GLI ALLEATI IN ITALIA DURANTE LA PRIMA G.M. 1917-18

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STATO MAGGIORE DELL' ESERCITO LFFIC'IO STORICO

M A RI ANO GA BRI EL E

GLI ALLEATI IN ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE (1917-1918)



PRESENTAZIONE

Come noto, certe rievocazioni della Grande Guerra hanno dato luogo talvolta a stravolgimenti e polemiche, la cui radice non va ricercata tanto nella storiografia, quanto in motivi politici di contrasto, a causa dei quali hanno finito per essere confezionate anche interpretazioni di comodo. Dare alla storiografia militare la sua funzione di narrazione dei fatti senza deformarli, pur mantenendo piena libertà di giudizio, ma ev.itando ogn i elemento estraneo ai dati fo rniti dalla documentazione e dall 'esame oggettivo dei fatti, è impegno costante dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito . Ne è un esempio, che potrebbe essere meglio conosciuto, il 2° tomo del V volume della Relazione Ufficiale Italiana sul primo conflitto mondiale, dovuta al generale Alberto Rovighi. Il volume del prof. Mariano Gabriele , intitolato "Gli Alleati in Italia durante la Grande G uerra. 1917-1918", affronta un argomento sul quale non esistono trattazioni organiche e complete, per cui ben si può dire che nel 90° anniversario dalla fine della conflagrazione, questo lavoro viene a riempire un vuoto storiografico. L'ampia trattazione si fonda essenzialmente sulla documentazione archivistica conservata nell'Archivio dell' Ufficio Storico e, in particolare per le fasi operative, sulle fonti francesi e britanniche ivi esistenti : relazioni, corrispondenza e rapporti dei comandanti delle Forze alleate in Italia. Non è, naturalmente, trascurata , la bibliografia , né, quando c'è, la memorialistica straniera che ha spesso il pregio del racconto immediato e particolare. La narrazione copre le vicende di un anno, dal novembre 1917 alla conclusione della guerra sul fronte italiano. Dopo Caporetto , in attuazione degli accordi di Rapallo, giunsero in Italia 11 divisioni alleate (6 francesi e 5 britanniche) , le quali durante la battaglia d'arresto non sostennero combattimenti, ma con la loro presenza in being ebbero un importante ruolo di incoraggiamento morale per gli italiani e di deterrent nei confronti del ne mico. Con un certo otti mismo - tenendo conto della molto mediata disponibilità che Diaz aveva sulle truppe alleate in quella fase- si potrebbe arrivare a dire che quelle divisioni in fondo costituirono, alle spalle dello schieramento nazionale combattente, qu ella riserva che il Comando Supremo non aveva più. La conquista francese della cima del M. Tomba segnò il 30 dicembre 1917 il battesimo del fuoco degli alleati. Durante la stasi dei mesi seguenti la vicinanza alle truppe ed


ai comandi alleati contribuì ad una efficace riorganizzazione del Regio Esercito ed all'affinamento delle sue tat6che. L' in izio delle offensive germaniche in Francia , nel marzo 1918, affrettò il ritorno al fronte occidentale di 6 divisioni anglo-francesi. Nerimasero 5 (3 britanniche e 2 francesi) , che parteciparono alle due grandi battaglie del 1918, quella difensiva del Solstizio e quella offensiva d i Vittorio Veneto. A giugno le divisioni alleate, incorporate nella 6a Armata italiana che teneva il fronte dell'Altipiano, pur battendo i bene. ebbero un ruolo difensivo limitato al recupero , in l o 2 g iorni. del terreno perduto, perché lo sforzo maggiore e più prolungato de ll 'avver ario venne prodotto sul Montello e sul Piave. Ma nella battaglia finale e nell'inseguimento del nemico , le Forze alleate ebbero invece una parte più importante, rispondendo positivamente alla fiducia riposta in loro da Diaz, che aveva affidato ai loro Capi mil itari, Cavan e Graziani, il comando delle due Armate tattiche italo-allcate schierate sul Piave ai lati dell'Sa Armata del generale Caviglia. Si può quindi concludere che i reparti alleati rimasti in Italia dopo il marzo 1918, co ì come quelli italiani in Francia, abbiano svolto con impegno e succes o il compito loro assegnato, cooperando per quanto era in loro alla vittoria finale sul fronte italiano.

Il CAPO DELL'UFFICIO STORICO Col. Antonino Zarcone


TAVOLA DELLE ABBREVIAZIONI amm. AUSAM AUSMM AUSSME AA.VV. Bn. , brit. , Britann. Brig. , brig. btg ., battagl. CA, C . d'A cap., capit. card .

cc. cdt, com., com.te cfr cit. cod. col. com . cp

con. C. S. DDI Div., div., divis., d vs.

doc. ecc. ediz. fant. Fant. fase. fm Frane. , frane . g G., gen ., Gen. G .M. G. Q .G.

ammiraglio Archivio deli' Ufficio Storico dell' Aeronautica Militare Archivio dell ' Ufficio Storico della Marina Militare Archivio dell' Ufficio Storico - Stato Maggiore Esercito Autori Vari britannica (o) brigadiere battaglione Corpo d ' Armata capitano cardinale capitano di corvetta comandante confronta citato codesto colonnello comando compagnia corrente Comando Supremo I Documenti Diplomatici Italiani divisione documento eccetera edizione fanteria fascicolo feldmaresciallo francese g iorno generale Meridiano di Greenwich Gran Quartier Generale


H. H.A.C. k. u.k. I. it., ital. id . ing. i. r., I. R. Lst. lt m M. magg. M. G . march . n. n. d. a. N. N.

q., Q. p., pp. p

Regg ., Rgg., rgt rep. RR. RR.CC. S.E. serg. magg. sez. S.M. S.O.S. st,ST T. A. l. F. TC , Te, te ten. T. G. uffic. USMM USSME V. E., VE V. S.

Ho nveci Ho nourable Artillery Company kaiserlich und koniglich (imperiale e regio) italiano idem ingegnere imperia! regio Landsturm luogotenente maresciallo di campo metro Monte maggiore maggior generale marchese numero nota d eli' autore Nessun Nome quota pagina, pagine propaganda reggimento reparto riservatissimo Reali Carabinieri Sua Eccellenza sergente maggiore sezione Stato Maggiore Soccorso Ogni Soccorso (segnale d 'allarme) sottotenente Truppe Ausiliarie Italiane in Francia tenente colonnello tenente tenente generale ufficiale Ufficio torico Marina Militare Ufficio Storico Stato Maggiore Esercito Vostra Eccellenza Vostra Signoria


Capitolo I LE PREMESSE

L'intervento in guerra dell'Italia era stato concepito, a Parigi e a Londra, come un utile complemento al principale fronte occidentale ed a quello russo. Tale impostazione strategica comportava che l 'Esercito italiano tenesse un atteggiamento costantemente aggressivo, incalzando l'avversario in modo da tenere impegnata la quota più elevata possibile di fo rze nemiche. Ciò non avrebbe portato alla decisione del conflitto, ma avrebbe trattenuto in Italia truppe austriache, impedendo loro di essere trasferite su altri fronti, spec.ie su quello occidentale: "Una concezione che portava a chiedere sforzi militari dovunque e comunque per alleggerire la pressione tedesca o favorire un'offensiva in Francia" .1 E, salvo l'eccezione della Strafexpedition austriaca del maggio-giugno 1916, la condotta generale della guerra da parte dell'Esercito italiano fu sostanzialmente omogenea al copione proposto, con reiterate "spaliate" sul Carso nella speranza di aprire la via per Trieste. Ma, a parte il rischio strategico dipendente dall'esistenza del cuneo trentino sul fianco sinistro dello schieramento, occorre rendersi conto che nel teatro operativo della guerra italiana una condotta offensiva costava molte più perdite della difensiva, specialmente se chi attaccava non disponeva, in qualità e quantità, delle artiglierie adatte. Dopo la quinta, poco felice battaglia dell'lsonzo (11- 15 marzo 1916) Cadorna si rese conto "di quanto bisogno avesse di artiglierie di grosso calibro; e da allora egli, a ragione, non cessò mai di chiedere agli Alleati un aiuto materiale" 2 .

1 M . Montanari, Politica e strategia in cento anni di guerre italiane, Roma, USSME, 2000 , Il, tomo 2, p. 833. 2 Relazione britannica, pp. 15- 16; A .1 .P. Taylor, Storia della prima guerra mondiale, Firenze, Vallecchi, 1967, p. 89. E' del resto noto che la comparsa del fuc ile rigato nella guerra civile americana segnò la prevalenza della difesa sull'attacco, defin itivamente rafforzata dal reticolato e dalla mitragliatrice. Ma i generali europei, nella loro sconoscenza o sottovalutazione di quel conflitto, che pure costò agli americani più morti che nelle due guerre mondiali insieme, la pensavano diversamente. Fu così che il Grande Stato Maggiore tedesco s i dedicò ad immaginare ed a perfezionare piani d' attacco destinati a portar! i rapidamente a Parigi - una città che i tedesch i non videro mai - e che Foch andò predicando " l' offensiva ad oltranza". Cfr R. Luraghi, La guerra totale nell 'età contemporanea , in " Nuova Storia Contemporanea" , IV, 2000, n. 5, pp. 46-66.


GLI ALLEATI !N ITALIA DURANTE LA PRL.\>IA GUERRA MONDIALE ( l 917- l918)

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Fin dal 24 febbraio Cadorna aveva fatto sapere, tramite la missione britannica presso il Comando Supremo, che se J'Esercito itali.ano doveva attaccare in Trentino , rinforzi artiglieria erano necessari ; ugualmente, senza maggiori risorse di artiglieria pesante non era possibile avanzare. Il 12 marzo 1916, alla seconda conferenza interalleata di Chantilly, il generale Porro, Sottocapo di S.M., attirò sul problema l'attenzione degli alleati, ma quell'anno francesi ed inglesi, impelagati a Verdun e sulla Somme, avevano bisogno di tutti i loro mezzi e la questione fu rinviata alla primavera l 917. Nella quarta Conferenza di Chantilly, a metà novembre 1916, i delegati ital iani sottolinearono che il rapporto di relatività del Regio Esercito nei confronti di quello austriaco era peggiore di quanto si supponesse, e in alcune memorie che allegarono al verbale della Conferenza richiamarono l'attenzione sul rischio di un attacco tedesco sulla loro fronte, portato insieme agli austriaci nel Trentino, oppure attraverso la Svizzera: quest' ultima evenienza avrebbe allargato di 200 km la linea di contatto col nemico. Restò confermato, peraltro, che nella primavera successiva l'Esercito itaUano avrebbe ripreso ad attaccare. Nei giorni seguenti il governo italiano sollecitò dagli alleati aiuti per la difficile situazione economica e finanziaria, come pure per gli approvvigionamenti, e riscosse dal premier britannico Asquith l'assicurazione che l'Inghilterra avrebbe dato all'Italia "tutto l'aiuto consentito dalle sue forze"; anche il presidente francese Briand era d'accordo. Non si parlò di truppe. Ma Cadorna, ritenendo che gl i alleati avessero d isponibilità di uomini, sc1isse il 4 dicembre al Presidente del consig[io Boselli che "potrebbe apparire possibile e consigliabile svolgere sulla fronte italiana una azione offensiva di raggio assai maggiore di quello che le nostre forze permettono, aggiungendo alle medesime un determinato numero di grandi unità francesi e britanniche". Il capo militare italiano non si nascondeva l'esistenza di difficoltà, soprattutto di natura politica, ma considerava molto maggiori per la coalizione occidentale i vantaggi che sarebbero potuti venire dall'attacco all'Austria, l'elemento meno solido del blocco degli Imperi centrali. Si poteva vibrarle un colpo mortale utilizzando meglio "forze franco-inglesi incapaci di raggiungere sulla fronte occidentale un risultato decisivo". L' 11 Boselli gli rispose che era politicamente inopportuno parlarne nell'immlnente incontro interalleato di Pietrogrado.3 3

DD!, Serie 5, VI, doc. 791 e 822. Per quanto precede vedi doc. 712 (verbale e allegati della Conferenza di Chantilly) e 713 (Salvago Raggi, ambasciatore a Parigi, a Sonnino, 17 novembre 1916).


CAPITOI 0 l - LE PREMESSE

Il

TI 6 dicembre cadde il governo Asquith e Lloyd George. che gli succedette, voleva trovare soluzioni nuove. Costituì il "Gabinetto di guerra", composto da 5 sole persone e si accinse a proporre, dopo gli inutili massacri della Somme e di Verdun, qualche nuovo orientamento. Convinto della necessità di raccogliere insieme tutte le forze cieli ' Intesa, uomini e mezzi, in un solo pool per utilizzarle al meglio , credeva che gli scopi della coalizione si potessero conseguire solo operando in maniera unitaria ed evitando guerre paralle le. E immaginava di applicare questo principio al la strategia dell ' Intesa. proponendo che nel 1917 gli Alleati conducessero uno sforzo decisivo contro l'Austria-Ungheria partendo dal fronte italiano. Simili idee, analoghe a quelle già espresse da Cadorna, erano omogenee alla tradizionale strategia periferica britannica, per la quale, malgrado lo scacco di Gallipoli, Lloyd George provava simpatia; gl i sorrideva la prospettiva di provocare gradualmente il crollo del nemico attaccando l'avversario più facile. Ed oltre alla naturale propensione verso scelte che parevano inquadrarsi in logiche sperimentate nei secol i con successo dalla nazione britannica , egli rinveniva ulteriori motivi per cercare soluzioni inedite dalla vanità degli sforzi sangu inosi condotti sul fronte occidentale e dalla profonda disistima che nutri va nei confronti dei uoi generali. Costoro, però , godevano in patria di solidi appoggi. Era prevista a Roma, all ' in izio del 1917, una Conferenza interalleata , nella quale Lloyd George si riprometteva di ottenere il consenso generale per porre in atto la nuova strategia. E già prima del Natale 1916 fece sapere in Italia d i essere d isponibile a fornire " tutto il materiale di grosso cal ibro che il Comando Supremo ritiene necessario e sufficiente per esplicare una vigorosa azione offensiva" .4 Sappiamo già che la carenza maggiormente avvertita da Cadoma riguardava proprio l 'artiglieria pesante . Ma alla Conferenza d i Roma (5-8 gennaio 19 17) la proposta del Primo ministro britannico non ebbe fortuna. I generali frances i ed inglesi erano animati dalla più intransigente ostilità ne i confronti di un cambiamento strategico, tanto che anche il Comandante supremo italiano , rendendosi pienamente conto di tale atteggiamento contrario , fi n) per averne in qualche modo incrinata la propria fermezza. " TI generale Robertson mise il massimo d ' impegno per sabotare il progetto, e lo stesso Cadoma, interrogato sul fabbi ogno di uomini e mezzi necessari per ot-

4 Addetto militare italiano a Londra a Sottocapo dì S .M .. 24 dicembre 1916, AUSSME. H 5. busta 17. fase. IO.


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tenere un risultato decisivo contro l'impero asburgico, non ebbe la risposta pronta e si riservò di preparare una relazione entro dieci giorni _Larisposta (8 divisioni e 400 cannoni) risultò tardiva, poiché nel frattempo Lloyd George, sulla via del ritorno a Londra, si era incontrato con il nuovo comandante dell'esercito francese, generale Nivelle, il quale lo convinse che la soluzione andava cercata ancora sul fronte occidentale, ma che stavolta esistevano le premesse della vittoria. Il progetto di spostare l'epicentro della lotta sul fronte italiano venne allora lasciato cadere" .5 Così a Roma non si concluse nulla di concreto e la prospettiva di mutare strategia si allontanò irrimediabilmente. Tuttavia da parte italiana, a futura memoria, si fece allegare al verbale una nota concernente l'offensiva combinata dei tre alleati occidentali , che avrebbe avuto via libera quando fosse stata concordata a livello militare, previa decisione dei governi. Anche a livello di petizione di principio, ciò stava a significare che il Comando Supremo italiano non abbandonava l'idea che aveva attratto sia Cadorna che Lloyd George . Può quindi stupire che proprio il premier britannico, pochi giorni dopo , esprimesse disappunto per il ritardo di movimenti offensivi italiani nel vecchio stile, come se per avviarlj ad attuazione potesse bastare l'offerta, neanche la reale disponibilità sul fronte, di artiglieria pesante britannica_6 E' forse giusto notare, al fine di meglio comprendere il gioco delle reazioni psicologiche in campo alleato, che l'Italia non aveva un'immagine brillante presso di loro. Già le condizioni economkhe e sociali del Regno la ponevano oggettivamente su un piano inferiore a quello dei suoi soci occidentali, per la sua maggiore miseria ed arretratezza, per i suoi emigranti poveri che andavano a cercare il pane oltre frontiera. Inoltre, il sostanziale provincialismo della classe dirigente italiana, politica e non, contribuiva ad appannare oltre il giusto la considerazione del

5 M. Si lvestri, Dagli altopiani a Gorizia , in XX Secolo. Storia del mondo contemporaneo, Milano, Mondadori, 1971 , vol. Il , p. 170. Secondo Taylor (cit. , pp. 119-21), Cadorna "aveva bisogno dei cannoni di grosso calibro che solo gli Alleati potevano fornirgli", ma la discussione si incagliò sul periodo d i tempo per il quale l'artiglieria pesante sarebbe stata disponibile sul fronte italiano, poiché "Cadorna, non a torto, d ichiarò che non avrebbe potuto organizzare offensive se non gli lasciavano i cannoni per tutto il tempo" necessario. "In realtà i frances i ... non avevano la rninlma intenzione di prestare i canno ni all'Italia", ed era improbabile che Lloyd George riuscisse a convincere i suoi; così diede la colpa a Cadorna per il fallimento della sua scelta. 6 DDI, Serie 5, Vll , doc. 7 Le 277 (verbale e allegati della Conferenza di Roma, 57 gennaio 1917).


CAPITOLO l - LE PREMESSE

Paese. Non è senza ignificato che quando giornalisti americani, nel 1919, visitarono l'Italia, "e pressero 'il più strano stupore' nel vedere che dal punto di vista mil itare, civile ed industriale, l'Italia era tanto diversa da come l'avevano immaginata". Uno dei motivi importanti di tale situazione è che "Son nino non credette mai ali 'uti lità della propaganda . Essendo rimasto al ministero degli Esteri per tutta la durata della guerra, contribuì con il suo scetticismo a paral izzare ben tre governi ...così la guerra italiana non diventò mai popolare neppure nella repubblica fran cese ...A Parigi molti pensavano che l'esercito italiano fos e modestamente impegnato in una 'piccola guerra· condotta con mentalità difensiva" _7 Né migliore considerazione l 'Italia belligerante ri cuoteva a Londra, e nemmeno a Washington, situazione che certamente favorì la scelta americana di inviare solo in Francia le proprie truppe combattenti. L'incapacità di fare apprezzare le proprie azioni ed i propri successi, la mancanza di tempestività nelle scelte che le svalutava e le faceva apparire come strappate a fatica , il talvol ta evidente scollamento tra diversi centri di decisione nazionali , aggravavano all'estero la propensione alla sfiducia di chi si sospettava prevaricato o si convinceva di aver penato troppo per ottenere una determinazione o un'azione, di cui, pertanto. non serbava alcuna gratitudine agli italiani. A questi, piuttosto, poteva accadere di sentirsi rivolgere la stizzita reazione di chi pensava chiedessero " la luna", quando ingenuamente - e improvvidamente - qualcuno pensò di precostituirsi una posizione contrattuale favorevole, in tema di rifornimenti, collocando troppo lontano le proprie pretese iniziali. Episodi del genere danneggiavano la credibilità degli interlocutori italiani anche quando avevano ogni buona ragione di chiedere. Quanto allo specifico settore militare, pare utile riportare il giudizio di uno storico britannico. riferito al momento che stiamo trattando, non tanto perché lo si possa condividere in toto, quanto perché esprime bene la linea di pensiero dominante al di là delle Alpi: " .. .le perdite italiane erano state il doppio di quelle austriache. Cadorna era in realtà il generale più fiduc ioso nei risultati della guerra di attrito, in un conflitto in cui gl i altri comandanti sfruttavano l' attrito in mancanza di una migliore strategia. Quanto ai soldati italiani, essi non solo subivano perdite spa-

7 P. Melograni, Storia poliTica della grande guerra, Milano, Mondadori. 2001. pp. 285-87. E' noto l'episodio, ivi riportato. della riunione patriottica indetta alla Sorbona nell'aprile 1917. durante la quale crosci di applausi accolsero il nome dei sovrani dei paesi alleati della Francia, anche i più piccoli, ma quando fu nominato il re d'Italia. non applaudì nessuno.


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vento c, ma combattevano in cond izioni peggiori di qualsiasi altro esercito. L' assistenza medica era per lo meno inadeguata, i servizi sociali non si sapeva nemmeno che cosa fossero. Nulla veniva fatto per il benessere di uomini che si preparavano a dare la vita per il paese, e la popolazione stava anche peggio di loro. Fra tutti i belligeranti alleati , l ' Italia fu l' un ico paese le cui condizioni interne assomigliavano molto a quelle che in Russia scatenarono la ri voluzione". Non si tratta di opinioni da prendere per oro colato; vi i trovano insieme verità, approssimazioni e vecchi pregiudizi; vi si confondono situazioni che non esistevano nel 1917 con altre che si produs ero nel 19 19. E ' vero che, rispetto ai suoi alleati occidentali, l'Italia era più povera e più arretrata e che i soldati, provenienti soprattutto dalle campagne, ricevevano vitto e trattamento notevolmente peggiori di quelli dei loro comm ilitoni francesi e britannici, ed è vero che costoro provenivano da società più evolute. Ma che Cadorna, uomo nato per la manovra, credesse soltanto nell'attrito, non pare da condividere: è vero piuttosto che l 'attrito fu conseguenza delle "spaliate" continuamente sollecitate dagli alleati e che, se mai, male fece Cadoma ad ascoltarli per I l volte: Diaz dimostrò che si poteva re i tere anche alle pressioni più insistenti. A differenza della Russia e della Francia, nessuna d ivisione italiana si ammutinò. né a Caporetto, né al trove, ed anzi durante la ritirata combatterono con valore non solo i due famosi reggimenti di cavalleria, ma molti altri reparti. Quando gli alleati ri fiutarono, nel novembre, di andare in linea sul Pi ave tra la 3a e la 4" Armata, la giunzione fu assicurata da due CA (ll e XXIV) della 2" Armata c he avevano condotto in ord ine il ripiegamento. E non tutti quelli che rifluivano disarmati avevano gettato le armi, perché gli addetti ai servizi non le avevano mai avute: e solo nel IV CA, secondo il generale che lo comandava, i trattava di 35.000 uomini su 82.000. Tutto ciò può essere riconosciuto senza attenuare minimamente la portata del disastro della XII battaglia dell'lsonzo. Un'altra cosa non vera è che l'Italia fosse sull 'orlo di una rivoluzione bolscevica; vero è che l'avversione dei fanti -contadini per gli operai-imboscati - non è un giud izio di valore, ma la terminolog ia usata dagli uomini in grig ioverde- impediva la saldatura dei combattenti con i "sovversivi", e si v ide a Torino che i soldati erano pronti a sparare in piazza senza che alcuna solidarietà di classe li trattenesse.s

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Cfr Taylor, cir .. pp. 99-100: P. Melograni. Caporetto. in XX Secolo, ecc , cit., p. 3 16; Id., Storia politica, ecc .. ci t.. pp. 255-419.


CAPITOLO l - LE PR EMESSI;

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L'esito deludente della Conferenza di Roma tol e dal quadro delle aspettative realistiche la grande offensiva occidentale contro l' Austria , ma non eliminò l'impegno, già definito in precedenza nelle intese interalleate, di un intervento di truppe franco-britanniche sul fronte italiano in chiave difensiva . Il Comando Supremo non perdeva occasione per sollecitarlo e prepararlo. Il 30 gennaio Cadorna informava il presidente del Consiglio che "è stato previsto e studiato il caso di trasporto di truppe francesi in Italia, non solo in caso di violazione della frontiera svizzera, ma anche in quello in cui l'andamento delle cose facesse temere uno sfondamento della fronte trentina o di quella giulia". In tal caso, le zone di concentramento delle forze francesi erano previste nel triangolo Vicenza-Treviso-Padova o presso il Tagliamento. Dal conto suo Lloyd George, rifiutando a febbraio 1917 l'invio d.i forze britanniche in Italia perché queste si trovavano ormai coinvolte ne lla preparazione di un grande attacco in Francia, rinverdiva vecchie speranze: disse all' ambasciatore Imperiali che se il successo dell'offensiva sul fronte occidentale fosse stato , come lui prevedeva, parziale , "allora sorgerà la questione del dove converrà infliggere al nemico il secondo colpo , ed io ho fortemente raccomandato il piano di Cadorna come quello che offre la migliore probabilità di un grande successo" _Intanto però " la questione dell' invio tanto desiderato di cannoni pesanti con relativi canno nieri sul fronte italiano", dove sarebbero stati tanto utili specie in caso di offensiva nemica, non passava ancora dalle parole ai fatti. Giunse comunque un messaggio positivo da Pietrogrado , dove una nuova Conferenza inte ralleata aveva confermato il principio della mutua assistenza tra gli eserciti dell'Intesa, stabilendo che se fosse scattata la clausola d i solidarietà, l'invio delle truppe d i rin forzo doveva aver luogo entro un termine massimo di tre settimane.9 Lo S.M. britannico trasmise a Cadorna, il 16 marzo, una nota "concernente l' invio di truppe dal fronte occidentale in Italia". Vi si faceva ancora cenno della possibilità di effettuare il trasferimento per condurre un attacco quando la stagione lo avesse permesso, ed a simile prospettiva era attribuito uno dei motivi che avevano indotto i Comandi alleati ad accorciare in Francia la linea del fron te . Intanto però, vista la superiorità

9 ODI , Serie 5, V II , doc. 192 (Cadoma a Boselli, 30 gennaio), 296 (Carlotti a Boeli i. 14 febbraio), 360 (Sonnino a Imperiali, 23 febbraio); Relazione britannica pp. 2530.


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e l'efficienza delle truppe ital ian e, ..si spera che quell ' E ercito sia capace di affrontare qualsiasi attacco che possa essere po1tato contro di esso", poiché appariva in sommo grado desiderabile che "ogni esercito alleato potesse difendere il proprio fronte con le proprie ri sorse contro tali attacchi che il nemico può fare, mentre gli altri Alleati prestano indirettamente aiuto con azioni offensive sul loro fronte". Tuttavia, ne li 'eventualità che sul fronte italiano fosse stato portato un attacco nemico così travolgente da esigere !"assi lenza diretta, ci si doveva preparare adeguatamente. La preparazione doveva prevedere la definizione del punto d'arrivo per ferrovia , da concordare al più presto; la protezione dei punti di discesa dal treno doveva essere assicurata con fortificazioni e truppe; gli accordi per i rifornimenti andavano presi con tempestività; il Comandante del Corpo alleato avrebbe stabilito contemporaneamente relazioni strette col Quartier Generale italiano e col terreno d'operazione. La situazione militare e quella delle riserve avrebbe suggerito quante e quali truppe sarebbero effettivamente venute. II trasporto ferroviario arebbe stato in mani frances i poiché tutti i rinforzi sarebbero venuti da quel fronte. In aprile qualche altra cosa si mosse. Su invito di Cadoma, che insisteva per avere cannoni o materie prime per fabbricarli, il l o febbraio 1917 il Capo di S.M. francese venne in visita in Ital ia e alla fine di marzo arrivarono Robertson e Weygand , quest'ultimo in rappresentanza di Nivclle: venne esposto loro il bisogno indispensabi le che l'Esercito italiano aveva di artiglierie, sia per sostenere eventuaH attacchi , sia per difendersi, in un momento nel quale era temuta un'offensiva nemica. La relazione britannica attribuisce alla visita di Robertson la decisione di inviare in Italia un primo contingente di artig lieria, e indirettamente è vero, anche se il Capo di S.M. britannico, nella sua lettera del 5 aprile non disse nulla di nuovo. non promise niente e ritornò piuttosto sulle solite aspettative di ulteriori offensive ital iane con le risorse locali: "Tornando a Londra, ho esposto i vostri punti di vista al Gabinetto di Guerra, che ha considerato accuratamente la questione della probabilità di un pesante attacco al vostro fronte e l'in v io di aiuti da l fronte occidentale al vostro Esercito. Ho riferito al Gabinetto di Guerra che ero molto colpito dal fisico, comportamento e spirito delle truppe italiane e dall'abilità da e e mostrata nel superare le difficoltà del teatro di guerra montano nel quale stanno operando. Tenendo conto di que to rapporto e della grande superiorità numerica della fanteria ital iana rispetto al nemico che ha di fronte , come pure della considerevole superiorità in artiglieria posseduta dall 'Esercito italiano, il Gabinetto di Guerra spera, se il ne mico non ef-


CAPITOLO l · LE PREii.IESSE

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fettuerà una grande concentrazione contro il fronte italiano, che la vostra forza sarà vigorosamente usata in azione offensiva il pi ù presto possibile, così da assicurare quel.la cooperazione di sforzi con gli Eserciti britannico e francese su cui c i si è già accordati". IO A livello politico si concretizzò la decisione di far partire per l'Italia , al comando del brigadiere generale P.H. Hamilton , 10 batterie di obici da 6 po llici (40 pezzi da 152 mm), e di attuare questo intervento anche indipendente mente dal profilarsi di una imm inente offensiva germanica su q ue l fro nte . L' ambasciatore Rodd lo comunicò a Sonnino il 9 aprile. pecificando che le partenze sarebbero cominciate il 12 . Ma a Cadorna non bastava: temeva che dal fronte russo una massa nemica si riversas e in Italia e su sue pressioni il ministro degli Esteri istruì , il 21 maggio, gli ambasciatori a Parig i e a Londra perché chiedessero agli alleati " muni zioni di grosso e medio calibro (o le materie prime occorrenti alla loro fabbricazione) e artiglieria da campag na". 11 Dal canto loro gli italiani , visto quel che accadeva in Russia, pe nsarono bene di tenere per sé i pezzi di artiglieria ordinati all'industria nazionale dai russi. 12 Si era consumato, intanto, il dramma dell 'offensiva Nivelle. Dopo un inutile, sanguino o pro logo britannico ad Arras, il 16 aprile si mossero i francesi s ul! ' Aisne, ma l'attacco si concluse rapidamente in un disastro . Elementi di 54 di visioni rifiutarono di obbedire agli ordini, vi f urono casi di ammutinamento . La situazione mil itare in Francia divenne improvvisamente delicati ss ima e restò tale per mesi: secondo il m inistro della Guerra, Pau! Pain levé, "ci fu un momento che tra Soissons e Parigi non c'erano più di due divisioni su cui si potesse contare in modo assoluto e completo". Péta in , succeduto a Ni velle nel comando delle Armate del Nord e del Nord- Est, ebbe il suo da fare per recuperare la disciplina dell 'eserc ito francese e mig liorare le condizioni de i o ldati . La vulgata pa rla d i un m iracoloso mante nimento del segreto che for e salvò la Franc ia; lo stesso P ainlevé, il 7 luglio, disse in Parlamento che non era più il momento di "grandi operazioni di stile napoleonico", ma che ci si

IO AUSSME, 11 DDI , Serie

H 5, busta 17. fase. 3; Relazione britannica, p. 3 1. 5, VID, doc. 44. vedi, per quanto precede, Sonnino a Cadoma, 7 aprile 1917; Imperiali a Sonnino, 7 e 14 aprile. Vll. doc. 683,669,722. In altra comunicazione deiJo stesso ambasciatore a l ministro degli Esteri viene riferito che anche i francesi avrebbero mandato un analogo contingente di IO batterie, a proposito di che ··LJoyd George trovava curiosa questa mania francese di volersi ficcare dovunq ue" (doc. 724). 12 Sonnino raccomandò a Bosell i. il 14 maggio, di aspettare per vedere cosa facevano gli altri aiJeati, DDI. Serie 5, VII , doc. 985.


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_ _ _ _G _:_LI ALLI:ATII.N ITALIA OlJRAt-.'T'E LA PRIMA GUbRRA \10'001ALE ( 1917-1918)

arebbe limitati a mantenere la ..pressione sul nemico" fino all 'arrivo delle forze americane. 13 Tra marzo e maggio , intanto, c'era stato l'affaire Sisto. Senza che la German ia ne fosse preventivamente informata, il principe Sisto di Borbone Parma, cognato dell' imperatore Carlo I, contattò il governo francese, offrendo a Parigi e a Londra una pace separata; alla Francia veniva offerto appoggio anche per l'Alsazia e Lorena, ma una condizione base era l'integrità territoriale dell'impero asburgico, che avrebbe lasciato insoddisfatte le aspirazion i irredentistiche ed espansionistiche italiane. E' evidente che Roma non avrebbe mai accettato, mentre Parigi, che non aveva motivi di contrasto con l'Austria-Ungheria salvo che per la sua alleanza con la Gennania , era portata ad esaminare l'apertura con molto maggiore interesse. Ad un primo incontro del 5 marzo ne seguì un secondo il 31, in occasione de l quale una lettera deJl'lmperatore venne recapitata al Presidente Poincaré: la missiva faceva cenno dell 'aspirazione serba ad uno sbocco sul mare, ma in rapporto all 'Adriatico l'Italia non era neppure nominata. Il ministro degli esteri francese Ribot era esitante: Poincaré non si fidava completamente della fedeltà all 'alleanza deiI"Ital ia. D'accordo con gli inglesi , venne deciso di informare l'Italia nella imm inente Conferenza di San Giovanni di Moriana, ma in una forma "addolcita". Si immaginò di poter proporre agli italiani lo scambio Trieste-S mirne ed agli austriaci quello Trentino-Slesia (da togliere alla Germania), ma senza alcuna base seria, dal momento che lo stesso principe Sisto fece notare che l'Imperatore non era d'accordo su uno scambio di terre a danno del suo alleato. Il miraggio di pervenire ad una riduzione degli impegni assunti col Patto di Londra, tuttavia, continuava ad interessare Parigi. L'ambasciatore francese a Roma era contrarissimo: non si potevano accettare le proposte del nem ico per arrivare ad una pace che penalizzas-

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M. Caracciolo, L'Italia e i suoi alleati nella grande guerra, Milano, Mondadori , 1932. pp. 126-27. L'opera, per la verità, è una sorta di Misogallo minore. sti le anni '30, e diretta particolarmente contro Foch. Va quindi assunta come Fonte con precauzione. Tuttavia la sostanziale inazione dell'e ercito francese per molti me i dopo l'aprile 1917 non può essere negata ed era forse inevitabile per consentire riorganiuazionc e ripresa. La relazione ufficiale francese non vi si diffonde molto, mentre più illuminante pare E. Spcars, 1ìvo Men Who Saved France, London , Eyre & Spottiswoode, 1966, che raccoglie cinquant'anni dopo la testimonianza di Pétajn. Cfr. J. Williams, Ammwinamenri nell'esercito francese, in XX Secolo , ecc., cii., pp. 288-94.


CAPITOLO l - LE PREMESSE

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se l'Italia; Barrère parlava apertamente di "disonore" e del rischio concreto di "irrimediabile divisione tra essa (l'Italia) ed i suoi alleati" .14 Aveva ragione: Sonnino oppose un duro fin de non recevoir, minacciò di dimettersi, disse di temere addirittura la caduta della monarchia. Il 17 aprile diede disposizione agli ambasciatori italiani accreditati a Parigi, Londra e Pietroburgo di adoperarsi affinché quei governi tagliassero corto esplicitamente a qualsiasi maneggio austro-germanico inteso a proporre una pace separata; tre giorni dopo li informò di aver raggiunto un accordo a San Giovanni di Moriana per respingere ogni tentativo in proposito, sottolineando che aprire anche solo una conversazione costituiva un pericolo ai fini. del mantenimento della "stretta unione che esiste fra gli Alleati e che è più che mai necessaria". 15 Il22 Jules Cambon dovette dire al principe Sisto che l'Italia voleva Trieste non meno di Trento. Ma ancora non era finita. 1118 maggio Ribot vide a Parigi Orlando, allora ministro dell'Interno, e gli chiese se l'Italia avrebbe fatto la pace ottenendo Trieste: il ministro italiano rispose che la questione non era proponi bile "se non in rapporto a una situazione generale da valutare". Ma la sera, a pranzo, il ministro della Guerra Painlevé disse ad Orlando "che occorre sottoporre a revisione tutte le finalità diplomatiche militari in vista delle mutate condizioni obiettive" . Che cosa voleva dire? Lo spiegò da Londra l'ambasciatore Imperiali notando, il 21 sera, che se Lloyd George faceva cenno alia Dalmazia, Ribot si limitava "alla sola Trieste senza nemmeno parlare dell 'Istria e delle isole"; viste le idee che giravano a causa della situazione russa, il diplomatico suggeriva di ch iedere spiegazioni agli Alleati, cui "non deve sfuggire quale rivoltante ingiustizia costituirebbe una riduzione delle nostre rivendicazion i nazionali" .16 In realtà si era sperato, in Francia, che per arrivare alla pace con l' Austria-Ungheria, l'Italia si fosse accontentata di Trento e Trieste, rinunciando alla Dalmazia: così Parigi avrebbe ottenuto quella revisione al ribasso del Patto di Londra che desiderava. Ma tutto allora si fondava sull'acqua, perché Roma era decisamente contraria e anche Vienna, con la lettera di Carlo I del 4 maggio, rifiutava "di andare al di là delle regio-

14 Taylor, cit., p. 130; P. Reoouvin, La prima guerra mondiale, Roma, Newton & Compton, 1994, pp. 104-05; F. Le Moal, La France etl'Italie dans !es Balkans. Le contentieux adriatique, Paris , L' Harmattan, 2006, pp. 188-90. 15 DDI , Serie 5, VII, doc. 754,781. l6 Orlando a Sonnino, 19maggio 1917; Imperiali a Sonnino, 21 maggio, DDI , Serie 5, VIII, doc. 240,247.


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GUAJ.LEATII:-1 1fALlA DURANTE LA PRIMAGlJI RRA \10XDIALE(1917· 1918)

ni italofone del Trentino e di Aquileia", aggiungendo che ciò corrispondeva a segrete richieste italiane giunte attraverso la Svizzera. L' affaire tramontava, ma è evidente che tra Italia e Francia la diffidenza cresceva c diventava stabileP Al fronte, il Comando Supremo, continuamente sollecitato dagli alleati perché si muovesse in avanti, aveva messo a punto i piani per un'operazione che aveva lo scopo di eliminare le difese deJl'Herrnada. Nivelle, agitato dopo gli scacchi dei primi giorni della ua offensiva, chiese insistentemente a Cadorna di agire subito e que ti promise di attaccare sulla fronte giulia, con 30 divi ioni e 1.300 pezzi, nella prima settimana di maggio. 18 L'operazione non aveva la pretesa di essere decisiva, ma avrebbe dovuto portare soltanto ad un nuovo passo in avanti: il Capo mil itare italiano riteneva che per ottenere uno sfondamento era necessario il concorso di almeno 8 d ivisioni alleate con artiglieria e supporti. I risultati della X battaglia dell ' Jsonzo ( 12-3 1 maggio) non fu rono risolutivi, poiché non fu possibile attuare l'aggiramento deii ' Hermada; anche se, rispetto al totale fall imento dell'offensiva Nivelle, si era guadagnato terreno e si era spinto il nemico ancora un po· indietro, ingenerando nel Comando avversario il timore di un crollo della sua ala sinistra . Le truppe avevano risposto bene. ma le perd ite erano state elevate: più di 112.000 uomini nell'azione, tra il Goriziano e il fronte della 3a Armata; quasi 150.000 nell ' intero mese di maggio secondo le statistiche mensil i d i fine guerra_l9

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Le Moal, cit .. pp. 190-9 1. Il 14 aprile Imperiali aveva informato Sonnino di aver saputo da Lloyd George che il governo francese aveva difficoltà col Parlamento: ·'nù ha lasciato la duplice impressione che a Parigi stiano escogitando e magari preparando qualche nuova macchinazione e che Lloyd George presentito (probabilmeme da Painlevé che fu qui la settimana scorsa) sia imbarazzato e ondeggiante sul contegno da assumere in previsione soprattutto della prevedibile recisa opposizione di Y.E:'. E a vicenda finita , Salvago Raggi infonnava il ministro degli Esteri, il 26 maggio da Parigi, che il maggiore Stefanik, ufficiale di av iazione. uno dei fondatori del Comitato nazionale czeco, aveva fatto sapere al col. Brancaccio che non sarebbe pill andato a Roma a causa de lle pressioni francesi e che il "Governo francese, convinto d 'aver promesso troppo all' Ita lia circa l' Adriatico, favoriva ora apertamente g li jugo-slavi". e spingeva i czechi ad appoggiarli. ODI, Serie 5, VII, doc. 724; VIII, doc. 101. 1g Cadoma al Capo della Missione militare britannica presso il Comando Supremo, 20 aprile 191 7,AUSSME. H 5. busta 17. fase. 3. 19 Imperiali a Sonnino. 25 maggio 1917, ODI. Serie 5. Vlll. doc. 88. Per i dati sulle perdite. vedi AUSSME. L 3. bu la 253, fase. 2. In dettaglio, nel maggio. 35.990 morti: 91.850 feriti; 21.640 dispersi (totale perdite, 149.800). Il Montanari, cit., Il , tomo 2, p. 433, indica le perdite austriache della X battaglia dell'lsonzo in 7.300 morti, 45.000 feriti . 23.400 dispersi (totale. 75.700).


CAPITOLO l - LE PRE-\fESSE

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Non è inutile ricordare che il bollettino d'informazioni dello S.M. francese, il 20 maggio , dando notizia che gli austriaci avevano 48 divisioni e mezzo in Italia, affermava che essi si mostravano recalcitranti a prendere a loro volta l'offensiva, malgrado le pressioni continuamente esercitate da Berlino. Girava quindi voce che grandi unità germaniche sarebbero state trasportate sul fro nte italiano, e che si sarebbe trattato, al minimo, di 10-12 buone division i. C'era però da dubitare che i tedeschi i arebbero privati di tali forze e, in ogni caso, ..per il valore attuale delle armate italiane, l'intervento degli alleati non parrebbe decisivo"_ Se si fosse dovuto fare, si sarebbe trattato soprattutto di una dimostrazione di solidarietà come quella fatta dagli austriaci sul fronte francese, e sarebbe stata diretta ad elevare il morale del "brillante secondo" ed arginare le diserzioni, oltre che a testimoniare politicamente la solidarietà dei popoli deii'Intesa.20 In realtà nulla era allora così lontano dalla mente degli alti Comandi alleati come l'intervento in Italia. I francesi si leccavano le ferite e il Comandante in capo britannico , Haig, aveva in mente una sua personale offensiva nelle Fiandre che i sposava con le esagerate paure navali di Jellicoe. Così a giugno l' Esercito italiano attaccò di nuovo sulraltopiano dei Sette Comuni , conquistò e riperse il monte Ortigara. Le perdite del mese ammontarono a 65.940 uomini 21 e furono inutili , come ammise Cadorna; intanto si era avuta notizia dell'arrivo di nuove grandi unità avversarie, trasferite dal fronte orientale. l Capi dell'Esercito britann ico insistevano per la loro offensiva fiamminga: Lloyd George non era convinto, ma alla fine le sue obiezioni furono superate. Il 25 giugno Cadorna incontrò, a San Giovanni di Moriana , il generale Foch, che non vedeva male il nuovo piano di attacco italiano; nei contatti con Foch, però, Cadoma ebbe qualche incertezza nel definire le sue richieste di artiglierie e munizioni : ottenne alla fine 6 batterie da 155 , più IO pesanti dai francesi, e l O batterie di mortai pesanti dagli inglesi, da utilizzare per l'offensiva in programma ad agosto. Parrebbe però che con questa il Comando Supremo italiano si proponesse di compiere soltanto un ennesimo passo in avanti , dal momento che a Parigi, nell' ultima settimana di luglio, Cadoma tornò a ripetere che per sconfiggere l' Austria gli accorrevano IO divisioni alleate e 400 cannoni

20 AUSSME, E 2. busta 21 AUSSME, L3, busta

80: 253 , fase. 2: 17.350 morti, 37. 140 feriti , 11.450 dispersi.


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Gl i Al l FATI N ITAUA DURM'TE LA PRIMA GL LRRA

\IO~DlALE (1917-1918)

di grosso calibro. E con la mente orientata all'intervento a lleato, lo S.M. italiano licenziò in quel me c quattro memorie concernenti la predisposìzione dei depositi centrali francese e britannico nell'eventualità di un intervento di truppe alleate in Italia e studi sul funzionamento dei servizi durante la radunata sulle fronti trentina e g iulia. A quel punto però, con i Capi militari inglesi ansiosi di partire per le Fiandre , non c'era più niente da fare. Ed anche il successivo incontro interalleato di Londra (7-8 agosto), ad offensiva britannica iniziata, non portò a nulla di concreto per la grande operazione interalleata contro l' Au tria, offrendo olamenLe l'occasione per qualche puntualizzazione da parte italiana- più o meno capita- e per rinviare tutto alle calende greche.22 T primi soldati americani sbarcarono in Francia alla fine di giugno, ma senza aspettarl i il 31 .lugJio Haig lanciò i suoi uomini ali 'assalto su un terreno che la pioggia ridusse subito ad una palude di fango: i cento fol li gio rni di Passchendaele avrebbero inghiottito , tra morti e ferit i, 300.000 britannici e 200.000 tedeschi.23 L'X l battaglia delJ' l onzo partì nella seconda metà di agosto, preceduta dai preparativi più importanti mai fatti sul fronte italiano, cosa che indusse le truppe a credere che i trattava dell'ultimo sforzo. Tra il 18 e il 29 agosto l'Esercito italiano si mosse con due Annate: la 2" avanzò sull'altopiano della Bainsizza, da dove il nome della battaglia; la 3a ottenne solo vantaggi locali; anche artiglierie alleate presero parte all'azione.24 Nei primi giorn i di settembre contrattacchi austriaci permisero all 'avversario la riconquista di una parte del terreno perduto. Ma il peggio fu che i soldati italiani si resero conto che anche questa offensiva non aveva risolto la guerra; non si sapeva fino a quando essa sarebbe

22 Accadeva nei colloqui che ~i inter~ccassero e si confondessero le richieste italiane direne a su pplire alle proprie deficiente di artiglieria con quelle che si riferivano all'ipotesi della grande offensiva interalleata sul fronte italiano. Per questa. i Capi militari britannici indicavano tempi successivi alla conc lusione del loro attacco , cioè il pieno inverno: quando il generale Albricci spiegò che, non agendo su bito. bisognava aspettare la primavera 1918, Lloyd George concluse che allora l'idea andava abbandonata; solo Foch parve "favorevole c concreto" rispetto alla proposta italiana: vedi Montanari, cir., pp. 445-60. Le memorie logistico-militari italiane del luglio 1917 sono in AUSSME. F l. busta 29, fase. l. 2 , 3, 4. 23 Cfr Taylor, cir.. pp. 132-38: B. Bond , Passchendaele, in 'XX Secolo. ecc.' _cir., pp. 293-306. 24 " Batterie francesi ed inglesi (9 pezzi complessivamente), gareggiando con le nostre in perizia e in valore, divisero con esse gli allori della vittoria''. Comando Supremo. La battaglia dall'Idria al Timavo (resocomo), p.6, AUSSME. H 5. busta 14, fase. 2.


CAPITOLO I -LE PRE.~IESS E

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continuata. La battaglia aveva assorbito più della metà delle riserve dì fuoco dell'artiglieria, e ancora una volta le perdite erano state elevate (35.990 morti, 82.240 feriti, 13. 140 prigionieri). Il tributo dì sangue pagato era sproporzionato ai risultati conseguiti, e le preoccupazioni che Cadorna aveva già avuto sulla tenuta morale dei soldati erano destinate a crescere. Il morale dell 'Esercito , che da gennaio a maggio e ra stato abbastanza buono, era entrato in crisi con la decima battaglia deii'Isonzo, e dopo una fiammata dì entusiasmo , quando i oldatì sì illusero che la guerra stesse per finire , ubì un tracollo per la delusione delrundicesima. dopo la quale - cri e un prete soldato - " le cose ono ritornate come prima" .25 Anche gli austri aci avevano lamentato perdite rilevanti , e parevano talmente a mal partito che Hindenburg temette il crollo della difesa di Trieste, ed entrò nel! 'ordine di idee di inviare aiuti germanici per evitare la caduta della città.26 Dopo la Bain sizza, il Comando Supremo ita li ano aveva di che preoccuparsi. L'estate di Ke renskij , tra disobbedienze e tentativi di colpi di stato, tramontava nella confusione e nei conflitti internj. Sul piano mil itare l'offensiva russa, partita il 26 giugno, non solo fallì, ma pose in evidenza che intere unità defezionavano, come nel caso dell' ll3 Armata, la quale disertò il fronte, linciò gli ufficiali , interruppe le comurucazionì e s i diede aJ saccheggio dei vill aggi nelle retrovie. La frana che travolgeva l ' Esercito russo favoriva il trasferimento eli forze tedesche ed austriache dal fronte orientale a quello francese e italiano . Di questo, come del malessere delle sue truppe, Cadorna si rendeva conto, benché fosse sempre incalzato da sollecitazioni alleate perché imbastisse un 'offensiva dopo l'altra, e avvertiva che i precedenti rapporti quantitativi e qualitativi tra le forze schierate ai due lati del fronte stavano cambiando. Tuttavia ancora l' Il egli ottenne da lord Derby, ministro della Guerra britannico, la promessa di 160 cannoni di medio calibro per un nuovo attacco da sferrare nella primavera 1918 _27 Ma il 18 settembre, dinanzi al "continuo accrescer i delle forze avversarie sulla fronte giulia" , prese "la decisione di sospendere gli apprestamenti per la progettata ripresa offensiva, e di provvedere invece per rio rdinare le forze e predisporre una salda difesa ad oltranza su tutta la

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Melograni, Storia polirictt, ecc .. c it., pp. 259-67. AUSSME, L 3, busta 253, fase. 2. Relazione, IV, tomo 3, pp. 42-79; Montanari, cit., li. tomo 2, cir., pp. 460-503. 27 Bisognava però restituire le 6 batterie da 152 già in Italia. 26


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GLI ALLEATI L'l ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE (1 917-1918)

fronte". Un attacco nemico poteva anche essere imminente, ma g li pareva più probabile nella primavera 1918. Il 21 comunicò il nuovo orientamento ai Capi di S.M. francese e britannico. Reagirono male e come prima cosa richiesero la restituzione delle artiglierie temporaneamente cedute all'Italia , così che alla vigilia della battaglia di Caporetto vennero a mancare 20 l cannoni: 64 obici ing lesi e buona parte dei pezzi francesi (137). Inoltre il generale Robertson pensò bene di telegrafare a Cadorna, il 24 settembre, in questi termjni: "Poiché V.S. ha deciso di adottare atteggiame nto difensivo, e poiché le 16 batterie di obici britannici vi sono state mandate per propositi offensivi , compiacetevi disporre che siano ritirate dal fro nte immediatamente, avendo io bisogno di destinarle ad altro teatro" . Cadorna rispose il giorno successivo: "Dispongo perché le 16 batterie britanniche siano immediatamente ritirate dal fronte e poste a vostra disposizione. Circa la forma usata ne l richiederle, vi faccio osservare che io solo sono competente a giudicare della situazione su questa fronte in relazione ai nostri interessi combinati con quelli della coalizione, ed a prendere quei provvedimenti che ne derivano, dei quali rispondo direttamente a Sua Maestà il Re ed al Governo italiano" . La questione ebbe un seguito diplomatico poiché Cadorna si lamentò con Sonnino del telegramma di Robertson, definito " insolente", e il ministro degli Esteri intervenne a livello politico. 28 L'incidente indusse lord Derby a scrivere a Cadoma, il l o ottobre, una lettera "confidenziale" in cui diceva che l'accaduto lo aveva "profondamente turbato" e cercava di giustificare la gaffe con una serie di equivoci . Circa la decisione italiana di passare dall' orientamento offensivo a q uello difensivo, Derby negava che mai "noi , in questo paese, potessimo discutere il vostro diritto" . Un secondo equivoco dipendeva dall'incrociarsi delle comunicazioni, cosa che aveva fatto pensare a Cadorna che il telegramma di Robert-

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Relazione , IV, tomo 3, pp. 42-47; L. Aldrovandi Marescotti, Guerra diplomatica , Milano, Mondadori, 1937, p. 129; DDI, Serie 5, IX, doc. 12, 111 , 129 , 132, 145. Anche il Capo della missione militare britannica presso il Comando Supremo, brigadiere generale Percy Delmé-Radcliffe , cercò di rabbonire Cadorna, scri vendog li il 2 ottobre c he l'artiglieria era s tata richiesta perc hé l 'attacco nelle Fiandre s arebbe contin uato, e che " niente potrebbe essere più lontano dall'intenzione di Sir William Robertson c he di usare espressioni c he potesse ro se mbrare mancanti di considerazione sufficiente per Vostra Eccellenza" ; concludeva riaffe rmando per l'Eserc ito italiano "altissima stima", "a mmi razione" e "fiducia" . AUSSME, E 2 , busta 100.


CAPITOLO l - LE PRE\IESSE

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son fosse la risposta ad un uo memorandum nel quale chiedeva che i cannoni alleati gli fossero lasciati "in vista di una possibile imminente offensiva da parte del nemico, memorandum che era arrivato a Londra soltanto il 27 settembre. Assicurava quindi che da parte britannica "tutte le posizioni in Francia, Fiandra e Italia" venivano considerate "come facenti parte di un unico grande fronte". Ribadiva la sua "grande ammirazione" per il Capo militare italiano e per le sue truppe, confermando la " fenna determinazione di fare quanto è in mio potere per aiutarvi in avvenire". Anche Robertson telegrafò nuovamente, annunciando a Cadorna che lasciava in Italia 5 banerie e l' intero Comando del generale Hamilton, "provvedimento"- gli rispose Cadorna il 7 onobre- "che, oltre ad avere una grande significazione morale come attestazione della nostra concordia di sforzi contro il nemico comune, riuscirà sommamente vantaggioso per la mi gliore utilizzazione e per il pronto impiego delle altre batterie britanniche eventualmente da inviarsi a primavera , le quali giungendo alla fronte giulia troveranno nelle batterie rimaste un prezioso centro di orientamento e di preparazione". Il Comandante italiano prometteva poi di illustrare diffusamente, alla prima Conferenza ioteralleata, i motivi che lo avevano spinto alla decisione di sospendere "le operazioni in grande stile pur conservando però un atteggiamento aggressivo atto a fissare le forze che ho di fronte". Anche i francesi, il 27 settembre, avevano chiesto la restituzione delle loro batterie con un telegramma del ministro della Guerra al generale Godrencourt, capo del la missione militare francese presso il Comando Supremo, con cui lo incaricava di chiedere e curare la restituzione al fronte francese , che ne aveva bisogno , delle artiglierie che sarebbero rimaste inoperose su quello italiano; premetteva di non essere in grado di discutere i motivi dell 'arresto dell'offensiva ital iana dopo i succesi di agosto, in coincidenza con gl i attacchi alleati aii'Ovest. 29 Tramite il coL Papa di Costigliole, capo della missione militare italiana a Parigi, Cadorna cercò di spiegare ai francesi le sue ragioni, assicurando nel contempo che gli ordini per la restituzione erano già "stati dati, in ragione della forma cortese con cui la richiesta in discorso è stata presentata"; e ricordava che già a Parigi nel luglio aveva fatto presente che dopo l'offensiva di agosto l'Esercito italiano non avrebbe potuto impostarne un 'altra per "mancanza di uomini e munizioni". Non conveniva più sul-

29

Re lazione, IV, tomo 3, p. 630.


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GLl Al L EATI IN ITALif\ DURANTE Lf\ PR IM A GUERRA MOND1ALE (l9 17- 1918)

la fronte giulia condurre azioni di logoramento , '"bensì occorre fare azioni su larghissima fronte intese ad ottenere un vero e proprio sfondamento su qualche tratto: ciò richiede non meno di 1.700.000 colpi di grosso e medio calibro , di 6.000.000 di piccolo calibro ed ingenti riserve di complementi". E notava lo "accrescimento notevolissimo delle forze nemiche di fronte ...che ...è probabile che non sia ultimato". Teneva ad esporre a Foch queste spiegazioni, che non aveva dato a "Sir William Robertson in ragione del modo almeno non amichevole col quale ebbe perentoriamente a richiedere il ritorno" dei suoi cannoni.30 Nella sua pregevole opera su politica e strategia nelle guerre italiane, il generale Montanari si chiede se Cadorna credesse veramente alla gravità della minaccia sul fronte isontino: nella comunicazione del 21 settembre ai suoi colleghi francese e britannico era stato in effetti abbastanza impreciso, rinviando spiegazioni esaurienti al primo incontro interalleato; questo atteggiamento potrebbe sottintendere una certa sottovalutazione del pericolo imminente, favorita probabilmente dalla convinzione che la battaglia della Bainsizza avesse lasciato il nemico più a mal partito del vero. Credeva inoltre poco ad un massiccio intervento germanico ed attribuiva obiettivi più tattici che strategici alla prevedibile offensiva nemica , un'azione "intesa a riprendere qualche posizione perduta durante l' 11a battaglia", non una vasta operazione di sfondamento. " La grande partita si sarebbe giocata nella primavera del 1918".3 1 La mattina del 10 ottobre, comunque, Cadorna telegrafò al Capo della missione militare italiana a Parigi al fine di trattenere, in vista dell'attacco avversario , batterie francesi in partenza dall'Italia: "Le mie previsioni si vanno avverando e tutto induce a ritenere probabile a breve scadenza una offensiva austriaca contro intera fronte Giul ia od un suo tratto con largo concorso artiglierie et mezzi tecnici et forse anche truppe germaniche Stop V.S. rappresenti subito quanto sopra al generale FOCH soggiungendogli se nella situazione che si va delineando gli sembri opportuno condurre a termine iniziato spostamento delle batterie francesi dal fronte italiano Stop Quanto sopra si comunica al generale GODRENCOURT Stop Per esclusiva norma linguaggio V.S. sappia che oltre ai tre Gruppi pari a 8 batterie di cui è già decisa la permanenza si

30 AUSSME, E 2 , busta

3l

100. Montanari , cit. , Il, tomo 2 , pp. 510-14.


CAPITOL.O l - LI: PRE-,IESSE

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potrebbe arrestare la parte nza di altri quattro gruppi pari a l O batterie Stop"_32 11 23, il Comandante Supremo scrisse una nota lettera al generale Gaetano Giardino , ministro della Guerra, nella qua le annunc iava che il nemico stava per scatenare l'attacco , investendo l' intero fronte da Plezzo al mare, ma "con preponderanza di sforzo tra la conca di Plezzo e la testa di ponte di Tolmino ___obietti vi principali la dorsale del Kolovrat e la linea Matajur-Monte Mia , per poi invadere la pianura girando da nord le no tre linee di d ife a dell'intera fronte giulia (2 3 e 33 annata). L'azione principale dovrebbe e sere sussidiata da attacchi divers ivi in Carnia, in Cadore e in Trentino". Parlava del le truppe tedesche presenti in forze, come pure dei concentramenti di artiglierie del nemico , il quale si apprestava a compiere " uno sforzo prolungato e chiamerà pertanto nuove unità per alimentarlo , in ciò agevolato dalla situazione della fronte russa". Cadorna però riteneva di aver preso tutte le disposizioni necessarie e attendeva " l' urto nemico colla serena fiducia di poterlo respingere vittoriosamente" .33 Era la vigilia di Caporetto. Con amarezza, lo tesso Cadoma informò Foch e Robertson. il giorno dopo, dell 'attacco nemico, condotto in grande stile con dovizia di uomini e mezzi. Aggiunse: " Quanto oggi si verifica conferma la fondatezza delle mie previsioni dello scorso settembre e la bontà della risoluzione allora presa, di r in unziare ad ulteriori operazioni offensive da parte nostra. Debbo soltanto deplorare che in seguito a tale mio divisamento gli Alti comandi alleati mi abbiano, con sì repentina decisione, tolto gran parte delle loro artigl ierie, che si trovavano in quel momento sulla fronte italiana ed il cui personale aveva già acquistato conoscenza del nostro terreno; e ciò sebbene io, pienamente conscio della situazione che andava maturandosi, avessi pregato di !asciarle ancora su questa fronte. E ciò tanto più io sono indotto a deplorare, in quantoché nell'azione, che qui si sta per svolgere , sono in g iuoco le sorti non dell' Italia soltanto, ma quelle di tutta l' Tntesa".34 Era solo una lagnanza , non una chiamata di correo. Non ancora, perché il Capo militare italiano attendeva gl i avvenimenti "con perfetta serenità e con piena fiduc ia".

32 AUSSME, E 2, busta 100. Il Papa informò il Comando Supremo. il 17. che il generale Foch era tornato sull"argomcnto di una rinnovata. auspicata offensiva italiana. e che non aveva abbandonato il ~uo punto di vista. lbidem. F l , busta 93. 33 Relazione, IV. tomo 3 bis. doc. 51. Una copia in AUSSME. E 2. busta 80. fase_ L 34 Sonnino a Imperi ali , 25 ollobre 19 17. DDI , Serie 5 , IX.doc. 278.



Capitolo II L'INTERVENTO DELLE TRUPPE ALLEATE

L'intervento delle truppe alleate in Italia si propose con la rottura del fronte italiano a Caporetto. Come noto, l'offensiva austro-germanica del24 ottobre 19 17 , ideata col fine di sloggiare gli italiani dal Carso e ricacciarli d ietro il Tagliamento, 1 ottenne un successo rapido e inaspettato , determinando il crollo di tutta la fronte giulia e lo sbandamento di buona parte della 23 Armata; pe r di più , alla crisi militare e morale dell'Esercito si aggiunse la crisi politica, quando il governo Boselli si dimise, il 26 ottobre. I fatti sono noti e non pare utile ripeterli o commentarli, salvo, naturalmente , per quanto attiene direttamente al tema di questo lavoro. Nella ricordata lettera del 24 otrobre, primo giorno dell'offensiva ne mica, il Capo di S.M. italiano , pur accennando di temere nuove azion i diversive avversarie, "che la stagione è ancora !ungi dall'impedire", affe rmava di attendere "lo svilupparsi degli avvenimenti con perfetta serenità e con piena fiducia" . Una serenità e una fiducia che indus ero Foch a "nulla fare", secondo quanto telegrafò l'addetto militare italiano a Parigi verso la sera del 26 ottobre. Que i tranquilli sentimenti, però , vennero sconvolti nelle ore seguenti: il fronte cedeva, le posizioni cadevano una dopo l'altra, i soldati cominciavano a non rispondere più: allarmato , il Capo dell ' Esercito telegrafò al mini tro de lla Guerra: "Vedo delinearsi un disa tro". Di nuovo il 26 ottobre scrisse a Foche a Robertson illustrando loro l'evolvere dei combattimenti ; la difesa era riuscita a "contenere l' irruzione, non ad arrestarla", per cui, anche tentando una resistenza piì:1 avanzata , era inevitabile prospettare una ritirata al Tagliamento. La situazione poneva "in luce la somma utilità dell ' intervento diretto alleato nella misura concordata o anche in maggior misura". Alle 22 del medesimo giorno Foch telegrafò al Capo della missione militare francese in Italia: "Il Governo francese vi informa che se ave te bisogno delle nostre truppe , siamo

1 Tale l'obietti vo indicato nell'ordine di operazione de l generale Otto von Bclow, comandante della 14• Armata tedesca. Cfr Montanari. cit.. II. tomo 2 , p. 554.


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GLI ALLEATI IN ITALIA DURANTELAPRIMAGUERRAMO:-IDIALE( 1917- 1918)

pronti a marciare". Nei ricordi di Pau! Painlevé, presidente del Consiglio francese dal settembre al novembre 1917, si legge: " appena g iunta la notizia (della rottura della fronte italiana), chiamai al telefono il generale Pétain; seguì questo dialogo: -Quante divisioni potete inviare in Italia?Risposta: - Sei - Quando saranno pronte a partire? - Appena ne avrò l'ordine ...Diedi l'ordine di farle partire d' urgenza; tutti i mezzi di trasporto dalla Francia all'Ital ia furono messi in azione sul momento" .2 Il Caracciolo attribuisce questo colloqu io, avvenuto prima ancora che giungesse a Parigi la richiesta di Cadoma, al 27 ottobre, ma è evidente che si tratta del 26, altrimenti Foch non avrebbe potuto impegnare il governo francese. E si. deve essere trattato del pomeriggio, dopo che Foch aveva parlato con l'addetto militare italiano, poiché il telegramma del Capo di S .M . partì dalla capitale francese alle ore 22 del 26 . II 27 l'addetto militare telegrafò di aver saputo da Foch della sua decisione di inviare subito in Italia "un Comando d 'Armata col XXXI CA formato su due divisioni ciascuna di tre reggimenti oltre ad elementi non indivisionati ed inoltre le di visioni 14a e 47a complete e 26 batterie artiglierie pesanti e 18 batterie da montagna". A tarda sera il capo della missione francese, generale Godrencourt, confermò, annunciando che le pmte nze in treno sarebbero incominciate il 28, con arrivo alla frontiera italiana nel pomeriggio del 30. A Roma, il Capo Gabinetto del ministro degli Esteri, era al corrente so lo di " voci". Il 28 giunse l'offerta britannica, non meno calorosa di quella fra ncese: Robertson aveva "dato ordini di preparare in Francia al più presto possibile due divisioni per essere spedite in Italia" . Ci fu una prima doccia fredda. Cadorna, premuto dagli eventi che lo avevano indotto a decidere la ritirata al Piave, credette di poter utilizzare subito al fronte le truppe alleate in arrivo e nelle direttive che emanò la sera del 29 ottobre, e poi i1 30 , aggregò le quattro div isioni francesi in arrivo alla 4a Armata, con l' idea di schierarle all'ala destra dell ' Annata stessa sulla linea del Piave, tra il Montello e il ponte della Priula, in modo di assicurare con esse il collegamento con l'ala sinistra della 3a Armata. Trasmise inoltre agli alleati un nuovo appello, facendo notare come, in vista di una nuova offensiva nemica nel Trentino, "i l concorso così prontamente concesso d i sei divisioni ...sia assolutamente insufficiente" . 2

La corrispondenza con gli Alleati è in Relazione, IV, tomo 3, pp. 6 12- 16. Il telegramma al ministro della Guerra, tenente generale Gaetano Giardino, si trova in Aldrovandi Marescotti, cit., p. 133. La citazione da P. Painlevé (Commentj'ai nommé Foch et Pétain , Paris, Alcan, 1923) è in Caracciolo, cit. , p. 149.


CAPTTOLO Il - L'INTERVENTO DELLE TRUPPE ALLEATE

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Foche Robertson si precipitarono in Italia; il Capo di S.M. francese arr.ivò il 30 e il 31 l'inglese. L'uno e l'altro dissero di non volere che le loro truppe entrassero subito in linea, ma che sarebbe stato meglio tenerle in seconda schiera, dove sarebbero state più utili in caso di ulteriore ritirata al Mincio e al Po. Foch redasse un appunto, che fece controfirmare a Robertson; vi si leggeva: " l) Le Armate italiane non sono battute ...una sola, la 2". 2) A condizione che vi si rimetta ord ine, esse rappresentano un vero valore , quindi: è possibile rallentare il nemico sul Tagliamento e resistere sulla Piave e nel Trentino con l 'aiuto degli Alleati in fase di trasferimento e raccolti nelle retrovie. 3) D'altra parte, le forze alleate non possono che rappresentare in Italia un sostegno a favore dell'Esercito Italiano, responsabile della difesa dell'Italia, il cui destino dipende perciò dalla condotta e dalla resistenza dell'esercito italiano" . Seguiva un quarto punto , contenente consigli militari inutili in quanto "già adottati prima che fossero indicati", come scrisse Cadorna al governo riferendo dell'incontro con i Capi di S.M. alleati; e fece notare che il terzo punto indicava "l'esiguità del concorso che gli alleati vogliono prestarci" . Il 30 ottobre giunsero in Italia la 46" e 47" div isione francese, che furono dislocate tra Verona e Brescia; qualche giorno dopo le seguirono la 64• e 65a divisione. Un secondo tentativo di uti lizzare subito soldati francesi andò a vuoto. Avvertendo una crescente minaccia dal fronte settentrionale, Cadorna aveva costituito , il 31, il Gruppo Stelvio-Garda, rinforzando all'estrema sinistra il III CA con una divisione tratta dalJa 3a Armata e con il XXXI CA francese, che rinunciava quindi a schierare sul Piave. Ma il concorso francese , pur essendosi il XXXI CA inizialmente portato nelle retrovie del fronte delle Giudicarie, prima si dimezzò - solo la 65• divisione - poi svanì del tutto: il Comando Supremo ordi nò il 17 novembre di non impiegare in prima linea neanche questa divisione e la sostituì con la 20a italiana, ancora in corso di riordinamento e senza artiglierie in organico. Un terzo tentativo resta un po' misterioso, ma ugualmente vano. Il 3 novembre venne chiesto a Foch- e dopo tre giorni di meditazione accordato - che la terza grande unità francese in arrivo , una divisione eli fanteria Chasseurs, si dislocasse tra Edolo e Breno per rinforzare, sia pure a distanza dalla linea eli combattimento, l'occupazione della Valcamonica. L'autorizzazione concessa per l'impiego prevedeva che anche la quarta divisione in arrivo andasse in riserva a Brescia, per "non rompere (la) unità armata". Ma dalle carte non risulta che alcuna divisione francese abbia assunto in realtà la posizione di rincalzo. Fu posto in discussione,


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GLI ALLEATI IN ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE ( J9 17· 1918)

invece il comando di zona: il 6 novembre Porro telegrafò a Cadorna che Foch consentiva a !asciarlo per il momento al generale Camerana, comandante del IIJ CA , ma che avrebbe dovuto passare in seguito al generale Duchene , comandante della IO" Armata francese. Avrebbe accettato però "dipendenza comando francese da Comando Supremo" .3 Torniamo indietro di qualche giorno. Il 28 ottobre c'era stato l' infelice episodio del bollettino di guerra n. 0 887, che accusava i soldati di viltà; 4 il governo riuscì a fermarlo all'interno, ma non all'estero, dove produsse un danno immenso. Da Londra il ministro degli Esteri Balfour telegrafò immediatamente per sapere che cosa la Gran Bretagna potesse fare, ma l'opinione pubblica ne ricevette una "penosa impressione"- informò l'ambasciatore- e si diffuse "un senso di apprensione e di dubbio non solo sulla validità della resistenza delle truppe, ma anche sull 'energico contegno con il quale il paese nostro fronteggerà la grave situazione" . Il Capo di S.M. Robertson partì per l'Italia la sera del 29, seguito a novembre dal principe di Galles , destinato al comando del Corpo di spedizione. A Berna intanto si favoleggiava di piani austro-tedeschi per "raggiungere Genova entro sei settimane e piombare poi alle spalle dei francesi imponendo la pace prima dell ' intervento americano". Anche da Pietrogrado venne comunicato che gli avvenimenti militari italiani avevano prodotto una "viva emozione"; alla vigilia della rivoluzione d'ottobre, però, ben altri problemi affliggevano la Russia. Il 30 Sonnino avvertì Cadorna che, "segnalando ufficialmente gravi deficienze delle truppe italiane si rischia: l) di svigorire il desiderio dei Governi e delle nazioni alleate di mandare uomini e materiale per aiutarci... 2) Si disperde il capitale di simpatia, stima e sentimento di solidarietà acquistato in due anni e mezzo di lotte". Contemporaneamente, sollecitò i rappresentanti diplomatici all'estero perché diffondessero questo messaggio: "Nonostante avversa fortuna delle armi, Paese fidente nel valore delle nostre truppe provato in oltre due anni di guerra, dà mirabile esempio di calma, di compattezza, di severa concordia" .

3 Aldrovandi Marescotti, cit. , pp. 133-34: Relazione, IV, tomo 3, pp. 420-22, 53031 , 616-20; tomo 3 bis, doc. 216, 217. 4 D Capo di S.M. presentò in proposito una memoria, pubblicata in L. Cadorna, Pagine polemiche, Milano, Garzanti, 195 1. pp. 253-56. Acce uandone la responsabi lit~t, da sfumare solo per qualche vocabolo, il generale ne ribadiva la fondatezza e l'opportunità, concludendo, in armonia col suo carattere e la sua maniera di vedere, che non se ne pentiva e non avrebbe es itato a sottoscriverlo di nuovo.


CAPITOLO IJ - L'INTERVENTO OeLLETRlfJ'J'EAL_L E _ A_T_ E _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __,3'-'< 3

La diplomazia si impegnò per risalire la corrente, con risultati migliori verso i governi che verso la stampa e l'opinione pubbUca. Imperiali registrò, "con vero orrore", che nello stato d'animo alimentato da "quei fatal i bollettini", correva voce a Londra che ili V CA aveva defezionato per tradimento , con la complicità dei comandanti. E il giorno prima l'ambasciatore aveva dovuto dare al Re Giorgio V una serie di chiarimenti ed assicurazioni circa le forze e i mezzi impiegati nell'offensiva dal nemico- gl i ambienti militari local i tendevano a sminuirne l'entità - e sulla "assoluta, incrollabile" convinzione che il paese unito e compatto avrebbe fatto il suo dovere fino ali 'ulti mo , e che lo avrebbero fatto i soldati, meridionali o no. Né andava meglio a Parigi, da dove Salvago Raggio faceva sapere: "In questi giornali si ripete da due giorni che l'esercito austro-tedesco invasore è composto di assai poche divisioni e ciò produce impressione deplorevole nel pubblico considerando che non solo le prime truppe italiane avrebbero facilmente ceduto i valichi dei monti, ma che le due armate sarebbero state inseguite nella pianura da un esercito molto inferiore di numero". E poiché un argomento tirava l'altro come le ciliegie, il Manchester Guardian criticò le pretese eccessive dell'Italia, specie in Adriatico , e si chiese se ora essa avrebbe voluto insistere con la guerra per conseguire anche quegl i obiettivi, o si sarebbe accontentata "del regolare recupero delle sue terre e della protezione della sua frontiera" . Dal canto suo, il governo italiano sapeva di non avere soltanto problemi militari, poiché le scorte alimentari scarseggiavano ed occorreva subito "avere prestito grano dalla Francia o Inghilterra", al fine di coprire i difficil i mesi sino alla fine dell'anno . Francesi e inglesi avevano chiaro il loro interesse vitale a sostenere l 'Italia, e questo non era un mistero .5 Painlevé, accompagnato da Pétain , il 30 ottobre andò a Londra per consultarsi con .il governo britannico, e

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Delio Tessa riporta una chiacchierata al caffè Cecchina di Milano, dalla quale non trapela una grande considerazione né de lla generosità, né di un certo passato britannico. Lo c itiamo solo per curiosità, ne l testo italiano lasc iando da parte .il vernacolo: " Perfida Albione' diceva il signor Radius. 'Tirano l'acq ua a l loro mul ino' aggi ungeva mio padre. Il Cesare - lo sguattero de l Caffè - azzardava due passi in sala e metteva becco nella conversazione. ' Gli inglesi? Gli inglesi? Ma lo sanno com'erano una volta?' . ' Aspettiamo che ce lo dica tu' . 'Come le bestie! Un tempo gli inglesi camminavano con le mani e coi piedi come le bestie! Gi ulio Cesare quando è andato là e ha visto che andavano in giro come i gatti gli ha detto: ma no, tutti camminano solo coi piedi , provate anche voialtri e da allora camminano come noi'. Il marchese Carchen , che ai suoi tempi aveva girato mezzo mondo, scoteva la testa in silenzio" . L. Ceva, Teatri di guerra. Comandi , soldati e scrittori nei conjlini europei, Milano, Franco Angeli Storia, 2005, p. I l O.


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GLI ALLEATI L'l ITAUA D l.RANTh LA PRIMA GueRRA MONOIALE (I917- 1918)

ritornò a Parigi il 3 novembre insieme a Lloyd George ed ai generali Robertson e Wilson. I vertici politici e militari alleati dovevano proseguire per l'Italia ad incontrarvi Orlando , nuovo presidente del Consiglio, alfine di decidere il da farsi.6 L' incontro era stato fissato a Rapallo, martedì 6 novembre. Alla riunione del mattino erano presenti i tre capi di governo. Orlando era accompagnato da Sonnino, Painlevé da l ministro FranklinBouillon e dall 'ambasciatore a Roma Barrère, Lloyd George dal generale Smuts; assistevano anche il colonnello inglese Hankey, il comandante francese Helbronner e il capo gabinetto di Sonnino, con. igl iere Aldrovandi Marescotti. Orlando iniziò riassumendo i termini della sconfitta , evento che definì grave, ma "parzialmente riparabile" . La défai/lance che aveva colpito gran parte della 2a Armata si poteva superare , ma occorreva il tempo necessario per attuare la riorganizzazione degli sbandati e riportarli al fuoco. Al momento l' Eserc ito aveva effetti vi appena sufficienti a coprire le linee, mentre doveva appre tarsi a fronteggiare un probabile attacco dal Trentina in carenza di ri erve e di masse di manovra destinate ad intervenire nei punti minacciati. Chiese quindi con urgenza almeno 15 divisioni alleate, senza le quali arebbe stato impossibile tenere la linea del Piave, con prevedibili e gravi ripercussioni di ordine militare e interno. Dal canto suo assicurava che l' Italia avrebbe resistito fino al la Sicilia. Uoyd George dichiarò che Gran Bretagna e Francia avrebbero sostenuto l 'alleato in difficoltà, non solo per la parola data, ma perché era loro "ovvio interesse" aiutare l 'Italia e mantenerla in guerra. A tal fine era già stato deciso di far partire 8 divisioni, "le migliori degli eserciti francese ed inglese". Ma c'era il problema della ·'efficienza del Comando'' . senza risolvere il quale il disastro avrebbe travolto non olo le truppe italiane, ma anche quelle alleate. L'episodio sfavorevole non calfiva il valore dell'esercito italiano, che si era dimostrato pari a qualsiasi altro "per coraggio e di fronte a pericoli di ogni specie"; ad esso, c alla nazio-

6 DDI , Serie5, lX, doc. 3 14 (Paulucci a Sonnino, 29 ottobre 1917); 315 (Imperiali a Sonnino. 29 ottobre); 320 (Sonnino a Cadorna, 30 ortobre); 322 (Sonnino ai Rappresentanti diplomatici all'estero, 30 ottobre): 324 (Sonnino a Imperiali e Salvago Raggi, 30 ottobre); 327 (Sal vago Ragg i a So nnino. 30 ottobre); 337 ( Imperiali a Sonnino, 31 ottobre): 345 (Imperiali a Sonnino, 1° novembre); 346 ( Imperiali a Sonnino. 1° novembre): 349 (Carlorti a Sonnino. 1° novembre); 356 (lmpeTiali a Sonnino. 2 novembre): 365 (Salvago Raggi a Sonnino, 4 novembre); 374 (Imperiali a Sonnino. 6 novembre). Aldrovandi Marescotti , cir .. pp. 134-35.


CAPITOLO U · L'INTERVENTO DELLE TRUPPE ALLEATE _ __

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ne italiana si riconfermava la fiduc ia, non al Comando , che si era lasciato prendere dal panico come i soldati. Solo il duca d'Aosta si era salvato. Pertanto gli alleati erano pronti ad affidare i loro uomini "al valore della Nazione italiana ... ma francamente non potremmo affidarli al presente Comando Supremo" . Painlevé confermò, e aggiunse che " un 'armata composta da tre differenti soldati che parlano tre lingue diverse" doveva "essere tenuta in pugno da chi ha la più integrale efficienza e qualità, come il sangue freddo , la gioventù, ecc." Nel ringraziare del promesso concorso alleato, Orlando specificò che sarebbe stato solo temporaneo e ricordò il valore mostrato sulla Bainsizza dagli attuali sbandati , che si erano trovati in una "difficile situazione strategica"? Il governo italiano aveva "già considerato necessaria la riorganizzazione dello stato maggiore", che avrebbe rapidamente risolto . Bisognava però sentire i militari e seguire le forme necessarie. Secondo il parere di Smuts , tre armate italiane bastavano per tenere la linea del Piave, avendo alle spalle forze "sufficienti per dar loro il tempo di respirare", e per questo bastavano 8 divisioni, come Iitenevano anche Foch e Robettson. Del Trentino lui non si preoccupava perché presto vi avrebbe nevicato . Sonnino obiettò che invece operazioni militari vi si potevano svolgere "anche in novembre", e tornò a battere sulla mancanza di riserve dopo che era stata mandata al fro nte "tutta la classe del '99". La questione del numero delle di visioni alleate necessarie fu rinviata per trattarla alla presenza dei militari, ma prima di ch iudere la prima riunione , Lloyd George volle tornare sulla questione del comando . Se Cadorna e Porro fossero rimasti al loro posto , il Gabinetto di guerra britannico non avrebbe acconsentito alla proposta di inviare ulteriori truppe. Così incalzato, Orlando volle ricordare, alla ripresa pomeridiana, di avere annunciato in mattinata "che il Governo aveva già deliberato in proposito";8 per i nuovi nomi, occorreva il consenso del Re; per i tempi, due giorni sarebbero bastati. Quanto al comando superiore in Italia, Sonnino mise in chiaro che sarebbe rimasto al Capo di S.M. italiano, ed ottenne il consenso dei capi di governo alleati.

7 Alludendo al l' infelice posizione della 2• Annata, il premier britannico lo interruppe: "Chi l'aveva messa là?" E Smuts riprese le stesse recriminazioni.

8 Era vero. Fra il 3 e il 4 novembre il governo aveva maturato la convinzione che s i dovesse cambiare il Comando Supremo; il ministro della Guerra, Alfieri, ne aveva parlato col re e pareva ci si fosse fem1ati sui nomi di Diaz e Giardi no. L. Bissolati, Diario di guerra , Torino, Einaudi , 1935, p. 97.


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GLI ALU:.Al11.'11TAUA Dl.'RANTE LA PRIMA Gl'~'R RA \10 , DIALE(I91 7·1918)

Con la partecipazione dci militad9 si discusse su li' entità dei rinforzi necessari. Inglesi e francesi cercavano di non andare oltre le 8 division i promesse: dissero che l 'esercito italiano non era stato battuto e che lo si doveva solamente riorganizzare; che "la fatica degli eserc iti in ritirata dilegua presto"; che per difendere occorrevano meno truppe che per attaccare. Contestarono anche, non del tutto a torto, le stime del Comando Supremo sulla consiste nza delle forze nemiche ed esagerarono a loro volta nel senso opposto; poi , vollero sottolineare i limiti di natura logistìca esistenti per il tra ferimento. Si passò all'e ame delle prospettive militari e gli italiani esternarono la preoccupaz io ne che dava loro il Montello, punto debole tra la 3" e la 4a Armata alla giuntura tra la linea del Piave e quella degli Altipiani; e non era tutto , perché ci si aspettava da un momento ali 'altro un attacco dal Trentino , in una fase ne lla quale non c'erano più riserve eli uomini e mancava molta artiglieria, soprattutto pesante, andata perduta nella ritirata. Alla richiesta di precisare se c'erano cannoni alleati sul Piave, Porro precisò che si poteva contare su 11 batterie britanniche, 5 a Mestre e 6 a Treviso; dei 60 cannoni francesi ne e ra rimasto qualcuno. Alle 18 la seduta venne interrotta e gli alleati i ritirarono tra loro, mentre gli italiani aspettavano d i conoscere le loro deci sioni. Dopo un ·ora si riprese: inglesi e francesi ammisero che la situazione militare era più grave dì quanto avevano creduto; peraltro , nessun successo in Francia avrebbe compensato il cedimento dell ' Italia, motivo per cu i convenivano con Orlando che bisognava "fare tutto il necessario ...Ma che cosa è il necessario ?" Tra i dati in possesso degli alleati e q uelli esposti dal generale Porro e i tevano divergenze o tanzial i. Entro il 20 novembre, comunque, le divisioni promesse sarebbe ro giu nte. ma anche qualsiasi ulteriore misura nece saria sarebbe tata a unta. Lloyd George aggiunse: "Noi abbiamo fiducia che l'Italia, frattanto , farà tutto il possibile. Ricordo quanto ha fatto la Francia quando il nem ico era a venti mig lia da Parigi . Occorre mandare al fronte più armati che è possibile, prenderli assol utame nte da ogni dove. Noi non tocchiamo questo tema dal punto di vista di concedere favori all'Italia , ma perché ad essa ci lega una piena e perfetta comunità d'interessi: l ' interesse dell'Italia è il

9 Generali Alfieri. mini tro della Guerra. e Porro. Sonocapo di S.M .. per l'Italia; Robertson. Capo di S.M .. e Wilson. Capo della missione militare britannica in Francia. per la Gran Bret.agna; Foch. Capo di S.M., Weygand e de Godrcncourt. Capo della mis· sione militare francese in halia, per la Francia.


CA PITOLO 11 - I; JNTERVENTO I)ELI.E TRUPPEALLEAT E

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nostro". Orlando ringraziò, superando il nervosismo di quell'ora d'attesa, e disse, forse non del tutto sinceramente, che né lui , né Sonnino avevano mai dubitato degli alleati. Tutto quello che c'era da dire era stato detto. Il giorno successivo, 7 novembre, venne messo a punto il documento istitutivo del Consiglio supremo di guerra, composto "del Primo ministro e di un membro del governo" di ciascuna Potenza presente, la quale nominava anche " un rappresentante permanente militare", con l'incarico di fungere da consulente tecnico del Consiglio: Foch per la Francia, Wilson per la Gran Bretagna e Cadorna per l'Italia. 10 L'8 novembre i tre capi di governo incontrarono a Peschiera il re Vittorio Emanuele, il quale diede alcune spiegazioni per la sconfitta e indicò la linea del Piave come quella sulla quale si doveva resistere; fece rilevare inoltre che in Adriatico, se si fosse perduta Venezia, "la situazione navale sarebbe divenuta molto peggiore" . Disse poi, rispondendo a Lloyd George che aveva sollevato di nuovo la questione del comando, che Diaz avrebbe sostituito Cadorna, con Giardino come Sottocapo. 11 Gli alleati decisero di portare a 12 divisioni, 6 francesi e 6 britanniche, le loro truppe in Italia; alla fine però una delle grandi unità britanniche promesse rimase in Francia in seguito ag)j sviluppi della battaglia di Cambrai. Secondo il capo gabinetto di Soru1ino, le discussion i dei due giorni di Rapallo si erano "svolte pianamente, in un'atmosfera di grande corilialità per l'Italia". Il Montanari però, con l'abituale lucidità a cogliere i punti essenziali, chiosa che era "una cordialità del tipo riservato al parente povero". E' vero. Ma è anche vero che l'Italia era il parente povero.l2 Il suo reddito, nazionale e pro-capite, era lontano da quello di Gran

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Il verbale de l Convegno di Rapallo (6-7 novembre 1917) è in Aldrovandi Marescotti, cit., pp. 140-74. Ibidem, pp. 176-8 1, per il Convegno di Peschiera: questo resoconto si fonda sul verbale redatto dal colonnello Hankey, Segretario del War Cabine!, che lo aveva compilato su indicazioni di Smuts, e sulle conferme di Sonnino. Il verbale di Hankey è in ODI, Serie S, IX, doc. 39.1. 11 Con dign ità, il re disse di non condividere rutte le critiche mosse a Cadorna, ma che teneva conto delle osservazioni fatte al riguardo. 12 Durante la Triplice Alleanza era stato anche peggio. Tedeschi e austriaci disprezzavano gli italiani e spesso non lo nascondevano. Nel pensiero di molti di loro l'Italia graziosamente definita "lo Stato n. 3" dal capo della Marina austriaca - avrebbe subìto in guerra catastrofi e sventure tali che, aggiunte ai vecchi mali , potevano determinarne la scomparsa o lo smembramento, da cui in seguito gli alleati vincitori, pur non avendo mosso un dito per salvarla, la avrebbero resuscitata- bontà loro- al tavolo deiJa pace. Cfr M. Gabriele, Le Convenzioni navali della Triplice, Roma, USMM, 1969, pp. 139-43.


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GLI Al, i,.EA1'1 1N ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA M0N01ALE(19 17- 1918)

Bretagna e Francia , grandi potenze padrone di vasti imperi, cui le misere colonie italiane rimaste - la Libia era già stata praticamente perduta non poteva no in alcu n modo confrontarsi. Secondo le stime dell ' O.C.D.E. , applicando al PIL (prodotto interno lordo) italiano pro capite del 19 13 un valore di l 00, quello francese si sarebbe collocato a 138 e quello britannico a 201. 13 Ma questo dato è insufficiente per misurare il ritardo dell' Italia nello sv iluppo rispetto ai suoi alleati europei: il reddito nazionale prodotto in Italia tra il 1905 e il 1909 provenne dal settore agricolo per il 46%, contro il 33 % della Francia che aveva un 'agricoltura più ricca e il 6, 50% della Gran Bretagna; il settore industriale, invece, contribuì per il 24% in Italia, contro il 40% in Francia e il 38, 50% in Gran Bretagna. 14 Le condizioni dell 'economia nazionale costrinsero lo Stato, durante la guerra, a comprare oltre confine molto , finanziando gli acquisti con prestiti, interni e soprattutto esteri. Le esportazioni, che nel 1914 pagavano tre quarti delle importazioni , nel 1917 e nel 1918 bastarono solo a coprire poco più del 20% . "Così lo sbilancio , forte e crescente, veniva esasperato da una ragione di scambio sempre p ~ ù pesante (si vendevano merci scarsamente richieste e si compravano merci sempre più rich ieste dai belligeranti e gravate da noli costosi), salì a cifre paurose (26-27% del reddito nazionale nel 1917 e nel 1918)" . Nell'ultimo anno di guerra le materie prime avrebbero costituito il 28% ddle importazioni, semilavorati e prodotti finiti il 42%, generi alìmentarÈ il 30%, soprattutto frumento. La produzione agricola era insufficiente da vent' anni in Italia e fu un miracolo, con gli uom ini al fronte, che non crollasse durante il conflitto , ma restò insuffic iente a coprire i consumi e, tra tutti i bisogni, quello alimentare era il più rig ido , incomprimibile in un Paese povero, nel quale 2/3 del reddito , dato il suo basso livello individuale medio, era assorbito dali 'ali mentazione, peraltro carente di proteine e di grassi. Essendo poi impraticabili le fonti tradizionali di approvvigionamento di cereali del Mar Nero, tutto dovette venire dall'occidente , per mare da Gibilterra e per terra dalla Francia. Ed è da rilevare che in un quadro ge-

13 n calcolo è fatto riportando le stime comparabili de l PIL in $ 1990, che danno le grandezze seguenti: Italia, 2.507; Francia, 3.452; Regno Unito, 5.032. A. Maddison, Monitoring the World Economy 1820-1992, Paris, O.C.D.E., 1955. pp. 194-96. 14 B.R. Mitchell, International Historical Statistics .• Europe 1750-1993, Lo ndon, Mac MiUan , e New York, Stockton Press.4" ediz., 1998, pp . 909-13.


CA PITOLO Il - L' INTERVENTO DELUòTRUPPEALI. EiiTE

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nerale di eccedenza dei consumi sul reddito,' 5 tra il1914 e il 1918 i consumi alimentari crebbero più degli altri. l6 L'Italia aveva bisogno dei suoi alleati non solo per combattere, ma anche per vivere. Tornando all'autunno 1917 , sappiamo che Sonnino aveva già fatto cenno dell'urgenza di ottenere un prestito di frumento: la sera del 6 novembre Orlando sbottò davanti ai collaboratori , nella sua stanza da letto: "E credete voi che io non sia stato tutt'oggi con la vergogna su l viso? Siamo stati trattati come servi tori", e poi amaramente aggiunse: "Se noi non annu iamo, di qui a due o tre mesi abbiamo la fame in casa". Nella prima affermazione c'era del vero; la seconda denunciava una realtà difficile che, aggiunta alla sconfitta militare, poteva sconvolgere la nazione. Aveva dunque ragione il presidente del Consiglio a sopportare, non il colonnello Gatti che invocava toni gladiatori in quella situazione. Una situazione nella quale il Capo e il Sottocapo di S.M. avevano attacchi di disperazione e sopravalutavano le forze del nemico, due generali si suicidavano e un ministro parlava di farlo , un altro generale consigliava l 'armistizio e pareva quasi che in Italia vi fossero solo gli artiglieri inglesi a cantare, passando per Treviso: "Are we down-spirited? No!" 17

15 Nel 1915 a un reddito nazionale di 93 .216 milioni dj lire 1938 si contrapposero consumi per 100.300 miJioru , con un'eccedenza di 7 .084; nel 1916, reddjto 94.728, consumi 112.055, eccedenza 17.237; nel 1917, reddito 91.559, consum i 113.240, eccedenza 2 1.681; nel 19 18, redditO 89.454, consumi 106.622, eccedenza 16.168 .. Vedi, per qua nto precede e per questi dati, R. Tremelloni, Aspetti economici della guerra, in AA.VV., 1915/918. L'ItaLia nelLa Grande Guerra, Roma, Presidenza del Consiglio , 1970, pp. 265-98. 16 Dal 1914 al 1918 l' indice generale dei consumi passò in Italia da 100 a l 05 , 4 , quello degli alimentari da 100 a 113. Vedi La Banca d'Italia e l'economia di g uerra 1914-1919, a cura di G. Tornolo, Roma-Bari, Laterza, 1989, p. l l. 17 La mattina del 31 Cadorna pensava che le cose fossero disperate; affermò: "Il disastro è il più grande che la storia rammenti ...lo sono un uomo moralmente morto". E Porro, il giorno prima: " Che responsabilità, dinanzi al paese, abb iamo Cadorna ed io! Perché il paese ci domanderà se lo spirito delle truppe era così scosso, perché avete fatto l'offensiva ultima? Perché non siete stati forti sull'Isonzo. e fenni? Perché avete voluto andare im1anzi? Non conoscevate dunque l' esercito. Porteremo questo peso dinanzi alla stori a. L'Italia - forse - non sarà nem meno quello che era p rima della guen·a". li Gatti, quello che criticava i pol itic i perché li considerava "del tutto asserviti alla Inghilterra e alla Francia", si mise a piangere. Il 5 novembre Porro stimò di avere davanti 35 div isioni tedesche, ma il giorno dopo a Rapallo, sollevando perplessità negli alleati. disse che erano da 21 a 24. l due generali suicidi (Rubin de Cervi n e Villani) comandavano rispettivamente la 13• e la 19" divis ione; il ministro che voleva " fars i sal.tare le cervella" e consigliava a Cadoma di farlo a sua vo lta era Bisso lati; il generale c he voleva l'armistizio era Lombardi, comandante de l Yl CA. Vedi Aldrovandi Marescotti , cit., pp. 150-5'1 ; A. Gatti, Caporetto , Bologna, Il Mulino, 1964, pp. 268,282, 284-85 , 295, 323.


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GLJALLEATI L'l ITALIA DURANTE LA PRIMAGUERRAMONDIALE(I9 17- 1918)

Della cattiva immagine esterna, che confermava antichi pregiudizi sfavorevoli agli italiani, si è già detto. E' evidente che solo un loro vitale interesse a scongiurare la defezione dell'Italia aveva spinto a Rapallo gli inglesi e i francesi. Ma essi non si fidavano di ciò che veniva detto dai capi militari italiani, in parte anche a ragione, in parte perché insufflati dai propri generali che coprivano così la propria incapacità di dare consigli seri. 18 A Rapallo, gli alleati vollero la testa di Cadorna, pareva che fossero venuti quasi solo per questo: tanto che , sebbene Orlando, alla ripresa pomeridiana del 6, dicesse praticamente loro che l 'avrebbero avuta, Lloyd George insistette ancora e nominò esplicitamente Cadorna e Porro , per essere proprio certo che il governo italiano si impegnava a sostituirli. E anche a Peschiera , col re, tirò di nuovo in ballo l 'argomento. Le qualità del Capo di S.M. e la sua conduzione ragionata di una ritirata difficile che aveva il fine di salvare l'esercito non impedirono che gli alleati gli imputassero la responsabilità strategica di Caporetto. Venne ricordato che Cadorna aveva sostenuto perentoriamente l'impossibilità di condurre una offensiva sul Carso dopo il 15 ottobre quando gli austro-tedeschi avevano attaccato il 24. L'accenno di Painlevé alla gioventù non era una battuta felice se alludeva all'età del Capo militare italiano, considerando che Foch aveva solo un anno meno di lui, ma era grave l'imputazione di un deficit di sangue freddo. Veniva, ovviamente, dalle improvvide accuse ai soldati; comprensibili, certo, da chi, benevolmente, si fosse immedesimato nello stato d'animo che in quei momenti agitava il Comando Supremo , ma non da chi benevolo non era perché obbligato ad affrontare le conseguenze comuni di un grande rovescio, avvenuto in casa d'altri e sotto il comando di qualcuno che non aveva perduto occasioni di dar bacchettate. Sei mesi prima in Francia, ai tempi del fallimento dell'offensiva Nivelle, militari e poHtici avevano parlato il meno possibile, con benefiche conseguenze: in Italia invece non si era risparmiato nulla, dalla crisi politica alle grida su quella militare, e con un disastro così pubblicizzato gli alleati volevano un capro espiatorio subito, senza neanche aspettare le due o tre settimane concesse a Nivelle prima di sostituirlo. Tornando in patria potendo dire almeno di avere imposto il cambiamento del vertice militare italiano, Lloyd George e Paio-

l8 I suggerimenti di Focb e Robertson a Cadoma parvero "ferravilliani" (Edoardo Ferra villa era stato un famoso comico milanese) al colonnello Gatti, cit., p. 288.


CAPITOLO U - L'LNTERVE TO OEtLE TRUPPE ALLEATE

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levé pensavano di incontrare difficoltà minori per avviare in Italia i necessari aiuti, distogliendoli dalla loro guerra. E poi, se si voleva dirla tutta, non lo sapeva Cadoma "che a Cartagine mettevano in croce i generali che perdevano le battaglie ?" . 19 Il trasferimento delle forze alleate in Italia fu un esempio di grande trasporto strategico ben preparato e ben riuscito. Le decisioni della quarta Conferenza di Chantilly, che aveva sancito il principio della reciprocità dell'appoggio militare, avevano avuto immed iato seguito, fin dal dicembre 1916, in misure e progetti relativi a trasporti militari in Italia e in Francia. Seguì, nel febbra io 1917, la stipula di una Convenzione logistica, la quale prendeva in considerazione anche le difficoltà e le esigenze che si sarebbero presentate nella eventuale realizzazione della grande offensiva interalleata sulla fronte giulia, di cui si era parlato nella Conferenza di Roma. Ulteriori studi furono avviati in aprile, tenendo conto dell'ipotesi di un intervento in Italia di reparti francesi ed inglesi , o dei soli francesi; ed anche nei mesi successivi la questione logistica legata al trasferimento al di qua delle Alpi di forze alleate subì aggiornamenti e perfezionamenti. r calcoli iniziali erano stati fatti su 160.000 uomini e 50.000 quadrupedi francesi, e più di 130.000 uomini e 24.000 quadrupedi britannici. Era previsto che il trasporto avesse luogo in tre scaglioni successivi: il primo riguardava la completa affluenza delle 4 divisioni francesi già in movimento (XXXI CA e 2 divisioni Chasseurs), il secondo 4 divisioni britanniche (XI e XIV CA) e le 2 francesi del XII CA , il terzo le rimanenti 2 divisioni britanniche (sappiamo che poi fu una) come pure i materiali e le dotazi.oni di seconda linea. Le truppe interessate sarebbero state ritirate gradualmente dal fronte occidentale, in correlazione con i programmi della riorganizzazione militare italiana. Fin dall'inizio si sapeva "che per la primavera successiva gli alleati avrebbero potuto essere condotti a recuperare sulla fronte di Francia la piena disponibilità di tutto il Corpo di rinforzo" . La l oaArmata francese era comandata dal generale di divisione Duchene, cui il 17 dicembre subentrò il parigrado Mais tre, l'uno e l'altro alle dipendenze del generale Fayolle, nominato a metà novembre Comandante superiore delle forze francesi in Italia. Le truppe britanniche

19 Come aveva scritto Giuliano Scarabelli, letterato e storico piacentino, all'a mmiraglio Carlo PeUion di Persano (15 agosto 1869).


::c 42"----_ _ _ _ _ _ ____.:C:..::: L:..:_ I ALLEKfllN ITALIA DURANTE LA PRIMA CUER RA MONDIALE ( 1917-19 18)

erano agli ordini del generale Plumer_ A trasporto compiuto , i Corpi di spedizione alleati risultarono così formati: il fra ncese da 54 btg d i fanteda e 624 pezzi d'artiglieria (322 di piccolo calibro e 252 di medio); il britannico da 60 btg di fanteria e 421 pezzi (252 d i piccolo calibro e 169 di medio); le artiglierie contraeree e quelle d i trincea, in gran parte mortai, comprendevano complessivamente poco meno di altre 300 bocche da fuoco . 10 squadriglie dell'aviazione francese e 5 britanniche accompagnavano le truppe. Dall'apposita relazione compilata a suo tempo dall'Ufficio Storico dello S.M.E . riportiamo qualche stralcio: " V - Le modalità di esecuzione del trasporto. Il 27 ottobre le autorità francesi preavvisarono che i primi convogli di truppe si sarebbero presentati alle stazioni di frontiera di Modane e di Ventimiglia a partire dalla mezzanotte del 30 ottobre. La situazione militare nella quale l'evento si verificava trascendeva il campo di tutte le ipotesi che avevano informato gli studi: la fronte trentina e la fronte giulia erano simultaneamente interessate nel movimento di ritirata e le voci e notizie che g iungevano al Comando Supremo segnalavano la possibilità che l'offensiva nemica si estendesse anche alla Valle delle Giudicarie nell'intento di compromettere la totalità della nostra fronte di battaglia. Dopo alcuni contrordini, fu ord inato lo sbarco dei francesi, primi a giungere, nella zona Brescia-Verona e degli inglesi nella zona tra Mantova e Cremona. I primi convogli francesi transùarono: a) a Ventimiglia il mattino del 31 ottobre, 16 treni; b) a Savona (con provenienza da Ventim igl ia per via ordinaria) il 6 novembre, 4 trenj; c) a San Dalmazzo d i Tenda (con provenienza da Nizza per via ordinaria) il 5 novembre, 4 treni; d) a Susa (con provenienza dal Moncenisio per via ordinaria) il 5 novembre , 6 treni; e) a Modane nel pomeriggio del 30 ottobre, 12 treni ; f) a Pinerolo (con proven ienza dal Monginevro e Sestrières) fu effettuato un solo carico di treni il 1O novembre, essendo il colle del Sestrières divenuto subito dopo impraticabile per la neve (Nota: Mentre la convenzione di trasporto, basandosi sulla esperienza generica della montagna, prevedeva l'impossibilità di utilizzare al di là dell'ottobre il valico del Cenisio , in realtà questo fu invece praticabile per tutto il novembre 1917, al contrario di guanto si verificò per il colle di Sestrières sul quale invece era stato previsto il transito anche nel mese di novembre: esempi della aleatorietà dei presagi e dell'opportunità di tenere sempre gli studi sufficientemente elastici) . I 42 treni giornalieri coi quali si effettuava il trasporto del XXXI CA francese , delle due divisioni di cacciatori e delle artiglierie supple-


CAPITOLO Il · L'INTERVENTO DELLETRUPPEALLEATB

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mentari vennero fatti affluire aJle zone di radunata convogliati in 3 grandi correnti: - corrente settentrionale, comprendente i 18 treni provenienti da Modane e da Susa, per Milano, su Brescia; - corrente centrale, comprendente gli otto treni provenienti da S. Dalmazzo e Savona, per Alessandria e Pavia, su Cremona e Mantova; - corrente meridionale, comprendente i 16 treni provenienti da Ventimiglia, per Genova, Parma e Modena, su Verona. Alla data dell' 11 novembre questi trasporti erano completati, ad eccezione di alcuni elementi di artigUeria e di carreggio che continuarono a transitare per via ordinaria a Savona (fino al 14 novembre), a S. Dalmazzo (fino al 18 novembre) e Susa (fino al 19 novembre). Comp.iuto il trasporto del primo nucleo di forze si poteva provvedere a quello del secondo grande scaglione alleato , formato dal blocco delle 4 divisioni britanniche (23'\ 41a, 78 e 48a) e dalle due divisioni francesi (23 3 e 24a) del XII CA. Le vie di affluenza furono ripartite fra le due armate alleate destinando: all'armata britannica, la linea di Ventimiglia, che si sfruttava al suo massimo rendimento , portandone il numero dei treni da 16 a 20 , così da sopprimere , su rich iesta del comando britannico , la marcia per via ordi nada di una parte delle truppe da VentimigUa a Savona; all'armata francese, gli imbarchi di S . Dalmazzo di Tenda (4 treni) e di Susa (6 treni); promiscuamente alle due armate , i 12 treni in transito per Modane (8 treni in media all' armata francese e 4 in media all'armata britannica). Nel complesso , le 4 divisioni britanniche disponevano di 24 treni giornalieri; gli altri 18 restavano a disposizione dell'armata francese. Alla data del l o dicembre tali trasporti erano ultimati, ad eccezione di alcuni pochi elementi di artiglieria del XII CA francese. Cessato , col1 o dicembre, ogni transito alpino per via ordinaria, i 10 treni caricati a S. Dalmazzo di Tenda e a Susa erano soppressi e tutte le affluenze divenivano unicamente ferroviarie, in transito diretto dalla rete francese. L' 8 dicembre anche i trasporti dell'ultimo scaglione alleato erano ultimati: per la linea di Ventimiglia era aft1uita la 5" divisione britannica, ultima in arrivo; per quella di Modane erano giunti a destinazione anche gli ultimi elementi d'artiglieria francese del XII CA che avevano compiuto per via ordinaria il valico delle Alpi. Le ferrovie avevano a quella data ultimato anche i trasporti delle dotazioni dei servizi di 2" linea. Nei 39 giorni, dal 30 ottobre al1'8 dicembre, il traspotto dei contingenti alleati era compiuto. Il movimento complessivo aveva reso necessari 847 treni per l'armata francese, 566 treni per l'armata britannica; in


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GLJ ALLEATI IN ITALIA DURANTE LA l'R IM A GUERRA M0N J) It\ l. E( l 917- 1918)

totale 1.413 treni completi, pari a circa 60.000 vagoni . Sui 1.413 treni del trasporto complessivo, 396 furono di soli materiali (poco più del 27%) e le munizioni figurarono fra questi per 2.795 vagoni, pari a 70 treni. Un movimento ferroviario così cospicuo, fu realizzato in un momento di grossa crisi per la Nazione , per i comandi, per la rete ferroviaria. 266 mila uomini, circa 63 .000 quadrupedi, oltre 1.000 pezzi di artiglieria ed un complesso di circa 24 .000 veicol i furono trasportati senza intralci, con perfetta regolarità alle zone di scarico e sbarcati a tempo e in ordine. Di tutti i trasporti strategici della guerra mondiale, quello che qui si è considerato prende degno posto fra i più importanti e meglio riusciti: la regolarità che ne marcò l'esecuzione , prova più di ogni altro fattore, il valore che hanno in materia logistica le previsioni razionali e le accorte predisposizioni". In sede di considerazioni finali, il documento si soffermava sul fatto che circa un quarto dei convogli aveva dovuto essere impiegato per il trasferimento di dotazioni e impianti destinati agli stabilimenti ed ai servizi di 2" linea, ciò che risultava istruttivo per apprezzare la mole e il peso "delle impedimenta necessarie ad un corpo di truppe modernamente attrezzato", tanto più se si considerava che al movimento ferroviario se ne era aggiunto un altro via mare di non trascurabili proporzioni.20 Gli imbarchi ferroviari effettuati in Francia ai piedi dei valichi alpini avevano coinvolto 283 treni, di cui 130 a Susa (5 novembre- l o dicembre) , 4 a Pinerolo (10 novembre), 86 a San Dalmazzo di Tenda (5 novembre l o dicembre) e 63 a Savona da Ventimiglia (6 -20 dicembre). Venne anche stimato che l' uso contemporaneo delle rotabili alpine avesse ridotto di 9 giorni la radunata alleata in Italia e se ne dedusse correttamente che l'impiego degli automezzi avrebbe potuto diventare importante in avvenire, in relazione al miglioramento delle strade e dei mezzi: l'operazione logistica in questione, considerata " il più grande trasporto militare che si sia mai compiuto attraverso le Alpi", apriva alla motorizzazione inedite e suggestive possibilità operative nell'avvenire.21

20 GJj italiani avevano offerto 7 transatlantici per trasportare le truppe alleate, ma le navi furono rifiutate per evitare di "dissociare le unità separando le dai re lativi materiali e quadrupedi". L'ausilio marittimo fu invece accettato per a ltre dotazioni e necessità, specie per i rifornimenti britannici. 21 La relazione è in AUSSME, H 5, busta 14, fase. 7. Per avere un'idea dell'impegno che dava il trasporto di una grande unità, si può ricordare che il trasferimento della 7" e della 48" divisione britannica, artiglierie comprese. fu effettuato, per ciascuna, con 61 treni in 4 giorni (21-24 e 25-28 novembre): ibidem, F l , busta 147, fase. 6.


CAPITOLO Il - L'INTERVENTO DE~LETRUPP EA LLEATE

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L' avvicendamento al vertice dell'Esercito italiano aveva avuto luogo il 9 novembre , durante il trasferimento delle forze aiJeate. Il generale Diaz era divenuto Capo di S.M., con Giardino e Badoglio Sottocapi. Francesi ed inglesi non fecero pressioni a favore di questo o di quel possibile candidato, paghi di avere ottenuto iJ cambio. Risulta peraltro che iJ Capo della missione francese , generale de GodrencoUJt, aveva una eccellente opinione di Diaz, che aveva conosciuto al comando del XXITI CA; non era il solo, altri commentarono: "Farà benissimo. E ' un napoletano freddo". Gli orfani di. Cadorna invece sottovalutavano il nuovo Capo di S.M. , temendo che non fosse capace di resistere alle pressioni alleate.22 In realtà, i problemi che si presentavano in proposito non erano tanto facili da superare. Appena entrato in carica, Diaz conobbe da Sonojno le istruzion i date dal governo britannico alle truppe inviate in Italia, analoghe in linea di massima a quelle impartite a suo tempo per le truppe in Francia: il Comandante britannico in Italia doveva "conformarsi ai desideri espressi dal Comandante in capo italiano per tutto quanto riguarda la dislocazione e l'impiego delle truppe inglesi, e porgere a detto Comandante tutto l'aiuto possibile" . Ma il Capo britannico era fatto responsabile che i suoi reparti non fossero dislocati "in posizioni non offerenti le necessarie garanzie di sicurezza";23 non erano diverse le istruzioni francesi, ed era evidente che non si voleva dar mano libera al Comando italiano di schierare le truppe di soccorso in una posizione difficile come il IV CA a Caporetto. Non era il caso di djscutere la fondatezza di questa preoccupazione perché a Parigi e a Londra si sarebbe potuto opporre che la sfiducia si basava su fatti accaduti. Le forze alleate, così, invece di entrare subito in linea come gli italiani avevano sperato, si dislocarono in località arretrate rispetto al fronte, i fra ncesi tra il Garda e il Chiese, nella zona dei monti Lessini e ad ovest di Verona; i britannici

2 2 AJdrovandi

Marescotti , cit. , p. 176; Gatti, cit. , pp. 317 sgg. In caso di operazioni passibili di mettere in pericolo la sal vezza delle truppe britanniche, il loro Comandante doveva rappresentare apertamente le sue obiezioni al Comando Supremo italiano ed eventualmente chiedere istru zioni al Consiglio di Guerra. Sonnino a Diaz, lO novembre 1917 , e allegati ,AUSSME, E 2, busta 79, fasc.J. Da simili istruzioni Robertson dedusse che il generale Plumer, Comandante de lle forze britanniche in Italia, fosse totalmente indipendente e rispondesse so lo a Londra. E ciò sebbene per i francesi s i fosse trovata una so luzione di compromesso, nel senso che quelle truppe, riunite nella lO' Armata del genera le Duchène, avrebbero ag ito in base alle indicazioni del generale Fayolle, Comandante superiore, su direttive del Capo di SM. italiano Dia:t , Relazione, IV, tomo 3, p. 624. 23


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GLI ALLEATI IN ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE ( 1917-1918)

nella zona di Mantova_ Irritato e stupito, il presidente del Consiglio telegrafò al generale Cittadini, primo aiutante di campo del re: " Riesce assolutamente incomprensibile inazione alleati che tengono inoperose truppe che potrebbero salvare la situazione". C'era il problema di intendersi sul concetto di riserva strategica, ed era evidente che quello degli italiani e dei loro alleati non coincideva. Giocava in questi ultimi la volontà , già sperimentata da Cadoma, di non farsi coinvolgere troppo, forse anche nel dubbio che sul momento fosse inutile e convenisse conservare le forze per sostenere una difesa più ad ovest, come pure la diffidenza sulle informazioni provenienti dai Comandi italiani.24 Malgrado le parole qualche volta generose dei politici, ascoltate a Rapallo, nei fatti non era cambiato niente dal famoso appunto firmato da Foch e Robertson alla fine di ottobre . Gli alleati venivano, ma restavano raccolti nelle retrovie, convinti che fosse questa la linea di condotta più appropriata. Wait and see. Aspettare e vedere. Così videro. I Comandi nemici si apprestavano ad una offensiva su tutta la linea, abbastanza logicamente convinti, come espresse Conrad nelle direttive del 4 novembre, che le condizioni dell'esercito italiano

24 Cfr DDJ, Serie 5, IX, doc. 403 (Orlando a Cittadi ni , lO novembre 19 17) e 450 (Diaz a Sonnino, 16 novembre): in quest'ultimo dispaccio il Capo di S .M. italiano contestava l' esistenza di contraddizioni tra i dati forniti sulla entità de lle forze nem iche ed invitava a "far conoscere da qualj documenti tale sconcordanza risulti" . Ma c ' era di peggio, poiché non pochi organi di stampa in Francia parlavano male degli italiani . Le notizie positive apprese dal fronte italiano in 2 anni e mezzo di guena erano state accolte quasi con sorpresa, e il conseguente inevitabile apprezzamento era accompagnato scrisse l'ambasciatore italiano - "da un senso di poco benevola maraviglja e anche d'invidia"; i vecchi pregiudizi tornarono ad esplodere con Caporetto, che parve confermarli e dare una patente di saggezza allo scetticismo dei malevoli: da qui ovvie ripercussioni negati ve sull'opinione pubblica, più che mai disponibile ad accogliere il peggio sugli italiani (''Nel fondo del carattere francese vive sempre l'antica te Ddenza millantatrice, le solite disposizioni a non riconoscere che difficilmente le qua lità , soprattutto le qualità militari, degli altri popoli") , Bonin a Sonnino, 2 dicembre 1917, cit., doc. 612. In Inghilterra andava meglio, essendo i giornali distolti dalla guerra in corso tra il governo di Lloyd George e "la testarda opposizione dei circoli più ri gidamente milùari" alla massima cooperazione in teralieata; una opposizione che si sentiva incoraggiata "dalla caduta del Primo Miillstro Francese, poco dopo le sue dichiaraz ioni sulla costituzione del nuovo Supremo Consiglio", che appariva dotata di notevole " capacità a delinquere" e decisa ad usarla "senza scrupoli di sorta". Da questa lotta, in fondo, l'Italia non ci perdeva perché almeno i giornal i vicini. a Lloyd George non le sparavano addosso. Cfr colonnello A . Mola , addetto militare a Londra, al ministro della Guerra, 16 novembre 1917, AUSSME, G 9, busta 32, fase. 2 12.


(",\PITOLO Il · L'INTERVENTO DELLETRUPPbALJ..èATE

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fos ero tali da consigliare di " impegnarlo energicamente da tutte le parti ed, anzi, il più rapidamente possibile da tutte le parti" . Bastava, infatti , la rottura in un punto della linea convessa del fronte per farlo crollare tutto , sboccando dai monti in pianura o aggirando dal piano le posizioni dei monti. F urono quindi previsti assalti dagli altipian i al mare. L' I l" Armata di Conrad , forte di 14 divisioni, doveva attaccare su li ' Altiopiano dei Sette Comuni e raggiungere Valstagna sul Brenta, spingendosi, possibilmente, fino al monte Be rtiaga, al centro dell 'ultima linea montana prima della pianura di Vicenza. La 143 Armata au tro-germanica (19 divisioni), al comando del Be low, aveva il compito di inve tire il Grappa e travolgere le difese italiane tra Brenta e Piave , avvalendosi soprattutto delle forze del Gruppo Krauss, schierato sulla destra dell ' Armata. Le due Armate deli' Jsonzo (1 ° e 2" per complessive 19 d ivisioni) del Boroevic avrebbero esercitato una forte pressione sul fium e Piave per oltrepassarlo e dilagare nella pianura . La difesa ital iana si affidava alle 12 d ivisioni della l" Armata, che coprivano però anche il fro nte tra l'Adige e il Garda, alle 7 divisioni , più 4 di rincalzo e i resti del Corpo di cavalleria. della 43 Armata ed alle 8 divisioni della 33 Armata: in pratica, 33 divi ion i contro 55. L'avversario pu ntava alla vittoria defi n itiva, che avrebbe dovuto eliminare l' Italia dalla guerra. Foch aveva ottenuto dal Comando Supremo che la 4a Armata , pur in debito di truppe rispetto al nemico , mantenesse anche i monti Roncone Tomatico, più settentrionali , in relazione alla vera linea di resistenza. Le divisioni francesi erano sempre al piano.25 L'attacco dell ' 11 " Armata austriaca scattò all 'alba del 10 novembre , tra Gallio e i monti Longara e Meletta, e proseguì con decisione fino al 24. La 13 Armata italiana resistette: alla violenza degli attacchi rispondeva la furia dei contrattacchi, posizioni e cime pas avano di mano più volte; alla fine , pur avendo dovuto i difen ori cedere la Meletta , monte Zomo e monte Fior, i rinnovati assalti avversari non produssero lo sfondamento cercato. Lo scacco fu talmente grave che Conrad sospese per il momento l' offensiva. Il 22 gli austriaci tentarono un ' operazione che speravano decisiva , impegnando 33 btg e 345 pezzi d 'artigl ieria, ma la 29• divisione italiana respinse 5 assalti in successione; le perdite del nemico furono pesanti. Il 23 venne ripresa l'azione, ma ancora una volta i capisaldi montani tennero: solo nella valle del Brenta vi fu un

25 Dove s i stavano raccogliendo le unità e le artiglierie della IO" Armata francese. Cfr AUSSME, F 3, busta 29, fase. 4; G 9. busta 22, fase. 82 e 86.


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GU ALLEATIIN ITAUA Dl:RANTE LA PRIMAGUhRRA MO:\OIALE (19 17-1918)

piccolo arretramento , eseguito nella notte sul 24, quando ormai i combattimenti scemavano d ' intensità e l'avversario i rendeva conto dell'i nsuccesso; la sera precedente , s paventato dalle perdite , l' imperatore Carlo aveva fermato l'attacco. Contemporaneamente si sviluppò l'azione deJla 14" Armata, i cui reparti nei primi g iorni dell'offensiva conquistarono alcune posizioni avanzate, tra cui monte Tomatico; ma la resistenza, tin dall'inizio tenace s ugli avamposti, si irrigidiva sempre più mano a mano che la lotta si avvicinava alla cresta del Grappa. Monte Pertica passò di mano più volte e alla fine rimase ai difen ori. Il 22 novembre, di concerto con le truppe dell'Il a Armata, anche su questo fronte il nemico tentò l ' assalto con masse di uomini e spiegamento d i artiglierie, ma fu inesorabilmente respinto; nei giorni successivi la lotta continuò accanita sulla linea PerticaCol dell' Orso-Solaro lo-S pi noncia: l'avversario riuscì ad occupare un tratto della cresta di Col dell'Orso, ma venne contrattaccato 5 volte dai reparti italiani, finché riuscirono a sloggiarlo di là. L'ultimo tentativo di s fondamento venne affidato il 26 alla divisione alpina austriaca "Edelweis ": i cui reparti scelti giunsero sulle posizioni difensive di Col della Berretta e le dovettero abbandonare il medesimo giorno, ricacciati da un e nne imo contrattacco di alpini e di fanti. Anche gli sforzi delle Armate austriache dell' lsonzo sul fronte del Piave non ottennero che modesti vantaggi locali al centro e all'estrema sinistra, in prossimità del mare . .I l 12, di sorpresa, il nemico occupò l'ansa di Zenson sulla riva destra del fi ume e i contrattacchi italiani, pur riducendo e contenendo la testa di ponte , non poterono eliminarla: vi sarebbe riuscito il 3° rgt bersaglieri, il 1° gennaio 1918. li giorno dopo, da Cortellazzo, nuclei nemici risalirono il Piave lungo la riva destra, spingendo indietro la fronte italiana sulla linea vecchia Piave-Bas o Sile-Cavazuccherina. Si era alle soglie nord-orientali della laguna di Venezia: anche le for.re del presidio e reparti della Marina presero posizione a destra della 3a Armata. Fallirono invece, il 16 e 17 novembre, altri tentativi austriaci di varcare in forze il fiume nella zona di Nervesa, a ridosso del Montello , di Salettuol e di Fagarè di Piave. La prontezza delle contromanovre e l 'energia con cui vennero condotte furono tali da dissuadere il nemico da tentativi ulteriori. In quel terribile mese di novembre l 'Esercito italiano, nello scetticismo generale, aveva resistito dagli altipiani al mare. Jn prima linea, a contatto col nemico , era solo, in inferiorità numerica di uomini e di cannoni ; ma i soldati italiani non erano più q uelli di Caporetto: resti isolati di reparti decimati dai combattimenti, pur senza speranza di essere ragg iunti da forze amiche , continuavano a combattere sino alla fine.


CAPITOLO U - L' INTERVESTO DELLETRIJPPEAI LEATE

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In definitiva, la tragica altalena degli attacchi e dei contrattacchi non condusse alla rottura del fronte. Nemmeno qualche isolato episodio di ced imento, che non c'è alcun motivo di nascondere26, compromise la complessiva tenuta del le truppe italiane. Le forze in campo vedevano all'attacco più di un mi lione d i uom ini motivati , la cui efficienza combattiva era esaltata dalle recenti vittorie, contro 700.000 difensori, attestati su un fronte accorciato di un terzo, con apprezzabili vantaggi logistici controbilanciati dali ' essere le nuove posizioni non ancora abbastanza organizzate27 _Dopo due giorni di battaglia, stupito, il Capo di S.M. della 14:o Armata, constatò che "gli italiani si battevano con grande tenacia, in un modo completamente diverso dai primi giorni dell 'offensiva; alcuni picco l i reparti tennero duro fino al loro completo ann ientamento"_ Cercò di darsene una ragione: " li nemico impiegava sul Grappa il meglio delle sue truppe, mentre i combattimenti degli ultimi giorni dimostravano che la vicinanza di francesi e inglesi doveva avergli infuso coraggio_ I prigionieri si dimostravano pieni di fiducia-._ed erano convinti che la linea del Piave e del Grappa avrebbe sicuramente tenuto". L'accenno di Krafft von Dellmensingen alle truppe alleate che si andavano raccogliendo nelle retrovie può essere condiviso, dal momento che la loro presenza permise al Comando Supremo di gettare in prima linea le risorse umane che aveva; inoltre, la pubblicizzazione della presenza eli forze alleate in Italia, come ebbe un effetto positivo sul morale degli italiani, così potè avere un impatto negativo su quello del nemico_ Non di più però, poiché allora soltanto soldati italiani combatterono e morirono sul fronte per fermare l' invasore del loro paese.28 26 lJ 16 novembre un intero btg fu catturato, quasi senza combancre, sul M. Pressolan: vi fu un'inchiesta praticamente fmita nel nulla nell 'euforia della vittoria a fine guerra_ La mattina del 22 novembre la cima di M. Pertica finì con faci lità in mano austriaca e vi rimase malgrado ben sette contrattacchi italiani. Sull'altipiano i arresero agli austriaci.tra il4 e il5 dicembre, 25.000 uomini. per lo più provenienti da reparti molto provati. Infine . un btg di giovanissime recl ute del 1899 si sbandò a Ca· d ' Anna. nella zona del Grappa . costringendo le riserve a sacrificarsi nei contrattacchi dircui ad arginare la minaccia nemica. Cfr. L. Luciani. La riscossa dopo Caporeuo, Bergamo, Accademia della Guardia di Finanza, 2002, pp. 43-89. 27 C. Conquet, La barai/le de Caporetto, Paris, Plon, 1936, p. 269 , defmisce " improvvisata" la linea difensiva auaccata. Attendibilmente il Montanari. cii., li . tomo 2 , p. 635. 1a stima di piena efficienza sugli altipiani e solo abbozzata sul Grappa e sul Piave. 28 11 Capo di S.M. della 14" Armata germanica riferisce che von Below riteneva indispensabile conseguire la rottura delle linee italiane prima che le di visioni anglo-francei in arri vo potessero dare una svolta alla campagna. e addiri11ura la sua proposta di sospendere l'offensiva, iJ 29 novembre . sarebbe dipesa dal timore di un contrattacco alleaIO. K. Krafft von Dellcmensingen. Lo sfondamenw dell'/son~o . a cura di G. Pieropan, Milano. Arcana, 1981. pp. 330-4 1: quando l' insuperato proble ma dei tedeschi consiste-


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GLI ALLEATI IN ITAI..I A DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE (1917· 1918)

Anche il Capo di S.M. dell'arciduca Eugenio, generale Konopicky, diede atto del cambiamento: "Sembrava assolutamente impossibile che un esercito , dopo una così enorme catastrofe com'era stata quella di Caporetto , avesse potuto riprendersi così rapidamente". Meno incline a riconoscere nel compottamento dell'Esercito italiano il fattore determinante dell'esito della battaglia fu il Comandante del I CA austro-ungarico, generale di fanteria Alfred Krauss, il quale però si trovava in una posizione abbastanza isolata, risentendo delle recriminazioni che continuava a rivolgere ai suoi divisionari e al Comandante del Gruppo d'Eserciti del Tirolo, Conrad von Hotzendorff. Il Krauss sostenne con Cadorna che per "quanto riguarda il Grappa, il successo della difesa trova sempre origine nelle deficienze dell 'attaccante. Un attaccante che sappia sfruttare le peculiarità del difensoFe, il terreno e l'efficacia delle anni non può non riuscire. L'attacco al Grappa è fallito per i nostri errori, non per il comportamento degli italiani" . La tesi non era portata avanti per odio o disprezzo nei confronti dei soldati italiani, ma a sostegno delle polemiche da lui condotte per molti anni dopo la fine della guerra, specie contro i suoi tre comandanti di divisione, ai quali imputava il mancato sfondamento nelle valli del Brenta e del Piave: " una volontà ferrea di arrivare a Bassano avrebbe agito in modo meraviglioso, tanto per far superare gli ostacoli e le difficoltà, quanto nell'aver ragione dell 'eroismo degli italiani, che pur rasentava quello dei leoni. Anche fra i leoni è noto che subito dopo il coraggio più indomito si trova comunque la fuga" . Intendeva con ciò replicare ai divis ionari, i quali gli avevano ribadito "che i nostri avversari in quei giorni di novembre si comportavano ben diversamente che dopo lo sfondan-.ento dell' lsonzo , che si battevano con tenacia e valore, come dei leoni". Krauss non si da va pace perché le sue truppe non erano riuscite a "travolgere d'impeto" i difensori nei solchi dei fiumi , dove sperava di passare trattenendo gli ital iani sui monti con apposite azioni diversive; e attribuiva il mancato successo all' insufficiente slancio degli attaccanti ed alla loro lentezza. Negando che prima causa del fa1li mento fosse stata l'estrema resistenza italiana, il va nelle truppe italiane che avevano impedito loro lo sfondamento strategico e li avevano convinti che era inutile ritentare, un così grande allarme per gU alleati non visti ancora al fronte ma paurosamente incombenti , odora francamente di pretesto per giustificare l'insuccesso e la rinuncia definitiva a cercare di ribaltarlo. Più vicino al vero pare il Comandante del XIV CA britannico, il quale si Umita a dire c he con l'aiuto psicologico dato dalla presenza delle divisioni alleate "l'assalto venne fermato" dag li italiani , J .P. Babington, For the Sake of Example. London, Cooper, 1983, p. 149. Nel mese d i novembre 1917- ma il dato comprende anche perdite da attribuire ai giorni della ritirata - l'Esercito itaUano ebbe 17.780 morti e 23.500 feriti. AUSSME, L 3 , busta 253,fasc. 2.


CAPITOLO U • L.LVI'ERVE.., TO Dt.LLI: TRLPPI:ALllATE

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Comandante del I CA lamentava che l' assalto nelle valli non fosse stato più deciso , poiché " tutti i combattimenti sui monti sono faticosi, sanguinosi e logorano le forze". ln realtà il Krauss era condizionato dalle polemiche e dalla convinzione che le truppe italiane, avendo ceduto a Caporetto in maniera forse inaspettata, lo avrebbero fatto di nuovo ; e non voleva capacitarsi che austriaci e tedeschi erano stati fermati pur avendo compiuto gli sforzi loro possibili: doveva esserci tato un errore, un'insufficienza , e certo la colpa era dei Comandanti suoi sottoposti , che dovevano crederci di più ed ag ire meglio. I tedeschi si resero conto per primi che l'attacco era fallito. Già il 21 novembre von Below annotava nel suo diario: " Dovevamo noi sacrificare vite tedesche a interes i puramente austriaci?", e assumeva rorientamento di limitare l'azione futura a cercare " nella zona del Grappa i miglioramenti di posizione necessari" . Il 24 tuttavia , il Comandante tedesco ebbe un ritorno d i fiamma offensivo e insistette per una convinta ripresa del tentativo di sfondamento, ma l 'attacco di Conrad si era ormai esaurito e quello del Gruppo Krauss non trovava sbocchi sul massiccio del Grappa. Il 29 novembre venne chiesto al Comando austriaco di sospendere le azioni offensive, "addivenendo tutt"al più a mig lioramenti dell' ala destra e del centro dell'Il • Armata ... Così - scrive von Dellensingen - "si arrestò a breve distanza dal proprio obiettivo l'offensiva ricca di speranze e il M. Grappa divenne il Monte Sacro degli ital iani , i quali. a buon diritto , possono andare fieri di averlo vittoriosamente difeso contro gli sforzi delle truppe austro-ungariche e dei loro camerati tedeschi". Hindenburg , a sua volta, è chiaro: "ll nostro tentativo di conquistare queste alture dominanti il bassopiano dell' Italia settentrionale e far cadere così anche la resistenza nemica sulla fronte de l Piave, fallì. L'operazione era ormai arrestata , le nostre truppe dovettero abbassare le armi di fron te a tale realtà. La grande operazione era rimasta incompiuta" . Anche la spiegazione di Conrad merita di essere riportata: "abbiamo trovato contro di noi degli uomini di ferro e un Capo di ferro", come ai tempi della Strafexpedition; queste parole furono scritte il 3 gennaio 1918, ma Conrad pensava sempre a Cadorna , riconoscendogli giustamente il merito della ritirata c della scelta del la linea del Piave e del Grappa. Di Diaz e dei due Sottocapi ora parlava bene anche il colonnello Gatti, prendendo atto onestamente nel suo diario (20 novembre) che " la calma , la fiduc ia sono rinate". Nelle capitali alleate. non ancora. A Londra, la sera del 16 novembre. Lloyd George dubitava "molto che noi si possa resistere a lungo sulla linea del Piave. Ciò nullamente per deficienza morale delle tmppe ,


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GLI ALLEATI IN ITALIA DURAr-lE LA PRI)IA GUtRRA MO'fDIALE (1917-1918)

ma per la sempre c rescente pressione nemica specie in fatto di artiglieria. Se però si riuscisse a te nere il Piave il ris ultato sarebbe splendido per noi e disastroso per il nemico" . A Parigi, invece, il Malin, a successo raggiunto, "diceva chiaramente che la resistenza sul Piave era dovuta ai consigli di Foch" . Ma lo stesso Foch scrisse che quando lui e Wilson incontrarono Diaz il 9 novembre, lo trovarono "risoluto a resistere sul Piave". Come già ricordato. Foch aveva consigliato piuttosto al Comando Supremo di occupare sull'Altipiano alture più avanzate rispetto alla linea di re istenza ed era tato ascoltato: andò bene, ma se da un lato la tattica suggerita poteva e sere felice perché proponeva ulteriori ostacoli agli attaccanti facendoli arrivare meno freschi all ' ultimo deci sivo sbarramento, dall'altro costringeva una difesa inferiore di forze ad assumere uno schieramento più rado che avrebbe anche potuto compromettere la tenuta dell ' ultima linea. Foch aveva detto a Fayolle che non bisognava prendere il comando in Italia, sia perché toccava alle forze italiane difendere il loro paese, sia perché Roma non avrebbe con entito; conveniva però " dirigere di sottobanco", e questa prete a, da parte di uno S.M. che da tre anni e mezzo non riusciva a cacciare di ca a il nemico, trovava alimento ne l pessimismo che gli alleati avevano - più ancora i frances i degli inglesi - sulle prospettive militari italiane. Il generale Fayolle, ad esempio, era abbastanza vicino a quelll che si attendevano un nuovo cedi me nto: il 22 novembre annotò che non era sicuro che la difesa tenesse , il 25 deplorò che Plumer volesse entrare subito in linea non avvertendo il pericolo che c'era a farlo, il 26 scrisse che l'esercito italiano era alle corde e in dicembre non fece che riferire , con una certa propensione critica, di ogru posizione perduta dai difensori. Ma il Petit Parisien, che pure in precedenza era stato anche sgradevole con gli italiani , il 27 novembre intitolava in prima pagina ·'L'esercito italiano si è ripreso", e scriveva che la "magnifica resistenza che le truppe italiane oppongono alla spinta tedesca" din1ostrava che solo pochi si erano lasciati sedurre dalle proposte del pacifismo germanico. "E' necessario quindi si sappia bene in Francia che l 'esercito ital iano, completamente ripresosi e liberato degli elementi sospetti che minacciavano di corromperlo è oggi c iò che era prima del miserevole tentativo tedesco; un esercito solido e valoroso, desideroso di vendicare immediatamente l'affronto che qualcuno gli ha fatto subire, e la cui devozione e fedeltà alla causa sono totali e assolute. Bisogna trovarne la prova nel desiderio espresso da tutti , dal comando supremo al più umile dei soldati , di essere soli a riparare il male provocato in Italia da italiani smarriti.


C \PITOLO Il - L' L'ITERVE.''TO DELU! TRlPI'I: Al.ILATE .=__ _ __

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Certo , non si rifuta il concor o delle nostre truppe, accolte con gioia, ma ne i combattimenti che si svolgono attualmente, gli italiani te ngono all'onore di essere i primi e vorrebbero essere i soli al fuoco" .29 Sappiamo che non era vero. Ma molti in Francia "esagerano la poca solidità della nostra resistenza per pretendere che si lascino gli italiani a dife ndersi da soli. Contribuisce a diffondere questa opin ione la presenza qui e nei dipartimenti soprattutto di frontiera di molti italiani apparentemente atti al servizio militare e per varie ragioni non partiti". Così Diaz, alla vigilia dell 'offensiva au tra-germanica di novembre. decise di non avanzare più richieste agli alleati perché non riusciva ad ottenere nulla; e questo sebbene Barrère, nel ragguagliare Parigi su lla resistenza italiana, avesse osservato che era opportuno l'intervento delle truppe francesi, anche perché apparisse che avevano contribuito a fermare il nernico .30 Non sappiamo se e quanto l' intervento dell'ambasciatore abbia pesato sulla proposta alleata, avanzata intorno aJia metà di novembre , di portare una parte delle loro truppe sull'altopiano di Asiago e in val Patina. In quel momento i francesi avevano una divisione (65 3 ) vicino a Pre eglie, tra il Garda e il Chiese, tre (463 , 473 , 643 ) ne lla zona dei monti Le sini e due (23 3 , 243 ) erano attese ad ovest di Verona. Anche le quattro divisio ni britanniche in viaggio (7\ 233 , 41 3 , 483 ) prevedevano di dislocarsi ad occidente di Verona . Ricominciò la bega dei comandi. I capi militari alleati volevano restare autonomi, mentre il Comando Supremo italiano mostrava intransigenza assoluta in proposito , forte dell'assenso pol itico dato a Rapallo da 29 Aldrovancli

Marescotti. cit., p. 182; Relazione, IV, tomo 3, pp. 54 e 521-81; Gatti. cir .. p. 403: Imperiali a Sonnino. 17 novembre e Bonin a Sonn ino. 2 dicembre. ODI , Serie 5.IX. doc 460. 612; F. Foch. Memorie, Mjlano. Mondadori. 1931. p. 324; Montanari. cir.. H. tomo 2, pp. 619-40 c 643-44: Maréchal Fayolle. Cahiers secrets de la Grande Guerre, a cura di H. Contaminc, Paris. Plon. 1964. pp. 245-49: L. Gratton. Armando Dia-;., Duca della Viuoria, Foggia, Bastagi . 200 l , pp. 97-111; A. Krauss. Sul Grappa non si vince!, a cura di P. Pozzato c R. Dal Molin, Novale-Valdagno, Rossato. 2004. passim. Emerge dru Cahiers che Fayolle appare quasi contrariato, il 28 novembre. dal fatto che Diaz fosse più rinfrancato di qualche giorno prima, quando aveva te muto di non riuscire a tenere con truppe logore per mancanza di riserve ; il 29 poi riferisce di mancanza d i fiduc ia anche in generali italiani, che temono una nuova ritirata se il nemico attaccherà seriamente tra l' Adjge e il Piave. Il curatore. con obiettività, scrive: "La ricostruzione dell'esercito grigio-verde fu nondimeno una cosa assa i rilevante, materialmente c soprattutto moralmente. Prima di Caporetto. il suo fronte copriva 440 km. La ritirata l'aveva ridotto a 250 ... Da 59 divisioni era caduto a 36. di cui 3 in riserva. Cc n'erano inoltre 14 in rico tituzione. Indietro si tenevano 6 divisioni francesi e 4 britanniche. Le divisioni autro-ungariche erano 45 (di cui 4 in riserva). quelle tedesche T. 30 Vedi, per quanto precede, AUSSME. G 9 , busta 22 , fase. 26: Bonin a Sonnino, 16 novembre 19 17, ODI, Serie 5, LX, doc. 453.


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GLI ALLI!A'II IN ITALIA DURAl' \TE LA PRThl1\ GUeRRA \IO"OIALE ( 1917-1918)

Lloyd George e Painlevé. Vi furono difficoltà anche per definire i fronti d'impiego: l'idea iniziale degli altipiani dovette essere scartata perché il settore no n avrebbe consentito la pretesa uni tà di comando e d i azione che era uno degli assiomi degl i alleati; le loro truppe, inoltre, non avevano l'equipaggiamento adatto. Si pensò allora a l Pi ave: le fo rze anglofrances i si sarebbero dapprima avvicinate a cavall o del Brenta, poi avrebbero potuto dare il cambio ai reparti italiani schierati tra Pederobba e Nervesa. AJiora Fayollc c Plumer scrissero a Diaz che a partire dal 24 novembre reparti france i avrebbero avanzato in direzione di Asolo e reparti britannici ver o Mon1ebelluna: in seguito queste truppe sarebbero intervenute nei combattimenti, oppure avrebbero rilevato gli italiani sulla linea Nervesa-Pederobba. n movimento com inciò effettivamente il 24, ma il 27 fu interrotto perché parve meglio sostare ancora un po' ne lle retrovie, a cavallo del Brenta, in fu nzione di riserva centrale. Il Comando Supremo italiano decise di assicurare il cambio in linea alle unità più provate attingendo alle proprie forze; l'operazione venne favorita dalla stasi al fronte dopo l 'esaurimento dell'offensiva austro-germanica di novembre. Le discussioni sulla dipendenza de i comandi non erano terminate, quando tra il 24 e il 25 novembre i britannici, o sentendo i a disagio o per spirito cavalleresco, offrirono di andare sul Montello , dando il cambio al I CA italiano che ne aveva davvero bisogno; suscitarono con questo le critiche di Fayolle, il quale annotò sul suo d iario che "Gli inglesi fa nno molto bluff Hanno sollecitato l'entrata in linea pe r poterlo gridare ai quattro venti "31 TI 27 un ordine del Capo di S.M. del XIV CA, brigad iere generale G athorne-Hardy, avviò l'avvicendamento: le truppe inglesi si sarebbero mosse il 28 "con lo scopo d i occupare quella porzione del fronte sulla riva destra del Piave adesso occupata dal l Corpo italiano". Il Comando Supremo stabilì che le divisioni 41 a e 23a avrebbero sostituito in linea la l" divisione italiana; ogni divisione avrebbe tenuto in riserva una brigata, e in riserva strategica del CA sarebbe ri masta la r d ivisione. La 23" avrebbe preso contatto a sinistra con il Corpo francese e a destra la 4 1• avrebbe fatto lo stesso con i reparti vicini della 3a Arma3 l Relazione. IV. tomo 3. pp. 624-26. Fayolle, cit., p. 246. Il Caracciolo, cir., p. 181. afferma che i frances i tennero duro anche dopo l'offerta britannica , c si decisero solo in dice mbre ad accenare la responsabilità di un tratto dj fronte. "piccolo però, volendo sempre conservare le forze in ri erva''_ Tanta riluttanza. per la verità. risulta smentita dalla documentazione e dai fatti , c he videro i francesi schierarsi in linea contemporaneamente alle truppe britanniche, e con una consistenza di uomini analoga: ciascuno dei due contingenti alleati rilevò infatti sul fronte un CA italiano.


CAPITOLO IJ . L"INTERVI:.NTO D~LL~ TRUPI'LAl.LbATE

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ta italiana; il cambio sarebbe avvenuto di notte con gradualità. i comandi sul posto sarebbero stati avvicendati per ultimi ; gli impianti e le attrezzature esistenti in linea venivano lasciati alle truppe britanniche. Lo stesso g iorno 29 - anche i francesi avevano accettato la dipendenza dal Comando Supremo italiano - Diaz diramò g li ordini per la "entrata in linea delle truppe francesi e la nuova siste mazione della fronte": il XXI CA, con due divisioni (47" Cacciatori , 65") in linea e una terza (64a) in riserva nella regione di Asolo, sostitui va il IX CA italiano; temporaneamente, anche la brigata "Alpi" sarebbe dipesa dal comando francese d'Armata. Le altre tre divisioni francesi restavano nella regione di Vicenza e tra Verona e Peschiera. 32 Così, al termine dei movimenti, dal 5 dicembre 19 17 truppe alleate assumevano la responsabilità del fronte tra la 3" e la 4" Armata italiana, con due CA: quello britannico sul Piave da Nervesa a Ciano, ossia il Montello; quello francese da Ciano al monte Tomba. Lo schieramento difensivo ne risultava mig liorato perché truppe fresche, dotate di buona artiglieria e di riserve pro prie, prendevano il posto di forze più logorate. E il Comando Supremo, una volta riordinati e riorganizzati i reparti ritirati dalla prima linea, avrebbe potuto disporre di una ri erva generale di quattro CA (I , XXV, XXVIU , XXX), cui in caso di neces ità si potevano aggiungere anche le forze alleate in riserva. Jn generale, i rapporti iniziali tra italiani e alleati non furono particolarmente felic i. Il Montanari scrive: "Il loro arrivo nel Veneto non suscitò impressione favorevole né nell'esercito , né nella popolazione. Passato il primo momento di gratitudine, non piacque l'atteggiamento frequentemente altezzoso e di ostentata sicurezza. Non piacque che rimane sero nelle retrovie mentre sul Piave e sugl i Altipiani gli italiani si battevano disperatamente. Non piacque il loro ma cherato intento di esercitare un 'azione di contro llo e di comando anche sulle divisioni italiane. Non piacque la palese carsa stima per il nostro esercito. E non piacque constatare il miglior trattamento di cui fru ivano ufficiali e soldati francesi ed inglesi. Per converso, è doveroso riconoscere che ben presto la presenza alleata fornì innegabi li stimoli positivi. Non soltanto consentì una certa tranquillità psicologica, evidente essendo il conto che della presenza francese e britan nica doveva tenere il nem ico; ma provo3 2 l documenti. a ftrma del Gathome-Hardy e del Comandan1e della 4" Armata di Robilant. sono in AUSSME, F 2. busta 340. fase. 3: gli altri in E 2, bu ta 110. Fayolle motivò col fatto che ··iJ fronte attuale è consolidato'" la decisione •·che le truppe alleate avrebbero cominciato ad entrare nei settori"". Relazione francese. a llcg. 129 (lnstructions pour la X arrnée, 29 novembre 19 17).


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GLI ALLIJATIIN ITALIA DURAJ\TELA PIUIIIAGUI:.RRA ~10!\DI ALI:. ( 1917-1918)

cò lodevole spirito di emulazione, indusse a utili ripensamenti critici nei confronti di norme dottrinali , addestrative e d 'impiego, suggerì la necessità di un sostegno psicologico del combattente , spinse governo e Comando Supremo ad assumere provvedimenti a favore dei soldati e delle loro famiglie".33 Più in particolare, si può richiamare qualche altro elemento di conoscenza relativamente ai militari frances i, tratto da un recente, interessante studio. l soldati france i non facevano gran differenza tra il crollo russo e que llo italiano e dicevano di non aver contato mai molto sul Regio Esercito. Nutrivano un sentimento di superiorità generale, tupiti della condiz ione femminile in Italia e dell ' importanza che aveva ancora il clero presso i contadini, ed uno specifico mil itare, loro salvatori di un fronte che affondava. L'idea che I'Jtalia fosse, o fosse stata,. ull 'orlo del bolscevismo era infondata, ma tra loro diffusa: un luogo comune rimasto caro a quegli scrittori che lo ripetono ancora adesso. Assai più appropriate risultavano invece le osservazioni concernenti l'arretratezza dello sviluppo sociale in Italia, sia per il ruolo del clero, in genere ostile ai francesi , sia per l'antiquato rapporto tra i sessi ancora esistente nel nostro paese, definito " parad iso del maschio" . ln campo militare le critiche erano molte, prima fra tutte quella che troppi italiani, imboscati nelle retrovie, mancasero al loro dovere al fro nte, danneggiando direttamente loro che venivano a rischiare la vita al di qua delle Alpi. Peraltro, se il rapporto con i civi li divenne abbastanza buono rapidamente, con i militari rimase freddo , come auspicato dai capi del Corpo di spedizione che temevano contagi di indi ciplina e di pacifismo. Molto meglio alimentati. i frances i deploravano le miserabili condizioni di vita dei commilitoni italiani , come pure il fossato che appari va loro esi tente tra ufficiali e soldati nel Regio Esercito, analogo a quello tra borghesia e ceto operaio prima della guerra. Ed era loro opinione che le qualità del popolo italiano fossero ignorate e male utilizzate da una classe dirigente inadeguata.34 Lo sviluppo sociale e la

33 Montanari, cit., II. tomo 2, pp. 64 1-42. Spesso, comunque, l'arrivo di truppe alleate ne lle c ittà italiane era stato salutato in modo quasi entusiastico. Ne parlava anche un soldato italiano in Francia. il 30 giugno 1918 , scrivendo al padre c lamentandosi c he per gli italiani in Francia era stato " il contrario": "(Rammento) ...quando questi signori sono arrivati a Cremona. Si sarebbe creduto che arrivasse Rotschild. Mc lo ricordo bene. Che accoglienza! Che dimostrazioni!". Riportato da H . Heyriès. Francesi e italiani in terra di Francia durame la Grande guerra , in AA.VV., Il soldato. la guerra e il rischio di morire, a cura di N. Labanca e G. Rochat, Milano, Unicopli , 2006, p. 145. 34 P. Facon, l soldati f rancesi in Italia, in AA.VV., Al di qua e al di là del Piave. a cum di G. Berti e P. Del egro, Milano, Fmnco Angeli , 2001 . pp. 52-54.


CAPITOLO H - L"I~RVE.'ìOOELLETRUPI'I!ALl.EATE

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prosperità della Francia, co ì superiori allora rispetto all'Italia, costituivano dati di fatto reali, ed era normale che il continuo raffronto alimentasse sentimenti di superiorità generale. Nello specifico campo militare, poi, si fondevano a discapito degli italiani elementi veri e fals i, questi ultimi ug ualmente creduti e difficilmente rimovibi li perché corrispondenti a pregiudizi radicati, continuamente confermati dalla stampa. A dicembre riprese ro i combattimenti. La chiave della resistenza italiana era individuata , da una corrispondenza spagnola del4 dicembre, nell'Altipiano dei Sette Comun i, il cui sfondamento doveva rappresentare la oluzione per il Comando austro-germanico. poiché un grande attacco di fanteria sul corso inferiore del Piave sarebbe costato troppo sangue. Anche il maresciallo Conrad la pensava così, ma gli attacchi sferrati sugli Altipiani e nella regione del Grappa ottennero solo una serie eli piccole avanzate loca li , pagate a carissimo prezzo, senza esiti decisivi. L'offensiva principale fu portata sui fronti della l" e della 4:. Armata italiane; sul Piave meno. l settori tenuti dagli alleati rimasero tranquilli, e vi è in questo una logica perché erano gli italiani ad avere subito una grave sconfitta e ad essere stati provati duramente dagli attacchi di novembre sulle nuove posizioni: da parte del nemico era quindi realistico supporre o sperare che fossero logorati e potessero cedere più faci lmente che non forze fresche , presumibilmente più agguerrite. Sull'Altipiano vi furono due cicli operativi: il primo, daJ 4 al 7 dicembre, fruttò all'avversario la conquista delle Melette, del Sisemol e di Monte Fior, ma il tentativo di sboccare nella valle del Brenta venne arrestato ne lla regione di Stoccareddo; il 23 g li austriaci rinnovarono l'assalto, ma ottennero solo un ordinato ripiegamento dell'ala destra della l " Armata, che permjse agli italiani di continuare a tenere sbarrata la via del Brenta . Nei violentissimi combattimenti i difensori lamentarono perdite sensibili, ma quelle degli attaccanti furono ancora più gravi. Dal resoconto scritto la sera di Natale dal comandante della 2" divisione, generale Nigra, riprendiamo solo poche righe, utili però ad afferrare il carattere della lotta: "L'ordine di ripiegamento non venne dato perché la parola d'ordine era di morire sul posto e la parola venne mantenuta da quei bravi reparti che erano destinati alla strenua difesa". Tra le due fasi della battaglia sull'Altipiano si collocò il reiterato tentativo di sfondare nella regione del Grappa , condotto prevalentemente da truppe tedesche. L'Il caddero Monte Spinonc ia e po izioni sul Col della Berretta, dove però nei giorn i seguenti contrattacchi italiani le riconquistarono in buona parte. All 'artiglieria della 4a Annata si unì con efficacia anche quella francese dalle pendici di Monte Tomba. TI 14 un


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Gl i Al LI:ATII'i ITAUA DURANTE LA PRIMA Gl ~RRA MONDIALE (1917-1918)

improvviso contrattacco italiano disorientò il ne mico, costretto a una pausa; il Massignani scri ve che da quel giorno ''l'impegno tedesco andò vistosamente calando··, tuttavia l' assalto ricominciò con forte intensità il 16, proseguì il 17 disturbato da ulteriori contrattacchi e i l 18 le forze germaniche tentarono lo sforzo dec isivo, che le portò a conquistare l'Asolone, ma vennero inesorabilmente contenute da una difesa ad arco sulle pendici meridionali ed occidentali , ai costo di " perdite spaventose". Ma le truppe nemiche non erano più in grado di proseguire l'offensiva e dovettero rinunciare a rompere il fronte italiano ad occidente del Grappa pe r scendere da quella via ulla valle del Brenta. Anzi, il 20 e il 21 furono caratterizzati da attacchi italiani che, se non valsero a riconquistare la vetta dcii' Asolone, ebbero successo più ad ovest verso Col Caprile, e soprattutto mostrarono al nemico un esercito ancora deciso e combattivo. Così, pur tentando da un lato e dall'altro, Valstagna e la valle del Brenta restarono un miJ·aggio per austriaci e tedeschi. Sul Piave non fu rono avviate operazioni importanti: sondaggi, azioni di pattuglie, tentativi di colpi di mano, specie all 'estrema destra della 3a Armata, dove modesti progressi avversari furono cancellati la vig ilia di Natale da un'azione di sorpresa di bersaglie ri .35 Anche durante le battaglie di dice mbre il Comando Supremo dovette occuparsi delle buone intenzioni alleate. Fayolle e Plumer scrissero a Diaz, il 7 dicembre, che la difesa ad o ltranza del Piave poteva essere minacciata "dalla flessione, sotto la spinta nemica, dei settori tra l'Asti co e il Piave" , per cui giudicavano necessario prevedere un eventuale rischicramento delle loro forze con fronte a nord, con tre divisioni francesi tra Piovene e Sarcedo e due divisioni, una france e ed una britannica, tra Maro tica, Bassano e Mussolente; il raggruppamento sarebbe stato agli ordini del generale Duchene, con comando a Vicenza, e avrebbe potuto avvalersi di un 'altra divisione inglese a cavallo del Brenta, a nord-ovest di Cittadella. Due divisiorù francesi e la brigata italiana "Alpi" avrebbero costituito un secondo raggruppamento, mentre due divisioni britannjcbe, più una terza ad Altivole, avrebbero formato un terzo raggruppamento: questi ultimi due gruppi di 35 Re lazione IV, tomo 3, pp. 582-604. Il resoconto del generale Nigra è in AUS-

SME. G 9, busta 29, fase. J 16. Secondo le indicazioni de l generale Ouo von Below. in dicembre obiettivo delle truppe germaniche era solo il mig lior-,unemo delle posizioni locali . senza che l'avversario l>i rendesse como delrimervenuta rinuncia alrattacco strategico a fondo. Nel diario del Comandante della 14• Armata figura un calendario di disimpegno dei reparti tedeschi che. richiesti da Ludendorff per il fronte occidentale. furono ritirati abbastanza gradualmente in dicembre. Cfr. A. Massignani. La Germania e il fronre italiano , in AA.VV., Al di qua e al di là del Piave, cit., pp. 20 1-03.


CAPITOLO Il- L'll<l L.R\'ENTO DELLE TR UPPEALL~.J\TE

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grandi unità sarebbero rimasti a presidiare le posizioni che avevano già sul Montello, al comando del generale Plumer. In tal modo, tutte le truppe alleate presenti in Italia sarebbero state mobilitate operativamente ed avrebbero avuto un ingaggio, sia pur potenziale, col nemico: ma doveva c er chiaro che i raggruppamenti non si sarebbero so tiruiti alle forze italiane della l " e della 4" Armata "che conservano intera la direzione e la responsabilità della difesa del fronte Nord". Missione dei raggruppamenti sarebbe stata, in caso di cedimento de l fronte tra l'Astico e il Piave, "di formare uno sbarramento allo sbocco dalle montagne, a raccogliere le truppe italiane e ad opporsi con loro ad ogni progressione del nemico in pianura". Gli intervalli tra i gruppi alleati sarebbero stati difesi da truppe italiane, po te al comando del generale Duchéne da Sarcedo a Marostica e del generale Plumer nel settore compreso tra i suoi due raggruppamenti . Diaz approvò e ne tenne conto nelle disposizion i prudenziali per lo schierame nto della seconda linea, che in nulla modificavano "l 'ordine di difendere ad o ltranza la presente nostra linea" , posizione questa che trovava conferma nel trasferimento del XXV CA a lla difesa dell'Altopiano di Asiago. Il Comandante in capo faceva due ipotesi di rottura del fronte: nel settore degli altipiani e in quello del Grappa-Pederobba. Nel pri mo caso, avendo gli alleati alle ali, il XXX CA si sarebbe disposto al centro della l oaArmata francese tra Sarcedo e Mason Vicentino: compito principale dell'Armata di Duche ne sarebbe stato "sbarrare al nemico lo sbocco al piano, raccogl iervi le truppe italiane, e col concorso di queste agire controffensivamente": da tal i indicazioni si deduce che il Capo di S.M. non si accontentava dell 'opposizione all 'avanzata del nemico in pianura, ma voleva ricacciarlo indietro; e se ali 'avversario fosse riuscito di compiere una irruzione, le truppe nazionali dovevano contrastarla ai lati cercando collegamenti ed ev itando di farsi isolare. Nel secondo caso la difesa i sarebbe articolata dapprima sulla linea Bassano-Asolo, con le truppe alleate e una parte della 4a Armata al comando di Plumer; !"altra parte della 4" Armata avrebbe ripiegato su Cittadella-Vicenza. Il 13 dicembre, però, Diaz fece sapere ai Comandanti alleati che i raggruppamenti tattici in questione erano eventuali e non potevano, né dovevano "costituire vincolo assoluto all'impiego di tali forze", visto che la mutevole realtà della g ue rra poteva suggerire altre decisioni sul le quali il Comando Supremo si riservava il giudizio. E non era il caso di introdurre "rad icali mutamenti né sulla ripartizione dei territorio delle retrovie oggi vigente, né nel le direzioni generali di affluen za e di defluenza assegnate alle armate", che erano stati studiati tenendo conto di " un meditato progetto di eventuale schieramento delle armate stesse sul-


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GLI ALLEATI IN ITALIA Dl/RANT'E LA PRIMA GUER RA MONDIALE (19 17-19 18)

le successive linee arretrate"_ Indicava quindi le stazioni assegnate per rifornimenti e sgomberi alle diverse grandi unità, chiarendo che il Comando Supremo avrebbe deciso l'effettiva assegnazione " nel momento __ jn cui questi due raggruppamenti dovessero entrare in azione". Anche in tale eventualità, sarebbe stato "indispensabile-..che la 4• Annata compisse la propria defluenza lungo la striscia di territorio che le è presentemente assegnata" . E chiariva che l'assegnazione alla zona francese di due itinerari di defluenza della 4a Armata e di un terzo alla zona britannica era sottoposta "alla tassativa condizione che lungo questi itinerari sia prima assicurata la de:fluenza delle truppe della 4• Armata"_36 Non mancavano poi i dubbi, gli equivoci e le discussioni sulle decisioni da assumere. 11 20 dicembre Diaz ordinò il trasferimento deLla s• divisione britannica da Cittadella a Bassano, più vicino al fronte del Grappa, sul quale si combatteva da l O giorni Immediatamente Fayolle contestò la decisione, affermando che l'Armata franco-britannica alle sue dipendenze era riunita per fronteggim-e una eventuale irruzione avversaria dagli Altipiani, da dove veniva sempre il pericolo principale, anche se gli attacchi nemici per il momento erano stati sospesi; pertanto era pericoloso indebolire tale Armata di manovra, togliendole la 5" e la 48" divisione britannica. Suggeriva di dare a Plumer, piuttosto, una divisione italiana del XXX CA , per poi rimpiazzare quest' ultima con un'altra divisione italiana al momento del bisogno. Ma questo momento sarebbe venuto se il nemico avesse sfondato, superando ogni sforzo della difesa ad oltranza, ed allora non si capiva dove sarebbe stato possibile trovare altre divisioni per ricostituire il XXX CA. Diaz si dichiarò "spiacente di non poter concordare" con le proposte di Fayolle; anzitutto il movimento riguardava solo la 5" divisione e la 48a le sru·ebbe restata molto vicina, continuando a formare con essa l'XI CA britannico, disponibile per Plumer. Se la minaccia si fosse fatta più consistente dagli Altipiani invece che dal Grappa, la sa divisione avrebbe potuto "intervenire nell'azione sulla destra del Brenta" . La soluzione di Fayolle avrebbe rotto l'unità del XXX CA , messo Plumer in difficoltà perché invece del suo XI CA avrebbe avuto una divisione inglese ed una italiana, ed infine avrebbe preparato lo scioglimento dell'operatività unitaria di un ulteriore CA italiano per reperirvi la divisione di rimpiazzo da passare al XXX CA. E osservava in chiusura che "se oggi i contrattacchi italiani sul Grappa sono stati fortunati, la prudenza non mi permette di escludere che domani l' attacco nemico riprenda con violenza". 36 AUSSME, E 2, busta 94.


C \PITOLO Il - L' L'"l'ER\ 1:1\10 DI:LLETRliPPEAI LFATF

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Il Comando Supremo, comunque, aveva anche motivi di cui rallegrarsi con gli alleati e non solamente i fastidi delle discussioni e delle puntualizzazioni. L'azione dell'rutiglieria, nazionale ed alleata, era stata ben condotta ed era ri ultata di primi ima utilità sul Grappa, come il 16 dicembre il Capo di S.M. ·onolioeò, segnalando ·'il contegno risoluto e calmo delle batterie da campagna e da montagna del XVIII CA, e la valida cooperazione data dall 'artiglieria della l" Annata e dell'Armata francese, le quali hanno contribuito con notevolissima massa di fuoco" alle operazioni.37 La battaglia d'an·esto era stata vinta. La Nord Deutsche Allgemeine Zeitung del l 3 dicembre cercò di consolare i !errori della mancata avanzata in pianura affermando che nei confronti dell' Italia "la deci one è già avvenuta", perché il riordinamento e la riorganizzazione dell'cercito avrebbe preso molto tempo malgrado l'aiuto alleato, e che non era importante dover rinunciare per il momento a Venezia, dato che "non esiste attualmente una necessità strategica per la continuazione della campagna oltre il Piave". Nondum matura est. Pesanti ri serve su lla situazione ital iana continuavano ad essere espres c. peraltro, anche da organi di stampa di paesi amici: il 18 dicembre il Progrès registrava che l 'offensiva austro-tedesca pareva arrestata, sempre però che gli inconvenienti di ottobre non si fossero riprodotti in altri settori .38 Lo shock di Caporetto era stato forte in campo alleato, e l'improvvisa resurrezione del R. Esercito era considerata , abbastanza ragionevolmente, con cautela e riserva, nel timore che da un momento all 'altro si ripetessero i cedimenti dell 'ottobre ' 17. In campo avverso fu pegg io. La vittoria dell'lsonzo era stata troppo bella e grande per non considerarla defini tiva, e troppo fragoroso era stato il peana per ammettere il dubbio che fosse stato intonato prematuramente. Tanto meno per es ere disponibili a ricredersi qualche settima37 AUSSME. E 2 . busta 90. Anche nelle memorie di Rommel si rinviene qualche conferma di tale efficienza. quando a dicembre cambia il tono trionfale che ha accompagnato il racconto d i straordinarie ed intrepide imprese a Caporeno c durante l'avanzata: "resistevamo, battuti dal violento fuoco dell 'artiglieria italiana e tormentati da l gelo, fino alla scr-.t del 18 dicembre 19 l 7 ...Guai se rarriglieria italiana o, peggio ancora, una bombarda, prende di mira una posta7ione! on si possono accendere fuochi e il rancio arriva solo di notte. Ogni traccia lasciata nella neve dev'essere cancellata con somma cura ...si scatena un pesante bombardamento di aniglieria sul scuore del battaglione. Particolarmente mole te si rivelano le bombarde italiane di grosso calibro che arrivano da rre chilometri di distanza. L'artiglieria nemica batte con notevole violenza durante le giornate anche il terreno rerrostantc ... Ai proiettili normali dell'artiglieria si alternano ripetutamentc proietti li a gas". E. Rommel. Fanteria all 'a/lacco . a cura diA. Mini. Gorizia, La Goriziana, 2004, pp. 420-2 1. 38 AUSSME. G 9. busta 29. fase. 186.


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OU ALI..EATI

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ITALIA Dl:RANTE LA PRIMAùLERRA MO:-.DIALE(I917-1918)

na dopo39 dalle celebrazioni del trio nfo sui Welschen, così odiati e disprezzati in Austria. E allora una spiegazio ne di versa si sarebbe fatta strada alla fine del confl itto: non l'Esercito italiano era stato la causa prima degli insuccessi del nove mbre-dicembre 1917 , e poi degli altri del 19 18 , ma il tradimento. Q ue ll o dell ' imperatore, de ll ' impe ratrice, di Conrad , d i altri ancora. Quando il risveglio dalle illusioni e la rabbia per l' umiliazione avrebbe iogenerato una sorta di rifiuto ad accettare la legittimità della sconfitta .40 la scemenzuola del tradimento avrebbe avuto una pericolosa fo rtuna. Duran te la XII battaglia d eU' Isonzo l 'av iazione italiana·11 si era prod igata contro un avversario che, rinforzato da squadrig lie germaniche afflui te dai Carpazi, usava g li aeroplani al servizio de lla fanteria per collegare le punte avanzate e segnalare i bersagli all ' artiglieria . I piloti italiani , cui l' avversario riconobbe "grand i atti di valore", avevano sostenuto con grande impegno il contrasto dal cielo ; tra il 25 ottobre e il IO novembre 19 17 l' aeronautica de ll' Esercito eseguì l8 bombardamenti su ponti e concentramenti di truppe. lanciò viveri e munizioni a reparti isolati , abbatté 39 apparecchi nemici. Per e in volo 17 aere i, ma molti di più a terra dove furono danneggiati o di trutti per sottrar! i all'avanzata avversaria: solo a Campoformido 50 aeroplani furono bruc iati o resi comunque inservibili; molto materiale andò perduto. Gli apparecchi rimasti furono concentrati a Padova e Treviso, da dove la ripresa avvenne rapidamente. In proposito David Stevenso n afferma che gli inglesi c i francesi inviarono "numerose squadrig lie di aerei. I caccia britannici c Francesi mise-

39 Persino Ludendorff e mbra aver considerato "complelamente banuto'' l'Esercito i1aliano. A meno che non si possa interpretare l'espressione riferita olo al ciclo di Caporeno . lenendo coniO delle fra:,i che la precedono immediatamente: " l combanimenti affalicarono molto le truppe che conquistarono ancora terreno ma non valsero più a prendere il massiccio di importanza deci!>iva, il Monle Grappa. La forza propulsiva dell'operazione cominciata sull'l sonzo era arrivata alla sua fine natura le. L' operazione contro l'Italia aveva dato tutto il successo che se ne poteva sperare''. Diversamenlc , la contraddi zione sarebbe pa lese. Cfr. G ratton, cir .. pp. 80-8 1. 40 Oltre alla res istenza delle fanterie ital iane , ben supp01tatc dalla loro artiglieria e , in alcune occasioni , anche da quelle alleate . all'esito della battag lia d 'arresto poterono concorrere taluni errori e carenze degli attaccanti: il piano offensivo .. tutt'altro che geniale··. prevedibile e attuato su dirett rici ta lvolta contraddiltorie: all ungamen to inevitabile delle linee logistiche; minore efficac ia dell'artiglieria; contrasti fra Co mandanti: imperfetta gestione del Comando supremo, con assenze e ritardi. Vedi Luciani. cir.. pp. 82-98. 41 A parte i bombardieri Caproni , gli aeroplani in dotazione all'Aeronautica italiana e rano modelli io mas ima parte francesi. Ma è significativo l'aumento della produzione naz ionale di aerei nel corso del conflitto: 19 15, 382 apparecchi: 19 16. 1.255; 1917, 3 .861; 1918 , 6.488. F. Porro , La guerra nell 'aria , Milano. Mate-Corbaccio, 1935. p. 240.


C<\Pil'OLO Il - L'I:-.1'ERVENTO DEU.E TRUPPI!ALLEATE

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ro fuori gioco i tedeschi e impedirono le incursioni dei bombardieri diurni , mentre l'aviazione italiana era stata spazzata via dai cieli ...42 Sarebbe ingeneroso sminuire l'apporto delle poche squadriglie alleate da caccia che operarono in quel frangente in Italia, però, anche volendo riconoscere ad esse il massimo impegno e successo, la loro azione non poté che essere proporzionata alla consistenza: l O squadriglie fra ncesi e 5 britanniche. La maggior parte degli apparecchi francesi erano destinati non alla caccia, ma all'os ervazione ed alla ricognizio ne; i britannici invece avevano più caccia e si distinsero particolarmente per il loro spirito aggressivo. Nella riunione di Padova del 2 dicembre, il col. Moizo. Capo Ufficio dei Servizi aeronautici italiani , dovette rilevare "che manca per tutta la nostra fronte un'adeguata riserva di squadriglie da caccia da poter mandare dove lo richieda l'azione: a) perché le squadriglie da caccia alleate (3 su 18 apparecchi per gli Inglesi, 2 su 15 apparecchi per i Francesi) sono tutte assorbite dalla protezione del loro tratto di fronte. b) perché data la penuria momentanea in apparecchi da caccia italiani, il nostro Comando Supremo non ha attualmente in riserva a sua disposizione che 2 ole quadrig lie su 9 apparecchi. A tale proposito gli sarebbe necessario che gli Inglesi mandassero effettivamente in Italia le tre squadriglie da caccia da essi previ te in più delle tre suddette. tanto (più) che il G.Q.G. francese ha dovuto rifiutare l'invio di un gruppo di combanimento fnmcese che si era richiesto. Per rimediare intanto alla scarsità delle riserve da caccia, il Col. Moizo propone che quando occorra parare (nel documento è sfuggito " parlare") ad una speciale attività aerea nemica su di un tratto di fronte oppure quando l'azione terrestre richiede un concentramento di servizi aerei in un punto, l'Armata interessata , se non ha mezzi sufficienti a ua disposizione, si rivolga al Comando Supremo-Ufficio Servizi Aeronautici, il quale provvederà sia con la propria riserva . sia prendendo accordi con le Armate meno impegnate, per eventuali spo Lamenti". Per il momento ciascuna Armata si sarebbe arrangiata per la sorveglianza e la protezione del proprio fronte, però Moizo chiedeva agli inglesi, poiché avevano più mezzi a loro disposizione, di estendere "verso Mezzogiorno il fronte aereo pigliando opportuni accordi col Comando d' Aereonautica della 3a Armata".43 42 D. Slevenson, La

Grande Guerra. Una storia globale. Milano, Riz7oli , 2004, p. 458. Primordi. busta 29. fase. 486. eU' occasione il gen. Webb Bowen chiese e oucnnc i palloni e gli osservatori italiani del Vll Gruppo perché ancora i britalliÙci non ne di~ponevano e il com. Houdemon delle pompe per travasare la benzina nei scrbaLoi degli aerei fr..mcesi. Quanto ai segnali sugli aerodromi. '"visto che gli aviatori Italiani sono in maggior numero. si approva di adonare i no tri segnali anche per gli aerodromi francesi ed inglesi·'. In quella data la 33 Armata aveva Il squadriglie, di ctLi 3 da caccia, la 4'' Armata 12 squadriglie, 43 AUSAM,


GLI ALLEATI IN ITALI.A DURANTE LA PRIMAGUERR.A MONDIALE (I9 17-l918)

Nella relaz ione del Comando Superiore dell'Aeronautica si legge: "Se nelle fosche giornate dell'ottobre 1917 sembra che la nostra aeronautica debba rinunciare al dominio del cielo, questa non è che l'impressione di un attimo". E' generalmente accettato che l'attimo durasse da Caporetto al 26 dicembre 1917, sebbene già nel corso della battaglia d'arresto l'aviazione italiana si sia fatta sentire: a novembre soprattutto con l'osservazione al servizio della fanteria e del!' aJtigl ieri a, e l' 8 d icembre con un imponente bombardamento sull ' Altipiano di Asiago, condotto da 150 aeroplani che colpirono truppe e depositi alla testata della Val Frenzela ed eseguirono mitragliamenti. La svolta che secondo le fonti ital iane è da porre all'origine della riconquista del dominio dell'aria da parte dell'aviazione nazionale è da collegare ad un episodio che evidenzia la propensione offensiva giustamente attribuita ai piloti britannici. La mattina di Natale 1917 il capitano Barker, comandante di una squadriglia da caccia inglese, attaccò di sorpresa un campo d'aviazione nemico, base della 204a squadriglia da osservazione germanica: il mitragliamento a bassa quota uccise 10 ufficiali, distrusse un aeroplano e ne danneggiò altri. I tedeschi lo considerarono un affronto, e subito pensarono ad una spedizione punitiva. La mattina successiva si presentarono sul campo di Istrana (Treviso), dove erano di base squadriglie italiane ed inglesi con due formazioni , una di 25 bombardieri Albatros, che volavano a 300 m d i altezza, l'altra , a quota superiore, di 15 caccia. La sorpresa riuscì in pieno, tanto che la contraerea italiana neanche sparò. C'erano già in aria 4 aeroplani inglesi, mentre quelli itali ani erano amneati fuori dagli hangars: la prima bomba cadde alle 8, 58 e se ne aggi unsero 39, oltre ad un intenso mitragliamento; tuttavia Il piloti italiani riuscirono a decollare, mentre i cacciatori tedeschi restavano inspiegabilmente ad alta quota. Il combattimento, rapido e violentissimo , avvenne qu indi tra i 25 biposti germanici e gli 11 caccia italiani, i quali , coadiuvati dai 4 alleati, ne abbatterono 8 (6 sul territorio amico e 2 oltre il Piave) senza nessuna perdita. A terra, le bombe nemiche uccisero 5 militari italiani e l inglese, e ferirono 6 italiani ed 8 inglesi , ma non riuscirono a danneggiare né aerei né impianti. A mezzogiorno comparve ad alta quota una nuova formazione avversaria ,

di cui 3 da caccia; i fmncesi IO squadriglie , di cui 2 da caccia, e gli inglesi 4 squadriglie, di cui 2 da caccia: una terza squadriglia di cacciatori (la 45") era in palienza dalla Francia per il campo d 'aviazione di Grossa , ad est di Vicenza.


CAPITOLO TI - L'INTERVENTO DELLE TRUPPE ALLEATE

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composta da 8 velivoli, che però, bersagliati dalla contraerea, si dispersero e furono attaccati dai cacciatori italiani e britannici, che ne abbatterono altri 3, due dei quali in territorio controllato dal nemico , dopo un insegu imento oltre le linee italiane. Il bilancio della giornata si chiuse quindi con la distruzione in combattimento, senza perdite , di 11 apparecchi tedeschi ed austriaci: 9 abbattuti dagli aviatori italiani e 2 (l caccia ed un Aviatik a tre posti) dai britannici. Gli ultimi conti col nemico vennero chiusi la notte sul 30 dicembre, quando una formazione di bombardieri Caproni giunse di sorpresa sui campi di Aviano e La Comina, illuminati in attesa del ritorno di aerei partiti in missione, e li bersagliarono pesantemente.44

44

Vedi G _Bompani e C. Prepositi, Le ali della guerra, Milano, Mondado.ri , 1931, pp. 221-29; Porro, cit., pp. 130-32.



Capitolo III LA RELAZIONE FAYOLLE E LA PRESA DI MONTE TOMBA

Il generale Émile Fayolle era, come sappiamo, comandante in capo delle forze francesi in Italia. Di lui Abel Ferry, deputato dei Vosgi e sottosegretario agli Esteri , ha lasciato un ritratto nei suoi appunti, sotto la data del 20 dicembre 1917: "Intelligente vegliardo, diplomatico militare. La sua situazione è strana e falsa: se ne rende conto perfettamente. E' generale di Gruppo d'armate. Sotto i suoi ordini ha un generale francese. Il generale inglese Plumer si è, spontaneamente e per buon senso, sottoposto alle sue direttive. E' consigl iere del. Consiglio supremo. Secondo lui, il punto sensibile è l'altopiano d'Asiago, non il Piave. Gli italiani vorrebbero trascinarlo ad assumersi in quantità la responsabilità di settori del fronte: lui resiste. Le armate francese e inglese, in base alle convenzioni ufficiali, non possono essere separate. Buona cosa, nota il vecchio generale. Le ha messe indietro, in cordone, dinanzi agli sbocchi delle montagne, dall 'alto Piave allago di Garda. Rifiuta di impegnarle a fo ndo: 'Noi non siamo venuti per salvare l'Italia , ma per mantenerla nell'Alleanza; non per salvare questo o quel villaggio' . Le forze franco-inglesi sono state divise in due gruppi di divisioni riun ite. Io ne sono molto contento. I Tedeschi, ben informati, hanno preso posizione di fronte a noi". 1 Fayolle aveva incominciato la guerra come generale di brigata. Ma già neli' agosto 19 l 4 gli era stato affidato il comando di una divisione di riserva; nel giugno 1915 ri levò da Pétain il XXXIII CA e nel febbraio 1916 sostituì il generale Dubois nel comando della 6a Armata francese , destinata a sostenere, insieme a due Armate britanniche, la battagl ia della Somme. Benché in altra occasione lo avesse anche criticato - settembre 1915 per l'insistenza di Foch a voler attaccare - il Fayolle in Italia fu interprete fedel issimo degli intendimenti del Capo di S.M. francese, di cui esercitava le funzioni al di qua delle Alpi; prendendosi cura al tempo

1 Les camets secrets (1914-1918) d'Abel Ferry, Paris, Bernard Grasset, 1957, p. 214. Combattente, Abel Ferry cadde il 15 settembre 1918 in una missione volontaria.


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GLI ALLEATI l:-! ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE (1917-1918)

stesso di mantenere il migliore rapporto possibile con il Comando italiano.2 E questo poteva essere difficile , a parte le divergenze d i vedute occasionali e non, perché il generale francese non era affatto convinto che gl i italiani sarebbero riusciti a prevalere nella battaglia d 'arresto. Comprensibilmente: Caporetto era troppo vicina nel tempo e sappiamo che anche generali italiani avevano i loro dubbi. Così , nel suo diario , Fayolle registrò criticamente le notizie delle posiziorti perdute dagli italiani in novembre e d icembre. Quando il nemico prese la cima delle Melette, sbottò: "Ecco che vuoi dire occupare il terreno in modo stupido" , e, tutto , sommato, doveva avere abbastanza ragione, visto che da parte italiana si riconobbe l'errore di schierare troppi uomini in prima linea; alla caduta dell' Asolone, imprecò: "Si fanno mangiare un pezzetto per volta. Perché non si arroccano sulle contropendenze?" _Però, convergendo sulle vedute di D iaz, valutò il Monte Tomba come uno dei punti più delicati del fronte e vi dispose truppe francesi per contribuire a fronteggiare una minaccia nemica di sfondamento. E nella prima settimana di dicembre , quando un preoccupato Diaz definiva le misure necessarie per resistere anche al piano se l'ultima cintura montana fosse caduta, ottenne che il XXV CA italiano fosse avviato alle spalle del fronte d i Asiago e concertò col Comando Supremo l'impiego di forze franco-britanniche allo sbocco delle valli tra l' Astico e il Piave.3 Non ce ne fu bisogno perché, come scrisse il colonnello Lindsley, della missione americana in Italia: "Nonostante gli italiani venissero respinti in più punti, il fronte si consolidò sulle posizioni chiave. Le truppe alleate si stavano ormai attivando e benché la loro presenza avesse un ottimo effetto sul morale degli italian i, esse non impegnarono gli attaccanti, Gli italiani fermarono da soli l'offensiva e ciò creò un nuovo senso di sicurezza eliminando i dubbi sulle capacità degli italiani di contrastare nuovi attacchi" .4 Abbastanza ottimista si era mostrato anche il gen. Percy Delmé Radcliffe, rappresentante britannico presso il Comando supremo, quando il 17 novembre aveva info rmato il Gabinetto di Guerra che la classe richiamata nel 1917 era ormai stata incorporata nei reparti combattenti e che la prossima classe sarebbe stata chiamata alle armi tra il l o gennaio e il l o aprile successivo , fruttando 250.000 uomi ni , per cui si poteva stimare che entro il 1918

2 Montanari, ci r., Il , tomo 2, pp. 3 Fayolle, cit., pp. 247-49.

232, 242, 312.

4 L. Gratton, cit., p. 107, lo riporta da G. Lindsley, La parte italiana nella vittoria de/La guerra mondiale, Princeton, University Press, 1934.


