AVVENIMENTI IN EGEO DOPO L'ARMISTIZIO

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U FFICIO STORICO DELLA MARINA MILITARE

I

LA MARINA ITALIANA NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

Volume XVI

AVVENIMENTI IN EGEO DOPO L'.A RMISTIZIO ( RODI, LERO E ISOLE MINORI)

COMPILATORE: AMM. DI DIVISIONE (a) ALDO LEVI REVISORE: AMM. DI SQUADRA (a) GIUSEPPE FIORA VANZO

:24 Edizione

ROMA 1972


1~ EDIZIONE: 1957

©

COPYRIGHT BY UFFICIO STORICO MARINA MILITARE - 1972

Fusa Editrice - Via Anastasio Il, 95-123 - Roma - Tel. 39376321-31 Finito di stampare nel mese di marzo 1994


Presentazione La richiesta da parte di numerosi lettori dei volumi della serie "La Marina Italiana nella seconda guerra mondiale" dimostra quanto si sia mantenuto vivo l'interesse per la nostra Storia e per quel drammatico evento. In attesa di una nuova opera completamente riveduta e aggiornata, peraltro già in corso di compilazione, l'Ufficio Storico ha deciso di procedere ad una ristampa dei volumi da tempo esauriti. Roma, 31 dicembre 1993

Il Capo dell'Ufficio Storico Ammiraglio di Divisione Renato Sicurezza



INDICE Prefazione Abbreviazioni Considerazioni introduttive Occupazione italiana del Dodecaneso (richiami storici) .

Pag.

III

» IX » XI » XVII

Parte I . ISOLA DI RODI Cap. Cap.

I-

BREVE SINTESI DEGLI AVVENIMENTI

II - COMANDI Forze Forze Forze Forze

Cap.

III •

GLI

E

FoR.ZE MILIT.\RI

.

dell'Esercito . Aeree della Marina Tedesche AVVENIMENTI

IV - Esooo

DELLE UNITÀ 1'AVALI E IDROAEREE .

Esodo delle unità navalj Partenza degli idrovolanti . Cap.

V ·

ULTERIORE

SORTE

DELLF.

UNITÀ

NAVALI

Motosiluranti e Mas Naviglio vario

Cap. Cap.

VI - A RoDJ VII - IL

Cap. VIII -

3

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6 6 8 IO

15

(con particolare riferimento alla

Marina) Giorni 8-9 settembre Giorno IO settembre Giorno 11 settembre Cap.

Pag.

DOPO LA RESA

PRESIDIO DI ALIMNIA

LA RESISTENZA CONTRO 1 TEDESCHI .

19 19

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38

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48 48 53

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85

Pag.

91 91 94 99

Parte Il - ISOLA DI LERO Cap.

J•

GENER,\LITÀ GEOGRAFICHE E MILITARI

Generalità storico-gc:ografi.:he . Stato della difesa 1'8 sett,embre 1943 Forze navali organicamente assegnate a Lero .

> > >


VI Considerazioni sulla difesa e sulle sue manchevolezze Tabelle e grafici delle difese Cap.

II . BREVE SINTESI DEGLI AVVENIMENTI

Pag. 102 > 106 >

111

Cap.

Ul . AvvEr-lMENn HNO ALLA CADUTA DI RoD1

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116

Cap.

IV · DALLA CADUTA DI Roo1 ALL'ARRIVO DEL PRIMO RF.PARTO INGLESE

))

125

Cap.

V • PRIME MANIFESTAZIONI DI COLLABORAZIONE ITALO-INGLESE

))

137

Cap.

VI • PRIMA FASE DELLA llATTACLIA AER'::A DI LERO (26 settembre · 31 ottobre) L·insieme degli avvenimenti Ripercussioni degli attacchi aerei Avvenimenti di particolare importanza La fine del Ct. Euro . Internamento del posamine A zio . Caduta di Coo . Perdita del Legnano . Affondamento bacino galleggiante e P.fo Bucintoro Affondamento P.fo frigorifero lvorea . Resa di Calino Evacuazione di Simi Caduta di Stampalia Perdita del Volta . Incaglio e perdita della Ms. 26 Affondamento e danneggiamento di Mas, Ms. e Mz. Perdite di naYiglio ausiliario . Ordine del giorno del Comando . Visita a Lero di Generali inglesi e morte del Commodoro T odd Riassunto numerico delle azioni aeree .

Cap.

VII • SECONDA FASI:: DELLA BATTAGLIA AEREA PI LERO (1-11 novembre) Momento di pausa · Ripresa degli attacchi - Preparati,·i tedeschi per lo sbarco Sostituzione del Generale inglese - Rapporti tra Mascherpa e gli Alleati Riorganizzazione della Difesa e suo stato di efficienza alla d:1ta dello sbarco

Cap. Vlll - Lo SBARCO TEDESCO E LA .RATTAGLIA (12-16 novembre) Gli avvenimenti del giorno 12 novembre La giornata del 13 novembre .

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vn Il giorno 14 novembre li giorno 15 novembre . La giornata del 16 novembre La resa Cap.

IX -

Cap.

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252 257

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CONSEGUENZE rMMEDIATE DELLA RESA

Esodo dei mezzi navali e del personale Flottiglia Mas . Mezzi della Base Navale . Mezzi dell'Aeronautica Considerazioni sul comportamento del personale alla resa. Esodo delle unità inglesi Cap.

Pag. 247

X - AzroNE DEI PIÙ IMPORTA:siTI ENTI E SERVIZ I Difesa terrestre Aeronautica La Flottiglia Mas Difesa marittima Base navale Servizio Sanitario . Servizi Commissariato Servizio idrico Servizio del Genio Miìitare per la Marina Servizi per la popolazione civile Il Servizio religioso e l'opera del Padre Lega

XI - V1cEND'E

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Parte III - AL TRE ISOLE Cap.

I - Isou DEL DoDECANESo . Scarpanto Alimnia Caso Coo Calino-Calolino Piscopi Nisiro Simi Levita Stampalia Candeliusa Lisso Patmo Gaidaro - Archi - Farmaco Castel rosso

Pag. 351 > 351 > 356 > 356 > 357 >

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406

406


VIII Cap.

II - SPoRADI Samo . Nicaria Furni

SETTENTRIONALI

Pag. 411 > > >

411 426 42i

IsoLE C1cLADI

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Sira Thermia Zea Strongili Serpho Mvkoni Tino Andros Naxos Amorgos Santorino Policandro - Sifano - Anafi

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428 429 437 437 438 438 439 440 440 444 447 448 449

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450

I - Testimonianze di pane britannica . Sintesi degli ultimi capitoli del libro < Long Road to Leros > di L. M . Gander . Relazione del Vice Ammiraglio Sir Algernon U. Willis Relazione del Generale Sir H . Maitfand \Vilson Perdite inglesi e tedesche in Egeo dopo !'8 settembre

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455

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474 483

1943

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492

APPE1''DICE

II - Testimonianza di parte tedesca

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493

APPENDICE

III - Echi della starr. pa - comunicati e bollettini . Atteggiamenti della stampa estera Atteggiamenti della stampa italiana .

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509 509 515

Cap.

III -

Considerazioni finali . APPENDICE

Allegato all'APPENDICE III - Articoli d i stampa, comunicatt e bollettini (in ordine cronologico)

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515

DOCUMENTAZIONE Documenti della Parte I (1-44) . Documenti della Pam lI (45-I90i Documenti della Parte III (191-302) .

Indice ana!itico .

Pag. 53i >

563

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605

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63i


ABBREVIAZIONI

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a. (dopo un grado militare) posizione ausii iaria a.a. antiaereo A.A. Arma Aeronautica a.e. anticarro A .N. Armi Navali app. appoggio A.S. o a.s. Anùsilurantc B.T.G. o b.t.g. Bc,mha torpedine da getto antisommergibi le

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btr.

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batteria

Brig. Brigad iere c. {dopo un grado militare) complemento e.a. (dopo un gr.ido mi litare) congedo assoluto e.a. contr:icrco Cap. Capirano e.e. Capi tano di Corvetta C. d i A. Corpo d' Armata C. d i S.M. o C.S.M. Capo di Stato Maggiore C.F. Capitano di Fregata Comilcs Comando Militare dcli 'Esercito Comm. (dopo ur. grado mjlitare) Commis..'i.lrio Cst. Cisterna C.te Comandante Col. Colonnello C.R.E .M. Corpo Reale Equ.ipaggi Marittimi Ct. Cacciatorpediniere C.V. Capitano di V :iscclio G.F. Guardia di Finanza G.N. Genio Navale C..N. DM. Genio Nava le. ramo Direzione Macchine Maristat Stato Maggiore delia Mari na MAS o Mas Motoscafo ar:nato siiurante o anche Motoscafo antisommergibile Mb. Motobarca Mc. Motocannoniera mi i. mi liiarizza1 0 ML. o ML Mo:olancia m/p o Mp o M/ ps _ Motopeschereccio Ms. Motosilurante M :h. Motonorpedoboat (Motosilurante ingksc) M /v o M,· Motovclic,-o M.V.S.N. Milizia Volontaria Sicurezza Naz.ionalc 117.. o Mtz. Motozattera Nocch. Nocchiere O.B. SE. Obcrbcfchlsudest (Comando Superiore del Sudest) P.A. Posto di Av,·istamento PA (all'inizio di un telegramma) Prccc~cnza Assoluta PAPA Preccdenz_:i Asso,uta su tutte le precedenze

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Pm. Posamine P.M. Posta Mi litare P.S. Fumatore Scelto r . (dopo un grado mil it are) risen-a R .T. • r .t. Radiotelegrafia • radiotekgrafico Serg. Sergente S.C. di S.M. Sottocapo di Staio Maggiore sm. o smg. sommergibile sq. squadriglia S.S. Sta.z ione di Segnalazione S.T. Sotto.cneme $ .T.V. Sottotenente di Vascello $.\'. Stazione di Vedetta Ten . T enente T.C. = Tenente Colonnello T.V. Tenente di Vascello

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I NoTA. - Quando un dispaccio finisce con un gruppo òi sei cifre, le prime due indicano le ore, le d ue seguenti i minuti, le due ultime il giorno. P.e.: 052709 ore 5 m inuti 27 del giorno 9. T al volta questo g-ruppc è scritto in testa ai dispacci. Q uando finisce con oao cifre, le ultime d ue indicano il mese. Il NoTA. - La gr:, fi a dei nomi geografici delle località dell'Egeo è molto incerta. Per molti di c,si alla vecchia denominazione dei· tempi dcll'E lladc, si sovrappone la nuoYa denominazione della lin/lua greca modern:i, o qudla usata dalle carte naut iche che in maggioranza sonr> inglesi, od a.n chc <]Uclla dcri,·ame dai periodi di sonanità prima turca e poi italiana. Ci atterremo, in generale, al nome geografico greco, quale r isulta dalle cane più fre<JUCntcmente u sate. facendo eccezione per quei nom i, come Rodi, Lero, Stampalia. ccc., per i quali una lunga consuetudine · ci h3 familiariz.za;i con la grafia e la pronuncia italiana.

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CONSIDERAZIONI INTRODUTTIVE

Nell'iniziare l'esposizione -dell'attività della Marina italiana dopo 1'8 settembre 1943 e della sua collaborazione colle Forze Alleate nella guerra di liberazione si è data, a ragion veduta, la precedenza al settore dell'Egeo. Infatti, in questo settore, lontano dai centri nei quali era più acuto il ribollire delle passioni politiche · suscitate dagli avvenimenti, si ebbero ben presto, nonostante qualche incertezza iniziale, importanti forme di cooperazione con gli Alleati. Più e meglio si sarebbe potuto fare (specialmente a Rodi), se prima dell'armistizio fossero giunte in tempo utile istruzioni almeno genericamente chiarificatrici della situazione politica. Purtroppo queste non giunsero e ciò fu dovuto, in parte, anche a circostanze fortuite. Le direttive giunte a Rodi via radio dopo la proclamazione dell'armistizio erano molto succinte e non prive di qualche contraddizione (1). Esse potevano determinare perplessità d'interpretazione esecutiva, ma furono peraltro sufficienti ad orientare gli animi e ad alimentare, fin dai primissimi giorni dopo l'armistizio, là dove le circostanze lo permettevano, un'atmosfera di collaborazione. Notizie, informazioni, le modeste unità navali ed aeree presenti nelle varie sedi, tutto fu messo a disposizione degli Alleati, sebbene le suaccennate direttive non parlassero di collaborazione attiva. La lotta comune contro i Tedeschi precedette di molto la dichiarazione d i guerra alla Germania (13 ottobre) e fu caratterizzata da numerosi episodi singoli e collettivi

(I) Infatti ncl dispaccio ri prodotto al n. 5 della documentazione è dapprima lasciata ad ·Egeomil libertà " di assumere verso Germanici atteggiamento che riterrà piu conforme at situazione », p1 ecisando subito dopo che ,, qualora perè> fossero pr~,·edibili ani d1 forza da pane germanica ,, si dovesse procedere ,, at d isarmo immediato delle unità tedesche ncll" arcipclago », mentre poi si conclude con la prescrizione generale ,·alida per « tutte le truppe di qualsiasi forza armata » di non prendere « in iziati>·~ di atti ostili contro i Germanici ».


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di altissimo valore morale e militare. Essi non sono menomati dal mancato successo finale, che non è stato raggiunto soprattutto per il completo dominio dell 'aria esercitato dall'avversario senza che gli Alleati potessero efficacemente contrastarlo. Churchill, nelle sue memorie, insiste con molta frequenza sull'importanza da lui attribuita al settore dell'Egeo nell'ultima fase della guerra. Egli scrive che la riconquista di Rodi, la disponibilità dei campi di aviazione dell'Egeo (Rodi,. Coo e Creta), il mantenimento del possesso di Lero avrebbero · potuto esercitare un'influenza decisiv~ sullo schieramento della Turchia dalla parte degli Alleati, facilitando così anche le comunicazioni colla Russia attraverso gli Stretti, senza ricorrere alle vie dell'Artide e del Golfo Persico. Le sue replicate vivacissime insistenze per ottenere i modesti mezzi occorrenti per effettuare con buone garanzie di successo le operazioni militari in Egeo urtarono però contro l'intransigenza con cui Roosevelt e Stalin sostenevano il carattere di priorità dell'operazione « Overlord » (sbarco in Francia) e della campagna in Italia. Le operazioni in Egeo dovettero quindi limitarsi a quello che era possibile fare coi mezzi di cui già disponeva il Comando del Medio Oriente. Di tutto ciò Churchill parla diffusamente nelle sue memorie. Il capitolo particolarmente dedicato a questo argomento (Capitolo 12° del Volume I della Parte V dell 'opera « La seconda guerra mondiale ») porta un titolo significativo: La preda sfumata. La presente pubblicazione ha essenzialmente lo scopo di esporre l'opera della Marina italiana e dei suoi uomini, e poiché la nostra Marina in Egeo ha agito sempre in posizione subordinata, esula dal nostro compito ogni esame critico dell'alta direzione delle operazioni. Perciò, all'infuori di quanto si può apprendere dai testi ufficiali alleati, ci asterremo dall 'esaminare se la condotta delle operazioni e l'impegno degli esecutori abbiano sempre corrisposto in misura adeguata all'impegno posto dal Primo Ministro Churchill nel sostenere l'alta importanza politica e strategica dell'Egeo. Per questo argomento ci riportiamo a quanto scrive un Autore inglese, il contrammiraglio L. E. H. Maund C. B. E. nel suo libro « Assault from the Sea , (Ed. Methuen - Londra

1949).


XIII

Si narra in questo libro che uno speciale Centro, costituito nel 1938 presso l'Ammiragliato inglese per lo sviluppo delle operazioni combinate e per lo specifico addestramento del personale, mentre stava lottando contro le difficoltà che si opponevano allo espletamento dei suoi compiti a causa soprattutto della scarsità dei mezzi a disposizione, ebbe un forte risveglio nel 1939, quando ad esso fu affidato l'incarico di studiare un piano per l'occupazione di Rodi e di Lero. Nel corso dello studio era apparso che le più gravi difficoltà alla buona riuscita dell'operazione provenivano dalle artiglierie esistenti (o ritenute esistenti) nelle due isole, e costituisce fonte di meraviglia per l'Autore il fatto che l'Italia, considerata in condizioni di «bancarotta», avesse potuto realizzare una così efficace difesa di quelle isole mentre gli Inglesi stavano ancora discutendo, da anni, se istallare otto piuttosto che sei cannoni da 356 mm a Singapore. Nel gennaio del 1941 -: narra il Maund - tre gruppi di Commandos, che erano stati prepara~i ed allenati per l'assalto a Pantelleria, furono inviati con turni i loro materiali eéi i loro mezzi nel Medio Oriente per un'operazione contro Rodi. L'operazione era considerata urgente perché si sapeva che le isole dell'Egeo si trovavano in difficili condizioni per prolungata mancanza di rifornimenti. Ma alla fine di febbraio esse erano state rifornite e venne così a mancare il presupposto iniziale dell'operazione, che fu quindi annullata. Successivamente l'occupazione di Creta da parte dei Tedeschi mise fine ad ogni progetto contro Lero e Rodi. Soltanto nell'ottobre 1942 fu eseguita una scorreria diretta contro i velivoli dislocati nei due aeroporti di Rodi. Nell'estate 1943 una Divisione indiana era stata esercitata per l'occupazione di Rodi, ma quando la Divisione era già pronta ed allenata, giunse ordine di inviarla in Italia. Dopo l'armistizio truppe furono sbarcate a Lero e a Coo, ma l'Autore, constatando che, in definitiva, queste occupazioni si risolsero soltanto in perdite di uomini, di mezzi, di unità navali, e che invece Rodi coi suoi aeroporti era la chiave della situazione in Egeo, si chiede: << Eravamo realmente in così disperate condizioni di scarsità di truppe nel Medio Oriente? E perché fummo così poco saggi da occupare isole minori dell'Egeo e lasciare invece in mani nemiche gli aeroporti di Rodi, senza i quali le altre isole occupate rimanevano isolate? ».


XIV

Non tocca a noi dare risposta a questi interrogativi. Possiamo solo registrarli, rammaricandoci, come l'Autore inglese, che il successo non abbia arriso a quei valorosi. Tuttavia, la Storia non potrà non riconoscere che, anche senza il successo finale, valore e sacrificio sono stati retaggio di tutti i combattenti in Egeo. Se episodi di grande importanza, come la resa di Rodi, o di minore importanza, come altri che saranno descritti, hanno poruto deludere gli Alleati nel corso delle operazioni ed .alimentare la diffidenza nei nostri riguardi (diffidenza psicologicamente giustificata), nel loro complesso gli avvenimenti nell'Egeo - con gli episodi di Simi, brillante per quanto modesto, e di Lero, magnifico e di grande rilievo - formano un patrimonio comune di ricordi e di gloria che merita la comune riconoscenza ed alla cui valorizzazione, per la parte che li riguarda, i nostri combattenti banno diritto. Roma, 1957

Quando il presente volume era già compilato e in buona parte anche stampato si è potuto prendere visione del Volume V (autore John Ehrman) della collezione inglese << Grand Strategy » edita a Londra a cura della Libreria dello Stato. Il libro, rispecchiando i punti di vista del Gabinetto di Guerra e dei Capi di Stato Maggiore inglesi è fondamentale per la conoscenza del pensiero strategico inglese e completa assai utilmente quanto è già a conoscenza del pubblico attraverso le relazioni ufficiali dei Comandanti inglesi e le pubblicazioni di Churchill. Il volume V si riferisce al periodo Agosto 1943-Settembre 1944. Nelle pagine da 88 a 105 (ed in altre pagine successive) sono trattate tutte le questioni relative all'Egeo che ci interessano. Troviamo in queste pagine la conferma di quanto già esposto nel corso della nostra narrazione circa l'importanza che Churchill attribuiva al possesso dell'Egeo per lo sviluppo delle operazioni, i suoi ostinati tentativi svolti sia mediante diretti contatti con Roosevelt sia con vivaci interventi alle Conferenze del Cairo e di Teheran (Novembre-Dicembre 1943) per ottenere i pochi mezzi necessari (prelevandoli temporaneamente da quelli in corso di approntamento per gli sbarchi in Italia ed in Francia), la sua delusione per la caduta di Rod i prima, poi di Coo ed infine di Lero.


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xv Mentre, inizialmente, il passaggio dell'Egeo in roani alleate doveva servire a spingere la Turchia ad entrare in guerra con gli Alleati, successivamente gli aiuti militari alla Turchia (per i quali era stato chiesto ed ottenuto anche il concorso russo) dovevano servire alla utilizzazione militare della Turchia stessa per la conservazione o la· riconquista delle isole dell'Egeo. Nasce così la progettazione delle seguenti operazioni: « HARDrnooo » - aiuto militare alla Turchia nelle sue varie e successive fasi. Non sviluppata per la resistenza della Turchia che temeva di compromettersi coi Tedeschi senza sufficienti garanzie di poter essere efficacemente difesa dagli Alleati. « AccoLADE » - conquista rapida di Rodi subito dopo l'armistizio. Abbandonata definitivamente il 9 ottobre alla Conferenza ·di Tunisi dei Capi di Stato Maggiore Alleati. « HERCULES » - riconquista di Rodi o almeno di Coo e di Lero da effettuarsi nel marzo 1944 dopo la conquista di Roma prevista per il Gennaio 1944. Vi si rinunziò definitivamente il giorno di Natale del 1943 a favore dello sbarco di Anzio (cinque giorni dopo la caduta di Rodi, Churchill fissava « il punto centrale del suo pensiero » sulla occupazione di Roma al principio di Gennaio e di Rodi alla fine dello stesso mese). Roma, 1957



OCCUPAZIONE ITALIANA DEL DODECANESO (Richiami storici)

Chi ha preso parte alla guerra di Libia (1911-12) sa molto bene come e perché il Dodecaneso (costituente le Sporadi meridionali) abbia fatto parte per 32 anni della storia italiana. Ma ormai i reduci di quella guerra non sono molti e i più giovani non sanno che quel poco che hanno imparato nelle scuole. Ai più giovani è dunque particolarmente dedicato questo capitolo introduttivo: a coloro per i quali il Dodecaneso si presenta oggi come cosa assai lontana da noi, perché col Dodecaneso a differenza di altre terre d'oltremare - non abbiamo attualmente alcun contatto diretto. Le isole del Dodecaneso, che pur appartenendo alla Turchia fin dal 1523 avevano popolazioni in larghissima maggioranza greca di stirpe e di tradizioni, furono da noi occupate durante la guerra contro la Turchia per la conquista della Libia dopo una lunga e sottile lotta diplomatica con le Grandi Potenze Europee le quali, in quel periodo, erano ansiosamente impegnate, più che a creare uno spirito di concordia internazionale, a mantenere la esteriorità dello « status quo» territoriale. Ogni avvenimento europeo od extra-europeo capace di alterare il precario equilibrio faticosamente raggiunto (specie se le minacce a questo equilibrio provenivano da Stati come l'Italia che alle Grandi Potenze appartenevano più di nome che di fatto) era oggetto di .interminabili discussioni e trattative diplomatiche che si annodavano e si snodavano entro la fitta rete d~i trattati e delle alleanze palesi e segrete. Il garbo elegante delle schermaglie diplomatiche mascherava a malapena il contrasto degli egoismi e degli interessi, la violenza delle pressioni, l'asprezza della lotta che le Grandi Potenze conducevano per estendere sempre più le loro particolari zone di influenza nei territori altrui e per contenderne l'accesso ad ogni nuovo concorrente.


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XIX

Nel caso particolare dell'azione itlliana in Egeo si temevano ripercussioni su due questioni nevralgiche intorno alle quali si affannava allora la diplomazia europea: la questione dei Dardanelli e l'accaparramento di zone d'influenza nel territorio del « Grande Malato» come allora si chiamava la Turchia. Ma b sua battaglia diplomatica l'Italia l'aveva vinta e le era staco consentito di procedere alla temporanea occupazione di alcune isole del Dodecaneso, occupazione che aveva i seguenti tre scopi: a) ostacolare l'afflusso di armi e di uomini dall'Impero Ottomano alla Libia e specialmente alla Cirenaica; b) avere in mano un pegno per meglio negoziare la pace; e) assicurarci un buon punto di appoggio per la nostra futura penetrazione in Asia Minore. Nella occupazione del Dodecaneso la Marina ebbe naturalmente una parte preponderante. Fra il 15 ed il 16 Aprile del 1912 una Squadra Navale era entrata a Stampalia per prepararsi ad eseguire una azione dimostrativa a fuoco contro le fortificazioni esterne dei Dardanelli, azione che fu svolta il 18 Aprile. Il 18 Aprile avvenne anche un bombardamento, diretto contro le istallazioni del Comando turco di Samo. Il 28 Aprile le compagnie da sbarco della Pisa e dell'Amalfi occupavano Stampalia. Il 4 Maggio compagnie da sbarco della Marina e trUppe dell'Esercito sbarcavano a Rodi. Le eruppe turche di Rodi si ritirarono nell'interno dell'isola ma dopo qualche scontro, in seguito ad un'abile m anovra di aggiramento delle nostre truppe, dovettero arrendersi. Nel corso del mese di Maggio compagnie da sbarco della Marina e truppe dell'Esercito occuparono, senza incontrare resistenza, Calchi, Scarpanto, Caso, Nisiro, Piscopi, Calino, Lero, Pauno (1). Queste occupazioni avevano forse superato in estensione i limiti concordati per via diplomatica e le Cancellerie europee si allarmarono. Fu chiesto ed ottenuto che l'Italia dichiarasse in modo esplicito che le occupazioni rispondevano ad esigenze belliche e avevano quindi carattere meramente provvisorio. Fu con-

(I) Nella baia di Parteni (Lcro) si prepararono alla gloriosa impresa le 5 Torpediniere che al comando dell'allora Capitano di Vascello Enrico Milio tentlrono, la none del 18 Luglio 1912, di forzare i Dardanelli per attaccare la Squadrl turca ancorata a Nagara.


venuto che la questione del trasferimento di sovranità delle isole fosse materia da decidersi successivamente in sede internazionale. Queste contese diplomatiche favorivano naturalmente lo sviluppo dell'irredentismo greco degli abitanti delle isole, irredentismo che prom uoveva manifestazioni di vario genere e che intrecciandosi alle rivendic:izioni turche ed alle ancora larvate aspirazioni espansionistiche italiane, mantenevano viva l'agitazione della diplomazia europea. Le trattative con la Turchia per la conclusione della pace cominciarono nel Luglio 1912 a Losanna. Per l'Italia ne era pnncipale protagonista il Conte Giuseppe Volpi, cui per la nota competenza nelle questioni orientali, il nostro Governo aveva conferito speciale incarico. La sede delle trattative si trasferì da Losanna a Caux e successivamente a Ouchy. L'ostilità delle Grandi Potenze (particolarmente Francia ed Inghilterra) verso l'Italia e le loro reciproche gelosie rendevano difficili le trattative, che trovarono nuovi motivi di complicazione nel maturare dei malumori delle Potenze balcaniche contro la Turchia, malumori, che sfociarono poi nel duplice conflitto balcanico del 1912/13. Le trattative italo-turche, anche in seguito ad un energico ultimatum italiano, si concludevano il 18 Ottobre 1912 con la firma del trattato di pace detto di Losanna-Ouchy. In esso si conveniva che le isole dell'Egeo sarebbero rimaste in mano italiana a tempo indeterminato, a titolo di pegno, sino a che tutta la Libia non fosse stata interamente sgombrata dalle truppe Turche, e si sancivano particolari garanzie in favore delle popolazioni all'atto della restituzione. Alla stessa data del 18 Ottobre alcuni Paesi balcanici, fra i quali anche la Grecia, dichiararono guerra alla Turchia. il che consentiva alla Grecia di proce,dere alla occupazione di molte delle Sporadi settentrionali. In conseguenza di ciò le controversie diplomatiche conti nuarono più serrate che mai. Per risolverle nacque la proposta di un regolamento generale collettivo che avrebbe potuto dare origine anche ad una Confederazione dell'Egeo. L'Italia, pur essendo parte in causa nei confronti della Turchia, non intendeva rinunciare a dire la ma parola come Grande Potenza nel regolamento della questione finale. Sorsero sospetti di accordi segreti fra Italia e Turchia: quest'ultima, per evitare la conquista delle isole da parte della Grecia con la quale era in guerra, avrebbe prolungato


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intenzionalmente la presenza di sue truppe in Cirenaica per prolungare così anche la occupazione italiana delle isole che era assai meno invisa di quella greca. La Triplice Alleanza (Italia-Germania-Austria) si scontrava in queste controversie con la Duplice Intesa {Francia-Inghilterra) cui si era unita a formare la Triplice Intesa la Russia, alleata della Francia. La Russia però, quale potenza protettrice delle nazioni sbve era particolarmente interessata al giuoco diplomatico nei Balcani ed alla questione dei Dardanelli e perciò fece talvolta una propria politica ispirata esclusivamente ai suoi interessi. La lotta si fece più acuta alla Conferenza degli Ambasciatori istallatasi a Londra per risolvere il conflitto fra gli Stati balcanici e la Turchia. Ma la Conferenza fallì il suo scopo e le ostilità nei Balcani, che erano state sospese, si riaprirono il 3 Febbraio 1913. Data la situazione, la restituzione delle isole da parte dell'Italia alla Turchia avrebbe ora significato il loro passaggio alla Grecia e perciò la questione si andò complicando in relazione alla tensione sorta fra Italia e Grecia per rivalità adriatiche (neutralizzazione del Canale di Corfù) e per la questione dei confini dell'Albania che era interesse italiano di far sorgere come Stato indipendente. Ulteriori complicazioni sorsero per una vittoriosa rivolta di irredentisti greci di Castelrosso contro le Autorità turche. Il 30 Maggio 1913 si firmarono a Londra i preliminari di pace fra gli Stati balcanici e fa Turchia, che fu quasi integralmente estromessa dai Balcani. La questione delle isole (ad eccezione di Creta che passò alla Grecia) restò impregiudicata e l'Italia continuò a tenerle occupate a titolo di pegno. Durante tutto il 1913 continuò la schermaglia diplomatica. La conclusione della pace nei Balcani (10 Agosto) e la firma del Trattato di pace fra Turchia e Bulgaria {29 Settembre), non migliorarono la situazione perché anche questa volta la questione delle isole rimase insoluta. Le aspirazioni greche urtavano contro quelle italiane ed una nuova rnmplicazione sorse perché alle esigenze che riguardavano i confini dell'Albania che · volevamo definire a scapito della Grecia si sovrappose una più esplicita tendenza italiana ad assicurarsi una zona di influenza in Asia Minore (Adalia) a spese della Turchia, il che urtava precostituiti interessi inglesi. Si trattava apparentemente di interessi privati, ma il Governo inglese li appoggiava in pieno. E così le povere isole del-


l'Egeo ricche soltanto di un prest1g1oso fascino culturale e, per qualcuna di esse, di un buon richiamo turistico, divennero le pedine, in parte inconsapevoli, di un drammatico giuoco politico . durante il quale vennero a maturazione molti germi dell'imminente conflitto mondiale. L'Italia, avversata d:illa Francia e dall'Inghilterra, poco aiutata dalla Germania, ost:icolata dall'Austria, condusse il suo giuoco con molta abilità, ma la posta (e cioè la rottura dell'equilibrio strategico navale nel Mediterraneo Orientale) era molto grossa e la contesa per la successione del « Grande Malato» (che contrariamente alle previsioni delle Grandi Potenze anziché alla morte si avviava alla rinascita e cominciava, sotto l'influenza dei e Giovani Turchi », a difendersi con energia e con fierezza) si svolgeva accanita fra malcelate cupidige e fin troppe trasparenti ipocrisie. Si rasentò perfino la possibilità di napertura del conflitto greco-turco. Facendosi forte del Trattato di Losanna-Ouchy e della persistente presenza di ufficiali turchi in Cirenaica, l'Italia cominciò ad affacciare richieste di compensi per l'imprevisto prolungamento delle spese di occupazione delle isole. Le navi della Marina furono in quel periodo il principale strumento della diplomazia italiana. Oltre a piccole unità anche unità maggiori si trattennero .in Egeo, visitando occasionalmente le isole occupate dalla Grecia e stazionando in quelle occupate dall'Italia. Altre unità maggiori delle Squadre stazionavano a Costantinopoli, dove costituivano parte importante di una Squadra internazionale che si era riunita nelle acque del Bosforo durante la guerra balcanica per e proteggere » Costantinopoli, nel senso assai lato che ha il verbo « proteggere » nel linguaggio diplomatico internazionale. Nel Novembre 1913, avendo la Francia inviato una Squadra di sei navi tipo « Danton » a visitare i parti dell'Asia Minore, l'Italia, per bilanciare la partita, fece eseguire analoga missione dalla sua seconda Squadra (Regina Elena, Roma, Napo!,) scortata dalla nuovissima squadriglia di Ct tipa « Impavido » al comando del Duca degli Abruzzi. Le trattative segrete fra i vari Gabinetti per l'assegnazione delle minori isole continuarono nel 1914 e raggiunsero il solo scopo di aumentare la tensione fra l'Italia dall'un lato e Francia Inghilterra, Grecia e, in parte, anche Austria dall'altro.


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Anche fra Grecia e Turchia si esasperarono g li attntt mentre l'Italia ad un certo momento riuscì a far diminuire la tensione e ad ottenere dalla Turchia, con consenso inglese (Maggio 1914), la desiderata concessione della costruzione di un tronco ferrov iario italiano in Asia Minore. Venne così meno uno degli elementi ai quali era subordinata la restituzione :illa Turchia delle isole occupate, ma si affacciò allora con più vigore la esigenza di una somma in denaro in compenso delle spese di occupazione. La Turchia tergiversava ma non si ribellava, perché continuava a preferire che almeno una parte delle isole fosse sotto la occupazione italiana, che almeno ufficialmente, si dichiarava provvisoria anziché sotto quella greca che, qualunque ne fosse il titolo, avrebbe fatalmente assunto carattere definitivo. Il 28 Giugno 1914, l'assassinio a Serajevo dell'Arciduca ereditario austriaco Francesco Ferdinando diede inizio a quella tragica serie di avvenimenti che condussero in breve tempo al conflitto mondiale (4 Agosto). L'Austria che aveva svolta tutta la sua azione senza mai informare l'Italia (venendo meno ad un preciso impegno previsto dal Trattato della Triplice Alleanza e dando così fondato motivo all'Italia di proclamare la sua neutralità) aveva affacciato ad un certo momento il proposito di soddisfare il suo obbligo di compensi all'Italia per la sua espansione nei Balcani, offrendole il definitivo possesso di Rodi e del Dodecaneso, ma non aveva evidentemente alcun potere per decidere della sorte di territori non suoi e tuttora soggetti alle decisioni collettive delle Grandi Potenze. Le tre Potenze interessate direttamente alla sorte delle isole si trovavano, in seguito al nuovo conflitto, agitate da correnti interne favorevoli all'uno o all'altro dei due schieramenti in lotta. In Italia vi erano numerosi' ed influenti neutralisti, vi erano germanofili fedeli a qualunque costo alla Triplice Alleanza e vi erano i delusi dell'irritante contegno delle due Alleate Austria e Germania e specialmente dell'Austria, .i quali vedevano nella guerra contro l'Austri4 -il mezzo più sicuro per completare l'unità nazionale (Trento, T rieste, Adriatico) .. Comunque i problemi delle frontiere nazionali e della politica adriatica erano passati in pr-ima linea rispetto alla politica di espansione in Levante, ragione per cui in Italia la questione delle isole dell'Egeo pur continuando ad essere agitata nelle trattative per i « compensi»· da ottenere per la nostra


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decisione politica, sembrava un po' diminuita di importanza e di attualità. Ciò era dovuto almeno in parte anche alla mutata direzione della politica estera che dalle mani del Ministro di San Giuliano era passata a quella del Ministro Sonnino. La Turchia si era schierata con la Germania (trascinatavi anche dall'episodio del Goeben e Breslau) ed il paese era tendenzialmente filotedesco e antirusso, ma non mancavano fra i membri del governo alcuni Giovani Turthi favorevoli all'Intesa. La Grecia era combattuta fra · le tendenze germanofile del re Costantino, cognato dell'imperatore Guglielmo, e quelle intesofile del ministro Venizelos. In gueste circostanze il mercanteggiamento per il possesso delle isole continuava da parte delle Grandi Potenze aspro se pur coperto dalla maggior riservatezza che lo stato di guerra imponeva. Nel corso delle trattative sui compensi che ci sarebbero stati riconosciuti per il nostro intervento a fianco dell'Intesa, oltre a quelli indeterminati relativi alla futura eventuale spartizione del1'Impero Ottomano vi era anche, esplicitamente menzionata nei p romemoria, racquisizione all'Italia delle isole del Dodecaneso occupate. Ciò era stato accettato da tune le Potenze dell'Intesa (che l'interesse di avere l'Italia dalla loro parte aveva fatto diventare molto concilianti) per quanto ne derivassero maggiori difficoltà di trattative con la Grecia, alla quale l'Inghilterra offerse Cipro, suscitando proteste da parte dell'Italia e della Russia. Comunque l'art. 8 del Patto di Londra (patto segreto stipulato il 26 aprile 1915 fra l'Italia e le Potenze dell'Intesa) riconosceva all'Italia la futura sovranità sulle isole del Dodecaneso. Ma sembra che esse, in altre trattative segrete, fossero state promesse anche alla Grecia. Dopo la nostra entrata in guerra il Trattato di Losanna-Ouchy fra Italia e Turchia fu dichiarato decaduto e la occupazione delle isole cambiò carattere, in quanto da occupazione a titolo di pegno ridivenne occupazione per diritto di guerra. L 'amministrazione del Genera le Ameglio che risiedeva a Rodi divenne sempre più oggetto di critiche e di proteste sia in Grecia sia, talvolta, anche nelle isole stesse. L'Intesa intanto, per non avere a subire sorprese da parte della Grecia dove si acui~·a il conflitto fra il germanofilo re Co-


xxv stantino e l'intesofilo ministro Venizelos, costitui va una grossa testa di sbarco a Salonicco (al comando del Generale francese Sarrail) e procedeva alla occupazione d i Corfù alla quale concorrevano anche reparti italiani, mentre i Francesi, per porre rimedio alle ribellioni provocate da una cattiva amministrazione provvisoria greca, occupavano Castelrosso (28 Dicembre 1915). Nel Novembre 1916 Venizelos costituiva a Salonicco un governo provvisorio dissidente che dichiarava guerra alla Germania. Ciò diede modo all'Italia di entrare in ulteriori trattative circa compensi in Asia Minore,' includendovi questa volta anche Castelrosso. L'abdicazione del re Costantino (12 Giugno 1917) segnò il trionfo di Venizelos ed il definitivo passaggio della Grecia all'Intesa. Divennero così più acuti gli attriti con l'Italia in tutti i settori delle rivendicazioni greche, rivendicazioni rispetto alle quali l'Italia si trovava in situazione anc,he moralmente difficile dati i nuovi principi banditi dall'America sulla autodecisione dei popoli. Tali principi, nei quali l'America poneva una fede messianica, erano in teoria ineccepibili, ma l'esperienza pratica porterà poi a constatare che nel corso delle lunghe trattative per la pace essi furono applicati non già in assoluto, ma in misura inversamente proporzionale al peso politico - permanente od anche momentaneo - delle Nazioni che avrebbero dovuto rispettarli. La fine della prima guerra mondiale vedeva la Turchia estromessa dai suoi territori europei e destinata ad un quasi totale smembramento, il che naturalmente rimise in moto con aspra violenza la gara degli appetiti e le lotte per le espansioni. Mentre in Italia si rinforzava il desiderio di una piena ed incontrastata sovrani tà sulle isole occupate, a Parigi, dove si svolgevano a partire dal 18 Gennaio 1919 le trattative per la pace, le nostre richieste incontravano le più decise ostilità, La Grecia invece, per l'abilissima azione di Venizelos, vedeva trionfare tutte le sue tesi ed appagate tutte le sue aspirazioni, nei Balcani, in Egeo, in Asia Minore. L'inconciliabilità fra le tesi italiane e quelle greche provocò la nomina di una Commissione di esperti, che fu in grande maggioranza favorevole alla Grecia anche perché l'America non si ritenne vincolata ad avallare le clausole degli accordi conclusi fra l'Italia e le Potenze dell'Intesa, accordi ai quali non aveva partecipato. Comunque si prospettò per noi una zona di influenza in Asia Minore (zona di Adalia) mentre alla Grecia oltre alle isole

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dell 'Egeo si concedeva la zona di Smirne. Il mandato sulla provincia di Smirne era stato riconosciuto all'Italia negli accordi di S. Jean de Maurienne (19 Aprile 1917) ma l'Inghilterra aveva contestato la validità di quegli accordi perché la Russia, a causa d ello scoppio della rivoluzione, non li aveva firmati. La nostra Delegazione alla Conferenza della Pace, irritata per il mancato rispetto da parte delle Potenze degli accordi presi prima della nostra entrata in guerra , (inadempienze c,he si erano manifestate non solo nei riguardi ddl'Egeo e dell'Asia Minore ma. in m aggior m isur3:, anche per le questioni adriatiche) il 24 Aprile 1919 lasciava la Conferenza e vi rientrava soltanto il 5 Maggio trovando naturalmente una situazione peggiorata, tanto che vennero rifiutate non solo le isòle dell'Egeo ma anche la zona dell'Asia Minore dove, a somiglianza ed in conseguenza di quanto aveva fatto la Grecia per Smirne, avevamo già sbarcato un contingente di truppe. Per tentare di attenuare il dissidio italo-greco i due Governi addivennero il 29 Luglio 1919 ad un accordo diretto che è conosciuto come accordo Tittoni-Venizelos. Con esso per quanto riguarda il Levante ed in cambio di agevolazioni in Adriatico e nei Balcani venivano cedute alla Grecia tutte le isole dell'Egeo tranne Rodi che rimaneva all 'Italia per la quale si prevedevano larghe autonomie ed a suo tempo (cioè quando l'Inghilterra avesse consegnato Cipro alla Grecia, ma in ogni modo non prima d i cinque anni) un plebiscito. Rimase in piedi soltanto la prospettiva di una zona di influenza in Asia Minore. Ma la Turchia, che le Grandi Potenze smembravano con tanta disin voltura non era più quella dei Sultani e cominciava invece ad .essere la nuova Turchia di Kernal Pascià la quale, come è noto, diede molto filo da torcere agli incauti negoziatori. Inoltre, mentre a San Remo nei mesi di Aprile e Maggio 1920 si veniva faticosamente elaborando il Trattato di pace con la Turchia, l'America, che dapprincipio era sembrata volersi mantenere estranea a quelle manipolazioni, prendeva improvvisamente decisa posizione in favore della Grecia e contro tutte le nostre aspirazioni in Egeo e in Levante. Nel giugno del 1920 diventava Ministro degli Esteri il Conte Sforza, il quale. dopo aver deciso in seguito ad una rivolta locale il nostro sgombero dall 'Albania tranne Saseno (il che eliminava


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una delle cause di attrito con la Grecia), denunciava in data 22 Luglio 1920 l'accordo Tittoni-Venizelos che, per vari motivi, riteneva non conforme alla nostra dignità ed ai nostri interessi e la cui conclusione egli attribuiva soltanto alla convenienza di rompere, mediante l'amicizia con Venizelos, l'isolamento politico nel quale ci eravamo venuti a trovare in quel momento. Con la denuncia dell'accordo Tittoni-Venizelos l'Italia veniva a riacquistare piena libertà di azione, il che era giustificato anche dal mancato riconoscimento delle nostre richieste per l'Asia Minore. La cosa destò scalpore nel campo diplomatico e mise in difficoltà la prosecuzione delle trattative di pace con la Turchia per le questioni che riguardavano i due Paesi, ma, essendosi subito iniziate nuove intese dirette fra Italia e Grecia, il Trattato generale di pace con la Turchia fu potuto firmare a Sèvres il 10 Agosto 1920. Precedendo di poco gli eventi, Rodi, per disposizione del Governo italiano, era passata il 7 Agosto dal reggimento militare a quello civile. Il Trattato di Sèvres stabiliva il passaggio dalla Turchia all'Italia di tutte 1e isole del Dodecaneso compreso Castelrosso, ma contemporaneamente a quel trattato venivano stipulate due convenzioni con la prima delle quali ci veniva riconosciuta una zona di influenza in Asia Minore (Adalia) e con la seconda - accordo Bonin-Venizelos - l'Italia cedeva alla Grecia tutte le isole avute dalla Turchia, tranne Castelrosso e Rodi. Per quest'ultima l'eventuale plebiscito, sempre subordinato alla cessione inglese di Cipro alla Grecia, non avrebbe potuto aver luogo prima di 15 anni dalla firma della convenzione (anziché cinque come previsto dalraccordo Tittoni-Venizelos). Altre clausole sancivano i diritti delle comunità greche, il rimborso delle spese di occupazione di carattere civile e permanente, le convenzioni in materia di scavi archeologici ed accordi commerciali relativi al traffico con l'Asia Minore. In conseguenza dell'accordo si istituiva a Rodi un Governo di Rodi e Castelrosso (quest'ultima però era tuttora in regime di provvisoria occupazione francese e ci sarà consegnata soltanto il 1° Marzo 1921 ). Per erronea valutazione da parte delle Potenze della forza reale del Governo di Kernal Pascià, la Grecia, oltre alle isole dell'Egeo, otteneva Smirne con ampio retroterra e veniva incoraggiata ad effettuare l'occupazione prima ancora della ratifica del Trattato. La morte di re Alessandro, cui succedeva il terzogemto


xxvm Paolo, minorenne, portava alla reggenza dell'Ammiraglio Conduriotis, ad un trionfo elettorale del partito costantiniano ed alla caduta di Venizelos, il che naturalmente aveva per conseguenza il raffreddamento delle accese simpatie dell'Intesa per la Grecia. Il Trattato di pace appena concluso e non ancora ratificato assumeva guindi inevitabilmente un carattere di precarietà. La non avvenuta ratifica di questo Trattato, che per una strana fatalità si chiamava di Sèvres ed aveva veramente la fragilità della famosa porcellana, ci consentiva di resistere alle sollecitazioni greche per la consegna delle isole, sollecitazioni dirette ed indirette che non cessavano nonostante gli insuccessi delle operazioni militari greche in Asia Minore. Frattanto, il 20 Novembre 1921 l'Italia istituiva in Egeo un Governo di Rodi, Caste/rosso e delle altre dodici isole occupate. Nel Marzo 1922 a Parigi e successivamente a Londra le questioni dell'Egeo furono riesaminate dai rappresentanti dell'Inghilterra, Francia e Italia in una serie di convegni intesi a tentare una mediazione del conflitto greco.turco, ma le controversie non furono risolte e la definitiva e disastrosa sconfitta greca in Asia Minore costrinse la Grecia ad abbandonare tutte le sue posizioni; e ad accettare 1'11 Ottobre un armistizio con Kemal Pascià. Il Trattato generale di pace con la Turchia (Sèvres 10 Agosto 1920) era così decaduto di fatto e: l'Italia, in vista di una prossima conferenza diplomatica, denunciò (8 Ottobre 1922 - Ministro degli Esteri Schanzer) anche quegli accordi italo-greci (Bonin-Venizelos) che ne costituivano l'appendice. L'Inghilterra non accettò questo punto di vista ed affacciò il principio del collegamento delle questioni del Mediterraneo Orientale con alcune questioni italo-inglesi di rettifica di confini delle nostre Colonie africane (Oltre-Giuba) questioni c~e invece, secondo il parere italiano, essendo già state risolte col Patto di Londra del 1915, dovevano mantenersi del tutto indipendenti da quelle del Dodecaneso. Il 20 No\'embre 1922 si apriva a Londra una conferenza per la sistemazione del conflitto greco-turco e di tutta la situazione nel Medio Oriente. La Grecia era rappresentata da Venizelos tornato trionfalmente al potere e per l'ltaìia fu per qualche giorno a Losanna anche Mussolini divenuto Presidente del Consiglio. Per le resistenze sia della Grecia sia del vittorioso Keroal Pascià la Conferenza andò per le lunghe e nel marzo 1923 fu dovuta aggiornare. Le nostre richieste stavano finalmente per essere ac-


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colte perché tutte le altre grandi Potenze Europee si erano acca. parrati notevoli vantaggi nel Medio Oriente. Soltanto le discus. sioni per Castelrosso urtavano ancora contro qualche difficoltà, ma la popolazione di Castelrosso nell'Aprile 1923 fece sapere che desiderava rimanere sotto la sovranità italiana ed il 4 Giugno, superando le recriminazioni turche (inizialmente appoggiate dall'Inghilterra) anche la questione di Castelrosso fu risolta in nostro favore. Finalmente il 24 Luglio 1923 si firmava il trattato di Losanna che però entrava in vigore soltanto il 6 Agosto 1924. Con esso, per quanto riguarda l'Egeo, si perfezionava il trasferimento all'Italia di tutte le isole del Dodecaneso compreso Castelrosso. Le altre isole venivano divise fra Grecia e Turchia, all'Inghilterra veniva confermata Cipro. La Grecia tentò invano di continuare le sue proteste, l'Inghilterra tentò invano di riconnettere la questione Egeo con quella dell'Oltregiuba. Quest'ultima fu .finalmente sistemata il 25 Luglio del 1924. Il nostro Governo con suoi atti interni provvide a de.finire le date ed i modi della nostra acquisizione di sovranità sulle isole che divennero il « Possedimento delle isole italiane dell'Egeo » alla dipendenza del Ministero degli Affari Esteri. Col proseguir del tempo furono risolte con la Turchia piccole questioni residuate relative :a modesti isolotti per lo più <lisa. bitati in Egeo ed altri nei paraggi di Castelrosso i quali a causa di qualche lacuna del Trattato, erano stati occupati dalla Tur. chia. Naturalmente con la vittoria della Turchia era venuta a decadere ogni nostra zona di influenza in Asia Minore.

Durantt tutto il periodo che va dalla fine del primo con-

flì tto mondiale alla entrata in vigore del Trattato di Losanna, periodo che, come abbiamo visto, pur limitando la nostra trattazione al solo argomento delle isole dell'Egeo, fu caratterizzato da una accesa battaglia diplomatica, da numerosi incidenti internazionali, da innumerevoli complicazioni politiche, intensissima fu l'attività della Marina italiana che anche questa volta fu valida collaboratrice della diplomazia. · Nei primi mesi del 1919 fu istituita la Divisione Navale del Levante ed il 16 Marzo fu creato il Comando Stazione Navale del Dodecaneso che inizialmente ebbe sede sulla Regina Elena. Un nostro nucleo di unità, fra cui alcune navi m aggiori e spesso


xxx anche corazzate tipo Dreadnought, stazionò sempre a Costantinopoli dove fin dal 13 Novembre 1918, pochi giorni dopo l'armistizio era giunta la 2• Divisione della nostra Squadra da battaglia. A Costantinopoli le nostre unità facevano pane di una Squadra interna:z..ionale che era a disposizione del « Comitato degli . Alti Commissari » delle Grandi Potenze incaricato di sviluppare sul posto la politica europea verso la Turchia e che praticamente occupava la città suddivisa in zone. L'Alto Commissario italiano sovraintendeva alle azioni delle unità della nostra Marina sia in Mar Nero (dove essa ebbe oltre al compito di protezione degli europei e particolarmente degli italiani anche quello di appoggio ad un inizio di penetrazione nel Caucaso che poi non ebbe seguito) sia in Asia Minore sulle cui coste era sempre presente un nucleo di nostre unità maggiori e minori. Quando, dopo aver operato alcuni sbarchi nel Dodecaneso, fu deciso, in conseguenza dello sbarco a Smirne, di procedere alla occupazione di alcune località dell'Asia Minore, i reparti da sbarco della Marina precedettero le truppe del corpo di spedizione in Anatolia (Adalia, Scalanova, Kuluk, Budrum, Mak.ri, Marmarice). A queste truppe che furono accolte con aperto favore dalle popolazioni locali (anche come garanzia dalla assai più temuta occupazione greca) furono impartite illuminate direttive per lo svolgimento di una azione improntata ad un senso altissimo di civiltà. A Smirne, a simiglianza di quanto fecero le altre Potenze, tenemmo sempre fin da alcuni giorni prima della cruenta occupazione greca del 15 Maggio 1919 qualche nave che seguiva gli avvenimenti, pronta ad intervenire qualora le circostanze lo richiedessero. Infatti, per decisioni internazionali temendosi i disordini nella fase critica dello sbarco greco, nel pomeriggio del 14 Maggio erano stati inviati in città alcuni reparti da sbarco, fra cui anche un reparto di marinai italiani. La presenza delle truppe internazionali frenò certamente l'estendersi dei disordini: ma non potè impedirli del tutto e si ebbero a lamentare 400 fra morti e feriti della popolazione civile. Sia all'Esercito sia alla Marina si presentò più di una volta occasione di incidenti coi Greci , perché non erano facili i contatti fra truppe e Autorità appartenenti a due Nazioni che erano in palese situazione di reciproca concorrenza. Gli incidenti furono però sempre risolti dai nostri Comandanti con buon senso, dignità e fermezza.


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Nei primi mesi del 1921, in relazione alla vittoriosa avanzata di Kernal Pascià, si iniziò il ripi,e gamento e poi il ritiro dei nostri presidi con grave disappunto delle popolazioni. Gli ultimi soldati partirono <la Scalanova nell'Aprile del 1922 e naturalmente anche queste operazioni richiesero sempre l'intervento e la collaborazione della Marina. Rimase a Smirne la nostra unità stazionaria e quando il 9 Settembre 1922 Kernal Pascià entrò a Smirne alla testa delle sue truppe e ne seguirono paurose tragedie in seguùo all'incendio della città ed all'esodo tumultuoso dei militari e dei · civili greci, i nostri marinai ebbero ancora una volta .a dimostrare le loro grandi qualità umane e la loro capacità professio.nale prodigandosi oltre ogni limite nel salvataggio dei profughi di ogni nazionalità. Sette nostri piroscafi portarono al Pireo ed a Taranto 7500 profughi di cui 3500 fra greci ed armeni. Nell'Ottobre 1922 dopo la .firma del Trattato di pace di Losanna venne a cessare la occupazione interalleata di Costantinopoli e le nostre unità furono ritirate. Si chiuse così per la Marina un capitolo densissimo di attività multiforme, esplicata sempre con perfetta disciplina, con dedizione assoluta e coi risultati più lusinghieri che, indipendentemente <lallo sviluppo della politica internazionale, fosse possibiJe ottenere operando in strettissimo contatto con ambienti stranieri. Forse, almeno in parte, anche per questo, Je ostilità da parte delle varie Potenze al nostro insediamento in Egeo andò gradualmente attenuandosi. Il 30 Maggio 1928 fu concluso un Trattato di neutralità e conciliazione con la Turchia con la quale del resto i rapporti commerciali conseguenti alla nostra occupazione del Dodecaneso andavano già sviluppandosi favorevolmente. Il 23 Settembre dello stesso anno veniva firmato un accordo amichevole con la Grecia, e Venizelos, nuovamente al potere, faceva opera di persuasione verso i suoi connazionali e verso i fuoriusciti dodecanesini dichiarando che come · il possesso inglese di Cipro non impediva i buoni rapporti con l'Inghilterra così il possesso italiano del Dodecaneso non doveva impedire i buoni rapporti con l'Italia, che erano consigliati da superiori interessi di entrambi i Paesi. Nel 1930 con l'aiuto anche dei buoni uffici italiani venivano stipulati amichevoli accordi fra Grecia e Turchia. Rimaneva insoluta soltanto la questione degli isolotti vicino a Castelrosso e per essa si


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era convenuto di comune accordo di ricorrere alla Corte Internazionale di giustizia dell'Aja, ma, nelle more dell'attesa del giudizio, si veniva il 4 gennaio 1932 ad un accordo diretto con la Turchia che rendeva superfluo l'intervento dell'Aja. Sistemata col Governo Egiziano anche una questione relativa alla nazionalità dei dodecanesini stabiliti in Egitto, il Governo italiano poteva procedere a quel piano di riforme politiche ed amministrative, che assecondate dalle esecuzioni di un largo programma di opere pubbliche e di valorizzazione artistica (particolarmente a Rodi) permetteva di estendere in profondità la nostra penetrazione nelle isole, di superare senza imbarazzi il periodo, per altri versi difficile, della nostra guerra in Etiopia e di dar corso anche a quelle opere militari a Stampalia a Rodi é soprattutto a Lcro che dovevano valorizzare militarmente il Possedimento dell'Egeo. Durante la seconda guerra mondiale, a seguito della occupazione della Grecia da parte dell'Asse, l'Italia, nel maggio 1941, occupò le Sporadi settentrionali e le Cicladi. Qualche altra isola più vicina alla Grecia fu occupata dai tedeschi. Le vicende svoltesi dopo l'armistizio italiano dell'8 settembre 1943 nelle isole da noi occupate sono esposte nel presente volume. Con la data del 9 maggio 1945, in seguito alla sconfitta totale della Germania, l'Inghilterra, che già nel 1944 aveva occupato alcune isole abbandonate dai tedeschi e che deteneva Castelrosso fin dal settembre 1943, estendeva ufficialmente la sua occupazione su tutte le isole in nome degli Alleati. L'Italia affrontava guesto dopoguerra in condizioni ben diverse da quelle del 1918 e ben pochi si illudevano sulla sorte futura delle isole dell'Egeo, tanto più che le vicende della guerra avevano posto la Grecia in condizioni di poter vantare incontrastabili diritti. E gli italiani, subendo il contraccolpo dei molti tragici avvenimenti di cui erano stati attori e testimoni, si erano del tutto distaccati da ogni illusione capace di alimentare aspirazioni alla rioccupazione del Possedimento. Non era però giusto dimenticare né la lotta valorosamente e tenacemente combattut:1 contro i tedeschi a Lero ed in gualche altra isola, né le somme d i denaro e di lavoro spese in vent'anni di occupazione con innegabili vant:1ggi delle popolazioni e con notevole aumento della valorizzazione delle isole sotto ogru punto di vista. Il nostro


xxxm Ministro degli Esreri non si associò al disinteresse dell 'opinione pubblica e, pur trovandosi in _posizioni gravemente compromesse anche da molti errori commessi nell'amministrazione delle isole (specie negli anni che precedettero la seconda guerra mondiale) non venne meno al suo dovere di lottare, con le scarsissime armi di cui in quel periodo disponeva, per tentare di salvaguardare nel miglior modo possibile gli interessi italiani che erano assai ingenti, per il numero dei cittadini italiani tuttora viventi nelle isole, per l'entità delle loro imprese industriali e commerciali ed anche per il patrimonio artistico archeologico da noi così largamente valorizzato e che · nessuna avversità di eventi ci permetteva di relegare all'ultimo piano, dato l'impegno culturale italiano in quella zona. Ma a parte queste che erano rivendicazioni strettamente doverose e che non avevano alcun carattere di ostilità contro la Grecia, il nostro Governo, conscio della nuova realtà internazionale, assunse, dopa meditato esame della questione, l'unico atteggiamento che i tempi saggiamente interpretati suggerivano, quello cioè dì una spontanea rinuncia italiana alle isole nell'intento che tale rinuncia avesse a riportare le relazioni italo-greche su quel piano di amicizia e di colJaborazione che è elemento importantissimo del bene inteso interesse di tutte le Nazioni. Questo atteggiamento, che fu costantemente seguito dal nostro Governo durame tutto il tormentato periodo di preparazione del Trattato di pace, è stato brevemente esposto in un messaggio che il Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri Alcide De Gasperi indirizzò al Segretario di Stato Americano Byrnes il 22 agosto 1945: « Per lavori pubblici, bonifiche, industrie e attività artigiane e sviluppo culturale e artistico nelle isole dell'Egeo (Dodecaneso) l'Italia ha speso milioni e milioni sin dal 1912. Il popolo italiano le vedrebbe volentieri assegnate alla Grecia come un compenso e come un pegno di amicizia fra le due Nazioni Mediterranee. Tuttavia gli italiani che vivono a Rodi - la cui attività è stata intimamente collegata alla vita economica delle isole per molti anni - dovrebbero avere assicurata m ediante eque garanzie la possibilità di continuare il loro lavoro ». Anche in questo dopoguerra non mancarono rivalità e gare di interessi a proposito delle isole dell'Egeo. Per la diversa situazione po!ìtica esse assunsero però aspetti assai diversi da quelli del periodo 1918/23. La Turchia non rinunciava alle sue rivendi-


xxxrv cazioni in Egeo, dove si affacciava ora, come nuovo contendente, anche la Russia. Fu ventilata la proposta di una amministrazione collettiva delle isole (Trusteeship) proposta alla quale l'Italia non aveva motivo di essere contraria. Inoltre, la Russia, in relazione ad una sua proposta di far parte di una amministrazione collettiva della Libia, avanzò anche una richiesta di basi per la Marina Mercantile in Egeo. Ma lo svolgersi degli eventi, il rifiorire dell'irredentismo greco (il 15 maggio 1945, sei giorni dopo la presa di possesso da parte dell'amministrazione alleata, sbarcava a Rodi dallo Incrociatore Averoff, la più importante unità della marina greca, per una breve visita, il Reggente di Grecia Metropolita Damaschinos, accolto dal delirante enrusiasmo della popolazione) la debolezza della posizione turca non avendo la Turchia sostanzialmente aderito durante la guerra alla causa degli Alleati, incanalarono la questione verso la soluzione che, date le circostanze, era la più naturale e cioè l'assegnazione alla Grecia di tutte le isole eccettuate quelle prospicienti l'imboccatura dei Dardanelli che furono assegnate alla Turchia. I tentativi del nostro Governo per salvaguardare gli Italiani e gli interessi italiani nel Dodecaneso non ebbero soddisfacenti risultati. In questi tentativi il Governo fu assai validamente coadiuvato dalla << Commissione per la tutela degli interessi italiani nel Dodecaneso ». La Commissione, riconosciuta dagli Alleati, era presieduta dall 'Ing. Antonio Macchi, il quale era stato ufficiale di complemento di artiglieria a Rodi e nominato Podestà di Rodi nel periodo della dominazione tedesca era riuscito a svolgere azione proficua in favore degli italiani talora anche con suo rischio personale. Dal nostro Ministro degli Affari Esteri egli ebbe un riconoscimento ufficioso quale Presidente della Commissione per cui la sua situazione sul posto era divenuta simile a quella di un rappresentante del Governo, dotato di molta conoscenza dell'ambiente e di appassionata volontà di riuscire nei suoi intenti. Il trasferimento in Italia degli Italiani, tuttavia, cominciò subito dopo l'inizio dell'amministrazione militare alleata ed ebbe in buona pane carattere coattivo determinato da motivi politici. L'esodo continuò poi per difficoltà di vita, difficoltà di indole generale per tutti e particolare per gli italiani. Oggi nel Dodecaneso non vi sono più italiani.


xxxv L'art. 14 del Trattato di pace fra l'Italia e le Potenze Alleate, fumato a Parigi il 10 febbraio 1947, dice: « 1. L'Italia cede alla Grecia in sovranità piena le isole del « Dodecaneso in appresso indicate e precisamente: Stampalia « (Astropalia), Rodi (Rhodos), Calki (Kharki), Scarpanto, Casos « (Casso), Piscopis (Tilos), Nisiro (Nisyros), Calimnos (Kalym«

nos), Leros, Patmos, Lipsos (Lipso), Simi (Symi), Cos (Kos) e

« Castellorizo, come pure le isolette adiacenti.

2. Le predette isole saranno e rimarranno smilitarizzate. << 3. La procedura e le condizioni tecniche che regolano il « trapasso di tali isole alla Grecia saranno stabilite d_'accordo fra « i Governi del Regno Unito e di Grecia ed accordi verranno presi « per il ritiro delle truppe straniere non oltre 90 giorni dall'en« trata in vigore del presente Trattato». <<

La nostra occupazione dell'Egeo era nata in un clima di tentata espansione imperialistica m:a essa si era poi sviluppata, salvo alcuni errori psicologici .e politici, con prevalente carattere di miglioramento tecnico, industriale, commerciale, artistico, culturale, di un ambiente che., pur non essendo italiano, non poteva certo dirsi estraneo alle tradizioni storiche italiane. Queste considerazioni non possono non produrre oggi, di fronte alla situazione attuale, qualche senso di amarezza, ma questa amarezza deve servire a rafforzare l'aspirazione al raggiungimento di una pacifica convivenza fra i popoli, atta a permettere a ciascuno di essi di collaborare dovunque nell'opera di civile progresso, prescindendo da differenze di nazionalità e da d iffidenze e sospetti caratteristici di un passato che non dovrebbe mai più rinnovarsi. Roma, 1957.



PARTE I

ISOLA DI RODI



CAPITOLO

I

BREVE SINTESI DEGLI AVVENIMENTI

Il Possedimento Italiano dell'Egeo comprendeva, all'inizio della guerra, 16 isole facenti parte delle Sporadi meridionali e cioè: Rodi, Castelrosso, Simi. Calchi, Piscopi, Nisiro, Coo, Calimno, Lero, Patmo, Levita, Lisso, Gaidaro, Stampalia, Scarpanto, Caso, più un certo numero di isolotti di scarsa importanza. Era retto da un Governatore che risiedeva a Rodi ed aveva anche il Comando Superiore delle Forze Armate (denominazione telegrafica abbreviata di detto Comando Superiore: Egeomil). Dopo l'occupazione della Grecia da parte delle truppe del!' Asse la giurisdizione del governo di Rodi si estese anche alle Sporadi settentrionali ed alle Cicladi. In molte di queste isole erano stati stabiliti dei presidi militari. All'8 settembre 1943 (e sin dall'agosto 1941) era governatore l'Ammiraglio di Squadra Inigo Campioni che era stato Sottocapo di Stato Maggiore della Marina sia prima dell'inizio della guerra sia durante la guerra. Nell'intervallo fra le due destinazioni allo Stato Maggiore egli aveva avuto il Comando delle Forze Navali ed aveva combattuto, dirigendoEe, le battaglie · di Punta Stilo e di Capo Teulada. Le poche forze dell'Aeronautica dell'Egeo erano al comando del Generale di Brigata aerea Alberto Briganti. La Marina aveva nei mari dell'Egeo i seguenti Comandi principali: Comando della Zona Militare Marittima delle /sole Italiane dell'Egeo, con sede a Rodi-città (denominazione telegrafica abbreviata: Mariegeo). Comandante il Contrammiraglio Carlo Daviso di Charvensod da cui dipendevano i servizi militari delle Isole


4

del Possedimento Italiano e di quelle altre che erano state occupate dall'Italia (escluse Cerigo, Cerigotto e isole viciniori alla Morea che dipendevano da Marimorea). Comando Marina Rodi con sede a Rodi-<:ittà - C.F. Adriano Arcangioli. Comando Marina Lero con sede a Lero-Portalago - C.V. Luigi Mascherpa. Comando Marina Sira con sede a Sira - C. F. Ernesto Navone. Nelle diverse sedi erano dislocate alcune unità navali di cui facevano parte pochi Ct. destinati principalmente ai servizi di scorta, una squadriglia Sm. (tutti però dislocati fuori dell'Egeo) qualche altra unità minore, una squadriglia Ms., una flottiglia MAS su tre squadriglie, alcuni gruppi antisom. e di dragaggio, unità per i servizi locali, alcune unità ausiliarie. Gli avvenimenti di Rodi dopo la proclamazione dell'armistizio riguardano principalmente le forze terrestri e possono brevemente così riassumersi: la lontananza delle Autorità Centrali, la mancanza di informazioni sulla situazione generale, la scarsità delle disposizioni ricevute non avevano sufficientemente orientato il Comando Superiore (Egeomil) sui provvedimenti da prendere e sull'azione da seguire in conseguenza dell'armistizio. Il numero era in larga misura a favore delle truppe italiane, molte altre circostanze invece erano a favore delle truppe tedesche. Il Comando tedesco prevalse e riuscì ad ottenere la resa dei presidi di Rodi (11 settembre) e di Scarpanto (12 settembre). L'Ammiraglio Daviso, personalmente, dopo l'armistizio, non tardò ad orientarsi ed ad improntare la sua condotta al concetto (confermato dalle disposizioni ricevute successivamente per r.t. da Supermarina) di resistere alle sopraffazioni tedesche e di sottrarre le unità navali alla cattura. Per la prima parte la sua azione dovette naturalmente uniformarsi alle direttive generali impartite a tutte le truppe; per la seconda, in cui egli seppe agire con un certo grado di indipendenza e di iniziativa, ebbe quasi completo successo. Il Governatore, rimasto nominalmente in carica anche dopo la resa di Rodi come Governatore civile, si rifiutò energicamente di ottemperare alla richiesta tedesca di ordinare la resa ai presidi di tutte le altre isole poste sotto la sua giurisdizione ed il giorno


5 18 Settembre chiese di essere esonerato dalla carica. Questa fu assunta dal Vice-governatore Faralli, mentre l'Ammiraglio Campioni, il giorno successivo (19 settembre), fu portato in prigionia in Germania. L'Ammiraglio Daviso era stato già preso e trasportato in Germania insieme col Comandante militare dell'isola, Generale di C.A. Forgiero fin dal giorno I3. Le truppe furo no tutte disarmate, catturate e gradualmente avviate in Germania.


CAPITOLO

II

COMANDI E FORZE MILITARI

Il Governatore era coadiuvato per gli affari civili da un Vicegovernatore, il Console Generale di 1• classe Igino Ugo Faralli, e dal Capo di Gabinetto C. F. di Compl. Giuseppe Orlando. Quale Comandante Superiore delle Forze Armate (Egeomil) dipendeva dal Comando Gruppo Armate Est (Tirana) ed aveva uno Stato Maggiore, con sede al CastelJo di Rodì, a capo del quale era il Generale di Brigata Alberto Sequi. Sottocapo di Stato Maggiore il T. Colonnello Ruggero Fanizza. Comandante dell'artigliera il Generale Giuseppe Consoli; capo dei servizi il Colonnello Arrigo Angiolini; Capo Ufficio Operazioni dell'Esercito lo stesso T. C. Fanizz.a ; Capo Ufficio Operazioni della Marina lo stesso Capo di Gabinetto C. F. di Compl. Giuseppe Orlando. 1 ° Forze dell'Esercito

Le forze terrestri erano al comando del Generale di Corpo d'Armata Arnaldo Forgiero, inviato nell'isola al principio del mese di agosto per costituirvi il « Comando Militare dell'isola » onde e\'itare che questo fosse assumo dal Generale tedesco Kleemann, Comandante la Divisione « Rhodos ». Detto Comando aveva la sua sede al Monte Profeta Elia ed era entrato in funzione dal 1° settembre. Capo di Stato Maggiore il Colonnello Carlo Vacchellj. Le sue forze comprendevano:

a) Una Divisione di fanteria «Regina » (ternaria cioè di tre reggimenti di fanteria ed un reggimento di artiglieria) al Comando del Generale di Divisione Michele Scaroina (Capo d i


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DIPENDENZA OPERATIVA O[ll[

ISOLE DELL' EGEO

S. M. Ten. Colonnello Vittorio De Paolis) meno il 10° reggimento fanteria e un battaglione del 9" fanteria distaccati rispettivamente a Coo e a Scarpamo, più il 331 ° regg. fanteria, 11 compagnie costiere, ed altre unità divisionali : in tutto circa 13.000 uomini. Il reggimento di artiglieria disponeva di tre gruppi di artiglieria mobile da 75 / 27. Un gruppo da 105 / 28 autotrainato dipendeva direttamente dal Comando di Artiglieria. La forza dei reparti era per rutti al disotto degli organici e la Divisione non disponeva di mezzi di trasporto ad essa stabilmente assegnati.

b) Artiglieria - Gen. di Brigata Giuseppe Consoli. 35° 36° - 55° raggruppamento artigheria da posizione, complessivamen-


8 te 46 batterie e 9 sezioni autonome, cioè: 3 btr. da 210/ 8, 10 btr. da 149/12, 8 btr. e 4 sezioru da 105/ 28, 19 batterie e 5 sezioni da 75/27 rnod. 06 con impiego costiero antisbarco, 6 batterie da 75 varie in postazioru fisse per concorso alle fanterie nei settori costieri. 56° raggruppamento artiglierie e.a. comprendente 7 batterie da 75/ 27, I da 75 C. K., 2 da 90/ 53 e 20 sezioni di mitragliere e.a. da 20. Si trattava in genere di artiglierie antiquate di modesta efficienza, con scarsa assegnazione di uorpini e senza alcuna attrezzatura per l'autotrasporto {l).

e) Automezzi - Forniti da due autoreparti e ripartiti in varie sezioni dislocate in diverse località - <li tipo vario, antiquato; ridotti , per difetto di possibilità di riparazione, a poche decine di unità. d) Servizi - Ripartiti in varie zone prevalentemente nell'interno dell'isola. Le forze di cui sopra erano suddivise in presidi per la difesa delle coste (che avevano uno sviluppo di circa 220 Km. di cui circa 150 aventi importanz2 tattica). I presidi erano raggruppati nei seguenti settori: Piazza di Rodi - Settore di San Giorgio Calitea - Calato - Vati - era in corso di costituzione una zona centrale a Psito. Scarse e talvolta del tutto assenti, nei diversi settori, le riserve. La difesa, per le ragioni già dette, aveva scarsissima mobilità. La suddivisione in compartimenti a mezzo di bretelle difensive non aveva raggiunto la sua completa efficienza perché i necessari lavori campali di fortificazione non avevano ancora avuto completa attuazione cd i mezzi a disposizione erano assai scarsi. La forza totale dell'esercito a Rodi era di circa 34.000 uomini. 2 ° Forze aeree

Erano alla dipendenza del Generale di Brigata aerea Alberto Briganti. Avevano una vasta intelaiatura di impianti e di servizi alla quale però corrispondeva una scarsissima dotazione {I ) Discorclanzc esistenti tra le varie fonti documentarie hanno reso difficil i i comput i sulla coMistcnz.a dclr aniglieria. Le cifre ripon aic sono perciò da considcrars: ap· prossi male.


9

ISOLA DI RODI o

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15 km.

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Bretelle dife:.sive

di forza organica. Disponevano di due campi principali, Gaddura (costa di Levante) - (Com.te Col. Achille Lorito) - Maritza (versante di Ponente) - (Com.te Ten. Col. Marcello Fossetta) - e di un campo sussidiario, Paleocastro (all'estremo sud dell'isola, zona di Cattavia) non in attività al momento dell'armistizio e reso inser-


10

vibile con interruzioni della pista e con apprestamenti antiparacadutisti. A Gaddura doveva aver sede un gruppo dj aerei siluranti, ma all'armjstizio essi erano in Italia da circa un mese per ordine di Superaereo e l'aeroporto era vuoto. A Maritza risiedevano:

a) il 30° stormo da bombardamento su 20 apparecchi (di cui soltanto dicci efficienti) diviso in due gruppi, uno su 12 apparecchi, sul posto, ed uno su 8 apparecchi dislocato temporaneamente m Grecia (Atene) - · Comandante il Col. Luigi Gori Savellini; b) un gruppo da caccia su 40 apparecchi dei quali soltanto 30 efficienti, ma in maggioranza di tipo antiquato (CR 42 e qualche G 50) e solo 6 moderni (Macchi 202). Il gruppo aveva soltanto 20 piloti - Comandante il Capitano Trevisan giunto il mattino dell'8 a sostituire il Maggiore Delio Guizzon; e) una squadriglia da trasporto con 4 trimotori S 81 ed uno S 75. La ricognizjone marittima (147" squadriglia con 10 apparecchi Cant Z 501 di cui 7 efficienti) risiedeva a Lero. A Rodi risiedeva normalmente un Cane Z 506 a disposizione del Governatore. Ali' Armistizio oltre a questo erano a Rodi altri 2 Cant Z 506 attrezzati per soccorso con i contrassegni della neutralità L'Aeronautica, che a Rodi contava in totale 3.000 uomini. provvedeva alla guardia perimetrale dei due aeroporti; alla difesa e.a. ed eventualmente antisbarco provvedevano Sezioni dell'Esercito, ivi dislocate, armate con mitragliere da 20. 3 ° Forze d e lla Marina

Il Comando della zona Militare Marittima dell'Egeo (Mariegeo) aveva a Rodi-città uno Stato Maggiore di cui facevano parte: il Capo di Stato Maggiore C. V. Mario Grassi, il S. C. di S. M. C. F. Arturo Radaelli, l'Ufficiale alle comunicazioni C. F. Luigi Monterisi, il Capo Ufficio Operazioni C. C. Andrea Brancateli i.


11

Le forze navali assegnate alla zona erano: D islocazione all'8 settembre

4a sq. Ct. per i servizi di scorta. Comand:inte C. F. Giuseppe Verzocchi - Pireo. Crispi Sello

C. F. Giuseppe Verzocchi C. C. c. Corrado Cini

Euro Turbine

C. F. Vittorio Meneghini C. C. Francesco De Rosa De Leo

Pireo Venezia (lavori)

Lero Pireo

La III Flottiglla Mas, Comandante C. F. Luigi Borghi con sede a Lero che comprende\·a una sq. Ms. e tre sq. Mas. 1• sq. Ms. -

Ms. 12 Ms. Ms. Ms. Ms.

11 15 23 26

3a sq. Mos Mas 54() Mas 538 Mas 555 Mas 559

l 1• sq. Mos Mas Mas Mas Mas

520 521 522

523

16" sq. Mas Mas 534 Mas 542 Mas 545

C. C. r. Vittorio Daviso di Charvensod. C. C. r. Vittorio Daviso di Charvensod S:T. V. Giancarlo Bacci S. T. V. c. Lino Aracci T. V. Alberto Bencini S. T. V. Giovanni Galatà

Rodi Lero Rodi Rodi Lero

C.te T. V. Gabriele Lombardo.

T. V. G::ibriele Lombardo Nocch. 1• Clas. Maurizio Massens1m S. T. V. Massimo Calabrese Nocch. 3• cl. Alberto Baldelli

Rodi Lindo Lero Lindo

C.te T . V. c. Ercole .Rocchi. Nocch.

z•

cl. Armando Milella

T. V. Ercole Rocchi S. T. C.R.E.M. c. Carlo Beghi 2° Nocch. Alberto Rivano

Lero Mikoni Samos Lero

C.te T. V. Aldo B::l<lini.

T. V. Aldo Baldini

Nocch. z• cl. Flaminio Carniel Kocch. l" cl. Giuseppe Annovazzi

II V gruppo Sommergibili al Comando del C. F. Spigai con sede a Lero comprendev:i:

Lero Pireo Lero


12 Dislocazione all'S settembre

Ametista

S. T.V. Luigi Ginocchio

Fiume

Bei/ul

T . V. Pasquale Beltrame

Monfalcone

Onice

T . V. Ferdinando Soggetti

(lavori) in mare (partito da Taranto}

Sirena

T.V. Vittorio Savarese

(la\·ori}

La Spezia (lavori)

XIV Gruppo Antisom - · C.te C. F. Luigi Borghi. AS 124 M/ps S. Antonio (Drag.) ~occh. I" cl. Aldo Bagini

Rodi

AS 125 M/ps Garibaldino (Drag.) T.V. c. Guido Novelli

Rodi

XXXIX F/011iglia Dragngg,o con sede a Lero C.te T. V. c. Carlo Citter. Comprendeva : 1• Squadriglia Dragaggio d'altura T.V. c. Armando Pillon. Trem aglio T.V. Armando Pillon Camogli Nocch. la cl. Carlo Orlandi RD 35 Kocch. 1a cl. Aless. Bugoone Gaeta . 1occh. l2 cl. Angelo Chessa Poniglioni Rrig. G. F. Olivio Mangra,·iù

Lero Lero Sira Rodi Rodi

2• Squadriglia Dragaggio ravvicinato con sede a Sira • C.te T. V. c. Ignazio Caruso. su tre unità (2 a Sira I a Lero). 3• Squad,·iglia Dragaggio ravvirmato con sede a Lero • C.te T . V. c. Carlo Barristella, su 5 unirà (3 a Lero e 2 a Samo). 4• Squadriglia Dragaggio ravvicinato con sede a Lero · C.te T. V. c. Carlo Citter, su 4 unità (I tem pora-

neamente in Italia e 3

s•

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Lcro).

Squadriglia Dragaggio rawicinato con sede a Rod i ·

C.ce T. V. c. Giuseppe La Monaca su 6 unità Mh· Ard,to Serg. Nocch. Carlo Subrizio M!Y Berenice Scrg. Nocch. Antonio La Nuzza M / v ]',:avigatore Nocch. cl. Cesario Calabrese Ml v San Giorgio 2° Nocch. Emanuele Drago Mh· Al/ean:;a Nocch. l" cl. Milano Gl ussi Ml v Tlt.ssilichi Nc-..cch. Ja cl. m ii. 1':atale Catania

z,

Rodi Rod i Rodi Lcro Lcro Rodi


13 Dislocazione a11 '8 scncmbrc

Alla 5• Squadriglia di Rodi er:ino :igirregati, per il dragaggio di altura, l'RD 35, il Gaeta, il Postiglioni già elencati più sopra e inoltre:

Impero

Ml v Leda

Nocch. I• cl. Giuseppe Irrera per il dragaggio magnetico Nocch. cl. Mauro Domenico Befo

z•

Rodi Rodi

6• Squadriglia Dragaggio ravvicinato con sede a Stampalia . C.te T. V. c. Nunziato Pizzolo, su due unità (l a Creta e l a Lero). Altre unità e navi ausiliarie: Posamine Legn:.no C. C. a. Emanuele Campagnoli ( nave a disposizione del Governatore). Cannoniera Caboto • C. C. a. Corrado Corradini Nave app. sm. Volta · C. C. c. Stefano Bausani Nave T rasporto Asmara (frigorifera) - C. C. c. Giusejr pc Arci prete · Incagliata presso jl Faro delle Pedagne (Brindisi) Cst. acqua n;ifta Cerere . T. V. c. Vittorio Pellegrìnelli P.fo Req. Morrhua T. V. c. a. Giorgio Montebarocci Rim. Porto Salvo Nocch. 2• cl. Amer.i.go Vincenti

Rodi Lero

Pireo Lero Pireo

Vi erano poi molte altre unita minori assegnate a Rodi, Lero, Stampalia per i servizi di pilotaggio, di vigilanza alle ostruzioni e per usi locali, ed inoltre il pontone officina G Q 12 ed il piroscafo Pomezia adibito a frigorifero entrambi a Rodi. Dipendevano da Marìegeo: a) Il Comando Marina Rodi . e. F. Adriano Arcangioli, e.te in 2• e.e.e. Raoul Montanari - sotto il cui comando erano: la caserma-deposito ed i servizi di Rodi, ed un reparto di formazione per la eventuale occupazione a difesa di un caposaldo della cinta difensiva a Sud dell'abitato di Rodi. Otto batterie costiere: « Majorana >> - 3-152/ 40 - 1-120/ 50 a Monte: Smìth (detto anche S. Stc· fano) T. V. c. Carlo Ragni. (( Melchion· l l - 3-152/ 50 • 1-102/ 35 - 1-76/ 17 a Nord delle Terme dì Calìtea Cap. lu-t. Natale Monsurrò.


14 1< Bianco

» - 3-120/ 45 - 1-76/ 17 sopra Cremastò T cn. An. Romualdo Lia. <<Dandolo » - 3-152 / 40 - 1-102/ 35 - 1-76/ 17 ad Ovest del Promontorio di Lindo Cap. Art. Carlo Giglioli. « Moro1ini » - 3-1 52/ 40 - 1-102/ 35 a Est del Promontorio di Lindo S. T. V. G. Batta Gazzullo. « Mocenigo » - 3-120/ 45 - 1-76/ 17 estremità meridionale dell'isola costa Est T en. Art. Gennaro Leone. « Bragadino ,, - 4-1 20/ 45 - 1-76/ 17 estremità meridionale dell'isola costa Ovest Ten. Art. Antonio Clerici. 1< A limnia >> 1-102/ 35 (in costruzione) - 1-76/ 40 - 1-76/ 50 S. T. Art. Settimio Cinicola (era presidiata integralmente dalla Marina).

La Marina inoltre armava con suo personale alcuni pezzi da sbarco da 76/1 i e numerose mitragliere a.a. ed antisbarco variamente dislocate (1). b) Il Comando Marina Lero che comprendeva le isole di Lero e Calino. Comandante C. V. Luigi Mascherpa: Parte del personale apparteneva all'Esercito e l'aeroporto di Lero d!pende\·a direttamente dall'Aeronautica. e) L'isola di Stampalia - Comandante delle forze militari C.C.c. Bruno Margarucci, dipendeva da Marina Lero. d) li Coma11do Marina Sira - C. F. Ernesto Navone (Risiedeva anche il Comando Militare delle Cicladi impersonato dal Col. Luigi Gino, Comandante del 7° regg. fanteria. il quale dipendeva per l'impiego da Egeomil Rodi e disciplinarmente e amministrativamente dal Gen. Soldarelli, Comandante la Divisione Cuneo risiedente a Sarno). e) La Capitaneria di Porto di Rodi - Maggiore di Porto Francesco Capodanno. Per qualche settore del suo servizio nceveva ordini anche dal Governatore.

f) La zona Fari di recente istituzione - T en. C.R.E.M. Agostino F oce. Per le comunicazioni Mariegeo disponeva di due stazioni r.t. della Marina. Una era a Rodino ed una a Sud presso Monte Profeta. Erano tutte e due trasmittenti e riceventi. Una terza O) C-c:r:i inoltre: in costruzione la batteria " Castello,, (nei prc~si del Villaggio omo· nimol "' 'i pezzi da 102. al coman do del T cn. Art. Mario Kcl kr.


15 stazione per le intercettazioni estere era a S. Giovanni, dissimulata m una casa colonica. La rete delle comunicazioni interne dell'isola era gestita dalla Marina per quanto riguardava le batterie e le stazioni di vedetta, per tutti gli altri servizi era gestita dall'Esercito. Essa era costituita da linee telefoniche e telegrafiche, parte su palificazioni e parte su linee volanti, tutte allo scoperto e di facile interruzione. Nessuna batteria dell'Esercito e della Marina era provvista di stazione radio. Il totale d.el personale della Marina era di 2000-2200 uomini (unità navali comprese). 4° Fon:e Tedesche

L'ingerenza tedesca a Rodi era cominciata nel gennaio 1943, con l'invio stabilito d'accordo fra il Comando dell'Aeronautica dell'Egeo ed il Comando dell'Aeronautica tedesca di Creta di due batterie da 88 per la difesa e.a. degli aeroporti (1). Gli accordi iniziali prevedevano che il personale tedesco, una volta addestrato quello italiano, sarebbe stato ritirato. Invece rimase in previsione dell'arrivo di altre tre batterie. Il 20 gennaio era giunto a Rodi il T.C. tedesco Hof, specialista in questioni di artiglieria per la difesa costiera, con il Maggiore Volk dei pionieri, ed altri ufficiali, tecnici e disegnatori. Giunse anche il T.C. di S. M. Bonke del Quartier Generale di H itler ed il Colonnello di Artiglieria Von Busse che si occupò minuziosamente dello schieramento deHe nostre artig)jerie, criticandolo. Anche il Colonnello dei Pionieri Messerschmidt effettuò una visita accuratissima durata tre giorni. Ne conseguì una richiesta (I) Alrangc1enza tedesca terrestre a Rooi si accompagn:w:tno. in quello stesso periodo, tentativi tcdcsch: intesi a porre Egcomil interamente sotto l' aut0rid del Comando in Capo tedesco del Settore Sud residente in Grecia. I tentativi non riuscirono ma è interessante riportare qui, a conferma di quanto scritlO nel testo, nn brano di una lettera riservata scritta dall ' Amm. Campioni, Governatore d el Dodecaneso in data 31 gennaio al Sottocapo di S. M. della Marina per tenerlo al corrente con piena franchezza, delle intenz ioni dei tedeschi: " qui è cominciata da un po' una i nvasione dei tedeschi da tutte le parti ed in iutti i campi, tanto da far dire. scherzando, da uno dci loro ufficiali che è ciui di col legamento : " dopo a,·er im·aso tutto ora in,·adono anche Rod i (i: un aust riaco). Due ufficiali tedesch i manda li qui d ~I nostro Stat0 Magiiore come prat ici di fortificnioni per usufruire eventual mente dell a loro esperienza e dare qualche suggerimento, si !ono inslallari qui per due mesi (!) pc:r scoprire l'uo,·o di Colombo' Auff l Scusa il piccolo sfogo ».


16 concreta di artiglierie controcarro, di cemento, di ferro. Gli uffici del T. C. Hof furono rinforzati con altro personale. Furono chiesti dei locali dentro il « Castello», furono compiute visite a Lero ed a Scarpanto. Il Comando italiano chiese la data della fine dei lavori della Commissione e la richiesta suscitò molto risentimento e provocò una risposta ufficiale che la Commissione doveva continuare a rimanere a Rodi. Essa vi rimase infatti fino al mese di aprile. In questo mese, in seguito ad accordi fra le Autorità Centrali, fu sbarcato a Rodi quale elemento di manovra, un battaglione di granatieri di assalto completamente motorizzato. In maggio giunse un Colonnello tedesco, in vista di un prossimo arrivo di altri due battaglioni che infatti arrivarono parte via aerea, parte via mare. Verso la fine di giugno giunse, non preannunciato, il Generale Kleemann più anziano del Generale Scaroina, Comandante la Divisione <<Regina». Egli comunicò l'imminente formazione nell'isola della Divisione motocorazzata (< Rhodos » come riserva centrale mobile. Nel mese di Maggio vi era stata anche la visita dell'Ammirag lio tedesco Fricke e di altri generali e marescialli tedeschi fra cui, sembra, anche Kesselring. Successivamente al 25 Luglio vi era stata la visita del Maresciallo tedesco Von Weich (O.B.S.E.). Non è azzardato supporre che nel corso di questa visita siano state impartite al Generale Kleemann direttive ed istruzioni per la evenienza, prevista dai tedeschi, di una nostra richiesta di armistizio. La Divisione eseguì esercitazioni diurne e notturne che probabilmente erano dirette contro la linea difensiva creatasi sul fronte a terra di Rodi a 10-12 Km. dalla città. Pur non avendo documenti precisi in proposito, risulterebbe che, in seguito ai consigli ed alle pressioni tedesche, il nostro schieramento che era di circa l /3 sulla costa e 2/3 all'interno, sia stato modificato in 2/3 sulla costa ed 1/3 all'interno. In Agosto, per ordine delle Autorità Centrali, nonostante il parere contrario del Governatore, si iniziava lo sbarco a Scarpanto di granatieri tedeschi inviati da Salonicco. La sede del Comando della Divisione « Rhodos » era a Campochiaro. La Divisione, a quanto risultava al nostro Comando, comprendeva: a) il Comando, con i suoi servizi divisionali;

b) tre battaglioni di granatieri (probabilmente divenuti quat-


17

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" tro nel mese di Agosto), circa 4.000 uomini armatissimi, completamente motorizzati, dotati di 50-60 pezzi da 75 / 46, 40-50 pezzi da 50 e da 28, di 60-70 mortai da 80 e da 50 e di armi anticarro;

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18 e) un raggruppamento celere per esplorazione, circa 1.500 uomini, dotati di motocarrozzette armate di mitragliatrice, circa 20 vetturette e camionette leggere blindate, circa 40 autoblinde di diverso tonnellaggio, di cui parecchie con cannoni da 50;

d) un battaglione carri armati Tigre da 32 tonn. (16 inizialmente, erano oltre 25 in Agosto); e) un gruppo su due batterie di cannoni da 105 e un'altra da 150, tutti semoventi; f) un gruppo di artiglieria divisionale su due batterie da

105 e una da 150 autotrainate con cingoli; g ) un raggruppamento di circa 1.000 p1omen con mezzi tecnici e da combattimento fra cui automezzi bliridati e vetturette armate; h) reparti minori ;

1) cinque batterie e.a. ed a.e. da 88 inserite fra quelle italiane ma dotate di propri mezzi per l'autotrasporto; l) un reparto di 300 greci, in uniforme tedesca con compiti non molto chiari, per la cui non opportuna presenza il Comando italiano aveva ripetutamente protestato. La Divisione e Rhodos ~ aveva inoltre una propria rete di comunicazioni ed era collegata per radio con l'OKW (Ober Kommando Wermacht - Comando Supremo) e con l'OBSE (Ober Befehl Sud-Est - Comando Sup. SE.) di Salonicco e con il Comando tedesco di Creta: con questi due ultimi aveva anche un collegamento radiotelefonico. Il battaglione di granauen tedeschi, inviato a Scarpanto aveva ultimato le sue operazioni di sbarco il 6 settembre. Esso superava, per numero di uomini e per mezzi, le forze italiane di Scarpanto che consistevano in due battaglioni di fanteria, due compagnie mitraglieri, una compagnia mortai, sei pezzi controcarro, sei batterie da 75 /27 e da 149 / 12 ed alcune mitragliere da 20. Il totale delle forze tedesche nell'isola di Rodi non è noto con esattezza: si presume fosse fra i 6.000 ed i 7.000 uomini; nell'isola di Scarpanto ve ne erano circa 1.500. Alcune testimonianze danno, per Rodi, la cifra di 8.000. Qualcuno arriva persino a 9500.


CAPITOLO

III

GLI AVVENIMENTI (CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLA MARINA)

GIORNI

8-9

SETTEMBRE.

Verso le ore 20.30, dopo la notizia della proclamazione dell'armistizio appresa dalla radio, si tenne al Castello una riunione presso il Governatore. Mancando istruzioni delle Autorità Centrali (v.. Doc. N . 1), in questa riunione non furono decisi provvedimenti di particolare rilievo (1). Il Governatore però trasmise a tutte le isole dipendenti il proclama del Maresciallo Badoglio sottolineandone la frase finale che ordinava la reazione « ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza» (v. Doc. N . 2). Questa frase alludeva assai chiaramente alla eventualità di attacchi tedeschi. I Comandi delle unità navali (in seguito ad episodi successi dopo il 25 luglio - giorno della caduta del governo fascista ad Atene ed a Rodi stessa), erano già stati messi in guardia contro la possibilità di colpi di mano tedeschi. L'Ammiraglio Daviso, per suo conto, ordinò : a) a tutte le unità in navigazione di concentrarsi a Lero (trattenendo però a Rodi Ms. e Mas a cui furono fatte sospendere le crociere di vigilanza previste per la notte); b) a tutte le unità presenti a Rodi di prepararsi a muovere entro un'ora (tranne il Caboto che era in avaria per prece(I) Tutto il persona le delle forze corazzate tedesche e del la b~tteria tedesca da 88, che dominava il campo òi aviazione di Marit:i.a, si trovava la sera dell'S Settembre, riunito. senz'armi, al· campo stesso per assistere ad uno spetr~colo cinematografico. Il comandante del campo, intravedendo la possibilità di u n facile colpo di mano , chiese istruzioni. Gli fu risposto di non prendere alcuna iniz.iatÌl"a, dato che il Generale Kleemann aveva garantito al Governatore che il campo non sarebbe stato tocc:iro.


20 denti bombardamenti ed aveva sbarcato a terra, per la difesa del porto, i suoi cannoni da 76); e) di porre in stato di allarme le batterie (con proibizione di sparare verso il m are) intensificando il servizio di scoperta verso il fronte a terra;

d) di informare della situazione i dipendenti Comandi Marina di Lero, Stampalia e Sira (v. Doc. N. 3 e 4); e) di iniziare il collegamento r. t. di emergenza fra tutte le stazioni r. t. della città e dell'isola col comando della Zona M.M.;

f) di rinforzare la guardia al Comando Marina di Rodi e di approntare la compagnia da sbarco della Marina; g) di opporsi con le armi a qualsiasi tentativo di violenza da parte tedesca. In caso di interruzione delle comunicazioni le batterie dovevano mettersi agli ordini dei Comandi viciniori dell'Esercito. Le batterie più vicine a Rodi furono visitare personalmente dal Comandante Marina Rodi (C. F. Arcangioli) e da lui autorizzate ad agire anche nel caso che si rendesse evidente il pericolo di essere circondate, pur mancando un'esplicita azione di fuoco da pane dei tedeschi, che ormai dovevano essere considerati come neID1c1. Gli ordini erano perfettamente conformi nello spirito a quelli giunti più tardi, tramite Supermarina, dal Comando Supremo (tel. 24292-90 delle 021509), che fu decifrato nelle prime ore del giorno 9) (v. Doc. N. 5). Particolarmente chiare erano state le istruzioni dall' Ammiraglio Daviso al Comando di Castelrosso al quale, dopo un telegramma generico delle 20,22 che diceva soltanto: « Fate massima attenzione », era stato inviato alle 21,25 un altro telegramma che precedeva il telegramma circolare inviato alle 21,30 a tutti i Comandi Marina dipendenti ed era di questo assai più esplicito. Eccone il testo: « S. V. Monte Vigla. Prot. 26. Mariegeo alt Stato concluso arm istizio con forze Anglo Americane alt. Cessiamo ostilità contro tale forza alt. Disponete massima vigilanza fronte a terra proibendo con la forza qualunque ingresso forze armate altre nazionalità 212508 - 2315 ».


21 L'Amm. Daviso non venne· a diretta conoscenza né del riassunto delle clausole dell'armistizio trasmesse per r. t. dallo Stato Maggiore della Marina (v. Doc. N. 6), né delle disposizioni impartite per r. t. dall'Ammiraglio Inglese Comandante in Capo del Mediterraneo per il concentramento delle unità navali (v. Doc. N. 7), né dell'impegno di cui parleremo in seguito, che sembra sia stato preso dal Governatore col Generale Kleem ann per non far allontanare da Rodi le unità navali ed aeree. Il Governatore, verso le 19.40, aveva dato disposizione al Generale Forgiero, Comandante militare dell'isola, di prendere contatto col Generale Kleemann (che, teoricamente, da lui dipendeva) per invitarlo a dare ordini alle sue truppe di non assumere atteggiamenti capaci di provocare la nostra reazione. In sostanza egli non avrebbe dovuto far muovere, durante la notte, i suoi reparti. Il colloquio ebbe luogo ed il Generale Forgiero, verso le 21, comunicò che il Generale Kleemann era calmo ed aveva assicurato che avrebbe dato disposizioni nel senso desiderato. Verso le 24 invece il Generale Forgiero comunicava di aver nuovamente ricevuto il Generale Kleemann il quale questa volta era assai agitato (è logico ritenere che nell'inter vallo fra i due colloqui fossero giunti ordini perentori da parte dei Comandi superiori tedeschi); egli aveva fatto presente che il pericolo di uno sbarco inglesè nelle nuove circostanze gli imponeva di mutare la dislocazione dei suoi reparti, e pertanto richiedeva libertà di azione. Il Generale Forgiero rispose negativamente ed il Governatore fece chiedere al Generale Kleemann di venire da lui a Rodi. Giunse al Castello, insieme col Generale Forgiero, verso le 3.30 del mattino. Prima di muoversi per recarsi a Rodi, essendo stato informato dal Generale Forgiero che trUppe tedesche erano entrate nei limiti dell'aeroporto di Maritza esigendo il disarmo del personale e_d il suo allontanamento dal campo, era rientrato al suo Comando e ne era subito uscito dicendo che si era trattato di errata iniziativa del Comandante del reparto e che aveva disposto il ritiro del reparto dal campo. Il colloquio col Governatore (che nel frattempo aveva ricevuto le istruzioni del Comando Supremo, contenute nel telegramma 24292-90 delle 021509 già citato) si svolse su un tono serio e grave ma non violento. Il Generale Kleemann fece notare


22 la difficoltà della sua pos1z1one, dovendosi mettere in grado di contrastare un eventuale sbarco inglese senza poter più contare né sulle truppe né sulla difesa costiera italiana. Da ciò derivavano per lui imprescindibili esigenze di carattere militare per la dislocazione dei suoi reparti, e potevano anche sorgere improvvise necessità di rapido spostamento dei reparti stessi che non ammettevano la subordinazione a preventive richieste. Il Governatore voleva invece avere assicurazione di preventiva informazione per ogni spostamento di truppe. Il Generale Kleemann insisteva poi anche sulla necessità di controllare i campi di aviazione per non essere colto di sorpresa da eventuali aviosbarchi. Dopo prolungata discussione fu convenuto che la Divisione « Rhodos » si sarebbe dislocata fra Campochiaro e Psito, che i reparti tedeschi sarebbero in ogni caso rimasti fuori dai limiti demaniali degli aeroporti e che, per eventuali diverse necessità di movimenti di truppe, avrebbe dovuro essere chiesta preventiva autorizzazione. Secondo qualche testimonianza sarebbe invece stato convenuto che i presid'ì tedeschi potevano rimanere nell'interno dei campi di aviazione, accanto ai presidi italiani ed avrebbero rinunziato a qualsiasi tentativo di disarmarli a condizione che nessun mezzo navale od aereo avesse lasciato l'isola. Non è stato possibile chiarire se questo accordo sia stato effettivamente preso, ma, comunque, è cerco che l'Amm. Daviso non ne è venuto a conoscenza. Egli non aveva partecipato ai colloqui perché, dopo avere chiesto invano di andare a fare una ispezione al campo di aviazione di Gaddura, si era recato a visitare le batterie vicine a Rodi alle quali aveva confermato le disposizioni già impartite [ v. precedenti paragrafi. e) e g)l Mentre il Gen. Kleemann stava per accomiatarsi (erano circa le sei del mattino), giunse comunicazione che un reparto tedesco era in procinto di entrare nell'aeroporto di Gaddura. Anche questa volta il Gen. Kleemann dichiarò che il Comandante del reparto aveva esorbitato dalle sue istruzioni ed in presenza di un nostro ufficiale che conosceva benissimo il tedesco, dall'ufficio stesso del Governatore diede disposizioni perché il reparto si mantenesse fuori dai limiti dell'aeroporto. Frattanto il Governatore mise al corrente il Generale Forgiero degli ordini giunti dal Comando Supremo {tel. 24292 già citato).


