11 Comando gem1anico rivolse pertanto ogni cura nei rapporti con la popolazione, sia quella francese che quella araba, cercando di accattivarsene le simpatie. La prima frazione, quella francese, divisa fra simpatizzanti per la corrente degaull ista e quella dei fedeli a Pétain, manteneva un contegno sostanzialmente corretto nei confronti dei militari dell'Asse ma con una sostanziale differenza, che cioè gli italiani erano malvisti ovvero, nella più benevola delle ipotesi, ignorati, mentre i tedeschi erano temuti. Da parte nostra, esisteva anche la difficoltà di assicurare la protezione aerea al traffico marittimo; l'Aeronautica Sicilia impiegava una media giornaliera di 30-35 caccia a favore di questo, e di 20-25 per quello aereo, e cli più non poteva fornire perché degli 85-90 caccia efficienti giornalmente, una quindicina del tipo più vecchio (050 e CR42) venivano utilizzati esclusivamente per ricognizioni a breve raggio ed antisommergibili. Circa le possibilità difensive, Messe aveva ripreso in esame il problema operativo a suo tempo affrontato dalla Francia, tenendo
"" Montanari M., le operazioni in Afi-ica Settentrionale, Voi IV - Enfidaville (novembre 1942 - maggio 1943), Roma USSME, 1993, pag .257;
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conto che per questa si trattava semplicemente di fronteggiare un nemico , l' itali ano, scarsamente motorizzato e quindi gravante a cavallo della direttrice costiera, con elementi mobili spinti attraverso la regione desertica del Dahar. Di conseguenza, da parte francese, era stato previ sto un sistema difensivo che ostacolasse il movimento e rompesse il dispositivo; scarsa importanza era stata attribuita ali 'eventuale provenienza dal Dahar e, naturalmente, non era stato neanche ipotizzato un attacco proveniente da Ovest. Il problema italiano, invece, si presentava ben diverso. Come lo stesso Messe aveva rappresentato nella relazione del 17 agosto 1942 al C.S., dalla Libia verso il Sud tunisino sarebbe avanzato un nemico superiore di forze e di mezzi, capace quindi di rapido movimento dovunque, non legato alle vie di comunicazione, dotato di riserve logistiche pressoché inesauribili, in grado di vivere e combattere nel deserto anche a notevoli distanze e con forti masse e capace altresì, stante la propria potenza bellica, di condurre un'azione di forza per sfondare e superare un sistema fortificato peraltro di non elevata efficienza. Contro un avversario di tal fatta non era assolutamente il caso di pensare di dare battaglia in terreno libero dal momento che il rapporto di forze in campo, specialmente di mezzi corazzati e di artiglierie mobili, era tutto a suo grande vantaggio. Per sbarrare il passo all'8" Armata inglese era quindi necessario cercare la posizione più favorevole e ad essa abbarbicarsi tenacemente sfruttando le poche riserve motocorazzate per contrattaccare. Inoltre, il problema difensivo presentava per Messe un altro e decisivo svantaggio: la minaccia da Ovest era una realtà attuale poiché grosse aliquote di forze angloamericane sbarcate nel1 'Africa settentrionale francese lasciavano palesemente scorgere il loro intento di muovere in breve tempo verso Est. Contro di esse, però se era vero che la difesa statica era a schema obbligato e di non ardua attuazione, era altrettanto vero che qui mancava qualsiasi apprestamento difensivo a differenza invece della linea del Mareth dove la difesa poteva giovarsi della sia pU!r sommaria e poco solida organizzazione del terreno, operata a suo tempo dai francesi ed in gran parte smantellata proprio per ordine dei nostri organi armistiziali.
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A conferma della nostra perdurante e cronica " miseria" sta quanto segnalato da Messe allo Stato Maggiore in un appunto concernente le più pressanti necessità della la Armata. Il 50% degli automezzi era inefficiente, soprattutto per la mancanza di parti di ricambio , a proposito dei quali il documento metteva molto chiaramente in luce -"alla Messe"- come gli invii "a gocce" non avrebbero potuto apportare alcuna modifica alla situazione in atto e come invece preventivamente occorresse l' arrivo mensile di tre sommergibili con un carico di sole parti di ricambio , Per quanto riguardava i collegamenti, Messe richiedeva con urgenza l'invio di 2000 km di cordoncino telefonico, dal momento che la 1a Armata non ne disponeva nemmeno di uno"' , Veniva infine denunciata senza perifrasi il disastroso funzionamento del servizio postale, per cui eia oltre 10 giorni non arrivava posta dall 'Ttal ia, con tutte le gravi ripercussioni sul morale delle truppe già scosso dalla incomprensibile lesina dei generi dei generi di conforto 112 , Tutto ciò faceva il paio con quanto riferito da Messe circa un mese dopo nena relazione da lui stilata dopo la battaglia del Mareth 11 ' \ nella quale si parlava di vaste e_pau-
"'La drammatica indisponibilità di cordoncino telefonico continuò a perdurare anche nei mesi successivi, allorché si sarebbe continuato ad adoperare quello che era stato possibile recuperare dalle posizioni in precedenza di fese, il che condusse perfino ed utilizzare il filo spinato dei reticolati, Mentre sulla linea ciel Marcth la deficienze si era fatta sentire in misura inferiore, essendo stato possibile ripristinare abbastanza agevolmente l'estesa rete permanente francese, su lla linea Chotts-Akarit questa in vece risultava scarsa così come scarsi erano i mezzi per procedere ai riattamenti resi indispensabili dai bombardamenti aerei e dell'artiglieria, La carenze d i un materiale così banale comportava, d \ 1ltra parte, un 'azione cli comando fin o ai minori reparti estremamente intralciata ed un impegno manovrato dell'artiglieria quanto mai arduo. 112 Archivio !Vlessc, racc. BB/JT, appunto s.i.p. dell ' 1.3 .1 943, da Comando 1• Armata a S.M.G, (all'attenz ione del gen. Gandin), f.to Messe; ID Al termine della battaglia, Messe inviò ad Ambrosio una relazione, -riprodotta integralmente in Appendi.ce , (doc . n° 32)- che riferiva e commentava i fatti con molta franchezza, (D .S . Comando l" prot. 338/2205 SEGRETO del 5.4 .1 943, a llegato nr. 26) . 11 Capo cli S.M.G, rimase sbalordito allorché , quattro giorni dopo la ricezione del documento, ascoltò alla radio la notizia dello stesso e la sua integrale pubblicazione da parte dei giornali della capitale, Infatti , essen-
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rose lacune nella preparazione dell'Armata, della necessità cli rinuncia all'azione di controbatteria sia per l'inadeguata gittata dei nostri pezzi sia per lo scarso munizionamento, della mancanza di una cooperazione aerea, della netta insufficienza nel campo organizzativo ed addestrativo specie se paragonato con quanto avveniva nell'ambito avverso, della carenza nella fonnazione dei quadri in contrasto con quella degli stati maggiori e dei comandanti inglesi . Questi, secondo la realistica ed assolutamente franca esposizione cli Messe, erano collaudar; e selezionati con severità sul campo di battaglia e non ù1farciti di macchinose teorie, costruite a fatica neÌ chù,1.s; ambulacri delle speculazioni astratte,fuori della realtà del combattimento. E, sulla scia della vis polemica che gli era congen iale, con cludeva come segue: A; capi sono concesse libertà pari alle responsabilità ed alla dovizia dei ,nezz.i che sono loro affìdatÌ. Durante la battaglia di Enfidaville sarebbero aumentate tanto la nostra cronicità di mezzi quanto l' ira di Messe verso alcuni provvedimenti tedeschi. Per quanto riguarda la prima componente, il livel -
do il documento classificato come "segreto" suonava strana la sua divulgazione, il che determ inò anche il risentimento dei tedeschi . "Tuffo il rapporto è semplicernente paz.zesco", sarebbe stato il commento cli Goebbels (Goebbels J., Diario infimo, Milano, Mondatori, 1948, pag. 448). ln effetti la divulgazione all'opinione pubblica (ital iana, alleata, neutrale o nemica che fosse) cli una relazione tra l'allro classificata come "segreta" il lustrante le gravi condizioni cli inferiorità nelle qual i il soldato italiano era costretto a ballcrsi avrebbe potuto essere sfruttate dal nemico sia in ch iave operativa che propagandistica . D'altra parte a Mussolini il rapporto di Messe era apparso così vivo, palpitante ed esauriente (Mussolini B. // tempo del basfone e della carota, Milano, Moncladori, 1945, pag. 28) da voler lo portare a conoscenza del popolo italiano . Pur peccando indubbiamente di leggerezza, non aveva visto del tutto male, quando si tenga conto delle reazioni positive da parte dei settori pii:1 " impegnati'' ciel l'opinione pubblica. Ne fa fede, ad esempio, quanto scritto a Messe da un suo vecchio am ico e coetaneo, che in una lettera del 18 aprile così esprimeva: r... ] Hai d 'un colpo fatto rinascere orgogli e speran ze che il silenzio e /'i11felice propaganda avevano a poco a poco dernolifi , e ristabilito - per sempre- verità sostanziali. Hai mutato la morfijicazione in jiere::.za e la apprensione in jìducia. l vecchi ed i giovani soldati pensano che era tempo. (Archivio Messe, racc. M/2 lettera personale diretta a Messe, datata Novara 18.4.1943, f .ta Aldo Rossigni) .
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G101'A,\ i\"f 1141:sse -
/"ultimo MC/re.~ciallo d f tulia
lo di efficienza delle truppe è facilmente ravvisabile nell'elenco dei resti delle GG.UU. affluite nella zona: Spezia e Centauro pressoché distrutte , Pistoia rimasta con due battaglioni in riordinamento e 28 pezzi, Trieste con tre battaglioni, uno di nuova assegnazione e 29 pezzi, GG.FF con cinque battaglioni e 27 pezzi, 90a leggera con quattro battaglioni e poca artiglieria, 164a leggera con due battaglioni e pressoché priva di artiglieri a, 1sa Panzer con tre battaglioni, tre gruppi d'artiglieria ed una quindicina di carri. L'artiglieria d'Annata e di C.A. poteva contare su sette pezzi da 105 e dieci da 149 italiani e su un paio di batterie pesanti tedesche alla quali erano da aggiungersi sette batterie e.a. anch'esse germaniche 114. All'inizio di aprile, poi , la l" Armata restò quasi completamente priva di automezzi, in quanto tutto il disponibile era stato utilizzato per sgomberare a Nord di Enfidaville le scorte ed i materiali non indispensabili alla nuova battaglia che si stava profilando sulla linea Chotts-Akarit, per cui erano stati impiegati come rimorchi perfino i numerosissimi automezzi in avard 15 • Per quanto riguarda la seconda componente, che concerne alcuni provvedimenti presi dai tedeschi, le precaria situazione negli organici delle GG .UU. sintetizzata sopra imponeva l'urgente riassetto delle stesse, ma proprio nell'azione di recupero di tutto il personale ritenuto utile per rimpolpare le GG .UU. venne a galla un motivo di attrito (non era il primo, non sarebbe stato l'ultimo) con il Comando del Gruppo d'Armate . Questo aveva inviato ovunque, e quindi anche nelle retrovie della nostra G.U. , drappelli incaricati di censire ed eventualmente impossessarsi direttamente cli personale e mezzi giudicati non convenientemente utilizzati. La cosa era inizialmente sfuggita all'attenzione italiana, ma allorché Messe venne a conoscenza che il Comando Gruppo d' Annate aveva ordinato di spostare a ridosso della linea il centro di istruzione per la fanterie onde impiegarlo per le proprie esigenze ovvero assegnarlo ai lavori, reagì seccamente, alla maniera sua , comunicando allo Stato Maggiore di collegamento quanto segue: "Prego far presen11 11
• ~
Montanari M., op. cit. , pag. 495; Montanari M. op. cit., pag . 455;
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te ancora una volta Comando Gruppo Armate che, poiché si stanno attuando con tutta urgenza provvedimenti per razionale et logico recupero et impiego personale, non posso arnmettere nessuna ingerenza in operazioni che riguardano soltanto cmnandante l" Armata. Tenete presente questo mio criterio et regolatevi in conseguenza per analoghe questioni" . Ma le frizioni erano destinate a proseguire, e raggiunsero il culmine quando, in seguito ad un ordine del C.S. che metteva a disposizione ciel Comando Gruppo d'Armate un'aliquota di automezzi della l" An11ata, verso la fine aprile di aprile si presentarono nelle nostre retrovie nuclei tedeschi che, ostentando l'ordine del loro Comando, pretendevano di prelevare gli autocaJTi dove li trovavano. Messe non battè ciglio, ma ordinò immediatamente che i nostri reparti si opponessero con tutti i mezzi , anche facendo uso delle armi, notificando ovviamente al gen. Fritz Bayerlein , capo di stato maggiore tedesco in seno all'Armata, tale disposizione dopo la cui diramazione tutto ri.entrò nella normalità 116 • D'altra parte, bisogna onestamente tener conto di un fattore importante, e che cioé i tedeschi , che si battevano valorosamente a fianco dei nostri soldati, di questi erano gli alleati ma non sarebbero mai stati dei veri amici. Per svariati motivi , infatti - alcuni giustificati, altri meno- o per radicati pregiudizi da sempre esistenti fra "noi" e "loro", fra i soldati germanici dell 'Afrika Korps e gli italiani schierati accanto a loro non si era mai riusciti ad attivare e mantenere rapporti veramente freundlich. Il tutto poteva dipendere da una svariata serie di motivi, trn i quali sarebbero da citare un senso di globale invidia per l'Armata tedesca, a causa del suo indiscusso, migliore armamento e struttura organizzativa e per la informalità che caratterizzava i rapporti gerarchici fra ufficiali e soldati, al contrario di quelli nostrani più improntati ad una forma di osservanza su base rigidamente borbonica. Ad alto livello, poi, accuse e recriminazioni tra i due alleati erano tutt'altro che infrequenti . Da parte tedesca, c'erano la con-
116
Montanari M., op. ciL pagg. 495-496;
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c;,ou,:,·, ill/c.Sst: - /'11/timo ,vfaresciaflo d'Italia
vinzione che tutti i torti fossero dalla nostra parte, ed altresì che all ' incapacità si aggiungesse non di rado , anche un pò di malafede. Nelle sue memorie, Albert Kesserling avrebbe affermato quanto segue: "Avevo l'impressione che la guerra non fosse presa sul serio da molti italiani, i quali non sentivano abbastanza la loro responsabilità verso i soldati combatlen.ti al fronte. Ogni provvedimento veniva applicato con esitazione, e dove sarebbe stato necessario il maggiore impegno da parte di tutti, si usavano mezze 1nisure. lo ero convinto che si trattasse di un ' insujjìciente utilizzazione del potenziale bellico" 117 • Amaramente, siamo costretti a dare pienamente ragione ali' analisi del Feldmaresciallo tedesco. Ad ogni modo , ad accentuare la situazione di disagio fra le nostre truppe contribuiva il confronto con le unità germaniche, nelle quale i quadri offrivano un rendimento medio decisamente elevato, apparivano padroni del mestiere ed allenati all'esercizio delle responsabilità in funzione di una più accurata selezione e di una superiore tecnica adclestrativa, il tutto naturalmente oltre alle innegabili e peculiari caratteristiche della razza. Una parola, questa, che nel clima di imperante demagogia attuale non piace ma che ha una propria valenza, soprattutto se riferita alle indubbie differenze somato-psichiche intercorrenti fra i rappresentanti dei due eserciti. Un altro fattore che contribuiva ad aumentare il senso di inferiorità da parte italiana era rappresentato dal fatto che, per quanto riguardava gli ufficiali , nell'esercito tedesco era invalso I 'uso di promuovere quelli che per quakhe mese avessero ben comandato al fronte un reparto di livello superiore a quello previsto per il proprio grado. Non solo, ma gli ufficiali di straordinario valore personale e di provata capacità che dessero pertanto affidamento di riuscita in incarichi comportanti responsabilità di comando contro il nemico, dovevano essere promossi senza riguardo all'anzianità cli servizio ed all'età in base al criterio che un avanzamento uniforme di tutti era in chiara contraddizione con il principio di capacità e di comando. Presso gli italiani, invece, tali rico-
117
Kesserling A., Memorie di guerra, Milano, Garzanti, 1954, pag. 98;
C!V'lTOLO V LA CA.MPAGNA DI TUNISIA
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nascimenti erano solitamente concessi con molta cautela e comunque dopo un iter burocratico lungo e complesso. Ne conseguiva, il più delle volte, il mancato riconoscimento dell'onere attribuito a chi veniva nominato comandante titolare di un reparto pur non rivestendo il grado corrispondente, per cui i molti tenenti titolari di una compagnia ed i molti capitani posti al comando di un battaglione non solo rimanevano tali ma la loro maggiore responsabilità non veniva affatto considernta, dal momento che, sulla scorta delle Legge d'avanzamento del 9 maggio 1940, uno dei requisiti form ali per la promozione consisteva nell'aver compiuto un determinato periodo minimo di comando nel grado rivestito. Un assurdo, sia sul piano giuridico che sotto quello psicologico e funzionale 11 N . Per concludere questo accenno ai rapporti con gli alleati tedeschi, se era vero che questi assumevano valore sostanzialmente diverso in senso negativo man mano che si procedeva dal fronte verso le retrovie, in Tunisia sembra accertato che ad alto live.llo furono fortemente influenzate dalla personalità del comandante del Gruppo d'Armate. Yon Arnim , infatti, è stato unanimamente desc1itto come un uomo imbevuto di un invincibile disprezzo per tutto quanto fosse italiano, affetto da persuasione di infallibilità e quindi caparbio nelle determinazioni prese anche contro evidenza di e1Tore 11 9 • S ul fronte tunisino, tutte indistintamente le GG .UU. italiane e tedesche si batterono sempre come complessi cli forze eterogenei, frammischiando battaglioni esperti con battaglioni di marcia o di complementi, reparti logorati dai combattimenti con reparti appena sbarcati. Per quanto attiene alle nostre truppe, ci sembra giusto riportare un g iudizio che risultava, a nostro avviso, tra i più equilibrati, tenendo conto anche della provenienza, quella cioè di un brillante ufficiale tedesco esperto di mezzi corazzati: "L'armamento dell 'eserdto italiano era di gran lunga al di sotto delle esigenze moderne; i carri erano troppo leggeri e non offrivano nessun affidamento sotto l 'aspetto meccanico. Gran parte dei cannoni italiani aveva un gittata non superiore agli 8 km, mentre quella delle 11 8 11 •
Montanari M ., op. cit. , pagg. 574-575; Montanari M., op. cit., pag. 576;
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batterie britanniche andava dagli 8 ai 24 . Le trasmissioni italiane erano assolutmnente inadatte alla guerra motorizzata e non potevano funzionare in ,novimento. Le razioni viveri erano insufficienti e si riscontravano serie differenze fra uff'iciali e soldati . L'addestramento dei giovani ufficiali erano molto basso e non c'era uno stretto contatto fi'a essi ed i Loro uomini. I comandanti di grado più elevato, invece, e gli L~fficiali di Stato Maggiore erano abbastanza ber preparati e dimostravano buone capacità . Durante la campagna nordafricana le truppe italiane fornirono molte prove di fervore e coraggio ma, per quanto potessero essere condotte ad avanzare con grande slancio, mancavano del sangue freddo e della calma necessari in situazioni critiche " m . Nonostante la suddetta situazione, per la prima volta, sia pur non subito e non sempre, in Tunisia i nostri soldati si trovarono a combattere un ambiente naturale "rotto", là dove gli appigli del terreno potevano compensare le tante deficienze, dove il carro armato trovava finalmente vita difficile. Se è vero che il livello di addestramento dei complementi si dimostrava normalme nte molto limitato, specie per ciò che riguardava l'armamento di reparto (mortai, cannoni e.e. e mitragliatrici), è altrettanto vero che, allorché si verificò un minimo cli accettabiI ità nel rapporto difesaampiezza di settore, il nemico fu arrestato , come accadde sulle linee del Mareth e di Enfidav ille nonostante la schiacciante superiorità aerea angloamericana. L'appoggio aereo italiano alle operazioni in Tunisia fu invece assolutamente insufficiente sin dall'inizio e andò gradatamente esaurendosi fino a divenire praticamente nullo. Un risultato negativo al quale concorsero tanto la carenza quantitativa cli velivoli 'quanto la difettosa organizzazione della R.A. Anche su questo aspetto, il giudizio di Messe sarebbe stato chiaro e netto, senza perifrasi o mezzi termini: "[. . .J Mancò quasi totalmente, tranne poche eccezioni, una efficace azione aerea offensiva strettamente aderente alla situazione terrestre ed una adeguata difesa da parte dei caccia . Le azioni di
120
Mellenthin (von) F, Panzer Battles, Lonclon, Casse], 1955, pagg. I 78-179;
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bombardamento notturno, che dalle basi siciliane venivano compiute talvolta per ordini di comandi aeronautici dislocati in Italia, su obiettivi interessanti l'Armata, non venivano il più spesso neppure segnalate al nostro Comando. Risulta, d'altronde, che tali azioni erano generalmente eseguite da un numero esiguo di apparecchi che, raggiunto l'obiettivo, scaricavano senz'altro il loro carico di bombe riprendendo inunediatamente la via del ritorno" 121 • D'altra parte, insufficienze e limitazioni a parte, se l'Asse non era riuscito ad alimentare le battaglie offensive di El Alamein tra il luglio e l'agosto del 1942, non avrebbe potuto garantire per lungo tempo la corrente dei rifornimenti necessaria alla vita ed al combattimento di forze più ingenti neanche con il possesso dei porti tunisini ma ferme restando in mano inglese Alessandria, Malta e Gibilterra. E d 'altronde , anche se la situazione navale ed aerea fosse stata meno critica ed avesse consentito agli italo-tedeschi l'aumento del volume dei trasporti marittimi , le forze , i mezzi ed i materiali necessari allo sviluppo di progetti strategico-tattici di una qual che ambizione sarebbero comunque risultati irreperibili, a cominciare dal famoso cordoncino telefonico per finire a mezzi più sofisticati. E qui il discorso ci riporta, ineluttabilmente, al concetto della sostanziale inferiorità delle nostre forze annate espresso da Rochat . Nonostante infatti le indubbie qualità umane, morali e professionali del gen . Messe e dei suoi collaboratori più vicini (Mancinelli, Orlando, Bcrardi, Rea , Belletti, Utili), anche in Tunisia l'inferiorità qualitativa dell'am1amento, dei mezzi e dell'equipaggiamento, l'insufficienza degli organi di funzionamento dei comandi e di trasporto delle unità, nonché la sproporzione numerica sempre a favore del nemico , il disequilibrio mai colmato tra forze terrestri ed aeree avrebbero alla fine avuto la meglio. Ma d'altra parte, se anche non vi fossero state le manchevolezze accennate, la conclusione in negativo della campagna avrebbe forse potuto essere ritardata di alcuni giorni o addirittura di un periodo anche più lungo, ma in nessun caso avrebbe potuto essere diversa.
,z, Messe G ., Relazione .. .c iL
pagg. 315-3 I6;
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Con la campagna di Tunisia , aveva termine anche la vita operativa di Giovanni Messe. Era iniziata, come s'è visto, nella prima guerra mondiale - là dove certamente aveva avuto il suo picco più elevato- per continuare poi sul fronte russo. Non prendiamo in considerazione le parentesi in A .O. del 1935- 1936, quella albanese del 1939 e neanche quella greca del 1941 , vissute in posizioni importanti ma prive di un reale coinvolgimento emotivo (e del conseguente stato di stress) come invece era stato in Tunisia, nell 'esercizio di un comando la cui dimensione operativa e decisionale era sicuramente ad uno spettro più ampio di quella offertagli dal fronte russo. Sullo scacchiere nordafricano, infatti, Messe si trovò ad esercitare .un ruolo di per sé stesso ingrato, già in partenza privo di una qualsiasi probabilità di successo, solo difensivo, per il quale v'era tutto da perdere e nulla da guadagnare in termini di immagine e di soddisfazione professionale. E questo è il nostro rammari co, di non aver potuto vedere un uomo di siffatte caratteristiche svolgere la propria azione di comando al massimo livello operativo disponendo di uno strumento bellico adeguato. Sarebbe stato il giusto premi.o per un professionista delle armi quale il nostro personaggio, che invece, pervenuto ai massimi livelli gerarchici , aveva potuto manifestare le proprie doti professionali e caratteriali in situazioni nelle quali non v'era spazio per esprimere al meglio le sue capacità strategico-tattiche. E, lo ribadiamo, soprattutto in Tunisia, in quel terreno ed in quella dimensione che più privilegiavano la fantasia, la capacità improvvisativa, la fluidità e l'autonomia da schemi preordinati, il dinamismo , la spregi udicatezza, caratteristiche tutte che s'è visto essere in possesso del Messe trentacinquenne comandante di un reparto d'assalto e che erano rimaste vive nel sessantenne comandante di un 'armata. Invece, era stato costretto a "giocare solo in difesa", ed in questo ruolo si era dimostrato freddo e realista, pragmatico. Nella prima settimana di maggio del 1943 , ad una settimana dalla fine, Messe seguiva l'evo Ivere della situazione orientato ad arroccarsi a Nord di Enfidaville, coprendosi le spalle s ia pure alle meglio. Un ulteriore arretramento, che sicuramente sarebbe stato compiuto sotto l'incalzare di un nemico vittorioso, non rivesti va alcun signi-
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ficato strategico; per contro, rischiava di provocare lo sbandamento delle unità, sino allora molto bene alla mano. Aveva poi tenuto rapporto ai più diretti collaboratori, illustrando senza troppe perifrasi lo stato di fatto e fissando la linea cli condotta da seguire; indipendentemente da quanto potesse accadere, l' Armata sarebbe rimasta sul posto sino a li ' estremo delle sue possibilità, creando in qualche modo sbmnmenti sul tergo in corrispondenza delle nuove direttrici cl' attacco che era giocoforza si aprissero all'avversario. A tal fine, sempre estremamente pragmatico e realista, dava disposizioni per la realizzazione, a tempo debito, di un "ridotto" d'Annata nella zona montagnosa. Dei rapporti di Messe con i tedeschi è già stato detto; come era accaduto in Russia, pur valutandone al meglio il rendimento bel1i.co e riconoscendo l'indubbia superiorità organizzativa e funzionale del loro apparato militare, non era mai stato vittima di complessi di inferiorità nei confronti di un alleato al quale ora, sul fronte tunisino , le nostre truppe si erano dimostrate quanto meno pari in termini di determinazione e voglia di battersi. Verso il finale della campagna, infatti, non pochi sarebbero stati gli episodi di disimpegno psicologico dalla lotta messi in evidenza da quelle tedesche 122 • Ed il miglior suggello a questa affermazione sarebbe stato dato da una fonte di indubbia attendibilità, il gen. Harold Alexander, comandante delle forze britan niche: "Gli italiani si battevano particolarmente bene, meglio dei tedeschi che si trovavano in linea con loro" 123 • Riteniamo che, al cli fuori di ogni altra considerazione su lla parte avuta da Messe in questa campagna di Tunisia che rappresentò, come s 'è detto, l'ultima parentesi realmente operativa, di comandante sul campo, sia sufficientemente esaustivo il brano conclusivo della relazione che il generale aveva inviato al C.S. al termine della battaglia di Enfidaville: " .... La JU 11rmata avrebbe oggi possibilità di nuove affermazioni per il suo contenuto tecnico e spirituale. Ma essa marcia verso l'esaurimento. Già da tempo le
m m
Montanari M., op . cit., pagg. 547-555; Alexander H. "D'El Alarnein a Tunis e t a la Sicilie", Paris, Lavauselle, 1949;
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( ;mv,vn1 1H1;_1s1; • ! '11/timo ,~[c1resciaf/o cl'ltalic,
nostre grandi unità si sono di volta in volta ricostituite alla meglio, attingendo ai resti di altre grandi unità disciolte; dopo Mareth si sono sciolti ed inseriti nei ranghi reggimentali anche tutti i piccoli reparti autonomi ma ora si è esaurita anche questa sorgente, alla quale si è attinto senza reticenza pur sapendo che il rinnovarsi attraverso questi resti di unità provatissime rn.ina L'efficienza qualitativa dei nostri reparti, perché è indubbio che le battaglie eliminano di volta in volta i migliori. Ma se a ciò non si porrà rimedio, noi continueremo a batterci come per il passato, senza domandarci quanti siamo di fronte al neniico"' 24 • Così come era accaduto durante la campagna di Russia, Messe aveva continuato a scrivere pressoché quotidianamente a casa ed anche le lettere di questo periodo proiettano l'equilibrio e la serena disponibilità del personaggio verso tutti gl i adempimenti connessi al proprio ruolo di comandante . Sono lettere molto personali dirette alla moglie , aliene pertanto da qualsivoglia proposito di ufficialità tale da poter indurre a pensare ad intenti autocelebrativi ad uso epistolario postumo. Riportiamo, cli esse, qualche brano selezionato fra quelli che, nell'ambito ciel vasto carteggio messoci cortesemente a disposizione dai fam iliari , ci sono sembrati come i pi ù significativi per mettere a fuoco le componenti etiche, professionali e soprattutto umane della personalità ciel comandante della 1a Armata sul fro nte tunisino: " 4 rn.arzo 1943 {. . .} Tutte le licenze sono state sospese. Vi sono migliaia e miglia cli casi pietosi che sto cercando di mettere a posto . C'è gente che non vede i suoi da oltre 40 mesi, ma purtroppo ci sono anche le gravi esigenze della guerra . Tu sai come io tenga sempre ben presente i fattori umani. Non è a dire che si facesse molto in questo campo così delicato.A poco a poco voglio arrivare a ridare a tutti la fiducia in chi comanda, così. che nessun settore .~fugga alla mia vif;ife attenzione . Peggio 124
AUSSME, D. S. Comando l" Armata , ali. n° 43, Relazione sulla battaglia di Enjìdaville, s.i.p. del 2.5 .43, da Comando l" Armata a C.S ., f.to Messe,
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per quelli che dimostrano incapacità a seguirmi in questo importante lavoro, perché li eliminerò. Naturalmente non si possono.fare i miracoli (qui eh miracoli ce ne sarebbero tanti da dar da fare ad un bello squadrone di santi, ma di quelli veri!) "25 marza 1943 -in coincidenza con la fine della battaglia del Mareth (n .d.a.){ .. .] Seguendo i bollettini e le notizie radio puoi vedere come qui i combattimenti continuino. Non dare però ascolto alle chiacchiere che non mancheranno dei cosiddetti ben ir{formati. Ti dirò sempre io come stanno 1e cose . Per ora posso dirti che la l" Annata italo-tedesca da ,ne comandata, dopo parecchi giorni di dura lotta, ha riportato uno magnifica vittoria. Lo hanno dichiarato apertamente gli inglesi . Leggi cosa ha detto Churchill alla Camera dei Comuni. Non è eloquente? Leggi anche il commento . Si parla di Rommel! Ma qui c'è Messe non Rommel! Certamente gli inglesi sanno che comando io qui, ma forse non lo dicono per non amrnettere che un generale italiano li ha decisamente battuti". "3 aprile 1943 [ .. .] Hai fatto bene a combinare qualche cosa per La festa di Lena riunendo un pò di gioventù. Quando ciò è fatto con misura non c'è nulla di male . E poi sono cose che si fanno una volta tanto. Senza dubbio in questo duro periodo che il Paese attraversa bisognerebbe che tutti facessero vita austera e tutti dessero nei limiti delle proprie possibilità. Ed invece, da quanto sappiamo dall'Italia, pare che siano troppi gli indifferenti, gli incoscienti ed i pavidi. Vorrei che tutti gli italiani vedessero quello che le nostre truppe stanno facendo qui, in questo lembo di terra d'Africa. Vorrei che coloro che hanno responsabilità e possibilità di comandare e guidare masse vede.ssero quali miracoli di rinascita si sono compiuti sotto il mio comando in due mesi. L'Armata non si dconosce più! I vecchi ujjfriali guardano meravigliati ai
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grandi risultati ottenuti dalla mia appassionata opera. I nemici -inglesi ed c11nericani- continuano a dichiarare che non si aspettavano di trovare tanta resùtenza nelle truppe italiane e tanto slancio. Anche i nostri alleati hanno espresso la loro ammirazione. Anche nel campo delle relazioni con i tedeschi Le cose sono radicalmente cambiate. Anche qui, come già in Russia, ho avuto occasione ci mettere le cose a posto. Ora tufi i hanno capito con chi hanno a che fare, e le cose filano come l'olio. Io sto benissimo. L'enorme lavoro di questi giorni non mi ha stancato affatto. Ieri ed oggi ho potuto riposare anche di più, perché c'è stata una discreta calma. Gli inglesi sono diventati prudenti e guardinghi. Si capisce che la musica a piena orchestra può sempre ripren dere da un giorno all'altro, m.a a questo la Armata si è 25 ormai abituata"' •
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"6 aprile 1943 [ .. .] Tu, Lena e Gianfranco mi siete sempre nel cuore, mi siete sempre presenti nella mente; vi assicuro che l'amore per la Patria e quello per la famiglia sono in questo momento più fusi che mai. Le mie azioni non sono guidate da/l'istinto ma da un categorico dovere morale verso l'Italia nostra che oggi più che mai ha bisogno di tutte le energie degli uomini migliori. Nella mia situazione non si può agire che come io agisco . Non vi possono essere riserve mentali nell'assolvimento di un compito a cui sono lega li l'onore delle armi italiane ed il prestigio della nazione. Non si tratta di compiere solo degli atti per dimostrare per l 'ennesima volta che ho del coraggio personale e delle capacità di condurre uomini nella battaglia . Se così. fosse, mi considererei un vanesio ed un uomo ... poco ragionevole ... Tu sai ch e io non amo gli atteggiamenti teatrali né le frasi retoriche. Al Maresciallo Kesserling, venuto a trovanni oggi, che mi ha chiesto cosa
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Le sottolineature sono quelle originali nel testo.
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deve riferire al Duce, ho risposto: "Dite al Duce che la JC Armata continuerà a.fare tutto il suo dovere''.
L'ultima lettera della quale riproduciamo uno stralcio porta la data del 7 maggio 1943, una settimana prima quindi della cessazione della lotta sul fronte tunisino. Era una lettera "preparatoria" dell'evento, diretta come tutte alla moglie per predisporla psicologicamente neJla maniera migliore all 'idea della sua condotta in prigionia e quindi di una lunga separazione. È uno scritto soffuso, a tratti, da una lieve nota di malinconia sulla quale però, alla fine, aveva il sopravvento l'affermazione, ripetuta e fiera, degna del "miglior Messe", della propria onestà e coerenza: f .. .] Non so se e come potrà partire questa lettera, dato che i trasporti sono diventati ogni giorno più d{[ficili ... Bisogna essere preparati anche a stare del tempo senza posta. La guerra impone ogni sorta di rinunce e di sacrifici e bisogna avere molta forza d'animo per affrontarli e superarli . Tu sei una cara, affettuosa e degna m.oglie e sono certo che man.terrai la promessa di mantenerti tranquilla e fiduciosa . E se anche le circostanze della situazione imporranno il prolun gamento di questa nostra dolorosa separazione, tu continuerai ad essere la esemplare e degna compagna di questo "guerriero" e la guida affe11uosa ed efficace dei nostri due cari ragazzi .. .Tutto questo è e sarà motivo di tranquillità e di serenità per me . Cosi potrò continuare ad aJfrontare con. animo forte la situazione che ogni giorno che passa si fa sempre più dura. [ .. .] Tu sai che quello che faccio qui allo testa di questa valorosa Armata lo faccio esclusivamente nel solo interesse superiore del nostro Paese. Sai inftne, perché mi conosci bene, che dalla m.ia con.dotta esula qualsiasi ambizione e qualsiasi idea di emergere . Esula anche di voler compiere atti di audacia per colpire la fantasia altrui. lo opero seguendo una linea cli perfetta coerenza niorale che rni viene ùnposta dal posto che occupo e dal compito a.ffìdatomi . E del mio operato rispondo innanzitutto alla mia coscienza . E ti assicuro che questa è veramente a posto di fronte a Dio
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C1o u, \/ .l fl0>:5/' - /'11/timo J/are.~cia//o d Italia
e difronte gli uomini. Molto spesso penso anch'io al giorno in cui ci verrà dato rh riunirci per vivere un po' di serena pace. lo non voglio nulla, né cerco nulla all'ir!fitori della tranquilla e riposa111e casa mia e del/'ajfello veramente grande dei miei tre ''personaggi" .
Giovanni Messe: un comandante, un Uomo.
CAPITOLO VI UNA PRIGIONE" PARTJCULARLY COMFORTABLE" NEL VERDE DEL BUCHKINGHAMSHIRE
CAPITOLO VI
UNA PRIGIONE "PARTICULARLY COMFORTABLE" NEL VERDE DEL BUCHKINGHAMSHIRE 1- L'incontro con Monty A segu ito di tutta una serie di inconvenienti, i parlamentari itafotni sarebbero giunti presso il comando del X Corpo britannico solo al mattino successi vo. li gen. Pryberg, pur trattando i nostri ufficiali con la dovuta cortesia, spiegò che non poteva concedere l'onore delle armi a seguito di ordini superiori. Consegnò poi loro i termini de lla resa, che erano i seguenti: I. I reparti debbono deporre le armi e arrendersi ai più vicini elementi alleati. 2. Non dev'essere distrutta alcuna parte dell'armamento o del materiale bellico. 3. Tutte le carte relative ai campi minati debbono essere consegnate ai reparti alleati più vicini. 4. Solo quando saranno state portate a compimento le condizioni di c ui sopra cesseranno le ostilità.' Messe, nell'accettare le condizioni, precisò che, per quanto riguardava le armi, poteva impartire alle sue truppe di astenersi, da quel momento, da quals iasi distruzione. Ma le emozioni non erano finite. Preso posto su un 'autovettura Messe si avviava verso la prigionia quando, all ' improvv iso, si svelava a suoi occhi uno spettacolo inatteso, il cui ricordo lo avrebbe accompagnato s ino alla fine dei suoi giorni : poco lontano dalla pista che la macchina doveva percorrere erano schierati in perfetto ordine tutti i soldati del Comando d 'Armata, che avevano inteso così rendere per l'ultima volta gl i onori al loro comandante . Il quale passava in rassegna i suoi uomini , immobili , irrigiditi nel prcsentat'a1m. La vet-
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Colacicchi P., L'ultimo fronte d'Africa . Milano, Mursia, 1977. pag. 107;
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tura partì, per fermars i dopo circa un'ora in uno dei tanti oliveti della piana costiera, dove il gen. Freybcrg, dopo aver salutato Messe con la più ortodossa co1Tettezza, iniziò una conversazione che vale la pena di riportare così come proviene daJ ricordo di un testimone diretto, il ten. Paolo Colacicchi, che fungeva anche da interprete per il Maresciallo Messe o ltre che, in pratica, da aiutante di campo: Freyberg: «Alcune delle \IOStre forze si sono battute molto bene. Abbiamo ammirato soprattutto la vostra artiglieria . In questo punto preciso è caduto pochi giorni or sono, colpito da una vostra granata, il generale X comandante del ... (non ricordo il nome né il Corpo). Questa è stata una guerra di me-;,zi materiali. Noi ne avevamo più di voi. Non potevate assolutamente l'incere». Messe: «li materiale è certamente di grande valore . Ma anche lo spirito conta ... ». Freyberg: «È, il maresciallo, un fascista ?» (lo, imbara-;,zato, traduco). Messe (calmissimo) : «Naturalmente» . Freyberg (sorpreso): «Naturalmente? Perché?». Messe: «Perché il Re che ho l'onore dì servire accetta un capo di governo .fascista. Se lo accetta il mio Re, naturalmente lo accetto anche io». Freyberg: «Invece noi britannici siamo decisi a elùninare il fascismo dalla faccia della terra. Lo siamo altrettanto naturalmente, e forse più, del vostro maresciallo. Adesso è mio compito condurvi dal generale Montgoniery. Vogliate seguirmi».2 Poi , comparve sul la scena Montgomery. Un uomo agile e snello , che non dimostrava i suoi 56 anni, con in testa il basco troppo grande che sovrastava il profilo aqu ilino. Il gen . Freyberg lo salutò con la stessa correttezza regolamentare con la quale aveva salutato Messe poco prima, cominciò a parlare, interrotto subito seccamente da Montgomery. Who is this?-Chi è costui! domandò ad alta voce, accennando a Messe con il tono più scortese possibile.
Colacicchi P., op . cit., pag. I
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Quando gli fu detto di chi si trattasse, ordinò perentori.amente all ' interprete: Domandategli che cosa pensa della battaglia di Mareth " . E Messe, sua volta, calmissimo ed in posizione di assoluto "riposo", rispose: "Dite al generale che io considero la battaglia di Mareth come un successo della mia Armata. " Jn maniera sempre tracotante e sgarbata , Montgomery reagì così: "Ah, sicché l'ha vinta lui!". La scena dovette disgustare anche Freyberg, che , messosi sull'attenti, salutò militarmente e disse forte: "A questo punto io me ne vado" In effetti, fra lui Montgomery non era mai corso buon sangue, e questa era un 'occasione per dimostrarlo . Poi, il comandante dell'8'' Armata dette un ordine e furono portate tre sedie pieghevoli da campo sulle quali presero posto i due interlocutori principali ed il generale tedesco Liebestein. Furono portate anche varie carte topografiche che furono spiegate a terra e fermate ai lati con delle pietre. Messe prese la parola e , con il frustino che dall'epoca della prima guerra mondiale portava sempre con sé , cominciò ad indicare punti e linee su una delle carte. Chiaramente, stava "ricombattendo" la battaglia del Mareth, ascoltato con la massima attenzione da Montgomery. Alla tracotanza sprezzante di prima era subentrata una rispettosa attenzione . Montgomery aveva provato a smontare, con un atteggiamento di brutalità, il suo avversario italiano, ma non c'era riuscito. Dopo aver cenato , l'inglese aveva condotto Messe nel suo carrozzone e gli aveva mostrato, sul suo tavolo di comando, la fotografia di Rommel, affermando che prima di ogni battaglia si era sempre chiesto cosa avrebbe fatto questi al suo posto. Ed aggiunse: Se avessi saputo che da Mareth in poi avevo difronte voi, mi sarei procurato la vostrafotograjìa. Erano giunti, frattanto, i nostri due comandanti di Corpo d ' Armata, i generali Paolo Berardì e Taddeo Orlando, piemontese il primo, napoletano il secondo. Alto , rigido e cli poche parole Berarcli; di media statura, tarchiato e leggermente claudicante Orlando. I due erano cosi diversi ma amici per la pelle essendo stati anche compagni di corso all'Accademia. Si erano presentati al Maresciallo riferendogli le circostanze della loro cattura e Messe li aveva abbracciati entrambi sotto lo sguardo un po' divertito degli inglesi non adusi a queste espansioni latine.
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-d'Ita/i(I
Al mattino successivo, i prigionieri furono condotti all'aeroporto di El Djem e trasferiti via aerea ad Orano e da lì a Gibilterra, dove trascorsero un 'intera giornata guardati a vista da sentinelle armate fino ai denti. La notte seguente una "fortezza volante" americana li portò a Londra dopo una decina di ore di volo notturno. I cinque italiani -Messe, Orl ando, Berardi , Colacicchi e Pusiol (I' attendente di Messe, un soldato veneto che gli era stato vicino sin dalla campagna di Russia)- erano stati trattati con formale correttezza, anche se non disgiunta da qualche "dispetto". All'aeroporto di Orano, ad esempio, il personale addetto allo scarico dei bagagli trovò il modo di "smarrire" il baule del gcn. Orlando e quando il ten. Colacicchi si era adoperato per mettere le cose in chiaro si sentì ri s pondere con freddezza tutta britannica dal comandante dell'aeroporto: "M; dispiace che il vostro generale abbia perduto il suo baule. Ricordategli che c'è ancora una guerra in corso" .3
; l i ten. Paolo Colacicchi , già menzionalo in alcune note precedenti qunlc autore del volume "L'11/ti1110 fronte d'Africa", era un ufficiale di complemento dei Granatieri, classe 1916, lìglio di padre italiano (ma di madre inglese) e di madre americana e come tale ottimo conoscitore della lingua inglese. Assegnato ad una unità di intercettazione delle comunicazioni radiofoniche e telegrafiche nemiche, era r iuscito in breve tempo a farsi apprezzare e benvolere da Messe che poi, all'atto della catn1ra. l'aveva voluto sempre al proprio fianco sia come interprete ma anche come vero e proprio ufficiale d'ordinanza ln tale veste avrebbe seguito i l Marescial lo anche dopo il rientro di questi in Italia e la sua nomina a Capo cli Stato Maggiore Generale. sino al giorno in cui. a seguito ad un malinteso, aveva lasciato l'incarico ed era rientrato ad un reparto di granatieri. Lo stesso M esse. poi , aveva fatto in modo che il Colacicchi fosse trasferito a Caserta, assegnato alla missione militare italiana presso il Q.G. delle arn1ate alleate in Italia. A seguito di un grave incidente au tomobilistico, t'u costrello a rinunciare al passaggio in SPE, che peraltro non avrebbe avuto luogo essendosi rifiutato, quale fedele monarchico, di rinnovare, dopo l 'avvento della Repubblica, il giuramento cli fedeltà al Capo provvisorio delle Stato. Dopo essersi sposato con un·inglese. dal 1947 intraprese a Londra l'anività di corrispondente per la BBC- servi.do italiano, continuando anche nel vecchio lavoro di scrittore e traduttore. Con Messe si rivide una sola volta a Roma. durante una vacanza. e fu contento di essere stato accolto dal Maresciallo con i l calore di sempre. Morì a Londra nel 1975, all'età di 59 anni.
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2 - POW Camp n° 4 Posti su un torpedone, dopo un giro della città probabilmente attuato a scopo propagandistico per far vedere agli italiani quanto poco danno avessero causato i bombardamenti tedeschi sia all 'edilizia che al tono psicologico dei londinesi , il mezzo si diresse verso Ovest, in direzione di Oxford, ma prima di giungervi si fermò presso il villaggio di Beaconsfield, in una zona boscosa con radure piene di un 'erba verdissima. Lì si presentarono il magg. Grondona , che sarebbe stato il loro Camp Commandant, ed il cap. Robertshaw, suo aiutante , che parlava un italiano eccellente. I prigionieri vennero alloggiati in una bella casa di campagna, tutta bianca, di stile Regency, alta tre o quattro piani, con un ingresso imponente ed una serie di comignoli sul tetto irregolare. A disposizione degli "ospiti" c'era tutto il primo piano, con un soggiorno, una sala da pranzo, una camera da letto singola per ciascuno, un bagno riservato al Maresciallo ed un complesso di altri impianti igienici per tutti gli altri ufficiali. In seguito, quando ne giunsero dei nuovi, vennero messi a disposizione anche i piani superiori, dove alloggiavano due sottufficiali sommergibilisti della Regia Marina, Pontoni e Ratti, che si erano volontariamente offerti di svolgere le mansioni di attendenti per i generali Bernardi ed Orlando. Sul retro c'era un bel giardino con alberi altissimi, due campi da tennis ed uno da croquet.4 I prig ionieri potevano usufruire dei campi e del giardino solo nelle prime ore del pomeriggio, mentre al mattino potevano passeggiare nei viali di fronte alla casa entro limiti contrassegnati , almeno nei primi tempi, da sentinelle armate. Dal momento che Colacicchi fu vicino a Messe durante il periodo della prigionia in Inghilterra e mancando di questa esperienza quals iasi altra testimonianza, ci siamo avvalsi, per ricostru irla, di quanto lo stesso Colacicch i ha narrato nel suo volume con ampi clettag1i ed in l'orma godibilmente brillante. Il gioco, eia non confondersi con il cricket, è basato su un sistema di archetti metallici disposti in un prato con un piolo variopinto al centro . l giocatori , armati cli mazze cli legno a forma di martello, debbono far passare la propria palla, anch'essa di legno, attraverso gl i archi e poi toccare il paletto centrale. Durante la paitita il giocatore più bravo può colpire e allontanare dal percorso le palle degli avversari. J
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Di colpo, dai sette che erano - i cinque già noti più i due sottufficiali della R. Marina- gli ospiti della casa diventarono una dozzina e più. Arrivarono infatti i generali Mancinelli, Belletti (dell'Artiglieria d'Armata), Costa, Gioia (XXX Corpo), Scattini, (Spezia), Falugi (Pistoia), Boselb (GG. FF.). Più tardi giunsero altri uff iciali di grado elevato e dei nuovi marinai per fungere da attendenti. Alcuni, però , non rimasero a lungo e furono poi inviati in America. Si trattava, comunque, di una prigionia "dorata". Gli ufficiali, infatti, ricevevano con buona regolarità posta da casa, grazie ai buoni uffici del padre di Colacicchi che aveva amici influenti in Vaticano5; inoltre, qualsiasi cosa ordinassero i generali di rango elevato, sia pure entro i limiti connessi alla loro posizione di pri gionieri di g uerra, veniva prontamente procurato dagli inglesi. Ad un certo momento, ad esempio, Messe, Berardi ed Orlando decisero di farsi fare delle uniformi italiane e fu quasi subito trovato un sarto, di aspetto molto distinto, le cui mani però tremavano molto quando prendeva le misure o quando, durante le prove, usava il gessetto per le modifiche. Solo dopo la guetTa si apprese che il sarto altri non era che un ufficiale inglese dì stato maggiore al quale era stato impartito un corso accelerato di haute couture militare affinché la sicurezza generale del campo non fosse posta a repentaglio da contatti fra i prigionieri ed un civ ile. I distintivi dei tre generali, quali le aquile e le greche allora in uso , erano stati invece fatti a mano dal cappellaio personale di re Giorgio VI, ed infatti erano molto belli, al contrario delle uniformi il cui taglio appariva piuttosto precario, e non c'era da sorprendersi più di tanto . La giornata di Messe, in particolare, era scandita da abitudini ricorrenti . Al mattino, Colacicchi gli leggeva la stampa inglese della quale poi batteva a macchina (con la portatile del Marescial lo) una sintesi in italiano; specifica cura doveva mettere nella compilazione ed aggiornamento delle cartine relative ai diversi settori operativi, ricavate dal Times e dal Daily Telegraph , alle quali
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Messe, a sua vol ta, poco dopo essere stato fatto prigioniero , ne aveva dato comun icazione alla moglie mediante una apposita cartolina precompilata dai detentori e riportata in Appendice, (doc . n° 33).
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Messe teneva molto. Nel pomeriggio, dopo aver giocato a tennis stancando uomini molto più giovani, si ritirava in camera dove sempre il Colacicchi gli leggeva gli editoriali e gli articoli più importanti dei quotidiani. Alla sera, in salotto, bridge o scacchi ovvero l'ascolto della radio, attraverso la quale gli era possibile ascoltare i bollettini di guerra italiani e i discorsi dei maggiori esponenti politici nazionali, ed anche, forse più gradito di questi ultimi , qualche brano di opere italiane trasmesse dalla BBC. Prima di andare a letto , poi , con Orlando e Berardi, un giro di tiro al bersaglio con le freccette, così, per vedere chi doveva pagare l'ultima consumazione. I prigionieri non ricevevano dagli inglesi alcuna forma di denaro bensì un credito mensile corrispondente ai due terzi dei loro assegni italiani; la terza parte veniva versata direttamente dal governo italiano alle famiglie.
3 - Le crisi ricorrenti Come si vede, la situazione al campo P.O.W. n° 4 -tale era la numerazione che contrassegnava il carn.p dei generali italiani.- era improntata ad una comoda seppur malinconica routine. Le notizie , però, peggioravano di continuo , con il territorio nazionale invaso dal nemico ed i massicci bombardamenti aerei sulle nostre città. Dopo il 25 luglio, poi, la tensione fra i prigionieri si poteva toccare con mano . Le conversazioni avevano perso il carattere di corali tà che fino allora le aveva contrassegnate e si erano fatte più private, a gruppi di due o tre uffici al i e per lo più ali' aperto anziché a tavola od in salotto. Si giocava anche meno a carte od agli scacchi. Messe, in apparenza calmo e disteso , prese a passeggiare avanti ed indietro per buona parte della notte, così come il fedele Colacicchi , che aveva la stanza adiacente alla sua, poteva testimoniare. li massimo interrogativo, per tutti, era costituito dall'ormai arcinota e ambigua frase di Badoglio, da lui ripetuta anche in un telegramma a Hitler del 28 luglio , quell 'infelice "la guerra continua" . I sentimenti, i dubbi, i sospetti erano così densi nell'atmosfera generale del campo n. 4 che si sarebbero potuti affettare con un coltello. Gli inglesi si facevano vedere un po' meno ma, molto proba-
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bilmente, spiavano di più dei primi giorni. La caduta di Mussolini aveva arrecato un grande sollievo a molti, ma non proprio a tutti. Infine, era pervenuto l'annuncio dell 'aimistizio. Molti dei generali si chiusero nelle loro stanze per meditare con tristezza su un evento che, pur arrecando un certo contingente sollievo (il pensiero della fine del conflitto, la possibilità di rivedere le famiglie, di riprendere la vita normale, ecc) non poteva certamente allietare l'animo di nessun militare italiano, e tanto meno quello di chi, per grado, età, maturità e visione lucida del futuro era più consapevole degli altri della gravità del momento che la nazione stava attraversando. Non vi fu pertanto giubilo né esultanza alcuna, e vi fu sicuramente chi pensò che l'ultima manovra politica del nostro nuovo governo fosse poco onorevole, per non dire vergognosa, nei confronti dell'alleato tedesco. Se la reazione collettiva di generali, ammiragli e degli altri ufficiali del campo fu dignitosa e corretta, l 'ambiente appariva shoccato ed a quel punto solo una persona poteva fare in modo di rimuovere questo pericoloso stato d'animo generale: il più elevato in grado, il Maresciallo d' Italia Giovanni Messe. Non entrò subito in azione, perché anch'egli aveva bisogno, forse più degli altri, di riflettere. Ricominciarono pertanto le passeggiate notturne avanti e indietro per la camera da letto, che spesso duravano tutta la notte . Poi , finalmente, un giorno prese due iniziative: chiamò dapprima ogni singolo ufficiale e gli parlò indivi dualmente, chiarendo di ciascuno la posizione morale di fronte a quanto era avvenuto, e successivamente riunì a rapporto gli ufficiali superiori e i generali nella sala da pranzo. Non disponiamo , di questa riunione, di alcuna testimonianza poiché Colacicchi ovviamente non vi partecipò, ma è significativo che quando riferì a Messe, alcuni giorni dopo, l'esortazione rivolta ad un marinaio e conclusa con la frase "Dobbiamo pensare al Re" , questi lo guardò per un attimo con gli occhi fiammeggianti e, correggendolo, precisò: "Bisogna pensare all'Italia" . Anch'egli aveva cambiato in parte le sue abitudini: voleva essere infornrnto a fondo di tutto quanto riportato sui giornali inglesi in merito alla situazione ital iana , ma sovente si isolava da chiunque e camminava per ore in giardino. Fisicamente sembrava reggere bene, anche se era dimagrito
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di parecchio, come attestato dai due buchi in più nella cintura dei pantaloni che il buon Pusiol aveva dovuto praticare e che, un po' preoccupato, aveva mostrato a Colacicchi. Messe aveva richiesto agli inglesi , poco dopo essere giunto nel campo n° 4 , di poter essere raggiunto dal cappellano mi litare padre Salsa, mutilato di guerra, amico e confidente cli Messe sin dai tempi della 1° G.M. Mussoliniano convinto, dopo 1'8 settembre il sacerdote, prigioniero in Algeria, non aveva esitato un attimo nel prendere posizione a favore del Duce, fedele in ciò ad uno dei princìpi-cardine del proprio Ordine, quello dei Maristi, che imponeva come, posto di fronte alla scelta fra due vie, il marista dovesse sempre optare per la più difficile. È da sottolineare il fatto che gli inglesi, pur conoscendo perfettamente la posizione apertamente assunta dal cappellano avverso la Casa Savoia, gli consentirono egualmente di raggiungere l'Inghilterra e di riunirsi così a Messe. Gli ospiti del campo n° 4 appresero in seguito della liberazione di Mussolini dal Gran Sasso, ed ascoltarono anche il famoso discorso di Graziani al teatro Adriano di Roma nel quale era stato fortemente stigmatizzato l'atteggiamento del sovrano. Come si vede, non mancavano loro le informazioni, ma mancava il contatto con l'Italia. Nel momento stesso in cui la nazione attraversava una delle sue ore più tragiche, la maggioranza dei prigionieri italiani di quel bel campo adagiato nella campagna del Buchinghamshire, uomini d'azione di una certa età che avevano dedicato le loro vite al servizio del proprio Paese, si trovavano isolati, impotenti, con dentro una grande e penosa sensazione di inutilità. Anche Giovanni Messe , molto presumibilmente, andò soggetto ad una crisi del genere, anche se verosimilmente vissuta in maniera differente da quella degli altri . Una sera in cui il Maresciallo stava giocando a carte in salotto, Colacicchi apprese dalla radio della morte di Ugo Cavallero, avvenuta in circostanze mai del tutto chiarite presso il Q.G. tedesco in Italia. D'impulso, si avvicinò al tavolo da gioco e comunicò direttamente ai quattro giocatori ciò che aveva appena appreso. Messe divenne pallido in volto, poi scattò in piedi, gettò le carte con violenza sul tavolo, andò in camera sua sbattendo la porta per
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far ben capire a tutti che voleva restare solo e non si fece vedere fino al mattino. Quella notte dovette percorrere alcuni chilometri camminando avanti e indietro senza fermarsi. Come è noto , i due non si amavano né erano amici, ma la tragicità dell 'evento fu per Messe ben al di sopra di qualsiasi pregresso dissapore od avversione . La notizia lo aveva colpito come una pugnalata, specie perché déttagli così brutalmente.
4 - L'espediente dei "documenti riservatissimi" Dopo questa crisi Messe rimase un po ' chiuso in sé per qualche giorno , poi sembrò prendere una decisione. Tramite le autorità inglesi del campo n° 4 chiese un colloquio con un ufficiale cli più alto grado . Giunse così, un pomeriggio. un generale, scortato dal maggiore Grondona e dal capitano Robertshaw. Colaci echi, stante il proprio ruolo di interprete, fu l'unico altro italiano presente al colloquio, e di esso, per l'importanza che riveste, riportiamo la trascrizione testuale così come riferita da Colacicchi nel suo libro: IL generale inglese (appresi dopo La guerra che non era un generale, ma un .-;emplice ufficiale superiore travestito) adottò subito un atteggiamento di studiata indffferenza. Si sedette davanti a una finestra aperta e per buona parte del colloquio tenne gli occhi rivolti verso il cielo nuvoloso all'esterno. lo non avevo la più pallida idea di quanto Messe voleva dire o domandare. Esordì dichiarando che, essendo ormai le ostilità tra i nostri due paesi cessate, egli voleva inviare al governo Badogbo nell'Italia meridionale dei rapporti suoi e dei vari generali italiani da lui dipendenti in Tunisia sulla fine del ciclo operativo in quel teatro . Sempre con lo sguardo rivolto al cielo l 'inglese rispose che il maresciallo si sbagliava . Le ostilità non erano cessate poiché non era stato concluso un trattato di pace. La questione della cobelligeranza contro la Germania era tuttora considerata "ad un livello assai più alto" . Il regolamento sulla corrispondenza dei prigionieri di f:uerra -basato sulla Conven zione di Ginevra- stabiliva che ogni prigioniero potesse scrivere sol-
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tanto un certo numero di lettere ( o meglio cartoline) al mese, del formato a noi ben noto (nonché su una carta chimicamente trattata per impedire l'uso degli inchiostri simpatici) . Il colloquio prosegui più o meno sulle seguenti linee: Messe: "Sono un ufficiale italiano di altissimo grado. Ho delle serie responsabilità e desidero far pervenire questi documen ti di carattere riservatissimo alle m.ie autorità che si trovano ora con il re d 'Italia presso l'Alto Comando allea io" . Uff. inglese: "Il ,naresciallo è un soldato italiano e io sono certo che egli non può desiderare un trattamento diverso da quello di tutti gli altri soldati itahani. Se il maresciallo ha dei documenti segreti può affidarli a me. lo li depositerò a suo nome in una banca e, dopo lafine della guerra, gli saranno restituiti". Messe: "Insomma io chiedo di poter conferire o mettermi in contatto, in un ,nodo o nell'altro, con il capo del mio governo". Uff. inglese: "Dite al maresciallo che noi speriamo, tra non molto, difargli avere delle notizie che lo cor{forteranno . Per ora non posso dire di più . Mi dispiace, arrivederci" . Quello che tali ultime parole dovessero sign-{{icare non lo avevo capito e non so se, in quel momento, lo avesse compreso il mio superiore . Fatto sta che io rimasi in piedi presso la porta dalla quale erano app ena usciti gli inglesi e Messe, recatosi a sua volta davanti alla finestra, stette fermo , anche lui in piedi, a guardar fuori . Quella pausa mi apparve lunghissima. Ero letteralmente esterrefatto. Com.e mai gh era passata per la mente una sim.ile richiesta? Come aveva potuto pensare, per un solo rnomento, che gli inglesi lo accontentassero? Accettassero cioè di inviare al governo Badoglio dei docwnenti riservati, segreti, senza prima leggerli e fotografarli? lo sapevo che ognuno dei più alti ufficiali, non solo quelli provenienti dalla Tunisia m.a anche gli altri, gli aveva riferito in privato delle circostanze della propria resa o cattura. Poteva anche darsi che avessero scritto a penna dei rapporti da lui custoditi in un cassetto del suo scrittoio, del cui contenuto io nulla sapevo . Ma allo-
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ra, pensavo, chiedendo agli inglesi di mandare quei rapporti a Brindisi (e chi altro poteva farlo se non loro?) Messe non solo si era esposto ad un secco, se non umiliante, r~fiuto, ma aveva addirittura comunicato ad essi che quei documenti esistevano . Perché? Perché? Perché? Fu lui il primo a rompere il silenzio. Senza voltarsi disse: "Non me ne importa niente di quello che pensano gli inglesi!''. lo rimasi zitto. Dopo qualche secondo aggiunse: "E non ,ne ne importa niente di quello che pensi tu. Hai capito?". Poi uscì, sereno, tranquillo, e se ne andò a fare quattro passi in giardino, da solo, COf!, il suo frustino tenuto a bilanciarm, come gli piaceva camminare .6 A parte il fatto che quei rapporti scritti, se mai esistettero, non furono mai consegnati agli inglesi, che probabilmente non li videro nemmeno, lo stesso Colacicchi avrebbe compreso qualche anno dopo il reale significato e lo scopo di quell ' iniziativa presa da Messe in Inghilterra, molto più concreti e profondi di quanto fosse apparso al momento. Con quella sua richiesta impossibile a soddisfare, ma comunque fatta in presenza del suo ufficial e addetto e cli tre ufficiali inglesi, Messe aveva preso ufficialmente posizione ed espresso, sia pure per via indiretta, la sua volontà di collaborare con gli Alleati e con Badoglio (presso il quale gli inglesi avevano già stabi li to un ottimo sistema di collegamento). Menzionando i rapporti degli altri aveva pure, in un certo senso, assicurato che essi erano solidali con lui . Se non avessero voluto muoversi, per il momento, potevano tranquillamente rimanere inattivi nel campo n° 4. Avevano quasi tutti le loro famiglie al di là della linea, a Roma e più a Nord. Per questo quel suo colloquio con il falso generale inglese (il perché del travestimento non fu mai spiegato), che a Colacicchi era sembrato disastroso, non lo aveva turbato affatto. Anzi, il vecchio soldato aveva ripreso la marcia.
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Colacicchi P., op . cit. pag. 139-140;
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5 - "Senza le fotografie della mia famiglia non parto!"
Si era ormai in ottobre inoltrato quando da Brindisi giunse l 'ordine di rimpatrio per Messe, Bernardi ed Orlando; il primo, per disposizione del sovrano e di Badoglio, doveva assumere la carica di Capo di Stato Maggiore Generale delle FF.AA. italiane al Sud. Il movimento sarebbe avvenuto per via aerea, e poiché il volo doveva essere coperto dal più assoluto segreto ed a bordo di un velivolo molto piccolo, i tre passeggeri furono costretti a lasciare l 'Tnghi lterra col solo bagaglio a mano. Alla vigilia della partenza si presentò a Messe un capitano inglese, tale Newsome, che nel campo aveva solo la funzione , puramente formale, di assicurarsi che tutti i prigionieri fossero presenti alla fine della giornata. Dritto in mezzo alla stanza, con la voce di un giudice che pronunzi una condanna a morte, l' inglese comunicò che, data la segretezza del volo che i tre generali avrebbero dovuto compiere e l'eventualità della loro cattura da parte dei tedeschi , essi non avrebbero dovuto avere documenti di alcuna sorta sulle loro persone e nel loro bagaglio a mano. Nulla che potesse in alcun modo rivelare la loro identità. II maresciallo gli mostrò una cartella nella quale, dichiarò , c'erano le lettere di sua moglie e altre carte (i famosi rapporti?) che doveva assolutamente portar con sé. Gelido , Newsome rispose che nulla cli tutto questo poteva essere autorizzato. Messe si infuriò , ma dominand()si aggiunse: "Va bene". Fece a pezzi tutte le carte contenute nella borsa e le buttò nel caminetto acceso che ognuno di noi aveva nella propria stanza. Newsome non si mosse: "Il maresciallo avrà certamente un portafogli" soggiunse. Messe rispose che nel portafogli c'erano soltanto i suoi documenti di riconoscimento, che era disposto a distruggere, più le fotografie di sua moglie e dei suoi congiunti più cari. "Nemmeno le fotografie. Assolutarnente nulla" ribatti secco quell'altro . A questo punto il nostro Maresciallo diventò un vero brindisino furibondo e incominciò ad aprire e richiudere i cassetti dello scrittoio, sbattendoli con una violenza eccezionale. "Insomma io senza le fotogrc{fie della mia famiglia non parto!" urlò. Ncwsome disse allora che forse, per le fotografie, s i sarebbe potuto fare un 'eccezione ma che
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GJOl'AN.\'/ MESSE - /'11/limu
Maresciallo cl'lla liu
avrebbe dovuto consultare prima i suoi superiori. Ad ogni modo, Messe era destinato a perdere questa battaglia, ed anche le fotografie più care finirono nel fuoco, come gli altri elementi del carteggio. Si chiudeva così , :in chiave di irosa animosità, la parentesi di sei mesi di prigionia, ed anche il ritorno a casa, ancorché motivo di lietezza, avrebbe comportato per l'interessato parecchi problemi e non poca amarezza Il 7 novembre 1943 Messe, Berardi ed Orlando atterravano a Brindisi e il giorno successivo Messe si presentava a rapporto da Badoglio mentre nel pomeriggio dello stesso giorno era ricevuto in udienza dal Re.
CAPITOLO VII CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE
CAPITOLO VII
CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE 1 - L'impatto con la nuova realtà italiana e le prime delusioni La carriera di Giovanni Messe, così come abbiamo cercato di ricostruirla nelle sue fasi essenziali e più significative , non gl i era certo stata avara di momenti di tensione e di difficoltà, ma è indubbio che quella che stava per affrontare all'atto del suo ritorno in Italia dopo la parentesi della prigionia in Inghilterra si presentava come la più erta ed impegnativa. li governo nazionale , infatti , sembrava non rendersi conto che, in virtù dell'assurda condotta politica tenuta dal 25 luglio in poi e culminata nella sconsiderata vicenda armistiziale dell '8 settembre con il repentino crollo di tutta la struttura militare, gli alleati non nutrivano la minima fiducia negli italiani. Non potevano certo permettersi di schierarli in prima linea , anche ammesso che ve ne fosse la possibilità stante la ormai scarsa capacità operativa del Regio Esercito, con il rischio di vederli cedere di nuovo o, ancora peggio, tornare a fare causa comune con i tedeschi. Era, per l'Italia, una posizione umiliante al massimo grado, della quale cl' al tra parte la nazione era chiamata collettivamente a rispondere, un pedaggio che più amaro non avrebbe potuto essere e del quale glj .interessi più forti dovevano pagarsi soprattutto da parte di coloro la cui condotta era stata invece aderente alle leggi eticamente corrette ciel comportamento umano. Tra questi, Giovanni Messe costituì un esempio emblematico a cominciare dal suo arrivo, nel novembre del 1943 , in quell'Italia del Sud che dello sfacelo materiale e morale del Paese rappresentava il modello più pregnante. I1 primo impatto negativo lo ebbe con Badoglio. Questi era tutt 'altro che entusiasta circa il rientro di Messe, sull a utilità del cui impiego era peraltro convinto a patto però che rimanesse in prigionia. Nel corso di un incontro a Malta con i rappresentanti alleati per la firma dell'ar-
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m1st1z10 "lungo" 1 , propose lui stesso di far parlare Messe da Radio Londra illustrando il grande valore propagandistico che un tale intervento avrebbe avuto data la nota fede monarchica del commentatore2. Una volta falliti i suoi sforzi per opporsi al rientro di Messe in ltalia3, propugnato invece caldamente sia dagli alleati4 che dagli stessi ambienti militari italiani 5 , il capo del governo fu costretto a rassegnarsi a tale unanime benestare ma 1'8 novembre , il giorno successivo a quello del rimpatrio di Messe, ricevendolo a Brindisi tentò l 'ultimo colpo per estrometterlo da un reale coinvolgimento nell'opera di ricostruzione di quell 'esercito che, non contento di aver inquinato in prima persona per decenni, voleva continuare a gestire attraverso il clan dei suoi fedelissimi, quell i ai quali neanche lo squallore di una gue1Ta iniziata, condotta e terminata con le modalità purtroppo note era riuscita a far loro assumere la consapevolezza che era ormai tempo di_ farsi da parte e per sempre. Un concetto espresso molto efficacemente dal gen. Silvio Rossi, all'epoca capo ufficio OPR del C.S. che, in un promemoria decisamente affermativo inerente il rientro di Messe dalla prigionia e la
' Con tale denominazione si intende riferirsi al testo completo delle clausole armistiziali, ovvero le condiz ioni politiche ed economiche della resa, che si era preferito mettere da parte per evitare un irrigidimento della pubblica opinione di nnanzi a clausole così punitive quali in effetti erano q ue lle previste per l' Italia. 2 MAE, I documenti diplornafici i1aliani, (d'ora in avanti DDl), X, l , n° 22, pag.33 ; 3 Archivio Messe, racc., BB/1, tele S.N .0 161 del 29.9 .43 da Capo S.M.G . a Capo Missione Militare Italiana presso Comando in Capo Alleato del Mediterraneo, f.to Ambrosio; ' Archivio Messe, racc . BB/1, tele S. del 15.9. 1943 da Ministro Guerra inglese a Comando in Capo alleato Mediterraneo (al l'attenzione gen . Strong), s .iJ.; a l paragrafo 3 del messaggio era eletto testualmente che Messe conferma la sua intenzione di considerare il governo come il solo che abbia la .fìclucia del Re per il quale il suo rispetto è tale che lo ubbidirebbe in luf/o. A bordo di una nave ammiraglia un incontro personale con il Re avrebbe un 'influenza notevole su qualsiasi altra nazione che stia progettando di abbandonare la Germania. 5 Archivio Messe, racc. BB/T, stesso tele di cui nota precedente e ritrnsmesso a Capo Missione Militare Italiana presso Comando in Capo Alleato Meditemmeo da Capo di Stato Maggiore Generale italiano gen. Ambrosio in pari data, f.to gen. Castel!ano;
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sua assunzione di incarichi al vertice, annotava quanto segue: "Si aggiunga come è assolutaniente impossibile pensare di rimettere al loro posto tanti generali che comandavano d(fese o c01pi d 'armata il giorno 8 settembre: non sono più utilizzabili difronte all'opinione pubblica, occorrono altri generali" 6 • Badoglio, invece, preso obtorto collo atto che Messe è rientrato e che deve riprendere servizio, gioca la sua ultima carta e gli comunica quale sarà il suo nuovo incarico, Ispettore Generale dell'Esercito. Ma questa volta gli va male, perché Messe, nello stesso tono asciutto privo di una qualsiasi parvenza di cordialità con il quale è stato ricevuto dal suo interlocutore, gli risponde che non è tornato dalla prigionia per andare a sedersi su una poltrona con relativa carica più o meno onorifica ma per fare qualcosa di utile per l'Italia, affermazione che ripeterà nel pomeriggio dello stesso giorno al Re che, all'oscuro di tutta la questione riguardante il suo ex aiutante di campo, si impegnava a parlarne con il capo del governo, il che dovette affettivamente avvenire poiché da quel momento della nomina di Messe a Ispettore dell'Esercito non si sarebbe più parlato. Ad ogni modo, nell'entourage badogliano, si era cercato di annullare o comunque ritardare il ritorno di Messe in Italia per assumere l'incarico di comandante delle nuove forze armate italiane, per il quale occorreva un uomo universalmente apprezzato, stimato ed indiscusso, qualità che più di ogni altro sembravano racchiudersi nella figura del "Maresciallo d'Italia Giovanni Messe, che potrebbe chiamare a collaborare i migliori elem.enti esistenti nell'Italia liberata ed in prigionhi", come era affermato in una relazione del 3 ottobre 1943 a firma del ten. col. Mario Revetria, capo della Sezione Zuretti del Servizio Informazioni del Collegamento che, in amb ito Ufficio OPR del C.S ., aveva preso il posto del vecchio Ufficio Offensivo del S.I.M., ed inviata per conoscenza anche al1 ' Alto Comando Alleato del Mediterraneo7 •
• Archivio Messe, racc. BB/1 promemoria C.S . Uff. OPR del 12.10.43, f.to gen. Rossi; 7 li ten . col. Revelria aveva maturato una lunga esperienza "intelligence" avendo ricoperto l'incarico cli Capo Ufficio Informazioni ciel Comando Superiore in A.S . e quel lo di capo Ufficio OPR della l" Armata in Tunisia . Dati questi suoi
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Giunti quasi alla metà del mese di ottobre senza che si fosse presa una decisione circa il ritorno in Patria di Messe (nonché di Berarcli ed Orlando) gli inglesi, sorvolando disinvoltamente sulla risposta negativa italiana del 2 dello stesso mese, decisero di forzare un po' la mano chiedendo una risposta definitiva in merito. Questa volta Badoglio cominciò a perdere colpi, perché dopo il parere del gen. Rossi, che nel citato promemoria - vds. Nota 6- considerava come Messe fosse l'unico, al massimo livello gerarchico, contrapponibile a Graziani, proprio uno dei suoi fedelissimi, Vittorio Ambrosio, senza nemmeno consultarlo chiosava con un perentorio "Sì. Rispondere". E la risposta pervenne in giornata stessa al Comando al leato8 • Un pai9 di settimane dopo i colloq ui con Badoglio e con il Re , Messe era stato infine nominato Capo d i Stato Maggiore Generale 9 • In tale veste si mise alacremente all'opera per ricostruire le linee, non certo per fare il curatore .fallùnentare, così come egli stesso ebbe ad esprimere in un discorso pronunciato ai prim i di dicembre al Circolo Uffici,ùi della R.M. a Tarantorn.