CAPITOLO TTT - LA RELAZIONE FAVOLLE E LA I';_ RE;;.;;. S;_ A ;_ D;_ TM_:O;_ N_:::_ TE T _O :;_ M_B_A _ _ _ _ _ __

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l'Esercito italiano avrebbe avuto 51 divisioni, ciascuna con 10 batterie da campagna. Ma Plumer, nel rapporto del 14 dicembre al War Office, giudicò la situazione critica anche se gli alleati erano giunti con forze sufficienti: il gen. britannico nutriva perplessità sulle capaci t<\ di resistenza dell'Esercito italiano e temeva una nuova ritirata davanti ad un serio attacco perché le truppe erano esauste, come appariva chiaramente anche dalle insistenze del loro Comando per dare il cambio ai reparti in linea. A questo proposito Plumer si convinse che fosse importante rilevare qualche tratto del fronte, anche per non alimentare l'impressione che gli alleati fossero venuti a consumare le risorse del Paese, ma senza l'intenzione di prendere parte ai combattimenti . In ogni caso era vero, come annotò 1'8 dicembre Fayolle, che le forze italiane " tengono sul Grappa, ma così vicino al bordo (dell'altopiano) che una avanzata nemica può far crollare tutto e rinnovare il disastro di ottobre" .5 L'efficienza dell'esercito italiano dopo la ritirata costituiva la principale preoccupazione degl i alleati , visto che ad esso in primis sarebbe spettata la difesa del paese. Il Comandante superiore delle forze francesi in Italia, generale Énùle Fayolle, compilò su questo argomento una relazione riservata che andò segretamente a Parigi e da qui fu trasmessa anche a Londra. Quattro mesi dopo gli italiani ne vennero a conoscenza attraverso la capitale britannica, nella traduzione inglese . Il rapporto era datato 26 dicembre 19 17 ed era articolato in quattro parti. La prima dava conto della situazione, la seconda dei provvedimenti adottati dal Comando Supremo per la riorganizzazione, la terza delle

5 Fayolle, cit., p 248. ln effetti, dalle cime in suo possesso, il nemico poteva vedere alle spalle dei difensori la pianura e il mare, in una condizione analoga a quella descritta da Emilio Lussu con riferimento alla primavera 1916: "lo ero in linea, sul punto p.iù e.levato di Monte Spill, e guardavo Monte Fior. Gli austriaci vi afflu ivano disordinatamente. In poco meno di mezz'ora, la linea da noi abbandonata fu occupata da un gruppo di battaglioni. Tutta la cresta del mon te fu gremita di truppe. Credo fossero le sei o le sette del pomeriggio. Nelle posizioni nemiche, io notai un fermento insolito. Che avveniva? I battaglioni s 'agitavano, urlando, salutavano. Tutta la massa, come un sol uomo, si levò Ìll piedi e un'acclamazione ci venne dalla vetta: - Hurrà! Gli austriaci agitavano fucili e berretti verso di noi. - Hurrà! lo non mi rendevo conto di quella festa. Essa era qualcosa d i più della gioia per una posizione conquistata. senza contrasto. Perché tanto entusiasmo? lo mi voltai indietro e capii. Di fronte, tutta illuminata dal sole, come un immenso manto ricoperto di perle sc intillanti, si stendeva la pianura veneta. Sotto, Bassano e il Brenta; e poi, più in fondo, a destra, Verona, Vicenza, Treviso, Padova. In fondo, a s inistra, Venezia, Venezia!", riportato da Un anno suU'altopiano in Ceva, cit., pp. 130-31. Per Radcliffe e Plumer, cfr Relazione britannica, pp. l 03-14.


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ul teriori misure considerate necessarie per completare il riordinamento dell'esercito, la quarta delle conclusioni. Secondo l 'estensore, l'Esercito italiano poteva disporre ancora di 1,5 milioni di uomini da impiegare subito al fronte, valutazione che appare, per la verità, un po' ottimistica, se si tiene conto che la battaglia d'arresto era stata affrontata con 700.000 uomini di pronto impiego.6 Erano prese in esame le cond izioni delle singole Armate. La 3" era stata portata rapidamente in piena efficienza e il suo morale, nonostante la ritirata, appariva buono; il Comando era prodive ad idee di progresso e si occupava attivamente dell'addestramento di tutti i suoi elementi. La 4• Armata, cui era affidato il compito di difendere il Grappa, aveva nel suo complesso conteso al nemico metro per metro il terreno, e sebbene avesse subito perdite non trascurabili e denunciato sintomi di stanchezza in qualche reparto , il morale deUe truppe non pareva cattivo, pur non raggiungendo il livello della 3" Armata. La l a Armata aveva dovuto combattere in condizioni particolarmente djfficili e qualche delusione difensiva era stata inevitabile, però lo spirito dei soldati era stato buono fi no a quel momento; venjva affermato che quando gli austriaci avevano attaccato ad oriente di Asiago, il 23 dicembre, non avevano incontrato resistenza per colpa del Comando , non delle truppe, costrette a battersi in condizioni di inferiorità perché mal scaglionate e insufficientemente appoggiate dali' artiglieria; il grado di addestramento, inoltre, era basso perché non si era provveduto ali' istruzione dei quadri : ciò nonostante , ad ovest dell' Astico e sugli Altipi ani il morale teneva, anche se non lo si poteva stima:re ali 'altezza di quello del Ill CA , definito "molto alto" . Tirando le somme, il generale francese constatava che dopo il ripiegamento sul Piave e l'arrivo delle truppe alleate, lo spirito dell'Esercito si era sollevato molto; non escludeva tuttavia il rischio di "un rapido abbassamento nei settori che verranno attaccati" . Questa riserva poteva

6 "Raccolti in due masse: una in piena efficienza, d i 400.000 uomini, .. .l'altra, di 300.000 uomini in buon grado di efficienza anche se provati da combattimenti e dalle fatiche di una lunga, estenuante ritirata...Una terza massa di circa 300.000 uomini, era costituita dai resti della 2" Armata: reparti cbe avevano esaurito ogni capacità combattiva e richiedevano un totale riordinamento prima di un loro efficace impiego operativo". Si prevedeva che un CA sarebbe stato impiegabile nell' ulti ma decade di novembre; altri 4 nella prima decade di dicembre, e per il resto occorreva avere un tempo non defiojto; per completare il lavoro di riordino e di ricostruzione dei reparti ci vollero quattro mesi. Cfr Relazione, IV, tomo 3, pp. 520-2 1, 527, 583-84.


CAPITOLO Ili - L-A RELAZIONE FAYOLLE E LA PRESA DI MONTE TOMBA

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sembrare più di natura cautelare che altro, dal momento che la relazione era stata scritta intorno al Natale 1917, ossia a una data che aveva già visto le truppe italiane concludere con successo anche la seconda fase della battaglia d'arresto. Passando in rassegna le forze della 2" e della saArmata, che avevano ancora necessità di riposo e di addestramento, Fayolle affermava: " Il morale nel complesso non è cattivo e si potrebbe subito elevare se si provvedesse a migliorare le condizioni delle truppe con maggiore cibo e un adeguato sistema di turnazione in linea e regolad licenze" . Riferiva in seguito dei provvedimenti assunti dal Comando Supremo, che non criticava, ma che suggeriva di integrare con consigli dagli alleati, da avanzare con la massima cautela e delicatezza, come pure con l'esempio delle scuole, specie di artiglieria. Se possibile, sarebbe stata auspicabile una penetrazione di ufficiali francesi nell'Esercito italiano , al fine di migliorarne istruzione e cultura , poiché era questo il tema sul quale più di tutti era opportuno incidere. Riportiamo , in proposito, la parte della relazione dedicata all' istruzione tattica: "A) Comandi e Stati Maggiori . Gli Stati Maggiori sembrano attivi e sono in genere formati da ufficili validi. l loro principali difetti derivano da: mancanza di metodo e di qualità organizzatrici; insufficie nte adattabilità alle contingenze e alle esigenze della presente guerra, dimostrata anche nel modo col quale fu condotta la guerra sino all'ottobre 1917 contro il nemico che si aveva di fronte. Risulterebbe che una delle principali cause di debolezza in questo esercito proviene dal fatto che il Comando non si è ancora persuaso dell' importanza di mantenere le differenti unità in isu·etto contatto fra di loro, ciò che è base di ogni organizzazione militare. Mentre da noi è solo l' armata, e in caso di necessità il corpo d'armata, l'ente che comprende un numero definito ma indeterminato di fattori, cioè le divisioni , nell'esercito italiano solo dalle brigate in su si può trovare una certa stabil ità. Questo fatto produce una enorme perdita di efficienza nei riguardi delle relazioni tra Comando e dipendenti, una fatale mancanza di coesione tra le due armi principali, la fanteria e l'artiglieria. Il Comando dichiara che questo difetto non viene mai perduto di vista: tuttavia si continua a distaccare delle truppe per il minimo pretesto. La mancanza di organizzazione e di metodo appare anche nell'economia che si fa nel sostituire Je truppe. Di regola le truppe impegnate in un'azione non vengono ritirate dal settore finché non sono completamente esaurite. Alcune divisioni fu -


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GLI ALLEATI IN ITALIA DURANTE I. A PRIMA GUERRA MONDIALE (1 917- 1918)

rono lasciate a presidio di settori tranquilli per mesi , persino per anni, e di conseguenza diventarono completamente inattive, mentre altre furono tenute in zone pericolose fino alloro completo logoramento. In breve, la mancanza di pratica nel l 'effettuare sosti tuzioni di grandi unità (divisioni), aggiunta all'abitudine di impiegare le unità in azione fino alloro completo esaurimento, impedisce di usare il sistema d i rinnovare con grande larghezza le riserve, disponendo che grosse unità siano ritirate dai settori tranquilli e vengano sostituite da truppe ritirate in tempo dalle fronti pericolose. Nei riguardi dell'impiego tattico delle truppe in azione, due punti sono degni di considerazione: la difesa non è sufficientemente distribuita in profondità; l' impiego delle artiglierie è difettoso. La mancanza della distribuzione in profondità appare sotto due aspetti: mancanza di profondità nelle posizi,o ni occupate, che molto spesso consistono solo di una trincea (sta il fatto che nelle fronti da tempo organizzate vi sono parecchie linee di trincee, ma le fanterie non sono per questo meglio schierate) , mancanza di profondità nello schieramento delle fanterie. Le truppe sono ammassate in prima linea a battaglioni, talvolta persino a reggimenti; gli uomini si trovano a contatto di gomito, ma di solito a tergo non esistono delle riserve. Quando poi esistono riserve parziali, queste vengono inviate il più delle volte in prima linea appena una zona è minacciata da un attacco . In tal modo si deplorano gravi perdite durante il tiro nemico di preparazione, e, se la prima linea è perduta, non si hanno riserve disponibili per sferrare un contrattacco tempestivo e locale. Non si ha nulla da opporre ai progressi del nemico, il quale può così far dilagare le sue forze attraverso una breccia in modo assolutamente non proporzionato ai mezzi che ha util izzato. Nei riguardi dell'impiego dell'artiglieria nella difesa, sembra che il Comando non si sia reso conto dei principi che l'esperienza c i ha insegnato , vale a dire: formazione dì gruppi corrispondenti alle grandi unità, compiti ordinari ed eventuali di tali gruppi, stretto collegamento in tutto lo scaglionamento delle fanterie e delle artiglierie. In questo modo il tiro di contropreparazione e quello di sbarramento non possono essere esegu iti in tempo o con la necessaria efficacia . Risulta pure esistente ne i comandi italiani una deplorevole tendenza di spingere le artiglierie troppo innanzi, talvolta quasi in prima linea (col pretesto di rafforzare le fanterie); ne segue una grande difficoltà nell'esecuzione del tiro di contropreparazione e di sbarramento, giacché il più piccolo progresso del nemico paralizza le batterie, che spesso soffrono di gravi danni al materiale . Fi nal mente è d'uopo notare che l'artiglieria italiana dimostra una


CAPITOLO Il l - LA RELAZIONE FAYOLLE E LA PRESA DI MONTE TOMBA

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marcata riluttanza ad eseguire tiri di contro-batteria, pei quali trova delle difficoltà in causa della mancanza dei campi di tiro (istruzione ?) e per il deficiente addestramento del servizio di osservazione aerea. b) Truppe. L'istruzione delle truppe soffre naturalmente delle deficienze riscontrate nei Comandi. Le fanterie non conoscono abbastanza i procedimenti usati nella guerra di oggigiorno , e non sanno né scaglionarsi in profondità né sferrare un contrattacco (l loro contrattacchi locali o non avvengono per mancanza di riserve, oppure sono sferrati con troppo ritardo. D'altra parte, i contrattacchi metodici sono spesso prematuri , eseguiti da truppe fatte avanzare .in gran fretta senza che si sia stabilito un piano di impiego, per assicurare l'azione contemporanea - la cooperazione - fra artiglieria e fanteria). Certe specialità della fanteria, come i lanciatori di bombe , i collegamenti, ecc., hanno uno sv iluppo e una istruzione insufficiente. Quantunque l'addestramento tecnico dell'artiglieria si dimostri buono, pure essa non possiede lo spirito di condotta necessario per una efficace cooperazione con la fanteria, come non conoscesse esattamente la sua potenza, la necessità di un fuoco a massa e preciso , i mezzi necessari per eseguire un tiro di distruzione: in una parola, essa manca di esperienza nell' uso dei mezzi. E' doveroso però osservare che l'elemento uomo, tanto nella fa nteria quanto in artiglieria, possiede ottime quali tà, è svelto , sobrio, sempl ice e paziente, e quantunque sia soggetto a depress ioni nervose, pure dà spesso prova di notevole resistenza . I quadri inferiori sono giovani ed inesperti , solo gli ufficiali superiori sono uomini provati. Concludendo , si può affermare che il "materiale grezzo" dell'esercito non è cattivo, e che potrà dare buoni risultati se sarà convenientemente impiegato". Tornava infine suli' idea di fornire all'Esercito ùaliano esperti ufficiali francesi, il cui fabbisogno numerico valutava come segue: "Per brigata di fanteria, l ufficiale, cioè (in totale) 100; per comando di divisione di fanteria, l ufficiale , cioè 50; per comando di corpo d'armata, l ufficiale, cioè 25; per comando d'armata, 2 ufficiali, cioè 10; per artiglieria di corpo d'armata, 4 ufficiali , cioè 100 ; per l'artiglieria pesante, 50; per le scuole italiane, 20. Totale 355. Tale sistema potrebbe poi essere esteso ai reggi menti, all'aviazione , al genio, ecc . Questo ci sembra essere l' unico mezzo atto a fornire pronti risultati (supponendo però che gl i italiani vi consentano senza arrière pensée) giacché in questo modo la diffusione dei nostri metodi avrebbe effetto contemporaneo in tutti i corpi e in tutti i gradi. Sorge la


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Gli Al l FATI li\ ITAU A DURA~'TE l.A PRL\1A GUERRA MOS OIALE (1917-1918)

questione se questa propo ta possa venire accettata. Bi sognerebbe anzitutto assicurars i che l 'esercito francese sia in grado di fornire i quadri richiesti (in gran parte uffic ia li superiori). Superata questa difficoltà , si dovrebbe eliminare ogni es itazione o cattiva disposizione del Comando S upremo di fronte all'applicazio ne di un sim ile provvedimento; e c i sembra che l'unico mezzo poss ibile per risolvere prontamente le difficoltà sarebbe quello di far intervenire trattative dirette tra governo e governo. S ' intende cbe se l'e ercito britannico volesse cooperare in questo compito, l 'aiuto da esso fornito dovrebbe essere accettato senza retrizioni". Seguivano le conclusioni : " L'esercito italiano costituisce un organismo che potrebbe essere di utili tà nella coalizione; esso rappresenta tuttora una forza, nonostante le gravi perdite subite in ottobre, e possiede tutti gl i effettivi c i mezzi necessari per il suo sviluppo, quale è oggi richi esto. (Non si intende per ora aumentare il numero delle 51 divisioni di fanteria; però potrebbe embrare, a giudicare dal gran numero di giovani tenuti nelle retrovie, che questo non sia il ma imo sforzo al quale possa arrivare l'esercito italiano). Non ha però la sufficiente conoscenza della condotta della guerra, come si svolge oggigiorno; potrebbe però acqu istarla, se facesse volonterosamente lo s for~o necessario. Il suo morale è, e probabilmente rimarrà, buono, ma non costante. Tutto ciò che si può richiedere oggi all'esercito italiano sta che esso difenda la sua fronte senza cedere, e per questo compito possiede la forza sufficiente. Non è impossibi le tuttavia che possa succedere una rotta. Alle forze franco-britanniche disponibili è affidato il compito di sventare immediatamente qual ia i disgraziata contingenza, e, nelle presenti c ircostanze, i loro contingenti sembrano sufficie nti allo scopo. Se per una grave crisi si dovesse ricorrere ad un aiuto più forte, le forze alleate dovrebbero essere aumentate ad ogni costo. E ' prematuro di formulare qualsiasi opinio ne sulle prospettive che si possono presentare c irca il futuro impiego del le truppe italiane; troppi fattori possono intervenire prima che queste mi sure abbiano avuto il loro effetto. La misura nella quale il Comando Supremo vorrà accettare e supportare l'azione dei nostri ufficiali potrebbe in ispecial modo avere effetto su quei risultati ai quali noi tendiamo. Però, nella migliore delle ipotesi, non crediamo che si possa abbandonare l'eserc ito ita liano ai suoi compiti prima di un tempo indeterminato". La relazione Fayolle venne in possesso, nell'aprile 19 18, dell'addetto mjlitare italiano a Londra , colonnello Mola, che l'aveva avuta ne l-


CAPITOLO m - LA RELAZJO'IE FAYOLLE E LA PRESA DI MONTE T0~1BA

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la versione inglese da una persona fidata del War Office. li documento fu ritradotto in italiano c presentato al Capo di S.M. il 27 aprile, con l'avvertenza che la " presente versione è fatta sul testo inglese: sorge pertanto il dubbio che essa non sia esattamente conforme all 'originale francese" . Diaz lo lesse e chiosò a matita, su un foglietto di carta intestata del Comando Supremo: "Questa relazione rappresenta uno stato di fatto ormai sorpassato. Conviene quasi riscriverla mettendo le cose a posto, oppure egnare in nota tutte le differenze, sia di cifre sia di dati; e vedere e non convenga mandare tutto ciò all 'addetto a Londra perché ne abbia norma. Lo stesso si può fare con S.E. Robilant perché sappia in quali acque si naviga e chi arisca quando ne ha l'occasione. Poiché però vi sono pure delle osservazioni giuste, tenerne conto per e liminare gli inconvenienti che più appaiono sensibili e raccogliere a parte tutte le osservazioni di metodo e di idee perché si possano segnalare in conferenza ai Capi di Armata per loro norma e perché si adoperino a tutto migliorare, mentre possono averne regola per convertire con prove di fatto gli ufficiali alleati di colJegamento" .1 Un simile commento appare improntato a molto equilibrio. Invece di montare sul cavai d'Orlando dell'orgogl io offeso, Diaz non aveva diffico lt~t ad ammettere che il rapporto di Fayolle conteneva anche osservaz ioni esatte e che occorreva rispondere ad esse con un particolare impeg no al massimo livello dei Comandi operativi. Uti lizzava quindi l'elaborato non per contestarlo, ma per trame motivo di sprone ad fine di agire costruttivamente per migliorare i metodi di impiego delle truppe e la cooperazione tra fanteria ed artiglieria. Del resto che turni di prima linea troppo lungh i fossero un errore, era vero, per i motivi esposti dal generale francese; ed era anche vero che nel passato si era verificato un eccesivo affollamento in avanti di fanteria ed artiglieria, specie in dipendenza dell 'atteggiamento generalmente offensivo tenuto dalrE ercito italiano nel corso della guerra. Di lì a pochi giorni , l'operazione condotta sul Monte Tomba dalla 47a divisione Chasseurs, pur facil itata dalle circostanze c dalla spossatezza del nemico , avrebbe costituito un test conv incente della validità di alcune affermazioni della re lazione Fayolle. I Comandi italiani non ne-

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AUSSME, E 2, busta 130. fase_ l_


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GU AU..EATI IN ITALIA DlJRA.WE ~ PRIMAGt; E.RRA \10 ' 1>IALE(I917- I9I8)

garono la necessità di migliorare l 'addestramento delle truppe, semplificare i procedimenti di cambio delle unità e curare meglio la collaborazione tra fanteria ed artiglieria . Ma il rimedio proposto , di immettere nell'Esercito ufficiali francesi in veste di supervisori se non add irittura di comandanti-ombra, non poteva essere preso in considerazione: quello italiano non era un esercito coloni ale. Si possono aggiungere alcune brevi riflessioni. La relazione confermava che la fidu cia degli alleati , malgrado i successi italiani ne lla battaglia d ' arresto, continuava ad essere attenuata da non poche riserve, benché venisse riconosciuto che il Regio Esercito rimaneva una forza seria: parte delle riserve concernevano dubbi sulla tenuta nervosa, parte le reali capacità del Comando Supremo. Non era privo d ' interesse, peraltro , il ricono cimento dell 'importanza del fronte italiano; le forze a lleate non vi erano state ancora impegnate in combattime nti , ma dovevano tenersi pronte ad intervenire immediatamente in caso di necess ità perché l 'Italia doveva essere sostenuta "ad ogni costo". Ven iva riconosciuto, infine. che dopo la ritirata e la lunga battaglia sostenu ta per fermare il nemico, non si poteva chiedere all'Esercito italiano più che dife ndere " la sua fronte senza cedere" e che in questo compito andava aiutato per "un tempo indeterminato". Non sarebbe stato un me saggio gradito per quei politici e militari alleati che erano ansiosi di riprendere a tempi brevi le loro sollecitazioni di nuove offen ive italiane . L' idea del gene rale Fayolle di curare i m ali dell'Eserc ito ital iano con l'immissione di ufficiali francesi, era condivisa in Francia, ed ebbe un concreto seguito anche con la prima missione Ferry in Ital ia, del dicembre 1917. li sottosegretario agli Esteri Abel Ferry fu inviato in Italia dalla Commissione parlamentare dell'Esercito e del Bilancio pe r studiare le ragioni del disastro di Caporctto. Egli rivolse molte critiche ai quadri de ll ' Esercito italiano, dallo Stato Maggiore , che aveva un 'origine aristocratica e aveva introdotto un sistema disciplinare alla tedesca, agli uffic iali di estrazione borghese che restavano troppo distanti dai soldati. Poiché q ueste valutazioni sappiamo essere comuni anche ai soldati del corpo di spedizione francese , ci si può rendere conto di quanto fossero diffuse in Francia. l soldati invece erano buoni dal punto di vista umano, resistenti e combattivi , ma era necessario che i frances i intervenissero per poteri i utilizzare bene. Così Ferry propose u no scambio: 200-300 ufficiali fra ncesi sarebbero venuti in Italia per insegnare agl i a lleati come fare la guerra e altrettanti ufficiali italiani sarebbero andati in Francia ad imparare presso unità francesi. Ciò "avrebbe fatto del Comandante in capo dell'Esercito francese il capo indiretto dell' Esercito italiano" , poi-


CAPITOLO Ili - LA RELAZIONE FAYOLI..E E LA l'RESA DI ~10l\'TE TOMBA

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ché , "come la Germania già dirigeva lo stato maggiore austriaco, così spettava alla Francia di dirigere quello italiano".s Malgrado l'amabilità di Diaz, però, si sarebbe trattato di un'impresa troppo impervia, sia che la si perseguisse apertame nte, sia che si tentasse d i contrabbandarla "sottobanco" _9 Nella zona del Tomba-Montefenera il nemico era riuscito ad impadronirsi delle creste ne i combattimenti di novembre; le posizioni occupate gli fornivano eccellenti punti di osservazione e gli consentivano di prendere sul rovescio le linee disposte sulla riva destra del Piave, nei pressi di Pederobba. Da allora , "la nostra difesa si era sistemata in contropendenza sulle pendici meridionali dei monti stessi, ed era riuscita ad infrangere ogni ulteriore tentativo avversario, estremamente pericoloso per la delicatezza del settore, la cui caduta avrebbe portato l'attacco nemico ad aggirare la difesa del Piave". 10 Fra il 3 ed il 6 dicembre la 47" divisione Chasseurs diede il cambio alla 173 di visione italiana. Mentre gli assalti nemici si rinnovavano con insistenza sugl i altipiani, in quell'area si era determinata una situazione di ''fin de combar"; l'attività delle fan terie era rimasta debole e l 'avversario aveva affidato il contrasto oprattutto al fuoco dell 'artiglieria, che il 13 dicembre causò la morte del col. Bel, Comandante del soGruppo di battaglioni Chasseurs alpins della 47" divisione di fanteria, primo caduto francese nel ettore. Il Comando Supremo italiano e quelli alleati , però, impensieriti dalla sfavorevole situazione tattica, consideravano necessaria, quanto prima possibile, un'azione diretta a riprendere le creste del Tomba-Montefenera ed a ristabilire la vecchia linea itali ana a settentrione delle cime. Nella notte tra il 16 e il 17 dicembre i reparti germanici de ll'Alpen Kmps , che tenevano la linea dalla parte del nemico, furo no rilevati dalla divisione austriaca , contro le cui posizioni incominciò, insistente,

so·

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Melograni, cil., pp. 453-54. In data 20 novembre 1917 il Comandante delle tntppe francesi in Italia annotò: "Visto il generalissimo Diaz. Buona impressione, ascolta. Non bisogna prendere il comando, dice Foch, perché gli Italiani restino responsabili della difesa del loro paese, poi perché non l'accetterebbero, almeno allo stato attuale, e per sovrappiù neanche gli Lnglesi...Ciò che conviene fare , è dirigere souacqua". Fayolle. cit. , p 245. 10 Relazione. IV. tomo 3, p. 626. Cap. H . Benhemet, Les troupes françaises en Ilafie pendamla Grande Guerra (3 1 Octobre 1917-4 Novembre 1918). (D'après /es documems du Sen•ice Historique). in ·Revue MHitaire Française·. gennaio-marzo 1922, pp. 26-29.


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GLI Al.LEAH L\ rrAU A OURA.'ITE LA\ PRI\1A G UERRA MONDIALE(I917- 19181

l'azione dell'artiglieria francese: dopo Natale il cannoneggiamento , sostenuto anche da batterie italiane e britanniche, assunse un andamento metodico e demolitorio. Documenti di osservatori tedeschi affermano che il munizio namento impiegato pareva inesauribile: i pezzi alleati "bombardarono le posizioni finché non furono mature per l'assal to". Gli effetti del fuoco , controllati co tantemente dagli aeroplani, furono devastan ti nei confronti delle trincee e degli altri apprestamenti d ifensivi , tanto che quando l'artiglieria passò dal tiro sulle trincee a quello d i sbarramento destinato a coprire le truppe francesi lanciate all'attacco, le ondate di fanteria catturarono il presidio austriaco quasi senza ostacoli. Né poterono intervenire le truppe di rincalzo ammassate in ricoveri e caverne, poiché gli uni vennero demoliti c le altre rese inutili dalla potenza e dalla precisione dei cannoni francesi: sparando sugli sbocchi delle caverne, evidentemente ben co nosci uti dagli artiglieri, essi impedirono alle riserve avversarie d i uscire e consentirono aJia propria fanteria di sorprenderle. 11 11 bollettino n. 951 del Comando Supremo, emesso alle ore 13 del 31 dicembre, recava: " Ieri, nel settore di M. Tomba, dopo accu rata preparazione di artiglieria cominciata il g iorno precedente ed inten ificata nelle prime ore del pomeriggio. truppe Francesi assaltarono con magnifico slancio le posizioni nemiche fra Osteria di Monfenera e Naranzine. Travolta l' accanita resistenza nemica i nostri valorosi alleati si affermarono saldamente sulle posizioni conquistate. Vennero da essi catturati 44 ufficiali e 1.348 uomini di truppa, 60 mitragliatrici, 7 cannoni, parecchi cannoni a tiro rapido da trincea ed altro abbondante materiale da guerra. Batterie ed aviatori inglesi ed italiani concorsero efficacemente aH' azione" .12 11 rapporto d'operazione della 47" divisione Chasseurs incominciava ricordando l'ordine n. 50 del 26 dicembre, emanato dal comandante, generale Dillemann, che fissava il giorno dell'attacco al 30. Obiettivo dell'az ione sarebbe stata la riconquista dell' an tica prima linea italiana sulle pendici settentrionali del Tomba e del Montefenera. L' attacco sarebbe stato condotto da tre btg di Chasseurs, il 70° ad ovest, il 115° al centro e il 51° ad est; a destra di quest' ultimo reparto avrebbe operato

11 AUSSME,

F 1. busta l39, fase. 4. AUSSME, E 2. busta 88, fase. 5, dove sono anche le congratulazioni del Capo di S J\1 . de lla Marina. ammiraglio Paolo Thaon di Revel. 12


CAPITOLO Ul • LA R.EI..AZIO:>'E FAYOu.E E LA PRESA DI MONTE TO.\ ffiA

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un distaccamento di copertura pre levato dai btg Il o e 12° : due gruppi di granatieri e un plotone di mitraglieri. li btg di sinistra doveva avvolgere quota 868 muovendo contemporaneamente verso est e verso nord; gli altri due avrebbero avanzato in direzione sud-nord. Rilevanza fondamentale era attribuita alla preparazione d 'artiglieria: il colonnello Florentin specificava che al mo mento dell'attacco (il "giorno J, a ll 'ora H") dovevano essere stati neutra lizzati sia l'artiglieria che g li apprestamenti difen sivi del nemico, e a tal fine sarebbero state impiegate, oltre a quelle francesi (7 gruppi da 74, 3 gruppi da montagna, 4 gruppi da 155 corto a tiro rapido , 2 batterie di mortai da trincea), anche batterie italiane e britanniche. Si sarebbe fatto largo uso dell'osservazione aerea. 13 11 rapporto riferisce che i pezzi da 155 iniziarono la loro opera di distruzione il 26 dice mbre e la prosegu irono fino al 29; il tiro era condotto a discrezione e il nemico reagiva debolmente sulle prime linee francesi. Il 30 , alle 11 ,05 , tutta l'artiglieria entrò contemporaneamente in azione. I grossi calibri ed i mortai da trincea proseguivano lentamente e metodicamente la loro opera di distruzione , mentre i pezzi da campagna e da montagna eseguivano concentramenti di fuoco a tiro rapido su trincee, camminamenti e zone di radunata del nemico. Questi rispo e debolmente sulle prime linee, salvo che a quota 887, seriamente battuta, e più duramente sui camminamenti arretrati , che erano solchi scavati dall'acqua, orientati da nord a sud in discesa dalla linea di cresta Tomba-Montefenera. Alle 14,30 l'artiglieria francese raggiunse la sua massima intensità di fuoco, e a partire da quel momento decrebbe progressivamente in confo rmità al piano d'azione, così da attenuare la vigi lanza del nemico. L'artiglieria avversaria modellò la sua reazione sull ' azione di quella fra ncese, tranne che nella zona del 70° btg , costantemente sottoposta ad un violento tiro di contropreparazione. Alle 15 ,05 tutta l' artiglieria alleata aprì bruscamente un fuoco rapido su tutti gli obiettivi previsti e alle 16, 15 partì l'attacco, preceduto da un fuoco tambureggiante perfettamente calibrato su l territorio. All' ovest, il 70° btg aveva in prima linea due compagnie, una che sboccava da quota 877 verso est, l' altra dalla trincea verso nord; il. btg , una volta sbucato fuori , venne fatto segno di un violento tiro di sbarramento che superò brillantemente. Alle 16,11 la c ima del Tomba (quota 868) era conqu istata, a lle 16,45 il btg segnalò coi razzi che gli obiettivi

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AUSSME, E l , busta 27 1. fase. 4.


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as egnatigli erano stati raggiunti. Al centro, iJ 115° btg uscì dalle trincee con tre compagnie di fronte, raggiunse la prima linea nemica alle 16,1O e gli obiettivi fissati alle 16,21. Dinanzi allo spirito aggressivo dell 'attacco la fanteria avversaria, rintanata nelle sue trincee, resistette poco; tirò solo qualche colpo di fucile e lanciò qualche bomba a mano ulla destra del btg. All'est il 5 1o btg, con tre compagnie in linea, aveva alla sua destra il distaccamento di copertura al comando del cap. Lalande; progredì in buon ordine seguendo l'orario previsto: alle 16,11 la prima linea nemica era sorpa sata, alle l 6,25 gli obiettivi erano raggiunti. Anche qu i il mordente delle truppe dominò rapidamente ogni resistenza, salvo che ad ovest e a nord di Case Naranzine, 14 dove alcuni ufficiali e soldati bosn iaci isolati si difendevano con fuci li e bombe a mano. Ancora più a destra il distaccamento di copertura avanzò al di là dei suoi stessi obiettivi e il TC comandante del 4° gruppo alle 16,40 lo ricondusse sulla linea prev ista, in modo da non disturbare l'azione dell'artiglieria. Sul fronte del 115° e 51 o btg il tiro di sbarramento nemico, richiesto con lancio di razzi , scattò soltanto dopo 4 minuti , quando il di spositivo d'attacco era già passato al completo. Alle 16,35 era già stata eseguita la prcdisposizione segnaletica (picchettaggio) prevista dagl i ordini di operazione e raeroplano inviato ad hoc fece conoscere al Comando, per messaggio zavorrato , la nuova situazione della linea, conforme in tutti i punti al piano d'attacco. Le perdite del nemico erano state e levate; oltre ai prigionieri lasciò sul terreno più di 500 cadaveri. Il lavoro di organ izzazione de l terreno conquistato , già previsto dai piani fm dal 27 dicembre, cominciò immediatamente e al cadere della notte venne intensificato febbri lmente per mettere tutte le posizioni nelle condizioni previste per fronteggiare un ritorno offensivo avversario: il giorno J + l il nuovo fronte era in grado di resistere ad ogni azione di sorpresa. La trincea parallela a nord della cresta era collegata con 5 camminamenti alla parallela sud , essendo stati scavati a profondità normale a settentrione della cresta topografica detti 5 camminamenti. In conformità agli ordini, l'azione dell 'artiglieria non ebbe sosta; e avendo saputo dai primi interrogatori dei prigionieri che ad Alano ed a Quero erano acquartierate al iquote importanti dei i'Alp en Korps , le due località furono bersagliate da tiri nutriti e freque nti. n bilanc io della giornata si chiudeva molto positivamente; le perdite

14 Case Naranzine si 1rovavano presso l'estremità occidentale di Montefenera, praticamente a!Ja giuntura dei contrafforti del Tomba.


CAPITOLO 111 • LA RELAZIONE FAYOLI..E E I.A PRESA DI MONTE TO~IBA

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francesi ammontavano a 54 morti ed a 205 feriti , tra i quali 9 ufficiali , ma quelle dell'avversario erano molto più alte , sia per il numero dei caduti (come si è detto , o ltre 500) , sia per quello dei prigionieri: 47 ufficiali, di cui 3 feriti, L317 uomini di truppa, tra cui 127 fer iti. 15 In pratica l'intero presidio , costitu ito da elementi della 503 divisione austro-ungarica, era stato catturato , con armamenti e materiali (8 cannoni di vario calibro , 8 mortai da trincea , 53 mitragliatrici ad un primo inventario, cui si doveva aggiungere il materiale bellico esistente in un baraccamento incendiato, ancora da conteggiare). 16 E' utile conoscere qualche particolare sull'azione dell ' a.r tiglieria, poiché alla fine risultò determinante. Dalla relazione del comandante del 5° Raggruppamento d'assedio italiano, che operava su impulso dei Comandi francesi, scritta in data 3 1 dicembre 1917 , riportiamo: "Verso mezzogiorno s'incominciano a vedere numerosi scoppi di granate e shrapnels sul Tomba e Mo ntefenera; s' inizia il periodo di preparazione dell 'attacco. Dalle ore 12,20 alle 13 d'ordine del Groupement Est si fa eseguire dal 198° Gruppo un tiro d'interdizione sulla passerella d i Segusino, essendo stati corti dei lavoratori inte nti a ripararla. Intanto le batterie della 47a divi ione fanno nutrito fuoco di distruzione su!Je posizioni nemiche del Tomba e di Montefenera. Le batterie nemiche entrano in azione; le nostre istantaneamente le prendono sotto il fuoco appena gli osservatori le scorgono. Alle ore 13, essendo il fuoco nemico più intenso, il Comando Francese dà l'ordine di procedere alla controbatteria generale, che dura sino alle 13,30; quindi si riprende il tiro di controbatteria isolato. A quest'ora, il tiro di distruzione suUe linee nemiche, dopo il primo periodo di forti ssima intensità, è alquanto rallentato , pur mantenendosi abbastanza vivo. Alle ore 14,04 ha inizio il tiro a liqu id i speciali sulla batteria 2981 per parte del 198° Gruppo colle batterie 3Y e 68a che vi sparano 212 granate, e sulla 6274 per parte del 9° Gruppo colle batterie 20a e 34a che vi sparano 281 granate. Verso le ore 15,30 il tiro di distruzione riprende violentissimo e intensissimo e continua così sino alle 16 e qualche minuto . E' appena cessato che le fanterie francesi, uscite di corsa dalle trincee, sono sulla cresta. Il primo attacco ha luogo fra le due quote 877 e 868 del Monte Tom-

15 Tutti

fanti , meno alcuni aniglieri e 4 tedeschi ( l ufficiale, l souufficiale e 2 tele-

fonisti ). l6

La relazione è in AUSSM E, E 2, busta 130, fase. 3.


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GLI ALLEATI IN ITALIA DURANTE l.A PRIMA GUERRA MO:-IDIALE (1917 1918)

ba, e pochi minuti dopo le truppe francesi hanno pure occupato la cresta più e t verso C. Naranzine. Da questi punti, oltrepassata la cresta, scendono dall ' altra parte. Il nem ico, sorpreso evidentemente dapprima dalla fulmineità della manovra. apre un violentissimo fuoco di sbarramento, che riesce intempestivo perché per fortuna la cortina di fuoco resta alle spalle delle fanterie che sono g ià passate al d i là. Più di una ventina di aereoplani partecipa all'attacco volando a bassissima quota. Alle ore 16,04 ha inizio la controbatteria generale che si viene intensificando collo svolgersi dell 'attacco quando le batterie nemiche sono entrate in azione. L'efficacia del nostro tiro, oltre che e ere constatato dagli osservatori, è provata dalla diminuzione del tiro nemico. Alle ore 16,30 circa le truppe francesi hanno effettuata l'occupazione di tutta la cresta secondo gli obbiettivi propostisi. n nemico esegue inefficace tiro di repressione sulle linee occupate, e d'interd iz ione sulle pendic i del Tomba e Montefenera; mentre le nostre artiglierie continuano con buoni risultati a controbattere ogni batteria nemica segnalata in azione. 2 depositi munizioni si vedono saltare, uno a C ....toe alle 17.15, l'altro a Madonna di Caravaggio alle I l ,45. Dalle 17.20 alle 18,20 d'ordine del Groupement Est si fa eseguire dal 198° Gruppo tiro d'interdizione sulla strada Quero-Alano dove sono segnalate truppe nemiche. Alle ore 18 il 9° Gruppo inizia il tiro d 'interdizione stabilito su Valdobbiadene e S. Pietro di Barbozza. Alle ore 18,25 il 198° Gruppo lo inizia su strada S. Vito-Segusino, e su Vi lla di Ron. Alle 18,37 l'attività nemica è cessata; viene perciò l'ordine di sospendere il tiro di controbatteria. Alle 19,05 d ' ordine del Groupement Esc ha inizio il tiro interd izione sulle batterie 2984 per parte del 198° Gruppo e 5994 per parte del 9° Gruppo. Detti tiri d ' interdizione proseguono per tutta la notte successiva. Nella notte, calma quasi completa; il nemico ha tirato a intervalli per disturbare i lavori di rafforzamento sulle nuove posizioni. Da parte (nostra), qualche tiro di controbatteria". 17 Alla stessa data il colonnello brigadiere Baumgartner, comandante l'artig lieria del xvrn CA italiano , dava conto come segue del concorso delle batterie ai suoi ordini: " Il mattino di ieri 30 si ebbe la notificazione che il giorno stabili to J era fissato il 30 stesso e l'ora H per le 16,30 , A seguito delle disposizioni

17 ·'Dalle comunicazionj degli osservatori, dal lusinghiero elogio ri volto al sottoscritto dall'autorità Francese, dai risultati ottenuti, ho il compiac imento di poter dedurre che il concorso, nella buona riuscita dell'operazione tattica, dato dal 5° Ragguppamento. è stato efficace". AUSSME, E 2. busta 80. fase. l.


CAPITOLO 111 · LA RELAZIO:-ffi FAYOU..F E LA PRESA DI ~l ONTE T0~1BA

verbali date dal sottoscritto ai comandanti di gruppo interessati la sera del 29, la comunicazione del giorno ed ora venne fatta con avviso speciale, indicando pure di adoperare proietti a liquidi , permettendolo le favorevoli condizioni di tempo e di luogo. L'azione di preparazione diretta sull 'azione (contro le posiz ioni) nenùche da conquistare, fatta dall'artiglieria divisionale della 47" Di vs. doveva principiare alle ore l l, e quella di controbatteria alle 15; salvo principiare anche aiJe 11 ove qualche batteria nemica, di quelle assegnate come obbiettivi, si mo se mostrata attiva. il che a quell 'ora non si verificò. Alle ore 12,40 avuto avviso dagli osservatori che batterie nemiche eli M. Madal hanno iniziato il fuoco contro (le) alture di Tomba-Montefenera, si dà ordine di aprire il fuoco di neutralizzazione. In base alle successive informazioni deg li osservatori si ordina(no) concentramenti di fuoco sulle batterie nemiche che mostrano maggiore attività. TI tiro di concentramento risulta aggiustato: sono notificati dei colpi in pieno su i bersagli, e ben distinta la densa nebbia di gas sulle batterie nemiche. Segnalato che due delle batterie più attive hanno ce sato il fuoco, si trasporta il tiro su di una terza che pare molto attiva, per quanto non compresa negli obbiettivi assegnati . Dopo circa un 'ora e mezza di fuoco anche questa batteria non tira più; al pari delle altre due dello Zoc e del Mad al già neutralizzate. A richie ta dell'A .Li 3 1o si fanno prendere sotto nostro fuoco altre d ue batterie nenùche. Intanto poco dopo le 16, osservatori informano che la fanteria francese, scattata , è già in cresta, c quindi che i frances i hanno occupato il Tomba e Montefenera c sembrano proseguire verso (la) conca di Alano. Alle ore 16,30 Comando A .LJ31 notifica che gli obbiettivi di sinistra sono raggiunti ed invita a proseguire i concentramenti di fuoco di neutralizzazio ne per altri 30' , il che vien fatto. Successivamente lo stesso Comando, informando che sono stati fatti 400 prigionieri , invita ad iniziare subito i tiri d'interdizione sulle località Alano-Quero-Uson e Campo, dove, da informazioni avute da un Ufficiale prigioniero, risultava trovarsi una Brigata Germanica, e di prendere sotto fuoco gli sbocchi nord dei valloncclli che fan no capo all 'Ornic, g ià indicati in precedenza al sottoscritto dal Comandante di attig lieria del 3 1 C. Fr. Su questi ultimi obbiettivi si fa nno eseguire concentramenti di fuoco dal gruppo di batterie cannoni da 149 A resisi disponibili non facendo più tiri di neutralizzazione, mentre sulle località di Alano-Quero , ecc., si fa subito aprire il fuoco dalle batterie destinate per l'interdizione. Alle ore 19 il Comando A.LJ3 1 avverte di continuare soltanto nella none un tiro di disturbo sulle batterie che nella giornata si sono mostrate più attive, e di cessare il fu oco sugli sbocchi


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dell ' Ornic, e proseguire quelli prestabiliti d ' interdizione . In conseguenza si è dato ordine al Gruppo Cannoni da 149 A di eseguire 9 concentramenti di 16 colpi l'uno durante la notte ad ore indicate, confermando ai gruppi d 'interdizione di proseguire nei tiri stabiliti. Alle ore 7 d i stamane come da ordine sono cessati i tiri. Perdite avute: J morto e due feriti. Le batterie hanno rispo to perfettamente. Gli osservatori hanno fu nzionato molto bene ed i tiri sono riusciti sempre bene aggiustati ed osservati; vi è stato sempre uno scambio costante di notizie e di osservazioni fra i Comandi laterali, i gruppi , le batterie e gli o servatori attenendosi co ì una completa orientazione e la conoscenza esatta e sollecita della situazione . I servizi di collegamento e rifornimento hanno funzionato normalmente. n tiro di neutralizzazione con proietti a liquidi ha dato ottimi ri ultati, facendo rallentare e tacere affatto il fuoco delle batterie che si dimostravano più attive. La modalità di fuoco a concentramenti successivi ha avuto altra conferma di sicura efficacia. E' a ritenere che razione di concorso delle artiglierie di m.c. (medio calibro) del XVIII C. d'A . aJI 'attacco, efficacemente preparato e brillantemente eseguito dalla 47a D. Fr. , sia riuscito tempestivo ed efficace. S i aggiunge che anche le artiglierie di p.c. (piccolo calibro) del Corpo d ' A. concorsero alla riuscita dell 'attacco con azione dimostrativa di fuoco sugli obbiettivi del Madai-Zoc-Spinoncia-Fontana Secca·'.18 Anche l' aviazione ebbe un ruolo assai utile nella riconquista di Monte Tomba e di Montefenera. Il giorno dell'attacco il tempo era particolarmente favorevole: gli aeroplani del XXXI CA compirono 27 uscite per osservare l' avanzamento dello stato di distruzione delle trincee nemiche e indicare i punti ancora intatti, dirigere il tiro dell ' artiglieria, ottenere informazioni aggiornate sulla situazione e su i movimenti avversari , seguire passo passo l'azione della fanteria segnalando infine gli obiettivi raggiunti ali ' imbrunire .19 Il contrasto aereo austro-germanico latitò praticamente fino quasi al tramonto. Per guidare il tiro di controbatteria e fornire e lementi di conoscenza continuamente aggiornati all' aggiustamento del fuoco furono impiegati anche palloni fre nati: il pallone 25 rimase in ascensione dalle Il ,15 alle 17 e il pallone 38 dalle 8 alle 17 , quando fu incendiato da un aereo nemico mentre r osservatore , tenente Botton, scendeva tranquillamente col paracadute.

IS AUSSME, E 2. busta 130, fase. 3. 19 La squadriglia divisionale della 47• riuscì

"a consegnare le fotografie 55 minuti dopo l'esecuzione"'. a dimostrazione delforganizzatione perfena di quel servizio. Porro, cit., p. 150.


CAPITOLO Ul • LA REI..AZIO!I.' E FAYOu..F F LA PRESA DI M OY!'E TOMBA

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E proprio dall'osservazione aerea si può ricavare qualche altro particolare sullo svolgimento dell ' azione. Al centro del fronte d 'attacco venne opposta la resistenza più accanita, peraltro di breve durata, per superare la quale gli Chasseurs ricorsero a lanci di bombe a mano; sulla direttrice di Casa Naranzine il fuoco di qualche m itragliatrice respinse gli attaccanti indietro per qualche decina di metri, prima che potessero lanciarsi all'assalto definitivo.20 Sulla base delle notizie in suo possesso, il comandante della 103 Armata francese, generale Maistre, potè condurre un esame del punto di vi ta del nemico circa l'operazione del 30 dicembre. Le creste occupate a novembre gli erano utili come osservatorio e punto d'appoggio per un ' azione sul fianco orientale del Grappa: al riparo della linea delle cime, infatti, era stata ammassata nella valle dell ' Ornic una importante aliquota di artiglieria con lo scopo di cooperare all 'attacco di Monte Pallone; la cresta del Tomba doveva servire da base per completare l 'aggiramento del Grappa da est. Dai documenti catturati risultava che questa operazione era stata prevista, in un primo tempo, per il 13 dicembre, in collegamento con l'attacco dello Spino nc ia, ma la resistenza italiana sul massiccio Valderoa-Spinoncia aveva reso impossibi le rispettare quella data. L' avversario però non vi aveva rinunciato, ed era verosimilmente alla vigWa di riprendere l'iniziati va nel settore del Pallone e del Tomba: osservatori germanici erano arri vati in quel tratto di fronte il 27 dicembre, reparti dell'Alpen Korps e rano entrati in linea dinanzi a Monte Pallone e per il 31 dicembre era prev isto l' avvicendamento della soa divisione austriaca con elementi tedeschi freschi destinati ad attaccare. Alla luce di queste informazioni, ben si comprende come fosse importante per le truppe dell'Intesa riprendere la linea perduta. L' avversario si aspettava un attacco francese, ma fino alle Il del 30 dicembre il carattere sfumato e generico del fuoco di interdizione e distruzione lo aveva lasciato neli' incertezza su quando arebbe stato tentato. La 503 divisione teneva il fronte con due brigate , ciascuna formata da tre btg in linea; le riserve austriache erano scaglionate tra l'Omic e il Pi ave e reparti tedeschi erano pronti ad intervenire da Alano e da Quero. Ma l' azione dell 'artiglieria aveva provocato perdite tali che avevano indotto il Comando austriaco- il 26, 28 e 29 dicembre- ad ordinare degli avvicendamenti in prima linea ed a rafforzare il fronte portando in avan-

20 Il "resoconto del lavoro effeuuato nella giornata del 30 dicembre 191 T del comandante l"Aeronautica del XXXI CA. Barbu. è in AUSSME. E 2. busta 80, fase. l.


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ti ri erve e mitragliatrici ; in tal modo le riserve tattiche non erano più scaglionate in profondità, essendo state assorbite dalle trincee più avanzate; era previsto inoltre che alle ali i difensori non dovessero tenere ad oltranza la prima linea. ma ripiegassero sulla seconda , da cui sarebbero dovuti partire i contrattacchi. Presso ciascun btg era distaccato un uffic iale di artiglieria, al quale soltanto era attribuita la facoltà di chiedere l ' intervento delle batterie: a questo punto , però, senza piLt riserve né possibil ità di decidere sul fuoco dell 'artiglieria. isolati nei valloni del versante nord , i comandanti di btg non avevano più la guida della difesa, che ricadeva sui comandanti di compagnia. Gl i effetti dello spezzettamento del comando erano aggravati dalla mescolanza di elementi di diversa provenienza che rendeva i reparti meno omogenei. La preparazione de ll'artiglieria franco-alleata aveva puntato anzitutto sul disarticolamento delle comunicazioni: ufficiali austriaci riferirono che dopo 4 giorni era diventato impossibile trovare l'acqua e che dopo 2-3 giorni i rifornimenti non arri vavano più. La rapidità dell 'attacco della fanteria francese - 20 minuti in tutto - paralizzò il nemico, schierato enza profondità sulla prima linea; all'arrivo degli attaccanti, giunti immediatamente dopo gli ultimi colpi di obice. i soldati austriaci erano ancora faccia a terra nelle trincee per ripararsi dal bombardamento e . terrorizzati dali ' irruzione improvvisa , non ebbero il tempo di riprendersi; qualche rincalzo era rimasto troppo lontano ì_n cerca di protezione contro il cannoneggiamento: un ufficiale e ra partito dalla Val Guerra con 60 uomini ed era arrivato con 7; infine, non avevano funzionato i collegamenti: il Comando superiore mancava di informazioni e le riserve più lontane non si erano mosse, come neanche i reparti della divisione germanica schierata ad ovest della 503 divisione.21 La reazione dell'artiglieria austriaca, viva olo su quota 877 prima dell'attacco, era stata lenta ad apri-

21 Ecco come la racconta Rommel, cir., p. 422: ·• 'ella giomata del 30 dicembre 1917, la violenza del fuoco nemico contro il monte Tomba raggiunge il suo apice. Forma;doni aeree ne miche si abbassano fìno a pochi metri dal suolo e mitragliano le nostre posizioni e que lle dci reparti contigui. Dopo un combattimento di varie ore(?), i cacciatori delle Alpi francesi riescono a conquistare le posizioni della imperia! regia 3• brigata da montagna sulla nostm sinistra. oi riusciamo a resistere sul posto, ma con il fianco sinistro completamente scoperto. Se il nemico dovesse avanzare dal monte Tomba ulteriormente nella direzione di Alano, resteremmo tagliari fuori e dovremmo aprirci di none un varco verso La nostra linea. Nevica c fa più freddo! Nelle prime o re del mattino del 31 dicembre arrivano le riserve che colmano la falla sulla nostra sinistra. Questi reparti sono tunavia esposti al micidiale effetto del fuoco dell'artiglieria nemica che spara dalla direzione del monte Pallone. li comando decide perciò di ritirare il fronte due chilometri più a nord".


CAPITOLO III - LA REL.AZIOJ\' E PAYOLLE I:l LA PRCSA 0 1 \10 1\TE T0~1BA

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re il fuoco di sbarramento, perdendo in media almeno 4 minuti che avevano consentito agl i Chasseurs di attraversare rapidamente il terreno da battere. Ad attacco concluso, le batterie della riva orientale del Piave avevano bombardato con violenza, dalle 23 all'l ,30 , le posizioni conquistate dai frances i, ed avevano continuato anche nelle ore successive del 31 dicembre, cercando di colpire soprattutto gli sbocchi dei vallon i sul versante merid ionale. Praticamente l'av iazione au triaca non era intervenuta nei combattimenti . L'esercito austriaco aveva perduto così due buone brigate da montagna e il Comando superiore, premuto anche da pattugl ie francesi, arretrò l 'artiglieria e portò la sua linea di resistenza a nord del torrente Omic, ciò che rendeva impossibi le tentare l'aggiramento del Grappa da est. E dalla Neue Freie Presse del l o gennaio , il Comandante della 10" Armata riportava questo riconoscimento del critico militare: " La linea delle alture attaccate dai francesi costitu iva il pilastro principale del nostro fronte d'attacco nel settore del Monte Grappa. Il parziale successo francese è dunque per noi tatticame nte piacevole".22 In precedenza, il d ivi ionario generale Dillemann, rispondendo a o llecitazioni telefoniche dei suoi superiori, aveva trasmesso alcune sue o servazione ai Comandi d'Armata e di CA: " Questa operazione si è svolta assolutamente nei limiti di tempo previsti dal mio piano d' ingaggio poiché sembra che l'avversario sia stato reso maturo molto presto dal nostro bombardamento. E' certo che esso è stato rapidamente spinto a rintanarsi completamente od a fuggi re ind ietro da quando ha ricevuto concentrati i nostri tiri di annientamento e i nostri tiri rapidi di concentramento. Al momento del! 'attacco, i suoi ufficiali come i suoi uom ini e rano per la maggior parte sdr aiati a terra nei loro ripari e nelle loro trincee, alcuni nascosti sotto teli da tenda; gli ufficial i e gli uomini che avevano conservato qualche energia i sono difesi col fucile e le bombe a mano. Essi hanno tentato o lo in qualche punto di utilizzare le loro numerose mitragliatric i, poiché la disciplina dello schieramento non esisteva più e c iascuno si difendeva per conto proprio". Ne tirava la conclusio ne che contro g li austriaci convenisse accentuare le preparazioni massicce di durata limjtata e portarsi con coraggio, senza esitazione, all 'attacco, perché certamente essi cedevano prima dei tedeschi.

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Lo serino. senza dala ma presumibilmenLe della prima decade di gennaio 1918, è in AUSSME, E 2, busta 80. fase. l .


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OL-I AU.EATI IN ITALIA DURANTE I. A PRIMA GUERRA MONDIALE (19 17-19 18)

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Notava poi che la "contropreparazione è stata seria solamente in d ue punti, al le al i e più specialmente all 'ala sin istra , sulle pendic i di quota 877 , orientate N-S. Essa non ha avuto effetto materiale né morale, ebbene fosse regolata abbastanza bene. Ciò dipende dal fatto che il nemico ha tirato soprattutto proiettili a tempo e c he i nostri uomini si e rano acquattati in nicchie individuali. La contropreparazione con gli obici a percussione produce un effetto di distruzione che arreca le maggiori perdite e sconvolge le trincee di parte nza". ll fuoco di sbarramento austriaco, invece, " non ha prodotto alcun rallentamento nella marcia perché gli ufficiali dei tre battaglioni d'attacco avevano addestrato con decisione le loro truppe alla partenza. Sulla fronte N-S dell'attacco, lo sbarramento è stato all ' inizio con g ranate a te mpo , dall 'ora H ed anche un po' più avanti. Malgrado il calibro impiegato (105-150) non ha concluso niente: quando il nemico si è messo a tirare a percussione, le ondate erano già passate. Sulla fronte E-0, sebbene il terreno t:osse molto ripido , i primi scatti della fanteria sono stati abbastanza rapidi e le hanno permesso di uscire subito dalla zona di sbarramento che si concentrava generalmente sull a nostra linea di partenza. Su questo lato lo sbarramento è scattato mediamente in capo a quattro minuti: gli chasseurs avevano in media percorso 125 metri. Gli sbarramenti a percussione austriaci , anche di grosso calibro, sono senza effetto materiale serio . Impressionano più gli spettatori lontani che gli attori. Sono lenti a spostarsi lungo la direzione della marcia d'attacco. E ' una ragione di più perché le truppe d 'assalto si portino decisamente, senza esitazione, all 'assalto. E' certo che una truppa ben decisa ad avanzare, lo fa più fac ilmente sotto uno s barramento di proietti a tempo che sotto uno sbarramento a percussioine. n battaglione del centro, la cui marcia procedeva nel senso delle ondulazioni del terreno, ha cercato di utilizzare i corridoi così formati partendo all ' inizio in piccole colonne di squadra che profittavano anche delle pieghe del terreno. ln tal modo la sua marcia è stata più regolare, più compatta che al 51 o e al 70°, ma le perdite non sono state meno fo rti. Io credo che una linea molto sottile e spaziata (un uomo ogni 5 o 6 metri) passi meglio attraverso lo sbarramento che non le piccole colonne, anche se molto lontane le une dalle altre. Riassumendo, io credo che contro gli austr iaci convenga schiacciarli brutalmente col cannone ed aggredirli senza esitazione. Essi allora cedono e da11a loro parte i legami di schieramento si rompono del tutto". Parrebbe che questi giudizi , esatti e legittimi per quanto si riferisce all'azione di Monte Tomba, avrebbero forse meritato di venire conside-


CAPITOLO Ili · LA RELAZIONE FAYOLL.E E LA PRESA D I MONTE TOMBA

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rati con maggiore prudenza, prima di essere e tesi ad un piano generale. Fondarsi su una sola esperienza non è generalmente un buon metodo: si possono perdere di vista fattori particolari che hanno giocato nel caso specifico e che sarebbe avventato ritenere una condizione generale, si rischia di sottovalutare il nemico e di avere spiacevoli sorprese. Comunque, il comandante del XXXI CA francese , generale Rozer d' lnfrevHle , non fece osservazioni critiche sul rapporto, rilevando che l'azione si era svolta "esattamente nelle condizioni previste nel piano di combattimento" . Aggiunse: "Una serissima preparazione del terreno d'attacco da parte dell 'artiglieria della 47a divisione di fanteria, completata da un'azione di controbatteria molto efficace condotta dall'artiglieria del 31° CA francese , del XIV CA inglese e del XVID CA italiano, ha potentemente contribuito al successo dell'operazione che fa grande onore a tutte le truppe che vi hanno preso parte". Anche il Comandante dell'Armata si congratulò col divisionario , osservando che questi aveva tenuto saviamente conto delle circostanze particolari che gli ponevano di fronte un avversario di valore molto inferiore a quello del nemico incontrato sul fronte occidentale, e per di più all'oscuro delle procedure d'attacco delle truppe francesi; l'avversario , inoltre, aveva organizzato in maniera incompleta la po izione, con difese accessorie e ripari poco consistenti . In tali condizioni era bastata una penetrazione breve e violenta, ma il metodo usato non si poteva generalizzare per l 'attacco di una posizione fortificata ed organizzata più solidamente. L' insufficienza dell'artiglieria austriaca, che aveva eseguito in modo sommario e un po' a casaccio la contropreparazione, aveva consentito ai frances i di scegliere per l'attacco un 'ora abbastanza avanzata de l pomeriggio, ma in generale sarebbe stato preferibile fissare un'ora più mattutina per non lasciare a lungo sotto il tiro di contropreparazione le truppe destinate a condurre l'attacco. Il fuoco d' interdizione doveva cominciare fin dall'inizio della preparazione, al fine di isolare completamente la difesa, e proseguire senza interruzione prima, durante e dopo l'attacco: la cadenza poteva anche presentarsi con delle variazioni , ma doveva essere continua. Tale condotta invece non era stata osservata integralmente nell 'operazione di Monte Tomba, ev identemente per lasciare il nemico nell 'incertezza sul fron te d'assalto, che un accerchiamento rigoroso di fuoco avrebbe rivelato. Simile tattica, che al Tomba non aveva provocato inconvenienti, non poteva però essere adottata come linea generale di principio. L' interdizione continua, equivalente ad un vero ingabbiamento dell'obiettivo da conquistare, era stato uno dei principali motivi di successo alla Malmaison e altrove. E ricordava che, benché


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GLI ALillATI IN ITALIA DURANTE t.A PRL\1ACUERRA MO'IDIALE ( 191 7- 1918)

reali zzata con minore completezza, pure l'interdizione effettuata per l'operazione del 30 dicembre aveva impedito al nemico di approvvigionarsi di viveri . G li ufficia li prigionieri dicevano c he nessun cibo era pervenuto loro da tre giorni. Maistre concludeva che per il fu turo sarebbe stato o pportuno accentuare ulteriormente il carattere rigoroso dell' interdizione, senza introdurvi attenuazioni o arresti di qualche durata , salvo che in caso di visibilità perfetta, in cui ogni movimento potesse essere segnalato dagli aere i.23 Il parere espresso dal generale Maistre era equili brato più dei sentimenti di molti suoi uomini, portati a disprezzare troppo facilmente i a ldati italiani ed austriaci. 24 Era comunque comprensibile, e fo rse inevitabile, che la conduz ione e l'esito dell'operazio ne , avendo messo in evidenza una grande superiorità organizzativa e militare francese, ali mentassero e confermassero i pregiudizi di ch i ne aveva. Non bisogna dimenticare che, dopo Caporetto e la ritirata e la difesa sugli Altipiani e sul Piave che pure aveva comportato cedimenti, la presa di Monte Tomba c di Montefenera rappresentava il primo evento sul campo di segno opposto. Il modo in cui il uccesso tattico era stato ottenuto , inoltre, colpì l'opinione pubblica ed elevò il prestigio dei Comandi e dei combatte nti francesi in Italia. Il maggiore Mollard, capo di S.M. della 47 3 divisione, fu invitato a tenere una conferenza sull 'e perienza del 30 dicembre agli ufficiali del corso per Comandanti di btg della 31' Armata. Gli aspetti più significativi emersi dall 'c posizio ne riguardavano la minuziosa preparaz ione di ogni particolare che aveva permesso di impiegare una forza modesta (poco più di l .200 uomini), molto scaglionata in profondità; la limitazione degli obiettivi; l' importanza di avere assegnato numerosi cannoni di piccolo cal ibro ai btg d'attacco (48 pezzi per btg), un dispositivo d'artiglieria che aveva stordito i difensori con inte nsi barramenti mobili e accompagnato l'assalto della fanteria. Il fronte d'attacco era stato ripartito in re-

23 DiJlemann a Maistre ed a Rozer d ' lnfreville, 1° gennaio 1918; Rozer d ' l nfreviJIe, 2 gennaio: Maistre. 4 ge nnaio. AUSSME, E 2, busta 130. fa c. 3. 24 Si è derto del ruolo dei primi nella bauaglia d'arresto: quanto ai secondi. reparti dei quali si comportarono bene anche sul fronte occidenca.le, va ri cordato che erano in via d i riorganizzazione dopo oltre due mesi di sfoni: il Comando imperiale era ben conscio della necessità di sollevare il valore combattivo delle unità di fanteria, ed aveva deciso a tal fine di raggruppare i migliori elementi in divisioni di nuova costituzione •·adatte realmente alla guerra''. Cfr le informazioni di fonte francese riportate ne l Bulletin de renseignemefll n. 55 del 30 dicembre 191 7, h. 23 . AUSSME, F l, busta 139, fase. 4: Facon. cit., pp. 52-54.


CA PrTOI .O ITI • I. A RELAZIONE FAYOLL.Ii E LA PRESA DI MONTE TOMBA

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!azione alle difficoltà: così il btg di s inistra che doveva attaccare quota 868 aveva un fronte più ristretto. Come ele mento di particolare importanza, infine , venne posta in risalto la fusio ne, dimostratasi efficacissima. tra artiglieria e fanteria, che non era affidata soltanto a collegamenti tecnici perfetti , ma alla frequen tazione e dimestichezza reciproca, la quale aveva realizzato " il collegamento degli animi" . Il Comando della 33 Armata chiese ai di pendenti Comandi di CA, di artiglieria, genio ed aeronautica, rapporti di analisi sull'azione francese del Tomba, li esaminò c ritrasmise loro una sintesi critica sui p rincipali insegnamenti da trarre: "Circa la condotta della difesa austriaca , giova notare: a) durante il tiro di distruzione dell 'artiglieria francese la fanteria austriaca perdè ogni coesione: gli uom ini si intanarono tutti nei ricoveri e sfuggirono di mano ai loro comandanti ; b) comandi e reparti non fu nzionarono: così non fu avvistato tempestivamente l 'attacco della fanteria francese ed il tiro di sbarramento fu chiesto da un solo osservatorio (con razzo); ("anzidetto tiro però si sferrò dopo quattro minuti dal segnale, dopo cioè che la fanteria francese aveva attraversato la zona sulla qua le era stato preparato il tiro di sbarramento; c) la fanteria austriaca, per quanto detto sopra , non reagì e non riuscì a mettere in azione neppure le numerose mitragliatrici che g uarnivano la posiz io ne e con le quali era certamente possibile arre tare la fanteria francese; d) il tiro di sbarramento risultò inoltre troppo lungo e battè la trincea francese di partenza (già abbandonata dalle ondate d ' assalto), anziché il terreno interposto fra le d ue linee ed in ispecie quella immediatame nte antistante alla linea austriaca; il fuoco infine dell'artig lieria austriaca risultò no n manovriero e , quando fu segnalato ("avvicinarsi della fanteria francese. il fuoco non potè rapidamente spostarsi per battere il terreno antistante alle ondate d 'assalto; e) la contropreparazione dell 'artiglieria austriaca - soprattutto perché eseguita con tiro a tempo - non ebbe alcu n effetto deprimente per le truppe france i che erano riparate entro nicchie individual i. Il successo dell'attacco è da riconoscersi soprattutto nell' azione del comando che ha utilizzato armonicamente tutti i mezzi a sua disposizione e concertato l'azione fi n nei mi nuti particolari senza nulla lasciare all' imprevisto; notevole la precisione del tiro di sbarramento mobile che non segnalò in alcun modo l'avvicinarsi delle ondate d'assalto e l' impiego economico della fante ria per raggiungere brillantemente tutti gl i ohbiettivi stabil iti. Sono da notare le osservazioni del comando d ' Armata circa l' ora di scatto dell a fanteria ed il maggio r valore che sembra si debba ascrivere


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GLI ALL EATI IN ITALlA DURASTE LA PRI~I J\ GUERRA MON"OIALE ( 191 7- 1918)

ai tiri d'interdizione eseguiti ininterrottamente sui punti sensibili dell'avversario durante l'intera preparazione d'artiglieria. Da notare infine come il comando d'Armata fa le sue riserve al l'apprezzamento de!Ja 47• divisione che, essenzialmente per le perdite dell'avversario e per le norme che informano la condotta della difesa, inclinerebbe a generalizzare gli attacchi preceduti da preparazione di artiglieria relativamente breve, per usufruire così in maggior grado del fattore sorpresa". TI Comando della 4• Armata, a sua volta, diramò ai comandi dipendenti un promemoria concernente razione dell'artiglieria, la quale aveva iniziato la preparazione fin dall'arrivo in zona dei reparti francesi; la local izzazione delle postazioni era stata decisa con la massima accuratezza, in relazione alle esigenze difensive (mascheratura. collocazione defi lata, ripari) e offensive, accuratamente scelte e costruite nella segretezza, utilizzando l'osservazione terrestre ed aerea per definire le linee di tiro e le aree di battuta; fm dal primo giorno "l'attività normale del fuoco delle artiglierie fu mantenuta assai vi va per non risvegliare l'attenzione avversaria con una attività maggiore nei giorni precedenti l 'azione". Durante il combattimento l'azione balistica era diretta dal comandante divisionale dell 'artiglieria, in stretto contatto con l' osservazione aerea e le altri fonti di informazione, così che di momento in momento il fuoco dei cannoni si adattasse bene alla situazione in cor o. La prima fotografia di verifica del fuoco di distruzione venne eseguita da un aereo alle l O, 30 e due ore dopo le positive g iungevano ai comandi interessati. Nella descrizione dell'azione venivano posti in rilievo i punti seguenti: a) l' importanza capitale attribuita a lla precisione dcii' orario ed alla sincronizzazione tempistica; b) la concentrazione del tiro, dopo lo sbalzo della fanteria, sulle riserve avversarie nei val Ioni a nord della cresta, lasciate prima indisturbate; c) la negativa sempre opposta dal comandante dell'artiglieria alle richieste di avanzare le batterie: egli rispose costantemente che piuttosto ci si preoccupasse di indicare dove il fuoco doveva essere diretto, che avrebbe provveduto: e) i grandi concentramenti di fuoco seguiti ad azione conclusa, "anche in base a semplici congetture", e solo quando sopravvenne l'oscurità continuarono a sparare o lo "bocche da fuoco completamente defilate dal le vampe" .25

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Alcune nore circa l'attacco della 47' divisione fra ncese al Mowe 1òmba, 16 febbraio 1918; Comando de lla 4" Armata, S.M. ad Ufficio Operazioni. Promemoria relarivo a/razione svolra dai francesi per la rioccupazione delle posizioni del Tomba-Momefenera,S gennaio 1918.AUSSME, E l , busta271,fasc.4.


CAPITOLO I li · LA RELAZIONE

~AYOLLE

E LA PRESA DI MOXfE T0!-1JlA

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Avendo il Comando d ' Armata già trattato dell'artiglieria, il Comandante del VI CA , generale Stefano Lombardi, diresse l'attenzione all'impiego della fanteria e fece distribuire un documento che conteneva le conclusion i dello studio condotto sulla "fortunata ...bella azione francese". Riconosceva nella preparazione lontana la base fo ndamentale del succe o: il divisionario si era reso ben conto della necessità d i riconquistare la linea di cresta, ma era fermamente deci o a promuovere razione "solamente quando tutto concorrerà a darle certezza di riuscita" . Dava in izio così alla pri ma fase , che per i gradi inferiori e la truppa doveva sembrare solo un miglioramento della situazione difensiva, mentre solo il Comando sapeva di predisporre i pezzi di una combinazione: questo avveniva "con calma e severa organizzazione··, senza allarme, senza orgasmo, facendo convergere ogni componente ad un unico scopo, con lo studio minuto di ogni aspetto. La seconda fase, di preparazione vicina, sboccava nello svolg imento dell'azione; le truppe non avvertivano alcun cambiamento , anche se la preparazione assumeva una forma più concreta, poiché l' attività si innestava senza traumi su quanto già fatto ; i particolari pilt minuti venivano definiti e collegati. "Stabilito lo scopo che si vuole raggiungere entro i limiti ben definiti e proporzionati ai mezzi che si intendono impiegare , i dispositivi vengono strettamente subord inati ad ogni piu min uto particolare della d ifesa nemica. La manovra nel campo tattico è fun zione d i un collegamento perfetto e di uno studio che a prima vista potrebbe quasi sembrare esagerato. Il fronte di attacco generale è limitato allo stretto indispensabile: su di esso si fa convergere il massimo sforzo . I reparti laterali non sono coinvolti nell ' operazione con inutili e sfibranti azioni dimostrative. L'ammassamento ha luogo nella notte precedente l'az ione. I reparti r itratti dalla prima linea durante il tiro di preparazione devono per raggiungerla nuovamente usufruire di camminamenti a ll ' uopo costrui ti e stabil iti. ..Ogni colon na di attacco ha un preci o compito ed un obbiettivo stabilito che non può sopravanzare ed oltre al quale non deve dilagare. Preceduta ed accompagnata dal fuoco di sbarramento , la sua marcia, di cui la velocità è strettamente fissata a seconda delle esigenze d.i assieme della manovra e delle diffico ltà del terreno, si compie in condizioni quanto mai favorevoli per la fid ucia e la sicurezza che le derivano da una situazione di fatto nettamente definita. La fronte infatti è stata completamente spazzata da insidie nemiche ed i fianchi garanti ti con particolare minuziosa cura mediante riparti speciali di truppa, concentramenti di mitragUatrici , sbarramenti di artiglieria". Collegamenti e segnalazioni ricoprono un ruolo fond amentale nell 'economia dell 'operazione:


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Gl..l ALLEATI IN ITALIA DURANTE i-A PRlMA OUioRRA MONDIALE (19 17-19 18)

le colonne d'attacco sono collegate fra loro c con i comandi generali di fanteria e di artig lieria . Oltre ad una fitta rete dì linee telefoniche, telegrafiche, radio , o ltre ai colombi viaggiatori, c'è una centrale ottica che riceve e trasmette le comunicazioni : Le segnalazioni avvengono a mezzo di insegne , razzi, fumate. Attraverso pattuglie viene assicurato anche un costante collegamento "con r aeroplano destinato ad accompagnare la fanteria e gl i osservatori terrestri"; viene usato un cifrario ridotto , molto pratico e facile , che si compone di gruppi di 3 numeri o 3 lettere e che di norma viene usato per una sola azione.26 Il XVill CA del generale Adolfo Tettoni , coinvolto nell'operazione del Tomba-Montefenera con una parte delle sue batterie, aveva compilato subito uno studio accurato che venne fatto conoscere a d iversi Comandi superiori. 11 documento rivo lgeva pa1ticolare attenzione al tema "Concorso ed azione delle varie armi nello svolgimento della lotta", cui avevano preso parte "tre btg di Chasseurs, 250 bocche da fuoco frances i e italiane e numerosi velivoli nostri e alleati di ogni tipo" . In calce aJ rapporto figurava un commento scritto a mano (dal generale Tettoni ?): " dunque, una intera Divisione per un tratto di fronte di poco più di 2 km e per uno sbalzo di 200m c irca. TI solo attacco dell' Asolone, per noi , interessa una fro nte pure di circa 2 km , e per uno sbalzo di 1.000 m c irca. L'attacco completo interessa poi una fronte di 6 km e per una avanzata di oltre 2 km". Dove lo studio ripo rtava la varietà dei mezzi - telefono, razzi, bandiere colorate, piccioni viaggiatori , stazioni ottiche e radiotelegrafiche - impiegati per mantenere tutte le componenti del dispositivo militare francese in contatto, un 'altra annotazione, rilevando che "al buon collegamento concorsero anche i velivoli ", individuava negli aere i " il mezzo principale" che consentì al comando tattico della divisione di seguire passo passo l'azione delle truppe amic he e nemiche, sulle quali gli aviatori scattavano fotografie e prontamente le recapitavano mediante plichi zavorrati lanciati in volo. Il documento attribuiva ali 'azione aerea grande rilievo, sia per la ricognizione continua e partico lareggiata condotta nei giorni precedenti l'attacco, sia per il supporto assicurato durante l'azione stessa, quando numerosi aeroplani da ricognizione avevano diretto il tiro delle artiglierie ed informato costantemente i comandi dell 'evolvere della s ituazione in ogni fase, mentre altri aerei, " da

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fase. 3.

A;:.ione francese sulla fronte M. Tomba-Montefenera, AUSS ME, E 2, busta 130.


CAPITOLO 111 LA RELAZIONE M VOLLE E LA PRESA Ol ~lO:O.TE T0~18A

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bombardamento e da caccia nostri ed alleati mitragliavano le truppe nemiche impedendo agli aeroplani nemici di fare altrettanto". Quanto all'artiglieria, venivano confermate le notizie e i dati già riportati in precedenza; anche il numero dei colpi sparati e la loro distribuzione per calibro corrispondevano a quell i del già citato resoconto della 4 3 Armata, che tuttavia forse peccavano per difetto, visto che altrove i colpi sparati dalle batterie dipendenti daJ Comando artiglieria della 47a divisione erano indicati in 39.835 (''non risulta se vi sono comprese anche le munizioni consumate dali ' artiglieria italiana"?7 , cui erano aggiunti altri 11.300 colpi sparati dalle batterie dipendenti dal Comando artiglieria pesante del XXXI CA francese, per un totale di 51.135. Le conclusioni erano una conferma di affermazioni già note: " In complesso i principali fattori della buona riuscita dell'operazione e le principali caratteri stiche d i essa furono: ottima preparazione di artiglieria , azione ben combinata tra le varie armi, sicurezza dei collegamenti , rapidità di movimenti, risolutezza di azione, completa esecuzione delle disposizioni per l'attacco" .28 Vi è da rilevare inoltre che la riconquista di monte Tomba, a parte i risvolti prettamente militari, ebbe in generale un impatto positivo anche nei rapporti tra italiani e alleati. Un po ' a causa degli "spontanei antagonismi nazionalistici", un po ' per la pro paganda nemica, un po' per l'invidia naturale del povero fante italiano, "combattente ed uomo di fatica", nei confronti dei "ricchi e privilegiati" soldati frances i ed inglesi, i! problema di migliorare i reciproci sentimenti esisteva di certo.29 In Italia, subito dopo la vittoria del Tomba, venne diffuso un manifesto che cele-

27 Secondo questa fonte . all'azione parteciparono 265 bocche da fuoco: 192 francesi e 73 italiane. 28 Comando del XVUI CA-Stato Maggiore, 3 1 dicembre 1917, Noti:ie e dati raccolti durame razione della 47' Divs. Francese del 30.12.1917, AUSSME. E l. busta 271, fase. 4: l'artiglieria, come noto, continuò fino a tarda notte un fuoco lento d. interdizione. Possono avere interesse anche le testimonianze dci prigionieri ripor1atc ne llo studio del XVIII CA: " l prigionieri austriaci e bosniaci della 50" divisione erano in uno stato fisico molto scadente e scarsamente forniti di indumenti invernali. Uno slavo triestino dichiarò che le perdite, fin da i giorni precedenti , erano state gravi; in causa dei tiri ben aggiustati sulle comunicazioni , i viveri alle trincee mancavano od arrivavano scarsamente. Lo stesso prigioniero, che non aveva l'aria di mentire, attribui va ai tedeschi - a differen za degli austriaci - molto spirito offensivo e gran parte dei risultati otten uti ne lla recente ava nzata. Lo stesso dichiarò che durante l'azione l'artig lieria austriaca spesso colpì con colpi corti le proprie truppe". 29 Melograni, cit. , pp. 454-55.


GLI ALLEATI IN riALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE (19 17-19 18)

brava la collaborazione italo-francese presentando un alpino e uno chasseur che si davano la mano (chissà perché la sinistra!).30 In Francia venne pubblicato - ne lla collana " Patrie" a larga diffu ione, "destinata a perpetuare l'ammirazione per gli eroi e l'esecrazione per i barbari"- un romanzetto politicamente corretto che, sullo sfondo della gloriosa impresa narrata con qualche licenza, inquadrava una storia d'amore tra un ufficiale francese e una fanciulla veneziana.3 1 E ' interessante il diario di Ada Andreina Bianchi , crocerossina volontaria in servizio a Feltre e poi. dopo la ritirata, neHa sua stessa casa di Cavaso del Tomba , divenuta sede del Comando delJa 173 Sezione della Sanità Militare. Giunta la sera del 5 novembre, si trovò nelle immediate retrovie del fronte, a tiro dell'artiglieria nemica, ma di là non s i mosse, operando tra morti e feriti con grande coraggio e dedizione. Riportiamo qualche brano più attinente al nostro tema: " Il 23 novembre l'artiglieria francese requisisce parte dei locali della mia nuova dimora. Nella notte arrivano quattro cannoni che vengono subito mimetizzati nei pressi della casa. Soldati, cannoni e cavall i danno un aspetto ben diverso al nostro romitaggio ...Mi piace l'azzurro marino delle divise francesi e quel loro linguaggio armonioso a me non del tutto sconosciuto. Benvenuti gli alleati che ci portano aiuto! E sono bene accolti i frances i dagl i abitanti italiani della cascina. Una sola cosa m ' ha contrariata: il comandante delle batterie mi ha proibito di recarmi all'osservatorio e, quando mi vede salire l'erta collina, mi chiama: ' Madame, ritornate: pericoLo di morte!'. Al momento non mi resta che obbedire , ma poi riprendo la via maestra: volere o no. il mio posto è lassù! ...2 dicembre ... Verso sera il Maggiore Pisapia, comandante del 73° Gruppo Artiglieria d'Assalto, ed il suo aiutante si presentano alla nostra cascina

30 P. Pozzato, Mome Grappa 1917118: tre bauaglie dimemicate. in AA.VV., Alli del Convegno Marostica e La Grande Guerra, a cura di P. Pozzato, G. Nicolli , GA. Muraro, Nove, Grafiche Novesi, 1999, p. 64. 3l Vi si affermava. tra l'altro, che per i combattenti francesi l'Italia non era soltanto " una nazione alleata, generosa c fedele, sorella di raua e di sentimenti, ma, in qualche modo, una seconda patria" (tale era il titolo del capitolo); nei bersaglieri che avvicendava in linea, il protagonista avvertiva '·una specie dj energia djsperata, una decisione ri soluta dl farsi uccidere piuttosto che cedere di nuovo"; si dicevano mirabilia degli italiani impegnati nella battaglia d'arresto; non era poi vero che le truppe avversarie così fac ilmente sgominate fossero tedesche, ma bisogna capire che una vi uoria sui boches, anche se storicamente inesatta, faceva brodo sul fronte intern o. Vedi P. Carillon, A l'assaut du Mont Tomba, Paris, P. Rouff, 19 18, passim.


CAPITOLO Ili - LA RELAZIONE I'AYOLLE E LA PRESA DI MONTE TOMBA

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e chiedono rifugio per ufficiali e soldati (che sono sotto bombardamento a poche centinaia di metri) ...Studiata la situazione, resa ancor più difficile dall'affluire di altri soldati francesi, il maggiore deve persuadersi che non c 'è posto per altri soldati. Lo vedo partire a malincuore .. Jl giorno seguente, verso mezzogiorno, riprende il bombardamento che era cessato per qualche ora. Dall'osservatorio vedo piombare un poderoso 305 sopra la casa dei miei non ni, proprio dove alloggia j) Comando del 73° ...Non esito e scendo di corsa dalla collina; mi presento al Maggiore Pisapia e ai suoi commensali e dico loro: 'Da noi una cameretta è libera; vuoteremo il granaio dando le mele ai soldati; i francesi si restringeranno un po' per farvi posto' ... Il 7 dicembre l'artiglieria francese parte per lasciare il posto agli Chasseurs des Alpes. Con quanta rapidità vengono fatti sloggiare i cannoni e quale destrezza nel trasportare i proiettili ammonticchiati presso le batterie! Si è formata una lunga fila di soldati disposti a zig zag, .in bell'ordine, in modo che i pesanti ordigni passano dall'una all'altra mano con estrema precisione: pare vedere tanti bimbi giocare alla palla e sono invece i 105 che vengono maneggiati così, alla leggera. Ci fosse stato un posto anche per me in quel gioco! Una parte del XIV battaglione degli Chasseurs des Alpes, i nuovi arrivati , fornisce al mio diario graziosi colloqui, scenette tipiche e date storiche. Non metto tutto sulla carta: sarebbe un lavoro troppo lungo. Dopo qualche giorno, infatti, noi borghesi formiamo con i soldati italiani e francesi una sola famiglia. La nostra cucina viene adibita a bureau. Mia zia lavora sempre ma il solo sibilo dei proiettili la costringe in casa. Io invece vogl io vedere .. .incontro nuovi soldati che si meravigliano d i vedere una donna. Taluni di essi si domandano: 'Chi è?' . E qualcuno risponde: 'E' la signorina del 73° Gruppo' ...La nostra buona contadina si presta a fare il bucato per le guarnigioni d'ambo le nazionalità; zia ed io rammendiamo la biancheria , soprattutto le calze: vogliamo che i nostri soldati abbiano l ' illusione di essere in famiglia. Qualcuno di essi protesta perché facciamo troppo , ma noi rispondiamo prontamente: 'E che cosa nonfate voi? Non siete forse pronti a dare la vita per salvare la nostra terra, i nostri monti?'. Durante l'inverno riusciamo talvolta a trascorrere delle belle serate ...Stiamo accanto al focolare, consolati dalla fiamma benefica, in barba al nemico. Il pericolo accresce l'accordo; la lingua italiana e la francese si confondono: risate da pazzi! E ' quasi mezzogiorno del 12 dicembre e mi trovo appena fuori dell'abitato, intenta a stendere la biancheria al sole , quando un rumore sinistro echeggia all'intorno e un cavallo, vicino a me, tende le orecchie e si


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GLI ALLJ:ATIIN ITALIA DUR,\)>'TE U1 PRI\1;\ GUERRA MO:-!DIALE ( 1917·1918)

impenna. Un francese va a ripararsi dietro un ' imposta sussurrando: 'MonDi eu, mon dieu! '. Altri soldati corrono verso il rifugio. Faccio appena in tempo ad accovacciarmi che un mostro nero, dopo aver tagliato l'aria sopra la mia testa, cade con grande fracasso alla distanza di oli d ue metri e q uaranta centimetri da me. Cos·era successo? Gi ù, nella valle, un cannone da 280 era esploso ed un grosso pezzo di ghisa aveva attentato alla mia vita. Faccio raccogliere quel pezzo di cannone che, per poco , non mi aveva sfracellato: pesa 43 chi li! ... l1 30 dicembre è una data memorabile che sarà certamente illustrata nei libri di toria. E' la vig ilia di una grande azione e, prima della battaglia, c 'è un via vai continuo: è la truppa che già dalla notte sta andando compatta verso il fuoco; sono i francesi, desiderosi di farsi onore in Italia, che s'avviano verso il Monte Tomba. I comandanti francesi passano in rivista gLi Chasseurs des Alpes. Qualcuno di questi mi viene presentato . Ricordo pochi nomi ma non dimentico quello singolare di De Bello. Domando ad un francese: 'Chi è quello che mi ha salutato?' . ' Il nostro comandante· mi viene risposto. ·JI primo Cacciatore delle Alpi' soggiungo io 'se l'avessi saputo prima, l'avrei guardato una volta di piii!'. Un soldato francese , certo Pierre Santarelly, mi scatta una fotografia e mi promette di farmela avere appena possibile ... La mattina del fausto giorno, 3 1 dicembre 19 17 (nei ricordi della Bianchi c'è uno sfasamento di 24 ore tra i preparativi e l'azione, n. d. a.) , vengo ·vegliata dagli spari dell' artigl ieria in piena azione. Il sole promette una splendida giornata serena e i mo nti i stagliano nitidi contro il cielo. Sono autorizzata ad assistere alla battaglia ; un ufficiale francese mi fornisce un binocolo ma lo uso ben poco perché vedo benissimo ad occhio nudo. Accovacciati lungo la siepe come in agguato , i soldati spiano le azioni dei compagni che stanno combattendo. Non mancano le macchine fotografiche. Le palle fischiano a destra e a sinistra. I nostri aeroplani fanno a dovere il loro servizio: incontrano quell i nemici ed iniziano la lotta aerea. Una tempesta di piombo si scatena tutt' intorno ed io raccolgo qualche chicco ...di piombo! Il passamontagna e la maschera antigas sono i miei un ici ripari. Il fuoco è concentrato unicamente su l Monte Tomba ed è un fuoco infernale. Il monte non è altro che un vulcano in azione: fumo e fiamme; bello ed orribile a vedersi! Oggi il mio pranzo è una tazza di latte caldo: non voglio perder tempo a mangiare e torno lesta al mio posto d"osservazione. Le comunicazioni telefoniche che arrivano al centralino sono soddisfacenti. Dal mio osservatorio vedo e sento tutto ciò che succede in quel campo di battaglia a soli tre chilometri di distanza . A un tratto , come per incanto, cessa il fuoco dell 'arti-


CAPITOL.O 111 - LA RELAZIONE FAYOLLE E LA PRESA DI MONTE TOMBA

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glieria e l'ufficiale francese, che è seduto accanto a me nel! ' osservatorio, mi dice: 'Attention, madame!' _Io non ho fiato e tengo gli occhi fissi al Tomba _Come un 'onda azzurra spinta dal vento , gli Chasseurs des Alpes avanzano coraggiosamente contro il nemico: lottano e vincono! Eritornano coperti di gloria! Anche De Bello, il comandante degli Chasseurs, fa ritomo ...sì ; la sua salma è trasportata dai suoi prodi. Il saluto che m'avete dato , o Valoroso, ve lo restituisco ora. Intanto qualche sparo del nemico giunge ancora da oltre il Piave. Durante la battaglia ho visto colpire in pieno la mia casa patema. Era bella, grande, non confrontabile con nessun'altra del paese; poco lontana dal centro, si ergeva maestosa ai piedi del Montefenera. Gli italiani la chiamavano Villa Bianchi; i francesi Chateau d'Obledo. La sera il buon Marius Gotille, caporale telefonista che fa servizio da Obledo a Costalunga, mi dice: 'Madame, aujourd'hui votre chateau est tombé!' _ Ed io: ' L'ho veduto, e domani andrò a visitarlo" .32 Può forse stupire che si dedichi tanto spazio ad una azione tattica, positiva certo, ma non determinante. Poiché argomento specifico di questo lavoro sono le vicende attinenti alle truppe alleate in Italia , è parso giusto parlarne diffusamente, ciò che in una trattazione dal taglio più generale - come la Relazione ufficiale italiana - sarebbe difficile. Occorre poi ricordare che gli alleati non ebbero occas ione di conquistare un Monte Tomba al giorno e che quindi l'unicità del fatto merita adeguata attenzione, trattandosi di una delle più brillanti operazioni condotte da reparti francesi sul fronte italiano, sia per la condotta dell 'azione, sia per il bilancio costi-benefici. E' noto quanto il maresciallo Conrad ebbe a scrivere alla mogl ie: "abbiamo assistito a un fenomeno che ha del miracoloso. Gli italiani si sono riavuti con una rapidità insospettata e combattono con grande valo-

32 A .A. Bianchi, Vita da infermiera a Cavaso del Tomba , in P. Tessaro, Aquile e angeli sul Grappa e sul Piave, Roma, Syntbesis, 1997, pp. 96-103. Quanto al comandante preteso caduto e riportato dai suoi soldati, come gli eroi antichi sugli scudi, è una bella immagine, ma non se ne trova traccia nei documenti , daj quali si evince che nessun ufficiale francese morì nell'azione: vi fu rono solo 9 feriti e di sei d i loro (l cap_e 5 ten_ de l 51 o btg e un st del 70°) sono riportati anche i nomi al punto 5 del rapporto Dilleman del l o gennaio 1918, AUSSME, E 2, busta 130, fase. 3. Dato il grado e la somiglianz,a de l nome , con ogni probabilità si tratta del col. Bel o de Bel, di cui si è detto altrove, ucciso il 13 dicembre da una granata nemica: alle esequie presenzjò anche il generale Fayolle, cit. , p. 248 . Probabilmente il diario o non è stato scritto nell'immediatezza dei fatti, o notizie di fonte diversa vi si sono incrociate, dando luogo a qualche inevitabile confusione.


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GLI AU.f..ATI IN ITALIA DURAJ,'TELA PRIMAGUERRA MONDIAL.E ( 1917 191 8)

re. Quanto ai Franco-Inglesi sul fronte italiano , essi non ci danno alcun fastidio. Tutto ci fa pensare che essi in Italia siano venuti a riposare e non a combattere".33 La data della lettera è 3 gennaio 1918, quindi si dovrebbe supporre che questo giudizio scontas e anche i fatti del 30 dicembre 191 7 sul Monte Tomba. Non siamo d'accordo con questa sottovalutazìone. L'episodio locale della riconquì sta del Tomba e di Montefenera ebbe rilevanza sul piano operativo e morale. Quanto al primo aspetto , essa saldò la linea del Grappa con que lla del Piave col possesso ininterrotto della linea de lle creste, superando la svantaggio a e difficile po ìz ione tattica che si era prodotta su quel tratto di fronte da oltre un mese, e allontanò lo schieramento avversario anche dalle pendici settentrio nali delle cime conquistate, oltre il corso del torrente Ornic. Dal punto di vista morale , un 'azione così completamente riuscita anche nei suoi particolari trasmi se un messaggio positi vo di volontà e capacità mil itare ai Comandi e a lle truppe italiane alleate. Non ci nascondiamo che l'operazione fu anche baciata dalla fortuna per quei 4 minuti persi dall'artiglieria austriaca prima dì aprire il fuoco di sbarramento , ma sarebbe gravemente ingiusto dimenticare il lungo e complesso processo di preparazione c dì attuazione che garantì il successo e che, giustamente, ven ne studiato e approfondito per migliorare i propri metodi e le proprie tattiche dai Comandi italiani di grandi unità. Certo , l'operazione del Tomba non aprì la via di Vienna, però, nei limiti delle sue dichiarate ambizioni , rimase un caso esemplare.34

33 E aggiungeva: '·E' solo cotllrO gli Italiani che abbiamo finora combatluto". L. Segato, L 'Italia nella guerra mondiale, Milano, Vallardi, J935. III., p. 297. 34 "L'operazione ...può essere considerata come modello di un attacco ad obiettivo limitato. Nella sua concezione come ne lla sua esecuzione'', Benhe met, cit. , p. 28.


Capitolo IV RITORNO IN FRANCIA

L'anno che si chiudeva non era stato favorevole all'Intesa, che aveva perduto la Russia . Ma tra le potenze alleate che continuavano a combattere, l'Italia si trovava in una condizione di minorità difficilmente recuperabile, in cui l'avevano trascinata la sconfi tta di Caporetto e gli echi che l'avevano accompagnata. Allo stabilimento dj questa situazione, a parte i dati reali dell'intervento militare franco-britannico e la dipendenza del paese dagl i alleati stessi per i rifornimenti necessari alla sopravvivenza, aveva contribuito un pesante alone di negatività, alla cui creazione e diffusione gl i italiani stessi avevano dato una mano robusta. Col risultato che l'insuccesso mil itare era apparso agli altri , alleati e nemici, come la manifestazione di uno psicodramma nazionale in atto che giustificava la sfiducia di chi vedeva l'Esercito italiano candidato a una nuova disfatta. Sotto questo profilo, veramente Caporetto rappresentò uno spartiacque. Altri eventi sfortunati avevano colpito le am1 i dell ' Intesa nel corso del 1917, dall'offensiva Nivelle all'attacco britannico nelle Fiandre, ma nessuno di questi episodi, a dispetto della loro gravità, era stato tanto strombazzato ai quattro venti, né aveva avuto le conseguenze devastanti che Caporetto ebbe per l' immagine dell ' Italia. La vulgata dello "sciopero militare", con i suoi annessi e connessi, dalla stanchezza per la guerra al fantasma del bolscevismo , fece sì che una grande battaglia perduta, sia pure malamente, mettesse in protesto l ' Italia, il suo Esercito ed i suoi generali. 1 Eppure le informazioni sullo spirito delle truppe italiane dopo la ritirata sarebbero state ben confortanti se si fosse prestato loro fede . La relazione del Servizio di indagini sul morale delle truppe e delle popolazioni del 7 dicembre 1917, redatta in base ali' esame della corrispondenza militare, segnalava al Comando Supremo come "il sentimento generale dell'e-

1 Taylor, cit., p. 141, fa eccezione: " .. .l 'esercito italiano indietreggiò ftno al Piave. Qui l'offensiva nemica si arrestò ...Cadorna ebbe tempo di concentrare le sue truppe migliori sul Piave, che costituiva una linea molto più breve; nel frattempo stavano affluendo in Italia, con grande sdegno di Haig, sei di visioni frances i e cinque inglesi. Ma la ritirata italiana era ormai finita. Caporetto fu una grande vittori a de ll'Intesa e le truppe austt·o-tedesche avanzarono per o ltre cento chilometri senza riuscire tuttavia a distruggere l'esercito ital iano né a far uscire l'Italia dalla guerra. Cadorna aveva salvato il paese .. ." .


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GLI ALLEATI IN ITALIA DURANTI> L A PRIMA GUERRA MONDIALE ( 19 17-19 18)

sercito siasi manifestato pressoché unanime ne l fermo propo ito di resistere all ' invasione e ricacciare l'odiato nemico dal sacro suolo della Patria. Nessun segno di stanchezza morale e fisica , alto il sentimento del dovere e del più puro patriottismo .. Freq uenti sono state le espre sioni di degno contro chi ha vilmente abbandonato il posto d'onore .. .D morale è alti imo e pieno di fede nel fatto che i ne mici mai potrebbero passare il Piave . Molti incitano i parenti ad accogliere benevolmente e fraternamente i profughi con un sentimento di altruismo veramente encomiabile. La grande maggioranza è compresa della gravità del momento che la grande Patria Italiana sta attraversando, tutti sono disposti ad affrontare i grandi sacrifici che la nuova situazione impone . In quanto alla truppa si è potuto constatare che il suo stato d ' animo, attraverso ad un a pri ma fase di sbigottin1ento e quasi di pessimismo, è passato rapidamente ad una più serena visione degli eventi tanto che generalmente si desidera di non ritornare alle proprie case se prima non sarà ovviamente conseguita la vittoria veramente strepitosa come è ad attendersi. Si può dire senza tema di errare che si è fo rmata una nuova coscienza ed una nuova mentalità ne lle masse ...Solo il IO% si mostra alquanto stanco , non tanto per ragioni morali quanto per disagi fisici ... la gioventù della classe del ' 99 è entusias ta ...Talune lettere meritere bbero di e ere integralmente riportate per l' alto sincero patriottismo che le informa" .2 La credibilità del rapporto citato è nei fa tti , nella prima battaglia del Piave (o d 'arresto) , che ispirò a Thomas Nelson Page, ambasciatore degli Stati Uniti a Roma, la seguente valutazione: " Si è diffusa l'idea nei paesi deg li Alleati che l'Italia sia stata salvata dai contingenti francese e inglese mandati in suo aiuto, e questa è la storia oggi generalmente accettata. Ma non è vero. L' Italia ce l' ha fatta con le sue sole forze. Che l' aiuto promesso e inviato in Italia abbia avuto un grande effetto morale per rianimare lo spirito degli italiani è indubitabile, e forse questo non è stato sufficientemente riconosciuto in Italia. Ma è un fatto che i combattimenti sul Piave (e sul Grappa dopo il disastro di Caporetto) furono c elusivamente opera degli italiani ...e la salvezza di Venezia e della pianura veneta risultò nella salvezza sia dell 'Italia che della Causa Alleata" .3 E sì che nel passato, quando g li italiani conducevano un 'offensiva dopo l'altra, non erano mancati i g iudizi lusing hieri da parte degli alleati

2 N. De lla Volpe, Lo spirito delle truppe in guerra nelle relazioni dei comandi e delta censura epistolare, in AA.VV.. Atti del Seminario 'Lo spirito militare degli italiani '. Padova. 16-1 8 novembre 2000. a cura di P. Del egro, Padova. Centro intenmiversitario di studi e ricerche ~torico-militari - Commissione Italiana di Storia Militare, 2002, pp. 79-80. 3 Italy and the Wor/d War, New York , Charles Scribncr's Sons, l 920.


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occidentali ,4 costretti per tutta la guerra a combattere in territorio francese e più volte seriamente ansiosi per la sorte di Parigi o dei porti della Manica. Ma agli italiani , sospettati di bolscevismo5 , non sarebbe stato fac ile togliersi di dosso la sfiducia nella loro tenuta, il sospetto che da un momento ali' altro i "caporettisti" potessero crollare di nuovo. Perché tale era, ad un tempo, il timore degli anglo-francesi e la speranza degli austriaci, gli uni e gli altri propensi a sottovalutare le capacità di resistenza e di ripresa del Regio Esercito, malgrado le prove già offerte durante la battaglia d'arresto di novembre e dicembre 1917. Non diversamente, infatti, la pensava il nemico, daJ Conrad , comandante del Gruppo d'Esercito settentrionale, a buona parte dei soldati, anche se - dal Boroevic ai combattenti pi ù avveduti- non mancavano eccezioni. L'esistenza di simili convinzioni emergeva sia dalla compilazione dei piani per la primavera, diretti con sincero quanto supponente candore alla definitiva eliminazione dell'Italia, che dal sentimento di superiorità diffuso fra le truppe imperiali e regie, cui la memoria lontana di Novara e Custoza pareva saldata in sequenza con quella recente de li' otto-

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Un caso sono le corrispondenze dal fronte italiano, dell'agosto 1916, di Lord Northcliffe, proprietario del Da.ily Ma.il e magnate del giorn alis mo inglese. In esse, a proposito della presa di Gorizia, parla del "fuoco accurato dell'artiglieria italiana", della "eccezionale strategia con cui il generale Cadorna eluse gli austriaci e i loro padroni tedeschi" che lo aspettavano in Trentino. E lamenta che in Inghilterra si comprenda poco la lotta feroce che g li italiani d i tutte le reg ion i conducevano con pari valore sul Carso. Parla anche dell'eccellente minestrone, del cibo caldo portato fino in prima linea ai soldati, dell'efficacia dell'aviazione italiana, dell'abi lità degli a lpini nella guerra di montagna, dell'intelligenza del Comando Supremo che non sottovaluta il nemico. Critica invece la "orribile condotta degli Austro-Ungarici che usano pallottole esplosive e mazze chiodate d'acciaio per uccidere i feriti", come pure gli " atti di crudeltà e di vandalismo" con cui austriaci e tedeschi vorrebbero rifarsi delle sconfitte sul campo e attribuisce agli austriaci la volontà d i d istruggere la basi.lica di San Marco a Venezia per rispondere alla perdita di Gorizia. Invoca poi maggiore propaganda per iLlustrare lo sforlO militare del Regno Unito al popolo italiano, il quale conosce e apprezza l'azione deUa Royal Navy, ma non quella dell'Esercito; non manca poi di ricordare ad ogni piè sospinto la presenza della Croce Rossa Britannica in Italia. Cfr. A.C.W. Northcliffe, Alth e War, London-New York-Toronto, Hodder & Douglas, 1917, pp. 189-222. 5 Timori di cedimento interno non furono solo italiani. Abel Ferry annotò: "La situazione operaia è inquietante; vi sono degli scioperi .. .la settimana scorsa Clemenceau mi ha detto: il mio pu nto debole è il fronte interno. Non impiegherò le truppe, non posso impiegarle, io. Se la Francia vuole russificarsi, lo farà senza di me ...Il marxismo esercita una forte presa sulle minoranze . La posterità si renderà difficilmente conto dell'angoscia nella quale ci gettano i resoconti di Brest-Liwwsk. Ritrovo leggendoli, la dolorosa stretta al petto che provavo alla lettura dei dispacci diplomatici di fine lug lio 1914" . Fen·y, lO febbraio 1918, cil., pp. 220-21.


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01.1AlLEATI IN ITALIA DURANTE LA PRIM A GUERRA M0NDIA I. E ( 1917· 1918)

bre 1917. Né mancava una certa par venza di logica, poiché la g rande vittoria che aveva ricacciato l'Eserc ito italiano fino al Piave doveva apparire conferma delle affermazioni d i lungo periodo de lla propaganda interna au triaca, tesa a mostrare g li italiani in feriori sul piano mil itare e mora1e.6 Ed anche i pellegrinaggi de l ministro N itti al convento dei Santi G iovanni e Paolo al Celio per incentrarvi il cardinale Gasparri e promuovere una mediazione vaticana con Vienna , vennero forse interpretati come ulteriore dimostrazione che l' Italia fos e quasi in ginocchio. Era un tempo ne l quale la te ntazione de lla pace faceva capo lino dappertutto: Clemenceau d isse a Ferry in febbra io che "senza l' Alsazia e la Lorena la pace sarebbe fatta" , e Ferry lo suppl icò di non d irlo troppo forte. Va però ricordato che la Franc ia, pur con i suoi pesanti insucce si, non aveva avuto Caporetto, non ne aveva subito il clamo re e più difficilmente le esternazioni de i suoi capi finivano all 'orecchio del nemico. E' comunque degno eli nota che, dopo averlo mancato nel novembre e dicembre 1917, gli austriaci pianificassero il colpo decisivo all ' Italia dal6 Sono indicati ve, in proposito. anche le corrispondenze dal fronte alpino di Alice Schalek. de l 1915. egata l'esistenza di una solidarietà anche minima di Trento con Cesare Battisti i sollevò come un sol uomo c chiese di restare austriaca"'), scrive: il ··soldato italiano che dietro ai suoi ufficiali che attaccano con coraggio più unico che raro, si batte ani mosamente almeno ti nché sente risuonare l' Avanti Alpini, hurrà ...Se però i soldati italiani si trovano di fronte dei buoni tiratori e se g li uomini davanti cadono. a llora è difficile impedire loro di fuggire''; quanto agli eroici montanari tirolesi, peraltro. ''l'intenzione è di attaccare e prendere a bastonate i mangiapolenta". Costoro non avevano solo la colpa di essere avversari militari : in tempo di pace la gene rosa guida a lpina tirolese offriva all 'escursionista a lui affi dato " l' ul timo sorso d'acqua c he restava nella borraccia. Mai un tirolese ha preteso una manc ia consistente, quando gliene veniva offerta spontaneamente una. mai ha cercato di lucrare il massimo possibile secondo il costume dei suoi colleghi italiani'' (i ndicati. naturalmente, col termine spregiativo di Welschen). E dopo un piacevole gioco d i parole . per cui alle guide austriache va nno palle d'argento, ma <~gli ex alleati di p iombo, ricorda come da parecchio tem po s i sa pp ia "che gli italiani in tendessero d istruggere con la corruz ione questo patri monio d i guide delle Alpi meridionali dal va lore inc~timabile. prima di ricorrere alla guerra". A. Schalek. 1irolo in armi. Corrisponden:.e di guerra dal frome rirolese. a cura di P. Pou.ato ed A. Bcmardini, Bassano del Gr.1ppa, ! ti nera, 2000, pp. 53, 57 , 73, 148-49 . In uno dci classic i più noti della letteratura an timilitar ista, mentre il reparto del protagonista si Jrova neJJ a staz ione di Budapest, il comandante austriaco del btg. legge un odg che dà notizia dell' intervento in guerra dell' Ital ia c conclude: "D nostro ~upremo comandante è convinto che le nostre truppe, sempre prodi e gloriose, sapranno rispondere al vile tradimento dell'infido nemico con un colpo tale che il trad itore avrà ben presto ad accorgersi co me, avendo iniziato vergognosa mente e subdolamente questa guerra , non ha fatto altro che provocare la propria rovina. C redi amo fermamente che. con l'ai uto d i Dio, verrà presto il giorno in cui le pianure italiane vedranno nuovamente i vincitori di Santa Lucia, di Vicenza, di ovara e di Custoza. Vogliamo vincere, dobbiamo vincere c sicuramente vi nceremo!" Segul il solito "dreimal hoch" (tre volte evviva). J . Hasek. ll buon soldato Sc'vèik, Mi lano, Feltrinelli. 1996 , D, pp. 570.


CAPITOLO IV- RJTORNO 1:-. FRANCIA

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l'inverno seguente , e lo faces ero con convinzione, sebbene proprio allora l' efficienza militare e la resistenza del fronte interno si rafforzassero in questo paese. Lo riconosce la Re lazione austriaca sulla guerra 1915-1918: " poté verificarsi il fatto che un Esercito presunto in dissoluzione divenisse di nuovo , nel volgere di poche settimane, un avversario da tenersi in conto e che si dimostrò determinato a non considerare assolutamente come perduta la partita. L'opera di rico tituzione dell'Esercito poteva considerarsi ultimata a fi ne febbraio ' 918. Esercito e popolo si e rano riavuti con meravigliosa rapidità dal di astro dell'autunno; il motto d'ordine era la continuazione della lotta fino allo sfacelo dell ' impero asburgico" . Queste affermazione trovano una sostanziale concordanza con quanto Diaz scriveva ad Orlando il19 gennaio 191 8: " il grado di riordinamento già conseguito dl:ùi'Esercito mi fa presumere che verso l'inizio della primavera, tutte le grandi unità, e per grado d ' istruzione e per copia di mezzi , saranno in grado di poter essere impiegate anche in azioni offensive". Se è giusto ricono cere agli italiani che questo rapido cambiamento di prospettiva ebbe luogo soprattutto ad opera loro, è altrettanto doveroso non dimenticare che l'aiuto alleato costituì una componente degna di ogni apprezzamento. "Già nel novembre ' 17 era stata avviata la forma zione di 200 nuove compagnie armate con materiali francesi, mod. 907 , e nel mese di dicembre , con 2000 m itragliatrici Lewis fornite dalla Gran Bretagna erano state costituite 50 compagnie che, schierate per il momento per misura precauzionale sulla linea del Bacchiglione, venivano nel mese di marzo destinate alle Armate ( l", 2", 3u e 7u) con compiti antiaerei e per il presidio dell'organizzazione difensiva di 2" linea".7 Tra dicembre e gennaio giunsero in Italia 255 pezzi d ' artiglieria francesi - che rimasero fino a marzo - e 260 inglesi, gli uni e gli altri utili per conco1Te re al nuovo schieramento delle artiglierie durante la fase della riorgan izzazione invernale.8 Quanto ali 'aviazione. gli aerei alleati g iunti dopo Caporetto operarono sul fronte italiano fino a marzo, mantenendo una consistenza 7 Fucili francesi e arti glierie pesanti campali britanniche arrivarono anche nel febbraio 1918. 8 La Commissione parlamentare d'inchiesta per le spese di guem:1 scrisse: "Entrati in campagna con 2.038 bocche da fuoco. di cui 1.722 piccolo calibro, 112 pesanti campaU, 132 medio calibro, 22 grosso calibro. portate durante la guerra a circa 7 .000. ne erano state perdute nei giorni di Caporcuo più di 4.000. Eppure al principio del maggio 1918, quando il generale Dallo! io lasciava il Ministero deiJe Armi e Munizioni. erano di nuovo in linea e ai depositi circa 7.000 pe:a.i, oltre 264 per l'aeronautica e per porti rifugio". Merito del programma n. 6 e del programma straordinario n. 7. varato nel novembre 191 7 . che ebbe la ventura d.i trovare l' industria italiana lanciata in piena attività. Vedi A. Curami, L 'indusTria italiana dopo Caporello , in AA.VV.. Al di qua e al di là del Pia ve, cit., pp. 549-62.


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GU AllEATI l'< ITAUI\ DURANTI! LA PRI\11\ Gt:ERRA MONDIALE (1917 1918)

notevole: il 1° marzo, a fianco dell'Aeronautica italiana che poteva già contare su 450 apparecchi , vi erano ancora 228 aerei alleati (138 francesi e 90 britannici) , da ricognizione e da caccia; g ià in aprile, comunque , la linea di volo italiana saliva a 608 apparecchi di tutte le pecialità. Non meno costruttivi furono la maggiore apertura e il contatto con gli alleati: schemi organizzativi e tattici - c ne è già fatto cenno - vennero ripresi e adattati, quando non perfezionati, dai Comandi italiani. Anche l'esigenza, avvettita con maggiore intensità e urgenza che nel passato, di gestire il governo del personale prestando attenzione particolare alle condizioni delle truppe, utilizzò esperienze francesi e britanniche: vitto, scaglionamento delle licenze, previdenze per i soldati e le loro famiglie, tutto migliorò. Nuovo spazio fu dato alla propaganda, con l ' istituzione degli uffici e degli ufficiali P9 , in precedenza, né il ministro degli Esteri Sonnino per il governo, né il Comando supremo avevano creduto molto nella sua utilità, ma dopo Caporetto, di fronte alla "pressante propaganda disfattista degli austriaci", divenne indispensabi le reagire, sia con la propaganda generica, sia con la contropropaganda e l' azione psicologica sull'avversario che, in questo campo, era all 'offensiva. La Re lazione indica, come obiettivo efficace da conseguire. " la creazione di uno spirito interalleato ...(nella convinzione che) potesse derivarne un senso di solidarietà, di maggiore fidu cia nell 'esito della lotta nella quale non ci si sentiva più isolati, di riconoscenza (che peraltro andava anche oltre l'effettivo concorso ricevuto nei momenti difficili). di orgoglio nazionale , di emulazione". 10 Già il9 gennaio 1918, a finna del Sottocapo di Stato Maggiore Giardino , venne isti9Cfr, per quanto M>mmariamente riclùamato fm qui, Rel:uione. V, tomo l, pp. 17- 112. IO Nel gennaio 1918 il servizio addetto alla posta militare segnalò "che sono diminuite le corrispondenze patriottiche e aumentate quelle con contenuti riprovevou··. Della Volpe, cit., p. 80. In panicolare. anche la 15" Relazione sullo spirito del le truppe del IO gennaio, che rifletteva la s ituaz ione della 2" quindicina d i dicembre, avvertiva che in gennaio vi era stato un leggero peggioramento - benché vi fosse poco allarmismo, il vitto fosse migliorato e una minoranza continuasse ad esprimere nella corrispondenza patriottismo e senso del dovere c della disciplina - che si faceva dipendere dalla stanchezza. dallo scoraggiamento, dal desiderio di pace e , in misura modesta, all'aumento del fermento sovversivo. AUSSME, E 2, busta IlO. Diaz ritenne necessario in viare un a ·' ri$Crvatissima" . il 18 febbraio. a i Comandanti d'Armata e di CA, avente ad oggeuo la "Azione morale degli ufficiali sulle truppe•·. Preme~so come dalle notizie che aveva " La perversa influenza della propaganda disfattista non sia stata ancora debellata", il Comandante Supremo ri levava che il desiderio di pace sopravanzava spes o l'orgoglio per la vittoria nella battaglia d'arresto e la fede nel successo finale. "Questo senso diffuso di sfiducia, questa mancanza di spirito aggressivo son certamente dovuti alla scarsa azione educatrice degli ufficiali", cui Diaz chiedeva, ad ogni livello, una sorta di mobilita.lione. eliminando ogni causa di malcontento nei soldati, condividendo con loro privazioni e disagi, al fine di raggiungere "consonanza di sentimenti c di ideali'', ciò che avrebbe prodotto "una più salda resistenza morale" delle truppe. AUSSME. E 2 , busta 132.


CAPITOLO IV - RITORNO C'l FRANCIA

ruito un Servizio al fine di "raccogliere informazioni sul moraJe delle truppe, eliminare per quanto possibile le cause del malcontento e fare opera di propaganda ad ufficiali e soldati, anche se l'atto istitutivo del Servizio P. fu considerata la circolare Diaz del l o febbraio seguente. 11 Le forme che assumeva la propaganda erano molto varie , alcune mostravano velleità cu ltural i, altre e rano più vicine allivello di comunicazione considerato idoneo per le truppe. Nel gennaio, " in risposta alle liriche del nemico", vennero d iffuse 6.000 copie di una poesia di Camille Mallarmé che esortava ad "odiare il nemico come il nemico odia te ste o". 12 Manifestini lanciati oltre le linee invitavano i militari avversari a disertare. con appelli pecifici ai cecoslovacchi ed a elementi di altre nazionalità non dominanti nell' impero asburgico. In effetti, nel l 918, "la forma di gran lunga più temuta di propaganda ital iana fu la legione cecoslovacca" , perché La sua costituzione minava le fondamenta dello stato multietnico. No n per nulla il Comando austriaco offrì 300 corone per ogni legionario catturato. 13 11 Vedi Relazione, V, tomo l , pp. 108-09. G. L Gatti,// servizio P nell'esercito italiano 1918-1919. in AA.VV., Al di qua e al di là del Piare. cit. , pp. 369-40 l. 12 1n questo campo, l'avver ario non prendeva lezioni da nessuno; l'Inno alla guerra di Heinrich Vìerond diceva: ' ·O Gennania. è giunta l'ora l dell'odio a sangue gelido. / Massacra a milioni l'infernale genla! l Fumi la carne e si accatastino le ossa umane. / in montagne alte fin dentro le nubi. / O Germania, ora devi odiare nell'ira del ferro: l a ogni nemico una baionettata nel cuore! l Non far prigionieri. / Riduci subito ciascuno al silenzio l e a un deserto le nazioni che ti stringono". t3 Ma anche gli ucrain i catturati dai francesi sul Monte Tomba avevano manifestato aspirazioni di indipendenza: bisognava qui ndi tenersi buone non solo le truppe ceche, ma tutte quelle di origine non tedesca né ungherese. E si cercava di farlo evidenzia ndo. a fronte della benevola paternità asburgica, il dispre;r..zo inglese per i piccoli stati che si trovavano nei loro domini. Vedi F. Cappellano, L'imperia/ regio Esercito austro-ungarico sul frome italicmo 19151918. Rovereto. Museo Storico della Guerm - Stato maggiore dell'Esercito - Ufficio storico, 2002. pp. 177,412.441-42. Contro i cecoslovacchi, però, c'em una panicolare o tilità, determinata anche dal "tradimento di Canano... un episodio che aveva visto gli italiani avanzare di wrpresa in quella località della Valsugana con la complicità di clementi slavi. Lo S1rajJeurs Militarblan. n. 19 dell'Il maggio 19 18 riportava il sommario resoconto del Conrad: ''L'irruzione nemica presso Carzano del 18 settembre fu causata da un incredibile tradimento da parte nostra ed è grande fortuna se le con~gucn.w non furono gravi ma anzi arrecarono all'avversario sensibili perdite. Le indagini giudiziarie. non ancom concluse, hanno sinom poMo in chiaro che il tradimento era preparato da lungo tempo. Principale colpevole appare il teneme Dr. Pivko, insegnante nella scuola media di Marburg a. d. Drau, e c.o mplici il tenente lrsa, i sottotenenti Kohontek, Zetemy, M <utincc ed i sergenti maggiori Mlejnek, Cncic. il capordle Melcinek c due soldati di fanteria.; il tenente Pivko è sloveno, gl i altri sono czcchi''. AUSSME, E 2, bu!>ta 110: vedi anche A. Sema. Gli s/ari in Feldgrau nella .l'loriograjia e nella menu>rialistica italiana e slovena. in AA.VV., Al di qua e al di là del Piave, cit.. p. 169. Peraltro. anche far combattere i prigionieri cechi in Italia, come essi chiedevano, non fu cosl pacifico perché anche in Francia non sarebbe dispiaciuto averli sul loro fronte. Cfr DDI. Serie 5, X. doc. 310, 742. el capolavoro di Joseph Roth. La marcia di Rader;ki, l'immaginario capitano distrettuale Franz Trotta von Sipolje se la prende con i boemi: "Era per lui come se improvvisamente lUtto il mondo fosse fano di céchi: una nazione che riteneva rionosa. cocciuta e stupida ed a cui, soprattutto, si doveva l'invenzione del concetto stesso di nazione" (parte O. cap. 16).


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GLI ALLEATI IN ITALIA OURA.'-Tf.U\ PRI\IA GU(RRA ~10'-DIA I F (1917- 1918)

Inoltre, il governo austriaco era accusato di essere vassallo di quello tedesco. Si rimandava con ciò al mittente il simmetrico, insistito me saggio della propaganda vien ncse, che dipingeva l'Italia serva e subal tema degli inglesi, re ponsabili di averla trascinata in g uerra e di continuare a trattenervela solamente per i propri interessi. Per contro, gli alleati erano pre entati come amici fidati e sinceri , camerati solidali dei combattenti italiani ed arra sicura di vittoria: "Numerose forze francesi ed inglesi vengono in nostro aiuto: l' America ha dichiarato guerra al vostro rapace governo". Uno dei problemi concerneva, naturalmente, i rapporti della popolazione con le truppe alleate in italia; il TV punto del "decalogo dello scolaro italiano" , prodotto e diffuso dal Comando militare marittimo di Spezia, recitava: "Se hai la ventura di assistere al passaggio di milizie francesi o inglesi, fa ad esse segni di o nore e di riconoscenza. Esse vengono ad attestarci la fraternità delle loro nobili Nazioni e a partecipare all 'eroica fatica che i nostri soldati compiono per distruggere il reo disegno del nemico e tramutare in nostra vittoria il suo presente successo".14 Si volevano promuovere le migliori relazioni possibili tra italiani

14 Archivio del l' Ufficio Storico della Marina Mi litare (citato in seguito con AUSMM). Archivio di base, busta 1315; fase. Propaganda, dove è pure altro materiale propagandistico ricordato nel testo. Da parte austriaca si insisteva molto nel tentativo d i aizzare g li italiani contro gli inglesi: veni va rappresentata la mano adunca di Albione protesa sul mondo ed anche apoleonc veniva utilizzato, pe r la lettera al generale Molas di contenuto antibritannico. Significativi erano i titoli scelti per una serie di caricature su foglietti volanti. orientati agli stessi motivi (ad esempio: Il fuochista dello sreamer inglese Dominio mondiale, Mr Moneymaker, Lo strozzino inglese). Un rapporto italiano dell'estate 191 8 conferma: "Tre quarti della propaganda nemica sono dedicati atrlnghilterra: il sanguinario imperialismo inglese...vuolc dominare Slll rutto il mondo e immola ad uno ad uno a lle sue ambizioni i suoi infelici atleati ... Anche l'Italia non è entrata in guerra per volontà del suo popolo. ma perché ve l'hanno trasci nata gli emis~ari prezzolati dell' ingordig ia inglese". L' attacco ai frances i ed alloro capi - Clemeuceau era definito "prestigiatore" - si collegava col temati vo di ispirare terrore per la potenza militare della Germania. da anni arrestata saldamente in Francia. Quanto agli Stati Uniti , si minimizzava il valore del loro intervento: l'aiuto americano era solo un ' illusione. i sottomarini tedeschi non avrebbero permesso l'arrivo di un solo soldato e del resto gli USA pensavano solo ai loro interessi. Cfr Cappe llano. cit., pp.438-42. Peraltro non rutti , da pane austriaca, avevano una grande fiducia sugli effetti della propaganda. Il generale von Lcmpruch ebbe ad esempio a scrivere che "durante questo inverno ( 1918) si sviluppò anche da no i, come sull'intero fronte. un 'attività dalla quale ci si riprome ttevano grandi risultati. che però. almeno da noi, non si ebbero affatto ...parlo della cosiddetta propaga nda al nemico". Una forma consisteva nel corrompere qualche mi litare avversario perché s i prestasse a diffondere volantini. "Voglio riconoscere qui esplicitamente che gli ufficiali nemici


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e alleati e questo era più facile dove non c'erano militari francesi ed inglesi, poiché le esigenze connesse alla loro presenza, come pure la diffidenza dei contadini e dei paesani verso qualu nque straniero , rendevano meno agevole ottenere gli auspicati senti menti di fratel lanza. Non a caso, da questo punto di vista, la regione più diffici le fu il Veneto, dove, ad esempio, non poteva essere visto con favore l' impiego di porte e finestre - o di qualsiasi altro manufatto in legno - come combustibile per riscaldare i soldati .15 Né qualche eccessiva manifestazione di simpatia verso le donne locali o qualche cantatina impe rtinente poteva piacere, anche se si trattava davvero di piccole cose - ci riferiamo ad un

rifiutarono sempre e senza eccezione la nostra propaganda. Anche per quanto riguarda la truppa, salvo le poche eccezion i c itate, le cose non andarono diversamente. Il risultato ... fu dunque praticamente nullo. Viceversa dovemmo lame ntare più volte il ferimento, la cattura o la morte di uomini addetti alla propaganda: il nemico utiliuò presto a sua volta il nostro sistema. e seppe introdurre clandestinamente scritti di propaganda ...Anche gli italiani deponevano il materiale. lo lanciavano dagli aerei o lo tiravano sul nostro fronte .. .la maggior parte dei nostri ufficiali più esperti condivideva con mc la convinzione che la propaganda fana al nemico portava in efferu più danni che benelici''. Vedi A. Freiherr von Lempruch - G. Freiherr von Ompteda, Ortles. La guerra tra i ghiacciai e le stelle, a cura di P. Pozzato e P. Volpato, Bassano del Grappa, Itinera. 2005. pp. 207-10. 15 Dal diario de l cappellano di Montebelluna riportiamo le seguenti annotazioni: "6 gen naio- A Biadene alcuni soldati inglesi si appropriano della porta di una ab itazione e di quella del campanile per farne legna da ardere; ma alcuni contadini si ribellano , inseguono i soldati e li costringono a rimeue rc a posto le due porte. 9 gennaio - Al Mercato Vecchio gli inglesi hanno bruciato le porte e le imposte di parecchie casupole: ora attaccano col piccone i solai. Anche a Pieve banno usato il legno delle case per far fuoco. Promettono di risarcire, ma li nora abbiamo sentito solo promesse e forse sarà così anche per l'avvenire. 21 gennaio- Il ca ello di Biadene, al di là del tunnel, è senza porte, senza impo te. senza scale, senza il secondo piano: tutto è stato portato via e bruciato dai soldati inglesi". Da qualche altra annotazione di gennaio. il cappellano pare un po· criùco verso i nuovi venuti: " 17 gennaio - A Felzè. M usano e Porcellengo ono di passaggio soldati inglesi di Scozia i quali vestono una piccola gonna che non copre nemmeno le ginocchia: quindi, quasi mezza gamba ignuda, poi calze e scarpe ! A dire la verità sono abbastanza ridicoli e si può dire anche scandalosi perché sono anche senza mutande: del tutto ignudi, con questa misera gonna lu nga una spanna ...Ma sono alleati e tanto basta. 18 gennaio - Passano truppe inglesi che si danno il cambio al fronte. Montebelluna e i paesi attorno sono pieni di soldati ing lesi che giocano al foot bali anche in mezzo al fango. in maglia e calzoni corti, lordi e l>Udici come maialetti". Ciò non gli impediva notare (30 gennaio) che mentre tuni scappano ad un allarme aereo, '·i soldati inglesi, invece. rimangono impassibili". E quando amarLO le truppe britanniche partiranno dal fronte del Piave, il religioso scriverà (7 - 9 mano): "Gli inglesi mangiavano molta marmellata. giocavano spesso alfoot bali c prendevano anche le loro sbornie: erano tuttavia assai rispettosi". Un anno di guerra a Momebe/luna. Il diario di don Amonio del Colle, in P. Tcssaro, Aquile e angeli, ecc .. cit., pp. 224,226,228,236.


GU Al LEATII,'I ITALIA DURANTE LA I'IU~IA GUERRA \fO="DIALE ( 1917· 1918)

paio di episodi che avevano visto protagonisti chasseurs fran cesi nella zona di Thiene - il cui aspetto peggiore veniva dalla volenterosa partecipazione di militari italiani e francesi quando si profilava una zuffa. Come stupirsene però se qualche testa calda scambiava il gesto di un ubriaco per un'offesa all'onore nazionale 16 e c da entrambe le parti si trovavano subito giovani che si sentivano tenuti non a far da pacieri, ma ad alimentare la rissa per solidarietà ai commilitoni coinvolti? 17 In realtà- ricordiamo questi episodi insignificanti solo perché la questione arrivò al Comando d' Armata e di là al Comando Supremo - il capitano ital iano che svol e l'inchiesta su incarico del Capo di Stato Maggiore de li ' Armata francese doveva essere nel giusto q uando esponeva le considerazioni seguenti : " l 0 ) Le relazioni fra truppe francesi ed italiane sono ottime. 2°) Le relazioni fra truppe francesi e civili sono ottime. 3°) l pochi inc identi avvenuti non hanno grande importanza: sono fatti sporadici ai qua li non si deve dare eccessivo peso, specie in seguito alle tassative dispos izioni diramate dai Comandi francesi. 4°) I fatti suddetti non hanno portato nessuna conseguenza, salvo che poche rimostranze e qualche alterco. 5°) Le voci di gravi dissensi corse qualche tempo addietro potrebbero essere la conseguenza dei pochi incidenti avvenuti. ma potrebbero anche essere provocate da indi vidui interessati a spargerle, secondando così, in co-

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Ecco i "fatti specifici : La sera del 24 febbraio alcuni chasseurs, alquanto ebbri del vino. transitando per una delle vie principali incontrarono due ragazze c he pas eggiavano in compagnia dei genitori , questi uJti mi alquanto distanti dalle figlie. G li chasseurs cercarono di avvicinarle con l' intenzione evidente di a bbracciarle e baciarle. Difatti pare che uno chasseur fosse riuscito ad abbracciare una delle ragaz~e . Alle grida di queste ed alle rimostranze del padre accorsero alcu ni militari. A llora l' incidente s i trasformò in zuffa fra i mi]jtari francesi, che pare fossero intanto cresciuti di numero. ed i militari italiani cd alcuni c ivili, che passando per la via s i fermarono a curi osare. Fatto sta che moltissimi pugni cor ero.. .ll 4 marzo uno chasseur entrava in una cantina cantando in italiano la cosiddetta ' canzone deg li im boscati ', nota purtroppo a molti ragazzacci italiani e dove pare esista un'allusione offensiva alia sacra Maestà del nostro Re . Due carabinieri sentendo l'allusione fatta dallo chasseur consegnarono quest' ultimo ad una pattuglia francese". Comando X Armata Francese - 2° Ufficio a Comando Supremo Servizio Jnfom1azioni c Se rvizio Operazioni, 15 mano 1918,AUSSME, E 2. busta 80. 17 Può anche darsi che in qua lche soldato italiano sopravvivessero scorie di vecchi risentimenti o delle vecchie dicerie che avevano c ircolato per le trincee al tempo dell'entrata in linea delle prime truppe alleate, c che la 16" Relazione sulla corrispondenza militare non aveva mancato di registrare. con riferimento aJla prima quindicina di gennaio: ..Qualcuno nota che queste si sarebbero riservate le posizioni migliori", ponendo in cviden7.a. con un po' di invidia e di acredine. "il miglior trattamento che esse ricevono.. . AUSSME, E 2, busta IlO.


CAPITOLO IV - RITORIIO 1:'< FRANCIA

III

scicntemente o volutamente, quanto il nemico i ripromettc di ottenere con la sua propaganda"_ I& Le autorità militari e civi li italiane, comunque, facevano del loro meg lio per smussare g li angol i della convivenza con truppe straniere, nell'evidente volontà di non far nascere problemi all ' interno di una situazione che l ' Italia stessa aveva invocato e promosso in momenti peggiori. Era questa, del resto , la linea di condotta generale indicata dal governo, impegnato fortemente a combattere ogni fattore disgregante e a compattare la nazione. In questo quadro ricor e anche ai vescovi per sostenere la resitenza e la propaganda. con la circolare che il ministro guardasigilli Ettore Sacchi indirizzò loro 1'8 aprile 1918, chiedendo e plicitamente "opera di persuasione e di incitamento alia resistenza presso il popolo" .I 9 La presenza degli alleati in Italia e quella del Il CA italiano in Franc ia dalla primavera 1918 favorirono Io scambio di infonnazioni , come pure il potenziamento dei servizi italiani di inrelligence. La collaborazione in questo campo datava , naturalmente, dall ' intervento italiano, tutl8 L'estensore aveva potuto con tatare. come ufficiale addeno ali" Ufficio Informazioni. che le relazioni tra i Comandi francesi e italiani nelle zone di accantonamento '·furono sempre le più cordiali'". con scambi di leuere di ringraziamento per cortesie ricevute e saluti " inneggianti al camerati5mo dimostrato ed inviti reciproci. Con i civili. in relazione ag li inevitabili inconvenienti e danni economici derivami da ll"accantonamento del le truppe, i Comandi francesi erano intervenuti con provvedimenti immediati che avevano prodouo "grande soddisfazione". Anche le relazion i tra i militari di truppa dei due paesi erano state buone, a parte qualche piccolo incidente, ed erano d ivenute ottime con lo stabilirsi di amicizie personali. Non c'era into lleranza presso i civili ,che conversavano spesso con i militari alleati, né si erano avute lagnanze da coloro che ospitavano uffic iali francesi. Pareva tuttavia "che i militari francesi siano alquanto arditi con le ragazze, specie quando abbiano bevuto un pochino. La loro ammirazione per il sesso femmi nile si è spinta talvolta in pubblico oltre i limiti concessi dalle donne di buona reputa.lione. ed è questo for5e iJ solo fano che ha potuto provocare qualche voce, che ampliata gradatamente, ha accresciuto l'importanza dei farti"": le autorità militari francesi erdllO intervenute energicamente per prevenire e reprimere gli inconvenienti di ogni genere con ordini e disposizioni severe (come il trasferimento de l militare che avesse provocato questioni con gli italiani), l'istituzione di un picchetto armato e l" invio di pam1glie di polizia: Vedi Comando X Arma ta francese a Comando Supremo, 15 marzo 19 18. AUSSME, E 2. busta l lO. 19 Nel 1918 venne raggiu nto il "massimo avviciname nto pratico fra autorità dello Stato cd episcopato italiano"' . Cfr A. Monticone, l vescovi italiani e la guerra 19151918, in Benedeno XV, i ca/lo/ici e la prima guerra mondiale, Arti del Convegno di studio tenuto a Spoleto nei g iorni 7-8-9 settembre 1962, a cura di G. Rossini , Roma, 5 lune, 1963, pp. 656-57. Sopravvivevano peraltro episodi di diffidenza: il 4 gennaio un carabiniere chiese spiegazioni al parroco di Fanzolo. don Giuseppe Falconi. perché mai l'orologio del campanile suonasse al passaggio di aerei nemici (trasmencva forse informazioni riservate?): nella none del 6 il parroco di Caselle fu svegliato d'urgenza perché desse le chiavi della chiesa, dalla quale qualcuno agitava un lume facendo segnalazioni al nemico: aperta la chiesa, entrano uffi ciali italiani, francesi, britannici. ma non trovano la


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GLI ALLEATI IN ITALIA DURAJ\TE LA PRIMA GUERRA MONDIALé ( 1917-1 918)

tavia la nuova, più intensa cooperazione militare ebbe rifless i anche qui. Interessava agli italiani conoscere meglio le tattiche più recenti del nemico , specie quelle germaniche, cui si attribuiva a ragione un ruolo importante nella sconfitta di ottobre. Ri ultava poi utile anche un aggiornamento sulle tecniche più efficac i, già sperimentate altrove, in tema di collegamento e controllo degti ele menti di conoscenza e di interrogatorio di prigionieri e disertori. E' anche grazie a questi apporti che i servizi ital iani migliorarono molto nell ' ultimo anno di g uerra.20 Nel dicembre 1917 il capitano Anton io Rizzo , addetto all'lntelligence Office delle forze britanniche fo rnì documenti sull 'organizzazione e l'impiego delle truppe d'assalto austro-ungariche e sulla utilizzazione tattica di lanciabombe e lanciagranate. 21 In gennaio il Bollettino d'informazione britannico in ltaJia riprese da Parigi notizie relative all'ultima tattica delle truppe d'assalto tedesche, le quali operavano con squadre formate da 9 uomini disposti a cuneo; ciascuna di esse precedeva un plotone di fanteria composto da 3 o 4 squadre; le pattuglie d'assalto dovevano aprire la strada a tre plotoni per compagnia c he venivano immediatamente dopo di loro .22 La stessa fonte diffuse, spia: il parroco azzarda che forse si tratta del riflesso de lla luna e raccoglie l'ironica incredulità dei militari: la cosa si ripete e alla fine il parroco li invita a controllare la chiesa tutta la notte, cosa che viene fatta, c finalmente, dopo tre notti d i osservazioni e di perquisiz ioni si perviene alla conclusione che si tratta davvero dei riflessi della luna. Ma non per questo si smette di ~aspettare preti e di sorvegliare chiese. el già citato diario del cappellano di Montebelluna si legge c he il parroco di Volpago, don Panizzolo. torna in libertà provvisoria alla sua parrocchia (18 gennaio). mentre quello di Paese , don Furlanctto, tornato qualche giorno dopo (22 gen naio) il 30 maggio sarà. malgrado l' indignazione dci parrocchiani, ·'nuovamente internato per la solita accu a balorda di disfattismo ... Tessaro. cit .. pp. 224.226. 231 , 242. La diflidenLU veniva da lontano: fin dall'intervento si era diffuso il dubbio che Vaticano, clero c religiosi parteggiassero per l'Austria. e molti sospetti colpirono sacerdoti e frati . Cfr. P.L. Paloni, La stagione dei preti (le accuse di spionaggio e tradimento nella primal'era 1915 contro il clero italiano), in " Historia. Ri vista Internazionale di Storia", IV, 2005, pp. 55-77. Del resto lo stesso Papa Benedetto XV veniva sospettato dagli anticlerica.lj di essere "austriacante.. perché nel conclave dell'agosto 1914 era stato e letto "con nmi e 5 i voti dei cardinali dell'Impero asburgico"; quando gli austriaci , nel 1916. bombardarono Venezia. il governo italiano requisì palazzo Venezia. cacciandone rambaciatore austriaco presso la Santa Sede, che lo considerò un affronto; né migliorarono i rapporti per la provata esistenza di qualche spia in Vaticano. Cfr. A. Pa loscia. Benede11o fra le spie, Roma. Editori Riuniti, 2007. passi m. 20 Cappellano, cit., pp. 147-48 . 21 AUSSME. F l , busta 137. fase. 8. Vi si parla anche di un soldato italiano sfuggito alla prigionia sul fronte di Falzè. che aveva riferito deUa presenza di reparti del25° e 26° Schutzen. 22 n sottufiìciale caposquadra era accompagnato da 2 lanc iatori e 2 portatori di bombe a mano, da 2 fucilieri incaricati di puntare a bersag li fuori del raggio d'azione delle bombe e da 2 uomini di collegamento con le truppe di fanteria che venivano subito dopo: arma principale della squadra d'assalto erano le bombe a mano: 6-8 erano a manico. destinate alla prima linea avversaria , ed altre 8-.10, a forma di uovo, venjvano usate


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qualche giorno dopo, una serie di osservazioni comparative circa i sistemi d ifensivi tattici adottati dai tedeschi in Francia e dagli austro-ungarici in rtalia, I germanici avevano capito "che la difesa organizzata su linee rigide di trincee, dato l' aumento in numero e potenzialità dell'artiglieria avversaria, si prestava ad uno sfondamento relativamente facile": la difesa pertanto veniva gestita più elasticamente predisponendola in profondità; mediante la dispersione del fuoco d 'artiglieria si cercavano di nascondere i punti più importanti e nella zona avanzata venivano mantenuti pochi uomini e poche armi collettive, che i infittivano sempre più alle spalle della prima linea. Questo schieramento consentiva di organizzare più facilmente contrattacchi efficaci per ributtare gli assalitori già indeboliti dal contrasto incontrato nell'avanzata. La nuova tattica prevedeva quindi che le truppe, in previsione di un attacco nemico, presidiassero capisaldi isolati (nidi di m itragliatrici, ricoveri, sezioni di trincea, ecc.) da dove si potesse agire in direzioni diverse, piuttosto che una linea frontale, continua e rigida. Gli austriaci invece si attestavano su linee continue di trincee - generalmente 3, prima. d 'appoggio e delle riserve, collegate tra loro da camminamenti - e fondavano la difesa su un sistema rigido e semplice che "assisteva l'attaccante"; ciò forse dipendeva dal terreno montuoso del fronte, "ma anche dal morale non elevato delle tntppe". Per passare al sistema tedesco sarebbero occorse "truppe con morale elevato" e comandi capaci di mantenere il collegamento tra la fanteria e l'artiglieria, come pure di scegliere il momento migliore per lanciare il contrattacco.2 3 L'analisi delle tecniche difensive e offensive del nemico era integrata dallo studio attento di quanto l'esperienza di guerra aveva suggerito agli alleati. Il Comando supremo trasmise alle Armate, il 7 e il 23 gennaio 1918, due note concernenti i criteri adottati , in tema di schieramento ed organizzazione tattica sul terreno, da francesi e inglesi in Italia. T francesi puntavano sulla manovra di contrattacco e sulla cooperazione stretta tra fanteria ed artiglieria, di cu i a Monte Tomba avevano dato un saggio esemplare. Le truppe venivano scaglionate in profondità , generalmente su 4linee: la prima parallela, cui seguiva ad un centinaio d i m La parallela dei rincalzi; in seconda schiera venivano disposte le compag nie di seconda linea (parallela dei sostegni) e a distanza di altri 300 contrO la seconda linea. I portatori ne trasportavano un quantitativo maggiore. Gli assaltatori portavano sul braccio un distintivo che aveva una ··s" intrecciata con una freccia e venivano addestrati accuratamente pres o una Sturmsclwle (il corso tenuto a Laon presso la Scuola dell'85" brigata di riserva, ad esempio, durò dal 30 maggio al IO agosto 1917). AUSSME, F l , busta 139, fase. 2 c 3. Sempre da Parig i. in precedenza, erano venute informazio ni sui metodi tattici germanici adottati in Russia. 23 Vedi Cappellano. cil., pp. 149-50.


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600 m i btg di seconda linea (parallela delle ridotte). La dislocazione delle truppe copriva quindi una profondità complessiva che andava da 700 a 1.000 m. La successiva posizione più arretrata riproduceva a sua volta una disposizione analoga e doveva trovarsi ad almeno 3 km di distanza, per impedire all'artiglieria avversaria di attaccare contemporaneamente l' una e l'a ltra area: La riserva doveva assorbire non meno di un terzo e fino alla metà deUe truppe impeg nate. L'artiglieria di sostegno diretto alla fanteria veniva schierata su una linea inte rmedia tra le due pos izioni o sulla seconda di esse, ma tutti i pezzi divisionali, in re laz ione alla loro gittata, erano disposti in modo da poter effettuare un concentramento di fuoco ed "efficacemente intervenire contro la fanteria nemica". Le batterie pesanti campali, dipendenti dai comandi di CA, si sarebbero dedicate prevalentemente al tiro di controbatteria, me ntre i gruppi d i massima potenza avrebbero battuto gli obiettivi indicati dal Comando d'Armata . Come ne lle tradizioni dell 'artiglieria francese, !"azione di questa arma era considerata essenziale e se ne sollecitava l' intervento ad ogni occasione: "per nuocere al nemico non si devono attendere ordini per sparare". Quando si attendeva un attacco l'artiglieria doveva controbattere il fuoco avversario e scompaginare "le truppe d'assalto ammassate nelle trincee di partenza": per La cooperazione dell 'artiglieria più efficace, anche i Comandanti della fanteria potevano ordinarie il fuoco , e per tale eventualità ufficiali di artiglieria erano distaccati presso di loro . Gli inglesi si schieravano, generalmente, su tre sistemi: degli avamposti, della resistenza principale e de lla dife nsiva retrostante. Co mpito del primo dispositivo era di evitare la sorpresa e di giorno poteva essere presidiato anche solo da mitragliatrici. li secondo era formato da una serie di capisaldi e Linee difensive che sfruttavano la topografia loca le. Il terzo, distanziato in modo che l 'artigl ieria nemica non potesse colpirla dalla sua posizione iniziale, comprendeva punti fort ificati e apprestamenti difensivi disegnati in relazione alle caratteristiche del territorio, ed era previsto che vi affluissero le truppe di riserva se la seconda linea avesse ceduto. L'artiglieria , in stretto collegamento con la fanteria, aveva il compito di preparare accuratamente gli attacchi c di agire in controbatteria per distruggere i cannoni avversari. Il Comando Supremo adottò e diramò anche un documento francese intitolato "Nota sulla organizzazione del terreno", nel quale si insisteva sul concetto che la difesa andava concepi ta e predisposta in profondità, idea già assimilata altrove, che le nuove tecniche d'assalto rendevano quanto mai attuale in Ital ia. L'azione di contrasto non poteva fondarsi sulla difesa statica e rigida di una prima linea votata alla morte, superata


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la quale però il nemico avrebbe trovato il vuoto; il mantenimento fina le di una linea attaccata andava affidata invece ad una manovra più elastica e più dinamica , nella quale i contrattacchi avrebbero assunto rilevanza primaria. Le truppe, di conseguenza, dovevano essere scaglionate su diverse linee uccessive, disposte anche a distanza le une dalle altre: non tale da impedire l' intervento al momento opportuno , ma abbastanza per tenere le riserve al riparo dal fuoco iniziale cieli 'artiglieria avversaria. Simile difesa manovrata richiedeva una efficienza delle comunicazioni maggiore che nel passato, maggiore capacità di comando e maggiore addestramento delle truppe, oltre alla collaborazione spinta tra fanteria e artiglieria. Su un fronte come quello italiano, inoltre, fortificazioni ed apprestamenti difensivi des6nati a preparare il terreno per il combattimento assumevano importanza crescente, motivo per cui i lavori relativi furono accelerati e moltiplicati; sui fro nti degli altipiani si cercò attraverso questi interventi di ovviare aJLa mancanza di spazio, realizzando punti e linee di resistenza sulle pcndici contro llate e aJ piano, sfruttandovi ogni ostacolo che potesse essere frapposto a un ' irruzione nemica , come corsi d'acqua anche molto modesti. Il sistema di copertura avrebbe dovuto frontegg iare ogni esigenza ipotizzabile.24 Proprio su questa tematica di maggiore impegno nella predisposizione del terreno per Ja conduzione efficace della resistenza, il Comando Supremo impostò la nuova tattica del Regio Esercito. E poiché la validità dei nuovi orientamenti venne confermata dalle operazioni che si volsero in Francia in eguito alle offensive tedesche, essi non vennero più abbandonati. Le circolari emanate nella primavera e nell'estate furono significative nel la loro continuità. Vi si insisteva sulla fondamentale importanza delle riserve per imped ire che una rottura tattica trascinasse uno sfondamento strategico, poiché solo le riserve avrebbero permesso l'organizzazione di contrattacchi. sia ad opera di reparti minori di fanteria a livello tattico ("l contrattacchi immediati tendono a ristabilire situazioni compromesse in un senore limitato , richiedono prontezza ed irruenza e perciò l'iniziativa dei comandanti delle minori unità di fanteria , i quali devono averne già studiato l'attuazione nel proprio progetto di difesa. Devono proporsi di cogliere il nemico sui fianchi e sul tergo") ,

24 Cfr Rela.:ione. V, tomo l. pp. 131-227: tomo l bis. doc. 80, 81. Si può notare che l'azione di rafforzamento dell'aniglieria e le operazioni locali condotte dall'Esercito italiano durante l'inverno e la primavera 1918 furono coerenti con le nuove impostazioni , in particolare riguardo al perfezionamento de l tiro di controbatteria, alla cooperazione fanteria-artiglieria ed all'obiettivo di guadagnare profondità in alcuni punti criti ci.


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GUALI..EATII'IITAUA Dl:RANTI:; ~ PRIMAGL"ERRA MO!\DIAI.E(I917-1918)

sia da grandi un ità sostenute dall 'artiglieria per una controffensiva a livello strategico (''Anz iché essere sviluppata sull' intero aliente dell'irruzione nemica, deve essere condotta decisamente a fo ndo contro i punti più ensibili di esso .. .La preparazione di queste azioni controffensive deve essere rapida, ma fatta in modo completo ...Queste azioni controffensive devono essere eseguite da intiere unità organiche e non da reparti raccolti sul momento, né da unità appena giunte ed ancora disorientate e stanche). Scopo essenziale detrazione dell'artiglieria in tali circostanze era "di fare sottostare le fanterie nemiche già raccolte per l'attacco ad alcune ore del nostro fuoco di contropreparazione". Tutto ciò dimostrava da parte dei Comandi italiani consapevolezza delle proprie carenze e volontà di porvi rimedio, utilizzando al meglio anche le esperienze fatte dagli alleati sul fronte occidentale - le carenze, che Plumer aveva elencato nel suo rapporto del 13 gennaio, riguardavano mappe imprecise, trincee poco sicure e profonde, cannoni mal disposti , cambi troppo ritardati; ma il difetto principale consisteva a suo parere nelle insufficienze de ll 'addestramento - che bisognava trasferire agli italiani stando bene attenti a non assumere atteggiamenti di superiorità. 25 L' ultimo giorno del l 917 , ad imitazione dell'analogo organismo britannico , il governo italiano costituì il Gabinetto di Guerra, di cui fecero parte Orlando , Sonnino, Nitti , Bissolati e i ministri militari (G uerra, Marina, Armi e munizioni) . Ciò migliorò la gestione politica del conflitto, pur rimanendo l'efficienza del nuovo organismo romano inferiore a quella del modello londinese, sia per i minori poteri del presidente del Consiglio itaUano rispetto al Premier britannico, sia per le divergenze personali e caratteriali che sarebbero emerse tra i membri del consesso. Al fronte , il 191 8 cominciò in una atmosfera abbastanza tranquilla, rispetto ai tempestosi mesi precedenti. Non mancavano moti vi di attenzione, naturalmente, ché in tempo di guerra la sensibil ità doveva essere

25 Vedi l' importante saggio di E. P ino, La regolamenta~ione ra11ica del Regio Esercito Italiano e la sua evoluzione nell'ultimo a11110 del conflillo, in AA.VV., Al di qua e al di là del Piave. cit., pp. 275-308: le ciuuioni a p. 294. Quanto al Plumer, nel successivo rapporto del 20 gen naio s i mostrava pi ù ottimista, valutando che con opportuni rinforzi di artiglieria ed aviazione l'Esercito italiano avrebbe raggiunto un buon livello di efficienza, malgrado le perdite subite che avevano falc idiato maggiormente i reparti di bersaglieri e di alpini. ed avrebbe potuto condurre brillanti attacchi e sostenere ostinate difese. Le sue tenaci preoccupazioni riguardavano peraltro sempre l'inferiorità dell'artiglieria e il timore che una nuova prova cogliesse gli italiani in una fase di addestramento incompiuto. Cfr Relazione britannica, pp. 132-37.


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estrema , ad ogni notizia o rumore che potesse far sospettare un pericolo. Così. sulla base d i informazioni provenienti da fonte elvetica , Diaz segnalò al Comandante della l a Armata "che da circa 15 giorni ono arrivati a Riva parecchi generali deg li stati maggiori austriaco c germanico stop essi fanno ispezioni nei dintorni e si riuniscono spessissimo in conferenza stop raccomando massima vigilanza per val Lagarina". Un attacco ri uscito poteva portare il nemico da questa vaJle nella pianura lombarda , ad occidente di Verona e a ridosso del Mincio, aggirando tutta la linea difensiva dall' Astico al mare. Se una simile ipotesi si fosse concretata, essa avrebbe configurato un pericolo grave, specie se fosse stato accompagnato da un altro attacco ancora più a no rd-ovest_ Il Capo di S.M. italiano allertò quindi anche il m CA, chierato tra il Garda e lo Stelvio.26 In effetti il Conrad concepì nel gennaio un 'idea del genere, studiando i possibili piani offensivi per la primavera. Dopo la battaglia d'arresto, nel campo degli Imperi centrali si andava rafforzando il concetto della guerra parallela. con distinte offensive, in Francia dei tedeschi e in Italia degli austro-ungarici, che ambivano ad essere decisive. Ciò dava una ragione concreta alla riluttanza austriaca a trasferire sul fron te occidentale significativi contingenti di truppe, fornendo nel contempo ai tedesch i la speranza che un successo dell 'alleato in Italia vi richiamasse altre forze france i e britanniche. Conrad pensava ad una serie di attacch i articolati lungo tutto il fronte. E non sulla val Lagarina, ma dal Tonale su Ponte di Legno avrebbe dovuto puntare la sua 103 Armata, per poi minacciare Milano e la Lombardia attraverso la valle dell'Ogl io (operazione valanga, Lawine) . L'altra Armata del suo Gruppo d 'e ercito, l'l l a, avrebbe mirato al Bacchiglione sfondando rapidamente sull'Altopiano dei Sette Comuni e su l Grappa (operazione Radetzky), mentre il Gruppo d'esercito del Boroevic (6a Armata ed l sonzo Armee) avrebbe investito frontalmente la linea del Piave tra Oderzo e Treviso (operazione Albrecht). La discussione sui piani e le priorità non fu né rapida, né semplice: se Conr·ad immag inava "di condurre l'offensiva principale tra la valle dell' Astico e quella del Piave ...Boroevic ... era in realtà contrario al progetto tesso di un 'offensiva in quanto riteneva preferì bile conservare le forze disponibili in vista della pace. Una volta decisa l'offensiva. egJi af-

26 Diaz al

Comandante della t• Annata, 31 dicembre 1917.AUSSME, E 2. busta 88.


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GLI ALLEATI IN ITALIA DURAI'TE LA PRI\IA GUERRA MO, 'OIALE 11917-1918)

fermò di considerare come realmente promettente l'azione principale solo se fosse stata fatta in pianura , cioè a partire dal suo fronte. Un terzo generale, Alfred Krauss, che ali 'epoca era ancora incaricato di un comando sul Mas iccio del Grappa, in un memoriale che gli era tato richiesto espresse la sua preferenza per il piano di operazioni del Feldmaresciallo Boroevic, rispetto a que llo di Conrad, ma affermò anche di non vedere nell ' uno come nell 'altro l'espressione dell'effettiva volontà eli annientare l'avversario. Questo sarebbe stato po sibile solo attaccando nella zona ai due lati del lago di Garda" P Il dibattito tra il Capo di S.M., colonnello genera le Arthur Arz von Strassenberg, e i comandanti superiori dei due Gruppi d 'Esercito in Italia andarono avanti per me i, fmché a i primi di maggio l'Alto Comando austri aco stabilì che l'operazione più occidentale, affidata alla 10a Armata, sarebbe partita per prima, seguita dopo qualche giorno dalla grande offensiva a tenaglia dell'li " Armata sugli Altipiani e sul Grappa e delle Armate del Gruppo Boroevic in pianura: in caso di successo sul Grappa e sul Piave le forze austriache si sarebbero incontrate a Castelfranco e a Padova, mentre all'ala destra dell'l l" Armata ven iva indicato come obiettivo lontano l'Adige. da raggiungere a Verona.28 Ma vedremo poi quali sarebbero state le evoluzioni finali di questi piani. Sul complesso programma di operazioni offensive, peraltro. continuarono a sussistere riserve e perplessità. Lo stesso Boroevic, ad esempio, considerava assolutamente insufficiente una riserva di sole quattro divisioni d i fan teria che avrebbero dovuto sfruttare l'ape rtura di una breccia sul fronte italiano per arrivare all.Adige . Alla destra dello chieramento austriaco, poi , erano pro prio coloro che avrebbero dovuto condurre l'attacco c he non ci credevano, e con le loro ragioni. Il comandante del settore Rayon l (dallo Stelvio al Monte Cevedale), colonnello , po i generale , Anton Freiherr (barone) von Lempruch , ricevette a marzo, dal comando trentina de ll a 10" Armata, i piani parti colareggiati dell 'operazio ne, che non gli piacquero perché no n tenevano nel dovuto conto - a suo giudizio - delle esigenze dei rifornimenti in un teatro montano, sul quale esistevano solo due strade e nessu na ferrovia. La linea italiana go-

27 E. Glaise Horstenau, Dal Piave al crollo, a cura dj P. Pozzato, Bassano del Grappa, !ti nera. 200 l. p. 19. Edmund Glaisc Horstenau, tenente colonnello, non aveva incarichi di comando sul campo. ma era addeno come osservatore all'Ufficio Stampa, del quale in seguito ebbe la responsabilità politica per il Comando Slllpremo. 28 Cfr Montanari. cii .. l!, tomo 2. pp. 672-75.


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CAPITOLO IV- RITOR.'IO L'l FRANCIA

deva invece di una ben migliore condizione logistica, specie di fronte ad un avversario che avrebbe avuto un solo e difficile valico praticabile alle spalle e che in caso di ritirata, magari d'inverno , arebbe andato incontro ad "una catastrofe con pochi paragoni". In tal i cond izioni si concedeva troppo ad una "sbrigliata fantasia .. quando si parlava di minacciare Milano. "Ci sono casi in cui l 'audacia si tramuta .. .in poca avvedutezza di giudizio. La nostra situazione aveva senza dubbio in comune molto con uno di essi e devo ritenere un 'autentica fortuna che ...non si sia giunti all'attuazione di questa operazione , che avrebbe probabilmente procurato una fine spaventosa a mig liaia di uomini". Co ì qualche giorno dopo, in occasione della visita del Comandante del CA, arciduca Pietro . " io non g li nascosi le mie serie preoccupazioni che trovarono questo Arciduca ...pienamente d 'accordo" .29 All 'in izio del 1918, intanto, l'Esercito austriaco assunse un atteggiamento difensivo, dopo gli attacchi dei mesi precedenti. Grand i unità gennaniche tornavano in patria: Nutin , suii'Echo de Paris, scrisse il 13 gennaio che tutte le divisioni tedesche erano state ritirate dal fronte italiano ed "inviate in Alsazia e nelle Ardenne"; 30 il 19 i servizi d ' informazione francesi confennarono che 4 delle 7 divisioni germaniche, già segnalate come partecipanti alle operazioni offensive in Italia, erano g iunte nelle retrovie del fronte occidentale e che anche le altre 3, non ancora localizzate, avevano lasciato il Veneto. E si parlava anche, come di uno sviluppo più che po sibile, di grandi unità austriache "imbarcate per la Francia" 3 1: si dava infatti per certo che Berlino avesse chiesto a Vienna il " trasferimento sul fronte occidentale di 350.000 uomini ...per la colossale offensiva che qui si pensa possa, date le favorevo li condizioni d'atmosfera, iniziarsi l' ultima settimana di febbraio" _32 In realtà, sul l' impiego di truppe austro-ungariche sul fronte francese si era già parlato nel 1915 e nel 1916, ma solo il 3 novembre 19 17, a Berlino, era stata raggiunta un' intesa di mass ima , in base alla quale Lu-

29 Lempruch (von) e Ompteda (von), ci t. , pp. 213- 16. 30 Bonin da Parigi a Sonnino, 13 gennaio 1918, DDI , Serie

Berthemel. cit .. p. 29. 32 Jmperiali da Londra a Sonnino. 19 gennaio, DDI. Serie nello svizzero Sprecher sosteneva invece con sicumera che la avuto alcun interesse a tentare una grande offensiva sul fronte Sonni no, da Berna, 23 gennaio, ibidem. doc. 133. Per opinior1i E 2, busta 81, carte varie.

5 . X. doc. 82.

3l

5, X. doc. 108. Il colonGermania ''non avrebbe occidentale", Paulucci a contrarie , cfr AUSS ME,


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GLI ALLEATI I N ITALIA DlJRA, IELA PRJ\IAGUtRRA MOSDIALE(1917-1918)

dendorff, il 23 dicembre, chiese all'Alto comando austriaco se era disposto o no ad inviare truppe all'O vest, dove si contava di ottenere la decisione della guerra nella primavera successiva. Arz mostrò di condividere questa valutazione , ma eccepì che l'entità delle forze sarebbe dipesa dalle trattative in corso con la Russia. Ludendorff avrebbe preferito un accordo più vincolante, forse anche rendendosi conto dell ' importanza delle forze contrarie in Austria, che indussero alla fi ne Arz a confidare al collega germanico "che l' invio di fanteria austriaca sul fronte occidentale non era gradito in alto loco" . Furono invece offerte 50 batterie di medio e grosso calibro. Anche in Germania, peraltro, non pochi esponenti militari consideravano le unità austro-ungariche inadatte a combattere sul fronte occidentale, tanto che il 22 febbraio l'imperatore Gugl ielmo ringraziò Arz per l'artiglieria , ma non riparlò di fo rze di fanteria. Del resto, un mese dopo, la decisione austriaca di preparare un ' offensiva che "doveva essere la di truzione dell' Italia sotto il profilo militare", re e ancora meno attuale un intervento austro-ungarico in forze sul fronte francese.33 La strategia dell ' Intesa per ill918, come era stata defini ta dai Rappresentanti militari permanenti , era abbastanza cauta, e per il fronte italiano prevedeva soltanto la difensiva. Vi era in ciò de lla logica , avendo l' Esercito italiano sofferto più recentemente e più degli altri gli avvenimenti del 1917 ed accorrendogli tempo per completare la riorganizzazione delle proprie forze. Il 21 gennaio 1918 il termine per il riordinamento venne ind icato nel 1o maggio , purché si fossero realizzate una serie eli condizion i. Alla difensiva strategica potevano accompagnarsi operazioni tattiche di valenza locale, ma non di più . L'idea dominante era di non assumere iniziative importanti prima de li ' arrivo dell'Esercito americano, totalmente destinato in Francia. Su quel fronte era atteso, con l' arri vo della primavera, un grande sforzo offens ivo germanico inteso a chiudere la partita prima dell' arrivo degli americani. Sulla carta, i consulenti militari dei governi assumevano di considerare come unico il fronte, dalla Manica in Adriatico, così come i loro nemici. Ma la linea difensiva di cui si è detto apriva poi, nelle note collettive che riportavano il pensiero del Comitato interalleato dei Rappresen-

33 Cfr. Glaise Horstenau, cit., pp. 16- 18. Quanto all'atteggiamento dei "molti'' in Gennania che ·'ritenevano di poter fare a meno di un sostegno tanto discutibile'', lo stesso autore commenta: "a torto. come dimostrarono le truppe c he si batterono fino alla fine intorno a Verdun··.


CAPITOL-O IV - RITORNO IN PRANCIA

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tanti permanenti , anche ad operazioni offensive di alleggerimento e con obietti v i limitatì, che diventa vano però, se se ne fosse presentata l' occasione, di " offensiva combinata della maggiore potenza ed estensione" per stroncare un grande attacco avversario o addiritmra per ricercare la decisione sul campo. I comandanti in capo francese, britannico e italiano avrebbero preparato dei piani ad hoc. Vi erano però dei problemi: non si poteva ignorare che i l concetto di fronte unico avrebbe posto, come corollari, la questione della direzione unica e delJa massa di manovra comune (la riserva trategica). Il Comando supremo italiano, poi , avrebbe voluto conoscere, per predisporre i suoi piani, di quanto forze alleate avrebbe potuto disporre e per quanto tempo. Benché affermassero di avere un unico fronte ne ll 'Europa occidentale i capi militari dell ' Intesa, con l'eccezione di Foch che sì considerava vocato a quel comando, non ne parevano veramente convinti o comunque disposti ad accettare limitazioni di autonomia. Non i britannici, che vi scorgevano ostacoli alJa loro strategia periferica e , limitatamente all 'esercito in Francia, il rischio di trovarsi invischiati in manovre che trascurassero i loro interessi; non H Comandante in capo francese Pétain, geloso e diffidente di Foch;34 non Dìaz, che non aveva dimenticato le difficoltà dì novembre con i Comandi alleati in Italia. Così all'inizio del 1918 , mentre in Germania la Franc ia e l'Italia venivano considerate ·'assolutamente come un unico fronte",35 ne ll' Intesa c iascuno avrebbe preferito continuare a condurre la propria guerra parallela. Venne dapprima tentata la costituzione della Riserva Generale Interalleata, con decisione del Consiglio supremo di guerra del 6 febbraio 1918. Essa doveva comprendere " un numero di divisioni abbastanza grande perché sia possibile di parare direttamente ai bisogni immediati della difensiva ed anche d ì intraprendere una controffensiva potente su una fronte abbastanza estesa": il Consiglio pensava ad una forza dì 30 divisioni ( 13 francesi, 10 britanniche, 7 italiane), nelle quali andavano ricompresse le Il franco-britanniche intervenute in Italia. 36 Ma i Comandanti in capo francese e britannico, Pétain ed Haig, dissero di non potersi privare eli nessuna delle loro grandi unità, così che il 19 e 20

34 Con qualche ragione, se si deve prestar fede al generale Fayo lle; " 12 gennajo ... Foch s'è mostrato molto amabile. Dall'insieme della conversazione risulta che vorrebbe sostituire Pétain. jn ogni caso dirigere la guerra". Fayolle, cit., p. 251. 35 Così Ludendorff, vedi Glaise 1-Jorstenau, cit., p. t 9. 36 Un a copia in A USSME. H 15, busta 7.


GLIALLEATll'IITALIA DURAl'iTE LA PRIMAGUt:RRA~10'1DIALE ( 19 17- 1 918)

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marzo, a Torino, si concordò che la Riserva sarebbe stata formata soltanto con truppe provenienti dall'Italia: le divisioni francesi ed inglesi trasferite dopo Caporetto e alcune divisioni italiane_ Passi avanti ver o qualcosa di analogo al Comando unico sarebbero stati compiuti sotto l'impulso del pericolo. dopo che era scattata la prima offensiva tedesca di primavera in Francia_ l governi francese e britannico incaricarono il generale Foch, il 26 marzo, di coordinare l'azione dei loro eserciti sul suolo francese; dopo una settimana aderì anche il governo americano ed a Foch venne affidata "la direzione strategica delle operazioni militari ". Nella conferenza del Consiglio supre mo eli guerra del 2 maggio, ad Abbeville, anche gli ital iani accettarono - più mal gré che bon gré - che il potere di coordinamento del generale francese si estendesse al loro fronte_37 All'inizio dell 'anno Diaz ringraziò Cadoma del l' interessamento esplicato per ottenere "l'invio della sesta divisione inglese alla nostra fronte"- il Capo di s_ M _ italiano ci sperava ancora- e "circa l' impiego dell'artiglieria da campagna non indivisionata degli alleati nei settori più pericolosi" _Ricordava di avere lasciato batterie italiane sui tratti eli fron te tenuti da francesi e britannici , nella fiducia di poter dotare per febbraio tutte le divisioni di l O batterie da campag na , mettendo insieme i pezzi prodotti dall 'industria nazionale e quelli di provenienza alleata_ Sul momento però il ricorso ai cannoni alleati schierati in ltalìa era necessario: i l Comando della l a Armata aveva chie t o pro prio in quei giorni l'ausilio dell 'artiglieria pesante dell a 10" Armata francese per battere, con fuoco d' inte rdizione, la strada della Val d' Assa e la zona del Monte Erio. I francesi aderirono di buon grado , ma se lo scopo era di contrastare i movimenti preparatori di una offensiva austriaca sugli altipiani, era da prendere in considerazione anche la strada che saliva da Primolano, nella valle del Brenta , e in questo senso decise il Comandante superiore francese , Fayolle, sebbene un dibattito tra gli ufficiali di S.M. della 10° Armata avesse concluso che la via della Val cl' Assa andava considerata come " l'unica strada d'accesso comoda" e quindi il olo obiettivo da battere, preferibilmente con pezzi da 155 . Sullo stesso argomento il 5

37 "Foch

ricevette semplicemente un droit de regard ne ll' intesa che avrebbe esercitato anche su di esso il suo comando unicamente se c quando gli eventi bellic i avessero richies10 la presenza io Italia di altre annate combanenti ai suoi ordini , nelle medesime condiz ioni che in Francia". Montanari. cir_ , p. 686_ Cfr anche ODI. Serie 5, X. doc_ 516. 518,627,628. 629.


CAPITOLO IV · RITORNO IN I·RANCIA

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gennaio Di az ribadì l'obiettivo di "ottenere la distruzione, in punti convenientemente scelti, della strada di Val d' Assa e di Enego per rendere difficili i rifornimenti al nemico sull'altopiano di Asiago ed ostacolargl i quindi la preparazione di una poderosa offensiva" .38 In gennaio le unità alleate eseguirono una serie di movimenti per ostituire con truppe fresche i reparti che avevano tenuto la prima linea fino ad allora; i tratti di fronte loro affidati non cambiarono: i francesi si disposero sulla linea Monte Tomba-Montefenera-Piave, davanti al Montello, e i britannici da Nervesa a Palazzon. Le forze alleate assicuravano così la cerniera tra la 33 e la 43 Armata italiane, ma la maggior parte di esse restava, come prima, in riserva.39 n 22 pattuglie francesi della 23a divisione tentarono con successo un colpo di mano nella conca di Alano. Nello stesso mese le truppe italiane condussero alcune operazioni offensive di limitata portata, con lo scopo di migliorare situazioni locali. Quella diretta alla riconquista del Monte Asolane ( 14-15 gennaio) non andò a buon fine malgrado alcuni successi iniziali, però mostrò la ripresa morale dell'Escrcito.40 A Caposi le (14-26) granatieri del2° rgt, sostenuti da bersaglieri cicl isti, respinsero indietro gli ungheresi che li fron-

38 Diaz a Cadorna. l o gennaio 1918. AUSSME. E 2. busta 132. Nota del generale Nlaistre a Diaz e Fayolle del 2 ge nnaio: Rapporto sulla di cussione tra gli ufficiali di S. M. della IO" Armata , 2 gennaio; Nota per la IO" Armata di Fayollc, 3 gennaio: tutti in E 2. busta 88. fase. 6. Diaz a Comando l" Armata. 5 gennaio, E 2, busta 89, fase. l . 39 La divisioni francesi 23" e 64" diedero iJ cambio alla 47• Chasseurs ed alla 65'. che passarono in ri serva al XJI CA: i francesi avevano così 2 divisioni in linea e 4 in riserva. La divisioni britanniche 5"' e 48' sostituirono le 2 d ivisioni del1 ' V1ll CA italiano, all'estrema sinistra della 33 Armata: così gli ing lesi avevano 2 divisioni in linea e 3 in riserva. Il Comandante dell'XI CA britannico. generale R. Haking, scrisse il 29 gennaio al generale Caviglia, Comandante deii"Vlll CA italiano, per congratularsi circa ··1e otùmc dispos izioni prese" che avevano consentito un cambio rapido e senza inceppi. E proseguiva: '·l miei comandanti di brigata riferiscono che di rado hanno preso in consegna una linea difensiva in condizioni così soddisfacenti . Le linee erano mollo pulite. non v" erano in g iro rottami quali latte (plurale di latta), bombe a mano e munizioni ed ogni cosa è stata trovata in buon ordine"". Seguivano elogi per l'opera dei comandanti della 48" (Cattaneo) e 58" (Brussi) divisione, deg li ufficiali e della truppa. fino alla seguente conclusione: "Mi compiaccio di aggiungere che questa lettera non è affatto dettata dal desiderio di fare un complimento ai soldati di un'altra nazione, ma è emplicemente l'espressione della nostra gratitudine verso i camerati deii" Esercito italiano per averci consegnato un sistema dife nsivo tan to bene organizzato e costruito così efficacemente". Analogamente si espresse PJumer con Diaz il 1° febbraio. AUSSME. E 2, busta 89. Pare invece che i francesi non avessero la stessa ventura: ··Straordinaria sporcizia degli accantonamenti ital iani'", Fayolle (25 gen naio), cir. , p. 252. 40 Come ebbero a testimoniare tutti gli ufficiali francesi interrogati dal sottosegretario Abel Ferry, Reluione. V. tomo l. p. 234.


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Gl-I ALLEATI IN ITALIA OURA.'" ffi LA PRI\1,\ GUERRA MO~DI A LE ( 191 7-1918)

teggiavano. Le operazioni più significative ebbero luogo sull ' Altopiano di Asiago - la "battaglia dei tre monti", 27-31 - e portò alla conquista di Monte Valbella, Col del Rosso e Col d 'Echele,41 procurando maggior respiro e profondità alla linea difensiva italiana s ul bordo dell'altopiano. Fin dal 3 gennaio Fayolle aveva ordinato al generale Nourrisson, comandante del XTT CA francese accantonato in riserva, di porre "allo studio un piano di operazioni offensive da intraprendere non appena lo scioglimento delle nevi avesse reso di nuovo praticabile la zona montana.42 L'idea di riprendere un atteggiamento aggressivo in Italia veniva a fronte ormai stabilizzato - come lo valutarono Fayolle il 26 dicembre e Plumer, più prudente mente, il20 gennaio- e con l'esercito italiano in ripresa , anche se ancora molto restava da fare.43 Tuttavia l'orientamento a condurre un attacco importante sul fronte montano fu condivi o da tutti e costituì la base del piano d'operazioni previsto per la primavera. Lo

41 Sul Col d'Echele cadde, il 28 gennaio, anche Roberto Sarfatti , volontario non ancora dic iottenne. figlio di Margherita: sepolto in una fossa comune. i suoi resti ven nero poi riconosciuti per un foulard donato dalla madre e traslati oell"ossario di Asiago. Per celebrarne la memoria, la madre fece costruire sul luogo della morte, presso la cima, un monumento, realizzato da Giuseppe Terragni, che cost ituisce un esempio notevole dcii" architettura razionale italiana. 42 Relazione, V, tomo l , p. 167. Anche il XXXI CA francese studiò un'offensiva, avente come ipotesi generale che un· armata franco-italiana. dislocata tra l'Asti co e il Brenta. ricacciasse il nemico dall'Altipiano dei Sette Comuni e occupasse la Valsugana verso Levico; il XXXI CA avrebbe operato al centro, avendo ai fianchi due CA italiani: delle truppe inglesi non si parlava. AUSSME. E 2, busta 91. 43 Migliorava il vitto (le calorie giornaliere passarono da 3.067 a 3.580), i rifomimenti.l'assistcnza, l'addestramento. li IOgennaio il Sottocapo di SM. Giardino trasmise ai Comandanti delle Armate l, 3 , 4 c del Ili CA una comunicazione neiJa quale dava pieno riconoscimento dei sacrifici che i reparti combatlenti avevano sostenuto per superare la gravissima crisi e assicurava per l'innanzi un ''sistema di turni regolare e tale da assicurare a tutte le truppe turni di riposo periodici, e di durata convenieme"; il provvedimento era nato anche per i commenti e il malumore derivati dall'osservazione e dal confronto con le procedure alleate per i turni delle truppe in prima linea. Ed è significativo che persino i vecchi soldati brontoloni del 68° rgt fanteria, dal le loro posizioni sul Grappa dessero atto che l'Eserc ito era cambiato: "Ora ci sono in abbondan za i viveri, i vestiti: c 'è il cantiniere appena dietro le linee c le teleferiche che tràSportano giù in un auimo i feriti agli ospedaletti di fondo valle··. Tuttavia i capi militari alleati in Italia. pur apprezzando le qualità della fanteria c il morale degli uomini. trovavano ancora basso il livello di addestramento raggiunto e non soddisfacente la gestione delle truppe e l'organizzazione dell'artiglieria. Cfr AUSSME, E 2, busta 132; AUSMM, busta 1315; A. Massignani. 1918: /"anno della viuoria?, in AA.VV.. Maros1ica ecc .. cit.. pp. 26-27: J. ed E. Wilks, The Bri1ish Army in 11a!y. 1917-1918. Bamsley (South Yorkshire). Leo Cooper, 1988, pp. 66-67; F. Dusi . Dall 'Adige alf'1SOII<.O. Bassano del Grappa, Itinera. 2003, pp. 222-23.


CAPITOLO IV- RITORNO IN FRANCIA

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studio richiesto dal Comandante superiore francese in Ital ia fu pronto a fine mese, proprio quando il committente veniva a sapere, in via confidenziale, che sarebbe tornato in Francia_ Il l o febbraio una copia del memorandum venne trasmesso a Foch e il giorno seguente fu presentato agl i italian i e agli inglesi_ Il documento conteneva il ragionamento geostrategico preliminare ai piani operativi: "Si può prendere l'offensiva sul fronte del Piave, verso est , che nella zona montagnosa a nord_ Lo scopo dell'offensiva sul Piave potrebbe essere la riconquista di quella parte del Veneto , che è stata perduta alla fine de l l 917 _E ' ev idente che l'avanzata nel piano , in direzione di Udine, non può avvenire se non si è padroni delle alture che la dominano a nord ; occorrerebbe quindi cominciarla con l'occupazione dell'alta Valle del Piave (Feltre - Belluno) prima di marciare al Tagliamento; poi conquistare l'alta Valle del Tagliamento e così di seguito. Tale operazione non può iniziarsi se non si ha la sicurezza della inviolabilità del tergo, cioè dal ponte del Piave alla fron tiera svizzera (Stelvio); è evidente che se le masse delle forze italiane, inglesi e francesi si trovassero impegnate ad est, e di mano in mano più ad est, tale sicurezza non si potrebbe assolutamente avere_ Un 'offensiva generale in tale direzione è dunque estremamente pericolosa ed è perciò che io penso non sia da prendersi in esame. Occorre dire che la costruzione di teste di ponte sul Piave è un 'operazione molto delicata, non solo in sé stessa, ma anche per il regime delle acque che è instabilissimo. Inoltre lo sfruttamento del successo al di là del Piave esigerebbe probabilmente forze assai superiori all'attuale disponibilità. Rimane quindi l'offensiva a nord nella zona montagnosa. Il solo scopo utile che ci si possa proporre da questo lato è la conquista del Trentine , in modo speciale l'occupazione di Trento. Occorre notare innanzi tutto che Trento è una piazza forte notevole e della quale occorrerà fare l'assedio. Tale assedio presuppone un completo investimento, e cioè si impone la necessità di impadronirsi prima delle zone montane non solo all'ovest ed all'est della Piazza, ma anche a nord sino a Lavis. Tale operazione è di gran mole e richiede molto tempo. Trento deve dunque essere considerata come un obiettivo lontano , eventuale, mentre il primo obiettivo da proporsi in una offensiva generale. fronte a nord , rimane l'occupazione di Rovereto e della strada di arroccamemo Caldonazzo, Levico, Primolano (alta valle del Brenta) . Tale conquista sarebbe di per se stessa di grande valore, dato che interdirebbe a l nemico la calata ne lla pianura lombarda. Inoltre la linea di arroccamento e di comunicazione Trento, Feltre, Belluno arebbe occupata_ Infine sarebbe considerevole l'effetto morale che si otterrebbe con la conquista di Rovereto , Levico,


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Gl.l ALLEATI IN ITALI1\

DURA~Tf.

LA PRI;>IA GUERRA MO:-.'DJALé ( 1917·1918)

Primolano. In linea generale non si può pre ndere l'offensiva che nella direzione nella quale si dispone di ferrovie e d i strade" . Rilevata sul terreno l'esistenza di diverse valli orientate a nord , ne esaminava partitamene la situazione in relazione alle esigenze militari e delle comunicazioni , e concludeva: "Nulla da fare partendo dalla vallata dell 'Oglia"; poche pos ibilità dal Chie e, dove si potevano tentare solo operazioni secondarie. Secondo il generale francese , le valli dell 'Adige, dell' Astico e del Brenta offrivano invece po sibilità favorevoli. fn prima approssimazione, le forze occorrenti erano stimate in 8 d ivisioni per muovere su Rovereto e Trento attraverso le valli dell'Adige e della Vallarsa; IOdivisioni per il fronte Arsero-Asiago (valli dell' Astico e dell ' Assa) e 7 divisioni per puntare su Primolano dalla valle del Brenta. In totale, 25 divisioni che corrispondevano alla consistenza delle riserve italiane, ciò che faceva affermare all'estensore del documento che il Regio Esercito "avrebbe potuto intraprendere questa operazione con i propri mezzi", sia pure "aiutato dalle Divisioni Alleate che potrebbero essere lasciate a disposizione dell 'Italia. ln questo caso vi sarebbe forse la convenienza a costituire un· Armata AngloItaliana per l'attacco su Primolano ed una Franco-Italiana per l'attacco su Arsiero-Asiago. Dal punto di vista dell 'artiglieria pesante si può ritenere, da un sommario esame. che l'Esercito italiano non potrebbe bastare a sé stesso, ma dovrebbe ricevere un numero eli batterie corrispondente con forte appros imazione al numero di batterie inglc i e francesi attualmente in Italia (circa 100 batterie) rinforzate da un certo numero di unità di artiglleria (A.L.G.P.). Dal punto di vista aeronautico, l'aviazione da combattimento italiana dovrebbe essere fortemente rinforzata". Quanto al momento opportuno per scatenare l'attacco, Fayo lle auspicava che fosse il più vicino possibi le; tuttavia considerazioni cl imatiche e il fatto che rispetto alle truppe italiane quelle alleate fossero meno equipaggiate ed organizzate per affrontare la guerra di montagna , lo faceva propendere, sempre che non si fossero vermficate "nevicate più attardanti di quanto non lo sono state fino ad ora", per una data da stabil ire "a partire da115 aprile".44 L'interpretazione naturale delle indicazioni date da Fayolle portava portava a ritenere che nell'offensiva sarebbero state impiegate 14 divisioni italiane e le li alleate venute in Italia, ma questo non piacque a Foch, il quale vi "ravvisò una ipoteca ulla permanenza in Ital ia del con-

.w Chiudeva sollecitando una decisione. Vedi " Progetto Fayolle di offensiva sul fronte italiano per la primavera del l 9 18", Re lazione V, tomo l bis, doc. 232.