23 Durante la notte (ma qualche testimonianza pone il fatto alla notte successiva), furono raccolti vari manifestini, lanciati, a quanto sembra, da un aereo inglese non veduto e non udito. I manifestini erano firmati a stampa dal Gen. Wilson Comandante in Capo del Medio Oriente, e, facendo riferimento all'armistizio, ordinavano a tutte le navi italiane dell'Egeo di raggiungere, su rotte stabilite, il porto di Alessandria ed a tutti gli aerei di recarsi negli aeroporti di Cipro. Erano stabiliti tutti i particolari per il riconoscimento. Il manifestino concludeva: « Il Governatore dell'Egeo è personalmente responsabile della esecuzwne del presente ordine » (1). Nella incertezza sulla legittimità ed autenticità del documento, il Governatore non ne tenne nessun conto, e, pur ignorando ancora le clausole dell'armistizio (erano state chieste inutilmente al Comando Gruppo Armate Est a T irana ed al Comando dell'lla Armata di Atene), sembra abbia ordinato (confermando così l'ordine già impartito dall'Ammiraglìo Daviso) che nessuna unità navale od aerea si allontanasse senza il suo esplicito ordine e che le unità navali eventualmente in mare si recassero a Lero e gli aerei in volo agli aeroporti dell'Egeo. Fra le 11 e le 12 giunsero (attraverso la rete di comunicazione dell'Artiglieria) notizie di atti violenti ed intimidatori operati da reparti tedeschi contro posti di Comando, batterie e postazioni italiani. Fu dato ordine di reagire con contromisure ed anche con azioni di fuoco. Questo avvenne e con buon successo; ma, nel pomeriggio, la distruzione delle comunicazioni era stata compiuta quasi integralmente e non si ebbero più sicure notizie. Verso mezzogiorno il Generale Forgiero riuscì ancora a comunicare che nel corso di una violenta azione tedesca contro la sede del Comando della Divisione <<Regina », il Generale Scaroina, Comandante della Divisione, era stato catturato e trattenuto png10niero; per un caso fortunato il Generale Scaroina era riuscito

(l) Vedi documentazione (Documento N. 8). !n esso è riportato un appello del Genera le Wilson (ripreso dal libro del Col. Fanizza intitolato: " De Vecchi - Bascico • Campioni »), il cui senso coincide con quanto è s,atn sopra esposto. ma la cui chiusa non è quella su riportata, avendo 1·appcllo un cara ttere generale e non specifico per l'Egeo. Possono essere autenciche entrambe le versioni, in quanco l'appello generale può aver subìlO qualche adattamenco particolare per Rodi.


24 a dare sommaria notizia telefonica dell'accaduto al Comando Militare del l'isola. Il Governatore, per evitare la prevedibile cattura anche del Comando Yiilicare dell'isola, che non aveva alcuna effettiva possibilità di difendersi, lo autorizzò a trasferirsi a Rodi. Prima dell'arrivo a Rodi del Generale Forgiero, il Generale Scaroina riuscì, attraverso una linea ignorata dai tedeschi, a dare direttamente al Governatore qualche altr:i notizia sull'azione tedesca che era culminata con la sua cattura. La comunicazione, che proveniva dalla caverna del posto di comando tattico, fu interrotta dal sopravvenire di un gruppo di pionieri tedeschi che tagliarono la linea e distrussero l'apparecchio. Risulterebbe che le violente azioni tedesche nella zona di Campochiaro abbiano causato sedici morti e una quarantina di feriti italiani. Verso le 15 il Generale Forgiero giungeva a Rodi, ma, lungo il tragitto, a Soroni, alcuni automezzi che formavano la sua colonna erano stati intercettati dai tedeschi ed erano stati poi coinvolti nelle azioni di combattimento che si svolgevano nella zona. Nelle prime ore del pomeriggio un'azione si svolse anche nel settore di Calavarda e truppe corazzate tedesche invasero il campo di aviazione di Yiaricza. L'Ammiraglio Daviso propose di far battere l'aeroporto dal Ct. Euro che si poteva far venire da Lero, ma la proposta non fu accolta. L'Euro ebbe invece ordine di recarsi a Coo per imbarcare 200 soldati e portarli a Rodi. Il Comandante dell'Aviazione, Generale Briganti, ottenne dal Governatore l'autorizzazione di far aprire il fuoco sul campo e sugli apparecchi che in esso si trovavano. L'azione dell'artiglieria fu pronta ed efficace; distrusse apparecchi italiani e carri armati tedeschi e ridusse al silenzio tutte le batterie tedesche che avevano risposto al tiro. Nel corso di questa azione fu smantellata la batteria Bianco della Marina. Alla sera del giorno 9 la situazione appariva poco chiara al Comando quasi tot:ilmente privo di collegamenti. I due episodi della cattura dell'intero Comando della Divisione « Regina » e degli automezzi del Comando Militare dell'isola, davano un'impressione che probabilmente non corrispondeva esattamente alla realtà delle cose, ma, di fronte alla preponderanza tedesca nella zona centrale, all'occupazione di uno dei due campi di aviazione, alla seria minaccia contro l'altro campo, non possiamo non convenire


25 sulla esattezza dell'apprezzamento del Generale Sequi, quando egli ci dice che la nuova situa zione dell'isola era quella che si sarebbe verificata qualora una Divisione corazzata nemica fosse sbarcata, avesse sorpassato inavvertita le difese periferiche, e si fosse accampata al centro dell'isola donde, m anovr:i.ndo per linee interne, era in condizioni di attaccare alle spalle ogni nostro settore. Possiamo aggiungere che, se si fosse trattato di una Divisione inglese sbarcata in periodo prea.rmistiziale, non ci sarebbero state, a complicare ulteriormente le cose, quelle difficoltà psicologiche che oggi possiamo deplorare ma che in realtà esistevano e che, per le ragioni già esposte, non potevano non esistere. Per meglio difendere il settore di Rodi, il Governatore ordinò che, durante la notte, le truppe del settore di Calìcea (331 ° reggimento fanteria. e 4 batterie del 50° artiglieria) si trasferissero a Rodi. Il che fu eseguito prima dell'alba, nonostante la grave deficienza di automezzi (non più di una trentina, avendoli racimolati da ogni parte). Le truppe furono dislocate a difesa della « bretella ,> che copriva il settore di Rodi. Come riferisce il Capitano, di Porto Francesco Bagnus, il mattino del 9 si era presentato alla Capitaneria di Porto un Tenente Colonnello tedesco, armato di mitra, per chiedere di occupare il porto, i cui accessi, tranne un passaggio pedonale, erano stati sbarrati con cavalli di Frisia fin dalla sera precedente, subito dopo l'annunzio dell'armistizio. La richiesta naturalmente fu respinta. Si trovava in porto, in pos1z10ne vicinissima alla Capitaneria, il piroscafetto Taganrog di circa 200 tonn. di stazza con bandiera tedesca, equipaggio civile greco, e scorta militare tedesca di 21 uomini. li carico era, in prevalenza, di munizioni per armi portatili. L 'ammiraglio Daviso riferisce che la mattina del 9 il Capitano di Corvetta tedesco di collegamento era andato ad informarlo che intendeva far partire il piroscafo. L 'Amm. :paviso rispose che, data la situazione, il · Taganrog non poteva la~dare il porto e fece quindi mettere sentinelle armate sulla banchina. Alle · 9.30 venne l'ordine di aprire gli accessi al porto ed i tedeschi si diedero subito a scaricare il piroscafo. Lo scarico terminò alle 13. Alle 14,30 giunse la notizia dell'occupazione tedesca dell'aeroporto di Maritza e la notizia era avvalorata dal rumore dei colpi di cannone sparati dalle vicine batterie. Il C.C. Corradini telefonò alla Capitaneria per raccomandare di tenere d'occhio il Taganrog, ordinando di


26 aprire il fuoco qualora il piroscafo facesse atti di ostilità. Il Capitano Bagnus non aspettò gli atti di ostilità (che potevano essere assai pericolosi, essendo il Taganrog armato di cannone e mitragliere), e, con rapida azione preventiva, fece puntare le sue mitragliere contro l'equipaggio, parte del quale si trovava in coperta e, prima che i tedeschi riuscissero a raggiungere le loro armi, poté immobilizzarli, disarmarli e farli prigionieri insieme con l'equipaggio greco. Per ordine del Comando i greci furono lasciati liberi, mentre i png1onien tedeschi furono avviati sotto scorta in città. Essendosi saputo dal Comandante greco che i tedeschi avevano sistemato nelle stive del piroscafo due bombe per eventuale autoaffondamento, si riusd a far rivelare dai tedeschi la ubicazione delle bombe e quindi a rimuover le. Giunse al porto per un sopraluogo l'Amm. Daviso, il quale dispose che sul Taganrog fosse alzata la bandiera italiana, che l'equipaggio greco, Comandante compreso, tornasse a bordo, che si imbarcasse una scorta di marinai italiani e che il piroscafo partisse per Simi (afferma il Capitano Bagnus) per Lero (dice l'Amm. Daviso), per sottrarlo a possibili azioni aeree. Sul piroscafo prese imbarco il S.T.V. Tullio Luchini, giunto da pochi giorni a Rodi e che non aveva ancora finito di prendere le consegne di aiutante di bandiera dell'Amm. Daviso, ed alle 02.00 del 10 il Taganrog partì recandosi a Porto Pedi di Simi. L'Amm. Daviso, durante la giornata del 9, aveva perduto ogni possibilità di mantenersi m efficace contatto con le batterie della Marina. La batteria « Bianco~, dopo aver distrutto col suo tiro tutti gli aerei dell'aeroporto di Maritza occupato dai tedeschi, dopo avere battuto a lungo ed efficacemente alcune colonne tedesche, fu dovuta sgomberare essendo stata duramente colpita da batterie tedesche ed attaccata, senza possibilità di ricevere aiuti, da fanterie tedesche con lancio di bombe e con mitragliatrici. Ebbe due morti e due feriti per colpi di bombarda. Prima dello sgombero i pezzi rimasti ed i principali depositi di munizioni furono fatti saltare. La batteria « Melchiorri », aperto il fuoco su ordine del Comando Marina, ha sparato a lungo con efficacissimi risultati contro


27 posizioni tenute dai tedeschi. (Continuò il tiro, ad intervalli, sino al marcino dell'll, quando ebbe ordine di sospendere il fuoco). Nel pomeriggio del 9 la batteria « Dandolo », privata fin dall'alba di tutte le sue comunicazioni, era completamente circondata da mezzi corazzati tedeschi. L'ordine ricevuto di non aprire il fuoco se non per ritorsione al fuoco tedesco, aveva impedito lo svolgimento di un'azione di difesa preventiva. Verso le 16 entrò in batteria una macchina tedesca con alcuni ufficiali venuti a chiedere la resa, che fu rifiutata. I tedeschi asserivano che anche le altre batterie e vari reparti si erano arresi. Fu inviato allora, con un mezzo tedesco, il Capo Cannoniere per controllare questa circostanza. Il sottufficiale non tornò. Si completò invece e si restrinse l'accerchiamento della batteria. Verso il tramonto vi fu un altro colloquio con altri ufficiali tedeschi, alla fine del quale fu ordinato il posto di combattimento e fu fatto saltare il ponte sulla fossa anticarro che dava accesso alla batteria. Si scatenò allora il fuoco tedesco, cui fu risposto col fuoco, ma, dopo un certo tempo, la batteria dovette arrendersi. Il personale fu preso prigioniero e fu avviato dai tedeschi nella località di Càlaco. (L'indomani, in seguito ad un combattimento presso Massori in cui i tedeschi ebbero la peggio, il personale della « Dandolo » riuscì a liberarsi e, nel pomeriggio del 10, rientrò alla sua batteria. La batteria era devastata ed il personale passò la notte nel paese di Lindo, da cui il giorno seguente, 11 , insieme con alcuni militari della Guardia di Finanza, tornò di nuovo alla batteria. Furono rimesse in funzione alcune mitragliere, e furono ristabilite le comunicazioni telefoniche con la batteria « Morosini », dai cui ufficiali pervenne l'ordine dì far saltare la strada di Lindo. L'interruzione della strada fu effettuata impiegan do alcune casse di dinamite. Nel pomeriggio però giunse dalla batteria « Morosini ,, l'ordine generale di resa). GroRNO

10

SETTEMBRE.

Nella notte fra il 9 ed il IO fu paracadutata a Rodi una missione (1), composta del Maggiore Dolbey, che parlava correntemente l'italiano, del Maggiore Jellicoe (figlio dell'Ammira( I) Come risulta dal « rapporto su lle operazioni nel Mar Egeo dal 7 settembre al

28 novembre 1943 » del Comandante in Capo del Levante, Vice: Ammiraglio S ir Algeman U. W illis. era stata studiata fin dal gennn.io 1943 una operaz ione ch iamata « Accolade >•


28 glio che aveva comandato la flotta inglese nella battaglia dello Jutland), e di un sergente R.T. munito di stazione r. t. portatile; essi avrebbero dovuto essere paracadutati a Rodi nella notte fra 1'8 ed il 9, ma la nebbia (come afferma il Maresciallo Wilson nel suo libro « Eight Years Overseas ») od altre circostanze meteorologiche avverse (come accenna lo stesso Wilson nel suo rapporto ufficiale), non lo permisero, e la missione giunse invece a Rodi, come dicemmo, fra il 9 ed il 10. Questo ritardo compromise irrimediabi!men te il successo della missione. I tre inglesi atterrarono vicino a Zambica, nei pressi di Calitea. Nel prendere terra il Maggiore Dolbey si ferì ad una gamba. Fu preso per tedesco; ma riusd a sottrarsi al fuoco antiparacadutisti gridando: « Non siamo tedeschi ma inglesi». Anche il Maggiore Jellicoe ebbe a subire il fuoco di un nostro reparto e.a., ma anch'egli riuscì a cavarsela. Era latore di una lettera del Generale Wilson all'Ammiraglio Campioni. Preoccupato che la lettera potesse cadere in m ano ai tedeschi, dopo l'atterraggio tentò di ingoiarla. Non ci riuscì, ma,

diretta ad occt:pare Rodi e quindi ad aprire agli Alleati la strada d ell'Egeo. ma le esigenze delle operazioni « Husky n (im ·asione della Sicilia), non consentirono l'assegnazione deile fone occorrenti. Cli srudi svolti al Cairo nel mese di aprile per l'operazione « Accolade • (che si sarebbe dovuta svolgere dopo quella e Husky » e quindi dopo la prevedibile resa dell'Italia), non ebbero seguito, non potendosi più disporre dei mez-ii occorrenti, e gli Stati Maggiori incaricati dello studio furono inviati ad .-\lgeri a progettare un' operazione post·Husl..-y nel Mediterraneo Centrale. In seguito, dato il successo conseguito dalle operazioni in Sicilia, e le poche perd ite òi materiale subite, si ripensò all'operazione << Accoladc ». impiegando i mezzi disponibi li in Medio Oriente e quelli accantonati io Italia. Furono fatti be.o sene diversi piani e quattro volte le truppe furono· riunite ed approntate. Per ovviare ad alcune deficienze si fece ricorso al Generale Eisenhower. ma il Comitato dei Capi di Stato Maggiore, riun iti a Quebec nell'agosto 1943, decise in senso negativo. ed informò il Comando. in Capo del Medio Oriente che le operazioni di cui si autorizzava lo svolgimento, coi soli mezzi già a disposizione del Comando stesso, trano soltanto: a) incursioni d i modesta entità, su piccola scala; b) sabo,aggi ed azioni di guerriglia a mezzo di gruppi di resistenza; e) penetrazione in zone evacuate dal nemico purché senza contrasto. Una Divisione ind iana era stata imbarcata ed esercitata nei giorni 24, 25, 26 agosto per essere prooca a muovere dal l O settembre per l'occup:u:ione di Rodi, ma il 26 fu deciso d' inviare la Divisione in Italia cd i pi roscafi partirono per l'India. Venuto l'armistizio quasi inaspettato anche per il Comandante per il Medio Orime, si approntò la 234 3 Brigata . poi. data !"urgenza e mancando i mezzi di trasporto, si pensò all 'inYÌO almeno di un battaglione. mediante imba rcazioni a motore. O,correva però poter disporre liberamente, senza contrasto, del porto di Rodi; non avendone la sicurezza, anche questo progetto fu abbandonato. Fu allora deciso l' invio di una missione cen: rale d 'arm istizio per l' Egeo. al comando del Colonnello Turnbull (missione che giunse con mezzi navali a Castelrosso dove sbarcò pacifica mente), e di una missione da paracadutare a Rodi.


29 avendola ben masticata, la ridusse illeggibile (1). Il Comando, informato, diede subito ordine di portare i tre inglesi al Castello e successivamente ordinò di ricercare il materiale (fra cui la stazione r.t.) che si era sparpagliato nella cadut:i.. Trasportati segretamente al Castello, gli ufficiali inglesi ebbero, col Governatore e con gli ufficiali del Comando, lunghi colloqui della durata di circa 5 ore. Essi esposero le istruzioni per l'immediata consegna degli aerei, del naviglio da guerra e mercantile e riferirono circ:i. le limitate possibilità di invio di rinforzi di truppe che, comunque, non sarebbero potute giungere prima di una settimana, limitatamente a qualche elemento, e prima di quindici giorni per una mezza Brigata corazzata. Altre testimonianze indicarono invece la data del 15 settembre per il primo intervento mentre per il secondo tempo si sarebbe parlato di un'intera Brigata e anche di una Divisione corazzata. Comunque gli Inglesi consigliarono di resistere e soprattutto di tener libero e usufruibile il porto di Rodi. Le richieste italiane per l'aiuto terrestre differirono notevolmente dalle offerte inglesi sia per la natura dei mezzi, sia per la data ed il ritmo del loro intervento. Si indicava come desiderabile zona di sbarco (da effettuarsi con mezzi speciali), l'estremità meridionale dell'isola (zona di Cattavia), allo scopo di attirare verso Sud le forze tedesche ed alleggerire la loro pressione sul settore di Rodi, di impedire ai tedeschi di valersi del campo di Cattavia per aviosbarchi, e di evitare i rischi di operazioni di sbarco nel porto di Rodi, porto poco sicuro dal punto di vista nautico ed esposto ai pericoli bellici derivanti dalla vicinanza della linea di combattimento che si sarebbe formata lungo la «bretella » difensiva del fronte a terra del settore. Il Maggiore Jellicoe convenne sulla fondatezza delle richieste italiane, ma espose con palese dispiacere la impossibilità di accoglierle, data la impossibilità di predisporre tempestivamente i piroscafi occorrenti e la non disponibilità di mezzi speciali da sbarco. Per l'intervento aereo si stabilì la necessità di particolari accordi informativi, data la fluidità della situazione. Per le unità navali, alla cui consegna nel porto di Alessandria il Generale Wilson teneva molto (tanto che aveva fatto lanciare da un aereo i volantini, di cui abbiamo già par(I) u ricerche fan e presso gli Inglesi per ri.ntr:icciare copia della lettera, han no dato esito negativo.


30 lato, contenenti le istruzioni per il loro trasferimento nei porti inglesi), sembra si fosse convenuto di chiedere ulteriori ordini a Roma, trattenendole frattanto nell'Egeo per le esigenze operative. Il mattino del 10, alle ore 8, fu finito di trasmettere con la nostra radio al Generale Wilson un lungo telegramma riassuntivo, cifrato con un cifrario portato dagli Inglesi e basato sulla edizione popolare di un noto romanzo inglese. Con questo telegramma si chiedevano urgenti rinforzi e si consigliava intanto un fo rte bombardamento aereo a sud dell'isola per far credere all'imminenza di uno sbarco. Nel pomeriggio, con la stazione r. t. portata dagli Inglesi e con un'antenna di fortuna innalzata nel cortile del Castello fu trasmesso un secondo telegramma in cui si comunicava il peggioramento della situazione e si insisteva sulla urgenza dell'intervento aereo. E' certo ohe il Maggiore Jellicoe, appena giunto al Castelio, aveva anche informato il Governatore dell'imminente arrivo a Castelrosso della Missione inglese del Colonnello Turnbull. Superegeo infatti, saputo da una nota trasmessa furtivamente dal Capoposto della Stazione r.t. di Castelrosso che i primi Inglesi sbarcati avevano disposto la sospensione delle comunicazioni con Rodi, alle 06.00 del 10 aveva telegrafato: « S. V. Monte Vigla. Prot. 7578. Superegeo mittente (in chiaro). Per Comando truppe inglesi· Castelrosso alt. Comprendo disposizioni adottate da codesto Comando circa comunicazioni radio alt. Ritengo opportuno continuare tali comunicazioni per giungere accordo con commissione Italo-Inglese alt. Prego comunicare se Colonnello Turnbull trovasi Castelrosso alt 0600 IO - 060510 ». E Mariegeo di rincalzo telegrafava: << Monte Vigla. Prot. 25. Mittente Mariegeo (in chiaro). Trasmettete tutti i telegrammi con cifrario in uso alt Date notizie telegramma 7578 di Superegeo alt 074810 - 075010 » e poi ancora: « Monte Vigla. Pror. 25. Mittente Mariegeo per Comiles alt Comunicate immediatamente se nota Commissione est partita aut in procinto partire per Simi alt Date risposta urgentissima 111010120610 ». Altri telegrammi furono poi scambiati con Castelrosso durante il giorno 10 e nelle prime ore del giorno 11 per coordinare col Colonnello Turnbull i movimenti delle nostre unità, idrovolanti e Ms, messe a disposizione della Missione per il suo trasferimento


31 a Rodi da Castelrosso o da Simi, dove il Colonnello Turnbull avrebbe voluto recarsi subito per raggiungere poi più facil mente Rodi. Ma, come vedremo, il rapido sopraggiungere degli avvenimenti non permetterà lo svolgimento del programma convenuto. Il Maggiore Dolbey, invalido, alle ore 13 Eu inviato, insieme col Capitano di Artiglieria Loredano Giannotti dell'Ufficio Operazioni, a Simi con la Ms. 15 (S.T.V. Aracci) e di lì a Cipro in avioambulanza. Il Maggiore Jellicoe ed il Sergente r.t. partirono alle 19.45 del giorno 10 con la Ms. 12 (C.C. Daviso di Charvensod) per Castelrosso. Partirono con loro il Col. Ruggero Fanizza, Sottocapo di Stato Maggiore del Comando Superiore dell'Egeo, ed il Maggiore Delio Guizzon ddl'Aeronautica. Essi erano in possesso delle più ampie informazioni militari utili ad agevolare lo sbarco degli Inglesi. In particolare il Maggiore Guizzon, che ben conosceva l'Aeroporto di Coo, avrebbe dovuto persuadere gli Inglesi, poco informati sulla idoneità all'uso di quel campo, ad inviarvi un reparto di caccia per la difesa di Rodi. Per tutte le informazioni riguardanti la Marina era stata preparata apposita completa documentazione. Erano inoltre latori di una lettera del Governatore diretta al Generale vVilson, lettera che conteneva un preciso ragguaglio della situazione e nella quale veniva ripetuta la richiesta di assistenza aerea (v. Doc. N. 9). La sede dell'incontro ufficiale fra la Missione inglese ed il nostro Comando previsto inizialmente a Rodi, per le sopravvenute circostanze, si era dunque dovuta spostare a Castelrosso ed il Colonnello Fanizza aveva avuto l'incarico di rappresentare il nostro Comando. Superegeo infatti telegrafava a Castelrosso: « Monte Vigla. Prot. 91724. Mariegeo alt Motosiluranti 12 et 15 dirigono per costà alt Nota riunione dovrà ·avvenire codesta isola alt Persone presenti non si spostino altre isole possedimento alt Firmato Campioni. Destinatario Comando Isola 094511 - 111511 ». La riunione ebbe luogo il giorno 11 ma l'improvvisa caduta di Rodi le conferì un carattere del tutto diverso da quello previsto. Il Generale Wilson, nella sua relazione sulle operazioni nel Medio Oriente (pubblicata nel supplemento alla London Gazette del 12 novembre 1946 - N . 37786), dopo aver notato che l'animo dell'Ammiraglio Campioni era stato visibilmente influenzato dal ritardo degli Inglesi e dal fatto che i Tedeschi erano sul posto


32 mentre gli Inglesi non c'erano, narra che alle 17.16 del giorno 11 settembre gli giunse notizia che « Campioni era depresso, aveva rifiutato di farci entrare nell'isola e desiderava di non aver più nulla a che fare con noi». Quest'ultima affermazione potrebbe forse essere stata originata dalle particolari ma non evitabili precauzioni con le quali era stato ricevuto a Rodi un ufficiale inglese, il col. Kenyon, il quale (come si dirà in seguito) era venuto a Rodi il mattino del giorno 11 con un motoscafo inglese che, ovviamente, si era dovuto far fermare fuori dal porto. Così pure il trasferimento dell'ufficiale inglese dal porto (dove era giunto col nostro Mas 540) al Castello e viceversa, aveva dovuto avvenire clandestinamente perché al Castello vi erano i parlamentari tedeschi venuti per il primo tentativo di imporre la resa. Ma anche all'ufficiale inglese, nel brevissimo colloquio che ebbe col Governatore, fu caldamente raccomandato di affrettare l'intervento inglese. La lettera dell'Ammiraglio Campioni, scritta il 10, fu effettivamente recapitata al Generale Wilson nel pomeriggio del giorno 11; sta di fatto però che le stesse richieste di intervento contenute nella lettera erano state già esposte nei due telegrammi trasmessi dal Maggiore Jellicoe, uno la mattina presto e uno nel pomeriggio del giorno 10. Il Generale Wilson (vedi anche sua relazione già citata) aveva anche studiato e predisposto l'immediato invio a Rodi di un battaglione con imbarcazioni rapide della Royal Air Force. Ottimo provvedimento che, nonostante la sua limitata importanza militare, avrebbe avuto, senza alcun dubbio, favorevolissime conseguenze morali. Se l'invio di questa spedizione (annullato poi in conseguenza della notizia dell'avvenuta resa) fosse stato effettuato entro il giorno 10 o la mattina dell'll, avrebbe molto probabilmente fermate sul nascere le trattative di resa ed avrebbe quasi certamente capovolta la situazione, tanto più che, secondo alcune testimonianze, i tedeschi erano, al mo. mento della resa, a corto di munizioni e, sembra, anche di carburante. Il giorno 10 proseguì l'azione tedesca, in qualche particolare ancora cauta e guardinga, ma nel suo complesso decisa e violenta. I tedeschi evidentemente eseguivano un piano già predisposto, aggravandolo via via, secondo le nuove istruzioni che ricevevano dalle loro Autorità Centrali.


33 All'alba una colonna motocorazzata tedesca scese da PsitoMauropetra verso Maritza. Essa era appoggiata dal tiro delle batterie tedesche contro le nostre batterie di M. P:ir:idiso e M. Fileremo le quali, in concorso con altre nostre artiglierie che si trovavano a portata di tiro, avevano aperto il fuoco contro la colonna tedesca. Queste azioni si prolungarono, con intensità variabile, per tutta la mattinata e valsero a rallentare l'azione avversaria. Ad un'ora non precisata, si era presentato al Comando Forze Armate un parlamentare tedesco, inviato dal Colonnello Hess, Comandante del reggimento corazzato, per chiedere che fosse concesso al Colonnello Hess di conferire con un Colonnello, comandante di un nostro reggimcmo e suo amico personale. Il colloquio avrebbe potuto svolgersi verso le 9 presso Rodino ed il suo scopo sarebbe stato quello di evitare inutile spargimento di sangue. Il Governatore fece rispondere che se sangue si spargeva era perché i tedeschi non si erano attenuti agli accordi convenuti e che in ogni modo autorizzava il colloquio purché esso avvenisse alla presenza del Generaìe Comandante del Settore di Rodi. Il colloquio di fatto non avvenne. Verso le 9 un aereo tedesco sorvolò la città ed il settore di Rodi, fatto segno dal nostro fuoco contraereo. Lanciò volantini incitanti le nostre truppe alla resa, con la falsa lusinga di imitare le t;ruppe della Grecia che, deposte le armi, sarebbero state inviate a casa. Sembra che il volantino dicesse « vi garantiamo il pronto rientro in Italia». Il nosfro Comando, pur essendo in quel momento completamente all'oscuro di quanto poteva essere accaduto in Grecia, respinse senz'altro l'ipotesi che l'abbandono delle armi, qualora fosse effettivamente avvenuto, potesse essere stato ordinato dalle Autorità Centrali, e dispose per il sequestro dei volantini il cui carattere era molto insidioso, specie per la promessa del pronto ritorno a casa. Questo argomento infatti, per le truppe cui la lontananza dall'Italia prolungatasi, senza possibilità di turni di licenze, assai oltre il limite accettabile con serena rassegnazione, costituiva il punto più sensibile e più dolente di una situazione morale già fortemente scossa dall'improvvisa violenza e gravità degli avvenimenti. Naturalmente il provvedimento del sequestro dei manifestini non poté raggiungere che in minima parte il suo obiettivo. Altri manifesti furono trovati, di provenienza inglese e redatti in italiano e in greco. In essi si invitavano i greci a collaborare

s


34 con gli italiani che combattevano i tedeschi, ed a proteggere quelli che fossero ricercati. Il giorno 9, come abbiamo detto, il Ct. Euro aveva avuto ordine d i recarsi a Coo per imbarcare 200 soldati e portarli a Rodi. L'attracco notturno a Coo fu alquanto avventuroso e difficile: comunque tutte le difficoltà furono superate e l'Euro ripartì per Rodi coi soldati. Mentre percorreva la rotta di sicurezza a ponente dell'isola (a 8 miglia da Rodi secondo una testimonianza, a 30 miglia secondo un'altra), alle ore 10 del giorno 10 venne fatto segno al lancio di tre siluri a ventaglio da parte di un sommergibile non identificato. Con pronta manovra, vista anche dall'Amm. Daviso, che si trovava alla batteria << Majorana », l'Euro riuscì ad evitare tutti e tre i siluri che passarono a meno di centro metri dalla poppa. Successivamente venne annullato l'ordine di sbarcare i soldati a Rodi (essendo quivi affluite altre truppe dall'interno dell'isola), e l'Euro li riportò a Coo e poi rientrò a Lero. Nel pomeriggio aerei ·tedeschi sorvolarono nuovamente la città ed il settore di Rodi. Come già aveva fatto il mattino, anche questa volta la batteria tedesca da 88 di Cova, presso Rodino, espose dei teli segnalatori per premunirsi dal pericolo di essere bombardata. Questa batteria, inserita nel dispositivo di difesa costiera, era costituita a caposaldo con funzione contraerea ed antisbarco e disponeva quindi di un forte armamento anche per la difesa ravvicinata. Nel pomeriggio del 9 o durante la mattina del 10, il Comandante del settore di Rodi, per incarico del Comandante delle Forze Armate, aveva intimato al Comandante tedesco della batteria di lasciare la posizione e le armi, data la nuova situazione. Il Comandante tedesco aveva risposto d i non avere avuto ordini al riguardo, aveva affermato di non avere neppure avuto alcuna disposizione di compiere atti ostili, e conferm ato che non avrebbe rivolto le sue armi contro gli italiani. La nostra batteria « Majorana » (T.V. Carlo Ragni), aveva iniziato fin dal mattino, per ordine del Comando Marina, il tiro sull 'aer oporto dì Maritza, poi lo aveva sospeso, in attesa che potessero essergli comunicati i ri sultati dell'osservazione del uro da parte degli osservatori dell'artiglieria. Riassumiamo qui il seguito dell'azione altamente apprezzabi le della batteria « Majorana » così come abbiamo potuto ricostruirla, conciliando, per quanto possibile, alcune divergenze e contrad-


35 dizioni sui particolari degli avvenimenti contenute in diverse testimonianze tutte egualmente autorevoli e tutte esprimenti favorevole giudizio sull'operato del T.V. Ragni (1). Nel pomeriggio la batteria riceve ordine di sparare contro Monte Cumoli, sede di un gruppo di artiglierie tedesche; ed il tiro dura circa una mezz'ora. Il T.V. Ragni, avendo notato che la batteria tedesca da 88 di Cova aveva due cannoni puntati sulla sua batteria e che gli altri due sembravano puntati sulla batteria « Melchiorri » (il che fu ~onfermato anche da questa batteria), chiede di poter aprire il fuoco contro di essa. Il Governatore non autorizza, ed il Comando Marina ordina invece alla « Majorana >> di sparare di nuovo .contro l'aeroporto di Maritza. Gli osservatori questa volta sono in funzione e dopo circa 40 minuti di tiro, comunicano che questo è centrato sul raggruppamento dei carri armati e che 4 di essi sono stati colpiti in pieno. La batteria tedesca di Cova continua a tenere i suoi cannoni puntati sulla « Melchiorri » e sulla « Majorana ». Il personale della « Majorana » vede il persistere della minaccia ed è impaziente di aprire il fuoco, ma il Comando Marina, nonostante le insistenze, non riesce ad ottenere l'autorizzazione. Deve quindi confermare che l'apertura del fuoco può avvenire soltanto se la batteria tedesca spara per prima. Aggiunge che basterebbe per questo anche il tiro di armi leggere. Ciascuna delle due batterie è poi autorizzata ad agire per imitazione qualora l'altra aprisse il fuoco. E' quanto effettivamente succede verso le 16. La prima a sparare è la « Majorana » che, avendo visto una vampa sulla batteria tedesca, aveva immediatamente aperto il fuoco. Il fuoco concentrato delle due batterie della Marina, cui si era aggiunto, forse per imitazione, ma più probabilmente per ordine del Comandante dell'Artiglieria anche quello di qualche batteria di mortai dell'Esercito, del settore di Rodi e fuori settore, mettono ben presto a tacere la batteria di Cova, facendone saltare i depositi munizioni. La batteria tedesca è costretta ad alzare bandiera bianca, avendo sub1to la demolizione di tutti i suoi pezzi ed avendo un rilevante numero di morti e di feriti. Anche la batteria « Majorana >> ha avuto perdite, perché un colpo da 88 ha colpito in pieno il pezzo da 152 N. 1 ed è esploso internamente allo scudo, ferendo gravemente due serventi

(I} Che fu poi dccor~lo con medaglia d'argento al \ ', M.


36 ed uccidendone sei. Altre perdite aveva già avuto la << Majorana > in seguito ad attacchi di Stukas: il primo attacco, verso le 13, non aveva avuto conseguenze, ma il secondo, alle 14 ,30, pure senza fare danni alle artiglierie, aveva causato due morti ed un ferito. (L 'indomani alle 10 un terzo attacco di Srukas ucciderà un marinaio ed un artigliere dell'osservatorio, provocherà danni ad un deposito munizioni, e distruggerà le condutture dell'acqua). Durante la notte la batteria « Majorana > spara ancora per circa tre ore contro Montç Cumoli, ma senza possibilità di far osservare il suo tiro. Nel pomeriggio · era giunto al Comando Forze Armate, come parlamentare, un ufficiale tedesco del Comando Divisione « Rhodos » accompagnato dal T.C. De Paolis Capo di S.M. della Divisione « Regina >l. Quest'ultimo ebbe così modo di esporre a voce i particolari della cattura del Comando Divisione e di dare notizie sulla situazione militare all'interno dell'isola. Le parole del T.C. De Paolis furono tali da generare diffuso pessimismo. Sul carattere del mandato affidato al parlamentare tedesco vi sono versioni discordanti: c'è chi ritiene che egli avesse ordine di mostrarsi conciliante, e chi invece afferm a che, per disposizioni ricevute, fu arrogante e prepotente. In sostanza l'ufficiale tedesco espose il desiderio del Generale K.leemann di conferire col Govemarore, e disse che a tale scopo il Generale era disposto a venire a Rodi l'indomani mattina. Il Governatore rispose che era pronto a riceverlo l'indomani alle 9, purché cessassero da parte tedesca gli atti ostili. Durante la notte invece la situazione andò peggiorando in ogni senso. Il Governatore, per notizie ricevute, ebbe fondati motivi di nutrire dubbi sulla volontà di resistere ai tedeschi di uno degli alti ufficiali dell'Esercito, ed ebbe altresì informazioni sul cedimento avvenuto da parte italiana, in Grecia ed a Creta. Questi due ultimi avvenimenti, dando mano libera ai tedeschi , contribuivano notevolmente a peggiorare la situazione mili tare dell'Egeo. Per completare il quadro della situazione alla sera del 10, dobbiamo richiamare alla memoria: a) l'arrivo dei due ufficiali inglesi paracadutati; b) i messaggi r.t. trasmessi al Generale Wilson per chiedere l'acceleramento dell'invio dei rinforzi; e) la partenza dell'ufficiale ferito per il Cairo con la lettera dell'Amrn. Campioni per il Generale Wilson (lettera che si chiudeva con


37 la richiesta che fosse effettuata almeno un'azione dimostrativa al Sud per alleggerire la pressione su Rodi); d) la partenza per Castelrosso del Maggiore Jellicoe e d el T.C. Fanizza, forniti di tutte le notizie di carattere militare per ciascuna delle tre armi, che la Commissione di armistizio inglese di Castelrosso avrebbe potuto subito utilizzare se avesse voluto organizzare un rapido invio di rinforzi. Di fronte a queste << aperture» di natura sostanzialmente favorevole, ma, purtroppo, inadeguate, perché di troppo lenta realizzazione rispetto al precipitare degli avvenimenti, stava il panorama di quanto poteva essere direttamente accertato a vista nel settore di Rodi, e di quanto veniva riferito, in modo sommario e frammentario, relativamente al resto dell'isola. Nel complesso perciò la situazione non appariva confortante, nonostante le richieste di colloqui del Generale Kleemann, e nonostante la resistenza dei capisaldi di M. Paradiso e di M. Fileremo, che dominavano tutto il settore di Rodi. Della sensazione di preoccupazione che si era venuta creando si ha conferma nel telegramma 5/7619 OP (v. Doc. N . 10), diretto a Marina Brindisi per il Comando Supremo e trasmesso in due riprese il mattino delril, m a, evidentemente, compilato nel tardo pomeriggio del 10. Il telegramma, che rispondeva ad una richiesta del Comando Supremo (v. Doc. N . 11), informava che tutto iJ territorio a Sud della linea Mixi-Capo Vado (questa era )a linea della « bretella » difensiva d i quella piccola penisola al cui estremo Nord si trovava la città di Rodi e perciò il territorio indicato comprendeva quasi tutta l'isola), era controllato dai tedeschi e giudicava scarse le possibilità di prolungata resistenza nella stessa Piazza di Rodi a causa dell'assoluta mancanza di mezzi corazzati e meccanizzati da opporre a quelli tedeschi, specie in previsione d i rinnovazione degli attacchi aerei già subiti per due volte nel pomeriggio. Nelle prime ore della sera la situazione ebbe a subire un pericoloso aggravamento. Nonostante i tiri di interdizione sulle strade che conducevano a M. Paradiso ed a M. Fileremo, i tedeschi riuscivano, con i loro mezzi corazzati, a conquistare i due capisaldi. Anche il gruppo delle batterie di Calitea veniva attaccato e circondato e così pure la batteria da 75 contraerea di Taschisi, vicino a Rodi. In conseguenza di questa perdita la difesa c. a. di Rodi si riduceva ad una batteria d a 75 (S. Stefano) e 2 batterie òi mitragliere da 20 mm. Ma la perdita più grave era quella dei due capisaldi di M. Paradiso e di M. Fileremo, dai


38 quali i tedeschi, portandovi le loro artiglierie, avrebbero potuto appoggiare il loro anacco alla (<bretella » difensiva di Rodi. Dal M. Fileremo poi essi avrebbero potuto colpire direttamente importanti obiettivi in città, quali il porto, la centrale elettrica, la stazione radio, gli ospedali. Per tentare di ritardare questo pericolo, si intensificò, per quanto possibile, il tiro di interdizione su un tratto di rotabile che conducèva a M. Fileremo.

GlORNO

11

SETTEMBRE.

Verso le 7 del mattino aerei tedeschi provenienti da Creta e divisi in sezioni di tre apparecchi attaccavano vari luoghi della periferia della città ed in particolare la batteria « Majorana >> della Marina, la batteria da 75 e.a. di S. Stefano e la Stazione Radio trasmittente della Marina di Rodino che fu messa fuori servizio in seguito ad un colpo in pieno sul fabbricato principale e sulla camera motori, alla interruzione del cavo di alimento dei pannelli della sede protetta, ed alla caduta di quasi tutti gli aerei della Stazione. Durame o subito dopo l'incursione aerea e mentre si attendeva che giungesse l'ora fissata per il colloquio fra il Governatore ed il Gen. Kleemann, avvennero due episodi, entrambi di grande importanza per i quali non è stato possibile, dall'esame delle varie relazioni e testimonianze, stabilire quale sia accaduto prima e quale dopo. Si tratta dell'arrivo a Rodi (cui abbiamo già accennato), di un colonnello inglese, e dell'invio, da parte del Gen. Scaroina, di un biglietto diretto al Governatore, in cui si chiedeva l'autorizzazione di far cessare le ostilità nel territorio a Sud di Rodi. Il Colonnello inglese, il cui nome è probabilmente Kenyon, partito da Castelrosso, si avvicinò a Rodi con un motoscafo della R.A.F. Fu ordinato al motoscafo di fermarsi fuori del porto e gli fu invi ato incontro il Mas 540 che prese a bordo il Colonnello e lo portò sul Caboto. Sul Caboto fu ricevuto, oltre che dal Comandante della Nave, C.C. Corradini, dall'Amm. Davi so che con la sua vettura lo portò al Castello. Fu subito introdotto dal Governatore e questi lo mise al corrente della situazione e del suo progressivo rapido aggravamento. Comunque gli fu caldamente raccomandato di far presente all'Alto Comando Alleato


39 la necessità sempre più urgen te di un intervento, almeno dimostrativo, nella zona a Sud dell'isola. Il Generale Briganti, Comandante dell'Aeronautica, insisté perché fossero bombardati i due campi d'aviazione di Maritza e di Gaddura e perché fosse inviato un reparto di aerei da caccia al campo di Coo per poter contrastare l'azione degli Stukas. Il Colonnello chiese ciuanto ancora avrebbe potuto durare la resistenza della << bretella » difensiva di Rodi, se attaccata dalle forze corazzate tedesche, ed il Governatore rispose che non era possibile dare una risposta precisa, ma che, essendo le forze tedesche tuttora impegnate in combattimenti nell'interno dell'isola, si poteva ritenere che un attacco in forze non sarebbe stato iniziato subito. Ques.ta convinzione era avvalorata anche dalla richiesta di colloquio avanzata dal Gen. Kleemann. Il Colonnello avrebbe risposto : « riconosco che la vostra situazione è molto critica». Aggiunse che avrebbe riferite le richieste del Governatore e che frattanto consigliava di valersi di ogni espediente pur di guadagnare tempo e di non perdere il controllo della situazione. La presenza dell'ufficiale inglese al Castello, dove stava per giungere il Gen. Kleemann, era molto preoccupante per tutti e perciò il Colonnello Kenyon (al quale era stato fatto indossare un impermeabile prestatogli da uno degli ufficiali del Comando), fu subito riaffidato all'Amm. Daviso; che lo riaccompagnò con la sua automobile sul Caboto. Quivi si trattenne il tempo necessario perché fosse approntata la Ms. 15. Fece colazione, e parlò col Comandante Corradini, al quale raccomandò di far partire le navi in caso di minaccia di occupazione tedesca di Rodi. Al Comandante Orlando, Capo di Gabinetto del Governatore, venuto a prospettare la necessità che le decisioni del Comando Alleato fossero comunicate al più presto al Governatore, affinché questi potesse a sua volta prendere le decisioni di sua competenza, il Colonnello consegnò un biglietto, scritto a matita, nel quale inviava al Governatore i suoi auguri e le sue espressioni di incoraggiamento per i combattimenti in corso. E' verosimile che questo nuovo intervento del Governatore per mezzo del Comandante Orlando (che al Castello era stato interprete nei colloqui col Colonnello), sia stata una conseguenza dell'avvenuta ricezione <lel bìglietto del Generale Scaroina di cui diremo fra breve. I l Colonnello Kenyon prese imbarco sulla Ms. 15 ($. T.V. Lino Aracci), che lo riportò a Castelrosso.


40 Verso le 8 giungevano al Castello un ufficiale italiano della Divisione << Regin a >i ed un ufficiale tedesco della Divisione « Rhodos », il Capitano Bayer, interprete. Ognuno dei due garantiva all'altro il transito delle rispettive linee. Essi erano latori di un biglietto serino di pugno dal Generale Scaroina (v. Doc. N. 12), nel quale il Generale, allo scopo di evitare ulteriore spargimento di sangue, chiedeva l'autorizzazione di far cessare le ostilità ai capisaldi tuttora esistenti nel Sud dell'isola e già minacciati da mancanza di munizioni e di acqua. Il latore del biglietto aggiunse a voce alcune proposte circa il ristabilimento dei collegamenti fra i due Comandi e circa lo scambio fra i prigionieri tedeschi fatti a Rodi ed i prigionieri italiani in mano tedesca. Le proposte del Generale Scaroina fecero profonda e penosa impressione, mitigata solo in parte dalla considerazione che egli era prigioniero dei tedeschi. Il Governatore diede immediata risposta vergandola, a quanto si riferiS<:e, di suo pugno (v. Doc. N. 13). In essa l'Amm. Campioni, confermando la sua attesa del colloquio col Gen. Kleemann, accettava il ristabilimento dei collegamenti con Rodi e la restituzione dei prigionieri fatti a Rodi, ma negava l'autorizzazione a far cessare le ostilità nei settori a sud deJrisola, indipendentemente dal settore di Rodi. Subito dopo la partenza dei due ufficiali il Governatore ebbe un colloquio col suo Capo di S. M. Gen. Segui. Nel corso del colloquio fu riesaminata la situazione sotto ogni punto di vista e fu ribadita la linea di condotta sino allora seguita. Alla fine del colloquio l'Amm. Campioni disse che potevano anche « metterlo al muro ~, ma egli non avrebbe mutate le sue direttive. Verso le 10.30 giunsero al Castello altri due ufficiali tedeschi della Divisione « Rhodos ». Li accompagnava il T. C. De Paolis. Era in corso in quel momento un allarme aereo, ed il primo contatto col Governatore si svolse in un piccolo cortile del Castello adiacente ad un rifugio. Il Governatore chiese perché non era venuto il Gen. Kleemann secondo gli accordi presi. Rispose uno dei due ufficiali che parlava italiano, e dalla sua risposta emerse chiaramente che nuovi e più imperiosi ordini erano giunti dalle Autorità tedesche. L 'ufficiale disse infatti che la situazione era cambiata, ma, per chiarire questo apprezzamento, non si riferì alle circostanze locali ed ai successi militari riportati dai tedeschi nella notte, ma bensì al fatto che in Italia ed in Grecia le truppe italiane non


41 si erano opposte ai tedeschi ed anzi avevano stretto con essi accordi vantaggiosi. La situazione creatasi a Rodi era ormai chiara per guanto assurda, e la persistenza del contegno antigermanico del Governatore faceva ricadere interamente sopra di lui la responsabilità della vita dei militari e dei civili di Rodi. Il Governatore risposte che per lui la situazione non era mutata e che egli continuava ad obbedire, senza intenzione di derogare, alle superiori direttive ricevute. L'ufficiale tedesco replicò che non c'era tempo da perdere e lesse un foglio nel quale, per ordine dell'O.K.W., si disponeva per Rodi la cessazione delle ostilità, il rilascio dei prigionieri tedeschi, la resa senza condizioni delle truppe italiane, la loro raccolta in località da destinarsi, ecc. Il Governatore sarebbe rimasto in carica, senza ingerenza tedesca nelle sue funzioni. L'Amm . Campioni ribadì subito che la frase « resa senza condizioni » non era adeguata alle circostanze e l'ufficiale tedesco chiarì che essa doveva essere interpretata come una indicazione di massima, in quanto lè condizioni sarebbero state successivamente stabilite d 'accordo col Gen. Kleemann. Dopo di che l'ufficiale guardò l'ore.logio: erano le 11, e disse che se entro le 11.30 non avesse avuto risposta favo revole, gli Stukas, già pronti, sarebbero partiti immediatamente da Creta per effetruare su Rodi un bombardamento indiscriminato. Il Governatore riunì imme<liatamente a consiglio gli Alti Comandanti delle tre Forze Armate. Non fece in tempo ad assistere aJ consiglio né il Gen. Calzini, impegnato nelle sue funzioni di Comandante il Settore di Rodi, né l'Amm. Daviso che era alla batteria « Majorana >> e che giunse al Castello a decisioni già prese. Il Governatore riferì sul passo compiuto dai tedeschi, sulle loro minacce, espose quanto gli risultava sugli avvenimenti di Grecia e di Creta, confermò che non aveva avuto altre istruzioni oltre a guelle iniziali, già note, del Comando Supremo, fece notare la-diversità fra le condizioni delle altre isole dell'Egeo dove tutto era tranquillo e la situazione era controllata, in confronto a Rodi dove invece la situazione era grave e precaria. Lesse il biglietto del Gen. Scaroina e considerò la serietà della minaccia che incombeva sul settore di Rodi (dove i tedeschi controllavano ormai anche l'acquedotto), data la possibilità tedesca di tiro diretto con le artiglierie, tiro che si sarebbe sommato alle probabili ed imminenti offese aeree. Parlò infine dei contatti avuti con gli ufficiali inglesi


42 e disse come fosse ormai accertata l'impossibilità di avere un tempestivo concorso delle forze inglesi. Diede quindi la parola agli intervenuti. I Generali esposero la situazione di fatto: dal punto di vista strettamente militare, di fronte ad un attacco delle forze corazzate tedesche, attacco che sarebbe stato certamente appoggiato da concomitanti azioni aeree, sarebbe stato possibile opporre soltanto una difesa statica di breve durata, con esclusione di qualsiasi possibilità di controffensiva dato che i mezzi di cui si poteva ancora disporre erano ridotti ai minimi termini. L'Artiglieria dell'Esercito infatti, disponeva ancora soltanto di tre batterie da 105 e quattro da 75 del settore di Rodi, ciascuna con una sola unità di fuoco per pezzo. La Marina aveva ancora la sola batteria « Majorana » con 250 colpi per pezzo. L'Aviazione aveva tre apparecchi da caccia a Coo e tre idrovolanti di cui due di soccorso, non armati e con i contrassegni di neutralità, ed uno per il Governatore a Rodi. La difesa contraerea aveva una batteria da 75 a S. Stefano e due batterie di mitragliere da 20 schierate sulle mura. La rete di avvistamento era ridotta ad un raggio di pochi chilometri. Il Governatore allora, preoccupato anche delle sofferenze che le incursioni aeree avrebbero procurato aUa popolazione civile praticamente indifesa e dei danni che gli Stukas avrebbero inferto alla città di Rodi, espose le sue decisioni che erano di trattare per la sospensione dei combattimenti locali, escludendo ogni impegno relativo al rimanente dello scacchiere Egeo, dove intendeva rimanessero in vigore gli ordini impartiti nella notte dal1'8 al 9 settembre e respin gendo ogni suggerimento a lasciare Rodi alla cui sorte si riteneva personalmente legato. Alle 11.30, or a di scadenza dell'ultimatum, il Governatore riprese contatto con l'ufficiale tedesco e gli comunicò la sua decisione. Era pronto a trattare per la sospensione dei combattimenti, ed a dare gli ordini relativi, qualora altrettanto fosse fatto da parte tedesca, nell'intesa che le condizioni particolari sarebbero state stabilite in una riunione da tenersi in giornata. In quel momento, cioè pochi minuti dopo le 11.30, un gruppo di Stukas apparve sulla città. Alle vivaci rimostranze italiane, l'ufficiale tedesco disse che si trattava di un'azione predisposta, indipendentemente dalle trattative e che era diretta esclusivamente contro la Stazione r. t., che infatti fu nuovamente colpita. Il Governatore prese accordi per la riunione col Generale Kleemann. che avrebbe dovuto te-


43 nersi alle 15.30 ad Afando, e preparò le comunicazioni ai van Comandi per la sospensione delle ostilità, riferendole tutte alle ore 11.30. Al Gen. Scaroina inviò un biglietto (v. Doc. N. 14), che il Generale ricevette alle ore 12.30, nel quale era detto: « Vi autorizzo ad ordinare la cessazione delle ostilità ai reparti coi quali non sono collegato. Per il settore di Rodi provvederò direttamente. F.to Campioni». Fra le carte dell'Amm. Campioni che si sono potute rintracciare, vi è una copia di un fonogramma inviato dal Gen. Kleemann al Governatore perché egli lo diramasse, un elenco di << condizioni di resa » che si ritiene fossero allegate al fonogramma ed un proclama del Gen. Kleemann relativo al disarmo delle truppe italiane (v. Doc. N. 15 - 16 - 17). Sopra il proclama è scritto . a matita, di pugno dell'Amm. Campioni: « giunto da Gen. Kleemann, ma non fatta nessuna pubblicazione né altro, perché ormai sorpassato e fatto ciò che si deve fare». Sopra il fonogramma, che è redatto in perfetta lingua italiana è scritto, sempre a matita e di pugno delI'Amm. Campioni: « fonogramma mandato dal Gen. Kleemann perché io lo diramassi ». Il fonogramm.a diceva: « Il giorno 11 settembre alle ore 1135, ho accettate le condizioni di resa proposte dal Comandante delle eruppe germaniche. Ordino perciò che tutte le truppe italiane dell'Esercito, dell'Avi azione e della Marina del!'Egeo dislocate a Rodi e Scarpanto depongano le armi senza condizioni e che cessi qualsiasi resistenza contro le forze armate germaniche». Le parole « senza condizioni » sono cancellare con matita comune e con matita azzurra. Sembra da ritenersi che i due documenti siano pervenuti al Governatore a mezzo dei parlamentari ed è interessante notare come nel fonogramma sia inserito anche Scarpanto, di cui, a quanto risulta, i parlamentari non avevano trattato. Risulterebbe da una testimonianza che, durante le trattative coi parlamentari che ora abbiamo riferito, siano stati fatti circolare dai tedeschi foglietti da essi ciclostilati, nei quali a firma del Gen. Scaroina, si dava ordine alle truppe di cessare i combattimenti, di consegnare le armi ai tedeschi e di eseguire i loro ordini per il concentramento dei reparti. Non si può escludere, come risulterebbe da altra testimonianza che presenta notevoli caratteri di attendibilità, che questi ordini, ciclostilati dai tedeschi, siano stati fatti circolare, a mezzo di ufficiali italiani, successivamente alrordine autografo pervenuto al Gen. Scaroina dal


44 Governatore. Risulterebbe che uno ài questi messaggeri di resa fu catturato e maltrattato dal reparto presso il quale si era recato, mentre un altro, al quale erano state affidate quattro copie del messaggio perché le recapitasse, m entre procedeva in automobile con bandiera bianca, fu fermato da raffiche di mitragliatrice. Sceso dalla macchina e riparatosi in una cunetta della strada, dalla quale, ad intervalli, agitava la bandiera bianca, fu gravemente colpito al braccio. Raccolto dopo due ore da un ufficiale tedesco, fu portato in automobile in un ospedale, dove gli . fu amputato il braccio. Verso le 13 si sparse a Rodi la notizia che carri armati tedeschi erano entrati in città. Come esporremo diffusamente in seguito, questo falso allarme ebbe la benefica conseguenza di far allontanare da Rodi tutte le unità navali ed aeree. Alle 14 .30 il Governatore lasciava Rodi per recarsi ad Afando insieme col suo Capo di S. M., col Gen. Forgiero, Comandante militare dell'isola e coll'Amm. Daviso. Il Gen. Consoli, Comandante dell'Artiglieria e il Gen. Briganti rimasero a Rodi per ordine del Governatore. La riunione avvenne in una . piccola casa di campagna abbandonata. Il Gen. Kleemann iniziò il colloquio dicendo che sentiva il dovere di dichiarare che le truppe italiane avevano combattuto comportandosi valorosamente e con onore. L'Amm. Campioni prese ano e chiese che ciò fosse inserito nel verbale della riunione, al che il Generale rispose che l'avrebbe fatto, se possibile. Il Generale proseguì poi esponendo iJ diritto delle truppe tedesche di Rodi a difendersi dagli inglesi senza la preoccupazione di attacchi da parte degli italiani che erano in regime d'armistizio; deplorò il prolungarsi della resistenza voluta dall'Amm. Campioni, che era causa di inutili perdite. Cionostante i tedeschi erano disposti a mantenere il Governatore nella sua carica civile senza ingerenze da parte loro. Le truppe italiane sarebbero state riunite in località scelte col criterio di agevolare la situazione logistica e sarebbero rimaste organicamente inquadrate, ma in condizioni di non nuocere alle esigenze della difesa tedesca. Quindi consegna delle armi portatili, che sarebbero state ritirate dai tedeschi, e abbandono delle armi in postazioni fisse da parte dei reparti ad esse assegnati. Gli ufficiali avrebbero conservato le armi personali e sarebbero stati liberi di circolare in Rodi con le naturali limitazioni del tempo di guerra e quelle altre che il Governatore avrebbe creduto necessario stabilire. Si sarebbe fatta una ncognmone dei magazzini,


quasi tutti m mano tedesca, per determinare il razionamento del-

le truppe italiane. Il Gen. Kleemann avrebbe mantenuto la sua sede fuori della città di Rodi. Il Governatore accettò, in linea di massima, e chiese che quanto detto fosse messo a verbale. Gliene fu data assicurazione e gli fu detto che il verbale r~datto gli sarebbe stato sottoposto (risulta che questo non avvenne). Data l'ora ormai avanzata del pomeriggio, fu chiesto ed ottenuto che il termine per il ritiro delle armi fosse spostato, dalla sera dello stesso giorno 11, al mattino successivo. Fu poi fatta notare la necessità che, in armonia col mantenimento in carica del Governatore, fosse evitato l'ingresso di reparti tedeschi nella città di Rodi. Il Gen. Kleemann rispose aderendo, fin quando la situazione glielo consentisse e salvo l'uso del porto quando gli occorresse. Aggiunse che per gli accordi particolari avrebbe inviato a Rodi un suo ufficiale di collegamento. Non risulta in modo esplicito dalle testimonianze, che tra le condizioni convenute ci fosse anche quella di non effettuare alcun movimento di unità navali ed aeree, se non autorizzato; ma non vi può essere alcun dubbio che tale condizione, probabilmente già posta dai parlamentari venuti al Castello la mattina, non sia stata ribadita ed accettata. Molti particolari degli avvenimenti svoltisi nel pomeriggio ne danno infatti la certezza. L 'Amm. Daviso riferisce di avere avuto J"impressione che il Gen. Kleeroann fosse abbastanza disposto a fare concessioni, mentre il Capo di S. M. era assai più duro del suo superiore. Egli lo ritiene l'istigatore dei successivi provvedimenti in contrasto con le convenzioni stabilite e crede che spesso abbia agito all'insaputa del Generale. La riunione ebbe termine, ed il Governatore fece ritorno a Rodi verso le 17. Sia all'andata sia al ritorno, le automobili portavano la bandiera bianca. Come ebbe a dire al suo ritorno a Rodi, il Governatore, accettando la resa, non si faceva illusioni sulla leale esecuzione da parte tedesca delle condizioni pattuite, ma sperava solamente di poter tirare in lungo fino al sopraggiungere di un intervento inglese. Ora, da tale punto di vista, il fatto di poter mantenere i reparti di truppa organicamente inquadrati ,inche se disarmati, ]asciava qualche speranza di un futuro possibile reimpiego quando fossero giunti gli aiuti inglesi. Considerando imminente il controllo tedesco di tutte le comunicazioni e temendo l'invio di telegrammi apocrifi, l'Ammiraglio Cam-


46 pioni informò tutte le isole a mezzo telegrafo (per intervento personale del coraggioso direttore dei telegrafi, Comm. Zarli), ed a mezzo radio della Marina, che non avrebbe più effetruata nessuna comunicazione né telegrafica, né radiotelegrafica. L 'Amm. Daviso, prima del convegno di Afando, aveva già comunicato a Lero (sempre a mezzo del direttore dei telegrafi) che le ostilità contro gli Anglo-americani erano definitivamente cessate, che i tedeschi erano da considerare nemici, che si doveva respingere con la forza ogni loro atto ostile, che ·egli lasciava ai dipendenti ogni libertà di iniziativa, prevedendo che non avrebbe più potuto far pervenire ordini. Inoltre, in conseguenza della falsa notizia che truppe tedesche stavano per entrare a Rodi, diede direttamente ordini (inviando al porto il suo Aiutante di bandiera) per l.a immediata partenza per Lero di tutte le unità, allo scopo di sottrarle all'imminente pericolo di cattura da parte del nuovo nemico. Della partenza delle unità navali e degli idrovolanti si dirà ampiamente in seguito. E' da ritenersi che essa fosse in contrasto con le condizioni di resa che si stavano trattando, e forse per questo vi fu successivamente un'entrat.a in città di truppe motorizzate che si diressero verso il porto, ma, dopo immediate energiche rimostranze, furono subito ritirate. In conseguenza della resa furono distrutti cifrari ed archivi segreti. Alla Stazione r. t. il Capo Servizio Comunicazioni, C. F. Monterisi, diede personalmente ordine di sospendere ogni servizio, ma dai sopraluoghi fatti da lui successivamente insieme coi tedeschi per controllare l'esecuzione di questi ordini, fu esclusa intenzionalmente la Stazione di piccola potenza di S. Giovanni (che era in una casa di contadini e facilmente occultabile), allo scopo di poter continuare a comunicare clandestinamente almeno con Lero. E per questo fu anche conservata occultamente una copia del cifrario. La notizia della resa fu accolta male dalle truppe, specie da quelle che avevano combattuto ed avevano avuto perdite. Per quanto riguarda la Marina, essa, nel corso di due giorni di combattimento, aveva avuto due morti e due feriti da bombarde alla batteria «Bianco »; 6 morti per un colpo da 88, 2 morti ed 1 ferito per bombardamento aereo alla batteria « Majorana ». Perciò alle batterie fu necessario l'intervento personale dell'Arnm. Daviso e del C.te Arcangioli, per ricondurre la calma. Il transito delle automobili con la bandiera bianca suscitò rimostranze e sfavorevoli reazioni, tanto più che in alcune zone


47 circoscritte la situazione locale era più favorevole agli italiani che ai tedeschi, che si riteneva fossero anche a corto di munizioni e di carburante. Quando le prime voci di resa cominciarono a circolare, vi fu chi credette che si trattasse di resa dei tedeschi. Dell 'avvenuta resa fu data comunicazione al Governo, al Comando Supremo, a Supermarina. Non è certo se la comunicazione sia pervenuta (1).

(l) L a cadu:a di Rodi, dolorosissima per gli Italiani. fu un gra,-e colpo anche per gl i All eati e particolarmente per gli. Inglesi . L 'at:cnz ione <lei p ubbl ico era in quei iiorni tutta resa verso j drammatici eventi verificatisi in Ital ia dopo l'armistizio. e la no1izi~ non ebbe quindi molto risalto, m a Churchi ll si rese ben conto della sua importanza e <lei danno che ne derivava alb causa alleata. Già il 9 settembre eg li aveva telegrafato al Generale Wi lson comandante. in Capo del Medio Oriente: « Q uesto è il momento d i giocare forte. ImproYYisate cd osate ». Il 13, due giorn i dopo la resa, etli scrivc,·a: « ·La conquista di Rod i da pane vostra in questo m omento, con l'ai uto i taliano, sarebbe splendi do con tributo alla guerra nel suo insieme. Comunicatemi i \'Ostri piani in proposi:o. Non potreste improvvisare la necessaria guarnigione traen dola dalle forze del Med io Oriente> ... Quali sono, in rotale, le forze di cu i d isponete.> ()uesto è il momento di pens.~re a Clive. a Peterborough e agl i uomini di Rooke alla conqu ista tii G ibilterra >•. Anche i l nostro Comando Supremo con una nota, in data 16 sett embre, che certameme fu trasmessa agli Alleati per mezzo degli Uffici d i collegamento (V . Doc. N . 18) non mancò di far presente al Comando del Medio Oriente la possibilità e la necessità della riconquista dell'isola. Successivamente, in data 28 scticmbrc, in previsione del Conve!?f!O di Malta (Eisenhower • Badoglio, 29 settembre) il Comando Su premo :i,•eva prepa rato un altro promemoria in cui face,·a presente la ucccssità di mamenerc Lero e d i rioccupare Rocii (v. Doc. N . 19~. Risultano dalle memorie di ChurchiU gli sforzi e le iruistcnzc che egli fece per ottenere da Roosevelt che desse ordine ad E isenhower di concedere al Gen. Wilsoo i pochi aiuti occorrenti . ,. Rodi - d ice,·a Churcbil l in un suo rel~aramma direno ad Eisenhower è la chia,·c tanto per il Medio Oriente. quanto per !"Egeo. Sarebbe una vera catastrofe se i tedeschi riuscissero a consolidarvisi ». L a ri conquista d i Rodi ancbbe potuto essere ten;ata impiegando la 1()3 D ivisione indiana e pane di una Brigata corazzata. Occorrc,·a però una scorta na, ak, aerei da bombardamento, tre piroscafi da sh.uco, q ualche mo.onave trasporto, una nave ospedale ed aerei da trasporto suUiciemi per un battaglione di paracadutisti . Si chicde"ano in tuno nove mezzi da sbarco che non awebl;,ero tardato più òi sei settimane a raggiungere gli al tri cinquecento e più destinati all'operazione « Overlord " (sbarco in Francia) . L'attacco a Rodi a,·rebbe do,uto verific3 rsi verso il 20 ottobre. Ma Roosevelt ed Eisenhower furono irrcmo,·ibilmen re contrari. Churchill poté oucnere solrnnro che dell'argomen:o si pa rlasse alla Conferenz a dei Co mandami in Capo che si renne a Tunisi il 9 ottob re. Egli d iede al Gen . Wilson queste istruzion i per la conferenza: « Do,·ete cscrcirnre la maggiore pressione alla Conferenza per un ulteriore aiuto alla « Accolade » (operazione su Rodi). Non ritengo sufficienti le forze anualmc.nte assegnate e se verrete abb~ndonato ad un rovescio sarebbe un grosso guaio. E" -chiaro che 1~ chiave del la situazione strategica del Mediterraneo, il mese p rossimo, è: espressa in queste due r~rolc : Atwccarc Roi:ii. N on \'i impegnate dunque in questa impresa con poco in ma no. Chiedere ciò che vi occorre e consultatevi con Alexandcr. Io sro faccn<lo tutto quello che posso». Ma durante la conferenza giunse notizia che H itler a,·c,·,i deci so d i rinforzare le sue truppe in lralia. Cii, distrusse ogni speranza di avere aiuti per l' attacco a Rodi. Chu rch ill tentò ancora qualche insisrenza anche per mezzo d i Eden che si reca,-a 3 Mosca ad una conferenza di Ministri degli Esteri. ma po i dovette desistere. L"anacco a Rod i. previsto per il 23 ot tobre, fu annullato. Scrive Churchill : « Sebbene potessi comprcncl erc come. nella n uo,·a situazione. l 'opinione dei Generali impeg nai; nella campag na d 'Jtalia ne fosse stata influenzata (dalla decisio ne tedesca di rinforzare le truppe in Italia). r imanevo, e rim ango tuttora, convinto che la conquisi~ di Rodi fosse possibile . Tuttavia, e con un o dei più acerbi dolori della guerra , m i rasseg nai >,. Così la sorre, anche fu tura. di Rodi fu seg na ta.


CAPITOLO

IV

ESODO DELLE UNITA' NAVALI E IDROAEREE

1° Esodo de lle unità nava li

L'uscita delle unità navali e la partenza degli idrovolanti sono gli avvenimenti più importanti che riguardino direttamente la Marina. L'esodo, come già detto, si realizzò come fortunata conseguenza di un falso allarme che dava per già avvenuta l'entrata in città delle truppe corazzate tedesche e che faceva quindi ritenere imminente il rischio della cattura da parte dei tedeschi. Il C. C. Corradini, Comandante del Caboto, era anche incaricato della difesa del settore militare (caposaldo Torre San Nicolò) che comprendeva il porto, ed era quindi l'ufficiale superiore che aveva più diretto contatto con le unità navali. Egli aveva fatto del suo meglio per tentare la messa in stato di difesa del porto, utilizzando i mezzi che aveva potuto ricavare dal Caboto , non più in grado di muovere, armi e viveri compresi. Aveva, fra l'altro, fatto iniziare la chiusura a muro dell'ingresso del forte, lasc:ando penzolare fuori delle mura una biscaglina, per potere, come egli stesso dichiara, entrare per ultimo nel forte, poiché, prima di dedicarsi all'estrema difesa, aveva altri incarichi da disimpegnare al porto. La necessità di tenere in pugno la gente per organizzare la difesa ad oltranza, lo partò, dato il suo temperamento esuberante, ad agire in un modo che taluno (male informato delle istruzioni che egli aveva ricevuto e dei fini che si


49 proponeva di raggiungere) ha vivamente deplorato, attribuendo ad un suo presunto accordo coi tedeschi i colpi di fucile o di mitragliatrice che furono sparati contro gli idrovolanti in partenza e contro un'imbarcazione in fuga. Ora i primi colpi sembrano siano da attribuire ad alcuni militi della ex M.V.S.N., e gli altri furono effettivamente sparati per ordine del C.C. Corradini, ma con il preciso scopo di fermare una motolancia del Caboto che si allontanava di sua iniziativa, con personale del Caboto, senza averne avuto autorizzazione e guando si riteneva che il personale potesse ancora servire per la difesa del porto o per altri servizi. Non è facile, nella discordanza delle diverse testimonianze, precisare chi abbia dato effettivamente a ciascuna unità l'ordine di uscita ed in quale preciso momento. Il Gen. Segui, Capo di Stato Maggiore di Egeomil, ne attribuisce l:i. paternità al Governatore. L'Amm. Daviso ne rivendica a sé la paternità e dichiara di avere inviato il suo aiutante di bandiera a portare a tutte le unità l'ordine di partire per Lero. E ciò senza autorizzazione del Governatore, di cui ebbe anzi successivamente a subire i rimproveri, per il fatto che la partenza delle unità e degli aerei contravveniva alle condizioni della resa che si stava trattando. Il Comandante Corradini afferma di avere agito di sua iniziativa, facendo uscire tutte le unità militari e civili, rifornendole tutte di nafta e mororina e trattenendo a portata di voce soltanto l'Ardito, che ha poi inviato a portare l'ordine di procedere per Lero. Il T. V. Lombardo, Comandante del Mas 540, dichiara di non essere mai riuscito ad avere alcun ordine da nessuno, neppure dah Comandante Corradini che aveva personalmente interrogato. Si tratta di una ridda di contraddizioni che in fondo si spiega abbastanza facilmente con la situazione che si era venuta creando e che, sia pure per equivoco, aveva assunto improvvisamente un tono di drammatica urgenza. In tale situazione, la preoccupazione dell'incolumità personale, da ricercare nell'immediata partenza per sottrarsi alla prevedibile prigionia in mano tedesca, si era fatta strada nell'animo di chi non aveva superiori responsabilità e, fortunatamente, coincideva con la giustificata preoccupazione di sottrarre quanti più mezzi e guanti più uomini fosse possibile alla cattura da parte dei tedeschi, che ormai si erano rivelati, senza più possibilità di dubbio o di equivoco, come nemici. Si deve anche notare che, ad aggravare lo stato d'animo dei partenti e l'atmosfera di disordine creatasi nel porto,

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C ITTA' DI RODI o

100 200 300 t.OO

500 m.

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51 ha certamente contribuito in notevole misura l'accorrere sulle banchine di frotte di ufficiali e soldati dell'Esercito e dell'Aviazione che cercavano scampo dai tedeschi e che, presumibilmente, avranno essi stessi incitato le unità alla partenza. La quale fu così precipitosa, che alcune unità, anziché salpare, filarono per occhio, lasciando l'ancora a Rodi. E' probabile quindi che l'uscita dal porto sia cominciata per iniziativa spontanea da parte di alcune unità minori militari e civilì, sia stata eseguita da altre per imitazione di manovra e con la sincera convinzione di eseguire ordini superiori non potuti giungere direttamente a ciascuna unità per le difficili circostanze del momentc,, e sia stata poi approvata e fatta propria, con sanzione formulata in veste di ordine esecutivo, da parte dei Comandi Superiori. Così · si spiegherebbe anche il fatto che l'ordine <li raggiungere Lero inviato dall'Amm. Daviso per mezzo del suo aiutante di bandiera abbia potuto raggiungere soltanto qualcuna delle unità in partenza. Il Mandracchio ed il Porro commerciale in breve rimasero vuoti. Restarono soltanto il Caboto, il P.fo Pomezia, il Pontone officina G. Q. 12, qualche barca da pesca non in efficienza e qualche piccolo veliero o motoveliero in disarmo. Giunse anche al Comandante Corra.clini l'ordine di resa, ma egli inizialmente lo respinse. Vi diede poi esecuzione soltanto quando l'ordine fu recato da un ufficiale del Comando da lui personalmente conosciuto. Il Comandante Corradini riunì allora il personale del Caboto, il cui impiego negli apprestamenti di difesa era ormai diventato in utile, e si diede con esso ad attivare il P.fo Pomezia, che era sempre acceso per il servizio dell'apparato refrigerante, e ad iniziare ]a lunga m anovra di uscita dal porto senza rimorchiatori. Il Governatore, quando lo seppe, diede ordine di trattenerlo, sia per leale rispetto alle clausole della resa, sia perché il carico di carne del Pomezia era indispensabile per l'alimentazione delle truppe. Per far eseguire l'ordine del Governatore dovette intervenire personalmente l'Amm. Daviso, che a fatica superò la riluttanza del C.te Corradini a riportare il Pomezia all'ormeggio. Il C.te Corradini si ritirò allora sul Caboto, che venne subito invaso e sorvegliato da sentinelle tedesche. Il T. V. Gabriele Lombardo, Comandante del Mas 540 e della sguadriglia Mas, dopo l'uscita dal porto era l'ufficiale più


anziano in mare, e fece d el suo meglio per assumere il controllo delle unità che erano alla sua portata. La maggior parte di esse sembrava voler dirigere verso la costa turca. Il T. V. Lombardo inviò la Ms. 23 (S. T. V. Alberto Bencini) verso Rodi per attingere informazioni ed avere, se possibile, ulteriori ordini. Il S. T. V. Bencini, avendo saputo dal Gaeta e da un M/v che l'ordine era di raggiungere Lero, ne informò il T. V. Lombardo e quindi, dopo aver esperito un tentatiYo di organizzare le unità vicine in convoglio, indirizzandole a Lero, tornò verso Rodi anche col proposito di offrire un mezzo di scampo alle autorità ed eventualmente ad altro personale. Frattanto il T. V. Lombardo, aYendo il Mas meno veloce della squadriglia, ordinò al Mas 559 di tentare di raggiungere ·il Mas 538 (Nocch. 1• cl. Maurizio Massensini) che, dopo aver risposto ad una chiamata r.t. di collegamento, aveva interrotto il contatto r.t. dirigendo decisamente e velocemente verso i l porto turco di Marmarice. Il T. V. Lombardo, non avendo potuto raggiungere lo scopo, ordinò allora al Mas 559 di fare da tramite &a la Ms. 23, rimasta vicino a Rodi, ed il suo Mas 540, col quale egli si diede a ferm are ad una ad una le unità in mare. A tutte ordinò di far rotta per ponente al duplice scopo di troncare radicalmente ogni eventuale velleità di dirigere verso la costa turca e di facilitare l'esecuzione di quelle futu re decisioni (Lero o porto controllato dagli inglesi), che avrebbe potuto prendere in relazione alle informazioni che sperava di avere dalla Ms. 23. Dieci piccole unità furono così dirottate. Ritornato col Mas 540 verso Marmarice, tentò, con tutti i mezzi di segnalazione a sua disposizione, di intimare al Mas 538 di tornare indietro e di seguirlo, ma il 538 era ormai già dentro il porticciolo ed egli non poteva più agire contro di esso. Diresse allora verso Rodi. Incontrato il P.fo Pola, seppe che Rodi era completamente in mano ai tedeschi. D iede allora ordine al Pola (1) di procedere per Castelrosso e, successivamente, non avendo più visto né il Mas 559 né la Ms 23 (che, non avendo potuto comunicare con Rodi ed essendo stati fatti segno a qualche colpo di arriglieria dalla costa, avevano fatto rotta direttamente per Lero), fece invertire la rot-

(I ) Il com~ndani e del Pola h3 scritto nella sua relazione che dal pos10 di se~n a· bzion c d i Torre degli Ambi a,·c,·a ricc\'UtO rord inc di cc andarsi a rifugiare in qu~dchc pono della Turchia ».


53 ta a tutte le unità che prima aveva avviate verso ponente e ordinò loro di dirigere per Castelrosso. Questa decisione fu conseguenza di una specie di consiglio tenuto sul Pola, consiglio cui presero parte, oltre al S. T. C.R.E.M. Giuseppe Walles C.te del Pola (che però non intervenne attivamente), il T. V. Lombardo e i due ufficiali di porto Capitano Bagnus e Capitano De Rossi i qua.li, per allontanarsi da Rodi, avevano preso imbarco rispettivamente sul Mas 540 e sul Pola. La decisione di avviare le unità a Castelrosso anziché a Lero, fu il risultato di varie considerazioni basate tutte sulla incertezza della situazione derivante dalla mancanza di informazioni attendibili. Non appare molto logica la diffidenza sulla situazione di Lero, essendo ben noto a tutti che a Lero non vi era neppure un soldato tedesco. La Commissione d'Inchiesta che, esaminando a guerra finita gli avvenimenti di Rodi, ebbe occasione di vagliare anche l'operato del T. V. Lombardo, lo giudicò immune da ogni censura per le decisioni prese, in considerazione non solo della energica azione da lui inizialmente svolta per fermare le unità che correvano verso le acque turche, ma soprattutto del fatto che, in definitiva, l'approdo a Castelrosso ebbe benefici effetti pere.bé consentÌ una immediata possibilità di cooperazione con le autorità alleate e contribuì quindi in misura notevole a dissipare negli Inglesi quella atmosfera di d iffidenza che l'im prevista resa di Rodi non aveva mancato d i suscitare. 2 ° Partenza degli idrovolanti

Al momento dell'armistizio erano a Rodi, come s1 e accennato, tre idrovolanti Cant Z 506, di cui due attrezzati per il servizio di soccorso e con i contrassegni della Croce Rossa ed uno militare a disposizione del Governatore. Il giorno 8 erano tutti e tre nel Mandracchio, e fu presa qualche predisposizione per l'eventualità di doverli improvvisamente affondare. Successivamente due di essi furono portati al porto commerciale. Pare vi sia stata l'intenzione di far venire da Lero un carico di bombe per il caso che si dovesse compiere qualche azione di bombardamento nell'interno dell'isola, ma la cosa non ebbe seguito. D'altra parte sarebbe stato impossibile caricare le bombe, stando gli idrovolanti in mare. Sembra che il desiderio dei piloti di riportare a Lero i due idrovolanti, che appartenevano a quella squadriglia da rico-


54 gnizione manmma, non abbia tro,·ato favorevole accoglienza al Comando Aeronautica. Il giorno 11, dopo l'allarme che provocò la partenza di tutte le unità navali militari e civili, non fu dato nessun ordine per la partenza degli idro. Fu anzi dato molto peso, come risulta dalle testimonianze, al fatto che era stato sparato qualche colpo contro le imbarcazioni in fuga. Fatto è che il personale dei due idro che erano al porto commerciale, si imbarcò su due motoscafi dell'Aviazione insieme con altro personale dell'Aviazione e con militari e borghesi che abbandonavano Rodi. Inizialmente forse gli avieri avevano l'intenzione di recarsi ad armare gli apparecchi per alzarsi in volo è partire, ma poi, probabilmente per l'influenza demoralizzante e le pressioni dei fuggiaschi, i motoscafi, anziché portare gli equipaggi sugli idrovolanti, appena fuori dal porto, puntarono decisamente verso la costa turca, ed i due apparecchi rimasero a Rodi dove furono catturati dai tedeschi. Se ne ignora l'ulteriore sorte. L'equipaggio dell'idro ormeggiato al Mandracchio (T. V. oss. Giuseppe Capedcr - S. T. pilota Giovanni Russo coi loro sottordini), riuscì invece a superare notevolissime difficoltà sia per raggiungere l'apparecchio (i motoscafi dell'Aviazione, come già detto, erano partiti, ed una barca presa d'autorità per andare a bordo, era affondata per il troppo carico), sia nell'eseguire la rischiosa manovra, mai dfettuata fino allora, di uscire dal porto coi propri mezzi e non a rimorchio. La manovra fu complicata anche dal fatto che uno sconsiderato si era aggrappato ad uno scarpone e non lasciò la presa sinché non fu violentemente minacciato. L'apparecchio uscì, decollò, e, volando senza carte e senza strumenti adatti, riuscì ad ammarare alle 18.15 nella baia di Eldikela {Alessandria). Gli Inglesi lo accolsero cordialmente ed adattarono subito l'apparecchio ad idrotrasporto. Utilizzando col suo consenso l'equipaggio italiano, fu iniziato, fin dal giorno 18, un servizio di trasporto da Abukir a Castelrosso, servizio che in complesso richiese oltre 85 ore di volo.


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V

ULTERIORE SORTE DELLE UNITA' NAVALI

Ms. 12 (C. C. Vittorio Daviso, fratello dell'Ammiraglio). Come abbiamo già visto, la sera del 10 ebbe ordine di portare a Castelrosso il Maggiore Jellicoe: e il Sergente r. t. inglese, che erano stati paracadutati a Rodi la sera prima, il Col. Ruggero Fanizza che, quale Sottocapo di Stato Maggiore di Egeomil, era stato inviato per dare agli Inglesi ogni ragguaglio sugli apprestamenti militari dell'Egeo e per iniziare gli accordi per lo sperato intervento inglese, ed il Maggiore dell'Aeronautica Delio Guizzon per informazioni ed accordi circa l'azione aerea, e particolarmente per l'uso del campo d'aviazione di Coo. La Ms. 12 giunse a Castelrosso la mattina dell'll. Gli inglesi si erano già installati pacificamente a Castelrosso, ma il Colonnello Turnbull, capo della missione, era assente, essendosi recato a Simi con un idrovolante. Partita per raggiungerlo a Sirni, la Ms. 12 ebbe per radio ordine di rientrare a Castelrosso, dove il Colonnello Turnbull sarebbe rientrato ben presto. Frattanto si iniziavano le trattative con gli Inglesi, che si dimostrarono cortesissimi. Verso le 13 un Colonnello inglese che si intratteneva col Colonnello Fanizza, fu chiamato in una stanza vicina, dove si trovava una radio da campo. Ritornò con fisionomia alterata e chiese al Colonnello Fanizza quanto sarebbe potuta ancora durare la resistenza a Rodi. Dopo averne avuto risposta che la resistenza poteva durare ancora otto o dieci giorni, comunicò la notizia dell'avvenuta resa. Questa fu poi confermata da un biglimo (v. Doc. N. 20) in possesso del pilota di un idro Cant Z 501 , che era stato inviato da Lero a Simi per prelevare il Colonnello Turnbull e portarlo a Castelrosso. Nel biglietto si comunicava la caduta di Rodi e si dava ordine al Colonnello F anizza di rientrare a Lero anziché a Rodi e di far


56 presente agli Inglesi l'opportunità di sospendere per il momento ogni azione. Il mattino del I2 il C. C. Davi so ebbe ordine dapprima di formare un convoglio per Alessandria insieme con una Ms. inglese, ma, quando poi gli fu chiesta una Ms. per portare alcuni Inglesi a Coo e a Lero, offerse la sua Ms. 12. Partì così la sera del 12 insieme con una rnotocannonjera inglese, avendo a bordo un ufficiale di marina inglese, alcuni ufficiali della missione inglese ed una pattuglia di Commandos. Approdò a Coo dove sbarcò i Commandos che furono accolti benissimo e proseguì con gli altri ufficiali inglesi, fra cui il Maggiore Jellicoe, per Lero, dove, appena giunto, si mise agli ordini di guel Comando Marina. Ms. 15 (S.T.V. Lino Aracci). Nel pomeriggio del 10 ebbe ordine di portare a Simi il Maggiore inglese Dolbey che, come abbiamo già detto, nell'atterrare a Rodi col paracadute si era ferito ad una gamba. llientrò poi a Rodi, ed il mattino dell'll imbarcò il Colonnello inglese Kenyon per portarlo a Castelrosso, dove trovò il suo Caposguadriglia C. C. Daviso con la Ms. 12. Subito r ipartito per tornare a Rodi, ebbe per radio l'ordine d i rientrare a Castelrosso, dove rimase a disposizione degli Inglesi. Il 13, cioè il giorno successivo a quello della panenza della Ms. 12, ebbe daJ Colonnello Turnbull disposizione di partire per Lero, avendo a bordo circa 20 Commandos inglesi completamente armati. Giunse a Lero il mattino del 14 e si mise agli ordini del suo Caposquadriglia. L'invio a Lero delle due Ms J2 e 15, è quasi certamente dovuto al Comando Marina Lero che, avendo avuto ordine da Supermarina di contrastare con Ms. il traffico tedesco con Rodi, richiese insistentemente le due unità al Comando inglese di Castelrosso. Ms. 23 (S. T. V . Alberto Bencini). :Ke abbiamo già seguito, almeno in parte, i movimenti, nel racconto generale dell'uscita da Rodi delle unità navali. Uscì da Rodi nel pomeriggio dell'll in seguito all'allarme, dato da tre ufficiali della Divisione <• Regina >1, che carri armati tedeschi si avvicinavano al porto. Prese a bordo i tre ufficiali e si trattenne fuori del Mandracchio in attesa d'ordini. Gli fu ordinato di « diradarsi », a causl degli attacchi aerei. Si avvicinò al-


57 lora al Mas 540 ed ebbe disposizione di tornare verso Rodi per avere informazioni ed ordini. Incontrò il Gaeta che gli comunicò l'ordine generale di raggiungere Lero. Lo stesso ordine gli fu confermato da altre unità incontrate. Tornò verso il Mas 540 per informarlo e diffuse l'ordine anche ad altre unità. Ai battelli ed ai mezzi civili che incontrò e che erano carichi di ufficiali e soldati, sparse la voce del cattivo trattamento che avrebbero avuto se fossero approdati alle coste turc.he e ciò allo scopo di dissuaderli da tale intenzione. Tornò vicino al Caboto dal lato esterno del molo; col proposito di imbarcare le Autorità per trarle in salvo1 ma le Autorità non c'erano, tranne il C. C. Corradini, che rifiutò di imbarcarsi; prese allora a bordo soltanto personale rimasto della squadriglia Ms., ed ebbe conferma dell'ordine di raggiungere Lero. Diresse quindi verso la costa turca per raggiungere il convoglio ed unirsi ad esso nella rotta verso Lero. Passando vicino a Punta Sabbia (estremo nord di Rodi) fu fatto segno a qualche colpo di cannone. Non riuscì a vedere nessuno, e supponendo che rutti fossero in rotta per Lero, diresse per Simi, dove riteneva di trovare la Ms 12. Trovò invece soltanto il P.fo Taganrog cui trasmise l'ordine di recarsi a Lero. Toccò quindi Coo, dove sbarcò gli ufficiali dell'Esercito che aveva a bordo e giunse poi a Lero il mattino del 12 riprendendo servizio nella sua squadriglia. Mas 540 (T. V. Gabriele Lombardo). Ne sono stati già descritti i primi movimenti dopo la partenza da Rodi. Qui possiamo aggiungere che rimase fermo per avaria ai motori, che erano già in condizioni di menomata efficienza, dalle 10.30 alle 19.45; perciò il T. V. Lombardo non poté tradurre in atto l'intenzione di tornare a Rodi per rendersi conto personalmente della situazione e di rinnovare durame la notte qualche tentativo di ricuperare il Mas 538 ormeggiato a Marmarice. Giunto a Castelrosso alle ore 00.45 del 12, il T. V. Lombardo prese subito ordini dal C. C. Daviso che già vi sì trovava con la Ms 12 e la Ms. 15. Il Comandante Daviso mise il T. V. Lombardo a disposizione delle autorità inglesi. Con la loro autorizzazione tutte le unità giunte all'alba entrarono in porto dopo essere state riconosciute dal Mas 540, che era uscito a questo scopo alle 05.10 con due ufficiali inglesi a bordo (un C. C. e un Tenente dei Commandos) ed era rientrato in porto alle 07.15.


58 Nel pomeriggio fu tenuta presso il Comando inglese una riunione alla quale presero parte il C. C. Daviso, il T. V. La Monaca, comandante la squadriglia dragaggio di Rodi e giunto a Casrelrosso con la Ms. 12, il T. V. Lombardo, il Capitano di Fanteria Rossi, Comandante del presidio locale, ed i Capitani di Porto Bagnus e De Rossi. Scopo della riunione era quello di prendere i provvedimenti necessari per lo sgombero del porto dove si erano accumulate troppe unità, il che avrebbe potuto attirare l'attenzione dei tedeschi e provocare un bombardamento. Fu inizialmente deciso di formare un convoglio veloce da avviare ad Alessandria ed uno più lento per Cipro. Tale decisione fu poi modificata annullando il progetto del convoglio per Alessandria. Alcune unità, e cioè: Ms. 12 e 15, Mas 540, m/p Berenice, m/p Ardito, m/p Leda ed il motoscafo dell'Amm. Daviso (giunto a rimorchio di una delle unità), con bandiera ed armamento italiani, furono trattenuti per il m omento a Casrelrosso. Invece rn/ved. Postiglioni; m /p Aguglia, m/p S. Antonio, m /p Garibaldino, Rim. Gaeta, m /p Navigatore, Rim. Impero, P /fo Pola, partirono la sera stessa, scortate dalle Ml. inglesi 3Sl e 358. Capoconvoglio il T. V. La Monaca, imbarcato sul Postiglioni. Il convoglio giunse nella rada di Famagosta il 13, ed il mattino del 15 ricevette l'ordine di entrare in porto. Il 17 venne stabilito di trattenere a Cipro il Rim. Impero ed il P/fo Pola, mentre il Postiglioni, S. Antonio, Garibaldino, Navigatore, Aguglia, Gaeta, furono avviati ad Haifa il giorno 19. I rapporti col Comando inglese a Cipro furono corretti. Fu però disposto il ritiro delle valvole della radio e degli otturatori dei cannoni, con promessa di inviarli separatamente al porto di destinazione. Come abbiamo già visto la Ms 12 Jasòò poi Castelrosso la sera del 12 e la Ms. /5 il mattino del 13. Il Mas 540 partì alle 23.47 del 12 per ordine del Comando Inglese avendo a bordo un S. T. della R.A.F. (che lascerà a Pafos) ed un Maggiore dei « Commandos ». Do.fX> aver toccato Pafos, Limassol e Larnaca il 540 giunse a Famagosta il 19 settembre. Si trasferì poi a Beiruth dove eseguì qualche lavoro ed il 13 ottobre giunse a Haifa dove poi passò alle dipendenze del nostro Comando Superiore Navale del Levarne, ivi costituito il 16 ottobre 1943, e successivamente del Gruppo Mas del Levante, costituito il 24 aprile 1944.


59 Mas 559 (Nocch. di 3' ci. Alberto Ba]delli). Uscito insieme con le altre unità dopo aver eseguito gli incarichi avuti dal T. V. Lombardo (richiamare il Mas 538 e riunire tutte le unità che stavano dirigendo verso la costa turca), ebbe ordine, come la Ms. 23, di dirigere per Rodi. Non potè raggiungere Rodi perché fu fatto segno a colpi di cannone di piccolo calibro ed allora, non avendo più trovato la Ms. 23, mise in rotta direttamente per Lero. Mas 538 (Nocch. 1• cl. Maurizio Massensini). Nella mattinata del giorno 11, insieme con le altre unità, prese parte alla difesa contraerea in occasione dei continui attacchi tedeschi. Alle ore 11 ebbe ordine di cessare il fuoco. Alle 12 ebbe dal Cappsquadriglia comunicazione degli accordi per la resa. Alle 14, mentre giungevano ai porto torme di civili e di militari che cercavano scampo sulle unità navali, ebbe ordine di uscire dal porto. Aveva a bordo parecchi militari e sottufficiali di varia provenienza. All'imboccatura del porto prese a bordo un maresciallo pilota e tre avieri che avevano tentato di raggiungere a nuoto il loro apparecchio. Appena fuori del portò diresse verso Marmarice avendo ricavato dalle parole del Caposquadriglia l'errata convinzione e.be il Governatore intendesse mettersi d 'accordo coi tedeschi e continuare a combattere al loro fianco e che il Caposquadriglia volesse seguire la stessa via. Distrusse o gettò in mare armi e documenti segreti temendo che cadessero in mano al nemico e, ritenendo che le mediocri condizioni di efficienza dei motori non gli avrebbero consentito di r aggiungere un porto alleato, entrò a Marmarice, senza tener conto delle ingiunzioni che gli giungevano dal suo Caposquadriglia che, come già detto, e stando alle sue dichiarazioni, egli riteneva agisse nell'interesse dei tedeschi. A Marmarice approdarono anche una decina di motovelieri carichi di profughi da Rodi. Il Caposquadriglia giunse col Mas 540 a portata di voce del 538 già attraccato alla banchina, ma i suoi rinnovati richiami non ebbero esito. Verso le 21 giunsero Autorità turche che fecero dar fondo al 538 in rad a e fecero sbarcare l'eguipaggio, lasciando a bordo soltanto il Comandante e gualche sottufficiale. L'equipaggio fu internato insieme con gli altri profughi. I pochi rimasti a bordo eseguirono i lavori necessari per rimettere il Mas in efficienza. In seguùo furono aiutati dagli Inglesi con la fornitura dei materiali occorrenti per le ripa-


60 razioni e verso la fine di aprile '44 il Mas 538, avendo a bordo un ufficiale inglese, potè ripartire per Castelrosso, dove trovò il T.V. Lombardo ed un complemento di equipaggio italiano, con cui raggiunse Haifa, dopo aver toccato Pafos (Cipro), Limassol (Cipro) e Beiruth. La linea di condotta del 538 fu inizialmente oggetto di aspre critiche, potendosi ravvisare in essa anche l'esplicito carattere di rifiuto di obbedienza e di diserzione. Ma un esame più ponderato e più approfondito dei fatti non solo di quei giorni, ma anche del periodo successivo, pur non scagionando .del tutto da colpa l'operato del Nocchiere Massensini, portò ad un più equilibrato giudizio nei suoi riguardi. Abbiamo riferito in modo particolareggiato l'episodio soprattutto perché esso · vale, come pochi altri, a lumeggiare l'eccezionale atmosfera di quei giorni, anzi, per Rodi, di quelle ore, nelle quali uomini pur animati dalle migliori intenzioni e da elevato sentimento del dovere hanno potuto commettere, in buona fede, azioni che in altre circostanze sarebbero state sicuro e gravissimo elemento di colpa. Le vie del dovere e del miglior vantaggio della Patria, la disciplinata obbedienza agli ordini del superiore furono, in quei m omenti, sottoposte ad un'analisi non ammissibile in circostanze normali e portarono a sbandamenti e ad azioni le cui conseguenze non potevano essere neppure lontanamente supposte da chi le commetteva. Dragamine Ardito. Uscito da Rodi rimorchiando un veliero, si accodò alle altre unità che dirigevano per Castelrosso. Prese a bordo una settantina di uomini di Rodi. In seguito ad una avaria al motore si mise a ridosso di un'isoletta a qualche miglio da Castelrosso ed inviò un battello per chiedere soccorso. Poiché il battello tardava a tornare, il Comandante si recò personalmente a chiedere aiuto sulla costa turca, mentre i 70 uomini sbarcavano in un isolotto vicino. Furono tutti internati dai Turchi. A Castelrosso intanto i! Capitano G.N.D.M. Antonio Papa (caposervizio motori dei Mas e delle Ms., giunto ivi con la Ms. JZ del Comandante Daviso e rimasto a terra per or dine dello stesso Comandante), mentre la Ms. 12 era uscita per recarsi a Simi, aveva preso contatto col battello inviato dall'Ardito ed era riuscito ad ottenere dal Comando inglese che il Dragamine Leda, che stava salpando per aggregarsi al convoglio diretto ad Haifa, fosse autorizzato ad andare a prendere a rimorchio l'Ardito. Così fu


61 fatto ed il Leda portò a Castelrosso l'Ardito con poch issimi uomini a bordo. Viene riferito a questo proposito un simpatico episodio di coraggiosa iniziativa e di solidarietà militare, tanto più apprezzabile in quanto rivolta da inferiori in grado verso un superiore. Il Leda, inviato a prendere a rimorchio l'Ardito, nella giustificata premura di portare in salvo l'unità, non aveva potuto attendere il ritorno a bordo del Comandante e dei due uomini che con lui erano scesi a terra a chiedere soccorso. Il più anziano dei rimasti a bordo sull'Ardito era un sottocapo, il quale, appena giunto a Castelrosso, si rivolse al Comando inglese chiedendo che fosse inviato un mezzo a rintracciare il Comandante ed i due uomini. N on avendo ottenuto nulla, si accordò con un m otorista del Berenice volontariamente offertosi, prese un battello, vi caricò viveri secchi ed acqua e si diresse verso l'isolotto presso il quale si era fermato l'Ardito. Sbarcati sull 'isolotto, i due giraronc per 4 ore senza incontrare nessuno. Tornarono allora alla spiaggia, dove trovarono il battello pieno d'acqua perché il vento l'aveva spinto contro gli scogli, che ne avevano bucato il fondo. Castelrosso era troppo lontano per poterlo raggiungere in quelle condizioni. A fatica, vogarono con un remo solo perché una delle due scalmiere si era rotta, raggiunsero la costa turca in un punto deserto dove non trovarono nessun aiuto per riparare il battello. L'indomani furono visti da un cacciatore che li accompagnò al posto di polizia di un vicino paese. Non riuscendo a farsi intendere per le difficoltà della lingua, furono internati. N el mese di ottobre l'Ardito fu colpito nel corso di un bombardamento aereo, e trasportato, per sgomberare il porto, in un isolotto di fronte al porto stesso, dove affondò in alto fon dale. Dragamine Leda. Dopo aver raggiunto Castelrosso insieme con le altre unità di Rodi, e dopo aver rimorchiato a Castelrosso l'Ardito in avaria, il giorno 14 ebbe ordine dagli inglesi di portarsi con l'Ardito e con un'altra unità (un caicco), che aveva anche essa il motore in avaria, sotto bordo di alcuni cacciatorpediniere che dovevano giungere la notte con carico di uomini e materiali, per procedere alle operazioni di scarico. Il lavoro notturno fu eseguito <:On la migliore disciplina e fu vivamente apprezzato dagli inglesi. A due delle nostre unità, durante le operazioni di scarico, furono strappate le bandiere. Il Capitano Papa,


62 informato, fece immediate rimostranze al Comando inglese. Un ufficiale inglese fu subito inviato a bordo dei caccia e fece restituire una delle bandiere, mentre l'altra non fu più ritrovata. Furono presentate le scuse scagionando gli equipaggi inglesi ed attribuendo l'atto alla sconsideratezza di qualche ragazzo greco o francese. Ritroveremo poi il Leda a Lero. M/ p Berenice. Giunse a Castelrosso rns1eme con le altre unità. Rimase inattivo per avarie. Fu raggiunto dal proprietario, un greco fuggito da Rodi, il quale riuscì a ripararlo ed a portarlo a Simi. Mentre effettuava servizi per conto degli inglesi, andò in secco sulla costa turca. Gli inglesi lo ricuperarono e lo riconsegnarono all'armatore.