precedenti , Revet ria godeva cli un buon credito presso gli alleati. Rimasto sorpreso a Roma dall'armistizio, aveva passato le li nee per raggiungere il Sud, e dal 2 ottobre 1943 aveva assunto la di rezione della Sez ione Zuretti, designata con il no me dell'omon imo ten . col. G ianfranco, medagl ia d ' oro a l v.m . alla memoria cad uto nella campagna d'Etiopia, che aveva preso ill posto del precedente Ufficio Situazione ciel S.T.l\tl. Anche il pregresso Uffic io Difensivo era stato tram utato in una Sezione denominata Bonsignore, dal no me d i un'altra medaglia d'o ro al v.m. a lla memori a della stessa campagna, il cap. RR. CC. Antonio Bonsignore. Ad un altro decorato d i medaglia d'oro al v.m . alla memoria del conflitto italoetiopico , il ten. Col. Zuretti , era stata ded icata la deno minazione dcli 'Ufficio Offensivo de l SIM sin da l 1939, e mantenu ta anche dopo gli eventi arm istiziali e la successiva trasformazione dell' intera struttura intelligence m ilitare. s Archivio Messe, racc, BB/1 documento di cui alla nota 6 chiosato dal Capo di S .M .G. Ambrosio, trasmesso al gen . Castellano e da questi al gen. Strong del Comando in Capo A lleato in Mediterraneo con tale tele Op. n" 1909 del 12.10.1943: 1 ' Nomina con R.D. del 18.Xl.1943, registrato alla Corte dei Conti il 5.Vll.1944, reg . I , fog lio 4 (Stato d i Servizio, pag. 11); in Append ice (cloc . n° 34), la comunicazione ufficiale cli Badoglio . 10 Archiv io Messe, racc. BB/T, testo stenografico del discorso pronunciato il 2 .12.1943;
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Come sempre, aveva parlato chiaro, in termini fors'anche troppo espliciti per un auditorio aduso ad un altro stile. Dopo aver definito il momento in atto non serio , non difficile, non drammatico ma tragico, aveva rassicurato i presenti su l fatto che non avrebbe pronunciato molte parole, perché di parole se ne sono dette anche troppe, ed aveva così proseguito: [ .. .] lo sono tornato dalla prigionia 11011 sono ancora 24- 25 giorni . Ho chiesto io di tornare per riprendere il 111io posto di lotta e di combattimento. Potevo star lassù in Inghilterra. ben trattato, cavallerescarn.ente trattato, correttamente trattato se non proprio affe!!uosamente, ma ho pensaro che 11011 si pote\'C/ rimanere alla finestra a guardare in attesa che la situa::.ione si schiarisse, lasciando agli altri il peso enorme della lotta e del lavoro. Sono tornato per mia volontà rischiondo perché, come niolti di voi, ho di là la mia fczmiglia, i miei figli sono di là. Tornato, mi è stata data la carica di Capo di Stato Maggiore Generale prendendo una situazione che tutti conoscete benissimo. L'ho accettata come conviene fare ad un soldato che obbedisce senza discutere, senza riserve mentali, con la piena intenzione di andare sino in fondo, di dare tulio quello che posso, ma nello stesso tempo con la ferma intenzione di pretendere dagli altri cli fare altrettanto.{ .. J Aveva poi continuato invitando gli ufficiali a ricostruire la fiducia reciproca con i propri dipendenti, perché non si era degni cli comandare, ed allora sifa un'altra cosa, si.fa un altro rnestiere. Dopo aver rievocato le personali, recenti esperienza sul fronte tunisino e come nei campi di concentramento in A .S. i soldati delle l a Armata avessero rifiutato il contatto con i commilitoni presi prigionieri in Sicilia perché li ritenevano dei vigl iacchi non essendosi battuti come sarebbe stato loro dovere, approvati in ciò pienamente dagli angloamericani , Messe aveva rivolto i propri strali contro i disfattisti, contro coloro che hanno perduto la fiducia, coloro che non sentono di possedere una ene,sia da spendere per questa lotta . Questi tali bisogna che spariscano, perché ci sono di intralcio e bisogna andarli a trovare dove sono per elirninarli inesorabilmente,
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per cacciarli dal nostro Paese . Non e'è che una sola strada da battere: quella del dovere e quella del giuramento prestato alla Maestà del Re, qualunque altra non vale ed è dannosa. Il nostro dovere è semplice: la fedeltà al giuramento. Non. si deve avere alcun. ten.ten.nam.ento: prima sr, ora no. Solo su questa strada si trova la salvezza o la nostra completa rovina. Capita di tanto in tanto di sentire crWche che molte volte vengono da coloro che non hanno avuto grandi responsabilità da affrontare. La critica in questo nwmento è perfettamente inutile e dannosa, non rappresenta niente. Bisogna andare adagio, perché Ja critica è corrosiva,fa molto male specialmente ai giovani. Bisogna ùnparare prima ad obbedire e poi avere il diritto di comandare e di giudicare. Quindi raccomando di essere inesorabili contro questa gente che generalmente non avendo nulla da jàre si diletta a fare della critica infondata. Quando questo nemico se ne sarà andato allora se qualcuno vorrà divertirsi a criticare, a discutere e magari a mettere fuori qualche ideale politico, lofaccia pure, ma sino a quel giorno, no; politica niente per nessuno; anzi, ne abbiamo solamente uno che si chiama L'ideale per la Patria nostra, la fedeltà ai Re d'Italia . SALUTO AL RE! Gli anni erano passati, Messe era ormai prossimo a toccare i 60, ma non aveva cessato cli credere ancora alle favole, come accade in genere a tutti i puri di cuore. La realtà invece era un'altra, e consisteva -lo abbiamo già eletto in ape1tura ma ci piace rjpeterlo perché rappresenta il punto nodale di una vicenda, quella de.ll'8 settembre, le cui implicazioni morali negative pennangono tuttora valide, ad onta degli sforzi di quanti tentano di nascondere la realtà con accostamenti antistoricamente forzati- nel fatto che sovrano, capo del governo e quant'altri avevano rivestito e tuttora rivestivano incarichi di vertice non godevano di credito alcuno presso gli alleati, in particolar modo presso il Comando Supremo del Mediterraneo e presso il Foreign Office britannico. Tali organi , smentendo le dichiarazioni di Churchill e di Roosevelt pronunciate nel corso della Conferenza di Quebec del-
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l'agosto precedente, incoraggianti il governo italiano ad un appoggio nella lotta contro la Germania quale presupposto per una attenuazione della durezza delle clausole arnùstiziali ma che altro non costituivano che un mero artifizio propagandistico, miravano invece, più che ad acquisire un nuovo alleato di dubbio valore, a trarre il massimo vantaggio politico-strategico dai successi militari conseguiti sino allora nello scacchiere mediterraneo. Pertanto solo uno sprovveduto, privo del minimo senso della realtà, poteva sperare che la sporadica resistenza opposta da repaiti del R .E. ai tedeschi subito dopo l'annuncio dell'armistizio potesse cornpo1tare d'èmhle il superamento delle clausole più severe di questo. Messe non era uno sprovveduto, ed aveva dimostrato più volte di essere dotato di senso della realtà. Eppure anche lui dimostrava di credere ancora alle favole, e per ce1ti aspetti sembrava essere in sintonia con un altro personaggio militare di spicco, Mario Roatta, in atto Capo di Stato Maggiore Generale, che in una circolare del 20 settembre, un paio di settimane cioè dopo l'armistizio, arrivava ad affermare che le truppe italiane erano da considerarsi di fatto, pur in assenza di una proclamazione ufficiale, alleate di quelle angloamericane11. Ed è sempre Messe che il 23 novembre a Brindisi, durante il primo incontro con il capo dell ' A.C.C. (Allied Control Cornrnission)'2 Joyce , affermava che era sua intenzione che le forze armate
"Conti G., Il I Raggruppamento Motorizzato, USSME, Roma. 1984, pag. 226; ' 2 Dell a commissione era presidente, fo rmalmente, il comandante in Capo delle Forze Alleate del Mediterraneo (in iz ialmente - a l momento del l'insediamento cli Messe- il gen . Dwigth Eisenhower, qu indi il gen . Henry Maitlancl Wilson, soprannominato Jumbo. infi ne il gen . Harold Alexander). In pratica, però, la guida della Commissione ven.i va affidata a loro delegati che furono, nell'ordine. inizialmente il generale americano Kenyon A . Joyce fino al gennaio 1944, poi il gen. Frank Noel Mason Mac Farlane ed, infine il capitano cli vascello americano (poi ammiraglio) Ellery Stone eia! giugno 1944 sino alla fine della guerra, ancora nell 'incarico al momento ciel referendum istituzionale del 1946. ror1and i R., Giovanni Messe: da volontario a Maresciallo d'Italia. in: Atti ciel Convegno Il Maresciaffo cf'lralia Giovanni Messe. Guerra, forze armate e politica ne/l'Italia del Novecento, (Mesagne. 27-28 ottobre 2000) , Congedo Editore, Galatina (Lecce), 2003 , pagg. 89- 134);
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italiane dessero agli alleati una collaborazione attiva, schietta e totale, da cui la necessità di poterle dotare delle necessarie attrezzature prelevandole nei limiti del possibile dalle sole disponibilità nazionali, ed impegnandosi per un'epurazione dei quadri dal punto di vista politico e tecnico-professionale. Non solo, ma nei giorni successivi , oltre a sollecitarlo affinché cessassero le richieste da parte dei comandi alleati di armi e munizioni del R .E., gli riproponeva un progetto già a suo tempo presentato dal suo predecessore Ambrosio tendente alla costituzione di due divisioni impiegando prigionieri di guerra catturati in Africa Settentrionale. Ed al gen. Duchesse, capo della Sottocommissione alleata per l'esercito, Messe fece notare che la ricostruzione dell 'esercito italiano rispondeva agli interessi tanto degli italiani quanto degli anglo-americani (che avrebbero avuto il problema di garantire l'ordine del Paese man mano che fossero progrediti verso Nord) , il che richiedeva che allo Stato Maggiore fosse lasciata la disponibilità di quel poco che era rimasto. Altrimenti, egli sarebbe tornato dalla prigionia solo per fornire scaricatori, e questo non era mai stato nelle sue intenzioni e certo neanche in quelle delle autorità britanniche che ne avevano desiderato il ritorno perché venisse a fare qualche cosa in comune. Ma finora aveva potuto fare poco, anche dal punto di vista psicologico, in quanto "non si può tirar su il morale dei soldati se non si può dar loro un paio di scarpe". A proposito, poi, dell'idea di costituire divisioni di prigionie1i, Messe affermava: "Se noi della Armata abbiamo combattuto bene contro di voi in una guerra che non sentivamo, se si potessero a.vere i combattenti della 1° Armata, certam.ente essi si batterebbero bene in una guerra contro i Tedeschi, che è sentita dal popolo", anche perché, spiegava, "colui che ha combattuto, come è stato' leale nel combattere contro sarà leale nel combattere afianco"u. Erano indubbiamente parole molto belle, pronunciate con la sincera animosità con la quale Messe era solito esprimere i concetti nei quali credeva. Egli sperava infatti di poter dar vita ad un'Armata ai suoi ordini articolata su due Corpi d'Armata da porre alle dipenden-
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Archivio Messe, racc. H/7 , verbale del 7.12.1943;
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ze cli Berardi ed Orlando, ricostituendo così il quadro di comando dei tempi tunisini . Joyce era persona perbene, molto corretta, sorrideva alle parole di Messe che sembrava accogliere nel modo migliore, verosimilmente era anche sincero in queste manifestazioni di solidale consenso, e d'altronde non sembrava "ossessionato" dal desiderio di mortificare quanto più possibile l'Italia, il che invece appariva come uno dei punti chiave della politica britannica. Ma nonostante ciò, a guisa di beffa, proprio nello stesso giorno perveniva allo Stato Maggiore italiano la richiesta di un consistente numero di pezzi eia 47/32, mortai, mitragliatrici e di un'ampia quantità di munizionamento eia mettere a disposizione delle forze alleate e da queste destinate a quelle jugoslave di Tito , traendole dai depositi del territorio nazionale 14 • Messe, naturalmente, non poteva rifiutarsi di ottemperare alla richiesta (che in realtà era un vero e proprio ordine, quanto meno nei termini perentori con i quali era stata fomrnlata), ma non poteva neanche esimersi dal sottolineare a Joyce la sua delusione ed amarezza sia per la "tempestività" della richiesta, pervenutagli poco dopo il loro colloquio, e sia perché la cessione dei materiali avrebbe comportato il ritiro di anni dalla quasi totalità dei reparti con le prevedibili lipercussioni sul morale dei soldati e dei loro comandanti nonché sull'opinione pubblica in genere 15 • Ironia della sorte, il giorno successivo al colloquio entrava in linea l'unico reparto ancora operativo del R.E. Si trattava del / Raggruppamento Motorizzato, costituito il 28 settembre a S. Pietro in Vernotico, un centro agricolo del brindisino ad una ventina di chi lometri dal capoluogo, inquadrato dal 31 ottobre nella 5'' Armata americana. Era posto agli ordini del gen. Cesare Dapino. "' Le armi e munizioni da mellere a disposizione del Comando in Capo delle Forze Alleate erano: n° 800 mortai da 45; n° 300 mortai da 81; n° 180 pezzi eia 47/32; n° I .040 mitragliatrici cal. 8; n° 2JO mitragliere e.a.- eia 20; J 60 .000 colpi per mo1taio da 45; 60.000 colpi eia moitaio eia 81; 10.000 colpi per pezzo da 47/32; 4.720.000 colpi per mitrngl iatrici cal.8; 23.000 colpi per mitragliere e .a. da 20. lBoscardi E : JL Maresciallo d'Italia Giovanni Messe la guerra di Liberazione, in Atti ciel Convegno: Il Maresciallo d'Italia G. Messe, (Mesagne, 27-28 ottobre 2000), cit.,pag. 150]; ' 5 Archivio Messe, racc. G/2, prot. 3843/0P-S del 18 .12.43, eia Capo S.M.G. a Capo A .C .C., f.to Messe;
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Il reparto ebbe il suo battesimo del fuoco 1'8 dicembre a Monte Lungo, una scoscesa cd aspra balza delle montagne fra Mignano e Cassino, inquadrata in una divisione ametieana. L' azione, male impostata dal comando alleato. spinse avanti verso la punta di un saliente i battaglioni del Raggruppamento senza che concomitanti azioni americane neutralizzassero l'avvolgimento da patte delle forze tedesche appostate sulle cime circostanti. Nonostante il valore dimostrato e le gravi perdite subite, i nostri uomini furono costretti a ripiegare scoraggiati . Scoraggiati tutti, ufficiali e truppe ed ancora più il comandante del Raggruppamento, in preda al forte dubbio che il reparto non fosse più in grado di rimanere in linea. Qui però si manifestò un simpati.c o ed affettuoso gesto di cameratismo da parte del gen. Mark Clark, comandante della 5a Armata USA che, dopo aver elogiato con uno specifico ordine del giorno il Raggruppamento, disse al gen . Dapino le seguenti parole: " Voi non tornerete indietro, per ora, ma ripeterete l'azione meglio aiutati, e solo dopo che avrete riconquistato Monte Lungo sarete ritirati e riordinati" 16 • Con questo delicato atteggiamento , senza una minima espressione mortificante per gli italiani ma anzi, con l'implicito riconoscimento dell'errore cli impostaz ione operativa imputabile agli americani. Clark risollevò il morale dei nostri fanti che dopo una settimana rinnovarono l"attacco alla posizione di Monte Lungo occupandola stabilmente. Il / Raggruppamento Motori zzato venne ritirato nella zona di S. Agata dei Goti, nel beneventano , per procedere al suo riordinamento. A quella giornata del 16 dicembre 1943 è pertanto ascrivibile il primo, reale successo dell 'esercito italiano in quella che sarebbe poi stata denominata Guerra di Liberazione' 7 •
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Bcrardi P.. Memorie di w1 Capo di Stato Maggiore del/Esercito, Bologna. O.D.C.U .. 1954, pag.81; 17
La sommità della balza di Monte Lungo, a q. 343 . fu raggiunta per prima da una pattugl ia cl i AUC del 51° Corso. (Conti G .. op. cit..pagg. 9 1- 115; cfr. anche: '·La riscossa del/Esercito. li l Raggruppamento Motori::,::,ato. Monte l1111,:o ·· . Alli del Convegno. (Cassino 6-7 .12.1993), Roma. 1994 e "Le ba11aglie di Monte /1111,:0 e le premesse", in Fiamme Cremisi. 2003):
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Quattro giorni dopo il combattimento di Monte Lungo, ebbe luogo una riunione al vertice fra Eisenhower, Alexander, Joyce ed i nostri rappresentanti Badoglio e Messe, nel corso della quale quelli alleati, dopo aver elogiato il compo1iamento del Raggruppaniento Motorizzato italiano ed aver riconosciuto, sia pure in forma alquanto convenzionale, che le nostre truppe sarebbero state in grado cli tornare a battersi come in passato, affermavano all ' unisono che per una più ampia partecipazione italiana alle vicende belliche sarebbe occorso un "certo tempo" 18 • Messe uscì dalla riunione piuttosto pensieroso e perplesso, poiché gli sembrava che riconoscimenti ed assicurazioni fossero stati formulati come atti dovuti, un qualcosa dalla quale i rappresentanti militari angloamericani non potevano esimersi rna che in realtà non costituivano un serio e valido proposito. D'altro canto, ormai , anche per un " puro di cuore" come lui le favole avevano perso il loro potere accattivante e, presa consapevolezza dell'effettiva realtà delle cose, si rendeva ben conto del credito che poteva concedere ai comandanti alleati. E non si sbagliava, poiché a raffreddare speranze e propositi avrebbe provveduto, un paio di mesi dopo , il vicepresidente dell'A.C.C. cap. vasc. Ellery Stone. L'ufficiale americano, nel corso di una successiva conversazione confidenziale con il gen. Adolfo Infante, a iutante di campo del Luogotenente del Re, Umberto di Savoia, dichiarava al suo interlocutore come la cobelligeranza fosse stata concessa all ' Itali a in una fase nella quale si era più ottimisti circa l'esito della campagna in atto nel nostro Paese, ma che in seguito , a causa dell'aspra reazione di Francia, Grecia e Jugoslavia, nonché della stessa opinione pubblica britannica, timorosi tutti della possibilità che l'Italia, facendo leva proprio su questo "status", avesse potuto prendere parte alla Conferenza della Pace insieme alla nazioni alleate, si fosse ritenuto più opportuno adottare una maggiore prudenza. Una linea di condotta che tendeva a sfruttare al massimo le nostre risorse senza che peraltro apparisse mai il nostro contributo, da cui derivava il non gradimento alla Archivio Messe, racc. H/7 , verbale delle riunione ciel 20.12.43 presso il Comando del XV Gruppo di Armate angloamericane, datalo 26 .12.43, s.i.f.; '8
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co tituzione di GG.UU. italiane per combattere sul territorio nazionale. In altre parole, agli alleati non interessava più di tanto l'estromissione dei tedeschi dalla penisola e, ancora meno, la sua "liberazione", ma per essi era sufficiente che la partecipazione militare ita1iana contribuisse ad impegnare il maggior numero possibile di reparti germanici così da alleggerire la pressione su quello che sarebbe stato il loro fronte principale, ovvero quello francese. A questo fine, pertanto, come considera giustamente Boscardi , l'auspicato contributo i tal iano veniva a manifestarsi non solo opportuno, ma addirittura necessario . Avrebbe dovuto però, essere il meno appariscente possibile. In altri termini agi i alleati interessava, quindi, moltissimo -in base al disegno che loro avevano concepito- le collaborazione delle forze armate italiane. in modo però completamente di verso da quello auspicato dal Comando Supremo. Collaborazione sì ma certamente 11011 da parte di molte unità operative come era invece nelle intenzioni di Messe. Al contrario tali unità dovevano , nell'intento alleato, essere poche , anzi pochissime poiché altrimenti essendone appariscente l'impiego in combattimento si sarebbe diffusa nel mondo la voce che l'Italia collaborava, al fronte, a fianco degli alleati con unità combattenti di notevole entità. Questo il motivo per cui il Ll Corpo d'Armata venne, in pratica, disciolto 19 •
Boscardi E., op. cit .. pag. 152; Il LI C.A. era stato approntato a Brindisi il 15 scllcmbrc 1943. pochi giorni dopo l'arrivo e l'insediamento in quella città del C.S. Era costituito dalle Divisioni Piceno e Legnano, dalla 209" e 210" Divisione costiera. dall a XXXI Brigata costiera e dalle piazze marittime cli Taranto e Brindisi nonché da rutti i reparti provenienti dalla Calabria. Posto agli ordini del gen. Giuseppe De Stefanis, il C.S., con una totale incomprensione della reahi\, lo aveva costituito in vista cli una possibile. immediato impiego al fianco degli alleati, ma la G.U. fu progressivamente ··cannibalizzata" per gran parte delle sue dotazion i. Si salvarono solo le un ità destinate alla costituzione del I Raggruppa 111e1110 Mo10riz::a10. Il Corpo d'Armata venne impiegato fioche non giunse l'ordine contrario degli alleati. Per quanto riguardava ad esempio l'impiego della 2 1O" Divisione di fanteria che faceva parte del LI C.d' A .. vds. Enrico Boscardi. le 1111ità ausiliari nella Guerra di Libera::ione, Ed. Rivista Militare, Roma, I987, cap. la 210a Divisione di fanteria, pag. J J co n relativa cartina: 19
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Inoltre , una massiccia collaborazione di GG .UU. combattenti italiane avrebbe comportato per gli alleati , in sede di trattato di pace, il rischio di dover attenuare le loro intenzioni punitive nei confronti dell'Italia. Ciò valeva soprattutto per gli inglesi, ai quali non sembrava vero di poter punire, nella maniera più mortificante possibile, quell'Italia che aveva osato, in una certa fase della propria storia, alzare un po' troppo la testa e divenire un pericolo per l'egemonia britannica nell'area medite1rnnea e coloniale. Erano pe1tanto motivi di opportunità politica quelli che imponevano agli alleati tale condotta, la stessa che li aveva indotti dopo la dichiarazione di guerra dell'Italia alla Germania del 13 ottobre 20 - un ottimo colpo propagandistico, necessario se non indispensabile dopo la ricomparsa di Mussolini sulla scena politica e la costituzione al Nord di un apparato militare della R.S.I. - a non accettare la presenza degli italiani al loro fianco come alleati bensì solo come cobelligeranti, una formula piuttosto ambigua che definiva la posizione di uno Stato che si trovava in guerra contro lo stesso nemico di uno o più altri Stati senza tuttavia gli impegni ed i diritti dell'alleato . In poche parole , agli angloamericani interessava poter disporre da parte degl i italiani di ciò di cui essi avevano realmente necessità, e cioè manovalanza nei po1ti per lo scarico dei materiali, operazioni di trasporto dei rifornimenti al le truppe in linea, riattamento delle reti di comunicazione, bonifica di campi minati, servizi di guardia alle infrastrutture ed alle vie di traffico (strade, ferrovie), in sostanza per ogni tipo di attività non di combattimento, ivi compreso il taglio della legna e la mietitura del grano.
Secondo alcune attendibili fonti storiograriche, sarebbe stati g li alleati, ed in particolar modo gl i americani, ad insistere per la dichiarazione d i guerra alla quale invece il Re si opponeva, e I' 11 ottobre fu necessario una specie di ultimatum perché il sovrano si rassegnasse ad una decisione che mostrava apertamente di non gradire. Poiché le relazioni diplomatiche erano sotto lo stretto controllo alleato, l'ambasciatore Paolucci de'Calbol i ricevette in lingua inglese le istruzioni di Badoglio in merito alla dichiarazione di guerra alla Germania tramite I' A.C.C. e l'ambasciatore americano a Maclricl Carlton Hayes. (Tassoni G ., Dopo /'8 se11embre l'Italia a Madrid. in: ''Nuova Storia Contemporanea" 5/2003; cfr. anche Le menwrie dell'ammiraglio De Courten ( 1943-1946), Roma, USSMM , 1993 e Catalano F., L'Italia (/(I/la dittatura alla denwc,w,ia 1919-1948. voi. TT, Milano, Felt:rinelli, 1972);
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Era la fine dell ' illusione velleitaria che l 'attivi tà delle ricostruite FF.AA. italiane potesse influire sulle future condizioni di pace, e nel contempo l'acquisizione della consapevolezza che un più ampio contributo da parte nostra avrebbe potuto essere accettato solo a seguito di un cambiamento radicale dell ' atteggiamento alleato nei confronti dell 'Italia. Fu un periodo estremamente difficile per Messe che. sia pure non desistendo dalle richieste. continuamente ed insistentemente avanzate per incrementare il numero e la forza delle unità combattenti, dovette prendere atto che la cooperazione con gli anglo americani avrebbe dovuto purtroppo realizzarsi non sulla base delle aspirazion i italiane ma in relazione alle esigenze e conseg uenti richieste alleate. Per il nostro uomo, non fu un passaggio indolore. Perdu rava in lui lo stato di ten sione che non lo aveva in effetti mai abbandonato sin dal suo primo contatto con l 'Italia, al rientro dalla prigionia. Particolarmente doloroso era stato l'impatto con Napoli, popolata da una folla brulicante di ogni razza e colore, asserragliata da turbe di uomini , donne e scug ni zzi affamati, servili, di sposti a quals iasi compromesso fosse anche il più turpe. Ern !a Nr poli che Curzio Malaparte avrebbe poi mirabilmente descritto ne La pe/le 11 , un testo che, per q uanti hanno vissuto quel periodo, riesce a tutt'oggi difficile leggere senza essere afferrati da un profondo senso di angoscia. La stessa angosc ia che aveva provato Messe di fronte a llo spettacolo di una città che si offriva come lo specch io del disfacimento del la nazione 22 • Poi c'era stato il contatto con Badoglio, sgradevole vuoi per la forma che per la sostanza del colloquio, il dove r prendere atto dell'atteggiamento acrimoni oso assunto fra gli alti gradi dell 'esercito all' annuncio della designazione sua quale Capo di S.M. Genera-
Malaparte C., La Pelle. Milano, Aria d' Italia , I949; La situazione generale elc i la città, nel periodo autunno-inverno 1943, era messa a fuoco con estrema chiarezza in un promemoria del Comando Gruppo Interno della Legione Territoriale RR. CC. cli Napoli. s.i.p. redatto il I9.Xl. I 943 con destinatario il Comando FF. AA. della Campania, f.to dal col. Raffaele Minniti. Il documento è riportato in Appendice. (doc . 11°35) i,
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CAPITOLO VII CAPO DI STAT.9 MAGGIORE GENERALE
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le e di Orlando e Berardi rispettivamente quale Ministro della Guerra e quale Capo di S.M. del R .E ., poi ancora la delusione a seguito dei primi contatti con i rappresentanti militari alleati , infine l'amarezza nel corso delle visite compiute ai reparti e comandi in via di ricostruzione. Infatti, se presso di questi il morale poteva dirsi , date le circostanze, discreto, l'equipaggiamento, le uniformi e le armi lasciavano invece spaventosamente a desiderare; ad alcuni soldati erano state addirittura assegnate le divise di caduti inglesi, rappezzate alle meglio nei punti nei quali erano stati colpiti dai proiettili o dalle schegge13 • Ed un'altra cosa contribuiva ad alimentare il descritto stato d' animo di Messe, ovvero il dover constatare la mancanza di sen sibilità messa in mostra da non pochi esponenti del mondo militare di fronte al la tragicità del momento. Nei riguardi di questo atteggiamento, la tensione e la malinconia si tramutava allora in vero sdegno, come è comprovato dalla missiva inviata ai capi di S .M. della Marina e dell'Aeronautica: IL Capo di S. M. dell'Esercito ha avuto occasione di constatare che durante una festa organizzata da un comando alleato, ufficiali italiani -che vi dovevano presenziare per ragfoni di servizio- hanno attivamente partecipato alle danza. Condivido pienamente le amare riflessioni che S. E. Berardi mi ha espresso al riguardo ed osservo che tale atteggiamento, da parte dei nostri ufficiali, denota assoluta mancanza di sensibilità per non dire peggio . Che gli angloamericani ballino è comprensibile e coniunque è cosa che non ci interessa. In questo momento in cui tutta l'Italia è sottoposta ad ogni specie di sacrifici e di privazioni morali e materiali, è necessario che gli appartenenti alle FF. AA . si astengano da ogni manffestazione esteriore che possa suonare offesa a chi soffre. Chi per avventura non ha motivi di preoccupazione, dimo-
Colacicchi P., op. cit., pag. 153, Passavano a volte autocarri p ieni di inglesi o cli americani i quali , identificando le unifo rmi grigioverdi con il passato, facevano segni sconci e gridavano: "Mussolini" oppure " Bloody Fascisis".
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stri, alrneno con l'atteggiamento, di sapere rendersi partecipe al dolore degli altri14 •
2- Dal C.I.L. ai Gruppi di Combattimento. Messe continuava a condurre la vita spartana alla quale era abituato da sempre, ed in queste circostanze accentuata dal distacco forzato dagl i affetti familiari e dalla preoccupazione per la sorte dei suoi cari. La famiglia Messe, infatti , da Padova si era portata a Roma subito dopo 1'8 settembre essendo stata messa sull'avviso di una possibile cattura da parte de i tedeschi. Giunta nella capitale e persistendo ancora più verosimi lmente la minaccia , era stata costretta a dividersi: la signora Messe e Filomena trovarono rifugio presso due famiglie amiche di vecchia data, mentre Gianfranco entrò in un istinito ecclesiastico dove potè continuare a frequentare la scuola e stare nel contempo al sicuro. Messe avrebbe pert anto potuto riabbracciare i propri cari solo dopo l'ingresso in Roma degli angloamericani, un anno e mezzo dopo averli visti per l'ultima volta, e la famiglia si sarebbe infine riunita nella casa di Torre Annunziata, la nuova dimora di Messe a seguito del trasferimento del governo a Salerno. Abitava in una villa patrizia ne i pressi di S. Vito dei Normanni. molto prossima a Brindisi. Propri o per cercare di rompere la malinconia che, specie nelle ore serali, lo coglieva, si recava spesso alla natìa Mesagne , anch'essa a pochi chilome tri di di stanza, ospite di famiglie amiche . L'ufficio era in una palazzina di Brindisi . due piani sotto a quello di Badoglio, mentre la mensa era situata a bordo della nave Campidoglio all 'ancora nel porto militare della città. li C.S. era alloggiato in una pal azzina dell'ex Comando Marina , attigua a quelle dove avevano preso dimo ra i sovrani ed il principe Umberto. Al C.S. c'erano molti ufficiali che avevano fatto parte del Comando della Ia Armata in Tuni sia e che Messe era riuscito a far rimpatriare.
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Archivio Messe. racc. G/6. prot. 9006/AV del 10.1.1944. oggetto ··Contegno ufficiali.', da C.S. a S.E. il Capo d i S.M. della R.M. e della R.A. e p.c .a S.E. il Capo di Stato Maggiore del R.E., f.to Messe;
CAPTTO!,O Vll CJ\ PO DI STATO MAGGIORE GF..NERALE_ _
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Al punto in cui erano giunte le cose, a Messe non restava altro che seguire il programma in corso in precedenza avviato con il benestare alleato e che prevedeva, oltre alla costituzione già effettuata del I Raggruppamento Motorizzato, anche l'allestimento di 8 divisioni ausiliarie da realizzarsi mediante la trasformazione di alcune delle preesistenti divisioni costiere presenti nel Sud e corrispondenti a circa 200.000 uomini25 • Non crediamo che sia necessaria una sensibilità fuori dell'ordinario per comprendere e valutare quale dovesse essere lo stato d' animo di un Maresciallo d'Italia e Capo di Stato Maggiore Generale di forze annate rappresentative di un popolo "di seconda classe", secondo l' amara definizione dello stesso Messe , di fronte alla persistente diffidenza mostrata dagli alleati. Diffidenza che peraltro questi tenevano anche nei confronti dei partiti antifascisti e delle nascenti organizzazioni partigiane , che traeva sostegno dal fatto che a Brindisi era stato notificato un documento del C.L.N. di Roma che non riconosceva il governo Badoglio ed affermava la necessità di porre alla testa della guerra di liberazione un governo che fosse coerentemente antifascista , composto cioè effettivamente da quelle forze che avevano sempre avversato il fascismo. Dopo il combattimento di Monte Lungo, per alcuni mesi gli angloamericani non presero nessuna iniziativa a sostegno del riarmo italiano. In attesa che ciò potesse realizzarsi , Messe non stava con le mani in mano; il suo rientro nella "mischia" aveva indubbiamente portato una ventata di rigore e di efficienza in un ambiente nel quale erano affluite vecchie e screditate figure di militari e di burocrati, preoccupati soprattutto di conservare ruoli e carriere. Le Le di visioni costiere trasformate in "Ausiliarie" avrebbero, una volta costitu ite, av uto una forza di 180.000 uomini. Esse furono: la 205" (gen. Casula), la 209" (gen . Properzi, poi gen. Olmi). la 210" (gen . Colonna, poi gen. Cortese), la 227" (gen. Chatrian. poi gen. Silvio Rossi), la 228" (gen . Tomaselli), la 230" (gen. Vivalda) , la 23 1" (gen. Nannei) e il Comando italiano 2 12" (gen. ReisoliMatth ieu, poi gcn . Perone, infine gen. La Ferla). In queste d ivisioni c'erano trentatré reparti salmerie, ottantacinque compagnie ciel genio, tre battagl ioni genio ferrovieri, e poi battaglioni sicurezza e guardie, autieri, servizi, portuali e molti altri (Boscard i E. op . cit ., pag. 153-1 54);
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pressioni esercitate dagli alleati e dai partiti, che prete ndevano una seria epurazione, inducevano il governo a sostituire gli elementi compromessi politicamente con il fascismo con uffic iali che rientravano via via dalla prigionia. È un discorso che , in primo luogo, avrebbe dovuto riguardare proprio il capo del governo, quel Badoglio che più d'og ni altro era identificabile con il descritto prototipo ma che, come era già s uccesso in altre drammatiche situazioni della vita nazionale (un nome fra tutte, Caporetto), dopo ogni errore o sconfitta, dopo ogni ventata di polemica e di attacchi , veniva riconfermato, ricompensato quand'anche non gratificato di nuovi onori. Nella fattispecie_ in quelle tristi giornate dell'autunnoin verno 1943- 1944, Badoglio rimaneva il punto di riferimento degli alleati in Ital ia e, in modo particolare per Ch urchill , punto fermo nella po litica ital iana. L' intento di Messe in questa fase di transizione, era quello di condurre un 'azione pressante, continua onde ottenere dagli angloamericani l'autorizzazione a far affluire al Raggruppamento nuove unità . Un primo provvedimento fu quell o della sostituzione del comandante . Il comando del/ Raggruppamento Motorizzato venne to lto al gen. Dapino, uomo "problematico e remissivo " 16 e messo in cris i dalle notevoli difficoltà incontrate, ed attribuito al gen . Umberto U tili, meno vulnerabile sul piano psicologico, più dotato di spirito di iniziativa cd apprezzato in modo particolare da M esse che, ai tempi del C.S.J.R. , lo aveva avuto alle dirette dipendenze quale capo di stato maggiore della G. U .17 • Come rievoca Boscardi nella pregevole e dettagliata relaz ione presentata al Convegno di Studi di Mesagne s u Giovanni Messe, appena era stata decisa la :,, Poli L., Secondo Risorgimemo: Lo riorganiz::.a zione delle Foro;,e Armale , in:
Rivista Milùare'', 3/1994; 11
A lumeggiare la figura cli Umberto Uti li dal punto di vista clell"integrità morale è indicativa la leuern da lui scritta al gen . D e S1efa1ùs, Comandante della Delegazione presso lo S.M .R.E. del C .l .L., riportala in Appendice. (doc. n°36), con la quale chieclevn che il provvedimento relativo ad LIila promozione per merito di guerra a suo favore fosse sospeso a tempo indetermi nato. ritenendo che la fase di amara tragedia che il Paese stava atLraversando rendesse opportuno eliminare tutto quanto avesse potuto dare f 'impressim,e anche /0111a11a di una speculazione.
CAPITOLO VII CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALI::
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costituzione del Raggruppamento, Utili era stato il primo generale ad essere designato quale comandante, ma non aveva accettato l'incarico preferendo quello di capo della missione italiana di collegamento con il XV Gruppo d'Armate alleato. Ma dopo l'azione su Monte Lungo , nella fase cli riorganizzazione del Raggruppamento , fu lo stesso Messe a ri.nnovarne personalmente la designazione . Con lui , come capo di stato maggiore, il ten. col. di ariiglieria Luigi Lombardi in sostituzione del magg . degli alpini Luigi Vismara28 • Una volta sistemato l'aspetto ordinativo della G.U., si trattava ora di accelerare per quanto possibile l'afflusso in essa di nuovi reparti. La difficoltà maggiore sarebbe derivata dal fatto che la quasi totalità delle unità richieste da Messe avrebbero dovuto provenire dalla Sardegna. Ad ogni modo , le pressanti insistenze del Capo cli Stato Maggiore Generale dettero il loro frutto, e tra febbraio e marzo vennero assegnati al Raggruppamento i seguenti reparti: - il 68° Rgt. f. Legnano in sostituzione del 67° cha passava alla 210" Divisione di fanteria ausiliaria; il CLXXXV Battaglione paracadutisti (magg. Angelo Massimino); i Battaglioni alpini Piemonte, Monte Granero e l'Aquila; il Battaglione Arditi (ten. col. Guido Boschetti); il 4° Reggimento Bersaglieri (costituito dai Battaglioni XXI e
XXXIII);
- il Battaglione di Marina Bafile del San Marco ; - la Divisione Nenibo 29 • Per Messe, in pariicolare, l ' arrivo del btg. al comando del ten. col. Boschetti avrebbe portato un momento di nostalgica commozione. Si trattava infatti ciel I Btg. del X Reggùnento Arditi , trasferito in Sardegna nel giugno 1943 con le compagnie 102" da sbarco, 11 oa speciale e 123" te1Testre che, giunto a Napoli il 9 febbraio J944, due giorni dopo raggiungeva a Scapoli, nel Parco Nazionale d'Abruzzo, il/ Raggrupparnento Motorizzato; il 20 marzo, mutati i compiti, cambiava la denominazione assumendo quella di IX
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Boscardi E., op. c it., pag. 155; Boscardi E. , op. cit, pag. 157;
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Reparto d'Assalto. Per quanto concerneva la Divisione Paracadutisti Nembo, era costituita da due reggimenti , il 183° ed il 184°,e dal CLXXXIV Btg. Guastatori, mentre solo dopo l ' inquadramento nel Raggruppamento avrebbe avuto in organico anche il Reggimento artiglieria (184°). Per ciò che riguardava invece il reparto della R.M ., dopo il Bajìle sarebbero entrati a far parle del/ Raggmppamento Motorizzato anche i battaglioni Caorle e Grado, consentendo così nel l 945 la ricostit uzione del Rgt. Marina San Marco sui tre suddetti battaglioni. Il 18 aprile 1944 il / Raggruppamento Motorizzato cessava di vivere dando vita al Corpo Italiano di Libera: ione . sempre sotto il comando del gen. Utili e forte di circa 25.000 uomini. Un incremento notevole ris petto ai 5000 del Raggruppamento , il cu i merito andava ascritto totalmente a Messe che aveva disinvoltame nte ignorato l' impegno assunto con gli alleati di non superare le 1214.000 unità. A dire il vero. non era stato solo. il capo di stato Maggiore Generale , in questo atteggiamento, ma era stato validamente sostenuto e coadiuvato dal fido Paolo Berardi, subentrato a Roatta quale Capo di Stato Maggiore dell'Esercito mentre l'altro ex comandante di C.A. in Tunisia , Taddeo Orlando, era stato nominato dapprima Sottosegretario alla Guerra e poi ministro dello stesso dicastero. Messe era riuscito pressocché a raddoppiare il numero dei combattenti concessi con il semplice metodo di immettere nel C.l .L. tutto ciò che, legal mente od illegalmente, riusci va a racimolare valendosi dell 'appogg io complice dei comandi alleati in linea. Il "marpione" brindisino g iocava, molto opportunamente, sull'eterno dissidio, comune a tutti gli eserciti ciel mondo, fra linea e retrovia, ed é chiaro che in questo gioco pesava non poco il proprio passato cli combattente intemerato. Da parte alleata, questa forma di complicità costituiva anche una manifestazione di ostilità nei riguardi della Lanci Forces Sub-Commission o , come e ra più frequentemente denominata, Mi!itary Mission IO the ltalian Anny (M.M.T.A.) la qual e . al l' unisono con le altre due sottocommi ssioni omologhe per la Marina e l'Aeronautica, eserciLava, con costanza tipicamente anglosassone e con la protervia ciel vincitore, un controllo fiscale oppressivo cd il più delle volte francamente ottuso
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sull 'azione di comando dei nostri vertici mi litari. Era un organismo avversato da tutti i comandi in linea , compresi quelli più elevati, che chiamavano sarcasticamente la M.M.l.A. "mamma mia" 30 • La fortuna aiuta gli audaci, dice un antico proverbio; ed in effetti anche l'atteggiamento così spregiud icato posto in atto da Messe, che a rigor di logica avrebbe attivato l'ira della M.M.I.A. , se sarebbe risu 1tato, nell'immediato, penalizzante per il C.T .L., a medio termine sarebbe risu ltato invece foriero di risultati positivi . Infatti , il C.l.L. messo in piedi da Messe con la attiva collaborazione di Berardi, aveva raggiunto con i suoi 25.000 uomini la forza di un C .A ., per giunta alle dipendenze di un unico comandante italiano, formato da una Divisione (Nembo) e due Brigate (I e II), oltre ad un Reggimento di artiglieria, l' 11 ° (su cinque gruppi e.e. e una batteria e.a.), un Gruppo pesante campale, un Battaglione misto genio (LI) e varie unità dei servizi logistici 3 ' . Tutto ciò non si accordava affatto con quanto imposto dall' A.C.C. circa l'impiego bellico di unità operative italiane; da qu i ecco riapparire la mai obliata questione circa il prevalere dell'opportunità politica sulle necessità militari. Se era vero che il C.l.L., inquadrato nell'8" Armata britannica, ne aveva seguito le vicende operative avanzando nel settore adriatico dalla zona delle Mainarde alle Marche, battendosi con molta determinazione e compensando la propria inferiorità materia-
° Circolava all'epoca negli ambienti alleati una d ivertente storiella: in un club inglese, tra un gru ppo cli soci , ve n'è uno che non fa che grattarsi il gomito sinistro con la mano destra , e tutti lo osservano incuriositi . Quando infine l'uomo lasciò la sede, uno dei presenti chiese se fosse affetto eia scabbia. ma subi to un altro replicò: "No, egli soj]i·e di tutt'altm male ed in altra parre del corpo, ma siccome è stato vari mesi alla M .M .I.A., non capisce più nienle e non distingue più le parli del cor[Jo" . (Berardi P., op. c it.. pagg .83-84); 31 La l" Brigata (col. i.g.s . Fucci) era costituita dal 4° Reggimento Bersaglieri su due battaglioni (il XXIX e il XXXlll), dal 3° Reggimento alpini, anch'esso su due battaglioni (li Piemome e il Monte Granero), il CLXXXV Battaglione paracadutisti (magg. Angelo Massimino) ccl il IV Gruppo someggiato eia 75/13 . La II Brigata (col. i.g .s . Moggi) era costituita dal 68° Reggimento fanteria Legnano (su due battaglion i), iI battaglione Bqfile, iI TX Reparto d'Assalto '·Col Moschin " e il V Gruppo someggiato da 75/13 (Boscardi E .. op. cit., pag . 158); 1
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-G101; - 1.\,\f-M-ESSE - · /'11/limo - - ,1/{ll'('SCÌ{I/IO - - d'Ila/la - -
le nei confronti tanto delle unità alleate quanto di quel le tedesche con una capacità combattiva decisamente buona-'2, era altrettanto vero che l'atteggiamento italiano spregiud icatamente disinvolto nel superare i limiti di forza consentiti andava stigmatizzato e "punito", anche se non poteva mi sconoscersi il valido contributo offerto dal C.l.L. La G.U . italiana veniva pertanto ritirata dalla linea il 31 agosto e definitivamente disciolta ìl 24 settembre. Ma quanto onnai sembrava ineluttab ile il prevalere dell 'opportunità politica sulle necessità militari , queste tornavano inesorabilmente alla ribalta. In quell 'estate del 1944, infatti, gli alleati avevano messo in atto !'operazione Dragoon mirante ali' invasione alleata della Francia Merid ionale, un progetto messo allo studio dal febbraio 1943 con il nome in codice cli AnviL e poi realizzato il J 5 agosto 1944. Fu, probabilmente, una fra le operazioni più d iscusse di tutta la seconda guerra mondiale: gli ing lesi vi si dichiararono contrari nella convinzione che l'avanzata in Italia sarebbe stata rallentata , ma gli americani ed i sovietici la sostennero fino a far preva lere la loro opinione. Per portarla a compimento, gli alleati avevano inviato sei div i ioni sottraendo le dal fro nte italiano, ed ora si imponeva il loro rimpiazzo; presso il comando del Mediterraneo ed anche in sede di A.e.e. ci si rendeva conto che le necess ità militari facevano premio, devevano fare premio su ogni "opportunità politica", di qualsivoglia natura essa avesse potuto essere. Ed ecco all ora il gen. Alexander chiedere al Combined Chief of Staff di Washington che venisse accresciuto il concorso italiano a lle operazioni sul nostro teatro onde poter mantenere inalterata la pressione contro lo schie-
n Una sintesi del ciclo operativo del C.I.L. può essere espressa attraverso le seguenti fasi: avanzata iniziale fino al fiume Pescara (8-1 1 giugno); conquista di Orsogna, Chieti e Guardiagrel e; proseguimento dell'azione offensiva sino al Chienti , con occupazione di Teramo, Tolentino e Macerata (30 giugno); conquista di Filottrano e for7.amento del fiume M usone (6-10 lugl io); ulteriore proseguimento dell 'avanzata lungo i l fiume Esino con occupazione di Jesi (20 lugl io). Corinaldo ( 10 agosto). Pergola (20 agosto), Urbino e Peglio (28 agosto). Al termine del ciclo operativo. il C.I.L. si schierò sulle rive deJ Metauro, d i fronte alle posizioni tedesche della Linea Gotica. Le perdite subite ammontarono a 350 caduti e 750 feriti . (Bovio O .. Storia de/l'Esercito Italiano, Roma. USSME. 1996. pag. 393):
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ramento tedesco. Ecco allora che j combattenti italiani, che secondo 1'A.C.C. non avrebbero dovuto essere impiegabili quantitativamente oltre i limiti dettati dalle note considerazioni di carattere politico, vedevano ora sollecitato dagli stess i alleati un loro più ampio contributo da realizzarsi con un maggior numero di unità da combattimento. Un boccone certamente duro da digerire per l' A.C.C. , che non mostrava di an-endersi del tutto, affrettandosi a mettere in chiaro che le GG.UU. italiane in via di costituzione avrebbero continuato ad essere soggette a limiti ben definiti: sarebbero state divisioni leggere (forti perciò di non più di 10.000 uomini) , non si sarebbero chiamate "divisioni" ma Gruppi di Combattimento, non avrebbero potuto essere impiegate attraverso un inquadramento organico in CC.AA. italiani bensì in forma frazionata con dipendenza, quindi , da differenti CC.AA. alleati. Non crediamo vi possa essere qualcuno che non riesca a scorgere, in questo ostinato rifiuto all'impiego riunito delle nuove formazioni italiane che avrebbe necessariamente comportato la loro dipendenza da un unico comandante d'armata della stessa nazionalità, una chiara motivazione di carattere politico, così come di natura politica era la anonima denominazione di "gruppo di combattimento" anziché quella ben più appropriata di "divisione" nonché la proibizione al governo italiane di diramare un "Bollettino di guerra" per tenere informato il Paese sulle operazioni militari alle quali partecipavano le nostre unità. Fra l'autunno e l'inverno 1943-44, il Regio Esercito allestJ i sei Gruppi di Combattimento così denominati: Cremona (gen. Primieri), Friuli (gen. Scattini), Folgore (gen. Morigi) , Leinano (gen. Utili) , Mantova (gen. Bologna), Piceno ( gen. M.O.V.M. Emanuele Beraudo di Pralormo) . Il ritiro dal fronte del C.l.L. e la conseguente immissione dei suoi reparti nelle nuove unità non fu indolore, perché significò la scomparsa dell'uniforme grigioverde, l'addio a quella divisa indossata sempre con fierezza, immacolata oppure stinta dal sole, logorata dalle intemperie e spesso, molto spesso, bagnata dal sangue . La storia purtroppo, per La sua stessa logica, volta sovente pagina . Ma non cancella, né potrebbe farlo, sentimenti e hcor-
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G10 1. 1I \I .l[HS/' - f'11/ti1110 lla re.~Ci(ll/o c/'lta/ia
di che sono il perenne legamejì·a passato e presente13 • Di italiano conservarono solo la bustina, i contrassegni di grado, le most rine sormontate dalle stellette e la stri scia tricolore, distintivo di riconoscimento di nazionalità, portata sulla spalla sinistra al di sopra dello scude uo di Gruppo. Particolarmente dolorosa fu la sostituzione dell 'e lmetto nostrano con quello inglese '·a padella", una soluzione che sarebbe stata giustificata con motivi di eguaglianza uniformologica alquanto peregrini ma che, in realtà. non erano altro che un altro raffinato e molto britannico espediente per mortificare ulteriormente gli italiani. Dal mo mento che i nuovo re parti avrebbero ricevuto in dotazione l'armamento inglese . il primo problema da risolvere fu quello dell'addestramento del personale al l' impiego delle nuove arm i, per il quale furono individuati e formati ufficiali, sottuffici ali e graduati da qualificare come istruttori per svolgere success i va mente tali funzion i presso i reparti. Esaurita questa prima fase. ebbe inizio l'addestramento ind ividuale di reparto per passare poi alle esercitazioni d ' in sieme e di cooperazione . Si trattò di un lavoro approfondito, capillare, metodico, condotto con determinazione e reso ancora più arduo dal controllo s istematico e fisca le del personale inglese, che peraltro alla fine si dimostrò indubbiamente efficace. Ogni Gruppo di Combattimento prevedeva il segue nte organico: - Comando con Q.G. e due sezioni di carabinieri; - 2 reggimenti di fanteria, c iascuno dei quali articolato su una compagnia comando . 3 battaglioni fucili eri su 3 compagnie ed una A1mi da accompagnamento; 1 compagnia mortai; , l compagnia cannoni e .e.; l reggimento d ' artig lieria su reparto comando, quattro gruppi da 88, un gruppo e .e. da 76, un gruppo e .a. da 40; I battaglione misto genio s u due compagnie artieri ed una teleradio;
Loì S ., / rapporti fra Alleati ed /1alia11i nella cobelligernnza . Roma . USS ME, I 986. pag. 92:
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C11Pl1'0LO VII CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE
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- aliquote di servizi logistici: una sezione di sanità, due ospedali da campo, una compagnia trasporti e rifornimenti, un parco di artigli.eria, genio ed automobilismo. In totale, 432 ufficiali, 8578 sottufficiali e militari di truppa dotati del seguente armamento: 2516 moschettì automatici , 502 fucili mitragliatori, 201 mortai Piat, 40 mortai da 76,140 mortai da 50, 36 cannoni e.e. da 57,8 cannoni e.e. da 76,32, pezzi da 88, 12 pezzi e.a. da 40, 1183 automezzi. L'esame comparativo del Gruppo di Combattimento nostrano con la divisione inglese ed americana, entrambe ternarie e provviste di un reparto esplorante corazzato, mette in evidenza le minori possibilità di manovra dell'unità italiana anche se indubbiamente più potente e meglio equilibrata sia tatticamente che logisticamente di tutti i tipi di divisione sino allora impiegate nel R.E.3" . A mano a mano che gli alleati ne giudicavano soddisfacente l'addestramento, i Gruppi di Combattimento venivano avviati in linea. Il primo fu il Cremona, che il 14 gennaio 1945 si schierò nel settore fra la linea ferroviaria Alfonsine-Ravenna ed il mare, inquadrato nel l C.A . canadese. Poi fu la volta del Friuli, entrato in linea 1'8 febbraio nel settore di Brisighella, a Sud del fiume Senio, in sostituzione della Divisione polacca Kresowa . Il 3 marzo toccò alla Folgore schierarsi fra il Senio ed il Santerno alle dipendenze del Xlll C.A . inglese , ed infine il 23 marzo entrò in linea il Legnano, schierato nel settore del fiume Idice andando a costituire la saldatura fra le due armate aHeate, la sa USA a sinistra e 1' 8" britannica a destra . Il Mantova, non ancora completato negli organici, non avrebbe preso parte alle operazioni, mentre il Piceno, sin dalla fase organizzativa preliminare, era stato trasformato in Centro Addestramento Complementi Forze Italiane di Combattimento, allo scopo cli poter avere a disposizione un 'aliquota di personale addestrato da utilizzare per mantenere a numero i Gruppi di Combatti mento; allestito a Cesano, vicino a Roma , in un grosso complesso, il Centro -nel tempo trasformatosi in Scuola di Fanteria- sarebbe
1 '
Bovio O., op. cit., pag . 401;
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divenuto il nucleo-base delle varie scuole militari ed è tuttora come tale in funzione35 • I Gruppi di Combattimento divennero vere e proprie unità di modello britannico. Entro ciascuno di essi, infatti, era inserito un nucleo di sette ufficiali inglesi, denominato British Liaison Unit (B.L.U.) e posto al comando di un colonnello , con l' incarico di controllare che tutto avrebbe camminato secondo i metodi e la volontà loro. Come sempre accade in circostanze del genere, in funzione delle caratteristiche delle persone che ne fanno parte, taluni dei predetti organismi esercitarono la loro funzione con fermezza e scrupolo non aliena, peraltro, da tatto e riguardo, connotando la lpro azione con un significato di consiglio ed insieme di garanzia tutelatoria; altri invece furono senz'altro meno con-etti, ed i loro responsabili si comportarono come se fossero loro i veri comandanti titolari, sovrapponendosi addirittura ai nostri. Va comunque riconosciuto che i comandi alleati in linea mantennero sempre verso i nostri reparti un atteggiamento cordiale e rispettoso, disponibili ad una franca collaborazione che agevolò non poco l' inserimento dei singoli gruppi nei CC.AA. alleati impedendo cosi anche il sorgere di malintesi ed equivoci che si sarebbero riverberati negativamente su tutto il contesto operativo. Intanto, le operazioni belliche proseguivano il loro corso. Dopo un periodo di stasi operativa, durante la quale l'attività dei nostri reparti fu caratterizzata da un costante azione di esplorazione ravvici nata, di pattugliamento e di reazione ai numerosi colpi di mano effettuati dai tedeschi , venne infine il momento dell 'offensiva primaverile alleata. L'attività dei nostri Gruppi d i
,; La trasformazione del Piceno nella suddetta struttura addestrativa traeva origine dal non gradimento manifestato dalla M.M.l.A. circa l' immissione nelle forze combattenti dei partigian i provenienti dalle formazioni che avevano operato nel Lazio, Abruzzo e Toscana avaUata invece dallo Stato Maggiore del R.E.-Nel rifiuto opposto dalla M.M.T.A. giocava un ruolo importante la scoperta ed attiva opera di "democratizzazio ne" dell 'Esercito svolta dal sottosegretario alla Difesa Michele Palermo, comunista di vecchio stampo e -come tale fungente da cellula eversiva nell 'ambiente militare. (Cfr. Palermo M., Memorie di un comunista napoletano, Parma, Guancia, 1975);
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Combattimento ebbe i suoi momenti più significativi nel forzamento dei vari corsi d'acqua incontrati, -il Senio, il Santerno, il Canalina, il canale di Fusignano ed altri ancora- nel passaggio del Po e dell'Adige e nel susseguirs i di attacchi diretti alla conquista di località tatticamente importanti, alcuni dei quali precedenti anche l'offensiva generale stessa, per migliorare la situazione della base di partenza. Mentre il V ed il Il Corpo polacco del1'8° Armata britannica già avevano cominciato il forzamento dei Senio, col Cremona che apri va loro la strada verso Argenta e Bologna, il 9 aprile 1945 il Friuli attaccò e proseguì l'azione di concetto con la Divisione Carpatica polacca. Liberato Castel Bolognese nel corso della notte seguente, la mattina del 12 si divise in due sottosettori, a destra in contatto coi Polacchi, a sinistra col Gruppo di Combattimento Folgore. Superato il Santerno e occupata Imola, italiani e polacchi combatterono per 36 ore davanti a Castel San Pietro. Alla sera del 17 aprile nuovo arresto. Poi, impiegata la giornata del 18 bombardando il nemico , i comandanti del Friuli e del Folgore decisero di effettuare un attacco convergente su Varignana. Il 20 tutta la linea si rimise in moto, continuando ad avanzare lungo la via Emilia in direzione di Bologna. Alle prime luci del 21 due compagnie, passato il Savena, comunicarono che i tedeschi avevano lasciato sia la linea che la città, nella quale entrarono quindi gli italiani ed i polacchi. Poco dopo arrivò il Legnano, che avanzava verso Nord e che il 28 aprile entrò a Milano con gli Americani della la Divisione Corazzata, trovandosi davanti al cadavere di Mussolini a piazzale Loreto, mentre l'indomani il Cremona avrebbe raggiunto Venezia. Lo stesso giorno i generali Wolff e von Senger firmarono a Caserta la resa delle forze italo-tedesche del fro nte Sudoccidentale. L' 8" Armata intanto proseguiva, ma rigorosamente senza gli italiani, verso Trieste, Monfalcone e Gorizia per precedervi gli jugoslavi, mentre gli americani avanzavano sull'Austria e intimavano ai francesi provenienti dalle Alpi occidentali di fennarsi, in base all'armistizio di Cassibile che non dava loro la possibil ità cli occupazioni in Italia. Degne di particolare menzione furono le operazioni condotte dalle due unità paracadutiste Nembo e Folgore, aviolanciate rispet-
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Gr,m1.,:w MtSSii - l 'ultimo Maresciallo d'l!alia
tivamente a cavallo delle strade Modena-Poggio Rusco-Fen-ara e nella zona a sud ed a Sud-Est del capoluogo. Violenta fu la reazione tedesca ad entrambi gli aviolanci, ma i paracadutisti italiani seppero dimostrare un notevole spi1·ito di iniziativa, com'era tipico della specialità, e riuscirono a creare confusione e panico nelle retrovie tedesche, il che rappresentava poi l'obbiettivo primario delle azioni. Le perdite subite dai nostri Gruppi di Combattimento nell 'offensiva finale furono di 741 caduti, 1580 feriti e 75 dispersi 36 , un totale tutto sommato accettabile tenendo conto dell'avversario che avevano avuto di fronte e della situazione morale e psicologica del Paese. I partiti politici, nella loro incoscienza ed incapacità orf?anizzativa3', faceva no quanto era loro possibile per togliere alle forze armate quel tanto di disciplina e dignità che tuttora sussistevano proprio grazie al comportamento dei combattenti del C.I.L. prima e dei Gruppi di Combattimento successivamente, salvo poi, una volta giunti a Roma nel giugno del 1944, ad agitarsi ed a sbraitare per la persistenza e fianco degli alleati di un"efficiente" rappresentanza militare italiana. Come ricorda con amarezza il gen. Berardi nelle sue memorie, Benedetto Croce dava l'esempio nel discreditare le nostre forze regolari vagheggiando velleitari ed utopistici sogni di volontari repubblicani 38 • Soltanto trent'anni dopo, in un rigurgito di sincerità piuttosto inusuale data la provenienza, un "esperto" del P.C .L per le questioni militari doveva definire con chiarezza l'atteggiamento della classe politica dell'epoca nei confronti delle FF.AA.: La politica militare dei governi d; unità antifascista, nei fatti, cercò di indirizzcm;; verso i seguenti obiett;vi: tagliare ogni rapporto tra FF. AA. e monarchia, diminuendo contemporaneamente i poteri dello Stato Maggiore Generale, e di contro rivalutare il potere m;/itare del Consiglio dei Ministri fino ad istituire un unico Ministero della Difesa39 •
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Bovio O ., op. cit. , pag. 405; Berardi P. , op . cit., pag.77; 38 Berardi P., op. cit., pag. 77 39 Cerquetli E., Le forze armate Ì/(/{iane dal 1945 al 1975. Strutfura e dottrine, Mi lano,Feltrinelli, 1975,pag. 17; 37
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3 - La difficile convivenza con la nuova struttura politica Nel mese di giugno 1944, due settimane dopo l'entrata in Roma deg1i eserciti alleati·10 , a seguito della caduta del secondo governo Badoglio (quello di "concentrazione democratica", che era stato costituito il 22 aprile precedente) ed in coincidenza con la nomina di Umberto di Savoia a Luogotenente Generale del Regno , vi fu il cambio della guardia ai vertici governativi. Il dernolaburista Ivanoe Bonomi, presidente del C.L.N. centrale, era stato chiamato a presiedere un nuovo ministero, emanazione dei partiti costituenti .iil C.L.N ., autoproclamatosi espressione della volontà popolare. In questa nuova compagine governativa il ministero della Guerra venne assegnato al liberale Alessandro Casati affiancato da due sottosegretari nelle persone del comunista Mario Palermo e del gen. Giovanni Battista Oxilia, già Sottocapo cli Stato Maggiore dell'Esercito dal marzo dello stesso anno. Il Palermo, noto per i recenti trascorsi di pura marca fasc ista, era il classico personaggio cl ientelare con l'anticamera sempre piena di gente assolutamente nuova per quegli ambienti austeri di via XX Settembre; da buon comunista, ed in quanto tale ligio agli
-") Gli angloamericani entrarono in Roma il 4 g iugno , dopo aver fatto di tutto per impedire una qualsisvogl ia p1·esenza militare italiana, e il g iomo precedente avevano dirottato il C.l.L., che si trovava in linea con la 5" Armata USA sul versante tiITenico del fronte, su quel lo adriatico con trasferimento all'8" Armata inglese .Gli alleati, però, non tennero conto come nella G .U. americana fosse inserita una Divisione italiana, la 2 1O", in seno al la quale era inquadrato il 67° Rgt. Ftr. Le?,nano la cui bandiera era stata decorata con la medaglia d'oro al v.m. dopo l'azione su Monte Lungo. F u pertanto grazie a questa G.U . italiana che il reggimento entrò a Roma il 7 giugno con fanfara e bandiera, al seguito della 5" Armata USA, recandosi direttamente al Quirinale dove vennero resi gli onori a l Re considerato simbolicamente presente. Si trattò d i un vero e proprio colpo d i mano che fece perdere le staffe al gen. ClarK, così come il precedente tentativo di evitare ogn i presenza italiana nell' ingresso in Roma aveva fatto andare su tutte le furie i I Maresciallo Messe (Boscardi E., op.cit., pag. I 56, e dello stesso autore, L'entrata delle tmppe italiane a Roma, in: Dalle Mainarcle al Metauro . ll C.J.L., 1944 , Atti del Convegno d i Corinaldo (22-24 giugno 1994), Roma, Centro Stud i e Ricerche Storiche sulla Guerra di Liberazione, Roma, 2000, pag . 117):
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Mnm; - /"11 /timo Maresciallo d 'Italia
ordini del partito, contribuì al meglio per danneggiare l'Esercito ed in particolare la sua struttura disciplinare (i sottufficiali puniti, ad esempio, ricorrevano a lui per farsi depennare le sanzioni). Il gen. Orlando fu quindi l'ultimo ministro militare della Guerra e la prima "vittima" dello smantellamento dei vertici militari messo in atto da Bonom i, iniziato a11 'atto stesso della formazione del nuovo governo. La sostituzione di Orlan do con Casati si sarebbe rivelata, secondo il parere di Boscardi, una vera propria "iattura" per le forze armate italiane, solo in parte riscattata dall'eroico sacrificio del figlio Alfonso, sottotenente dei granatieri, caduto durante le operazioni del C.I.L. Forse un pò meno severa, anche se pur sempre negativa, l'immagine del Casati offerta da Berardi: ... Come uomo politico mi apparve corretto nella forma e scarsamente conclusivo nella sostanza, genuina espressione di quei cauti partiti d'ordine che, barcamenandosi tra varie paure, provocano Le dittature ... Alle mie proposte di una certa importanza quale capo di stato maggiore, la prùna ri~1Josta era sì ma, nella grande maggiora dei casi, l 'esecuzione era indejìnitamente d{fferita e si evitava di tornare sul!' argomento: difronte ad una presumibile opposizione si preferiva far intervenire terze persone, nominare una commissione, mantenere una neutralità, protrarre una soluzione.finché i casi della vita l'avessero superata./'. È un quadretto dipinto dal Berardi d1e, non conoscendo la data, potrebbe benissimo essere adattabile a qualsiasi momento o fase cli questa nostra nazione sempre e pervicamente immiserita da protagonisti politici adusi a impostare male gli eventi bellici, sai vo poi fare carico ai militari dei loro esiti negat ivi, ovvero ad andare in sollucchero di fronte alle sconclusionate proposte di un qualche generale fallito od, ancora, a dimostrare democratico timore quando si tratta di porre mano a qualche provvedimento che scuota dalle fondamenta , snellendole, vecchie ed obsolete strutture. Né ci sem-
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Berarcli P., op. cit., pagg.2 13-214;
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bra, per l'idea che ci siamo fatti dell'uomo, che le sue parole possano essere state il frutto del suo repentino allontanamento dalla carica di Capo di Stato Maggiore dell'Esercito avvenuto il IO febbraio 1945, provvedimento quanto mai inopportuno sia nella sostanza quanto nella forma nonché nel tempo, poiché venne infatti preso proprio nel momento nel quale i Gruppi di Combattimento stavano entrando in linea42 • In ultima analisi, i partiti politici dell'epoca dimostrarono in ogni occasione un'ostilità preconcetta e rancorosa nei confronti delle FF.AA. ed, in modo particolare, dell 'Esercito. Allorché i partiti si installarono finalmente al potere con il primo gabinetto Bonomi (9 giugno 1944) , l' obiettivo strategico di eliminare una volta per tutte le FF.AA. dal contesto delle forze attive della società italiana fu perseguito con la massima energia. La M.M.l.A. si trovò così a poter disporre di un imprevisto alleato per il proprio intento di far rimuovere della più alte cariche militari sia Berardi ed ancor di più Messe, personaggi -il secondo in particolare- di grande prestigio ed in quanto tali scomodi antagoni sti . La "scomodità" di Messe sarebbe stata ribadita dalle vicende dell'altro obiettivo sul quale si trovava ad essere fortemente impegnato, e cioè l'epurazione dei quadri militari. Infatti, il 2 dicembre 1943 aveva proposto a Badoglio di aprire un'inchiesta sull'attività svolta dall'8 settembre in poi dai comandi delle tre forze armate sia pure limitata, al momento, alle sole zone del territorio nazionale affrancato da tedeschi . Come aveva già espresso a voce al capo del]' A.C.C. nel corso del loro primo incontro a Brindisi, l'intento di Messe era quello di procedere ad un'epurazione dei quadri dal punto cli vista tecnico-professionale ma ancor prima da quello poli Berardi , già in urto con il gen . inglese Brown ing. capo della M.M.T .A ., era entrato in collisione anche con il gen. Luigi Chatrian , che aveva sostituito il gen. Oxilia nell'incarico di Sottosegretario alla Guerra e s i mostrava molto inc line ad interferire nell'attività dello Stato Maggiore. Egli fu infatti il primo generale "politico" dell'Esercito italiano , il primo ad appiattirsi sulle posizion i del partito cli maggioranza ed a confondere le fortune deJl'Esercito con le proprie, ripagato con un seggio al Senato ma raccogliendo anche la disistima dell ' ambiente militare (Bovio O ., op.cit. , pagg . 406-407): '
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tico ed ancor più sotto 1'aspetto etico e comportamentale. Si trattava, nella sua concezione, di mettere bene a fuoco la figura di ogni ufficiale rivestente il grado di generale e di colonnello onde accertarne l' ottemperanza ai doveri connessi alla situazione contingente ed alle leggi dell'onore militare; l 'accertamento sarebbe stato esteso agli altri ufficiali solo se necessario43 • Una volta ricevuta l'approvazione del capo del governo ed il relativo incarico44 ed assunte le direttive 45 , l'operazione aveva inizio. Come era prevedibile, sorsero subito resistenze ed intralci di varia natura, e ciò proprio nell'ambito di quegli ufficiali per i quali l'inchiesta si sarebbe dovuta effettuare solo se necessaria, il che obbligò Messe a ribadire più volte come le sue direttive andassero interpretate nella maniera corretta, non sottoponendo in particolare a nessun tipo di accertamento comportamentale quegli ufficiali per i diretti superiori dei quali non si fosse proceduto ad analoga, precedente verifica46 • L'inchiesta avrebbe raggiunto il culmine il 9 maggio 1944, allorché il mini stro della Guerra Orlando ch iedeva a Messe di esprimere un parere relativamente ai generaii Ambrosio , Arisio , Gazzera e Roatta riguardo non solo al loro comportamento dopo l ' 8 settembre ma anche nei confronti dell'attività di carattere politico svolta dai precedenti durante il Ventennio e sulla loro idoneità a disimpegnare ancora le mansioni connesse al proprio grado·11 • La risposta di Messe era netta e categorica, come di norma: per quanto riguardava eventuali incarichi di comando, al solo Gazzera -se non vi fossero addebiti da attribuirgli per la sua
.,, AUSSME, LT3/33 , n° 363900 p. dell'8 . l 2. 1943, "Comportamento degli ufficiali all'atto e dopo la proclamazione dell'armistizio", eia Capo S .M.G . a Capo S.M.R.E., f'.to Messe; •J AUSSME , L3/33, foglio n° 1205 del 2.12.1943, eia Pres idente ciel Consiglio a Capo S.M.G ., f.to Badoglio; ,s AUSSME, Ll3/33, prot. 1078/I/J cieli' 11.6.1944 , da Capo S.M.G. a Capo S.M.R.E __ f.to Messe; -'<• AUSSME, Ll3/33 , prot. 1078/I/J deU' 11.6.1944, da Capo S.M .G. a Capo S .M .R .E., f.to Messe; "' AUSSM E , LI3/33 , prot. 175 1/GN del 9.5.1944 , da Ministero Guerra a Capo S.M.G., f.to Orlando;
CAPITOLO \!Il CAPO Di S TATO MAGGIORE GENERALE
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cattura in A.O. e per la successiva condotta in prigionia- potevano essere eventualmente assegnati , anche perché, pur risultando l ' interessato l 'unico fra i menzionati generali ad aver ricoperto una carica politica (era stato ministro della Guerra tra il 1929 ed il 1933), nell'ambiente militare era comune la sensazione che si fosse sempre impegnato a contenere l'influenza del P.N .F. nell'Esercito. Per quanto riguardava gli altri tre chiamati in causa, sarebbero stati esaminati in relazione alle cariche rivestite al momento dell'armistizio (rispettivamente: Ambrosio , Capo di S.M .G., Roatta, Capo di S.M.R.E. ed Arisio, comandante del XII C.A.) , anche perché Messe affermava che non si riteneva adeguatamente informato in merito al loro atteggiamento politico duran te il periodofascista48 • Francamente, conoscendo la statura morale di Messe e la sua abituale tendenza a parlare chiaro, fuori dai denti, siamo rimasti un pò sorpresi dal tono di questa risposta, che ci è sembrata un pò un "chiamarsi fuori" dal problema adducendo un motivo a nostro avv iso insostenibile. Un uomo del suo livello, infatti che aveva vissuto ogni aspetto, compresi quelli più reconditi , non solo dell ' Esercito ma di tutte le Forze Armate in virtù della posizione di primo piano sempre mantenuta pur essendo stato un operativo acluso al contatto con la truppa più che alle voci di corridoio ed alle beghe di carattere corporativo , non poteva autodefi nirsi non informato circa il ruolo rivestito anche a livello politico dai massimi esponenti di quel mondo ciel quale anch 'egli faceva parte. Una definizione che inoltre rappresentava una palese contraddizione con quanto lo stesso Messe aveva dichiarato nel corso della prima intervista rilasc iata sub ito dopo l'assunzione della carica di Capo di Stato Maggiore Generale . Infatti , alla domanda dell'inviato dell'Agen~ia Reuter Cec il Sprigge se il suo program ma di riforme nell 'Esercito includesse anche un'epurazione negli alti ranghi, egli aveva risposto: Noi non possiamo continuare a valerci dei servigi di coloro che sono, politicamente, dannosi alla nostra causa . lo e/imiAUSSME , U 3/33, prot. 409/ RP del 18.5 .1 944, eia Capo S.M.G. a Ministro Guerra, f.to Messe;
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6"101;,1.YNJ MESSE - ruttimo Maresciallo d'/talict
nerò i politicamente indesiderabili cosr come gli incompetenti49. E lasciando il castello di Brindisi dove aveva avuto luogo l'intervista, Sprigge ne riportava l'impressione che l'azione cli Messe sarebbe stata come quella del deciso colpo di scopa. Si sbagliavano entrambi. Messe perché lui stesso, dopo essere stato progressivamente emarginato, sarebbe divenuto oggetto di due distinti tentativi di epurazione , come si vedrà in appresso; Sprigge, perché con la sua mentalità britannica non riusciva a rendersi conto che in Italia, in quel momento ed in quelli che sarebbero seguiti, il manico della scopa era tenuto in ben altre mani, quelle degli esponenti dei partiti politici e dei loro organi di stampa che, tra invettive e dileggi, avrebbero continuato a gettare discredito sull'Esercito regio che bollavano cli fascismo e chiedendone la liquidazione. Sempre nella tarda primavera del 1944, il governo italiano dava vita ali' Alto Commissariato per la punizione dei delitti e degli illeciti del fascismo alla cui testa metteva il conte Carlo Sforza, patetica figura già nota per l'ambigua condotta tenuta nel 1920 durante le vicende connesse alla stipula del Trattato di Rapallo con la Jugoslavia relativamente alla questione di Fiume. Un revenant, secondo l'azzeccata denominazione che Vittorio Emanuele III aveva attribuito a questa tipologia di personaggi che, scomparsi dalla scena politica dopo l'avvento del fascismo al potere, ricomparivano ora alla ribalta appunto come veri e proprifantasrn.i . Messe, nella conetta previsione che tale ente avrebbe dovuto, prima o poi, occuparsi anche delle FF.AA., propose un'azione di coordinamento con lo Stato Maggiore Generale onde evitare malintesi e discordanze tanto nelle premesse quanto nelle decisi on i finali'0 • Ma la risposta di Sforza a Badoglio, al quale come capo del governo, pervenivano le richieste dell'uno e dell'altro, era fredda e scostante, in aderenza con la personalità del soggetto: Messe era preposto solo al vagl io del comportamento degli ufficiali , cosa che
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Argentieri L., Messe. S0gge1to di un'altra s1oria, Bergamo, Burgo Ed., 1997 , pag. 211; ;o AUSSME, LI3/33, d i prot. 1023/A del 28.5.1944. da Capo di S.M.G . a Capo del Governo, f .to Messe; '
CAPITOLO VII CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE
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avrebbe potuto significare una preziosa purificazione, mentre il compito a lui affidato mirava a più cornplessi e più generali scopi nazionali di urgente carattere rnorale, motivo per il quale nella lettera veniva espresso un fuggevole assenso per un incontro con il maresciallo ma, al riguardo della proposta di coordinamento da questi avanzata, c'era un silenzio assoluto 51 • Tra i due uomini, d'altra parte, intercorreva una distanza siderale, in termini etici e comportamentali, tale da rendere impossibile qualsiasi forma di intesa. Da parte dell'esponente del fuoriuscitismo in chiave patrizia poi, non ci si peritava di gettare discredito sulle forze armate nazionali attraverso organi di stampa, per cui Messe ad un certo punto fu costretto a rivolgere la proprja indignata protesta al capo del governo in carica con una lettera dalla quale traspariva tutta la rabbia "brindisina" solo a stento controllata: Mi riferisco al messaggio pronunciato da S.E. il Ministro Conte Sforza alla radio la sera del 22 corrente e riportato nel n° 123 del giornale "Risorgimento" che allego in copia. Non è mio intendimento entrare in merito al contenuto ed al movente politico del messaggio, nia ritengo mio dovere esporre all'E.V l'effetto che il 11° 2 del paragrqfo intitolato "Marcia su Roma e guerra.fascista" ha prodotto nell'ambiente militare. Potrebbe darsi che il Conta Sforza sia stato tradito dalla propria penna o che lo stesso giornale abbia riportato in modo impreciso quella parte del ,nessaggio, e che, perciò, nell'intimo signijìcato del suo scritto egli non abbia inteso additare carne colpevoli da punirsi i componenti delle FF. AA. che hanno combattuto contro gli anglo-americani prima dell'8 setternbre; ma sta di fatto che l'impressione di ogni lettore è stata precisamente questa e le FF. AA. sono state scosse da un fremito di profonda indignazione; la sensazione generale è stata che mai il Paese nostro è stato più gruvernente offeso in quello che ogni nazione ha di più sacro e di più caro: la dignità nazionale e 1 'onore ,nilita re. 51
AUSSJVIE, LI3/33, s.i.p. cicli' 1.6.1944, da Presidente dell'Alto Commissariato per la punizione dei clelilli e degli illeciti del fasc ismo a Capo del Governo, f.to Sforza;
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Le conseguenze di una guerra profondamente impopolare, erroneamente irnpostata e peggio condotta non potranno mai esser fatte ricadere su chi ha fedelmente combattuto per l'onore della propria Bandiera e per dignità, aRli ordini dei propri capi obbedendo al proprio dovere di soldato; né potrà essere cancellato il ricordo di tutti coloro che sono caduti nel nome della Patria; né potranno essere misconosciuti i sacrifici dolorosi dei mutilati, dei feriti, dei minorati di guerra; né potrà essere contestato a madri, a spose, ad m:/ani di Caduti il sacrosanto diri110 di degnamente onorare e veder onorato il nome dei loro cari perduti. Le centinaia di migliaia ai prigionieri di guerra tra i quali si annoverano i nostri soldati migliori che dopo aver strenuamente combattuto hanno subito lunghi anni di sojfererr::.e e di ansie inenarrabili non ammetteranno di essere considerati al ritorno come dei colpevoli. l patrioti che oggi si battono al di là delle linee :sono in gran maggioran:a capi e gregari reduci dai vari fronti di guerra che nella loro attuale missione hanno trovato la continuità del dovere compiuto e del valore precedentemente dimostrato. Il valore di interi reparti e dei sùigoli come il sacrificio ovunque e comunque sofferto sono patrimonio mora] e della Nazione e nessuno può arrogarsi _il diritto di menomarlo. Gli stessi siciliani 11011 credo saranno grati al Conte Sfor:a dell 'efoRiO loro tributato, poiché in troppe occasioni hanno già dimostrato di attribuire gli avvenimenti dell'isola a cause estranee alla volontà dei singoli, né mi risulta che alcun siciliano abbia mai menato vanto di aver P,ettato le armi difron te all'invasore. In j1ne gli anglo-americani stessi hanno in numerose occasioni dimostrato di altamente appre-::.zare e rispettare coloro che hanno contro di essifieramente com.battuto. Nell'immane lavoro che ci attende per la ricostruzione della nostra ltctlia dovremo fare affidamento sopratutto su coloro che hanno dimostrato, durante la i111pari lotta in una guerra
C.4PJTOLO VII CAPO DI ST4TO MAGGIORE GENERALE
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non sentita e non preparata, di saper anteporre ad ogni interesse utilitario e personale o ad ogni concezione politica, il dovere militare e la difesa del proprio Paese. Le FF.AA . italiane non sono venute mai ,neno alle proprie tradizioni e hanno fatto la guerra dove è stato loro comandato e senza discuterne i motivi e gli scopi; se chi ha così. agito dovesse domani avere il minimo rimarco si creerebbe un gravissimo precedente nei confi·onti di qualsiasi governo reggerà in avvenire le sorti dell'Italia, e si altererebbe profondamente il concetto dal 'onore militare. Com,e conclusione riporto ancora quella che è stata la chiusa della mia relazione in data 24 aprile sulla situazione delle FF.AA .: "Occorre tener presente che il soldato italiano nonostante una guerra non sentita, l'armamento inadeguato, la nessuna preparazione morale e politica alla guerra stessa, l'avversione ad attaccare nazioni tradizionalmente amiche come Russia, Francia, .Iugoslavia e Grecia, attraverso sacrifici e d{[ficoLtà di ogni genere ha compiuto bravam.ente il suo dovere per il profondo attaccamento al Paese e l'innato sentùnento dell'onore militare. Innumerevoli gli esempi di Capi e Gregari che si sono coperti di gloria e si sono sacrificati nella dura lotta sostenuta. La nazione deve valorizzare questi sacrifici comunque fàtti perché ogni ricostruzione delle FF.AA . non può basarsi che sulla valorizzazione del sacr(ficio compiuto, del!' onore 1nilitare e della fede nazionale" Poiché affermazioni come quelle fatte dal Conte Sforza non otterrebbero altro scopo che di scuotere la fiducia dei nostri com.battenti che oggi si battono a fianco degli Alleati, e di scavare un solco profondo tra italiani e italiani preparando sanguinose lotte civili, ritengo necessario ed urgente un chiarimento in proposito 52 • Archi vio Messe, racc . AA/I, proL 13272/0P. del 25,5.1944, da C.S . a S.E. Maresciallo Badogl io Presidente ciel Consiglio dei Ministri, f.to Messe;
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C10 1.~., ,\I ,l/11.11• - /'11//i11111 .lluresciallo d ltu/i{J
Frattanto l'approssimarsi dell 'entrata in Roma degli alleati induceva Messe ad una considerazione molto opportuna, e cioè che gli ufficiali sino allora esaminati dovevano, in linea di principio, rispondere al massimo di inerzia di fronte ai tedeschi, mentre invece nei nove lunghi mesi trascorsi prima dell'entrata in Roma degli angloamericani gli stessi ufficiali avevano dovuto fronteggiare ben altre situazioni morali e materiali oltre a crisi di coscienza da affrontare e superare. Infine, la considerazione più importante, se c ioè con il ritorno a Roma potesse ritenersi giunto il momento per una valutazione dell'operato anche dei maggiori vertici della gerarchia politico-militare della nazione; ciò avrebbe, naturalmente, comportato che Badoglio cessasse dalla carica di presidente del Consiglio51 • Finalmente, infatti, il maggiore tra i responsabili ciel fallimento militare italiano lasciava per sempre la scena, e ciò indubbiamente non poteva non fare piacere a Messe così come a tutti coloro che avevano a cuore il prestigio dell'Italia, quello pregresso e quel poco che ne restava. I due non erano mai andati d 'accordo e, considerandone le globali personalità, non v'è di che stupirsi. Di diverso temperamento, formazione e cultura, Messe non ebbe mai per Badog li o alcuna simpatia né concordanza di vedute, al di là della collaborazione formale dovutagli. D'altra parte, l'etica della responsabilità così viva e sentita nel primo non poteva certo trovare alcun punto di contatto con la duttilità politica del secondo, che essendo stato per ben tre lustri Capo di Stato Maggiore Generale non poteva certo essere considerato esente dalle gravi lacune emerse nella nostra preparazione bellica. Con il ritorno a Roma del governo , a capo del quale ven ne posto I vano Bonomi, Messe ritenne quindi che vi fossero le condizioni per la prosecuzione degli accertamenti, estendendoli ai territori progressivamente occupati ed a tutti gli ufficiali e sottuffic iali dì carriera di qualsiasi grado, arma e specialità in riferimento alla loro eventuale collaborazione con la R.S.l . e con l'occupante tedesco. Avuto il benestare di Bonomi , diramò le opportune '·' AUSSME, li 3733. promemoria del C.S. Uff. Accertamenti. s.i.p. del 5.6 .1 944,s .i.f.;
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disposizioni, ma non era trascorso un mese che il nuovo capo della A.C.C.,] 'ammiraglio americano Ellery Stone, supportato da alcuni uomini politici italiani, suggeriva l'opportunità che gli accertamenti fossero effettuati nei confronti degli interessati dai ministeri competenti, specificando altresì che il Capo di S.M.G., date le proprie attribuzioni, non avrebbe dovuto essere investito di compiti esulanti dalle sue specifiche funzioni e che avrebbero potuto coinvolgerlo in responsabilità che non gli competevano e trascinarlo suo malgrado in polemiche di carattere politico dalle quali egl i era e doveva essere estraneo per potersi dedicare alla sua funzione essenziale che era quella della riorganizzazione delle forze armate dello Stato 5./. Il corsivo è nostro, e lo abbiamo volutamente adoperato per sottolineare l'ambiguità di un criterio che avrebbe anche potuto avere una propria ragion d'essere ed una sua intrinseca giustezza se non fosse stato concepito e messo in atto come il tentativo congiunto (fra alleati e classe politica italiana) per ridimensionare ed emarginare un personaggio che stava divenendo sempre più scomodamente "ingombrante". A dire il vero, il provvedimento rappresentava il secondo tentativo , in quanto già dal 1° agosto la figura del capo di S .M.G. era stata fortemente "sbiadita" con la cancel lazione delle sue prerogative di Comandante Supremo. Alla fine di luglio 1944 Harold Macmill an, all'epoca consigliere politico inglese presso il Comando Alleato del Mediterraneo, incontrando il gen. Frederick Browning, anch'egli inglese e capo della Sottocommissione per l'Esercito dell' A .C.C., trattò con questi la questione se mantenere o sopprimere il C.S. italiano retto da Messe . In un suo volume edito in Italia oltre quarant'an ni dopo, Macmillan così rievocava l'essenza di quella conversazione: "Ho detto a Browning che io avrei appoggiato la conferma della carica sul piano programmatico conie elemento stabiliz.z.ante e di salvaguardia delle esigenze militari da un possibile, pericoloso controllo politico, a condizione che mi si
5 •
Orlando R. , op. c il., pagg . 89- I34:
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G101;i,\',\'f .1/rw· - /'11//i1110 Mflresciallo d'flrtlia
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assicuri che Messe, di.fallo, non dovrà inte,ferire nell'organizzazione dell 'Esercito secondo schemi moderni" 55 • In sostanza, come considera opportunamente Boscardi, Macmillan rece capire a Browning, da buon diplomatico, che tutto sommato , la soluzione migliore sarebbe stata quella di esautorare Messe lasciandogli il solo incarico di Capo di Stato Maggiore Generale. Si trattava, in certo senso, del suo nihil obstat alla soppressione dell'incarico di Comandante Supremo, datata 1° agosto 1944, che avvenne in conseguenza di un intervento del generale Browning direttamente sul governo. La soluzione adottata era perfettamente in linea con la filosofia della Commissione Alleata di Controllo che mostrò di agire anche in questa occasione nel costante "rispetto" della opportunità politica. Con ciò, conoscendo ormai i pensieri dcli' A.C.C .. era perfettamente chiaro che, in vista del raddoppio della forza italiana combattente (da 25.000 a 50.000 uomini) gli alleati intendevano non correre il rischi o che venisse posta in linea un'Armata italiana su due corpi d'Armata nazionali, sotto comando italiano magari tenuto dallo stesso Maresciallo Messe. Essi preferivano invece creare le premesse perché i Gruppi di Combattimento italiani venissero impiegati non uniti ma frazionati alle dipendenze di diversi Corpi d'Armata alleati: cosa che, in realtà, accadde. Tale provvedimento toccava indirettamente l'impiego delle unità italiane, ma direttamente riguardava proprio il Maresciallo e in particolare le sue prerogative di Comandante Supremo delle quali venne alleggerito proprio il 1° agosto .1944 per ordine del ministro Alessandro Casati. Ma Messe, per quanto riguardava la collocazione ordinativa dei Gruppi di Combattimento ed il loro impiego, nella sua veste di Capo di Stato Maggiore Generale, insisteva ancora ed il 6 gennaio 1945 consegnava al Maresciallo Alexander un promemoria in cui prospettava la opportunità di riunire sotto un unico comando italiano tutti i gruppi di combattimento che si accingevano ad entrare in linea, ma in altre parole proponeva che fosse adottata la soluzione a suo tempo prati" Macmillan H .. Diari di guerra. Il Mediterraneo dal 19./3 al 1945, Milano, Moncladori, 1987, pag. 493;
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camente già sperimentata con il CIL, evitando, come invece risultava essere già stato deciso, che i Gruppi di Combattimento agissero frazionati alle dipendenze di varie unità alleate56 • Naturalmente, Alexander si guardava bene dal rispondere, ed i Gruppi di Combattimento venivano assegnati secondo gli intendimenti dell' A.C.C., senza che da parte degli organi istituzionali italiani si accennasse ad un minimo intervento, sia pure "di facciata". Nel frattempo era stata decisa anche la nomina di un Commissione d'inchiesta, composta dai generali di C.A. Ago e Amantea e dal sottosegretario alla Guerra Michele Palermo che fungeva da presidente, in merito alla mancata difesa di Roma nel settembre del1 'anno precedente, con specifico riferimento alle eventuali responsabilità di tale mancata d(fesa ed alle cause che impedirono alle Forze Armate destinate alla protezione della capitale di assolvere il loro compito57 • Anche la costituzione di questa Commissione non era un segnale positivo per Messe. Il Maresciallo, infatti , in poco più di cinque mesi da che aveva preso origine la sua azione di epurazione dei quadri militari, aveva sino a quel momento esaminato il comportamento di 36 generali assumendo nei confronti di nove di loro provvedimenti di varia natura ("di stato" e disciplinari; uno era stato denunciato al tribu nale militare di guerra) e 65 colonnelli58 • Ma a questo punto , giustamente irritato, decideva di astenersi dal proseguire la propria opera, e per un meccanismo di ritorsione che si può condividere o meno ma certamente giustificare in una situazione psicologica quale quella che stava attraversando Giovanni Messe, decideva di astenersi dal rendere note le personali valutazioni sul!' operato dei generali Carboni, Barbieri e Zanghieri59 •
Boscardi E., op. c it., pag.162; Archivio Messe, racc. AA/I, prot . 40/MG ciel 19.10 .1944, "Nomina Commissione d 'Inchiesta sugli Avvenimenti Militari di Roma, 8-23/IX/43 ", eia Ministero Guerra a Capo S.M.G ., f.to Casati; 58 Orlancli R., op. cit., pag. 127; 59 Archivio Messe, racc. G/6, prot. 2/E/4 e.lei 2.9. I 944, da Capo S.M.G. a Ministero Guerra, f.to. Messe; 56
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Ad ogni modo , non ci si può rendere del tutto conto delle molteplici ed amare difficoltà nelle quali venne a trovarsi Messe in quel complicato frangente della nostra storia nazionale se non si tengono sempre ben presenti le difficili relazioni italiane con gli alleati. Vedeva che l'esperienza della belligeranza. a dispetto delle facili illusioni di molti , comportava una sottomissione spesso umiliante alle esigenze dei vincitori, restii a credere di trovarsi cli fron te ad un'Italia diversa. dopo 1'8 settembre, dalla precedente e a riconoscerle la dignità di alleata. E se da parte americana sembrava esserci una maggiore apertura verso il desiderio dell'Italia di aumentare il proprio contributo al la guerra, gli ing lesi erano intransigenti nel circoscrivere le dimensioni e il ruolo dell'Esercito regolare e delle forze partigiane che si andava.no ingrossando al Nord. Da parte delle frange più estremiste di queste, poi, derivavano altri problemi. Esse, infatti, non s.i accorgevano (o non volevano accorgersi) che il vecchio Regio Esercito ormai non esisteva più dall'8 settembre, e che l'ostilità verso le ricostituite forze armate risultava anacronistica e priva di senso, in quanto i combattenti delle forze regolari erano di fatto dei volontari; non avrebbero infatti avuto difficoltà a imboscarsi nelle retrovie, come tanti loro colleghi, se solo lo avessero chiesto. Messe cercava in ogni modo di far rientrare le formazioni partigiane entro un quadro organizzativo unitario e coordinato con l'Esercito regolare, dimostrando di capire la loro particolare natu ra e le motivazioni ideologiche che le avevano messe insieme. A tal fine. il primo intervento del Capo di S.M.G. risaliva al 10 dicembre 1943. ln quella data aveva infatti emanato l e "Direllive per l'organizzazione e la condotta della guerriglia", in base alle qual i era prevista la costituzione di un Comando Bande Militari per ogni regione ciel territorio nazionale. Il docume nto elogiava l'iniziativa dei partili antifascisti nel dar vita al movimento di resistenza e sottolineava la necessità di rafforzare l'alleanza tra le forze militari i i partiti politici. Rilevava però che la loro tendenza a conservare l'autonomia delle propri e forze ostacolava una organizzazione unitaria e che "La loro attività era spesso pitì rivolta al conseguimento dei propri scopi politici interni che non alla guerra esterna", per
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cui si imponeva un effettivo inquadramento militare delle Bande sotto la guida del Comando Supremo, affinché la guerra di liberazione combattuta dal Paese, riconosciuto "cobelligerante" dagli Alleati, avesse il più possibile un volto "italiano" e non di parte. Entrando più nello specifico, le Direttive affermavano come le Bande militari dovessero essere considerate aliquote delle FF.AA. italiane rimaste isolate in te1Titorio occupato, per cui quanti operavano in esse erano da considerarsi ad ogni effetto combattenti regolari in servizio militare in zona di operazioni. Il documento clava poi suggerimenti ed istruzioni per il miglior funzionamento delle Bande: [ . ..] Per l 'organizzazione deLLe Bande occorre innanzitutto riconoscere le Bande esistenti determinandone serietà,forza, armarnento, dislocazione, condizioni di vita e necessità, possibilità d'azione.[. . .] [ .. .] nella designazione dei capi riconoscere quanti hanno acquistato prestigio sui gregari, anche indipendentemente dal loro grado . Ove manchino capi idonei occorre scegliere 1{/Jìciali di sicura fedeltà, che per doti di carattere, capacità e tatto sappiano gradualmente imporsi[ .. .]60 Erano idee e concetti chiari, basilari, che in buona paite erano anche l'espressione delle idee del col. Giuseppe Corclero di Montezemolo, stretto coJlaboratore di Messe , che era rimasto nella Roma occupata dai tedeschi con il compito di collegare con il Sud le Bande irregolari operanti nell'Appennino centrale, di aiutare l'infiltrazione verso il Meridione di quanti fra i numerosi militari lo avessero voluto e di coordinare tutta l'attività .informativa. Sarebbe stato fra i fucilati alle Fosse Ardeatine, vittima anch ' egli dello sconsiderato attentato di via Rasella che, con altri esponenti del CLN locale, aveva tentato invano di evitare. Con il trascorrere dei mesi, alle formazioni partigiane che combattevano nell'Italia settentrionale e chiedevano armi e finanzia-
L'azione dello S1a1o Maggiore Generale per lo sviluppo del Movimento di Liberazione, Ministero dell a Difesa , St.ato Maggiore dell'Esercito - Uffic io Storico, Roma , 1975, pagg. 149-1 54;
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menti, gli Alleati prospettarono 1'esigen za di stabilire un coordinamento e di subordinarsi ad un comando propriamente militare. Cosa molto ardua da realizzare per la gelosa difesa dell'autonomia operativa che facevano le varie organizzazioni differenziate dagli orientamenti ideolog ici. Sicché i contrasti che dividevano lo stesso CLN e minacciavano cli mandarne a pezzi l'unità antifascista, s i riflettevano nei rapporti tra le sue espressioni militari, riluttanti ad inserirsi in una gerarchia unitaria. Sulle discordie prevalsero infine le pressioni alleate perché s i designasse un comandante unico, rappresentativo dell'intera realtà partigiana, che agisse in sintonia con le direttive anglo-americane e collegato col governo cli Roma. La scelta cadde sul generale Raffaele Cadorna, appartenente ai ranghi cieli 'Esercito, che ebbe il "benestare" degli Alleati e del Maresciallo Messe. Da parte di quest'ultimo, però, con una certa riserva. In una nota informativa del l 8 giugno, infatti da lui firmata, era scritto quanto segue: {. . .j Indipendentemente da quanto sopra - e come ebbi già ad esprimere verbalmente- il gen. Cadorna, come tutti gli altri ufficiali del FFAA., prima di riprendere qualsiasi attività militare o politica deve essere preso in esame circa il comportamento tenuto nei giorni immediatamente susseguenti all'armisti-::.io, esame tanto pitì necessario in quanto egli viene accusato di avere con troppa facilità aderito alla consegna ai tedeschi del materiale della propria Divisione corcr;.zata . 11 "quanto sopra" si riferiva ad un rapporto informativo del SIM, trascritto integralmente da Messe: Per oppor/una conoscenza trasmello le seguenti notizie raccolte dal Servizio ll1fonnazioni Militare di questo Comando Supremo nell'ambiente della Capitale: "Negli ambienti militari e politici della Capitale, corre voce che il Generale di Divisione Raffaele Cadorna, ex Comandante della Div. "Ariete", sia designato quale nuovo Sottosegretario di Stato militare al Ministero della Guerra. La notizia ha prodotto penosa impressione soprattutto fra gli ufficiali appartenenti, nel periodo del 'occupazione tedesca, al.fronte clandestino della resistenza. Risulta infatti che durante il suddel!o periodo, il Gen. Cadorna ha tenuto un contegno di assoluto assenteismo,
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limitandosi ad esternare la propria contrarietà ali' occupazione tedesca nei salotti rmnani o in conversazioni con alcuni esponenti politici. A cmnpleniento di quanto sopra aggiungo che il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Ecc. Berardi è venuto a sapere negli ambienti della Capitale che il Generale Cadorna ha deluso i componenti delle organizzazioni patriottiche clandestine dai quali non è quindi ben visto, sia perché più volte sollecitato a prendere parte attiva al movimento si è sempre sottratto, sia perché invitato esplicitamente dal gen. Annellini ad assumere il comando di bande di patrioti fuori Roma non ha accettato l ' incarico. Inoltre gli stessi ambienti militari rimproverano al Gen. Cadorna la poca energia e L'indecisione dimostrata al Comando della propria Divisione nei giorni successivi all'armistizio. In generale sul conto di Cadorna vengono formulati giudizi assai severi . Pertanto la sua effettiva nomina a Sottosegretario di Stato militare al Ministero della Guerra verrebbe accolta molto .sfavorevolmente in tutti gli ambienti romani, in particolare in quelli militari che hanno attivamente collaborato con il Comando Supremo e con gli Alleati nel periodo dell'occupazione germanica61 • Cadorna, ad ogni modo , era stato proposto esplicitamente dai settori moderati del Comitato di Liberazione per l'Alta Italia e dai rappresentanti delle formazioni autonome , desiderosi che la lotta di liberazione fosse condotta con carattere nazionale e non di partito. Si recò pertanto in Puglia dove si preparò alla immissione nella guerra partigiana e fece qualche prova di paracadutismo. Finalmente, in una notte di agosto, decollò l'aereo che lo trasportò con un ufficiale inglese di collegamento fino al cielo della Lombardia, paracadutandolo in Val Camonica.