CAPITOLO IV - Rll'ORNO IN FRANCIA

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tingente alleato", su cui aveva idee diverse per il caso dì una grande offensiva germanica in Francia.45 Fin daU'ottobre precedente, infatti , i servizi d'informazione alleati segnalavano il trasferimento di unità tedesche ad occidente, dopo il cedimento della Russia. Era questa una realtà ovvia, che valeva anche per il fronte italiano, ma vi si me colavano esagerazioni e notizie fal se come quella della presenza di truppe austriache in Belgio. All 'atmosfera di allarme per la minaccia militare germanica, si univa poi, in Franc ia. la convinzione che l'Ita lia non avesse compiuto ancora il massimo sforzo possibile in tema di mobilitazione.46 Considerando tutto c iò, si comprende forse meglio perché nella nota collettiva del 24 dicembre 1917 , prima ancora che la battaglia d'arresto potesse considerarsi conclusa, si potesse leggere: "La rìorganizzazione e l'i truz ione dell'Esercito italiano sono da spingersi con maggiore rapidità, tanto per parare a tutte le eventualità che si possono produrre sulla fronte italiana , quanto per facilitare il ritiro di tutte o parte delle truppe anglofrancesi in Italia nell'avvenire pi ù pro simo". Il 4 gennaio Londra ebbe conferma, "da un· alta fonte neutrale", dell' intenzione germanica di sferrare una grande offensiva ad ovest; tre giorni dopo i serv izi britannici fecero sapere che invece l'attacco in ltalia era stato sospeso e che le truppe tedesche partivano. Così il 19 Robertson chiese al Quartìer Generale sul continente di conoscere tempi e modalità per riportare in Francia, il più presto possibile, le divisioni mandate in Italia. Dove intanto Plumer aveva ottenuto da Diaz di riunire la s• e la 483 divisione nelr XI CA che dava il cambio all ' VIII CA italiano, ma non che una divisione di questo CA "potesse essere lasciata temporaneamente nel settore" .47

45 Relazione. V, tomo 46 Dei francesi si dirà

l , p. 163 . più oltre in relazione ai T.A .I.F.: Per gli inglesi, il IO novembre 1917 lord Cavan avvertì il \Var Office che in L<>mbardia e nel Veneto esistevano in abito civile uomini in età di portare le armi che apparentemente non facevano niente di utile. Robertson credeva che l'Italia fosse piena di uomini sfuggiti al servizio militare e il 26 novembre chiese a Plumer d i farli mandare in Franc ia per lavorare ad opere militari. 47 Plumer propose di aggregare alle sue unità giovani ufficiali e soldati che avessero bisogno di addestrarsi all'offesa e alla difesa. specie per quanto riguardava la cooperazione tra fanteria ed artiglieria. ma Diaz rispose che non occorreva. c fr Plumer a Diaz. 14 gen naio 1918, AUSSME. E 2. busta 89. Per i deliberato del Consiglio Supremo di guerra del 24 dicembre 19 17 , Relazio ne , V, 10 1110 l , p. 16 1. La presenza di truppe inglesi sul Piave fece nascere dicerie infondate su una loro imminente offensiva. Vedi il Diario di don Antonio Del Colle. in Tessaro. cii., p. 227 (23 gennaio). 231 (8 febbraio); il 3 marzo annotò: ··si dice che quattromila americani iano giunti sul basso Piave: speriamo che non siano americanate!", p. 236.


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GLI ALLEATI IN ITAUA DURANTI:: LA PRIMA GUERRA MONDIALE (1917-1918)

La terza se sione del Consiglio Superiore di Guerra dell ' Intesa si tenne a Versailles dal 30 gen na io al 2 febbraio. Nell a quarta seduta Lloyd George ricordò come un fatto positivo la presenza alleata in Italia ed auspicò che anche sul fronte occidentale combattessero insieme inglesi, francesi , italiani ed americani; affermò poi che la superiorità numerica degli eserciti alleati era più pronunciata in Italia che in Francia e che quindi era desiderabile la presenza sul fronte occidentale di l l divisioni italiane, tratte dalla Riserva centrale. Orlando e Sonnino non contrastarono il principio, ma rilevarono che una cri.sì sul fianco sinistro del fronte ital iano avrebbe provocato una ritirata difficile e preoccupante, e che la fine deUa guerra in Ucraina e Romania liberava grandi forze contro l'Italia. La questione, sul momento, fu rin viata al Comitato esecutiva della Riserva generale,48 ma Foch riprese le argomentazioni di Lloyd George, diede notizia del ritorno in Francia del generale Fayolle e propose a Robertson di richiamare dall' Italia 2 divisioni francesi e 2 britanniche: l' inglese era d 'accordo , però voleva agi re attraverso il Com itato esecutivo deUa Riserva come era stato deciso . Il ministro deUa Guerra Derby riteneva che Parigi e Londra avevano titolo per richiamare le loro truppe senza in tervento del Consiglio interalleato, il quale piuttosto avrebbe fatto bene a persuadere l' Italia ad inviare in Francia almeno 4 divisioni , diversamente la Gran Bretagna sarebbe stata costretta a richiamarne 2. Ma il Comandante supremo britannico in Francia, H aig, fece sapere che preferiva 2 divisioni nazionali a 4 italiane e così, il 18 febbraio , venne ordinato a Plumer di rimandare due delle sue divisioni in Francia; egli stesso, inoltre , doveva rientrare e lasciare il comando a Lord Cavan. Tutto nella previsione di dover fro nteggiare in primavera l'atteso attacco tedesco - per il quale secondo Abel Ferry, "Il Grande Quartier Generale non aveva organizzato niente" 49 - e che più nuUa da temere vi fosse in Italia , sia perché il nemico non avrebbe attaccato (ma il IO febbraio si e ra impadronito del Sasso Rosso , ad ovest del Brenta), sia perché l' Esercito italiano mostrava vitalità e brillanti capacità di resistenza e d ' iniziativa. Quando D iaz fu informato da Plumer delle decisioni di Londra, disse che non poteva far nulla né provvedere al trasporto perché non aveva

48 I verbali della Conferenza sono in DDI , Serie 5. X. d oc. 166. 168, 170, 17 L 172. 173 c la lettera di Sonnino a Imperiali del5 febbraio. doc. 182. 49 Ferry {IO febbra io), cìt., p. 22 1.


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ricevuto alcuna comunicazione dal governo . Derby scrisse allora al suo omologo italiano Alfieri che Plumer e 2 divisioni dovevano andare in Francia, dove - affermò - il nemico aveva ammassato 178 divisioni; in Italia sarebbero rimaste 3 divisioni con Cavan. Ma Orlando ribadì che la pace con la Romania consenti va un afflusso di truppe sul fron te italiano , e si stupì che la decisione di richiamare le forze britanniche non avesse segu ito la via del Consiglio Supremo di Guerra. Plumer comunicò a Londra che Diaz era rimasto piuttosto turbato e il nuovo Capo di S.M. britannico, generale Wilson, mandò un telegramma di scuse ad Alfieri, dichiarando che le 2 divisioni avrebbero fatto parte della Riserva generale in Francia: sperava così di rabbonire Diaz_ Ma lo stesso 22 febbraio Alfieri rispose a Derby: "non posso nascondervi che le decisioni del Vostro Governo di ritirare in questo momento due divisioni dal nostro fronte mi ha non poco sorpreso, anche perché non ne era stato fatto alcun accenno nei recenti accordi di Versailles" _Alfieri esprimeva il punto di vista del governo italiano, come il generale Smuts ebbe a confermare da Roma il l o marzo, segnalando che il ministro degli Esteri Sonnino era "fortemente scontento" e faceva notare che il ritiro delle truppe britanniche non era la via migliore per trattenere l'Italia in guerra. Lo stesso giorno Henry Wilson, più intelligente e attento del suo predecessore Robertson, scrisse a Diaz una lettera gentilissima che cercava di riparare per quanto possibile alla serie di gaffes da parte inglese che aveva caratterizzato fino ad allora la conduzione del problema: "Assumendo la carica, trovai che erano già stati impartiti gli ordini perché due divisioni britanniche venissero ritirate dali 'Italia e riportate di nuovo in Francia. Se io avessi potuto far sentire la mia voce sull 'argomento, avrei di gran lunga preferito portare in Francia due , o tre, o quattro divisioni italiane, e lasciare per ora le nostre cinque divisioni con voi, ma la questione era stata risolta prima che io assumessi il potere. Io spero che Ella non penserà che questo movimento significhi un mutamento di politica per quanto riguarda la Vostra fronte. Come Ella ben sa, io considero tutta la fronte dal mare del Nord all ' Adriatico come un ica, e quelle zone che sono più minacciate o appaiono più importanti riceveranno, almeno per quanto sta in mio potere, i rinforzi deJle zone meno minacciate , o meno irnportanti". Wilson sperava di venire al più presto in Italia a salutare Diaz, di cui ricordava nel migliore dei modi la maniera con cui aveva trattato la diffici le situazione del precedente novembre. Dalle informazioni incoraggianti che aveva dal capo della missione militare britannica in Italia, generale Percy Delmé-Radcliffe, sapeva delle "condizioni morali e di efficienza dell'esercito di cui Ella è a capo, ed io che


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ben conosco come stavano le cose nel novembre scorso, Le tributo la più alta ammirazione per i grandi mutamenti che ha potuto compiere" _so Ma anche così il governo italiano e il Comando Supremo avevano ragione di lamentare un trattamento inadeguato e discriminatorio da parte degli alleati, che in fin dei conti avevano deciso alle loro spalle, senza farli partecipare al processo di decisione, misure che potevano avere incidenza sulla situazione militare del paese. Alla fine partirono per la Francia, il IO marzo, Plumer, il comando dell'XI CA e la 4la divisione. Il piano di Fayolle, intanto, era stato accantonato, ma il Comando Supremo italiano lo riprese e preparò un proprio progetto. All'inizio si era pensato ad un programma più ampio, ma poiché il Consiglio interalleato aveva escluso la conven ienza di una offensiva a fondo sul fro nte italiano, Diaz scrisse a Giard ino, il 23 febbra io, che non conveniva insistere per un 'azione nelle Giudicarie. "Ciò perché in tale settore, data la natura del terreno e la lontananza dagl i obiettivi da raggiungere, soltanto un'offensiva a fondo potrebbe dare risultati impottantL .Un'azione redditizia, anche se di limitata portata, risulterebbe invece quella da effettuare dalla 6a Armata sugli Altipiani. Essa tenderebbe sempre a farci guadagnare spazio in quel settore specialmente delicato, migliorando anche di riflesso la nostra situazione sul Grappa. Qualora le circostanze specialmente favorevoli permettessero di far sentire la nostra azione sul-

50 Jl generale Fayolle immaginava che, sebbene in Italia nevicasse ancora, i passi di

alta montagna sarebbero stati liberi un mese prima del solito. Quan to a Wilson, malgrado la sua cortesia, parlava solo dei tedeschi, come non pochi altri esponenti alleati, e dimenticava gli austriaci. Nella risposta, Di az sottolineò che si doveva "collaborare a quella intima unione di tutti gli sforzi alleati che, come avete ben detto, deve farci considerare come una sola fronte dal mare del Nord al golfo di Venezia", e gli chiese che le forze britanniche restassero dove erano perché pareva confermato che il nemico si apprestasse a compiere lo sforzo principale contro l'Italia, AUSSME, E 2, busta 80. Vedi, per la corrispondenza tra Derby e Alfieri, E 2, busta 130, fase. 5; Wilks, cit., pp. 60-61. Sulla questione del ritiro richiesto vi sono anche del.le l.ettere, datate dal 20 al 28 febbraio, tra Orlando e gli ambasciatori a Londra, Imperiali , ed a Parigi, Bonin; il presidente avrebbe preferi to mandare in Francia 2 divisioni ìtaliane al posto d i quelle britanniche, convinto che ciò "gioverebbe al morale degli eserciti alleati e alla nostra digni tà nazionale"; Londra riconobbe che la richiesta d i Foch non aveva seguito la via gi usta ed espresse il proprio rincrescimento; Orlando però era scontento, sia perché notava un indebolimento del fronte proprio quando gli veniva comunicato che gi ungevano in Trentino 9 nuove divis ioni austriache, sia perché Clemenceau non era questa volta disponibile a sostenerlo presso gli inglesi, ed anzi, avendo ricevuto da Pétain la richiesta di far rientrare 3 divisioni francesi, il presidente francese aveva garantito "solo per il momento" che sarebbero rimaste in Italia. DDI, Serie 5, X, doc. 264,266, 274,275, 285,293,315.


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le rotabili della Valsugana, il risultato sarebbe certamente grandissimo, A questa offensiva potrà associarsi un'azione in Val Lagarina. Queste considerazioni, comunicate verbalmente al Gen . Fayolle e al Gen. Plumer, li trovano pienamente aderenti all'invio di un loro C. d' A. sull ' Altipiano, sul quale il C. d'A. brit. occuperebbe il settore ovest; il C. d' A. francese il settore di centro e le forze italiane il settore est" .51 Diaz, Plumer e Maistre52 si incontrarono il 28 febbraio per concretare l'attacco sull 'altipiano di Asiago e accettarono la richiesta di Foch intesa a conelare il lancio delle operazioni con quello che sarebbe avvenuto in Francia: le indicazioni del Consiglio Supremo di Guerra di Versailles trovavano così piena applicazione, nella lettera e nello spirito . Il l o marzo Diaz informò Giardino che i tempi lunghi necessari per organizzare i terreni di attacco "in tutto il tratto dallo Stelvio al Grappa compreso" facevano ritenere che qualche azione fosse concretamente possibile solo sul Tonale, in VaJ Lagarina e Col Santo e sugli Altipiani. Questa valutazione consentiva di mantenere attuale il programma di offe nsiva concordato con gli alleati , sebbene la premessa alle "Direttive per le operazioni del 1918" mettesse le mani avanti: affermava infatti che "i considerevoli spostamenti di forze già avvenuti od in corso dalla fronte russa a quella italiana e franco-britannica, il fervore dei preparativi che , secondo notizie in gran parte accertate e controllate, si vanno compiendo da parte avversaria su queste due fronti, fanno ritenere per certo che il nemico di appresti a tentare un grande sforzo, e che dei prossimi avvenimenti la fronte italiana sarà teatro importante se non principale" . In tema di operazioni offensive, nulla era previsto in pianura, tra il Montello e il mare; erano indicate invece possibili azioni diversive nelle regioni del Tonale, del Pasubio e del Grappa; l'originario piano francese , nella versione modificata e aggiornata del Comando supremo , veniva confermato come iniziativa principale. Per avanzare in direzione di Trento , la 6" Armata del generale Montuori avrebbe condotto le operazioni in due tempi , utilizzando tre CA per 8 divisioni complessive: nella prima fase il CA britannico doveva conquistare

51 Diaz a Giardino, che aveva sostituito Cadoma a Versailles, 23 febbraio 19 18, Relazione, V, tomo l , p. 164. Anche Fayolle aveva notato che in Val Giudicaria non c 'era niente da fare " ni pour l'Austro-Boche, n.i pour nous", Fayolle ( IO febbraio), ci t. , 253 . 52 11 gen. Maistre era andato al posto di Fayolle alla partenza di questi per la Franc ia a metà febbraio: non poteva che approvare il piano del Comando Supremo, ispirato nell' insieme alle proposte francesi , AUSSME, E 2, busta 80, fase. 14.


GU ALLLATIIN ITALIA DURA.'\'TE LA PRI~1AGUER RJ\ MO:-IDIALE (l917- 1918)

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Monte Erio ed estendere la propria avanzata fino alla Val Garde na ed al margine occidentale dell 'al tipiano , sul lato opposto il CA italiano avrebbe puntato alle Melette di Foza e al centro il CA francese, collegando l'azione delle ali, si sarebbe portato avanti per la Val di Nos fino alla linea Mosciagh-Meletta Davanti. L'operazione poteva partire l'ultima settimana di aprile . In una seconda fase, si sarebbe potuto puntare alla Valsugana con 5 divisioni , ma le necessade azioni di fiancheggiamento avrebbero finito per impegnare una ventina di divisioni , consitenza gi udicata ecces iva dal Comando Supremo, considerando l'equilibrio complessivo e gli avvenimenti in corso sul fronte francese. n progetto di offensiva fu quind i ridimensionato con la cancellazione del secondo c iclo e gli obiettivi furo no fi ssati alla linea Campolongo-ErioMosciagh-Castelgomberto-Badenecche. A sinistra avrebbero agito le forze del XfV CA britannico (2 divisioni inglesi, l italiana), al centro quelle del Xli CA francese (2 divisioni fnmces i, l italiana), a destra le 2 divi sioni del XX CA italiano.5 3 Luigi Gratton s i stupisce che il Comando Supremo preferisse l'offensiva sui monti, poiché precedenti esperienze avevano dimostrato essere impervia per tutti , e lo spiega sia con l'esi tenza di riserve mentali italiane ad attuare poi veramente l'azione nei termini annu nciati , sia con la considerazione che, successo o insuccesso ne sortisse, sarebbe stato comunque conseguito l'obiettivo di vincolare forze nemiche in Italia senza distrarre nuove truppe anglo-francesi dal fro nte occidentale.54 In relazione alla previ sta collaborazione operativa con gli alleati, Diaz avvertì la necessità di razionalizzare e rendere pitJ nello ed efficiente il coordinamento, e dispose che i già esistenti uffici di collegamento con loro (intendenza, comunicazioni, carabinieri) si fondessero in una delegazione italiana presso le truppe britanniche ed una presso quelle francesi. In coere nza poi con le nuove direttive, venne rinviata una operazione che il XXIII CA (3a Armata) avrebbe dovuto svolgere in quei giorni nel delta del Piave, avvalendosi di una azione diversiva britannica . In base agli accordi presi col generale Stevens, comandante della sa divisione, forze inglesi avrebbero passato il Piave a sud di Nervesa all'alba del 4 marzo "per andare a costituire sulla riva sinistra una testa di

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Relazione, V. tomo l. pp. 162-70; le ·'Direttive" del 3 mano sono ibidem , tomo l bis, doc. 36; Berthemet, cit., pp. 29-30; Wilks, cit. , p. 61 . 54 L. Granon, cit., pp. 134-35.


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ponte provvisoria , mantenendone il possesso, possibilmente, per circa 48 ore" .55 La decisione di annullare l'azione, per la verità, non sembra infelice, tenendo conto della possibilità che le truppe impiegate vi subissero perdite significati ve, quando era già stato deciso e pianificato di trasferirle su un altro fron te per l'attacco principale. Si precisava intanto il tipo di aiuto che l'Esercito italiano poteva ottenere dagli americani. Da Washington l'ambasciatore informò " che questo Governo desidera ed offre di poter mandare al fronte italiano un contingente di sanità militare dell'esercito regolare americano composto di circa duemila uomini con settanta ufficiali completamente equipaggiati ...gli (Robert Lansing, segretario di Stato) doleva cominciare ad offrirei un soccorso militare sanitario, gli ho risposto che la partecipazione effettiva americana sul fronte nostro rivestiva uguale importanza qualunque ne fosse la forma e che del resto mi lusingavo che all'invio del corpo militare sanitario seguirebbe quella di un reparto combattente".s6 Ma le divisioni statunitensi che giungevano in Europa venivano avviate, tutte e regolarmente, in Francia.57 Prese corpo, invece, un massiccio trasferimento in Francia di truppe ausiliarie italiane, da impiegarsi in lavori di sistemazione difensiva. Il Governo francese aveva incominciato ad avanzare richieste di lavoratori subito dopo l'intervento italiano nel conflitto. Così nell 'estate 1917 era giunto in Francia un Raggruppamento Genio militare italiano, che contava, tra militari ed operai del Genio, circa 1.400 unità. Tra il novembre 1917 e l'inizio dell'anno seguente fu la volta di altri 7.000 uomini inquadrati nelle Centurie di operai militari italiani, cui si aggiunsero i 4.000 dei 4 Battaglioni lavoratori F., inviati oltr'Alpe nella seconda metà del dicembre 1917.58 Già il 22 novembre, però, il Ministero dell'Armamento aveva tele-

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AUSSME, F 3, busta 188, fase. 5. Si trattava, eviden temente, di quella stessa azione che, come già ricordato, aveva fatto annotare al cappellano di Montebelluna sul suo diario, il 3 marzo, che gl i inglesi avrebbero attaccato sul Piave. Gli accordi conclusi tra i generali Petitti e Stevens prevedevano anche un appoggio, consistente e reciproco delle artiglierie italiana e britannica. 56 Macchi di Cellere a Sonnino, da Washington, 2 gennaio, DDI, 5 Serie, X, doc. 8. Vedi anche Cecchin, Piave, Monticano, Tagliamento, Bassano del Grappa, Princeton, 1997,pp. 165-87. 57 Cfr la comunicazione del 21 gen naio della mjssione militare italiana presso Foch al Comando Supremo, AUSSME, E 2, busta 81. 58 Re lazione, VII, tomo 2 (Le operazioni fuori del territorio nazionale - Soldati italiani in terra di Francia) , pp. 289-331.


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grafato a Foch che accorrevano 10.000 militari italiani "di buona costituzione" da prelevare sulla frazio ne del Regio Esercito che era al momento sprovvista di materiali; alle prevedibili obiezion i veni va anticipata la ri sposta: era inammissibi le chiedere uomi ni al Comandante dell ' Esercito francese per caricare proietti l i desti n.ati a li ' Eserc ito italiano. Qualche giorno dopo il generale de Godrencourt, capo della Missione militare francese presso il Comando Supremo italiano chiese a Diaz di mandare in Francia "al più presto e nella più larga misura", unità di lavoratori per "supplire alla deficienza di manodopera" con eguente aiJa partenza delle truppe destinate in Italia. Anche Pé tain insisteva sullo stesso motivo. Si trattava di una nuova richiesta, più consistente delle precedenti, anche se non ne era ancora precisata l'entità. Tenendo conto delle divisioni francesi avviate in Italia, le argomentazioni transalpine poggiavano su una base solida, e malgrado concorrenti richieste del proprio Comando Supremo ,59 il governo di Roma non poteva ignorare le richieste di Parigi, anche quando erano accompagnate, nella convinzione che fos ero utili, da sgradevoli toni perentori. Del resto, durante la prima missio ne di Abel Ferry in Italia, a metà dicembre 19 17, i l sottosegretario aveva raccomandato ripetuta mente decisione e durezza ali 'ambasciatore Barrère, che faticava ad abbandonare la politesse diplomatica: " Insisto fortemente sulla necessità di avere in Francia lavoratori italiani: sempre il mio pallino. Dopo essersi, alla maniera diplomatica, coperto di difese accessorie, finì per darmi assicurazioni di fermezza. Evidentemente, il mio linguaggio è molto diverso dalle comunicazioni venute da Parigi. TI problema militare non g li è mai stato presentato sotto questo aspetto". Ferry vide poi anche il Capo d i S.M. italiano , cui pose, su consiglio del generale de Godrencourt, " la questione dell 'invio in Francia di lavoratori italiani. Egli solleva, con sorridente amabil ità, un mondo di difficoltà". L' uomo politico francese rimase però convinto che vi fosse meno resistenza alle sue richie te presso il Comando Supremo che nel governo. Il sottosegretario fu di ritorno a Parigi il sabato 29 d icembre e il l o gennaio consegnò la sua relazione al Gabinetto di Clemeceau . Questi lo

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TI 18 novembre Oiat aveva te legrafato ad Orlando di aver bisogno urgeme di 30.000 uomini per appromarc "nuove linee su immediato tergo truppe ... reclamate anche dagli alleati". Per sistemare la linea Mincio-Adige, poi, occorrevano subito da 50 a 60 mila lavoratori. Relazione. VII , tomo 2 bis, alleg. 222.223.


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convocò l'indomani mattina, si dichiarò completamente d'accordo col contenuto del rapporto e gli disse: "Ho pensato che l'uomo migliore per sostenere le conclusioni di Ferry sia Ferry. Volete partire per Roma e trattare la richiesta di 100.000 lavoratori italiani a nome del Governo? Io vi aggiungerei Foch per togliere le obiezioni di ordine militare ed uno dei vostri colleghi di nome Planche. Come imprenditore, ha guadagnato 300.000 franchi di rendita impiegando degli Italiani. Lui sarà il tecnico, Foch il militare e voi il politico. Acconsentite? Senza esitazioni, accettai. La sera, dinanzi a me, Clemenceau ripetette i suoi ordini a Foch. Questi , che avevo molto maltrattato nel rapporto che aveva appena letto, grugnlun assenso". Il giorno dopo , al Comitato di guerra, vi fu una discussione an imata. La Russia aveva concluso una pace separata, inglesi e italiani parevano indeboliti, mentre solo la Francia sosteneva la guerra integrale: Lloyd George aveva scritto per rivedere gli scopi della guerra, il ministro italiano del Tesoro, Nitti, negoziava a Parigi forniture di carbone minacciando il ritiro dell'Italia. Clemenceau propose la missione di Ferry a Roma e concluse:"Se l 'Italia rifiuta di mandare l 00.000 lavoratori sul fronte francese, ci tireremo una riga sopra e sapremo almeno come regolarci". A sua volta il sottosegretario fu chiamato ad esporre l'argomento che gli stava a cuore, sul quale convennero tutti: "Mi venne affidata la missione di ottenere 100.000 lavoratori. Forse non li avrò, ma farò del mio megl io". Previde però che ci sarebbe stato da penare, "poiché Foch fa delle difficoltà per partire. E' ferito nel suo amor proprio dalle critiche che ho formulato nei suoi riguardi nel mio rapporto. E' risentito di accompagnare un personaggio piccolo come me. Ma ho scoperto che è sensibile all'adulazione, anche grossolana. Basta dunque che partiamo insieme" .60 Ma i problemi che la questione presentava non si esaurivano in qualche ripicca personale tra i membri della missione francese . Proprio in quei giorni l'ambasciatore italiano a Parigi informava il ministro degli Esteri di aver "creduto opportuno segnalare ieri al signor Pichon .. Ja tensione di rapporti che va sempre più accentuandosi tra operai francesi ed operai italiani in alcuni centri importanti fra i quali Parigi. Questa tensione ha sempre esistito allo stato latente per le solite ragioni di concor-

60 Ferry, cit ., pp. 2 l 2- l7. l l souosegretari o era fermamente convinto che con gli italianj occorreva molta decisione: che il governo francese esigesse, e avrebbe ottenuto.


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renza di lavoro, ma si è acuita dopo gli ultimi dolorosi avvenimenti del nostro fronte. Alle ragion i di scemato prestigio si aggiungono il disfavore onde le masse popolari accolgono l'invio di truppe francesi in Italia, nonché la presenza in Francia di moltissimi italiani atti al le armi intorno alla quale si fanno molti e spesso ingiusti commenti . Tutto c iò crea tra le classi operaie francesi e per riflesso fra le nostre uno stato di animo che merita la vigile attenzione dei due Governi . Ho scritto in argomento una leuera particolare a Clemenceau e ieri ne parlai ampiamente con Pichon il quale mi disse che la questione aveva già preoccupato il pres idente del Consiglio che gli aveva parlato della mia lettera. Feci allora vedere al signor Pichon che la questione acquistava speciale importanza in vista della insistente domanda di mano d'opera itaUana che ci si faceva . Come potremo noi accordarla senza essere sicuri di una accoglienza amichevole da parte del ceto operaio francese che escluda possibilità di incresciosi incidenti? Occorreva qu indi anzitutto che qui si preparasse l 'ambiente e ricordai in proposito che la prima squadra di operai militari giunta a Lione era stata dapprima male accolta essendosi fatta circolare la voce che erano sbandati prove nienti da Caporetto. Occorreva illuminare i lavoratori francesi per mezzo della stampa e dei maggiorenti del partito socialista. Ho avuto l' impressione che Picho n si renda pie namente conto dell ' importanza del l'argomento; si proponeva parlarne subito con Albert Thomas. Purtroppo lo stesso gruppo parlamentare socialista ci è in questo momento meno benevolo e ci acc usa di imperial ismo. Dal canto mio raccomando e facc io raccomandare ai nostri operai la maggior calma e di evitare ad ogni costo incidenti" .6 1 Avendo palesemente una buona opinione di sé stesso, ma ignorando completamente questo aspetto del problema, Abel Ferry partì per l 'Italia. Sotto la data del 15 gennaio 1918 egli raccontò così la sua missione a Roma: "Il vagone di lusso che portava verso il sud non conteneva all 'inizio una missione molto unita. Il generale Foch era trascinato dalla volontà di Clemenceau . D suo amor proprio soffriva di venire come secondo di un piccolo deputato che 1'aveva criticato . P! anche gli pareva, d'altra parte, un po' troppo plebeo. In fine, Foch non credeva ne l successo della missione. Mi sforzai di conquistarlo. Non so se ci sono riuscito, ma ne

6l Bonin a Sonnino, Parig i. 3 gennaio 1918, DDJ. Serie 5. X. doc. 15. Pichon era i.l ministro degli Esteri (rancese.


CAPITOL.O IV -RITORNO l'l ~"'RANCIA

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fui conquistato io stesso. Egli opravanza tutti i generali che ho conosciuto. E' uno spirito aperto, benché poco sistematico. Molta duttilità e schiettezza meridionale con gli Italiani. La sua presenza ci fu infinitamente preziosa. Gli Itali ani dovevano a lui di avere te nuto sul Piave (sic) . Gli sono ancora riconoscenti . L'atteggiamento dell'ambasciatore Barrère fu senza entusiasmo per questi me mbri di missione incaricati dì supplirlo provvisoriamente. Per cond urre azioni interalleate, accorrerebbero degli ambasciatori che fosero una specie di mini tri universali, conoscendo i problemi militari , economici e fmanziari come il terreno diplomatico. Ora , Barrère è rimasto l'ambasciatore del tempo di pace. Così, nel trionfo stesso della sua diplomazia, dà l' impressione di un uomo che sopravvive a sé stesso . Vedemmo in successione tutti i ministri italiani. La politica interventista in Italia è consolidata solo provvisoriamente. Ognj Italiano rimpiange d'essere entrato in guerra. Si conosce più diplomatico che buon guerriero. Orlando, presidente del Consiglio e ministro dell 'Interno, ci ricevette: '(Volete) dei lavoratori , ci disse, ma l'Italia ha fatto uno sforzo di e ffetti vi uguale a q uello della Francia'. Non è esatto, ma la discussione era faci le da sostenere per il Governo italiano: produce lui stesso le ue statistiche. Lasciai Orlando sviluppare con comodo la sua tesi. Risposi: 'Non si tratta dì confrontare lo sforzo dì effettivi che le due nazioni hanno fatto, si tratta di battere il boche (tedesco). Ora, noi manchiamo di seconde Linee, non possiamo farl e; abbiamo quattro uomini per metro lineare di fronte, gli Italiani dodici o quattordici . Se abbiamo posizioni sicure, potremo inviarvi , se del caso, nuove di visio ni . Se siamo attaccati e, grazie a seconde posizioni , possiamo condurre la battaglia senza troppe perdite di effetti vi, no n dovremo richiamare le nostre divisioni dall'Italia ' . Il Presidente del Consiglio si aspettava un confro nto di effettivi, di classi richiamate e dì rinvii di chiamata dei due paesi. lo patrocinavo il fronte unico. Parve concertato. Gli Italiani preparano solo una risposta negli affari; se la neutralizzate, cedono. E ' ciò che accadde" . Gli inviati del Governo francese videro in seguito diversi ministri: Sonnino, Dall' Olio (storpiato nel testo Daloyo), Bissolati, Nitti. Ferry dice di aver preparato un voluminoso dossier , irto di note e di cifre , che si rivelò inutile: " Le c ifre non importavano , contava solo l'argomento sentimentale e generale. Mano a mano che, di ministro in ministro , facevo la mia propaganda , davo loro meno precisione, più del vago e più vivacità. l miei compagni ridevano del mio stupore. Dopo cinque giorni di negoziati , il governo italiano cedette. Il Comandante in Capo, Diaz, venne convocato appositamente. Il re tornò dal fronte e il mi nistro della


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Guerra, Alfieri, un generale grosso e rotondetto , ci annunciò che ci veniva data soddisfazione in tutto . Non avevo dovuto neanche utilizzare una lettera minacciosa di Clcmenceau per O rlando. Planche resta per badare all'esecuzione degli impegni. n mio ritorno con Foch fu dei più cordiali. Clemenceau mi ringraziò con effusione. Il Gran Quartier Generale s i arrende. I suoi desideri sono stati esauditi troppo. Non sa pi ù come far dormire e alloggiare questi 100.000 Italiani. Ho fatto istituire un ufficio speciale alla Presidenza del consiglio e a dirigere il servizio ho messo uno dei miei amici, Philippe de Paniague, distinto imprenditore" _62 Il 13 gennaio 19 18 tra il ministro della G uerra Alfieri e la miss ione francese venne definita una convenzione verbale che stabiliva in 90100.000 la consistenza dei lavoratori militari inquadrati che il governo ital iano avrebbe messo a disposizione: l ) 15.000 già precedentemente promessi, di cui 11.000 già fomiti; 2) 25 .000 già promessi per lavori di pertinenza dell'aviazione; 3) 50-60 mila lavoratori per i quali veniva a sunto un nuovo impegno da parte italiana. Le partenze sarebbero incom inciate il 2 1 gennaio, in ragione d i 1.500 uom ini al giorno; nelle partenze si sarebbe cominciato dai 4.000 artiglieri che ancora mancavano al completamento del contingente di cui al punto l , mentre per ultimi s arebbero partiti i lavoratori destinati agli impianti aeronautici. H trattamento degli ital iani sarebbe stato, in linea d i principio, uguale a quello dei francesi. Per il momento, non si informava la stampa. Anche la Relazione rileva , gi ustamente, che le truppe frances i "affluite in Italia dopo l 'arresto dell 'offens iva austro -tedesca sulla linea del P iave e le successive concessioni di materiale bellico da parte della Francia ebbero certamente molto peso nel cor o delle trattative che s i svolsero a Roma": s i dovette passar sopra anche ad esigenze nazionali, ma, come già accennato altrove, questa comprensione delle necessità altrui non va fatta risalire tanto a generosità incosciente quanto alla consapevolezza di dover mos trare una inevitabile correntezza. Per c ui le altrettanto inevitabili critiche - non per nie nte si cercò di prendere tempo con la stampa - paiono di scarso fo ndamento, ed anzi sembra doversi apprezzare la conduzione

62 Perry. cit .. pp. 217-20. Quanto al controllo francese sull'Eserc ito italiano, che secondo il deputato socialista dei Vosgi il governo di Roma arebbe stato disposto ad acceuare, egli dovene "senza po a spingere Foch al negoziato ...E' nel Comando francese che trovo le princ ipali resistenze. Ah! Non sono dei Ludcndorff !".


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del negoziato da parte italiana, per cui i militari lavoratori non furono e torti o strappati a fatica, ma vennero concessi mante nendo la buona armonia. La convenzione verbale stabiliva che il deputato Planche e il col. di S.M. Vacchelli, designato dal Ministero della Guerra, avrebbero steso nei particolari la convenzione ufficiale. Q uesta ven ne firmata il 19 gennaio e riguardò solo i nuovi 60 .000 militari lavoratori da impiegare " in lavori di sistemazione difensiva"; tutti sarebbero stati tratti da elementi g ià alle armi: due terzi inabili alle fatiche di guerra e un terzo abili. Era previsto che gli abili sarebbero tati sostituiti entro tre mesi da altrettanti inabili , e così pure per coloro che avessero riacquistato l' idoneità alle fatiche di guerra durante il soggiorno in Francia. Seguivano le disposizioni relative alla formazione del contingente, articolato su 200 compagnie ausiliarie F, ciascuna composta da 3 centurie; alle attri buzioni ed impieg hi , con la definizione dci quadri ; all 'equipaggiamento (il governo italiano avrebbe fornito solo l 'armamento individuale); ali 'amministrazione (il governo italiano avrebbe erogato gli stessi compensi dei francesi , più un ' indennità di residenza). Le partenze avrebbero avuto inizio il 21 gennaio su scaglioni giornalieri di 5 compagnie (l .500 uomini) e le ferrovie italiane avrebbero assicurato il trasporto fino alla stazione di Chambery: di lì in poi il trasporto sarebbe stato cura dei francesi, i cui impegni, precisati in 7 specifici punti che riguardavano anche i trasporti, g li alloggi e l 'amministrazione, garantivano agli italiani equi paggiamenti , sussistenza ed assis tenza sani taria pari a quelli dei francesi .63 Furono queste le Truppe Ausiliarie Italiane in Francia (T.A.l.F.). Osservando puntualmente g li impegni assunti, i loro effettivi presenti oltre confine erano già 6.000 il 25 gennaio 1918,64 ma non furo no tutte rose e fiori. Hubert Heyriès, che ha studiato le lettere di que ti militari sottoposte a censura, offre uno spaccato interessante dei loro entimenti e delle loro reazioni durante la permanenza all'estero. Bi ogna capire che si trattava di persone di cultura generalmente più bassa che media, le qual i, con le loro abitudini ed i loro pregiudizi, si trovavano improvvisamente in un ambiente diverso da quello che avevano conosc iuto fino ad allora. Di questo nuovo mondo , assai spesso, non conoscevano la lingua e avevano difficoltà a capire ed a farsi capire (gli interpreti che li accompagnavano

63 Relazione, VII, tomo 2. pp. 330-3 1; tomo 2 bis, alleg. 232.233. 64 AUSSME,

E 2, busta 79. fase. l.


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GLIALLE.ATI IN ITALIA OURAXTELA PRIMA GUERRA MONDIALE(1917· 1918)

erano relativamente pochi) dai locali che, a loro volta, avevano i loro di pregiudizi, per cui l'accoglienza non fu sempre simpatica. Fino all'estate de l 1918, dopo la battaglia del Solstizio, le T.A.T.F. furono spesso evolentieri considerate come formate da cattivi soldati, "Caporettisti" mandati in Francia perché in Italia non li volevano pi ù. " Gli stereotipi francesi dell'imm igrato italjano sporco , ladro, bugiardo, spaccone e millantatore , vigliacco c pauroso, si trasferim no su questi lavoratori ausiliari". Un rapporto della censura postale del 12 marzo 1918 ben esprime questo approccio negativo: "I nostri soldati criticano aspramente la presenza dietro il fronte di questi stranieri giovani , quando i nostri si fanno uccidere in prima linea tanto in Italia che in Francia. Si racconta che questi Ital iani sono stati mandati in Francia perché nel loro pae e rifiutavano di combattere. Vivacemente espresso, lo stesso malcontento si ritrova nei civili: si nota che i lavoratori italiani hanno tutti da venti a trent' anni, quando i Francesi di quaranta, quarantacinque anni sono sul fronte. 'Tutto ciò è mal fatto, scrive una donna di Toul, e denota una tale incoerenza negli ordinamenti che si rimane stupefatti: è questo che scoraggia tutti" . Dal canto loro , i lavoratori delle T.A.I.F. avevano due approcci di versi e opposti , il primo di ammirazione, il secondo polemico nei confron ti della Francia e dei francesi. La stessa citata nota del la censura del 12 mano riporta questo brano di lettera: "se l'Ita lia fosse come la Franc ia! Disgraziatamente non lo è! Sono stato incantato dalla profonda educazione e dal contegno del popolo francese. Il peso di questa terri bile lotta qui si ente con molta fona; moralmente, questa popolazione lo sopporta con una rassegnazione che attinge al sublime, anche le donne. Se fosse così, te lo ripeto, in Italia!". Ma in un'a ltra lettera , proveniente dall'Oise ai primi di maggio, si leggeva: " non ti parlo della pulizia di questi signori, è una cosa da rivoltar lo stomaco; ebbene , con tutto ciò ci considerano come se fossimo vagabondi, non ha nno la minima idea di ciò che è l' Ital ia. Non sanno cos'è la pulizia, l' ig iene e il benessere morale". E un altro corrispondente, dalla regione di Verdun: "qui, ci troviamo con dei Francesi che i fanno beffe di noi dicendo che non siamo buoni a nulla, che siamo capaci soltanto di mangiare i maccheroni. Ci dicono: ' Italiani non buoni ' . Ma un Francese ha già ricevuto delle bastonate, e bisogna sperare che ne diano loro delle altre per togliere loro l'orgoglio che hanno in testa, sono capaci solo di bere del vino, il pinard come dicono , e se ne infischiano degli altri. Ma è bene, questo ci insegnerà conoscere bene il cuore dei nostri alleati di Francia". Nel passivo entravano anche le querimonie per il vitto, il clima , la lentezza della posta, la rarità del le licenze, le preoccupazion i per le fa-


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miglie lontane , la vita nomade indotta dalle vicende belliche. In realtà il vitto era più abbondante che in Italia e forse migliore come composizione dietetica. Qualcosa di meglio, probabilmente, si sarebbe potuto fare per accelerare il corso della corrispondenza, già ritardato per il controllo della censura. Quanto al fatto che qualcuno lamentasse che "siamo diventati zi ngari, ogni 4 o 5 giorni si ha lo zaino sulle spalle" e dell ' incertezza della propria destinazione continuamente cambiata da quando i tedeschi, il 21 marzo, avevano attaccato in Piccardia, va pur detto che in tempo di guerra era normale che capitasse o che i proietti li dell' artiglieria nemica passassero sulla te ta di chi era in marcia , o che si saltasse un pasto , o che si perdessero 15 giorni senza far niente. Heyriès , prendendo in considerazione l'insieme degli uomini inquadrati nelle T.A.LF. , period izza schematicamente in tre fasi il livello del loro stato morale: "eccellente fino al 21 marzo, inizio dell' offensiva tedesca sulla Somme; preoccupante nei settori attaccati del fronte, ma pi ù sereno nelle zone calme dal 21 marzo a metà lug lio; e oscillante tra entusiasmo e stanchezza da metà LugJ io alla fine della guerra". I soldati lavoratori, d 'altronde, erano in gran parte elementi giovani che avevano riportato ferite non inabilitanti al lavoro (il 20% aveva 19 anni e il 70% era compreso tra i 19 e i 29 anni); erano esposti più degli altri ai contraccolpi delle delusioni per la lunga guerra come alle impennate di patriottismo per qualche episodio o per qualche caduto, quando non addirittura all'entusiasmo per una fidanzata francese.65

65 Palesemente depresso. un lavoratore delle T.A.I.F. scrisse alla madre: "speriamo che questa maledetta guerra finisca presto. Siamo stanchi. Si muore senza risultato, maledetta guerra che ci ha separato. E dire che non finirà è una sofferen;..a terribile. Sarebbe meglio suicidarsi". Ma un alrro: ·'ho scritto a zia Pasqua per la mone delrintrepido Rcmigio la cui memoria resterà eternamente cara per coloro che l'hanno cono ciuto e apprezzato ...Jacrime e laudi alla sua bella anima, fiori e allori che non appassiranno mai'' . E un altro ancora, dopo Bligny: " l nostri soldati qui sono stati degli c roi ...Pare che abbiano sostenuto attacchi formidabili e che abbiano resistito fino all 'arrivo delle riserve frn ncesi. Se la strategia d i Foch avrà successo, (avremo) una viuoria meravigliosa: i tedeschi saranno presi in trappola e avranno subito una disfalla terribile". Fino a quello che annuncia felice: "quando !orn erò al paese, ci tornerò con una bella signorina francese. se tu vedessi come sono belle, queste ragazze, è un peccato che io non possa capire la loro lingua. A vederle fare c a scnrirlc dire, gli Italiani piacc iono loro, e molto, ci s i affezionano e c i amano" . Queste citazioni, come le altre precedenti sul tema sono tratte dal la relazione dj Hubert Heyriès. Les TA l .F. ont la parole {lettres d es Troupes ALIXiliaires ltaliennes en France, 1918). presemata al Convegno ·La Mame Cl la Meuse dans les combar de 1914 et dc 19 18' . Reims e Verdun, 6-7 maggio 2004. pubblicata col titolo Le truppe ausiliarie italiane in Francia {1918). Lettere dei soldati, in ' Italia Contemporanea·. n. 235, giugno 2004. pp. 205-20.


GLJ ALLEATI IN ITALIA DURANTE LA I'R L\1A GUERRA MONDIALE ( 1917- 1918)

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La Re lazione italiana , ne l paragrafo "Proble mi di adattamento" tratta essenzialmente dei rapporti istituzionali con le autorità militari francesi, dell'adeguamento dei comandi alla situazione verificata sul posto , del superamento degli ini ziali problemi organizzativi e funzio nali, come pure dell'opera di riordi namento e potenziamento condotta dal generale Giuseppe Tarditi, ispettore generale T.A.LF. I rapporti con la popolazione francese non vi sono approfonditi , poiché la Relazione, come è logico, si occupa soprattutto de i rapporti istituzionali con le autorità militari, dell 'opera svolta dal le T.A.I.F. e dell 'azione condotta per influire positivamente ulla loro coesione interna. Vi si parla così di " feconda atmosfera morale", facilitata dall 'attuaz ione di una "opera educativa , di elevazione spirituale e patriottica" . A tal fine furono poste in essere d iverse iniziative dirette all 'educazione ed al maggior benessere delle truppe, come una serie di conferenze tenute da oratori special izzati e l' istituzione delle Case del Soldato. Quanto ai risultati conseguiti , una volta superata la fase iniziale, " i lavoratori italiani non tardarono ad impor i al rispetto e alla stima dei comandi francesi, per lo spirito e l'attività d i cui davano prova: si cominciò a lodarne il contegno sul lavoro , negli accantonamenti, nei trasferimenti. e nei rapporti con la popo lazione civile. Ma soprattutto si rilevava con manifesto compiacimento che per opera loro sorgevano di g iorno in giorno , e spesso in limiti di tempo notevolmente inferiori a quelli previsti, apprestamenti e rafforzamenti di perfetta esecuzione. Ben presto la considerazione e la stima che le nostre unità avevano saputo guadag narsi cominciarono a prendere forma concreta in espressioni di compiacimento, in premi di buon rendimento ed in calorosi encomi ai repart i che particolarmente si distinguevano".66 Le T.A .l.F. furono dislocate lungo tutto il fron te e vennero impegnate, in maniera preponderante, nel la costruzione di opere d ifensive, ma intervennero anche in lavori stradali ed aeroportuali. In seguito all 'offensiva germanica sulla Somme ed al rapido ripiega mento britannico, alcuni reparti di lavoratori militari italiani , nel marzo , vennero in contatto, praticamente disarmati, con forze nemiche che avanzavano in assetto di guerra, e malgrado la loro palese inferiorità , diedero prova di alto spirito militare . Anche questo incoraggiò l'Alto comando francese a proporre in aprile la creazione di unità combattenti italiane tratte dalle

66 Re lazione,

V Il , tomo 2 , pp. 235-54.


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TA.LF., battaglioni di fanteria leggera, centurie di artiglieria, compagnie del gcn io .67 Il trasferimento del II CA italiano sul fronte francese e il rimpatrio degli artiglieri idonei alle fatiche di guerra resero poi inattuale il progetto.68 Torniamo in Italia. In previsione delle operazioni concordate per la primavera, si decise che le forze alleate designate a parteciparvi si sarebbero trasferite sull'Altipiano dei Sette Comuni (Asiago) e che nelle precedenti posizioni sarebbero state sostituite da truppe italiane. Ma prima che ciò accadesse, la posizione militare dell'Intesa subì un grave rovescio in Francia. Il 2 1 marzo Ludendorff scatenò in P iccardia l'operazione Michael. Le truppe germaniche schiacciarono la 5" Armata britannica ed avanzarono rapidamente occupando una vasta zona tra l' Oise e la regione di Amiens. La tattica d'i nfiltrazione adottata dagli attaccanti - attribuita nell'occasione al generale Oskar Hutier, Comandante della 18a Armata germanica- era la stessa di Riga e di Caporetto ed ebbe analoghi effetti di penetrazione nelle linee opposte. Una corrispondenza tedesca descriveva lo sfondamento in maniera trionfale: '"Sul campo di battagli a tra Scarpe e Oise, l'esercito inglese in tre giorni dal 2 1 al 23 ha subito la più grave disfatta della sua storia. La grande vittoria ha ottenuto un successo quale in tutta la storia di questa guerra di posizione l' Intesa non ha raggiunto anche solo lontanamente uno pari sul teatro di guerra occidentale. L'offensiva inglese dell'aprile 19 16 presso Arras aveva una larghezza di 20 chilometri. l'attacco anglo francese sulla Somme del luglio 1916 una doppia estensione , sull ' Aisne i francesi attaccarono nel 1917 su una larghezza di 40 chilometri, i potenti attacchi inglesi delle Fiandre che durarono mesi e mesi non superarono mai un'estensione di 30 chilometri. Tutto il complessivo guadagno di territorio di quasi 6 mesi di combattimento da parte degli inglesi importava circa 100 chilometri quadrati ol-

67 Gen. Anthoine a Tardlti, ispettore generale delle T.A .l.F. , 10 aprile 1918. "Ho l'onore di farvi conoscere che ho chiesto al Presidente del Consiglio, ministro della Guerra, di sollecitare l'adesione del Governo italiano alla creazione di unità combattenli italiane i cui elementi sarebbero fomiti dai quadri ed uomini di truppa delle unità sotto i vostri ordini che sono idonei al servi zio armato...ammettendo che la fanteria sarebbe sabbe organizzata in btg costituiti sul tipo dei btg di cacciatori francesi a 4 compagnie (quattro compagnie ordinarie di 200 uomini e una compagnia mitragliatrici a 4 sezioni di 2 pezzi ciascuna): che l'artiglieria sarebbe organizzata in centurie, divise in plotoni di pezzi sul modello francese: che il genio sarebbe organizzato in compagnie del tipo delle compagnie de l genio francese (220 uomini ).", Relazione, VII , tomo 2 bis, alleg. 234. 68 Cfr Re lazione, VII, tomo 2, pp. 335-62.


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GLI ALLIOATI IN ITALIA DlJRANTB LA PRIMA GUER RA MO.NDIALiò ( 1917· 1918)

tanto. In una battagl ia di tre giorni i tedeschi hanno conquistato circa 2000 chilometri quadrati". Inoltre, da fonte francese , si veniva a sapere che sabato "dalle otto del mattino il nemico bombardò Parigi di quarto d'ora in quarto d 'ora con cannoni a lunga portata da una distanza di 120 chilometri. Granate di 240 mm colpirono la capitale cd i dintorni, uccidendo circa 10 per one e ferendone l5".69 I re oconti della battaglia provenienti dalla missione militare italiana presso il Quartier Generale britannico erano meno pessimistici , anche e, dopo il primo attacco condotto da 39 divisioni su un fronte di 80 km, non potevano evitare di far cenno a perdite di collegamento, a vuoti venutisi a formare tra grandi unità, a momenti di disordine. L'esperienza vissuta suggerì al generale W.N. Congreve, Comandante del Vll CA della 5a Armata britannica, un riesame critico dell'accaduto: gli interessanti ssimi "Ammaestramenti tratti dalle operazioni svolte dal 21 marzo al IO aprile 1918", che, tradotti , furono trasme si dalla missione militare italiana al Comando Supremo nel me e di maggio, insieme al diario dei combatti menti. li generale inglese notava che il "nostro sistema difensivo era organizzato in profondità. Ho il dubbio che i nostri effettivi non fos e ro sufficienti per mantenere sia la linea degli a va mposti , sia la catena dei centri di sostegno stabil iti davanti alla nostra linea di resistenza. Bisognava conservare queste posizioni fino al momento dell'attacco per impedirne la conquista al nemico , ma per avere voluto mantenerli anche successivamente si è perduto un considerevole numero di uomini che avrebbero potuto essere impiegati più utilmente nella dife a della linea principale di resistenza . n sacrificio di queste forze sarebbe stato g iustificato se il tempo fosse stato chiaro , ma nel caso concreto la nebbia ha impedito di infliggere molte perdite al nemico e di spezzare il suo attacco". Osservava poi che le squadre di mitragliatrici ''hanno dimostrato un insufficiente addestramento tattico, esse sono state dominate dalla fanteria nemica che sembra si sia servita ben poco dei fucili automatici, mentre sembra che sia stata impiegata largamente pe r rifornire le mitragliatrici leggere.

69 AUSSME, F 3, busta 188. fase . 5. John Toland , 1918. Storia di un anno che de· cise le sorti della Grande Guerra , Milano, Ri.:zoli, 1982, pp. 58-60 , descrive nei parti· colari l'arrivo delle prime cannonate a Parigi. dal Quai dc la Seine a l sobborgo di Chatillon, ai giardini delle Tuileries: dà un bilancio di 16 vittime civili , e rileva che i danni non potevano es ere paragonaù a quelli del ·'terrificante bombardamenlo aereo della noue del 30 gennaio", tuttavia la nuova esperienza del cannoneggiamento provocò un nuovo tipo di terrore.


CAPITOLO IV · RITORNO IN FRAt\ClA

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Eque te, manovrate con molto ardimento e molto discernimento, hanno sempre cercato, e con successo , i no tri fianchi per agire d' infilata coprendo l'avanzata lenta della fanteria. Le nostre mitragliatrici hanno la tendenza ad aprire il fuoco a grandi distanze, e perciò rimangono spesso a corto di munizioni". Non vi erano stati combattimenti ravvicinati , quindi non si era fatta esperienza delle bombe a mano e da fuci le. La nebbia aveva impedito l'uso di segnalatori onici e di piccioni viaggiatori ; in tali c ircostanze i motocicli ti sarebbero stati molto utili, e non fossero stati troppo pochi, mentre l'esperienza aveva fatto capire che i portaordin i erano un mezzo troppo lento. Le difficoltà erano "cominciate contemporaneamente al movimento, soprattutto per mancanza di istruzione e per ignoranza delle norme stabilite dai regolamenti ...quasi sconosciute dalla maggioranza degli ufficiali e totalmente dalla truppa .. .A più riprese la fanteria, le mitragl iatrici e l'artiglieria si sono trovate senza munizioni . Si è tentato di formare dei depositi sulle direzioni più probabili di ritirata, senz'altro risultato che la dispersione, perché nessuno sapeva la dislocazione di quei depositi. Ma lo sperpero peggiore è stato quello di non ritirare le munizioni ai feriti"; invece la decisione di "armare gli artiglieri di fuc ile e di mitragliatrici leggere è stata pienamente giustificata: più volte gli artiglieri hanno difeso i loro pezzi e le trincee. Bisogna addestrarl i maggiormente nella pratica di queste armi". I soldati dovevano essere "prima di tutto fucil ieri, così che avessero "piena fid ucia nel le loro armi. Ed è forse questa mancanza di fiduc ia nella propria arma che rende gli uomini straordinariame nte impressionabili allorché sono superat i sui fianchi ...Sembra che la fanteria tedesca abbia sparato molto poco, ma i suoi tiratori scelti hanno conservato sul campo di battaglia tutta la loro bravura e ci hanno inflitto delle grandi perdite. Non si approfondisce a sufficienza nei nostri uominj l'importanza dell'addestramento individuale e della iniziativa. Si sono veduti troppi ripiegamenti eseguiti in linea, su fronti estese, senza tener conto della necessità di coprirsi col fuoco e di fermarsi sui punti importanti del terreno. La mancanza di disciplina ha fatto perdere molte occasion i di colpire i tedeschi, perché g li uomini davano più peso alla fatica personale che al dovere di combattenti E' anche alla mancanza di disciplina che bisogna attribuire la incapacità d i combattere senza la guida di comandanti , perché vi sono stati molti esempi di frazioni di reparti raccolti da ufficiali, da sottu ffic iali a da semplici soldati di altre unità come artiglieri e zappatori, che così inquadrati si sono battuti bene. Non si sono addestrati i soldati ad immaginare le perdite, a contare per sé, a capire tutta l' importanza che può avere la


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G LI ALLEATI IN ITALIA DURANT!l LA PRIMA GUERRA MONDIALE (19 17 1918)

resistenza accanita anche di pochi uomini. U ripiegamento di pochi uomini, troppo spesso, è stato il egnale della ritirata di molti o di tutti. Il numero dei dispersi - triste constatazione - è stato ingente. Si ritiravano nella maggior parte con le armi e l'equipaggiamento e non sembrava che si rendessero conto della necessità del loro contegno (di comportarsi adeguatamente?). Attribuisco tutto questo ancora una volta alla mancanza di disciplina ed al fatto che i soldati ancora non sono stati istruiti su quello che debbono fare quando hanno perduto la loro unità. E' di fondamentale importanza l 'addestramento della truppa a scegliere e ad occupare le posizioni. Nella g uerra in aperta campagna bisogna avere buon campo di tiro, questo è stato perduto di mira troppo spesso, e si sono scelte posizioni con un campo di tiro di 200 m appena, quanti cioè non danno il tempo di fermare il nemico" _7° Queste vicende, con tutto ciò che le frasi riportate lasciano immaginare , vengono ricordate solo - non è nostro compito trattare dell'operazione Michael - per capire che gli anglo-francesi ebbero problemi e timori veramente seri, tanto più quando , appena su un tratto di fro nte l'offensiva german ica si affievoUva, un 'altra se ne p rofilava su un tratto diverso. Nella quarta Sess ione del Consig lio Supremo di guerra che si era tenuta nel mese di marzo a Londra, al n. 10 di Downing Street, il g iorno 14 si era discusso del richiamo in Francia della 7 3 divisione britannica e dell' invio su quel fronte di truppe italiane, tenuto conto della soddisfacente ripresa dell ' Esercito , che Giard ino illustrò. Clemenceau fece presente che Pétain chiedeva di ri ti rare 3 divisioni fran cesi dall' Italia e che il generale Duchene gli aveva assicurato che metà del contingente francese poteva rientrare in patria senza pericoli per il fro nte italiano, affermazione sulla quale Orlando aveva qualche riserva. In conclusione venne decisa la costituzione di una Ri erva generale orientata alla Francia, dove era in corso un grande conce ntramento di forze avversarie; la Riserva sarebbe stata formata dalle unità anglo-francesi in Italia , compresa la divisione britannica già partita , e da unità italiane. Era desiderabile

70 Vedi il riassunto delle operazioni della battaglia della Somme, indirizzato al Comando Supremo ( IO maggio 1918) c il documento del generale Congreve in AUSSME, E 2. busta 81. Dal diario dei combattimenti trasmesso emerge anche l'efficacia delraviazione britannica. che secondo gli osservatori italiani avrebbe abbattuto 174 apparecchi nemici tra il 22 c il 24 marzo: un risu ltato certo non inutile , poiché, se qualche reparto in ritirata riuscì a passare attraverso i campi "la massa sulle strade era tale che se !"aviazione nemica fosse stata atti va avremmo subito perdite paurose". Cfr Toland. cit. , p. 61 .


CAPITOLO 1\ - RITORNO LX fRANCIA

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che alcune divisioni delle tre nazional ità fossero trasferite subito ed a tal fine un apposito Comitato fu incaricato di prendere contatto col Comandante Supremo italiano_ I Rappre entanti militari Permanenti avrebbero inoltre predisposto un piano diretto a sostenere l'Esercito ital iano in caso di offensiva nemica_ Prodottosi lo sfondamento in Piccardia, Orlando telegrafò a Imperiali (23 marzo): " Per quanto riguarda immediato invio cinque divisioni (cioè due italiane, due francesi, una inglese) Governo italiano ritiene fondate le ragioni che comandante in capo ital iano espose al Comitato di Versailles per le quali la difesa del fronte italiano non potrebbe senza suo serio pericolo sopportare l'immediato indebolimento di più di due divisioni, data la probabilità d i un urto con tutte le forze disponibil i dell'esercito austriaco che vengono quotidianamente addensandosi sul nostro fronte . Il Governo italiano però si rende conto della di ffico ltà attuale in cui versa il fronte inglese ed ha perciò deliberato di approvare anche per questa parte la del iberazione del Comitato di Versai lle con una riserva che risulta essere stata accolta dal Comitato stesso. Questa riserva importa che quando la partenza di due divisioni fosse avvenuta , l' ulteriore invio di altre forze possa essere sospeso in relazione al l'eventuale mutamento della situazione con peggioramento del fronte italiano. Intanto il Governo ital iano avverte il suo dovere di prestare il più volenteroso e solidale concorso perché la (partenza) delle due divisioni italiane avvenga con la maggiore rapidità e sollecitudine ed ha già emanato gli ordini relativi". La mattina del 24 marzo il presidente italiano trasmise questa aggiunta al telegramma citato: " In seguito ulteriori noti zie pervenute da Versailles questo Governo si è reso immediatamente conto delle gravi ragioni militari che rendono prc feribile in questo momento priorità partenza truppe alleate ed ha quindi scnz' altro disposto perché in conformità alle richieste di Versames abbia luogo la partenza immediata di una divisione ing lese e successivamente delle due francesi nonché delle artiglierie richieste. Governo italiano riconferma tutta la sua solidale prontezza per tutti quegli aiuti che gli sarà possibile dare" .71 Con destinazione Francia vennero subito richiamate sei delle undici divisioni alleate in Italia, cui si aggiunsero due divisioni ital iane. In particolare, quanto alle forze britanniche, il IO marzo erano già partiti il

71

Cfr Orlando a Imperiali, 23 e 24 mano 1918 , ODI , Serie 5, X, doc. 449,456. Vedi i verbali di Londra, ibidem. doc. 398. 399. 408.


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GLI ALI, EATJ l l'i JTA I, JA DURANTE l.A l' RIMA GUtRRA MONOIAI E (19 17-19 18)

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Comando dell'XI CA e la 4 13 divisione; la 5" divisione seguì il 5 aprile. De lle francesi, il Comando della 10° Armata to rnò in patria alla fine di marzo; il XXI CA, con le divisioni 64" e 65", si mosse tra il 26 e il 31 marzo; le divisioni indipendenti Chasseurs 46" e 47a l' Il aprile. Al seguito de lle truppe partirono anche 6 1 batterie. Lord Cavan assunse il Comando superiore britannico in Italia mantene ndo que llo del X IV CA. Per i francesi il Comando superiore passò al Comandante del Xll CA (Maistre fino al 3 1 marzo , poi Nourrìsson per 3 giornl c infine Jcan César Graziani dal 3 aprile) .72 Fayolle e Plumer avevano già lasciato l' Italia, il primo in febbraio, il econdo in marzo. In effetti, la situ azione militare in Francia s i era fatta diffici le, tanto che il ministro della Guerra inglese Derby, parlando con l'ambasciatore americano Walte r Page, la qualificò "diabolicamente grave", e aggiunse: " L'esercito britannico ha subito una seria disfatta. Non siamo ancora al disastro nel vero senso della parola, ma purtroppo vi potremmo g iungere e il successo nemico procede in proporzioni di quello raggiunto in questi due giorni". L'americano , inoltre, aveva appreso da in formaz ioni private "che il nemico ha già penetrato la linea che Haig aveva assicurato poter difendere'·_ I militari alleati, dinanzi all 'offerta pontanea di due divisioni italiane, avrebbero preferito ritirare dall ' Italia altre truppe loro , ma il presidente Orlando, che aveva già notato come la partenza alleata fosse stata più rapida dell'arrivo , ottenne che per motivi politici c milj tari , " in luogo e in vece" di quelle alleate, partissero truppe italiane. Alla fine il Jl CA del generale Alberico Albricci, con le divisioni 3" e 8'\ mosse per la Francia tra ill8 e il 24 aprile.73

72 Cfr i riassunti operati vi sulla parte presa dalle truppe francesi e britanniche nella guerra 1915- 19l8,AUSSME, F 3, busta 55, fase. 9. 73 A Londra la notizia fece "ottima impressione"; a Parigi la notiz ia giunse talmente improvvisa che la stampa la diede senza avere il te mpo di commentarla. ad eccezione di Gustavc Hervé, il quale su LA Victoire, il giornale che aveva fondmo nel 19 14, lodò calorosamente il "bel gesto di solidarietà"'- Cfr Imperiali a Sonnjno . 3 1 marzo: Imperiali a Orlando, 3 aprile; Orlando a Im periali, 3, 4, 7, 9 e 13 aprile; Bonin a Sonnino, 19 aprile. DDL Serie 5, X , doc. 457, 497,499, 521 ,53 1, 544, 569.


Capitolo V

L' OFFENSIVA FANTASMA

Il 21 marzo 1918. quando ancora non si sapeva nulla dell 'attacco germanico che travolse quel giorno stesso il fronte della 5n Armata britannica in Piccard ia, il Comandante del XIV CA, lord Cavan, scrisse al Comando supremo, esponendo "due metodi per combattere la battaglia che si sta preparando ne l settore affidatomi: a) Il primo consiste nell'impiegare interamente truppe britanniche per conquistare illimitato obbiettivo di Mosciagh - Erio - Campolungo. Questo attacco probabilmente esaurirà le quattro divisioni a mi a disposizione, c queste dovranno essere sostituite da truppe italiane per una ulteriore avanzata; per tanto potrebbe ro te nere la linea per breve tempo una volta fatto l'attacco. b) Il secondo concetto sta nell'economizzare l'impiego delle truppe britanniche, e attaccare con due divisioni britanniche c una italiana sulla fronte (la div. italiana al centro) e in secondo tempo sostitu ire queste divisioni con altre due divisioni britanniche ed una italiana, ne l modo come lo richiederanno le circostanze, e facendo rilevare le divisioni britanniche dalle nuove britanniche e la italiana dalla italiana. Il mio scopo consiste nel dare il maggior possibile aiuto all'Italia , e sarei ben lieto di conoscere al più presto possibile quale dei due metodi il generale Diaz consideri essere più favorevole a lui. Per decidere mi sembra si debbano prendere in considerazione i punti seguenti: l ) La possibilità che una divisione britannica debba rientrare in Francia nel mese di maggio o anche prima. 2) La possibil ità che la progettata offensiva sia strettamente limitata all a linea Monte Lisser - Monte Meletta Monte Yerena, secondo ordin i e istruzioni che potrebbero ven ire da Yersailles. 3) La necessità che vengano subito designate le divisioni italiane che dovrebbero essere messe a mia disposizione qualora il generale Diaz consideri più soddi sfacente la proposta di cui al capoverso b). E' importante per me prendere contatto con queste divisioni , come per le divisioni stesse è necessario apprendere i metodi delle truppe britan niche". n capo delle forze inglesi in Italia si apprestava a porre in atto, sia pure ne ll a limitata edizione sopra descritta, la concordata offensiva sugli Altipiani . Ma il 23 Wilson telegrafò a Diaz: " TI nemico sta facendo un deciso sforzo con grandi forze per sfondare la nostra fronte in Francia. Speriamo di riuscire a frustrare questo sforzo e già gli abbiamo inflitto


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GUALLf.ATI IN ITALIA DURANTI: LA I?RJM/1 Gllr::RRA MONDIALE (1917· 1918)

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perdite gravissime; ma anche le nostre perdite sono state gravi e siamo costretti a cedere terreno ad ovest di St. Quentin con perdita di prigionieri e di cannoni. Abbiamo urgente bisogno in Francia delle qu attro Brg. di Artiglieria campale d'armata che sono agli ordini di Lord Cavan e spero che l'E.V. faciliterà il loro in vio per prender parte alla battaglia che può avere così gravi conseguenze" .1 L'offensiva tedesca in Francia provocò subito la fi ssazione e l'attuazione di uno stretto calendario di parte nze, che ebbero luogo nei tempi già detti. Le uni tà alleate destinate a rimanere in Italia, invece , incominciarono a trasferirsi suli' Altipiano dei Sette Comuni per occupare un tratto del fronte affidato alla 63 Armata. Il Xli CA francese, fo rte di due divisioni rinforzate da ele menti di Armata , lasciò le sue vecchie posizioni sul fronte de l Piave per dare il cambio al XXV CA italiano sul fronte mo ntano. L'ordine generale di Maistre disponeva per il 24 marzo " l'occupazione della zona difensiva assegnata al 12° CA sull ' Altipiano.. , con la missione di " opporsi , co ti que l che costa , ad ogni offensiva nemica. Il 12° CA dovrà dunque, anzitutto , mantenere l'inviolabilità del suo fronte sulle po izioni che gli sono assegnate e perseguirne attivamente l'organizzazione, dovendosi riprendere ogni terreno perduto mediante contrattacchi immedi ati, esegu iti spo ntaneamente ed automaticamente in c iascun a parte del fro nte (s/quartiere, s/settore) e ordinati dal comandante locale" . Operazioni che avessero richiesto preparazione d'artiglieria sarebbero state previste nei piani di difesa sotto forma di "contrattacchi eseguiti dalle riserve di CA. L'azione di queste riserve e le cond iz ioni del loro impiego in collegamento con I 'artiglieria e I' Aeronautica in ogni settore di Di visione saranno studiate nel piano di difesa. Controffensiva eseguita dalle riserve d ' Armata (una brigata di fanteria) dislocate nella regione Campo Rossignolo - Campo Mezzania: sarà preparata e condotta a cura del Cdt del 12° CA (studiata nel piano di difesa)" . II XHI CA italiano sarebbe stato a contatto con le truppe francesi a destra, in direzione Est, mentre a sinistra, in direzione Ovest, si sarebbe schierato il XIV CA britannico. Le due divisioni del Xli CA, affiancate, dovevano assicurare la difesa delle prime posizioni (linea avanzata e linea di resistenza), venendosi reciprocamente in aiuto in caso di necessità , come pure operando a sostegno, se del caso, dei confinanti reparti italiani

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l documenti citati sono in AUSSME. E 2. busta 80.


CAPITOLO V- l,'O~FLNSIVA FANTASMA

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o britannici. Al momento dell 'emanazione dell 'ordine, era previsto che la 47" divisione sarebbe stata dislocata sulla destra, nel settore di Valbella, e la 24" a sinistra, in quello di Campo Rossignolo. Ogni divisione avrebbe occupato con due rgt affiancati il tratto di prima linea ad essa affidato, mentre il terzo rgt della divisione avrebbe presidiato la seconda linea e fornito le riserve a livello di divisione e di CA (il Comandante in capo avrebbe avuto a disposizione due btg del terzo rgt). Gli italiani avrebbero provveduto di l o 2 btg di lavoratori. più una compagnia mulattiera , ciascuna divisione. Nella parte che definiva i etlori ed i compiti specifici delle divisioni vi era una prescrizione importante: "Su ogni posizione , la guardia delle strade al loro passaggio attraverso le diverse linee, dev'essere oggetto di una particolare attenzione ed es ere fortemente garantita•·. Gruppi di artigl ieria e batterie autonome dei vari calibri avrebbero assicurato un buon sostegno di fuoco .2 Nel settore di Campo Rossignolo , acl esempio, la 24" divisione avrebbe potuto contare, oltre ai propri reparti organici di artiglieria, su 4 Gruppi (tra i quali 2 da 155) e una batteria autonoma, provenienti dall'artigJjeria francese rimasta in Ttalia. 3 Non deve stupire che la prima missione affidata alle truppe alleate ull ' Altipiano fosse difensiva , e che attacchi fossero previsti solo in fu nzione del recupero di terreno eventualmente perduto su iniziativa nem ica. Anzitutto non è vero che in quel momento l'Esercito austriaco disponesse soltanto di un numero di divisioni inferiore a quello degli ital iani , e per di più formate da clementi di valore mediocre;4 in secondo luogo non va dimenticato che gl i tudi e i piani alleati prevedevano che le operazioni offensive incominciassero almeno un mese dopo: sembra così del tutto logico e normale che truppe schierate per la prima volta su posizioni nuove, tatticamente e morfologicamente molto diverse da quelle che avevano tenuto in precedenza, assumessero inizialmente un atteggiamento difensivo.5

2

Vedi l'ordine generale n. 9 1 del22 mar.w 1918,AUSSME, F3, busta 156, fase. 19. Erano 63 batterie: 24 da campagna, 18 da montagna, 3 da 105,2 da 120, 2 da 145. 12 da 155 corto. 2 da 155 lungo. AUSSME, E 2 , busta 80. fase. 4. 4 Benhemet. cit., p. 3 1. Le ultime divisioni tedesche lasciarono l'Italia in marto. ma prima della loro partenza gli austriaci ritirarono dai fronti oriemali IO divisioni (8 di fanteria e 2 di cavalleria appiedata) e due Comandi di CA (Xlll e XXIV ), rischierandol i sul fronte italiano, dove successivamente continuarono ad affluire altre grandi unità. Cfr Re laLione, V, tomo l , p. 303. 5 Cfr anche lo studio per un'azione tra l'Astice e il Brenta , trasmesso al Comando Supremo italiano il 20 marzo dal tenente Giovanni Aicardi. ufficiale di collegamento con una divisione francese. AUSSME, E 2, busta 91 . 3


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GLI ALLEATI IN ITAI.IADURANT ELAPRIMAGUJ; RRAM0:-IDIALE( 1917· 1918)

Alla fine di marzo si mosse anche il XIV CA britannico, con la 73 e la 233 divisione , seguite in aprile dalla 483 • Lasc iate le posizioni della regione del Piave e del Montello, un paesaggio molto diverso da quello che conoscevano si presentò alte truppe in marc ia appena scorsero le ripide scarpate meridionali della linea montuosa, sulle cui pendici le strade si arrampicavano serpeggiando; ma quando superarono la cresta dell' Altipiano e incominciaro no a scendere sul versante settentrionale si presentò loro un panorama non molto dissimile da quello di certe zone del loro paese.6 Il tratto di fronte preso in con egna dagli alleati si estendeva per una decina d i km7 ed era appoggiato , come tutta la 611 Armata, alle propaggini pill merid ionali dell'acrocoro. Dalla linea sulla quale si era esaurita la spinta offensiva de l nemico di fronte alla resistenza italiana, nel dicembre 1917, il terreno, fittamente alberato, saliva verso l' ultima catena del sistema montuoso. I rifornimenti sarebbero giunti attraverso le vie tortuose che si arrampicavano lungo la ripida parete meridionale dell'Altipiano. Le due divisioni del XII CA francese tenevano un fronte di quasi 3 km, appoggiato sulla destra alle pend ici del Mo nte Tondo (m l .2 19) e della Val Forbice, dietro la prima linea, che poi si incurvava in avanti nel saliente di Pennar, Capitello incluso (m 1.070), e recuperando l'orlo di una fitta zona bosco a proseguiva ad Ovest ad incontrare le forze britanniche nella zona delle trincee di Fratta . Una seconda linea correva ad una distanza di 1.000-1.500 m dalla prima, sostenuta a sinistra dal Monte Spruncher (m 1.327) e poi, tra ed oltre i valloni di Granezza di Gallio c di Campo Rosignolo, da una serie di rilievi che culminavano ne i Monti Gusella ( m 1.388) e C imone (m. 1.378). La te rza linea partiva a sini-

6 Il trasferimento cominciò con una marcìa di 25 miglia dai pressi di Vicenza a Thiene. da dove i piccoli. ma potenti, autocarri FIAT trasportarono i militari britannici su per un migliaio di m a cavalcare l"orlo della barriera montana che proteggeva la pianu· ra. Mano a mano che si facevano più vicine, le montagne perdevano il loro fascino e mostravano c hiazze d i neve in un desolato paesaggio boscoso, sul quale spirava vento freddo e si addensavano nuvole. Il mitragliere orman Gladden della 23 3 divisione la considerò una esperienza indimenticabile: i soldati si resero improvvisamente conto di avere lasciato dietro le spalle "l'affascinante Italia soleggiata". Percorsero un terreno boscoso ondulato con strade g hiacciate per raggiungere le posizioni loro assegnate: '·faceva freddo e fu una introduzione sfortunata al nuovo fronte che avrebbe dimostrato più avanti di non essere tranquillo né attraente come all'inizio". Wilks, cit. , pp. 68-69. 7 I Wilks attribuiscono al fronte francese una lunghezza di 3.000 yards ( l yard m 0,914) ed a quello britannico una d i 7.500.


CAPITOLO V· L'OFFENSIVA FANTASMA

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stra dal Monte Corno (m l .383) e raggiungeva il settore del XX CA italiano lungo le alture più orientali, alle spalle de lle quali il Monte Bertiaga (m 1.356) costituiva il perno dell'ultima barriera difensiva prima della pianura di Vicenza . 11 XIV CA britannico presidiava un fronte di quasi 7 km con tre divisioni , due in linea ed una in riserva. Dalla giuntura con i francesi, la prima linea britannica seguiva il bordo del bosco verso occidente, attraverso la cresta di San Sisto, e si attestava su l lato meridionale del letto del torrente Ghelpac: più in alto alle spalle aveva l 'abitato di Ce una (m 1.032), col quale facevano sistema verso Est i Monti Lemerle (m 1.234) e Kaberlaba (m . 1.22 1). Rispetto alla disposizione difensiva del settore francese, la seconda linea era più vicina alla prima e sulla sinistra, in prossimità del Ghc lpac, praticamente vi si identificava. Tra le po izioni più avanzate e quelle più arretrate correvano circa 4 miglia di terreno boscoso e accidentato, variamente ripido ma sempre in salita; il dislivello si accentuava fino alle ultime creste dei Monti Pau , Brusabo , Cima di Fonte e Corno, tutti tra i l .300 e i 1.500 m. Le condizioni del terreno non si prestavano molto a sistemazioni delle artiglierie che rispettassero tutte le norme in uso nell 'Esercito britannico. Queste prevedevano un accurato mascheramento dei pezz i, e direzione del tiro normale alle linee nemiche con esclusione, quando le condizioni del terreno lo consentissero, di tiri obliqui o di infùata. I britannici scorgevano negl i italiani la tendenza a spingere l'artiglieria in posizioni troppo avanzate: le loro norme prescrivevano che l'artiglieria leggera venisse disposta in una fascia parallela al fronte, da cui era lontana da 1.800 a 3.000 m, con una densità dei cannoni di piccolo calibro in ragione di uno ogni 15-20 m , mentre generalmente le postazioni per le batterie di medio calibro erano istemate all'interno di una striscia distante da 2.500 a 4.500 m dalla prima linea.8 A differenza di quello francese , il settore britannico presentava due aree divisionali nettamente distinte, ciascuna dotata di un proprio sistema viario locale, quello di Granezza a destra e quello di Carriola a sin i tra. Il

8 Per i grossi calibri non v'era nulla di fisso. I mascheramenti delle postazioni dovevano essere seguiti con particolare cura e venivano verificati con fotografie aeree. Cfr Note sull'impiego dell'artiglieria britannica, compilato dal ten. col. Sarfatti coadiuvato dal ten. Martino di Cornegliano. AUSSME, E 2, busta 80. che oltre alle informat.:ioni generali contiene anche elementi tecnici per i tiri di sbarramento nella preparazione e nello svolgimento dell'azione offensiva.


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G li A LLEATI IN ITALIA DURANTI; L.A PRIMA GUER RA MONDIALE ( 1917-19 18)

primo impegnava più o meno 3.500 m di fronte dal settore francese, il secondo continuava ad Ovest per circa 2 miglia. La prima linea si avvaleva di una trincea profonda, ben costruita e dotata anche di piattaforme di tiro, ma i ricoveri parvero agli inglesi insufficienti come numero e capacità di protezione contro i proiettili dell'artiglieria. Gli apprestamenti difensivi arretrati potevano sfruttare poco la profondità per mancanza di spazio, poiché tra la terra di nessuno e lo scalino di passaggio dali ' Al tipiano alla pianura veneta vi erano solo 3-4 miglia di ampiezza e 300m di dislivello. Ciò limitava naturalmente la possibilità di impostare ritirate tattiche o manovre di buon respiro, condizionando anche la mobilità dei cannoni, piazzati necessariamente in postazioni più elevate in quota rispetto alle fanterie e quindi alle prese con problemi di puntamento e di angoli di tiro: nella circostanza venne buona anche la pratica italiana di usare cariche ridotte e di aggiornare di seguito le tavole. Il nuovo schieramento alleato, comunque, appariva dotato di "ragionevoli posizioni difensive'', con buone po ibilità di osservazione oltre la terra d i nessuno, verso le trincee nemiche e più in là. All'estrema sinistra de ll a linea britannica, però, il ne mico era molto vicino: in quella zona il torrente Ghelpac si gettava in una gola profonda ed in quel punto gli austriaci erano lontani circa 200m, sia pure di terreno cosceso e cosparso di burro ni. Difficoltà vi furo no per le comunicazioni, dal momento che, non potendo interrare i fili telefonici a causa dell'intrico de11e radici nel boco, furono fatti correre tra i rami degli alberi , dove potevano essere facilme nte spezzati quando il fuoco dell ' artiglieria avversaria abbatteva gli alberi stessi: bisognò pensare quindi a segnalazioni e comunicazioni alternative; per quelle tra divisioni e brigate venne usata regolarmente la radio. TI servizio dei rifornimenti , che faceva capo aJle stazioni ferroviarie della pi~m u ra, doveva affrontare un dislivello di 1.200 m per portare il necessario alle truppe combattenti . Oltre alla ferrovia a cremagliera ed alle funivie , vennero soprattutto usate le strade d 'approcc io all ' Altipiano: la serpeggiante strada della Pria (Pietra) dell 'acqua per vettovagliare il X II CA francese e la non meno tortuosa strada che sal iva da Colorano, usata anche dal X CA italiano, oltre ad altri itinerari secondari, per le forze britanniche. I trasporti avevano luogo con treni divisionali a cavalli, che però incontravano difficoltà in alcuni passaggi quando il raggio di curva era troppo stretto per loro o quando neve e ghiaccio insidiavano la strada, rendendola scivolo a e pericolosa per la caduta anche di pochi cm di neve: tutto ciò allungava i tempi di percorso. Il ten col. Barnett,


CA PITOLO V- L.OFFl::.'ISIVA FA:-ITASMA

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della 48" divisione britannica. che doveva rifornire i due settori di Granezza a Carriola tenuti dal XlV CA , loda i piccoli furgoni FIAT da 30 usati dall'Esercito italiano, ma gli alleati poterono avere solo un numero limitato di tali mezzi, che peraltro ri ultarono utili , come utili furono 4 funivie italiane per il traspono delle munizioni, sebbene incontra sero qualche difficoltà ne lla manovra . Ma il grosso dei rifornimenti giunse a destinazione con carri tirati da 4 o 6 muli, che portavano da 1.600 a 2.000 libbre (l libbra kg 0,453): poiché la distanza non consentiva il ritorno in giornata, occorse provvedere anche al ricovero per gli anima li. Tra il punto d'arrivo e le varie linee e capisaldi non v'erano difficoltà significative per la distribuzione , essendo anche possibile far arrivare i rifornimenti attraverso il territorio presidiato da forze amiche (ad esempio attraverso la zona del X CA italiano sulla sinistra dello schieramento alleato). Un' ultima difficoltà era data dalla scarsezza dell 'acqua sull'Altipiano; per gli animali ci si arrangiò con qualche pozza sul terreno, lasciata dalla neve o dalla pioggia, ma per l'acqua potabile da fornire alle truppe fu necessario "pompare l'acqua dal fiume Astico per conduttura alle riserve, cisterne e tubazioni". l turni di presidio dei settori e della riserva tra l'arrivo degli alleati e la fine di maggio si distribuirono come segue fra le tre divisioni britanniche: dal 30 marzo al 23 aprile, la 7• a Carriola, la 23" a Granezza e la 488 in ri serva; dal 23 aprile al 19 maggio, la 7a a Carriola, la 483 a Granezza e la 23• in riserva: dal 19 al 31 maggio , la 7• a Granezza, la 23" a Carriola e la 483 in riserva; dal 31 maggio, la 483 a Carriola , la 23• a Granezza e la 7• in riserva. 9 Nell'area francese, invece, i rgt ruotavano a turno tra le diverse posizioni e le riserve di divisione e diCA. Si è già rilevato che le truppe alleate, appena giunte su ll'Altipiano dove erano state tra ferite per lanciarvi un'offensiva, si dispo ero invece a difesa. Dal 2 1 marzo, con la prima offensiva tedesca di primavera in Francia , tale linea di condotta, ovviamente, si accentuò e le truppe alleate disposte sul fronte della 6• Armata vennero impegnate a migliorare ed a rinforzare l'organizzazione della difesa sul terreno loro affidato, a rendere più efficace la s istemazione e l'uso delle armj, a completare l'addestramento. D iversi elementi contribuirono alla nuova scelta. C lemenceau aveva messo sull'avviso l'ambasciatore italiano a Pari-

9 Cfr Wilks. cir.,

pp. 69-73.


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GUALLEATIIN ITALIA DURANTE LA PRIMAGUtRRAMOI':OIALE ( l91 7-19 18)

gi, come Sonnino telegrafò a Imperiali il lO marzo, "che da sue informazioni risulterebbe che i nemici preparano un 'offensiva sul nostro fro nte", e il giorno dopo Imperiali confermò che anche a Londra , benché il ministro degli Esteri Balfour propendesse per un pericolo più imminente in Franc ia, si riteneva che gli avversari avessero "forze sufficienti per iniziare l'offensiva contemporaneamente contro due parti". Sul Morning Post di quel giorno il coL Repington, noto corrispondente e commentatore militare, prospettava " la possibilità di un 'offensiva contro il fronte italiano". n 17 marzo Diaz dava per certa a Wilson "una poderosa offensiva austro-germanica contro l 'Italia", ritenuta obiettivo de llo sforzo principale degli Imperi centrali. Simili affermaz ioni potevano essere interpretate come aventi lo scopo di trattenere al di qua delle Alpi più truppe alleate possibi le, ma quando Lloyd George, la sera del 5 aprile, fece presente l'opportunità che i rappresentanti militari italiani a Versailles prendessero in considerazione, al fi ne di definire piani per farvi fronte, " l'eventualità di un grande attacco austro-germanico contro il fronte italiano se e quando i tedeschi giungessero alla conclusione definitiva di non poter più progredire in Francia", allora si era indotti a credere che la paventata offensiva nemica non fosse solo uno spauracchio agitato dal Comando Supremo italiano. 10 Il quale operava alacremente al fin e di predisporre ogni misura necessaria per respingere il nemico se aves e attaccato sull' Altipiano. 11 All ' inizio della primavera diminuì il supporto aereo alleato, in coincidenza con il rientro delle truppe, ma anche in corrispondenza al rafforzamento dell'aviazione italiana. Durante l'inverno la collaborazione instaurata con gli aviatori alleati fu attiva e proficua; nel gennaio, operando a ostegno delle ricordate azioni offensive condotte dall ' Esercito ita-

10

Sonnino a Imperiali. IO marzo; Imperiali a Sonnino, Il marzo: Diaz a Wilson , 17 marzo; Imperiali a Orlando, 5 apri le; ODI , Serie 5 , X , doc. 370,383,4 19,5 10. 11 "A riscontro del fogl io di Cod . Comando 9687 G. M. del 7 aprile. si inJorma che si sono prese tutle le precauzioni ordinate. e tutle le misure proteui ve contro i gas. prescritte da Cod. Comando: L'unico punto al quale non mi sono attenuto è quello riguardante il fuoco di sbarramento. I nostri ordini in argomento sono assai severi , e insistono che il fuoco di sbarramento dell'artiglieria da campagna non venga iniziato fino a che non sia segnalato un attacco di fanteria . Perciò io non propendo ad alterare un sistema che è perfettamente compreso, a meno che Cod. Comando non creda che ciò s ia assol utamente necessario. Vista la grande estensione del terreno interposto fra le nostre linee e quelle avversarie io posso garantire che il fuoco di sbarramento sarà aperto più che in tempo··. Cavan a Comando Supremo, IO aprile 1918,AUSSME. E 2, busta 80.


CAPITOLO V · L.OFFENSIVA

I'ANTAS~1A

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liano, i cacciatori naziona li abbatterono una trenti na di aerei nemici, mentre i piloti britannici distrussero 4 palloni frenati, perdendo in totale una decina di apparecchi. Benché attenuata dalle condizioni atmosferiche avverse, l'attività aerea avversaria fu particolarmente intensa sino alla fine di febbraio, quando le squadriglie tedesche furono destinate al fronte occidentale. In Italia intervennero innovazioni importanti dal punto di vista organizzativo: due masse, da bombardamento e da caccia, agli ordini di uno stesso Comandante, furono costituite presso il Comando Supremo al fine di utilizzare al meglio le caratteristiche delle due specialità. Una aliquota di aeronautica fu assegnata a ciascuna Armata per l'osservazione, la ricognizione e la caccia. Sappiamo già che alla data del 1° marzo l'aviazione italiana schierava 450 apparecchi tra caccia, ricognitori e bombardieri, cui si aggiungevano 139 aerei francesi e 90 britannici. Al 18 marzo lo S .M. dell'Eercito stimava una linea di volo nazionale complessiva di 56 squadriglie, più 5 sezioni autonome, per 464 aeroplani; alloro fianco operavano ancora I l squadriglie fran cesi e 3 britanniche, ma a fine mese tornarono in Francia 128 aerei alleati, così che in Italia ne rimasero 100,20 francei e 80 britannici. Quando in aprile la flotta aerea nazionale salì a 608 aerei, l 'azione delle sue formazioni divenne sempre più efficace ed intensa e, gareggiando con esse, ·'Ie squadriglie britanniche furono degne compagne in attività ed ardire, sempre in volo e sempre pronte alle imprese pill temerarie": L'azione congiunta itala-britannica condusse nel mese alla distruzione di 49 apparecchi nemici (26 abbattuti e 23 costretti ad atterrare per avaria) contro la perdita di soli 4 aerei inglesi abbattuti. In maggio da entrambe le parti in contrasto l'attività aerea venne intensificata e, nel quadro de lle azioni alleate, velivoli britannici colpirono baraccamenti di truppe in Val d' Assa e 6 di essi, insieme a 25 italiani, presero parte al bombardamento degli impianti elettrici di Cavedine (6 maggio); per tutto il resto del mese i piloti britannici. da sol i od in cooperazione con gli italiani , attaccarono campi d'aviazione ed altri obiettivi nelle retrovie nemiche: secondo le loro fonti, le forze aeree alleate abbatterono complessivamente 130 aeroplani austriaci e 4 palloni draken. La guerra aerea proseguì sullo stesso tono per le prime due settimane di giugno: alla vigilia de li 'attacco austriaco , le forze aeree alleate erano tra quelle assegnate alla 63 Armata, nella quale erano inquadrate anche le truppe francesi e inglesi: a fianco del VII gruppo aeroplani italiano (26", 32\ 33" squadriglie da ricognizione ed 83" da caccia), erano schierate quattro squadriglie britanniche ( 34" da ricognizione e 283 , 4SU e 663 da caccia) e


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GLI ALLEATI IN ITALIA DURANTE LA l' RIMA GUERRA MONI)LALE(19 17· 1918)

due francesi (22" e 2543 da ricognizione). L'aeronautica italiana, ben sostenuta dagli sforzi dell ' industria, continuava a crescere: a fine giugno entrarono in linea "altri 128 velivoli , ordinati in 15 squadrig lie da caccia''.12 L'organico operativo non corrispondeva, come è ovvio, a quello cartolare: il 18 maggio, ad esempio, erano efficienti 465 aerei, 141 dei quali fu rono impiegati nella giornata su i vari fronti per missioni di ricog nizione e contrasto che portarono all'abbattime nto di due aerei avversari ed all'abbassamento di un pallone draken; s i erano verificati 3 incidenti che avevano messo fuori uso un mezzo e provocato un ferito leggero. Anche i piloti alleati avevano condotto voli di ricogni zione quel giorno: gli inglesi segnalavano di avere eseguito 53 missioni , abbattendo 5 aerei e perdendone 1_13 Ma torniamo a te rra. Esaurita l'offensiva in Piccardia, il 9 apri le Ludendorff attaccò nelle Fiandre : sulla 2a divisio ne portoghese, improvvidamente disposta a guarnire un tratto di fronte troppo e teso nella zona della l a Armata britannica, 4 divisioni tedesche eseguiro no una manovra convergente, guadagnarono subito terreno 14 e travolsero portoghes i e britann ici. Il fron te venne sfondato per una larghezza di 48 km e

12 AUSSME, E 2, busta 132; Rel azione, V, tomo l , p. 97: i Wilks, ciz., p. 77, scrivono invece che l'entrata in linea dei 128 aere i italiani in mano consentì la partenza di 100 apparecchi alleati (60 francesi e 20 inglesi), ma Porro. cit .. p. 161. confenna i dati della Relazione. Le squadriglie della RAF in Italia erano eq uipaggiate da caccia Sopll'ith Come/ e da ricognitori RE' S. 13 AUSSM E, E 2, busta 92. Sulle statistiche re lati ve ag li esiti degli scontri aerei è lecita qualche riserva: "Un solo esempio della diffico ltà dci calcoli: g li aviatori inglesi si attribui cono la distruzione di 550 aeroplani austriaci. un poco meno di quelli abbatluti dall'aviazione italiana durante tutto il conflitto. Gli inglesi erano molto generosi nel conteggio delle vittorie aeree. Accertavano le dichiarazioni dci piloti senza controllo; le 16 vittorie ri vendicate dagli av iatori francesi sono degne di fede, le 550 vittorie degli ingles i devono essere ridotte almeno dell'SO%''. G. Rochat. Les /zaliens dans la deuxième Mame, in AA.VV.. Les barail/es de la Mame, sous la direct ion de François Cochet. Paris. Editions 1914- 1918,2004. p. 234. 14 Benché gruppi di soldati portoghesi combattessero con coraggio, le truppe d'assalto germaniche ava nzarono per 5 km. Ad un certo moment o i portoghesi, scambiati per tedeschi a causa del colore delle loro divise. furono attaccati anche da reparti inglesi, mentre l'artiglieria britannica tirava imparzialmente su tutti. Toland, cir .. pp. 142-43. Se si deve credere a questo scrittore, in margine alle sconfitte della primavere~ si verificarono ripet utamente incresciosi contrasti tra capi politici e militari alleati (Repington interpretò un non brillante discorso in Parlamento di Lloyd George come se il premier intendesse gettare sui soldati la colpa del cedimento della 5" Armata: Pétain s i dispose a coprire Parigi con le sue truppe. abbandonando l'impegno strategico di mantenere il collegamento con gli inglesi; Wilson annotò sul suo diario, prima ancora della sconfitta della Lays: •·ro credo veramente che Haig sia uno stupido in modo peri coloso". ecc.).


CAPITOLO V · L'OFFENS IVA FANTASM A

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una profondità di 8; Haig, ritenendosi ormai alle Termopili , emanò il 12 aprile un suo famoso odg per incitare i soldati alla resistenza ad oltranza,15 ma l'offensiva , protratta come al solito troppo a lungo con gravi perdite per gli attaccanti, si esaurì da sé . Lo stesso giorno Wilson telegrafò a Cavan esprimendogli dubbi sulla proposta operazione di A iago perché il numero deJle divisioni alleate in Italia i era ridotto e perché la situazione del fronte occidentale si era fatta seri a. Lo turbava anche la scarsità di uomini, che aveva condotto per la prima volta, in contrasto con gli impegni precedenti , a ridurre da 19 a 18 anni l'età minima per le truppe di prima linea. Wilson tuttavia no n po neva obiezioni allo svolgimento di piccole azion i offen sive dirette a migliorare la linea , se avessero consentito di risparmiare uo mini in futuro. In caso diverso, qualsiasi offensiva doveva e ere differita. Cavan, convinto che qualche limitata azione in avanti poteva essere utile per guadagnare profondità e sollevare il morale dell'Esercito italiano , rispose che anche Diaz condivideva l'opinione che fosse di primaria importanza risparmiare uomini. Confermò poi a Wilson , il 15 aprile, che l'offensiva sarebbe stata rinviata, ma che il Comando Supremo aveva sempre l' intenzione di muovere su Asiago se gli austriaci avessero mandato forti rinforzi in Francia od avessero attaccato da qualche altra parte in Italia. D Comandante britannico riunì i suoi divi ionari e ordinò loro di ridurre gli sforzi per la preparazione dell 'offensiva, dando la precedenza a quelli per la difensiva: la disposiz ione non era poi così chiara e poté provocare imbarazzo in qualcuno dei suoi interlocutori . Seguì un periodo di incertezza , durante il quale le truppe cercarono di prepararsi sia all'attacco che alla difesa, disponendo nuovi sbarramenti di fi lo spinato e conducendo azioni di pattuglia per infastidire il nemico e far acquistare esperienza ai coscritti giunti alla 7a divisione. 16 Nelle linee britanniche, comunque, non si respirava l 'atmosfera tesa della vigilia di un attacco in preparazione. Se ne ha conferma anche dai verbali d'interrogatorio di due prigionieri alleati catturati nel mese di aprile sul fronte de li ' 11 n Armata: per entrambi gl i interrogatori furono condotti , come previsto , da un ufficiale tedesco e da uno austriaco.

15

Diceva: "Con le spalle al muro e certi della bontà della no tra causa. dobbiamo combattere lino all'ultimo uomo'': l'esternazione ebbe successo in Inghilterra. ma irritò i soldati , Tay lor, cii., p. 16 1. 16 Wi lks, cit., pp. 73· 74.


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GLI Al-LEATI !N ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONlJit\ I.E

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Nel primo caso si trattava di un soldato inglese del 12° rgt fanteria leggera di Durham (68.. brigata, 23" divisione), rimasto ferito in un'azione di pattugl ia a Morar durante la notte fra il 12 e il 13 aprile: dichiarò di non aver notato progetti o preparativi di attacco e negò vi fossero state esercitazioni importanti in proposito; era piuttosto un 'offensiva austriaca ad essere ritenuta imminente e il prigioniero -"riservato", ma "attendibile'· - pensava che per questa ragione la sua unità fosse stata trasferita sul fronte di Asiago . I prigionieri , nel secondo caso, erano due ufficiali di aviazione - tenente osservatore inglese e sottotenente pilota americano (28" quadriglia, l 4• brigata) - atterrati per un guasto aJ motore dietro le linee nemiche e catturati prima di aver il tempo di incendiare il velivolo. Interrogati singolarmente, le loro risposte concordarono, nel senso che "di propositi di attacco non avevano sentito nulla, non avevano rilevato alcun preparativo. Viceversa, era ritenuta probabile una offensiva austriaca" _17

17 Il soldato del 12° rgt Durham era un veterano alla sua quarta ferita. che aveva combattuto in Francia: disse di non sapere nulla circa la presenza di altre divisioni britanniche oltre alla sua, pur ammcuendo che nel settore di questa si trovassero "numerose batterie pesanti inglesi c francesi '". Non sapeva da quale Comando d'A rmata d ipendesse la 23" divisione britannica. ma vennero fuori i nomi dei suoi comandanti e qualche altra informazione: ··Le linee inglesi sono ben costruite, ricoveri per 6 uomini ciascuno in misura sufficiente, in parte ricavati nella roccia, in parte ottenuti con traversine di ferro e sacchi d i terra. Come ostacoli passivi si trovano file di cavalli di Frisia larghi circa 2 m davanti alla trincea di combattimento. Davanti ad esse sono posizionate giorno e notte 4 sentinelle. alle ali di ciascuna compagnia un posto di sentinella più forte, nello spazio intermedio si trovano altri 8 uomini. L'effetto dell'artiglieria austriaca viene indicata dal prigioniero come debo le; molti colpi rimangono i11esplosi. Sui lanciabombe non gli è noto nulla. l mezzi di protezione sono i soliti. Il collegamento telefonico giunge fino alla trincea avanzata, ma il suo uso è consentito solo al capitano. Il significato dei razzi luminosi cambia molto spesso. Estensione della compagnia del prigioniero circa 300 m, dal che risulta che il settore della d ivisione è di circa 2.400 m. Poiché la cattura è avvenuta all' ala sinistra della divisione, così il confine destro della divisione s i trova a ll'incirca sulla strada ad est di Monte Kaberlaba. Forze del vettovagliamento: 6 ufficiali (2 capitani, 4 sottotenenti). 240 uomini, forza di combattimento 185 uomini. Età degli ufficiali tra i 20 e i 30 anni , degli uomini dai 19 ai 43 ... Yettovagliamento molto buono ed abbondante. Stato di salute buono ...Perdite in Italia mo lto scarse...Scudi protettivi per il petto in acciaio non vengono portati..ll prigioniero ritiene che tanto l'esercito quanto il popolo inglese siano stanchi della guerra. non crede però ad una sua rapida fine. Egli vede nella guerra un'opportunità per le classi dominanti: ritiene improbabile la caduta di Lloyd George. Sulle condizion i del fronte occidentale egli è generalmente informato, nel chiarire la situ:tLione sulla base di una carta mostra però una grande tristezza e prcoccupa7ione per i successi tedeschi. Sulle condizioni in patria egli aveva poche informazioni in quanto non va in licenza da 18 mesi. da una lettera direttag li si ricava che il prezzo in Inghilterra sia, per una nasca di birra, 65 Pfenn ig, per un uovo 54 Pfennig. Il prigioniero


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In una riunione con i Comandanti d'Armata , Diaz sottolineò che in Francia gli alleati avevano potuto ristabilire situazioni che parevano compromesse grazie allo scaglionamento in profondità delle loro forze, ciò che aveva consentito di far gi ungere rinforzi nei punti più minacciati e di alimentare la resistenza senza impegnare le riserve strategiche .18

dichiara che i suoi ufficiali avevano avvenilo la truppa che se fossero stati fatti prigionieri arebbero stati trattati in maniera disumana dagli austriaci. el giornale egli ha letto che ad essi venivano inieuati bacilli di varie malattie. Il prigioniero era bene informato sul fauo che non ci sono più truppe tedesche; era stato detto dagli urlìeiali che tutte le truppe tedesche erano state ritirate per roffensiva sul fronte occidentale''. Gli ufficiali d'avia.lione apparvero molto riservati e rifiutarono di parlare deg li aeroporti o di altri reparti; dissero però che dall'inizio di aprile il Royal FLying Corps ed il Royal Naval Air Service erano confluiti della Royal Air Force (R.A .F.), arma ind ipendente cui apparteneva la 14" brigata, che g iustamente gli inquirenti ri tenevano essere l' uni ca in Italia, dove non c'erano bombardieri inglesi. L'aereo catturato era un Bristol Fighter senza rad io, armato con due mitragliatrici, ''il mi glior apparecchio inglese" a parere dell'inquisitore. n verbale recava ancora: fuoco dei pezzi contraerei austriaci era efficace. particolarmente buone sono le batterie antiaeree di Belluno. n tiro a granata provocava danni maggiori del fuoco a schrapnel. Le posizioni delle batterie antiaeree austriache non erano individuabili dall'alto. Finora nel. un velivolo austriaco è stato abbattuto in Italia da batterie antiaeree inglesi. Dell'impiego delle bombe caricate a gas oppure con aria liquida i prigionieri affermano di non sapere nulla. Il prigioniero americano non è dell'avviso che il popolo americano sia entusia~ta della guerra o colmo di odio nei confronti della Germania. L'affondamento di vapori passeggeri come il Lusitania lo ha comunque ferito ed in ta l modo è stato possibi le a Wilson far aderire in certo qual modo il senti mento popolare alla sua guerra. Ora il bombardamento di Parigi da parte nostra viene interpretato come una crudeltà gratuita cd ut ilizzato pertanto per suscitare un nuovo malumore ne i nostri confronti. Il prigioniero non crede affatto ad una inimiciz ia duratura fra Germania ed America. L' ufficiale inglese è molto fiducioso. Non vuole ammeuere che l'Inghilterra offra a causa della guerra o addiriuura che ne sia stanca; non si è riusciti a parlare di una seria carenza di mezzi di sostentamento. Ammen.e che rintroduzione dell'obbligo di leva in Irlanda incontra delle difficoltà. è però convinto che esse possano essere superate con un intervento deciso. La po izionc di Lloyd George non corre alcun pericolo. Entrambi i prigionieri considerano i piloti italiani non all'altezza di quelli inglesi e nutrono un'opinione molto scarsa dei soldati ital iani". Kriegs Archiv, Wien (d'ora in poi indicato con KAW) , N FA-AOK evidcnzbureau des Generalstabcs 1914- 19 18. kt 3592. 19171918, k.u.k. Comando 11 a Armata. Uff. nemici n . 605, D.N.O. n. 384 e 661,436. 18 Oiaz ai Comandanti d 'Annaw , 16 aprile 1918, AUSSME. E 2, busta 132.1 1 concerto di profondità neg li sc hi eramenti difens ivi era val ido , a condizione però che si attuasse bene. Esaminando le cause del cedimento della 53 Armata britannica sulla Somme (operazione Michael), il Taylor, cit .. p. 157. scrive invece: "le vi Horie tedesche non furono dovute alla penuria di uomini da pane inglese: gli uomini c'erano. ma nel posto sbagliato. Anche il loro schieramento. del resto. era difettoso: gli inglesi avevano malamente imitato la difesa tedesca in profondità, disponendo un terzo delle truppe in prima linea, mentre essa avrebbe invece dovuto essere affidata a pochi uomini col compito di sorvegliare il nemico. Accadde così che gli inglesi persero un terzo dci loro uomini ancor prima che cominciasse la vera battaglia".

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GLI ALLEATI LN ITALIA DURANTE LA PRIMAGUERRAMONDIALE (l917-1918)

Ma Foch, che aveva lesinato le truppe francesi ad Haig dicendo a Wilson che il Comandante britannico in Francia dava segni di stanchezza, era allarmato per la vivacità mostrata dal nemico e temeva nuove offensive in forze. Queste preoccupazioni, al di là dell'ottimismo di facciata, erano condivise dal governo; il 23 aprile Clemenceau incaricò il generale Graziani di sollecitare l'offensiva sull ' Altipiano di Asiago, già prevista per la fine del mese e poi procrastinata per completare i preparativi. Ma sull'operazione c'erano delle riserve, sia perché Cavan si era accordato con Diaz che l'attacco sarebbe stato lanciato solo se gli austriaci avessero trasferito in Francia~nportanti aliquote di truppe , sia perché il Capo di S.M. italiano, prima di muoversi, voleva conoscere meglio l'entità dello schieramento avversario 19_ In quel tempo vi erano 578 btg italiani, 9 francesi e 24 britannici, per un totale di 61 1 btg, distribuiti in sei Armate e disposti su una linea di 335 km dal confine svizzero al mare . La 6'' Armata teneva un fronte di 24 km sull 'Altipiano dei Sette Comuni, presidiato da 127 btg italiani e da quelli francesi e britannici_2o Ma ai primi di maggio, subito dopo l'incontro di Abbeville, Foch si convinse che il momento fosse favorevole ad una offensiva alleata: i1 7 indirizzò a Diaz una lettera nella quale non gli chiedeva esplicitamente di attaccare, affermando però che l'Austria. Ungheria ave va in Italia "forze inferiori numericamente e non manifestava alcun proposito offensivo" _ Nella risposta (14 maggio) Diaz contestò la presunta inferiorità quantitativa dell 'avversario, ma confermò la precedente intenzione di attaccare sull'Altipiano con 18 di visioni sebbene un tale impegno riducesse le sue riserve; chiese, in coincidenza per quanto possibile, un attacco alleato in Francia e fissò in 18-19 giorni il tempo necessario "dal momento della decisione ...a quello di inizio della fase esecutiva"_ Nelle condizioni del momento preferiva "condurre la battaglia piuttosto che subir]a" .21 l9 In proposito Foch ebbe a dire a RobiJa nt: "Gli inglesi vogl iono paragonare l'attuale battaglia deHe Fiandre alla situazione di Waterloo! Ma il paragone non regge: Wellington allora res istette, mentre ora essi hanno ceduto determinando l'apertura di una breccia: per tamponarla, ho dovuto di già impiegare quella che essi chiamano la riserva di Blucher; cosicché la possibilità d i impiegarla per la manovra mi è venuta a mancare" . Robilant a Diaz, riservato-personale, 13 maggio 1918,AUSSME, H 5, busta 7. 20 Vedi la situazione alle date del 7 e del 21 aprile in AUSSME, F 2, busta 339, fase. 4 e 5. Le riserve, dis locate in prevalenza tra il Mi ncio e il Bacchiglione constavano complessivamente, il 2 1 aprile, di 96 btg, di cui 75 italiani, 9 francesi e 12 britannici. L'Esercito contava in Italia 674 btg (i 25 del II CA erano già in Francia) e gli alleati 54. 2 1 Relazione, V, tomo l, pp. 178-81 ; tomo l bis, doc. 47 , 48, 49, 51 ; Berthemet, cit ., pp. 3 1-32.


CAPITOLO V· L'OFFENSIVA FANTASMA

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L'offensiva, peraltro, era nell'aria da tempo. Il Comandante della 6" Armata convocò Cavan e Graziani il l o maggio proprio per concertare le modalità dell'attacco . Montuori disse loro che l'operazione doveva essere considerata "molto probabile" e che la data presumibile andava collocata verso la metà di maggio, con un preavviso di 10-12 giorni . Obiettivo era la conquista della linea Meletta-Erio-Campolongo, oltre cui non ci si sarebbe dovuti spingere; se però il nemico si fosse ritirato a considerevole distanza, pattuglie avanzate avrebbero cercato di trame profitto. In un primo momento era stato previsto che l'operazione si sarebbe svolta in tre fasi , ma nella conferenza del!' l i francesi insistettero per pianificare sul loro fronte la conquista di Monte Catz (Monte Bi) il primo giorno e così venne stabilito di svolgere l'attacco in due fasi soltanto.22 Nella conferenza tenuta lo stesso giorno da Lord Cavan con i suoi divisionari, venne deciso che nella prima fase la linea britannica avrebbe raggiunto Bosco, Carlini, Monte Rasta, Parnoli , Ulbat, Sartori, per attestarsi a Mosciagh , Brio e Campolongo a conclusione della seconda fase. L'azione sarebbe partita nelle prime ore della mattina e sarebbe stata condotta da due divis.ioni affiancate (7" e 23") con gli opportuni rinforzi destinati ad assicurare i cambi ai reparti durante i successivi momenti tattici. La contigua I l" divisione italiana, rinforzata nella circostanza da un reggimento, poi da un'intera brigata, doveva raggiungere un obiettivo più lontano nella fase finale. Per l'operazione il Comando Supremo aveva concesso al generale Montuori "circa 200 bocche da fuoco in più, che ri mpiazzano all'incirca le artiglierie partite con le divisioni per la Francia. Fra di esse vi sono dei cannoni a lunga gittata che sono di particolare efficacia per i tiri di interdizione sulle linee di comunicazioni nemiche". Veniva richiamata l 'attenzione dei Comandanti di divisione sul-

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Cfr Delegazione per le truppe britarmiche, Appunto alla Conferenza del Comandante in Capo ai Comanda/l/i delle Divisioni, l o maggio l 9 18, a ftrma di J.F. Gathorne, generale di brigata, e Capo di S.M. del XIV CA britannico, AUSSME, E 2, busta 91. Il documento specificava per ogni fase la successione degli sbalzi e gli interventi u·a l' ono e l'altro movimento; tnlttava inoltre dell' uso delle cortine di fumo e delle armi, nonché degli ufficiali di collegamento con le unità fiancheggianti. La riunione fornì anche l'occasione per toccare altri argomenti: fu raccomandata la massima segretezza dei messaggi e delle comunicazioni limitando all'essenziale l' uso del telefono e del telegrafo (il Comando era certo che i.l nemico fosse informato in anticipo di un precedente raid su Sech); occorreva inoltre rinforzare i ricoveri contro l'artiglieria avversaria e trovame degli altri , come pure aver Cltra di raccogliere i docu menti di identificazione dai cadaveri dei ne mici uccisi dalle pattuglie.


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GLI ALLEATI IN ITALIA DURANTE LA PR IMA GUERRA MONDIALE (1917-19 18)

l'uso del fumo di mascheramento per nascondere i movimenti e sull'organizzazione dei rifornimenti di viveri ed acqua. Era la volta buona? La situazione, in realtà, presentava lineamenti confusi . I francesi, ansiosi per quanto era successo e poteva succedere ancora sul fronte occidentale, premevano a livello pol itico e militare per l'offensiva in Italia. Il 26 aprile una notizia in patte falsa, proveniente dal Capo del Servizio Informazioni italiano, pru·ve portare acqua al mulino di Parigi: "Conferma della presenza di truppe austriache (una quindicina di divisioni) alla fronte occidentale: alcune sarebbero state tolte dalle lontane retrovie della fronte italiana (Lubiana, etc.). Questo invio di truppe ed i danni prodotti dal maltempo forse ritarderanno la progettata offensiva contro di noi" .23 Ma gli interrogatori dei prigionieri catturati sul fronte italiano davano invece conferma di una importante offensiva austriaca in preparazione;24 curiosamente, se ne ebbe conferma da Parigi, dove il 14 maggio proprio il giornale di Clemenceau, che pure insisteva più di Foch per l'attacco suli ' Altipiano, sostenne in un articolo di fondo che era probabile un 'offensiva austriaca imposta dalla Germania: le previsioni finali del giornale erano ottimistiche poiché si aspettava un esito negativo per il nemico, "date condizioni moral i delle truppe austriache e spirito elevato delle nostre" ,25 però ce n 'era abbastanza per alimentare dubbi e perplessità. Dal canto loro anche gli inglesi erano molto incerti. Nella lettera del 10 maggio, Cavan lo scrisse apertamente a Wilson : "non era d'accordo col punto di vista francese favorevole ad una offensiva ad Asiago perché qualsiasi risultato locale non avrebbe inf1uito sulla situazione in Francia. Diaz pareva, al Comandante britann ico, più vicino ai francesi, impazien-

23 La comunicazione, "riservata personale" e "confidenziale" , è in A USSME, E 2, busta 110, fase. l. 24 Vedi Badoglio a Diaz, 8 maggio 1918: "Ufficiale e sottuft1ciale aviatori catturati presso Caorle dalla Regia Marina interrogati al campo prigionieri dal Tenente Nordio e da un fiduciario col consueto sistema e separatamente hanno in modo concorde riferito le voci diffusissime di una imminente offensiva sulla bassa Piave in concorso con una maggiore azione che si svilupperebbe nel Trentino stop Obiettivo dell'azione sulla bassa Piave sarebbe la conquista di Venezia e ciò per le continue ed insistenti pressioni sull' Austria dalla Germania stop Due giorni prima che gli aviatori interrogati partissero da Trieste e cioè verso il tre o il quattro vennero diramati ordinu telegrafici a tutti gli ufficiali per il loro inlillediato ritorno ai propri corpi" , AUSSME, ibidem. 2 5 Di cui era prova - così concludeva l'articolo de L'Homme Libre- "lo spirito delle truppe incomparabili che gli italiani hanno mandato sul fronte francese" , Bonin a Sonnino, Parigi, 14 maggio 1918, DDI, Serie 5, X, doc. 692.


CAP11'0l.O V- l-'OFFENSIVA FANTASMA

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te di lanciare un attacco se ne fosse presentata l'occasione e fiducioso sugli effetti della propaganda ceca in Austria. Cavan concludeva dicendo di aver davanti due difficoltà: le sue vedute erano diverse da quelle del Comando francese e le sue truppe soffrivano per essere state mantenute costantemente in uno stato di tensione. In un paese montagnoso con poche strade, gli avvicendamenti erano difficoltosi e ci volevano 5 giorni per dare il cambio ad una divisione. Le esercitazioni necessarie per la preparazione di un'offensiva, inoltre, confl iggevano con l'esigenza di usare gli uomini per i lavori difensivi". 26 Nel mese di maggio il Comando Supremo avv iò , esclusivamente con truppe italiane, piccole azioni offensive preparate da tempo che si protrassero per più di due settimane. All'ala sinistra, fra il lO e il 13 venne occupato Monte Corno di Vallarsa, cui seguì la conquista di Presena e di Ponticelli nella zona del Tonale (25 e 26 maggio). All'altra estremità del fronte, nella testa di ponte di Capo Sile, dopo una prima azione del 19, bersaglieri e arditi attuarono un colpo di mano riuscito che valse , tra il 26 e il 27, il rapido scard.inamento di successive trincee ungheresi e l 'allargamento dell'area controllata dalle forze nazional i.27 Quando Diaz, il 14 maggio, aveva confe rmato a Foch l'intenzione di muovers i, aveva sotto mano il progetto del giorno prima, pressoché

26 Wilks,

cit., p. 75 . Relazione, V, tomo l, pp. 237-39 e 255-71. Una versione austriaca dei combattimenti di Monte Corno Vallarsa, tratta dalla storia dei quattro rgt Kaiser)ager tirolesi, s i trova in P. Pozzato, R . Dal Mol in , P. Volpato, La battaglia per il Pasubio , Bassano del Grappa, ltinera, 2004, pp. 274-83. Per gl i italiani la conquista del Corno, dove aveva combattuto ed era stato catturato Cesare Battisti, rivestiva un valore morale notevole. Tuttavia le storie di reparto, anche se qualche volta forniscono particolari ill uminanti, non di rado sono parzial i e ammalate d i reducismo: nel caso specifico, ad esempio, non pare che i Kaiserjager riconquistassero la vetta perduta per non cederla più, tanto vero che un 'altra testimonianza austri aca ne ammette la perdita. consolandosi col fatto che "ogni tentativo del nemico di allargare ulteriormente la sua occupazione venne respinto•·. La cosa sarebbe storiograficamente irrilevante, se non ci offrisse il destro di sottolineare come taluni contributi memorialistici, specie se redatti da combattenti di grado non elevato o da autori propensi al peana, non possono esser presi per oro colato: così di rego la gli imperiali e regi sono tutti eroi e baciati da.lla vittori a, il che corrisponde agli stereotipi della propaganda austriaca del tempo, tesa a denigrare i combattenti italiani e ad alimentare nei loro confronti un disprezzo sistematico. Anche il Cappellano, cit., p . 206, ricorda che gli scontri erano "immancabilmente gloriosi e vittoriosi per le armi della d uplice Monarchia": ciò ai.uta a capire, specie quando si leggono ricordi di fine guerra, lo sbalordimento sincero d i combattenti che non s i possono capacitare di aver perd uto una guerra con gli italiani. Simili sentimenti consentono di comprendere, tn odio ai nemici principali , anche la tendenza a sopravalutare francesi e inglesi come avversari. 27


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GLI Al...l.CATI l'l ITALIA Dt.;RAl'<ìE LA PRIMA Gt.;F.RRA \101\ DIALE (191 7-1918)

definitivo, che pensava di avviare all"attuazione sollecitamente. E infatti il 15 il Capo di S.M. del XIV CA britannico, generale di brigata Gathorne-Hardy, predispose un "preavviso" per i Comandi dipendenti, nel q uale specificava che l 'attacco sul fro nte inglese sarebbe stato condotto " dalla 23" divisione britannica alla destra, dalla 7" divisione britannica a l centro e dalla Il " divisione ital iana, cui sarà aggregata la brigata Barletta, alla sinistra". La 48" d ivisio ne britannica sarebbe stata in riserva. Obiettivo fina le era la linea Monte M osciagh - Spitz della Bisa - Monte Erio - Cima di Campolongo, da raggiu ngere in una giornata. L'azione, in due fasi. era minutamente articolata per momenti tattici destinati a concludersi ul terreno con l'occupazione di linee successive sempre più avanzate. Un ruolo rilevante doveva essere sostenuto dalle truppe ital iane dell'Il • divisione e della brigata Barletta , la quale, una volta raggiunte " le vicinanze di Spitz della Bisa , .. .farà una conversione a sinistra e prenderà M. Erio e C ima di Campolo ngo con un movimento da est ad ovest...28 Tutto il movimento sarà eseguito secondo gli ordini che verranno dal Comandante dell'Il a divisione italiana , la quale attaccherà simultaneamente dal sud , combinando l'attacco con movimenti aggiranti". Lo stesso avrebbe coordinato la difesa del settore, accordandosi d irettamente col Comandante della 7" diviione britannica, "per evitare la possibilità di confusione nella marcia in avanti delle truppe impegnate". Il fianco sinistro dell ' 11" divisione sarebbe stato coperto dalla 12a divisione dell a l" Armata, la quale avrebbe rip ulito l'altipiano di Rotzo e disposto, se se ne fosse presentata la necessità, una linea di difesa dalla Cima di Campolongo ad occidente di Castelletto. Le forze britanniche avevano il compito d i raggi ungere, prima, il Monte Rasta e Bosco, dove avrebbero preso contatto con la sinistra del Xli CA francese, poi lo Spitz della Bi a, aiutando da e t gli italiani che attaccavano da sud , e infine Monte Mosciagh, su cui anche i francesi avrebbero puntato avanzando dal loro settore. L'operazione era affidata alle divisioni 7" e 23", con una brigata della 48a p ronta di rincalzo. Il mo-

28 '"li reggimento di testa sarà responsabile della conquista e del susseguente consolidamento della linea rosst1. dal punto di congiunzione con la 7 3 Divisione Britannica a Spit~ della Bisa, lino ed includendovi la strada da Roccolo S. a Roccolo N. (inclusa). Il secondo reggimento della brigata Barletta segujrà immediatamenre il primo e completerà la conquista della linea rossa dalla strada summenzionata (esclusa) ftno a Cima di Ccunpolongo (inclusa), occupandola e consolidandola quando conquistata".


CA PITOLO V- L'OFFENSTVA FANTASMA

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vimento in avanti sarebbe stato effettuato "sotto la protezione di: a) Uno sbarramento progressivo con artiglieria da campagna. b) Uno sbarramento continuato costituito dall 'artiglieria da campagna e da una parte dell'artiglieria pesante_ c) Concentramenti di fuoco su punti importanti eseguito dal rimanente dell' artiglieria pesante non ritenuta necessaria per tiri di controbatteria _d) Uno sbarramento a mezzo di mitragliatrici . e) Uno sbarramento di protezione verrà eseguito di fro nte alla linea bruna tratteggiata e alle linee bruna e verde e al di là della linea sulla quale si fermerà in ultimo la fanteria. f) L'avanzata per la seconda fase non può essere protetta da uno sbarramento progressivo da parte dell'artiglieria da campagna. Tiri allungati con tutti gli obici e con tutti i cannoni di lunga portata disponibili precederanno l'avanzata come da tabella orario per la fanteria indicata sulla carta annessa. I Comandanti di Divisioni daranno i loro ordini alle loro batterie da campagna dopo l'avvenuta conquista della linea verde, ma tutti i movi menti dell'artiglieria da campagna e pesante, verranno sottoposti al Comandante in capo dell'artiglieria Britannica aJ più presto possibile affinché una tabella di movimento possa venir pubblicata onde evitare ingombri. g) Inoltre le batterie da montagna verranno aggregate alle Divisioni. Tutte le batterie da montagna verranno spinte avanti in stretto appoggio alle fanterie che avanzano" . Al fuoco dell'artiglieria si sarebbe aggiunto anche quello di sbarramento delle mitragliatrici divisionali, e a tal fine due compagn ie mitraglieri sarebbero state aggregate all ' 11 a divisione italiana. Per ogni altra esigenza (uso del fumo per copertura, vettovagliamento e rifornimenti , itinerari stradali, appoggio aereo, predisposizione di un campo di raccolta dei prigionieri, segnal i) vi erano disposizioni precise. Poiché vi era la necessità, infine, di "assicurare il perfetto collegamento fra Unità di nazionalità diversa" venivano definiti con cura i punti nei quali i soldati inglesi dovevano "stringersi la mano" con i commilitoni italiani e francesi. 29 Il XII CA francese , con le sue tre divisioni (23" e 24" francese, più una italiana) avrebbe avanzato lungo la direttrice della Val di Nos per puntare a sinistra sul Monte Mosciagh e a destra sulla Meletta Davanti; contemporaneamente il XX CA italiano, ancora più a destra, avrebbe investito le Melette di Foza .

29 Generale brigadiere J.F. Gathorne-Hardy, Preavviso. Riservatissimo, 15 maggio 1918, AUSSME, E 2, busta 91 .


GUALLMTI I:-.1 ITAUADL'RAl'lTELA PRIMAGliERRA \1()NOIALE ( 1917- 1918)

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Il 16 maggio Montuori convocò i comandanti di CA e confermò che l'offensiva era prevista per la fine del mese: la riserva avrebbe potuto contare, oltre alla 48a divisione britannica, anche su altre due divisioni italiane, la 573 e la 60a. Graziani , premuto da Parigi, si mostrava impaziente, ma non fece obiezioni. Cavan disse che sarebbe stato pronto a partire dal 31 maggio , ma il 25 informò Wilson che correvano voci sempre più frequenti e precise di un ' imminente grande attacco austriaco, con conseguente ovvia parai i i dell 'iniziativa alleata; seppe poi da Montuori che un ufficiale ceco di ertore. considerato attendibile, aveva confermato a tempi brevi l'assalto austriaco sul basso Piave e che si parlava di 10 divisioni germaniche in viaggio per l'Ttalia. Doverosamente Cavan riferì a Wilson il 27, mostrando però un certo scetticismo; ma nello stesso giorno, con una seconda lettera, comunicò a Londra che le notizie apprese dal disertore ricevevano ampie conferme. Intanto però la preparazione dell'offensiva alleata era andata avanti, gli ordini erano stati dati. "Ma ancora prima che venisse fissata una precisa data per l'attacco, apparve chiaro che anche gli austriaci stavano facendo preparati vi per una loro ulteriore mos a. Intercettazioni di messaggi radio, la formazione di nuovi depositi di munizioni e l'espansione di quelli già esistenti , indicavano un loro attacco per un esteso settore del fronte. Uno degli aspetti non meno interessanti della campagna in Italia era la facilità con cui si potevano ottenere informazioni su certe intenzioni del nemico. La diversità delle nazionalità di cui l'esercito austriaco era composto determinò un costante flusso di disertori , e mai questo flu sso scorreva tanto liberamente come ne ll ' immedi ata vigilia di un 'offensiva. Poco prima de li 'offensiva austriaca del 19 18, tre ufficiali austriaci penetrarono nelle linee britan niche accompagnati dai loro attendenti che portavano le valigie. Altre dettagliate informazioni erano pure disponibili grazie al Servizio britannico di auscultazione. L'esperienza non aveva ancora in alcun modo fatto limitare al nem ico l' uso dei suoi telefoni da campo. Solo da quest'ultima fonte il Comando italiano poté avere ne lle sue mani i più dettagl iati particolari sul bombardamento e le mosse delle fanterie per l'atteso attacco" . Ormai "era chiaro che ci sarebbe stata un 'offensiva anche sul fronte italiano" _30 Mentre in Italia le prossime iniziati ve del nemico impensierivano il Comando Supremo , in Francia i tedeschi attaccavano sull' Aisne il 27

30 J .F.

Gatbome-Hardy, Da Caporeuo a Vittorio Veneto, in Cecchin, cit .. pp. 10-11.


CAPITOLO V · L'OFFENSIVA FANTASMA

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maggio, travolgevano la 63 Armata francese, occupavano lo Chemin des Dames e avanzavano rapidamente verso la Mama. Foch , sebbene tutto il mondo politico di Parigi bollisse, affrontò la situazione con freddezza: non richiamò dal nord il grosso delle riserve e con le rimanenti si apprestò a bloccare la nuova minaccia tedesca. In questi frangenti gli giunse il 30, portata a mano dal colonnello Cavallero, una lettera di Diaz. Il Capo di S.M. italiano era costretto ad infonnarlo che l'offensiva sul! ' Altipiano di Asiago era stata sospesa, in vista ·'di una potente minaccia dal Piave e quindi sul fianco" . L' Esercito avrebbe assunto subito uno schieramento difensivo, pur mantenendo la possibilità di tornare in breve tempo ad una disposizione offensiva; le riserve arebbero rimaste libere per essere impiegate al momento giusto dove fosse stato necessario; sarebbe stato opportuno infine , anche in costanza di attacchi germanici in Francia, prevedere il caso di dover trasferire altre unità alleate sul fro nte italiano. Intanto una parte dell'artiglieria , già in posizione per l 'attacco sul fronte di Asiago , era stata richiamata in pianura. Il generale Graziani , avvertito del cambiamento di programma, si era precipitato ad informarne Clemenceau e Foch , definendo il rinviofacheux contre-temps. Ma sulle intenzioni austriache non c 'erano più dubbi: Cavan lo confermò a Wilson due volte, il 29 maggio e il 3 giugno: la 53 Armata austriaca, schierata di fronte alla 3a italiana sul basso Piave, aveva ricevuto 4 o 5 divisioni di rinforzo, prigionieri e disertori confermavano l'avvicinarsi dell'attacco , anche la ricognizione britannica riportava un aume nto dell'attività aerea nemica ad est del Piave, il Comando Supremo italiano preparava una serie di piccole azioni di disturbo, l' unica cosa non confermata era la presenza di divisioni germaniche. I tedeschi infatti avevano da fare in Francia con la loro terza offensiva di primavera e poi anche con la quarta, che sarebbe partita il 9 giugno tra Noyon e Montdidier: la situazione era tale che , naturalmente, dell'offensiva alleata in terra di Francia richiesta da Diaz in contemporanea all'operazione sull ' Altipiano di Asiago, neanche a parlarne. Il Capo di S.M. italiano, però, si sentiva pronto ad affrontare la battaglia imminente; convocò i Comandanti d' Armata, diede loro le diretti ve e ribadì la consegna della difesa ad oltranza sugli Altipiani, sul Grappa e sul Piave; disponeva di 56 divisioni (50 italiane, 3 britanniche, 2 frances i, l cecoslovacca): 37 erano schierate in linea, 19 tenute in ri erva, ed erano queste a dargli fiducia. Avrebbe affrontato la prova senza i patemi di novembre e dicembre 1917 perché aveva finalmente le riserve, e nel buon rapporto di 1:2 rispetto alle truppe sul fronte: contava di manovrarle per intervenire nel punto giusto al momento giusto.


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GLI ALLEATI IN 1TAL1ADURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE (1917- 1918)

Dal l o al 3 giugno si tenne a Versailles la sesta sessione del Consiglio Supremo di guerra, ma, curiosamente, i problemi dei fronti terrestri in Europa non vennero trattati altro che per sollecitare l 'arrivo in forze degli americani in Francia; solo Orlando ebbe a richiamare l' impegno per un piano diretto a sostenere l 'Esercito italiano in caso di offensiva sul suo fro nte, impegno assunto ad Abbeville ma ancora privo dell'adesione della Gran Bretagna.3 1 Nel momento difficile Foch sfoggiò una calma esemplare; il 31 rispose a Diaz affermando di condividere il suo apprezzamento e di comprendere le disposizioni cbe aveva dato; avrebbe esaminato la possibilità di costituire in anticipo depositi in Italia per le truppe alleate. Chi invece mostrò nervosismo fu Clemenceau: per la verità, quando Graziani lo aveva informato del rinvio , gl i aveva anche scritto , come sua sensazione personale, che forse il Comando supremo aveva delle remore ad impegnare in battaglia truppe di cui non si sentiva sicuro, e questo naturalmente irritava il presidente francese nel momento in cui i soldati del suo paese affrontavano sacrifici sanguinosi per fermare il nemico, ed erano costretti a cedere terreno.32 Ma Foch gli fece osservare che, non essendo

31 Cfr. Berthemet, cit., p. 32; Wilks, cit., pp. 75-76; Gratton, cit., pp, 137-38. Quanto all'incontro di Versailles, il l 0 punto all'odg recitava "Effettivi francesi, inglesi, italiani, americani", ma si cominciò dal2° punto, relativo alla "Cooperazione de lla flotta itaLiana in Adriatico'', o meglio - come osservò Re ve l - ji~ori del l' Adriatico. Orlando colse l'occasione per defini re "di primo ordine" i soldati cechi, e logiando "queste meravigliose truppe" . Il comunicato fina le per la stampa ribadiva i soliti concetti della propaganda alleata: "in circostanze gravi per i popoli liberi .. .I popoli alleati sono risoluti a non abbandonare una sola delle nazioni libere del mondo al dispotismo di Berlino". Vedi i verbali in DDI, serie 5, XI, doc. l , 4, 7. 32 Le infonnazioni d i Graziani dovevano essere un po' vecchie, poiché qualc he dubbio sulla tenuta dei soldati, se vi fu davvero al Comando Supremo, vanno fatte risal ire ai primi di aprile; ma il 12 aprile il capo del servizio informazioni, colonnello Odoardo Marchetti incontrò Diaz in un colloquio che terminò "col trionfo della realtà", vale a dire col sostanziale superamento di questo genere di dubbi: l' 11 maggio il morale delle truppe era stimato "buono" e il 18 addirittura "ottimo". Cfr. Melograni , cit., pp. 459-60. Per altri riflessi , si può ricordare che, riferendosi all'avanzata germanica del 19 14, Ferruccio Parri aveva scritto con sentimento sincero: "Noi fremevamo quando le armate tedesche, giunte alla Marna, minacciavano Parigi" (Iltrincerone del Merzli, in Astrolabio, 3 1 dicembre 1974). Sugli avvenimenti del l 918 , WiJlSton Churchil l sarebbe stato più polemico: ''l disastri della battaglia dello Chemin des Dames ebbero il notevole effetto d i migliorare le relazioni fra le truppe franc.esi e quelle inglesi . Dopo una sorpresa così palese e una ritirata di 20 km in un solo giorno, i francesi non poterono ulteriormente conservare le arie di superiorità che avevano assunto verso gli italiani dopo Caporetto ed anche verso gli inglesi dopo il21 marw" (Crisi mondiale e grande guerra. l911-1922, Milano, Il Saggiatore - Mondadori , 1968 , III , pp. 464-65).


CAPITOLO V · L'OFFENSIVA FANfAS \1A

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possibile la richiesta iniziativa alleata in Francia, gli ital iani non violavano gli accordi no n attaccando da soli. Va dato atto al generalissimo francese che in quel momento, mentre si trovava alle prese con problemi seri al fronte, mante nne la serenità e cercò di contri buire a non peggiorare i rapporti italo-francesi, nei quali serpeggiava un poco di malessere: gli esponenti francesi in Italia, l' ambasciatore, l' addetto militare, il Comandante delle truppe sul campo si e rano agitati alquanto perché l'offe nsiva dell'Altipiano a ves e inizio, e non sempre i loro passi o le loro parole erano risultati graditi ai dirigenti italiani. Il 3 maggio infatti Diaz aveva critto al nuovo ministro della Guerra, generale Vittorio Zupelli, segnalando che, riguardo alla presenza del n CA ital iano in Francia, "il capo di questa missione francese, Gen. de Godrencourt, avrebbe influito nell ' indurre il Comando francese a considerare le nostre truppe come incapaci di avere un conveniente e sollecito impiego. Ciò è contrario a verità, e ad ogni modo mette in evidenza l'azione poco si mpatica svolta del Ge n. De Godrencoun nei nostri riguardi, tanto più che la decisione, ora comunicatami, de lla decisa dislocazione del n Corpo in settore importante, denota un giudizio ben più lusinghiero, mani festato dopo vedute le nostre truppe che perc iò potevano e dovevano essere con più equanimità apprezzate dali 'addetto francese in Italia". Chiedeva pertanto di sostituirlo "con altro elemento più intonato al nostro ambiente ed alla missione da compiere". Sappiamo da una lettera eli Orlando a Diaz del lo giugno che l'ambasciatore Barrère prese la richiesta come un 'offesa personale, però si rassegnò chiedendo che ve nissero salvaguardate la sua dignità e quella del generale.33 Con la parte nza dall ' Italia del generale di brigata Henry De Godrencourt, addetto mi litare e capo della missione militare france e in Italia , a Palazzo Farnese cambiarono anche l'addetto militare aggiunto e l'addetto navale. Al fronte ci si aspettava l'attacco da un mo mento all ' altro. Il 3 giugno disertori cechi avevano confermato ancora una volta che l'offensiva austriaca stava per cominciare: Il loro comandante li aveva arringati per l' ultima battaglia, promettendo pace e bottino; la popolazione civile era

33 Il Capo di S.M. assicurò che s i sarebbe allineato al governo, "essendo anzi che i rapporti col generale de Godrencoun sono correttissimj, c mai nulla è trapelato che possa produrre incidenti, giacché g li inconvenienti lamentati deri vano dalla sua azione nascosta c non da quella palese'' , Diaz a Orlando. 2 giugno 191 8,AUSSME. H 5. busta IO; vedi altre carte sulla questione anche in F l , busta 143. Per i cambiamenti all'ambasciata. vedi ODI. Serie 5. X, Appendice Il i. p. 630; XI, Appendice Ili. p. 702: Relazione. V. tomo 2. p. 84.


.!.. 17:_.= 2:...___ _ _ _ _ _ _--= GL = l.:..: ALL = EA: :..:l'l. !N ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA .YIONDIALE (1917-1918)

stata sgomberata dalla riva sinistra della Livenza, a Grassaga c'era un grande deposito di munizioni e liquidi speciali; batterie dirette al fronte passavano continuamente. I giorni però trascorrevano e il fronte restava tranquillo; Clemenceau reagì dicendo all'ambasciatore italiano che la causa della mancata offensiva austriaca era da ricercarsi nella situazione interna del paese e che gli italiani avevano avuto torto a sospendere il loro attacco .34 In effetti, il nemico non usciva dalla sua apparente inattività e ciò rafforzava le argomentazioni dei francesi. Il generale Graziani, poi, si sentiva ulteriormente incoraggiato ad osare dall 'esito felice di un colpo di mano, che la notte del 6 giugno elementi della sua 23" divis ione avevano eseguito a Bertigo. Ricostruiamo l 'episodio sulla base della relazione francese: " ...Davanti al settore che attualmente le truppe francesi tengono sull'altipiano, .il maggior punto d 'appoggio nemico è costituito dal Sisemol. Questo massiccio, alto 1.242 metri, mentre offre a] nem ico un eccellente osservatorio per osservare da vicino le nostre difese, costituisce - organizzato come è da un ben completo sistema di reticolati, di trincee e di profondi ricoveri- il centro principale di resistenza della pri ma posizione nemica. Il generale comandante delle truppe francesi del settore, incaricato di eseguire una piccola azione offensiva, non esita, per assestare al nemico un colpo efficace, ad affrontar lo su tale posizione di particolare importanza. Lo studio profondo delle organizzazioni nemiche, rilevate dalle ricognizioni giornaliere delle pattuglie e dall'osservazione terrestre, ne aveva reso noti tutti i dettagli, cosicché fu deciso di scegliere per obiettivo l'opera di Bertigo (parte sud del Sisemol) tenuta dal nemico con una compagnia almeno; ciò che rappresentava, per truppe partenti dalle nostre prime linee di Capitello Pennar - Monte Tondo, una incursione in profondità di oltre 1.500 metri. L'attacco venne stabilito per l'ora H del giorno G ed in base a ciò fu disposto: l) li giorno precedente quello del!' attacco le batterie da campagna aprira nno delle brecce nelle difese accessorie mantenendole sotto il fuoco per tutta la notte successiva allo scopo di impedire il riattamento dei reticolati. 2) Il giorno G all'ora H meno 45 minuti sarà in iziata la preparazione d'artiglieria che dovrà essere condotta con la massima violenza. Saranno evitati i tiri di aggiustamento che possano rivelare al nemico le nostre intenzioni ... 3)

34 Vedi in AUSSME, E 2, busta 132; F l , busta 73, fase . 2, le infonnazioni fomi te dai disertori cechi e la lettera di Orlando a Diaz del 13 giugno 1918 in cui si parla del colloquio di Clemenceau col conte Bonin, ambasciatore d'Italia.


CAPITOl O V - !; OFFENSIVA FANTASMA

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Le truppe d'attacco oltrepasseranno le nostre linee all 'ora H meno 20 m inuti ... 4) L'attacco sarà protetto da uno sbarramento mobile eseguito dai pezzi da 75 (due colpi per ogni 15 metri d i fronte e per minuto) che si sposterà avanti alla fanteria con sbalzi successivi di 100 metri al minuto per arrestarsi poi sull'obiettivo che sarà circondato da un tiro d ' ingabbiamento_ .. 5) L'artiglieria pesante di CA eseguirà la controbatteria preventiva .. _ Truppe per l'attacco: l compagnia di fanteria e 30 soldati e graduati del genio adibiti al trasporto ed all' impiego d i casse di esplosivi (ogni cassa contiene 5 Kg di melinite e serve per la distruzione dei ricoveri) ... L'attacco fu stabilito pel6 giugno alle ore 4.15 . Alle 2.45 la compagnia di fanteria, ripartita in 4 gruppi d'assalto, rinforzati ciascuno dai zappatori del genio portatori di casse d ' esplosivo, è riunita a Capitello Pennar. Pioggia continua mista a nevischio; cielo molto coperto; notte oscur issima. La pioggia non ha mai cessato di cadere dal giorno precedente in poi. Alle 3 la compagnia parte per occupare la posizione di partenza da cui dovrà poi muovere all'attacco; lo spostamento viene eseguito in ordine e in silenzio. Alle 3.30 ha inizio il tiro di preparazione d'artiglìeria al quale si aggiunge quello delle mitragl iatrici con tiri di fiancheggiamento e tiri indiretti sul tergo dell 'obiettivo da attaccare. Alle 4.15 , coperti dal tiro di accompagnamento, i pri mi tre gruppi avanzano simultaneamente dirigendosi ai rispettivi obiettivi; il quarto gruppo, secondo gli ordini impartiti, segue a l 00 metri di d istanza.. -Alle 4_25 gli obiettivi sono raggiunti . Ogni gruppo procede alla pulizia dei tratti di trincea che gli sono stati assegnati e consegna i prigionieri ed i materiali catturati ad uomini a ciò precedentemente designati. In alcun i ricoveri profondi, non completamente demoliti , gli austriaci rifiutano di uscire. Gli zappatori del genio vi gettano casse di melinjte che fanno crollare i ricoveri e vi seppell iscono i presidi- Il comandante della compagnia francese si d irige al ricovero noto come posto di comando della compagnja nemica e vi fa prigioniero il tenente comandante della compagnia. Alle 5,5 la compagnia d ' attacco rientra alla sua posizione di partenza . Durata totale dell'operazione: 50 minuti ... Le trincee nemiche apparvero sconvolte dal nostro tiro; ed in esse si trovarono molti cadaveri nemici . Si riscontrò l'esattezza della carta disegnata dal nostro servizio topografico per quanto riguardava le trincee , i camminamenti ed i ricoveri. Questi ultimi apparvero per la maggior parte sfondati o quasi. Uno solo, in cemento armato, se mbrava intatto . Alle 3 .45 circa l'artiglieria nemica reagì sparando qualche proietto verso Capitello Pennar e sulla carrareccia incassata di Turco; ma l' azio-


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GU ALLEATI l r. ITALI \ DURASTE LA PRI:-1!\ GUERR!\ MONDIALE ( 191 7 1918)

ne di controbatteria della nostra artiglieria a lunga portata, subito iniziata , obbligò al silenzio le batterie austriache. Le fanterie e le mitragliatrici nemiche, sotto il nostro efficace fuoco di neutralizzazione, restarono completamente inattive. Nessuna (perdita) per opera del nemico. La nostra fanteria nel suo magnifico slancio si avvicinò troppo al limite dello sbarramento mobile del tiro di accompagnamento e fu colpita da qualche scheggia dei nostri stessi proietti. Un ufficiale ed un soldato furono feriti ad una gamba e dovettero entrare in luoghi di cura. TI comandante della compagnia d'attacco, un sergente ed un caporale del genio vennero leggermente feriti , ma rimasero in ervizio. Prigionieri: il comandante della compagnia nemica incaricata della difesa dell'opera attaccata, 3 graduati , 17 uomini. Le perdite in uccisi o feriti non poterono essere valutate esattamente. Esse sono certamente gravi tanto nella zona attaccata, a causa dei nostri tiri di distruzione e della demolizione dei ricoveri operata dal genio, quanto nei tratti della linea nemica contigui a quello attaccato in seguito al violento tiro di contropreparazione delle nostre batterie. Materiale catturato: l mitragliatrice Schwarzlose; l lanciabombe, 5 fucili. Lo sconvolgimento delle trincee e dei ricoveri non ha permesso di ricuperare altro materiale che certamente si trovava nelle linee nemiche". Il giorno successivo furono gli italiani (elementi del Xlllo reparto d' assalto e della brigata Lecce) a compiere un colpo di mano sulle posizioni avversarie a nord del Monte Valbella , catturando 50 prigionieri , 6 mitragliatrici , 3 lanciabombe ed altro materiale. L'8 toccò agli inglesi: l'azione venne condotta a Morar, un piccolo abi tato a sud-ovest di Asiago, oltre il torrente Ghelpac; il rapporto britann ico dice: "L'incursione venne eseguita da tre nuclei di attacco: uno della forza di due plotoni; gl i altri due nuclei della forza di un plotone ciascuno, l plotoni erano comandati da ufficiali. Per le ore zero della notte sull'8 gi ugno i due ultimi nuclei erano radunati nelle vicinanze di Coda; il nucleo maggiore si riunl nei pressi del Ghelpac (a sud diMorar) anziché nel punto di radunata che gli era stato assegnato , poiché vicino a questo venne avvistato un forte gruppo di lavoratori nemici. Alla mezzanotte l'artigl ieri a eseguì un tiro di distruzione su Morar, dopo di che i nuclei d 'attacco avanzarono verso i loro obiettivi. li gruppo più numeroso arrivò al margine sud-est diMorar, dove l' ufficiale comandante , disgraziatamente, ven ne ucciso Il reticolato fu trovato più profondo di quanto si supponeva, ed il nemjco era molto vigilante. Perc iò sia questo nucleo, sia il secondo che tentavano di attraversare il reti-


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colato da sud, non poterono eseguire l'irruzione in forze . Un piccolo gruppo soltanto riusd a penetrare nelle linee avversarie, a malgrado della forte reazione opposta dal nemico, e a distruggere un piccolo posto di tre uomini. Questo colpo di mano favorì l'esito complessivo dell'impresa, perché tenne il presidio nemico completamente impegnato, e permise così al terzo nucleo di attaccare il nemico dalla parte occidentale. Quest' ul timo nucleo, guidato dal proprio comandante , con grande impeto ed iniziativa, riuscì a forzare il passaggio attraverso il reticolato, travolgendo una sentinella e irrompendo nella casa a sud-ovest del paese, dove uccise o catturò tutti gli uomini di presidio. Vennero catturati in complesso l l prigionieri ed altri 4 austriaci furono uccisi. Le perdite sofferte dagli assalitori ammontano ad un ufficiale ucciso ed a tre soldati lievemente feriti. Per meglio illuminare lo svolgimento dell'operazione di cui sopra si ritiene opportuno di richiamare l'attenzione su quanto segue: a) il nemico era molto vigilante e, quasi immediatamente dopo il nostro ti ro di distruzione, accolse il nucleo offensivo con getto di bombe a mano e con tiri di mitragliatrici e di fucileria. b) E ' quasi certo che il fuoco della nostra artiglieria inflisse al nemico forti perdite. Giudicando dal nutrito fuoco di fuc ileria e dai razzi lanciati, la prima linea nemica doveva essere fortemente presidiata. Non appena la nostra artiglieria ebbe sviluppato completamente la sua azione, il fuoco di fucileria ed il lancio dei razzi nelle linee nemiche andò gradatamente affievolendosi. c) Dietro la nostra prima linea e sul fianco del luogo d'incursione furono collocati dei segnali luminosi, che servirono di preziosa guida per il ripiegamento degli elementi offensivi".35 Le pressioni francesi e la persistente mancanza di iniziativa del nemico indussero il Comando Supremo a riprendere in mano il progetto delle azioni offensive affidate alla 6a Armata, sia pure con mezzi e obiettivi ridotti: respingere l'avversario dalle sue posizioni più pross.ime alle trincee alleate fino a raggiungere la linea Ghelpac - Monte Sisemol - Val Frenzela. 11 18 giugno, data fissata per l'inizio dell'operazione, i francesi sarebbero andati all'assalto del Sisemol e contemporaneamente i britannici avrebbero avanzato sulla sinistra verso il margine meridionale della Val d' Assa e gli italiani sulla destra nella Val Frenzela, a nord-est del Col d'Ecchele.

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Le relazioni francese e britannica sulle azioni di Bertigo e di Morar sono in AUSSME, F l, busta 73, fase . 2.


~ !7~ 6~_ _ _ _ _ _ __: G:= Ll~ AL :=L:.= EA: :..::l'~ li::..:..:.: NI'r.:.:::: ALIADURANTE LA PRJMAGUERRA M0NDJALE ( l 9 17- 1 91 8)

Seguiamo letteralmente la ricostruzione dei Wilks. Il giorno successivo, 11 giugno , mentre Cavan era in conferenza al comando supremo, il punto di vista cambiò di nuovo perché Diaz aveva ricevuto il rapporto di un ufficiale italiano lanciato da un aereo oltre le linee avversarie, che riferiva come le truppe austriache, già in posizione per sferrare un attacco sul Piave, marciassero ora lontano dal fiume, probabilmente verso il Brenta o il Trentino. Diaz ritenne che ciò stava a ind icare - sbagliando, come si vide dopo - che l'attacco attraverso il basso Piave era stato abbandonato. Decise allora di assalire il nemico mentre le sue forze erano ancora in movimento, con un'attacco francese da Asiago fino alla Val di Nos (est del Monte Sisemol), che avrebbe potuto estendersi da ambo i lati. Nel pomeriggio dello stesso giorno , alle 16, Cavan conferì col generale Graziani che approvò l'attacco proposto purché i suoi fianchi fossero debitamente protetti. I due generali alleati andarono poi ad una riun ione presso il Quartier Generale della 6" Armata, dove il generale Montuori suggerì che l' operazione avrebbe potuto estendersi. Propose che incominciasse con un attacco britannico attraverso il torrente Ghelpac, contemporaneamente a un attacco francese presso il Monte Sisemol, con obiettivo per gl i inglesi di prendere Monte Catz (Monte Bi), circa 3 miglia a nord di Asiago, e per i francesi di avanzare a Bosco di Gallio, a nord di Gallio. Tali obiettivi erano in qualche modo simili a quell i contenuti nel piano del 15 maggio, ma in quel piano era previsto che le 3 divisioni britanniche sarebbero state sostenute da 3 divisioni italiane, che ormai erano state ritirate. Perciò Cavan ritenne impossibile muoversi ora e dopo "ragionevole discussione" Montuori acconsentì che l'attacco, fissato ora per il 18 giugno, fosse limitato fino a raggiungere il margine meridionale ed il Monte Sisemol : tutto ciò venne approvato dal Comando supremo ill4 giugno _36 Più volte decisa e più volte rinviata per essere poi riproposta di nuovo, quasi sempre con obiettivi al ribasso, l'operazione sull'Altipiano di Asiago assomigl iava sempre più a una sorta di offensiva fantasma, destinata ad apparire e a scomparire alternativamente a seconda delle ultime notizie sulle intenzioni del nem ico. La strana tranqujJ]ità che regnava al fronte dopo tante informazioni allarmanti provocava inquietudine al Comando Supremo, ansioso di non sbagliare mossa. Il corrispondente di guerra inglese Warren Alleo fotografò quei

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Wilks , cit., p. 76.


CAPITOLO V L"OFFE.'ISIVA FAXTAS~1A

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~iorn i cruciali nel modo seguente: "Ufficial i inglesi e francesi erano convinti che l'atteso attacco austriaco non si sarebbe pronunciato lungo il Piave ma nel settore montano , io particolare nella Valle del Brenta, dove gli avversari erano già così vicini alla pianura che una loro pur minima avanzata avrebbe potuto travolgere l'intero schieramento lungo il Piave. A chi era abituato a fare i conti con i piani sempre ben congegnati dall ' Alto Comando germanico , embrava inconcepibile che il nemico fosse così scriteriato da tentare un' offensiva seria in pianura quando aveva tutto da guadagnare attaccando dalle montagne. Era quindi nel settore montano, particolarmente ad Asiago, allora tenuto dalle truppe inglesi. che dovevano attuarsi i più consistenti preparativi per far fronte all'emergenza. Ma i Servizi Segreti italiani erano venuti in po esso di informazioni che indicavano come il principale sforzo non si sarebbe pronunciato né sull' Altipiano di Asiago né sul Grappa, ma proprio lungo il Piave. Di conseguenza, nonostante proteste inglesi e francesi, furono emanati ordini per ritirare gran parte dell'artiglieria dalle mo ntagne per guarnire le posizioni lungo il fiume. Si diede il caso che stavolta avessero ragione gli italiani" .3 7 Certo , non era questa l'opinio ne di Clemenceau, ogni giorno più impaziente. n l 2 giug no Foch, a sua volta premuto, esortò per iscritto Diaz ad assumere l' iniziativa: pensava che gli austriaci dovevano aver rinunciato alloro attacco ed era probabile che i preparativi di cui si aveva notizia avessero lo scopo di "impedire un 'offensiva italiana o di costringere gli alleati a mantenere le loro divisioni in Italia". In quel momento, peraltro, i movimenti preliminari per l'attacco alleato sull'Altipiano erano in corso: la 24" divisione francese, in riserva d ' Armata , aveva ricevuto l'ordine di assumere la responsabilità del sottosettore di sinistra della 23a. Ma Foch aveva appena informato Clemenceau del suo intervento presso il Comando Supremo, quando , improvvisamente, gli austriaci attaccarono ai due lati del Tonale, su un fronte di 18 km. Era il 13 giugno: lo stesso giorno Graziani telegrafò a Foch e a Clemenceau che gH indizi dell 'attacco in Italia erano sempre più numerosi ed evidenti. Poche ore dopo se ne ebbe la certezza: alle 3 del mattino seguente l'artigl ieria avversaria aprì il fuoco dall'Astico al mare.38 Non c'era stata nessuna ri-

37 W . Allen, Scuole inglesi di addestramento, in Cecchin, cii., p. 29. 38 Berthemet. cii., p. 33; Montanari, cii .. ll, tomo 2. pp. 690-9 1.


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- - - - - - GLI AI..U:ATI t'IITAUA DLRAIVTE LA PRIMA GlltRRA \10KDIALE ( 1917-1918)

nuncia ad attaccare, da parte austriaca, sempUcemente " l 'operazione, all'inizio prevista per fine maggio, si spostò a metà giugno a causa della le ntezza dei preparativi richiesti"_39 Incominciava dunque la grande offe nsiva, preparata con tale impegno e larghezza di mezzi da "superare in intensità e proporzione ogni altra finora fatta creando in tutti, ufficiali e soldati , un'assoluta fid ucia nel successo" .40

39 H. Heiss, La morte dell'Aquila bicipite, in AA.VV., Al di qua e al di là del Piave, ci t. , p. 131 . Tempo ce ne volle: furono predisposte anche le "colonne di bottino", ossia grandi quantità di carriaggi vuoti per portar via dall'Italia tutto quello che si contava di saccheggiare, cfr Me lograni , ci r.. p. 499. All'esercito che si accingeva a mellere fuori co mbattimento l'Italia veni va raccomandato di non distruggere ni ente. di non sparare sulle botti, di non sventrare i sacchi di farina perché sarebbero serviti a loro stessi al fronte ed ai loro cari in patria. Cfr. le istruzioni del Comando Supremo austro-ungarico. AUSSME, F l, busta 72, fase. 4: .IO Così il ministro della Guerra austriaco, il 24 luglio 1918. dinanzi al Parlamento convocato in seduta segreta. Ministero della Guerra, Riassumo della Relazione Ufficiale Austriaca sulla guerra 1914-1918 (Oesterreich Ungarns Let-::..er Krieg 1914-1918), a cura di A. Bollati, Roma, USSME. 1946 (d'ora in poi indicata come Relazione austriaca),

p.464 .


Capitolo VI LA BATTAGLIA DEL SOLSTIZIO

L·offensiva austro-ungarica di mezzo giugno prevedeva un a alto simultaneo del fronte montano sull ' Altipiano dei Sette Comuni e sul Grappa, con direttrice nord-sud, e di quello di pianura sul basso Piave, con direttrice est-ovest; anche il Montello , perno tra i due fronti , sarebbe stato pesantemente investito. L' impostazione generale non era priva di logica , come riconobbe il primo re oconto ufficiale della battaglia redatto dal Comando Supremo italiano il 31 luglio 1918: "La configurazione della nostra fronte, arcuata in saliente fra l' Astico e il mare, offriva agli austro-ungarici il considerevole vantaggio strategico di poter svolgere l' attacco seguendo due linee direttrici concentriche, dai monti e dal Piave ver o la pianura. ln qualsiasi delle due direzioni fosse riuscito l'attacco, avrebbe portato di conseguenza non solo la caduta del fronte sfondato, ma anche dell 'altro che avesse eventualmente resistito all ' urto, lanciando irrimediabilmente nelle retrovic del medesimo le masse vittoriose nel primo settore. Questo spiega perché il nemico non abbia attribuito maggiore importanza ad una delle due linee direttrici d 'attacco, ed abbia anzi assegnato ad entrambe forze pressoché equivalenti". La grande operazione - raccomandata anche dal ministro degli Esteri di Vienna, conte Czernin , prima della sua caduta in aprile 1 - era stata preparata da lontano con l' idea di regolare i conti, una volta per tutte, con gli italiani " nemici secolari e fedifraghi": l' Italia doveva essere battuta in maniera definitiva ed eliminata dalla guerra. Era importante per Vienoa che la vittoria fosse decisiva per comporre i contrasti intemi , superare lo spettro della fame ed allontanare la crisi dell 'Impero. A queste vitali motivazioni austriache si aggiungevano quelle tedesche, rappresentate dal messagg io che il generale August von Cramon , plenipotenziario germanico presso l'Alto Comando austriaco, aveva trasmesso nella prima settimana di giugno al Capo dell'Esercito austro-ungarico, generale Arthur von Arz von Strassenburg: "L'esercito germanico d 'occidente ha battuto in due grandi battaglie campali gli eserciti francese ed ing lese. Colla battaglia di San Quintino il fronte dell ' esercito inglese è stato violentemente spezzato presso il suo punto di collegamento

1 S1cvcnson. cit., p. 496.


GU AUEATI L'< ITAUA Dl:RANTE LA I'RIMAGl:ERRA MOJ'OI,\1 F (1917-1918)

coll'esercito francese: uno sfondamento di oltre sessanta ch ilometri di profondità...Colla battaglia oltre l' Aisne il fronte dell 'esercito francese è stato a sua volta violentemente spezzato; uno sbalzo di cinquanta chilometri d i profondità ha riportato le tru ppe germaniche vittoriose sulla sponda della Marna; i cannoni tedeschi battono notte e giorno la capitale nernica .. Jl Grande Stato Maggiore, tuttavia, non .ignora la presenza di rilevanti forze di riserva americane nelle retrovie ...Epperò r esercito germanico si attende e ripromette dai suoi valorosi fratelli d'arme austro-ungarici un pronto e vigoroso sforzo offensivo, c he, sia mettendo fuori combattimento l'avversario del teatro d'operazioni sud-occidentale, e permettendo quind i ad unità austro-ungariche di accorrere in Francia in suo appoggio, sia richiamando dal teatro d'operazioni occidentale buona parte del le riserve americane, g li consenta di completare in breve volger di tempo quella vittoria decisiva che metterà fi ne a lla guerra mondiale". L'aspettativa di un nuovo, grande successo dell'attesa offensiva era diffusa fra le truppe. Il ten. coL Edmund Glaise Horstenau , che per la sua posizione all'ufficio stampa dello Stato Maggiore appare bene informato e attendibile, lo conferma: "Anche se la preparazione dell 'eserci to austroungarico poteva lasciare a desiderare sotto molti aspetti in confronto a quella avversaria, ciascun uomo, dal comandante più elevato in grado fino alla più inesperta delle reclute, schierato in linea alla vigilia della battaglia si sentiva assolutamente superiore agli italiani". Anche il germanico Cramon ne era convinto: " Lo spirito aggressivo delle truppe, come mi venne confermato ovunque, era il migliore. Ufficiali e soldati ardevano dal desiderio di misurarsi nuovamente coi welschen come nei primi mesi del conflitto. A ciò contribuiva certamente la speranza di arricchire le proprie scorte alimentari grazie ad un ricco bottino come nell'autunno 1917, ma questa non può essere considerata una colpa e non d iminuisce affatto l'ammirazione che andava tributata all'esercito a ustro-ungarico che alla fme del quarto anno di guerra e nonostante le sue condizioni sapeva dimostrare uno spirito straordinariamente alto"_ Effettivamente, i documenti rinvenuti nel corso della battaglia dimostrano "che il comando austriaco non aveva trascurato nulla per eccitare l'entusiasmo dei soldati e sviluppare in essi la collera contro l'alleato rinnegato solo responsabile del prolungamento della guerra. Con infiammati ordini del giorno, esso prometteva una clamorosa vendetta , un bottino immenso, pane e pace"_ Sia che l'ottimismo dipendesse dalla consapevolezza dell ' impegno profuso ne lla preparazione dell'offensiva, sia che almeno in parte avesse il fine di rassicurare ed entusiasmare , von Arz si mostrava assai fiducioso sull'esito dello scontro imminente. L'l l giugno scrisse: " Pos ediamo un


CAPITOW VI LA 8!\ITAGUA DEL SOLSTIZIO

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numero di Divisioni molto superiore a quello che il nemico può opporci: le nostre unità sono salde, numerose ed agguerrite; le nostre artiglierie assai più potenti di quelle avversarie: Attacchiamo il nemico contemporaneamente e concentricamente u di un fronte d i grande sviluppo: le sue scarse riserve non potranno mai bastargli a fronteggiare la nostra pres ione da tutte le parti; esse si logoreranno presto nell'inutile sforzo; e la nostra vittoria sarà tanto più facile e decisiva quanto più rapida e decisa sarà la nostra avanzata". Parrebbe che il massimo Capo militare austriaco si rendesse conto che la strategia difensiva di Diaz si fondava sulle riserve, ma è curio o, e ne era al corrente. che stimasse insufficienti la ventina di divisioni della ri erva italiana. manovrabili per linee interne, quando lui in riserva ne aveva molto meno e divise tra due fronti. La Relazione ufficiale italiana , confermata da quella austriaca, valuta in 42 divisioni le forze avversarie di prima schiera, cui si contrapponevano 25 divisioni dipendenti dal Comando Supremo italiano , ma la forza principale della difesa era costituita da 19 divisioni "raggruppate in posizione centrale rispetto alrarco dell' intera fronte di combattimento con pos ibilità di rapido intervento''. Secondo la tessa fonte, il numero delle bocche da fuoco sch ierate a sostegno diretto degli attaccanti era superiore (5 .500) a quello della difesa (4.100), ma q uesta disponeva di importanti aliquote di artiglieria in condizioni di intervenire nel combattimento da sole o insieme aJle truppe di riserva , mentre le divisioni austriache d i rincalzo, oltretutto dislocate abbastanza lontano, ne erano prive. La massima concentrazione d i artiglieria, da una parte e dall'altra. si riscontrava sull ' Altipiano , in corri pondenza del fronte della 6 3 Armata, dove "presentava due grandi masse alle ali, in Valsugana e in Val d' Assa, e prendeva d ' infilata le vali i scendenti dalla parte alta d eli' Altipiano con andamento meridiano". La flotta aerea alleata contava 676 velivoli , di cui 20 francesi e 80 britannic i, a fronte di 580 austriaci .2

2 Le ci tazioni sono in Relazione, V, tomo l , pp. 285, 297,38 1: Ministère de la Guerre , Les Armées françaises dans la Grande Guerre, Paris, lmprimerie Nationale(indicato in seguito con ·'Relazione francese"), tomo 6. 2 (1934), p. 356; G laise Horstenau, cit. , pp. 25-28. Dalla Relazione, passim, provengono anche gli altri elementi di conoscenza: sembra utile avvertire che le cifre re lative alla consistenza dell'artiglieria alla data del 15 giugno - totale, in postazione, in riserva - non sono omogenee e che la fonte medesima ne fornisce diverse. Indicativamente. gli austriaci avevano circa 3.000 pezzi nel settore montano e 2.500 in quello di pianura e la difesa. rispettivamente . 2.300 (460 alleati) in montagna e 1.800 al piano. Quanto all'aviazione. altri dati darebbero agli alleati un totale di 586 apparecchi (486 italiani, 20 francesi e 80 inglesi), che secondo le rnolto diverse valutaz ioni dello Stevenson , cit., p. 497 , dava loro " una superiorità più che doppia di aere i".


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GLI ALLI:.ATII'IITALIA DURAl''TE LA PRIMA GUFRR•\ \10 XDIAI..E ( 1917· 1918)

La sistemazione difensiva predisposta dal Comando Supremo su tutto il fronte si ispirava alla dottrina britannica delle tre linee successive: una linea avanzata di osservazione e prima resistenza, una seconda linea di resistenza principale che doveva arrestare il nemico, una terza linea arretrata guarnita dalle truppe di riserva. "Nella parte montana le ultime due linee in realtà si configuravano come due fasce ad andamento irregolare per sfruttare la plastica naturale e perché condizionate dalle posizioni occupate dal nemico nel corso della battaglia d'arresto. Ognuna di esse comprendeva due o più linee, intersecantesi e raccordate da brete lle, nonché posti scoglio".3 L'artiglieria , grande protagonista della battaglia insieme alla fanteria , era schierata in profondità. Sin dalla fine di marzo, Diaz l'aveva orientata ad un 'azione di contropreparazione immediata: "Allorché l'avversario inizia il tiro vio lento d'artiglieria sulle nostre linee, facendo prevedere un immi nente attacco .. .! ' artiglieria della difesa deve aprire prontamente il fuoco di contropreparazione, concentrando i suoi tiri sugli elementi vitali nemici ... in modo da sorprendere il nemico e soffocare l'attacco prima che questo si pronunci . La zona dalla quale si prevede sboccherà l'attacco deve ...essere sistematicamente battuta con potenti concentramenti di fuoco già preparati e controllati".4 Una decina di giorni dopo, però, il Capo di S.M. indicò l'opportunità che la contropreparazione fosse preventiva: "è mio intendimento che un 'ora prima del mo-

3 Tutti , in fondo, si rifacevano al modello tedesco adoumo ne lla seconda metà del 1917: esso si articolava "in tre tone successive, ciascuna delle qua li con uno specifico significato tanico. La prima. ::.ona di coper111ra, profonda più di un chilometro, aveva il compito di impedire la sorpresa e di contrastare i colpi di man o e le piccole infiltrazioni: la seconda, zona di combattimento. quello di arrestare l'attacco mediante la combinazione di resistenze staticbe e reazioni dinamiche su parecchi chilometri di profondità: la tera , ::.ona arren·ata, scelta a non meno di tre o quattro chilometri dalla seconda ed organizzata analogamente ma sommariamente , doveva impedire il dilagamcnto delle penetrazione avve rsaria una volta sfondata la zona di combattimento". Le caratteristiche geografiche de l fronte italiano implicavano condi zionamenti ulteriori: "sul Grappa la disponibilità d i terreno era così esigua che l'attacco poteva sboccare in pianura dopo appena un giorno di combattimento. La linea marg inale esterna sfruttava perciò quasi tutto lo spazio dispon ibile sino al bordo posteriore de l massiccio e la linea arret rata si trovava sulla striscia pedemontana a 500-800 metri dalla base degJi scoscesi pendii del Grappa. Sul Piave la difesa era costretta a proiettarsi in avami per rendere arduo il forzamento del corso d'acqua riducendo quindi la linea di osservazione e prima resistenza a poca cosa... Montanari, cit., IJ, tomo 2. p. 701. ~ Diaz, Norme per l'azione dijensi1•a. 29 marzo 1918. Relatione, V, tomo l bis, doc. 27. Anche il tiro di controbatteria era di origine germanica: alla vigilia di Caporetto un colonnello francese ebbe a parlame ad Angelo Gatti, cit. , pp. 259-60.


CAPITOl.O VI • LA BAITA GLIA OE.I. SOLSTIZIO

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mento stabilito per l'attacco - se, come è possibile, ne saremo in tempo informati - oppure no n appena si abbia la sensazione che è incominciata la preparazione nem ica, si inizi da parte nostra una violenta contropreparazione di fuoco ...sbarramento metodico coi piccoli cal ibri anche durante la preparazione nemica". Queste disposizioni furo no controverse, obiettandosi dai meno convinti la difficoltà di prevedere con certezza la tempi tica delle mosse avversarie: fu così che " la contropreparazione del 14-15 giugno 191 8 ebbe esecuzioni differenziate" 5 , nel senso che in alcuni settori venne attuata e in altri no. Sembra utile premettere all'esame degli avvenimenti svoltisi sui tratti di fronte affidati alle forze alleate. che sono tema specifico di questo lavoro, una breve sintesi rela tiva all 'andamento generale della battagl ia. Si può osservare, anzitutto, che i g iorni precedenti la grande offensiva no n videro eventi conformi alla prosa un po' trionfalistica, riportata più sopra, del generale Arz von Strassenburg: una sortita de lla flotta imperiale e regia, dalla quale si erano perate incoraggianti notizie, aveva prodotto solo la perdita di una grande corazzata 6 e l'operazione al Tonale, che avrebbe dovuto distrarre l 'attenzione del Comando italiano dall'attacco principale, fra il 13 e il 14 giugno fallì completamente , con perdite gravi _7 Preoccupava inoltre g li austriaci la vivace attività dell'ar-

5 Diaz ai Comandanti d'Annata (circolare n. 9.687 del 7 aprile 1918), Relazione, V, tomo l. p. 369. 6 n Comando Supremo austro-ungarico aveva ottenuto che la sortita avesse luogo pri ma dell'attacco terre tre. sperando in una vittoria navale che avesse ripercussioni positive sul morale de lle truppe che dovevano andare all 'assalto e deprimesse al tempo stesso i difensori. L'ammiraglio Nicola Horthy von Nagybànya, in comando de lla flotta dal precedente marzo, aveva previsto di attaccare lo sbarramento del Canale d'Otranto, mobilitando questa volta - era la 1s•- anche le unità pesanti. Così Luigi Ri zzo. uscito da Ancona con due MA$, incontrò la forma.t:ione di Horthy vicino a Premuda. 90 km circa a sud-est d i Pola, e vi affondò la nave da battaglia Szem lsrvà11. Cfr La Marina nella Grande Guerra, VJ] (S. Salza, Verso la vi/loria contro il sommergibile), Firenze, Vallecchi , 1940. pp. 545-89: F. Andriola, Luigi Rizzo, Roma, US MM , 2000, pp. 94-1 13. 7 " .. .l'impresa del Tonale. con la qua le si era sperato conseguire consistenti guadagni territoriali e l'agganciamento di notevoli forze avversarie. fallì sin dal primo giorno. Il suo fallimento unitamente al siluramento da parte di una motosilurante italiana della grossa nave da battaglia Szent lstvàn (20.000 ton) furono di cattivo augurio per l'imminente offensiva". Relaz ione austriaca, cit., p. 300. Prima dell'attacco al Tonale, la propaganda aveva talmente bombardato i soldat i, che molti di essi avevano scritto sull 'elmetto "nach Mai/and'' (a Milano), ma le perdite furono così pesanti che l'ordine di ferrnare l'azione- scrisse il generale Lempruch - "mi strappò un sospiro di sollievo•·, Lempruch e Ompteda. cit .. pp. 230,236.


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GLI ALLEATI l'l ITAliA DURA.'ITE LA PRIMA GUERAA MONOIALI!0917-1918)

tiglieria italiana che il 4 giugno aveva prodotto gravi danni ad Asiago ed a Tezze, incendiando depositi di munizioni, e c he prima ancora della battaglia aveva messo fuori servizio 135 pezzi au tro-ungarici e numerosi autocarri. La vigilia del giorno stabilito per l'attacco, l'offensiva germanica in Francia venne sospesa, "dopo che l 'Esercito tedesco aveva subito 450.000 perdite dal 2 1 marzo".8 E' compren ibile che la sera del 14 Arz fosse un po' meno fiducioso di prima nelle ue truppe, speranza se "di potersi nuovamente satollare ed equipaggiare a spese delle dotazioni avversarie, come nell'autunno del 1917". Le disposizioni di Boroevic per l'attacco, del 5 giugno, prescrivevano di "sferrare l'operazione a guisa di uragano con avanzata ininterrotta diurna e notturna, puntando fino al basso Adige: la Tsa (lsonzo Armee) in d irezione Oderzo-Treviso, fra il mare a la linea Susegana-Postioma-Camposampiero; la 6", neutralizzare J'artjglieria nemica e sfondare attraverso il Montello, con forte ala meridionale, facendo avanzare il resto in relazione ali 'entità del ripiegamento avversario; limite fra le due armate la linea Yaldobbiadene-Pagnano-Rossano Veneto" . La punta del cuneo dell' l sonzo Armee (IV CA) avrebbe marciato su Treviso, e per ciascuno degli altri CA schierati sul fronte de l Piave e del Montello erano fissati obiettivi precisi nella pianura ad ovest del fiume. "Nel l' I l a armata , il l Corpo doveva prendere il Pertica , il Solarolo e spingersi verso il Col dell 'Orso; il XXVI tendere a Col Moschin-Asolone ed oltre; il XV, avanzando per lo Spinoncia, conquistare il Tomba. Ad ovest del Brenta, il VI, X III e VII dovevano giungere almeno alla linea Col d'Asiago-Montagna Nuova-Cima Echar-M. Sprung-M. Kaberlaba. Era raccomandato vivamente per tutti di giungere nel modo più rapido al margine meridionale della zona boscosa. In complesso l'ordine del comando d'armata era ispirato ad una buona dose di ottimismo, g iacché dopo raggi unto il margine delle alture, si doveva continuare enza indugio l'avanzata in piano , colla punta del cuneo d' urto in direzione di Yicenza".9 L'attacco venne condotto simultaneamente su quasi tutto il fronte daH' Astico al mare. " L'artiglieria sferrò un tremendo fuoco alle 3 di

8 A. Massignani, La Germania e ilfrome italiano, in Al di qua e at di là del Piave. cit., p. 210. 9 Re lazione austriaca. pp. 480-84.


CAPITOl-O VI - LA BATIAGUA DEL SOLSTIZIO

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notte" del 15 giugno; " la reazione avversaria cominciò un 'ora dopo", ma in diversi tratti la contropreparazione italo-alleata aveva avuto inizio fi n dalle 23 del 14. 10 Favorito dalla nebb ia, alle 7 partì l'attacco delle fanterie austro-ungariche, le quali superarono di slancio la prima linea avversaria e in qualche punto la seconda, facendo bene sperare ai loro comandi . Sul fronte montano l' 11 a Armata doveva produrre lo sforzo principale su ll 'Altipiano dei Sette Comuni ed uno sussidiario tra il Brenta e il Piave. Vennero rioccupati i tre monti che gli italiani avevano conquistato in gennaio e il Costalunga, ma intorno alle 13 l'attacco si arenò, e di ora in ora fu sempre più chiaro che, malgrado qualche modesto successo locale, lo fo ndamento strategico da ettentrione sulla pianura veneta non arebbe riuscito; le forze italiane e alleate, anzi, contrattaccavano per recuperare il terreno perduto. Un po ' meglio andò l' assalto ad est de l Brenta, dove gli attaccanti si impadronirono di Col Moschin e di altri capisaldi montani, ma anche sul fronte della 43 Armata italiana , dominato dal massiccio del Grappa , nel corso della giornata la resistenza si irrigidì, diventò più decisa e incominciarono i contrattacchi: ci sarebbe voluto ancora qualche giorno per riprendere tutte le po izioni perdute nel settore , ma era ormai evidente che la difesa non avrebbe fatto altri passi indietro. L'offens iva dell'Il a Armata sull'Altipia no di As iago e sul Grappa era fallita già la sera del primo giorno.11 L'attacco austro-ungarico colse i suoi maggiori successi iniziali sul Montello e sul Piave. La 6a Armata austriaca dell'arciduca Giuseppe riuscì, tra il 15 e il 17, a varcare il fiume, ad insediarsi su un buon terzo

IO Senza però, secondo gli austriaci, che "abbia scosso le truppe nelle linee di partenza o abbia prodono panico"; gli stessi ammettono, peraltro, che un rgt in marcia verso le posizioni avanzale venne scompaginato. cfr Relazione austriaca, p. 485. n generale Dall'Olio valutò positivamente l'azione d i contropreparazione eseguita dai cannoni da 145 del 6° Gruppo del 90° rgl francese di artigHeria. Cfr il suo rapporto de l 23 giugno 1918.AUSSME. E 2, busta 80. 11 "Alle 21.00 del 15 giugno. dopo un solo giorno di attacchi, il Col. Gen. von Scheuche nstuel deve comuni care a Conrad che non solo l'operazione 'Radetzky' per quanto riguardava il Grappa era fallita, ma che ...non c'era alcuna prospettiva concreta di riprendere l'iniziativa né l'indomani. oé nei mesi successivi. Non sfuggiva al comandante dell' 11 • Armata, come al suo diretto superiore, che i cannoni del lX C. d. A. italiano aveva no arrossato non solo la speranza di vittoria d i due d ivisioni, ma l'intero impero asburgico'', AA.VV., Marostica, ecc., cit., pp. 7 1-72.


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GLI Al LEATT IN ITAUA DURANTE LA l'RIMA GUERRA MONOIALE(I917-1918)

del Montello e ad occupare Nervesa: volse quindi i suoi sforzi contro l'a la meridionale dello sch ieramento italiano che la fronteggiava, al fine di "sbloccare i ponti della Priula c puntare su T reviso in collegamento con l'azione deii' Isonzo Armee".12 Questa (5" Armata di Boroevic) pasò in più punti il Piave e stabilì due teste d i ponte suUa riva sinistra, a Fagarè e a Musile, e malgrado l'azione di contenimento accanitamente esercitata dalle forze italiane della 3" Armata, le teste di ponte vennero ampl iate e fmalmente il 17, gettando nella fornace nuove divisioni e a prezzo di sanguinosi sacrifici, riunite. Ma gli attaccanti erano battuti dall'artigl ieria , stretti tra la seconda linea italiana ed il corso del fiume che si ingrossava. L'insucce o dell'offensiva sul fronte montano consentì al Comando ital iano di far affluire in pianura anche le ri e rve che vi erano state destinate e il giorno 18, mentre il ne mico esauriva inutilmente le sue forze sul Monte llo e ad occidente del Piave, le ri serve italiane poterono raggrupparsi e predisporsi ad un contrattacco generale che prese le mosse il giorno successivo . Sull 'Altipiano venne ripreso completamente il Costalunga, sul Montello la lotta si ri accese viole ntissima con attacch i e contrattacchi reciproci , nel settore del Piave gli austro-ungarici persero molti uomini e un po' di terreno. Ma l'offensiva era finita: il 19 Boroevic fu autorizzato a tornare sulla riva sinistra e la sera del 20 anche le truppe della 6" Armata ebbero l 'ordine di abbandonare il Montello. Le

12 La Relazione austriaca reca che il 15 le truppe attaccanti conqui tarono le prime posizioni sulla riva sinistra del fiume e, in parte anche la seconda e la terza linea. senta però riuscire a coMruire ponti per il fuoco incessante della parte avversa: e riconosce che a causa dei contrattacchi italiani e dei tiri della loro artiglieria ''non si era riusciti a sfo ndare", Relazione austriaca, p. 487. Il 17 gli austriaci con grand i sforz i guadagnarono ancora un po' di terreno sulla loro sinistra. ma non raggiunsero i ponti della Priula. Circa l'asprezza dei combauimenti sul Montello. citiamo dai ricordi di un ufficiale italiano: "Il mio vecchio primo battaglione, il più ·sfottuto' di tutti, ba avuto l'incarico di parare una falla aperta dag li austriaci nelle nostre linee. C ircondato da l nemico, si difende eroicamente per intere giornate in Nervesa, fino a che, esaurite le mu nizioni e sfiniti gli uomini dal digiuno e dalle perdite. è costretto ad arrendersi. Guaita. ferito da una scheggia di bomba a mano. si è lanciato col moschetto sul suo feritore sprofondandogli la baionetta nel ventre. La battaglia del Piave si delinea a nostro vantaggio. Gli austriaci hanno ragg iunto, è vero, in più punti la riva destra del fiume, ma non riescono a penetrare in profonditi\ nelle nostre linee. I soldat i del '99 si battono da leo ni. Reparti di ard iti accorrono ad arginare il pericolo e si buttano sulle orde austriache seminandovi la strage ..: ·. Dusi. cit .• p. 231.In AUSSME, H 5. busta 15 si trova la relazione dell '8" Armata ed in busta 16, fase. 2 quella dci C A VII I. XXTI e XXX.


CAPrl'OLO \'l - LA BATIAGUA DEL SOLSTIZIO

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perdite e rano state forti 13 senza che fosse riuscita alcuna operazione decisiva; "i l giuoco delle riserve era tutto a favore degli italiani" 14 che ne avevano ancora di consistenti e in buona parte intatte; i tede chi, dai quali si speravano 15.000 vagoni di farina che tardavano , chiedevano e sollecitavano l' in vio di forze austriache in Francia. Un primo resoconto sintetico del Comando Supremo sulla battaglia del 3 1 luglio 1918 indicava nel giorno 20 il momento della rottura dell'equilibrio a favore degli italiani, e sottolineava il ruolo che fanteria, artigl ieria ed aviazione avevano avuto nel rendere tragica la ritirata avversaria sul Piave in piena. " La sera del 24 giugno la situazione anteriore alla battaglia era integralmente ristabilita; anche la testa di ponte di Capo Sile veniva rioccupata". 15 Oltre q uanto si è dello, due fattori generali di successo andavano ricordati: i provvedimenti " organici " preliminari assunti dal Comando Supremo per garantire l 'efficienza dei reparti - tra cui la costituzione di unità composte solo da e lementi giovani , tenuti al

13 La Relazione austriaca critica l'attacco sull'Altipiano, affermando che ''l'avanzata da Asiago verso sud non poteva considerarsi promettente'' . come pure l'eccessiva esten~ione del fronte; rileva la spiacevolissima sorpresa del mancato rendimento dei gas, per proteggersi dai quali gli italiani avevano ''ottime maschere inglesi" e conclude che sarebbe stato meglio aspettare quelli di produzione tedesca (p. 505). Quanto alle perdite, La stessa le fa ammontare, tra il 14 e il 25 giugno , a 142.500 uomini tra moni , fe riti , ammalati e dispersi, pur affermando che ·'Je truppe non avevano avuto alcuna colpa de l rovescio e vi erano stati veri eroismi", ibidem. p. 506: le storie di qualsiasi reparto austroungarico allora impegnato ne confermano la gravità: ad esempio. il gen. Otto von Bemdt. in comando della 29" divisione austriaca dalla seconda metà di lug lio. riferisce che l' unità "aveva combattuto sanguinosamente" sul basso Piave, subendo " perdite rileva nti ...che furono rimpiazzate solo in pane", cfr P. Pozzato c T. Bal la , Il Piave. L'ultima battaglia della Grande Guerra, Nova te. Rossato, 2005, pp. 11 - 13. Anche le perdite italiane furono sensibili, valutate in circa 92.000 uomini ( 11 .000 morti, 29.000 feriti. 52.000 dispersi), AUSSME. L 3. busta 253. fase. 5.lnoltre. secondo Hans Hei~s . ''l'aeronautica austriaca in pochi giorni perse due terzi dei suoi meai", La morte dell'aquila bicipite, in AA.VV., Al di qua e al di là del Pial'e. c it. , p. 13 1. 14 Relazione, V, tomo l , p. 4 19. 15 Il bolleuino del Comando Supremo de l 24 giugno era trionfale: " La g iornata di ieri ha coronato la nostra vittoria. Addossato al Piave, lo sp.uio sempre più ristretto dalla ferrea pressione delle nostre truppe. fulminato senza tregua dalle artiglierie e dagli aeroplani , l'avversario. dopo essersi disperatamente mantenuto per otto giorni. a costo di inauditi sacrifici, sulla destra del fiume , ha in iziato ne lla notte sul 23 il ripicgamento sulla sinistra". Dall'offensiva su tutto il fronte restavano ancora agli attaccanti i tre monti eli cui si è detto (Valbella , Col del Rosso, Col d'Echele) sul fronte della 6" Armata, Col del Miglio e il Solarolo su quello della 4• Armata. il delta del Piave su quello della 3". Vedi , per lo svolgimento della battaglia, RclaLione. pp. 403- 19.