M/ ved. Postiglioni, m/ p Aguglia, m / p S. Antonio, m/ p Garibaldino, m/p Navigatore, m / p Gaeta. Come abbiamo già visto, andarono a Famagosra (dove Commissioni inglesi procedettero all'inutilizzazione delle armi e degli apparati r.t.); trasferiti ad Haifa, iniziarono un'attiva collaborazione col Comando inglese per servizi vari. Passarono poi alle dipendenze del Comando superiore Navale Italiano del Levante. Rim. Impero, P / fo Pola. Vennero trattenuti dagli inglesi a Cipro per servizi locali.

P /fo Taganrog. Partì, come è -stato detto, il 9 settembre da Rodi, al comando del $.T.V. Luchini e si fermò a Simi in attesa degli eventi. Nel pomeriggio del giorno 11 passò da Simi la Ms. 23 (S.T.V. Aldo Bencini), che gli comunicò che Rodi stava per cadere in mano ai tedeschi e lo consigliò di proseguire per Lero, che era stato indicato come porto di destinazione di tutte le unita di Rodi. 11 Colonnello inglese Turnbull ed un Tenente inglese dei Commandos (giunti a Simi in mattinata, con idrovolante italiano), consigliarono invece il S. T.V. Luchini di andare a Castelrosso, dove vi era urgente bisogno di mezzi navali. Il S. T.V. Luchini volle fare prima qualche tentativo di mettersi in contatto con i suoi superiori e si recò all'ufficio telegrafico di Simi, dove transitavano le comunicazioni fra Rodi e Lero. Apprese così che a Rodi si chiedeva che Lero disponesse il ritorno a Rodi di alcune piccole unità. Lero rispose negativamente e


63 mostrava di dubitare dell'autenticità dell'ordine. Il telegrafista di Simi dichiarava di riconoscere l:a manipolazione del tasto del collega di Rodi ed anche quella <lei Direttore delle Poste di Rodi (Comm. Zarli), ma Lero continuava a non prestar fede. Il S. T.V. Luchini inserì allora una sua nota diretta personalmente all'Amm. Daviso: << Attendo ordini - Luchini ». Dopo circa 10 minuti, alle ore 19.00, ebbe la risposta: « Recatevi Lero - D aviso ». Partì quindi per Lero, dove giunse il mattino del 12. L'episodio che abbiamo riferito circa l'ordine telegrafico di trasferimento a Rodi delle unità navali giunte a Lero, non ebbe alcun seguito e le unità rimasero a Lero. Ma esso . rivela come, in quei giorni turbinosi, avvenimenti capaci di assumere notevole importanza, ,potevano talvolta dipendere da piccoli fatti, da fortuite circ0stanze, da felici intuizioni, senza le quali non si sarebbero potute eludere pericolose insidie.

Caboto. Risulterebbe che anche dopo lo sbarco del Comandante Corradini e dell'equipaggio, avvenuto il giorno 12, abbia tenuto a riva la bandiera italiana almeno fino al giorno 17 settembre. Fu poi affondato nel porto di Rodi durante un'incursione aerea inglese.


CAPITOLO

VI

A RODI DOPO LA RESA

L 'avvenuta resa ,di Rodi metteva i . Tedeschi di fronte a problemi complessi, anche se la relativa facilità con cui la resa si era verificata ed il mancato intervento inglese potevano lasciare adito alle migliori speranze. Rodi era caduta, l'attrezzatura centrale del Comando dell'Egeo era stata distrutta, ma restavano le altre isole e soprattutto Scarpanto, la cui situazione non era stata ancora chiarita. I Tedeschi erano quindi spinti ad agire, e ad agire presto. Non li stimolava soltanto la considerazione della situazione locale, ma certamente anche la pressione di ordini superiori che gjungevano dalla Germania e la conoscenza delle notizie che giungevano dall'Italia, dove la liberazione di Mussolini (12 settembre) e l'adesione di una parte delle Forze Armate Italiane alla loro causa avevano migliorato di molto la loro posizione. Ebbe così inizio ben presto una serie di provvedimenti che si potrebbero definire di recupero o meglio di tentativo di recupero degli Italiani. Le speranze italiane che i Tedeschi, avute le armi e realizzata una situazione di discreta sicurezza contro eventuali sbarchi inglesi, lasciassero libero il personale militare per il ritorno in Italia, si rivelarono ben presto fallaci illusioni. A Rodi esisteva ancora un grosso nucleo di militari italiani delle tre armi che, nonostante gli accordi presi per il suo disarmo, poteva dare ancora in molti modi fi lo da torcere. La Marina aveva personale abbastanza numeroso, sparso in molte località periferiche, ed il suo contegno dopo l'armistizio lasciava ai Tedeschi ben poche speranze di poterne avere utile collaborazione. Perciò la Marina non fu neppure interpellata (v. Doc. N. 21). L'Aviazione aveva anche essa un nucleo non trascurabile di personale.


65 La sua collaborazione sarebbe stata molto u tile ai Tedeschi e fu chiesta> ma il Gen. Briganti rispose inviando a nome di tutti i suoi dipendenti una lettera nell.a quale la respinse fieramente. La lettera fu letta dal Gen. Brigami al più importante nucleo del suo personale riunito e la decisione del Generale ebbe il più clamoroso consenso. L'Esercito> che aveva ancora tutte le sue forze intatte> costituiva il più grosso problema di carattere organizzativo e logistico, ma alcuni degli alti ufficiali che erano stati fatti prigionieri sembravano disposti ad un certo grado di collaborazione. Per questo motivo e per considerazioni basate sulla diversità della consistenza numerica, i primi provvedimènti di sgombero furono rivolti alla Marina ed all'Aviazione. Seguiremo qui un poco più particolarmente gli avvenimenti che riguardano il Governatore ed il personale della Marina. Testimonianza esauriente degli avvenimenti che riguardano l'Amm. Campioni si trova in parte nella relazione ,del suo Capo di S. M. Gen. Sequi ed in parte in una serie di note e di appunti lasciati dallo stesso Amm. Campioni e da lui numerati e talvolta annotati. Taluni di questi appunti sono già stati citati precedentemente nell'esporre gli avvenimenti che si riferiscono alla resa. Nel pomeriggio del 12 il Comando della D ivisione « Rhodos » chiese di inviare a Rodi un Capitano di S. M. per trattare alcune questioni particolari di limitata importanza che non richiedevano l'intervento personale del Governatore, ma potevano essere risolte dal suo C. di S. M. L'ufficiale tedesco giunse a Rodi e si iniziò la discussione che, si vide subito, non verteva affatto su argomenti di scarsa importanza (v. Doc. N. 22). Infatti la prima questione trattata fu quella delle modalità necessarie per utilizzare l'azione di comando del Gen. Forgiero> Comandante Militare dell'isola e del Gen. Consoli, Comandante dell'Artiglieria. Fu convenuto (ma data l'importanza dell'argomento si dovette interpellare il Governatore) che il primo rientrasse alla sua sede di comando a M. Profeta e che il secondo si trasferisse a Psitos. Successivamente, dopo avere esposto altre questioni di secondaria importanza, l'ufficiale tedesco chiese che, per garanzia delle truppe tedesche che si trovavano a Scarpanto, fossero tolte le armi alle truppe italiane dell'isola. Il Capo di S. M. Gen. Sequi ribattè subito che questo non era un argomento di secondaria impor7


66 tanza e che ne doveva riferire al Governatore. L 'ufficiale tedesco replicò che non ve n'era urgenza e continuò la trattazione di altri argomenti, fra i quali la proposta di alzare al Castello, vicino alla bandiera italiana, anche una bandiera tedesca. Avutone un rifiuto, passò ad altre questioni e, quando ebbe finito, chiese di essere ricevuto dal Governatore. Al Governatore l'ufficiale tedesco chiese subito il disarmo delle truppe di Scarpanto. L'Amm. Campioni rifiutò, obbiettando, come aveva detto prima anche il C. di S. M., che gli accordi presi ad Afando si r'iferivano esclusivamente all"isola di Rodi. Chiarì poi che le truppe tedesche di Scarpanto non avevano nulla da temere da quelle italiane, finché si fossero astenute da atti di violenza contro di esse. L 'ufficiale tedesco non si contentò di questa risposta ed insistè perché il Governatore desse ordine aJle truppe di Scarpanto di consegnare le armi, allegando precisi ordini ricevuti dall'O. K. W . (Ober Kommando Wehrmacht). In caso contrario, disse, sarebbe stato effettuato un attacco di Stukas provenienti da Creta, non solo contro le truppe, ma anche contro la popolazione civile. All'osservazione del Governatore che egli non disponeva più di alcun mezzo per comunicare, l'ufficiale rispose che egli avrebbe potuto appoggiare col suo nome una comunicazione fatta dai Tedeschi (v. Doc. N. 23). L'Amm. Campioni replicò che non aveva alcun potere di dare ordini non essendo più il Comandante delle Forze Armate e che in ogni modo un suo ordine per radio non avrebbe avuto alcun carattere di autenticità. L'ufficiale tedesco allora, dopo aver guardato !"orologio, disse che rimane"ano ancora soltanto pochi minuti per prendere la decisione, perché fra pochi min uti gli Stukas sarebbero partiti da Creta per l'azione già predisposta {v. Doc. N. 23). A questa minaccia (che valse all'ufficiale tedesco una pungente osser\'azione del Gen. Sequi, alla quale osservazione egli replicò che non faceva che eseguire gli ordini ricevuti), l'Amm. Campioni :mnuì, dichiarando però che con questo riteneva definitivamente chiusa ogni altra estensione degli accordi presi ad Afando. L'ufficiale tedesco si allontanò subito per recarsi (così disse) a radiotelegrafare a Creta perché fosse sospesa la partenza degli Stukas, dopo di che fece sapere che metteva a disposizione del Governatore un aereo per portare a Scarpanto l'ordine scritto del Governatore. Alrufficiale italiano latore del messaggio (\'. Doc. N. 24), l'Amm. Campioni chiarì verbalmente le eccezionali circostanze nelle quali il messaggio era stato compilato, e gli diede


67 incarico di riferirle al Col. Imbriani, Comandante delle truppe di Scarpanto. L'ufficiale tedesco, oltre alla resa di Scarpanto, aveva chiesto anche quella d i Coo e di Lero ed il Governatore aveva decisamente rifiutato (v. Doc. N . 25). In conseguenza, il giorno 13, alle 12.35, il Generale Kleemann inviò al Governatore un fonogramma richiedendo, d'ordine dell'O. B. Sud-Est (v. Doc. N. 26), che fosse ordinata la resa per tutto il Dodecaneso e per le altre isole occupate dell'Egeo. L'Amm. Campioni rispose- poche ore dopo con una lunga lettera (v. Doc. N. 27), nella quale rifiutava nettamente di andare oltre gli impegni presi ad Afando il giorno 11 ed ai quali solo per motivi particolari aveva fatto eccezione nei riguardi di Scarpanto. Inoltre egli faceva notare che, non avendo più il Comando delle Forze Armate, cosa di cui i Comandi dipendenti erano già stati regolarmente informati, egli non si trovava più nella condizione d i impartire legalmente degli or; clini. Aggiungeva di avere sino allora lealmente adempiuto a tutte le clausole della resa accettate e ·che si riferivano all'isola di Rodi, di cui era pronto a discutere ancora i particolari esecutivi, ma non poteva accettare di cambiarne la sostanza. Successivamente l'Amm. Campioni preparò una lettera più breve e più secca della precedente (v. Doc. N . 28), ma che esponeva lo stesso pensiero. Ad essa egli ha apposta una nota autografa nella quale spiega che aveva preparata la lettera, ma non l'aveva mandata non avendo avuto risposta alla precedente. Con un'altra comunicazione in data 13 (v. Doc. N . 29), il Gen. Kleemann informa di avere assunto il potere esecutivo sull'isola di Rodi ed invia una notificazione da rendere pubblica l'indomani (v. Doc. N . 30). Si tratta di una delle solite severe ordinanze del tempo di guerra, nella quale vi è di notevole l'autorizzazione agli ufficiali italiani di conservare le « armi di servizio ». La sera del 13 il Comando tedesco chiese di inviare un proprio reparto a protezione del Castello. Il Governatore rifiutò il suo consenso. N ei giorni 14, 15 e 16 il Governatore dovette ricevere due volte ufficiali tedeschi venuti ad insistere per l'ordine di resa alle isole del l'Egeo. Egli confermò sempre energicamente il suo rifiuto, rivelò che fin dal giorno 11 aveva informato i Comandi dipendenti che ogrn nuovo ordine a sua .firma era da considerarsi


68 apocrifo e dichiarò tutte e due le volte e che preferiva essere condotto davanti ad un plotone di esecuzione piuttosto che dare un ordine contrario alla sua coscienza ». Dopo questi colloqui fu provveduto a distruggere tutti i documenti militari, specie quelli che si riferivano alle ,lltre isole dell'Egeo e tutte le carte e pratiche che potevano avere qualche interesse per i Tedeschi, cosicché, quando un ufficiale tedesco venne a chiedere la consegna di carte e documenti, gli si potè dimostrare che non c'era più nulla. Il giorno 17 il Governatore fu avvertito che era stato destinato a Rodi un Capo dell'Amministrazione Militare tedesca, per il quale si richiedeva un ufficio al Castello. L'indomani infatti si installò al Castello il Maggiore zur Netten. Il giorno 18 giunse al Governatore un fonogramma del Gen. Kleemann sulla cui copia è scritto di pugno a penna e ore 12 > (v. Doc. N. 31). Con questo fonogramma si pregava d'ordine superiore, l'Amm. Campioni ed il suo capo di S. M. Gen. Segui di non lasciare più il castello fino al momento, che si prevedeva prossimo, del trasferimento in terra ferma. Il Governatore rispondeva subito con una lettera datata anch'essa alle ore 12 (v. D oc. N. 32), nella quale diceva che il nuovo provvedimento restrittivo della sua libertà confermava il convincimento, da lui già maturato in precedenza, sulla inutilità di conservare una carica alla quale non corrispondeva nessuna funzione. Data la presenza di un Vice-governatore civile pratico ed esperto, chiedeva di essere esonerato e trasferito in altro territorio. Risulta che la lettera era stata preparata fin dal giorno precedente. Infatti nella raccolta dei documenti d ell'Ammiraglio essa è inserita e numerata dallo stesso Ammiraglio prima del fonogramma del Gen. Kleemann. Si vede che essa è stata modificata in seguito all'arrivo del fonogramma del Gen. Kleemann. L'ufficiale che aveva recapitato il fonogramma (il fiumano S. T. Meinyer che parlava correntemente l'italiano) e che aveva ricevuto immediatamente la lettera di risposta del Governatore, informò altresì che stava per essere installata una guardia tedesca al Castello. Nel pomeriggio del 18 un ufficiale tedesco si presentò direttamente al Governatore con un biglietto nel quale si diceva che per ordine dell'O. K. W. si riteneva superflua per il Governa-


69 tore una « casa militare », se ne ordinava guìndi lo scioglimento e si disponeva la partenza con aereo del Capo di S. M. Gen. Segui entro sei ore. Il Gen. Segui tentò di protestare, non riconoscendo nei suoi riguardi l'autorità dell'O. K. W. ma, poiché nel frattempo erano giunti al Castello i reparti tedeschi, il Governatore lo persuase della necessità di cedere alla violenza. Partì infatti verso le 20. Nella notte dal 18 al 19 gruppi di S. S. armati di fucile mitragliatore e bombe a mano si istallarono nei corridoi degli uffici ed anche negli alloggi privati del Castello dove ormai non erano rimasti col Governatore che il suo Capo di Gabinetto C. F. Orlando ed il suo Aiutante di Bandiera T. V. Afan de Rivera, ohe furono piantonati. Dal mattino successivo, tre S. S. armate seguivano il Governatore in ogni suo movimento. Si potè solo ottenere che non entrassero nella stanza dove egli si trovava. Verso le 11 venne il solito S. T. Meinyer ad avvertire che la partenza era prevista per la sera. Tornò infatti alle 22 per accompagnare l'Ammiraglio ·ed i suoi due ufficiali all'aeroporto di Gaddura dove nessun ufficiale tedesco assistette alla partenza. Giunti nella notte all'aeroporto <li Tatoi (Atene) furono accompagnati in una villetta a Kifì.ssia a 20 Km. da Atene. Il mattino successivo l'Ammiraglio fu prelevato ed avviato verso i campi di concentramento in Germania. I suoi ufficiali furono prelevati nel pomeriggio e condotti nel campo di concentramento di Sotirias dove ebbe inizìo ]a loro prigionia. L'ammiraglio Campioni nel mese di Gennaio 1944 fu prelevato dal campo di concentramento in cui si trovava e tradotto davanti ad un Tribunale Speciale della Repubblica Sociale Italiana convocato a Parma. Probabilmente il processo sarebbe stato evitato se egli avesse accettato di aderire alla Repubblica Sociale Italiana. Il Tribunale lo condannò a morte (insieme col Contrammiraglio Mascherpa) con una mostruosa e sgrammaticata sentenza, di cui riportiamo la parte essenziale: « •.. avendo ricevuto l'ordine del Comando Supremo di non ostacolare contatti o sbarchi Anglo-Americani e di opporsi alle violenze da qualunque parte fossero venute, comunicò tale ordine ai Comandi dipendenti, dimostrando così di dargli la sua piena adesione e l'intenzione di volerlo eseguire pur essendo così palesemente cnm1noso ed in contrasto alle leggi di marinaio e di uomo di onore


70 che gli imponevano, per come ne aveva la efficienza e la possibilità di difendere i possedimenti affidati al suo Comando ed evitare a qualunque costo che venissero distaccati dalla Madre Patria, per come era nelle intenzioni dei traditori del Comando Supremo,. La sentenza fu eseguita mediante fucilazione a Parma il 24 maggio 1944. Alla sua memoria fu conferita la Medaglia d'Oro al Valor Militare, con la seguente motivazione: « Governatore e Comandante delle Forze Armate delle Isole Italiane dell'Egeo si trovava, nel cruciale periodo dell'armistizio, a capo di uno degli scacchieri più difficili, lontani e vulnerabili, senza apprezzabili speranze di aiuti morali e materiali. Caduto in mano al nemico in seguito ad occupazione della sede del suo Comando, rifiutava reiteratamente di collaborare con esso o comunque di aderire ad un governo illegale e fazioso. Processato e condannato da un Tribunale iniquo per aver eseguito ordini ricevuti dalle Autorità legittime e per aver tenuto fede al suo giuramento di soldato, manteneva contegno fiero e fermo fino al supremo sacrificio della vita. - Cadeva comandando lui stesso il plotone d'esecuzione, dopo aver dichiarato che: bisogna saper offrire in qualunque momento la vita al proprio Paese, perché nulla vi è di più alto e di più sacro della Patria , .

Il giorno 12 i Tedeschi avevano occupato gli uffici di Mariegeo ed avevano iniziato il disarmo delle batterie, la raccolta delle armi e la concentrazione a Rodi del personale. Il 12 infatti giunsero a Rodi gli armamenti delle batterie « Bianco », « Majorana » e « Castello>>. Una testimonianza fissa a questa data l'arrivo a Rodi anche del personale della batteria << Melchiorri » che invece, secondo altre testimonianze, avrebbe resistito senza arrendersi fino al 16. Entro il 16 giunse a Rodi al completo il personale delle batterie « Bragadino » e « Mocenigo » e quello della « Dandolo ,, salvo, per

quest'ultima, un gruppo che era riuscito a fuggire. Il personale della « Morosini » giunse senza gli ufficiali che, a quanto sembra, erano stati trattenuti per essere inviati in continente per aereo. Il presidio delrisoletta di Alimnia (personale della Marina al comando di un ufficiale dell'Esercito) non si arrese, ma si trasferì a Lero. La sua storia sarà narrata in seguito.


71 Le Stazioni di Vedetta, ubicate generalmente in località isolate, ebbero il vantaggio, in confronto ad altri reparti, di poter più a lungo riman ere in contatto, prima con Rodi e poi con Lero, a mezzo delle loro Stazioni r.t. campali. Poterono così ricevere notizie ed ordini che eseguirono con perfetta disciplina. Un'ispezione compiuta qualche giorno d opo la resa dal C. F. Arcangiolì e dal Ten. C.R.E.M. Guglielmi potè infatti stabilire che nessuna di esse cadde in mano ai Tedeschi e che tutte distrussero in tempo strumenti, apparecchi, cifrari e d ocumenti. Testimonianze ·si hanno sulla Stazione Vedetta di Lindo (costa Est di Rodi), il cui personale, in seguito alla resa di tutti i vicini reparti Esercito e Marina con i quali era a contatto, dopo aver distrutto tutto il materiale ed i documenti, si disperde autorizzato dal Capoposto, nell'interno dell'isola. Il Capoposto tenta di darsi alla fuga. Si incontra con due avieri, e con essi e con altro personale dell'Aviazione prende posto in una delle due motoscafi-ambulanze che erano ormeggiate in una vicina insenatura. L'intenzione era di recarsi a Castelrosso, ma, a causa del mare, di scarsità di carburante e di un'avaria · al motore di uno dei due motoscafi, approdano invece sulla costa turca. Numerose testimonianze si hanno sulla sorte del personale della Stazione Vedetta di Prassonisi (estremità Sud di Rodi). Il giorno 13 la Stazione Vedetta riceve da Marina Lero (v. Doc. N . 33), l'ordine di distruggere tutto e di recarsi a Coo. Effettuate le distruzioni, tutto il personale si imbarca su due barche a vela portando con sé, in un sacco~ gli otturatori delle armi lasciare sul posto, per buttarli a mare. Sono avvistati da aerei tedeschi che li mitragliano e li bombardano con bombe di profondità, affondando le due barche. Sette uomini, fra cui il Capoposto, muoiono in seguito a ferite o per annegamento. I superstiti riescono a fatica a raddrizzare una delle due bar,che ed alleggerirla dell'acqua imbarcata, e con essa, dopo 77 ore di difficile, penosissima navigazione, raggiungono la costa turca. Nel pomeriggio del 12 il Generale Kleemann mandò a chiamare l'Amm. Daviso ed il Gen. Consoli per un colloquio. L'Ammiraglio ritenne dì essere chiamato a dar ragione della partenza delle unità navali, il Generale d i alcune disposizioni che non erano riuscite gradite ai Tedeschi. Nel pomeri ggio del 13, verso le


i2 18, l'Amm. Daviso fu canurato prigioniero e trasportato in aereo ad Atene nella none, insieme al Gen. Consoli, canurato il pomeriggio del 12 nella palazzina sede del Comando Gruppo Settori a Psitos e al Gen. Forgiero, catturato anch'esso il pomeriggio del 12 nella sede del suo Comando a Monte Profeta. Ad Atene l'Amm. Daviso ed i due Generali dovettero lasciare i rispettivi aiutante di bandiera e ufficiale d 'ordinanza e gli attendenti. L'Amm. Daviso, sempre insieme con i due Generali, fu portato in aereo a Belgrado e di lì al campo di concentramento 64 Z di Schokken. Nessuna domanda di collaborazione gli venne fatta, perché il suo atteggiamento a Rodi era stato abbastanza esplicito. Il Capitano di Fregata Adriano Arcangioli, Comandante di Marina Rodi, assunse la direzione dei servizi relativi al personale di Marina. Egli riunì nella Caserma di Rodi tutto il personale affluito dalle batterie e, contravvenendo agli ordini tedeschi di consegnare tutti gli automezzi e di lasciare intatti materiali e magazzini, fece distribuire viveri, vestiario e, nei limiti delle possibilità della cassa, anticipi di denaro. Provvide alla liquidazione delle pendenze della Marina verso i fornitori locali, -anche questo nei limiti delle possibilità finanziarie. Nel pomeriggio del giorno 13 il Generale Kleemann, che aveva assunto il comando dell'isola, convocò il Capo di Stato Maggiore, Capitano di Vascello Grassi, il quale però, essendo giunto da poco tempo a Rodi e non avendo ancora una completa e sicura conoscenza dell'isola e dei servizi, inviò in sua vece il Capitano di Fregata Monterisi, Capo del Servizio Comunicazioni. Al Comandante Monterisi il Gen. Kleemann disse che alla Marina non sarebbe stata offerta nessuna scelta fra prigione e collaborazione, perché i marinai erano tutti « luridi traditori » (sembra di sentire in queste par ole il preannuncio di quella frase: « i traditori del Comando Supremo», che farà triste mostra di sé nella sentenza emanata a Parma contro gli Ammiragli Campioni e Mascherpa). Al massimo. disse il Gen. Kleemann, avrebbero potuto scegliere fra il trasporto in continente per via aerea e quello per via marittima. Il Comandante Monterisi, riservando l'approvazione dei suoi superiori (che senz'altro approvarono). comunicò che preferiva la via marittima. Questa, nel suo pensiero, presentava maggiori possibilità di circostanze non prevedibili ma forse atte a favorire una fuga, né poteva essere escluso lo sperato intervento inglese libe-


73 ratore prima della partenza di un mezzo marittimo per il trasporto dei prigionieri, o forse anche dopo la partenza. Il Comandante Corradini, dopo essere stato costretto, come abbiamo già visto, a riportare il Pomezia all'ormeggio, si era ritirato sul Caboto, rimasto spento, con equipaggio diminuito ed invaso dai Tedeschi armati. L'indomani (12) il Comandante Corradini, dopo aver bruciato archivio e documenti, lasciò il Caboto facendosi presentare le armi dalle sentinelle tedesche e portando con sé la bandiera di combattimento. Divenuto centro di gruppi di militari di ogni arma che volevano combattere contro i Tedeschi, egli giunse perfino a chiedere al Governatore di autorizzarlo a tentare un colpo di mano per riprendere ai Tedeschi la città di Rodi. Successivamente, avuto sentore del prossimo arrivo di un convoglio destinato ad imbarcare tutto il personale della Marina e ricevuto ordine di prepararsi .a partire per il continente con 10 Kg. di bagaglio, si allontanò da Rodi in bicicletta e tentò la fuga con un battello che però si riempì d 'acqua, sicché fu costretto a salvarsi a nuoto. Riparato il battello riuscì, la sera del giorno 18, a partire, raggiungendo a remi, in 15 ore di voga, l'isola di Simi. Il Comando di Lero, informato, lo mandò a prendere con la Ms. 26. Giunto a Lero, il Comandante Corradini si presentò al Comandante Mascherpa, consegnandogli la bandiera di combartimemo del Caboto. Il Colonnello Comm. della Marina Armando Coraucci era a Rodi con l'incarico di Direttore del Servizio Approvvigionamenti del Governo. Dopo la resa l'Amrn. Campioni gli diede personalmente l'ordine di rimanere al suo posto e glielo rinnovò prima di partire per la prigionia. Ma il Col. Coraucci aveva organizzato un centro di aiuto per militari che tentavano di sfuggire alla cattura ed un centro di raccolta di notizie militari e per questo fu sorvegliato ed accusato di osteggiare la collaborazione con Tedeschi. Prevedendo che da un momento all'altro sarebbe stato arrestato, organizzò la sua fuga e ne informò il Vice-Governatore Faralli, al quale lasciò regobri consegne scritte del suo ufficio. Alle ore 21 del 26 Sett. dalla spiaggia di Villanova seminata di campi di mine terrestri, frugata dai riflettori, bar.tuta da frequenti pattuglie tedesche e mentre era in atto un bombardamento aereo sul vicino campo di aviazione di Maritza, egli si imbarcò insieme col Cap. Art. Monsurrò e col S.T. Art. Baldini, su un battello di contrab-


74 bandieri arm ato da due marinai greci. Giunti in vicinanza della costa dell'Anatolia, il Col. Coraucci resistette alle sollecitazioni dei due greci di approdare sul territorio turco ed insistette nella sua decisione di raggiungere Simi e poi Lero. Alle 2 del 27 i fuggi aschi fecero una breve sosta sull'isolotto di Sescli ed all'alba raggiunsero il porto di Panormiti nell'isola di Simi. Il Col. Coraucci prese subito contatto con le autorità locali e telegrafò all'Amm. Mascherpa per mettersi a sua disposizione. Il giorno stesso giunse a Simi una Ms. (ch e portava il C.te Corradini ritornato a Simi per assumere il Comando dell'isola) e con essa il Col. Coraucci partì per Lero, giungendovi all'alba del 28. (Della sua opera a Lero parleremo nella Parte II). Dell'inquadratura generale disciplinare e logistica di tutte le truppe rimaste a Rodi fu incaricato il Colonnello Angiolini già Capo dei servizi di Egeomil. Il Comando Marina Italiano fu sostituito ,d a un Comando Marina tedesco retto dal Capitano di Corvetta Stumpff. Il giorno 14 incominciarono le incursioni aeree alleate sull'isola e particolarmente sugli aeroporti e su altre località di importanza militare. Lo stesso giorno ebbero inizio gli inviti (pubblicamente espressi dal Gen. Kleem an con ordinanze apparse sui muri delle strade e nei locali pubblici) a collaborare con le forze armate germaniche in servizi ausiliari, prospettando altresì la possibilità di incorporazione nell'armata germanica (v. Doc. N. 34). Si offriva la scelta fra « mitkampfen » (combattere insieme) e « mitarbei ten » (lavorare insieme). L a legione della ex M.V.S.N. venne tenuta consegnata e disarmata. Gli ufficia li delle forze armate, ai quali nei pnm1 giorni erano state lasciate le pistole, vivevano con un certo grado di libertà, m a in condizione di internati e sorvegliati. Molti, e non solo ufficiali m a anche sottufficiali e m arinai, fecero coi pochi mezzi di cui d isponevano tentativi di fuga per mare verso le isole ancora in mano italiana o verso le coste turche, tentativi che erano irti di difficoltà e di pericoli per la sorveglianza dei Tedeschi e per la quasi impossibilità di trovare natanti adatti, dato che quelli in buone condizioni erano già partiti tutti 1'11 settembre e non avevano più fatto ritorno. Il prezzo di queste fughe diventa\'a sempre più alto


75 e sempre più alto il rischio di essere, all' ultimo momento, traditi o scoperti. Dopo la partenza, poi, il rischio di essere bombardati da aerei si aggiungeva a quello inerente ad una lunga traversata, con mezzi fragili ed inadatti, in un mare come l'Egeo ed in una stagione poco propizia. I molti drammi di questo esodo non sono mai venuti a nostra conoscenza perché soltanto i fortunati che sono riusciti a salvarsi hanno potuto narrare le loro peripezie, ma non vi è nessuna possibilità di stabilire quanti siano periti nel coraggioso tentativo e in che modo. Poiché nel suo complesso la popolazione greca si era mostrata, anch<:: dopo la · resa, favorevole agli Italiani (v. Doc. N. 35), molti militari e fra essi molti appartenenti alla Marina, anziché rispondere agli ordini di raccolta e di inquadramento, si diedero alla macchia trovando asilo ed assistenza presso famiglie private italiane e greche a Rodi città ed ancor più nelle campagne. Fu anche possibile mantenere qualche collegamento r.t. a mezzo di una stazione, montata occultamente dal Capo r.t. Luigi Guerra in una casa privata servenqosi di materiale sottratto alle consegne ai Tedeschi. Un altro collegamento fu mantenuto dalla Stazione S. Giovanni {anche essa occultata ai Tedeschi), per merito del Capo r.t. Nicola Di Paolo. La p rima Stazione poté funzionare fino ai primi giorni di Novembre ; poi, per evirare che fosse scoperta, fu dovuta spostare, e quando alla fine il Guerra fu arrestato e successivamente inviato in prigionia, fu distrutta dal Tenente r.t. Luigi Guglielmi. La seconda rimase in collegamento con Lero dal 12 settembre fino al 5 ottobre ( e ve ne è traccia, fino alla data del 23 settembre, nella documentazione proveniente d a Lero), giorno in cui il Capo Di Paolo fu preso dai Tedeschi e portato m aereo ad Atene e di lì avviato ai campi di concentramento. Anche molte armi furono occultate (v. Doc. N. 21 già citato) in diverse località, nella speranza che potessero servire per un'insurrezione in caso di uno sperato prossimo intervento delle truppe inglesi (v. Doc. N. 36-37). Lo sgombero dei militari italiani da Rodi presentava per i Tedeschi molte difficoltà, in quanto il loro numero non permetteva di ricorrere ai soli mezzi aerei, e l'uso dei m ezzi navali era ostacolato dalla deficienza sempre più grave dei mezzi stessi e dai


76 notevoli rischi di guerra a causa della vigilanza navale ed aerea da parte degli Inglesi. Un primo gruppo di una quindicina di ufficiali di Marina (compresi fra essi alcuni ufficiali di Artiglieria dipendenti dalla Marina perché in servizio alle batterie) fu prelevato e portato in aereo ad Atene il 17 settembre. Il 19 giunse il P / fo Donizetti con bandiera tedesca scortato dal Cc. ex-francese La Pomone. Il Comandante Arcangioli ricevette l'ordine di disporre l'imbarco su di esso di marinai, sottufficiali ed ufficiali e di un'aliquota del personale dell'aviazione. Molti temendo il rischio della traversata e contando su qualche migliore occasione che poteva fornire la permanenza a Rodi, si sottrassero all'imbarco dandosi ammalati od alla macchia. Non essendosi potuto, a gueira finita, controllare alcun elenco del personale inviato a bordo perché i ruoli sono rimasti in possesso dei Tedeschi, dal confronto delle varie testimonianze potute raccogliere, è da ritenersi che sul Donizetti vi fossero circa 1.800 militari del mare e dell'aria di cui appanenenti alla Marina: 3 ufficiali, 114 sottufficiali, 1110 sottocapi e comuni; appanenenti all'Esercito (ma dipendenti dalla Marina) 8 ufficiali; appartenenti all'Aeronautica circa (i()() (v. Doc. N. 38). Secondo una relazione dell'allora Colonnello Angiolini, sul Donizetti, quando era in mano nostra, venivano imbarcati normalmente non più di 700 uomini. I Tedeschi avevano deciso d'imbarcarne 2100. Il Colonnello, avendo visto le condizioni in cui si trovavano i primi 1600 imbarcati, riuscì ad ottenere dal Comando tedesco fordine di non imbarcare altro personale. Così fu salvata la vita a centinaia di uomini. Della partenza del Donizetti runa delle due stazioni r.t. clandestine (e forse anche l'altra) tentò di dare notizia a Lero, nella speranza che forze italiane od alleate potessero intercettare il convoglio, neutralizzare la scorta e dirottare il piroscafo. Partito la sera del 22 il convoglio fu attaccato il 23 da forze inglesi nei pressi della punta meridionale di Rodi ed il piroscafo (a quanto risulta dalla relazione dell'Arnm. Willis più volte citata e da altro documento inglese. "· Doc. N. 39) fu affondato dal Ct. inglese Eclip-


77 se. Non vi furono superstltl. Il Ct La Pomone fu costretto ad incagliare presso Prassonisi e fu successivamente distrutto da attacchi aerei della R.A.F. (1). Il giorno 24 il Comandante Arcangioli, col pretesto di assicurarsi se vi fossero ancora nell'isola marinai dispersi, ma in realtà nella speranza di avere notizie dei naufraghi del Donizetti, fece un giro in macchina per l'isola. A Prassonisi (estremità Sud di Rodi) trovò il Ct. La Pomone incagliato a circa 100 metri dalla costa con la sola plancia e pane del fumaiolo prodiero sporgente dall'acqua. Nessuna traccia del Donizetti o dei naufraghi. L'equipaggio tedesco del Ct. aveva potuto in gran parte salvarsi e si era accampato nella ex-batteria « Mocenigo », ma non seppe o non volle dare nessuna notizia relativa al Donizetti.

Ai molti marinai che trovò sparsi nelle campagne e viventi alla macchia il Comandante Arcangioli confermò il consiglio già dato fin dai primi giorni di tirare avanti così fin che fosse loro possibile, per evitare di essere portati in png1orna. Verso la fine di settembre un bando tedesco impose ai militari ancora sparsi nell'isola di presentarsi ai rispettivi Comandi. Entrarono così in città altri 300 marinai che iJ Comandante Ar-

(1) Piero Ra(faelli, già Ddegato del Go,·erno a Simi, nd suo libro « Ore di !!'lena a Simi » • Edizione T uder, a pag. 52, racconta che, in occasione di un pranzo da lui offerto al Ten. Col. Turnbull (che, a quanto risulta, era Capo dclb Commissione cli armistizio in Egeo e si era recato, a fine settembre, a Simi per una ispezione), al mo· mento del brindisi di fine pranzo il Colonnello, « che di proposito, con squisita delicatezza. « aveva atteso quel momento, ci comunicò che il piroscafo D0m:,11i, in partenza da Rodi « con a bordo circa 5.000 mi litari ita li ani prigionieri dei T edeschi, era stato dirottato e b « torpediniera di scorta affondata " · L' A. in uM nota fo questo commento: « La notizia, " in seguito, non è risultata esatta, perché il Doniutti affondò con tutto il carico dei pri" gionieri. Sembra che la torpediniera tedesca. prima di affondare, abhia tirato sul Doni::mi >•. Come abl,,amo de:to, i prigionieri. sul Doni::mi. non erano 5.00(1 ma circa 1.800 e la torpediniera di scorta andò ad inca)!liarc a Prassonisi. La scomparsa del Doniutti, del quale per lungo tempo non si è a\'Uta h minima notizia. aveva dato luogo a molte fantasticherie. Nel corso dclk in dagini piu \'Olte <]Ualcuno a\'C\'a riferito che esso era stato dirot· taro cd era approdato a Cipro. Da indagini esc!!'lite d:. questo Ufficio S:orico, risulta che il Donizetti fu affond:no per il tiro di :irtiglicric dei Ct. inglesi Edips, e Fury . Ciò r isulta anch~ dal supplemento alla « The London Gazeuc » n . 38426 dcll' l I ottobre 1948, pag. ;372, colonna di sinistra. L'Eclipu, dopo aver tentato di catturare il D0ni:;e11i, gli lanciò un siluro, mancando però il bersaglio: succcssi,·amcnte lo finì a c:in nonatc. Il piroscafo af· fondò capo,·o!gc:ndosi e non ,·i furono , upcrstit i.


78 cangioli riuscì a sistemare come contadini ed ortolani presso l'Ente Agrario di Rodi. La sera del 3 ottobre, mentre muoveva i primi passi in un tentativo di fuga organizzato in accordo con altri ufficiali, il Comandante Arcangioli venne arrestato, trasferito in aereo ad Atene insieme con altri ufficiali ed inviato in prigionia. Restò a capo dei residui servizi ed interessi della Marina il T.V. Giordano Chierego, il quale continuò l'opera del Comandante Arcangioli tentando di sistemare quanti più marinai fosse possibile in incarichi civili. Il Maggiore di Porto Capodanno (che per un leggerissimo distacco non e!"a riuscito il giorno 11 settembre a seguire nella fuga con le imbarcazioni i suoi due dipendenti Capitani Bagnus e De Rossi), ritiratosi dai servizi militari della Capitaneria e distrutti o messi in salvo i documenti più importanti, era divenuto capo dei servizi di approvvigionamento per la popolazione civile agli ordini del Governatore civile Faralli succeduto all'Ammiraglio Campioni dopo la sua partenza. Mentre da una parte continuavano, con esito spesso infelice, i tentativi di fuga per mare, dall'altra, nel mese di novembre, ad opera di alcuni sottufficiali, fu iniziata la costituzione di una Marina repubblicana fascista di Rodi. Con l'appoggio dei Tedeschi cominciò la minacciosa campagna per le adesioni (v. Doc. N. 40). Era soprattutto ricercata l'adesione di almeno un ufficiale. Il T.V. Chierego, per l'ostile influenza che esplicava verso l'adesione dei marinai a questa pseudo marina repubblicana, il 9 dicembre fu arrestato dalle SS ed avviato in Germania in prigionia. D opo le partenze via aerea del mese di settembre e dopo quella del Donizetti, le partenze aeree cessarono del tutto e quelle per mare furono soltanto tre o quattro. Due avvennero in dicembre a mezzo di motovelieri che imbarcarono ufficiali e militari di tutte le armi e li portarono a Lero, ritornato in mani tedesche. Verso la fine di gennaio partirono due piroscafi (forse catturati ai Greci od agli Inglesi), che diressero ad Atene. Uno di questi probabilmente l'Orion affondò per urto contro lo scoglio di Madina nei pressi dell'isola di Gaidaro, 25 miglia a Sud-Est del porto del Pireo. Dei 4115 militari italiani imbarcati, se ne salvarono soltanto una ventina (v. Doc. N . 41). Trasporti per via aerea si effettuarono poi soltanto sporadicamente, quando erano


79 disponibili mezzi aerei di ritorno che avevano trasportato nell'isola militari tedeschi o materiali. Il 30 novembre erano stati sciolti tutti gli enti militari italiani, non collaboranti, che avevano continuato nelle loro funzioni amministrative. La Marina continuò ad amministrarsi da sé fino al 15 dicembre, data in cui l'amministrazione passò ai Tedeschi. Il 31 dicembre '43 fu sciolto anche l'Ufficio servizi di Egeomil ed il suo capo, Colonnello Angiolini, fu condotto in png1oma. Al Colonnello Angiolini successe il 1° gennaio il Colonnello Enzo Manna, il quale però, anziché limitarsi alla direzione dei servizi, ·costituì un Comando, chiamato inizialmente « Comando Colonnello Manna » e successivamente « Ispettorato Reparti dell'Egeo Orientale». L'attività di propaganda svolta principalmente da Italiani aderenti e devoti alla causa tedesca diede frutti molto limitati. Erano rimasti nell'isola da 5 a 6 mila militari, di cui 1.200 furono internati per rifiuto a collaborare. I campi di internamento e di punizione istituiti nel settembre '44 furono 3 (Nord, Centro, Sud). In essi furono raccolti, oltre ai militari sbandati non collaboranti, anche civili indiziati di atti di sabotaggio e Greci sospetti di tradimento o di intesa con gli Inglesi. In questi campi vigeva una disciplina spietata e la razione alimentare era così scarsa che non furono poobe le morti per denutrizione. Anche i militari internati avrebbero dovuto essere deportati, ma le circostanze, fra cui principalissima la deficienza di mezzi di trasporto, non lo consentirono e quindi essi rimasero a Rodi fino alla fine della guerra. Degli altri, secondo le relazioni dei Comandanti rimasti sul posto (relazioni che si riferiscono a tutte le isole) aderirono come combattenti per l'Esercito 1900, per l'Aviazione circa 2000 (ufficiali compresi); come lavoratori, per l'Esercito 4330. Il personale dell'Aviazione fu però adibito a servizi vari. Per la Marina, secondo una relazione del Col. Manna, aderirono come combattenti I maresciallo e 20 uomini. Altri sottufficiali e marinai, complessivamente una quarantina, avrebbero aderito come lavoratori. Il loro lavoro si svolse in parte al porto e parte nei reparti dell'interno dell'isola. Poiché i Tedeschi non gradivano avere


80 a Rodi reparti italiani regolarmente costituiti, anche gli aderenti combattenti furono in buona parte avviati o in Germania o in Italia settentrionale. Anche il Colonnello Manna partì nel marzo del '44 e fu sostituito da un Capitano che i Tedeschi promossero Tenente Colonnello, e che nell 'ottobre '44 assunse il comando di un reggimento italiano a Rodi. Le condizioni alimentari dell'isola erano sin dall'inizio cattive e peggiorarono continuamente sino a divenire catastrofiche non solo per la popolazione civile, ma anche, sebbene in minor misura, per gli stessi soldati tedeschi. Ne conseguì che a partire dal novembre '44 gli stessi Tedeschi favorirono l'esodo della popolazione (comprendendo in essa anche militari in licenza od in congedo) verso }a Turchia. Partir-ono circa 5.000 persone. I rischi sempre gravi della traversata venivano affrontati pur di sfuggire al rischio della morte per fame. Le unità che provvedevano al trasporto, per accordi presi con gli Inglesi, alzarono la bandiera dell'Ordine di Malta. Ciò durò sino al febbraio '45, quando cominciarono a giungere nell'isola i primi soccorsi della Croce Rossa Internazionale. Prima di questi vi era stata una spedizione di viveri per la popolazione civile, dfettuata dagli Inglesi installati a Simi, in seguito ad accordi presi direttamente col Comando tedesco. ad iniziativa di quest'ultimo. Ne giunsero circa 100 T onn. su barche turche, scortate da un Ct. inglese. Le azioni alleate su Rodi si limitarono a frequenti attacchi aerei che continuarono fino al gennaio '45, ed a qualche incursione notturna di Commandos di cui facevano parte nativi e che prendeYano terra di none favoriti dalla popolazione locale. Una statistica largam ente approssimata delle perdite dei militari a Rodi dà le seguenti cifre : Nei giorni dal1'8 all ' l I settembre '43: - Morti : Ufficiali 8, sottufficiali e truppa 117. - Feriti: 300. Dopo 1'11 settembre: - Per malattie varie 40. - Deperimento organico per denutrizione 36. - Fucilati dopo processo 50. - Fuci lati senza processo 40.


81 - Per bombardamento ed incidenti vari 93. - Per cause ignote 63. - Dispersi via mare 6.500 - via aerea 20. - Hanno abbandonato l'isola circa 1.580 militari. L'occupazione tedesca di Rodi ebbe fine il 9 maggio '45 con la firma, avvenuta a Simi, della resa senza condizioni dei Tedeschi agli Inglesi. L'occupazione di Rodi ebbe uno strascico giudiziario in Italia. Il Generale Wagener, in seguito a denunce, fu ritenuto criminale di guerra. Non essendovi fra l,e sue vittime alcun suddito delle Potenze Alleate, queste lo consegnarono al Governo Italiano. Il Gen. Wagener era arrivato a Rodi nel luglio '44 e nel settembre dello stesso anno aveva sostituito nel comando il Gen. Kleemann. Quando i Tedeschi abbandonarono la Grecia (ultimi mesi del '44), Rodi fu dichiarata fortezza isolata assediata. Questa situazione concedeva amplissimi poteri al Generale Comandante. L'uso che egli ne fece e che lasciò fare ai suoii dipendenti (fucilazioni sommarie, trattamento usato agli internati nei campi di concentramento e punizione), fu oggetto di minuziosa istruttoria e di prolungato dibattimento, dopo il quale il Generale fu condannato, dal Tribunale militare di Roma, a 15 anni di reclusione per violenza con omicidio contro privati, avendone cagionata la morte per maltrattamenti, fame, fucilazioni, rappresaglie, mancanza di assistenza sanitaria. Dei suoi dipendenti, qualcuno fu condannato a pene minori, qualcuno assolto con formule varie. Fra gli episodi successivi alla resa dell'll settembre '43 ve ne sono due che meritano una menzione a parte: quello del trasferimento a Lero del presidio di Alimnia e quello della resistenza e della fine del sottufficiale di Marina Pietro Carboni, Medaglia d'Oro.

8


CAPITOLO

VII

IL PRESIDIO DI ALIMNIA

Ad Alimnia, isoletta situata circa tre miglia a ponente di Rodi, vi era un piccolo presidio di 120 uomini della Marina, comandati dal S. Tenente di Artiglieria Settimio Cinicola. Essi disponevano di un cannone da 102/35, di uno da 76/40, uno da 76/50 e di una mitragliera da 20. Non avevano proiettori. Ricevuto la sera dell'8 settembre la notizia dell'armistizio ed _il proclama del Maresciallo Badoglio, il S. T. Artiglieria Cinicola non ebbe esitazioni sulla via da seguire e si rese subito conto che il nemico era il tedesco. Ciò metteva in serio pericolo il presidio, così scarsamente difeso, tanto più che i tedeschi avevano, e non una sola volta, tentato di visitare l'isola all 'insaputa del Comando italiano di Rodi. L'ultimo tentativo, anche esso frustrato, si era verificato da pane di un ufficiale accompagnato da tre sottufficiali, 4 o 5 giorni prima dell'8 settembre. Durante la notte dall'8 al 9 il presidio stette continuamente in allarme a causa di una imbarcazione che fu sentita molto vicina alla costa, m entre non era previsto alcun transito di natanti nel canale fra l'isola e Rodi. Aperto il fuoco dei cannoni e delle mitragliatrici, la imbarcazione si allontanò. Alle ore 11 del 9 le comunicazioni col Comando di Rodi si interruppero, e rimase soltanto un collegamento coi reparti che si trovavano nel tratto di costa prospiciente Alimnia. Da Rodi giungeva il rumore delle cannonate. 11 IO il T. Col. di Fanteria Graziano invitò per telefono il S. T. Cinicola ad arrendersi ai Tedeschi od almeno a consegnare le armi. Asseriva di parlare a nome del Governatore e del Generale comandante la Divisione « Regina », da cui dichiarava avere avuto ordini scritti. Il S. T. Cinicola rispose che egli si atteneva agli ordini ricevuti direttamente dal proprio Comando (Marina Rodi).


83 Ebbe successivamente altre conversazioni telefoniche con altri ufficiali dei reparti costieri e si rese conto del loro stato di disorientamento. Li incoraggiò a resistere. Il giorno 12, dopo la cessazione delle ostilità a Rodi, fece rientrare il sergente segnalatore Ricotta che aveva inviato nell'isola per mantenere il collegamento con Alimnia e mandò a ritirare dalla vicina isoletta di CaJchj Carabinieri e Guardie di Finanza. Intanto ad Alimnia erano giunti alcuni militari delle varie armi sbandati dai propri reparti: in tutto, fra il 10 ed il 15, una cinquantina. Depressi e demoralizzati essi potevano suscitare panico ed allarme nel presidio di Alimnia ed il S. T. Cinicola li fece tenere, per quanto possibile, separati e distanti dai propri uomini. Ciononostante vi fu un principio di ammutinamento concretatosi nel tentare di persuadere il Comandante del motoveliero Vassilichi, che si trovava ad Alimnia, ad imbarcare il presidio e portarlo in Turchia. Il S. T. Cinicola seppe con energiche parole ridurre alla ragione i suoi uomini e li persuase ad attendere ulteriormente fino ad espletamento di un tentativo di ricevere dirette disposizioni da qualcuno dei presidi delle isole tuttora in mano italiana. Egli confidava od in una ripresa di azione da parte del presidio di Rodi od in un prossimo intervento inglese. Il giorno 14 inviò con :il motoveliero Patricia il sergente segnalatore Ricotta con sei marinai a Piscopi per mettersi di lì in comunicazione con Lero e chiedere ordini. Una testimonianza autorevole ma non controllata asserisce che il sergente Ricotta avendo trovata interrotta la comunicazione nell'isola dove era sbarcato (forse qualche scoglio sul quale era sistemata una stazione di vedetta) aveva raggiunto a nuoto un'altra isola per poter eseguire il suo incarico. Comunque da Piscopi il sergente Ricotta effettuò un nutrito scambio di messaggi col Comando di Lero e ritornò il giorno 15 ad Alimnia, portando i telegrammi con cui Marina Lero ordinava (v. Doc. N. 42), di evacuare Alimnia e di trasferire il presidio a Lero, dando disposizioni per le modalità con cui eseguire la navigazione di trasferimento. La sera del 15 il presidio distrusse tutto ciò che non poteva essere trasportato e che sarebbe potuto riuscire utile ai tedeschi (compresi due cannoni da 76), e si imbarcò sul Vassilichi e sul Patri'cia. Erano in totale (essendosi aggiunti al presidio una cinquantina di profughi di Rodi) 170 uomini con armi portatili, mitragliatrici, munizioni e viveri. Giunti, la mattina del 16 in prossimità d i Coo ricevet-


84 tero intimazione di fermarsi. Il S. T. Cinicola prese contatto col Colonnello Leggio, Comandante dell'isola e, durante la notte, proseguì per Lero. A ll'alba del 17 i due motovelieri entrarono a Portolago di Lero dove già stavano sbarcando reparti inglesi. Il S. T. Cinicola offrì subito agli Inglesi la collaborazione del suo reparto per la riconquista di Rodi che si riteneva prossima. Il 3 ottobre il presidio di Alimnia doveva partire per rinforzare la difesa di Simi, m a la caduta di Coo e quella su_ccessiva di Calimno provocarono l'annullamento dell'ordine. Il personale di Alimnia venne assegnato alle batterie di Le~o e così pure il S. T. Cinicola che fu inviato alla batteria 432, dove per ]a sua valorosa condotta si guadagnerà la Medaglia di· Bronzo al valore. Per il coraggioso e ferm o contegno tenuto ad Alimnia dove egli si è comportato in modo che si può definire sorprendente, se si tiene conto della circostanza e soprattutto della modestia del suo grado, il S. T. Cinicola ricevette un encomio solenne con la seguente motivazione: « Comandante del piccolo presidio dell'isola di Alimnia, non dava, dopo la caduta di Rodi, esecuzione all'ordine di resa trasmessogli dal Comando FF.AA. Egeo ed attuava con prontezza ed energia tutte le misure per far fronte al prevedibile attacco dei tedeschi. « Superando gravi difficoltà, riusciva a mettersi in contatto con il Comando Marina di Lero e d'ordine di questo si trasferiva in quest'ultima isola con tutto il personale dipendente, il materiale e l'armamento asportabile, partecipando poi attivamente alla difesa di Lero ».

8 Settembre - 17 Novembre 1943.


CAPITOI.O

VIII

LA RESISTENZA CONTRO I TEDESCHI

Le condizioni .ambientali di Rodi dopo la resa, condizioni delle quali abbiamo già accennato gli elementi principali, non erano molto favorevoli alla formazione di una vera e propria resistenza, organizzata su vasta scala. Tuttavia forme varie ed episodi di resistenza ci furono ed i diversi ambienti (compreso quello greco) vi parteciparono in diversa misura a seconda della preesistente mentalità e delle possibilità concrete. Per quanto riguarda la Marina, abbiamo già visto che i tedeschi, avendo avuto fin dai primi avvenimenti successivi all'armistizio la chiara sensazione della sua volontà di leale esecuzione delle disposizioni pervenute dal Governo legittimo (pur senza aver avuto conoscenza dei contatti con il Comando inglese del Medio Oriente, contatti dei quali non si è parlato neppure al processo di Parma contro gli Ammiragli Campioni e Mascherpa) rinunciarono fin da principio a chiedere collaborazione al personale della Marina e gli diedero invece immediata precedenza nell'evacuazione a cominciare dagli ufficiali di più alto grado, e poiJ appena possibile, al rimanente del personale. Nessun ufficiale aderì alla formazione dell a marina repubblicana fascista, moltissimi furono gli internati e la grandissima maggioranza (tranne i pochi che riuscirono a trovare scampo m Turchia) finì nei campi di concentramento germanici. Ma un episodio di autentica, implacabile resistenza, che si riferisce ad un appartenente allla Marina, brilla di una luce cui le particolari condizioni ambientali conferiscono un valore del tutto particolare: è la vita condotta dall'll settembre 1943 al 26 dicembre 1944 del 2° Capo Cannoniere Pietro Carboni.


86 Non sono molte le testimonianze delle sue gesta giunte sino a noi (1), ma le poche in nostro possesso sono state sufficienti a provare l'altissimo valore del suo contegno sino a far conferire alla sua memoria la più alta decorazione al valor militare. Rifiutando in cuor suo di accettare la resa ai tedeschi, il 2° Capo Carboni si diede alla macchia dopo 1'11 settembre ed organizzò subito una piccola banda per la guerriglia. Tentò anche la organizzazione di un nucleo più numeroso di 60 uomini con il quale sperava di poter compiere un colpo di mano per la cattura di tutto lo Stato Maggiore Tedesco di Rodi. Il complotto fu scoperto in seguito a denunce di spie e sul Carboni fu messa la taglia di 50.000 lire. Gli episodi conosciuti della sua attività sono: un tentativo di sommossa nella zona ai Malona - .disattivazione di mine nel settore Cattavia-Apollachia - atti di distruzione all'aeroporto di Calato - incendi di boschi - continua propaganda fra gli internati. Viveva generalmente sui monti dormendo nelle grotte e spostandosi da una località all'altra per far disperdere le sue tracce. Canurato una volta dalla Gestapo, riuscì a fuggire. In tutti i villaggi dell'isola erano esposti manifesti con la sua fotografia. Lo aiutavano, come potevano, un maresciallo dei carabinieri sardo, suo conterraneo. che viveva nell'interno dell'isola ed un civile: sardo anch'esso, che viveva a Rodi e che fu arrestato e torturato perché fornisse notizie sul Carboni. Verso la fine del '44 essendo stremato di forze e malaticcio, Carboni tentò di organizzare la fuga in Turchia. Costretto a ricorrere ad un prestito per vivere e per curarsi scrisse al suo sovvenzionatore, un commerciante di Rodi, una lettera (V. Doc. N . 43) riportata nella documentazione, dalla quale traspare la sua nobilissima integrità morale. Il 26 dicembre '44 mentre dormiva in una piccola caverna nei paraggi del villaggio di Asclipio fu scoperto, di sorpresa, da una pattuglia di tedeschi guidati da un greco. 11 Carboni svegl iatosi, intuito il pericolo, assalì immediatamente il maresciallo tedesco con un colpo di pugnale, ma il greco sparò conuo di lui una fuci lata che lo uccise all'istante. Il Comando tedesco comunicò la sua fine con uno speciale ordine ( l) E' da tener presente che attual me nte (1957) non ,·i è più a Rodi nessun ital iano e quindi la raccolta di inform:izioni è sta1:1 ostacolata dalla d ispersione della popolazione i taliana d1 Rodi. che er:t, nel '43 di cira 8.00() pcr.one .


87 del giorno (v. Doc. N. 44). Il Governo italiano venuto a conoscenza con molto ritardo delle sue gesta assegnò alla memoria del Carboni la Medaglia d'Oro al Valor Militare con la seguente motivazione: « Giovane sottufficiale di elevate virtù militari e morali, pervaso da profondo amor patrio e spirito combattivo, faceva fronte agli avvenimenti successivi all'armistizio organizzando agguerrita ed attiva banda di resistenza. « Uccisa e dispersa nell'impari lotta la maggior parte dei gregari, non defletteva dalla ferma determinazione di combattere fino all'ultimo contro il nemico che, fra l'altro, aveva posto grossa taglia per la sua cattura. · « Dopo un anno di proficua attività, resa più difficile e rischiosa dall'incessante caccia cui era sottoposto, scoperto in seguito a delazione ed attaccaro di sorpresa da pattuglia armata, ingaggiava da solo epica lotta all'arma bianca riuscendo ad abbattere il Capo pattuglia. Colpito a morte da arma da fuoco suggellava col supremo sacrificio la grande dedizione alla Patria, dando ultima significativa prova di indomito valore » .

(Isola di Rodi, lì 20 Dicembre 1944).



PARTE II

ISOLA DI LERO



C..u>ITOLO

J.

GENERALIT A' GEOGRAFICHE E MILITARI

1° Gene-ralità storico - geografiche

L'isola di Lero ha una lunghezza massima di 15 Km., una larghezza assai variabile nelle sue diverse parti ed una superficie di 53 Kmq. La sua forma è molto irregolare: essa presenta due grosse espansioni congiunte da un breve istmo che ha una larghezza minima di circa l.200 m. La linea di costa presenta sette insenature più o meno profonde : - Due al Nord, Parteni e Blefuti, le cui aperture sono parzialmente coperte da isolette: Arcangelo per la prima, Strongilo per la seconda. - Tre al centro: Gurna, a Ponente dell'istmo centrale, Alinda e Pandeli a Levante dell'istmo. Pandeli è a Sud di Alinda, da cui è separata da un promontorio sul quale sorge l'abitato del capoluogo, Lero. - Una a Sudest: Xerocampo. - Una a Sudovest, Portolago, molto profonda, con un'imboccatura strettissima (poco più di 400 m.) che si apre con asse orientato per Nordest-Sudovest fra Punta Cazzuni a Nord e Punta Angistro a Sud. Quest'ultima insenatura è quella che è stata prescelta a sede della Base Navale. Quasi tutta l'isola è occupata da rilievi montagnosi, fra i quali citiamo i più importami che sovrastano le diverse baie: -, M. Scumbarda (334 m. ), fra Portolago e Xerocampo. - M. Tortora (288 m.), che sovrasta Xerocampo.


92 - M. Patella (248 m.), fra Portolago e Gurna (sede del Comando delle batterie navali e e.a.). - M. Rachi ( 109 m.), sull 'istmo fra Alinda e Gurna. - M. Clidi (320 m.), fra Befluti e Alinda. ·_ M. Muplogurna (284 m.), fra Gurna e Parteni. - M. Appetici (180 m.), sopra Pandeli.

Le coste, molto frastagliate, sono costituite m gran parte da rocce scendenti a picco sul mare. La popolazione era (nel 1936) di circa 7.000 abitanti, in gran parte greco-ortodossi, dediti alla pesca, al piccolo commercio, alla coltivazione agricola del poco terreno pianeggiante e delle zone meno elevate. L'occupazione italiana delle isole del Dodecaneso avvenne nel 1912 durante la guerra italo-turca. Obiettivo della guerra era la conquista della Libia: l'occupazione del Dodecaneso era stata effettuata sia per avere basi e punti di appoggio per eventuali azioni dirette contro il territorio turco vero e proprio, sia per avere in mano un importante pegno territoriale da negoziare nelle trattative di pace. Per lo scopo operativo si prestavano particolarmente, data la loro conformazione, Stampalia ed in misura ancor maggiore, Lero. Il trattato di pace lasciò in mano all'Italia un gruppo di isole e<l esse divennero un importante elemento della politica italiana nel Medio Oriente. Lo sviluppo di questa politica richiese una messa in val ore delle isole anche dal punto di vista militare, tanto più che il peso sempre crescente del fattore aereo nel campo militare conferiva alle isole notevole importanza non più soltanto come basi di sommergibili e di forze leggere operanti nel Mediterraneo Orientale, ma anche, e forse soprattutto, per le larghe possibilità che la loro ubicazione geografica rispetto alle posizioni inglesi nel Medio Oriente offriva all'impiego delle forze aeree nel campo esplorativo ed in quello operativo. La scelta per l'ubicazione di una base cadde su Lero per le sue naturali caratteristiche, e così Lero divenne il principale centro militare del Dodecaneso. Negli anni successivi alla guerra 1915-18, e, con maggiore impulso, durante e dopo la guerra italo-etiopica, l'organizzazione militare di Lero ebbe un discreto sviluppo ad opera sia della Marina sia dell'Aeronautica, che erano le due forze armate interessate aJla sua valorizzazione.


93 Lo scoppio della seconda guerra mondiale avrebbe dovuto spingere ad estendere e migliorare su larga scala gli impianti militari, ma a ciò si opposero (anche nel periodo della non belligeranza) ragioni finanziarie e soprattutto indispanibilità di mezzi e difficoltà di comunicazioni marittime. Le gravi deficienze della nostra affrettata preparazione militare portavano a disperdere gli scarsissimi mezzi disponibili in troppi settori, tutti di alta importanza, e non permettevano quindi di provvedere adeguatamente a nessuno di essi. - Così per l'Egeo, se il livello di preparazione poteva definirsi discreto nei riguardi delle opere murarie e degli impianti logistici, il settore degli armamenti e più particolarmente quello delle artiglierie lasciava molto a desiderare, essendo state inviate nel Dode-caneso quasi esclusivamente armi di tipo antiquato e di calibri disparati, il che non consentiva di raggiungere, nella organizzazione della difesa, un soddisfacente grado di efficienza. L'entrata in guerra mise l'Italia a diretto conflitto con l'Inghilterra, e diede quindi pieno risalto all'importanza di Lero, ma: contemporaneamente, aggravò tutte le difficoltà che si opponevano ad un deciso miglioramento della situazione, non solo per la immediata crisi dei trasporti marittimi, ma anobe perché la condona delle operazioni portò subjto ad una dispersione delle forze militari in molti scacchieri. Non essendosi potuto realizzare un tempestivo adeguato aumento dei mezzi e delle armi, le truppe che erano sul posto furono costrette a prodigare tesori di energia, di buon volere e di abnegazione per supplire nel miglior modo alle lacune ed alle deficienze della difesa. Ma il risultato non poteva essere, e non fu mai, soddisfacente. Dall'in-izio della guerra fino all'armistizio dell'8 settembre 1943, la principale funzione di Lero fu quella di base dei sommergibili che insidiavano l'attività navale inglese e di forze aeree che disimpegnavano sistematicamente compiti di esplorazione locale, ai quali si aggiungevano saltuariamente compiti esplorativi ed azioni di bombardamento a carattere tattico ed anche strategico in correlazione ad operazioni di più vasta portata compiute dalle nostre forze navali principali. Ebbero base a Lero anche navi leggere in quantità variabile ma sempre modesta, Mas e motosiluranti e piccole unità per i normali servizi di guerra locali. Il principale compito di queste unità navali era quello di concorrere


94 ai servizi di scorta, ma si verificarono anche, partendo da Lero, alcune brillami e fortunate azioni contro forze navali nemiche.. Da Lero o da isole, che dipendevano da Lero e che con Lero erano organicamente collegate, partirono spedizioni di sbarco per l'occupazione di altre isole greche in connessione con l'invasione della Grecia e particolarmente con la conquista di Creta. Da Lero infine mossero alcune delle più fortunate azioni dei mezzi di assalto a Creta e ad Alessandria. L'importanza della rete di avvistamento e di informazioni del Dodecaneso era accresciuta dalla vicinanza della Turchia, il cui atteggiamento tutti i belligeranti osservavano con molta ansietà, desiderosi tutti di attrarla nel proprio campo. Le brevi notizie su esposte spiegavano l'interesse posto dall'Ing.hilterra all'eliminazione dell'Italia dal Dodecaneso, interesse cui tuttavia non corrispose un adeguato sviluppo dell'azione bellica. Sicché sino al settembre 1943, pur svolgendosi nella zona situata nel raggio d'azione di Lero una abbastanza intensa attività navale avversaria, Lero aveva subìto soltanto pochi attacchi aerei di modesta entità, che non avevano inflitto danni sensibili, e nessuna azione navale, se si eccettuano alcuni fuggevoli cannoneggiamenti di qualche isolotto da parte di sommergibili in superficie e poche modeste scorrerie, di breve durata, contro qualche stazione di vedetta. Alla data dell'8 settembre 1943 perciò, la difesa di Lero non aveva avuto alcuna menomazione per cause belliche e l'isola era completamente in mano italiana non avendo mai avuto a subire alcun intervento tedesco. 2 ° Stato della difesa 1'8 settembre 1943

Per tutte le esigenze difensive, logistiche e tecniche di Lero era presente una forza complessiva di circa 8000 uomini, dei quali circa 6000 appartenenti alla Marina. DIFESA MARITTIMA ED ANTIAEREA --: (Vedi tabelle descrittive delle batterie antinavi ed antiaeree, mitragliere, fotoelettriche, alla fine di questo Capitolo). Comprendeva tre batterie da 152 (« Ducci » - « Ciano» - « San Giorgio»), 2 da 120 («Farinata>> - «Lago»), 4 da 102, 1 da 90, 14 da 76. Le batterie di piccolo calibro avevano in gran parte doppio


Difc~a M. M. Lern (C. F. Luigi Re)

Difesa passiva

Difesa al(iva

Dicat - Fam

Difesa C. A.

Gruppo Nord

Gruppo Centro

Gruppo Sud

Gruppi Armaci

Difesa

Navale

Gruppo Ovest

Gmppo Sud

Gruppo Est

Gruppo Nord

I

Gruppo

Parteni

Sud

Gruppo Cenlro

I

Sworc Scuore Coni~ S. Giorgio

Dcp. Muni1.ioni

Ostnnioni

Dcp. Torpedini

I

Portolago

Alinda

Ovest

Est

Mcriccià

Bivio Clidi

S. Spirito \O

•Jl


96 compito, antinave ed antiaereo. Il Comando Fronte a Mare, riunito al Comando Difesa Contraerea Territoriale (Comando F.A.M. D. I. C. A. T.), aveva sede sul Monte Patella: da esso dipendevano il Comando Gruppo Navale Ovest situato alla batteria « Ducci », il Comando Gruppo Navale Est situato alla batteria «Lago», il Comando Gruppo Navale Sud situato alla batteria « PL 388 », il Gruppo Contraereo Nord situato vicino alla batteria « PL 906 », il Gruppo Contraereo Centro situato al centro della batteria « PL 127 », il Gruppo Contraereo Sud ·situato alla batteria « PL 262 >> (1). Per la difesa antiaerea si avevano 14 pezzi da 102, 6 da 90, 38 da 76, e 49 mitragliere (di cui 3 da 37, 15 da 20, 31 da 13,2). Gli ufficiali delle batterie erano tutti dell'Esercito, ed essendo sul posto da tempo avevano buona esperienza dei loro incarichi. Gli armamenti, costituiti da personale della Marina, erano quasi al completo. La maggior concentrazione di fuoco si aveva nella zona centrale, dove si trovavano i più importanti obiettivi da difendere. Tutte le batterie da 102 e quelle da 90 potevano battere questa zona. DIFESA FORANEA - Esistevano attorno all'isola alcuni sbarramenti. Nel deposito torpedini <li Paneni vi erano circa 300 torpedini di tipo vario. OsTRUZIONI - Le baie di Portolago e. dì Parteni avevano ostruzioni con reti antisommergibili e parasiluri. La baia di Blefuti aveva un'ostruzione parasiluri fissa. Nei magazzini vi era materiale sufficiente per poter mettere in opera un'ostruzione anche nella baia di Alinda. Mezzi di posa: un pontone biga ed alcune bettoline pomate. DRAGAGGIO Come risulta dall'elenco delle unità navali, vi erano 3 squadriglie di dragaggio che dragavano saltuariamente le quattro rotte di sicurezza. DIFESA MARIITIMA RAVVICINITA - Lero era sede del Comando III Flottiglia Mas, che comprendeva alcune squadriglie Mas e motosiluranti (Ms.) (V. elenco delle unità navali a pag. 100). MEZZI NAVALI DI uso LOCALE - 4 rimorchiatori, 3 cisterne, 15 bettoline, 1 pontone biga da 120 tonn. ed 1 da 40 tonn. (I ) La dizione « G ruppo na,·:llc » usata nei documenti del tempo va interpretata nel senso di " G ruppo d i b~tteric amina,·i ».


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97 DIFESA PRESIDIARIA:

a) Reparti dell'Esercito: I. battaglione del 10° reggimento Fanteria « Regina» , dislocato sul versante W di M. Maraviglia. La massa di manovra consisteva in circa una compagnia e mezza. Vi era poi una compagnia dislocata a Xerocampo che disponeva anche di due squadre di mortai da 45 e di una compagnia mitraglieri con un plotone morrai da 81 dislocato sul versante sud di M. Maraviglia. L'8a compagnia mitraglieri costiera forniva nuclei isolati (centri di fuoco) a difesa delle baie di A linda, Gurna, Pandeli. Totale circa 1200 uomini. b) Reparti della M.V.S.N. 402~ compagnia Camicie Nere ridotta agli effettivi di un plotone, situata a difesa della baia di Blefuti. c) Reparti della Guardia ·di Finanza - Una ventina di uomini adibiti a servizi d'istituto. d) Reparti dei Reali Carabinieri - Una quarantina di militari per i servizi di polizia. Alcuni erano nativi del D~ecaneso. e) Reparti della Marina - Una compagnia marinai della Difesa a Gonià, una compagnia della Base Navale a S. Giorgio ed alcune squadre antiparacadutisti tratte dagli armamenti delle batterie principali. f) Reparti del!' Aeronautica - Era dislocata all'aeroporto una squadriglia da ricognizione marittima con 10 apparecchi Cant Z 501 di cui 7 efficienti. Prestavano servizio all'aeroporto circa 400 avieri che provvedevano anche alla difesa ravvicinata dell'aeroporto e degli impianti della zona di Xerocampo. SERVIZIO COMUNlC,.\ZIONI:

a) Rete semaforica - Lero era sede del 32° Gruppo Semaforico con sede protetta a Gonià. I collegamenti risultano dalla cartina. b) Rete di avvistamento - Le notizie degli avvistamenti esterni provenivano dalla rete semaforica. I quattro posti di avvistamento dell'isola erano collegati con la Centrale FAM-DICAT, che a sua volta era collegata mediante cavo telefonico interrato con la sede protètta del Comando. Tutti gli altri circuiti erano aerei.

9


98 c) Rete del tiro - Il Comando F AM-DICA T era collegato telefonicamente coi Comandi Gruppo ed ogni Comando Gruppo era collegato per telefono diretto con le batterie dipendenti. Linee aeree fino a 50 metri dal centralino delle batterie poi interrate alla profondità di circa 50 centimetri. Fra le diverse opere esisteva inoltre un collegamento ottico. Era stato addestrato anche un servizio di staffette. SERVLZI LOGISTICI:

a) Servizi del Genio Navale e delle Armi Navali - Erano costituiti dai seguenti elementi: - A San Giorgio di Lero una Officina Mista (cioè un'officina per l'esecuzione di lavori tanto di competenza del Genio Navale quanto delle Armi Navali) capace di lavori alle armi e di riparazioni di media entità per unità navali minori. - I magazzini delle dotazioni con una consistenza corrispondente al fabbisogno di circa un anno. - Il bacino galleggiante G.C. 25 con una potenzialità di sollevamento di 1600 tonn. - Uno scalo di alaggio per unità fino a 200 tonn. - Una stazione sommergibili con impianti di carica, magazzini, caserma, il tutto previsto per 4 sommergibili di media crociera. b) Servizi elettrici - Una centrale di una società privata (S.I.E.R.) allo scoperto ed una centrale della Marina in caverna a San Giorgio con 3 gruppi elettrogeni. c) Servizio combustibili - A San Giorgio 5 serbatoi metallici per nafta, seminterrati, dalla capacità complessiva di 36.000 tonn. (3 da 10.000, 1 da 5.000, 1 da 1.000) (il residuo all'8 settembre 1943, non bene accertato, era molto al disotto della capienza massima). d) Servizio munizionamento Una polveriera in località Mericcià, costituita da capannoni allo scoperto che in gran parte erano occupati da materiali vari mentre le munizioni erano quasi tutte sistemate in un cavernotto o nella caverna naturale di S. Spirito distante circa 300-400 metri da Mericcià. - Una polveriera in località Bivio Clidi per il munizionamento di riserva conservato in parte in caverna ed in parte in un magazzino scoperto. Il munizionamento di servizio di guerra era tutto alle batterie.


99 e) Servizi sanitari - Una infermeria a Gonjà con circa 300 posti-letto. - Una infermeria sussidi.aria ad Alinda con 50 posti-letto. -, Sale mediche a Parteni, S. Giorgio ed alla Stazione Sommergibili. - Materiali sanitari e medicinali sufficienti per un anno. f) Servizi di Commissariato - Viveri sufficienti per circa otto mesi. Vestiario appena sufficiente per una distribuzione non completa. Materiali di dotazione sufficienti per circa sei mesi. Tutti i materiali erano custoditi in numerosi magazzini decentrati suddivisi in tre gruppi principali: a) - zona di Gonià - entro· il recinto della zona militare di Portolago; b) - zona di Lero - nell'abitato; e) - zona di Val Carnera (Parteni); d) - nave frigorifera lvorea, ormeggiata a Parteni con cuca 400 quintali di carne congelata. - Fon-di di cassa sufficienti per circa un mese.

Specchio riassuntivo della forza numerica Ufficiali Sottufficiali Sottocapi e Comuni Truppa

196 691 5178

6065

44

1 9

1 9

1 3

835

441

38

38

12

922

504

48

48

16

36 51

19

Totale generale dei militari : 7603. Militarizzati: Marina 697 - Aviazione 20.

30

Forze navali orga nicamente ass~nate a Lero

4• ,q. Ct. assegnata all'Egeo Orìemale per ta (C. sq. C.F. Giuseppe Vcrzocchi). Un ità

Crispi

Sella

Com and~ntc

C.F. Giuseppe Verzocchi C.C. Corrado Cini

servizi di scorDislocazione all'S settembre

Pìreo Venezia (lavori)


100 Euro T11rbine

C.F. Vittorio Meneghini C.C. Francesco de Rosa de Leo

Lero Pireo

V Gruppo Smg. - Lero (C.te: C.F. Virgilio Spigai). Ametista

$.T.V. Luigi Ginocchio

F iume

Bcilul

T.V. Pasquale Beltrame

Monfalcone

Onice

T.V. Ferdinando Boggetti

in mare

(lavori) (lavori) (partito ranto)

Sirena

T.V. Vittorio Savarese

da

La Spezia (lavori)

lii Flottiglia Mas (Egeo) (C. fl. C.F. Luigi Borghi). I• Squadriglia Ms. (C.te C.C.r. Vittorio Daviso di Charvensod). Ms. Ms. Ms. Ms. Ms.

11 12 15

$.T.V. Giancarlo Bassi C.C.r. Vittorio Daviso S.T.V.c. Lino Aracci $.T.V. Alberto Bencini · S.T.V. Giovanni Galatà

23

26

Lero Rodi Rodi Rodi Lero

4• Squadriglia Ms. (dipendeva da M arisudest).

3• Squadriglia Mas (C.te T.V. Gabriele Lombardo). M as 538 Mas 540 Mas 555 Mas 559

Nocch. l. cl. Maurizio Massensini T.V. Gabriele Lombardo $.T.V. Massimo Calabrese Nocch. .3. cl. Alberto Baldelli

Lindo Lero Lero Lindo

Ila Squadriglia Mas (C.te T.V.c. Ercole Rocchi). Mas Mas Mas Mas

Nocch. 2. cl. Armando Milella T.V.c. Ercole Rocchi S. T . C.R.E.M.c. Carlo Beghi 2. Nocch. Alberto RiYano

5Z{)

521 522 523

Lero Mikoni Lero Lero

16• Squadriglia Mas (C.te T.V. Aldo Baldini). Mas 534 Mas 542 Mas 545

T.V. Aldo Baldini Nocch. 2. cl. F laminio Carnici Nocch. l. cl. Giuseppe Anno,·azzi

Lero

Pireo Samo

XIV Gruppo Antisom. - Lero (C.te C.F. Luigi Borghi). AS 124 Mps S. Antonio

Nocch. l. cl. Aldo Bagini

Rodi

Ta-


101 AS 125 Mps. Garibaldino T.V c. Guido Novelli

Rodi

XXXIX Flottiglia Dragaggio (C.te T.V.c. Carlo Citter). 1• Squadriglia Dragaggio d'altura (C.te T.V.c. Armando Pillon). T.V.c. Armando Pillon Nocch. 1. cl. Carlo Orlandini · Nocch. 1. cl. Alessandro Bugnone Nocch. l. cl Angelo Chessa Brig. dell:i G.F.M. Olivio Mangraviti

Tramaglio Camogli R.D. 35 Gaeta Postiglioni

za Squadriglia

Lero Lero $ira Rodi Rodi

Dragaggio ravvicinato (C.te T.V.c. Ignazio

Caruso

R 35 Piave 2. Nocch. Benedetto Romano G 10 Maria SS. de/Je Ca- Nocch. 1. cl. Natale Catania tene Nocch. l. cl. Antonio Bertirotti G 24 Maria Ceretti

Sira $ira Lero

3• Squadriglia Dragaggio ravvicinato (C.te T.V.c. Carlo Batòstella).

R 173 Leda R R B B

Nocch. l. cl. Mario Befo 2. Nocch. Michele Bux 5 Maria SS. Martire 2. Nocch. Giuseppe Lauro 25 Squalo 4W S. Antonio da Pad. 2. Nocch. Nicola Visaggio 342 V assilichi

Rodi Samo Lero Lero Alimnia

4• Squadriglia Dragaggio 1·avvicinato (T.V.c. Carlo Citter).

R 146 Decio R 80 Nino Chiesa G 30 Porto di Roma R 142 Domenico

Nocch. 1. cl. Maffio Marescalchi Nocch. l. cl. Eugenio Schiano Nocch. I. cl. Rodomonte Brugnati 2. Nocch. Pietro Bonante

La Spezia Lero Lero Lero

5• Squadriglia Dragaggio ravvicinato (C.te T .V.c. Giuseppe La Monaca). Aveva sede a Rodi. Due unità però si trov:,sano a Lero.


102 2. Nocch. Emanuc:le Drago Noccb. l. cl. MiJano Gbessi

R 183 S. Giorgio Mv. Allean::a

Lcro Lcro

6• Squadriglia Dragaggio ravvicinato (T.V.c. Nunziato Pizzolo). Aveva sede a Stampalia. Ma una unità era a Lcro. Noccb. 2. cl. Cesare Belloni

P.fo Audacemente

Lcro

Navi sussidiarie. Bianca Maria Nera Adda Rim. Porto Buso Rim. T avo/ara Rim. PE 30 Mv. Nereo M,·. D. Alighieri Panf. Elichi

Nocch. Nocch. Nocch. Nocch. Nocch.

1. cl. Rizieri Montanari l. cl. Alberto Pascarella 1. cl. Domenico Rota 1. cl. Giuseppe Cremonese

3. cl. Francesco Colella

S. Nocch. Carmelo Lo Faro Nocch. 1. cl. Augusto Socchiaroli 2. Nocch. Ugo Dordello

Altre unità navali assegnate o dislocate a ùro:

Pm. Legnano Pm. Azio R.N. Volta

Mz. 722 Mz. 7Z.9 Mz. 730

C.C.a. Emanuele Campagnoli T.V.c Trancredi Orsini C.C:c. Stefano Baus:ini T.V.c. Armando Santoro T .V.c. Giovanni Bissoccoli S.T.V.c. Renato Blasich

Lcro Lero Lero Lcro

Lcro Lcro

Piroscafi lvorea (Nave frigorifera) Bucintoro Eolo Prode Sil,va Morrhua Rubicone Taganrog (dal 12 settembre)

4° Considerasioni sulla difesa e sulle sue...manchevolesse

Richiamandoci a quanto già è stato detto, in linea di massima, nel Capitolo e Generalità geografiche e militari >, esistevano alcune manchevolezze della difesa di Lero, manchevolezze che non derivavano da azioni belliche del nemico o da insufficiente utiliz-


103 zazione, da pane del Comando locale, dei mezzi disponibili, ma da un complesso di circostanze per le quali la difesa, all'8 settembre '43, era, come i fatti dimostreranno, impari al compito che i nuovi eventi stavano per assegnare all'isola, pur essendo la sua efficienza conforme alle previsioni del piano di difesa. La maggior manchevolezza si rilevava nei servizi della difesa antiaerea che, nonostante il buon numero delle bocche da fuoco, era inadeguata al compito di proteggere le forze navali e gli impianti essenziali per l'efficienza bellica dell'isola. I cannoni erano in gran parte antiquati e di calibro troppo modesto (76 mm.). Quelli da 102 erano facili alle avarie e non atti ad un tiro prolungato. La riserva del munizionamento a 1• carica per i due calibri era assai scarsa, in quanto era stato previsto un forte consumo a 2• carica per tiri di sbarramento notturno. La sola batteria moderna, quella da 90, aveva un'insufficiente dotazione di colpi (in tutto 366 per pezzo invece di 535 di servizio e 2675 di riserva). Gli aumenti di assegnazione, stabiliti di recente dallo Stato Maggiore Centrale per le batterie oltremare, non erano ancora giunti. Il servizio munizioni non disponeva di propd mezzi speciali di trasporto per i rifornimenti. Il numero delle mitragliere contraeree pesanti era scarsissimo. Le batterie antinavi erano sistemate in posizioni che consentivano di battere tutti i 360 gradi dell'orizzonte, ma vi erano ampi settori nei quali poteva sparare una sola batteria. Le batterie antisiluranti avevano un incrocio di fuoco complessivamente assai più efficace, ma vi era qualche settore morto, specie all'ingresso W della baia di Parteni e parecchie zone abbastanza ampie, in vicinanza delle coste, non erano battibili perché comprese nei settori morti verticali. Le batterie di m.c. avevano modesta gettata (152-50 m. 18.300 152-40 m. 14.400 - 120-45 m. 16.100), erano tutte mal protette dall'offesa aerea e prive di mascheramento. Le batterie di p.c., avendo quasi tutte doppio compito, navale ed antiareo, erano scarsamente interrate e quindi anch'esse molto esposte alle offese aeree. Le dotazioni di munizioni erano complete, ma le scorte di colpi per le batterie di m.c. erano scarse e le sistemazioni per le munizioni erano quasi tutte allo scoperto. Gli apprestamenti logistici delle batterie erano deficienti, mancando soprattutto di una sufficiente dotazione di acqua e di adeguate sistemazioni per il riposo del personale.


104 - Le fotoelettriche avevano scars1ss1ma scorta di carboni per proiettori (circa mezz'ora d i luce). - Il servizio comunicazioni era assolutamente precario perché nell'isola guasi runa la r ete era aerea e non aveva il sussidio di una efficiente rete di collegamenti radiofonici. Pochi giorni prima dell'armistizio il Comando F AM-DICA T ed i Comandi Gruppo avevano ricevuto in dotazione apparecchi radiofonici trasmittenti e riceventi, m a il loro funzionamento non era molto sicuro, ed inoltre mancava la possibilità di ricaricare sul posto gli accumulatori. - Sbarramenti: sulla loro efficienza non si poteva fare assegnamento perché posati da molto tempo. Inoltre, .nella situazione determinatasi dopo 1'8 settembre, essi non avevano più alcuna efficacia perché erano perfettam ente noti ai T edesc,hi che avevano in parte concorso alla loro posa.

- Il dragaggio era insufficiente perché molte delle unità ad esso destinate, venivano utilizzate in servizi di scorta, trasporti, ecc., e con le rimanenti si potevano dragare solo saltuariamente le 4 rotte di sicurezza di accesso a Lero. - Le forze navali dislocate permanentemente nel Dodecaneso erano senza dubbio insufficienti per un 'efficace difesa, anche tenendo conto della eventuale possibilità di concorso di quelle dislocate normalmente in Grecia. D'altra parte la dosatura nella distribuzione delle forze navali dipendeva da molti elementi di carattere generale e, dopo tre anni di guerra nelle condizioni ben note, non era lecito attendersi una più larga assegnazione. - La difesa terrestre lasciava molto a desiderare sia per la entità numerica sia per l'armamento e per le sistemazioni difensive. Le batterie erano tutte costituite a caposaldo, ma i reticolati erano di poca efficienza, di scarsa profondità e difese soltanto da mitragliere di piccolo calibro. Anche le dotazioni di armi portatili e di bombe a mano erano assai modeste. Vi era una sola trincea, detta trincerone, lunga 150-200 metri scavata sulle pendici Nord di quota 65 ad Est del passo dell'Ancora (Porta V ecchia).

- Le forze aeree erano assai limitate di numero (solo 7 ricog nitori marittimi Cant Z 501 efficienti), ed esse trovavano una ben modesta integrazione nell'aviazione da caccia di Rodi e di Coo.


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-fi62 SAN GIORGIO

LERO. - I ndicazione delle postazioni delle b:merie (numeri :i tre cifre) e de i principali cbiettivi presi d i m ira dall'A\'iazione tedesca (numeri d:i I a l:l).



105 - I servizi logistici rispondevano in m odo sufficie nte alle esigenze della base, ma le loro sistemazioni non erano tali da garantirne il buon funzionamento anche in caso di prolungata offesa aerea. Officine e macchinari erano tutti allo scoperto, tranne la centrale elettrica civile, né vi era alcuna concreta predisposizione per una loro sistemazione protetta. La succinta analisi ora tracciata delle condizioni della difesa all'8 settembre dimostra che la sua efficienza raggiungeva un grado piuttosto modesto e che essa era tutt'altro che immune da manchevolezze e lacune. Il peso di queste manchevolezze e di queste lacune fu aggravato dalla nuova situazione bellica creatasi dopo 1'8 settembre. L'analisi tracciata mostra però altresì che, nel suo complesso, il valore della difesa era tutt'altro che trascurabile: ne è prova la valida resistenza opposta agli attacchi tedeschi. E dobbiamo poi dire fin d 'ora che la sua azione avrebbe potuto essere assai più efficace e più prolungata nel tempo se, dopo 1'8 settembre, fossero stati accolti dai Comandi Alleati i suggerimenti concreti e le realistiche proposte del Comando italiano locale per ovviare· alle principali deficienze e per rinforzare i punti più deboli dell'organizzazione.


106 TABELLA

Nome

J. -

PROSPEITO DELLE BATTERIE ITALIANE DI LERO Armamento

Ubicazioni

rv 152/50

M. Cazzuni Q. 152

Annotazioni

BATTERIE NAVALI

DUCCI

120/45 SAN GIORGIO CIANO FARINATA LAGO

Ili 152/40

I 102/35 IV 152/40 ·IV 120/45 IV 120/45

Sede del Comando Gruppo navale Ovest

M. Scumbarda Q. 334 M. Clidi Q. 310 M. Marcello Q. 246 M. Appetici Q. 181

Sede del Comando Gruppo na,·alc · Est

BATTERIE A.

s:

P.L. 388 P.-L. 899 P.L. 690

IV 102/35 76/50 Il 76/50

76/ ',0 II 76/40

M. Diapori Q. 135 Penisola Blefuri Q. 48 · Santa Marina - Castello dei Rronzi Q. 25 M. Crumidi Q. 136 P. Cazzuni Q. 6 La Madonna Q. 81 M. Vigla Q. 39

Il 76/40 Il 76/40

M. Rachi Q. SO M. Rachi Q. SO

rv

P.L. 508 P.L. 250 P.L. 432 P.L. 306 (Scz.. Navale) P.L. 763 Alinda P.L. 763 Gurna

11

76/50

lll 76/ 40 III

Sede del Comando Gruppo navale Sud

BATTERIE C.A . e A.S.

P.L. P.L. P.L. P.L.

306

127

IV J(}Z/ 35 VI 90/53

M. Vigla Q. 39 M. Rachi Q. 85 M. Cazwni Q. 66 M. Mam·iglia Q. 192

P.-L. 281 P.L. 906

VI 76/',0 ]V 76/40

M. Diapori Q. 72 M. Muplogurna Q. 284

P .L. 989

IV 76/40

P.L. 888 P.L. 7'19 P.L. 262

IV 76/40 IV 76/40 VI 76/40

Capo T imari Q. 61 (Paneni) 13Jefu:i Q. 61 ls. Arcangelo Q. 50 M. Scumbarda Q. 323

P.L. l 13 P.L. 248

IV 76/40 VI 76/40

M. Zuncona Q. 227 M. !)ella Palma Q. 135

211 227

N. B. -

VI 102/35

rv W2/ 35

$cd.e del Comando

Gruppo e.a. Centro Sede del Comando Gruppo c. a. Nord

Sc<le del Comando Gruppo c. a . Sud :Non impiegabile per tiro na,·alc

Le bMtcric P.L. Zl l - P.L. 127 • P.L. llJ avc,·ano settori di tiro a.s . molto limitati. Le ~czioni d i Alinda e Gurna della P.L. 763, nur avendo i cannoni con affusto e.a., erano armate con compito preYalemcmcnt; naYa lc ed antisbarco cd eventualmente e.a. in appoggio aila P.I.. ZII di .M. Rachi.


lOi TABEI.1.A Il. -

Assegnazione

I

PROSPETTO DELLE MITRAGLIERE CONTRAEREE DI LERO ubicazione

I I Q

uota

37 1

da da 20 Ida 13.:Z.lda 13.21 b inala singola binata singola

Nota

BATTERIE P.L. 432 P.L. P.L. 306 LAGO P.L. 508 P.L. 248 P.L. 888 P .L. 9'89 FARINATA P.L 127 P.L. Ui2 s. GIORGIO CIANO P .L. 749 P.L. 906 P.L 250 P.L. 21'1

227

La M. M. M. M.

Madonna Cazzun i Vigla Appctici Crumidi

IBlcfuti» C. M. M. M.

Timari Marcello Maraviglia Scumbarda ))

M. Ciidi Arcangelo Muplogurna P. Cazzuni M. Rachi

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CAPITOLO

II.

BREVE SINTESI DEGLI AVVENIMENTI

La notlZla dell'armistizio è appresa alle ore 20 dell'8 settembre, ascoltando il giornale radio che trasmetteva la registrazione del proclama di Badoglio. Viene subito ordinato lo stato di emergenza e, dopo aver avuto conferma della notizia dal Comando di Rodi, vengono emanati ordini di rientro a Lero a tutte le unità navali dipendenti che si trovavano fuori sede. L'orientamento del Comando ad eseguire lealmente le condizioni d'armistizio ed a reagire a qualsiasi violenza (che era prevedibile soltanto da parte tedesca) è immediato: esso viene chiarito e, dove necessario, imposto a tutti i dipendenti. In seguito alla caduta di Rodi (11 settembre), appresa a Lero per via telegrafica, ed all'assunz.ione, da parte del Gen. Soldarelli, residente a Samo, del Comando di tutte le Forze Armate (Egeomil), il Comandante Mascherpa assume, d'iniziativa, il Comando della Zona Militare e Marittima dell'Egeo (Mariegeo). Il 12 settembre giunge, per un primo contatto, una missione inglese accompagnata da un ufficiale italiano. Il 13 arriva una seconda missione inglese, inviata dalla Commissione Militare per l'Armistizio installatasi a Castelrosso, e viene montata una stazione r. t. per le comunicazioni col Comando inglese del Medio Oriente. L'ufficiale italiano che ·accompagnava la missione era latore di una lettera del Gen Wilson, Comandante in Capo del Medio Oriente, diretta al Comandante Mascherpa. Lo stesso giorno 13 sbarca a Coo un primo contingente di paracadutisti inglesi e si svolge il primo attacco aereo tedesco a Lero. Il 14 il Comandante Spigai inizia un giro di visita di chiarificazione della situazione presso rutti gli Enti distaccati. Lo stesso giorno giunge un'altra e più completa missione inglese per


112 esaminare a fondo la situazione militare dell'isola e studiare, d'accordo col Comandante Mascherpa, i piani per la difesa. Il Comando Marina di Sira passa ai Tedeschi. Nella notte fra il 15 ed il 16 sbarca a Lero un primo contingente di truppe inglesi. Il 16 il Mas 522, avendo a bordo ufficiali italiani ed alleati, diserta e passa ai Tedeschi. Il 17 arriva un secondo contingente di circa 400 inglesi. Nella notte fra il 17 ed il 18 forze navali inglesi attaccano e disperdono un convoglio tedesco al largo di Stampalia. Le Ms. 12 e 23, inviate a Stampalia per risolvere la situazione di una connoniera tedesca ivi rifugiata per gravi avarie, vanno perdute in seguito ad incaglio conseguente ad attacchi aerei te.deschi. Il 20 sbarca il grosso delle truppe inglesi e cori esse arriva, col suo Stato Maggiore, il Brigadiere Generale Brittorous, cui era stato conferito l'incarico di Comandante delle Forze Armate dell'Egeo. Sorge subito qualche attrito, superato con reciproco sforzo di buona volontà, fra il Generale · ed il Comandante Mascherpa, che nel frattempo aveva assunto il grado di Ammiraglio. li 22 giungono altri 1000 Inglesi. Il 25 il Comando inglese avoca a sé tutto il traffico r. t. Il 26 hanno inizio i sistematici attacchi aerei tedeschi. Vengono affondati a Portolago due Ct., uno inglese ed uno greco, il Mas 534, e vengono danneggiate alcune unità mercantili. Il 27 sono colpiti gli impianti dell'Aeronautica e due idrovolanti vengono incendiati. Continuano nei giorni successi vi gli attacchi aerei; il 29 con 60 apparecchi, il 1° ottobre con 40. Il 1c- ottobre viene colpito ed affondato il Ct. Euro. Il 3 ottobre i Tedeschi sbarcano a Coo ed occupano l'isola, privando così l'Egeo dell'unico aeroporto utilizzabile. Il 5 ottobre, in un attacco aer<:'o, viene affondato il Legnano, il 6 il piroscafo frigorifero lvorea. Lo stesso giorno gli Inglesi ritirano il loro presidio da Calino. TI giorno successivo l'isola è occupata dai Tedeschi i guaii tentano poi un attacco a Simi, attacco che però viene respinto. Continuano i bombardamenti quotidiani di Lero. L'8 ottobre il Volta, che si era allontanato da Lero per decentramento, è attaccato per equivoco da motocannoniere inglesi,



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113 poi va ad incagliare e successivamente è bombardato da aerei tedeschi e danneggiato irreparabilmente. Il 9 ottobre il bombardamento aereo colpisce l'abitato di Lero e l'Azio, che rimane danneggiato. La Ms. 26 incaglia a Punta Pasta di Sopra ed è abbandonata. Il 10 ottobre si inizia un tiro di disturbo contro Calino. L'l l ottobre, su ordine inglese, il presidio di Sirni lascia la isola e si trasferisce a Cipro. Continuano quasi. ogni giorno gli attacchi aerei tedeschi. Il 22 ottobre i Tedeschi occupano Stampalia. Il 25 affonda a Portolago, per attacco aereo, la Ms. 15; la Ms. 11 è danneggiata. Il 26 un Ct. inglese, che trasportava truppe di rinforzo, urta contro una mina nello stretto fra Coo e la costa turca, ed affonda. Giunge a Lero in ispezione il Generale inglese capo del servizio operazioni del Comando del Medio Oriente. Le incursioni aeree diminuiscono d'intensità e vengono effettuate con un numero di aerei sempre più ridotto. O Dal I al 6 novembre nessuna incursione. Nei primi giorni di novembre giunge a Lero il Generale inglese Tilney che viene nominato Comandante della fortezza di Lero. Il 5 novem bre giunge il Generale Hall nominato Comandante le Forze Alleate in Egeo e parte il Generale Brittorous. Il 7 novembre ricominciano le incursiom aeree in grande stile. L'8 giunge un terzo battaglione inglese. Continuano pesanti attacchi aerei. La mattina del 12, prima dell'alba, hanno inizio, favoriti da particolari condizioni di luce e di tempo, gli sbarchi nemici. Un gruppo proveniente da Sudovest, preso sotto il tiro della batteria « Ducci », inverte la rotta e si allontana; un altro gruppo, proveniente da Est, si fraziona in 4 sottogruppi. Uno di essi prende terra nella baia a ponente di Punta Pasta, un secondo a Levante di Monte Clidi, un terzo sulla costa orientale di Monte Appetici (sotto la batteria Lago), un quarto, che dirigeva verso la costa nord deirisola, è fatto allontanare da l fuoco delle batterie. I Mas 555 e 559 sono sorpresi nella baia del Grifo e catturati. I Tedeschi, sempre efficacemente coadiuvati da aerei, ottengono un certo successo, nonostante la resistenza incontrata. 10


114 Nel pomengg10, la situazione si complica ulteriormente per i difensori col lancio di nuclei d i paracadutisti tedeschi nella strozzatura centrale dell 'isola. Durante la notte il Generale Tilney avrebbe voluto contrattaccare, ma, per ragioni varie, il contrattacco è rimandato. Chiede r inforzi a Sarno che non può inviarli per mancanza di mezzi. Il giorno 13, alle 7 del mattino, nonostante il forte vento, avviene un nuovo più modesto lancio di paracadutisti. I tedeschi, incuranti delle condizioni meteorologiche avverse che impediscono l'afflusso di rinforzi dal mare, continuano la loro pressione e riescono ad impadronirsi della batteria « Lago ». Il Comandante italiano chiede rinforzi a Sarno e<l il Comando inglese prepara il contrattacco per l'indomani. Gli Inglesi iniziano il contrattacco, ma, anziché tenere le loro forze concentrate, le dividono fra il settore centrale (paracadustisti), e M. Appetici. I tedeschi riescono ad avanzare da Est e da Nord. Molte posizioni cadono nelle loro mani. Due Ct. inglesi eseguono un'azione di fuoco sulle nuove posizioni tedesche nella strozzatura dell'isola. Aerei inglesi lanciano armi e materiali. Nella notte sul 15 i Tedeschi occupano l'abitato di Lero, S. Marina, Alinda. L'aviazione tedesca agisce senza sosta, di giorno e di notte. La mattina del 15 i Tedeschi occupano il castello veneziano di Lero e, durante il giorno, favoriti dal completo dominio dell'aria essendo ormai l'efficienza della difesa e.a. ridotta quasi a zero, estendono e consolidano le posizioni occupate. Il Comando italiano rinnova al Comando inglese la richiesta già avanzata anche nei giorni precedenti di contrattaccare colle proprie truppe ma non riceve risposta. (Una disposizione inglese assegnava alle truppe italiane compiti esclusivamente difensivi sul posto). La sera del 15 la situazione si fa sempre più grave, e gli Inglesi sperano soltanto nell'arrivo di rinforzi. Il mattino del 16 il Comando inglese chiede l'aiuto italiano per difendere il Monte Maraviglia dove aveva la sua sede <li Comando ed ordina alle truppe italiane di lasciare ai soli Inglesi la difesa del « Trin cerone » (Porta Vecchia). Gli Italiani tentano la difesa della zona di Porrolago, ma gli Inglesi abbandonano il trincerone e la situazione diventa irreparabile. Alle 12.30 i Tedeschi


115

inviano al Comando italiano un parlamentare per chiedere la resa delle truppe italiane promettendo salva la vita a tutti gli 1taliani. Il Comando italiano rifiuta. Alle ore 17.30 però giunge alla sede protetta italiana un ufficiale inglese con l'ordine di sospendere ogni attività bellica perché il Comando inglese, circondato e sopraffatto, si è arreso. A conferma, giunge poco dopo il Gen. Tilney già in stato di prigionia. L'ordine di resa è diramato a tutta l'isola per quanto lo consente lo stato delle comunicazioni. I Tedeschi fucilano alcuni ufficiali italiani e cominciano a rastrellare prigionieri italiani e inglesi. Gli Italiani sono riuniti dentro i reticolati del campo d'aviazione. Successivamente i Tedeschi iniziano il trasporto dei prigionieri via mare, in Grecia e di lì ai campi di concentramento in Germania ed in Polonia. L'Ammiraglio Mascherpa viene portato in continente soltanto il 29 novembre. (Sarà poi fatto uscire dal campo per presentarsi al Tribunale Speciale di Parma che lo condannerà a morte facendo eseguire la sentenza il 24 maggio 1944). La sera del 16 novembre, subito dopo la resa, una parte delle unità navali ancora in condizioni di muovere, riesce a lasciare l'isola dirigendo verso le acque turche e verso porti alleati, salvando così dalla prigionia un certo numero di ufficiali e di militari.