Archivio Messe, racc. AA/9 , prot. 13715/0P. del 18.Vl.1944, da S.M.G. - I Reparto. Uff. OPR , oggetto: "Nuovo Sottosegretario di Stato al Ministero della Guerra.,, senza indicazione cli destinatario , f.to Messe;
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Preso contatto con g li esponenti del CLN, il 3 novembre Cadorna, forte di un ' investitura da parte del Comando Alleato, del governo e del lo S.M.G., ricevette il titolo di comandante del CLNA1 rifiutando peraltro che gli venisse affiancata, come nell ' Armata Rossa, la figura onnipotente del commissario del partito. A quell'epoca i comunisti ritenevano di essere i padroni della situazione sia perché scontavano il prestig io di una Russia vittoriosa alle nostre frontiere, sia perché pensavano e dicevano che l'esercito partigiano sarebbe stato il nucleo delle forze armate nella futura Italia liberata: concetto questo condiviso anche dagli altri due partiti di sinistra. Solo qualche tempo dopo si riuscì a realizzare un complesso eq uilibrio ponendo Cadorna al vertice del Comando Generale dell'esercito partigiano, ribattezzato Corpo Volontari della Libertà , con Parri e Longo -capi delle fonnazioni gielliste e comuniste ed esponenti autorevoli del CLNAI- nel ruolo di vice comandanti , con funzioni ad un tempo militari e politiche. Il sociali sta Mosna capo di stato maggiore, il liberale Argentone il democristiano Mattei vicecapi 62 • Superata la spinosa questione, si poté finalmente inviare una miss ione F. ! S ·1d che raggiunse accordi mil itari e politici al Quartier Generale di Caserta . Essa stabi li va in tal modo un vincolo di colleganza tra questo tipo di forze e il nuovo Esercito italiano . Anche se, a nostro avviso, solo teorico, perché in real tà , specialmente nelle zone di più forte presenza partigiana, il CLN sperimentava le prime forme di autogoverno popolare che intendevano prefigurare la ventura democrazia italiana . Anche la componente g iellista considerava il movimento partig iano come " ... il braccio armato, l'avanguardia risoluta dì un moto di rinnovamento, di un processo rivoluzionario, che investe tutta la strullura poli1ica e sociale del Paese " Nel Cuneese ad esempio, il vero governo era esclusiva-
! Ferruccio Parri ha poi scritto di Cadorna che ··l'uomo 11011 po1e1•a es!>ere meglio scelto'· . riconoscendo che costituiva la "garan:ia di un capo 111ili1are. tecnico, 11011 politico". che era la condizione posta dagli alleati per un formale riconoscimento delle forze partigiane. (Parri F. Bilancio della guerra partigiana.
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Bologna, Cappelli , 1955, pagg . 63-65);
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mente il CLN, le cui forze armate erano rappresentate esclusivamente dalle formazioni partigiane. Altre formazioni, in zone vicine, potranno vantarsi di essere stato in contatto direttamente con lo Stato Maggiore di Messe, e di aver ricevuto dal medesimo Messe istruzioni, elogi e ricompense: ma per i partigiani del Cuneese, Messe restava un maresciallo fascista, e il re un re fascista, e il principe Umberto un principe fascista, mentre il governo era solo un entità mitica, qualcosa di astronomicamente lontano e di profondamente estraneo6:i . Ad ogni modo, nel quadro delle molteplici missioni con finalità informative e di collegamento effettuate dagli alleati nei territori dei Nord Italia ancora occupati dai tedeschi, quasi tutte per via aerea od a mezzo di aviolancio, Messe riuscì a far ritagliare un piccolo spazio anche per due strutture nazionali appoggiate rispettivamente dagli americani e dagli inglesi. Lo S.M .G. costituì pertanto le "Missioni di collegamento ed operative" . Queste u 1time in particolare, disponevano di uno speciale organismo, denominato Special Force n° 1, avente come compito specifico il sabotaggio, che era in grado di attivare appositi corsi a frequentare i quali lo S.M.G. poté inviare, a partire dalla seconda metà del 1944, anche personale militare disposto ad essere impiegato in incarichi particolarmente rischiosi e delicati e quindi pronto, fisicamente e psicologicamente , ad essere addestrato al lancio con paracadute, al! 'uso di mezzi di collegamento, di sistemi di rifornimento di armi, munizioni e materiali vari, all'organizzazione di campi di atterraggio occulto e dei "comitati di ricevimento", alla sopravvivenza e quant'altro. Su un totale generale di 96 missioni, 48 furo Argentieri L. op. c it., pag.216; "' L'azione dello Stato Maggiore Generale per lo sviluppo del Movimento di Liberazione, op. cit., pagg. 67-113. Vd .si anche: Oliva G . L'azione dello Stato Maggiore Generale per lo sviluppo del movimento di liberazione, in: Il secondo Risorgimento d'lwlia . Rio1ganizzazione e contributo delle.forze armate i1aliane. La cobelligeranza . Atti del Convegno (Bari, 28-30 aprile 1994), Centro studi e Ricerche Storiche sulla Gue1n di Liberazione, Roma, 1996, pagg. 313-326; cfr. anche: Giambartolomei A., Soldati e Servizi Speciali per la Resistenza nella Guerra di Liberazione Nazionale, in: "R ivista M ili tare", 4/1981; dello stesso 6'
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no quelle attivate dello S .M .G. Italian064 • Il processo di emarginazione progressiva nei confronti di Messe, frattanto , continuava. Nel settembre J944, infatti, lui stesso divenne oggetto di due diversi tentativi di epurazione, condotti in contemporanea dall'Alto Commissariato per le sanzion i contro il fascismo quanto della Commissione di Epurazione di I grado del personale del R.E .65 • Una corretta ed efficace sintesi è quella operata da Rosita Orlandi, che rip011iamo nella sua interezza: Le affannose ricerche sul suo conto portano solo al rinvenimento di una lettera con la quale egli trasmetteva a Pavolini una medaglia commemorativa di una rivista di Mussolini al Corpo Armata da lui comandato. L'Alto Commissariato non ri1iene quindi di avere addebiti da sollevare nei confronti del Maresciallo; 11011 cessano però i tentativi per allontanare Messe dal servizio. Alla .fìne ciel novembre 1944 scadono i termini per il deferimento dei primi quattro gradi dell'Esercito; pertanto la Commissione di epurazione non può più procedere contro Messe . Una Legge dell'ottobre 1944 consente però di collocare direttamente a riposo i funzionari dei primi quattro gradi. li nome del Maresciallo Messe non figura nella lista preparata dall'Ufficio Guerra dell'Alto Commissariato, ma unjimz,ionario dello stesso Commissariato lo segnala a parte; stavolta è il Consiglio dei Ministri, presieduto eia Bonomi, a respingere la proposta . Quando, poi, con la liberazione del Nord, si viene a conoscere il libro di Mussolini "Un anno di storia" , la Commissione vi cerca ancora le prove per deferire Messe; non le trova, ma il solito jimzio-
autore. vdsi anche i Servi::) Segreti Militari italiani. in "Rivista Militare''. 3/ 1983 e /I .fi'ome clandestino militare nella Guerra di Libera-:,io11e. in: Atti del Convegno "Dalle Mainarde al Me/auro. Il C.J.L. 1944". (Corinaldo. 1994). edizioni '·La scena Illustrata. Roma. 1997; 65 li 4 ottobre 1944 il M inistero della Guerra Casati approvava la proposta cli SforLa di sottoporre al giudizio cli epurazione anche i Marescialli d' Italia Badoglio e Messe (A rchi vio Messe, racc. BB/47). Un'altra fonte sostiene invece che sarebbe stato Casati a suggerire a Bonomi l'inserimento dei due personaggi in testa all'elenco degli epurandi (Roy Palmer D., Processo ai fasci sii 1943- /948: sloria di 1111'ep11ra-:,io11e che non c 'è stata. Mi lano. Ri zzal i, 1996, pag. 107;
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nario tenta ancora di inserire iL nome di Messe nelle nuove liste di proscrizione; finché -siamo alla fine del 1945- un Commissario che ha scoperto la trama non depenna personalmente l'indebita aggiunta, premurandosi poi di Jrasmettere l'elenco originale direttamente alla Presidenza del Consiglio, per evitare ulteriori manoniissioni66 • L'accenno al libro scritto da Mussolin i nel 1945 67 si riferisce al giudizio da questi espresso nei confronti di Messe tacciato di tradimento per essersi messo a disposizione del governo Badoglio rientrando volontariamente dalla prigionia in Inghilterra. L'accusa, oltre che grave , era totalmente infondata, e non ci sembra nemmeno il caso di soffermarvicisi più di tanto; va però sottol ineato come essa, formulata nel periodo crepuscolare della R.S.I., va interpretata come la reazione di un uomo profondamente deluso che cercava, nella solitudine malinconica del Garda, cli trovare una qualche soluzione per quella formula esistenziale i cui conti, dopo ciò che era accaduto, non gli tornavano più. Scriveva quasi con distacco, pacatamente, come se si trattasse di un'esercitazione letteraria, rivolto al passato come se fosse pienamente consapevole di non poter più esercitare alcun dominio sul presente. E di Messe in questo caso, si serviva come di un oggetto specul are, ovvero come la proiezione simbolica dell'Italia che lo aveva tradito con il brusco voltafaccia del 25 luglio e di ciò che ne era derivato. Di Messe riconosceva i meriù acquisiti in situazioni che richiedevano "comandanti di polso", e ne citava le prove "eccellenti" fornite durante la campagna italo-greca ed in quella sul fronte russo fino alla valorosa resistenza in Tunisia che lo aveva saldato al cuore degli italiani dandogli il massi mo della popolarità. Eppure, nonostante queste indubbie qualità morali, il capo della R .S .I. accusava Messe di aver "tradito la Patria" quella Patria che lui, Mussolini continuava erroneamente ad identificare con il fascismo. Misconosceva in tal modo che la gran parte degli italiani, Messe compreso, avevano dato tutto quello che un governo legittimo poteva chiedere ai suoi
Orlandi R., op. cit., pagg. 131 -1 32 Mussolini B., Il tempo del bastone e delle carote. Storia di un anno (ottobre 1942- settembre 1943), Milano, Mondadori, 1945;
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amministrati fino al punto oltre il quale nulla più si sarebbe potuto pretendere se non che ogni coscienza individuale facesse la propria scelta di campo, -qualunque essa fosse- così come Messe, appunto, e molti altri avrebbero spontaneamente fatto o come altri ancora sarebbero stati costretti e fare . A nostro avviso, nel l'atteggiamento assunto da Mussolini nei confronti di Messe , un ruolo importante era dovuto verosimilmente al fatto di essere stato lui il massimo sponsor del Maresciallo d'Italia e di avergl i conferito proprio lui questo massimo grado dell a gerarchia militare, il tutto appena venti mesi prima. Questa nostra ipotesi, anche ammettendone la valid ità , non potrebbe comunque assumere il significalo di una giustificazione per un accusa che, pur continuando ad apparire meschinamente ritorsiva , appare anche umanamente comprensibile, per adoperare la stessa espress ione adottata dalla Orlandi nel suo equilibrato commento critico 68 • A Roma, frattanto, non erano mai venuti meno i tentativi condotti da Messe per cercare di salvaguardare in qualche modo i supremi interessi del Paese . Tra questi è foor di dubbio che vi fosse il riserbo che doveva circondare tutte le attività militari di natura informativa e segreta. In proposito, Messe aveva inviato una lettera a Sforza nella quale lamentava il fatto che il Giudice Istruttore presso l'Alto Commissariato per le sanzioni contro il fascismo avesse svolto indagini e proceduto ad inten-ogatori in un settore dell'attività militare bellica particolarmente delicata e tale da dover essere circondata da misure di rigorosa riservatezza. Pur dichiarandosi disponibile alla massima collaborazione nel superiore interesse del Paese. il capo di S.M.G. affermava che: [ .. .] nello stesso Superiore interesse ritengo non convenga rompere il riserbo che deve circondare geloso attività militari di carattere infcmnatìvo e segreto che, come quelle cui mi ,'(ferisco, potrebbero portare a riflessi molto più lontani e che, a ,nio parere, solo in sede di preordinato specifico esame dovrebbero se mai, essere riservatamente considerate e con-
"" Orlandi R .. op . cii., pag. 118:
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tenute . .. Ritengo che anche nel riservato campo di attività accennata, la necessaria collaborazione possa e debba intervenire quando l'Autorità militare responsabile sia in merito interpellata e, nei lùniti strettamente aderenti alle indagini da svolgere, invitata a portare il suo contributa69 • La lettera era stata inviata "per conoscenza" al capo del governo al quale, circa una quarantina di giorni dopo, Messe si rivolgeva direttamente traendo spunto dal processo, in corso in quel periodo, Jacomoni-Suvich70 • [ . . .] Mi incombe peraltro il dovere di rappresentare ali' E. V l'opportunità che l'esame di taluni argomenti di preminente interesse militare sia circondato da rigorosa cautela e contenuto, se mai, in limiti strettamente indispensabili alla valutazione delle responsabilità principali dei singoli . lo ritengo, ad esempio, che decisione preparazione e condotta iniziale della guerra contro la Grecia, se e quanto così fosse deciso, dovrebbero trovare esame, valutazione e giudizio sotto l'aspetto politico militare solo in sede di alto competente consesso e che ogni anticipazione frammentaria od occasionale sia nociva all'interesse del Paese e della giustizia. Sono inoltre d'avviso che a proposito di attività informative svolte in conjì-onto di Ambasciate straniere accreditate in Italia (ad opera del S.!.M. e non del Ministero Esteri) sia non solo indispensabile evitare ogni pubblicità, ma doveroso serbare rigoroso assoluto segreto . Si tratta, come è evidente, di un geloso settore di azione che può dar luogo nel campo politico internazionale ad impreve-
Archiv io Messe, racc. AA/T, Stato Maggiore Generale, prot. 3/SP/Segreto ciel 22 .9.1944, "Indagini in materia militare segreta", eia Capo S.M.G. a S.E. Conte Carlo Sforza, Alto Commissario per le Sanzion i contro il fascismo, f.to, Messe; 7° Francesco Jacomoni cli San Sav ino era stato luogotenente generale del Re in Albania, ed il 15 ollobre 1940 aveva partecipato con C iano, Badoglio, Soddu, Roatta e Visconti Prasca alla riunione nella quale Mussolini aveva preso la decisione cli dare inizio alla campagna contro la Grecia. Fulvio Suvich era stato M inistro degli Affari Esteri dal luglio 1932 al giugno 1936. 69
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dibili gravi ripercussioni lesive anche del buon nome della Na:ione e che non dovremmo certo essere noi a promuovere e suscitare, mentre le parti che si possono chiamare lese sono nell'impossibilità di assumere ini:iative, in assenza di dati e cli elementi di prova. Tali attività informative, che sarebbero ingenuo considerare con sguardo scandalizzato in quanto non da oggi, né eia noi soli praticate ù1 pace ed in guerra, hanno portalo contributo cli notizie di alto rilievo e di fecondo orien1am.e1110 per la valwazioni di avvenimenti e di situa-;.ioni per la condotta della guerra . Oltre a tutto, l'infrangere il segreto che Le circonda, ci toglierebbe sicuramente la possibilità di ricorrervi ancora, ove ne sia il caso in avvenire. Ed anche per tale considerazione io son.o d'avviso che esse debbano essere tutelate gelosamente e non esposte a dannose rivela:ioni. Sarò irato se V.E., ove concordi co l mio punto di vista, vorrà compiacersi rendersi interprete presso l'Alto Commissario competente delle esigenze rappresentate71 • Ma, o Bonomi non si era "fatto interprete", quanto meno in maniera adeguata, ovvero J 'Alto Commissario "competente" continuava imperterrito ad ignorare qualsivoglia raccomandazione sul terna. Di com;eguenza, con la pertinacia che lo caratterizzava, Messe tornava alla carica con Bonomi e questa volta, pur nella composta ortodossia stilistica necessaria in rapporti del genere, non si peritava di manifestare il proprio malcontento fo rnendo altresì le indicazioni più opportune affinché, nell'attività di epurazione ci si avvalesse di procedure idonee a conciliare le esigenze della g iustizia e della ragion di Stato. A quest'ultimo proposito, protestava senza mezzi termini contro la campagna in atto contro il SIM eia parte di alcuni ambienti politici che miravano ad indagare su tutta l'attività del Servizio anche nel periodo antecedente l'armistizio
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Archivio Messe. racc. AA/I. Stato Maggiore Generale, prot. 16/SP/Segrcto del T.Xl.1944, ··circa processo Joromoni-Suvich" da Capo S.M . a Presidente Consig lio Ministri. f.to. Messe:
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con l'intento di reperire fatti e relati ve responsabilità atte a "commuovere la pubblica opinione". La lettera, riportata integralmente in Appendice, (doc. n° 37), si concludeva confidando che il capo del governo volesse tener conto delle sue considerazione per promuovere nel processo epurativo questi provvedimenti atti a raggiungere il fine senza compromettere la stabilità delle istituzioni militari ed evitando pubblicità dannose agli interessi nazionali12 • Ormai, comunque, si era alle battute finali . Il 4 aprile 1945 il Consiglio dei Ministri discuteva in merito all'opportunità che il ruolo del Capo di S.M.G. equivalesse a quello di solo consulente tecnico del Presidente del Consiglio. Ne conseguiva, secondo la motivazione alquanto curialesca che la connotava, come una funzione così limitata non avrebbe potuta essere attribuita al grado più elevato della gerarchia militare per cui i Marescial li d'Italia dove. vano essere esclusi dall'incarico. Il relativo decreto veniva rapidamente approvato, con una velocità insolita per la abituale prassi burocratica, e prendeva in contropiede Messe che, già edotto se pure a grandi linee del progetto, si preparava a formulare quelle proposte e rettifiche che avrebbero potuto renderlo meno dannoso per la futura attività dello S.M.G. (in Appendice, doc . n° 38). Personalmente, infatti considerava il provvedimento un errore, in ciò associato al pensiero analogo di Ivanoe Bonomi il quale , nel pomeriggio dello stesso giorno, si era premurato di informarlo affinché ! "'l'inattesa deliberazione non gli arrivasse deformata per via", aggiungendo anche che "Ella, che conosce il ,nio pensiero, può immaginare il mio disappunto" 73 . Nonostante tale punto di vista -in merito alla cu i sincerità ci permettiamo di nutrire quaJche dubbio, tenendo conto che proveniva da un personaggio politico che non aveva perso tempo, non appena pervenuto a dirigere la compagine governativa, a cercare di eli-
Archivio Messe, racc. AA/f, Stato Maggiore Generale, prot. 27/SP/Segreto del 13.12.1944, "Epurazione e salvaguardia dei supremi interessi del Paese", da Capo S.M.G. a Presidente Consiglio dei Ministri, f.to Messe; 7 ; Archiv io Messe, racc. BB/48, s.i .p. del 4.4.1945, lettera "personale" eia Presidente del Consiglio a Capo S .M.G .. f.to Bonomi; (in Appendice, doc. 11° 39);
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minare le FF.AA. dal contesto delle componenti vitali della società italiana- ormai la decisone era stata presa, ed il l O maggio 1945 perveniva a Messe la comunicazione del ministro Casati con la quale gli veniva notifi cata la sua cessazione dalla carica cli Capo SMG e la sua sostituzione con il gen. designato d'Armata Claudio Trezzani74. Il capo del governo scriveva nuovamente a Messe, dandogli atto della positività dell 'opera da lui svolta e formulando la speranza che potesse in avvenire essere ancora utile ali' Italia. Rosita Orlandi, in chiusura della sua brillante relazione al Convegno di Mesagne, sostiene che la lettera in questione non era di pura circostanza, se è vero che nei giorni successivi Bononii che a quanto pare stima davvero Messe, e sa bene che il Paese non gli sta rendendo quel che merita - coltiva con De Gasperi, Ministro degli Esteri, l'idea cli nominarlo ambasciatore in Argentina"5 . Anche in questo caso persiste però il nostro scetticismo, poiché abbiamo l'impressione che potesse trattarsi, più che di una forma di risarcimento morale. del cJassico espediente del promoveatur ut amoveatur, metodo elegante per sbarazzarsi di una persona scomoda ed ingombrante acquisendone oltretutto la riconoscenza. Ma in questo caso, se risultasse valida la nostra ipotesi, avevano comunque sbagliato i ca lco 1i. Messe infatti apprendeva dallo stesso De Gasperi che in sede di Consiglio dei Ministri il progetto avrebbe potuto incontrare qualche difficoltà; anche qui, potrebbe essere adombrabile l' ipotesi che si volesse indurre l'interessato a darsi da fare per cercare di su pera re l' ostacolo , cercando appoggi proprio nello stesso ambiente politico presso il quale quindi restare debitore ed , in quanto tale, disponibile ad una restituzione, a breve od a medio termine. E trattandosi di un esponente militare ad altissimo livello, dotato per di più di un carisma personale, la cosa, per dei politici di lungo corso e cli consumata esperienza -ci riferiamo in modo spec ifico a De Gasperi più che a Bonomi- avrebbe potuto
' ' Archivio Messe. racc. BB/48, prot. 446 del 26.4. 1945. eia Ministero Guerra Gabinetto. Ufficio Generali, a S.E. il Maresciallo d'Italia Giovanni Messe fJo Casati; (in Appendice, doc. 11 ° 40); ,; Orlandi R., op. cit .. pag. 133:
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avere un interesse notevole, specie in quel periodo della vita nazionale così denso di nubi su un orizzonte dai contorni inquietanti. Ma, lo ripetiamo, i promotori dell'iniziativa argentina avevano sbagliato i conti, perché Messe, una volta a conoscenza della presenza di qualche difficoltà, scriveva subito a Bonomi la solita lettera "alla Messe", corretta come si conveniva, ma chiara e senza l'impiego di troppe perifrasi, nella quale affermava che, nel particolare momento storico, l'Italia dovesse essere rappresentata ali' estero da uomini che godessero, oltre alla più ampia stima della nazione, anche dell'approvazione globale dei partiti del CLN presenti al governo, il che equivaleva in pratica, ad un invito a desistere dal proporre il suo nome 76 • Il 4 aprile 1947, il Maresciallo d'Italia Giovanni Messe riceveva la comunicazione, a firma del Capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola, del suo collocamento nelle riserva a decorrere dal 27 marzo dello stesso anno conservando ad personam il grado al momento rivestito 77 •
4 - Una generale, profonda crisi di coscienza Sono trascorsi ben oltre 60 anni dagli avvenimenti che sono stati oggetto della rievocazione degli ultimi capitoli di questo libro, un tempo più che sufficiente per procedere ad un 'analisi serena degli stessi. Serena e, nei limiti del possibile, obiettiva, anche se in merito a quest'ultima componente siamo portatori di un certa dose di scetticismo. Non crediamo, infatti, nella cosiddetta obiettività del1' interpretazione storica, dal momento che anche la più "fredda" delle valutazioni non può prescindere da quell'impronta di individualità che a sua volta deriva dalle diverse influenze -ideologiche, culturali, emotive, fami liari, socio-ambientali, biografiche, epoca-
<, Archivio Messe, racc. BB/48, s.i .p. ciel 30.4.1945, lettera eia Capo S.M .G. a prof. Ivano Bonomi, F.to Messe, (riportata in Appendice, doc. n° 41 ); 77 Archivio Messe, racc . BB/XI, Decreto ciel capo provvisorio dello Stato datato 4.4.1947, reg istrato alla Corte dei Conti il 18.6.1947, registro 12 foglio 215, f.to De N icola. (riportata in Appendice, cloc. n° 42);
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li, ecc.- cha contribuiscono a delinearla. L'obiettività come tale può, a nostro avviso , sostanziarsi soltanto nella leale, corretta presentazione di tutti gli elementi conoscitivi relativi ad un determinato evento, e sarebbe già molto. La serietà dell'analisi storica che ci accingiamo ad operare impone, innanzi tutto, il superamento di presupposti che si continua, invece a dare per scontati ma che tali non sono. Quello dell'8 settembre 1943 (in realtà, si dovrebbe dire del 3 settembre, perché questa ne fu la data della firma , o add irittura del I O settembre, giorno della totale accettazione, da parte di Vittorio Emanuele III e di Badoglio della resa incondizionata imposta dagli angloamericani), infatti, non fu un arnùstizio, ma un vero e proprio passaggio al nemico. I delegati italian i fornirono agli alleati una serie di informaz ioni su lla dislocazione delle nostre forze armate, sui nostri agenti segreti operanti in territorio nemico e giunsero persino a far esaminare de visu a loro ufficiali gli aeroporti intorno a Roma prescelti per un 'azione congiunta contro le truppe tedesche, nostre alleate, da patte di forze italiane e di forze angloamericane. Non la fine della guerra, ma il passaggio al nemico e la continuazione della guerra da parte di questo costituì l'operazione indicata come "arm istizio", misconoscendo che l'armistizio è una temporanea sospensione delle ostilità che può concludersi in due modi, o con la stipulazione dj un trattato di pace o con la ripresa del le ostilia1 18 . Non occorreva essere profond i strateghi per prevedere che una resa incondizionata _non avrebbe portato l' Italia fuori dalla gue1n ma, al contrario, l 'avrebbe fatta diventare campo di battaglia di opposti eserciti. Le previs ione di quali sarebbero state le conseguenze di una resa incondizionata venne formulata in tutte lettere dalla stampa quotidiana durante il periodo badogliano. E poiché il governo retto dal Maresciallo aveva introdotto la censura preventiva sui giornali , è eia ritenere che anche i censori fossero convinti di questa verità, del resto piuttosto ovvia. In proposito, é sufficiente la citazione di un ed itoriale del più importante quotidiano nazionale, Il Corriere della
' Ad esempio, l'armistiL.io del 9 agosto 1848 fra Piemonte cd Austria ebbe una durata di circa sette me~i , essendo riprese le ostilità il 12 marzo I 849.
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Sera, in data 4 agosto 1943, poi ripreso anche da altri giornali: "I nemici andavano ripetendo che essi facevano la guerra al fascismo e non ali' Italia. Il fascismo è caduto. Che cosa hanno allora offerto all'Italia? Nulla, all'infuori di una vaga promessa di generosità, logoro guanto di velluto sopra il pugno di ferro della "resa incondizionata". Queste due parole, ripetute ogni giorno, in ogni occasione, con vari gradi di autorità delle voci che solcano l'aria, picchiano sulle illusioni, scrollano i più cedevoli nei momenti in cui si sentirebbero attratti a lasciarsi persuadere, "Resa condizionata" non del Governo e dell'Esercito soltanto, ma dell'Italia. L'Italia ai piedi del vincitore, disfatta e anelante nell'attesa di una sentenza di cui non le è concesso misurare il peso e "limitare l'estensione" E più avanti: "i nemici vogliono L'Italia, l'Italia non più fascista, L'Italia arresa a discrezione, disonorata dalla fitga verso le ginocchia del nemico trionfante e di questo disonore compensata non già con il sollievo fisico che si concede sprezzanteniente ai più deboli, ma con un atroce rincrudimento di tutte le sue sofferenze(. ..) Nella resa, dunque, in.condizionata una condizione non manca: la consegna della Patria agli invasori, e pertanto, lungi dal conseguire la pace l'Italia sarebbe stata trasformata in campo di battaglia (. . .) La pace nostra non sarebbe né potrebbe essere che la continuazione della guerra con noi o senza di noi, con accresciuti i danni e i dolori e fra il concorde duraturo disprezzo de gli uni e degli altri( .. .) IL ne,nico ( .. .) ci vuole consegnare fiaccanti e avviliti alla storia, perché i nostri figli e quelli che verranno da loro abbiano a vergognarsi di noi e a gravare la nostra memoria del male commesso con una resa incondizionata ( .. .) Noi dobbiamo oggi d(fendere non soltanto l'onore e la sorte delle future generazioni, ma l'onore ed il sacrificio di quelli che sono caduti con la fierezza del loro dovere,facendo parlare più il
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Il Corriere del/a Sera, 4.8.1943;
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cuore devoto che l'umana stanchezza79 • Il gen. Castellano fu inviato a Lisbona non a chiedere le condizioni d'armistizio ma a proporre l'affiancamento dell'Italia alla coalizione delle Nazioni alleate8°. L'armistizio, come già detto, fu approvato il 1° settembre e sottoscritto il 3, anche se nel corso della giornata stessa dell '8 11011 mancarono le reiterate rassicurazioni fornite ai tedeschi dal sovrano e dal capo di S.M. del.l'esercita8 1• Dell'avvenuta firma dell'armistizio furono tenuti all 'oscuro non solo i membri del governo ma anche i Comandanti in Capo della Marina e della Aeronautica, ovvero i ministri militari che rivestivano anche la carica di Capi di Stato Maggiore delle rispettive forze armate. Ad essi, anzi, venne comunicato nello stesso 3 settembre, che Sua Maestà il Re aveva deciso di iniziare trattative per la conclusione di un armistizio: conversazioni erano in atto a Palermo 82 • Il comandante in capo degli eserciti alleati gen . Eisenhower affermò che la resa sarebbe stata considerata effettiva la sera delf '8 setternbre e che Badoglio ed io avremmo annunciato contemporaneamente la capitolazione[ .. .] A mezzagiorno dell' 8 settembre ricevetti un messaggio per via clandestina che ,ni comunicava che Badoglio aveva mutato La sua decisione .. .Risposi con un telegramma perentorio che, a prescindere daLla sua azione, avrei annunciato la resa alle 18,3083 • Ma anche da parte italiana la notizia dell'accordo con gli angloamericani per l'annuncio dell'armistizio trova
Pastorelli P. , La politica estera italiana nel dopoguerra, Bologna, li Mulino, 1987, p. 140. In nota, l'autore cita la fonte di questa affermazione: Foreign Relations of rhe Uniteci Srates, 1943; The Cm~ferenzes at Washington, cmd Quebec, Washi ngton, Un ited States Government Printing Office, I970, p. 1071 , dove Castellano espone le istruzion i ricevute. Cfr. anche De Courten R., Le ,nernorie dell'Ammiraglio de Courten ( /943-1946), Roma, USSMM, 1993 , pag. 177. Ancora il 5 settembre Badoglio, ricevute dal nemico le disposizioni sulle modalità di applicazione dell'armistizio , convocò i tre ministri militari, facendo intendere che si trattava di documenti con le proposte degli angloamericani per le tral!ative. "' Pastorel li P. op. cit. , pag. 140; 2 " Kriegstagebuch des Oherkommandos der Wermachtjuerungstab 1940-1945. (KTB OKW), Bernard & Graefe, Muenchen, vol. III, t.2°, 7.9.1943, pag . 1076: $ .l Eisenhower D.D ., Crociata in Europa, Milano, 1949 , pagg. 240-24 1; w
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piena conferma. Un documento conservato presso l'Archiv io Centrale dello Stato smentisce definitivamente il tentativo di giustificazione del motivo per il quale Badoglio ed il C.S. italiano, "colti di sorpresa", avrebbero lasciato le nostre truppe prive di ordini in balia della prevedibilissima reazione tedesca , motivo identificato nel presunto anticipo dell' am1istizio da parte alleata84 • Si tratta della bozza del verbale di una seduta del Consiglio dei Ministri prevista per le 10 antimeridiane del 9 settembre, poi non più svoltasi. La minuta dattiloscritta , dal titolo Consiglio dei Ministri del 9 settembre] 943, dopo il preambolo inizia con le seguenti parole: "S.E. il Capo del Governo, prùna di iniziare l'esame dei singoli provvedimenti iscritti all' ordine del giorno, ha riferito lungamente circa la situazione politica e mihtare conseguente alla firma delL'armistizio"85 . Ne consegue come chi aveva redatto 1'inizio di quel verbale sapeva quindi che l'armistizio avrebbe dovuto essere reso noto 1' 8 settembre, circostanza taciuta invece da Badoglio ed Ambrosie ai vertici della R.M. e della R.A . Nella parte alta del documento fi gura l'annotazione "Predi5posto dall'Ufficio - non ha avuto corso". Elio Lodolini, professore emerito di Archivistica dell'Universi tà di Roma, già direttore dell' A .C.S. e " membro d'onore" dell'Organizzazione Mondiale degli Archivi, ha formulato le seguenti considerazioni: .. .Un. punto singolare, e che mi sembra sinora non sia stato rilevato, è che il coniunicato ufficiale di Badoglio indica soltanto L'armistizio fra l'Italia e gli angloamericani . Nessun accenno vi è difatti all'Unione Sovietica, con la quale l'Italia era pure in guerra ed alla quale si estendeva altresì l'armisti-
Enciclopedia Italiana, Appendice II, 1938- 1948, voi. li, voce Vittorio Emanuele III, di Torre A., pag.1122; ss Archivio Centrale dello Stato, Verbale del Consiglio dei Ministri, luglio 1943 - maggio 1948. Edizione critica, a cura d i Aldo G. Ricci , con presentazione di Carlo Azeglio Ciampi, voi. I, Governo Badoglio, 25 ht8lio 1943 - 22 aprile 1944, Roma, Presidenza del Consig lio dei Ministri, Dipartimento per l' Informazione e l' Editoria, 1994, introduzione al voi. T, pagg. XXVI-XXVII;
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zio (sul Baltico c'erano battaglioni nebbiogeni italiani impegnati contro l'URSS e sommergib ili ceduti dalla Germania all'Italia con equipaggi italiani che si stavano addestrando; unità della Regia Marina a,·evano partecipato, sul Lago lcldoga, all'assedio di Leningrado, affondando navi sovietiche con r(fornimenti per la città russa assediata; sul Mar Nero operavano contro l'Unione Sovietica unità della Regia Marina con base sulle coste della Rom.a nia), e soprallutto nessun accenno al comportamento che avrebbero dovuto tenere Le nostre truppe in Jugoslavia, dove si trovavano numerose Divisioni italiane, impegnate in una durissima guerra contro i partigiani comunisti di Tito, i quali miravano Jra l'altro- ad annettersi parti di territorio italiano, con conseguenti stragi di italiani, militari e civili. Addirillura, dal testo dell'annun~io c/el/'armistiz.io dato da Badoglio si sarebbe potuto intendere che, mentre le ostilità contro Le forze angloamericane dovevano cessare, le Forze Armate italiane avrebbero dovuto reagire ad attacchi da parte dei partigiani di Tito. I soldati italiani, che avevano giurato cli "osservare Lealmente lo Statuto e le altre leggi dello Stato" e di essere fedeli al Re "per il bene inseparabile del Re e della Patria"M, si trovarono improvvisamente a dover scegliere .fi"a il "bene del Re" -qualunque fosse il comportamento del Sovrano- ed il "bene della Patria", entrati, a giudizio di quanti non accet tarono La resa senza condizioni ed il passaggio nel campo nemico, in insanabile contrapposizione . Per molti di loro si pose un lacerante conflitto di cosc ienza87 . 6
Ricordiamo la formula del Giuramento: "Giuro di essere fedele al Re ed ai Suoi Reali Successori, di osservare lealmente lo S1atuto e le altri leigi dello Stato e di adempiere tutti i doveri del mio Staro, al solo scopo del bene inseparabile del Re e della Pa1ria ". Il giuramento. quindi. non era un giuramento sic et simpliciler al Re. ma un giuramento anche all a Patria. Indubbiamente , quando ne fu redatto il testo , nessuno avrebbe mai potuto ipotizzare che " Re" e "
"Patria·• divenissero concetti contrastanti. " Lodolini E .. Go,·emo del Re, governo della RSI, in: His1orica, anno II I. n° 10/2004, pagg. 156- 157:
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Quella della quale fu protagonista Messe, probabilmente, non fu "lacerante", aggettivo che nella sua accezione figurativa sta a significare la capacità di produrre "effetti sconvolgenti o tormentosi" e che pertanto ci sembra un pò sopra le righe per essere attribuito al nostro personaggio, sia per l'età raggiunta, non più giovanile, sia per la sobrietà caratteriale che lo connotava, fattori entrambi che lo portavano a vivere anche le più profonde emozioni in chiave di equilibrato controllo. Ma è indubbio che la dichiarazione del1' armistizio e le vicende che immediatamente seguirono lasciarono una traccia profonda nell'animo di Giovanni Messe, e non avrebbe potuto essere altrimenti in base all'idea che di lui ci siamo fatti dopo averne studiato a fondo la vita. E poi , basterebbe andare a riguardarsi quanto è scritto nel capitolo VI di questo libro, nel quale è riportata la testimonianza del fedele Colacicchi circa lo stato d'animo del Maresciallo in quelle grigie giornate del settembre 1943, dove il grigiore non era dato soltanto dalle condizioni meteorologiche locali ma anche e soprattutto dalle notizie che perveni vano dall'Italia. D'altra parte, quanto stava avvenendo nel Paese dava 1uogo a reazioni diverse in funzione di tanti fattori. Per i più giovani, si trattò di bruciare le tappe della propria evoluzione etica e comportamentale. Prima di quella data sciagurata, le cose erano semplici, lineari: si trattava di fare il proprio dovere senza scelte personali, senza problemi, con il supporto di punti di riferimento ideali e spirituali ben precisi ed identificabili . In non pochi di coloro che sentirono prepotentemente un moto di rivolta contro la bassezza dell'ora non c'erano presupposti di ordine politico. Era un problema esistenziale quello che si poneva, di coerenza, spontaneo, inconscio , non razionalizzato. Il cuore ha ragioni ed intuiti che la fredda ragione non ha; il sentimento rende capaci di atti e di slanci che il solo raziocinio non aiuta a compiere. Al di sopra delle contingenze e delle mediocrità quotidiane, del piccolo pragmatismo della vita cli tutti i giorni, vi sono momenti nei quali l'animo umano è spinto inesorabilmente verso l'assunzione di atteggiamenti e comportamenti che lo portano ad essere fedele con la propria ineluttabile vocazione trascendente non barando né con se stesso né
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con il Destino. Il discorso valeva certamente per i giovanissimi, che proprio nell'"essere giovani" come modalità di impatto esistenziale e non solo come dato anagrafico erano di per sé stessi suscitatori di interventismo generoso, senza remore o pregiudiziali. Ma valeva anche per i giovani di quella fascia d'età che, in quel settembre 1943, oscillava fra i trenta ed i quarant'anni, molti dei quali erano alle armi dall'ini7.io della guerra e vi avevano preso parte, testimoni diretti della neghittosità con la quale, fatte salve alcune eccezioni, era stata gestita. In non pochi di questi era subentrata una forma di risentimento, cli rancore verso il regime , che non poteva ancora definirsi antifascismo consapevole ma era l'espressione di una delusione amara per essersi sentiti ingannati e defraudati . Le analisi storico-politiche sarebbero venute dopo; in effetti, per il fallimento della nostra componente militare Mussolini aveva le sue responsabilità, e non erano poche. Per vent'anni, la sua condotta verso le forze e armate era riconducibile alla logica di una mediazione personale che si era svolta nei .limiti dei singoli '-'2ruppi di potere militare, nessuno dei quali aveva consentito intrusioni del capo del governo o di altri nella propria sfera. Un compromesso, il prezzo da pagare per l'atteggiamento favorevole e collaborativo manifestato nel 1922. I Badoglio, gli Ambrosio, i Roatta, i Valle ed i Cavagnari, tanto per citarne alcuni fra i più emblematici, avevano sempre controllato la gestione dello strumento militare lucrando su lla non interferenza del capo del governo. Da parte di Mussolini , infatti. non vi fu mai una reale ingerenza nei problemi tecnici perché anche quelli che erano presentati come suoi interventi ri sol utori rappresentavano generalmente solo il s uggello altisonante a deci sioni già adottate all 'interno del gruppo dei maggiori esponenti militari. In questa tacita ratifica da parte sua è eia individuarsi la vera responsabilità di Mussolini nei ri guardi della nostrn impreparazione bellica, certamente rilevante ma mai quanto quella più diretta e detenninante di coloro che per vent'anni avevano disatteso gli adempimenti di ordine intellettivo, tecnico-professionale, organizzativo e morale connessi alle loro funzioni. Chi aveva fatto la guetTa queste cose non le sapeva, non poteva saperle. poteva soltanto essere stato testimone delle conseguenze dirette. E queste si
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traducevano in mille e mille episodi concreti di inefficienza ad ogni livello , che in alcuni casi erano troppo eclatanti e manifesti per non essere anche l'espressione di vero e proprio sabotaggio e collusione con il nemico. Questo aveva raggiunto il culmine in S icilia, dove i fatti di Pantelleria e di Augusta avevano fatto cadere definitivamente la maschera. Anche in questi che potremmo definire "innamorati delusi e traditi", quindi, che del fascismo erano divenuti i critici più severi ed impietosi, all'atto di quel passaggio di fronte si attivava una reazione di orgoglio , di non accettazione che non aveva nulla di politico ma era solo umana , emotiva, un moto dell'animo . E nasceva la ribellione, che si traduceva in un riflusso verso quel fascismo che si era biasimato e contestato intorno al quale si coagulava ora una forma di reazione organizzata attraverso la costituzione della R.S.I. Si sarebbero fatti i conti dopo, caso mai, con t11tti i portatori di aquile, patacche e paludamenti vari, con tutti gli imbonitori ed i falsi cantori di una romanità di cartapesta. Adesso era solo il momento di battersi; non c'era spocchia, non c'era trionfalismo muscolare, non c'era ricerca di un prestigio che ormai apparteneva ai ricordi del passato. C'era solo il rabbioso chiamarsi fuori da un evento che metteva in dubbio la propria dignità di uomini e la sua valenza etica e spirituale . Per alcuni la scelta era istintiva, immediata, subitanea, non comportava pa11icolari problemi psicologici se non quelli cli superare delusioni e risentimenti . Ma per altri non era così semplice, occorreva mettere in discussione posizioni morali e punti cli riferimento ideali che si credevano incoercibili . Era il caso di non pochi monarchici, rappresentanti di quel vecchio, sol ido patriottismo nazionalista che nella diarchia fascismo-corona aveva trovato la soluzione più equilibrata delle proprie propensioni spirituali, ma che soprattutto al secondo termine, l'istituto monarchico, erano legati da radicati presupposti in parte razionali ed in parte ancora tradizionali e sentimentali. Era un problema , questo, che interessava, ancora più delle altre due forze armate, la Regia Marina, nella quale militavano numerosi ufficiali effettivi di famiglie nobili, esponenti tipici di quell'antico patriziato di schietta impronta savoiarda che della dinastia sabauda aveva sempre rappresentato la struttura più fedele ed irriducibile propensa all'esser-
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vanza acritica, ortodossa, quasi religiosa ad un codice ci comportamento lealista. Ora, la drammaticità degli eventi costituiva un qualcosa che avrebbe potuto avere pure ragione di un presupposto di tal fatta, anche perché c'è un coraggio ancora più arduo di quello di ubbi dire comunque agli ordini, ed è quello i disubbidire agli ordini quando questi sono in conflitto con l'onore nazionale. ncaso del cap. freg. Carlo Fecia di Cossato, sotto tale aspetto, è ernblematico.88
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Il conte Carlo Fecia di Cossato, discendente d i una nobile fam ig lia biellese, aveva comandato tra il 1941 ccl il 1942 il sommergibile atlantico Tazzoli, con il quale aveva affondato 16 navi mercantili per un totale cli 100.000 tonnellate, e meritando per tali imprese la medaglia d 'oro e d'argento al v.m. e le croci di ferro tedesche di l" e 2" classe. La sera dell '8 settembre, trovandosi a Bastia con il et. Aliseo del quale da poco aveva assunto il comando, si battè contro i teclescli i che tentavano di impadronirsi del porto. Raggiunta Malta con il resto della notta, allorché il I Ogiugno 1944 venne formato il nuovo governo cli coalizione composta da esponenti di tutti i partiti ciel CLN ai quali non era richiesto di giurare fedeltà al Sovrano , Fecia di Cossato si ribellò a tale prassi e dichiarò pubblicamente, nel corso cli un'assemblea di ufficiali, che da quel momento si rifiutava cli eseguire gli ordini. Sbarcar.o e posto agli arresti cli fortezza, poi revocati a seguito della grave turbativa determinatasi nella Squadra Navale e tramutati in un periodo d ì " licenza" di tre mesi, Fecia cli Cossato si recò a Napoli. ospite dì un collega ed amico . Osteggiato comunque dagli alti gradi · della Marina (un ammiraglio arrivò ad interdirgli una sera l'ingresso al Circolo Ufficiali) e vistosi rifiutata anche un'ud ienza da Umberto d i Savoia, Fecia di Cossato si sp,u·ò infine un colpo di pistola alla test.a in casa del l'amico al quale lasciò un biglietto di scuse che terminava con queste parole: " ... per continuare a vivere non basta avere affetti, successo, denaro, ma occorre qualcos'altro che io 11011 ho più'" . Ma il vero testamento spirituale cli Carlo era racchiuso in una lettera inviata alla madre nella quale, tra l'altro si legge: .. da nove rnesi ho soltanto pensalo alla lristissillla posizione morale in cui 1ni trovo in seguito alla resa ignominiosa della Marina alla quale llli ero rassegnato solo perché ci è stato presentata come un ordine del Re che ci chiedeva di fare /"enorme sacr(ficio del noslro onore mi/ilare per poter rimanere il baluardo della Monarchia al momen10 della pace. Tu conosci cosa avviene in questi giorni in Italia e comprendi come siamo stati indegnamente traditi e ci troviamo ad aver commesso un gesto ignobile senza alcun risulta10(. ..] f ...} Da mesi penso ai miei rnarinai del Tazzoli che sono onorevolmente in.fondo al mare, e penso che il lllio posto è più con loro che con i traditori ed i ladruncoli che ci circondano (cfr. L.E. LONGO, / vincitori della guerra perduta, Roma, Settimo Sigillo, 2003, pagg. 263-279).
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A testimoniare di questa crisi che era in atto tra gli ufficiali della R .M . stanno i due discorsi rivolti dal ministro e capo di S.M. a quanti di ess i erano presenti a Taranto tra 1 'ottobre ed il novembre 1943 , e cioè la quasi totalità dei medesimi considerando che la flotta da battaglia italiana, dopo la permanenza a Malta dove era confluita subito dopo 1' 8 settembre, era al momento pressoché completamente radunata nella base navale ionica. Nel primo dei due interventi, pronunciato il 14 ottobre, Raffaele De Courten aveva esordito dicendo che era sua intenzione chiarire qualche punto oscuro e rispondere ad alcuni interrogativi che le vostre coJcienze si sono posti come conseguenza logica di una così marcata evoluzione di orientamenti e difatti. Seguiva poi una sintesi riepilogativa degli avvenimenti che avevano portato all 'armistizio , operata per chiarire la giustificazione morale della linea di condotta seguita dall'Italia. In chiusura deJla sua esposizione, l'ammiraglio si esprimeva come segue: "Spero che queste inie parole abbiano chiarito ogni dubbio ed eliminato ogni caso di coscienza che potesse avervi turbato. Se però in mezza a voi vi fosse qualcuno che non fosse ancora convinto della pe1fetta ,noralità dagli atteggiamenti non posso rinnovare a costui che il suggerimento già dato per il tramite dei Comandi dipendenti. Non farò nulla per trattenere costoro fra noi. Consiglio loro di fornirsi di un buon paio di scarpe ferrate , di prendere una valigetta e di avviarsi verso quella z,ona che, più che jì-onte di combattimento, è linea ideale che separa L'Italia di S.M. il Re da quella repubblicana " 89 • Il secondo discorso di De Courten ebbe luogo dopo circa tre settimane, nel corso di una riunione riservata ai soli ammiragli e capitani di vascel lo, perché vi sono cose che non posso dire a tutti, ma desidero che siano portate a vostra conoscenza affinché ne deduciate norma precisa per la condotta degli uomini che sono affidati a voi . Le cause di questo turbamento che ha toccato forse anche voi, ma certamente molti dei vostri inferiori, sono ben note. Esse traggono origine da una Archivio Messe, racc . H/l , Discorso pronunciato da SE. il Minis1ro della Marina, I4/X/ 1943 . (riportato in Appendice, doc. n° 43).
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serie di notizie, nessuna delle quali ha carattere 1![ficiale e che provengono da una propaganda la quale non ha nulla a che vedere con la propaganda del Governo Na:,ionale. Dopo aver ribadito l'assoluta necessità che gli ufficiali di tutte le fo17,,e annate non dovessero appartenere a nessun partito politico e che l'unico loro dovere era quello di obbedire al Re , il ministro si lasciava andare a delle previsioni che gli eventi avrebbero dimostrato essere senz'altro azzeccate: [. . .] Specie nella fase travagliata che stiamo attraversando e che attraverseremo ne sentiremo e vedremo di ogni genere. In questo periodo si sfreneranno all'interno ambizioni e passioni, suscettibili di creare discordie fra di noi: non siamo che agli inizi ... Dobbiamo essere corazzatissimi contro simili manifestazioni e pensa~ re che questo è uno dei rospi che dobbiamo ingoiare; dobbiamo anche ammettere che, in questa fase, ognuno si arrogherà il diritto di dire ciò che vorrà nei nostri ri[?uardi, ferendoci nei nosn'i ajf-etti, nel nostro orgoglio, nelle nostre idealità. E, in chiusura del suo dire , l'ammiraglio De Courten richiamava il concetto di fedeltà alla monarchia: {. . .} La migliore dimostrazione dell'i1iondatezza cli queste voci sta nel fatto , positivo, che Sua Ma està continua a svolgere le proprie altissime funzioni tranquillamente, serenamente, con una tranquillità ed una serenità che vorrei p01este constatare per trarneftducia e fede. Posso anche dirvi che gli angloamericani con il loro atteggiamemo hanno dimostrato in ogni circostan::.a di avere la più profonda fiducia nel!'alta sagge::,za di Sua Maestà ed hanno più volte affermato, per Le vie più diverse, che appoggeranno qualsiasi governo a cui Sua Maestà riterrà opportuno affidare le sorti del Paese90
5 - La crisi personale di Messe: un tentativo di interpretazione I tradizionali pilastri della monarchia sabauda erano sempre stati
Archivio Messe. racc. II/T Discorso pronunciato da S.E. il Ministro della Marina nella riunione ten111a presso Maridipart Taranto /"8.XJ./9./3 , ore 18;
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(riportato in Appendice, cloc. n° 44).
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tre: il popolo, l' apparato burocratico dello Stato e le Forze Armate. Di essi , il primo elemento era da vent'anni tutto fascistizzato , e milioni di italiani erano iscritti al PNF, anche se non era facile discriminare quantitativamente quanti lo fossero per intima convinzione e quanti per puro opportunismo né pronosticare da quale parte il popolo si sarebbe schierato in caso di uno scontro fra la monarchia ed il Partito. Un discorso analogo si poteva fare per l'apparato burocratico, costituito nella sua totalità da funzionari iscritti al Partito. Per quanto riguardava infine le Forze Armate , ed in modo particolare I' Esercito che nel caso di una crisi istituzionale interna sarebbe stato il protagonista principale dal momento che ad esso, e solo ad esso , era demandato il controllo del territorio, il punto di riferimento in assoluto era da sempre, e tale sarebbe rimasto , il Re seguito dal principe di Piemonte - fra l'altro , generale d'armata ed ispettore della fanteria - ed infine dal Duce. Ma il problema cli fondo era dato dalla presenza della M.V.S .N. cha faceva da contraltare al R.E .. Le due parti si guardavano in cagnesco, poiché se quest'ultimo guardava alla prima come l'espressione di un presunto dilettantismo, questa lo contraccambiava con una patente di inaffidabilità essendo poco fascista ed in quanto tale poco patriottico e poco " italiano". Questa taccia di apoliticità poteva certamente rappresentare una garanzia di lealisimo nei confronti del sovrano , anche se si poneva il problema che , essendo le forze armate impegnate duramente in una guerra mondiale, era difficile fare ipotesi sull'efficacia del loro rendimento nel caso che la Milizia fascista avesse rivolto le armi contro la monarchia, un'eventualità questa che appariva sempre più concreta mano a mano che si avvicinava la fine delta guerra ed a prescindere dall'esito della stessa. Infatti, considerando l' ipotesi più probabile, quella di una nostra sconfitta, questa avrebbe comportato certamente una crisi istituzionale affrontabile dalla monarchia solo con il dissociarsi dal PNF, attribuendo a questo tutta la responsabilità dell'entrata in guerra e della fallimentare gestione della stessa. Ma anche nell'evenienza ormai più improbabile, quella di una vittoria finale dell 'Asse, la monarchia sarebbe venuta a trovarsi, paradossalmente, in una situazione a rischio quanto se non addirittura maggiore dell'altra ipote-
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si. Il che non doveva stupire più d i tanto , quando si tenga conto del fatto che, da anni, il fascismo aveva sviluppato una politica interna tendente a relegare in secondo piano la Corona. Ne erano conferma tutta una serie di fatti piccoli ma significativi per i quali basterebbe citare il conferimento paritario del grado di Primo Maresciallo dcl 1'Impero al Re cd al Duce con l' intento di simboleggiarne l' importanza eguale sul piano gerarchico-militare, nonché la s uccessiva delega a Mussolini del comando supremo in guerra imposta da questi a Vittorio Emanuele III che era invece restio a concederla. Poi ché Mussolini aveva pili volte, anche se naturalmente in privato , manifestato il proprio intendi mento di sbarazzarsi della Corona dopo la gueri-a, è molto verosimile l' ipotesi che Vittorio Emanuele III si fosse reso ben conto del rischio che correva . Egli peraltro agì con molta cautela, aspettando che Ambros ie succedesse a Cavallero dapprima quale Capo di Stato Maggiore dell 'Esercito e poi come Capo di S.M.G. e far sì che al medesimo fosse demandato il compi to di studiare ed attuare il piano per sbarazzarsi di Mussolini. Il resto è noto . Nei 45 giorni che seguirono al 25 luglio il governo itali ano prese contatti con gli angloamericani ed arrivò alla firm a dell"armistizio a Cassibile, trovandosi però a questo punto di fronte a l problema di come comportarsi con i tedeschi , che già da tempo stavano preparandosi a garantirsi il possesso delle penisola con tutti i mezzi. In Italia non si finirà probabilmente mai di discutere sull ' ambi guità dell 'ordine impartito da Badoglio alla forze armate - esse reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi provenienza - e su lla frettolosa ed improvv ida partenza del Re, del governo e del capo di S.M.G. verso Brindisi. Ci sembra comunque equilibrato quanto espresso da Luciano Garibaldi: " È doveroso tuttavia sottolineare quali ne furono le conseguenze sul popolo in armi, anche per confutare un luogo comune nel quale sono inciampati non pochi storici: quello secondo cui l'armistizio avrebbe significato per gli italiani una sorto cli comodo "sciogliete le righe" , un invito ad andare "tutti a casa" perchè la guerra è finita. Questa vulgata è falsa ed appartiene all'esasperazione del/'antirerorica, al disfattismo nazionale de/l 'antifascismo di maniera che ha
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imperversato nella nostra letteratura, nel nostro cinerna e persino nella nostra storiogrqfia per quasi mezzo secolo. Non venne certo meno il senso dell'onore di migliaia e migliaia di iiffzciali, sottufjfriali e su quella che era stata la loro scelta in quel momento, la loro scelta: rimanere alleati dei tedeschi o ubbidire agli ordini del Re .. ." 91 • Eccole le parole-chiave per uomini come Giovanni Messe, ubbidire agli ordini del Re. Per un fervente monarchico come lui quella era la sola via da seguire, l'unica soluzione per un 'equazione personale che si presentava veramente ostica. Già dopo il 25 luglio, abbiamo visto come, pur apparendo in apparenza calmo e disteso , fosse preda di uno stato di tensione espresso da quell'andare su e giù durante la notte del quale ci ha fornito testimonianza Paolo Colacicchi che aveva la stanza da letto adiacente a quella del Maresciallo. È lecito pens~U"e che la scomparsa dalla scena di Mussolini non potesse non lasciare traccia nell' animo di Messe, anche se il suo punto di riferimento primario era rappresentato dal Re. Ma quando Colacicchi gli riferì l'eso1tazione da lui rivolta ad un marinaio dobbiarno pensare al Re, Messe lo guardò con gli occhi fiammeggianti e lo coJTesse precisando che bisognava pensare all'Italia. Ecco , questo fugace episodio , di per se stesso non andante oltre il significato di un aneddoto, ci sembra che costituisca il punto centrale della crisi che ritenjamo debba aver colto Messe. La tradizione popolare ha tramandato l'immagine di Vittorio Emanuele III come quella di un sovrano piuttosto gretto , meschino e bilioso, un uomo freddo e chiuso, vittima della propria bassa statura e del suo aspetto globalmente sgradevole ed invidioso, per contro, della prestanza fisica delle persone a lui più vicine , quali il figlio Umberto ed il cugino Amedeo d'Aosta . In quest' opera di denigrazione, fascìsticamente o marxisticamente pianificata ovvero involontaria conseguenza del cedimento di tanti scrittori (Indro Montanelli, Luigi Barzini jr., Domenico Bartoli ed altri ancora) al facile macchiettismo che rende brillante qualsiasi prosa, compresa quella che non avrebbe bisogno di certi artifizi per diventare più
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Garibaldi L., La guerra (non è) perdula, Milano, Ed izioni Ares, 1998, pag. 16;
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godibile, si sono trovati in s ingol are sintonia autori per tutto il resto fieramente contrapposti . Non è un caso che l'opera in due volumi sull'ultima fase della monarchia in Italia ad opera cli Giovanni Artieri, sia ampiamente rivalutatrice della figura di Umbetto II ma anche di quella del padre. Nella maggior parte dei libri cli storia ad uso delle scuole medie, si legge come il popolo italiano nel 1943 "rovesciò i I fas cismo" , dimenticando disinvoltamente che lo stesso popolo non rovesciò assolutamente nulla ma subì qualunque cosa, cd avrebbe continuato a subire se Vittorio Emanuele lii , dopo esserne stato per oltre vent'anni una sorta di notaio, non avesse preso la decisione, sostenuto dallo Stato M aggiore, cli liberarsi di Mussolini e del regime da questi instaurato e da lui avallato. Giovanni Messe era stato vicino al Re per quattro anni, dal 1923 al 1927, come Aiutante di Campo Effettivo, ed aveva potuto apprezzare i lati migliori cli una personalità indubbiamente contorta, non facile a capirsi cli prima impronta ma che invece, nel contatto quotidiano e ripetuto con le persone a lui vicine per le varie incombenze di servizio, svelava, oltre alle caratteristiche di gran signore che lo connotavano per censo, cultura ed educazione ricevuta. anche doti naturali di amabilità che volte riusciva addirittura ad assumere sembianze di affettuosità. li che, in un soggetto indubbiamente di carattere chiuso e schivo come era lui, costituiva certamente un fatto inusuale. Messe aveva potuto conoscere questi aspetti psicologici dal sovrano ed, a parte la devozione dovutagli quale ufficiale in s .p.e., aveva sviluppato nei suoi confronti un attaccamento affettivo sincero, quale la propria natura meridionale lo portava a nutrire con spirito che potremmo definire filiale. se tale aggettivazione non fosse resa impossibile dai sol i 14 anni di differenza fra i due. Paradossalmente, tra i primi a comprendere questo stato d'animo e ad adombrare la possibilità che la sua richiesta di rientrare dalla prigionia per mettersi al servizio del Re a fianco degli angloamericani fosse da mettere in relazione al periodo da lui trascorso accanto al sovrano sarebbero stati i fascisti di Salò. In un intercettazione del 21 dicembre 1943 di una trasmissione di Radio Roma facente parte delle Note de/La corrispo11clenz,a repubblicana, una rubrica quotidiana piuttosto seguita e che da par1e cli alcuni si diceva fosse ispirata dallo stesso Mussolini ,
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(integralmente riportata in Appendice doc . n° 45) dopo aver amaramente rilevato come il Maresciallo Messe fosse apparso a nnti gli italiani come il tip.i ce rappresentante dell'esercito fascista e dopo averne ricordato le tante benemerenze rnilitlu·i, così si proseguiva: [ ... J Ma oggi il Maresciallo Messe è passato al nemico, al nemico della sua Patria, al neniico delle sue idee, accanto agli uomini che egli aveva sempre apertamente disprezzato, egli che conosceva e poteva ogni giorno constatare il tradimento dello Stato Maggiore e che diede al popolo italiano con la sua relazione sulla campagna tunisina, la certezza del tradimento . Ed ora egli intende avallare con il suo nome. finora immacolato, il tradimento. Oggi il Condottiero delle anni italiane in Russia, combattente dell'eroismo, l'uomo che alla testa dei fanti, delle camicie nere, dei giovani fascisti consacrò sul Mareth, con L'italianità della Tunisia, il diritto del nostro possesso dell'Africa, ha rinnegato tutto il suo passato. È logico perciò che tutti gli italiani e non soltanto essi, ma tutti gli uomini d'onore chiedano: "Maresciallo perché avete fatto questo?" [. ..]Occorre, a nostro avviso, per spiegare questo incredibile voltajè1ccia, riandare a giorni relativamente Lontani nei quali il Colonnello Messe fu lungamente accanto al Re intessemlo con lui rapporti personali e pensiamo che il ricordo di tale intimità regale lo abbia spinto sulla via del disonore. Un altro nostro grande combattente di Russia, il Maresciallo Ney, rimase per un attimo abbagliato dal fulgore capetingio di Luigi XVIII, tanto da dimenticare il suo passato di gloria rivoluzionaria. È possibile che sia successo altrettanto al Maresciallo Messe di fronte a Vittorio Emanuele. Il Principe della Moscova seppe però ritrovare la vi.a dell'onore. Non sappiamo se il Maresciallo Tunisino saprà fare altrettanto. Era un grande soldato oggi egli è ridotto ad un ruolo secondario. Figura luminosa dell'immane tragedia di un popolo, è ora oscura comparsa nella piccola farsa savoiarda che in tale tragedia si è inserita. [ .. .]92
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Archivio Messe, racc. BB/6, intercettazione radiofonica del 2 1. I2.1943, Note della COJ'J'ispondenza repubblicana: l'affare Messe, (in Appendice, doc . n° 45);
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A parte i contenuti della trasmissione. chiaramente propagandistic i ed inevitabilmente risententi del particolare clima del momento, ci sembra degno di attenzione quel richiamo "all' intimità regale" che poneva bene a fuoco uno dei due termini dell'equazione Messe non potendo peraltro tener conto dell'altro. Questo, in quel frangente, poteva essere identificato solo da chi ne era il protagonista, ed anche in questo caso con una certa difficoltà ovvero con non troppa facilità, almeno per quanto riguardava i contorni reali cli tutta la vicenda. Messe aveva sempre avuto un chiaro concetto dell'onore e, per contro, del suo opposto. il disonore. così come in genere molti degli ufficiali italiani cli quell'epoca, intendendo per tali coloro che della professione delle armi avevano fatto lo scopo essenziale della propria vita, una sorta cli apostolato laico , qualcosa che trascendeva gli aspetti più esteriori e formali della stes sa per assurgere ad un che di mistico, di sacerdotale. C'erano anche gli altri, certo, cd erano i più, i cosiddetti "impiegati con le stellette", per i quali la qualifica di "Ufficiale" veniva ad apparire piuttosto fuori luogo o comunque ridondante; ma di loro non ci interessiamo. Ed il fondamento della sua crisi di coscienza a nostro avviso, derivava appunto dal conflitto creatosi tra la redeltà ideolog ica ad una concezione accentratrice del potere - la monarchia - e la persona che da oltre qu arant'anni di essa era l'espressione - il sovrano - (d ue entità che costituivano per Messe così come per altri suoi collegh i le coordinate esistenziali di fondo) ed il rifiuto istintivo nei confronti delle modalità con le quali si era sv iluppata la vicenda armistiziale. Neppure il nemico stesso aveva chiesto il capovolgimento di fronte: anzi, proprio il comandante in capo Eisenhower, aveva escluso che si potesse chiedere agli Italiani cli schierarsi dalla parte degli Anglo-americani e dei Sovietici e contro i Tedeschi, in quanto ciò avrebbe costituito per essi un disonore . Nel testo dell ' armistizio breve, cioè quello firmato il 3 settembre 1943 e reso noto nel pomeriggio dell'8 settembre, si prevedeva la resa Ua/iana, ma non il passaggio dalla parte alleata, perché Eisenhower era convinto che non si poteva ch iedere agli italiani una
CM'ITOLO VII CAPO DI Sl'A TO MAGGIORE GENJ::RALE
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decisione che egli stesso considerava contraria al codice d'onore militare93 • In un telegramma inviato ai Combined Chiefs of Staf; USA-GB il 27 luglio 1943, Eisenhower affermava che gli Italiani considerebbero disonorevole cercare di rivolgersi contro i Loro antichi alleati e costringere alla resa le formazioni tedesche ora sul continente italiano9J . Basta leggere il commento "a caldo" dell'aiutante di campo di Eisenhower, durante le trattative dell'armistizio: Durante tutte le discussioni che si sono svolte a Lisbona, Castellano e gli altri italiani hanno parlato m.olto e diffusaniente dell'"onore" dell'Italia, benché nello stesso ,nomento in cui parlavano di onore si compiacessero a descrivere senza vergogna come avessero dato lo sgambetto a Grandi e carne aspirassero a fare un completo voltqfaccia abbandonando l'Asse e diventando alleati delle Nazioni Unite95 • Come ha scritto lo storico del "Regno del Sud" Agostino degli Espinosa, con la firma dell'armistizio il Governo italiano perdeva completamente la sua sovranità; non disponeva di forze armate, né di rappresentanze diplomatiche, cessava il suo diritto di battere moneta, e veniva messo agli ordini del Comando Militare Alleato96 • Tutti i poteri passavano al nemico, ben al di là di quelli normali di una occupazione militare. Scomparivano tutti gli attributi della sovranità; il governo veniva esercitato esclusivamente dal nemico occupante97 •
Aga Rossi E., L'inganno reciproco. L'armistizio ji-a l'Italia e g li angloamericani del settembre /943. Roma, t-.1linistero per i Beni Culturali ed Ambientali Ufficio Centrale per i Beni Archivistici, 1993, pag. 37: 9 ' Aga Rossi E., op . cit. , pag .. 147; 95 Butcher H. C., Three years with Eisenhower, London, Heinemann, 1946, pag. 388; "" Degli Espinosa A., li Regno del Sud (8 settembre 1943 -- 4 g iugno /944 ), Roma, Migliacci, 1946, pag. 83; 97 Questi, fra l'altro batteva moneta a propria discrezione (le am-lire) provocando una incontrollabile inflazione e stabiliva un cambio arbitrario fra lira e sterlina, (400 lire per una sterlina, invece delle 90 prebelliche) e fra lira e dollaro (100 lire per un dollaro, invece delle 19 prebelliche). Cambio che, a seguito dell ' inflazione da loro provocata. divenne persino sfavorevole per gli stessi anglo-americani i qual i alla fine del 1945, a guerra conclusa , con la fo rmazione del
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Il lertore che, attraverso quanto rievocato sino ad ora, si sarà fatto un' idea suffic ientemente precisa clella personali tà di G iovanni Messe. potrà rendersi ben conto di quale dovesse essere il sommovimento del suo animo di fronte a tale s ituazione morale del Paese, e cli conseguenza di quale entità dovesse essere la crisi personale, dibattuto com ·era tra l'attaccamento alla figura del Re e l'insoppo1tabilità per l'ignava ambiguità nella quale si ven iva a trovare l'Italia. Infatti si deve tenere anche conto che il governo regio aveva dichiarato guerra alla Germania s in dal 13 ottobre allo scopo d i fornire lo status cli combattenti regolari ai propri soldati che combattevano contro i tedeschi. Così facendo, il nostro Paese si veniva a trovare nella posizione indubbiamente singolare di essere in guerra contro entrambe le parti in conflitto, nei confronti cli una delle qual i - gli angloame1icani ed i sovietici - rivestiva la duplice qualifica di '·nemico·' (essendo in regime armistiziale che, come già detto, non toglie tale qualifica) e di "cobell igerante"9~ . La crisi di coscienza di Messe, dopo aver toccato il suo acme, come tutte le forme acute ebbe la tenden za al cronicizzarsi, e d i questa evoluzione è testimone la malinconia. intervallata da scoppi di ira maJcontenuta, dalla quale l' uomo appariva pervaso du rante i mesi susseguitisi a quelli critici dell'autunno-inverno 1943 e 1944. Una volta tornato in Patria ed aver assunto l' incarico di Capo d i S.M.G . abbiamo visto con quanta amarezza mista a rabbia avesse dovuto accettare ciò che accadeva intorno a lu i, senza poter dare li bero sfogo a quelli che sarebbero stati i propri intendimenti. Eppure, pur nel travaglio del suo animo, prevalse e ad un certo punto il problema della guerra come problema di coscienza trovando un fo11e sostegno morale nelle parole cli Benedetto Croce. L·an-
Governo Dc Gaspcri. imposero un ulteriore peggioramento del cambio. portando la sterlina all'equiva lenza di 900 lire (il decuplo rispetto alle 90 prebelliche) ed il dollaro a 225 . cioè a dodici volte di più ri spetto al valore prebellico di 19. "' Della dichiaraLione di guerra alla Germania Badoglio chiese ad Eisenhower la
cortesia di informare le ambasciate iwliane ad Ankara. a B11eno Aires e le lega:.ioni di Berna. Stoccolma, Dublino e Lisbona. in quanto il Governo Regio poteva comunicare con le rappresentanze diplomatiche ital iane all"estero esclusivamente per il tramite del nemico occupante. che poteva permettere o negare l 'inoltro cli informazion i.