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GLI ALLEATI IN ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE (1917-1918)

riparo dal cinismo e dallo scetticismo dei veterani 16 - e lo spirito elevato delle truppe: Cesare De Lollis annotò in quei giorni, nel suo Taccuino di guerra, ''Gli austriaci, maledetti, hanno sfondato a Candelù, a Musile e non so dove altro ...Parecchie nostre batterie prese. Ma , per Dio! Le riprenderemo ... I prigionieri austriaci vari d ' età, di statura , di tipo. Tipi tartarici puri a fianco dei tedeschi veri cheruschi ... Le notizie continuano buone ... Bei giorni. Vittoria! Gli austriaci si sono battuti bene. Meglio però i nostri" _17 La pagina di Caporetto era stata voltata. II settore di fronte di interesse più specifico per questo lavoro era quello dell'Altipiano dei Sette Comuni, o di Asiago, tenuto dalla 6a Armata del generale Montuori , che vedeva schierati, in direzione ovest a partire dal Brenta, i XX e Xlii CA ital iani , il XII francese e il XIV britannico: questo era a contatto sulla sinistra con l'ala destra della P Armata. e in particolare col X CA italiano che aveva in prima linea la 12" divisione. Fin dal mese di aprile erano state diramate le istruzioni per fronteggiare u n attacco avversario, che attribuivano ri levanza particolare all'azione delle artigl ierie. Premesso che il nemico - come effettivamente fece - avrebbe scelto "di preferenza giornate di nebbia e di maltempo", si riteneva probabile di riuscire a "conoscere per tempo il giorno e, forse anche , l'ora d'inizio dell'attacco nemico", nel qual caso " un'ora prima del momento da lui fissato per l'attacco si inizierà da parte nostra una violenta contropreparazione, su tutta la fronte de li 'armata" . 18 Le notizie ottenute da prigionieri e disertori confermarono l'offensiva per metà giugno con crescente precisione: l' lP Armata austro-ungarica avrebbe investito, tra l' Astico e il Piave, le linee tenute dalla 6a e dalla 4a Armata italiane: l ' azione principale sarebbe stata condotta contro la prima sull'Altipiano dei Sette Comuni, e un'azione concorrente contro la seconda sul Grappa. All ' operazione principale avrebbero preso parte tre CA (VI, XIU e III da est), con 9 divisioni in prima schiera e 3 in riserva, che dovevano travolgere le difese italo-franco-britanniche dalla Val

l 6 Cfr Melograni, cit., pp. 17 Ceva,cit.,p.J09. 18 ·

500-02.

Montuori ai Comandi di CA e di divis ione, a i Comandi dl Artiglieria e Genio d'Armata, 11 aprile 1918, Re lazione, V, tomo l bis, doc. 98. La contropreparazione comprendeva il tiro di controbatteria, logoramento, interdiz.ione lo ntana, distruzione, sbarramento; ove il nemico riuscisse ad irrompere su qualche tratto di linea, tutte le batterie avrebbero partecipato al fuoco di repressione.


CAPITOW VI - LA 6A'ITAGLIA DEL SOLSTILJO

Frenzela alla Val d ' Assa, sboccare in pianura da Bassano a Schio ed entrare trionfalmente a Vicenza 19. La 6" Armata italiana era pronta. Verso la fine di maggio era stato anche previsto che 9 nuclei di artiglieria (4 francesi , 2 britannici e 3 italiani), pur restando alle dipendenze dei CA cui facevano capo avrebbero dovuto concorrere, se utile, all 'azione dei CA laterali, secondo le indicazioni del Comando d ' Annata. 20 II Diario di guerra dell ' Armata riferisce che da notizie recentissime. pervenute dalla 43 Armata, fu possibile confermare ai Comandi dipendenti che il fuoco di preparazione avversario avrebbe avuto inizio alle 3 del 15 giugno: incominciò da est, verso Col d 'Ecchele, Col del Rosso , Valbella, e si estese "successivamente sulle linee del centro e di sini tra dell' Altipiano. Contemporaneam ente iniziò un tiro a liquidi speciali ulle batterie ... iJ tiro era meno intenso e localizzato a pochi punti al centro e ad occidente .. .ll nostro tiro di contropreparazione era g ià stato iniziato in precedenza , con uccessivi concentramenti , sino dalle ore 23 ,45. Ore 6,30. Il bombardamento nemico è aume ntato d i intensità anche sul fro nte di sini stra dell ' armata (Ghelpac-Kaberlaba) .. .I nostri tiri di contropreparazione continuano secondo il piano prev isto e gli ordin i dati. Ore 8. L'artiglieria nemica ha intensificato il fuoco, anche a liquidi, sul fronte Ghelpac-Kaberlaba. Alle ore 7, 30 è cominc iato il fuoco di fucileria su tutta la fronte. A richiesta della fanteria le attiglierie hanno iniziato il tiro di sbarramento ... Ore 9,30. Dalle ore 7 alle 9 il nemico , dopo avere intensificato i tiri di distruzione su tutta la fronte, ha iniziato su quasi tutto l' Altipiano la pressio ne delle sue fanterie . riuscendo ad infiltrarsi fra Col del Rosso e

19 Vedi:

STra/cio noTiziario ùuerroga::.ione prigionieri e disenori. sulla frolli e della

6" Armata dal 27 maggio al 14 giugno 1918 . Relazione, V, tomo l bis. doc. 100. Le informazioni veniva no soprattullo da ele menti di nazionalità romena, ma anche da c roati e da ufficiali disertori; il 12 giugno due disenori dissero ai francesi che l'o(fensiva avrebbe avuto inizio tra il 14 e il 15 e il 14 altri due disenori lo confermarono agli italiani, precisando che il fuoco di preparazione sarebbe stato apeno tra la mezzanotte del 14 e le 2 del 15 e che l' assalto della fanteria avrebbe av uto luogo la mattina del 15. Nota riepilogativa del piGliO d 'a/lacco dell'operazione "Radesky". Relazio ne , V, tomo l bis, doc. 10 1: in Vicenza conquistata l' imperatore Carlo av rebbe ricevuto il bastone di Maresciallo. Il sovrano au tri aco era giunto il l 2 a Bolzano. il 14 a Belluno e il 15 era atteso a Feltre . dove contava di aspettare la vi ttoria. 20 Relazione, V. to mo l bis, doc . 102.


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GLI ALLEATI IJ'I ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE ( 1917-19 18)

Pizzo Razea, all'estrema destra, non ché sul fronte inglese presso Perghele e a sud di Roncalto ... Ore 11. Il nemico continuando la sua pressione nel settore inglese, ba raggiunto alle ore 9 la linea Villa Brunialti-Buco Cesuna-Q. l 021. Sono state date disposizioni per il contrattacco . Nel settore francese forte pressione a Capitello Pennar che i francesi abbandonano. Sulla fronte del Xlll Corpo d 'armata, perduta l'avanlinea distrutta dal bombardamento, si resiste sulla linea 2 ...Sulla fronte del XX Corpo d 'armata è stato respinto un attacco nemico sul Cornone .. .in relazione alla situazione del XIII Corpo d 'armata si ordina alla 52" divisione, che è in riserva d'Armata ai piedi dell'Altipiano, di avanzare con un raggruppamento a Rubbio-Pradipaldo-Fontanelle e coll 'altro tra Marostica e Marsan __ _ Ore 13 _ Sulla fronte inglese la situazione è rimasta invariata. Sul fronte francese il nemico non riesce a sboccare a sud di Capitello Pennar. Sulla fronte del XIII Corpo d'armata viene tenuta la linea 2 (Costalunga-Busa del Termine-C. Fischietto- C. dei Novellari), ma il ridotto di Costalunga , elemento di sinistra di detta linea, cade in mano al nemico, che procede cercando di conquistare anche Cima Echar, dove però è contenuto. Pizzo Razea, benché circondato, resiste ancora...Continua il bombardamento nemico su Campiello, M. Zovetto , Cesuna, in Val Chiama e su Montagna Nuova. Nostre artiglierie controbattono ... Ore l 5. Sulla fronte inglese con energico contrattacco sono state ri occupate le linee C. Perghele-Bosco Cesuna e Boscon. Fronte francese. Situazione invariata ... Ore 17. Situazione complessiva invariata. Sulla fronte inglese una infiltrazione nemica a C. Guardiano, davanti a Cesuna, è stata energicamente contenuta e contrattaccata. Sono affluiti prigionieri un ufficiale e 40 militari di truppa nemici. Dalle ore 17 alle 20. Sulla fronte inglese il contrattacco sferrato alle 17 ha ristabilito quasi completamente la situazione su tutta la nostra prima linea. Gli austriaci si ritirano in numero considerevole nella direzione delle proprie linee e dietro Camporovere, battuti intensamente dal nostro fuoco. Sono stati catturati sinora 200 prigionieri. Sulla fronte fra ncese un contrattacco da Capitello Pennar ci ha ridato il possesso dell' intera opera . Sono stati catturati 165 prigioni.erL ..Sinora sono state individuate in linea di contro al solo XIII Corpo 4 div isioni (46'\ 3", 18a, 26a) di cui furono catturati prigionieri. Sulla fronte francese ed inglese oltre le divisioni già note sono state individuate altre nuove (52\ 38\ 6"). Per far fronte tempestivamente alle eventuali esigenze della situazione ...si ordi na ai Comandi dei corpi d'Armata XIII e XX di disio-


CAPfroLO VI - LA 8ATIAGLIA DEL SOLSTIZIO

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care i battagli oni comple mentari delle dipendenti brigate sulla linea delle coli ine ... Situazione ore 22. Fronte ing lese: situazione generale invariata. Nuclei nemici sono ancora annidati nella zona Bosco d i Cesuna. E ' stata ordinata la prosecuzione dell 'operazione per completare lo sgombro della zona. Risulta che durante la g iornata il nemico ha subito gravi perdite. Fronte francese e Xlll Corpo d' Armata: situazione invariata. Un forte attacco nemico sferratosi contro Cima Eckar mentre si preparava un secondo contrattacco nostro, è fal lito sotto i precisi tiri delle nostre arti glierie e fanterie. Il nemico ha subito enormi perdite. I prigionieri fatti dai francesi sono 180. In Val Brenta, situazione invariata. D urante la g iornata, in numerosi combattimenti aerei, aviatori bri tannici hanno abbattuto due velivoli nemici ed incendiato due Draken ri entrando incolumi entro le nostre linee. Sulla fronte del Piave hanno mi tragl iato truppe e trasporti nemici e gettato bombe sui ponti. Stato atmo!>ferico . Vento debole di nord al mattino , di sud nel pome rigg io. C ie lo prevalentemente coperto con neb bia e qualch e pioggia" .21 Al D iario di guerra della 6" Armata italiana fa da contrappunto quello de!J ' Il " Armata austro-ungarica . All'inizio dell'offensiva, le notiz ie che arrivano dal fronte sono positive: "la posizione avanzata di Col de l Rosso è presa dalla divisione Edelweiss . La preparazione d 'artiglieria procede regolarmente" . Alle 8,20 il col. Csobom del XIII CA telefona dal fronte: " Pare che la 163 divi ione sia penetrata ne lla parte del bosco ad ovest di Pennar. La 423 divisione Honved deve aver preso Capitello di Pennar. La 38a divisione Honved pare che proceda anche meglio. Al VI Corpo la di visione Edelweiss deve aver preso Col del Rosso . Il 138° rgt fanteria della 16" di visione ha subito perdite per i gas" . Alle 9 razzi bianchi segnalano che il m CA è sullo Sculazzon e sul versante nord di Monte Lemerle . mentre il XITI Corpo ha conquistato tutta la prima linea franco-britannica. Più ad est, occupati i monti Valbella. Col del Rosso cd Ecchele, l'artiglieria del VI Corpo austro-ungarico " prepara l'attacco sul M. Melago"; il contiguo XXV I CA ha preso Col di Fenilon e " l'attacco

21 AUSSME. B l , 6• Armala, Diario dal 1° giugno 1918 al 3 1 luglio 1918. ( l 5 giugno). Il 15 , in mattinata, a sostegno della difesa italiana di C ima Echar, s i mosse anche un btg della 23'' div isione francese e, nel pomeriggio, pezzi di arti glieria del XII CA di Graziani concorsero al tiro di sbarrame nto sul Costa! unga.


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GLI ALLEATI IN ITALIA DURANTE LA PRIJv!A GUERRA MOND IALE(J 91 7- 1 91~)

sta progredendo" . Si portano avanti rincalzi per sfruttare il successo. Sul fronte francese viene occupata Turco, a sud est di Pennar, su quello britannico è conquistato il villaggio di Cesuna e l'artigl ieria del III Corpo investe M. Belmonte. Anche dal Lemerle salgono razzi bianchi, "e quindi M. Lemerle è in mano nostra". A mezzogiorno M. Echar, M. Nasa, M. Pelago sono in possesso degli attaccanti, le cui truppe "oltre M. Raniero, hanno preso Col del Gallio" . Ma le buone novelle, reali o supposte, stavano per finire. "Violento contrattacco dei francesi contro la 16a divisione, che fu respinta dal boschetto ad ovest di Pennar. Nel corso del pomeriggio si moltiplicano le notizie di violenti contrattacchi anglo-francesi a sud di Asiago, che privano dei loro successi la 16a divisione e poi anche la 38a Honved e la 523 • Dal XIll Corpo fu impiegata la 74a div isione Honved per rinnovare l'attacco nella zona della 16a divisione. Anche ad est del Brenta il XXVI Corpo fu rigettato, da violenti contrattacchi del nemico , sulle posizioni di partenza .. .Anche al XV Corpo parziale ritirata ...Alle 6 pom. arrivò un rapporto con piccione dell' 11 o Schtitzen, datato ore 4,30 pom., secondo cui l' ll 0 , il 12° Schtitzen e parte del l0° Schutzen avevano dovuto retrocedere nelle posizion i di partenza a nord di Col d'Ecchele. Contemporaneamente la divisione Schtitzen chiede urgente appoggio di fanteria e d'artiglieria essendo le nostre truppe totalmente esaurite, e facendo il nemico sulle nostre linee un violento fuoco di distruzione" . La divisione scelta Edelweiss cerca di tamponare la situazione, ma "riserve nemiche sono in marcia da Montagna nuova verso nord" . Ad ovest di Stoccareddo viene spostata in avanti la na brigata di fanteria, col proposito di farle attaccare verso sud la linea italiana o a sud ovest quella francese , mentre dal fronte di combattimento si chiedono rinforzi. Dall'altra parte del Grappa, alle 19, 15, il Capo di S.M. del XV Corpo comunica che "la soadivisione ha continuato ad essere respinta. Il 1o rgt bosno-erzegovino ha perdite immense, per ogni btg non vi sono che 50 uomini: altrettanto un btg del 133° rgt. Anche la ss• divisione non è andata molto avanti. Il nemico ha fatto forte contro azione con l'artiglieria del Grappa ed ha numerosi pezzi in caverna sulla dorsale sud della Spinuccia. Se è necessario per l'interesse generale, noi ripeteremo domani e continueremo l'attacco. Ma ci si limiterà a fare un grande cannoneggiamento, poiché la so• divisione non può certo molto attaccare con le grosse perdite avute, ed essendo il nemico vivace e facendo buona difesa" . E' fallito anche l'attacco della 20" Honved al M. Tomba, e viene avanzata una domanda angosciosa: "dobbiamo domani continuare disperatamente l'attacco o non far nulla più?". Intanto sul settore britann ico la 52" e la 5"


CAPITOLO VI ~ LA BATTA GUA DEL SOLSl iLIO

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divisione sono costrette "a retrocedere nelle vecchie posizioni", come pure la 383 Honved: "essa ebbe di fronte 3 divisioni ingle i. Pare che il nostro gas abbia avuto poco effetto". Nel settore france e la 15" divisione torna indietro, la 42a Honved si mantiene presso Turco e il M. Nasa, ma il Comando si rende conto che non è possibi le riprendere l'indomani l' attacco con le truppe che ha. La 723 brigata viene messa in marcia per la Val Frenze la, però interviene il Comando d'Armata , che vuole " teneri a ancora in propria mano come riserva d 'Armata, es endo essa la nostra ultima riserva sull ' altipiano" . Dalle molte notizie, in parte contraddittorie, ricevute, ci "si forma l'impressione che su tutta la linea nel pomeriggio si siano impostati contrattacchi del nemico che, favori ti dalla nebbia dominante , tolsero alle nostre truppe la maggior parte dei successi da esse ottenuti. Solo al VI Corpo viene tenuto dalla divisione Edelweiss Col del Rosso e Col d'Ecchele, dalla 183 divisione il versante nord di Cima Echar, dalla 423 Cima Echar, dal I Corpo M. Solarolo e le linee nemiche conquistate sino alla punta antistante il M. Spinucc ia". Sono le 9 di sera e si interrogano i Comandi di CA "circa il mo rale e la forza di combattività delle truppe". Alle 22 von Scheuchenstuel ritiene di non poter più indugiare e fisa le istruzioni per l'indomani , ma il suo Capo di S.M. parla con il generale Arz e riferisce che per i l 16 "viene ordinato: tenace resistenza per mantenere i successi che ancora si posseggono e le vecchie posizioni. Regolare il fuoco di s barramento! .. .Alla domanda d i S.E. Arz quali siano le cause - a quanto si suppone - del rovescio. R isponde che esse non si possono attualmente ancora abbracciare con l ' occhio. Probabilmente la scarsa efficacia del nostro gas, scarso vitto nei g iorn i precedenti all' attacco, in parte i gravosi lavori che non fu possibile evitare ( munizionamento) , per cui andò affievolendosi lo stato de lle forze. Le divisioni della fronte orientale, disabituate alla lotta, ebbero poca forza di resistenza'·. Si conduce una ricognizione telefonica con i responsabili delle grandi unità. Al III Corpo , che fronteggia gli inglesi, si pensa "di ripetere dopodomani l'attacco (ordi ne sorpassato dalle dis posizioni del Comando d'Armata , non ancora giunte al Corpo). Anche al XXV Corpo si pensa di tornare all'assalto , ma il Comando del XXVI Corpo "riferisce il rove c io. I reggimenti si sono ben battuti, in specie la 273 divisione. Non è sicuro e ColMo ch in sia ancora in nostro possesso , sarà chiarito. Prega di accelerare lo sgombero dei feriti". Alle 23 , 20 parecchi ufficiali vengono inviati ai reparti di prima linea per capire le motivazioni dell' insuccesso: "n gas ha operato nelle prime ore; alJe 7.40 la fanteria era


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GLI AI..I..EAn Il' ITAI..IA

DUR~'Itl! I..A PRL\1A Gl'FRRA M0NDIALE (1917-19 18)

avanzata senza che il nemico vi si opponesse. Solo più tardi le batterie nemiche risposero al tiro . Troppo scarso il munizionamento a gas!".22 E' mezzanotte: i Comand i che avevano intenzione di riprendere l'offensiva il giorno success ivo sono stati ferma ti. Il Comando Supremo deciderà solamente l'indomani quando si dovrà attaccare di nuovo , nella situazione che si è venuta a creare, "adeguati successi non si possono ottenere che sfruttando i successi della 6" Armata al Montello. Per questa zona saranno anche messe a disposizione le riserve del Comando Supre mo·' .23 Alle 8 pomeridiane della medesima sera il generale Montuori diramò un ordine di operazioni per il 16 giugno , nel quale , in previsione di nuovi tentativi avversari specie contro Cima Eckar, raccomandava di dare in izio al tiro di contropreparazione appena il nemico avesse iniziato la sua preparazione di artigl ieria e metteva a disposizione del XIII CA il 3° rgt. Bersagl ieri, traendolo dalla riserva d'armata. "Particolari accordi siano presi dal XIII Corpo col comando truppe francesi pel concorso ne li 'azione difensiva specialmente nel punto di contatto stop Fra tali accordi siano compresi q uell i pel soccorso del 3° Gruppo de l 309° reggimento artiglieria francese 155 C.S. sul fronte del xm, e sarò grato al comando francese se a questo gruppo sarà assegnato esclusivamente il tiro sul fronte Xill Corpo , che è quello che ne ha più bisogno". 24 Nella notte, infatti, proprio su quel trano di linea fu contenuta una forte pressione avversaria contro Cima Eckar e Busa del Termine. La mattina del 17, alle IO, Montuori trasmise al generale Graziani disposizioni per un eventuale contrattacco: "Nel caso il nemico ripigliasse sua pressione preponderante contro linea Costalunga-Eckar urgerebbe l'opportun ità di dare esecuzione alla controffe a prevista dal n. 12 delle direttive 18 aprile confermata dal foglio 789 (lettera A) dell' J l corrente mese da e ffettuarsi dalla riserva d' armata in Camporossignolo (3 battaglioni francesi) Prego Vostra Eccellenza di voler i compiacere di predisporre perché dall'alba

22 23

Eppure ne furono lanciati 170.000 proiettili. Melogra ni , cit .. p. 500. Diario di guerra deU' 11 1 Annata austro-ungarica dal l 0 al 30 g iugno 19 l 8 (15 giugno). AUSSME, E 12, busta 16 a. fase . 3. 2 ~ Monruori ai Comandi delle truppe francesi e britanniche, del X Ili e XX CA , dell'artiglieria d 'armata e della 521 di visione. 15 giugno 191 8 (ore 20). AUSSME. B l , Allegati al diario della 6• Annata dal 1° giugno, ecc., n. 7. Spostò anche. disponendola in posizione idonea per intervenire dove se ne fosse manifestata la ncccs ità. una brigata della riserva britannica. cfr Re lazione, V. tomo l, p. 442.


CAPITOLO Vl - LA BA'IIAGLTA DEL SOLSTIZIO

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di domani in poi tale contrattacco si possa effettuare immediatamente dopo che questo Comando ne avrà segnalata La necessità" .25 Il Comandante deli' Armata decise anche il cambio della brigata Pinerolo, provata dai combattimenti del primo giorno, con la brigata Regina e confermò il generale Sani al comando del xm CA, ribadendo "la necessità di riguadagnare il ridotto di Costalunga". "Reparti britannici hanno proseguito l'opera di spazzamento del nemico nel bosco di Cesuna rioccupando le posizioni iniziali e catturando altri prigionieri. Nella giornata di ieri aviatori britannici abbatterono in complesso IO apparecchi nemici". Nel primo pomeriggio, sempre sul fronte inglese, "forti pattuglie inviate in ricognizione oltre le nostre linee hanno constatato le gravissime perdite inflitte al nemico. Una di esse ha occupato Case Ambrosini; altre pattuglie spintesi a Cunico ed Ave, hanno riportato due cannoni austriaci da montagna, otto mitragliatrici e 60 prigionieri". Pitt tardi il " reparto che si era spinto a C. Arnbrosini ha dovuto rientrare nelle nostre linee perché battuto da mitragliatrici fia ncheggianti". L'artiglieria avversaria, invece, si sente poco. "Alle 21, 50 il nemico ha iniziato il bombardamento sulle linee Ghelpac-Bosco Cesuna. Nostre batterie controbattono energicamente. Il bottino fatto dai reparti britannici complessivamente nelle due giornate ascende a 12 ufficiali, 704 truppa, 43 mitrag)jatrici, 4 cannoni, 8 lanciafiamme". Nel settore francese, durante il pomeriggio, "in azione di rastrellamento a Capitello Pennar, sono stati catturati un'altra cinquantina di prigionieri, con 4 ufficiali, una mitragliatrice ed un cannone da 37 mm" . Qualche ora dopo, un "reparto francese spintosi a sud ovest di Bertigo ha catturato 27 prigionieri, un lanciafiamme e una mitragliatrice". A sera, il cannoneggiamento nemico investe anche la prima linea francese e le posizioni di retrovia, ma non seguirà un attacco a sostegno dello sforzo che reparti d'assalto austro-ungarici attuano contro Monte Tondo e Cima Echar, da dove sono respinti con perdite dalle truppe italiane del XIll CA.26 Il Diario del!' 11 a Armata nemica riferisce della decisione mattutina del Comando di von Scheuchenstuel di attaccare in maniera sistematica sulle due rive del Brenta, mantenendosi in difensiva nel settore occiden-

25 Montuori al Comandante delle truppe francesi in Italia , 16 giugno 1918 , AUSSME, B l, Allegati al diario della 6• Armata dal l 0 giugno, ecc., n. 8. 26 AUSSME, b l , Diario della 6" Atmata dall 0 g iugno, ecc. (16 giugno 1918).


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GLI ALLEATI I'IITAI.lA Dt:RAJIITE LA PRIMA GL'ERRA '10l'DIALE (1917· 1918)

tale; dopo poco però l 'ordine viene annullato e si riprendono le consultazioni con i responsabili dei CA in linea che dovranno ancora riferire in serata sulle condizioni delle truppe, in particolare "sullo stato e sulla preparazione ad un nuovo attacco. Il Comando d ' Armata non ha intenzione di riprendere l 'attacco in grande e su larga fro nte, ma di guadagnare successivamente dello spazio ...ai lati del Bre nta , impossessandosi di Cima Eckar e Col Moschin" . Per q ueste operazioni spera d i ottenere dal Comando Supremo un rinforzo di 3 divisioni. Gli tessi Comandi '·ricevono ordine di informare verbalmente sulle cau e del rovescio di ieri , in viando un ufficiale di S.M." per riferire entro le 8 di sera, "senza ritegni di sorta!' '. Occorre ottenere informazioni esaurienti su: " l ) Valore tattico delle divisioni , approssimativo stato combattente della fan teria, in specie perdite di mitragliatrici, materiali per la lotta vicina, equipagg iamento, ecc. 2) Preparazione tattica dell' artig lieria (completamento munizioni, perdite di pezzi). 3) Per quale epoca e con quali divisioni i Comandi dei Corpi stimano di essere di nuovo in g rado di attaccare". La 60a divisione passerà a riserva de l Comando Supremo, d 'ordine del quale il XV Corpo "cessa di appartenere all ' 113 Armata e passa alla 63 " .11 Comando d'Armata non c rede si debbano avviare altri rinforzi sull' ala destra , visto che "sulla fron te del III Corpo non si tratta che di tenere fermo " . U XIII invece vorrebbe ritentare la conquista di Cima Eckar. Si può occupare "Capitello Pennar tuttora sgombra dal nemico; e continuando la linea lungo la strada per Pennar verso Cassandra trovare un collegamento più breve e migliore, portando avanti questa linea che si svolge al tergo . L'operazione va condotta in modo tale che la linea indietro resti nel frattempo come linea principale, ma che spingendo avanti i lanc iafiamme in prima linea , c he deve essere successivamente rinforzata, q uesta di venti linea princ ipale". La situazione della 423 Honved è considerata "esposta", per cui è estremamente necessario far venire avanti la 743 divisione Honved verso Interrotto e Bosco e di locare presso Gallio la riserva di CA. Più ad est, compito principale "è quello di mantenere ad ogni costo quanto si è raggiunto! ... la grande azione non verrà più ripetuta" . S i faranno operazioni parz iali da entrambe le parti del Bre nta , ma si dovrebbe "anzitutto prendere il massiccio deii 'Eckar!" . Per tentare un nuovo attacco, che andrebbe condotto con unità di intenti , "è d i speciale valore il mantenere Col Moschin e Col del Fenilon" . Ma il 17 la tensione diminuì nei Comandi d eli' l l a Armata , e con essa anche la speranza di riprendere l'offensiva. Nel diario si trova un' annotazione significativa circa la "poca chiarezza dell 'occupazione di Col


CAPITOLO VI - LA BAITAGLIA DEL SO::.: LS:..:_ T::: IZ:....: IO_ __

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Moschin": poco dopo infatti si legge cbe secondo "il rapp0110 di questa mattina, Col Moschin non è in nostro possesso", ma che sarebbe della massima importanza rioccuparlo; dovrebbe farlo il XXVI CA, impossessandosi saldamente di quella linea, sempre che " non sia occupata dal nemico o lo sia solo debolmente ...Se queste previsioni non risulteranno giuste, non è il caso di eseguire attualmente un attacco della località con probabilità di successo" _27 Sui tratti di fronte tenuti dalle forze alleate non vennero rinnovati assalti. Nei giorni seguenti, mentre su Montello e Piave imperversava la battaglia, il contrasto vi si al imentò solamente di sporadiche azioni di artiglieria e di attività di pattuglie. Queste si spingevano avanti - i francesi verso Pennar e Bertigo, gli inglesi verso Canove e Case Ambrosini - e tornavano con prigionieri e bottino .28 Già il 19 giugno Diaz poteva indirizzare un messaggio per esprimere la sua soddisfazione alla 6a Armata, non mancando di ricordare le forze alleate: "Alle truppe francesi e britanniche, che con sì alto senso di fraternità d'arme hanno gareggiato colle nostre in bravura, prego rivolgere mie espressioni di pieno compiacimento" .29 L'offensiva austro-ungarica si concl udeva in un completo fa lli mento.30 Il Comandante della 6a Armata, generale Montuori, osservò il 23 che il nemico, se avesse ripreso i suoi attacchi sull'Altipiano, avrebbe

27

Diario di guerra dell' 11• Armata, ecc., ( 16 giugno), AUSSME, E 12, busta 16 a,

fase. 3. 28

li 17 giugno pattuglie francesi tornano con 15 prigionieri, ill8 trovano Pennar "sgombro e pieno di cadaveri austriaci", ill9 conducono una brillante azione di sorpresa a Bertigo e vi catturano 79 prigionieri e 2 mi tragliatrici della 423 divis ione Honved: disettori informano che l'unità, già dislocata a Capitello Pennar, "sarà quanto prima sostituita", e infatti nella stessa giornata cadono in mano ai francesi altri 95 uomini della 423 e della 6" divisione austriaca che le sta dando il cambio. Tra il 19 e il 23 giugno, pattuglie britanniche riportano 22 prigionieri e 2 cannoni, più altri 5 ungheresi catturati il 20 dura11te un combattimento presso le Case Ambrosini. Altre perdite vengono inflitte al nemico dall'artiglieria italo-britannica, che cannoneggia a tratti la zona de l bosco di Gallio. Cfr AUSSME, 8 l, Diario de lla 6" Armata dal l 0 giugno,ecc. ( 17-23 giugno 1918). 29 Relazione, V, tomo l , p. 458. 30 Riconquistati il Montello e la riva destra del Piave, il nuovo Comandante dell'8" Armata, gen. Enrico Caviglia, ordinava il 24 non solo di intens ificare il pattugliamento del terreno antistante la sponda occidentale del fiume, ma anche di "passarlo con barche sciolte" per costituire piccole teste di ponte sull'altra riva, se libera, o, se presidiata, per tentarvi " piccoli colpi di mano tendenti a far prigionieri". Relazione, V, tomo l bis, doc. 211.


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- - - GLI ALLF.ATI N ITAliA DURANIE I.A PRL\IA GUERRA \10 :-DIA LE ( 1917·1918)

potuto giovarsi dell'esperienza tratta dal recente scacco; confermava perciò " le precedenti direttive generali dimostratesi perfettamente opportune alla prova dei fatti". E proseguiva: "Le direttive date considerano alcune azioni di contrattacco fatto dalle riserve di armata, più a scopo di alleggerire la pressione su di un dato tratto della fronte che a scopo nettamente controffensivo . Ma poiché coi provved imenti che saranno presi è da attendersi che i l secondo attacco nemico subisca lo stesso cacco del primo , è anche da tenersi presente la convenienza di una controffensiva su largo fro nte per completare il nostro succe so nella maggior mi ura possibile. Non è possibile stabilire fin d'ora quale sarà esattamente la nostra situazione dopo respinto l'attacco nemico , e quindi non è possibile dare direttive particolareggiate per l'azione che ora si considera. Dovrà perciò dai vari comandi essere studiata l'operazione di cu i si tratta nelle sue linee generali, così da poter poi agevolmente e rapidamente adattare lo studio fatto alla situazione reale del momento. Lo studio, senza nulla compromettere o ritardare della preparaz ione difensiva, dovrà tenere presente i seguenti punti principali: l) la controffensiva generale deve essere sferrata su ordine di questo comando al più presto dopo aver respinto l'attacco. in modo da non dare tempo al nemico di riaversi dal colpo subito; 2) dovrà tendere allo scopo di occupare la linea già indicata per l'azione predispo ta per il 18 giugno, e di mantenervisi saldamente; 3) se possibile dovranno pure essere fatte incursioni al di là della linea ora detta e specialmente nel bosco di Gall io per distruggere artiglierie e catturare prigionieri" . Montuori non escludeva che potesse "convenire di effettuare tra qualche giorno (due o tre) uno sbalzo innanzi, cogli stessi obbiettivi dell'azione progettata per il 18 giugno .. .in determinate eventualità, l 'operazione dovrà essere fatta anche senza avere esattamente assunto lo ch ie ramento che erasi previsto, allo scopo di sfruttare il momento fa vorevole" .31 Un' idea del genere la ebbe anche il generale Giardino, comandante della limitrofa 4a Armata, il quale nell'ordine di operazion i del 23 giugno scrisse: "Se il nemico accenna aripiegare dinanzi a noi, tutti siano pronti ad avanzare senza esitazione" e

31 Cfr

Monruori ai Comandi di CA, foglio 1.000, 23 giugno 1918 in AUSSME. B l. Allegati al Diario deUa 6" Armata dal 1° giugno. ecc., n. 29. nonché il Diario medesimo (23 giugno). In pari data. il Comandante d'Armata volle celebrare anche r anniversario di un'altra vittoria. quella di Solferino c S. Martino, ricordandola in un o.d.g. che conteneva espressioni di particolare considerazione verso gli alleati, Relazione. V. tomo l. p.459.


CA PJTOLO VJ - LA BA1T AGLLA DEL SOLSTIZJO

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indicava gli obiettivi; consultò poi i Comandanti di Ca. , i quali valutarono la situazione " tanto favorevole da suggerire l'idea di intraprendere subito una vigorosa controffensiva" , ipotesi che il Comando d'Armata ritenne però di dover scartare "per indisponibilità di adeguate forze fresche di riserva e per la persistente delicatezza della situazione sul Montello" .32 In seguito alla comunicazione del generale Montuori, il Quartier Generale britannico e manò l'ordine di preavviso , sia pure in termin i non perfettamente identici a quelli trasmessi: diceva che il Comandante dell' Armata avrebbe potuto decidere di attaccare "nell'eventual ità che il nemico ritiri le truppe dal fronte": in tal caso , con un preavviso di 24 ore, le truppe britanniche sarebbero state pronte ad eseguire l'operazione "prima o dopo il l o luglio incluso" .33 Il Capo di S .M . delle forze francesi ebbe un colloquio con Montuori e gli propose di effettuare l'operazione il 27 giugno , calcolando in due giorni pien i il tempo minimo necessario per la preparazione: la conferma avrebbe dovuto pervenire al Comandante in Capo francese, generale Graziani, entro le 16 di lunedì 24. Montuori rispose subito approvando e contemporaneamente avvertì lord Cavan "che l' operazione offensiva verrà effettuata il giorno 27 c.m. e per tanto tutto dovrà essere pronto all' uopo entro la giornata del 26 corrente": confidava che ogni difficoltà potesse essere superata e ringraziava in anticipo per lo sforzo che chiedeva.34 Ma il Comando Supremo aveva maturato idee diverse. Premesso "che nell'attuale periodo di sosta, pur mantenendo contegno aggressivo per conservare ed accrescere il morale sul nemico, si devono risparmiare e ritemprare le forze io previsione di un nuovo poderoso sforzo avversario, prescrive: l) L'azione contro la prima linea avversaria , di cu i alle precedenti direttive , è sospesa. 2) Il Comando del XIII Corpo d'Armata nel giorno 27 o immediatamente prima o dopo, opererà per la riconquista della linea M. Valbella, Col del Rosso, Col d'Echele, impiegandovi un numero assai limitato di truppa ed impiegando prevalentemente artiglierie, mitragliatrici ed armi da trincea. Il Comandante delle Forze fran-

32

Relazione, V, tomo l , pp. 490-91 . AUSSME, B l , Allegati al Diario della 6" Annata dal l o giugno, ecc., n. 32. La 48• divisione sarebbe passata in riserva del QuaJtier Generale e sarebbe stata sostitu ita dalla 7" in prima linea. 34 AUSSME , B l , Allegati al Diario della 6" Armata dal l 0 giugno, ecc., n. 33 e 33 bis. 33


GLI ALLEATI L'l ITAUA DURA}.'TE LA PR1~1AGUtRRAMO:-IDIALE ( 1917·1918)

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ccsi è pregato di concorrere a tale azione operando a inistra del Xlli Corpo con un reparto di truppa sulla direttrice Malga Costalunga, Ronco di Carbon, secondo accordi che il Comandante del XII1 Corpo prenderà sollecitamente col XII francese". Immediatamente Montuori trasmise ai Comandi interessati la comunicazione del Comando Supremo e vi aggiu nse istmzioni proprie: le operazioni previste in precedenza "non corrispondono più alle sopraind icate prescrizioni del Comando Supremo, e perciò determino che quell'azione sia sospesa".35 Come noto, la seconda battaglia dei Tre Monti condu e alla loro rioccupazione da parte italiana tra il 29 e il 30 giugno, con la partecipazione di artiglieria britannica e francese e il sussidio di reparti francesi incaricati della protezione del fianco sinistro del dispositivo d'attacco, i quali eseguirono puntate verso la Malga di Ronco di Carbon.36 Le perdite subite dalle forze della 6" Armata dal 15 al 24 giugno 1918- distinti per nazionalità, morti, feriti e dispersi - sono riassunte nei dati seguentiY

NaziQoalità

Mm1i

~

Italiana:

Ufficiali Truppa Totale

30 39 1 421

Feriti 83 1.607 1.690

Francese:

Ufficiali Truppa Totale

4 92 96

18 463 481

15 15

22 570 592

Ufficiali Tmppa Totale

26 244 270

84 1.040 1.124

Il 354 365

121 1.638 1.759

787

3.295

3.102

7.184

Inglese:

IQtal~ g~o~ral~

35

Dispersi 90 2.632 2.722

203 4.630 4.833

AUSSME, B l,AIIcgati al Diario della 6• Armata dal 1° giugno. ecc .. n. 36, oltre al il Diario stesso (25 giugno). Il 26 le truppe francesi e britanniche furono adibite a lavori di fortificazione nei rispeni vi settori (allegato n. 45). 36 Relazione. V. tomo l. p. 693. 37 Relazione, V, tomo l bis, doc. 33.


CAPITOLO VI - L.A BAITAGUA DEL SOLSTIZIO

201

Secondo le fonti austriache, le perdite deli ' Il a Armata austro-ungarica sul fronte della 6a italiana , ammontarono in totale a 42A90 unità, 1.3 19 ufficiali e 41.171 uomini di truppa , appartenenti ai CA TJI , XIII, V I in li nea ed a reparti in riserva; altri fornisce una cifra inferiore (30 .1 81), ma sempre alta rispetto alle perdite italo-franco-britanniche. 38 Tutta la battaglia di mezzo giugno 1918 costò agli italiani circa 86.000 uom ini (6.000 morti , 28.000 fer iti , 52.000 dispersi) ed agli austriaci 142.550: 11.643 morti , 80.852 feriti, 25.547 dispersi e 24.508 malati.39 Circa l'azione svolta dalle forze alleate durante la battaglia del Solstizio. è possibile ricordare quaJche altro particolare. Come noto , il Xll CA francese e il XIV britannico presidiavano il settore sinistro del fronte della 63 Armata: i frances i avevano a destra g li italiani del XITI CA ed a sin istra gli inglesi; oltre di loro, ancora più a sin istra, incominciava lo schieramento della F' Armata italiana , col X CA e la 52" divisione in prima linea. Il XII CA era costituito dalla 233 e dalla 243 divisione di fanteria e teneva un tratto di fro nte lungo circa 2 miglia in terreno aperto. Da molti evidenti indizi rilevati durante l' incursione del 6 g iugno a Bertigo, i france i avevano potuto rendersi conto che in campo avverso era in preparazione un'azione offensiva di proporzioni importanti , e la sua imminenza era stata confermata sia dagli interrogatori dei prigionieri catturati , sia dagli avvertimenti pervenuti dei Servizi di informazione . L' attacco del 15 giugno non poteva, pettanto, cogliere di sorpresa i francesi, che si erano preparati molto bene ad affrontarlo. Si diede il caso, inoltre, che nella notte tra il 14 e il 15 g iug no una pattuglia italiana composta da un aspirante e pochi soldati muniti di razzi riuscì ad insinuarsi nelle linee nemiche fronteggianti quelle francesi e vide gli austro-u ngarici disporsi in formazione d 'assalto. Vennero allora lanciati dei razzi che segnalarono ai francesi l' imminente attacco , e così g li avver ari vennero accolto

38 AUSSME, E 12. busta 16 a. fase. 2; G. Pieropan, Sroria della Grande Guerra , Milano, Mursia, 1988, p. 669. 39 Cfr AUSSME, L 3, busta 253. fase. 4. Le perdite lamentate sui fronti d i battaglia diversi dall'Altipiano dei Sette Comuni sono stimati come segue (totali): Grappa, italiani 13.989. austro-ungarici 18 .782: M ome/lo. italiani 23.209, austro-ungarici 17 .000; Basso Pia ve. italiani 41.238. austro-ungarici 51 .900. Vedi anche Relalione. V. tomo l , p. 641: Relazione austriaca, p. 506; Pieropan. cit., passim. Maggiori particolari. che esulano dagli interessi di questo lavoro, si potrebbero rintracciare spulciando i voluminosi rapporti giornalieri dei repani austro-ungarici in E 12, busta 16 a, fase. 2, ecc.


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GLI ALL,EATI IN ITA LIA DURANTE LA PR I.VIAGUERR.' I MONDIALE (1 9 17-1918)

da un formidabile fuoco di artiglieria e di mitragliatrici e vennero falciati in gran numero prima ancora di arrivare ai reticolati.40 Occorre considerare poi che batterie francesi, per ordine del comandante l'artiglieria dell ' Armata, generale Roberto Segre , avevano già aperto il fuoco sui punti di ammassamento e concentramento del nemico fin dalle 23,45 del l 4 giugno. Alle 3 l'artiglieria austriaca incominciò a dar la caccia ai cannoni francesi, ma non riuscì a ridurli al silenzio ed essi replicarono con grande energia, ricominciando tra le 3, 45 e le 4 a sparare sui punti di preparazione del nemico e di raccolta delle truppe . Per assolvere la missione di tenere il fro nte, le due divisioni del CA erano scaglionate molto in profondità, e ciascuna aveva in prima linea soltanto 2 btg. Caratteristica principale del fronte francese era un cuneo proteso in avanti verso il nemico: era questo il saliente di Capitello Pennar che comprendeva un'opera (Brutus) al centro della quale si trovava un buon osservatorio: era previsto che in caso di azione offensiva nem ica importante , la guarn igione ripiegasse sulla prima linea francese all'inizio del fuoco avversario di preparazione. Di conseguenza, alle 6 del mattino, non appena l'artiglieria amica si apprestò ad iniziare il tiro di contropreparazione, il cuneo fu evacuato silenziosamente. Come detto, le batterie francesi sparavano intensamente dalla notte tra il 14 e il 15 , granate speciali sui presumibili punti di concentramento del nemico, e dalle 3 ,45 passarono a tiri di contropreparazione. Tutta la loro artiglieria vi era impegnata: 3 gruppi da montagna , 8 da campagna , 3 pesanti corti, 5 pesanti lunghi , l batteria a piedi, e il violento bombardamento di preparazione avversario, incominciato alle 3 " non riuscì ad imporre il silenzio alle batterie francesi che risposero energicamente". Intorno alle 6 la fanteria austro-ungarica uscì dalle proprie trincee e si lanciò ali 'assalto sostenuta ai lati dal fuoco del! 'artiglieria, raggiunse ed occupò subito le posizioni abbandonate dai francesi sul Pennar e ne ripartì in avanti: l'obiettivo fissato per il primo giorno alle truppe d'assalto era la linea M. Bertiaga-M. Corno-M. Mazze, 6 km circa al di là del fronte. Venivano avanti due divisionj ungheres~. la 163 e la 42" Honved, con le divisioni austriache 5" e 18" di rincalzo, ma finirono per infi-

40 Beuoit-Lefevre, Diario di

guerra, in Tessaro, Aquile e angeli, ecc., ci t., pp. 246-47.


CAPITOLO VI - LA BATTAGLIA DELSOLSTI710

!arsi in una sorta di trappola col fuoco dei difensori ai fianchi. La lotta fu molto accanita, ma ogni forzo nemico per infiltrarsi nelle posizioni della difesa fu inesorabilmente respinto, benché gli austro-ungarici, nel tentativo di ottenere lo sfondamento, reiterassero l 'attacco per ben sei volte: gli attaccanti impegnarono fino a 15 btg di fa nteria e 3 d 'assalto, che persero 600 uomini senza riuscire a superare lo sbarrame nto dell' artiglieria e senza riusc ire nemmeno, secondo il resoconto ufficiale francese. ad abbordare il fronte principale di resistenza. Soltanto alle ali del CA , a destra e a si nistra, si produsse una leggera fle ione, ma nella sotanza la linea rimase integra e costituì una diga contro la quale si infransero le ondate degli assalitori. Ad un certo punto, ri erve avversarie furono viste uscire dal villaggio di Bertigo e venire avanti, ed altre scendere dal Monte Sisemol, un miglio circa a nord di Bertigo; l' artiglieria del Xli CA le prese a bersaglio e le costrinse a ritirarsi in disordine, mentre quelli che si erano avvicinati si mescolavano in grande conf usione con le truppe che avevano condotto l'attacco e che non potevano procedere, in1mobilìzzate dal fuoco. Né miglior sorte ebbe un nuovo tentativo di attacco in forze, condotto in serata da btg austro-ungarici che sbucavano da Malar e da Pennar. Anzi, un grosso colpo di mano lanciato verso sera dalla 233 divisione s u Capitello Pennar riportò 166 prigionieri. Ma g ià durante il pomeriggio del 15 i contrattacchi francesi avevano riguadagnato quasi tutto il terreno perduto e condotto alla cattura di numerosi mi litari nemici. Si può ricordare ino ltre che la favo revole situazione del loro fronte diede ai frances i la possibi lità di distogliere forze per appoggiare i loro alleati nei combattimenti d i settori vicini. Intorno alle 10,30 del 15 il Comandante del Xill CA italiano, generale Ugo Sani , segnalò la caduta del ridotto di Costalunga e chiese rinforzi per la difesa di Cima Echar, ancora saldamente tenuta da una compagnia di mitraglieri. contro cui si dirigeva lo sforzo avversario. A sostegno dei difensori intervennero subito reparti tratti dalla sinistra della 14a divisione (brigata " Pinerolo") , sostituiti nello schieramento da un btg del 78° rgt di fa nteria francese , che era a portata d 'intervento; i movimenti di reparti francesi sulla giuntura con la 143 divisione compresero anche un btg del 107°, sp into a rincalzo, e, più tardi , un btg del 138° rgt, indirizzato verso la Val Chiama, a sud di Cima Echar, per coprirvi la linea difensiva se vi si fosse prodotto qualche ulteriore problema. La zona restò poi fuori dagli scontri perché il Xlll CA arrestò il nemico sulla linea Cima Echar-Cima Melago, e la tematica del combattimento mutò: cominciarono i contrattacchi italiani , i quali, pur non ottenendo di respingere il nemico dalla linea raggiunta,


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GLI Al.LF.ATI IN ITALIA DURA,' IE LA PRIMA GUERRA MO'fDIAU: ( 1917·19 18)

si usseguirono fino a sera impedendo all'avvers ario di riprendere la spinta offensiva. Reparti del XTT CA coprirono inoltre, il 18 giugno, il fianco sinistro delle truppe italiane che, dopo averne occupato il ridotto, erano impegnate nell'attacco del Costalunga. Nel primo pomerigg io del 15, poi, e lementi della 24" divisione appoggiarono sulla sinistra i contrattacchi del XIV Corpo britannico, il quale , respinto nella prima metà del la giornata dalla sua prima linea intorno a S. Sisto e vicino a Cesuna, andava recuperando progressivamente le vecchie posizioni. Sì poteva ben dire, tirando le somme a sera, che i risultati dell ' offensiva erano stati modesti, specialmente sul fronte del XII CA. Nel comunicato del 16 giugno, lo stesso avversario lo riconobbe, ammettendo che nella regione dei Sette Comuni i contrattacchi italiani e alleati avevano annullato quasi subito i vantaggi ottenuti dagli attaccanti nel primo impeto. 11 giorno successivo era già finita: come sappiamo, gli attacchi non furono più rinnovati e le pattuglie alleate presero a molestare gli austro-ungarici sulla linea che cercavano di tenere. ll nemico aveva sperato molto dalla propria offensiva: informazioni fornite dai prigionieri mostrarono che l'obiettivo del pri mo giorno era la linea dei monti sull' orlo dell 'altipiano, quattro miglia alle spalle del fronte francese. Ma gli attaccanti non riuscirono a compiere alcun progresso in quella direzione e furono arrestati subendo molte perdite. Il 17 giugno il generale Graziani riferì dei prigionieri catturati nella zona di Pennar e sottolineò che, benché gli austriaci affermassero di aver preso migli aia di prig ionie ri ad Asiago , mancavano solo 4 soldati francesi, 3 dei quali addetti al collegamento con le forze alleate vicine ed l osservatore in avanscoperta.41 Uno dei pochi prigionieri francesi, preso nella notte tra il 17 e il 18 giugno dopo avere marrito la sua pattuglia vicino ad Asiago, a pparteneva al 126° btg deiJa 24a divis ione. Disse che il comando di divisione era stato di nuovo pos tato indietro da Campo Rossignolo perché in questa zona cadevano pe o colpi di artiglieria, e confermò quello che già prigionierti ita lian i del 14° rgt (brigata Pinerolo) avevano riferito circa la dislocazione delle forze italiane e francesi nel punto d i giuntura fra i rispetti vi tratti d i fronte: la sera del 15 giugno il btg del prig ioniero aveva lasciato Campo Rossi-

41 Relazione, V, tomo l. pp. 432-45; Relazione francese. 6. 2, pp. 35 1-56; Berthemet. cit ., pp. 34-36; Wùks, cit .. pp. 92-93.


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gnolo, dove era io riserva, ed aveva occupato le caverne site 2 km dietro le trincee di prima linea. Quanto all'armamento, ogni compagnia di fanteria francese aveva 12 fucili mitragliatori, mentre le compagnie mi traglieri avevano 10-12 armi ciascuna.42 Gli venne anche chiesto se sapeva di un imminente trasferimento dei francesi sul Piave o in Francia, ma il prigioniero negò di averne sentito parlare.43 L' introduzione di questo argomento da parte degli ufficiali che conducevano l'interrogatorio , un austriaco e un tedesco, potrebbe far pensare che tattica, slancio e armamento della fanteria francese avessero impressionato particolarmente il nemico che li aveva sperimentati e che quindi poteva aspettarsi che fossero di nuovo utilizzati per puntellare situazioni più difficili per la difesa. Patrick Facon ha scritto che i soldati francesi trassero da questa esperienza "una indicibile fierezza, pensando di avere salvato, con il loro comportamento, tutto il fronte italiano, tutto sommato a poco prezzo. Dando prova di un forte spirito di corpo, ritenevano di avere eliminato l'affronto che aveva fatto loro l'editorialista francese Gustave Hervé, attribuendo alle unità francesi in Italia il soprannome di 'divisioni fantasma'_ In seguito a questa vittoria, i soldati del 12° corpo , molto orgogl iosi, coltivavano ormai un accentuato disprezzo per gli austriaci, ma anche per i soldati italiani. In effetti si era prodotto del panico in prossimità del settore francese , che solo l 'intervento del comandante del 78° reggimento di fanteria francese aveva permesso di arginare. Inoltre, il fallimen to dell'attacco austro-ungarico portò il morale e la fiducia al loro parossismo: ' Lo stato d'animo delle truppe francesi non era mai stato così fiducioso e alto come dopo il fallimento dell'offensiva austriaca' sottolineava il generale Graziani, comandante del 12° corpo" .44 Tutto questo, insieme al precedente del Tomba, aiuta forse a comprendere come da questa esperienza di un giorno solo i soldati francesi traessero quella "indicibile fierezza". Va detto però che il disprezzo verso il nemico e l'alleato erano mal posti nei termini appena descritti. Pur avendo sofferto perfino carenze di vitto, gli austro-ungarici andarono al-

42 La compagnia di fanteria austriaca disponeva allora di un plotone mitraglieri con 2 armi e la compagnia mitraglieri ne aveva 8 (2 per plotone). Cappellano, cit., pp. 306-08. 4 3 K.AW, loco cit. , 971 , 665. 44 Facon, in AA.VV., Al di qua al di là, ecc.,cit., pp. 55-56.


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GLI ALLEATI l

('fALlA DURANTE LA PRIM A GUERRA MONDIALE (19 17- 1918)

l'assalto, dovunque, con coraggio e con impeto, non come un gregge sospinto da capi incoscienti.45 Gli italiani, poi, vinsero la battaglia, che si decise in una decina di giorni tra il Montello e il mare, su un fronte eli 70 km, non in un giorno sui 3 km scarsi del fronte francese; e chiavi del loro successo furono la capacità di resistenza e di reazione delle fanterie italiane , l'azione superba dell'artiglieria .italiana, l' impiego tempestivo e felice delle riserve italiane manovrate dal Comando Supremo italiano.46 La relazione francese riconosce pienamente agl i italiani il merito della vittoria del Solstizio, e conclude l'argomento con queste parole: "È lo scacco completo del tentativo austriaco. Senza voler giustificare le conseguenze militari della battaglia, si può affermare che dopo la speranza accarezzata dagli imperi centrali, la ritirata austriaca oltre il Piave produrrà la più profonda impressione in Austria Ungheria e in Germania". Ludendorff infatti, con molta maggiore serietà del Berliner Tageblatt, commentò: "L'attacco infruttuoso dell'esercito austro-ungarico fu per me un avvenimento assai doloroso; ed ora non potevo sperare più in un alleggerimento del fronte italiano, a vantaggio di quello occidentale, sebbene la situazione

45 Sembra il caso di citare la testimonianza seguente di C. Zoti, comparsa su "PoLitica" dell'ottobre 1921 e riportata in AA.VV, XX Secolo, ecc., cit, Il, p. 559: "La notte sul 24 e la mattina seguente, accaniti combattimenti di retroguardia continuavano a svolgersi senza tregua si tutto questo fronte del P iave, tra Zenson e Caposite. I nucle i di copertura nemici approfittavano di nmi gli ostacoli per opporre una resistenza aspra e disperata. Le case, i nostri capisaldi per metà demoliti, te trincee sconvo lte, i camminamenti, te strade in rialzo, le fosse, i canali, gli argini del fiume erano utilizzati come appigli tatt ici, guarniti d i numerose mitragliatrici e difesi fino alla morte o alla cattura degli esigui presidi. Le nostre truppe non potevano avanzare se non tra continui e costosi combattimenti. E la maggior parte dei prigionieri nemici così catturati, laceri, disfatti, affamat i, coperti di fango dalla testa ai piedi, non avendo ormai più aspetto umano, rispondevano agli affrettati interrogatori dei nostri ufficiali ...in lingua italiana! Erano, di fatto, quasi tutti dalmati o croati della 46" divisione SchUtzen. Abbandonati dai loro ufficiali, che si erano affrettati a ripassare il fi ume sin dalla notte, inquadrati soltanto dai loro saldi sottufficiali, questi soldati, che non mangiavano da giorni interi, che si battevano notte e giomo da una settimana, che sapevano di essere destinati alla cattura o alla mone, assolvevano il loro compito con suprema abnegazione e con uno stoicismo degni della più incondizionata ammirazione". 46 Anche Enrico Caviglia, Le tre batlaglie del Piave, Milano, Mondadori, 1934, p. 87, rese omaggio al valore sfortunato del nemico, scrivendo che gli austro-ungarici "si portarono valorosamente; ma la f01tuna ed il valore furono maggiori dalia nostra parte". Ed ecco il giudizio sulla battaglia di Ferruccio Parri: "Veniva ora l'offensiva austriaca insistentemente sollecitata da Ludendorff che doveva mettere fuori combattimento l'Italia...è stato t' ultimo corpo a corpo tra due eserciti , due stati, due paesi giu nti al limite del logoramento e della fatica ma disperatamente costretti a giocare la carta dell ' avvenire ...Quella del giugno 1918 è forse l'unica vera battaglia naz ionale di cui iJ nostro paese si può veramente gloriare ...G li austriac i facevano sul serio e l' offensiva dett.e giorni di ansia tremendi ...La qualificazione di 'eroico' non è esagerata per le zuffe furiose che insanguinarono il Grappa occidentale, il Montello e la zona critica di Nervesa", in Ceva, cit ., p. 141 .


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militare locale rimanesse tale quale era prima. Le forze delle due parti, temporaneamente si mantennero in equilibrio, per cui non poteva temersi un rafforzamento qualsiasi del fronte dell'Intesa in Francia da parte degli italiani. li generale vonArz intendeva ripetere l'attacco nell'autunno".47 Peraltro, embra più utile richiamare il valore militare dimostrato dai soldati francesi che non la loro presunzione. Nella loro semplicità, essi conoscevano quello che avevano visto: ben condotti dal punto di vista tattico, avevano posto in luce bravura e coraggio sul campo, e questo certamente bastava, a livello di truppa , per sostenere legittimi orgogli. Come si è detto altrove, il fatto che que ti si sposassero con vecchi pregiudizi- neanche immuni , questi, da razzismo, consapevole o meno - doveva sembrare olo una conferma di quello che avevano sempre saputo. Non erano stati i primi e non furono i soli: basti ricordare che era passato già mezzo secolo da quando Bismarck aveva proclamato che i tedeschi temevano Dio, e nessuno nel mondo. Per quanto concerne le forze britanniche, la relazione di Lord Cavan del 14 settembre 1918 riassume come segue la battaglia del Solstizio: "All'alba del 15 giugno, dopo un breve ma violento bombardamento, durante il quale vennero impiegati a profusione proietti fumogeni e liquidi speciali, venne sferrato l'attacco austriaco. l fronti di attacco si estendevano da S. Donà di Piave fino al Montello nel settore della pianura, e dal Monte Grappa a Canove nel settore montano. L'estensione delle fronti d'attacco era di venticinque e diciouo miglia rispettivamente. Nel fronte d'attacco in montagna venne incl uso tutto il settore inglese. che fu attaccato da quattro divisioni au triache. La linea era tenuta dalla 2Y' divisione sulla destra e dalla 48' divisione sulla sinistra. Sul tratto della 233 divisione l'attacco venne nettamente respinto; sul tratto della 48a divisione il nemico riuscì a penetrare nelle nostre linee per una profondità di circa 1.000 yards su una fronte di 3.000, arrestato poi nella sua avanzata da una serie di capisaldi g ià in precedenza preparati. La mattirw del giorno 16 la 48a divisione sferrò un contrattacco allo scopo di scacciare il nemico dal saliente conquistato: il contrattacco riuscì completamente, e già alle ore 9 le nostre truppe si erano ristabilite sulla linea primitiva di tutto il settore.

47 Massignani. cit., p. 209. Cfr la Relazione francese sulla battaglia del Piave nel bollettino della Sezione d ' informazione del Gran Quattiere Generale francese del 4 luglio 1918. Il Berliner Tageb/alt era pas ato daU 'enfasi del 12 giugno alla versione minimalista del 18 , in cui l'attacco perdeva le sue intenzioni di decisività ai danni dell'Italia. tanto da venir defulito " una dimostrazione militare piuttosto che una vera spinta strategica", perché il Comando austriaco " ha voluto semplicemente impedire agli italiani di inviare in Franc ia nuove divisioni"; il 19 poi il quoùdiano informava i lettori che i risultati dell'offensiva si sarebbero visti "fra qualche giorno", in AUSSME, F l , busta 72, fase. 7.


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CLI ALI,F.An IN rTALIA DURASTE LA PRI~1A CUERRA MO.'fDIALE ( 1917- 1918)

Durante la giornata del 16 le no tre due divisioni, agendo con grande energia e approfittando del di ordine nelle linee avversarie, occuparono temporaneamente alcuni posti avanzati nella conca di Asiago senza incontrare una forte opposizione. Parecchie centinaia di prigionieri, varie mitragliatrici e due obici da montagna vennero riportati nelle nostre linee in pieno giorno senza provocare alcuna reazione nem ica. Appena sgombrata completamente di materiale e d i uomini la striscia di terreno neutro ci ritirammo sulla nostra linea originale. Le truppe nemiche ebbero a soffrire perdite fortissime durante il loro attacco; inoltre canurammo 1.060 prigionieri, 7 cannoni da montagna, 72 mitragliatrici, 20 lanciafiamme ed un mortaio da trincea. Desidero porre in luce nella presente relazione l'assistenza pronta e generosa, sia per l'artiglieria che per la fanteria, fornitam i dal generale Monesi, comandante la 12" divisione italiana. Appena si seppe che il nemico aveva potuto penetrare nella linea della 48" divisione, il generale Monesi mise tutte le sue riserve a mia disposizione , contribuendo moltissimo in tal modo a migliorare la situazione. Nelle altre parti dei ettori attaccati il nemico poté fare solo piccoli progre si. Dovunque egli si trovò di fronte ad una resistenza ostinatissima. Il Comando supremo Italiano aveva molte riserve disponibil i e seppe affrontare la situazione con calma e con decisione. Vennero subito diramati gli ordini per ritogliere al nemico i guadagni che aveva potuto fare. Piogge torrenziali ingrossarono il Piave e contribuirono a rendere più difficili le condiz ioni dell 'avversario. Parecchi ponti fu rono asportati dalla corrente e quell i che poterono resistere erano continuamente bombardati e mitragliati dagli aviatori britann ici ed italiani. Con una serie di vigorosi contrattacchi il nemico fu gradualmente ricacciato , sia nel settore del Piave che in quello montano. Ad operazioni ultimate non solo era stata ristabilita su tutto il fronte la prima linea del 15 gi ugno, ma il nemico era stato anche cacciato dal tratto fra Piave e Sile che era stato in suo pos esso fm dal novembre 1917. Ord ini catturati ed altri documenti vari provarono luminosamente che il piano ne mico era estremamente ambizioso, e tendeva alla disfatta finale delle forze alleate sul fronte italiano. Il risultato fu un completo e disastroso scacco per l'Austria. 48 4 8 Il Capo di SM. del XIV CA, generale di brigata Gathome-1-Iardy. riferisce a sua volla che. accantonata per il momento l'idea dell'offensiva alleata. il ''15 giugno iniziò l'attacco austriaco, da ovest di Asiago a sud di Treviso. A dispetto delle dettagliate informazioni avute in anticipo, tale attacco ebbe un considerevole successo iniziale. Sull'altipiano di Asiago il fronte fu rotto nelle vicinanze di Cesuna. T rascorsero parecchie ore


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Alla ftne di g iugno i ebbero vaghe indicazioni che il nemico intendesse rinnovare la sua offen iva nel settore montano , ma a poco a poco ogni indicazione di tal genere cessò ... T reparti d'aviazione , sotto i l comando del tenente colonnello Joubert , tennero sempre una condotta brillantissima , e i risultati ottenuti credo abbiano , io proporzione, superato quelli conseguiti su qualsiasi altro teatro di guerra. Dal l O marzo ad ora sono stati abbattuti 294 aeroplani nemici e distrutti 9 draken, e ciò con una perdita da parte nostra di 24 apparecchj_ Furono inoltre eseguiti molti aggiustamenti di tiri in cooperazione con l'artiglieria e vennero portate a termine con felice esito parecchie ricognizioni strategiche. Merita una menzione speciale l'azione dell 'artiglieria , sia quella britannica che quella italiana messa temporaneamente alle rrue dipendenze. Si effettuarono tiri continui ed efficaci di controbatteria, e dei danni causati si ebbe conferma dall'osservazione a vista , dalla fotografia e dalle deposizioni di prigionieri. Il felice risultato raggiunto e la stretta cooperazione fra l'artiglieria inglese e quella italiana devono attribuirsi principalmente all'energia ed al tatto del Magg. Gen. Wardrop , fino a poco tempo fa comandante l'Artiglieria delle Forze Britanniche in Italia. Mi è grato segnalare alla s_v_ l'opera leale, zelante e devota prestata dall'artiglieria pesante italiana aggregata alle forze britanniche. Sotto il comando del colonnello Onnis l'artiglieria italiana ci ha dato valido ausiLio in tutte le operazioni eseguite. Il merito del ben riuscito collegamento fra le artiglierie dei due eserciti va attribuito agli ufficiali incaricati del difficile compito di coordinare i tiri , ciò che importava la necessità di una profonda conoscenza di tutti i termini tecn ici impiegati nelle due ling ue ... S. E. il generale Montuori, sotto il cui comando ho avuto l'onore di servire, fu sempre pronto ad assistermi col suo consiglio. Dimostrò continuamente un fortiss imo interesse per le truppe britanniche e prese in con iderazione ogni nostra richiesta col più leale cameratismo. Gli devo la mia più profonda gratitudine. Nelle questioni di politica e riguardo alle Forze Britanniche, S. E. il generale Diaz mi concesse parecchie interviste e mi permise di esporre liberameod'ansia prima di poter ivi ristabilire la prima linea. Sul Piave l'attacco guadagnò terreno su un vasto fronte, specialmente sul Montello. Furono adottate misure energiche per affrontare la situazione, ma passarono molti giorni prima che il nemico fosse infine costretto a ritirarsi dietro il fiume. Come risultato di quei lunghi c pesanti combattimenti , gli austriaci su birono una completa e dcci iva disfatta. Le perdite per entrambe le parti , ma specialmente per gli attaccanti, f11rono gravi. Il danno arrecato alle riserve italiane. sia in uomini che in munizioni, fu pure considerevole''. Gathome-Hardy, in Cecchin. cit .. p. l L


GLI ALI. EATI IN ITAU A DlJRANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE ( 1917- 1918)

te le mie vedute. Sia il generale Diaz che il generale Badoglio, Sottocapo di Stato Maggiore, non avrebbero potuto avere maggiori riguardi. n delicato e difficile compito di interpretare pienamente gli ordini e i desideri di due Stati Maggiori che adoperavano lingue diverse fu assolto bene e con tatto ... Il generale Graziani, Comandante il Xl! Corpo d'Armata Francese, fu sempre pronto a prestarci il suo aiuto sul nostro fianco destro, e si mantenne fra le truppe britanniche e quelle frances i la stessa cordialità che potei sempre osservare in Francia. Il maggiore (Commandant) de Massignac rese servizi utilissimi come ufficiale di collegamento fra il generale Graziani e il mio Comando ... Sono felice di poter rilevare che le relazioni fra le truppe nostre e quelle italiane e francesi sui due fianchi fu sempre cordialissima e non mi procurò mai un istante di apprensione. Gli abitanti di questa bellissima regione dimostrarono sempre il massimo spirito di ospitalità verso le nostre truppe, e non mj giunse nessuna seria lagnanza per danni alla proprietà o per atti di inciviltà da parte di soldati o di borghesi. Risulta chiaro il desiderio della Nazione italiana di fare il possibile perché gli alleati siano felic i ed a loro agio , e si può affermare che vi sono completamente riusciti" _4 9 La ricostruzione storica più completa degli eventi che coinvolsero il XIV CA britannico durante la battaglia del Solstizio sembra essere ad oggi q uella dovuta aj Wilks, che hanno utilizzato anche la letteratura memorialistica britannica e le storie di reparto per compiere il loro lavoro. Ne risulta una narrazione esauriente e particolareggiata che util izziamo dj seguito cercando, tra citazioni e riassunti, di avvicinarla per quanto possibile alla scala di questo lavoro. Con riferimento a prima della battagl ia, va fatta memoria di due punti che poterono avere una qualche influenza sui fatti. Anzitutto , il difficile problema di conciliare la presenza di avamposti nella terra di nessuno con i tempi e i bersagli del fuoco di sbarramento, che poteva essere richiesto senza preavviso; la questione venne risolta nel senso che le batterie avrebbero aperto il fuoco solo dopo che gl i avamposti si fossero ritira49 Relazione del generale Lord Cavan Comandante il Corpo di Spedizione britannico in Italia sulle operazioni militari dallO nwrzo all4 settembre 1918, trds messo al Ministero della Guerra inglese dal Quartier Generale Britannico in Italia, 14 settembre (sulla traduzione è indkato erroneamente il 14 marzo) 1918. La prima parte del rapporto riguarda il trasferimento delle truppe britanniche dal Montello all'Altipiano e l' attività del Corpo in questo settore del fronte, dove eseguì, tra il 25 marzo e il 14 settembre, "ben 41 colpi di mano con esito felice" e "furono catturati 871 ]Prigionieri e 24 mitragliatrici ...dati che tributano per se stessi un elogio per le truppe che vennero impiegate" , AUSSME, E Il, busta 76, fase. 2.


CAPITOLO VI - LA BATTAGUA OELSOLSTILJO

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ti_ L'altro aspetto da considerare consi te nell'informazione, giunta la mattina del 14 giugno, mentre andava avanti la preparazione per l'attacco all eato precedente mente fissa to per il 18: secondo ta le informaz io ne " l'attacco si sarebbe abbattuto solo sui settori francese e italiano", e g li inglesi avrebbero dovuto a pettarsi soltanto un bombardamento. E ' po sibile che il compromesso raggiunto sul primo punto e l' informazione errata sulle intenzioni del nemico abbiano contribuito a provocare qualche ritardo, accentuando la sorpresa e la confusione. G li interrogatori di prig ionie ri inglesi catturati il 15 giugno confermano infatti che "l'attacco è giunto di sorpresa", che gli uomini furono "sorpresi e circondati" poiché , "nonostante si sapesse di un'i mminente offen siva , l'attacco giunse per loro inaspettato"; ed ecco la spiegazione: " Si aspettava un attacco solo tra Brenta e Piave. Nel settore di Asiago, si era appreso, gli austriaci avrebbero intrapreso solo un debole attacco a gas per ingannare il nemico sul vero settore d'attacco. Perciò si era ri masti sorpresi".50 Venti minuti dopo l' in izio del bombardamento austriaco, aJie 3, 20, gl i avamposti britannici furono ritirati e fu ordinato all'artiglieria di entrare in azione alle 5 col tiro di sbarramento difensivo. 51 Ma il fuoco nemico interruppe le comunicazioni, abbattendo molti alberi che nella caduta trascinarono i cavi telefonici appesi ai rami: inoltre una fitta nebbia ostacolava la visibi lità. Ogn.i comandante di batteria si trovò a dipendere dalla propria iniziativa. La 23a div isione aveva 5 btg in prima linea e 3 di rincaJzo: quando la fanteria austro-ungarica, alle 7 , auaccò di slancio e riuscì a penetrare nel bosco e ad irrompere nella tri ncea, questa venne riconquistata alla baionetta e con lanci di bombe a mano , a prezzo di qualche perdita. La minaccia si spostò allora ai fianchi e sulla destra venne perduto lo sperone di S. S isto, la cui cresta fu ripre a da un audace contrattacco imbastito dal TC Hudson "con il personale del comando e pochi artiglieri italiani dei mortai da trincea. Avanzando a lla testa di questa piccola pattuglia , egli prese d 'assalto lo sperone, catturò 20 prigionieri e re pinse gli altri ne mici giù per il pendio nord della linea del fronte". Venne poi ferito, ma un contrattacco delle sue truppe, nel primo pomeriggio , risolse defi nitivamente la situazione. A si nistra, invece, un ced imento sul fronte

50 Vedi gli interrogatori di ufficiali e soldati della 23" c 483 divisione eseguiti i l 18 e 20 gi ugno, KAW, /oco cit. , 927, 635; 933, 636; 943,644: 952. 653. 5 I 'This was a curious order.. _un ordine tanto strano che il comandante dell'artiglieria del X IV CA. gen. di brigata Wardrop. alle 3,30 diede ordine di sparare oltre gli avamposti.


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GLI AU.I:.ATII:-1 ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA ~10~01All! ( 1917-1918)

della 483 divisione costrin e la 23" ad un riallineamento laterale che impegnò il btg di sinistra e tre compagnie di rinforzo, ma "servì a tenere la posizione per il resto della g iornata". La 48" divisione presidiava a si nistra il settore di Carriola, un tratto di fronte paragonabile per estensione a quello della 23". In prima linea, però, aveva solamente 3 btg, fidando nella difesa naturale offerta dalla gola del torrente Ghelpac, ed l solo di rincalzo immediato nei pressi del M. Lemerle. L'assaJto nemico, facilitato dalia scarsa visibilità e dal terreno boscoso e accidentato. piombò sulla linea in forte preponderanza numerica e la ruppe in quattro punti , travolgendo il 5° btg Gloucester ed infiltrandosi nei punti di congiunzione tra un btg e l 'altro. Il bombardamento avversario, oltre a rendere difficili comunicazioni e movimenti, centrò il deposito di munizioni di Handley Cross, sito sulla via principale tra le retrovie e la zona dei combattimenti, che continuò ad esplodere per ore. I comandi e l'artiglieria ebbero difficoltà ad assumere decisioni tempestive per la commistione e la vicinanza reciproca dei combattenti delle due parti, che praticamente condussero lo scontro soltanto "con mitragliatrici e fucili". Benché gli inglesi tentassero seriamente di resitcre , alle 13 la fanteria nemica aveva sfondato su un fronte di 2, 5 km ed una profondità che si avvicinava a l km su terreno boscoso e in salita. Non mancarono episodi di valore,52 ma la situazione dw·ante la mattina conobbe momenti critici che indussero sia il Comandante della divisione , generale Fanshave, sia il Comandante del CA, a muovere od a porre in allarme reparti in riserva della 23u e della 7a divisione; all'estrema sinistra il generale Sladen, Comandante della 143a brigata, accettò l'offerta italiana "di prendere il controllo eli 800 yards della linea sulla sinistra", al fine di lasciar libero qualche reparto per contrattaccare. Da Perghele e da Buso di Cesuna elementi della 52" divisione au triaca si erano incuneati verso Vi lla Brunialti e premevano per superare il piccolo dislivello che le separava dal villaggio. Ma l' improvvisata linea di resistenza

52 Mentre i sopravvissuti di 2 compagnie del 5° Gloucestcr- 3 ufficiali c 37 soldati -ripiegavano sullo snodo ferroviario di Cesuna. cedeva anche l 'ala sinistra (5° btg Warwich), ma il sergente maggiore Townley con 13 superstiti raccog liticci (c uochi, attendenti. ecc.) resistette 6 ore intorno alle baracche del comando. flno all'arrivo di rinforzi. Sulla destra, la collina di quota 1.02 1 fu tenuta ad ogni costo da uomini del 4° Oxford and Buckingham, ciò che permise di costituire una linea di contenimento della breccia; su questa il ST Youll meritò la Vietoria Cross, che nella motivazione elogiava la completa noncuranza per la sicurezza personale e la condotta " molto coraggiosa" dell'ufficiale.


CAPITOlO V I - LA BATTAGLIA DEL SOLSTIZIO

britannica che andava da C. Traverso per C. Clo e C. Guardiana fino a quota 1.021 riuscì ad impedirlo e gli attaccanti furono co tretti a fermarsi lungo il cosiddetto "viale dei Pini", parallelo al bosco d i Cesuna tra la trincea del Poligono e lo snodo di Lemerle. Ancora però la situazione appariva fl uida e poco chiara ai Comandi, che mancavano di notizie continue e complete dal teatro di lotta. Un primo contrattacco venne imbastito solo alle 18 e fallì .53 Così venne deciso di ritentare in forze alle 4 ,30 de l 16. Fu questa l 'az ione decisiva, cui presero parte elementi di 10 btg: sulla destra incontrò carsa resistenza , sulla sinistra un contrasto più fermo, ma gli austriaci ormai ripiegavano 54 , e "dopo un secondo sforzo congiunto verso le 8 circa la vecchia linea del fronte fu completamente riocc upata e pattuglie furono mandate in ricognizione nella terra di nessuno ...Tutti i cannoni inglesi persi il g iorno pri ma furono recuperati . La d ivisione prese 540 prigionieri non feriti, 188 prigionieri feriti insieme con 5 cannoni da montagna, 48 mitragliatrici , 5 lanciafiamme ed una gran quantità di fucili , munizioni ed equipaggiamenti di ogni genere. Il numero degli austriaci morti trovati nelle linee inglesi e nella terra di ne uno e sepolti dagl i inglesi alla fine fu in totale di 576 ... .D numero degli austriaci feriti non si conosce. ma è stato timato da Barnett essere almeno di mille, con un totale di perdite quindi di 2.300. Anche le perdite inglesi furono pesanti: 151 morti , 523 feriti, 246 dispersi , 920 in tutto dei quali 206 di artiglieria".55 La Relazione italiana conferma la narrazione dei Wi lks e ricorda che la mattina del 15, quando le forze austro-ungariche riuscirono ad infiltrarsi sulla sinistra della prima linea britannica, si profilò la minaccia di un aggiramento del XIV Corpo. Di tale minaccia Lord Cavan non poteva avere percezione, mancando di informazioni in tempo reale per lo convolgimento delle linee telefoniche, mentre dal X CA ita liano, a portata di vista , la si avvertiva direttamente. n generale Caviglia ordinò pertanto " l'immediato intervento delle proprie artiglierie con fuoco di repressione sulle prime linee inglesi cadute in mano nemica. Veniva, inol-

53 Aveva l'obiettivo di ristabilire il contatto tra la 143" c la 145" brigata e di tagliare la punta del cuneo nemico, ma fu arrestato dopo qualche centinaio di metri. 54 Su un ufficiale austriaco cadu1o venne rinvenuto un ordine, delle 2, 50, di ritirata generale alle linee di panen7..a. 55 Wilks, cit., pp. 93-110. TI 5° btg G loucester, investito in pieno daJI ' assaJto. perse circa la metà dei suoi effettivi. Cfr. Relalione britannica, pp. 194-220 e. per !"assalto iniziale, anche The Enemy's Attack on June 15th. annesso al Notiziario del Servizio lnforma.tioni delle Forze britanniche n. 199 dell6 giugno . una copia in AUSSME, F l , busta 72. fase. 4.


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GLI ALLEATI IN ITA LIA DURM ITE LA PRI.MA GUERRA MONDIALE (1 917-1918)

tre, disposto un cambiamento di fronte della brigata Casale (12a divisione) schierata a sbarramento della Val d' Astico per poter effettuare un contrattacco sul fianco destro del nemico avanzante. L'efficace azione di fuoco del nostro X CA (in un primo tempo deprecato dal Comandante inglese - Lord Cavan - perché credeva che le posizioni sulle quali essa si abbatteva fossero ancora presidiate dalle sue truppe) valse ad arrestare ogni ulteriore progresso nemico ed a sventare la sua minaccia di aggiramento del fianco sinistro del Corpo d ' Armata britannico" . In effetti il Tirnes del 17 giugno pubblicò un breve comunicato dali 'Italia, nel quale si diceva che nelle prime ore dell' attacco nemico "un aiuto inestimabile di fanteria e di artiglieria venne fornito sub ito dagli italiani sulla nostra sinistra, e in larga parte fu questo aiuto che indusse un immediato arresto dell'infiltrazione austriaca". Secondo successivi resoconti di fonte italiana, " nelle prime ore dell5 giugno vedette dell'artiglieria nella zona adiacente alla 12a divisione italiana videro unità avversarie di considerevole forza che si muovevano attraverso il Ghelpac ed irrompevano nella linea inglese. Ricevendo questa informazione il generale Segre, comandante dell'artiglieria della 6" Armata, telefonò al generale Cavan che era ancora senza notizie dal generale Fanshawe. Nel frattempo anche il generale Caviglia aveva ricevuto il rapporto italiano ed aveva ordinato all'artiglieria della 12a d ivisione di sparare dal vicino monte Cengio sugli austriaci attestati nelle tri ncee inglesi da loro invase. Egli inoltre avvisò la brigata Casale della 12a divisione di essere pronta al contrattacco, se necessario, per mantenere le posizioni inglesi sulla loro destra. Benché i particolari non siano esposti con precisione, è chiaro che deve esserci stata una conversazione fra Caviglia e Cavan nella quale Cavan protestò per il fuoco di artigl ieria diretta sulla sua linea del fronte e CavigUa spiegò che le truppe austriache avevano occupato quella linea. Fu così che Cavan ricevette la prima comunicazione dello sfondamento dagli italiani e non dai suoi comandanti".56 Il Diario del X CA italiano, che teneva la destra della P Armata ed era a contatto con il XIV Corpo britannico, in data 15 giugno riporta di aver iniziato il tiro di contropreparazione alle ore zero e di averlo poi intensificato dopo le 4,30 in concorso con le artiglierie britanniche.

56 Relazione, V, tomo l , pp. 430-3 1; Wi lks, cit. , pp. 115-16.


CAPITOLO VI- LA BATIAOLIA DEL SOLSTIZIO

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"Alle ore 8,45 il comando dell'Armata comunica che gl i austriaci hanno occupato Cesuna, Buco di Cesuna e Case Perghele. S. E . il com.te del corpo d'armata dà personalmente comunicazione telefonica del la noti zia alla 12a Divisione che la ignorava, ed ordina di rivolgere le batterie del 54° da campagna verso Cesuna e fare tiro di repressione, di interdizione e di sbarramento sul Ghelpac. Ordina ancora di occupare con la riserva divisionale la linea Be lmonte-quota 1.154-Busibollo , ed annuncia che arà inviato il 5° reggimento bersagl ieri. S. E. il com. del corpo d'Armata com unica ancora per telefono al Comandante d eli' artiglieria la notizia avuta, ed o rdina di rivolgere tutte le bocche da fuoco di medio cal ibro che sono in grado di farlo, in direzione della linea attaccata, per fare tiro di interdizione e di repressione su l Ghelpac". Il 5° rgt bersaglieri viene spostato a Campiello, a disposizione della 123 div isione , ed è mandato a occupare la linea Belmonte-Busibollo-Zovetto. Il XIV CA comunica che os ervatori italiani avrebbero visto ver o le ore 8,20 truppe nemiche occupare la prima linea presso Perghelc e più tardi l'artiglieria della 63 Armata riferisce che alle "8,50 il nemico avanzava da Perghele verso Vi lla Brun ialti. Alle ore IO, 50 si dà comun icazione alla 9a Di visione che il nemico ha occupato la linea Vi lla Brunialti -q uota 1.021 e si dà ordine che si tenga pronta a volgere le proprie batterie in direzione di Val Canaglia e di Val Silà, qualora il nemico, rompendo la linea di Fondi, passasse sul rovescio delle linee dell ' Assa. Alle ore 11 si dà comunicazione alle divisioni dipendenti ed ai comandi di artigjjeria c genio della situazione sulla fronte ingle e, ordinando di assicurarsi che tutto sia predisposto per gli eventuali brillamenti delle varie interruzion i e raccomandando attenta vigilanza e l'attuazione di quelle di posizioni occorrenti per resistere ad un attacco in grande sti le". Di conseguenza il Comandante la 12 3 divisione, generale Monesi, sullo sbarramento Fondi-Belmonte fa rinforzare il 12° rgt fanteria con un btg e due compagnie mitragliatrici, e ordina c he il 5° bersaglieri i collegh i con gli inglesi al Busibollo e che "tutte le artiglierie della Divisione convergano la loro azione nella zona Cesuna-Perghele-Vil la Brunialti ". Si seppe poi da prigio nieri che obiettivo della 523 divisione austriaca era la conquista di Cesuna e del M. Lemerle. Alle 13 i l XIV CA fa sapere "che la fron te della 483 divisione britannica è stata penetrata per la profondità di circa l km dalla sua destra fi no al le vicinanze di Ambrosini; la situazione è però oscura . Poco dopo si ha comunicazione che gli austriaci hanno raggiunto il bivio Lemerle-Cesuna" . Nelle ore seguenti sono disposti movimenti delle riserve del X Corpo e viene comu nicato essere desiderio del Co-


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mando Supremo che, se necessario e se la l a Armata non viene attaccata, "che questa possa dare il magg ior possibile concorso di forze ad altri settori del fronte". Ma alle 19,30 "risulta che un contrattacco inglese ha ristabilito quasi completamente la situazione su tutta la nostra prima linea e che g li austriaci s i ritirano in numero considerevole nella direzione delle proprie linee e dietro Camporovere, battuti intensamente dal nostro fuoco" : sappiamo invece che quell'azione non fu risolutiva. Di conseguenza nella notte giunse notizia che il XIV CA avrebbe probabilmente sferrato nuovi attacchi la mattina seguente : alle 12,30 del 16 giugno , infatti , "s i sa che la linea sul fronte britannico è stata completamente ristabilita. Più tardi, alle ore 15, 45, si ha comunicazione che pattuglie inglesi si sono spinte fi no ad Ambrosini e l ' hanno occ upata" .57 Sulla base degli interrogatori dei militari alleati caduti prig ionieri degli austro-ungarici il 15 giugno , ufficiali tedesch i ed austriaci del Servizio Informazioni redassero una sintesi delle notiz ie emerse dai colloqui che avevano avuto con loro. Il documento, che riportiamo integralmente , non è privo di interesse: "Lo scarso numero eli francesi catturati non rc111de possibile farsi un quadro efficace del valore delle truppe che si trovano in Italia. I prigionieri danno un'impressione di salute fisica , sono ben alimentati , addestrati ed equipaggiati. Moralmente sono senz'aJtro stanchi della guerra; in parte apertamente, in parte di nascosto mostrano il loro risentimento nei confronti del governo francese che prolunga il conflitto e non vedono con fiducia il futuro della loro patria duramente provata. Sono perso-

Diario del X CA dal / 0 dicembre 1917 al31 luglio 1918. AUSS~tE. B l , 6" Armata, vol. 4. armadio 6, sct.. 2 B. 19 b; Fonogramma giulllo dalla l? divisione alle ore l l ,10 a firma generale Monesi, ibidem , alleg. 5. Il Diario del Comando d 'Artiglieria del X CA dal 1° ollobre 1917 al 31 luglio 1918, (ibidem. vol. 3, armadio 6, sez. li 3, 31 b) non aggiunge nu lla di notevole: dopo la contropreparazione e il tiro di controballeria, rammenta che " fu dato anche il concorso di fuoco al V CA (schierato al Pasubio. n. d. a.) ed al XlV Ca britannico ...alle 12 il 78° Gruppo fu chiamato ad eseguire tiri di sbarramento sul tratto Case Ambrosini-Canove''. Caviglia (cit .. pp.74-75) dice che la penetrazione del nemico, favorita dalla nebbia e da qualche difetto nella di rezione dell 'artiglieria, giunse dal Ghelpac fino a Buco di Cesu na . sulla strada che da Asiago va a Vicenza per la Val Canag lia, e aggiunge: "[) pronto intervento dell 'artiglieria de l X Corpo italiano e de lla divisione di destra (Monesi), nonché dell'artiglieria b ritannica e italiana della 6" Armata. c la vigorosa controffensiva della fanteria inglese, ristabilirono prima di sera la situazione". 57


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oalmente felici di essere in Italia e non a sacrificare inutilmente la loro vita ed il loro sangue sui campi di battaglia del fronte occidentale. Guardano con sufficienza all'alleato italiano, in parte addirittura con notevole disprezzo . Le 3 divisioni ing lesi sono , secondo il giudizio pressoché concorde di tutti i prigionieri , un ità combattenti di grande valore e di prima classe. Solo a lcuni uomini della 483 rite ngono che le truppe non siano più al precedente livello a causa dell ' età troppo giovane degli ufficiali e della scarsa utilizzabilità degli ultimi timpiazzi. Delle due Divisioni impiegate nella giornata di battaglia, la 23" ha avuto solo scarse perdite, la 483 in parte notevoli , singoli battagl ioni (così il 5° Gloucester e il 5° Royal Warwich Regiment, 143a e 1453 brigata) hanno avuto pesanti perdite. Sembra di conseguenza dubbio che alla 483 Di visione possano essere mantenuti in segu ito 12 battaglioni, tanto più che il rimpiazzo in Italia, durante l ' intero periodo della presenza delle truppe inglesi, è stato estremamente scarso e tale rimarrà. Un consistente afflusso di rimpiazzi è stato ricevuto dalla 233 Divisione, e in verità già nel novembre 19 17 poiché era arrivata in Italia moltissimo indebolita dopo i combattimenti con perd ite sanguinose ad Ypres. I rimpiazzi erano talmente poco addestrati che prima del loro inserimento fra le truppe fu necessario un nuovo addestrame nto. Con poche eccezioni i prigionieri danno l'impressione di gente sana e vigorosa, sono ben disciplinati e con uno stato di vettovagl iamento eccellente . Fenomeni di malattia: durante l'impiego sul Piave si è verificata una sorta di orticaria bubbonica , sui monti un 'affezione febbrile; furono senza conseguenze e sembrano ora essere pienamente superate. Le cure mediche sono buone ed affidate alle mani di medici premurosi e capaci. L' età media dei prigionieri o ciii a tra i 25 e i 30 anni , il p ili giovane è diciannovenne, .il più vecchio ha 40 anni. Dei 186 prigionieri che sono stati catturati , 22 sono stati feriti una volta, 6 due volte e 2 tre volte. Circa il 50% sono uomini di Kitchener, il 22% uomini di Derby, 8% regolari , 5% coscritti. Il morale presso le truppe inglesi denunc ia una stanchezza per il conflitto molto più bassa delle truppe francesi. Tutti desiderano in verità una rapida fine del conflitto, ma sono pronti a battersi fino alla vittoria, senza curarsi se con dure battaglie o su un fronte tranquillo. La loro certezza ne lla vittoria si basa in parte sulla speranza che l' aiuto americano divenga presto molto efficace, in parte sulla fede che la German ia e con essa le potenze centrali fra non molto tempo saranno economicamente esauste.


:::. 2 ,_, 18' - - - - - - - - - - - - - - - ' G-L I_A_LL_E_Al_.I _ I N_IT_A_l i_A_D_UR _A_NTE LA PRIMA GUER RA MONDIALE ( 1917· 1918)

L'effetto del la guerra sottomarina viene sottovalutato da quasi tutti i prigionieri. Si trova in tutti la conv inzione che le costruzioni navali dei paesi riuniti dell'Intesa superino di parecchio, già da qualche tempo, il numero delle navi affondate; non si tiene conto in tal caso delle perdite del carico. I successi tedeschi in Francia e Belgio vengono giudicati in generale frutto dello stupore e della sorpresa per l 'arte strategica del comando tedesco, la capacità dei soldati e lo spirito organizzativa. Ciò nonostante non c'è alcun segnale di sfiducia nel proprio comando supremo e nel governo inglese. Si pongono grandi speranze nel comando unico del general issimo Foch, riconosciuto come capace , e sulla saggezza di Lloyd George. Non si crede ad ulteriori grandi successi o alla vittoria finale delle armi tedesche e si conta molto sulla disgregazione interna dell'Austria, senza la quale la Germania sarà come minimo grandemente ostacolata a condurre i suoi piani bellici senza preoccupazioni. Sul morale in patria si sono potute raccogliere solo affermazioni prive di importanza , che si ripetono spesso; quasi tutti i prigionieri non erano stati in licenza da tempo; le loro lettere ed altri loro scritti sembrano essere stati distrutti a causa dell 'insufficiente vigilanza durante il trasferimento dei prigionieri. Le poche lettere che sono state consegnate per l'esame hanno un contenuto irrilevante e non offrono alcun quadro sulla situazione e il morale in Inghllterra. Anche gli inglesi guardano all'alleanza con l'Italia con malumore e disprezzo; si tratterebbe di soldati inaffidabill, dall'atteggiamento impertinente e dalla natura rumorosa, che mentono e rubano. L'attacco della fanteria austriaca è stato elogiato dai prigionieri inglesi, con riferimento all'audace avanzata condotta con disprezzo della morte. Essi indicano però il modo ed il procedimento come inadatti e causa di perdite. Le linee dei tiratori non sfruttano adeguatamente il terreno , ma si ammassano in alcuni punti mentre sono troppo radi in altri , cosicché nei corpo a corpo inattesi con i presidi dei ricoveri che s i rivelano ali ' improvviso è stato facile averne ragione. Il fuoco dell'aJtiglieria austriaca ha quasi ovunque centrato i suoi obiettiv i, non ha però ottenuto grandi risultati a causa della grande quantità e dell'accessibilità di ricoveri robusti e caverne. Il gas impiegato non ha avuto alcun effetto; in molti casi gli inglesi non hanno nemmeno avuto bisogno di indossare la maschera. Anche le riserve che si trovavano all'altezza delle posizioni deU'artiglieria non banno percepito alcun grande effetto dal gas . Tutti i prigionieri erano informati del fatto che non avevano davanti


C'AI'JTOLO VI · LA BAJTAGl.IA I)EL.SOLSTJ7.J0

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fanterie germaniche; alcun i credevano solo di sapere che batterie tedesche sarebbero state impiegate nell'attacco" _58 Tenuto conto delle condizioni degli Imperi centrali - anche se ogni tanto ai militari catturati sfuggiva, come a tutti i prigionieri, qualche parola di troppo- non pare proprio che gli inquirenti potessero trarre favorevoli auspici dai verbali dei loro interrogatori . Il maggior generale Fanshawe, in data 19 giugno, fu richjamato in Inghilterra e sostituito nel comando della 48" divisione dal pari grado H. B. WaJker, che Io assunse effettivamente il 4 luglio. Lord Cavan ritenne ev identemente che il successo iniziale avversario contro le po izioni delJa divisione implicasse qualche responsabi lità del comando. Da fonti italiane non abbiamo rilevato critiche, né per Fanshawe, né per la 48a di-

58 Riassunto delle affermazioni dei prigionieri inglesi e francesi ca/lurati nel corso dell'attacco austriaco del 15.6.' 18. redatto in data 25 giugno 1918 dall'Ufficio informazioni dell' 11• Annata imperiale c regia, sempre a firma congiunta tedesca e austriaca. I singoli verbali d' interrogatorio sono in chiave con quanto riferito nel documento. Risulta che gli ufficiali inquirenti hanno effettuatO riscontri e controlli (come, ad es., si è già ricordato, in un verbale venne rilevato che le dichiarazioni di un prigioniero deUa 24• divisione francese concordavano con quelle di prigionieri italiani della brigata ·Pinerolo'). Sembra da notare che gli ingles i catturati dichiarino di trovare naturale combattere in tempo di guerra e che ciascuno di loro appaia lìero della propria divisione, che considera ottima per addestramento e capacità combatti va (qualcuno deUa 23• rammenta che perfino i nemic i tedeschi l'hanno citata come panicolannentc valida durante una battaglia nelle Fiandre). "Alla possibilità che l'lnghilte rra venga ridotta alla fame non crede nessuno". In un solo caso il verbale sembra in controtendenza agl i altri: l'interrogato parla di stanchezza della guerra. di penuria di viveri in patria, di odio per la Germania montato dalla stampa e non sentito dal popolo. ma solo dalle classi alte. Si tratta però di un cannoniere ferito dal fuoco amico, fel ice del tranamento ricevuto in un ospedale austriaco; e poi anche lui conferma l'eccellenza del vitto al fronte, il buono stato di salute e la validità dell 'addestramento. Sulle questioni politiche. in generale. i prigionieri non hanno molte idee: dicono che alla "restitu7ione deii'Aisazia-Lorena gli inglesi non attribuiscono a lcun va lore, ma considerano una questione d 'onore battersi per essa finché i francesi insistOno". G li itailani sono citati in due verbali: del primo il Riassumo ripete quasi letteralmente il testo. nel secondo è detto che ''ing lesi e france i hanno lasciato le loro Divisioni in Italia per mostrare agli italiani cosa sia la disciplina. Vengono mandati spesso ufficiali italiani dag li ing lesi ad osscrvame le esercitazioni. Si fanno anche vo lentieri esercitare le truppe ing lesi ne lle vicinanze di quelle italiane, in modo che queste ultime imparino". KAW.loco cit .. Br. n. 688 (Riassunto del 25 giugno); verbali n. 97 1. 660 e 971, 665 del 21 giugno; 988 . 666 del 22: 989. 673 del 23 giugno 1918. La Rela7ione britannica (pp. 194-218) non reca c lementi utili in più, né nella narrazione dei combattimenti, né nella ricerca di attenuanti per il piccolo scacco subito dalla 48" divisione la mattina del 15 giugno.


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GLI ALLEAT I IN ITALIA DURANT e LA PRIMA GUERRA MOI\' DIALE ( 1917· 1918)

visione , la quale tra il 5 e il 24 giugno perse in totale (morti, feriti , dispersi) 920 uomjni , contro 556 della 23" e 529 delle due clivisioru fran cesi. Nella loro opera i Wilks dibattono la questione, anche sulla scorta eli testimonianze e ricordi di attori della giornata, ma non arrivano ad una conclusione chiara sul siluramento di Fanshawe. Giudicando a livello di impressioni, si può forse ritenere che, ferma restando l'esistenza d.i attenuanti, si sia verificato qualche errore nella condotta difensiva, ciò che poté contribuire a determinare un momento critjco la mattina del 15 giugno.59 Peraltro, la 48" divisione non si sbandò e riprese abbastanza rapidamente il terreno perduto, legittimando l'orgoglio che i suoi militari, anche prigionieri, mostravano per appartenervi; il generale Fanshawe era e rimase popolare fra le truppe, che continuarono ad attestargli una grande stima anche dopo quella mattina poco brillante di mezzo giugno. Tra coloro che vestivano la divisa austro-ungarica, i cecoslovacchi erano considerati come i meno fidati, tanto che nel corso della guerra le sezioni mitragliatrici czeche vennero abolite e i rgt cosiddetti "boerlli" divennero sempre più misti, così che a fine 1917 non esistevano quasi più, nell'esercito imperiale e regio, unità in cui i cecoslovacchi fossero in maggioranza .60

59 La localizzazione del deposito munizioni ad Handley Cross, vicino alla strada principale di commùcazioni, fu un errore, come lo fu la previsione che il fronte della divisione non sarebbe stato attaccato , e si poteva forse prevedere, appendendo i cavi dei telefoni ai rami degl i alberi, che al primo bombard amento serio le linee si sarebbero interrotte. Vi fu qualche incertezza e qualche ritardo nell' azione del Comando, non bene informato di quel che accadeva per il motivo appena esposto; i Wilks citano l'impressione che Fanshawe non "giocasse un ruolo forte per determi nare gli eventi". Quanto alle attenuanti, molti uomini non e rano ancora guariti del tutto da que lla "aff ezione febbrile" che è ri cordata nei verbali d ' interrogatorio dei prigionieri dell' I la Armata im periale e regia; inoltre, venendo dal la Franc ia, la divisione non aveva esperienza d i terreni boscosi in montagna; improprio parrebbe invece chiamare a discarico le deficienze delle trincee ereditate dagli italiani, poiché si trattava di linee scavate nella roccia e condizionate dall'andamento del terreno. Anche il fatto che ci si preparasse ancora ad una offensiva per il 18 g iugno, se spiega perché alcuni canno ni fossero stati spinti in avanti, non attenua l' imperfetta preparazione alla difensiva, considerando che le intenzioni generali del nemico erano abbastanza note. Cfr Wilks, cit., pp. 110- 15. 60 F. Hlavacék, A proposito dei reggimenti cosiddetti "boemi ", 20 dicembre 1917 , AUSSME, E 2 , busta 110. Secondo una fonte serba, le autorità mil itari austro-ungariche sul fronte ital iano diffidavano delle "truppe boeme , serbe, croate e romene, perché alla prima occasione si arrendono" : Sforza, ministro presso il governo serbo, da Corfù , a Sonnino, 4 giugno 1918, DDI, serie 5 , XI, doc. 13.


CAPITOLO VI - LA BA1TAGLIA DEL SOLSTIZIO --~

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L' idea di formare con disertori c prigionieri cecoslovacchi, sull'esempio francese, reparti di volontari da far combattere in Italia, venne alla miss ione militare italiana in Russia nei primi mesi del 1916. Tale pro pettiva incontrò, all' inizio, l'opposizione di Sonn ino e quella dei francesi, che avrebbero preferito convogliare nel loro paese tutti glielementi disposti a combattere contro gl i Imperi centrali. Tuttavia nell 'autunno 1917 proprio Sonnino, insieme al ministro della Guerra Giardino, decise di costituire in Italia un corpo volontario cecoslovacco, che nel febbraio 1918 contava già 7 btg su 4 compagnie, per 1.600 uomini l ' uno, adibiti a lavori dife nsivi nella zona di Mantova. Presso le Armate, inoltre, furono organizzati reparti d i informatori , col compi to di effettuare colpi di mano , assumere informazioni, svolgere propaganda e p rendere contatti con altri elementi della loro nazionalità ancora inquadrati in un ità nemiche. Questi reparti dettero buona prova, e nell'aprile 19 18 si dec ise di costituire la 6° d ivisione cecoslovacca, posta agli ordin i del maggior generale Andrea Graziani; anche gli informatori - un o.d.g. del Comandante la divisione del 29 maggio ne e logiò caldamente il contegno - ne faceva no parte, inquadrati nel 39° rgt. La grande unità, nella formazione che aveva il 15 giugno 1918 , aveva 2 brigate d i 2 rgt ciascuna. più altre forze divisionali per un totale di 489 ufficia li e 13.655 uomini; di essi, 164 ufficial i erano italiani, e ricopri vano i comandi superiori, ed italiani erano anche 1.270 uom ini di truppa. Nei giorn i precedenti l'offensiva di mezzo giugno, gl i informatori svolsero una intensa attività sul Piave, oprattutto al fronte della 3a Arm ata, dove operavano 15 ufficiali e 270 uomin i. Il 9 giugno un reparto boemo forte di una cinquantina di uomini, partendo dalle linee dell'VTII CA , condusse un riuscito colpo di mano che si concluse con la cattura di prigionieri . Il IO giugno venne costJtuito il CA d'assalto, comandato dal generale Grazioli e posto alle dipendenze del Comando Supremo: comprendeva la l a divisione d ' assalto italiana e la 6a cecoslovacca. L' andamento della battaglia le avrebbe poi separate, perché la la divisione d'assalto, il 16 giugno, fu assegnata al XXITI CA per essere impiegata sul P iave, mentre la divisione cecos lovacca fu inviata il 19 in Val Lagari na (XXlXo CA, la Armata) e poi nella zona di M. Altissimo di Nago, ad eccezione di una compagn ia distaccata su li ' Altipiano d i Asiago. Il 1o btg del 33° rgt cecoslovacco f u aggregato al 3° reparto d 'assalto italiano , in riserva della 3a Armata, insieme al quale sostenne la lotta contro la testa di ponte austriaca di Musile. Entrato in linea il 18 aprile sulla destra della brigata Bisagno, il btg contribuì valorosamente a fer-


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GU AU-EATli'IITAUA DURANTE LA PRI~IA GUERRA M0 , DIAW (1917-1918)

mare i l nemico e all'alba del 19 partecipò al contrattacco lanciato contro Capo d'Argine, a sud ovest di Fossalta, subendo perdite notevoli.61 Cancellavano così col loro sangue un episodio di diserzione collettiva verificatosi il 12 giugno , che il generale Andrea Graziani aveva punito con 8 fucilazioni.62 Non va sottovalutata l' importanza del sentimento naz ionale cecoslovacco che spi ngeva i volontari a sfidare, come gli irredenti italiani che combattevano nel R. Esercito, la morte col cappio della feroce repressione austriaca: 3 militari del l o btg, catturati dal nemico, furono impiccati ; eppure Tomas Masaryk, presidente del Consiglio nazionale in esi lio, aveva firmato il 15 giugno una solenne Dichiarazione dell'Esercito czecoslovacco alfronte italiano , in cui rivendicava " i diritti inal ienabili della Boemia alla propria indipendenza", sostenuti in guerra dalle forze dell ' Esercito regolare cecoslovacco, e prometteva ai prig ionieri austriaci ed ungheresi lo stesso trattamento usato verso i militari cecoslovacchi caduti prigionieri.63 E che i czechi si battessero bene non era solo un'impressione soggettiva del De Lollis, poiché il bollettino di guerra italiano n. 1.122 riportava che mentre sul Montello e sul Piave la lotta infu riava "aspra e senza tregua ...Reparti czeco-slovacchi hanno dato valorosamente il primo tributo di sangue al trionfo dei generosi principi di libertà e di indipendenza per i quali combattono al nostro fianco". 64

6 t A causa delle perdite, il btg fu ritirato dalla prima linea ed aggregato alla 61" divisione fino al 25 giugno, quando fu avviato a Mestre per riord inarsi e raggiungere poi in Val Lagarina i commilitoni della 6" divisione. 62 La repressione di Graziani non piacque molto ad Orlando, il quale. pur accettando le severe necessità della disciplina militare in tempo di guerra, raccomandò "grandissimo tatto.. c di evitare le esecuzioni senza giudizio: e appena poté trasmise a Stefanik, vice presidente del Consiglio nazionale cecoslovacco, un messaggio molto caldo per i combattenti di quella nazionalità e per i loro ideali. Cfr. Graziani a Orlando, 13 giugno 1918; Orlando a Diaz, 14 giugno; Orlando a Stefanik , 28 giugno. DDJ , Serie 5, Xl, doc. 57,6 1, 148. 63 La Dichiarazione andava anche oltre, facendo responsabi li i membri delle dinastie degli Asburgo e degli Hohenzollern della sorte dei prigionieri cecoslovacchi. AUSSME. E 5. busta 232. L'episodio è ricordato anche nel Taccuino di Cesare De Lollis: ..GI i Czechi si banono bene. Tre sono stati impiccati, Orrore!", in Ceva. cii., p. 109. 64 Per quanto precede, vedi Costitu;:.ione,formazione, ecc. alleg. l al foglio 2252106 del 27.4.1967 dell'Ufficio Storico dello SME, AUSSME, L 3. busta 28; l'annesso 2 reca la formazione analitica della di visione, l'annesso 3 riassume le operazioni del btg cecoslovacco sul Piave: ivi si trova pure il richiamato o.d.g. del generale Graziani. di cui esiste anche uno schematico. ma utile appunto: vedi Principali vicende del Corpo Czeco-slovacco dalla sua costitu:.ionejìno a/6 ottobre 7918, F 3. busta 188, fase. l . Un'altra storia sommaria del Corpo stesso in Italia è in L 3, busta 75, fase. 4.


CAPITOLO VI • LA BAlTAGLIA OEL SOLSTIZIO

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La battaglia del Solstizio fu caratterizzata da una notevole attività aerea, che vide i piloti britannici della R.A.F. cooperare efficacemente con l'Aeronautica militare italiana. Secondo il Porro, si sarebbero contrappo te le fo rze seguenti 65:

Italia Francia Gran Bretagna Alleati totale Austria- Ungheria (*) più 4 d irigibili .

Caccia 221

Bombardieri

R icognitori

Totale

56

276 20 26 322 198

553 (*) 20 80 653 623

54

275 395

56 30

Dai dati esposti nella tabella, di cui poi diremo, emergerebbe una sostanziale equivalenza, in termini complessivi, del numero di apparecchi disponibili dalle due parti , con un modesto vantaggio (4-5%) alleato; la consistenza della caccia austriaca, sia pure ai fl.ni contabili, sarebbe stata nettamente superiore a quella alleata , mentre nella ricognizione e nel bombardamento la prevalenza numerica sarebbe andata agli alleati. Come già detto, i piloti da caccia britannici erano molto apprezzati: secondo i dati dj E. Roberts, a tutto maggio 1918 avevano già abbattuto 83 aeroplani nemici. Ma la mattina del '15 giugno , quando gli austro-ungarici assalirono le Unee alleate, su li ' Altipiano c'erano foschia c pioggia: con un simile tempo gli aviatori potevano dare ben poco aiuto alle truppe ten·estri. Né le condizioni meteorologiche migliorarono nel corso della giornata: sappiamo dal Diario della 6" Armata che il cielo era "prevalentemente coperto con nebbia e qualche pioggia", e tale si mantenne anche nelle ore che v idero l'arresto dell 'attacco e l'inizio delle contromanovre alleate dirette alla riconquista delle posizioni abbandonate. Poiché tra il Montello e il mare i profilavano situazioni più preoccupanti, nel pomeriggio le squadrigl ie della R.A.F. furono dirottate più ad est e sud-est, dove il tempo consenti va condizioni di volo migl iori e, contemporaneamente, maggiore appariva il bisogno di ajuto per la difesa, aggredita dagli austriaci che pas avano il fiume sotto cortine di fumo e accompagnati da aerei a bassa quota. La notizia che il nemico attraversava in forze il Piave all'altezza del Montello g iunse alle Il ,40 da un pi-

65 Porro.cit., p. 161.


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GLI ALLEATI

I:'<ITALIADl-l~ANTELA

PRNA G!-'ERRA \10XOIALE(l91 7-1918)

lota da caccia della 4Y squadriglia che tornava da un pattugliamento. Tra le 12,30 e le 13,05 partirono 9 caccia Camel; ciascuno trasportava 4 bombe da 20 libbre, una dei quali colpì un pontone carico di soldati, e un 'altra distrusse un barcone in partenza dalla riva~ gli apparecchi effettuarono anche un mitragliamento delle truppe. Poiché gli austriaci erano stati visti attraversare il Piave in gran numero e in molti punti , tutti gli aerei inglesi disponibili furono impiegati per aiutare le truppe italiane sotto attacco. 33 Camels erano in volo alle 16, impegnati "a completare il lavoro dell'Aeronautica italiana con attacchi su ponti, zattere, barche e truppe austriache nel settore del Piave": vennero lanciate 350 bombe. La Storia ufficiale britannica reca: "E' stato detto che questa immediata azione volontaria della R A.E, doppiamente val ida perché condotta tempestivamente, ha prevenuto un secondo disastro comparabile con quello di Caporetto. Questo è andare troppo lontano. Quel che è cetto, comunque, è che il bombardamento dei ponti e la disorganizzazione presso le truppe austriache conseguenti agli attacchi effettuati dai piloti italiani e dalla R.A.E impose ritardi alla fase iniziale dell'avanzata, che pregiudicarono apprezzabil mente le probabilità di successo del nemico" .66 L'azione aerea britannica si svolse soprattutto nella zona del Montello. Più verso il mare agiva l'Aeronautica della 3a Armata, sostenuta, volta a volta, dalla " massa" da caccia e da quella da bombardamento. I rispettivi diari di attività riportano puntualmente momento per momento le azioni di ricognizione e di contrasto all'irruzione avversaria. Per l'aviazione d' Armata, che aveva impegnato ripetutamente fino a 41 aeroplani , il bilancio de ll 'intensa giornata si chiudeva con 2 missioni svolte per caccia, 35 di ricognizione, 11 per l'artiglieria , 7 per collegamenti con la fanteria e 6 di bombardamento. In 21 combattimenti erano stati abbattuti 9 aerei nemici senza perdite nazionali. La ricognizione aveva seguito e segnalato perfino i movimenti delle pattugl ie; truppe e barconi avversari erano stati mitragliati senza posa durante il giorno ed erano state lanciate bombe sferiche su imbarcazioni, pornti c passerelle, interrompendoli tra Ponte della Priul a e Ponte di Piave, d i fronte a Salettuol e all'altezza di Musile. A loro volta i bombardieri , dopo aver attaccato tut-

66 Oj]icial History ofthe IVar. VI (H.A. Jones. The War in the Air), Oxford , Claren don Press. 1937. p. 284. In relazione agli attacchi aerei del pomeriggio, ad esempio, il cap. Barker della 663 squadriglia ricorda che gli attaccanti avevano lanciato due ponti di barche sul lìume. all'altezza del Montello. c che il più lungo venne attaccato a bassissima quota e spezzato in due punti.


CAPITOLO VJ . LA BATTAGUA DEL SOI.STI7.10

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to il giorno concentramenti di truppe nemiche, la notte, alla luce della lu na, condussero una pesante incursione sugli impianti ferroviari di Mattarello.67 Con grande sforzo, durante la notte gli attraversamenti del Piave fu rono rilanciati dai genieri austriaci , ma il 16 giugno gli av iatori inglesi li attaccarono di nuovo con 2 t d i bombe da 20 libbre nell a zona più settentrio nale, mentre più a sud i bombardieri italiani lanciavano batignoll es, mine, to rpedini e bombe incendiarie, colpendo efficacemente anche le vie d'afflusso del nemico: in particolare si concentrarono suJJ'area di San Donà di Piave, "per battere con intenso fuoco ammassamenti nemic i ulla riva sinistra del fiume ed i ponti che fan no u questo". Il 17 il cattivo tempo ostacolò gl i attacchi a bassa quota - tuttavia i piloti della 3:• Armata eseguirono lo stesso, sia pure in misura ridotta, bombardamenti e rnitragliamenti sfidando le " nubi bassissime"- e provocò un'ondata di piena del fiume che danneggiò gli attraversamenti austriaci, tanto che nel pomeriggio del 18 la ricognizione britannica segnalò intatti due ponti soli a S. Donà di Piave ed altri due incompleti. Subito i bombardieri Caproni li attaccaro no, insieme ai percorsi di accesso, lanciandovi ogni tipo di ordigni, mentre l'aviazione della 3a Armata si accaniva sulle passerelle. Il 19, il Comando bombardieri, dopo un 'altra pesante incursione a sud di Falzè, notava che "sul Piave, fra i ponti della Priula e que lli di Vidor (rotti) non esiste alcun ponte o passerella" . Sui ponti, peraltro, sparava con efficacia anche l' artiglieria , in collegamento con i ricognitori dell 'Armata, i cui caccia implacabilmente si dedicavano alla distruzione dei passagg i m inori .68 Non è il caso di segu ire minutamente, malgrado l'esistenza di docume nti archivistici molto consistenti, gli avvenimenti che ebbero come attori i piloti italiani, poiché non abbiamo il compito di scrivere la loro storia. Dovevamo però , se non altro, almeno un richiamo alla loro esistenza ed alla loro azione , che ad altri sfugge.69 Non , ad onor del vero, alla Storia ufficiale britannica, le quale celebra giustamente il tempesti-

67 Arch ivio dell'Ufficio Storico dell'Aeronau tica Militare (d'ora in poi indicato con A USA M), 13 Guerra Mondiale, Comando Aeronautko 3• Annata. Auivirà aerea primo semestre 1918. fase. 3; Comando Raggruppamento squadriglie da bombardamento. Auivirà gennaio-luglio 1918. fase. 3. 68 Ibidem: Relazione britannica, VI , cir .. p. 285. 69 Ultimamente, anche allo Stevcnson. cir .. p. 497:" Gli austriaci crearono diverse teste di ponte ... ,ma foni piogge e bombardieri britannici distrussero i loro ponti di barche"'.


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GU Al.LEATI IN ITt\LIADVRA.'-'TE Lt\ PRI\1AGVI:RRAMONDIALI! ( I917- 1918)

vo intervento della R.A .F. nel primo giorno dell'offensiva e ricorda che verso il 23 giugno, in piena ritirata au triaca, "l'intera forza della R.A.F. sul fro nte fu impiegata per aiutare le squadriglie da bombardamento italiane ad attaccare le truppe austriache in ripiegamento, impegnando 50 aerei britannici (44 Sopwith 'Camels'e 6 Re 8's)".70 La relazione italiana conferma che dal "15 giug no, durante il corso della battaglia, fino al 26, l'aviazione concorse con ininterrotta attività alla riuscita delJe operazioni, effettuando azioni di bombardamento su obiettivi diversi , crociere da caccia su tutto il cielo della battaglia , mitragliamenti a bassa quota su truppe nemiche ammassate e ricognizioni fotografiche ne l campo tattico e in quello strategico". Nei punti critici le squadrigl ie delle Armate erano appoggiate da raggruppamenti operativi di caccia e di bombardieri , premessa di quello che sarebbe stato, nella battagl ia finale della guerra, l'impiego della massa da caccia c della massa da bombardamento , "con unità di comando per far rapidamente convergere potenti offese sopra importanti obietti vi e continuo barramento su tutto il fronte". L'aviazione partecipava direttamente ai combattimenti impiegando la nuova tattica del mitragliamento a bassa quota su ammassamenti di truppe, trasporti mil itari e battterie in azione. Sui risultati di questa azione pare eloquente la relazione del 13° Comando imperiale e regio di aeronautica, la quale parla di buoni risultati ottenuti da quella aviazione solo nel giorno 15 giugno: "Dal 16 Ja situazione cambiò" perché l'aeronautica avversaria riuscì a condurre ininterrottamente bombardamenti sul fiume distruggendo i ponti . "Tale situazione fu la causa principale del cattivo esito de lla nostra azione ...La causa: l'assoluto dominio dell'aria del nemico", al punto che secondo questa relazione gli attaccanti furono ritardati e impediti " più dall 'aviazione che dall' artiglieria". A battaglia conclusa, l 'Ufficio Operazioni. del Comando Supremo rendeva testimonianza sull'efficacia di tale az ione: "I prig ionieri confermano uoanimeme nte che cause del ripiegamento sono state le

70 Relazione britannica. VI. cit .. pp. 285-86. Vi è riportato il racconto di un aviatore austriaco. abbattuto all' inilio della battaglia. che narra dell'improvviso apparire degli aerei britannici e della pioggia d 'acciaio che scaricarono sui pontoni. Mentre sul Montello era stato possibile abbatte re qualche bombardiere, i cacciatori inglesi attaccavano furiosamente come bulldogs arrabbiati e non c 'era niente da fare. Troppi i piloti nemici, troppe le loro bombe. Il lavoro dei pontieri diventò vano come quello di Sisifo: "Sei volte furono completati ponti e passerelle. sei volte furono distrutti".


CAPITOLO VI- LA BAITAGLIA DEL SOLSTIZIO

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enormi perdite subite, e la impossibilità di rifornirsi, sia di viveri, sia di munizioni; e ciò a causa della nostra aviazione che inces antemente bombardava e mitragliava la zona dei ponti".7 1 In linea con tali affermazioni sono anche fonti memorialistiche avversarie. Dal noto libro eli ricordi eli guerra di un tenente d'artiglieria austriaco citiamo un e pi sodio: salutati dall'entusiasmo delle truppe attaccanti , decine di aeroplani dalla croce ferrata avevano condotto una riuscita incursione contro le linee italiane, quando , mezz'ora dopo, comparvero aerei in avvicinamento dal Jato opposto. "Sono interi stormi che roteano attorno ai palloni frenati, alla loro stessa altezza ... Ve ne saranno sessanta o settanta, forse anche di più ...Tutti fissano la minacciosa nube, il rombo della quale strazia i timpani. Nessuno parla più. Si dà un'occhiata a chi ci sta vicino, si fa un cenno e poi si volgono di nuovo gli occhi verso il cielo. Ecco la rappresaglia ital iana per il nostro attacco aereo di poco fa. E ' ancora difficile stabilire dove le bombe pioveranno. Tutti credono di venir presi di mira, perché vedono l'attaccante e non ne sono visti. Questa illusione e il senso della completa inutilità di ogni tentativo di difesa fanno degli attacchi aere i un vero martirio per i nervi ... Davanti procedono piccoli apparecchi da cacc ia, seguiti da grossi trimotori Caproni. Di secondo in secondo il rombo dei motori diventa sempre più assordante. Qua e là un uomo si mette a correre, piegato in due, lungo la trincea, si butta a terra, preme la testa contro il parapetto , chiude gli occhi. Per quanto l'idea sia idiota, quando si fissa la linea che sta avanzando si ha l'i mpressione che tutti i cannocchiali degli osservatori siano puntati su di noi c che tutte le bombe ci siano destinate .. .Adesso i caccia sono opra d i noi , a una quota di circa duemilacinquecento metri. Luccicano nel sole e continuano ad avanzare ...Poi il uolo trema , e colonne di terra prizzano in alto in mezzo a un fragore incredibile. Vedo due o tre enormi bombe staccarsi dagli aeroplani e precipitare a terra, rigando l'aria di nero. E la paura s'impadroni sce di me: premo la faccia contro il parapetto della trincea. In poch i mi nuti tutto è passato . La maggior parte delle bombe è caduta alle nostre spalle, sopra i ponti, le strade, le batterie. Non

71 Notiziario n. 1931 del 25 g iugno 1918. Anche r asso italiano Francesco Baracca, quando fu colpito da terra c prccipilò sul Montello. si trovava a meno di 200 m dal suolo. Per la richiamata relazione austriaca . vedi Porro. cit., pp. 168-69.


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GLI ALLEATI IN ITALIA DURA,VJ'E LA PRI~t i\GUE RRA MOIIDIALE(I9 17- 1918)

sappiamo che cosa e quanto sia stato d istrutto , ma la limpida giornata ci pare si s ia tramutata in un inferno di fuoco" .72 Non da allora, del resto , gli austriaci avevano un "alto concetto'' della nostra aviazione. Erano partico larmente "apprezzate le nostre squadriglie da caccia ed i nostri Caproni" .73 Dal l o al 30 giugno questi bombardieri eseguirono 25 grossi attacchi diurni e notturni e i dirigibili lO , colpendo campi d'aviazione, stazionj ferroviarie, ponti e pa erelle, assembramenti di truppe nemiche: solo tra il 15 e il 25 lanciarono sugl i obiettivi 67.000 kg di bombe; a partire dal 20 vi volarono anche piloti americani , tra cui il cap . Fiorello La Guardia, istruiti a Foggia ed assegnati al 4° ed al 14° gruppo da bombardamento. Gli apparecchi destinati alla ricognizione, oltre a svolgere in maniera incessante la loro missione primaria dalle zone di combattimento alle retrovie più lontane dell'avversario , concorsero con quelli da bombardamento alle azioni offensive. " La cacc ia e la contraerea abbatterono 150 velivoli nemici e 7 draken, in questa e ntità numerica: nostra caccia, 86 apparecchi e 5 draken ; caccia inglese, 61 e 2; contraerea, 3 aerei. Inoltre, 25 velivoli nemici furono co-

72 F. Weber, Tappe della disfatta . Milano, Mursia, 1965. pp. 2 12- 14. Anche la ricordata relazione francese del 4 luglio conferma che la situazione degli attaccanti "è resa insostenibile dai bombardamenti incessanti dell'aviazione italiana. inglese c francese" . AUSSM E, F l. busta 72. fase. 7. 73 1 bombardieri Caproni erano molt o apprezzati anche dai frances i, che ne chiesero la presenza sul loro fronte. Così il 18° gruppo da bombardamento (sq uadriglie 3. 14 , 15) si trasferì nel dicembre 1917 dall'aeroporto di Taliedo, via Ventimiglia, a Dig ione, da dove si basarono sul campo di Longvic. conducendo la prima incursione su obiettivi german ici la stessa notte del loro arrivo; insieme ad altri tre Gruppi francesi venne poi a formare l'Il " Squadra, agli ordini del com. C habant, che dipendeva dal Comando Aeronautica del Gruppo Armate Est: operarono prevalentemente di notte (in que lla sul 29 maggio, 2 incursioni) e la loro azione venne diretta soprattutìo su stazioni ferroviarie, campi d'aviazione, e centri occupati dal nemico. Sul fronte italiano. già ne l 19 17 le incursioni di questi apparecchi su Pola avevano ..avuto terribile efficacia di distruzione''; ed anche nel vallone di Chiapovano avevano provocato stragi. Dal canto loro gli austriaci riconoscevano " la virtuosità cd il merito dei piloti ital iani ...che spesso si abbassano a quote pericolose", ed avevano " un sacro terro re de i Caproni 300 hp, che, prima di averne catturato uno, credevano blindati e armati di un cannoncino e di due mitrag liatric i". Proprio per la stima che nutrivano verso i loro avversari, g li aviatori austriaci si consideravano tenuti a comportarsi con la medesima cavalleria e lealtà che riconoscevano ai piloti italiani. e se una loro bomba mancava il bersaglio e provocava vittime civili . giuravano sul proprio onore che era stato un errore. Nel 1916 un Comando d'Armata austroungarico diramò una circolare "con la qua le si minacciavano le più gravi pe ne a coloro che insultassero o recassero sfregio ad un aviatore italiano clhe dovesse cadere entro le linee austriache ... tale circolare fu fatta non per g li austriaci che sono leali ed ammi rano il valore degli av iatori italiani , ma per gli ungheresi che sono primitivi e feroci''. Cappellano. cir.. pp. 400-04.


CAPITOLO VI- LABATfAGLIA DEL SOLSTII.JO

stretti ad atterrare nelle proprie linee, fuori dai loro campi, per avarie subite in combattimento" _74 I dati statistici citati nel corso dell 'esposizione presentano tra loro notevoli discordanze Quando si tratta di differenti metodi di calcolo o di non coincidenza di te mpi ne lla rilevazione, esse sono più apparenti che real i, ma vi sono casi in cui e me rge una stridente incompatibilità. E ' ben difficile, ad esempio , conc il iare gli 83 velivoli nemici abbattuti dalla caccia inglese sino alla fi ne di maggio nella valutazione di Roberts, con i 294 del rapporto Cava n. Ma soprattutto emerge un 'altra questione riguardo alla battaglia di mezzo giugno. Il dottor Hans Heiss dell'Archivio provinciale di Bolzano ha scritto che " l' Aeronautica austri aca in pochi giorni perse due terzi dei suoi mezzi", ciò che non risu lta ponendo in re lazione il dato sulla consistenza di quella aviazione forni to dal Porro (623 aerei) -quasi pari alla flotta aerea dell'Intesa in Itali a quando Stevenson, sulla scorta di Falls, afferma che gli alleati godevano di " una superiorità più che doppia in aerei" - e quello della Relazione italiana concernente il numero degl i apparecchi austriaci abbattuti ( 150) durante la battaglia del Solstizio ,75 Anche ammettendo che, oltre a que lli abbattuti in combattimento , altri aeroplani con la croce ferrata siano andati perduti al suolo o per altre cause, i conti non tornano, e può darsi che Heiss o Porro abbiano esagerato nelle loro stime. Pare giusto non dimenticare, trattando di alleati in Italia, che da tempo erano presenti in questo paese volontari della Croce Rossa, provenienti dalla Gran Bretagna e dagli Stati Un iti , che si dedicavano con grande impegno alla raccolta ed alla cura dei feriti.

74 Relazione con la quale il Comando Superiore di Aeronawica presso il Comando Supremo delle truppe mobiliwre accompagnava la proposta di una alta ricompensa al valor militare al Corpo Aeronawico Militare, del Brig . Gen. De Siebert al Comando Supremo, zona d i guerra, IO ottobre 19 19, in Porro, cit ., Appendice, alle g. l, p. 243; Relazione, pp. 650-53 . E.L. Roberts stima in 83 gli aerei avversari abbattuti dag li aviatori britannici sino alla fine del maggio 1918, ed in 64 quelli abbatl1lti in g iugno . P.H. Lidd1e, The Airmen's War 1914 -1918, Poole-New York-Sydney, Blandford Press, 1987, p. 138. Il corrispondente di guerra Allen ritiene che questi successi fossero particolarmente significativi. perché conseguili "in un paese che da un punto di vista aviatorio è difficilissimo". in Cecchin. cir .. p. 25. Per i piloti statunitensi. vedi AUSAM. l" Guerra Mondiale . Comando Raggruppamento Squadriglie da bombardamento. fase. Foggiani: A. Armani. Senza co::.::.ar di rocco. Roma, L'Aviazione. 1925. pp. 241 -55. 75 1-Jeiss. La morte dell'Aquila bicipite, in AA.VV., Al di qua al di là. ecc .. cit., p. 131; Porro, cit., p. 161; Re lazione. V. tomo l. p . 653; Stevenson. cit .. p. 497.


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GLI ALLEATili\ ITALIA DURA~lE LA PRI\1 \GIJERRAM0NDIALE(I91 7-19181

Le crocerossine inglesi erano molto popolari , s ia per il loro coraggio, sia perché spesso guidavano le ambulanze, mansione inconsueta allora per una donna italiana. L'ammirazione che suscitavano era sincera e tale da annullare, e ci fosse stata, ogn i possibile componente di gaJiismo. Dal diario di un ufficiale italiano riportiamo q ualche annotazione, da collocare nel tempo ai giorn i immediatamente successivi alla conclusione dell' offensiva austriaca di mezzo giugno 1918. Questo ufficiale scrive dunque che il 25, quando g iunse notizia che le truppe italiane erano di nuovo sul Piave. " io e da Lisca76 ..• abbracciammo e baciammo le due inglesi dell 'ambulanza di Miss Hynna Vynne, che non si scompo ero affatto; anzi ci regalarono pacchi di gallettine e cioccolato ...Vi era dunque l'eterno fe mminino anche nella battaglia. Non so a quell'ora quanti viaggi avessero fatto, con discipl ina ammirevole: il medico affidava alle loro due autoambulanze i feriti più gravi , perché era sicuro che li portassero con la dovuta lentezza. Esse tornavano portando nei furgoncini vuoti ogni ben di Dio di provviste; le scaricavano e aspettavano i feriti . passeggiando con tutta serenità pel poco allegro piazzale di Pralongo .. .la loro presenza cacciava la pusillanimità istintiva dei sani che dovevano tornare al fuoco, confortava i feriti che fin ivano di lamentarsi, quando il lamento era solo sfogo di noia e di nausea. No n so perché, ma il sentimento di ammirazione svaniva in me quando vedevo le due donne entrare per curiosità (per che altro?) in uno stanzone che avevamo adibito a came ra mortuaria e dove erano state collocate le salme dei morti al posto di medicazione e d i alcuni ufficiali g ià recuperati dal campo di battagl ia (perché gli ufficiali hanno il privilegio d' una rapida sistemazione del loro stato civile!) . E' vero che il volto delle visitatrici esprimeva soltanto sentimenti irrcprensibili" . In data 26 giugno l'autore del diario , cap. Lodolini , annota: "Stamane ho visitato il campo di battag lia con la mis ingle e, da Barbarana a Gonfo, da S. Pietro a Meolo" . Non era un bello spettacolo: c'erano, uomini e cavalli , morti antichi e morti recenti ancora disposti in positure che ponevano in evidenza le modalità spaventose della loro uccisione. "La miss mi ha detto in fran cese: 'Che pena dare mo ai responsabili di questo?' ...Ma la mia compag na era suffic iente mente disinvolta. Mi ha mostrato poi a casa sua - una villetta a Roncade - una serie di fotografie che spiegano la sua indiffe-

?6 Il marchese Gi useppe da L isca , di Verona, ufficiale d 'ordinanza de l generale Agostin o Ravelli, comandan te della 7' divisione italiana.


C \PfTOLO VI - LA BAITAGLIA DEL SOI.Sl WO

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renza a certi spettacoli. Fotografie di campi di battaglia russi coperti letteralmente di cadaveri, ricordo della sua missione ul teatro orientale. Disgraziatamente, attraverso il nostro reciproco cattivo francese non ho potuto sondare bene la sua anima; ma mi è parso che non la pietà o l'amor di patria l'hanno guidata a certe imprese, ma una specie d'istinto sportivo: una specie di amore per il 'record', per il difficile, per ciò che altre donne schivano. E vi ha resistito come il corridore resiste sulla pista. Poi , forse, s'è innamorata del suo mestiere, perché è noto che l'orrore del male esercita un fascino innegabile sulle natu re isteriche. Dico forse. perché non ne sono sicuro nei riguardi della mia miss; e mettiamo pure che il suo fosse eroismo" .77 Con i volontari americani c 'era anche Ernest Hemingway, allora diciottenne, autista di un 'ambu lanza della Croce Rossa. Fu il secondo americano ad essere colpito sul fro nte ita liano, la notte dell'8 luglio 19 18, da una granata che uccise un soldato italiano e ferì l'americano "mentre distribuiva c ioccolato ai soldati italiani in trincea. Fu insignito della medaglia d'argento italiana al valor militare. 'E' un amore di ospedale - cris e due settimane dopo da Milano - e ci sono circa diciotto infermiere americane a prendersi cura di quattro pazienti. E' tutto bello, godo di ogni comodità e uno dei migliori chirurghi di Milano si occupa delle mie ferite'. Alcuni frammenti di granata gli si erano conficcati nel piede destro e nel ginocchio; decine di frammenti più piccoli l'avevano colpito alle cosce, in testa e a una mano" ...Secondo la storia ufficiale americana, Hemingway, prima di prendersi cura di sé , "prestò generosa assistenza ai soldati italiani che erano stati feriti più gravemente nella stessa esplosione e non volle essere portato via prima che essi fossero tati soccorsi" .78 A battaglia del Solstizio conclusa, il Comando Supremo italiano disponeva ancora di una riserva di 6 divisioni di fanteria e 3 di cavalleria, cui al massimo si sarebbero potute aggiungere l divisione francese ed l britannica. Se una simile condizione non pareva sufficiente a Diaz per impostare una grande controffensiva , gli dava tuttavia la tranqu illità necessaria per lanciare in vari punti del fronte operazioni locali dirette a

77 A. Lodolini. Quauro 01111i se11:.a Dio. Udine, Gaspari . 2005.11. pp. 151-55. 78 M. Gilbert. La grande storia della prima guerra mondiale, Milano. Mondadori,

1998. p. 53 1.


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OLI ALLEATI l:'< ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA ~10:-IDIALI:i ( 1917-1918)

recuperare posizioni ed a risistemare le linee. In questi limiti , le operazioni potevano partire subito. Sul fronte della 63 Armata, il Xlii CA italiano riconquistò i " tre monti" Valbella, Col del Rosso e Col d' Echele tra il 29 e il 30 gi ugno. L'operazione fu condotta con solo IO compagnie, ed alla preparazione d'artiglieria , oltre alle batterie del XIII e XX CA , presero parte anche quelle francesi del XII CA e quelle britanniche del XIV: queste ultime eseguirono anche una pseudo preparazione sulle linee nemiche contrapposte nei g iorn i precedenti l'attacco . Nella conquista di Valbella si distinse una compagnia di formazio ne cecoslovacca schierata all'estrema destra del CA, la quale riportò perdite sensibili che indussero il gen. Montuori , mancando rimpiazzi , di non reimpiegarla in azioni offensive_79 A sinistra del dispositivo d'attacco italiano operarono in copertura anche reparti francesi, che si spinsero verso le Malghe di Costalunga al fine di prevenire eventuali contrattacchi avversari da Ronco Carbon. Più acl est il IX CA (4a Armata) riprese Col del Miglio il 2 luglio e ripristinò la linea difensiva più avanzata "Alba" come prima dell'offensiva austroungarica. Sul Montello, dopo la ritirata nemica, ci si limitò ad un riassetto delle posizioni. Nel delta del Piave il XXIII CA , che a fine battaglia aveva rioccupato la testa di ponte di Capo Sile, ricevette rinforz i di fanteria e di artiglieria per tentare la riconquista del terreno ad ovest del Piave Nuovo ed accorciare la linea del fronte portandolo sulJa riva destra del fiume, da lntestadura al mare. Con pieno successo, l'operazione ebbe luogo tra il2 e il 6 luglio. Era stato previsto un importante sostegno aereo , con bombardamenti dei dirigibili e dei trimotori Caproni e con mitragliamenti cui avrebbe concorso anche l'aviazione inglese: essa distaccò aJcuni ricognitori sul campo di Malcontenta, con adeguata protezione di caccia, ed operò sotto comando italiano in cooperazione con l'artiglieria_80 Le perdite avversarie ri ultarono partico larmente pesanti in questo breve ci-

79 Montuori ai Comandanti del XIII e XX CA, 2 luglio 19 18, AUSSME. L 3. busta 28, dove è pure citato uoo stralcio del Diario storico del XIII CA che reca: "Alla conquista di Mo nte ValbeUa concorse con sublime eroismo e sprezzo del pericolo l compagnia cecoslovacca che ebbe l ufficiale e 18 soldati morti e 4 ufficial i e 40 soldati feriti''. lvi è anche la lettera di elogio del 30 g iugno scritta dal gen. Sani, Comandante del Xlll CA. Per le azioni delle Armate 6". 4" e 8", vedi Re lazione. V, tomo l . pp. 689-7 15. 80 Il coinvolgimento degli av iatori alleati era previsto al punto 4 , b dell'ordine di operazione n. 994 del29 giugno 1918 del Comando superiore de ll 'Aeronautica. Re lazione. V_ tomo l bis. doc. 2 12; Relatiooe britannica. VI. pp. 286-87 _


CAPITOLO VI - LA BATTAGl- IA DEL SOLSTIZIO

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cio di azioni sul delta: oltre ai morti e feriti in combattimento, "2.900 prigionieri, 20 cannoni, 12 bombarde e 80 mitrag liatrici" furono catn.ratj dal xxm CA .81

81 Cfr Relazione. V, tomo l, pp. 715-25. La vista dei prigionieri a Pralongo, tenuti a bada dai carabinieri. ma pronti " a sbandarsi al sibilo delle granate", suggerì al cap. Lodo li ni (cit., ll , p. 151) l'annotazione: "Perchè il soldato austriaco, c he è tanto soldato in combattimento, perde ogni di gnità appe na preso. Lascio la sp iegazione agli psicologi". E forse uno psicologo gliela dà, riferendosi naturalmente a tutti i prig ionieri , non solo a quelli austriaci: '"non è dato osservare qua i mai la nevrosi traumatica in prigionieri di guerra. Costoro non hanno alcun interesse a star male a lungo dopo la cattura, né possono . in terra straniera, sperare in alcun risarcimento. In prigionia s i sentono al sicuro , per il momento, dai pericoli della guerra" . S. Fere nczi, Le nevrosi di guerra. in S . Freud , S. Ferenczi , K. Abraham, E. Simmel , E. Jones, Psicoanalisi delle nevrosi di guerra , Roma, ewton Compton. 1976, p. 35. Se questo è vero, si può supporre che quei soldati facessero particolare allenzione a scansare il pericolo per non caderne vittime proprio quando si trovavano in una condizione che poteva allontanarlo.



Capitolo VII IL TEMPO DEL TEMPO PERDUTO

La grande battaglia difensiva di giugno era terminata e dall 'esperienza appena conclusa si cercava di cogliere qualche lezione utile per l'avvenire. Il Comandante generale del Genio richiamò l'attenzione dei Comandi interessati su qualche e lim inabile carenza delle sistemazion i talliche difensive, che erano state poste in evidenza dall'attacco nem ico. I varchi nei reticolati si erano dimo trati spesso troppo stretti ed occorreva ampliarli "in modo che in ogni caso risultino di larghezza superiore ai due metri e distanziati a non più di 50 metri "; era opportuno largheggiare nella distribuzione alle truppe di pinze tagliafùi perché potessero all'occorrenza improvvisare i passaggi. Si era poi rilevata la frequente insufficienza delle bretelle di collegamento tra le fasce difensive, quando invece sarebbero state assai uti li "per costituire compartimentazioni stagne fra le medesime"; le compartimentazioni dovevano essere "abbastanza ampie da consentire la manovra di contrattacco". Le bretelle andavano realizzate "con semplici e robusti reticolati muniti di frequenti passaggi, senza predisposizione di e lementi attivi", così da aiutare i difensori a "trovare le postazioni adatte in corrispondenza degli appoggi tattici che fornirà il terreno·· e rendere possibile l' utilizzazione delle bretelle "in ambo le fronti, secondo della direzione dell'attacco". Un 'altra osservazione riguardava le mitragliatrici, di cui gl i austriaci avevano fatto largo impiego da posizioni "occultate alla vista" durante i contrattacchi italiani, ciò che era valso ad ostacolare ed a ritardare l'inseguimento: pareva quind i conveniente "stabilire nidi di mitragliatrici non solo a tergo delle fasce difensive, ma anche in avanti alla fascia di copertura, scegliendo per tali sistemazioni postazioni adatte, dalle quali si abbia un buon campo di tiro e che al tempo stesso risultino bene occultate alla vista", c veniva suggerito l' uso di "reticolati bassi non emergenti dal terreno perché non smascherino le postazioni" .1

1 Di quanto esposto dovevano tener conto i Comandi nelle sistemazioni delle linee comprese nel territorio di loro competenza, per meglio riauare le trincee danneggiate, specie nella zona del Montello dove la difesa non era ancora organizzata a sufficienza. ota del TG G.B. Marieni, comandante del Genio. 28 giugno 1918.AUSSME, E 2, busta 132.


CLI ALLEATI IN ITALIA DURANTE LAPRIMAGUERRAMONDIALE(19 17-19 18)

Il brigadiere generale Wardrop , Comandante dell'Artiglieria del XIV CA britannico, redasse un rapporto che esaminava le esperienze relative al tiro di controbatteria, che Montuori sottopose al i 'esame del generale Roberto Segre, da cui dipendeva l'artiglieria dell'Armata. Questi lo esaminò accuratamente e , "a parte qualche inesattezza e qualche esagerazione", ritenne di poterne condividere la sostanza. Sulla prima parte del documento, le osservazioni riguardavano: a) La conferma dell'utilità della cooperazione aerea nell'osservazione del tiro; quando era mancata, era dipeso dalla scarsità dei mezzi aerei disponibili allo scopo, non dalla sfiducia nella loro utilità anche in montagna, come credeva Wardrop; ogni CA avrebbe dovuto disporre per tali compiti di 12 apparecchi per effettuare rilevamenti ad intervall i non superiori alle 2 ore; b) In maggio e giugno l'artiglieria britannica, con l'ausilio di 18 aerei e largo consumo di munizioni aveva avuto successo, riuscendo a far esplodere depositi di munizioni ed arrecando danni a materiali e postazioni avversarie, ma appariva discutibile " se convenga adottare in via permanente su tutta la fronte il metodico tiro di controbatteria e distruzione", quando non esplicitamente richiesto da considerazioni strategiche o da esigenze eli addestramento, perché ne sarebbe derivato un forte consumo di munizioni ed un logoramento di materiale d'artiglieria e d'aviazione "probabilmente inferiore ai danni inflitti al nem ico"; come dimostrava la recente esperienza della battaglia, con 250 pezzi avversari resi inutilizzabili nella sola giornata del 15 giugno, era preferibile raggiungere un grado perfetto d i addestramento e di affiatamento con gli osservatori terrestri ed aerei, tanto più che il metodo della "controbatteria contin ua" poteva indurre il nemico a spostare le sue batterie e ad altri accorgimenti eli mascheramento passibili eli diminuire l'efficacia del tiro amico nei giorni di operazione; c) L' addestramento al tiro di distruzione ed a quello di controbatteria non era separato nell'artiglieria italian a, la quale aveva in dotazione l sola antenna per gruppo a fronte di l per btg dei similari reparti britannici; né si poteva ignorare che vi erano state molte valutazioni non concordanti tra gli osservatori terrestri e quelli aerei britannici, a causa della scarsa conoscenza del terreno da pa1t e di questi ultimi, o tt·ascurare il fatto che le batterie di calibro maggiore avevano i loro tempi per attuare cambiamenti nella direzione del tiro e "non possono rispondere alla chiamata di un aeroplano con la celerità che sarebbe necessaria" .2 2 Molto dipendeva dalla qualità del materiale d'artiglieria: " il tiro meglio riuscito, a giudizio del Gen. Wardrop, fu quello di una batteria da 155 L. F. e cioè da una delle batterie meno addestrate; il successo è dovuto, dunque, essenzialmente al tipo di materiale impiegato".


CAPITOLO VII • Il. TEMPO DEL TEM l'O l'cRDlTTO

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Esaminando la seconda parte del rapporto , Segre concordava u molti punti con le osservazioni di Wardrop, in particolare sulla necessità di "coordinare i metodi in uso nelle varie armate, senza però entrare in minuziosi particolari", come era invece nella tradizione britannica. Sarebbe stato piuttosto uti le ottenere un numero maggiore di tazioni radiotelegrafiche per l'artiglieria e le tavole di tiro in esperimento, non per considerarle la soluzione definitiva per il tiro in montagna , ma per utilizzarle come un contributo utile e stimolante. '·La questione se convenga assegnare al tiro di controbatteria piuttosto gl i obici che i cannoni è molto complessa . Mi limiterò a far presente che l' impiego dei cannoni, presso di noi, è imposto dalla insufficiente gittata dei nostri obici 149 p.c. E' però da notare che i Francesi- i quali dispongono d i un ottimo obice con gittata superiore a quello inglese - preferiscono , per la controbatteria, i cannoni agli obici (hanno però il 155 L con granata più efficace di quella da 152 l). D'altronde anche il Gen. Wardrop ha chiesto di avere a sua d isposizione gruppi di cannoni da 149 A, appunto per completare l'azione di controbatteria oltre la gittata consentita agli obici inglesi·'. Sulla terza parte Segre si diceva "pienamente d ' accordo" , dal momento che presso la 6" Armata era già un fatto compiuto che interi raggruppamenti i dedicassero "al lavoro d i controbatteria"; dal gennaio precedente infatti era stato avviato un accurato e continuo impegno organizzativo e di addestramento che aveva dato ottimi risultati nella battaglia di giugno , quando " i danni portati all 'artiglieria nemica dal tiro di neutralizzazione hanno prodotto una diminuzione considerevole di efficacia nel suo tiro, e ciò nel momento per noi più opportuno. Concludo: il Gen. Wardrop dice, in complesso , cose giuste. Essenzialmente , egl i espone inconvenienti che rendono i nostri materiali cd il no tro munizionamento meno atti al tiro di controbatteria di distruzione, e deficienze nella regolamentazione tattica e tecnica (tavole di tiro). Come V.E. sa, ho fatto quanto è possibile per migliorare lo stato di fatto e per provocare più importanti perfezionamenti da parte delle Autorità centrali; posso affermare che i miei sforzi sono apprezzati e non solo nell'ambiente dell'armata, onde ritengo si dovrebbe tener conto- nella compi lazione dei nuovi regolamenti - di quanto è stato fatto presso questa Armata. Ma il Ge n. Wardrop insiste specialme nte sul metodo inglese della continua controbatteria di distruzione, A tale metodo potrebbe contrapporsi quello francese di iniziare la controbatteria di distruzione solo quattro o cinque giorni prima di quello stabilito per l'attacco, in modo da non dare al nemico il tempo di riparare i danni prodotti dal nostro tiro. Ma rni sembra più opportuno rilevare che un metodo , per quanto ec-


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GU ALLEATI IN ITAUA DURANTE LA PRlMA GUERRA MONDIALE (1917-1918)

cellente, non può dare buoni frutti se non si hanno i mezzi per bene applicarlo: ora, la deficienza di aeroplani e di apparecchi radiotelegrafici riceventi, la mancanza di materiaU di medio calibro e di munjzioni adatte ci consigliano di non adottare il metodo inglese, e cioè di non prescrivere per tutto l ' Esercito la controbatteria di distruzmone" .3 In ogni caso parrebbe che l'aspetto più importante del rapporto Wardrop e dei commenti di Segre fosse comunque l'evidente sforzo di ·Cooperare per il meglio, obiettivo che il recente impegno comune in combattimento aveva reso particolarmente attuale. Ora però, mentre il Comando Supremo gestiva operazioni di recupero locale, veniva il momento di scegUere l'orientamento più conveniente - e possibile- per i mesi venturi sul fronte itaUano. Giunse una lettera di Foch, nella quale era contemplata la possibil ità che la Germania, per convincere Vienna a muoversi, le avesse promesso l'aiuto di truppe tedesche in Italia dopo una prima vittoria austriaca. Ma il fallimento dell'offens iva di giugno avrebbe costretto i tedeschi a fare tutto da soli anche contro gli italiani, e questo non era possibile con le battaglie in corso sul suolo francese. Se ne deduceva che l'Italia non rischiava di essere seriamente attaccata da rinforzi germanici, ma che invece era l'Esercito italiano in condizioni di imbastire operazioni offensive. Una marcia su Vienna al fine di eliminare l'Austria dalla guerra esigeva preventi vamente un guadagno di spazio sul lato montano del fronte per evitare che, dalla sua posizione centrale, la Germania potesse portare una minaccia mortale sul fianco sinistro delle forze avanzanti. Si trattava di una necessità assoluta: "gli Alleati possono impegnarsi in questa direzione soltanto dopo aver conquistato, nella regione alpestre, una profondità di terreno ed organizzato delle posizioni capaci di assicurare libertà e sicurezza sufficienti alla loro marcia" . Peraltro, sarebbero occorse grandi forze a!Reate, di cui sul momento non si intravedeva la disponibilità . Restava quindi, come forza d'impiego, solo il Regio Esercito, sia pure appoggiato dalle unità alleate che erano già in Italia. li Comando italiano doveva sapere "che il Piave

3 Aggiungeva, infine, che per ostacolare l'aggiustamento del tiro all ' artiglieria nemica, sottraendo rapidamente le buche alla fotografia aerea, conveniva ricon-ere al loro mascheramento. Segre a Montuori , 8 agosto 1918 , AUSSME, E 2 , busta 91. Lo stesso gen . Roberto Segre notava, in una lettera al "Corriere della Sera" del gennaio 1930, che l'azione dell'artiglieria italiana nella battaglia del Solstizio aveva costituito un'esperienza uti le per tutti, tanto che un mese dopo, nella Champagne, anche l'artiglieria della IV Armata francese aveva eseguito per la prima volta il tiro di coll1tropreparazione durante la notte. AUSSME, F 3, busta 155 , fase. 8:


CAPI'! OLO VU - IL Tl!~1 l'O DEL TEMPO PERDUTO

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costituisce una cattiva ba e di partenza per un attacco in direzione dell'Est"; chiave della difesa nemica era il possesso "della regione montagnosa Valdobbiadene-Vittorio, ___ particolarmente difficile da attaccare". Prima che l'arrivo degli americani permettesse un'offensiva generale in settembre sul fronte francese , "la parte dell'Esercito italiano .. _sembra dover essere la conquista della strada da Trento a Feltre e della regione di Trento, il cui possesso è indispensabi le per consentire una spinta ulteriore verso Est e al di là del Piave".4 La missiva di Foch poneva già in evidenza talune incomponibili divergenze italo-francesi che avrebbero contin uato a contrapporsi tra loro sino alla battaglia finale. Quella di chiedere agi i italiani di attaccare, e poi di attaccare, e poi di attaccare ancora era stata una costante che aveva avuto un discreto successo nel passato, quando anche i piani del Comando Supremo potevano sposars i con tali sollecitazioni . Ora però i tempi erano diversi. Dopo Caporetto, i prezzi pagati per le "spallate sull' I onzo" non erano più sopportabili in Italia. Diaz lo sapeva e conosceva bene anche i costi del successo di g iugno. L' inventario delle perdite de nunciava inoltre un numero elevato di prigionieri italiani, che non era tranquillizzante, anche se i dati erano d istribuiti su tutto il fronte (metà ne l basso Piave e un quarto sul Montello), a dimostrazione che non si era verificato nessun ced imento o "sciopero militare" , e che le truppe si erano battute bene dappertutto, affrontando con alto spirito morale anche i sacrifici più sanguinosi. Ma la vittoria non aveva cambiato i preesistenti rapporti quantitativi, che vedevano in vantaggio numerico rEsercito austro-ungarico. Inoltre il Comando italiano aveva dovuto mandare in linea -ed era stato uno dei fattori determinanti del successo- coscritti della classe 1899 , c ui gli alleati non avevano ancora ricorso, e addestrava i giovani del 1900 per il 19 19, che si considerava allora l'anno della decisione. Il Capo di S .M. italiano diffidava dell'idea che l'entusiasmo potesse supplire la carenza di effettivi.

4 Sollecitava quindi il Comando italiano "a riprendere e ad attuare il più presto possibile i suoi progetti di offensiva sull ' Alli piano di Asiago, estesa ad est de l Brenta, per avv icinarsi il più possibile alla strada di Feltre con la conquista del massiccio de lle Melette e del Monte Lisser". Una parte importante delle riserve avrebbe dovuto essere spostata verso la regione montagnosa al fine di respingere eventuali attacchi prevcnùvi del nemico. Foch a Diaz, 27 gi ugno 191 8. Relazione, V. tomo 2 bis, doc. 4; Relazione francese, VI, vol. 2, pp. 362-64.


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GLI ALLEATI L'l ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE (19 17-19 18)

I reiterati tentativi di trovare rinforzi straordinari non promettevano niente di buono. Realisticamente, il generale RobiEant aveva segnalato da Parigi l'esistenza di un "ambiente manifestamente contrario a prendere in considerazione l 'eventualità così di cessione di forze francesi e inglesi, come di rinuncia ad unità americane a favore della fronte italiana" .5 A fronte di questa chiusura, insospettivano anche i toni apparentemente entusiastici con cui stampa ed opinioni pubbliche alleate avevano accolto la notizia della vittoria; tanto più che l'ambasciatore a Parigi ben avvertiva: "la tendenza che qui si va disegnando a esagerare le conseguenze immediate della sconfitta austriaca. Quasi tutti i giornali ci invitano a passare energicamente all 'offensiva per abbattere definitivamente l'Austria di cui si esagerano del pari le debolezze interne e per alleggerire la pressione tedesca su questo fronte. E' una tendenza della quale dobbiamo tener conto poiché essa può creare qui illusioni nocive ai nostri interessi nell'eventualità , che non è da escludere, che la Germania

5 Orlando, invece, sperava ancora di ottenere quelle "larghe forze alleate in Italia", la cui necessità Diaz gli aveva prospettato se si desiderava veder attuare una offensiva italiana che continuasse a premere l'Esercito austriaco. Il 28 però anche Orlando era costretto a prendere atto che il Capo di S.M. britannico, gen. Wilson, parlando della superiorità germanica in Francia, aveva "implicitamente fatto capire che era impossibile inviare rinforzi in Italia", e che Foch, a sua volta, era stato evasivo, negando anche i pochi carri e l' iprite richiesti _ Robilant a Orlando, 25 gi ugno 19 l 8; Orlando a Diaz, 25 e 28 g iugno, in AUSSME, E 2, busta 81. Vedi anche la nota di Robilant a Orlando, Diaz, ecc., del 25 giugno in cui è riferita l'opinione del gen. Belin, Rappresentante militare permanente per la Francia: a suo modo di vedere, "di fronte ad un esercito battuto, meno che mai l'Italia avrebbe oggi bisogno dell'appoggio di unità alleate"; tuttavia in futuro, risolti i problemi più gravi in Francia, truppe americane avrebbero potuto veni re in Italia per condurvi "un'offensiva intesa a dare il crollo al già demoralizzato esercito austriaco". Nel riferire quanto riportato, Robilam dichiarava di non avere e lementi per giudicare della sincerità di questo discorso. Il 28 giugno Diaz informò il presidente del Consiglio che il generale Wilson " ha fatto capire impossibilità inviare rinforli in Italia. Così pure a mie richieste di mezzi vari ha fatto riserva non credendo vi siano disponibilità dati i loro bisogni. Intonazione generale è che effettivamente non possa darci valido aiuto". Foch "ha risposto negativamente alla richiesta delle poche thanks che avevamo richiesto dicendo che per le perdite subite non poteva darle ...Tutto ciò mi fa ritenere non si possa fare serio assegnamento su concorso alleato". Più tardi nello stesso giorno, il Capo di S.M. italiano richiese "una più accentuata azione del nostro Governo presso alleati", ma il 30 Orlando gli rispose che la vittoria di giugno "rende ancora più difficile la nostra situazione, essendo alquanto meno attendibile la domanda di aiuto che proviene da un esercito recentemente vittorioso in confronto di altri eserciti cui la fortuna non ha arriso nelle ultime operazioni". Avrebbe ritentato comunque in direzione di Washington , essendo palese che con gli alleati europei s i poteva cercare di riprendere il discorso solo se "la minaccia di un intervento germanico potesse avere un principio d i attuazione e di prova". Relazione, V, tomo 2 bis, doc. 25, 27, 28 , 29.


CAPllOLO VO - IL TEMPO DEL TEMPO PERDlTTO

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accorra sul nostro fronte in aiuto dell' Austria e che noi dobbiamo a nostra volta chiedere rinforzi ai nostri alleati" .6 n contingente promesso dagli americani era "composto da un reggimento di fanteria di 3.600 uomini". che incontrava difficoltà ad arrivare in Italia a causa dell'opposizione francese a distogliere dalle proprie rotte anche il tonnellaggio minimo neces ario. n memorandum di luglio sulla politica di guerra degl i Stati Uniti spense e riaccese contemporaneamente alcune speranze italiane. Vi si affermava che il governo americano "considera ad ogni modo il fronte italiano come strettamente coordinato col fronte occidentale ed è pronto a stornare una parte delle sue truppe dalla Francia in Italia se il Comando S upremo giudica e desidera che debba farsi così. n Governo degli Stati Uniti desidera rimettersi in questa faccenda (così come amerebbe deferirvisi in ogni altra) alla decisione del comandante in capo specialmente perché esso considera questi due fronti così strettamente connessi da non essere praticamente se non due parti separate di una linea unica o perché qualunque quantitativo di truppe americane mandate in Italia verrebbe nece sariamente sottratto al numero di forze impiegate in Francia e sarebbe trasportato attràverso il territorio france c dai porti presentemente usati dagli eserciti degli Stati Uniti". Il commento dell 'ambasciatore italiano era ottimista, poiché vi vedeva non soltanto l'ormai inequivoco riconoscimento da parte di Wilson della unicità del fronte nostro col fronte francese, bensì pure quella indiretta pressione sul generale Foch che era nel desiderio di S.E. il presidente del Consiglio ...e a conseguire la quale mi sono adoperato non inutilmente i giorni scorsi".? l successivi sviluppi avrebbero dimostrato invece che Wilson riconosceva una primazia totale al fronte francese e che la speranza di un serio impegno militare americano sul fronte italiano era una pura illusione. Di nuovo alla fme del giugno 1918 due proposiz ioni ben note ai dirigenti italiani, ma loro indigeste , venivano convalidate dall'esperienza: rispetto a quello francese, il fronte italiano aveva una funzione servente; 6 A Parig i l'esaltazione delle truppe italiane e dei loro Comandi , unita alla "splendida condotta" del il CA in Francia , aveva fatto diventare g li italiani " alla moda come lo erano gli americani 15 giorni fa" . A Londra l' ambasciata era '·inondata di rallegramenti": analoghi sentimenli venivano segnalati a Washington. Bonin a Sonnino e Imperiali a Sonnino, 25 giugno. Macchi di Cellere a Sonnino, 29 giugno. in DD!, Serie 5, Xl , doc. 118 , 123. 155. 1 Macchi di Cellere a Sonnino, DD!. Serie 5 , XI. doc. 236, 237. Anche il 332° rgt. USA arrivò in Italia dalla Francia in treno, con 7 tradotte che giunsero alJa stazione di Torino il 27 c 28 luglio 1918. n mese precedente, una unità sanitaria dell'AEF (American Expedirionary Force) di 2.000 uomini era sbarcata a Genova dal piroscafo italiano Giuseppe Verdi. Cfr. Cecchin, cir., pp. 198-99.


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GLI ALLEATI IN ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE ( 1917-1918)

tutte le capitali alleate erano eguali, ma Parigi di più, specie se rapportata a Roma. E' possibile , se ciascuno avesse potuto prescindere dal proprio interesse nazionale, che anche in Italia si trovasse in esse una quota di giusto. Ma, in generale, non erano i tempi, e già nel passato, da questo lato delle Alpi, atti e atteggiamenti francesi erano piaciuti poco. Ad esempio che il Dodecaneso, promesso all'Italia col patto di Londra del 26 aprile 1915, potesse essere offerto da Delcassé al principe Giorgio di Grecia, il successivo 7 maggio, in cambio dell'intervento ellenico. Ma questa era stata una piccola cosa: ben maggiore gravità aveva avuto il contrasto di interessi esploso nella primavera 1917, quando i francesi avevano accettato di avviare approcci di pace con Vienna, contro cui non avevano motivi di ostilità in proprio; ma un esito positivo delle trattative avrebbe gravemente danneggiato l 'Italia, che per analoghi motivi - anzi, mancanza eli motivi - aveva dichiarato guerra alla Germania solo nel 1916. Anche la breve speranza, secondata per un po' dagli inglesi, che la coalizione scegliesse la strategia di eliminare dalla guerra l' Austria per prima, aveva lasciato rimpianti, specie in chi era convinto che il siluramento della proposta dipendesse soltanto da una intransigenza francese neanche abbastanza argomentata. In campo militare, poi, la temuta invadenza eli Foch aveva dato sempre fastidio al Comando Supremo , anche quando era stata gestita con cortesia o aveva prodotto suggeri menti utili. Non era appagante che capì stranieri proponessero - o, peggio, volessero imporre - piani operativi che denunciavano in sé, fossero validi o meno, un atteggiamento non privo di diffidenza e di sufficienza nei confronti degli italiani. Né da costoro si poteva pretendere che ne ammettessero volentieri la legittimità perché Caporetto era venuto prima dei disastri alleati del 1918.8 Così anche al fronte, dove pure i francesi si batterono sempre bene, incomprensioni e dissensi poterono verificarsi più faci lmente con loro che con gli inglesi, ]a cui collaborazione pareva meglio integrata, più completa e diretta. Convinto di non avere scelta fino a quando non avesse potuto contare su uomini e mezzi sufficienti per assumere l'iniziativa di operazioni importanti contro un avversario che valutava superiore dì numero, in

8 Il Comandante delle forze americane in Francia riteneva le sconfitte inglesi e francesi del 1918 non meno disastrose di quella italiana dell' autunno precedente. J. Pershing, Le mie esperienze nella Grande Guerra, Milano, Mondadori, 1931, pp. 183-84.


CAPITOLO VU - IL TE.\l l'O DEL TEMPO PERDlJTO

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grado di drenare ulteriori rinfort.i dall'est e ancora ben inquadrato e solido malgrado lo scacco subito,9 il Comando Supremo italiano optò per mantenere la difensiva. 10 In linea con questo orientamento il generale Montuori diramò le istruzion i alla 6a Armata. Premesso che l'attacco austriaco del 15 giugno aveva messo a severa prova l'organizzazione difensiva dell'Altipiano, richiamava le direttive per la di fesa emanate il l o aprile 1918, che in linea d i massima avevano corrisposto allo scopo. Nel punto di giunzione tra la 6a e la la Armata, l'esperienza consigliava di "restringere alquanto la sinistra della zona britannica. aumentando di altrettanto la destra della la Armata , in modo anche da migliorare le condizioni di questa sia per la sua difesa in testata Val Canaglia, sia per un suo più efficace concorso in operazione d i contrattacco". Ciò induceva ad assumere qualche altra misura che riguardava i tratti di linea

9 Se ne ha qualche conferma anche dal diario del generale 0110 von Berndt - richiamato a metà luglio dall'Europa orientale per assumere il comando della 29" divisione di fanteria c poi, dai primi di setlembre. quello ioterinalc del XVI CA austro-ungarico schierato sul Piave - il quale scrisse che "anche la riuscita difesa nella battaglia di giugno non aveva mutato in modo essenziale la sua (dell'Italia) situatione strategica'·. Quanto ad altri aspetti, pur lamemando carenze di vitto e di vestiario, il Berndt annotava a più riprese l'arrivo di rimpiazzi e affermava che, pur con meno uomini di prima, "la divisione poteva, grazie alle numerose macc hine da guerra e ai supporti tecnici di cui ora disponeva, p rod urre una fo rza di d istruzione e di resistenza considerevolmente maggiore di quella all 'inizio della guerra". Rispetto al fronte orientale, dove più d iretti erano stato "'' influsso e il peso dei tedeschi", in Italia si notavano tuttavia insuflicienze maggiori. Non aveva grande stima di quei reparti di rinforzo che inquadravano ex prigionieri rimpatriati dai russi , "di cui si doveva temere il nefasto influsso sul morale''. ln ottobre avrebbe poi considerato che lo spirito bellico delle truppe, '·eccellente anche durante l'offensiva di giugno". aveva ri~entito del fallimento. ma che "il senso del dovere e della disciplina resistevano ancora a tulle le teotazioni .. .le nostre truppe erano in verità stanche della guerra, ma all'epoca ancora completamente in mano ai loro comandanti. Di fronte agli italiani i nostri continuavano a sentirsi superiori e sapevano molto bene che il morale, anche dall'altra parte, era tutto fuorché splendido ed il desiderio di pace era perlomcno altrettanto grande che da noi". Come di pram matica nei testi austriaci, veniva ostcntma magg iore stima per frances i e inglesi, "che come nemici meri tavano una considerazione decisamente più alta". Vedi P. Pozzato e T. Ballà, Il Piave. L'ultima bauaglia della Grande Guerra , Novale, Rossato, 2005, pp. 9-48. lO "A supporto dell'atteggiamento italiano si può ragionevolmente addurre il fatto che le forze austriache non mostrarono un benché minimo segno di demoraliu..azione né prima né durante la loro offensiva di giugno. inoltre, il Comando italiano non possedeva alcuna certa superiorità sia in uomini che in cannoni. In fine. l'aueggiamento degli italiani era simile a quello adottato sul fronte francese dal Supremo Consiglio di Guerra, che aveva deciso per il 1918 una politica difensiva·•_ Così Gmhorne-Hardy, riportato in Cecchin. cit., p. Il.


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GLI ALLEATI IN ITALIA DURANT E LA PR IMA GUERRA M0NDIALE ( 1917· 191&)

tenuti dagli alleati: "Costituzione di una avanlinea difensiva, a nord del Ghelpac, nel settore britannico (sinistra Altipiano), sulle alture di Cunico-Roncalto-Poslen. Quest'avanlinea sostituisce all'incirca una serie di semplici posti avanzati , che prima del 15 giugno erano dislocati in modo da sorvegliare mosse nemiche, e dare in tempo il preavviso di un attacco in forze alla nostra prima linea; ma che all'atto pratico si dimostrarono insufficienti allo scopo, poiché furono costretti a ripi,egare appena cominciò il bombardamento nemico, sicché le forze avversarie poterono, non viste, raccogliersi al coperto nella profonda vaUe del Ghelpac, ed attaccare poi quasi di sorpresa. L'avanlinea ora in costruzione sarà a sua volta preceduta da posti di osservazione ...Costituzione, se del caso, di analoga avanlinea nel settore francese (centro Altipiano). Gli avvenimenti dell5 giugno non hanno dimostrato l'assoluta necessità di un'avanlinea permanente nel settore francese, e perciò il costruirla, o no, è da determinarsi dal Comandante il XII Corpo Francese. Potrebbe quanto meno essere consigliato un rafforzamento della serie di avamposti già esistenti, in modo da raccordarsi aU'avanlinea britannica, da una parte; e dall'altra potrebbe convenire di spingere qualche posto avanzato anche nella tenaglia tra Pennar e Costalunga, per meglio guardarsi da ammassamenti nemici nella regione di Malga Costalunga, ali 'inizio di un grande attacco". Altri provvedimenti riguardavano miglioramenti nell 'organizzazione difensiva sui fronti del XIII e del XX CA. Il XIII , che confinava con i francesi, doveva, insieme a loro, coprire le fasce marginali tra il M. Bertiaga e Montagna Nuova, che sarebbero state minacciate pericolosamente se fosse caduta Cima Eckar, e a tal fine Montuori prescriveva di rafforzare lo schieramento "con forti presidi di sicurezza, ben collocati ...e ben collegati fra loro" . L'artiglieria, che aveva risposto bene durante la passata battaglia, doveva "perseverare nel metodo e perfezionare ogni apprestamento. In attesa di un nuovo attacco , si raccomanda lo spostamento delle batterie, specie di quelle meglio individuate dall'avversario , e ciò per evitare che alla ripresa dell'azione il nemico possa facìlmente sorprendere e neutralizzare i nostri pezzi , che sono rausilio più prezioso delle nostre fanterie". E confermava, richiamando un' apposita circolare del 26 giugno, "la necessità di una massa d' artiglieria d'armata da poter subitamente concentrare su qualunque tratto del fronte de!l'Armata" .11 Con queste istruzioni, il ruolo delle truppe alleate sul fronte italiano

11 "Direttive

per l'azione difensiva delJa 6' Am1ata" , IO luglio 1918, Relazione V,

tomo l bis , doc. 205.


CAPITOL.O \'U - IL T!D1PO DEL TEII·I PO PERDUTO

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non subiva alcuna modificazione: inglesi e francesi restavano sull'Altipiano di Asiago, come parte di un·Armata mista che aveva la consegna di osservare, come il resto dell'Esercito, una linea strategica prima di tutto difensiva. Ciò poté risultare insoddisfacente per Comandanti che dai tempi di Fayolle si erano preparati ad attaccare in montagna e da un rinvio all'altro si erano trovati a fronteggiare una grande offensiva nemica, lanciata tre giorni prima della data fissata per la loro. Attesa e difesa rispondevano però alle vedute dei Capi militari italiani, i quali ormai non credevano più alla convenienza di avventurarsi in una operazione offensiva di grande spessore sui monti. In tema di politica di guerra. nuovi lumi non vennero neanche dalla settima Sessione del Consiglio supremo di Guerra, tenutasi a Versailles dal 2 al 4 luglio 1918. All ' inizio Lloyd George, seguito dall ' intero Consig lio, si congratulò col Governo italiano per "la bella vittoria che aveva riportato", poi la discussione si incanalò soprattutto su li ' intervento alleato in Siberia e in Russia. Ma Orlando ebbe modo di rendersi conto che la vittoria italiana di giugno "viene valutata come una ragione piuttosto per aspettarsi aiuti anziché per dame .. _unica cosa pratica mi sembrò di insistere in tutti i modi e con tutte le persone circa minaccia di un attacco tedesco in Italia e il dovere degli alJeati d i intervenire". Fino a tutto agosto, peraltro, gli arrivi americani erano già impegnati con Francia ed Inghilterra, e pareva anche oltre, dal momento che l 'apporto degli Stati Un iti al fronte occidentale venne confermato ne ll a richiesta di 300.000 uomini al mese, al fine di poter contare su 80 divisioni per l'aprile 1919 e su 100 in luglio , nella prospettiva di vincere in quell'anno. Nella seconda seduta Clemcnceau, ricordando che una grande offens iva nemica stava per abbattersi sui francesi e che gli italiani ne avevano appena respinto brillantemente un'altra, lamentò che 12 divisioni belghe non si fossero mo e benché avessero davanti solo 6 divisioni tedesche di seconda classe: di qui giustificazioni e rimostranze belghe senza che i arrivasse ad alcuna decisione. Lloyd George osservò che a livello competente non era stato proposto nessun cambiamento rispetto alle direttive del dicembre 1917, che prevedevano "i l mantenimento della difensiva" e lo studio , soltanto lo studio, di una eventuale offensiva: il discorso era diretto ai francesi e infatti Clemenceau ammise di aver dato istruzioni al gen. Franchet d'Espéray, a Salonicco perché tenesse " un atteggiamento aggressivo", ma che ciò implicava "solo la preparazione e l'esecuzione di numerosi colpi di mano"_ Il premier inglese non era d·accordo; affermò che la questione sollevava un problema militare ed uno diplomatico, per cui voleva conferire con i ministri degli esteri fran-


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GUAI LEATTI'< ITAIIAOt-RAI'ITELA PRL\1AGliERRA \101>01ALE(I917· 1918)

cese e italiano prima della riunione successiva. In questa Clemenceau dis c di nuovo, sempre con riferimento a Salonicco, che non si trattava assolutamente di un attacco generale; venne deciso che i Rappresentanti mi litari avrebbero preparato un rapporto sull'utilità di un'offensiva nei Balcani: nell 'attesa, non vi sarebbe stato nessun attacco. Il comunicato stampa finale diceva che il Cons:iglio aveva presentato "le sue più vive felicitazioni all ' Esercito ed al popolo italiani in occasione della disfatta memorabile inflitta ali 'esercito austro-ungarico. Il Consigl io superiore di Guerra ritie ne che questa vittoria , riportata in un periodo critico della guerra, ha contribuito in modo ine timabile all'eventuale successo della causa degli Alleati" .12 Finita la battaglia del Solstizio, Diaz aveva segnal ato a Foch la necess ità di considerare bene, prima di pensare ad avanzate oltre Piave , che la scarsità delle forze disponibili non induceva ad avventure offensive, specie in una situazione strategica nella quale non si poteva trascurare la potenziale minaccia avversaria sul fianco sinistro. 13 In questo il Comandante italiano e il Generalissimo francese, come sappiamo, si trovavano d'accordo, ma era sull'opportunità di lanciare offensive sul fronte italiano che verteva la divergenza di opinioni , dando vita a un contrasto che si sarebbe riflesso per mesi sulle scelte operative. Occorre prendere atto che c 'era un punto sul quale era difficile intendersi tra italiani e alleati , soprattutto francesi. Giorgio Rochat ricorda che l'Italia, con una popolazione nominale non molto inferiore a quella della Francia, aveva mobilitato 6 milioni di uomi ni contro 9, per cui a Parigi si supponeva che vi fossero ancora in Ital ia notevoli risorse umane da utilizzare. Ma 6 mi lion i di italiani lavoravano all'estero e solo tornarono per la guerra: dopo la battaglia di mezzo giugno "l'Esercito italiano era a corto di uomini come que!Jo fra ncese'' .14 L'Italia, inoltre, era un paese molto più povero della Francia, tanto che in tempo di pace, soprattutto per insufficienze neiJ'alimentazione, gli esoneri dal servizio militare a causa di inattitudine fisica raggiungevano il 50%. Tra ill916 e il 1917 le visite mediche vennero rifatte con maggiore severità , ma anche così i giri di

soo_ooo

12 Orlando a Diaz, 3 luglio 19 18. Relazione V, tomo 2 bis, doc. 30; ODI. Serie 5, Xl , doc. 167. 175, 179. l3 Diaz a Foch,25 giugno 191 8.AUSSME.H 5. busta 10 . 14 Rochat. Les ltaliens dans la deuxième batail/e de la Marne. in AA.VV., Les batailles de la Marne, cii., pp. 234-35.


CAPITOLO VII · IL TEMPO DEL TE.\11'0 PERDlJT'O

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vite sugli esoneri giunsero a ridurne la percentuale olo intorno al 30%, un valore lontano dalle corrispondenti percentuali dei paesi ricchi. All'impossibilità di rimpiazzare le perdite di giugno si aggiunse il timore del l 'arrivo di truppe germaniche in Italia per guidarvi la riscossa del nemico. Molti, e in molti paesi , spiegavano il ben differente risultato delle offensive sferrate contro l 'Italia nell'ottobre 1917 e nel giugno 1918 con la presenza o rassenza di truppe tedesche: anche la Relazione austriaca afferma che la delusione materiale e morale e l'amarezza per le perdite subite invano facevano dire "che, se vi fossero state truppe tedesche, l'esito sarebbe stato diverso" . 15 Nei giorni conclusivi dei combattimenti di giugno lo spettro dell'intervento germanico aveva turbato i sonni del Comando Supre mo, convinto che l'Austria avesse attaccato su pressione della Germania e adeguate promesse di sostegno, che ora, dinanzi all'ampiezza dell'insuccesso, potevano concretarsi con l' intervento di unità tedesche. Informazioni concordanti segnalavano treni in moto dalla Germania ver o l' Italia. Tra la fine di giugno e l ' inizio di luglio, poi , giunse notizia di movimenti anormali nelle retrovie nemiche , tra l' Astico e il Brenta c tra la val Lagarina e il Garda, proprio alle spalle dei fronti sui quali il Comando italiano temeva si reiterasse uno sforzo offensivo sostenuto da aiuti germanici. Il 25 giugno Diaz telegrafò ai Comandanti d'Armata di mantenere un'attitudine aggressiva, ma di evitare perdite, di perfezionare l'organizzazione difensiva e di lanciare colpi di mano per raccogliere informazioni. Lo stesso giorno giunse un dispaccio di Calcagno , che aveva visto il giorno prima Foch e ne aveva avuto consensi alle considerazioni di Diaz, accompagnati dalla promessa di una risposta sollecita alla lettera ricevuta , " pur significando essere essa in parte sorpassata da avvenimenti"; Badoglio annotò su l telegramma: " ma no , che non è sorpassata. La minaccia tedesca è sempre pendente. Sono sempre gli stessi !" 16 Dalla Francia, dove si trovava ancora dopo la sessione del Consiglio di Guerra, il presidente del Consiglio informò l'ambasciatore a

l5 Relazione austriaca, ci r., p. 507. l6 Calcagno a Comando Supremo, 25 giugno 1918: riferiva di aver detto "'che data entità nostre forze non si poleva pensare ad un allungamento della fronte e che inoltre anche nel caso di possibLiità di avanzata oltre Piave non si doveva trascurare la minaccia sul nostro fianco sinistro. Generale Foch convenne pienamente esprimendo opinione che nostra azione dovrebbe sempre essere esercitata per l'alto". AUSSME, H 5. busta IO, fase. 6, dove è pure la lenera di Diaz a Foch del21. Cfr anche Rcla.lione francese, ci r.• VI, 2. p. 362.


GUALLEATIJN ITAl.lA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE (19 17-19 18)

Londra che la vittoria italiana era stata "grandemente valutata ...Ciò ci fa piacere, ma non è senza inconvenienti, perché è venuta meno ogni possibilità che ci diano altri aiuti". In questo modo l' Italia veniva lasciata quasi sola dinanzi all'Austria, mentre centinaia di migliaia di americani affluivano in Francia, tuttavia "tale condizione di cose non mj preoccupa: mentre invece la nostra situazione sarebbe grave se i tedeschi venissero contro dj noi". Era un'ipotesi che destava preoccupazioni anche in Lloyd George, ma che in Inghilterra, dove l'ambasciatore Imperiali non perdeva occasione per ricordarla, non era generalme nte ritenuta probabile. D 12 luglio però si seppe che proprio il rappresentante diplomatico britannico a Berna aveva comunicato al ministro Paulucci "risultargli da affermazioni attendibil i confermate da varie parti essere giunti recentemente in Tirolo sei divisioni regolari germaniche composte di 16.000 uomjni ciascuna compresa nel computo l'artiglieria. Altre due divisioni sarebbero attese tra breve" . Due giorni dopo Diaz fece sapere alla missione italiana a Versailles che si avevano indizi sicuri della presenza di militari tedeschi isolati in Italia; forse mandati avanti per organizzare gli alloggiamenti alle truppe; sul momento il nemico teneva in linea 952 btg contro 737, compresi quelli alleati: era evidente che se fossero arrivate anche le temute forze germaniche, sarebbe stato necessario un "concorso alleato di una ventina di Divisioni". Una nota del Comando Supremo a quello cieli' Aeronautica del 15 luglio, a firma di Cavallero, confermava tale cifra, disponendo che per gli interventi "da attuare per aumentare il numero e la capacità degli aerodromi, si potrà prendere come base un rinforzo alleato di 20 divisioru, raggruppate in 10 c. d'a., coi relativi mezzi aerei, tenendo nei calcoli. una certa larghezza" _17 Altre informazioni , però , davano i tedeschi in procinto di sferrare nuovi attacchi in Francia, il che avrebbe significato che le notizie relati ve all'Italia erano false, fatte circolare ad arte; cos) la pensava Clemenceau, il quale non prestava fede neanche alla notizia, comparsa sul Matin del 14 luglio, che voleva 8 divisioni tedesche scomparse dal fronte francese. L'ambasciatore Bonin riferì le rassicurazioni di Clemenceau: "se vi fosse un 'offensiva germanica sul nostro fronte, gli alleati farebbero immediatamente il loro dovere" . Ma la Friedensturm, ultima grande offensiva tedesca in Francia, partì nella notte successiva faUendo la sorpresa e

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AUSSME, E 2, busta IO l.