CAPITOLO

III.

AVVENIMENTI FINO ALLA CADUTA DI RODI

L'isola di Lero,

considerata,

secondo la dicitura ufficiale,

« zona di prevalente interesse marittimo», era sede di un Co-

mando Marina che dipendeva da Mariegeo-Rodi (Comando Militare Marittimo della zona delle Isole italiane dell'Egeo), La giurisdizione di Marina Lero si estendeva anche alle isole òel gruppo nord del Dodecaneso. Il Comandante di Marina Lero, Capitano di Vascello Luigi Mascberpa, era anche Comandante della Base Navale di Lero e Delegato di Governo per Lero, Calino, Patrno e isole minori. Si trovavano nell'isola vari Enti, Comandi, Uffici, alcuni dei quali, alla data dell'8 settembre, dipendevano direttamente e totalmente dal Comandante di Marina, altri invece ne dipendevano solo parzialmente, potendo ricevere ordini, per l'impiego, dai propri Comandi nei quali erano organicamente inseriti. Li elenchiamo qui di seguito tutti insieme anche per la considerazione che, successivamente all'8 settembre e cioè dopo la caduta di Rodi, il Comandante, poi Ammiraglio, Mascherpa assunse, nell'isola, tutti i poteri: - Comando Base Navale - Comandante C. V. Luigi Mascherpa - C.te in 2. C.C. c. Giuseppe Franzitta. - Comando Difesa --, C.F. Luigi Re. - Unità navali dislocate a Lero - (Vedi elenco a pag. 99-102). - III. Flottiglia Mas - C.F. Luigi Borghi - Vedi elenco a pag. 100). - Gruppo Sommergibili e Stazione Smgg. - C.F. Virgilio Spigai. - Officina mista - T.C.G.N. Natale Ciucci.


117 - Servizi Commissariato - Ten. Col. Comm. Felice Sco]ozzi - Servizi Sanitari - Ten. Col. Med. Salvatore Saina. - I. battaglione 10° reggimento Fanteria « Regina » - Ten. Col. Fant. Giuseppe Li Volsi. - Aeronautica - Cap. A.A. Luca Angelo Preti. - M.V.S.N. - 402. compagm a Camicie Nere (Centurione Calise). La not1Z1a dell'armistizio ricevuta alle ore 18.30 dal servizio intercettazioni radio straniere, era stata accolta con incredulità e mantenuta riservata da chi ne era venuto a conoscenza. Quando fu divulgata dal giornale radio italiano delle ore 20, la notizia giunse del tutto inattesa, ancor più inattesa che a Rodi, e, per una superficiale interpretazione, suggerita più che altro dal desiderio della fine della guerra, diede luogo, inizialmente, ad inconsulte manifestazioni di gioia, · specialmente fra gli operai dell'Officina Mista. Le campane d elle chiesette greche suonarono a distesa fino a tarda ora. Nell'ambiente del Comando invece si ebbe immediato e chiaro intuito della gravità della situazione e si provvide subito a chiedere conferma a Rodi, provvedendo nel frattempo a dare comunicazione dell'armistizio a rutti gli Enti dipendenti insieme con l'ordine di tener consegnato rutto il personale. Alle 20.45 giunse da Mariegeo l'ordine di tenere Motosiluranti e Mas pronti a muovere (V. doc. N . 45) e di far rientrare le unirà che erano fuori in servizio di vigilanza foranea (V. doc. N. 46). Quest'ordine non ebbe esecuzione: essendo sembrato prematuro, e ne fu chiesta conferm a. Fu ordinato lo stato di emergenza eccezionale, e fu chiarita la necessità di evitare ad ogni costo qualsiasi turbamento della disciplina militare e dell'ordine pubblico. E' molto probabile che, almeno per telefono, sia stato precisato che attacchi potevano venire anche da parte tedesca e che avrebbero dovuto essere senz'altro respinti. Durante la notte giunsero o si intercettarono altre comunicazioni r.t. dalle guaii risultò ancor più chiaro l'ordine di reagire ad attacchi di qualsiasi provenienza, (V. doc. 47-48), ordine che dal Comando venne subito esattamente interpretato come esplicita autorizzazione a reagire con le armi ad eventuali atti os.tili da parte tedesca. Queste disposizioni vennero subito diramate a tutti i dipendenti a conferma e


118 rincalzo di quelle già impartite, sicché, nel corso della notte, tutta l'isola era pronta ad agire per qualsiasi evenienza. Furono fatti tentativi per mettersi in comunicazione r.t. con le unità navali che erano in Egeo, ma fuori delle acque di giurisdizione (Ct. Crispi e Turbine, Dragamine Tramaglio, Piroscafo antisom. Orsini, Cisterna Cerere (V. doc. N. 49). Questi tentativi si sovrapposero a quelli analoghi, effettuati da Rodi, per ordinare alla suddette unità, che si trovavano al Pireo e si sapevano di imminente partenza, di raggiungere subito Lero, ma essi non ebbero alcun esito in conseguenza degli avvenimenti svoltisi al Pireo. Sull'Euro, che si trovava a Lero, erano imbarcati pochi tedesèhi (segnalatori). Furono subito sbarcati e trattenuti sotto sorveglianza al campo d'aviazione. Lo stesso fu fatto per un sottufficiale d'aviazione tedesco che si trovava di passaggio a Lero. Naturalmente era causa di viva ansietà per il Comando di Lero il fatto di non essere a conoscenza di quanto stava succedendo a Rodi, dove aveva sede il Comando superiore dal quale direttamente dipendeva e · dove si trovavano notevoli e molto bene armate forze tedesche. Ma il Comando di Rodi, che si trovava in una situazione assai complessa ed imbarazzante, non era largo di notizie. Supplì, con sua personale iniziativa (forse autorizzata verbalmente), il Direttore dei servizi postali di Rodi, Comm. Zarli, il quale, a partire dalla mattina del 9 e fino a quando le circostanze glielo permisero, tenne al corrente il Comandante Masc,herpa, di cui era personale amico, dell'evolversi della situa4 ione, considerata, naturalmente, dal suo punto di vista e nei limiti di quanto poteva essere a sua conoscenza. Poco dopo le I I del mattino del 9 un ricognitore tedesco sorvolò lungamente l'isola a due riprese. Lero ne informò Rodi per telegramma e chiese pure se aerei e natanti tedeschi dovessero essere considerati amici o nemici (V. doc. N. 50). Rodi rispose soltanto per gli aerei, disponendo che questi fossero considerati nemici solo se avessero compiuto atti ostili (V. doc. N. 51). In relazione all'ordine ricevuto di « opporre massima reazione ad attacchi di qualsiasi altra provenienza» (cioè non angloamericani e quindi tedeschi) venne chiesta nuovamente conferma della disposizione di sospendere la vigilanza foranea (V. doc. numero 52). La disposizione, originata dalla preoccupazione di evita-


119 re possibili incontri con unità anglo-americane e confortata dalla convinzione che i Tedeschi non avessero in Egeo unità navali di quaJche importanza, fu confermata (V. doc. N . 53). In armonia con queste norme fu diramato a tutte le stazioni di vedetta l'ordine di riferire anche gli avvistamenti di unità o di aerei tedeschi (V. doc.

N. 54). Alle 17.30 la stazione r.t. di Nicaria Ovest informò che bande greche ribelli avevano intimato la resa al presidio di Evdilos (V. doc. N. 55). Lero, non avendo giurisdizione su quell'isola, ne informò il Comando Militare di Samo, il quale, prima con istnizioni trasmesse per mezzo della stazione r.t. di Lero (V. doc. numero 56) e poi con invio di rinforzi, riuscì a ristabilire. la situazione. Alle 19.30 giunse l'ordine di Egeomi] di inviare a Coo il Ct. Euro (V. doc. N . 57) ed il piroscafo Eolo (V. doc. N. 58) per imbarcare una compagnia di fanteria da portare a Rodi. Questa richiesta di rinforzi da Rodi, dove pur c'era un cospicuo nucleo. di forze militari,. le notizie trasmesse dal Comm. Zarli sugli scontri in corso fra forze italiane e rndescbe, (V. doc. NN. 59-60-61), la ridda delle trasmissioni propagandistiche intercettate alla radio, stavano determinando nell 'ambiente di Lero una cena effervescenza che avrebbe potuto essere di pregiudizio al mantenimento della disciplina ed alla necessità di conservare saldo il pre5tigio del Comando ed intatta la sua possibilità di decisioni. Perciò, durante la notte fra il 9 ed il 10, il Comandante Mascherpa, in base ad un ponderato vaglio degli elementi e delle notizie in suo possesso ed a colloqui e scambi di idee con gli ufficiali superiori da lui dipendenti, maturò le sue decisioni, confermando in se stesso quelle determinazioni che l'istinto e ]a tradizione militare gli avevano suggerito fin dall'inizio e cioè: piena lealtà agli ordini del Governo e delle Autorità legittime e quindi fedele esecuzione dell'armistizio e predisposizioni per reagire, senza la più piccola esitazione, a qualsiasi manifestazione ostile dei Tedeschi che ormai erano da considerare, senza alcun possibile dubbio, come nemici. Queste decisioni si tradussero in due atti di Comando: la diramazione di una circolare urgentissima a tutti i dipendenti e la riunione alla sede del Comando di tutti i Capi di Corpo e di Servizio. La circolare (V. doc. N . 62) proibiva in modo tas-


120 sativo, sotto pena di gravissim i provvedimenti disciplinari, ogni discussione pubblica e privata sulla situazione e ricordava che il dovere militare imponeva una sola linea di condotta: obbedire e tacere. La riunione si svolse al Comando alle ore 9 del giorno 10. (Qualche divergenza che emerge da alcune relazioni sulla data di questa riunione è certamente da imputarsi ad errore di memoria). Il Comandante Mascherpa espose tutte le notizie di cui era in possesso e manifestò chiaramente il suo. pensiero sulla situazione e le sue decisioni circa l'azione da svolgere. · Egli aveva liberato l'animo suo da ogni possibile dubbio ed era ormai decisamente incamminato per quella via che fin dall'inizio aveva scelto e che da quel momento divèrrà la direttiva precisa ed immutabile che, conducendolo al supremo sacrificio della vita, gli acquisterà titolo imperituro alla riconoscenza della Marina e del Paese. Egli non nascose i rischi e<l i pericoli che una tale direttiva comportava per lui e per ciascuno dei suoi dipendenti e, poiché il carattere del rutto eccezionale della situazione e degli avvenimenti in corso ·lo permetteva o meglio anzi lo esigeva, invitò rutti i convenuti ad esprimere apertamente il proprio pensiero. L'adesione dei convenuti al suo apprezzamen to della situazione ed alle conseguenti decisioni fu unanime. Egli dispose allora che le decisioni del Comando fossero comunicate ed illusuate a tutti i dipendenti e che fossero segnalati al Comando stesso i nominativi di quelli che dimostrassero di non consentire. (Tra l'armistizio e la caduta di Lero si ebbero due soli casi di « dissidenza ~ ). Si passò quindi ad esaminare i problemi della difesa in relazione alle prevedibili modalità di . sviluppo della reazione tedesca e vennero date disposizioni perch é fosse curata, prima di ogni altra cosa, la efficienza della difesa antiaerea, assegnando ad essa, per completarne gli effettivi, tutto il personale che poteva essere sottratto agli altri ser vizi. Successivamente furono precisati gli ordini particolari per il rafforzamento di tutti gli organi della Difesa. Tutti si misero al lavoro con chiarezza di idee e fervore di propositi. Si può dire che da questa riunione, per la ben definita e responsabile linea di condotta assunta dal Comandante Mascherpa, abbia avuto inizio la gloriosa resistenza di Lero ed il fatto è tanto più notevole e meritorio in quanto, sino a quel momento, non era giunta a Lero nessuna precisa d irettiva oltre a quella ge-


121 nerica contenuta nel proclama Badoglio, nessuna disposizione chiarificatrice delle clausole dell'armistizio tuttora malnote e, per di più, le scarse e frammentarie notizie pervenute da Rodi sulla situazione locale non erano cer to tali da costituire incoraggiamento alla decisione di schierarsi apertamente con gli Alleati e contro i Tedeschi. Le unità navali che, come abbiamo già detto, avrebbero dovuto partire la sera dell'8 dal Pireo per Lero, non avevano dato risposta alle chiamate r.t. Lero preoccupata ne informa Rodi. Il Ct. Euro, inviato a Coo per imbarcare una compagnia di fanteria, in prossimità di Rodi era stato fatto segno a,d un triplice lancio di siluri da parte di un sommergibile di nazionalità non identificata, ed aveva sventato l'attacco con rapida e. brillante manovra. Giunto in vicinanza del porto di Rodi, l'Euro ebbe ordine da Mariegeo di non sbarcare la truppa ma di riportarla a Coo e di rientrare quindi a L ero. Il Comandante, C.F. Meneghini, giunto a Lero, riferì di aver potuto osservare che a Rodi erano in corso combattimenti fra Italiani e T edeschi con impiego di artiglieria da am bo le parti. Il piroscafo Eolo, che aveva seguito l'Euro a Coo, vi fu trattenuto, d'ordine di Mariegeo. Per ordine di Egeomil due aerei della squadriglia da ncognjzione marittima vennero inviati a Simi ed a Castelrosso dove furono utilizzati per il rapido spostamento di ufficiali italiani ed inglesi in connessione con le trattative per l'armistizio. Un terzo aereo venne inviato, previ accordi col Generale Soldarelli, a Nicaria per eseguirvi una moderata azione di bombardamento, intesa a concorrere alla repressione della ribellione della popolazione greca in quell'isola. Durante la notte fra il 10 e 1'11 giunsero da Rodi. via telegra-

fo, notizie un po' più rassicuranti (V. doc. N. 63) sulla situazione e furono ricevute, per r.t., le istruzion i di Superrnarina per le navi che, a norma dell'armistizio, dovevano recarsi nei porti alleati. Le istruzioni (V. doc. N. 64) erano completate dal chiarimento, di capitale importanza, che le clausole dell 'armistizio non contemplavano per le unità navali cessione né abbassamento di bandiera; consentivano però di accogliere a bordo personale alleato di controllo. Esse integravano e quindi. impl icitamente, sanzionavano le disposizioni relative alle unità naval i trasmesse per r.t.


122 dagli Alleati, disposizioni che avrebbero comportato, per Lero, l'invio ad Alessandria delle unità mercantili ed a Haifa delle unità militari. Ma il Comandante Mascherpa, pur non essendo ancora al corrente dei contatti già svoltisi a Rodi e a Castelrosso con i rappresentanti del Comando inglese, ebbe la giusta percezione che, nelle particolari condizioni di Lero, non conveniva, nell'interesse stesso ,degli Alleati, far allontanare le unità navali e le trattenne a Lero. Il mattino dell'll giunse da Sira il Mas 521 inviato dal Comandante Navone a portare un plico per il Comandante Mascherpa. Gli avvenimenti di Marina Sira saranno riferiti nella Parte III. Qui diremo soltanto che, secondo alcune testimonianze, il plico di Sira cui, al suo giungere, era stata attribuita molta importanza, perché urgentissimo e riservato alla persona, conteneva soltanto una richiesta di vestiario. Nel frattempo le notizie da Rodi volgevano al peggio. Vi è chi riferisce che alle 12.30 vi sarebbe stato un colloquio telegrafico fra l' Amm. Campioni ed il Comandante Mascherpa, colloquio nel quale l'Ammiraglio avrebbe comunicato che la situazione a Rodi era divenuta insostenibile e che egli si vedeva costretto a chiedere la resa. Alla conseguente richiesta di ordini da parte del Comandante Mascherpa, l'Ammiraglio lo avrebbe lasciato libero di agire come meglio credeva. E' più probabile che la conversazione sia avvenuta con l'Amm. Daviso. Comunque, in questo diretto contatto con Rodi, il Comandante Mascherpa ebbe notizia èlell'imminente resa di Rodi, conferma della definitiva sospensione delle ostilità contro gli Anglo-americani ed esplicita precisazione che ormai i Tedeschi dovevano essere considerati e trattati come nemici. La caduta di Rodi era un grave colpo per Lero: essa metteva il Comandante Mascherpa d i fronte ad una situazione fortemente aggravata dal punto di vist.a militare soprattutto per la conquista tedesca dei due campi di aviazione di Rodi, e contemporaneam ente gli imponeva l'assunzione di nuove, assai più ampie responsabilità personali ; responsabilità che, com.e vedremo, egli affrontò in modo risoluto e virile. Quando, fra le 14 e le 15, in base alle comunicazioni di Egeomil (V. doc. N. 65-66) ed a quelle del Comm. Zarli (V. doc. N . 67-68-69-70-71-72), ebbe la certezza della già avvenuta caduta di Rodi, comunicò a tutte le Stazioni r.t. dell'Egeo (V. doc. 73-74) ed a tutte le stazioni r.t. d'lta-


123 lia con le quali potè venire in contatto garantendosi che fossero in mani italiane e non tedesche (e furono prima Cagliari e poi Bari e Brindisi), che la Stazione r.t. di Rodi era distrutta e che tutto il traffico r.t. da allora in poi doveva essere appoggiato a Lero (V. doc. N. 75-76). Successivamente tentò con ogni mezzo (direttamente per r.t., o per telegrafo, rivolgendosi ai presidi di tutte le isole di possibile approdo (V. doc. N. 77-78-79-80-81-8283-84), di far pervenire alle unità navali che si erano allontanate da Rodi l'ordine di far rotta per Lero. Quest'ordine, che coincideva con quello avuto dalle unità all'atto della partenza da Rodi o subito dopo, non fu eseguito per le circostanze che abbiamo già esposto nella Parte I. e l'intenso traffico telegrafico e r.t. cui esso diede origine ebbe esito ·nullo. Le sole unità che d a Rodi si trasferirono a Lero furono il piroscafo Taganrog ed il Mas 550. Poco dopo le 18 giunse, via .filo ed a firm a Daviso, l'ordine di rinviare a Rodi alcune unità che, partite da Rodi, erano ritenute già arrivate a Lero. (V. doc. N. 85-86). Tale or-dine parve sospetto e si tentò di controllarne l'autenticità anche attraverso il · telegrafo di Simi dove transitavano le comunicazioni fra Rodi e Lero. Il telegrafista di Simi assicurava di riconoscere la manipolazione del tasto del suo collega di Rodi e del D irettore delle Poste di Rodi. Da Rodi si insisteva, sempre a firma Daviso. Alla fine Lero rispose che le unità richieste non erano a Lero {Y . doc. Numero 87). L'Ammiraglio Daviso, nella sua relazione, nega recisamente di aver dato quest'ordine ; il che appare logico, perché un ordine d i tal fatta sarebbe stato in pieno contrasto con tutta la sua linea di condotta e con l'impegno d a lui messo per far sì che tutte le unità navali raggiungessero Lero. A rendere ancora più strano l'episodio, sta la relazione del $.T.V. Luchini, Comandante m ilitare del piroscafo Taganrog (proveniente da Rodi dove era stato catturato ai Tedeschi, (V. Parte I.), il quale, come abbiamo già narrato nella Parte I., fu presente, per caso, nell'Ufficio telegrafico di Simi, allo scambio di telegrammi su riferito. E gli si inserì nello scambio di telegrammi fra Lero e Rodi, e fece inviare una sua nota diretta al1'Amm. Daviso per chiedere ordini. Dopo pochi m inuti ebbe la risposta « Recatevi Lero. Daviso ». Anche a Samo giunse lo stesso giorno 11 uno strano telegramma, cui non fu dato alcun peso perché riconosciuto subito


124 come apocrifo. Esso diceva : « La sospensione delle ostilità è sospesa fino a nuovo ordine - Daviso ». Siamo stati indotti alla particolareggiata narrazione di questo episodio dalla considerazione che esso ci sembra utile a mettere in luce la strana atmosfera di quei giorni e di quelle ore, in cui tutto era sovvertito e l'espletamento di ogni atto ·di comando, l'esecuzione di ogni ordine, rivestivano i più disparati ed imprevisti caratteri di dùbbio e d i incertezza e potevano raggiungere il loro giusto fine soltanto se accompagnati da retto sentire e da non comune chiarezza di vedute.


CAPITOLO

IV.

DALLA CADUTA DI RODI ALL'ARRIVO DEL PRIMO REPARTO INGLESE

Caduta Rodi e venuta quindi meno la superiore autorità dell'Egeo, il Generale Soldarelli, Comandante la Divisione « Cuneo >> che aveva sede a Samo, guale ufficiale più elevato in grado presente nel settore, assunse d i sua iniziativa il comando di tutte le forze armate delle isole occupate e del Possedimento e, nel darne comunicazione (telegramma delle ore 18.30) ai Comandi dipendenti (V. doc. N . 88), ordinava la sospensione di ogni movimento di mezzi navali ed aerei verso i porti sotto controllo tedesco. Subito dopo, con altri telegrammj che si richiamavano ài proclami emanati dal Re e dal Maresciallo Badoglio, ordinava a tutti i presidi la resistenza ad ogni costo ad eventuali attacchi tedeschi (V. doc. N. 89-90). In analogia con quanto fatto dal Generale Soldarelli, il Comandante Mascherpa assunse il comando della Zona Militare e Marittima dell'Egeo e ne diede notizia al Generale Soldarelli ilivenuto suo superiore diretto, ed ai dipendenti, compresi i Comandi militari di Calino e Patrno. A questi diede anche notizia della caduta di Rodi e dell'assunzione del Comando Superiore da parte del Generale Soldarelli. Successivamente, a questi due presidi (ed anche a Coo per espresso incarico ricevuto dal Generale Soldarelli) diede le stesse disposizioni di resistenza ad oltranza ad eventuali attacchi tedeschi in ottemperanza ai proclami del Re e di Badoglio. (V. doc. N. 91-92-93-94-95). Alle 20 del giorno 11 il Generale Soldarelli telegrafò da Samo al Comando di Lero informando che una missione militare inglese inviata a Samo dal Generale Wilson, desiderava sapere se


126 quel Comando era a conoscenza delle condizioni d'armistizio ed in caso affermativo chiedeva, con risposta immediata, che tutti i natanti non strettamente indispensabili alla difesa di Lero fossero inviati a Samo. Lero rispose subito di non essere a conoscenza delle condizioni di armistizio (V. doc. N. 96-97): così, dell'ordine alleato, che denotava una volontà di rigida esecuzione delle disposizioni generali, logicamente non applicabili alla particolare situazione di Lero e di Samo, non si parlò più. All'alba del 12 la missione militare inglese, preavvisata per r.t. dal Generale Soldarelli, giunse a Lero col Mas 522 (Comandante il S.T. C.R.E.M. di c.to Carlo Beghi). La missione era composta dal Colonnello Pawsen, dal Maggiore Wodecon e da un ufficiale greco al servizio degli Inglesi. L'accompagnava il T.C. Nicola Gaudioso, Capo di Stato Maggiore della Divisione « Cuneo >. Sembra che gli ufficiali inglesi abbiano detto che essi si trovavano già a Samo fin da prima dell'armistizio, per organizzare le bande ribelli. Essi esposero al Comandante Mascherpa le condizioni dell'armistizio, non insistettero sull'invio a Samo delle unità navali, si informarono sull'efficienza della difesa di Lero e sulle intenzioni del Comando verso gli Inglesi e verso eventuali attacchi da parte tedesca. I rapporti con gli Inglesi furono corretti: non provocarono nè incidenti nè particolari manifestazioni di cordialità. Non vi è alcun dubbio che il Comandante Mascherpa non abbia subito confermato la decisione, già presa, di piena lealtà agli ordini del Governo legittimo, nonché l'accettazione di rune le disposizioni d'armistizio e la ferma volontà sia di reagire con le armi contro eventuaJi azioni tedesche, sia di cooperare in ogni senso con gli Inglesi. E' da ritenere però che egli, pur avendo fin dall'inizio giustamente improntato la sua azione soprattutto al sano criterio di tenere saldamente in pugno i suoi uomini e di mettere e di esigere ogni impegno nel coordinare e rendere più efficienti i mezzi bellici di cui disponeva, non abbia voluto, in quel primo, delicato, contano con gli Inglesi, sbilanciarsi eccessivamente, non conoscendo ancora nè quali pote\'ano essere i limiti autorizzati della cooperazione con gli Alleati nè il preciso carattere del loro intervento in nostro aiuto. Fatto sta che il Colonnello Pawsen, ritornato a Samo la stessa sera del 12, chiese al Generale Soldarelli informazioni sul Co-


127 mandante Mascherpa (informazioni che il Gen. Soldarelli, avendo avuto col Comandante Mascherpa scarsissimi rapporti, non fu in grado di dargli) e fece comprendere che non era rimasto troppo soddisfatto dei contatti con lui avuti. Aggiunse che avrebbe avanzate al Comando del Medio Oriente alcune proposte, il cui tenore non ci è noto. In questi particolari del primo incontro Mascherpa-Alleati e nella interpretazione che ne abbiamo data è forse da ricercare la prima origine della malcelata ostilità che gli Alleati sempre dimostrarono verso il Comandante Mascherpa. Fu quasi certamente questa loro ostilità che, come vedremo più tardi, indusse il nostro Comando Supremo a chiedere ripetutamente al Ministero della Marina la sostituzione di Mascherpa, sostituzione che le sopravvenute circostanze non consentirono fosse effettuata. Si può forse considerare come una dimostrazione delle prime lagnanze degli Alleati anche il telegramma 47532 del 14 settembre di Supermarina che qui riportiamo integralmente: MARINA

LERO.

SuPERMARINA 47532. - Dovete difendervi oltranza per onore Marina italiana et Italia alt Poichè avevate possibilità difendervi contro unità inglesi dovete a più forte ragione difendervi contro mezzi tedeschi certamente minori. 093514-104014. Alle 7 di mattina, sempre del giorno 12, erano giunti m volo da Castelrosso il Col. Fanizza ed il Maggiore Guizzon d i cui abbiamo già parlato nella Parte I. Il Col. Fanizza, Sottocapo di Stato Maggiore di Egeomil, era stato inviato a Castelrosso dal Governatore Campioni per prendere accordi con la missione militare inglese circa le modalità dell'intervento inglese a Rodi e per sollecitare questo intervento. Nel pomeriggio del giorno 11, dal pilota dell'apparecchio che aveva riportato da Simi a Castelrosso il Colonnello Turnbull, egli aveva ricevuto la comunicazi one già riportata nella Parte I.: « Da Egeomil a Marina Lero: Un Cant Z-501 parta immediatamente per Simi dove prenderà due persone da portare a Castelrosso alt. A Castelrosso prenda nostro Colonnello che deve rientrare subito Lero perché situazione purtroppo è finita alt Detto Colonnello comunichi che qualsiasi azione deve essere assolutamente per ora sospesa alt Governatore Campioni ».


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Il Col. Fanizza conosceva bene lo stato d'animo e le intenzioni del Comando di Rodi (intenzioni che solo avverse circostanze avevano impedito di tramutare in realtà) e ne mise al corrente il Comando di Lero che fu così direttamente confortato sulla opportunità delle decisioni già prese, della linea di condotta scelta e seguita, e vieppiù spronato a persistere nelle stesse direttive ora che, con la caduta di Rodi e con l'assunzione del Comando di Mariegeo, esso era divenuto l'erede dello spirito di quel Comando in una zona dove fortunatamente i Tedeschi erano ancora assenti e vi ·era guindi maggiore margine di tempo per organizzare la difesa. A Lero il Col. Fanizza prese contatto col T .C. Gaudioso (giunto a Lero con la missione inglese) e col T.C. Li Volsi, Comandante del battaglione di fanteria di Lero. Con quest'ultimo visitò le sistemazioni difensive e concordò alcuni provvedimenti tecnici interessanti la difesa terrestre. Nel corso dei contatti che ebbe col personale dipendente dal T.C. Li Volsi, fece anche opera di conforto morale e di incoraggiamento per i futuri aspri doveri da compiere.

Lo stesso giorno 12 giunse a Lero il piroscafo Taganrog che, come abbiamo già visto, proveniente da Rodi aveva fatto tappa a Simi, ed il Mas 559 (Nocchiere di 2a Alberto Baldelli). Non portarono notizie molto complete e precise perché il Taganrog era partito da Rodi il giorno 9 ed il Mas 559 1'1 1, ma qualche ora prima della resa. I loro racconti furono però sufficienti ad alimentare, sia fra i militari sia fra la popolazione civile, la propaganda antitedesca. A rafforzarla ulteriormente concorsero anche la notizia (V. doc. N . 98-99) che il presidio dell'isola di Termia era stato circondato e fatto prigioniero dai Tedeschi e le informazioni giunte da Srampalia che era in contatto telegrafico con la Stazione di Vedetta di Prassonisi (la penisoletta all'estremo Sud di Rodi). Il personale di questa Stazione di Vedetta non si era arreso ai Tedeschi m a, come abbiamo già narrato nella Parte I., in seguito ad un telegramma di Marina Lero, era fuggito su due barche a vela di rigendo verso la Turchia. Prima di lasciare l'isolotto essi avevano inviato a Stampalia un telegramma che denunciava massacri compiuti dai Tedeschi a Rodi e chiudeva con la frase: « Viva l'Italia!» (V. doc. N. 100). Anche a Nicaria le cose si


Rada di Portolago vista dal monte Patella


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129 mettevano male ed il nostro posto di segnalazione e di avvistamento di Capo Papas era stato occupato dai ribelli (V. doc. N. 101). Continuavano sistematjcamente i tentativi di m ettersi in contatto con le unità navali che erano al Pireo e con chi si presumeva potesse darne notizie, ma essi rimasero sempre infruttuosi. Da Sira invece si ebbe conferma che i posamine A/bona, Gallipoli, Otranto erano in quel porto. In mattinata giungeva da Coo (dove aveva sbarcato alcuni ufficiali dell'Esercito fu ggiti da Rodi) la Ms. 23 (S.T.V. Alberto Bencini) che dava importanti ragguagli sull'esodo da Rodi delle unità navali. In conseguenza .dell'assunzione del Comando di Mariegeo, il Comandante Mascherpa diramò alcune disposizioni in vista di un possibile attacco tedesco. Fu ristabilito il servizio di vigilanza foranea (probabilmente con il sospetto ch e le unità italiane che non rispondevano alle chiamate r.t. fossero andate a rinforzare le scarse forze navali tedesche). Fu dato ordine alle batterie e.a. di intervenire senz'altro contro aerei tedeschi che sorvolassero l'isola e ciò provocò il giorno stesso (12) alcune azioni di fuoco contro apparecchi ricognitori. Fu comunicata ai Comandi d i Sira e Stampalia la costituzione dei nuovi Comandj in seguito alla caduta di Rodi. (V. doc. 102). Furono date istruzioni per l 'eventuale sgombero di alcune Stazioni di Vedetta si tu ate in isolotti lontani ed indifesi. Fu ordinato ai presidi d i Sira e di Stampalia di ripiegare su Lero in caso di preponderante azione tedesca. Fu autorizzata Marina Sira a mettere a disposizione del Comando Militare delle Cicladi alcuni mezzi per lo sgombero del presidio dell'isola di Zea. Essendo pervenuto da Supermarina l'ordine di contrastare il .traffico tedesco fra il Pireo e Rodi fu predisposta una crociera di vigilanza con motosiluranti e fu insistentemente richiesto per radio alle Autorità inglesi di rinviare a Lero la Ms. 12 e la Ms. 15 (V. doc. N. 103-104-105). Infine apparendo la situazione chiarita ed in un certo senso stabilizzata, Mariegeo ne ragguagliò il Comando Supremo e Supermarina (V. doc. N. 106 e

N. 107).

Il giorno 12 si verificò un fa tto, originato da un modesto aYvenirnento d i carattere personale, ma che, nel concatenato susseguirsi degli avvenimenti, ebbe conseguenze che possono, in realtà, definirsi risolutive. Esse incisero infatti su quei fattori morali e spirituali che, pur non avendo potuto prevalere contro av-

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130 verse condizioni di fatto nel campo delle contrapposte forze militari, contribuirono tuttavia in modo essenziale a far sì che il nome di Lero sia oggi ricordato non già come quello di una dolorosa disfatta, ma come quello di una generosa e gloriosa pagina di storia di cui l'Italia ed in modo particolare la Marina possono a buon diritto andar fiere. L'arrivo da Rodi del piroscafo Taganrog e del Mas 559, le comunicazioni che giungevano per telegrafo da qualche isola o da qualche posto isolato, le notizie che le varie radio trasmettevano e che in quei giorni di passione e di ansia circolavano velocemente diffondendo drammatica agitazione, avevano creato nel personale militare di minor grado una certa perplessità ed uno stato di qualche incertezza rispetto alla sorte futura. Il morale dei marinai .non poteva non trovarsi in una situazione di equilibrio instabile che avrebbe anche potuto precipitare, determinando conseguenze incresciose e forse irreparabili. Ora, in quel giorno 12, il Comandante Mascherpa, avendo sentito iJ bisogno di prendere più stretto e diretto contatto col Generale Soldarelli che poco conosceva e non potendo ovviamente pensare ad assentarsi dall'isola, aveva manifestato al Comandante Spigai la sua intenzione di mandarlo a Samo per un co1loquio col Generale. Il C.te Spigai disse alla sua ordinanza di preparargli la valigia senza dirgli perché. La cosa .non passò inosservata e. circolando di bocca in bocca, fece nascere il sospetto che sia il Comandante Spigai sia i Comandanti Mascherpa e Re si preparassero ad andarsene. Non appena il Comandante Spigai seppe la cosa dal suo attendente e seppe che anche alcuni marinai stavano preparando i loro fa gotti, riunì immediatamente tutto il personale della Stazione Sommergibili che da lui dipendeva e parlò con tanto calore che, alla fine, avendo detto che lasciava libero di andarsene chiunque voleva, ed avendo dato pubblicamente e fatto subito eseguire l'ordine di togliere le sentinelle alla banchina per non lasciar sussistere alcun dubbio sulla piena libertà di impadronirsi delle imbarcazioni e dei natanti, nessuno si mosse. Il Comandante Spigai mise subito al corrente il Comandante Mascherpa delle varie fasi dell'episodio e questi tirò le conseguenze dell'accaduto e ne dedusse la necessità di rafforzare il morale di tutto il personale .dell!isola e specialmente dei distaccamenti montani ed isolati. E poiché il Comandante Spigai aveva già dato prova sia in questa occasione sia 1'8


131 Settembre (quando subito dopo la notlZ!a dell'armistizio, alle ore 20.50 aveva di sua iniziativa riunito militari ed operai civili del suo settore e li aveva rinfrancati e rintanati) di essere particolarmente adatto a questo compito, gli diede ordine di recarsi presso tutti i distaccamenti e i reparti dell'i sola per visitarli e per parlar loro, preparandone lo spirito alle prove che li attendevano. Il Comandante Spigai iniziò l'indomani il suo giro. Il giro durò parecchi giorni e la parola facile e convincente del Comandante Spigai seppe scendere a toccare il cuore. di tutti. Il contatto che a mezzo del Comandante Spigai si stabilì fra il Comando e tutti i suoi dipendenti, compresi i più ' lontani ed isolati, fu, anche per le particolari qualità dell'oratore, un elemento di altissimo valore nella preparazione dell'isola alla resistenza. Ad esso vanno in buona parte attribuite la salda ripresa morale dopo qualche sporadica incertezza iniziale e la ferma caparbia volontà di durare sino allo estremo che ha caratterizzato l'eroica difesa di Lero. Quest'opera di persuasione morale, date le particolari circostanze in cui si è svolta, ha assunto anche delle forme inconsuete. Il Comandante Spigai infatti, spinto dal suo istinto (che già aveva avuto così felice collaudo nella improvvisa adunata del personale di S. Giorgio nel pomeriggio del giorno 12) ed autorizzato anche dal Coman dante Mascherpa, alla fine delle sue parole, invitava sempre quelli fra i suoi ascoltatori che non fossero d'accordo ad uscire dai ranghi per manifestare i propri sentimenti ed il proprio pensiero. Da rutto quel complesso di uomini di età diverse, di diverse provenienze, infiacchiti da una lunga inerzia, esacerbati da un lungo periodo di vita disagiata, ristretta, priva di conforto e, soprattutto, inaspriti da un lungo periodo (per qualcuno di parecchi anni) trascorso senza licenze e con notizie dei familiari scarse e rade per difficoltà postali, guidati da ufficiali non della loro stessa arma perché quasi tutti dell'esercito, impressionati dai racconti, allora in parte fantasticamente esagerati della durezza dei Tedeschi verso chi a Rodi si era schierato contro di loro, uno solo uscì dalle file per dire che non si sentiva di combattere contro i vecchi alleati. (NOTA} - Gli an-enimenti di Lcro, considerati òa un punto di \'Ìsta strettamente militare e più ancora da un punto di vista tecnico professionale (specie se paragonati a tanti g randiosi e spettacolari a,·venimcnti svolt isi durante la seconda guerra mondiale), non avreb· bero grande ri lievo. Ma poiché nella ,·alotazione degl i avvenimenti italiani del periodo che segue J"armistizio ha enorme importanza !"esame dei fatt i morali che hanno influiw in modo soverchiante sui fattori militari, ci siamo diffusi in questa. come in altre occasion i,


132 La m attina del 13 settembre la Ms. 12 (C.C. Daviso) portò a Lero una missione inglese composta dal Maggiore Jellicoe (quello stesso che era stato paracadutato a Rodi nella none fra il 9 ed il 10) e di due altri ufficiali i quali portavano una stazione r.t. che poteva comunicare di rettamente col Comando Alleato del Medio Oriente. La stazione fu istallata nella sede del nostro Comando. Il Maggiore Jellicoe consegnò al Comandante Mascherpa una lettera a lui diretta dal Colonnello Turnbull, Capo della missione militare alleata nelle isole italiane dell'Egeo. La lettera diceva testuahnente : « Capitano di Vascello Mascherpa - Comandante in Capo - Leros - Sulle mie istruzioni Ms si rende a Leros con qualche rinforzo, istruito per aiutare lei nella difesa dell'isola contro un attacco tedesco. Altri sostanziali rinforzi arriveranno prossimamente con altri mezzi. Sono incaricato dal mio Comandante in Capo per augurarvi buonissima fortuna nella difesa di Leros e il mio Governo è sicuro che Lei manterrà quell'isola nelle vostre mani. - Turnbull Colonnello Capo della Missione Militare alleata nelle isole italiane dell'Egeo >. La stessa mattina del 13 giungevano con un nostro Cant Z (uno dei due inviati a Simi il giorno 10) il Capitano di Fregata inglese Wolfson ed il Capitano di Artiglieria italiano Loredano Giannotti. Il Corr.andame W olfson era l'addetto navale in Turchia e rappresentava il Comando in Capo delle Forze navali del Levante. Il Capitano Giannotti, addetto all'ufficio operazioni dell'Esercito di Egeomil, il giorno IO era stato inviato dal Governatore Campioni con la Ms. 15 da Rodi a Simi per accompagnare il Maggiore Dolbey ferito ad una gamba nella none fra il 9 ed il 10 in conseguenza dell'atterraggio col paracadute su Rodi. li Capitano Giannotti aveva avuto ordine di illustrare al Comando inglese la situazione che si era venuta creando a Rodi e di metterlo al corrente della consistenza e della dislocazione delle truppe italiane nelle isole dell'Egeo. Gli era stata data autorizzazione di comunicare agli Inglesi tutti gli elementi della situazione militare nelle isole dell'Egeo e gli era stata consegnata una

ne lla minUla narraz ione di episodi che in una normale trattazione militare o non sarebbero si,~ti inseriti o a,·rcbbcro occupato non più di qualche ri):?a. In realtà il giro d, propagan· da del Comand:1nic Spigai facendo seguito al pron:o orientamento impresso alla su., azione da l Comandante Masche rpa e stato. nei riguardi del pcrsor.ak di minor grado della d ifesa. il fondamento cticn dell~ resistenza di Lcro e come tale anda\'a adcgwnamcntc ricord~·o.


133 lettera indirizzata dal Governatore Campioni al Generale Wilson. La Ms 1.5 era partita da Rodi alle 13. Giunti a Simi i due ufficiali avevano proseguito con un'idroambulanza per Cipro, dove il Maggiore Dolbey si era fermato, mentre il Capitano Giannotti proseguiva, con aereo britannico, per il Cairo. Arrivato al Cairo alle 17.50 del giorno 10, alle ore 18.15 era stato ricevuto dal Generale Wilson Comandante in Capo del Medio Oriente, al quale, presente il suo Stato Maggiore, illustrava la situazione militare italiana nell'Egeo. Egli si tratteneva poi al Cairo ed il mattino del 13, come abbiamo già detto, giungeva a Lero e consegnava al Comandante Mascherpa una lettera a lui diretta dal Gen. Wilson (V. doc. N. 108) con allegata copia della lettera che il Generale aveva ricevuta dall'Amm. Campioni (V. Parte I. - doc. N . 9). Durante il giorno 13 si ebbe gualche azione di fuoco di batterie antiaeree contro aerei tedeschi, uno dei quali lanciò senza risultato quattro piccole bombe nei pressi della batteria 281 (baia di Xerocampo). Un pnmo piccolo nucleo di paracadutisti inglesi sbarca a Coo. Nel pomeriggio del 13 giunge a1 Comando di Lero un telegramma da Sira in cui il Comandante 'Kavone (Comandante di Marina Sira) annuncia l'arrivo per l'indomani mattina di un Mas tedesco con un parlamentare (V. doc. N. 109). Il Comandante Mascherpa risponde di inviare il Mas a Samo per eventuale colloquio col Gen. Soldarelli ed ordina l'immediata partenza per Lero di tutte le unità navali presenti a Sira, prescrivendo rotte distinte da quelle del Mas tedesco. (V. doc. N. 110-111). L'ordine non ebbe esecuzione perché Sira (come vedremo narrando gli avvenimenti di quella sede) si era accordata coi Tedeschi e dalle ore 12 del giorno successivo (14) (V. doc. N. 112-113) aveva interrotto ogni comunicazione r.t. con Lero. Neanche il Mas tedesco coi parlamentari è più andato a Samo, avendo sospeso la partenza per lo stato del mare (V. doc. N. 114). Nel pomeriggio del 13 ammarò a Lero, proveniente da Erindisi, un Cant Z con un uffici ale inviato dal Comando Supremo a portare un nuovo cifrario al Comando dell'Egeo. li Comandante Mascherpa ritenne che il cifrario dovesse essere recapitato al Gen. Soldarelli che aveva assunto il Comando Superiore delle


134 FF.AA. e che lo aveva effettivamente richiesto, ritenendo compromesso il cifrario già in uso, e poichè l'ora era già avanzata, stabilì che l'idrovolante ripartisse per Samo l'indomani mattina. Nel frattempo il contatto con quell'ufficiale del Comando Supremo fu prezioso per informare il Comando di Lero su quanto era accaduto in Italia e sulla situazione italiana del momento. Nello stesso pomeriggio, su un motoscafo di soccorso della RAF giunse a Lero la terza commissione inglese, presieduta dal Colonnello Turnbull e composta dal Ten. Col. Wheeles - Commander Heilstone - -Magg. Lloyd Owen - Magg. Blagden Cap. Fassnidge. Questa Commissione, più completa e più autorevole delle precedenti, il cui compito era stato più che altro genericamente inform ativo, aveva invece l'incarico di compiere un esame accurato della situazione militare di Lero e di concretare i conseguenti provvedimenti necessari per consolidarne la difesa. Alla Commissione (di cui alcuni componenti rimasero nell'isola fino alla fin e) furono date particolareggiate informazioni sui piani di difesa e notizie sulle forze italiane e tedesche in Egeo. I membri della Commissione, accompagnati dai nostri ufficiali, visitarono tutti gli apprestamenti dell'isola. Lo stato della difesa deluse alquanto gli Inglesi. Essi credevano che a Lero vi fossero anche batterie di grosso calibro e stazioni di lancio di siluri. Constatarono però che la difesa e.a. ed in maggior misura quella navale avevano notevole efficienza, pur disponendo quasi esclusivamente di vecchie armi e di scarse e poco attrezzate si stemazioni per la direzione del tiro e pur soffrendo di alcune lacune e deficienze che furono illustrate insieme con le proposte per porvi rimedio. Fu concordemente constatato che la più grave deficienza era l'insufficiente difesa terrestre. Fu convenuto che a questa avrebbero provveduto gli Inglesi, mentre la difesa navale e contraerea restava affidata agli Italiani. Sembra che sia stato studiato anche un sistema di difesa con trinceramenti a bretella che però non fu mai attuato per scarsità di mezzi e mancanza di mano d'opera. (Specie dopo l'inizio dei bombardamenti gli abitanti dell'isola erano m olto restii ad eseguire lavori mi litari). A quanto risulta le proposte italiane furono : - Raddoppiare le forze terrestri esistenti costituendo una massa di manovra mobile.


135 - Dotare l'isola di cannoni anticarro. - Rinforzare la difesa antiaerea con mitragliere e la difesa antisbarco con mine e reticoli sulle spiagge di più facile accesso. - Il rutto avrebbe dovuto essere integrato da adeguato numero di aerei da caccia aventi base a Coo e da rinforzi di truppe e di cannoni antiaerei ed anticarro su quell'isola. - Fu proposto il rinforzo della guarnigione di Stampalia, furono richiesti frequenti bombardamenti dei campi di aviazione di Rodi e, possibilmente, di quelli di Creta e della Grecia. La Commissione accolse tutte le proposte ed è da presumere che le abbia trasmesse al Cairo. Pieno accoglimento ebbe dal Comando del Medio Oriente la proposta di esonerare le unità navali presenti (Euro - Azio - Legnano - Volta - Flottiglia Mas) dal trasferirsi nei porti alleati, lasciandole a Lero agli ordini del Comando italiano. Il 15 settembre giunsero a Coo altri paracadutisti inglesi e qualche apparecchio da caccia. Ciò corrispondeva al concetto inglese, chiaramente espresso dal Gen. Wilson nella sua relazione più volte citata, di tenere in Egeo qualche punto di appoggio come Samo, Coo, Lero, in attesa. che maturassero le condizioni necessarie per poter procedere alla riconquista di Rodi. L'importanza di Coo era dovuta al suo campo di aviazione, le cui modeste caratteristiche però permettevano di fare assegnamento su di esso soltanto in via provvisoria fintantoché non fosse possibile disporre dei due campi, assai migliori, di Rodi. La modestia delle forze d 'aviazione che potevano far base a Coo e l'insufficienza della difesa antiaerea, sia italiana sia inglese, non permisero di continuare ad inviare rinforzi con trasporti aerei diurni ma costrinsero ben presto a far ricorso soltanto al traffico notturno. Continuava intanto il ripiegamento dei presidi delle isole minori sulle maggiori. Così il presidio di Nicaria ebbe ordine dal Gen. Soldarelli di prepararsi a rientrare a Samo (V. doc. N. 115), mentre il Comandante Mascherpa ordinava al presidio di Andros di diStruggere rutto il materiale non trasportabile e di raggiun~ere Lero (V. doc. N. 116). Vedremo nella Parte III il diverso svolgimento degli avvenimenti sia a Nicaria sia a Samo.


136 Nella notte fra il 15 ed il 16 giunse a Lero (sembra con motopescherecci greci) un primo contingente inglese. Per sottolineare l'importanza dell'arrivo delle prime truppe inglesi e ribadire in rutti i suoi dipendenti la persuasione che la via seguita era la sola conforme alle leggi dell'onore militare ed agli interessi del Paese, il Comandante Mascherpa il mattino del 16 emanò una circolare diretta a rutti gli Enti militari e civili dipendenti. (V. doc. N . 117). Nel pomeriggio giunse un telegramma di elogio del Comando Supremo (V. doc. 118).


CAPITOLO

V.

PRIME MANIFESTAZIONI DI COLLABORAZIONE ITALO-INGLESE

Dall'isola di Caso dove la Marina aveva soltanto qualche elemento del servizio comunicazioni (stazioni segnali, stazione vedetta, stazione r.t. campale) giunse notizia che ì tedeschi avevano disarmato i pochi fanti del presidio ed i marinai. Venne subito ordinato lo sgombero ed il ripiegamento su Lero, ma giunse comunicazione che l'ordine non poteva essere eseguito per mancanza di mezzi di trasporto (V. doc. N. 119-120-121-122). La noma difesa antiaerea di Simi abbattè un aereo tedesco. Un altro venne abbattuto a Piscopi d a aerei inglesi, mentre un aereo italiano Cant Z 506 partito per Staropalia dove aveva imbarcato due ufficiali della missione inglese (C.F. Wolfson e Maggiore Jellicoe) che vi sì erano recati per un sopraluogo, veniva mitragliato da aerei tedeschi e costretto ad ammarare presso l' estremità della baia di Agrilidi (Stampalia) dove durante la notte andò distrutto per un incendio. Le cause dell'incendio non furono potute individuare. L'eguìpaggio e gli ufficiali inglesi si salvarono: questi ultimi raggiunsero poi Lero con Ms. inglesi. Al personale di Andros, che non si era arreso ai Tedeschi esistenti nell'isola e chiedeva ordini, il Comando di Lero comunicò di attaccare e distruggere la Stazione r.t. tedesca, facendone prigioniero il personale (V. doc. 123-124). Il giorno 17 si ebbe un nuovo afflusso di truppe inglesi, circa 400 uomini che giunsero con cannoniere ed unità inglesi . Queste truppe, come convenuto, presero posizione nella zona centrale dell'isola ed il loro Comando si installò in una villa fra Gurna ed Alinda. Il Comandante Mascherpa ottenne che la moneta ita-


138 liana rimanesse l'unica ad avere corso nell'isola. Particolari accordi vennero presi con la missione inglese per il rifornimento viveri ai civili ed ai militari attraverso l'isola di Coo. Lo stesso giorno giunse a Lero col Mv. Vassilichi e con un caicco il presidio di Alirnnia (170 · uomini). Lo comandava il S.T. Art. di c. Settimio Cinicola. Sono state già narrate, nella Parte I, le vicende di questo piccolo e valorosissimo nucleo di marinai e del suo bravo Comandante. Dalla documentazione allegata alla Parte I. (doc. N. 42) risulta anche l'intervento del Comando di Lero le cui pronte istruzioni hanno molto efficacemente contribuito al buon esito dell'operazione. Nella notte fra il 17 ed il 18 una squadriglia di Ct. di cui due inglesi, Faulknor ed Eclipse ed uno greco, Queen Olga, probabilmente proveniente da Lero, intercettò, a nord di Stampalia, un convoglio tedesco che portava a Rodi personale specializzato e rifornimenti. Due piroscafi furono affondati ed una cannoniera di scorta fu danneggiata e si rifugiò a Stampalia dove l'equipaggio fu fatto prigioniero. Degli ulteriori avvenimenti relativi .alla cannoniera ed al suo equipaggio si riparlerà nella Parte III. Qui ci limiteremo a dire che il Comando di Lero ritenne opportuno, informandone il Comando Supremo e Supermarina (V. doc. N. 125), inviare a Stampalia la Ms. 12 (C.C. Daviso) e la Ms. 23 (S.T.V. Bencini), che partirono da Lero verso le 9.30 del 18. Interessato dal Comando di Lero, il Colonnello Turnbull chiese alla RAF la scorta aerea che doveva alzarsi da Coo (V doc. N. 126). Sembra sia stata data anche assicurazione in proposito, ma la scorta non ci fu e le due Ms., attaccate ripetutamente e violentemente da aerei tedeschi, finirono per essere distrutte dopo aver abbattuto uno degli aerei attaccanti. Anche i particolari di questo episodio saranno esposti più ampiamente nella Parte III.

Il giorno 18 i Tedeschi si presentarono in forze ad Andros. Il presidio chiese aiuti che non potevano essergli inviati e, non avendo mezzi sufficienti per una organizzata resistenza, in parte si ritirò sui monti ed in parte dovette darsi prigioniero dopo aver lottato e subito perdite. Nel corso dello scambio di messaggi con Lero venne ribadito l'ordine di distruggere tutto il materiale. Negli ultimi messaggi le frasi di chiusura sono . << Viva l'Italia - Viva il Re » (V. doc. N. 127-128-129-130-131-132-133-134).


139 L'attività aerea si intensificò dalle due parti. A fronte di un aereo tedesco abbattuto nei pressi di Stampalia dalla Ms. 23 e ad uno precipitato in mare ad opera di uno Spitfire inglese nei pressi dello scoglio di S. Domenico, ad Ovest di Calino (V. doc. N. 135) sta la distruzione al suolo, per incendio, di due aerei inglesi da trasporto nell'aeroporto di Coo, ad opera di cinque aerei tedeschi (V. doc. N. 136). Poniamo alla data del 18 Settembre un doloroso avvemmento che, pur non riguardando direttamente Lero, mette conto di riferire, per le dannose conseguenze di carattere generale che esso ebbe sui rapporti fra i nostri Comandi ed i Comandi Alleati, rapporti che, nel campo esecutivo, si erano m1z1at1 su una base abbastanza soddisfacente di fiducia e di cameratismo. Si tratta della sedizione del Mas 522. Il Mas 522, comandato dal S.T. C.R.E.M.c. Carlo Beghi, si trovava all'armistizio a Samo, a disposizione del Gen. Soldarelli, Comandante la Divisione «Cuneo». Risulta che il S. T. Beghi godeva la fiducia del Generale, tanto che, in occasione di una preannunziata sostituzione del 522 con un altro Mas, il Generale pregò il Comando flottiglia Mas di non dar corso alla sostituzione e di lasciare a Samo il 522 col Beg.bì, che era un ufficiale professionalmente assai capace. Il 12 settembre il 522 aveva portato a Lero il T.C. Gaudioso, Sottocapo di Stato Maggiore della Divisione « Cuneo » coi primi due ufficiali inglesi che presero contatto col nostro Comando. Il Beghi si trattenne a Lero due giorni, ebbe rapporti coi suoi diretti superiori e non diede motivo al minimo sospetto riguardo ai sentimenti che poteva nutrire. Riportati gli ufficiali a Samo, ebbe occasione di compiere un'altra missione di fiducia la sera del 17, portando da Samo sino al limite delle acque territoriali turche il Generale Arnold, addetto militare britannico in Turchia. Vi era chi aveva concepito su di lui qualche sospetto e ne diffidava, ma il Comando di Sarno non aveva dato peso agli avvertimenti. Il giorno 18 si palesò la necessità di inviare una missione a Nicaria dove erano sorte alcune difficoltà da parte dei guerriglieri greci, anche per i loro rapporti con le Camicie Nere che avevano un contegno non del tutto rassicurante. Ed occorreva invece coordinare l'azione difensiva degli uni e degli altri. A tale scopo il Gen. Soldarelli, d'accordo con la missione inglese, decideva


140 di inviare sul posto il Generale Pejrolo, Comandante in 2' della divisione « Cuneo ~, insieme col Col. Pawsen della Missione inglese. Questi ne chiese autorizzazione al Gen. Arnold Comandante delle Forze inglesi di Samo, ma non attese la sua risposta, che giunse infatti dopo la sua partenza e fu affermativa. Nel telegramma di risposta il Geo. Arnold suggeriva di portare anche qualc,he « Commandos ». Al Generale ed al Colonnello si univano anche il Maggiore inglese Parish ed il Comandante Levidis della Marina ellenica. Il Mas 522 partì da Vathy (Samo) alle 11. Toccò prima la località dì Armenistes ( costa Nord di Nicaria), pci giunse a Kerikos, la capitale dell 'isola. Gli ufficiali alleati, scesi a terra, parlarono con le autorità civili e còn i componenti le bande di guerriglieri. Il Generale Pejrolo parlò con gli ufficiali delle Camicie Nere per chiarire loro la situazione e rinfrancarli sulla via del dovere e dell a cooperazione con gli Alleati. Il Comandante ciel Mas, a quanto sembra, non ebbe contatti con le Camicie Nere, salvo un breve colloquio con un Sergente Maggiore. Ripartirono verso. le 16,30. L 'ufficiale greco dimenticò la sua pistola nell'ufficio del Direttore delle Poste, dove si erano svolti i colloqui. Il Mas 522 diresse per Phurni e perse parecchio tempo perché il S.T. Beghi stentava, a guanto disse, ad individuare il luogo di approdo. Giunsero a Phurni alle 18,15. Venne a bordo l'ufficiale italiano che comandava il piccolo presidio (un plotone). Ripartirono alle 18.30, dicendo all'ufficiale che aveva offerto dei viveri, che non ne avevano bisogno, perché tra un'ora avrebbero pranzato a Vathy (Samo). La vedetta di Capo Phanari (punta Nord di Nicaria) avvistò il Mas verso le 19 con regolare rotta Nord, ma, pochi minuti dopo, nella mezza luce del crepuscolo, lo vide accostare a Ponente, cioè con rotta opposta a quella che avrebbe condotto a Vathy. C'era vento forte ed il mare si stava facendo grosso. Il mancato arrivo del Mas a Samo fu dapprima attribuito ad avaria od a cause di carattere nautico. Fu tentato ogni mezzo per stabilire il contatto r.t. ma inutilmente. Dato l'allarme anche a Lero, poiché le condizioni del mare non consentivano di inviare un altro Mas, fu inviato il Camogli a perlustrare le acque di Nicaria ed appena possibile si mandarono anche due idrovolanti. Le ricerche continuarono tutto il giorno 19. Il mattino del 21 finalmente, da un pescatore fuggito da Sira e giunto a Mikoni, si venne a sapere che il 522 era giunto a Sira. E' stata fatta ripo-


141 tesi, (non appoggiata da prove) che la delittuosa azione sia stata concordata per r.t. dal Comando tedesco di Sira. E' possibile anche qualche acéordo con le Camicie Nere di Nicaria. Da testimonianze risulta che il S.T. Beghi, dopo l'arrivo a Sira, avocò a suo merito personale l'impresa, dicendo che era d'accordo col suo equipaggio e che il suo piano era quello di approfittare della prima favorevole occasione per passare ai Tedeschi col suo Mas, catturando anche qualche alto ufficiale. Sembra che il Beghi mirasse al Gen. Soldarelli. L'azione si svolse repentina al crepuscolo. Fermati i motori col pretesto <li un'avaria, l'equipaggio circondò, armi alla mano, i quattro ufficiali, sparò qualche raffica di mitra in aria a scopo intimidatorio e li fece prigionieri. Il Maggiore Parish fece il gesto di tirar fuori la pistola, ma qualcuno lo prevenne e gli tirò un colp0 che lo ferì , pare non gravemente, ad un fianco od al braccio. Non mancarono tentativi di reazione e di persuasione per un ritorno al dovere da parte degli ufficiali, e particolarmente del Gen. Pejrolo, ma non ottennero alcun risultato. I quattro ufficiali furono rinchiusi sotto sorveglianza di una sentinella armata in un localetto di prua . ed il Mas diresse per Sira, dove giunse durante la notte. Sira era già in potere dei Tedeschi e l'arrivo del Mas con la sua preda fu causa di grande soddisfazione. I prigionieri furono avviati in aereo in Grecia e di lì in prigionia in Germania. Il Mas rimase al servizio dei Tedeschi. Il S.T. Beg,hi ebbe subito promozione ed onorificenze tedesche, che furono il preludio ad aJtre che ebbe ad ottenere successivamente per il servizio prestato nelle Guardie Nere della Repubblica di Salò. I particolari dell'episodio della defezione del Mas 522 sono stati desunti dalla relazione del Gen. Pejrolo e dalle deposizioni rese al processo che fu intentato a suo tempo contro il Eeghi per « collaborazione col nemico» . Il giorno 19, il Padre Lega, un Gesuita di altissimo valore intellettuale e morale che adempiva in modo esemplare le mansioni di cappellano militare delle truppe di Lero, verso mezzogiorno, mentre tornava in macchina a Portolago da Parteni dove aveva celebrato la sua terza messa domenicale, fu mitragliato da un aereo tedesco sceso a bassissima quota lungo la strada presso Bivio Clidi. Il Padre Lega ed i suoi uomini rimasero fortunatamente incolumi, ma l'episodio valse a rinsaldare nell'animo di tutti la de-


142 c1S1one di lottare contro i Tedeschi, dato che il Padre Lega era universalmente amato e stimato. Si può dire che da questo giorno abbia avuto inizio la battaglia antiaerea contro i Tedeschi. Poiché era preannunziato il prossimo arrivo di un Generale inglese, il Comandante Mascherpa si preoccupò della inferiorità gerarchica nella quale si sarebbe venuto a trovare nei suoi confronti e delle dannose conseguenze che ciò avrebbe potuto produrre sulle sue relazioni con gli Alleati, sul suo prestigio di fronte alla popolazione civile e, soprattutto, su una questione che egli allora giustamente considerava fondamentale e cioè il mantenimento della piena, indiscussa sovranità italiana su quelle isole che da decenni costituivano il possedimento italiano del Dodecaneso: Per tutte queste considerazioni egli ritenne necessario assumere le funzioni del grado superiore che lo avrebbe portato allo stesso livello gerarchico del Generale inglese in arrivo. Chiese l'approvazione di Supermarina, che in primo tempo la negò (V. doc. 137). Il Comandante Mascherpa insistette con un nuovo telegramma e questa volta Super mar ina, in data 20 Settembre, diede la risposta affermativa, che giunse a Lero nel pomeriggio del 20, cioè poche ore dopo l'arrivo del Generale inglese (V. doc. N . 138). Nel frattempo, egli che era un uomo d i rapida ed energica decisione, e che aveva S1cura coscienza dell'assoluta necessità del provvedimento proposto, aveva prevenuta la superiore sanzione, sicché il mattino del 20, all'arrivo del Gen. Brittorous, era già rivestito delle insegne del nuovo grado. Qualche testimonianza nega, in linea di fatto, questo particolare e riferisce le difficoltà incontrate sul posto per la confezione dei galJoni, cui provvidero le Suore di Lero. Certo è che, nel proclama del Generale Brittorous in d ata 20 settembre, di cui parleremo in seguito, Mascherpa è già nominato col grado di Ammiraglio. (E' da notare che il conferimento delle funzioni del grado superiore è un espediente largamente usato da quasi tutte le Marine per risolvere, all'estero, a proprio vantaggio, questioni di precedenze, di gerarchie, ecc. Noi ne abbiamo fatto sempre un uso molto limitato. La Marina inglese invece ne ha fatto sempre uso assai largo, conferendo talvolta le funzioni anche di due gradi superiori). Il giorno 20 infatti alle ore 6.00 giungeva a Lero un convoglio composto di due Ct., un piroscafo ed altre unità minori. Ne sbarcarono viveri, equipaggiamento, circa 600 uomini ed il Gene-


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raie brigadiere Brittorous col suo Stato Maggiore completo di ogni servizio. Il Generale si sistemò in baracche alle falde del M. Maraviglia. Un'aliquota del suo Comando occupò una parte del Mu-nicipio di Lero. I primi contatti dei due Comandi furono contrassegnati da un contrasto alla cui comprensione gioveranno le seguenti considerazioni. Il Comando del Medio Oriente (Gen. Wilson), nel trattare i problemi dell'Egeo e nel prendere le necessarie decisioni, dava, come è naturale, la prevalenza ai concetti strategici ed alle esigenze militari delle operazioni, e forse non aveva ritenuto necessario approfondire troppo le diverse situazioni politiche delle varie zone dell'Egeo. Vi erano infatti alcune isole che da molto tempo ed in forma internazionalmente riconosciuta erano possedimento italiano ed erano presidiate soltanto da truppe italiane (tranne Rodi e Scarpanto, dove si trovavano reparti tedeschi di rinforzo). Accanto ad esse vi erano isole di occupazione recente in conseguenza dell'invasione della Grecia da pane dell'Asse: in alcune di queste si trovavano, per fatto di guerra, sole truppe italiane, in qualche altra vi era qualche reparto tedesco. Fra i due gruppi vi erano naturalmente di versità di giurisdizione, sia militare sia poliùca, e diversità di dipendenza. Gli Inglesi probabilmente non diedero molto peso a queste distinzioni o non credettero di tenerne conto: lo si desume da certe improprietà di linguaggio nei loro rapporù ufficiali e forse anche da uno schema delle gerarchie militari inglesi in Egeo pervenutoci da Lcro. (V. doc. N. 139). D 'altra pane risulta, anche da fonte inglese, che agli ufficiali in Egeo erano state impartite istruzi oni di carattere generale di usare verso gli italiani un trattamento di riguardo, tale da non ferire il loro amor proprio poiché per tenere il possesso delle isole anche nell'evento di un attacco germanico era necessario poter contare sulle loro guarnigioni almeno fino a che truppe britanniche non potessero essere portate in quel teatro di guerra. Quesù elemenù spiegano il primo insorgere ed il successivo risolversi di alcuni incidenti, che, peraltro, avrebbero potuto facilmente essere evitati con vantaggio reciproco sia nel campo spirituale (rapporti personali) sia nel campo militare (andamento delle operazioni). Il Comandante Mascherpa infatti aveva dimostrato, e non solo a parole, di essere animato dalla più viva volontà di collaborare con gli In glesi nella lotta contro i Tedeschi,


144 ma, per poterlo fare sfruttando in pieno i mezzi di cui disponeva, era necessario che fosse salvaguardato integralmente il suo prestigio di fronte ai dipendenti e che altrettanto integralmente fosse m essa in pace la sua coscienza di italiano e di combattente. Per questo occorreva che non fosse menomata la sua azione di comando anche se alla dipendenza di un superiore Comando alleato e, soprattutto, che fosse rispettato il principio della persistenza deJla sovranità italiana sul possedimento dell'Egeo e quindi l'onore della Bandiera. Questi due elementi costituirono il nucleo · centrale, il pensiero motore di tutta l'azione dell'Ammiraglio Mascherpa, la sua ambizione ed il . suo tormento: anche al mostruoso processo di Parma questa è stata la sua linea di difesa perché, nella sua dirittura, egli credeva ingenuamente che almeno questo punto di vista, della salvaguardia della sovranità, avrebbe potuto fa r breccia nel!' animo di giudici che si dicevano italiani. Lontani dal la Patria, quasi isolati dagli Alti Comandi, i d ifensori di Lero trovavano nell'accanita difesa di questa sovranità le ragioni e la fierezza della loro lotta: essi si gloriavano di ritenersi i soli ad eseguire, su territorio integralmente italiano, gli ordini del Governo legittimo, combattendo contro i Tedeschi ancor prima della dichiarazione ufficiale di guerra. Gli Inglesi non sempre compresero questo stato d'animo e tutto il vantaggio che ne potevano trarre per la causa comune. Alternarono riconoscim enti e disconoscimenti che provocarono illusioni e disillusioni e sprecarono, almeno in parte, nel corso degli avvenimenti, un magnifico patrimonio, per insufficiente valutazione dei fattori psicologi ci. Cominciò, come abbiamo già visto, il Colonnello Pawsen a dimostrarsi non troppo soddisfatto del Comandante Mascherpa dopo il suo primo incontro. Continuarono poi gli Alleati a richiedere con insistenza la sua sostituzione << per insufficiente collabor azione» . Ed il nostro Comando Supremo, prima attraverso Supermarina e poi direttamente, (Mascherpa, nella sua qualità di titolare di Mariegeo, dipendeva dal Gen. Soldarelli, il quale, a sua volta, come titolare di Egeomil, dipendeva direttamente dal Comando Supremo) decise la sua sostituzione. Due telegrammi, uno del Comando Supremo del 10 Novembre, quasi alla vigilia dello sbarco tedesco, ed uno di Maristat del 12 a sbarco già avvenuto, ne diedero ordine tassativo. La sostituzione però non


Un cacciarorpe<liniere in u,cira da Portolago


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145 avvenne per motivi che analizzeremo più ampiamente in seguito

ma che qui possiamo riassumere nella decisa volontà dell'Amm. Mascherpa di non abbandonare il proprio posto nel momento del maggiore impegno. Questo suo gesto, prova sicura di eccezionale forza d'animo e di intelligente interpretazione dei doveri di un Comandante isolato che riceva ordini da un superiore non al corrente della situazione locale, fu ignorato dai dipendenti dell' Ammiraglio. Egli proseguì imperterrito nella sua azione di Comando come meglio poteva nelle difficilissime circostanze. In un successivo capitolo saranno più ampiamente esailUnate

la figura e la mentalità dell'Amm. Mascherpa, ma è sembrato necessario darne qui in anticipo questi brevi cenni perché essi servono a far comprendere come egli sia rimasto aJlibito vedendo i proclami che il Gen. Brittorous aveva preparato e che gli aveva mandato in visione, a mezzo di un suo ufficiale, poco dopo lo sbarco a Lero. Ne sorse una discussione,, prima con l'ufficiale e poi con lo stesso Generale, che era venuto personalmente nell 'ufficio .dell'Ammiraglio. Non siamo in possesso del testo primitivo dei proclami, ma probabilmente si parlava in essi di truppe: venute ad « occupare> l'isola. Ciò contrastava radicalmente non solo col giusto punto dì vista e col sentimento dell'Ammiraglio Mascherpa ma anche col tenore delle lettere a lui dirette dal Colonnello Turnbull e dallo stesso Generale Wi)son. La parola «occupazione» avrebbe stroncato <lel tutto il prestigio del!' Ammiraglio sui suoi dipendenti e sulla popolazione, avrebbe resa malsicura la loro obbedienza, compromettendo, come logica conseguenza, l'efficienza della collaborazione. Il proclama fu rifatto, accettando il punto di vista dell'Ammiraglio al quale infatti fu riconosciuta la completa autorità su tutte le Forze Armate e sulla popolazione civile delle isole che facevano parte del Dodecaneso alla diretta dipendenza del Generale inglese (V. doc. N. 140). Al Generale Soldarelli, residente a Samo, veniva attribuito il Comando Superiore di tutte le Forze Armate di Samo e N icaria (isole occupate). In un secondo proclama. diretto alla popolazione civile di Lero (V. doc. N . 141 ), viene esplicitamente chiarito che le forze inglesi sono venute per cooperare con le esistenti forze italiane e per assicurare la incolumità dell'isola. E' probabile che i proclami non siano piaciuti al Cairo ed abbiano, sin dalrinizio, minata la posi12


146 zione del Gen. Brittorous (oltre a quella dell'Amm. Mascherpa) e contribuito a prepararne la sua prossima sostituzione. Supernto fel icemente, almeno per quanto riguardava la situazione sul posto, questo primo ostacolo, le relazioni fra i due Comandi si avviarono inizialmente su un piano di cordiale collaborazione che non era destinato però a durare a lungo, sia a causa di quelle istruzioni inglesi di ordine generale che abbiamo già citate (si era infa tti giunti al secondo tempo e gli Inglesi ritenevano ormai di poter fare da sé), sia a causa della profonda diversità di carattere dei due Capi. Dell'Ammiraglio Mascherpa abbiamo già più volte parlato e riparleremo più a lungo in seguito. Il Generale Brittorous, p roveniente dalle truppe coloniali, aveva attraverso una diversa esperienza professionale acquisito concezionì morali, metodi di comando e mentalità radicalmente diverse. Mancava quindi la base per lo stabilirsi di cordiali relazioni personali fra i due ed è noto che, con tutti in generale e con gli Inglesi in particolare, nulla vale di più dei cordiali rapporti personali per agevolare il buon andamento delle cose di servizio.

In conseguenza dell'arrivo del Generale inglese col suo Stato Maggiore e delle sue nuove funzioni. l'Amrn. Mascherpa dovette rivedere le destinazioni di servizio dei suoi Capiservizio e degli ufficiali superiori dipendenti, dando corso alla costituzione di un suo Stato Maggiore. Provvide a ciò con suo ordine del giorno (V. doc. N. 142) in data 20 settembre. Affidò inoltre al Comandante Luigi Re, già Comandante della Difesa, anche il Comando di Marina Lero che prima era a lui attribuito. Al Comandante Napoli. nominato Sottocapo d i Stato Maggiore, mantenne l'incarico di Capo dell'Ufficio Operazioni. Le decisioni dell'Ammiraglio Mascherpa in quell'ambiente circoscritto non furono accolte tutte e da tutti con fa vore, e suscitarono qualche malumore. E' però doveroso riconoscere che questi malumori non ebbero alcuna influenza sullo sviluppo degli avvenimenti e non portarono alcun danno all'azione che ciascuno fu chiamato a disimpegnare. Oggi poi, a ragion veduta, dobbiamo riconoscere che le decisioni dell'Ammiraglio furono , anch e in questo caso, appropriate alle circostanze. I due Stati Maggiori, inglese e itaìiano, coadiuvati da tutti gli organi interessati del Comando italiano, si misero subito al la-


147 voro per il rafforzamento e la migliore organizzazione della difesa dell'isola. Le riunioni tenute a tale scopo confermarono le diretti ve già fissate con le precedenti missioni alleate e cioè: 1. - Difesa navale e e.a. affidate alle forze della Marina italiana. 2. - Difesa terrestre (massa di manovra) affidata alle forze dell'Esercito inglese. 3. - Difesa costiera alle forze dell'Esercito italiano. {La massa di manovra predisposta dal battaglione del 10° reggimento fanteria veniva di conseguenza frazionata e dislocata in posizioni costiere). 4. - Vigilanza esterna ravvicinata affidata alle unità italiane. {Mas e Ms.). 5. - Vigilanza esterna lontana affidata alle unità inglesi (Mv., Ms., Ct.). Fu chiesto e convenuto che la Base Navale facesse ogni sforzo per rimanere in piena efficienza nei suoi mezzi di raddobbo e di rifornimento. Fu inoltre stabilito di inviare uno alla volta a Cipro tutti i piroscafi (prendendo speciali accorgimenti per farli transitare nelle acque territoriali turche) e di lasciare a Lero dragamine, rimorchiatori., motozattere, motopescherecci, per i servizi locali, comprendendo in questi servizi anche i collegamenti con le isole dipendenti. Fu deciso di trattenere a Lero il Ct. Euro per eventuali missioni, la nave officin a Volta, il posamine Legnano (da adibire a nave alloggio ed appoggio del Comando Navale inglese), l'Azio ed il piroscafo frigorifero lvorea per il suo carico di carne congelata. Si stabilì e subito si attuò il decentramento di tutte queste unità per ridurre i rischi delle offese aeree: il Legnano andò al pontile di Gonià, l'Euro a S. Giorgio, l'Azio nella zona occidentale della baia di Parteni, la lvorea nella zona orientale della stessa baia, il Volta nella zona nord-orientale a ridosso del1'isola di S. Arcangelo, i piroscafi Prode e Taganrog lungo la costa settentrionale della baia di Portolago con reti parasiluri, il Porto di Roma alla banchina della Dogana, l'Eolo alla banchina della Difesa. Anche alle unità minori furono assegnati posti di ormeggio diradati. Si confermò I'intenzione di costruire un sistema di trinceramenti a bretella. ma, per ragioni che abbiamo già esposte, non se ne potè far nulla. Fu anche manifestato il proposito di provvedere alle principali manchevolezze della difesa navale e e.a. e


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cioè munizioni del calibro 90 mm., fucili mitragliatori, moschetti, carboni per proiettori (in effetti non si riuscì poi ad avere che una cinquantina di moschetti, una novantina di fucili mitragliatori e 1000 colpi da 90). Altri accordi furono presi per il servizio dei collegamenti r.t. telegrafici, telefonici, per l'approdo delle unità inglesi a Lero e per i conseguenti necessari particolari del servizio di riconoscimento. In questo campo si è rivelata in moçlo. caratteristico la lentezza con cui si ridusse via via la diffidenza inglese nei nostri riguardi (non va però dimenticato, a spiegazione della diffidenza inglese, il deplorato incidente della diserzione del Mas 522 di cui si è già parlato), per cui sµlle unità navali che si allontanavano da Lero prendeva imbarco un ufficiale inglese depositario dei segnali di riconoscimento. In seguito le autorità navali consentirono a comunicare il segnale della giornata e più tardi lo diedero per un periodo prima di 3 giorni e poi di 5 giorni. Dopo gli accordi presi e la conseguente divisione degli incarichi la dislocazione dei reparti divenne la seguente: MARINA.

Tutto il person ale delle opere ai propri posti rinforzato dal personale esuberante ad altri Enti e servizi e messo a disposizione della Difesa. Vi era inoltre: - una compagnia di marinai della Difesa a Gonià con scopo prevalentemente antiparacadutista; - una compagnia di marinai della base a San Giorgio anche essa con scopo prevalentemente antiparacadutista. EsERCITO.

A Monte Mara viglia: - Comando tattico, con gli elementi della compagnia Comando opportunamente dislocati. Sulla costa: - 8" compagnia costiera (Baia Gurna 7 armi, Baia Alinda 7 armi, Baia Pandeli 8 armi); - ex 402" compagnia Camicie Nere (Baia Blefuti 4 armi); - plotone mitraglìeri della J compagnia (S. Spirito 3 armi); - plotone mitraglieri della 2• compagnia (Mericcià 3 armi); - plotone mitraglieri delJa 3• compagnia (Portolago 3 armi); 3


149 - plotone della compagnia mitraglieri (41 compagnia) (Xerocampo 4 armi). In posizione arretrata: - 1• compagnia: Comando (S. Quaranta); I plotone, Quota 64 (NE di Germanò - Zona Gurna); II plotone. SE di Quota 33 (Zona Gurna); III plotone, Gonià (Zona sede protetta del Comando); - 2• compagnia: Comando e 3 plotoni (Bivio M. Maraviglia - M. Rachi). Unità di riserva : - 3• compagnia: Comando S. Irene (pendici SE di M. Maraviglia); I plotone M. Ancora e « trincerone » ; li plotone tra M. Vigla e Timenià (Zona Crotiraccio); III plotone SW Madonnina (Xerocampo); - 4• compagnia (mitraglieri): Comando e 3 plotoni (Zona a Ponente Bivio M. Mara viglia - Rac,hi. 8 armi) ; - plotone mortai Quota 27 di M. Rachi (presso il bivio). TRUPPE INGLESI.

Battaglione scozzese (T.C. F rench) al centro dell'isola, nella zona tra Maraviglia, San Giovanni, La Palma. (Non è stato mai possibile conoscere con sicurezza la consistenza numerica dei reparti inglesi. perché gli Inglesi non banno mai creduto di precisarla. Si ritiene che il battaglione, con i successivi arrivi, abbia raggiunto una forza effettiva di 700 uomini oltre a guelli addetti ai servizi). Dopo la partenza delle unità che avevano portato a Lero il primo grosso scaglione inglese, erano rimaste in porto sei motovedette del tipo ML. Il giorno 20 giunge a Lero da Rodi il C.C. Corradini dopo lunghe peripezie che abbiamo già narrate nella Parte I. Egli portava con sé la bandiera di combattimento del Caboto, di cui era stato Comandante. Il giorno 21 giunge da Stampalia un primo contingente di prigionieri provenienti dalla cannoniera tedesca rifugiatasi in guell 'isola. Il giorno 22 giunge da Stam palia un secondo contingente di png1ornen. Il 22 arrivarono 4 Ct. alleati con a bordo circa 1000 uomini che, in giornata stessa, a mezzo dei piroscafi Eolo e Porto di Roma furono smistati a Coo ed a Stampalia. Uno dei Ct. era gre-


150 co. L'Ammi_raglio Mascherpa fece subito presente al Comando alleato la scarsa opportunità, per evidenti ragioni politiche, della presenza a Lero del Ct greco ed il suo desiderio che tale fatto non si ripetesse in avvenire. Il Comando inglese mostrò di rendersi conto della cosa e di condividere il punto di vista dell'Ammiraglio, ma fece anche presente le difficoltà derivanti dalla scarsità dei mezzi navali di cui poteva disporre. Il giorno stesso ebbe a verificarsi un incidente che riferiamo riportandolo testualmente dalla relazione-diario dell'Ammiraglio Mascherpa: « Nelle ultime ore del mattino, sottobordo del Ct. greco accade uno spiacevole incidente. Una cisterna italiana che si reca a ritirare l'acqua viene insultata da alcuni marinai del. Ct. che innaffiano con la manichetta la Bandiera Nazionale mentre altri membri dell'equipaggio sghignazzano. Il Comandante della cisterna, Nocchiere di 1• cl. Rota, sale a bordo del Ct. e contesta il fatto avvenuto con corretta energia. riferendo poi al sottoscritto. Protesto immediatamente presso il Generale inglese · Comandante in Capo informandolo che ove il Comandante dell'unità greca non avesse personalmente presentato le scuse più ampie per il grave insuJto avrei ordinato l'affondamento del Ct. Nel fare ciò davo ordine a due Mas di approntarsi per eseguire il mio ordine. « Il Generale mi ha. fatto subito personalmente le scuse ordinando al Commodoro di eseguire personalmente sul Ct. greco un 'inchiesta per la punizione dei colpevoli conducendo seco il Comandante dell'unità per presentarmi personalmente le scuse. A mezzo dell'interprete il Comandante greco mi ha chiesto ufficialmente scusa dell'incidente in presenza del Commodoro. Ho accettato tali scuse dichiarando che consideravo l'incidente chiuso. 11 Commodoro si è mostrato gentilissimo con me e molto freddo con il Comandante greco al quale non ha neppure stretto la mano». Il Commodoro citato dall'Ammiraglio Mascherpa risulterebbe essere il Commodoro inglese Todd. Oggi, a tanta distanza di tempo, la minaccia di affondamento del Ct. greco (minaccia che ebbe un inizio di attuazione con l'ordine effetti\'amente impartito ai Mas di tenersi pronti all'azione) a qualcuno può apparire eccessiva e criticabile. Tenendo conto però delle speciali circostanze di tempo e di luogo e cioè della fluidità della situazione, della convivenza di Inglesi ed Italiani


151 ìn mezzo ad una popolazione greca e della necessità di tutelare il prestìgio nazionale, questa reazione così vivace non appare più eccessiva, ma si rivela come la naturale espressione non solo del temperamento forte ed energico dell'Ammiraglio, ma anche di quella nobilissima esaltazione patriottica che aveva pervaso tutti i difensori di Lero, nella loro convinzione di essere gli unici difensori in armi delle nostre legittime istituzioni e della nostra Bandiera, in una dignità di atteggiamento che non ammetteva la più piccola menomazione. L'incidente infatti si chiuse onorevolmente con soddisfazione e vantaggio del prestigio militare italiano. Le ricognizioni aeree tedesd1e continuano e danno luogo a qualche breve azione di fuoco. Giungono informazioni che fanno prevedere prossima una azione tedesca contro Nasso. Infatti durante la notte arrìvano a Lero alcuni ufficiali inviati d al Comando di quell'isola a chiedere aiuti per contrastare la temuta azione tedesca. Poiché alle isole occupate è preposto il Generale Soldarelli, gli ufficiali, per motivo di competenza, vengono avviati a Samo. Il 23 giunge da Coo il Colonnello Leggio comandante le truppe di quell 'isola, per un colloguio con l'Amm. Mascherpa, allo scopo di informarlo esaurientemente sulla situazione e di armoniz.. zare la linea di condotta dei due Comandi. Il Generale Brittorous riceve la regolare promozione da Generale Brigadiere a Maggior Generale e diventa quindi parigrado del]' Ammiraglio Mascherpa. Il 24 rientrano a Lero gli equipaggi delle due Ms. 12 e 23 distrutte dagli aerei tedeschi durante la missione a Stampalia. Il C.C. Daviso, Comandante della Sezione, resta invece a Stampalia, avendone assunto il comando al posto del C.C. Margarucci che viene destinato a Lero. Vedremo, trattando i casi di Stampalia, motìvi di questa sostituzione. Giunge in porto un piroscafo inglese carico di merci vane. Il 25 gmnge notlZla da Nasso che i Tedeschi hanno iniziato l'attacco dell'isola. Si chiede urgentemente agli Inglesi l'intervento di mezzi aerei.


152 Gli Inglesi prescrivono la cessazione delle comunicazioni r.t. dirette fra Lero e l'Italia e l'obbligo di passare attraverso il canale del Comando Inglese del Cairo (V. doc. N. 143). Motivo addotto: « ragioni di segretezza», pur avendo il Comando Supremo italiano provveduto ad inviare nuovi cifrari. Giungono notizie di azioni tedesche in varie isole: si tenta qualche reazione con mezzi aerei. Il Gen. Soldarelli da Sarno comunica le intenzioni inglesi apprese da un telegramma del Comando Supremo (V. doc. N . 144) di occupare le isole dell'Egeo cadute in mano tedesca e la consegna di dare la massima collaborazione. Risulta infatti (relazione Amm. Willis) che in data 22 Settembre il Comitato dei Capi di Stato Maggiore alleati aveva dato l'approvazione all'esecuzione della operazione « Accolade » cioè la riconquista di Rodi con le forze disponibili nel Medio Oriente o ricuperabili dal Mediterraneo Centrale. Giungono a Lero due Ct., uno inglese ed uno greco, che dovevano fare una crociera fra le isole per agire contro il traffico tedesco. Dai ricognitori tedeschi vengono lanciati manifestini in cui sta scritto : « Marinai di Lero! Conosciamo i nomi di coloro che vi hanno venduti agli inglesi. Quando sbarcheremo li sottoporremo a terribili torture ~- I manifestini portaYano la firma che era, o almeno sembrava, autografa del Comandante di Rodi, il Generale di Divisione della Weh rmacht Kleemann. A questo triste esempio di sovrapposizione di delittuosi metodi di coercizione morale sui m etodi tradizionali dei combattenti nelle forze militari, si aggiunsero le notizie, giunte attraverso la radio, dell'eccidio di Cefalonia. Notizie e minacce però, non solo non scossero il morale dei difensori di Lero, ma servirono anzi a rinforzare la volontà di resistere ad ogni costo. E questa constatazione è il più bell 'elogio che si possa fare fin d'ora al loro eroico comportamento.


CAPI TOLO

VI.

PRIMA FASE DELLA BATTAGLIA AEREA DI LERO (26 settem~re - 31 ottobre)

1° L'i nsieme degli avvenimenti

Col giorno 26, dopo le frequenti ricognizioni tedesche dei giorni precedenti, ha inizio quello che si può chiamare l'assedio aereo di Lero. Verso le nove del mattino una formazione di circa 25 Ju 88 giunge sopra Lero da altissima quota e giunge inavvertita perché, dal lato di Ponente, col passaggio di Sira ai Tedeschi, è venuta meno ogni possibilità di avvistamento e di preallarme ed i radar inglesi (che del resto ben poco aiuto daranno anche in seguito) non erano ancora finiti di montare. Con fulminea picchiata gli aerei scesero su Portolago prima ancora che la DICAT avesse avuto il tempo di dare l'allarme. In rada, oltre a molte unità minori, vi erano il Ct. inglese lntrepid e il Ct. greco Queen 01ga. La popolazione greca aveva chiesto di andare in visita ufficiale sul Queen Olga e questo non era stato concesso dal nostro Comando. Era stata invece concordata una visita degli alunni delle scuole ed i ragazzi, all'ora dell'attacco aereo, erano già a bordo del Ct. Il Ct. fu gravemente colpito e cominciò subito a sbandare in mezzo alle fiamme ed a dense colonne di fumo provocate dall'incendio della nafta. Un ufficiale del nostro Comando, il C. C. Napoli. scese immediatamente al pontile di Portolago ed autorizzò subito un sottufficiale meccanico, volontariamente accorso, ad andare da solo. con un motoscafo velocissimo sul luogo del disastro per ricuperare feriti e naufraghi. Il motoscafo infatti in un primo viaggio ricuperò una ventina di naufraghi ed in un secondo altri dieci più no,·e cadaveri. Il C.C. Napoli, insieme con altri animosi (due


154 telefonisti ed un sottocapo furiere della sussistenza), anch'essi accorsi volontariamente, scese in una motobarca di maggior capienza per dare più largo aiuto. Mancava }a chiavetta per mettere in moto il motore: il sottocapo furiere della sussistenza prese un chiodo, lo curvò in modo appropriato e riuscì così a mettere in moto il motore. Il C.C. Napoli si mise al timone. Giunse sul posto quando il Ct. era già capovolto e riuscì a ricuperare parecchi naufraghi. Analogo intervento compiva . subito dopo il C.C. Corradini che, scese subito di sua iniziativa alla banchina, compì, sotto il perdurare dell'attacco, un secondo viaggio con un altro motoscafo, salvando altri naufraghi che si dibattevano, in mezzo alla nafta incendiata, nei pressi del Ct. capovolto. Anche il personale e le imbarcazioni del vicino aeroporto concorsero assai coraggiosamente al ricupero di naufraghi e di cadaveri. Il Ct. inglese lntrepid, colpito da bombe, era in pericolo di affondare e fu dovuto rimorchiare. sbandato, nel seno di Timenià facendolo appoggiare sul fondo. Il nostro Mas 534 fu colpito ed affondato. Il rimorchiatore Tavolara (Nocch. 2a cl. Francesco Colella) era in moto con una grossa bettolina carica di fusti dì nafta a rimorchio. proprio nella zona dell'attacco. Rimorchiatore e bettolina furono oggetto di molti attacchi. senza essere mai colpiti direttamente. Il cavo di rimorchio però fu spezzato e tutti e due i natanti cominciarono a far acqua dai fori del fasciame provocati dalle schegge. Sotto il persistente bombardamento il T avolara riuscì a riprendere il rimorchio ed a portarlo in secco su una spiaggetta, salvando sé stesso, e la bettolina dall'affondamento. Dopo la prima ondata che aveva avuto per solo obiettivo la rada, una seconda ondata si abbatté rovinosamente sulla zona di S. Giorgio, colpendo l'officina mista, la caserma sommergibili, la caserma della base, l'officina accumulatori ed altri impianti minori della zona. Nel pomeriggio dello stesso giorno, alle 15,30, nuovo attacco sulla rada e sulla zona di Gonià. Attacco rapido e violento, m a la difesa e.a. poté entrare in azione più presto che non al mattino. Alcune unità inglesi pronte a muovere si disormeggiarono e si misero in moto. Il Ct. lntrepid, già gravemente danneggiato. fu colpito nuovamente e cominciò ad appoppare con incendio a bordo. Erano passati pochi minuti dall'inizio dell'attacco e già il C.C. Napoli era sotto bordo del Ct. col motoscafo velocissimo armato dagli stessi volontari della mattina. cui qualche altro si


155 era aggiunto spontaneamente. Mentre qualcuno si buttava in mare per ricuperare q1;1alche naufrago, il motoscafo attraccava sul Ct. e prendeva a bordo i feriti più gravi (circa una trentina, fra cui sembra ci fosse anche il Comandante del Ct.). Il Comando del Ct. lasciò pci libero ìl motoscafo perché ritenne di pater salvare l'equipaggio facendogli raggiungere a nuoto la vicina spiaggia. Così avvenne infatti quando il Ct. aumentò il suo sbandamento e finì poi per capovolgersi. Nel viaggio verso terra il motoscafo ebbe a subire lo scoppio di bombe vicinissim e ed il suo Comandante fu leggermente ferito ad una gamba. La sera stessa il nostro piroscafo Eolo parti per portare a Caifa i superstiti ed i feriti dei due Ct. Si ebbero danni alla Ms. 11, ai piroscafi Taganrog e Prode. Il Ct. · Euro, che stava lasciando l'ormeggio al momento dell'attacco, si salvò per pochi metri da una bomba. La caserma sommergibili, la caserma della Base, l'officina mista furono nuovamente colpite ed ebbero nuovi gravissimi danni che ne provocarono la distruzione totale. Fra Italiani, Inglesi, Greci, vi furono complessivamente nella giornata oltre trecento morti e molti feriti, in prevalenza ìtaliani. Almeno 7 aerei tedeschi dei 25 che effettuarono le incursioni furono abbattuti. Lo slancio con cui i Comandanti Napoli e Corradini ed altri volomarì si erano prodigati nell'opera di soccorso fu oggetto di un particolare ordine del giorno di ringraziamento del Generale inglese. Tre nostri aerei furono impiegati per portare ad Alessandria i feriti più gravi. Essi non rientrarono a Lero ma rimasero ad Alessandria a disposizione degli Alleati. Le disastrose conseguenze delle due incursioni misero il Comando di fronte a nuovi duri problemi e furono quindi prese urgenti disposizioni. Fu ceduta agli Inglesi l'infermeria di Alinòa, rimanendo agli l taliani quella di Ponolago. Si organizzò l'evacuazione dei feriti per mezzo dei Ct. britannici che eseguivano i rifornimenti. Si provvide ad organizzare i rifornimenti decentrandoli e limitando il traffico esclusivamente alle ore notturne. Questa decisione, che comportava anche lo spostamento, da un punto a un altro dell'isola nel cuor della notte e spesso con ordini improvvisi, dei mezzi occorrenti per lo sbarco degli uomini e dei materiali, mise in serie difficoltà l'organizzazione della Base, la quale però riuscì egualmente a disimpegnare bene il suo compito. nonostante la scarsità


156 dei mezzi e la brevità del tempo concesso alle operazioni d'imbarco e sbarco che dovevano essere finite assai prima dell'alba. Si diede mano a suddividere i macchinari rimasti indenni delle diverse officine ed a sistemarli parte in una caverna a S. Giorgio, parte a S. Marina e parte in un'officina civile. Il personale della caserma fu .in piccola parte sistemato in grotte ed in maggior misura fu mandato di rinforzo alle batterie ed alla difesa costiera. Il mattino del 27 (I 'indomani dell'attacco) il Comandante Spigai si presentò all'Ammiraglio Mascherpa e chiese ed ·ottenne di essere destinato alla difesa F AM-DICA T. L'indomani mattina raggiunse il suo posto di comando al Monte Patella. Il 27 vi fu una . nuova in cursione che ebbe per principale obiettivo l'aeroporto, già parzialmente colpito il giorno precedente. Tutte le istallazioni ebbero a soffrire gravissimi danni. Due idrovolanti da ricognizione che erano alla fonda furono distrutti. Il 28 partì da Lero, a cura degli Inglesi, un sacco postale di corrispondenza avviata nell'Italia del Sud. Il ripristino del servizio postale era stata una delle prime preoccupazioni dell' Ammiraglio Mascherpa e le Autorità inglesi corrisposero come poterono a questa sua preoccupazione. Disgraziatamente, la partenza del giorno 28. che fu la prima, fu anche l'ultima. Con essa giunse in Italia anche il diario dj guerra del Comando di Lero, aggiornato sino al giorno 27 (1). Lo stesso giorno 28 giunse a Lero, da Simi, dove aveva approdato dopo la sua fu ga da Rodi (V. Parte I, pag. 74) il Col. Cornm. Arm ando Coraucci. Come più ampiamente vedremo in seguito, gli furono subito affidati, col consenso degli Inglesi, lo mcanco e la responsabilità degli affari civili di Lero e delle altre isol e. Forse il Comando inglese non attribuì ai due attacchi del 26 e 27 il significato che ebbero in realtà e cioè di inizio di un 'azione sistematica diretta a smantellare ed esaurire la difesa di Lero, ma piuttosto quello di azioni sporadiche. Non si spiegherebbe altrimenti l'insufficienza dei provvedimenti presi a complemento di quelli di decentramento già descritti precedentemente per salvare dalla distruzione almeno le unità navali, delle quali però si (] ) :\ltrn coi risponden7.a succc~ssi,·amcntc affidata ai somcrgibili italiani, \'Cnuti a riforn ire Lcro. non giun se 3 destinazione.