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ziano filosofo, che durante il Ventennio aveva assunto, neppur troppo copertamente, il ruolo di leader dell'opposizione ideologica ed intellettuale al fascismo senza che peraltro questo lo costringesse ad abbandonare la sua città e la sua attività dj studio e di ricerca, era oggetto di notevole considerazione da parte delle autorità alleate e dei rappresentanti poi itici cli ogni corrente. Il 28 gennaio 1944 si riunì a Bari il primo congresso dei Comitati cli Liberazione Nazionale con le rappresentanze dei sei partiti antifascisti che ne facevano parte, ed il discorso inaugurale fu pronunziato da Benedetto Croce, che di quello liberale era il presidente. Da queste tribuna il filosofo disse parole che risuonarono come un esame di coscienza della nazione e che si interrogavano sul senso della tragedia in atto e sul come uscirne. Asserì che una severa educazione civile aveva reso assiomatico il principio che, quando si ode il primo colpo di cannone, un popolo deve far tacere tutti i suoi contrasti e fondersi in un'unica volontà per la difesa e la vittoria della Patria la quale, abbia essa torto o ragione, è la Patria, e per questo motivo lui stesso si era attentamente riguardato dal dire parola che potesse scoraggiare i nostri soldati che a lui si rivolgevano per conoscere il suo penseiro, e portandoli invece a fare unicamente ed al meglio il loro dovere militare per la propria dignità, per imporre il rispetto agli avversari e concorrere così, con questa che era la sola modalità che ad essi si offriva, al migliore avven ire dell'Italia . Portò poi alla luce l'acuta contradd izione che si era agitata al fondo delle coscienze e che aveva reso particolarmente drammatica la guerra combattuta dall'Italia, esponendola alle dolorose conseguenze presenti. Sulla base di tale consapevolezza si imponeva - a suo giudi zio - come questione immediata quella del risanamento morale del.la nazione, con la radicale estirpazione del fascismo in Italia": operazione impossibile da eseguire se, anzitutto, non si toglie il superstite rappresentante del.fascismo in Italia ... individuato nella persona del sovrano. Quantunque fosse rimasto legato ali' istituto monarchico, Croce lanciò parole di fuoco contro questi, responsabile di non aver mai contrastato il fascismo "corruttore e distruttore". E, rivolgendosi poi agli Alleati , disse in tutta chiarezza che se per loro la questione del Re e della stessa monar-
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chia era cosa secondaria e rinviabile, per noi italiani era invece il
centro della nostra vitalità e il .fondamento del nostro avvenire, perché l'irreparabile caduta di prestigio e di fiducia in un Re che non poteva infiammare nessuno , era divenuta il principale ostacolo a tutta quella partecipazione che si poteva e si voleva dare alla guerra contro i tedeschi. Ne lle paro ledi Croce, Messe aveva trovato un grosso sostegno morale, come abbiamo già detto, ma si era anche confermato nell'idea che se al filosofo era concesso di "pensare" la guerra, al militare incombeva il dovere di "farla" . D 'altra parte. lo stesso Croce aveva avuto occasione, qualche settimana prima del congresso cli Bari, di conoscere l' opinione di Messe su questioni del genere, allorché fu sollecitato da Leopoldo Piccardi a rivolgere un appello al piccolo esercito del Sud che era "molto sfiduciato". Piccardi - che aveva abbandonato il posto di mini stro nel governo Badoglio per indossare la divisa militare - gli fece un quadro sconsolante dello stato d'animo di quelle poche migliaia di uomini, che combattere non vogliono, e molto meno per il Re. Ma dovette confessare - annota Croce nelle pagine di diario - che la speranza da lui coltivata, ossia il tentativo di provocare da parte del maresciallo Messe dichiarazioni tali clafar parlare gli oppositori. non ha incontrato l 'adesione del Messe, che stima di non poter oltrepassare il suo uj]ìcio militare e far della politica . Croce non esprime alcun giudizio sul maresciallo, ma sono intuibili le ragioni della posizione di Messe, ispirate non tanto ad astratto rigorismo quanto ad un 'ovvia regola di prudenza che lo consigliava cli tenersi fuori dall'infuocata discussione politica e di non far assumere all'esercito connotazioni ideologiche di parle99 • Un fattore che contribuiva a mantenere in Messe una stato di dolorosa rassegnazione era poi dato dall'atteggiamento del la poi itica britannica nei riguardi della monarchia italiana, ben diverso dal cliché che essendo gli inglesi fedeli alla propria monarchia dovessero sostenere Casa Savoia con convinzione ed efficacia. Subito dopo il 25 luglio 1943 il ministro degli esteri Eden aveva scritto a
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Argentieri L.. op. c it.. pagg. 225-227
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Macmillan che il nostro atteggiamento verso Casa Savoia è opportunistico e ::;arà determinato dalla situazione esistente all'atto della resa . Del fatto che Mussolini si sia riparato vanta[?giosamente sotto l'ombrello di Casa Savoia non consegue che lo stesso ombrello debba servire i nostri interessi'00 • In effetti, alla monarchia italiana Londra guardava, al di là di considerazioni ideologiche, con freddo e realistico opportunismo: era utile servirsene. Dopo 1' 8 settembre Churchill aveva ribadito tale concetto, allorché si era convinto, dopo aver visto la pronta obbedienza della flotta italiana agli ordini del Re, che il sovrano e Badoglio sarebbero stati in grado di fare di più per quella che era ormai diventata una causa comune di qualsiasi altro governo italiano formato da esuli o da avversari del regime fascista . Ad ogni modo , se a Vittorio Emanuele III fu garantito , in nome degli interessi britannici, un appoggio formale peraltro vanificato da una serie di altre circostanze, quella che era l'arma migliore per risollevare il prestigio della monarchia, ovvero la rinascita delle forze armate, era ostacolata dalla politica alleata. Nonostante persino Mac Farlane, notoriamente ostile al Re, avesse raccomandato caldamente di consentire a questi ed al principe di Piemonte di visitare liberamente tutto il territorio a Sud avendo constatato come le loro visite facessero molto bene alla popolazione locale, fu imposto loro, dopo un iniziale e totale divieto, di richiedere di volta in volta il permesso; solo il 6 gennaio 1944 fu dato ad Umberto di Savoia un salvacondotto permanente, non valido però per visite alle "zone di combattimento". Come ulteriore umiliazione, gli fu nega to di essere aggregato allo stato maggiore di Alexandcr o di Clark e dovette respingere il "consiglio", suggeritogli nell'ottobre 1943 , di vestire in borghese.10 1 Ad ogni modo, la monarchia ital iana, sfruttata ed anche um iliata dagli inglesi tra il 1943 ed il 1944 ed in seguito ignorata ed infine considerata più un ostacolo che un punto di forza, avrebbe concluso la sua storia nel l' indifferenza della Gran Bretagna.
Gari baldi L., L(I Gran Bretagna e la monarchia italiana ., in: Storia contemporcmea, T/198 1, pagg. 34-57; 101 Gariboldi L., La guerra (non è) perduta, cit. , pagg. 287-288; 100
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Un altro cliché consolidatosi nella sto1iografia ma anch'esso da considerarsi come ciel tutto inesatto è quello dell'atteggiamento britannico verso la formazioni partigiane, in base al quale queste, cd in particolare quelle di matrice comunista, sarebbero state decisamente ostacolate dagli inglesi. La politica britannica verso i partigiani italiani vide la netta prevalenza delle esigenze mi litari sulle prcoccupa:tioni di ordine politico. Furono i generali ed i colonnelli, non i diplomatici od i ministri , a prendere le decisioni ; il Foreign Office fu prima spettatore poco interessato, poi tardivamente allarmista ed in maniera non sempre costruttiva. Grazie anche all'opera degli ufficiali di collegamento britannici ed italiani inviati nel centro-Nord dalla Special Force 11°1 con la collaborazione del Comando Supremo italiano (leggasi Giovanni Messe). le scelle compiute dai militari assicurarono il pieno conseguimento degli obiettivi di Londra, ovvero stimolare un forte movimento di resistenza senza però risch iare una ribellione di stampo comunista come in Grecia. Luciano Garibaldi, dal già citato volume del quale abbiamo tratto queste informazioni, conclude così il paragrafo relativo a questo argomento: { ...} I rapporti con la resistenza partigiana furono influenzati dal!r. si ~ss.;1 dUfiden::.a che caratterizzò le relazioni fra gli inglesi e le autorità del Regno del Sud. Paradossalmente però i partigiani fitrono tutto sommato trattati meglio delle forze regolari. Nel loro caso infatti lo spirito punitivo pesava di meno e si aveva minor timore di dover ricompensare i loro servigi con una atten::,ione delle clausole armistiziali ed un miglior trattamento dell'Italia al tavolo defla pace. Infatti le divisioni, le navi, gli aerei, le truppe che entrano in una città liberata si vedono, mentre le bande part(~iane sono "l'esercito nell'ombra", i loro effettivi sono difficili da verificare e possono quindi essere più facilmente ignorate al momento di rivendicare i meriti della vittoria 101 • Giovanni Messe, come abbiamo detto in precedenza, aveva fatto di tutto per tenersi fuori dal! 'infuocata situazione politica ira-
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Garibald i L., op. cit.. pag. 294;
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liana, fatta di roventi discussioni e di aspri dibattiti, e per non far assumere alle forze armate connotazioni politiche di parte. Questo lodevole atteggiamento, comunque, non era stato sufficiente ad evitare pugnalate alle spalle dei militari, e quel che è peggio proprio da parte italiana, ad opera degli "inglesi di dentro". Infatti, nel momento stesso nel quale il I Raggruppamento Motorizzato si immolava a Monte Lungo, Sforza scriveva ali 'assistente segretario di Stato americano Berle in questi termini: .. ..Per ciò che concerne il Re, egli sta preparando un terribile neofascismo; Badoglio deplora questo ma non fa nulla; egli permette a tutti i fascisti di diventare un corpo di nuove reclute per un nuovo esercito regolare fascista (per uccidere italiani, non tedeschi) ... ; e del Maresciallo Messe diceva che molti temono che possa diventare un eroe sudamericano. Ma l'atteggiamento di Sforza non era isolato. Come ha scritto Renzo De Felice, esaminando i diari e la memorialistica dell'epoca non si può fare a meno di rilevare come il problema dell'Esercito non compare proprio, ad eccezione dei casi nei quali esso è prospettato come un pericolo essendo "regio", ovvero una specie di residuato del fascismo .10' Ma Sforza non era certo il solo a distinguersi in questa azione denigratoria e distruttiva del nostro apparato mil itare. Nella campagne contro l'Esercito, in quanto ancora "Regio", una parte rilevante la ebbe il Partito d'Azione, il cui quotidiano Italia Libera, ad esempio, il 15 febbraio 1944 definì gli uomini del Raggruppamento tipici esponenti del fascismo la cui mentalità ed i cui sistemi }loriscono, protetti ed incoraggiati, all'ombra dello scudo sabaudo sostituito dal fascio littorio. 104 Più accorta - e non avrebbe potuto essere altrimen ti stante la diversa, maggiore preparazione politica dei componenti del suo vertice rispetto agli "azionisti" - la condotta del P.C.I., che soprattutto dopo la svolta di Salerno attuata da Togliatti su
Conti G., ll /Raggruppamento . ...., op. cit., prefazione cli Renzo De felice , pag. 2; 11 r iferimento era chiaro, ed atteneva al piccolo scudo sabaudo che, ricamato in panno, veniva portato su lla giubba come espressione simbolica cli fedeltà a l governo ed al giuramento prestato (cfr. Garibaldi L., op. cit., pagg . 296-297);
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direttive di Stalin,ms invece di attaccare l'esercito in quanto monarchico cercò di "democratizzarlo", ossia di infiltrarlo con suoi clementi tratti dalle formazioni partigiane, in verità agevolati in ciò dalla posizione assunta proprio dai vertici del R.E. dichiaratisi favorevoli ad un 'immi ssione anche ampia di partigiani nei ranghi delle forze armate regolari; si dovette agli inglesi. in verità molto più acco1ti in tale operazione, se la stessa rimase contenuta. Contro la propaganda antimilitarista e disfattista Messe si era rivolto al presidente del Consiglio già nel dicembre 1944106 , ma ancora più importante ci sembra la lettera inviata a Bonomi il 6 gennaio successivo nella quale aveva alzato il tono della sua protesta contro questa violenta campagna che offende senza discriminazioni, l'onore delle Forze Armate 11011 offuscato dalla sconfitta militare cui l'hanno esposte errori politici fondamentali più che incapacità e tanto meno pavidità di comandanti. Il documento, riportato in Appendice nella sua interezza, si concludeva in termini piuttosto perentori: [ ... ] Confido che VE. vorrà apprezzare nel suo pieno valore l'importanza delle considerazioni che ho ritenuto di sottoporre, e vorrà trovare il modo più efficace per rendere alle Forze Armate italiane la soddi~fazione cui le meritate ingiurie che le colpiscono danno loro pieno diritto[ .. .] 107 • Il 5 giugno 1944 Vittorio Emanuele III firmò a Ravello il decreto cli nomina ciel figlio Umberto a "Luogotenente Generale per I 'esercizio di tutte le prerogative regie", una soluzione per opporsi all 'abdicazione richiesta dal A.C .C. e dai partiti del C.L.N. ideata e suggerita da Enrico De Nicola, giurista ottantenne di chiara fama e di antica
"'' Con il secondo governo Badoglio. entrato in carica il 22.4.1944, si era verificata l'anomalia di un cittadino straniero, anzi cittadino di una nazione stran iera in stato d i guerra contro l'Jcalia, che faceva parte del governo italiano al Sud. Si tranava di Palmiro Togliatti che. abbandonata la cittadinanza italiana. era divenuto cittadino dell'URSS. ""' Archivio Messe, racc. AA/1, prot. 107080 Segr. del 21.12.1944, da Capo S.M.G. a S.E. il Presidente del Consigl io, f.to Messe: "" Archivio Messe. racc. AA/I. prot. 36/SP/Segreto del 6. 1.1945. da Stato Maggiore Generale a S.E. Avv. Prof. Ivanoe Bonomi. Presidente del Consiglio dei Ministri, oggetlo "Svilimento delle Forze Armate", F.to Messe. (Appendice, doc. 11° 46);
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fede monarchica che diventerà paradossalmente il p1imo presidente della repubblica , sia pure a carattere "provvisorio". Ma il 9 maggio 1946 l'abdicazione del vecchio Re avrebbe avuto luogo, allo scopo di consentire l'estrema difesa della Corona nel referendum istituzionale previsto per il 2 giugno successivo. Messe , ad onor del vero, non nutriva pa1ticolare simpatia per Umberto di Savoia. Troppo diversi i due uomini, troppo distanti le tipologie dei rispettivi caratteri e delle rispettive esperienze di vita. Verosimilmente, poi, non avevano avuto neanche molte occasioni di incontrarsi e di conoscersi reciprocamente a fondo . Per Umberto, gli anni Trenta erano trascorsi tra impegni di rappresentanza sempre più intensi, conferitigli in vi1tù della sua prestanza fisica e dall'indubbio fascino di cui era dotato , ed incarichi militari sempre più roboanti - alla vigilia delle ostilità con la Francia nel 1940 era comandante ciel Gruppo di Armate Ovest, nel 1942 era stato messo a capo del Gruppo Armate Sud e verso la fine dello stesso anno nominato Maresciallo d 'Italia - ma che, francamente, non ebbero mai contenuti effettivi. La condotta delle operazioni belliche nei settori di pertinenza, infatti, non dipesero mai da lui ma dallo Stato Maggiore Generale. Anche il golpe del 25 luglio si era compiuto senza che al principe di Piemonte venisse richiesto neppure un parere , e addirittura la resa dell'8 settembre ebbe luogo a sua completa insaputa. Ma dopo tale data, per nulla interessato ai "revanscismi" politici che si agitavano intorno al governo presieduto da Badoglio, Umberto divenne da subito il punto cli coagulo della ricostruzione delle forze armate nazionali. Trovò però forti ostacoli negli ambienti militari e politici alleati , ricevendo secchi rifiuti iniziali alle sue richieste per partecipare più attivamente alla guerra. Solo successivamente , una volta divenuto Luogotenente del Regno , non avrebbero potuto più impedirgli di recarsi in prima linea, ma la sua diretta partecipazione alle operazioni non fu cosa mai gradita dagli angloamericani così come, a maggior ragione, dai partiti del C.L.N., che sin dal 16 ottobre 1943 avevano dichiarato che la guerra di liberazione non poteva essere condotta dal governo del Re e di Bacloglioios .
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Garibaldi L., op. cit., pag. 234;
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Ad ogni modo, non aveva una tempra che potesse anche lontanamente paragonarsi con quella di Messe , da cui la scarsa frequentazione fra i due (al di fuori ovviamen te delle necessità imposte loro dai rispettivi incarichi). Una cosa però a Messe piaceva del Luogotenente e cioè il suo cercare in ogni modo di evitare conflitti fra italiani, un obiettivo persegu ito in tutti i modi e per effetto del quale Alexandcr, nel novembre 1944, ordinò cli far sì che non vi fossero scontri diretti sulla linea Gotica fra i Gruppi di Combattimento Cremona, Friuli, Folgore e Legnano ed i reparti delle Divisioni Italia , San Marco e Manierosa del la R.S.l. 109 • Per doverosa obiettività va comunque detto come ai sentimenti di ri pugnanza che i soldati del Regio Esercito provavano alla idea di dover sparare contro altri italiani , co1Tispondevano analoghi sentimenti da parte dei soldati della Repubblica Sociale. Ed è anche comprovata l'ostilità di Mussolini contro ogni azione di guerriglia fascista nei te1ritori via via occupati agli angloame ricani 110 • È significativo come durante tutte le operazioni per lo sfondamento della Linea Gotica, i combattenti della RSI vennero considerati a tutti gli effetti prigionieri di guerra , compres i gli appartenenti alle Bri gate nere ed alla Guardia Nazionale Repubblicana, anche se catturati in abito borghese, purchè in grado di dimostrare la loro appartenenza all'apparato militare della RSI. Si trattò di una norma stabilita al fine di assicurare parità di trattamento agli appartenenti al R .E. catturati dalle truppe repubblicane e dai tcdeschi 11 1• Occorre ribadire che nessuno dei due schieramenti mostrò particolare animosità nei confronti delraltro . L'od io fratricida non fu mai presente né nei soldati cli Musso lini né in quelli del Re , ri manenclo esso una prero-
"» Public Record Office, War O ffice Papers, ''Impiego dei 10
Gmppi di Co111bat1irne11italiani. AFHQ. WO 204/6669, da Comando XV Gruppo di Armate a Com.t 5°
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Annata USA ed Armata U.K .. f.to gen. John Hnrding, Capo di Stato Maggiore del XV Gruppo di Armate (cf'r. anche Garibaldi L., op. cit., pagg. 121- 122); 11 " Pisano' G., Gli 11/1ù11i i11 grig io 1·erde, Milano. Edizioni FP.E .. 1967. voi. li. pag. 702: 11 1 Lamb R., War in l!aly, 1943-1945. A /Jruwl History, London, 1993, traduzione ital iana M ilano. 1996 - riportato da Garibaldi L., op. c il. pagg. 311-312 :
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gativa di quanti si trovavano più direttamente coinvolti nella lotta partigiana. Sempre presente fu invece la preoccupazione dei militari con le stellette di evitare di sparare contro quelli con il gladio, un anelito ansioso condiviso pienamente dall'altra parte. Questo clima di "galantomismo" reciproco fece sì che l'Alto Commissariato per i prigionieri di guerra, alla testa del quale era stato posto il gen . Pietro Gazzera, emanasse nel giugno 1944 disposizioni per il trattamento dei militari repubblicani catturati. Nella prima, di esse, la p iù importante, si affermava che gli stessi dovessero esse-
re considerati e trattati cmne prigionieri di guerra con tutte le garanzie a questi accordate dalla Convenzione di Ginevra. A mio avviso non esiste alcun dubbio al riguardo, perché essi combattono per un interesse d'ordine generale, sia pure deprecato ... Forse non avremmo citato il documento, importante ma facente parte di una massa considerevole di carteggio, se non avessimo appreso , da una fonte diretta facente parte dell'entourage del Capo di S .M .G., che la sua elaborazione era stata ispirata dallo stesso Messe che ne aveva anche suggerito a Gazzera la strutturazione formale 112 • Giunti a questo punto della nostra carrellata biografica su Giovanni Messe, che ci ha consentito pure di operare una sintesi storica circa gli eventi anche politici oltre che militari svoltisi in Italia fra il 1943 ed il 1945, d'altra parte necessaria per rendersi conto dei termini dell'equazione personale de1 nostro personaggio, riteniamo sia giunto il momento per una sorta di "confessione" da parte di chi scrive. Siamo contenti di aver scritto questa biografia ora, negli anni della nostra maturità avanzata, perché solo questa condizione anagrafica ed i suoi risvolti intellettivi ed emotivi ci consentono una valutazione del protagonista, che non esitiamo, senza presunzione o supponenza alcuna, a definire sostanzialmente obiettiva, equilibrata. Se ci fossimo accinti a scrivere la biografia di Giovanni Messe solo una ventina di anni fa, ad esempio, il nostro giudizio nei confronti della posizione da lui assunta
Archivio Messe, racc. G/4 , prot. 416/Pol. D.5. del 22 giugno 1944, Cava dei Tirreni, Alto Commissariato per i prigionieri d i guerra a l Comando Supremo, al M.A .E. cd ai tre ministri militari e, p.c., al Presidente ciel Consiglio, oggcllo: "Mii itari italiani 112
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G'101; 1.\M -
/'11/li1110 .'\1/aresciallo dl1alia --
,llnSE
dopo 1'8 settembre sarebbe stata diversa, più "chiusa" e meno comprensiva delle ragioni che stavano alle base di tale decisione. La nostra impostazione mentale, caratteriale, etica ed ideolog ica ci avrebbe spinto a valutare negativamente la scelta del M aresciallo di rientrare in Italia e di mettersi al servizio di un governo che si era reso protagonista di quel crooked deal, ("imbroglio") come Eisenhower aveva definito tutta l'operazione armistiziale italiana. Avremmo senza dubbio alcuno preferito che Messe se ne fosse rimasto in Inghilterra, prigioniero di guerra , di quella gue1Ta che lui aveva combattuto degnamente senza mai abdicare alla dignità ed al compromesso con nessuno, nemico od alleato che fosse. Confessiamo che non avremmo capito, e tanto meno approvato, la sua decisione di rimettersi in g ioco da una parte che non potevamo ritenere quella giusta, visto come si erano svolti i fatt i. E poi non potevamo accettare, da pat1e sua, quello che non consideravamo come un tradimento ma ce1tamente come una presa di posizione che ne sconfessava tutto il pedigree di combauente di razza andando a macchiarlo confondendosi con i responsabili della resa incondizionata . Ci sarebbe piaciuto immaginarlo invece ancora là, in prigionia, freddo e scontroso nei riguru·di dei suoi detentori e fieramente altero come sapeva diventarlo in detenninate occasioni. Q uesto, lo ripetiamo , era il nostro pens iero non pi ù tardi di due decenn i fa, ed in questi termini ci saremmo espressi se avessimo dato mano allora alla biografia. Fortun atamente, la sorte ci ha favorito designandoci alla bisogna nell 'età nella quale , pur non venendo meno a quelli che sono i propri principi e valori etico-spi rituali che anzi ne vengono rafforzati , c'è come un' ape rtura di orizzonti sin o all ora sconosciuti o comunque percepiti ma non coITettamente pres i in consideraz ione. È un processo, si badi bene, che non rappresenta un indi zio di buonismo, (termine che rigettiamo perché assolutamente in antitesi con tutta la nostra struttura psichica), magari sostenuto proprio dall 'avanzare dell'età ma che sta a significare invece un all argamento della presa di cosc ienza di determ inati fatt i essendo riusciti ad eliminare - o comunque a far passare in secondo piano od a controllare meglio - certe rigidità temperamentali in grado di radicalizzare per eccesso punti di vista ed opinioni.
Cill'lTOTaO Vll CA PO DI STAJO MAGGTORE GENERALE
475
Non pensiamo che al lettore interessi entrare nel merito psicologicamente più profondo di tale processo evolutivo, né comunque, ammesso che fossimo in grado di accontentarlo, lo faremmo ritenendolo solo un appesantimento del nostro lavoro. Ciò che ci preme mettere in evidenza è che, oggi, guardiamo a quella scelta di Messe con il massimo del rispetto e deferenza. L'ultimo Maresciallo d'Italia avrebbe infatti potuto restare lassù , nel Buchinghamshire, correttamente e confo11ev0Jmente trattato , ed attendere la fine della guerra per rientrare con la sua fama intatta. Invece no , aveva sollecitato lui stesso il rientro per poter dare tutto quello che poteva dare, senza discutere , senza riserve m.entali, come aveva detto agli ufficiali della Marina nel discorso pronunciato in maniera informale a Taranto e del quale abbiamo già operato una sintesi . Eccolo il secondo elemento dell'equazione personale di Giovanni Messe, l'incognita che poi tale non era perché aveva un nome ben preciso, Vittorio Emanuele III, e soprattutto aveva un piedi.stallo ed un involucro altrettanto precisi, Ja sua fede monarchica, il rispetto al giuramento fatto decenni prima, un qualcosa che prescindeva anche dal nome stesso del sovrano per assumere una dimensione eticamente ancora più ampia. Era una disposizione sacrificale, questa di Messe, in piena aderenza con quanto era sempre stato caratteristico della sua natura cli uomo e di soldato. Ma se sull' Asolone, in Etiopia, in Alban ia , in Russia ed i111 Tunisia, dovunque la sua vicenda professionale lo aveva portato , le rinunce e i sacrifici che inevitabilmente, anche al suo livello , aveva dovuto sopportare facevano parte di un contesto comune anche agli altri e comunque non erano prive di quel ce110 miraggio di benemerenza generale allorché fossero terminati, qui invece, in quel Sud d'Italia reso ancora più squallido dagli eventi recenti , c' era solo tutto da perdere. Diventare volontariamente Capo cli Stato Maggiore Generale in quel frangente , con tutte le connotazioni in negativo che sono state descritte, rappresentava veramente un'immagine sacrificale alla quale guardare con tanto , ma proprio tanto rispetto. li tutto, con il trascorrere del tempo , si sarebbe aggravato ancorché scemare, costringendo Messe a bere fino in fondo calici sempre più amari. Ci sembra cli intravedere in questa disposizione sacrificale di Messe, quasi un atteggia-
476
G'101i 1.\ \/
,1IF"I: - r11ltf1110 ,ltaresci(l//o crttnlia
mento espiatorio, come se l'assunzio ne su l suo capo del male compiuto da altri servisse alla nazione per fare ammenda di tutte le colpe che, più o meno giustamente, le venivano addebitate. D 'altra parte, il ritratto che di Giovanni Messe emerge da queste nostre impressioni soggettive risulta abbastanza aderente a quella che era stata da sempre la propria globale personalità. Noi non abbiamo avuto il privilegio di conoscerlo direttamente, e di essa ci siano fatti un'idea sia attraverso quanto di lui abbiamo ricavato dalla documentazione esaminata, buon parte della quale citata e riportata nel presente volume, e sia eia quanto è emerso dalle preziose conversazioni con i figli, in particolare con Gianfranco , e già questo ci aveva consentito di trovare una certa identità fra le nostre impressioni e quelle, indubbiamente più oggettive, dei familiari . Ma non ci siamo accontentati, per saperne di più siamo ricorsi, approfittando delle lettere mcsseci così amabilmente a disposizione dagli stessi, all'esame grafologico, che come è noto, attrn verso l'analisi del gesto grafico di un soggetto, può consentire cli procedere ad un attendibile profilo di personalità, quanto meno nei suoi tratti essenziali . L'esaminatore degli scritti, di norma naturalmente non sa di chi si tratti ad eccezione del sesso e dell'età delresaminando ed, al massimo, del suo livello di scolarità. Per quanto riguarda Messe riproduciamo il responso che ci è stato dato: "Essen;:,ia/mente volitivo e tenace, con un'ambizione realizzatrice, tende a superare gli ostacoli con vane/e.forza di volontà e spirito di sacrificio. Sa disciplinare i suoi impulsi, ma quando l'intensità è troppo .forte possono dar luogo a scatti anche impetuosi. Sa adaltarsi alle circostanze e sopportare disagi in vista di un traguardo fortemente voluto. Non si accontenta dell'ovvio, del banale: ama emergere, distinguersi. Non restìo a fare conoscenze, difficilmente stringe am.icizie, essendo un selettivo e piu11osto individualista. Può essere duro con gli altri, dopo però esserlo stato anche con sé stesso; comunque, non ''.fa sconti" a nessuno. Sente fortemente gli affetti, ma vi si lascia coinvolgere soprattutto quando può esercitare una sorta di prote-;.ione . È un instancabile lavoratore, ma riesce fac ilmente a recupera-
CAPITOLO VII CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE_ _
477
re le energie perse. È tendenzialniente portato nei rapporti interpersonali, a "dominare"; chi gli sta vicino non deve ad ogni modo intraldarlo, poiché si lascia.facilmente assorbire dalla mèta che si è prefissa e non gradisce essere distratto". Ci sembra che questa pur breve ed essenziale analisi grafologica risulti in linea con quanto di lui già noto . Prima di porre la paro la "fine" al nostro lavoro, ci fermiamo solo un momento per una breve considerazione su quell"'ambizione realizzatrice" di cui si parla nella parte iniziale del referto grafologico. L'ambizione ha un'accezione in negativo se non è sostenuta da presupposti di sostanza, se è anteposta a ogni considerazione di ordine etico ed è disponibi le per qualunque tipo di transazione, se viene esibita in forma conclamata e priva di stile; se non corrisponde a queste pregiudiziali, riteniamo possa rientrare nell'ambito di un fattore del tutto pertinente alla natura umana, non solo tollerabile ed accettabile ma add irittura auspicabile, dato il grosso significato positivo ai fini del mantenimento di quel coefficiente di tensione vitale che costituisce elemento determinante per la sopravvivenza psicobiologica dell'individuo . In un'organizzazione, l'optimurn si realizza quando l'ambizione così definita di un singolo viene a coincidere con gli interessi clell 'organizzazione stessa, non anteponendosi a questi ultimi ma risultando ad essi complementare; è un problema che va interpretato in chiave speculare, per il quale comunque va rispettata la scala di priorità che vuole privi legiate le esigenze ciel gruppo rispetto a quelle dell 'individuo. Queste devono seguire in scia, fungendo però anche da volano per la dinamica delle prime, in un riciclarsi reciproco che è garanzia di bilanciata conti nuità . Fatte salve q ueste premesse, l'ambizione personale ha una sua accezione in positivo che trascende il particolarismo soggettivo per assumere una vera e propria funzione catalizzatrice generale cli cui beneficiano entrambe le componenti, quella individuale e quella istituzionale. Riteniamo di poter affermare che in Giovan ni Messe questa condizione ricorresse pienamente. Giovanni Messe, l' ultimo Maresciallo d'Italia, si spense a Roma il 18 dicembre 1968 all'età cli 85 anni , compiuti una settimana prima del decesso.
478_ _
G,01,u,:w Mtssc - r11/ti1110 Maresciallo d'Ita lia
La sua storia, per noi, finisce qui. È pur vero che negli anni Cinquanta ne sarebbe ini z.iata un'altra, di carattere politico, percorsa con successo e che lo avrebbe visto conseguire la nomina a senatore per il Collegio di Brindisi nella II Legislatura e di deputato per il Collegio di Roma nella IIJ e nella IV. Ma questa è tutt' altra storia.
APPENDICI DOCUMENTI
481
DOCUMHN1J
Documento n° 1:
Organico tipo del Reparto d'Assalto .
ORGANICO TIPO DEL REPARTO D'ASSALTO (Circ. 11° I 17050 del 2 I scnembre 1917) Ufficiali Comando Comandante Aiutante Ma1111:iore Subalterni Medici Caporale di Maiziziorità Caoorale Aiutante di Sanità Caporali trombettieri cicl isti Conducenti Attendenti
-
Truooa
Mitr. e oistole-mitr. Carrette Ouadruoedi
I I
I
2 I I 5 9 4
3 Comoa2nie
21
873
Se-zione Lanciatomedini
I
44
18
8
16
9
18
940 34 TOTALE 26 18 17 La sezi.one lanciatorpedini aveva 6 armi. Ad ogni comando di repano d'assalto erano assegnati 4 telefoni da pattuglia con 8 chilometri di filo. Il reoano ooteva essere rinforzato con sezioni lanciabombe.
SEZIONE LANCIATORPEDINI (Circ. n° I 17050 del 21 settembre 1917)
Uff. Subalterno Comandante Sottufficiali Cao. maoo. izuarda munizioni Cao. ma1uz. izuarda armi Soldati
-
Ufficiali I
Truppa
Mitr. e oistole-mitr. Carrette Quadrupedi
I I 6 36
44 I TOTALE La sezione lanciatorpedini aveva 6 lanciatoroedini Settica
I
2
I
482
C101;1,\ ;\ '/
,1/i:w , - /'11/ii1110 .\/(lrescialfo cOm/ia
ORGANIC O TIPO DELLA COMPAGNIA ARDITI (Circ. n° 117050 del 21 settembre 1917) Ufficiali l 4
Caci1ano Comandante Ufficiali Subal1emi Sottufficial i di Plotone Sottufficiale di Contabilità Sergenti o Cap.maggiori. di Snuadra Cacorale Aiutante di Sanità Portaferiti Attendenti
Carrette Ouadruoedi
I 8
6
I 120
Sez. Mitr. FlAT carr..,,.o iata
l
2 Sez. nistole-mitraPliatrici Sez. Lanciafiamme nortatili
-
Mìtr. e nis1ole-mitr.
4 I 12
4 Plotoni 7 su 3 snuadrel
-
Trucca
I
45
2
56
4
4
2
I
26
2
l
TOTALE 7 291 6 3 6 I plotoni erano su tre squadre, una quana squadra poteva però essere costituita ali' occorrenza con altri elementi della compagnia o con elementi tmti dalle sezioni mitragliatric.i e pisto lemitragliatrici. · Ad oi:mi comcaiznia erano asseiznati 4 telefoni da oattuizlia con 4 chilometri di filo
SEZIONE MITRAGLIATRICI FIAT CARREGGIATA (Circ. n° 117050 del 21 settembre 1917)
Uff. Subalterno Comandante Maresciallo o Sera. Maa<riore Senzenti o Caooralma1Z11iori Canoralmaaaiori Caoorali Soldati Conducenti
'
-
__TOTALE
Ufficiali I
Trunna
Mitr. e oistole-mitr.
Carrette 011adrucedi
I 4 I 4 31 4
I
45
'2
2
-
4
483
DOCUMF.NT_,_ I _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
SEZIONE PISTOLE - MITRAGLIA TRlCI (Circ. n° I l 7050 del 2 1 settembre 19 17) Ufficiali
T ruooa
Mitr. e oistole-mitr.
Carrette
Ouadruocdi
I I
Sottufficiale Comandante Serll:enti o Caooralma1iaiori Cap. Maggiori o Caporali Soldati
I
2 24
TOTALE
28
2
SEZIONE LANCIAFIAMME PORTATILI (Circ. n° 117050 del 21 settembre 1917)
Uff. Subalterno Comandante Sottufficiali Caoorali Soldati
-
Ufficiali 1
Truppa
Mitr. e pistole-mitr.
Carrette Q uadrupedi
1 1 24
TOTALE I 26 La sezione lanciafiamme penatili aveva 12 apparecchi di manovra.
I
2
REPARTI D'ASSALTO 24 OTIOBRE 1917 IX
1• Armata (69' Div.) XVI · l'Annata (57' Div.) XXIV l'Annata (X C d'A.) I 2' Armata 2' Annata Il 111 2' Annata TV 2' Armata
8 GENNAIO 1918
15 GIUGNO 1918
1X
l'Armata
XVIII
XVI
l'Armata
xxv
XX1V
l'Armata
X
I' 11' Ill' IV
l'Armata l'Armata 1• Armata l'Armata
V XXVI
xx
xxu
X
2' Annata
X'
5' Armata
I
XI
2' Armata 2' Armata 2' Armata
XI
XII'
5' Armata 5' Armata 5' Armata
XJV Il
XII XIII
XIV
XTTT'
0
2' Armata
xv
2' Armata
XIX
3' Armata
Xli
Lll
XIX
13' Annata
X)(]ll
4' Armata <XVIU C.d' A.) 9' Armata (XXVC.d'A) 1• Div. d' Assalto l' Div. d'Assalto l' Div. d' Assalto l' Div. d'Assalto 9' Armata OCXVTC.d'A) 4' Armata (TC.d'A.) l' Div. d' Assalto l' Div.d' Assalto Il C. d'Armata (Francia) 6• Armata (52' Div) 3• Armata (XXIII C.d'A)
ESTATE 1918. XV!ll
4' Armata
xxv
2' Div. d' Assalto
X
I' Div. d' Assalto
xx
l' Div.d'Assalto
XXII I' Div. d' Assalto V 2' Div. d'Assalto XXVI 9" Annata'
I
2' Div. d' Assalto
XII
l' Div. d' Assalto
XJV
2' Div. d' Assalto
u
LU
,omr
11 C. d' Armata ffrancia) 6' Annata (52' Div.) 3' Armata'
484
- xx·
G10 F, 1.\ .\/
3' Armata
xx
3' Armata
Xl
XXI XXII V'
3• Annata 3' Annata 4' Annata
XJII VTII XXVII
VI
4' Annata
IX
Vll
4' Armata
xxx
Vili
3' Armata 3' Armata 4' Annata (I C.d'A.l 4' Annata (48" Div l 4• Annata (56" Div.) 4' Amiata
vm
4' Armata
V1
XVII
Ili C.d' A
XVII
lii Cd'A.
Ili
XXI' XXII' V V1
Vll
XVIII Xli C.d ' A (26' Div)
XXVIII
xxm
l' Annata
XXIX XVI•
XXXI
,lfl..,sE - f'11//i1110 .llaresciaflo cl '/toliu
3' Armata (Xl C.d'A.) I' Div. d'Assalto I' Div.d'Assalto 8' Annata (XXVII C.d ' A.) 4' Annata flXC.d'A) l' Div. d ' Assalto 4' Annata (VI C.d'A.) 7' Armata (Ili C.d' A_l )'Armata (XXVIII C.d'A) l' Annata (XXIX C. d'A.l XVIC. d ' A. (Albania) l'Annata
XXXV' 35' Divisio110 (Macedonia) LV' l" Annat.1 (V C. d'A.l LVIII"' 8' Annata Nili C. d'A.l l'Annata LX 4 ' (XC.d'A.) Lxw· 9' Annata (Xli C. d' A.) LXIII.,. 6' Armata rxTII C. d'A.l LXIV.,. 7' Amiata OOV C. d'A.l 6' Amiata LXX (XXC. d'A .l LXXJI' 9' Annata {Y)(]I c. d'A.l LXXX 4 ' 9' Annata cxxx c. d'A.l
Xl
3' Armata
}(111 I' D,v. d' Assaho VIII I' Div. d'Assalto XXVII 8' Annata
IX
-
4' Amiata
xxx
2' Div. d ' Assalto
VI
2' Div. d'Assalto
ur
7' Annata'
XXVIII 3' Armata XXIX )(VI
XXX! XXXT1
xxxv LV
LXX
l'Annata XVI C. d ' Armata (Albania) l'Annata Il C.d'Annata <Francia) 35' Divisione (Macedonia) I' Amiata
-
6' Annata
LXXJJ 8' Annata
'Sciolti il 10 dicembre 1917. facendone conlluuc i superstiti nei Reparti I e Il assegnati alla l'Annata. ' In formazione. 1
In ricostituzione.
'Formato neU'aprilc 1918 come XXV Rcpano d'Assalto. ' Formato neU'aprile 1918 come XXVJ Reparto d'Assalto. • Costituito il S maggio 1918 come XIV Rcpano d'Assalto Alpini ereditando il numerale di uno dei reparti sc,olo nel dicembre 1917. ' Costituito nel settembre 1918 in Francia presso il li Corpo d'Armata • I Reparti d'Assalto LVIII e LXXX furono sciolti il 21 giugno 1918, rnentrc erano ancora in fom,az1one, per completare il LXXII; LX, LXII, LXIII e I.XIV seguirono poco dopo la s1cssa sone per alimcnuire i reparti di marciu del Corpod'Annamd'AssaJto. • 111. XXIII e LV R. d'A panccip:uono a.Ila Bauaglia d1 V. Vcne10 con la 4' Armala, Il XXVI con la 1-. l'Xl con la IO'
485
DOCUMENTI
Documento n° 2: La riconquista della linea cli massima resistenza (Col Fagheron, Col Fenilon , Col Moschin) nella battaglia del giugno 19 l 8 attraverso i documenti uffic iai i.
******************************
LA RICONQUIST A DELLA LINEA DI RES ISTENZA (COL FAGHERON, COL COL MOSCHlN) NELLA BATTAGLIA GNO 1918 A TRAVERSO I DOCUMENTI
N. 7
MASSIMA FENILON, DEL GIUUFFICIALI
FONOGRAMMA A MANO
Da C. Campeggio, 15 giugno, ore 5
Al Coma11dcmle il IX Reparto d'Assalto (Testata Val dei/ Spi11i), Vossignoria si trasferisca subito col proprio battaglione sul rovescio di Casera Campeggio ove attenderà ordi ni. Pregasi dare assicurazione indicando ora partenza . Appena giu nto si presenti a questo Comando. Generale ARR IGHI. Trasmette: Ten. col. S. M. Leonida Pacin i.
N. I
. FONOGRAMMA A MANO
Da Valletta dei Spini, 15 giugno,
01e
5,30.
Al Comando XVIII Divisione.
Nel dare assicurnione fonogramma 'n. 7 comunico che batta\!lione muoverà ore 6,15. Maggiore MrssE. N. 23
f.ONOCRAMMA A MANO
Dal Comando XV I 11 Divisione, C. Campeggio, 15 giueno, c,re I0.30.
Al Comando IX Repa rto d'Assalto.
Il IX Re parto si s posterà subito in Val Sotto in riserva divisionale. Adempirà subi to ai seguénti cornpiti: I O riconoscere la Valle di S. Lorenw pPr dPtPrmina re fin dove i nostri resistono; 2° prendere contatto col Battaglione di Valrian> I). l 40; colle tre compagnie Genio d; Vai Sotto. e possibilmente col Bailaglione di Va l Sega la 1-60; .. 81 ·"
486
G101;4,\:W N!Ess1i - / '11lti1110
MaresciC1llo d'Italia
°
3 agire controffensiva mente contro piccoli reparti che si fossero infiltrati in Val S. Lorenzo o Val d'Oro; 4° di Lutto ciò informare rapidamente questo Comando in via ndo notizie frequenti anche se negative; 5 agire di iniziativa quando la situazione lo richieda; 6° in caso di urgente bisogno lo autorino a disporre delle tre Compagnie Genio che sono a Val Sotto. Generale ARRtCHI.
°
N. 2
FONOGRAMMA A MANO
Dal Comando IX Reparto d'Assalto, 15 giugno, ore 10,3S, Al Comando XV/Il Divisione. Accuso ricevuta fon. n. 23 e inizio subito movimen to. Maggiore MESSE. Ore 11,lS. Giunto il Battagl ione con la testa della colonna a Val Sotto sopraggiunge un ufficia le della XVII l Divisione che comunica avere il nem ico sfondato sulla sinistra e trasmette verbalrncnte l'ordine di torno re indietro e portarsi a Col del Gallo a di sposizione della Brigata Basilicata. Ore 12. 5. Il battaglione giun ge a Col del Callo.
N. 7
FONOGRAMMA A MANO
Dalla Brigata Basilicata, 15 giugno, ore 12,15. Al maggiore Me$.~e. Comandante IX Reparto d'Assalto.
Il nemico ha occupato Palazzo Negri ed avanza minacciando il tergo ed il fianco delle nostre truppe. Il 1-91 ha avu to ordine di opporsi a tutti i costi all'avanzala del nem ico, L'artiglieria ha avu to ordi ne d'intensificare lo sbarramento sul tratto Faghtron-Fenilon-Col Raniero in modo da prepa ra.re l',izione di contrattacco. La S. V. col Ballaglione d 'Assalto muova in direzione di Pa lnzzo Negri in modo da ri get tare l'infil trazione nemica . Da· informnionc giunta ora risu lterebbe il F.,gheron riprPso da un gruppo alpi110.
Col. N. 3
brig. B0ccAcc1.
foNOCRAMl\'JA A MANO
Col del Gallo, 15 gwgno, ore 12,40. Al Comando Brigata Basilicata. Accuso ricevuta fonogramma n . 7. Maggiore Mr.ssr. .
•• 82 ••
487
DOCUMENTI
N. 4
f ONOCRAMMA A MANO
Palazzo Negri, ore 15. A l Comando Brigo/o Basilicata . CurnuniN la ,·icol\qn i~ta di Col agheron ,love è stato liheni to il capitano Rossoui con dieci soldati ivi asserragliati, e della ridotta di q uota 1318. N essun grnppo alpino o pera da queste parti. T u lla la zona di Palazzo Negri, Casa del Pastore e Casa del Brigante è stata spazzata dal nemico . Gli austriaci che non si sonu ~rresi sono stati annientati sul posto . S'in viano n. 17 fortunati pri gionieri Ira cui un ufficiale con tre mitragliatrici. Comuni.:o con dolore la morte eroica del capitano Pinca comandante la I" compagnia del Reparto. Maggiore MESSE.
r
N. 5
FONOGRAMMA A MANO
Col Fagheron , 15 giugno, ore 17. Al Comando Brigata Basilica/a. Tutta la zona della chiesa di S. Giovanni è stata pulita dal nemico! La linea S. G iovanni-Col Spiazzol i è stata ricostituita. Ho preso contatto sulla destra con repart i della Brigata Calabria. È stato costituito il collegamento tra la r idotta di quota 1318 e Col Fagheron . Ho ordinato al maggiore Valletti di sostitu ire nelle trincee riconq uistale le mie compagn ie perchè il Battnglione possa essere dispon ibil e pe , le ulteriori operazioni. In trincea si trovano ,anche valorosi nuclei della Briga ta A bruzzi. Pat t uglie lanciate verso il Fenilon e Col Moschin dàn no tal i località fortemente tenute dal nemico. Urge fare a1lunga re il tiro della nostra artiglieria. Morale elevatissimo. M aggiore MESSE.
N. 12
FONOCRf.MMA
A MANO
Dal Comar.do d ella Brigata Basilicata, 15 giugno, ore 18,
A l magg. Messe, Comandante JX Reparto d'Assolto , T engo le mit ragliatrici au striache a disposizione di codesto Battaglione. Ho interessalo ed insistito ancora presso l'artiglieria perchè allunghi il tiro. Per il capitano Pinca provvederò a farlo sgombrare in pia no. Insisto per la rioccupHione del Fenilon. Per tenerlo faccio tonlo su tn,ppe che mi giungernnno stasera. Col. brigad. BocCACCl.
•• 83
488- - - - - - -
c;,m'A,,r:w MESSE - l'ultimo Maresciallo dJtctfia
N. 14
FONOGRAMMA A MANO
D a l Comando Brigata Basilicata, 15 giugno. ore 20, I S.
Al maggiore Messe, Comandanlc del JX Reparlo d'Assai/o. Essendo Riunto bttagiionc 92°, alle ore 20,30 sr,:ù in iziato f11<>c<1 di repressioni: c.,11 medi ,· µic, ol i calibri da quo ta I 2i8 d i c ol M()schin a Col de! Fenilon. Scatto del battaglione alle ore 22. A detta ora le artiglierie al!nnghernnno i! tiro su!!a linea Pra PrioloCasa Saccon e sul Costone Fenilon-Pra Priolo. li !1-92 (t en. col. Moni) portandos; il più innanzi possibile deve sostituire il B&tteglione d'Assalto nell'occupazione del Fenilon e Col Moschin. Prego prendèl'è accordi col ien. col. Moni a m oment" opportun o. Ten. col. Moni info, rnato. Col. brigad. BoCCACC1.
°
N. 6
f ONOGRAMMA
A MANO
Dal Comando Battagl ione d'Assalto, 01·e
21.
Al Comando Brigala Basilica/a. L 'artiglieria ha già iniziato il fuoco di repressione. Del Battaglione Moni nessuna notizia. /o atlacco lo stesso. Ho ordi nato che una compagnia del 91 segua il movimento per proteggere la destra del Batt~irli one d'Assalt o che durante l'azione rimarrà scoperto. S iamo onirnati da una ferrea volontà di riuscire ad o~n i costo. Viva l'ltalit! Magg iore MESSE.
°
N • "I
FONOGRAMMA A MANO
Dal Cornand.o
IX Repaflo d'Assalto. 15 giugno, ore 23.
Al Comando Brigala Bo.<ilica/o. Il F eni lon è preso. Lotta breve ma aspra
e violenta . Il nem ico è a nnientato. Sono stati catturati 100 prigionieri. Ira cui i ufficia li, e 5 mitragliatrici. Il reparto rimane« presidiare la posizione !irro al giungere del Battaglione M o:·, i del qua le è nec«ssario affrettare l'a rrivo perchè il Reparto d'Assalto possa riordina.rsi. prendere un po' d i !iato per poi muovere all'attacco di Col J\11oschin. Maggiore MESSE.
Da Pa lano Negri, ore 23.45. , Caro Messe. Sono giunto in questo momento (ore 23,4)) per prender<: gli accordi con te dopo avere ammassato il bat ta gl ione sul rovesc io di P-alazzo Negri .
•• 84 ••
489
DOCUMENTI
Ho trovalo che le cose sono già sta te latte in gran parte ed ho dato l'ordi ne al battaglione di avanzare, ma ti avverto che ci vorrà almeno un 'ora pnma c he la truppa si.> in posizio ne Ten. col. M oNJ. (Senza 11umero)
F ONOGRAMMA A MANO
Dal Comando Brigata Basi l,ca!a, 16 g iu gno, ore 1,45. Al maggiore Messe, Comandante IX Rcparlo d'Assalto . La linea marginale deve essere riconqu istata nella sua in terezza e so prattutlo l'int ero Col Mosch in deve ritornare in nostro saldo possesso. Ho ordinato al colonnello Mariotti di far avanzare un altro battaglione pe,· meglio appoggiare l'azione del 8at1aglione d'Ass~lto sul Col Moschi n. Col , Br igad. B0ccACC1.
N. 8
FONOGRAMMA
Dal C.,mando IX Reparto d'A~salto, 16 giugno, ore 3,30.
Al Comando Brigala Basilica/a. Accuso ricevu ta fonogramma a mano sem.o numero spedito ore 1,45.
In questo 111omento Battaglione Moni h8 sostituito Bettaglione d'Assalto ~ul Fenilon. Batta glione A ssalto si sta amm&ssaodo rovesc;o qt,ola 1318 per attende.re anm1ociato Battagl ione 92 ° che d ovrà seguire e sostituire Battaglione d 'Assal to s,d Col Moschin ad occupazione avvenuta. Pregasi prendere ~ccordi con 'artiglieria per esecuzione fuoco sul Col Moschi n. Maggiore MESSE.
(Seri1.a numero)
FcNOGRAMMA
Da! Comando Bri gata Bssilicatn, 16 git1gno, ore 6. Al mclgiore Messe. Coma,idanle IX Reparlo d'Assalto . Artigl ieri« aprirà fuoco repressione su l Col Mosch in ad ore :>,30. Alle ore 7 allungamento del t irn e scatto del Ba ttaglione.
Col. bl'igad. (Se,ml numero)
BocCACCJ.
FONOGRAMMA
l),.J Com~odo l X RP.parlo ..l 'A~s~!tr,, 1<1 giugno. ore 6. Al ( ·,,m,)o,1o l~rigalu /3,:u,iiic'1to.
É >·,v 1d t• ltitlt11:.;i ion<: ?~ 0 . L\n ti;lu.:Jj;_, non ii-l ~P\ (' (~ :--1.,v,·alo
1111
,~olpo ,
•• 85
490
(;ro1'ANM ,111fSSE - rultinw ,';J aresciaf/o ci"!talia
(Senza numero)
fONOGRAMMA
Dal Comando
IX
Re parto d 'As$alto ,
lo
g1ug11c>, ore
6.30.
Al Comando Brigala Basilicata. L'artiglieria non si fa viva. Battaglione d 'Assalto seguito Battaglione92'' rnuovc egualmente per attaccare. Maggiore MESSE. (Senzn numero)
FONOGRAMMA
Dal Coma ndo IX Rt>parto d'As~alto. 16 g iugnc,. nre 7,30. Al Comando B rigala Basilica/a. Cmnunico che IX Re pa rt0 d'Assalt,, h,, ri.:onq uist;;t0 in di,,ci m1rrnti Col Moschin . N ume rosi prigionieri e grande quantità di 111i1teriali sqno stati catlurat i. Artiglie ri,, ha aperto il fooco ad ore 6,46, ma con t:ro meravigl iosa mente preciso ed dlirncissi mo. (Senza n» 111ero) D a l Comando IX R eparto <l'Assal l,,, 1(1 giug ,1<>, o'<' 8.30.
Al Comnndo Br(~a/a Basilica/o . Sono nelle nostre mani 300 prigionieri, fra c ui 40 ufficiali, 17 mit.rngliatl'i , i austriache. Sono state liberate due nostre battèree Òé monta gM con l'intero munizionatnento e numerosissime nostre mi trag liatrici. Battaglione 92° ha sostitu ito IX Reparto d'Assalto sulle posizioni riconquis tate. Maggiore MESSE. (Senza numero)
FONOGRAMMA
D a l Coma ndo Brigata Ba~ilicata,
16 giugno, ore 8,45,
Al maggiore Messe, Comandante IX Reparto d'A ssalto. Bravi di cuore. Al suo merav iglioso Battaglione vivissime congratulazioni per i luminosi successi . Col. brig. B0ccAcc1.
•• 86 ••
491
DOCUMENTI
Documento n° 3: Relazione sulraz ione spiegata dal IX Reparto d'Assalto nel combattimento cli Montc Asolone il 29 ottobre 1918.
IX REPARTO D 1 AU8ALTO
•Fismne Nare•
RELAZIONE S1TLL 1 AZI0.NE SPI&Gl4'A DAL IX RSPAJiTO l> 1 Ati8Ar.t0 l'lEL 00!.UlA'rTI..W~
HONTE ASOLOl:IE IL 29 O:r'?OBRR 1918
In base agli ordini ncc,,uti 1 il IX Repllrto d'Aaaalto a,n dlle compagnie doveva oof!tituire la testo della colonna A sver!te per obbiottivd: Monte Aeolone, Col della Derretta, Quote 1292, Col Coprile, e con una coMl)egnia la tosta dell, colonna O aventi:i por obbiettivo: Quota 1486, Sperone di Casera Prò della DoU.o e Vallo delle Sol.1ne, eh e ùovew ooon·,ore 1n modo <li i r.ipediro al mmico di so:rviro8!1<? ~ "le via :per 1 snoi contxs ttooohi ecl :!!.anoo sinistro dello colonna A. Alle oro 6 del 29 Ottobro, 11 Battaglione com;,io 11 ano oohiGJ.'amm to 1 con lo due co!l:!pagnia della co1.onno A nei trinceram<n ti subito o sinistra del Fortino Regino I e con la cam:pognia della colonna c nei trinceramenti in vio:l:nanza ,lal Lagh etto, Eruno ool r.x Repart,>, il 23° Reperto d ' Assolto •Fiammo Ro s se•e il 65° .Repo:rto 'l ' ,\osalto •Fiamme Nei·e• e alcuni Betmglione del la Brigata Csl,l'bria, Alle oro 9 le nostro ert:l.glim:ie e bombarde apmno il fliooo, Il tempo 1nt:nto è pessimo: U."I.O densissima nebbia oopre ogni cosa, alla qu.alo si ooco~pagns un noioso nevischio. Fa f:roàdo, ma 11 morale delle _t:;-upp~ d'aosalto a~ mantionG elcvatiaeiruo e oo~e Rompre, gli arditi oono im:?azien:ti di uscire dalle trincee. Al 26° minuto di fuooo, quando le no stra srtigl isria, dopo un brave ol1.ungom8l!lto, riprenda il tiro di distruzione w.lle :pr,.ma lineo ne:niohe, la pr:1ma ondate d •ottaooo acsvaloe le nost:i:s trincee, paass 1 reticolati e serra sotto, tanto ohe quliJ.ohe ardito viE«le ferito de sche(;Si& ,'ielle nostre gTana t e ohe ecop:;:,i:i.no nel le trincee o,tversarie , La nebbia si fa sau:pre più fitta ed il nevischio oontinu•, fsetidioao, penetrante. Alle 9,34 1 il IX Rep.9rto scatto imp<3tu'.H:c all 1 e t t ,~co 1 ra.,giu,-ieo e s osvaloa Jo tr:l.noee àell'Asolo?1e, ao,,o :1.nchioda gli ala.Denti delle l in•)il di ossorvozione avvoraaris. ImmedistB!?lents, nU!l!8roae mi.t:rogliatrici n8!!11che 1 aprono il fuooo sulla quoto, n~o produoe lo prime gravi perdite, Altre lllitragl1otr1ci nooiòhe, pootato in buohe di granate , falciano o breve distanza, e ziti tisoono sol t;, nto quando i ,r,i txagliG",:oi v.:.:igono m.li!SO crati Jal lancio di bo·~be a mm.o, Per l a qua!1i ssaolutn r.wncanza di viaibilitù, gli ,10lirl:i.i ceno costr-a;ti o bfonoolo:re ner.10 nel buoi-o. !.!alg,::;,do ciò 1a oo:np:ignio, vlnoel.'1-10 le auoco Rnivo o torr:l.bili raa:!.atonze, p~coc1ono vareo l 1 obb1ott ivo prlnoi pele. tl'l.o doi plotoni d •saonl to ron l !mciaf i anmo s!. prooipit;i vereo lo cavemo dolls teoteto di Valle del lo ~r.,i!ine, !!".:l la truppe namiche oono in maoahoa pa:rte uocito ,1.01 ricoveri e risalgono puntando sul fianco del~ colonna A, Il vlotono cf front e 11 nemico dieci volte superiore di . nwnero e lo impegna in una lotto ferooe subendo dalle fo·rt:1 perJ.ita, ma infliggendone dello sanguinose all 1 oir:versario, Ma la r.dnacois oul fianco sinistro si 'tn sempre più grave ed è. ,,eoesaario offrontorls con altr.l. plcton1 d 1 e~Ralto, , Dirodotaoi alquanto lo nebbi a , 11 OomE>ndanto del Re1>9rto si aooo:,go cho quota 1486 non è ancora oaduta 8 <:!\e il n8!!1ioo oa·,wre più l1Ul!l81'0SO ottlniaoe
l
492
Giu 1;1.1.,, M ii~St' - /'11/1 /1110 J1aresciollo d'fto//(I
da Velie dcll3 1,.1:1.na ro!Ontr r,r.~cr.t~ ""1 c·o~:1,1·, r' - t ~ :a,igo•,o ce,:uolati :iltr:!. :·,!porti no :J.101 ri. ~-, ..... ~. c. oo•l,tar<.' 1.1 oo ...,,i to a.011 0 • 1 11uiato r.:: quoti:> 1481' 11 r. ·· · .-,· vo O"llla C nollo o;,nno a ' o :, . •o, ,O!lln nde to del Reparto l anci o un forte pottuglio, . oc .lt~ "':l t:umoo dollll ~uc,tr, ~,o dopo o:mro lotto dct err;iJu> il ri! _cg .. .erte ucr:,~ ·u~;-jor~ . . •'-'l<'.l.c in fo,-,d:) .. Vollt' dello ·Olino il ne•1ico nint1cc•-to 11 no-0 ffi" 4 t:rt°' j ~1 ,. -=s .JO•-u f :u:n, .....e - , ·e· .ct,:o~~:IP. Ln lotw ho carottore di O"trerna Violenze 8 . B~ppi na:n.o:f., an~5.cn~, 11 ro 1doroi pro:f'o :d.eoono oadero ootto il lancio ' •·,.iu:..u.i::.lo <'.el:o b,nbo n •,:mo, ""' te:~ do'.:.J e eolo ~• :,roc~ilt:> irt:anto ver so Col do' l:. Ilorrott.; . :'ut~l.~~:.u .. ·\ c-..:~l".;o ~~:e gtf .(li ':"'%" .r-~l a-, CGr.e .;palle7,z...;,ni , :c.ntr :.n plo·"218 ••i r ...;:::,:-:,1 !01·0" CO Y:. U:t <;:XU:')_10 :!. c,rd., ti :r.e:,,:1.Mentoli i·.roesnon: O t i'tl V~!.6,-')UO ~ii :t.crt,, rc;,n·to '.'l') .:loo ::,:n] rovoacio di cooor.. ciell~ Pn, 1,t o . A quc o·.v i,ur,to 1.,1 nr:1,b;;.(; ~-:. t o:rn:l più llonAO ·,ontro nuovo r.li tl:l ,,1:1:; tr:tc:! onpoat oto ::;i. tutti :!. cuoton::. ~iroo,t:inti inarooiano :l fuocùi op~:,;;on .o tu• to 11 t.,~~-'<•no ,!e:. c:;-'.>!lt':i =to. La -n~rorc,i ooco ut~ di visibilitù, "tOlto vol·' o\ i podi::;oo <ll vedarn oo (;l'.'UJ:IPi ùi uo,,tini oono l.ci 110:itrt • oppuro <logli •" .d,· inoi, o !!!)Ol!"l'J M.(lU.1 chf! ll no'"tioo deve ao-,e,re aooo l toto qu'.'ndo b g1b ,.. lJ~·ov' ·,:.s'!.:~:i dint.,nc:e, e4 nl1oro aono Qoontri v:lolenti:1a:!.rJi o ool:pi di bor.i·01;1
e ~.,
"US"ll!J.c.
J-l~~~ .. :' nu~vt?~~tç 1~ >:cbbie, tolte :neooo ne;:nohe vengono ecorte PXl:>70~:lanti da tutte le direzioni . Co~ for,,iazioni dense 1~eolbono do V&l
Cagill l, '131 i,)voooi di Col Coyr.i.le o doi valloni r:!.salonti del Brei ts,pwita:J.do oouta ;,orcnoor.ier..i;a '1111 coetone Col della ll.en·o·~ to, bloJ1to Aoolone o su ()~1ot.1 14136 . lootre •-d.tr..;g:'.iat:rici 01>J?<»1t.,te .>-.io :3c,.,·.,or~:. o cor 3.:;;1oso"1Gnto r.1anovrste, 1nr1ti;zcm.o !orti roYJ.1 to al. na:iioo, e rd L::.ontsno l ' irruencu dei contrattccohi, t.!:, clt:..~ scbt,,re oonr-imt1111\gono e :d.colr,'>1.Tl..,<l'(;llC le proo edonti mentre :1. co:1t inui r1 tornll ll.1. nel>hi o oon e ,mtouo ·~l nemi, o di co=ierr, apo otstllil,~ti ~l nG;pllllft>•.> , ..-.=-,r o de11o m:itra1,'l.i ..tri i ne--uoho dJ. e battono il coston" à se-:pro p i ù torta, Il loro t:i:ru pmv:!.oa.o s::,ecisl ~cr. te do Quot o 1440 Prà Gobbo, C.Jl i:ai:,;-1113 e Co. er-J <:o::. cloll.> :art no , :.•ar~1gliori~ ne,ica,fi 'lO alloro qw::;l .,.m~to, i ni3iO wi fuoco inton o:> si '.!.l,c; ne1,·t:!'· tru:!'l)o, oont ~:,poro'l.oor!JSnt e ad un tiro di :inétrJ.i:10,i.; FIU:?.l.tt p,,.,,prl> h·'nceo à.:il .'.onte Asolo:10. Cii> n cmo~t::utc aon ui ind1otrog~i8 di W'I passo, od i r eporti nemi oi nià ·dnoccio::i! ver.gcno oo'\tr~tteccoti :tun.0 3t,. r.c."Uto. !.!o ,,uove colo'lno n3 ::dcho o Ollti•iue:-.o u o!'fluiro, l e oni ovon:Pt:t ò p1·ot3tto ilall' i".to'lt,O tiro delle cltrocli&tr1.o1 .: Jo '!\1C1lo to i:,011tooo dallo ort1;1l.1oric, A i,uautc. ,,unto sarebbe o toto nooooaatio ~·. roro eottoosno U.'10 ,ooc.J ~ truppa oo'"ll)a tto· ner l o:-..ciorl ·• e ~peziic:ro l ' :!.i~ot.o asi oo l'!.tTctta0cbt. !':a i rol)Ort ,l'~c«c.:'..;.<: uJ.1., ror;rir.no :\.1 IX od 1 ntrobili bott,ig1:lon.fi doll.c l:21 0 brlo o.no .;atti ,-,,m :o <;o • •,>0.;'?lnti nello l ott i. , ' Di frc~1to :Jd ~Ti 7>1~ T)')!188'1tc oont~tJtt .... cco, :in:.:c·c1ot! J. ' aV'.-ol.gi"tcnto ST>Oclulmtmto s::. ùu c;tni2 :;-,,:: J'C:!'.° n fotto cho lo 1.ioto 1486 hu !P-11 00<}..:to , mont:ro oo n 1sob'>:'..cY.'l n vi 1.nn.ti reazioni o:1 rollonts l ' i·•:poto del_nou.co , 131 inizi ,1 11 :i::. ,.1 •ae-onto c.'lo vieua pur toto :i co:'t"inento oon orhn..i o ·.li-
n
ociplinD, L' obiJ1(<tt1 v, ,1eti nit1. ~~ non tu pot11to r c.roi~~gerc por la a iocoionto eupe:.."iorit è nUl'l:)r.i.oa del neriico, por l e tenooc rooirto,i:i op~ostoo1! por 10 nooaimo co:\a5 aion1 11tno11 far' che. Ir,oltre uno degli i nconvenient i più gr3Vi tu :ron ,reeoctll t o clD1 fotto ohe lo Quoto 1480 non oo~ae no1 e ~o'tt r~ 1:1Sn1 cor.)l i,,; 0ronea,,ont G ull.o ·.,o$.z1on:1 ao11 •A<101ono o quindi J.o o 1 or.ne ·
6
493
DOCUMt:NTI
- 1Q -
fa impe4 l ta di neut:mliz:ao:re, m mo dov eva, l'oz1one dell o truP'PO nedche
41 Vslle delle Boline, oooa ohe dovette foro lo colonno A oon consu!!lO 41 forzo e <'li. ~otll)O. In cuoc:ion,:m " oun ux'k(,1Jlio uf!G'.tiao d1 e snoho 1.r1 qu1)ui.o OOIJl1>ott1mon• to, t,e,re it, '!.u.tt'! i I>1'0ce d<Jnt1. , i;li -:tditi ,tol ll Jtc,p&1to G. ' Ao,:islto si oo"' no b uttuti e'..(} \'lll c,::.ou:. L t:·or..oruloo1 cd un no-1co 10 volte pi~ :l'orto, Lo non poobO ~ '.r:.gl i&tr:l.ci port" '· nell<. "o:. trs 11'!".eo rl.ln,ao ,Lvute Mnquiet s ro n vi~ i'or ~ti •
.!1:1:'eb:f lo :l.l oor,t01;nr; doi v:..lJrosi fl• ti lolla -:al ot.:nv o del 2:1° e
1.ol Obe Ropo1.1.o e,•/.. ·olt,> . Gli Uff1o2.~1 , e=- utr ,pro , furono di fulgiditrnbo ooo':!lpio ai propri aoldcti e, r;.clt i co1liloi·c, d& p ~·odi, troecl!tondoli oJl:i 'it', tt>i'lo . T,o :;mvi perdito o,uto rr..:,1;..:: 1.l.'Ul';pu, quolle ::ro v1. Nli l!lo cuoit., do~U .:tr.1c:1a11 , ottoeteno cor. '!.nolo .,e"lor.>~j c:roic:.1 l i, r io:. o rlOTo • oio,1. ll Re-;>!ITto '1' /H, •l\l. to ai eone pr,a:1.~.to per .l.l r6gg:l.un(fia1ento della vit torie no~rn , .. s D', ,. 3.l.ll !.o .,::,r,tro t.ui,mo 1;ravi, ll'lOllo dol no:nioo :tu.-rono sanguinosi:.o' :u ~ il ll.!..Or;, J.(;U!t! voce~ !;o nou .,rande è.01 ·a, .l.gi.i,..url noi\ pn<'> dore u..,o 1.16c lO.Jtto dJllc pr..,vo:.r:~ioni duUa lott3, porohb !l ..or.o tt ere Violent ie3i..::;1>) qu:?c1 !v~ooo la:1 ,Hn!1'i>~·~~~l<,A;;o, l 1t,ed!. c!\ i !".J:.mo '.l."! nu'~3ro !lh"lgg1o -
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Reparto d ' Acaclto
F. to Gio~nn.1
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( 4a)
494 Documento n° 4: Tabelle delle perdite ripo1tate dal IX Reparto d 'Assalto durante la batlaglia di Vittorio Veneto.
Allegato li . 19
T;.BELLA D,.LJ.K ,·::RJJI '.i'.r: ~ùi'o. ': n: ::;
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ti Gct lcho l"ffic'., lt- ç.,- un i;rnppo , i orl~eti t'o" 4• Jl1,-tai;!io11.c d 'Aoaal to di 1/.nro1o,
495
DOCUMENTI _ _ _ _ _ _ __
2
=
Dopo l'azione del 29 ricevette ancora come canple~enti un f orte gruppo di Uf f ic i ali ed un centinaio di soldati da llo stesso 4• Batta(;l ione c i c,arcia c he trova vasi a Bassano Veneto.
E il:l'!CO DBGLI UFF I(;IALI l,'. ORTl NRLI,'l. BATT t,.G!lA Dl VlTTCl.'UO V'~ETO
Cspitann
i'lCJJ.GLI;. l·)}lHICO
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S ,Tenente
lUCAGJ:IO JJ,,JliTE
Poz,; o (,;!OV'AliiBA'l"l'ISTA
S.1'ononte
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S .Tenent e
li.ESSENI DC!i.ENICO
Tem,nta
ZAlffARIKO 1.àUI·mno
Tenont e
illl'l'ONU!l CARU!.
Ter.ente:
SC.1l.RDuz;;;•o G.'l.BRIEL::
Tenente
LO t-UHZIO ENRlC-0
s .T en,•nt e
l ,ENONNi,. GUGLlEill.O
s.T i;nei.to
r..,nn
496
C1u1;.i,,:\/ ,1lt,ssr - ru/ti1110 ,1 /nre.,cial!o rf'ltalia
Documento n° 5: Ricompense concesse al IX Reparto d. Assalto per la campagna italo-austriaca
RICOMPENSE CONCESSI:: AL 1:,.: REPARTO D'ASSALTO PER LA CAMPAGNA ITALO-AUSTRIACA 191f ·~ (,t!
t en .