CAPITOL.O VII - IL TEMPO DEL. TEMPO PERDUTO

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pochi giorni dopo gli alleati passarono alla controffensiva. Eppure neanche le difficoltà tedesche sul fronte francese lasciavano tranquillo il Comando Supremo , il quale temeva che il nemico. proprio perché re pinto in Franc ia, tentasse di rifarsi contro gl i italiani , considerando che l'attraversamento ferroviario delle Alpi presentava difficoltà che potevano impedire un arrivo tempestivo degli aiuti alleati . Non è però esano che il Capo di S.M. italiano, posto dinanzi a questa situazione, ritenes edi poter affrontare la questione della penuria di effettivi solo con " pro vvedimenti di riorganizzazione delle armate e all 'interno del paese" , anche se, come era naturale, i capi militari italiani si ingegnarono a porre in atto ogni possibile misura per ovviare alla carenza di combattenti. 18 Prima ancora dell 'ini zio, a Versailles, della setti ma Sess io ne del Consiglio Superiore di Guerra, Orlando aveva informato Diaz che non c'era nie nte da fare per gli americani sbarcati in Francia: inglobati negli eserciti occidentali , agivano agli o rdini di Foch. Né vi era da sperare in altre forze provenienti direttamente dali ' America senza toccare altri scali alleati, perché gli Stati Uniti avevano già destinato le loro truppe sulla base di accordi stipulati con francesi ed inglesi. Le forze provenienti da oltre Atlantico , inoltre, dovevano essere addestrate in modo idoneo ai teatri di guerra europei, così che prima di 3 o 4 mesi non si sarebbe potuto contare su di loro. Il 22 luglio però, scrivendo ali 'ambasciatore Imperiali, il presidente del Consiglio osservò che non era opportuno riprendere le pressioni durante l'offensiva che vedeva impegnati gli alleati in Francia , tanto più che il temuto arrivo di truppe germaniche in Italia non risultava da fatti sicuri , ma che in seguito la questione degli aiuti avrebbe dovuto essere ripresa, "anche sotto l'aspetto dell'equilibrio generale delle forze" . 19 Il fronte francese era un leviatano che ingoiava tutto, e più ancora avrebbe preteso, tanto che a luglio, in un momento di tensione tra italiani e cecoslovacchi, c.ircolò voce di intrighi diretti a tra ferire in Francia anche la divisione ceca in Ttalia; in agosto poi venne proposto dai francesi di utilizzare i prigionieri polacchi catturati in Italia, in un

18 C fr Orlando a Imperiali da Versailles . 5 luglio 1918; Imperiali a Orlando. 9 luglio; Paulucci, rninistro a Berna, a Sonnino, 12 luglio; Bonin a Sonnino, 14 e 15 luglio. ODI. Serie 5 . Xl, doc. 182, 198,208.216, 2 17. Berthemet, cit., p. 37. Per alcuni provvedimenti diretti a recuperare effeni vi. cfr Relazione, V, tomo 2 bis. doc. 87 , 88. 89. 90, 9 1' 92, 93. 19 Orlando a Diaz, l o luglio 1918, AUSSME, E 2 , busta 138; Orlando a Imperiali , 22 luglio, ODI, Serie 5. Xl. doc. 252.


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modo tale che, secondo il nostro rappresentante nella Commissione stampa e propaganda alleata, "daremmo ...molto più di quel che riceveremmo".20 La corrispondenza intercorsa tra i capi militari e politici italiani e fra ncesi mostra con sufficiente chiarezza quali problemi e contrasti caratterizzarono i rapporti tra gli alleati nella coalizione de li ' Intesa durante l'estate 1918. La lettera di Foch a Diaz del 13 luglio incominc iava con una inesattezza: " Ho visto con la più grande soddisfazione che siamo interamente d'accordo sul genere di operazioni che è il caso di intraprendere oggi , e di progettare per l'avvenire sul fronte italiano" . Non era vero. Certo , la battaglia del Solstizio aveva lasciato l'Esercito austro-ungarico nell 'incapacità di riprendere l'offensiva da solo e ne aveva abbattuto il morale; 21 ma se aveva smarrito la strada della vittoria, esso era ancora in piedi e in grado di sostenere nella guerra una efficace difensiva. Se lo si fosse attaccato con uomini e mezzi sufficienti, è verosimile che la sua resistenza potesse essere travolta e l'Austria essere spinta fuori dal conflitto. Diaz considerava necessario che alle forze del Regio Esercito se ne aggiungessero altre per diventare sufficienti allo scopo, e poneva l'accento, in primis, su complementi e riserve,22 oltre che sui mezzi, con l'obiettivo di sferrare in condizioni di preponderanza l'offensiva finale della guerra contro l'Austria-Ungheria. Secondo Foch .invece l 'Esercito

20 L1 crisi nei rapporti italo-boemi dipendeva dalla ritardata adesione italiana "alle dichiarazioni francesi e inglesi di riconoscimento del Consiglio nazionale ceco-slovacco come legittimo supremo organo del futuro govemo boemo". Vedi Oiaz a Orlando, 13 lug lio 1918; Orlando a Sonnino , 18 luglio; appunto di Ugo Ojetti, 6 agosto, ODI, Serie 5 , Xl, doc. 228, 232, 246. Poi tutto si aggiustò: cfr Stefanik a Orlando, 4 agosto e Orlando a Stefanik, 9 agosto, Ibidem, doc. 326, 369. 2 1 Il 15 luglio fu esonerato il generale Conrad, comandante del Gruppo di esercito Tirolo, sostituito dall'arciduca Giuseppe, già comandante della 6• Armata a.u. che aveva attaccato il Montello. "Con l'infelice esito dell 'offensiva del gi ugno, l'esercito austroungarico aveva superato il punto culminante della sua potenza militare e politica: la condotta di guerra, ormai, venne a gravitare completamente verso l'ovest. Appariva sempre meno possibile un intervento decisivo austro-ungarico nella lotta mediante una grande operazione militare. Colla fine , così dolorosa, della battaglia di giugno, cominc iava il crollo dell'esercito austro-ungarico e della monarchia danubiana". Relazione austriaca, cit., pp. 506-07. 22 Era questa una questione spinosa che affliggeva tutti: gli italiani facevano rilevare di essere gli unici, nell ' Intesa, ad avere impiegato al fronte i giovani della classe 1899, e di avere chiamato in anticipo, nel mese di febbraio, quell i del 1900, con l' intenzione di prepararli per il 1919. A c iò i francesi opponevano di avere a lle am1i richiamati di classi anziane, anche del 1868. Relazione V, tomo 2, pp. 129-30; Vll, tomo 2, pp. 378-87 .


CA I'ITOLO VTI - Il. TEMPO DEL TeMPO PERl)lfTO

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italiano doveva attaccare con quello che aveva, sperando, certo, in un collasso del nemico, che però non era così necessario, poiché la funzione primaria dell'offensiva era di tenere impegnati comunque gli austroungarici, impedendo loro di mandare rinforzi ai tedesch i, non di conseguire un successo definiti vo. Ciò premesso, il discorso di Foch si svolgeva in coerenza con le sue vedute, menando il can per l'aia e cercando di eludere ogni richiesta di uomini e mezzi , pur insistendo ne l domandare operazioni offensive. Affermava così di rendersi perfettamente conto delle difficoltà italiane, che però erano comuni a tutti gli eserciti della coalizione dopo anni di guerra. Voleva conoscere impottanza, obiettivi, data delle operazioni non appena decise (Badoglio chio ò: "ma se sa già tutto!"). Quanto al materiale richiesto da Diaz il 6luglio (25 carri e 20 t di iprite), avrebbe deciso il governo , disposto a darvi seguito se si fosse raggiunta un'intesa "sul l'opportunità del loro impiego in Italia in vista di una determinata azione... A quanto gli risultava , gli italiani avevano ordinato per il futuro 1.000 carri e supponeva che i 25 richiesti serv issero a preparare il personale: se era così suggeriva di inviarlo al "Ce ntro d' Istruzione Interalleato di Artiglieria d'Assalto" che sarebbe entrato in funzione alla fine di agosto (il commento di Badoglio: " no, non ha capito. Noi ne abbiamo bisogno ora; la scuola servirà per dopo"). Non riuscendo ad ottenere rinfor.li americani, né altri, il Comando Supremo sollecitò il ritorno dei lavoratori itali ani in Franda (T.A.l.F.) allo scopo di util izzarli come complementi , ma si scontrò con l'opposto interesse d i Parigi a trattenerli. D 17 luglio Diaz telegrafò a Robilant e ad Orlando facendo presente che reiterate informazioni davano già presenti in Trentino unità della 14" Armata tedesca di von Below e sottolineando "che anche un modesto nucleo di divisioni gennaniche potrebbe portare all'esercito austriaco un grande beneficio materiale e morale". La notizia era inesatta, ma veniva utile per richiamare l'insufficienza dei complementi disponibili ed esigere la restituzione degli 80.000 uomini ancora in Francia, che avrebbero potuto sostituire nel paese e nei servizi altrettanti militari da inviare in prima linea; e tornava a ricordare i carri e l' iprite. Lo stesso giorno Foch rispondeva negativamente alle precedenti richieste di rimpatrio dei T.A.l.F. Dichiarava di non essere al corrente delle necessità del momento dell ' Esercito italiano, ma di conoscere bene i grandi servigi che i lavoratori italiani svolgevano in Francia: 7.000 erano addetti alla co truzione di nuovi tronchi ferroviari di interesse strategico superiore perché avrebbero collegato i fronti britannico e francese dopo la ritirata di marzo; più di 12.000 lavoravano alle fortifi-


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GLI A.U..EATI IN ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE (1917- 1918)

cazioni che coprivano Parigi minacciata da vicino (il Sottocapo di S.M. italiano commentò: "ora è mutato") e tutti gli altri , ad eccezione di 4.000 mandati come complementi a colmare i vuoti delle perdite del il CA italiano, erano distribuiti dietro il fronte delle Armate : nei settori calmi , la lo ro presenza consentiva di spal mare gl i effettivi de lle divisioni di fanteria su linee più estese , nei settori di combattimento accorrevano continuamente lavori e adattamenti e il loro concorso era più prezioso ancora. Il ritiro di questi uomini , cui venivano tributati grandi elogi per l'organizzazione e il rendimento , era impossibile in piena battaglia: risultavano assolutamente indispensabili e non si potevano togliere dal fronte combattenti francesi per sostituirli. Era quindi necessario che l 'Italia continuasse a dare quel genere di contributo, accettando di condividere le considerazioni del generalissimo francese, il quale chiedeva di " ammettere che i lavoratori italiani resteranno in Francia finché le circostanze attuali non si modificheranno" . E aggiungeva: " Ciò non vi impedirà in alcun modo, ritengo, di perseguire i vostri progetti offensivi, in particolare tra il Piave e l' Asti co . Le attuali condizioni di impotenza e di smacco del nemico raccomandano imperiosamente di attaccare" . Badoglio esplose: "ma è il colmo! "23 Con molta pazienza, Diaz rispose alle missive del 13 e del 17 luglio con una lunga lettera del 30. Fiero del comportamento delle truppe italiane in Francia, il Capo di S.M . confermava che le operazioni in pectore erano "sempre in massima quelle che voi già pienamente conoscete; e cioè una forte puntata sull' Altipiano di Asiago con lo scopo di acquistare spazio in quella direzione e permettere una eguale avanzata sul Grappa". Sarebbero occorsi "almeno venti giorni di preparazione dal momento in cui potremo disporre dei mezzi occorrenti ...senza dei quali io sarei costretto, con mio grande rincrescimento, a rinunziare al programma od almeno a ridurlo di molto". Bisognava far presto, sia perché non si poteva escludere "un invio , sia pure non grande, di unità tedesche per ristabilire qui una situazione che oggi appare notevolmente scossa", sia perché la stagione operativa era limitata ad ottobre. Ripeteva, come "già accennato, ciò che a noi è indispensabile sono: gas speciali, un piccolo numero di thanks e complementi in uomini". L' iprite, il cui fabbisogno saliva ora a

23 Le lettere di Foch a Diaz del 13 e 17 luglio sono in AUSSME, H 5 , busta 10 , fase. 6 (vedi anche Relazione, V, tomo 2 bis, doc. 36 e Vli , tomo 2 bis, doc. 238). 11 telegranuna di Diaz a Robilant e Orlando è in Relazione, V, tomo 2 bis, doc. 237.


CAPITOLO VII - IL TEMPO DEL TEMPO PERDUTO

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30 t, era necessaria "per porre, con maggiore facilità e sicurezza, fuori causa i forti raggruppamenti di artiglieria che abbiamo di fronte sull'Altipiano di Asiago e sul Grappa"; i carri, anche pochi a causa delle limitazioni imposte dal terreno operativo, servivano per "sfruttare la sorpresa"_ A causa della mancanza di materie prime da destinare all'industria, Diaz ricordava poi che "siamo costretti a chiedere" anche autocarri. Veniva al petti ne la "questione importantissima dei complementi .. .forse la più grave tra le nostre preoccupazioni di questi momenti", poiché quelli disponibili dopo il Solstizio potevano " bastare appena per due o tre mesi nel caso di assoluta quiete del mio fronte: in caso di offensiva, o fatta da noi o fatta contro di noi, mi mancherebbero subito i complementi necessari per colmare i vuoti". La carenza di combattenti era più grave di quella di lavoratori e già in Italia erano state prese rigorose misure " intese anche a ricavare il massimo rendimento anche dalle classi anziane; ho perfino richiesto ed ottenuto (tra difficoltà che potrete immaginare) che una clas e giovane de lla Marina fosse interamente a segnata all 'Esercito. Non accenno alla mancanza di complementi al le truppe francesi ed inglesi che sono in Italia perché ritengo che ne siate edotto, mentre per esse non è poss ibile provvedere come si è fatto col no tro ll° Corpo al quale vedo che avete potuto dare 4.000 complementi traendoli dai lavoratori , indipendente mente da ulteriori complementi che mi sono stati chiesti e che non so come dare integralmente". Ma se "nu lla più mi dorrebbe di dover rinunciare o portare limitazioni ad un programma di offensiva da Voi stesso riconosciuto opportuno ...appunto per questo moti vo sarebbe molto grave il non mantenere salda la efficienza dell 'Esercito che ha il preciso compito di operare" . Confermava quindi "che la richiesta del ritorno dei lavoratori deriva da assoluta necessità e dal sentimento della maggiore utilità per la causa comune", e invocava, in conclusione, un " programma concreto per il ritorno di questi lavoratori", aggiungendo " la più viva preghiera che l' inizio di tale programma abbia luogo con la maggiore sollecitudine''. Il 6 agosto Foch24 fece presente che, mentre gli anglo-franco-americani respingevano i tedeschi in Franc.ia, per " rispondere agli interessi dell'Intesa, l'Esercito italiano deve agire nello stesso senso senza alcuna perdita di tempo", attaccando sull 'Altipiano di Asiago e ad est del Brenta

2-' Relazione. V, tomo 2 bis, doc. 41 (la data originale della lettera, cui Foch fece riferimento nella risposta, era 29 luglio) e 42.


_ _ _ _ __:GLI ALLEATI IN ITALIA DURANTE LAPRIMA G UERRAM0N I)JAJ..E( 19 17-1918)

entro una ventina di giorni. Rendeva disponibili 30 t di iprite (30.000 colpi da 75) e tre compagnie di 25 carri ciascuna (l btg con la sezione riparazioni). Ma gli era impossibile fissare una qualche data per il ritorno dei lavoratori ausiliari italiani , salvo i 4.000 che sarebbero stati scambiati con altrettanti complementi per il II CA: Badoglio annotò sulla lettera: "Il generale Foch non vuoi capire che la questione vitale per l'esercito italiano è quella dei complementi. Per far fronte alla situazione occorrono a noi i 49 .000 circa lavoratori, che avrebbero dovuto ritornare ...Bisogna mettere bene il G. Foch alle strette. Con 50.000 complementi, quanti noi ne abbiamo per la fanteria, non si può intraprendere una vasta azione. Tutto al più noi potremo dare dei colpi qua e là tipo Tonale, ma non di più. Esprimo l'avviso che non dobbiamo assolutamente cedere su questo punto: ci mandino almeno 5 divisioni americane" .25 Le pressioni sull'Italia si moltiplicavano. Il 9 agosto Bonin telegrafò a Orlando che anche Clemenceau riteneva opportuno che gli italiani attaccassero subito, appena ricevuti carrì ed iprite, perché se l'offensiva fosse stata fatta più tardi, avrebbe dato frutti minori. Lo stesso era stato fatto sapere a Sonnino , ma dal Comando Supremo Badoglio bollava le sollecitazioni: "sempre lo stesso pensiero senza basi giuste". Invocando equità e giustizia, Orlando voleva chiedere al presidente Wilson truppe amerìcane, argomentando che se le forze statunitensi bilanciavano in Francia il rischio che dopo la liquidazione del fronte orientale vi gravitasse l'intero esercito germanico , in ftalia nessuno bilanciava gli stessi vantaggi che aveva l'esercito austriaco. Ma Sonnino lo dissuase perché la decisione , alla fine, sarebbe tornata nelle mani di Foch , e suggerì di domandare una presenza militare americana che avesse almeno una valenza politica.26 Il 12 giunse a Diaz uno strano telegramma di Foch: preso atto che il Comando italiano subordinava l'inizio dell 'offensiva all'arrivo degli autocarri ed allo stato delle risorse di uomini, comunicava che per gli autocarri la competenza era del governo, peraltro informato da lui dell'importanza che gli italiani attribuivano a quei mezzi. E proseguiva: "Le vostre difficoltà sono incontestabili, ma quelle del nemico lo sono ancora di più. E' una situazione da sfruttare. Riassumendo, voi avrete per agire, quando l'avrete deciso, tutto il necessario in uomini e materiali".

25 AUSSME, H 5, busta 10, fase. 26 Orlando a Sonnino e Sonnino

rie 5, XI, doc. 370 ,37 1.

6.

a Orlando, entrambe del9 agosto 19 18, DDI, Se-


CAPITOLO \ ' Il IL TEMPO DEL TC.~II'O PeRDUTO

255

Uomini venne sottolineato e accompagnato da un punto inte rrogativo come commento del Comando SupremoP Diaz rispose il g io rno successivo: " L"operazione, che nella sua forma definitiva tende da un lato alla riconquista dell'altipiano di A iago- favorendo così di riflesso il desiderato miglioramento della situazione all'ala sinistra della 4a annata e dall'altra ad acquistare profondità nel settore Pasubio con l'occupazione del Col Santo, preparerà una favorevole base d i partenza per le operazioni del venturo anno. che così potranno tendere a raggiungere obiettivi di carattere più decisivo. Prevedo che i preparativi in corso potranno essere ultimati verso il IO settembre" . Occorreva disporre dei materiali richiesti almeno 20 g iorni prima dell'azione. "Prenderanno parte all' attacco 26 d ivision i, vale a dire quasi la metà delle forze complessive di cui dispone questo Comando supremo, e cioè le 5 divisioni alleate e 21 divisioni italiane , più un certo numero di battaglioni alpini. Ed io mi permetto di richiamare l'attenzione di VE. sull 'entità di questo sforzo , nel quale l'esercito italiano si appre ta a prodigare, nell'interesse della causa comune degli Alleati, le sue mig liori energie; giacché pur ammettendo l' ipotesi più favorevole, i complementi ora disponibili non basteranno a ripianare le inevitabili perdite, cosicché a battaglia finita , le unità italiane rimarranno forzatamente aJ di sotto degli organici ; essendo ferma intenzione del Governo, e più che mai del Comando Supremo, che non s i attacchi nel corrente anno la classe 1900, unica ri erva pel 1919; ciò che corrisponde del resto al saggio provvedimento, adottato in Francia, di non intaccare la classe dci nati nel 1899. Ritengo necessario insistere su questo punto affinché l 'E.V., che di tutti i problemi di questa nostra guerra possiede una visione così larga e completa, possa con sicuro fondamen to giudicare delle condizioni di forza relative tra l'esercito italiano e quello austriaco; essendo assolutamente inesatto ritenere che l'Italia si trovi, in fatto di complementi, in cond izioni migliori dell' Austria. L'esercito austriaco dispone in zona di g uerra, secondo i calcoli più ristretti di circa 140 mi la complementi , all ' infuori della eia e 1900, la quale ha dato un rendimento presumibile superiore a 350 mila uomini mentre la classe italiana dà 240 mila di rendimento teorico che si riducono a circa 210 mila di rendimento pratico. E debbo appena soggiungere che ne l venturo anno l'utilizzazione dei prigionieri reduci dalla Russia calcolata sia pure secondo i computi più modesti - darà all'esercito austriaco , in fatto d ' uomini, una decisa superiorità su quell o italiano" .

27 AUSSME, H 5, busta IO, fase. 6.


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GLI AI I.EATI I'IITAUA DL:RANTE LA PRIMAGUER~\ M01\DIALE ( 1917-1918)

Quanto agli autocarri , la cons istenza richiesta era ispirata al criterio dell 'indispensabile, e i mezzi avrebbero dovuto essere disponibili in Italia " una ettimana prima dell ' iniz io delle operazioni" .28 L'Ufficio Operazioni del Comando Supremo redasse un importate promemoria in data 16 agosto. In Francia, non appena la resistenza germanica si era fatta consistente, le operazioni offensive a lleate si erano arrestate e , stando a i rappresentanti alleati al Consiglio supremo di Gue rra, su quel fro nte non si prevedevano più per l'anno in corso operaz ioni di tale portata da impegnare tutto l' Esercito tedesco. "li nemico che c i sta di fronte non è così scosso, né per qualità così scadente come viene ufficialmente ritenuto nelle sfere francesi .. .La sua alta capacità difensiva ci è stata dimostrata ancora di recente al Solarolo ed al Tonale. Sicché l'apprezzamento complessivo che degli Austriaci ha fatto il comando delle truppe britanniche in Italia nel suo rapporto del lO agosto risponde pienamente alle realtà. Perciò la superior.ità numerica del nemico esiste realmente, ed un aiuto tedesco - anche non grande - potrebbe produrre un sentito squilibrio a nostro danno". Il pericolo di un ritorno offensivo avversario poteva es ere fronteggiato con un atLacco tanto potente da scuotere il nemico, oppure organizzando bene la propria difesa come era stato a giugno . L'orientamento generale alleato indicava la soluzione dell a guerra ne l 1919 in Francia; l ' Ital ia doveva "fare assegnamento sulle sole proprie forze", c iò che sottolineava la necessità di risparmiare uomini e mezzi per l'avvenire . Prevcdibilme nte, a settembre l'Eserc ito italiano avrebbe avuto 85.000 complementi , appena sufficie nti a ripianare le perdite dell 'offensiva prev ista per quel mese , dopo la qua le il nemico avrebbe avuto "ancora un me e e mezzo per portare contro di noi un urto potente". con l'eventuale aiuto di forze tedesche. E poiché la progettata offensiva italiana non era tale da poter aspirare alla decisione finale , essa avrebbe trovato giusti ficaz ione solo se si fosse stati certi di compiere l'azione decisiva nel 1919. Se ne concludeva che era opportuno preparare completamente l'offen siva italiana, ma che prima di compierla effettivamente, era necessario ottenere: a) garanzie che per l'azione decisiva del 1919 sarebbero state assegnate al fronte italiano le forze necessarie; b) l 'invio in Ital ia di 10 divisioni alleate all' ini zio dell'offensiva di settembre, non per esservi impiegate, ma per fungere da sicurezza

28 Re lazione, V, tomo 2 bis . doc. 45.


CAPITOLO VIJ - IL TEMPO DEL TEMPO PERDUTO

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in caso di "potente reazione austro-tedesca"; c) vigorosa azione offensiva sul fronte occidentale contemporaneamente all 'attacco italiano. La nota informativa britannica del 10 agosto, richiamata nel promemoria , trattando del nemico parlava di "fermezza dei presidi", di seri combattimenti, eli disinvoltura ed efficienza nell' uso delle armi, di energica resistenza, di "morale tutt'altro che depresso" e di condizioni fisiche e eli equipaggiamento dei prigionieri migliori che nel passato. Di rincalzo, il gen. Montuori citava "analoghe" valutazioni dei francesi che aveva nella 63 Armata: " L' impressione generale che producono i prigionieri è migliore di quella avuta dai prigionieri catturati precedentemente: benché si lamentino del vitto, gli uomini sono robusti, il vestiario è in buone condizioni: la parola " Landsturm" non deve ingannare; attualmente gli uomin i del 5 Lst H. sono giovani quanto quell i degli altri reggimenti; c'è una grande maggioranza di uomini dai 20 a i 32 anni".29 Diaz e Orlando , nel fratte mpo, non avevano cessato di insistere per riavere indietro i lavoratori ausiliari italiani in Francia. Attraverso l'ambasciatore francese Barrère, Orlando ricevette da Clemenceau la "cattiva lettera'' del 15 agosto, cui ripose puntualmente il 18, dopo es e rsi concertato col Capo di S.M. Un pa o merita di essere citato: " lo leggo nella Vostra lettera una frase altrettanto incisiva quanto giusta. Voi dite infatti: 'le droit de la France à recevoir de travailleurs allìés se justifie par le fait que le Français font métier de combattants, jusqu' à un age où les hommes· des autres nations sont maintenus à l'intérieur ou meme deliés de toute obligations militaires'. Ciò è, ripeto, petiettamente g iusto. Ma appunto per questo Voi troverete altrettanto giusto che l'Italia alla sua volta voglia che tutti g li uomin i i quali ne abbiano la possibilità, facciano il mestiere d i combattenti e non di lavoratori" .30

29 Il Souocapo di S.M. vi annotò che sul fronte italiano era stata accertata "per contatto" la presenza di 65 divisioni austro-ungariche e che, secondo gli uffic i informazioni, il ne mico si aspettava un'offensiva sugli altipianj, dove faceva afnu ire rinforzi. L'arretramento avversario che era stato rilevato non d ipendeva dalla volon tà di ritirarsi, ma dall'adozione della "difesa e lastica nello schieramento difensivo". E raccomandava "che prima di impegnare una così grossa partita ...S.E. il Capo debba parlare con Foche mettere bene le cose a posto. No n è ammissibile di giocare una carta, bisogna che abbiamo sicurezza di non essere sopraffatti". Relazione, V, tomo 2 bis, doc. 51. La nota. a llegata al sommario 254 del IO agosto 1918. traeva spunto dal colpo di mano inglese ad Asiago del 9 agosto. ibidem, doc. 170; per i francesi. vedi Montuori a Comando Supremo, 14 ago to, AUSSME. E 2. busta 91. 30 ODI. Serie 5, Xl, doc. 405, con allegati t e 2. l testi delle due missive sono anche in Relazione V. tomo 2 bis, doc. 46 e 55.


GLI ALLEATI IN ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA .1-IONDIALE (1 9 17- 1918)

Lo tesso 18 agosto Foch telegrafò che non c ·era di ponibilità di autocarri e che quindi doveva rispondere negativamente alle richieste italiane. Voleva sapere subito se c 'erano modific he ai progetti perché l'importanza delle operazioni in cor o ul fronte francese lo costringevano a destinare loro ogni disponibilità di carri ed iprite. Si stava arrivando al punto di rottura. Da un lato Foch continuava a soJJecitare un attacco , secondo il vecchio piano francese, nel Trentina , dove il Comando Supremo italiano nutriva non poche perplessità dinanz i a un terreno diffic ile e potentemente fortificato - e che le preoccupazioni fossero fondate, lo si sarebbe dovuto constatare in ottobre- ma dove le truppe francesi e britanniche in Italia si dicevano pronte a muovere.3 1 D 'altra parte è evidente che Diaz fo se molto deluso dalle risposte negative in serie che aveva ricevuto: no a rinforzi anglo-francesi, no a truppe americane, no al ritorno dei lavoratori italiani in Francia , poco o niente dei mezzi sollecitati. Le buone notizie che erano parse venire da Londra in luglio in relazione alla mis ione del ministro Nitrì presso Lloyd George,32 venivano smentite puntualmente nei fatti da Parigi.

3t Per il capo di S. M. del XIV CA era ··fuori discussione che il Comando britannico era fermamente convinto della possibilità di guadagnare una decisiva vi ttoria in qualsiasi momento dai primi di luglio in avanti", Gathorne-Hardy, in Cecchin , cit., p. 12; vedi anche Wilks, cir., p. 119. 32 ei colloqui erano state contemplate tre ipotesi per il fronte italiano: offensiva austro-tedesca, offensiva solo austriaca, offensiva alleata in grande stile per abbattere l'Austria. Per il primo caso , era necessario incominciare subito lavori sulla linea ferroviari a Modane-Torino c porre allo studio la costituzione di impo rtanti riserve di munizioni per l'artiglieria ing lese in Italia. Nella seconda eventualità, accettata la valutazione de l gen. Mac Donogh sulle forze austriache (57 divisioni di fanteria. 8 di cavalleria. 6 dubbie}, restava una forte divergenza sulla stima della consistenza dell'artiglieria: pressoch6 pari secondo gli inglesi, forte meme superiore alla propria per g li italiani. Poiché Nitti " insistette energicamente nel rilevare le difficoltà in cui ci pone la mancanza assoluta di ri serve... Wilson disse che si era già adoperato per ottenere l' in vio di una divisione americana··. Lloyd George suggerì che gli italiani chiedessero. oltre a quella, ··un quantitativo di uomini rappresentanti su per giù due divisioni americane··. da istrui re in Italia. Wilson. e particolarmente lord Cavan, affermarono che le truppe ita.liane erano ta lmente superiori a quelle austriache,'"anche in caso di alquanta inferiorità numerica'', da non nutrire preoccupazioni , "specie in caso di azione d ifensiva". L'ambasciatore l mperiali ringraziò. ma insistette ··a domandare solo un contingente relativamente modico di truppe americane per formare l"indispensabile nostra riserva. Circa grande azione degli alleati contro Austria. solo mezzo pratico ... per terminare vittoriosamente la guerra ...Uoyd George espresse consenso in via generale c di princ ipio," e promise carri inglesi, sia pure non del modello più recente, ritenendo che sarebbero stati ugualmente utili contro l 'esercito austriaco. e vagoni ferroviari. Anche ~ nella regione montana i carri potevano avere un impiego limitato . in pianura sarebbero stati molto utili. sia nella fase difensiva che in quella controffensiva. Imperiali a Sonnino. 28 luglio 19 18, ODI , Serie 5 , Xl , doc. 266 .


CAPITOLO Vli · IL TEMPO DEL TDfPO PERDlffO

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Nemmeno gli autocarri si vedevano. ll 17 agosto un promemoria del Comando Supremo dava notizia del l'idea di Foch di costituire una riserva di autocarri alleati in Francia: la quota richiesta al l' Ital ia era di 640 mezzi, quando, in proporzione alle forze combattenti dislocate in Francia (Il CA), avrebbe dovuto essere solo di 160, e con orizzonte al l 'aprile 1919, perché la carenza di materia prime non consentiva ali 'industria una produzione sufficiente. In tale situazione, il Comando italiano si era indotto a chiedere agli alleati 3.000 autocarri in prestito: si riprometteva inoltre di far presente che il Xll CA francese aveva in tutto 50 automezzi e che era necessari assegnargli " l'al iquota pei bisogni normali c probabilmente l'aliquota di riserva". Facendo riferimento ai 160 autocarri indicati per le due divisioni del II CA ital iano in Francia, Diaz ne chiese in proporzione 400 per le cinque divisioni alleate su suolo itali ano.33 A due mesi dalla conclusione della battaglia del Solstizio, il dialogo tra sordi continuava , senza che iniziative importanti venissero assunte sul fronte italiano. Da una parte si esigevano uomini e mezzi prima di incominciare l'offensiva sug li Altipiani, dall'altra si badava soltanto a sollecitare l'azione, facendo orecchie da mercante ad ogni richiesta di aiuto, e quando con altri alleati pareva si aprisse uno spiraglio, pensavano i francesi a chiuderlo. Del resto i capi politici e m il itar i italiani conoscevano dalla metà di agosto gli studi tecnici predisposti dagli uffici dei Rappresentanti militari permanenti, che rispecchiavano le opinioni dei rispettivi governi . Da essi appariva chiaramente che la soluzione del conflitto andava ricercata sul fro nte occidentale, con l' idea di conseguirl a nel 1919; il fronte italiano restava secondario e vi era quindi esclusa l'eventualità di un grande attacco alleato. Il documento francese evocava anche l'ipotei d i una offensiva autunnale "vigorosa, benché a portata ristretta", da condurre con quel che c'era in Italia, più quel che si sarebbe potuto distogliere dal fronte principale in condizioni di sicurezza, c ioè niente. Vi era "bensì, nello studio francese un accenno a un'azione sulla nostra fronte, ma la stessa aliquota di forze prevista quale rinforzo per alimentarla è così modesta ( l O divisioni) da confermare che la necessità di risolvere il confLitto sullo scacchiere nord-occidentale è più che mai considerato come dogma indiscusso. Il principio di dislocare una ri serva strategica in Italia è amme so incondizionatamente dai soli inglesi; condizionatamente invece dai francesi e dagli americani". l quali, pur non avendo maturato ancora una propria filosofia precisa sulle scelte 33

Vedi promemoria e lettera in AUSSME, E 2, busta 8 1,


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GLI ALI .F.ATI IN ITALIA DURANTE LA PRIMI\ GlJERRA MONDIALE (1911· 1918)

strategiche, avevano però ben chiaro in mente che , in vista dello sforzo decisivo prev.isto per il 1919 sul fronte francese, non era desiderabile trasferire truppe dalla Francia all'Italia , a meno che non vi fossero apparse divisioni tedesche o s i fossero trovate divi ioni alleate disponibili, dopo aver assicurata la sicurezza del fronte occidentale, per lanciare in Italia un attacco più conveniente o in connessione con l'offensiva generale in Francia. Solo il documento britannico, empre sotto condizione che la situazione lo consentisse, considerava " desiderabi le formare in Italia una riserva di divisioni tolte dalla Francia" . Simili informazioni confermavano la validità di quanto Orlando aveva scritto dieci giorni prima al Robilant, commentando il rapporto sulle riserve britanniche trasmes ogli dal generale il 27 luglio: "Questo rapporto impressiona innanzi tutto per la valutazione pessim ista del la diminuzione delle forze franco- inglesi sul fro nte occidentale che trova compenso in aumento forze americane, ciò che predispone alla conseguenza che tutte le truppe americane debbano rimanere in Francia. Ma soprattutto mi ha fatto penosa impressione la circostanza che nel quadro finale che accompagna il rapporto è previsto il ritorno in Francia deHe 3 divisioni inglesi attualmente in Italia e così pure delle francesi. Ben lungi dunque dal darci ulteriori aiuti si pensa a toglierei quel poco che abbiamo e ciò senza alcuna discussione collettiva" .34 Tuttavia Diaz diramò a lla 6" Armata , come pure alla 1a e alla 4a che dovevano suppo1tarla, le direttive per le operazioni ipotesi F (offensiva sull' Altipiano di Asiago e sul Pasubio). La 63 Armata doveva "acquistare profondità sull'altipiano", migliorare la propria linea, "i ntercettare le comunicazioni avversarie dell'Altipiano di Asiago con quello di Lavarone da un lato e colla Val Brenta dall'altro, preparare una base di partenza favorevo le pel fu turo proseguimento delle operazioni sia verso Trento , sia verso la conca di Feltre" Obiettivi fi ati erano il massiccio Campolongo-Erio-Verena ad ovest, la linea di arroccamento dell 'A ltipiano al centro e la strada di Enego ad est. In questa zona era previsto l'appoggio della 43 Armata, le cui artiglierie dislocate sull 'altipiano sarebbero passate alle dipendenze tattiche della 6" Armata dal 25 agosto, co ì come quelle del X CA, all'estremità opposta dello schieramento, e la 12• divisione, l' uno e l'altra appartenenti alla l • Armata. Questa, a sua volta, aveva il compito di i m-

34 Robilant a Diaz, 14 agosto 1918; Orlando a Robilant, 5 agosto. Re lazione, V, tomo 2 bis, doc. 48, 49.


CAPITOLO VU · IL TEMPO DEL TEMPO PERD..cU_1"c.. O_________ - - - -

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padronirsi del Col Santo nella regione del Pasubio e riceveva la 61 a divisione di rinforzo.35 Ma i126 agosto Badoglio , per il Comando Supremo, ordinava al duca d'Aosta ed al generale Caviglia, rispettivamente Comandanti della 3" e dell'8" Armata, "di concretare e trasmettere a questo comando un progetto di operazione offensiva per il rafforzamento della linea del Piave con obiettivo le alture di Valdobbiadene per 1'8" Armata e la linea della Livenza per la 3a" .3 6 Questa decisione, pur considerata nei limiti sostanzialmente locali indicati allora, aveva una sua rilevanza. Confermava l'orientamento di condurre operazioni offensive sul fro nte italiano e di tenervi impegnate fo rze austro-ungariche, così da secondare, nel quadro di una strategia comune, l'andamento dei combattimenti sul fronte occidentale. Ma denunciava anche l'esistenza di perplessità consistenti sulla validità del vecchio piano Fayolle e di quelli da esso ispirati in seguito , tutti diretti a sviluppare un attacco sui monti. A più riprese , d'altra parte , erano giunte informazioni che riportavano spostamenti di truppe avversarie dalla pianura al settore montano,3 7 dove palesemente il ne mico si attendeva un'azione da parte ital iana. I dubbi sulla convenienza di una offensiva in montagna crescevano sempre più nel Comando Supremo , mentre ulteriori contrasti con gli alleati (teatri balcanici , politica navale) venivano al pettine. Esprimendo anche il punto di vista del suo Governo, Foch ribadì la strateg ia del "progressivo logoramento delle forze tedesche .. .sul suolo francese", subordinandovi qualsiasi altra iniziativa. Ciò significava che la capacità di trasporto marittimo dell'alleanza avrebbe continuato ad essere monopolizzata per far arrivare solo in Francia le truppe americane e che l'Italia doveva rassegnarsi a non ricevere alcun

35 Diaz ai Comandanti della l ", 63 e 4• Armata, 21 agosto 1918. Relazione, V, tomo 2 bis, doc. 52. Vedi pure i doc. 53 e 54 che contengono ulteriori indicazioni de l Capo di S.M. alla stessa data, e le istruzioni tras messe dal gen. Monruori ai Comandi dipendenti il15 precedente , relative al rafforzamento della schieramento difensivo-ipotesi F. 36 Ibidem, doc. 64. 37 "Notizie attendibili segnalano un notevole spostamento di truppe nemiche dalla pianura veneta verso nord-est. Altre notizie da buona fonte accennano all' interesse del Comando nemico di rinforzare lo schieramento sulla fronte del Trentino ...E' del maggiore interesse accertare con una serie di osservazioni dirette, ripenite in ore diverse" dall 'aviazione, se questi elementi di conoscenza avessero fondamento. Ufficio Opemzioni e Comando Gtuppi aerei, 4 agosto 1918. Due giorni dopo venne chiesto anche al 14th Wing della R.A .F. di effettuare ricogni zioni aeree, se possibile anche con fotografie, per verificare l'effettivo spostamento di truppe austro-ungariche dal Piave ai monti. AUSSME, E 2, busta IO l.


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G l, lt\I.LEATIIN ITALIA DURANTE LA PRIMAGUER RAM0NOIALE( 1 917-191~)

nuovo aiuto né dagli Stati Uniti né dai soci europei, rinunciare a riavere i suoi TAIF cd acconciarsi ad attaccare subito s ui monti con quello che aveva, fidando c he il ne ntico fosse maturo per la débacle. Il tono usato e ra secco. Alla fine di agosto, Orl ando e Diaz si recarono a Parigi , dove ricevettero un'accoglienza cordiale, ma nessuna disponibilità ad accogliere le loro richieste. Rifiutarono quindi di assumere impegni precisi circa la sempre ollecitata offensiva . ed anzi il capo di S. M., dopo il colloquio del 3 1 agosto con Foch , ne scrisse in questi termini a Badoglio: "contestai pretesa diminuzione efficienza esercito austriaco, rappresentai Maresciallo che data necessità essere pronti operare a fondo per venturo anno non è possibile spingere operazioni di questo anno fino a un punto che comprometta efficienza nostro esercito; c iò tanto più dopo dichiarazione da lui fattam i non essere possibile in questo anno invio forze alleate u fronte italiano. Debbo del resto soggiungere a V. E. es ere mia impressione che presente ituazione su questa fronte non consentirebbe tale invio. Comunque dinanzi tale impossibilità e tenuto conto ntie argomentazioni Maresciallo, pur insistendo nel suo concetto della generica opportunità di attaccare al più presto sulla fronte italiana , finì per ammettere convenienza che nostro esercito assuma per ora contegno aggressivo tenendosi pronto a sfruttare situazione che si mani festasse propizia. Ciò corrisponde in pratica ad una larga libertà d'azione lasciata al Comando supremo italiano" . In realtà , il Maresciallo francese non aveva cambiato idea, come constatò il generale Robilant pochi giorni dopo , quando Foch "insisté sulla necessità di una pronta offensiva sulla fronte italiana , allo scopo di assicurare il no tro fian co sinistro , che egli ritiene molto debole per la scarsa profondità delle nostre posizioni montane". Si disse " pronto a dare per tale scopo materiali ed artiglierie" e giustamente osservò che conven iva all'Italia, ne l momento della pace, non solo avere liberato le terre invase, ma anche essere penetrata in quelle irredente cui aspirava. Quanto poi alla grande offensiva interalleata in Italia per mettere in ginocchio l'Austria, la nota collettiva n. 37 del Consiglio Supremo di Guerra, del 10 settembre, diceva: "Se le circostanze e la situazione dell 'Austria portassero gli Alleati a intravedere l'utilità dello svolgimento, a riguardo di questa potenza, di una politica attiva, suscettibile ad essere appoggiata da un 'azione militare, mirante a conseguire la decisione su questa fron te, una offensiva degli eserciti Alleati in Italia potrebbe essere indicata, da eseguirsi con quella potenza dj mezzi che le disponibilità della fronte dal mare del Nord alla Svi zzera lo permettessero , disponibilità da deter-


Ci\PITOLO VU - IL TEMPO DEL TE.\ l l'O

PI~Dl'TO

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minarsi dal Maresciallo Comandante in Capo degli E erciti Alleati in Francia".38 Cioè da Foch. Nel frattempo, il supporto militare britannico in Italia si indeboliva. il 9 settembre intervenne la decisione del War Office di portare da 4 a 3 i btg di ciascuna brigata anche nel XIV CA. Il provvedimento era già stato adottato per il fronte occidentale, ma i risultanti 9 btg soprannumerari vennero destinati in Francia. Lord Cavan ne informò in questi tennini Comando Supremo e Comando della 63 Armata: "Questo Comando ha ricevuto ordini precisi riguardanti il trasferimento di truppe britanniche dall'Italia in Francia. Gli ordini sono i seguenti. Le divi ioni saranno in un primo tempo riorganizzate ulla base di 9 battaglioni. La forza dei battaglioni sarà perciò aumentata da 715 uomini, come è attualmente, a 900 uomini. I 9 battaglioni resi disponibili partiranno per la Francia al più presto possibile. All ' arrivo eli questi battaglioni in Francia sarà da quella fronte inviata in Italia una divisione stanca, per sostituire la 7" divisione, la quale dopo l'arrivo di questa partirà a sua volta per la Francia. Dopo l'arrivo della 7a divisione in Francia, una seconda divisione stanca partirà da quella fronte per sostituire in Italia la 233 divisione. Non sono stati ricevuti ordini riguardanti la 483 divisione" _39 La decisione britannica era stata sollecitata anche da un telegramma di Foch al Capo di S.M. Wilson del 5 settembre precedente , nel quale il general issimo francese chiedeva di portar via dall' Ital ia le tre divisioni ing lesi e di sostituirle con altrettante divisioni stanche, annunciando che lo stesso avrebbe fatto lui per le due divisioni francesi ancora nel Veneto . S imili sviluppi preoccuparono il generale Montuori, il quale chiese "vivamente al Comando Supremo di indicare quale CA italiano avrebbe sostituito il Xll CA francese, dopo che g ià il XII CA italiano era stato designato a prendere il posto del XIV britannico;" il re pon abile della 63 Armata temeva che la sostituzione delle truppe aJieate venisse complicata dalla impossibilità di alleggerire le forze schierate sull ' Altipiano.40 38 Diaz a Badoglio, l o seue mbre 1918, Relazione, V, tomo 2 bis. doc. 62. Robilant a Orlando circa la conferenza presso Foch, 5 settembre, doc. 61; Consiglio Supremo di Guerra, Politica militare generale degli alleati per l'autunno 1918 e per /"amw 1919, doc. 50. La prima appendice de ll 'annesso alla nota di Robi lant ai colleghi del 3 settembre (doc. 63) stimava la upcriorità numerica dell'esercito austro-ungarico su quello italiano pari a 140.000 effettivi alla data del 1° agosto 1918, a 605.000 al 1° gennaio 1919 e 384.000 al successivo 1° aprile. AUSSME. E 11, busta 76, fase. l . 39 Telegramma del maggiore Tro ili , delegato presso le truppe britanniche, al Comando Supremo. IO(?) settembre 1918. AUSSME, E Il, bu~ta 76. f~c. l. l vi è anche un·altra comunicazione dello stes o allo stesso (13 settembre) che dava in partenza ..entro oggi o domani" i 9 btg, nominativamente indicati , che ·•andranno in Francia a raggiungere la 25• divisione britannica... 40 Montuori a Comando Supremo. 15 settembre 1918. AUSSME. E 2. busta 91.


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GLI AI..LEATI IN ITALIA DURANTE !..A PR IMA GUERRAMONDIALE ( 191 7-1918)

Motivo addotto per le nuove partenze di truppe alleate era la prolungata inazione sul fronte italiano, che si estendeva anche al fronte albanese di competenza italiana, e che, contrapposta ai combattimenti che si volgevano in Francia. non giu tificavano più la presenza in Italia di truppe fresche inutilizzate. Vista in sé, senza indagare ulle cau e che l 'avevano determ in ata, l'i nazione d i cui si è detto provocava espress ioni di malcontento ne lla stampa alleata (la censura aveva dovuto intervenire più volte) e entimenti analoghi nell' opinione pubblica. Diaz ne informò Orlando, ma ancora più esplicito fu l'ambasciatore a Parigi: "appare evidente ripercussione che ha sulla nostra situazione nell 'alleanza il proposito manifestato dal nostro Comando Supremo di non intraprendere offensiva su no tro fronte" . ciò risaltava d i più per i buoni risu ltati delle offensive alleate sul fronte occidentale e per la presenza di truppe austro-ungariche in Francia, sfociando in "una spec ie di indifferenza per il nostro fronte , come se esso rimanendo passivo dovesse offrire sempre minor interesse per l'economia generale de lla guerra". 41 Orlando fu invitato a Parigi, forse nella speranza che un politico fosse più accomodante dei militari. Ma il presidente del Consiglio , prima di partire, chiese a Diaz "le sue impressioni sul riguardo e specialmente su questo punto: se cioè, a Parigi, io debba tenere un 'attitudine di intransigente fermezza nel rifiuto di operare ," o se, d ietro riforni mento dei material i ch iesti e non avuti. si pote e agire. Diaz rispose subito, affermando che non si trattava "di rifiuto pregiudiziale ma di impiego subordinato condizioni che cesserebbero qualora c i si concedessero mezzi e soprattutto adeguato rinforzo truppe anche se queste siano in ricostituzione, purché impiegabili per te nere fronti difensive stop Su queste basi sarebbe possibile ogni accordo qualora alleati si conv incessero reale stato delle cose senza fondarsi su concetti generic i giu ti in tesi teorica , ma errati se riferiti a nostre ripetute constatazio41 Vedi Diaz a Orlando, 14 settembre 1918: Bonin a Sonnino, 15 settembre, in DDI, Serie 5, XI, doc. 509, 517. Quanto alla presenza di truppe austro-ungariche a nanco dei tedeschi. non è neanche il caso di esagerare: la relazione austriaca (p. 516) precisa che dopo la conquista americana del saliente di St. Mihiel. il Comando germanico chiese nuovamente truppe all'alleato ed Art. inviò altre due divisioni. Peraltro. se dobbiamo credere a l col. Glaisc Horstenau , l' intervento delle due prime divisi01ù austro-ungariche sul fronte occidentale meritò le lodi dei comandanti tedeschi. ma fu malvista dai soldat i germanici, che "le avevano accolte spesso con la domanda: Perché venite a combattere qui, perché prolungate la guerra T (Glaise Horstenau, cir., p. 50). n che conferma che nell 'autunno 191 8 anche il timore indotto dallo spirito aggressivo degli Unni avesse molto meno fondamento cbe nel passato.


CAPITOLO VII - IL TE.\ IPO DEL TEMPO PEROIJ!'O

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ni". Avvertiva poi "che partenza nove battaglioni inglesi sarà compiuta con oggi et che Comando inglese ha dichiarato che sino a cambio attuato di due sue attuali divisioni con altrettante già provate sul fronte di Francia non est in grado di inte rve nire nella offen iva stop Quindi concorso alleato si limita a sole due divisioni francesi ...Dichiaro ancora che nostro concetto non è per nulla basato su de iderio indipendenza fronte unico ma su difficoltà reali che deploro non siano giustamente valutate da Alleati...Rlassumendo ritengo che non debba opporsi intransigente rifiuto di operare come assolutamente non rispondente a nostre intenzioni ma che nostra azione , sempre pronta ad essere effettuata , deve subordinar i o a situazione più favorevole su nostro fronte quali arebbero ripercuss ione date da vittorie decisive in Francia o da gravi moti interni paesi nemici ovvero a concorso alleato con adeguati mezzi essenzialmente in rinforzo truppe". Ove, per considerazioni politiche di competenza del Governo , l' Esercito italiano dovesse muoversi "senza nuovo concorso alleato dovrei subito avere in zona guerra classe 900, con conseguenze già prospettate su operazioni venturo anno" . Orlando era restio ad invadere il campo militare e Diaz ne ebbe assicurazione da un ulteriore, immediato telegramma del presidente del Consiglio. Ma il Capo di S.M. volle contattarlo nuovamente quando Orlando era già a Parigi per ben chiarire il suo pensiero; lo fece il 17 settembre attraverso l'ambasciata: "Situazione attuale ci impone sviluppare offensiva a fondo soltanto e operazioni in Francia anziché risolversi in una stabilizzazione della fronte contro posizioni linea Hindenburg procederanno oltre decisamente stop In tale attesa tengo vivace contegno aggressivo come dimostrano operazioni proficuamente compiute in questi giorni et come dimostreranno azioni parziali di maggior raggio che seguiterò a svi luppare con intento verificare se diminuita efficienza nemica consigli azioni maggiori stop Mi propongo in tal modo fi ssare forze austriache su nostro fronte et mi tengo pronto passare all 'attacco a fondo non appena situazione in Francia si delinei nel senso sopra indicato stop In ca o contrario qualora cioè si producesse deciso arresto nella offensiva al leati non solo non ravviserei utile né conveniente spingere nostra offensiva a fondo , ma riterrei doversi molto seriamente considerare eventualità già prospettata anche da stampa inglese di un grande attacco austrotedesco contro Italia come avversario ritenuto più debole e dovrei prendere tutte misure necessarie per farvi fronte" .42

42

Re lazione , V, tomo 2 bis, doc. 7 1, 72, 73, 74.


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GLI AU F.ATI IN ITAliA I)URAl\"TE l.A PRIMA G UERR,\ "'10NDIALE (1917·1918)

Non si può affermare a cuor leggero che le preoccupazioni di Diaz fo scro prive di fondamento. In vece dei complementi di combattenti, su cui per mesi avevano sperato di poter contare, gli italiani avevano avuto solo alcune sezioni di ambulanze, sia pure in buone condizioni. Poiché il Comando Supremo era assolutamente convinto di aver bisogno di uomini per montare un 'offensiva senza patemi, appare conseguente e logica la reazione italiana alla richiesta di attaccare: "Diaz accetta il principio ma non fissa la data. Contro un nemico superiore per numero, auestato su olidc posizioni, egli esita ad impegnarsi a fondo in un'avventura che può essere prematura" .43 Peraltro, secondo i dati del War Office citati dal Gooch, la popolaz ione italiana era di 35,9 milioni contro i 58,1 dell'Austria-Ungheria, e il crol lo della Russia aveva disimpegnato aliquote rilevanti di truppe e di ex prigionieri. Anche se questi ultimi , come afferma il gen. Berndt, non avevano molta vogli a di ricominciare a combatteTe, faceva no sempre numero ed è naturale che il Comando italiano si preoccupasse molto seriamente dei complessivi rapporti di forza col nemico. Di qui le esitazioni e i rinvii dell'offensiva che Foch avrebbe voluto veder scattare almeno in settembre e il cui differimento faceva cattare lui.44 La sua lettera a Orlando del 28 settembre, infaui. concludeva ammonendo, tra il fùosofico e l'irato: "Non ci sono guerre senza rischi; la questione è di sapere, oggi, se questi rischi il Comando italiano è di sposto a correrli nel crollo morale e la disorgani zzazione de li 'Esercito austriaco" .45 Ma su questa lettera e sulle ragioni che aveva Foch per essere quasi scortese, torneremo più avanti. Qui è sufficiente ricordare che le argomentazioni

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P. Renouvin. cit. , p. 130. Cfr AUSSME, E 2, busta 79. J. Gooc h, Il trionfo della tecnologia? La vi/loria alleata nelf'ultimo anno de/fa prima guerra mondiale, in AA.VV., Al di qua e al di là del Pia ve. ecc., cit., p. 33. 45 Foch lamentava di aver raccomandato fin dal mese di maggio a Di az di attaccare con que llo che aveva, ignorava del tutto la battaglia di mezzo giugno e le sue conseguenze, ribadiva (2 volte) che l'offensiva avrebbe riguardato "solo una piccola parte dell'Esercito italiano" e spiegava che le divisioni alleate non potevano venire perché impegnate in Francia e perché comunque sarebbe stato impossibile trasportarle in tempo. Rifiutava anche la imprudente proposta. fattagli da Orlando. dj assumere la responsabilità de l fronte in Italia. proposta che, oltre tutto. in caso di insuccesso lo avrebbe esposto a decidere proprio quegli interventi che non voleva. Focb a Orlando, 28 settembre 1918, Rclatione, V. tomo 2 bis. doc. 76. -14


CAPITOLO VII - IL TEMPO DEL TEMPO PERDUTO

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italiane non erano state neanche discusse o controbattute, ma semplicemente ignorate.46 Tra la fine di luglio e l' inizio di agosto Diaz e Badoglio avevano ricevuto un piano di operazioni offensive redatto dal Comandante l'artiglieria del XII CA francese, coL Farsac . Aggiornando le vecchie indicazioni di Fayolle e in accordo con le vedute di Foch , il progetto prevedeva una prima avanzata sull 'Altipiano di Asiago fino al suo bordo settentrionale, in modo da farvi avanzare l'artiglieria a battere la Valsugana; in una seconda fase si sarebbe dovuta occupare la regione di Feltre e la Convalle bellunese, in vi ta delle operazioni del 19 19.lll0 agosto il generale Graziani confermava a Parigi che Io studio "considera un 'offensiva delle Armate Alleate in Italia per la valle dell'A lto Piave successiva ad un'operazione secondaria diretta a ricacciare il nemico dall'Altipiano di Asiago e a rigettarlo nell ' Alta Valle del Brenta"; sull' utilità di un'az io ne in pianura, peraltro, venivano esternati dubbi, poiché non la si considerava in grado di consentire "uno sfruttamento né rapido, né lontano" , pur ammettendosi che se si fosse superata feli cemente la fase delicata e c ritica della rottura del fro nte avversario, essa era "suscettibile di produrre risultati for e decisivi''. In ogni caso però s' imponeva prima la conquista dell'Altipiano di Asiago, punto d'appoggio solido e facile da difendere con poche forze, che avrebbe liberato il Brenta fino al Grappa.47 Come noto, l'ipotesi F preparata dal Comando Supremo prevedeva un'offensiva della 6" Armata sull ' Altipiano antistante le sue l ince, integrata da un attacco della l" Armata sul Pasubio c da azioni di sostegno del la 4" a lla sua destra. La Relazione italiana attribuisce la mancata attuazione del piano alla difficoltà ed ai costi umani di simili operazioni in terreno montagnoso, come anche l'esperienza austriaca di mezzo giugno aveva confermato: all'esistenza di notevol i forze nemiche

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ll Comitato di Guerra i1aliano, riunito da Orl ando il 23 c 24 settembre, al suo ritorno dalla Francia, aveva affermnto tra l'altro che il nemico godeva di una superiorità numerica stimata da l O a 18 div isioni , solidità di truppe, posizioni strategiche e tattiche migliori. E "per affacciarsi su parallelo di Feltre, si ritiene che occorra impegnare da 18 a 20 divisioni, mentre la necessità di a lcune operazioni concorrenti su altre parti del fronte, determinerà l'impiego di 6 a 8 divisioni. Si tratta, dunque, in complesso di circa venticinque divisioni da impegnare, contro l'esistenza di sole IO divisioni di riserva, di cui l'esercito italiano dispone··. Orlando a Bonin, 24 settembre 191 8. Relazione. V, tomo 2 bis, doc. 75 e annesso. 47 Grazian] a Diaz, IO agosto 1918.AUSSME, E 2. busta 101 (Farsac): Graziani a Foch, stessa data, E 2, busta 131.


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GLJ ALLEATI IN !TALlA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE (191 7· 19 18)

nel settore ed all'asimmetrica mancanza di forze aHeate in grado digarantire che la realizzazione della superiorità locale non rendesse insicure altre zone del fronte. Una conferma della reale esistenza di queste difficoltà proviene da fonte britannica. Intorno alla fine di agosto gli ufficiali superiori inglesi furono informati sotto condizione di stretto segreto della progettata offensiva in Trentina, che aveva l'ambizioso programma di avanzare in montagna con poche strade coperte dalle fortificazioni del nemico e battute dai suoi cannoni; alle divisioni britanniche veniva chiesto di svolgere un ruolo gravoso. Due di esse (7" e 23") sarebbero venute avanti attraverso il nuovo sistema di trinceramenti austriaco - profondo 1.500 m e in posizione dominante su Asiago - con l'obiettivo di occupare la linea Monte Bisa-Monte Interrotto. La terza divisione britannica (48") sarebbe sfilata tra le altre due divisioni per lanciarsi alla conquista di Monte Brio, ad ovest. Ma Monte Bisa e Monte Brio erano lontani dalle gole profonde della Val d' Assa, senza ponti o sentieri che le attraversassero, e si elevavano 700-800 m sopra al fiume. Il col. Barnett della 48a divisione defi nì il piano "fantastico e contrario agli elementi di senso comune" .48 Tuttavia i preparativi continuavano , sia pure subordinatamente alla disponibilità dei materiali richi.esti, e all'inizio di settembre la 6a Armata era pronta a muovere con un preavviso di 8-10 giorni. Dalle memorie di un pluridecorato capitano della 7a divisione italiana riprendiamo il racconto di come, all'inizio di settembre, parve che l'offensiva sugli AJtipiani partisse davvero. La testimonianza aiuta forse a capire meglio anche lo spirito dei combattenti e i loro contraddittori sentimenti nei confronti degli alleati, talvolta cugini più che fratelli d'armi, anzi quasi concorrenti, complessi di superiorità e d'inferiorità aiutando . "Ritrovai la mia divisione a Noale, ma in procinto di partire; ...pareva imminente una nostra offensiva dagli Altipiani; non si escludeva neppure un 'offensiva nemica. C'era nell'aria del novello settembre quel fremito misterioso che i grandi fatti già segnati nel!' avvenire diffondono intorno a loro e danno a chi dovrà viveri i l 'ansia angosciosa dei preveggenti ...venne l'ordine di serrare verso gli Altipiani e ci raccogliemmo intorno a Bolzano Vicentino ...Interrogavo i giovani ufficiali, i giovanissi-

48 Wilks, cit. p. 122. Vedi anche la corrispondenza Diaz- Foch in AUSSME. H 5, busta 10.


CAPITOLO VJI . 0.. TEMPO DEL TEMPO Pé.RDUTO

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mi oldati; percorrevo gli accampamenti ordinati e puliti: vedeva passare le nostre colonne grigie e canterine ...Ma c'era anche un enso di tranquillità, di fiducia, di ordine, che mi stupiva ...Fatalismo, abitudine, incoscienza? Non si è fatalisti a vent'anni ...Si compiva, invece , il ciclo di Caporetto: la scuola di quella grande, provvidenziale sventura dava o ra i suoi frutti: ... il nostro soldato ...aveva educato in sé dalla sconfitta ignominiosa un sentimento di c ivismo ... ; sentiva il suo valore come il sentimento di un dovere; sapeva, dal Piave, di poter vi ncere ...Ecco perché i quindicimila della Divi ione non si ribellavano all'idea spaventosa di dover presto affrontare una morte atroce...nessun segno di ribellione o di negazione increspava l'onda tranquilla del mare grigioverde... Nessuna vigilia d'armi mi fu altrettanto penosa; ... mi scorava non tanto il pensiero della prossi ma battagl ia, quanto la paurosa visione del più probabile avvenire: la battagl ia, ... la vittoria inconcludente col suo scialbo lampo di allegrezza; ... e poi ancora un 'altra battaglia ... Ma di giorno, quando c'era il sole, ... segui vamo fremendo di sincera commozione la battaglia di Francia e sentivamo una certa prurigine morale di e ere troppo assenti dalla strage apocalittica. A poco a poco la mastodontica macchina della battaglia ci assorbiva ... Questa sembrava che avrebbe dovuto scatenarsi dagli Altipiani: noi dovevamo seguire nell'attacco la divisione inglese che avrebbe fatto il primo sbalzo: obbiettivo Asiago. Noi l'avremmo sorpassata, andando ad arrampicru·ci sul Katz e sul Mosciagh. Il programma mi piaceva poco: non comprendevo l' uti lità d i una carneficina (attraversare la conca di Asiago sotto il fuoco dei monti che la coronavano!) per un obbiettivo puramente territoriale. Fatto sta che i preparativi erano grandi, e interminabili file di cannoni si arrampicavano con la fretta di una folla che ha paura di non trovar posto ... Gli ufficiali dei comandi inglesi parevano soddisfattissimi dell'offensiva loro affidata, perché il più brutto compito toccava a noi; i francesi, che pure avrebbero avuto l'onore di iniziare l'attacco, dicevano che sarebbe stato uno scherzo . La flemma britann ica e la boria francese, benché capissi beni ssimo che non erano si ncere , mi davano discretamente ai nervi. E fin ii per desiderare ardentemente che, a prezzo di qualunque sacrificio, la mia divisione riuscisse a superare i faci li obbiettivi dei nostri alleati e ad incunearsi su per Val di Nos e Val Campomulo a screpolare irrimediabilmente la difesa austriaca degli altipiani ...Che vuoi dire la pruderie dell'onor mi litare! Ma tant'è: mettete due individui in diver a uniforme e con l'armi alla mano e ognun d'essi sarà fatalmente portato a far mostra della sua valentia!. ..


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GLJ ALLEATI IN ITALIA DURANTE LA l'RIMA G UERRA MO:WlAlE(1917· 1918)

Con tutto questo dovevo pur convenire che gli inglesi e i francesi in trincea non avevano nulla da invidiare al nostro fante, lo specialista nella guerra del silenzio del sacrificio. Però ne avevano di molto belle, e vi regnava una disciplina sovrana: proibito far chiasso, proibito mostrarsi allo scoperto, proibito curiosare inutilmente i fatti del nemico. E il nemico , abituato alla spensieratezza italiana che gli offriva sempre occasione di buoni bersagli, lasciava tranquilli gli alleati, i quali ci andavano dicendo che gli austriaci in paragone dei boches erano dei gentiluomini. Naturalmente lo dicevano col fraterno intento di farci arrabbiare. Ma a parte questa disciplina rigorosa, cui né io, né i miei compagni avremmo potuto resistere a lungo, la trincea franco-inglese conduceva la nostra stessa vita: era perfino più sudicia. E l 'Uomo Prudente, sbalordito di non trovare gli stranieri in tutto superiori a noi, concludeva trionfalmente: ' Però le trincee tedesche sono uno specchio' . A metà settembre la progettata offensiva sfumò. Lentamente, come addolorati, i cannoni cominciarono a scendere per le splendide vie dell' Altipiano. Dove andavano? I francesi sorridevano mal iziosamente. Io e gli amici ci sentivamo il cuore stretto dall'angoscia ...Sperammo per un momento che l'offensiva si sarebbe scatenata dalle Giudicarie, per dove le nostre ansiose indagi ni davano diretti i cannoni .. .lntanto i francesi sorridevano, Foch in Francia vinceva e i nostri continuavano a divertirsi pei teatri n i e pei campi sportivi . L'impazienza si faceva dolorosa, aspra, insopportabile ...venne ben presto l'ordine di andare a schierarci da tutt'altra parte di quella prevista e studiata, ossia a cavallo della Val Brenta...Così, dunque, niente azioni in grande stile, niente offensive, niente aiuto alla Francia. Un cambio di ordinaria ...amministrazione. Siccome il tempo stringeva, per avere un certo orientamento della zona, ottenni di riconoscerla in aeroplano. Fu il nùo primo volo. C'era vicino a noi il campo francese d'aviazione di Nove, il comandante del quale era uno dei nostri amici che ridevano di più. Per poco non ml ero bisticciato con lui un giorno in cui aveva detto: 'GI i italiani non mandano trecentomila uomini in Francia e non intraprendono nessuna offensiva sul loro fro nte perché il Paese non sopporterebbe le gravi perdite che ciò costerebbe.' Io cercai di fargli capire che trecentomila uomini costituivano sì e no tutte le nostre riserve e che era assurdo rimanerne privi; che l'offensiva era pazzesca contro un nemico più forte e in posizioni dominanti: avanzare dal Piave? Sarebbe stato un allungare il già pericolosissimo fianco e di Grappa se ne aveva abbastanza di uno; circa le perdite, nessun esercito ne aveva sopportate stoicamente tante quante l'italiano: almeno in relazione non ai milioni di mobilitati, ma al milioncino


CAPITOLO VII- IL TB1PO DEL TEMPO PERDUTO

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che sì e no stava al fronte autentico; e quanto al Paese ...era stato sempre tenuto all'oscuro di tutto! Ma io sentivo che le mie obbiezioni non erano convincenti perché il sistema che governava la guerra era proprio l'ignoranza, anche dinanzi a noi stessi, dei sacrifici passati e delle intenzioni dell'avvenire." SaD quindi a bordo , e con spavalderia non volle legarsi al seggiolino , ebbene l' amico francese gli facesse capire, ridendo ed ammiccando, che se ne sarebbe accorto in aria. Così dall'alto videro il Grappa e la Valle del Brenta e, più o meno, le linee avversarie. Ma improvvisamente l'amico pilota abbandonò la linea orizzontale "e s'i mpennò. i piegò a dritta c a manca, scese e salì a strette spirali. Io mi sentivo mancare e compresi che si vendicava per non essermi fatto legare; mi aggrappavo energicamente alla carlinga, pur pensando che non c'era pericolo se egli, sapcndomi slegato, faceva quei piccoli scherzi". Atterrarono , e tornò l'impressione di una pacifica gita in automobile. "Per un primo volo, non c'era male! Sentii di meritare l'ammirazione dei presenti. Al collega francese dissi: ' Grazie della vostra cortesia. Ho potuto o servare benissimo quanto m'interessava'. 'E .. .le vostre impressioni sul volo?' (Qui ti volevo!) ·Impressioni? ...ecco. l'impressione è una: quella di non averne provata nessuna!' Chi sa che il caro amico francese, che sapeva indubbiamente d'avermi messo addosso una bella paura, non abbia pensato che qualche volta gli ital iani riuscivano a batterlo in faccia tosta?" 49 Con uno stile diverso si esprimeva in quei giorni il capitano Buxtolf, del 34° rgt di artiglieria da campagna della 24" divisione francese. Il suo diario italiano cominciò ad essere tenuto il 14 settembre , dall'accantonamento di Contra Turra, ai piedi dell'altipiano dei Sette Comuni. Il capitano era convinto che i recenti successi alleati sul fronte francese, dopo 3 anni e mezzo di evere lezioni, dipendessero dal comando, e per questo criticava Joffre e Pétain a beneficio di Foch. Prevedeva che la guerra, probabilmente, sarebbe durata ancora "lu nghi mesi" , ma con l'arrivo degli americani in Francia considerava ormai superati i vecchi errori. Il 16 annotò che" il comando italiano ha disdetto, nei g iorni scorsi, un attacco generale che era, sembra, in preparazione da molto tempo ...Più invecchiamo qui , inglesi e francesi, più ci convinciamo di essere d'ostacolo ad un pacifico girotondo austro-italiano". Attribuiva alle

49

Lodolini , cit., II, pp. 171-79.


Cl.. l ALLEATI (N ITAUA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE (1917- 1918)

"fantasie degli automobil isti italiani" il crescente nervosismo del suo cavallo, che si era lanciato in una galoppata improvvisa travolgendo un povero locale; notò gruppi di bambini che si nutrivano di castagne crude, di bacche strappate alle siepi , o di uva acerba racimolata in assenza del randello del proprietario. Verso la fine del mese osservò che turchi e bulgari, cominciando ad essere strapazzati come i tedeschi in Francia, invidiavano certamente l'alleato austro-ungarico, " che si è riservata la buona fortuna d'avere soprattutto a temere i valorosi discorsi italiani" . Il 29 re Vittorio Emanuele presenziò ad una rivista di artiglieria, una buona occasione per informare i lettori del diario che il generale Diaz, a causa dell'inazione in cui manteneva il fronte italiano mentre altrove i soldati dell'Intesa davano botte da orbi, veniva disinvoltamente designato da certe lingue lunghe: "Ecco il Boche" .50 Il giorno successivo, i belgi ebbero l'onore di essere citati perché avevano sloggiato i tedeschi nella foresta di Houtulsth, "una posizione particolarmente forte. Questa avrebbe dovuto essere, dopo tutte le precedenti, un'ultima lezione per gli italiani; ma i loro giornali parlano soprattutto della rivista di ieri, accatastando superlativi su tutto ciò che c'era di italiano e non segnalando neanche la raffinata eleganza del gruppo d'artiglieria inglese. Evidentemente, chi manca di misura manca di gusto e, se del caso , di tatto. Ma 1'8 ottobre scrisse che, finalmente, "perfino il fronte italiano pareva doversi svegliare un poco"; passò la fanteria della 23" divisione francese diretta in autocarro a Bassano, per poi proseguire verso la regione di Asolo; la 24" divisione, al comando della quale vi era molta eccitazione, verosimil mente l'avrebbe segu ita. Non era più aria di andare a svernare

50 " Infine la sfi lata comincia: prima le truppe a piedi del genio, poi le truppe a cavallo dell 'artigl ieria da campagna. I primi, più o meno si equivalgono, ma che differenza nei secondi! Gli inglesi hanno scelto i loro cavalli secondo la divisa: la prima batteria ha solo cavalli neri bai, la seconda bai bruni, la terza bai c iliegia. 'In tutto il gruppo non c'è né un cavallo grigio, né un roano, né un sauro. Gl i ufficiali stessi si sono piegati all' uniform ità. Inoltre gli attacchi , ben appaiati, danno l'illusione che tutti i cavalli, tutti messi in ghingheri, siano della stessa taglia. Le bardature, ben applicate, sembrano comode e i metalli, accuratamente lucidati, brillano al sole. l carriaggi sono di una pulizia impeccabile. Conduttori e serventi portano divise veramente uniformi e tengono posizioni corrette, Passa in seguito il gruppo italiano: confusione chiazzata di cavalli bianchi. Dopo, c'è il gruppo francese nel quale si avverte una buona intenzione che non si è completamente realizzata. Infine, dal fondo della pista arriva al galoppo una batteria a cavallo italiana che va molto veloce e in gran disordine. Per la prima volta, g li applausi scoppiano intorno a me: sono gli ind igeni che, freneticamente, salutano al passaggio questo prodotto delJa loro mentalità" ,


CAPITOLO VU - IL TEMPO DEL-TEMPO PERDUTO

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sulle rive del lago di Garda, ma piuttosto di sganciarsi dalle posizioni occupate dal nemico. "Questo dietro-front nei progetti pareva soddisfare tutti, fino ali 'ufficiale di collegamento con l'artiglieria italiana. Questo tenente mi spiegò effettivamente che, per evitare Caporetto, era mancato loro il 'prudente' Diaz, ma che oggi l'intero esercito italiano avrebbe voluto avere al suo comando il 'bollente' Cadorna!"5 1 A metà settembre Montuori informò il Comando Supremo che lord Cavan, "in base all'ordine ricevuto del cambio delle divisioni britanniche in Italia, con altre, stanche, provenienti dalla Francia, comunicava che potevasi fare assegnamento sulle truppe inglesi per un 'azione difensiva nelle linee attuai i, ma non per l'operazione F. Mi affrettai a recarrni nel giorno stesso, lO c. m., a codesto comando, per i provvedimenti relativi, e veniva deciso che in caso di attuazione del! 'ipotesi F, il compito già devoluto al XlV° C.A. Br, sarebbe stato assunto del XII C.A.I. su tre divisioni (20 3 • 27a, X) oltre la 12". NeiJa sera stessa si diramavano gli ordini conseguenti (foglio 2000 dellO settembre, già trasmesso a codesto comando, e di cui qui si unisce altra copia) accennando al fatto che la sostituzione avrebbe richiesto qualche giorno più del previsto per iniziare l'operazione, e disponendo per il temporaneo arretramento delle batterie in posizione troppo avanzata, subordinatamente alla possibilità di rimetter!e in piena efficienza entro 8-1 O giorni. Occorrerebbe inoltre garantire l'esaudimento delle richieste di cui nell'accluso promemoria, per non superare i 10-12 g. di tempo, minimo di tempo che ora si richiede. Questo comando ritiene anche necessario di sotto porre a V.E. quanto segue: Le difficoltà dell'operazione ipotesi F si sono alquanto complicate per due ragioni: a) La sostituzione da farsi di altre truppe a quelle britanniche che da vari mesi studiano l'operazione, conoscono ogni particolare, ogni prevedibile incidente. A diminuire tale difficoltà converrebbe assicurare l'intervento nella operazione da parte della 11 a Divisione che è una delle pochissime che conoscono il terreno ed i dati del problema , e ne hanno studiato la soluzione. b) li raccorciamento delle giornate, che non consentirà più di conquistare i primi obiettivi in una sola giornata- ma a questo non v'è rimedio, come pure non ve n'è alla rinunzia a farsi delle thanks, e forse anche dei proietti ad iperite. Tutto ciò non pregiudica molto la riuscita deiJ'operazione, ma solo potrà renderla più san-

51 A. Buxtorf, En ltalie avec la 24e division d'infanteriefrançaise (Septembre-Décembre 1918), Nancy-Paris-Strasbourg, Berger-Levrault, senza data, pp. 1-24.


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GUALLEATI IN ITAUADL.'RANTELA PRIMAGL'ERRA \10 li. DIALt(1917·1918)

guinosa stante il maggior tempo che il nemico avrà, fra 1° e 2° giorno, per far accorrere le sue riserve ui punti minacciati'' .52 La ipotesi F tramontava: l'azione del Pasubio fu "definitivamente" rimandata il 25 settembre, ma fin da prima era ev idente il cambiamento di indirizzo del Comando Supremo. Gli studi del l '8" e della 3" Armata per un'offensiva oltre il Piave furono trasmessi, rispettivamente, 1'8 e il 24 settembre, ma già il 23 Badogl io otteneva da Diaz di "rinforzare alquanto l' artiglieria della terza ed ottava armata togliendo alla prima armata q uanto le avevamo dato per operazione sul Pasubio".53 Ormai si pen ava di attaccare altrove. Questo nuovo orientamento ebbe un impatto immediato in Inghilterra, dove lord Cavan si era recato nella seconda metà di settembre. Già in agosto egli aveva proposto che le sue tre divisioni , o ve il fronte italiano fosse ri masto fermo , veni ssero trasferite in Francia e sostituite da altrettante divisioni stanche, cui si poteva far trascorrere un inverno tranquillo. Durante la sua assenza dall ' Italia, il suo sostituto gen . Walker uggerì di incomi nciare la rotazione; così il 27 settembre la 23" divisione britannica fu rilevata al fronte da una italiana e si pre parò a partire. Ma nell'eventualità che gli italiani prendessero l'offensiva, ia pure nella nuova direzione verso la quale pareva propendere il Comando supremo, Cavan fece presente con insistenza che avrebbe preferito cooperare con loro e ottenne che l'ordine di tornare in Francia fosse revocato .54 Quanto all'attività operativa, il Comando Supre mo aveva già indicato in primavera l'opportunità di condurre "colpi di mano" e "piccole azioni offensive". I primi , o ltre a mantenere e levato Io spirito combattivo delle truppe, avevano lo scopo di "catturare prigionieri per procurarsi notizie", mentre le operazioni offensive minori erano dirette a conseguire miglioramenti della linea mediante combattimenti lim itati, ben preparati e basati sulla "sorpresa a li vello locale" . Lungo la zona montana erano schierate quattro armate : si ebbero gli attacchi di reparti alpini sul Corno di Cavento e sul Monte Stablel (19 lugl io) , poi le operazioni nel settore del Tonale e deli ' Adamello ( 13- 14 agosto) e un colpo di mano davanti alle linee del XIV CA italiano (1 2 settembre), sul fronte della 7a Armata ; l' occupazione di quota 703 del Dosso d i Zurez, l' attacco a Monte Maso (3 e 29 agosto) e il colpo di mano italiano di Sauro ( Il set-

52 Montuori a Comando Supremo . 16 settembre 1918,AUSSME. E 2 . busta 91. 53 Relazione, V, tomo 2 bis, doc. 80.81: vedi, per quanto precede. doc. 82. 165, 166. 5-I Wilk.s, cit., p. 120.


CAPITOLO Vll - IL TEMPO DEl. TEMPO PéRDUTO

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tembre) su quello della l" Armata; la rioccupazione delle Rocce Anzini alle pendici occidentali del Grappa ad opera del XX CA itaLiano (9 luglio), il colpo di mano francese di Zocchi, azioni italo-franco-britanniche sulJ'A ltipiano di Asiago, la conquista di Sasso Stefani in Val Brenta sempre da parte del XX CA, un'azione britannica a sud di Asiago ed una italiana a Col di Rosso (3, 7-9,22, 27 e 29 agosto), come pure i colpi di mano francese a Sisemol e britannico preso Asiago e l'occupazione i tal iana di Grottella, sul fronte della 6a Armata; azioni locali del IX, VI e XVIII Ca italiani (5, 7, 15 luglio) , gli attacchi sull'Asolane e nel saliente di Solaroli (9, 12 agosto), nonché le azioni di Val Caprile e di nuovo dell' Asolone (lO e 16 settembre) su quello della 4a Armata.55 Alla fine, rimasero in mani italiane il Corno di Cavento, le rocce Anzini, il fortino Regina, più qualche altura e posizione minore. Lungo il Piave furono tentate incursioni sulla riva sinistra e nelle isole del fiume, che fruttarono a più riprese la cattura di prigionieri ed occupazioni transitorie. Gli ostacoli costituiti dalla corrente e dalle rive erano consistenti: la prima linea avversaria, chiamata dagli austriaci "campo avanzato, ...comprendeva l'argine che correva con un 'altezza da 2 a 3 m e l'antistante bassopiano praticabile del letto ghiaioso del Piave (spiagge, banchi di sabbia , talvolta ricoperti di sterpaglie, bracci di fiume poco profondi) . Il poderoso argine del Piave , che qui costituiva la principale linea di combattimento, era un'eccellente posizione difensiva, che presentava quale solo svantaggio il fatto che l'argine offriva un ottimo bersaglio all'artiglieria nemica".56 L'osservazione, naturalmente, valeva per un 'offensiva, non per un colpo di mano che avesse la sorpresa tra i propri fattori di successo. Riprendiamo un ricordo di quelle azioni dalla vivace prosa del già citato capitano di fanteria, con riferimento alla seconda metà di luglio: "Tanto per tenerci in esercizio , ci ordinarono ...di passare il Piave. Così, per sport: e poi tornarcene indietro. Ma perché? Per far dei prigionieri, aver notizie fresche, rendere 'brillante' il soggiorno della Divisione sul Piave. Mi pare che ne valesse la pena! E poiché le truppe son sempre ingenuamente generose, un bel giorno tutta una compagn ia passò dall' altra parte, poi tornò con qualche austriaco e con i propri morti: sei, tra i quali il tenente Mainini , un fiore di gioventù e d'ardimento ...Poicbé la cosa era venuta così bene fu dovuta ripetere; e

Cfr Relazione, V, tomo 2 , pp. 20 1-54. Così dalle note del generale Berndt, comandante della 29" div isione austriaca, in Pozzato e Ballà , Il Piave ., cit., p. 23 . 55 56


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GLI ALLEATI L'ITALIA Dt:RANTE LA PRNAGl'ERRA MONDIALE (I91 7-J918)

divenne lo sport preferito di qua i tutte le notti. Per fortuna gli austriaci fecero più danno alle barche che agli uomini; questi impararono a dire che il fiume non si poteva passare senza sorpresa e che gl i austriaci avevano ormai capito il latino; le barche impararono ad andare a fondo, tutte bucherellate dalle attente mitragliatrici nemiche, appena messe in acqua. Così, appena il Genio non ebbe più barche da darci , finì lo sport del canottaggio notturno e conseguentemente il pediluvio dei bravi fanti" .57 Il 28 luglio un progetto della 3• Armata previde una serie di piccole operazioni oltre Piave, tra cui l'occupazione delle Grave di Papadopoli da parte dell·XI CA;58 poiché il ramo principale del fiume scorreva tra la riva destra e le isole, que to piccolo balzo in avanti poteva avere- ed effettivamente ebbe in occasione della battaglia finale - una notevole importanza tattica. Naturalmente , anche gli austriaci se ne rendevano conto, come risulta dalle seguenti annotazioni del generale Berndt, databili intorno al20 agosto: "Davanti alla 51• Divisione di fanteria Honved, a Nervesa, gli italiani avevano occupato nottetempo due piccole isole, ma ne vennero però presto scacciati dagli Honved. Un'azione simile da parte della 9• Divisione di fanteria, nel corso della quale doveva essere ricacciato il nemico che si era annidato su una piccola isola al di là di Papadopoli, era fallito" . 59 A titolo di esempio, riportiamo anche un breve rapporto italiano relativo ad un'azione di pattuglie nella medesima zona: " Nella notte sul 4 settembre, da pattuglie arditi del 256° fanteria, tentata una piccola operazione allo scopo di catturare vedette nemiche che ri sultavano appostate ai margini meridionali delle Grave di Papadopoli e di fronte a SalettuoL Le pattuglie agli ordini del tenente signor Rubani , al quale si era aggregato volontariamente il te nente sig. Levi dell ' ufficio C.R .LT.O. di brigata , attraversarono con traghetto il braccio del fiume tra l'isola Circeo e le Grave, e si diressero decisamente sulle località ritenute pres idiate dalle vedette nemiche. Trovatele sgombre, proseguirono lungo il margine delle Grave in direzione di nord est allo scopo di assumere notizie sul nemico e fare eventualmente prigionieri. Se non che l' improvviso apparire sul loro fianco destro di grossi nuclei nemici le obbligò ad aprire il fuoco, e successivamente, l'accorrere di altri nuclei che minacciavano di aggirarle, le costri nse a chiedere il concorso dell'artiglieria, sotto il cui fuoco efficace poté essere compiuto in

57 Lodolini. cir. , ll , p. 157. L'ufficiale apparteneva alJa 58 AUSSME, E 2 , busta 89. 59 Pozzato e Ballà, Il Piave., ci t. , p. 29.

7' divisione.


CAPITOLO \'Il - IL TF.\IPO DEL TEMPO PERDl!TO

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ordine il ripicgamento. Nella lotta, che deve aver costato al nemico perdite, caddero feriti da bombe a mano due nostri militari, uno dei quali poté essere trasportato mentre l 'altro, malgrado il vivo interessamento dei componenti le pattuglie, non poté essere soccor o in tempo e rimase sul terreno occupato dall'avversario. Detto militare fu segnalato a codesto comando come disperso nel comunicato delle ore 18 di ieri. La piccola operazione venne condotta con ardire da parte di tutti i componenti delle pattuglie, ma non diede risultati positivi probabi lmente per la mancata sorpresa, dipendente dal rumore causato dal traghetto del fium e" .60 Le esperienze del trimestre operativo luglio-settembre ebbero un impatto sui convincimenti del Comando Supremo, poiché i tentativi italiani non incontrarono solo le limitazioni imposte dalle condizioni disagevoli del terreno, ma anche dalla reattività del nemico , il quale si mostrava tutt'altro che rassegnato alla perdita di posi zioni, se pur di importanza non vitale: esso riuscì a contenere i danni lanciando in ripetuti attacchi le sue fanterie ed assumendo iniziative proprie che in settembre divennero più consistenti. La più importante lezione da trame, anche se in contrasto con valutazioni alleate, parve al Comando italiano quella della palese efficienza bellica delle truppe avversarie. Tale constatazione non era scalfita da un certo aumento, tra luglio e settembre, dei prigionieri e dei disertori austro-ungarici, perché i cedimenti riguardavano quasi esclusivamente militari di origine cecoslovacca , mentre gli altri si mantenevano osti li, disciplinati e aggressivi.6 1 Se così non fosse stato, ben difficilmente Arz avrebbe incaricato fin da luglio il nuovo comandante della 6a Armata imperiale e regia, principe von Schoenburg, di predisporre i piani di un attacco tra Brenta e Monte llo, al fine di " non trascorrere un altro inverno nella zona del Grappa". Benché non pochi esponenti austriaci considerassero assai opportuno, se non necessario, un aiuto di truppe tedesche, furono invece proprio le sollecitazioni germaniche a provocare il trasferimento di altre due divisioni imperiali e regie sul fronte occidentale. Poiché le due grandi unità provenivano dalla Polonia e dall' Austria orientale, la loro nuova destinazione non indebolì direttamente lo schieramento austro-ungarico in ltalia. 62

60 Annibale Bonomi, brigadiere generale, capo di S.M. deu·xt CA, al Comando della 3" Armata. 5 settembre 1918, AUSSME, E 2, busta 89. 6l Relazione, V, tomo 2, p. 259. 62 Arz chiarl comunque che si trattava delle ultime truppe che poteva mandare. Relazione austriaca, pp. 518-19.


27'-" ~ 8_ _ _ _ _ _ _ _ _ G_ LI_ A_ L L_ E_ AT_ 11_ N_ 1T_ AL _1•_ ~D _U_R_ A NTE _ · LA l'RIM A GUERRA MONDIALE (1 9 17- 1918)

Ma veniamo pitl in particolare all'attività operativa delle forze alleate. Sull'Altipiano, sempre schierate nei tratti di linea che presidiavano dalla primavera sul fronte della 6a Annata, vi avevano visto fallire - in un giorno nel settore francese, in due in quello britannico - l'offensiva nemica di giugno, ed è naturale che tale esperienza sostenesse la propensione dei Comandanti alleati ad una condotta attiva, pur nei limiti compatibili con la generale sistemazione difensiva decisa dal Comando Supremo. Nelle settimane che seguirono la conclusione della battagl ia del Solstizio, una delle prime azioni studiate dagli alleati fu un colpo di mano che sarebbe stato eseguito da truppe francesi su1le linee avversarie site a nord del saliente di Capitello Pennar. Dinanzi al fronte del XII CA, le posizioni austro-ungariche più sol ide erano " il Sisemol a est, le trincee dei Barbari a nord, Cassorder, Zocchi e Stellar a ovest"; esse costituivano un insieme di punti fortificati molto potente, "organizzati con un sistema completo di reticolati, trincee, ricoveri profondi, mitragliatrici in casematte in cemento armato ...Il colpo di mano aveva lo scopo di aggravare la demoralizzazione dell'avversario già sanguinosamente provato nelle azioni di giugno, di catturare prigionieri ed avere informazioni. Come obiettivo principale venne stabilito Zocchi; truppe d 'attacco dovevano spazzare il quadrilatero Stellar - quota 1080 - trincea dei Banditi trincea dei Barbari - Knulla. Nei giorni precedenti l'azione, con tiri simulanti il ritmo degli abituali tiri di molestia, vennero aperte nelle difese accessorie nemiche i varchi da cui irrompere, battendoU poi ad intervalli irregolari per impedire che i reticolati venissero riattati. Il colpo d:i mano doveva essere preceduto da tiri a proietti tossici nell ' incassatura del Ghelpac , da Camena a Val dell'Orco; le batterie da 210 dovevano battere il monte Ferragh e le organizzazioni che lo studio delle fotografie avevano rivelato come le più solidamente protette; quelle da 155 dovevano bombardare gli altri appostamenti di mitragliatrici, la villa Trevisan, Laiten, Stellar, Leghen, Zocchi. La fanteria doveva avanzare protetta da un tiro di sbarramento mobile dei 75; l'artiglieria da campagna doveva poi eseguire un tiro d' interd izione attorno all'obiettivo, coadiuvata dalle batterie pesanti , La controbatteria era assicurata dali' artiglieria pesante a lunga portata del corpo d 'armata e di quella dei corpi d ' armata italiani e britannici vicini". L' operazione sarebbe stata condotta da un "battaglione di fanteria con una compagnia del genio mu ni ta di casse d'esplosivi per la distruzione dei ricoveri. Una compagnia di fanteria e le mitragliatrici del settore dovevano assicurare il ripiegamento e la copertura dei fianchi.


CAPITOLO VIJ - IL TEMPO DEL TE.\11'0 PERDliTO

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L"operazione venne stabilita per i161uglio alle 3,45': Ore 3,40'- Le compagnie d ' assalto raggiungono la base di partenza a nord dell' incassatura di Piandot-Mellar; una sezione del genio alle compagnie delle ali, un plotone alla compagnia del centro. Ore 3 ,45 ' - L'attacco è sferrato e procede dietro il fu oco di sbarramento mobile secondo l' orario fissato. Nonostante l'entrata in azione dell 'artiglieria e delle mitragliatrici nemiche, ogni compagnia raggi unge il suo obiettivo senza preoccuparsi delle perdite subite; il combattimento s' impegna con bombe a mano. si passa al corpo a corpo; gli zappato ri del genio gettano le casse di melinite nei ricoveri che rovinano sulle truppe c he li occupano. e particolarmente a Zocchi distruggono con gli occupanti una casa potentemente organizzata. Ore 4 ,26' - Le unità incaricate dell'attacco annunc iano per mezzo di razzi convenuti che l'operazione è terminata e che cominciano il movimento di ripiegamento . Ore 4,35' - Un razzo giallo lanciato dal comandante del battaglione avverte che è rientrato alla base di partenza. Ore 5 , 30' - tutte le truppe sono rientrate nelle proprie linee. Dalle 3 ,40' il nemico sentendo l' imminenza di un attacco lanc iò numerosi razzi per ch iedere il fuoco di sbarramento; questo non si fece sent ire che dopo le 3,56', nel medesimo tempo le m itragliatrici aprirono il fuoco. Alle ore 4 il fuoco dell'artiglieria nemica si fece nutritissimo , specialmente nell'incassatura di Piandot, quello delle mitragliatrici raddoppiò eli violenza . Dalle ore 4 ,30 ' il tiro deli ' artiglieria austriaca, sottoposto a un fuoco eli controbatteria intenso, rallentò considerevolmente, ma la fa nteria nemica continuò a difendersi energicamente con fuc ili , bombe a mano e mitragliatrici". Furono catturati 67 prigionieri , 2 dei quali ufficial i appartenenti all'8° rgt ulani ed al 306° rgt fanteria I. R , no nché 2 m itragli atrici Schwarzlose complete. L'azione co tò ai francesi 4 morti e 25 fe riti ; non fu possibile valutare esattamente le perdite del nemico, che "certamente dovettero essere molto forti tanto nella zona attaccata quanto nelle vicine linee nemiche, per la distruzione dei ricoveri con gl i e lementi che li occupavano e per il violento tiro d 'artigl ieria che neutralizzò l'intera pos izione" .63 Una nuova incursio ne francese ne lle linee avversarie ebbe luogo il 25 a Stellar, mentre contemporaneamente anche gli inglesi conducevano un'intensa attività di pattuglie, affacciandosi nelle li nee au-

6J ·'Colpo di mano a Zocchi e Stellar eseguito dalle truppe frances i il 6 luglio 1918.. , l allegato, in AUSSME. F l. busta 73 , fase . 2.


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GLI ALLEATI IN ITALIA DURANTE LA PRlMAGUERRAMONDlALE ( l9 17- 1918)

striache a sud di Asiago (2 luglio) , a Canove (18 luglio) ed a Coda (20 luglio), con l'obiettivo di mantenere sotto pressione il nemico.64 Agosto vide l'attuazione di vari colpi di mano , condotti da reparti francesi, britannici e italiani. Dopo un primo sondaggio compiuto il l o agosto , il 3, aUe 3 deJ mattino , reparti del 108° rgt di fanteria francese attaccarono le linee avversarie davanti a Zocchi. Durante il combattimento caddero diversi ufficiali austriaci, i francesi occuparono le trincee e catturarono 124 prigionieri, tra i quali il TC comandante dell '8° rgt ulani, un cannone da 37 e una mitragliatrice; modeste invece le perdite degli attaccanti che si limitarono a 7 feriti. Prima che il nemico riuscisse ad organizzare un contrattacco di proporzioni temilbìli, le formazioni impegnate rientrarono rapidamente nelle posizioni di partenza. Tra il 7 e il lO agosto gli alleati lanciarono sulle posizioni contrapposte diverse puntate di fante1ie, sostenute da un forte impegno di artiglieria. Nelle notti dal 7 al 9 agosto elementi del XIll CA italiano operarono nei settori di Col del Rosso, Stoccareddo, Col d'Echele e Valbella, ottenendo buoni risultati nella logica del colpo di mano, ma non riuscendo ad insediarsi stabilmente sulle posizioni strappate in un primo tempo al nemico. E' da rilevare che questo accanimento smentiva la supposta intenzione avversaria dì effettuare un rìpìegamento su linee più arretrate.65 Il 9 e 10 agosto vennero avviate operazioni che coinvolsero reparti del XIV CA britannico, del XII francese e del XX itali ano . l: ordine di operazione n. 38 del brigadiere generale Gathorne-Hardy pose in evidenza che scopo di quelle "incursioni su vasta scala" era la verifica dell 'intenzione austriaca, denunciata da molti indizi, di rinforzare le loro linee tra il Sisemol e la Cima Tre Pezzi e costituire a Gallio, Monte Catz e Monte Rasta, nuove importanti posizioni ad oriente dell' Assa. Il compito dei reparti impegnati della 48a e della 7a divisione britannica consisteva ne li 'avanzata di forti colonne tra la villa Dal Brun e Ambrosini; l 'attacco, sostenuto dalle batterie pesanti inglesi e da quelle prossime dei CA alleati "dovrà essere spinto bene addentro alla prima linea nemica, in modo da compie-

64 Cfr Cenni storici sulla parte presa dalle truppe frances i e britanniche nella g uerra 1915- 1918, AUSSME, F 3, busta 55 , fase . 9. Militari britannici della 7" e della 23" divisione, feriti o illesi , vennero catturati a sud e ad ovest di Asiago (21 e 29 giugno, 20 luglio) in seguito ad azioni di pattuglie durante cui qualcosa era andato storto. Dai loro interrogatori emerse che anche quando affermavano di essere s tanchi della guerra, la loro certezza nella vittoria finale del .loro Paese non vacillava: l'idea che l'isola potesse essere affamata per mare veni va qualificata di "ridicolo" . CfT KAW, loco cii., verbali 1022, 620 del26 giugno; 1124,740 dell'8luglio; 1248, 806 del22luglio. 65 Relazione, V, tomo 2, pp. 234-39: tomo 2 bis, doc. 169.


CAPITOLO VII • IL TEMPO DEL TE.\<IPO PERDUTO

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re la pulizia delle caverne e dei ricoveri retrostanti alla linea stessa"_66 L'attacco venne condotto con decisione, dopo una violenta , anche se breve, preparazione d'artiglieria, con otto puntate tra Canove e Asiago, che causarono perdite sensibili agli austro-ungarici, "nonché la cattura di 347 prigionieri e di numerose armi", inclusi mitragliatrici e mortai. "Gli 8 colpi di mano simultanei, sferrati su un fronte di 3 miglia, - diceva il Sommario n. 254 dell'Ufficio Informazioni delle Forze britanniche - ebbero per effetto di determinare nel nemico una grande sorpresa, ed il convincimento che si trattasse di un 'operazione su vasta scala e forse dell'offensiva che da qualche tempo si attende su questo settore". Pur tenendo conto delle differenze del terreno operativo, "vi furono molti sintomi che denotano mancanza di uniformità nelle caratteristiche, nella qualità e nella fermezza dei presidi. In parte ciò ha trovato conferma nel numero dei prigion ieri catturati nei rispettivi colpi di mano; ed è particolarmente notevole che nel settore CANOVE avvennero seri combattimenti in caverne ed altri lavori difen ivi, ove il nemico usò le sue mitragliatrici con molta disinvoltura ed efficienza, per modo che fu possibile catturare soltanto pochi prigionieri, mentre verso GAIGA sud, dove fu identificata la presenza del 6° Rgg . Bosniaco , la lotta fu così seria che non si riuscì a portare via neanche un prigioniero. Le caratteristiche dei Comandi locali si rivelarono anche per le forze disparate dei presidi delle prime linee e per esempio quelle di sinistra, verso Val d' Assa, erano evidentemente presidiate in misura considerevole fino nelle primissime linee. Tutti i dati desunti dalle testimonianze delle nostre truppe, e da lle deposizioni dei prigionieri, confermano che in genere il nemico oppose energica resistenza". Ed era da rilevare che "l'artiglieria nemica embra essère stata completamente dominata dalla nostra fin dal principio", tanto che i prigionieri lamentavano di essere stati "malamente aiutati" dalla loro artiglieria, mentre avevano "sacro rispetto e sacra paura de li ' artiglieria britannica" , la cui attività incessante rendeva difficoltoso perfrno soddisfare bisogni corporati.67 Anche il confronto tra l'aviazione britannica, sempre presen-

AUSSME, F 2, busta 80. '·Si hanno adesso prove circa il tentato colpo di mano del nemico sui nostri posti intorno a Villa Dal Brun, che era stato preparato per la sera del 3 corr. e del quale si ebbe preavvi o da prigionieri che i francesi catturarono la mattina dello stesso giorno. Sembra che un contingente considerevole di un battaglione di assa lto fosse già pronto in posizione per l'assalto, dopo lunga e farraginosa preparazione, quando giunse di sorpresa il nostro sbarramento (circa la mezzanotte), col risultato di disorgani zzare del tutto i preparativi ed infliggere perdite così ingenti che il nemico dovette abbandonare l'impresa senza neanche avanzare in zona neutra". AUSSME. E 2. busta 91. Cfr anche Relazione. V, tomo 2. p. 235. 66 67


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te, e quella austriaca, cui gli uomini catturati "accennano con disprezzo", andava a sfavore di quest' ultima. A conferma di quanto g ià sopra accen nato, risultava pure che la "voce di preparativi per l'arretramento della prima linea ne lle vicinanze di Asiago non sembra aver fatto molta impressione sulle menti dei prigion ieri . Essi comprendono perfettamente le difficoltà dei rifornimenti e dei movimenti attraverso l'Altipiano e dicono di ritenere che prima o dopo, quando i nuovi lavori su lla linea difensiva dietro A iago aranno terminati , il sistema difensivo sarà in qualche punto rettificato, ma non sembra vi sia alcuna idea - econdo loro - di una ritirata imminente e completa de l loro attuale istema di prima linea". Interessanti erano anche le notizie relative alle condi zioni delle truppe austro-ungariche: "Come indicato dai combattimenti, il morale delle truppe dinanzi al nostro fronte è tutt'altro che depresso; infatti , dalla loro valida resistenza nella massima parte dei settori attaccati il morale deve essere giudicato buono per quanto riguarda la combattività: Essi sono, per altro, indubbiamente molto stanchi della guerra e tengono d'occhio con molta ansietà tutti i segni che possono indicare la sua fine imminente. Se ne ebbe un esempio quando al campo dei prig ionieri fu an nunziato da uno dei loro , in un gruppo numeroso, che i germanici avevano subito ieri una grave sconfitta per parte delle truppe britanniche in Francia di fronte ad Amiens; al quale annunzio i prigionieri sembrarono interessarsi con compiacenza, tanto che uno uscì nella seguente frase pronunciata in tedesco: 'Questo aiuterà a fi nire più presto la guerra'. Le condizioni fisiche dei prig ionieri e i Loro indumenti ed equipaggiamenti presentano un interesse anche maggiore di quelli di due mesi fa durante la loro 'offensiva'. In circa 350 prigionieri e aminati, provenienti da 6 diversi reggimenti compresa la cavalleria, e da 3 divi ion i, l'aspetto generale della truppa era migliore di quel che avrebbe potuto attendersi dopo 4 anni di guerra, in questo momento. Non sembrano essere in cattive condizioni per quanto riguarda la mancanza d i cibo; ma pare che abbiano lo stretto necessario per andare avanti. La scelta delle qualità e quantità di calorie-cibo sembra ben calcolata, ma la quantità è probabilmente insufficiente per uno sforzo prolungato , e l'assenza dei gras i è evidentissima; è stato interessante rilevare , sia in questa occasione, sia dopo l'offensiva di giugno, come i prigionieri si sono rapidamente rimessi dopo vari giorni di alimentazione con le nostre razioni, per quanto esse siano limitate nel quantitativo.


CAPITOLO VII • IL TEMPO DEL TEMPO PeRDUTO

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Quanto agli indumenti , le uniformi sono tutt' altro che uniformi in qualità, assortimento , colore o quantità; varie qualità d i stoffa hanno fatto apparizione, sino dal g iugno, specialmente per le nuove reclute. La biancheria d i cotone è comune ma con vari tessuti di altro genere mescolati insieme. La parte più caratteri stica è rappresentata dalle scarpe, che sono di qualità straordinariamente buona , e tutte di buon c uoio e ben chiodate: qua i tutti i prigionieri ne avevano avuto di recente un nuovo paio; un ufficiale ha detto che e rano state distribuite per ' l 'offensiva', per cui embra che intendessero compiere marce molto lunghe. La salute dei prig ionieri sembra generalmente buona, ma essi hanno un aspetto di stanchezza, per quanto come già detto , ciò non possa ascriversi a mancanza di c ibo. Nel fi sico, i bosniaci sono i migliori, poi la cavalleria (i cui sottuffic iali sono specialmente buoni) ; la fanteria ha un grande numero di uomini in cattive condizion i fisiche, con affezioni polmonari. Gli ufficiali medici riferiscono che il 95% dei prig ionieri è affetto da pedicolosi e che la scabbia è molto diffusa" _68 TI IO un altro nucleo d 'assalto francese aggredì all' improvviso un caposaldo nemico di Monte Sisemol, distruggendone la guarnigione eriportando prigionieri 248 uomini. Quattro giorni dopo, altri elementi del X li CA condussero una nuova incursione a Bertigo. La Relazione francese afferma che le pattuglie della 24a divisione dominavano la terra di nessuno nel loro settore, e c iò ebbe effetti deleteri sul morale del nemico, evidenziati dall'arrivo quasi giornaliero di disertori.69 Verso la fine del mese i britannici intensificarono la loro attività: il 24 loro pattuglie attaccarono gli avamposti avversari di Ave e Sech , a mezzogiorno di Asiago, tornando con 6 prigionieri. Due g iorni dopo nella stessa zona venne montata un 'operazione molto più impegnativa, pianificata con grande cura e ostenuta dal fuoco di barramento dell'artigl ieri a: due btg della 48n divisione assaltarono le trincee austriache, sorprendendo la difesa che ebbe molte perdite e catturando 2 1O prigionieri; contemporaneamente un 'altra incursione veniva condotta da un btg della 23a divisione che inflisse al nemico la perdita di una ottantina di uomini

68 AUSSME, E 2. bu ta 91: Relazione V. tomo 2 bis, doc. 170. Il doc. 171 riporta estratti di qualche interesse da un manuale austriaco relativo alla guerra di montagna. 69 AUSS ME. F 3, busta 55. fase. 9; Relazione francese. VI. 2, cir., p. 361: Berthemet. cit. , p. 38.


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e riportò indietro 65 prigionieri .7° Tuttavia questi risultati , positivi ai fini della cattura di militari nemici, non aprirono la strada ad una auspicata piccola avanzata della linea del fronte, recuperando terreno abbandonato dal nemico. Questo infatti aveva sperato il Comando britannico quando, il 23 agosto, aveva diramato l'ordine di operazioni n. 40: "Da informazioni ricavate dalle dichiarazioni fatte da prigionieri e disertori nelle ultime 24 ore risulterebbe imminente il ripiegamento del nemico, di cui si aveva già notizia. Tale ripiegamento verrebbe iniziato la notte ventura, e sarebbe completato nella notte sul 26 agosto, Queste informazioni, quantunque abbiano grande apparenza di verità, meritano però conferma. Le divisioni in linea faranno ogni sforzo, per mezzo di pattuglie o per altra via scelta dai Comandanti delle Divisioni stesse, per catturare dei prigionieri nelle prossime 48 ore. Se il ripiegamento nemico dovesse aver luogo, si ritiene che le nuove posizioni occupate dal nemico sarebbero le seguenti: Costa-Bosco-Nette-Trincea Goodwood-Trincea Doncaster e quindi il margine settentrionale d eli' Assa. L'avanzata verso queste posizioni sarà fatta a sbalzi in due giorni successivi. Nella prima giornata la linea avanzata sarà stabilita col seguente andamento approssimativo: Cassorda-Gaiga-C .Damiano-Canove e Stella. Il secondo giorno la linea sarà portata sui margini settentrionali di Asiago-Rutger-Croce-Canove-Stella. Si invieranno pattuglie per accertare con esattezza l'andamen-

?O Wilks, cit. , pp. 122-23 . Tra morti, feriti e d ispersi, la 48a divisione lamentò 169 perdite e la 23, 56. Qualche particolare e merge dagli interrogatori di prigionieri caduti in mano austro-unga rica: la notte tra il 2 e il 3 agosto due compagnie della 48" divisione, durante l'avvicinamento alla linea avversaria presso Coda, furono improvvisamente investite da "un vio lentissimo fuoco di mitragliatrice", che causò perdite sanguinose e costrinse due ufficiali e tre soldati a rintanarsi in un cratere di granata, dove furono catturati; gli ufficiali, "forse a causa della ritirata tedesca dalla Marna", ostentavano un morale alto e si dichiaravano certi della vittoria completa dell'Intesa entro l'anno, con l'aiuto americano; " molto meno ottimisti" erano gli uomini di truppa, molto stanchi della guerra, i qual i " non fanno mistero del fatto che sono molto felici di essere stati presi prigionieri e di aver con ciò terminato gl i sforzi ed i peri col i" , in attesa di una pace di compromesso poiché non credevano più a vittorie decisive. Ma altri uomini della medesima divisione, fatti prigionieri nell'altalena dei combattimenti del 910 agosto, pur anch'essi stanchi del conflitto, erano pronti a proseguirlo fino alla vittoria, d i cui nessuno dubitava. L'idea poi che l'Inghilterra potesse essere affamata e abbattuta da un assedio sottomarino era considerata "ridicola" anche da questi prigionieri. KAW, loco cit., verbali 1351 ,81 9 del 5 agosto; 1502,913 del 29 agosto; 1518,925 dello settembre 1918.


CAPITOLO Vll - ll. T EMPODEL TEMPO PeRDUTO

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to della linea nemica. Il comando della 483 divisione prenderà accordi col comando della divisione francese in linea per stabilire il punto di contatto coi francesi, alla sua ala destra. Il comando della 23a divisione prenderà analoghi accordi col comando della 12a divisione italiana", schierata alla sinistra dei reparti britannici. ln relazione al medesimo tema, il Comando francese comunicò il 3 settembre l'intenzione- avallata dal Comando Supremo 1'8- di non mandare la 23a divisione ad occupare le posizioni austro-ungariche abbandonate, se le truppe avversarie avessero ripiegato volontariamente, ma di stabilirvi nottetempo piccoli posti avanzati col fine di impedire al nemico di ritornarvi con elementi leggeri e mitragliatrici.71 In quei giorni, anche i francesi pensavano a nuovi colpi di mano sulle trincee antistanti le loro posizioni, da Bouc e Stellar alle pend ici del Sisemol , col fine di " riportare tutto ciò che sarà possibile di prigionieri e materiali", uccidendo o distruggendo gli uomini e le armi che non fosse possibile porta r via. Come di consueto, la preparazione, c hiave del successo, era molto accurata e teneva conto di ogni informazione ottenuta sulle sistemaz ioni tattiche dell ' avversario.72 Era previsto che l'operazione fosse condotta da due compagnie di fanteria con elementi del genio (30 genieri inquadrati da 4 sergenti e 4 caporali) . Occorreva che le brecce nei cavalli di Frisia della prima e seconda linea austro-ungarica cominciassero ad essere aperte con discrezione fin da subito e sarebbero state mantenute ed aumentate dali 'artiglieria, "che avrà un 'attenzione particolare a crearne contemporaneamente altre in diversi punti verso Zocchi e il Sisemol" . Il colpo di mano andava effettuato di sorpresa, sul far del giorno, così che le truppe d'as alto potessero rientrare in tempo per non essere viste e localizzate dal nemico durante il ripiega-

71

Vedi i tre documenti in AUSSME, E 2, busta 80. Come limite dell'azione francese il 3 settembre veniva ind icato il cimitero di Asiago, mentre 1'8 il Comando del la 23" di visione aveva dec iso "di spingere, mediante due sbalzi da eseguire in due notti consecutive. dei piccoli posti lungo la linea Asiago-Zocchi-Bertigo". 72 Le notizie in possesso francese erano precise: indicavano le forze austriache opposte io l compagnia (75-80 uomini) in linea e 2 di rincalzo e ne localizzavano i ricoveri ; le mitragliatrici erano disposte solo in seconda linea sul pendio occidentale del Sisemol; la riserva princ ipale e il Comando di btg avversari si trovava no sulle pendici settentriona li del Monte Ferragh. Per fornire invece meno indicazioni possibili al nemico, gli attaccanti avrebbero indossato divise senza numeri dj reparto e non avrebbero su di loro alcuna carta: era esplicitamente prescritto che le tasche fossero vuote, salvo che per le muni zioni.


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GU ALLEATI I'IITAUA Dl:RANTC LA PRIMA GL'ERRA \10 1\0 IALE (1917-1918)

mento, che sarebbe stato segnalato da Capitello Pennar. Il fuoco di distruzione dell ' artiglieria francese sulle due trincee designate come obiettivo dell'azione sarebbe stato violento, ma sarebbe durato solo 5 minuti, dopo di che sarebbe scattato l'assalto della fanter ia. Ai lati del tratto di linea interessato dal colpo di mano , l'artiglieria della 14a divisione italiana e della 48" britannica avrebbero aperto un fuoco di diversione, la prima sulle trincee di Ronco di Carbon, la seconda su quelle di Zocchi. L'operazione, condotta nella notte sul 6 settembre, ebbe buon successo, causando agli austro-ungarici perdite rilevanti e fruttando agli attaccanti una cinquantina di prigionieri , inoltre tutti gli apprestamenti difensivi incontrati sulle direttrici d'attacco furono distrutti dall 'esplosivo dei genieri.TJ Nella notte sul 10 settembre anche gli inglesi effettuarono una incursione nelle immediate vicinanze sud-occidentali di Asiago, tra Gaiga e Canove. All'abituale copione- "accurata preparazione, intenso appogg io di artiglieria, irruzione sulle posizioni avversarie e ripiegamento con prigionieri catturati" - si aggiu nse questa volta un combattimento corpo a corpo particolarmente violento, che. per la verità, non si addiceva molto a quell'immagine di truppa austro-ungarica allo sbando asseverata da certe fonti. Le perdite avversarie , comunque, furono "gravi" secondo la Re lazione ita1iana.74 Analoghe azioni svolgevano in quel periodo anche reparti ital iani. I fanti della brigata "Livorno" (2a divisione) e gli arditi del LXX reparto d'assalto tioccuparono, il 14 settembre, le posizioni di Col Carpenedi e di Grottelle, a cavallo del Brenta, perdute a giugno. Interessante appare in proposito la testimonianza di un ufficiale austriaco, il quale ebbe a dichiarare che "con l' ultima granata giunse il primo fante italiano": come noto, questo tema tattico del coordinamento tra artiglieria e fanteria rappresentava per gli alleati, in ba e alle esperienze del fronte francese, un aspetto di importanza capitale, ed era stato recepito dal Comando Supremo come tema primario per la riorganizzazione dell'Esercito dopo la crisi dell'autunno 1917 . Il 17 successivo Diaz , pur avendo appena rinunciato ali 'offensiva

73

Ordine particolare n. 24 del 3 1 agosto 1918 del gen. Bonfait, Comandante la 23• divisione francese. AUSSME. E 2, bu La 80. 74 Furono catturati 74 uomini ed 8 mitragliatrici. Cfr Rela zione. V. tomo 2. pp. 248, 256-58.


CAPITOLO VII - IL TEMPO DEL 'fE_\11'0 PERDUTO

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sugli Altipiani , scrisse ai Comandanti d'Armata che se nel passato era stato necessario predispor i ad una salda d ife nsiva e ricostituire g radualmente Io spirito offe nsivo delle truppe, era venuto il momento di prepararsi alla guerra d i movimento. Questa indicazio ne cadde al tempo della decisione britann ica d i riti rare le proprie division i e d i sostituirle con altre stanche e di q uella fra ncese di richiamare in Francia il 52° rgt di artiglieria,75 e certamente signi ficava fid uc ia, da parte dello S. M . italiano , nei propri mezzi e ne lle proprie capacità, di fro nte ad un nemico che considerava sempre g li ita liani come avversario capitale, e lo faceva pesare anche nei territori invasi_76 La 23a divisione francese del generale Bonfait preparò un altro colpo di mano sull 'ala destra, fra la cima del Sisemo l e le case Stenfle . De li 'azione furono incaricate due compagnie e 4 sezioni mitragliatrici del 138° rgt fan teria , cui sì sarebbero aggiunti 30 geni eri zappatori. Avevano il solito compito "di catturare prig ionieri e materiale" e distruggere le opere di difesa nem ica esistenti" . La preparazione ebbe ini-

75 Vi avrebbe sostituito l'artiglieria organica del Corpo di cavalleria. AUSSME, E 2. busta 9 1. Montuori chiese agli inglesi. il 24, di lasciare i loro ponti metallici, che considerava di buon li vello tecnico, semplici e facili da usare. A nome del suo S.M . il brigad iere generale Radcliffe propose il 26 uno scambio di ufficiali superiori tra i due Eserciti, al lì ne di migliorare la capacità combattiva sfru ttando le reciproche esperi enze. Ibidem , E 2, busta 80. 76 La missione mi litare italiana a Parig i segnalò che prigionieri auwo-ungarici del 61 ° rgt avevano ri ferito di una certa apatia fra le loro truppe schierate sul fronte di Verdun: esse vi affrontavano la guerra per dovere, ma avrebbero voluto tornare in ltalja poiché "non conoscevano altro nemico che l'italiano". AUSS ME, F l. busta 80. fase. l. Don Antonio Del Colle scrive nel suo diario che gli austriaci avevano requisito, per farne cannoni. 7.610 campane nel Veneto e 256 nella Venezia Giulia. Te saro. Aquile e angeli. ecc .. cit., p. 256. Dagli interrogatori dei prigionieri inglesi catturati in settembre dall'Il" Armata austro-ungarica non uscirono informazioni coerenti: chi diceva di aver visto truppe americane e chi no, chi negava intenzioni offensive alleate (un ufficiale pri gioniero disse che " un 'offensiva non raggi ungerebbe alcun risuhato proporzionato ai sacri !ici") e chi preannunciava un attacco italiano sul Brenta. Soliti discors i sulla stanchezza de lla guerra, ma anche fiducia nella vittoria e spirito di corpo (perfin o un d isertore della 23" "magnifica la sua Divisione come una sperimentata Divisione d 'attacco"). Uo verbale che riporta l'interrogatorio d i l ufficiale e 2 uomini feriti della 48" divisione reca tra l' altro: "Tutti i prigionieri parlano degli italiani con grande disprezzo, al contrario lo dano il valoroso comportamento delle truppe austriache nel corso del l' ultima offensiva. Essi vedono nell'esercito austriaco un avversario degno di grande stima•·. E' lecito qualche dubbio: perché mai tanta considerazione per un nemico battuto a discapito di un alleato vittorioso? Non pare assente. in questo verbale, una dose di conformismo e una certa propensione a scrivere cose gradite ai superiori destinatari. Se è co ì. si tratterebbe di un fenomeno tipico dei paesi avviati al disastro.


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zio il 2 1 settembre e proseguì fino al 23, giorno dell'attacco, per aprire nei reticolati avversari 5 brecce ed evitare che fossero richiuse. Era stabilito che l 'artiglieria, in cooperaz ione diretta con la fanteria, avrebbe infine eseguito un tiro di distruzione da lO a 5 minuti prima dell'attacco, concentrando poi il fuoco per altri 5 minuti sulla prima linea nemica. A quel punto la fanteria sarebbe scattata all'assalto e l'artiglieria la avrebbe sostenuto col tiro di accompagnamento . In appoggio, artiglierie della 14" divisione italiana e della 48" britannica avrebbero colpito le linee austriache a destra e a sinistra del tratto investito. L'operazione ebbe luogo alle 2 del 23 settembre e fruttò la cattura di un centinaio di uomini e di 5 mitragliatrici. Nelle ore antelucane del 4 ottobre gl i inglesi compirono una nuova incursione nella zona di Ave , riportando indietro 142 prigionieri; le perdite furono modeste sebbene in questa occasione il comando avversario impegnasse anche l'artiglieria di grosso calibro in un violento tiro di sbarramento che durò a lungo. Infine, la notte dell' 11 ottobre, tutto il fronte della 6" Armata si animò per sette colpi di mano che vennero attuati contemporaneamente. Sulla destra il XIII CA (14" e 28• divisione) puntò alla linea delle Portecche, sostenuto da reparti di altre 3 divisioni italiane che avanzarono fino al Brenta; più a sinistra la 24a divisione france se e la 48" britan nica agirono ancora una volta in direzione del Sisemol e della zona di Ave. Gli obiettivi dei colpi di mano furono conseguiti dovunque, riuscendo agli attaccanti di effettuare penetrazioni rapide e di catturare circa 500 prigionieri, ma il ritorno offensivo del nemico rese impossibile alle forze che agi vano sulla destra di mantenere stabilmente l'occupazione delle posizioni raggiunte." Maggior successo ebbe invece , ad ovest del Xlll Corpo d' Armata , la 24" Divisione francese, la qual-e , sia pure a prezzo di considerevoli perdite , riuscì a penetrare nelle linee nemiche del Sisemol ed a raggiungere, un chilo metro più avanti, la posizione di Bondon" .77 Anche i cecoslovacchi diedero un contributo di sangue sul fronte italiano dopo la battaglia di mezzo giugno. Oltre all'attività esplorativa, sempre utile, ed alla già ricordata azione di Valbella del 29 giugno, vi furono altri episodi. All' alba del 31 luglio, nel settore del IX CA italiano, un reparto cecoslovacco raggiunse di slancio quota 1420 sull'Asolo-

77 AVSSME, E

2 , busta 80; Relazione, V, tomo 2 , p. 258 ; tomo 2 ter, carta n. 8


CAPITOLO VU- IL TEMPO DEL TEMPO J' ERDUTO

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ne e vi catturò al completo l' avamposto austriaco di presidio, comandato da due ufficiali_78 A metà agosto la divisione cecoslovacca ricevette l'ordine di assicurare la difesa del Monte Altissimo, e rilevò le linee di due Gruppi alpini italiani tra il Lago di Garda e l'Adige. Mentre erano in corso le operazioni di occupazione delle posizioni , gli austriaci tentarono ripetutamente , ma inutilmente, di prendere d'assalto la quota 703 di Dosso Alto, che si elevava sopra la linea ceca. "Nella notte sul 29 agosto il nemico, dopo considerevole preparazione di artiglieria, tentò invano un colpo di mano sulla posizione Martello difesa dal 2° battaglione del 34° reggimento. (L'attacco) fu ributtato facilmente dagli elementi di sicurezza della linea. Al mattino del 9 settembre, un plotone d'assalto nemico si avvicinò al piccolo posto n. 17 della Sezione Casina con l'evidente scopo di catturarlo; scoperto e accolto da nutrito fuoco di fucileria, si sbandò abbandonando sul posto materiali e feriti". L' 11 settembre , assaltatori italiani e volontari cecoslovacchi, deviata la corrente elettrica dai reticolati austriaci, catturarono i 12 uomini del presidio nemico di Palù . All'alba del 21 settembre gli austriaci attaccarono di nuovo Dosso Alto , a sud di Nago, impiegando forze considerevoli provenienti da direzioni diverse, che mossero ali' attacco "dopo violenta preparazione di artiglieria in gran parte con proiettili a gas" . ll bombardamento "distrusse completamente i La vori di difesa di q. 703; tre colonne avversarie d i truppe scelte (battaglioni di assalto di Riva) irrompevano sulla posizione difesa dal 3° battaglione del 33° reggimento. Due colonne rimontando da Roncolà austriaca avvolsero i posti avanzati di Roncolà italiana, raggiunsero e superarono la posizione di Dosso Alto, senza poter irrompere nella caverna; un'altra colonna più forte penetrò nelle trincee tra Sasso Sega e Dosso Alto fin davanti alla caverna Rossi, per isolare il Dosso Alto e farlo cadere per aggiramento. Dopo furiosa lotta corpo a corpo , il nemico dopo aver lasciato numerosi morti sul terreno , fu messo in fuga e la posizione fu integralmente ristabilita" . Il combatt.imento ravvicinato era stato condotto a colpi di pugnale e di bombe a mano, e costò agli at-

78 Cfr, per questo episodio, come per quanto segue, anc he la già richiamata storia del Corpo cecoslovacco in Italia, in AUSSM E, F 3, busta 188, fase. l e L 3, busta 75, fase. 4. Vedi anche, per militari cecoslovacchi caduti o feriti nel combattimento dell'Asolone o in azioni di pattuglie, E 5, busta 262, fase. 2 e 4 .


Gli ALLEATI l'- ITALIADURA:-n'E LAPRJ\1AGUERRAMONOIALR ( I9 17· 1918)

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taccanti circa 50 morti. Due giorni dopo , sull 'Altipiano di Asiago, elementi ceco lovacchi parteciparono insieme a ber agi ieri italiani ad un riuscito colpo di mano: " mentre imperversava un violento temporale. reparti di bersaglieri e di cecoslovacchi irruppero ne lle munitiss ime trincee avversarie di C ima Tre Pezzi , alla confluenza del torrente Assa col torrente Ghelpac. Inflitte gravissime perdite al pres idio, in accanita lotta corpo a corpo, e strappatigli 80 prigionieri e 2 mitragliatrici , gli elementi partecipanti al colpo di mano rie ntrarono indi sturbati ne lle nostre linee" .79 Fu poi continua l'attività esplorante delle pattuglie, la cui presenza nella terra di nessuno favori va la diserzione dall'esercito imperiale e regio di altri militari della medesima origine etnica.80 Naturalmente non era empre facile, data la ferocia della rappre aglia austriaca in caso di cattura d i disertori o di elementi nati in terre nominalmente sotto il dominio di Yienna. Ben lo si evince da un rapporto del comandante della 1" divisione d 'assalto, che riferiva: " l 0 ) Il buon contegno degli czecoslovacchi assegnati alle mie d ue colonne. nel primo periodo dell 'azione. 2°) La loro ritirata al di qua del Piave (riva destra) senza autorizzazione di alcuno anzi con la sorpresa de i comand i. Mi risulta che il comandante della compagnia , per nascondere la propria respo nsabilità ha inventato cose assolutamente fal se relativamente al ripiegamento da lui inventato di un gruppo di bersaglieri. Mi risulta invece che il capitano Bonomo del gruppo mitraglieri di questa divisione ha bas tonato un ufficiale di quella compagnia che ripiegava con la truppa in evidente stato di orga-

79

Cfr Principali vicende del Corpo c:eco-slovacco dalla sua costituzione fino a/6 ottobre 1918, del suo Comandante, maggior genera le Andrea Graziani. AUSS ME, F 3, busta J88, fase. l : bollettini d i guerra de l Comando supremo italiano del 22 e de l 24 settembre 191 8. Altre notiz ie. rapporti, ecc., sono in E 5 , buste 232, 233, 237, 24 1, 262, 263 (fase. 2): Relazione, V, tomo 2, p. 246. 80 Il rapporto di missione di una pattuglia czeca del26 agosto. a ftrma del ST avràtil, riporta il caso di 2 soldati slovacchi che quella none disertarono e seguirono la pattuglia, uscita nella zona di Valbella: "Noi siamo scapati. perché abbiamo avuto fame c perché siamo Slovacchi , non vogliamo combattere contro di nostri frate ll i. Nostri uftìciali - specialmente Maggiari (magiari) - hanno chiamato noi maledenj , traditori, cani, ecc. - insomma eravamo trattati molto male. Reggimento nostro - n° 125 Fanteri a - ha maggioranza dei Slovacchi e Polacchi. poi sono Maggiari e parecchi Romeni - ufficiali sono quasi tutti Maggiari. Stanotte verso le ore 24 lino a ore l ha ricevuto una nostra pattuglia ordine, prendere uno posto avanzato italiano - ma non hanno sapuro precisamente quel posto - se n° 2 o 11° 3 perché sono stati in prima linea soltanto tre giorni ... Fra una mez'ora veniva ancora un disertore - anche Slovacco e djceva lo stesso. Dicono: Spirito e desiderio degli Slovacchi e polacchi è - !.Capare - ma non si trova sempre occassione. Siamo così uniti. e se comincerà una offensiva dalla vostra parte. sparian1o in aria'·. AUSSME, E 5. busta 262, fase. 4.


Cf\PITOLO VII - IL TEMPO DEL TEMPO PERDUTO

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smo e di sfiducia e nel massimo disordine; e che questo ufficiale czeco ha risposto al capitano: non sa che se andiamo avanti ci impiccano?" .8 1 In campo aeronautico, la cooperazione efficace che aveva contraddistinto i giorni della battaglia di mezzo giugno continuò anche dopo, pur se con la minore intensità richiesta dall'esaurirsi dei combattimenti terrestri. Il conseguito dominio dei cieli rendeva più agevole il compito dei ricognitori e dei caccia italiani 82 e britannici. I velivoli della 14 3 Aerobrigata, oltre che nel settore tenuto dalle loro divisioni inserite nella 6" Armata, operarono anche sui fronti della 4a e dell'Sa Armata, supplendo per quanto possibile alla ancora scarsa disponibilità di aeroplani rispetto alle crescenti esigenze dell'Esercito. La 34a squadriglia della RAF, in particolare , impiegò i suoi ricognitori RE' 8 nel settore del Grappa dall 'll lugl io a settembre. In luglio una quinta squadriglia, la 139", venne ad aggiungersi alle quattro che avevano fino ad allora formato l' Aerobrigata comandata dal generale Webb-Bowen, ma la forza di 5 squadriglie durò poco, poiché a settembre, quando una parte delle forze bri tanniche di terra fu ritirata dall'Italia per la Francia, anche la 45a squadriglia le seguì.83 Contemporaneamente la consistenza delle forze aeree italiane disponibili in piena efficienza aumentava. Dopo il Solstizio, il Comando Supremo aveva preso in considerazione, come noto, la possibilità che il nemico tentasse una rivincita con l'aiuto di forze tedesche o, al contrario, che la vagheggiata grande offensiva interalleata in Italia si avverasse: in entrambi i casi, si supponeva che al di qua delle Alpi sarebbero affluite nuove aliquote di aviazione alleata. Uno studio che assumeva l'ipotesi eli una campagna autunnale germanica in

81

Maggior genemle O. Zoppi, comandante della l " divisione d'assalto, al TC Dupont, capo ufficio informazioni dell'&" Annata, 8 novembre 1918. AUSSME, F 3, busta 188,fasc. 6. 82 Il ST Gino Allegri, detto Frà Ginepro, giunse la mattina del 7 luglio in vista del campo d 'aviazione di Feltre e si finse colpito: planò quindi a motore spento sull'aerodromo tra l'esultanza degli austriaci che si aspettavano di vederlo precipitare, poi ri accese improvvisamente i motori e a volo radente sparò raffiche di mitragliatrice e lanc iò tutte le bombe che aveva; poté poi allontanarsi incolume, avendo lasciato dietro di sé tre aeroplan i austriaci incendiati ed altri danneggiati. Cfr Fra' Ginepro e la beffa di Fe ftre in Tessaro, cit. , pp. 305-07; G. Carmie) , Memorie dell'anno della fame, Feltre, Pilotto, 1972, racconta di avere assistito, ragazzo di IO anni , all'episodio, e ricordava l'aereo nero o molto scuro, il campo zeppo di aerei e la rabbia di piloti, soldati e ufficiali in divisa bianca che sparavano inutilmente con rivoltelle e fucili contro il velivolo. 8 3 CfT Rel.azione britannica, V !l, cir. , pp. 287-88. Il quartier generale della RAF era a Sancedo, ne lla pianura di Vicenza , alle spalle del fronte tenuto da l XIV CA britannico. Durante il 19 18 utilizzò, peraltro, 7 campi d'aviazione, siti nelle province di Vicenza, Padova e Treviso.


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- - - G LJ AU..EATTTN 1Tt\Ll1\ DURfu'ITE LA PRI.MA GUERRA MO:'<DIALE(l9 17-1918)

Italia con una forza di 20 o 30 divi ioni e l'impiego di carri armati, riconosceva all'artiglieria il ruolo di ·'mezzo principale di difesa", ma subito dopo richiamava la nece sità di predisporre per tempo la logistica e le basi per t 'aeronautica: nel "caso di un grande concentra mento tedesco contro l'Italia , uno dei primi rinforzi dalla Francia o da qualche altra parte sarebbe di aeroplani. Per ciò arebbe necessario aumentare gli aerodromi attualmente e i tenti. ' Dopo sette giorni di viaggio in treno . nulla è co ì immobile come una squadriglia di aeroplani' (generale Trenchard). Per diminuire questo pericolo di immobilità, hangars, officine , baracche dovrebbero essere pro nte per l'occupazione" . Ai primi di agosto, in seguito alla segnalazione di spostamenti di truppe nemiche dal Piave al Trentino, l'aviazione intensificò i voli di ricognizione e venne richiesto ai piloti italiani e britannici di accompagnare l'osservazione con fotografie. 84 La Storia ufficiale inglese riporta episodi relativi a successi della RAF ne l mese di agosto. In settembre il cattivo tempo ostacolò l'attività aerea, ma all"inizio di ottobre essa riprese in grande stile. La 143 Aerobrigata attaccò le scuole di volo austriache di Campoformido e di Egna, dove si formavano piloti, osservatori ed altri specialisti ; 23 Sopwùh Camel, più altri 3 di scorta, attaccarono il 4 ottobre il primo obiettivo e 22 velivoli del medesimo tipo colpirono il secondo nel g iorno successivo. Il 7 l'aeroporto di Pergine fu bombardato dai Bristol Fighters della 13~ squadriglia.85

84 Comando Superiore dell'Aeronautica al comandi dipendenti ed a l 14th Wing, 6 agosto 1918.AUSSME, E 2, busta 101. 85 Riportiamo di seguito. in ordine cronologico, alcune operazioni di ago to. cui i piloti austriaci paiono partecipare come eroi di sventura, coraggiosi, ma sempre battuti. L'8 agosto una formazione di 4 Bristol della 139" squadrig lia, in normale volo di ricogni zione, furono attaccati sull 'aerodromo di Pergine da 3 Albatros, 2 dei quali precipitarono in fiamme: solo il terzo fuggì; si seppe in seguito che l'imperatore Carlo si trovava in visita d'ispezione su quel campo e che ai caccia austriaci era stato ordinato di alzarsi a protezione. L·11 , durante un bombardamento di baraccamenti in Val d' Assa ad opera di velivol i Sopwith Camel, esplose un deposito di munizioni. Il 3 1 una pattuglia di 6 caccia nemici anraversò le linee ing lesi e fu intercettata da 3 Camel della 45" squadriglia che li abbatterono tutti rientrando indenni . L·episodio, insolitamente s i svolse questa volta sopra le linee alleate, e quindi se ne poterono verificare gli esiti, cosa molto più difficile per le vi!!orie - non poche - conseguite dagli av iatori britannici nei cieli del territorio controllato dal nemico: que ta è la risposta disponibile quando sorge il dubbio che. certamente in buona fede, qualche Pirgopolinice potesse volare anche sugli aerei inglesi. Gli attacchi di ottobre sull e Scuole di volo austriache furono per quanto possibile massicci: a Campoformido, il 4, furono impiegati 23 Sopwith Camel, più 3 di scorta, che lanciarono 77 bombe da 20 libbre, 40 al fosforo ed abbatterono 3 aeroplani austriaci; il 5, ad Egna, operarono 22 vel ivoli del medesimo tipo, sganciando 122 ordigni. di cui 40 al fosforo. Cfr Relazione britannica, VII, cit .. pp. 287-88.


CAPITOLO VU -IL TEMPO DEL TEMPO PERDUTO

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Gli italiani erano sempre molto attenti alle esperienze ed alle innovazioni organizzative e tattiche degli alleati, al fine di trasferi re alI' Aeronautica nazionale eventuali miglioramenti che la loro esperienza suggerisse_ Nei g iorni 17 e 18 agosto l'on. Grassi guidò una missione in Francia, che aveva lo scopo di "esami nare l'organizzazione e il funzionamento dell ' Aviazione francese in zona d i operazioni; e specialmente per assumere dirette informazioni circa la nuova fo rmazione della Divisione Aerea Indipendente , denominata con termine abbreviato D .Aé". In linea generale, pareva che vi fosse una tendenza ad una sempre maggiore specializzazione delle funzioni richieste ai mezzi aviatori, che s i adattavano sempre più ai fini che si volevano raggi ungere. Le Forze aeree erano assegnate al Corpo d 'Armata, all'Armata ed alla D .Aé. "Compito dell 'A v iazione del Corpo d ' Armata è la ricognizione del settore di c iascun Corpo d'Armata scaglionato sul fron te ... soltanto a cavallo delle linee per un raggio che può andare dai 15 ai 20 chilometri ...(Esso), quindi ,...è strettamente info rmativo e difensivo . Su questo punto è interessante notare come ...risulta d iffe rente il metodo tedesco rispetto a quello francese. I tedeschi evitano, per quanto più possibile, d'inoltrarsi per la ricognizione sul territorio francese, mentre i francesi s' inoltrano molto nel campo avversario . Indice non dubbio di tale differenza è che gli apparecchi francesi sono in grandissima parte (9/10) abbattuti sul terreno nemico , mentre ciò non accade per quelli tedeschi. I risultati fotografici della ricogni zione di Corpo d' Armata vengono con rapidità (nel massimo spazio di due ore) , riprodotti in numerosissimi esemplari ed inviati al Comando che li distribuisce a i Reparti interessati". L' Aviazione d ' Armata si compone pure "di squadriglie d i ricognizio ne e di caccia; ma la ricognizione d ' Armata, a differenza di quella di Corpo d'Armata, ha per compito di fare ricognizioni dove non può e non deve arrivare l'altra; ossia al di là della zona strettamente di combattimento, nell'interno del paese nemico oltre i 20 ch ilometri dalle linee ...Le squadriglie da caccia d'Armata servono principalmente alla protezione delle squadriglie di ricognizione; ma sono anche impiegate per a iutare l'Aviazione di Corpo d'Armata per la sorveglianza e la difesa del settore , secondo l' urgenza del bisogno. L'Aviaz ione d'Armata ha anche compito info rmativo e difensivo; si distingue soltanto da quella d i Corpo d'Armata per il campo dove svolge la sua azione e per i mezzi più adatti che le occorrono per una ricognizione a lunga distanza" . La Divisione Aerea Indipendente datava dallO maggio , era formata


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GLI ALLEA11 IN ITAI. IA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE (1917-19 18)

su due aerobrigate con una forza el i 45 squadriglie86 e un complesso di oltre 700 velivoli: Il generale Du va l ri assunse i suoi compi ti come seg ue: "a) Concentrare in un pu nto il massi mo del le Forze Aeree, mettendole a disposizione di un solo Capo. b) Prendere l'offensiva sul nemico col massimo dei mezzi disponibili". Aveva quindi carattere offensivo, e durante la seconda battagli a della Marna aveva lanciato 500 t di bombe su po nti , passere lle, incroci, tazioni ferroviarie, ecc. "La contemporanea azione di tutti i mezzi aerei della D.Aé. sul ristretto campo dell 'azione ebbe tale effetto materiale e morale sul nemico che non è stato fra gl i ulti mi coefficienti della recente vittoria. Un altro compito che l' Aviazione francese comincia a svolgere e che merita di e sere segnalato è la ricognizione di notte ... Mi è stato riferito che dalle ricognizioni fatte durante la notte, i francesi erano stati in grado di stabilire la parte del fro nte dove si sarebbe svolta la battaglia, essendo i movimenti tedeschi fatti di notte per sfuggire alJ'os ervazione nemica. Mo lto interessante è notare la disciplina di volo, alla quale si vanno adattando le squadriglie frances i. Tanto quelle da caccia, come que lle da bombardamento, si alzano a volo in pattugl ie compatte ed unite, in modo da potersi proteggere e ne llo stesso tempo offendere simultaneamente ... Se prevarrà il concetto di formare una Riserva Aerea lnteralleata, la D.Aé. è destinata a rappresentare il contributo de lla Franc ia a tale organizzazio ne: un contributo che rappresenterà, per il numero degli apparecchi e per gli e lementi che la compongono, la parte forse più importante di tale nuova formazione interalleata" .87 Non è privo di interesse rilevare che il concetto di far massa nell 'aria aveva già trovato un pri mo, puntuale riscontro sul fronte italiano con la co tituzione della " Massa da caccia" che operò durante la battaglia di mezzo g iugno soprattutto con i mitragliamenti a bassa quota. Confermato ne lla sua val idità anche da questa importante esperie nza francese, l'Aeronautica nazionale vi avrebbe dato la massima attuazione possibile durante il ciclo d i combattimenti che concluse la guerra in Italia.

86 24 squadrig lie da caccia (SPAD Xlii), 16 da bombardamento (Bréguet), 3 da combatlimeoto trip laces. 2 da ricognizione. 87 Rapporro sulla visita al frome francese dell'On. Grassi, 17 e 18 agosto 1918; Maggior Generale Bongiovanni a Comando supremo. 20 e 23 ettembre: id. ai Comandi d'Artiglieria e d'Aeronautica d'Armata ed ai Gruppi e squadriglie d 'osservazione, 23 sette mbre. AUSSME, E 2, busta 101.


Capitolo VIII L' OFFENSIVA SUL FRONTE MONTANO

Il punto 7 della memoria allegata alla lettera del generale Robilant al colleghi Rappresentanti Militari Permanenti, del 3 settembre 1918. indicava una "debolezza strategica" del fronte nemko in Italia, consistente " nella conformazione a saliente del settore tridentino e nella presenza della zona montuosa del Grappa, che separa le due masse avversarie del Trentino e del Piave".ln quel tempo, si pensava ancora ad un'azione offensiva sugli altipiani , non risolutiva, ma preparatoria di maggiori , decisive operazioni nel 1919.' Quattordici giorni dopo, però, Diaz considerava superata questa fase e in un promemoria del 17 settembre rinunciava all'operazione e si preoccupava invece di riorganizzare lo schieramento invernale, con l'idea di trasferire sul Piave le divisioni francesi e britanniche riunite in una Armata alleata, sempre che non vi fossero state difficoltà, e ce n'erano.2 Ma i successi degli Alleati in Francia resero di nuovo attuale la questione dell 'offensiva italiana. Foche Poi ncaré e rano fermamente convinti dell'opportunità militare e politica di un attacco sul fronte italiano, che avrebbe potuto spingere i tedeschi a distrarre forze per sostenere gl i austriaci o, quanto meno, indurre questi ultimi a ritirare le loro truppe dalla Francia; Clemenceau invece cominciava a pensare che il concorso italiano non fosse necessario per risolvere il conflitto, e poiché valutava che da un punto di vista politico poteva risultare conveniente arrivare alla fine della guerra con gli italiani fermi al Piave, era diventato meno pressante, trascinando anche il ministro degli esteri Pichon suLla sua posizione. Non è impossibile che ciò contribuisse ad illudere Orlando , desideroso di credere, malgrado le apparenze, che l'inazione italiana alla fine sarebbe stata accettata da Parigi. Tornato a Roma, il 23 e 24 settembre egli riunì il Comitato Supremo di Guerra, nel quale emersero contrasti

1

Relaz ione , V, tomo 2 bis, doc . 63. Sul promemoria del 17 settembre Badoglio an notò: "sarà diffic ile che i francesi accettino", perché il comando, per motivi d i anzianità, sarebbe spettato a Lord Cavan. Relazione, V, tomo 2, pp. 274-75. 2


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GLI ALLEATI IN ITALIA DURAXTE LA PRT\1ACUERRA MONDIALE(19 17- 1918)

molto forti: Sonnino voleva l'offensiva per non ri chiare l'isolamento dagli Alleati, Nitti non si fidava delle condizioni detrEsercito e del paese. Il 24 Diaz confermò di non essere pregiudizialmente contrario ad attaccare, sempre che gli uomini e i mezzi già rifiutati gli fossero stati concessi. Forse sperando di poter contare u qualche differenza di sfumatura , colta - o creduta di cogliere - negli interlocutori di a ltr' Alpe, certo trasci nato dalla speranza di superare le sue difficoltà conciliando l'impossibile a spese altrui , Orlando si indusse a scrivere a Foch quella lettera del 24 settembre che dava per scontata un'intesa che non c'era, e ad offrire al generalissimo francese di "assumere l' intera responsabilità dello svolgimento delle operazioni sul nostro fronte" . Mossa definita " non affatto abile" e "maldestra" in una recente pubblicazione italiana? con la quale non si può non concordare. Foch rispose con la già citata, dura missiva del 28 settembre, respingendo l'ipotesi di assumersi responsabilità irragionevoli in assenza di poteri certi, e il fiasco politico-diplomatico italiano venne reso di pubblica ragione dal comunicato dell'agenzia Havas, pubblicato il 6 ottobre dal Matin: "Certi sommari del discorso del Ministro Orlando mirano a far credere che il Presidente del Consiglio italiano ha detto o fatto intendere alla Camera che se il fronte italiano non aveva ancora pronunciato una offensiva dopo la battaglia della Piave è perché il Maresciallo Foch non glielo ha domandato . Questa interpretazione è manifestamente falsa poiché essa sarebbe il contra rio della verità" .4 Vi fece seguito una preoccupata lettera al ministro degl i Esteri dell 'ambasciatore italiano a Parigi, il quale, tra l'altro, scriveva: "Da qualche tempo i no tri rapporti con il Governo francese sono andati sensibilmente peggiorando in modo da creare fra i due Stati AUeati una freddezza di relazioni che nuoce agli interessi d'entrambi, e che potrà essere per noi un serio imbarazzo al momento, che oramai si avvicina rapidamente, della fine della guerra ...Tale situazione è per noi tanto più crudele che non ammette facili vie d'uscita. Una ola eventualità la risolverebbe tutta, anzi la rovescierebbe a nostro vantaggio: cioè una nostra pronta e felice offensiva" .5 E ' probabile che una maggiore cautela ed una continua e più intensa

3 F. Onelli, La Francia e la preparazione pofitico-dipfommica dell'offensiva di Vittorio Veneto, in Rassegna storica del Risorgimento, XCI. 2, aprile-giugno 2004. p. 207. 4

5

Relazione, V, tOmo 2 bis. doc. l 94. Bonin a Sonnino, 15 ottobre 1918 , ODI. Serie 5 , Xl, doc. 678.


CAPITOLO Vfll - L'OFFENSIVA SUL FRONTE MONTANO

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2'17

comunicazione con i vertici militari avrebbe potuto risparmiare queste difficoltà, dal momento che fin dal 23 settembre il Comando Supremo aveva deciso di richiamare sul Piave l'artiglieria concessa alla l a Armata per l'annullata operazione sul Pasubio. Lo stesso giorno Badoglio firmava uno studio deii'Uffcio Operazioni del Comando Supremo dal titolo "Ipotesi A. Sfondamento della linea del Piave", nel quale era calcolato il fabbi sogno di attiglieria necessario per sostenere l'attacco, e si affermava che sarebbe stato necessario spostare batterie non solo dalla l" Armata, ma anche dalla 7\ dalla 3a, dalle divisioni di rinforzo e dalla riserva generale d'Armata. Subito dopo (25 settembre), lo "Studio di un'operazione offensiva attraverso il Piave" , proveniente dal medesimo Ufficio e firmato da Cavallero, confermava la rinuncia all'offensiva sull'Altipiano di Asiago , destinata a diventare ormai "di tipo carsico" perché attesa daJ nemico, e indicava come fronte di sfondamento "dal saliente di Falzé alle estremità sud-est delle Grave di Papadopoli : 20 km circa". La direttrice principale di avanzata era Ponte della Priula-Conegliano-Vittorio, allo scopo di avvolgere la 6" Armata austro-ungarica - ritenuta la più debole e la peggio disposta dal punto di vista strategico tra le Armate del nemico - e provocare l'arretramento di tutto il fronte avversario fino al mare. Lo sfondamento verso Vittorio sarebbe stato effettuato dali '8a Armata, coadiuvata dalla 3a e dalla 4a che avrebbero avanzato ai lati: l'operazione, condotta soltanto da truppe italiane, avrebbe impegnato una trentina di divisioni. Il Comando Supremo si rendeva conto che era venuto il momento di muoversi . Nella Conferenza del 28 settembre con i comandanti di Armata, Badoglio lo disse chiaramente: "U motto lanciato da S.E. il Presidente del Consiglio: 'Resistere è vincere', tanto appropriato alle speciali condizioni nostre dopo il ripiegamento deli ' Isonzo, non è ora più corrispondente alla situazione. Per battere il nemico ed annientarlo occorre ora. ' dare movimento alla guerra'; questo deve essere il nostro motto" .6

6 Le batterie spostate dal fronte montano al Piave, secondo gli ordi ni di Diaz del 25, sarebbero state schierate "in modo da rispondere alle esigenze della difesa ma da consentire in pari tempo la possibilità di un vigoroso contrattacco" . Lo studio del 25 per l'attacco oltre Piave, pur non tenendone conto nel calcolo delle forze da utilizzare per l'attacco, considerava possibile che l'annunciato cambio delle 3 divisioni britanniche con reparti stanchi potesse essere sospeso - come in effetti fu - dinanzi alla decisione italiana di prendere l'offensiva. Vedi, in ordine di argomento, Relazione, V, tomo 2 bis, doc. 80, 8 l , 82, l 84; l 83 , 185, 188; 141. Cfr anche il "disegno di manovra" del 25 settembre 1918, in Relazione, V, tomo 2, p. 300.


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GLI \ LLJ:o..

\n l'l ITALIA l>URANTE LA PRL\IA GUERRA MONDIM..E (1917-1918)

Gli avvenimenti militari del settembre 1918 portarono al uperamento della precedente, comune valutazione dei responsabili dei paesi dell ' Intesa che la guerra sarebbe giunta alla sua decisione solamente nel 19 19. Ad ovest , esauritasi la spinta germanica, gli ang lo-francesi, e poi anche g li americani, avevano condotto con successo una serie di offensive lim itate; ma in settembre anche la linea Hindenburg incominciò ad es ere intaccata . Nei Balcani, le truppe di Franchet d'E peray attaccarono il 15 settembre e in meno di due settimane liquidarono l'e ercito bulgaro, male armato e stanco della guerra: Sofia ch ie e l' armistizio il 29 settembre.7 Il 18 fu la volta delle forze di Allenby in Pale tina. le quali in due settimane raggiunsero Dama co e dopo un'altra settimana Aleppo. Il 14 ottobre venne formato un nuovo governo turco , che chiese l 'armistizio e lo firmò il 30.8 Erano maturi i tempi perché anche sul più importante de i fronti secondari , quello italiano, si prendesse l' ini ziativa. Premevano motivi politici intern i e moti vi strategici internazionali. Gli uni erano evidenti: dopo tanti sacrifici compiuti , l'Ital ia aveva il massimo interesse a concludere la sua guerra parallela con l' Austria-Ungheria riportando una vittoria propria, non una partecipazione agli utili del successo comune a titolo di precarium concesso dai suoi alleati. Gli altri i inquadravano soprattutto nella visione strategica di Lloyd George, consistente nello " calzare i puntelli della Germania" attraverso la sconfitta e la eliminazione dei suoi soci, per poi " prendere ...alle spalle quell a fortezza naturale che è l'Europa centrale" . La strategia "occiclentalista" prevedeva invece che g li eserciti francese e britannico logorassero c infine battessero l 'esercito tedesco sul fronte francese; e benché i suoi costi fossero molto elevati, questa linea rimase centrale per tutta la guerra, e sendo l'unica ammessa a Parigi, dove l'idea del riscatto della nazione invasa faceva premio su tutto. Per gl i "occidentalisti la lotta contro gli alleati della Germania (l'Austria-Ungheria, la Turchia e la Bulgaria) era nel m igliore dei ca i una faccenda secondaria e alquanto noiosa, e talora un motivo di pericolosa distrazione, che consumava voracemente uomini e mun izioni "_ A Londra, però, l'orientamento "occidentalista" trovava anche dei critici, i quali speravano che l'applicazione

7 Gli sviJuppi balcanic i ebbero ripercussioni molto limitate sullo schieramento austriaco in Italia, dal quale vennero spostate solo 2 divisioni. 8 Forse si perse tempo anche perché i turchi non lo chiesero ad Allenby. ma all'ammiraglio Calthorpe, Comandante della Mediterranean Fleet.


CAPITOLO VTTT - J; OFFENSIVA SUL FRO:-ITE MONTANO

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di una strategia periferica, resa più agevole dal dominio dei mari , avrebbe consentito di raggiungere ugualmente la vittoria finale, ma con sacrifici minori.ln effetti, le campagne d'autunno contro gli avversari meno forti de li 'Intesa nei Balcani e in medio Oriente fu rono positive, definitive e rapide. Analogamente sarebbe stato in Italia: " il colpo finale contro gli Asburgo venne non dai francesi o dai serbi, ma dal nemico che (essi) avevano disprezzato sin dai tempi di Metternich: gli italiani, timorosi che la pace venisse prima che essi avessero vendicato Caporetto , passarono all'offensiva il 24 ottobre .. .Venuta la pace,...alcuoi autori ribadirono che la vittoria definitiva era venuta soltanto perché la Germania era stata dissanguata sui campi di battaglia della Francia e delle Fiandre; altri sostennero che la rapidità con cui il collasso della Germania era seguito alla caduta dei suoi alleati giustificava in pieno la politica eli Lloyd George, che aveva insistito per la loro elìminazione".9 "Occidentalisti" e " periferici", peraltro, concordavano sull'esistenza di un solo fronte principale, quello francese , considerando tutti gli altri, l'italiano compreso, secondari. Giova prendere atto eli questo dato perché aiuta a comprendere , al eli là della propaganda e della cortesia diplomatica, che il concetto dì un unico fro nte prioritario dal Mare del Nord all'Adriatico era privo di fondamento. "I comandanti britannici eli grado superiore valutavano gli sforzi dell'Italia unicamente con il proprio metro eli giudizio secondo cui l'Italia era un potenziale strumento, non un alleato rispettato"_ 10 Naturale era quindi che il Comando Supremo dovesse condurre una sua eventuale offensiva soltanto con l'Esercito italiano, cui al massimo sarebbe stato possibile aggiungere le forze alleate rimaste in Italia, dopo le partenze di marzo e di settembre. La conoscenza dello spirito che animava l'opinione pubblica e le truppe rivestiva grande importanza, nel momento in cui ci si accingeva a

9 A.

Palmer, La Germania perde i suoi alleati, in AA.VV., 20° Secolo, ecc., ci L, pp.

452-58. IO D. Todman, Vittorio Veneto: il punto di vista britannico, in AA.VV., La battaglia di Vittorio Veneto (Atti del Convegno Internazionale del 12- 13 novembre 2004 a Vittorio Veneto), Udine, Gaspari, 2005, p. 54. La strategia periferica, se applicata all'Italia, poteva suggestionare qualche politico, non lo Stato Maggiore britannico. Sembra utile prendere atto di questo dato, poiché si deve ad esso se "l'Italia non fu mai al centro dello sforzo strategico britannico". Né lo si può criticare perché il punto di vista italiano, nella rec iproca incomunicabilità dei d iversi egoismi, difficilmente poteva coiocidere con quello degli altri_


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GLI ALLEATI l ' ITAUA Dl-RA<'ITE L~ PRIMA GUhRRA M01\DIALE(I917- 1918)

correre l'alea di una importante offensiva, la quale avrebbe avuto, inevitabilmente, un suo costo in vite umane che si sarebbe rifle so sul paese. Una anal isi su lle condizioni morali interne, condotta su ll a scorta della lettura della corrispondenza censoria di agosto, poneva in evidenza che le lamentele rilevate vertevano su li ' aumento dei prezzi, non su una penuria di generi di prima necessità. Da qualche centro toscano, piemontese, lombardo ed emiliano veniva segnalato "un movimento pacifista più accentuato", ma non paragonabile al processo sfociato nel lo sciopero generale in favore della pace, che i era svolto in F ranc ia il 13 maggio precedente. 11 Veniva peraltro confermato che l'elemento più insidioso per il fronte interno e le truppe in linea proveniva dalle bandierate richieste di pace del nemico, vere o presunte, e in particolare dal le voci di un imminente o già domandato armistizio. Le truppe tedesche erano ancora in Francia e quelle austriache in Italia, motivo per cui i governi della coalizione occidentale temevano una pace prematura che avrebbe consentito a Berlino ed a Vienna di sfuggire alla sconfitta totale, considerata o ramai alla portata delle forze dell ' Intesa e fortemente voluta- a Lo ndra non meno che a Parigi e a Ro ma - a g iustificazione e coronamento degli sforzi compiuti e dei acrifici sopportati. Il 6 ottobre Diaz segnalò alle Armate che le voci di richiesta di armistizio dalle potenze centrali erano "subdole manovre del nemico il quale si serve di queste noti zie sensazionali per deprimere lo spirito combattivo delle nostre truppe suscitando improvvisi miraggi et deleterie lusi nghe d i pace" . G li uni e le aJtre erano indice della gravità delle condi zioni del nemico e andavano respinti, essendo "necessario mantenere saldezza animo per ultimo sforzo acciocché nostra certissima vittoria non riesca vana" . Le truppe reagivano bene, ma il presidente del Consiglio nutriva maggiori preoccupazioni per il fronte interno, tanto che il 25 ottobre, ad offensiva iniziata, avrebbe inforrnato l'ambasciatore a Londra d i essere costretto a non darle " un gran rilievo, e ciò per la compre nsibile ragione che, date le trattative sempre pendenti per un pos-

11 Questo "sciopero delle braccia incrociate" era nato d!a una ini ziativa sindacaie operaia ed aveva interessato sopratLUtto alcuni d istretti industriali d i Parigi c di St. Etienne. L'aspetto più preoccupante era stato che, '"dove vi erano truppe. queste fraternizzarono piuttosto con gli scioperanti , di modo che a Billancourt le autorità. avendo visto i soldati fraternizzare con gli scioperanti. inviarono sul posto il giorno dopo la Guardia Repubblicana a cavallo". Cfr Rappono dell 'Ufficio Stampa dell'Istituto italiano di Parigi , 23 maggio J918,AUSSME, H 5. busta 7. fase. 7. Badoglio a Orlando. 20 settembre, Spirito delle popolazioni desw1to dalla censura. Relazione, V. tomo 2 bis, doc. 124.


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sibile armistizio , una parte del paese riporterebbe penosa impressione da un successivo spargimento di sangue" . 12 Fin dal 26 settembre, il Capo di S.M. italiano aveva informato Foch della decisione di attaccare sul Piave, senza peraltro averne l' approvazione, essendo la futura offensiva orientata in maniera difforme dai consigli ricevuti. Per parla in attuazione, Dìaz intendeva utilizzare anche le forze francesi e britanniche ancora ai suoi ordini. Superata l'idea eli riunirle assieme in una Armata alleata, decise invece di costituire due Armate "tattiche" e di affidarle ai Comandanti Superiori alleati in Italia. In un incontro tenuto nella sede del Comando Supremo ad Abano, il 6 ottobre, vide lord Cavan, dì ritorno dall'Inghilterra, e "gli spiegò a grandi linee il suo piano , proponenclogli contemporaneamente il comando di un'Armata mista anglo-italiana"P nella stessa occasione offrì al generale Graziani eli guidare un'Armata franco-italiana. Nacquero così le Armate 10a (Cavan) e 12a (Graziani) , più piccole e meno autonome delle altre_ Il coordinamento delle loro azioni era affidato al generale Caviglia, Comandante dell •sa Armata, ai cui fianchi dovevano operare; per la logistica la 10a Armata dipendeva daiJ'Intendenza della 3a e la 12a Armata dall'Intendenza della 4". Fu questa una decisione personale di Diaz, assunta senza consultare né il suo, né gl i altri governi: un atto politico diretto a valorizzare i contingenti alleati, ma anche ad assicurarsene il massimo impegno nella battaglia imminente. Lo stesso Comandante italiano ebbe a spiegare che la 10a Armata (2 divisioni britanniche e 2 italiane) e la 12a (l divisione francese e 3 italiane) gli avrebbero consentito di articolare meglio i movimenti nel settore d'attacco. Dava, inoltre, agli alleati un posto d'onore al fronte, come l'avevano avuto i combattenti italiani in Francia, contraccambiando con gli interessi anche la "prova di cameratismo" data dal Comando francese che aveva posto una sua divisione sotto gli ordini del generale Albricci, insieme alle 2 italiane del II CA. E si può anticipare fin d'ora il giudizio che figura nella Relazione: "Le due nuove armate furono pienamente degne della fiducia in esse riposta" .14 In relazione al colloquio del 6, il giorno successivo Badoglio comunicò al conte di Cavan che la sua Armata sarebbe stata costituita dal

12 Relazione, V, tomo 2 bis , doc. 195,229. Dal fronte della 4" Armata, iJ 7 ottobre , furono segnalate le difficoltà materiali e morali delle truppe nemiche antistanti; 1'8 giunse notizia dello scetticismo degli ufficiali e dei soldati della l" Armata "sulla portata e la sincerità" delle profferte di armistizio. l3 Gathorne-Hardy, in Cecchin, cit., p. !3. 14 Relazione, V, tomo 2, pp. 289-90.


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XlV CA britannico (divisioni 7 3 e 233 ) e dall'XI CA italiano (divisioni 37a e 233 ), proveniente dalla 33 Armata. La 48' divisione britannica sarebbe rimasta invece sul l'A ltipiano e sarebbe passata alla dipendenza tattica del XII CA italiano della 6a Armata. L' Am1ata di Graziani avrebbe compreso la 23" divisione francese e le divisioni italiane 21" e 22": queste ultime furono poi sostitu ite dal I CA italiano (d ivisioni 24° e 703 ) , cui venne aggiunta la 9 3 divi ione. La 243 divisione francese avrebbe mantenuto il tratto di linea che teneva sull'Altipiano, passando aJla dipendenza tattica del XIIT CA, pure della 63 Armata. La costituzione delle d ue Armate tattiche venne fi ssata aJle ore zero del 14 ottobre; il settore assegnato all'Armata di Cavan, di fronte alleGrave di Papadopoli, la inseriva tra 1'83 e la 3• italiane, la quale ultima avrebbe fornito anche il servizio in formazioni; quello dell'Armata di Graziani copriva il fronte dalla riva sin istra del fiume dinanzi a Valdobbiadene fino alle pend ici orientali del massiccio del Grappa, tra 1'8" a la 4", con il Comando a Villa Santini presso Rossano: il servizio informazioni sarebbe stato disimpegnato dal corrispondente ufficio della 4 3 Armata; il Comando Superiore di Aeronautica italiano, oltre alla squaddglia in dotazione al I CA. le avrebbe messo a disposizione 2 sezioni aerostatiche autocampali. 15 L'ordine di operazioni per l'imminente offensiva sul Medio Piave fu diramato il 12 ottobre: " La nostra manovra offensiva si propone g li scopi eguenti: a) separare le due Armate austriache 5" e 63 concentrando il massimo sforzo nel punto di giunzione di esse; b) tagliare le comunicazioni della 6a Armata nemica, serrarla contro il Piave, in modo da renderle impossibili la ritirata e la difesa; sfruttare tutte le possibili conseguenze di questa manovra. I. Fronte di rottura: Dal lato nord del Montello incluso alle Grave di Papadopoli comprese. Agiranno su questa fronte le Armate 8" e l O", quest'ultima secon-

15

AUSSME, E 2, buste 80, 89.91, 105. Relazione, V, tomo 2 bis, doc. 199, 200, 20 l. 202. 204. 205. ll 18 Cavan chiese di poter condividere l 'uso del Ponte di Piave. per farvi transitare l'artiglieria pesante c gli autocarri, con la 3• Armata. che avrebbe potuto usare anche i ponti di S. Donà appena restaurati ; Badoglio rispose il 20. riJevando che per il momento non erano agibili né il ponte ferroviario né quello rotabile di Ponte di Piave: una volta riattati, il Comando Supremo ne avrebbe regolato l'uso fra le due armate. AUSSME. F l, busta 25.


CAPITOLO VUI - L'OF'FE-" SI VA SUL FRONTI! MONTA.-.;Q

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do le istruzioni che il generale conte di Cavan riceverà da S.E, il generale Caviglia, comandante della s• Armata_ TI.

Compiti ed obiettivi:

saArmata: a) in un primo tempo: avanzare oltre Piave, fronte a nord, mirando essenzialmente a raggiungere colla massima celerità la regione a nord di Vittorio, per intercettare la principale arteria di rifornimento della 6a Armata nemica (Vittorio-Sacile), precludere la ritirata alle truppe avversarie nell a conca di Valmareno, sbarrare le provenienze di Ponte delle Alpi ; b) in secondo tempo: a sinistra e al centro avanzare verso la convalle bellunese (occupazione di Ponte de lle Alpi), tenendo il contatto colla destra della 12a Armata; a destra formare fianco difensivo sul Cansigl io e alla testata della Livenza. 10• Armata: avanzare alla Li venza colla sinistra a nord di Sacile, nel punto di contatto coll'S" Armata che sarà fissato dal Comandante di questa, e con la destra a Porto Buffolè. Sino alla Livenza il generale conte di Cavan riceverà istruzioni da SE. il Comandante dell' Sa Armata; raggiunta questa Jjnea, passerà alla diretta dipendenza del Comando Supremo. 3" Armata: Si terrà pronta ad avanzare alla Livenza, colla sinistra a PortoBuffolè, assecondando il mov imento della 10" Armata. Tale avanzata avverrà dietro ordine del Comando Supremo.

123 Armata: a) in un primo tempo: porterà oltre Piave la propria destra con obiettivo le alture a nord di Valdobbiadene collegandosi colla sinistra dell'Sa Armata (XXVII Corpo); b) in secondo tempo: punterà con tutte le sue forze verso nord a cavallo del fiume, con obiettivo la regione FeltreArten. L'ordine per l'avanzata del secondo tempo le sarà dato dal Comando Supremo, che si riserva di mettere alla dipendenza della 12" Armata anche il xxvn Corpo . Si accorderà col Comando della 43 Armata, che dovrà prestarle il necessario concorso di fuoco a protezione della sua sinistra. 4• Armata: Si terrà pronta ad attaccare, per assecondare il movimento della 123 Armata . Obiettivo la fro nte Primolano-Arten. L'ordine di attaccare le sarà dato dal Comando Supremo. Provvederà a prestare alla 12" Armata il necessario concorso di fuoco, a protezione dell'ala sinistra eli questa.


GLI ALLEATI IN ITALIA DURANTE LA PRL\1A GUERRA MON DlALE ( 1917- 1918)

6a Armata. Si terrà pronta a fronteggiare una possibile reazione nemica sull'al tipiano, come pure a sfruttare ogni favorevole situazione" .16 Il 13 Diaz convocò Cavan e Graziani per leggere ed illustrare loro queste direttive; il rapporto con i Comandanti alleati era buono e Cavan ebbe a dichiarare che il Comando Supremo aveva solo da dire "Avanti" .17 Le disposiz ion i del 12 riguardavano essenzialmente l'attacco dal Medio Piave, 18 che fu poi quello risolutivo, e non assegnava particolari compiti offensivi all'Armata del Grappa, se non nei limiti dell'appoggio ai movimenti dell'ala sinistra della 12", che dove va forzare il Pia ve a Valdobbiadene, avanzare verso nord sulle due rive del fi ume oltre la stretta di Quero, in direzione dj Feltre, e poi, risalendo lo Stizzon, verso il paese di Arten. Tale operazione avrebbe condotto all'aggiramento del fronte montano nemico antistante il Grappa, ma era relegato ad un secondo tempo da precisarsi. La linea d'impegno trovò una prima integrazione nell'ordine del 16 ottobre alle Armate 6a e 4" perché facessero intervenù·e, "non appena le condizioni atmosferiche lo permetteranno", le loro artiglierie, che dovevano "richiamare l'attenzione del nemico sui settori del Grappa e dell'Altipiano per distoglierla dal fronte del Piave". 19 Qui era infatti previsto l'attacco principale, in relazione al quale reparti italiani e alleati si trasferivano in quei giorni, sotto la pioggia bat-

16 Diaz

ai Comandanti delle 33 , 4 3 , 6", 8", IO" e 12" Armata, Direnive per L'azione, 12 ottobre l 918. Relazione, V, tomo 2 bis , doc. 203; il relativo "disegno di ma novra" è in tomo 2, p. 303. 17 Caviglia, ci t., pp. 144-46. l8 Il duca d'Aosta comunicò ai Comand i dipendenti de lla sua 3" Armata le istru zioni ricevute da l Comando Supremo per l'offensiva nei termini seguenti (14 ottobre): " Direttrice principale di una tale offensiva sarebbe dalla base Montello-Grave di Papadopoli verso la conca bell unese. L'8• armata puntere bbe prima su Vittorio, poi su Ponte delle Alpi; la 10• armata ne seguirebbe la azione a destra coo obietti vo la Livenza fino a Porto Buffolè; la 12" armata farebbe altrettanto sulla sinistra con obiettivo la regione FeltreArten ...Mentre si fa riserva di comunicare le d irettive particolari per l'azione dei due corpi d'armata, si avverte che il carattere generale di essa conferisce all'ala sinistra dell' armata la maggiore importanza, mentre il compito della destra non può essere che secondario". AUSSME, E 2, busta 89. 19 Vedi Graziani a Clemenceau e a Foch, 15 ottobre, in eu i si ripromette d.i recuperare la 24• divisione , rimasta sull'Altipiano, per ricostituire l'unità del Xll CA; col. Girard a Foch, 17 ottobre, dove si lamenta che la 12" Armata non abbia :ancora tutto il materiale da ponte necessario e si prevede l' inizio dell'attacco per il 24; Badoglio ai Comandi della 6• e 4" Armata, 16 ottobre. Tutti in Relazione, V, tomo 2 bis, doc. l 86. l 87 , 220.


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te n te, verso le basi di partenza per l'offensiva .20 Ma il persistere del ca ttivo tempo e l'aggravarsi della situazione politica e militare del nemico indussero il Comando italiano ad invertire i già indicati tempi di successione per l'attacco in pianura e quello sul fronte montano tra Piave e Brenta. Il progetto di quest' ultima azione risaliva all'agosto precedente e si sperava che un suo successo avrebbe agevolato l'esecuzione dell'operazione principale.2 ' Gli ordini del 18 ottobre dicevano infatti: l. Le attuali condizioni del Piave lasciano prevedere che l'azione predisposta sulla fronte della 12a, sa e 1O" Annata debba essere alquanto ritardata. 2. Ciò posto, intendo agire al più presto nel settore Piave-Brenta con obiettivo il corridoio Primolano-Arten-Feltre; obiettivo il cui raggiungimento servirà di preparazione alla più vasta azione offensiva già predisposta attraverso il Piave. 3. Agiranno tra Piave e Brenta le Armate 43 e 12•. La azione in questo settore è già stata studiata dal Comando della 4a Armata, il quale ne avrà pertanto la direzione generale. I1 generale Graziani, Comandante della 12" Armata, riceverà perciò da S.E. il generale Giardino le necessarie istruzioni, sia per la preparazione sia per lo sviluppo dell'azione". All'operazione avrebbe concorso anche la 6a Armata sui fronti del XX e XIII CA, "attaccando contemporaneamente alle Armate 4• e 12", con obiettivo la fronte Lisser-Cismon" . Tutto doveva essere pronto per la sera del23 ottobre.22

A definire il rovesciamento delle priorità, ossia alla decisione di lanciare sul fronte montano un attacco in parte improvvisato che si sapeva atteso dal nemico, concorsero in maniera determinante le pressioni politiche interne mosse dal timore di una fine improvvisa del conflitto e il cattivo tempo che imperversava, ostacolando la prevista azione principale sul Piave. Contrariamente a Sonnino e ad Orlando, il Capo di S.M. britannico

20 Per strade bagnate e sotto la pioggia che cade instancabilmente passano truppe italiane, avvolte fino agli occhi nella mantellina, che vanno verso est. Ogni tanto una colonna inglese spicca .col suo ordine nel disordine italiano. Malgrado questa maledetta pioggia abbia sfavorevolmente gonfiato il Piave, si può sperare che un prossimo giorno ci arrivino buone notizie di nt" . Così amabilmente il Buxtorf, cif., p. 34, 12-15 ottobre. 2 1 Berthemet, cit. , p. 40. 22 Diaz ai Comandanti della 4", 12" e 6" Armata, 18 ottobre 1918, Relazione, V, tomo 2 bis, doc. 217 . Vedi il relativo "disegno di manovra" in tomo 2, p. 305. H


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non riteneva così imminente il crollo del nemico. Ne seri se a Lord Cavan: "Voi affermate di essere sicuro delle buone intenzioni del Comando Supremo italiano e questa è già una buona cosa. La sit11azione in Francia, per come la vedo io, è la seguente: l'esercito dei Boch non è stato battuto; è stato gestito male, è stanco, è g iù di morale, ma è ancora in grado di reagire quando è spinto nell 'angolo ed è in grado di ripiegare mantenendo una linea senza soluz ione di continuità e integra fino al Lys, alla Schelda, alla Mosella e, in breve. ver o qualsiasi punto ove sia stato costretto ad indietreggiare. Quindi per noi è ancora più importante riuscire a battere gli alleati dei Boch. La verità vera è che le nostre occupazioni di Dama co, di Homs, di U kub, Ni, ch e Sofia sono un colpo per le ambiziose speranze e aspirazioni dei tedesch i, certamente più deleterie che non l'occupazione di Li lle, Roubaix , Bruges e Ostenda . Qualsiasi risultato Voi possiate ottenere sul Piave questo aumenterà enormemente le difficoltà e l'imbarazzo dei Boch. Da tutto quanto vi ho detto comprenderete come sebbene io sia un soldato che serve e sostiene l'Occidente da ben 27 anni (un sostenitore dell'Occidente ben più vecchio di qualsiasi soldato vivente), credo anche fermamente nell'enorme importanza di un suecc o nei teatri decisivi meridionali e orientali. Di conseguenza qualsiasi aiuto io Vi possa fornire, sia come Stato Maggiore sia per fornirvi concorso in personale, mezzi e materiali sarà mia premura provvedere" .23 Le pioggie rallentarono e cessarono per un po'. Venne allora deciso che l'offensiva sul Piave sarebbe partita alla medesima data dell'attacco della 4a Armata: l'una al mattino , l'altra la sera. Il 21 Diaz d iramò le diretti ve ai Comandanti delle Armate 3a, 4 a, 6a, ga, l oa, 12a: I ... la nostra manovra offensiva si propone gli scopi cguenti: a) con azione partente dal settore Brenta-Piave, eparare la massa austriaca del. Trentina da quella del Piave;

23 Wilson a Cavan, l8 ottobre 1918 , Todman, cit., p. 53. Anche il cap. Buxtorf non credeva ad una imminente fine del connitto. ma per altre ragioni: "La guerra contro l' Austria? Forsc ...sì e no. Ma almeno la guerra contro la Germania io spero di no··. prima che l'intero territorio francese non fosse stato liberato e le truppe francesi non avessero passato il Reno da vincitrici. Buxtorf era un po' gallocentrico: il 23 onobre scrisse sul suo diario che rindomani l'Armata di Graziani avrebbe attaccato in direzione di Feltre, sostenuta a sini tra dalla 4* Armata; in realtà era prevista un"offensiva della 4" Armata, secondata sulla de tra dalla 12". Cfr Buxtorf, cit., pp. 46 e 52; Gathome-Hardy, in Cecchin. cit. , p. 13 .


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b) con azione partente dal Medio Piave: l. separare le due Armate austriache 5" e 6", concentrando il massimo sforzo nel punto di giunzione fra esse; 2. tagliare le comunicaz ione della 63 Armata nemica in modo da re ndere impossibili la difesa e la ritirata; c) sfruttare tutte le possibili conseguenze delle azioni indicate dai comma a) e b).

rr. L'azione a) precede l'azione b). Parteciperan no all'azione a) le Armate 43 e 123 ; aH ' azione b) le Armate ga e 10". La 12a Armata costituirà pertanto cerniera del movimento. La 63 Armata concorrerà all'azione della 43 Armata ... La 33 Armata concorrerà all'azione della 10• Armata ...

m. Attacco fra Brenta e Piave . 43 Armata: attaccherà con obiettivo il corrido io Val Cismon-ArtenFeltre. 12 3 Armata. - Opererà col I Corpo d ' armata in re lazione all 'avanzata della 4a Armata e secondo le istruzioni che il sig. generale Graziani ha già ricevuto da S.E. il generale Giardino Comandante della 4a Armata. Si terrà pronta colle rimanenti forze a passare il Piave contemporaneamente alle truppe del la 8" Armata. 6" Armata . -Appoggerà l' az ione della 4a Annata: l. con azione d'artig lieria per ne utral izzare specialmente le artig lierie nemiche che hanno azione contro la sin istra de lla 4" Armata; 2. con azione di fanteria intesa ad assecondare il movimento della 4" Armata, facendo avanzare le truppe del XX Corpo lungo la Val Brenta fino a Cismon, e sviluppando ul resto della fronte intensa attività di fanteria (colpi di mano) per trattenere le fo rze nemiche su ll 'altipiano.

IV. Attacco dal medio Piave. 12• Armata.- Porterà o ltre Piave la propria destra con primo obiettivo le alture a nord di Valdobbiadene, collegandosi colla sini stra de li '8" Armata (XXVII Corpo). Punterà poscia con tutte le forze verso nord a cavallo del fiume, e riceverà alla propria dipendenza il XXV II Corpo nel momento che verrà indicato dal Comando Supremo. Obiettivo: Feltre (escluso) e la convalle bellune e ftno a Cordevole .


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GU ALLEATI IN ITALIA DURANTE LA PRfM A GUERRA MONDIALE (1917-1918)

8" Armata. - a) in primo tempo: avanzerà oltre Piave, fronte a nordest, mirando essenzialmente a raggiungere colla massima celerità la regione a nord di Vittorio , per intercettare la principale arteria di rifornimento della 6" Armata nemica (Vittorio-Sacile), precludere la ritirata delle truppe avversarie della conca di Valmareno , sbarrare le provenienze da Ponte delle Alpi; b) in secondo tempo avanzerà con obiettivo la convalle bellunese, tenendosi a sinistra in stretto collegamento colla 12a Armata (destra del XXVII Corpo dopo che questo sarà passato colla 12" Armata) e a destra formando fianco difensivo sul Cansiglio e aJla testata della Livenza .. 10a Armata. - Avanzerà alla Livenza colla sinistra a nord di Sacile, nel punto di contatto colla ga Armata che sarà fissato dal Comandante di questa e con la destra a PortoBuffolè. Sino alla Livenza il generale conte di Cavan riceverà istruzioni da S.E. il generale Caviglia Comandante 1'8a Armata; raggiunta questa linea, passerà alle diretta dipendenza del Comando supremo" . La data dell'attacco tra Brenta e Piave era fissata al mattino del giorno x, quello sul medio Piave alle prime ore notturne dello stesso giorno.24 Come era specificato negli ordini del 21 ottobre, la 12a Armata aveva la funzione di cerniera tra le due operazioni, dovendo concorrere con i suoi reparti di sinistra all'azione sul fronte montano e con le altre al passaggio del fiume all 'altezza di Valdobbiadene . Graziani insisteva per riavere ai suoi ordin i anche l'altra divisione francese , la 24a, rimasta sull'Altipiano di Asiago, dinanzi al Monte Sisemol; il movimento subito non era possibile perché l'apporto della grande unità francese era richiesto dall'anticipo dell'operazione offensiva in montagna: dopo sarebbe stato tardi, perché lo sfondamento suJ Piave non rese più praticabile di fatto la sostituzione della 24" divisione con altra italiana.25 Fin dalla primavera il Comando Supremo aveva lavorato al piano che guidò l'offensiva finale. Non pare utile in questa sede richiamare

24 Relazione, V, tomo 2 bis, doc. 233; "disegno di manovra" in tomo 2, p. 307. Il nucleo di artiglieria itala-francese de l col. Oliveti sarebbe stato assegnato alla 12" Armata dal giorno successivo e schierato sull'ala destra, in modo da operare anche in appoggio al XXYU CA dell'8" Armata. 25 Badoglio a Graziani, 28 ottobre 1918. Il Sottocapo di S.M. s i diceva d 'accordo in linea d i principio, ma avvertiva che "la sostituzione verrà effetn1ata non appena sarà ritirata dal fronte una delle division.i italiane impegnate nelle attuali azioni", AUSSME, F l , busta 94.


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genesi. precedenti ed evoluzione degli studi fino alla loro conclusione.26 Non vi furono apporti concettuali o strategici alleati: Foch anzi lo g iudicava criticamente ed anche il progettato movimento in avanti dal Grappa era cosa diversa dalle indicazion i del vecchio piano Fayolle o da quelle del più recente Farsac. In sede tattica, invece, fu il Comando britannico a proporre ripetutamcnte l 'occupazione preventiva delle isole fluviali, operazione che facilitò il passaggio del Piave. Le condizioni materiali e morali dei combattenti erano molto diverse dai due lati del fronte. L'Esercito italiano, completamente riorganizzato e rianimato nello spirito, aveva ricevuto un addestramento più aggiornato che teneva conto delle esperienze maturate in anni di guerra in Italia e in Francia. Molti ufficiali avevano frequentato corsi tenuti presso scuole francesi e inglesi; la lunga pausa nei grandi combattimenti seguita alla battaglia del Solstizio era stata utilizzata bene: la creazione dei reparti d'assalto e l'evoluzione tattica, specie in tema di collaborazione tra artiglieria e fanteria, ne avevano migliorato l'efficienza combattiva, secondata anche dai progressi dei servizi d ' informazione; le condizioni morali avevano risentito positivamente dell ' impegno particolare posto nello sviluppo della propaganda. Tuttavia "i miglioramenti erano stati più qualitativi che non quantitativi, anzi la forza dell'esercito di Diaz era inferiore a quella raggiunta sotto Cadoma". Anche le cinque divisioni francesi e britanniche, sebbene indebolite queste ultime dalla partenza di 9 btg, erano in buone condizioni materiali e morali, e dopo che gli alleati avevano tanto sollecitato l' offensiva era lecito attendersi che fossero pronte come non mai a battersi. L'Esercito austro-ungarico aveva conosciuto giomi migliori. AUe carenze nel campo deJJ'alimentazione e del vestiario si era aggiunto un logoramento generale del fattore umano, sia per le perdite, sia per il contatto con i russi da parte di chi era taro loro prigioniero e tomava con una maggiore propensione a subire l'infiltrazione ideologica che aggravava la stanchezza per la guerra. I provvedimenti organizzativi che si erano susseguiti dal marzo 19 17 avevano incrementato la capacità di fuoco dei reparti: entro l'agosto

26 D col. Ugo Cavallero. Capo deii'Ufticio Operazioni de l Comando Supremo ed estensore dello Studio di una operazione offensiva attraverso il Piave (25 settembre, Re lazione, V, tomo 3 bis, doc. 185) è generalmente riconosciuto come autore principale del piano: apporti vennero dal generale Enrico Caviglia, Comandante dell'8" Annata, da altri Comandanti d 'Annata italiani. dal Sonocapo di S.M. e da collaboratori dell'Ufficio Operazioni, tra cui Ferruccio Parri. U Comando Supremo nel suo insieme, a parte la dire~ooe strategica dei combattimenti, contribuì ali" amalgama dei suggerimenti che pervennero da varie fonti. Per una più punruale analisi della questione, che esula dalla tematica di questo lavoro. vedi Relazione, V, tomo 2, pp. 267-307: Montanari. ci t., pp. 743-48; Granon, ci t., pp. 191-92.