157 sarebbe potuto anche tentare il trasferimento nei porri alleati del M. O. E' verosimile che l'Ammiraglio Mascherpa, cui d'altronde in materia navale non era stata. ]asciata la più piccola facoltà di iniziativa, non abbia fatto particolari insistenze per allontanare da Lero quelle unità navali che costituivano il più ambito elemento del suo Comando. Si comprende come non potesse partire da lui una proposta del genere, dato che la partenza delle unità navali, pur giustificata da ineccepibili motivi, non avrebbe potuto non provocare una incrinatura nel morale di quelli che rimanevano, proprio quando mantenere al più alto livello lo spirito combattivo e la volontà di resistere appariva elemento essenziale del successo. Per maggior chiarezza nella nostra esposizione non seguiremo il criterio cronologico, che ci porterebbe a continui spostamenti da un settore topografico all'altro, ma seguiremo invece, separatamente, le vicende di ciascun settore. E prima ancora vediamo quali furono i criteri e gli obiettivi dei Tedeschi nella battaglia aerea dì Lero. Essi possono elencarsi così:

a) distruzione del naviglio alleato ed italiano; b) distruzione degli impianti della base navale e dei centri abitati; e) specifica disrruzione del le opere di difesa; d) distruzione delle comunicazioni. a) Circa il naviglio .al.leato (della cui attività daremo in seguito più ampio resoconto), abbiamo già visto la fine del Ct. inglese lntrepid e quella del Ct. greco Queen Olga il 26 settembre a Portolago. Il 7 ottobre, l'incrociatore Penelope reduce, con altre unità, da una fortunata azione contro un convoglio tedesco probabilmente diretto a Coo, fu colpito da una bomba che non esplose, m a che lo costrinse a diminuire di velocità. Il 9 ottobre, una forza navale che aveva perlustrato le acque dell'Egeo fu attaccata da aerei tedeschi nel Canale di Scarpanto, mentre era sulla rotta di ritorno. Il Ct. Panther fu affondato e l'inc. Carlìsle fu colpito e dovette essere preso a rimorchio per raggiungere Alessandria. Il 15 ottobre il Ct. Belvoir e Beaufort, che dirigevano ad Est di Nasso per intercettare un convoglio, subirono il violen-


158 to attacco aereo di una formazione di Ju 88 e Ju 87. Non ebbero <lanni, ma dovettero desistere dall'azione. Per le unità italiane diamo qui un elenco di tutte quelle di una certa importanza che furono distrutte o gravemente danneggiate, direttamente od indirettamente per effetto di attacchi aerei. Di alcune di esse e della loro fine abbiamo già parlato. Di altre narreremo in seguito i particolari degli avvenimenti che le riguardano. - 18 settembre: Ms. 12 e Ms. 23 affondate nel Canale di Stampalia. - 26 settembre mattino: Mas 534 affondato a Portolago: Ms. 11 danneggiata. - 26 settembre pomeriggio e giorni success1V1: P.fi Prode e T aganrog affondati il primo a Portolago e il secondo a Samo. - 3 ottobre: Ct. Euro affondato a Parteni. - 5 ottobre: Nave Legnano, Mz. 730, P.fo Porto di Roma affondati a Portolago. -

7 ottobre: P.fo lvorea affondato a Parteni.

- 9 ottobre: Nave Azio danneggiata a Lisso si rifugia m Turchia. - 9 ottobre: Ms. 26 incagliata sulle coste di Lero. di Lisso. vamente -

Metà ottobre: Nave Volta affondata ad Isole Bianche 25 ottobre: M s. 15 affondata e Ms. 1l danneggiata nuoed inviata poi a Haifa per le riparazioni. 30 ottobre : P.fo Morrhua affondato a Samo.

Vi è stata poi larga distruzione di unità mmon dei serv1Z1 locali e dei galleggianti dei servizi portuali.

b) Distruzione della Base Navale di Portolago e dei centri abitati - Abbiamo già parlato della distruzione della caserma sommergibili , della caserma della Base Navale, dell'officina mista, dell 'officìna accumulatori. Successivamente furono distrutte tutte le officine e tutte le altre opere, comprese naturalmente le banchine. Nel settore di S. Giorgio rimase in piedi soltanto il deposito si luri che era stato costruito a prova di bomba. Dei cinque depositi di nafta interrati, quattro (che erano vuoti)


159 furono distrutti. Ne rimase incolume uno che era pieno. L'aeroporto fu praticamente raso al suolo, salvo il circolo ufficiali che fu demolito solo parzialmente. L 'ospedale, la Chiesa, il palazzo della Difesa, gli abitati civili sia di Portolago sia di Lero e delle altre piccole borgate, tutto demolito. Il bacino galleggiante fu ripetutamente colpito, cominciò a sbandare e poi si capovolse. Le boe da ormeggio furono affondate e le ostruzioni gravemente danneggiate. Si vedrà più innanzi per mezzo di quali coraggiosi espedienti la Base poté continuare a funzionare fino alla fine, nonostante le distruzioni.

c) Distruzione delle opere della Difesa. Nel programma della riconquista dell'isola al quale i Tedeschi hanno dedicato sin dal principio molte delle loro forze sottraendole ad altri teatri di operazione, questo era obiettivo di particolare importanza, in quanto l'annientamento della Difesa costituiva la necessaria premessa alle operazioni di sbarco. Essi vi si dedicarono quindi con speciale accanimento, accanimento che assunse quasi la forma di una partita personale, di un singolare duello fra le formazioni attaccanti ed alcune particolari batterie. Tuttavia, nonostante la insistenza degli attacchi, la Difesa non fu mai veramente paralizzata ed i Tedeschi se ne accorsero quando iniziarono le operazioni di sbarco. Le prime ad essere attaccate furono le batterie antiaeree. L a batteria 127 (6 cannoni da 90 mm.), essendo la più moderna e la più efficiente, fu. naturalmente, la più bersagliata. Il giorno 10 ottobre gli attacchi aerei in picchiata contro la batteria furono così violenti. la sua reazione fu così precisa, il comportamento del personale così eroico che. appena finita l'azione, quattro ufficiali inglesi, mandati dal loro Generale, si recarono alla batteria per congratularsi con tutto il personale ed invitarono il Capitano Cacciatori a recarsi dal Generale, dal quale ebbe comunicazione di essere stato proposto per un'alta decorazione inglese al valor militare. Così riferisce il suo Comandante di Gruppo, Cap. Art. Augusto Gorisi il quale, per suo conto, proponeva lo stesso Cacciatori per una Medaglia d'Argento al Valore. Fatta segno anche a frequenti attacchi in picchiata con un nuovo sistema (cioè anziché trasversalmente alla linea dei pezzi, lungo la linea stessa,


160 cosicché le bom be cadevano negli spazi fra un pezzo e l'altro) ben presto la 127 rimase a corto di munizioni. Il Comando italiano insisté molto per far giungere a Lero munizionamento da 90 di cui c'era grande abbondanza sulle nostre navi ad Alessandria, dove giaceva inoperoso. Ne giunsero soltanto pochi colpi con un nostro sommergibile e 1000 con altri mezzi. Di questi ultimi il Cap. Art. Cacciatori, Comandante della batteria 127, ci dice che avevano inneschi poco efficienti e spolette tipo Esercito, cosicché egli ritiene che fossero provenienti dal materiale bellico catturato dagli Alleati in Egitto ed in Libia. Ddle quattro batterie da 102-35 navali tre erano anche antiaeree. Le molto offese da esse subìte, l'usura e le avarìe provocate dal tiro prolungato (particolarmente la «cottura » delle molle) ridussero di molto la loro efficienza, nonostante gli sforzi sovrumani degli armamenti e di quel che rimaneva delle officine della Base per provvedere incessantemente alle riparazioni. Il Cap. Art. Roberto Pacciani, Comandante prima della batteria 211 e poi della 227, riferisce di un armarolo che, non essendo possibile sostituire né riparare un pezzo avariato dell'otturatore, per far funzionare il cannone, alla partenza del colpo incastrava, con le sue mani, un grosso cacciavite fra alcuni organi dell'otturatore. Il grosso della difesa antiaerea era costituito dalle 14 batterie armate coi vecchi 76-40. In esse si ebbe ben presto l'esaurimento del munizionamento a prima carica e quindi il passaggio alle seconde cariche che realizzavano quote assai modeste. (Le dotazioni erano costituite in prevalenza di 2' carica, perché, in previsione della guerra contro l'Inghilterra che prevedeva soprattutto attacchi notturni, si era data m olta importanza al tiro di sbarramento, per il quale si impiegava la 2• carica). Si ebbero anche pericolosissimi scoppi delle canne che, a causa del tiro prolungato~ avevano superato i limiti di resistenza del materiale. Le mitragliere erano quasi tutte di piccolo calibro, per cui il loro concorso alla difesa aveva piuttosto carattere morale che non autentico apporto alla efficienza difensiva. Tre mitragliere binate da 37 (una a M. Patella quota 248, una a S. Policarpo quota 64, una a Porto Rina quota 95), le sole che avevano una discreta efficienza, manovrate con intelligenza ed astuzia ottennero notevoli risultati. Esse rimanevano mute durante gli attacchi in picchiata ma poi. quando gli apparecchi, dopo aver sganciato. si trovavano in crisi e dovevan o superare il crinale dei monti, inter-


Un pezzo da 102/ 35 della batteria 227


La mitraglier:1 Bred:i da 37 54 di monte Patella


161

venivano improvvisamente alla m tmma distanza dall'aereo. Questa si era dimostrata la m igliore u tilizzazione di quel tipo di arma. Con questo sistema la mitragliera di M. Patella (Capo mitragliere Damasio) abbatté otto aerei.

d) Distruzione delle comunicazioni. Questo obiettivo non era forse nettamente separato dagli altri nei programmi delle incursioni aeree tedesche. Esso era implicitamente compreso negli obiettivi b) e c). Ne trattiamo separatamente non soltanto per la vitale importanza di questo ser vizio, ma soprattutto perché, data la scarsità e la modesta preesistente efficienza delle comunicazioni dell'isola, la lotta per il loro ripristino dopo ciascun attacco aerèo fu forse la più strenua e la più logorante per la difesa di Lero. Per questo motivo anzi, nella seguente trattazione della reazione italiana ed inglese agli attacchi tedeschi, daremo la precedenza al settore dei collegamenti, il sistema nervoso nella difesa. 2 ° Ripercussioni degli attacchi aerei

1) Collegamenti. - A Lero le centrali dei due Comandi. F AM e DICAT , erano riunì te in un ambiente solo a M. Patella, il che, come ogni compromesso, presentava vantaggi e svantaggi. Vantaggio era la rapidità con la quale si potevano passare le batterie dall'uno all'altro compito; svantaggio la complicazione delle comunicazioni sovrapposte. Il locale protetto della centrale comuni cava mediante un tunnel verticale col sovrastante osservatorio. In questo locale si trovavano da un lato le cabine telefoniche che ricevevano gli avvistamenti e, dal lato opposto, quelle che trasmettevano gli ordini ai Gruppi. Vi erano poi telefoni multipli che collegavano la centrale con l'osservatorio, col Comando e con la rete generale dell 'isola. Altre linee, alcune dirette altre indirette, davano al Comando F AM-DICAT il collegamento con alcune Stazioni di Vedetta, con l'A viazione, con i posti dell 'Esercito. Vi erano inoltre comunicazioni dirette ed indirette con le Stazioni Radio delle isole tuttora in mani italiane (Patrno, Nicaria, Samo, Levita, Stampalia. Calino). Vi era poi una rete di radio campali per trasmissioni in radiotelefonia con i Comandi della Fanteria ed i

13


162 Comandi di gruppo di batterie ed una rete di segnalazioni ottiche di emergenza, diurne e notturne. A queste, che erano le comunicazioni italiane, si sovrapponevano le istallazioni degli Alleati. Giunsero infatti al Comando FAM-DICAT il Capitano Wescot della Artiglieria britannica ed il Tenente Johnson della R.A.F. Il primo aveva comunicazione telefonica diretta col Gen. Brittorous. il secondo, mediante suoi apparecchi r.t. e suo personale, comunicava con la R.A.F. del Medio Oriente, col Comando del Medio Oriente, con le forze britanniche dell'isola e con una rete di radar campali in corso di montamento. Questa rete radar. fu montata ma non poté mai entrare efficacemente in funzione e non fu di alcuna pratica utilità. Il C.F. Spigai, Comandante FAM-DICAT, aveva piena libertà di azione immediata per quanto riguardava la difesa antiaerea. Per ogni altra azione riceveva ordini diretti dal Generale inglese: egli però li eseguiva soltanto dopo averne avuto sanzione per telefono dall 'Ammiraglio Mascherpa o dal C.te Re. Il complesso di tutti i collegamenti che abbiamo descritto costituiva un insieme di pronta e sicura efficacia che presentava . però qualche serio inconveniente ed un lato debole assai pronunciato. Inconveniente grave era l'addensarsi di tanti apparecchj e di tante stazioni in uno spazio ristrettissimo dove gli operatori non potevano evitare di darsi fastidio a vicenda e dove il rumore degli apparati e la concentrazione di tante comunicazioni di diversa natura e provenienza, creavano, anche prescindendo dal fragore della battaglia aerea, un ambiente in cui soltanto una ferrea disciplina poteva m antenere una accettabile efficienza di funzionamento, tanto più che anche il personale dell'osserYatorio, guando veniva preso di mira direttamente dagli aerei, era costretto a rifugiarsi, attraverso il tunnel. nella centrale. Il lato debole della situazione era rappresentato principalmente da due fatti:

a) Le linee telefoniche erano · solo in minima parte interrate e per il resto aeree e guindi continuamente soggette a guasti e interruzi oni. b) 1 col legamenti radio. non potendo disporre di propri gruppi elettrogeni né di sufficienti guantità di accumulatori di adeguata potenza, dipendevano dalla continuità di erogazione della corrente elettrica. che aveva frequenti interruzioni per cause


163 varie di guerra. Fra queste cause erano spesso da annoverare guasti al cavo di alimentazione. nonostante fosse interrato. Mancava poi una sufficiente disponibilità di personale specializzato per la buona condotta degli apparati r.t. Le continue interruzioni dei tratti aerei delle linee telefoniche imposero, con implacabile esigenza, la creazione di squadre di guardafili per riparazioni e di un solido servizio di staffette. Questi servizi presero un grande sviluppo e furono disimpegnati con ammirevole slancio e tenacia, trascurand o i rischi derivanti non solo dai continui bombardamenti ma anche dalle esplosioni delle mine terrestri collocate da Inglesi e da Italiani senza che . fosse sempre possibile indicarne tempestivamente l'ubicazione agli interessati. Il personale adibito alla riparazione delle linee ed al servizio staffette ebbe perciò perdite assai gravi, ma l'importanza dei due servizi esigeva che essi fossero svolti (come dfetivamente fu rono), senza soste e senza esitazioni. Qualche linea fu riparata fino a 30 volte, qualche altra fu ripristinata fino a cinque volte in 24 ore. Ad un certo momento però. e cioè dopo aver messo in opera tutto il filo di riserva di cui disponeva la Base italiana (per un totale di 120 Km.) ed il poco filo fornito dag)j Inglesi. ogni tentativo di miglioramento od anche solo di ripristino delle linee telefoniche fu donJto abbandonare. 2) Rifornimenti. - Date la conformazione e la natura dell'isola e J"ubicazione delle batterie. il problema del rifornimento continuo delle batterie si presentava sin dall'inizio assai arduo. I posti da rifornire erano quasi tutti a q,uote elevate o di là dalle a lture rispetto alle fonti di rifornimento che erano in basso, al mare. A complicare ulteriormente il problema intervenne ben presto lo sconvolgimento del terreno provocato dai bombardamenti ed il pericolo delle bombe inesplose: a questo pericolo si aggiunse poi quello. che andò m an mano aggravandosi. delle bombe a scoppio ritardato. Il numero di automezzi a disposizione era di una sconcertante esiguità : qualche autocarro, un 'autobotte. un'autoambulanza, due macchine. Gli Jnglesi avev:mo un certo numero di Jeeps con le quali potevano pro\"Veder e alle loro necessità ma non potevano far fronte alle nostre. (Coadiuvarono però sempre per l'evacuazione dei feriti). Fu quindi necessario, fin dall 'inizio, ricorrere al trasporto coi muli. Questi. nei primi giorni. erano accom-


164 pagnati dai rispemv1 proprietan. e cioè gli isolani di Lero, ma. quando cominciarono gli attacchi aerei, ~li is~la~i ricusarono di continuare il servizio e lasciarono i muli a1 manna1, i quali dovettero improvvisarsi mulattieri, e disimpegnarono benissimo anche guesto servizio. Quando poi i bombardamenti ebbero ucciso anche l'ultimo mulo, si giunse al dramma della sospensione dei rifornimenti e dell'uso parsimonioso delle riserve pazientemente accumulate. Per le munizioni il cm consumo era · continuo ed ingente, le prime lacune, come già abbiamo detto, si manifestarono in quelle da 90 e poi nelle prime cariche degli altri calibri. All'infuori di queste lacune in nessun modo rimediabili da parte della Difesa, per il rimanente, dato che di pari passo con l'assottigliarsi delle munizioni si aveva anche la messa fuori uso di un certo numero di cannoni per colpi direttamente ricevuti, per scoppi, per avarie, non si verificò mai, sino alla fine, il caso di cannoni in buone condizioni di efficienza che non potessero sparare per mancanza di munizioni, il che, tenuto conto del numero totale delle incursioni aeree (circa 300) e del numero totale dei colpi sparati (circa 250.000), deve ritenersi un risultato altamente soddisfacente. Se a questa constatazione si aggiunge quella che alle batterie, pur scarseggiando, non mancarono mai del tutto né viveri né acqua. si deve riconoscere che le provvidenze del Comando Dife~a ed i sacrifici del personale ebbero il loro benefico risultato. Il servizio di rifornimento si svolgeva quasi esclusivamente di notte, perché abitua Imente di notte i Tedeschi sospendevano i bombardamenti. Ma talvolta succedeva che qualche aereo tedesco si mettesse in coda ai rifornitori aerei inglesi, cosicché il personale inviato a raccogliere il materiale lanciato coi paracadute era spezzonato e mitragliato. Ciò dà un'idea di guanto fosse delicato, durante la notte, il compito della DICAT per l'esecuzione del tiro e della Difesa per l'invio dei rifornimenti. Mentre il servizio generale di rifornimento entro l'isola era naturalmente di pertinenza degli Italiani. il rifornimento dell'isola dall'esterno era di compentenza degli Inglesi. Essi avevano tentato un'organizzazione di rifornimento a mezzo « caicchi » attraverso Castelrosso e Samo, ma i materiali che riuscivano a giungere a Lero per guesta \'Ìa erano ben pochi. Neppure il · rifornimento dall'aria poteva raggiungere risultati soddisfacenti, tanto più che gli aerei da trasporto disponibili erano assai scarsi. Fu deciso al-


165 lora dagli Alleati di ricorrere ai sommergibili utilizzando due smg. inglesi ed alcuni smg. italia ni che avrebbero stabilito la loro base a Haifa. In attesa che essi potessero iniziare il servizio di trasporto, data la necessità di mantenere in buone condizioni le truppe già sbarcate e l'urgenza di aumentare gli effettivi (il che non poteva farsi se non si garantivano i rifornimenti), il 18 ottobre fu deciso di ricorrere per i rifornimenti ai Cc.. facendoli approdare e scaricare di notte ed affrontando i rischi degli attacchi aerei sulle rotte di andata e di ritorno. Un Capitano di Fregata inglese (E.H.B. Bakcr), che aveva le funzioni del grado superiore e che risiedeva a Lero nella posizione di S.N.0. (Senior Naval Officer). prendeva gli accordi e dava le disposizioni per l'attracco delle unità in località che venivano di volta in volta . e spesso impr ovvisamente cambiate, secondo le precauzioni che venivano prese in base alle condizioni di luce, ed alla necessità di eludere i possibili informatori. L e operazioni di sbarco dovevano naturalmente essere svoJt.e con la massima rap!dità. in pochissime ore, ed era compito della nostra Base Navale far trovare pronta sul posto l'organizzazione necessaria. Questo compito, reso assai arduo anche dalla ·mancanza di mezzi, fu sempre svolto col massim o impegno e con piena soddisfazione anche del Comando inglese. Il problema del rifornimento di Lero divenne per il . Comando alleato il problema capitale nei riguardi delle decisioni da prendere circa la sorre de!risola. L'impossibilità di avviare e di sbarcare celermente a Lero materiali pesanti (artiglierie, carri armati. autocarr i), di cui pure ci sarebbe stato tanto bisogno, ebbe un valore determinante a danno della resistenza di Lero. Tra i vari tentativi fatti nel campo dei ri forni menti ricordiamo anche quello (non giunto però all'esecuzione) di utilizzare un ferry-boat turco, come pure quello di costituire magazzini e basi di partenza sulla costa turca. Neppure questo progetto fu portato ad effetto, data anche ~a riluttanza dei caicchi turchi o greci a navigare nelle acque dell'Egeo e la difficoltà di trovare equipaggi m ilitari per armarli. Oltre ai viveri ed a materiali var i. il m assimo aiuto in armi che poté essere sbarcato, fu quello dei cannoni Bofors. A partire dalla terza decade di ottobre iniziarono il loro servizio i smg. inglesi Severo e Rorqual che fecero complessivamente tre missioni e gli italiani Atropo (T .V. Aredio Galzigna) che fece una missione. Zoea (T.V.c. Rodolfo Bombig) due mis-


165 s10m, Corridoni (T.V. Gian Daniele Asquini) una m 1SS10ne, Menotti (T.V. Enzo Mariano) una missione. Non si nomina il Bragadin perché giunse a Haifa con avaria ai motori e non poté, per mancanza sul posto di mezzi di riparazione, effettuare alcuna IDI SSI on e. La prima richiesta alle nostre Autorità Navali di smg. per trasporto risulterebbe essere stata fatta il 13 ottobre. I smg. italiani avevano tutti base a Haifa e dipendevano dal C.F. Lianazza che aveva costituito in quel porto il Comando Superiore Navale del Levante. Gli ordini di operazione per le missioni però erano emanati dal Comando inglese. L 'apporto effettivo dei smg. ai rifornimenti non fu naturalmente di grande importanza, data la loro naturale ·scarsa capacità di trasporto. Portarono munizioni, benzina. materiali vari ed anche cannoni Bofors rizzati in coperta. Grande fu invece l'apporto morale che le visite notturne dei smg. italiani diedero ai difensori di Lero per la soddisfazione ed il prestigio che ad essi derivava da questa attività mil_itare italiana. Essa infatti si svolgeva senza particolare controllo i_nglese (salvo un rappresentante degli Alleati per il servizio delle comunicazioni), pur essendo i smg. in pieno assetto di guerra e pronti a combattere durante la traversata, che veniva, in buona parte. eseguita con navigazione occulta. Un tentativo di inviare munizioni da 90 a Lero fu fatto direttam ente anche da parre delle Autori tà Navali italiane. Il 17 ottobre l'Amm. Mascherpa aveva telegrafato al Comando Supremo per segnalare l'avvenuto esaurimento dei proiettili da 90 mm. e di quelli a 1a carica da 76 mm. ed aveva indicato la possibilità del rifornimento a mezzo di sommergibili. (V. Doc. N. 145). Il Comando Supremo con una sua lettera datata 18 ottobre e pervenuta il 21 aveva interessato in proposito Maristat (V. Doc. N. 146). Contemporaneamente il Ministro della Marina - che forse aveva ricevuto da Lero altra segnalazione della urgente necessità di rifornimento di mu nizioni contraeree oppure ne era stato informato verbalmente cb l Comando Supremo prima dell'arrivo delh lettera d' ufficio - con una sua lettera in data 20 ottobre r ichiedeva al F .O.L.I. (1) (senza la cu i autorizzazione non poteva

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167 avvenire nessun movimento di unità navali) l'invio a Taranto di un nostro sommergibile per il trasporto delle munizioni a Lero. N ella lettera si accennava esplicitamente all'interesse del Comando Alleato a mantenere in efficienza la difesa di Lero (V. Doc. N. 147). Evidentemente però, le Autorità italiane, dopo aver in un primo tempo accettato il suggerimento pervenuto da Lero di ricorrere ai sommergibili come m ezzo di trasporto, si erano poi rese conto che questo mezzo non poteva essere che lentissimo, insufficiente e del tutto inadeguato alla urgenza ed alla importanza di un pronto ripristino della efficienza della difesa contraerea dell'isola. Perciò è da ritenere che, trattando verbalmente con gli Alleati la questione dell'invio delle munizioni, sia stato deciso da parte italiana di proporre l'invio dello Scipione. La decisione non è stata certo di lieve momento, perché la missione a Lero dello Scipione significava esporre a gravissimi rischi un incrociatore leggero modernissimo, una delle migliori unirà de.Ila nostra tanto ridotta Marina e l'unica del suo tipo che in quel mom ento fosse in efficienza. L a cosa è stata certamente discussa con gli Inglesi. come si può dedurre da un messaggio inglese, diretto dal F.O.L.I. ai due Comandi in Capo Navali inglesi interessati (Mediterraneo e Levante), nel quale è detto che il Ministro della Marina Italiana, nel chiedere la protezione della caccia per lo Scipione aveva diohiarato che « le navi italiane sarebbero andate dovunque andavano le navi inglesi» (V. Doc. N . 148). La importante decisione fu messa immediatamente in atto ed il mattino del 21 ottobre un notevole quantitativo di munizioni da 90 fu imbarcato sull'Incr. Scipione Africano. Il pomeriggio del 22 lo Scipione partì per Alessandria m a, dopo appena mezz'ora di navigazione, fu costretto a rientrare per grave avarìa alla turbina alta pressione di dritta. Le munizioni (nel quantitativo di 2500 colpi da 76 a 1" carica, 2570 a 2• carica e 1500 da 90 a 1• carica - rutti a vam pa ridotta -, 5000 cartucce da 20, 10.000 da 13,2, oltre a spolette e ad accessori vari), fu rono subito trasbordate sui Ct. Velite ed A rtiglierie che il mattino del 24 ottobre partirono da Taranto per Alessandria. Sul TI elite aveva preso imbarco anche il Capogruppo Siluranti C.V. Franco Garofalo. Le munizioni erano messe in piccola parte nei depositi ed in maggior parte nei locali di bordo, con sistemazioni improvvisate.


168 Ad Alessandria, dove i Ct. giunsero la mattina del 26, salirono a bordo alcuni operai di quella base inglese che provvidero a r inforzare e migliorare le sistemazioni volanti delle munizioni. Tutto faceva prevedere che i due Ct. si sarebbero recati a Lero per portarvi le munizioni. Durante la notte invece, per motivi non potuti accertare, venne un contrordine e le munizioni furono sbarcate. Il Velite fu inviato a Port-Said dove imbarcò due assi d'elica del Ct. inglese Paladine. Ritornò poi ad Alessandria, donde i due Ct. ripartirono per Taranto il 3 novembre. E' presumibile che ad Alessandria sia stato deciso di far proseguire per Lero le munii.ioni da 90 a mezzo di piccole unità o di smg. Sappiamo però che, come già detto, giunsero soltanto pochi colpi da 90 portati da un smg. e altri 1000 da 90 con spolette tipo Esercito e quindi probabilmente provenienti da materiale bellico catturato dagli Alleati in Africa. Secondo dati statistici di fonte inglese, dal 16 al 30 ottobre, furono sbarcati nell'isola: - D a m ezzi di superficie:

950 290 6 11 11

uomini; tonn. di materiali vari; cannoni; jeeps; trattori.

-

17 225 12 1

uomini; tonn. di materiali; cannoni; jeep.

Da sommergibili:

Ci sia consentito di ricordare che i rifornimenti, organizzati attraverso una intricata catena di tramiti e di dipendenze gerarchiche italiane ed inglesi, si svolgevano inevitabilmente in modo assai spesso disordinato ed inadeguato alle necessità. Se l'argomento e la natura di questa pubblicazione lo consentisse, non sarebbe difficile ricavare dalle cronache di questo servizio i soliti spunti umoristici che nascono dai ritardi e dalle incomprensioni: preferiamo invece rilevare che esso diede modo al nostro personale di tutti i gradi di dare prova di iniziativa, di slancio, di volonterosa abnegazione. 3) ùz.vori di riparazione e ripristino. - Un'altra notevole forma di << reazione» agli attacchi tedeschi che gravò esclusiva-


169 mente sul personale e sui servizi italiani fu quello dei lavori di ripristino delle artiglierie e delle armi logorate dall 'in tenso uso. Fu questa un'attività importantissima perché, naturalmente, date le circostanze, l'uso delle armi veniva fatto prescindendo dalle norme limitative regolamentari e dalle prescrizioni di sicurezza per il loro buon funzionamento. A questo servizio furono adibiti oltre ai tecmc1 di Navalarmi dipendenti dalla officina mista, piccole squadre di armaroli e di cannonieri sbarcate dalle unità affondate o m esse fuori uso dai bombardamenti. A capo del servizio riparazioni e rifornimento batterie fu messo, dopo l'affondamento dell'Euro (3 ottobre), il T.V. Giulio Bernoni già Direttore del Tiro del Ct. Del rifornimento abbiamo già parlato; del lavoro di riparazione che arrivò perfino a fare alcune modifiche a qualche pezzo in base alla esperienza del tiro (particolarmente per le mitragliere). diremo solo che fu condotto con una esasperata volontà di raggiungere lo scopo, lavorando come meglio si poteva, dentro le grotte dove si erano rifugiate le officine: coi mezzi che si riusciva a salvare dalle distruzioni dei bombardamenti. Questo servizio fu di inestimabile aiuto al prolungamento delJa resistenza della Difesa.

4) Reazione aerea. - Nell'esporre la vicenda dell 'assedio aereo di Lero, non possiamo fare a meno di accennare (anche se esulava dalle possibilità di iniziativa del Comando italiano per rientrare esclusivamente in quella del Comando inglese) alla più normale forma di reazione agli attacchi aerei e cioè alla sistematica azione aerea di contrattacco, svolta sul posto con gli aerei da caccia e a distanza coi bombardamenti di distruzione, all 'origine, dei mezzi aerei del nemico. Sulle azioni di bombardamento fatte o tentate dalla R.A.F. sulle località di provenienza degli aerei attaccanti non si hanno molte notizie, ma, a giudicare dal crescente sviluppo dell'offensiva aerea tedesca si deve dedurre che esse non furono di pratica efficacia. Da Lero si sono sentiti abbastanza spesso rumori di bombardamenti su Rodi ed in secondo tempo su Coo. Le forze aeree tedesche erano molto suddivise: i bombardieri erano ad Eleusi, i caccia a Kalamaki e ad Argo, i picchiatori a M egara e a Maritza (Rodi).


170 Il Gen. Wilson, Comandante del Medio Oriente, nella sua relazione ufficiale accenna alle azioni ,della R.A.F. e della U.S.A.A.F., azioni che si svolgevano mediante sistematici voli di ricognizione e successivi ripetuti attacchi sul territorio metropolitano greco, su Creta, su Rodi, e su altre località occupate dal nemico, fra cui, dopo la sua caduta, Coo. Le forze aeree inglesi ed americane, afferma il Generale \Vilson, assunsero un grave onere nel mantenere una costante offensiva nonostante le difficoltà derivanti dalla mancanza di campi e dal fatto di dovere operare partendo da località molto lontane. Per quanto riguarda l'aviazione da caccia, che sarebbe stata la naturale diretta antagonista degli aerei tedeschi, è da notare che, perduti con la caduta di Rodi i due migliori campi dell'Egeo. riuscita vana l'azione diplomatica per ottenere l'uso dei campi in territorio turco, se si fosse voluto imprimere alle operazioni in E geo un ritmo diverso da quello di un modesto rallentamento dei successi dell'avver sario, si sarebbero dovuti correre i rischi inerenti all'invio nella zona di qualche portaerei. Scartando questa soluzione, non rimaneva che concentrare ogni sforzo per migliorar~ almeno nei limiti in cui era fattibile, l'attrezzatura e la difesa del campo di Coo, che mal si prestava ad una buona utilizzazione e ad un'efficace difesa. Il campo offriva modestissime risorse m a essendo l'unico bisognava attaccarcisi con le unghie e coi denti oppure rinunciarvi fin dal principio. L a mezza misura portò alla metodica distruzione, talvolta in coraggiosi duelli aerei, ma più spesso con azioni al suolo, dei pochi aerei da caccia che vi erano stati inviati, finché, il 3 ottobre, con una rapida e decisa operazione di sbarco condotta con forze modeste (operazione che tratteremo nella Parte III), i Tedeschi occuparono Coo. Da quel momento venne a mancare ogni possibilità di diretto contrasto all'azione aerea dei Tedeschi su Lero e quindi la loro opera proseguì implacabile. con alti e bassi che sono d:i ascriversi unicamente al metodico svolgimento dei loro piani. 5) Reazione nat,ale. - Se scarsa fu, per le ragioni che abbiamo pro~pettato, l'attività aerea, intensa fu invece. nel periodo cui ci riferiamo e nel periodo immediatamente precedente (iniziatosi con l'armistizio dell'S settembre), l'attività navale inglese: ne ricaviamo gli elementi dalla relazione ufficiale del Vice Ammiraglio Sir A.U. Willis, Comandante in Capo del Levante.


171 che il 14 ottobre succedeva in tale carica all'Amm. Sir John Cunningham. La Marina inglese, dopo aver contribuito allo sbarco di distaccamenti a CastelrOS$0, Coo, Lero, Samo, Calino, Simi, Stampalia, ebbe il compito di rinforzare e rifornire i distaccamenti sbarcati e di tagliare le comunicazioni marittime del nemico fra il Pireo ed il Dodecaneso . Inizialmente la Marina inglese disponeva, a questo scopo di :

- 6 Ct. di Squadra dell'VIII Flottiglia; - 2 Ct. della classe « Hunt »; - I Flottiglia sommergibili; - 6 Ml (Ml - Motor launches - Unità di alcune decine di tonnellate, armate con artiglier1e di piccolo calibro, dotate di modesta velocità, adibite a servizi di vigilanza costiera e vari. Non fornite di siluri); - 4 L.C.F. (grossi natanti da sbarco trasformati per istallarvi cannoni antiaerei, da impiegare per la protezione antiaerea nelle operazioni anfibie); - 8 motobarche veloci della R.A.F. ; - caicchi (imbarcazioni locali pontate, munite di vela e di motore) ed imbarcazioni varie. Dopo la conquista inglese dell'Africa Settentrionale erano stati rimessi a disposizione del Comando Medio Oriente sia il L.R.D.G. (Long Range Desert Group Gruppo a grande raggio di ;izione nel deserto) sia il S.B.S. (Special Boat Squadron Squadriglia di mezzi nautici speciali) dello speciale reparto per l'appoggio agli aerei. Per allenare questo personale ai nuovi servizi era stata costituita la « Levant Schooner Force>> sotto il Comando della Difesa Costiera del Mediterraneo Orientale. L'allenamento era stato svolto per mezzo di smg., di ML, motobarche, caicchi, velieri ed imbarcazioni di ogni genere. Molte imbarcazioni erano state fornite d i m otori di carri armati che davano loro una velocità di 6 nodi ed un'autonomia di 2.000 miglia. Ammainando l'albero e stando vicine alla costa, queste unità erano :issolutamente invisibili; esse svolsero quindi tutti i servizi di punta nelle acque dell'Egeo. Gli uomini del L.R.D.G., allenati alle lunghe scorrerie nel deserto, passavano ora ad agire su piccole isole rocciose; quelli del S.B.S., corpo anfibio comandato dal Maggiore Jellicoe. erano tutti paracadutisti, di particolare attitudine e capacità.

=


172 Il criterio generale d'impiego delle unità navali era di far fare ai Ct. soltanto crociere notturne in base a notizie dovute

ad informatori o ad avvistamenti comunicati dai posti italiani o da quelli occupati da squadre del L.R.D.G.~ ritirandoli poi durante il giorno a Portolago o verso Sud-Est. Questo criterio iniziale fu reso ancor più restntt1vo dopo la perdita dello lntrepid e del Queen Olga avvenuta il 26 settembre a Portolago. Il 18 settembre i Ct. Faulknor · ed Eclipse affondavano a nord di Stampalia un P.fo da 3.000 tonn. ed uno da 1.200 tonn. che portavano rifornimenti e rinforzi di personale specialista a Rodi. La nave di scorta si rifugiò a Stampalia, dove fu catturata e l'equipaggio fu fatto prigioniero. Il 23 settembre il Ct. Eclipse affondò al largo dell'estremità SW di Rodi un P.fo di 2.500 tonn. Il Ct. di scorta, che era l'ex francese La Pomone armato dai Tedeschi, fu costretto ad andare in costa dove rimase incagliato e dove fu poi distrutto dalla R.A.F. li piroscafo disgraziatamente era il Donizetti. che aveva portato rifornimenti a Rodi e tornava in Grecia carico di circa 1.800 prigionieri italiani della guarnigione di Rodi. Neppure uno riuscì a salvarsi. (Non abbiamo elementi per stabilire se l'incontro sia stato del tutto fortuito oppure provocato od almeno agevolato da segnalazioni clandestine partite da Rodi con l'intenzione di sottrarre il piroscafo alla su:i scorta e farlo dirottare a Lero . . Su questo doloroso avvenimento e sulle ipotesi avanzate circa l'affondamento del Donizetti, v_. Parte I. pagg. 76-77. Il 1° ottobre i Ct. di Squr1dra furono ritirati dall'Egeo per andare a fare servizio di scorta alle corazzate Howe e King George V (1) e rimasero in Egeo soltanto i Ct. di scorta del tipo « Hunt » che avevano scarsa autonomia e scarsa velocità, cosicché le loro possibilità di azioni notturne con successivo assicurato rifugio diurno, erano addirittura minime. Avvenne così che nella notte fra il 2 ed il 3 una forza navale composta dal Ct. inglese

(] ) Nel capitolo « La preda sfumata >> del suo libro a La seconda guerra mondiale >• Churd1i ll. Parte V - Voi. I, nel riferire la caduta di Coo d ice: « La Marina aYcYa fatto del suo meglio. senza suc~csso. per interccnarc il convoglio diretto a Coo : per una sfort unata combinazione, tulle le torpedin iere meno tre erano state allontanate. A intcgr:iz ione della principale concent raz ione na,·ale a Malta. che non era panicolarmemc urgente, due delle nosrre Navi da Battaglia erano state allora inviate colà. ed a,·evano anno bisogno di tuno il resto per scortarle ».


173 Aldenham e dai Ct. greci Miaoulis e Themistocles ebbe notizia di un convoglio nemico scoperto dall 'esplorazione aerea al largo di Nasso e ritenuto diretto a Rodi, ma non poté attaccarlo perché essendo a corto di combustibile:, ricevette ordine di rientrare ad Alessandria per rifornirsi. Il convoglio non era diretto a Rodi ma a Coo, dove mise a terra un contingente da sbarco che il 3 ottobre si impadronì dell'isola. Le disgraziatissime conseguenze di questo successo del nemico furono già illustrate trattando dell'azione e reazione aerea in Egeo. In mare il Comando inglese, non disponendo di altre forze di superficie per contrastare lo sbarco, dislocò verso Coo i smg. che erano in agguato in Egeo e chiese l'intervento di forze navali da Malta. Mosse . da Malta il 4 · ottobre il 12° Gruppo incrociatori (Aurora col Commodoro W.E. Agnew, Penelope, Sirio, Dido) con 5 Ct. di Sguadra ed a partire dalla notte fra il 5 ed il 6 ottobre il Gruppo rimase in esplorazione notturna nel Canale di Caso e nel Canale di Scarpanto, pronto ad intervenire se ricevesse notizie del nemico, ma ritirandosi verso Sud-Est durante il giorno. Nella notte fra il 6 ed il 7 ottobre la ricognizione aerea ed il smg. Unruly segnalavano unità nemiche provenienti da ponente. Gli incrociatori Sin·o e Penelope coi Ct. Faulknor e Fury entravano nelle acgue dell'Egeo, rintracciavano il convoglio, probabilmente diretto a Coo, composto di un trasporto munizioni, un trawler armato e sei mezzi da sbarco, e l'affondavano. L 'azione provocava un .ritardo nell'abituale ritirata diurna dalle acque dell'Egeo e la forza navale inglese veniva attaccata, nel Canale di Scarpanto, da formazioni di Ju 88 e Ju 87 che colpirono i! Penelope con una bomba che non esplose, m a provocò egualmente avarie che costrinsero a ridurre la velocità a 23 nod i. Un'altra forza navale guidata dall'incrociatore Carlisle eseguì delle crociere nelle notti fra il 7 e 1'8 e fra 1'8 ed il 9 ottobre. La mattina del 9, alle 12.15 mentre era nel Canale di Scarpanro diretta al sud, la forza navale fu violentemente attaccata da formazioni di Ju 87. I « Lightnings » di scorta abbatterono 15 aerei nemici, il tiro delle navi altri 3, ma il Ct. Panther fu colpito ed affondato e l'incrociatore Carlisle fu colpito a poppa e, per rientrare ad Alessandria, dovette essere preso a rimorchio dal Ct. Rockwood.


174 Constatata l'impossibilità di agire durante la notte nelle acque dell'Egeo e di trovarsi poi al sicuro dagli attacchi aerei col sopravvenire del giorno, perduto l'appoggio aereo della squadriglia di « Ligbtnings >> che era stata trasferita nel Mediterraneo Centrale, fu deciso di impiegare soltanto i Ct. contro eventuali forze di invasione e di utilizzare gli incrociatori nel compito di difesa antiaerea e di guida della caccia aerea esclusivamente nella fase di avvicinamento o di allontanamento dall'Egeo oppure per operazioni in quelle zone che potevano essere raggiunte durante la notte. La perdita di Coo senza speranza di riconquista, annullando ogni possibilità di protezione da parte degli aerei da caccia, metteva in crisi anche i rifornimenti, impedendo l'invio a Lero di piroscafi e di mezzi adatti allo sbarco di materiali pesanti che sarebbero stati necessari per migliorare la difesa antiaerea e il servizio dei trasporti nell'isola. Si ripensò allora alla riconquista di Rodi (riconosciuta di crescente importanza per il seguito delle operazioni), ma, in una riunione tenuta a Tunisi il 9 ottobre e presieduta dal Generale Eisenhower, la proposta fu respinta per l'insufficiente di sponibilità di mezzi e fu deciso di limitarsi a mantenere l'occupazione di Lero e di Samo fintantoché fosse possibile continuare il rifornimento. Sorse allora l'idea di ricorrere, per i rifornimenti , ai smg. , mentre il progetto di utilizzare un ferry-boat turco non giunse alla realizzazione (come si è già detto). Si fece il possibile per mantenere sempre in azione la ricognizione aerea ed una forza navale che doveva effettuare crociere antinave e bombardamenti dei porti per ostacolare la raccolta dei mezzi da sbarco, di cui si prevedeva l'invio per le truppe tedesche già raccolte a Coo ed a Calino. La presenza e la pressione esercitata da questa forza navale avrebbe dovuto dare al nemico la sensazione di un'efficienza navale che in realtà non esisteva. Il 15 ottobre si ebbe notizia di un convoglio di due piroscafi e due mezzi da sbarco al largo di Nasso con rotta a Levante. Furono inviati i Ct. Belvoir e Beaufort. che furono attaccati. senza danni. da Ju 88 e Ju 87. Il convoglio dirottò verso nord. ma i Ct. dovettero ripiegare per deficienza di combustibile. L'incr. Phoebe ed i Ct. Faulknor e Fury intervennero durante la notte per ulteriori ricerche che rimasero infruttuose e


175 si nt1rarono prim a che facesse giorno. Il giorno 16 alle 13.00 il smg. Torbay avvistò il convoglio a n ord di Levita ed affondò uno dei piroscafi. Nella notte fra il 16 e il 17 il Ct. Hursley, insieme col Ct. greco Miaoulis, perlustrò la rotta verso Coo e la costa di Levante di Calino e, con brillante azione, incendiò un piroscafetto a Porto Vathy, affondò una motosilurante ed un mezzo da sbarco ed incendiò uno << sloop » nello stesso porto. La notte seguente i Ct. fervis e Penn bombardarono Porto Calino, incendiando un piroscafo che era in porto, probabilmente il secondo del convoglio. Le perdite tedesche su accennate, alle ciuali sono da aggiungere 4 motozattere affondate il 18 ed il 20 ad opera di aerei americani « Mitchell » e di « Beaufighters » inglesi, un piroscafo da 600 tonn. ed un altro più piccolo, silurati da motosiluranti nella notte fra il 19 ed il 20, smontarono i preparativi tedeschi di uno sbarco a Lero e consentirono quindi alle forze navali inglesi di intensificare l'attività di r ifornime nto di Lero e di Samo nel periodo illune. Di questa attività abbiamo già parlato nel paragrafo relativo ai rifornimenti. Aggiungeremo soltanto che il 22 ottobre. il Ct. greco Adria al largo di Calino ebbe la prua asportata da una mina. (Riuscì a salvarsi e se ne riparlerà in seguito). Il Ct. inglese Hurworth gli si avvicinò per soccorrerlo, ma saltò su una mjna ed affondò, con la perdita di 134 uomini. Nella notte fra il 24 ed il 25 ottobre affondò per urto contro una mina, anch'esso al largo di Calino, il Ct. inglese Eclipse. Vi erano a bordo un Commodoro e molti uomini di truppa diretti a Lero. Il Commodoro e buona parte dei soldati annegarono. Prima di chiudere questo capitolo, dobbiamo riportare alcuni telegrammi giunti all'Amm. Mascherpa. Il pnmo, rn data 6 ottobre. dice: «PAPA Da Comando Supremo a Egeomil Lero: 1755-0P. Riferimento 26662 interessato replicatamente Comando alleato per massiccio intervento aereo navale et invio rinforzi. Risultano già attuati bombardamenti su aeroponi Grecia et Rodi. Peraltro codesto Comando dipende da Comando inglese. 10006-212506. Generale

AMBROS10 l>.


176 Successivamente in data 8 ottobre giungeva un altro telegramma del Capo di S. M. G.: « Da Comando Supremo at Ammiraglio Mascherpa Marina Lero. « 1801 OP. Riferimento 26662 del 6 corrente alt Seguo con ammirazione vostra resistenza pressione aerea Lero nella certezza che prove valorose già fornite consentiranno respingere qualunque tentativo sbarco alt 191008-230008. · · , Firmato Generale AMBROSJO ». Contemporaneamente anche il Capo del Governo telegrafava: <( 8-1 0-194 3 « Da Comando Sup;emo at Ammiraglio Mascherpa Marina Lero : « 1802 OP. Destinatario Ammiraglio Mascherpa Riferimento Suo 26662 pressione aerea su Lero può essere seguita da tentativi sbarco alt Sono sicuro che Lei et i suoi sol dati insieme coi camerati inglesi farann o in tal caso tutto il possibile per conservare Lero e che infliggeranno severe perdite all'odiato tedesco alt Vi seguo con vivissima simpatia alt 191008-231508. Firmato BADOGLIO » . Kon ci risulta se l'Ammiraglio Mascherpa abbia nsposto al Maresciallo Badoglio. Siamo in possesso soltanto della risposta al telegramma del Generale Ambrosie : cc Al Comando Supremo per Generale Ambrosio - La Vostra certezza è la nostra fede - M-\SCHERPA ». Del telegramma 26662 di Marina Lero non siamo in possesso. 3° Avvenime nti di partico!are importanza

La fine del Ct. Euro. (C.F. Vittorio Meneghini). - Come abbiamo già visto, l'Euro, il giorno successivo all'armistizio, era stato inviato a Coo per imbarcare truppe da portare a Rodi. Giunto in vicinanza di Rodi il mattino del 10 aveva avuto dapprima ordine di rimanere al largo, fuori tiro delle batterie e poi di riportare le truppe a Coo e di rientrare a Lero. Nelle acque di Rodi aveva scansato con rapida, brillante manovra, tre siluri lanciati da un smg. che non fu mai identificato. Rientrato a Lero e non essendo riuscito a prendere contatto r.t. col suo Caposquadriglia. il F.


Centrale di tiro tipo G della batteria 227



177 Crispi che era al Pireo, aveva preso ordini da Marina Lero, che, come si è già veduto, aveva disposto di trattenerlo in sede anziché inviarlo a Haifa, come sarebbe stato previsto dalle disposizioni generali di armistizio Il mattino del 26, stando all 'ormeggio a Portolago, l'Euro subì, senza danni. il primo attacco aereo. Ebbe solo due feriti. N el successivo attacco del pomeriggio, che lo colse mentre stava per lasciare l'ormeggio, ebbe varie schegge a bordo, m a nessun danno, anche per la buona difesa che seppe sviluppare con le sue mitragliere. Subito dopo l'attacco si trasferì nella baia di Parteni, ormeggiandosi vicinissimo a terra. Mise ogni cura nel tentare di mimetizzarsi con rami e frasche, pur presagendo che le quotidiane visite dei ricognitori tedeschi · rendevano vane queste precauzioni. Infatti il 1° ottobre, alle ore 11. ebbero inizio, da parte di Ju 88, gli attacchi diretti. Una parte del personale di bordo era a terra, di poppa al Ct. per i lavori in corso. Le mitragliere entrarono subito in azione, ma poterono agire soltanto contro la prima ondata degli assalitori, perché furono subito coperte ed inceppate da cumuli di fango sollevati dalle bombe che scoppiavano a terra ed anche perché ostacolate nel tiro dalla forte inclinazione assunta dal Ct. L'Euro infatti, in seguit o a vie d'acqua formatesi per la sconnessione delle lamiere provocata dagli scoppi vicini, aveva cominciato a sbandare ed aveva finito per adagiarsi inclinato sul fondo. L'equipaggio ebbe sette morti, gli ufficiali furono tutti feriti, ma non gravemente, da schegge. Tutti si comportarono valorosamente ed ebbero encomi e proposte di onorificenze. Il Ct. quasi interamente sommerso fu dovuto abbandonare. L'equipaggio in primo tempo si aggregò al Distaccamento di Parteni e si allogò, in parte, in una grotta dove furono portati i feriti e gli ammalati. Gli specialisti incolumi furono subito assorbiti dalla D ifesa ed assegnati a servizi vari delle batterie a seconda della loro categoria. L'equipaggio fu poi in parte utilizzato per armare una batteria da 47-32 avuta dagli Inglesi sistemata nella baia di Gurna ed una sezione da 76-17 nella baia di Xerocampo e per costituire un plotone per la difesa ravvicinata del caposaldo della batteria P. L. 989 (Capo Timari-Parteni). Anche gli ufficiali ebbero vari incarichi. Il Capitano G.N. Gennaro Caronna passò alla di pendenza del Direttore dell 'officina mista. Il Direttore del Tiro T.V. Giulio Bernoni passò, come già detto, ai servizi di rifornimento delle batterie e di riparazione

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178 delle mitragliere e delle artiglierie. In entrambi i campi rese utilissimi servizi. L'Uff. in 2• T. V.e. Oscar Ciani rimase a curare le molte necessità del personale residuato. Il Comandante C.F. Vittorio Meneghini prese il Comando del settore Nord-Est in collaborazione col Colonnello inglese Comandante del settore. Tutte le armi e tutti i materiali, che fu possibile asportare dal Ct. guasi sommerso, passarono a disposizione della Difesa. Non si sono sbarcati né utilizzati i cannoni, perché le loro munizioni erano state allagate nei depositi di bordo. Le mitragliere servirono per fornire pezzi di rispetto.

Internamento dell'Azio. (T.V.c. Tancredi Orsini). - Il posamine Azio, in seguito al decentramento delle unità navali, era ormeggiato a Parteni. Il Comando Difesa di Lero aveva progettato di impiegarlo nella posa di uno sbarramento ravvicinato per il quale _sarebbero state utilizzate alcune torpedini tuttora esistenti nel vicino deposito torpedini di Parteni, ma il progetto non aveva assunto precisa forma esecutiva. Poiché i bombardamenti aerei avevano provocato l'affondamento di tutte le maggiori unità navali, Marina Lero volle fare un tentativo per salvare l'ultima superstite e l'Azio ebbe ordine di trasferirsi a Lisso, nella baia di Muscate. Provvisto di un forte quantitativo di viveri e munito di segnali di riconoscimento fino al giorno 7, l'Azio nella notte dal 4 al 5 ottobre si trasferiva a Lisso. A Lisso non vi era nessuna difesa, sicché l'Azio era esposto alle offese aeree, navali, subacquee ed anche terrestri, tanto che per sicurezza fu sistemata una rete di vedette a terra sulle alture circostanti la baia. Il transito di aerei era continuo, ma forse l'A zio non era stato subito scoperto. Il mattino del 9, alle ore 7, entrava nella baia una Ms. inglese. Il T.V. Orsini andò a bordo per avere notizie e comunicò la sua intenzione di recarsi, durante la notte, a Samo. L'ufficiale inglese comandante la Ms. lo sconsigliò, facendo presente che si sarebbe esposto a sicuri bombardamenti aerei non appena reperito dai ricognitori, il che sarebbe avvenuto certamente prestissimo. Mentre il colloquio era in corso, passarono cinque apparecchi nemici mitragliando. La Ms. inglese lasciò l'ancoraggio in tutta fretta ed il Comandante dell'Azio stabilì di partire durante la notte. Due ore dopo il mitragliamento aereo si ebbero prolungati voli di un ricognitore sull'isola. Alle 14.25 otto aerei nemici ini-


179 ziarono un bom bardamento in quota al quale fece seguito una ser ie di bombardamenti in picchiata. Vennero lanciare circa 60 bombe. Dopo 40 minuti di bombardamento l'Azio aveva un morto a bordo, 10 ferit~ e notevoli avarie alle sovrastrutture, compresa la plancia quasi completamente sfasciata. Per evitare la sicura perdita della sua nave. il Comandante dell'Azio confermò la sua decisione di partire da Lisso, ed alle 3 dell'indomani IO ottobre salpò, dirigendo verso nord. Prese in esame i vari ancoraggi delle isole più vicine dove avrebbe potuto approdare e per un motivo o per un altro (fra i vari motivi assai rilevante era quello di non avere più segnali di riconoscimento validi e di non poter usare la · stazione r.t. perché messa fuori uso dal bombardamento) li scartò tutti, poiché ritenne che nessuno offrisse un minimo di si.curezza. Scartò, dopo averne fatto il giro ed esplorato le varie baie, anche l'isola di Gaidaro, ritenendo tutte le baie visitate malsicure dal punto di vista nautico a causa dei fondali e, alla fine, decise di raggiungere la costa turca. Alle 6.15 del giorno 10, dopo aver informato a mezzo del radiosegnalatore che era stato riparato, Marina Lero. entrò nelle acque turche. Alle 7.30 diede fondo a Chulukoi. Chiese alle autorità turche rappresentate d:ille autorità civili locali e da un Colonnello Comandante di un reggimento che si trovava nelle vicinanze, di sbarcare il morto ed i feriti gravi e di avere 15 giorni di tempo per riparare le avarie, ma i Turchi, dopo aver messo sentinelle a bordo e dopo aver tentato qualche scambio di idee reso assai precario dalle difficoltà della lingua, dichiararono la nave internata ed ordinarono lo sbarco dell'equipaggio. Il T.V. Orsini aveva rifiutato di firmare una dichiarazione di volontario internamento; aveva consegnato un documento in cui chiedeva 15 giorni di tempo per eseguire le riparazioni e poi aveva dovuto firmare una dichiarazione nella quale asseriva di non essere potuto partire entro le 24 ore, il che comportava l'internamento dell'unità e dell'equipagg;io. Il personale fu messo inizialmente in campo di concentramento turco e, successivamente, in vari campi di concentramento inglesi. L'internamento .dell 'unità ebbe fine con la fine della guerra e, nel settembre 1945, l'Azio rientrò in ltalia insieme con altre unità che erano state internate e venne impiegata quale nave idrografica.


180 Caduta di Coo. - Ne sarà trattato più ampiamente nella Pane III. Abbiamo già visto, parlando dell'attività na\'ale inglese, che una forza navale, informata dalla ricognizione aerea di un convoglio navigante fra Nasso e Paros e composto di piroscafi, motozattere, cannoniere. Ms., non era potuta intervenire per insufficienza di combustibile ed aveva avuto ordine di rientrare ad Alessandria per rifornimento. Il convoglio non era diretto a Rodi, come ritenevano gli Inglesi, ma a Coo, dove giunse alle. 5.00 del 3 ottobre. Era scortato, a quanto risulterebbe, anche da Ct. ex-italiani catturati al Pireo ed armati dai Tedeschi (Ct. Crispi ed un tipo « Calatafìmi »). Il convoglio fu attaccato senza esito dal nostro Mas 520 che era in ·crociera di vigilanza notturna. A Coo la Marina aveva soltanto tre Stazioni di Vedetta di cui una fornita di stazione r.t. campale. La guarnigione era costituita da truppe dell'Esercito (un reggimento su due battaglioni più alcune compagnie mortai. cannoni, mitragliere e servizi vari), comandate dal Colonnello Leggio. Truppe Inglesi vi erano giunte via Lero, presumjbilmente un battaglione fanteria con 6 cannoncini « Bofors > e reparti vari di servizi. In totale circa 4.000 Italiani e 1.000 Inglesi. Questi ultimi erano in buona parte specialisti o destinati ai servizi per l'esercizio ed i lavori di miglioramento del campo di aviazione. Lo sbarco tedesco fu effettuato da circa un migliaio di uomini e da un centinaio di paracadutisti, appoggiati da violenti bombardamenti aerei. Si sviluppò un'azione principale subito vittoriosa sulla costa settentrionale, accompagnata da due azioni concorrenti in altri punti. Le truppe inglesi non opposero troppa resistenza e riuscirono a riparare in Turchia. Delle truppe italiane una parte. quella che presidiava la zona SW, resistette strenuamente fino al giorno successivo, ed ebbe certamente gravissime perdite. Il grosso delle truppe italiane fu fatto prigioniero. Gli ufficiali, separati dalle truppe, furono trucidati in massa e sepolti in una fossa collettiva. Merita di essere riferita l'avventura della cisterna Adda (Nocch. la cl. Domenico Rota) che, partita da Lero per andare a far acqua a Coo, si trovò alle prime luci del giorno quasi in mezzo al convoglio tedesco. Ritenendo che si trattasse di unità inglesi, entrò tranquillamente in porto. Mentre si preparava per imbarcare l'acqua, ebbe inizio l'attacco. Uscì subito dal porto, tra-


181 versò indisturbata le formazioni tedesche e diresse verso le acque turche; poi, facendo rotta per Nord, rientrò a Lero. Perdita del Legnano. (C.C. a. Emanuele Campagnoli) . li 5 ottobre, colpita da varie bombe, la nave Legnano, che alzava l'insegna di Comandante Superiore Navale dell'Ammiraglio Mascherpa, affondava lentameme, adagiandosi sul fondo e rimanendo con la coperta e le sovrastrutture fuori dall'acqua. Con l'equipaggio fu formato un plotone che fu inviato al caposaldo di Mericcià. Il cannone da 76 fu assegnato alla batteria PL 906 in sostituzione di uno che era scoppiato e le mitragliere di bordo furono utilizzate dalla Difesa per forni re pezzi di rispetto. Bacino galleggiante e P .fo Bucintoro. - Il giorno 5 il bacino galleggiante fu colpito e cominciò a sbandare. Il P.fo Bucintoro che vi si trovava a secco. ne uscì ma fu poi colpito ed affondò il giorno 8. Il bacino affondò del tutto, capovolgendosi, il giorno 15. P.fo frigorifero Ivorea. - Affondò il 7 ottobre in seguno ad attacco aereo. Una parte della carne che aveva a bordo fu salvata e passata al frigorifero della Difesa. Resa di Calino. - I particolari saranno esposti nella Parte III. Qui si ricorda l'accaduto soprattutto per i riflessi e le conseguenze che ebbe per la sorte di Lero. Il giorno 4 ottobre gli Inglesi, senza darne avviso al Comando italiano, ritirarono il presidio che vi avevano sbarcato. Questo esodo provocò demoralizzazione nel presidio italiano ed ebbe la conseguenza che buona parte di esso. senza ordini responsabili. abbandonò l'isola rifugiandosi in Turchia. I pochi rimasti ritennero di non essere in grado di opporre valida resistenza e considerarono che, comunque. questa avrebbe avuto catastrofiche conseguenze per l'isola e per i suoi abitanti, sicché, quando la sera del 7 ottobre i Tedeschi entrarono in porto con tre motozattere ed un motoscafo con bandiera bianca, si arresero senza opporre resistenza e furono poi evacuati dai Tedeschi . Calino dipendeva direttamente da Marina Lero, ma la Commissione di inchiesta riunitasi dopo la fine della guerra, valutati i fatti, tenuto conto dell a natura dei rapporti di fatto e di diritto esistenti fra Comando italiano e Comando inglese, ha ritenuto di


182 non dover fare alcun appunto all'Ammiragìio Mascherpa per questa resa, avvenuta fuori dalla sua conoscenza e senza alcuna possibilità pratica di un::i sua tempestiva reazione. In realtà Ma. rina Lero ebbe qualche sospetto di avvenimenti anormali a Calino solamente in seguito alla interruzione delle comunicazioni, ma la verità fu conosciuta soltanto quando giunse a Lero il Capo Cannoniere Cipriani. Questi, che era Capoposto del nucleo mitraglieri (20 uomini con due mitragliere da 20), non volle consegnare le armi ai Tedeschi, ma le smontò gettando in mare le parti princi pali. Tentò con un gruppo dei suoi uomini di sfuggire ai Tedeschi rifugiandosi nelle case dei Greci, ma in breve tempo furono tutti r astrellati. La mattina dell'8 fu preso anche lui e la sera portato con altri soldati, a bordo di un gazolino, (termine di uso locale per i motovelieri di quella zona), che partì diretto a Coo. Egli però riuscì a buttarsi in mare non vist(? ed a tornare a Calino. Si mise in marcia sulle montagne per attraversare l'isola. Scambiò i suoi panni con quelli di un pastore e poté, trattenendosi nelle case dei Greci, avere da loro notizie sul numero dei T edeschi sbarcati e sui loro preparativi per battere Lero con le artiglierie. La m attina del 10 giunse in riva al canale che separa Calino da Lero (circa 2.500 m. con qualche scoglio intermedio). Si gettò in mare e traversò il canale : giunto all'ultimo scoglio si fermò, perché era in corso un bombardamento aereo sulle batterie prospicienti il canale. Cessato il bombardamento, si fece vedere dai m arinai della batteria 281 ed essi manciarono un battello a prenderlo. Ricevuto dall 'Ammiraglio Mascherpa, riferì tutte le notizie che aveva raccolto. (Dopo qualche giorno di ospedale il C. Cann. Cipriani riprese servizio .3.lla Difesa, distinguendosi ancora per buona volontà e noncuranza del pericolo. Dopo la resa di Lero tentò con altri di fuggire con un motoscafo dell'Aviazione, che però fece avaria. Rimase quindi a Lero nascosto fino al 21 dicembre quando, essendo riuscito ad avere una barca a remi, scappò, insieme con altri tre militari, raggiungendo la costa turca, dove fu internato e rinchiuso in campo di concentramento). In seguito alle notizie portate dal Capo Cannoniere Cipriani sul concentramento a Calino di forze tedesche per l'attacco a Lero. le batrerie di Lero iniziarono un tiro sistematico di disturbo su Calino. Gli effetti di questo tiro non potevano essere che parziali, essendo buona parte dell 'isola o defilata o fuori portata delle artiglierie di Lero. Le batterie che parteciparono a guesta azione


183 di tiro furono le batterie navali da 152 « Ciano », « San Giorgio », « Ducci », la « Lago» da 120, e le 338, 281, 262, 227, 508 ecc. da 76. variamente raggruppate e qualche volta anche tutte insieme. Alcune di esse sparavano sul rovescio del proprio settore di tiro navale. Il tiro era effettuato ad orario prestabilito. Esso impedì ai Tedeschi di piazzare sulla costa Nord dell'isola artigliere con le quali avrebbero potuto facilmente provocare fo rti molestie e gravi danni a Lero, e rese impossibile l'uso delle calanche Nord per preparativi di sbarco. Imb:'lrcazioni snidate dal tiro furono infatti viste fuggire da qualche calanca : una volta fu visto allontanarsi anche un idrovolante. Sembra che due motozattere siano state affondate. Ma a questi risultati non trascurabili, un altro se ne aggiunse di alto valore morale e cioè il benefico effetto, sullo spirito degli uomini dalla constatazione che la Difesa italiana era « in gamba» e che poteva utilmente concorrere alle operazioni di guerra. Ciò contava soprattutto per gli armamenti delle batterie navali che, sino allora, avevano avuto ben scarse occasioni di entrare m giuoco. I bombardamenti sistematici su Calino ebbero inizio il 10 ottobre e durarono circa :::inque settimane. Evacuazione di $imi. - Ne parleremo nella Parte III, con quell'ampiezza che l'argomento merita. Qui ricordiamo solo che la Marina inizialmente vi aveva soltanto una Stazione di Vedetta a Monte Trullo ed una delegazione di porto a Sirni bassa. L'Esercito vi aveva una compagnia mitraglieri incompleta ed una sezione mitragliere da 20 mm. Non vi erano Tedeschi. Dopo 1'8 settembre gli Inglesi vi mandarono dei « Commandos » che dipendevano da Castelrosso. L'Ammiraglio Mascherpa vi inviò il 27 settembre il C. C. Corradini, fuggito da Rodi per evitare la resa e la prigionia tedesca. Egli fece varie proposte per la difesa dell'isola e, quello che più conta, cominciò ad organizzarla con le forze e con i mezzi di cui disponeva. In conseguenza, nonostante le precarie condizioni in cui si trovava tutto il Dodecaneso dopa la caduta di Coo e con Lero completamente isolata, quando, il 7 ottobre, un reparto tedesco sbarcò nella baia di Pedi, la Difesa poté opporre accanita resistenza riuscendo nel pomeri ggio dello stesso giorno a costringere i T edeschi a ritirarsi lasciando morti e prigionieri. Seguirono insistenti attacchi aerei tedeschi ed il Comando inglese fin ì per ordinare l'evacuazione che fu compiuta la sera dell'll ottobre dal C.te Corradini, in perfetto ordine. Dopo una


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sosta a Marm arice (Turchia) evitando l'internamento, il piccolo distaccamento giunse con armi, munizioni e bagagli a Castelrosso donde fu poi fa tto proseguire per Cipro.

Caduta di Stampalia. - Anche di guesto sarà riferito estesamente nella Parte III. Qui ricorderemo solo brevemente gli avvenimenti già narrati. La Ms 12 (C.C.r. Vittorio Daviso) e la Ms. 23 (S.T.V. Alberto Bencini), inviate da Lero per cooperare alla cattura dei Tedeschi imbarcati sull a cannoniera incagliatasi volontariamente a Stampalia dopo un'azione n avale con gli Inglesi, affondarono in seguito ad attacchi aerei, subiti senza la sperata scorta di apparecchi da caccia .. Il C.C. Daviso, per ordine di Marina Lero, prese il Comando dell'isola al posto del C.C. Bruno Margarucci, del quale gli Inglesi, irritati per un malinteso, avevano chiesto la sostituzione. Il m alinteso fu poi ch iarito, tanto che il C.te Margarucci, a Lero, ebbe l'incarico di ufficiale <li collegamento. Per ricuperare i prigionieri tedeschi partirono il 20 settembre da Lero l'Azio e due Ms. inglesi. L'Azio sfortunatamente incagliò e le Ms. raggiunsero sole Stampalia ripartendone il 21 con una pane dei prigionieri. Tra il 20 ed il 23 settembre sbarcarono a Stampalia da due Ms. inglesi un centinaio di Inglesi al comando di un Capitano. Il C.C. Margarucci lasciò Staropalia per Lero il 24 con una delle due Ms. inglesi. Il nuovo C.te C.C. Daviso si diede alacremente ad organizzare la difesa ed a risollevare il morale degli uomini che era assai basso, specie nei militari dell'Esercito, avviliti perché da lunghissimo tempo non fruivano di licenze. Il 7 ottobre, come abbiamo già visto, un convoglio tedesco diretto a Coo fu distrutto da forze naYali inglesi . Una motozattera del convoglio riuscì a sfuggire e diresse verso Stampal ia dove fu presa a cannonate e costretta ad incagliare. Il personale tedesco fu catturato. I prigionieri furono imbarcati su un motoveliero che avrebbe dovuto raggiungere Alessandria, m a i Tedeschi sopraffecero l'equi paggio e condussero il motoveliero a Levita che era stata già occupata dai Tedeschi e che successivamente fu ripresa e riperduta d'agii Inglesi. Il 22 ottobre fu sferrato l'attacco tedesco contro l'isola di Stampalia con azione navale, aerea e con paracadutisti. L 'esigui-


185 tà delle forze e dei mezzi. l'impossibilità fin dall"inizio dell'azione di qualsiasi comunicazione, avendo una bomba d'aereo distrutta la centrale telefonica, la menomata volontà di resistenza sia degli Italiani sia dei pochi Inglesi presenti, l'immediata cattura da parte dei Tedeschi del C.te D aviso rimasto subito isolato, fecero sì che i T edeschi furono ben presto padroni di tutta l'isola. A causa della distruzione della stazione r.t., mancò anche il tempo di dare informazioni a Lero che, dopo un segnale di avvistamento delle ore 5 del mattino, non ebbe nessun'altra notizia. La caduta di Stampalia, rimasta ignorata nei suoi particolari, diede luogo a molti sospetti ed a molte supposizioni (dimostratisi poi infondati) e fu causa di grave amarezza e preoccupazione degli ambienti di Lero. Perdita del Volta. (C.C.c. Stefano Bausani) . -. All'atto dell 'armistizio la R.N. Volta era ormeggiata a Porto Rina (Parteni). Iniziatisi gli attacchi aer,ei ed il diradamento delle unità navali, il Volta cambiò posto d'ormeggio e si ancorò in vicinanza delle ostruzioni di Ponente della baia, donde partecipava con le sue armi, alla difesa e.a. Dopo pochi giorni di bombardamento, tutte le unità ormeggiate a Parteni erano state via via colpite da bombe ed affondate. Solo il Volta era rimasto incolume e. nella speranza di salvarlo. i1 Comando Marina, dopo aver invano proposto al Comando inglese di inviarlo in acque turche trovando qualche scappatoia per salvarlo dall'internamento, decise di trasferirlo altrove. Il 7 ottobre, il C.te Bausani fu chiamato a Portolago per ricevere ordini ed istruzioni per il trasferimento nella baia di Molla-Ibrahim nella costa sud-orientale di Samo. Mentre il C.te era a Portolago, la sua nave subiva un violento bombardamento che provocava numerose avarie, nessuna delle quali però di grave entità. A causa dei fori prodotti da schegge, si allagarono il pozzo delle catene, la cala del nostromo, il gavone di prora ed altri locali minori adiacenti. Fu all agato volontariamente il deposito munizioni di prora perché vi si era manifestato un principio d'incendio. Anche il timone (come fu constatato successivamente in navigazione), subì qualche deformazione. Le strutture della plancia subirono danni, i telegrafi di macchina furono messi fuori uso, la rete dei portavoce ebbe parecchi fori ed ammaccature che ne menom:uono l'efficienza. Finito l'attacco, le avarie furono riparate alla meglio, le vie d'acqua furono tampona-


186 te con rurafalle e caviglie ed i locali allagati furono prosciugati, tranne il pozzo delle catene che probabilmente aveva qualche falla sotto il galleggiamento. Le avarie subite non erano tali da impedire di prendere il mare e, dopo aver imbarcato una buona scorta di viveri, verso mezzanotte il Volta lasciava la baia di Parteni. Poco prima della partenza salì a bordo un T.V. inglese che, a quanto risulterebbe, doveva soltanto recarsi a Samo e non aveva particolari istruzioni od incarichi nei riguardi del Volta, tanto che il C.te Bausani era stato autorizzato a partire anche senza di lui, qualora egli non fosse giunto a bordo in tempo. Alle istruzioni date al Volta non erano stati allega ti i segnali di riconoscimento. Questa lacuna è probabilmente da attribuirsi al fatto che, per il settore navale, vi era, a quella data, una specie di non ben chiarito condominio italo-inglese. Come abbiamo già avuto occasione di dire, l'argomento dei segnali di riconoscimento costituiva un campo in cui più palesemente si manifestava la diffidenza inglese verso g li Italiani. All'inizio della collaborazione militare, i segnali di riconoscimento non venivano mai comunicati al Comando dell'unità italiana in partenza ma erano a conoscenza soltanto dell'ufficiale inglese che vi prendeva imbarco. Successivamente il Comando Marina di Lero ebbe comunicazione dei segnali dal Com ando inglese. Nel caso del Volta però è- probabile che l'imbarco d i passaggio dell'ufficiale inglese abbia contribuito a far sorgere ed a prolungare l'equivoco reciproco fra i due Comandi, equivoco che coinvolse, per inesperienza, anche il Comando di bordo e portò alle conseguenze che vedremo. In ogni modo il trasferimento del Volta fu regolarmente e tempestivamente portato a conoscenza del Comando inglese e l'imbarco dell'ufficiale inglese ne è la riprova. Verso le 1.15 del giorno 8, mentre il Tiolta era circa al tra verso del l'isola di Lisso, furono avvista ti sulla sinistra dei segnali luminos i. Non fu subito compreso se essi provenivano da unità navali o da stazioni a terra. In mancanza del segnale di riconoscimento. il Volta trasmise il proprio nominativo internazionale e « nave V olta » in chiaro. Rispose una raffica di mitragliatrice. Sembra che qualche raffica fosse stata sparata anche prima, di proravia, co me intimazione a fermarsi. Fu chiamato sulla plancia il T.V. inglese che tentò anche lui di fare qualche segnalazione, non bene ~ccertata, col nostro fanale Donath. Poiché il fuoco continua\'a. S\'anì ogni dubbio iniziale che si trattas-


187 se di unità inglesi. subentrò la convinzione che fossero unità tedesche e fu ordinato di rispondere al tiro. In realtà si trattava di motocannoniere inglesi in patruglia, armate di mitragliatrici e di cannoncini Bofors da 47, alle quali evidentemente, non era stato dato avviso del movimento del Volta. Per questo motivo, per la rotta seguita dal Volta, per la mancata risposta al segnale di riconoscimento e per l'incertezza delle segnaJazioni, le Mc. ritennero che si trattasse di una unità dissidente che fuggiva da Lero. Non si può fare ad esse alcuna colpa per avere aperto il fuoco. La poca velocità, la scarsa manovrabilità (aggravata, come si è detto, da qualche deformazione del timone prodottasi durante il bombardamento del giorno precedente a Parteni), la modestia dell'armamento, non consentirono al Volta né elasticità di manovra né efficacia di fuoco. Ebbe invece parecchi colpi a bordo. che causarono una decina di f enti, vie d acqua ed allagamenti specie nei compartimenti poppieri e l'incendio di un fusto di benzina sistemato fuori bordo a poppa. Il sorvolo di due aerei , che furono ritenuti tedeschi inviati per azione concomitante con quella delle unità navali, contribuì a rendere più grave l'apprezzamento della situazione, per cui il Comandante giudicò che il perdurare dell 'azione avrebbe causato la sicura perdita della nave e ritenne che miglior partito fosse quello di portarla ad incagliare per salvare almeno la vita dell'equipaggio. Diresse quindi verso la costa dell'isola di Lisso, ma, alle ore 1.50 pochissimo tempo dopo l'accostata che voleva tradurre in atto questa sua intenzione. la nave incagliò inopinatamente, sugli scogli delle Isole Bianche. che si trovano a poco più di un miglio a Levante della costa di Lisso. L'improvviso incaglio, avvenuto sotto il fuoco delle Mc., generò un certo panico. Le Mc. però, dopo l'incaglio, sospesero il fuoco ed una delle Mc. attraccò sul Tl olta. Qualche ln~lese salì a bordo per rendersi conto della situazione e di quanto era accaduto. Ci fu chi sparse la voce che non si trattava di In glesi ma di Tedeschi camuffati che erano venuti a bordo per far saltare la nave entro 15 minuti, il che aumentò la confusione. Le due Mc. rientrarono poi nella rada di S. Marina di Lero portando un 2. Capo meccanico che probabilmente ritenevano fosse rimasto per ultimo sul Volta dopo lo sbarco dell'equipaggio cd un marinaio ricuperato in mare. Al sotrufficiale non fu concesso di scendere a terra per mettersi in comunicazione col Comando ed informarlo dell'accaduto. A giorno fatto , le due Mc., avendo sa-


188 puto dal sottufficiale meccanico che forse sul Volta vi erano ancora dei ferit i, tornarono vicino al Volta. I feriti però erano già stati portati a terra a Lisso. L e Mc. diressero allora verso Lisso e. lungo il tragitto, incontrarono una lancia che, avendo scorto le Mc., si era staccata da terra con i cinque feriti più gravi. Essi furono trasbordati sulle Mc. e portati a Lero. Il Volta, dopo l'incaglio, per le avarie subite in conseguenza sia dell 'azione di fuoco sia dell'incaglio, fu ritenuto perduto ed il Comandante decise l'abbandono della nave. Con le imbarcazioni <li bordo l'equipaggio si trasferì a terra a Lisso e subito dopo, con le stesse imbarcazioni, iniziò il ricupero di tutto ciò che poteva essere sbarcato con qualche utilità (vestiario, viveri, armi portatili, stazione r.t., materiali vari). Gli aerei tedeschi cominciarono subito ad attaccare la nave con lancio di bombe ed a mitragliare il personale che faceva il traffico dei materiali. Il Volta, che aveva la poppa quasi completamente sott'acqua, fu in breve ridotto ad un relitto inutilizzabile. Per ordine di Marina Lero il personale si accantonò a Lisso per costituirvi la difesa dell'isola, che sino allora non ne aveva alcuna. Furono sistemate una stazione di vedetta e vari posti di avvistamento. Il Comandante Bausani fu nominato Comandante Militare dell'isola e Delegato di Governo; 16 1 m ilitari, per i quali vi erano armi portatili e munizioni, fu rono assegnati a Lisso e gli eccedenti furono costituiti in una compagnia su tre plotoni che avrebbe dovuto tornare a Lero per concorrere alla difesa della zona di Parteni. Uno solo dei plotoni però fece in tempo a raggiungere Lero prima della resa. Dello sgombero di Lisso in conseguenza della caduta di Lero sarà detto in seguito. La condotta del Comandante Bausani fu naturalmente vagliata a suo tempo da una Commissione d'inchiesta e, tenuto conto delle circostanze. fu ritenuto che le sue responsabilità non eccedessero il campo professionale e disciplinare. Incaglio e perdita della Ms. 26. (S.T.V.c. Tullio Luchini). La Ms. 26 era dal 30 settembre 1943 al Comando del S.T.V.c. Luchini che aveva precedentemente assai bene e valorosamente comandato un M as nel Canale di Sicilia, fino alla caduta di guest"isola, e che, destinato successivamente a Rodi quale Aiutante di Bandiera dell'Ammiraglio Daviso, non aveva avuto il tempo di assumere l'incarico ed era stato invece inviato a prendere il Co-


189 mando del Piroscafo Taganrog catturato ai T edeschi. Come abbiamo già visto, il S.T.V. Luchini aveva portato il Taganrog prima a Simi e poi a Lero. I particolari di questo episodio sono stati esposti nella Parte I. La sera del 9 ottobre, mentre la Ms. 26 era ormeg151ata al pontile della benzina nella baia di Alinda, giunse in motocicletta il T.V. Aldo Baldini (che si occupava della flottiglia in nome del titolare C.F. Luigi Borghi assorbito dal suo nuovo incarico di Capo di Stato Maggiore di Marina Lero) per portare a tutte le unità dislocate lungo la costa Est (Mas 555, Mas 559, Ms. 26) l'ordine di uscire subito in missione di agguato, perché l'avvistamento di un convoglio tedesco nelle acque di Levita aveva fatto ritenere imminente un · tentativo tedesco di sbarco. Le tre unità · partirono per le rispettive zone, ma la Ms. 26, dopo circa 20 minuti di moto, incagliò sugli scogli prossimi alla costa, fra Punta Pasta di Sopra e Punta Pasta di Sotto. Una delle possibili cause dell'incaglio è da attribuirsi al fatto che la Ms. 26 procedeva probabilmente con una velocità superiore a quella stimata dal suo Comandante, avendo recentemente sostituita l'elica ceno-aie con altra di passo maggiore. In ogni modo !"incaglio poteva probabilmente essere evitato se il S.T.V. Luchini non fosse stato affetto da miopia che non gli permise di accorgersi in tempo dell'avvicinarsi della costa. (L'insorgere della miopia era stato constatato anche in passato e per questo il S.T.V. Luchini aveva avuto una destinazione a terra; ma egli non aveva ritenuto opportuno, per r agioni morali, date le circostanze, farlo presente quando era stato chiamato improvvisamente ad assumere il Comando della Ms. 26 in sostituzione di un collega ammalatosi). Il Mas 559, che, facendo rotta verso la sua zona. di agguato, si trovava vicino alla Ms. 26, si accorse dell'incaglio e si avvicinò ulteriormente. L a Ms. 26 lo incaricò di segnalare a Lero l"accaduto, non potendo farlo direttamente per avaria alla stazione r.t. sopravvenuta dopo ]'incaglio. Nell'allontanar!ii, il Mas 559 incontrò un gazolino greco, al servizio degli Inglesi, che dirigeva verso nord e lo inviò verso la Ms. 26. Data l'imposs1bilità di avere da Lero pronti ed adeguati soccorsi, le condizioni dell'unità incagliata furon o dal personale di bordo giudicate di sperate, cosicché. quando il gazolino si avvicinò. il S.T.V. Luchini decise di trasbordarvi l'equipaggio con vestiario ed armi portatili. Fu spinto a questa decisione anche dalla convinzione. desunta da alcune azioni di fuoco


190 che si vedevano in corso a Lero (e che in realtà erano soltanto antiaeree), che lo sbarco tedesco sull'isola fosse già in atto e che quindi non convenisse sbarcare sulla costa un gruppo di uomini che, pochi com'erano ed inesperti della lotta terrestre, avrebbero avuto la sola prospettiva di cadere prigionieri. senza aver portato alcun contributo al combattimento. Ritenendo di interpretare alcune direttive verbali e di carattere generale avute dal comando flottiglia e non volendo dirigere su Portolago anche per evitare il rischio di essere preso dal fuoco delle batterie, in primo tempo fece rotta col gazol_ino verso Lisso. In tal senso infatti fu la comunicazione fatta al Mas 559 che incontrò a portata ,d i voce e che il Mas trasmise sia a Lero sia al Capo Sezione, Mas 555 (S.T.V. Calabrese). Poco tempo dopo però, il S.T.V. Luchini tornò su questa decisione e pensò di recarsi a Castelrosso per mettersi a disposizione degli Alleati. Il comandante greco del gazolino annuì, facendo solo presente la necessità di una sosta a Budrum (Turchia) per rifornirsi di combustibile. Dopo una sosta di qualche ora a ridosso di uno scoglio per attendere la luce del giorno. il g:izolino entrò a Budrum. Il comandante greco scese a terra per l'acquisto del combustibile. ma poco dopo tornò e, dalla banchina, disse che non voleV2 più proseguire. Ogni insistenza fu inutile. Il greco si allontanò e salirono a bordo del gazolino militari turchi che imposero lo sbarco del personale militare e sequestrarono le armi. Il personale fu quindi internato e seguì le sorti dei nostri militari rifugiati in Turchia. Ogni tentativo del S.T.V. Luchini di prendere contatto con il nostro Addetto Navale ad Ankara o con Autorità inglesi fu respinto. La Ms. 26 rimasta sugli scogli, fu visitata il giorno seguente all'incaglio da personale tecnico d i Lero. Tutto il materiale mobile fu ricuperato, ma non fu possibile organizzare il salvataggio dell'unità, che pochi giorni dopo affondò in seguito ad una mareggiata. L'episodio ebbe gravi ripercussioni a Lero. dove le circostanze del l'incaglio rimaste ignorate e la sparizione dell'equipaggio, che si sapeva diretto a Lisso, diedero luogo alle più fantasiose e sfavorevoli congetture che arriYarono persino a collegare l'episodio della Ms. 26 col tradimento del Mas 522 . Ciò nocque ulteriormente ai rapporti con gli Inglesi che trassero dal nuovo episodio nuove ragioni di diffidenza, specie verso la flottiglia Mas.


191 Quando a guerra finita, le testimonianze e la conoscenza degli elementi di fatto misero nella giusta luce il comportamento del S.T.V. Luchini e del suo equipaggio, le competenti Autorità esclusero ogni ipotesi di dolo e giudicarono l'accaduto imputabile esclusivamente ad inesperienza e ad erronei apprezzamenti della situazione. Affondamento e danneggiamento di Mas, Ms. e Mz. - Il 26 settembre come abbiamo già visto, nel primo violento attacco aereo era stato affondato il Mas 534 ed era stata danneggiata la Ms. 11. Quest'ultima fu danneggiata nuovamente il 25 ottobre ed ai primi di novembre fu inviata a Haifa in riparazione. Lo stesso giorno 25 fu affondata la Ms. 15 colpita in pieno da una bomba. Le nostre Motozattere erano impiegate, in concorso con le unità similari inglesi, nel rifornimento delle isole. Ebbero talvolta occasione di recarsi anche nelle acque turche. Il 5 ottobre, la Mz. 730 (S.T.V. Renato Blasich), ormeggiata alla banchina di Portolago, colpita da una bomba, affondò. Si ricuperò quanto possibile dei materiali mobili. Il personale venne diviso fra le altre due Mz. ed il Comando Difesa. Il S.T.V. Blasich trasbordò in primo tempo sulla Mz. 722 e, successivamente, venne destinato al comando di un plotone antisbarco. Perdite di naviglio ausiliario. --, Sono tutte dovute ad attacchi aerei. Il 5 ottobre sono stati affondati a Portolago il Porto di Roma e il Prode; il 12 ottobre il Bucintoro, anche a Portolago; a Pauno sono andati perduti il 10 ottobre il Camogli e ;lia fine di ottobre il Ma,·ia Santissima delle Catene; a Samo ha invece incontrato la sua fine il 30 ottobre il M orrhua. Ordine del Giorno del Comand.o. --, Il giorno 12 ottobre l'Ammiraglio Mascherpa emanò un Ordine del giorno (V. doc. 149). Il duro, implacabile martellamento aereo cui tutti erano sottoposti e le conseguenti difficoltà di vita. potevano scuotere il morale della guarnigione e quindi la parola del Capo giungeva particolarmente utile per galvanizzare le energie di quel gruppo di uomini che si trovavano in una situazione assai difficile e penosa ed ai quali tuttavia alte ragioni di carattere morale imponevano di chiedere il massimo rendimento. Le fiere ed elevate espressioni del1' Ammiraglio Mascherpa, l'elogio collettivo completato dall'elogio


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singolo rivolto a determinati servizi o reparti che avevano già dato prova della loro indomita volontà di resistenza, trovò nell'animo di tutti un'eco così profonda, che la emanazione di guesto Ordine del giorno deve essere ricordata fra gli avveni menti importanti di guel periodo. Anche di fronte al Comando inglese l'Ordine del giorno pose un punto fermo ed una non discutibile testimonianza del concorso italiano alla difesa dell'isola. Visita a Lero di Generali inglesi e morte del Commodoro Todd. - N ella notte fra il 24 ed il 25 ottobre, un battaglione inglese di rinforzo, imbarcato su due Ct. (Petard ed Eclipse) era in navigazione verso Lero. Nello Stretto di Coo, l'Eclìpse saltò sopra una mina e, fra le numerose vittime, vi fu il Commodoro T odd che si recava ad esaminare sul posto la situazione di Lero dal punto di vista navale. Insieme con lui, non risulta se sul Petard o sull'Eclipse, erano due Generali inglesi dello Stato Maggiore del Comando del Medio Oriente, i Brigadieri Davy e Stainer che, comunque, giunsero a Lero il 26, ripartendo per Alessandria il 28. I superstiti del battaglione, circa 300 uomini, giunsero a Lero il 30. 4° Riassunto numerico delle azioni aeree

26 Settembre 27 > 29 > 30 > 1 4

5 6

7 8 9

IO li 12

14 15 16 17 18 19

Ottobre > > > > > > > > > >

2 incursioni con 25 apparecchi l > > > 30 3 » > 60 > 3 > > 60 > 6 4

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A complemento di questo elenco di per sé già abbastanza eloquente, aggi ungeremo: · - che le batterie antiaeree spararono circa 150.000 colpi; - che nei primi giorni di ottobre gli attacchi insistettero specialmente su Parteni, dove si erano rifugiate le principali unità navali; - che furono distrutte le officine miste, le caserme Smg. e Mas, i depositi, l'idroscalo, i fabbricati di Timenià, di Portolago, la zona della Difesa a Gonià, il Comando Marina. la zona della sede protetta, l'autoreparto, l'ospedale della Marina, i magazzini di Valcamere; - che il 9 fu gravemente colpito l'abitato civile di Lero la cui distruzione fu poi completata il 14; - che tutte le batterie antiaeree e navali ebbero morti e feriti e danni gravissimi al materiale. Più delle altre soffersero le batterie 211 e 306 da 102; la 127 ( da 90) che era attigu a al Comando inglese, fu specialmente presa di mira e danneggiata; molte altre, come abbiamo già detto, ebbero gr,ivì avarie a causa del tiro prolungato e della necessità di continuare a sparare anche quando le norme tecniche regolamentari avrebbero imposto di sospendere il tiro per ragioni di sicurezza. Nel corso dei bombardamenti cadde più volte la bandiera che sventolava sull'edificio del Comando Difesa. Essa fu sempre ritrovata fra le macerie. Una volta sparì alla vista, fu cercata per due ore nella zona sconvolta dalle bombe, mentre ancora duraYano le incursioni. Finalmente fu rinvenuta sul margine della banchina, già quasi completamente immersa in mare. Essa rimase alzata fino al 17 novembre, il giorno successivo a quello della resa e fu da noi ammainata per sottrarla alla cattura da parte dei Tedeschi.

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CAPITOLO

VII

SECONDA FASE DELLA BATTAGLIA AEREA DI LERO (1- 11 Novembre)

1° Momento di pausa - Ripresa degli attac~hi - Pre parativi tedeschi per lo sbarco

Il 1° novembre, con grande meraviglia di tutti, non vi fu nessun attacco aereo, e la sosta, con la sola eccezione dei voli mattinali di ricognizione, durò fino a tutto il 6. Essa fu assai benefica agli effetti della riorganizzazione della difesa, ma fu anche · causa di preoccupazione al Comando perché, scartata a priori l'ipotesi dell'abbandono della partita da parte dei Tedeschi, la sosta dove,·a certamente interpretarsi soltanto come il preludio di una nuova e più violenta offensiva ed anche. assai probabilmente, di una prossima azione di sbarco. Dice infatti l'Ammiraglio Willis nella sua relazione ufficiale, che già nell'ultima settimana di Ottobre vi erano chiari segni di preparazione al Pireo di una notevole forza di attacco. Per ovviare alla mancanza di mezzi da sbarco, giunsero al Pireo, per ferrovia, 13 motozattere da 60 piedi (20 rn. circa). Un gruppo di 3 unità di scorta della classe U-J (caccia sommergibili) fu inviato dal Pireo nelle Cicladi. Molti piroscafi stavano caricando cannoni, munizioni, rifornimenti. Non era chiaro se il futuro attacco avrebbe avuto per obbiettivo Samo o Lero. Un smg. inglese, l'Unsparing, affondando il 29 Ottobre un piroscafo di circa 1.200 tonn. nelle acque di Anaphi (la più meridionale delle Cicladi), contribuì probabilmente a far rinviare la data dell'attacco. Ciò sarebbe confermato anche dal rientro al Pireo, il 1° novembre. di un piroscafo di 2.000 tonn. che si trovava a Syra. Il 3 novembre erano riuniti a Lavrion (parto sulla costa orientale della Grecia) mezzi da sbarco ed unità di scorta e vi si facevano esercitazioni di sbarco. Da ricognizioni fotografiche aeree


195 risultarono a Lavrion il 4 novembre nove mezzi da sbarco e due unità di scorta. Altri quattro mezzi da sbarco erano nell'isola di Zea. Tutti questi mezzi si spostarono verso Levante il 5 novembre. Nel periodo fra il 5 e la sera del 10, allorché raggiunsero la zona di Coo e di Calino, essi si spostarono soltanto di giorno, sotto forte scorta di aerei da caccia, disperdendosi durante la notte, in primo tempo negli ancoraggi di Paros e Nasso e, successivamente, in quelli di Amorgo, Levita, Stampalia. Contro questi preparativi gli Inglesi tentarono di reagire, di giorno con aerei (Beaufìghters e Mitchell del 201 ° Gruppo di cooperazione navale) e, di notte, mediante Ct. che ricercavano le l..!nità nemiche nelle zone sospette e tentavano di sottoporle ad azioni di fuoco. Scarsi furono i risultati a causa della efficacia della scorta aerea tedesca e delle difficoltà di riuscire a scoprire le piccole unità, assai probabilmente mimetizzate, nei numerosi rifugi che le isole offrivano loro. I Ct. Penn e Pathfinder, nella notte fra il 6 ed il 7 affondarono a sud di Paros un <<caicco» (probabilmente unità ausiliaria). La sera del 9 novembre erano rimasti ad Amorgo una motozattera, un mezzo da sbarco, due ca icchi. probabilmente danneggiati dagli attacchi aerei del giorno 8. Con l'arrivo di tutte le unità nella zona C~Calino, i Tedeschi disponevano di 4 trasporti, 13 motozattere, 5 unità ausiliarie, e di un certo numero di « caicchi » armati; vi imbarcarono le truppe ed i materiali che avevano già accantonato in quelle isole. Succedeva talvolta che il traffico navale nemico fosse chiaramente visibile dalle batterie di Lero, ma esso si svolgeva oltre i 20 Km. di distanza, fuori del tiro delle batterie e non vi erano forze aeree da inviare all'attacco. Le unità inglesi, entrando ed uscendo dall'Egeo. effettuavano sporadici bombardamenti dei porti occupati dal nemico. Esse erano oggetto di intensi attacchi aerei, che non produssero affondamenti, ma colpirono e danneggiarono gravemente gli incrociatori Sirius ed Aurora. Il Ct. Belvoir ebbe danni non gravi da una bomba inesplosa. L'Ammiraglio Willis, giunto il giorno 31 ottobre, nella sua relazione scrive: « Come risultato di una visita a Lero di alcuni alti ufficiali dell'Esercito appartenenti al Quartier Generale del Medio Oriente (visita avvenuta il 27-28 ottobre), il 30 ottobre i tre Comandanti in Capo riesaminarono i loro programmi. Fu allora nuovamente deciso di rinforzare l'isola, che l'Esercito riteneva ab-


196 bisognasse di altri 1.200-1.300 uomini e di altri cannoni ed equipaggiamento per darle una ragionevole sicurezza tattica e renderla capace di stroncare un tentativo di attacco del nemico. Questo era più che mai necessario non soltanto in relazione alle difficoltà di intercettare un attacco proveniente dalle brevissime distanze dei porti e delle baie di Coo e di Calino, e dall'esistenza in quelle zone di numerosi campi di mine, ma anche perché l'approssimars.i dell'inverno e l'usura dei Ct. in seguito alle· perdite, alla distanza da Alessandria ed altri fattori, rendevano sempre più difficile mantenere con continuità nella zona una forza navale di sufficiente potenza di attacco ». Da fonte inglese molto attendibile ( e cioè il libro « Five Ventures » . di Chrisropher Buckley che fa parte di una collezione di pubblicazioni divulgate sulla guerra edite dalla libreria di Stato britannica e compilate sulla base di documenti ufficiali) risulta che il Generale Anderson, che sino alla fine di ottobre aveva comandato la forza «292 » composta delle truppe assegnate all'Egeo, in un rapporto di fine comando aveva scritto che per tenere Lero occorrevano almeno quattro battaglioni di fanteria britannica - ve n'erano due più una compagnia - ed un notevole incremento delle armi antiaeree e antisbarco. In conseguenza delle decisioni dei tre Comandanti in Capo fu usato ogn i mezzo per provvedere al rifornimento di Lero: Ct., Smg., Ml., Mc., Moto-dragamine, Dragamine civili, caicchi, velieri. Fra il 31 ottobre ed il 7 novembre, secondo la relazione Willis, furono sbarcati : - da mezzi di superficie: 1.280 uomini; 180 tonn. di materiali , 14 jeeps; I trattore; - da Smg.: 33 tonn. di materiali. Per decidere quale impiego dovessero avere le forze navali quando l'attacco contro Lero si fosse pronunciato, si tennero presenti, come riferi sce l'Ammiraglio Willis, i seguenti fattori:

a) il parere del Comando dell 'Esercito che le forze presidiarie erano in grado di impedire lo sbarco od almeno di distruggere le forze sbarcate in primo tempo, purché fosse impedito l'afflusso di rinforzi in uomini e mater iali; b) la completa superiorità aerea del nemico che non avrebbe esitato dall'attaccare anche unità in moto nelle acque territoriali turche ;


197

e) il modesto numero di unità che si potevano tenere nella zona dell'Egeo. Le distanze da Alessandria o d a Limassol (Cipro) non permettevano che una permanenza brevissima nella zona. I Ct. della classe « Hunt » ad esempio avevano un'autonomia che consentiva loro soltanto una notte di moto ad alta velocità oltre il viaggio di andata e ritorno; d) la brevità del percorso sino a Lero delle forze da sbarco riunite a Calino. Inoltre esse avevano anche la scelta del momento per la loro azione.

Fu quindi stabilito che l'azione dei Ct. si sarebbe limitata all'intercettazione notturna dei convogli di rincalzo ed in conseguenza fu dato ordine ai Ct. di non lasciare i loro ancoraggi diurni per contrastare lo sbarco se non su esplicito ordine del Comando in Capo. Tutte le unità minori furono messe agli ordini del Comandante Superiore Navale dell'Egeo. Fu previsto che le Ml. facessero crociere intorno ·all'isola mentre Ms. e Mc. si sarebbero tenute in porto. pronte ad accorrere quando il nemico fosse stato avvistato. Si crearono depositi combustibili per le forze costiere a Samo. su caicchi, e piccoli quantitativi per casi di emergenza anche a Lero. Si contava che le forze da sbarco nemiche, giunte a Porto Calino ed a Coo, avrebbero impiegato almeno una notte per rifornirsi e prepararsi a raggiungere k baie della costa nord di Calino da cui si riteneva sarebbe mosso l'attacco. Perciò nella notte dal 10 all'l 1 novembre, con piena luce di luna, furono bombardati i porti di Calino e di Coo. A Calino i Ct. inglesi Petard e Rockwood ed il Ct. polacco Krakowiak stettero in azione per un'ora e mezza davanti al porto sul quale rovesciarono 1.500 colpi da 102; un piroscafo già danneggiato precedentemente fu incendiato e si capovolse. I danni alle forze da sbarco non sono noti. A Coo il bombardamento fu eseguito dal Ct. Faulknor. Tutte le unità subirono attacchi aerei. Il Rockuiood fu colpito alla macchina del timone da una bomba ohe non esplose e, sotto i persistenti attacchi aerei. fu dovuto prendere a r imorchio dal Petard e portato nella baia di Losta, nel Golfo di Doris, dove giunse a giorno fatto. Il Faulknor rimase nel Golfo di


198 Coo, pronto ad assistere il Petard ed il Rockwood se ne avessero avuto bisogno. Nella mattina dell' l l la ncogmz10ne aerea notò molto traffico tra Coo e Calino e, nel pomeriggio, una concentrazione di mezzi da sbarco a Coo. Poiché il nuovo turno di Ct. non poteva essere in Egeo prima della notte dal 12 al 13, per conservare autonomia ai Ct. dell'VIII Flottiglia (1) fu dato loro ordine di prendere un ancoraggio più vicino al Canale di Coo e di rimanervi, mentre ad attaccare le forze da sbarco avvistate a Coo, furono inviati due Ct. della classe « Hunt >> . Emerge, da quanto abbiamo riferito · sull'attività navale mglese, che la principale preoccupazione nell'impiego delle forze (dopo quella di sottrarle agli attacchi aerei diurni) era l'autonomia. Accenniamo a tal proposito che non risulta che dopo l'inizio degli attacchi aerei a Lero siano mai stati fatti tentativi e nemmeno proposte per esaminare la possibilità di qualche rifornimento notturno di nafta a Portolago, dove il deposito combustibili pieno di nafta per caldaie si era salvato dalla distruzione, dove le pompe avrebbero potuto ancora funzionare e qualche bettolina per nafta era ancora utilizzabile. Per quanto brevi fossero le soste notturne dei Ct. a Ponolago, non è da escludere del tutto che qualche cosa, nel campo rifornimento di combustibile, avrebbe potuto essere tentato. E ' interessante una notizia che ~i ri leva dal libro « Five Ventures » di Buckley già citato e cioè che il 6 novembre il Ministro Eden. passando da Ankara di ritorno dalla Conferenza di Mosca, ebbe comunicazione del definitivo rifiuto del Governo turco di mettere a disposizione degli Alleati il territorio turco per l'impianto di basi aeree. Questo rifiuto. facendo cadere ogni speranza di efficace protezione aerea alle operazioni in Egeo rimetteva in discussione, rinforzandola, la tesi della evacuazione di Lero e Samo. Ma per l'evacuazione si ritenevano indispensabili i period i di notti senza luna e questo non si poteva avere prima del 26 novembre. Perciò l'attività di rifornimento delle isole continuò col ritmo già predisposto. A Lero intanto, dopo i sei giorni di pausa, il 7 novembre erano ricominciati gl i attacchi aerei. La statistica dà: ( ]) Si r ilc,·~ che i Cl. di Squadra. clic ern no p3rtiti per M alta il l O ouobre ptr il ser vizio di scoria alle na vi da ban aglia , sono stati p<>i nuovamente inviati in Egeo .