MEDAGLIA D'ORO
"-t'nf~ri:ì.o .. turi zi:; -
Srittolcncr.lc
Viti.li Dario - Ardito ::;u.,,,n.111
C>1u
<)ll01NE: MILITARE: DI SAVtJI.\
Trn<ntc Coionnello Messe Giovonni MEDAGLIA D'ARGENTO
Tr,u ntr
i\li;~~~C"
rn/nnn(//(1
Ci<iv1u1n1
Capitani Manm:c:ci f\linnu-:Uc
Pinca U,nbcrl n Pirfo Cndo Vanlini Teob,ddo (2 medaglie) Zoncanorn Ançclc, Tmmli Battaglio Ignazio Beer Urnberlo (2 medaglie) Businelli Alberto
Cia lli Giovo nni Garau Mario Lo Curzio Enrico Pampillonia Achill, Pandolfi Pier o Pillai Quinti no Quagliarini Re11•10 Rossi Aurelio (3 medaglie) Salde Gio,·anni (2 me<hdit) Z.nlarino Maurizio (3 medaglie)
Sl,ifoterirnti
8 i;1nc;,,i dotl. J1;iJo D. I Monl• Anronio Da Pozzo Ci,.. Batta. D i Naia!• Ca,,!lotti Di Palma Guido Ciaeomell i Ciusepp<
f\~esseni Domenico Poerio Allilio Scerduiio C.b,iel, (2 med•glic)
A iulnnl< di ba/loglio
Bellom<- Luigi Sergenti maggiori' Congi, Elraic
Sivera Giovanni T•sso Emilio Ser?enti A malo Nun2io
Bo«o Moro Rodolfo Camp•11nont Ele~ttrio Campu• l\ icolino (2 medaglie)
•• 87 ...
497
DOCUMENTI
-------
Cirillo Tommaso Gracella Antonio (2
medaglie)
Mac<.:one Lorenzo
Raugei Anchise Saputo Remo Caporal; maggiori
Andreani Lindo ( erutti Angelo Cortese Gabriele Giaccone Placido
Sol.ani Dionisio Berardi Giovanni Chìroni Michele Cossu Pietro Cian Vittorio De11a Ragione Gennaro Di Carlo Ensnio Fanell i Romolo lrde Bacchisio Loat G iovanni
Lauri Amedeo
Zaia Caterino
Marinoni Fra oces.co
Zamboschi Carlo Zucchiati Carlo
Magro Antonio Mesce Gaet•n<> Murro Giuseppr Morongiu Giuseppe Panc(lni Aicidc Peraudo F raneesco Parodi Stefano Roberto Ma, io Ruffin() Settimio
Ca1>0roli
Beriutto Dante Ciccotli Angelo Falchi Vinccnio Fa ntoni Federico Fa \•eri Giovanni
Corbero Teresio Ricchi Umberlo Smacchia Augusto
Sofia Giuseppe Torre Michele Usa i Celestino Ardili
Bignamini Aldo Brizzi Guglielmo
Ruvigari Antonio
Sigliuzzi Umberto Scianna Ciro Sabin1J F rancescci Sulis Fortunato Tambaro Giuseppe T ilotta Giuseppe Toscani Enrico
Viviani Eugenio Zenna Pietro MEDAGLIA Dl BRONZO
Capitano
Lieto ;\ ndrca
Sa ldo Giovanni Vitd li Vittori<> Sotlolt:rfet1li
IJ,
P;.1111,;
Cuid,..
Hu:.jndh Albn·io
(~;:\ t.:111nr 11i G im,1·ppr
Pandolfi Piero
f\'k 1wnoij. C.ug lielnh;
•• 68 ••
(!' 11wrln;:;l1d
498- - - - -
_ _ __.::G:..: -to.: o"'-1;,1.\ \W Nl!.!SSE -
Milani dott . Piero Racchella Antonio Trrmontnni Alessnndro
Se,·gcnti Campagnone ElttJlt riu
lnnocenti Domenico
Raccanelli Calliano Val'ano Domenicù
eaporali moggfo,i Ca iroli Gino Conforti Michele Loi Seb&stiano Caporali
De Rossi Egidio Falchi Vincenzo Lac;dadio Alceo Picl). Saver io
Pis!~pin Francese~ Spt?7.7,o!i Anioni<,
At2ori Massimo Altea Mario Bi~namini Alrlo
/'ultimo Maresciallo dltafia
Baccini Enrico Bartolu22i Giovanni Biddau Antonio Bianto Francesco D'Arcoli Saboto DelJ 'Anna r\ntonio Del Pdosi Eu~enio Euli Enrico Fa nel!i Romolo Franciosi Andrea Gre~ori Rornolo Cuzzini Samuele Lignasi Nata.le
Morrone Francesco
Manni Adelino Mastrippolito Giuseppe Melana Roberto Magri Gianfra neo Mascictti Luigi Moschi oni Ce8are Onofri Umberto Olivelli Oovide Peizuoli Aldo Pittamofri Elie Sci•nna Ci ro Sabindli Giovanni Stoppato Giuseppe
RICOMPENSE PER LA CAMPAGNA D'ALBANIA ( 1920)
ME.DAGLI,<\ D'ARGENTO
Capitano
Opipari Ivo Tenente
Dom,nicl Pietro
Sol/oten,nfi
Barrucchi Stefano Pistoni Manlio Silvestri Silvio Spano Giovanni •• 89 ••
499
DOCUMENTI
Aiutante di ba/taglia
Rutiolto Salvatore Caporali mo_ggiori
Callegari Giovanni Del Fante Franccs<o Scalabrini Francesco
Arditi
Di Prinea Orazio Gabrielli Cesare Gambirasio Alfredo Russiello Francesco Vannoni Carlo
ME'.DACLIA DI BRONZO
_Tenente cofonnello
Mondelli Domenico Capitemi
Fano Giuseppe Vantini Teobaldo Ter1eJ1ti
De Vito Nicola Spezia Umberto Aiutante di batt aglio Bizzarri Giuseppe
Sergente
T obia Alberto
eaporale
moggior,
Mambri ni Antonio Arditi
Arpone Emanuele Colombo Emilio Ferri Giuseppe Roggio Pasquale Saburro Amedeo Vannoni Carlo
~ m m , t o l SO, pCI le Ge,n i , ~ 5 -16 e pe,qmlla d'-All,a,,i,,. Al l X Reparto d'Assalto furono inoltre concesse n. 48 promozioni pu mcrilo di guerra e n. 250 crcci al merito di guerra .
•• 90 ••
500
CJOl.'1.\.\/ ,l /1-,s1;
-
/'11/t i 1110 ,1/(l/'l!ScillliO
d'llalit1
Documento n° 6: Seduta straordinaria del Comune di Pove del Grappa per la concessione della cittadinanza onoraria al Comandante del IX Rcpa1to d'Assalto ten. col. Giovan ni Messe. e o p i a
COMUNE DI POVE D E L GRAPPA J."'tA:O VIN C IA
N.
'· 2
DI
VI C ENZ A
di Ptot.
Rili,pu'l!n " no l ti N.
Midi
14 :.ì~n raio 1920
dd
OGGF.no.
Gh'IA'
I ''.3SSE
11-i un U:!". icisle d'31 1!" 0 a";,ur":o <i' Assn· t.o, a no OP. èi t.1.,.tti gli
e aoldoti 1~1 Reperto oteoeo s 1 a~z3 o dice : Ul<ORE'IOL! COLL:.Glll : fJ~ senso di coaoozio~e oi per·.·~de s nt~r:èo ril~PF'ere i,v.ell'J nobil1aaioe
note , cl:"I .. hr1r.c su1cit.•-:i1'J
~
lricritte
f'!
r:cos:10 t.l ci.,or 1110 sln d11 .. l
prico
1,,tturt, ... :,e!' 1·tec.;.rùo i t,·1at 1 t:iorni d ' a~•ela , di aoi'fe!·enza , di teci ta e·'t:esa , ~n !":.coro ':,uelle "•.mghe notti i ?l cui e'incrc..cie.vano 3•,l "?Ostro p~ese i proiettili nostri con qstelli nemici, b~n ricc rdo •.• cd è in,nile chP. :::.P,acrivo a .., oi , chc a:i !'oste c o ra.p.oe:ni d i ctolore , d i lot;ta e di l~P.lO!'O
le care,111> ,,olei eoddiafs~io i c:-_c,1ri
~
zzo e q.:.~~le tristi ora d's':lai2 ,
ci procw:'/> il I x• RRPAR'J:O D' ASSA:.TO , ch• p,,r un anno c i fu notro grAd i'ois -
o i oo c api to . -
d,..veno un euore tento delicuto , fu~ono 11 pr~zio::io Aneelo tut e l,,.ro de l noat!"o p.'3050 , eh~ ell ' ero i co n4';;crto df"V~ lb su.a on lve?.zt-1 • -
Co't.~ af'nP. ... lini 1nnoei, ti e doc:.li a'eccovaccia·,nno vicino q1le eroichf!lo noat:r~ :t~J1lz.•i p;_rlathlO loro d""l '"lrlio lonta no , aollevardo 1 181 loro l• trirJ::
0
rlio , 'l"i v bd i ear · l'!)s-i~to. -
r:
m~r.-t.en:.Pro l~ lo:o p-rc"'l!"aef.S
! ...
i,:.n ' 1ncone"l1o:b1le p~fi !i.8 -11 e!orig
~ 1
epieh"! r;iornt. t e é~ l •..auu10 1 918 , so110 11 ' ~roteo :{e-parto, eh':' s:~r!s.., ' t>'":erno
oepi•-, :.!el se htU'lonto di .riconoscenza e d 1 0.L·A-.:;to d 1 ,u,aa inno rio' all ' er0.1()0 Wo.nipola d. ' oro1 r.oti "'
i("J'"l.Oti ,
P
r:.on po"' •!".do rico~~ n sz!·li r,ltrirt--:nti,p'r'O;')Or..-o
./ .
501
DOCUMENTI
COMUNE DI POVE DEL GRAPPA P RO V IN C I A
N.
VICENZA
d1 Prol.
R1~pM,lft e uole N.
AdJi
~,I
or.ceno.
D l
1 4 Germaio 1920
I X~ Ren arto d ' As aa~to .
che il Consit.lio Connmale ~ r occlamazione concoda le cittadina nza onorarie all ' el·oi co Comandante 'Ien. Colonnello G-IOVJ,. :d-lI UtESSS, pr imo a r tefi ce delle
Glorie del I X0 Repar to . I l Conoi[;l. io applaud o alle perol'! de l P:-e s i r1ente e , dopo d'aver espresso per bocca d 1 a2.cuni consi &lieri l'a(l";ni razione e l e vive , aempre pi ù v i v e
riconoscenza 41 t~tta l.a popolazione a tutti quei modesti soldati , acco glie , per acclamazione, la p:-opoata de l Si ndaco, incaricand ol o d i ù,r compi lare urie r.iodes ta po,rgamena da i nviarsi all'ero i co condottiero e ricordo d ella
att es t ~zione d ' af~etto, o~e 11 Consi gl io inte nde è i tributar gli colla concossione della Ci ttaòinsn za Onora r ia . IL
sr:rn,;co
~. to Domenico Pue sro
502 Documento n° 7: Giovanni Messe, l'eroe del Grappa (poesia di Domenico Fortunato).
r:ru:::fM::r;::~:1I
I I I' I I I I II ,
,
·
Vent'anni dileguare come il vento Dal di' che da Sergenti c'in contrammo ( Dolci r{oordi!) a l quinto Reggimento, Dove le anime nostre al duo! temprnmmo.
Ogni ricordo mi pareva s1>cnto, Quando, sorpreso, t'l'a gli eroi 11iu' bravi. 'l'i rividi nel bellico cimento, Nel campo dove impavido lottavi. Allato tuo trova rmi i' desiai Onde divider pene ed· eroismo, Mentre tutto fremente ma.i cessai La fine d'augurar del dispotismo.
E cosi' avvenne poi che nell'agone, S ul Grappa, conduces ti con ardore, Con audada, d'arditi un battag lione, Coprendotj di glpria e di valore. Al genio militare, alla tua fc' Piena di disciplina, e di ·prodezza F rani.mista al patrio amor inn a to in te. L'l~:lif~~s~: ;t:~:t:d;e~~\,;:'1::z;t: ma, C 1 a ine, s anca 1sc10-g 1eva il crine, Scuotendo e liberandosi la chiomrr. Un di' intessuta di dole.n ti spine. · Per riportarsi grande, rorte e l>ella, Di gagli.ardia feconda e di porte nto, Che irradia come luminosa stella De l'universo intero il firmamento. DOMENICO FORTUNATO i-:1t•11h1•11rill(•, Ohio
I I , I1 1'
I~
I I ,
~
l!Wxi
503
DOCU1\,JENT'--'I' - - - - - - --
Documento n° 8: 9° Reggimento Bersaglieri, Supplemento all'Ordine del Giorno 11° 260 del 16.9.1935 .
9° R3GGIMENTO BERSAGLIERI
INVICTE
i,CRITER - C'ELEP.RI ME
!]}l?:'LEJ,f;;WfO ALL ' OHD H!E DE1,_ C IçR 1lO Il . 260 DEL. 16 SEJTEM:BP.E 1 q35_A .XII!O -
UF]' IClALl , SOT'.Il'F?ICIALI ,
C.\POHALI E BER SAGLIERI . 1Jc::;tina;;o '., 0
; . :· q1AD;, i 1
,n
cena ndo di una B:riga tn Celere , l ascio oggi i l
re r s::.r,lieri , Questo di stucc o d al mio f i ero e fe del e r eg g i men to, che nove anni ho guidato con m:\..YJO f e r ma , co n cuore schi e tto di
,,1·,:0Gl iere , e c r edo a nc he con un s enGo di giudt a, sana e feco nd a umani-
:,'1 , :'ni. p'!·o<:ura una così s otti l e tris te~~a che neppure i l pens i ero àel :;_ ' :.:\mbi t issimo nuovo comando che mi flH pe ttn rieoo a ad ctt.enuare . ~~ ·
che nove anni cli v ita in comune , dura nte i qua li ab b i amo
lt'iVOrB.t o e f :1t lcato èr,s i cme con f Brvorc i nesf.\uribìl e e costruttivo pe:r· pc,rfezionn1·e ser.-,pre megl io la noutra preparazi one gu err i era , haru10 c r ea-
:o =·r·{ no i v incoli ~ffe t t i,ri potenti e ·tenac i, a rompe re i quali non var1.':'t neppure, ne sor.o cei:· to , l ' opera del
t anpo .
So òi n·rer chic sto ta:n \.o a vo i t•.1·~ti ; forse i n qua l che mo11te:ito , s c spir.::-0 dall ' :::.ns i a di fare , c1.·ea r e e dì trasfo r m~ r c, ho ch iest. ~
,,nche t~·oppo ;
t'O "'" ,
r.i:1
voi e.vc t e ri sposte s tupe n <'l e.n entc con sponta nei tè. calo-
o f fr<?.n<l o tut.te le in:Ci n i tc, possibili. tò d el vos·tro fo r te c11o r e , del
vo~-it.ro nn.i tlo gor..-n"'O!!O e buono , dello vc)stra di r?a.u.ica attività , c oal t i Ql;.cllo che u'h. .J inu o cr-zo.to i~si eme , di vcz·amente grande i n ·"1.ii:stn. ci i;t J\, COGi stup')l".~timer1t. e e sq'Uis i tamcntc i talitina , e c h e ripete l e: l inee del l a 9or fo t ta impron t a ro mann , s f i der/i i se coli.
La. vo·s t .ra prepa razi.one gue r riera è perfetta . Sono s icur o chr:' il 9 ° be~ ti~l).ori , in ·c"iu,tµ~:;iasi
s~ttor r: l o .si vo gl i o. laY1 ciarc, i r.i. -
i,r'lwGrh ::. =-~cr; n:i d c1.lé. sua ;il'l.c oniondibi 'le pcr son:1. J.i t t• .
s~~uite il . vostr o nuov o Capo , Colonnello Et tore DE BLASIO, coau ~~·.~c t r.: a ~gui t r> .Ll
itp ::rl; ro
VBCdt,io Colon:-1ra:l l o chu vi lo.scia .
1:0 l n certc~za che i l 9 0 bersag l ic1:'i , g1.li dato dal nuovo val2,
~·o .J:O cort'! r.ò.mte. sur & --perfn t.t.u.·:en t c al.1 1 Hl tc.. z za d ei t<:mpi 1 e se l ' o r a
v;;n·è , per lo slancio i ·:r':rc.:t'rcno.l>.ilc d ei &lOi f i erisr;ini batta,zl ioni , sul cit::l o dcllr:. ?a't ria Immor ·b..tle oi.'olgo rcraru10 nuo,,t· ~n t", O!·ie e nUiOve glorie . SHU '.I'O AL PJ:: ! SALUTO fi.L 1YJC7. IT, COLOlit!ELLO
0 01.(;;.Nll.t.I:'fE DEL !lE<;GI:!EtfTO - G:i.ov~·.:r.nt Jiesoe -
~~
V~~
504
G"101;.i,\ ,\/ .11~ 1-
/'u/timu Maresciallo rl 'l lalia
Documento n° 9: Costituzione del Comando ciel C.A . "Spec iale" .
ST:~:o 1:.·.'JG!O!',.... R:.:~I0 ... S 'Oh!~O li7?ICI0
onor:1:.. ,;-:-o ":
J'.O:B:",ITAZIONE
Sozione 01 tr, èlt:Lre
r:r .
1" .:,1, 9 , l'ì 17 novortbre 1n40-xnc
011020/407 di prot.
n co; t,r:,o :J.. ILA 2 · "cPJ,JTA AL CCLA!:DO G'.,LRALE DT::LJ ' ARMA D::'.I co .nn . At, cor.:ANDO Di~L II CORI o D' All!llATA AI, cc: .IJ!DO D' r. VI CORPO nI A!:,IATA t.L COuJ;.:io n:.L XIV CORPO D' }.P.è,.J,TA AL CO!,!AN;JO DET, CORPO D' A!l.MAT,\ CJ;LERE
?os:..
.'I::.ITA!u: 10 R o !,l A P06'fA IIITARF. 20 PCST, .-ILl'!'/1?.~ )') POSTA KIT.J1'ARE lo1
POSMA .'.1I LITAP.F.
78
(rif . f•n°8) 65/3erv . e 8446/se~-v . del 1~ e 15 corr . ) AT cc:,'.TDI DI DI?ZSA TERRITCRUL!:
,'.LZSS>JDRIA
~
BOLOGKi,
TRZVISO
e , p er conoscenza :
AL GABINS!TO ( Ri f.ff
1551)3 e 155701 del 14 c orr . )RC A ST,\'.:'O kAG:::ICR.: G .1:::RJ1LE POS:A KILITAP.E 21 SUPEr,IORF 1"0P7,,·'. Al'J.. 1,::è AL'll.'oNIA ?OS'l'A mLITARr. 22 A AGLI IS?ETTO?/.TI D' ARMA TU::'TI ',I RL '!IL,Clll CO!l.'.l::>I DI :t.R:.:A:A in territorio ALT.O STATO f;.AOGI ORE P'F.R Lh DIF-S1, Dl':L T CRHITORIO R O J.: A AI RIJ.;A?,P.NTI COll'.AMDI DI CORPO D' APK• TA - in ter:-Horio AI R:;:: ,.N:'NTI c:::~:J;DI :n DIP~SA :-:RRI~C;l:ALE A 'l'UTTE LI: Dilll':ZIONI G3N<:RALI, ISP?:r1'0ll!,T I rm ENTI WT0110MI D!,L r,masTSl!O 0
J,.L CC}i,".!1.:JO S1JPPE1:0 -
,,L ccr:.,..rmo
,,L S iEVIZI O IJ:"'Où!i:,\ZIO?,I :JIL!:r,l''r!: AGLI 1;"'··'ICI DT'LLC S'l'i,TO l•J,OGIORE
R
O ~;.
S
<; 11
S
B
A
,,
D
OG1ETTO : couando di G . '' , per l ' .',lbania . Allegati : n. 1
I•)
- :: • ù ~stinHLO i n ;,l'oania il "Comanùo del Corpo d ' ,,!'!.'!:1ta Sp~~iale" che si costi tui3oe con
l.;r"nti dr-1 comando del corpo d ' armnta
oele,re .
1: 0 )
_lementi costitutivi del comando o formazione= v . :..llr,gato t
-
Per l ' approntamE:nto 1e-1 ' uff i cio postule e del r,·lativo nuc le o cc .::;· . darà dispoo· zioni il com=cio della 2" Anr.uta ,
III 0
)
-
Dot azioni V'l.rie: gli ,m ti i ntcrc sa nt i provvedcranr.o con tu. ta riol:eci tudin., : o.) - ul compl atru:i.ento dc l:e dota:don i in<1ivid·1ali ;
b) - !il:a distrib· z i one degli ogeet.i di co1•r.,do Ji c·1i alla circolo.re n 32541 in data 5 con•en te dol l ' uf ri cio s";rvi z.1 ( tre copert ~ da c1.J:1po - tre pi:.ia di cal ze - du paia di mutande ~i lana - du" cacicie di !'lu.n lla - d.1~ *'ia è.i at:v, lc- tti un paio di µanta:J.on:i di te la);
°
t ru<'ndo 1 materiali dngli ~nti ttlrri ,;o ·i,,lcteo te dipèn d~::i.ti .-
505
DOCUMENT~ l _ _ _ _ __
( 2 )
IVo) - Apor ontaw,nto - Il comando di G. O. in que stione si trasfer irà in Alban i a a sc aglioni (da defi nire dal comando del corpo d'a!: mat a spec iale ì b)
-
c)
- 3°
a)
. De t t i scaglioni inizieranno
1 o sc agl io ne
i l 18 corren te;
20 sc agli one
il 20 corre r..1.tc ;
s caglione
il novi ~en to:
i l 22 corrente.
Del 3° scagl.ione f ar à pru:·te l ' uff icio postale co l rispett i vo nucl e o OC . RR .. V0 )
-
Segnal a zioni - Il cor:.ando del corpo d ' arl:!at a c elere segnal erà i n:mc;d i a t al!lente la consistenza or ganica de l co,e"'ndo part ente . Analoga comuni c azione perverrà da parte del comando della 2 · Armata per :i,u:.t.." ltc conc,:, rne 1 ' u f:' icio postale . I dati di cui sopra ( da i nviare agl i uff ici O , );, . - servizi e a lla direzior,e supèriore tra<Jport i) dovranno precisare gli uff iciali ( riparti ti per gr a clo) , i so ttuffic iali, l a truppa, gl i au t omez zi ( dis tinti per t i po) . Por la direzion~ superi or e trasporti dovranno compr endere anche i dati r elativi a lle richie ste di movimento pr ,w i sto dalla c i 1·c . n ° 4500 del J i marzo 1937 ,
no} - ASSICURARE . -
IL SOT'~OCAPO DI ~LIL DBLL 1 ES ~P.CITO
f O Roatta
506
!,l!e;:;ato n°1 l. foc'io noo• 1020/407 Jcl 17 !lOV •:..bre, '94-0-XIX dello $ . I·• • J: • • - Uff. e . !,; . S<'Z . oltremare ::t~1..::r.:-1 COS?I'l'Ll'IVI D.:.:.
y
.,
cc. :,~Dr "
-, L ,: /,, '
L CO~"'C D' !" -
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------------------------------------------------------------------! Stt\tO :le.f.:cio.re ! Cm: .,10 :orpo è ' .~.1·c: ,ta. - .... rcviao ~~arti~r G .n.:.raJc : R, p,,r-to Cot,:mrlo 3;:,• Sez .Topogrnfi P"l' ar,; .
l)ist r~ ~ ~o 1..1 t i t :c..r ~ - f'r..Jova :l·p . 60 rgt . .9.:rt . c .·. . - !~oJt.'nQ
35~... Scz . ce:ere ,.; ' . J. ... .
"'J
1 12° UffJ cio pO$tsl e (i) 112° i:itclco 1;..., . r-r • .r ·r u!'.f . ;.,ost . ( 1) :Jr,q:;:,ello ,utoi::obi l ist.ico
A V V
' R T
r
.gione
~~ . ~
"' . - ~·Jdov a
:listro tto r:1li taro - 1,l ,,!'Jsa..,1<iria !icgione 1:·:- . r.. . - .,l~H!Jot'nùl'ia Dcp . 6° -:&ntro !.utom . - :lologna
N Z R
1 •) - For:ni,:..ione '3d orK011ic1 : <r..1~111 pr evisti po;1r il con:..ndc ùel Corpo
d •armti ta c,,lc t·e dal fuse i colo de lle " Forr:u?.ioni nrovv lsori e di guerra di G. U." con in m<:no (da l:.scii;.re ..1 c oru,;do dt:l corpo d 'armate calore ) : o.) - W1 u ffic ialo dell. •ufficio ordim,men·t o e persona l e , b ) - il capo uf= icio di oa.nità c) - w: ufficiale dell •uffi cio co,:.miasariato , d ) - lo. di rezi one di ammini Gt1·azi onc (ad ccc e ?.ione di un utfici al") ; e ) - l ' ufficio di ippi ci> e v~terinoria, f) - il capo ufficio auto:iobilistico , '),. g ) - 11 tr lbtu1:1l "' di gu..,rra , h ) - ~lementi ùel rupnrto corr.,-ndo e del drappello &utomobi. is.ico . 2°) - L"- 35~ • sezione celere e~ . R:'1 . assum11rà t ·r.1porane.,me:1te for;;]li.zi or.e spcc iulc , nel s enso ch,1 cede r l!. a lla 351 • ocz i onc CC' . I"; . la sr1uadra a c,wi:.llo e ricever!, in cw.bio l:'l s•1uadra uotociclisti della stess11 35 1" Sbzione .
( 1) - ~rattaa i de l 1 •ufficio ,)Ostalo de l noppresao ra1;eruppnm;:,nto oele,·c, " Lomaglio " . -
507
DOCUME.NTI _ _ _ _ __
Documento n° 10 :Situazione politico-mil itare elaborata dal Regio Addetto Militare a Berlino gen. div. Efisio Marras .
REGIA AllffiASCIATA D'ITALIA BEHLINO - Ufficio dell'Addetto Militare -
N. IO/ A
OGGE T T O
Berlino II gennaio 1941 - XIX " Situazione Politico-militare '' AL ll!INISTli:HO DELLA GUEUHA - Gabinetto R
O
Id
A
La questione del concorso di forze tedesche alle operazioni itali ane in Albania e in ~~j:)i!l, richiama in questo momento la massima attenzione delle autori tò mili tari del Heich e anche di quelle poli tielle, le quali sembra vogliano procedere a riguardo con molte precauzioni. La richieste da noi presentate negli ultimi giorni di dicembre sono state accuratamente studiate per alcuni g iorni. Soltanto li!. sera del giorno 5 il llarescia! lo Keitel, accompagnato dal generale Jol,d è partito per lierchteagaden,a!, lo scopo di presentare concrete proposte al Fubrer. A l:lerchtesgaden s i tr,2 va.va in 'luei giorni anche il ~inistro von ltibbentrop,il quale ha convocato d ' urgenza l'Ambasciatore von Mackensen che trova.vasi a Berlino. Nulla si conosce ancora circa le decisioni al riguardo non è ancora noto quando il Marescie.J.lo Kei tel tornerit a Berlino. 'lutto per altro dimostra con quanta circospezione agi s ca il eomando ted.isco in questa circ.2, , stanza, I.a ragione di q ueste sta,come è noto, nella preoccupa:1.ione di non lasciare le truppe tedesche in una situa:1.ione arrisiliata,la quale possa avere sfavorevoli sviluppi per ìl loro successo e cowprotilettere l'altissimo prestigio di cui attualmente godono le forze armate della Germania . Mi risulta che intanto sono stati dati necessari ge;avvisi alle grandi Unità che eventualmente verre ù\Jero destinate nei due nuovi scacchieri.Se!!, za elle nulla sia 1tncora deciso, in vista di c1uesto eventuale intervento è stato oggi richiesta l'autori:1.zazione per l'invio di alcuni ufficiali in ricognizione tahto in Albania quanto in Libia.
l
./.
508
<}1CH,1.w1111,,ss,: - /'11/limo Marescia/lo d 1tctlict
2
Per quanto riguarda la Oivisione da wontagna che verrebbe inviata in Albauia, a differenza di quanto fu comunicato dal generale Jold il quale informò che l'unica oivisione aisponibile in questo mowento sareboe st.!!:_ ta la prima, mi risulta che è stata Oesignata la se,ta, comandata dal U~ nerale Scllllrner,g1à noto in Italia. Questa divisione trovasi attualmente nell'Austria orientale e wolto probabilmente faceva parte delle grandi uniti\ destinate in Uoman1a. La situazione nostra in Albania,sulla base del recente rapporto inviato dal generale Von Rintelen dopo la sua visita sul posto,viene qui giudicata come sufficientemente stabilizzata e ormai sicura anche per la disponibilità di una certa riserva. Ritengo pertanto elle, ove il comanao tedesco si decidesse all'invio di çuosta divisione,ne richiederebbe lo impiego in direzione di !(ori tza, in vista del futuro ro ngiungimento con le forze tedesche operanti dalla Hulgaria. Sul risultato delle conversazioni svoltesi col Ministro Bulgaro Filoff viene mantenuta una grande riserva. Si ha tuttavia ragione di ri- . tenere che esse si siano svolte favorevolmente e che il co01anoo tedesco non abbia alcun dubbio che,al momento opportuno,la Bulgaria lascerà libero passaggio alle truppe tedesche per agire contro la Grecia. Da rilevare a questo riguardo 1e preoccupazioni che manifesta attualmente la Russia.~· significativo che lo Stato Maggiore Sovietico abbia designato in questi giorni un nuovo addetto militure ,generale Tupikoff dopo parecchi mesi che la carica era rimasta vacante. Nei ri guardi dellu Uussia la Uerc1ania mantiene uno stato di vigile diffidenza appoggiato dalla presenza di notevoli masse di forze nelle regioni orientali del Heich e nella Polonia occupata,dove da qualche tempo si sta organizzando rapidamente un sistema di organizzazioni difensive. La stampa ba messo in particolare evidenza la sottoscrizione degli accordi eoonomici e degli accordi per la delimitazione della frontiera sottoscritti a Mosca 11 10 gennaio. Tali accordi,per quanto finortt si può conoscere non modificano sostanzialmente l'attuale situazione .
././.
509
DOCUMENTI
a La. situazione interna della Francia richiama fortemente in ,iuesto momento l'attenzione tedesca. Questa situazione viene considerata grave e non si è sicuri che il Mare~ciallo Petain riesca a fronteggiarla . Sembra che in Germania si faccia affidamento,nel caso che 11 Maresciallo Peta1n scomparisce dalla scena,sulla persona dell'Ammiraglio Darlan. Comunque l a Genmania si tiene sempre pronta a occupa.re il rimanente territorio della Franèia. Ma è evidente come in queiito momento prema alla Germania evi tare complicazioni le quali potrebbero avere dannose ripercussioni nel Kord Africa Francese creandovi una si tuaz1one che non potrebbe essere facilmente dowinata. Per queste stesse considerazioni sembra che il momento non si ritenga possibile a breve scadenza il progettato colpo di mano su Gibilterra,per il quale peraltro continua l'addestramento dei reparti designati. In sintesi,la situazione politica genera.18!presenta in questo momento per la Uermania alquanto cowplessa,data la necessità di evitare complicazioni che turbino lo sviluppo delle operazioni previste per la prima-vera. L'atteggiamento della Russia ,sovietica,la situazione Balcanica e quella del vicmo Oriente,le condizioni interne della Francia,lo incertezze della Spagna sono gli elementi elle ridl iamano in questo momento l' attenzione immediata. In questa situazione la Germania sta attentame~ t e pesando le sue decisioni nei riguardi del concorso delle forze tedesche in Albania e in Libia., nell'intento di evita.re un possibile scacco parziale al soldato tedesco ed assicurare il più ampio successo alle operazioni che stanno pre1iarando nel Balcani,
Il R.Addetto Militare f:to E.L.luarras
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G1mi1,\ ,\/ ,1/F\sH
/'11/ti1110 .1/(lrescial/o c1·11a/ù1
Documento n° 11: Sintesi degli argomenti trattati nella riunione tenuta dal Duce il 20 marzo 1941. 001.U!IDO SUPERIORE FORll'E ARli!ATE ALDA!lIA Uffi cio Operazioni
li 20 mw.•zo 1941 . ::ax SWTESI DEGLI Al!GQ;.;u,TI
TRA.'ff/.TI llELLA RIUI, IOHE TEl, UTA DAL DUCE ,
I~ 20 3Li..t1l0 1941.IIX, .!L P. )4 . .Pii.B.JiHTI ,
Ecc . - Ec c. - Ecc. - Capo
Co nsndm te ->Up Priore :PP. n.A . Albcn1a Cotnaodmito l l' arl.'lata Co-na:iilanti c. A. . IV - VIII - xrv - S;ioci:ue di S . ~ . cc;.a."'ldo supC?riorc P.:r . :,.,... . Alòt1:~ia - Ci,90 u~fi-.,io orerPzioni
- Sono so:1~11 -Jfat1:iqsi~o del r:ilJ co,;;"i"l':"tV !r.. .'..lb nr.in durnntc il ~i..: alo ho pc~.;.t o con~tntDrc ~ha ~ui
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• 3 cg.;i u~ 03cr01 to c ~e
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:i~ ·inirc org.!.
nlca...~ntP cotn2le to. Collegamenti , C?.'.l!unicazi:mi , ri!'orn i ,:er, t i f'U,1:'100 :ir.o in ,1iano .
L ' altis~irro m~ritc di ci, vu ~ttribuito al Gen.CAVALLERO ed a tutti Voi, - Ilµrsnt o lung°'1e 3ot!imane ab';liF:..:to ;,rocillato di fare 11 !IIUro .- Ho l 'impre_!
sicnc ~ctta che GUooto nuro ogei e siste. S1tl
fr onto
di
Tepeleni tutt avia ooso non è cosl solido
del l a f ronte. - Rich:i.omo su ciò l ' ntt'ln7.fono d<!l. Gen , di ~as f ~rire l e auo t ~~de
COJllO S\11
res ·to
c:E:.,o;:;o o lo prego
i ù 1ual sP.~tore , fino a aitu~zb~r. consolidat a
bs t oro nuovo H.nit.io .
Og,rt. v e ne seGlla,__o
Ui.1
nlt.r o di 1T't(,ort n~:1 Ht1co::.·u n,~gj,oJ:e ; l' é,.de~1one 1
ùelJ.,o Ji;t;ool a ,oj, o nl pi."to t ri po.ttlço.- P u:co crw il docu::ianto r olatlvo
s arà fimato a ,ienna 11 ~J c. m. B• j·.,r,,r t~,.. +e che lo. Ju~c .:! avie nor. ri';;iuta u..~n
- !, • adesione
fic ,.,tivn i n
$\\8
cv on ~:tel~ p c.r!cci-
del~e. J•Ag'><il.nvi 'l. ol 911tto trbarti to è parti,:,olar::,P.nte aign.i:_ u,,n ",c, vione do:;>o i l ùir;corso d:1 Rooswcl t :lle è il pil, duro .
t
./.
~ DO ~C~U~M ~E ~N~T~l _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _SII
2
.:i,-u·t&J. ., " .i.inaccioso di 4.uelli fi>H>1·r... da l ui pronunciati ( "noi sar·emo 1 •a~cenale ùelle d.,n,ocrazie"). V':l en fat , ,> di cc,1sider·ar e s ti.le ;>.l'ù,><-.:;~to eh;; se l t, aj,tu.a,don,; daiut>iana e ba lcanic a si è volta a favore del l' Asse , :Lo &i deve all ' n~erc l'It alia
Solo i n ~-; ~~i to a quanto fat·to l a Ju.goblavi ::i e la J3u.1garin.
Qi r;ono sent!,
te vinco1,, ~,.. e. n ei in q}.1f.lll ·~o at -:;rut1:e a 1rnr t ec:lpare al bottino.- J.:i. trambe si af facee:ranno ora al t\1ledi terran eo: ln .f3ttl ga.""."i a ~ ..JH •r:1l~1, la Jugoslavi a
- j~'azi one dul 9 oor r~Dt~ B st at;..i 1,f):- r.ie uoo. sor,,; r c z:}a. rion mi face vo ill usioni che si ottent1 ssero s 1..1c<'A8$lj strA.t:egici; non e sql~ devo porò un sucoes:io tattieo n(,~di.Hfa.cente .- I l pia.no (n•,i infatti ben
ot udio.to ; il. f uoco di a!"t1-gli~ ·ric. b ~n0 orga.--::izza.t o ; bli :1.p;.1:r-r stamon"ti l ogist:~ cJ. .:r. Jan t c. JJCc1.1e ò nvvo:1uto che le divisioni nb!:>is:c.o svuto u~1 cos i scorno ;> oter,"? yt:a,r t rati vo? (."Uesto è un probl eme che vo:I d ovet~ a tudiftr~ , 0:<1e cosa è avvenut o? Es cludo un cedimen to di n atura :->.o ra le. - Ho visto una
g-r?.nèe ,)1,1.an t i t à. di truppe in movimento; ho vis te d i vi si on.i. ch e ~n1davaD.o vers o l e line a : o t·t.ime ,. - Qu indi e •~ a t 1tto ut, qualcosa che voi tecnici dovete preci sare ,
Ct to reggi men ti che noti rieacono ad i ncidere il dispositi vo
,W V <Jl'$3.l'iO
pont-:;ono u:1 ·p:r·oblema l t.3 cui cteteru~1nonti pocs ono c onsi ::Jte::::-a nel fu ocv di artiglieria., n ella de f :l.cica~c. di ndd zstra:racnto , in par tico l nri tecnici da r ivedere, i n diff i c ol·tù d:i ter1~eno , d:L'ff:i.col t ~\ proveni enti d :il fuoco d el Treòescines pri:i:a non previs·te .
Quin di, pur mant enendo l 'ofi cnsi va in <;,Uel oettore ( ò inivossibi le i mbaat.!:, re ne l Corciano un ' azi one de:'~ln.
1v·l:;
i li
t cm;,o ut ile da·t a . l u n ~ve
~ :-i.
' inuu:i"ficienza
,n :t.1~ino. ; c o 8:i.cchi'~ lu 9 • arm:1+,o dP.VC"! ~"(-re so:!.o in ca.s o di col -
lasso a·.rve r ~c.r i o) ~:~. dcvx-~:':!!C 1·iv..!·l e:r.·o l e !.:~-tusc ,.:Jclls _.ancata penetru.zion, n el la. prima f ase , pc?· porvi r ime~io.
Circe la òatn , i Teifeachi. ci mi gi orni <li
llbl'; r:io
fatte. s:1pc ~c che ~.1:11t. ncche r anno nei pr,!
prilc , d!.'J'ldoci un pTP.flVVj'1o òl G e;jorni .
B ' qv i.ndi necce::.c.ric che noi cli a,, o liln coJ.yo e.i OT eci a :i_u nlun,p e coeto;
altrimenti l a storia dir à che una p iccol a ,1aziooe quale la Gr•3Ci~ uon è riusci t a a battere l'I t alia, ma dirà pure che l ' Italia n on è riuscita a
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G'io1;,1.v.Y1 1H 1:.1:çfi -
r11/ti1110 Marescie1/lo c/Jtalfa
3 sconfiggere la Grecia.
E' qui i n giuooo il prestigio mili tare dell.a nazione italiana.- Prima ohe i fedoaobi sparino il p r imo colpo di oru1nona, è nooossario avere inflitto una sconfitta a1 Greci.- Il popolo italiano ai ribellerebbe all'idea c be 11 suo ederclto non ha saputo battere quello greco. Tutto ciò non aareboc 3tato poRa i bile in p8'3aato; oggi ci sono maoJe di uomiai ., c · ~ una o.rganiz~azion<! co!llpleta. per la ti ta f,m.,10:1a1.e. Quooto lo dove t e fare oentire a tutti e f ar ai che la battReUa che ci ini2ier~ a f ine mes e abbia un succesao. I Greci devono essere respinti ed inBe!;Uiti . Tornonào all' c.zi ooe del 9 merz~, ea3a va r ieaamio cta in sodo di : • t erren o, ta:ttioa di fanteria, fuoco di artiglieria, collaborazione t ra f an t eri~ e ai~iglltria, collaborazione tattica con l ' aviazione . • quest 'ultimo proposito noto che dall 'avit12ione, nel oazapo tat tico, non bisogno. att endere i r ieul,ati apo .,acoloa1 . - Essa pàb agire 111 .,uesto r ~ o oolo quando l'avvern ari.o sia in rot t a.- Non l e si deve chiedere ciò ohe non può dare . - Cib ou oui int'i ato è la collabora;.ione tra :fsntotla ed arti.:;lio":"ia. L' artigli eria deve essore a dJ.apoe1z1 one éle! la f m terie cl!, avanza. Rilevo $OO!lt! l ' assurdità di rioort'ere in combat i i :nento alla cifratura e docifretira degli ordini.- Baàter à usare un llnguaegio convenziona.le. - Desidero ora la vostra opinione eu ciò ohe sin vossibile f are ne!la i Tede11chi prossima azione, tenendo :i;resontc cm se 11 6 aprilevnttaccaso er~, avremmo una situazion e • coi saaoi ùle porte•.- Un d11'fcr inento non sarebbe possibile.
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DOCUMENTI
4 Gen. CAVALLERO:
abbiano accenn ato alla n eces;,ii;ù di e s s ere pronti p er il 28 .- Penso che l'azione pos s a ess ere inizia ta entro f ine mese. X lin eamenti g.-nera1i dell'azi one posconc essere così i ndicati:
98ire a f ondo dal aettor e di Berat, mant enere l'azione in c orr i sponden za del s ettore di Tepel8l'.li. Per l ' azione a fondo nel s ettore di Berat s i è r esa dispon i b i le 1~ D. al . 1o11.;-,;n 0Emae" che eommat n a.1 b t g .
11
I ntr a" od all '11° ret . Dl. . <1ar à.
una mu3sa di 10 b te . nlpini .- ~uoo t a mas oa 3 arà i ~pi eg3t a per la linea 1 • VI II C. A. svolgerà azi one Rnaloga a ciuell a 1,r e o ~de1i-t:e ,
i l IV C• à • e.girt l"ogo l a linea dei Mali,
u ve.A.
il
ag1r à dal settor e di Tepel ani .
Res t a d;, c t <'l bil.i r e i l co~rditHc'LC1lto nel ten,p o dell ' E'.Zione tre. IV e VIII C. A•• Ge n . CEL050:
r 1 ·tengo 1 ' a z i one l ungo i inal i molto r ~ddi tizia. r:i t en~c però èhe il Tr ebcn cines de'obu e sser e, a tt f'.c<:nt o òecis ament o
al f i ne di dare l i boro cor so eJ.l ' F..zione p er l a Val lo lJes!' : zza. Vedo Y,t'l rc:i è :
l a di vi o i one c1:l <las tra dAll ' VIII C.A. su q.1.308 , l a ili visi one "l,(:511 ar,0 11 da Ma1•izai su Ar za di s op ra - Treòes ci nea, l ~ "j'uli a 0 da ::i ci ndell
S".l
Ci a fa. :Met ~g orB:oi t e 11r e bes cin ~a .
Gen ~ e~V.:'.J°.JJ.,F,RO;.
que :_- t ' ~~.!~ion~ t ende :anche
~.l i;
recis i one. jo,l B::J i 1'nt c ùGll c Scir~dell?
Non v·or:·ei inf atti ,ch e q uesta manovra avesne il s o l o scop o d1 eiut.are
l " lI! I
e.a.. -
11 s a ]j.nnt e dello S cindeli è i nfatti ri mo,1to ser,p re n el
diJi.cnt i cat cS.c ; easo e.i ha. pres o 4 div"'1 e t oni; ora ce ne prender à. u na
quinta; dovremo ; or c:'.è 5 i uneer e a queJ.cb e ti.s ul.tate concr e t o , ùìrca 1 • ;:,2.ione sul ~'rcbescines. dc nord !!r adi.rei conoscer e il pensiero del coc,a:n dente l 'VlI I C.A·,
Gen. GJ\1,lBJùl;,: non ved o lo pos s i biJ.i t à di un •a.,,ivt1.: illtl !reb~scine".- Ab l>i amo già te.!_ t e.te une. vol ta aen ze. fare un :pa ss o.- Con le fenterie che abbiamo non vi me tteremo mai pie•e·
Da loiarizai tut t o al più arriveremo ad Arza di sopr-.i cl tre la qullle aarà ben difficile proseguire.
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_ ___ G101:-i.,.,, Jff:ssE - /'11lli1110 ,1/aresciallo d'Italia
5 Sono ancora convinto càe la direzion;, mig).iore eia quello precedent~
nuc,g: l.e art.i,s;liorie che s.,11 0 sul Trelleocines possono ostacolcre l'avanzata
lungo l u linea doi !1,al11 Gen . GELOSO :
no.- Circa quanto OP-servato d,ll Cel!e1·aJ.e U.AJC:,AHli , non veno l ' a "1one 1>oi' .il ioudo vs..ll e c.'lo, .1e uou à l"iusoi t .. di .. orp1·eee, ron l'l.llecirà
.di -Lorza • .OUQ
:
11 p1·oc,~;,,.,;; lnn::<1 i
,-:~li
<1<"tr1..,1 1ln il ,jeùi~~e:. ;o il.I li'ondo valle'I'
Gen . GELOSO : p1-Ì.l'MOv
a.!.
l'opoiani t non credo.
DUC2 :
quindi la orisi a i do t ormina solo (~ngendo a d un oerto punto,
Gen . RO~SI in Vulle Vojuuaa ve~o coltonto operazioni episodiche.- L'azione che
yotrebbe fa:rc i l X::..'Y C. A. ò verso nord, Marizai.- Si potrebbe cioè oon la dhri.sion" "Lq:p1 auo" puntare su ..lrza di sopra - 0iai'a lìletz5oramt -
Vall e ,,o·tzuoroni t oompar t:Lmen•aado la val le omonima.- L'l "Julio" per C:àta Jaetzgor m1i t ricaliro s ul. Trebesoines •
e ncc"s" ,u'io
e..are 11 massimo di coll!J)le::ienti allo unità cha op eremo.
Ln " LJ,meen l'A " è in ordin e col ~· rgt . 81.p .J :non ool 1° i cui oor•1·,1elll.enti gl.unc;crar,no entro un pe.ici di !li~rni.- Sono )?lll'e in =~ivo i corplementi per ).a
"Pu;noria" e ,:>er 1) 2° K.t:• alpf " Valle•.
Circa 1 Mttori di Tepel.eni e di Valona ros t a. ben fermo ohe, impiegata
la cllv.
•o,u,sle" attua:imente ~ Uavrova, "'f" ,....i.: 4.-,..,.. ~ <; -
non vi saranno più riserve
disponibili Gen . IIIJ:JJE ;
noi aa ttori Sciusoiz~a e Litoral.e non vi à nulla da temere •
./ .
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DOCUMENTI
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DUCE: · credo che bisognerà studiare qualche procedimento tecnico per reaJ.izz;are la socyresa. In Grecia hanno avuto l'ipressione che la nostra offensiva fosse defi nitiva.- A1imentiamo questa 1mprea$ione lascindo loro credere che non s i Sll\O più in condizioni di riprenderci per luago tempo. Ili teugo iJ. mora.l.o dei greci ancora molto solido. ,wuta notizia dell 'a.desione jugoslava all ' Asso penser anno però ohe la loro sort:e è ancora più sigillata. Circa 1 tempi, insis t o sulln necessità di att accare ·prima che sia sv:irato un solo colpo di cannone da parte tedesco. Bisogna ohe tutti sappiano ohe la più grande decisione e la massimg, ouergia si i urpongono, I Tedeschi non avranno alcuna difficoltà a rovesciare l'avversario con le 14 division:tl già attestate. I nostri margini di tempo sono ristretti.- Il nostro impegno è ·tassativo.- Occorre tendere alla vittoria con tutte le forze così da poter dire che noi abbiamo battuto i greci. Neasu.no si adagi nella convinzione che la dEP ressione greca e la forzo tedesca liquideranno la faccenda.- Ciò sarebbe deleperio e peserebbe a lungo sulla storia :!. tali ana. Dobbiruno dare al popolo italiano la convinzi,ione che l'esercito graoo lo abbiamo battuto noi.- 5e ciò avverrà, la sitemazione ter ritoriale potremo farla in modo ban di verso da q11e1lo che avver1· eòb& senza un successo nostro.
Qui è in gioco 1 •ouore militare della nazione ohe, di fron te al mondo, è l'unico onore ohe la nazione ha. Al soldato dobbiamo sempre dare la sensazione che siamo vittoriosi; quando non si r itira il soldato deve sempre cousid&rarei vittorioso. E' in81llmissibile che noi non si sia capaci di dare uua legnata 81 greci.- Attac -: ando 11 1° april e avremo il te~1po suf:'.'ici ente per farl o.- Potrei, se del caso, chiedere a Hitler di ritardare la sua aziono di 2 - 3 giorni,- llon più.-
.;.
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C1m;,, \/ ,1/illi: - /'11/limo :llar<!sc iallo d'fwlin
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SINTESI n:OOL! ARGOA!ffiTI TRATTATI DALL 'ECCELLENZA IL eOMANDJ\llTE SUPERIORE COI: IL COlà.AilDANTE DELL ' ll.a ABMATA 1 IL 20 MARZO 1941 1 AL P .
34 - imned~runento c\opo 1a riunione t:enuta
da.1.
DUCE.
Gen. CAVALLZRO : ò o tabi l i to lo s1'orzo di rottura lungo la lino a d ei b!ol i. L ' a z ione doll' VI II e. a. indubbiamente è meno impor t ante di prima. Srxo~be opportuno oh~ l'aziono dei ~:nli fo~ao scatenata dopo avere r:!4,ialll ato altrc·~e le i'or.;e :wver:rnrio . - Occorre pcrcib prevedere
uno sfasamento nel to,:,po ,f':!';condo precedere l ' n:;i::,ne dell ' VIII a quella del I V. Punto da e ~1ar.' nA.re amatn
Hj
bcm o !;
l ' azi one :iul ~~e benoine3, nu cui l "!.La
rroo one di ~vol 6 ero un ' azione .
Abola.,;ic l o rorze ;,el' f are t uo azioni cosi L-iport:mti?
Gen . ! ~ : L ' azione slà Trebeeo1nes richiederebbe una di visione in ,iù di ,1u ol le ~1r.>viste allo ocopo di nttaccnro la quota 1308 c\a nord a sud . - Concopiaco talo aziono non s olo per aiuto.re l ' Vl I I e . A. ma anche per g'll'antire l 'nzione eu A.-za o cu ::.ietzeorani t. L'armat a attaccherebbe ooal BJJ.e alii a Dàu sinistra
verso i Moli ed a destra verso q . 1308.- Non so d ' àl.Lrs parte che cosa potrebbe fare 1a "Legnano• qualora non ai. Q8isse sul 'i rebesc1nes. Al~~etto però che cosi f acendo si lavorerebbe al limita delle forze. Gen. CAVALLERO: indubbiamente e.geode in tal e ~odo si verificherebb e sguilibrio nell 'ir.ipiego delle forze• - Ave1·e una decina di divisioni od in,piegarne due nello sforzo prinoipaJ.e è infatti u.n paradosso. Co~unque , oi~ che urge è migli orare la situazione di repeleni, at~ tualmcnt e precar:i. o.. So.bat ~ :-i~~r lC"rer..o l?e-i linc ~ eriti J.cl: ' az!.on c .-
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DOCUMENTI
Documento n° 12: Lettera di Messe al col. Scattini .
I2 Marzo I94I- XIX- Ore 21 caro colormello, Al termine del 4° giorno del l a nostra az i one ti posso fare i l punto. - Fronte VIII• Corpo-il n emico ha tenuto au tutta l a linea.I suoi cap isaldi d i Q.Lusit-Quota 731- B.Rapit gli sono r imasti i nteiti malgrado i nostri reiterati attacchi. - Fronte
rv• Ci:irpo -11 nemico ha ceduto terreno suelle pendici nord del lo Spa-
dari!,(Q.IIIO e Q.946)ma t i ene sal damente la zona alta e l e pos izioni dei ~!ali sino a quelle avanzate di B.Gl ulei (q.~47-931). Destra Osu~- sot t o l 'impeto del battagl ione Cadore i l n~mico ha cedut o l a zona bassa di Selani riuscendo a mantenersi su lla q , 729- persa e ripresa piu' volte, Nel complesso:nessun progr ess ~dopo 4 giorn i d i combattimento1oltre 100,000 col pi di art iglieria sparati,- e perdi te agg irabi li sui 5,000 uom ini - l ' essere rimasti sul l e posizioni d i partenza- e ' una angoscio sa constatazione,c he non puo • ess ere nascosta.
Ho seguito giorno per g iorno-direi ora per ora- dopo le tragiche ore dei pr i mi tre mesi di guerra, la ripresa organi zzativa delle nostre divisioni, l a ripresa mor ale dei nostr i -soldat i, l' affluenza dei complement i, del l e ert ig: ierie, e l a ' fiducia nella nostra rivincita , mai esaurit asi, e' andata prendendo una forma consi&tente s i no a diventare a i primi èi t!ar zo, una certezza.La preeenza del Duce, aveva poi f i n i to per galvan izzare l o spirito delle truppe ed esaltare la loro fede e volonta' di vittori a, La mia comunicaz i one dell ' 8 s era : tutt o e ' a punto- rispondeva ad una sistuazion e di f a t t o incontestabile , In tutt i e dlie i c orpi d •armata-IV• e VIII 0 -dal comandante , all 'u l timo piantone, nessuno dubitava p i u' di unnost ro suc cesso-anche i pess imi st i per pri nc ipio si erano r a:;,.ser enat i e conv inti che l ' ora dell a riv incita era giunt a. Formidabile schieraoento di .artiglieria, superiorita ' di divisioni, superiori ta aerea, perfetta organi zza zione l og ist ica, erano g l i elementi tangibil i di questi convinzione .L ' el evat.o morale della t ruppa, un piano operat i vo prec i so
e
sempli-
ce , studiato nei p i u ' minut i particolari, l a i ndiscussa f(en iai.àta ' dei comàndan· ti, compltetavano ed armoni zzavano una i;itua.zione di vif(ilia nella <;ual e nulla era Lasciato all ' i mprev i sto,
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Grm;1.w r JVJESSE - l'ultimo Maresciallo d 'I talia
- 2 -
Il successo e• llll!IJlcato.Perche 1 7 Possiamo dirci fra noi la verita' e nessuno piu' di me, che in questi 4 gio rni ha girato tutti i comandi, si e' soffermato in tutti gli osserv~tori, ha visto
l a truppa in linea e quella dei rincalzi, ha visitato ospedali,puo' conoscerla ed esporla con serenita ' ed obiettivita '. Tu puoi irrnaginare 1~ cris i spi rituale at.tra\fersata !
Le cause del nostro i.nsuccesso possono sintetizzarsi PRHIO: mo1tcato effetto di struttivo e neutraliz ?.at ore del nostro formidabile bombardamento'. SECO?lDO : incertezza-manc?.nza d i addestramento- def icien za dei quadri ,sorpresa p;;-t-;esistenza avversaria, e conse,cruente indebolimen•,o psichico della nos trn cap,~c i ta 1 combAttiva.
TEP20 : efficientissima org1mizzazione difensiva del nemico nel campo l avvri Ca!:! pali,perfetta organizzazione dei :fuochi di sbarramento e di repres~ione a f f idato quasi ealus i vamente ai mortai. QU/IR'l'O : natura del terreno pnrticolarmente idon8o alla difesa. QUilfTO : capacita' combattiva del soldato greco e notevoli dot i di carattere del comando avvers~. E' superfl uo entrare in dettag-li: e' pero' necessario soffer,Mr~i sul primo e secondo punto; Tutti , dico tutti ,ci siamo illusi sugli effetti distruttivi del nostro tiro di preperazione.Abbiamn ritenuto che con so, ooo colpi lonciati in una zona ristretta il nemico, non nbittmto a questi concentramenti, sarebbe stato som:.1erso , e distrutte sarebbc,·o $tate le ~ue armi piu' per i co l ose- mitraglfatrici e mortai-. Ua il nemico non e' st ato somnerso, l e sue perdit.e s ono state grav i, mn non gra-
vissime e , quando le noetre truppe sono andate all 'attacco, sono stat e prese so~ to il fuoco preciso delle armi auto,:ia.tiche e dei mortai. Le nostre tru-. pe il pri mo giorno, al termine del bombardamento , sono pe.,•tite aH m' attacco superb~mente. 'lo visto i fanti della "Pinerolo"e della "Puglie", ho seguito una azione delle CC . ~r., ho sentito da testimon i oclè'.lari dell'impeto travolgente del "Cadore• e del "Feltre" e conosco infinit i episodi di fulgi<'.o valote ,Ma questo s ol .:ato ,
C(!_
to della vittoria, pensava anche che il bombardar,ento e l' aviazione gli avrebbero spianato l ~- str ada e ha trovato i nvece i mortai greci e le sue mitrap;liatrici
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DOCUMENIJ
- 3 -
in piena efficienza: non si e' scoragRinto ma :U nemico ha semi nato la mor te
n elle sue fil e e si e' dovute arrestare-in qual che sett ore anche ri.,i egar e. I l s econdo giorno nuovo fomidabile bombardamento e nuov i a t tacch i. Risul ta-
to ne,:rativo e nuove pern i te .
Nell' ,m"imo del soldato- ~
f ~rgi!lto ancora alla volontn ' -~<:!-e' affiora-
to il dubbio del.l'insucc esso, ed ha cominciato
il
r agi onare: ho combattuto e s of_
fe1·to per quat tro re si-sono atla vigilia dell a vitt,ori a e Bono stat o pronto a da re tut,to-og~i mi avvedo che l a l otta e• troppo dura- i tedescti sono arrivaU ai confini della Grec.i a- facciano un po' loro, n
e si e' ac ( asc i ato .
tfessuno \ruole essere l 1ultimo a T:lorire t Il 3° giorno l a sua capacita' di attacco si e' ridott a e cosi' il 4 ° pur
m~ntenendo integra la sua capacit a • difensiva. Cio' e • amaro ma ur:iano. ~esta situazione ~e ne fa ricordar e u..~a quas i anilloga sùl fronte francese nel I 9I8. Cominciavano ad " rrivare l e truppe americane, e francesi ed i ngl esi non co:nbatt evono piu' in offensiva.tion indietreg,!iavano ma non andavano avanti : quando pO\per Vittorio Veneto e conseguente resa della Bulgarfa. e Turchia, si manifesto• il col l asso sul fronte oc cidentale e le truppe tedesche con i nciarono a rit i rarsi, bastavano due mit r agliatrici ad arrestare per ore ed ore divis ioni éntere.
Do~ani Gembara tente ra' &~cora uno sforzo.Io ho fed e ancora nel suc ceas9, nel nostro successe- ma in giro- l a fiducia nell'imminent e e travolgent e v i ttoria non c 'e' pi u' e se la gfornata rli domani-Dio non voglia doves se ancora vederc i fermi- a mio avv iso-non rim:ne r.he una soluzione
!
bat teri; il nemico con 11 pe-
so ed i l lop.or arnento; ma per avere superiori ta • d iY. peso
e vincere una· bat-
tap.lia di l o~orament o occorrono ancora d ivisioni e t empo. c a ro Scattin i , ques ta e I l a verita ' e, se at t ravf'r.So il mio c uore di s ol-
dato e rl i I ta.liano, vi e ' una ,::rande pena ne 11 •esporla , vi e' a nche l :.i conv inz ione che l a ver i ta' bisogna dirLa ,per quemto dura possa ess ere.
Quest e verita ' feri,;ce il nostro orgoglio di sol dat i
:M
dobbiamo saper
tenere i nostri nervi a posto , non climentiuare che mal({I'ado tutto il nostro sol dato ha fer:nato in condi zioni veramente disastrose l'es er cito greco decieo -3.d .;,_rrivare al mare (un mese fa Ve;lona e Berat erAAo in per i c olo) , non di sperare di noi stessi , sape.re 3,tt endere, avere fiducia-c ome ha
a etto
11 DUCE- nelle nost r e
520
G1011AN.w Messe - l 'ultimo Nfaresciaflo d"Italia
- 4 -
·1nH infinite capacita' di r i cupero, non flettere lo spirito , e mantener e e sepere fare
r ifiorire l a fede, in c hi l'avess e perduta nella vit t oria dec isiva che
non pu o ' mancare e non manchera '. L"- pagina ner a di q uesta P,Uerra d i Grecia sara • super ata , e rimarra' Eer noi una l ezione che ~
sRingera' _ a.~
l !_orarci.• _
5 \"'>\r.-'\A>.. ,,:::-
/
L 'u lt ima parola non e' ancora detta, ed il mio cuor e di soldato ed i l mio cervello confidano ancora in un dor.!l ni. A domani : Dio vogl ia t i possa dare le migliori notizie.
521
DOCUMF.NT!
Documento n° 13: Lettera di Messe al gen . Cavallero.
l' , ,,i ,n, 112-A, li 16 maggio 1941 - XIX
Eccellenza, mentrA ~i a ccingi a l asciare l ' Albania , desidero far':'i giungere il ;,lu'.;o del COa'J?O ù' ,\r=t a Spe c ial e . F. ' Wl saluto particolar mente devoto ed affe ~tuoao, perchè
sòr,,e dal sent imento d i nna cocn.manza di sacrifici affrontati e superati dn tutti con pari volontà e con pari fede, t,elle vicende dell'aspra lotta 11 C, A, Speoiale Ti ha s en~i t o vicino non sol tanto come Col!landan te , ma al tre s'I. come animat ore capace di fondere in un solo blocco le energie per forgiare lo s+.rumento aiouro della vittoria , La particolare considerazione, che hai in pi ù. oc c asioni dimos ~rato e.l mio Corp o Armata , leg ittima, forse, che io ora 'ri rappresenti un sent imen t o che mi è parso di ooel i o:ro · nell'animo C:ei miM. ufficiali e so l dati "!.u t-: i,
Essi hanno tratto dalle Victoria il compenso per· quen ~o hanno fatto, ma -per quel senso di emulazione che è proprio di oeni combatte nte- non senza un coopreneibile disagio hanno ri levato a.1'\e nei comunicati apparsi di recente eui giornali è mn,, oata la citazione de l con t r ibut o da t o alla Vi ·;'.:oria dal loro Corpo Armata e dal l e loro di visioni , Infatti , il comunic,1to " Stefani" apparso eul "'!omori " del 26 aprile , oh& :iportavs l ' elenco d elle ù ivls.i.oni italiane che all ' at,o della c essazione delle ostilità si t rovavano in t erritorio greco, ha omesso la divioi one "Cuneo" o la divisione
,/ , All'Eccellenza il Gene r a le d • Armata Conte
Ugo
CAVALLERO
Comandante Superiore PF , AA, Albania POSTA !.iILI't ARE 22/A
522
- - - - - - - --
GIOVA.V.VI M ESSE -
l'ttftimo Marescia llo d'Jlafia
2
"P.ren nero", che la no~izia doll~ cessazione delle os t ili tà ha trovato ben adden tro nel
terr itorio nemi co.
Così il comunica to r elat i vo alle ,:;!ornate del DUCE stù f : ·onte :,reco non accenna ell ' in ~enaa giorna ,o da Lui tr_!à
scorsa pr<'!sao il Co1·po ù ' Arr:o ,a SrJeciale, ohe iri ~re circo~ e ..nn~t i.1a avuto l ' al ~o oaorc della v :ta:. !;n del DUCE.
La ~d lerr.a vUbblicazione della le ~tera che Egl i fi J.o.a di i·e~to - per
ta-
1,,
altissima J!l'Cciaa<1ions otooica che compor-
acuisce noll ' anir.10 dei miei di pù.t,dB.!lti l ' amare zza y,er il
mancat o ricono scimento, che io sent o come intimo dovere di Comendan"'.:e di rappresentare alla '.:u a s c:::sibili t à di Capo . Sono cer t o che ~u comprenderai al ouo gius t o valore quanto ho rappresentato non per l ' ambizion e di una ci t azione che ::-iadgs al mio comando , roa p er quella doverooa aoddiafozi,2. ne a l le mie t ~pe, ohe nella dura lot·:a invernale co me nella vi ttori:, sa a·~.mza·ta Si s ono brovumen·: e bat·~u le •
523
DOCUMENTI
Documento n° 14: Relazione sugl i intendimenti della Germania nei confronti della Russia, redatta il 30 maggio 1941 dal R. Addetto Mil itare a Berlino gen. div. Efi sio Marras. Berlin o, li 30 maggio 1941
Oggetto : Intendimen ti della German ia nei r iguardi de lla Russia. Al Ministero della Guerra - Cabine/lo
Roma
Da molto tempo si parla dcll'eventualit:i di u na azione m ilitare tedesca contro la Russia. E questa voce è alimentata in modo pa rticolare dai concentramento crescente di forze terrestr i ed aeree verso il confine sovietico. Altre voci hanno accennato nelle ultime settimane a trallative in corso ovvero imminenti che Berlino cond urrebbe con Mosca, appoggiandole con l'efficace argomento di questo schieramento di forze. Obiettivo essenziale della Germania sarebbe quello di elim inare defini tivamente ogni minacc ia da orien te e soprattuno di assicurarsi riforn imenti ali~ men tari e di materie prime. Questo obicnivo dovrebbe essere raggiunto mcc: tendo la ma no, in un modo o nell 'altro, sul ricco ter ritorio dell'Ucraina e p robabilmente anche sul bacino pet rolifero del Caucaso, come pure assumendo il cont rollo delle com un icazioni russe, il cui riordi na mento è indispensabile per assic urare l'afflusso dei rifornimenti. Il co ntegno della Russia nei riguardi della Germania si è d imostrato finora abbastanza equivoco, nonostante tutte le dichiarazioni e la indiffere nza con la quale i Sovieti hanno incassato alcuni colpi recemi. In sostanza, peraltro, l'attegg iamento dei Sovieti è osti le e tale ostilità si è man ifestata sopratt utto og ni qual volta la Russia ha potuto, pur tenendosi formalmente a i trattati, agire contro la Ge rma nia evitando un suo immediato in tervento. Da buona fonte m i è stato assicurato cht il Fi.ihrer è personalmente ad iraw nei r iguardi <lella Russia e che tale suo sentimento si è accentuato dopo la recen te visita di Molotcff. Alla Russia la Germania rimprove ra esse nz ialmente : - l'assorbimento de lle provincie baltiche, il quale non sarebbe stato contemplato chiaramen te negli accordi dell'agosto 1939; - l'anness ione della Bessarabia e, soprattutto, i manca ti rifornime nti, particolarmente sensibili nei riguardi dei ce reali e d i alc un e mater ie prime. E' evide nte: che la even tualità di un prolungamento della guerra oltre il 1941 mene in primo piano per la Germania il problema dei riforn imenti, a cominciare da quel lo dei generi ali mentar i. La situazione ali mentare dell'Europa si presenta oggi deficitaria e questa defic ienza sa rà prevedibilmente ancora più scmica nell'anno prossimo. Per tale ragione diventa indispensabile per la Germania e per l'Asse gara nt irsi il possesso o il cont rollo di alcune zone di produzione della Russia. Jl Fi.ihrer si trattiene ormai da circa un mese a Bcrchtesgaden , insieme con le Stato Maggiore Generale. E' molto probabile che in questo pe riodo si stiano concreta ndo le dec isioni per l'ulteriore sviluppo delle operaz ion i nel corso di quest'anno. E ' evidente da una parte che l'a nno in corso deve essere
524
G10 111NNJ i\{Ess1; -
l 'ultimo Marescialfo d'Italia
utilizzato dalla German ia per sfruttare al massimo l'attuale sua supe riorità, allo scopo di determ inare una decis ione o quanto meno di c reare le condizioni più favorevol i per affron tare una guerra d i l unga du ra ta. Le operazioni possib il i, ol tre que lla conr ro la Russia, so no quell e già note : Suez, Gibil terra e Isole Britanniche. Non e n tra nel quadro d i questo rapporto esa m inare queste operazioni, ma occorre osservare c he il controllo della Russia c reerebbe dell e condizion i vantaggiose pe r determ inare l'in ter vento de lla Spa· g na , assicura ndo ad ess:i i ri fornimenti di cui essa ha bisogno, e per piegare la Turchia. Per quanto riguarda la risoluzione della questione russa, elemen ti vari farebbe ro propendere verso una solu z ione con la forza, la quale permetterebbe d i riso lvere il problema in modo più integrale, come è nelle dirett ive ge rman iche, ass icurerebbe alle forze armate tedesche un n uovo strepitoso successo e liquiderebbe defin itiva men te il comunismo e le forze armate bolsceviche. Questa distruzione cJel comunismo potrebbe rapp rese n tare agli occhi dell'Europa cccidemale e anche in America, particolarmente in queila meridionale, un buon ti tolo a favo re del nazismo ed el im inerebbe i pericoli di una espansione del comu ni smo connessi con il prolungamento della guerra. Una considerazio ne che potrebbe opporsi a una so luzione di forza, sarebbe il des iderio di ev itare, d i fronte a ll 'opinione mond iale, una nuova violazio ne di un trattato di amicizia; ma no n sarà questa violazione a costituire un ostacolo grave per una soluzione di forza. P er le operazioni con tro la Russia la Germania dispone g ià attualme nte in Polonia, nella Prussia orientale e nella Romania d i una massa valutata a llS divisioni, le gua ii potrebbe ro essere rapidamente r inforzate con numerose altre division i provenienti dal te rritorio del Reich . Alcuni mesi or sono presso lo Stato Maggiore Generale m i fu detto che per le operazioni contro la Russia era previsto un impiego in iziale d i 130 div ision i; ta le numero è oggi probabiln,ente aume ntato, tenu to conto d el numero crescente delle grandi unità mobilitate. Circa la durata delle operazioni l'opinione prevale nte poneva a calcolo circa tre mesi, ma non mancano alcun i i qual i ritengo no che u n mese possa essere sufficie nte per determ inare il crollo m ilitare bolscevico. E lemento essenziale pe r lo sviluppo rapido del le o perazioni l'impiego d i una grande massa d i truppe cora zza te e m otorizzate e di una g rande mass~ d i av iazione. Elemento ind ispensabile è lo sfruttamento della stag ione asciutta : penante l'epoca u ti le per l'attuazione di queste operazio ni può estenders i dalla metà d i giugno fi no ag li ult im i d i settembre. Le decis ion i al ri guardo dovrebbero così essere a nc he prossime. Il R" Addetto M ilitare Gen. E. L. Marra.<
525
DOCUMENTI
Documento 11° 15: Quadro organico del C.S .I.R. COMANDO Comand~1nte : G eo. C.A. G iovanni Me.sse.
Capo di S.M. : Col. Guido Piacenza. C.le dell'Artiglieri;'J: Gen. B. Francesco Dupont. C.le del Genio: Col. Mario Tirelli. Q UART I F.R GE N ERALE
Sezioni ~·(olOriz :,~ate Carabinieri: J 93\ 1941\ 33a Sezione topocanografica. 33" Sezione forog ra fica. 33"1 Sezione ropografi per :lrtiglieria . 88" U fficio Posra Milita re.
681:f'.
Repti rt-O fotocincmatografic-0.
Drappello automobilistico per Comando di C .A .. 13° N ucleo mo"imemo scrndalc. i Sc1.ionc carburanti. 11
LJNnTÀ
J)IRl.i'I TAM EN TF,
l>Jl'Er-:DEl'\ T!
Fanteria.
CIV Battaglione Mitraglier i di C.1\ .. Il B~m aglionc C1.nno,, i 47/ 32 conuocarro. 1 Compagnia Bcrsag lie:ri Motociclisti. jj.
Artiglieria .
30' Raggruppa mento artiglkria di C.A. (C.te Col. Lorenzo Matiot1i), con i Gruppi: LX, LXI e LXII cannoni da 105 / 32; Gruppi Autocampali: I V e XJX cannoni conrraerei da 75/ ~6; Batterie : 95:i e 97t,. co ntraerei con ca nnoni - m iu ag liera da 20 m m mod. 35 .
Genio.
IV Banaglione anieri, con: 1\ 2 ~ e 311 Compagnia an ieri. I e IX Battaglione Genio pontieri. V[]] Battaglione . collegamenti, con : 12t• e 122• Compagnia tclcgrafisli; 10 2;l, 20.,. 19a
Compagnia marconisti; Colombaia mobile.
Officina autocarrcggiata per materiali dj collcgamc:mo. fotoelenrjcisti autocarrara.
881' Sezione
Chimici.
I Battaglione chimico. 16' Compagnia truppe chim iche.
M.11.S.N .. 63' Legione " T agliamen lO " (C.<e Console Nicolò Nicchiarelli) con: LXlll e LXXIX Satraglinne cc.on.; LXlll Bmaglione Armi d"Accompagnamenro (dell ' Esercito). AERONAUTICA
C.tc Col. Carlo Drago C.do LXI Gruppo di osservazione per l'Escrciro, con: Squ;.'ldriglie da osservaz ione 3,f, u 9\ 128~; C.do XX!I Gruppo da Caccia, con : Squadriglie da caccia 359", 162', 369', 371 ' .
526
C1olaNM Mimi! - !'11/tiino Maresciallo d'Italia
GENIO
105" Compagnia G enio arcieri per Divjsione Cdcrc. 103$
Compagnia G enio radiotelegrafisti per Djvjsionc C'..-elere. SERVJZl
di Sanità :
it
Sezione di S~nità. Ospedali da Campo: 46', 47•, 148", 159•. 20° N ucleo chitutg ico.
di
CommiJS(1ria 10:
93~ Sezione di sussiste" z..1. 59' Squadra panettier i con forni rotabili.
i,·aJporti a rra-;;ion(,' mccc(lnica : 2 13e1
Autoreparto Misto.
527
DOCUMENlJ
J\1n1(;t, ! EKIA
5 2" Reggimento Artiglieria Motoriz zr.to (C.re Col. Giuseppe Ghirìnghell i) su : Comondo e Reparto Comando di Rgt.; I Gruppo motori z.z.ato obici d:i 100/17; fI e lIJ Gruppo motorizzato can noni da 75/27 : Reparto munizioni e viveri. 352" ~ 361" Batteria contraerei con cannoni .. rnilragHcra da 20 mm mocl 35. CtNI O
st·
Ccmpagnio gc.nio artieri. 51" Compagnia genio telegrafisti e radio1dcgrafis1i. (j9"' Sezione fotodettricisti. SEJtVIZf
di Sani1à ; 52" Sezione di Sanità. Ospedali da Campo: 89", 90", 117", 578•. 52° N1.:>.cleo chirurg ico.
di Commi.ssaria:o :
51·• Scz.ionc di sussistenza.
65"
Sqoadra panettieri con forn i rc tabiH.
J • DIVISIONE CELERE « PRINCIPE AMEDEO D U CA D'A OSTA » CoMANOO
Comandante : Gcn. B. }\,fario i\far:1z-i.:mi. Vice Còmandam e : Gcn. B. G ioacchino SoJil)as. Capo d i SM: Ten. Col. Dandolo l3auaglini. QllAP.TIER GENElt.Att
355' e 356• Sezione Celere Carabi nicrj. 3° Drappello auto mobilistico. 1' N ucleo rnovjmen10 s-1rad3le.
Hl G ruppo fotocinernawgralico. 40° U{hcio Posta ?-.1ilitare.
J" Regginunto Bersagì1er1. Comandante: Coi. A mimo Careno. Comando e Compagnia Comando d i Reggimento. Tre Bottaglion i Ber.aglicri autotrasportati (XVlll, XX, XXV). Due Compagnie Be.rsaglicri motociclist i. (211 e 3~). 122'' Autorepar10 Uggcro. 172"
e '7J' Compagnia Cannoni Controcarro.
Reggimento <e Savoia Cavalleria )>. Comandante : Co1. \ Vciss Poc<:ctti. Comondo e Squad rone Comando d i Heggimento. Due Gruppi Squad.ron i, s u :
Corn3ndo; due Squadroni Cavalied (o Lancieri). 5'' S<1uadronc m itrag]ieri.
Reggimen:o <• Lancù·ri di Nov11ra
n.
Comandante: Col. Eg id io G iusiona. CornJndo e Squadr-0nc Comando di Reggimento. Due G ruppi Squad·ron i, su: Comando; due Squadron i Ca,·a lieri (o L:mcit:ri). 5" Squadtonc mittag lieri.
9311 e
10 1"
Balleria conlr'aerei eo,1 cannoni - nu:ragliera da 20 mm m od, 35.
J) Reggimento Artiglieria a Cavallo. Coma ndante : Col. Cesa re Colombo. Comando e Reparto (',orna ndo di Reggimento. T re g ruppi di artiglieria ippòlraina1;1 su due batterie: cannoni 75/ 27 m od . 1912.
Ili Gruppo Carri V,e/oci San Giorgio.
528 -"-----
GIOVANNI Nfo~SE - l 'ultimo Maresciallo d 'Italia
80" Rg, .f. •< Rama » (C.te Col. E pifa nio C hia ramonci) su: Comando e: Compagnia Comando d i Reggimento; Compagnia mortai da 8 1; Batteri.ti cannoni d'accompag namcnco da (1s/ l 7; Battaglioni ( I, Il e li[), ciascu no su : Comando e Compagnia Com,mdo d i Battaglione; tre. comp::1gn ic fuci lieri; Compago ia an n i d 'accom pag oamento (mitrag li:auici e morta i da 8J). V e IX Bau aglione mortai da 81. e 141t Compagnia ç,;iononi controcarro d.i 47/ 32.
g.,
A RTIGLIERI A
8" Rcgg,mcmo Artiglinio Motorizzato (C .tc Col. Al frcdo Reginella) su : Coma ndo e Reparto Comando <li Rgt.; I Gruppo motorii:i..·no obici da 100 / l7; Il e IlI G ruppo motorizzato can noni da 75/27;
sr
Reparto m lln iziooi e viveri. e 309" Batteria COJHràer(:i e.on can noni ~mittaglier~l d,~
io
m m mod. 35·
30" Compag1)ia genio ;trt ier i. 9"' Compagnia genio tdcgrahSti e radiotdcgr~fisd.
95• Sez ione fo wclcnrieisti. di Sanisù : 511 Se zione di San ità. Osped,.Ji da Campo: 825•, 826.. , 836'·, 874•. 250} Nucleo chirurgico. di Commissariato : J , ...
Sezione sussistenz.a.
26·\ Sqi1ad r:,1 panettier i con forn i rotabili.
DI VISIONE AUTOTRASPORTI/BILE « TORIN O » (52' )
Comandamc: Gen . D . Luigi Manzi. C.po di SM : Tcn. Col. Umberto Scalcino. Q t:ARTJliR GI.NERALt
Snioni Motorizzate Carabi,,ieri : 56"' e 6611 • 52.. Drappello automobilistico por C .do 1).f.. 5:2• Sc-zione carbutanti. :::;2•· N ucleo Soccorso Stradale. 5" N ucleo movimento strad:ile. Il Groppo fotoc.inematog rafico. Ufficio Posta Militare .
15 2' '
C.te Fa nteria Divisionale : Col. i.g.s. Ugo De Carolis.
81" Rgr..j .
11 1'orino >> (C.te Col. Carlo Piccini ni) su : Comando t: Compagn ia Comando d i Reggimento; Compag nia rnort..'li da 8r ; Com pagnia e-annoni d'accompagnamento da 17/ 3i; Batt• glioni (I, II e lll), ciascuno stt: Comando e Compagn ia Com:indo d i Battag lione; t re comp.ig nic fucilieri; Compag 1, i3 a rmi d'accornpagname1\ t() (mitragliatrici e monai da 8J).