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GLI ALLEATI IN ITAUA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE (19 17- 19 18)

1918 ad ogni compagnia era stato aggiunto un plotone di mitragliatrici leggere Schwarzlose, così che il numero di queste armi per rgt si era decuplicato dall' inizio della guerra. Anche l'artiglieria fu aumentata in tutte le categorie, cercando di ovviare all'inferiorità quantitativa del munizionamento disponibile rispetto all'avversario "con una rigida disciplina di fuoco". La cavalleria fu in massima patte appiedata. Le malattie provocarono una diminuzione dei valori medi degl i effettivi presenti ai reparti, mentre anche nei trasporti, nella logistica e neli' industria degli armamenti si verificavano difficoltà_ "L' attività aerea degli italiani e dei loro alleati aumentò ancor più d' intensità col sopraggiungere dell' autunno. Gli italiani impiegarono anche maggiori velivoli per la propaganda di guerra, durante la quale venivano effettuati lanci di volantini sul fronte e nelle retrovie. Parecchie di queste disinformazioni si mostrarono efficaci e fecero ulteriormente crescere la sfiducia, come pure fecero i contrasti etnici ali ' interno dell'esercito austro-ungatico .. . Ciononostante il morale delle truppe al fronte non era paragonabile a quello delle truppe nelle retrovie. Il legame tra i reparti combattenti era forte come in precedenza: esso soltanto assicurava la loro sopravvivenza. Ancora molto fiducioso, il 29 settembre l'ufficiale di collegamento presso il comando della 6" Armata faceva sapere: 'Condi.zione morale e spirito delle truppe: la parte prevalente delle truppe è secondo la composizione nazionale affidabile in senso patriottico (il grosso di tedeschi e ungheresi) . Alcuni reggimenti hanno sotto questo riguardo una composizione sfavorevole (il grosso di cechi, polacchi e ruteni) . Gli ufficiali e i sottufficiali non sollevano anche presso queste unità relativamente al senso del dovere alcun particolare dubbio. Ci si chiede soltanto se le affermazioni al riguardo siano sincere. Sui rumeni le opinioni sono diverse; dove vengono trattati in modo conveniente e dove sono disponibili ufficiali pratici della loro lingua, faranno il loro dovere. I bosniaci vengono indicati come affidabili dai loro ufficiali sotto il profilo del morale. Sulle altre nazionalità, che nell' ambito dell' Armata comunque non sono molto rappresentate, non ho sentito alcuna lamentela. Gli slovacchi dell' Ungheria superiore, ripartiti tra le truppe ungheresi, vengono elogiati. Particolarmente da sottolineare sono le affermazioni fiduc iose degli uomini di truppa tedeschi e ungheresi sulla tenuta delle linee nel caso di un ' offensiva nemica' ... Ancora il 22 ottobre, quando già la Duplice Monarchia era in piena dissoluzione , la 6a Armata comunicava fiduciosamente; ' La situazione militare della 6" Armata è al momento favorevole ' _Nello stesso rapporto si dice in seguito però in senso autocritico: 'Sul Piave resisteremo per ora a ogni attacco nemico; non dovrà però essere chiesta alle nostre truppe una ritirata davanti all' incalzare del nemico' ...


CAI' ITOLO Vlll - L'OFFEJ\ SIVA SUl.

FRO~TE MONTA.'0

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11 24 ottobre gli italiani iniziarono con un pesante fuoco di artiglieria la loro offensiva in un primo tempo sul fronte montano. All'inizio le forze combattenti austro-ungariche attaccate si difesero ancora come se non ci fosse alcun fronte che stava crollando e alcuna patria che si stava dlssolvendo ...Ungheresi, polacchi, cechi e ruteni si batterono valorosamente sebbene avessero già dichiarato che questa non era più la loro guerra".27 La Relazione austriaca, con riferimento alle settimane precedenti l'offensiva, insiste sugl i aspetti non confortanti, material i c morali, in cui ver ava l'Esercito asburgico, e afferma che gli ufficiali mostravano stanchezza della guerra più ancora delle truppe. Anch'essa però conferma che i reparti schierati in prima linea erano in condizioni migliori. Al fine di evitare una offensiva italiana in pianura, l' Alro Comando austro-ungarico aveva pensato anche a sgomberare il Veneto e "attendere sulla frontiera la sperata conclusione dell 'armistizio", ma il timore che l'arretramento producesse uno sfascio generale, oltre alle difficoltà dci trasporti, fecero rientrare il progetto. Con·evano voci infondate, come quella della presenza in Italia di 5-6 divi ioni americane o di numero e thanks. Ma il Comandante dell'Isonzo Annee riferì che il contegno delle truppe era buono e, in effetti, quando partì l'attacco le "truppe austro-ungariche, composte da quasi tutti i popoli e razze della monarchia, si unirono ancora una volta in piena fratellanza d'armi , per vendere cara la vita ed evitare di cader prigionieri proprio quando la guerra stava per finire". La Relazione italiana concorda su ll 'esistenza d i problemi che contribuivano a minare la fiduc ia nel l'esercito nemico , cui però non era noto il proclama dell'Imperatore ai suoi popoli per la concessione dell'auto nomia. Peraltro, i settori più delicati del fronte erano presidiati da "divisioni eccellenti , in prevalenza costituite da elementi tedeschi o magiari" . che davano pieno affidamento. Nelle truppe avversarie "permaneva un forte spirito di corpo e la forza dell'autorità degli ufficiali dominava 27

Vedi M. Multari, L'esercito italiano alla vigilia della battaglia di Vittorio Vene-

ro; K. Mitterer, Lo stato dell 'esercito austro-ungarico nel 1918jino all 'inizio dell'offensiva alleata sul fronte italiano; O. Narderer, L'ultima battaglia dell'eseròro austriaco di Sud-Ovest, tutti in AA.VV., La ba/taglia di Vittorio Veneto, dJ.., rispeuivamente pp. 1628, 29-40 e 41 -48. Vedi anche, per l'evoluzione organjz,zativa dci reparti d'assalto italiani. la loro costituzione in grandi unità e il ruolo ricoperto nel 1918, B. Di Martino-F. CappeUano. l reparti d'assalto italiani nella Grande Guerra (1915-1918), Roma, USSME. 2007, pp. 95-297. Si può infine ricordare che Stefano Sretcr, ex ministro ungherese della difesa nazionale. affermò che l'assunzione del comando supremo da pane del sovmno (l'impemtore Carlo l) '·divenne fatale per l'esercito specialmente verso la metà di ottobre... coUocando nella seconda metà del mese l'inizio del dissolvùnento (dattiloserino datato Budapest 1922), AUSSME, F 3. busta 155, fase . 3.


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GLI A LLEATI IN ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE ( 19 17-1918)

la situazione: essi poterono sino all 'ultimo imporsi, comandare e ottenere che le posizioni fossero mantenute e che si marciasse al contrattacco per riconquistare quelle momentaneamente perdute". E sopravviveva la fid ucia, tanto che il Capo di S.M. della 6a Armata austro-ungarica, all 'inizio della battaglia, descrisse così lo spirito delle truppe: "sebbene non potesse disconoscersi che la efficacia demolitrice delle notizie e degli avvenimenti degli ultimi tempi del Paese già cominciasse a farsi sentire fra le truppe, tuttavia un pronto attacco da parte del nemico pareva desiderabile, perché si poteva sperare che l'Armata, dopo averlo respinto, avrebbe potuto effettuare ordinatamente lo sgombero del Veneto senza molestie da parte del nemico'' .28 La 4• Armata attaccò in forze la mattina del 24 ottobre e cominciò ad avanzare , ma di fron te ai consistenti ritorni offensivi del nemko non fu possibile mantenere gran parte dei successi iniziali, né procedere oltre le posizioni montane rimaste agli attaccanti. Rinnovati assalti fruttarono il possesso di Monte Pertica e del Forcelletta; l'avanzata sull'Asolane ed oltre, in un primo tempo riuscita, venne invece fermata e annullata dai decisi contrattacchi avversari. Il 26 fu ripreso l'attacco, lanciando in combatti mento anche truppe fresche: l' Asolone ed altre posizioni furono conquistate e poi riperse nel pomeriggio, solo il Col de Cuc si aggiunse ai progressi territoriali definitivamente conseguiti. In questo ciclo di combattimenti le perdite furono sensibili, a fronte di successi modesti. Fort.i erano state anche le perdite del nemico che aveva dovuto far affluire 4 divisioni (28" e 55• di fanteria, 60a e 21• Schutzen) dalle sue riserve dislocate nella conca di Belluno; tra le file del nemico, inoltre, cominciavano "a serpeggiare qua e là ...disordini e ribellioni". Anche per questo il Comandante della 4a Armata, generale Giardino , negò in seguito che la sua azione potesse essere considerata solo dimostrativa, rivendicando invece ad essa il carattere di un diversivo strategico di grande significato nell'economia generale della battaglia finale.29

28 Relazione, V, tomo 2, pp. 39 1-4 17; Re lazione austri aca, pp. 534-37. 29 Cfr Relazione, V, tomo 2, pp. 416-21 e 437-506; Relazione austriaca, pp.537-41. Riguardo alle perdite della 4" Armata abbiamo due fonti nazionali che fanno ri ferimento però a tutti i giorni della battaglia di Vittorio Veneto (24 ottobre-4 novembre 19 18): un riepilogo del Comando Supremo a fine combattimenti attribuisce alla 4a Armata 2.427 morti e 14.868 feriti, per un totale complessivo di 17.295 uomini (Relazione, V, tomo 2 bis, doc. 476 bis, annesso l) e un documento senza data né autore, ma che si tiliene posteriore al precedente, che dà 2.887 morti e 18.560 feriti, per un totale di 21 .447 unità (AUSSM.E, F 3, busta 185, fase. 6). n costo dell'offensiva della 4" Annata fu probabilmente vicino a quello indicato nella Relazione austriaca (p. 539): "quas i 15.000 uomini tra morti e feriti".


CAPrrQLO VIli - L'OFFENSIVA SUL FRONTE

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Era prev isto che le operazioni offensive de lla 4tl Armata fossero secondare ed affiancate da iniziative delle Armate 12" e 63 • Il generale Graziani comunicò il 15 ottobre l'ordine prelim inare d'operazione, nel quale prevedeva di attaccare risalendo il fiume con 2 divisioni in prima schiera (la 233 francese a destra, una del I CA a sini tra) e 2 di rincalzo (la 52" italiana e l' altra divisione del I CA). Al l CA (divisioni 703 e 24 3 ) venne indicato come obiettivo la "occupazione della pri ma posizione austriaca fino alla linea Spinoncia-Qucro, in collegame nto ad ovest con la 4" Armata" . Tre giorni dopo Graziani emanò istruzioni personali e segrete che riguardavano oprattutto la 233 divisione fra ncese , incaricata di forzare il Piave ali ' altezza di Pederobba. Poiché la J2 3 Armata costituiva il perno del movimento tra il fronte di montagna e quello di pianura , era necessario che la sua azione fosse decisa e rapida: compito essenziale del I CA era di impedire che le truppe nemiche di fronte riuscissero a contrastare dalla riva destra la progressione verso Nord sulla riva sinistra dei francesi della 23a divisione , dopo che avessero attraversato il Piave. Nella fase iniziale il l CA , coperto a sinistra dalla 43 Armata , avrebbe avuto in appoggio anche due gruppi di artiglieria della 523 divisione. Il medesimo giorno 18, però, nuove direttive di Diaz comun icarono alla 4\ 12a e 63 Armata che l'azione sul Piave doveva essere ritardata a causa delle condizioni del fiume. "Ciò posto , intendo agire al più presto nel settore Piave-Brenta , con o bbiettivo iJ corridoio Primolano-ArtenFeltre; obbiett ivo il cui raggiungimento servirà di preparazione alla più vasta azione offensiva già predi sposta attraverso il Piave. Agiranno tra Piave e Brenta le Armate 4• e 12". L'azione in questo settore è già stata studiata dal Comando della 4" Armata, il quale ne avrà pertanto la direzione generale. Il generale Graziani , Comandante della 12" Armata, riceverà perciò da S.E. il Generale Giardino le necessarie istruzioni sia per la preparazione sia per lo sviluppo dell'azione. Concorrerà all ' az ione anche la 6a Armata, la quale, previo concentramento sull'ala destra del g rosso delle proprie artiglierie , agirà sulla fronte dei Corpi d' Armata XX e Xlii attaccando contemporaneamente alle armate 43 e 123 con obbiettivo la fronte Lisser-Cismon". La 12a Armata avrebbe lasciato la 523 divisione a disposizione del Comando Supremo. Di tutto ciò il coL Girard , di collegamento col Quartier Generale italiano, rese edotto Foch il 19 ottobre, nei termini seguenti : " ...Nella sua impazienza di realizzare un 'azio ne qualsiasi , il Comando Supremo, istigato dal generale Giardino comandante della 4" armata, ha appena deciso l'esecuzione di un progetto che la 4a Armata aveva studiato da


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qualche tempo. La 4a armata (armata del Grappa) attaccherà nella sua zona con i suoi due corpi del centro: XXX e VI , operando da una parte e dall'altra della val Seren. Questa azione, appoggiata a sinistra e a destra dai due corpi d'ala (corpo IX e 1), avrebbe come obiettivo lontano la depressione in cui passa la strada da Feltre a Primolano per Arten (Torrente Stizzone), 54 batterie di medio calibro sono messe a disposizione della 4" armata, i 3 corpi di sinistra della quale avranno ciascuno 3 divisioni. L'attacco della 4" armata sarà appoggiato dalla destra della 6" armata, che non si accontenterebbe di darle il concorso della sua artiglieria, ma attaccherebbe essa stessa con i suoi corpi di destra (corpi XIIT e XX), obiettivo il fronte Monte Lisser, Cismon (Val Brenta). La 4" armata dovrà essere pronta ad attaccare a partire dalla sera del 23 ottobre . Questo cambiamento influenzerà l'azione progettata sul Piave. In effetti, la 12" armata (l corpo, 52" divisione e la 23" divisione francese) ripassa il suo I corpo alla 43 armata, di cui era il corpo di destra. In più, la 523 divisione, artiglieria compresa, è recuperata dal Comando Supremo e va a far parte della sua riserva da impiegare per lo sfruttamento dell'azione della 4a armata. Una parte delle batterie della 12a armata, orientate ad est in vista dell 'azione sul Piave, saranno rivolte al nord per appoggiare l'azione del I corpo. Sembra dunque che se le due azioni hanno luogo, ciò è possibile solo successivamente, con quella del Piave ritardata di un certo numero di giorni su quella del Grappa. Tuttavia il capo dell ' ufficio Operazioni del Comando Supremo esternava dinanzi a me, questa mattina, il desiderio che le due azioni possano essere lanciate nello stesso tempo" . Il piano operativo della 12a Armata veniva emanato il 22 ottobre. Premetteva che le armate ad est del Brenta avrebbero eseguito a breve termine un'azione offensiva diretta a battere la 6" Armata nemica dopo averla separata dalla 53 e dalla 11 a . "In un'azione preliminare, il giorno x, la 4" Armata , coperta sulla destra dal I C.A. ital iano, attaccherà su tutto il fronte avendo come obiettivo il corridoio Primolano, Arten, Feltre. In tale azione preliminare, ili corpo ha per obiettivo normale (D) le alture cbe costeggiano immediatamente la riva ovest del Piave a valle di Sanzan (7 chi lometri nord di Quero). Eventualmente, su ordine del comandante l'armata , esso deve spingersi fino alla confluenza della Sonna e del Piave (l chilometro N.E. di Sanzan). Gli obiettivi intermedi (A , B, C) che gli sono stati fissati sono indicati nello schizzo annesso. Nella notte seguente (x a x + 1) la 12" armata con la sua ala destra (23a e 52a italiana) e le armate a sud della 12• forzera nno il passaggio del Piave ...Finché l'ala destra sarà indietro rispetto al l corpo , la sua offensiva dovrà essere facilitata dal fuoco di artiglieria e fanteria che


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questo potrà d irigere sul nemico ad est del Piave .. Non è da escludere l' idea di lanciare sulla riva sinistra piccoli distaccamenti. Ugualmente l'ala destra faciliterà l' azione del I C.A. verso nord a partire dal momento in cui sarà arrivata alla sua altezza - sia verso Sanzano, sia in qua lsiasi altro punto in cui il I C.A. fosse stato fermato - e da dove riprenderebbe subito l'offensiva in collegamento con le truppe della riva est. La manovra consisterà così in una serie di sforzi alternati da eserc itarsi dalle due sponde del Piave, l 'avanzata su una riva faci litando l'avanzata sull ' altra" . L' idea di manovra indicata da Graziani era sempre quella che l' Armata ri alis e il Piave, col T CA a inistra e le altre forze franco-italiane a destra , ma la sospensione dell'operazione oltre il fiume bloccò il disegno compie sivo e lasciò solo al I CA il compito d i agire, eseguendo un mov imento in avanti per coprire il fianco destro dell a 4a Armata. Il I CA avanzò q uindi , il 24 ottobre , fino ai bordi della conca di Alano , ma in segu ito alla mancata conquista dello Spinoncia sulla sua sinistra , dovette a sera ripiegare su una linea che attraversava il torrente Ornic e si attestava a Montefene ra. Rinviata per il cattivo tempo e le condizioni del fiume l'operazione oltre Piave, né il g iorno successivo. né quello seguente fu possibi le al l CA riprendere la marcia in avanti , essendo rimasti nelle mani del nemico Monte Spinoncia c Punta Zac. Il 27 la brigata Re del la 70a d ivisione dovette anzi arretrare leggerme nte (riva sinistra del torrente Farsola-Tombal -Le Marche); nemmeno un attacco serale verso i l Madal ebbe successo. Così , l'azione di copertura e sostegno su lla destra della 4a Armata venne eseguita come previsto , ma non poté procedere ulteriormente poiché il mancato controllo del gruppo montano dello Spinoncia scopriva sulla sinistra la 70" d ivisione.30 Ad occidente della 43 Armata era schierata la 6\ con tre CA in successione da est ad ovest: il XXX (TG Ferrari) interamente formato da truppe nazionali, il XII (TG Sani) che comprendeva la 24" divisione francese , il XIII (TG Pennella) che includeva la 48" divis ione britannica . Le due grandi unità alleate erano state lasciate sull ' Altipiano un po' per

30 Vedi, in successione ri~petto al testo, Relazione. V, torno 2 bis. doc. 250, 217, 251. 2 16, 252; torno 2, pp. 456-57. 474. 491. Durante la fase operati va venne curato particolarmente il collegamento con i confmanti reparti della 50" divisione (XX X CA), che costitui va !"estrema destra della 4" Armata. Cfr Comando Supremo. umeio Operazioni. La bauaglia di Vittorio Veneto (24 ouobre-4 novembre). allegati . Parte Ili. Comunicazioni del Servizio di Collegamento. A USSME. Armadio li , scz. VI, n. 46 g.


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esigenze operative, molto per cercar di confondere le idee al nemico, mascherando finché possibile il trasferimento sul Piave delle altre tre divisioni. Insieme ad altre forze della 6" Armata, la 24a francese e la 48a britannica furono impiegate, a pa.rtire da qualche giorno prima dell'offensiva della 4a Armata, in azioni di disturbo dirette a fissare il nemico schierato sul loro fronte . La Relazione austriaca scrive in proposito che "forti attacchi britannici a sud di Asiago ...erano falliti": in realtà le azioni inglesi non miravano a sfondare le linee avversarie , ma a tenere impegnati i reparti austro-ungarici antistanti affinché non potessero intervenire più ad est, e questo obiettivo fu conseguito pienamente. Il tratto di linea tenuto dalla 24a divisione francese confinava con quello affidato agli inglesi e costituiva l'ala sinistra del XTI CA, alla cui dipendenza tattica la divisione era passata il 7 ottobre. Come noto, le istruzioni del 12 e del 18 ottobre chiedevano all'Armata di Montuori solamente di tenersi pronta a fronteggiare sull'Altipiano eventuali iniziative nemiche ed a sfruttare favorevoli evenienze; ma il 21 essa fu maggiormente coinvolta , dovendo sostenere l'offensiva della 4a Armata con azione di artiglieria diretta sulle batterie avversarie che agivano contro la sinistra di tale Armata e di fanteria "intesa ad assecondare il movimento della 4" Armata, facendo avanzare le truppe dell'XI corpo lungo la Val Brenta fino al Cismon , e sviluppando sul resto della fronte intensa attività anche di fan teria (colpi di mano) per tratte nere le forze nemiche sull' altipiano" . Ali 'inizio di ottobre gli orientamenti offensivi di Montuori risentivano dei piani precedenti e indicavano ancora alle truppe francesi ed inglesi la conquista della linea Longara-Mosciagh , obiettivo ancora presente nelle disposizioni del 19 dello stesso Montuori. Ma le "Direttive per l'azione del 22 ottobre stabilivano che il XIII CA avrebbe effettuato colpi di mano contro il Sisemol con la 24" divisione francese e contro Io Stenfle con la 14a italiana: "Il comandante del XIII C.A. giudicherà se al termine di detti colpi di mano sarà possibile di mantenere il possesso tanto dello Stenfle, quanto del Sisemol, tenendo presente l'importanza di tale possesso per meglio trattenere il nemico sul nostro fronte, e per permetterei a momento opportuno l'attuazione di operazioni offensive. L'artiglieria dovrà mettersi in grado di proteggere efficacemente tale possesso".3 1 Incursioni di pattuglie e piccoli colpi di mano erano frequenti in

3!

Relazione, V, tomo 2 bis, doc. 203 , 217, 223.245, 247 , 248.


CAPITOLO VIli - L'OFFI:.'ISIVASUL FROm"E MO,"TA 'IO

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quei g iorn i sul fro nte della 6a Armata, sempre allo scopo di non lasciare tranquillo il nemico,3 2 che reagiva usando anche l'artiglieria pesante.33 Forze italiane e britanniche del XII CA si spinsero nella zona di Ca e Ambrosiani e a Nord-Est di Ave: mentre gli italiani compivano un' irruzione tra Ambrosiani e Stellar, " un battaglione britannko è penetrato nelle trincee avversarie a nord-est di Ave, ha vinta la resistenza del presidio ed ha riportato indietro 223 prigionieri (di cui 6 ufficiali) e 6 mitragliatrici" . Nel settore centrale "un battaglione del 126° reggimento francese irruppe alle ore 7 nelle linee nemiche del Monte Sisemol, difese dalla 38a Divisione Honved , e vi catturò 730 prigionieri (fra i q uali 23 ufficiali); quindi si spinse ancora più avanti". In proposito Berthemet scrive che "un battaglione del 128° si impadronisce della posizione nemica, vi si mantiene tutto il giorno malgrado i contrattacchi, e torna alle nostre linee in serata, conducendo 761 prigionieri".34 Una vivace narrazione dell'azione sul Sisemol , vista dalla parte del nemico, è quella del col. von Benesch, Comandante del 21 o rgt di fa nteria ungherese schierato a d ifesa del monte: " TI 22 ottobre 1918, dopo un solo giorno dal no tro arrivo sul Sisemol, il nemico parve essersi accorto del cambiamento intervenuto. Forse fu questa la rag ione di uno degli attacchi piì:t intensi scatenati contro

32 In data 22 ottobre, ad esempio. il diario della 6• Armata riporta che la notte precedente "elementi della brigata Padova hanno eseguito di sorpresa un ardito colpo di mano sulle linee avversarie a nord di Col del Rosso, catturando l'intero presidio di una guardia nemica. costituita da un uffic iale e da l O militari" . Vedi anche Relazione austriaca, p. 533. 33 "Verso mezzanotte deposito munizioni Case Tratti (sud ovest Fontanelle) è saltato in seguito a due colpi in pieno dell'artiglieria nemica. Pronta opera isolamento è valsa limitare danni salvando quasi i due teni del munizionamento. incendio è ora completamente domato. Prosegue opera salvataggio. Perdite finora accertate sono: militari una ventina morti e 36 feriti. Civili 22 feriti ," Monmori a Comando Supremo, 24 ottobre 1918, AUSSME, Armadio I l , Sez. VI, n. 45 g. In pari data il Buxtorf annotò - cit., pp. 54-55 - che poco dopo mezzanotte aveva sentito una fortissima esplosione, e che poi aveva saputo essersi trattato di un proiettile austriaco caduto sul deposito di muni zioni di Conco. saltato in aria uccidendo un centinaio di persone tra civili e militari e distnaggendo gran pane del villaggio. 34 XTI CA. Diario dal / 0 ouobre 1918 al 5 luglio /919. vol. 8. in AUSSM E, Armadio 6. sez 2 B- . n. 62 d; Relazione. V. tomo 2, p. 455; Benhemet. cii .. p . 41; Buxtorf, cit. , p . 55 : " per sostenere l'ala sinistra della 4" Armata, i nostri fantaccini sono entrati in azione, guadagnando un poco di terreno e facendo 800 prigionieri: allora a colpi di grosso calibro gli Austriaci reagiscono sul retro delle nostre linee delle quali essi sperano così di disturbare il rifornimento".


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la montagna. Tal azione iniziò alle 24.00 con tre ore di tiro di distruzione su l Sisemol e un attacco a gas nella Val Frenze la. Fu uno spettacolo diabolicamente sublime. La cima del S isemol era avvolta dalle fiamme quasi per tutta la sua estensione e le esplos ioni , dalla c lassica forma ad imbuto, si alzavano, frastag liate, fino a raggiungere l 'altezza di una torre. Il terreno tremava sotto le loro esplosioni, migliaia di schegge di roccia venivano scagliate in aria in un vasto spazio circostante. Nel cielo scoppiavano le splendide nu volette color rosa degli schrapnell, a terra il caleidoscopico gioco di colori dei razzi luminosi, mentre il mare di fuoco che scendeva lungo le pendici veni va interrotto dai fasci dei riflettori che esploravano da lontano l'intero firmamento, simili ad una cometa. Poi ebbe iniz io la battagli a. Le riserve di brigata e di Reggimento che si trovavano già nelle loro linee di attesa, all'inizio del fuoco salirono su Q 1244 oppure su Roncalto, per ricacciare il nemico se fosse riu cito a sfondare. Poiché l'attacco pareva indirizzato solo contro il settore di sinistra, il battaglione che occupava la destra , il T, visto che non scorgeva avversari davanti a sé. si affrettò ad aiutare i compagni e, mediante una conversione a sinistra, investì il fianco del nemico e lo rovesciò col suo fuoco, lasciando però sguarnite le ue linee. L·ala destra poté così essere occupata da un'intera brigata ital iana, g iunta inosservata dalla direzione di Bertigo, il I battaglione venne preso alle spalle e, trovandosi fra due fuochi, venne fatto prigioni ero. Contemporaneamente si apriva al nemico la possibilità d i scendere in Val Frenzela. Andò così perduta anche la Q 1244". La situazione si fece critica verso la Val Frenzela, ma gli attaccanti poterono essere arginati nei pressi di Covola e respi nti fino a Q 1244. Gli ungheresi erano stati però costretti ad attestarsi sulla loro terza linea, dove affluirono riserve di brigata. "Ai battaglion i in linea venne trasmesso l'ordine di resistere ad oltranza, in quanto i rinforzi erano già stati richiesti. Nel frattempo il nemico aveva organ izzato la seconda linea di c ui era venuto in possesso e, sotto la copertura delle bombarde fatte avanzare e di un massiccio spiegamento d i mitragliatrici , aveva dato l'assa lto anche all a terza linea c he, a causa della disfatta subita dal l battaglione, era in mano nostra solo fino a Roncalto : il TI ...ed il III battaglione ...si battevano con forza sovrumana. l furios i attacchi dei fra ncesi che duravano dal mattino, vennero ogni volta sanguinosamente respinti ... Venne condotto da me anche un plotone di prigionieri francesi con il loro uffic iale. Da lui venimmo a sapere che una Divisione fra ncese aveva attaccato la nostra ala si nistra col sostegno di una brigata ital iana. Erano pa-


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recchio abbattuti , questi nostri francesi, per il fano che fosse loro toccata l'umiliazione di essere fatti prigionieri. Per consolarsi e a voce alta , in modo che ognuno dei suoi lo sentisse, l'ufficiale ripeteva con voce sferzante: 'Già, se c i fossero stati solo i frances i le cose sarebbero andate diversamente! ' Il tono con cui parlava degli italiani era di assoluto disprezzo , stando alle sue affermazion i, gli itali ani che ci stavano di fro nte erano stati impiegati solo di rado proprio per la lo ro inaffidabilità , in quanto non sembravano desiderare che la fine della guerra. I fra ncesi erano dotati , come potevamo vedere dai no tri prig ionieri , di divise ed equipaggiamenti di prim'ordine. Il 23 ottobre la nostra artig lieria bersagliò imensamente, almeno in rapporto alla scarsità di munizioni, la linea nemica, ed il fu oco aumentò prima di mezzanotte fino al momento d'inizio del contrattacco ...Davanti alla linea ...si sviluppò una battag lia straordinariamente sanguinosa in cui i nostri Honved, una vol ta ces ato il fuoco di sorpresa deJle nùtragliatrici e dei fucili , si lanciarono sui frances i prima con le bombe a mano e poi con le baionette ed i coltelli. I nostri si batterono come leoni , ma anche il nemico non fu da meno , e per ogni Honved c'erano almeno dieci francesi. Solo gradualmente quindi, e continuando a reiterare gli assalti, si riuscì a snidare e ricacciare dal Sisernol i francesi che vi si erano affermati. Erano le 4.00 quando la montagna fu nuovamente in nostre mani , ma le perdite che la riconquista ci era costata furono sanguinose! ...A causa delle grosse perdite subite dal Reggimento non era più possibile tenere il Sisemol senza una sua sostituzione.''35 Ma questo racconto, e in particolare la gloriosa riconquista del Sisemol da parte ungherese, non pare del tutto attendibile, e conferma quanto si è già avuto occasione di dire circa le storie delle singole unità o reparti . scritte da chi le comandava o vi militava. Nel Diario di guerra della 63 Armata si trova annotato in proposito: " D programma dell'azione dell ' Armata ha avuto regolare svolgimento. Cinque colonne d 'attacco alle ore 0,15 sono scattate; però le due di destra, 7n divi ione al Cornone e 14• divisione allo Stenfle , non hanno potuto penetrare più profondamente nelle linee nemiche, ed hanno ripiegato riportando pochi prigionieri . La colonna del centro, 24" divisione francese, ha assolto piena-

J. von Benesch, L'uilima bauaglia del 21° Reggimemo di fameria Hon ved su Sisemol, in AA.VV.. 1918. l giorni perduti, a cura di P. Pozzato. M. Rech , R. Dal Moli n, Bassano del Grappa. !tinera, 2004. pp. 313- 18. 35

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GLI ALLEATI IN ITALIA OURAXfE LA PRI~IA GUERRA MONDIALE (1917- 1918)

mente il suo mandato , catturando pressoché runo l'intero presidio del Si, emol , circa 800 uomini con 23 ufficiali_ L'occupazione del Sisemol, secondo il programma, è mantenuta per tutta la giornata allo scopo di impressionare l'avversario e trattenerlo sul nostro fronte _Le due colonne di sinistra hanno pure potuto compiere il loro mandato; quella della 48" divisione britannica ha catturato oltre 200 prigionieri , più 5 ufficiali e 6 mitragliatrici , quella della 20" divisione ha distrutto il presidio delle trincee conquistate, riportando quindici prigionie ri c tre mitragliatrici ___ Qre 18_ - L'occupazione del Sisemol a scopo dimo trati vo ha ottenuto il suo effetto poiché riserve nemiche sono accor e da nord per valle Campomulo, affluendo verso il Si emoL Sono state pre e sono il fuoco della nostra artiglieria_ L'artiglieria nemica ha eseguito alcun i concentramenti sul Sisemol ed ha battuto ad intervalli la zona de li ' Altipiano e la Val Brenta_ La nostra artiglieria ha controbattuto ed ha prestato ininterrotto concorso all 'azione della 4" Armata_ A i prigionieri sinora segnalati si devono aggiungere altri 17 presi da reparti britannic i ne l colpo di mano su Ave __ _ùre 2L- L'artig lie ria nemica ha battuto ad intervalli le nostre linee, con maggior violenza il Sisemol e le adiacenze di val Frenzela, con carattere di contropreparazione_ Nostre batterie hanno intensamente controbattuto e tenuto sotto fuoco i punti vitali delle retrovie __ _ Ore 0,20 - Le truppe della 24" divisione francese occupanti il Sisemol, raggiunto a scopo di azione dimostrativa, conformemente agli ordini sono rientrati alle loro linee di partenza".36 Parrebbe quindi che quattro ore prima della presunta riconquista le truppe francesi fossero rientrate nelle posizioni di partenza, "conformemente agli ordini" impartiti loro dal generale Montuori , il quale a mezzogiorno del 24 ottobre poteva telegrafare al Comando Supremo che il programma di operazioni de ll 'Armata si era felicemente concluso_ La Relazione italiana reca: "Al fine di ingannare l'avversario e di fargli ritenere che tutti questi colpi di mano segnassero il pre ludio di un 'azione in grande stile, il Comando della 6" Armata dispose che l'occupazione del Sisemol fosse mantenuta per tutta la giornata_ I l battaglione francese , benché contrattaccato per be n tre volte, rimase in sito fino alle ore 19, 30 , ora in cui ricevette l'ordine dallo stesso Comando di Armata di rientrare nelle proprie linee" _ Nella Re lazione austriaca si legge: "Sul Si se-

36 Diario di guerra della 6° Armata dal ] 0 ouobre 1918 al 31 gennaio 1919. AUS-

SME, Armadio 4, Sez. II A, n. 26 g.


CAPITOLO VW - L'OFF'El\SIVA SU L FRO!'ffE MONTANO

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mol si era combattuto con estrema violenza contro truppe francesi: dopo lotte ondeggianti, esso rimase nelle mani degli attaccanti. ..Mentre si stava preparando un contrattacco contro il Sisemol, i Francesi lo evacuarono spontaneamente" .3 7 C'è un 'altra riflessione da fa re, che giova forse a comprendere meglio il conclamato disprezzo di coloro che si sentono davvero superiori , ma purtroppo sono perdenti , verso gli antagonisti ad essi inferiori, ma vittoriosi. Come si è già accennato , l'avversario ecolare , più volte battuto e destinato ad esserlo di nuovo ne ll 'aspettati va popolare, era l'italiano, il nemico naturale, il solo che Conrad ricordava di avere combattuto, il solo che le truppe di Vienna sped ite sul fronte occidentale riconoscevano tale. Gi à nel passato, da Torino e da Firenze, questo avversario subdolo , ora insediato a Roma, aveva indotto fra ncesi e prussiani a combattere per lu i e, lucrando sulle loro vittorie, solo in tal modo aveva strappato a Vie nna M il ano e Venezia. Su questa " vulgata" si era inserito il voltafaccia italiano del 1915 , e poi la propaganda di g uerra e l'odio contro l'ex alleato fedifrago da pun ire. In un simile contesto psicologico di massa diventava normale inte rpre tare i fatti, con una dose di buona fede commisurata all'ignoranza. in maniera distorta, e fu fatto, col risu ltato di alimentare durante e dopo la guerra " una tesi quantomeno s ingolare agli occhi di coloro che riflettono obiettivamente su lla Storia di quegli anni , ma entrata a far parte dell' immaginario collettivo de lla nazione ungherese del primo dopoguerra: ' ... Non il nemico ci ha sopraffatto, ma il contagio de llo spirito dall'i nterno ha strappato le armi dal pugno d' acciaio de l valoroso magiaro ... Abbiamo affrontato la lotta fino alla fine perché questo richiedevano l'onore e il sentimento di patria. La storia della Guerra Mondiale parlerà sempre della gloria eterna delle millenarie virtù guerriere ungheresi . Noi non siamo stati sconfitti, la guerra è stata perduta per cause a noi esterne.' Queste considerazioni corroboravano la versione ungherese de lla famosa 'pugnalata nella schiena', leggenda che tanto

37 Il telegramma del Comando de lla 6" Armata all'Ufficio Operazioni del Comando Supremo delle Il ,55 del 24 ottobre riprendeva leueralmente il resoconto dal djario dell'Armata: Montuori a Comando Supremo. 24 ottobre 1918. Diario 6" Armata. Allegati, AUSSME, Armadio Il , sez. VI. n. 45 g. Relazione, V. tomo 2. p. 455: Relazione austriaca, p. 539. Tra l'altro, i frances i impiegarono l solo btg. mentre il 2 1° rgt di fanteria Honved. stando a von Benesch. immise nel combattimento 3 btg, più una compagnia di truppe d'assalto del38°: può darsi che i reparti magiari fossero a ranghi ridotti.


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G LI ALLI:.ATI IN ITALIA Dl!RM >'TE LA PRIMA G l ERRA MO.'\OIALE (191 7- 191~)

successo di pubblico ebbe nella Germania degli anni venti per spiegare le cause della catastrofe del 1918" _38 Ma perché ricorrere all'alibi turpe del tradimento? Tradimento è colpo basso, trionfo del male sul bene, dello spregevole sull'eroe. Evocato, consentiva di affermare con la piena adesione di tutti coloro che potevano in tal modo rifiutare verità avvertite come umilianti , il falso , e cioè che l'Esercito austro-ungarico non era stato battuto sul campo, meno che mai dagl i italiani. Non quindi mai suli' Isonzo e sugli Altipiani, né sul Grappa nella battaglia d'arresto del novembre-dicembre 1917, né sul Montello e sul Piave a mezzo giug no 1918, né infine in occasione del colpo di grazia alla fine di ottobre. Su queste basi divenne persino agevole negare che anche il crollo del fronte interno e la dissoluzione dell'l mpero dipendessero dalla guerra perduta, e attribuirne la responsabi lità a traditori che avevano pugnalato al le spalle un esercito sempre vittorioso . Che poi i traditori fossero bolscevichi, o socialisti, od ebrei, o ignoti malvagi venduti al nemico , fu solo una variante. Un'altra variante consueta, in casa austro-ungarica, era l'esaltazione dei combattenti francesi ed inglesi in Italia, considerati non veri nemici, ma solo avversari di schieramento a causa delle scelte dei loro governi. Ad essi si potevano tranquillamente riconoscere, senza riportame danni psicologici né violare tabù, una ternibile capacità combattiva , cavalleria e lealtà; con essi era perfino possibile trovare punti di convergenza, puntellando a vicenda il comune disprezzo per quegli sleali , modesti g uerrieri , "caporettisti" italiani.39

38 La cìt!lLione è ripresa dalla prefazione che il col. Berkò sc risse nel 1939 per una storia del 30° rgt ungherese del cap. Paul ovits. Vedi G. Vo lpi, Bandiere nella polvere. Gli ungheresi e la guerra mondiale 1915-1918, in AA.VV.,Al di qua e al di là, ecc., cii., pp. 133-34. Il Volpi individua due temi fondamentali: l'Ungheria non aveva voluto la guerra. ma l'aveva combattuta per lealtà: poi era stata tradita dalle nazionalità non magiare. "TI ritornello del tradimento da parte del fronte interno sobillato dai 'rossi' costituiva senza dubbio un ulteriore elemento di falsificazione della verità storica, incomprensibile e dolorosa per l'orgoglio naziona le dcg lj ungheresi" . 39 In una so la pagina del suo racco nto von Benesch (AA .VV. 1918. l giomi perduti, cit., p. 3 15) esprime due volte il &uo disprezzo per g li italiani: la prima quando, a proposito di un contrattacco, considera una fortuna avere avuto di fronte solo truppe italiane; la seconda, quando riferisce dello sfogo dell'ufficiale francese prigioniero. Non si tratta. comunque, di fenomeno raro. A parte l'esperienza della Germania, non ultima causa del nazismo, non mancano sotto runi i cieli casi di rifiuto della realtà e di giustificazionismo infondato. Restando in Italia. si può rammentare che persino dopo la seconda guerra mondiale venne lanciata la fo lle tesi del tradimento a spiegazione della sconfitta, e per motiv i peggiori di quelli degli ungheresi; né mancò la popolare distorsione di riconoscere vinc itori solo gli americani, dimenticando gli altri.


CAPITOLO VIU - L'OFFENSIVA SUL FRONTE MO:'<TANO

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La più importante singola incursione eseguita in quei giorni da forze alleate della 6a Armata fu certamente quella della 24a divisione francese sul Sisemol, d.i cui si è diffusamente trattato. Ma certo non fu né la sola, né l 'ultima; nella notte sul 25 tutto il fronte deli' Armata fu interessato ad una nuova ondata di azioni: "sono stati intensificati i colpi di mano. Essi hanno urtato contro fortissima resistenza e più ancora contro reparti nemici pattuglianti fuori delJe proprie linee, con tentativi anche di penetrare nelle nostre. Ne sono quindi seguiti fra le due linee contrapposte brevi e violenti scontri, ri usciti però in generale favorevoli ai nostri con cattura di alcune decine di prigionieri. Perciò lo scopo di tenere in allarme l'avversario è stato verosimilmente raggiunto". L'artiglieria nemica reagiva con violenza, forse nel timore che l'attacco in corso più ad est si estendesse anche ali' Altipiano di Asiago. Ed era proprio questo che il Comando Supremo voleva far sospettare all'avversario, assegnando alla 6a Armata il compito di impedire al nemico di muovere forze verso l'epicentro degli scontri. Alle 15,30 del25 ottobre il Comando Supremo reiterò le istruzioni affinché "sia mantenuto sempre più stretto il contatto col nemico in questa notte e nelle seguenti, mediante colpi di mano , perseguendo con ciò il doppio scopo di impegnare l' avversario e catturargli prigionieri". Di conseguenza, alle 21 , Montuori ordinò "di eseguire per l'indomani, operazioni di assalto su tutto il fronte deli' armata".40 Si verificò un contrattempo. Il T.G. Pennella , Comandante del Xfl CA, alle 6, 40 del 26 segnalò di aver ricevuto comunicazione dalla 48a divisione "che le sue fanterie non usciranno dalle proprie trincee perché risultati operazione predisposta in poco tempo sarebbero stati per esse disastrosi, ma che si lim iterà eseguire semplice azione artiglieria in cortina di fumo; Pennella faceva quindi presente che l'avanzata della fanteria avrebbe avuto luogo soltanto sul fronte dell'altra divisione del XH CA , la 20" italiana. E Montuori comunicò in mattinata al Comando Supremo che per il Xfll CA "tutto fu predisposto secondo gli ordini per il settore italiano; si ridusse invece l'azione a semplici pattuglie nel settore francese, causa il largo tratto di terreno completamente scoperto interposto tra le linee avversarie". Quanto al rifiuto di muovere le fanterie inglesi, il Comandante dell'Armata fece presente che le "intenzioni del comando della 48a divisione ...erano già note allo scrivente sin dalle 4, per conferenza avuta con l'ufficiale di collegamento , maggiore Harley,

40

Diario di guerra della 6• Armata, ecc.,AUSSME, loco citato .


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GU ALLEATI L' ITAIJADURANTE LA PRI:\1AGl:ERRA M0NDIALE ( 1917- 1918)

al quale fu spiegata la necessità di operare in modo da impegnare sull'altipiano , anche in corrispondenza del settore inglese, fanterie nemiche, con irruzioni di nostri nuclei. Ma malgrado ciò la 48" britannica decise ugualmente di limùare l'azione alla sola artiglieria. Quanto sopra riferisco per doverosa informazione , soggiungendo che ritengo effettivamente taluni comandi e truppe inglesi troppo metodici e lenti per eseguire prontamente ordini improvvisi; ed è unicamente perché ammetto questa attenuante che mi sono astenuto dal prendere, ovvero di provocare dal comandante britannico Lord Cavan , provvedimenti disciplinari a carico del generale Walker comandante la detta D ivi sione" . Sul foglio Diaz scrisse: "Parlarmene per vedere se è il caso di informam e L(ord) Cavan. Non vi è il pericolo che sia il Com . del XII che si affiata poco con la divisione inglese?"4 1 Il Comando Supremo confermò, alle 7 , 10 del 26 ottobre, "che le truppe che compiono irruzion i nelle trincee avversarie devono mante nere l'occupazione sino a sera se la situazione lo consente". Può darsi che l 'esperienza francese sul Si emol abbia contribuito a maturare queste disposizioni. Varie colonne si mossero per attaccare le trincee austro-ungariche: tutta l'ala destra dell'Armata era in moto: " le azioni...si sono sviluppate dalle 8 in poi, essenzialmente davanti alle divi ioni italiane del XII e Xlii C. d'A. e con minore intensità al centro della divisione francese. La divisione britannica non vi ha preso parte". Venne assicurato invece il promesso sostegno di artiglieria: "Sul fronte della 48" divisione si è fatto un tiro di sbarramento anche a proietti li fumogeni sulle prime linee nemiche tra Gaiga sud ed Ave, su Monte Catz e Monte Rasta. Dalle ore 7 , 50 alle ore 8 si è eseguito tiro di distruzione sulle linee antistanti alla fro nte della 483 divisione britannica , tiro che è stato poi trasformato in tiro di interdizione su Asiago. Sono stati battuti efficacemente rincalzi nemici e pattuglie che da q. 954, da Case Ambrosini, da Vaister contrattaccavano le nostre colonne. Sono stati eseguiti concen-

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AUSSME, E 2. busta 91. Non vi fu alcuna spiacevole conseguenza; si ricorderà, d 'altra parte. che le regole d'ingaggio delle forze britanniche in Italia, del 1917, stabilivano la responsabilità del Comandante a che le sue truppe non fos ero di!>locate in posizioni insicure; o ve fossero state prospettate loro operazioni pericolose per la sicurezza. il Comandante avrebbe fatto ricorso al Comando Supremo ed eventualmente avrebbe chiesto istruzioni al Consiglio di Guerra di Londra. Il generale Walkcr aveva come superiori in comando i TG Pe nnella (Xl l CA) e Montuori (6" Armata) e ad essi presentò correttamente le sue obiezioni.


CAPITOLO VIli - L"OFFE'ISIVA SUL FRONTE '_10.:c;.N_rr_A"....:"O:___ _ __

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tramenti di fuoco su Canove di Sotto, Fortino Stella , Case Ambrosini". Alle 18, tutti i reparti che avevano operato contro le linee avversarie erano rientrati A sera giunse al l'Armata l'ordine, per il giorno 27, "di persistere nei colpi di mano , moltiplicandoli su tutto il fronte". Ma nella notte l'artiglieria nemica intensificò la propria azione, effettuando massicci concentramenti di fuoco spec ialmente sulle linee di Valbella , Col del Rosso, S. Sisto e Monte Tondo. Alle 6 un reparto italiano impegnò un vivace combattimento ad ovest di Stoccareddo e rientrò con 2 prigionieri. Ricacciati elementi avver ari che tentavano a loro volta di irrompere nelle trincee italiane dell'ala destra, da quelle stesse trincee partirono nuove incursioni. "Una pattuglia francese, portatasi sulle linee nemiche della conca di Asiago , vi ha incontrato vivace resistenza di mitragliatrici e di fucile. Il nemico è vigilantissimo nelle proprie linee, la sua artiglieria ha battuto con maggiore intensità , anche a gas, le nostre linee di S.Sisto. Nostre artiglierie hanno controbattuto. AUe linee della divisione britannica si è presentato un disertore nemico dell '8 1a fanteria" .42 Il concorso dell'aviazione alla prima fase della battaglia si mantenne ne i limiti della normale attività bellica di supporto alle forze di terra, senza particolari operazioni di grande impegno. I motivi vanno ricercati nella natura del terreno di lotta, nelle condizioni atmosferiche non sempre favorevoli al volo e nel trasferimento verso est, in previsione dell'attacco principale, del la massima parte delle forze aeree non assegnate alte Armate. Non diversamente avveniva, del resto, per le forze di terra. Nel momento in cui , come scrive la Relazione britannica, " la battaglia incominc iava con un finto attacco ne l settore del Grappa da parte della 4" Armata italiana", il XIV CA britannico completava il suo trasferimento sul Piave, tra Salettuol e Palazzon, sul tratto di fronte a segnato alla JO• Armata. Erano state prese misure per mascherare quanto possibile l'operazione: le truppe indossavano divise italiane e l'artiglieria aveva la consegna di non usare i propri cannoni fino a quando non fosse incominciato il bombardamento generale di preparazione ali 'attacco. Le unità della R.A .F. , che erano state prima concentrate nell 'area di

42 Diario di guerra della (f Armata. ecc., AUSSME, loco ciuuo. Il 26 gli italiani del Xli CA ebbero 12 morti, IlO feriti e 42 dispersi nella Conca d i Asiago; i britannici 12 feriti. si suppone a causa del fuoco dell'artiglieria avversaria.


"-' 32:::.::6'--_ _ _ _ _ _ _ _ GLIALLEATI INlTALIADURANTELAPRlMAGUERRAMONDIALE ( l917- 19 18)

Asiago, seguirono il movimento verso oriente delle divisioni 7'' e 23": il Quartier Generale della XIV Aerobrigata si spostò prima a Villa Margheti ta, a nord di Treviso, poi a Dosson , e i reparti operativi di velivoli e palloni frenati si disposero nei campi d'aviaz ione di Grosso (139" squadriglia e 33a sezione palloni), di San Luca (34" squadriglia), di Villorba (7" sezione palloni) e di Limbraga (squadriglie 223 e 24a). Analogamente l' aviazione francese schierò le proprie forze (squadriglie 223 e 254\ sezione di 6 caccia della piazza di Venezia, palloni n . 40 e 60) a sostegno della destra della 128 Armata, che comprendeva la 23a divisione francese e la 52a italiana; la 483 squadriglia italiana, la collegata sezione di caccia e i palloni italiani n. 14 e 33 furono posti a disposizione del I CA, in copertura sul fianco destro della 4a Armata. 43 Secondo i dati del Comando Superiore di Aeronautica, la mattina del 24 ottobre le Armate 4", 6• e 12• disponevano di mezzi aeronautici efficienti come indicato di seguito: 4 3 Armata : 5 squadriglie da ricognizione, con 34 aerei; 2 squadri-

g lie da caccia, con 26 velivoli; 3 sezioni aerostatiche. Tutta l' aviazione era italiana. 6a Armata: 4 squadriglie ed l sezione da ricognizione , con 34 appa-

recchi; l squadriglia da caccia con 5 aeroplani , 5 sezioni aerostatiche . Anche qui tutti i mezzi aerei erano italiani. 12" Armata : 3 squadriglie da ricognizione, di cui 2 francesi, per 23 aerei (18 francesi); 2 sezioni da caccia con 8 velivoli (4 francesi); 4 sezioni aerostatiche (2 francesi) . L' ordine di battaglia dell'Esercito italiano al 24 ottobre non forni sce dati altrettanto chiari, ed anzi appare incompleto. Secondo l'ordine di battaglia del l' Eserc ito austro-ungarico del 15 ottobre, l' 11 a Armata, che copriva il fronte dali' Astico al Brenta, poteva contare su una compagnia aerea (24", 31 a, 36a) per ciascuno dei suoi tre Corpi d ' Armata, più una compagnia (la 9a) della riserva d 'Armata ed

43 Storia ufficiale britannica, VII, pp. 289-90. Graziani, Piano d'azione della 12a Armata, 22 ottobre 1918, Relazione V, tomo 2 bis, doc. 252. Era previsto che la 254" squadriglia e il pallone frenato n. 60 avrebbero operato per il F Ca italiano.


CAPITOLO Ylll - !..-OFFENSIVA SUL ~~ONTF \10VfANO

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eventualmente una ulteriore compagnia (203 ) della riserva del Gruppo Armate del Tirolo.44 La Relazione ricorda che le "condizioni atmosferiche mantenutesi avverse durante tutta la g iornata del 24 ottobre limitarono l'attività delle due aviazioni contrapposte che poterono intervenire in misura irrisoria" (i l bollettino n. 125 l del Comando Supremo era ancora più drastico: "hanno impedito qualsiasi attività aerea"). Non fu così il giorno successivo: "L'aviazione. __ esplicò una notevole attività durante tutto il 25 ottobre. Ripetute azioni di spezzonamento e mitragliamento furono effettuate sulle rotabili della conca di Feltre e nei dintorni di Conegliano. Furono inoltre compiute molte missioni fotografiche strategiche e lanciate diverse migliaia di mani festini di propaganda nelle retrovie del nemico, mentre aerei Caproni ( 16 al mattino e 9 nel pomeriggio) lanciavano bombe su obiettivi militari c carreggi nella zona Primolano-Ospedaletto-Valle Cismon-Fonzaso. Quattro aerei della Marina, uno dei quali portava il Maggiore Gabriele D ' Annunzio, eseguirono un bombardamento su Arten. Anche da parte austro-ungarica l'aviazione fu molto attiva: i suoi velivoli abbatterono due palloni sul fronte del Piave, mentre tre aerei bombardarono Volpago (a sud del Montello); inoltre numerosi velivoli avvcr ari parteciparono attivamente ai combattimenti: una ventina di aerei intervennero due volte sul M. Asolone ed una volta sul Pertka; altri aerei sorvolarono, durante tutto il giorno, le nostre linee". li bollettino austriaco ri ferì che "gli aviatori da combattimento e da fanteria svolsero con pari successo la loro attività sia nel servizio di ricognizione che nei combattimenti" . Il relativo ottimismo di questa comunicazione, tuttavia , parrebbe essere stato superato nel g iro di 24 ore, non tanto per quel che riporta la Re lazione- "Anche nella giornata del 26 ottobre l' aviazione fu molto atti va. Aerei della 4a Annata attaccarono un pallone frenato dell'avversario e lo costrinsero ad abbassarsi; altri apparecchi eseguirono azioni di spezzonamento e mitragliamento neLla zona dei Solaroli; 19 aerei bombardarono vari obiettivi sull ' Altipiano, su Monte Tomatico, sulla rotabile Feltre-Fonzaso. L'aviazione austro-ungarica , a sua volta, fu più attiva che nei giorni precedenti, ma con scarsi risultati" - quanto per le notizie rese note dal bollettino italiano n. 1253 del 27 ottobre: " Gli aerei nostri ed alleati spiegarono molta attività , eseguendo poderose azioni di bom-

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Relazione, V. 10mo 2 bi . doc. 280. 281,282.


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GLI ALLEATI IN ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIA~E ( 1917- 1918)

bardamento nelle retrovie nemiche e mitragliando ripetutamente truppe in posizione ed in marcia. Dieci velivoli avversari precipitarono in seguito a combattimenti aerei. Sulla stazione ferroviaria di Levico, sorpresa in piena attività, una nostra aeronave lanciò nella notte 400 chilogrammi di bombe" .45 E' possibile che questo comunicato, riferito agli avvenimenti del 26 ottobre, recuperasse qualche cosa anche dal giorno precedente, o che fosse un po ' squillante; ai nostri fini presenta interesse perché cita, insieme agli italiani, anche aerei alleati, impiegati nei cieli adiacenti la zona dei combattimenti. Alle "poderose azioni" richiamate nel bollettino sopra citato potrebbero aver partecipato , oltre ai velivoli francesi della 12a Armata, anche aeroplani britannici provenienti dalla pianura. Il Diario del XII CA fa un unico cenno all'aviazione, il 26 ottobre: "Velivoli nostri hanno volato nella giornata nel cielo di Asiago. Vennero fatti segno a forte fuoco di mitragliatrici ed artiglierie nemiche. Un aeroplano ne mico verso le 9 (?) ha volato basso sulle nostre posizioni di M. Lintiche, M. Mazze, Granezza, Langabisa mitragliando; inseguito dal fuoco antiaereo si è presto allontanato verso nord" .46 Dal giorno successivo , anche in campo aereo, l'attenzione fu attratta ad est. 47

45 Vedi Relazione, V, tomo 2 , pp. 459,477,492. Comando Supremo, bollettini n. 1251 de l 25 ottobre 19 18 e 1253 de l 27 ; bol lettino d i guerra austriaco del 26 ottobre, AUSSME, H 5, busta IO, fase. S. 46 XII CA, Diario dal 1° ottobre 1918 al 15 luglio 1919,26 ottobre 1918, AUSSME, loco citato. 47 "L'aviazione delJ 'armata ha prestato concorso sul Piave: alle ore 16 , 27 nostri apparecchi hanno bombardato e mitragliato lungo la rotabile Follo-Cison- Val Mareno (Valmarino), lanciandovi 135 bombe e sparando 1600 colpi di mitragliatrici". 6• Armata, Diario 22-31 ouobre 1918,27 ottobre, AUSSME, loco citato.


Capitolo IX LO SFONDAMENTO DAL PIAVE

Nell'ottobre .19 18 il 9° e 10° btg Feldjager Kopal erano attestati intomo a Vidor, sulla riva sinistra del Piave, quando giunse per l'Italia- si legge nella storia di quei repatti - "i l momento per ottenere finalmente anche una 'vittoria', la prima e l 'ultima che poté ottenere nelle sue molte guerre contro la monarchia degli Asburgo, e si preparò per l'offensiva". L' Il incominciò "un vivace fuoco di artiglieria", cui si aggiunse nei giorni seguenti "un'intensa attività aerea". Ma dal 14 ottobre " non ci fu più pace" per i bombardamenti. A causa di molti acquazzoni il Piave si gonfiò parecchio, tanto che "alcuni avamposti dovettero essere ritirati. Presto però il li.vello dell'acqua scese nuovamente e si poté osservare che il nemico procedeva a frequenti misurazioni del livello dell'acqua. Posti di ascolto sul fiume credettero di sentire di notte dei pali che venivano piantati come preparazione del gittamento di un ponte". Più a sud, dinanzi alla Grave di Papadopoli, era schierato il XVI CA austro-ungarico al comando del generale Otto von Berndt. La mattina dell6, dopo tre giorni di pioggia, "la corrente del Piave si fece impetuosa. Tre degli avamposti della 29a Divisione , che come sempre trascorrevano la notte sugli isolotti di ghiaia, la mattina del 16 non poterono più tornare indietro, in seguito all'acqua rapidamente cresciuta. Vennero messi in salvo dai pionieri, con l'eccezione di un caporale disperso, che probabilmente era annegato. Alla 78 Divisione il presidio dell'isola di Papadopoli rimase ugualmente del tutto tagliato fuori. La corrente non solo aveva strappato la passerella gettata sul ramo secondario settentrionale , ma si era portata via anche le barche che vi erano tenute per i casi di necessità. Ci si era evidentemente dimenticati , nonostante il minaccioso crescere del livello dell'acqua, di mettere in salvo queste imbarcazioni, oppure di fissarle in modo sicuro. Ora, dato che erano andate perdute, la 7a Divisione ne chiese il rimpiazzo al comando di C.d.A., il prima possibile. Dove poteva però quest'ultimo andare a prendere con un preavviso tanto breve deHe nuove barche? Non restò altro da fare che mandare subito a Cimadolmo un equipaggio di ponte da guerra che consentisse il collegamento con l' isola ed in seguito ripristinasse la passerella. Nel pomeriggio mi recai al Piave. La corrente, che scorreva impetuosa, offriva una vista impressionante. Fino a quando durava quella


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GLI ALUiATI L'l ITALIA Ot,;RANTE LA PRIMA Gt;FRRA \10l'OIAI F (1917-1918)

piena, non era nemmeno il ca o di parlare di un attacco nemico"'. A metà ottobre giunsero anche " le istruzioni aggiuntive per la conduzione della battagl ia difensiva, nelle quali venne richiamata nuovamente l'attenzione sul fatto che per noi non sarebbe stato conveniente voler riprendere l' isola del Piave, eventualmente perduta, con l' impiego di forze consiste nti". 1 Era un punto di vista diverso da quello britannico, il quale per forzare il Piave e condurre l'offensiva considerava essenziale la preventiva conquista della Grave di Papadopoli. Il Comando della lO" Armata emise l'Ordine di opera~ioni n. l , a firma del capo di S.M. Gathorne-Hardy, nella tarda serata del 16 ottobre. La 7~ divisione britannica, rinforzata da una brigata della 23a divisione avrebbe "dato il cambio in linea all a parte nord d ella 373 Di visione italiana dell' XI Corpo". L'artiglieria britannica sarebbe entrata in posizione, ma non avrebbe aperto il fuoco senza ordini dlel Comando. " La prima linea sarà tenuta molto leggermente con poche truppe e tutte le truppe che saranno in posizione visibili al nemico e gli ufficiali e attendenti che muoveran no dalle retrovie verso posizioni visibili indosseranno elmetto e cappotto italiani". Le Istruzioni preliminari n. l del J7, della mede ima fonte, indicavano i compiti assegnati all'Armata: " .. .3.- Il passaggio del fiume sarà diviso in due fasi: a) Conqui ta dell'Isola di Grave di Papadopoli. b) Avanzata dalla suddetta Isola alla riva opposta. 4.- Il piano generale sarà il seguente: a) Appena farà scuro, varare i battelli necessari e portare sulla riva i materiali dei ponti . b) Ad un ' ora che sarà più tardi comunicata - che sarà prossima alla mezzanotte - cominciare il passaggio del fium e . Alla stessa ora sarà aperto pure il bombardamento di artiglieria. Non vi sarà accrescimento del fuoco di artig lieria prima dell'apertura de lrintenso bombardamento. c) Completare la conquista dell'Isola durante la notte . d) Avanzare all'attacco delle difese della ri va opposta ad un 'ora che arà notificata più tardi , e che sarà verso l'alba... L' artiglieria avrebbe ricevuto ordini particolari. All'XI CA italiano sarebbero stati aggregati il comando del soobtg pontieri e la 6• e 26a c p della stessa specia lità; al X IV CA britannico la 18" e 2 1• cp pont ieri inglesi.

1

ln Pozzato e Ballà , ciT., vedi Swria de/9° e /0° bauaglione Feldjager Kopal. pp. 163-64; Bemdt, cit., pp. 49-50. Il XV I CA austro-ungarico era compo~to allora dalle divisioni di fanteri a 7• e 29", più la 20 1• brigata Landsturm, per un totale di circa 15.000 uomini al fronte, con 232 pezzi d i artig lieria, 41 da fanteria e 482 mitragljatrici.


CAPITOL-O IX- LO SFONDAMEl'iTO DAL PIAVE

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Il medes.imo giorno Cavan scrisse a Caviglia di avere saputo dal generale Paolini "che tutti gli sforzi per sbarcare sulla Grave di sorpresa non sono riusciti nel passato per il fuoco di fucileria. Non credo, perciò , che lo sbarco possa effettuarsi senza il concorso dell'artiglieria". Si nprometteva tuttavia, in caso di favorevole occasione, "di occupare previamente l'Isola, ma ciò soltanto nel caso che possa essere fatto di sorpresa senza il concorso dell'artiglieria". In questi termini Caviglia si disse d'accordo. Ma il 18 Cavan tornò sull'argomento , citando informazioni provenienti da disertori e da itali ~mi sfuggiti alla prigionia che concordemente ri ferivano di un nemico in attesa dell'attacco e vigilante. Pareva quindi impossibile ottenere la sorpresa, ma poiché l 'occupazione dell'isola di Grave di Papadopoli 24 o 48 ore prima dell 'attacco diretto a passare il fiume avrebbe facilitato molto il compito dell'Armata, chiedeva di usare anche L'artiglieria, proposta che Caviglia respinse: "osservo che fu da tempo presa in esame la convenienza di far precedere l'operazione sulle Grave di Papadopoli al resto dell'azione offensiva. Ma non si credette opportuno farlo perché tutte le artiglierie nemkhe nel raggio di una dozzina di km sarebbero in misura di concentrare i loro fuochi sulle Grave quando l'occupazione fosse riuscita e renderebbero difficile mantenerla . Perciò sono spiacente di non poter convenire sulla proposta di far precedere di 24 o 48 ore l'attacco delle Grave che credo debba essere contemporaneo al resto. Solo ritengo conveniente di occupare in precedenza le Grave, se è possibile farlo , di sorpresa come già era previsto da V.E." _2 L'idea, tuttavia, era buona perché nel punto prescelto per l'attraversamento del Piave da parte della 10a Armata, appena a nord-est di Maserada, il fiume era largo circa 2 km e mezzo ed era intersecato da isole (grave) . Il ramo principale correva tra l'isola di Papadopoli e la sponda destra; nelle fasi di piena l'acqua vi raggiungeva una velocità di 16 km , per cui si comprende benissimo quanto un'occupazione preventiva delle Grave avrebbe fac iUtato il compito dell'armata al momento dell'offensiva generale . "Il 20 ottobre il Tenente Generale Sir J .M. BABINGTON, KOGM , assunse il comando della 7a e 23a Divisioni britanniche e delle altre truppe assegnate al XIV° Corpo britannico e il 21 Ottobre il XIV Corpo Bn.

2 Relazione, V, tomo 2 bis, 262, 263 , 265,266, 267, 268; la comunicazione fi nale di Caviglia è del 20 ottobre.


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G LI ALLEATI IN ITALIA DURANTE Lt\ PR IMA GUERRA M0NDIALE (1 9 17· 1918)

occupò la parte nord del fronte dell'Xl° Corpo it. da Salettuol a Palazzon . Fu stabilito che tutte le truppe visibili al nemico portassero uniforme italiana e che nessun cannone inglese sparasse un solo colpo prima del bombardamento generale. Con questi mezzi si sperava di nascondere al nemico la presenza di truppe britanniche. Il giorno del cambio il Piave era in forte piena, ciò che non solo rese impossibili le ricognizioni sulla riva del fiume ma inoltre aumentò le probabilit.:'\ di mutamenti nei filoni principali. Questo fatto accrebbe sensibilmente le difficoltà nel progetto del lancio dei ponti. Il Comandante del XIV° Corpo Bn. subito suggerì che sarebbe stato opportuno occupare l'isola di Grave di Papadopoli prima dell'avanzata generale. Il Comandante dell'Armata condivise questo parere. L'Xlo Corpo it. doveva nel medesimo tempo occupare le isole Caserta e Maggiore e se il tempo lo permetteva spingere truppe sulle Grave di Papadopoli" .3 L'isola "che formava l'avamposto delle difese austriache, è lunga circa cinque chllometri, si estende press' a poco da ovest a est e varia in larghezza da circa duecento metri nell'angolo di nord-ovest a duemila metri al centro ...Le difese austriache della Grave erano costituite da due linee principali di trincee scavate quanto il terreno lo permetteva, nella maggior parte dei casi profonde da un metro a un metro e mezzo, con dietro numerosissimi gabbiotti che servivano da ricovero alla guarnigione. La linea frontaLe seguiva l'orlo sud-occidentale dell'isola, quella di supporto passava press'a poco al centro. Numerose postazioni di mitragliatrici e di mortai da trincea ne facevano una forte posizione difensiva, resa ancor più formidabile da barriere di reticolati in mezzo ai quali eran cresciuti erbacce e giunchi". Era stato segnalato un presidio nemico di tre cp, che potevano ricevere rinforzi dalla riva destra attraverso passerelle, ma la stima del Servizio Informazioni risultò grandemente errata per difetto. Per tre notti, senza che gli austro-ungarici si accorgessero di nulla, barcaioli ita-

3 Negli archivi dell'Esercito esistono almeno tre documenti britannici cbe riferiscono i fatti sostanzialmente negli stessi termini, in gran parte anche letteralmente, tanto da far ritenere che tutti provengano da un' unica prima stesura, J}Oi limata qua e là per redigere testi con diversa destinazione: Il documento di base potrebbe essere la Narrazione (Narrative) delle operazioni svolte dalla 10• Armata tra il 23 ouobre e il 4 novembre 1918, AUSSME, F 3, busta 188 , fase. 7; gli altri sono la Relazione delle operazioni della 100 Armata dal 23 ottobre a /4 novembre 1918, E l, busta 93 , fase. 2 e la Relazione del Generale Come Cavan, Comandante in Capo le Forze Britanniche in Italia al Segretario di Stato perla guerra, del 15 novembre 1918, F 3, busta 156, fase. 18.


CAPITOLO lX - LO SFONDAMENTO DAL PIAVE

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liani e genieri inglesi cercarono passaggi guadabili e ne trovarono due, l'uno vicino a Salettuol e l'altro, che venne poi usato, attraverso l'isoletta di Cosenza e di là alla punta più settentrionale delle Grave (Lido): arrivando per questo itinerario si potevano attaccare sul fianco le due linee avversarie, mentre da Salettuol sarebbe stato inevitabile tentare un assalto frontale alle trincee.4 Il 22 ottobre, non appena la piena prese a diminuire, il Comando della 10• Armata dispose per la sera del 23 e la notte seguente operazioni d'attacco. Intanto però il forte aumento della massa d'acqua del Piave aveva trascinato via la passerella di collegamento tra la riva destra e l'isola Caserta, dove un btg della 3 F divisione italiana era rimasto tagliato fuori. All'imbrunire del 23 si cominciò a gettare un ponte d'equipaggio che alle 2, 40 della notte era agibile , permettendo ad un btg della 37a divisione di rilevare il reparto isolato. Altre truppe affluirono, e all'alba su Caserta si trovavano i Comandi delle brigate "Macerata" e "Foggia" (37a divisione), ciascuno con due btg, più l'XI reparto d'assalto ed elementi del Genio, che tentarono di raggiungere a guado l'isola Maggiore senza riuscirvi "a causa della profondità delle acque e del fuoco delle mitragliatrici avversarie. Sfruttando la copertura della nebbia si trasportarono sull'isola Caserta materiali da ponte e da passerelle , munizioni, viveri. L' avversario, percepita quasi immediatamente la minaccia, eseguì numerosi concentramenti di fuoco , provocando sensibili perdite (144 uomini, tra i quali 14 ufficiali)". Mentre l'attenzione del nemico era attirato sulla destra del fronte della 10a Armata, a sinistra pontieri italiani riuscivano a traghettare_ nel massimo silenzio e senza fuoco d'artiglieria, reparti britannici della 7• divisione sulla costa più settentrionale delle Grave di Papadopol i.5 Lasciamo la parola alla relazione della 10" Armata: "La notte dal 23 al 24 ottobre il 1o e 2° Battaglione della Honourable Artillery Company e il l o Battaglione della Royal Welsh Fusiliers senza preparazione di artiglieria attraversarono il filone principale, sorpresero la guarnigione austriaca e catturarono nella metà nord dell 'isola 350 prigionieri _Le truppe attaccanti furono traghettate su piccole barche a fondo piatto con 6 uomini per barca e 2 pontieri italiani ai remi. Il movimento dovette il suo successo ai minuziosi preparativi della 7" Divisione, alla instancabile ener-

4

KC. Crosse, La battaglia finale , in Cecchin, ciL, pp.32-38. tomo 2, p. 458.

5 Relazione, V,


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Gli ALLEATI IN ITALL4. DURANTE LA PRIMA GUERRA MON DIALE ( 1917· 1918)

gia del capitano Odini del Genio italiano , dei pontieri italiani ai suo comando, e alla sapiente direzione del Ten. Col. R.N . O'Connor D .S.O., M.C. , Comandante il 2° e il l o Honourable Artillery Company, specialmente durante il forte contrattacco al mattino del 26 ottobre. Tanto nel traghetto delle truppe come nel successivo lancio dei ponti sul fiume i pontieri ci diedero un aiuto al cui valore non si può rendere sufficiente riconoscimento. In congiunzione a queste operazioni, l'XI° Corpo it. gettò i ponti dalla riva del fiume all'isola Caserta durante la notte , e per l'alba aveva trasportato sull'isola l'Xl 0 e il 3° battaglione d'assalto delle brigate Foggia e Macerata (37" Divis. italiana). Alcuni brillanti tentativi fatti dall'Xl0 Battaglione d'assalto di raggiungere l'isola Maggiore fallirono per la profondità del fiume e per l'intenso fuoco di mitragliatrici nemiche".6 Riprendiamo alcuni particolari relativi allo sbarco britannico dalla vivace esposizione del Crosse: " In questa occasione, a mitigare la tensione, c'era la novità dell'impresa. C'era qualcosa di spaventoso e di inumano in un attacco alle trincee in Francia ...Qui invece era tutto diverso ...E soprattutto , l'elemento dell'avventura, implicito nel dover attraversare il fiume, e il fatto che combattevamo contro un nemico che disprezzavamo, si associavano per liberare gl i spiriti da quell'oppressione che anche i cuori più arditi avevano provato un anno prima sul saliente di Passchendaele ...Per attraversare la principale corrente prima dell'attacco, erano state approntate nascoste tra i cespugli dodici barche, molto simili a gondole. Ciascuna poteva portare sette uomini, oltre a due barcaioli italiani, questi ultimi al comando del capitano Odi ni. AIJe 19 partì la prima barca per una ricognizione del punto di attraversamento. Vi erano saliti il sottoten. E.H. Gaud , due altri ufficiali del 2° Reparto d' Assalto H.A.C. e il capit. Odini. Ritornarono dopo venti minuti con le seguenti informazioni: bisognava attraversare tre principali correnti separate da due banchi di sabbia. La prima corrente era larga settanta metri e non era guadabile; la seconda era larga cinquanta metri ed era la più vorticosa. Anche questa non era guadabile, il che significava che bisognava trascinare la barca attorno al bordo del primo banco di sabbia, della lar-

6 "La 10• Armata ordinò al XIV° Corpo di mantenere le Grave di Papadopoli e alI'XI0 C.t. di ridurre il presidio dell'isola Caserta alla sua forza normale. Ciò fu fatto durante la notte del24/25 Ottobre". Relazione delle operazioni dellc1 10• Armata, ecc., cit., AUSSME, E l , busta 93, fase . 3.


C \I'ITOLO IX - LO SFONDA.-\IENTO DAL PIAVE

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ghezza di quindici metri_ Qui l'acqua era meno vorticosa ed era solo profonda sessanta centimetri ed era perciò guadabile. Niente indicava che il nemico si fosse accorto di qualcosa ... La traversata del fiume ebbe luogo, ma andarono perdute due barche trascinate via dalla corrente. Questa fu una perdi ta grave perché d iminuì di quattordici unità il gruppo degli attaccanti_ l rimanenti , messo piede a terra, si spinsero decisamente in avanti. Incontrarono subito nella trincea avamposti di difen o ri , la c ui resistenza non fu però tenacissima. Entro quindici minuti dallo sbarco furono avviati ver o la spiaggetta quindici prigionieri austriaci. mentre il resto fu eliminato a colpi d i baionetta. Fu un buon inizio, che prometteva bene per i futuri scontri. Adesso doveva seguire l'arrivo degli altri (reparti e costituire il fronte d'attacco) ...Prima che questa difficile operazione potesse essere completata scattò però l 'all arme del nem ico. A quanto pare questo venne da destra, verso il centro dell'i sola. Quattro minuti dopo l'S.O.S. austriaco, si alzò dal Lido un razzo rosso , che scoppiò in tre differenti sfumature rosse, e un riflettore incominciò a setacciare con fantastici effetti la riva più a nord del Piave. L' allarme si parse su tutta la linea e in pochi minuti si levarono dappertutto razzi. Quello fu un momento terribile per gli attaccanti. La spiaggia di partenza era affollata da uomini e barche, e tutti si resero conto che l'elemento sorpresa, fmora del tutto riuscito, era finito ...entro cinque minuti incominciò il fuoco di sbarramento .. .Anche la luna ci si voltò contro, spuntando tra le nuvole. Le sagome nere delle barche si distinguevano sullo speccbio d'acqua, e dalla nostra spiaggia potevamo pure vedere lontano gli uomini che sbarcavano e si dirigevano a guado verso la riva. Entro breve tempo fu rutto un picchiettare, sibilare e rimbalzare sulle pietre di pallottole di mitragliatrici. Quello fu il momento di maggiore ansia di quella notte. Poche disgraziate granate avrebbero potuto colpire delle barche e disorganizzare l' intera spedizione. Il capit. Odini e i suoi barcaioli, aiutati dal direttore di spiaggia capit. Bluett, furono all'altezza del momento. Tennero sulla s piaggia il numero minimo necessario di barche, nascondendo tutte le altre in gruppi sparsi tra i cespugli, dietro a trincee, a ripari naturali dovunque esistessero. Pi ù tardi, il riflettore accennato incominciò a investire la zona di sbarco e bisognò stare immobili e riparati finché passava il fasc io di luce. La fortuna , comunque , aveva fatto solo finta di tradirei perché, nonostante le molte perdite umane, nessu na barca fu colpita direttamente e nessun'altra durante la traversata andò alla deriva. Le tre Compagnie poterono coì giungere press'a poco nelle posizioni prestabilite per l'ora dell ' attacco principale che doveva avvenire alle ore 23".


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_ _ _ __:Gc:::. Ll:..:.. Ac:::. LLE =ATI ._I:..:_ N ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE (191 7· 1918)

I nuclei britannici, mantenendosi per quanto possibile in contatto tra loro, avanzarono rastrellando il terreno ed eliminando l 'avversario , colto per lo più di sorpresa sebbene un primo allarme fosse stato lanciato dalla zona del Lido, nella quale era avvenuto lo sbarco . "L'intero contingente austriaco alzò presto le mani. Uno degli ufficiali catturati volle sapere se eravamo americani, il che dimostra che la presenza inglese in questo settore era da loro ignorata. L'operazione era praticamente completata e alle ore 5 fu accertato che tutti gli obiettivi prefissati erano stati raggiunti ...Furono in tutto catturati 300 p1igionieri, di cui 7 ufficiali, assieme ad un certo numero di mitragliatrici. l prigionieri appartenevano al 13r Reggimento della 7" Divisione Ungherese. All'alba del 24 ottobre La situazione poteva esser così riassunta: era stata occupata una parte della Grave di Papadopoli , grosso modo un quadrato, con a nord schierato a protezione il l o Royal Welsh Fusiliers , a nord-est (compresa l'isola Francia) la Compagnia D del Reparto d'Assalto H.A.C., e nelle trincee a sud-est e sud le Compagnie B e A del medesimo". La giornata che seguì venne impiegata per completare i rastrellamenti nella zona occupata, su cui l'artiglieria austriaca eseguì concentramenti di fuoco, ricevendo in riposta soltanto la reazione dell'artiglieria italiana, "avendo gli inglesi ricevuto ordine di non sparare i loro cannoni sino al momento dell'attacco principale". Ma il peggio fu la pioggia, che riprese a cadere violenta ingrossando il fiume, ciò che rese impossibile prendere in considerazione ulteriori progressi verso la riva sinistra e molto difficoltosi i rifornimenti. "Quella stessa notte, due ufficiali del Comando di divisione, il magg. Mac Farlane e il capit. A.C. Cameron , furono incaricati di portare le sgradita notizia che il principale attacco era stato rimandato e che la guarnigione sull'isola doveva prepararsi all' eventualità di venir tagliata fuori" _7 Dalla parte avversa il generale von Berndt annotò come segue gli avvenimenti descritti: "23 Ottobre. Nella notte il fuoco de II 'artiglieria nemica era stato molto violento ...n mattino dagli aerei dell'Armata venne accertato uno sbarramento aereo nemico davanti al nostro fronte, il che ci portò alla conclusione che il nostro avversario stava tramando qualcosa ...La sera

7 Crosse, cit., pp. 39-47. Al ritorno, Mac Farlane e Cameron chiesero al barcaiolo italiano se credeva che ce l'avrebbero fatta a ritornare sulla sponda destra e la filosofica risposta, mentre si imbarcavano, fu: "Forse, probabilmente no".


CAPITOLO IX - LO SFO:-<OA~1E.VTO DAL l' lAVE

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l'artiglieria italiana tirò di nuovo in modo più vivace del solito, Alle 22.00 arrivò dalla 7 3 Divi ione il sorprendente rapporto che il nemico , sotto la protezione de lla nebbia che gravava sul Piave, aveva traghettato delle truppe con cui aveva occupato la parte settentrionale dell'isola di Papadopoli. In segui to risultò che gl i attaccanti , 'inglesi ', erano stati valutati in 2 o 3 compagnie; parecchi avamposti erano stati annientati o fatti prigionieri. Questo avvenimento non si poteva spiegare altrimenti se non supponendo che la parte coinvolta del presidio dell ' isola avesse lasciato a desiderare, sia nella vigilanza, sia nella capacità di resistenza; chi avrebbe altrimenti potuto portare tanto faciJmente a termine la diffic ile impresa di superare il braccio principale di un fiume, largo una sessantina di m, ancora in piena. 24 Ottobre. I rapporti giunti nel corso della notte non offrivano affatto un quadro chiaro della situazione; si sapeva soltanto che il nemico avanzava ancora sull'isola. L'artiglieria della 7a Di visione, sostenuta da quella della 29\ teneva sotto un violento fuoco tanto il luogo di traghettamento quanto il nemico su!l 'isola. L'artiglieria avversaria sparò solo moderatamente ...AI mattino gravava una fitta nebbia sulla zona del Piave; nel corso della mattinata iniziò poi a piovere, il che escluse ogni osservazione a distanza. Il nemico, della forza suppo ta di almeno un battaglione, si stava battendo contro le 'gran guardie' , la l" e la 2a delle quali tenevano ancora , mentre la 3a e la 4n erano state respi nte; quelle collocate più a sud, dalla 511 all '8•, non erano fino a questo momento state attaccate. La 7a Divisione di fanteria aveva ordinato l'allarme di divisione. Sull'isola doveva essere intrapreso un contrattacco con 3 compagnie. Per l'ora di pranzo il nemico era avanzato fino in prossimità della passerella di Cimadolmo. Erano stati catturati 9 inglesi e 2 pionieri italiani . Essi ci dissero che t'attacco all'isola era stato condotto da reparti de lla 7a Divisione ingle e, che costituiva assieme alla 23a Divisione il XIV C.dA. inglese, che aveva dato poco prima il cambio agl i italiani davanti all'isola. Entro sera anche le 'gran guardie' l e 2 vennero respinte contro l'argine, cosicché ora la maggior parte dell ' isola si trovava in possesso del nemico . Il mezzo battaglione qui presente del 38° e del 132° Rgt. sembrava essere stato fortemente scompaginato. Nella parte sud-orientale il battaglione del 37° Rgt. aveva completamente conservato la sua disposizione contro un più forte attacco dalla direzione sud. Le fo rze del nemico sull'isola venivano ora valutate a circa 3 battaglioni. Furono riferiti molteplici tentativi per la costruzione di un ponte . Mentre l'artiglieria nemica si faceva sentire relativamente poco nella battaglia, la nostra faceva del suo meglio per sostenere la fan teria che veniva in-


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calzata. Prima di sera aveva sparato già 24.000 colpi, ma reso purtroppo inutilizzabili già 15 pezzi. Per la notte che ci aspettava ordinai ripetuti concentramenti di fuoco contro la posizione nemica dell'isola e la supposta dislocazione del ponte. Anche in altri tratti del fronte dell'esercito il nemico era passato all'offensiva; sul Monte Tomba ed in Val Brenta erano avvenuti nella notte precedente dei grossi attacchi, che erano però stati respinti dai valorosi difensori . Di fronte a noi la conquista dell 'isola di Papadopoli andava interpretata come la premessa ad una grande offensiva contro la nostra linea del Piave".8 L'ordine di rinvio dell'offensiva principale, diramato dal Comando Supremo intorno alle 19 del 24 ottobre , era stato determinato dalle condizioni del fiume. il generale Graziani si lamentò che una decisione così importante non gli fosse stata comunicata prima, poiché i reparti si erano già mossi per prepararsi a lanciare l 'attacco attraverso il Piave, battelli erano stati messi in acqua e vi si erano imbarcati i primi gruppi di mi litari, mentre il grosso delle truppe era in marcia per serrare verso il fiume. Era stato possibile fermare lo sbarco degli assaltatori sulla riva orientale, me benché tutto si fosse svolto nel massimo silenzio, era "poco verosimile che il nemico non si fosse accorto dei nostri progetti". In realtà Graziani era stato avvertito da Caviglia alle 18,30, poco prima che l'ordine di rinvio fosse diramato formalmente, ma ciò non toglie che il generale francese avesse ragione a chiedere di essere informato con maggiore anticipo di decisioni così imp01tanti _9 Sulle Grave il rinvio dell 'attacco alla riva sin istra ebbe conseguenze diverse. Diede pitt tempo agli attaccanti per completare il controllo delle isole flu viali e dei passaggi intermedi, ma lo diede anche al nemico per tentar di imbastire contrattacchi. Il fatto poi che il primo assalto alle Grave non fosse stato seguito immediatamente da una grande offensiva rafforzò nei Comandi dell ' Isonzo Armee (5 3 austro-ungarica) la convinzione che l'operazione della 103 Armata era fine a sé stessa ed aveva il carattere di una operazione diversiva, tanto più clhe gli attacchi italiani sul fronte del Grappa continuavano . Nel pomeriggio del 25 ottobre Diaz stabilì che le operazioni in grande stile per forzare il Piave sarebbero partite nelle ultime ore del 27 ottobre e ordinò alla 10a Armata di assicurare "questa notte tutti i passaggi in-

8 Berndt, L'ultima battaglia, ecc., ci t. , pp. 55-56. 9 Cfr Relazione, V, tomo 2, pp. 460-61 ; tomo 2 bis, doc. 288.


CAI'ITOLO IX - LO SFONDAMENTO DAL PIAV!>

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termedi fra sponda destra del Piave et isole Caserta et Maggiore et Grave... 10 Alle 13,25 Gathome-Hardy trasmise l'ordine di operazioni n. 8, che diramava al repat1i dipendenti le disposizioni del Comando Supremo: il XlV CA doveva completare l'occupazione dell ' isola di Grave la notte seguente , in combinazione con " una avanzata dell ' Xl Corpo italiano da Caserta", il quale avrebbe preso in carico "quella parte dell' isola che giace entro i propri confini". Ma dopo qualche ora giun c comunicazione che l'offensiva attraverso il Piave era stata rimandata di 24 ore ed ai due CA venne richiesto di gettare almeno un ponte tra la riva destra e le Grave di Papadopoli. L'ordine rispondeva ad una oece sità impellente in vista dell'offensiva principale: era accaduto che la era del 25 le truppe della 23" divisione britannica, dopo avere marciato fino al fiume, avevano trovato il corso d'acqua in piena e, nell'impossibilità di attraversarlo, si erano accampate nelle vicinanze e poi erano tornate indietro , illudendosi di sfuggire ai rischi di un assalto, fino a quando furon o fermate e, con grande loro delusione, ricondotte nel le vicinanze del fiume poiché era sta to confermato che l'attacco si sarebbe svolto come prestabilito.11 Agirono la 7" divisione britannica, la quale non incontrò difficoltà nella parte settentrionale dell'isola, e la 37a italiana, che dovette far affluire 3 btg sull ' isola di Caserta. passare di là sull'isola Maggiore e finalmente attaccare la parte sud-orientale di Papadopoli. "Alle ore 22 i tre battaglioni destinati all'azione ripassarono sull ' isola Caserta, mentre altri due battaglioni si ammassavano sulla riva destra del Piave .. .Durante la notte fu rono reiterati numerosi tentati.vi per costruire passereUe fra l'isola Caser1a e l' isola Maggiore (non essendo ancora possibile il passaggio a guado), ma tutti fallirono a causa della violenta reazione di fuoco dell'avversario. Si tentò quindi il passaggio a mezzo di traghetti , e fmalmente, alle ore 3.30 del 26 un pattuglione di arditi riuscì a mettere piede nell'isola; il piccolo presidio nemko si ritirò, lasciando alcuni uomini nelle no-

G i ~l il g iorno precedente Cavan a veva fallo chiedere a Badoglio dal generale Radcliffe, tramite Cavallero, che l' intervallo tra le operazioni sulle isole e l'assalto alla riva sinistra del fiume fosse di almeno 48 ore, al fine "dì far riposare le truppe, le quali , altrimenti, sarebbero costantemente in movimento e perciò meno in grado dì fare il loro massimo e migliore sforzo combatti vo". 11 Gathome-Hardy. ordine di operazione n. 8 e 9 del 25 onobre 1918, Relazione V, tomo 2 bis. doc. 294. 295; AUSSME. E 2. busta 105. Gathomc ricorda che nel corso dell'operazione vi furono anche dei malinresi. per cuj ad un ceno punto vi furono anche fucilate tra arditi ita.liani e soldati inglesi. quando i primi passarono dall"i~ola Maggiore alle Grave, cit .. p. 16. Per la 23• divisione vedi G ladden, cit. , pp. 111 - 12. 10


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GLI ALLEATI IN ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE (19J7-19J8)

stre mani. Continuò quindi il traghetto di altre unità e fu finalmente possibile costruire, in tutta fretta, due passerelle fra le due isole; passarono così ne ll'isola Maggiore" due btg di fanteria. Solo all'alba, "preceduto da pattuglie, l' XI reparto d'assalto si spinse arditamente a guado sulle Grave di Papadopoli , seguito dagli altri due battaglioni" e da un altro di rincalzo: "i reparti si impadronirono quindi progressivamente del tratto dell 'isola assegnato alla 37" Divisione, fino al bosco Borongot, e presero collegamento con una compagnia britannica distaccata dalla 7" Divisione sul suo fianco destro, completando in breve l' occupazione dell'isola" .12 In questa azione combinata itala-britannica furo no catturati circa 300 prigionieri. "Questa operazione veramente fortu nata ebbe per conseguenza che il canale più importante del Piave risultava alle nostre spalle , e così noi fummo in grado di iniziare , in condizioni di relativa sicurezza, la costruzione dei ponti ed i preparativi necessari per effettuare l'attacco principale. La mattina del 26 ottobre il nemico portò un deciso contrattacco contro le nostre truppe sulle Grave; questo attacco venne però respinto, dopo aspro combattimento che provocò anche la c attura di un largo numero di prigionieri. Nella mattinata del 26 ottobre si continuarono le operazioni per la costruzione del ponte, protetti da una fitta nebbia; intorno aJle ore 21 venne ultimata una passerella , che partiva dalle vicinanze di Salettuol e portava alle Grave di Papadopoli" _13 Ricorriamo di nuovo al prolisso, ma interessante resoconto del Crosse. Dopo una giornata un po' nervosa 14 e dopo aver sopportato il

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Relazione, V, tomo 2, p.476. Narrazione, ecc., cit., AUSSME, F 3, busta 188, fase. 7 . Nella sua relazione al ministro della Guerra, Cavan sotlolineò che tutto ciò era stato realizzato " benché il presidio dell'isola fosse soggetto a viviss imo bombardamento durante tutto il giorno 26". F 3, busta 156, fase . 18. Vedi anche L'Azione dell'Esercito austro-ungarico nella bauaglia di Vittorio Veneto , io AUSSME, F l, busta 73, fase. 2; Re lazione, V, tomo 2, p. 476: Ga. thorne, cit. , P- l 6. 14 Smise di piovere, ed i Royal Welch Fusiliers riuscirono ad abbattere un vel ivolo nemico: "Niente tira più su il morale come uno spettacolo di questo genere. Se un aeroplano vola sopra una posizione conquistata e torna indietro, gl i occupanti sanno di essere stati avvistati e si aspettano un bombardamento. Se invece l'aereo viene abbattuto, sirisparmiano il bombardamento e si godono lo spettacolo gratis". Nel pomeriggio, la barca che trasportava il Comandante de lla 22" brigata, generale Steele, dovette tornare precipitosamente alla riva di partenza con l'alto ufficia le lievemente ferito, che poi però riuscì ugualmente a raggiungere l'isola. Crosse, cit., pp. 47-48. 13


CAPITOLO IX - LO SFOXDAMENTO DAL PIAVI!

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fuoco dei cannoni e delle mitragliatrici avversarie, alle 21 ,30 cattò l'attacco, che incontrò maggiore resistenza che non la none precedente, non solo perché atteso , ma per la diversa natura del terreno: nei primi 600 m gli attaccanti non incontrarono una forte opposizione, che però si fece più accanita in prossimità delle trincee e delle rovine di qualche baracca . Tuttavia fu superato anche questo contrasto; e fu occupata anche l'isoletta Inghilterra, sita fra Papadopoli e la riva destra: restava da consolidare la difesa e procedere al rastrellamento. "A lle 5,30 del giorno 26, dopo un pesante bombardamento, contro questo schieramento di reparti H.A.C. e RoyaJ Welch Fusiliers si sviluppò un forte contrattacco, tempestivo e ben condotto, a opera di truppe d 'assalto della 7a divi sione ungherese. Sulla s inistra ... avanzarono in mezzo al fiume un centinaio di uomini, e invitati a cinquanta metri a identificarsi, risposero 'Am ici!'. C'era ancora la luna ma c'era un po' di foschia. Sebbene provenissero dal le linee austriache , poteva trattarsi di inglesi che si erano persi e che stavano rientrando, Avanzando ancora un poco , gridarono 'Viva l'Italia! ', e dopo pochi passi, non essendo più po sibile continuare nell ' inganno, si scagliarono contro i Royal Welch Fu iliers con quelle urla che generalmente si insegnano alla fanteria che attacchi una posizione. Lo scontro durò violento per una quarantina di minuti e terminò con la resa dell'ufficiale austro-ungarico al capitano Anthony...L'ufficiale prigioniero disse che gli austriaci avevano capito cosa stesse ormai succedendo quando si erano resi conto che non erano bastate poche mitragliatrici per bloccare gli attaccanti. Gli fu trovata addosso, negli stivali, una mappa accuratissima dell'intero sistema difensivo alleato sulla terraferma trevigiana". I reparti d'assalto britannici furono impegnati a loro volta da elementi avversari provenienti dalla riva sinistra "che riuscirono a sbarcare sull 'isola e investirono sulla sinistra" una cp degli HA.C., "attaccandola di fronte e da dietro. Ne seguì uno scontro tremendo e la Compagnia ...se la vide brutta". Ma ai fianch i del reparto attaccato giunsero soccorsi da due direzioni e ben presto furono gli austro-ungarici a trovarsi a mal partito. "Ne seguì uno scontro violentissi mo. Il nemico, del numero di circa 200, si rifiutava assolutamente di arrendersi. Conscio anzi della sua superiori tà numerica ebbe l'ardire di suggerire la resa ai nostri reparti H.A.C. ' Wenn sie kommen ohne gewehr wir werden sie nicht schiessen'(Se venite avanti senz'armi non vi spareremo) gridarono. Non avendo queste cortesi aperture incontrato risposta se non in un numero extra di caricatori per le mitragliatrici Lewi , la battaglia proseguì feroce. A poco a poco due mitragliatrici Lewis incominciarono a lavorarli ai fianchi. I nerrùci , comunque. erano diretti


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GLI ALLEATI IN ITALIA DUR"'' ffE LA PRU\>lA GUERRA MONDIALE(1 917-1918)

egregiamente e ogni minima traccia di resa veniva bloccata da una valanga d'improperi da parte dei loro ufficiali. Questi imprecavano con tale veemenza da far temere che avrebbero personalmente sparato a chi avesse tentato di farsi avanti per arrendersi. Comunque, se bisognava aver ragione di questi ufficiali, qualcuno doveva tentare per primo la traversata . Dopo circa venti minuti si fece avanti un austriaco, che si guardò furtivo attorno come un coniglio pronto a scattare. 'Schnell, schnell!' (Presto, presto!) gridò il ten. CoL O' Connor, i cui tre mesi passati a Berlino dieci anni prima gli vennero ora utili. Contemporaneamente, il sergente Jenkinson ...si presentò con una magnifica esca. Raccolte alcune decine di prigionieri catturati altrove, li fece marciare in piena vista dei loro compagni irriducibili. Questa istigazione, assieme al fuoco delle Lewis, fu troppo per la guarnigione e dal quel momento l'opposizione crollò. Si arresero in tutto 110 austriaci, compreso un comandante di battaglione e due comandanti di compagnia, mentre furono contati per terra 50 morti. I rimanenti scapparono nella terraferma . ' Un bel combattimento' fece notare il ten. Col. O' Connor a un ufficiale ausuiaco che s'incamminava verso le retrovie. L'ufficiale gli diede un'occhiataccia e non disse nulla" . All'alba del 26 l'XI repmto d'assalto e i btg di fan teria italiani si spinsero a guado dall'isola Maggiore, già in loro possesso , sulle Grave di Papadopoli e avanzarono progressivamente nel1a zona loro assegnata. Altre posizioni in mano britannica, su cui era previsto che per la sera sarebbero stati schierati elementi della 37a divisione, furono consegnate fo rmalmente loro dal TC O' Connor alle 8 antimeridiane. 15 "In mattina del 26 ottobre il nemjco portò un deciso contrattacco contro le nostre truppe sulle Grave; questo attacco venne però respinto, dopo aspro combattimento che procurò anche la cattura di un largo numero eli prigionieri" . L'azione , diretta contro il punto di giunzione tra le forze britanniche e quelle italiane, fu condotto "con lodevole coraggio" dagli uomini del 3r rgt di fanteria (7" divisione austro-ungarica) , ma il nemico- scrive il gen. Bemdt- "nelle prime ore del mattino riuscì a caccim·e completamente gli ungheresi dall'isola. La nostra fanteria si man-

15 Il successo venne attribuito all'addestramento, specie riguardo all'impiego delle mitragliatici Lewis: non va infatti dimenticato che l'artiglieria inglese aveva l'ordine di non sparare in questa fase preliminare delle operazioni. Secondo un bilanc io approssimativo, la conquista de lle Grave di Papadopoli costò agli inglesi circa 120 perdite, contro un ce ntinaio di morti austriaci e 600 prigionieri. Cfr Crasse, cir ., pp. 50-54, Relazione, V, tomo 2, p. 476.


CAPITOLO IX - LO SFOJ\DAMENTO DALPIAVt.

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teneva ancora debolmente solo su una piccola isola nei pressi di Cimadolmo. Un'ultima puntata offen iva degli inglesi, alle 8,30, costrinse i nostri al completo sgombero della zona avanzata; a mezzogiorno davanti all'argine non si trovava più che qualche avamposto. li nemico si trincerò sull'isola e serrò sotto , a quanto pareva, ul teriori fo rze. La 73 Divisione di fanteria (austro-u ngarica, n. d. a .) spostò la sua riserva (68° Rgt fanteria) a Rai...Tra gli ultim i prigionieri catturati si trovavano anche italiani della 37" D ivisione: quest'ultima sembrava essere entrata in azione sulla destra degli inglesi. Significativa fu l'affermazione di un prigioniero inglese che un ufficiale bri tannico con 2 soldati era riuscito a fare prigionieri 68 ungheresi. La no tra 73 Divisione calcolava le sue perdite fino a mezzogiorno in circa 700 uomini, 2 1 mitragliatrici , 13 fra lanciamine, lanciagranate e riflettori. Alla 293 Divisione i due grossi riflettori (60 cm) erano stati messi fuori uso ...Davanti alla Sia Divisione di fanteria Honved il nemico , ne l corso della notte, si era stabilito sulla cosiddetta isola marginale, al mattino però era stato nuovamente ricacciato dagli Honved. Un prigioniero catturato nel corso dell ' azione, riferì che i paesi della sponda opposta del Piave erano zeppi di france i, inglesi ed americani ... Questa informazione inesatta è interessanre, perché i francesi erano assenti sul teatro locale, essendo La loro unica divi ione ul Piave attestata più a nord, dinanzi a Valdobbiadene, ed avendo gli americani in Italia solo il 332° rgt di fanteria, allora in riserva con la 31" divisione nelle retrovie della 3a Armata. E' comunque evidente che queste notizie non incoraggiavano i combattenti imperiali e regi. Berndt comprese benissimo le intenzioni de li 'avversario: "era chiaro che progettava l'attacco dall'isola di Papadopoli contro la nostra posizione sull'argine. Esso avrebbe riguardato in un primo tempo la 73 Diviione; la 29" non appariva all' inizio minacciata. In considerazione della tenuta delle truppe della 73 Divisione di fanteria, i 5 restanti battaglioni della quale erano già notevolmente logorati , doveva essere previsto che il nemico lì riuscisse a sfondare. Se esso avesse guadagnato un varco maggiore di quello di cui poteva veni re a capo la riserva della Divisione, progettavo di impiegare senza indugio- cioè prima che gli attaccanti potessero consolidarsi nella nostra zona a nuclei e far traghettare la propria artiglieria- in un podero o contrattacco la riserva di C.d.A. insieme alle ri e rve di Reggimento de lla 293 Divisione di fanteria. Questo contrattacco doveva essere condotto dal Magg. Gen. Majevski, ora a disposizione, con la 2013 Brigata Landsrurm (6 battaglioni, 2 batterie) dalla zona Rovinazzo-Giacomini verso Cimadolmo, con il 137° Rgt fanteria (3 battaglioni) dalla sua linea di allarme a nord di Villa Tron attraverso Borgo


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GLIALLEI\TI l ' ITAUA DURAl'o'TE LA PRIMAGUERRA MONDIALE ( I917- 1918)

Malanotte su San Michele. L'artiglieria di entrambe le divisioni doveva cooperare con la massima e nergia secondo la richiesta del Magg. gen. Majevski" . Il piano dell 'operazione fu consegnato dal Comandante del XVI CA, von Berndt , ai Comandanti designati , e si cercava faticosamente di mettere in posizione l 'a11iglieria, ma " il nemico non ci lasciò il tempo", poiché alle 23,30 del 26 "aprì all'improvviso un fuoco di artigl ieria molto violento", che "si percepiva come un poderoso, ininterrotto tuonare, evidentemente la premessa dell 'atteso attacco''. La Relazione ri feri ce in proposito che "la perdita delle Grave di Papadopoli non fu con iderata di particolare gravità dal Comandante delJ 53 Armata austroungarica , che la ritenne soltanto il frutto di un attacco diversivo .. .D'altro canto il Comandante del XVI C.A. (il quale in un primo tempo aveva ord inato al comandante della 7a Di visione di contrattaccare sull.'isola, di riprendere le posizioni perdute e di ricacciare i reparti britannici sulla riva destra del Piave), non essendo andato a buon fine il contrattacco stesso per mancanza di tempo , preferì non impiegare la sua riserva (20 l a Brigata Landsturm) e risparmiarla in vista di un nostro attacco su vasta scala. Fu così che il giorno 26 onobre i reparti della 103 Annata poterono rendersi abbastanza facilmente padroni dell'intera i ola delle Grave di Papadopoli e di quelle contermini" . 16 La "riuscitissima" operazione di conquista delle isole fluviali permise "d i principiare la costruzione dei ponti e di poter preparare l'attacco generale con una relativa sicurezza, benché il presidio dell'isola fosse soggetto a vi vissimo bombardamento durante tutto il giorno 26" . Fortunatamente " una fitta nebbia permise ai pontieri di lavorare di giorno. Come prima mossa si incominciò con il lancio di due ponti per veicoli a ruote dall'isolotto Caserta a Salettuol , e una passerella a Lido. Il ponte di Salettuol fu completato prima di sera" .17 La costruzione di un ponte sul Piave, a scavalcarne il corso principale tra la riva destra e Papadopoli era essenziale perché le truppe potessero schierarsi sulle isole. Esistevano 16 barche, ma erano insufficienti, tanto pilt che potevano essere governate solo "da uomini che avevano l'esperienza di una vita intera nell 'arte di condurre simili imbarcazioni

16 Narra:.ione, ecc., eit.. AUSSME. F 3, busta 188, fase. 7: Rela::.ione Cavan al Segretario di Stato, ecc., eit.. F 3 , bu ta 156. fase. 18; Gladden , cit., p. 17 ; Bemdt , cit. , pp. 58-60; Relazione. V. tomo 2. p. 478 . 17 Relazione Cavan al Segretario, ecc., AUSSME, F 3 , busta 156, fase. 18; G1adden, cir., p. 17; Crosse, cit., pp. 54-60.


CAPITOLO IX - LO SFONDAMENTO DAL PIAVE

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attraverso forti correnti_ n più sperimentato barcaiolo di Oxford sarebbe immediatamente finito in acqua se avesse tentato di attraversare il Piave". I barcaioli italiani erano pochi e non si poteva pretendere da loro che trasbordassero due brigate, né gli uomini della 7" divisione britannica potevano usare le passerelle in corso di lancio verso il Lido, perché, anche se si fosse riusciti a completarle, sarebbero servite alla 23a divisione. "Tutto, insomma, faceva concludere che prima dell'attacco bisognava costruire il ponte, e bisognava farlo in fretta" . Le difficoltà, però, "erano enormi": il Genio inglese era preparato a costruire ponti su corsi d'acqua con corrente non superiore ai 5 nod i, quando la velocità dell 'acqua del Piave andava dagli 8 ai 10. Ma la sera del 25 il gen. T.H. Shoubridge, comandante della 7• divisione, ordinò ai Royal Engineers di farlo loro. La notte precedente i genieri erano riusciti a lanciare, superando gravi difficoltà, 18 dodici ancore doppie sulla costa della Grave. Fu chiesto aiuto agli italiani che avevano pontoni più grandi e più adatti, ed essi misero a disposizione " un numero sufficiente di barcaioli italiani perché potessero collegare il primo e il più difficile tratto di corrente. Costoro guidarono in posizione quattro pontoni, calando contemporaneamente le relative ancore , un miracolo di abilità! Un'impresa impossibile per gli uomini dei Royal Engineers, nelle cui mani uno di quei pontoni nella corrente sarebbe stato più ingovernabile di un broncho per un cavallerizzo alle prime armi ...E' impossibile esagerare parlando dell'assistenza prestataci allora dai barcaioli italiani. La loro abilità era semplicemente fantastica. Dapprima eravamo dubbiosi, poi, incredibilmente, il miracolo era sotto i nostri occhi. Nelle loro mani una barca in quella corrente

l8 L' idea era di passare un cavo attraverso la corrente e poi di tirare le barche con le mani lungo il cavo. Andarono quattro volontari. "Due di loro avrebbero dovuto spingere la barca con pertiche, un terzo tener dritta la prora, il quarto fare sfilare il cavo già fissato al picchetto di pattenza. Appena lanciata la barca, essa fu spazzata via dalla corrente a una velocità vertiginosa, con il peso del cavo che rese impossibile mantenere dritta la prora. ll cavo era lungo circa 250 metri, e giunti alla fine di esso non c'era ancora terra in vista. Nel frattempo la barca si stava riempiendo d' acqua e stava per capovolgersi da un momento all' altro. Decisero che l' unica cosa da fare era di buttarsi in acqua sperando che la barca ce la facesse a galleggiare. Avvenne proprio così e riuscirono a trascinarla in acque meno profonde e di qui a portarla controcorrente press' a poco fino all'opposto del punto d' imbarco...Nel frattempo era già stato dato !"allarme austriaco, cui si è già accennato, e i genieri completarono il lavoro sotto il fuoco delle granate" . Crosse, cii., pp. 57-58.


GLI AL.LEATIIN ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE (19 17-1918)

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era docile come una gattina e, abilità a parte, anche il loro impegno indefesso e coraggio sono stati eccezionali. Nessuno degli stranieri ha fatto per l 'Esercito britannico più del capit. Odini nelle notti tra il23 e il 26 ottobre, e quando il geo. Shoubridge, comandante la 7" divisione , lo ringraziò per il suo magnifico lavoro , egli diede una risposta che merita esser ricordata: I miei barcaioli - disse - vogliono far sapere che sono disposti a portare i vostri soldati in qualsiasi luogo" . 19 I quattro pontoni italiani coprirono circa due terzi del primo e principale braccio del fiume; l'ultimo terzo fu completato dai genieri britantlici , che pensarono di usare tralicci Weldon; calarono un uomo alla fine del quarto pontone, ma questi, pur toccando il fondo, non riusciva a stare in piedi per la forza della corrente; fu tuttavia possibile, con grandi sforzi, calare in posizione i tralicci prima dell'alba, e rendere agibile il ponte sul primo braccio del Piave. Si incominciò a lavorare anche ad un altro ponte tra la riva destra e l'isoletta Veneto, che sarebbe entrato in funzione due giorni dopo. Ma il problema pri ncipale era stato risolto e si poteva prevedere che nella notte del 27 due brigate (91 3 e 20") avrebbero traversato a piedi asciutti la Grave , "per schierarsi in linea di combattimento per l'attacco del mattino dopo" _ In previsione dell'attacco, anche la 23a divisione britannica giunse in linea e prese posizione a nord della 7"_Il mitragliere Norman Gladden ricorda che la sera del26 , dopo cena, i soldati furono avviati verso il fiume. Ogni tanto arrivavano colpi da una batteria nemica , che smise di sparare intorno alle 23,30. Mentre i reparti scendevano sul greto del fiume , incominciò il fuoco dell'artiglieria amica su tutta la linea del fronte: il suo fuoco tambureggiava, a perd ita d'occhio, sulla destra e sulla sinistra delle truppe che passavano sull'isolotto di Cosenza attraverso una passerella. Per mettere piede sulla Grave bisognava superare, in barca, il secondo braccio del fiume tra Cosenza e Papadopoli, il più largo e il più impetuoso. "Si intravedevano le acque tenebrose che scorrevano rapide nell'oscurit:'l. Un paio di piccole imbarcazioni erano ormeggiate a riva sotto la sorveglianza di pontieri italiani, che se ne stavano tranquillamente seduti a fu mare sigarette , a quanto pare incuranti delle granate nemiche che scoppiavano nelle vicinanze. Ammirai molto il loro sangue freddo e non invidiai il loro compito. Dovevano stare fermi allo scoperto , mentre noi almeno ci muovevamo con la speranza di un occasionale

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Crosse, cit., pp. 54-60.


C'APITOU> IX · U) SFO:IDA.\ IE.'ITO DAL Pl \VE

ridosso. Erano di guardia al pontone, che ora si profilò qualche metro più a valle. Una fila di piccole barche, disposte attraver o il fiume in maniera che la forte corrente contribuisse a tenerle ben serrate fra loro , sosteneva una passerella di legno , legata ai capi di banda delle imbarcazioni stesse. Su questo ponte dovevano passare le truppe attaccanti, regolate da un barcaiolo italiano per evitare che la struttura venisse sovraccaricata. Dovevamo procedere a intervalli di tre passi. Vidi una fi gura con l'elmetto salire sul ponte e avanzare le ntamente, poi un ' altra e un 'altra ancora. La passerella era a qualche palmo dall 'acqua e nell'oscurità sembrava sospesa in aria ...La fila avanzava lentamente verso un bagliore lontano. Ora toccava all'uomo davanti a me. L' italiano alzò un dito. Agguantai sulla spalla la mia Lewis stringendo i denti e pensai: ' Non devo far vedere a questo straniero che ho paura' . L'italiano aspirò la sua sigaretta con aria indifferente. 'Uno, due , tre'. Al suo cenno di capo andai avanti e mi parve di dover fare un passo da gigante per sal ire sulla passerella. Mi sentii ivi terribilmente esposto ... Vo levo correre, ma continuai a camminare a pas o con g li altri , come un auto ma. Infine vidi la riva opposta profilarsi fra le tenebre. Una granata scoppiò alle mie spalle, il ponte tremò e si udì uno schianto di legno spezzato. Mi misi a correre e saltai giù , affondando dolcemente fi no alle ginocchia nella ghiaietta . Se gli austriaci fosse ro riusciti a distruggere il ponte, sarebbero stati guai per l'indomani. Raggruppati sulla riva sotto buona scorta, c'erano parecchi prigionie ri ne mici catturati dall a nostra 7• Divisione nelle operazioni della notte precedente. Ora aspettavano l'occasione d i passare il fiume e mettersi in salvo". In attesa dell'alba, i soldati scavarono delle buche e vi si infilarono; l'artiglieria nemica tirava, e quando la granata esplodeva sui sassi, l'effetto pareva moltiplicato per dieci. Non era una situaz ione piacevole.20 Alla fine g li ufficiali condussero gli uomini avanti e li fecero pas are a g uado sugli ultimi isolotti prospicienti la riva sinistra de l Piave, verso la linea di partenza dell'attacco, che doveva scattare alle prime luci. "Fradici e inzaccherati, in quel momento non avevamo certo l' aspetto di una forza di assalto e ci volgemmo subito ad ai u t~u-e quelli che ci segui vano" . Mancavano parecchi ed erano andate perdute arm i e munizioni. "li

20 ··Pochi metri sulla sinistra. uno giaceva come morto. Aveva il viso ri volto verso di mc c riconobbi un membro dell'u ltimo scaglione: era il suo battesimo del fuoco e sembrava paralizzato dalla paura . G li urlai di fare come me e cavarsi una buca col suo atlrez..w. ma era troppo spaventato per darmi asco lto", G ladden, cit .. p . 11 6.


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GLI ALléATI IN ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE ( 1917-1918)

nostro massiccio bombardamento continuava, soverchiando la timida risposta del nemico, ma qui tutto appariva tranquillo. eccetto il tumultuare della corrente" . Poi il fuoco delle artiglierie gradatamente si spense, ma si mise a piovere . Finalmente, dopo una lunga notte di sofferenze, "la pioggia cessò e ad oriente apparvero le prime luci del giorno": era il 27 ottobre.21 Dall'altra parte , su lla sinistra dell'Sa Armata , la 123 aveva supportato fi no al 26, col I CA italiano, l'azione della 4" Armata, ma con l' avvicinarsi della grande offensiva sul Piave le si proponevano compiti diversi e più impegnativi. Come già ricordato , il piano d'azione dell ' Armata, redatto il 22 ottobre dal generale Graziani, prevedeva dj forzare il Piave con l'ala destra (23" div. francese e 523 italiana) e di impadron irsi delle alture di Pianar e di Perlo, come pure della parte occidentale di Valdobbiadene per proseguire poi l'offensiva verso Nord a cavallo de l Piave. Sulla riva destra. il I CA avrebbe atteso che le forze designate passassero il fiume , convergessero a nord e lungo la sponda sinistra giungessero alla sua altezza, per mettere in atto " una serie di sforzi alternati da esercitarsi dalle due sponde del Piave, così che l'avanzata da un lato facilitasse l'avanzata sull'altro". La 23"" divisione francese avrebbe dato inizio al passaggio del fiume e costituito una testa di ponte sulla riva opposta. Quando questa fosse stata abbastanza munita e solida, il 1o Raggruppamento alpini della 523 divisione italiana avrebbe varcato il corso d'acqua ed avrebbe attaccato il nemico in direzione del Monte Cesen per fiancheggiare sulla destra il movimento di conversione verso Settentrione della 233 divisione. Occupata Valdobbiadene, il Comando Supremo avrebbe messo a disposizione della 12"" Armata anche il XXVII CA; partendo dalla riva sinistra del Pi ave, pertanto , il fronte d'attacco alleato sarebbe stato costituito dalla 23a div. franc.e se a sinistra, dalla 523 italiana al centro e dal XXVIJ Corpo ad est. Dopo il primo sforzo, destinato a portare le truppe al di là del fiume, era prevista una sosta per far riposare gU uomini e avanzare le artiglierie , ma anche durante tale pausa sarebbe stata svolta un'intensa attività di pattuglie per pungolare in contin uazione il nemico. Al fine di sfruttare il successo Graziani prevedeva, con inte lligenza tattica , di condurre l'avanzata con colonne che si spingessero "arditamente in avanti , le une per le creste, le altre per i fondi valle , prestandosi mutuo appog-

2J Gladden, cit. , pp. l 12- 118.


CAPITOLO IX - LO SFONDA.\1E.,T0 DAL PIAVE

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gio, ciascuna facendo cadere , aggirandole, le resistenze che avrebbero incontrate" _Obietti vi fina l i sarebbero stati Feltre (escluso) e la regione a monte fi no a Mel inclusa .22 Su queste basi il Comandante de li ' Armata emanò, il 26 ottobre , gli ordini operativi: il l CA doveva tenere impegnato il nemico sul proprio fro nte, in modo che non potesse " distrarre un cannone né un fucile per opporsi all'avanzata della destra della 12" Armata da un lato" e dall'altro da quella del XXX CA della 4 3 Armata. Le disposizioni per l'ala destra non si discostavano da quelle già emanate il 22 ed erano meglio precisate solo alcune indicazioni circa l'impiego delle batterie divisionaJj_23 Disponiamo di un breve Appunto sul passaggio del Piave compiuto a Mo/inetto (Pederobba) dalle truppe della 12° Armata, nella notte tra il 26 e il 27 ottobre: " Le operazion i per la traversata del Pi ave ebbero inizio verso le ore 19 del26 corrente, mediante trasporto d i piccoli elementi sulla riva sinistra del fiume. Fu subito iniziata - per opera essenzialmente della 30a compagnia pontieri - la costruzione di due ponti , situati a breve distanza l ' uno dali 'altro in regione Molinetto (Pederobba). Alle ore 1,50 del giorno 27 uno dei ponti era pronto; l'altro invece. situato un po· più a sud, ruppe gli ancoraggi ancor prima di essere terminato, e venne travolto dalla corrente. Sul primo ponte passò, con molto ordine e con molta speditezza, un reggimento di fanteria francese ( l 07•), la traversarono poi due battag lioni alpini (Verona e Bassano), insieme con il loro comando di gruppo (il IX), e piccoli elementi della 51 a divisione. Alle ore 6, l 5 il ponte venne rotto da una granata ne mica; durante i lavori di riattamento venne poi travolto" .24 Il Rapporto Graziani è meno spicciativo. In re lazione al compito di risalire il Piave, dopo averlo forzato tra Pedero bba e il torrente di Curogna, il generale osserva che la "manovra offensiva assegnata alla 123 Armata doveva svilupparsi su un terreno particolarmente accidentato; essa comportava un attacco del fro nte nemico in un settore fortemente organizzato per la resistenza". I preparativi avrebbero dovuto concludersi il 18 ottobre; ma la piena del Piave provocata dalle piogge continue di ot-

22 Pian d'action de la 12ème Armée, 22 ottobre 1918, in Comando Supremo - Ufficio Operazioni. La bauaglia di Viuorio Veneto (24 Ottobre - 4 110\'embre 1918). Parte vn. · Relazioni parziali delle Armate' . vol. II ,AUSSME, B ! , Armadio Il. Sel. VI. n. 51 g. 23 Relazione, V, tomo 2 bi . doc. 304,305. 24 AUSSME, E 2. busta IOl.


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GLI A LLFJ\111 ~ ITAUA DL'RANTE LA PRIMA GLtRRA ~I OJ\DlAl.E ( 1917- 1918)

tobre costrinse il Comando d'Armata a rinviare gli ultimi preparativi per il lancio dei ponti. ln un primo tempo era previsto per il 26 un attacco dell'ala destra della 4" Armata (XXX CA) , che il r CA avrebbe dovuto fiancheggiare, ma l'operazione si arenò e nessun reparto della 12" Armata dovette intervenire. "Il passaggio del Piave era fissato definitivamente all a notte dal 26 al 27 . Mentre la 23" divi sione francese e la 523 italiana forzavano il pasaggio. il I CA doveva riprendere l 'attacco sul suo fronte per raggiungere la linea M. Madal-Quero. L'attacco sarebbe scattato contemporamneamente a quello della 23" divisione francese su M. Pianar-M. Perlo" , colli che sorgevano al di là del Piave. Forse con un certo ottimismo, l'attraversamento del fiume era dato per scontato, altrimenti non sarebbe stato chiaro se il I CA dovesse muoversi nel mome nto in cui il passaggio del Piave avrebbe avuto inizio o quando, stabilita u na Lesta di ponte sulla riva sin istra, i francesi si sarebbero portati all'attacco delle alture dietro Valdobbiadene. Parrebbe comunque quest' ultima la disposizione valida, poiché nel Rapporto di Graziani si legge: "La giornata del 27 passa a l l CA senza incidenti notevoli" . Ma veniamo al forzamento del fiume. "L' operazione condotta dalla 23" divisione francese e dalla 52" italiana aveva lo scopo di costituire una testa di ponte, da dove sarebbero partite le truppe destinate aU'esecuzione della manovra .... L. TI punto di passaggio doveva essere tale che si potesse gettare un ponte in una notte e farvi passare almeno un Rgt di fanteria, munizioni e viveri. Il trasporto degli approvvigionamenti andava fatto tanto più rapidamente in quanto bisognava evitar di lasciare le truppe passate sulla riva sinistra del fiume alla mercè di una piena o della rottura dei ponti, come era successo agli Austriaci sulla riva destra nel giugno 19 18. 2 . il settore nel quale il Piave doveva essere varcato comincia all'uscita di un massiccio montagnoso, dj cui noi occupavamo soltanto gli ultimi contrafforti sulla riva occidentale del fiume, ed era stato utilizzato benissimo dal nemico, sia per disporvi le sue artiglierie e le sue mitragliatrici, sia per installarvi i suoi osservatori. Questi ultimi erano così numerosi e così e levati che non si poteva sperare di accecarli. A meno di 4 km dalle nostre linee di partenza si trovano le alture di Valdobbiadene, sistema di colline a boschi radi, nido di batterie di tutti i calibri a sai poco visibili e sulle posizioni delle quali le informazioni erano imprecise. Il punto di passaggio s'imponeva al mulino di Pederobba , alla peniola che si trova tra la stazione merci e quella viaggiatori. Gli Austriaci, che avevano studiato con minuzia estrema il regime del Pi ave prima di


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oltrepassarlo , ill5 giugno 1918, dovevano certamente aver identificato questo punto di passaggio: era da prevedersi che , appena scoperto il nostro attacco, essi avrebbero diretto da questa parte i loro proiettori e il fuoco concentrato dei loro cannoni e delle loro mitragliatrici. La larghezza da oltrepassare era di 50 metri, la velocità della corrente 3 o 4 metri al secondo, e le acque del fiume erano ancora ingrossate a causa di un temporale che scoppiò nella notte tra il 26 e il 27 . n ponte fu gettato per mezzo di barche con equipaggi italiani della 30a Compagnia pontieri ital iana e dalle due Compagnie del Genio del XII CA francese. Le precauzioni regolamentari per mascherare le nostre intenzioni furono prese con disciplina severa: il ponte, incominciato il 26 alle 18, era terminato il 27 all'l ,50. I sondaggi dei proiettori non avevano rivelato la costruzione al nemico, il quale non aveva neppure sventato il passaggio in barca di 2 Compagnie d'avanguardia. Ma dalle 3 un fuoco d'artiglieria di tutti i calibri, proveniente dalle alture circostanti e dalla valle a monte del Piave si concentrò sugli accessi del ponte. Mitragliatrici eseguivano un tiro assillante e ininterrotto. Alle 6 una granata cadeva sul piano di passaggio e il ponte veniva immediatamente portato via dalla corrente. Esso aveva consentito il passaggio al 107° Rgt di fanteria (23" divisione francese), dei due battaglioni di alpini 'Bassano' e 'Verona', del 9° Gruppo della 52a divisione italiana, di 2 Compagnie di mitraglieri dello stesso Gruppo alpino e di 2 Compagnie del vicino XXVll CA italiano. Isolato dalle altre truppe francesi sulla riva orient<ùe del Piave, subendo tiri severi di contropreparazione, il l 07° Rgt riuscì tuttavia ad allargare la sua occupazione e a fare 230 prigionieri; esso si manteneva risolutamente sulla piccola testa di ponte così creata e vi respingeva numerosi contrattacchi. Il movimento tentato dagli alpini verso Sud-Est, alla destra deLla testa di ponte del 107°, urtava contro le organizzazioni difensive nemiche installate sull'argine della riva si nistra del Piave e specialmente nella zona della Montagnola, vero nido di mitragliatrici" ,25 che insidiava gli attaccanti sul fianco. E ' utile recuperare qualche particolare dai diari dei tre rgt di fanteria (107° , 138° , 78°) della 23a divisione. La prima azione incomjnciò alle 19 e fu condotta da due cp (200 uonùni) appartenenti al 3° btg 107° rgt,

25 Rapport sur les opérations de la 12ème Armée du 24 Octobre au 4 Novembre 1918, in AUSSME, B l, Armadio Il, Sez. VI, n. 51 g.


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GLI ALIJlA11 I'IITAIJA D URANTE LA PRIJ'.1AGUI:.RRA MONDIAL.E(I9 17-1918)

designato a passare per primo. Guidate dal comandante del btg, maggiore Chabauty, le due cp furono traghettate in barca sulla riva orientale del Piave: poiché la violenza della corrente imponeva alle imbarcazioni una deriva maggiore di quella prevista e la reazione avversaria si faceva sentire con fuoco di fucileria e di mitragliatrici dai cespugli della sponda sinistra, ne risultò che all'inizio il disordine fosse "completo" tra i reparti impegnati. Fu tuttavia possibile, dopo aver messo un po' d'ordine tra i primi gruppi sbarcati, trarre vantaggio da una notte assolutamente buia per rastrellare la zona boscosa del letto del fiume ]ungo un tratto di 800900 m. Ogni ulteriore progressione, però, divenne impos ibile di fronte alla violenza del fuoco di sbarramento nemico. Appena il ponte fu pronto, il resto del 3° btg e gli altri due ( l o e 2°) del 10r rgt passarono sulla riva orientale, malgrado un intenso fuoco di sbarramento austriaco che pervenne a colpire anche il ponte . l due nuovi btg, dopo una marcia nella macchia resa difficile dall 'esistenza di reticolati e dalla reazione avversaria, abbordarono la scarpata, un dislivello di 35 m la cui cresta era tenuta da granatieri e mitraglieri. Alle 2,30, quando il Comandante del rgt, TC Bertaux, e il suo S.M. pa sarono il Piave e si installarono sulla riva sini tra ad 800 m dal ponte, i progressi erano ancora scarsi; il TC ordinò di raggiungere ad ogni costo la sommità della scarpata prima che si facesse giorno e l'attacco progredì in modo che gruppi di fanti francesi riuscirono ad aggrapparsi alla cima in vari punti. Le perdite erano già pesanti, quando il TC lanciò con successo le due cp della riserva reggimentale su lla destra per far cadere la resistenza che impediva al 2° btg (Magord) di attestarsi effettivamente sul pianoro dietro la cresta. A sinistra intanto il l o btg (de Beauchamp) aveva aggirato attraverso i valloni i centri di resistenza avversari ed era giunto ai confini meridionali del vi llaggio di S. Vito, sulla strada di Valdobbiadene. Al mattino il 107° rgt, con tre attacchi effettuati prima delle 7, era riuscito a consolidarsi su quasi tutta la linea di cresta della scarpata che dominava il ponte, dove si organizzò preparando il terreno per riuscire a resistere ai prevedibili contrattacchi: questi furono tentati e respinti per quattro volte tra le 16 e l'imbrunire del 27 ottobre, e poi di continuo, ma a scala ridotta, fino all'l della notte sul 28 . La distruz ione del ponte alle spalle degli attaccanti li aveva isolati in territorio nemico e dato luogo ad una penuria di munizioni , cu i si fece fronte utilizzando armi e bombe catturate al nemico, finché nella seconda parte della none fra il 27 e il 28 un po' di munizioni furono traghettate in barca dalla riva de tra. A mezzanotte il Comando di divisione trasmise l'ordine di riprendere il movimento in avanti, ma il TC Bertaux , a causa delle perdite


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subite26 e della carenza di munizioni, rifiutò di eseguirlo a meno di un ordine formale. 27 La sera del 27 ottobre il generale Graziani,28 tirando le somme della giornata, scriveva che "le truppe della 12a Armata hanno conquistato e mantenuto al di là del Piave una testa di ponte sul fronte Casa de' Merli - Casa Me i. A destra l' 8a Armata ha ugualmente portato la sua l a linea al di là del Piave e tiene ora il fronte Bosco - Mosnigo - Moriago - Sernagl ia - Falzè di Piave" . A sinistra la 4" Armata avrebbe nuovamente attaccato l' indomani mattina per trattenere le riserve nemiche attirate nei giorni precedenti. Il Comandante d'Armata confermò pertanto al I CA l'ordine di facilitare l'avanzata della 23a divisione e del XXX CA, ma senza doverli aspettare se si fosse presentata l'opportunità di guadagnare terreno; la 23• divisione francese doveva ripristinare il ponte e muovere all'alba in avanti, operando di conserva con la 52" italiana. Nella notte il "lancio di un altro ponte fu reso molto faticoso dalla corrente e dal tiro incessante dell'artiglieria nemica; termi nò solo alle 5 ,I 5 del 28. I tentativi fatti per lanciare passerelle tubo lari erano stati infruttuosi a causa della violenza della corrente; alle 8,15 il ponte era, come il precedente, colpito in pieno da una granata e subito trascinato alla deriva. Ma era stato possibile portare sulla riva Est un secondo Rgt francese, ill38° (23a divisione), di completare a tre Btg il 9° Gruppo alpino della 52a divisione italiana col Btg 'Stelvio', di far passare viveri e munizioni. La sera, il 138° Rgt raggiungeva i primi obiettivi fissati (Monte Perlo - Monte Pianar) , catturando 700 prigion ieri e 18 cannoni. li tiro d'artiglieria nemico diminuiva sensibilmente d'intensità. Il 9o Gruppo alpino aveva sfondato la resistenza nem ica a Sud e si era impadronito di Villanova". Il 138° rgt, raggruppato all'imboccatura del ponte distrutto, ebbe perdite in seguito al violento bombardamento austriaco, ma alle 5,15, appena reso d i nuovo agibile il passaggio , i suoi tre btg passarono sulla riva sin istra, dando il cambio in prima linea ai provati reparti del l 07° . Dopo breve preparazione d'artiglieria, alle 11 ,20 il rgt riprese l'attacco

26 Per il giorno 27 il Diario dell07° rgt riporta 5 ufficiali e 78 uomini di truppa uccisi, 6 ufficiali e 299 uomini feriti o scomparsi. Erano stati catturati 400 prigionieri (3 ufficiali), 2 cannoni da 77 ,6 obic i da 260,29 mitragliatrici e una quantità di armi individuali. 27 Estratto dal Journal des marches et d'opérations du 107ème régiment d 'infanterie,AUSSME, F 3, busta 188, fase. 8. 28 Ordre d'opérations n. 252 di Graziani, AUSSME, E 2, busta 105.


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con grande slancio, raggiunge ndo o addirittura superando gli obiettivi tattici assegnati. n l o btg (Beaumont) avanzò sulla strada di Valdobbiadene c si collegò con la 52" divisione italiana; alle 18 furono attaccati il Pianar e il Perlo: la cima del pri mo venne raggiunta dal 2° btg (Rousseau) , mentre il 3° (de Coussac) si trovò esposto ad un violento fuoco di mitragl iatrici e dovette fermarsi. Da ufficiali austriaci prigionieri si apprese che la cima di M. Perlo era presidiata da un btg d'assalto con l'ordine di tenerla ad oltranza e venne deciso di attendere il giorno dopo per sferrare l 'attacco_29 Nella notte tra il 28 e il 29 un " nuovo equipaggio di ponti italiano (25" Compagnia), inviato dal Comando Supremo, consentiva di ripendere per la terza volta il lancio di un ponte.30 Le batterie nemiche continuavano a concentrare nettamente sul ponte il loro sforzo, ma ad Est del fiume l'attività del! ' artiglieria decresceva sensibilmente e presto le batterie in azione erano ridotte a quelle a monte del Piave, ancora numerose (una

29 Estratto dal Journal des marches et d'opérations du 138ème régimem d'infamerie, AUSSME. F 3, busta 188. fase. 8. 30

La mattina del 27, quando il ponte di Mol ineno ven ne colpito e distrutto, le trup-

pe che e rano passate sulla ri va s ini tra. vi si mantennero "senza troppa difficoltà. nella g iornata del 27 , perché non furono fatte segno a forti attacchi nemic i. Il collegamento con i comandi superiori ven ne mantenu to per mezzo di segn alazioni ottiche, di piccioni viaggiatori e, più tardi , di cavo te le foni co. A notte, mentre si provvedeva alla costruz ione del nuovo ponte, veni vano eseguit i, media nte traghetto, i necessa ri riforn imenti e sgomberi". Giunse. s ia pure in ritardo, la 25" cp pontieri di rinforzo, ma il nuovo "ponte, costruito con materiali di varia provenienza ... terminato alle ore 5 del giorno 28. fu rotto dall'artiglieria nemica entro il mattino stesso e non poté e sere riparato nella giornata": era tuttavia servito a far passare il 138° rgt francese. il btg alp ino M . Stelvio e due cp mitragliatrici. " ella notte sul 29 si lavorò per riparare il ponte. sul quale passarono poi. nel seguente ordine: i rifornimenti indi ~pcnsabili, una brigata di fanteria italiana. il comando del 1° raggruppamento alpino cd i riparti di tale raggruppamento rimasti ancora sulla destra del Piave, il 78° reggimento di fanteria francese. un gruppo di artiglieria da montagna italiano, un gruppo di artig lieria da mo ntagna francese. La costru zione de l ponte fu molto difficile c fu ul timata solo alle ore 6 ,10 del g iorno 29. Tutte le truppe sopra indicate passaro no , nonosta nte violento ti ro dell'artiglieria nemica, la quale ne l pomeriggio colpì replicatamente il ponte, danneggiandolo fortemente. Il ponte di Molinetto ven ne nuovamente riattato alle ore 4,30 del 30 ottobre, senza che l'artiglieria nemica vi si opponesse; e da allora in poi non fu più sottoposto al tiro". La 30" compagnia pontieri cominciò. fw da quel giorno, a recuperare ed a riparare il materiale sparso lungo il greto del fiume e ad utilizzarlo: "Oggi la 12" Armata dispone, oltre che del ponte di Molinetto. il quale è di scarso rendimento e lascia passare a stento le vetture leggere. (di) un buon ponte d i barcbe a Fener". Vedi magg. Rugeri. Brevi appumi sul passaggio del Pia~·e. compiuto a Molineuo (Pederobba) dalle truppe della 12" Armaw. 1° novembre 1918, AUSSME. E 2, busta IO l.


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quindicina). 31 La nebbia aiutando, H nemico riuscì a colpire il ponte solo il 29 alle ore 14. A tale ora, tutta la fanteria e 4 batterie da montagna della 23a divisione, oltre a una brigata alpina e 3 batterie da montagna della 52a divisione, erano passate, come pure una brigata del XXVll Corpo. L'approvvigionamento era assicurato per tre giorni. Era stata costruita una teleferica per trasportare le munizioni e i viveri, era stato posato un cavo sottomarino che permetteva le comunicazioni telefoniche. La mattina del 28, il I Corpo italiano (70• divisione in linea sulle pendici settentrionali del M . Tomba e del M. Fenera, 24• divisione indietro fra la cresta M. Tomba-M. Fenera e la strada Possagno-Pederobba) aveva iniziato il suo attacco alle 8,30, facendo avanzare la 70a divisione nella Val Ornico e coprendosi in direzione di Spinoncia. La sera, dopo un contrattacco sul M. Madal, la linea passava un poco sotto di C. Madal, per Col Maor, Alarno, Formisel, Fordere, cimitero di Fener e limite Sud della stazione di Fener. Il mattino del 29 l'Armata poteva dunque cominciare il suo attacco verso Nord, a cavallo del Piave. Con l'occupazione di Alano, il I Corpo italiano era arrivato all'altezza della 23" divisione la quale , il 29, teneva saldamente i Monti Pianar e Perlo presi in mattinata. Alle 14, un contrattacco nem ico riuscì a rimetter piede sul Pianar, ma fu im med.iatarnente rigettato e lasciò nelle mani del l 38° Rgt l 800 prigionieri, di cui 52 uffi.ciali , e un gran numero di cannoni. L'attacco della 23" divisione, che aveva la sua sinistra sul Piave, era prolungato e coperto sulla destra dalla 52a divisione alpina, che aveva come obiettivo di progredire su Valdobbiadene e di impadronirsi dei monti Barbaria, Orsene, Cesen. Il compito di raggiungere il primo obiettivo (zona Nord di Valdobbiadene) era affidato al l o Gruppo alpino, la sua colonna di sinistra si dirigeva su Monte Balcone, quella di centro su Casere Santa Maria, quella di destra sul colle per tagliare la strada Valdobbiadene-S . Pietro di Barbozza ai distaccamenti austriaci che erano segnalati in ritirata verso Est. Nel pomeriggio le colonne raggiungevano i loro rispettivi obiettivi, malgrado l'accanita re-

31 l resoconti g iornalieri del gen. Farsac, comandante l' artiglieria della 12• Armata, danno conto dell ' attiv ità delle batterie ai suoi ordini tra il 25 e il 29 ottobre: esse furono impegnate verso Est e verso Nord nella preparazione dell'offensiva , nel sostegno alle operazioni delle fanterie e nella caccia a batterie nemiche da ridurre a l silenzio; complessivamente, spararono 7300 colpi il 25 ottobre, 4250 il 26, 5020 il 27 e 8050 il 28, giorno decisivo della battaglia. Ne ll'azione di controbatteria condotta tra il 24 e il 30 ottobre l' artig lieria della 12" Armata, su 87 siti di batterie nemiche segnalate, ne individuò esattamente 34, 8 ne mancò per un centinaio di m, 32 non erano occupati od erano inesistenti (Relazione Farsac del 7 novembre 1918). AUSSME, F 3 , busta 188, fase . 5.


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GLI ALU.All !N ITALIA DURAKrE LA PRI~iA GUERRA MO'IDI \ LE ( 1911· 1918)

sistenza del nemico, particolarmente sulla destra. Nello te so giorno il I Corpo d'Armata progrediva sull a sua destra, attraversando il torrente Calcino, metteva piede sulle pendici settentrional i del Monte Bastia e si avvicinava a Quero, facendo 1800 prigionieri nella g iornata. Nella notte dal 29 al 30, il ponte di Mol inetto veniva ristabilito e, grazie all'avanzata delle nostre truppe, era ormai al riparo dall 'artigl ie ria nemica. Il 30 ottobre, prima dell 'a lba. un btg del 138° avanzava sulle pendici S.O. del Balcone (guardando il fia nco del 78° che progrediva su Segusino) e arrivava a C. Levedari. Il 78° prendeva Segusino, dove catturava 26 cannoni da 77 e 105. Senza rallentare l'avanzata. esso aiutava efficacemente col suo fuoco una divisione ital iana che attaccava Quero, soprattutto con le sue mitragli atric i che imbottigliavano nei tunnel della strada dell a ri va occidentale del Piave, a N. di Quero, le r iserve nemiche. La colonna di sinistra della 52:' divisione italiana (9° Gruppo alpino) si dirigeva verso il M. Orsere, di cui il Btg ' Verona' si rendeva padrone con una audace manovra; il M. Barbari a era stato preso nella notte dalle truppe del l o Gruppo alpino. Un distaccamento era stato inviato lungo la cresta che collega M. Barbaria a M. Or ere per prendere sul rovescio il M. Balcone, dove la difesa austriaca era particolarmente tenace. La colonna di destra occupava il M. Cesene Cima Ortigher. li generale comandante la 52" divisione trasportava il suo comando a Valdobbiadene. Alle 14 Quero era presa ed Uson era raggiunta in serata dalla 70" divisione (l Corpo). In fin e g iornata gli obiettivi fi ssati venivano raggiunti: Segusino era sorpassata, Quero era presa; il 78° (rgt) inviava un'avanguardia in d irezione di Vas, che era raggiunta il 3 1 all'alba. Nel frattempo , anche il resto dell' Armata aveva potuto passare il fiume . La mattina del 29 era ch iara l' impressione che davanti alle armate vicine il nemico i ritirava; nell 'alta Valle del Piave, dinanzi al fro nte della 123 Armata, questa ritirata si effettuava nella notte dal 30 al 3 1. Nel corso della stessa notte il Comando Supremo diede alla 123 Armata l'ordine di premere in direzione di Feltre e Fonzaso per far cadere la resistenza che la 4" Armata incontrava nel massiccio del Grappa e sopravanzare il nemico se si decideva alla ritirata. Jl generale Comandante la 12" Armata precisa gl i obiettivi: bisogna prevenire il ripiegamento nemico su Feltre dove sboccano le sue comunicazioni con la regione retrostante. Ordina di conseguenza alla 523 divisione di dirigersi su Busche e di stabilirvi una testa di ponte. La 233 divisione prenderà come asse di marcia: Carpen-Feltre-Fonzaso: ad ogni costo il movimento dovrà essere spinto (in avanti) il più rapidamente possibile. A inistra, nella medesima notte, il l CA aveva fatto rilevare la 703 divisione dalla 24". Quest'ultima si porta in avanti in direzione di Feltre; essa rag-


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giungeva la sera il Nord di monte Comella; la sua destra aveva sorpassato, malgrado la resistenza austriaca, la stazione di Quero-Vas. A destra, la 52" divisione progrediva nella zona montagnosa difficile, molto povera di sentieri, da Cesen al Piave di Cesana. A fine giornata il 5° Gruppo aveva raggiunto Roncherra-Villapiana a sinistra e Colderu-Lentiai a destra e si spingeva fin aJ M. Artent. A sera, un distaccamento di 'arditi' arrivava fino al ponte di Busche poco dopo che il nemico l 'aveva fatto saltare, mentre l'avanguardia del XXX CA (43 Armata) entrava a Feltre. Al centro, la 233 divisione conduceva il combattimento nella direzione indicata: il 78° (Rgt) su Feltre, il 138° in due colonne su Nemeggio-Foen-Pedavena, avendo ancora circa 6 km di terreno di montagna da attraversare prima di essere in pianura; i combattenti furono fermati a più riprese da nidi di mitragliatrici al di là di Quero e ad Est di Segusino. Ritirandosi il nemico aveva distrutto tutte le opere d'arte, ponti e tunnel della strada Ovest; la strada Est , abbandonata da molto tempo , era in pessimo stato e interrotta da molte mine. La 233 divisione aveva progredito sensibilmente: la sua testa arrivava a Caorera, non avendo potuto né passare il Piave a guado (al guado di Caorera c'erano più di 2 m d'acqua) , né ristabilire i ponti: due Btg erano a M. Zogo . Il generale Comandante la 52• divisione trasferiva il suo comando a Casere Santa Maria. Nel corso della giornata, la ritirata dell'artiglieria nemica e l'arrivo del materiale necessario avevano permesso di lanciare un nuovo ponte di barche a Fener, un ponte di 85 m sul braccio p.rincipale del Piave, a valle di un ponte permanente distrutto ( 12 barche e 3 ponticelli d'equipaggio), un altro di 30 m circa su un braccio secondario del Piave. I lavori furono eseguiti dal Genio del 12° CA francese (Compagnie 12/3, 12/4 e 12/6) e dalle Compagnie Pontieri 30• e 253 , ossia dalle unità che avevano già stabilito il ponte di Molinetto".32 Non molto di più si evince dai diari reggimentali: avvicendamenti tra btg dello stesso rgt, in modo che vi fossero sempre due btg in linea

32 Rapporto Graziani , cit., AUSSME, B l, Parte VII, vol. II, Armadio Il, Sez. VI, n. 5 l g. Il 30 ottobre il generale corso diramò alle truppe l'ordine generale n. 265 che diceva: " La XII" Armata ha compiuto brillantemente la prima missione che le era stata affidata. Trascurando le minacce che potevano esercitarsi alla sua sinistra, il l CA si è portato risolutamente all'attacco ed ha trionfato delle resistenze nemiche nella conca di Alano. Le 23 3 e 52" Divisioni hanno forzato il passaggio del Piave ingrossato dal temporale, al ce ntro di un cerchio di alture che erano per il nemico un osservatorio meraviglioso e un covo di batterie di tutti i calibri. Unite in uno sforzo fraterno, le truppe italiane e frances i continueranno la loro offensiva, le nuove difficoltà che incontreranno non le fermeranno ..." , AUSSME, E 2, busta 94.


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ITAUA Dt:RAl'ITE LA PR IMA GU~JtRA \10 l\DIALE ( 1917-1918)

ed uno in riserva; particolari sulla cooperazione con g li alpini all'ala destra. Un contrattacco austriaco riusciva, la mattina del 29, a riprendere la c ima di M. Pianar, proprio mentre un btg del 138° conquistava M. Perlo, ma alle 15 la situazione era ristabilita. La resistenza nem ica poco a poco si sgretolava, tanto che in certi momenti la marcia in avanti pareva ostacolata più dalle condizioni delle strade che dal fuoco avversario. l francesi incontrarono "velleità di resistenza in qualche punto di passaggio obbligato", come a Va , dove alle 5 del 31 furono costretti a fermarsi per un po' dinanzi alla strettoia a Nord del villaggio.33 E una volta raggiunta Caorera, fu la mancanza di guadi e di ponti a impedire alla 23a divisione di tornare subito su lla riva sinistra del Piave e puntare su Feltre.34 Prigionieri c bottino crescevano: il solo 138° rgt, dal 28 al 30 ottobre, catturò più di 100 ufficiali , tra 2000 e 2200 uomini di truppa, oltre a 29 cannoni, 11 lanciamine, 100 mitragliatrici, ecc.; le perdite del rgt si limitarono a 14 morti (l ufficiale) e 114 feriti (l ufficiale). Il 78° rgt, ultimo della divisione ad entrare in linea, occupò Segusino la notte sul 30 e il 31 era a Caorera, da dove avrebbe dovuto riportarsi sulla riva destra: il bilancio della giornata registrò la cattura di 167 prigionieri. 56 cannoni , 6 mortai da trincea e 23 mitragliatrici, senza alcuna perdita.35 La Relazione ital iana avalla l'esposizione di Graziani 36 ed anche quella austriaca non dà una versione sostanzialmente difforme, precisando che fra le truppe ungheresi, le cui posizioni erano state attaccate dai francesi il 27 mattina a Sud di Valdobbiadene, si verificò un momento di "panico che produsse arretramenli", poi ben contenuti dalla resistenza e dai contrattacchi degli austro-ungarici, tanto che a sera la 12u Armata "aveva conquistato solo una ristretta striscia al di là del Piave". La prima distruzione del ponte d i Pederobba, nella successiva notte, è attribuita all'aviazione, non all'artiglieria. E' peraltro riconosciuto che, una volta passato il

Cfr Berthemet, cit., p. 44. L'ordine di operazioni di Graziani n. 266, pure del 30 ottobre, disponeva che la divisione . giungendo alla confluenza del Sonna. davanti a Caor·era, prima del! CA, si sarebbe coperta con una avanguardia in direzione di Feltre: l'ordine 267 del 3 1 indicava questa località insieme a Fonzaso obiettivo dell'Armata. Ma a Feltre arrivò prima la 4"Armata proveniente dal Grappa, dal momento che i francesi non poterono "attraversare a guado il Piave, come ~i era sperato in un primo tempo. perché l'acqua era profonda più di due metri; né d'altra farte fu possibile. al momento. riattare il ponte". Relazione. V. tomo 2. p. 660. 3 Vedi Journal des marches et d'opérations dei Rgt di fanteria 101•. 138" e 78•, AUSSME. F 3, busta 188. fase. 8. Gli ordini di operazioni emanati da Grazianj dal27 al 3 1 ottobre sono in Relazione. V. tomo 2 bis, doc. 326, 327 , 335, 347. 363. 36 Cfr Relazione. V, tomo 2 , pp. 510-12,550-55, 582-86, 6 15- 18 , 659-62. 33 34


CAPITOLO IX - LO SFONDA M E!\'TO DAL PIAVE

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Piave da tutto il XII CA franco-italiano, "nella notte sul 28 e nella giornata anche la 12a Armata aveva progredito con obiettivo il M. Cesen, minacciando già il fianco sinistro del Gruppo Belluno". E nella giornata decisiva del 29 ottobre "gli attaccanti per val Faveri e dalla val Piave entrarono nella conca di Quero. I difensori del Perlo si erano arretrati su Segusino e su M. Balcon-M. Barbarie! (Barbaria), e quelli delle alture di Valdobbiadene e S. Pietro, su Follina; nel pomeriggio fu perduto anche Segusino".37 Tniziatasi la battaglia, sia Graziani che Cavan chiesero e sollecitarono il ritorno sotto il loro comando della 24" d ivisione francese e della 48" britannica, rimaste alle dipendenze della 6" Armata sull'altipiano d i Asiago . TI 30 Diaz comunicò che ne disponeva il ritiro e la sostituzione con truppe italiane, ma poco dopo informazioni fresche lo indussero a tornare sulla decisione: "sembra possibile che sulla fronte dell'altopiano stia per delinearsi una situazione molto favorevole e che il nemico stia per ritirarsi. Allo scopo di non mettere in crisi la 6a Annata in questo momento così delicato ho creduto necessario sospendere momentaneamente il ritiro" . Alle 14,30 ribadì che i movimenti per i cambi delle divisioni alleate erano sospesi perché il Comando Supremo aveva "la totalità dei mezzi impegnati in una grande azione che al momento attuale è in pieno svolgimento e promette risultati decisivi" _38 Dalla notte tra il 26 e il 27 ottobre, infatti, erano in corso le operazioni di forzamento del Piave sul fronte dell •ga e della 10a Armata. I Corpi di prima linea dell 'Sa Armata (XXVII , XXII , VIII) incontrarono il primo giorno forti difficoltà per l'opposizione avversaria e la furia del fiume. I reparti che i Corpi XXVII e XXII riuscirono a far passare sulla riva sinistra (anche una cp cecoslovacca del XXII CA), vi occuparono

37 Re lazione austriaca, pp. 542-46. Più difficile da comprendere è forse quanto scrive Zoltan Szende (1918 . l giorni perduti, c it., p. 25), facendo riferimento, pare, agli eventi accaduti dal pomeriggio del 29 ottobre alla mattina de l 30: " A Brugnera il collegamento con l'lsonzo Armee si era già interrotto e la lacuna aveva un 'estensione di almeno IO km, mentre all 'estremità opposta, tra Sernaglia e Sacile, risultava almeno tripla. In quest' ultima breccia venne lanciato il Magg. Gen. Pacor con i suoi reparti mezzo ammutinati per impedire ai francesi , che avevano già occupato il Monte Cesen, una facile discesa in val di Piave. L' impresa gli riuscì grazie ad un dispositivo a testa di ponte organizzato sulle alture di Cesana-Trichiana, proprio mentre Vittorio Ve neto veniva occ upata dalle avanguardie della cavalleria italiana" . A parte il fatto che M. Cesen fu occupato dalla 52" divisione italiana (btg 'Tirano'), la quale vi operò poi in collaborazione con la brigata Campania del XXVJ! CA (vedi Relazione, V, tomo 2, pp. 617-18), sfugge come von Pacor potesse influire sulla breccia in pianura, distante decine di km e separata dalle sue posizioni da una catena montuosa. 38 Relazione, tomo 2 bis, doc. 406, 407.


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GUALI..EATI 1:-I ITAUA Dl.'RANTE LA PR IM AGIJERRAMONDlAl.E (I917-1918)

una striscia di terreno poco profonda, contro cu i s i accanirono i contrattacchi e l 'artiglieria del nemico; le truppe italiane . tuttavia, resistettero e mentennero la testa di ponte, sebbene ad un ce110 punto fossero rimaste isolate perché i ponti erano stati trascinati via dalle acque o distrutti dal fuoco avversario. Sulla destra, invece, la gittata de i ponti òuscì impo ibile all ' VIII CA , che aveva un ruolo primario nel piano d 'attacco. 39 Esso confinava con la 10" Armata, la quale, avendo conquistato in precedenza le isole fluviali , aveva ormai alle spalle il ramo principale del Piave ed era separata dal nemico da corsi d'acqua percorribili a guado (il più profondo misurava da 60 cm a l m, ma l'acqua correva alla velocità di 6-8 nodi). In questo tratto di fronte, l'o tacolo maggiore che si proponeva agli attaccanti era l'argi ne, una sponda alta 3 m e mezzo e larga 2, costruita in tempo di pace per contenere le piene del fiume. Fortunatamente, questa "fortezza naturale" non era stata sfruttata al massimo dagli austriaci, che si fidavano più dei reticola ti e delle trincee: l' argine costitui va tuttavia un impedimento seòo perché na condeva postazioni di cecchini e di mitragliatrici. Tra l'argine e il fiume "c'era un tratto di arbusti e alberi della larghezza dai 20 ai 200 m,., molto attrezzato a difesa. Per buona sorte, "dove il fiume più si avvicinava all 'argine , c'era vicino ali 'acqua una sponda alta circa un metro" .40 Quando scattò l'offensiva, la lO" Armata era pronta. Ecco il raccon-

39 Relazione. V. tomo 2. pp. 513-30. Il lancio dei ponti era un 'operazione disagevole e rischiosa in sommo grado. Un giovane ufficiale austriaco, giunto sul Piave " in met zo ad u.n fango asiatico'' e attestato nella zona di Zenson, annotava il 26 ottobre: " Questa notte sono stato sino alle 2 ai piccoli posti (avamposti). G li italiani lavoravano. Fra le l 0,30 e le Il ,30 (22,30 e 23,30) la nostra arti glieria ha aperto un meraviglioso fuoco sulle linee italiane. Un vero fuoco tambureggiante! Non era piacevole certamente sentire fì schiare i proiettili a breve distanza da l capo. ma ero felice per questa dimostrazione di forza. Il nemico non continuò il suo lavoro". Comando 3• Armata. Ufficio Informazioni , Diario di 1111 alfiere del /2° rgt fanteria (331 divisione, 7" CA austro-ungarico), A USSME. F 3, busta 188, fase. 6, p. 7. 40 Crossc, cit., pp. 65-66. Poco dopo (pp. 68-69) l'Autore osserva che i combattenti brita nnici rischiavano la vita non per la loro patria, ma per l iberare terra italiana "c ovviamente simpatizzavano col desideri o degli italiani di libe rarla", ma non sa pevano niente dei motivi della guerra italiana, ritenendo ''che tutte le nazioni non politicamente pazze erano ora unite contro i tedeschi", e così l'Italia. "Questa ignoranza era una disgrazia"", secondo l'Autore. il quale crede che "se i soldati ingle i fossero stati istruiti sull'argomento. avrebbero sentito un più fone motivo di unione con gli alleati nel cui territorio stavano combattendo'' . E ' diffi cile dire se la considerazione era esatta: per quanto concerne la questione dell' Alsazia-Lorena vi era certo maggiore informazione nell'Esercito britannico, però la moti vazione prevalente per la quale gli uomini si battevano, almeno da que l che risulta dag li interrogatori dei prig io nieri inglesi. era la necessità di fermare la Germania p iuttosto che di restituire aiJa Franc ia le regioni perdute.


CAI'i1'0 L0 IX - LO SFONDAMENTO DAL PIAVE

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to della Narrative: "Alle 23JO della notte sul 27 ottobre venne iniziato su tutta la fronte il bombardamento delle posizioni nemiche. E' opportuno rammentare che fino a quel momento nessun pezzo d'artiglieria inglese aveva fatto fuoco; il tiro , tanto delle artiglierie pesanti, quanto di quelle leggere venne controllato dalla 63 Compagnia Fie/d Survey del Genio , ed a grande merito dì tutto il personale di questa Compagnia si deve se il tiro di distruzione, ed in seguito quello di accompagnamento, risultarono della massima efficacia. Alle 6,45 del 27 ottobre iniziò l 'attacco della 103 Armata contro le difese nemiche ad oriente del Piave, Sulla destra operava l'XI CA italiano, comandato dal generale Paolini , con la divisione 37a al comando del geo. Castagnola, e 23° bersaglieri al comando del gen. Fara. Sulla sinistra operava il XIV° CA britannico, rispettivamente con la 7" divisione al comando del maggior generale TH . Shoubrìdge ...alla destra e la 23" divisione al comando del maggior generale H .F. Thuìllee,alla sinistra. n nemico oppose consistente resistenza nelle sue posizioni avanzate, ma i difensori vennero travolti dopo un aspro combattimento, che permise a tutte le truppe di avanzare con la più grande decisione. Merita speciale menzione il contegno tenuto , durante questo assalto, dal 22° Btg del Manchester Regiment e dall' l l o Btg dei Nothumberland Fusitiers. L'avanzata delle truppe attaccanti della 37a divisione italiana venne ritardata a causa dell'esistenza d.i profondi canali tra le Grave e lariva sinistra del Piave, e per il nutrito fuoco delle mitragliatrici avversarie; di conseguenza le truppe stesse non furono in grado di rimanere a contatto del fuoco di accompagnamento delle proprie artiglierie. li tiro non venne tuttavia riportato indietro e le truppe con grande decisione si spinsero avanti e riuscirono a conquistare gli obiettivi loro assegnati. Disgraziatamente perdemmo un certo numero di valorosi soldati per annegamento; risultava infatti assa.ì difficile aJie truppe, cariche del fucile e delle munizioni , dì mantenere saldo piede nella corrente .41 Durante la mattinata del 27, la 63 brigata bersaglieri (della 233 divisione italiana), avendo passato il fiume in coda alla 37" divisione italiana, si spiegò sul fianco destro di quest'ultima divisione, e avanzò verso i propri obiettivi, avendo sulla destra 1'11" divisione d'assalto (in realtà si trattava di un Btg , n.d.a.). Giunta la notte del 27 ottobre, si era conquistata un'ampia 41 Il Crosse (cit. , p. 70) afferma invece che, almeno nella 7• divisione, "solo pochissimi morirono annegati ; sebbene parecchi siano stati senza dubbio trascinati dalla corrente più a valle" , e cita a sostegno la posizione dei cadaveri: "quasi nessuno giaceva ai bordi dell 'acqua; tutti erano stati colpiti da mitragliatrice" .


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Gl l Al l rATli N ITAUA OURA,YfE LA PRl).lA GUE.RR \ MO'<DlALE (1911-1918)

te ta di ponte, che veniva sa ldamente tenuta; le località di Stabiuzzo, S. Polo di Piave, Borgo Zanetti, Terge, Borgo Malanotte, C. Tonon, erano tutte nelle nostre mani. La costruzione dei ponti sul Pi ave procedeva intanto rapidamente, quantunque venisse assai disturbata dall 'azione dell'aviazione nemica. La violenza della corrente era tale che se un ponte era interrotto, vi era il pericolo che tutto il materiale del ponte fosse spazzato via. Ambedue i ponti ven nero interrotti varie volte. Sulla fronte dell'S 3 Armata italiana, ma ad un intervallo di circa 10 km sulla nostra sinistra, era stata pure effettuata una te ta di ponte, ma quelrArmata aveva trovato difficoltà nel gettare i suoi ponti , oprattutto nel punto di giunzione con la l oaArmata. La sera del 27 ottobre il XVIll Corpo era dislocato come segue: 33a divisione: 3 Rgt riuniti nelle vicinanze di Varago , ed un Rgt sul Lido, con l'ordine di attraversare il Piave alle ore 7, 30 del 28 ottobre. 56° divisione: nella zona eli Carita-C. Catena, per muovere attraverso il Piave al passaggio di Palazzon, allo scopo di rilevare la parte sinistra del fronte della 233 divisione (britannica) ed il giorno seguente continuare l'attacco in direz ione Nord, in modo di aprire la fronte all'Sa Armata. La 31 3 divisione ital iana il giorno 27 ottobre venne assegnata alla 103 Armata, e fu mc a a lle dipendenze dell'XI CA''.42 Il generale Caviglia coordinò il proseguimento delle operazioni con queste disposizioni: " La 10a Armata continui nella sua azione. Metto ai suoi ordini il XVIII CA (divisioni 33'' e 56•) col compito di passare il Piave sui ponti di quel settore e puntare direttamente su Conegliano per liberare il fronte deU'VJJT CA. In questa azione il XVIII CA sarà appoggiato dal tiro di quelle batterie dell'V Ili CA che possono efficacemente contribuire allo scopo".43 Riprendiamo la Narrative: '"L'attacco del 28 ottobre venne effettuato otto il tiro di accompagnamento dell'artiglieria, tiro che riuscì assai efficace, sebbene fosse preparato su scarse notizie. Durante la notte dal 27 al 28 ottobre parecchi ponti erano stati interrotti, cosicché il XVIII

42 AUSSME. F 3, busta 188, fase. 7. Re lazione, V, tomo 2 bis, doc. 3 12,3 13: dalla 3 1" divisione italiana dipendeva il 332° rgt di fanteria americano che pure fu messo a disposizione della IO" Armata. 43 Le istruzioni di Caviglia del 27 ottobre sono in AUSSME. E 2. busta 105, dove si trovano pure gli ordini di operazione della l o• Armata. Cecchin (cii . p. 132) rammenta peraltro che la mossa era stata prevista da Diaz nella Conferenza di Abano con i Comandanti d"armata dell2 ottobre.


CA PITOLO IX - L.0 SFONI)AMENTO OAL PIAVE

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CA non riusd a mettere in linea tutte le truppe necessarie . Il generale Basso, col suo soldatesco istinto, non esitò a continuare l'avanzata, che fu ripresa con magnifico slancio. Sulla fronte dell'Xl CA italiano, la 37a divisione italiana incontrò una forte resistenza ad Ormelle e a Tempio, ma queste due località furono tuttavia conquistate dopo una speciale preparazione d ' artiglieria. Sul resto del fronte l'attacco ebbe pieno successo , e verso sera la 10" Armata aveva raggiunto la linea RoccadelleOrmelle-Tempio-Rai-C. Bonotto-C .M ilanese-S . Lucia di Piave-Po nte della Priul a. Da detta linea vennero spinte innanzi delle pattuglie, verso e sino al torrente Monticano; le pattuglie riferirono che la linea del Monticano era saldamente tenuta dal nemico, e difesa da mitragliatrici . Queste notizie vennero poi confermate dalle ricognizioni degli aerei.44 Le seguenti unità meritano eli essere specialmente ricordate per il contegno tenuto in questa giornata di battaglia: le brigate Como e Bisagno per il magnifico slancio col quale effettuarono l' attacco , sebbene non avessero avuto modo di riconoscere suffic ientemente il terreno d'azione. Queste due brigate sole riuscirono a catturare c irca 2000 prigionieri , 7 pezzi d'artiglieria ed o ltre 150 mitragliatrici. Dalle informazioni ricevute sui combatti menti della giomata appariva evidente che la resistenza opposta dal nemico si andava attenuando.

44 Il XVIII CA iniziò ad attraversare il fiume nella notte tra il 27 e il 28 e la mattina seguente Norman Gladden vide passare alcuni reparti "vicino ad un ponte sulla Piavesella, diretti a S. Lucia di Piave, che conqu istarono alle ore 17 d i quel 28 ottobre... Quando arrivò la testa della prima colonna, il nostro entusiasmo era alle stelle. Erano tutti in divise perfette, bene armati, carichi di materiale nuovo di zecca che depositarono in gran parte lungo la siepe a sinistra che bordava il campo e si este ndeva s in nelle retrovie. Ci ritirammo dalla prima linea, in posizione ta le da non essere d' impaccio e nello stesso tempo da pote r seguire tutta la manovra successiva. Era pre visto il solito sbarramentO e all' improvviso ci piovve addosso un muro sibi lante di granate leggere che ci spedì tutti in fondo alla trincea. Come al so lito, cominciò troppo indietro ...Lo sciocco s barrame nto si spostò oltre la siepe e gli italiani scomparvero alla vista. Si udirono le prime raffiche di mitragliatrice e le prime fucilate, mentre i rincalzi affluivano dietro la prima linea ...Pochi minuti dopo l ' injzjo dell'attacco, era co mi nciato il rifl usso: molti feriti zoppicanti o in barella, ma soprattutto austriaci a centinaia, segno evidente che erano concentrati nelle vicinanze in numero tale da sommergerei, se avessero avuto un minimo d' iniziativa. Che occasione mancata! Il rumore della battaglia si allontanò e apparve chiaro che il nemico si ritirava rapidamente". La s ituazione de ll'Esercito austro-ungarico al 30 ottobre vedeva la IO" e l l" Armata mantenere le posizioni , il Gruppo Belluno rit irarsi disordinatamente, la 6" Armata battuta e sfasciata rip iegare sul Tagliamento inseguita dalla cavalleria, l' Jsonzo Armee indietro verso il Tagliamento. Cfr L'azione delL'Esercito Austro-Ungarico nella bauaglia di Viuorio Veneto, AUSSME, P l , busta 73, fase. 2.


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GLI ALLEATI IN ITALIA DURA,\fTE Lt\ PRl:VlA GUERRA MONDIALE ( 1917-1918)

Il servizio aeronautico riferiva che si vedevano grosse colonne nemiche in ritirata lungo le principali strade della fronte del Piave. Il successo conseguito nelle operazioni della giornata portò ali' effetto desiderato perché la resistenza nemica sulle alture intorno a Susegana si indebolì, e così durante la notte tra il 2S e il 29 ottobre venne ultimato il passaggio della destra dell'Sa Armata intorno a Nervesa. Avendo esaurito il compito assegnatogli, il XVIII CA italiano ritornò dalla mattina del 29 ottobre alle dipendenze dell'Sa Armata. La mattina del 29 ottobre si ripresero di nuovo le operazioni offensive , e durante la giornata l ' avanzata delle nostre truppe venne portata al torrente Monticano, dalle vicinanze di Fontanelle e Ramera. Le truppe montate del XIV CA, al comando del ten . colonnello Sir C.E. Lowther, ... agendo vigorosamente davanti alle fanterie, si assicurarono il possesso del ponte sul Monticano tra Vazzola e Cimetta , rimasto intatto sebbene il nemico ne avesse preparato la distruzione. Questa risoluta azione ci consentì di risparmiare parecchie ore nell' inseguimento. Il nemico difendeva Conegliano strenuamente, a circa un km a S-0 della città. Una decisa azione della brigata Sassari , sostenuta da reparti della brigata Bisagno, venne a minacciare la città da Nord, e travolse ogni resistenza di modo che la città fu conquistata. Con la giornata del 29 ottobre le difese nemiche dimostrarono mani.festamente il loro indebolimento, e numerosi incendi che si vedevano dietro le linee nemiche indicavano come questo avesse in ani mo di compiere un grande ri piegamento. Durante la giornata del 29 il Corpo di Cavalleria italiano, sotto il comando di Sua Eccellenza il conte di Torino , attraversò il Piave sui ponti della 10• Armata, avendo ordine di assicurare le teste di ponte oltre il Tagliamento. Il passaggio del Corpo di Cavalleria ritardò alquanto il passaggio del Piave da parte della 31 a divisione italiana, le cui truppe di coda toccarono la riva sinistra del fiume solo la mattina del30. Nello stesso tempo le truppe di testa dell ' anzidetta divisione rilevarono neJia notte tra il 29 e il 30 ottobre la parte destra del fronte tenuto dalla 7• divisione britannica. Le truppe della 31 a divisione dimostrarono grande energia ed iniziativa, ed il comandante della divisione, maggior generale De Angelis , offrì ogni sostegno (alle truppe che agivano a suo contatto). Il giorno 29 ottobre , la 238 divisione bersaglieri passò alle dipendenze della 38 Armata, allo scopo di alleggerire iJ fronte di questa Armata con un attacco verso Sud. Il suo posto neli 'XJ CA fu preso dalla 10• divisione italiana , comandata dal generale Gagliani , che passò alle dipendenza dell'XI CA italiano il giorno 30. Frattanto la 3F divisione ita-


Ct\ PITOLO IX - LO SFON DAMENTO DAL PlAVE

liana, che comprendeva il 332 Rgt americano, raggiungeva il XIV CA britannico. 11 nemico aveva rapidamente occupato la fronte del Monticano, e su questa linea esso oppose la sua ultima seria resistenza. Durante la sera del 29 ottobre e la mattina del 30 ottobre vennero forzati dei passaggi sul Monticano e il nemico venne abilmente costretto a sgomberare il resto delle sue difese per la valorosa condotta dell'8° Btg del Yorkshire Regiment. La 7" divisione britannica dovette sostenere qualche violento combattimento presso Cimetta. Questo villaggio durante la giornata del 30 cambiò tre volte mani e finalmente rimase in nostro possesso. Da quando le nostre truppe passarono il Monticano , la disfatta degli austriaci si tramutò in piena rotta. Alla sera del 30 ottobre venne raggiunta la Livenza, a Francenigo ed a Sacile".45 Le annotazioni dei diari d'Armata e dei reparti dipendenti non dicono alcunché di sostanzialmente diverso, pur essendo più particolareggiati. Forzato il Piave e costituita la testa di ponte, le avanguardie del XIV CA britannico e del XVIII italiano la sera del 28 ottobre avevano superato gli obiettivi assegnati. L'indomani mattina 600 cavalieri della l" divisione non poterono guadare il Piave e venne deciso che tutto il Corpo di Cavalleria italiano (4 divisioni) superasse il fiume sui ponti, il che prese tempo fino alle 14,50; ma nel frattempo i reparti c iclisti del XVIII e dell'VITI CA erano stati lanciati in avanti con libertà d'azione. Alle 17,30 del30 ottobre venne comunicato che cavalieri italiani ed inglesi erano entrati a Sacile, ma in quella data il Diario della 233 divisione britannica annota: "L'avanzata era preceduta dalle truppe montate. Alle 15,15 fu ricevuta notizia che dette truppe, le quali avevano raggiunto i di ntorn i di Sacile, erano state contrattaccate da cavalleria e fanteria in forze provenienti dalla direzione di detta città e da Ronche e che avevano sofferto perdite in uomini e in mitragliatrici autotrasportate" . Il 31, il gruppo tattico della 70" brigata iniziò la sua avanzata alle 9 ...Alle 9,50 giunse un' informazione dal 9o York and Lancaster Rgt che il nemico teneva la stazione ferroviaria di Sacile e che un aspro combattimento si stava svolgendo .. .Alle 12 il 9° York and Lancaster Rgt raggiunse l'orlo occidentale di Sacile dopo ostinato combattimento e prese contatto con 1'8° Yorkshire Light lnfantry alla sua sinistra . Alle 14 i Btg avevano raggiunto i loro obiettivi e tenevano la riva destra della

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AUSSME. F 3. busta 188 , fase.?; Relazione, V, tomo 2, p. 671.


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GLI ALLEATI IN ITALIA DURANTE LA PIUMA GUSR RA MONDIALE (1917-1918)

Livenza; la linea ai prolungava sulla sinistra per S. Michele-C. Mozzan-Vali erba. Alle 16 giunse notizia che si era preso contatto con la 7a divisione al ponte della ferrovia e cbe entrambi i ponti sul fiume in Sacile erano stati distrutti dal nemico poco prima che le fanterie li raggiungessero. Più tardi , il 9o York and Lancaster Rgt, sostenuto da artiglieria da campagna, da mortai da trincea e da lanciafiamme, forzò il passaggio della Livenza con l'aiuto di una passerella temporaneamente riparata dal 9o South Staffordshire Rgt e dopo aspro combattimento stabilì una linea di avamposti lungo l'orlo orientale di Sacile a contatto con unità ai due fianchi . La linea finale tenuta dalla brigata era dal ponte della ferrovia a Sud di Sacile per il margine orientale della città ...La brigata era in contatto con la 7" divisione a destra e col XVIII CA italiano a sinistra". La presa di Sacile, cui parteciparono anche reparti della 3a e della 4" divisione di cavalleria italiane, fu in realtà assai dura per la tenace resistenza opposta dalle retroguardie avversarie "strada per strada e di tetto in tetto".46 Ai Comandanti britannici fu conferita la cittadi nanza onoraria di Sacile con l'odg seguente: "Il Consiglio Comunale di Sacile, radunatosi per la prima volta dopo la triste giornata dell'occupazione della città da parte del nemico; Esprime l'imperitura riconoscenza del Comune alle truppe italiane cbe eroicamente vinsero le prime resistenze opposte dalle truppe austriache alla riconquista della città; Esprime l' imperitura riconoscenza del Comune e affida alla storia il ricordo d eli' eroico contegno delle gloriose truppe britanniche, che dopo aver concorso con le armi italiane alla occupazione deUa parte occidentale della città , superando ogni ostacolo di anni e di natura, forzarono il Livenza ed espugnarono di viva forza la parte centrale della città, continuando fino a notte nelle piazze, nelle vie e nelle case un combattimento che ricorda i fasti più belli delle guerre del patrio risorgimento;

46 Narrative of operations, ecc. AUSSME, B l, La battaglia di Vittorio Veneto, ecc., cit., parte ll, Armadio Il, Sez. VI, n. 45 g.


CAPITOLO IX- LO SFON DAM ENTO DAL l'lAVE

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Dichiara di conferire la cittadinanza onoraria al generale The Earl of Cavan , Comandante in capo delle Forze Britanniche in Ital ia e al Tenente Colonnello Sir Charles Lowther, Comandante le truppe operanti nella gloriosa giornata del 31 ottobre" .47 Circa i problemi e gli eventi di quei giorni sembra utile riportare ancora qualche notizia attinta dal Crosse. La questione dei ponti e del traffico non era da poco . "A complicare le cose intervenne il fatto che il XVIII Corpo d'Armata italiano schierato a Nervesa, non avendo raggi unto l'obiettivo dì passare ivi il fiume, aveva ricevuto ordine di usare il ponte dì Salettuol, per attaccare sulla sinistra delle truppe inglesi in direzione nord. Questa grossa unità italiana in movin1ento congestionò infinitamente di più il traffico. A un certo momento si progrediva al ritmo di un chilometro e mezzo ogni sei ore. Della nostra 7a Divisione, per regolare il traffico, furono impiegati non meno di 100 uomini e l'ufficiale responsabile, magg. W. Wall, lavorò da matto, ma i suoi sforzi ebbero solo un successo parziale. Quando sopraggiunsero gli aeroplani austriaci, la strada verso il ponte era intasata dalla fanteria e le perdite causate dalle bombe furono terribili. Rimasero uccisi circa 50 italiani, e oltre 150 loro feriti passarono per la nostra Sezione avanzata di Sanità di Maserada. Il problema del traffico raggiunse il suo punto cruciale il mattino seguente, 28 ottobre, quando si ruppe il ponte". La corrente aveva fatto sprofondare i cavalletti e , cambiando direzione col rientro dalla piena, aveva trascinato via tre pontoni. " Riparare il ponte fu difficilissimo e per completarlo ci volle tutto il giorno", tra peripezie e insuccessi; a un certo punto l'artiglieria austriaca incominciò a sparare, ma i genieri britannici continuarono " il lavoro come se niente fosse. Nel frattempo fu chiamata la 18a Compagnia italiana Pontieri e il ponte fu completato verso sera, costruito una trentina di metri più a sud, mentre se ne preparò un secondo usando quello già costruito per l'isola Veneto e congiungendo questa alla Grave di Papadopoli". Al Monticano, il ponte sulla strada Vìsnà-Cimetta era interrotto, ma non quello tra Vazzola e Cìmetta, minato e intatto. "Grazie alla balordaggine militare del nemico, il ponte tra Vazzola e Cimetta non era stato fatto saltare. Era stato minato ed era stata sistemata anche la miccia tra i

47 Relazione Cavan al Segretario alla Guerra, ecc., cit., AUSSME, F 3, busta 156, fase. 18.


GLI ALLI::ATI L'l ITALIA DURANTE LA PRIMA GUI:RRA ~I O)'(DIALE ( 1917·1918)

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due argini. Bastava solo un fiammifero per distruggerlo. Per no tra fortuna, il tizio che aveva messo la miccia era un pazzo e quello che doveva accenderla un vigliacco", perché il primo non a veva tirato la miccia dietro l'argine orientale, ma l'aveva lasciata pendere sul greto del fiume e il secondo non volle rischiare una fuc ilata per andarvi ad accenderla". L'Autore commentava: "Di questi pazzi non ne esistevano certo fra i tedeschi" . Così la r divisione riuscì ad avanzare, malgrado il contrasto di una divisione nemica "fresca", su Cimena, dove stava convergendo anche la 23a. "li nemico non contrattaccò ma si limitò a bombardare la posizione. Una serie di avampo ti furono scavati poco oltre il paese, e i soldati, infreddoliti e stanchi , vi si acquattarono in attesa dell'alba. Questa cattura di Cimetta il pomeriggio del 29 ottobre fu l'u lti mo combattimento in cui fu impegnata la nostra Divisione. Il nemico aveva sperato di tenere il Monticano per almeno due giorn i, per proteggersi la ritirata, ma la cosa non gli riuscì, e da questo punto in avanti la sua ritirata divenne una rotta" .48 Un'altra testimonianza britannica viene dalla 23n divisione, che insieme alla r componeva il XIV CA. E ' del T C H.R. Sandilands, il quale rammenta che la fanteria inglese dovette modificare la " usuale tattica di espugnazione di limitati obiettivi di trincee": per incalzare

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Cfr Crosse, cit., pp. 84-95. La sera del 29 ottobre il gen. Shoubridge, divisionario della 23•, disse ai suoi uomini:''Dovete solo marciare come dannati e la guerra è vinta ... Una previsione azzeccatissima". La realtà invece - ed è comprensibile- veniva raccontata in maniera diversa ai rinforzi austriaci avviati verso il fronte: alla destra della Livcnta- racconta Weber (cit., pp. 286-87) - passa una colonna di "fanti con le divise a brandelli che marciano verso il frollle ...Ecco un aspirante dalla faccia pallida di bimbo. Che cosa succede. dunque? - gli chiedo. - Gringlesi banno passato il Piave. ma sono stati respinti - risponde - Tutto bene.. :·. Di quando in quando nel resoconto del Crosse compaiono anche italiani liberati: " ARai furono liberati molti civi li, che salutarono i liberatori con grande entusiasmo ... ll gen. Green, cavalcando accompagnato da un interprete, fermò un c ivile e gl i chiese dei suoi guai . Rispose che ne aveva patiti tanti, ma que llo più brutto era la mancanza di tabacco da naso. Era la sua unica consolazione e non ne aveva da dodici mesi. Il generale, ch'era raffreddato, ne aveva in tasca e immediatamante g liene diede. Oh, grazie, grazie, signore! Mille ringraziamenti! rispose l'italiano stupito''. E a Vazzola, il 29, uno ..dei c ivili , che sapeva che le sofferenze erano ormai finite. offrì ai liberatori l'ultimo cibo che aveva. Gli austriaci avevano requisito gran pane del grano che era Stato raccolto. e negli ultimi giorni avevano razziato al massimo. Un vecchio. con le lacrime agli occhi. spiegò dopo che il nemico. semplicemente per di~petto . gli aveva avvelenato il suo cane da caccia,. un pointer. la cui pelle impagliata era ora appesa in cucina a seccare. Tutto rubato conùnuava a ripetere a chi gli chiedeva della sua proprietà".