199 Giorno » » »

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. . . 10 incursioni con

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I principali obiettivi dell'offensiva aerea furono:

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questo periodo

a) le batterie della zona di Levante (per agevolare il prossimo sbarco); b) le batterie della zona Centro-Sud (probabilmente nella speranza di far cessare il sistematico bombardamento nostro su Calino);

e) il Comando F AM-DICAT (per disorganizzare il serviz10 delle batterie); a) la zona di Portolago e le prospicienti -pendici del M. Maraviglia (per sconvolgere l'ammassamento delle fanterie britanniche che si stava realizzando in quella zona). La nostra difesa antiaerea era in azione quasi ininterrottamente, la difesa navale intensificava i suoi tiri su Calino ed agiva contro ogni ombra sospetta avvistata durante la notte nelle acque di Lero. Il servizio delle comunicazioni andava rapidamente peggiorando. Il collegamento telefonico fra il Comando F AM-DICAT e le batterie funziona va bene so1tanto per la zona di Sud-Ovest; per il resto dell'isola era ormai affidato soltanto al caso di qualche fortuito e fuggevole contatto. H collegamento a mezzo staffette era mantenuto, ma si faceva sempre più lento e più rischioso a causa del mitragliamento aereo sempre più preciso, perché ormai le batterie sparavano solo a 2• carica. e gli aerei potevano tenersi bassi. Il giorno 8 saltò in aria, in seguito al bombardamento, un parco munizioni inglese nei pressi di Portolago. Le opere militari e l'abitato civile subirono ulteriori gravissimi danni. Al Comando F AM-DICAT si salvò solo la centrale protetta, ma tutte le sue sistemazioni esterne furono completamente demolite. Quello che rimaneva dell 'ospedale di Portolago fu completamente distrutto.


200 Dal giorno 9 fu intensificato il serv1Z10 per lo stato di emergenza, ma ormai. praticamente. il posto di combattimento non aveva più interruzioni ed il personale, in seguito alla distruzione dei fabbricati, non aveva quasi più modo di riposare. 2° Sostituzione del Generale inglese - Rapporti tra Mascherpa e gli Alleati

Come si è già detto, nei primi giorni di novembre era giunto a Lero il Generale Tilney nominato Comandante della fortezza e il 5 novembre era giunto il Generale H all che aveva assunto il Comando di tutte le forze di terra inglesi, alleate ed italiane, alla diretta dipendenza del Comando del M.O. Questo Comando era stato istituito alla fine di ottobre in sostituzione del Comando della « Forza 292 » composta dalle truppe assegnate alle operazioni in Egeo e rimaste fino allora agli ordini del Generale Anderson. Il primo titolare del nuovo Comando Egeo era stato per pochi giorni il Generale Brittorous. Ora era venuto a sostituirlo il Generale Hall, le cui istruzioni erano di tenere Lero e Samo e portare il maggior danno possibile alle linee di comunicazione del nemico. Il Generale H all si trattenne a Lero alcuni giorni senza prendere alcun contatto col Comando Italiano e ripartÌ per Samo la notte fra 1'11 ed il 12 proprio alla vigilia dello sbarco tedesco. Il cambio di titolare del Comando non fu ufficialmente comunicato al Comando Italiano: si di!-se anzi che il Generale Brittorous era stato chiamato al Cairo per riferire. Egli partì infatti subito dopo l'arrivo del Generale Hall, senza congedarsi dall'Ammiraglio Mascherpa. Tutti ebbero la sensazione che l'allontanamento del Generale Brittorous fosse una diretta conseguenza della recente ispezione a Lero del Generale del Quartier Generale del Medio Oriente e della sua insoddisfazione per la scarsa preparazione alla difesa dell'isola. Il Generale Tilney era Brigadiere Generale e come tale inferiore di grado al Contrammiraglio Mascherpa. Ciononostante, probabilmente su istruzioni del Comando del Medio Oriente, egli ignorò la presenza dell'Ammiraglio, non gli fece visita di arrivo, non trattò mai personalmente con lui questioni militari, facendo intendere chiaramente che lo considerava come incaricato delle funzioni c:vili di governo ma non come Capo militare. Per le questioni militari volle sempre trattare


201

soltanto col C.te Borghi (forse anche perché questi parlava bene l'inglese), che egli considerava come facente pane del suo Stato Maggiore. Il C.te Borghi si trovò così costretto a fare un difficile giuoco diplomatico per non irritare gli Inglesi e contemporaneamente salvaguardare l'autorità ed il prestigio dell'Ammiraglio Mascherpa di fronte ai suoi dipendenti. Su istruzioni del Cairo il Generale Tilney, appena arrivato> fece sapere all'Ammiraglio Mascherpa a mezzo del C.te Borghi che si desiderava una sua andata al Cairo per prendere parte ad una importante riunione in cui si dovevano trattare i problemi di Lero. Era quasi certo che> una volta arrivato al Cairo, l'Ammiraglio non sarebbe più tornato a Lero. L'Ammiraglio si rese conto del la situazione e rispose immediatamente rifiutando. Disse che, data la situazione, non vedeva alcuna possibilità di allontanarsi dall'isola se non con autorizzazione dei suoi superiori italiani. Sembra che egli abbia proposto di inviare in sua vece il Capo di S.M. ed il Capo dei servizi civili, ma che la proposta non sia stata accolta. Due giorni dopo l'arrivo del Gen. Tilney, per non inasprire la situazione, mettendo da parte, nel superiore interesse, ogni motivo personale di puntiglio, l'Ammiraglio si recò a far visita al Generale. Giungendo a Lero il Gen. Tilney aveva portato con sé due proclami cui fu messa la data del 4 novembre. Uno era diretto ai militari ed uno alla popolazione civile. Quello diretto ai militari (V. doc. N . 150), di cui si è potuto conservare il testo originale. era scritto in un italiano alquanto imperfetto. Insieme con alcuni concetti militarmente sani, espressi in forma rudemente soldatesca, ma adatta alla circostanza, ve ne era uno evidentemente inserito nel proclama perché rimanesse un punto fermo sul quale fosse eliminata, una volta per sempre, ogni possibilità di discussione o di dubbio. Si trattava dell'assegnazione alle truppe italiane di un compito esclusivamente difensivo sul posto, escludendo qualsiasi impiego manovrato od in azioni di contrattacco. A giustificazione di questo concetto stava la previsione che i Tedeschi, sbarcando. avrebbero fatto uso di divise italiane. Esaminando ora la situazione. non può che confermarsi b convinzione che, djetro questa giustificazione, stesse, in misura prevalente, la diffidenza del Quartier Generale del Cairo verso la fedeltà degli italiani alla causa degli Alleati. Disgraziatamente


202 non si può negare che in Egeo molti incidenti erano accaduti che avevano contribuito ad alimentare questa diffidenza (e li abbiamo già narrati, non senza accennare a questa loro prevedibile conseguenza). La disposizione limitativa dell'impiego delle truppe italiane fu rigorosamente rispettata anche in circostanze drammatiche. impedendo la loro utilizzazione in contrattacchi che la situazione tattica avrebbe reso indispensabili. Essa diede quindi, come vedremo, frutti amarissimi (1 ). I due proclami del Geo. Tilney diedero luogo a laboriose trattative, svoltesi per il trami te del C.te Borghi. Il Generale, probabilmente, giungendo sul posto, aveva trovato un ambiente non del tutto rispondente a quanto gli era stato prospettato al Cairo. Fatto è che convenne su due cose: la inserzione nel proclama militare della frase: « per confermare la stretta collaborazione già esistente », e l'emanazione del proclama ai civili con la firma del]' Ammiraglio Mascherpa anziché con la sua. (Il testo di questo secondo proclama non è stato rintracciato). Sembra qui opportuno analizzare più da V1cmo lo stato d'animo dell'Ammiraglio Mascherpa e le vicende dei suoi rapporti con gli Alleati. Non è risultato che gli Inglesi, a seguito di giudizi basati su precedenti informazioni (che ad essi non potevano mancare, data la Yasta ed attiva rete di informatori di cui disponevano in Egeo). nutrissero pregiudizialmente verso Mascherpa poca simpatia. disistima o diffidenza. E' vero che come già abbiamo riferito, il primo incontro Mascherpa-Pawsen, avvenuto a Lero il giorno 12 settembre, non era stato forse molto fortunato perché è probabile che Mascherpa, non ancora perfettamente edotto della situazione, abbia tenuto un contegno circospetto e non così aperto e favorevole come gli Inglesi potevano desiderare. Sta di fatto però che, come risulta da una nota trasmessa in data 23 settembre dal nostro Comando Supremo al Geo. Castellano, Capo della nostra Missione Militare presso gli Alleati, essi lo avevano nominato Comandante e Governatore delle Isole Italiane dell'Egeo. La nota dice testualmente: « Si comunica che Comandante Forze Inglesi Egeo habet (I) Nel suo libro " Fivc Vcnturcs ,, ii BuckkY dice che la guarnigione data !:i situai ione, era d~ impiegarsi come trupp1 di · rctro\'ia .

ital iana,


203 assunto in data 29 settembre Comando Dodecaneso, Samo et Nicaria, nominando Ammiraglio Mascherpa Comandante et Governatore Isole Italiane Egeo, Generale Soldarelli Comandante Forze Italiane Samo et Nicaria )> (I). Non è da presumere che, successivamente, il Comando inglese abbia potuto far risalire all'Ammiraglio Mascherpa la responsabilità militare della caduta delle varie isole del Dodecaneso, perché, dati i suoi numerosi rappresentanti sul posto, non è pensabile che un ambiente militare, pienamente qualificato a valutare correttamente la situazione, abbia potuto attribuire personalmente all'Ammiraglio la colpa di una situazione sulla quale era chiarissimo che egli non aveva la più piccola possibilità di influire con un suo diretto intervento. Il Generale Soldarelli, pur avend·o qualche saltuaria possibilità di contatti diretti, extra-alleati, con il Comando Supremo. non ,ha mai fatto pervenire critiche all'operato dell'Ammiraglio Mascherpa che era suo inferiore in grado. All'Ammiraglio Mascherpa pervennero invece ·più volte, dal Comando Supremo, parole di elogio e di ammirazione. Facendo un esame spassionato ed obiettivo della situazione. ci sembra che l'avversione dimostrata, da un certo momento in poi, dal Comanpo inglese verso l'Ammiraglio passa avere i seguenti motivi, di cui non è facile valutare singolarmente peso e prepanderanza, ma la cui somma può ben avere originato le insistenti richieste di urgente sostituzione:

a) Era evidente che l'Ammiraglio Mascherpa aveva improntato la sua linea di condotta alla salvaguardia, nella forma e nella sostanza, della sovranità italiana sulle isole del Dodecaneso. Non vi è nulla che autorizzi a pensare che gli Inglesi in quel momento attribuissero a questo argomento la minima importanza. Poco o nulla ci pensavano e se qualche volta hanno preso in

(I ) La motivata cc rwalida della nom ,na a Go\'crnatorc emerge da una circolare inviata dall' Ufficio Affari Ci\'ili del Capo del Governo e diretta in data 2 ottobre ai tre Ministri Militari ed al Comando Supremo, i n cui è detto : « Occrrro : Governo delle Isole dell'Egeo .

Per opponuna conoscenza si informa che. a sq.ruito della caduc a di Rod i nelle mani dei tedeschi , a\'\'enuta l'l J settembre, il Contrammiraglio Luij!i Mascherpa , quak Delegato d i Go\'erno più anziano, ha assunto il Go,·erno delle: Isole italiane dell ' Egeo con sede a Lcro. L'EccellcnzJ il Capo del Governo ha preso atto d i quanto sopra 11.


204 esame la questione, non vi può essere dubbio che lo hanno fatto con criteri diametralmente opposti a quelli dell'Ammiraglio.

b) E' not_o che in quel periodo gli Inglesi nutrivano una generale diffidenza verso tutte le organizzazioni italiane militari e civili. Facevano alcune eccezioni, ma soltanto a titolo individuale. verso determinate persone che erano riuscite a riscuotere la loro fiducia. Quasi sempre si trattava di persone che parlavano la loro lingua, il che non era il caso dell'Ammiraglio Mascherpa. Egli non solo non parlava l'inglese, ma aveva, in più .di una occasione, dato prova di un carattere rude e poco malleabile anche nei loro confronti. Inoltre egli aveva fatto ricorso, dopo l'armistizio, all'espediente, usato del resto da secoli e su vasta scala dagli Inglesi in tUtte le parti del mondo, di assumere le funzioni del grado superiore. Ed è possibile che gli Inglesi abbiano saputo che lo aveva fatto di sua iniziativa poche ore prima di avere ricevuto la superiore sanzione. Il suo nuovo grado ha certamente creato imbarazzi agli · Inglesi, specie nella scelta degli uomini da inviare a Lero con funzioni di comando per ottenere sul posto una gerarchia di rapporti conforme ai loro programmi. Risulta infatti dal libro del Maresciallo Wil-son « Eight years overseas » che il grado effettivo del Generale T ilney era quello di Tenente Colonnello. e) Vi è una testimonianza, già citata in altro capitolo. di fonte inglese, sulle raccomandazioni impartite subito dopo l'armistizio a coloro che venivano in contatto con gli Italiani, di porre ogni cura per non urtare la loro suscettibilità fin quando il bisogno di utilizzarli nella lotta contro i Tedeschi era impellente. Era dunque implicito che l'uso di tale precauzione andasse gradualmente affievolendosi via via che gli Inglesi prendevano in mano la situazione con mezzi e personale proprio. Una riprova di ciò si ha nel fatto che la difesa contraerea ed antinave di Lero, che gli Inglesi non erano in grado di assumere in proprio, ha avuto, sin dall'inizio, il più alto grado di autonomia e di indipendenza, prima ancora cioè che il C.te Spigai avesse potuto offrire la dimostrazione di essere perfettamente all'altezza del suo incarico e di meritare pienamente quella fiduci a che poi ebbe sino alla fine.

d) Il mese di ottobre era stato caratterizzato dalla caduta delle varie isole intorno a Lero e dalla preoccupazione per l'insufficienza dei mezzi di difesa dell'isola contro il previsto tentativo di sbarco tedesco. Era dunque una serie di insuccessi tattici


205 ed organizzativi, fatali ed inevitaibili i pnrm, assai meno i secondi; comunque, il clima morale era quello dell'insuccesso, quel clima cioè che è il più propizio al sorgere delle accuse reciproche e delle recriminazioni. Per di più fra i due Comandanti (MascherpaBrittorous) sul posto, la profonda diversità dei caratteri aveva provocato un graduale raffreddamento della iniziale cordialità dei rapporti.

e) Il Comando del Medio Oriente aveva deciso di allontanare dall'isola sia il Generale sia l'Ammiraglio. Il rifiuto dell'Ammiraglio di recarsi al Cairo ha rimesso tutto in giuoco ed è stato assai probabilmente l'elemento determinante che ha spinto il Comando del Medio Oriente, non pago di avergli tolto l'incarico di Governatore deìl'isola (passandolo al Gen. Tilney; provvedimento che, sul posto, non ha avuto nessun effetto pratico), a insistere perché fosse immediatamente sostituito. Ciò si può dedurre da un promemoria, in data 1° novembre, della Missione Militare Alleata, a firma Taylor, diretto a S.E. Ambrosie, Capo di Stato Maggiore Generale (V. doc. N. 151), in cui si deplorano due manchevolezze dell'Ammiraglio Mascherpa che, obbiettivamente, devono rjtenersi le meno attendibili, e cioè insufficienza di energia e di spirito di collaborazione. Nel promemoria si chiede inoltre che sia ribadita la subordinazione del Comando italiano a quello inglese (subordinazione che di. fatto e nell'interesse superiore delle esigenze della Difesa, non era, in realtà. mai venuta meno), si precisa che il Comandante inglese assume le funzioni di Governatore di Lero e si conclude chiedendo l'immediata sostituzione di Mascherpa con alrro ufficiale più energico per comandare le Forze Italiane. Si sottolinea poi l'urgenza del provvedimento. Il Comando Supremo Italiano, che pure aveva già più volte espresso il suo compiacimento per il comportamento del Comando di Lero, non può evidentemente, date le circostanze, fare a meno di accettare la richiesta inglese e dirama le conseguenti disposizioni, informando, in data 2 novembre. Lero della nuon posizione dell'Ammiraglio (V. doc. N. 152). Ma il proclama alla popolazione civile a firma Mascherpa è stato già emanato. Anche il Gen. Soldarelli a Samo viene informato ed in più gli viene comunicata la notizia della prossima sostituzione dell'Ammiraglio (V. doc. N. 153). Infine, sempre nella stessa data 2 novembre, il


206 Comando Su premo interessa Supermarina perché sia dato immediato corso alla sostituzione (V. doc. N. 154). Si dà assicurazione alla Missione Militare Alleata che tutti i provvedimenti richiesti sono stati disposti (V. doc. N. 155). A Supermarina. l'atteggiamento dell'Ammiraglio Mascherpa dopo l'armistizio era stato invece molto apprezzato. E' probabile quindi che non si fosse molto favorevoli alla sostituzione, tanto più che essa, nel particolare momento, non si presentava molto facile. Passano così i giorni, finché il 10 novembre il Comando Supremo, forse sollecitato dagli Alleati, interviene e telegrafa direttamente a-Jl'Ammiraglio Mascherpa quanto segue:

T elecifraradio

10 novembre 1943

DA COMANDO S UPREMO

All'Ammiraglio Mascherpa Comandante Forze Armate Italiane di Lero 2765/ 0P Seguito 2532 data 2 corrente alt In attesa sostituzione Vostra Signoria cessa dalla carica di Coman dante · Forze Armate Italiane a Lero passando tali compiti at Comandante italiano più anziano alt Generale AMBRos10 Ne infor ma poi lo S.M. della Marina insistendo sulla urgenza della sostituzione (V. doc. N . 156). 11 Ministero della Marina dal conto suo conferma il provvedimento e comunica il nome del successore nella persona del C.V. Lorenzo Daretti (che era in Italia) (V. doc. N. 157). Successivamente, con altro telegramma in data 12 (V. doc. N. 158). lo Stato Maggiore della Marina ribadisce la cessazione immediata dall'incarico e modificando le precedenti disposizioni, ordina che la consegna sia data al C.F. Borghi. Sul posto nessuno viene a conoscenza del provvedimento, perché certamente l'Ammiraglio Mascherpa avrà decifrato da solo i due telegrammi. Non se ne trova notizia in nessuna relazione, neppure in quelle dei suoi più stretti collaboratori. E' risultato poi che soltanto al Capo di S.M. C.F. Borghi fu fatto vedere, sotto vincolo di segreto, il telegramma del Comando Supremo del giorno 10, ma non quello del 12 di Maristat. La designazione del C.te Borgh i, che non era il più anziano dopo Mascherpa, si può facilmente spiegare considerando che non


207 si trattava dì una vera e propria assunzione di Comando ma soltanto di un provvisorio esercizio di funzioni in attesa del titolare, già scelto e che sarebbe giunto sul posto, con mezzo aereo: entro brevissimo tempo. D'altra parte. poiché il C.te Borghi già disimpegnava il duplice incarico dì Capo di S.M. e di ufficiale dì collegamento col Comando inglese, e godeva presso gli Inglesi di una particolare posizione personale, è evidente che dare a lui il temporaneo incarico era l'unico provvedimento che consentiva da parte nostra di mantenere continuità di indirizzo e, nei riguardi degli Inglesi, di evitare due successivi mutamenti di titolare a brevissima scadenza, il che, nella situazione un po' tesa che si era venuta creando, poteva essere fonte di altri e più gravi inconvenienti. Ad ogni modo la temporanea sostituzione del titolare di un'alta carica col suo Cape di S.M., prescindendo da ogni considerazione di anzianità, era una prassi normale in tempo dì guerra, anche quando non ricorrevano le particolari circostanze che sì riscontravano a Lero e che abbiamo illustrare soltanto per meglio chiarire la questione. L'ordine, nonostante la sua forma categorica, resta lettera morta. Come possiamo interpretare questo fatto vera.mente insolito? Nella sua apparenza formale ed esteriore esso ha il carattere della disobbedienza, ·ma, approfondendo l'esame delle circostanze. questa disobbedienza assume un valore tutto particolare, uno di quei valori di cui talvolta si illuminano certi momenti eroici della vita degli uomini d'azione. L'ufficiale dì Marina vive ìn una tradizione che lo prepara ad assumere, in eccezionali circostanze, fra i tanti pesi delle sue responsabilità, anche quella, che pur sente gravissima, di non attenersi, eventualmente, agli ordini dei superiori lontani. L'esercizio di Comando in m are allena gli uomini a decidere da sé cene situazioni e ad agire nel modo ritenuto migliore, prescindendo anche, se occorre, da ordini che possono essere stati impartiti da chi non può, per motivi di fatto, essere completamente al corrente della situazione. Il Comando a terra lontano ed isolato si avvicina molto, in quanto ad esercizio di responsabilità. al Comando in mare. L'inferiore che agisce di sua iniziativa in contrasto con ordini superiori, sa che giuoca una grossa carta, sulla quale impegna tutto se stesso, puntando sull'esito favorevole della sua decisione e ben sapendo che l'insuccesso peserebbe duramente non solo sulla sua coscienza ma anche sul suo avvenire. Il supe-


208 riore, rendend osi conto del rischio grav1ss1mo che l'inferiore ba affrontato, se è persuaso che il suo movente è stato nobile ed insospettabile, se riconosce che la decisione dell'inferiore - pur contrastando con le superiori disposizioni - ha avuto utili risulrati in difficili situazioni, è portato a sanzionare l'operato dell'inferiore e ad ammettere che la eccezionalità delle circostanze abbia convertito la formale infrazione disciplinare in una felice iniziativa. Saper attuare, in mare ed in guerra, iniziative di tal genere, è prerogativa e reguisito essenziale dj un vero Comandante. Tale è stato certamente il caso dell'Ammiraglio Maschei-pa. L'avversione degli Alleati alla sua persona e le cause che l'av·evano originata non gli erano certamente ignote ed anzi costituivano elementi che vieppiù lo rinsaldavano neJia determinazione irrevocabile di rimanere al suo posto. nell'interesse del suo Paese. Gli Inglesi non volevano più considerarlo Governatore, ma egli di fatto aveva firmato il recente proclama alla popolazione civile e continuava, attraverso l'abile opera del Colonnello Coraucci, a curarne come prima gli interessi e l'amministrazione. Dal Comando Supremo e da Supermarina non aveva ricevuto che elogi ed approvazioni. Sentiva di essere sorretto dalla devozione e dall'attaccamento dei suoi dipendenti che, sotto la sua energica guida, davano il massimo possibile rendimento. Ritirarsi dal suo posto proprio ·nel momento in cui tutte le forze dell'isola erano in istato di emergenza e di massima vigilanza perché le notizie dell'imminenza dello sbarco tedesco si facevano sempre più minacciose, poteva apparire una diserzione che avrebbe avuto dannosissime conseguenze sul morale dei dipendenti, favorendo solo in apparenza il giuoco degli Inglesi che volevano avere a Lero carta bianca e mano libera, ma compromettendo in sostanza gli stessi interessi inglesi , perché avrebbe moralmente ind ebolito la solidale capacità di resistenza dei difensori. Lero era divenuta per Mascherpa e per i suoi dipendenti l'immagine viva e sacra della Patria. Era l'unico lembo di terra in cui, a quel:a data, truppe italiane combattessero insieme con quelle alleate il comune nemico, a quasi parità di condizioni. Una vittoria comune avrebbe potuto avere felicissime conseguenze per l'avvenire ciel Dodecaneso e dell 'Italia. La situazione non doveva dunque essere minata da un provvedimento che, evidentemente, era stato preso senza la conoscenza della situazione locale, e l'Ammiraglio Mascherpa rimase tranquillamente e serenamente al suo posto.


Fotoelettrica da 150 mm a monte Patella


Il Ct. greco Queen Olga in Fiamme, colpito da bomb~ il 26 settembre


209 Ricollegando questO suo gesto al gesto col quale il 20 settembre ave\'a di sua iniziativa assunto le funzioni del grado superiore prima ancora di avere avuto la sanzione superiore, data l'imminenza dell'arrivo del G enerale inglese, ed all'immediato, ener~ico intervento svolto in occasione dell'offesa recata dall'equipaggio di un Ct. greco alla nostra Bandjtra, dobbiamo fondamentalmente riconoscere nell'Ammiraglio Mascherpa una tempra eccezionale di uomo d'azione in guerra; il suo comportamento durante la fase finale della lotta e durante le udienze del nefando processo di Parma, confermando questo giudizio, lo hanno reso meritevole come pochi dell'altissima onorificenza al valor militare che gli è stata decretata. 3° Riorganix.z;a:r;ione della Difesa e s uo stato di efficie nza alla data dello sbarco

Il Generale Tilney (giunto a Lcro, ricordiamo, ai primi di novembre) era un uomo vivace, dinamico. energico. Col suo arrivo cominciò nell'isola una fase di grande attività per la preparazione e per la messa in atto d i un nuovo piano di difesa contro gli sbarchi. Egli istituì subito l'uso di riunioni giornaliere da lui presiedute, cui prendevano parte tutti i suoi Capiservizio. per esaminare le varie situazioni e prendere le conseguenti decisioni. L'Ammiraglio vi andò qualche volta, m a poi il fatto di non essere né consultato né ascoltato, aggiunto alla di ffico ltà della lingua (Mascherpa non parlava l'inglese). lo persuase della inutilità della sua presenza e non vi prese più parte. Il Comandante Borghi partecipò invece sempre a tutte le riunioni, eccetto l'ultima nella imminenza della resa, come si vedrà. Il Comandante Re, che neUa sua duplice qualità di Comandante della Difesa e della Base partecipava a tutte le riunioni. riferisce che in una delle ultime riunioni precedenti gli sbarchi tedeschi il Generale Tilney avrebbe detto « F ra una quindicina di giorni ben vengano i Tedeschi: saremo pronti a ricever li ». Forse il Generale sperava di ricevere nel frattempo u lteriori rinforzi, stimando che nelle condizioni attuali sarebbe stato difficile respingere un attacco germanico. Tuttavia, date le difficoltà dei rifornimenti è dubbio se quindici giorni sarebbero serviti a rafforzare le difese e non piuttosto a logorarle, esaurendo il muniziona-

16


210 mento delle artiglierie antiaeree e consentendo ai velivoli tedeschi di provocare ulteriori vaste distruzioni. In realtà l'attacco tedesco non si fece attendere 15 g1orm e quindi non è possibile apprezzare se la previsione del Generale Tilney si sarebbe verificata. E' forse stata, la sua, una frase ispirata più da finalità etiche che da obiettive considerazioni operative. Il criterio informatore della riorganizzazione della ùifesa fu il seguente: Dividere l'isola in tre settori: Nord - Centro - Sud. A ciascun settore assegnare un Colonnello inglese che aveva alle sue dipendenze anche il Comandante italiano dello stesso settore: Le truppe italiane avevano tutte destinazioni fisse alla difesa costiera: per nessun motivo dovevano abbandonare le posizioni loro assegnate. Le truppe inglesi integravano la difesa costiera ed in più costituì vano modeste masse di manovra in ciascun settore. Maggiore concentrazione di truppe era prevista per il settore di centro, nella stretta fra Gurna ed Alinda. La difesa antiaerea e navale restava, come già era, completamente in mani italiane. Ad essa erano destinati, come già detto, due ufficiali inglesi, il Capitano di artiglieria Wescot ed il Tenente della R.A.F. Johnson. Il primo realizzava il collegamento col Comando britannico locale; l'altro, per mezzo di un apparecchio radio, era in contatto con la R.A.F. del Medio Oriente e col Comando del M.0., ed avrebbe dovuto ricevere notizie da una rete radar, alla cui inefficienza abbiamo già accennato. In realtà il Comando F AM-DICA T , cui era lasciata la più ampia libertà di azione, continuò sempre a considerarsi alla diretta dipendenza del Comando italiano nella persona dell'Ammiraglio Mascherpa o del C.te Re, che erano sempre interpellati od informati prima di dare inizio a qualsiasi azione.

DIFESA MARITTIMA.

Unità navali d'altura. - Erano rimaste in condizioni di essere impiegate soltanto la Mz. 722 a Parteni e la Mz. 729 a Portolago.


211 TABELLA

IV. -

STATO DI EFFICIE:KZA DELLE BATfERIE ITALIANE AL 12 NOVEMBRE 1943.

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NOME

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I ANNOTAZIONI

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BATIERl:E NAV/.LI

DUCCI S. GIORGIO CIANO FARINATA LAGO

IV 152/50 M. C azzuni Q. 152.

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I 120/45 Ili 152/40 l 102./35 IV 152./40 IV 120/45 IV lÌ.0/45

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M . Scurobarda Q. 334 M. Clidi M. Marcello Q. 246 M. Appctici Q. 181

a (11 quasi IUXJ " " e ~1ti;11at e I mumz1om

4 4

BATI':ERI:E A.S. PL. 388 P L. 899 P. L. 690 P.L. 508 P.L. 250 P.L. 432 Scz. nanlc P.L. 306 P.L. 763 A linda P.L. 763 Gurna

IV !Ol/35 M . Diapori Q. 135 IV 76150 Pen. Blcfuti Q. 48 Il 76/50 s. Marina-Castel lo dei Bronzi Q. 25 II 76/50 M. Crumidi Q. 136 m 76/40 P. Cazzuni Q. 6 III 761-W La Madonna Q. 81 II 76/40 M. Vigla Q . 39

4

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II 76/40 M. Rachi Q. 50

2

II 76/40 M. Rachi Q. 50

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B/.TTI.RI:E C.A. 1: A.S. P.L. P.d.... P.L. P.L.

P.L. P.L. P .L. P.L. P.L. P.L. P.L. P.,L .

306 211

227 127 281

906 989 888

749 262 113 248

VI 102/35 M. Vigla Q. 39 IV 102./35 M. Rachi Q. 85 IV 102/35 M. Cazzun i Q. 66 VI 90/53 _l,.L Maraviglia Q. 192

VI IV IV IV IV VI IV VI

76/40 76/40 76/40 76/40 76/40 76/40 76/40 76/40

n

M. D iapori Q . M. Muplogurna Q. 284 Capo Timari Q. 61 Blcfuti Q. 61 Is. A rcangelo Q . 50 M. Scumbarda Q. 323 M. Z uncona Q. 227 M . Della Palma Q.135

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Il 12/XJ con so lo 30 colpi a.a per pezzo

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impicgabil e Non per tiro na,·al e

N.B. - Le batterie P. L . 211 - P.L. ) 2.i • ~. L. Jl3 :m!,·ano settori di tiro a.s. molto limitati. Le sezioni d i Ali nda e Gurna della P.L. 763, pur a,•cn<i o i cannoni con affusto e.a. , erano armati con compito prc,·aiclll<::111cntc navale cd antisbarco cd eventuale e.a. in appoggio alla P. L. 21 1 di M. Rachi.


212 Siluranti inglesi e Smg. inglesi ed italiani agivano nelle acque di Lero in modo saltuario e con compiti prevalentemente di rifornimento e di sgombero di ammalati e di feriti.

Batterie antinavi ed antisiluranti. - Lo stato delle artiglierie si può rilevare dalla tabella IV: risulta da essa che il 103/0 dei pezzi antinave ed il 30% dei pezzi antisiluranti, non erano in condizioni di far fuoco. Per i calibri 90 e 102 la percentuale dei non pronti era del 70% . TABt:LL.A V. -

STATO DI EFFICIENZA DELLE MITRAGLIERE CONTRAEREE AL 12 NOVEMBRE.

Date la frequenza e l'intensità dell'impiego tutte le mitragliere erano molto usurate ed è perciò impossibile precisare quante armi fossero efficienti il 12 novembre.

Tenendo conto in modo complessivo dello stato delle comunicazioni, delle condizioni delle batterie e delle fotoelettriche (V. Tabella VI) e dei servizi logistici e delle riparazioni, si può calcolare che l'efficienza della difesa antinave fosse ridotta al 70% e quella della difesa antisilurante al 25% di quella originaria. T.,nLLA VI. -

STATO Dr F.FFIClEN'"ZA DELLE FOTOELETTRICHE AL 12 NOVEMl:ìRE.

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S. Pol icarpo

Nota . -

· Muplogurna

Spirito

Tutte le fotoclcmiche dai primi giorni di novembre avevano solo circa

½ ora di acccn$iOne per mancanza di carooni.


213 Batterie antiaeree. Dalle tabelle IV e V si rileva che nessun pezzo da 90 o da 102 era in grado di eseguire tiro antiaereo e che il 26% dei pezzi da 76 era inefficiente. Tenendo conto della mancanza di munizionamento e.a. da 76 a prima carica, e della m ancanza di mezzi di avvistamento al largo. del logorio delle mitragliere e.a. si può ritenere che l'efficienza della difesa e.a. fosse ridotta al 20% di quella originaria. Risulta però che gli Inglesi piazzarono numerosissime mitragliere e 12 cannoncini Bofors. Ma questi ultimi, probabilmente per non rivelare anzitempo la loro posizione, non collaborarono mai alla difesa contraerea, ed entrarono in azione soltanto allo sbarco dei paracadutisti. Il Comando D ifesa aveva approfittato della sosta negli attacchi aerei per eseguire spostamenti di munizioni allo scopo di equilibrare le dotazioni. Difesa foranea. - a) Difesa ravvicinata: Mas 545 efficiente a Lero > 52{) idem > 521 idem > 523 idem > 555 idem > 559 idem Piccole unità inglesi, in numero imprecisato, cooperaYano alla difesa ravvicinata dell'isola. b) Campi di mine: La situazione è da ritenersi invariata rispetto all'8 settembre. perché non risulta che gli Inglesi abbiano posato torpedini. Nei magazzini di Parteni ve n'erano circa 300. Servizi della difesa marittima. - a) Mezzi di uso locale: ·Rimorchiatore M aria Cerrettì incagliato » Porto Buso efficiente Adda idem Cisterna > Nera idem Cisternina in temporanea avaria Bettoline: 5 efficienti. altre incagliate Pontoni biga: I da I 20 T. efficiente: I da 40 T. in avaria. b) Dragaggio: Leda efficiente a S. Giorgio (Portolago) Squalo idem


214 Audacemente efficiente R.D. 35 idem Maria Sant.ma Martire a Samo Mv. Vassilichi (proveniente da Alimnia) a Samo e) Ostruzioni: Le ostruzioni di Portolago erano alquanto danneggiate dall'offesa aerea, ma ancora abbastanza effi cienti. Era stata posata una ostruzione a difesa della baia di Alinda. DIFESA TERRESTRE.

Come abbiamo già detto, l'isola, secondo il nuovo piano di difesa concretato dal Gen. Tilney, era stata divisa in tre settori: Nord, Centro, Sud. Ciascun settore era al comando di un Ten. Col. inglese aif iancato da un Comandante italiano. (Comando generale tattico inglese ed italiano a M. Maraviglia).

DrsLOCAZIONE DELLE FORZE.

Settore Nord (T.C. lggulden - C.F. Vittorio _Meneghini)

Forze inglesi: un battaglione (circa 600 uomini) nella zona Calogero alle pendici NW di M. S. Quirico, con centro in prossimità della collina di S. Quirico e pattuglie di sicurezza spinte verso la baia delle Palme. Esercito: 402• compagnia ex-Camicie Nere (Capitano ex Centurione CaJise) 20 uomini, 4 rnitr. Baia di Blefuti. Marina: 1 gruppo « Euro» a Parteni; 1 gruppo al deposito torpedini; 1 plotone « Volta » batteria PL 899 (fra le baie di Blefuti e delle Palme); 1 p lotone «Euro » batteria PL 989 (costa occidentale della baia di Parteni); 1 sezione autonoma da 76-17 al bivio Clidi con funzione anticarro. Settore Centro (T.C. French - T.C. Li Volsi) (Sottosettore Gonià e Costa N baia Porto/ago: C.F. Fornan)

Forze inglesi: 1 battaglione (Circa 600 uomini) nella zona fra M. Maraviglia, S. Gio\'anni e le pendici NW di M. Rachi e M. della Palma; mezzo battaglione (circa 250 uomini, prelevati dagli altri due battaglioni) alle pendici Sud di M. San Quirico; 1 com-


215 pagnia di colore a Porta Vecchia nel trincerone a Levante del Passo dell'Ancora. Esercito: Compagnia Comando divisa fra Comando tattico a M. Maraviglia e Comando reparto a S. Irene (pendici SE di M. Mara viglia) ; 1 plotone esploratori Bivio M. Mara viglia e M. Rac.hi; 1 plotone collegamenti fra Comando tattico e Comando F AM-DICA T (Monte Patella); 1 plotone mitragl ieri a S. Spirito; 2 plotoni della 1a compagnia nella stretta di Gurna; 1 plotone della 3• compagnia all'Ancora; 1 plotone mitr. dell'8· compagnia costiera a Gurna; 1 plotone mitr. dell'8" compagnia costiera ad Alinda. Marina: 1 plotone· alla batteria Lago (S.T.V. Falzari); 1 plotone al Castello Veneziano (T.V. Rocchi); 1 batteria da 47-32 « Euro » alla baia di Gurna.

Settore Sud (T.C. inglese - T.C. Li Volsi - C.C. Campagnoli « sottordine ») (Sottosettore S. Giorgio: C.C. Franzitta) Forze inglesi: Elementi prelevati dagli altri due battaglioni dislocati fra Portolago, M. Patella, M. San Giovanni, pendici del M. della Palma. Esercito: 1 plotone mitr. a Mericcià; 1 plotone mitr. a Portolago; 1 plotone mirr. a Xerocampo; 4• compagnia roitr. sulle pendici E di M. Zuncona e M. Tortora (Vallelunga e Porto Cassio); 2· compagnia (più una squadra mortai da 45) pendici SW di M. Zuncona, pendici del M. Piana (per sbarrare la strada Portolago-Xerocampo); 3" compagnia (m eno il 1° plot.) zona di Crotiraccio e zona di Xerocampo. Marina: 1 comp. Maridife a Gonià ; 2 plot. Maridife a Mericcià; I plot. « Legnano» a Mericcià; I sezione da 47 Maridife a Mericcià ; 1 comp. Maribase a S. Giorgio; 1 comp. ai caposaldi delle batterie PL 281 (Xerocampo-Punta Diapori) e PL 388 {M. Tortora); l plot. caposaldo PL l 13 (M. Zuncona); I sezione 76-17 « Euro » a Xerocampo. Aeronautica: 6 plotoni avieri a Xerocam po; 1 plotone Genio Aerostieri a Timenià. Come già detto non è stato mai possibile conoscere con esattezza la consistenza numerica delle forze inglesi costituite su tre battaglioni britannici più una compagnia di colore. All'inizio dello sbarco tedesco si presume fossero circa 3.000 uomini.


21 6 Truppe sceltissime appartenenti a reggimenti famosi: 2° Royal Irish Fusiliers, 2° Royal West Kents, 4° Buffs, I• Kings Own. Il numero dei combattenti era però assai scarso in confronto a quello degli · addetti ai servizi. Nel libro « Five Ventures » più volte citato, si conferma l'esistenza di tre battaglioni più una compagnia, ma si dice che la forza dei battaglioni non superava i 600 uomini. Il personale della nostra Marina era costituito da uomini appartenenti ad unità affondate od avariate, da eccedenti alle destinazioni i cui servizi erano stati distrutti dai bombardamenti e da uomini racimolati dovunque si era potuto. Ogni plotone, comandato da un ufficiale, era di 36 uomini divisi in tre squadre. Il Comando della Difesa aveva così potuto mettere insieme una forza di 22 ufficiali e di 7-800 uomini di cui circa 100 al settore Nord. circa 400 a quello Centrale e circa 300 a quello Sud. Nonostante le diverse provenienze, le svariate categorie di appartenenza, il poco addestramento al servizio tattico (per l'insufficienza del tempo avuto a disposizione), l'armamento scarso ed antiquatissimo (molti avevano ancora il fuciJe Wetterley ceduto dall'Esercito), questi plotoni erano moralmente sani, pieni di buona volontà e diedero, nei giorni della prova, ottimi risultati. DIFESA PASS I\/:\.

a) L imitati campi di mine anticarro ed antiuomo posati, dopo l'armistizio, dagli Italiani nelle baie di Gurna, Alinda, Pandeli ed al Bivio Clidi. Altri campi posati dagli Inglesi in località imprecisate. Per la difesa passiva della spiaggia di Xerocarnpo, l'Aeronautica aveva utilizzato il proprio materiale improvvisando vasti campi minati antisbarco collegando elettricamente le armi. b) Difesa anticarro. - Un fosso al Bivio Clidi. Muro e fosso a difesa della strada di accesso alla PL 888 (Parteni) e al M. Muplogurna. Muro a difesa strada accesso batteria PL 281 (Xerocampo) e 388 (Xerocampo). e) R eticolati costieri. - Reticolati poco profondi nei punti ritenuti di più probabile sbarco e cioè: baie di Blefuti, Gurna, Alinda, Pandeli, Xerocampo. d) Caposaldi. - Tutte le batterie erano cost1tmte a caposaldi. Tali caposaldi avevano una sola linea di reticolato neppure



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tattico » settore Ba'fferia antinave » antiaerea » antinave e anfiael'e3 Balfaglione (inglese) (com.btg.JCompagnia comando Compagnia f'ucilier11E ·Esercifo M·Marma . . . A-Aviazione P. AngistroC Plotone f'uciltert 1-tnglesi » mortai Mitragliatrici singole » binate Fotoelettriche ® Campi minati Limite di Selfore oxx Reticolati Zone di dislocazione • a Difèse anticarro Sezione di 2pezzi d;, 47/32 ""' Trinceramenti » 2pezzi da 16jt1 0==500=~1~o~oo= = 's.,,oo=..,2ooi. »


ISOLA DI LERO BATTERIE, MITRA6LIERE, FOTOELETTRICHE E OISL(l CAZIONE FORZE DIFESA TERRESTRE ALLO SBARCO TEDESCO (SCH!llO 0/!10STRAT!VO) oella !'.lima P. Pasta di Sopra

P. Pasl3 di Sotto (Ciano)

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217 molto efficiente perché i paletti non potevano essere ben fissati nel terreno roccioso. Le mitraghere a difesa erano in prevalenza Colt (cioè di un tipo più che antiquato); soltanto poche erano di tipo moderno da 8 mm. In media ogni caposaldo aveva 4 o 6 armi. Si era provveduto allo scavo di qualche elemento di trincea e di postazione di mitragliera. Le forze di presidio dei caposaldi erano scarse, armate in prevalenza di moschetti e non più di due o tre fucili mitragliatori per ogni caposaldo. L e bombe a mano erano assai scarse.

e) T rinceramenti. - Esisteva il solo trincerone al Passo dell'Ancora, perché gli Inglesi, forse per la difficoltà di procurarsi la m ano d'opera, non pare avessero scavato altri elementi di trincea. NorA. - Mentre la disposizi-0ne (di cui abbiamo già più volte parlato} per la quale le truppe italiane erano state dagli inglesi tassativamente escluse da qualsiasi intervento manonato, testimoniava della diffidenza inglese verso gli italiani, si osserva, per contro, · che · Ja zona a sud di Portolago (la quale, per la sua maggiore vicinanza a Calino già da tempo in mano tede· sca, non si poteva certo ritenere la men o minacciata) era presidiata esclusi· vamente da truppe italiane.

SERVIZI

C0M1JNìCAZI0NI.

a) Rete semaforica. Comunicazioni telegrafiche interrotte col Sud, mantenute con Samo; Comunicazioni telegrafiche precarie con Patmo ; Comunicazioni r.t. interrotte con tutte le isole occupate dai Tedeschi.

b) Rete di avvistamento. - Di tutti i preesistenti P. A. esterni rimaneva in nostro possesso soltanto quello di Patmo. Le Comunicazioni con i P. A. dell'isola erano precarie. Le istallazioni Radar degli Inglesi non hanno mai dato efficaci risultati. e) Rete del tiro. - Tutte le linee erano in misere condizioni a seguito dell'offesa nemica. nonostante le continue, laboriose, incessanti riparazioni compiute dal per sonale delle batterie e da apposite squadre di guardiafili. Era in uso, ·quando possibile il collegam~nto ottico e, sopratutto, il servizio staffette. Le comunicazioni radiofoniche funzionarono solo per qualche giorno e poi dovettero essere sospese per rimpossibilità di portare gli accumulatori alla ricarica.


218 Gli Inglesi avevano una loro rete autonoma di comum_caz1om telefoniche e r ad iofoniche, ma agli Italiani non era consentito usufru irne. Fra la sede protetta ed il Comando inglese a M. Maraviglia vi era una comunicazione telefonica con filo volante. SERVIZI LOGISTICI.

Servizi Genio Navale ed Armi Navali. -

Fabbricati delle officine distrutti, molte delle macchine utensili inutilizzate. Bacino galleggiante affondato. ·Stazione Sommergibili distrutta. Centrale elettr ica R. M. distrutta. Centrale civile della SIER e Centrale in caverna efficienti. Linee aeree in gran parte inutilizzate; linee sotterranee danneggiate. Depositi nafta distrutti, eccetto uno da 10.000 T. Capacità di lavoro delle officine ridotta a piccole riparazioni di piccoli scafi ed a riparazioni alle artiglierie ed alle mitragliere con le poche macchine utensili ricuperate che erano state sistem ate in caverna. Il tentativo fatto durante l'offensiva aerea di decentrare la lavorazione in piccole officine sparse nei fabbricati dell'isola, non aveva dato risultati pratici perché l'azione aerea non aveva risparmiato l'abitato civile. Squadre di operai civili lavoravano dove possibile, insieme con squadre di militari, per le riparazioni occorrenti alle armi ed alle linee elettriche e telefoniche. Complessivamente l'efficienza dei servizi G.N. ed A.N . s1 può calcolare ridotta all '8% di quella che era all'8 settembre. Servizi munizionamento. - I fabbricati della polveriera di Mericcià erano stari gravemente colpiti ma le munizioni erano state portate, prima dell'offensiva aerea e durante la stessa, in locali protetti. Solo qualche riservetta di batteria saltò in aria. Delle deficienze d i munizioni dei diversi tipi si è già parlato.

Servizi Sanitari. - L'infermeria di Gonià era distrutta. Il servizio si svolgeva in due caverne capaci di 150 letti. L'infermeria sussidiaria di Alinda era utilizzata dagli Inglesi. Ai posti di medicazione preesistenti erano stati aggiunti quelli di: M. Patella, Xerocampo, M. Maraviglia, Alinda.


219

Medicinali e materiali sanitari erano in misura sufficiente. Feriti ed ammalati venivano frequentemente evacuati con mezzi navali inglesi. Servizi Commissariato. -- Viveri : Le provviste erano sufficienti ancora per qualche mese. Mancavano provviste di carne congelata a causa dell'affondamento del P.fo Jvorea con perdita di quasi tutto il carico e d ella inutilizzazione del frigorifero di Gonià. In una caverna a S. Giorgio si era costituita una riserva sufficiente per circa due mesi. Vestiario: Le scorte erano ridotte a pochi corredi. Materiali: Le distribuzioni effettuate con una certa larghezza, i danneggiamenti per azione aerea e le conseguenti dispersioni, avevano molto · ridotte le scorte. I magazzini di Gonià erano tutti distrutti e smantellati ed i loro m ateriali erano andati dispersi. Lo stesso era accaduto per i magazzini sistemati nell'abitato di Lero. Quelli della zona di Parteni e di Val Camere erano intatti. I rifornimenti agli enti dislocati nell'isola si svolgevano tra difficoltà infinite, rria con ammirevole regolarità. G li Inglesi avevano 11 proprio servizio sussistenze del tutto autonomo e del quale non si conosce alcun elemento statistico. Fondi in denaro : Custoditi in cassaforte di fortuna erano sufficienti per un mese in seguito ad un anuc1po concesso dagli Inglesi. S ITUAZIONE MORALE.

Abbiamo già avuto occasion e di accennare alla accanita volontà di resistenza che animava i difensori di Lero. Sostenuti e spronati dalla rettilinea condotta dell'Ammiraglio che aveva saputo, nelle difficilissime circostanze in cui si era trovato, assecondato dai suoi più immediati collaboratori, mantenere alto il prestigio italiano di fronte agli Alleati. essi avevano esaltato tutti i loro più nobili sentimenti e si sentivano, con orgoglio, votati ad una causa cui erano pronti a tutto sacrificare. Gli operai civili delle officine, naturalmente meno suscettibili, anche per la loro età, alla patriottica esaltazione, sia pure con qualche saltuaria incertezza e con qualche sporadico sbandamento. davano anch'essi il loro volenteroso concorso alla causa comune. Le notizie che erano trapelate sui massacri di Cefalonia e di Coo, le minacce diffuse dai manifestini tedeschi, le inaudite


220 sofferenze fisiche provocate dalla martellante offensiva aerea, avevano irrigidita, anziché scossa, la volontà di resistere. A dimostrazione di quanto possa valere, specie in circostanze difficili, la volontà e l'esempio animatore dei capi, si è verificato a Lero il fenomeno (contraddittorio in apparenza, ma naturale per chi ha fami liarità con la sana psicologia militare) che, dopo quarantacinque giorni di assedio, quando gli avvenimenti, fred damente osservati, Jasci~vano adito a be11 scarse speranze, il morale dei difensori e la loro capacità spirituale di ·resistenza erano assai più alti che non all'armistizio, quando la ·situazione era tanto diversa ed offriva ben più numerose prospettive per una favorevole soluzione.


CAPITOLO

VIII

LO SBARCO TEDESCO E LA BATTAGLIA (12-16 novembre)

1° Gli avvenimenti del giorno 12 novembre

La sera dell'll novembre, come abbiamo già detto, in base sia alle informazioni sia ai risultati delle esplorazioni aeree, il tentativo dell'azione di sbarco tedesco era ritenuto imminente. I Comandi inglese ed italiano ne informarono o m eglio tentarono di informarne tutti i dipendenti. Il Comando F AM-DICA T , che era già in stato di emergenza, diffuse, a rincalzo, l'ordine « massima vigilanza >, m a. per il pessimo stato in cui i bombardamenti avevano ridotto le comunicazioni, l'ordine non poté raggiungere tutte le batterie. Molte di esse infatti avevano perduto il contatto diretto col proprio Comando. Il Comando F AM-DICA T da qualche tempo a\'e\'a avuto ordine dal Comando inglese di far sparare tutte le notti, ad ora fissa, qualche colpo di cannone· a vampa normale dalla batteria « S. Giorgio », col pezzo rivolto verso la costa turca. Si trattava probabilmente di un segnale convenzionale diretto agli emissari inglesi residenti sulla costa turca. La sera dcll'l l fu dato ordine di non sparare i soliti colpi, ma non è dato di sapere se questo contrordine avesse attinenza con l'attesa dello sbarco imminente. Pare fosse anche previsto l'arrivo di un convoglio di motozattere inglesi che, provenendo dalla costa turca, avrebbero dovuto portare rifornimenti all'isola entrando nella baia di Alinda. Questa previsione era nota alle unità navali inglesi in crociera al largo e probabilmente anche ai nostri Mas in crociera ravvicinata. Anche qualche batteria ne era a conoscenza. Del resto non era infrequente il caso che unità na\'ali inglesi giungessero durante la notte nelle


222 acque dell'isola non preavvisate. Non è facile stabilire se ciò fosse da attribuire alle difficili condizioni in cui si svolgeva il servizio comunicazioni oppure ad un eccessivo riserbo inglese, imputabile alla non m ai del tutto sopita diffidenza verso la lealtà degli Italiani. La notte era calma e vi erano zone · di foschìa bassa. Poiché il fenomeno non è molto frequente in quelle acque e tanto meno in quella stagione, non si può escludere che i banchi di foschìa fossero dovuti a nebbia artificiale prodotta . dai Ct. che appoggiarono le operazioni di sbarco. · L'Ammiraglio Willis, Comandante in Capo del Levante, nella sua relazione ·più volte citata, fissa il primo allarme alle ore 0400 circa del 12, ad opera della M l inglese 456 che, in crociera all'Èst della baia di Alinda, avrebbe avvistato una formazione navale nemica e poco dopo avrebbe attaccato brillantemente un gruppo composto di due Ct. e di IO mezzi da sbarco. Colpita, la Ml 4 5 6 sarebbe poi rientrata nella baia di Alinda, dove avrebbe sbarcato alcuni feriti. Queste notizie non collimano con altre testimonianze di cui ora diremo, testimonianze provenienti da personale di un nostro Mas in crociera in una zona attigua a quella della Ml 456. Per questo motivo, nel riferire l'azione della Ml 456 abbiamo usato i verbi aJ condizionale. Il nostro Mas 555, comandato dal S.T.V. Massimo Calabrese (che fu poi ucciso dai T edeschi), nella notte fra l'll ed il 12 si trovava in crociera ravvicinata a levante dell'isola. Risulterebbe che nel suo ordine di operazioni c'era la raccomandazione di fare molta attenzione ad eventuali insidie tedesche, dato che durante la notte era possibile un incontro con Mz. alleate provenienti dalle acque turche e dirette alla baia di Alinda. Da altra fonte, forse più attendibile, risulta che l'ordine di operazione era compilato come d'abitudine, però in calce era stata aggiunta la raccomandazione di fare la massima vigilanza, essendo stata segnalata la probabili tà d i un 'azione nemica durante la notte. Vero è che segnalazioni di tal genere erano state fatte altre volte, ma sino allora erano state smentite dai fatti. Questa volta, però, quando il Mas 555 avvistò le unità di un convoglio, sorse in tutti il sospetto che esso fosse tedesco e non alleato, Per eliminare i dubbi. il Mas 555 si avvicinò ad una Ml. inglese che si trovava nelle stesse acque (certamente la Ml 456 di cui parla l'Ammiraglio Willis nella sua relazione già citata) e chiese notizie e conferma. La Ml rispose che anche nel suo ordine di operazioni si parlava


223 delle Mz. alleate in arnvo a Lero e che certamente le unità avvistate erano quelle attese. Il Mas 555 allora comunicò per r.t. il passaggio del convoglio, riprese le crociera, e « tutto il restante tempo, tutto andò tranquillo>>. Al mattino rientrò alla base senza nessun sospetto che fosse già avvenuto lo sbarco. Conciliare questa testimonianza, che per la sua provenienza sembra genuina e non sospettabile, con quanto riporta l'Ammiraglio Willis, cioè l'allarme dato dalla Ml 456 e l'azione da questa sviluppata contro il convoglio, non è facile. Abbiamo riferito sia l'una sia l'altra per d overe di obiettività e non trarremo nessuna conclusione. Il caso di trovarsi dii fronte a due versioni nettamente contrastanti non è infrequente nell'esame di avvenimenti storici, specie quando .si scenda a minuti particolari. Riferendole · tutte e due non si vuol mancare di riguardo a nessuno, perché è sempre possibile che, approfondendo ulteriormente la conoscenza dei fatti, vengano in luce nuovi elementi capaci di conciliare le due versioni: per esempio, che l'allarme e l'azione della Ml siano stati successivi all'incontro col nostro Mas. Riferisce ancora l'Ammiraglio Willis che una Mtb in rotta da Castelrosso a Lero ebbe un contatto con due Ct. non identificati alle 0330 del 12 al largo di Calino e che alle 0445 tutte le Mtb ormeggiate ad Alinda, partirono a tutta forza per ricercare un piroscafo nemico avvistato 4-5 miglia a Sud-Est di Lero. Non incontrarono nessuno. ma più tardi, mentre dirigevano verso Nord, avvistarono al largo di Farmaco due Ct. che furono scambiati per inglesi. Il Capo di S.M. italiano nella sua relazione fa risalire il primo allarme alle ore 0300 ad opera di una Ms. inglese. in agguato fra Calino e Calolino, che aveva avvistato numerosi mezzi da sbarco diretti al Nord, ed aggiunge che l'allarme fu trasmesso a tutti i Comandi ed a tutte le opere. Questo per quanto riguarda gli avvistamenti dal mare. Anche per gli avvistamenti da terra, non è possibile, nella varietà delle testimonianze, tutte egualmente in buona fede. ma tutte egualmente infirmate d al fatro che l'inefficienza delle comunicazioni non permetteva né un controllo scambievole né una valida conferma, stabilire con sufficiente attendibilità chi sia stato il primo a vedere le unità tedesche e ne abbia per primo ricavato la convinzione che si trattava di mezzi da sbarco nemici. Neppure possiamo dire con sicurezza chi abbia sparato il primo colpo di cannone.


224 Sembra che durante la notte i primi a vedere piccoli natanti uscire dalla foschìa ed avvicinarsi alla costa siano state le vedette del posto di segnalazione del Castello Veneziano. Esse tentarono di darne comunicazione al le batterie ma, per lo stato delle comu. nicazioni, non ci riuscirono che tardi e parzialmente, ricorrendo al megafono ed al telegrafo ottico. Il Comando inglese e quello italiano avevano dunque avuto concreti allarmi provenienti da unità navali e li avevano propagati per quanto possibile, ma il Comando FAM-DICAT, ad esempio, non li aveva ricevuti. In conseguenza dell'allarme proveniente dalla Ms. inglese alle ore 0300, il Capo di S.M. italiano riferisce di avere consigliato al Capo di S.M. inglese di far intervenire subito tutti i Ct. e tutte le Ms. disponibili per intercettare il gruppo navale avvistato. Il Capo di S.M. inglese rispose di aver già provveduto. (Si riferiva forse a quella uscita delle Mtb da Alinda citata nella relazione dell'Ammiraglio \Villis ?). Fu chiesto al Generale inglese di accendere i proiettori ma la risposta fu negativa. (Qualche proiettore fu poi acceso egualmente, per iniziativa locale). I primi colpi di cannone furono probabilmente quelli sparati alle prime luci dell'alba, verso pcnente, dalle batterie « D ucci » (M. Cazzuni - IV 152-50 - Cap. Art. Mario Minozzi) e « S. Giorgio » (Scurobarda - III 152-40 - Cap. Art. Silvio Gennari), che misero in fuga un convoglio composto da circa 6 Mz. scortate da due Ct., probabilmente gli ex-italiani catturati al Pireo, che dirigevano verso l'isola da Sud-Ovest. Ma le cannonate, poiché durante la notte si sparava sistematicamente su Calino, non ebbero la conseguenza di generare un effettivo allarme. Il primo colpo di cannone nella zona di levante fu probabilmente sparato dalla batteria PL 127 (M. Maraviglia - IV 90-53 Cap. Art. Walter Cacciatori), che riferisce di aver sentito i tiri delle batterie « Ducci >> e « S. Giorgio », di non aver potuto scorgere nulla in mare dal lato di ponente, di aver avuto l'allarme verso levante dal Comando inglese, di aver visto a circa 15 miglia una formazione di due Ct ed una ventina di Mz., di aver notato poi, in direzione di S. Marina, a tre o quattro migl ia, alcune Mz. che dirigevano verso Punta Pasta di Sotto e verso la batteria « Lago » e di aver sparato una salva (una sola perché quasi alla fi ne del suo munizionamento) in quella direzione, più che altro per richiamare l'attenzione delle batterie navali del settore. Con questo stesso scopo, dopo la salva dei cannoni, fece fuoco con una mitragliera da 20 a proiettili traccianti. Questo


Il Mas 534 affondato il 26 settembre. Nello sfondo il Ct. Queen Olga in fiamme


\

La nave Legnano, colpita da bc mbe, poggia sul fondo


225 sfasamento nell'avvistamento e nell'apertura del fuoco fra le varie batterie può avere una sua origine, almeno in parte, nell'enorme stanchezza del personale stremato dal lunghissimo periodo di tensione per i continui bombardamenti, ma trova una ancor più convincente spiegazione nella disparata dislocazione delle batterie sul terreno assai vario dell'isola e nella conseguente diversità dei loro settori di visibilità. E' da notare che, come riferisce il Cap. Art. Augusto Gorisi, Comandante del Gruppo e.a. del Centro, il Comandante del battaglione di fanteria inglese della zona era stato da lui avvertito delle molte probabilità che il primo tentativo di sbarco si effettuasse in vicinanza del M. Maraviglia in una piccola baia, situata fra il Castello e la batteria << Lago», molto comoda per lo sbarco e defilata al tiro. Di lì i Tedeschi avrebbero potuto impadronirsi del paese di Lero e proseguire per Alinda e Gurna. L 'avvertimento fu trovato giusto e fu preso in considerazione, ma il nucleo di personale inviato appositamente al Castello fu troppo esiguo per poter fronteggiare la situazione quando avvenne lo sbarco proprio in quella località. Il Comando FAM-DICAT ebbe le prime notizie degli avvistamenti nella zona di levante, verso la fine della notte, in prossimità dell'alba, dalle batterie 388 (Gruppo Sud Puma Diapor1 IV 102-35 Cap. Art. Liberale Libera) e 306 (M. Vigla - VI 102-35 Cap. Art. Luigi Chiantella), le quali chiesero ed immediatamente ottennero ài aprire il fuoco contro natanti non bene identificati. La batteria· 899 (Blefuti - IV 76-50 Ten. Art. Lui gi Pizzoli), non avendo più collegamenti col Comando, aprì il fuoco di sua iniziativa. La vista delle unità che d irigevano decisamente contro la costa fece svanire ogni dubbio iniziale sulla loro natura ed il fuoco le investì non appena furono a portata. Intervennero anche altre batterie e due Mz. furono affondate. Ma piccoli nuclei riuscirono a prendere terra in zone non visibili defilate al tiro della batteria « Lago », e, risalendo le ripide e rocciose pendici del M. Appetici, occuparono di sorpresa il pezzo 4 della batteria « Lago>> che era il più basso. Vedremo in seguito i particolari di questa azione. Dal complesso delle notizie sugli avvistamenti, si può dedurre che le forze tedesche erano divise in due gruppi : Un gruppo proveniente da SW, come abbiamo già visto, era composto di circa 6 Mz. scortate da due Ct. ex-italiani e fu messo in fuga dal fuoco delle batterie « Ducci » e « S. Giorgio» .

17


226 Uno dei Ct. sarebbe stato colpito. Il gruppo respinto diresse verso Calino e non fu più visto. Un altro gruppo, composto di diverse unità e Mz. e scortato anch'esso da due Ct., deve aver seguito una rotta Sud-Nord lungo la costa Est di Lero alla distanza di circa 7-8 miglia (cioè fuori portata delle artiglierie) per dirigere poi per ponente, arrivando allo sbarco con rotta normale alla costa. L'avvicinamento fu effettuato al buio con l'ausilio di cortine di nebbia artificiale, mentre la messa a terra dei contingenti più importanti che seguirono i primi nuclei, sbarcati di sorpresa durante la notte, fu effettuata, sempre con l'ausilio delle cortine di nebbia, alle prime luci dell'alba, con piccole unità di ogni tipo: Mz, Mp., Ms., motobarche, motolance. Questo gruppo dì levante si divise in 4 scaglioni che diressero, rispettivamente, verso: 1) Costa nord-orientale dell'isola. Ak:une Mz. furono prese sotto il tiro delle batterie. Due furono affondate, una gravemente colpita. Alcune si ritirarono, ma nuclei di una certa importanza riuscirono ad approdare nella baia a ponente della Punta Pasta di Sopra e vi costiruirono una piccola testa di sbarco defilata sia alla vista sia al tiro delle batterie. 2) Costa a levante di M. Clidi. Una Mz. fu colpita m a riuscì a raggiungere terra, un'altra vi giunse incendiata ed avariata. Probabilmente altre due giunsero aUa spiaggia. 3) Costa est di M. Appetici (batteria « Lago »). Un primo nucleo era sbarcato, come abbiamo detto, di sorpresa, prima dell'alba. Alle prime luci del giorno furono viste altre due Mz. che raggiunsero la stessa zona defilata. Una o due unità furono affondate dal tiro delle batterie del settore Sud, ma una parte almeno delle truppe che vi erano imbarcate riuscì egualmente a raggiungere la costa. 4) Costa nord. Un nucleo di piccole unità provenienti da Nord-Est, tentò di avvicinarsi alla costa nord con l'appoggio di due Ct. Le piccole unità furono respinte dal fuoco delle batterie e si ritirarono dietro una cortina di nebbia stesa dai Ct. Questi, (probabilmente del tipo « Calatafimì ») spararono contro la costa senza produrre danni apprezzabili. Sembra che uno di essi sia stato colpito dalle nostre artiglierie. Appena fatto giorno, ebbe inizio l'appoggio aereo alle operazioni dì sbarco, appoggio che continuò poi senza interruzione


227

con perfetto coordinamento tattico. Poiché agli aerei tedeschi non si oppose nessuna azione aerea alleata, la reazione era affid ata esclusivamente alla difesa antiaerea delle nostre batterie, le quali, già provate dal lunghissimo assedio aereo, avevano ormai un'efficienza ridottissima, che l'offensiva violenta, continuata, sistematica dell'aviazione tedesca riuscì in molti casi ad annullare del tutto. E' stato calcolato che nei cinque giorni della battaglia furono sempre presenti sull'isola non meno di 30 aerei e che quindi hanno preso parte all'azione circa 300 aerei al giorno. La battaglia di Lero dimostrò che il fattore aereo tedesco,. sfruttato con somma abilità in un'azione di appoggio precisa e minuta, divenne il coefficiente principale della buona riuscita delle operazioni e si può affermare che le truppe tedesche, nonostante il loro coraggio, la loro decisione e la loro audacia, senza l'appoggio aereo, non avrebbero mai potuto conseguire il risultato vittorioso. Esaminiamo ora particolarmente gli avvenimenti nelle diverse zone di sbarco: Costa nord-orientale: - Le batterie interessate furono la 989 (Parteni - IV 76-40 Ten. Art. Gaetano Farro), la 888 (Blefuti IV 76-40 Ten. Art. Ezio Martinelli), la 899 (Blefuti - IV 76-50 T en. ArL Luigi Pizzoli). Àbbiamo già accennato agli avvistamenti notturni da parte di alcune vedette ed alla loro perplessità dovuta ai frequenti arrivi di unità inglesi durante la notte anche non preavvisate ed all'attesa in quella notte di un convoglio di Mz. alleate. I collegamenti telefonici che avrebbero permesso uno scambio di notizi'e per chiarire i dubbi, non funzionavano se non in modo saltuario. Col far del giorno i dubbi svanirono perché la formazione navale che navigava fuori tiro con rotta Nord, giunta al traverso dell'isoletta di Farmaco fu vista accostare a sinistra di 120 gradi e dirigere verso Lero. Il Comandante della batteria 888 telefonò al suo Capogruppo Cap. Art. Leonetto Amadei il quale riuscì a mettersi in contatto col Comando F AM-DICAT e ne ebbe immediata autorizzazione di aprire il fuoco. Fu un caso ben fortunato perché, da quel mo.mento, il Capogruppo poté comunicare col suo Comando soltanto di notte, con gli apparecchi ottici. Il tiro della 888 colpì ed incendiò due Mz. Altre furono colpite e desistettero dall'azione, accostando verso il largo per avere la protezione dei due Ct.


228 Entrarono in azione anche le batterie 989 (Parteni) e 749 (isolotto di. Arcangelo - IV 76-40 Teo. Art. Luigi Borelli) ed altre del settore orientale. Alcune Mz. però riuscirono a raggiungere i settori morti delle batterie e ad approdare nella baia del Grifo dove non potevano essere né viste né raggiunte da tiro diretto. Il Capogruppo ordinò l'intervento della batteria 906 (M. Calogero-Muplogurna - IV 76-40 Ten. Art. Antonio Mori). Questa sparò coi soli due pezzi superstiti, ma, trascorso un certo tempo, il Capogruppo, quando ritenne che truppe .ancisbarco potessero ormai essere accorse ed avessero già preso contatto col nemico, non potendo osservare il tiro e non avendo in atto collegamenti con opere dalle quali l'osservazione fosse possibile, ordinò di sospendere il fuoco per timore di offendere le truppe della difesa. Per la sua efficace azione, compiuta alternando il tiro a terra con il tiro antiaereo, la batteria ricevette, per il tramite del suo Capogruppo, l'elogio del Comando inglese. Una delle Mz., colpita dal tiro della batteria 888 (il cui Comandante ritiene di essere stato il primo ad aprire il fuoco), ebbe un'avaria al timone e si mise a girare intorno all'isolotto di Strongilo, urtando replicatamente contro gli scogli. Ebbe scoppi di munizioni ed incendio a bordo e poi affondò. I superstiti saltarono sull'isolotto dove furono presi sotto il fuoco di varie mitragliatrici. (Due giorni dopo un battello del Distaccamento di Parteni che portava il Cap. Fant. Eligio Radice ed il Ten. C.R.E.M. Rodolfo Andreotti andò all'isolotto e 35 Tedeschi furono fatti prigionieri e portati a Lero). Sbarchi di entità assai limitata erano avvenuti probabilmente in qualche località appartata della baia del Grifo ed alla baia della Palma. Gli uomini sbarcati in quest'ultima baia avevano occupato un'altura da cui dominavano alle spalle la batteria 899 che reagì col fuoco. Più in basso un plotone al Comando del S.T.V. Edoardo Gardone (proveniente dalla R.N. TI olta) assegnato alla difesa della batteria, contrastava insieme con reparti inglesi i Tedeschi sbarcati e, a quanto sembra, riuscì, coadiuvato anche da soldati inglesi, a far prigionieri un gruppo di 50 uomini sbarcati sugli scogli. Costa a levant e di M. Clidi. - Una Mz. riuscì a giungere a terra benché colpita, un'altra vi giunse incendiata e mezza affondata. Probabilmente altre due raggiunsero la costa. Le truppe


219 sbarcate, a quanto risulta, si divisero in due nuclei, uno dei qualj diresse verso la batteria 899 e non ottenne alcun effettivo risultato; l'altro più numeroso, raggiunse il crinale di M. Vedetta, dove si attestò, piazzando dei mortai che iniziarono il tiro contro la batteria « Ciano >>. Vedremo successivamente la reazione e la gloriosa fine di questa batteria. Nuclei tedeschi si spinsero poi al fondo della baia del Grifo dove provocarono la fine dei Mas 555 e 559. Il Mas 555, dopo l'incontro con la formazione navale di cui abbiamo già parlato e dopo aver avuto dalla Ml inglese conferma che le unità avvistate erano alleate, rientrò, a giorno fatto, alla baia del Grifo. Sentì rumore di cannonate ma, per l'abitudine contratta durante il lungo assedio aereo, non diede a questo fatto particolare importanza. Neppure il fatto di aver incontrato, rientrando, un battello di gomma abbandonato con qualche provvista alimentare suscitò particolari sospetti. Ricevette, a quanto risulterebbe, un ordine trasmesso per .r.t. dal Comando italiano di non rientrare a Lero, ma il S.T.V. Calabrese ritenne che esso non fosse diretto alle sue unità e riguardasse invece i Mas della costa di ponente, che avrebbero dovuto rientrare a Portolago, dove gli sembrava fosse in corso un attacco aereo ; d'altra parte rimanere in mare, data l'intensità dell'azione aerea, sigruficava esporsi a sicura distruzione e quindi decise di riprendere il solito posto di ormeggio. Poco dopa ormeggiato a fianco del Mas 559 che, non essendo di turno non era uscito, improvvise raffiche di mitragliatrice si abbatterono sulle due urutà, uccidendo e ferendo alcuni militari. Dapprima si credette che si trattasse di mitragliamento da aerei, ma poi si cominciarono a vedere soldati tedeschi. L'equipaggio del 555 che appena finito l'ormeggio erà già sceso a terra, tentò subito di tornare a bordo, ma ne fu impedito dal tiro nemico e fu preso prigioniero, dopo di che, sotto la minaccia delle armi, fu costretto ad imbarcarsi sul Mas. L'operatore r.t. dichiara di aver per prima cosa tentato di informare il Comando e di non averlo potuto fare a causa di raffiche di mitragliatrice che non colpirono lui, ma distrussero la radio. I soldati tedeschi misero bene in vista sul Mas una bandiera tedesca (per evitare offese dai propri aerei) ed ordinarono di mettere in moto, allo scopo di portare una ventina dei propri uomini dall'altra parte della baia. Prima di allontanarsi, il S.T.V. Calabrese fece in tempo a ricordare al Nocchiere Baldelli. Comandante del 559, l'ordine di affondare l'unità per evitare che


230 fosse utilizzata dai Tedeschi; poi, deliberatamente, non mise in moto i motori principali ma soltanto quello ausiliario, procedendo quindi a velocità moderata, per dar tempo alle batterie di intervenire. Infatti non appena il Mas, uscito dalla zona defilata, entrò nel campo visivo, le batterie, vedendo la bandiera tedesca, si resero conto di quanto era accaduto e si misero a sparare contro il Mas. Allora la bandiera tedesca fu tolta e di conseguenza il Mas fu attaccato dagli aerei tedeschi. Alla fine Italiani e Tedeschi abbandonarono l'offesa contro il Mas, che successivamente andò a fondo. Il T en. Art. Alberto Fiorini, Comandante della batteria 690, che già durante il giorno aveva fatto fuoco sul Mas, asserisce che nel corso della notte, avendo notato nei suoi pressi dei movimenti sospetti lo riprese sotto il tiro del suo unico pezzo ed affondò sia il Mas sia un peschereccio che gli stava vicino, probabilmente il Mp. S. Antonio carico di Tedeschi. L'equipaggio italiano, Comandante compreso, fu obbligato con violenze e minacce a trasportare cassette di munizioni in prima linea. Durante questo servizio il S.T.V. Calabrese, per ragioni ed in circostanze non bene accertate. fu trucidato dai Tedeschi. Anche l'equipaggio del Mas 559, che per ripararsi dagli attacchi aerei stava dentro una grotta in prossimità del posto d'ormeggio del Mas, fu fatto prigioniero da un gruppo di Tedeschi largamente armati di fucili mitragliatori e di bombe a mano. I Tedeschi s'impadronirono anche del Mas. Il Comandante, Nocchiere d i 3• cl. Alberto Baldelli, afferma di essere riuscito sul momento ad andare a bordo ed a distruggere i cifrari. L'indomani il Nocch. Baldelli poté con un pretesto tornare a bordo ed approfittando della distrazione dell'unico soldato tedesco di guardia sul Mas, tolse la fasciatura protettiva dei cavi di ormeggio, cosicché i cavi, venendo a contatto diretto con le rocce taglienti ed essendoci anche un po' di risacca, si logorarono e ben presto si ruppero. Il Mas andò a sbattere contro gli scogli, la carena si sfondò in più punti ed il Mas si adagiò sul fondo. Il Nocchiere Baldelli accorse a bordo con l'equipaggio per simulare un tentativo di salvataggio, ma invece, come egli racconta, gettò dentro il deposito della benzina un fuoco indicatore di siluro che aveva in precedenza bucato e provocò così un incendio che finì di distruggere il relitto. Costa est di M. Appetìci. - In questa zona era situata la batteria « Lago » (VI - I20-4S Cap. Art. Ernesto Nasti), i cui pezzi


231 erano schierati in _pos1z1oru 1mposte dalla natura del terreno vario e roccioso, a quote diverse da m. 129 (pezzo 4) a m. 178 (pezzo 1). La torretta per la direzione del tiro era a quota 183. I pezzi erano in angolo morto uno rispetto all'altro a causa del terreno e così pure nascosta e defilata era la linea di costa sotto la batteria, perché sul versante nord le rocce del monte scendevano a picco sul mare e sul versante sud lo scoscendimento, benché un po' meno ripido, era però assai frastagliato e, nell'ultimo tratto, anch'esso a picco sul mare. A sud della batteria e sempre in angolo morto, vi era una lingt1a di terra bassa che pareva un moletto naturale. Dalla centrale si vedeva soltanto il pezzo 1. 11 collegamento fra centrale e pezzi era costituito da un impianto telefonico in cattive condizioni di efficienza, spesso in avaria e non più riparabile. Si suppliva col megafono, la cui utilità, data la disposizione dei pezzi a diverse quote, era assai scarsa e subordinata alle condizioni atmosferiche che in generale, per la frequenza dei venti dal nord, erano avverse. Per la difesa della batteria era stata possibile soltanto la · sistemazione di un reticolato semplice e per di più fissato sul terreno in modo sommario e .non solido, non esistendo i mezzi necessari per lavorare sulla roccia. La possibilità di sbarchi nemici nella zona sottostante la batteria, e l'impossibilità di contrasto da parte italiana erano state fatte presenti, come abbiamo già detto, dal Capitano Gorisi, Comandante il Gruppo Centro e.a., al Maggiore inglese che comandava il battaglione della difesa terrestre. Per il servizio dei pezzi e delle mitragliere la batteria disponeva di 2 ufficiali, 4 marescialli, 2 sergenti e 74 uomini. L'armamento leggero era di una mitragliera Breda contraerea da 13,2, due mitr. Colt. da 6,5 di antico modello, una mitragliera Breda mod. 37 da 8, due fucili mitragliatori Breda, quattro fucili mitragliatori Berretta, un moschetto mod. '91 e cinque bombe a mano per ogni uomo. Per provvedere alle esigenze generali della difesa il personale ai pezzi era stato ridotto a metà. Pochi giorni prima dello sbarco però era giunto in batteria, per la difesa del Caposaldo, un plotone di rinforzo comandato dal S.T.V. Luigi Falzari. Si trattava di personale raccogliticcio, senza alcuna esperienza di combattimento terrestre ed in parte in mediocri condizioni di salute. Non tutti erano armati. Era stato inviato alla batteria anche un plotone inglese, che aveva stabilito gualche posto avanzato fuori della batteria, per la sorveglianza dei tratti di costa non visibili dalla batteria e considerati pericolosi. Il plotone però era stato ritirato


232 dopo pochi giorni senza sostituzione, ed il personale italiano, per le note disposizioni di massima del nuovo piano di difesa, non poteva trattenersi fuori del reticolato. Il Gen. Tilney era stato in visita alla batteria e la situazione gli era dunque personalmente nota. Abbiamo esposto questi minuti particolari sulle sistemazioni di difesa per mettere in luce che tutto era stato fatto da parte nostra per il miglior impiego dei mezzi esistenti, ma che i mezzi di difesa, al momento dell'attacco, erano largamente inadeguati al compito imposto dagli avvenimenti. Il ·che spiega come nelle ultime ore della notte si siano potute verificare quelle infiltrazioni di elementi nemici, sbarcati di sorpresa, che hanno fruttato agli sbarcati . i primi successi tattici in quella zona e<l hanno, in un certo senso, dato fin dal primo momento alle vicende belliche un andamento a noi sfavorevole che non è stato possibile mutare. Un netto insuccesso tedesco in questa loro prima operazione tattica avrebbe quasi certamente portato ad un ben diverso sviluppo delle operazioni. Verso le 4 del mattino (cioè quando era ancora buio), il Comandante della batteria fu avvertito dal S.T. Art. Corrado Spagnolo che gruppi nemici di consistenza non accertata avevano occupato nell'oscurità il pezzo 4. Fu sibuito dato l'allarme generale. fu inviato lo stesso S.T. Spagnolo con un nucleo di uomini a far e una ricogni zione, fu ch iesto il rinforzo di un reparto di fanteria. Il S.T. Spagnolo tornò dalla sua ricognizione ferito ad una mano ed alla testa da schegge di bombe a mano e riferì che i nemici. conquistato il pezzo 4, minacciavano ora il pezzo 3. Il Comandante della batteria ebbe, per telefono, assicurazione che il Comando inglese aveva disposto l'invio di una compagnia e che dal Castello Santa Marina stava per partire un plotone di marinai al comando del T.V. Ercole Rocchi. Nel frattempo l'attacco tedesco si intensificava soprattutto col tiro di mortai di cui i Tedeschi erano largamente dotati e col concorso efficacissimo degli aerei. La Difesa, che non disponeva di mortai ma solo di armi a tiro teso. poco poteva fare contro il nemico invisibile e defilato. Con i due pezzi ancora liberi la batteria cc Lago >> si mise a battere alcuni mezzi navali che si avvicinavano ali 'i sola. Delle due Mz. che provenendo dal nord (Punta Pasta) tentavano di avvicinarsi alla costa, una fu colpita ed incendiata, ma continuò ad avanzare verso le pendici sud del M. Clidi, scomparendo alla vista e sottraendosi al ti.ro. Intervenne però la batteria 690


LERC. -

I 2 1

Fase d"im·asione dalr :ilba del 12 alla sera del 13 no\•embrc 1943

Posizioni tedesche alle 12 .00 del 12 no,·cmbrc. Posizioni tedesche alle 24 .00 del 12 novembre. Posizion i tedesche al tramomo del 13 no,·crnbrc. (Le frecce indicano le località di ~ba rco e le dirc11ric1 d auacco).


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LERo. • Fa~e di contrattacco nella none dal 13 al 14 novembre 1943 I . Posizioni :i l tra mon co del 13 novembre. 2 - Posizioni all' albJ del 14 novembre. (Le frecce ,cnz:, pinne ind icano d irettrici ccdesch~ ; quelle col le pinne indicano di reurici h ricannichc).


LERO. •

I 2

Fase di contranacco diurno del 14 novembre: 1943

Pmizioni air31ba . Posizioni 3 ) tramonto del 14 no,·em brt'.


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Fase fina le: dalla sera del 14 al 16 no\'embre 1943

Posizioni b sera del 14 novembre . Posizioni il m3uino del I; nm cmbre. Posizioni il matti no de! 16 no,·embre.


233 (Santa Marina - baia di Alinda - 11 76-50 Ten. Art. Alberto Fiorini) la quale, sparando con un solo pezzo perché l'aluo aveva fatto avaria, sembra abbia affondato la Mz. I superstiti, sbarcati sulle pendici del Monte, furono dispersi dal fuoco del pezzo I della batteria « Lago ll, puntato personalmente dal Comandante della batteria. L 'altra Mz. si ritirò dieuo Punta Pasta. Successivamente la batteria « Lago » rivolse il suo tiro contro un gruppo di piccole unità scortate da due Ct. che incrociavano al largo, facendo cortine di nebbia e sparando contro l'isola da grande distanza e con scarsi risultati . Sembra che uno dei Ct. sia stato colpito da una granata. Le unità si ritirarono scomparendo verso il largo ritirandosi dietro cortine di nebbia. Nel frattempo si combatteva aspramente intorno al pezzo 3. Alle 9 giunse il plotone del T.V. Rocchi e subito una squadra fu mandata di rinforzo al pezzo 3 dove il S.T. Spagnolo, già ferito come si è detto. riuscì a riprendere il pezzo conquistato dal nemico e nell'azione veniva nuovamente colpito in modo gravissimo da una bomba a mano. Il pezzo fu poi riperduto e nuovamente ripreso con una lotta combattuta corpo a corpo, con bombe a mano ed armi bianche. Ferito per la terza volta da una scarica di mitraglia al peno, il S. T. Spagnolo era costretto a lasciare il combatùmento e l'indomani moriva all'infermeria di Portolago; alla sua memoria fu conferita la Medaglia d'Oro al Valor Militare. Si ebbero altri morti e feriti, sia fra il personale della batteria sia fra quello del plotone Rocchi. Il pezzo 2 con la sua mitragliera fu momentaneamente perduto e ripreso a colpi di bombe a mano, con un contrattacco condotto dallo stesso Comandante della Batteria. La linea si stabilizzò temporaneamente a monte del pezzo 3, su una posizione che sbarrava l'accesso al pez1,o stesso. Fra le 11 e le 12 giunse una compagnia inglese. che tentò di aggirare le posizioni tedesche ma non ebbe successo. Il Capitano Nasti chiese insistentemente qualche mortaio: ne giunse finalmente uno, inglese con 12 bombe. Riferisce il Cap. Nasù che il soldato inglese che lo accompagna,·a disse di aver avuto ordine di non spararne più di sei. Naruralmente l'impiego di questo unico mortaio con sei sole bombe non ebbe nessun efficace risultato. Fu allora fatto fare un tentativo di tiro indiretto da parte di altre batterie. ma, stante la precarietà delle comunicazioni telefoniche, esso fu dovuto sospendere quasi subito per evitare troppo grossi rischi . Un colpo era infatti arrivato su una riservetta del pezzo 2. provocando l'ac-


234 cens1one di una carica. Successivamente 11 tiro indiretto fu ripreso, ma diede scarsi risultati soprattutto a causa della natura accidentata d el terreno. L a batteria (< Ciano » (M. Cli di - I V 152-40 T en. Art. Daniele Pieri), che aveva molto attivamente partecipato fin dall'inizio al tiro contro gruppi navali di invasione, fu assoggettata ad una offensiva aerea particolarmente intensa. Nei giorni precedenti lo sbarco, gli attacchi aerei avevano distrutto il pezzo 1, il telemetro e le sistemazioni per la direzione del tiro. Le ondate degli Stukas la m attina del 12 distrussero ben presto il pezzo 3 e l'unica mitragliera contraerea efficiente. Quando il nemico sbarcato riuscì ad attestarsi sul M. Vedetta, cominciò contro la batteria « Ciano » l'offensiva dei mortai tedeschi. Le posizioni esatte dei mortai non poterono essere individuate ed il loro tiro fece in breve diventare critica la situazione della batteria. Anche la mitrag liera Colt ed un Breda da 8 mm. furono distrutti. La batteria PL 113 (M. Zuncona), secondo quanto afferma il suo C.te Ten. Art. Egidio Pelliccia, vide, all'alba, Mz. e Ct. nemici a NE e SW dell 'isola. Questi ultimi scomparvero alla vista, i primi furono visti puntare verso S. Marina e verso la batteria cc Lago ». L a PL 113 era priva di comunicazioni telefoniche. Poiché i Ct. cominciarono a sparare contro l'isola, aprì il fuoco, di sua iniziativa, contro una Mz, lontana circa 2 Km. dalla costa che dirigeva verso una insenatura, sotto la batteria cc Lago ». La Mz. fu raggiunta dal tiro della batteria e, dopo un forte scoppio, andò completamente in fiamme. L 'avvenuto affondamento fu comunicato al Coma ndo per il tramite della vicina batteria 432 (La Madonna). Alle ore 12 del giorno 12 la situazione, per sommi capi, era la seguente:

a) Alla batteria « L ago >i situazione difficile, nonostante il rinforzo di un· plotone italiano e d i una compagnia inglese. b) Costa nord. - Il tentativo di sbarco presso la batteria 899 riuscito solo parzialmente. I Tedeschi avevano costituito teste <li ponte sulle punte Pasta di Sopra e Pasta di Sotto ed alla baia del Grifo, ed avevano raggiunto il culmine d i M. Vedetta, da cui battevano, mettendola in serio pericolo, la batteria e< Ciano >> . e) L a batteria 899 era in pericolo perché gruppi nemici avevano stabilito nuclei di mitragliatrici sui costoni che la domi-


235 navano ed avevano causato morti e feriti. Il C.te, Ten. Art. Pizzoli, ferito alla bocca fin dalle 7 del mattino, a mezzogiorno aveva dovuto cedere il Comando al sottordine S.T. Art. Antonio Quaranta. Questi erano i risultati complessivamente raggiunti dal nemico e, tenuto conto dei gruppi navali respinti sia all'inizio delle operazioni sia in tempi successivi, dal tiro ddle batterie, si può calcolare che, rispetto al piano tedesco, l'operazione era riuscita a non più del 25'%· Il rapporto numerico delle forze terrestri era, con larghissimo vantaggio, a favore della Difesa, ma rimaneva a suo gravissimo svantaggio il fatto del concorso aereo tedesco sempre presente, efficacissimo, micidiale per noi che non avevamo nulla da opporgli salvo l'azione delle batterie e delle mitragliere che anch'essa andava esaurendosi per distruzioni, per avarie, per mancanza di munizioni. Da pane inglese nessuna reazione aerea. Ma la modestia dei risultati conseguiti dai Tedeschi li metteva nell 'assoluta necessità di ricevere immediati rifornimenti dal mare, il che creava delle possibilità di azione per le forze navali britanniche. Nel pomeriggio, verso le 14.30 secondo alcuni, alquanto più tardi secondo altri, preceduto da un intensificarsi dell'azione aerea che già durava ininterrottamente violenta sin dalla mattina, avvenne uno sbarco di paracadutisti. Una formazione di Junkers 52 scortata da apparecchi d'assalto Messerschmitt, da apparecchi da caccia e da due apparecchi Arado che davano le indicazioni delk rotta. si avvicinò a quota bassissima, circa 250 metri, dirigendo da ponente sulla strozzatura dell'isola. fra le due baie di Gurna e di Alinda. La bassa quota, scelta evidentemente per ritardare l'avvistamento, per sfuggire al tiro dei cannoni e per abbreviare ai soldati il periodo di massimo pericolo della lenta discesa col paracadute. fece sì che non tutti i paracadute si aprissero e che alcuni uomini si sfracellassero sul terreno. E' stato riferito che ogni quindici paracadute grigi ve ne era uno bianco, probabilmente quello del Caposquadra. La reazione all'attacco fu svolta dalle nostre residue armi leggere e da quelle inglesi. Entrarono in azione anche i cannoncini Bofors che gli Inglesi non avevano sino allora fatto partecipare alla difesa per non rivelarne anzitempo le postazioni. Alcuni apparecchi furono abbattuti e precipitarono in mare con tutto il loro carico. Due di essi caddero nella baia di Alinda e J'eguipaggio di


236 uno di essi fu fatto prigioniero. Molti uomini furono colpiti guando erano ancora in aria nella fase di discesa. T enuto conto d ella ristrettezza della zona scelta (circa mille metri), della natura del terreno roccioso e con notevoli variazioni di quota, esattamente l'opposto cioè di quello che si dovrebbe scegl iere per paracadutare reparti di uomini, non si può non riconoscere che l'operazione fu concepi ta con temerarietà ed eseguita con molta perizia e con eccezionale coraggio. Si ritiene che gli uomini paracadutati siano stati circa 600 e che circa la metà sia andata perduta O · in mare o sul terreno. Un nostro marinaio fatto prigioniero dai Tedeschi riferisce di aver aiutato a seppellire 300 salme nella zona dello sbarco. Si è narrato che alcuni feriti, anziché chiedere di essere soccorsi, lanciavano le loro bombe a mano, andando Ìffcontro a sicura morte pur di adempiere l'incarico ricevuto di far saltare le mine che potevano nascondersi nel terreno circostante e facilitare così il compito dei compagni. I superstiti iniziarono subito, con estrema decisione, le loro azioni di conquista e di infiltrazione. Lotta accanita sì svolse principalmente contro gli armamenti della batteria 211 (M. Rachi) e contro le due sezioni della 763 dislocate una a Gurna e l'altra ad Alìnda (S. Marina). Abbiamo detto gli armamenti della 211 perché i cannoni erano stati demoliti dall'offesa aerea, tanto che gli Inglesi avevano piazzato presso la 21 1 una batteria d'artiglieria leggera e nella baia di Gurna una batteria da 47-32 su due sezioni (pezzi di tipo anticarro, con munizionamento di sole granate perforanti e quindi non impiegabili per il tiro antiaereo). Degli avvenimenti svoltisi presso la 211 e presso le due sezioni della 763, non si hanno notizie molto precise perché dei tre Comandanti, uno è stato fatto prigioniero al primo scontro e gli altri due sono stati uccisi dopo la cattura. Certo è che all'accanimento dell'offesa aerea che faceva naturalmente pane delle predisposizioni per il lancio dei paracadutisti, fece seguito l'azione · risoluta degli uomini aviosbarcati che seppero assai bene sfruttare la loro decisa superiorità di armamento, alla quale la difesa ravvicinata delle batterie non poteva opporre che il valore individuale dei suoi uomin i. poco o niente armati e poco o niente addestrati a quella speciale forma di combattimento corpo a corpo. Le postazioni della batteria 211 furono occupate prima dell'imbrunire. Il Comandante della batteria, Ten. Art. Antonino Lo Presti , fu ucciso la sera stessa.


237 La sezione di Gurna della batteria 763. situata in un terreno che favoriva la difesa ravvicinata, pur avendo avuto morti e feriti, resistette fino alle 14 circa del giorno successivo, quando l'armamento del pezzo 1, dopo aver usato fucili e bombe a mano finché ce n'erano. si rifugiò in una caverna vicina. I Tedeschi snidarono i marinai a colpi di bombe a mano e li fecero prigionieri. L'armamento del pezzo 2 resistette ancora un po', ma poi dovette subire la stessa sorte. Alcuni uomini, riusciti a fuggire, andarono verso le linee inglesi, m a, non riconosciuti, furono accolti a raffiche di fucile mitragliatore che provocarono alcuni feriti. Poterono poi farsi riconoscere e furono raccolti e salvati. Il Comandante della sezione, S.T. Art. Fedele Atella, preso prigioniero, fu ucciso la sera del 12. La sezione di Alinda della 763. situata in una zona interamente scoperta ed inadatta alla difesa, dopo una breve resistenza (non aveva che pochi moschetti e qualche bomba a mano) fu sopraffatta dai paracadutisti e l'armamento fu fatto prigioniero. L'ufficiale che la comandava, il S.T. Art. Aldo Rosso, fu av,·icinato da un paracadutista che parlava ritaliano il quale gli disse: « Signor Tenente, se volete salva la vita vestitevi subito da marinaio». Il S.T. Rosso seguì il consiglio ed evitò così la fucilazione. Della batteria inglese da 47-32 si sa che i due pezzi della sezione comandata dal Guardiamarina Carmine Mattera \'ennero presi il primo giorno dello sbarco, ma il Guardiamarina, benché ferito abbastanza gravemente alla testa da una scheggia, aveva fatto in tempo ad inutilizzarli asponando qualche elemento del congegno di sparo. (Gli altri due pezzi. comandati dal $.T.V. Caprettini, forse non visti perché ben nascosti fra gli ulivi, saranno presi soltanto dopo la resa dell'isola. Il $.T.V. Caprettini ed i suoi uomini, fatti prigionieri dai Tedeschi che rastrellavano la zona furono adibiti al ricupero dei cadaveri). Il Guardiamarina Mattera ed alcuni dei suoi marinai fa tti prigionieri, furono impiegati n el trasporto dei feriti. Durante il trasferimento da un cenuo di raccolta ad un altro, un paracadutista tedesco (forse lo stesso di cn.ii abbiamo già parlato ?) si avvicinò al G.M. Mattera e gli suggerì di non farsi riconoscere per ufficiale se voleva evitare di essere fucilato. Il Guardiamarina si consultò col Ten. Fant. Aliboni, Comandante di un centro di fuoco in quella zona ed anch'esso ferito e prigioniero. Decisero entrambi di seguire il consiglio del paracadutista tedesco e poterono così


238 salvare la vita. Una parte del personale del G.M. Mattera si disperse sottraendosi per il momento alla prigionia e riuscì a raggiungere le linee inglesi di M. Maraviglia. Una parte si riunì attorno ad una mitragliera della batteria 211 scampata all'occupazione tedesca e resistette a lungo, ma poi dovette subire la sorte comune e fu fatta prigioniera. Le forze terrestri della Difesa ebbero, in questa prima giornata della lotta, scarse possibilità di intervenire, data la loro dislocazione prestabilita e dati gli ordini vigenti. Qualche eccezione però vi fu e si riferisce ai centri di fuoco di Alinda e Gurna che assai validamente contribuirono a contrastare l'azione dei paracadutisti, sia durante la fase del lancio sia dopo, quando i paracadutisti cominciarono la loro tattica di infiltrazione. Anche qualche piccolo reparto del nostro battaglione venne in contatto coi paracadutisti e si difese accanitamente, ma poi dovette soccombere di fronte alla preponderante superiorità di armamento tedesca. Numerosi furono i morti ed i feriti. Le notizie giunteci sulla lotta sostenuta da questi elementi della difesa terrestre non sono molte né precise, perché anche i loro ufficiali, tranne uno, furono uccisi dai T e<leschi. Altre azioni degli elementi della Difesa terrestre furono quella della 4• Comp. mitraglieri che intervenne contro piccole imbarcazioni che tentavano di avvicinarsi al tratto di spiaggia affidato alla sua sorveglianza. costringendole a desistere e ad allontanarsi e quella del plotone mortai da 81 situato nella sella fra M. Tortora e M. Zuncona, che concorse ad ostacola.re i progressi tedeschi alle falde del M. Appetici , in appoggio alla resistenza fornita da personale della batteria « Lago». Le due azioni inflissero serie perdite al nemico. I mortai continuarono a sparare anche dopo l'occupazione della batteria fin quando ebbero munizioni. La batteri a « Ciano», ridotta, come abbiamo già visto, a due soli pezzi e priva di armi leggere coI}traeree, aveva anche personale numericamente scarso che bastava appena al servizio dei due pezzi e non poteva quindi provvedere alla difesa esterna della batteria contro la crescente pressione tedesca. Nel pomeriggio, con l'aumentare dei morti e dei feriti. anche il servizio ai due pezzi superstiti era disimpegnato da una sola persona per pezzo, un ufficiale ed un marinaio che da soli caricavano, puntavano e sparavano. L'ufficiale era il S.T. Art. di c. Ferruccio Pizzigoni il quale, durante la mattina. in seguìto ad una ferita ed allo sforzo fatto


239 per portare in zona riparata un :altro ferito, era svenuto ed appena riavutosi aveva ripreso il suo posto vicino ai due pezzi. Il tiro era diretto contro le posizioni tedesche di M. Vedetta e, verso le 14, anche contro due unità navali tedesche al largo che furono costrette ad allontanarsi ed a proteggersi con cortine di nebbia. Vi era nei paraggi un piccolo reparto inglese di cui non risulta né quando sia giunto alla batteria, né quale azione vi abbia svolto. Verso il tramonto i Tedeschi attaccarono decisamente. Il reparto inglese, certamente in obbedienza agli ordini ricevuti, si ritirò. L'armamento della batteria, ridotto da 60 a poco più di 30 uomini in seguito alle perdite (i feriti erano stati trasportati ad Alinda), privo di armi e circondato, inutilizzò i suoi pezzi e fu costretto ad arrendersi. Il personale fu adibito al servizio munizioni anche in prima linea, gli ufficiali furono uccisi. Il S.T. Pizzigoni nel corso del combattimento aveva perduto i distintivi del suo grado e poteva quindi benissimo dissimulare la sua qualità di ufficiale e confondersi con i marinai. Quando gli ufficiali furono chiamati fuori ed il significato di questa chiamata non era · dubbio, i marinai insistettero perché egli rimanesse fra loro e salvasse la vita. Egli respinse il suggerimento ed uscì dalle righe, dicendo in tedesco: - Anch'io sono ufficiale e voglio seguire la sorte dei miei colleghi. - Alla sua memoria fu conferita la Medaglia d'Oro al Valor militare. In seguito gli Inglesi ripresero la batteria e dissero di averla trovata intatta, ma probabilmente questa impressione fu data da un esame del tutto esteriore e superficiale, che non si spinse sino a provare il funzionamento dei pezzi. Alla batteria « Lago » la lotta continuò aspra per tutto il pomeriggio, in situazione aggravata perché i Tedeschi sbarcati dal mare avevano avuto il rinforzo dei paracadutisti. Verso le 19 le truppe inglesi furono viste ritirarsi dalle posizioni che occupavano e raggrupparsi in località più arretrata. L'ufficiale che le comandava. richiesto di spiegazioni, dapprima disse che non vi era nulla di mutato ma poi, in seguito alle insistenze del Cap. Nasti, Comandante della batteria, spiegò che aveva avuto ordine dal suo Comando di ritirarsi. Al Cap. Nasti non rimase altro da fare che abolire i turni di riposo notturno del suo personale e chiedere rinforzi. Ebbe risposta che il Comando inglese avrebbe inviato rinforzi per la mezzanotte. Dall'Ammiraglio Mascherpa ebbe per telefono incitamento a resistere ed elogi pe! l'eroico comportamento


240 tenuto durante la giornata. L'Ammiraglio trasmise elogi anche da parte del Generale inglese. Alla batteria 899 (Blefuti) l'assenza del Comandante, ricoverato all'ospedale per la ferita riportata, ed il tiro delle mitragliere circostanti avevano creato una situazione difficile. Fu mandato in soccorso il Ten. Andreotti del distaccamento di Parteni con una squadra di marinai. Durante il percorso il reparto fu fermato da pattuglie inglesi, in base ai noti ordini. Il. Ten. Andreotti si fece accompagnare presso un Capitano ingless, il quale richiese il permesso di transito al Comando, a .mezzo del telegrafo da campo, ed allora il reparto poté proseguire. Giunto in batteria, il Ten. Andreotti ristabilì la situazione all'interno, rincuorò alla resistenza e fornì al Comando di Gruppo · utili elementi di tiro per la compilazione degli ordini alle batterie del Gruppo circa i òri indiretti da eseguire contro i nidi di mitragliatrici tedeschi, contro la batteria « Ciano » occupata e contro altre posizioni nemiche, a seconda delle esigenze segnalate dal Comando inglese. Le mitragliatrici tedesche che minacciavano la batteria furono così ridotte al silenzio dal tiro indiretto. La batteria 899 poté riprendere i suoi tiri ed il Ten. Andreotti, verso sera, ricevette ordine di rientrare al distaccamento. Lungo la strada incontrò un gruppo di prigionieri tedeschi, alla cui cattura da parte deg]j Inglesi aveva assistito, qualche ora prima, dalla batteria. Nel corso del pomeriggio, un gruppo di numerose Mz., scortate da due Ct. tentò di avvicinarsi alla costa occidentale, probabilmente con l'intenzione di operare uno sbarco nella baia di Gurna. Il Comandante del Gruppo e.a. Nord, Cap. Art. Leonetto Amadei, ordinò allora alla batteria navale « Farinata » (IV - 12M5 Ten. Art. Francesco Accolla - per interruzione delle comunicazioni col suo Comando di gruppo navale la batteria «Farinata» era passata alla dipendenza del Comando gruppo contraereo Nord) di aprire il fuoco. Nonostante il contrasto di tiro dei due Ct. e le offese ?.eree, il tiro della batteria fu efficacissimo e la formazione nemica fu costretta a coprirsi con cortine di nebbia, ad invertire la rotta ed a ritirarsi verso Calino. Nella tarda sera del giorno 12 la situazione era la seguente. Al Nord, nella zona della baia di Blefuti e della baia della Palma la Difesa aveva prevalso; i Tedeschi erano però padroni di un tratto della costa Nord-Est e si erano spinti fino a M. Clidi.