82" Rgt.J. ,, Tc,.i110 » (C.te Col. Evaristo Piora\'anli) su : Comando e Compagnia Comando di Reg.gimemo; Compagnia mortai da St ; Compagnia cannoni d'accompagnamcnco da 47 / 31.; Battaglioni (f, II e 111), ciascuno su: Comando e Compagnia Comaodo di Ban aglionc; . tre compagnie fucilieri; Ccmpagnia armi d 'accoropagnamcoto (mitragJiacrici e mortai da 8,). XX VI e LII Battag lione momi da 81.
52"' e 1; 1" \ ..ompagnia con trocarro da 47/ 32.
DOCUMENll
---------StJt.YJZJ
14" Sezione di San1l:l. e ~,. Autoambulanza radiologica,
1"
i4'"' Auwambulanza odontoiatrica . e 2511 Sezione disinfoi ione. Ospedali da Campo: 60°:, 64°, t63\ 164", 235", :?3~r·, 239'\ 256'\ 25j'\ 820(>, 827\
::?'
828", 829", 83<>". 83 ,", 83;', 838", 873". 211 ~ 1041o Sezione bonificl per gassati. Laboratorio chimicc,, baueriologico1 toss ic.ologico.
di Commissarialo : 87'· Sezione sussi:-ae1,z.a. 191o Sezione e 2311 Squadra panettieri con foroi rotabili.
d i Vctainana: 2~
e 6,. infC(mcria quad r\.\pcd i.
rY(lsporti : 8.2" Reparto sa]mcric. z" Autoraggrupparnc:nto d i Armat.:l (C.tc Col. Gincsio N inchi) con: XXJX Amogruppo pcsancc 1 con gli : Autoreparti pesanti : 33°. 34°1 <;{,", 97°i
H Autogn•ppo misto, con gli: At1torep;1Ui pesami: 16", 32••, 91"~ At11ortpar10 lcggc:r,o: J ,6.. ; 228" Autoreparto n1ist0; 5-i 0 Autol'epano autoambulanze. 15a Officina d i aucogruppo. S·' Reparto Socc.oJ'so Str adale. 13" Nucleo SoccoJ'so Stradale.
CSfR Pcesiderne : Col. G. Batt. Costa
T 'Rl8UNALE M u ,11'/IRE 0 1 Gueu.A DI.1,
D I VISION E AUTOTRASPORTABILE
«
PASUB/0 » ( 9')
Comandante : Gcn. D. Viuorio G io\•anelli.
Capo d i SM: Ten, Col. Umbmo Ricca. Qu1.R'l' l tP. GtNF.R,,LF.
Sezioni Motorizz;itc C::ir;Jbin icri: 25:. e 2 6:.. 96 Drappello automobilis, ico per C.do l),f.. 91'· Sezione carburami. 9" Nucleo Soccorso Stra dale. 8'' Nucleo .movimento str:td:;ilc, f Gruppo fornciocrn':nografico. 83'' U fficio Posta Milita re. F,\N H .RJ A
C.tc Fan1eri~1 D ivision:ile: Gen. B. Aldo Princ1vallc.
79' Rg:.f. ,, Roma » (C.<e Col. Rocco Blasioli) su : Com:.ndo e Compagn ia Cornando d i Reggimcm o;
Compag.nio monai da S1; Ratteria c.atu)cmi d 'a<<ompa_gnamcnto da 65 / 17; 8anaglioni (I> 11 e JJ I)> ciascuno s u: Comando e Compagni.i Comando di Bam1glionc; lrc compag nie ft1ciHeri; . Compagnia :mni (1 ';1ccompagn:.memo (n1i1r:tgli:Hrici e morta i <.b 81 ).
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Gw1,Lv.\/ ,\l,sse - 1'11/limo ;\Jaresciallo d"ftalia
Documento 11° I 6: CSIR , copia del giornale pubblicato dalla stessa G.U. con carattere imil-ciri llico.
·c..
Ioni eoxno
la aa1Ta9lla di TU1T.
CSIH
A1rno t· 1'i l
10 0TTOBS1 e 1941 XIX
0»9aRo del CoHpo di Spediq,ioue haliano iu Huxxia LeneRa al ,Auce .llU<C, euexro 911e••• dai •opldlxxl· Ml M0l1iJ,1e111·1. dopo 31.'C.>ICI pOn· TITI dall' inlla FIH •11sxl al COI!· Fini dell'IICAIIM3 xempa ..., COM· xe1n!Rci u11 iXT3HT<: di xoxn e xe11clla ~,a l oFFni,:ici Ja po:<xloili1·0' di ;mdaHC o ce.>1ca>1e PMa i Me.xri della Nn119lir. quauto
r<)Te..~xe occo1u1eae çea exJ)HiMCffC
i
xe1n b.,ewri
di AOI TUT'ri,
OMI c 11e acioJn~o 1:iTT011io:<t1.1.~ 11r e
o!TAt:>pa.xxaTo il Hipsto, C'I Ha i'OTTO la 9ff30ÌT3 XORpnexa d i TRO!.ra.ae 411111(oxa CHe
Fu
UR8
po· di can1a pC11 ;-.: TaMp:rne, 0114>i r,c.,1 f'fxxa-
L' elo9io del DUCE ai Soldari del C. S. I. H. Appena coMcluxa la eana9Jia <li PcrRit.ot·1,;a, t·inostioxawenTe viMTa da alcuwe UMi n• d,I 11oxTao Coapo, il Co"'a11daHre del C. S. I. )1 . ua Alcev1<ro dal '811a.riene gene.aie delle fo•<j,e A•· 111BTC Il xcgucwrc t e le9naMMll ; PeR Il ge11eRale MESSE Ao110 la clT1clJl011e del COMUIIICaTO Tedexco dexideRO cHe 111 gi1111ga l'exp11exxlo11e del Mio plauxo pe11 la Bllll· 1a11Te Ma1101111a COMpl11Ta CHe Ha daTo IIOMe ad UIIII IIITTORia ITalla11a. (OMlllllcne quaMTO XOpRa agli ijFFI• clall ed alle T!luppe. Ho la cenecii11>a c11e FaReTe xeMpRe Meglio e colplRe.e xéMpRe plu' duRa1,ie;ne Il 11eMico.
Tif>09•aF!o ed " "
,ee fl" OIC a T'fAOL'C>•XO la ah~<fKlH-
.,. dei caoane•i c!,lllkl, la Fe,u,ixxh.ta f'cde d i uoi runi. Voi 9ia" xnpeTe, l lucc, runo •1u:mT'Q anulrt,-io FaTTO Fluo nd 099 1: ,.,iglln fn cli CflifOMCTRI pe• RaQ9iu119eRC dal T('jlRiTOJliO Ha• 4,iom:ile le uxi ope.s;uh:t: ceu· rfuaia e reu,,l'irni a di cniloverni
MuSSOLIMI 11 CO>taMdlKTC del
Le TRUppe HaHMO accolTO Il 9ogllo ed HaMIIO da11d0 al 11eMlco
c. s.
l. 51. Ha coxi' ai,po,\TO: AUCE • RoNa
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qoalcoxo d'1ITR0 di 9ia' carnlo· !,OTO F"a I MOITI 1ipi di peRiO• dici. W uH u1T) di Fede, uua
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paTO Mattil'ex,i ed opnxcoll di pxop:aoand:s counuix-ra e dt 111· Ci't«MCIITO a (o'fT:HH! COHTUO di noi. Co11 ciuC4,)li xrcx~, caftRtTe.sli clnifll(( · il le-rro•e e· 3WCHTiTO, rc•clo ' dello xr,aMaa f o11Ma di
ce.R"re lene•e Tipo9uf'ic uc · e con la CUITrl c:ue <?HO PffOHTa a prexc11ras e 110J <:ttC d·eYMO la
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.[luce, la narra91ia del Hlpno cne XT81i11 non i:oteua p,eAt!c11e pc~1cuc• x.-1pe1t11 di cxxc>1c declxiua. t' Fieira. Le uOx'tsie aawt
:wene nu xolo xi9Hiftcwro: fi,, ducia ueJJa (':IJ)aci'rni coxTffU'M'i •
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co•.1piae,\lo euoi.1 na!.t,l 111 aL"llK· 'J'l. OA9os;hoxl di alfenc MCSlha· to iJ 1.-oxn:o <:10910, v1 dl<"tawo CIIC colplrie~,o XCMpffC plu' du-
H l!eMlCO, COXl' C0\1e r, ai·ere oadi110to, cox1' cowe •t Oì TJJ'fTl xenrl,1.1110 dl F:rnc e lf<>9hawo Fase. I 3oldarl del C. S. I. li. na Mef!TC
Il giudizio del No11do
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Il Auce cl Ha deTTo: Ho la ceor «l><l» cue Fa•eTc XCMpste Meglio e colpiR~TC xe1>t1pae plu' d uHaMelffC il ueMico.
Mol pii Rlxpo11dlaMo: 1>h1' duna dc li i• xcouFiTra e,' la C8TIXTSIOFCi e' cmexTa CHC htpOffA<MO al HtMlco.
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Idea e Htall i.'i.'fl ,,10111.! dl l'llAHCO T51Al1IlArlLO r.x Tlpo9,ar'I• d1 Sun11 ad oalcure del Hlpwo
532 - - - - -
- -- - - - = G101:,1,,1,, 1\lfa1:sE - l'ultimo Maresciallo d'Italia
Documento n° 17: Temperature massime e mini me registrate dal Comando ciel CSIR in .Tassinowatoje durante l' in verno 19411942 . INTENDENZA CS/R
DOCUMENTO 2)/Sv.
TEMPERATURE MASSIME E MINIME REGISTRATE DAL COMANDO DEL CSJR IN JASSJ NOWATOJE DURANTE L'INVERNO 194 1-1 942 giorno
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Norn.: Le temper:1ture- rilevate in Jassinow.i.tojc, IOùllit~ :situata in una ronca, risul· 1a,•.ano mem) rigide di quelle che si vcri(k:avano sui dossi dcJle colline d<)vt !.i irovt1vt1.1lO le posiz.ioni ddl:1 fontcria. J \·enti settemricma!i vi detc1·min1vano tcmpcrtt11Jre di. 7-12 gradi più ba.n e.
533
DOCUMENTI_ __ _ __ _ __
Documento n° 18: Schieramento del XXXV C.A. (C.S.I.R.) sul Don (agosto 1942).
COMANDO XXXV CORPO D 'ARMATA (C.S.I.R.) Urr1c 10
V rgcntis.1im o.
0J'ER,\ZJON!
P .M. 88, Il 7 agosto 1942. XX
N. 8630/0p. di prot. Oggetto: Schieramemo d el X XXV C.A. (C.S.I.R.) sul Don. Al Comando D ivùionc Fanteria Pasubio Al Comando DiuiJù,nc Fa,n.eria Sforzesca
Al Al Al Al
Comando Comando Con11111do Comando
!?aggruppamento Tn,ppe a Cavallo Raggrnppamemo CC.NN. "3 Gennaio» Aniglieria di C.d'A . Genio di C.d'A.
e. per conoscenza : Ai Comando 8° Armata Loro Seclì 1. •
Il scnorc difensivo sul Don assegnato al C.d'A. ha un'ampiez1,a in linea d 'aria d i oltre 52 km da K u mokowskij escluso alle foci del Choper . I lim iti di contatto con le G.U. l:Herali so.no stabiliti come segue: - a sinistra (col XXIX C.A . German ico) . Lossen (al XXIX) · D ubrowskoj (al XXIX) · K umokowskij (al XX IX) . q. 2 3 1 ( 10 km sud di Kumokowskij) · Kosyrik ('11 XX IX) · Jwanowskij (al XXIX) · K:1rneoka (al X XIX) · corso della Jablonowaja; - a destra, con 13 7<j' div. del XVII C.d'A. (6' armata): Kumylshenskaja (al XX XV) . corso del Chopcr sino alla foce · corso d el Z uzkan fino alla foce · COr$O dd Beresowka .
534
~\'.\I
,\/t,s11,- l 'u/1i1110 ,\laresciaflo d'fWfiu
Docum~111i 2. · J~ tìitu:i zionc attuale è a.pprossirnau vnmcme nola ai dipendenti Corn:tndi di dlvisione; le ricognizioni che c:.si stanno compiendo debbono compie.. t:arc e tenere aggiorn:it~ la noziont di essa. In sintesi : la spond2 destra dcl Don è completa mc mc m no.suo positUO
da Kumoko\\Sk11 ad Jclanskojc, con forze nemiche antistanti abbasrnnza consistcnt.i; da Jclanskoje verso est, la nosu a occura1io11é' del la spond;1 destra è invece precaria, ~ffìdata a debolissime forze di sorvcgli::i.n1~a 1.r ::i le quali sussisL0110 infiltra?.ioni nemiche; in compenso risuh:rno non molto consistenti le oppo~tc forze :ivvcrs.aric. Da ciò dcri"a: per la Div. Pasubio, la quale dovrà schierarsi a srnima, il problema dcH'inscrimcnto in linea coinr-idc con qucUo d1 un::1 semplice .!.O~titu· 7.Ìone salvo la necessità di nve<lerc dove nccts.s.1rio ]o schicr3mento
-
auuole per adaltMlo :,Ila situar.ione del momcnio cd alla disponibilità di forza e <li mc1.2.i; - per la Di\.1. •• Sfor?.CSC3 •, la quale do\•rà schierarsi a destra~ lo stc5.s0 problema p.benta in\·ccc fin dall'inizio spiccati <:a.r.aucri di indctcrmi· na1c:z2.3 i qu3Ji potranno costringerla a misure più ddicatc e comples~ ricorrcndo1 se del caso, ad atu parziali di combau1mcn10 per 1aggiu11· !(crt la sponda destra del Don , 3.
Nel realizzare lo schieramento sul Don il C.J'A. cd in p:,rticolarc la divisione Sforz.csca dOH2nno tene:r conto che il con1auo ranico con la
G.U. laterale della 6' Armata potd presentare, almeno in primo 1empo, qualche clcmcn10 di incene'"za. Jn consc:gucn2.a: -
-
la divisione Sforzesca dovd cosLituirc un robusto fì..1nco difensivo
fronte ad est fra le foci del Chopcr e la testata del 1orren1e Zuzkan; il raggruppamento CC.NN. • 3 Gennaio • (compresa la Legione Croata) dovrà prolungare a sud deuo fianco difens,vo lungo il corso dd Zuzkan lino a Blinoff compreso.
4. - L:l linea di cor1tnuo fra le divisioni Pasnbio e Sfo,·tesca è provvisori:, .
mente stabilita lungo il meridiano passante per q. 2 10 ( 12 krn a sud-sudovest di Jclanskoje). La linea di contatto fr:i la divisione Slorzc,ca e Ra!Ql:rul'P"mcnto CC.NK. n 3 Gennaio » è pron1 isoriamcntc st.1bilna lungo l:a pista orientale Gor· batowo · Krutowskoj ,ino all'incrocio con la pista Rlinoff · Jagodnyi; succcssivarne11te lungo b congiungerne ude quadrivio con fa cresta della clonale <li dva dtslra del Don nel punco in cui css.o è :m raversa.tn clnlla piS1a Tschebotarcw • Simowskij. li ,euore "7.uzka n " affida10 al Rag• gruppamcmo CC.NN. ,. 3 Gennaio » .sarà compreso fr; tale linea di con· tatto e la pista lllinoff · Bclawinskij (,·alle Kriuscha). 5 . • Le div isioni Pasub,o e Sforzesca raggiunta Bokowskap alle date prcviS1e d:illn. tabella d1 murcia gi5 dframnta, dovl':rn no di ,1crgc1·c per ,1 proprio settore risalendo ri.spcu ivamentc il corso del T schi r e della Tschcrna1a (divisione Pasubio) e il corso della Kriuscha (divisione Sfoncsc•). Le modalità d1 marcia e di se:h~ramcnlo saranno fns:uc dai com::an<lanu da d1v1sionc in base ai 54:gucnti concetti: 42.
U.S,
DOCUMENTI
______
658
Lf" operaz,orn delle unità ilaliaue al frome russo ( 1941
*
1943)
a) eventuali giornale di sosla <lc\ ono essere previste al d i là di Bokow· skaja, dens::11nen 1e occupala da truppe e servi1.i dcBa 6 Armaw ed 1
11
obiettivo di a r(acchi aerei nemici ; b) l'attcstamrnto al Don ed il cambio de.ile 1ruppe in linea deve essere effettuato non pi,; tardi della notte dal , 3 al 14 agosto per la divisione Pasubio e della norce dal 14 al 15 agosto per la divisione Sfo rzesca ;
potrà però essere anticipato, a giudiz io dei comandanli di divisione, q ualora precarie condizioni di alloggiamento lungo gl i irincrari da percorrere foccs:sero ritenere preferibile tale anticipo; e) far p recedere le compagnie artieri e collcgame1Hi per il riattamento d eHc comu nicazioni e la presa jl) cons.cgna del le re ti telefoniche; a'} accord i diretti c oi comàndani i in sito per k modalità d i affluern..;:i dei repart i in linea (ricogn iz ioni., guide, ccc.}; r) comunicare con 24 ore di anticipo giorno ed ora p rev ista per J'assunz ione della resp onsabilità del scltorc divisionale ( non p iù rnrdi delle ore 8 dd giorno 14 agosto per la di,,jsionc Pasubio e delle o re 8 del giorno 15 agosto per la d ivisione Sforzesca).
6. - A titolo di orient~mento mi propo ngo di asseg 1'!Jre in primo tempo a.i due settori 1c segutnti u nità d i r infor zo : - d ivisione l>asubio : t comp~gnia milraglieri d i C.d'A .: 1 g ruppo da 105 / 32; -
di" isione Sforz.csca :
CJV b1g. mitra glieri di C.d'A. (meno 2 compagnie); , gruppo da 105 / 32; , baueria d a 75/32. Ordini a parte per l'affl usso di tali unità. Decisio" i per le r imanenti uCl ità a mia disposizione saranno prese a sima~ zione chiarita. 7. · In attesa che Hok owskaja, scelta come sede d e fin itiva del Comando, sia evj cuala eia trup pe e scr"izi german ici, il Comand o tattico d el XXXV C.A. (C.S.i.R.) verrà stab ilito provvisoriamente in località Karinowskaja (valle Tschir) circa a rne.tà st rada fra Archipowski e l..1tiseh ensk ij . Data da precisare. 8.
#
Appena giunte in linea, le tru ppe dovtanno dare immediato ed iote1,so inizio a i J::ivori cli ra (forz.arne,"o, secondo u n programma somrnario rem. pc:sd'\lamenr_e conCJ'etaro e sfruttando pd momento mnteriali e 111cz1.i di cui dispongono o che sussistono in sito. Il Generale cli Corpo d'Annata Coma ndamc Giovarmi Messt'
535
536
____c_,_01:-1,,·.v, ,ll!iS.1h· - /"ufti111() Marescia{{o d'flaficr
Documento n° 19: Specchio riepilogativo delle perdite del CSlR (dal 1° luglio 1941 al 30 luglio 1942).
SPECCHIO RIEPILOGATIVO DELLE PERDITE DEL C.S.I.R. (dal 1° luglio 1941 al 30 lugllo_l942) SOTTUFFIC IALI E T RUPPA
U Ff I CIA L'.I
~ss
V N IT À
~.o o: :: ::.O.
---- - --------•-- - - -
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- ---- -- - -- -- 130
237
34Q
3
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131
258
312
8
20
106
233
504 8
48
260
212
306
20
67
o.
, Torino • .
29
61
D.
e
Celere .. .
26
7'.l
D.
e
Sforu sc1L ,
3
2
Il
65
185
86
269
Truppe e servizi di C. A,
TOTALE
I
20
D. • Pasubio •
- - - - - - - --11
19
55,t
- ; ; - 1.385
-
-- - -
'.l'.l
755
l.299
&12
58
l.'129
1.176
4.117
l.(>13
202
54S
1.121
4.015
76
132
17
506
1.956
2.992
I.I~
~ 1~ I~
5.623
3.572
--
U.828
537
DOCUMENTI
Documento n° 20: Precisazioni sul numero dei congelati durante il primo inverno della campagna di Russia .
PRECISAZIONI SUL NUMERO DEI CONOELATI DURANTE IL PRIMO INVERNO DELLA CAMPAGNA IN RUSSIA RICUPERAT I
C ONO E LA T
- - - ·- -,-- - - - - ~ -- - -I -- J(I grado
2<> grado
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D . • Pa.subio ,, .
D. , Torino • D. « Celere > I
T ruppe e servizi di C. A,
1--
18-
l
242
11
408
105
12
357
700
306
5S4
20
147
!,l
313
13S
3
328
I -;:;;;-I-;- -;-; ;- -,, I-;-; 85
1
262
IO
286
40
30
1.605
N O TE Tota.le genera./e rù;11per ali
Totale generale congelati Ufficiali
•
Sott11ffiçiali e truppa
N.
79
· ,. 3. 535
Ufficiali
N.
Sottuffida.li e truppa
•
Amputazkmi N.
Arti .
Parziali {mani e p iedi) ,
64
Parcdl:ui di arti
so N. 145
To1·,\u! .
R im11atri U fficiali
N.
S0tt,~ffic;a1i e truppa
•
35 l.~73
30 J.()05
538
Grov,1,,1w MESSI: - l'ultimo Maresciallo d·llaliet
Documento n° 21 : Contegno Divisione Sforzesca.
cor~A'!J)O xxxv CORPO D ' A"~j1','~'1'A " (: . ~ .
r . R.
Il
(~ \
"'.,.¾&.,,:_.......... /
- Ufficio Ope r azioni n°
12b7b
'op . d i pr ot,
I' . l,' . 88 , 1 1 iO
Con t egno Divisione Sf orze sc 8 •
ot t obre 1942-XX
-
P.L L' ECCELLI~TZA IL cr,ì.1A''DA'lTE DELL 1 8 " AH' ATA
Posto MH.i t are 6
;:t;-lle r elazione n° 12U6 del
9 ot tobre 1942
a l la battagl ia di fens i va del Do.n , trasmessa a l Cor,,ando
r e l a t i va
a·
Ar~
ta , è dett o quello che .è s t a t a l a c ondo tta dei r eparti e , impli ci tamente, quel l a de i vari Comandi . Ma in ottempera nza a l la r i chi es t a d i cu i a l f . 02/4094 Uff. Op ., di codesto Comando, in dat a 28 s et t embr e u.s . ; riass_!e mo i l giudizi o sul c omportamento dei s i ngo li Comanda n ti fino a ~uel l i di battagl i one i ncl usi . E' ·nec ess a rio t ener pre aent e c he, per quanto r ifl e tte il giudizio sul Comandan te di Division e - e, f et t e l e rebite pr Q porzioni, anche quello· s ul Colllandan te del la fant eria divisioll!! le - , es so sca tur i sce , d i massima , da una va luta zione degl i ay veniment i f a t t a a posteriori. llel cor s o deJ. la battaglia tali ay veni me nti poss ono non essere s t a t i e s a ttame n t e val u tàti o val _!:; t e ti in ri t ar do , per chè essi fur on o t al volta c os-ì. r a p i di che l e s ituazion i , a s oa i s pe s so, giunsero a i Coma nd i quan do erano g i à l argamen t e su perate . Genera l e dj, D1v . Carlo P,:LLI:GllIJH , Co mandante della Di visione "Sforzesca".
nulla da osserva r e c i r ce le disp os izi oni schieramento
de lle s ue truppe a l Don.
da t e
per lo
Er a quanto s i poteva f ~
./ .
.
539
DOCUMENTI
-2-
r e in relazione all ' amp iezza della front e ed nll'ordine s up~ r i ore di controllare tutto il corso del fiUJDe . na necessità di guardarsi i l fianco destro - da ta l a ben nota s i tuazi one de l l ' ala s i nistra del XV!l C. d ' A. gerlll!! nico - f e ce desti nare uno dei due battaglioni di secondo se~ glione a cost i tui re ftnnco difensivo. L'al tro ba t tagl ione , ri serva divi s i onal e, fu gj ustamente di slocato a Jagodnyj . 'lei pochi giorni che intercorsero tra l o schieramento e l' a ttacco dei r uosi , i l Genernle Pel l egrini ~u mol t o a t ti vo e feee del s ue meglio per spinP,ere al massimo i lavori per l ' organj zzazione dife1tsiva. lJa i l poco temp o di sponibi le, lo sviluppo del set tore in rapport o al le truppe a d Jspos izione, la mancanza quasi assoluta di att r ezzi d i lavo ro e di materi ~ li di raff orzamento im~ediatament c di sponibili e , infine, la presenza a brevissima d is tanza d i un nem i co vigile e
f ronto
c he col fuo co del le sue e rmi automatiche non consentiva, qu!_ s i in nessun punto, di l a vor a r e nel le ore d ì luce , lim itarono l' a ttivi t à lavora tiva . Que sto fatto no~ consentì di dare
ai
l avori dJ di fesa uno sviluppo capace di compensar e , in qual. che modo, l ' i nsufficienza numerica d<:ll e truppe e di ne utr.f!_ l izzare , con l a cr ea zione di buoni csposnldi, l o svantaggio dei sensibili in terva l li es i stenti fra i vari bl oochi di 02_ cupazione . ' lei durj e:! orni dl lotta i l Generale Pe llegrini fu 8"!!!
pre calmo e sereno . '.'on perdette ma, la te ota. Certe , n on ser.pre <egli fu i n condizioni di,see;uire e dom jnare g l i avven.imcnt i . :ht ciò va nttr ibu1 to
ease nz.:.al me!!.
te : a l la r apidità con cui gl; a vvenimenti stessi s~ r o , al le d:lstaaz e , a ll ' i:~possibHi t l.1 di r icostrt1irc e
s vol a~ ll'rtnt~
./ .
540
- ---'G"'1ccoc..c1·~l'l.\'M 11/MSH - / '11/ti1110
MarC'scia/lo d '//rilia
-3-
,1er e i collegamen ~t dis trut t i , nll' ins uf f 1cicnza del le truppe di riserva . Ji'u cosi che alcuni ordini per l' esecuzione di contra,! t acchi giun sero in r!.tnrdo, uome tnr djvc rioul tnrono l e ,g1uste di3poolzioni date por l a crenzione di una l inea d ifensi va sul s is tema col l inare u sud del clon . Va anche a suo ~eri to 1 "organi z;;o,zione e la strenua d,!_ fesa del caposoldo di Ja~od.~ yj , lhlA
vol ta a rrentato l.l nemico , il Oen errale Pe llegri ni
ha intensamente l 11vor ato ottenendo buon1 r sul tat J ne l riordi, :lamento dei s uoi reparti che , oulle attual i posizioni la:lno se!!! pre bene res i stito agl i sporadi ci a t tacchi dell'avversario ed hanno croato un buon sistema difensivo con l avori accortamente pred i opooti ed a l acremente eseguiti . I l Generale Pellegrini , durante la ba ttagl ia del Don, si è trovato di fronte ad uno attuazione di di:fficoltà eccezi~ nal ,, e d è dubbi o c he nn cho un comandante di eccezionale poss!, bil i t à o vigore - come se ne trova no poehi - avre bbe potuto o,! tenere r i sultati sosta.~zialme~te migl iori . ~gl i è i~ comple sso buon comandan te , e da buon
c oman
dante ha agi to durante l a buttogl 'ia . Ha fatt o tutto eiò che ne;: mal men·Le , onestamente , er a l ooi to aj>pettarai; si può eol o con stetore che non fu di tal misura da coCIJ)ene~re un bUancio to sfo1Vorevole .
tan
D' a ltronde , lo strument o di cui disponeva, e ot oò l a divi sione , per modesto i11quodrC1mento , spe ( ie ne i qua d1·i lnf~ r ! ori , per scarso omogenei tà d1 recl utamento e per esocre nu~ va all ' ombi ente russo cd a questa part i colnre forma di €1,19rra , n on era certo l a pi~ ada tta por c ompi to di ecce zione . I
•I •
541
DOCUMENTI
- 4-
I: ' d ' uopo infatti toner presente eh<~ l a ·:): v j s j o ne '' Sfo!:
zesca" non ooltunto ho. dovuto fa r fro!1te da sola :11 prlmo urto ,
1en so,;,tenere per ptù giorni (alle ore O del '.!3 nvevono s ,1 to il Don :>3 battagl. ion1 oov i e t :i.c 1)
già. pa.!!_
il peso dell ' attucco, a,!
f :o.ncat'.'I U,"li camente do.llP. poche r · serve d i Corpo d ' 1\rmato . T' ciò,fino al. aoprag;:iu,1cere del.le truppe messe a d , ap.2,
s iz i o ,,e dal Coam ndo d ' Arma ta ( Div i,;,io:ie "C~l erc ") di cu i i l prj_ mo blocco e•,trò i n azione sol t onto a l q uarto ic;J.orno d<1l l ' i:i izio
dell' offcns l va sovi etica . Gene r al.e d l. Ilr'eata ~'i chele VA('./'A!l<' , Co=,idante d~lla :fa.;2
te ria di vis i onale . UfficJcl.e General e professionol.me nte ben prepara to,otti_ mo conosci t ore dcll ' arnm di fa nter ia. Vive riolto fra i repart l . Corageioso , d1.si nvolto e aerono di fro ;ita al pericolo. :; • 111ol to cal mo in co111batt .! mento1 tn certi casi l o è anche troppo. Ciò
d2_
riva, essenz ial mente dal.l,; sua i,idol.e ,Ma credo anche che questo suo attegg:lamento egli lo accen tua .1e1 mome ,..1;1 d 1ffic 1l l per dJ!. re u.~ tono d ~ fiducia a eutti coloro che lo c i rcondano. ,\a,nnto !l comar.do del. s e ttor e di destra
( 5~ 0 i'tr . ) o!_
l ' in1z ìo dc·ll e battogl.ia, pred i erose e pcrsonal.men t e dire sue il cor> trettacco aullu destra che in.; zlnlmente
<>tteru,e buon i risuJ,.
t ot i . 11 di C0'1
cu i
trali zzare stra
Generale
seguire
e
cau.i
1ra.ccuro , non
doro.i no.r o
si svolsero. buoni
semprn
&1.i nv ·:en ·!men ti ,
,u
r i oul tat i
por de l
fu
questo
cond1.z1 oni
in
data
1.n
ché
co.,trui:tacco
dall:. era,,e inf . l trn2 i one ,,cr.il co cho s
r apldità o :. v~df! ne!! sul l o
de-
era ver i ficata a l
./ .
542 -----------
________c_;1_m11,,:w; l!Jasse - l'ultimo Maresciallo d 'llafia
- 5-
centro d el l o sch i era mento . Dimostrò cal ma e fcr~ez za nel d i riP,ere l ' arretramento d<;lle truppe sul centro d 'i Tschebotarewsk ij dove , per
q,uan to
g ravemente premuto dal nemic o, organ izzò i l caposa ldo che , s o! to i l suo coms ndo , resistette per pi ù g iorni a i forti attacchi
avversari . Costretto e. s g ombrare Tsc hebota r e wskij ripie gò
l c n t&
mente oppone ndosi per quan to ~l i era poss ibil e alla pressione nemiea. Dopo la bat tagl ia , il General e Vaccaro ha coSò,iuv,ato ccn appass ionato interessamento i l sno Comandante dl Divis i one nel r i ord inamen to dei repar ti e nel l a organi zzazione dell ' attua l e linea difensiva . Su que st o e f ficia le r<Bne~1le ai può avere piena
fid~
ei a .
Tenente Colonnello Gi ovanni FI ORE, Capo d i S. b!. d el l a
Di vis i one "~~forzesca". Uffic ial " mol to int e lligente , at1;i v i s s imo ,
pien o
di
'l),8,"lto
mai
s l ancio e d i mordente , uoaai capace . Per il suo Gene r a le è statQ un c ollaboratore
prei,ioso speofal rnen te n ei mome:1 ti p i ù de l icati e d iffic il i. '•' c, i p;jorni della dur i so i ma battag L i.a s~ è :p ortato petu.taL~t!n te :Jei se ·ttOI'i pi1ì minr;.cciati et oprez:mnte di
r l_ ogn i
po1'ieolo, he dato s l su o comandante dj div isione tutte l e no1:!:, zie poss ibil i
('!ti
situ,,zi oni che mut1<va no con notevole
rapid!_
tà . Volon t à ine,:wuribile, ,i )erfe tta de d lz ionc ul dover e, ca!
./.
----- 543
QOCUMENTI
_.,_ ma e serenità anche nell e eituazioni più compl!cate , valore pel_'. sonal e eul campo di battagl ia , sono fru l e caratteris tiche di ,uest •ufficial e. , , meritevole dello più amp io fiducia .
Colonnello Massimo C<l'l1'I!U , Comandante del 53° Ngeime!! to fanteria . : • un uff1c1ole encre1oo, di ott:mc qualità or ran.Lzmti ve , buo,n tempra Jl comandante . Col suo re gg_me nto ocoupava il aet tore di sinistra . A,! toc.:ceto de for ze sovcrchinntl , i suoi ba t tagl l.oni ecM.erati al fiume (ìI e III) furono cootrettl ad arretrare . Le forti infil trazi oni nemiche sopararono in due o tre bl occhi le truppe , che però conti 1uarono a butterai bene. Il Co lonnell o Contini riuscì con l a oua cnergiou azione di comando a riprendere rapidan.ente a lla mano i suoi repar ti e , successivamente , dnndo prova d1 al_'. dire personal e e di enereia di comandante , arcinava l' avanzata avveraaria e te.,eva t<;ata II rei t era ti viol,;,nt i aosal t i nemi ci. Avuto l ' ordine ài coet,tuire o dife,dero ad oltranza il caposal do di Ja~odnyj , il Colo:1nello Contini , 9cr più giorni,1\l l' anitn" dulln difesa. Contro Jagodnyj ai infrnnsoro tuttj i vl.2, le,ti a onr.;uinosi nt tacchi nemici che 3l protra3,,ero :p,1r ptù gior ni . rn compl eooo i l Col o,rnello Gon tl ni è un ooma:1dnnto Aul 1uule s., p ilò evE<rr, pienu f lduc'in in combatt lmento per il lore perso,ul e e per l a sua capaci t11.
SUQ
v~
I
•I •
544
______c=,o=-1"-~'c..''-'-'-'' '-'-'-M"-.1= r:ssF. - fu/ti mo Maresciallo d 'Italia
-7-
Colo unel l o l,'.llr i o v·Ar,,: , comand0nte
del 54° reggime!!.
to fanteria . l'.ffi c 'n l e d
buon!! preparazione, l a vorntore assiduo
ed onesto . ~i oo ccccssj va.mente onr r!;ico. Eiscrcte quali tb. c.;,:
gnnizznti ve . Col auo reggiir,c"tto occup,wa 11 settore dJ destra . rer une sovercl1 ien te presa j one ne ,1i ca,
l a S'Ua a.2.J,2_
ne di comnndo non si è dsmostrata in fa.t1.o d · coordi namento
dell' opera dei d j pendenti comandan ti d i
ba naglione s e mpre
a l l ' al te z:i.a delle esi f'.ènze del mor, ent o . /,rdi tn e VF< lorosr. è stata i nve,ce l a sua azio ne p<!rso""A l e . , • da tener presente verò che fin dal pr;mo mo,!lent o
grav i s s i me sono sta t e l e perdi t e dol 54°reggimento f&tlteria, spec i e negli uffic i a l i . E' 11 regeimento che ha perduto , per mor t i, feri ti e d i sperai, i tre comand~nti d i battap,lione e i due ufficiali super!ori a d i spos i zi one .
Una voil:tn assunto il com~ndo del settore d<ll Gene:r.!! le Vecc=o, l o. figura
del Col onnello Viale è passata in s~
coods l inea , Ha sempre però intensarnente coad i uvato il Gc:n!. rale . Dur;,nte l a rea i steHznnel caposaldo d i ? schebo tarewskij
e nel ripic~emcnto, ~l Colo '1nell o Viale
ha tenuto s empre ~
'·
sempl nre c on tegno di fro nt" nl. nemj c o : Jn compl esso , pur non opiccundo como azione di cana..1
do, lo deft·1~sco u :1 buon comm1clante di re r,r; tr.ù'1tO .
Colonnello Achill~ T"i'.''J'.LLI ,
Corr.andante
d,,11 ' "!:
tiglieria d:visional e , ;; •
U 'l
distinto e br~vo uff.i c lsl e . !ln renLzznto una
./ .
545
DOCUMENTI
- 8-
compl e t a , r apida or ganizzazi one del fuoco , dei collegamenti e dell ' oseervnzione i n modo do r t spondere a tutte le esigenze del combatt imento. Le s ue art igl ierie anche nell o glornat e più dure si e~ n o comportate i n maniera veramente bri l l ante . •• essun pe zzo è s t a t o per duto , per quant o gli arr e t ramenti del mater ial e siano stati fat t i quasi sempre a braccia per mancanza di carburante . Valoroso e degno del l a pi ù alta l ode è stato i l con t,t gno d i t utt i 61 1 uffic ial i e del le truppe del 17° r e ggimento a rtigl ier ia. Comandante di reggimento e d ì art igl ieria di v i s ional e perfettamente a posto. '.ienente Colonnel lo NiGola RA'lDACIO - S . ? . L
- Comanda!!.
t e 1/53° reggimento fant eria . Comandava i l battaglione di riserva d i vi s ional e dis l ~ oato a Jagodnyj .
J ncari ca to il 20 agosto di occupare , con parte del be.1 tagli one , la posiz i one centrale di q . 188 , 6 - q . 191, { non ri]! sci ad a ssolve r e il mandato perchè sopravanzato dal nemico sui fianehi . Ripi egò , opponendo resistenza, verso Jagodny j . I l C~ mandan t e di Divisione dice che in que i gi orni trovò questo u,! fic j a l e mol to stanco fis i camente , ma sal do à ' animo. Successivamente duran t e l a difesa de l caposal do di J~ godnyj dimostrò sereni t à e coraggio persona le. Tn compl e sso è un d i screto comanda nte di bat t agl.i,n:, in comba tt i ment o . Maggiore 1,!ario !'ALA't": OLO - S . P . E. - Comandan te II/53 ° reggimento fanteri a . Uffi cial e super i ore d1 modeste qualità.
poco
s i curo
./ .
546-
-------
-
-------= G101~1N,v1 M esst
- l'ultimo Marescialfo dJ!alia
-9-
di se e poco deciso, Ne i combat t imen ti del 21 agosto non fu sempre padr one della situazione e perdette il contatto con i reparti del suo battagl ione , per quan to bisognn riconoscere che la si tuazione era quanto mai difficil e , Al caposaldo di Jar,odnyj ai è port~to bene , Tra sferi t o a l 5~ 0 reggimento fant eria per urgent i n~ ce ssi tà. di inq_uadra ..en to di quel reggimento, !'IO!l ha dimostrato di possedere idee chiare nell' organizzazion e difensi va del suo set·t ore tanto ohe lla avut o b~aogno di va ri i nterventi di CO!ll:l!!_ di superiori .
~ · un modesto comS!'lda,te di battagl io,e che sostituire uppenn possibil e ,
conv iene
Tenen te Colonnello Augusto PRELLI - S, P. ~ . - Comand8Jl te III/53° reggi mento f anter ia,
r • uffiei>1l e che lla molta esper ienza e mol ta pratica de l l a vita de i reparti. rrelle giornate del 2('. e 21 agosto ha c ondotto oon decisione e con ogni sforzo l a resistenza delle sue truppe, ed anche quando fu costret t o a ripiegare non ve~ ne mai meno la sua az i one di comando ferma. ed anima·tr i c e , Fu pronto n sfruttare ogn:l occasione favore voJ.e per dare un tem po di a rres t o Al nemico incal zante. ::el settore di Jagodny j ha oonfer m.ato l e sue belle d2_ t i di ool dato e corr,andante per qua l i t à organJzzative e nal e impiego dei reparti,
razi.2_
" ' e t t i.mo co,~andante d i battaglj one in combattimento,
./ .
547
DOCUMtrv11
- 10 -
Maggiore Carlo CArTTO?f! - Compl emen t o - Comandante del I/54° reggimen t o fanter i a, Ufficiale ben quotato per i l complesso delle 3ue
q~
li t à .
Incaricato di effe ttuare , nella g 1ornata del 20, con il suo ba ttaglione un contrat t acc o in dir ezjone di Simowski j , o~ ganizzò l' azione con competenza e l u condus se eon sufficiente decisione . l)urante il ripiegamen to del 21 su '.i'schebotar ewski j , a.! taccato sulla fronte , sui fienehi ed a ter g~ da forz e prepond~ ranti , si difese strGnuamente . All a fine del combatti men t o il Maggiore Cantoni risultò d i sper so .
Tenen t e Colonnello Enri co SPI GHI - S. P. z . -
Comnndaa
t e 11/54° reggimen to fanteri a . Uffi1iiel e · rool t o quotato per l e sue belle qualità
e per
i l suo passato di guerra. Ne i comba tt i nenti del
2C, nel
se t t ore di Sim owski j ,
tenne duramente e rimase sul l e posizion i finchè non ebbe ordi ne di assumere con i r e &ti del suo battaelionc un ' altra
posi
z i one difensiva . ;;ella difesa del caposaldo di Tscl1ebotarewskij
al c_g_
mando del suo battagl ione si comportò valorosamente e fu fcr~ to , Ottimo coma ndante di battaglione i n combatt imento . ?e nente Col onne l lo Vittor.5o LUC '.:.J\rJ - s. :-i .:- . -
Cor:mrr
dante HI/5.t. 0 rei;t;i mento fan·ceria . Ea t enuto con il suo battagl i one il settore di Xruto~
./ .
548
G IOVANNI M ESSJi - /'11/timo
;Waresciallo d'Ita lia
- 11-
skij, forteme nte impeenato dal nomico e, pur con legr,ere
1n
f l ess i oni , ha resist ito per tutto i l ?O . Al mattino de l .'.!1 ll suo schier a.iento fu spezzat o in due e l a sun azione dj comando, per forza di oven ti , non tò esercitarsi in moùo organico . Si d imootrò assai scosso du tal i a vven i mrnti Tschebo tarewskij si r :lprese e o1 bat t è con ard imento. parve nella l otta .
ma
PQ
a
Sco!!!
Comandanti di gr.uppo .
~.P.--.
ll!agei ore Gastone PIA"'"LLfl Comnndan te I/17° rgt . ar t . Ten. Col. Gino !JJ,RD!,. - s . P . :;:. Comandante ! J/17° r gt. a rt . M!iggi ore Salvo FUSCO - :'.: . P. L •· c;omandante III/17° r[lt . a r t .
!lei combattimenti di ag!!_ sto han'to dimostri,to di possedere magnifiche dQ t i d i comandanti in co!!! batti mento dis t ine,uflndQ si per perizia tecnica,1e l ore per sona le, ascende';;° te sui r eparti, se roni tà n<1 lle si ~zi oni più cri ti che. -
! L G-1~;~n \ r,~ 1)- CCRPO 1) f .1.R:tt./..1\ C <:' t: 1 " 'O A " 'i' ,è
( Giovcmni
!-'.esse)
549
DOCUMENTI
Documento n° 22: Ordine del Giorno n° 174 del 1° novembre 1942 in occasione del cambio di comando del CSIR fra il gen . Messe ed il gen. Zingales .
COMANDO
DRL
XXXV
O RD INE
CORPO
D
O' ARMATA
EL
c.s. 1.u.)
O I ORNO
N. 174
Da oggi lascio 11 Coma ndo del xxxv Corpo d ' Armata ( csm.) oJ..l'Goccllenza il Genornlo Francesco ZI NOALts. Vi assicuro olle p r ovo un i>rofondo dolore noll ' ollontana.rmi dai valorosi del vecchio C. S . !.R , o da o,>loro oh<' , venuti dopo la du rissima owapagna invernale, lu.mno tenuto con OtiOre il loro posto noi ranghi del XXXV Coq10 d' AITJnta. In modo po r tioolaro vorrei parlare o.l cuore dei miei votornni mentre mi distacco da loro , 1nu. forse le parole olle si tAooiono cm vivono ed agitano tumul.tunndo de ntro tl:i noi sono quello c he meglio ser vono i n corte ore . Quello cbo a bbi amo fat to insieme, mi ei vo.lor osi , non 6 1iagi na ohe si s colora o si cuncolla. Hileggoto oggi, mon~re ci sc, .ariBr.Jo, l' Ordino dol Gio1'1lo del 9 maggio . In osso vi é l e. sintosi della storia dol c.s .I .H.: che 6 la vostra Storia.., Per int ende rla bisognorebbe obe t utti riet.loassoro lo vostre onno consa cra to tlU t a nto generoso tri buto di sangue o c ho attraverso i n finite dis toao vi ba portati vittorioaicbi confini doll ' Ungberin lùlc rivo dol Don . l'oi t utti , vccobi o nuovi, oorcato di l'icoatruiro tµi ultiu1i n~vcni::1onti I CJUOlli ollo proullorio il nome da " 1:.rnsuiJ Lutseh" o dellB
"Bat t aglia difonah a dol ffoll ". ::,ono le du o g1·nnde vi t tor ioso pr ove con lo 11utùi d co~c.l.ude 11 ciclo eroico del e .s. I. n. e <l ol X'GCV c or110 d • Aru:ata sot to il mio oomnndo .
550 -------
_ _ _ _ _ __ G1ow..w1 M ESSE - l'ttlrimo Maresc iallo d'Jta/ia
- 2 -
ioiei valorosi I La Patrio vi dovo molto.• Tornandovi potrete sorJpro diro con orgoglio : io ero del voecllie c .s . I . It. e del XXXV Corpo d ' Annata. In quouto a cc c i WJguro solo olle possiate sentire aOf!lpre nol vost r o cuore l ' 1m!.!cnao oc,ore coi quale vi ho vigilati, protetti o spronati nello lungo, dura o vittoriosa OtlClpU!!)lo elle tonto prestigio !li\ da to olla. Po.tria nost ra.•
.llronto Russo, 1° Novet1bro 194.2
IL Gt.l\'l'.HALt DI CO!ll'O D' All!'ATA C OU ANIIA "\: T U
( Giovanni Mosso)
551
DOCUMENTI
Documento n° 23: Comunicazione a Messe , da parte del Ministero della Guerra, della promozione a generale d' Armata ''per merito di guerra" e re lati va motivazione.
DELLA OULHRA tlabinotto Ufficio Generali
MINISTERO
N° 497
prot,
Roma·, 14 dicembre 1942 - XX All ' Eco, il Generale Giovanni UESSE Vi a Altinate , n° 35 PADOVA
OGGE1TO
Comunica zione,.
Vi comunico ohe la Corto dei Conti ba registrato i n data odierna il "egio de,oroto col quale siete promosso generale d 'Armat a per merito di guerra, con anzianità 16 novembre 1942, con tinuando a.d essere desti nato al Uonistor o della Guerra per inca richi speciali:,·. ldotivazione : ~"Comandante del corpo di spedizione italiMo i n Russia duni.nte le_ operazioni del 1941 - ' 42, con tenace e geniale azione di coma.! do, oond1ioeva vittorioso.mente le proprie truppe da.l Nistro al Donez e dal llonez al. Don, superando difficoltà di ogni genero, ivi compresa una durissima compagna invernale e mantenendo alto in ogni oh·oostanza il prestigio delle armi italiane "":• Siete autorizzato a fregiar vi del distintivo di cui alla circ. 82 del G. ~' . 1918 . La pubblica zione sul B.U. del provvedimento anzid1>tto avverrà nella prossima dispensa. I L SOTI'OSEGru:TARIO DI S'l'ATO
F/ to scuero
552
_ __ _ _ __ _ GIOVA:\'IW MESSE - l'ultimo Maresciallo dJtalict
Documento n° 24: Disposizioni del C.S. Stato Maggiore Generale in merito allo sciogl imento di alcuni Comandi ed enti, alle nuove dipendenze derivanti e ad altri problemi ordinativi. e o
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C:Jlli.liD) SUPR&'.0 St ato Ma,,;t .Africa
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11,30 gennai , 1943
AL
SUPERESEIC I T:) SUPER!GARINA
SUPERAEREO SUP:?.RLIBIA s• ARMATA CORAZ ZATA EccMESS8 ~ , P"r conoece,,za
Ecc . DE STEFANI S C::lLETUN N;055 Op. A. Seguit o 01/0P.A/ data 25 g~r.raio . A partire dalle ore zero del g i orno 5 f ebbrai o p . v.10)-superlibia cessa dal pr oprio !urz i or.amen t o et vi ene sciolt a. A, C.I, T. assume denominazione 1·Armata a t dlret t e dipendenze Comando Supremo . Limit ~ operat ivo tra 1· e 5• Arniata: J4 ° paral l elo;pa rtico lari ve rranno conco r dati tra due Comandi 1rt ~ressat i . 2 ° )-Mari li bia
vi ene sciolta. I l comandante mili t are ma rittimo 1 t ali ario i r Tunis ia co r. la denominaz i one di N.ari Africa assume il comardo e d i compiti della h!arina in tutto i l t e rrit ori o della 1· e 5• Armata,sec ondo le i s truz i oni contenute "el togl i o 40049 del 14 gennai o c,a , di quest o comando.
3 °}-Null a di va ria t o per quant o rigua rda la dipendenza delle f orze ae r ee t edesc be et italiane rispetto agli a ttuali rapporti dl e ee e con l' A. C.I,T. Lo s t eeeo vale pe r le forze dell'arma ae r ea ne l t errit o ri o della , · Anaata.-
40)-I l coaando 5• Araa t a assicurerà fino a nuoY.o ordine il rifornimen to delle due Armate ric orrerdo alla I nt endenag t edesca i n Tun isia, Conc or rerà col Comando ,- Armata pe r suddivisione r e t rovie et elimin&rà divergenza c on l'inserimen to di un co111an da nte delle retrovie,il qual e per l 'espl etamento di ~ue sti compiti dipenderà di re t t ament ~ da C0mando Supreao . 5°)-1a intendenz" Tun i sia e la I!'te.nde,-.za Libi a eoM sciolte, Al b r ~ posto vi en e istitu ita una Irte r derza Africa c on due delega z i oni, una per la 1· ed una pe r la 5- ArmAta . Coaando retrovi e e t I ntendenza avranno eleme nti a i eti: itali a~ i e gel'lllan i c i.60)-Superesercito,Superaa rina , Superaereo ~•ar> e rarno i conseguenti ordl. ni di coapeter.za.
1,-
Le nec ess arie disposi z i oni per i reparti t eà•schi saran no eaa~a t e dal l o O, B.S, Ugo CAVALLERO
553
DOCUMENTI
Documento n° 25: Notifica del Capo di Stato Maggiore Generale a Messe circa la sua assunzione del comando della neo-costitu ita l a Armata in Tunisia subentrando al Maresciallo Rommel.
,1,\ ~ MANDO=S~PTtE!lO
P.J.i .21,li 30 gennaio 1943
N.059/0p.A.di prot. Eccellenza Generale d'Armata gr.uff~ Giovanni MESSE
OGGETTO: Assunzione del Com~ndo della 1A Armata .
Come da accluso fonogramma dalle ore O del 5 febbraio p.v. assumerete dal llaresciallo nommel il comando dell'Armata corazz.!!, ta italo-tedesca che avrà la nuova denominazione di 1A Armata. Le direttive per la Vostra azione di comando contenute nei telegrammi di questo comando n.014/A e 026/A in data 26 e 28 gennaio u.s. - che troverete sul posto - vi sono state già comunicate.
IL CAPO DI S.M.GENERALE (Ma.rese.d'Italia Ugo Cavallero)
Al.legat o n . 2 al f o0 lio n . 159/0p. de~i ' ~/2/~4J- XX!l/\
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75/27 - OG (5 ) , ~0/53 a.ato (3) , 75/46 (4 oon c~o,~,111 p;,r 0011trc.lo Oonr,,e
75/50 s .K. (6) , 75/18 eomovont1 ( 2) , 65/17 (20) oo~o~nt1 por monto rop'll'ti I
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O:)%'r.f.
oomonùo da 75/i8 1
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4 graduo.tori por c:lxmcma da 75/50f oontml.o _Oeillma o01l!!)lo t a f
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3 otorootoloinetri o. sz-wdo bai,, (
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3 o 4) .-
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2 gruppi
149/4-0 o 149/35 con aospon'liono olns ti03 ca.ntone I
- 4 gruppi 105/ 28f
- 4 eruppi 75/32 ,-
cO!::;.)leta-
557
DOCUMENTI
Documento n° 27: Quadro di battaglia della ia Armata italiana e del1'8" Armata inglese al la data del 15 marzo 1943.
369
Quadro di bauagHa della ]• armat:t ì1aliana a lla data del 1; marzo 1943
Comanda tHe: gen. G iovanni Messe capo di S.M. italiano: gen . Giu seppe MancìoelH C;l;PO di S.M. tedesco: g en . frit z Bayeriein
XX corpo d ·,um,H• (gen. Taddeo Orlando) con: D .f. Giovani Fascis1i (gen. Nino Sozzani) su :
8::> bersaglieri su tre battaijliOn i rgc. Giovani .Fascisti sn quattro battaglioni 136° artiglJel'ia $ U cinque gruppi )(XV hauaglionc misLo genio
u nità in rinforzo, Ha cu i: IX battaglion<= ti uto.nomo d ue b atrng1iol'li rn itraglieri tre
gruppi da 75/Z7
XLVU! gru ppo e.a. da 75i46. D.f. Tries1e(gen . Francesco La Fe rla) s u : 6 5° fan teria su t re b~ntaglioni 66° fan te ria su t re battagJiom 2 1° artiglieria su cinque gruppi LII batuglione misto genio unità i n rin forzo , tnl cui :
Cli g nippo da 77/28. 90• D.f. legge,·a (gen. Theodor von Sponeck) su: 155° Grcnadier.e S\J d ue battaglio n i 200\'I Panzergrcnadien1 su due bauaglioni 361° /'anzergre n adiere su due bactaglioni 190° artiglieria su ue g ruppj u n b attaglione p ion ie ri u n b a u:aglione collegamenti u nità in rinfo rio, t ra cu i: ITI/47° Panzergrenadiere Tru ppe d i corpo ci'arrmHa;
16° raggr . ari. di corpo d'armata XXIV battag lione mis10 gen io IV autogruppo
558- - - - - --
-------" G=JOVANNI McSSE - { '11/timo Muresciallo d'Italia
~70
XXI corpo d'arm;1w (gcn. Paolo Bernrdi) con: D.f. Spezia (gen. Gavino Piiz.olato) su:
125° fanceri~ su tre baaaghom J 26(l fonteri!l su tre b:-11t.aglio11i 80<> :H[igJieri:'t SU CÌ!)Qùe gro ppi
XXXIX batrnglione esplor:.lnte I.XXX l>anaghoue e.e. I.XXX btitwgUoni:: mi~to genio \IOità in rinforzo, tw cui·
battaglione Tobruk VJ ba ttaglionc CC.NN. d ue gruppi da 77128 un gruppo e.a. D.i. J'is10ia (gen . Giuseppe Falugi) su : 35° fanteria su tre battaglioni 36° fanteria su tre batt~gHoni 3° artiglieria su quattro gruppj I.I battaglione misto genio unità in rin forzo. tra cui: CCCI. hattagliOne mitraglieri XXXl baHaglione guastatori CCCXXXl l gruppo da 75/27 CCCXXXV gruppo da 149/12
164• D.L leggera (gen. Kun von Uehenstein) .su: 220° Grenadiere su d ue battaglioni 382:) Gnmadiet·e su due battaglioni 433° Panrergrenadicrc su d ue battaglioni reparti minori Truppe d i COt"()O d'armata·
24° raggr. an. di corpo <l'armata >,.,'XVII banaglione misto genio LXV hanaglione collegamcnli flI autog(uppo CCI.XXXV gruppo da 149/ 12
Grandi uniLà dipendenti daH'armala: O.cor. Centauro (gen. Cado Calvi d i Be,·golo) su : 5° bersaglieri su due battagHoni 31° ca!'fisti su un battaglione 131.c. a rt iglieria su tre gruppi XX...XI bauaglion<.: mis10 genio un batcag lione e.e.
559
DOCUMENTI
371
ur\ità in rinforzo. fr a cui:
132° rcggirnenro e.e. su i re banaglioni XVHl b :i11.aglione carablnieti 1 gwppo Lodi su ~wtohlindo quattro gruppi <.hl ca; mpagna uo grnppo smv. d :1 7S/18 RaggruppamcrHO Sahari:rno (g~n. Albc:1·10 M :1 1rne 1i n i):
350° fanlCria s u d ue baua i,;liCJni
290° artiglie ria su sei gruppi LV bau ;:igtio ne Savona XVI e CXVI hauaglioni Pistoia \In b au::iglio ne Guardi~t aHa fronticrn u n b:Htaglione mi~10 genio gr .sqd . Nov&1ra
sette compagn ie $ah:i.rtanc 1s• Panzergrenadiere (gcn. \Villihald Borowietz) su: 115° Panzersrenadfere :;o tre ln naglioni
8° Panzer ,51.l d ue bauaglio ni 33° artigUerja su tre gruppi re J)arti v:1.ri
alte dipende nze d 'impkgo: 2138° Pan.zerg renadicrc Afrika battaglio n e luftwaf!cnjrJger
Ufllt:l
19' D. fla k (g,m. Gothard franz) su: 102° ;lrtiglietia e.a . su q \lan ro gruppi \35° :Htig lieria e.a. s1.1 tre g ruppi T tuppe d 'armata: B0 raggr.art. u•annata su tre gruppi 2° raggr. art. e.a. su tre g ruppi 37° rngg:r.:1n .c.a. su ci11que gl'uppi 39<' r aggr.:.ir1.c.a . su d oe gi'u ppi
506 r:'3ggr.a n.c.:i. l>l' d ue gruppi 34<> taggr.art.COSI~ (settore Sf~ x) 2BOc raggr.~u l.G.a.f. (setton"! Gabè s) 7° raggr .genio 2° raggr. s peci:1.te gemo Hl gr. amobli ndo ftfonfe rrato ITJ gr. autobli ndo Nizza 3° gruppo esplor:\n !e tedesco 33° g ru ppo esplo!':.1nte ledesco XXV b~Ht~1g.lio ne m it r~1g l ied
CCl.X:Xf b anaglionc m if! ag lieri
560 - - - - - - -
- - - - - - - 'G""' ' 1-" ovANN1 MESSE -
384
Quadro d i bMt•glia d e ll'S• armai.a b ritannica alla darn del 18 marzo 1943
Com~ ndantc: gen. Bernard L. Montgomery ca po di S.M.: gen . Francis d e Guing:in<.I
10° corpo d'armata (gen . Brian G . Horrocks) con:
I' O.cor. (gcn. Raymond llrJggs) su: 2' B.co,. (gen. A. F. Fisher) 7' B.mo!. (gen. T.J .D. Dosville) t 2b lancieri su autohlindo
2°, 4° e 11° artiglieria a cavallo 76° artiglieria coturoct1rri
42° àrliglieria contraerei reparti minori 7' D .cor. (gcn. G.w. Erskine) su, 22' B.cor. (gen. W. K.N. Hinde) 131' B.mot. (gen . I..G. Wis1Jer) 201 ' 13.C,ttmls (gen. ).A. Gascoigne) 11° ussari ::;u au,oblindo 3° e 5° artiglieria a cavatlo l 46'> ::trtiglìeria da tampagna
21° e 65° artiglieria comrocmri
15° artigJieria contraereì repa1·ti m ino ri Truppe di corpo d'armata 30° corpo d'armata. (gen. 01ivcr Leese) coo: 50· O.f. (gcn . J.S. Nichols) S\J: 69• B.f. (gen . E.C. Cooke-Collis) 151' B.f. (gen. D.~I.W. Be;ik) 50° Roya l Tank Regimem 65°, 74° e 125° arciglieria ù~1 campagm1 102° artiglieria conLrocatl'i 25° an igliedg contraerei reparti minol'i
5P D.f. (gen . D011glas Wi rnberlcy) su: 152' B.f. (gen. G. Murray) 153' B.f. (geo. D.A.H . Grnham) 154• B.f. (gen. J.E. S1irling)
l'ultimo Maresciallo d 'Italia
561
QOCUMENTI
\.I. iMlTAGLIA DI MAlll:TH
126°, I 2 7° e 128° artigHcrfa da campagna 61° al'tiglieria controcarti 40° artiglieria contraerei 51Q reggimento esplorante
reparti m ino ri 4• D.f. ind i 3n• (gen. fr;tnci> S. Tuker) s u, 5• B.f. in diana 7à B.f. im.liM'la 1°, 11 ° e 32° a.ctigHeda da camp:1gna 149° arUgHeria controcarri
57° :'.l rt ig lieria contraerei reparti minori
Tru ppe d i corpo d'armata Col·po neozelandt:se (gen. Bernard freybcrg) co n: 2• D.f. neozelandese (gen. Bernard freyberg) su: 5' 13.f. (gen. H. Kippenberger) 6• B.f. (:geo. W. Ccn1ry) 4°, 5° e 6° a rtiglieria da campagna 7° artigliel'ia contro carri 14° artiglicri3 conuaerei 2° <:~iv.illeria ~u carri leggeri reparti minori
8' B.cor. (gen . C.8 .C. Harvey) Colonna J, (gen. Ledere) l ° King ·s Dragoo11 Guards su m.itobiindo li 1° ;1rtiglietia da campagna 64° artig1ie ria pesante campak 57° ~rtigliel'1a conlrocarri
Tru ppe d'annata
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562 Documento n° 28 : Lettera di Messe al Duce per trasmettere la relazione sull a battaglia degli Chotts e sull'inizio de l ripiegamento sulla linea di Enfidaville.
l'osta ::.:ili tare II - IO aprile XXI
DUCE,
ci permetto d'inviarvi, a seguito della precedebte sulla baU:al1a
del Mareth,-El Ha.mma, la relazione eulla b.lttu.glia degli Chott e e oull 'inizio del diffi cile ri}iegamento sulla linea di Enfidaville, Nella relazione e• detto con perfetta onesti,.' dell'-nd..inento della
sanguinosa e violenta lotta sostenuta e delle gravissime circostanze ne lle quali e• avvenuto lo sganci..mento delle Gr..ndi Unita' dalla linea degli Chotte ed 11 loro arretr;L~ento . Le noetre perdite sono state ~olto forti in vtrtv. • soprattutto
della auperiorita• nemica in f-tto di mezzi corazzati, di artiglieria e,in modo particolare , del l 1 aviazi one che ha ne ttamente e senza contrasto dominato, .Poo~o pero• ripetervi che &ncora una volta ufficiali e truppe si sono battutt1 con accanimento onorando col loro sacrificio l e »...ndi er e dello .Patria, Vi porgo i l mio deferente ossequio.,
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DOCU,14ENTI
Documento n° 29: Relazione su lla battaglia degli Chotts (5-6 aprile 1943) .
C'.J:.L,ì: DO I "' AR~.',A ;'A
LA Bl,:T,\ GLIA v::: GLI 8HOTTS
(5 - 6 Aprile 1943~x.u)
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1) - La battaglia di !!areth - ::l fla.mma, del 1? - 31 marzo , pur costituendo un autentico i ru1<1e&bl.lc successo delle nostre armi, per l ' impegno ateaso oon cui l e nostre truppe s ' erano lanci ate nella lotta aen2a mentali riserve di saor l.!icio , e1'a oootai:a perdite dolorose: 16 ba,taglioni, 3 1 batterie per due t erzi italian,. ~ · anche noto che a deterlllinare tale cifra aTeTa conc oaso , in parte, la gravlsoima def.ci erua di autouezzi p~r il tra-
sporto della truppe dal settore di ~l H.alll!cia , dove s ' erano perdute anche la suddette batterie , mentre sulla linea di .:areth non era a~ato lasciato~, un pro ~etto
11.S
un oannone . Sl o.gglunga ohe ?Je l cor s o della battaglia o im-
mediatamente dopo il l'aggiun,;iwer.to della linea degli Chott s 11 Coaando Gruppo Armate , per parare agl! svi luppi degli at t acchi nem1oi sul tronte ovest ed in pax·ticolare a l l.o sella di El Ouctter, aveva so t:liratto , oltre la 21• divisione coraazata, 3 battaglioni ed 8 batterie. Così, al 31 aiarzo lo forae organiche dell ' Armata registravano una diminuia ione di efficienza oomplessiva pari a 19 battaglioni e 39 batterie: TilOto graTe i.Il rehzione ai nostri ocarsi effettivi e ch' era iI'lJ)ossibile oolmcre pri me. del nuovo attacco nemico che ai andava ielineando molto prossimo. Le poelzioni della l inea dogli Chot,e , per mancanza di materiali di rafforzamento , di mine, di mano d ' opera, di attrezzat,;.re1 ~ di tempo , avevano raggiunto un grado di approntamento non tanto modeeto q~..r,~o addirittura ineuffio iente: nel q_uaaro de ~ l..liwor i U.'l paragone con :te. lint a d i ::areth non é neppure fatti bile: alle 150. coo mine colà impi og,~te f acevano risc ontro le 8 . 000 dolla linea deeli Chotte , dove, inol.-re , a o.lo qualche
l ' &-
siepe d i tuo sptnoto prottg.geva H:ti,sti tratti de i oettcxl, incaricati di dif1m<1ere ,. pochi trat . i di t'oeeo cor trocarti , sffre 'tte.t,,,u:nte soe.-
da
va t l . Questo i r,adogu.ato sviluppo del lavori , m., nne da w1 le.to :111 riperouot eya nel')ltivamente su ~tto 11 co~plesao della siste=zi one di!en eiva, inoidove. , dall ' altro , a nche sullo schicx·a nento delle truppe! tratti di linea , ohe in base a lav ori di raftorz!'i.::ento c ompleti , avrebbero potuto essere aolamen te eorve glù-ti , assorta vano, invece , tru;:,pe ed armi per una oocupas1o-
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DOCUMENTI
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ne più cons i stente che desse almeno un minimo di tempo per l o sviluppo dei c ontrattacchi . \Jna lacuna delle più gravi, assolutt•.mente incolmabile, s i .:.veva nel1 ' ambito dei collegamepti: 1 ' Armuta 1:on solo non ha mezzi di collegamento
idonei per la guerra di i~ovimento , ma neppure qu,u:ti t ativamente e qualitativamente sut'tlcienti per quella di po s izi one.
A
Xa.reth questa deficien-
za s ' era !att a sentire meno, in qui.n to era stY.to possibile ripristinare oon pooh1 la.vori l ' estesa rete perllll.lr. ente francese; sugli Chotte scarsa era la rete preesistente e più scarsi erano i mezz i per i riatta:nenti che il bombardamento aereo e quello dell ' artiglieria nemica avi.-ebbero reso indispensabili: l ' azione di comando fino ai minori reparti (dalle fronti necessariamente molto e stese} né r i sultava intral ,! iata da mi lle difficoltà; particol armente arduo risultava l ' illlpi ego manovrato dell ' artigl ieria che a !:areth era stato perfetto . Se a tutte que3te lll!\.nchevolezze di carattere or ganico - ta ttico si aggiungono quelle particolarmen te gravi di carattere J.ogistico (de!icien:a:a sel!lpre più marcata di dotazioni, d:l munizioni, di autocarri che si oonsuma~o senza reintegri}, se si aggiunge che la nos t ra aviazione sempre più rare.mente si mostra nei oieli della Tunisia, devesi ammettere ohe la , ~ A1:tnata s ' andava avviando alla battagl ia degli Chotts iL una s i tuaz ione material e oltremodo pesar,.te. ;,,. le truppe ; oUi tali deficienze non potevano sfuggire perché ogni defi cienza é per esse un aumen~o di sofferenze, si apprest avano a battersi oon fredda determinazione e con os t inata tenacia .
2 } - Alle truppe nemiche entrate in coinba tti.munto , l a battagli a .J.arath ,:;i n amma é -
per loro ste ssa confessione - costata molto più ohe a noi .
Ma poiché il rapporto di i'orae tra l '
s·
Annata e la nostra non é neppure
fat tibi l e (al 5 aprile contro 450 carri ingJ.esi noi poo·stamo contr apporne a ppuna 1G} il nelllic o non ha ragione d i indugi per ult~r fori potenzi amenti . Ese o dispone di alcune divisioni ( in particola.re prim.1 e setti ma oorasz ate) ohe hanno aolo sfiorata la precedente battaglia: g l i baster à il tempo
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G'1011AN.V1
Messe - I ·ultimo Maresciallo d'Italia
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3 appena ueceé<;ario a r i prendere l e !orze ella mano, a predi sporre gli oe. vatori per l ' impiego d ' artiglieria , ad eseguire 1 necessari sondagi alle n.:.s~r;, linee , per pote r co,,cer,trare l o 1.,fcr2 0 n e l set t ore che r i tex-rà più delicato, quP.ll o fra le testata dell ' Akarit e l a s~rada Gabés - Ga!sa. Analoga valutaz ionf:, per parte nostra, ha :fatto peraona1mente il comandante del l ' Arma;;a , 11 quale, non pago dtaver dos ato i n relazione a tale delicateaza l o schieramento dell& di visioni, ancora a lla v igilia della ba ttaglia,aoc osta a tal e settore tune le magre riserve disponibili: J6i 0 reggimento gerrnanioo(su 2 battaglioni) al li ti te di settore fra "Pistoia" e " Sp11,-ia",
200° regg;t~ento gerlll!l.nico (su 2 ba,taglioni) al limit e di s ettore f ra •spezi a"e " 'l'rieate" , mentre é gi à stato d1 spoato lo spotl t u.11en1:o della 15
4
di-
visione cora zzata ger,se.nice. (rimaa ta con 16 carri) verso 1,.. zona del Garaet Fatnastla a ·t<l.tgc ed in .-nez:.r;o alla su:ldc tte riservo; nonché que llo della 164
4
di vi si one ger1r;;..nice. , da un e<Htore di mir, ox·e impo.;:-tan,.a v,,1·so que l lo ùella
"t;;pezia 0 che ~ l. ri t:iene fonda.te~ntal c. L ' attacco nemi co e • .iniz ia c i rcb l i! ore 23 del 5 corrente con "\Uia imponc:r, te preparazione d ' arti ;:;heria eaegui te. da o1 tre 500 bocohé da fuoco molto mobili , p,,r la ,~aui.or parte medi cali.:.ri da 114 " da 152, che il neu:1c o, grazie alla loro mobili t è , ha a ccostato a l fronte all ' ult'lmo momento mantenend-Jne , p erò, l o ochiex·ut1ento fu,J ri dell a offesa delle nostre artiglierie , notoriament~ t ornite di gittata minore e sce.rs::lmente munizi onate . D!. colpo la :iAF eotende 1 ' azionn di fuoco i n profor;di tà aquisendo e mant enendo l' assolut,i pa dronanze. d e: l cielo per tutto il corso della battagl ia, Appoggiate da questo apocalitti co uragano d i ferr o e di fuoco le fanteri britannich,;. muovono a ll ' a"tte.cco dell ' intei·o settore su.perando di slanci o con gl.L e lementi. a vanzati il :fosso contr , carri fra l a testata de ll' Akari t ed il Gebel Roumana, ir.filtrandoai in d:i.re<iòione del Gebe l 01 l;.eida e del Re.ss e z Zouai; genieri à ' a. llal to nemi ci ver.gor.o su bi t o 1<utopo1·tati f in presso i t.-r,tti · di fosso cor trocarri che t en tano rapiùumente di colmare per dar paseaggio a.lle bri.,,u.te coruz za;je gi à a vvi ...t e sulle direttrici prescc l -
t ~. La r ee.zion,e delle nostre t ruppe in p o:., to é illlmedi ata men tre
i comandi
pi ù e.r r e trc,ti 0 r iv.esti as zolu"tament e pri vi di oolleg,u;ienti , fati cano (a mez zo uffi c iali i nvia ti nelle var ie direzioni ) a fo rme.rai un quadro esatto del-
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DOCUMEÀ~'T~1________
4 l a si tuaiiione contingente. TuttaYia man mano che l I ruione nemifa procede e s 1intensi:Mca, risulta 0!1-aro che il nemico, a pr eazo di per·dite costose ( né fanno fede le sue c 01011n.i.cazionl r . T. .) é r ! uac '. to a gun-dag11ar t erreno e ad occupe.re la G.· 275 del !,ase
eii
Zouai, a· porri; piede sul Gebel cl !!eida .a
a costi t u ire una sacca pericolosa sul !ror,,e della d ~vi si one "Tr 1e3te" fra Cebel Roumana e tes t ata dell ' Akarit. Viene die:,>oeto per 1 1 i mpie go delle rie erye d ' armata là dove il nemlco
ha fatto maggiJri progressi: il 361° regBimento germanico, in unione ad a-11 · quote della divisione " Pistoia" , riconquistt, di slancio la q. 275 e ridà consistenza a tut ta la nostra al.atemszione d1fensi Ta fino al !.laida; il 200° r eggimento germer1ico con l a 15 • d.!.vio1one corazzata rigetta ol tre i l !oeso cont rocarri le tanterie bem.iche tra P.oumana e testata del l ' Akarit distruggendo in pari t empo tutti i carri nemicl ohe gli ingle~i s ono riue;c i t1 a far passare a prezzo di sangue. E ' evidente che 11 nemi co i n questo momento attraversa una crisi: lo si rileva da una oor.ru.nt,iazione del comandante le. 51• divisione di fanteria inglese , ohe, portatosi sulle pr ime linee , ohiede • una revisione di piani prima che tutto vol ga a l le malora•. l.ra il co1!le.ndo d ' Armata non ha più forze da lanci ere nella 'battaglia quantunque abbia già audacemen-te ordina to lo sgombero di tutto un settore non impegnato per r icupur a r,i i resti della 164• div:i.sio11e ge1·manica , ridot ;a a l le proporzioni dl. 3 'battagglioni con 3 (le ggasi tre) pe zzi di a.rtiglioria. Nel tardo pomeriggio il nemico rinnova i suoi attacchi concent rando l o afor zo n s l setto.re della
11
:;pezia" fra Gebel Roumana e Gebel ol .ilei da; i
n ostri rep,n·ti lotti.mo d:i.sp~ratamente oontro 1 6 br.igate mot orizsoate nemiche che ricevouo l ' i,.ppoggio dei pri:ni nuclei di carri e quel lo dì t•.tt·,, e le arti gll.e.cie nemiche, mentre i n.o!.ltz·i pezz, stanno eaaurend~ pauros ..mente l e ult t1ne mur~izioni .
A sera , dopo che son g~u.nti a ll ' Arm.~ ta una quaran\:lna di carri della 21 A
.i~vision..: .::ort\Zzata , meeo·i a dispooi21one dal CoJ!lS!ldO Gruppo Armate, l a
s i ·tuo.:..t cne sul,a fror,te , la seguente . I l 2 1o corpo d ' armat,'l é in sal do possesso di tutte le sue posizioni. : 1 20° oorpo d ' armata mantiene intatte l e posi zioni del le d.< v .i.sioni 90• tedesoa e Giovani Fascisti (1alla quale sono stati però so tt:ratti due rottaglioni }, ha riprlstinato ,per intiero le posi-
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5 sloni della dl Tis ione · ~riaate•, dove la l otta 4 atata duriealma ad 4 c ostata J •,..;be
.Lt
purt:. par iL te i;rnTi I non ha !'·)tuto ripr ,stiMu·u ! l tronte della
"Spe zia" fra q, 6 1 a nord ovea t del Gobel RoWJia:na e la q,1 52 a n ord dal Gebel el l'.e!da dove un tentativo J'. cor::aa ~ti,.coo , a:rt,,ttuùto oon 1 carri delle. 21A din s1on6 a opra monz ionata , per man~ansa di f ant erie ohe nf oonsolidaesero il suo cas s o , non bll ragglun io lo scopo , La "3pui1a" dopo ore ed ore di l ot-
ta é praticamen1:e annientatas emi nuclei tengon o w1cora quà e là oou tli · apera-ta tonacia , I l nemico 1n una gi orru,. ta oaitpale, che ha messo a dura prova le sue trup pe migll orl , ha regi.strat o un liml\ato suocea:;o tattico oho Vi sto nelle aue proporzioni reali c ons ta di un& penetrazione di circa 2 km , aopr~ un fronte di 3 , ?,'.a , per l e precarie conh:t1on1 dell ' Armata 1n ogni o.. mpo, per 11 gra-
Taro come
wia
cappa di pi otlbo , dell" aituazione str,;.tegloe oou,ples81va {i l
ntmioo 1·innova otto.echi il, oe;ni settore della Tunisia) , per la me.ncans a di r isene di que.lche coc.sistenaa , per l ' esaur imento quasi oompleto delle !IIW'.l1s ioni , a;aeeime prcoeo le artigli erie t ede sche, il Comando Gruppo Armato deo ide 11 1·ipiegamonto dallo po1.u z ion1 degli Cheti.e all a llnea del.J.a Skirra -
Sebks di en 1: oual - Gebel , Xale dec isione , che r.eulta eeaer e s tata preea dal Comndo Gruppo Aree.te t ino dal ~.attino , viene co=1cata al Comando di Armata ooltanto alle ore 20 ingenerando eraVi di ffi coltà per la oomunioQaione degli ordini rulat1v~ ni reparti impegna ti e per il tempeetivo aTVie.mento degli au~omea zi opooialme~te al se1:tor e occidentale più lontano dalle vie di comunicsz icne. Queato i l bilancio dell a battaglia nella quul e s e n,.oetre truppe hanno profuso tesori di energia e d~ valore lanc~andosi nello,. l o·l;ta sena& tsn~enna.c:enti e senza 1ieerve montali coel oome era s~a t o ordinato : n é t anno t ede le cowr,icaz1-oni rad1o ne ml che interoo tta te, dalle quali al "'l?Pl'ende ohe nu' itollane e tedtsohe tagli ate fuori, forse rimaste ' ole i di forze pr1.~e dell' ord1ne di ri p~esam~nto , ei ".>attevano con acoan lMen to ...noora alla aera del 7 c orrente su qu1tlle pos i doni eh ' erano eta;;e at:Ci date alla 101 o diteaa •
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DOCUMENTI
Documento n° 30: Fonogramma di Messe al C.S. notificante il valoroso comportamento della Divisione Centauro e del suo comandante gen . Calvi di Bergolo.
- Ufficio o:;:icrazic.1!:L -
P . ':. 11 li ~o AJWile 1943 Jr·' I
'P . A . 1?. A. - 01FJA.TO - VI A~
:.u,,r.ro
27e2/0P{ . ) Segnalo valoroso co!llportamento divisior:e "C"en~auro " che in dodici g i orni continui et aspri comba Lti,,,enti sòtto
gui da e t ~os :.·an·te osen~pio f;enerale C!al vi ha bet r1a t o l)rOva slanc io et t enacia ri~o11osc i L1ta pure da. alleati
che habent e:-;presso incondi z. ion2.ta amr.iirtizione })er co~ == mandante e t truppe( . )
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G'1u1ì1,\'.W A/1,ssi; - / '11/li1110 Maresciallo d'Italia - - - -- ------
Documento n° 3 1: Scambi di messaggi fra il comandante de lla Divisione Trieste e Messe in merito alla consegna della bandiera italiana e tedesca al presidio di Takrouna.