CAPITOLO IX - LO SFQ:\OAMENTO DAL PIAVE

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efficacemente l' avversario in ritirata ed accele rare la progressione fu necessario dare spazio a manovre di piccoli gruppi e ad iniziative individuali _ S i verificarono episodi di attacco all a baionetta , il soldato semplice Wilfred Wood catturò , imbracciando una Lew is, 140 nemici che si credevano tagliati fu orL Facendo perno sull a 7'\ la 23a divisione raggiunse nel primo pomeriggio i suo i obiettiv i (una linea poco a sud di Vazzola). A 3 km c'era il Monticano e 500 m prima scorreva un canale, su cu i glj austriaci facevano conto per ritirarsi sulla riva sinistra del Monticano e opporv i una res istenza che avrebbe dovuto garantire un successivo disimpegno ordinato sulla Livenza; i britannici riuscirono a compiere qualche aggiramento locale , ma a Cimetta dovettero combattere duramente. S ulla destra e a l centro, tuttavia, tre btg avevano già sorpassato il Monticano alle 13 del 29; sulla sinistra 1' l l Northumberland inco ntrò maggiori d ifficoltà, superò il corso d 'acqua nel pomeriggio e "avanzò a llo scoperto per circa 800 metri , con irruzione di gruppi d i uo mini sostenuti dal fuoco di fuci li e di mitragliatrici . Quindi , con una carica fi nale, ripul irono completamente l ' area bajonettando 4 ufficial i e 70 soldati e catturando 155 prigionieri. G li austriaci erano tati finalmente ricacciati al di là del Monticano su tutto il fron te della 233 D ivisione•·, mentre anche Ci metta, dopo aspri combattimenti che si protrassero per sei ore , cadeva nelle mani della r. Il 29 ottobre fu il g iorno decisivo per la 23a div isione, q uello nel quale i suoi reparti incont rarono la resistenza più ostinata, favor ita anche da ll a mancanza dell'abituale s upporto dell ' artiglieria rimasta indietro. II 30 venne rip resa l'avanzata verso la Livenza: benché non si scorge se il nemico , il movimento in avanti era lento , in un 'area fittamente abitata; a sera la 23a divisione si attestò sulla ri va destra del Mesch io, g li austriaci eran o s ull 'altra sponda. Il giorno dopo, l'attacco a Sacile fu condotto da tre btg della 70a brigata: il go York and Lancaster a destra, 1'8° King 's Own al centro e 1'8° York and Lancaster a sinistra. Lo scontro fu duro, finché il btg di destra riuscì, verso mezzogiorno, ad impossessarsi dei confini occidentali della città e ad entrare ne li 'abitato dove conversero nuclei del btg centrale; questo reparto , insieme al btg di si nistra, aveva raggiunto la " linea S . M ichele-Càneva senza incontrare resistenza". Alle 12.30 tutta la riva destra della Livenza, in Sacile, era in mano britanniche e il nerruco aveva ripiegato oltre il fiume: nel "pomeriggio avvenne anche il ricongiungimento con la 73 di visione al ponte della ferrovia, allora transitabi le solo per la fanteria. Gli altri due ponti in legno al centro e a


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monte della città erano invece stati distrutti prima che potessero giungervi le nostre truppe" _49 La relazione austriaca richiama i contrattacchi falliti durante il forzamento del Piave. " Le truppe del XXII Corpo del1'8a Armata, passate a sud cl i Moriago nel mattino travolsero le linee dell' l i a D .C. H. che oppose scarsa resistenza; la riserva delle divisioni ripiegò su Farra eli Soligo. La 57" divisione italiana, attraverso quella breccia, si spinse fino a Sernaglia conquistando circa 20 pezzi che fino all'ultimo momento avevano continuato a far fuoco. La 12" divi io ne Schutzen montata lottò ancora eroicamente a Sernagl ia, ma poi dovette abbandonare le posizioni a Chiesola e Falzè, e anche la 43" H. si arretrò dietro il T. Soligo. A Ponte della Priula i tentativi di passaggio deii'VIIT Corpo italiano erano falliti, e così pure quelli del XXV11 a Vidor: avvennero però passaggi più a valle. Era intenzione del comandante del l l Corpo austro-ungarico di contrattaccare a Sernaglia colle riserve del Corpo d ' Armata agli ordini del maggior generale Hegedus; ma tali riserve erano lontane e quindi neppure il pomeriggio il contrattacco potè essere e ffettuato. n contrattacco i olato di un reggimento dovette arrestarsi davanti a Sernaglia e a M osnigo. Nella zona di Falzè riserve della 12" divisione ottennero risultati, ma il contrattacco su Sernaglia da est urtò in ritorni offensivi italiani e costrin e ad arretrarsi di nuovo dietro al T. Soligo. li g ruppo Hegedùs attaccò da nord di Sernag lia , ma nell'oscurità avvennero deviazioni, sì che il risultato fu nullo.50 Le note che ha lasciato Hegedùs sono laconiche: vi si parla di due tentativi effettuati nel giorno 27 ottobre, il primo alle 8,35 condotto da un rgt eli ussari Honved nel bosco a nord eli San Gallo, il secondo alle 18,10 49 H. R. Sandilands. cit .. pp. 135-47. Gli austriaci abbandonarono a Sacile "un'ingente quantità di materiale. La sola 7(}' brigma, oltre alla cattura di 500 prigionieri, s'era impo sessata di 50 cannoni". 50 Il resoconto ufficiale austriaco dà conto di numerosi altri progetti di comranacco che non portarono a niente: " Il 28, con una nuova divisione ungherese (343 ) c altre truppe in posto il feldmarsha/leutnant Luxardo doveva contrattaccare di nuovo a Semaglia", ma l'avanzata inglese non lo permise. Berndl avrebbe voluto ricacciare su Papadopoli g li attaccanti e ordinò al maggior generale Majewski di auaccare "in modo unitario'' con fot7.e del XVI e del IV Corpo austro-ungarico: " mentre il gruppo Majewski assumeva il dispositivo per il contrattacco, g li Inglesi erano giunti alla strada Tezze-S. Polo, e l' XI Corpo italiano, sulla destra. si era avanzato su Ormelle, Roncadelle e Ncgrisia. Il contrattacco del gruppo Majewski. pezzettato e urtante in avanzata avversaria. non Ottenne risultati". Anche le riserve del IV CA contranaccarono gli italiani. ma con pochi risultati. Tuttavia la sera del 27 il comando austriaco non considerava la ituazione preoccupante e stava facendo affluire truppe fresche. Dietro alla linea del fuoco, 3 divisioni dal Monticano ed l da Oderzo si preparavano a contrattaccare il 28: al tre 3 venivano da Sacile e Conegliano per formare il ·'gruppo d'urto Nohring", punta di lanc ia della controffensiva


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ad opera del 2° ussari e del 128° rgt di fanteria. Gli avvenimenti del 2829 ottobre sono riassunti come segue: "Fino a mezzogiorno si continua a resistere con una serie di azioni dinamiche e di contrattacchi , a sera le truppe sono completamente esauste. ma continuano acl essere alla mano dei loro comandanti ed a battersi".51 Un'altra testimonianza austriaca faciJita forse la compensione dì tanta stringatezza: " l nostri avversari ... riuscirono purtroppo a varcare il Piave, tanto a destra quanto a sinistra, ed a consolidarsi sulla riva sin istra del fiume. Mentre il vici no di destra del Gruppo Jiiger poté impedire un'ulteriore avanzata del nemico, la Divisione di cavalleria Honved di sinistra fallì completamente. La maggior parte dei suoi uomini gettò via i fucili e si diede alla fuga ...52 Molto preciso e particolareggiato è invece il resoconto del generale Bemdt, in comando del XVI CA austro-ungarico. Sul suo fronte, nel quale truppe britanniche erano penetrate nella mattinata del 27, i difensori avrebbero dovuto " ripiegare lentamente", mentre si preparava un contrattacco guidato dal magg. gen. Majewski. Ma l'assalto britannico aveva indotto anche l'artiglieria austriaca a spostarsi indietro, nel timore di venire catturata,53 c que to influì sul contrattacco, ··nato sotto una cattiva stella'·. Gli incerti collegamenti con i reparti fiancheggianti ne ritarche doveva ricacciare italiani c britannici oltre il Piave, ma il "poderoso contrattacco non poteva effettuarsi che il 29". Italiani c britannici, però. continuavano ad avanzare, per cui la situazione mutava in peggio di momento in momento. Ora bisognava tenere la ri va meridionale del Monticano "per consentire alle divisioni d ' intervento di effettuare il contrattacco attraverso quel torrente". Era sempre io piedi "l'intenzione di contrattaccare col gruppo Nohring attraverso il Momlcano: ma non si poteva più sperare di mutare la critica situazione sull'ala destra dell' lsa (lsonzo Armee)". Gli italiani ed i loro alleati avanzavano dappertutto: "il contrattacco del gruppo Luxardo su Sernaglia non potè esser attuato a causa delle preoccupanti condizione delle truppe... uovi rifiuti di obbedienta ... non consentirono di effettuare il contrattacco progettato nella conca di Soligo .. .le truppe del gruppo Nohring si ammutinarono rendendone impossibile il contrattacco". Vedi Relazione austriaca, pp. 542-47. 51 Diario del Maggior Gen. Pau/ Hegedtìs. comandame dell'Il" Dh'isione di cavalleria Hon véd dal 16 o11obre jìno al24 novembre 19/8, in P. Pozzato· T. Ballà, Il Piave,cit., p.195. 52 S10ria del 9° e /0° ballag/ione Fe/djager Kopal. Lo ,~fondamento delle armate nemiche sul Piave dal 24 al 26 ottobre 1918, iD P. Pozzato- T. Ballà.l/ Piave , ci t. , p. l 67. 53 " La mattina del 27. allo scatto delle fanterie britanniche e nostre ... la reazione delle artiglierie austriache fu poco inten!>a e si mantenne tale tutta la giomata .. .fu questa conseguenza della profonda penetr.tZione delle fanterie della lO" Armata. che costrinse iJ nemico a spostare rapidamente le proprie batterie e provocò quindi una grave crisi nello schieramento avversario". Comando della 3• Armata. Ufficio Infonna7ioni. L'lsonzo Armee nella battaglia di Villorio Veneto (dattiloscritto). AUSSME, E l , busta 93. fase. l. p. 13. Il gen. Boroevic. tuttavia. pensava che " la situazione non è ancora angustiante.. , Sreter. s;il.. AUSSME. F 3. busta l 55. fase. 3.


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GLI ALLEATI IN !TALI'\ DlJRM'TE LJ\ PRIMA GUF.RRA M0'101ALE ( 191 7-1918)

daro no la partenza, così solo .. verso le 14 iniziò finalmente il movimento in avanti". Ma vi furono altri contrattempi e inconvenienti : una puntata offensiva britannica a Malanotte aveva sorprerso e fatto prigioniero il TC Haas e tutto il comando del 92° rgt fanteria (29a divisione) che rimase privo di guida; invece di avanzare, le truppe destinate al contrattacco si predisposero alla resistenza su l Monticano. Berndt afferma che le forze della 7" divisione britannica non avevano , nel complesso. superato ancora la trada Tezze-Camminada e che avevano interrotto il loro attacco. In quel momento la grande unità britannica teneva 4 btg in linea e 2 a S. Michele e a Cimadolmo in riserva di brigata; i 3 btg che avevano combattuto il giorno precedente erano stati lasciati a Papadopoli come riserva di divisione. A sinistra, la 23" divisione inglese teneva la linea della testa di ponte che curvava ali ' indietro fino a raggiungere il Piave a Tonon. 1àle situazione sarebbe durata fino all'indomani, ma i successi britannici del mattino avevano "scatenato qua e là reazioni di panico" e ripiegamenti ingiustificati. Un contrattacco che s i era pensato di organizzare, non poté aver luogo per insufficienza di truppe disponibili per l'impiego, mentre diversi divisionari sollecitavano di atte tarsi al Monticano. Ma alle 22 il Comando d'Armata ordinò che il nemico ·'fosse trattenuto per quanto possibile vicino al Piave", in vista di un unico, decisivo contrattacco in direzione di Papadopoli , da condurre nel giorno seguente con tutte le riserve d'Armata. Gli inglesi però non stettero ad aspettare, e i l 28 mattina ripresero l'attacco, prima alle ali verso S. Polo e S. Lucia, poi anche al centro. I britannici si muovevano con prudenza, tenendo conto che alla loro sinistra l'VIII CA italiano era ancora sulla riva destra, tuttavia la loro progressione rese impossibile "realizzare un nuovo fronte di combattimento a ud del Monticano" . Un contrattacco dell' 83 divisione di cavalleria autriaca ve niva prima rinviato e poi cancellato. Ma nella notte tra il 28 e il 29 forze del XVIII CA italiano varcarono il fi ume per il ponte di Salettuol, liberarono in mattinata la sponda antistante l'VIII CA ed avanzarono in direzione di Conegliano. A sera, avanguardie britanniche erano sulla linea Rai-S. Lorenzo e " gli italiani si collegavano con loro a S. Luc ia e a sud-est di Susegana" . Ogni speranza dei difensori era ormai affidata al grande contrattacco prev isto dal Comando d' Armata e già procra ti nato dal 28 al 29. E so però presupponeva volontà e capacità di re i tenza da parte delle truppe in ripiegamento , dalle quali invece giungevano segni di stanchezza empre più acce ntuata e , qua e là, anche di disobbedienza . Arz , la era del 28 , trasmise alle truppe una dichiarazione che le informava delle trattative in corso


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con Wilson per l'armistizio, ma le ammoniva: " Se il fronte non dovesse tenere, diventerebbe dubbio il fatto che l'Intesa si faccia coinvolgere in trattative; le sue truppe avanzerebbero fino a Trieste, Trento, Yillach e così via dettandoci le condi zioni di pace. Non si deve nemmeno supporre che nell'attuale situazio ne venga accettato un armistizio speciale". Sono parole molto importanti , che sarebbe opportuno ricordare quando si discutono tempi e modalità dell'armistizio di Villa Giusti. li Comando dell 'lsonzo Armee aggiunse una postilla per raccomandare ai comandanti di '·spendere tutta la loro influenza per una resistenza incondizionata: arebbe un ' umiliazione senza pari se vincessero gli italiani , il cui intimo valore è indubbiamente inferiore a quello delle no tre truppe . La loro costituzione non è migliore; nemmeno loro possiedono riserve consistenti . Dove c 'è la volontà, lì c 'è anche la vittoria". Alle prime luci del mattino britannici e italiani ripresero acl avanzare. Un reparto esplorante inglese disperse il presidio austriaco di Yisnà e catturò i superstiti. Le due divisioni britanniche procedevano con metodo, el iminando gli avamposti nemjci e attaccando le posizioni avversarie anche senza particolare pre parazione d 'artiglieria. Contrattacchi locali riuscirono solo a rallentare un poco l'avanzata. De ll 'operazione verso Papadopoli non si parlò più , il magg. gen. Majewski e aurì le sue riserve tra Borgo di Sopra e Cimetta, che cadde prima eli sera; né il suo pari grado Novottny ebbe sorte migliore. Berodt chese alla 6a Armata austro-ungarica di lanciare verso sud 4 btg di Schutzen della riserva d'armata, ma ottenne solo "un debole tentati vo". Si verificarono ripetutamente casi di rifiuto di obbedienza . "La ritirata senza t'reni delle truppe dell'ala settentrionale faceva temere" per l' intero CA. Nel pomeriggio, con gli italiani già oltre Conegliano, i timori di dissoluzione dell ' Eserc ito imperiale e regio aumentarono ancora. Lo sfondamento tra Vidor e Ro ncadelle, agg ravato dalla progressione italiana e britannica a Nord-Est e verso il Monticano , assumeva dimensioni sempre meno dominabili . Si temeva la comparsa della cavalleria nemica, che disponeva "di autoblindo e di motocarrozzelle con mitragliatrici", si riteneva " possibile anche la comparsa di carri armati". 11 programma austro-ungarico di fermarsi sulla Livenza per resistere pareva fac ilitato dal carattere, a pare re del gen . Berndt, non incalzante de ll 'avanzata alleata: "Un energico inseguimento ad opera della cavalleria avrebbe potuto , nel corso della giornata, giocarci un tiro molto brutto". Il punto era però se l'E ercito austro-ungarico arebbe arrivato sulla Livenza in ordine e con la volontà di combattere , oppure no . Il 30 ottobre, alle 9, la cavalleria ingle e era ancora ad occidente di Codognè, ma


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GLI ALLEATI IN ITALIA DURANTE LA PRlMA GUERRA MONDIALE (19 17· 1918)

nella stessa mattinata cavalleggeri e ciclisti alleati si affacciarono al fiu me tra Brugnera e Varda . Le truppe in ritirata fecero saltare i ponti, però a mezzogiorno il Comando dell' Isonzo Armee avvertì che la sosta alla Li venza poteva "essere solo di breve durata" .54 Il compito più importante era evitare la dissoluzione, ma i difensori che avevano combattuto erano esausti e alle loro spalle le riserve che non avevano combattuto recalcitravano a sacrificarsi adesso. Così il 31 gli inglesi erano a Sacile egli italiani a Polcenigo: motus in fine velocior. La Relazione italiana conferma quanto detto fin qui . Per quanto concerne la 10" Armata, a causa del mancato forzamento del Piave da parte dell'VIII CA italiano, la 23" divisione britannjca spostò sul fianco sinistro la 70a brigata per coprire le provenienze da nord , fino a quando le subentrarono le prime unità del XVlll Corpo. A quell 'ora, con l'XI CA italiano a S. Polo e il XIV britannico oltre Cimadolmo , la testa di ponte era mediamente profonda 3 km e larga 9. l successi iniziali deLle unità britanniche " ebbero effetti disastrosi sul morale di alcune unità austro-ungariche, molto provate dal violento e preciso fuoco di preparazione": si verificarono fughe e rifiuti di entrare in linea. Il 28 Cavan decise di far gettare a Palazzon un altro ponte, che alle 12 era terminato. Sulla sinistra della 103 Armata, intanto , il XVIII CA aveva attaccato mettendo in difficoltà il nemico , sospinto indietro al centro dal XIV Corpo britannico e costretto a ripiegare sulla riva sinistra del Monticano. Il 29 la cavaHeria britannica piombava a Vazzola e s i impossessava del ponte sul Monticano ancora intatto, attraverso il quale e superando in più punti il corso d'acqua, le due divisioni inglesi dilagaro-

54 Berndt, cit., pp. 60-92. La relazione britannica (p. 358) azzarda un accostamento che pare audace: "Si deve am mettere che l'aiuto tedesco agli austriaci fu temporizzato meglio di que llo dell ' Intesa ag li italiani , essendo stato calcolato per prevenire un di sastro, non per riparar lo. In ogni caso, a Capo retto e alle Grave di Papadopoli , ' Massenschreck" (terrore generale), quasi equi valente a panico, sopraffece i difensori quando si accorsero di essere attaccati da truppe impavide che combattevano con decisione" . L' Alto Comando austro-ungarico, invece, riteneva an cora possibile il 28 ottobre convincere le truppe a resistere per ottenere un armistizio negoziabile ed evitare che l'lntesa imponesse la capitolazione; in questo senso s i appel lava ai Comandanti: "Si tratta quindi di calmare le truppe e d.i inculcare loro che bisogna res istere. Poi in breve te mpo si potrà contare di otte nere un armistizio onorevole e la pace . Ques to argomento deve essere spiegato diffusamente alle truppe nella loro lingua materna e dovrà essere sfruttato a scopo di propaganda" ... L'azione dell'Esercito Austro-Ungarico nella battaglia di Vitto· rio, ecc., cit., AUSSME, F l , busta 73, fase. 2.


CAI' ITOLO IX ·

LOSFO~A \iE.'ITO

OAI. PIAVE

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no oltre il torrente. A destra l'Xl Corpo, che già il giorno antecedente aveva raggiunto Rai, Tempio e OrmeHe, proseguì oltre verso l ntrano e Cornaré. Per il giorno successivo, Cavan indicò al XIV CA la linea Orsago-Gaiarine-Cornaré c all ' Xl la linea Corneré-Oderzo; ordinò inoltre di lanc iare avanti pattuglie verso Sacile e Portobuffolé. L'avanzata delle fanter ie non potè essere molto rapida, tuttavia la era del 30 le unità britanniche, superate le ultime re istenze avversarie ul Mo nticano, raggiunsero la Livenza a Francenigo e Sacile: l' XI Corpo arrivò a Oderzo; la cavalleria puntò a Motta di Livenza. Caval leggeri inglesi , il 31, attaccarono le difese esterne di Sacile, poi il 10° York and Lancaster si fece strada nell 'abitato. Il XVIII CA , ripassato aHe dipendenza della IO"Armata, ne costituì " l'ala sinistra avanzante ne lla pianura verso il Tagliamento" e a sera Cavan gli assegnò come obiettivo la fronte Pinzano-Spilimbergo; il XIV Corpo doveva puntare a Casarsa della Delizia e l'Xl su S. Vito al Tagliamento. Anche la 3a Armata marciava sulla L ivenza, col nemico in piena ritirata.55 Quando le teste di ponte iniziali si erano collegate, il fronte d'attacco era risultato ampio e ben difficilmente contrastabile; subito dopo, lo sfondamento dell'Sa Annata a Vittorio aveva messo in crisi tutto lo schieramento avversario, per il quale sempre più chiaramente si profilava il disastro. La lO" Annata aveva svolto il suo compito egregiamente, conseg uendo una serie di success i tattici che contribu irono in maniera sostanziale al successo strategico de ll 'Sa Armata. Gli obiettivi decisivi che q uesta si prefiggeva, infatti, comportavano il supera mento di difficiU ostacoli proprio ne lla fase iniziale del forzamento del Piave in regime qua i di piena. "A queste gravi difficoltà inerenti alla natura del corso d'acqua i aggiungevano que lle dovute alla manovra. inquantoché, dovendo lo sfondamento della fronte nemica aver luogo nel settore della sa Annata, era necessario gittare moltissimi passaggi per consentire l'afflusso di forti masse, e una continua alimentazione che assicurasse, dal momento che era sferrata l'offensiva, una costante preponderanza sulle forze nemiche. Però questo affollamento di passaggi aveva per conseguenza che, andando delle barche alia deriva, come era inevitabi le, o per fa lsa manovra specialmente a causa dell 'oscurità, o per rematori feriti o uccisi, o per rotture di rem i, non si riusciva a fermare i galleggianti , dato

55

Relazione, V, tomo 2, pp. 53 1-39.564-69, 599-604. 627-30 , 67 1-77 .


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GU AI..LEATII"'ITAUA Dt:RA:-ITE LA PRIMA GI..I!RRA M0 l\DlALE(I917·1918)

anche l'impeto della corrente: e tali galleggianti , procedendo verso valle con grande velocità, producevano la rottura di tutti gli altri passaggi ". La congestione degli uomini e dei materiali faceva il resto: "Il compito dei pontieri della IO" Armata fu as ai men duro di que llo della 8\ perché i due principal i fattori di avver ità, velocità di corrente e aggiustamento del tiro avversario, non vi concorsero che in maniera assai minore. Purtuttavia il Comandante le truppe britanniche in Italia, dopo avere, nel comunicato uffic iale del 31 ottobre (N. 183) , segnalati gli importanti successi sull'avversario, dichiarò testual mente: 'Te ngo a far menzione di tutto ciò che devo alle unità dei pontieri ltalian i, senza la cui assistenza la difficile opera della costruzione dei ponti sul Piave non avrebbe potuto essere compiuta' . L'83 Armata avanzando irres istibil mente sulla riva sinistra del Piave impegnava e decideva la grande battaglia di Vittorio che portò al coronamento del sogno de i nostri Padri" _56 Il passaggio del XVIII CA sui ponti della lO" Armata fu una mossa determinante perché consentì l'avanzata su Conegl iano e sbloccò l'attraversamento del fiume da parte dell 'VIII Corpo. Questa operazione fu realizzata da lord Cavan con spirito di collaborazione e con grande flessibilità, sebbene venisse inevitabilmente ad incidere sull 'alimentazione ordinata dell 'attacco in corso sul fro nte della sua Armata.57 Il Comandante britannico prese in carico il XVIII CA sulla r iva destra e lo restituì tempestivamente all 'S" Armata sulla riva sinistra, sollecito di assicurare all 'azione in corso la massima e ffi c ie nza operativa. E quando ebbe l' impressione che q ualcosa non fos e produtti vo a tal fine, egli stesso assun-

56 " Il passaggio della nostra Armata dall'altra parte del !Piave fu effettuato, malgrado tante difficoltà: ponti sconquassati dal tiro nemico con mirabile tenacia furono rifalli; si ricorse come au ilio al gittameoto d i passe relle e di ponti. si eseguirono tragheuL li momento critico del passaggio. durante il quale si è facile bersaglio del fuoco nemico. venne più volte affrontato da tutti i pontieri: e molti di essi permasero suUa zona battuta per assicurare colla manutenzione dei ponti la conùnuità del transito. Per fronteggiare poi le lacune che si venivano a formare nei materiali, i ponderi, ben sapendo non essere faci le colmarle, ricuperarono sotto il fuoco nemico galleggianti e materiali d' im palcata travo lti dali ' impatto della corrente e Jj riutili zzarono nei passaggi già costruiti . Fu una lotta contro mo lteplici avvers ità delle quali, forse, il fuoco nemico non era. la maggiore. r galleggianti che ancora trovan i, crivellati, sul Piave, g li altri materiali ridoui ad infonni rottami e le perdite subite. ono muti e sereni testimoni dell'accanimento e della precisione del tiro nemico; le barche capovolte, incagliate. affondate, i pontieri annegati, attestano l'immane lotta coU'elemento acqua; i materiali galleggianti e fissi , riparati con mezzi di c irco tanza e rimessi in opera, parlano deUa tenacia dei pontieri nel voler assolvere il compito loro assegnato". Comando Genio dell'&• Am1ata a Caviglia, Opera svol1a dai pontieri durame la battaglia di Vittorio. 12 novembre 1918,AUSSM E, E l, busta 93. fase. 3. 57 Wilks, cit. , p. l 55.


CAPITOLO IX - LO SFONDA~fENTO DAL PIAVF.

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e l'iniziativa di chiedere nuove decisioni che privavano la sua Armata del upporto di una grande unità, da lui considerata più utile altrove. Si all ude alla la divisione di cavalleria italiana, posta da Diaz "alla dipendenza e a disposiz ione dell a 103 Armata" il28 ottobre. Il 29, alle "ore 17 Lord Cavan telefona personalmente a S.E. il generale Caviglia rapprescntandogli l'opportunità che la l a Divisione di Cavalleria, che deve ora agire sul fronte dell'Su Armata, sia posta alla diretta dipendenza di queto Comando, e prega di suggerire il provvedimento al Comando Supremo. TI Comandante dell'Armata te lefona al Comando Supremo il desiderio espresso da Lord Cavan. Intanto dalla Divisione di Cavalleria non pervengono notizie, né notizie può fornire Lord Cavan quando, alle ore 18, insiste ancora presso il Comandante dell 'Armata perché gli venga tolta dalla dipendenza tale Divisione. S.E. il Comandante dell'Armata telefona nuovamente al Comando Supremo , il quale acconsente al desiderio di Lord Ca van ed alle ore 19,40 perviene infatli ali' Armata il fonog. 14577 G.M. col quale la 13 Divisione di Cavalleria è posta alla diretta dipendenza dell ' Armata" .58 Era una decisione logica , dal momento che il Comando Supremo. informato dall'osservazione aerea del ripiegamento avversario, aveva ordinato alla 13 divisione di cavalleria, il 29 , di inseguirlo verso nord e già l' unità, superata la Li venza a nord di Sacile, incalzava il nemico "per la strada di Vigonovo catturando 1000 prigionieri e una ventina di mitragliatrici" _59 Durante la fase decisiva della battaglia di Vittorio Veneto l'aviazione ebbe un ruolo importante. Tra il 25 e il 31 ottobre , con una forza complessiva oscillante tra i 633 ed i 701 apparecchi efficienti , l'Aeronautica militare italiana eseguì una media giornaliera di 290 voli di caccia, 122 di ricognizione e 46 di bombardamento, con un addensamento delle missioni dal 28 al 30.60 Oltre a i reparti assegnati alle Armate, vennero impiegate con successo le già costituite masse da bombardamento e da caccia con unità di comando, col risultato di riuscire a "far converge-

58 Vedi Relazione, V, tomo 2 bis, doc. 332; Diario dell'Xl CA dt1l 28 ottobre 19/8 al 20 novembre 1919, AUSSME. 8 l. Armadio IO, Sez. IO B, 50 c: Relazione della 10• Armata. E l , busta 93 , fase. 2. Per i problemj del passaggio del Piave da parte della 1• divisione di cavalleria, vedi anche Comando Supremo, La bauaglia di Vittorio Venew, Allegati , Parte ID. Comunicazioni del Servizio di Collegamento, 8 l. Armadio Il, sez. VI. n 46 g (29 ottobre). 59 Cfr Diario dell'l!' Armata. AUSSME. 8 1, Armadio 4, scz. 2 A, n. 919. 60 In totale: il giorno 26.388 voli di guerra; il27, 340; il28, 553; il 29.650: il30. 602. Cfr Relazione, V, tomo 2 bis, doc. 45 1.


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GLI ALLEATI IN ITALIA DURANTE 1-A PRIMA GUERRA MONDlALE( 1917- 19l8)

re rapidamente potenti offese su determinati obietti vi tattici e strategici in armonia con lo svolgimento delle operazion i terrestri" .61 Il gen. PotTO fornisce dati notevolmente inferiori sulla consistenza degli aerei nazionali in piena efficienza (tra i 450 ed i 472 apparecchi disponibili dal 25 al 30 ottobre), però cita una relazione "interessante e precisa" del Comando superiore di Aeronautica che dice: "70 squadriglie italiane, 4 fort i squadriglie inglesi, 2 squadrigLie ed una sezione francese furono le forze aeree di aviazione schierate dietro il fronte di battaglia durante l'azione, all'infuori di tutti gl i altri mezzi aerei numerosi che, alle dipendenze della R. Marina, hanno concorso alla battaglia. Per tutto il periodo che va dal 24 ottobre al 3 novembre u. s., oltre un migliaio di apparecchi è riunito nei reparti e nei depositi della zona di guerra e quotidianamente le forze aeree pronte ad intervenire nella lotta ammontano a circa 600 aeroplani dal piccolo caccia al gigantesco triplano, perfettamente efficienti col necessario personale navigante idoneo ai voli di guerra, 36 sezioni Aerostatiche , delle quali 4 alleate, e 7 aeronavi, dei tipi M e F, entrambi ideati e costruiti in patria" . La relazione prosegue affermando che furono compiuti "quasi giornalmente" 700 voli e che fu sempre mantenuto il dominio dell'aria: "Durante le rare, timide apparizioni degli aviatori nemici nel cielo della battaglia, e solo all ' inizio di questa, i cacciatori nostri ed alleati hanno abbattuto 34 apparecchi nernici62 ed li drakens, costringendo altri lO apparecchi nemici a discendere sbandati . Nelle numerose azioni di bombarda-

6 l L'impiego tattico e le missioni eseguite riguardarono le masse da caccia e da bombardamento pesante e leggero, la ricognizione strategica e tattica, l'osservazione per l'artiglieria, il collegamento con la fante ria e la cavalleria (alla quale ultima furono assegnate sezioni di aerei per l'esplorazione a largo raggio), la partecipazione diretta ai combattlmenti a sostegno del le forze terrestri, l'azione de i palloni-osservatorio e delle aeronavi. Re lazione, V, tomo 2 bis, doc. 452. 62 Otto dei qua li abbattuti dai caccia dell'8" Armata " nelle giornate del 27, 28 e 29 Ottobre": dal 30 " l'aviazione nemica si mantenne assolutame nte inattiva" in questi settori . L'8" Armata ebbe " una media disponibilità giornaliera di 32 apparecchi da caccia e 60 da ricognizione", oltre a 10 palloni frenati. L' Aeronautica dell'Annata non registrò perdite in combattimento: i l 'Tenente Pasquinell i della 78" Squadriglia,...attaccato da 8 caccia nemici e ferito a.lla gamba e alla spalla destra, fronteggiò mirabilmente g li attacchi ...e riuscì a dis impegnarsi atterrando felicemente al proprio campo pilotando con la mano sinistra" (morì poi in ospedale); inoltre andò perduto "un equi paggio caduto con l'apparecchio presso Sacile, mentre volava a bassa quota per mitragliamento" (pare gli aviatori fossero colpiti mentre mi tragliavano una batteria da 100 m di altezza). TC De Masellis, Comandante d i Aeronautica a Comando 8" Armata, 15 novembre 19 l 8, Relazione sulla battaglia 24 ottobre- 4 novembre 1918, AUSSME, E l, busta 93, fase . 3.


CAPITOLO IX . LO SFO:IDA)IE.VfO DAL PIAVE

mento ... dagli aeroplani nostri ed alleati e dalle nostre aeronavi ...quasi 200 tonnellate di bombe ono state lanciate ....mentre nelle continue azioni d i rnitragliamento a bassa quota effettuate dag li aviatori da caccia nostri ed alleati oltre 300mila colpi di mitragliatrice sono stati sparati sulle truppe nemiche. Gli aviatori da ricognizione hanno portato quasi giornalmente i loro apparecchi fin sulle più lontane retrovie del nemico, rìportandone fotografie ed osservazioni della più alta importanza. Nel campo tattico , la ricognizione a vista e fotografica, il servizio d'os ervazione per artiglieria, quello di collegamento con le fanterie hanno avuto un largo, ininterrotto ed efficace sviluppo ... Anche gli aeroplani as egnati alle mase dì cavalleria ed impiegati , per la prima volta, in un servizio di esploraz ione e dì sicurezza a notevole distanza, hanno fatto intravedere l'utilità del loro particolare servizio nello sviluppo di una grande battaglia d ì movimento. Qualche migliaio di fotografie ,...centìnaìa dì migliaia di copie d i manifesti e giornali lanciati giornalmente allo scopo dì propaganda ... viveri e munizioni lanciati dagli aviatori alle nostre truppe ed a quelle britanniche che, tagliate fuori dal resto dell'Esercito per la piena del Piave, combattevano strenuamente oltre le Grave di Papadopolì e sulla Piana dì Sernaglia, stanno a rappre entare succintamente altrettante forme di attività della nostra Aeronautica durante la battagli a" .63 Nel testo riportato vi è forse una nota di trìonfalismo , perché è vero che l'aviazione austriaca sì fece vedere soprattutto a ll ' inizio dei combattimenti, però è anche vero che la sua azione ebbe qualche risultato. La Relazione della 10" Armata afferma che la costruzione dei ponti procedeva rapidamente "benché assa i disturbata dali 'av iazione nemica". Più in particolare, il documento britannico relativo alle operazioni dì gittata dei ponti precisa che " il ponte di Salettuol fu continuamente bombardato nel modo seguente: 27 ottobre - ...aeroplani bombardarono il ponte e le vicinanze nel pomerigg io: perdite c irca 40. Notte 27128 -Aeroplani nemici bombardarono ogni mezz'ora dalle 2 alle 6 circa: perdite circa 170. 29 ottobre - Aeroplani nemici bombardarono il ponte verso le 16. Notte 28/29 - ...Aeroplani bombardarono dalle 2 alle 6".64 Berndt afferma che l' intera l sonzo Armee disponeva solo di 15 caccia e di 16 rìcognitori uti-

63 Porro. cit .. pp. 165-97. 6-1 Narrative of operations, ecc., cit.. AUSSME. B l. Am1adio Il. se.t. VI. n. 45 g;

Re/a:;:.ione delle opera::.ioni della IO" Armata da/23 Ottobre a/4 Nowmbre . cit., E l , busta 93. fase. 2: Rela::.ione al Segretario di Stato alla Guerra , ecc .. cit.. F 3, busta 156. fase. 18: Bridging operations. eit.. F 3 . busta 188. fase. 5 , p. 2.


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Gtl AL,LEATIIN ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE (1917-19 18)

lizzabili e nel pomeriggio del 27 " vennero concentrati contro la zona di irruzione col compito principale di distruggere i ponti del nemico", sui quali " la sera avevano lanciato 80 bombe" _Sappiamo del resto che secondo la versione austriaca fu l'aviazione a distruggere il. ponte di Pederobba, sul fronte della 12a Armata_ Anche il Crosse richiama la presenza aerea del nemico: nella notte tra il 22 e il 23 ottobre "Treviso fu selvaggiamente bombardata"; fortunatamen te la nebbia, tra il 26 e il 27, impedì agli aerei di volare e così "l' unico pericolo ___ previsto, e purtroppo non parabile, ___che il nemico individuasse il ponte e lo bombardasse durante la notte", venne evitato; poi però il tempo migliorò e nel corso della giornata velivoli avversari colpirono anche il. segnale steso a terra per chiedere rifornimenti di munizioni dagli aerei amici; nella notte successiva apparecchi austriaci sopraggiunsero mentre la strada verso il ponte era intasata dalla fanteria del XVIII CA , che ebbe a lamentare circa 50 morti e 150 feritL65 Secondo una attendibi le situazione stilata dal Comando Superiore di Aeronautjca presso il Comando Supremo, gli apparecchi in efficienza esistenti il 25 ottobre sul fronte italiano erano 551 italiani (255 da caccia, 238 da ricognizione, 58 da bombardamento) , 22 francesi (4 da caccia, 18 da ricognizione) e 65 britannici (36 da caccia, 29 da ricognizione)_66 I velivoli alleati agirono prevalentemente sui fronti della I 2a e della 103 Armata da cui dipendevano , ma non esclusivamente, in particolar modo quelli della R -A _p_ Come già specificato le forze aeree fra ncesi e ital iane della 12a Armata, al comando del maggiore Houdemon, comprendevano 3 squadriglie da ricognizione (22a e 234a francese , 48a italiana) e due sezioni da caccia (una francese ed una italiana), più due sezioni di palloni frenati francesi (n .0 40 e 60) e due italiane (n° 14 e 33). La natura dell'impegno tattico e il teatro operativo della 12" Armata esaltavano il. ruolo della ricognizione, che nei giorni della battaglia assorbì gran parte delle ri-

6S Nei giorni precedenti l'offensiva, incursioni notturne avversarie si diressero non solo su Treviso, ma su Vicenza, Maserada, Arcade, Niscadello, Cande lù , ecc ., cfr AUSSME, F 2, busta 101. Vedi per il resto Berndt, cit., pp. 51 -70. Hegedùs (cit. , p. 195) rammenta l'abbattimento da terra eli un aereo inglese, pilotato da un ufficiale appena giunto dalla Mesopotamia, che durante un inseguimento si era abbassato fino a 300m. dal suolo; Narderer (cit., p. 44) parla pure di attacchi nollurni previsti tra il 27 e il 28; Crosse, cit., pp. 31 , 82, 84. 66 Il documento, riservatissimo, è del 26 ottobre 1918, AUSSME, E 2, busta 101.


CAPITOLO IX - LO SFOXOA.\tf..''TO DAL PIAVE

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sor e aeronautiche disponi bi l i, sebbene ogni giorno si attua sero azioni di mitragliamento sulle posizioni e sulle rotabili avver arie. Sul fronte della 12a Armata l'aviazione operò quasi sempre in cooperazione diretta con le truppe , sia garantendo ai Comandi una informazione continua mediante l'osservazione vicina e lontana, s ia intervenendo col fuoco da bassa quota, sia rilevando i dati necessari per il tiro dell 'artiglieria. Sappiamo già che quando il ponte gettato a Valdobbiadene fu colpito dal nemico e trascinato via dalla corrente alle 6 del 27 ottobre, i rifornimenti d i viveri e di m unizioni ai reparti del 10r rgt di fanteria francese, rimasti isolati sulla riva sinistra del Piave, arrivarono dal cielo: quei lanci dai velivoli scongiurarono una crisi che poteva compromettere localmente la situazione. Dal 27 l'attenzione si spostò più a sud , dove era scattata l'offensiva principale e quindi anche l' impegno maggiore delle contrapposte aviazioni, anche se la visibil ità era limitata, specie verso nord. Ma il 28 i piloti ital iani e alleati già consegui vano il dominio dell 'aria nei cieli della battaglia: nei tre giorni che egu irono " l'aviazione italiana , con il concor o di quelle francese e britannica, intensificò i suoi interventi mentre q uella avversaria diminuiva sens ibilmente i propri: sia per le perdite ubite ...sia per i ripiegamenti dai campi più avanzati". Un temporaneo miglioramento delle condizioni meteorologiche permise il 29 l'attuazione di una vasta attività offensiva, cui gli aerei francesi presero parte con una serie di azioni a ridosso della linea di combattimento , nella zona di Valdobbiadene, e più a nord in quella di Mel , sulla riva sinistra del Piave, per colpire movimenti di truppe e di mezzi nemici; in quel g iorno la testa di ponte della 123 Armata si riunì con quella dell'Sa a nord di Cornuda e il fronte di sfondamento si estese, tra Valdobbiadene e Pieve di Sol igo, in direzione d i Cison. Il cattivo tempo limitò le u cite il 30 ottobre, ma all'indomani i ricognitori francesi si prodigarono, come tutti i piloti dell' Intesa, nello sforzo di controllare da vicino, in contatto con le forze amiche avanzanti, la situazione del nemico, ridotto ormai tra il ripiegamento e la rotta.67 La XIV Aerobrigata del la R .A.F., agli ordini del col. P.B. Joubert de la Forte, era aggregata all a IO" Armata. Sua missione principale era di fornire il supporto aereo alle operazioni terrestri, ma essa fu presente an-

67 Comando Superiore Aeronautica ad Ufficio Operazioni de l Comando Supremo, 25 ottobre 1918,AUSSME, E 2. busta 101; Relazione, V, tomo 2, pp. 572-72,691 -92.


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GU ALLEJITI L'I !TAL.IA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE ( 1917-1918)

che su altri fronti, cooperando efficacemente con l'Aeronautica militare itaLiana. L'Aerobrigata disponeva di 3 squadriglie da ricognizione , la 34" e la 1393 inglesi e la 28" italiana ,68 di due squadriglie da caccia britanniche (28 3 e 56"), della 9" cp inglese Palloni , con le sezioni n° 7 e 33 e del 3 o Gruppo italiano Palloni , con le sezioni n° 2, 3, 7, 11 , 20 , 35 , 36; contava infine sul 7° Parco AeromobiLi italiano per il sostegno logistico.69 Non appena il maltempo concesse una pausa, la prima missione, che prese il via il 22 ottobre, consistette nella reaLizzazione di una serie di fotografie, che consentissero una migliore conoscenza del terreno che le truppe dovevano attaccare. Ne fu incaricata la 139a squadriglia, che operò con grande impegno per coprire l'intero fronte del XIV CA , e lavorando di notte tra i disagi la sezione fotografica della squadriglia stampò 5.000 copie delle riprese , che furono distribuite ai reparti interessati. Sebbene gli ordini prevedessero che prima della battaglia nessun R.E.8's dovesse comparire al di là del Piave , era desiderabile che anche i piloti e gli osservatori della 343 squadriglia avessero una qualche conoscenza del terreno su l quale dovevano operare, e questo si ottenne prestando due Bristol Fighters alla 139" squadriglia. Ci si mise d'accordo che, una volta cominciata l'offensiva, le pattuglie di osservatori inglesi e italiani potevano, se necessario , essere chiamati a cooperare con le truppe delle due nazionalità.70 Riportiamo di seguito la sintesi delle operazioni della XIV Aerobrigata dalle 16 del 26 ottobre alla stessa ora dd 31: "Dalle 16 del 26 alle 16 del 27 ottobre. In collegamento con l'attacco della IOa Armata, la 34• squadriglia eseguì 16 pattugliamenti di contatto, lanciò munizioni alle nostre truppe avanzate, e localizzò 25 batterie attive. La 139" squadriglia eseguì con successo 3 missioni di ricognizione. Un pallone nemico fu distrutto dai nostri caccia. I (nostri) palloni stettero in aria 17 ore, localizzarono 12 batterie ostili e scattarono con successo 4 fotografie. Un nostro apparecchio non fece ritorno. La 28" squadrigl ia italiana eseguì 5 servizi di perlustrazione per l'artiglieria , due ricognizioni e localizzò 3 batterie attive. I palloni italiani stettero in aria 65 ore, localizzarono 30 batterie nemiche e scattarono con successo 16 fotografie.

68 La l 39" britannica era addetta alla "ricognizione d ' Armata", la 34" britannica e la 28• italiana alla " ricognizione di Corpo d 'Armata". 69 14th Wing RA.F. Operations, 26 October to 2 November, AUSSME, F 3, busta 188 , fase . 5. 70 Storia ufficiale britannica, V Il, cit., pp. 290-91 .


CAP!TOLO IX- LO SFONDA,\'lENTO DAL P IAVE

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Dalle 16 del 27 alle 16 del 28 ottobre. La 139" squadriglia esegul con successo due missioni di ricognizione. La 34" squadriglia compì 16 voli a vista , e individuò 16 batterie attive. I palloni stettero in aria 16 ore e localizzarono 4 batterie attive. La 28" squadriglia ital iana fece 6 ricognizioni . I palloni italiani stettero in aria 82 ore , individuarono 9 batterie e scattarono con successo 20 fotografie. l nostri caccia distrussero 6 apparecchi e 6 palloni ...Uno dei nostri apparecchi non è ritornato. Su obiettivi terrestri furono sparati 12.000 colpi e mezza tonnellata di bombe fu lanciata su truppe e trasporti . Dalle 16 del 28 alle 16 del 29 ottobre. La 139" squadriglia eseguì con successo due missioni di ricognizione. La 34" squadriglia mantenne il contatto con le nostre truppe in avanzata. In seguito a tale avanzata i palloni non furono in grado di compiere molto lavoro. Su lle truppe e trasporti in ritirata verso est furono sparati 10.000 colpi eli mitragliatrice e lanciata più di mezza tonnellata di bombe, ottenendo di mettere a segno un gran numero di colpi e d i causare una grande confusione. Un pallone imperiale e regio fu distrutto. 2 dei nostri apparecchi non sono tornati. Dalle 16 del29 alle 16 del30 ottobre . ... 2 missioni di ricognizione eseguite con successo dalla 139a squadriglia. La 34" mantenne il contatto con le nostre truppe avanzanti. I nostri caccia continuarono a bombardare il nemico in ritirata con grande successo. Fu lanciata una tonnellata e mezza di bombe e furono sparati 20.000 colpi di armi leggere. Uno dei nostri apparecchi riportati ieri come perduti è ora tornato. Dalle 16 del 30 alle 16 del 31 ottobre. 2 missioni di ricognizione esegu ite con successo dalla 139" squadriglia. La 34" mantenne il contatto con le nostre truppe in avanzata. I nostri caccia continuarono le loro operazioni di bombardamento, che furono ostacolate considerevolmente dal cattivo tempo. Fu lanciata più di una tonnellata e mezza di bombe e vennero sparati 3.600 colpi di mitragliatrice" .7 1 Queste informazioni trovano riscontro nelle comunicazioni deli ' Aeronautica italiana che riassumono l'attività giornaliera. 11 26 ottobre fu data notizia che la sezione mitragl iatrici della 36" squadriglia aerostatica (10" Armata) aveva abbattuto un aereo nemico e che i piloti della caccia britannica avevano esegu ito ben 37 voli senza dover sostenere combattimenti , mentre i loro col leghi della ricognizione, oltre aUe consuete os-

71 14th Wing R.A.F. Operations, 26 October to 2 November,AUSSME, F 3, busta 188, fase. 5.


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GLI ALLEATI IN ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE ( 1917-1918)

servazioni del tiro, avevano effettuato "una ricognizione fotografica sulla zona di Vittorio, Sacile, Oderzo, facendo 38 fotografie" .ll giorno successivo , benché una fitta nebbia ostacolasse le operazioni di volo, aviatori inglesi fecero " precipitare 4 apparecchi fuori controllo nei pressi di Feltre e uno nei pressi di Conegliano: la nebbia ha impedito di accertare se gli apparecchi sono stati abbattuti"; altri velivoli inglesi, insieme a caccia italiani, avevano scortato aerei della 6a Armata che avevano "lanciato 22 bombe (250 kg) sulla zona Arsiè-Giaron"; nei loro voli di ricognizione e caccia, i britannici avevano scattato 72 fotografie; il 25 un aereo inglese non aveva fatto ritorno .72 La cooperazione diretta con le truppe ebbe estrema importanza, specialmente in alcuni momenti: "l'aiuto davvero non mancò. Lo ricorderanno ancora quei fanti nostri ed inglesi che nella piana di Sernaglia, oltre le Grave di Papadopoli ed in taluni isolotti del Piave durante la piena ebbero dai fedeli (aviatori) aiuti e consegne ... tutti i giorni , il pane , la carne, le munizioni".73 La mattina del 27, quando truppe del XIV CA che avevano attaccato la riva sinistra del Piave segnalarono, mediante un telo steso a terra, di essere a corto di munizioni, sei R.E.B's della 34° squadriglia lanciarono 5 .000 cartucce in sacchi attaccati a paracadute e controllarono che i sacchi fossero recuperati dai soldati. Quel giorno i piloti avversari fu rono particolarmente attivi, tanto che sei vel ivoli della 34a squadrigl ia subirono violente aggressioni in momenti diversi, mentre interagivano con l'artiglieria e la fanteria: si persero due osservatori di volo per l'artiglieria. Poco dopo che l'offensiva era scattata , nove caccia Sopwith Carnei con adattamento speciale attaccarono in gruppi di 3 i palloni frenati nemici e ne incendiarono tre, colpendo poi altri obiettivi a terra: uno di questi era il ponte sul Monticano vicino a Vazzola, che venne mancato, ma che la cavalleria britannica avrebbe catturato intatto due giorni dopo. Il 28 l'avanzata continuò, sempre tallonata dalla 34a squadriglia , mentre i caccia furono impiegati soprattutto in attacchi contro colonne austriache in ripiegamento sulle strade principali: ed erano colonne che andavano ingrossandosi sempre più , mano a mano che la ritirata si avvicinava a una rotta .74 Altre comunicazioni italiane riportavano eh~ la cac-

72 Comando Superiore dell'Aeronautica all'Ufficio Operazioni del Comando Supremo, Novità delle ultime 24 ore, 26 e 27 ottobre, AUSSME, E 2, busta IO l. 73 Porro, cit., p. 198. 74 Storia ufficiale britan nica, VII, cit., pp , 292-93.


CAPITOLO lX · LO SFONDAMENTO DAL- PIAVE

eia inglese aveva abbattuto il 29 ottobre 4 apparecchi, più un pallone draken, caduto nei pressi di Oderzo. Il 30, i ricognitori della XIV Aerobrigata lanciarono circa 600 kg di bombe sulla zona Conegliano-SacileVittorio; due velivoli da caccia non tornarono alle basi, e si suppose che fossero stati colpiti da terra, poché l 'attività aerea avversaria veniva segnalata "scarsa nella giornata, nulla nella notte" .75 Alla battaglia di Vittorio Veneto presero parte anche piloti americani, che volavano prevalentemente su bombardieri Caproni .76 Preparati nel campo d' aviazione di Foggia Sud, alla Regia Scuola di Vol o (8° Centro di Addestramento Aeronautico), gli allievi statunitensi ebbero, secondo la testimonianza di un loro ufficiale pilota, "the best instructors, thefinest machine in the world''.77 Anche Fiorello La Guardia, allora capitano a capo di un gruppo di cadetti partiti per l'Italia nel settembre 1917, gli fece eco: gli istruttori italiani erano "splendidi". Nel luglio 1918 La Guardia partì dalla base di Padova per una missione di bombardamento su campi d'aviazione e depositi di munizioni austriaci : volava su un trimotore biplano Caproni che non poteva fare più di Il O miglia all'ora e c'erano con lui il maggiore Negrotto Cambiaso, deputato, e l'asso dell'aviazione ital iana Federico Zapelloni; a un certo punto, impegnato a mitragliare trincee nemiche, il Caproni si trovò separato dalla formazione e fu attaccato da due caccia austriaci, dai quali per buona sorte lo salvò il sopraggiungere di una squadriglia britannica. La Guardia, che aveva avuto anche un pericoloso incidente in atterraggio, venne promosso maggiore in agosto e continuò a guidare l'Aeronautica degli Stati Uniti in Italia , ma alla vigilia di Vittorio Veneto la necessità di di-

75 Le stesse notizie riportate nel testo e riprese dal comunicato del 30 ottobre a firma delten. Ascarelli, si ritrovano in un altro notiziario del31, a firma ten. Caimi: con riferimento alle 24 ore intercorse tra le 6 del 30 ottobre e la stessa ora del 3 1 si riparla del pallone incendiato, dei 3 aerei che lanc iarono 6520 libbre di bombe, dei due aerei britannici mancanti. 7 6 Nel d iario di un alfiere austriaco del 12° rgt fanteria, questi velivoli sono chiamati "i colossali apparecc hi da bombardamento americani", AUSSME, F 3, busta 188 , fase. 6. Poiché si trattava di buoni aerei idonei al compito cui dovevano assolvere, non stupisce che nella mentalità di un ufficiale austriaco mai potessero essere italiani. 77 E.D. Lewis, An American Pilotjlying in World War l , Trento, Logisma, 2002, p. 43. Guidato dal magg. W.O. Ryan, il primo gruppo di aspiranti pi loti americani era a Foggia il 28 settembre 1917; a metà ottobre arrivò un secondo contingente al comando del cap. Fiorello La Guardia. Nel febbraio 1918 i cadetti statunitensi erano saliti a 4 11, G. Cecchin, Gli americani, in Pia ve Monticano Tagliamento, cit., p. 187.


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GLI ALUATI IN ITALI \ DURA:-."TE LA PRIMA GUf RRA MO:-IDIALE (191 7· 1918)

fendere il suo seggio aUa Camera dei Rappresentati nella campagna per le elezioni politiche lo indusse a ritornare nel suo Paese.78 I bombardieri più grandi , u cui volavano piloti italiani ed americani, furono basati a Padova prima dell'offensiva e furono dapprima impiegati in incursioni notturne su obiettivi avversari, lanciando bombe c manifestini di propaganda. Presto però si aggiunsero mjssioni diurne, ovviamente più pericolose . n ten. Edward Lewis (63 Squadriglia dell'Il o gruppo bombardieri) annotò: "25 ottobre. Tutti gli apparecchi sono f-uori e carichi di bombe. Decollo alle 10 A.M. in grosse formazion i ulle linee austriache. Bombardata una c ittà (Conegliano) circa 5 miglia oltre il Piave. Pesante fuoco di artiglieria. 27 ottobre. Bombardamento di Vittorio Veneto in incursione diurna, Bahl e Coleman non sono tornati. Anche un aereo della 4a squadriglia (non ha fatto ritorno). Noi speriamo ancora" . Ne scrisse alla fidanzata anche il fratello, ten. George Lewis, pure lui pilota in Italia: " ...Tre giorni fa abbiamo bombardato una c ittà, c inque miglia oltre il Piave, oggi gli inglesi occupano il posto (Conegliano).79 Due apparecchi della mia squadriglia non sono mai rito rnati da una incursione dell'altro ieri alla luce del giorno ...Noi speriamo ancora che essi non iano morti (Bah! , Coleman)".80 Ma il bombard iere, colpito dalla caccia austriaca, era precipitato in fiamme. Alla memoria del ten. Coleman de Witt Fenafly, unico americano decorato dal governo italiano , fu conferita la medaglia d'oro al valor militare alla memoria. L' ufficiale era giunto in Italia nell 'ottobre 1917 ed aveva conseguito a Foggia il brevetto militare di pilota dei Caproni da bombardamento; il 27 ottobre 1918 doveva, insieme ai reparti che costituivano la formazione , distruggere depositi di muni zioni nei pressi di Vittorio , ma giunse sull'obiettivo in ritardo , probabil mente per un'ava-

78 Circolò una petizione tendente ad escludere la sua candjdarura a causa della prolu ngata assenza dagl i Stati Unitj; il Record di Filadelfia commentò: " Il deputato La Guardia , assente per combattere per il suo paese è (stato) assente poco più che certi depurati durante la stagione del baseball. Perché sollevare del chiasso contro di lui?". Tramjte il New York 1imes. lo stesso La Guardia intervenne: ·'Potete dire che se nessun firmatario della petizione vorrà prendere il mio seggiolino su un biplano Caproni , io sarò ben fe lice di riprendere il mio seggio imbottito alla Camera". L. Elliott, The Life and Times of Fiorello Ln Guardia . ew York. William Morrow. 1983 , pp. 86-97: Cecchin , Gli americani. cit., pp. 187-98. 79 In realtà Conegliano fu occupata dal1 '8" Armata. il c ui cuneo d i sfondamento, la sera del 29 ottobre, "si estendeva dalla Val Mareno, per le colline di San Salvatore, fino a Conegliano·•, Relaz ione, V, tomo 2. pp. 592-5. 80 Lewis,cir., pp. 160-61.


CAPITOLO IX · LO SFONDAMEI\'TO DAL PIAVE

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ria. R imasto in tal modo i olato, al ritorno venne aggredito da una pattuglia di 5 caccia Aviatik austriaci che si erano alzati in volo dal vicino campo di S. Fermo: ne facevano parte, tra gli altri , gli Oberlewnant Roman Schmid ed Emmerich von Horvàth. Riportiamo la nanazionc di un testimone: il bombardiere " maestoso, a quota bassissima , sembra scivolare sulle case. Le sue mitragliatrici mandano lampi anche nel . ole . Cinque velivoli nemici lo assaltano , lo circondano, piroettano, s' impennano, puntano decisi. Il Caproni si difende con manovra sicura: due ali nemiche sono stroncate. Ma adesso che succede? Il rombo del motore ha un silenzio: for e plana , forse. Non parla più: come un bolide precipita verso san Pietro. trascinando una vampa gialla. Mio Dio, mio Dio!". n testimone- Alessandro Tandura di Vittorio Veneto, lenente del XX reparto arditi, paracadutato o ltre le linee nemiche nel me e di agosto - "e i suoi uomin i corsero verso il punto in cui videro cadere il velivolo. Vo levano prestare soccorso ali 'equipaggio e recuperare le mitragliatrici di bordo per usarle in quelle azioni di disturbo che si proponevano di intraprendere , ma quando giunsero sul posto, il monte Cor, poterono constatare soltanto la morte di tutti i componenti dell 'equipaggio, due dei quali indossavano un iformi americane".8 1 Nei giorni dell'offensiva sul Piave non mancò l'episodio sgradevole, che inne cò qualche agitazione di troppo. n 28 ottobre, l'agenzia parigina Havas diramò un comunicato che, tra l'altro, diceva: "Sul fronte italiano l'azione si est riaccesa nell'ora stessa in cui Austria stanca della guetTa e alla vigi lia d i una rivoluzione ha chiesto un armistizio et la pace separata. La vittoria degli alleati italiani con la cooperazione delle truppe franco-britanniche valse loro pill di novernila prigionieri e cinquantuno cannoni''. n dispaccio irritò e, dato il momento delicato, destò preoccupazione nei capi politici e militari italiani. Con due successivi telegrammi a Di az - il secondo dei quali è quello notissimo del 29 settembre - il presidente del Consiglio, contrariamente a quanto aveva fatto all ' inizio dell'attacco in mo ntagna quando era parso che non volesse parlarne troppo, po e l'accento sulla necessità po litica che la data d'inizio dell'offensiva fosse riportata al 24 ottobre e che l 'azione della 411 Armata fosse presentata come " necessaria prepa-

81 Nel registro delle tumulazioni ciascun caduto americano (tenenti piloti James Bah l e Dewitt Coleman FenaOy ) viene indicato come "sepo lto oggi", ciascuno degli italiani (sergente mitrag lie re Tarc isio Cantarutti e tenente osservatore Vincenzo Cutello) ''caduto dal cielo di Vittorio Veneto redenta il 27 corrente. Venne oggi detto sepolto", L. Cadeddu, L"anno di occupa:.ione austriaca di Viuorio Veneto. in AA. VV.. LA bauaglia di Viuorio Veneto, cil.. p. 18 1. dove pure è riportato il racconto dclten. Tandura.


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_ _ _ _ _G_LI AlLEATI IN ITAl.IA DURA.' TE LA PRI\lA GUERRA MONDL\l..E ( 1917-1918)

razione all'azione sul Piave".8 2 U che era vero, ma la comun icazione, interpretata come rivelatrice di una contraria verità, ha offerto alla dietrologia nostrana l'opportunità di negare l'evidenza. n telegramma esprimeva invece il timore che lo iato temporale tra le due operazioni, dovuto solo a motivi meteorologici, non avesse a nuocere agli interessi nazionali. li collegamento risulta inequivocabimcnte dalla successione delle direttive del Comando Supremo e dalla conferma univoca di tutti i Comandi militari , italiani. alleati. ed anche avversari: come più volte ricordato ali ' lsonzo Armee addirittura ritennero che fo se l 'azione sulle Grave ad avere carattere diversivo e il "Comando del gmppo Belluno dislocò riserve nella zona di Belluno. spostandole poi vero Feltre".83 Sarebbe del resto disagevole da comprendere la strategia di un Comando Supremo il quale - dopo aver rifiutato per mesi di prendere l'offe nsiva e aver cancellato ·il piano per l' attacco in Trentino in contrasto con gli Alleati - decidesse improvvisamente di lanciarne due, di offensive, l' una indipendente dall 'altra. II comunicato deii' Havas tenne per un poco in ansia il governo e il Comando Supremo, che si prcmurò di elaborare u n documento destinato a mostrare la reale seque nza dei fatti e di trasmetterlo a Parigi. Ad un primo schematico dispaccio seguì un secondo più completo: " prego comunicare S.E. Orlando quanto segue stop perché V.E. abbia altri dati di fatto inoppugnabili per dimostrare come nostra operazione ia stata maturata ed iniziata prima che si conoscessero .intenzioni nemiche d i chiedere arnùstizio et pace separata stop primo stop al tenente colon nello Mattin Franklin, partito da Abano la sera del 7 ottobre c g iunto al quartier generale del maresciallo Foch il mattino del l O erano state date larg he indicazioni da ripetere al maresciallo Foch, su li 'azione in avan zato corso di preparazione sto p secondo stop al comandante Parisot del comando del maresciallo Foch trattenutosi qui dal 26 settembre al 17 ottobre erano state date ide ntiche indi cazion i aggiungendo che l ' attacco avrebbe avuto luogo fra quindici et venti ottobre stop terzo stop la sera del 10 ottobre S.E. capo di stato maggiore si recò presso comando forze frances i per offrire al generale Graziani il comando della 12" Armata dopo avergli esposto il piano de lla progettata azione stop quarto stop il 12 ottobre riunl a conferenza presso comando supremo i comandanti di armata compreso generale Graziani per dare direttive c irca l' azione offensiva da compiere stop il 12 ottobre stesso vennero diramati gli ordini per

82 AUSSME, H 5, busta IO. fase. 5: DDL Serie V, XI, doc. 749.778.781. 83 Relazione austriaca, p. 542.


CAPITOLO IX- LO SFONDAI\>ffiNTO DAL PIAVE

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la costituzione delle armate 12a parentesi italo francese parentesi et 10" parentesi italo britannica parentesi stop quinto stop l'ordine definitivo per l'azione colla tassativa indicazione del giorno stabilito per l'azione stessa fu emanato il giorno 21 ottobre stop sesto stop nella notte del 23 sul 24 ebbero luogo i colpi di mano sull'altopiano e la presa delle Grave di Papadopoli stop il 24 mattino attaccò la quarta armata stop nel tardo pomeriggio pel cattivo tempo persistente si rimandò l'azione sul Piave a nuovo ordine stop Il 25 nelle prime ore del pomeriggio si fissò l'inizio del passaggio del Piave per la sera del 26 ottobre stop settimo stop la risposta della Austria al presidente Wi Iso n porta la data ventotto ottobre" _ Ma la questione, così rapidamente com'era sorta, si sgonfiò col tranquillizzante telegramma di Orlando a Diaz della notte del 30: "Risulta in maniera effettiva che malevola ed ingiuriosa allusione non è contenuta in un comunicato militare e neppure in un comunicato ufficioso. Si tratta di un riassunto di notizie fatto ad uso dei giornali di provincia dall'Agenzia Havas senza però carattere ufficioso , avendo agenzia stessa un servizio giornalistico privato cos1 come in Italia l'Agenzia StefanL Si può dunque con assoluta certezza affermare che la malevolenza non ha carattere ufficiale né ufficioso. Vedremo se sia il caso di fare un comunicato in tal senso" .84 In realtà , questioni di ben altro rilievo reclamavano l 'attenzione dei dirigenti italiani. Alle "sei del rnattino ...del 29 ottobre, un ufficiale dello Stato Maggiore generale austriaco si presentò su una rnassicciata ferroviaria accompagnato da un soldato con una bandiera bianca. Due trombettieri suonarono la Marcia al Campo. La battaglia di Vittorio Veneto, durata sei giorni, era finita" .85 Diaz telefonò a Orlando intorno al-

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AUSSME, H 5 , busta 10 , fase. 5. Al te legramma di Diaz deUe I l , 05 ne seguì poi, alle 12, 45, un terzo, nel quale il TC Martin Franklin diventa Martino Francescolin. Sul telegramma riportato nel testo il gen. Alberti scrisse che era stato provocato dal comunicato dell'Havas e che per questo motivo vi erano addotti solo gli argomenti re lativi ai francesi. AUSSME, H 5 , busta 10, fase. 5; DDI, Serie 5 , XI, doc. 783. 85 Toland, cil. , p. 46 1. Il racconto di Marco Rech (Storia di un armistizio: Villa Giusti e le ripercussioni nella storiografia austriaca, in AA.VV., La battaglia di Vittorio Veneto, cit., pp. 218-19) è un po' meno romantico perché riferisce che il capitano Camillo Ruggera, inviato dal Comando supremo austriaco, "si presentò alle prime linee italiane accompagnato da un trombettiere e un soldato che portava una bandiera bianca. Circa alle 6 ,30 del 29 ottobre Ruggera passò gli sbarramenti della 56" d ivisione Schutzen presso Serravalle. Dall'altra parte dell ' Adige c'era in posizione un reparto cecoslovacco, schierato con gli italiani. Essi, accortisi del drappello austriaco, aprirono il fuoco intenzionalmente. Il portabandiera fu ferito gravemente. Alle 9,20 Ruggera venne accolto da un ufficiale italiano fuori dal le trincee, mentre il trombettiere veniva rispedito indietro".


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Gli \Il EATI IN ITALIA DURAXfELAPR IJ\1AGUiiRRAMO:-IDIAl.ECI917-1918)

le 14.30 "che generale austriaco ha mandato un parlamentare per chiedere armistiz io", e immediatamente il presidente del Consiglio ne informò Sonnino a Parigi, rilevando che "viene subito la questione politica se e a quali condiz ioni noi possiamo consentire un armistizio separato" _86 Il passaggio obbligato dell'armistizio era visto in maniera diversa dalle coalizioni in campo. Gli Imperi centrali, pur consci di avere perduto la capacità di riprendere l 'iniziativa , occupavano ancora vaste zone di territorio nemico ed avevano ogni interesse ad arrivare al "cessate il fuoco" in tali condizioni , ossia il più presto possibile. Si face vano perciò paladini della pace, sperando che la situazione sul terreno con entisse loro di negoziare e non solo di arrendersi. Ciò avrebbe potuto contenere i preved ibili , pesanti conti che sarebbero stati presentati dai vincitori. Opposta era la posizione dell' Intesa, le cui rivendicazioni, territoriali e non , andavano ben oltre la restituzione delle terre invase. E poiché era evidente da mesi che il tempo lavorava per gli Alleati, le potenze occidentali avevano interesse ad arrivare alla debellatio sul nemico , e quindi a proseguire fino in fondo le ostilità. Giova ricordare che nella Conferenza interalleata di Parigi del 6-9 ottobre 1918, le aperture di pace tedesche - il principe Max di Baden aveva ipotizzato l'autonomia per Alsazia e Lorena - erano state bollate da Lloyd George "really meant nothing at all": al lora un armistizio con la Germania doveva prevedere che le truppe tedesche si ritirassero al di là del Reno e che l'Alsazia e la Lorena rimanessero come zona neutrale tra gli eserciti contrapposti. Analogamente c i si sarebbe regolati in Italia per il Trentino e l'Istria. A Clemenceau venne in mente di proporre un annjstizio di 3 giorni , durante i quali Germania ed Austria dovevano rispondere SI o NO circa la di ponibilità a cedere l' Alsazia-Lorena , le colonie tedesche, il Trentino e l ' l stria: ma il tempo sarebbe stato molto limitato e poi, una volta smes o di combattere, i soldati avrebbero accettato di ricomjociare? Venne deciso che i territori contesi in Europa (Alsazia-Lorena e Trentino-Istri a) sarebbero stati evacuati dagli occupanti senza però c he truppe al leate vi subentrassero in sede di armistizio . Quanto al territorio francese e ital iano occupato, gli Alleati avrebbero voluto un ritiro incond izionato , mentre - scrisse Macchi di Cellere a

86 Orlando a Sonnino, Torino . 29 ottobre 1918, ODI , Serie 5. Xl. doc. 775.


CAPITOLO l X- LO SFONDAMENTO DAL PIAVE

Sonnino il 9 ottobre - "gli imperi centrali diranno presumibilmente di essere pronti a ritirare le truppe dai territori alleati come conseguenza di un armistizio convenjente" _Per fortuna il presidente Wilson, cui Berlino e Vienna preferivano rivolgersi, subordinò l'apertura delle discussioni armistiziali allo sgombero dei territori invasi , e ci voleva tempo_Sonnino infatti, pur facendosi parte attiva per defini re le condizioni da proporre all ' Austria-Ungheria in caso eli "cessate il fuoco" , confidava ad Orlando , il 17 ottobre, di non ritenere probabile "che si arrivi per ora a un armistizio" _87 Una nuova inquietudine venne a turbare il governo dì Roma: Wilson, con cui dialogavano le potenze centrali sperando di ottenere condizioni migliori che dai loro nemici europei, parlava dell'armistizio germanico, ma non di quello austriaco, e aveva sottoposto agli alleati soltanto la bozza di quello tedesco_Vi fu un momento di allarme, tanto più che l'esperienza del 24 ottobre e seguenti sul fronte della 4" Armata pareva dimostrare che i problemi interni dell 'Austria non avevano "alcuna ripercussione sulla sol idità dell'eserc ito", il quale "si dife ndeva con grande accanimento"_U n armistizio con la sola Germania poteva diventare foriero di conseguenze molto gravi per " l 'Italia, la quale fro nteggia per intero e quasi da sola l'esercito austro-ungarico __ _u n arm istizio concordato con la sola Germania, sia pure circondato dalle maggiori garanzie , darebbe modo all'esercito austro-ungarico di ri11forzare colle divisioni liberate sul fronte occidentale le sue forze in Ital ia già preponderanti per numero e per posizione; oltreché mantenere nelle sue file truppe germaniche camuffate e travestite come soldati della Monarchia austro-ungarica, così come è già accaduto in passato ___ per le condizioni geografiche che rendono tanto più facili le comunicazioni tra la Germania e l'Austria anziché quelle tra la Francia e l 'Italia, sarebbe (difficil-

8? Vedi, per la Conferenza, DDI, Serie 5, XI, doc. 625 , 626, 635 , 643, 644, 645 , 69 l , 692. E' significativo c be, appena chiusa la Conferenza, Orlando telegrafasse a Diaz, da Parigi, per sollecitare l'offens iva, sottolineando quanto fosse producente per gli alleati trovarsi all'attacco in Francia. l margi ni di manovra politica dipendevano in gran parte dalla situazione militare, ed era in relazione a q ue lla italiana che Sonnino, il 17, giudicava "alquanto eccessivo nelle sue esigenze" il rapporto del mi nistro de lla Marina sulle condizioni armistizial i.


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GU ALLEATI IN ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE (1917-19 18)

mente) possibile agli alleati parare in tempo al pericolo col trasferimento di truppe e di armi da un fronte all'altro" _88 In realtà , si trattava di preoccupazioni inutili, come già Pichon aveva spiegato all'ambasciatore italiano e come si intuiva dali 'esordio del bollettino austriaco del 25 ottobre: "L'offerta di pace delle Potenze centrali non ha impedito al nostro nemico sulla fronte sudoccidentale di imporre nuovi sacrifici di sangue ai nostri ed ai suoi eserciti" . Un testo che, certo, rinfocolava l'odio contro gl i italian i - colpevoli di non voler terminare la guerra sulle linee più a loro sfavorevoli - ma che, soprattutto, era una confessione di debolezza.89 La questione dell' armistizio sul fronte italiano aveva diverse facce. La Commissione che avrebbe dovuto trattarne le condizioni con g li italiani era stata istituita dal Comando supremo austro-ungarico fin dal 5 ottobre. Ma con le truppe austriache insediate nel Veneto, Vienna non si sentiva premuta troppo, sebbene scricchiolii sinistri si percepissero da ogni parte dell ' Impero; le difficoltà crescevano e si moltiplicavano ogni giorno , ma vi era ancora molta fiducia nella capacità dell 'Esercito di farsi valere sul campo. Anche l' Austria, seguendo la Germania, si era rivolta a Wilson per arrivare alla pace, ma quando il presidente americano trasmise, il 18 ottobre, le sue condizioni per trattare (riconoscimento delle aspirazioni cecoslovacche ed jugoslave all'autonomia ed alla libertà) , l' imperatore Carlo non rispose subito , e solo il 26 si decise a nominare ministro degli Esteri il conte Toketerebes Andrassy, fa utore del tentativo di separare la sorte degli Asburgo da quella degli Hohenzollem: Carlo comunque volle rassicurare Guglielmo il che la richiesta d 'armistizio non avrebbe comportato "l'attraversamento dell' Austria per attacchi alla Germania meridionale atttraverso il suo territorio" .9° D 'altra parte, fino al 27 ottobre il Comando miJitare imperiale considerò conseguibile una vittoria difensiva che avrebbe permesso ali 'Esercito di rimanere sulle sue posizioni.

88 AUSSME, H 5, busta 10, fase. 4; Orlando a Imperiali, 25 ottobre 1918; Bonin a Sonnino, 25 ottobre; Sonnino a Macchi d.i Cellere, Imperiali e Bonin, 27 ottobre. DDI, Serie 5 , Xl, doc. 749, 752, 769. 89 AUSSME, H 5 , busta 10, fase. 5; DDI, Serie 5 , XI, doc. 752. Pichon fece anche sapere a Bon.in che gli ambasciatori francese e inglese di Bema avevano ricevuto tentativi di ~proccio da pa11e di Andrassy, ma che li avevano respinti. AUSSME, H 5 . busta 10, fase. 5 ; Macchi a Sonnino , 19 ottobre 191 8, DD! , Serie 5 , XI, doc. 698; relazione , V, tomo 2, p. 91 1.


CAPITOLO IX- LO SFONDAMENTO DAL PIAVE

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A metà giornata del 28 Arz info rmò Boroevic che la nota austriaca per Washington era finalmente partita la notte precedente,9J e che larisposta era attesa per il 30 o il 3 1 ottobre, nel frattempo l ' Esercì to doveva " resistere fi no alla settimana prossima". Ma le notizie che giungevano dal fronte erano scoraggianti. Nel primo pomeriggio, telefonando ai tedeschi, Arz dichiarò: "La via di Wilson è troppo lunga. La Commissione cerca di mettersi in contatto col Comando S upremo italiano per discutere l'armistizio". E alle 15,25, autorizzato dali 'Imperatore, ordinò al generale Weber, presidente della Commissiome per l'armistizio con l'Itali a, d i attivarsi sub ito, poiché " la si tu azione esige l'immediata conclus ione dell'armistizio ... siamo pronti a concludere immediatamete l 'armistiz io, onde por fine allo spargimento di sangue del tutto inuti le: Vossignoria illustrissima tenga presente, quale direttiva, doversi accettare ogni condizione che non tocchi l'onore o non abbia il carattere di una capitolazione"; bisognava inoltre considerare "circostanza d'impedimento alla conclusione del!' armistizio se gli italiani esprimessero l'intenzione di adoperare il terr itorio dell'AustriaU ngheria come territorio di passaggio per la continuazione delle operazioni di guerra contro La Germani a" . L'idea che dominava i capi austriaci, era che fosse ancora possibile ottenere un arresto dei combattimenti sul terreno, nelle posizioni da ciascuno occupate al momento, senza assumere eccessivi impegni per contropartire future. Del resto, ancora il 30 ottobre, si aveva notizia da Vienna che "l'Imperatore Carlo è deciso a non cedere un palmo di territorio : tutto al più alcune strisce al confine italiano" _92

9! "In risposta alla nota del signor presidente Wilson del 18 di questo mese, indirizzata al governo austro-ungarico, ed a sensi della decisione del signor presidente di voler trattare separatamente con l' Austria-Ungheria sulla questione dell'armistizio e della pace, il governo austro-ungarico si onora di dichiarare che allo stesso modo che acconsentì ai precedenti indirizzi del signor presidente, acconsente anche alla sua in terpretazione contenuta nell'attuale nota in merito ai diritti dei popoli dell ' Austria-Ungheria e specialmente a quel li dei czechi-slovacchi e dei jugo-slavi. Siccome con ciò l'Austria-Ungheria ha accettato tutte le condizioni dalle qual i il presidente fa dipendere l'avviamento delle trattative di armistizio e di pace, secondo l'opinione del governo austro-ungherese non sussiste ormai più alcun ostacolo per l'inizio di queste trattative. D governo austro-ungherese si dichiara perciò pronto, senza attendere l'esito di altre trattative, ad entrare in negoziati per addivenire ad una pace tra l' Austria-Ungheria e gli stati avversari e ad un illllllediato armistizio su tutte le fronti austro-ungheresi. Prega perciò il signor presidente Wilson d i voler iniziare i passi necessari", Vienna, 28 ottobre 1918. 92 Relazione, V, tomo 2, pp. 911-13: tomo 2 bis, doc. 467,468.


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GLI ALLEATI IN ITALIA DURANT E LA PR l M A GUERRA MONDIALE ( l 917- l 918)

Il Comando Supremo austro-ungarico diede comunicazione alle truppe dei passi in corso per arrivare all'armistizio, supponendo che esse ne venissero "spronate ad un'ultima determinazione a battersi, l 'effetto fu però quello opposto". Berndt, sia pure col senno di poi, afferma invece che l'annuncio ebbe "un effetto addirittura paralizzante sull'energia bellica ..-Non è una cosa da tutti mettere in gioco la propria vita poco prima della 'chiusura della porta' , tanto meno se si ha la sensazione di non poter più modificare l'evento conclusivo, malgrado ogni spirito di sacrificio". Poche righi prima aveva scritto: "L'italiana 'vittoria di Vittorio' poté essere ottenuta soltanto perché la forza di resistenza morale di una gran parte del nostro esercito era già stata infranta prima dell'inizio della battaglia".93 Come e da chi, resta un po' nebuloso, tra geremiadi e recriminazioni. Però la risposta esatta era semplice e chiara: per avere esaurito la capacità di sostenere la guerra, la guerra perduta contro l'Italia.

93 Berndt, cit. , pp. 91 -92. Lo Sreter sottolinea invece lo smarrimento provocato dalla pubblicazione , alla vigilia della battaglia decisiva, del manifesto imperiale di riconoscimento de lle nazionalità, che affrettò lo sfacelo e intaccò il morale, anche quello degli intrepidi ungheresi . A USSM E, P 3, busta 155, fase. 3.


Capitolo X L' INSEGUIMENTO E L'ARMISTIZIO

Il 3 1 ottobre Diaz emanò le direttive per l' inseguimento: "l.- Il nemico accenna a ripiegare su tutta la fronte. Occorre sopravanzarlo nella zona montana per impedirgl i lo sgombero del saliente treotino. Pertanto assegno alle singole armate i compiti seguenti ... 4.- 6aArmata: Non appena il nemico accenni a ripiegare punterà colla massima energia su Caldonazzo-Levico per intercettare rotabile e ferrovia di Valsugana. Proseguirà indi verso la fronte Trento (che sarà obiettivo comune colla l a Armata) Egna ... 6.- 12° Armata: Si raccoglierà nella conca di Feltre fra Feltre e lo sbocco del Cordevole in attesa di ordini ... 8. - 10° e 3° Armata: Avanzare sino al Tagliamento . Limite fra le due armate la rotabile Conegliano-Pordenone-Codroipo-Udine che rimane assegnata alla 10a Armata. La lO" Armata dovrà provvedere a guardare il fianco sinistro da eventuali minacce provenienti dalla zona delle Prealpi Carniche. La 10a Armata raggiu nto il Tagl iamento spingerà un forte distaccamento a Stazione per la Carnia. Terza e decima armata riceveranno in seguito ordini ulteriori. Nella avanzata dalla Livenza ad oriente il Generale Conte di Cavan riceverà istruzioni da S.A.R. il comandante della 3a Armata". Per un personale , meritato riguardo a Cavan, Diaz integrava poi tale ultima disposizione come segue: ''fl comando della 10a Armata riceverà istruzioni da quello della 3a Armata per quanto concerne iJ coordinamento dell 'avanzata delle due armate dipendendo però direttamente dal Comando Supremo" . 1 Sul fronte settentrionale la 10" e l'I la Armata austro-ungarica erano ancora ferme sulle loro posizioni, sebbene sullo scacchiere orientale si profilasse già il disastro. Il Gruppo Belluno ripiegava io disordine , la 6• Armata era insegu ita dalla cavalleria verso il Tagliamento. La Relazione austriaca scri ve che il "31, il Comando Supremo italiano ebbe la netta sensazione della completa e dissolvente ritirata avversaria dal Brenta al mare; e si formò la convinzione che anche la fro nte dai Sette Comuni allo Stelvio avrebbe dovuto ben presto ripiegare. Importava ora, per sfrut-

1

Re lazione, V, tomo 2 bis, doc. 369 e Annesso l .


GLI AlLEATI L'l ITALIA DURANTE LA PRIM AGL'ERRA ~iOl\DIAI.E (1917- 1918)

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tare la vitto ria, far progredire l 'attacco concentrico da ovest, da sud e da est contro il Tirolo: i aveva a buon d iritto la pe ranza di tagliar fuori tutte le aliquote della fronte meridionale del Tirolo, aventi l 'unica trada di riti rata de lla val d ' Adige __ _Le condizioni dell 'esercito austro-ungarico giustificavano questi lontani obiettivi d ' operazione: nonostante ero iche resistenze parziali non si poteva più parlare di un a seria resistenza dell'esercito del sud-ove t" .2 La Re lazione italiana segue p articolarmente l'avanzata della 4 3 e dell'Sa Armata verso l' Alto Adige e la Pusteria , le operazioni sul saliente trentino ad opera dell a 7°, la e 63 Armata - nella q uale erano inquadrate due divisioni alleate - e l' inseguimento nella pianura veneta condotto dalle Armate 103 e 33 , nonché dal Corpo d i Cavalleria; in tale quadro i colloca anche lo sbarco a Trieste, effettuato senza contrasto il 3 novembre. In quegli stessi g iorni si svolsero le ultime operazioni della 12° Armata. Il 3 1 Graziani ordinò alla 23" d ivisione francese di "spingere risolutamente su Feltre' ' e il l o novembre di lanciare un 'avanguardia sulla strada per Pedavena, in collegame nto sulla desttra con la 52 3 italiana , già a VilJabru na, e sulla sinistra con la 24" italiana de l I CA. Il grosso dell' Armata gravitava piì:t indietro sul Piave, impegnato a ristabil ire le comunicaz ioni attraverso il fiume. La progressione non incontrò ostacoli: solo la brigata 'Taranto' della 24 3 divisione dovette superare una resistenza tra Narcen e Col de l Melone, che peraltro occupò, proseguendo la mattina de l 3 per A une e Zarzoi. "Co n la conquista del sistema difensivo a nord di Monte Avena c con i1 rafforzamento da pa rte delle due Divisioni 23" e 52" nelle loro rispettive teste di ponte, la 12" Armata aveva ormai assolto tutti i compiti ad essa affidati , ed arre tava le sue unità nella

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Relazione austri aca. pp. 559-60. Documenti austriaci catturati durante l'avanzata dicono che il 31 onobre r ala destra delr lsonzo Armee "completava disordinatamente il passaggio ~ulla riva orientale della Livenza", che la 6• Armata ripiegava sul Tagliamento nel "massimo disord ine", così come pure il gruppo Belluno, ''in ritirata su tutta la fronte", cfr L'Azione dell'Esercito austro-ungarico nella ba/taglia di \liuorio \leneto, AUSSME, F l. busta 73, fase. 2. Sono infinite le testimonian ze d i c hi non ne poteva più, l'aspirante austriaco, già in precedenza citato. annotava il giorno 29. " La notte è un incubo spaventoso...L'armistizio è prossimo. La guerra sarà presto liquidata. ma purtroppo non ci sarà risparmiata quest'ultima battaglia. Perché tutto questo? lo non ho più patr ia. L'Austria-Ungheri a non esiste più. Il mio giuramento non mi lega più . Mi prenda il diavolo se mi affaticherò ancora!", F 3 , busta 188, fase. 6. E Wcber, cit. , p. 270 . "Quaranta mesi or sono eravamo de i soldati; sei mesi fa, ancora degli uomini . Oggi , siamo soltanto deg li esseri dai nervi sconvolti, affamati. malati, vili, che temono la morte fin da ll'istante in cui il suo lontano mugolio ce ne rivela la presenza".


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conca feltrina secondo gli ordini ricevuti": ormai, del resto, neanche "esistevano più le condizioni ambientali che le permettessero spazio di manovra" . Il 4 novembre un nuovo ordine la trasferiva al piano , tra Montebelluna e Castelfranco , dove era previsto che sarebbe affluita anche l'altra divisione francese del XII Corpo. La 10" Armata aveva raggiunto e superato la Livenza il 31 ottobre, tra Sacile e Motta , incontrando poi però difficoltà a procedere in avanti. Il XVlU CA italiano fu dì nuovo assegnato a Cavan, venendo a costituire l'ala sinistra della 10• Armata; scese quindi dal Bosco del Cansiglio e si attestò a Polcenigo per fronteggiare eventuali ritorni offensivi nemici in provenienza dalla Carnia. Al centro operava il XIV CA britannico e a destra, in leggero ritardo , l 'XI Corpo italiano, che si schierava in giornata sulla Livenza. Il l o novembre si esaurì nella costituzione di piccole teste di ponte oltre il fiume e nella sistemazione dei passaggi sulla Livenza; il 2 venne ripresa l'avanzata con la 23a divisione britannica, che aveva la 7• in riserva, a sin istra e la 31 a italiana, che comprendeva anche il 332° rgt statunitense, a destra; ancora più a destra l'opposizione avversaria e la mancanza di materiali da ponte ritardavano la marcia dell'XI CA . La sera del 2 la 103 Armata aveva raggiunto la linea Aviano-San Quirino-Praturlan-Villotta, pattuglie e autoblindo furono inviate avanti verso il Tagliamento. Ma la progressione fu ostacolata "dalle difficoltà incontrate per il superamento dei numerosi corsi d'acqua della zona,", non dal nemico , che "era in completa e disordinata fuga" . Il 3 novembre, tra Pinzano e San Vito, il XVIll CA raggiunse il Tagliamento superando una debole resistenza; lo aveva preceduto la 3• divisione di cavalleria che ne chiese il sostegno d'artiglieria per controbattere quella avversaria: così alle 18,30 la cavalleria poté attraversare il fiume e lanciarsi in avanti, entrando in contatto con reparti austro-ungarici che chiedevano di parlamentare per l'armistizio o la resa . In giornata anche il centro (XIV CA) e la destra (XI CA) cieli ' Armata erano al Tagliamento, sul quale pareva che il nemico volesse resistere . Per la mattina successiva, 4 novembre , fu prevista un'azione per costituire una testa di ponte a nord di Codroipo, affidata ad un btg italiano e ad uno americano. All'l di notte Cavan ordinò alle truppe di spingersi il più avanti possibile oltre il Tagliamento entro le ore 15, ora prevista dalle condizioni di armistizio per la fine delle ostiUtà. Nelle prime ore del mattino fu eseguita con successo l' azione itala-americana ed alle 15 la 7a divisione britannica era a Basiliano e Mereto di Tomba, gl i italo-americani a Molino Romano e Villaorba. A sin istra, il XVlll CA era entrato a San Daniele del Friuli e a Rivolta; a destra, l'XI CA era a Codroipo e Zompicchja. Il sovrano brì-


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GLI ALLEATI IN ITAUA Ol:RANTE 1.A PRIMA Gl:ERRA MO"'OIALE (19 17-19 18)

tannico inviò telegrammi di congratulazioni al X IV Corpo britannico e all'Xl italiano, che formavano la 103 Armata. Ma l'aspetto più interessante del le operazjon i che segu irono lo sfondamento in pianura fu la ripresa della pressione sul fronte settentrionale , che condu se alla liberazione del Trentina ed alla cattura di molti uomini e reparti della 10" e dell'li" Armata austro-ungariche. Dal27 ottobre la 4a Armata italiana aveva ripreso i suoi attacchi e finalmente il 31, ulla destra , il nemico cedette dinanzi alla spinta del XXX CA, che raggiunse Feltre contemporaneamente all'avanzata dell' Sa Armata tra il Cordevole e il Piave. Ma tutto il fronte montano era o stava per mettersi in moto, la 7a Armata da ovest, la l" e la 6a da sud. La 6a Armata aveva a destra il XX CA con due divisioni italiane (28 3 e 73 ) , al centro il XIll Corpo con la 243 divi ione francese e la 143 italiana, a sinistra il xn con la 48a d ivisione brita nnica e la 20" italiana. Gi à dal 29 inglesi e frances i avevano occupato località abbandonate dal nemico a sud e ad est di Asiago, come Ave e Zocchi , ma ulteriori tentativi di progressione avevano incontrato una reazione decisa. Il 31 la 203 divisione italiana si portò su Cima Tre Pezzi e Canove, da cui pure si erano ritirati gli austro-ungarici, la 48a britannica premeva intorno ad Asiago e, più a destra, la 243 divisione francese raggiungeva il Ghelpac poco a sud di Gallio, lasciandosi a destra il M . S isemol e a sinistra il M. Ferragh; a sera, due reparti d'assalto francesi e due della brigata 'Lecce' conquistarono il Ferragh, le pendici settentrionali del Sisemol, Stenfle, e penetrarono nella Val Frenzela seminando il panko e sconvolgendo il programma di ripiegamento ordinato del nemico. A sua volta, il XIJ CA attaccò il l o novembre in direzione della Val d' As a, ma le difficoltà del terreno e la resistenza accanita della 52" divisione austriaca, attestata da Cam porovere a M. Interrotto , rallentarono l'avanzata e solo a sera reparti della 203 d ivisione e rano sulla riva destra dell ' Assa e si affacciavano alla strada Roana-Albaredo; la 48a britannica prese Cima Costa, ma non potè affacciarsi verso l' Assa , per cui il generale Walker, intell igentemente, decise di puntare più a nord-ovest, impegnando il grosso della divisione in un attacco in forze al M. Mosciagh, la cui caduta avrebbe fatto crollare anche le difese di M. Interrotto, aggirate da nord. Il XIll CA doveva proporsi soprattutto come rincalzo all'azione del XII, ma nel corso della giornata divenne invece l.a punta d i lancia nell'attacco della 6" Armata, " l'elemento di rottura e il vero protagonista dell'azione". TI suo Comandante, gen. Ugo Sani , aveva ordinato di attaccare su tutto il fronte, puntando al M. Lo ngara ed alle Melette: ora sta bi-


CAPITOlO X - L"INSEOUIMENTO E L' ARMISTIZIO

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lita per l'inizio del movimento, le 5; le unità risposero con "magn ifico slancio" e alle 9 la 24a divisione francese del gen. Odry raggiunse la cima del Longara, facilitando così anche la progressione della 14a divisione italiana sulla destra. Alle 12 i frances i erano su M. Nos e gli italiani sulla Meletta di Gallio. E' vero che di fronte avevano truppe stanche e che un rgt ungherese rifiutò di eseguire l'ordine di contrattaccare, però non può essere sottovalutato l'impeto con cui il XIII Corpo proseguì l'avanzata nella notte sul 2: reparti francesi giunsero alla strada di arroccamento di Campomulo, oltre il Monte Fiara, e truppe d'assalto ital iane arrivarono sul Monte Sbarbatal. A destra il XX CA, preso il Sasso Rosso , occupò Foza e i Monti Bardenecche e Tonderacar, e poi M. Spitz, Colle di Chior, Frisoni, Lambara, risalì la valle del Brenta oltre il ponte di Vanin ed avanzò verso Enego. La resistenza avversaria era debole, salvo in qualche punto che più si prestava alla difesa od era considerato più importante, come la testata della Val Campodimulo da dove si imboccava la rotabile di fondovalle. La sera del l o novembre il generale Montuori emanò queste direttive: "D nemico resiste ancora tenacemente all'imbocco della val d' Assa, mentre la sua resistenza appare superata al centro dell'altopiano, fra M. Mosciagh e M . Melette. Occorre aprire al più presto lo sbocco in Val d' Assa, e pertanto il XX Corpo d'Armata punterà con forze adeguate per Val di Nos in Val Galmarara, in direzione di Val d' Assa, allo scopo di cadere alle spalle delle difese che ancora il nemico oppone lungo questa valle. D Xlii Corpo d'Armata potrà quindi valersi di tutto il fascio ·stradale da Val di Nos ad ovest". La 48a divisione britannica combattè per tutta la notte ed alle prime luci si impadronì di M. Interrotto aggirandolo dal Mosciagh e si collegò con la 20a divisione italiana, la quale, già oltre l' Assa, avanzava dalla linea Roana-Albaredo lungo la Val Martello: a sera le due divisioni del XII Corpo erano a Vezzena-Marcai di Sotto (la 48a) ed a Bosco Posellaro-Val Trugole (la 20a). Gli altri due CA della 6a Armata avevano pure progredito: il XIU fino a Bocchetta di Portule ed oltre il M. Zingarella, il XX fi no allo Spitz Kegerle e a M. Castellano; nella valle del Brenta, inoltre, reparti di questo Corpo avevano occupato Enego e Tezze, calandovi dal M. Lisser, ed erano giunti all' imboccatura della Valsugana . Per il 3 novembre l'ordine di operazioni dell' Armata insisteva sulla necessità di "spi ngere l' insegui mento con la massima celerità e arditezza" per arrivare in val d'Adige fra Trento ed Egna: al XII CA , avanguardia dell'avanzata a nord-ovest venivano indicati come obiettivi Caldonazzo e Levico; il XIII Corpo si sarebbe tenuto pronto a intervenire di rincalzo.


400 _ _ _ _ _ _ _ _..:..: GL::_ l :A ..:.:L:..: L..:..: EA_TI_:lN _' I_Tt_: :\L'-'IA_:D...:._.: URANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE (19 17-1918)

Il Gruppo Armate del Trentina scivolava intanto nel disordine. L' 11" Armata austro-ungarica poteva contare ancora su reparti che si battevano, ma alle loro spalle si diffondevano confusione e scoramento: soldati sbandati , stanch i di combattere, ripiegavano su strade g ià intasate da carriaggi e reparti; la 10a Armata in ritirata da ovest creava ulteriori problem i d i affollamento; la disciplina veniva meno e si segnalavano ingorghi e saccheggi. Nel pomeriggio del 2, inoltre, un violento fuoco d'artiglieria preannunciò l'attacco della 1a Armata nella valle dell'Adige.ll Comando dell ' lF Armata fece sapere "al Comando Superiore che soltanto l'immediata stipulazione di un armistizio avrebbe potuto scongiurare il completo dissolvimento delle sue unità". Il 3 novembre, la 48a divisione britannica incontrò una certa resistenza tra Cima Vezzena e Basson, ma la superò ed avanzò su Caldonazzo e Lev ico, catturando diversi reparti nemici. La 20a italiana, invece, riuscì solo a sera ad arrivare a Caldonazzo, ostacolata non dall' opposizione avversaria, ma dagli "enormi ingorghi di unità e di carriaggi austriaci" che aveva incontrato sulle sue direttrici di marcia. La colonna Perris del XII CA procedette in avanti, tra Cima Vezzena e Cima Larici , senza incontrare il nemico. Il XX Corpo investì la Valsugana tra Novaledo e Roncegno e la risalì da Grigno , occupata nella notte sul 3, marciando sulle due rive del Brenta fino a Borgo Valsugana. L' ll a Armata austro-ungarica, intanto , aveva ricevuto dal proprio Comando supremo l'ordine di sospendere le ostilità; non è questo il luogo per discutere di quell'ordine, se fosse stato prodotto dal panico e dal disordine, o se celasse la speranza di indurre le forze dell'Intesa a fermarsi prima dell' ora fissata dal Comando italiano per la cessazione delle ostilità: sta d i fatto che in tal modo conf usione si aggiunse a confusione, danneggiando soprattutto gl i austriaci. Su Trento , ormai senza incontrare opposizione, convergevano dalla Valsugana avanguardie della 6a Armata e dalla Val d'Adige quelle della l a (rgt di cavalleria Alessandria), che entrarono in città poco dopo le 15. Ancora una volta nell' ultima notte di guerra il Comandante della 6" Armata incitò iJ XII e il XX Corpo a "spingere vigorosamente le operazioni" per raggiungere entro le fatidiche ore 15 del 4 novembre la linea M . Calisio-Baselga-S. Orsola-Panarotta-Roncegno. Le operazioni andavano condotte con "la massima celerità ed energia", ed era evidente perché: "Alle ore 15 precise l'avanzata sarà sospesa su tutta la fronte, rimanendo inteso che il nemico dovrà ripiegare da questa fronte per almeno 3 km". Mentre il XIII Corpo rientrava negl i a!Joggiamenti di riposo, ciascuna divisione del XII formò una colonna motorizzata che fu lanciata


CAPITOLO X- L: lr'SEGtm1E.'iTO E L: ARMISTIZIO

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in avanti e alle 12 gl i obiettivi erano raggiunti: la 483 divisione britannica si trovava tra M. Calisio, Doss di Brusadi , Bo rdelgà, Cima Bravo , la 203 italiana tra S. Orsola e il M. Panarotta, dove si collegava con la 73 divisione del XX Corpo, ormai sulla linea Roncegno-Panarotta. 3 Contemporaneamente, anche sul fronte della pianura veneta l'avanzata si faceva più spedita. ll Capo di S.M. della 10" Armata annunciò il 31 ottobre che il nemico era in ritirata su tutto il fronte e che andava incalzato con energia: prossi mo obiettivo sarebbe stato il Tagliamento nei dintorni di San Vito, muovendo in d irezione nord. La 3a Armata avrebbe raggiunto il fiume più a sud , copre ndo il fro nte d'avanzata fino al mare, me ntre dal lato opposto anche il XVIII Corpo avrebbe seguito il movimento in avanti da Polcenigo. n l o novembre le unità della 103 Armata avrebbero progredito abbastanza da consentire il lancio di ponti attraverso la Li venza; il 2 la marcia sarebbe continuata , tenendo sempre una divisione in riserva per CA. La 33 Armata, che aveva oltrepassato il Basso Piave nel giorno 30, il giorno dopo avanzò " rapidamente verso la Livenza. Per la 103 Armata il 1o novembre venne impiegato principalmente per costruire ponti sulla Livenza; mentre l'inseguimento restava affidato al Corpo ital iano di Cavalleria. Il giorno 2 novembre venne ripresa l'avanzata e in questa data la 103 Armata ragg iunse la linea Vi llotta-Praturlone-torrente Med una (ad oriente di Pordenone)- S. Quirico-Aviano, con forti pattuglie spinte oltre questa linea, verso il Tagliamento. 11 3 novembre venne raggiunto il Tagliamento tra S . Vito fino a No rd di Spilimbergo, e si incontrarono piccole resistenze nemiche. Il giorno 4 novembre il 332° rgt americano ebbe il suo battesimo del fuoco mentre forzava il passaggio del Tag liamento. Gl i americani catturarono oltre 100 prigionieri ed ebbero poche perdite nell 'attaccare, con il loro abituale slancio , le retroguardie nemiche. Alle ore 15 del 4 novembre, quando venne in effetto l'armistizio , la linea raggiunta dal la 103 Armata era: Basagliapenta-Meretto di TombaCaseano-S. Daniele Pinzano". Con questo, la Narrative britannica conclude il resoconto dei combattimenti; riprendiamo ancora da questa fonte alcuni dati sulle catture e ricono c imenti ali ' azione del Genio, deli ' Aviaz ione e dei Servizi dell' Armata: "Fu impossibile durante le operazioni riferire esattamente il

3 Cfr Relazione, V. tomo 2, pp. 700-853. passim; tomo 2 bis, doc. 369, 370, 374, 380,392,393 . 408,409,410. 411.


GLI ALLIATilN ITALIA DURA:-l E LA PR I\1AGUERRAMONDIALE (I917· 191S)

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numero dei prigionieri catturati ; però le relazioni finali danno come catturati nel periodo dal 24 ottobre al 4 novembre l 087 ufficiali , 33959 uomini di truppa ed oltre 240 pezzi di artig lieria. Il numero dei pezzi catturati fu certamente molto s uperiore a 240, ma durante la rapida avanzata delle nostre truppe molti pezzi si dovettero lasc iare in po izione e non vennero perciò contati. I reparti del Genio, sia britannici che italiani , lavorarono indefessamente ne l costruire ponti non solo sul Piave, ma anche s ul Monticano, sulla Livenza e s ul Tagliamento. Senza la loro abilissima ed efficace opera non sarebbe stato possibile effettuare un vigoroso inseguimento. Le forze aeree presero una parte i m portante nella battaglia , tormentando così efficacemente la ritirata nemica che caddero nelle nostre mani molte batterie e migliaia di prigionieri che altrimenti forse sarebbero riusciti a sfuggire. I reparti d i mitragliatrici trovarono frequenti occasioni d ' impiego, pienamente sfruttate, dimostrando ottimo addestramento ed abilità manovriera. Il Servizio dei collegamenti (Signa/ Service) riuscì a mantenere le comunicazioni tra le varie unità della 103 Armata durante il periodo delle operazioni, pur dovendo superare le più grand i difficoltà. La rapida avanzata durante le operazioni obbligò i serviz i di rifornimento e di trasporto ad un grande sforzo ; c iò nonostante tutto il personale di questi serv izi seppe mantenersi all'altezza della situazione , assicurando pienamente alle truppe i rifornimenti di munizioni, viveri e materiali, nonostante il cattivo stato delle strade , i ponti costruiti in fretta , e la grande distanza dalle teste di tappa ferroviarie" .4 Specifici ringraziamenti personali figurano nella Relazione d i Cavan: " Durante la battaglia sono stato in continuo contatto con S.E. il generale Caviglia, sotto la cui direzione operava la m ia Armata. Fu sempre genti lissimo e pronto a darmi aiuti e consigli. Gli d evo i più calorosi ringraziamenti per avermi sì generosamente incoraggiato. L' azione dell' Xl e xvm Corpi d ' Armata italiani è stata accennata solo brevemente, ma essa ha contribuito nobilmente e grandemente alla vittoria . I miei ringraziamenti sono dovuti ai loro comandanti per la loro leale cooperazione . Devo i miei ringraziamenti anche a S.A.R. il Duca d ' Aosta e allo stato maggiore della 3a Armata. Accurata e dettagliata preparazione per l'attacco era stata fatta da lungo tempo ed a causa di c iò in questa direzione

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Ordine di operazione n. 19 del 31 ottobre 19 18 (h. 16,05), a ftrma del maggior generale J.F. Gathome-Hardy, AUSSME, F 3, busta 188, fase. 7, dove è pure la Narrative citata di seguito.


CAPITOLO X · L'IXS EGUlME.VJ'O E L'A RM ISTI.liO

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mi rimase ben poco da fare .. JI Brigadiere Generale C. Delmé-Radcliffe ed il personale della Missione britannica come pure gli Ufficiali di collegamento italiani ed ing lesi hanno reso ottimo servizio. La traduzione e trasmissione degli ordini fu grande res pon sabilit~t per questi Ufficiali e ciò nonostante tutto si compl senza intralci o difficoltà di sorta . Nella loro ritirata gli austriaci lasciarono molti ospedali pieni di ammalati e di feriti di ogni nazionalità. In molti casi questi ospedali erano sprovvisti di viveri e di infermieri . La Croce Rossa britan nica otto la direzione del colonnello Courtauld Thomp on non si risparmiò nello sforzo di dare il maggior aiuto possibile a i sofferenti salvando indubbiamente la vita a molti italiani ed austriaci . Desidero pure esprimere la mia più alta compiacenza pei servizi prestati dal Maggior Generale J. F. Gathome-Hardy, la cui intelligenza e prontezza in ogni difficile circostanza cooperarono efficacemente all 'ottimo risultato della battag lia di Vittorio ...lnfine ho il gran piacere di informare V. E. che ho sempre avuto il pronto a iuto del Comando Supremo in tutti i momenti decisivi. La loro estre ma gentilezza ver o me stesso e ver o le truppe britanniche aggiunge molto al mio felice ricordo della Campagna in Italia" .5 Consapevole del disastro che si andava profilando per l'Esercito nemico. Diaz ordinò il 1° novembre l' avanzata generale, che nella pianura veneta incontrò una resistenza debole ed episodica. La già difficile situazio ne delle unità in ritirata si aggravò definitivamenete per gli equivoci sull'armistizio, che il Comando austriaco erroneamente comunicò essere stato firmato e in vigore, quando invece da parte itali ana c i si era riservati di indicare con esattezza solo in seguito il giorno e l'ora della cessazione delle ostilità. Così tutto procedette all'insegna della confusione , con la cavalleria ital iana lanciata avanti, anche oltre le linee nemiche (uno squadrone giunse senza incontrare opposizione ad Udine), mentre l'avanzata della fanteria era as ai meno rapida e uni forme.6 Il Crosse ricorda che a lla Livenza, il 31 ottobre, la 7" divisione britannica ebbe l'ultimo caduto; le prime pattuglie attraversarono il fiume solo alle 14 del l o novembre, "stabilendovi delle teste di ponte.ll ritardo causato da questo corso d'acqua si tradusse in un riposo apprezzatissimo dalle truppe". T rifornimenti erano ancora indietro sul Piave, dove il pro-

5 Cavan al Segretario alla Guerra britannico. cit .. AUSSME, r 3 . busta 156. fase. 18. Praticamente il medesimo testo è nella Rela::ione delle oper a::..ioni della J(J' Armaw, ecc .. E l. busta 93 . fase. 2. 6 Cfr Wilks, cit., pp. 165-68.


GLI Al LEATIIN ITALIA DlfRANTE LA PR IMA GlfERRA MOND IALE( 1917· 1918)

blema di superare il fi ume era stato risolto con le teleferiche,? ma "dal Piave alla Livenza correva una distanza di una quarantina di chilometri, e per questo era urgentemente necessario l 'altro grande contri buto italiano alla guerra, i camion Fiat da 15 quintali. Sono semplicemente fantastici! Viaggiano veloci come un'auto , salgono in montagna a pieno carico c possono essere ugualmente usati per persone e cose. Questi merav igliosi 'giocattoli ' risolsero il problema delle raz io ni , ma incom inciarono ad attraversare il Piave solo il l o novembre, e fi nché non ne passarono parecchi, la situazione rimase preoccupante". Giunsero anche le ambulanze inglesi ed americane, me ntre si rinsaldavano i ponti. La mattina del 2 l'avanzata delia 7" divisione, preceduta dalla cavalleria, proseguì verso il fiume Meduna." Dappertutto le truppe ricevettero grandiose ovazioni dalle popolazioni liberate . Vecchie bandiere italiane, tenute fino allora accuratamente nascoste, pendevano da molte finestre, col nemico che se n'era andato appena ventiquattr'ore prima". Tra la Livenza e il Tagliamento non venne incontrata re istenza: "Al nostro arrivo sul Tagliamento avvennero cose strane. li fiume era simile al Piave, ma senza isole. Il greto era largo circa 800 metri , solcato da cinque o sci canali d'acqua tutti guadabili. davanti al nostro fronte divisionale esisteva un solo ponte, a Gradisca, in parte distrutto. Sul lato opposto la riva era più alta e permetteva un 'eccellente visuale per la difesa. Se gli austriaci avessero deciso di fermars i qui , avrebbero potuto tenere in scacco gli attaccanti per parecchi giorni. La nostra Divisione era stanchissima, avevamo solo alcuni cannoni e poche munizioni, senza possibilità di immediati rifornim enti. Si cadde allora ne l ridicolo, e fu questo che ci risparmiò una battaglia inuti le. Quando il 3 novembre arrivammo sulla ri va del fi ume, gli austriaci, che tenevano in forze la riva opposta, credevano che fosse stato firmato un armistizio e ch'esso fosse già in vigore. La cavalleria ital iana aveva già oltrepassato il fi ume, e il generale austriaco era impegnato in una discussione su questo punto col generale italiano comandante della cavalleria, che di armistizio non ne sapeva nulla. (Per La verità, nessun armistizio era stato ancora firmato. Un gene-

7 C'era sempre l'evennmlità che l'acqua, per qualche te mporale improvviso. trascinasse via i ponti. " A questa eventualjtà era stato posto r imedio, per quanto possibile. con la costruzione di quella meravigliosa trovata italiana delle teleferiche, un sistema di traspono con ceste appese a fili tesi sopra l'acqua. Ne erano state costruite parecchie e in vari punti del fiume e la forntura di cibo e munizioni era stata così assicurata in ogni caso".


CAPITOLO X- L'INSEGUIMENTO E L'AR\11STIZIO

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rale austriaco s'era solo portato al Comando Supremo deJl 'Esercito italiano e se ne stava discutendo). Gli austriaci su l Tagliamento erano, comunque, fermamen te convinti ch'esso fosse già in vigore e che il fiume costituisse la linea d'armistizio. Essi perciò sostenevano di non essere prigionieri di guerra ma ancora uomini liberi, e che se la fanteria avesse tentato di passare il fiume essi vi si sarebbero opposti". Parlamentari si uccedevano, italiani e inglesi da un lato, austriaci dall'altro. Questi ultimi , localmente, erano più numerosi e più forti, ma non lo sapevano e inoltre, convinti che l'armistizio fosse già stato firmato. non avevano gran voglia di combattere; ciò consentì ai comandanti alleati di vendere fumo, pur disponendo sul campo solo di avanguardie poco numerose e stanche. Il comandante della 20a brigata, gen Green, e il col. O ' Connor avevano in animo di forzare il passaggio con i reparti di cui disponevano, ma quando andarono a parlamentare con gli austriaci sulla sponda da essi tenuta, si resero conto "che, se il nemico avesse fatto seguire alle parole i fatti, sarebbe stato impossibile ... attraversare il fiume. Tuttavia venne tollerato che la cavalleria italiana passasse il fiume e che due compagnie scozzesi lo guadassero e si impadronissero della testa del ponte di Gradisca" . Solo da destra i enti va " il rumore di una battaglia. Proveniva, così credevamo, dal piccolo contingente americano che, all'undicesima ora, aveva visto esaudita la sua ambizione di entrare in prima linea e di menar le mani e non volle fars i 'fregare' dall' inattività del nemico. E così, alle ore 15 del 4 novembre, sulle acque del Tagliamento, ebbe fine la parte recitata dalla nostra 7a Divisione nella guerra ...Il bottino preso fu colossale e non c'era scarsità di 'ricordi ' per i soldati che se ne vollero impossessare. Di là del Tagliamento aveva deposto le armi un'i ntera Divisione, i cui ufficiali si misero solo a discutere che fosse loro concesso di tenersi la spada. Non appena il nostro comandante di divisione attraversò il fium e, fu individuato dal generale au triaco e dal suo stato maggiore, che prima ancora ch'egli si rendesse conto, lo circondarono . Gl i austriaci, ancora armati, si misero a prole tare. Tirarono fuori un lungo foglio ch'essi insistettero perché venisse firmato. li suo tenore era che gli austriaci non si erano arresi, ma a vcvano solo autorizzato il passaggio alla Cavalleria italiana, e che perciò nessuno di loro era prigioniero di guerra. Il nostro generale Shoubridge disse semplicemente ch'egli aveva ordine di uccidere e catturare tutti gl i austriaci ch'egli avesse incontrato entro le ore 15 di quel pomeriggio, e che aveva dall' altra parte del fiume un'intera Divisione (ahimè, una piccola bugia): facessero perciò la loro propria scelta! Aggiunse, con un sorriso, che aveva fatto il soldato abbastanza per non firmare alcun documento sul


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GU ALLEATI ! ITAUA DURANTE LA PRIMA GUI!RRA MONDIAL.E (19 17 1918)

campo di battaglia, al che sorrisero anche gli austriaci. n gen. S houbridge proseguì quindi a cavallo. col generale austriaco che gli correva dietro gridando ' Protesto· ed agitando il fog lio" .8 Contemporaneamente, la 23" divi ione britannica aveva progredito sulla inistra e ne l pomeriggio del 31 ottobre si riunì alla T al ponte della ferrovia di Sacile: aveva già catturato 500 prigionieri e 50 cannoni. Tre compagnie del 9o York and Lancaster forzarono il fiume senza particolari difficoltà, ma quando i genieri cominciarono a costruire una passerella " una mitragliatrice aprì il fuoco dal campanile della chiesa di Sacile, che ferl parecchi dei nostri uomini; messa a tacere quest'arma con tre cannonate, la passerella venne finita di costruire e il rastrellamento fu completato. " Al calare della sera si sentivano in giro sporadici colpi di arma da fuoco. Giunta la notte, gli ultimi austriaci scivolarono via protetti dall 'oscurità. Improvv isamente udimmo un singolo sparo , forse esploso contro niente, contro una di que lle ombre che prendono forma davanti agli occhi stanchi di una sentine lla esausta; ma merita menzione, perché era l' ultimo sparo della 23a Divisione nella Grande Guerra" . 11 2 novembre i reparti vennero avanti sulla strada per Pordenone e il 3 l'intera divisione venne fermata, passata in riserva c acquartierata a Po rcia.9 L' ultimo giorno di guerra ebbe il battesimo del fuoco anche il 332° rgt di fanteria statun itense, appartenente alla 833 divisione O/zio e comandato dal col. W.J. Wallace. Era formato su tre btg, per una forza complessiva di circa 3.500 uomini. Il rgt, aggregato alla 31 3 divisione

8 Crosse. in Cecchin, cir., pp. 95- 104. 9 Sandilands cita anche un divertente espisodio: "Alcuni mesi prima ci si era res i como che se il generale intendeva tenere in piedi la 23" Divis ione doveva 1ibcrarci dalle tenere auenzion i del cuoco militare inglese. Da una vicina Divisione italiana di Bersaglieri c i venn e gentilmente fornito uno chef napoletano di prim 'ordine. Questo notabi le era adesso intento a preparare una inimitabile maccheronata e un risono. dei quali andava giustamente celebre, ed era nel frattempo sommerso dai piagnistei sui guai patiti dalle persone presenti del la famig lia, tra cui due o tre bellissi me ragazze contadi ne". Appena pronto. fu dato loro " un vasso io colmo di maccheroni". che però fu acco lto con imbarazzo dalle fanciulle poiché. malgrado le lamentazioni. "esse avevano già appena consumato un sostanzioso pasto''. In genere Sandilands è meno critico di Crosse c irca il comportamento dell'Esercito austro-ungarico durante l'occupazione, comportamento che ri teneva sostanzialmente "corretto... pnr con la rise rva de lla propria "esperienza limitata''. La questione, di cui non ci occupiamo. è comunque complessa e varia da luogo a luogo. potendo anche in taluni casi contribuire a moti vare quei civili italiani che nell ' imminenza de lla li berazione presero le am1i contro gli austro- ungarici in fuga. Cfr Sandilands, in Cecchin,cìr.. pp. l46-51.


CAPI1"0LO X - L"L'\SEGUL..,1ENTO E L"ARM IS11L10

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italiana, ne seguì i movimenti alle dipendenze della 3" e poi della 10a Armata. Durante il forzamento del Piave non fu impiegato in prima linea, ma tenuto fino all'alba del 3 1 vicino a Yarago in riserva. Passato sulla riva sinistra alle Grave di Papadopoli, rimase ancora in riserva a Vazzola c Gajarine, ma il 2 passò all'avanguardia; superata la Livenza, puntò al Tagliamento per Prata di Porde none, Visinale di Sopra e Cimpello, dove trascorse la notte. L' intera divisione, nel giorno successivo, continuò ad avanzare verso levante e a sera il rgt americano sostò a S. Lorenzo, ma il 2° btg (magg. Scanland) fu mandato avanti, ai ponti della Delizia sul Tagliamento: vi giunse a notte fatta e prese contatto col nemico. il quale appariva determinato a resistere sulla sponda orientale , dove era attestato. Si trattava di circa un btg , ben disposto sull 'argine e fornito di molte mitragliatrici. Alcuni plotoni italiani e statunitensi al comando del cap. Maroni della brigata ' Veneto' e del ten. Whinnery avevano preceduto nella notte il 2° btg , ma non avevano potuto oltrepassare il fiume , sebbene ne avessero occupato gli isolotti: un magg. austriaco disse loro che era stato firmato l 'arm istizio e li diffidò dal procedere oltre: "gli austriaci avrebbero risposto con la forza a una loro ulteriore avanzata. A riprova il maggiore esibì un telegramma con gli ordini ricevuti, e si scusò dicendo che non avrebbe fatto incendiare il ponte se il messaggio gli fosse solo giunto un 'ora prima. Cercò anche, inutilmente, di essere ragguag liato sul 'più di mezzo milione di americani' che avevano preso parte alla battaglia"(!). Il combattimento " iniziò alle 5, 20 in seguito ad un casuale sparo di pistola da una pattuglia avanzata americana. Gli austriaci scatenarono un fuoco d'inferno con mitragliatrici e cannoncini, le cui granate andavano a cadere indietro su inesistenti assembramenti. 'E' stato un miracolo. Avessero gli austriaci ridotto di cento metri la portata del fuoco delle loro mitragliatrici , le nostre perdite sarebbero state ben gravi' scrive il col. Wallace. Preceduti da un breve e violento fuoco distruttivo deU 'artiglieria della 3 1. 3 divisione, gli italiani attaccarono sulla destra. Alle 5, 35 scattarono gli uomini del ten. Wh in nery e del 2° battag lione che, spintisi carponi sin vicino all'altra sponda, balzarono 'urlando come indiani' sulle posizioni degli austriaci, i quali, dopo breve resistenza, si diedero alla fuga" . 10 Ripre ndiamo da un'altra fonte qualche particolare sul fatto d'arme:

IO

2 17- 19.

G. Cecchin, Gli americani. in AA.VV., Piave Momicano Tagliamento. cit., pp.


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GUAI.LEATII'I ITAUA DURANTI: LA PRIMAGl>ERRA \IONDIALI:(I917-1918)

"A raffiche serrate e violente le mitragliatrici austriache - una ventina bene schermite dagli argini, aprirono il fuoco contro gli animosi manipoli americani che avanzavano nella oscurità ancora alta. Subito risposero , rapide e sicure, le batterie da campagna de l 44° reggimento della 3 1a divisione- appostate sulla riva destra del fiume- e le dodici mitragliatrici che erano con il battaglione Scanland; mentre i fanti american i, armati di moschetti automatici e palleggiati dai pionieri dell'intero reggimento, si avvicinavano sempre più alla sponda nemica. Prima delle ore 6, g li americani si slanciavano all'assalto e conqui tavano d'un balzo gl i argini di riva sinistra del Tagliamento. Poi , a colpi vigorosi e fitti di bombe a mano, snidavano gli austriaci dai loro ricoveri, parte ne volgevano in fuga e parte ne catturavano , impadronendosi di dieci delle loro mitragliatrici ... J l combattimento del 4 novembre ai ponti della Delizia costò al secondo battaglione del 332° reggimento americano un caporale morto, un sergente ferito, sei uomini di truppa pure feriti. Gli austriaci lasciarono sul terreno 25 morti e 22 prigionieri; oltre le mitragliatrici sopra ricordate, armi c materiali. La forza de li ' intero reggimento americano presente al combattimento dei ponti della Delizia era di 113 ufficiali e 3.470 uomin i di truppa". L'inseguimento fu immediato, con pattuglie che incalzavano da vicino il nemico, precedendo il grosso del 2° btg: la reazione avversaria si avvaleva di " frequenti ed improvvise raffiche di fianco delle mitragl iatrici" e del "tiro a tempo dell'artiglieria delle colonne di retroguard ia che ripiegavano su Udine. In tali episodi, spezzati e violenti, gli americani catturarono un cannone da campagna da 7, 65".ll Vi fu un momento di arresto "dopo quattro km al Bivio Coseat, dove gli americani furono sorpresi da un bombardamento d' interdizione e da fuoco incrociato di mitragliatrici , che li costrinse a manovre di aggiramento e di bonifica di postazioni sparse. Raggiunsero quindi Codroipo che rastrellarono". 12 C'era poco tempo ormai , ché le ultime ore di guerra scorrevano inesorabm. "Erano le 9 del mattino quando il secondo battaglione del 332° reggimento penetrò a Codroipo, occupò la città, si impadronì di munizioni, armi, carreggio e materiale sanitario in grande quantità, abbandonato dai

11 Il 332° reggimemo di fanteria americano alla fronte d 'Italia , una copia in AUSSME, F 3. busta 55, fase. 9. Vedi anche Ceccbin, Gli americani , cit., pp. 198-23 1. U caporale caduto si chiamava C.S. Ke ll. 12 Cecchin, ci t., p. 219.


CAPITOLO X- L' INSEGU IM ENTO E L'ARMISTIZIO

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nemici in fuga. Jn questo frattempo, il primo e terzo battaglione del 332°, partiti verso le 8 del mattino da San Lorenzo , si erano trasferiti prima a Valvasone e poi alla Cascina del Ponte alla Delizia, là dove giunsero intorno alle 15. A quella medesima ora, le due compagnie più avanzate del battaglione Scanland si stendevano tra Villaorba e la ferrovia di Udine, presso a poco alla altezza di Basagliapenta: le due compagnie più arretrate retrocedevano a Codroipo, a custodia delle armi e del materiale conquistato". 13 La notizia dell' armistizio e della cessazione delle ostilità fu portata a Villaorba dal magg. Everson poco prima dell'ora fissata. Ma gli "uomini del magg. Scanland erano troppo indaffarati per gioirne. Avevano per le mani 11.000 prigionieri di cui non sapevano cosa fare e che, per fortuna , riuscirono a mollare agli inglesi". 14 Non dipese certamente dagli americani se il loro impiego in prima linea ebbe luogo solamente nell ' ultimo giorno di guerra. Secondo il Cecchin, fu il comandante del XXVHI CA, gen. Giovanni Croce, ad accantonare il rgt a Varago, lO km dalle Grave di Papadopoli, argomentando che se "quei brav i e volenterosi ragazzi" avessero avuto un morto solo , sarebbero tornati a casa dicendo che avevano vinto la guerra, A parte questa considerazione, valida in fondo non solo per gli americani, si può dire di essi che attesero con impazienza di potersi battere e che quando finalmente ne ebbero l'occasione lo fecero con coraggio e con slancio. E' tuttavia comprensibile che i soldati inglesi di un convoglio rifornimenti, incrociandoli il l o novembre, gridassero loro: "Se volete acchiappare gli austriaci , p rendete l'aeroplano" . E che la mattina del 3, quando un reparto della 233 divisone britannica fu sorpassato da contingenti del 332° rgt, il TC Sandilands ricordasse in questo modo l ' episodio: " Urlavano con la consueta arroganza che erano venuti a finire la guerra al nostro posto . Noi rispondemmo loro che erano arri vati un po' troppo tardi".14 Sono fatti insignificanti, originati dall'intenzione di fare dello spirito, ma forse non del tutto inutilj da ricordare per ricondurre entro limiti meno esagerati la suscettibilità italiana circa il presunto disprezzo degli alleati. Certo è , invece, che i sentimenti esternati dal generale Pershing, comandante supremo dell 'American Expeditionary Force in Europa , in occasione del terzo anniversario della battaglia del Solstizio esaltavano il

13 11 14

33r reggimento, ecc., AUSSME, F 3, busta 55 , fase. 9. Cecchin , cit., pp. 151 (Sandilands), 202, 215, 220.


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GU ALLEATI IN ITALIA DL"RANTE LA PRIMA GUERRA ~10l\I) I A L.fl(l917-1918 )

valore dei combattenti italiani, specie dei più giovani: " ...questi giovani erano ispirati dalle glorio e tradizioni dell'esercito italiano, e nella metà di giugno l 918 non solo essi arginarono ogni ulteriore aggressione nemica, ma ricacciarono g li austriaci oltre la Piave da posizioni che erano state rinforzate da molti mesi. Indubitatamente la battaglia della Piave fu una delle vere azioni decisive nella guerra mondiale. Fu vittoria prettamente italiana, nessuno degli alleati ebbe il privilegio di parteciparvi. Più tardi l'armata americana ebbe l'alto onore d i essere rappresentata sul teatro italiano della guerra da un reggimento- il 332° fanteria Stati Uniti. Nella battaglia finaie di Vittorio Veneto questo reggimento ebbe l'onore di far parte della 31 a divisione di fanteria del l 'e ercito italiano" . 15 Sugli aspetti disastrosi della ritirata austro-ungarica nel Veneto esistono innumerevoli testimonianze d i quella parte. Riportiamo qualche brano in proposito. L'alfiere(?) d'artiglieria Michael Schoss il 28 ottobre 1918 annotò: "La situazione si fa sempre più confusa e il crollo dell'esercito avanza a passi da gigante. La migliore notizia che i nostri nemki potevano augurarsi . l Reggimenti in marcia vengono bersagl iati dal bombardamento degli aerei nemici , su cui volano non solo g li ita liani , ma anche gli inglesi e gl i americani. Il nostro destino è segnato e e ia cuno di noi sa di andare incontro ad un incerto avvenire. Apertamente e con schiettezza chiediamo al nostro comandante se abbiamo definitivamente perduto. Dato che non sembra saperne più d i noi ed abbiamo perso inol tre ogni contatto con la nostra 13" Brigata di artig lieria da campagna, non possiamo che andare incontro all 'ignoto ...Le notizie relative al fatto che siamo stati traditi e venduti al nemico acquistano sempre più credito .. .! volantini lanciati dagli italiani si sono diffusi rapidamente ed in gran numero fra le truppe (annu nciavano la rivoluzione in Austria ed Ungheri a ed accusavano l'armata di Boroevic di ritirarsi dal Piave per andare a ristabi-

15 "Colgo l'occasione per pregarLa. mio caro Generale, d i esternare il profondo riconoscimento da parte dci compagni americani. ag li ufficiali c soldati della J t• divisione e specialmente ai 255°, 256°, 267°. 268° reggimenti di fanteria formanti le brigate Veneto e Ca!>erta. Da parte nostra . non potremo giammai dimenticare i legami di amicizia e cameratismo formatisi durante i giorni emozionanti del 1918". Pershing a Di az, Il maggio 1921. AUSSME, H I l , busta 15. fase. 8. Il generale Pers hing aveva voluto convogliare tutto il disponibile in Francia, preoccupato delle difficoltà dell'Esercito francese a partire dal l'agosto 1917: pcrtìno le ambulanze di New York e Chicago, come pure gl i aiuti deli ' YMCA. benché promessi, non arrivarono più in Italia. Cfr Cecchin, Gli americani , ci t ., p. 169-70.


CAPITOLO X · L'INSii GU IMENTO E L'ARMISTIZIO

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lire rordine in patria, n. d. a.) ...Sulla strada Pordenone-Casarsa, che i è trasformata in un'enorme arteria mi litare, marciano migliaia di uomini , quanto resta di un esercito in rotta. Continuano a fare la loro comparsa aerei nemici che ci ber agliano con le loro bombe". Il l o novembre l'estensore delle note rileva che ormai, quando " i nostri uomini provano a requisire qualcos 'altro si imbattono nelle prime resistenze da parte dei civilL Qualcuno assume un contegno minaccioso, insulta i nostri soldati e i rifiuta di consegnare ancora i generi alimentari". Obbedienza e rispetto per i superiori sono diventati meno di un optional: " Alle prime luci dell 'alba arri va un 'auto con dei general i austriaci che attraversa velocemente il paese. Nello scorgere que ti ufficiali superiori i soldat i li coprono di insulti, lanciando loro epiteti di ogni sorta, che essi ricambiano con un sorriso. Le parole che vengono pronunciate ri sultano irripetibili". Sopraggiunge la fine dell'avventura: dall'alto del campanile di Ciconicco, il 3 novembre, Schoss e un collega vedono avvicinarsi una compagnia di bersaglieri ciclisti; dietro "marciano delle truppe di nazionalità sconosciuta. Mentre si avvic inano notiamo i loro lunghi fucili con le baionette che luccicano e poi che , invece dei pantaloni , portano delle gonne a quadri. Ah, si tratta di ingle i, o megl io di scozzesi. Ora sappiamo tutto, ora non abbiamo più alcuna possibilità di fuga, siamo completamente spacciati". Civili italiani informano i bersaglieri delJa presenza deg li austriac i sul campanile e una quadra si muove: "prima ancora che io c il mio collega abbiamo potuto decidere co a fare, un sergente italiano si piazza davanti a noi con la pistola spianata, seguito da tre dei suoi uomini con i fucili puntati...Siamo prigion ieri e qu indi non ci resta che ra egnarc i. Scendiamo dal campanile, seguiti dalla nostra scorta , e quando arriviamo in basso troviamo l' intera compagnia schierata, irrimediabi lmente prigioniera. T fa nti scozzesi si sono già messi al nostro fia nco, a farci da scorta, ed una quantità di c ivil i sghignazza ... marciamo in fila per q uattro, accompagnati dai fanti inglesi, attraver o il villaggio nella direzione da cui siamo arrivati qualche giorno fa". A Nogaredo i prigionieri sperano di essere rilasciati e di poter tornare in patria, ma intorno all'accampamento vengono piazzate mitragliatrici e le sentinelle sono rafforzate. "Soldati ed ufficial i italiani ed inglesi, ma non meno gli americani , si muovono a due o tre attraverso l 'accampamento , osservano con la massima attenz ione ogni movimento dei nostri soldati, ma non pronunciano nemmeno una parola. Poi arriva un capitano della fanteria americana che parla un tedesco impeccabile, e ci promette che da qui potremo tomarcene a casa. Non può trattarsi che di qualche giorno, in


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GLI ALLEATI IN ITALIA I)URANTE LA I'R I\·I A GUERRAM0:-IDIAl..E(I911· 19lg)

quanto il presidente Wilson ha già impartito tutte le dispos izioni relative. Oh, questo ciarlatano di ufficiale, questo capitano col suo dittatore Wi lson! C i mentì in modo così vergognoso, come nessuno ci aveva mai ingannato fino a quel momento" . Anche gli ulani del l 2°rgt, al momento di ritirarsi dal Tagliamento, "vennero attaccati dagl i ital iani e alla fine, dopo essers i valorosamente difesi, furono fatti prigionieri" la mattina del 3 novembre. l ponti s ul fiu me non erano stati fatti saltare nella speranza che potessero servire ad altri re parti ri masti indietro per ritirarsi. La mattina successiva fu fatto prig ioniero un altro squadrone, e f inalmente dal comando di divisione, da dove alle 7 del 3 era g iunta la fal sa notizia della fine de lle ostilità. fu chiarito che "l'armistizio sarebbe entrato in vigore solo a partire daJie 15''. In retroguardia, intanto, il 1o e il 6° squadrone del 14° rgt dragoni erano pure stati costretti alla resa. Restava ancora un mig baio d i uomin i del rgt del col. von Spulak, che lo storico reggimentale definisce, come d ' uso, "eroi" . che " uscivano dalla loro ultima battaglia valorosi ed intatti nel loro onore" . 16 r Feldjager Kopal del TC barone Bussche dovettero sostenere, il 3 novembre, un combattimento contro civ ili armati che si opponevano al transito degli austriaci in ritirata: "sulle pareti rocciose che sovrastavano Perarolo ...si trovavano già numerosi insorti armati di bombe a mano , che avrebbero avuto l'intenzione di lanciarsi su lle nos tre retroguardie nel momento in cui avrebbero salito i ripidi tornanti a nord del succitato pae e"; inutilmente era stato detto loro che l ' armistizio era già stato firmato . Ed ecco in propos ito cosa ne scri ve lo storico Jager: " ...solo la sera del 30 ottobre il G en . eli Fant. von We ber potè superare la linea degl i avamposti italiani ...(e) fi nalmente il g iorno di O gnissanti , con una perdita di te mpo di 72 ore voluta a bella posta dagl i ital iani , prendere visione dell e 'condizioni di armis tiz io' ...Ciò che g li ital iani richiedevano non era un armistizio, ma nient'altro che una capitolazione senza condizioni. Ecco perché da principio non s i era intenzionati a sottoscriverlo .. .AIIa situazione difficile che regnava e sotto l'impressione dell ' incessante accavallarsi da tutte le parti di notizie funeste, che avevano un effetto deprimente , si aggiunse il fatto che non venne rettamente intesa la portata

Jr

16 M. Schoss, Giorni perdi/li. Ricordi di Wl artigliere e . ., L 'ultima battaglia del reggimamo dragoni, in AA .VV., 1918. 1 giorni perdwi , cii., pp. 339-75 c 376-400.


CAPITOLO X- L'II':SECUI.'I1E.VI'O E L'ARMISTILIO

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della circostanza che gli italiani si riservarono anche di fissare l'ora d'inizio dell'armi stizio già concordato" . Il Comando austriaco ordinò la cessazione delle ostilità alle 2 del 3 novembre; a mezzogiorno giunse invece da von Weber la comunicaz ione che il Comando Supremo italiano fissava la cessazione delle ostilità a 24 ore dopo la firma , e a tarda sera un'altro dispaccio segnalò che le 24 ore decorrevano daUe ore 15 del 3, ora nella quale gli italiani avevano firmato. "Ciò era esattamente 36 ore più tardi di quando l'ordine di sospendere le ostil ità era stato emanato alle truppe austro-ungariche. Le proteste del comando dell'esercito austro-ungarico urtarono contro le orecchie da mercante degli i tal ian i. Il comando supremo italiano era comunque nel giusto , in quanto il trattato poteva essere vincolante solo quando era sottoscritto da entrambe le parti ...Nelle 36 ore che intercorsero tra i due diversi momenti fissati dagli opposti comandi supremi per l' inizio deU'armistizio, i reparti di cavalleria e ciclisti italiani, così come le loro autoblindo, avanzarono lungo le truppe austro-ungariche che non si difendevano più e dichiararono quegli ignari prigionieri. Solo in questo modo fu possibile che gl'ital ian i e ntro l' 11 novembre riuscissero a catturare 436.674 prigionieri. Certamente almeno i 4/5 di loro furono vittima di questo fu nesto ' fraintendimento'. Poiché da parte nemica non si era preparati ad accogUere all'improvviso una tale quantità di uomini , i prigionieri andarono incontro ad una triste sorte" J7 La stes a perniciosa incertezza regnava sulle rive del Tagliamento, fra le truppe austro-ungariche davanti al Ponte della Del izia, dove gli americani si andavano raggruppando: gli alleati erano al corrente o no del supposto armistizio? La sera del 3 vi fu un debole scontro a fuoco, ma intanto un piccolo reparto di cavalleria italiana era arrivato ad Udine. Senza ordini dal proprio Comando Supremo, il gen. Bemdt decise di far proseguire la ritirata al XVI Corpo, ma alle 3 della notte sul 4 novembre si seppe che un rgt Schutzen, pii:• a nord, aveva deposto le armi e che 5.000 cavalleggeri stavano passando il ponte sul Tagliamento diretti ad Udine. Non si capiva più niente. " Nel frattempo a Campoformido era atterrato un velivolo, da cui scesero un ufficiale inglese e due italiani. Essi rivelarono ...che per loro l'armistizio iniziava solo oggi, 4 novembre , alle 15, però essi non avevano affatto l'intenzione di proseguire le ostilità fi-

17 Storia del 9° e /0° battaglione Feldjager Kopal, ecc., in Pozzato e Ballà , /1 Piave. L'ultima, ecc., cit., pp. l 65-90.


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OLI ALLEATI IN ITALIA DURA :-.'TE LA l'Rl\ IA GUERRA MONDIALE (1917·1918)

no a quel momento. Non credo di sbagliare se presumo che la cavalleria di questi ufficiali , tenuta alta e spesso comprovata nel corso di tutta la guerra da tutti i combattenti dell'arma aerea, li abbia indotti a questa comunicazione ...La notizia di cui erano latori illuminò di colpo l'oscurità, in cui noi brancolavamo dalla mattina del giorno precedente, c i rese pienamente comprensibile lo strano comportamento del nemico. non però la bizzarria di un armistizio da noi dichiarato in modo unilaterale". Reparti negoziavano e decidevano per conto loro: il 2° rgt fanteria Landsturm ebbe ordine di respingere il nemico , ma g li italiani lo convinsero a ripiegare su Basaldella. La popolazione intorno appariva "fanaticamente eccitata": il TC Tittelbach, dopo le 15 , ottenne dalle truppe avversarie di potersi ritirare, ma senza le batterie che erano rima te più indietro e furono pre e prigioniere. Si diffuse perfino la voce che gli inglesi erano sbarcati a Trieste e che occupavano " il confine assieme agli jugoslavi, per disarmare l'Isonzo Armee in ritirata". 18 For c, è dalla memoria di Fritz Weber che emerge più vivido il clima di quella ritirata. " L' ultimo atto del gigantesco dramma è incominciato. Una vera e propria fiumana uscita dall ' infe rno di fuoco attraverso cento camm inamenti, sentieri, campi , straripa sugli argini , si gonfia, sbocca impetuosa nelle strade: uomini , cannoni, a utomobi li , cavalli, carri e di nuovo uomini. uomini, uomini. La terra brucia sotto i piedi , il terrore ottenebra il cervello, ognuno si sente nemico de ll ' altro. No n appena si leva il nuovo giorno, mi arrampico su un gigantesco pioppo, tra i cui rami avevamo collocato un secondo osservatorio. Il quadro che si presenta ai miei occhi è addirittura babe lico: sulle due uniche strade, che attraversano la zona, si muovono compatte masse d i uomini, mentre a passo di corsa nuovi gruppi sbucano dai filari di viti e vengono inghiottiti, strappati, trascinati via dalla fiumana. Pil:1 a nord, attraverso le nubi prodotte dalle esplosioni delle granate italiane, si distinguono altre masse in movimento. Sono i resti dell'esercito in sfacelo parpagliati su settanta chilometri di fronte e spietatamente bombardati dall' artiglieria nemica ...Non è un popolo che si ritira , lottando per la sua salvezza: sono nove popoli , tutti armati e messi sulle stesse strade, che si urtano l' un l'al-

l8 Il Berndt teneva ad affermare che anche nel disastro l' Esercito austro-unga1ico era stato "un avversario degno di stima ...cond annato dalla precipitosa ultima parola de l suo stesso comando supremo··. Bemdt, in Pozzato e BaUà. Il Piave. L'ultima , ecc., cit.. pp.lOS-17.


CAI' ITOLO X - L"INSEGU!MEJ\'TO E L"AR\11STUIO

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tro pieni di odio e di rancore .. .Il fiume umano non ha soluzioni di continuità benché non tutti i reparti si siano ancora mossi ...Quelle che marciano sono truppe combattenti spinte dal panico". E' anche difficile incanalarsi, perché quel l i che passano non lasciano spazio. "Ecco finalmente una compagnia di Feldjager dell' Austria, che marcia ancora con i suoi ufficiali in testa. Dobbiamo assolutamente accodarci ad essa. Fate largo! Avanti! Una valanga di maledizioni ci accoglie ... Procediamo senza mai fermarci. A poco a poco il passo si fa però più lento. Tutti accuano la fame e la stanchezza. Di minuto in minuto, ere ce il numero di coloro che, con subitanea decisione, gettano rutto il loro bagaglio nei fossati per camminare più spediti. Ta-pum. Una fuci lata , una seconda, una terza: un crepitio rabbioso alla nostra sinistra. Facce stupefatte, mormorii , urla.- Gli italiani!- Dove? - Laggiù. Effettivamente in mezzo ai campi c'è del mov imento. Si vedono degli uomjni a circa cinquecento passi, si ode di nuovo il crepitio delle fuc ilate, adesso più violento di prima. Ed ecco mig liaia di soldati provati da cento combattimenti e armati abbandonare a precipizio la strada e mettersi a correre attraverso i campi posti alla nostra destra , gettando a terra zaini, tascapani , fuci li, i loro ultimi averi, la loro ultima difesa ...ll nemico, probabilmente un pugno di uomini appena, continua a far fuoco. Non ba neppure una mitragliatrice .. .Adesso vediamo di nuovo degli uomini muoversi, laggiù. Appaioni dei cavalli, delle figurine grigioverdi. delle !ance: cavalleria italiana. Lancieri. Li avevo visti una sola volta prima d'ora, durante una rivista a Verona. Adesso se i cannoni non li mettessero in fuga , diverrebbero i nostri inseguitori .. .Jn dieci minuti l'intermezzo è finito. Ma la strada presenta un aspetto ben diverso di prima: bisogna aprirsi il passo tra carri senza guidatori, bagagli. zaini , armi. Solo dopo una buona mezz'ora ci è possibile riprendere la marcia ad andatura normale". La ritirata è sempre più disordinata, saltano i nervi. " Fucilate nella notte, frastuono, grida isolate: -All'armi! All 'armi" Gli italiani! Urla di terrore ...Mi trovo in mezzo a una ventina di uom ini che corrono disordinatamente:- Che succede? - Gl'ital iani ! gl'italiani! Da tutte le parti crepitano le fucilate". Gridano alla batteria di sparare, ma non si sa dove. "Alcune ombre si spostano a destra e a sirustra. Dinanzi a noi , a distanza imprecisata, l'oscurità è rotta dai lampi delle fucil ate: gl'italianL.Maledizione! Sparano anche da de tra! Ci hanno veramente circondato ...Come per mliacolo gli spari cessano. Nessuno di noi sa quello che è accaduto , ma, secondo ogni apparenza, siamo circondati dagli italiaru ...


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GLI ALLEATI IN ITALIA DURANTE LA PRI\iAGUERRAMONDIAI B ( l917-1918)

Adesso qualcuno grida: - Roba da pazzi_ Sei morti e un bel numero di feriti- E tutto perché uno ha urlato: ' Arrivano gl'italiani '. Ma e non ce n'è uno a cercarlo col lanternino! Mi sembra di star impazzendo". Al Carso arriva una massa sbandata , non più unità dell'esercito: " Quella che passa davanti a noi è una catena in interrotta di sofferenza umana. Fin dove g iunge lo sguardo, si snoda la nera serpentina. In mezzo vi sono soltanto pochi veicoli. Il resto, l'enorme maggioranza, è fanteria, che percorre le strade e straripa nei campi quando un ostacolo si para dinanz i. Uomo e uomo, reparto e reparto , procedono lentamente, vestiti d i straccì, scalzi e tremanti di febbre, portando il loro bagaglio sulle spalle doloranti. Ci sono dei ragazzi e dei vecchi , dei feriti e degli ammalati gravi: i fig li di innumerevoli madri , i mariti di innumerevoli mogli , i padri di innumerevoli figli , un tragico esercito , quale ben difficilmente si vide prima d ' ora" . 19 A trasformare il ripiegamento in rotta disordinata contribuì notevolmente , nella pianura veneta, l'azione dell ' aeronautica . Ne parliamo a questo pu nto perché in quella circostanza il ruolo dell ' aviazione italiana e alleata fu più rilevante che altrove, sia per le condizioni del teatro operativo , sia per la situazione precaria delle truppe austro-ungariche, spesso non ben collegate tra loro , più in fuga che in ritirata. Appena la resi tenza avversaria cominciò a sgretolarsi , l' attività aerea, oltre che alla conoscenza continuamente aggiornata della situazione, fu diretta a colpire il nemico battuto e a demolirne il morale. In collaborazione con l'Aeronautica italiana, la XIV Aerobrigata britannica impegnò a fondo le sue squadriglie 28a, 66a e 139• in attacchi a bassa quota sulle truppe che intasavano le vie di comunicazione e sugl i aerodromi austro-ungarici. Il contrasto organizzato nei cieli cessò non appena fu rotto il fronte e nei g iorn i dell ' inseguimento in Veneto la maggiore preoccupazione dei p iloti fu di moltiplicare le sortite per colpire bersagli a terra . Durante l'avanzata finale , le quadriglie della R.A.F. lanciarono 20.000 libbre di bombe e spararono 51.000 caricatori di mitragliatrice volando a bassa quota. Le perdite ammontarono a 7 apparecchi .20

!9 Gli uomini hanno ceduto: " La pioggia ci insegue come una maledizione .. -La marcia si fa sempre più lcnta ... Alcuni camminano scalzi e a to rso nudo. Si sono levati di dosso tutto quello che potevano e l' hanno messo nei sacchi c negli zaini nella speranza di mantenerlo asciutto per la notte". Weber, ciT., pp. 298-330. 20 Wilks . ciT., p. 292.


CAPITOLO X - L' INSEGUIME!\'TO E L'AR.MISTIZJO

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Il resoconto sommario delle operazioni della XIV Aerobrigata segnala, per le 24 ore intercorrenti tra le 16 del 31 ottobre e quelle del 1o novembre, che il contatto con le truppe in avanzata venne mantenuto dalla 34a squadriglia, mentre le altre formazioni continuavano a bombardare (3 t di ordigni) ed a mitragliare (8.000 caricatori), provocando al nemico molte perdite tra il personale e danni ai mezzi di trasporto. Nelle successive 24 ore problemi di visibilità interferirono con le operazioni, ma furono lanciate ugualmente l t e mezzo di bombe e un treno d i munizioni fu fatto esplodere a nord-est di Udine. In quest'ultima fase della guerra si distinsero particolarmente la 34" squadriglia da ricognizione per l'eccellente opera di collegamento, la 66" per l'ardimento mostrato nel bombardare e mitragliare truppe nemiche da bassissima quota, la 28" squadriglia italiana per le positive operazioni condotte a termine malgrado la sua scarsità di macchine e piloti . Veniva segnalata anche l'azione very satisjàctory del 3° gruppo Palloni italiano .21 Parallelamente, i resoconti italiani riportano che stormi di apparecchi della massa da caccia eseguirono il l o novembre "azioni di bombardamento e mitragl iamento in massa su colonne di truppe e carreggio lungo la rotabile Pordenone-Casarsa" e ricorda che gli aviatori britannici vi concorsero con 44 vol i, durante i quali furo no lanciate 3.200 libbre di bombe e sparati 20.000 colpi d i mitragl iatrice. l Capron i italiani colpirono il 2 la stazione di Palmanova e i ponti tra Latisana e Portogruaro , dove operò anche una grossa formazione di 80 aerei della massa da caccia. Gli inglesi segnalarono l'abbattimento, non ancora registrato, di tre apparecchi nemici il 29 ottobre.22 Riportiamo il d rammatico racconto di Michael Schoss, scritto da

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14th Wing R.A.F., Operations 26th. October-2nd Novemher, AUSSME, F 3, busta 188, fase . 5. Il commento finale rilevava quanto evidente fosse la difficoltà di mantenere il contatto con le tmppe a terra durante operazioni militari. Si sarebbero sempre verificati errori finché non si fosse escogitato un metodo d i segnalazioni a terra soddisfacente. Quando vi si era fatto ricorso, i segnali luminosi erano stati molto utili , malgrado la riluttanza della fanteria ad usarli. Gli aviatori ausp icavano anche che e lmetti e segnali d i riconoscimento venissero unificati fra le truppe alleate. 22 Analoghe azioni italiane furono reiterate il 3 novembre su Palmanova e Cervignano; ancora la mattina del 4 furono lanciati 159.000 manifestini. Cfr Comando superiore dell'Aeronautica ad Ufficio Operazioni de l Comando Supremo, Novità delle ultime 24 ore,AUSSME, E 2, busta 101.


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GLI '' l, LEATIIN ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA ~IOND!ALE ( 1917-19 18)

Tamai sotto la data del 30 ottobre, ma probabilmente riferentesi al giorno prima: " .. .lungo il tratto della ferrovia, dove l'ampia strada di Tamai punta ancora verso Pordenone, sentiamo il ronzio di motori d'aereo. Un ' intera squadrigl ia nemica, composta in tutto da 9 apparecchi , arriva volando molto basso, così scaglionata: quattro velivoli proprio sopra le colonne di marcia, due aerei a destra e tre aerei a sinistra della colonna principale. Presto si sentono le prime forti detonazioni delle bombe che sono state lanciate ed una terribile confusione si impadronisce delle nostre truppe. Subito dopo si odono già le prime urla dei feriti , mentre alle nostre spalle il luogo della sciagura è contrassegnato da un autentico grov iglio di uomini e mezzi . I motori nemici rombano mentre gl i aerei sfrecciano via di nuovo sopra di noi. Quindi - a una distanza non superiore a 60 passi - vediamo chiaramente le bombe cadere dagli aerei davanti a noi, luccicando al sole, per esplodere proprio nel mezzo della colonna delle salmerie ungheresi. Il risultato è un nuovo caos, anche perché mentre questi aerei nemici sorvolano la strada e la bersagliano con successo con una quantità di bombe, quelli che la fiancheggia no prendono di mira con inquietante efficac.ia le nostre truppe con le loro mitragliatrici. Diversi uomini , gravemente feriti, giacciono urlando lungo il bordo della strada, si contorcono quasi pazzi dal dolore, ma nessuno sembra curarsi d i loro . Mi trascino alla meglio lungo il bordo della strada, strisciando sul ventre, completamente inerme e guidato solo dalla presunzione di essere più al sicuro fuori dalla sede stradale ... A questo punto si verifica un avvenimento che costa la vita ad un pilota americano. Dopo aver colpito davanti a noi dei tratti di strada ormai vuota, i bombardieri virano nella convinzione di poterei ancora bersagliare dalla direzione opposta con le bombe loro rimaste. Ma i fanti ungheresi aprono un fuoco infernale con i loro fucili sugli aerei che cercano di sorvolare nuovamente la strada, ignorando quelli che , volando a lato della strada, li mitragliano selvaggiamente. E' possibile che il fuoco degli ungheresi abbia effettivamente danneggiato l'aereo americano: sta di fatto che a circa un centi naio di metri davanti a noi esso si impiglia col timone di coda nei fili del telegrafo e si ribalta letteralmente, precipitando. Gli ungheresi non aspettavano altro per gettarsi colmi di rabbia Sllll velivolo ed il suo pilota e per farli letteralmente a pezzi con i calci dei fucili. Appena mi accorgo che gli aerei si sono allontanati dalla nostra colonna per gettarsi su un'altra che offra un miglior bersaglio , mi faccio largo fra la ressa per raggiungere il velivolo abbattuto . Il pilota forma una massa sanguinolenta, a mala pena riconoscibile. Il serbatoio della benzina ha


CAPITO LO X- L'INSEGUIMENTO E L'ARMTSTfZIO

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nel frattempo preso fuoco ed in pochi istanti l'intero velivolo viene avvolto dalle fiamme" _23 Il generale Bemdt, che il 31 ottobre aveva preso nota con una certa nonchalance eli alcune bombe lanciate su Portobuffolè, scrive che il l o novembre le colonne rimaste più indietro "dovettero soffrire parecchio al mattino, a causa degli aerei nemici sopraggiunti in gran numero. Questi stormi di aerei, scendendo sulle loro vittime fino a quota molto bassa - 50, 30 m - e girando in cerchio sopra di loro, causarono col fuoco delle loro mitragliatrici e col lancio di bombe parecchi danni. In diversi reparti del mio gruppo vennero uccisi in tutto l uomo e 15 cavalli , 52 uomini ed oltre 60 cavall i furono feriti. Durante il viaggio verso Villanova io stesso, intorno alle 8.00, fui fatto segno ad uno di questi attacchi ad oriente del fiume, dovetti lasciare l'auto col mio accompagnatore e cercare riparo nel terreno. L'attacco mirava a dei carri con truppe sulla strada, i cui uomini , sebbene in gran parte armati di fuci le, curiosamente non offrirono alcuna resistenza; involontariamente ciascuno era preoccupato solo di cercarsi un riparo. Fu un colpo d'occhio indicibilmente triste vedere questi poveri uomini ed animali braccati abbattersi inermi. Fu una mattanza totalmente inutile e disumana! Già allora l'intero mondo era informato del fatto che noi stavamo sgombrando il Veneto ed avevamo richiesto un armistizio. Presso le nostre avanguardie sul Meduna , dove ci si difese con forza contro gli aerei, essi non ebbero gioco così facile: tre vennero abbattuti" .24 L'impatto sul morale di coloro che temevano di essere bersagli dell'offesa aerea si coglie agevolmente da un episodio che riporta il Weber: mentre sta parlando con un maresciallo, "sentiamo improvvisamente di.etro di noi un ronzio , che, a poco a poco , si trasforma in un rombo: aero-

23 Schoss, l giorni perduti. Ricordi di guerra di un artigliere, in AA.VV., c it. , 1918 . L'ultima, ecc., cit., pp. 347-48. L'aereo caduto era presumibilmente un caccia, non un bombardiere, visto che aveva a bordo solo il pilota: potrebbe trattarsi de l ten. James Bahl junior; altro pilota statunitense caduto col suo caccia era stato, il 15 gi ugno, il ten. A.M. Craig; sul fronte italiano cadde prigioniero un solo pilota america no, il t.en . C. M. Young, che era atterrato oltre le linee, il 2 luglio 1918, con un bombardiere Caproni che aveva a bordo altri tre aviatori italiani (Cecchin , cit. , pp. 195-98). 24 L'osservazione aerea della 10• Armata segnalò infatti alle 15,45 che "la strada da Pordenone a Casarsa ed al Ponte della Delizia è ingombro di cadaveri", AUSSME, F l, busta 94. Danni ancora maggiori provocarono gli attacchi aerei sulla strada SacilePordenone. Un'ulteriore incursione sulle truppe di Berndt venne condotta il 2 novembre, "ma fortunatamente le perdite si mantennero entro limiti accettabili" . Berndt, in Pezzato e Ballà, il Piave, ecc., cit., pp. 95-104.


GLIALLEATliN ITALIA DURANTE LA PR IMA GUERRA MONDIALE (1 9 17· 1918)

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plani. Saliamo sull' argine per vedere di che cosa si tratta. Sei uimotori Caproni da bombardamento avanzano da ovest, avvicinandosi a bassa quota e senza scorta di caccia. Con noi, migliaia di uomini scrutano il cielo. Si è fatto un gran silenzio. A poco a poco , però, la massa diviene inquieta. Gli uomini camminano, corrono e ben presto si sparpagliano ai quattro venti , cercando in tutti i modi di ripararsi. Inutilmente, non essendovi alcun rifugio su questa piana implacabile. Adesso gl i aeroplani si abbassano. Saranno a non più di quattrocento metri . Sibila la prima bomba, seguita da una forte detonazione. Un altro scoppio vicino al ponte. Urla di dolore; in lontananza crepitano dei colpi. Ora, gl i apparecchi virano sopra al fiume e sono a picco sulle nostre teste. Esplodono dozzine di bombe, facendo grandinare da ogn i parte schegge e sassi. Il ponte è rimasto intatto, ma centinaia di uomini, che hanno rotto il cordone di protezione per passare sull 'altra sponda, scavalcano il parapetto, si buttano in acqua, nuotano, si aggrappano ai canneti della riva, riescono a toccar terra. Altri invece cadono e vengono trascinati via dalla corrente. I Caproni sono scomparsi, ma io non mi trovo subito in condizioni di alzarmi da terra. In che stato troverò la mia batteria? ...Nessumo dei miei uomini è rimasto ferito, ma presso la testa di ponte c'è un mucchio di morti e di cavaJJi uccisi ...Qualcuno alza, ogni tanto, la testa e fissa il cielo. Verranno ancora quei maledetti uccellacci? ...Le bombe degli aviatori italiani hanno distrutto, con la vita dei colpiti, il mondo fantastico deJla pace" .25 Né si può considerare senza significato l'orrore che davanti agli esiti di quegli attacchi ebbero a manifestare gli avversari stessi delle vittime. Ecco cosa scrive Bemard Garside , un ufficiale inglese di 19 anni: "Lungo la strada c'erano rottami di veicoli con tutto il carico sparpagliato, cavalli morti , a volte con le membra amputate e le budella all 'aria, cadaveri di uomini sulla strada e nei campi dove erano fuggiti per scampare alle mitragliatrici e alle bombe degli aerei , con il contenuto delle tasche stranamente sparso tutto intorno. Non voglio addentrarmi troppo in quello che ho visto, ma à stato terribile" . E il C rosse: "Quando il mattino del 2 novembre la 73 divisione vi (la strada maestra Sacile-Pordenone-Udine, n. d. a.) sfilò, ciò che colpì la nostra attenzione fu l'orribile carneficina causatavi dagli aeroplani alcuni giorni prima. A quanto pare , i nostri aerei erano piombati sulla strada quando l'esercito austriaco era in piena ritirata e in nessun luogo, neppure in Francia, vedemmo tanto

25

Weber, cit., pp. 314-16.


CAPITOLO X -l.'lNSEGUù\1ENTO E L'AJU.<UST!ZIO

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sinistro orrore. A giudicare dai cadaveri e dalle carogne, la strada doveva essere molto affollata e i fossi ai due lati avevano impedito, almeno ai cavalli, di scappare. Animali morti, cannoni abbandonati, corpi straziati di austriaci ancora da seppellire ...L'orrore della situazione non era affatto diminuito dal frequente spettacolo di civil i, mezzo morti di farne , che tagliavano pezzi di carne dai cavalli per cibarsi. Camminando attraverso quel macello, non mi è stato difficile immaginare cos 'era successo: la tremenda confusione sulla strada, con tutti che cercavano di scappare all' udire il rumore metallico dei motori di queste moderne aqu ile mentre piombavano sulla loro preda; lo scoppio delle bombe, il crepitio delle mitragliatrici, la corsa disperata verso i fossi, e anche i più fedeli conducenti ferm i in piedi abbracciati alle teste dei cavalli spaventati e impotenti; e tutto intorno, valanghe di terra sollevata dalle boml3e- e le grida di dolore e il terrore ...E ' un gioco impietoso, la guerra moderna. La vista di questa strada non me l'ha certo fatta odiare di meno. L'aeroplano è sempre una terrificante necessità, impietoso, indiscriminante; ma in una rotta poi!". E il Sandilands: " Marciando lungo quell'arteria, che si snodava larga e dritta in aperta campagna, avemmo una terribile prova di quanto fosse ormai futi le credere che un fiume (la Livenza o altri) costituisse ancora una barriera di protezione per un esercito in fuga. Questo lo era prima dell'avvento della guerra aerea. Lo spettacolo della strada verso Pordenone ci provocò orrore e pietà . Ai poveri nem ici esausti e affamati, la cui massa disorganizzata in fuga in quei giorni aveva tinto di nero l'ampia strada, la vista di quanto allora poteva ancora loro succedere da un momento all'altro, deve averli terrorizzati al punto di eclissare persino l'amarezza della sconfitta. Per chilometri e chilometri la strada era fiancheggiata dai resti di truppe e di trasporti , cannoni, carri e carretti fracassati, i corpi straziati dei conducenti mescolati a quelli dei cavalli, cadaveri di fanti crivellati dalle pallottole delle mitragliatrici". Ricordando quelle scene un testimone ha scritto (il generale J .F. Gathorne-Hardy, The Army Quarterly, ottobre 1921 ): "Sento mio dovere concludere che, in futuro , debba essere assolutamente proibito questo crudele modo di far Ja guerra" _26

2 6 Bernard Garside è ricordato da M. Gilbert, cit., p. 588; per gli altri, vedi Ceechio, cit., pp. 98 (Crosse) e 149 (SandiJands).


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GLI ALI.CATIIN ITALIA DURAXTE LA PRI\1 \ GUF.RRi\ \10NDIALC ( 1917-1918)

La progressione compiuta il 30 ottobre dalla 12" Armata, insieme a considerazioni di ordine generale ull'andamento sfavorevole della battaglia, nella notte fra il 30 c il 31 provocarono il ripiegamento del nemico anche nella valle del Piave. Si profilava orma i una ritirata generale dal Brenta al mare: le forze austro-ungariche retrocedevano dalle pendici del Grappa verso la linea Fonzaso-Feltre e pure sull'Altipiano dei Sette Comuni vari indizi mo travano che l'avversario era in procinto di arretrare. Sul fronte montano, peraltro, non si prefigurava ancora una rotta completa del nemico, il quale, favorito dalla conformazione del terreno, poteva organizzare qua e là re istenze ritardatrici e distruggere infrastrutture ed opere d'arte. li 31 ottobre mattina, alle 9, Diaz comunicò a Graziani che l'avversario cedeva anche sul fro nte della 4" Armata e che era urgente prevenirlo a Feltre e Fonzaso, azione per la quale faceva assegnamento "sul provato slanc io delle truppe della 12" Armata" . Alle 11 , 15 Graziani indicò alle unità dipendenti, come idea generale di manovra , una decisa spinta in avanti dell'ala destra dell'Armata (divisioni 23" francese e 52" italiana) sulla riva orientale del Piave per facilitare l'avanzata del I CA lungo la ponda opposta. In sostanza, tutta l'Armata doveva compiere una conversione a sinistra: obiettivo del I Corpo era aggirare da nord il M. Tomatico e puntare per Caupo verso il Cismon, della 23" divisione attraversare il fiume al guado di Caorera e marciare su Feltre e Fonzaso, della 52" stabilire a Busche la testa di ponte più settentrionale. Senza indugio furono stabilite le modalità operative dei reparti combattenti. In particolare, la 23a divisione francese ricevette dal suo comandante le disposizioni seguenti: "A nord del Grappa si conferma la ritirata del nemko. Occorre il più presto possibile andare a tagliare le sue comunkazioni verso le retrovie a Fe ltre c Fonzaso. Di conseguenza , inseguimento a partire dal31 ottobre ... Lo quadrone di cavalleria della divisione (appartenente al 2 1o Chasseurs a cavallo) condurrà una ricognizione sull'asse generale di inseguimento. Punti particolarmente interessanti da esplorare: i ponti del Piave e il terreno in di rezione di Carpen, Feltre, Fonzaso". Gli ordini per i tre rgt di fan teria della divisione prevedevano che il 78°, passato il Piave , occupasse i tre centri indjcati; il 138°, lasciato un btg nella regione di Milies, doveva avanzare in due colonne oltre il fiume , una verso Feltre e Pedavena , l'altra verso Nemeggio per assicurare il collegamento con la 52' divisione; il 107° sarebbe rimasto in ri erva nella regione di S. Vito. Come già riportato nel capitolo precedente, il rgt di testa della divisione, il 78°, giunse la sera del 31 a Caorera, mentre il 138° era ancora a


CAPlTOLO X - L"INSEGUlllffiNTO E L"ARMlSTIZIO

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M. Zogo, attardato dalle distruzioni stradali e dal terreno difficile. La 52a sboccò sul Piave da Ronchena a Lentiai. Ma tutti i ponti erano stati distrutti ed anche i tentativi di passare a guado restarono infruttuosi perché la massa d'acqua costituiva un ostacolo troppo profondo . Le due divisioni dell'ala destra della 12" Armata furono quindi costrette a restare sulla riva sin istra, mentre il l Corpo ~u-rivava nella conca di Feltre, già liberata da reparti della 4" Atmata provenienti dalle pendici del Grappa. 27 Ri prendiamo la relazione della 123 Armata, anche se costa qualche ripetizione: 0

novembre A termini degli ordini del Comando Supremo del 31 ottobre, la 12" Armata doveva premere su Feltre e cooperare con la 4" Armata al forzamento della gola di Fonzaso aggirando il M. Avena a nord; mentre la 43 e 1'8" Armata continuavano l' inseguimento risalendo il Cismon e il Cordevole, la 12" Armata si radunava tra Feltre e Mel. La 233 divisione fran cese fermata sul Piave, i cui ponti sono tutti tagliati come detto più sopra e che non è guadabile in alcun punto del settore, terminava verso le 16 la costruzione di una passerella a Caorera e faceva passare sulla riva destra il 21 o Rgt di cacciatori a cavallo che, portato il 31 ottobre nella regione di Pederobba, aveva raggiunto le avanguardie nella giornata del l o novembre, con la missione di spingersi al di là di Feltre. Il 78° Rgt fanteria seguiva il movimento de.i cacciatori: esso era appoggiato da una sezione di auto-mitragliatrici italiana. La 52a divisione alpina, malgrado la rottura del ponte di Busche, riusciva ugual mente a far passare sulla riva destra un gruppo di tre Btg per costituirvi una testa di ponte. Il I CA aveva proseguito la sua avanzata verso Est tra Feltre e Busche ed occupava il M . Telva . Una delle sue brigate continuava a marciare verso Ovest, raggiungendo Arsiè. L'aviazione francese aveva potuto, nel corso della giornata, malgrado le nubi e la nebbia, effettuare molte ricognizioni nella zona di FeltreBelluno. Un aereo atterrava a Feltre e poteva riferire indicazioni complete sulla situazione delle truppe italiane della 4• Armata (XXX CA) che vi si trovavano. Un altro aereo tentava eli atterrare a Santa Giustina, ma vi era ricevuto a fucilate dal nemico che vi si trovava ancora. ]

27 Cfr Relazione, V, tomo 2 , pp. 713, 729; tomo 3 bis, doc. 364, 363; Relazione francese, VII, 2, pp. 373-75 , allegato 453.


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GLI ALLEATI !N !TAllA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE (191 7-1918)

Fi n dalla sera della vigilia, la 23• divisione non aveva incontrato più resistenza: la sua marcia era stata ostacolata solo dalla distruzione dell'unica strada tra Segusino e Vas e dalla traversata del massiccio di Zogo. La truppa , sebbene poco allenata ed attrezzata per la marcia in montagma, vi era tuttavia pienamente riuscita. La 52" di visione, per ordini superiori, si era fermata nella zona che occupava; il l o Gruppo si stabiliva lungo iJ Piave, tra Stabio e Marziai, il secondo Gruppo si installava sulla destra del fi ume fino all'altezza di Cesiomaggiore- Villabruna. 2 novembre Poiché il nemico cedeva su tutto il fro nte , intenzione del Comando Supremo era di sopravanzarlo nella zona montagnosa per impedirgli di evacuare il saliente del Trentino . La 4" ed s• Armata dovevano conseguentemente portarsi sull'Alto Adige, ai due lati di Bolzano; la 12" cooperava con la sua ala sinistra alla progressione della 4" Armata , mentre il suo centro (2311 divisione francese) e la destra (528 divisione italiana) occupavano la regione a N-E di Feltre , assicurando il collegamento con l'Sa Armata. Per disimpegnare la 4" Armata , fermata a Ponte della Sera, ili CA italiano spingeva la sua bdgata d'avanguardia su Zorzoi, che raggiungeva in serata dopo aver fatto cadere la resistenza che elementi di fanteria nemica, muniti di artiglieria da montagna , tentavano di opporre nella Val Porcilla, a N-0 di Pedavena. La 23" divisione francese e la 52• italiana allargavano senza incidenti la loro testa di ponte sulla riva destra del Piave e si collegavano tra loro e con la sinistra della 4" Armata. 3 novembre Il I CA continua la sua marcia a N . di Zorzoi a raggiunge Monte Castello, costringendo alla ritirata gli elementi nemici della Val Cismon. La 52• divisione spinge suoi elementi sulla riva destra del Cordevole per aiutare la progressione della sinistra della 4a (parrebbe anche qui sa, n. d. a.) Armata. L'armistizio è firmato alle 15. La missione della 12" Armata è terminata, mentre la 4" e l'Sa Armata continuano la loro avanzata sino alla fine delle ostilità, il4 novembre alle 15".28

28 Comando Supremo- Ufficio Operazioni, La battaglia di Vittorio Veneto (24 ottobre-4 novembre 1918), Parte Vll, Relazioni parziali delle Armate, vol. 2, AUSSME, B l , Armadio 11 , sez. VI, n. 51 g.


CAPITOLO X - L'fNSEG Uil\1ENTO E L'ARMISTIZ IO

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Il passaggio del fiume dei reparti francesi e italiani, il l o novembre, era avvenuto senza contrasto da parte degli austro-ungarici che si erano già ritirati; gli attaccanti raggiunsero rapidamente la linea Feltre-Santa Giustina, ma "senza più afferrare il nemico". 29 Appena più a nord, l'ala sinistra dell 'Sa Armata avanzava già per Soligo e Sospirolo . La 12a Armata, salvo quei reparti del I Corpo che cooperavano all'avanzata della 4 a, si raccolse nella conca di Feltre, superata ai lati dalle due Armate italiane che proseguivano l'inseguimento . I diari reggimentali della 23" divisione non aggiungono nulla, se non la conferma della rottura del contatto con l'avversario, evidenziata dalla mancanza assoluta di perdite in novembre. Il 78° rgt, che nel giorno di Ognissanti aveva condotto la deludente ricerca di un punto di guado, attraversò il Piave la mattina del 2 e andò ad occupare Zermen, Nemeggio e Villapajera. n 138° rgt aveva inviato un battaglione a Vas il l o novembre, mentre gli altri due btg avevano affrontato, a partire dalle 5 del mattino , una marcia su percorso montagnoso molto dura, con salite e discese estremamente faticose, nella regione più interna: un btg giunse a Marziai a mezzogiorno; l'altro, insieme al Comando, arrivò a Caorera solo intorno alle 18. Accantonato nella zona, il rgt venne destinato a riparare le strade.30 A conclusione del suo rapporto , il generale Graziani esponeva un bilancio delle perdite subite e delle catture effettuate dali ' A1mata nell 'ultimo ciclo di combattimenti:

Perdite Nel corso delle operazioni la 52a divisione ha perduto 5 ufficiali e 99 uomini uccisi; 12 ufficiali e 377 uomini sono stati feriti; d is persi : 2 ufficiali, 178 uomini (molti annegati nel Piave). Il I CA ha avuto 18 ufficiali uccisi e 84 feriti: truppa, 259 morti , l .526 feriti, 128 dispersi . La 23a divisione francese ha perduto 6 ufficiali e 140 uom ini uccisi , 8 ufficiali e 390 uomini feriti ; dispersi 44 uomini. La 30a Compagnia pontieri ha perduto 23 uomini: 3 uccisi, 3 dispersi e 17 feriti. Prigionieri e bottino La 523 divisione ha catturato 898 prigionieri, 149 cannoni, 137 mitragliatrici. Il I Ca italiano ha catturato 3 .270 prigionieri uomini di trup-

Re lazione austriaca, p. 563. ./ournal des marches et d' opérations dei rgt di fanteria 78°, 138°, 107°. AUSSME, F 3, busta 188, fase . 8. 29 30


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GU ALLEATI

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ITALIA DURANTE lA PRIMAGUF.RRA MO:-DIAI.f (1917-1918)

pa, 105 ufficiali, 155 cannoni. La 233 divisione ha catturato 3.000 prigionieri. di cui 120 ufficiali. 118 cannoni di medio e gros o calibro, 23 mortai, 150 mitragliatrici".3J Le cifre relative alle perdite sembrano attendi bi l i e corrispondono alle stime conclusive. Per q uelle francesi non vi è corrispondenza invece con i dati riportati in ciascun Journal des marches el opérations reggimentale, in cui risulterebbero sotto timate, forse a causa di una informazione non ancora completa al momento della compilazione dei diari. Le perdite maggiori furo no lamentate dal 107° e dal 138° rgt durante il passaggio del Piave al Mul ino di Valdobbiadene.32 Patrick Facon insiste sul peso di queste perdite , un peso "difficile da sopportare" alla ftne della guerra.: " Mai dopo l'arrivo in Italia il numero dei morti e dei feriti era stato così elevato tra i soldati francesi. La posta ricorda 'perdite terribil i', e il morale ne risente in uomini che rimpiangono la perd ita di molti loro compagni quando la guerra si sta concludendo: ' La sola tristezza che oscura la gioia è il pensiero degli sfortunati che sono morti alla vigilia della decisione; l'immagine dei cadaveri vestiti di azzurro cielo che io vedo ripo are, rigidi e tragici presso il ponte d i Mo linctto e sulla ghiaia del fiume preso d'assalto grazie al loro coraggio".33 C'erano ancora, nella 6a Armata del generale Montuori, la 48a d ivisione britannica e la 243 francese, rispettivamente inquad rate - come sappiamo - nel XII e XTTI Ca, schierati sulla si nistra e al centro del fronte d 'Armata. A partire dal 28 ottobre le pattuglie avevano com inciato a segnalare casi di posti di osservazione e di trincee sgomberati dal nemico: ciò accadde agli italiani a Bassastoc e a Canove, agli inglesi a Sec e a Capitello , ai france i a Zocchi e sulle falde meridionali del Sisemol; ma quando, il 29, pattuglie dell a 24" divisione si spinsero o ltre il Ghelpac, dovettero fermarsi per il fuoco violento che proveni va da l Bosco del Gallio. Il giorno succe sivo Montuori ordinò che XII e XTTI CA avanzas ero per "chiarire la situaz ione": le truppe avevano il compito di respingere il nemico dalle sue posiz ioni e intensificare l ' azione in avanti se la resistenza fosse stata debole, ma se avessero incontrato un contrasto forte, dovevano sospendere l'operazione , evitando di impegnarsi

31 Comando Supremo. La bauaglia di Viuorio, ecc., Parte VTI, Rela::.ioni parziali delle Armate, vol. 2, AUSSME, B l , Armadio I l , sez. VI, n. 5 l g. 32 AUSSME, F 3, busta 188, fase. 8. 33 Così la lettera di un ufficiale del 107° rgt fanteria, 2 novembre 1918. riponmo da P. Facon./ soldatifrance~i in italia . in AA.VV.. Al di qua al di là, ecc., cit., p. 56.


C \PITOLO X - L'L'ISEGI.JIME.VT'O E I 'AR\11STIZIO

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troppo e di subire perdite consistenti. L' iniziativa, come ricordato altrove, valse anche a giustificare la sospensione del richiesto ritiro dall'Armata delle due division i alleate al fine di riunirle alle altre unità de!Ja stessa bandiera. Le cond izioni de li ' avversario non erano buone, con reparti ungheresi de lla 27" e 38" divisione in ammutinamento, per cui incominciarono movimenti di ripiegamento, in apparenza ancora locali, mascherati qua e là da contrattacchi e reazioni violente . Ma le distruzioni operate dagli austro-ungarici sull ' A ltipiano di Asiago e le espio ioni di munizioni che i sentivano dalle trincee della 63 Armata facevano sospettare una ritirata imminente: si poteva pen are che le truppe imperiali c regie si sarebbero attestate sulle posizioni invernali Sisemoi-Ferragh-Bosco di Gallio-Costa-M. Catz-M. Interrotto, oppure che ci si dovesse aspettare un movimento più importante, visto che l'avversario già ripiegava dal Grappa. La mattina del 30 elementi della 203 divisione italiana occuparono il c iglione sinistro dell' Assa e in giornata misero piede anche sulla riva opposta , mentre i tentati vi britannici di attaccare le difese austro-ungariche tra Camporovere, Bosco c M. Ra ta ,34 come pure quell i francesi di passare il Ghelpac e di occupare il M. Sisemol, veni vano fermati dal fuoco di mitragliatrici ed artigl ierie: nel pomeriggio, anzi, il nemico assaltava un piccolo posto francese. il cui presidio riusciva a disimpegnarsi. n 31 ottobre andarono a segno un colpo di mano italiano su Valbella ed uno francese sul Sisemol. Questa montagna era ben conosciuta dai francesi deJJa 24" divi sio ne, che, oltre ad averne fatto un obiettivo privilegiato per le incursioni delle pattuglie, vi avevano svolto la già riferita azione di assalto e di prolungata occupazione una settimana prima. La mattina, il comandante della 24a divisio ne, generale Odry. emise l'ordine di operazione n. 5170/S, nel quale comunicava che il Xll Corpo del gen. Pennella avrebbe condotto nella notte successiva un 'operazione che aveva come obiettivo la conquista della linea Eck-Covola-Valle di Ron-

34 L'attività di pattuglie era continuata tino alla notte precedente. Un diario regg i-

mentale ungherese ripo rta ad esempio, sotto la data de l 30: " Una forte pattug lia di inglesi. poco prtma dell'alba, seguendo gli uomini di un nostro avamposto che rientravano nella prima linea lungo la !'trada Asiago-Bosco, era riuscita a penetrare nella trincea, a sopraffare in un primo tempo le sentinelle e a catturare quindi , facendoli prigionieri nella vici na caverna, il maresciallo A. c 18 uomini assieme a due mitragliatrici. Subito dopo aveva iniziato il movimento di rientro . comparendo alla vista non appena raggiunta la terra di nessuno. Si sospeuava che s i te nesse nascosta fra le rovine de lla contrada Rodighieri-Costa... Cap. Tro t. Diario del/'85° reggimelllo di fanteria. L'ultimo combattimento a nord di Asiago_ in 19 18. 1 giomi perduti. cit.. p. 325.


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GLI ALLhATI IN ITALIA DURAl'1TE LA PRIMA GUEKRA MONDIALI'.(I9 17· 19J8)

chi. La divisione francese doveva raggiungere questa linea e il burrone del Ghelpac ad est, dopo essersi impadronita delle pendici settentrionali del M. Sisemol e del M. Ferragh; l'operazione poteva avere sia un carattere di "va-et- vient", sia conc ludersi con l'occupazione del territorio conquistato. Sulla destra la 148 divisione italiana avrebbe attaccato le linee dinanzi a Val bella con un 'azione frontale e una seconda avvolgente , partendo da Ronco per prendere Stenfle . l francesi avrebbero impiegato in prima linea l btg e l cp, che avrebbero avanzato in direzio ne sudnord alla velocità di l 00 m in 4 minuti .35 La mattina, intanto , pattuglioni italiani e britannici eseguivano puntate contro le "linee nemiche della destra dell ' Assa , M. Rasta , M. Catz, fatti segno a intenso fuoco di fucileria e di mitragl ia dal nemico che presidiava tal i linee ... Pattuglie france i hanno incontrato resistenza presso Villa Rossi" . Le truppe erano " pronte ad eseguire il movimento d 'avan zata genera le" ,36 che Montuori, su indicazione del Comando Supremo , trasmise alle unità della 6a Armata in quello stesso giorno: era necessario mantenere " la più stretta pressione contro il nemico, per dec iderne la rottura ed il ripiegamento. Appena questo avvenuto , l' armata incalzerà il nemico senza arresto alcuno, colla massima energia, il Xll CA in prima linea, il Xlii CA in seconda linea", avendo come obiettivi Levico e Caldonazzo.37 L' attacco francese al Sisemol partì alle 22, condotto da 5 compagnie del 50° rgt di fanteria , ed incontrò una debole resistenza, "co ì che mentre gli italiani si impadroni vano della posizione di Stenfle, gl i obiettivi fissati a lla 24" divisione sono rapidamente raggiunti dalle truppe francesi, che catturano 200 prigionieri'' .38 Le forze italiane e francesi "proseguono sulla linea successiva Ghelpac-Eck-Covola-Val Ronchi di cui si impadroniscono spezzando le succes-

35

Relazione francese, VII, 2, allegato 454. Diario 6" Armata. voi 8, AUSSME. B l. Armadio 6, sez. II B. n. 62 d. 37 Relazione. V. tomo 2 bis. doc. 408 . 38 Relazione francese, VII , 2 , pp. 374-75. Dalla parte avversaria, il col. J. von Benesch, comandante del 2 1o rgt di fanteria u ngherese, racconta così l'episodio: "L' andamento dell'azione fu quello usuale. l francesi attaccarono Q. 1244 sul Sisemo l e noi, per poter condurre lo sgombero della linea enza subire perdite, dovevamo assolutameme respingerli da lì. Prima che ciò fosse possibile, a prezzo comunque di gravi sacrilìci, arrivò l'alba e solo allora poté avere inizio, sotto il tiro scatenato da l nemico, la parte nza verso Campo Mulo ... A Campo Mulo venne eseg uita un a deprimente ri vista militare: al U bauaglione era rimasta una forta di 120 uomini. al Ul (che aveva coperto la ritirata, n. d. a.) solo 70 ed anche questi in cattive condizioni". Benesch, L'ultima baflaglia del 2/ 0 rgt di fanteria Honved su Mome Sisemol, i n AA.VV., 1918. l giorni perduti, cil.. pp. 320-2 1. 36


CAPITOLO X • LTNSEGIJlMENTO E L"AR~HSTIZIO

sive resistenze opposte dal nemico ...nuclei di arditi si spingono risolutamente in Val Frenzela seminando il panico e lo sgomento nei reparti ivi posti a rincalzo. Prigionieri catturati affermano che le truppe hanno ordine di resistere sino alle 9, 30 e poi ritirarsi sullo Sbarbatal: il piano nemico è però attraversato dal tempestivo violento nostro attacco. E' l'ora di tutto osare: il nemico non deve ripiegare, ma subire una irreparabile rotta. Il Comandante del XITI Corpo d'Armata ...ordina di proseguire l'attacco vigorosamente, tendendo al Longara e alle Melette. L'ordine è eseguito con magnifico slancio. Alle 9 del l o novembre l'ala sinistra del XIII Corpo d'Armata (243 divisione francese) travolte le successive ostinate resistenze nemiche e sfruttando brillantemente le favorevoli condizioni del terreno raggiunge il Longara, facilitando così l'avanzata della destra (143 divisione italiana e brigata Murge ...) che si è dovuta necessariamente attardare per passare la Val Frenzela e debellare la forte resistenza opposta dagli ultimi difensori di M. Zomo. Alle ore 12 le truppe Franco Italiane sono già sulla linea M. Nos-C. Melette-Ristecco. Questa azione decisa e travolgente ha prodotto così un'enorme breccia nella compagine nemica , penetrandovi così profondamente da costituire una seria minaccia per i settori latera] i. Occorre insistere per accentuare la rotta. Nel pomeriggio stesso la 243 divisione Frane. si spinge su M. Nos-M.Cimone-M . Baldo; nella notte occupa la strada di arroccamento Campomulo-Val di Nos; la 143 divisione Ital. lancia il 52° e il 70° rep. d'assalto all'inseguimento sulla direttrice M. Sbarbatal-FiaraColombara-Val Galmarara allo scopo di tagliare la ritirata ai reparti nemici ed agevolare l'avanzata della 48a divisione britannica operante sull'lnterrotto-Mosciagh", Cade anche il sistema fortificato delle Melette sotto l'impeto della brigata 'Murge', che cattura circa 3.000 prigionieri. "Sulla sinistra alle 3, 50 del l o novembre dopo un 'ora di fuoco di artiglieria, la 48a divisione brit. attacca M . Catz e se ne impadronisce; ma le truppe di sinistra della stessa divisione incontrano una formidabile resistenza sulla linea M. Rasta-Camporovere, tenacemente difesa da numerosi nidi di mitragliatrici che producono nei nostri sensibili perdite ...Sull'imbrunire il Comandante della 483 divisione Britannica, poiché ogni sforzo per rompere la linea Camporovere-Rasta-Interrotto, che sbarrava potentemente la Val d' Assa, si era dimostrato vano, con chiaro intuito della situazione tattica decide di prendere sul fianco e sul rovescio tali difese, puntando decisamente col grosso delle forze su M. Mosciagh . La 203 divisione ha frattanto ricevuto l'ordine di forzare ad ogni costo il passaggio de!J'Assa fra Roana e Sartori , in modo che nella notte tutta la divisione possa trovarsi sulla destra d' Assa per procedere sugl i obiettivi assegnati . Le manovre ordinate hanno rapido sviluppo; la


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GLI ALLEATI IN ITALIA DURA:-.TELA PRI~tAGUERRA M0:-IDIALE(1917-1918)

48a div. Britann. combattendo l'intera notte , riesce a prendere piede sul Mosciagh e sull'Interrotto dando la mano attraverso la Val d'Assa alle truppe della 20a divisione italiana che, nella notte stessa, hanno attraversato l' Assa ed avanzano per le direttrici Roana-Mezzaselva e AlbaredoVal Martello su Val Trughele. La mattina del 2 era così infranta tutta la linea nemica del fronte Mosciagh-destra Assa; il XII Corpo d 'Armata, vinte le ultime resistenze di forti retroguardie a M. Meata, a M. Portula, a M. Erio, s'avanzava con tutte le sue divisioni deciso e rapido catturando lungo tutto il percorso numerosi prigionieri. cannoni, mitragliatrici e materiale di ogni specie" .39 Ponendo in particolare l'attenzione sulla 24" divisione francese, pare utile eguime pas o passo l'azione. fl generale Odry chiese al comandante del XID CA di "autorizzare la sua divisione - dovesse anche attaccare da sola, se le divisioni vicine non fossero pronte- a realizzare un'operazione che ha preparato da molti giorni; questa operazione deve assicurare agli Alleati il possesso di Monte Longara e dì tutto iJ istema di alture tra la VaJ Campomulo (collegamento a destra con la 14" divisione) e la strada occidentale di Val di Nos (collegamento a sinistra con la 48" divisione britannica). Ottenuta l'autorizzazione, il generale Odry, impartisce i suoi ordini nella notte. Lancia all'attacco due reggimenti in primo scaglione (108° a sin i tra. 126° a destra): base di partenza sarà la linea Covala, Eck, Camona, il Ghelpac; obiettivo: il Monte Longara. Alle 5, la fanteria scatta; il nemico reagisce debolmente, il tiro della sua artiglieria-. che impiega soprattutto proiettili tossici -è maJ regolato e sempre meno nutrito. Fin dalle 7 , elementi francesi espugnano il villaggio di Gallio; altri raggiungono Casa Spii e la Villa Rossi. A sinistra, la resistenza del Monte Catz ferma le truppe britanniche; la 24a divisione perde il collegamento con esse, come pure a destra con gli italiani , la cui progressione è più lenta. Al le 8, il Longara è preso dal 126° reggimento francese, che preme su Longara Davanti. Alle 8,50 iJ 108° reggimento francese raggiunge Croce di Longara e il Tese. Fino a mezzogiorno , gli elementi più avanzati della divisione si occupano di eliminare i nidi di mitragliatrici che impediscono l'occupazione dell ' obiettivo. Numerosi prigionieri e cannoni sono già stati catturati. Benché completamente di punta, il comandante della 24a divisione ottiene dal comandante del Xill Corpo l'autorizzazione di spingersi avanti fin al Monte Baldo, al Monte Nos e al Monte Cimon, così da impedire aJ nemico l'arroccamento che unisce la Val Cam-

39 G. Montuori. Rela:ione della 6° Armata, AUSSM E. E 2. busta l Ol.


CAPITOLO X · L' I);S(GUJ\II:.VTO E L'A&\OSTI710

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pomulo alla Val di Nos. Essendo questi obiettivi fuori della portata de ll 'artiglieria francese, la fanteria attaccherà con i suoi soli mezzi. L'avanzata comincia alle 16, 30, in un terreno caotico, tagliato da rocce a picco, sotto il fuoco di mitragliatrici nemiche. Alle 23, malgrado ogni sforzo, il 126° reggimento france e non ha potuto sorpassare Longara. Alla sua destra. la 14" divisione ha raggiunto il Monte Meletta. A sinistra , il108o reggimento francese ha progredito un poco e catturato prigionieri. AJJe 21,40 raggiunge la strada di arroccamento a Passo Stretto. Alle 23, viene ristabil ito il collegamento con le truppe britanniche a Casera Zingare lla" . Nella notte infatti gl i inglesi riuscivano ad affermarsi sul Mosciagh e il gen. Odry poteva riordinare le sue truppe dopo il "giorno da leoni'' che avevano vissuto: il 108° rgt si organizzò in posizione di attesa, il 126° si apprestò a riprendere l'avanzata su M . Baldo: scattato al le 6. 15 l'attacco giunse a felice conclusione alle 9 del 2, " in col legamento con le truppe italiane della 14• d ivisione a destra" . A mezzogiorno , una colonna italiana superò gli avamposti francesi e la 24(1 divisione tornò nei suoi accantonamenti d i partenza . passando in riserva. 40 Nel Diario de ll 'Armata vengono riportati gl i ste si avvenimenti, ma con una certa antic ipazione dei tempi, come se si facesse un po ' di confusione tra la proposta di attaccare una posizione e la sua conquista. Alle 15 del l o novembre, infatti , vi si trova annotato: "Truppe della 24a divisione francese , sostenuto vivace combattimento sulle pendici settentrionali di M . Longara. hanno preso possesso di M. Baldo , mantenendo il collegamento materiale coi reparti della 14• divisione italiana che occupano M. Meletta Ristocco" . Alle 18, si apprende che il Xill CA " ha raggiunto colla sinistra il M . Baldo e con la destra è a Casere Melette Ristocco" . Nella notte "continua il rastrellamento del terreno" sulle medesime alture. Alle 6 del mattino del 2 viene poi riferito che "la 24" divisione france e ha raggiunto e tiene il M. Cimon".41

40 Relazione rrancese, VII, 2, pp. 377-78; Berthemet, cit .. p. 45. E' curioso che di tutto questo il Buxtorr, urtìciale delia 24" divis ione. non faccia parola nelle sue poco uti li memorie. Rimasto nelle rctrov ie a Contra Turra-Mason. annota che Foch ha imposto il risveglio de l fronte italiano c che gli italiani non gli avrebbero serbato rancore per essere stati in tal modo condotti alla vittoria (30 ottobre), che il "prudente" Diaz commenta coi toni lirici tipicamente italiani che l'attacco sia partito nell'anniversario "di un atroce dolore". cioè di Caporeuo (3 1 ottobre) . A meuogiomo di Ognissanti gli perviene ordine dalla divisione che si sia pronti a partire da un momento all'altro ( 1° novembre). ma poi non si parte. li 2, poiché il comandante del reparto hn J'intluenza, commemorerà i caduti francesi, cit. , pp. 67-74. 4 1 Diario 6" Armata, l e 2 novembre 19 18, vol. 8, AUSS ME, B l , Armadio 4 , sez.

n A, n. 26 g.