241 dove avevano conquistato la batteria « Ciano » e donde avevano esteso infiltrazioni verso S. Quirico. Essi tenta vano di congiungersi con i paracadutisti. Il M. Appetici ed il pezzo 4 della batteria « Lago» erano in loro possesso. Al centro, nella stretta fra Gurna ed Alinda, i paracadutisti avevano occupato M. Rachi, compresa la posizione dove si trovavano i resti della già distrutta batteria 211 e tentavano di infiltrarsi dovunque potevano, contenuti da parte nostra soltanto da marinai e da fanti con fucili e bombe a m ano. Al Sud calma. Nel complesso, durante la giornata del 12, la reazione del Comando inglese al fatto nuovo e concreto dello sbarco si era esplicata soltanto con l'invio di qualche modesto rincalzo in punti pericolanti (rincalzi ritirati dopo il tramonto), m a non aveva avuto nessun energico impulso unitario. Persisteva, nonostante rutto, la diffidenza del Comando inglese verso la fedeltà delle truppe italiane. Persisteva. probabilmente per informazioni che continuavano a giungere dal Cairo. la convinzione che i T edeschi avrebbero fatto uso di divise italiane. Le due cose insieme concorrevano ad allontanare dal la mente del Generale inglese ogni proposito di utilizzare efficacemente le truppe italiane. Ancora il giorno 11, nella prevista imminenza del tentativo di sbarco, il Gen. Tilney aveva chiesto al C.te Borghi assicurazioni sulla lealtà con la quale gli Italiani avrebbero combattuto contro i Tedeschi. ed il C.te Borghi gli aveva dato, se!lza esitare, piena assicurazione. Ciononostan te l'ordine ai reparti italiani di rimanere dentro le loro posizioni era stato non solo ribadito, m a rinforzato con la tassativa proibizione per tutti di muoversi nell'isola. Alle obiezioni del C.te Borghi sulla necessità che personale circolasse per le insopprimibili esigenze logistiche e delle comunicazioni, il Generale aveva risposto facendo distribuire qualche centinaio di bracciali speciali per quelli che dovevano circolare. avvertendo che Italiani sorpresi fuori dalle posizioni senza bracciale, sarebbero stati considerati e trattati come T edeschi. Durante la notte sul 13, un esame obiettivo delle forze e delle posizioni dei due avversari avrebbe consigliato l'immediata esecuzione di un contrattacco che. se condotto energicamente. avrebbe avuto molte probabilità di riuscire risolutivo. Questa idea sorse istintiva nel Comando italiano. Essa fu esposta in una riunione che il Generale Tilney renne, verso le 23, nella sede protetta del suo Comando a ·M. Maraviglia. Fu accettata e ne 18


242 sarebbe prova il fa tto che il Comandante FAM-DICAT fu interpellato per sapere se garantiva di poter impedire uno sbarco a sud con le sole sue artiglierie. Questa domanda rivelava il proposito di spostare al nord, per il contrattacco, anche le truppe dislocate nella zona Sud dell'isola. La risposta del Comandante Spigai fu pronta ed affermativa, ma il contrattacco non ci fu. Perché? Un giornalista inglese (del cui libro parleremo in seguito a lungo) dice che ci fu un «pasticcio > e che era ammirevole la calma e la serenità del Generale nonostante queste contrarietà. Per tentare di chiarire la situazione si possono fare due ipotesi. La prima è la difficoltà nella quale si era venuto a trovare il Comando inglese per il fatto che, nel pomeriggio del giorno 12, come risulta dalla testimonianza dello stesso giornalista inglese (che sulle date, per ragioni che poi vedremo, non può commettere errori), erano stati bruciati gli archivi segreti, codici compresi. Può darsi che ciò abbia messo il Comando inglese nella pratica impossibi lità di dirigere il combattimento con segnalazioni ed ordini segreti. (E' da notare però che l'Ammiraglio Willis, nella sua relazione più volte citata, riferisce che i codici navali di segnalazione furono distrutti alle ore 7 del giorno 14 e che da allora in poi le sue comunicazioni col Comando Navale a Lero si erano dovute svolgere attraverso i canali dell'Esercito e con i codici di cifratura dell'Esercito). Una altra ipotesi, ancor più incerta della prima, è la seguente: durante la notte le infiltrazioni dei paracadutisti avevano raggiunto la baracca dove aveva la sua sede il T.C. Li Volsi, Comandante della difesa terrestre italiana. La baracca era assai vicina alla sede protetta del Comando inglese. Il T.C. Li Volsi comunicò la cosa al Comando inglese che immediatamente organizzò una squadra di soccorso col personale racimolato al Comando stesso. All'azione che valse a respingere gli assalitori, partecipò personalmente, sembra, anche il Generale inglese. Su questo generoso e terr1pestivo intervento le testim onianze non sono però concordi. L a partecipazione del Gen. Tilney, ad esempio, non è riferita dal T.C. L i Volsi il quale non l'avrebbe certamente taciuta, se l'avesse o constatata di persona o saputa da altri, quando espone il colloquio avuto nella notte stessa col Generale. Non ne parla il giornalista inglese. Circa la data dell'episodio vi sono contrastanti versioni fra chi lo colloca nella notte fra il 12 ed il 13 e chi fra il 13 ed il 14.


243 Nella ipotesi che quanto è stato ora riferito sia esatto, si può presumere che l'aver preso parte generosamente ad un episodio rischioso e movimentato abbia potuto distogliere il Generale dalla sua azione di Comando che, proprio allora, avrebbe richiesto da lui l'organizzazione del contrattacco e la tempestiva decisione sul momento da scegliere per effettuarlo. Vi è infine una terza ipotesi più semplice ed è quella data dal Buckley nel libro « Fi ve V entures » più volte citato: il Generale Tilney avrebbe voluto contrattaccare dal Sud con due compagnie dell'Irish Fusiliers ed una del King's Own, ma la maggior parte di queste truppe aveva combattuto duramente per tutta la giornata. Riorganizzarle ed effettuarne la concentrazione durante la notte, al buio, era molto difficile. Soltanto una compagnia giunse alla .zona di radunata, ed il contrattacco fu rinviato. Anche il Maresciallo Wilson nel suo libro « Eight years overseas » accenna a qualche cosa di analogo quando dice: « sfortunatamente uno dei battaglioni di Tilney non era allo stesso livello degli altri e gli venne meno al momento cruciale della battaglia». Comunque stessero le cose il contrattacco non ci fu e non si può stabilire se nella riunione tenuta presso il Generale Tilney - riunione che si presume successiva alla decisione di rinunciare per quella notte al contrattacco - sia stata presa la decisione per una nuova azione notturna, più sicura dal punto di vista degli attacchi aerei, ma più incerta per le maggiori difficoltà di esecuzione, oppure per una azione diurna meglio controllabile ma soggetta ai gravi rischi della paralizzante offesa aerea. 2° La giornata del 1 3 novem bre

Durante la notte fra il 12 ed il 13 vi fu qualche sorvolo di aerei, ma, da ambo le parti, se ne limitò l'uso a tentativi di rifornimento. Dopo il tramonto, una forza navale composta dei Ct. inglesi Faulknor e Beaufort, del Ct. greco Pindos e delle Mtb. 315, 266, 263, incrociò fra Lero, Calino e Levita per impedire l'arrivo di rinforzi, ma non fece nessun avvistamento. Alle 22.10, su richiesta del Comando inglese, fu bombardata la batteria « Ciano i i occupata dai Tedeschi. Aerei nemici avvistarono e sorvolarono i Ct. Dulverton, Echo, Be!t·oir mentre dirigevano per


244 l'Egeo ed il Dulverton, colpito da una bomba razzo, alle 01.45 del 13 affondò. L'Echo ed il Belvoir ricuperarono i naufraghi. Da Lero furono m andati a Samo dragamine e Ml su cui, durante la notte, furono imbarcate truppe e munizioni. Le uni tà però non partirono da Samo perché fu giudicato che il mare era troppo grosso per affrontare la traversata fino a Lero. A giudizio dello stesso Ammiraglio \Villis, il forte vento da libeccio impedì quella notte ad entrambi i contendenti l'impiego di piccole unità per portare rinforzi alle. proprie truppe. Ma il vento che perdurava forte non impedì ai Tedeschi di lanciare nelle prime ore del mattino del 13 una seconda, meno importante, ondata di paracadutisti. A causa del vento e del tiro antiaereo i paracadutisti ebbero a subire perdite gravissime. ma il loro aiuto, anche se modesto, fu assai utile ai Tedeschi per riprendere con nuovo slancio i loro attacchi. Cadde così, come abbiamo già visto, la sezione di Gurna della batteria 763 e fu operata e consolidata la congiunzione con i reparti sbarcati a Ponente. Come per l'attacco notturno alla sede del Comando del T.C. Li Volsi e la conseguente minaccia al Quartier Generale inglese, così anche per questo secondo lancio di paracadutisti la data è controversa. Alcune relazioni la pcngono al giorno 14 anzichè al 13. La cosa non ha grande importanza : noi ci siamo attenuti alla. data registrata anche dall' Ammiraglio Willis neJJa sua relazione, dal Buckley e dal giornalista inglese il quale è da ritenersi assai attendibile per le date e la cronologia. Lo stesso non può sempre dirsi per le relazioni dei reduci che, per smarrimento delle carte personali nelle vicende della prigionìa, furono per lo più compila.te a memoria, dopo il ritorno in Patria. Si trovano quindi in esse, per quel che riguarda le date, comprensibili discord anze, che spesso furono rettificate quando l'attenzione dei r educi fu richi amata a considerare il susseguirsi dei giorni e la concatenazione dei fatti. La giornata .del 13 fu caratterizzata da circostanze meteorologiche alquanto avverse che, ostacolando e riducendo le azioni aeree (con l'eccezione del lancio dei paracadutisti che, come abbiam o già detto, fu, numericamente, assai modesto) e rendendo poco probabile l'arrivo di rinforzi per via di m are creanno una condizione a netto favore della Difesa. Ma neppure il 13 ci fu contrattacco e la lotta si limitò a piccole azioni frammentarie. che si risolsero quasi sempre a vantaggio dei Tedeschi. L 'unico fatto


245 importante fu la completa conquista da parte dei Tedeschi dell a batteria « Lago ,,. Durante la notte fra il 12 ed il 13 la batteria aveva continuato a sparare coi due pezzi rimasti liberi contro piccole unità che tentavano di avvicinarsi alla costa per portare rinforzi (il che dimostrerebbe che le condizioni del mare non erano poi veramente proibitive) mentre i marinai, esausti ed a corto di munizioni per armi portatili. continuavano con grande sforzo a resistere alla pressione nemica. La compagnia inglese. come abbiamo già visto, si era ritirata poco dopo i] tramonto (forse per preparare il progettato contrattacco) ed al Comandante della batteria che chiedeva per telefono rinforzi e rifornimenti. furono elargiti soltanto elogi per la tenace resistenza. Giunse, nel corso della notte, soltanto una cassetta con 72 bombe a mano. V crso mezzanotte la pressione nemica aumentò ma fu ancora potuta respingere. Alle 0100 si verificò un piccolo incendio di cui tentarono di approfittare gli assalitori per penetrare nelle linee italiane, ma i marinai poterono spegnere l'incendio e riuscirono anche questa volta a contenere i nemici. AJJ'alba giunse un rinforzo di una trentina di Inglesi. comandati da un Tenente che aveva ordine di non esporre troppo i suoi uomiru. Verso le 10, essendosi inceppata una mitragliera che difendeva un accesso al pezzo 2. l'armamento fu costretto a ritirarsi. La falla era pericolosa per tutta la batteria. Un immediato contrattacco condotto con le poche bombe a mano che si poterono racimolare, ristabilì la situazione e la mitragliera fu rip resa e riparata. Verso le 11. esaurite le bombe a mano, dimostratosi vano il tentativo di ottenere una più atti\'a partecipazione del reparto inglese (che anzi, dopo aver effettuato un lancio di granate, si ritirò allontanandosi verso il paese d i Lero), furono bruciati gli archivi e le carte segrete. Alle 12. l'esausto personale italiano non aveva più armi per difendersi né possibilità fisica di resistere in qualsiasi modo e si ritirò. I Tedeschi pur subendo forti perdite per il continuo preciso fuoco dei mortai da 81 dell'Esercito, avanzarono, occupando i pezzi 1 e 2 e la Centrale. I superstiti. ci rca una quarantina. quasi del tutto privi di munizioni, (mancava anche il S.T.V. Falzari di cui non si ebbero più notizie), si avviarono col loro Comandante, il quale comunicò al Comando Difesa il suo proposito di arrestarsi per tentare di formare un centro di resistenza ad ovest della batteria; il Comando però. tenuto conto delle condizioni fisiche degli uomini e delrimpossibilità di inviar loro


246 rifornimen ti, ordinò che rientrassero coi feriti a Portolago. Così la batteria « Lago » rimase in m ano ai Tedeschi. Essa ebbe otto m orti, due feriti gravi, molti feriti leggeri, alcuni dispersi. Durante la giornata del 13 fu fatta ripetutamente una concentrazione di fuoco dalle batterie ancora valide (Ducci - S. Giorgio - 248 - 508) sul M. Rachi tenuto dai paracadutisti. La richiesta era partita dal Comando inglese, il che fa ritenere che riaffiorasse il proposito dell'attacco. L'attacco però non ci fu e fu anzi respinta una proposta del T .C. Li Volsi di attaccare con le sue truppe. Eppure tutto fa ritenere che un attacco, che in quel giorno sarebbe stato possibile skrrare sia da nord che da sud, avrebbe potuto avere successo. La inazione della difesa si risolveva naturalmente in un successo per i Tedeschi, sia perché il consolidamento delle teste di ponte favoriva l'arrivo di rinforzi e di rifornimenti, sia perché il continuo martellamento aereo riduceva di ora in ora l'efficienza delle batterie. L'Ammiraglio Mascherpa, preoccupato della situazione che giudicava estremamente grave, telegrafò a Samo al Gen. Soldarelli pregandolo di interessare il Comando Supremo per immediati rinforzi e particolarmente per un potentissimo intervento aereo (V. doc. N. 159). Il Gen. Soldarelli trasmise al Comando Supremo la richiesta, esposte succintamente la situazione di Lero, riferì l'apprezzamento che ne faceva l'Amm. Mascherpa e fece presente la sua impossibilità di intervenire con rinforzi per m ancanza di mezzi di trasporto e la conseguente necessità di ricorrere al Comando del M. O. (V. doc. N. 160). Successivamente comunicò all'Amm. Mascherpa di aver informato il Com ando Supremo, di aver direttamente interessato la Missione inglese e chiese ulteriori notizie (V. doc. N . 161). Nel corso della serata l' Amm. Mascherpa ringraziò il Gen. Soldarelli per l'interessamento, segnalò il continuo peggioramento della situazione e fece una nuova particolareggiata richiesta di rinforzi di cui giudicava urgente l'invio (V. doc. N. 162). Alla sera del 13 la situazione dei Tedeschi sbarcati era la seguente: Un nucleo sul M. Appetici aveva occupato la batteria « Lago ». Un nucleo sparso sulle pendici del M. Clidi aveva occupato la batteria « Ciano ». U n nucleo sulle CO!>te nord della baia di Gurna aveva occupato la 211 e la sezione della 763. Un nucleo nella baia di Alinda aveva occupato la sezione


247 della 763 e la sezione dei pezzi da 47 inglesi che era stata armata d al personale dell'Euro. Un nucleo a M. Rachi. Sostanzialmente la situazione non era molto peggiorata rispetto al giorno precedente, ma nella notte, essendo, a quanto risulta da varie relazioni, notevolmente migliorato il tempo, certamente i Tedeschi ricevettero rinforzi. Qualcuno ha riferito che anche gli Inglesi ebbero un rinforzo di 180 uomini inviaci da Samo; ma probabilmente la notizia non è esatta e va riferita a un reparto giunto la notte successiva. Le forze n avali alleate invece (Ct. inglesi Faulknor e Beaufort e Ct. greco Pindos), d opo aver eseguito qualche tiro su posizioni occupate dal nemico, si ritiravano dall'Egeo per la necessità di rifornirsi di combustibile. Anche i Ct. Echo e Belvoir eseguirono qualche bombardam ento contro terra e poi perlustrarono interamente le acque di Lero senza incontrare nessuno. Stando a quanto r iferisce l'Ammiraglio W illis, fu rinnovato il tentativo di inviare rinforzi da Samo a mezzo di dragamine e ML, ma vi si dovette rinunziare a causa del cattivo tempo. Giunsero frattan to in Egeo i Ct. Penn, Aldenham e Blencathra. i1 3° Il giorno 14 novembre

Il giorno 14 è stato caratterizzato da una confusa lotta di piccoli reparti nelle varie zone dell'isola dove i T edeschi s1 erano affermaci e dalle quali tentava no di avanzare. Non è possibile precisare chi in quel giorno abbia avuto l'iniziativa, né riferire con documentata esattezza gli avvenimenti militari del giorno 14, essendo assai scarse le notizie pervenute. Abbondanti tiri effetruati sia il giorno precedente sia il giorno stesso, su richiesta del Comando inglese, sembravano preludere ad un'azione coordinata in esecuzione di un preciso piano tattico. Ma così non fu. li M. Clidi e la batteria « Ciano » erano stati ripresi dagli Inglesi durante la notte. Anche verso M. Appetici (batteria « Lago >J) era stato fatto un tentativo. ma senza successo nonostante l'aiuto avuto dal m are dai tiri dei Ct. Echo e Belvoir (1 ). I Tedeschi, da M. Rachi (che invano Il) L' Ammiragl io Will is, come ):(iii abbiamo detto, riferisce che il iiiorno 14 di man ina, in seguito alla minaccia di occupazione della sede del Comando di Lcrn (che era nei pressi d i S. Marina) fu procedura alla distruzione d ei !egrcti, il che produsse gravi inconvenienti obblig3 ndo il servizio navale a

alle 7 nava le codici servirsi


248 il T.C. Li Volsi aveva chiesto di attaccare con le sue truppe). avevano aumentata la pressione contro M. Maraviglia e, secondo alcune testimonianze, è in questa notte, non in quella precedente. che ebbe luogo la minacci3 alla sede del Comando tattico del T.C. Li Volsi; mi naccia respinta, come abbiamo già riferito, dallo stesso T.C. Li Volsi alla testa degli uomini del suo comando e dall'intervento, sembra anche personale, del Gen. Tilney con gli uomini del Comando inglese. Anche il secondo lancio di paracadutisti è, secondo alcuni da collocare al mattino del 14; ma questa data non sembra attendibile. Si deve ritenere che i Tedeschi, dalla stretta di Gurna, abbiano tentato di spingersi verso nord. nella· zona di Santi Quaranta, per ·congiungersi con i loro reparti che da Santa Madonna si spostavano verso la piana di Alinda, per incunearsi fra il mare e le pendici del M. Clidi tornato in mano agli Inglesi . Così facendo, però, essi si esponevano al tiro di parecchie batterie della D ifesa, che infatti, con continui e ben riusciti interventi, contrastarono la manovra di congiungimento, in appoggio alla truppe inglesi che attaccavano da nord e da sud. La batteria 989 (Parteni W - Ten. Art. Gaetano Farro), per invito del Comando inglese, aprì il fuoco su alcuni punti del costone di M. Vedetta, dove si trova,·ano postazioni di mitragliere tedesche. Fu subito oggetto di intensificati attacchi aerei. ma dopo mezz'ora di tiro ricevette questa comunicazione dal Comando inglese : « Cessate il fuoco , col vostro tiro meraviglioso avete distrutto due postazioni di mitragliatrici nemiche. li Colonnello inglese vi elogia e Yi ringrazia,. Così riferisce il Ten. Art. Farro. L'azione terrestre fu aspra e fruttò anche due o trecento prigionieri nei due settori nord e sud. L'azione avrebbe potuto svilupparsi nel contrattacco generale con tutte le forze e probabilmente concludersi con la definitiva separazione e la sconfitta dei due nuclei tedeschi d i Est e di Ovest. ma il Comando inglese. preoccupato della minaccia sul fianco rappresentata dall'occupazione tedesca di M. Appetici , non diede corso al contrattacco generale e distaccò invece un battaglione al

elci canali e dei codici di cifratura dclr Esercito. (.,ucs1a circostanza non tro,·a con· ferma nelle nostre relazioni m a ciù ha K:trs:i imponanz.a: se L>\mmiraglio inglese lo riferisce, il f:t110 è an·cn u10 seni.a clubb:o cd ha aggiunto il ~uo peso ncg:ui\'O alla gi/ì difficile ~i1t1:.1.ionc.


249 comando del T.C. Frencb per tentare la riconquista del M. Appetici. Le difficoltà del terreno, l'implacabile offesa aerea e la resistenza dei Tedeschi, infransero l'attacco. Il T.C. French vi trovò morte gloriosa ed il suo battaglione, decimato, dovette desistere dall'azione. Da quel momento le sorti della Difesa di Lero erano segnate. I Tedeschi, frazionando e disperdendo la lotta, avevano imposto la loro tattica e preparato gli elementi del loro successo finale. L 'appoggio aereo, attuato sempre con perfetta tempestività, il fatale indebolimento della difesa antiaerea, il ritardo e l'irresolutezza inglese, spinta sino a non voler neppure mettere alla prova la capacità combattiva degli Italiani, fecero il resto. Le truppe inglesi intuirono la gravità della situazione e · si ebbero \'arie manifestazioni che dimostrarono come il morale dei combattenti, messo a durissima prova soprattutto dall'incessante offesa aerea, stesse cedendo. Parecchi dispersi e sbandati giravano per l'isola in cerca di un rifugio. Al Castello di S. Marina, sede di una stazione semaforica, di una fotoelettrica e di un posto di ascoltazione, si svolse. secondo alcune autorevoli relazioni, un episodio significativo. D opo l'invio dal Castello alla batteria « Lago » del plotone Rocchi, gli Inglesi avevano inviato a sostituirlo un plotone di 23 uomini comandati da un ufficiale. Questi, nel corso dei combattimenti del giorno 14, vedendo il Castello circondato, ritenne che la situazione fosse disperata e diede ordine al 2° Capo Gino Seminara, che aveva funzioni di Capoposto e disponeva di 24 uomini, di alzare bandiera bianca. Il Capoposto Seminara non tenne conto di quest'ordine e continuò a difendersi con l'unica mitragliatrice che possedeva. Allora l'ufficiale inglese diede ai suoi uomini l'ordine di distruggere le proprie armi. Il Castello non si arrese e poté continuare a resistere fino all'indomani. Non siamo in grado di assicurare la autenticità deJr episodio. Abbiamo anzi una testimonianza che dichiara ottima la colbborazione inglese. L'abbiamo comunque r iferito perché esso trova riscontro in altri episodi, successivi e controllati. i quali dimostrano il diverso stato d'animo con cui si combatteva a Lero, dove gli Italiani difendevano non solo il suolo dell'isola cui sì sentivano attacchati per tanti motivi che abbiamo già esposto. ma anche per quel complesso di valori ideali che si incarnavano nella resi stenza ai T edeschi e che il Comando aveva saputo così bene esaltare, mentre gli Inglesi combattevano


250 in una terra per loro del tutto straniera, verso la quale non nutrivano nessun particolare sentimento, comandati dalle esigenze di un piano strategico e da motivi politici, evidenti forse per gli Alti Comandi, ma che non potevano giungere con calore di persuasione fino alle ultime propaggini delle forze in campo. A riprova dello stato d'animo dei combattenti italiani stanno due note telegrafiche trasmesse a Samo dal personale r.t- di Lero (V. doc. N. 163-164). dalle quali si rileva come la situazione generale fosse vista in modo ben poco aderente alla effettiva realtà della situazione tattica in quel momento ma sempre con spirito e morale ele,·atissimi. mentre a dimostrazione delle difficoltà di ben apprezzare la situazione e della conseguente mutevolezza delle impressioni riportiamo qualche altra comunicazione inviata a Samo in cui speranze e delusioni si alternano contraddicendosi (V. doc. N. 165, 166, 167, 168, 169). Nel pomeriggio del giorno 14 si svolse, nel settore Kord, un altro episodio. Il Capitano di Fanteria Eligio Radice, insieme col Tenente del C.R.E.M. Rodolfo Anàreotti e con un gruppo di marinai del Distaccamento di Parteni, si recò, col Mv. Nereo, sull'isolotto di Strongilo per catturare quei soldati tedeschi che vi erano sbarcati quando la loro Mz., con la quale dirigevano verso Lero, era stata danneggiata e poi affondata dal tiro delle batterie. Furono catturati 28 Tedeschi sull'isola ed altri 4 che avevano tentato di fuggire con un'imbarcazione. I prigionieri furon o imbarcati sul Mv. Nereo, portati a Paneni e poi consegnati agli Inglesi, che la sera stessa li fecero partire per Alessandria con una 11z. insieme con altri prigionieri di altra provenienza. La sera del 14 la situazione delle linee era probabilmente la seguente: I Tedeschi a\'evano consolidato il possesso di M. Appetici e di là avevano spinto delle punte verso l'abitato di Lero. verso Alinda e verso la baia di Pandeli; avevano rioccupato quasi tutto il M. Clidi, tenevano il M. Vedetta e la baia del Grifo, M. Rachi ed il costone che lo congiunge a M. Maraviglia e tutto il tratto occidentale della strozzatura delrisola. In complesso non si può dire che la situazione per noi fosse molto peggiorata dal punto di vista occupazione territoriale. tanto più che gli Inglesi ave\'ano ripristinato il collegamento col settore Nord. ma il peggioramento c'era e stava nel fatto che il contrattacco generale non si era S\'Ìluppato secondo le intenzioni


251 iniziali e che si era creata una situazione nella quale veniva meno la speranza di poterlo ritentare. Alla stanchezza fisica e morale degli uomini si aggiungeva la progressiva diminuzione di efficienza della difesa, senza alcuna possibilità di rimedio. Lo sentirono chiaramente tanto il Comando inglese quanto quello italiano che rinnovarono lè richieste di rinforzi: il primo si rivolse a Samo ed al Cairo, il secondo a Samo con un telegramma di sollecito (V. doc. N. 170). Il Gen. Soldarelli. che alla prima richiesta di rinforzi aveva pensato all'invio di uno dei battaglioni di Samo, in seguito alla successiva richiesta di truppa particolarmente bene equipaggiata, aveva deciso di esaudirla nel miglior modo che gli era consentito, mandando il reparto Arditi della sua Divisione. Ma i m ezzi di trasporto avrebbero dovuto darli gli Inglesi, i quali però non approvarono la proposta ed assicurarono che avrebbero provveduto con proprie truppe. Il motivo esposto al Gen. Soldarelli di questa loro decisione fu che ritenevano opportuno far rimanere a Samo tutte le truppe italiane in considerazione di prevedibili tentativi di sbarco anche a Samo, ma, visto· che poi il presidio di Samo fu egualmente ridotto con l'invio a Lero d i truppe inglesi, si può presumere che la decisione inglese sia piuttosto da mettere in rapporto con la nota restrizione imposta a Lero all'impiego delle truppe italiane, restrizione che il Gen. Soldarelli ignorava. L 'invio dei rinforzi inglesi fu comunicato a Lero dal Gen. Soldarelli con un telegramma nel quale chiede nuovamente notizie e domanda se ci sono Mz disponibili (V. doc. N. 171). L'Amm. Mascherpa nel pomeriggio risponde che i rinforzi non sono giunti e che può disporre di una Mz (V. doc. N. 172). Durante la notte i Tedeschi certamente ricevettero rinforzi. Essi completarono l'occupazione dell'abitato di Lero, occuparono S. Marina ed Alinda e strinsero il cerchio intorno al Castello. Aerei inglesi lanciarono rifornimenti di armi e materiali con paracadute ed i Tedeschi ne ostacolarono il ricupero bombardando e mitragliando i punti di caduta. I Ct. Echo e Belvoir imbarcarono a Samo durante la notte 250 uomini di rinforzo ciascuno. L'Echo, navigando a 30 nodi, riuscì a portarli a Portolago prima che facesse giorno. il Belvoir, che aveva minor velocità, dovette rinunciarvi. Non possiamo escludere che questi 250 uomini si identifichino con i 180 di cui abbiamo già parlato come giunti la notte precedente.


252 Il gruppo dei Ct. Penn, Aldenham, Blencathra, giunse ad Alinda d opo il tramonto del giorno 14. Nella baia vi erano solo tre caicchi che furono attaccati; poi, su richiesta del Comando inglese, furono bombardate posizioni tenute dal nemico. Successivamente i Ct. incrociarono nella zona di Lero, con l'intento di sorprendere alcune unità da sbarco nemiche che erano state segnalate, ma non trovarono nulla. L 'Ammiraglio Willis presume che esse abbiano invertito la rotta in seguito alla presenza dei gruppi Echo e Be/voir rivelati dalla ricognizione aerea. Infatti i due gruppi erano stati continuamente sorvolati da· aerei e spesso bombardati; anche durante la notte avevano subito ripetuti attacchi, alcuni dei quali con bombe a razzo. Alcune· Ms. inglesi incrociarono nella stessa zona e, poco prima dell'alba, riunitesi al Ct. Echo che rientrava dall'aver sbarcato le truppe a Portolago, attaccarono una Mz. e due mezzi d:i sbarco tedeschi carichi di truppe, che dirigevano verso Alinda e li affondarono. 4° Il giorno 15 novembre

La matti na d el 15 la lotta st riaccese in condizioni semp re più gravi per la D ifesa. Il martellamento aereo riprese sempre più accanito mentre la reazione si faceva sempre più debole. Alcune batterie erano state conquistate dal nemico, alcune erano semidistrutte. in altre le munizioni venivano a mancare. Le armi leggere antiaeree, logorate dall"uso prolungato, erano ormai ridotte a pochissime unità efficienti. Il C.V. Re, Comandante della Difesa, la m attina del 15 presentò al Comando italiano una relazione sulla situazione delle armi : - Su 3 batterie da 152. 4 da 102, I da 90, 14 da 76 ed una inglese da 47, rimanevano: Zona nord. - Batterie navali: << Farinata >> da 102 e << 899 » da 76 in efficienza; Batterie c. a. da 76: (< 989 » con 3 cannoni efficienti su 4 :. (( 888 n con 3 cannoni efficienti su 4: (( 749 » con 2 cannon i efficienti su 4; << 906 » con 2 cannoni efficienti su 4.

Zona centrale. - Batterie navali: « Ducci >> da 152 e « 508 » da 76 in efficienza ; Batterie c. a. da 90: e< 127 >> senza munizioni : Batterie c. a. da l 02 : <e 227 )) con 2 cannoni su 4, atti solo al tiro naYale; Batterie c. a. da 76: « 248 >• con 2 cannon ; efficienti su 6.


253 Zona sud. - Batterie navali: « S. Giorgjo » da 152 che sparava con 2 cannoni anziché con 3, << 388 » da 102 in efficienza, « 250 » da 76 in efficienza; Batterie c. a. da I02 : « 306 » efficiente con 2 pezzi da 76 navali e un pezzo da I 02 su 6 per il solo òro n avale; Batterie c. a. da 76: « I 13 » con I pezzo efficiente su 4; « 281 » con I pezzo efficiente su 4; « 262 » con I pezzo efficiente su 6. Come risulta dall'elenco, nelle Zone Centro e Sud il tiro antiaereo poteva farsi ancora con soli 5 pezzi suddivisi fra 4 batterie. Le munizioni contavano solta nto seconde cariche. Le armi leggere (da 37 - 20 - 13) ancora usufruibili erano ridotte aJ 10% della dotazione originaria. Le fotoelettriche erano tutte fuori uso per avvenuta distruzione o per mancanza di carboni. Come conseguenza del suo rapporto, il Comandante della Difesa, r iprendendo la richiesta già fatta dal T. C. Li Volsi. proponeva di passare al contrattacco generale utilizzando anche le truppe italiane. A parte ed in via privata, il C.te Re chiedeva anche se risultava che il Comando inglese avesse intenzione di arrendersi. Il rapporto e la proposta del C.te Re furono subito trasmessi dall'Amm. Mascherpa :al Gen. Tilney ma non ebbero nessun seguito. Nel pomeriggio dello stesso giorno il Comandante della FAM-DICAT volle aggiungere alla proposta del Comandante della D ifesa di cui era a conoscenza, anche una sua proposta. La fece pervenire all'Amm. Mascherpa, e la comunicò al Capitano Wescot, l'ufficiale inglese destinato al suo Comando. Vista la sempre crescente superiorità aerea tedesca e ]a sempre decrescente efficienza della difesa c. a., ridotta guasi a zero, il C.te Spigai proponeva di predisporre un attacco generale contro i Tedeschi, impiegando anche il personale delle batterie ormai inutili. Il personale avrebbe dovuto cominciare a prepararsi dopo il tramonto e l'attacco sarebbe avvenuto nel cuore d ell a none, anche all'arma ,bianca. Neppure questa proposta ebbe esito. Vi fu nella mattinata, poco dopo l'alba d el 15. anche un colloquio diretto fra il Gen. T ilney ed il T. C. Li Volsi, colloquio che si svolse in parte nella sede protetta del Comando tattico inglese ed in parte nell'ossen·atorio. Esaminata la situazione, fu presa la decisione di contrattaccare. Ma i Tedeschi conservarono )"iniziativa. La battaglia. comi nciata con le prime luci dell'alba. continuò ininterrotta fino a sera. I Tedeschi attaccarono con veemenza


254 il Castello che resistette fino alle ore 16 e poi dovette cedere. Fu alzata al Castello la bandiera tedesca, ma appena alzata, un colpo di cannone di una nostra batteria la portò via. E sul Castello, posizione di notevole importanza, fu concentrata una intensa azione di fuoco. I Tedeschi della zona centrale riuscirono a congiungersi con quelli della zona di Levante fra Santi Quaranta ed il Patriarcato, poi iniziarono decisi attacchi contro M. Maraviglia. Poiché la difesa inglese ed italiana era dura, si accanì contro il M. Maraviglia un bombardamento aereo di inaudita violenza. I Tedeschi, così aiutati, aggirarono il M. Maraviglia da Nord e raggiunsero la baia di Pandeli, sicché tutta la zona centrale, compreso il promontorio di M. Appetici, cadde nelle loro mani. Forse il M. Rachi non era ancora interamente conquistato, ma risulta che i Tedeschi erano giunti sino alla postazione della fotoelettrica ed erano ben trincerati e ben forniti di mortai. Una concentrazione di fuoco di nostre batterie (Farinata, 906. 989) contro nuclei di miµagliere tedesche a M. Rachi ebbe ottimi risultati. Il Comando di Gruppo comunicò alle batterie che le postazioni nemiche erano state distrutte e che il Comando inglese elogiava le batterie. Uno sbarco di personale tedesco svoltosi all'alba verso Punta Pasta aveva richiamato verso quella direzione una parte delle truppe inglesi del settore· Notd, che forse avrebbero dovuto partecipare al contrattacco per prendere i Tedeschi fra due fuochi. Non mancò fra le truppe inglesi qualche fenomeno di sbandamento e di panico dovuto sia alla esasperante persistenza degli attacchi aerei, che si svolgevano a quota sempre più bassa via via che la reazione veniva meno, sia alla sensazione del rapido aggravarsi di una situazione che ormai appariva a tutti senza scampo. Gli ufficiali inglesi fecero del loro m eglio per rianimare i soldati e convincerli a persistere nella difesa. Non possiamo ignorare qualche testimonianza affermante che la pressione nemica nel settore di Levante non era così forte da giustificare lo stato d 'anim o di scoraggiamento che aveva pervaso i difensori. Non è difficile però ammettere la buona fede sia di queste impressioni · personali sia di altre assai diverse. considerando la quasi totale paralisi delle comunicazioni che rendeva impossibile a chicchessia di farsi una idea della situazione adeguata alla sua effettiva realtà, in un terreno montuoso, frastagliato ed irregolare che offriva settori di visibilità ridottissimi tanto in larghezza quanto in profon-


255 dità. In queste condizioni era fatale che ognuno, compreso il Comando Centrale. giudicasse la situazione soltanto in base a quanto vedeva coi propri occhi ed al maggior o minor grado di pericolo cui personalmente si sentiva esposto. Soltanto così si spiegano una entusiastica nota telegrafica di un r.t. di Lero diretta a Samo (V. doc. N . 173) e tre confortanti telegrammi inviati al Gen. Soldarelli dal C.F. Meneghini, Comandante della Zona Nord (V. doc. N. 174, 175, 176). Christopher Buckley nel libro « Pive Ventures , riferisce che, nel pomeriggio del 15 in seguito ad una tragica confusione di ordini, fu abbandonato buona parte del terreno che era stato riconquistato e non fu dato il via al battaglione dei Buffs che era pronto ad avanzare nella regione di S. Quaranta. Questo battaglione era ormai ridotto a brandelli perché due delle sue compagnie avevano appena 60 uomini e la terza compagnia non più di 40. Tuttavia esso conservava intatto il suo spirito combattivo. In quella notte una pattuglia del L.R.D.G. si spinse nell'abitato di Lero dove fu accolta a colpi di fucile e di bombe a mano. Nell'azione fu ucciso il T. C. Easonsmith, comandante del L.R.D.G. L 'Amm. Mascherpa, col suo Capo di S. M., fin daJrinizio degli sbarchi si era trattenuto giorno e notte a M. Maraviglia, nella sede protetta del Comando tattico inglese. Abitualmente scendeva per breve tempo al Comando Marina di Portolago verso sera, ma poi risaliva a M. Maraviglia. Nel pomeriggio del 15 scese prima dell'ora solita, manifestando il proposito di non più tornare al Comando inglese, visto che i suoi consigli non erano ascoltati e quindi la sua presenza era inutile. Più tardi. a sera, scese a Portolago anche il Capo di S. M. La sera del 15, la situazione tattica, prescindendo da qualche possibile superstite centro di resistenza, era la seguente: i Tedeschi si erano stabiliti tra due linee, una al nord che andava da Punta Pasta a M. Clidi ed alla zona nord della baia di Gurna ed una al sud che dalla baia di Pandeli andava. attraverso l'abitato di Lero, alla strada da S. Marina a M. Rachi e raggiungeva la zona sud della baia di Gurna. L 'isola era così nettamente e solidamente tagliata in due. Contro il M. Maraviglia la pressione si esercitava da nord e da est.


256 Il Comando inglese, di fronte all'incalzare degli avvenimenti, non palesò qualj fossero le sue intenzioni. Dopo il tramonto fu tenuta una riunione alla quale non partecipò nessun ufficiale italiano. Si può arguire che sia stata presa in considerazione l'ipotesi della resa. Il Comandante Baker, dopo la riunione, disse al C.te Borghi che la situazione era assai. grave, ma che si sperava che nella nottata giungessero da Samo importanti rinforzi. Gli fu chiesto se era il caso di dare predisposizioni per la distruzione delle armi, dei depositi, dei materiali e dei viveri eccedenti e la risposta fu di, attendere ordini. Sembra che al nostro Comando Marina sia stato dato ed eseguito almeno in parte l'ordine di bruciare i documenti segreti, ma da altre fonti invece risulterebbe che quest'ordine sia stato dato soltanto l'indomani 16. Poiché qualche voce di esodo cominciava a serpeggiare, il Comando italiano diede ordine alle opere <li guardia alla imboccatura del porto di sparare su qualsiasi natante che tentasse di uscire non autorizzato. Durante la notte dal 15 al 16 vi furono tre avvenimenti di un certo rilievo: l'arrivo di rinforzì britannici e tedeschi: l'ordine inglese, poi modificato, di guarnire il trincerone con truppe italiane; la segnalazione di infiltrazioni tedesche al Passo dell 'Ancora. 1) I rinforzi inglesi, in numero di circa 400 uomini, giunsero a Portolago con due Ct. ed una Ms. inglesi. Le unità, dopo sbarcate le truppe, imbarcarono feriti inglesi ed italiani e subito ripartirono. Importanti rinforzi tedeschi, secondo il Buck]ey, sbarcarono ad Alinda: probabi lmente mille uomini di truppa da combattimento e certamente cannoni da 88, trattori e altro materiale pesante. 2) L'ordine di organizzare con forze disponibili della Marina e dell'Aviazione una linea di sbarramento al trincerone che correva lu ngo la rotabile S. Marina-Portolago, fu dato dal Gen. Tilney al T . C. Li Volsi. Mentre si stava preparando la truppa per l'esecuzione di questa disposizione che avrebbe assicurato la difesa di Portolago, il Gen. Tilney modificò i suoi ordini, fece sapere che al trincerone avrebbe inviato truppe inglesi e dispose che le truppe raccolte fossero inviate verso M. Vaiano a ponente del Passo dell'Ancora per guardare altre provenienze. Chiese poi altre truppe italiane per la difesa della sua sede di Comando


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La bandiera della Croce Rossa sull'ospedale in rovma


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257 tattico. (Non sembra attendibile una testimonianza che colloca questo episodio nella notte fra il 14 e<l il 15). 3) La segnalazione di infiltrazioni tedesche al Passo dell'Ancora ed a S. Nicola (zona a Sud di M. Maraviglia), dava l'impressione di una minaccia diretta su Portolago. Perciò il Comando della Difesa inviò verso il trincerone di sua iniziativa, due plotoni, uno di marinai prelevati dai capisaldi delle batterie 281 e 388 (Punta Diapori e baia di Xerocampo) ed uno di avieri prelevati da Xerocampo. Per mare, durante la notte 15-16, il gruppo del Ct. Penn ebbe ordine di tenersi pronto per un rapido intervento, poiché la continua sorveglianza aerea tedesca mantenuta anche durante la notte sia su quel gruppo sia su quello del Ct Echo, aveva rilevato l'intenzione nemica di tenere lontane le unità navali, probabilmente allo scopo preciso di poter effettuare senza contrasto altri invii di truppe a Lero. Notizie di nuovi sbarchi giunsero infatti nel corso della notte, ma sia per il fatto che in seguito alla avvenuta distruzione della Stazione r. t. inglese di Lero le comunicazioni dovevano passare attraverso Alessandria e quindi erano meno rapide, sia per il ritardo frapposto dal Ct. Penn (è l'Amm. Willis che lo dice) nel prendere il mare, la crociera, eseguita per ordine del Comando in Capo del Levante al crepuscolo mattinale, nQn diede alcun risultato. Il Belvoir portò a Lero i rinforzi di cui abbiamo già parlato. Lo sbarco dentro Portolago fu effettuato da Ms, Ml e dragamine. Poi il Belvoir e l'Echo lasciarono l'Egeo per mancanza di combustibile e furono rimpiazzati dal Fury , dalla Exmoor e dal Ct. polacco Krakowiak. Il nostro Comando era ormai completamente tagliato fuori dalle operazioni marittime, in quanto i Mas dislocati sulla costa di Ponente erano rientrati il 13 a causa del forte libeccio e della necessità di rifornirsi e non avevano avuto più ordine di uscire. Di quelli che erano stati dislocati a Levante abbiamo già visto la fine. 5° La giornata del 16 novembre

Il giorno 16 la battaglia, che pur non aveva mai avuto soste, riprese con rinnovato vigore. Il M. Maraviglia fu investito con eccezionale violenza dagli aerei e dalle truppe tedesche che pro19


258 nunziarono i loro attacchi da ovest e da nord-ovest coi paracadutisti, da nord e da est con le forze che venivano dal M. Appetici, da sud m ediante truppe che, risalendo la strada che va da Lero a Ponolago, erano giunte sino al Passo dell'Ancora. Queste truppe, oltre a rendere assolutamente precaria la situazione del M. Maraviglia, minacciavano direttamente, come abbiamo già detto, anche Portolago, la cui difesa era costituito dal trincerone che dal Passo dell'Ancora giungeva sino alla batteria 306 (M. Vigla) ed era stato presidiato da truppe inglesi di colore, cui si erano aggiunti i nostri due plotoni di marinai e · di avieri inviati di rincalzo perché la situazione era vacillante. All'alba, la batteria 306 (M. Vigla - Cap. Art. Luigi Chiantella) fu avvicinata da due Ct. nemici che forse ritenevano che la batteria fosse stata completamente distrutta. La batteria invece aveva ancora possibilità di sparare con due pezzi, che, armati dallo stesso Cap. Chiantella e da un sottufficiale, aprirono il fuoco e, secondo quanto riferisce il Cap. Chiantella, alla terza salva colpivano uno dei Ct. al disopra del galleggiamento, all'altezza del primo fumaiolo. A bordo si sviluppava un incendio. Il Ct. si sottraeva al tiro accostando verso il largo e facendo una cortina di fumo, mentre J'altro Ct. intensificava il tiro contro la batteria che ormai poteva rispondere con un pezzo solo. Poi la cortina di fumo coprì tutti e due i Ct., che più tardi furono visti allontanarsi, l'uno, sbandato sulla dritta, a rimorchio dell'altro. Subito dopo, un violentissimo attacco dì Stukas distruggeva completamente la batteria, demolendo gli ultimi due pezzi e gli edifici, fa cendo esplodere le munizioni e causando numerosissimi morti e feriti. Alla batteria 127 (M. Maraviglia), dove si trovava anche il Comando del Gruppo a.a. Centro, gli Inglesi avevano, fin dalle 9 del mattino, lasciate le loro postazioni più avanzate situate sotto la batteria e si erano ritirati dentro il perimetro della batteria. Le postazioni della batteria erano soggette ad offese aeree, a tiri di mortai, a raffiche di mitragliatrici. Il Cap. Art. Gorisi, Comandante del Gruppo, resisteva sulle postazioni verso Alinda. Al disopr a di esse, intorno al pezzo 4. si svolgeva una furibonda lotta che, per m erito del Cap. Art. Cacciatori> Comandante della 127: diede luogo ad episodi di fulgido eroismo. La sera precedente accordi particolari erano stati presi fra il Cap. Cacciatori ed il Col. inglese Rich, in previsione di poss1-


259 bili infiltrazioni tedesche dirette contro la batteria e contro il Comando tattico inglese, distante appena 100 metri. Si era convenuto che gli Inglesi avrebbero difeso i pezzi 4 - 5 - 6 ed i marinai i pezzi 1 - 2 - 3. L'attacco tedesco ebbe inizio al mattino col solito concorso degli aerei. Gli Inglesi, contro il cui settore l'attacco era stato diretto, ripiegarono verso il Comando tattico inglese. I Tedeschi si diressero allora verso il pezzo 4. Il Capitano Cacciatori chiese al Col. Rich ed ottenne l'autorizzazione di sparare i pochi colpi dell'ultima riserva. Furono sparati al pezzo I con alzo e spoletta a zero, dal Cap. Cacciatori stesso aiutato dall'elettricista Pietro Cavezzale. Poi, pronunziatosi con immediatezza l'attacco contro il pezzo 4, il Cap. Cacciatori insieme con lo stesso elettricista, passò alla mitragliera da 20 che poteva battere il pezzo 4 ed aperse il fuoco. I Tedeschi si ritirarono ed allora il Cap. Cacciatori con una decina di uomini fra soldati inglesi e marinai italiani, rioccupò la piazzola del pezzo 4 e com inciò la lotta a colpi di bomba a mano contro i Tedeschi che si erano appiattati poco lontano, fra le rocce. Molti uomini caddero. fra cui l'elettricista Cavezzale, il quale, avendo visto ferito il suo Comandante, si era lanciato colla baionetta innestata contro un ufficiale tedesco armato di fucile mitragliatore. Caddero entrambi. l'uno colpito l'altro trafitto, e vi è stato chi ha riferito che qualche giorno dopo, quando i nostri marinai andarono a seppellire i cadaveri, trovarono il Tedesco con la baionetta ancora conficcata nel petto, sotto il cadavere del Cavezzale, alla cui memoria fu conferita la M. d'Oro al V. M . Il Capitano Cacciatori fu ferito dapprima alle ginocchia ed alla fronte e, successivamente, in modo gravissimo al braccio destro, frantumato da una bomba a mano. D issanguato e privo di forze, il Capitano tornò verso la Centrale distante circa 10 metri. Fu steso su una barella ed avviato ad u n posto di soccorso inglese. Lo vide il Gen. Tilney e diede ordine di portarlo all'ospedaletto inglese ai piedi del M. M araviglia. Lungo il tragitto verso l'ospedale inglese venne fermato da un ufficiale tedesco che però. dopo breve riflessione, lo lasciò proseguire. Mitragliato a bassa quota da un aereo tedesco. fu coperto dalla sua ordinanza che si sdraiò sopra di lui per proteggerlo e si tolse l'elmetto per metterlo sulla testa del suo Capitano. Il giorno seguente dall'ospedale inglese fu portato all'ospedale italiano dove gli fu amputato l'avambraccio. Lasciò l'isola con la


260 nave ospedale Gradisca diretta a Trieste, ma dirottata a Brindisi. Al Capitano Cacciatori fu conferita la Medaglia d'Oro al V. M. Nella mattinata il Monte Mara viglia, sede del Comando T attico inglese subì un violento attacco da nord-est, contrastato, come riferisce il Buckley, coi residui dell'Irish Fusiliers e da tutto il personale del Comando, compresi il Gen. Tilney e il Comandante Baker, con ogni arma disponibile. Dopo un'ora di azione l'attacco fu sospeso, ma ad esso subentrò una violentissima azione di bombardamento aereo. Frattanto il battaglione dei Buffs stava ottenendo qualche successo verso Alinda raggiungendo la Villa Belleni divenuta ospedale tedesco, nel quale erano ricoverati circa cinquanta paracadutisti con ·1e gambe spezzate. Un altro reparto stava ripulendo il Monte Rachi da qualche residua sacca tedesca, mà in questa zona regnava una certa confusione ed alcuni reparti se ne stavano allontanando in direzione nord verso Parteni. Ciò venne a .conoscenza anche dei nostri reparti e ne troviamo conferma in una nota telegrafica di un r .t. di Lero, nella quale, per la prima volta, si trovano accenti di · sfiducia e di scoraggiamento (V. Doc. N. 177). Il T. Col. Iggulden dei Buffs, prese in mano questi reparti e li riportò in posizione a copertura del Monte Rachi. Ma qualche altra cosa già era andata male. Nel corso della mattinata (sempre secondo quanto riferisce il Buckley) una parte dell'Irish Fusiliers, in seguito ad ordini di provenienza non potuta accertare, aveva abbandonato le pendici meridionali ed occidentali del Monte Maraviglia e si era trasferita a Portolago. Il Comando tattico inglese fu nuovamente attaccato in forze verso le ore 15 e forse questa ora è da mettere in relazione con un tentativo svolto dal Comando tedesco per ottenere la resa separata del Comando italiano. Verso le 12.30 (qualcuno dice verso le 14) si era presentata alle linee italiane, sulla strada che da Lero conduce a Portolago, un 'automobile con bandiera bianca: contemporaneamente era cessata lungo la strada ogni attività aerea tedesca. Nella macchina vi era un ufficiale italiano in divisa italiana che fu subito condotto alla sede protetta. Si trattava del Cap. Fant. Ghiggini, già destinato alla sorveglianza delle squadre adibite ai lavori di riattamento delle strade. Egli dichiarò di essere stato fatto prigioniero nell'abitato di Lero, mentre dormi va in una casa la notte in cui i Tedeschi occuparono il paese. Il Gen. Muller, Comandante le forze da sbarco tedesche, lo in-


261 viava all'Amm. Mascherpa ad offrire salva la vita a tutti gli Italiani se essi si fossero arresi indipendentemente dagli Inglesi. La risposta, da inviare a mezzo dello stesso Cap. Ghiggini, sarebbe dovuta pervenire non oltre le 15 (ma non tutte le relazioni riportano la concessione di questo margi ne di tempo). La proposta fu subito comunicata all'Amm. Mascherpa e tutte le testimonianze concordano nel riferire che la sua risposta fu immediata e seccamente negativa. Né l'Ammiraglio (che pure alle 9.55 del mattino aveva telegrafato al Gen Soldarelli [V. Doc. N. 178] che la fine era imminente ed inevitabile) né alcun altro dei presenti ebbe il minimo dubbio che la disonorevole proposta fosse da respingere senza esitazione. Il che, del resto. era in perfetta armonia con le esortazioni alla resistenza che l'Ammiraglio aveva rivolte a quelli fra i suoi dipendenti con i quali poteva ancora avere contatti telefonici, ed ai quali aveva chiaramente fatto comprendere esser necessaria, per l'onore italiano di fronte agli Inglesi, la dimostrazione di saper resistere almeno un minuto più di loro. Non era neppure concepibile di pensare alla resa finché un solo Inglese stesse combattendo, anche se gli Italiani avevano assai più da temere dai Tedeschi che non g li Inglesi: questi infatti andavano incontro soltanto alla prigionia, per gli Italiani invece le maggiori probabilità erano per la uccision e in massa come era avvenuto a Cefalonia ed a Coo e come i Tedeschi avevano ripetutamente minacciato. La difficoltà delle comunicazioni non consentì allo Ammiraglio di comunicare agli Inglesi la proposta tedesca e la sua pronta risposta negativa. Il Capitano Ghiggini fu rimandato verso le 14 alle linee tedesche e verso le 15 le operazioni npresero dappertutto con aumentata intensità. Alle 14, secondo quanto riferisce il Buckley, il Generale Tilney, avendo incontrato il T.C. Iggulden, gli aveva ordinato di riunire i Bufls ed ogni altro reparto che avesse potuto racimolare, per tenere il settore centrale di Monte Maravi glia e per sbarrare l'accesso a Portolago. 6 ° La resa

La sede del Comando tattico Inglese fu completamente accerchiata verso le 16 ed il Gen. Tilney, non essendo più in grado di esercitare il comando, decise d i capitolare. Ma le condizioni del combattimento erano tali che la comunicazione al nemico di


262 questa intenzione era molto difficile da realizzare. Il Generale, che fino ad una certa ora aveva a lungo sparato personalmente con la sua mitragliatrice, era stato poi costretto ad entrare nella sede del Comando scavata dentro la roccia. All'imboccatura del rifugio i Tedeschi mitragliavano qualunque cosa sporgesse all'esterno. Un fazzoletto bianco legato all'estremità di un palo fu portato via da una raffica. La medesima fine fece il berretto del Generale messo fuori allo stesso scopo, con la speranza che fosse riconosciuto. Allora, temendo l'invasione dentro il rifugio con i lancia-fiamme, il Generale giocò tutto per tutto, prese la rincorsa, spiccò un lungo salto fuori dall'imboccatura, poi si sdraiò a terra agitando un fazzoletto bianco e cercando di far vedere le insegne del suo grado sulla manica. I Tedeschi se ne accorsero e cessarono di sparare (1). Tutto questo naturalmente si seppe dopo: allora, la prima notizia dell'avvenuta resa la portò alla sede protetta Italiana il C. F. inglese Baker alle 17.30, insieme con l'ordine che. in conseguenza della resa, tutto rimanesse al suo posto come era in quel momento. La prima reazione italiana fu di incredulità, ma questa ebbe breve durata perché poco dopo giunse alla sede il Gen. Tilney in persona, accompagnato sulla jeep da un ufficiale tedesco. Il Comando italiane aveva sino allora resistito con tutte le sue forze, sfruttando sino all'estremo limite tutte le sue possibilità. A mezzo del T. C. Li Volsi era stato racimolato personale da tutte le destinazioni {telefonisti, dattilografi, conducenti, attendenti, cuochi) e ne erano stati improvvisati dei plotoni che erano stati avviati là dove era più grave la minaccia e dove c'erano falle da tamponare. Portolago sino a quel momento era ancora salva e vi affluivano a frotte, fin dal mattino, Inglesi demoralizzati dalla violenza senza requie del combattimento. Essi venivano consegnati ad ufficiali inglesi, distaccati appositamente a Portolago, che tentavano di rincuorarli, <li rinquadrarli e di rinviarli in linea. Uno di questi ufficiali fu ucciso da una bomba mentre riportava al combattimento un gruppo di sbandati. Si deve constatare che, eccetto molte onorevoli eccezioni, la massa degli Inglesi non sentiva più l'utilità dì continuare a combattere. Lo stato ,d 'animo degli Ital iani era ben diverso, ma l'ordine di (I} I particolari riferiti sono trani da uno scriuo del Cappellano Militare Padre Lega che li avev:i saput i subito dopo la resa da ufficial i inglesi del Comando.


263 resa portato in persona dal Gen. Tilney era perentorio e non v1 era possibilità di opporsi, tanto più che il Generale disse che egli si era impegnato di far arrendere anche gli Italiani. L a sola condizione che aveva posto alla resa era che fosse fatta venire una nave-ospedale per portare via i feriti. La condizione era stata accettata, verso assicurazione che gli Inglesi non avrebbero disturbato il viaggio della nave-ospedale. Il Gen. Tilney si dichiarò molto dolente della decisione che aveva dovuto prendere e fece ampi elogi agli Italiani per il loro valoroso e fraterno contributo e per il loro contegno nella lotta. Immaginando la difficile situazione in cui si sarebbero trovati gli Italiani di fronte ai Tedeschi, promise di fare per loro tutto quello che gli sarebbe stato possibile. Comunicò intanto che aveva dovuto promettere al Generale tedesco che nulla sarebbe stato distrutto nell'isola dal momento della resa e che tutto quindi doveva rimanere al suo posto, a disposizione del Comando germanico. Chiese all'Ammiraglio Mascherpa di trovarsi con lui alle 22 per stabilire col Comando tedesco le modalità della resa. Quindi, dopo aver stretto la mano a tutti i presenti e rinnovato elogi e ringraziamenti, se ne andò, sempre accompagnato dall'ufficiale tedesco. La natura e l'orografia dell'isola, combin:ite con la deficienza delle comunicazioni, avevano opposto, durante il combattimento, tanta difficoltà alla proficua direzione tattica delle operazioni contro le truppe sbarcate, che mentre in alcune località si ebbero truppe provate sino all 'estremo limite, in altre, a parte le offese aeree, non vi fu neppure la sensazione degli aspri combattimenti in corso. La stessa difficoltà si oppose ora anche alla diramazione della notizia della resa e dell'ordine di cessare le ostilità. Si ricorse ad ogni mezzo per farlo giungere a tutti il più presto possibile, ma non ci si riuscì. Vedremo fra breve i particolari; qui intanto diciamo solo, anticipando, che in parecchie località la notizia giunse m a non fu creduta. Non fu creduta perché lo spezzettamento della battaglia faceva ritenere incredibile ad alcuni reparti di doversi arrendere ad un nemico che non avevano neppure visto e contro il quale non avevano sparato un colpo di fucile. Per di più i Tedeschi avevano continuato. anche dopo la resa e per tutta la none, a gettare dagli aerei bombe e spezzoni. E da Samo il Gen. Soldarelli telegrafava di stare in guardia contro notizie apocrife che i Tedeschi spargevano ad arte, come astuzia di guerra. Inoltre, come abbiamo già detto, vi era da parte


264 italiana una più acuta· avversione alla resa perché la volontà di resistere era stata esaltata fino alla esasperazione dalla azione morale del Com ando e dalla istintiva sensazione di quanto fosse pericoloso cadere in mano ai Tedeschi che avevano con noi un conto parti colare da regolare. Cerchiamo ora di riassumere gli episodi relativi alla resa dei quali ci è giunta notizia. L'Amm. Mascherpa, poco dopo il colloquio col Gen. Tilney, ebbe notizia che il Guardaporto, vedendo i Mas che stavano per uscire, ~hiedeva istruzioni. L'Amm. Mascherpa ebbe un momento di esitazione. Forse pensò alla possibilità di una fuga ed ordinò di fermare i Mas. Ma subito dopo, prima che il suo ordine fosse trasmesso, dispose che fossero lasciati passare e disse al C.te Napoli ed al C.te Fornari che erano con lui, che aveva deciso di non abbandonare il suo personale e voleva seguirne il destino. Egli aveva preso l'impegno col Gen. Tilney, quando questi era andato a portargli la notizia della avvenuta resa, di · recarsi alle 22 al Quartier Generale tedesco, per trattare le condizioni di resa. Il Qu~rtier Generale era a Lero-S. Marina. L'Ammiraglio vi si recò insieme col C.te Margarucci quale interprete, su una m acchina pilotata da un ufficiale tedesco che era andato a prenderlo. Quando gi unsero al Quartier Generale era in corso l'interrogatorio del Gen. Tilney e del C. F. Baker. Dopo circa mezz'ora essi uscirono e poterono scambiare soltanto un breve saluto con i due ufficiali italiani, che furono subito introdotti alla presenza del Gen. Muller, attorniato dal suo Stato Maggiore. L'interrogatorio dell' Amm. Mascherpa si svolse in lingua francese, direttamente fra il Gen. Muller e l'Ammiraglio. Il Comandante Margarucci, unico testimonio italiano, così riferisce gli argomenti trattati, in ordine cronologico: - Perché il Comando italiano dell'isola ha opposto una così tenace resistenza agli attacchi ed all'occupazione tedesca nei 52 giorni di lotta. - Di quanta forza, tra ufficiali, sottufficiali e uomini di truppa si componevano i presidii italiano ed inglese dell'isola. - Quante batterie erano piazzate nell'isola, e quante di esse erano rimaste distrutte o danneggiate nel corso delle azioni, e quante rimaste efficienti ed utilizzabili. - Quanto munizionamento di servizio e di riserva era ancora rimasto nell'isola.


265 - Quali guantitativi di viveri e ri fornimenti restavano ancora, ed il luogo della loro ubicazione. - Quante unità o mezzi navali e manmmi erano stati affondati o danneggiati durante le azioni , e quanti ancora erano efficienti. , - Entità ed ubicazione degli sbarramenti di mine marittimi e terrestri che difendevano risola. - Se era a nostra conoscenza che gli Inglesi, oltre a quelli preesistenti, avessero sistemati altri sbarramenti specialmente marittimi. - La forza dei presidii e guarnigioni delle altre isole Egee non ancora occupate dai Tedeschi, con particolare riferimento alle forze dell'isola di Samo. Il Comandante Margarucci r iferisce che l'Ammiraglio rispose con lealtà e franchezza tranne per quanto riguardava le forze di Samo, di cui affermò non conoscere la consistenza. Gli fu inoltre ordinato di confermare, con qualsiasi mezzo, a tutte le Opere periferiche la cessazione delle ostilità contro le truppe tedesche, l'ordine della totale consegna delle armi di qualsiasi genere, e la proibizione di arrecare distruzioni o danneggiamenti di materiali. Gli fu inoltre imposto di impedire con la forza a tutti i dipendenti tentativi di fuga o di evasione dall'isola occupata dalle forze tedesche. Esaurito l'interrogatorio, l'Ammiraglio fu subito partato in una casa greca ed ivi segregato, insieme col C.te Margarucci. senza tener conto delle sue insistenti richieste di essere portato al proprio Comando, per poter almeno diramare le disposizioni che gli erano state impartite. E' appena il caso di sottolineare l'incongruenza di chiedere ad un Comandante, che si è arreso, la esecuzione di alcune clausole inerenti alla resa e poi rinchiuderlo, impedendogli così, fisicamente, di portare in atto quanto gli era stato chiesto di fare. Non ci è dato di sapere e non possiamo quindi asserire se, sotto questa incongruenza, si nascondesse un secondo fine che potrebbe essere stato, ad esempio, quello di riservarsi piena libertà di azione, all'infuori di qualsiasi convenzione pattuita. con l'alibi della mancata esecuzione delle clausole. Constatiamo i fatti e non possiamo non metterli in relazione con le uccisioni di ufficiali avvenute il giorno seguente.


266 La casa nella quale era stato rinchiuso l'Ammiraglio fu piantonata da due sentinelle. All'alba del giorno successivo (17) gli fu concesso di recarsi. accompagnato da un T . V. tedesco e per pochi istanti, nel suo alloggio per prelevare gualche oggeno personale. Riaccompagnato subito a Lero, fu lasciato per alcuni giorni senza vitto, finché alcuni civili del luogo non gli portarono .qualche cosa da mangiare. Di lì mosse il giorno 23 verso la prigionia e verso la morte. Vediamo ora come è stato diramato e come è stato eseguito l'ordine di resa : L'Ammiraglio appena saputa dal Generale inglese la notizia della resa, aveva dato ordine al C. F . Re, Com andante della D ifesa , di comunicarla a tutti gli organi della Difesa. primo fra questi il Comando F AM-DICA T, ed al C. C. Napoli, Sottocap o di S. M., di provvedere per la Base Navale e per tutti i suoi orgam. Al Comando del Gruppo c. a. Nord l'ordine em anato dal Comando Difesa, fu trasmesso dal Comando F AM-DICAT con segnale ottico. Il Comando del Gruppo rispose: « Non ci crediam o. Viva l'Italia ~. Il C.te del Gruppo, Cap. Art. Amadei, nel pomeriggio del 16, si era recato alla batteria « Farinata » per conferire con un Capitano inglese che vi si trovava, con alcuni soldati, per compiti di difesa ravvicinata. Suo scopo era di chiedere anni per una efficace difesa del Comando Gruppo e della batteria 906, dato che l'intensità e la continuità del bombardamento aereo in q uella zona gli avevano fatto ritenere prossimo un nuovo lancio di paracadutisti. L'ufficiale inglese assicurò il Cap. Amadei che l'indomani mattina alle 5 si sarebbe recato sul posto per esaminare insieme la situazione. Tornato al Gruppo il Cap. Ama dei seppe che l'apparecchio ottico del Comando F AMDICA T aveva trasmesso per due volte la frase: « Alle ore 18.30 la Piazza è capitolata ». Tentò di mettersi in contatto col Comando FAM-DJCAT per avere ordini più espliciti ma non vi riuscì. Telefonò allora a C. F . Meneghini, Comandante italiano del settore Nord, il quale non ne sapeva nulla e disse che si sarebbe recato a po.r lare col Colonnello inglese del settore. Poco dopo il Comandante Meneghini richiamava al telefono il Capitano Amadei per dirgli che la notizia della resa era falsa ed aggiungeva di avere ricevuto da Samo (Generale Soldarelli) un telegramma cifrato col guale lo si metteva in guardia contro


267 le false comunicazioni che i Tedeschi avevano usato anche in altre circostanze. D 'altra parte il segnalatore insisteva nell'affermare che la ricezione del segnale della resa non lasciava adito ad incertezze e che la trasmissione era stata fatta, senza possibilità di dubbi, dal solito operatore, ben conosciuto per pratica. li Cap. Amadei, facendo la sintesi d i tutte queste circostanze, ordinò a tutte le opere da lui dipendenti di sospendere ogni operazione bellica e di non compiere alcuna azione senza suoi ordini d iretti. Neppure il Capitano inglese col quale aveva parlato qualche ora prima aveva avuto ordini o notizie e disse che si sarebbe recato dal suo Colonnello per chiederne. Vi andò infatti e quando tornò alla batteria «Farinata» parlò col Tenente Accolla, il quale mandò al Cap. Amadei una staffetta con un biglietto, in cui diceva che anche il Colonnello inglese confermava la falsità della not1z1a della resa ed informava che durante la notte stessa le truppe del suo settore avrebbero operato un contrattacco. Ma alle 4 del giorno 17 il C. F. Meneghini e, successivamente, il Capitano inglese, confermavano la notizia della resa. In mattinata il Comando Gruppo c. a. Nord fu occupato dai Tedeschi ed il personale fu fatto prigioniero. La batteria « Farinata » fu occupata alle ore 15 del 17. Sulla fine del C.te Meneghini non si hanno notizie molto particolareggiate. Egli, come abbiamo già veduto, non volle credere alla notizia della resa, anche perché i bombardamenti aerei tedeschi non erano cessati e continuò a smentirla fino alle 4 del mattino, quando, probabilmente in seguito a nuove comunicazioni sulla cui autenticità non era più lecito dubitare. dovette ammetterla come vera e la diramò quindi a tutti i dipendenti. Al primo contatto avuto coi Tedeschi ebbe disposizione di trattenersi in attesa di ordini al distaccamento di Paneni. Giunse qui un Capitano paracadutista tedesco che disse (per il tramite di un marinaio che conosceva il tedesco): « Abbiamo trovato dei nostri paracadutisti sgozzati». Il Ten. Andreotti del distaccamento fece replicare citando le cure che erano state prodigate ai feriti tedeschi raccolti sullo scoglio di Strongilo. L'ufficiale proseguì chiedendo dov'era la Baia delle Palme, ed al C.te Meneghini che aveva risposto di potergliela indicare. disse di avviarsi. Il Coman<lante si mise in cammino ed il Cap. Fant. Eligio Radice, addetto al Comando del settore, chiese di accompagnarlo. I due si incamminarono seguiti da un soldato tedesco col fucile mitragliatore


268 imbracciato e dall 'ufficiale. Si erano da poco aìlontanati dal distaccamento quando una raffica abbatté entrambi gli ufficiali, le cui salme dovettero essere lasciate sul posto, insep0lte, finché, alcuni giorni dopo, l'attendente del C.te Meneghini poté avvicinarsi al luogo dove giacevano e seppellirle. Un nostro capotecnico riferisce in una sua relazione che i Tedeschi non vollero che « sulla sua tomba fosse costruita una croce od un segno qualsiasi di riconoscimento. Di nascosto, di notte, un ..nostro operaio prigioniero ha fatto una croce di sassi sul luogo dove è. stato sepolto». Uguale sorte toccò al Cap. Fant. (ex centurione della M.V. S.N.) Calise che, verso le 20, giunse al distaccamento di Parteni insieme col suo personale, per consegnarsi prigioniero. Fatto allontanare di poco dal suo personale, tu ucciso con tre colpi di pistola. Il S. T. militarizzato Pierino Albani, che era stato presente all'interrogatorio del Cap. Calise, suppone che egli sia stato ucciso perché scambiato per il Comandante della batteria 888 (Blefuti) che i T e-deschi, a quanto afferma l' Albani, avevano precisa intenzione di sopprimere. Furono pure · fucilati il S. T. Art. Antonio Quaranta della batteria 899 (B]efuti) ed il S. T. V. Edoardo Gardone, già appartenente allo Stato Maggiore del Volta e che era staro mandato con un plotone alla difesa della stessa batteria. Pare che anche qualche marinaio di quella batteria sia stato fucilato. Il Comandante della batteria 888 (Blefuti), T. Art. Ezio Martinelli, nel tardo pomeriggio del 16, ebbe ordine dal C. F. Meneghini (per il tramite del T. V. Ciani) di non sparare durante la notte essendo previsto l'arrivo di una Mz italiana. Alle ore 05.00 del 17 una staffetta del C.te Meneghini gli portò la notizia d ella resa. Verso mezzogiorno si presentarono in batteria due T edeschi che comunicarono l'ordine per tutto il personale di avviarsi al campo di concentramento dei prigionieri. Nel passare dal distaccamento di Parteni, il Ten. Martinelli ebbe occasione di salutare il C. F. Meneghini ed il Cap. Radice che, come si è detto, erano stati ivi trattenuti dai Tedeschi in attesa di ordini. Al distaccamento di Parteni, nel pomeriggio del 16, il Ten. C.R.E.M. Rodolfo Andreotti, avendo notato che l'azione degli aerei tedeschi si faceva sempre più pericolosa, soprattutto perché a causa del crescente logorìo era ormai venuta meno quasi d el tutto l'azione delle mitragliere da 20, aveva chiesto ed ottenuto


269 dal C.te Meneghini il permesso di andare con una motolancia ed un gruppo di volontari capaci di « sommozzarsi > (nonostante il clima già guasi invernale) sul Ct. Euro per ritentare il recupero di qualcuna delle mitragliere di questa unità, che altre volte si era tentato invano di ricuperare. La piccola spedizione rientrò a Parteni verso le 21 e trovò già in circolazione la notizia della resa che però, come abbiamo detto poc'anzi. era stata inizialmente smentita. Ma nel corso della notte accadde un fatto che ne diede indiretta ma sicura conferma. Risulta da testimonianze varie che un ufficiale inglese· di collegamento, ben conosciuto dal personale italiano, andò verso le 01.45 a bordo del Mv. Nereo e disse al comandante che gli serviva il Nereo per allontanarsi dall'isola. Il comandante, sottonocchiere Lo Faro, non aderì alla richiesta e poiché l'ufficiale insisteva, scese a terra per chiedere ordini. Mentre il Lo Faro era a terra, l'ufficiale inglese, con armi alla mano e con minaccia di usarle, impose al motorista di mettere in moto. Il Nereo lasciò così la banchina, avendo a bordo pochi uomini e tre ufficiali inglesi. Oltre al Nereo gli Inglesi portarono via a rimorchio anche una motobarca in buona efficienza ed un battello, privando così il personale italiano (circa 400 uomini) di mezzi preziosi per la fuga. La pona delle ostruzioni del Passo di Levante di Parteni era stata aperta al calar della sera per ordine del Comandante della zona, essendo previsto l'arrivo di un convoglio inglese. Al transito della porta, il Nereo ebbe ordine di fermarsi dal sottufficiale addetto alle ostruzioni, nocchiere di terza classe Ugo Conclave, ma l'ufficiale inglese, che era da lui personalmente conosciuto, rispose, senza fermarsi. che si recava a pilotare il convoglio in arrivo. Il sottufficiale non si arrese a guesta spiegazione, replicò l'intimazione di fermarsi, poi diede ordine alla sentinella di far fuoco. Il Nereo continuò la sua rotta e scomparve nell'oscurità. Il Nocch. Conclave tentò di informare per telefono il Comando della zona, ma la linea era interrotta. La fuga del motoveliero diede al personale del distaccamento la sensazione che la resa doveva effettivamente essere già avvenuta. Verso le 0800 del 17 giunsero alla caserma ufficiali tedeschi che diedero al personale cinque minuti di tempo per prelevare pochi chilogrammi di bagaglio individuale e poi lo avviarono verso Gurna donde, il giorno dopo. fu trasferito al campo


270 di concentramento dei png1onieri italiani, creato nella sede delJ'A viazione a Xerocampo. La batteria 749 (isolotto di S. Arcangelo - C.te T. Art. Luigi Barelli), dopo aver subito distruzioni gravissime e avuto parecchi feriti a causa dei bombardamenti dall'alto e dopo aver validamente e con ottimo successo contribuito al tiro contro gli aerei con le poche armi scampate alla distruzione, venne a conoscenza, verso le 21 del 16, . della notizia della . resa. La notizia fu smentita dal Comando del settore Nord e,. poiché erano state avvistate delle unità nel Canale di Lisso, fu accesa la fotoelettrica per esplorazione navale. Attaccata da aerei, la fotoelettrica fu spenta e poi riaccesa, ma ben presto vennero a mancare i carboni e si spense definitivamente dopo essere stata di nuovo bombardata. La mattina d el 17 alle 0500 una telefonata del Comando del settore confermò la notizia della resa. Nei successivi giorni 17 e 18 alcuni uomini riuscirono a scappare con qualche barca a remi, ma il Teo. Barelli declinò l'invito a partire con loro per non abbandonare il grosso del suo reparto. Il Comando del Gruppo c. a. Centro (Cap. Art. Augusto Gorisi), bersagliato da ogni parte perché coinvolto nella lotta sostenuta dalla batteria 127 (M. Maraviglia) nei cui pressi aveva sede, vide avanzare i nemici e provvide ad inutilizzare la radio, nascondendone le valvole. Verso le 15 vide pronunciarsi l'attacco contro il vicino Comando inglese. Verso le 17 intuì, dalla cessazione del fuoco, che la battaglia era finita. Infatti nella strada che conduceva ad Alinda, passavano gruppi di Tedeschi inquadrati e ciò eliminò ogn i residuo di dubbio. Poi vide i soldati tedeschi alla sede del Comando inglese. Il Cap. Gorisi. con pochi uomini fra cui quattro feriti, si rifugiò in una grotta, in attesa degli eventi, e di un possibile contrattacco che liberasse la posizione. I Tedeschi si accorsero della pres~nza di questi uomm1 nella grotta soltanto l'indomani mattina, li presero e li avviarono verso Lero. La batteria 250 (punta Cazzuni - T en. Art. Vincenzo Sirizotti) aveva le mitragliere fuori servizio per avarie dovute al logorìo per l'uso prolungato. Avuta notizia della resa, tutta la batteria fu messa fuori uso, buttando in mare gli otturatori. Una sessantina di uomini riuscì ad imbarcarsi su un « gazolino » ed a raggiungere la Turchia, dopo una breve tappa a Lisso, dove un gruppo di naufraghi della R. N . Volta, rimasti nell'isola


271 dopo rincaglio, si unì al personale della 250. Dell'interessante seguito delle avventure di questo gruppo di profughi, si narrerà in seguito. La batteria 906 (M. Muplogurna - Ten. Art. Antonio Mori), rimasta con un solo pezzo efficiente, intercettò alle 18.40 la segnalazione ottica deJla resa (« ore 18.30 la fortezza ha capitolato») e desisté da ogni azione bellica. La batteria 388 (Punta Diapori, estremo Sud - Cap. Art. Liberale Libera) fu presa dai T edeschi il giorno 17 ed il personale fu avviato al campo di concentramento dell'aeroporto. La batteria S. Giorgio (M. Scumbarda - Ten. Art. Silvio Gennari) aveva avuto il giorno 12 un violento attacco di 5 Stukas che aveva fatto saltare in aria una riservetta del pezzo 1. Si erano incendiate 156 cariche, sei casse di bombe a mano, dodici casse di munizioni per mitragliera e moschetto. Per il pronto intervento di un gruppo di coraggiosi, guidati dal Comandante la batteria, l'incendio era stato domato, evitando così lo scoppio di circa 200 granate e la sicura distruzione del pezzo 1. La batteria poteva quindi continuare la sua attiva partecipazione alla lotta. Ma il giorno 16 era rimasta senza munizioni Verso le 17.30, con l'autorizzazione del Generale inglese, sparò gli ultimi 45 colpi (15 salve) contro il Castello di Lero dove si annidavano forti gruppi di Tedeschi, poi, esaurite tutte le munizioni, fu costretta a tacere per sempre. Un'ora dopo riceveva l'ordine di resa. Il Ten. Gennari dispose allora per l'occupazione della batteria da parte dei Tedeschi, secondo gli ordini ricevuti. Trascorsa tutta la notte senza che nulla avvenisse, il giorno 17, avendo visto che gli armamenti di tutte le batterie affluivano al campo di concentramento dell'aeroporto, decise di scendere con tutto il personale verso Portolago. A metà costa del M. Scumbarda, il gruppo si arrestò, avendo visto sulla strada due soldati tedeschi, in gi nocchio col fucile mitragliatore puntato. Il Ten. Gcnnari si fece avanti insieme con un sottocapo che conosceva il tedesco. I due Tedeschi, un maresciallo ed u n caporale paracadutisti. sentito un saluto in lingua tedesca, si alzarono, alzarono le canne dei fucili, ed iniziarono subito un interrogatorio per sapere quale era stata l'attività della batteria dopo lo sbarco. Chiesero: « Avete abbanuto apparecchi? - Avete affondato m otozattere? - A vete ucciso Tedeschi. paracadutisti. o soldati di fanteria?». Il Tenente Gennari ebbe buon gioco nel r ispondere che si trattava


272 di una batteria navale che aveva sparato esclusivamente a tiro indiretto. Il maresciallo si accontentò di questa risposta e diede ordine al gruppo di proseguire verso il campo di concentramento dell'aeroporto. L'indomani il Ten. Gennari fu sottoposto da parte di una Commissione ad un altro interrogatorio del tutto simile a quello già subìto e diede le stesse risposte. Al Comando F AM-DICA T il C. F. Virgilio Spigai, nel pomeriggio del giorno 16, verso il tramonto, avuta chiara la sensazione della fine imminente, stava organizzando un'estrema difesa sul posto, quando gli ufficiali inglesi addetti al suo Comando, chiamatolo in disparte, gli dissero che il Gen. T ilney era stato sopraffatto, che essi non ne avevano più notizie, che tutto era finito, e che gli proponevano di indossare una uniforme inglese e di scendere con loro per imbarcarsi su una Ml inglese e salvarsi dalla prigionìa. Il Comandante Spigai non esitò un momento a rifiutare. Subito dopo, erano le 18.30, una telefonata dell'Amm. Mascherpa gli comunicava la resa e l'ordine di cessare il fuoco. L'ordine fu subito trasmesso a tutte le batterie con le quali esisteva tuttora qualche forma di collegamento. Una telefonata dall'Aviazione gli comunicò che un motoscafo sarebbe passato fra breve a prenderlo a Punta Cazzuni, ma il C.te Spigai rifiutò anche questa offerta. Il C. F. Re, Comandante della Difesa, con una precedente telefonata lo aveva informato della sua personale decisione di non fare alcun tentativo di fuga, ma di voler rimanere con la sua gente. Ed il C.te Spigai, ormai riso1uto a rimanere, avendo esaurito, con l'ordine di cessare il fuoco impartito a tutte le batterie, il suo compito di Comandante la FAM-DICAT, decise di ritornare alla sua destinazione di provenienza, il Comando Gruppo Sommergibili, di là dalla rada. Scendendo dal monte vide che i Tedeschi continuavano a spe~ zonare la rada di Portolago, mirando soprattuto alle banchine, probabilmente con l'intento di impedire le prevedibili fughe per mare. Giunto a Punta Cazzuni, il C.te Spigai passò vicino alla batteria 250 che sparava con armi leggere contro i natanti in fuga. Questo era l'ordine che egli stesso aveva emanato due giorni prima, in condizioni ben diverse. Annullò subito l'ordine e proseguì fino a Portolago, dove, con pochi altri uomini, si imbarcò su un battello, traversò la base e giunse alla Caserma Sommergibili. Incontrò un gruppo di marinai fermi vicino ad una Mz che stava per scostare. Non vi era nessun ufficiale a bordo ed i


Il municipio <li Portolago colpito dopo che era divenuto sede del Comando inglese


Rovine della banchina sommergibili


273 marinai insistettero molto col C.te Spigai perché si imbarcasse con loro, ma egli rifiutò e la Mz partÌ con pochi marinai a bordo, perché la maggior parte seguì spontaneamente il C.te Spigai che proseguiva a piedi. Insieme con questi marinai entrò, per ripararsi dal persistente spezzonamento. in una grande cavernarifugio retrostante la Stazione di carica. Vi trovò una gran massa di operai civili della Base, che il lungo assedio aveva ridotto in assai cattive condizioni fisiche e morali. Ne ebbe tuttavia cordiale accoglienza e tentò <li rincorarli e rianimarli, poi proseguì verso la Stazione Sommergibili. Ritrovò nella caverna-rifugio tutto il suo personale, ne riprese il comando, ristabilì i servizi essenziali che le circostanze richiedevano e ne informò per telefono il Com andante Re. Verso le 21 gli si presentò un ufficiale inglese, comandante di una compagnia di soldati d i colore, che gli chiese un mezzo per far fuggire d all'isola i suoi uomini che erano disarmati, avviliti ed affammati. Mezzi navali non ce ne erano più ed il C.te Spigai, d'accordo con l'ufficiale inglese, fece mettere in posizione due mitragliere per il caso che i soldati di colore potessero cadere in preda al panico e provocare disordini che sarebbero stati disastrosi per tutti. Ma non ce ne fu bisogno perché essi rimasero tutta la notte sdraiati per terra a dormire. La notte trascorse tranquilla. L'indomani mattina vennero i Tedeschi, che ripartirono tutto il personale in due gruppi, uno a Gonià ed uno a S. Giorgio, e cominciarono gli interrogatorii. Il C. F. Re, Comandante della D ifesa, fece il massimo di guanto le circostanze gli consentirono. F in dal pomeriggio del 16, quando da molti sintomj era apparso chiaro che la resistenza aveva perduto ogni possibilità di successo, dopo aver vagliato il pro e il contro d i una fuga dall'isola, per la quale i mezzi non gli mancavano, egli aveva nobilm ente e coraggiosamente deciso di rimanere, affrontando i ben noti rischi connessi alla cattura da parte dei Tedeschi, pur di non lasciare in loro balìa, senza la guida e la difesa del superiore. i propri dipendenti. La sua posizione di Capo militare della Difesa lo esponeva più di ogni altro, dopo l'Ammiraglio, alle rappresaglie, ma questo pensiero non lo turbò e non fece vaci llare la sua fermezza nella risoluzione presa. Comunicò per telefono la sua decisione al C.te Spigai, incaricandolo di informare tutti gli ufficiali dipendenti dal Comando F AM-DICAT. Quando

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274 venne il momento e la resa fu annunziata, diede tutti gli ordini che gli fu possibile dare per la cessazione delle ostilità. Durante la notte attese invano l'Ammiraglio. (Come già <letto, i Tedeschi, dopo aver chiesto all'Ammiraglio l'esecuzione delle clausole imposte in seguito alla resa, anziché lasciargli il tempo ed il modo di agire in conseguenza, lo avevano rinchiuso insieme col C.te Margarucci in una casa greca di Lero). Poté vederlo solo per brevi istanti quando, all'alba del 17, accompagnato da un T. V. armato di fucile mitragliatore, era venuto nel suo alloggio per ritirare qualche oggetto personale. La mattina del 17, all'alba, la Bandiera sventolava ancora sulla Caserma della Difesa, pur essendo la Caserma quasi interamente distrutta dai bombardamenti. · Per evitare manomissioni nemiche, il C.te Re diede ordine ad alcuni marinai di salire sul tetto ad ammainarla; il che fu fatto tra la più viva commozione di tutti i presenti. Sul far del giorno il C.te Re diede ordine al personale delle varie opere di lasciare le proprie destinazioni e <li concentrarsi a Gonià. L'ordine fu eseguito ed il personale giunse a Gonià, regolarmente inquadrato dai propri ufficiali. Gli armamenti della batteria 888. per meglio proteggere i propri ufficiali dalle temute rappresaglie tedesche, li misero in mezzo a loro, decisi a difenderli con le bombe a mano che si erano nascoste nelle tasche. se i Tedeschi avessero tentato di catturali. A Gonià fu subito provveduto a pagare al personale gli averi arretrati, ma i Tedeschi intervennero e sequestrarono la cassa. Il Capo di S. M ., C. F. Luigi Borghi, era partito nella notte fra il 15 ed il 16 con un dragamine inglese adibito al trasporto dei feriti. Egli era stato colpito il giorno 15 da una crisi di riacutizzazione di un'ulcera gastrica di cui soffriva da tempo e che gli strapazzi e la inadatta alimentazione, specie degli ultimi giorni, avevano molto aggravata. Il medico aveva ritenuto necessario un periodo di riposo, cure in ambiente adatto ed intervento operatorio, tutte cose non realizzabili a Lero. L 'Amm. Mascherpa ed il Gen. Tilney ave\'ano autorizzato il C.te Borghi ad allontanarsi dall'isola ed il Comando inglese gli aveva concesso di approfittare di un mezzo in p:irtenza in quella notte ed aveva predisposto per il suo ricovero all'ospedale di Alessandria. L 'Amm. Mascherpa, nella probabile ipotesi che il mezzo toccasse Samo, gli aveva dato l'incarico di esporre la situazione di Lero al Generale Soldarelli


275 ed al Comando Inglese e di chiedere rinforzi. Il dragamine su cui aveva preso imbarco il C.te Borghi non toccò Samo, ma si recò direttamente nelle acque turche. li C.te Borghi allora di sua iniziativa chiese ed ottenne di prendere passaggio su un Ct. inglese che si recava a Samo. per espletarvi la sua missione. Della utile opera da lui svolta a Samo e successi\'arnente in Turchia si parlerà quando saranno trattati gli avvenimenti di Samo. Il C. C. Napoli, capoufficio operazioni, Sottocapo di S. M. e, dopo la partenza del C.te Borghi. facente funzioni di Capo di S. M., provvide a trasmettere la notizia della resa a S. Giorgio al C. C. Franzitta, C.te in 2• delln Base Navale. Dopo la prima comunicazione avrebbe voluto impartire altre istruzioni più particolareggiate, ma le comunicazioni telefoniche si interruppero. Rimase tutta la notte al Comando distruggendo documenti segreti, appunti, cane, telegrammi e fonogrammi. Non fece nessun tentativo per allontanarsi, avendo già deciso di non volersi separare dal suo personale. Egli riferisce che per tutta la notte i Tedeschi continuarono a gettare bombe e razzi illuminanti, mentre aerei inglesi lanciavano rifornimenti per le loro truppe. La mattina del 17 ebbe ordine dai Tedeschi di recarsi alla sede protetta di Gonià per il primo interrogatorio. Kon risulta se l'Ammiraglio Mascherpa abbia avuto la possibilità di informare le Autorità italiane dell'avvenuta resa. L'ha fatto in ogni modo il giorno successivo da Samo il Generale Soldarelli con un telegramma (V. Doc. N. 179) nel quale era ricordato il contegno fermissimo delle truppe. Gli ha risposto il Capo di S.M. Generale con altro telegramma 0'- Doc. N. 180) contenente parole di fierezza e di ammirazione per la magnifica resistenza. Inoltre il Capo d i S.M. del l'Esercito con un suo ordine del giorno in data 22 novembre comunicava il telegramma del Gener ale Soldarelli a tutti i reparti del rinascente Esercito italiano ed additava l'eroico comportamento del Presidi o di Lero come esempio da seguire e come proYa concreta di persistenza di alto spirito militare. La caduta di Lero, per quanto prevista (le notizie sugli avvenimenti in Egeo ed in particolare quelle sugli ultim i giorni di Lero non lasciavano adito a ragionevoli speranze), più che in Italia ebbe sensibili ripercussioni in Inghilterra dove l'opinione


276 pubblica, poco al corrente degli dementi militari della situazione, non si attendeva una sconfitta in un periodo in cui sembrava che la corrente di marea della guerra avesse cambiato definitivamente direzione e fosse ormai srnbilmente in favore degli Alleati. Le prove di persistente alta efficienza combattiva date dai T edeschi in Egeo furono causa di apprensione. Non mancarono chiare manifestazioni di delusione e non furono lesinate critiche nella stampa ed in Parlamento (ne diamo ampio resoconto nelle Appendici) tanto più che la caduta di Lero fu seguita a brevissimo intervallo dalla inevitabile ritirata da tutte le isole dell'Egeo, il che troncò alla radice ogni speranza d i sviluppo di quella azione che col m antenuto possesso dell'Egeo, con la guerriglia nei Balcani e con l'ingresso della Turchia nel campo degli Alleati avreb~~ · dovuto realizzare le concezioni strategico-politiche di Churchill. Le accuse di aver perseguito un piano operativo non realizzabile con i mezzi a disposizione e di non averlo sospeso in tempo allorchè ogni speranza di esito favorevole era venuta meno (il che avrebbe evitato gravi perdite umane ed ancor più grave perdita di prestigio militare e politico) giunsero, con la abituale franchezza di linguaggio degli Inglesi, al più alto tono ammissibile in tempo di guerra. Le Autorità militari ed il Governo si attennero, come motivo dominante delle loro giustificazioni, al fatto di aver impegnato a lungo consider evoli forze nemiche, distraendole con vantaggio da altri teatri d'operazione e di aver inflitto al nemico perdite numericamente superiori alle forze messe in campo in Egeo dagli Alleati (1). A questo criterio di valutazione puramente numerico non sarebbe difficile muovere fondate obiezioni anche dal solo punto di vista sta tistico, ma preferiamo ricordare invece le belle parole pronunziate l'indomani della caduta di Lero dal Generale Wilson

(]) Il libro " Five V cntures ,, più volte citato valuta le perdite delle truppe inglesi (quat1ro bauaglioni d i fanteria, artiglieri , segnalatori , genieri ed altr i) in 600 morti e 3000 prigionieri compresi i feriti (il n umero òegli scampat i non arriva a 250). Perd ite material i : tutti i c,rnnoncini Bofors. i mo~tai. le m itragliatrici e note · m li quantità di mcz1.i d i trnspon o e di material i d i cquip:iggi:imcmo. I Tedeschi honno messo in az ione ci rca 45(10 uom ini d i cui 36(l() di fan1cria ,. 550 paracadutisti. circa una ,·emina d i pezzi di art iglieria d i Yari t ipi. Le loro perd ite in aerei :1d opera dei cannoncini !Jofors inglesi sono valutate in sedici apparecchi, né trascurabile è stato il numero degli uon ,ini perduti. Secondo b tesrimonianza d , un lifficialc della Marina Canadese, i cannonieri it aliani delle batterie costiere hanno co mbattuto magni· ficamcntc.


277 che volle ricordare il debito di onore contratto dagli Alleati verso gli Italiani al momento dell'armistizio promettendo loro aiuti, debito che doveva essere e fu soddisfatto in Egeo anche a costo di gravi sacrifici (V. Al!. 26 all'Appendice III). A questo generoso sentimento corrispose infatti in alto grado il va lore e l'impegno dei combattenti inglesi. Il Generale Wilson, il giorno successivo alla caduta di Lero ne aveva informato direttamente Churchill con w1a breve lettera densa di rammarico in cui la causa dell'insuccesso viene precisata nella mancata rioccupazione di Rodi (V. Doc. N. 181 ). Churchill risponde l'indomani, 18 novembre, m anifestando al Gen. Wilson approvazione per la condotta delle operazioni, rammarico per il loro esito e speranza di migliori accordi come risultato della prossim·a conferenza (Cairo-Teheran) (V. Doc. N. 182). In data 21 novembre Churchill telegrafa a Eden, tornato allora da Mosca, commentando amaramente la caduta di Lero e dettandogli le direttive da seguire per giustificare l'accaduto nel caso che esso dovesse divenire oggetto di una interrogazione in Parlamento. Nel messaggio si afferma che « è giusto dire che è il nostro primo rovescio veramente grave dopo T obruk nel 1942 » (V. D oc. N. 183). Il capitolo delle memorie di Churchill che si riferisce all'Egeo alla fine della esposizione degli avvenimenti dice che i contrasti per avere i modestissimi mezzi occoHenti alle operazioni « rappresentano, fortunatamente in minime proporzioni, le maggiori divergenze che io abbia mai avuto col Generale Eisenhower » e così conclude : « Sarebbe tuttavia stato facile. eccettuati i pedanteschi dinieghi degli elementi subalterni del Comando, aggiungere a rutti i frutti della campagna d'Italia anche il controllo dell'Egeo e, con ogni probabilità, l'entrata in guerra della Turchia» . Da parte italiana la ben nota situazione del nostro Governo dopo l'armistizio (situazione che non ebbe sensibile mutamento neppure dopo la dichiarazione ufficiale di guerra a lla Germania del 13 Ottobre) spiega a sufficienza quello che non può neppure definirsi un mancato od insufficiente concorso del le Autorità Centrali alla d ifesa di Lero. perché gli aggettivi << mancato ed insufficiente » darebbero adito a supporre la esistenza di una possibilità pratica di decisione di intervento e di una disponibilità di mezzi che in realtà in quel periodo non esistevano affatto. Quella invece che rispose in pieno alle esigenze morali e materiali delle circostanze. fu la guarnigione di Lero.