':OJT,.
CC!·;c-:r;o JZ!..! ,\ 101 "' DIVI3IC!"'R r.~o'?0:1IZ.".:~~A
11
'!'-r:.~TE "
Ai:;e;rcd i sc i e vincerai st~t o r·i:- .io!'e
n° 1203 /0P ai 1,:·ot .
Z. 0 . li 11'. april o 19,.} X-XI
l' E S S E
G"I · O V ' A N· I~ I
------------... ...... .......... _
A A .... , _ A A
:;uesto matt irw in nome d~llo Pat::-ia e Vost::-o ,olla p:·esen, za di u~a rapprcsen~an?..n in ar.ni del presidio di Takrou..~a , ho conse;;:uito le bandi ere italiana e tedesca al comandanta del caposoldo , che ha preso impe.gno c ~e esse verranno d i feoe fino a l l ' ult i mo· uomo ,come da Vostl:a consegna .-
IL 3.ZITT:R~L:: COl'.,\t/::l.~NTC::
F/to : F . La Ferla A
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Copio FONO'.,R.>.)'1,A
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AT on:E!iAT,J:; T,A I'3!U,A •
?ARTEKZA COlil/ TE DIV . TRIESTE
438/segreto/./Ho ricevuto l a comunicazione con la quale mi ir.fornatc del~a consegna delle bandiere italiana e tedeoca al caposaldo di Takrmuna/ . /Dite a i soldati destinati a di fenderlo che ~ ono cer·to obr. osserveranno la conGci;na che ho :oro dato/ : /difendere :akrouno f ino al'o cs;;remo/IJ
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DOCUMENTI
Documento 11° 32: Relazione compilata dal gen. Messe sulla battaglia di Mareth e sulla manovra da Mareth all'Akm-it (16-31 marzo 1943).
LA l3ATTAGLIA DI MA RETH E LA MANOVRA DA MJ\RET H ALL'AKARIT
16-31 marzo 1943 CNnando 1' A rmata - Stato Maggio re -
Z.0., 5 aprile 1943
N. 338/ 2205 di p rot Segreto
Og~e tto: Re laz.ione. Al Comando Supre m o - a n1ev:o t1ffici~lie T ras 111t'lLO u na reln i nne complessi va sull;:i batwglia d i Mareth e sul ri piega me mo d all a linea cli Mare th a q uella dell' Ak arit. Copi a è stata i nvi;irn al S.l.E. che ne aveva fatta richiesta. fl
Generale d 'Armata Comandante G. MESSE
TESTO DELLA RELAZIONE
1° - La notte su I 17 m arzo , dopo la prepar:izione d i artig l it'ria che pe r violenza , durata, n u mero cli batterie e munizio ni, trova riscontro .~ol t:1 nto nella battaglia di El Abmein dello scorso o ttobre , i d ue terzi dell'8' annata bri ta n nica ini zi:1 n o l'atta cco ;i l] a lin ea d i Mare th . Con1e111pnra neame nte, t1n t erzo d elle fo rze nemiche. per le poco agevol i vie d el deserto, punta minaccioso all'aggirarnent<> della nostra de.str:1. oltre il massiccio gebelico dì Maunata, p rotet to cl.i u n so ttil e ve lo d i~teso fra Melab e Tebag,1. Dopo sei giorn i di loua accan ita nel settore cost iero, il n em ico non h,1conseguito che successi modesti, i n proporzio ne dei mezzi impiegati e d t'I prezzo di s.ingue pagato: la l' armala, che finora ha reagito es senzia lm en1e co n continui, pronti, fulmin ei contrassalti d i reparti in posto e con la 111;,novr~t di f uoco d elle sue an iglierie, pone ora, per !:i p ri 11rn ·,;olta , il q uadro d ell a b attaglia sul pia no cl i un contra ttacco cli grande uni tfi. La 15' divisione co razzata germanica (ridotta pera ltro. pe r i preceden ti co mbaHin1en tì in altri se ttori tunisin i , alle pro-· po r7.ioni cli un terzo d e i suo i effetti vi) i n u ni one ad a lt re forze ìtalocecl csche clc ll:1 linea di Mareth , ne i g io rni 22 e 23 marzo recide alla base i l s:1li t'n te nemico incuneatosi fra le nostre linee.
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GIOVANNI tv!FSSE -
l'ultimo Maresciallo d'[/a/ia
. .(-.i,1
Questo co ntrattacco di stile stro nca ogni ve lleità brita nnica sulla li nea d i Mareth. L'8' armata, che indubbiamente ha sottovalutato la capacità reattiva delle nos tre truppe (sono i prigio nieri che lo affermano) e le possibilità di res isten7.a cieli.a linea stessa, non rinunzia alla lo tta: sposra la massa de i propri effettivi a rinforzo de lle un ilà già in marc ia contro il nostro settore sud-occidentale, trasfo rmando in azione principa le q uella che ne l piano o riginale doveva essere soltan to co ncomitan1e. L'attacco viene sferrato nella notte sul 22 dalle avang uardie corazzate del primo scaglione britannico: anche q ui la lotrn si fa estremamente d ura, ma le nostre con tromisure, in pe rfetto si ncronismo con il deli nearsi della manovra inglese, sono già in atto: già è affl ui ta in loco gran parte della 2 1" d ivis ione corazzata, messa a disposizione dal comando grup po arma te, men tre è in co rso il movimento della 164• divisio ne di fa nteria, ritira ta dalle linee. Con q ueste cd altre forze che ve ngo no man mano sottratte alla linea di Ma ret h, la situazione nel settore m·e rid ionale vie ne prontamente fronteggiata prima, e ne ttame nte dominata poi. Quand o, ne l q uadro di una situa zione strateg ica che inves te tutte le forze dell'Asse ne l setto re centro-meridionale tunisino, la l' armata riceve ordi ne di ripiegare, il coma ndante propone di porta re anzi tutto a termine la battaglia, che ritiene di pote r risolvere vantaggiosa me nte anche in q ues to settore , e cli procedere soltanto dopo al movimento retrogrado. Ricevuta conferma di in iziare se m.'allw il ripiegamento, l'armata può affrontare ed eseguire la d iffici le manovra, con esa ttezza prodigiosa, in virtù de lle predisposizioni già attuate, della reazione manovrata che continua ad opporre all 'attacco nemico il q uale, puntando su El Ha1n n1a, costituisce una prossima minacc ia che occo rre parare ed è infa tti parata, lascia ndo il nemico incerto e perplesso, per effetlO anche della precedente vi tto ria sulla linea di Mareth , di fro nte alla q uale le tru ppe nemiche rima ste battute e depaupera te di mezz i a vanwggio della massa agg i ra nce, non sono in gra do di co ntrastare efficacerneme lo sga nciame nto . Al 31 marzo, con il rientro delle retroguardie oltre la li nea dell'.A.karil, dopo unn breve sosta sulla linea di El 1-la mma-Gabès, la manqvra è conclusa: il nem ico regis Lra al proprio attivo un modesto g uadagno 1.e rrito rl ale e la cattura d i q ualche migliaio di prigionieri, presi con l'arma in pug no dopo aver s parato l'ultima ca.-ruccia; prigion ieri che una situazione logistica meno tesa ne ll'ambito dei trasporti avrebbe ind ubbiamen te rido tto di numero. 2° - L'8" armata, che da 34 mesi l'Inghilte rra alimen ta d i uomi ni, d i çanno ni , cli ca rri e di me zz i d'og ni ge nere, ha subìto sulla linea cli Mareth e nell a successiva manovrn uno scacco clamoroso, cli cu i non ha fatto mistero, in fo rma velata, il Premie1· britannico, e che in forma più esplicita un corrispondente del Times h a così riassunto, sia pure attribuendo i t ,nerito, per motivi d i pmp aganda, al maresciallo
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DOCUMliNTJ
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lf. OPERAZIONI lN AFRJCA SElTENTRIONAtt
Rnmmel ( J ): •Rommel non sarà taglia to fuori, dato ch e la maggior parte delle sue t ru p pe ha gi à passate l a stre tta cli Gabès. La sp eran za cli cattu ra re la massima parte delle forze nemiche si è dovu ta abbando nare. Tutto quello ch e è stato possi bile fare è il rastre llamento di po si zio n i fo n ificate d i piccola imp ortanza. Questa si tunion e ri tengo sia scata provocata da i rovesci su biti d all'8" armata nel con tra tta cco sf err:110 da Romme l la scorsa setti mana. Tullo ciò ci d elude molto, ma anche le possi bilità per le trnppe amer icane, che avrebbero potuto compiere il p ri nci pale Mt.acct> sul fianco nemico, non sono state molto migliori delle nostre". Riassun w sinteticamente i l b i lancio di un'operazi<rne che ritorna ad onore e gloria delle t ruppe e dei comand i d ella l'armata, sembra u t ile rassare in rassegna gli elementi essenzia li che hanno origi nato, s\'ilupp:ito, concluso questo indiscutibile successo delle nos tre armi.
3° - Verso il 15 febbra io, col rientro delle u ltime nosue retroguardie di etro l:i linea di Mare th , l 'i nsegu imento bri tann ico, iniziato ad El A l:1mein il 4 novembre e p ro t ranosi per oltre 2.500 chilometri , è finito. Le nostre t ru ppe, facendo ovunque fro nte al nemico e contenendone gli anacch i nei mome nti p iù salienti cli questa gigantesca epope:1, hanno scri tto una pagina cli storia che rim arrà memorab ile. Ma s~rebhe i ll 11sorio nascondere ch e questo i mmane travagl io durato p er n,esi non abbia agito p rofon cl,HnenLe, o l tre che sui fattori ma teri ali, ~nche s u quelli moral i d el nostro potenziale belli co . Il comando della l " anna ta. nell'iniziare i l suo fun1.ionarnento, ne ha la sensazione netta e precis,1: si :apre e viene affrontata da tu tti, con la massima energia, tutrn una fase cli in tenso lavoro di r icostruzi o ne ma teriale e mora le. In q11eslo sgu ardo panoramico non trova luogo una minuta disamina dei provvediment i adottali e rap id amen te cond o tti a termine per potenziare nel modo migliore l e n ostre for7.e; b asti acce nnare che si è dato il massimo i mpu lso all'avvi cendamento di quegli elementi che. ~u p erati i 36 mesi di perrnam:nza in colonia, per i disagi soffert i e lo stato morale d epresso, rn ppresent.avano p iù un el emento cli deb olezza che di forza; si so no comple tati , in uomini e mezzi , n ume ros i reparti , altri sono sta ti disci o lti, altri ri costi tuiti; sono stati sostitui t i comanda nti anch e Ji grad o eleva to che, pur avendo d ato o ttima prova in passato, non appari vano i n co ndizio ni di fisico e cli spiri to t:1li da affrontare nu ove prove che si approssimava no, ancora p i ù du re cli q t1 ellc t rascorse; si è co n ogni mezzo ri avvicinato - an ch e material mente - i comandi alle trup pe; si è ce rcato, nei limiti dei m odesti mezzi co nces~i, di 111igli ora re le con dizi oni matefi al i del solcl a!O; sono stati rip resi energi camente alla mano e riordin~ti i servizi di i ntend<=n za; è sta ta ridala in p ien o ,ii coma ndi di grandi uni tà l a l o ro integrale funzio ne tatti co-organico -l ogistica che si era smarri ta attraverso sistemi di coma n do che, attuabili in esercit i str,1ni eri , son o
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G'iOVANNI 1)![JisSE -
Al.f.€(ìA1'1
l'ulti mo Mar escia lfo d Jtulia
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in negab ilmen te da scartare presso il nost ro esercito. Solda ti. q uad ri, coma ndi hanno avvertito da sé che, do po le g loriose ma dolorose vicende trascorse, una fase nuova si andava iniziando, verso la q uale si po teva g uardare, se non co n la certezza d i una vittoria sicur:i, certo con tranq uill a fiducia. Le posizio ni ,1ssegna te alla l ' a rma ta sono conosc iu te attraverso una fo ma imme ritata d i "Maginot ciel dese rto"; q uesta Mag inot era cosri1:1ti ta in sostanzo eia una trentin a d i bun/wrnella zona costiera pianeggia nte. a s barra me nto delle principali comunicazioni; natura lme nte b11one le pos izioni de lla zo na mo ntana, dove una vasta sogli:i cl i circa 13 ch ilo metri non offre asso lu tamente os taco lo a lla ma nov ra di Fo rze corazza re. Ne l co nceu:o francese la "Magin o t ci el deserto" doveva rappre se ntare il prim o os taco lo alle forze italiane della Lib ia, notoria memt:e sprovv is te d.i mezz i corazzati , per dar te m po a tu tta una serie cl i contromanovre, pe r lo svilup po delle q ua li era s ta ta costru ita a te rgo delle pos izio ni una fi tta rete strada le; q uesta, che offre indubbiamente possi bilità con troffe nsive, p resenta a i fi ni della d ifesa un fon damema le d ifetto: essa co nfluisce nella zo,, a cl i Gabès, che viene a ra pp resentare perciò una stre tta, la pe rdi ta della qu al e (in c;oo.~eg ue nza di sfondamento alla linea d i Ma reth) porrebbe in crisi tu tta la d ifesa di parte della z.ona costiern, cli tutta la zona mo ntana te de l selm re sud-occidentale. Si aggiunga che l' esis tenza cli un cordone collinoso deg radante verso il mare davanti alla zona forr ifica w pone q uest' ul tima, ne l setto re cos ti ero, in co ndizio ni cl i esse re do1r1inat,1 da un nemico che riesca ad impad ro ni rsene. Tutti q ues ti e le me nti, va lutati ne l loro ins ieme, in uno con lo svilu ppo della lin ea, cl i tro ppo s ur t:er iort:e ai modesti effe tti vi della l " arma ta, av rebbe ro fotto preferire la scelta d i posizio ni più ,1rrctrate (Aka rit) che , se po tenziate con :1 pprestamenti di fensivi ca mpa li predis pos ti da te mpo, a vrebbe ro indubbiame nte offerto co ndizio ni d i magg io re economia e cl i mi g liore resistenza . Il comando d'annata trovò una siLUazione cl i fatto e l'accettò in q_uanto ce mpo e mez7. i non erano più disponibili per rinn ova re altrove le d ifese accessorie che era nn già state rred is poste . Tenne co nto dei pregi e dei di fe tti de lla linea, cercnndo d i ass ic ura rl e p ro fo nd ità, d i sottra rla al dominio nemico. dosa ndo le forze neli vari se tto ri , in relazione alle intrinseche ca pacità di res is tenza ed ai p res umi b ili svi111ppi della ma novra nemica sulla q uale, fin da metà febbraio, si avevano concreti elementi di g iud izio . In 1·elazion t:e a q uesti crite ri fu fatto occ upa re eia truppe consistenti e o rga nizzare a difesa il co rdo ne colli noso sopraccen na to costitue ndo ne una posizione avanzata, des ti nata ad im porre al nemico un primo schieramen to ed a contenere l'i mpeto de l pr imo attacco. Fu da to in c remento, in turco il setto re costiero, al la fo rti fi cazio ne ca rn pnle
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DOCUME.l'·l TI _ __
hllì
Lf. 01'F.RA1JONI IN ArRIC...
s1;., fENTklO~AW
lr<'t iC'O lari e ca mpi m inat:i), furono assegnati più vasti settori alle gran di unit:ì della zona montana (da dove fu predisposta anche la sottrazione di una divisione. non appena la manovra nemica si fosse precisata in ogni denaglio). Per la difesa del settore sud-occidentale (soglia Teh:1.(1:1-MefobJ fu raccol to e rinforzato, con quanto disponibile, il raggr\1ppa111en to s;i harian o, scon tando a priori una situazione delicata alla li li ale si r i1enne cli po ter p arare ( come in fo l.lì avvenne) co n l a manovra delle liserve mobili, di cui l'armata non disp on eva i n proprio, ma che erano siate assicurale dal gruppo armate. Particolarmcn1e curato fu lo schieramento e l'impiego delle artigl ierie che. favorito da b u one posi zioni e da ottimi osservatori, doveva cost it uire un o dei ca rd i ni d ella nostra res istenw . Da ta l a minor giLtatn, il m inor numero d ei peu.i, l o scarso mun izi onamento in raffronlo con le a11iglierie del nemico, si dovette rinunciare, di massima. alla controbatteria, per concentrare il fuoco sugli obiettivi più imporwnti, d osando il nu m ero dei colpi in relazio ne alla pericolosità degli obie ttivi stess i: la ma novrn d el fu o co, predisposta nei minim i dettagli, ha p ienamente risposto, in ogni fase dt:lla battaglia, con risultat, di precisione, di potenza , di tempestività Lati, da costituire il più manifesto, se non essenziale. ostacolo all 'avanzata nemica. Nt!I quadro del b ri n ascica di og ni energia ma teriale e moral e vi erano eia r itocca re alcuni metodi di co mbattimento delle nos tre fa nterit: ch e, afferma ti d a t u t ti in teor ia, s'erano anelati smarrendo n ella gue,ra del deserto, dove il ritm<> della lotta era segnato dall'aiione dei c:irri, dei comrocarrì. delle arciilierie. dell'aviazione. La fanteria, per lungo tem po :irn;hi losa t a in compi ti di resistenza in posto, non con1r:11 1accava p i ù. /\ col mare questa l:1 cuna, n ridar v ii.a e rede ai n ostri r:1111i. il comando di armata ha a11eso con cura particol are, ad op erando ngni mezzi. d,tll'incit:1menl0 all'emulazione, della repressione al p remio meri1a10: fin dai primi contatti col nemico si è preteso che il fnnre, la squuclra, il plocone eccecera reagissc10 col contrassalto ed il comrattacco. i n misura p m p orzionale all'offesa nemi ca; partic.:ohuc questo d i non Lra~cur:tbil e en t ità quando si pensi che l'attacco nemico c.:he ci appres tavamo a rigeu are doveva essere, n ella fase i nizial e di rorturn, pori.ilo essenzialm ente dalle fanterie , sia pure potentemente :ippoggiate. in quanto è canone tradizion.ile che grandi unità corn7.:ll e non possono ( pena la cl istru 7,io ne rapi da) affrontare posi zioni si s1cina1e :1 d ire,-a se p r ima la fa nte ria , l'arLi gl ieria, i ca rri d'appoggi o e l'aviazion e n on lrnnno ap erto una b recci:1 proporziona le al d eflus~o della mass~1 corazzata. f\ metà 111:1r1.o la nostra preparazione, lungi dall'essere quella desiderabile, segna\'a tuttavia p ttn ti di notevole va ntaggio. Restavano i n vere va ste e paurose lacu n e: sca ,.sezza d i m un iz ion i, /1overtà di a/./. l<>111ezzi. asse11zc1 di rise n1e in prop,·io, moclestla cli a n n i e di mezzi in n.C!lli campo, scarso appoggio d'a11iazio11e, pe,. non e111t111era,·e cbe le p, i11clpali (I). t.la in complesso l'annata, rinata dalle gloriose schie-
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-" c "","o-1'AN/\'T Messe
ALI.P.CA11
-1'111/imo Marl!sciallo d!talia
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re dei valorosi che s'erano bauuti ad El Alamein, in Shtica e sul Gebel, rinsang uata con nuovi eleme mi che assorbivano lo spiriw dei vete rani, epura ta di molte scorie che la evacrn1zione de lla Tr ipolita11 ia aveva tratto seco, aveva ora un suo stile, una sua anima che arcettava la lotta, fieramente decisa a protrarla fino alle estreme conseguenze, su quell e posizioni che erano state affidate all'onore de i nostri soldati. 4° - A metà febbrai o le avanguardie britanniche che avevano inutilmente, e per la verità assai fiaccamente, inseguito te nostre truppe da Tripoli a Mareth, si arrestavano in vista de lle nostre posizio ni, iniziando piccole azioni cl i dettaglio intese a so ndare l'andamento del le nostre linee. Da questo momento, con progressione metodica e costante, man mano che la situazione logistica riprende il suo normale runzionamen10, le forze nemiche ,lffllliscono o ltre la fro ntiera li bica e vanno a sc hi e: rarsi a cavallo ed a nord della rotabile Medenine-Mareth, protegRcndosi fra la strada ed i momi con lavori difensivi campali e con !"osservazione di unità au toblindo sulla fronte e sul nanco. Unità di fa nteria, di modesta co nsistenza, so ndano la nostra li nea avanza-~ anche a cavallo del Gebe l Ks Olll', men tre si vanno de lineando i primi nuclei nemici incarica1i di cosciLUire e proteggere una base avanzata nell a zona desertica, a Ksar Rhìlane, per l'alimentazione della colonna aggirante che dovri'i puntare a suo tem po fra Tcbaga e Me lab. È evidente che il nemico potenzia, in primo tempo, il settore costiero, dove sarà destinato il XXX corpo d'annata: divisioni <li fonteria 50', 51' , 2• neozelandese, divisioni corazzate l' e 7•, tru ppe di corpo d'armata e d i anna ra , costi tui te essenzialmente da tre briga le ca rri di appoggio ( J•, 23', 24") assegnate alle divisioni di fanceria, bri· gata Guardie, assegnata per l'im piego alla 7' divisione corazzata. reggimenti di a11iglieria di piccolo e medio calibro, aliquote minori di 11uppe della 4' d ivision e. Al termine de lla prima decade di marzo H XXX corpo d'armata lw pressoché ultimato lo schieramento delle truppe; non ancora a punto appare lo schieramento dei servizi di questa grande unità che però lavora no n pieno rendimento, 111:is~ime dopo la riapertura de l po rto d i Tripo li. Più lento, certo volutamente in ritardo, è l'afn usso del X corpo d'armata che dovrà manovrare di sorpresa ad ovest del Gebel Ksour. co ntro il nostro scbiera menlO meridionale; finora sono affluite fra Ksar Rhilan e e Fo um Tata houine le brigate degaullisle Lede re e Koenig con rappresentanze greche di modesto rilievo, appoggiate alla ,j • brigata leggera che, tolta alla 7· divisione corazzata, agisce ora nell'ambito del X corpo d'armata. Ma i r.e rn pi serrano anche pe r il X corpo d'armata: b ricognizio-
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DOCUMENTI
I P. OPltRi\ZIOl',11 IN A.FIUCA ~l·:'lì !~N'!'JUON/\t..E
ne ~erc>a ind irizzala sulle probabili v ie di afflusso cl i questa grande unità gi:ì dal 13 marzo rile v,L intenso tra ffico sulle rotabi l i n ord e sud-gelJelichc i n Tr ipoli tani a e sulle p iste Ta ta houine- Dou trat-Ksar Rh ilane; i l 16 111arzo. alla vigilia d ell 'atta cco del XXX cor po di arm ata non sus:si.stc p iù du bbio che una divi sio ne co razzata (la 10') sta att raversando l a soglia di 13ir Ami r, 40 chilometri a sud-ovest d i Foum Tatahoui t1 e, per di rige rsi contro i l nos tro seuore meridion:tle da cui disw all'incirca cinque t:1ppe: ~ così indi viduato il X corpo d'armata , fo rte cl i u na di visio ne corazz,1ta e cl i al tre fo rze ( cl egau llis ti, greci , indiani) par i ad un:i rohusw d iv isio ne ùi fa n teria. li nemico spern che questa i mprovvisa mi naccia in un settore as:-ai cle lic:i to ci el nos1 m fronte ci induca a distrarre co là parte delle no~trè rise rve , per fac ilitare al b massa p rincipale d i attacco (XXX corpo l il comp ito cli ro itu.ra nel settore che esso ancora ri tiene risolu ti \' O: q uello costie ro . Alla data del 16 111a rzo le/01:ze nem.iche cbe ci.fronteggiavano p os-
sono essere riass1111te sinte1icame11te nel seeu e111e speccbio, che comp re11de ancbe le .forz·e r-i111aste oltre /aji·o111iem libica, m a alle q11r-ili il 11e111ico p11,) atti11gere pe,- ali111e11tare la. bauaglia nel tempo: FORZE 8' AR.Hll'l:4
ori 01•est li11ea d i co11/ù1e a ri est linea d i C"O l(/111e Totalr
Btg . .ftr.
Pezz i
e.e.
56
720
14
220 940
70
Pez.zi art,
Auto- Carri bliudo arnwti
550 760 710
150
475 145
150
620
Tale spr.:ccbio. cbe esprime abbastanza esattamente, in quanto cmi/ermo/o n el corso della /Jattcegfia, /"ordine di grandezza dellefo;·ze 11e111icbe, 11011 può esprimere (lltretta n.to cbim·a mente il potenzia/e bellico cbe esse rapprese11ta110 in quanto p,-odouo, oltnJ cbe di quaniitir, di qualità e d i fatt ori mo rali (1). È nol o, e non v,Hrc-bbe l:i pena cli r ip eterlo se 1roppo facili valu t:1 zio11i ci el nemico no n ci fossero già costate care nel co rso ù ella presente gut:!rra, che 1'8' armata rapp resenta la più moderna ed aurezzata fo r7..:1 che sia dato ri sconl ra re oggi nei vari scacc h ieri cli questa guerr:1 verame nte rno ndi:lle . Le fant eri e con cui l 'Tnghilterr:i alimenta il Medi o O riente sono fanterie di qu:tli1~ per fis ico, per addestram en to , per spirito comb attivo; il loro armam en to ed i l lo ro equipaggiamento so no al l'av;,i nguardia e super:1110 nel con fron to qu:i lu n que fanteria ci el mond o: nessuno oggi d i~pone d i un armamento con trocarro poten te, numeroso, mobile, rome quello d ella fame ria brit::t n ni<.:a. 1."arriglicrb in glese. che dispon e in m isura larghissi ma dell 'oui mo pezzo da 87,6 mo d ello 1939 (s upernto sol an,ent.e dall'88 tedesco), lt:1 t 1rg,1 disponibili t:ì cli eccellen t i mt;di ca lib ri quali il 114 e il 152;
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AIU?GA11
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è ricca d i mezzi d'osservaz ione corazzati d'og ni genere ed ha possi-
bilità di rapidi collegamenti radio ed a filo. Le unità corazzate inglesi, per qualità di materiali. addestramento, abbondanza di mezzi, sono sul piano delle migliori forze corazzate dl tu tti gli eserciti moderni. Ne ll'ambito dei collegamenti, che in un'armata moderna hanno la stessa importanza delle armi, 1'8' armata è in primissimo piano. Ogni specialità del geoio è ricca mente dotata, meticolosamente addestrata, ce<.:nicamente preparata ad assolvere qual un que compito tecnico-tattico. Capi e Stati maggiori sono collaudali e selezionati con severità sul campo d i battaglia e non infarcili d i ma cchinose teorie costru ite a fa tica nei chi usi ambulacri de lle speculazioni, fuori della realtà de l combattimento. Ai capi sono concesse libertà pari alla responsabilità e alla dovizia dei mezzi che sono loro affidati. La siLUazione logistica dell'8' annata, che co nta gli automezzi a decine di migliaia, che ha al suo servizio floua marittima e floua aerea, non richiede spesa di parole. La cooperazione fra la R.A.F. e le forze d ì superfide può essere presa a modello da ciascuno: essa si basa su ll'abbondanza de i mezzi aerei e di collegamento, sulla praticità dei metodi, collaudali in 34 mesi di effettiva collaborazione, sullo spirito di sacrificio del persona le della R. A.r. che non d isdegna le prime lì nee pe r colleg:,re que ste co n gli aerei in vo lo, sulla uni cità di comando, sulla ferrea disciplina. 5° - li diseg no di ma novra ne mico, di c ui implicita me nte si è detlo parla ndo del s uo schieramento, mirava a ripetere l'opera zione vantaggiosamente sperimentata ad El Alamelo; anche qui, come là, 1'8' armata doveva svolgere due attacchi: uno principale nella zona costiera, uno concorre nte ne l settore meridio nale dese rtico. il piano appariva logico alla stregua dei seguenti dati di fauo: - era noto agli inglesi, attraverso una documentazione minuta e precisa fornita dagli ufficia li dega ullisti della Tunisia , passati nelle loro file, che la Linea di Ma reth non costitui v;i ostacolo formidabile pe r i mezzi tlell'a1111ata britannica; - lo sfondamento a Mareth, per le ragioni precedememente acce nna te, avrebbe posto in assa i gra vi condizioni le nostre truppe schierate su tuua la linea fi no alla soglia desertica; la perdita della stretta di Gabès avrebbe dato via libera alle divisioni corazzate inglesi per quell e manovre in profondità che c'erano costate il disastro di El Ala meìn (perdita dei centri logistici costieri, accel'chia me nLO de lle unità non direttamente invest ite, eccetera); - l'attacco cpncorrente al nostro seuore meridionale, oltreché costituire una seria minacc ia per la forza intrinseca delle tru ppe che vi eran o destinate, mirava a dissociare verso gli estrecni della fronte le
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DOCUJ'v!ENTI
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LE OPER1\ZJONI JN ,H n1CJ.. SETTENTR10Nl\l.l;
nostre ri~erve mobili. D'altrn parte il nemico d ovette ben r itenere che, dopo un ripiegamento d i 2.500 chilome tri , le nostre forze poste a d i fesa di Ma reth, in quadrate i n una si tu n:ione strategica ch e non poteva sfuggi re a nessuno, avrebbero oppost o una res istenza b landa, grava te com 'erano da rnnti fattori nega tivi: ma p ropri o i n questo campo il n em ico ha d ov uto registrare la p iù amara d elusione. Qu ando le forze cli Montgomer y, dopo sei giorni di l otta spaven tosa che ha ammucchiato i ca daver i inglesi cli fron te ai nostri capisa ldi, che ha anni en tato unità d i p rimissimo ord ine come l a brigat:, Guardi e, come i b attaglioni B/ack Watcb e Du.1·ha:,n light delle divisio ni 50' e 5 l', che ha ridotto in. b riciole i 150 ca rr i della 23' brigata çora7.Zata d·appoggio, che ha reso vano i.I disp endio di oltre un cent i naio di m igli aia di co l pi cli artiglieria, che ha i ngoia to mezzo mi lio ne cli bombe d ella R.A.F. d isperse su tu tte l e l inee e sulle immedia te re1rovie. si son guard ate in torno cerca ndo deluse i mirabol anti successi promessi ma non consentii.i, hanno rinunzia to alla lotta su ques1a "infe rnal e·· linea di Mareth per cor rere dietro al miraggio di una soluzione rnigl iore, ve rso l'al a occidentale del nostro schieramento. C<.>sì. fi n cl:1l!a se ra del 20, il comando nemico ha netta sensazi one ch e la l i nea di Maret h non si i nfrange ed in consegu enza accetta l 'i dea d i Freyberg, i l comanda n te dell a 2' div isione ne ozelan dese, di spostare la massa delle forze nel settore sucl -oceidentale, trasformando l'atwcco conc·omita nte i n attacco princip al e: è ll!Ul soluzion e cli ripiego non priva di straord inarie conseguenze; - devono essere messe in movim<~nro la l ' divisi one co razzata e l a 2' divisione neozelandese co n la 24" bri gata ca rri d'ap poggio, masS 8 i mponente cli ci rca 12 battaglion i moto ri zzati, 6 ba ttagl ioni cornz7.,ll i, 150 p ezzi cl i ,1r1iglieria e refa t ivi servizi ; un mo vi mento cie l genere. ope rJ to ;i conta tto delle nostre posizioni, non poteva (e n on poté) sfuggire e1 lla nos tra i ndagine, che fu p ro nta a cogl iere al l'inizio la basil are v.iriazio ne d ell'atteggiamen to b ri tannico; -· le forze suddette, per gi ungere sulla stretta T ebaga-Mela b, non avev:1no a disposi zione ch e malagevoli passi montani, i n v ia di fre tto loso riattamento d opo le nostre interruzio ni; era indispensabile che la maggior parte di esse d alhi zona di 1\ll eclenine per Foum Ta tahouine si $pos t;i sse indietro di 100 chilometri , alla soglia d i B ir Ami r , p er r i~alirc ,dh1 si.rena di T ebaga , d opo un percors o d i al tr i 150 chilome tri cli terreno vario; movimento già difficile se preclispostO, d ifficilissimo se originato cln circostanze con tingen ti; per non essere co lto in crisi logistica il comJnclo cle ll'8' armata dovette d epauperare d i mezzi e cli dotazi oni l e fo rze c he rinui nevano a fronteggiare la line,1 d i .Mareth, tog liendo :id esse ogn i po ssibili tà di u l te riori rapid i e decisi vi interve nt i. nell a bauagli.ll. f u davvero somma i attllrn cl i no n poter d isporre cl i una massa aerea acl eguatn. a diretta d ip endenza d ell'armata, per martellare d u-
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C101A.\\W 11/1ss1; - l'11/1i1110 ll1arescia/lo c1 ·11alir1
689 rante il duro e malagevole cammino questa massa cli forze che sarebbe giunta depauperai.a ed assai malconcia alla bam1glia. In ogni modo il co,rnrndo di arma ta, anche senza massa aerea. intravide la possibilità di assestare un duro colpo alle forze di Molll gomery, acceuando bauaglia a fondo nel settore di El Hamma verso il quale affluivano tutte le unità cora:z:zate poste alla sua dipendenza (d ivisioni 15' e 21', pari ad un centinaio di carri) e le uni tà che poleva sottrarre alla li nea di Mareth (.164" divisione ed altre aliq\1olc minori) . In questo senso il comando di armala mosse proposta al co· mando gruppo armate che fu costrello a non acceuarla. ma an7.i a rinnovare l'ordine di ripiegamento, in relazione all'aggravarsi della sit\taz ione ne l se ttore ovest tunisino. Ed invero il piano di az ione britannico non era circoscriltO al solo impiego dell'8' armata: la tenaglia di Montgomery (a Mareth-EI Jlamma) si inseriva nel più vasto piano strategico affidalo alle forze anglo-americane della 5' armata che fin dal giorno 16 avevano sfcrraLO auacc hi pode rosi al passo dell'Ha lfaya (fra Gebel Berda e Gebel bu Serra), alla sella di El Guettar (fra Gebel Bercia e Gebel Orbata) e nel seuore Scned-Maknassy, concentrando lo sforzo prindpalc alla sella cli El Guettar, nell'ambizioso disegno di piombare a lle ~pa lle della l' arrnata, impegnata da El l'famma a Marcth. È doveroso ricordare qu i che a sventare il vasto disegno slr:ttegico di Alexander molto ha con tribuito la valorosa divisione italiana Centauro che, comandata da un magnifico soldato di grandissimo cuore, il generale co nte Calvi d ì Bergolo, con mezzi lim itat i di fron1c alla strapolcnza nem ica, ha fauo muro sui ca pisaldi di El Guettar, accettando l'impa ri lona in dodici giornate cruente che valgono da sole tulta una epopea. 6° - Lo svolgimenLn complessivo de lla ba ttaglia sembra po5sa trarre sufficiente rilievo dalla sintesi introduttiva e dalle note che precedono. Sar:l qui sufficiente delineare alcuni momenti caratteristici, acce nnare ad alcune situazioni locali ed ai provvedimenti aclouati per fro ntegg iarle, al compo rtamento delle nost re unità che da questa luL· ta escono co n l'onore e la gloria dei forti. L'inizio dell'offensiva nemica non è quesw volta preceduto, come in passato, da imponente spiegamento di forze aeree: è difficile dire se la R.A.F. si sia as tenu ta da q ues to pl'imo ini zio de lla battag lia per accum ulare le forze e i mezzi da impiegare nei momenti culm inanti (come è avvenuto e come avevano dichiarato alcuni prigionieri) o per non svelare implicitamenle l'inizio dell'attacco: possono aver concorso l'una e: l'all ra causa; tuttavia l'a ttacco non era men o :meso dal le nostre truppe di Mareth. Infalli ne l bollellino di informnioni de l 16 marzo del coma ndo l 'armata s i legge: •Circa l'epoca dell'offensiva nemica vi è da rilevare che mentre il XXX corpo d'armaca ha gi:ì serrato sotto in zona avanzata ed ha verosimil mente ultimato la pro-
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u: OPl~R/\i.'.IONI IN Af:!HCA s1:·r 11":NT~IONAl.f.
pria p reparazione, mov imenti sono ancora in corso nell'ambito del X corpo d'annata; un'az ione nemica nel setto re costiero è fin ei a ora possiliile; ad ovest ciel Gebel Ksour occorrerà ancora qualche giorno•. La reazio ne delle nostre truppe e de lle nostre artigl ierie è fu lminea: la b rigata Gua rdie viene con trattaccata e travolta; solo più a nord la 5 1' divis io ne d i fameria ing lese, favorita da migliori co nd izio ni cli terreno e da un'occupazione più legge ra dell a nostra posizione ava nzata, resta , a prezzo di sanguinosi sacrifici, in possesso cli qualche elemento delfo nosrrn posizio ne avanzata; intravede ndo in q ues ti fattori (te rreno-forze) probabili elementi d i miglior successo, il nemico, nella no tte sul 18, concen tra nuovi attacchi ne l settore de ll a nostra divisio ne Giovani Fascisti (bersaglieri e CC.NN.) che si bane con intrepido ardore: la penet rnione nem ica è lenta, le perdite sono sa nguinose da ent rambe le parti, i prigio nieri b ri ta nnici, che pure ha nno beneficiato di un appogg io di artiglieria mastodontico, definisco no la reazione deJJ c nostre a rtiglierie "terri bile"; "terribili" so no pure i campi m inati da attrave rsare ma lgrado l'im piego del n\lovo appa recc hio per la rimozione delle mine (lo "scorpio ne") e definiscono ma li nconicamente sbagliata la propaganda inglese che fa lo ro credere modesta la reazione delle trupp e ita liane eh/;: •si batto no in vece fe roceme nte, ma lmena ndo le uni tà. britan niche in modo imprevisto». Questo dell'impre visto è \ltl motivo n uovo che d urante la battagli:1 ha influ enza to indubbiamente le decisioni cli Montgomery e che perfino rad io Londra coglie rà successivamente nei suoi comm en ti: "Rommel Ila accetl ato la battaglia come forse non ci aspeuavarno•, mentre la silullz ione tanto strombazzata per l' inna nzi diventa improvvisamente "fluida": l'aggettivo che masche ra ma lamente gli insuccess i britan ni ci. Ne i giorni 18 e 19 la lotta si svolge in tono minore: il nemico sta prende ndo fiat() e porta alla battaglia una nuova d ivis ione: la 50' , appoggi~ t:i cla Jla 20" brigata corazzata; con q uesto complesso cli fo rze egli spera. in un ten ta tivo su premo, cl i sfondare la li nea cli Ma reth, per a prire la via alle divisioni corazza te che finorn impegn,{ moderatarneme e limit~tamen te alle b riga te motm izzate ed alle artiglierie. Ne ll a no ne sul 20 un nuovo pote nte attacco viene sfe rrato nel setto re de lla di visione Giovani Fascisti, mentre altre forze nemiche pre mo no un po' dovunq ue s\1 tutto il setto re ciel XX co rpo d'arma ta; h1 R.A. F., che fi nora ave va svolta attività li mi tata, e ntra in azio ne con tu tri i suo i apparecch i; <lai fronte al para llelo degli Cbo tt non vi è me tro cli te rreno che non ri ceva una bomba; la lotta al Maretb si spe7.ze tta in mille e pisod i: ad ogni attacco ne mico corris ponde un nost ro ,onWlltacco; le pe rdite so no grav i da en trambe le parti; mo ni e feri· ti rico prono il te rreno. L'attacco proseg ue con pari violenza nella notte sul 21: bersaglie ri, volo ntari GG.FP., tedeschi del reggimento Menton sub iscono fa lcidie p ari a q ue lle in fli tte al nemico che , dopo sei giorni di lott8 in questo seno re, è riuscito ad intaccare la nos tra po-
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____{iJQ.1'11,\ ,\J il/i;-._11: - /'11/timo
AI.LtCATI
,\ /(lr e:;ciallo d'Italia
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~izione cli resistenza .su un fron te di circa d ue chilo merri pe r una profo nd ità di un chi lometro e mezzo. Il giorno 2 1 la 15' d ivi.sione corazzata germanica, che era stata già avvicinata al fronte, viene pos1a alle dipendenze del XX corpo d'armata, perché, in unione alle truppe della GG.FF. che tengono magnificameme tulle le alti e rosizioni. co nduca, nel q uad ro del corpo d'a nnata, u n im medi ato comnlllacco cu i sarà dato il massi mo concorso dì artiglie ria. Questo contrattacco, che decide delle sorti de ll a baua~lia sul Mareth, si sviluppa nei giorni 22 e 23 proprio nel momento in cui il nemico sta faticosamente organizzando il passaggio dei carri a11raverso il tratto di fosso anticarro conquisrn1.o dalla 50' d ivisione inglese. I poderosi concentra menti de ll a nostra arc iglierìc1, lo slancio dei ca rristi. in unione a q ue ll o elci nostri f:in li, hanno rag ione d"un nemico che. è giusto riconoscere, mostra una tenacia ed una ostinazione degne della posta in gioco. All n sera del 22 il nemico~ banuto; sulle nost re vecchie posizioni non res ta più che q ualche spa ruto nucleo inglese, che si batte co n disperata lenacia, men tre i nostri soldati vanno rioccupando, oltre la li11ea cli resistenza, i centri di fuoco della posizione avanzata. Churchill, più tardi, alla Camera dei Comuni, nell'invitare il popolo britannico a desiderare da i fac ili ouimismi, darà l'annuncio che •la resrn di pon1e costitu ita a prezzo d i sangue da l1'8·' ;irniata ,1elle posizio ni nemiche, è sta ta e liminata da l co ntrattacco ge n11a 11ico". L'asse della battaglia s i sposta alla soglia fra Melah e Tebaga. Le avanguardie del X corpo, alla sera del 21, hanno :mestato alle piste di Kebili, a 5 chilometri di distanza dalle posizioni del raggruppamento sahariano. Dette avanguardie, nella no tte sul 22, tentano d i tnwolge re di slanc io le nostre uni tà , alcune delle q ua li, in vest ite cl i fron te e quind i da carri infiltrat isi a tergo, sono co~trette a cedere, mentre il nostro schieramento alte ali della Stretta tiene tenacemente. comro ripet111i attacchi delle fanterie e dei carri nemic i. Ma la sii unio ne puo essere g uardata sere namen te anche in q uesto settore, ver~o il qua le è gi~ sta ta inv iat:t la 21' divisione corazzat,1ge rm anica, e ve rso cui sta affh1cndo la 161' divis ione tedesca, che ha ceduto le sue posizioni montane alla divisione Pistoia la quale, a sua volta, ha passato in conse· gna parte del proprio seuore alla contigua Spezia: compl.:sso di movimenti che , per essere stati studiati e preo rdinali da tempo, non han no luogo al min imo inco nvenie nte. Ne ll a stessa gic,rna ta del 22 il contrauacco della 21' cornzza t:1 contiene lo slancio avversario che registra un modesto guadagno <li terreno. Entra successivamente in linea la 164•, mentre accorrono alla ba11::iglia anche il 125° reggimento fanter ia (Spezia) e nitri reparti mi nor i irn lia11i; ttltle q ueste forze, ne l lorn com r lesso, costituiscono il gru ppo di combattimento Liebens tein clte ha pe r compito ini ziale l':11-rcsto de ll'attacco nemico e, successivamente, rinforzato <.:on la 15' divisione corazzata germank;i ed il battaglione Luft:waffe rapidamente
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DOCUMENTJ
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I.E C)l'EIMZ.IONI IN :\fRICA SCTT F.NTIHONAU
so ttratti al seuore ,ostiero, po trà p assare se nz'alt ro al contrattacco. Al tre fo rze pot reb bero essere sottratte alla linea di Mareth, d ove i l nemico. in conseg uenza d i predisposti sp ostamenti di forze da n oi esattame nte percepiti , ha perduto og n i capacità offensi va . Si pred ispone 811' uopo lo sga nciame nto della 90' d i vision e e d i altre aliquote delle divisi oni ita l ian e, proponendo al corna ndo gruppo annate di accettare battaglia a fon do nel settore cl i El H arnma, corne p recedentemen te acce nna to. Si sono ch iarite p iù so pra le wgi oni che, all'infuori della situazione neil';imbi to della l' ar mata, han no indotto il coma nd o gruppo armate ~ ri fi u tare la proposta it.tliana ed a r innova re l 'ordi ne per il previsto ripi eg,1mento. Men tre qu esto ve n iva iniziato, l a notte sul 27, fort i reparti corazza ti nemici ouenevano successo contro il settore del !;1 164• divisione del gruppo f.iebe nstein e tentavano di sfru ttarlo i n p ro fonditii, ma venivano arrestati prontamen te ad El Hamma (dove era no state avviate altre aliquote di fa nteri a e d i artiglieria) e quindi costre tti a contro man ov rare per parare un nostrn energi co con trattacco portato sul loro fi an co des tro dalle nostre d iv isio ni cora zzate, che si appoggia vano al sa ld o sch ieramento dei reparti ancora i n linea, sulle posi zioni inizi,di , dove infran gevano eia p i ù giorni tu tti gli attacchi nemici. Sotto la protezione in crollabile d ell' al a destra e dietro lo sc hermo della pos i 7. io ne avanz:ara sulla linea cl i iVfo reth, l'intera 1· armata effet tu ava lo spos tamento a scaglioni i n t re successive aliquote, sch iera nd osi, al m:Jt.tino del 28, con p ar te dell'armata sulb lin ea clell'Akar it e p arte su l la l i nea d i Gabès -EI Hamma. Data l'enorme defi cien za cli automezzi , l a favorevol e circostanza d i aver potu1 0 imporre al nemi co di r i lard.i re l a sua p ressi one fron ta le. la necessi ti\ cl i potenziare al massimo e il p i ù rap idamen te p os sibile la lin ea cl ell'Aka ri t e sopra ttutto per non offri re al n emico l 'occ-.i sion e di un nuovo i mpari u rto su lla d ebole linea d i El HammaGabès. il coma ndo di annata decideva di lasciare su tale l i nea solo unir~ mobil i , cioè il gnippo liebenstein: la 90' di v ision e, la 15' di visione co razzata, i l 125° reggimen to Spezia sotto il comando ci el XXI corpo d'am1ata . Nella sera d el 28 queste for ze ven i vano violentemen te atta ccate da fori.i masse corazza te che m inaccia vano cli sopraffarle; d i fron te a ta le m i n:1ccia e nella conside razion e cl1e lo schieramento delle altre u n ità ~u lb linea d ell'Akari t si svolgeva i n ord i ne p erfe tto ed era ormai imbastito. il comand o di arma ta ordinava a qu este forze di r ip iegare l e11 w111ente . te nendo il co ntano co n le uni tà nemiche. A nche questa fase dell a d iffici le ma novra è stata condotta felice rnc ntc a termine: il nemico co nfessa, attraverso il traffico radio i nte rce 1t:,11 0, d i «aver perduto, ancora u na vo l ta, un'o llinrn occasio ne". A questa constarn.io11e, ch e, d ata l a fronte, non ammette né du bbi. né in terpretazioni, fa nno eco le di ch iarazioni dell a stampa e ciel-
584 _____ ____ _ ____ c;,01:>1.v,w MESsli - r111ti1110 Maresciallo d 'Irafia
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AI.LEGA11
le rad io nem ic he, costrette ad affe rma re c he la battaglia d el Mareth "no n sa rà forse l'ultim a disfatta d egli a ll eati" (Times, 25-3), e che Rommel (noto,'iamente asse1Zte dalla Tun isia) (1) «è un o ttimo lottato re ed un maestro nel co ndu rre la manovra delle sue truppe". È a ncora pres to pe r trarre conclusioni da avven iment i il c ui ritmo incalza ve rtiginosame nte. Ma una cosa~ certa però: la l'annata, rinata a nuova vira, dete11/1ice di tntte le rradizioni di dolo,·i e di glorie che son trascorsi sul campo di battaglia defl 'Aft·ica settentrionale (2), ba dato nell a presen te balt:iglia rutta la m isu ra d e ll e s ue a lte capacità tecniche e mora li . La 1' arma ta, per quanto dimin uita ne l s uo pote nziale bellico, cl i uo mini e d i a rm i, va incontro ai nuovi avvenime nti con incro llab il e fede e con la fe rma d e te rmi nazione di essere pari a ll'altezza del momem o sto rico che la Pa t ria trascorre . Il gene,·n /e d'annata coman dante della 1" armata italiana G IOVANNI MESSE
5 aprile 1943
(1) Le frasi in corsivo furono c:rncellate cl:1 Mussolini nel testo consegn:Ho alla Sl:.lmp;t. (2) S0stitui1o dalla rr:ise: .. di dnre Jutta sé sies.sn fino nJ/'estramo...
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DOCUMENTI
Documento n° 33: TI primo messaggio inviato da Giovanni Messe alla famiglia subito dopo la cattura.
~·-
Io sono fatto prigioniero dagli Inglesi. Io sto bene.
~ ·L'indirizzo pem1anente sarà inviato più tardi.
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-. ·. ---
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.. ·- ·- .,_.,
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Foii":n ·\V3~??'
_.\nny
(ltalian} .
Nu.lla si deve aggiunge re. Altrimenti q uesta carta ,·.;rrà distrutta. Cancellare tucco ci ò, che non è applìcabile.
..\TTE:<ZlO.:-rE .
\\.' t. ! l L)::'·~ -;.~
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A.Se E. W,Lt<l.
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Cp.6 9d
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Gm1.~s.w ,llii.m, - /°11/1/1110 Maresciollo crtta!ic1
Documento n° 34: Comunicazione ufficiale del Capo del governo a riguardo della nomina cli Messe a Capo di Stato Maggiore Gene rale .
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ll.t CAPO Ofu GOVERNO
20 f!O VEIIORE I )43
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Glr -~.L!': 0 1 J • • • I L :[ :.LL ~ r ..ro ·, ,GG I O'l: :r.L ~. I. :":::ITO /\ll I T TO ,;;,GG I OR •. C''.: LLt, R • .'.l'.~ lrJ,\ ·.Ll. ;r. ro :: .G-; , -,ri:: -:, LL , ,~ . \::i~on un e· A
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IL JO ~I UT : Te v i C
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I L "AR!:SC I ALLO O'ITALIA G t OV/\NU I ;,J\OG I ORC G!:NERALE;
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IL GENERALE 0 1 CORPO o' ·.Rl,11\T A rAoLO 8f.<'\'1[) 1 CAPO DI ~ TATO I AGG IORE DE L R. [SCRC ITO , IL ':E"l(RALE D ' \Rl.11\TA 'I I TTOR IO •
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G I UNTI Llt.l l T I 0 1 ETÀ ED Hl ~GU I TO A 001.1/IUD/1 1 Ct,A I CA C l C11PO DI S T ATO P ITI
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DOCUMENTI_ _ _ _ _ _ __
Documento 11° 35: Promemoria riservato del Comando della Legione Territoriale RR.CC. di Napoli riepilogante la situazione generale in città e provincia dopo circa due mesi dall'occupazione alleata. LCGIONE TEl!nITORIALE DEI CArlAilI~EftI REALI DI KAPOLI Gruppo Interno di Napoli PROhlB.l!OIUA !TISillVATll PIDSO'.'JALE
Napoli 19 novembre 1943
AL COli.ANDO DELLE FF. AA . DELLA CAMPANIA NAPOLI AL CO!!A~'llO DEI cc.nn. DELL'ITALIA MEIUD!ONAl,E,ia P.M. 67 AL OOUANOO nm. LA LroIONE CC.M. = NAFOLI
A circa due mesi di distanza dall' occup1tzione di Napoli da parte delle Forze Alleate, la situ11zione generale in città e nella provincia appare tutt'ora nelle grandi linee i mmutata. L'entrata delle forze anglo-americane era stata salutata con vivo entusiasmo dalla popolazione che si vedeva liberata dal terrorismo tedesco e che riteneva per fel'lllo in un migliorruJ1ento delle dis1-.giute condizioni in cui viveva per effetto dei frequenti e micidiali bombardamenti che avevano 11uasi del tutto paralizzato l& vita e seminato largamente vittime e lutti. ~a popolazione soprattutto era imbevuta dalla propaganda delle stazioni radio di 1.()ndra e New Jork le quali per l unghi mesi a.'!Sicuravano la pace·, libertà e prosperità nelle zone occupate dulle forze alleate . Con l'andar del te1upo ques t i presupposti sono completamente ve•mtj a meno , ed anzi le condizioni generali della città e della provincia.sono peggiorate e dilagano nel caos per la mancanza di un governo che riesca a creare nuovi istituti in sostituzione di quelli del regime . Per queste ragioni il malcontento é piì1 ohe mui vivo e la delusione profonda ,a.ooresoiuta dalla crisi finanziariandalla disoooupnzione,da un carovita ohe t\sswne un crescendo veramente fanta.stioo ed insopportabile unche per l e classi più ubbienti, Si osserva ohe la pace non é venuta e che anzi a Napoli si é trasfol'1Ilata in un vasto campo trinoera.t o,dal cui porto si avvalgono,essenzialmente,gli alleati per le loro operazioni in Italia e, si dice·;a.nohe verso i Balcuni. La tregua nelle incursioni aerei protrattasi , per circo un mese, é oes-snta e, quasi settimanalmente li\ città é èottoposta ad incursioni tedesche·. Esse non htumo la violenza di quelle amerioane·,rua destano un vivo senso di terrore per la muncu.nza di servizi di avvistamento e di segnalazioni sicché lu popolazione vive sotto l'incubo perenne,trasoorrendo,in buona parte , la notte in grotte e rici veri di f ortuna·. Frattanto l' avanzata degli alleati prosegue molto a rilento per lo speciale metodo con cui esse conducono ln. guerrai., essenzialmente bas1ito, sul1 ' impiego di aviuzione e di artiglieria e su azioni a largo raggio elle solo,dopo l'.IOlto tempo, oostringono i tedeschi alla ritirata. '<uove forze e mezzi oontinnano ad uffluire a Napoli costringendo gli alleati ad i.llllpliare il campo delle requisizioni di ouse di abitazioni e di quanto altro occorra per l'alloggio di truppe e dpposi ti mttterialL
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G101;1,, ,, JIJ.::.,ii - fu/timo .\farescialfo d11nlia
- 2Quosta é una delle ragioni per cui,dpo circa cinquanta giorni di occupo.zione,11on si consente ancora il rito,·no in città degli sfollati creando M essi una situuzione cconocica sew)lre pili gravo. Gli ,u1glo-ai•1cricuni nrenclono, ogni giorno provvedimenti dai quali a1>pnre ovidenLe come essi inLendono proceàere ad una occupazione cbc h protrarrà per lungo t01a))O, anche dopo la fine della guerra. Al rigu<1rdo é evidente il profondo dissidio cl1e separa gli anglo -runcricani, dissidio che non trae soltanto orgine da questioni di razza,mu, oltresì, eia quello che potrà esaere la politica degli alleati nei confronti del nostro Paese . In t,ilwli llJllbienti ci ttadini si pensa che mentre gli inglesi non su.rebbero alieni du una graduale rinascita dell'Italia,salvo n teaere, coco volido pegno, nlcw1e basi marittime della sicilia,gli ameri cnni ,invece intenderebbero ad impossessarsi delle muggiori attività economiche del s:aese specie nel settore industriale. Non é w1 mistero che, esperti aoericMi , hanno studiato profondamente l'organizzazione e l a situazione di istituti bancari e di grandi aziende o parrebbe che essi vorrebbero rilevare quello più importanti come le elettriche~le telefonicbe 1 le ferrovie secondtirie nonché società di nuvigazioni e l'inaustria conserviera. Questa la situazione generale contrassegnata da una mal colata diffi denza verso lf: autorità govern,lti ve e gli stessi org<111i di polizia. di cui pare si avvalgono per i loro bisowii e oentre da un lato gli anglo-anericani dichiarouo di voler ,u:ipliare sèmpre più le attribuzioni di .,1lom1i corpi, oome ad esempio i C,1rabinieri, llll 'atto pratico ben poco si fa 1ier migliorare il prestigio l:lorule 1 cosa che si ripercuote con grave danno del mantenimento dell'ordine,spec1e quando la popolazione,come di frequente accade,é fatta seg 11:110 ad aggressioni o violenze ma il ch!,l, spesso si verifica nelle ore seruli e notturne ad opera di militari alleati ubriachi . Per quanto concerne la situazione particolare va osservato elle finora si presenta alc1uanto migliorato i l problema dell'alimentazione, settore nel quale si é fino.lroento gounti alla distribuzione del prute in una ruzionc finora minima e dell' olio i mportato dalle Puglie1 ma i l caro della vita continua a rimanere altissimo e ripetiarao i usostenioile . I1 caos 1·egi1a nol settore agricolo,perohé finor a nessun provvedimento org1mico ha sosti tuito gli ,u1tichi istituti del cuduto regimo. I produttori i quali non credono più nel valore della moneta aumentano seopre più le loro preteso , sicché la merce affluisce dalla c,unpugna ai mercati gravata non soltanto del costo originàrio ,quanto doll'onorme costo dei mezzi di trasporto dato che il traffico ferroviario é SCl,lpre paruli z~to ed,in pochi tratti,riservuto unicWDente ai bisogni mili tari degli alleati. Pochissima é l a merce elle affluisce agli amn1Msi,sicché mancano scorte o riserve su cui manovrare i mercati .Finora nulla si é fatto per attrezzare i trasporti automobilistici per 1 l concessi one del carburante di cui gli anglo-americani dispongono a profusione. L' inverno si presenta tristi ssimo per la disoccupuzione di buona parte
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del ceto operuio.D'u.ltra parte le paghe corrisposte non permettono di fronteggbre il CO$tO della vita, Utre condizioni attributrice del mercato é costituita dal fnttoclte le truppe di occupazione preleva.no verdute e viveri fresclli dalla campagna,pagandoli a qua,.. lunque prezzo. E perciò o, s1iecialmente le patate,p.;enere di largo consUDo, hanno rur;giunto prezzi pro i bi ti vi mentre polizia e carabinieri non hrumo che scnrsi mezzi di.xxxa,quo:ill l)restigio per infrenare il mercato yero che dilaga in tutti i sensi. Di un inizio di ricostruzione industria le e di assorbimento della disoccurazione non é :j.l. caso di narlaretvoiché finora. mane& al riguardo perfino. und. llfi1,1110 1ioizi4le e tutti i provvedlmenti lnora adottati tendono o. creare maggiori irico ta. Ne :uinore disagio fra i professionisti nella classe impiegatizia.I;! nella piccola borghesia che come sem{lre sono le {liù traVU{fliate dalle guerre e dalle rivoluzioni. La città vive d1 una vita fittizia eu a eccezzione di quelli che si sono dedicati al contrabbundo, tutti gli altrinvivono in condizioni di grave<!i.sagio . La prosti tuzioue dilaga Quul.e diretta conseguenza di r:uesto disap;io economico e lo spettacolo offerto é veramente triste,m,i sempre inùizio profondo bisogno pr0dotto dal disagio economico delle famiglie. Lll mancanza di mezzi di trasporto impedisce a molti professionisti ed i mpiegati la ripresa delle proprie occupazioni e molti di essi si trovano bloccati tutt'ora in comuni della provincia so·ttoponendosi a volta a lunghe peregrinazioni pur di raggiungere l a città>. Iniziative private sia pur a scopo speculativo erano sorte per attivare comunicazioni frn la provincia e la città per via terrestre e marittima,'lla esse man mtmo vengono stroncate dal rigorismo delle autorità ulleate, mcntre con i necessari controlli un limitato movimento per ragioni di affari si snrebbe dovuto organi zzare . Tutti questi elementi provocano quella profonda dèlusione verso gli alleati i q\luli trattano il nostro Paese come terra cli conquista, spesso mal consigliati da elementi locali che tendono ai propri interessi anziché a quelli de 1111 popola,1ione. Non minori le critiche per mancanza di un governo nazionale che i ma,,,"giori problemi possono avviare ad un iniziale soluzione 1governo investito di quel minimo di autorità che possa portare ordine e riasse"tto specie nel settore alimentare ed eco 1omico'. Circola a riguardo la voce che nei prossimi giorni il Mi nistro delle Finanze con a Gapo l'Eccellenza JU?G si trasferirebbe a Sorrento,ma si e molto sc ·ttici sull' opei a di detto ministero quando manca lllla azione complessa di un governo mu-. nito dei necessari poteri per fronteggiare una situazione così critica. Ecco perché si nrriva a dire che si stava meglio quando si stava peggio, equesto malcontento, questo senso di delusione verso l'opera dei liberatori alleati, mentre alla loro stessa causa, agevola lri propago.uda del partito comllllista, unico fra i t unti sorti in questo per odo e che ogni giorno r11ccoglie più vaste adesioni perfezionando l a propria organizzazione'. !.)uesto complesso di fenomeni <1uesto disagio morale ed economico, come t a luni
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affennano deve pertanto preoccupare non sol~to il nostro governo guanto le stesse autorità alleate che, a mantenere i nnuuti\te le originarie simpatie, devono concedere un ,uuggior senso di fiducia nell e au torit à i taliane una maggiore libertà di azione e quel prestigio dei corpi di polizia attraverso le quali si potranno raggiungere più efficaci risultati. Se a questi risultati di una leale collaborazione non si dovesse perve, re , e se le odierne condizioni di disagio ao riile ed economico dovessero pemanere, é lecito nrguire pronostici non lieti per l'avvenire . I L COLO'.'."NELLO COMANO.\NT" Dl1 GRUPPO
F/to H.affaele llinniti P . C. C.
Il M,iggiore Capo Ufficio Ungg.S .S.M. Enzo lloccn P.
C.
C.
L' Ufficiale Superiore d.ddetto (11.a,-rc~. s .S.M. Stefe.no Coisson )
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DOCUMENTI
Documento n° 36: Lettera del gen. Umberto Utili al gen. De Stefanis, comandante della delegazione "A" dello Stato Maggiore R.E., al fi ne cli sospendere a tempo indeterminato una promozione " per merito di g uerra" al grado superiore . CORPO I TALI ANO DI LIBERAZIONE ============000== ==========
26 di prot . R .l'RflSO:lALE P .J' . 155 , lì 24 Giugno 1944
All'Eccelle nza il Generale di e . A . Gr .Uff . GIUSEè':?E DE ST',F'ANIS Com . te Delegaz ione Pos t a Mili t a.re 185
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A11 s .··r .~ .E .
Sono informato ufficiosamente d ' una promozion e per mer i 'to di gu.erra e mio .favore.
E' superfluo ch ' io me tta in evidenza l a mia viva commossa gratitudine per l e autori t à che mi hanno ri = tenuto degn o di tale altissima ric ompensa . Tutta·, ria sono d •avviso che ne l la delicat a s i t ua= zione psico l ogica attuale il pri ncipi o di premi a re la unità n el suo c omandan te s upe r i l a compr ensione del le mass e e non possa r iscuot ern eil consenso .Ef fettivamen= t e la mi a sensi bi lità avverte un i ndefi ni bile senso di disagio n ei confr onti sia dei miei c ollaborat oro. e su= bordina·~i che hanno lottato e soffer to con r!\e e più di me per un successo che or a si in·tende benevol•een te ri ; conosoere, e i e. ne i confronti della mie. coocienza perchè viviamo i n un atmosfera di amar e. t r agedi a ed i s tint i= ve.mente r i r,u.gna t ut to quanto 9uò dare l'i!':lpress i one anche l onte.na di une. speculazione . :?rego pert anto Vostra Eccellenza di rappr esente.re al Superiore Dicas t ero l ' oppor ·tuni tà che il pr ovvedimen= t o che mi r i guarde. v e nga sospeso a ·tempo i ndeterminato, poi ch<'; su.,p ongo che ostino di fficoltà forma l i ari annul = larlo . I n og,ni c aso rit err e i as so lutP. .!~ent e neces$ar:i.o
che ul provvediment o s t es so non venga data pubblicità uffi c i ale c osi da consentirmi di 11le.ntene r e le i n segn e de l gr :?.il O a. ttuale .
Oso s:perar e che questo·mio Httega_iamento venga rettamente i nter9retat o non g i à come una stravaganza ,
ma come il risul t ato di una obbiettiva valutazione de= gli elementi psicoloe ici su cui si :fonda i l. morale dei 1niei repart i. GENE::1A1E C01..1'.:;jDltNTE
-lir.iberto litili-
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592- - - -
____ Gm1,.i,\':\'I ME<;sr, - rutti,110 Maresciallo d 'Italia
Documento n° 37: Lettera di Messe al Presidente del Consiglio Ivanoe Bonomi avente come oggetto "Epurazione e salvaguardia de i supremi interess i del Paese".
fllSERYATJ PEn~èUAL6 P.M.3800 1 li 13 dicembre
STATO MAGGIORE GENERALE
!944
A S.E . Avv.Prof.Iv1111oe BONOMI Presidente del Consiglio dei Ministri a
R o • cm:a:a::==ci:zao=•easr
N.27/SP/Segreto di prot. OGGETTO : Epurazione e salvaguardia dei supremi interessi del Paese.-
Ho più volte ritenuto necessario segnalare a.11'-E .V.aspe,! ti veramente pericolosi di talune tendenze ohe, sotto la veste di zelatrici dell' epurazione, alimentan,o una instancabile Clll!lpagna scandalistica intesa a cre&~e nell ' opinione pubblica discredi!o e odio verso capi e organi fondamentali delle nostre istituzioni militari • .A ciò ero i ndo tto non soltanto dal / preciso do;ere che 1111 incombe di salvaguardare il prestigio e / 1 •efficienza delle Forze Arlllate italiane ma anche dall '.inti11a \ e fondata convinzione ohe ogni possibilità di ricostruzione \ della Nazione , in quest 'ora travagliatissima della sua esistenza,è legata sostanzalmente all ' entità del nostro contributo be llico alla causa degli Alleati che dipende,a sua volta, dalla solidità delle nostre i -stituzioni ,mili~ri.In particolare , con lettera n, 16/SP. del 1° novembre e .a . s egnalavo a V. E. l ' opportunità che l'esame di taluni argome! t i di preminente i nteresse •ilitare , o politico militare, qu~ li son quelli fin d'allora affioranti sulla stampa -a propos! to dell '.annunciato processo Jacomoni- Suvich, fosse circondato da rigorosa cautela e contenuto in limiti strettamente indispensabili alla valuta zione delle responsabilità dei singoli. Non sambra inveeo che a questo criterio di subordinazione di ogni altra considerazione al suprewo interesse del Paese fossero ispirate le informazioni 1'ornite alla stampa in occasione del deferimento all '-Alta Corte di giustizia dell'ex Sottosegretario Suvich· e del Generale Roatta,ricche di particolari atti non solo a rendere più arduo il difficile proble-
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. .// ..
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DOCUMENTI
Foglio N.
2
dei rapporti internazionali coi noet.r i Yicini occidentali e orientali (probleaa. che esula dalla aia specifica coapeienza) •a tali anche da fornire elementi prezioai per la caapagna scandalisti06 a catena cui ho accennato all'inizio della presente. Alcuni orpni della si111111pa si sono intatti serviti abbondantemente, 11 7 corrente, dell'opportunità loro offerta, manipolando 11 materia.le posto a loro disposizione, traendone ocoaaione per insinuazioni e minacce• promettendo 11 seguito di ghiotti sviluppi. Come ho già avuto occasione di asaiourare,non è certo aio intendimento interferire in alcun modo nè aul merito nè sull'indirizzo degli accertamenti necessari per raggiungere rapidamente ed efficacemente 11 fine auspicato di una effettiva epurazione. Aggiungo anzi ohe è Ilio vin desiderio che tale obiettivo venga raggiun•o 11 più rapid1111ente e nel aodo più completo possibiie,nell'interessa stesso delle istituz6~ Di militari e dell'indispenaabile ristabilimento di sinceri vincoli di autaa fiducia tra Paese e Forze Armate. Nell'•bito della aia c011peteaza intendo quindi contribuire in •odo pieno e spassionato attinchè le responsabilità dei einsoli siano ind.h iduate e l'alto prestigio della legge e della giustizia venga ristabilito, Ravviso tuttavia la inderogabile necessità che, appunto per raggiungere l'alto scopo che ci ai prefigge (ratforzare le istituzioni attraverso l'individuazione e la punizione dei colpevoli• l'eliminazione degli elementi infidi) ci~ val~,per_ l:epurazion~:~quei procedimenti escogitati 11a
;éd .applicati da ogni democrazia per conciliare le esigenze talvolta a pparentemente contrastanti della giuatizia e del\ ia ragione di Stato : inchieste esaurienti condotte con ogni riservatezza da commi Nioni imparziali e tecnicamente ooaper enti; fe1'111 ed arresti condizionati alla contestazione toreale di reati specifici accertati in sede di inchiesta; processi,ove occorra,a porte chiuse e con eaoluaione della aiallpa .
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G101:1s .w
Mi;ssr, -_DJjtiJ11(J Maresciallo d!talia
Foglio N.
3
Bialaooiando le ultiae eauberanti aanifeatuioni aopra accennate con altri recenti attacchi diretti contro il S .I.M., aui quali ho pure avuto occasione di attirare l ' attenzione dell'B.V.,aembra aaaai probabile la deteminazione,in taluni aabienti politici,di condurre una campagna a fondo perchè la indagine aia eateea a tutta l'attività del S .I.M.eteseo nel periodo antecedente l'armistizio, allo •copo di mettere in loce,poeaibilaente altri ratti e altre responsabilità atti a eoaauovere la pubblica opinione. Ooae Oapo dello Stat~ Maggiore Oenerale , erede delle fu! zioni del ceaeato Comando Supremo di oaiqera orpno il S.I.K., aentre riaffermo il 1110 teno intendi11ento di favorire in gni campo della aia COl!lpetenza l ' opera di una severa epurazione , sento il dovere di invocare , per l'eventualità di ulteriori sviluppi augli accertamenti a carico del Serrtzio ltttoraazioni Militare, l'appliOftzione di tutte le aiaure oeutelative atte a impedir~ ohe, comunque, tale azione possa r ~aolverai a dalluo del Paese e ad assicurare inoltre ohe l'••~ •• venga coapiuto con la obiettività necessaria ad appurare feno11eni ohe debbono essere inquadrati ne~la apeoiali eaima attività di questo organismo in periodo di operazioni belliche.Confido che V.E, , accogliendo le aie o~nsiderazioni, voglia tenerne conto per promuovere nel ~roceaao dell ' epurazione quei pertezion6a!nti atti a raggiungere il fine senza coapr0t1ettere la stabilità delle istituzioni ailitari ed evitando , qua.ndo sia necessario, pubblicità dannose agli interessi anJi onali.-
IL CAPO DI STATO AIAOOIORE GENERA.LE (A!Aresciallo d'Italia O.Messe)
OOCUMl:,'NT/
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Documento n° 38: Lettera autografa del Presìdentc del ConsigUo Bonomì a Messe , ìn data 4 aprìle 1945, nell a quale lo sì ìnformava preventìvamentc dì alcune delibere che ridimensionavano le fun zìo ni del Capo di S.M. Generale.
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DOCUMENJ'f
Documento n° 39: Lettera del Maresc iallo Messe al Presidente del Consiglio nella quale ribadisce il proprio parere negativo avverso le decisioni prese e tendenti a ridwTe ruolo e funzioni dello Stato Magg iore Generale.
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Roma,5 April e IS45
Cero Presidente, La rill~-razio s entitamente per la cort ese premura con cui ha voluto comunicarmi personalmen-ce le deliberazioni dell'ultimo consiglio dei minis-cri nei riguardi dello Stato Maggiore ~enerale e del Capo di Stato Maggiore Generale. Posso ben rendermi conto del Suo di sappunto,giecche' ricordo perfettameni;e quanto Ella ebbe a dirnli in- occasione de l nost ultimo colloquio del 2 corrente,nel corso del quale mi espose le linee generali delmo schema di decreto gia• preparato per 11 Consigli< dei lil:1.nistri ed io ebbi a pregarla di inviarmene copia,.. e su cio' f 1 mo d'accordo. per mettermi in grado di avanzare eventuali proposte d: ret-cifiche, al f i ne di rendere 11 provvedi mento piu • efficace, o me· no dnnnoso,per la futura at tivita• dello Stato lo..aggiore Generale . Come
:be ho
ewposto in :piu ' occasioni , verbalmente e
per iscritto , e particolarmente nell'ul timo colloquio gia ' riferito io ritengo , e sento i l dovere di co~fermarle ancora una volta, ohe e grave errore diminuire i n que sto momento , in una situazione cioe' t t 1 a l -cro che chiara e in vista di un ingen-cissimo lavoro di ricostr~ zione di tutte l e forze Armate , l dvfunzion~ • dello Stato ~aggic
600
Generale, dell'organo cioe • preposto illo studio di pi&ni militari e aà coordinamento della diudurna attiVita • dei singoli organie!!!Ì mili-
tari. Sono certo che ~lla vorra• f armi credito se le affermo che da questo apprezzamento esula qualsiasi c onsiderazione o risentimento per sonale, mentre guardo unicamente all'interesse superiore del Paese.Ella ricorda certamente quanto ebbi a dirLe esplicitamente 1n proposito: se la mia persona avesse rappre sentato comunque un ostacolo per mantenere allo Stato Maggiore Generale struttura e funzioni adeguate alle sue finalita•, io avrei messo senz 'altro a disposizione il mio poeto e sempre nell'interesse superiore del Paese cui ho costantemente orienta to ogni mia azione, mi sarei r itirato discretamente, senza la benche' lllinima protesta. Ritengo d'altronde che nel movimentato periodo seguito alleni, ~
tragiche giornate dell 1 armistizio,lo Stato Jiaggiore Generale
abbia degnamente giustificato la sua regio~ d 1 e ssere,as sumend~~ubito l iniziativa della prima ricostruzione delle ~orze Armate e della organi zazione partigiana dei n=eroei nuclei militari, a:f1'rontate e condottl cc,r, appassionata convinzione, e combattendo quindi una dura bai.taglia per guadagnare-"llllll ~aeee e nel Governo stesso- il necessario appaggic allo sforzo bellico in cui si .riassume la politica di cobelligeranzat.
601
DOCUMENTI
Ho l'orgoglio liii ritenere che le francì1e e.--s-posizioni da me fati;e ne l Novembre scorso in sede di Comitato del, ltiniwtri senza .portafoglio, si la base di mie documentate relazioni seri tte, ab't,ia.rlfficacemente contJ bui.to a creare quell'atmosfera di consensi di cui i l'artiti, è conseguentemente il faese, circondano ogt i l e nos,re attivita• militsri,me1 tre riscontro in molti provvedimenti adottati per potenziare lo sforzc 'I,.~ C.:'-'O la fe lice applicazione di proposte da me tempestivamente avS1 zate·. Non mi e• possibile trarre dai pochi cenni contenuti nella si lettera una idea esatta delle future funzioni r i servate allo Stato
Lt
giore &enerale e mi riservo pertanto di eeporLe il mo pensiero i n prt posi to quando abbia elementi per giudicarne·.Si tratta comunque certamente di una sostanziale limitazi one, riducendo il Capo di Stato ~ag-
,
rr..-to
giore Generale ar adlD di un conwulente tecnico"eventuale" e forse iec lato da ogni contatto Vivo e diretto con gli organi militari.,.>(,'ulla opportunita• di questa limitazi one,cbe ritengo costituire un deciso p, so indietro nei nosi;ri ordina.menti,~ non posso convenire.La tt cnica militare, in ogni paese,spinge i nfat-i:i sempre piu' verso una evc luzione in senso uni tari o\ 9 gel"' e e"tt .... eee eita:"A:i.o as<i,eesae i.ngltP9 ii. •\
1,s. i , i•it ..:-oti'o»i oor:tjn~enti ò1/ill~-'-rom2 àcìl i tot d9l"se
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Qj ·'·':t'iee;J.tQI oi.,o:aea;ie!!g,e,
n ià I!. rinoJ i cti aho àcJ 7 e si ngel e ·h,orze A~mate, deJ le
e,e~
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IJMZe del t'ntnro rinnova,1uiA•e) mentre noi,co:i provve<1imem;i come t t-
tuale e come il recente trasferimento del Servizio Informazioni al lii stero della Guerra,per considerazioni da cui esula ogni ponderazi one tecnica,procediamo in s enso perrettamente oppoato. Facile e sollecita e • l'opera di smantellamento, ardua invece potra • essere l a r icostru-
zione
organismi tanto delicati
di
se un
g.Lor no ai dovesse ri percori·er,
il cam."lti.no inverso. Mi
e • molte gradita,caro Preeidente , l •e spreasione della Sua at:
ma e della Sua cordiale amicizia che conforta la mia ooscienza di ave,
r e ,quale Capo di Stato Lla~gi.ore Generale , dedicatà, come in t ut to il mio passato di soldato ,ogni mia a ttivi*a' al bene supremo del nostro Pae se. Suo
( battuta a macchina personalmente)
603
DOCUN!ENT ~l_ _ _ _ _ _ __
Documento n° 40: Comunicazione del Ministro della Guerra Casati al Maresc iallo Messe del Decreto Luogotenenziale con il quale si disponeva la Silla cessazione dalla carica di Capo cli Stato Magg iore Generak a decorrere dal 1° maggio 1945 .
,:;,; f.' s.•E.i.1: Maresciallo d ' I talia MEflSE Giovanni capo ..di. s .M. Generale
GAB f NETTO VFF'ICt O GENERALI
OCOETTO :
Comunicazione.
Informo V.E. che, in seguito a deli berazione del Consi glio de i Ministr i, ha avuto corso il decret o l uogot enenzia l e col quale l' E.V . dal 1° maggi o 19 45 cessa dalla car ica di capo di Stato Mag= giore GeneraJ.e. A succeder e a V.E. nel la detta ·car i ca è desti nat o il genera: le comandante designato d ' armata TREZZANI Cl a udi o; La pubbl icazione del provvedimento sul B.U. ·avrà luogo appena e sple t a te le proc edure prescrit te ,
IL.
MIN ISTR O
604 Documento n° 4 1: Lettera di Messe a Bonomi ne lla quale lo prega cli desistere dal proporTe il suo nome quale ambasci atore in Argentina, con estensione di copia per il Ministro degli Affari Esteri Alcide De Gas peri.