GLI AI.LF.An IN ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE ( 1917-1918)

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La Relazione italiana pare più vicina al Diario della 6' Armata che alla versione ufficiale francese: "Alle ore l , 15 del l o novembre il comandante del XIll Corpo d'Armata, in ottemperanza agli ordini superiori, ordinò che alle 5 del mattino fosse ripreso l'attacco su tutto l'arco del fronte, per tendere in un primo tempo alla conquista di Monte Longara e delle Melette. L'ordine fu eseguito con magnifico slancio da tutte le unità: alle ore 9 reparti della 24a Divisione france e travo! ero la resistenza opposta dagli stanchi reggimenti della 383 Di visione Honved e raggiunsero il Monte Longara, sul quale potettero agevolmente affermarsi , anche in virtù dell'ammuti namento del 24° reggimento della precitata Di visione magiara, il quale si era rifiutato di contrattaccare . I resti delle provate Grandi Unità avversarie dovettero ripiegare verso Cima Portule ... Alle ore l 2, con rapido balzo in avanti le unità del XIll Corpo d'Armata avevano raggiunto la linea Monte Nos-Monte Meletta di Gallio (sulla prima posizione si era portato il 108° reggimento francese e sulla seconda i reparti d'assalto LII e LXX, unitamente a unità della brigata 'Lecce') ... Proseguendo nella sua magnifica avanzata, la 24a Divisione francese inviò i suoi reparti ad occupare le vette dei Monti Nos, Cimon e Baldo e durante la notte sul 2 novembre altre sue unità raggiungevano la strada di arroccamento fra Val Campomulo e Val di Nos, al di là di Monte Fiara" .42 Qualche equivoco può dipendere dal fatto che la di zione 'Longara'. come quella ' Melette', si ripete più volte nella topografia locale, di solito accompagnata da un'altra indicazione specifica, o in qualche caso con la medesima dizione che indica punti vicini, ma diversi. Pare comunque chiaro che la 243 divisione francese. occupato il M. Longara, abbia proseguito a nord , conqu istando in rapida successione M. Nos, M. Baldo e M. Ci mon. Poiché alla sua destra la 14a divisione itaUana , !asciatesi alle spalle le Melette, avanzava verso lo Sbarbatal e il Fiara, la breccia aperta dal XIII CA travolgeva al centro la linea di difesa nemica, sbloccava i britannici in Val d' Assa e accelerava il crollo dell ' Ila Armata. L'estensore del Diario della 6a Armata era nel giusto quando scriveva al le 9 del 1o novembre: "le nostre truppe, superando e pezzando ogni resistenza nemica, procedono con slancio e ardimento alla conquista degli obiettivi assegnati": neanche un giorno dopo, i suoi tre CA erano in rapida avanzata dal M. Lisser alla Val d ' Assa. 43 Gli avvenimenti del giorno di

Relazione, v. tomo 2, pp. 745-46. Diario 6' Armata, l e 2 novembre 19 18, vol. 8, AUSSME, B l ,Armadio 4, sez. Il A , n. 26 g. 42 43


CAPITOLO X- L"INSEGt.: IMEJio'l'O E L'ARMISTIZIO

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Ognissanti confermavano che il Comando Supremo italiano aveva visto gi usto il giorno prima, quando "ebbe la netta sensazione della completa e dissolvente ritirata avversaria dal Brenta al mare; e si formò la convinzione che anche la fronte dai Sette Comuni allo Stelvio avrebbe dovuto ben presto ripiegare. Importava ora, per sfruttare la vittoria, far progredire l'attacco concentrico da ovest, da sud e da est contro il Tirolo: si aveva a buon d iritto la peranza di tagliar fuori tutte le aliquote della fronte meridionale del Tirolo , aventi l 'unica strada di ritirata della val d'Adige" .44 La iniziale re i tenza austro-ungarica d i fronte al XII CAriuscì a respingere la 483 divisione britannica dal M. Rasta ed a trattenere la 20a divisione italiana sulla riva sinistra dell' Assa, ma lo sfondamento ottenuto dal Xlll CA al centro fece crollare anche la difesa sul! ' Assa, costringendo l' 1l a Armata imperiale e regia ad una ritirata su tutto il fronte e coinvolgendo ne l ripiegamento anche il Corpo Edelweiss, che costituiva l'ala orientale delia 10" Annata. La ritirata delle forze dislocate sulle posizioni più occidentali fu ordinata, ma rapida , nel timore di trovarsi tagliate fuor i, e inevitabilmente finì per intasare le medesime strade che anche unità dell ' I l a Armata dovevano percorrere per sfuggire alla prigionia. Nel Xll CA era inquadrata la 483 divisione britannica del generale Walker. Negli ultimi giorni di ottobre, che avevano preceduto l'offensiva della 63 Annata, il mantenimento della pressione sul nemico venne affidata al fuoco dell 'artig lieria ed all'azione delle pattugl ie. Nella notte del 29, " un battag lione britannico, eseguendo un colpo d i mano sulle trincee avversarie di Sec trova le trincee stesse evacuate dal nemico. Si dà ordine alla 483 divisione di presidiare tali trincee con nuclei ed inviare pattuglie avanti per prendere contatto col nemico supponendo esso si sia ritirato sulla linea invernale. Parallelamente si ordina alla 203 italiana di accertare mediante pattugl ie se il nemico presidi ancora su quel tratto di fronte, le antiche trincee. Risulta così che il ripiegamento è avvenuto durante la notte soltanto nel fronte della 483 divisione britannica e che le posizio ni tra Canove e Stella(r) sono invece ancora tenute saldamente dal nemico. Pattuglie ing lesi alle ore 13 occupano la linea CapitelloMulche-Rutzen-sud Croce, mentre reparti della 20a divisione tenevano il contatto sulla loro fro nte". 11 giorno successivo, vel ivol i da ricognizione furono inviati "sulle posizioni avversarie per scoprire i movimenti del nemico, spi ngendosi fin o alla ValSugana, . ll 31 , alla vigilia dell ' attac-

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Relazione austriaca, pp. 559-61.


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GLIALLEATI I/'. ITAUADl!RA.'I"''ELAPRIMAGt:ERRA \IO!'-DIALE (I917-191 8)

co, " tre sezioni di can noni ed una di obici dell ' Artiglieria della 483 divisione britannica occuparono posizioni avanzate nella zona Poslen- Guardinelli-Ave".45 Come già detto, il l o novembre la 48" divi ione britannica incontrò una rigida ed ostinata resistenza sulle pendici del M. Rasta e intorno al fo1te di M. Interrotto. Le perdite furono sensibili e il 4° e 6° Gloucester dovettero essere riportati indietro, uno dentro Camporovere e l'altro nei dintorni di Bosco, circa un miglio ad est dalla linea del fuoco. A sinistra, la 20" divisione italiana aveva il non facile compito di attraversare le forre profonde del fiume Assa, fitte di mitragliatrici nemiche. All'imbrunire, dopo una giornata eli combattimenti, la brigata di destra della 48• divisione conquistò posizioni vicine al M. Mosciagh, mentre gli italiani della 20" attraversavano l' Assa e raggiungevano le pendici di M. Erio. Intanto però il Comando avver ario, temendo che lo sfondamento operato dal XIll CA portasse all'aggiramento delle truppe che difendevano la Val d'Assa, alle 17, 30, quando ormai era buio, ordinò di ripiegare dalla linea M. Erio-M. Mosciagh.46 Il Diario dell'Armata appare dapprima quasi trionfalistico: "Ore 9. Le nostre truppe, superando e spazzando ogni resistenza nemica, procedono con slancio e ardimento alla conquista degli obiettivi assegnati. La 48• divisione britannica ha occupato la linea delle pendici meridionali di M. Rasta e M. Catz, proseguendo l'avanzata per l'occupazione di M. Mosciagh. La 20" divisione itaUana ha iniziato il movimento per il passaggio dell' Assa, contrastato da violenta resistenza di mitragliatrici avversarie ...Ore 12. L' eroico slancio delle truppe italiane ed alleate respinge il nemico su tutta la linea. Truppe britanniche, oltrepassato M. Catz, hanno raggiunto Roccolo". Poi però ammette, pure a mezzogiorno , che esse " trovano tuttora forte resistenza nell'avanzare a nord eli Camporavere . La 20" divisione ital iana , oltrepassato il Bivio Ca' Taliano , procede lentamente per la violenta reazione avversaria". Alle 15 viene annotato: "Reparti de lla brigata Lario fronteggiano resistenza a Camporovere. snidando numerose mitragliatrici, per oltrepassare quindi l' Assa nei vari punti prestabiliti. Delle due colonne britanniche, quella di sinistra è arrestata a M. Rasta con perdite, mentre quella di destra punta da nord-est verso il Mosciagh. Il nemico offre accanita resistenza con ordine. come da interrogatorio di prigionieri , di resistere a oltranza". Finalmente, le

45 Xll CA , Diario dall 0 ottobre 1918 all5luglio 1918. vol. 8.AUSSME,Armadio 6, sez. Il B, n. 62 d. 46 Relazione austriaca. p. 561; Wilks. cit .. p. 170.


CAPITOLO X • L'INSEGUT:-<IENTO E L'ARMISTIZIO

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note delle 21 annunciano che due " battaglioni della brigata Lario , vincendo l' accanita resistenza nemica, si sono affermati sulla riva destra dell' Assa. Altri battaglioni effettuano il passaggio fra Rotzo e Roana. Sul fronte Mosciagh, M. Baldo, Melette Ristocco, continua il rastrellamento del terreno" . Nella notte la 20" divisione passerà l' Assa e la mattina seguente , alle 6 , si troverà tutta riunita sulla destra del fiume. TI resoconto del XII CA reca: "Le truppe della 48a divisione britannica, appoggiate validamente dalla artiglieria, procedono a viva forza verso il M . Interrotto. Là giunte, sostano per effettuare l' aggiramento del Mosciagh e di Camporovere, strenuamente difeso dal nemico con numerosi nidi di mitragliatrici. Le tntppe della 20" divis . italiana, a sinistra, tentano ripetutamente il passaggio dell'Assa. La tenace difesa del nemico, irta di ostacoli passivi e di numerose mitragliatrici, l'asprezza della posizione e la difesa di Camporovere ancora in piena efficienza, permettono di realizzare lievi progressi a reparti avanzati della brigata Lario. L'artiglieria nemica si dimostra alquanto attiva battendo le nostre fanterie e le nostre lontane retrovie. Numerosi colpi cadono a varie riprese a Cima Fonte e a Conca Carriola, producendo lievi danni e vari feriti di truppa. Verso le ore 21, approfittando dell' oscurità sopraggiunta, il l o battagl. del 234° supera brillantemente le difese dell' Assa, riuscendo ad oltrepassare la valle e ad affermarsi sulla sponda opposta, incalzando dappresso il nemico che accenna a ripiegare. Seguono subito gli altri Battaglioni e alla mezzanotte è quasi passata la metà Divisione che ha il compito di inseguire il nemico marciando per la strada Albaredo-Val Martello-Val Trughele". E prosegue, all'inizio del 2: "Nella notte la 48" Divisione Britannica supera a viva forza, aggirandole, le difese del Mosciagh; la 20" Divisione quelle di Val d' Assa. Conquistate tali posizioni, fatti prigionieri i presidi nemici, catturando mitragliatrici e cannonl , le due divisioni incalzano dappresso il nemico per raggiungere glj obiettivi loro assegnati. La fulminea avanzata delle divisioni che vince con impulso travolgente le residue difese nerruche, fa cadere nelle nostre mani numerosi altri prigionieri, armi e materiale di ogni specie. li Comandante del Corpo d'Armata, Generale Pennella, accompagnato da un ufficiale di S.M. (cap. Biondi) si porta, all'alba, alla testa della 48" Divisione Britannica e con essa marcia sulle Portecche d 'avanti, primo obiettivo di questa divisione, mentre l'artiglieria nemica da Cima Larici reagisce con frequenti colpi di grosso e medio calibro" .47

47

Diario 6" Armata, l nove mbre, vol. 8, AUSSME, B l, Armadio 4, sez. ll A, n. 26

g; Diario XII CA, l e 2 novembre, vol. 8,AUSSME,Armadio 6, sez. ll B , n. 62 d.


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GLI ALLEATI li'l liALlA OURA.'ITt LA PRIMAGIJERRAMONOIALE(I9 17-1918)

Se il l o novembre era stato un gio rno di sconfitta per g li austro-ungarici, il 2 fu quello del cedimento e il 3 del d isastro. 11 ten. di artig lieria Robert Mimra , comandante di una batteria da 104 schierata sull'Altipiano di Asiago ricorda che il g iorno di Ognissanti il sole, caldo e splendente "riluce nel cielo azzurro cupo. Sopra di noi il quotidiano, lieve ronzio degli aerei nemici che d irigono un pesante fuoco di artiglieria sulle nostre batterie e sulle nostre strade ... AIIe 8.00 del mattino spariamo 12 schrapnel/ su un reparto di ciclisti inglesi che si muove in prossimità di Canove in piena vista su una strada. Quando il dodicesimo colpo lascia la can na nessuno di noi sospetta ancora che que to sarà l' ultimo colpo sparato dalla 4a Batteria ne lla guerra mondiale". Durante la notte, infatti, l' intera brigata di artiglieria è stata ritirata e la brigata di cavalleria schierata davanti è rimasta senza rappoggio dei cannoni. Alle 18 arriva anche alla 4" batteria l'ordine di ripiegare , ma la comunicazione si interrompe subito e allora i manda una staffetta al Comando di rgt , sul M. Erio, ma la staffetta non trova più nessuno, e così alle 22 ci si mette in marcia , arrivando dopo due ore " nei pressi di Mandrielle. Il quadro che ci appare ci fa inorridire. Che aspetto ha ora questa località! Sacchi di foraggio pieni , mucchi di cinghie, bardature di cavalli , fucine da campo ed ogni sorta di altro materiale giace per terra in disordine. Nelle stalle e nei ricoveri sono ancora accese le lanterne , nella fureria d i batteria tutto giace alla rinfusa. Dunque, gli uomini sono realmente impazziti? Sembra proprio che abbiano lasciato questo accampamento in preda al panico! ...L'intero fronte è in ritirata . Ad oriente rispetto a noi gli italiani sono penetrati nel nostro schieramento attraverso delle brecce che si sono aperte e han no già raggiunto l' alta Val S ugana. Per non restare tagliati fuori non ci resta che ritirarci a nostra volta". Forse, alle 2 del mattino del 2, non è ancora vero che gli attaccanti abbiano raggiunto la Valsugana , ma certo sta per succedere, così non si può indugiare, i pezzi lasciati indietro cadranno nelle mani del nemico; "riprende la marcia .. .! ricordi si fanno più vivi , e ripenso a quel giorno di maggio ( 1918, n. d. a.) in cui il nostro Reggimento transitò su questa strada diretto verso l' alto , verso una grande vittoria suU'Ita lia . Come si meravigliavano allora del nostro magn ifico a petto, dello stato del nostro equipaggiamento! Che aspetto invece abbiamo oggi! 17 carrette leggere, caricate come fossero carri di zingari, ed accanto ad esse delle figure logore, che incedono stanche morte e affamate. Questo è quanto rimane del nostro orgoglioso Reggimento di artiglieria pesante campale! ' Questa è la dissoluzione ' ,...commento". All ' l di notte del 3 il Comando d i rgt comunica che è stato fi rmato l'armistizio con l' Ital ia. '"Alle 13.00


CAPITOLO X- L'DISEGUMENTO E L'AR \IISTilJO

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ci mettiamo in marcia verso Trento .. Jl carriaggio reggimentale è scomparso senza lasciare traccia fin dal l o novembre ...Lungo la strada veniamo a sapere che dalle l O del mattino Trento è stata occupata dagli italian i. La notizia non ci fa perdere il nostro autocontrollo. Dall' 1.00 del mattino è ben in vigore l'armistizio! Devono quindi !asciarci passare, in ogni caso non possono più prenderei prigionieri" . Ma nella notte anche questa illusione tramonta: fuori città, il comandante di rgt ord ina di consegnare le armi, che invece saranno distrutte- "Senza armi , inermi straccioni verremo sospinti oltre il BrenneroL-Senza armi , inermi. come dei cani bastonati!"- e poi verrà la prigionia. Anche il21 o rgt del col. von Benescb passa rapidamente dalle ultime velleità di contrattacco ad una ritirata che, pur descritta in modo contenuto , è già una rotta: " Dopo che il Longara era stato abbandonato , era mia intenzione occuparlo, quando giunse un plotone del 23° Reggimento da Monte Nos per comunicarmi che anche la sua unità stava ripiegando; al comando del 21 o non restò che ordinare a sua volta la ritirata. Credo si sia trattato dell'ultima occasione utile per farlo. Già a Campo Mulo cominciavano ad arrivare le notizie del crollo generale, mentre alle nostre spalle passavano ovunque truppe in ritirata , senza più nessun ordine e nessuna disciplina. La ritirata della divisione che si ammassava su una sola direttrice di marcia , zeppa di truppe ormai prive di vincoli organici, costituì una delle scene peggiori dell'intero conflitto. Sulla strada principale , fortunatamente abbastanza larga, si snodavano due o addirittura tre colonne interminabil i di carriaggi, con lotte furibonde ogniqualvolta occorreva superare le strettoie imposte da qualche paesi no". n diario di guerra dell '85° rgt di fanteria magiaro , attaccato dai britannici della 48" divisione alle prime luci del l o novembre, registra col passare delle ore la progressiva caduta delle sue posizioni finché, alle Il , 30, si ha notizia che due "compagnie avanzate , senza che la situazione lo imponesse, si erano lasciate stanare dalle caverne e catturare senza opporre alcuna resistenza". I Comandi superiori latitano; si fanno saltare i pezzi e ci si ritira davanti al nemico che avanza: ma non si sa in quale d irezione si debba andare. Si trova un ordine lasciato dal Comando di divisione (27°, n. d. a.) che prescrive per il 2 il ripiega mento su Roncegno , ma l'ordine "era in realtà già stato superato dagli eventi , cosicché né il Reggimento , né il suo comando giunsero mai a Ronceg no ...La nostra artiglieria ormai non tirava più da nessuna parte, in compenso , nelle prime ore del pomeriggio, si udì un tiro terrificante di quella nemica dalla direzione di Monte lnterrotto ... Sulla strada che da Larici portava a Monte Rovere si ammas avno reparti in ritirata , carriaggi e truppe della


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GLI ALLEATI IN ITALIA DURA.'ITE LA PRl\'IA GUERRA MONDIALE (1917 1918)

sussistenza, fino a formare una colonna intermin abile ...Nella notte del 3 venne diffusa la notizia che era stato firmato l'armistizio". L' indomani si viene a sapere che, essendovi anche lo sciopero dei ferrovieri , Innsbruck sarà raggiunta "per via o rdinaria attraverso il Brennero ... Pcr il vettovagl iamcnto si doveva far ricorso ai numero i magazzini presenti lungo la d irettrice di marcia, o ltre alle requisizioni a carico dei civil i, in quanto quegli stessi magazzini negli ultimi g iorni erano tati spesso oggetto di saccheggi ...Sulla strada della Val d ' Adige si muoveva verso nord una colonna ininterrota di truppe e carriaggi. l pochi convogli ferroviari che viaggiavano lungo la riva opposta del fiume apparivano più che stracarichi. Si trattava per lo più di uomini che si erano staccati volontariamente dai propri reparti e imperver avano con i loro saccheggi, di cui purtroppo non mancava l'opportunità" .4 8 Il gen. Giuseppe Pennella, Comandante del XII CA, il l o novembre aveva diramato gli ordini per l' inseguimento: " Il nemico accenna aripiegare su tutta la fro nte. Il Comando Supremo ordina di operare in modo da sopravvanzarlo ne lla zona montana per impedirg li lo sgombe ro del sal iente Trentina . Pertanto, mentre la 7a Armata si terrà pronta ad avanzare da ovest sul tratto Mezzolombardo-Bolzano e la l" Armata si terrà pro nta ad avanzare su Trento, la 63 Armata, non appena il nemico accenni a ripiegare , punterà con la massima energ ia su Caldonazzo-Levico per intercettare la rotabile e la ferrov ia di Valsugana, e proseguirà

4S Vedi R. Mimra. Votati alla rovina; J. von Benesch. L" ultima bauaglia de/21 ° rgt di fanteria Honved su Mome Sisemol: Cap. Trost, Diario delf'85° reggimento di fa nteria. L'ultimo combalfimento a nord di Asiago. tutti in AA.VV .. 1918 . l giorni perdllli, cit., pp. 299-3 12; 320-2 1 e 327-34. Si può rilevare che anche il ten. Mimra crede che "Il nemico non è mai riuscito a batte rci" . e neanche ora si rende conto che la catastrofe consegue all' impossibilità de ll'Impero di proseguire la loua perché la guerra lo ha fatto implodere c perché l'Esercito au tro-ungarico è stato sconfitto. Eppure lui ste!.SO, a proposito de lla battaglia di mezzo giugno, ha lasciato serino: "è stata una cosa triste! Molto triste! Per la prima volta da quando sono ufficiale ho pianto!". E altrove:"siamo perduti ! perduti senza speranza! ... Anche dopo quel disgraziato 15 giugno ho cercato di aggrappanni ad un' unica speranza: la speranza di una vittoria decis iva dei tedeschi in Francia. Anch'essa però è svanita''. Il ten. Mimra aveva una ricetta per la vittoria: mettersi sulla difensiva sul fronte italiano e trasferire in Franc ia i mjgliori Corpi austro-ungarici c l'artiglieria pesante per ricercarvi l'immancab ile vittoria assieme ai tedeschi (p. 287). Da un punto di vista generale. infme. sembra da riportare, per una migliore comprensione degli eventi di quei giorni , una osservazione dci curatori del le memorie stesse: " La ri tirata fi nale, dalle pos izioni di Monte Campolongo. a Vezzena e a Tremo è forse l'esempio più nitido del crollo dell ' intera catena di comando austriaca, che abbandona i reparti in prima linea alloro destino, condannandoli a lla prigionia". lbide111, p. 269.


quindi verso la fronte: Trento (escluso), Egna (inclusa)''. 11 XII CA, seguito in seconda linea dal XIII , doveva incalzare l'avversario in ritirata, con obiettivi Levico e Caldonazzo. Il movimento generale in avanti avrebbe avuto inizio alle 7 del 2 novembre. In chiusura il Pennella, pur avendo ricordato prima che la strada di fondo valle dell 'Adige era "assegnata alla l • Armata", si lasciava trascinare dali 'entusiasmo e non si tratte neva dallo scrivere: " La nostra bella 6a Armata, cui è riserbata la gloria di marciare a liberare Trento che aspetta impaziente, guarda con fiducia a voi, truppe del XfT CA, cui è affidato l'ambito onore di aprire il cam mino verso la meta sospirata. Avanti dunque, 20 3 divi ione, in fraterna, nobile gara colle magnifiche tntppe della 48a divi ione inglese" .49 Si estendeva intanto lo sbandamento dell'Esercito imperiale e regio: chi resisteva, chi fuggiva, chi si arrendeva. Nella notte sul 2, " la 48" Divisione Britannica ...supera a viva forza , aggirandole, le d ifese del Mosciagh; la 20• Divisione quelle della Val d' Assa . Conquistate tali posizioni, fatti prigionieri i presidi nemic i, catturando mitragli atrici e cannoni , le due divisioni incalzano dappresso il nemico per raggiungere gli obiettivi loro assegnati. La fulminea avanzata delle divisioni che vince con impulso travolgente le residue dife e nemiche, fa cadere nelle nostre mani numerosi altri prigionieri, armi e materiale di ogni specie". Pennella si portò alla testa della 483 divisione britannica e con essa marciò alle Portecche Davanti , dove le divi sione sostò a sera , mentre la 20• italiana era a nord di M. Erio: l' una e l'altra unità mantenevano forti distaccamenti a contatto con le truppe avversarie. 50 Le catture aumentavano, l' 11" Armata era davvero a mal partito. Nelle prime ore del 2 il ministro della Guerra di Budapest, Bela Linder, ord inò il ritiro delle truppe ungheresi dal fronte e, sebbene il Comando d'Armata cercasse di mantenere il segreto, qualcosa fi nì per trapelare ai combattenti magi ari , con le immaginabili conseguenze sul morale e sulla vogl ia di combattere. La situazione dell ' Il a Armata diventava sempre più disperata. al punto che il suo Comando, imitato in serata da quello del Gruppo d'Esercito , insistette per un armistizio immediato. Il Comando Supremo di Arz tacque tutto il giorno; la sera, alle 22, fece sapere che l'ordine di Bela Linder doveva essere eseguito e, alle 2 dell a notte sul 3,

-19 Pennella ai Comandi dipendenti. o. 5725 del 1° novembre 1918. AUSSME, B l, Armadio 6, scz. Ll B, n. 63 d. allegato 14. 50 Diario del Xll CA, AUSSME. B l , Armadio 6, sez. Il B, n. 62 d.


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Gl.l ALLEATI IN ITALIA DURA:-.'TE LA PRl\IAGUERRA MONDIALE (I91 7- 1918)

comunicò che le condizioni dell'Intesa per l'armistizio erano state accettate e che quindi tutte le ostilità dovevano cessare immediatamente.51 Nella giornata del 2, la resistanza austro-ungarica davanti alla 48" divisione s i affievolì , tanto che alle 15 "reparti britannici sembrano giunti a Porrecche in Val d' Assa"; queste truppe si fermavano per la notte sulla linea Vezzena-Marcai, nelle vicinanze d el Passo Vezzena, dove le avanguardie segnalavano una considerevole forza nemica .52 Si trattava della 18" divisione austriaca , la quale però nella notte ricevette dal proprio Comando Supremo la nota comunicazione concernente l'armistizio. Di conseguenza la mattina dopo , quando g li inglesi si mossero per attaccare il Passo (m 1417) ebbe luogo un evento imprevisto e favorevole:

"Situazione ore 6 di stamane. La 48a Divisione Britannica ha urtato contro la 18" Divisione austriaca a Vezzena. Comandante di tale Divisione ha protestato di non voler combattere perché intervenuto armistizio. Comandante di 48" Divisione ha detto di non riconoscere alcun armistizio e gli ha imposto di arrendersi depositando armi entro IO m inuti, trascorsi i quali avrebbe aperto combattimento. Il comandante l 8" austriaca ha depositato le armi e la Di visione è stata fatta tutta prigioniera. La 483 Britannica ha proceduto per Caldonazzo per la direttrice fi ssatale; la 20" Divisione ha proceduto anch'essa per la strada più lunga di Valcurta seguendo il suo itinerario. Sono stati fatti oltre 50.000 prigionieri fra 18" austriaca e molti altri reparti provenienti da Borgo , Pergine e adiacenze" .53

51 "Quest'ordine suonò .liberazione dalla tremenda tensione per il comandante del gruppo d 'esercito. ma non valse a salvare. come si sperava, l'esercito del sud-ovest dalla catastrofe che lo minacciava: anzi, ne derivarono gravissime conseguenze". Relazione austriaca. pp. 56 1-63. 52 Cfr Diario della 6a Armata, AUSSME. B l , Armadio 4, sez. Il A , n. 26 g; Montuori , Re/azione della6" Armata, F2, busta 101: Wilks. cit., p. 170. 53 Pennella a Montuori. Borgo 3 novembre 191 8. AUSSME. B l . Armadio 6. sez. Il B, n. 63 d. allegato 14 A. el Diario dell'Armata l'avvenimento è riportato in questi termini: " Stamane durante l'avanzata la 48• divisione britannica ha catturato l' intera 18• divisione austriaca che non ha opposto resistenza, asserendo che l' armistizio era già stato firmato tra i due belligeranti". Nel racconto di questa resa non v'è traccia di arroganza da parte austriaca, a differenza di quanto emerge dalla narrazione del col. Barnett. della 48', incaricato di comunicare al Comandante del Ill CA austriaco ed ai suoi ufficiali le condizioni di resa. lo stesso 3 novembre a Vezzena. P. Pozzato, l 'vinti' di Viuorio Veneto e la loro memoria, in A.A. V. V .• La battaglia di Vittorio VenetO. cit., p. 192.


CAPITOLO X · L'L'ISEGUIMENTO 1:.

L'~USTIZIO

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Dal Diario del Xli CA, in data 3 novembre: " ...all 'alba le Divisioni 20" italiana e 48• britannica, collegate i secondo gli ordini ricevuti, riprendevano l' avanzata per raggiungere rispettivamente Caldonazzo e Levico. li Comandante del CA , insieme al maggiore Bompiani e al capitano Biondo, montati su muli , partono all'alba da Trogio, onde raggiungere nuovamente, passando da Cima Martello, la testa delle colonne ...Su (un autocarro in transito) ...sorpa ano le colonne in marcia per la Val d' Assa (e S.E.) può così raggiungere, a M. Vezzena, le avanguardie della 48a Divisione Britannica le qua li sostavano momentaneamente, intente ad assicurare l'avviamento ind ietro di una di visione austriaca col comandante e lo stato maggiore, che si era appena allora arresa in massa. S.E. ed i suoi due ufficiali, però, proseguono oltre. senz'altro, per ragg iungere Caldonazzo seguendo la rotabile del Lavarone che risulta essere in buone condizioni di percorribilità, dopo aver ordinato ad un maggiore dei RR .CC. di avvisare di ciò il Comandante della Divisione, inv itandolo a spingere avanti , colla maggiore celerità, le sue truppe. I primi soldati d'Italia attraversano così il suolo redento , fendendo interi reggimenti austriaci sbalestrati ai quali si intima la resa delle armi. Alle 11 , 30, prima delle sue truppe, il Comandante del CA entra in Caldonazzo, salutato dalla popolazione festante , commossa e sorpresa per la rapidità dell'agognata liberazione. Poche tr uppe britanniche raggiungono anch'es e Caldonazzo e spingono punte a Levico. TI Comandante del CA per potere comunicare al Comando dell'Armata la situazione delle sue truppe si porta, accompagnato dal capitano Krewer, in autocarro a Borgo".54 La speranza di incontrare il generale Montuori, però, venne delusa, e il generale Pennella incaricò il col. Romanell i di far pervenire al suo superiore la lettera , già richiamata in relazione alla resa della 18a divisione, che proseguiva cosi ':

"Situazione alle ore 12 . La Brigata di te la della Divi ione Britan nica è giunta a Caldonazzo ed ha spinto due battagl ioni su Levico. Ordine già dato ieri da me è di procedere il più celermente possibile verso Trento (escluso) e Egna. Ma Comandante Di visione Britannica vorrebbe spingere stasera stessa per autocarri armati (2 o 3) distaccamento su Trento. Io prima di autorizzarlo volevo istruzioni da V.E. poiché Trento è obiettivo della l " Armata.

>l

Diario del Xli CA,AUSSME. B I.Armactio6,sez. ll B. o. 62 d.


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G LI AlLEA l'l IN ITAI)A DURANTE J.A PRIMA GUERRA MONI)IALE ( 1917-1918)

Ma poiché non ho avuto la possibilità di corrispondere per telefono con VE. qui in Borgo, come speravo, prendo su mc la re ponsabilità di dare la richiesta autorizzazione. La Divisione 203 italiana procede su Caldonazzo , ma fino alle ore 13 che io son partito di là per venire a Borgo, non era ancora giunta. Per stasera la dislocazione sarà la seguente: 20" Div. Ital. a Caldonazzo e 48" Div. inglese a Levico. Comando XII CA a Levico. Stanotte battagl ioni inglesi procederanno ver o Trento e (giusta quanto ho riferito) alcuni autocarri armati deJia 48" Inglese procederanno e cercheranno di raggiungere Trento".55 Il gen. Pennella raggiun e poi Caldonazzo e Levico, dove trova "completamente in armi e con gli ufficiali a cavallo, un intero reggimento austriaco: ne intima la resa, appoggiato da pattug lie ingle i: tutto il reggimento abbandona le armi sulla strada e sulla piazza ...Ritoma quindi a Caldonazzo ove era già affluita la Divisione Britannica ed ove trova riuniti ufficiali austriaci di grado elevato, fra i quali S.A.R. il Duca di Breganza comandante della 63 divisione di cavalleria, (già in) gran parte catturata dalle truppe inglesi". Altri ufficiali si p resentano come parlamentari per l'armistizio: "Si dubita però che solo per sfuggire alla cattura tali ufficiali vogliano passare per parlamentari e siccome è immenso il numero degli austriaci raccolti in breve spazio e molti conservano attitudine minacciosa, ed è e norme il numero delle armi d"ogni specie ancora sparse sul terreno alla portata di chiunque e non si sa con precisione quali reparti e di che entità siano ancora in mano del comando nemico di quel settore, e preme oprattutto di raggi ungere gli obiettivi designati , si procede ad un rapido lavoro di smistamento elci p rigionieri, dopo averli rutti disarmati, e all'avviamento degli ufficiali più elevati- che avrebbero potuto capeggiare una violenta reazione- al Comando di Armata".56 Va rilevato, in relazione alle responsabi lità che il generale Pennel la si era assunto, che anche l'ordine di operazioni del 2 novembre del Comandante della 6" Armata raccomandava per il giorno successivo di "spingere l'inseguimento con la magg iore celerità e arditezza, in modo da assolvere il nostro compito che è di cadere a l più presto in Val d'Adige, fra Trento ed Egna". 57

55 Pennella a Montuori, 3 nove mbre, loco cit. Accanto alla data, la leuera pona l'indicazione "Ore 15": a quell 'ora, !"autorizzazione non serviva più. 56 Diario del X Il CA. AUSSME, 8 l. Armadio 6. set:. II B. n 62 d. 57 Relazione. V, tomo 2 bis .. doc. 410.


CAPITOLO X- L' INSI::GUIM EXTO E L'ARMIS'IIZIO

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Si comprende forse meglio così l 'episodio dei due ufficiali britannici - il TC Howard e un ufficiale dell' lntelligence - che in automezzo e con bandiera di parlamentari giunsero a Trento alle 13, 30 del 3.58 T due , recando i termini per la resa dati loro dal gen. Walker, Comandante della 483 divisione, avrebbero affermato che quei termini furono accettati. I Wilks contestano questo il racconto, osservando non essere chiaro né quello che affermarono della vicenda g li ufficiali c itati, né quale autorità avrebbe avuto il gen. Walker; aggiungono che gli "austriaci erano attivamente impegnati a ritirarsi da Trento prima dell'arrivo delle truppe itali ane, e non erano verosimilmente spaventati dalla presenza di due ufficiali britannici": ritengono quindi completamente falso che i britannici abbiano ricevuto " la resa delle truppe austriache nel Trentino prima dell'arrivo delle truppe italiane". Quando Howard e il suo accompagnatore, infatti, chiesero al Comandante austriaco della piazza, colon nello generale Martini , d i arrender i perché le sue truppe erano tagi iate fuori, il Martini respin e ]"ingiunzione e rifiutò la resa , pur dicendo che le unità austro-ungariche avevano cessato di combattere per ordine superiore - la nota comunicazione del Comando Supremo austriaco - c che la via Levico-Pergine-Trento era libera alle forze dell'Intesa. Anche la relazione

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U brigadiere generale Edmonds. nel suo resoconto per la Storia ufficiale britannica. ''dà un ceno rilievo all'arrivo a Trento di due ufficiali inglesi un'ora o due prima degli italiani. Questo episodio piuttosto curioso non ebbe influenza riguardo al movimento delle truppe sul terreno", Wilks, cit., p. 172. Secondo la narrazione dell 'Edmonds, il generale austriaco Ritter von Romer era convinto che l'armistizio, firmato alle 3, fosse già in vigore e protestò con gli inglesi perché fermassero l'avanzata. ma il generale Walker. che non era in contatto col Comando di CA. rispose che non sapeva nulla dell'armistizio, trattenne il Romer e fissò dei termini d i resa in 5 punti: affermava di avere l'o rdine d i occupare Levico, Pergine e Trento: e chiedeva la resa incondi zionata delle truppe nemiche; a tal fine inviò a Trento due uffic iali . ma il generale austriaco Martini respi nse l'intimaLione. ed è strano che Edmonds citi un resoconto britannico che accennerebbe al contrario. Si può ricordare che in precedenla. Walkcr aveva chiesto a Pennella di far avanzare verso la città reparti della 48" divisione, che sarebbero stati preceduti da autocarri armati. Tale operazione. che avrebbe interferito con l'azione de lla l " Armata su Trento, non pare abb ia a lcunch6 in comune con l'arrivo dei due ufficiali , che la Relazione britannica afferma aver avuto luogo fra le 13 e le 14. La Relazione austriaca colloca "nel pomeriggio" l'arrivo a Trento dell'autocarro inglese con i due ufficiali che venivano a parlamentare: se questo è esatto. doveva trattarsi del primissimo po meriggio, poiché alle 15. 15 entrarono in città i cavalleggeri del rgt ' Alessandria ' . prima avanguardia della l • Armata; in tal caso le o re indicate dalle due Re lazioni italiana ed austriaca si avvicinerebbero molto. La Relazione italiana rammenta che mentre il Pennella era in giro a raccogliere rese. i due ufficiali britannici giunsero a Trento, su un automezzo con bandiera di pa.rlamentari, verso le 13 , 30.


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GU ALLEATI IN ITALIA OIJRAK ffiLA PRIMt\ GlJERRA \'10~01Al.E(I917- 1 9 1 8)

ufficiale austriaca dice a chiare lettere che la resa fu rifiutata. Trento , dove intorno alle 14 del 3 novembre erano entrati anche tre ufficiali P italiani, venne occupata poco più di un'ora dopo da tre squadroni del rgt di cavalleri a ' Alessandria' e da altri reparti della l a Armata arrivati dalla Val d'Adige, che fecero prigionieri il Comando della città e le truppe che vi si trovavano.59 Il fonogramma del Comando Supremo italiano che ordinava la cessazione delle osti lità con le forze austro-ungariche dalle o re 15 del 4 novembre g iunse al Comando della 6a Armata alle 19 , 15 del giorno precedente . TI 4 novembre, un luned1 , le " fanterie delle divisioni ciel (XII) Corpo d'Armata , dando magnifica prova di resistenza fi sica ad onta de i combattimenti sostenuti e dello sforzo compiuto nei giorni precedenti, marciano verso le zone loro assegnate. La 483 Divisione a Pergine affronta e disarma una mezza divis ione nemica . In analogia agli ordini del comando d'Armata e per potere raggiungere prima delle 15 le lontane località di Sant'Orsola e del Panarotta, il Comandante d i Corpo d'Armata ordina di formare due colonne leggere armate di mi tragliatrici e montate su autocarri agli ordini di due ufficiali del Comando del Corpo d'Armata. Si procede così subito all ' occupazione della linea Panarotta-Sant ' Orsola da parte della 203 Divisione e a quelLa del M. Calisio-Dosso di Brusadi-Bordeloa-Cima Brada da parte della 48 3 Di visione Britannica. Per le ore 13 tale occupazione è effettuata col disarmo e la cattura dei nuc le i militari austri aci che le presidiavano. n grosso delle truppe si sistema nelle zone raggiunte. Alle ore 15 cessano Le ostil ità"_60 In chiave operativa , il fuoco dei cannoni italiani e alleati aveva "perfettamente accompagnato l'azione delle fanterie" , praticamente senza differenze: comparando il divario che invece esisteva un anno prLma, apparivano evidenti i progressi compiuti dal Regio Esercito per adeguare la propria efficenza tattica a quella delle truppe alleate. L'azione autonoma dell ' artiglieria era stata fatta gravitare sul centro e sulla sinistra dell ' Altipiano; nella relaz ione di Montuori tale azione veniva definita " tremenda": lo si era constatato durante L'avanzata , poiché per qualche km dalle prime linee nemJche non c'era palmo di terreno che non risultasse battuto dal fuoco .

59 Cfr Relazione, V. tomo 2, pp. 753,757,770: Relazione austriaca, p. 570; Relazione brilannica, pp. 336-38; Wilks, cir. , p. 191. 60 Diario de l XII CA. AUSSME, 8 l . Annadio 6. scz. Il B, n. 62 d.


CAPITOLO X-

L' I~SEGUIM E.,TO E

L' AR\US11ZIO

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Quanto all'attivi tà aerea, nulla di ciò che era avvenuto in pianura accadde tra i monti, sia perché il terreno lo rendeva assai più difficile, sia perché, rispetto al teatro del Piave, operavano forze aeree molto ridotte. A ottobre, "prima dell'offensiva del nostro Esercito, all ' Aeronautica dell ' Armata vennero sottratte le squadriglie alleate (6 squadrigl ie e 4 palloni) che passarono a disposizione di altre armate. In compenso, si ricevette una squadriglia italiana e due sezioni aerostatiche" . Con i pochi velivoli d isponibili, tuttavia, "nei giorni precedenti l'azione fu intensificato il servizio di caccia e ricognizione allo scopo d i impedire alle ricognizioni aeree avversarie di rendersi conto della partenza di nostre artiglierie e truppe: non si esitò all'uopo, data la scar ità di apparecchi da caccia, a far volare apparecchi da ricognizione senza scorta, costituendo un unico sottile schermo di protezione tra l' Astico e Brenta con una pattuglia di 3 apparecchi da caccia , permanentemente in volo" . Tra il 24 ottobre e il 4 novembre l'attività aerea sull'Altipiano fu ostacolata da nuvole e nebbia, tuttavia, aerei e palloni riuscirono a svolgere ugualmente la loro mi sione essenz ialemente ricognitiva , "seguendo la battaglia nelle sue varie fasi e cooperando al lavoro di controbatteria". L' aviazione nemica fu contenuta fi n dal primo giorno, nell ' intento di impedirle di varcare le linee della 6a Armata; due velivoli che lo tentarono furono abbattuti. Con i mezzi disponibili furono condotti anche mitragiiamentii a bassa quota e bombardamenti, anche sul fronte di Armate vicine (Arsiè, Follina , Conegliano , Quero, Vas, ecc.). Nel periodo considerato, vennero eseguiti complessivamente 545 voli di guerra con 610 ore di volo , furono lanciate 946 bombe e sparate migliaia di colpi di mitragliatrice; furo no scoperte e segnalate le posizioni di 109 batterie nemiche; i palloni stettero in quota per 290 ore. Offensiva ed inseguimento fruttarono alJa 63 Armata la cattura di 116.145 prigionieri , di cui circa 1.200 ufficiali, e di 2.782 cannoni. 11 bottino consistette in una " ingentissima quantità di materiali vari e di ogni genere. nonché interi depositi abbandonati intatti dal nemico" . La Relazione de li ' Armata definiva " leggere" le perdite: 972 uomini di truppa tra morti e feriti e 31 uffici al i, di cui uno solo ucciso. Tra i reparti che si erano segnalati in maniera particolare, venivano indicati "la 1453 brigata britannica, il Battaglione del 7° reggimento Worcestershire distintisi nell'attacco del Mosciagh , la 142a brigata britannica che ha atttarversato Val d ' A sa fino a Vezzena enza mai fermarsi, i tre reggimenti fanteria della 243 divisione france e (l 08° , 126° , 50°)'' .6 1 61 Montuori , Relazione

della 6° Armata, AUSSME, E 2, busta 101.


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GU ALI EATI IN ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE (1917-19 18)

Anche i Comandanti di Corpo d'Armata e pressero il loro apprezzamento alle truppe alleate. Del gen. Pennella si sono riportate lusinghiere aggettivazion i ed e logi diretti alle truppe della 48" divisione britannica; il gen. Sani emise un ordine del giorno rivolto alla divisione francese: "A nome del Comando e delle truppe del XIll CA, indirizzo il mio cordiale saluto ai camerati della 24a divisione di fanteria fnncese. Le lunghe g iornate d 'attesa, poi la ferma difesa e, infine , l'irresistibile e decisiva avanzata segnano altrettante tappe di una lenta ma gloriosa azione compiuta fianco e fianco delle truppe alleate. Quando torneremo col pensiero al tempo trascorso e alla pietrosa piana de i Sette Comuni , troveremo certamente tra i nostri ricordi più cari quello delle incomparabili truppe della 24a divisione d i fanteria francese. Noi periamo che, q uando avrete ripassato le Alpi, potrete conservare anche voi un felice ricordo dei vostri camerati ital iani . Ciò simboleggerà la necessaria cd ormai indistruttibile fraternità delle due grandi sorelle latine" .62 Anche se un calcolo esatto delle perdite italiane e alleate nella battaglia di Vittorio Veneto non è possibile, vi si può andare vicino. La Relazione, dopo varie revisioni , indica un totale , tra itali ani e alleati, di 37.461 uomini , sommando morti e feriti, ma non tenendo conto dei prigionieri, subito liberati. Sulla base di questo aggiornamento, le perdite italiane sarebbero da stimare fra i 33.000 e i 35.000 uomini. Precedenti calcoli avevano dato cifre inferiori: 9.500 (403 ufficiali) caduti e 25.000 (942 ufficiali) feriti; la maggior parte delle perdite furono subite dalla 43 Armata (2.889 morti, di cui 150 ufficiali; 18.560 feriti, di cui 559 ufficiali; 3060 dispersi, di cu i 74 ufficiali, per un totale complessivo d i 24.507 uomini), soprattutto durante gli attacchi ne lla zona montana della prima fase della battaglia. Le perdite britanniche, nella prima Relazione del Comando Supremo, erano segnalate in 274 morti (27 Ufficiali), l .1 56 feriti (47 Ufficiali) e 191 dispersi (3 Ufficiali) . Peraltro, da successivi accertamenti ed in ba e alle rumulazioni avvenute nei cimiteri di Giavera e di Tezze, buona parte dei dispersi risultò deceduta; sicché i morti, comprendendo i feriti mancati in ospedale nel mese di novembre, si possono considerare circa

62 Buxtorf. cii .. 24 novembre, pp. 120-2 1. L'Autore considera l'odg come una fe lice eccezione alla mentalità generale italiana te ndente ad appropriarsi in 10 10 della vittoria. Lo stesso ci fa sapere (30 novembre, p. 129) che gli stes~i rgt, oltre al 3_.. di artiglieria, vennero citali all'ordine delle Forze francesi in Italia.


CAPITOLO>. L. I!>SEGUI~1ENTO E t: ARMISTIZIO

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500 (di cui 38 Ufficiali) e i feriti circa 1.100. Tali perdite fu rono sostenute per circa 2/5 dalla 73 Divisione e per 3/5 dalla 23a. Le perdite france i in Italia nel periodo 2 1/X-5/XI, secondo la Relazione Uffic iale francese, furono di c irca 100 morti (6 Ufficiali) c 200 feriti ( 13 Ufficiali). Peraltro , la Re lazione del Comando Supremo dava per la sola 23a Divisione, che operò sul Piave, una c ifra di 146 morti (6 Ufficiali) e 398 feri ti (8 Ufficiali) ed un totale di 574 perdite, compresi 44 dispersi. Considerando anche le perdite, per quanto esigue, riportate sull' Altipi ano di Asiago, possiamo valutare le perdite francesi intorno ai 200 morti e 600 feriti " .63 Per q uanto concerne l'Eserc ito britannico si può ritenere adeguata la stima riportata, che sostanzialmente corrisponde anche ai dati forniti dal War Office;64 i reparti più provati risultano esser stati il Northumberland Fusiliers e i l Durham Light lnfantry .65 . Per le perdite francesi parrebbero attendibili le cifre indicate dalla Relazione italiana perché provengono dal generale Graziani per quanto concerne la 233 divisione ; furono in particolare i rgt 107° e 138° a apportarne la magg ior parte, durante il passaggio del Piave e lo stabi limento della testa di ponte sulla riva sinistra.66 A quanto riporta la Relazione, gli austro-ungarici stimarono di avere perduto complessivamente , tra morti e feriti , 30.000 uomini. "da attribuirsi essenzialmente ai combattimenti tra il 24 ed il 28 ottobre sul Grappa e sul medio Piave", una consistenza che testimonia l'accanimento dei combattimenti di quei giorni.67 Negli ultimi giorni di guerra g li esponenti po litici e militari delle potenze dell ' Intesa si incontrarono continuamente nella capitale fran-

63

Relazione. V. tomo 2. p. 939: tomo 2 bis. doc. 476 bis e annessi l e 2. 64 274 caduti (27 ufficiali). 1.153 feriti (47 ufficiali). 191 dispersi (3 ufficiali), in totale 1.6 18. Informazioni trasmesse con lettera de l col. Riggi. addetto militare a Londra, allo S.M. del R. Esercito. Ufficio Storico, de l 2 1 dicembre 1922. AUSSME, B l , Armadio Il. scz. VI, n 51 g. Gli stessi dati figurano nella specchio esistente in F 3, busta 185, fase. 6 e busta 188, fase. 5. 65 AUSSME, F 3, bu ta 188, fase. 9. Le perdite delle truppe italiane della J(J' Armata risuhano: caduti 443 (27 ufficiali), feriti 1.860 (74 ufficiali). dispersi 88 1 (22 ufficiali), per un totale complessivo di 3.184; il prezzo pitl elevato venne pagato dalla VI brigata Bersaglieri e dalle brigate ' Macerata' e ' Foggia· . 66 AUSS ME, B l , Armadio 11 , sez. VI, n. 52 g. Le forze italiane della 12" Armata ebbero 412 (ufficiali 20) morti. 1.605 (uffi ciali 87) feriti, 38 1 (ufficiali 3) dispersi. totale complessivo 2.398; più provate le brigate ·Re' e 'Trapani' c il l o Raggruppamento Alpini . 67 Relazione, V, tomo 2. pp. 936-38.


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GLI ALLEATI l N ITALIA DURA.'I.' TE LJ\ PRThiA GUERRA MONDlAI.E (19 17 -1918)

cese e a Versailles, per stabilire le condizioni d'armistizio. Le Confere nze, che si intrecciarono tra loro perc hé tutte si occupavano dei medesimi temi, nominalmente furono tre: la Conferenza lnteralleata , che si svolse a Parigi dal 29 al 30 ottobre e da li ' l al 3 novembre con la partecipazione di Capi di governo, ministri degli E teri e rappresentanti a l massimo live ll o dell e maggiori potenze; l'ottava sess ione del Consiglio Supremo di Guerra (stessi partecipanti, più quelli di altri Stati de ll 'alleanza), tenutasi a Versailles dal 31 ottobre al 4 novembre; la Confe renza Militare Interalleata, che si riunì a Parigi nel pomeriggio del 3 novembre: vi presero parte il maresciallo Foch, il Capo di S.M. britannico generale Wilson e i rappresentanti de i Capi militari italiano e statunitense . Come era naturale, la questione degli armistizi (modal ità e contenuti) assorbì la maggior parte del tempo. Nel pomeriggio de l 29 ottobre, durante la prima seduta della Conferenza Interalleata, Sonnino fece approvare il principio che gli armistizi con l'Austria-Ungheria e la Germania avrebbero avuto le medesime bas i; i rappresentanti militari degli Eserciti sconfitti avrebbero dovuto rivolgersi a Diaz e a Foch.68 Nella seconda riunione Orlando c Sonnino sottolinearono, in relazione ai rapporti tra armistizio e pace, che l'Italia si attendeva la liberazione delle province di nazionalità italiana ed una frontie ra sicura, non una semplice rettifica dei confmi . Chiarirono inoltre che fi no a quel momento gli approcci austriaci si limitavano alla lettera del generale Weber portata dal cap. Ruggera e che Diaz non aveva ricevuto ancora nulla dal Comandante in Capo austriaco. L'V III" essione del Consiglio Supremo di Guerra , aperta a Versailles alle ore 15 del 31 ottobre, riprese le conclusio ni delle due pri me sedute delJa Conferenza Interalleata. Le condizioni di armi tizio con l' Austria-Ungheria - riportate negli annessi A, B , C al verbale della riunione - stabilivano la cessazione delle ostilità, la smobilitazione dell 'Esercito austro-ungarico, l'evacuazione dei territori invasi, il rimpatrio senza reciprocità dei prigionieri ; al punto 4 riconosceva inoltre agli Alleati il diritto di usare le vie di comunicazione e i mezzi di trasporto dell'Austria-

68 D D I, Serie 5, Xl, doc. 776,784,79 1,792,793 . 794. La de legaziome militare austriaca era attesa per le 19: un delegato ritardò "per crisi nervosa di dolore durante viaggio""; un col. tedesco, munito di credenziali di Hindenburg, si era presentato in Val Lagarina per partecipare alle tra tta tive, ma fu respinto.


CAPITOLO X- L"L"SEGU I~1 E.NTO E L"ARMISTIZIO

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Ungheria Liberamente; seguivano le c lausole navali. Il generale Diaz era incaricato di comunicare ai plenipotenziari avversari i termini dell'armistizio. La Conferenza lnteraJieata riprese alle 11 del giorno dopo, a Parigi. Le condizioni d'armistizio per l' Austria-Ungheria erano state già telegrafate a Diaz, cui un ufficiale francese avrebbe comunque consegnato il testo autentico e definitivo. Quanto alla Germania , su proposta di Foch , venne deciso che i tedeschi avrebbero dovuto evacuare la Francia , il Be lgio, il Lussemburgo, l' Alsazia-Lorena e la riva sinistra del Reno . Nel pomeriggio, a Versailles , il Consiglio ratificò e aggiun e che la cessazione delle operazioni avrebbe avuto luogo 6 ore dopo la firma dell'armistizio (Annesso B del verbale). Il 2 mattina a Parigi, in sede di Conferenza, Clemenceau disse che la Conferenza Militare , convocata per l'indomani , avrebbe potuto suggerire di attaccare la Boemia e la Baviera, e si disse certo che la conquista di Monaco avrebbe spezzato la schiena della Germania. Lloyd George convenne, richiamando le guerre napoleoniche, e Orlando disse che le unità alleate in Italia sarebbero state impiegate anche per occupare l' Austria, se lo si doveva fare. Il termine per l'accettazione delle condizioni di armistizio da parte dei delegati austriaci venne fissato alla mezzanotte fra domenica 3 e lunedì 4 novembre. In tarda mattinata vi fu un nuovo incontro per deftnire le clausole navali. A VersaH!es, nel pomeriggio, vennero in argomento le clausole finanziarie e le riparazioni di guerra a carico della Germania; Orlando, preoccupato che nelle condizioni approvate per l'armistizio itala-austriaco non si parlasse di questo problema, ottenne che il principio "della riparazione per i danni arrecati" valesse anche nei confronti dell' Austria. L' ultima riunione della Conferenza Interalleata ebbe luogo il giorno seguente, questa volta alle 15: Clemenceau rese noto che l'Austria consentiva all'occupazione del suo territorio, ma chiedeva che per farlo fossero impiegate truppe francesi ed inglesi; a fine seduta , Orlando annunciò che i delegati austriaci avevano firmato e che le osti lità sarebbero cessate il 4 novembre alle ore 15. Contemporaneamente si riunì a Parigi anche la Conferenza Militare Interalleata, la quale previde un attacco concentrico su Monaco di Baviera: sarebbero stati formati due raggruppamenti: il primo, da riunire nell 'alta VaJie deii 'Inn (regione di Innsbruck) , sarebbe stato compo to da un 'armata di IO divisioni di truppe italiane in ragione della loro maggiore attitudine e miglior equipaggiamento per la guerra di montagna; il secondo, dislocato nella regione di Salisburgo, avrebbe contato su due


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GLI Al LEATllN lTALlA DURANTb L.A rRlMA Cl.iFR RA MONDlAU l ( 1917-19 18)

armate di 10-15 divisioni ciascuna, 5 delle quali le unità alleate già in rtalia e da 15 a 25 italiane; le tre armate avrebbero costituito un Gruppo di armate agli ordini di un ufficiale generale italiano.69 Dal generale Robilant vennero delle riserve, sia circa l'entità delle forze italiane destinabili alla campagna, sia sui tempi di realizzazione. Alessandro Massignan i ricorda che prima dell 'offensiva ita tiana Ludendorff si era mostrato scettico sulla possibilità che in seguito ad un crollo de ll ' Austria- Ungheria potesse aprirsi un nuovo fronte contro La Germani a a sud-ovest, e aveva affermato ( 17 ottobre) che "Se italiani e tedeschi dovevano combattersi, que to sarebbe accaduto soltanto sul fronte occidentale" . L' Uffic io Operazioni de l Comando Supre mo invece, negli ultimi giorni del conflitto redasse uno studio per invadere la Baviera attraverso l'Austria, da sud o da sud e da est e nella mattinata del 4 nove mbre Diaz telegrafò ad Orlando: "Cessate le ostilità coll ' Austria, L'esercito si sta apparecchiando ad agire contro la Germania (stop) Tale azione dovrà svolgersi colla massa del lo esercìto nella direzione più pericolosa per la Germania et c ioè da sud attraverso l' Austria et non frontalmente a fianco eserciti alleati in Franc ia (stop) Poiché vi sono tentativi di svalutazione de i risultati della nostra vittoria riterrei indispensabile e d' alto interesse per Italia proclamare ufficialmente senz'altro e senza chiede re alcun consenso, in un bollettino, questo concetto d'operazione del nostro esercito" .70 Lo stesso giorno però Lord Cavan scrisse a Lo ndra che sebbene i capi militari italiani si accingessero con zelo ali ' operazione, era sua convinzione che la g ran parte delle truppe non fosse affatto entusiasta di combattere ancora contro la Germania. E si prospettava le difficoltà che qualsiasi colonna alleata avrebbe incontrato , sbucando dai monti, di fronte alla resistenza tedesca .7 1 Il pericolo di un secondo fronte in Ba-

69 DDI, Serie 5 , XI, doc. 795.797,800,802,803.8 14, 815. L' ultima riunione del

Consiglio supremo di Guerra coincise con la fi ne de lle ostilità ul fronte italiano. In quella occasione Orlando tornò nuovamente sulla questione delle riparazion i austriache per i danni d i guerra. e per la Serbia gli si associò Vesnic: non vi furono obiezioni. Del resto, il Xll punto delle condizioni armistiziali per la Germania (Clausole finanziarie) stabiliva che gli aUeati si riservavano ogni futura lagnanza o richiesta , nominando esplicitamente la riparazione per i danni arrecati. concetto sul quale conven iva anche il presidente degli Stati Uniti. Ibidem, doc. 818. 70 Relazione. V. tomo 2. pp. 1015-016: tomo 2 bis. doc. 494,495 ,496. 497; Massignani , cii., in AA.VV.. Al di qua al di là, ecc., cit., p . 212. 71 Wilks, cit., p. !73.


CAPITOLO X

L' I~ SEGUIME.'<TO

E L.'AR.\USTIZIO

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viera si presentava certamente grave per la Germania,72 però ci voleva tempo per organizzare la spedjzjone attraverso il territorio au triaco; i tedeschi, invece, erano in grado di agire più rapidamente. E infatti loro unità (i l corpo bavarese e truppe di protezione di frontiera aglì ordini del generale Krafft)" erano già pronte ad entrare nel Tirolo meridionale: il Comando Supremo austro-ungarico fu costretto a protestare contro l'invio di tali truppe ad Innsbruck e a Bad Gastein , perché le condizioni di armistizio esigevano che entro 14 giorni tutte le truppe tedesche lasciassero il territorio austro-ungarico, ma il generale Krafft non modificò le disposizioni date" .73 Così il 5 novembre le truppe del Il Corpo tedescobavare e erano in marcia per Innsbntck, il 6 pas avano il Brennero e 1'8 novembre 1.500 bavare i, con una batteria e mjtragliatrici, occuparono la piazzaforte di Franzenfeste (Fortezza), nella valle dell'Isarco a nord di Bressanone. Ma la rivoluzione scoppiata in patria fece sì che tra l '8 e il 12 le forze germaniche tornassero indietro; poi la spedizione in Baviera fu superata dali 'armistizio tedesco dell' ll novembre. Quello stesso giorno reparti italiani occuparono Bressanone e Fortezza in Val d'lsarco e Dobbiaco in Val Pusteria; l'indomani erano ad Innsbruck, mentre la 4a divisione bavarese era nuovamente schierata al confine tedesco.74 L'operazione contro la Baviera era destinata a rimanere allo stato di progetto, sebbene l' Alto Comando france e non ave se ancora abbandonato la preoccupazione che la Germania potesse riprendere le ostilità, dinanzi alle dure condizioni che le ve n ivano prospettate. Quanto a ciò che avrebbe potuto essere e non fu, il Massignani riporta l'opinione di Hermann Wendt, secondo il quale fu la rivoluzione tedesca a porre fine alla guerra , enza la rivoluzione forse la Germania avrebbe potuto continua-

72 "Questa volta l'efTeno può essere decisivo sulla Germania che, travolta più che mai in Francia, si vede ora esposta, nelle frontere meridionali della Baviera e della Sassonia, ad un attacco per i l quale noi (francesi) siamo qui i più adatti", Buxtorf, cit., 6 novembre. p. 82. 73 Relazione, V, tomo 2, pp. IO 15-0 16: Relazione au triaca, p. 575; Relazione francese. VII. 2, p. 380: Berthcmet, cit., pp. 46-47: Wilks, cit., p. 73. A conferma della validità delle riserve del gen . Robilant circa i tempi necessari per organizzare una spedizione contro la Baviera, solo il 29 novembre l'Ufficio Operazioni del Comando Supremo produsse la ''Memoria sull'Operazione in Baviera" fi rmata da Badoglio, designato a guidare il G ru~po di Armate alleate. Vedi Relazione, V. tomo 2 bis. doc. 498. 4 Relazione, V, tomo 2 bis, doc. 502; Massignani, cit., in AA.VV., Al di qua al di là, ecc .. pp. 2 13-15.


GU ALLCATIIN ITALIA l)lJRANTE LA l' RIMA GUèRRA M0NDIAL 6 ( 19 17-1918)

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re a combattere fino al 1919, con forte vantaggio politico, senza che l'attacco italiano conducesse alla "immediata catastrofe tedesca ...Vittorio Veneto non significava la volta decisiva o la sicura subitanea fine della guerra", sebbene l'arrivo dell'esercito italiano costituisse "un ulteriore onere per la frag ile difesa tedesca ma la decisione della guerra restava ul fronte francese"; il Massignani commenta; "queste conclusioni di Wendt possono essere state influenzate dalla certezza che l'esercito tedesco avrebbe retto al proseguo dell 'offensiva alleata sul fronte occidentale ...Certo è che esisteva una possibilità realizzabile in caso di mancata resa della Germania di attaccare Monaco dalla Boemia e dal Tirolo; è anche certo che la resa austriaca e la possibilità di transito ital iana attraverso il suo territorio costituì un potente acceleratore per la resa tedesca e un fattore di inasprimento delle condizioni che la Germania avrebbe dovuto sottoscrivere al tavolo dell'armistizio"_7S Ma la guerra era finita ed era tempo di congedi. L' 11 novembre Lord Cavan indirizzò alle truppe italiane dell' XI CA , che avevano combattuto ai suoi ordini, un caloroso saluto, nel quale esprimeva "la più viva ammirazione per le splendide gesta" e ringraziava in particolare il generali Paolini e Basso, comandanti dell'XI e del XVlll CA ,76 L'ambasciatore statuniten e a Roma, Thomas Nelson Page, esaltò le virtù militari del 332° rgt, ad ufficiali e soldati del quale erano state concesse nel frattempo decorazioni italiane ed inglesi , e dichiarò che italiani e americani erano stati "veri camerati" .77 Le Armate tattiche 10a e 12" vennero sciolte il 18 novembre. Il Comando della 103 Armata riassunse la funzione di Comando superiore delle forze britan niche in Italia, costituite dal XIV CA su tre divisioni ; nel marzo 1919 quasi tutte le forze britanniche rimpatriarono, lasciando in Italia solo una brigata mista di tre btg composta da tutte le Armi: in

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Vedi Massignani, cit. , pp. 2 15-17. Operazioni serie nell'inverno alpino. anche se le truppe italiane fossero state meno stanche di quanto riteneva il gen. Cavan, avrebbero dovuto essere procrastinate, presumibilmente, ben oltre le cinque settimane di preparaz ione previste. 76 lA Voce del Tagliamemo (da marzo a onobre era tata lA Voce del Piave). a cura dell'Xl CA italiano, n. unico del 3 novembre 1918. Nella prima pagina figurava anche una poesia in inglese che celebrava il " King of rhe Polli ieri", cap. Odini, di cui veniva ricordata una battuta del 28 ottobre: ''Mi faccia vedere il fiume sul quale non posso gettare un ponte··. n Greerings ro rhe American Soldiers. opuscolo senza luogo né data, ma verosimjJ. mente local izzabile in Roma dopo la fine del conflitto ( 1919?), ne li ' imminenza del ritorno delle truppe neg li Stati Unjti_


CAPITOI..O X -I; INSEGUTMENTO E L'ARMISTIZIO

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giugno, anche questa partì. Quando la 12a Armata , qualche giorno dopo essere stata accantonata in pianura tra Riesi e Castelfranco, fu sciolta, il generale Graziani tornò a comandare il XII CA francese, con la 233 e 24a divisione, da cui nel dicembre 1918 furono distaccati a Cattaro e nel Tirolo due btg inviati come forza di occupazione. li XIl CA tornò in Francia nel febbraio 19.19.78

78 Dopo la guerra, molti ex combatt.e oti alleati tornarono in l.talia per visitare i luoghi nei quali avevano combattuto. Come esempio di questa particolare forma di turismo postbellico s i può citare, ad esempio, la visita a Roma ed ai campi di battaglia del Veneto compiuta nelraprile 1935 da un folto gruppo di ex combaucnti france i, per i quaH venne anche celebrata una Messa al Colosseo. Una fotografia dell'evento venne pubblicata dali ' 11/ustration del 27 aprile 1935.



CONCLUSIONE

Da Caporetto a Vittorio Veneto, il filo conduttore della guetTa italiana passò attraverso le "tre battag lie del Piave" , secondo la definizione di Enrico Caviglia. In ciascuna di esse vi fu un contributo alleato. La prima, la lunga battaglia d'arresto di novembre e dicembre 1917, venne combattuta al fronte soltanto dagli italiani, ma le divisioni francobritanniche vi ebbero una funzione rilevante di forze in being. La loro pre enza nelle retrovie permise a Diaz - e lo costrinse - di impegnare in combattimento tutti i suoi reparti che la ritirata non aveva sconvolto. "L' indispensabile riserva generale, incaricata di intervenire nel caso che i nuov i tentativi da parte nemica fossero riusciti , era costituita dalle forze di Fayolle e di Plumer". 1 Questa osservazione, sostanzialmente esatta, merita tuttavia qualche precisazione, poiché all'indomani di Caporetto il Comando Supremo italiano non aveva la disponibilità reale e diretta delle truppe alleate, e forse non lo si poteva neanche pretendere. Dove quindi, nel caso di rottura delle linee italiane, avrebbero combattuto gli alleati - allo sbocco delle valli, in pianura, sul Mincio o in altro luogodifficilmente sarebbe dipeso o ltanto da un ordine di Diaz, ma nel migliore dei casi da un concerto, nel quale Fayolle e Plumer avrebbero avuto molto peso. Sulla volontà e capacità di resistere dell'Esercito italiano, i Comandi alleati nutrivano dubbi , se non perplessità , per cui si sentivano in dovere di prevedere successive difese anche su linee più occidentali del Piave. Dubbi sulla tenuta delle proprie truppe li aveva perfino il Comando Supremo, ma molto più tenui di quelli alleati. Nemmeno la condotta delle truppe italiane in novembre li eliminò ciel tutto perché il nemico insisteva nei suoi attacch i, che ripresero accaniti in dicembre; francesi e inglesi avevano allora assunto alcuni enori del fronte, che non vennero attaccati, austriaci e tedeschi scegl iendo di scagliarsi olo contro linee tenute da forze italiane. E questo, come sappiamo, era logico, essendo gli italiani , non i loro alleati , il nemico da punire e da abbattere, quello contro cui si ind irizzavano la propaganda e l'odio; avendo poi i Welschen dato conferma della loro inferiorità nella recente

1 Vedi H. Contamine, La guerre iwlie1111e vue par des 0./Jiciers Fra11çais, Padova, Università degli Studi , 1959, estratto dall'Annuario 1958-59, p. 17.


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___: G...;;. L_ I ALLEATI IN ITALIA DURANTE LA PRrMA GUERRA MONDIALE ( 1917- 1918)

sconfitta, era naturale e certo considerato più agevole infliggeme loro un 'altra , senza andarsi a impelagare con reparti freschi francesi e britannici, considerati più temibili e comunque provenienti da Paesi verso cui non era diretta la guerra primaria di Vienna. Inaspettatamente, invece, gli italiani resistettero, arginando sul Piave e sul Grappa la disfatta di ottobre, e riuscirono a farlo da soli, senza che nessuna riserva alleata intervenisse in combattimento per turare falle che non si produssero. E ' questo un punto fermo, sul quale c'è solo da condividere le parole dello storico francese d i Caporetto, coL Conquet: "Non è discutibile che la battaglia d 'arresto sul Piave sia stata vinta esclusivame nte dalle truppe italiane"; una valutazione confermata da lord Cavan , i l quale "dopo la guerra amava sottolineare come questi (gli italiani, n. d. a.) nel 1917 fos ero stati in grado di bloccare l'avanzata degli austro-ungarici e de i tedeschi senza alcun aiuto dei britannici e de i fra ncesi" .2 Ma allora quale fu l'apporto alleato a questa vittoria ital iana? La rispo ta è: grandissima, forse fondamentale dal punto di vista morale. La

2 Comamine, ibidem; i Wilks ricordano anche la testimonianza del biografo del gen. Plumer (C.H. Harington. Pfumer oj Messines, London, 1935, p. 137): ··sono comparse di quando in quando sulla stampa un certo numero di lenere che denigrano l'azione delle truppe italiane e che rappresentano la ritirata di Caporetto come fermata solamente daUe truppe britanniche e francesi quasi con la punta della baionetta. Questo è del tutto falso"'; Cavan, vedi D. Todman, Vittorio Veneto: il pumo di vista britannico, in AA.VV., La bauaglia di Viuorio Veneto, cit.. p. 55 . Anche M. Vaussard, Histoire de 1'1talie moderne, Paris, Hachette, 1950, TI, pp. 142-43, nel ribadire che non vi fu concorso di alcun reparto alleato, definisce il momento come uno dci [più alti della storia italiana. In altro modo, una conferma viene anche dal Taylor (cit .. p. 176): "Caporeno. ed è abbastanza strano, aveva scosso positivamente il morale della nazione··. Dando ano della tenuta dei difensori dopo la ritirata, il Budapesti Hirlapi scrisse il 14 novembre che lo spirito di reazione mostrato dagli italiani non aveva meravigliato perché si trattava di un fenomeno latino. Naturalmente, per riuscire ad opporsi al nemico, i difensori accettarono pesanti sacrifici di sangue, tanto più che la battaglia d 'arresto fu combattuta dagli italiani con i vecchi metodi - non poteva essere diversamente - che gli alleati criticavano e che furono superati solo nel 1918 tenendo conto dei miglioramenti tattici da loro suggeriti. Può avere interesse, in proposito, ricordare che Mac Gregor Knox ha misurato il " tasso di cambio" tra le perdite proprie e quelle del nemico nei divers i Eserciti durante la Grande Guerra, concludendo che sul fronte italiano, tra il 1915 e il 1917 , l'Esercito italiano avrebbe inflitto ali" avversario O, 62 perdite per ciascuna propria, a fronte dell' l , 61 di quello austro-ungarico. Cfr Una rilflessione sistematica sulle forze in campo, in AA.VV., Al di qua al di là, ecc., cit., pp. 32-33. Le perdite italiane d i novembre ammontarono complessivamente a 114 .800 (morti 17.780, feriti 25.500, d ispersi 73.520)- non tutte da attribuire, specie per i dispersi , alla battagHa d 'arresto. che cominciò intorno al IO - e quelle di dicembre a 60.140 ( morti 8.160. feriti 21.500. dispersi 30.750). AUSSME, L 3, busta 253, fase. 2.


CONCLUSIONE

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presenza delle truppe francesi e britanniche - quantitativamente e qualitati.vamente significativa - non servì solo per consentire al Comando Supremo di schierare davanti al nemico tutte le forze che aveva, ma ebbe un impulso positivo sullo spirito dell'Esercito e del Paese,3 che seppero di non essere soli; per lo stesso motivo, ma in senso deprimente, tale presenza potè influire anche sul nemico, insidiando le sue certezze di essere sul punto di ottenere quel successo definitivo che avrebbe sancito l'uscita dell'Italia dalla guerra. E' quindi all'intervento alleato in sé che va riconosciuto il massimo valore, più ancora che alle operazioni ed episodi militari, non di rado brillanti, di cui le forze alleate si resero protagoniste in seguito. Né l'ovvio, concordante interesse a sostenere l'Italia in quel momento , può sminuire l'apprezzamento per un intervento rilevante (11 divisioni, per un quarto di milione di uomini), tempestivo e mantenuto nei limiti del possibile (5 divisioni) sino alla fme della guerra . La grande battaglia difensiva di metà giugno 1918 vide anche la partecipazione delle forze alleate rimaste in Italia dopo le partenze della primavera. Inserite nella 63 Armata del generale Montuori, esse tenevano insieme un tratto di fronte sull'Altipiano dei Sette Comuni, lungo una decina di km. La mattina del 15 giugno, quando il nemico attaccò dall' Astico al mare, su un fronte di 120 km, anche le loro linee furono investite. TI Xll CA francese (divisioni 23a e 243 ) condusse una manovra tattica esemplare, sgomberando in tempo le prime linee su cui l'artiglieria martellò la fanteria avversaria venuta all'assalto e la ridusse a mal partito; nello stesso giorno, contrattacchi decisi ed efficaci ricacciarono il nemico, sìcché a sera il terreno perduto era stato riconquistato dai francesi e la battaglia non riprese più. Sul fronte del XIV CA britannico (divisioni 7'\ 233 , 483 ) vi fu qualche complicazione in più per una iniziale penetrazione del nemico, ma la pronta reazione dell'artiglieria itahana e britannica mise in difficoltà gli attaccanti, respinti poi sulle posizioni di partenza da una serie di contrattacchi inglesi condotti tra il 15 e il 16 giugno; anche qui la lotta non si riaccese più. I combattimenti ebbero le loro fasi più cruente e decisive altrove, sul Grappa, sul Montello e sul Piave, dove durarono almeno per un altra ter-

3 Quanto rileva Melograni (cù ., pp. 450-56) è esatto, ma se qualche reazione per la " boria" e "l'aria di sicurezza" e di superiorità non poteva essere evitata, l'effetto sostanziale della presenza di truppe alleate in Italia divenne sempre piì"1 positiva col passare del tempo. Lo spirito di emulazione e qualche normale punzecchiatura vicendevole, come abbiamo visto dalle memorie del cap. Lodolini e anche nel caso degli americani sfottuti dagli inglesi, non era indizio di malanimo.


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GU ALU; ATIIN ITALIA l)lJRANTI:. LA PR IMA GUERRA M0}.l)IAU;(I917- 1918)

ribile settimana , da cui il nome di "battaglia del Solstizio". Il bilancio finale delle perdite (morti , feriti , dispersi) fu di 118.000 per gli austro-ungarici , 86.000 per g li italiani , 2.700 per gli anglo-francesi; il tasso di cambio de lle perdite tra le due parti invertì segno: assumendo 100, O per le perdite italiane, quelle austro-ungariche furono 137, 2 ('133,0 se si considerano anche quelle alleate). Ma è l 'analisi per settore che esprime il senso di que te cifre: sull' Altipiano g li attaccanti persero 30.181 uomini , i difensori 7. 137 (4.433 italiani , 1.759 britannic i, 945 francesi); sul massiccio del Grappa gli austro-ungarici ebbero 18.782 perdite, g li ital iani 13.989; al Montello 17.000 e 23.209; ne l basso Piave 51.900 e 4 1.238.4 Le cifre sono e loq uenti. Tuttavia, per apprezzare al suo giusto valore il contributo alleato, non basta riferirsi a que llo diretto che diedero le truppe francesi e britanniche sull 'Altipiano d i A iago, perché ancora una volta è opportuno aggiungere quello indiretto originato dalla loro presenza, anche se meno importante rispetto al passato: come sei mesi prima, il messaggio trasmesso al nemico significava che l' Italia non era e no n sarebbe stata sola . Del resto, la presenza del II CA italiano in Francia dal mese di aprile 5 diceva la stessa cosa. E' difficile esagerare sul carattere decisivo di questa battaglia ai fini de lla guerra sul fronte italiano. L' Eserc ito austro-ungarico non sarebbe stato più in grado, dopo la sconfitta, di riprendere l' iniziativa su vasta scala ,6 e in un futuro solo difensivo , con le condi zioni interne della monarchia danubiana che non promettevano niente di buono, le ue prospettive di successo finale si affievoli vano. Ma Vienna non aveva ancora perduto e continuava a coltivare qualche illusione: la prima, naturalmente, era che l'alleata Germania ri o lvesse il problema vincendo la guerra per conto di entrambi gli Imperi Centrali , ma l'arrivo delle truppe americane e l'andamento delle operazioni in Francia a partire dal 1. 8 lugl io indebolirono molto questa speranza: un 'altra era quella di arrivare alla fine della g uerra mantenendo il possesso dei territori occupati in Italia: sarebbe stato un risultato di grande importanza in sede di trattative per l'armistizio e in seguito per i termin i della pace. perché a Vienna si sperò fino all'ultimo di

4 Vedi AUSSME. L 3, busta 253, fase. 5: Relazione. V. tomo l, p. 664: tomo l bis. doc. 306: Re lazione austriaca, p. 506; Pieropan, ci t .. pp. 669, 684, 686, 7 15. 5 Cfr Re lazione, VII , tomo 2 e 2 bis. 6 E' vero che Arz accennò a Hindenburg che a settembre si sarebbe potuta ritentare l'offensiva poiché l' Esercito austro-ungarico " non deve considerarsi come definitivamente battuto dagli italiani", ma è improbabile che lui stesso lo credesse c iJ mare ciallo tedesco, nella risposta, non ne parlò neanche. Relazione austriaca, p. 50 1.


CONCl USIONE

cavarsela con qualche briciola nei confronti dei Welschen; la stima e i sentimenti correnti nei riguardi degli italiani contribuivano a far ritenere davvero possibile una prospettiva simile. A un certo punto, per la verità, i capi militari discussero sull'eventualità di evacuare la pianura veneta, ma era già tardi e non se ne face nulla nel timore che l'Esercito sì sfasciasse nella ritirata. La contraddizione tra questa preoccupazione e la decisione di affidarsi ancora una volta alle armi, era evidente, come- almeno col senno dì poi - avrebbe dovuto essere evidente il peccato di presunzione. Così la battaglia fmale di Vittorio Veneto, col suo corollario di vittoria conclusiva che provocò la dissoluzio ne dell'Esercito imperiale e regio e assunse proporzioni enormi, diventò inevitabile. La scelta del momento fu militare e politica: il Comando Supremo rifiutò ogni sollecitazione ad impegnars i ritenuta prematura, ma predispose i pian i e quando l'Autorità pol itica, indotta dalla situazione generale e dall'evoluzione di queiJa militare in Francia, sollecitò l'attacco, era pronto. Sebbene Vittorio Veneto sia stata una grande operazione offensiva? alla fine fu meno tragica e costò nel complesso meno sangue dei due

7 Il conflitto civile americano segnò la prevalenza della difesa sull'attacco, favorita dall'adozione del fucile rigato, cui seguirono il reticolato e la mitragliatrice, ma i generali europei non capirono, da Moltke, scettico sul fatto che l'esperienza americana servisse per l'Europa, al futuro maresciallo Foch, paladino dell'offensiva a oltranza; solo Pétain e Diaz se ne resero conto, almeno a un certo punto della guerra. Per fare un esempio, a proposito dell'inutile battaglia della Sorrune: "I precedenti fallimen ti avevano insegnato allo Stato Maggiore solo a ripeterli su scala più vasta; dominava la stessa itTagionevole ftducia nell'attacco che aveva p01tato i francesi ai disastri dell'agosto 1914" , così gli inglesi nel primo giorno- ! 0 luglio 1916 - ebbero 60.000 uomini fuori combattimento; la "offensiva doveva essere condotta secondo un metodo caldeggiato da Foch: una serie di attacchi dagli obiettivi limitati, che, sferrati ad intervalli ravvicinati, si sarebbero susseguiti sullo stesso fronte per parecchie settimane", ma il metodo di Foch diede risultati negativi, come il metodo Falkenhayn (strategia di logoramento per distruggere l'esercito francese) li aveva dati dall'altra parte. Tornando alla Somme, le "perdite tedesche ...sarebbero state molto inferiori se Falkenhayn, rivale in questo di Haig, non avesse ordinato ogni volta di riconquistare le trincee perdute. Molti anni dopo il redattore della storia ufficiale inglese esagerò a dismisura le perdite tedesche.. Jn tal caso sarebbe stata questa l'unica volta in cui il difensore avrebbe sofferto perdite più gravi dell'attaccante". Con riferimento al 1918, è stato giustamente scritto che con "le loro offensive a getto continuo, Haig, Joffre e Nivelle erano quasi riusciti a perdere la guerra, e adesso Ludendorff Li imitava" (Cfr Taylor, cit., pp. 96-98. 162; Renouvin, cit. , pp. 53-58). Così il confl itto, svanita la speranza della guerra lampo che avrebbe giustificato folgoranti offensive, rivide quegli "urti di popoli immensi", che "ai tempi degli Unni, dei Vandali e dei Tartari" avevano sconvolto il continente, proprio come il vecchio Jomini aveva intuito nel lontano 1866. Lo capì invece un banchiere polacco, Ivan Bloch, il quale previde lucidamente come sarebbe stata la guerra in arrivo: lunga, sanguinosa e sconvolgente. Cfr Luraghi, cit.; G.P. Motta, !van Bloch, un prof eta inascoltato , in Storia della guerra futu ra , Roma, Società di Storia Militare, Quaderno 2006, pp. 17-50.


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GL.I ALL.EATI IN ITAUADURANTE LA PRIMA GUERRA MONOIALll (1 9 1 7- 1 91~)

precedenti scontri ad intonazione difensiva. Lo sviluppo dei combattimenti è ben rappresentato dalla nota immagine usata dal col. Marchetti , capo del Servizio Informazioni della l a Armata, secondo cui la difesa austriaca si presentò come "un budino con crosta", rotta la quale si incontra un impa to molle. Dapprima difficile e cruento, una volta superata la resistenza delle truppe nemiche in linea, l 'attacco divenne sempre più facile e meno costoso in termini umani. In questo passaggio , le truppe alleate in Italia , che per volontà del nemico non erano state coinvolte nei combattimenti del dicembre 1917 e avevano avuto una parte secondaria in quelli del giugno 1918, ebbero la possibilità di mostrare il loro valore e la capacità di comando dei loro capi . TI ruolo assegnato da Diaz, nel quadro del piano del Comando supremo italiano , alle due Armate tattiche venne sostenuto adeguatamente_ L'azione della 10a Armata risultò particolarmente produttiva, sia per l'occupazione preventiva delle isole t1uviali , sia per la successiva costituzione della testa di ponte sulla riva sinistra del Piave, che nella fase critica della battaglia assicurò il pa saggio del X:VllJ CA sui ponti della 10a Armata. Giova ricordare la situazione di quel momento: il 27 ottobre, partendo da monte , si trovavano al di là del fiume reparti della 123 Armata (23 3 divisione francese e 52a italiana), dei Corpi XXVII e XXIl dell 'S'' Armata e del XIV CA britannico, fiancheggiato a destra dall'XI italiano. Ma tra gli italiani del XXIl e gli inglesi del XIV, l 'VIII Corpo italiano, ala destra dell'Sa Armata, non era riuscito ad agganciare la riva opposta, e fu la disponibilità dei ponti e degli itinerari conquistati dai britannici a consentir di lanciare il xvm Corpo a spazzare il nemico dalla riva sinistra e ad aprire all'Vill CA la via di Vittorio. Una via che la progressione della 103 Armata sulla destra delle forze principali di sfondamento dell'Sa rese sicura e pitl agevole. Non stupiscono quindi i toni positivi del giudizio di Diaz sul comandante della t 03 Armata: ''Tengo ad esprimere tutta la mia oddisfazione ed ammirazione per l'opera compiuta dal Gen. Lord Cavan durante il suo soggiorno in Italia_ Venuto nel novembre 1917, comandante del XIV° Corpo d' Armata Britannico, Lord Cavan , con cavalleresca generosità e con felice intuito della situazione, sollecitava l'entrata in linea delle sue truppe a fianco di q uelle italiane che lottavano accanitamente sull 'Altipiano di Asiago c sul Piave per arrestare l 'avanzata austro-germanica. Non appena le circostanze lo consentirono, schierava il suo corpo d'armata sul saliente del Montello , informando i lavori difensivi e le piccole azioni offensive al concetto di rinsaldare l'ormai guadagnato predominio morale della


CONCLUSIONE

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nostra linea su quella avversaria. Trasferito nel febbraio 1918 su li' Altipiano di Asiago , il XJVo Corpo d'Armata Britannico diede giornalmente prove di resistenza e di aggressività e contribuì potentemente, nel giugno , a far fallire sugli Altipiani la poderosa offensiva nemica. Progettata la fortunata offensiva che doveva portare al crollo dell'esercito austriaco, divisai di affidare a Lord Cavan il comando di una delle annate direttamente impiegate nello sfondamento della fronte avversaria, ponendo a fianco del XJVo Corpo Britannico l'Xl0 e ii XVIIIo corpo Armata italiani. La genialità colla quale Lord Cavan ha saputo superare le difficoltà della complessa manovra ed il modo brillante col quale la sua armata ha sconfitto il nemico e raggiunto gli obiettivi ad essa assegnati, sono la grande prova dell'alto valore di questo illustre condottiero di truppe. Il Generale Lord Cavan ha contribuito efficacemente alla resistenza ed alla vittoria italiana" .8 L'elogio appare meritato, specie se si riflette sulla valenza strategica deJie operazioni condotte dall'Armata tattica affidata a Cavan , della quale può a ragione affermarsi che contribuì direttamente alla rottura del fronte nemico e quindi al successo fi nale. Una volta rotto il fronte e divise le sue forze , del resto , non c'era più scampo per l'Esercito austro-ungarico. Le sue condizioni fisiche e morali, la stanchezza per la guerra, l'impossibilità assoluta di continuare a combattere su una linea organica, la dissoluzione in corso dell'Impero, sono altrettanti atti di accusa contro coloro - dirigenti politici e militari - che avevano preteso da questo Esercito una resistenza ormai impossibile da sostenere. Anche sul fronte trentino, quando il Comando Supremo ordinò l'offensiva generale, l'altra divisione britannica inserita nel XIll CA , la 48", faticò solo un giorno per superare la resistenza austro-ungarica; poi, aggirato con felice intuizione tattica il M. Mosciagh e sboccata in Val d' Assa, l'avanzata fu sempre meno contrastata. Così la divisione del geo. Walker, opponendo decisione e compattezza a un avversario sbandato e disorientato , potè raccogliere la resa di interi reparti e unità e progredì rapidamente verso obiettivi territoriali lontani. La 12a Armata, agendo da cerniera del movimento strategico a nord-ovest, doveva anzitutto assicurare il collegamento con i reparti vicini della 4a e deU'8a Armata, per mantenere ii fronte d'avanzata unito e compatto. Ma se con la 4a armata esisteva già in partenza una relazione di contiguità territoriale effettiva che diminuiva molto le difficoltà, con L'8a Armata il contatto andava cercato, ed era tutto da costruire al di là

8 AUSSME,

H 5 , busta 10, fase. L.


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GLI AU.EAT\ IN ITAU A DVRA:-lrli LA PRL~I AGVERRA MONDlALE (I917-1918)

del Piave dopo averlo attraversato. Ottenere uno scopo simile poteva diventare tutt'altro che facile, visto che percorsi e tempi di marcia de i reparti delle due Armate operanti sul teatro sarebbero dipesi dalle resistenze incontrate e dalle sce lte operative di centri decisionali diversi. Come sappiamo, Graziani affrontò il problema tenendo i l l Corpo italiano sulla destra del fiume, a contatto con i reparti contig ui della 43 armata, e lanciando sulla riva sinistra la seconda metà dell'Armata, l'uno e l'altra con la missione di risal ire la Valle del Piave sostenendosi a vicenda. L' azione di comando fu puntuale e attenta nella ricerca e nel mantenimento dei collegamenti all ' interno e all'esterno del fronte d' Armata , tempestiva ed efficace ne l controllo dei momenti tattici e nel coordinamento delle azioni di sostegno. Vi corrispose la condotta coraggiosa e di sciplinata delle truppe. che attuarono sul terreno di momento in momento le indicazioni dei comandi tattici, dimostrando flessibilità di impiego e doti di slancio notevoli. Primi a passare il Piave nella battaglia di Vittorio Veneto ,9 i francesi della 233 divisione risalirono il fiume , coperti all 'esterno dalla progressio ne delle forze ital ia ne deU' ala destra cl ' Armata che si collegarono anche con gli elementi avanzanti del XXVD CA stabilendo con essi continuità di fronte . Non pare si possa attribuire particolare significato al mancato riattraversamento del Piave a Caorera, come pure alla mancata occupazione di Feltre, poiché questi e pisodi si verificarono quando l' Armata aveva già esaurito il suo compito e non incisero sull'avanzata generale. Non diversame nte la 24a divisione del gen. Odry, quando venne fermata e rinviata negli alloggiamenti, aveva già condotto con successo l' azione risolutiva su li ' Altipiano, ottenendo insieme alla !43 divisione ital iana lo sfondamento completo delle linee avversarie; avanzando velocemente malgrado il terreno offri sse alla difesa non pochi appoggi naturali , nella notte sul 2 reparti francesi sboccarono sulla via di arroccamento nemica in Val Campomulo e Val di Nos. 10

9 Precedendo di meno di un'ora il passaggio del fiume . anch' e~~i su natanti. d i assaltatori dell'8• Armata: anche dell'VIII Corpo. impossibilita ti poi a mante nervisi tranne un reparto, il quale, trascinato alla deriva dal pontone c he lo aveva a bordo. approdò sulla ri va ne mica all'altezza de lle Grave d i Papadopoli e vi resistene 24 ore sostenuto dai britannici. Relazione, V, tomo 2, p. 525. 10 Può avere inte resse ricordare che nella none sul 28 anc he la brigata ··campania" (5 1" divisione, XXVII CA) utilizzò il ricostruito ponte di Mo linetto per attraversare il Piave. Altro apporto di origine francese fu il cosidetto "cannone di Vittorio Veneto" costruito dair An saldo: calibro 105/ 28 della Schneider-Creusot, si avvaleva del sistema Canel. Vedi G. Fe rrari , Era .francese il cannone italiano che vinse a Vittorio Veneto , in "Rivista Stori ca " . VII. 2. marzo 1994. pp. 59-69.


CONCl-USIONE

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Benché estraneo ad una trattazione dedicata essenzialmente ai risvolti militari della presenza franco-britannica al di qua delle Alpi, non pare lecito sorvolare su un al tro aspetto dell'aiuto alleato all'Italia , che ebbe veramente una valenza fondamentale: il sostegno in campo finan ziario e in quello del vettovagliamento e dei riforn imenti all'i ntero Paese. I prestiti inglesi e americani fu rono condizione indispensabile perché l'Italia potesse continuare a combattere, così come lo furono il controllo dei mari e la disponibilità di naviglio per assicurare i rifornimenti. Vaso di coccio tra quelli di ferro, durante la neutralità Roma aveva visto in meno di 9 mesi, tra l'ultimatum austriaco alla Serbia del luglio 1914 e il febbraio 1915, scendere la quotazione della propria rendita da 95 a 82; 11 e malgrado cinque prestiti nazionali allocati con successo, senza il fondamentale apporto di quelli esteri il Paese non avrebbe potuto fronteggiare il pagamento delle importazioni , cresciute dai 4.703 milioni di lire del 1915 ai 16.516 nel 1918, con uno sbi lancio negati vo, rispetto alle esportazioni, passato nel medesimo periodo da da 2 .170 milioni a 12.694. 12 Oltre alle merci, poi, era necessario pagare anche i noli, visto che la marina mercantile nazionale bastava si e no per trasportare 113 dei carichi . Citiamo la Relazione: "la imponente mobilitazione del nostro sistema produttivo era stata permessa dal nostro schieramento nella coalizione che garantiva l'afflusso delle materie prime necessarie, superando anche le difficoltà creditizie e quelle connesse con le ingenti perdite della flotta mercantile. In effetti, le disponibilità di carbone, metallurgiche, ma specialmente alimentari risultarono in certi momenti compresse a minimi livelli, quantunque solo in casi limitati giunsero a provocare consistentj

11 Adunanza generale ordinaria degli azionisti tenuta in Roma il giorno 31 marzo 1915, XXI , Roma, Banca d'Italia, 1915, Relazione del direttore generale, pp. 8-9. 12 Adunanza generale generale degli azionisti tenuta in Roma il giorno 31 marzo 1920, XXVII, Roma, Banca d ' Italia, 1920, p 12; Tremelloni , cit., p. 286. "C'estl'argent qui jailla guerre" !o si diceva da secoli: Montecuccoli insistette sulla validità della " trita sentenza che i denari sono il nervo della guerra"; nel Trattato della guerra, composto in prigio nia a Stettino nel 1648, scrisse, in polemica col Machiavelli: "Un gran politico ha avuto opinione che gli uomini e non il denaro siano il nervo della guerra, perché, diceva egli , gli uomjni armati possono sempre trovar danari ma il danaro non trova sempre uomini. Si può usare questa distinzione: che la parte principale della guerra sia posta nella virtù de gli uomini, ma l'instrumentale nel danaro, e quando si dice che il danaro è il nervo de lla g uerra abbia tutte le sue altre c ircostanze requisite ...così un'armata, benché fornita d'uomini di guerra, che sono gli ossi, e d'armi, che tengono luogo d i carne, sarebbe inutile, struppiata e immobi le da una parte e d'altra, se il denaro, che n 'è il nervo, venisse a mancargli" . Cfr Le opere di Raimondo Montecuccoli, a cura di R. Luraghi, Roma, USSME, 1988, I , pp. 183-84.


GLI ALLEATI L'\; !TAUA DURANTE !.A PRIMA GUERRA MONDIALE (1917-1918)

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riduzioni del morale delle popolazioni e delle produzioni.. .!! 25 novembre 1917, dopo il crollo di Caporetto, si appurò, con un'indagine svolta per la prima volta, che l'Italia necessitava mensilmente di 400 rnila tonnellate di grano, 110 mila di carne, granoturco e caffè, 690 mila di carbone, 240 mila di metalli e munizioni. La nostra flotta mercantile poteva trasportarne 386 mila . Senza una poderosa assegnazione di naviglio da parte degli alleati non si sarebbe vinta la guerra; anzi, le nostre possibilità di resistenza si sarebbero rapidamente esaurite" _13 E questo non era nell'interesse di nessuna potenza dell'Intesa. Torniamo alle truppe alleate in Italia. Poiché questo lavoro è diretto a recuperarne la memoria, si è parlato in grandissima parte soltanto di esse, anche nell'intento di dare alle loro azioni il rilievo e il riconoscimento che non sempre hanno avuto. In sede di conclusioni, però, non ci si può sottrarre ad una valutazione comparativa generale che collochi il contributo mil itare alleato nelle proporzioni il più possibile esatte. Si è già detto della grande importanza della presenza in being delle forze francesi e britanniche ne119 17 e si è compiuto ogni sforzo per illustrare la loro partecipazione, quando ci fu, alle operazioni sul fronte. Per determinare con approssimazione credibile il peso di questa ai fin i del successo finale ci si deve affidare soprattutto alla battaglia di Vittorio Veneto perché le truppe alleate non furono coinvolte direttamente nella battagl ia d'arresto e in quella di mezzo giugno lo furono poco. A Vittorio Veneto , invece, la loro partecipazione, in particolare quella del XIV CA britannico, fu veramente importante. Ma vinsero loro la guerra sul fronte italiano? O vinsero almeno l' ultima battaglia? La risposta sembra dover essere negativa in entrambi i casi. La guerra venne decisa da tre grandi scontri: nell'ultimo, Vittorio Veneto, tre divisioni alleate presero parte diretta ali ' azione di prima linea nel momento più difficile della battagli a, ottenendo risultati superiori a quel li che era lecito attendersi dalla consistenza de i loro reparti. Ciò dipese dal loro valore e dalle condizioni militari e morali dell 'avversario, ormai sul! 'orlo della dissoluzione e non più in grado di effettuare con la richiesta energia quegli insistiti contrattacch i che ne avevano caratterizzato l' azione difensiva per tutta la guerra e ancora nell'ultima settimana di ottobre sul fronte della 4a Armata. Per svolgere i compiti loro assegnati nel piano del Comando Supremo, infatti , le truppe alleate subirono

l3

Relazione, V, tomo 2, p. 11 27.


CONCLUSIONE .;:__ _ __

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perdite modeste: i dati sono già stati citati e non è il caso di ripeterli qui. Del resto, se dovessimo confrontare il sangue versato dagli italiani e dagli alleati nel periodo dicembre 1917-novembre 1918, ne risulterebbe un rapporto tal mente schiacciante da rendere senza senso il paragone.l 4 Altro elemento significativo è dato dalla comparazione quantitativa delle forze impiegate in linea, che il Comando Supremo italiano considerò necessario introdurre nel " bollettino della vittoria" del 4 novembre. Per capirne il motivo, occorre ricordare che il telegramma indirizzato da Diaz a Orlando in quella stessa data circa l' utilità di attaccare la Germania attraverso l'Austria, avvertiva il presidente del Consiglio che erano in atto " tentativi di svalutazione dei risultati della nostra vittoria". Il Capo di S.M. non aveva torto, dal momento che il successo italiano, forse inatteso e certo troppo grande, aveva messo in crisi importanti interessi balcanici della Francia. Poco convinti fin dal l' inizio dei termini del patto di Londra, i diplomatici francesi avevano trovato sponda alle loro perplessità nelle prevenzioni di Clemenceau verso l'Italia. Caporetto fornì l'occasione per cercar di ottenere da Roma una riduzione del programma di Londra, e vennero esercitate pressioni u Orlando per superare l' intransigenza di Sonnino: quando questi si indusse, il 13 settembre 1918, a riconoscere il movimento jugoslavo per l'indipendenza e la costituzione di un libero Stato, il ministro degli Esteri francese Pichon, rallegrandosene con l'ambasciatore italiano, riconfermò il rispetto della Francia per il Patto di Londra,l5 rinunciando a ricontrattarne al ribasso le clausole. Ma il problema restava aperto.

14 Ecco i dari statistici: italiani. morti 57.920, feriti 124.920, totale 182.840: francei, morti 480, feriti 2.302, totale 2.782: britannici, morti 1.024. feriti 5.072. totale 6.096; cecoslovacchi, morti 52, feriti 239. totale 291; statunitensi, morti l, feriti 8. totale 9 (si riportano, per gli americani, i dati del Cecchin, poiché le fonti d' archivio assunte per gli altri darebbero 5 morti e 12 feriti non in combattimento). AUSSME, L 3, busta 253, fase. 2; busta 254, fase. 1; Cecchin , cit., p. 219. Per memoria, si può ricordare che il LI CA italiano in Francia, con due divis ioni. ebbe secondo le stesse fonti 2.670 morti e 7.020 feriti.totale 9.690, che la stima della Relazione (Vll, 2, p. 218) porta a 4.500 morti e 7 .000 feriti o ga%ati. Sembra da accettare in ogni modo una valutazione che renda giustizia ai militari alleati senza esagerarne i meriti, non essendo sostenibile che fossero quasi invulnerabili come il Pelide Achille. 15 " Ho avuto ben cura di far rilevare a Pichon che il Governo italiano teneva assolutamente ferme nei riguardi degli alleati tutte quante le stipulazioni di Londra. del che Pichon ha preso nota pienamente consentendo'', Bonin a Sonnino. 14 settembre 1918, DDl. Serie 5, XI, doc. 514; Le Moal. La France etl'ltalie, ecc., ci1., pp. 231-42.


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GLI ALLEATI L'l ITALIA DURA.'\'TE LA PRI~11\ GUERRA MONDIALE l 1917- 1918)

Un recentissimo studio documenta bene la contrarietà francese allo lo trumphe italiano dopo Vittorio Veneto. Si temette a Parigi che gli interessi jugoslavi, coincidenti in gran parte con quelli francesi, ne fi nissero troppo compressi: nel rapporto del 29 ottobre del generale Jull ian allo S.M. francese sono denunciate "l'idea fissa del possesso esclusivo dell'Adriatico" e le "sospettose gelosie" italiane verso g li slavi. Poco prima, i servizi d' informazione avevano fatto sapere c he gli jugoslavi, per avere buoni rapporti con l' Italia, si sarebbero spinti fi no ad accettare larghe concessioni in Istria e l' internazionalizzazione di Trieste. Quanto simili aperture fossero compati bili con la politica italiana e con quel la parte dell'opinione pubbl ica che vedeva l'acquisto dell 'indipendenza come vocazione di dominio , è facile immaginare; le sofferenze e i sacrifici dell'Italia per la vittoria, inoltre, erano stati così pesanti per la sua fragile struttura 16 che per molti italiani niente sarebbe bastato a compensarli. E a questo Paese si voleva mettere il guinzaglio per l' Adri atico? Un Paese che presto, con la rivendicazione di Fiume, sarebbe uscito a ua volta dal seminato di Londra? I sospetti francesi si accentuarono negli ultimi giorni della guerra in Italia: vinto il nemico storico, l'Eserc ito italiano avrebbe partecipato davvero al la lotta contro la Germania? Gli ufficiali del 3° Ufficio dello S. M. francese, i quali conservavano "verso l'Italia una diffidenza pronta a trasformarsi in ostilità" avevano già chiesto il 30 o ttobre che ritalia rinunciasse "a tutte le pretese che non siano giustifica te dal suo sforzo militare". Ancora pochi giorni , e il contrasto politico avrà bisogno di svalutare que llo sforzo. Continuiamo: il col. Georges , capo del 3° Ufficio, il3 novembre commentò il testo dell'armistizio con toni molto critici perché garantiva '·interessi unicamente italiani", trascurando quelli degli altri. E il presidente della Repubblica Poincaré non nascose il suo malumore a Clemenceau e a Pichon. irritato perché il Tigre aveva ceduto fin dai pri-

16 Kn ox, ne i suoi calcoli dell ' indice d i sorferenza , pone al terzo posto l' Italia , dopo la Franc ia e la Germania, ma inevitabilmente i calcoli sono fau·i su cifre numericamente neutrali che si suppongono comparabili. e nume ricamente lo sono. ma è molto diflìcile tener conto degli elementi immateriali aninenti alle condizioni di un Paese, alla sua saldezza storica c all'i mpatto degli avvenimenti e della sofferenza interna di una società e di un esercito. Così, ad esempio, da altri calcoli l'Autore stima c he sul fronte occidentale, dal 30 oHobre alla fine della guerra, l' Intesa avesse nna supe ri orità di oltre l mi lione di uomini (25%), mentre sul fronte italiano tale superiorità sarebbe stata di 80.000 erfettivi (19%). ma cosa questo significhi non lo dice nessuna operazione aritmetica. Cfr Knox ,cit .. in AA.VV., A/ di qua al di là, ecc.. pp. 31-33.


COI':CLUSIONE

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mi approcci alle pretese dell'Italia: tra curava che in costanza di g uerra con la Germania non era sorprendente che il capo del governo francese non volesse sollevare la spinosa questione de i rapporti italo-jugoslavi. Sarebbe stato ne l frattempo utile che gl i italiani fossero andati ad occupare l'Austria e l'Ungheria per evitare che si lanciassero ··in qualche impresa da borseggiatori in Oriente". Di questo passo, nessuna meraviglia se " la firma dell 'armistizio permette lo scoppio alla luce del sole del confl itto intorno alla riorganizzazione adriatico-balcanica" .17 Si può aggiungere che a questo discorso è estraneo qualsiasi giudiz io morale su contenuti cd obblighi dell'accordo di Londra , certamente sottoscritto, ma che Giorgio Rumi considera in buo na misura estorto ,18 tanto più che il primo motivo di obsolescenza di quegli accordi era proprio il trionfo dell ' idea di nazional ità propugnata dall' llalia 19 che, nel caso della Jugoslavia, le si ritorceva contro. Ma ciò che preme porre in luce con questo excursus è la non immaginaria esistenza, per via di contrasti politici, di tentativi di svalutazione della vinoria ital iana che il 3 1 ottobre, oltre che da Di az, venivano denunciati dall' addetto militare italiano a Washington ; il ministro degli esteri Sonnino dovette intervenire. Si comprende allora perché nel famoso bollettino del 4 novembre figurò l 'elenco quantitativo delle unjtà che avevano combattuto nella battaglia di Vittorio Veneto ("51 divisioni italiane, 3 britanniche , 2 francesi, una

17 Le Moal. cir .. pp. 264-67. L'Autore nota che "in un anno Parigi passa da una politica di revis ione del Trattato di Londra, che certamente verrebbe dagli italiani stessi, a una difesa dell'integrità de l testo. una volta c he Ro ma dà l' impressione di uscirne, in attesa delle ri vendicazioru su Fiume. La strategia di revisione adottata appare difficile perché i francesi sono contrari a difendere un testo di cui non vogliono fare 'un pezzo di carta'. ma che tuttavia vogliono abbandonare per facilitare la creazione deUa Jugoslavia". E' evidente che, per un verso o per l'altro, era inevitabile che la po litica balcanica della Francia venisse a conflitto con quella italiana. t8 ''Il patto di Londra del 1915 ha unito malamente la tradizione risorgimentale c le nuove aspirazioni tipiche della politica di potenza. Per Trento e Trieste sl. ma ad un tempo per la sicurezza della frontiera del Brennero. la Venezia Giulia, il predominio in Adriatico, l'influe nza nei Balcani , la posizione nel Mediterraneo, le asp irazioni coloniali. La storia delle trattative dip lomatiche che hanno preparato la 'guerra nostra' ha lasciato inoltre intravedere una fredda valutazione delle possibilità del momento, un raffronto puntuale dei vantaggi offerti dall'una e dall'altra parte in lotta. Anche per questo nel 19 18 la tensione con la Jugoslavia si fa subito drammatica. Né, dal canto suo, la diplomazia alleata ha d imenticato". G. Rumi, L'Italia a Versaifles, in AA.VV., XX Secolo. ecc., cit. , pp. 515-19. l9 Su L'Asrico. giornale di trincea, lo rilevava Piero Barba (Pietro Jahier): ''L' Austria muore, e muore di vittoria italiana: perché è la patria italiana che ha seminato l'idea che l'uccide".


GLI ALLEATI IN ITALIA DURANTE LA PRTh!A GUERRA MO.'IDIALE (1917-1918)

czeco-slovacca ed un reggimento americano"): esso aveva la funzione di mettere i puntini sugli i e di rivendicare all ' Esercito italiano i l merito massimo della vittoria. E ' ovvio che tale rivendicazione non poteva far piacere a tutti; mcno che mai , per fare un esempio. al Buxtorf, che già i era irritato il giorno prima per la confusione e il chiasso che avevano accompagnato la festa italiana per la vittoria, ma ancora di più per l'articolo di fondo dell ' Arena di Verona, nel quale aveva letto: "L' Italia, che sopportò da sola il primo urto, ha dato da sola l'ultimo colpo. Oggi , per nostra propria virtù e non grazie agli altri, noi siamo i primi. Siamo un popolo che porta la testa alta, una nazione temuta e ris pettata. Siamo l'Italia nuova e completa - e il mondo ne guadagna di valore" . Certamente, ques ta prosa oaz ional-jattante aveva un taglio retorico e trionfalistico , dal quale si intuiva quanto erano state cocenti le umiliazioni del passato. Ma l'ufficiale francese considerò l'articolo un affronto, rinnovato e aggravato dal famoso bollettino , d i cui riportò ind ignato la parte in iziale, chiosando: "Gli italiani che sanno leggere e far di conto apprendono dunque da questo comunicato che, su dieci soldati impegnati da questa parte della battaglia, ce n'era almeno uno venuto d'al di là dei monti o dai mari. E se questi stessi italiani hanno qualche memoria, i trecentomila uomini e i cinquemila cannoni che hanno appena catturato, non faranno completamente dimenticare loro i duecentocinquantamila uomini ed i tre mila cannoni che, in così poco tempo e su un fronte ben più ristretto furono presi loro un anno fa , quando l'Italia 'sopportò da sola il primo urto' !" . E proseguì: "Tutto sommato, le operazioni che si concludono così feli cemente hanno gravitato intorno al loro centro, cioè al difficile attacco affidato alla XII• armata, e ciò spiega perché il generale francese Graziani comandava questa armata. Ino ltre, in questo attacco principale, è alla 23" divisione francese che venne richiesto lo sforzo maggiore, ed è uno dei suoi reggimenti, il 107° di linea che, addossato a1 Piave che aveva passato per primo ed i cui ponti erano stati tagliati dietro di esso, ha resistito da solo tutto il tempo necessario per consentire all'azione di s vilupparsi. Che il generalis imo italiano non dica una parola di tutto ciò manca almeno d 'eleganza, ma non sorprende nessuno .intorno a me" .20

20

Buxtorf, cit. , 4 e 5 novembre, pp. 76-79. Le paro le dell'ufficiale francese dimostrano quanto si illudessero quegli italiani che credevano di aver cancellato Caporetto con Vittorio Veneto: l'opinione pubblica straniera, incoraggiata per altri motivi a collegare


CONCLUSIONE

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Al di là dell'insignificanza del Buxtorf, in Francia prese consistenza rapidamente uno stato d'animo ostile, cui il nazionalismo italiano forniva carburante, col risultato che una visione "mitica" della guerra e della sua conclusione si diffondeva in Italia, mentre al di là delle Alpi se ne affermava una versione sciovinista e non meno errata. Né va dimenticato che anche ''il contenzioso franco-italiano sul bottino di guerra austriaco ed il destino dei capitali francesi investiti nei titoli obbligazionari austriaci, renderanno subito imbarazzante il contributo che fino all'immediata vigilia della battaglia era stato giudicato, e giustamente, come un capolavoro diplomatico di Diaz ... voci anche autorevoli ...giudicberanno questa scelta ...come la prima, esiziale rinuncia al carattere italiano della vittoria". 21 La miseria di questo discorso si commenta da sé, trovando la sua origine ne!l'imprecisa conoscenza dei fatti e nel timore di trovarvi ostacoli alla deriva di un mito, oltre tutto inutile perché sarebbe stato sufficiente non uscire dalla realtà per rivendicare il comportamento valoroso dei soldati italiani senza tacere su quello degli altri. Fino agli ultimi giorni il Comando Supremo lo aveva fatto, tanto che il comunicato del 28 ottobre (pomeriggio) sottolineava il "valido concorso dei contingenti alleati, che con nobile dimostrazione di solidarietà, hanno voluto un posto d'onore sul nuovo fronte di battaglia". Se fosse stata tenuta

l'immagine dell'Italia militare solo a quella battaglia perduta, non era disposta a ricredersi così facilmente, e naturalmente anche questo contribu) alla crescita di un inedito nazionalismo jingoist in Italia. Quanto alla supposta centralità dell'azione della 23" divisione francese, sono note le osservazioni di A. Gatti (La parte dell'Italia. Rivendicazioni, Milano, Mondadori, 1926, pp. 226-28). Ma va agg iunto che anche uno storico serio e moderno come il Pozzato, esponente di quel gruppo di studiosi venetj che da decenni ormai valorizza le fonti memorialistiche a lleate ed austro-ungariche al fine di conoscere meglio come si svolsero i fatti , in un pregevole scritto in via dl pubblica.zione osserva che nella battaglia finale, "con la sola eccezione dell'attacco alle Grave, il peso principale dei combattimenti - anche sul fronte dell'Armata italo-fra ncese di Graziani era sempre gravato sui reparti italiani" , i quali avevano affrontato il combattimento "con un coraggio che si era visto solo nelle prime settimane del conflitto" e con " inopinata tenacia offensiva". 2 1 Pozzato, ibidem. Critiche severe nei confronti dell' Italia, spesso non prive di fonda mento, si ritrovano anche nel la corrispondenza del CV Frochat, addetto navale a Roma dal settembre 19 l 8, un ufficiale che a Clemenceau pareva troppo favorevole agli italiani durante la crisi dell 'armistizio. D Frocbat si lamentava anche degli inglesi e degli americani, i primi perché conducevano - a suo modo di vedere - "una vera campagna antifrancese" in Italia, i secondi perché vi rafforzavano la loro visibilità a detrimento della Francia. F. Le Moal, La politique adriatique de l'Italie vue par les a11achés navals Français à Rorna.J914-1918, in Bulletin d'études de la Marine, n. 26, juin 2003, pp. 60-64; Id., La France etl'ltalie, ecc ., cit., pp. 272-75.


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OLI ALLcA'r i iN ITALIA DURANT E LA I'RIMAOUIJRRA M0N01f\I.E( 1917-1 9 18)

sempre ferma sempre questa linea, chi avesse voluto strumentalmente usurpare o disconoscere qualche scampolo di gloria nazionale, si sarebbe coperto di ridicolo. Invece le polemiche vennero e nel polverone che provocarono presero piede interpretazioni che solo con molta carità si possono defmire inesatte. La Relazione britannica, pubblicata nel 1949, recava queste osservazioni conclusive: "T resoconti italiani non hanno reso giustizia al supporto morale ed ai sani consigli dati al Comando Supremo dal maresciallo Foch, né all'assistenza vitale data dalle truppe Francesi c Britanniche in montagna e in pianura. Solitamente que to aiuto è stato ignorato, se fosse redatto un resoconto veritiero esso non potrebbe lasciarsi sfuggire che i Britannici traversarono per primi il Piave e che ricevettero la resa delle truppe austriache a Trento prima che arrivassero le truppe italiane; e in entrambe le parti del teatro i Francesi furono egualmente importanti nel!' aprire la strada" _22 Sul primo punto 39 anni dopo la Relazione italiana ribatté: "Thtte le decisioni circa la concezione e l 'esecuzione della battaglia di Vittorio Veneto furono prese piuttosto in contrasto che in subordine ai consigli del Maresciallo Foch'' .23 La scelta del Piave come linea di resistenza in caso di rovescio risaliva al piano del 1885 del gen. Enrico Cosenz, pri mo Capo di S.M. deU'Esercito. e venne costantemente ribadita dai suoi uccessori Tancredi Salena, Alberto Pollio ed , ovviamente, Luigi Cadorna24 che vi gu idò la ritirata del 1917. Anche se Foch avesse approvato e incoraggiato la deci ione di resistere al Piave - sappiamo invece con quanta scarsa fiducia gli alleati la subirono - non si può ignorare che lo S.M. dell'Esercito italiano conosceva da più di 30 anni i vantaggi di quella posizione . Nemmeno l'insistita l' idea francese (Foch , Fayolle, Farsac) di attaccare ne lla zona montana meritava più fortuna d i quella che ebbe. La progettata offensiva fu anticipata da quella austro-ungarica di mezzo giugno, condona con pretese di decisione, mentre quella degli alleati , in ogni caso, avrebbe avuto limitazioni di scopo ben precise poi-

22 Relazione britannica. p. 358. In nota si lamenta la mancanza di scambi di informazioni con l' Uffic io Storico dello S ME, e la rnetodologia unilaterale con cui i fatti d'arme britannici erano stati screditati dalla storiografia ufficiale italiana . 2 3 Relazione, V, tomo 2, p. 962. 24 Ruffo M., L'Italia nella Triplice Alleanza. l piani operativi dello SM verso l'Au stria-Ungheria dal 1885 al 1915. Roma. USSME. 1998.


CO:'<CLUSIONE

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ché mirava a guadagnare maggiore spazio, non a vincere la guerra. E infatti solo nella battaglia finale, dopo aver provocato alla 4a Armata sensibili perdite nella prima t~1se, l'offensiva in Trentino venne stimata producente, quando, a vittoria ottenuta, il Comando Supremo preferì ricercare il crollo completo del nemico attaccandolo anche sul fron te montano piuttosto che concentrando ogni sforzo in pianura. Pare invece giusto il secondo rilievo, concernente il lungo silenzio della storiografia ital iana sul contributo delle forze alleate in Italia; il V volume della Relaz ione però non può essere accusato di questo difetto. Quanto al "nastro azzurro" per il passaggio del Piave, non c'è dubbio che i britannici furono i primi a passarne dei rami, tra cui il principale, quando la 10a Armata attaccò e conquistò le Grave di Papadopoli (23-24 ottobre); se invece si fa riferimento al momento in cui truppe dell'Intesa misero piede s ulla riva sinistra del fiume nella notte tra il 26 e il 27 ottobre, probabilmente vi giunsero prima i francesi della 233 divisione ( 12a Armata), che verso le 19 del 26 mandarono in avanguardia su barche 200 uomini del 3° btg del 107° rgt; meno di un 'ora dopo, sul fronte del XXII Corpo (8a Armata), il XXII reparto d'assalto italiano fu traghettato con dieci barconi; i britannici del XIV Corpo passarono sull'altra sponda qualche ora dopo, ma conquistarono una testa eli ponte che nel prosieguo delle operazioni ebbe un' importanza particolare. Quanto a Trento, semplicemente non è vero che due ufficiali britannici vi abbiano ottenuto la resa delle forze avversarie prima dell'arrivo degli italiani: resta da capire come il compilatore della Relazione britannica sia stato tratto in inganno , se per mendacio, errore o poca chiarezza. Sul valore dell' apporto francese non c'è questione . Il volume della Relazione britannica concernente le operazioni militari in Italia è stato pubblicato di nuovo nel 1991 , nella serie che riproduce integralmente i testi della Relazione originaria (1922- 1949) in una edizione cong iunta anglo-americana.25 Nel 1988 l'Ufficio Storico dello SME editò il V volume della Relazione (3 tomi : V, 2, narrazione, pp. 1253; 2 bis, documenti, pp. 1534; 2 ter, carte) dedicato alle operazioni del 1918, le stesse trattate nella massima parte del testo britannico (solo 87 pp. su 450 vi riguardano il periodo precedente) . Parrebbe quindi che

25 History of the Great War, Military Operations in ltaly. 1915-1919, compilated by J.E. Edmonds, D. Litt., H.R. Davies, London-Nashville, The Imperia! War MuseumThe B attery Press, 1991.


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_ __;; G_LI ALLEATI IN ITAL IA DURANTE LA PR!lM A GUERRA MOìffiiALE ( J9 17-1918)

almeno una nota in calce alle considerazioni sopra riportate sarebbe stata opportuna. Il V volume, dovuto a1 gen. Alberto Rovighi, supera infatti carenze precedenti della storiografia militare italiana, che di ufficiale aveva soltanto una relazione sommaria del1919,26 definita dall'ex Comandante dell' Sa Armata, geo. Enrico Caviglia , " infantile, bolsa, retorica" .27 Del resto difficilmente sarebbe potuta essere diversa perché nel tempo in cui vide la luce imperversava una duplice deformazione storica: quella italiana diretta all'e altazione della vittoria ed alla g lorificazione de ll' Esercito, e quella straniera tendente a ridimensionare ad episodio secondario Vittorio Veneto ed a svalutare comunque il ruolo dell' Esercito italiano. ll volume della Relazione de l 1988 definisce insufficiente e acritico il testo del 1919 ed esamina con ben altra profondità ed obiettività gli eventi, meritando attenzione e rispetto. Col tempo molte esagerazioni e polemiche si sono placate , ma è curioso che, a fianco di opere degne, nella letteratura britannica sopravvivano ancora te naci sbavature che non attengono alla critica legittima, ma ad una palese ignoranza, ed è strano che vi compai ano anche Auto ri unanimemente apprezzati per altre loro opere. G iorgio Rochat ha già rilevato la presenza di "errori e sciocchezze" nel libro di John Keegan (!) sulla grande guerra, ed è difficile usare termini più appropriati. Lacrimevole è la scivolata d 'ala di uno storico altrimenti serio, come Alan J .P. Taylor, che in un volume dedicato alla Monarchia asburgica negli anni '40, ha scritto: " Dopo la firma dell 'armistizio, ma prima della sua entrata in vigore (cioè fra il 3 e il 4 novembre, n. d. a.) gli italiani sbucarono da dietro le truppe inglesi e francesi dove si erano tenuti nascosti e nella grande 'vittoria' di Vittorio Veneto - raro trionfo delle arrni italiane - cattu rarono centinaia di migliaia di soldati austro-u ngarici disarmati e che non opponevano alcuna resistenza".28 Quindici anni dopo il medesimo Autore, in una buona opera di sintesi piena di verve e di critiche per tutti, usò te rmini un po' diversi : "L'offensiva italiana cominciò il 25 ottobre con l'appoggio di un Corpo di spedizione inglese comandato da lord

26 Regio Esercito Italiano, Comando Supremo, La bauaglia di Vittorio Venero (24 ouobre-4 novembre 1918) , Roma, 191 9. 27 Caviglia E., Diario, Casini , Roma, 1952. p. 128. 28 Resta misterioso come facessero le almeno 26 divisioni italiane del Piave a nascondersi dietro a 3. Sono affermazioni talmente bizzarre che la Re lazione (V, tomo 2, p. 11 24) arriva a domandarsi se non dipendano da livori conseguenli alla seconda guerra mondiale.


CONCLUSI0:-.1;

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Cavan , e il 29 la battaglia era già stata vinta: il fronte austriaco era in completo disfacimento";29 tacitiano, ma non ingiurioso. Non mancano altre piacevolezze,3° ma non è il caso di fermarcisi troppo. Più ancora che di malanimo si tratta forse di sconoscenza, che si spiega col grado di interesse che questi Autori riservano al fronte italiano, analogo a quello della storiografia ital iana per la guerra del Chaco. Che poi prete ndano di scriveme ugualmente, rimane un problema loro.

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Un noto storico inglese che conosce la storia italiana ha dato un giudizio che pare abbastanza equiHbrato: "La battaglia di Vittorio Veneto chiuse trionfalmente la guerra italiana", ma venne celebrata troppo, "addirittura descritta come la battaglia che aveva costretto alla resa la Germania e l'Austria. Con queste esagerazioni si fecero nascere negH italiani speranze del tutto sproporzionate sui futuri esiti della sistemazione postbe llica; e allorché tali s peranze non trovarono appagamento, quella che era stata un ' importantissima e meritata vittoria militare fu trasformata dai propagandisti in una sconfitta pol itica" .3 1 l l 4 novembre 1918 La Stampa di Torino , forse sperando che fosse

29

Taylor, cit., pp. 61 , 178. C 'è, naturalmente, un piccolo errore di data , ma le date italiane devono esssere difficili da ritenere. dal momento che vengono sbagliate così frequentememe: per esempio. l'ottimo biografo di Churchill. Manin Gilben (cir. p. 341) crede che la dichiarazione di guerra alla Germania da pane del governo Badoglio, durante il secondo conflitto mondiale, sia dell 'aprile 1944, invece che del 13 ottobre dell'anno precedente. 30 Mac Gregor Knox , que llo de i cromosomi arretrati , si avventura a divinare che senza l'intervento degli alleati le truppe italiane sarebbero fuggite flno a Milano, salvo afferrnarc in eguito che "Caporetto a pane. gli sforzi del Regio esercito non si discostano troppo da quelli dei francesi e dei britannici" . Oltre Oceano, anche John Schindler, dovendo pur dare una spiegazione sull 'esito del suo connitto immaginario fra austriaci ero ic i e cavallereschi (la guerra de l cecchino?) ed italiani ottusi e pasticcioni , decide che la battaglia di Vittorio Veneto era stata vinta dagli alleati. Dobbiamo ai Wilks la segnal:uione di qualche altra audace interpretazione della storia con cui si e ntra nella farsa: P. Young (A Dictionary of Barrles. 1816-1976, London. 1977 , p. 349) inventa di sana pianta una battaglia decisiva, mai accaduta ma ugualmente vinta dalle l l divisioni arrivate in Italia nel 19 17: " Dopo 4 giorni di battaglia nella valle del Bre nta ( 11-1 5 dicembre) queste sperimentate divisioni fe rmarono l'avanzata austro-tedesca"; G. Bruce (The Paladin Diction01y of Baules, London , 1986) ripete la stessa panzana con quasi le stesse parole. 31 D. Mack Smith, l Savoia re d 'Italia. Milano, Rizzo! i, 1990, p. 303.


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GLI A LLEATI IN ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA \10 '1DIALE ( 191 7· 1918)

possibile ancora innestare il presente sul passato, scrisse: " Benedetti, benedetti , benedetti coloro che portano la libertà. Benedetti coloro che lottano per conservarla ed integrarla". La riconnessione della liberaz ione delle terre in·edente con gli ideali del Ri orgimento era un segno distintivo della tradizione italiana , dal momento che quegli ideali reclamavano , insieme alla cacciata dello straniero, la libertà politica. Per i loro tempi, amche le repubbliche giacobine erano state democratiche, lo Statuto albertino era stato liberale. Ma non c'era questo dietro l'angolo: l'inquieto dopoguerra italiano era percorso da aspettative contraddittorie, da pulsioni esasperate , nazionalistiche e sociali. Un insistito messaggio turbava l'opinione pubblica e scatenava rabbia per la suppo ta inutilità dei sacrifici compiuti , con la " malaugurata" 32 tesi della vittoria mutilata. Tutte le bandiere al vento dell 'esultanza, il medesimo quotidiano torinese annunciò, nell 'articolo di fo ndo del 12 novembre 1918: "veramente magnus saeculorum nascitur ordo" . ma il 29 giugno 1919 le ripiegò mestamente e fece sapere ai lettori che "A Parigi si scrive sulla sabbia ...IJ Trattato di Yersailles non segna di perenne e di umano che una cosa sola: il fallimento completo ed assol uto della guerra"; rilanciò tuttavia una speranza civile, indirizzando lo spirito a un sogno: "I popoli, come il Cristo , hanno bisogno di distruggere per poter liberamente edificare. E la edificazione nuova si chiama: Stati Uniti d'Europa". Ma non erano .i tempi e nel tramonto del vecchio mondo si annunciava l'arrivo dei mostri, di cui la guerra era stata la prima levatrice. L'infinita, struggente nostalgia con cui Stephen Zweig ricordava "l ' Europa di ieri" era comprensibile nell'animo dello scrittore innamorato di un passato che considerava felice, ma al di là del richiamo del sentimento, non si può dimenticare che furono le nazioni stesse del vecchio continente a volere il suicidio d'Europa - oltre che il proprio specifico nel caso di Vienna - entrando quasi con gioia nel la "guerra che non voleva nessuno", ma che aspettavano tutti. Revenons à nos moutons. La collisione italo-francese di fine 1918 ebbe un effetto esiziale: risvegliò in Francia il disprezzo verso gH italia-

32 Relazione, V, tomo 2 , p. 1127. François Furet osserva: " ell'ltalia frustrata , nella Germania sconfitta, quella passione (rivoluzionaria) non è p.itl monopo lio di classi nostal giche o residuali: avvo lta ne lla band iera della nazio ne infe lice e passata al popolo. l'avversione alla democrazia è di ventata democratica··(// passato di un "ilfusione, Milano, Mondadori , 1995, p. 27).


C0" CWSIO:-.'f.

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n i, "dali 'operaio al diplomatico", e in Italia la gallofobia, che era stata di moda durante la Triplice;33 anche oltre Manica tornarono di attualità giudizi e pregiudizi del passato34 ne i confronti degli italiani dive nuti molesti. In tale contesto, il contributo delle forze alleate non sarebbe stato sbandierato in Italia, mentre in altri Paesi sarebbe stato esaltato fino ad espropriare la vittoria finale a suo esclusivo merito. Quest' ultima deformazione trovò una sponda nell 'avversione agl i italiani da parte dei vinti, i quali trovavano più onorevole avere ceduto ad inglesi e fran cesi piuttosto che ai Welschen, dopo averli disprezzati tanto; e nel livore della sconfitta la negazione di qualsiasi riconoscimento militare agli italiani diventava una base indispensabile della piattaforma sulla quale costruire i loro miti di eroismo tradito , ma in vitto.35

33

"Nella grande famiglia latina le 'due orelle' non si sono mai apprezzate mollo poiché fra le ahre ragioni. i loro spazi di espansione si sovrappongono. visto che l'una, la prima nata, è uno Stato-nazione che ha dominato l'Europa per due secoli e vive con questo ricordo, c che l'altra, la cadetta, unificatasi tardivamente, aspira ad essere riconosciuta come eguale e non sopporta il misto di altezzosità e di commiserazione con cui la prima la tratta. Ri cco d ' insegnamenti è il fatto che negli anni 1960, in piena g uerra fredda, le mancanze di conoscenza rispeuo a li 'Italia come i sentimenti di superiorità al suo riguardo rimangono, nel corpo diplomatico francese, assolutamente identici a que lli che abbiamo studiato'', Le Moal. LA France etl'llalie, ecc., cit., p. 385. E' difficile cambiare opinione: nella fatti~pecie. è stato osservato che gli uomini cambiano, " ma il fondale contro cui essi si stagliano rimane quello rinascimentale e operistico in cui l'opinione francese tende a collocare i personaggi italiani". S. Romano, L'amigaribaldinismo francese, in AA .VV., Garibaldi generale della libertà, Atti de l Congresso lnernazionalc (Roma, 29-3 1 maggio 1982), Roma, USSME. 1984 , p. 511 , Per il tempo della Triplice, vedi M . Gabriele, La frontiera nord-occidentale dall'Unità alfa Grande Guerra, Roma. USSME. 2005.passim . 34 Verso la fine del sec. XIX i11ìmes aveva definito l'Italia "paese del carnevale". ma erano stati soprattuno i racconti dci viaggiatori provenienti da Paesi europei più evoluti e più ricchi (i nglesi. tedeschi, france i). colpiti dall'arretrateaa e dalla miseria che avevano visto, a forn ire un ritratto assai negativo d i questo Paese: l'immagine era entrata a far parte del patrimonio di conoscenze dell'opinione media britannica, e non era faci le da rimuovere, tanto più che ne confermava un'antica, gradita convinzione di superiorità . Ed anche le rum orose manifestazioni italiane di esultanza per la vittoria giocavano nella medesima direzione agli occhi dei britannici. rimasti in quella occasione - almeno secondo La Stampa del 12 novembre 19 18 - '·composti e seri come dopo Waterloo''. 35 Pare sintomatico l'appello dell'Alto Comando austro-ungarico alle sue truppe affinché non avesse a verificarsi la vergogna di una vittoria italiana, come pure il continuo ricorso all'attenuante dell'equivoco - tutto austriaco - sul momento stabilito dall'armistizio per la fine delle ostilità, o ancora qualche critica mal posta sull'efficacia dell'inseguimento, quando proprio per l' inc isiva azione della cavalleri a c dei reparti celeri italiani i 100.000 prigionieri del l 0 novembre diventarono più di 300.000 il 4.


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- - - GLI ALLEATI IN ITALIA DURAl\,-E LA PRIMA GUERRA M0 :-<DIALE( 1911-1918)

Al contrario, la Relazione rende omaggio al comportamento delle truppe avversarie nella prima parte della battaglia finale, che "fu, in quasi tutte le c ircostanze, degno delle tradizioni dell'Esercito austro-ungarico ed all'altezza della bisogna".36 Non sarebbe giusto attribuire queste parole soltanto ali 'esigenza di enfatizzare la resistenza nemica per valorizzare la vittoria italiana, poiché proprio i comunicati e i commenti austriaci di quei giorni sottolineavano la tenacia e il coraggio con cui le truppe imperiali e regie si battevano; il comun icato austriaco del 28 ottobre elogiava le truppe, citando i rgt che si erano particolarmente distinti, e riferiva che sulle brecce aperte ne l loro fronte da Papadopol i a Tezze e a San Polo i difensori avevano disputato il terreno palmo a palmo. Ma erano giorni, quelli, ancora pieni di riconoscimenti reciproci: il comunicato britannico del medesimo giorno 28, nel dare notizia del "considerevole successo" della 10n Armata, specificava: "Sulla destra , l' 11 o Corpo italiano, al comando del gen. Paolini, avanzò ad oriente del fiume e raggiunse la linea che va dalle vicinanze di Roncadelle fino ad un punto a mezza strada da Cima d ' Olmo a San Polo di P iave, dove è in contatto con il 14° Corpo britannico, al comando del tenente generale Babington , che conquistò Tezze e Borgo Malanotte". Ed anche le notizie trasmesse a Parigi il 31 ottobre dal generale Graziani - non riduttive sui meriti del 10r rgt: "Può dirsi dunque che il rgt francese che per primo operò il passaggio del fiume e sebbene tagUato dall'altra riva seppe conservare le proprie posizioni durante l' intera giornata d i domenica, ha compiuto un fatto d'arme fra i più eroici e più belli"- trovavano posto nella prima pagina di giornali nazionali italiani.37 La semplice verità che tutti - italiani e alleati - avevano assolto bene ai compiti assegnati, e che dall'azione di tutti loro, prima che da qualsiasi altro fattore,38 era dipesa la vittoria, si perse ben presto nella foresta delJe menzogne e delle strumentalizzazioni politiche; ed an-

Relazione, V, tomo 2, p. 579. Come Lo Stampa del l 0 novembre 1918, che mise la nota del Graziani in prima pagina senza stupirsi che a Valdobbiadene il fiume fosse largo più di l km (nella relazione ufficiale dell'Armata Graziani parlerà di un tratto d" acqua vonicosa da passare di 50 m): può darsi che per fiume intendesse il letto del Piave da sopra una scarpata a sopra quella opposta. 38 La Relazione (pp. 579-80) contesta che i successi della l o• e 12" Armata fossero dovuti solo al cedimento, rispettivamente, della 7" divisione fanteria austriaca e de lla 31" divisione fanteria Honvéd. così come l'avanzata del XXII CA itaHano non dipese solo da un improvviso crollo delr Il ' divisione cavalleria Honvéd. 36 37


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che se queste ultime potevano essere contingenti, i frutti avvelenati dei risentimenti e delle polemiche indussero un'acrimonia di lungo periodo, riflessa nell'incompatibilità ostinata delle valutazioni di parte diversa, che in alcuni casi non si è ancora esaurita. Quando le truppe alleate tornarono a casa, lasciarono i loro morti in Italia. I caduti alleati ebbero sepoltura nella terra per la quale avevano dato la vita. Non lo avevano fatto volontariamente come i polacchi e g li ungheresi di Garibaldi, ma in obbedienza alle decisioni dei loro governi che li avevano mandati in Italia nel quadro di una grande guerra;39 vennero , e compirono al di qua delle Alpi il loro dovere di cittadini e di soldati, pagandone i costi tino in fo ndo. Le spoglie dei francesi furono riunite nell' Ossario monumentale di Pederobba, sulla riva destra del Piave. Quelle dei britannici invece rimasero in una serie di piccoli cimiteri prossimi ai luoghi che avevano visto il loro sacrificio: vi sono allineate in file regolari le lapidi bianche coi nomi dei morti , e quando qualcuno di essi è ignoto, la lapide ne recupera l' identità perché "conosciuto a Dio". Nel registro delle firme del cim itero militare britannico di Tezze, non lontano dalle Grave di Papadopoli, un visitatore italiano ba scritto: tlumk you, grazie. E ' stata una cosa g iusta.

39 Malgrado l' intento retorico, in fondo era vero que l che aveva detto, leggendo in italiano, il presidente fTancese Poincaré quando il 26 agosto 19 l 8, dopo Bligny, aveva passato in rivista le truppe del Il CA italiano: "L'Italia, voi la difendete in questi boschi...La Francia, noi la difendiamo sulle pendici delle vostre montagne.. .''. Cfr Heyriès, cii., p. 149.



FONTI ARCHIVISTICHE

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Comando Supremo, vari Uffici

F 2,

Carteggio sussidiario Armate

F 3,

Carteggio suss idiario prima Guerra Mondiale

G 9, Ministero Guerra - Divisione Stato Maggiore - Corpo S.M .R.E. H 5, S.M.R.E. - Classificato R.R.

L 3,

Studi particolari

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INDICE DEI NOMI

Abraham K., 233 Ach ille, 465 Aicardi , G. , ten ., 151 Alberti A. , gen., 389 Albricci A., TG., 22, 148, 301 Alfieri V , TG. , 35, 36, 46, 116, 129, 130, 138 Aldrovandi Marescotti L. , 24, 32 ' 34, 39, 45, 53 Allegri G., st, 291 Allen W., 176, 177,229 Allenby E.H.H., gen., 298 Andriola F., 183 Andrassy conte T. , 392 Anthoine, gen., 143 Anthony, cap., 34 1 Armani A., 229 Arz von Strassenburg A., col. gen., 118, 120, 179, 180, 181 , 183 , 184, 193, 207, 264,277,372,393, 439, 458 Asburgo dinastia, 222, 299, 329, 392 Asburgo Carlo 1°, imperatore d'Austria, 18, 20, 48, 189, 292, 311 ' 392, 393 Asburgo arciduca Eugenio, 50 Asburgo arciduca G iuseppe, 185, 250 Asburgo arciduca Pietro Federico, 119 Ascarelli , ten., 385

Asquith H.H., l O, 11 Babington J.M., gen., 50, 331, 476 Baden von, principe M., 390 Badoglio P., gen., 45, 164, 210, 247, 251, 252, 254, 257, 261 , 262, 263 , 267 , 274, 295 , 297, 300, 30 1, 302, 304, 308,339,451,473 Bahl J., ten., 386, 387, 419 Ba1four A., 32, 156 Ballà T. , 187, 243, 275, 276, 330, 371, 413,414,419 Baracca conte F., magg. pilota, 227 Barba P, 467 Barbu, gen., 85 Barker W, cap., 64, 224 Barnett, TC., 154, 2 13, 268, 440 Barrère C. , 19, 34, 53 , 134 , 137, 171, 257 Basso L., TG., 363, 452 Battisti C., l 04, 164 Baumgartner, col. brig., 82 Beauchamps de, magg., 352 Beaumont. , magg., 354 Bel de., col., 77, 98, 99 Belin E.E., gen., 240 Below 0 ., gen., 29, 47, 49, 51 , 58,251


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GLI ALLEATI Il- ITALIA OURA.'"TE LA PRIMA GUI:.RRA MOXDIAL.é ( 1917-1918)

Benedetto X V, pontefice, 111 , 112 Benesch von J. , col. , 317, 319,

32 1, 322, 428, 437, 438 Benoit-Lefevre, 202 Berkò I, col., 322 Bernardini A., l 04 Bertaux, TC, 352, 353 Berndt 0., gcn., 187, 243, 266, 275 , 276, 329, 330 , 336 , 338, 342, 343 , 344 , 370 , 371, 372, 373 , 374, 379 , 380,394,413,414,419 Berthemet H., cap., 77, 100, 119 , 132 , 151 , 162 , 170 , 177, 204, 249, 283 , 305 , 317, 358, 431 , 451 Berti G., 56, Bianchi A. A. , 96, 98, 99 Biondi o Biondo, cap. , 435 , 441 Bismarck- Sc honhausen 0. , principe von, 207 Bissolati L., 35, 39, 116, 137 Bloch J., 459 B luett, cap., 335 Blucher G.L ., pr incipe von Walstadt, gen., 162 Bollati A., 178 Bompani G. , 64 Bompiani, magg. , 441 Bonaparte N. , 108 Bond B., 22 Bonfait G.B., gen. , 286, 287 Bongiovanni, MG ., 294 Bonin Longare L., 46, 53, 119,

130, 135 , 136, 148, 155 , 164, 173 , 240 , 248, 249, 254, 264,267, 296, 392, 465 Bonomi A., gen., 277 Bonomo, cap. , 290 Borbone Parma, principe di, S.,

18, 19 Boroevic von Bojna S., FM, 103, 117 , 118 , 184, 185 ,

371 , 393 ~ 4 10 Boselli P., lO, 15, 17, 29 Botton, ten.~ 84 Brancaccio N. , 20 Breganza, duca di , gen. , 442 Briand A., l O Bruce G., 473 Brussi, gen. ~ 123 Bussche, barone, TC. , 412 Buxtorf A., cap. , 271, 273, 305,

306, 317, 43 1, 446, 451 , 468, 469 Cacic, serg. magg., 107 Cadeddu L., 387 Cadorna L. , 9, l O, Il , 12, 14,

15, 16, 17, 20, 21 , 23, 24, 25, 26, 2 7, 29, 30, 3 1, 32, 37, 39, 40, 4 1, 45, 50, 51 , 95, 101 , 103, 122, 123, 131 , 273,309, 470 Caimi, ten., 385 Calcagno L. , col., 247 Calthorpe Somerset A.G., ammir., 298 Cambiaso vedi Negrotto Cambon J., 19


INDICE DEl N0.\11

Camerana U., 32 Cameron A.C., cap., 336 Canet, G., ing., 462 Cantarutti T., serg. , 387 Cappe llano F., 107, l 08, 112, 113, 165,205,228, 3 11 Caracciolo M., 18, 30, 54 Carchen, marchese, 33 Carillon P., 96 Carlo I, vedi Asburgo. Carlotti di Riparbella A., 15, 34 Carmie! G., 29 1 Castagnola G.M., gen., 361 Cattaneo G., gen. , 123 Cava ll ero U ., col., 169, 248, 297, 309,31 4, 339 Cava n, lord F.R., gen. , 127, 128 , 129, 148 , 149, 150, 156 , 159 , 162, 163 , 164, 165, 168, 169, 176, 199, 2 07 , 210, 213 , 2 14 , 219, 229, 258, 263 , 273 , 274 , 295, 301, 302, 303 , 304, 305 , 306, 308, 324 , 331 ' 332 , 339, 340, 344 , 359 , 367 , 374 , 375 , 376 , 377 , 395 , 397, 402, 40 3 , 450, 452,456,460,461 , 473 Caviglia E. , gen., I 23, I 97, 2 06,2 13 ,2 14 , 2 16,261, 30 l ' 303, 304, 306 , 309, 331,338, 362, 376 , 377, 402, 455,472 Cecchin G. , 133, 168, 177, 209, 229,241,243 , 258,30 1, 3 06 , 333, 362 , 385, 386,

491

406, 407, 408 , 409, 410, 419,420, 465 Cesare, sguattero, 33 Ceva L., 33, 69, 206, 222 Chabant, com. sq uadra aerea, 228 Chabauty, magg. , 352 Churchill W. , 170, 473 Cittadini A. , gen. , 46 C1emenceau G. , 103, 104, 108, 130, 134, 135, 136, 138, 143, 146, 155, 162, 164, 169, 170, 172,177,245, 246,248,254, 257,295,304,390, 449, 465, 466,467, 469 Cochet F., 158 Co1eman de Witt Fenafly, ten., 386,387, 558 Congreve W.N., gen., 144, 146 Conquet C., 49, 456 Conrad von Hotze ndorf F., gen., 46, 47, 50, 51, 57, 62, 99, 103, 107, 117, 118, 185, 250, 321 Contamine H., 53, 455, 456 Cosenz E., TG. , 470 Coussac de, magg., 354 Craig A.M., ten., 419 Cramon von A., gen., 179, 180 Cristo, 474 Croce G., TG. , 409 Crosse E.C. , cappellano capo, 333 , 334, 336, 340, 342 , 344, 345 , 346 , 360, 36 1, 367 ' 368 , 380, 403 , 406, 420, 421


492

__ G_LI_ALLEAT11N ITALIA DURA.VTE LA PRIMA GUERRA M O'IDIAL.E ( 1917· 1918)

Csobom, col., 191 Curami, A. , l 05 Cutello V, ten., 387 Czerni n und zu Czudenitz 0., conte von, 179 Dali ' Olio A. , gen. , l 05 , l 16, 137, 185, Dal Molin R. , 53, 165, 317 D 'Annunzio G. , magg., 327 Davies H.R., 471 De Angelis C., MG., 364 De Bello, vedi Bel Del Bono A. , VA, 116, 39 1 Delcassé T., 242 Del Colle don A. , cappellano, 109, 127, 287 De lla Volpe N. , 102, 106 De lmé-Radcliffe P., 24, 68, 69, 129,287,339, 403 Del Negro P., 56, 102 De Lollis C., 188, 222 De Masellis, TC, 378 Derby lord E.G.V., 23, 26, 128, 129, 130, 148, 217, 403 De Siebert, brig. gen., 229 D iaz A. , TG. , 14, 35, 37, 45, 46, 51, 52, 53, 54, 55, 58, 59, 60, 68, 75, 77, 105, l 06, 117 , 12 1, 122 , 123, 127 , 128 , 129, 130, 131, 132 , 134, 137 , 147 , 149, 156 , 159, 160, 161, 162 164, 165, 169 , 170, 17 1, 172, 176 , 177 , 181 , 182, 183 , 209 , 2 10, 222, 239, 240 , 246 ,

247, 248, 249 , 25 0 , 251 , 252, 253 , 254, 255, 257, 258, 259, 260, 261' 262, 263 ' 264 , 265' 266, 267' 268, 272, 273 , 274, 286, 295, 296, 297 , 300, 301, 303, 304, 305,306,309, 313, 324, 338, 359,362,377, 387, 389, 391 , 395, 403 , 410, 422, 431,448,449, 450, 455, 459, 460, 465, 467, 469 Dilleman G.B. , ge n., 78, 87, 90, 99 Di Martino B., 311 Dubois, gen. , 67 Duchene D.A., gen., 32, 41 , 45, 59, 146 Dupont A., TC. , 291 Dusi F., 124, 185 Duva1, gen., 294 Edmonds J. E., 443, 47 1 Elliott L., 386 Everson W. G. magg. , 409 Facon P., 205, 426 Falconi don G., parroco, 111 Falkenhayn von E., gen. , 459 Falles C., 229 Fanshave R. , M G. , 2 12, 214, 2 19, 220 Fara G., TG. , 36 1 Farsac P. , col. , 267, 309, 355, 470 Fayolle, E. M. , gen., 4 1, 45, 52, 53, 54, 58, 60, 67, 68, 69,


!ND1CE DEl NOM I

---------------- ~

71' 74, 75, 76, 77, 99, 121, 122, 123, 124, 125 , 126, 128, 130, 131 , 148 , 245 , 261 , 267, 309,455,470 Ferenczi S., 233 Ferrari G., 462 Ferrari G., gen., 315 Ferravilla E., 40 Ferry A., 67, 76, l 03, l 04, 123, 128, 134, 135, 136, 137, 138 Florentin E., col., 79 Foch , F., gen. , 18, 21 , 22, 26, 27, 29 , 30, 31 , 35, 36 , 37, 40 , 46, 47 , 52 , 53 , 67 , 77 , 121 , 122 , 125, 126, 128, 13 0, 131 , 133 , 134, 135 , 136, 138, 141, 161, 162 , 164, 165 , 169, 170, 177 , 218 , 239, 240, 242, 246, 247' 249, 250, 251 ' 252 , 253 , 254, 257, 258, 259, 261 , 262 , 263, 266, 267' 268, 270, 271' 295 , 296, 30 l , 304, 309, 313 , 388, 431 , 448 , 449,459,470 Frà Ginepro, vedi Allegri G. Francescolin M., vedi MartinFranklin Franchet d'Esperay L.F., gen., 245, 298 Franklin-Bouillon H., 34 Freud S., 233 Frochat, CV., 469 Furet F., 474 Furlanetto don, parroco., 112

Gabriele M., 37, 475 Gagliani F., MG., 364 Galles, principe di. , vedi Windsor Edoardo Garibaldi G., 475, 477 Garside B., 420, 42 1 Gasparri, card., 104 Gathorne-Hardy J.F., gen., 55, 163, 166, 167, 168,208, 209, 243 , 258, 280, 301, 306, 330 , 339, 340, 40 l' 402,403, 421 Gatti A. , col. , 39, 40, 45, 51, 182, 469 Gatti G.L., l 07 Gaud E.H., st., 334 Gerorges, col., 466 Giardino G.,TG., 27, 30, 35, 37, 45, 106, 124, 130, 131 , 146 , 198, 221 , 305 , 307 , 312, 313 Gilbert M., 231 , 420, 473 Ginepro, Frà, vedi Allegri G. Giorgio, principe di Grecia., 242 Giorgio V, vedi Windsor Girard, col., 304, 313 Giulio Cesare, 33 Gladden, mitragliere, 152, 339, 344, 346, 347, 348, 363 Glaise Horstenau E., TC, 118, 120, 121, 180, 181, 264 Godrencourt de, H., gen., 25, 26,30, 36, 45, 134, 171 Gooch J., 266 Gotille M., capor., 99


494

GU ALLEATI l'l ITALIA DURA~ lA P RI~1A GL'ERRA MO NDIALE ( 1917·1918)

Grassi G. , 293, 294 Gratton L. , 53 , 62 , 68 , 132, 170, 309 Graziani A. , gen. , 221, 222, 290 Graziani G.C. , gen. , 148, 162, 163 , 168 , 169, 17 0, 172, 176, 177 , 191 , 194 , 199, 204 , 2 05 , 210, 267, 301 , 302 , 304 , 306, 307' 30 8, 313 , 315, 326, 338, 34 8, 349, 350, 353 , 354, 356, 357 , 358, 359 , 388 , 396, 422 , 425 , 44 7 , 4 53, 462, 468, 469, 476 Grazioli F.S., gen., 221 Green A. F., brig. gen. , 368, 405 Guaita, 185 Gugliemo II, vedi Hohenzollern.

Hervé G., 148, 205 Heyriès H., 56, 139, 141 , 477 Hindenburg und Beneckendorf von, P., 23, 5 1, 265, 298, 448, 458 Hlavacék F., 220 Hohe nzollern (d inastia), 222, 392 Ho henzollern Gu glie lm o II, imperatore di Germania, 120, 392 Horstenau, vedi Glaise Horstenau H o rthy von Nagybànie M ., amm., 183 Horvath von E., ten., 387 Howard, col. , 443 Houdemon, com. , 63, 380 Hudson, TC. , 2 11 Hutier 0 ., gen., 143

Haas, TC. , 372 Haig D.W., gen., 2 1, 22, 101 , 121 , 128 , 148, 158 , 159 , 161 , 459 Haking R., gen., 123 Harnilton P.H., 17, 25 Hankey M ., col., 34, 37 Harington C.H., 456 Harley, magg., 324 Hasek J ., l 04 Hege du s von , P. , MG , 370 , 371 ,380 Heiss H., 178, 187, 229 Hemingway E., 231 Helbronner, com., 34

Imperiali di Francavilla G., 15, 17, 19, 20, 27' 33, 34, 53, 119, 128, 130, 147, 148 , 156, 241 , 247, 248 , 249, 258,300,392 Irsa, ten. , 107 Jahier P., veclli Barba P. Jellicoe G.R. , amm., 21 Jenkinson, serg., 342 Joffre C.J.J., gen., 271 , 459 Jomini H. , 459 Joubert de la Forte P.B., col., Jon.Tones E., 233 Jones H .A., 224


lNDICE DEl NOMI

Joubert de la Forte P.B. , col. , 109,381 Jullian, gen., 466 Keegan, J. , 472 Kell C.S. , capor., 408 Kerenski A.F., 23 Kitchener H.H., FM, 217 Knox Mac G. , 456, 466, 473 Kohontek, st. , 107 Konopicky T. , gen. , 50 Krafft, gen., 451 Kraft von Dellmensingen K. , gen., 49, 51 Krauss A. , gen., 47, 50, 51, 59, 118 Krauss R., 370 Krewer. , cap., 441 Labanca N., 56 La Guardia F., magg. , 228, 385, 386 Lalande, cap., 80 Lansing R. , 133 Le Moal F., 19, 20 , 465 , 467, 469,475 Lempruch von A., 109, 118, 119,183 Levi, ten., 276 Lewis E.D., ten. , 385, 386 Lewis DG., ten., 386 Liddle P.H., 229 Linder B., 439 Lindsley G., 68 Lisca marchese G., 230 Litt D., 471

495

Lloyd George D. , 11 , 12, 15, 19, 20 , 21 , 22, 34, 35, 36, 37, 40, 46, 51, 54, 116, 128, 135 , 156, 158, 160, 161 , 218 , 245 , 258 , 298 , 299, 295 , 390, 449 Lodo lini A. , cap. , 230 , 231, 233 , 271 , 276, 457 Lombardi S., gen. , 39, 93 Lowether C.E. , TC., 364, 367 Luciani L. , 49, 62 Ludendorff E. , gen. , 58, 62, 119, 120, 121 , 138, 143, 158, 206, 450, 459 Luraghi R. , 9, 459, 463 Lussu E., 69 Luxardo, lt. FM. ,gen., 370, 371 Macchi di Cellere V , 133, 241 , 390, 392 Mac Donogh G.M.W. , gen. , 258 Mac Farlane, magg., 336 Machiavelli N. , 463 Mack Smith D., 473 Maddison A., 38 Magord, magg., 352 Mainini, ten. , 275 Maistre, gen,. 41 , 85, 90, 123, 131 ' 148, 150 Majewski, MG., 343, 344, 370, 371 , 373 M allarrné C., l 07 M archett i 0., col., 170, 460 Marescotti, vedi Aldrovandi Marieni G.B., TG., 235


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GLI ALlCATI IN ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA MOJ\01ALE ( J917-l918)

Maroni, cap.,ten., 407 Martinec, st., J07 Martin Franklin, TC., 388, 389 Martini F., col. gen., 443 Martiny von Malestow, J .Y., col. gen., 440 Martino d i Cornegliano, ten., 153 M arti no Francesco l i n vedi Martin Franklin Masaryk T. , 222 Massignac de, magg., 21 O Massignani, A. , 58, 124, 184, 207, 450, 451' 452 Melcinek, caporale, l 07 Melograni P. , 13, 14, 23, 77, 95 , 170, 178 , 188 , 194, 457 Metternich-Winnenburg C. W., 299 Mimra R., ten. , 436, 438 Mini A. , 61 Mitcbell B.R., 38 Mitterer K., 311 Mlejnek, serg. magg., l 07 Moizo, col., 63 Mola A., col., 46, 74 M o las, gen., l 08 Mollard, magg., 90 Moltke von H.C.B., 459 Monesi S., gen., 208,215, 216 Moneymaker, protopersonaggio immaginario, 108 Montanari M., 9, 20, 22, 23 , 26, 29, 37, 49, 53, 56, 68 , 118, 122, 177, 182, 309

Montecuccoli R. , 463 Monticone A. , 111 Montuori L., gen. , 13 1, 167, 168,176, 188 , 195, 197, 198 , 199, 209, 232, 236 , 238, 244, 257 , 261 , 263, 274, 287 ' 316 , 317' 321, 323 , 324, 399, 426 , 428 , 430, 440, 442, 444, 445, 457 Motta G.P. , 459 Multari M. , 31 1 Muraro G.A. , 96

163, 194, 200, 243, 273 , 320, 400, 441 '

Napoleone vedi Bonaparte Narderer 0., 3 11 , 380 Navratil, st., 290 Negrotto Cambiaso P., magg. , 385 Nicolis dei conti di Rob ilant M., gen. , 55, 75, 162, 240, 251' 252, 260, 262, 263' 295,450,45 1 Nicolli G. , 96 N igra, gen. , 57 Nitti f. S., l 04, 116, 135, 137, 258,296 NivelleR.G .. gen., 12, 16, 17, 20, 40, l l ' 459 Nobring, F., lt., FM, 370, 371 Nordio, ten. , 164 Northclitfe lord A.C. W. , l 03 Nourrisson P., gen., 124, 148 Novottny, MG., 373 Nutin, giornalista, 119

o


INDICE DEl :-<OM I

O' Connor R.N., TC. , 334, 342, 405 Odini, cap., 334, 335, 346, 452 Odry D.J., brig. gen., 399, 427, 430,431,462 Oliveti, col., 308 Ojetti U. , 250 Ompteda von G. , 109, 119, 183 Onelli F., 296 Onnis, col., 209 Orlando, paladino, 75 Orlando V.E., 19, 34, 35, 36, 39, 40 , 46, 105 , 116, 128, 129, 130, 134, 137 , 138 , 146, 147, 148 , 156, 170, l 7 1, 172, 222 , 240, 245, 246 , 247, 249 , 250 , 25 1, 252 , 254, 257 , 260 , 262, 263, 264, 265 , 266 , 267, 295, 296, 297 , 300, 305, 388, 389, 390, 391, 392, 448,449,450, 465 Pacor, MG., 359 Page T.N., l 02, 452 Page W., 148 Palmer A., 299 Paloni don P.L., 112 Paloscia A., 112 Pa inlevé P., 17, 19, 20, 30, 33, 34, 35,40,41,46, 54 Paniagua de P., 138 Panizzo1o don, parroco, l 12 Pa o lini G., TG., 331 , 361 , 452, 476 Papa di Costigliole, col., 25 , 27

497

Parisot, com., 388 Parri F., 170, 206, 309 Pasqua, zia di un TATF, 141 Pasquinelli, ten., 378 Pau1ovits S., cap., 322 Pau1ucci de ' Cal boli R. , 34, 119, 248,249 Pellion di Persano C., amm., 41 Pennella G., gen. , 315 , 323 , 324, 427 , 435 , 438 , 439, 440,441 , 442, 443 , 444, 446 Perris C., brg. gen. , 400 Pershing J.J. , gen., 242, 409, 410 Pétain H.P., gen. , 17, 18, 30, 33, 67, 121 , 130, 134, 146, 158, 271 , 459 Petitti di Roreto A., gen. , 133 Pichon S.J.M., 135, 136, 295 , 392, 465,466 Pieropan G., 49,20 1,458 Pino E., 116 Pirgopolinice , personaggio plautino, 292 Pisapia, magg., 96, 97 Pivko, ten. , l 07 Planche, imprenditore, 135 , 136, 138, 139 P1urner H., gen., 42, 45, 54, 58, 59, 60 , 67, 69, 116, 123 , 124, 127, 128 , 129, 130, 131 , 148,455,456 Poincaré R., 18, 295, 466, 477 Pollio A., TG., 470 Porro F., 62, 64, 84, 158, 223, 227, 229, 378,379, 384


498

GLI ALLEATI IN ITALIA I)URANTELA PRIMAGUERRAMONDIALE(19 17· 1918)

Porro della Bicocca C., gen. , 10, 32,35, 36,39, 40 Pezzato P. , 53, 96, l 04, l 09, 118, 165 , 187, 243 , 275, 276, 319, 330, 371, 41 3, 4 14,419, 440, 469 Preposti C., 64 Radcliffe vedi Delmé, Radetzki , gen., l 07 Radius, 33 Ravelli A., gen., 230 Rech M., 3 19, 389 Remigio, militare italiano caduto, 14 1 Renouvin P., 19, 266, 459 Repington, col., 156, 158 Reve1 vedi Thaon di Revel RibotA., 18, 19 Rittenr von Romer, gen. , 443 Riggi, col., 447 Rizzo A., 11 2 Rizzo L., CC., 183 Roberts E.L., 223, 229 Robertson W. , gen. , Il , 16, 24, 25, 26, 27, 29, 3 1, 32, 34, 35, 36, 40, 45, 46, 127, 128, 129 Robilant vedi Nicolis di Rochat G., 56, 158, 246, 472 Rodd J.R., 17 Romanelli, col., 441 Romano S., 475 Rommel E. , cap .. , 61 , 86 Ronchi P., MG, 356, 357 Ross ini G., 111

Rotschild M.A., 56 Rousseau, magg., 354 Rovighi A., 472 Roth J. , l 07 Roze r d'lnfreville G.D ., gen. , 89, 90 Rubani, ten., 276 Rubin de Cervin G., gen. , 39 Ruffo M., 470 Ruger1, magg., 354 Ruggera C.K., cap., 389, 448 Rumi G. , 467 Ryan W.O. , magg., 385 Sacchi E., I l l Saletta T., gen. , 470 Salvago Raggi G., 10, 20, 34 San lza S., 183 S a ndiland s H.R. , TC. , 368, 370, 406, 409, 420 San i U. , ge n., 195, 203, 232, 315 , 398, 429 , 430, 4 32, 446 Santarelly P., soldato frane., 98 Sarfatti M., 124 Sarfatti R., 124 Sarfatti, TC., 153 Savoia V.E. di, conte di Torino, gen. , 364 Savoia Vittorio Emanuele Hl, re d ' Italia, 35, 37, 39, 11 O, 137, 272 Savoia Aosta E.F., duca d ' Aos~, 35 ,261 ,3 04 , 395 , 402

Scanland F.M., magg. , 407, 408, 409


INDICE DEl NO~U

Scarabelli G. , 41 Schalek A., l 04 Scheuchenstuel von V. , 185 , 193, 195 Schindler J., 473 Schmid R. , ten., 387 Schneider E., Schoenburg- Hartenstein von E., principe, gen. , 277 Schoss M. , a lfiere, 410, 41 1, 412,417, 419 Sc'veic, personaggio letterario, 104 Segato L. , l 00 Segre R. , gen. , 202, 214, 236, 237,238 SemaA., 107 Sforza C., 220 Shoubridge T.H. , MG., 345 , 346, 361 , 368, 405 , 406 Silvestri M., 12 Simmel E., 233 Sisifo, 226 Sladen, gen. , 212 Smuts J.C., gen. , 34, 35 , 37, 129 Sonnino S., lO, 13, 15, 17, 19, 20, 24, 27, 32, 34, 35, 37, 39, 45, 46, 53 , 106, 116, 119, 128 , 129 , 133, 136, 137, 148 , 156 , 164, 220, 221 ' 241 ' 249, 250, 254, 258, 264 , 296, 305 , 390, 391,392, 448, 465,467 Spears E., 18 Sprecher von Bermge, col., l 19

-199

Spu1ak von Ba1mwehr, co l. , 412 Sreter S., 31 l , 371 , 394 Steele Mc J. Mc C., brig. gen., 340 Stefànik M. , 20, 222, 250 Stephens R.B. , MG., 132, 133 Sterneck zu Ehrenste in von, M.D. , 37 Stevens vedi Stephens Steveoson D. , 65 , 179 , 181 , 225, 229 Szende Z., 359 Tandura A. , teo., 387 Tarditi G., gen. , 142, 143 Taylor A.J.D., 9, 12, 14, 19, 22, 101, 159, 16 1, 456, 459, 472, 473 Terragni G. , 124 Tessa D., 33 Tessaro P., 99, 109, 112, 127, 202, 287,291 Tettoni A., geo., 94 Thaon di Revel P., amm. , 78, 170 Thomas A. , 136 Thompson C., col., 403 Thuiller H.F. , MG., 361 Tittelbach, TC., 414 Todmao D., 299, 306,456 Tolaod J., 144, 146, 158, 389 Toniolo G., 39 Townley, serg. magg., 212 Tremelloni R., 39, 463 Trenchard, geo., 292


Troili, magg. , 263 Trost, cap., 427, 438 Trotta von Sipolje F., personaggio letterario, l 07 Vacche li i, col., 139 Vaussard M., 456 Vesnic S.R., 450 Vierond H. , 107 Villani G., gen., 39 Volpato P., 109, 165 Volpi G., 322 Vynnume H., 230 Wall W., magg. , 367 Wallace W.J., col., 406, 407 Walker H.B. , gen., 2 19, 274, 324 , 398, 429, 433 , 440, 441 , 443, 461 Wardrop M .G ., 209, 211, 235, 236,237, 238 Webb Bowen T., gen. , 63,29 1 Weber F., 228, 368, 396, 414, 416, 419, 420 Weber von Webenau V., gen., 393, 412,413,448 Well ington A. W. , gen., 162 Wendt H., 451 , 452 Weygand M., gen., 16, 36 Whinnery, ten., 407 Wilks J. and E. , 124, 130, 132, 152, 155 , 158, 159 , 165 , 170, 176, 2 04, 210, 213 , 214, 220, 268, 274, 284, 376, 403 , 416, 434 , 440 , 443, 444, 450, 451 , 456, 473

Williams J. , 18 Wilson H. , gen., 34, 36, 37, 52, 129, 130, 149 , 156 , 158 , 159, 161 , 164 , 168 , 169 , 240,258,263,305,306, 448 W i lson W., presidente degli Stati Un iti, 161 , 241 , 254, 373 , 389, 391, 392, 393 , 4 12, 450 Windsor Edoardo, principe di Galles, 32 Windsor Giorgio V, re d' Inghilterra, 33 Wood W, soldato, 369 Youll J.S. , st., 212 Young C.M., ten. , 419 Young P., 473 Zapelli V., 171 Zapelloni F., cap., 385 Zelemy, st., l 07 Zoli C., 206 Zoppi 0., MG., 291 Zweig S., 474


APPENDICE FOTOGRAFICA


Folli i:

Archivio dell 'Ufficio Storico- SME, Roma (AUSSME) Archivio De l Molin, Bassano de l Grappa Archivio iconografico dello S.M. Esercito Italiano. Roma (AISME) Cecchin G. , Piave, Monticano, Tagliamento, Bassano del Grappa, Princeton, 1997 (appendice fotografica in pagine non numerate tra p. 80 c p. 8 J) Gabriele M ., Ro ma KriegssammJung der Kaiserlich-Koniglicben Hotbibliotek, Wien " La Lettura'·, 1918 Museo Storico Aeronautico "Gianni Caproni", Tre nto " Rcvue Historique des Armées", n. 250, l o trimestre 2008


APPEI\OICé f<YTOGRAFICA

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Attacco francese a Monte Tomba (30 dicembre 1917). AUSSME, E2 , busta JJO,fasc. 3.

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503


504

Gl..l ALLEATI IN !TALlA DURA;.iTE LA PRI~1AGUI:RRA MO:-IDIALE ( 191 7- l 918)

Colpo di mano francese a Zocchi e Ste/lar (6/uglio 1918). AUSSME, F l, busta 37,fasc. 2.


APPF'IOIC'E FOT<X;RAFICA

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xx ..cY)( . Posiz ioni austro.uneheresi

Linea italiana e posizio:-:e occupata éa!le t ru ppe britanniche

Colpo di mano britannico a Momr (8 giugno 1918). Fonte: AUSSME, F l , busta 37,/asc. 2.

505


506

GLI ALLf>ATI IN ITALIA DURANTE LA PR I'-"A GUERRA MONI)IALE (1 9 17- 1918 )


APPENDI CC FOTOGRAFICA

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GU AU..E.ATIIN ITAUA DURANTE LA PRJM.AGUERRA ~IO:-<DIALE(1917-1918)

Torino- Colonna di camion (AISME).

Genio inglese va a costruire dei reticolati sotto il fuoco nemico (AISME).


509

API'E.'l)IC'E FOTOGRAFlCA

Truppe inglesi e francesi in un momento di calma (AJSME).

l

inglesi che osservano gli scoppi delle granate nemiche (AISME).


510

GU ALlEAT I IN ITALIA DURANT E LA PR IMA GUERRA MONDIALE (1917-19 18)

Il saluto delle truppe italiane (in tram) alle truppe francesi che passano sui loro camion (AISME).

Tomba del Ten. Mc Kev, il primo ufficiale della Croce Rossa Americana caduto sul fronte italia~w (AISME) .


AI'I'I:.NOICE FOTOGRAFICA

511

Artiglieria inglese sul Carso (A ISME).

Generali: Albrici, Graziani, Sani, Giardino, Fayolle, Maistre, Vaccari (A ISME).


512

GLI ALLEATI IN ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE (1917· 1918)

Fiorello La Guardia con Gianni Caproni (Trento, Museo Swrico Aeronautico ''Gianni Caproni").

"Dio punisca l'italia e l'inghilterra " , propaganda su un sigillo da lellera, Wien. Kriegssammlung der Kaiserlich - Koniglichen Hojbibliothek.


APPENDICE FOTOGRAFICA

-----

513

Pezzo inglese con artiglieri italiani (Archivio Dal Molin ).

Il forte di Franzenfeste ( Forte:za) con truppe austro-ungariche in ritirata (Archivio Dal Molin).


514

GLI f\LLEATI IN ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE ( 1917-1918)

Bombardieri britannici in volo (Archivio Dal Molin).

Prigionieri cecoslovacchi catturati dagli austro-ungarici sul Basso Piave e impiccati come traditori (Archivio Dal Molin).


API'ENDICE fOTOGRAFICA

515

Lorenzaga di Motta di Livenza: ponte austro-ungarico nella Liven-:_a (AISME).

Motta di Livenza durante l'occupazione (AISME).


5 16

GLI ALLEATI L'l ITAUA DURANTE LA PRNA Gt:ERRA ~I OND IALE (1 917·1918)

Linee italiane davanti alle Grave di Papadopoli (Archivio Dal Molin).

Tagliata di Castelnuovo in Val di Piave.


APPENDICE R>TOGMFICA

Forte austro-ungarico di Franzer!f'este (Fortezza).

Fanteria scozzese all'attacco ("La Lettura", 1918).

517


518

GLI ALLEATI IN ITAI.IA DlJRANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE (19 17-19 18)

Oderzo: ponte ricostruito dagli inglesi (Archivio Dal M oli n).

Parlamelllari austro-ungarici attraversano il Tagliamemo (Archivio Dal Molin).


APPEXDICE FOTOGRAAC \

5 19

Parlamentari austro-ungarici incontrano truppe britanniche in Friuli (Archivio Dal Molin).

Campo d'aviazione di Motta di Livenza da una foto dalla ricognizione aerea (Archivio Dal Molin).


520

GLI AU.EATI IN ITALIA DURAI'li'E LA PRl.MAGlTERRAMOXDIALE ( 1917·19 18)

Militari francesi ClCquistano frutta e verdura da contadine venete.

Truppe e salmerie francesi in un paese dell'alto trevigiano (Archivio Dal Molin).


A PPbNI) ICE FOTOGRAFICA

52 1

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Militari inglesi vicino a Bassano del Grappa (Archivio Dal Molin).

Sezione mitraglieri Fiat aggregata a truppe francesi (Archivio Dal Molin).


522

GU ALLEATI l'l ITALIA DlJRA.'ITE Li\ PRL\IAGlJERRA MONDIALE (1917·1918)

Chasseurs des Alpes dinanzi al Municipio di Bassano.

Ufficiali francesi sull'altipiano eli Asiago.


APPENDICE FOTOGRAFICA

Truppe francesi in sosta presso Asolo.

Truppe inglesi sul Montello (Archivio Dal Molin) .


524:.___ _ _ _ _ _ _ ____:_ G_ U _A_L_L E_A_T I_I_ N _IT_A_L I_A_D_URANTELA PRIMAGUERRAMOND!ALE( 1917-19 18)

Stazione britannica di avvistamento aereo su.ll'altipicmo dei Sette Comuni (Archivio Dal Molin) .

Cavalleria britannica a Castelgomberto (Archivio Dal Molin).


•\PPE.NOICE FOTOGRAFICA

525

Lord Cavan (a sinistra) e generale Graziani (a destra) sul fronte del Piave (Archivio Dal Molin).

Truppe inglesi varcano il Piave alla Grave di Papadopoli (Archivio Dal Molin).


526

GLI ALLEATI IN ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE (19 17-19 18)

Cesuna semidistrutta a mezzo giugno 1918.

Militari inglesi a Ce.suna riconquislata.


A PPENDICE FOTOGRAFICA

Ufficiali italiani con truppe britanniche sull'altipiano dei Sette Comuni.

527


528

GLI ALLEATI IN ITALIA DURANTE LA PRIMA GUER RA MONDIALE (19 17-19 18)

Artiglieria francese entra ad Asolo.

Fanteria francese nelle strade di Asolo.


APPENDICE FOTOGRAFICA

529

Truppe francesi sull'altipiano di Asiago (Archivio Dal Molin) .

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L'argine poco a nord di Salettuoltenuto dagli americani del r Battaglione del magg. William G. Everson dal9 sett. all5 ott. 1918 (Cecchin, cit.).


530

GLI ALLEATI IN ITALIA DURANTE LA l'RIMA GUERRA MONDIALE( 1917-1918)

llgen. Sir Herbert Plumer, già comandante della Seconda Armata britannica al fronte occidentale, dal9 nov. 1917 allO marzo 1918 a capo delle forze inglesi in italia (Cecchin, cit.).

Re Vittorio Emanuele, il gen. Lord Cavan e il suo capo di stato maggiore gen. Gathorne-Hardy (Cecchin, cit.) .


APPENDICE FOTOGRAFICA

Ponte di emergenza sul Piave (Cecchin cit.).

Inglesi in marcia verso le prime linee (Cecchin, cit.) .

ll «momento cruciale», il passaggio dei reticolati (Cecchin, cit.).

53 1


532

OLI AJ..LEATIIN ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA MOJ\'DIALE (1917- 191R)

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Comando inglese di brigata a La Fossa, sulla Grave di Papadopoli (Cecchin, cit.).


AI'Ph:>!DICE r OTOCRA I ICA

533


534

GLI ALLEATI IN ITALIA DURANTE LA PRLv!A GUERRA MONDIALE( I917· 1918)

Cimitero militare britannico di Ma· gnaboschi (foto Gabriele) .

Cippo con lapide che ricorda il punto di massima penetrazione austroungarica sul Montello il 15 giugno 1918, quando i "Lancieri di Firenze" caricarono e ricacciarono il nemico (Gabriele).


APPENDICE FOTOGRAFTCA

---

Cimitero militare britannico di Magnaboschi (Gabriele).

Montello : cimitero militare britannico di Giava (Gabriele).


536

GLI ALLEATI IN ITALIA DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE (19 17-1918)

Truppe italiane alla rivista militare del14 luglio 1918 a Parigi (Revue Historique des Armées, n . 250,p. 63).

Pederobba. Monumento sepolcrale ai caduti francesi in Italia durante la guerra 1915-1918 (Revue Historique des Armées, n. 250, p. 66) .


INDICE

Presentazione ... .... .... .... ... .... .... ..... .... ........... .... ....... .... .... ... .... .... .... ..

5

Tavola delle abbreviazioni ..............................................................

7

Capitolo I- Le premesse.................................................................

9

Capitolo II - L'intervento delle truppe alleate......... ........................

29

Capitolo III - La relazione Fayolle e la presa di Monte Tomba......

67

Capitolo IV - Ritorno in Francia.....................................................

101

Capitolo V - L'offensiva fantasma.... ..............................................

149

Capitolo VI- La battaglia del solstizio...........................................

179

Capitolo Yll - Il tempo del tempo perduto .....................................

235

Capitolo VIII - L'offensiva sul fronte montano ..............................

295

Capitolo IX - Lo sfondamento dal Piave ........................................

329

Capitolo X - L' inseguimento e l'armistizio ....................................

395

Conclusione.....................................................................................

455

Fonti archivistiche.. .........................................................................

479

Relazioni e fonti ufficia li a stampa .. .... .... ... .... .... ............... ....... ......

481

Bibliografia .....................................................................................

483

Indice dei nomi................................................................................

489

Appendice fotografica.................... .................................................

501


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