Botia,
ao
iprile 1946
Caro Preeidente, Come da suggerimeuto dell '·E. V. nell I u1 t1210 coiloquio,bo Yisto il Minietro De Gnsperi ed insieme abbiamo parlato dellu mia eventuale designazione ad A•b8sciatore in Argentina. Dalla conversaziona col l!inistro degli Esteri ho tratto l '1nprossione che tale designazione potrebbe nou incontrare l'unanime conaenao del Consiglio dei !Jiniatri. Ora io penso che in questo momento 1'Itn1ia debba essere rappresentata all 'oa tero da uo.:iini cbe,oltre !,~oj~':~ delle. niù Ml~ia stina nella Nazione,abbiano sgpF&$$w\te ~... ~~.L.,w-..1,.---.., ~~."'-O~{¼-•\....~· la pl ere rfd11oh dei parti U del C.L.NY D altra parte, nel difficile e delicato periodo ohe attraYersiamo,non desidero che la wia designazione eroi la benchè minima diffieolià al Governo. ~i permetto pertanto pregare V.E'. di Yoler tenera preeente c1ueste uh ooaeiderazioni prilllll di procedere alla eventuale proposta ia seno a1 Consiglio dei. Ministri. OuAlunque possa essere la decisione al riguardo, io rimango assai grato a V.E. per avermi unoora dato un attestato di riconosch:ento dell'opera da 0e sTolta in t1111ti meei di solidale e leale collnborazione col Governo. Voglia accogliere i miei dcterenti e cordiali ealuti.
A S.E. Prof, Ivanoo BONOlll Prosidente del Consiglio dei !!inidri R O !I A
605
DOCUMENTI
Roma-', 30 aprile 19'6
Ce.ra Rcccllenza, iD relazioae alla progettata aia designazione ad .uibaaoiatoni in Argentina, e riterend0111i alla
oolrt'eraasione avuta in proposito oon V.B., ho ri'!_ au~ opportuuo i .n diriz;,;;are all',Eoo. 11 Presidente del Consiglio la lettera .di cui Le uniaco copia. Sono certo che lilla troverà giuate e logiche le Ilde oonaideraziod. Con l ';0coasiono dosi dero tarLe giungere i llliei più sentiti ringraziaJ11enti per aver pelll!atO a ae C!, me a persona idonea in quea~ 11011ento a rappreaea'a re liepaaenie l!,iltalia all,\ esi4,lro. Gradisca; cara Eccellenza, i più aenti ti e OO!, dialt aalu t.1 •
A s . E. Alcide D~ GASPmI Miniatro per gli Affari Esteri
R O K A
606
G10 1il,\ iY1 lv/E'is1; -
l'ultimo Maresciallo d Jtafia
Documento n° 42°:Decreto legge con il quale il Maresciallo d'Ital ia Giovanni Messe è collocato nella riserva a decorrere dal 27 marzo 1947 .
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23PU3 l.,LlCA I TALIAt:A IL CAPO ? ,!OVVISO:: IO D;,lLO S'.t·.>.TO
TSTO il. ?.c g;io òçcr..:1;0 12 mP-gg i o 19 4 3 , col qua le a.i g ene ra l e d 'arma t e i r.
s . p . e . I,:ESS3 :;iova r.n i fu con f er i -co, per· mer·ito ci.l fiue :rTa , il g r ~do à i I,:aresc iallo d 1 I ta .1i a ;
IS::'.~ la l egge 9 mae;gio 19 40 , n ,3 69 , su l l o s tn to degli u:t'fic i al i de l l ' Eser = cito, , e suc c es s ive m.:., di1'ica zi oni;
·r sTc il deci'eto le g i slt1tivo del C:a po prov·.riso r io dello stato 18 g enr.a io lS 47,
n . 66 , concei·ne r.te 1°, soppress i one de l g raao d i J,:,:,, rescié! llo d ' Ital i a e dispos i z ion i .l' igue. 1..da n ti il grado di g ener a l e ct 1 a x11a ts ; GLLA P ROPOSTA del tlinistro segretar io cl i
D E C 3 Ar t i co.Lo Il l'lare:;ciallo
ò
5
Stato per l a di fesa ;
T A
un i co
' Italia lJESSE Giovanni
è
collocato nella r ì se1·va da.i 27 ma.E,
o 1 947, a i sensi dell' a rt i colo 1 de l decre t o legisl a t ivo 18 ge nna io 1947,n.66, onservando ad personam il grado stesso e d il tra ttamento econonico at tualmen= e ir, godimento,
I.L pr ed etto ?v;Lf'litftr o è inca rica to deJ. l
I
ese c uzione del presente decreto ,
he sa:r·à ree; istrai;o a.ila Cori;e de i Conti .
Dato a Rol!la , l i 4 aprile 194'7 f
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De i'l icoJ.e
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Ga :;,parotto
:,egistr ato alla Cor te dei Conti li 18 g iugno 1947 reg . 12, i . 215
:. RO DELLA DIFESA r::... ·~ ~s r=: . : J , -o F IC!O GENEl'l>,U
P.C.C. :L CAPO DELL ' UFF I CIO
l dr . G. Ho bil ot t a) ~
,· '--- L - - -
607
DOCUMENTI
Documento 11° 43° :D iscorso del Ministro della Marina agli uffici a li della forza armata (Taranto, 14 ottobre 1943).
14 ottobre 1943
Discorso di S. E. il Ministro della Marina Avevo git, dn t~ln))I) Jl~I 1~uor~ Ù de!-i idfrio di riun irvi, ma il r.ors<, dogli arveni .. mMti non mi ha ,lat« pri ma d'orn la possibi li!:\ di farlo. Oggi, qu~ndo l 'Itali a ha. ,l i<:hiarat.i i:, guNn alla GHmani». voglio parlan-1 JJ"l' chiarire ~ualche punto oscta·o, per ri:.,pùnd no nd alf:u ni intcrrognti vj1 che V.> ,•ostro co:-:r.iNl?.e :,;i ~ono posti come conseguenza logica -d i una C-O~Ì nu1rcata evolu,ione di ori~11t11 nwnt, e di fatti . ild resto t111esto periodo di attesa nou s,rn·,. st,110 i 1111ti lc perchè arr!t dHto a ciascuno ·d i voi la possibi licà rti esaminai-e e 11wlit:1.rc ~<·t· conto proprio i problemi di ogn i genero che h:rnuo 8-Ctompagoato quC'.;;to <.a+.:i 1 che ha eserr..it,tto od esercita profonda. iufluen7.~1 su l nosll·o ['ae~c r su lla nosll'll ~fa ri11a. )lulti •li voi ;nrnnnu già h·lwatn la d~po'ib a. t1uosti punti interrogali ri ma à possibile che in alcun i anim i piQ irnprossionahili si~ anc,wa rirnttsto qualche du bbi11, qualche oude~ginruento. Pei· chiarire la p,i ns1if-icazio11c nwntlc ddln linea rii c·onrlntta seguita dall'Jtalii, vi esporrò h1'(ffcmnutc i fotti che hanno d~terminali> l'ttnnistìzio con g li anglo . americani e la dichi,1nw,iM1e <li g ue,·,·a aliH Ocrma11ia, 1
La situazione crc•tasi nel 111istro Paese su l ti 11 irc di Agostc, era I.a ie por <>u i l'Ita lia non ern. :ls;:-;olotnrnen te pi ù in COllllir.icui n.u1.teriali di conti nuare I;~ guerra che ~wc,•a condotto per ;)(J mesi , concentrando ed esam·endo tutte lè sue r isorse bel liche. Le linee rc,.,.01·i,u·ie e ~trndali interrolle e par;i li%>.:atc; impedito l'afllusso dei materiali d,i guen,i al frouto ,li t:\lmhatti111c11to, dei vi veri alle 11·u111•e ,!d ali,, J>Opolazioni ci,·i li , delle ma terie prime .nlle indusirie; la pa ralisi industriale prr miwcauza di materie primo e p,~r ;;,,tunniouc dei 11rngai%ini <li p1odottl finiti st1,va creaudo una gmvc c ris i sociale : si aggiunga che la (;ermnn ia aHciava progressi,·,nne11i.c riducendo a zero gli inl'ii ,i i tarboue, di· 1rnrta, di raxbu 1·anti\ tli g ra1w. [I momcn tri del co1la.'>f.O anJa,•it avvicinandosi irrèJm.rahi ltncnte. E' dorcn• e ~iritto il i un bcll igern11te ~uollu di depn1w le ann i, quand<i tutte le poss ihili1,\ di difendersi siano esaurile ed il l'aesc minaccia di pre<::ipi1,arr, in una irreparabi le rovino. lJ n popolo rieon~ alla guerra per i:isolvere 0011 hl fo1·za questioni che non gl i sia st111n possihil<' risoh·trc t on il diritto. Ma <1t1a11du, tlO mpiuti tutti gli sforai , csaurilrt ogni l'Ì~OJ'Sfl , (senza ind ,,gare su lfo re~ponsabi litit di •1uesta eoucl usione) risu lti dimostrato che urppun• il rieor,o al la for1.n perrnott~ <l i dare l,1 volu tu soluzione ai J>roblr.m i unr.iouali , t.· nv.\· io dw chi ha In. rpspon1:;abilitù delJlfl.\'\'<:'miJ·~ cli uua Nai'.iorw ha il sm·rosauiC\ do,·etP di poi· tern1 iu0 alln r,~Ji litìt t di ritunu11'(' :ii metodi legali.
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- - -- - ----'c=,o::c,::..:'~::..: 1\::..:''''.:....::Ac.:..:.1 1r;ssH - rultimu Muresciaflo d 'Italia
La l'ich,esta e la uonclu~ioue <le ll"armisfo.io da pai-tr. dell'lh1 li:, soM quind i piena1ucnle g iustitiC<lft~) r):-p<,11douo alla pi1'1 •·~i~('nte 1,wrnlr r H<•ll lF!F-~ono t':-~t-re ,··,111tl'state
da uessuao, anche se 1· stato io.Jleato. A J>l'Oposito de ll'n,nnisli1.i<1 te11g·o a prcti~'ll'C cli<' PB~n ,~ stnt, negoziato, e• ciH• nnnu:-,fante le appareu1..c l'ormnli, esso .non l1n t:orri;.;lh,i;to a.-t una r<~<"a i1u.:01i.l i:0011ata~ In qunlt• non :H rebbe conseutito ~li ulterrol'i sviluppi d~i 1111.1l i sr•e<·fa.l m~ntt \'Cii . urfidaH ..di M::iri1uc , siete sta.ti testimoni.
Le h'iltlati Ye :;0111, statt' ,1.; ,·olt,1 nt>lla pit1 i,::r:u11lt sc,gn•k iia. Ve lo dimtlsfrflno i dati di fatto cho vi citerò. Alle i <lei mattino dal giorno 8 Sectenahrt\ f·....sr. 11 clo gi nntt· i,, pl'ime inform:nin11i sa i le opcra1.iou1 1rnglo-americ1111e di sh:.rco iu corso nel Golfo di Salerno, avc"o 1la1·0 nnlirn: ,·,Il a &10,1dra di t.erwrsi pronta a muoYere per le ore 1,1. pt>r Cllntrob,itt,,re le FrJ1·1.e Na,·,tli aug lo-amcrfoaue di copertm·.1 :. sicchi~ e n1 pre,risto che la mattina del H si Rarfblw u1ani· festato Pm'to fra le coutrap1>ostc forl.c Kavali> per il 11 11:tlt! 1' ril :'\1 at11 rli;hinsto al)c.. Acro.nautiche itali on:1, e tedesca il predispc,~to CQnco,so di a<,L'ci d,1 e.accia. Alle 1880 dell ' 8 Settembre il Gc11cmlc '8isenhower comunicò alla rndio l'a,·n nuta conclusione dell'armisti1.io, che appa,,;e una sorprc,a per tutti. Allo 2030 del!' 8 Secce,nbre clrhi la possibil ità di eo110Rcere pe, J:, 11rim:1 volta le clausole dell'armistizio. t I 11 effetti la comu ,iica?.iono dell 'armistizio venne fatta d:,gl i anglo - a111cm1111 i con 4 p o giorn i di antiripo rispetto alla data pre•i~t,, da cvlo1·•>che l'nnnistizio a,·e,'IlllO chies10. Si è molto discusso s~ questa 11uticipata pu bbi;;zione de ll'armisti,io, ,·olnla d,igl i anglo american i contro il p:1roi,J italiano sia stato opportu n(l r, se ll~\..,1!~4JP01osa ••~ a1.iono degl i ticco1,li cil'ca la da11, uon nncbb(• dato maggiori vantaggi di can1ttere ;rcn cr:'ile e pa1·hcolare. Oggi, alla stregua dei fatti , mi $emlm, potersi nfformare che l'accelcrnmcuto dei tem pi da parte degli anglo - ,uncrica.ui abbia portato più n intsggi c:he inconJ '·en ienti perohè moltepl ici si 11tomi nttostano che i tedesclii, ev identei1Je11tc al con-cute degli ' acc01xli segr-eti, tt\•l·ebbcro io quegli s1essi giorni cnttura.to e l'O\lCscifiro il Go\'ern,.., irnliano~ i mpe<l endogli di esercitare le proprie fouiioui nel qn;,dro dell'app! icazior,c• ùcll'nnnist1zio.
Di fronte all'evento, man ifestatosi c-OIJ tu tti i cal'at Ieri .lclla S(lJ'J)re,a. due e111nv IP vie eh~ si prospcttava11<> nei rigua,·di del l:1 lrJ:.riua italiana : attene,., ; lc,al111e11tc ailo clau~otc del l'armistizio, le qual i Jitc,·rJeqrno il trasferimen to della Jilott.i italiaua in porti con trollati dagli anglo - americani, oppure autoaff'ondal'c 10 ~a,·i in porto od in rn,n e. Tutto ~ra Stai.o prestabi lito per u11 ~,·entualo ,iu toaffo11d:1111e11 to ,. ijti s.ctcbbc stato ol tremodo faci le dare l'ol'diue esecutivo. Nel bre1•issinw inte.rvallo di tempo di cui disposi per p1·e11dere 1,ua der isiooc, v,tg)iai le d,w solu,ioni e ,·eoni alla risoluzione di tenere Fede al! " clausvlc de1l'arnm1izio. F u determinante la cousidera,7,io11,i che I'.,rroistizio, notificato l'ubbl icame11k, e!'a ormai e,1tr:1to in vigol'e : sicché la inosservanza delle s ue <l ispusi,ioni avrchb~ costiiu ito la volo11tnri.a_,!iol:11.iouc ili un accordo, ,fa noi dchicsto e :,,oJeunemeute ac(',~ltato ~ gli anglo - ame1·ic:rn i C i avrebbern ae<;ufmto Ji ~leu.ltù, perdendo quai:-;ia:-.i riduc.ia io n,)i, ed \<n'CLbcro avuto Jn facoltù cli dc11unciaro imm~diatamentu l'anuist1zio,
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DOCUMENTI
J;:rnt•>a fft,11dnim•11to ,t,,Jl,i F'lntia 11,,11 a, rehl• · qu indi fatto altrn che peggioraro ulter1v1111c·me lr :-:or11 ,J,.J un:,.,h·o P:wH·. u.g li(:1111<,~li r unk•u solidl, elemento di potenza di cui ùi~pl111ev,·l l'd ç,:,;.pon<'udolt1 :1 gl'i'.H is::.:iu\i pericoli ,hl p<uf1• sia ll1~i tedeschi che degli anglo . a merican i. Mi l'u di e· ,ufortQ~ n<'I rfdfor"t.are la mht rh;ol u;rionr. il c:olloquio a\ Uto uol la notte ;,,.u l H cui ( inu1rt,, \ unniniglio lfovt\l il qnnlP. a tM·n1111C' <li rS'l-;o, mi <l is~e : « Ammirnglio, quC'8ta 1'- la da da ~t:µ;1d rc"' f• mi fu pure di 1·:,:ifurW il colloqu io telefonico avuto con l' :\ rnm ir:tp:li(i Be1·gami11i. il •l ,11,lo ,1,. La Spe,,a mi a,;;icur/l d ,e la Flotta intcrn cm pruuta. ;ul es.ep_ull'c disl. . iplin:tt3.mcntc •tunt 11 nl1ue owli11 e re uù;.qe impartito. Ta;,,. n~:-.wul'azi mh· ml ,·N1 i \' (t cla un no111u t·vmc r ,\ nuoiragliu Hergtuniui 1 che fitima\rv n.Jtum<.'nh• l'L' J' il :;1u1 s(!nf,,:Cl dj abnc~ar.iom'. pe1 il suo s pil'ito c..-ombattir1J 1; per la. sua cap~citil ,li assu mere op:ui p,ù nll·:.c l'Csponsabil iti,. (n uomo com~ Lu i non potc,,a nwglio chiu,lflr<·~ la ~na nohi lt• t:f..i~teoza -;e uo11 sl·mupart-ndo con la propria Xn.ve :\ nnniraglin, culut.1 n plt',·o nel p-0meriggl(ì d~l ~J Se1tembrC" in s<'gu ito ad nHarco aereo gOJ'Jiw,u ir:u. 1
Tutti ,·oi .,a1wtt· c,1mp :,;j ~ituw ~t"lti in sl'.lgu itti g li ::.wven imenti noi rigua rdi 1lclla }fari1w. Quell i fra roi ,'hc ,eugono da Mnita o da Alessandria san110 con gu::ile d1scip1ina C! comp(Lit..t;i'.l'.a tutte le Navi abbiano eseguilo gli ol·di ni ricevuti : ne luuuH> avu to la più ,111,bita 1·icurnp~11sfl. f,ell'ait., paro!" di elogio e rl i g1'tl titudi11e di " · J\l . il RK Vi p0:$$0 assicurar<· (·h~ H 1nagnifico ~,rn1,ortameuto della )larhm 1h1liauu in guerra ed il suo discipli nato e dignitoso a t1egginmcnto dopo l'tn•mistizio, sono stati apprezzati anche da quelli che sono ~iati per 39 mesi i 110$tt'i nemici. J,':\uuuiniglio ()nuninghani, col qua le ml inlrntteon i a colloquio a Tara 11 to. o!tre ad e~primcru)i lo s tw ;un1ni1·a1.ione per la pPd elt:.i, disciplina con cu i le Nad italhrne erano enfl'a1e nei porti CQll t1olh1tl d;ig li anglo - americani. tn i ha n1ru1ifestnto Pt:pprc;1,;1,amentu per il mo,ìo cl i combnttHe dei 1wstri ]u\!rocink:r i, che gl i Ing lesi stessi (l\·cn•ano potuto coustata1<', e 111i ha chiest,• !a collaborar.ione delle uostl'c Uni~ì di scor t,, di r.ui conos,;em {'~r e~perie11z:1 1H nwui(~ra in cu i esc.•gu inulO il loro sel'\~izic, di scol1u ,,U noscri convogli.
Qu,u,l.o all>1 ùic;l,iarnzione di g ucrrn 1,i Germani~, es>,a è t1ltrfl.ta11to g iusl.ificatu ~ mornlc qunnto lo ~ statft l;i richiesta di urm.istir,!,1. Jìi frl,nte ad un a tto~ impostoci <laHe ferr~e 11 r,.·essii,1 ,le~li s viluppi ricl ln p;ne rra e delle preoccupaz.io11i per l'avve11i1·e del nostro p•.>pu1o: i h•deRclu hanrw sfenato comro cli uvi una ar,i,.Jne \ ioleuta e rual vt1g:if1, la (iuale 11011 trova ne~su na giusti ficazione n(ll )c reali t~~igonzc militari . l,e c;i(t~ e Jc · cas(~ \·engono di~lruitr , 1,, JJOl)(>lt11.1oni l•glicggiaill ,, ~pogl iatc, l,1 \'Ìta c ivi le sottoposta a brutali anghe1·ie. Le 11oti1.ie eh<: g iuugouo dalle parti cl' Italia ri urnstc sollo il <·onil'ollo dei g,:rma11 ici sono 1·1111r,11-dj nel metture iu t'ilie\'C) il c::i rutten• foro<:e e persecutorio t1~1Pa:done tedesca e la d11IPnzf1, ltc llu ~piritn nutiger1uauic,:, suscitato 11 cH":,11ìi ma <h!g!i ltaliani. Jn q\H'ste (:('l nd i1.iotu t!ra or iii!'nte b 11t'C<·~~i1:·1. di lhll"t: aile ••"ti litil i1rnn ifastc tlei germanici Funka ri~po~ta pu:-..~ ibiìe : li1 dfohiH1·azio1w di guc.~ rra, che sanr,10111, iu fornrn uflici<1 lr uuCl ~tnt,) ùi l'atto 1
g ià t~:sistcntr .
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S11erv t'lw 11u(•.:.t1 tnie 1mrolr nhbin1111 rhiarito ogn i ~lubbfo ed ehrn i11ato ogni <·1:1 so di ,·,1sciunzfl , rlw 1,utC\SS<' avervi 1urhnu,. N,• J)f'I'Ò iu mezzo a \'Oi \'Ì fo%t· 4ual1·1111n <'hP non ,O.:,~ a1w:1r:i f·un\·i nto th•lla l*t fetta moralità. da~h ottfl~!?iameut1 1w11 ltOS.-,o ri11n1 \•arc, ~• l'o,1111 dw il -.1.,gJtcrin1Pnto ,rii, Jnto Jlf'r il b·a,oih• ""' e,,mandi 1h J)(IOÒC'nt1. Xu11 fu;, 11u1l~ p,·1· trnttt•111•n· r, ~toro frn nni. (\m,iµ;li<• l•)f(I <li l'uJ'n ir:-.i <li UII l11wn pn iu .1 , ..;,•tll'(il" r\'l'l !lt~·. ,li pn 111l1·1·,, llll.1 ,·,d i~<Hl:t l' di :1.\' \'inr:,;.i veri-o c1uc,l ln 1.ona che\ più clw l'r,;ur(' cli 1·0111hn tl Ìl11N1t<•, i• li,wa idPali· c·hc :-.cp:H-:1 I' 11:tlia di !-i. ~I il RE da quella 1-epuhhl1r1111a. 1
1;a1tra ,·1·isi ,piritua lP. r l11, ccrtanwut,• c·nlpisce 111nloi di vui, t 1·a ppre.s,·nta l1t clal l~ hmtflna nzft 1fr•llf' ,·r,,srrc famiql if· t' delJ~ i11<'' 'l't1:'zza s nlfa kiro ~ori•:. 1 111 <tne-;to rampo ci h'O\'l:'\fl\Ci tutti 1t1•ltr t.a..:1:se <'undiì' iuui; mwh 10 hu l:v..ciat(I di l;t moglie f' tigti. nu,, aJrordinr rii-e\"uto ,1.,1 \',,J>O del Ou,·""rno d1 h1"'t·1are 1uttù ,, th n1gg iu11gef't' ii mio posto d1 tltniC1t\ non h(I c1:i,.1tn i-0. {\.,sn p<°'~")o llin11 ·;.1 bi ... ogm, ::H•el' f~1l1• ,. 11111.i•:nt.a r c,,nlidarc l~hu l:1 l"1rM·videnza IJl'Otogga ,-;en1prc., 1 nos(ri cu,ri r1111a!-tti lontun i 1ln 11ni. Qud li che hanno ht rortllà <!Oll 1110 ,11uno perfett«me ut.e com~ In pe'""· Nessn1rn rerrimiuaz..ioue. uE""-~uua criticu puil t-,...crc o,;!gi ,,AJcrnl,i, Esiste iu ut i lntiui il moh·e1.:r.o di cririr:n~ : tuw, q u,~tn Òe\'tt <.,,,..,-,ah~. Sl· ,,en i~~i n t onoscen1.u <·he nel quad t·a1•> iii uua X'av,• o di un Circolo o iu un:1 riun ione llli;;i.l:,;in~i si parJa Miticundo a\'ve1l i111cn ti o tto11\ in i, speci1) qu el li che i11 t 1ui\sh.i rnomcoto reggono IP sorti del Go.-eruo. 11011 c•si t•rò a l'f"'~ere i più ~rad provvtdime11ti. Mai come in questo momentu è nrc,ec;..a1·io che fl~nunt.. peo:,i ~otuncnte alrad,•m1,imcn10 del p101irio ~o vere, lavo1·ando ,irenunm,nte 11ell'n111 luto delle p1-oprie fu 111.i,111i: le ore dtlllo g iornata 11011 ~amnno 11111i trnppe pe1thè cins~u1111 tl i voi, dedi candosi con pnssirrnc e Cl)ll ,1.b11 cg.oiion~ ai prnpri ,·,11npiti , dia un clfett ir<• ,·nnh-ibu to all'elficienw d,•11,• 1u1,,trc Nnvi. della nosua J\lar,1111 . E, se nelln giornata avrte 11ualehe millulo tli libertlÌ ognuno di ,·oi, Ufficiali, ,i av,,icmi ali& gente, parli alln gente, s1fa io contnUo con 19 i:t'nte: Oli equipaggi h,111110 ora più eh~ mai bisognr, di sentirsi vicini i propri Dllicinli : c,si 11011 h,u1110 quelle• risorse s pi ritua li, che pos!;<)llù rouire da ll11 coltu i-a, ,. clcrono ,s,e1t· aiutati, so<tenuti. E' uno dei ,%t1·i più alci do.-eri. Il destino ha ,olut0 1x11T<' sulle 1111e ,,,~Ile un i'l''°· che 11~11 ;,v1•,·o eer('3to ed a c11i 11<111 a\·cvo m,1.1 ~nsato: come t' mio c:t1:-.tllUlf• 1 ,-erco di J>l rtarlo Mll trnimo ~erP-110 r cou tul!n la fodo. 111t l'Oi doveto da no i il ••vsLro t·onsonso, dol yttalè :,011 c'O! to, ani.i eer1issimo. J;: percbè QUt:i~fo COH!i0U1'-0 110 11 .SUhi~C:\ l ' it1ftUe117.a delf,, (X)11dfaio11 i dt :lll1hi<:U((" (l di~}le mutNoli ci~tl\n?.e, ~ nf't,...;.."ill.rio chi' t'""' • 1ro,·i la :-.un aadirc nelln c••nl inzfom• ,intera ~
rrofonda. Ogni atl c•ggrnmcnto falRu e<l ~1Jn-wo ,arelioo unu ~ugnalata uel In schieu :i. cl i C:hi 1a .-111·a per I" rn lnriiiaziou,, dellll uostra ) lnrina, delle nostre Fnr,r Armntc ~ l"'' ln ril'll"!h U1.Hrnf· 1lrl uo~trc, Pne~l il 11ualc attrn re,n;a la ~uo. pHt gran• cl·ls7 ..,to1ica. Sia1llo qu1 on pugno Ji unmioi. lontani dalle llt.hllt.• eaw. dai ,u .... ui car1, ruta "i:unù u11iti rla uno l'>f<."B~o grau<l ideale pcl' il t)lial,, lou iiunn cou euri li(lll, con tf-111\cin, c·on pui,;siour. l)obbinmo \t i n cel't! , . vinceremo. Fon;<' (JJ'a non poft.•lt:: l'OmprenderP tu llu, nm un g iN'llll, quando a\"l't 1•· i f':tprll i hi11nrhi pnrhmdo ai ,., ~ll'i figli ("fl ni "rostri niynti potrett' •111·,· l.'Ou or!?, !(ho ,., ... nel I !)4;$, t'\lll la \'tr.tr:t ,\1Ìo1t1•, :1v<•t-0 $DÌ\ ato r J1.aJ i:1. 11
DOCUMENT'-f _ _ __
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Documento 11° 44: Discorso del Ministro della Marina tenuto agli ufficiali presso MARTDIPART Taranto 1'8 novembre 1943.
Discorso pronunziato da S. E.il Ministro della Marina nella riunione tenuta presso Maridipart Taranto I' 8· 11 · 1943 · ore 18,00
('i rea tl'e sottin,um, fa. il !4 (Jltobre, ho rite11uto app<'l'tuno ri ,11,irc, tutti gl i (;fficiali. che onrn,, pi-esenti a Taranto. ed esp6rrr. lon, al(:uiie c,ons idernzioni d tc crnuo ink'sc o chiarir~ , agl i occhi di tutti, q~ale l'os;,~ la 3itnar.inu,• che si r•ra Yflluta man i!'esm.nclo dal giorno dell 'annistir.io e, porial'P così un co11trih11to al la elimiuaziont' di qnalsin,si cl'isi che aves;e pc,tuto ofhisturn le coocienze di queHti Ufficiali . Noi r,includrre le mie J)ltrolc, ho dr.tt<i lorn che avrebbero dovuto cou ogui lllC'lZO evit.u·e critiche, ovirnre di Jageia rsi prcudorc da stat i d'animo di depre~sioue; e che il lol'O preciso dorare era uniearnPnie e solamente quello di dedicare tutte I<' ene1·gie al lavoro in modo che la Marina. la quale- ha giil t,,ute benemerenze al sao atlil'o, potesse cssorc sempre un. blocco gran itieo di for1.,i, destinate ad assicu ran, il bene del fa Patria. Nel dirn queste parole, i1vcw, perl'et1I,mc1,te chi1,rito davanti alla mia mente lo svilnp[lo degli avveni menti che ~i sarebbero pr·odvtti ili prosieguo di tempo : non !lii era possibi le i ndicare chi,1wrne11,te cd in for ma definitint quali complicaziou i, (\ Unii nuove crisi avrebbero potuto sorgete e sarcbbot·o stati suscettibi li di tu rbare l'animo Vostro e dei Vostri inferiori; ma S.'l.pe<o che nn travaglio, c-0me quel lo chl, stiamo attrn,•or,audo, vou poien1 nò pu,\ aniva1·c a couclusinr,e se m\1\ attraverso perturbamenti od oscillazioni, che per il momento noo sono ancorn gnt.vj, ma riotrcbbct'O divcu tare tafi in a\•ven i1·0. Le nii,.~ parole av(WiHH) uuo scopo pn~dso : ind icare a tutti, neJl'unic.a forma che mi orn concessa, che qualunque cosa potesse acca{lcr<' nr,i tempi ,;he scgn i<·a110, il dov~l'O era un,, so!o: lavonire e, pcnsarn a mautenei·e intatta ia Mari un. Con Yin.> tammnrico ho d<•vuto constatar{> elw iu 11ues1.i ultimi tempi si sono di nuoto ve.nuti (l nt-are, nclln OHl$~fl degli Ufficinli , P-t..t"tti cl'nnimo pcrtllrlniti 1 qua li mi hanuo lascialo un 1•'1 perplesso, pcrchè hr111no fatto sorg,•rc in me il dubbio che le mie parnle 11ùn fo~15Cl\·, stat•! abha~tanza clliate. E' per questo che io Vi ho pn~gt,to di \leni re qu i : cd ho i111·ita1,, Yoi, Ammirngl i, (',1pitaui di V;tscello ~ Jia rigrndo, percliè ri s.;uo cose chr nou poss'O dit·r a tutti , 1111, desidoro siano pol'iate a Vostra cono~cenza nffi,whè ne ,lerlu r.iate uornHt pteei,a per la condotta degl i uomini che sono affidati a Voi. L<· cause di questo pcrtltrbamonto, che ba toe<:at<, l'orse nuche Voi, ma certame nte mol!i dei Vostri inferiori; sono ben uotf>. 8sse t.ragg;•no origine tla una scfir di notizie·: nessuna deill' ,1ua li ha carattere ufficialo, e che pro,·.,ngono da una pròjiagauda la quah' non ha 11ulla n <'110 cedrre cori la propagand:, del Govcr110 NM.iooale. Compr~ndo }lel'fc.ttamentP che Voi, pcn,osi <:ome qualsiasi cittatl ino dcll'.,rvoni rr rlella Patri ;1, rimnniatti srus~i: pP.Jturba.ti t1 11.in<lri s<'!Hito olla rndi<1 u lc,ggrte sui giornn.li m1fod P;
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G/Ol'A.V.W Ml:'ss1: - 1·11tti1110 lll/arescinllo d1talia
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DOCUMENTI
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dw 1>v~::.,rno r.~serf· rlettt• e -.<-ri ll(' t-tu di noi I.~ migli<Jn~ dimM,trn.zionl! ilr111 in fondatezza di •1 ue:-.tt• \'Oci st~ nel fat ti; eoncreto. A .
)>(l')itivo. r h(' ~- ~1. (·c,iit inu:l a ~\·('llgcn· 1,• propl'it· nh i-;\i ,nr r1111zi<,11i tranqu illamente. ~,·n·namcHtC', 1'11t1 1111:1 H·anrp1il 11t;1 <"d unn 'it--n'nit:'t c1H· YOìTr•i pol<'~f(I- eonstt1tarr· pc·t· lranu'
tidu,·iu " r~,1('. Po%•> <,nc.:ht' dirr i the ~li <u1~1<, .. amerit•;1ui 1·011 li 1,,ru ntt<'~giam(•nto htL1lll<• dinlf.., ,;trnto t' dlow:-.trn1u, in l•gn i cirrfl:-;tnn1..1 d1 :l.\'et't· In più p1,1 fond:\ fiduC' ia 11<'l l'alt.n sa~er,1,a di S. )J. ('tl haunu 1,iù ,·oh(· ttfrnm atu. ver I~ vi•· piil diV('l';o;e <·hl· ap1loigft·,rn 11 (1•tl1.tlsiasi g:on•rnv. ;\ ,•ui S. ) I. rit~>1Til 01>p<.ìrtu110 af!ida rft ],.. sorti <fol Paese. T utt•> tfltt-·:-.lù h" \'\•luto d ir \'i . 1)1:'ldlì· Voi 1l(wNe 1:'~SE'l'<> i JH'f•~•agn,JHl1s1i d()l)a rcrit:l a d<-trimen to rll'1 11• <.-.;m;t-o\·erità. Il \'o"frt) r ,m1>it<• di rvnduttrori di nom rn i ~, fa 5empre 11iù dèlin1 h1 mau mano d 1c In ~ituazion,• l'\·pJuis.ei?. Siamo all' ini'l.h'I di qu<-~ta cris1 : con i:t pl'\•gri:s..-;iva ,n·nnzaw. 0
1lell<' tn q,p(· .-rn,r)o - Hmr n<·anc, nli<' r1uali dfl dotnaui 81 a~~iungerù lln nuclc<i ..il trup}J<' it;tlimw, l:-1 r11.·1111clu i~ta ,ll•ll,1 no~u·a tel'lR si porkr:', in ,.un•· nelle quaii it pa~:-:ioni poli11('hr S<•ll(• pii! \' Ìnu:i: f'd iu cu1 il pili ]u11go tor nH'ufo. le 11)1lggiori soffcrr•nzc h<1 nn11 c·rNl.to in(',·ila.Uilme,uh: :-.tati d:aninw l)Ìll 11wrrlo. Bihogna. <1uiud1 ('he Voi, qualunqUl' ..:itua%io1w pi.l'iS(t prf!f:f-\nt~e-;i rn a,·vC'nirc, sn~•piah~ ~emp,·<· 111:111tcnere i \' ostri l'flic·i.d i su
111('Jn d1e tl~n· (•:.:,n(• h1 loro linea e cio(·: fN!r.i1:'1 alle i:-.tituz.ic•t1i1 ma anche a~tr:i..:;,.ion(! rìa t1Ual-. a~n rurlll<-l <li pulemit:n, p0Htih1. 1-ia •tUal~io:,;i 1·riti(',1 in •1 t1f•:{tO g'l'(:\';K) ici di f':\~~iou i t
,;· ,li :-.P1d 1mt'nfi c(1111rn:;ta111i. \ '"c,i mi (·On•:.ifWf'lf· aòha:;tanz::t Jt('l' :i<ljlf'l'e cilt' non ili{,,·, d tt-' l1UPl !n i·lw pPn::;o: potete lJlli 11<li c,,t;et·(• :...i<·uri t·hC' lr mie pnrr\lr ri::1w<·<·hiMH" ,,:--nttam(•1n1• l:1 W!rilù . Sia1P nn:::.he ccHi dv· :-.1• m'lla er,1l111,1011t1 :-.t,wiei:1 dle i-.t~ ,\a\'ant: a IH\ i , in un 1lf't(•nuinnto ,w,. nwnt11, :-i mauirl':-.lm,~•· ,1trnlrhl' ~itu ri1.iv1u· p<•r la •J U,1l~ ritctws,i <·IH' i 1·nmpi1i aftirlntici t'o:-.:-.,·1·• i11,•,,ncilh1hili l·,,n il gi ur:i mt-111,, li:1.t,,. ~,w,•i i l pri1ni, a 11ini: guanl:it1· 1·lic 1,. :,..itu :-l zioui· ,tù iu <1t11'h>ti t(•t·m ini, iri mi rt•~oJ,~ in fJUC''-bl modo, ,·, i t'•'\~obto'.>\·j :-:.•·1·orHl<i la
\' o::.tra ,·, .~<·ienzn. Puti;t(· a,·,•nw la pili :-:i1.· 11 rn f1\df'I r·hfl per po1 t1? mi:i w)n manC'h<:rò rnn.i nl 111 io do,·et·c.. ;li ~w,n.l H' il l'(1mp;1 t1fllo •li ni lm·mr• 1 s,• ,·i,\ ff1C.:".l' 11<'re:-:1;,r1rio. ~H d•.)\'HE'.> p,... ri, niutnrc. non ,i,1w•t<· i,t<'lll'l'!ll i pitl n"l b. ne•'eR~iti1 di 1·ipet,•n· i ,1u,'"ilo rh 1• ,·i h,1 ilf'ltc, : lt•net,.... lH\·-.;ente (']1(· lr parole, du· \ 'i 1l i\ P ::.ouq hf'n pr-salf' r p•uHIPr,,h~ nel mio ..:,u llmo: 11a:;-:•01w <la pr<,lon<I•· 1·dli•:.:--i<•ni ,. ,1uiudi o~tHuu, di (·~:-.<> hn il :-.uo ralM·1•: u't C'atP rii flli'1Htn1·I" ,, di tr:u n<' \,• 11•'1·,•:-.-.:nic· d<•,luzi .. 11 i 1w1· noruw \·r,<t1 1·:1 ,. 1•r·r :h.-rm,, •li tutn .!!li 1· 1li<·i:di <la \"11i dipc11d1'1Hi.
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c;,mA., .,1 J/1:ssi: - f'11/ti1110 J1Jarescial/u d 'llolfE.
Documento n° 45: Nota della "Corri spondenza repubblicana" di Radio Roma del 2 1.12. 1943 dal tito lo: ·'L'affare Messe".
(R . Roc:ia) - '1107>. DELIA CO!R!SFO::JE:17.A R'SFO:Y:I::: ;;:,; : L'AFFARE
1".ESSE -
· Mol to e1 è parlato dal giorno dell'entrata sorprendente del Ma resoiale lo Messe nel " trust" anglo-americano-ùedogliano.- Si sono udi te a tal pr~ posi to le espressioni di rincreecimento dei molti che 11 Mare eciall o eti• maveno , cosi come ai sono dovute vael1are le rampogne d1 coloro che lo aU-.avano meno e cons.1 derano lui cowe un qualsia ai venduto per un pugno d1 sterline.- Abbiamo lette e speriamo che lo etei,ao Mareeciallo abbia p~ tuto leggerle, le l e ttere di coloro ohe furono i suoi soldati . Cessate le sorpr e se e le r i percussioni segui te all ' annuncio, vogliamo fare defi niti= vemente 11 punto eull'offare Mease. Il Genera l e Mess e appar e a tutti 1 f~ acisti ed a tutti gli 1 te li ani come 11 t i pico re;, r.resen tante de: l' eeerci• t o fasciate. E queeto egli dic~ierò aett.pre, in ogni tempo ed in ogni luoc go e su tale base inderogabile i mpostò la sua azione di Co1DSndo, facendo per il suo esercito, di ogni c ampognu una crociata, facendo del C. S .I.R. la corsz2a antibol aoevioa e dell ' epica difeso dalla 'r uniaia la deci sa voe lont à di rivoluz i one antiplutocratica del popolo italiano. Eg li passò di ooddisfazione in soddisfazione, a it,·averso una rapida carri era, fino al bastone di l.'.aresciallo. Tutto questo gli i taliRni ili ri,.,onooc ono e per que sto lo alL!!Y!Jlo e lo 8lllmi raveno. (J. Ma o&gi 11 l.lareaoiello lf.esse 11 passato al ncir.ioo , al nemico della sua Pat rie, al nem ico delle sue idee, accanto agli uomini che egli aveva 88.!!! pre ap er tamente disprezza to, egli ohe conosceva e poteva ogni giorno co~ stetare 11 tradimento dello Stato V.aggiore e aha diede al pop olo italie,, no con la sua r elazione :iulla cw:,pa,-r.a tunisina , la cer tezza del t radi• a.ento. Ed ora eg l i ir.tende avallare col suo nome , f inora immacolato, il tra• dimento . Oggi il CondottJ ero de l le armi italiane i n Ruseia, combetta1t0 d~ l ' eroismo, l'uomo che ella testo dei fanti , delle camicie oere , dei giovani fascia t i consacrò eul Mareth, con l'i talienitp della Tunisia, 11 dis ritto del nostro poseeeao dell'Africa , ha rinuegat o tutto il euo passato. E' logico perciò che tutti gli ita1iani e non soltanto 8031 1 ma tutti gli uomini d'onore chiedono : "l'.areeoiallo perchè avete fatto quest o?" Alla voce c omune oh e sterline e dollari lo abbiano convertito, noi però non avremmo creduto, perchè non possiomo a mmettere ohe un i taliano cos i valo,. roso che ha consacrato tutta le sue a t tività al bene della Patria, a bbia fatto questo per B!llore di denaro. Perohè allora?! Occorre, a nostro avvie eo, per spiegere questo increditile voltafaccia, riandare a giorni rela= tiv=en te lon, ani nei quali il Colornello Meaee fu lung amen t e accento al Re intessendo con lui rapporti p eroonali e pensiamo ohe 11 ricordo di te,. le i nt i mità rP.gole lo ubbia ~pin to sulla vi& del didonore. Un altro no• stro grande oocnl.,atteote di Russin, 11 }!are sciallo ?ley, rimaoe per un att!. mo ebbagl1ato dal fulgore capetingio di Luigi lVIII, tanto da dimenticare 11 suo paaeeto di gloria rivoluzionaria. E' podailile che sia succeseo altrettanto al t!aresoial lo Nesso di fronte a Vittorio Er..anucle .- Il Pri~ cipe dello Moscova seppe però ritrovare l a via del l'onore . 'Ileo sappiamo se il Mareaoial lo tun1a1110 saprà fare altrettanto. Era 1.m gronde soldato, oggi egli è ridotto ad un ruo l o oeoondario. Figura luminosa dell' i mmana t ragedie di un porolo, è ora oscura co~paraa nella pi ccola farsa savoi ar,o da che in tel e t ragedi a ai è inserita. } Accanto ai Badoglio, ai Roatta , agli Ambr osie, che ogni italiano odia e disprezza , ~esse è oggi soltan to un incapace. Con che cosa spera 11 Ma=
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reeciallo d1 salvare la Pat ria? Spera che l 'I t alia sia salva con l e baiE. nette del nemico e ch e con la guerra at tuale ai salvi la monarchia? A questo proposito, l 'Italia intera, tutti gli i taliani f ascisti e non fa= scisti, al di qua e al di là del Sangro potrel>berlo convincerlo dell' in_!! ni tà di q uea to t en tot i vo. Dohb iamo pensare perciò c h e L!esse anteponga la riconoscenza di un Re indeclno all'esecrazione d&llo Patria ed alla con,: danna della Storia. Ma attenda, a tte nda fiduc i oso, 11 Maresciallo, la e_g_ vrana riconoscenza! I Savoia eono celebri in questo, dn Carlo Alb er t o ohe tradii patrio,,, ti ne l ' 21 e fece mettere in carcere Ruffini , Mazzini e Garitaldi,a Vi! torio Emanuele II che abbandonò Cavour, a Umbert o I che tradi Crispi, all'attuale rappresentante che racchiude nella struttura fisica tutte le tare della sua razza e nella figura morale tutta la bassezze pol i tice savoiarde, che ha t radi t o prima l 'uomo oh e per venti anni l'aveva servi= to con dedi zion e a ssoluta e poi tutto il , ,opolo italiano,abhandonandolo eolo, sen7,s guida, nè direzione alcuna, in ba lia del nemico.La Storia è piena di esempi di rega l e savoiarda riconoscenza ! Il destino di Messe è quel l o che è r i servato a tutti coloro c:ile ba nn o servi t o i Savoio-Carign.!!. no: essere gettati cooe un guanto frusto.~ Triste desti no per un valoroso soldato, ms destino che eg li ha ben m.!i! riteto con il suo ulti mo atto. Egli è oegi dall'altra par t e della barri= ceta per com~attere contro di noi che cr ediamo nell'Ital ia repubblicana, rivoluzi onaria, proletaria, perchè crediamo nella resurrezione del popo# lo nel l 'idea faocist a. Come comba1;tere contro i aoldat i c he vi ricordano loro coman dante in Russia, condurli nel~• avanzat a? Perchè combatterono e oorirono i so ldati del C.S.I. R.? Perchè il loro comandante cooperasse al trionfo del b elscevismo? Percbè oadò.ero i giovani del Mareth e della Tunisi a che col loro sangue consao1·ar·ono 11 suo bastone d1 Maresoial l o? Forse perchè 11 loro Comandante passasse al nemico che ancora strazi a le l oro ci ttà , massacra le lor o spose ed i loro figli? Non sa ppi amo se , avrà pensato a tutt o ciò e che cosa la sua coscienza g l i avrà risposto. \ Il Marescial lo Mes se era insieme a tanti altri italiani che attendono da anni in prigionie. di gue rra. E ' per ,: uesti italiani che noi lavoriamo, per q uest i nostri fratelli. c he hanno fatto delle proprie sofferenze un motivo di orgog lio e di valere. Anche i l llareaciallo Giovanni Messe era fino a poco tempo fa uno dei tant i che soffri vano n el c· are er e duro ma onorato della prigioni.a di guerra, Ofgi ha abbandonato i suoi compagni per mettersi al servi zio dei suoi car cerieri. Proceda pure µ-, r la sua strada. L'Itali a de l coro.battim ento e de l l'onor e non ha più b isogno di l ui. E l ' affare léesse può e ssere liquidat o. );
Dalle intercetta zioni radio del 21- 12-43
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CtmA,\ ,\/ .111:sst· - ruft/1110 J/aresciaffo r.f'ltafio
Documento n° 46: Promemoria di Messe per Bonomi ciel 6 gennaio 1945 , oggetto: "Svilimento delle Forze Armate··.
tSEHYATO PERSONALE P.M,aaoo.11 6 gennaio 1945
STATO MAGGIORE GENERALE
A S. 1; . A"". Prof. lvanoe BONOlll
Presidente del Consiglio dei Uinistri ROM A a.auaam::•c111••
K. :36/Sl'/Segreto OOOETIO: Sv1liacnto delle Forze Aniate .
Si manifesta sempre viù rrequenkl,in molti organi della stampa e recente~ente anche in tra..issioni radio italiano e alleate in lingua itn.liann,la tendenza a trar partito dalla comunioazioue di denuncio a carico di Generali o dalla ero~ ca di proceaai per coinYolgere in uno s1.eaao &ludizio dico! pabilità o di inoapaci'4 tutti i collADdanti o per gettar f4! go e diacredito aulle iatituzioni ailitari. Sento 11 dovere di protestare encrgicaacnt. contro QU!, sta Yiole nta caapagna elle ortende,aenl!.A diacriminasioni,l'~ nore delle Forze Armate non offuscato dalla aconfitta ailit~ re cui l'hanno esposto errori politici fondamentali più che incapacità e tanto meno 1iavidUà di cotllandanti. E' a queata tradizione ininterroita di onore che ai 11uò rinsaldare ancora oggi lo ,,rorzo generoso dei nostri soldnti in terru,sulle "!! vi,nei c icli della ~att.aglia,in un aupreao tentativo che Ya! gn n sollevare l'ltnlia dnll'abisso in oui è oadutn. E' coaprenaibile e naturnle olle nel disastro e nella te! ribile miseria dell'ora presen~e,l '1111b10 nazionale eaa5pora_ to,ne ll'iaUntiYo anelito iù rinnovomento e alla giuatizia, creda di trnrre aoddistaziono nella febbrile diatruziono di tutto quanto possa ricordnre 11 passato , aenza diacriminn~i~ ne tra buono e non boono,tra utile o dannoao e talvolta po! tino tra colpevole e Yitti1111.. /./ . / . / .
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Spetta però a tutti coloro che si sono aaauote le 111aw2 ri responsabili t.ÌI nella grande opera di ricostruzione 11nteri~ le e morale del Paese• d' il!IJ)edire che 1 'ispeto delle p11saloni degeneri in offesa dclln gi111ttizi11,cho vadano distrutti i pochi beni materiali e aorali sopravvissuti al diaaat.ro,che 11 disordine delle azioni e dei aent.1aent1 si aggiunga alle 1!! 111a11i difficoltà lift aup~raro, l'er una storic11 fatalità la vita politica dell'Italia r! sorgente volle che il nostro Esercito, da un secolo, fosse o~ atretto a mieurarai con l'aeai di più forti tradizioni •111 tari e con forze auperiori di nu:uero e di mezzi; al terllfl, oi tu 111 aorte delle M• i nelle varie C81llpagne,1114 una sola tradiz12 no di onore,di vnlore,di fedeltà a.Ila Patria conobbero le nostre Dandiere,porfeUt~ continuità ap1r1tunle realizzata attra verso la !ode e l'eae,upio degli ufficiali di ogni grado . ~uando nel 1940 unn tragica aberr11Zione politica gettò l'Italia t1ilitar11ent.e impreparata e apiritu"1110nt.e riluttank nella tre11enda avventura dello nuoY11 guerra aondiale, ADoora una volta le nostre Forze Ar111ate,aotto la guida doi loro eoaand&n ti ai batterono valoro~anonto,ooaoientemente i n•olandg_ ai per l'onore della propt·ia IJandiera, per l 'b111orntivo di un dovere che 11011 si discute o per cìignit.l1 òi uointni e di co11ba! tenti anche se nell'nniao do i più gravava la certezza che il premio òi!llu Vi tto1·ia sarebbe stato loro negato. l)iaconoscerc 11uuata arferwnzione di nostra gente è atro_ cc offes11 a lla ~emoria degli innuaerevoli catluti,nl dolore dei congiunti che vogliono ancora credere nella santità. del ancr! ticio,nllu ao!fcren1.n dei prigionieri che non rinnegano il l!!, ro pUS:iato di coobl\ttent.i,allu fede dei uigliori italiani. S', aopratu tto,togliere una torte baso aorole al generoso inpulao dei nostri soldati che affrontano l'ardua provn del nostro r! sollevll.lllcuto dal bara~ro della scontitt.11. Conf ondere il ancrifioio cosciente di coloro che luuino fatto dono della propria vita ad una concezione superiore • iG1.~ut.11bilo dol dovere con uno apregovole .tenomeno di aorvil! 81110 al passato regimo sarebbe, oltrecbè iniquo, eatre•-ente
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pericoloso. Spett4 agli ordin4111enti poli Uci del Paese asllic,! rare che •ai più ai ripetano eit.uaz.ioni ooae quella che ba ~ to origine all'attuale diaaatro. Spet.ta alle Forze Araah, in ogni coso, di ubbidire disciplinat.aaonte agli ordini dei capi responsabili della politica dello Stato.Le Forze Armate italiane giunsero coaì senza macchia alla crisi finale dell '8 11ette111bre 1114:l in cui, ali 'atto stosao ' del riconoschiento della sconti tta, si presentava improvviumente la necessità di oOQbattore anoorn una st.renua batt.aglia contro l'alleato di ieri.- La prova assai dura e difficile per tut.ti presentava caratteri uffatto divorai per ciascuna delle l•'orze Arm4te: F.aercito, Murioo, Aeroooutica. Per le duo ulUsi trattava innanzi tutto di sottrara1,ooi mezzi mobili che O! atituiscono le loro stesso arai,al tedesco e di portarsi altr! ve, per ricevere quindi nuovi ordini. Por 1 •t;sorci to invece ,al la coi 84118& por un COQploaao di ragioni era negato quasi ogni possibilità di movieento,ai trattava di cosb4~tore in posto llJl nuovo e 11erioolo110 ne1doo, già perfettawente e deois11J11onte orientato ad una violenta axione di rorll.4 contro di noi. In piena ooacienza, 8Aj)Ondo di noo far torto al diaoipl! nato val.ore dimostrato dal.la Marina ed a quanto ha potuto taro l'Aerooautioa,aonto di dover insorgere contro quello che è diventato 11 luogo oo~une della•vergogna•dell' S aetwabre,lu,2 go comune applicato pnrticolAnent.e ali 'Esercito. Sarebbe illogico W!ll.1cttoro cbe qu..ato Eaeroito,c i suoi ufficiali di ogni grado,che in Afri04 1 in J.lbania,in Hosaia,d! vunque, qunndanche non potovano Yincere upevMo glorios11111onte morire,avcascro perduto d'un tratto ogni aderenza ad una ini~ te rrotta trndizione d'onore e di valore.Giustizia vuole obesi riconosca cbe l' Esercito tu posto 1mprovvis11.G1onte,l'8 settembro,e ancora una volta, quasi eacl~ dva111e11te,dnlla condotta politica del Poese,di fronte ad una situazione disperata tecnicamente e oornl.ciente non su1100ttib! le di ascita. Tutto 11 suo paaaat.o ci è garante che ove non 11i foaae verificata ouesta condizione nea:atha iubiale. l 'Anr
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oito avrebbe tatto ancora ullll voltd il auo dov~ro. Queata è lu verità storiCd olle occorra ricono.scero ed
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fer11are,non inf'irmabile per le i1&1cheYvle.1.2c o le colpo, anclle
gravi, di taluni capi che non po11111ono riflc tterai aulla -~.sa. e sulle istituzioni nilitari. Vi questa pre111esaa oc·c orrE: 1.en-,:r coni.o per- esaminc.rt· i fatti che ai aucceòettero in quei giorni tr~ici,n&i quali d ~ tronde non aancarono vividi ucsgliori di abnegA41oJH: e di eroismi che ai tende oggi ad ofCoaoaN o 6 di;w.intiu.r~. lJomani le centinaia di 11igliaiA <ii .oluaU,che 001: i pr.2, pri officiali dividono la tragica 111ibe1·ia doi w.u1>i di intor~ mento della Oerunia ed il uoloro~o iaol6Aler.to Gei cu.u~i cli pr! gionia; le decine oi migliaia di i;oouua~i che hG.nno vissuto ogni avvilieiento,001110 bestie ùrnc~,tts e uoi.:.l!!·.il!c't.."iuvi aulle !JO!! t~oe dei &lcani,si ritiutcruuuu ùi edoere giudicati: uccos!!_ ranno aevcrnmente,eaai,ohi li hu gottati,iu~onaultUl/entc,ad w?a
aorte tanto cridole. Non è mio compito invocare l 'ucoor1.awunto d<•ll.c rttspon~ bilità politiche o politico...,.lli~ri cui di u.wslua,~ aio avv! ao,è da. iatJIUtare l'inaueceis110 dell'adone wi1H,.11·e detoruinu·ta dall 'arraiatizio. }.{A è ben noto H olio purc1·a doci!la>llùnte t.iv.2, revole ad un'incilieata eaaurionte e \'.lO..iplet.a atta u ;s-ti.biliru tutto le respom1abilìiil di caratt.ece 11olitico o ;;J,ilH.a1·:, p13r ;3.:i anche che qu~
i fat\1 dell'll sette.i1bre 194;). D'ultr.i pul'h
sto è sc(dpre stato il penaiero del Oovè,·no il;iaocraiico costituitosi dopo la liberazione ui Ro~à, e ohe aoltunto r~ioni di ordine sup~riore (in~ervento degli Alle~ti) hauno i~~eJito tl tare luce CO!ll(lletu sugli avvenioaenti. h' mio dovere però affermare che ai reca grave offesa
a!
la giustizia procoòendo , coille attunlwenie,al giudizio èi s!Jlg;! li comandanti la cui oolpabiliiù i,uè. •olLanio csst:i·c 1it&b.1lita in rur,ziono del giudii;io aull • azionu p1·01:ulai VA inh,iulc.
!,!ueata ai'fermazione non eaclude cli& i;i vo.111111 p·ocerlerc aenr. •altro a co.rico iii (1 uei CApi la cui u.-.iono i.111,aia. dofioc~ te o colpevole in rapport.o nll 'u-e1·ci.r.io delle 1;1·0prie funzi!
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re, Ma poiçbò nella generalità dei d&ai ai tratia di giudlc~ re aituazioni di carattere tecnico militaro,aorge la ueceaa!_ tà che aede naturale di qucati giudizi siano i tribu114li •! litari,convenienteotonte coat.ituiti con elCflle11U che diano a! . tidaalentc dal punto di vieta tecnico e aorale e che alano P2 litic0.111ento neutrali. Non attenendosi a questi ci-iteri 1 proceaai,anzicbè ae! viro alla cauaa dell'epurazione, nella noceseità della quale io credo ter•a111ente co111e credo alla neoesaitù di giuatiziaf aervouo a dar esca inestinguibile a quella ca11pagna indiaor! minata contro "i generali" nella quale 11 bat~no·, con grande ardore alcuni organi della at11111JJ4. Nel progrMW1a del Governo prelliedut.o da V. E . figura in prima linea 11 proponiaento "di diteJdere contro tutti gli attacchi" il nuovo sforzo bellico dell'It.alia, coae "wt dov.! re supremo• ohe verrà assolto •con terll:4 deoiaioao". Non credo che aia possibile ogp volorizzare in pieno 11 nuovo atorzo bellico ae non coatruoudolo sulla baae dell.• ~ atre più sane tradizioni •ilttari o •orAli. Rivendicare di tiro! te al mondo e di tronte agli U.alian.i quea'6 continuità di OD!!, re e di dedizione alla Patria rito1110 aiA inderogabile opera di giustizia e in pari tempo un vali do apporto alla conaiate!! za mornle. dello nostre Forzo Armato e un oiozzo etticaco por r.! a tituire la necessaria serenità all'ataoetora in cui l'eparazioue continuort1 la aua. viA, p-0r ln rioeroa o la punizione de! le reali colpabili tà individuali. Confido che V. i.: . vorrà apprezzare nel auo pieno valore l'iaportanz.A delle considerazioni ohe ho ritenuto di aottopo! re e vorrà trova.re 11 a odo più efficace per rendere alle Forze Ar~to i 1.aliane la soddisfazione eui le i•eri tate ingtarie che le colpiscono danno loro pieno diritto.IL CAPO DI ST.ATO JUOOIORE GENERALB
(Yareeeiallo d'Iklia O. Meaae)
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Documento n° 47: Appunto del gen. Gazzera, Alto Commissario per i prigionieri di gnena, sui militari italiani repubblicani fatti prigionieri di guerra dagli alleati. jj
,r
I
ALLEGATO 1
ALTO COMMISSARIATO PE
N.
I PRIGIONIJ,RI DI GUERRA
N°
739
Giugno 1944
Cava de i Tirreni li 21 giugno 1944
416/Pol,D,5
OGGETT0 :!1ili tari i talia ni re pubblicani fatti prigionieri ài guerra dl1gli al l ea ti, AL COMANDO SUPHEMO AL MINI STERO DELLA GUERRA AL MI!fIS'rEBO DELLA R. MARINA AL MINISTERO R. AERONAUTICA AL MI NI STERO DEGLI ESTERI
(rif,f 0 151/C del 19/6/4 4 ) e, per conos cenza;
A S.E. ECCELLENZA IL PRESI DENTE DEL CONSIGLIO LORO
SEDI
10)- Il mi o parere rig uardo i militari ita l iani re pubblica ni, che veng ono catturati i n comba t timento,da parte s i a nos tra che dagli all eati ,é che essi debbono essere conGidorati e tratta ti come prigionieri di g uerra con tutte le ga r a nz ie a ques ti ac c orda te ààlla Convenzione di Ginevra, A mio avvi s o non es i ste alcun dubbio al r igua rdo,perché ess i comba t t ono per 1il.n interesse d ' ordine genera le, s i a pure depreca to e perché i l regolame nto anness o alla convenzione circa le leggi e g l i usi delltt guerra terrestre dell 'A ja (18 ottobre 1907) stabili sce che le leggi relative s i de bbono applicare anche a i corpi che riuniscono le s eguenti condizioni: 1)- abbia n o a capo una persona che s i a res ponsa bile dei suoi subordinati ; 2) - ~bbtli.no un s egno di sti ntivo f i s s o e riconoscibile a dis t anza; 3)- port ino l e armi apertamente ; 4)- si conformino nelle loro oper,, zioni alle leggi e co s tumi della guerra, Ne l caso presente , que s te condizioni sono os s ervate poiché per le condi zioni s ulla c ui osserva nza s'aveva qualche dubbio , i te deschi hanno ricom::,sciuto quali prigionieri di guerra i mil i tari i taliani che com ba ttono a fianco deg l i a l l ea ti e vengano catturati. 20)- ~l mio p,~rere é inoltre che i l R. Governo d ' Italia , ossia il Governo legittimo, f acc ia estendere anche a loro riguar do l' a zione protet t rice esercitata dall a po te nza che t utela gli interessi ital i a ni press o l e !<azi oni Alleate , nel lo stesso modo che l a espl ica ne i riguardi degl i a lleati fatti prigionieri d i guerra prima dell'armistiz io, Ritengo sol tanto necessario pregare le a u torità alleate di tenere ques ti prigionier i di g uerra dell'esercito repubblicano in campi separati non SO· l o <ù• q uell i ove veng ono de tenuti i mi l i t ar i tede schi,ma anche dai campi ove sono tut t ora detenuti i militar i i tal i ani fatt i prigionieri prima de ll' armi s t i zio.
E questo farò s enz ' al tro , r i entra ndo ne i c ompi ti della carica affidatami.
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-
2
3°)- La posizione dei militari dell'eserci to repubblicano rispetto al Governo italiano sarà da risolversi , e mio avviso ,quando 11 R. Governo i taliane avrà potuto estendere la sua piens sovranità su tutto 11 territorio i t alieno. Sembra che non aarà allora da dimenticare , quale precedente di qualche analogia , il trattamento usa t o ai militari 1·tal iani alle di pendenze di Oubrie le d 1 Annunzio,contro l e truppe regola ri 1ta11ane,che dovettero agire contro Piume. 4°)- Circa gli itoliani civili costre tti dai t edeschi a lavori di guerra , spess o reclutati con la forza,questo Alto Commissariato sarà ben l ieto di vederli cons iderati come rifugiati da trattare e sorvegliare con qualche maggiore attenzione per qualche tempo , sempre quando a ciò non sia controrio l'Alto Commissoriato per 1 Profughi di guerra•
L'ALTO COMMISSARIO F/to Gen. P. Gazzera P . C.
c.
L'Ufficiale Superiore Addetto Magg. s. Coiss on
IMMAGINI FOTOGRAFICHE
/MlVIAGINI FOTOGRAFICHE
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Luglio 1903: G iovanni Messe poco dopo la nomina a sergente del 5° Rgt. Ft:r.;
Modena, 1909: Un gruppo di allievi del corso speciale per sottufficiali presso la locale Scuola Militare; Messe è il secondo da sinistra della prima fila in piedi , con il frustino in mano;
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Tripoli, marzo 1912: foto di gruppo dei subalterni dell '84° Rgt. Ftr.; il sottotenente Messe è il secondo da destra della fila in piedi;
li capitano Messe a Tripoli nel 1915;
IMMAGINI FOTOGRAFICHE
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ln tenuta da combattimento, comandante del IX Reparto cl' Assalto nel settore del Grappa (1918);
Gli Arditi del IX Reparto d'Assalto esultano al rientro da un'azione;
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c;101;i,\ ;\'1
,lf!,ss1: - 1'11lii1110 11/r,rC'sciu//o d'Italia
Pove del Grappa, giugno 1918: il maggiore Messe con i suoi ufficiali in un momento di riposo;
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--·~~~: Biglietto vergato da Messe subito dopo la conquista del Fenilon ed affidato ad un portaordini;
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Messe (il primo sulla sinistra, con il cappello eia bersagliere) nel 1925 mentre adempie alle proprie funzio ni cli aiutante di campo effettivo del Re;
Nello svolgimento delle stesse funzioni, durante la visita a Roma dei Reali inglesi;
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G,01:4,\:w Mt,.N' - /'u//i1110 ,1/(lresciallo c/'//ofia
Asti , giugno 1927: Messe, comandante del 9° Rgt. Bersagl ieri , in un ' immagine nella caserma "Colli" in compagnia del collega Et1ore Bastico;
Comandante dello stesso reggimento a Zara, durante una cerimonia negli anni Trenta;
IMMAGINI FOTO(i_R..,_A,.,_F..:..:IC,,.,H ..:..:E::__ __
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Zara, ottobre 1935: un' altra immagine;
Africa Orientale, 1936: Giovanni Messe, da poco promosso generale di brigata, indossa la "sahariana", la speciale tenuta da campo per le operazioni durante la campagna italo-etiopica;
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Sempre in Etiopia. la foto ritrae il gen . Messe ed il suo aiutante cap. Troi li mentre passano in rassegna una banda indigena;
Verona , 1938: Messe sfila al la testa della 3" Br igata Celere in occasione della fes ta dello Statuto;
/Mlv!AG/NI FOTOGRAF!CHF:
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Friuli, 1940: durante lo svolgimento delle Grandi Manovre, con il col. Cadorna;
Sempre in Fri uli , nella primavera del 1940, mentre presenta al Duce gli ufficiali della G .U. al suo comando;
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_ _....c c; ""' m1<~,\ '.V/ 1\llEssE -
l'ultimo Muresciallo d 'Jtu/iu
Fronte greco-albanese, aprile 1941: Messe (sulla destra) nella sua qualità di comandante del Corpo d' Armata Speciale assiste Mussolini che esamina un mosaico topografico in un osservatorio avanzato;
Albania, 194 l: Messe riceve il Re in occasione della visita di questi alle truppe in conclusione della campagna;
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Fronte Russo, 25 aprile 1942: a colloquio con un bersagliere facente parte di un gruppo di complementi appena arrivati alla stazione di Jassinovataja;
Fronte Russo , 6 agosto 1941 : iI gen . Messe si accinge a partire in volo con un aereo ciel tipo "Cicogna" per raggiungere i capisaldi della Divisione Pasubio;
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_ _ _C _ 1_0 _ 1i 1,, 1, ·1 iv/ESSE
- 1'11/timo Maresc ialfo d!ta/ia
Fronte Russo, 28 agosto 1941: sull'autovettura con Mussolini e Hitler in occasione della visita al fronte dei due Capi di Stato;
Fronte Russo, 28 agosto 1941: a colloquio con il Duce;
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Fronte russo, inverno 1941-42: con gli ufficiali del suo stato maggiore, cercando cli resistere alle rigide temperature;
Fronte Russo, 1942: rapporto agli ufficiali delle CC . NN . della LeRione Tagliamento;
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c·wv,11\:Wi111-,,1; - /'11/ti1110 Marescirlilo crttalia
Fronte Russo, 1942: Messe mentre assiste alla s filata di un reggimento di cavaJJeria;
Fronte Russo, 1942: un bel primo piano di Messe al suo tavolo di lavoro . Si notino sull 'uniforme le insegne della Croce d i Cavaliere della Croce di Ferro e della Croce di Ferro cli la Classe, i distintivi di due promozioni per meri to di gue1Ta e quello d i aiutante di campo del Re (sotto l'insegna del grado);
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Fronte Russo, 1942: ispezione ad una postazione difensiva;
Fronte Russo, maggio 1942: in visita ad un caposaldo della Divisione Celere;
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Fronte Russo, 1942: fra uno di essi;
G10 1a N.VI l v!ESSE -
/'ultimo Mar esciallo dli alia
mili ti della Tagliamento, mentre scherza con
Tunisia , febbraio 1943: primo piano di Messe sul Gebel tunisino;
IMMAGINI FOT,-O "'-'C'-'iR.:..:.A.:..:.F...:.l.::. C.:..: H..::: E' - - - - - - - -
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Tunisia, febbraio 1943: un momento di sosta, con il suo aiutante di campo cap . Taccarino;
Tunisia, marzo 1943: con il gen . Mancinelli (al centro della foto che esamina un giornale) ed altri ufficiali del suo stato maggiore;
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Gm1'ANNI ,11,;ssR - r 111tf1110 ,vluresclaflr, d 'Italia
Tunisia, primavera 1943: fo to di gruppo (da s inistra: gen. Messe - cap. laccarino - gen. Mancinelli - gen. tedesco Seidemann):
Tunisia , 13 maggio 1943 : a colloquio con Montgomery, subito dopo la cattura: si noti l'atteggiamento di Messe, per nulla intimidito. Di spalle il magg . gen. tedesco von Licbenstein:
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Beaconsfield , 16 maggio 1943: l'affivo di Messe al campo P.0.W. n°4: da sinistra cap. Robertshaw (interprete), gen. Messe, gen . Jeep (addetto ai campi per prigionieri), magg . St. Clair Grondona (comandante del campo);
Brindisi , 1943: li Maresciallo d'Italia Giovanni Messe, Capo di Stato Maggiore Generale;
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_ _ _C_"IO _ ~_'ANNJ M r-S.'it' - l'ultimo 1\!la resciaflo d'Jta lict
Scapoli , marzo 1944: il Maresciallo d'Italia Messe passa in rassegna elementi ciel I Raggruppam.ento Motorizzato accompagnato dal gen. Utili comandante ciel Raggruppamento;
Roma, anni Sessanta: una delle ultime immagini di Giovanni Messe con la signora Maria Antonietta;
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Cimeli: ullimi effetti perso nali del Maresciallo durante la campagna di Tunisia (frustino , cinturone berretto);
Insegne dell 'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
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Medagliere
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Caratteristiche del bastone di Maresciallo d'Italia, donato a Giovanni Messe dall ' Unione Combattenti d'Italia
Corpo del bastone: cilindro d'argento del diametro di 4 cm e della lunghezza di circa 40; completamente smaltato in azzurro e portante su generatrici aquile in oro rosso alternate a stelle a 5 punte in oro bianco (complessivamente 16 aquile e 16 stelle). Estremità del bastone: rappresentate da due pomi in oro rosso massiccio sagomati a tronco cli cono uniti per la base minore al corpo del bastone e portanti incisi sulla superficie esterna otto rombi in ciascuno dei quali alternativamente è incastonato un rubino sintetico e inciso un nome di battaglia o di località ricordante una gesta di valore del Maresciallo. La corona con la quale il pomo è unito al corpo del basterne porta cesellate delle foglie di alloro; l'altra, rappresentante la parte terminale, porta cesellate delle foglie di quercia. Le sommità dei due pomi portano una stella a cinque punte in oro bianco su fondo di smalto azzun-o. Astuccio: in velluto rosso rivestito di marocchino azzurro .
BIBLIOGRAFIA
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BIBLIOGRAFIA
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INDICE
INDICE Presentazione
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Capitolo I - Una carriera iniziata dal gradino più basso >> 5 l - Dalla Ci na alla Bainsizza » 7 » 13 2 - I Reparti d'Assalto. 3 - Al comando del IX Reparto d'Assalto » 25 Capitolo II - Gli anni del primo dopoguerra 1 - Da bersagliere, tra il Quirinale e la Dalmazia 2 - Per la seconda volta in Albania, da generale 3 - Le Truppe Celeri, ovvero il grande equivoco tattico
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Capitolo III - La Campagna Italo-Greca (1940-1941)
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Capitolo IV - La Campagna di Russia (1941-1942) l - Le origini dell'intervento italiano 2 - L'entrata in azione del C.S.I.R . 3 - Il problema dei trasporti, degli approvvigionamenti e delle predisposizioni invernali 4 - La chiusura del cicJo operativo 1941: un primo consuntivo dell'operato di Messe 5 - Il 1942 6 - La costituzione dell' 8" Armata 7 - La prima battaglia d ifensiva del Don 8 - Garibold i-Messe: un 'incompatibilità insanabi le 9 - Il comandante e l'uomo
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Capitolo V - La Campagna di Tunisia (1942-1943) 1 - El Alamein, il punto di rottura 2 - Il ruolo strategico della Tunisia 3 - Sintesi del primo quadrimestre operativo (8.11.1942 - 6.3 .1943) 4 - Erwin Rommel: cala il sipario sulla vicenda africana 5 - La 1a Armata italiana
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G1oi:1., ,, ,l/ESS1. - r11fli1110 Jlaresciallo d'Jtnlia
6 - Il XXX C .A. e la Brigata Speciale 7 - "In soli 20 giorni , Messe ha trasformato l' Armata" 8 - Le operazioni sul fronte della 1a Armata negli ultimi due mesi di permanenza italiana in Africa 9 - I rivolg.imenti interni all'orizzonte romano 10 - Rapporti di fo rza sempre deficitari, con il nemico e con l'alleato
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Capitolo VI - Una prigione "particularly comfortable" » nel verde Buchkinghamshire J - L' incontro con Monty » 2 - POW Camp n.4 » 3 - Le crisi ricorrenti » » 4 - L'espediente dei "documenti riservatissimi" » 5 - "Senza le fotografie della mia fanùglia, non parto!" Capitolo VII - Capo di Stato Maggiore Generale J - L' impatto con la nuova realtà italiana e le prime delusioni 2 - Dal C.I.L. ai Gruppi di Combattime nto 3 - La difficile convivenza con la nuova struttura politica 4 - Una generale, profonda crisi di coscienza 5 - La crisi personale cli Messe: un tentativo cli interpretazione Appendice Documenti I - Organico tipo del Reparto d ' Assalto. 2 - La riconquista della linea di massima resistenza nella battaglia del giugno 1918, attraverso i documenti ufficiali 3 - Relazione su Il ' azione spiegata dal IX Reparto d ' Assalto nel combattimento di Monte A.solone il 29 ottobre 191 8 4 - Tabelle delle perdite riportate dal IX R eparto d ' Assalto durante la battaglia di Vittorio Veneto
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IND!Ct:.
5 - Ricompense concesse al IX Reparto d'Assalto per la campagna italo-austriaca 6 - Seduta straordinaria del Comune di Pove del Grappa per la concessione della cittadinanza onoraria al Comandante del IX Reparto d'Assalto ten. col. Giovanni Messe 7 - Giovanni Messe, l'eroe del Grappa (poesia cli Domenico Fortunato) 8 - 9° Reggimento Bersaglieri, supplemento all'O.d.G . n.260 del 16/9/1935 9 - Costituzione del Comando del C.A . "Speciale" 1O - Situazione politico-militare elaborata dal Regio Addetto Militare a Berlino gen. div. Efisio Marras 11 - Sintesi degli argomenti trattati nella 1iunione tenuta dal Duce il 20/3/1941 12 - Lettera di Messe al col. Scartini 13 - Lettera cli Messe al gen. Cavallero 14 - Relazione sugli intendimenti della Germania nei confronti della Russia, redatta il 30/5/1941 dal R.Addetto Militare a Berlino gen. div. Efisio Marras 15 - Quadro organico del C .S .I.R. 16 - C.S.I.R., copia del giornale pubblicato dalla stessa G.U . 17 - Temperature massime e minime registrnte dal Comando del C .S.I.R. in Jassinowatoje durante l' inverno 1941 -1942 18 - Schieramento del XXXV C.A. (C.S.I.R.) sul Don nell'agosto 1942 19 - Specchio riepilogativo delle perdite del C .S .I.R. dal 1/7/1941 al 30/7/1942 20 - Precisazioni sul numero dei congelati durante il primo inverno della campagna di Russia 21 - Contegno Divisione Sforzesca 22 - O.cl.O. n. 174 del 1/11/1942 in occasione del cambio di comando del C.S.I.R. fra il gen . Messe e il gen. Zingales
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23 - Comunicazione a Messe da parte del Ministero della Guerra della promozione a generale d' A,mata "per merito cli guerra" e relativa motivazione » 24 - Disposizioni del C.S. Stato Maggiore Generale in merito allo scioglimento di alcuni Comandi ed Enti » 25 - Notifica del Capo di S.M.G. a Messe circa la sua assunzione del comando della neo-costituita 1a Annata » in Tunisia subentrando al Maresciallo Rommel 26 - Situazione delle unità italiane alla data ciel IO febbraio l 943 » 27 - Quadro cli battaglia della l3 Armata itali ana » e dell'8a Armata inglese al 15 marzo 1943 28 - Lettera di Messe al Duce per trasmettere la relazione sulla battaglia degli Chotts e sull'inizio del » ripiegamento sulla linea di Enfidavi lle 29 - Relazione sulla battaglia degli Chotts (5-6 aprile 1943) » 30 - Fonogramma di Messe al C.S. notificante il valoroso comportamento della Divisione Centauro e del suo comandante gen. Ca lvi di Bergolo » 31 - Scambi di messaggi fra il comandante della Divisione Trieste e Messe in merito alla consegna della Bandiera » italiana e tedesca al presidio di Takrouna 32 - Relazione di Messe sulla battagli a di Mareth e sulla manovra da Mareth all ' Akarit (16-31 marzo 1943) » 33 - li primo messaggio inviato da Messe alla famiglia » subito dopo la cattura 34 - Comunicazione ufficiale del Capo del Governo a riguardo della nomina di Messe a capo cli » Stato Maggiore Generale 35 - Promemoria riservato del Comando della Legione Territoriale RR .CC. di Napoli riguardo la situazione in città e provincia dopo due mesi » dall'occupazione alleata 36 - Lettera del gen . Umberto Utili al gen. De Stefanis, al fine di sospendere a tempo indeterminato una promozione al grado superiore per "merjto di guerra" »
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37 - Lettera cli Messe al Presidente del Consiglio I vanoe Bonomi avente come oggetto "Epurazione e » 592 salvaguardia dei supremi interessi del Paese" 38 - Lettera autografa del Presidente del Consiglio Ivanoe Bonomi a Messe del 4/4/ 1945 per informarlo delle delibere che ridimensionavano le funzioni del Capo di S .M .G » 595 39 - Lettera di Messe al Presidente del Consiglio nella quale ribadisce il proprio parere negativo avverso le decisioni prese a ridurre il ruolo e le funzioni dello S .M.G. >> 599 40 - Comunicazione del Ministro della Guerra Casati a Messe del Decreto Luogotenenziale con il quale si disponeva la sua cessazione da Capo di S .M .G. » 603 41 - Lettera di Messe a Bonomi nella quale lo prega di desistere dal proporre il suo nome quale Ambasciatore in Argentina , in copia per il Ministro degli Affari Esteri » 604 42 - Decreto Legge con il quale il Maresciallo cl ' Italia Messe è collocato nella riserva a decorrere dal 27 marzo 1947 » 606 43 - Discorso del Ministro della Marina agli ufficiali » 607 della F.A. (Taranto, 14/10/1943) 44 - Discorso del Ministro della Marina nella riunione tenuta presso Maridipart (Taranto, 8 novembre 1.943 ore 18,00) » 611 45 - Nota della "Corrispondenza repubblicana" di Radio Roma del 21/12/1943 dal titolo: "L'affare Messe" » 614 46 - Promemoria di Messe per Bonomi del 6 gennaio 1945 oggetto: "Svilimento delle Forze Armate" » 616 47 - Appunto del gen. Gazzera, Alto Commissario per i prigionieri di gue1Ta , sui militari repubblicani fatti prigionieri di guerra dagli Alleati » 621 Immagini fotografiche
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Bibliografia
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