278 Se nel quadro complessivo degli avvenimenti in Egeo vi fu qualche episodio increscioso specie nei riguardi degli Alleati, nulla di tal genere si verificò a Lero. A Lero qualche particolare avvenimento poté sul momento e sul luogo essere mal giudicato, ma oggi, a luce fatta , possiamo escludere, anche a proposito di questi avvenimenti, ogni interpretazione men che onorevole. Oggi possiamo ben dire che lo specchio di Lero è senza macchia. Nella storia per molti aspetti dolorosa del primo periodo post-armistizio, Lero brilla di una luce tutta particolare che è per noi motivo di vanto e di orgoglio. · Alla precisa direttiva del Capo fecero r iscontro, senza eccezioni, il fervore e la decisione dei combattenti. Alla prontezza della decisione iniziale corrispose la fermezza nel rispettare la decisione presa contro ogni difficoltà ed ogni scoramento che pur tante circostanze avrebbero potuto alimentare. Lo sfavorevole esito finale non diminuisce un merito che non si può fraziona re attribuendolo a singole persone, a singoli reparti o a singoli servizi, ma va decretato in blocco a quello che è stato veramente un blocco di volontà cementato dall'amore di Patria. Una sola eccezione sentiamo di dover fare all'apprezzamento collettivo ed è per ricordare l'alto valore morale e professionale di cui hanno dato prova i comandanti delle batterie che, essendo ufficiali di complemento di artiglieria richiam ati, appartenendo cioè ad una F orza Armata diversa da quella dei loro superiori e dei loro dipendenti , hanno dato magnifica prova dell'alto rendimento di cui è capace, in un buono inquadramento, questa benemerita categoria di ufficiali. Ciò è molto importante per le conseguenze che se ne possono trarre nei riflessi della moderna preparazione delle Forze Armate. Per motivi che sono stati già illustrati la situazione morale a Lero 1'8 Settembre 1943 non era molto buona e i mezzi di cui l'isola disponeva , se non erano scarsi nel loro complesso, presentavano però in alcuni servizi gravi lacune. L'organizzazione difensiva non era, in linea generale, pari a quella che sarebbe stata necessaria per far fronte vittoricfsamente ad un nemico agguerritissimo e divenuto eccezionalmente esperto in operazioni di sbarco da eseguire con poche forze ma usufruendo del completo dominio dell'aria. Nonostante questi fattori negativi, la forza dello spirito che ha animato tutta la guarnigione ha permesso di ottenere il


279 massimo rendimento dai mezzi disponibili e le perdite inflitte al nemico dalle armi italiane sono stare molto elevare: si possono ritenere un centinaio gli aerei abbattuti dal tiro contraereo, una diecina i m ezzi n avali distrutti dalle nostre batterie e quasi un migliaio gli uomini uccisi (in concorso con le truppe inglesi) nelle giornate dei combattimenti terrestri. Le circostanze non hanno permesso di accertare con assoluta esattezza le nostre perdite in morti e in feriti. Per l'Esercito il T. C. Li Volsi ci dà le seguenti cifre approssimate delle perdite in combattimento : morti ufficiali 3 sottufficiali e truppa 12, feriti: ufficiali 2 sottufficiali e truppa 16. Per la Marina i deceduti dalla data dell'armistizio a quella della resa, cifra che deve quindi ascriversi quasi esclusivamente ai bombardamenti, sono di 5 ufficiali e 67 uomini ; a questi si dovrebbero aggiungere un'aliquota imprecisabile dei 164 dispersi di Lero, cifra che logicamente: si estende ad un periodo più ampio e comprende molte e disparate ca use, tra le quali anche i bombardamenti aerei e i combattimenti. Di fronte al sacr ificio di sangue proporzionalmente modesto sta il duro sacrificio quotidiano sopportato da tutti con forte spirito e con la coscienza di compiere il più alto dovere verso la Patria che in quei giorni più che mai aveva bisogno di rialzare il suo prestigio con l'opera dei suoi figl i migliori. Mentre in altri settori si sono in quel periodo verificati smarrimenti e cedimenti. Lero è stata spontaneamente solidale con l'alto esempio dato dalle nostre Forze Navali ed ha battuto immediatamente la stessa via della fedeltà alle Istituzioni dello Stato. Ma la decisione sulla linea di condotta da seguire era avvenuta a Lero in circostanze di isolamento, ài scarsità di ordini e di notizie che la resero forse ancor più drammatica ed il contegno serbato durante tutta la lotta dimostrò che essa fu presa in piena coscienza. Precedendo la dichi arazione di guerra alla Germania e correndo per questo tutti i rischi che da questa situazione, a stretto rigore irregolare, potevano derivare (ed erano rischi gravissimi) Lero ha il vanto di essere stato jl primo nucleo militare terrestre organizzato che abbia impugnato le armi contr o il nuovo nemico e che lo abbia affrontato in combattimento. A Lero spetta quindi nella nuova storia d'Italia un particolare posto d'onore. Le testimonianze dello spirito dei combattenti consacrate nelle relazioni dei reduci sono numerosissime e se ne po-


280 trebbe fare una mirabile antologia. Specie le relazioni degli ufficiali di maggior grado e che avevano incarichi di alta responsabilità sono rune interessanti ed esaurienti. Volendone riprodurre qualcuna ci si è trovati di fronte a difficoltà di scelta. Si è finito per dare la preferenza alla relazione del S.T.V. Giovanni Ga]atà il quale aveva un incarico che, nelle particolari circostanze, ha assunto importanza notevolissima. Egli era a capo di una squadra di guardafili inéàricata di mantenere in efficienza le comunicazioni telefoniche dell'isola. Questo incarico lo portava a girare continuamente ed a trovarsi a contatto con tutti i reparti. La ·sua giovane età, il suo grado modesto fanno di lui un testimonio obiettivo e spassionato: per questo si è ritenuto che la sua relazione costituisca un documento particolarmente significativo, atto a riassumere e a rappresentare tutti- gli · altri. Ecco il testo della relazione del S.T.V. Galatà:

Roma, 8 Ottobre I945

Alla Commissione d'Inchiesta su.i fatti di Le1'0 Ministero Marina - Roma A successiva richiesta di V. E. riferisco circa l'attività svolta dal sottoscritto $.T.V. Giovanni Galatà dal 13 Ottobre 1943 al 17 Novembre stesso anno. giorno della resa dell'isola di Lero. Presentatomi il giorno 13 Ottobre al Comandante Borghi ricevevo l'incarico di Ufficiale addetto al C.S.M. per le comunicazioni per l'Isola e di questa con le altre ancora sotto giurisdizione italiana ; in tale qualità avevo a mia disposizione una squadra di guardafili, sottufficiali e marinai, cui avevo aggiunto un civile militarizzato della Ditta I voj, incaricata della manutenzione dei cavi telefonici sotterranei di Lero e telegrafici di questa con Calino e Samo. In tutto una trentina di persone scelte da me tra i più giovani e più coraggiosi a causa del rischio che guel delicato e importantissimo incarico comportava. Si trattava di assicurare le comunicazioni telefoniche delle batterie con la DICAT - nei tratti in cui tale compito non poteva essere esplicato da quello stesso personale - e di tutti i vari Comand i dislocati nell'Isola con la sede protetta, con rutti i mezzi e a qualunque costo, sotto


281 il continuo grandinare delle bombe, di giorno e di notte. con qualsiasi tempo e senza riguardo per il logoramento del personale e dei pochissimi mezzi a disposizione. lo posso con piena obiettività dire che di fronte a tale gravoso compito ed alle difficoltà spesso impensabili che ne ostacolavano la soluzione, il personale guardafili della Difesa ha d ato la misura dell'impossibile; riparavano le linee vitali sotto bombardamento, mitragliamento, spezzonamento - io ero sempre con loro e li ho visti lavorare in tali condizioni - pronti a ritornare immediatamente sul posto non appena qualche nuova causa ne impedisse un buon funzionamento. Ben presto un camion non fu più sufficiente e dovetti organizzare il servizio con vari gruppi di squadre su diverse macchine abbandonate perché colpite e da noi riparate e usate; fu poi necessario distaccare gruppi di due o tre persone nei punti di nodi telefonici con ordine di verificare ogni tre ore linee lunghe vari chilometri su terreno accidentato e pericoloso. Rimaneva con me un gruppo mobile, pronto ad intervenire dovunque ce ne fosse bisogno. In condizioni durissime di vita - tra i mille eroismi e le mille debolezze di quella lotta furibond a che è stata la difesa di Lero - costretti a risparmiare il metro - quand'anche per averlo non si dove,·a ricorrere a linee fuori uso - il personale guardafili della Difesa ha dato prova di non temere alcun ostacolo; si trascorrevano sui camion e sulle linee i giorni e le notti, senza risparmio di energie. Per 52 giorni è stata da loro combattuta una lotta impari e senza quartiere ; ritengo si a ormai noto che gli aerei tedeschi erano sul cielo dell'isola 24 ore su 24. Ho già avanzato a suo tempo proposte di ricompense al valore per i più meritevoli . In conseguenza di tale attività ho girato l'isola in lungo e in largo molte volte ; ho visto nelle batterie l'eroismo di quegli stessi marinai che poco prima si lamentavano perché non avevano generi di conforto - che pure esistevano al Commissariato - o perché da 40 mesi relegati lassù, facendo una vita priva di qualunque conforto materiale e spirituale. Ho visto prodigarsi un purissimo eroe - eroe ancor più che santo - padre Lega. ho visto gente rinchiusa nei rifugi, ho Yisto morire e combattere prodi e ignoti marinai, valorosi Comandanti di batteria, ho assistito e qualche volta seguito direttamente !"opera silenziosa accorta.


282 decisiva del Com.te Re, del Com.te Borghi, del Com.te Spigai e del Com.te N apoli . Lero è qualcosa che ha toccato i vertici opposti delle possibilità dell'animo umano ma io penso che il suo eroismo sia stato tal mente grande da poter fare dimenticare gli screzi che ne adombrano la purezza. E' lecito dire che l'aiuto di una sola squadriglia di aerei da caccia ne avrebbe reso impossibile la caduta.

Il S. Tenente di Vascello GIOVANNI GALATÀ


CAPITOLO

IX.

CONSEGUENZE IMMEDIATE DELLA RESA

1 ° Esodo dei '!"e::n::i navali e del pe rsonale

I mezzi navali efficienti a Portolago, nel momento della resa, erano : a) Flottiglia Mas. Mas 520 - 521 - 523 - 545;

b) Mezzi della Base Navale. Mz. 729 (la Mz. 722 era partita da Parteni la sera del

15 con a bordo prigionieri tedeschi). M.p Leda - Squalo - Audacemente - Maria Cerrettì; e) Mezzi dell'Aeronautica; d) Alcune imbarcazioni a motore. L'esistenza di alcuni mezzi navali con una discreta capacità di trasporto aveva naturalmente fatto sorgere l'idea di imbarcarvi , al momento opportuno, quanti più uomini fosse possibile e farli partire. sottraendo così gli uomini alla prigionia e<l i mezzi alla cattura. Quest'idea si era rafforzata quando fu chiaro che le sorti della resistenza volgevano al peggio. ma non era possibile preparare apertamente un piano di evacuazione perché ciò avrebbe indebolito il morale dei combattenti. Inoltre era da prevedersi che, in caso di resa, l'allontanamento dei mezzi e degli uomini sarebbe stato in contrasto con le condizioni di resa che il vincitore avrebbe imposto. L 'ombra dello spaventoso eccidio di Cefalonia incombeva naturalmente anche su Lero e contribuiva a generare due opposti sentimenti: da una parte il desiderio di lasciare l'i sola,


284 che spingeva a dar corso alle predisposizioni per l'evacuazione, e dall'altra, la preoccupazione che concrete predisposizioni potessero costituire a breve scadenza elemento di grave rischio di rappresaglie contro coloro che per imprevedibili avverse circostanze non fossero potuti fuggire e, rimanendo, sarebbero stati chiamati responsabili di premeditata inadempienza delle clausole di resa. Naturalmente anche l'Amm . Mascherpa aveva, ad un certo momento, considerata l'eventualità di una fuga tempestiva ed aveva preso accordi in proposito col Comandante la squadriglia Mas, T.V. Baldini, perché stesse col suo Mas 521 pronto a sua disposizione. Gli Inglesi stessi glielo avevano consigliato ma, come risulta dalla testimonianza scritta di un Colonnello inglese, egli aveva subito respinto il loro consiglio. Dice il Colonnello inglese che « la sua dedizione alla Patria gli è costata la vita». Infatti. avvicinandosi il momento della decisione suprema, egli aveva avvertito, più forte di ogni altra considerazione, il dovere morale di non separare la sua sorte da guella dei suoi dipendenti: sentiva la responsabilità di averli spinti su quella strada che ora. per malaugurato volgere di eventi. li esponeva a dovere affrontare gravissimi rischi e preoccupanti incognite. A questo si aggiunse (come l'Ammiraglio ebbe a dichiarare al T. V. Baldini), un senso di fierezza e di decoro di fronte al Comando inglese che rimaneva al suo posto. Ma si può dire qualche cosa di più nella certezza che a fargli rinunziare alla salvezza attraverso la fuga ha senza dubbio contribuito quel sentimento che nessun marinaio dirà m ai con chiare parole (perché una specie di insopprimibile pudore non permette di esprimere ciò che più gelosamente è custodito nel fondo del la propria coscienza), ma che tanti marinai hanno tradotto in splendente realtà: quel sentimento di amore che fa del Comandante un tutto unico con la sua nave e che lo induce molto spesso a morire con lei. Perché se è vero che i mezzi navali sono partiti di loro iniziativa ed all'insaputa del Comando Marina, è altrettanto vero che, purché lo avesse voluto, l'assicurarsi la disponibilità di un mezzo italiano od inglese per l'ultimo scampo sarebbe stato per l'Ammiraglio facilissimo. Ma, invece, egli disse al T. V. Baldini che metteva a disposizione sua e del Colonnello Commissario Coraucci, (Vice Governatore di Lero, che, come fuggitivo di Rodi, aveva tutte le probabilità di essere fucilato dai Tedeschi), la propria macchina perché


285 potessero recarsi a S. Giorgio ed ivi imbarcarsi per raggiungere la Turchia Analoghe considerazioni possiamo fare per il Coro.te Re il quale avrebbe avuto altrettanta facilità di organizzarsi una fu ga per mare subito dopo la resa, ma che invece, come abbiamo già visto, superò ben presto ogni suo dubbio suff argornento e, una volta deciso a rimanere, telefonò subito al Com.te Spigai perché diffondesse fra i dipendenti la notizia della sua decisione. Ed infatti anche il Com.te Spigai, come si è già visto, rifiutò l'offerta degli Inglesi di andarsene con loro in uniforme inglese, declinò un accordo preso in precedenza con il Cap. Pr eti per usufruire di uno dei motoscafi d ell'Avi azione, respinse le insistenze dei marinai che lo volevano con loro sulla motozattera 72.9 in procinto di partire, e rimase. Ricordiamo qui ancora, trattando dell'esodo dei mezzi navali, che il Com.te Spigai, avendo subodorato attraverso intercettazioni telefoniche, che qualche preparativo per la evasione si stava facendo, aveva dato or,d ine alla batteria 250 (Punta Cazzuni) (probabilm ente il giorno 14) di aprire il fuoco con le armi leggere contro qualunque mezzo navale tentasse di uscire <lal porto senza sua personale autorizzazione. Comunicò subito al Com.te Re l'ordine impartito e ne ebbe immediata sanzione. Lo revocò poi, come si è visto. la sera del 16, quando, sceso da M. Patella, passò presso la batteria che stava sparando. Del C. F. Borghi, Capo di S. M., abbiamo già visto che, pienamente autorizzato, 3.veva dovuto lasciare l'isola per impellenti motivi di salute la notte del 15. Aggiungiamo qui che, giunto in Turchia con mezzo inglese, anziché proseguire per Alessandria come ne aveva avuta immed iata possibilità, e come avrebbe dovuto fare per poter essere subito operato, approfittò d i sua iniziativa di un mezzo inglese diretto a Samo per tornare in Egeo a conferire col Gen. Soldarelli, nell'intento di giovare, con la sua parola e con le sue informazioni, alla causa di Lero.

a)

FLOTTIGLIA

MAs.

La sola Autorità che ben giustamente aveva dato qualche predisposizione per l'evacuazione, allo scopo di non far cadere nelle mani del nemico le sue unità, era stata la flotti glia Mas. Il Capoflottiglia, C. F . Borghi, come si è già visto, era completamente assorbito dall'incarico di Capo di S. M. che si sorn-


286 mava praticamente a quello di ufficiale di collegamento fra gli Inglesi e l'Ammiraglio. All'infuori degli ordini di missione, la cui emanazione era iniziativa del Comando, alla flottiglia provvedeva il T. V. Baldini, Capo squadriglia e Comandante del Mas 521. Egli aveva avuto dal Com.te Borghi qualche accenno sulla necessità di predisporre l'evacuazione dei Mas e perciò, rientrato (nelle circostanze che vedremo più particolarmente in seguito) dal servizio di vigilanza cosòera inutilmente prolungato fino al giorno 13, dopo aver appreso la notizia dello sbarco tedesco, vista la cattiva piega presa dagli avvenimenti, riunì i Comandanti dei Mas allo scopo di impartire istruzioni per l'evacuazione da Lero ed il passaggio nelle acque turche, dove si sarebbe risolta l'alternativa dell'affondamento o della prosecuzione verso qualche porto alleato per riprendere la lotta. Non aveva considerato il trasferimento dei Mas in altre isole, per la incertezza sui loro occupanti, dato che più volte era accaduto che alcune isole erano passate in mano tedesca e ciò si era saputo a Lero soltanto qualche giorno dopo. Per questo motivo aveva escluso anche Castelrosso. Per meglio evitare la vigilanza tedesca durante la rotta d i trasferimento, consigliò di passare a ponente di Patmo, che si riteneva ancora libera dai Tedeschi, e di dirigere quindi su Skalanova (Turchia) che diventava il punto di riunione della squadriglia dopo la resa. La rotta consigliata passava nelle acque di Sarno, il che avrebbe consentito, eventualmente, di prendere ordini dal Gen. Soldarelli. Ordinò di scortare altri mezzi navali partiti da Lero, che si fossero incontrati lungo la rotta, e di attaccare tutte le unità navali tedesche avvistate. Fu preparato un piccolo cifrarietto convenzionale per la navigazione e successivamente il T. V. Baldini compilò e consegnò a ciascun Comandante una nota delle persone della flottiglia Mas, del Gruppo Smg. e del Commissariato (che si era in parte trasferito a S. Giorgio in seguito alle distruzioni causate dai bombardamenti alle sistemazioni di Portolago) che erano autorizzate ad imbarcare su ciascuna unità. Il loro numero era piuttosto limitato per non pregiudicare con eccessivo affollamento 1'effi cienza bellica che dov~va essere mantenuta per il caso di incontro col nemico. Se, giunti nelle acque turche, non fosse stato possibile proseguire per porti alleati, i Mas avrebbero dovuto, in linea di massima, essere affondati (come era stato fatto in Mar Rosso per le uni tà allontanatesi da Massaua e rifugiatesi sulla costa araba, su una delle quali, il Pantera, era allora imbar-


287 cato il T.V. Baldini). Comunicò infine che egli, col suo Mas, rimaneva a disposizione dell'Ammiraglio. Infatti, per due o tre giorni il 521 rimase ormeggiato a Portolago, in vicinanza della abitazione dell'Ammiraglio. Il 16, pur rimanendo sempre a disposizione dell 'Ammiraglio, era tornato all'ormeggio di S. Giorgio. Alle ore 16 del 16 l'Ammiraglio Mascherpa telefonò al T.V. Baldini di tenersi pronto per le 20. Qualche minuto prima delle 18, sempre per telefono, gli chiese di recarsi da lui a Portolago e lo informò di avere inviato un motociclista a prenderlo. Il T.V. Baldini, per guadagnare tempo, approfittò di un motoscafo della Aviazione che era in transito da S. Giorgio e si recò subito a Portolago. Giunto all'abitazione dell'Ammiraglio, gli fu detto che l'Ammiraglio si trovava alla sede: del Comando ed era già prigioniero. Si recò allora alla Stazione r.t. di S. Spirito per tentare di prendere contatto con i Mas, ma le trasmittenti erano già state inutilizzate ed i telefoni non funzionavano. Non avendo trovato nessun natante che lo riportasse a S. Giorgio, si recò al Comando Marina dove si incontrò con l'Ammiraglio e col Col. Commissario Coraucci, Vice Governatore di Lero. Erano circa le 19. L'Ammiraglio disse al T.V. Baldini che la resa era stata firmata e che egli aveva abbandonata ogni idea di allontanarsi dall'isola: non voleva lasciare i suoi marinai, non voleva essere mal giudicato dal Comando inglese che era rimasto al suo posto. (Abbiamo già esposto qualche considerazione su questo suo nobile atteggiamento). Abbracciò il Com.te Baldini, lo ringraziò della sua lealtà (il T. V. Baldini era stato ferito ad un ginocchio una settimana avanti in un incidente motociclistico verificatosi mentre si recava a prendere ordini al Comando Marina e, nonostante fosse in condizioni fisiche assai menomate, aveva voluto fare egualmente l'ultima uscita col suo Mas per la crociera di vigilanza e tutti gli spostamenti effettuati a piedi il giorno della resa gli costavano moltissima fatica e gravi sofferenze che egli superava con la forza della sua volontà) e lo incaricò di dire alla moglie ed alla Marina che egli aveva fatto il suo dovere. Come abbiamo già detto, mise poi a disposizione d el T.V. Baldini la sua macchina perché insieme col Colonnello Coraucci si recasse a S. Giorgio per poi mettersi in salvo riparando in Turchia. La macchina non poté essere adoperata perché resa inservibile da schegge di bombe. Il T.V. Baldini cercò una motocicletta e la trovò, ma era in avaria. Dovette allora tornare al Comando Marina e soltanto alle 22 riuscì ad avere comunica-


288 zione telefonica con S. Giorgio e seppe che tutti i Mas, compreso il suo, erano partiti. Il Com.te Baldini riferisce con amarezza, ma con molta serenità, le sue impressioni nel ricevere guesta notizia. L'indomani manina all'alba, riparata l'avaria alla moto, riuscì a tornare a S. Giorgio portando con sé il Col. Coraucci. Poco dopo il suo arrivo a S. Giorgio giunsero le Ms. tedesche col personale per l'occupazione del settore e così ebbe inizio la prigionia che. per il T.V. Baldini, era la seconda, avendone già fatto due anni rn Arabia, quale naufrago del Pantera. Vediamo ora gli avvenimenti verificatisi alla Flottiglia Mas, durante l'assenza del Com.te Baldini. Pochi minuti dopo che egli aveva preso il motoscafo dell'Aviazione per recarsi al Comando Marina, il C.C. Franzitta, Comandante in 2• della Base Navale. diede per telefono alla flottiglia la notizia ufficiale della resa ed ai Mas che, come era già a sua conoscenza, avevano predisposto la fuga. lasciò libertà di manovra, secondo gli . ordini dei loro superiori. I marinai dei servizi della Base Navale di S. Giorgio, ricevuta la violenta scossa della notizia della resa, quando seppero che i Mas erano stati autorizzati ad andarsene, reagirono minacciando di opporsi alla partenza di qualsiasi unità e forse fu un marinaio che accompagnò le minacce verbali col getto di qualche bomba a mano a scopo intimidatorio. Mas 545. li suo Comandante, Nocch. 1a cl. Giuseppe Annovazzi, (che aveva saputo prima degli altri la notizia della resa perché, stando vicino al telefono in un rifugio, aveva sentito una conversazione telefonica fra il Guardiamarina c. Renzulli, Comandante del plotone amisbarco di S. Giorgio ed il C.C. Napoli. Sottocapo di S.M. e Capo dell'Ufficio Operazioni, il quale ordinava che, in conseguenza della resa, non fosse più fatta alcuna azione di fuoco contro i Tedeschi e che il plotone fosse disarmato). andò in cerca del Caposqua<lriglia T.V. Baldini e, non avendolo trovato, ordinò al suo Mas di approntarsi alla partenza come da consegne avute. Mentre attendeva il ritorno del Caposquadriglia, sentì qualche detonazione di bomba a mano scoppiata assai vicina, vide i fari di alcune macchine che da Xerocampo dirigevano verso S. Giorgio e persuasosi (come egli afferma) in base a questi elementi che si trattasse di truppe tedesche che si avvicinavano, decise di partire immediatamente. Giunto all'imboccatura del porto,


289 trovò la porta dell'ostruzione aperta, m a subito dopo oltrepassata la porta, sentì gridare dalla betta guardaporta l'ordine di andare ad affiancarsi alla betta. Appena affiancato, tutto il personale della betta saltò sul Mas e così pure -µn sottufficiale elettricista della fotoelettrica di Punta Angistro. Questi uomini si aggiunsero a quelli dei servizi della flottiglia che, secondo quanto dichiara il Nocch. Annovazzi, si erano già imbarcati, a sua insaputa, a S. Giorgio. In totale aveva così a bordo 28 persone. Uscito dal porto, diresse per Samo. Verso le 20.30 fu raggiunto dal Mas 521, uscito, come vedremo, senza il suo Comandante, e proseguirono insieme. All'altezza di Parteni avvistò due sagome di navi, probabilmente due unità tedesche, che l'illuminarono coi proiettòri. Il Mas non era in condizioni di combattere avendo dovuto gettare in mare siluri e bombe da getto per compensare il forte sovraccarico del personale. Non fu inseguito e proseguì per Samo, dove però a Porto Tigani fu accolto da raffiche di mitragliatrice. Vide anche aerei tedeschi che lanciavano bengala. ln accordo con le istruzioni di massima ricevute, proseguì per il porto turco di Skalanova. Giunse alle 23 in prossimità del porto e si fermò per attendere l'alba. Alle 5 del mattino avvistò i Mas 521 e 523, si riunì ad essi ed insieme entrarono in porto. Mas 523. - Il Comandante S.T.V. Lino Aracci, dopo avuta la notizia della resa, voleva attendere il ritorno del Caposquadriglia prima di prendere una decisione, ma l'ora indicata dal Caposquadriglia (le 19) era già passata ed un'ulteriore dilazione avrebbe potuto compromettere la salvezza delle unità, perché era da prevedersi che i Tedeschi avrebbero a.I più presto bloccato l'uscita del porto con qualche motocannoniera. Alle 19.15 decise quindi di partire. Pensò di scegliere, per scostare, un momento in cui, a causa del persistente bombardamento. la maggior parte dei marinai era nei rifugi. La ragione di questa scelta, come ebbe a dichiarare il S.T.V. Aracci, stava nel fatto che tutti i marinai avrebbero voluto prendere posto sui Mas, i quali viceversa non avevano che una limitatissima capienza : vedere allontanare i Mas avrebbe potuto rappresentare per coloro che avevano già aperto l'animo alla speranza dell'evasione un'amara delusione, capace di dare luogo a gesti incontrollati di risentimento. Per impedire l'eccessivo affollamento del Mas. egli aveva anzi disposto sulla banchina

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290 qualche marinaio armato, che fu poi ntirato e preso a bordo del Mas stesso. Prima di scostare, il S.T.V. Aracci diede ordine ai due sottufficiali del 521 di attendere il loro Comandante. Sul 523 avevano preso posto parecchi ufficiali della Base Navale ed una quindicina di marinai. Si riparlerà di questo esodo di personale quando si tratterà della partenza delle altre unità e degli avvenimenti della Base Navale. Per ora diremo soltanto che la quasi totalità degli ufficiali che si sono imbarcati sul 523 erano preposti a servizi che avevano cessato di funzionare con· la resa e non avevano diretta responsabilità di personale ad essi affidato. All'uscita dal porto il Mas fu fatto segno a qualche fucilata, sparata da Punta Cazzuni, ma non fu colpito. Mise in rotta per passare fra Patmo e le isole di Lisso ed Archi. Alle 21 diresse verso il canale di Samo. Alle 22, per la rottura di un manicotto, dovette fermare il motore principale di sinistra. Vide tiri di mitragliere a codetta luminosa che provenivano da Samo e che ritenne diretti contro il Mas 545 di cui sentì il rumore. Questo fatto gli fece sorgere incertezze sulla situazione di Samo e lo confermò nella decisione di trasferirsi direttamente nelle acque turche. Regolò la sua velocità in modo d i arrivare all'alba a Skalanova. Alle 02.20 incontrò due Ct. oscurati che ritenne inglesi. Prima di entrare nelle acque turche gettò a mare archivl, documenti segreti, siluri, bombe da getto, fucili mitragliatori e munizioni. Riunitosi col 545 e col 521 (del quale riferiremo tra breve le circostanze della partenza da Lero), entrò a Skalanova, dove i Mas vennero disarmati per ordine delle Autorità Turche. Il personale fu in massima parte internato. Su ogni Mas restarono cinque persone più il Comandante. Due giorni dopo l'arrivo a Skalanova i Mas furono trasferiti nel porticciuolo di Sighayk e successivamente a Smirne. Il S.T.V. Aracci aveva intenzione di affondare i Mas piuttosto che farli internare, ciò che era conforme alle generiche istruzioni avute il mattino precedente dal T.V. Baldini, il quale. come abbiamo già detto, così aveva visto fare per le unità del Mar Rosso che si erano gettate sulla costa araba dopo lo sgombero di Massaua. Ma gli Ufficiali superiori presenti sul 523 e particolarmente il T. Col. Comm. Scolozzi, che era il più competente in materia di diritto internazionale in relazione ai problemi dello internamento, lo dissuasero. Le circostanze difatti erano diverse


291 da quelle del Mar Rosso; anzi in un certo senso. opposte, perché la Turchia, ufficialmente neutrale, era assai favorevole e benevola verso gli Alleati; tutti sapevano infatti che le unità navali alleate usufruivano sistematicamente delle acque turche quali basi diurne. Vi erano dunque buone probabilità che i Mas potessero essere salvati e forse anche restituiti a breve scadenza, in tempo per riprendere la lotta, il che infatti avvenne. Mas 521. - Era comandato dal Caposquadriglia T.V. Baldini il quale allontanatosi, come già riferito, da S. Giorgio col motoscafo dell'Aviazione perché chiamato dall'Ammiraglio, aveva detto che sarebbe tornato alle 19 precise. Era rimasto sul Mas e si sentiva automaticamente investito delle funzioni di Comandante, il 2° Nocchiere Secondo Spatema che aveva già avuto ordine di tenersi pronto a partire. V eden do gli altri Mas accingersi alla partenza, mandò a chiedere ordini al S.T.V. Aracci, il quale in primo tempo gli fece rispondere: « Aspetta il tuo Comandante, come l'aspetto io». A vendo poi visto scostare il 545, il 2° Nocchiere Spatema si recò di persona dal S.T.V. Aracci il quale questa volta gli disse di attendere ancora una mezz'ora. Rimase solo nel pcrto; poiché la mezz'ora da quando il T.V. Baldini avrebbe dovuto essere di ritorno era già trascorsa, dubitò che fosse staro fatto prigioniero. Giudicando. come tutti a S. Giorgio, cbe fosse imminente l'avanzata dei Tedeschi i quali avrebbero certamente bloccata l'uscita del porto, si preoccupò più di tutto di non fare cadere l'unità nelle loro mani ed alle 19.35, mentre un aereo tedesco spezzonava la baia, si staccò dalla banchina, avendo a bordo anche il T. Comm. c. Antonio Scalia. Questi, Commissario della flottiglia, aveva ricuperato dal rifugio la cassa della flottiglia e l'aveva portata a bordo del Mas. Egli riferisce di aver consigliato di attendere il ritorno del T.V. Baldini, ma di essersi poi reso conto della giustezza delle osservazioni espostegli dal 2° Nocchiere Spaterna, osservazioni che abbiamo sopra riferito. Il Ten. Scalia racconta di avere anche considerato che il prossimo sorgere della luna avrebbe compromesso la possibilità dell'uscita. Fece fermare il Mas nel mezzo della baia nella speranza di scoprire qualche battello che portasse a bordo il Comandante. Voleva farsi riportare a terra ma gli fu chiarito che così si sarebbe messa in pericolo la salvezza del Mas; voleva buttarsi in mare, ma ne fu dissuaso dal sottufficiale moto-


292 rista. Così il 521 uscì dal porto. Fu sorvolato da un aereo basso e riuscì ad evitare la luce di due proiettori costieri. Dirigendo per Samo si incontrò col Mas 545 e, presi accordi col suo Comandante Nocch. 1• cl. Annovazzi, decise di seguirlo. Avvistò due siluranti non identificate e si alleggerì dei siluri e delle bombe per poter mantenere la stessa velocità del 545 che aveva già eseguita la stessa operazione indi, insieme con gli altri due Mas, entrò a Skalanova. Mas 520 (Capo Nocch. 2• cl. Armando Milella). Alle 19,30 circa, avendo preso a bordo 14 m ilitari oltre l'equipaggio, lasciò la banchina di propria iniziativa ed · uscì dal porto. Si alleggerì, come gli altri, gettando in mare siluri e bombe e diresse per il Canale di Samo. Da Samo (Porto Tigani) gli venne fatto il segnale di riconoscimento ; il 520 non rispese e venne m itragliato, senza subire danni. Alle 2250 per un piccolo incendio in macchina dovette fermare i motori principali. Giunse sotto la costa turca ed una motovedetta, ritenuta inglese, gli chiese il riconoscimento. Non ricevendo risposta la vedetta aprì il fuoco col cannoncino di prua. Il Mas r imise in moto i motori principali e si al lontanò verso Sud. Alle 23,15 entrò in una piccola baia e si arenò sulla costa. Soldati turchi si impossessarono subito del Mas. All'alba giunse nella baia il motopeschereccio Squalo, alle 0800 un motoscafo della Aeronautica. Alle 10,00 venne un ufficiale turco che prese le disposizioni per l'internamento. Il personale venne portato in una località interna, m a il giorno 19 sei uomini tornarono a bordo, e fecero rigalleggiare il Mas che, a r imorchio dello Squalo e,d insieme col motoscafo dell'Aeronautica, fu condotto nel particciuolo di Sighayk. A conclusione ,delle notizie riguardanti i Mas (sui quali, non sappiamo con quanta legittimità, era stata alzata la bandiera turca), ricordiamo un primo inutile tentativo di ottenere la liberazione fatto d al Comandante Borghi quando venne in contatto con le Autorità inglesi dopo la sua partenza da Lero e quelli successivi fatti con molta insistenza ed anche con qualche astuzia da parte dei Comandanti e d egli equipaggi, assecondati dall'opera del nostro Addetto Navale in Turchia, C. V. Giuseppe Bestagno. Inizialmente anche questi tentativi non ebbero alcun risultato, ma poi le cose cambiarono ed il 29 febbraio 1944 i Mas 523 e 545, provenienti d a Smirne poterono raggmngere Haifa ed aggre-


293 garsi al nostro Gruppo Mas di Levante. ivi dislocato ed operante. Ad essi si aggiunse p0i. il 3 maggio 1944. anche il 538. Il 520 ed il 521, che erano rimasti a Smirne, non avendo potuto riparare le loro avarie, furono restituiti soltanto ad armistizio concluso e rientrarono a Taranto rispettivamente il 15 ed il 20 settembre del

1945.

b)

MEZZI DELLA BASE NAVALE.

Comandante della Base Navale era, dalla fine di settembre, il C. F. Luigi Re, ma, specialmente di ciò che si svolgeva a S. Giorgio, dove erano in prevalenza gli uffici, i servizi ed i mezzi della Base, si occupava più direttamente il Comandante in 2• C. C. c. Giuseppe Franzitta il quale risiedeva sul posto ed era anche Comandante del settore di S. Giorgio. Non si trattava di uno dei tre settori operativi stabiliti dal piano di difesa inglese dell'isola, ma di un preesistente settore della Di fesa con compiti prevalentemente antip:iracadutisti. Esso comprendeva il Distaccamento della Base, che inizialmente aveva circa 400 uomini dei quali 60 erano adibiti all'Ufficio Porto e circa 40 ai servizi locali di S. Giorgio. Si erano p0i ridotti a 200. perché 200 erano stati inviati di rinforzo alle batterie. Coi 140 usufruibili per servizi bellici si era costituito a S. Giorgio un nucleo anti-commandos di 40 uomini al comando del Guardiamarina c. Vittorio Renzulli ed una compagnia di 100 uomini al comando del Cap. Comm. del gruppo smg. Filippo Montalto. 11 Ten. Comm. c. Antonio Scalia della flottiglia Mas comandava un plotone mitraglieri dotato di tre mitragliere FIA T. Questo personale veniva impiegato in servizio di vigilanza sui monti che circondavano S. Giorgio e coadiuvava allo sbarco notturno dei materiali che giungevano coi mezzi alleati e coi Srng. italiani. Il personale del Gruppo Smg. era di circa I00 uomini, le officine (Marimist) avevano poche decine di militari e 793 civili. Al momento della resa tutte le motobarche e motolance erano affondate e così pure la Mz. 230 ed i rimorchiatori Portobuso, Tavolara, Po. Le due cisterne Nera e Adda erano in avaria. Rimanevano i motopescherecci Leda, Squalo, Audacemente e la Mz. 729, rutti ormeggiati a San Giorgio. A Portolago c'era solo il motopeschereccio Maria Cerretti.


294 La mattina del 16 il C. C. Franzitta, come egli stesso riferisce, avendo la sensazione del precipitare degli avvenimenti, riunì tutti gli ufficiali inferiori per raccomandar loro di rimanere, in caso di resa, in stretto contatto col personale, conservando e mantenendo nei dipendenti la calma, specialmente se si fosse presentata la possibilità di sottrarsi alla prigionia prendendo imbarco sulle unità presenti a S. Giorgio. Verso le 14 giunse un fonogra_m ma del Comando Marina che preannunciava, ·per la notte, rifornimento di munizioni da parte di aerei inglesi. Verso le 18 il C C. Napoli telefon~ dal Comando Marina per annunziare la resa ed ordinare la cessazione delle ostilità. Nessun'altra comunicazione (tranne quella, già riferita, al G. M. Renzulli per il disarmo del suo plotone) fu più possibile avere per interruzione della linea. Il Co.'11.te Franzitta riunì tutti gli ufficiali per dare loro ufficialmente la notizia, la trasmise alla flottiglia Mas e la ripeté poi ad un gruppo di circa 300 militari che si erano radunati sul piazzale vicino alla Caserma Smg. Aggiunse che concedeva piena facoltà individuale di tentare di sottrarsi alla prigionia prendendo imbarco sui mezzi presenti a S. Giorgio e lasciava questi liberi di tentare la fuga. Subito dopo si sentÌ forte rumore di aerei, di mitragliamento. di spezzonamento ed anche, a · breve distanza, di bombe a mano. Il personale allora si ritirò nei rifugi. Poiché per i motivi già detti von era stato predisposto un vero e proprio piano di evacuazione. al Com.te Franzitta (che non aveva e non poteva avere fortemente in pugno i dipendenti che appartenevano a tante d iverse destinazioni), date le circostanze e l'urgenza di una immediata decisione, non restava altra via che quella da lui seguita e cioè lasciare libero ciascuno di decidere da sè nella propria coscienza, della propria sorte. In seguito alle parole del Com.te Franzitta nacque in molti un confl itto interno per la scelta fra le due vie che a ciascuno si offrivano e che presentavano tutte e due pericoli di diversa natura, la cui gravità ciascuno giudicava a seconda dei propri sentimenti. La prigionia tedesca preoccupava tutti e,d era anche assai diffuso il timore che cadere in mano tedesca potesse significare fuci lazione immediata. D 'altra parte prendere il mare di notte - con unità di modeste qualità nautiche e di ancor più modesto valore bellico, prive dei segnali di riconoscimento che ormai non era più possibile procurarsi, armate con personale quasi


195 certamente inesperto di nav1gaz1one di guerra, con la probabilità di cannonate all'uscita (perché forse i Tedeschi avevano già occupato le batterie dell'imboccatura del porto) e, comunque, di attacchi aerei o di incontri in mare pericolosi. si trattasse di Tedeschi o di Inglesi - era · cosa che destava forti preoccupazioni. Come risultato poi della rischiosa avventura, anche in caso di esito favorevole, vi era la previsione dell'internamento in Turchia. Molti elementi concorrevano. dunque. ad orientare gli animi in modi diversi ed a rendere perplessi quei giovani che, avuta una improvvisa ed inaspettata libertà di scelta, si trovavano a dover prendere in pochi minuti la più importante decisione della loro vita. Ed accenniamo solo di sfuggita ad eventuali residui di considerazioni politiche, perché in realtà non risulta che, salvo qualche caso rarissimo, esse abbiano avuto influenza sulle decisioni prese. Anche in questi rarissimi casi si è trattato più che altro di considerazioni postume, suggerite da un opportunismo di secondo tempo, quando, in seguito, si è presentata ai rimasti la possibilità di collaborare con i Tedeschi. Le difficoltà della scelta che abbiamo tentato di interpretare e di esporre, hanno avuto palese conferma nel fatto che parecchi marinai, che avevano già portato a bordo il loro corredo, sono poi ritornati a terra ed hanno abbandonato e perduto tutto, ritenendo :lSSai più pericoloso partire che restare. Il primo ad uscire dal porto fu, a quanto r isulterebbe. il rimorchiatore Maria Cerretti (al comando del Nocchiere di 2• cl. militarizzato Bruno Papette), il solo natante che si trovasse a Ponolago. Prese a bordo 4 ufficiali italiani. 30 soldati inglesi e 45 m arinai italiani. Approdò nella baia turca di Gumeslu donde proseguì per Budrum battendo. per ordine ricevuto, bandiera turca. Ebbe incarico di prendere a rimorchio un dragamine, che portò prima a Famagosta e poi a H aifa. Qui si mise a disposizione del Comando italiano. ma fu disposto che continuasse a prestare servizio per gli Inglesi. Successivamente fu trasferito a Massaua. Da S. Giorgio partirono l'Audacem,•nte (Nocch. 2a cl. militarizzato Cesare Belloni), il Leda (Noch. 1 cl. Mauro Befo) e Io Squalo (2° Nocch. militarizzato Lauro Giuseppe). I primi due partirono quasi contemporaneamente, avend o a bordo qualche ufficiale di grado minore e parecchi marinai. Sull'Audace3


296 mente vi erano 3 ufficiali, 8 sottufficiali e 60 marinai. Non erano a pieno carico perché, per i motivi già illustrati, e forse anche per il persistente bombardamento aereo, parecchi che già si erano sistemati a bordo, all'ultimo momento sbarcarono e si rifugiarono nelle caverne. L'Audacemente ed il Leda si recarono insieme prima ad Akbuk e poi a Kulluk, dove trovarono la Mz 729 che era partita dopo di loro. Furono internati e poi restituiti . all'Italia nel settembre del 1945. Una parte del personale che avevano a bordo, proseguì da Kulluk con la Mz 7?.,9 verso un p·orto alleato. Dello Squalo si · sa che, partito da Lero, si recò i'ri Turchia, a Nova Plaghes, avendo a bordo, oltre all'equipaggio, 14 militarizzati di Marimist. Giunto il 17 trovò sul posto il Mas 520 già passato in possesso dei Turchi. Anche allo Squalo furono sequestrate le armi ed il personale, salvo gli indispensabili, fu sbarcato ed internato. Successivamente, insieme col Mas 520 e con un motoscafo dell'Aeronautica, proseguì per Sighayk e poi per Smirne, dove giunse il 5 dicembre. Il Comandante ed il Capomacchinista in un primo tempo furono lasciati a bordo per la custodia, ma poi anch'essi furono sbarcati ed internati. Lo Squalo fu poi restituito all'Italia, insieme con le altre unità internate, nel settembre 1945. La Mz 729 (T. V. c. Giovanni Bissoccoli) ormeggiata a S. Giorgio, si preparava, dopo la resa, alla partenza. Il T. V. Bissoccoli riferisce che, qualche giorno prima del 16 novembre. era stato informato dal T. C. Cornm. Scolozzi che il Comando Marina aveva in animo di far allontanare da Lero, in caso di resa, con la sua Mz tutto il personale del Commissariato che si era trasferito a S. Giorgio con la cassa del Commissariato. Aggiunge che era stata esaminata la possibilità di formare un convoglio con le varie unità minori. facendole scortare dai Mas. (Di questo proposito non si è trovata sicura conferma). Avuta notizia della resa, il T. V. Bissoccoli dispose che la Mz si approntasse alla partenza e che il personale si trattenesse nei rifugi attigui al suo posto di ormeggio. pronto ad imbarcarsi all'ordine. Mentre dalla Sede del Comando Base si recav3 verso la Mz, fu costretto a rifugiarsi per proteggersi da un attacco aereo. A vendo constatato, come egli stesso riferisce, che nel rifugio dov'era un magazzino viveri e dove egli presumeva si trovasse anche la cassa del Comando si rendeva


297 necessario ristabilire ordine e disciplina, si diede a cercare nei rifugi vicini il Com.te Franzitta ed il T en . Col. Comm. Scolozzi. Nel corso di queste ricerche, seppe che essi erano già partiti coi Mas. T entò allora inutilmente di prendere contatto telefonico col Comando Marina e fu poi avvertito che la sua Mz, tolti gli ormeggi, si era allon tanata con 3 soli uomini del suo equipaggio e molto altro personale, in maggior parte inglese. Qualcuno rifer isce che gli ormeggi della Mz si erano rotti in conseguenza del bombardamento aereo. E' molto probabile che a spingere il poco personale di bordo a non riormeggiarsi ed a proseguire verso la uscita siano stati gli Inglesi. Il rimanente personale della Mz, fra cui un sottufficiale che era andato a cercare il Comandante per comunicargli che la Mz era pronta a muovere e per chiedergli ordini, rimase a terra e fu poi fatto prigioniero. La Mz. giunse in Turchia, a Kulluk. prese a bordo, come già detto, alcuni uomini dei rimorchiatori fuggi ti da Lero che rifiutavano l'internamento e li portò a Castelrosso, donde (ad eccezione del S. T . Comm. c. Giacomo Zanchi che proseguì insieme con un ufficiale inglese per Alessandria allo scopo di riferire sugli avvenimenti di Lero) il personale fu avviato a Cipro e successivamente ai vari campi di concentramento. L a Mz fu presa dagli Inglesi, rimase a loro servizio per il traffico nel Medio Oriente e fu poi restituita al Governo italiano nel giugno del 1945. Pur non rientrando esattamente tra gli avvenimenti dell'esodo dopo la resa, trovano qui appropriata sede anche le notizie relative alla Mz 722 (T. V. c. Armando $ancoro). Questa si trovava a Parteni, dove erano stati riuniti 200 prigionieri tedeschi. Il Comando inglese insisteva perché essi fossero subito trasportati in località designata dagli Alleati. La Mz. si trovava in precarie condizioni , in quanto le mancava un motore ed i r imanenti due non erano in buona efficienza. Per di più aveva perdite nelle cale di prora e nel depasito munizioni. Il C. F. Meneghini , Comandante italiano del Settore Nord, acconsentì alle insistenze inglesi e la Mz partì alle 18.30 del 15 novembre avendo a bordo i 200 prigionieri tedeschi con 40 soldati inglesi di scorta al comando del T. V. Stowel ed un Tenente della R.A.F. Inoltre, per coadiuvare il T. V. Santoro, convalescente di una recente influenza, era stato imbarcato il G . M. c. Cipriani Cuneo, già appartenente al Ct. Euro.


298 La Mz 722 diresse prima sull'isola di Farmaco, quindi verso la costa turca che seguì costeggiando secondo le istruzioni inglesi. per poi raggiungere alle 0200 del 16 Porto Tigani nell'isola di Samo, dove sbarcò i prigionieri tedeschi ed imbarcò benzina e munizioni. Si recò quindi a Kukura (costa turca) dove nel pomeriggio del 16 ebbe ordine dal T . V. Stowel (che era sbarcato a Samo coi prigionieri tedeschi, ma aveva poi raggiunto di nuovo la 72 2) di ripartire per Porto Vathi (Samo) con la scorta di due motovedette inglesi. Giunto alle 20 del 16 a Porto Vathi, prese a bordo 400 uomini di truppa con viveri, munizioni ed equipaggiamento (si trattava del « Battaglione Sacro» greco), per portarli su due Ct. che attendevano in rada. Il T. V. Santoro vide sulla banchina il C.F. Borghi che era giunto a Samo in quel momento con i Ct. inglesi ed avrebbe voluto parlargli ma non ne ebbe il tempo perché la 722 dovette scostare mentre il Com.te Borghi proseguiva per il Comando. Mezz'ora dopo aver trasbordato le truppe sui Ct. inglesi, la 722 ricevette ordine di prenderle nuovamente a bordo per riportarle a Porto Vachi (in conseguenza della caduta di Lero). Alle 4 di mattina del 17, sempre scortata dalle motovedette inglesi, la 722 lasciò Porto Vathi dirigendo per l'ancoraggio di P unta Kukura. Il T. V. Stowel comunicò allora al T.V. Santoro la caduta di Lero e lo informò che le Autorità inglesi avevano bisogno della Mz 722 per una difficile e rischiosa missione che sarebbe terminata in Palestina od in Egitto. Il T.V. Santoro. nonostante le precarie condizioni della Mz. accettò in linea di massima, salvo il benestare delle Autorità italiane. Lasciato l'ancoraggio di Kukara, la Mz 722 giungeva verso le 20 a Porto Vathi. L'abitato era stato distrutto proprio in quel giorno da una incursione di Srukas ed il T.V. Santoro non riuscì a prendere contatto con nessun Comando italiano. Decise allora per conto suo di proseguire la missione. Riprendevano imbarco sulla 722 i 200 prigionieri tedeschi che erano stati sbarcati a Porto Tigani. con la loro solita scorta. La Mz fu rifornita di Yiveri e vi imbarcarono una ventina di feriti inglesi e greci ed una ventina di ufficiali inglesi. Lasciato Porto Vathi a mezzanotte e scortata dalle motovedette inglesi, la Mz 722 giungeva alle 10,00 nella baia turca di Guvercinlik. Quivi fu informata che il viaggio doveva proseguire senza scorta per diminuire le probabilità di essere individuata, navigando solo di notte, a brevissima distanza dalla costa e pronta a riparare dentro qualche


299 insenatura non appena si delineasse la possibilità di offesa nemica. Alle 18 del 18 la Mz partiva da Guvercinlik e dirigeva per Budrum costeggiando spesso a meno di 100 metri dalla spiaggia. fra secche e scogli. Passò vicinissima a Punta della Sabbia di Coo e quando veniva investita d.1! fascio di qualche proiettore, si ferrnaYa arrembandosi alla costa o nascondend osi dietro qualche scoglio. Giunta a Budrum la Mz sbarcava i feriti più gravi e veniva nuovamente rifornita. Prendeva a bordo 5 marinai italiani che avevano fatto parte dell'equipaggio del Mv Nereo (del q:uale abbiamo narrato la fuga da Parteni, la sera del 16, per imposizione di alcuni ufficiali inglesi). Da Budrum la Mz si recò nella piccola baia di Orak, sulla costa turca. La sera del 19 partiva da Orak e, sempre costeggiando le spiagge turche a distanza brevissima, passava a nord di Simi (in possesso dei Tedeschi), raggiungeya Capo Alupo. passava in vista di Rodi, dove notava frequenti accensioni di proiettori; si fermava poi nella piccola insenatura di Makri (25 mg. a Levante di Capo Marmarice). Durante tutte le soste nelle acque turche, aerei tedeschi sorvolavano la Mz anche a bassa quota ma non lanciavano bombe. Partì da Makri la sera del 20 e, superato Capo Kelidonia, entrava nel golfo di Adalia, fermandosi nella località detta Porto Genovese. Le perdite allo scafo erano aumentate e venivano vince soltanto con razione continua delle pompe. Da Porto Genovese la Mz partiva alle 16 del 21 dirigendo per Cipro. A mezzogiorno del 22 giungeva a Paphos (Cipro). Sbarcava feriti ed ammalati gravi, quindi proseguiva per Limassol (Cipro) e l'indomani, dopo rifornita, partiva per Haifa dove giungeva la mattina del 24. Si ormeggiava vicino alle Mz inglesi, sbarcava prigionieri e profughi e così ultimava la non facile missione, condotta con notevole abilità e coraggio. La Mz 72? rimaneva poi a far servizio per gli Inglesi fra Haifa e Porto Said ed il 24 giugno '45 rientrava a Taranto. Il T. V. c. Carlo Citter era incaricato del servizio di pilotaggio delle unità inglesi che entravano a Portolago per rifornimenti . La sera del 16. verso le 18,20, usciva dal porto con la motodiesel 39 in attesa di due Ct. inglesi (si trattava certamente dei Ct. che. come abbiamo visto. avevano caricato a Samo, con l'ausilio della Mz 722, i 400 uomini del « Battaglione Sacro> greco e poi li avevano risbarcati in conseguenza della notizia della resa). Vi erano sulla rnotodiesel 4 uomini di equipaggio italiani


300 e due ufficiali inglesi del serv1z10 pilotaggio. li guardaporto, come da ordini ricevuti, fermò la motodiesel. Allora il T.V. canadese, che era solito uscire col T. V. Citter per il servizio di pilotaggio, lo informò che l'arrivo dei Ct. non avrebbe più avuto luogo, che l'isola era caduta e che era sua intenzione recarsi con la motodiesel in Turchia. A quanto riferisce il T.V. Citter, accompagnò tale richiesta con l'atto di puntargli al fianco una pistola. Il T.V. Citter aderì, e, forzando la consegna del guardaporto, uscì in mare aperto. Prima di mettere decisamente in rotta, ispezionò la imbarcazione e solo allora (così egli dichiara) si accorse che nella cabina di poppa si erano nascosti altri sei ufficiali inglesi, parte di Marina e parte dell'Esercito. Diresse verso la costa turca dove giunse verso le 02,30 del 17. All'alba riprese la navigazione fino a raggiungere un villaggio dove fu fatto rifornimento di viveri e quindi, su indicazioni del T.V. canadese, proseguì fino alla baia di Moudros (questo il nome citato nella relazione del T.V. Citter e non potuto identificare sulle carte), dove erano alla fonda due Ct. e due dragamine veloci inglesi. Salito a bordo di uno dei Ct. gli fu chiesto quali fossero le sue intenzioni. Egli rispose che desiderava rimpatriare per riprendere a combattere contro i Tedeschi. La sera del 17, insieme con l'equipaggio della motodiesel. si imbarcò su uno dei dragamine veloci che prese a rimorchio la motodiesel e diresse verso Samo. A causa del mare il rimorchio fu dovuto abbandonare. Poco prima dell'arrivo a Samo il T. V. Citter fu chiuso a chiave nella sala da pranzo del dragamine, senza che gliene fosse chiarito il motivo. A Sarno imbarcarono sul dragamine due ufficiali inglesi ed una trentina di soldati inglesi, greci, indiani. poi il dragamine riprese il mare tornando alla baia di provenienza. Prima di entrare ritrovò la motodiesel e la riprese a rimorchio. I due Ct. erano partiti. La sera del 18 partirono anche i due dragamine diretti a Budrum. Fu fatto un nuovo tentativo di rimorchio della motodiesel, ma poi essa fu dovuta abbandonare definitivamente. Passando vicino all'isola di Coo i dragamine furono scoperti dai tedeschi che lanciarono numerosi razzi illuminanti. I dragamine si rifornirono a Budrum ed uno di essi prese a bordo 4 sottufficialì e 34 marinai italiani del rimorchiatore italiano Maria Cerretti che, come ::ibbiamo visto, era fuggito da Portolago subito dopo la resa. Giunto a H aifa il 21, il T.V. Citter, anziché essere avviato ad


301 Alessandria per il rimpatrio. iniziò insieme con altri militari italiani, le peregrinazioni da un campo di concentramento all'altro, il che durò .fino all'agosto del '44, quando .finalmente poté rimpatriare. Le circostanze della fuga delJa motodiesel da Lero sono state riportate secondo le dichiarazioni del T.V. Citter. Vi sono al riguardo altre deposizioni discordanti, fra cui quella del C.C. Napoli, che riferisce di avere inviato, la sera del 16, il T.V. Citter ad informare i Ct. inglesi in arrivo dell'avvenuta resa, perché si allontanassero subito dall'isola. Sta di fatto che la Commissione di inchiesta, che esaminò gli avvenimenti di Lero, avendo accertato che, comunque, la fuga del la motodiesel era avvenuta dopo la resa, non gliene fece addebito.

e)

MEZZ I DELL'AERONAUTICA.

L'esodo dei mezzi navali interessa anche l'Aeronautica che disponeva di alcune imbarcazioni a motore. Era stato previsto che il personale si sarebbe imbarcato nel maggior numero possibile per tentare la fuga, ma, dopo la resa, anche per la persistenza del bombardamento tedesco, il programma prestabilito non fu potuto eseguire. Il primo a partire fu un motoscafo, probabilmente quello stesso che portò il T.V. Baldin i da S. Giorgio a Ponolago verso le 18. Alcuni mezzi a motore non furono potuti usare perché inefficienti, forse a causa del bombardamento, altri non trovarono più i loro armamenti . Sembra che un motopeschereccio, uscito dal pono con un centinaio di uomini dell'Aeronautica a bordo, sia poi rientrato perché gli uomini avevano ritenuto troppo grave il rischio della navigazione. Il motoveliero Corsaro Nero uscì dopo le 18 avendo a bordo un sonufficiale ed una cinquantina di marinai. L'indomani mattina approdò a Lisso dove diede notizia al Comandante Bausani. Com andante militare di quell'isola, dell'avvenuta resa. Imbarcò un'altra quindicina di uomini del Distaccamento di Lisso e diresse poi verso la costa turca dove giunse l'indomani 18 mattina. Verso le 21 uscì l'idroambulanza con un a ventina di persone a bordo, di cui 7 ufficiali italiani (fra i quali il Comandante dell'Aviazione Cap. A. A. Angelo Luca Preti) e 5 inglesi che avevano chiesto di imbarcarsi con le armi alla mano m a poi erano stati trasbordati su un m ezzo trovato vuoto in mezzo al porto. L'idroambulanza, all'uscita dalle ostruzioni , venne fatta segno a


302 qualche scarica di mitragliatrice (non è chiaro ad opera di chi, cioè se di Italiani o di Tedeschi) e verso le 23,15 mentre, superato il Passo dei Gabbiani, dirigeva verso la costa turca, fu fermata da una motovedetta veloce tedesca che chiese la consegna di tutte le armi di bordo e diede ordine di dirigere su Calino, m ettendo a bordo dell'idroambulanza due sottufficiali tedeschi armati, per scorta. Questi scoprirono a prua due avieri ed un marinaio che vi si erano nascosti fin dal pcmeriggio ed erano armati di moschetto e bombe a mano. Ne derivarono gravi minacce da parte dei sottufficiali tedeschi, minacce che però non ebbero seguito. L'idroambulanza giunse in una piccola baia di Calino dove sostò fino al mattino. Il personale italiano fu fatto trasbordare· su un grosso motopeschereccio, ma l'indomani, con la stessa idroambulanza, fu fatto proseguire per Porto Vathi di Calino. All'alba del 18 fu trasbordato su una motovedetta tedesca, giunta da poco a Porto Vathi, che portò i prigionieri italiani a Coo dove gli ufficiali furono internati al Castello ed il rimanente personale fu riunito ad altri 1200 soldati dell'Esercito già prigionieri. Gli ufficiali · e, nella misura del possibile, anche i soldati, furono aiutati amorevolmente a superare la fame e le asprezze della prigionia da Suor Tarcisia. Madre Superiora della Missione Italiana di Coo. Per il gruppo degli ufficiali ebbe inizio la prigionia che, proseguita in Germania, durò fino al 22 apriJe 1945. Il Cap. A .A. Preti, col validissimo aiuto di Suor Tarcisia, riuscì a scappare, il 12 dicembre. imbarcandosi su una barca a remi insieme con una famiglia di dieci negri. Anche il Capitano Medico della Marina Mario Tombolini, che faceva parte del gruppo, sempre con l'aiuto di Suor Tarcisia, riuscì ad evadere. Dopo essersi trattenuto otto giorni sui monti , il 16 gennaio 1944 egli poté, insieme con altri militari, imbarcarsi su un motoveliero che lo portò in Turchia dove poi fece il giro dei vari campi di internamento turchi e di concentramento inglesi, finché nell'agosto del '44, pcté rimpatriare. 2 ° Consid eraxioni sul comporta m ent o del personale alla resa

Non s1 può chiudere questo capitolo sull'esodo delle unità navali senza esporre qualche considerazione di carattere generale che valga a completare ed a riassumere alcune osservazioni già


303 fatte nel corso della narrazione degli avvenimenti. Questi avvenimenti presentano molta luce ma anche qualche ombra, ed è naturale che sia così. La resa costituisce sempre un momento assai delicato per la psicologia militare. In quel preciso momento infatti molti valori abituali si rovesciano istantaneamente e ciò che prima costituiva la più grave colpa per un soldato, cioè la fuga, diventa, dopo la resa. quasi un obbligo morale. Senza diffonderci più ampiamente su quella che è in generale la situazione che fa seguito ad una resa, vogliamo accennare soltanto a quegli elementi che a Lero, la sera del 16 novembre 1943, assumevano valore del tutto particolare. Dobbiamo per questo risalire all'armi stizio e ricordare come alla sorpresa iniziale che fu comune a tutti i Comandi, anche a quelli metropolitani, si aggiunse, per Lero, l'aggravante del completo isolamento da ogni possibile fonte di informazione, motivo per cui le decisioni del Capo assunsero, più che altrove, un carattere personale. Ciò valse a far sentire più profondamente al Capo la sua personale responsabilità anche nei riguardi dei dipendenti che da lui erano stati spinti sulla sua medesima strada. Egli venne a trovarsi nelle condizioni di un Comandante di Nave, legato al suo equipaggio da quei vincoli indissolubili che costituiscono l'essenza e la nobiltà di ogni servizio militare. ma in modo particolarissimo di quello navale. Analoga. se pure proporzionalmente di minore impegno, era la posizione morale dei dipendenti di grado più elevato, specie di quelli che avevano responsabilità di uomini. Entrava in larga misura nel giuoco dei sentimenti anche il senso d i fierezza di fronte agli stranieri divenuti compagni d'arme. Tutto questo spingeva, quasi istintivamente, a rimanere con la propria gente, che non aveva possibilità di fuga. per dividerne la sorte. A ciò si opponeva il dovere morale di ogni combattente di fare il possibile per sottrarsi alla prigionia e, ad appoggiare una scelta in questo senso, si aggiungeva anche la conoscenza del sentimento dei Tedeschi nei nostri riguardi, conoscenza basata sia sulle pro'"e già date dai Tedeschi e note anche a Lero (Cefalonia e Coo) sia sulle minacce che i Tedeschi, proprio a Lero, avevano abbondantemente diffuso con trasmissioni r.t. e manifestini. Vi era poi il giustissimo desiderio di sottrarre le unità navali alla cattura, anche se ciò fosse stato in contrasto con le presumibili condizioni di resa. D 'altronde la resa era avvenuta in modo così disordinato che non è possibile stabilire se e fino


304 a qual punto le sue condizioni fossero pervenute a conoscenza degli eventuali esecutori. Certo è che ogni inadempienza, anche se soltanto presunta e compiuta in buona fede, aveva tutte le probabilità di essere pagata con la vita. Per questi motivi e per le ragioni di carattere psicologico che abbiamo già esposte, non era stato possibile ai Comandi stabilire in precedenza un efficace piano preordinato di evasione per mare. In conseguenza, nonostante il progressivo aggravarsi d ella situazione e la facile previsione dell'esito sfavorevole della lotta, il momento della resa pose ciascuno, d'un tratto, di fronte a problemi che trovavano la loro sede nel più profondo della coscienza. Prevalse allora in ciascuno l'istinto o spontaneo o condizi.o nato dalla educazione e dalla formazione individuale. Tenuto conto della gravità e complessità degli el~menti che erano in giuoco e che abbiamo tentato di illustrare possiamo, in piena obiettività, dichiarare che il bilancio morale del contegno degli uomini _alla resa presenta un larghissimo attivo. Vi è stato certo qualche caso in cui si sarebbe potuto desiderare un diverso comportamento, ma anche questi casi, visti alla luce d elle considerazioni che abbiamo esposte, sono ben lontani dal costituire macchia. Vi è stato in qualcuno qualche tentennamento prima di prendere )a decisione finale, ma, per la grandissima maggioranza, la linea di condotta seguita (suffragata anche dal successivo nobile componamento durante la prigionia) è stata tale d a fa re anche della resa e si potrebbe dire specialmente della resa, date Je circostanze · e il modo in cui avvenne dopo 52 giorni di continuo, snervante martellamento aereo, un avvenimento di cui la Marina Militare e l'intera Nazione possono andare giustamente fi ere. 3° Esodo delle unità inglesi

Le unità navali inglesi non intervennero nell'ultima fase della lotta. Avuta notizia della caduta di Lero, il Ct inglese Exmoor ed il Ct polacco Krak.owiak, che erano stati inviati a Samo per imbarcare e portare a Lero, di rinforzo, il « Battaglione Sacro » ellenico (sono quei soldati di cui parla, nella sua relazione, il T .V. Santoro. Comandante della Mz 722, indicandoli come inglesi e che furono da lui portati a bordo dei Ct e poi sbarcati) ebbero il contrordine e, lasciato Samo. si riunirono al Ct Fury, probabilmente nelle acque turche. Era stato previ-



Messa al campo rn una batteria


305 sto un bombardamento (richiesto dal Comando di Lero) della baia di Alinda da parte dei Ct Penn ed Alde11ham, ma l'ordine fu annullato ed i due Ct, nella rotta di ritorno, bombardarono il porto di Coo, poi si riunirono al Ct. Blencathra che stava rimorchiando da Coo ad Alessandria il Ct Rockwood, colpito il 10 novembre da una bomba - razzo che, come già riferito, non era esplosa, ma aveva m esso fuori uso l'apparecchio di governo. Il Comando in Capo del Levante verso la metà di ottobre aveva studiato un piano per riunire una quantità di «caicchi» sufficiente ad evacuare le truppe di Samo e di Lero. Era stato anche aumentato il numero delle piccole unità alla dipen~enza del Comando Superiore Navale del Levante per scopi operativi di carattere generale e per la eventualità della evacuazione. Il rapido decorso degli avvenimenti a Lero non diede tempo alla esecuzione del piano. Qualche cosa però si fece sotto la direzione del Lt. Commander Ramseyer che aveva preso imbarco su un «caicco> sul quale egli stesso r iuscì a fuggire da Lero, 12 ore dopo la resa. Piccoli mezzi navali vari ed imbarcazioni della RAF salvarono dalla prigionia un certo numero di militari inglesi. La direzione di questi movimenti e di quelli che si svolsero successivamente a Samo ed in qualche altra isola, fu però (come riferisce nella sua relazione l'Arnm. Willis) seriamente compromessa dal fatto che la notte fra 1'11 ed il 12 era stata catturata a Calino dai Tedeschi una piccola imbarcazione inglese e per questo tutti i codici di cui essa era fornita si dovevano considerare compromessi.

22


CAPITOLO

X

AZIONE DEI PIU' IMPORTANTI ENTI E SERVIZI

Riteniamo utile dare in questo capitolo uno sguardo d'insieme all'azione svolta durante il periodo della lotta dai più importanti Enti e Servizi che indipendentemente dalla loro originaria dipendenza organica, operarono dopo l'armistizio agli ordini del Comando di Lero. Di alcuni di essi abbiamo già parlato largamente, ma di altri e specialmente dei servizi logistici, abbiamo trattato soltanto in modo indiretto nel corso della narrazione, sinora prevalentemente militare, degli avvenimenti. I. -

DIFESA TERRESTRE.

Dell'azione svolta dalle truppe dell'Esercito al Comando del T. C. Fant. Giuseppe Li Volsi abbiamo già ampiamente trattato. Ricorderemo qui nuovamente l'impulso dato nel preparare, con gli scarsi mezzi disponibili, un'efficace difesa contro gli sbarchi, la paziente tenacia con la guale gli uomini sopportarono una vita che non offriva che gravi disagi ed ancor più gravi pericoli; la cordiale fattiva cooperazione col Comando e con le truppe inglesi, il valoroso contegno in combattimento dei reparti che sono venuti a contatto diretto col nemico; le insistenze per ottenere la revoca dell'ordine inglese di rimanere nelle posizioni assegnate alla difesa e poter guindi prendere parte attiva al combattimento manovrato; l'ardita personale azione con la quale il T.C. Li Volsi si è sottratte alla catru ra da parte dei Tedeschi che avevano accerchiato il suo posto di comando.


307

2. -

AERONAUTICA.

Risiedeva all'aeroporto Rossetti. nella baia di Portolago, la

147a squadriglia da ricognizione marittima, con 10 apparecchi di cui 7 efficienti alla data dell'armistizio. Comandante della squadriglia e dell'aeroporto era il Capitano Pilota Luca Angelo Preti. Ai servizi era preposto il Capitano A.A. r.s. Arnaldo Gazagne. Il numero totale del personale era di circa 400. Per la cooperazione aerea-navale il Capitano Preti dipendeva dal Comando Aeronautica dell'Egeo (Rodi) e dal Comando M.M. di Rodi. Dopo la caduta di Rodi passò alle dipendenze del Comando di Lero. Le Autorità inglesi giunte a Lero ritennero opportuno trattenere il reparto a Lero e così fu fatto finché la situazione lo perIDJse. Avevano preso alloggio all'Aeroporto il Maggiore della R.A.F. Balfour ed un altro ufficiale interprete. Gli aerei furono impiegati fin dai primi giorni dopo l'armistizio per voli di collegamento con le altre isole dell'Egeo e con Cipro ed Alessandria e per -trasporto di Autorità militari e di feriti. Eseguirono anche voli per bombardamento e vigilanza e durante uno di que.sti voli abbatterono in combattimento un Heinkel 126. Il 25 settembre due Cane Z 506 ,•ennero inviati per agire contro forze tedesche che, secondo informazioni ricevute, stavano tentando l'occupazione di alcune isole, ma furono poi fatti rientrare, essendo mancata la protezione della caccia inglese. Abbiamo già visto l'efficace opera di soccorso prestata dagli uomini e dai mezzi dell'Aeronautica in occasione dell'affondamento dei due Ct inglese e greco, dopo l'incursione aerea tedesca del 26 settembre. Tre apparecchi furono poi impiegati per portare i feriti più gravi ad Alessandria e, per ordine delle Autorità Alleate. non rientrarono a Lero e rimasero a prestare servizio ad Alessandria. Gli apparecchi erano stati ormeggiati ai gavitelli e decentrati quanto più possibile, ma avevano ugualmente subìto danni per offese aeree. Due Cant Z 501 erano stati distrutti durante una incursione nel pomeriggio del 27 settembre. Due rimasti in buona efficienza, il Cant Z 506 ed il Cant Z 501, con gli ufficiali piloti Tenente Del Giudice e Addonisio. e col T.V. oss.


308 Angelo Bruni furono inviati il 6 ottobre a Lisso dove si riteneva fossero m eno esposti alla offesa aerea. Nell'ammaraggio a Lisso uno degli aerei riportò un'avaria, e ne fu data notizia per telefono al Comando di Lero. Durante la notte il collegamento telefonico con Lero si interruppe. Giunse da Lero un m otopeschereccio con un ufficiale dell'Esercito della Divisione d i Samo che diede informazioni pessimistiche sulla situazione. In seguito ad un intenso bombardamento assai vicino sorse il sospetto di un colpo di mano tedesco su Lisso che era indifesa. Fu allora deciso che gli aerei partissero subito per Cipro. Il T.V. Bruni non poté prendere posto sull'aereo il cui carico, a causa dell'avaria riportata, doveva essere ridotto al minimo e si imbarcò sul peschereccio. Giunsero a Cipro il mattino del giorno 8 e m anifestarono alle Autorità inglesi il desiderio di collaborare con gli Alleati. La richiesta fu accolta ed i due apparecchi ed il T.V. Bruni furono trasfe riti all'aeroporto inglese di Aboukir (Alessandria), dove si ricostituì la 147° sguadriglia che cooperò validamente con gli Alleati. A causa dell'interruzione delle comunicazioni il Comando di Lero non poté essere informato dell'accaduto, cosicché quando, parecchi giorni dopa, giunse a Lisso il personale inviato a r iparare l'avaria dell'aereo, il fatto di non trovarvi più i due apparecchi causò molta sorpresa e diede luogo a sfavorevoli interpretazioni che la successiva conoscenza degli avvenimenti poté dimostrare del tutto infondate. Venuti a mancare per avvenuta partenza o per danni riportati tutti gli apparecchi della squadriglia, il Capitano Preti passò a far servizio presso il Comando dell'Ammiraglio Mascherpa ed il Comando dell'aeroporto fu assunto dal Capitano Gazagne. Il nuovo compito che si presentava ora al personale dell'aeroporto era quello di cooper::ire con ogni m ezzo alla difesa dell'isola. Questa cooperazione si m anifestò; con molto slancio ed ottim a volontà, nelle seguenti forme: a) Preparazione di un campo minato nella baia di Xerocampo (retrosta nte all'aeroporto) usando 150 bombe-mina innescate elettricamente e circa un migliaio di bombe anrisbarco disseminate lungo la spiaggi ::i. b) Costituzione di un plotone mitraglieri e di due plotoni fucilieri per la difesa della baia di Xerocampo.


309

e) Costituzione di 4 plotoni fucilieri per la dife,a antiparacadutista dell'aeroporto. d) Costituzione di una squadra di disattivazione delle bombe nemiche (in buona parte a scoppio ritardato). e) Organizzazione del rifornimento di carburante ed acqua ai nostri Mas ed alle Motovedette inglesi. /) Organizzazione delle offi.cine di riparazione del materiale di armamento ed automobilistico. g) Organizzazione del ricupero nella zona sud dell'isola degli aereo-rifornimenti alleati e del successivo trasporto alle linee del materiale bellico. ' h) Organizzazione dell'assistenza sanitaria al personale di tutte le armi della zona sud. z) Apprestamento di rifugi antiaerei. L'aeroporto fu molto spesso bersaglio dei bombardamenti aerei nemici: fu colpito da circa 300 bombe. 1 danni furono gravissimi. L'idroscalo, tutte le sue attrezzature, i magazzini, quasi tutti i fabbricati destinati ad alloggi ed alla vita del personale furonc o totalmente distrutti od inutilizzati.. Quello che poté rimanere in funzione di servizi tecnici e di riparazione. di mezzi automobilistici. fu messo a disposizione di quanti ne avevano bisogno per integrare le risorse della Base Navale che andavano sempre più esaurendosi. Alcuni uomini dei plotoni assegnati alla difesa della baia di Xerocampo presero parte, insieme con personale alleato (Comrnandos) ad incursioni nell'isola di Calino per attingere elementi utili per il tiro sistematico effettuato dalle nostre batterie su Calino dopo l'occupazione dell'isola da parte dei Tedeschi. La sera del 15 Novembre il Comando Difesa richiese al! 'aeroporto l'invio urgente a Gonià di due plotoni fucilieri. Furono inviati due dei quattro plotoni destinati alla difesa antiparacadutista dell'aeroporto. Giunti nella zona del Comando Marina> uno dei due plotoni fu subito fatto proseguire verso il Trincerone (Porta Vecchia) a rinsaldare la difesa alleata che si trovava in situazione difficile. L'altro plotone non fu utilizzato, e rientrò all'aeroporto la mattina del 16. Il giorno 16. nell'imminenza della resa, il Capitano Preti (che il 9 Novembre aveva riassunto il Comando dell'aeroporto) prese le possibili predisposizioni per l'esodo dei pochi mezzi nautici


31 0 in efficienza e di una parte almeno del personale. I particolari più importanti di tali avvenimenti, come pure quelli del tentativo di fuga effettuato dopo le 2 I del giorno 16 dalla idroambulanza, sulla quale avevano preso imbarco circa 25 uomini (personale ed Ufficiali del!' Aeronautica e 5 inglesi), sono stati già narrati.

3. - LA

FLOTTIGLIA MAS.

Come risulta dall'elenco a pag. 100, dalla flottiglia Mas dipendevano organicamente I I Mas, suddivisi in 3 squadriglie, dislocate a Rodi, Lero e Sira, 5 Ms dislocate a· Rodi, un gruppo Antisorn dislocato al Pireo· ed a Rodi. Questi ultimi erano formati da unità requisite. Abbiamo visto nella Parte I l'esodo da Rodi delle Ms e delle altre unità che, in maggioranza, si sono trasferite a Castelrosso. A Lero giunsero, successivamente all'armistizio, il Mas 559 da Rodi, il 52 / da Sira, la Ms 23 (che portò a Lero una missione inglese), le Ms / 2 e 15 inviate a Lero dagli Inglesi in accoglimento della richiesta del Comando di Lero che aveva avuto disposizione da Maristat d i agire contro il traffico tedesco fra il Pireo e Rodi. Le crociere eseguite a tale scopo non ebbero però risultato. Comandante titolare della flottiglia era il C. F. L uigi Borghi. Quando il 20 Settembre l'Amm. Mascherpa riorganizzò su nuove basi e per nuovi compiti il suo Comando. il C. F. Borghi divenne Capo di S.M. e svolse una continua ed intensa attività di collegamento col ·comando inglese. L 'espletamento del servizio della flottiglia rimase quindi affidato in prevalenza alle cure direttive del T. V. Aldo Baldini. Giunte ed insediate a Lero le missioni inglesi, il servizio operativo navale passò integralmente nelle loro mani. Ogni movimento delle nostre unità doveva essere autorizzato dalle Autorità inglesi, le quali si preoccupavano soprattutto di evitare incontri notturni con le loro unità operanti nelle acque dell'Egeo. Ciononostante, oltre all'incontro già riferito del Volta con le due cannoniere inglesi, vi fu anche il caso della Ms 15 che di notte lanciò, senza colpire, un siluro contro un Smg. non segnalato che poi risultò essere inglese. 11 nostro Comando insist.é più volte per far eseguirè delle missioni ma non fu mai esaudito, tranne al momento della occupazione di Coo. quando il Mas 520 (T.V. Rocchi) giunse a


311 contatto col convoglio tedesco a Sud di Cali no ed effettuò, senza successo, un lancio di siluri contro un piroscafo di medio tonnellaggio scortato dal Ct. ex-Cri.spi e da una torpediniera tipo « Ca]atafirni », armati da personale tedesco. Le unità della flottiglia in realtà non erano adatte, per il loro modesto armamento, a competere con i mezzi navali che i Tedeschi impiegavano in Egeo, mentre le unità similari inglesi avevano tonnellaggio superiore ed ottimo arm amento di mitragliere di grosso calibro. Inoltre dolorosi avvenimenti, che abbiamo già esposti (defezione del Mas 522. ed incaglio della Ms 2.6 col conseguente trasferimento in Turchia del suo equipaggio: episodio questo che, come abbiamo già detto a suo tempo, per mancanza di notizie attendibili era stato erroneamente e sfavorevolmente interpretato), avevano dato esca alla particolare diffidenza inglese verso la flottiglia Mas, sicché il servizio di questa si ridusse strettam ente a quello di vigilanza costiera ravvicinata, che si svolgeva tutte le notti nelle acque dell'isola, in posizioni stabi lite di volta in volta. Gli avvenimenti più importanti relativi alle unità della flottiglia sono stati già narrati nel corso della esposizione cronologica. Riassumiamo quindi bre,·emente i più importanti di essi: Il 17 Settembre il Mas 522 passa ai Tedeschi. Il 19 Settembre le Ms 12 e 23, in rotta per Stampalia, sono bombardate e danneggiate da aerei tedeschi. Vanno ad incagliarsi e sono poi d istrutte dagli aerei. Il 26 Settembre aerei tedeschi affondano il Mas 534 e danneggiano la Ms 11. La sera del 9 Ottobre la Ms 26 incaglia presso Punta Pasta di Sopra. L'equipaggio si imbarca su un motoveliero in transito e, per circostanze varie, è costretto a trasferirsi in T urchia. Lo scafo della Ms 26, è distrutto dopo qualche giorno d a una mareggiata. Il 25 Ottobre la Ms. 15 è affondata da bombe di aereo e la Ms 11 danneggiata. Quest'ultima ai primi di Novembre fu inviata a Haifa in riparazione. La sera dell'll Novembre i 5 Mas superstiti, 520; 521; 523; 555; 559, uscirono per la solita vigilanza costiera. Il 521 (T.V. A ldo Baldini, Caposquadriglia) era sotto la batteria « S. Giorgio» (M. Scumbarda), il 520 e 523 rispettivamente


312 presso Gurna e nel canale di Farado. Il 555 ed il 559 erano lungo la costa di Levante. Di questi due e della loro fine abbiamo già trattato ampiamente. Per quelli della costa di Ponente, risulta che il mattino del 12 il 521, Caposquadriglia, chiese, come al solito, di rientrare. Gli fu risposto dal Comando italiano negativamente. I Mas restarono fuori in crociera sotto costa, nonostante il violento bombardamento aereo che, essendo diretto contro le batterie, investiva anche le acque costiere per ovvi motivi di dispersione delle bombe. L'ordine di rimanere fuori fu ripetuto varie volte. La notte fra il 12 ed il 13 i Mas ripresero le loro posizioni di agguato notturno. Per la necessità di rifornirsi di combustibile e per la difficoltà di tenere il mare, essendosi messo libeccio piuttosto forte, il mattino del 13, il T.V. Baldini chiese nuovamente di rientrare ed ebbe di nuovo risposta negativa. Egli fece presente che il mare gli impediva di tenersi sotto costa, che spingersi al largo significava, alla ripresa dell'attività aerea nemica, esporre le sue unità a sicura perdita, che aveva scarsità di carburante e che quindi era costretto a rientrare. Rientrò a S. Giorgio e soltanto allora apprese l'avvenuto sbarco tedesco sulla costa di Levante, e questo gli fece comprendere le ragjoni per le quali gli era stato ordinato di non rientrare. Dal giorno 13 i Mas non sono stati più impiegati. Le vicissitudini personali del T.V. Baldini, come le circostanze della partenza dei Mas da Lero e la loro ulteriore sorte, sono state già narrate. Vogliamo ora ricordare soltanto che il servizio svolto dai Mas a Lero nel periodo dell'assedio aereo, si svolgeva tutte le notti dal tramonto all'alba ed era un servizio molto gravoso sia per gli uomini, che dopo il 26 Settembré non potevano più riposare durante il giorno a causa degli attacchi aerei, sia per il materiale perché le circostanze impedivano l'effettuazione anche dei piccoli lavori di manutenzione, cosicché mentre aumentava la stanchezza del personale anche l'efficienza delle unità andava gradatamente riducendosi. Le durezze di questa situazione furono sempre affrontate con grande spirito di sacrificio e mantenendo sempre alta volontà combattiva, il che conferma che i dolorosi episodi verificatisi erano del tutto isolati e non avevano nulla a che fare col clima morale della flottiglia che è stato sempre elevatissimo e pari a quello di tutti gli altri valorosi difensori di Lero.


313 4. -

DIFESA MARITTI~A.

Essa è stata la principale protagonista della nostra espos1Z1one, nel corso della quale la sua opera è stata ampiamente illustrata sia per quanto riguarda l'azione delle batterie durante il prolungato bombardamento aereo e nella fase degli sbarchi. sia per ciò che concerne i servizi che concorrevano, ciascuno per la sua parte, a mantenere nella maggior possibile efficienza gli uomini, le armi e tutta l'organizzazione difensiva. A questo proposito dobbiamo dire che una pane di questi servizi sarebbero stati organicamente devoluti alla Base N avale. ma poiché il Comandante titolare della Base era il C.F. Re che era anchç Comandante della Difesa, la separazione dei due Enti non era in pratica molto rigorosa e tutto quello che si svolgeva nella zona a nord della baia di Portolago (che è stata la zona più fortemente impegnata nella lotta) faceva capo, praticamente, al Comandante Re nella sua duplice veste. A queste sue funzioni si aggiunsero poi, per tutto ciò che riguardava il personale della Marina. anche quelle che a_v rebbero dovuto interessare più propriamente la difesa terrestre. Il modo con cui tutte queste mansioni sono state svolte può essere titolo di giusto orgoglio per il Coman dante Re che ad esse sovraintende\·a e per tutto il personale da lui dipendente del quale egli non ebbe che da lodarsi. Pagato questo meritato tributo di lode alla saldezza morale ed all'eroico spirito di sacrificio dimostrato da tutta la parte più attiva della guarnigione di Lero nel soppor tare i gravissim i disagi ed i rischi continui dei 47 giorni di quasi ininterrotto martellamento aereo e dei 5 giorni nei quali, per molti reparti all'intensificato bombardamento si è aggiunto l'attacco diretto del nemico, risoluto ed armatissimo, nulla ci resta da aggiungere a quanto già è staro largamente riferito circa l'opera della Difesa. del suo Comandante, degli ufficiali, del personale tutto. 5. -

B,\SE NAVALE.

Come abbiamo detto, in seguito alla cadut:i di Rodi il Comandante Mascherpa ave\'a assunto nuove mansioni ed aveva dovuto procedere alla formazione di un suo Stato Maggiore ed al riordinamento degli incarichi degli ufficiali supenon presenti a Lero: Così il Comandante Re, pur rimanendo Comandante della


314 Difesa, era divenuto anche Comandante della Base Navale. Ma il suo primo incarico lo obbligava a rimanere vicino al Comando ed alle batterie più attive, guelle cioè della zona centrale e settentrionale, men tre i servizi, uffici e mezzi della Base si trovavano quasi tutti di là della baia di Portolago, a S. Giorgio, dove risiedeva il Comandante in 2a della Base C.C.c. Giuseppe Franzitta. Perciò, come abbiamo detto sopra, quanto avveniva a nord della baia cadeva più direttamente sotto la cura del Com.te Re (ed i servizi Difesa e Base si fr ammischiavano) mentre ciò che si svolgeva a S. Giorgio e nella Zòna sud cadeva sotto il diretto controllo del Com.ce Franzi tta. I compiti principali della Base nel periodo successivo allo armistizio furono due: sbarco e smistamento di uomini e materiali per la Difesa e lavori in officina e fuori officina per le riparazioni alle armi, alle unità navali, ai mezzi di comunicazione, ai fabbricati. Le istruzioni per il primo compito venivano dal Comando attraverso la persona del S.C. di Stato Maggiore C.C. Napoli. La esecuzione era curata, a seconda delle località interessate, dal personale della Base o della Difesa. Gli sbarchi avvenivano nelle <liverse baie dell'isola e, per ridurre il pericolo delle offese aeree, si effettuavano di notte. I mezzi navali, quasi tutti inglesi o greci requisiti, dovevano trattenersi nell'isola il minor tempo possibile per poter, prima dell'alba, raggiungere le acque turche o comunque trovarsi il più lontano possibile dalle zone più pericolose per offese aeree. Si trattava di sbarcare uomini, armi, materiali, munizioni, viveri, e di imbarcare malati e feriti. I mezzi meccanici di imbarco e sbarco a terra difettavano fin dall'origine, i mezzi navali di trasporto andavano sempre più riducendosi a causa delle offese aeree. Il personale militare e civile non si trovava certo nelle migliori condizioni per svolgere un affrettato e pesante lavoro notturno essendo, durante il giorno, sottoposto quasi senza interruzione ai bombardamenti aerei. I trasferimenti improvvisi degli uomini e dei mezzi da una baia ad un'altra nel cuore della notte su ordini. che per necessità di cose, giungevano spesso con molto ritardo, erano divenuti cosa abituale. Bisognava dunque far miracoli e miracoli furono fatti , dando prova insuperabile di spirito di sacrificio, di resistenza alle fatiche, dì abilità marinaresca.


315 Fin dalle prime azioni aeree erano stati perduti od erano stati messi fuori servizio la Mz 730 ed i rimorchiatori T avolara, Domenico, Pe 30, la cisterna Nera, una cisternina, il dragamine Camogli e numerosissime bettoline. Rimasero in servizio i rimorchiatori Maria Cerretti, Porto Buso, i motopescherecci Leda, Squalo, Audacemente, la cisterna Adda, le Mz 722 (a Parteni) e 729, 4 bettoline. I mezzi dell'autoreparto si erano ridotti a 4 o 5 autocarri ed una autobotte. · Il servizio di imbarco, sbarco, smistamento, fu sempre altamente apprezzato ed elogiato, non solo dal nostro Comando, ma anche dal Comando inglese sul luogo. Nelle relazioni ufficiali inglesi invece si accenna appena e solo di sfl;lggjta alla collaborazione italiana e si attribuisce tutto il merito di questo servizio al Comando inglese il quale aveva senza dubbio l'alta direzione operativa, ma non la parte esecutiva che era quasi interamente in mano agli Italiani. Al servizio dello sbarco e distribuzione del materiale che arrivava a Lero con mezzi navali si aggiungeva anche quello del ricupero dei materiali lanciati sistematicamente durante la notte dagli aerorifornitori, servizio che, come abbiamo detto, comportava non solo grosse difficoltà ma anche seri rischi perché, spesso, in coda ai rifornitori inglesi si infilava qualche bombardiere tedesco. Il servizio munizionamento disponeva di una polveriera in località Mericcià, fra Gonià e Punta Cazzuni (sotto i cui capannoni era ricoverato materiale vario, perché il munizionamento era stato quasi rutto sistemato nella caverna naturale di S. Spirito, distante 3-400 metri da Mericcià), e di una seconda polveriera al bivio Clidi con munizioni di riserva, in gran parte in caverna. Il rifornimento alle batterie , come abbiamo esposto in altro capitolo, si svolgeva soltanto di notte, a cura del personale della Difesa, fra difficoltà e rischi gravissimi a causa della natura del terreno, delle mine, delle bombe inesplose e della sempre crescente penuria di mezzi. Nonostante tutto ciò esso assolse in pieno il suo compito e mai le batterie hanno dovuto sospendere il fuoco per m ancato rifornimento. Per completare il quadro dei servizi in cui Base e Difesa ·volenterosamente collaboravano ed ai quali era la Difesa che. dirigendoli, dava più netta impronta di attività specificamente operativa, ricordiamo ancora la disattivazione delle mine inesplose.


316 l"approntamemo e la messa in opera delle armi per i campi minati ed il lavoro disimpegnato, a completamento di quello delle officine di cui parleremo fra breve, dalle squadre formate con personale specialista ricuperato dalle unità naYali affondate, dirette da ufficiali anch'essi provenienti dalle stesse unità e che, sotto la guida della Difesa provvedevano in continuità alle riparazioni sul posto delle armi avariate. Anche d i queste squadre e della loro opera preziosa svolta affrontando con entusiasmo ed inesauribile slancio i molti sacrifici che essa comportava, abbiamo già parlato in altro capitolo. Il secondo servizio della Base, importantissimo ai fi ni della resistenza alla offensiva aerea, era quello delle officine. L'organo direttivo delle officine era Marimist, cioè l'officina mista che riuniva la competenza della Direzione Costruzioni e della Direzione Armi Navali. Ne era Direttore il T.C. G.N . Natale Ciucci. Da lui dipendevano anche: - Il servizio combustibili che disponeva di 5 serbatoi metallici situati a S. Giorgio, della capacità complessiva di 36.000 T. (3 da 10.000, 1 da 5.000, 1 da 1.000): I bombardamenti ne misero fuori uso 4. vuoti. Il 5°, che aveva ancora un certo quantitativo di nafta per caldaie, è rimasto incolume sino alla fine. Anche i fabbricati delle pompe, le tubature e le loro istallazioni non subirono danni rilevanti ed il servizio nafta fu sempre in grado di funzionare. - I servizi elettrici che erano costituiti da due centrali, una civile, allo scoperto, che fu distrutta sin dall'inizio dai bombardamenti ed una della Marina, con tre gruppi elettrogeni, ancora efficienti al momento della resa. Alle varie officine di Marimist erano adibiti nuclei di qualche diecina di militari specializzati e circa 620 civili provenienti dalle m aestranze degli arsena li italiani. Aggiungendo a questi una ottantina circa di operai dell'Ufficio del Genio Militare per la Marina, si ha un totale di circa 700 lavoratori civili presenti a Lero alrinizio dell'offensiva tedesca, ai quali era aggregata una certa aliquota di mano d 'opera locale. Molti civili erano stati raggiunti a Lero dalle famiglie, ma queste erano state rimpatriate al principio della guerra. Gli elementi locali, all'inizio dell 'offensiva aerea, si erano allontanati dal lavoro che comportava per essi troppi rischi.


317 Durante l'attacco aereo del 26 Settembre quasi tutti gli impianti di Marimist a S. Giorgio furono distrutti e parecchi militari e civili furono uccisi. In particolare fu distrutta la fonderia con forni e crogiuoli, l'officina fabbri con forni e magli, il compressore d'aria fu danneggiato e reso inefficiente. L 'officina torni e macchine utensili ebbe gravi danni alle opere murarie, ma una parte delle macchine si salvò. L 'officina dei carpentieri in legno e dei falegnami ebbe danni alle opere murarie, ma non alle macchine; e così pure l'officina dei carpentieri in ferro e dei congegnatori. La centrale di carica accumulatori con due batterie di accumulatori per smg. ed altri accumulatori per altri usi andò completamente distrutta. I m agazzini dei materiali di. dotazione ebbero danni ingenti aggravati da un successivo incendio. Così pure il magazzino deposito legnami e materiali di consumo. · L 'officina siluri, che comprendeva anche una stazione di carica delle batterie dei siluri elettrici, ebbe gravi danni agli infissi ma salvò macchine ed attrezzature. Molte imbarcazioni a remi ed a motore furono distrutte o danneggiate. Il 5 Ottobre venne colpito in pieno l'autoreparto e furono distrutte ingenti quantità di viveri inglesi appena sbarcati, che non si era fatto in tempo ad immagazzinare. Il 6 Ottobre fu distrutto il parco artiglieria di Mericcià e fu messo fuori uso il macchinario del frigorifero, lasciando quasi intatte le celle della carne. Il bacino galleggiante colpito da schegge cominciò a sbandare e pai si rovesciò affondando. Dei serbatoi di nafta abbiamo già detto. Dopo le distruzioni inferte a Marimist dall 'attacco del 26 Settembre fu fatto un tentativo di organizzare tre separate sezioni di lavoro in zone ritenute meno esposte alle offese aeree ed a questo scopo furono requisite piccole officine ed autorimesse private. Una sezione doveva rimanere a S. Giorgio, una doveva trasferirsi a Tirnenia (vicino a Portolago) nei baraccamenti di un'impresa privata (Pozzesserre) che lavorava per conto del Genio Militare per la Marina, ed una a S. M arina; m a l'estendersi delle offese aeree anche nelle zone ind icate impedì la realizzazione completa del piano. In un'azione aerea che colpì una zona prossima alla istituenda officina di S. Marina, fu ucciso il Cap. G .N .c. Giovanni Ippolito della flottiglia Mas che faceva servizio per Marimist. Anche i civili del luogo si lamentavano che la presenza delle officine nell'abitato avrebbe attirato maggiormente le offese aree. La


318 sezione di S. Marina fu quindi abbandonata. La sezione di Timenia, con 300 operai, sotto la direzione del Ten. G.N.c. Carlo Salvia, ricuperò i materiali residuati dalla sezione di S. Marina, sistemò gli operai in un ampio ricovero antiaereo, improvvisò la sistemazione di una piccola officina, stese cavi volanti per l'energia elettrica motrice ed illuminante e poté così eseguire molti utili lavori ad unità navali, veicoli, strade, comunicazioni elettriche ecc., passando alla diretta dipendenza del Comando Marina per l'andamento dei lavori. Fu poi deciso di attrezzare ad officina una caverna nella zona di S. Giorgio, istallandovi le macchine tuttora incolumi. Furono trasferiti a S. Giorgio 120 operai che alloggiarono nella stessa caverna e questo nucleo costituì il centro più importante di lavori della Base durante il periodo dell'assedio aereo. Esso ebbe una intensissima e variatissima attività, provvedendo alle più disparate esigenze di lavori e di riparazioni. Al momento della resa, secondo quanto riferisce il T .C. Ciucci, le officine dì Marimist sistemate nelle caverne, con linee elettriche volanti, avevano ancora qualche modesta capacità di lavoro. La Centrale elettrica . protetta, come · abbiamo detto, funzionava regolarmente coi suoi tre gruppi elettrogeni e l'officina meccanica, l'officina radio, l'officina siluri erano tuttora in condizioni di funzionamento. 6. -

SERVIZIO SANITARIO.

Ne era Direttore il T.C. Med. Salvatore Saitta, che aveva per immediato collaboratore il Magg. Giovanni Troilo (reparto medicina), il Magg. di c. Emanuele Repetto (reparto chirurgia), il Cap. Giorgio Badalotti (sostituito poi dal Cap. Domenico Amendola), Comandante del Distaccamento Infermieri. Vi erano poi alcuni medici adibiti ai servizi specializzati ed altri se ne aggiunsero poi, quando il servizio prese pieno assetto di guerra. provenienti da unità affondate, dall 'Aviazione, dall'Esercito, dalla Stazione Smg. In totale erano una decina di medici che col buon lavoro prestato, si dimostrarono perfettamente sufficienti anche alle esigenze del servizio di guerra combattuta. Medicinali e materiali erano sufficienti per un anno. Vi erano: a) una infermeria autonoma a Gonià, con 300 posti-letto; b) una infermeria sussidiaria ad Alinda con 50 posti-letto;


319

e) sala medica a Parteni; a) sala medica a S. Giorgio (per l'officina di Marimist); e) sala medica alla Stazione Smg. Le truppe inglesi giunsero col proprio servizio sanitario e d'accordo col nostro Comando, dopo aver rinunziato ad un iniziale progetto di esercizio comune dei servizi sanitari delle due Nazioni, fu deciso di sistemare separatamente l'ospedale inglese nella infermeria sussidiaria d i Alinda (Villa Belleni) che fu portata a cento letti. Il .nostro servizio sanitario concorse alla preparazione e all'attrezzatura della infermeria con cessioni di materiali e con la requisizione dei locali necessari per i magazzini. Nel periodo di sistemazione dell'infermeria, i malati inglesi usufruirono largamente del nostro ospedale . di Portolago. Fra i due · servizi ci fu sempre larga collaborazione e piena cordialità. Sin dal principio del 1943 era stato iniziato il lavoro di adattamento ad ospedale di un grande rifugio nella zona di Gonià, vicino al paPificio. Sotto la pressione degli avvenimenti i lavori non finiti furono accelerati; vi prestò mano anche il personale infermiere ed il rifugio~ in parte rivestito di mattoneJle e di legname, poté ospitare tutti gli ufficiali e due file di letti che permettevano di ricoverare varie centinaia di feriti e di malati. Dopo l'inizio della violenta offesa aerea, iJ servizio sanitario fu decentrato, istituendo posti di soccorso periferici alla DICATF AM, al Comando Gruppo C.A. centrale, a Parteni, all'aereoporto, ad Alinda. A ciascun posto fu mandato un medico e personale infermiere, il -che fu reso possibile dalla accennata aggregazione di altri medici e dalla disponibilità di personale in seguito alla distruzione per offese aeree delle preesistenti sale mediche. L'ospedale di Portolago, nonostante i suoi vistosi contrassegni della Croce Rossa, fu anch'esso colpito nei primi giorni dei bombardamenti, e fu per metà distrutto e per metà reso praticamente inservibile. L'ospedale protetto prestò servizio gratuito anche per i feriti e malati civili. Ufficiali medici con materiale sanitario furono sempre inviati a controllare le condizioni igieniche dei rifugi della popolazione civile ed a curare gli ammalati e ciò perché i medici civili del luogo erano riluttanti a prestare il loro servizio a causa dei bombardamenti. Autoambula nze ed autocarri con ufficiali medici, infermieri, marinai, circolavano sempre, anche sotto i bombar-


320

<lamenti, per raccogliere feriti o salme di caduti. Il chirurgo, Maggiore Repetto, operò incessantemente per tutto il periodo dell'assedio aereo. Feriti e malati gravi italiani ed inglesi erano sempre evacuati, ad ogni occasione propizia, con mezzi inglesi, per lo più Ct. Dopo lo sbarco tedesco, l'affluenza dei feriti alla sede protetta dell'ospedale fu intensissima, anche perché gli Inglesi (sembra ancor prima dello sbarco, quando esso era ritenuto imminente) avevano iniziato lo sgombero del loro ospedale di Alinda per trasferirlo altrove e nella fase del trasferimento dovettero mandare i loro feriti all'ospedale italiano. A questo, sin dall'inizio della battaglia, cominciarono ad affluire anche i feriti tedeschi. Nel complesso, durante i bombardamenti e nel periodo dello sbarco e dei combattimenti il servizio sanitario, razionalmente sistemato ed inquadrato, fonzionò sempre perfettamente e con generale soddisfazione soprattutto per lo slancio, l'abnegazione, la noncuranza del pericolo, con cui il personale si dedicò alla propria missione umanitaria. Non vi fu compito rischioso o sgradevole che non trovasse subito chi volontariamente e generosamente si prestasse ad assolverlo.

7. -

SERVIZI COMMISSARIATO.

Comprendevano i servizi viveri, vest1ano, materiali, cassa. Ne era Direttore il T.C. Comm. Felice Scolozzi, giunto nell'isola soltanto il 10 Agosto 1943. Aveva per Capireparto i Maggiori Comm. Mariano Ruggero e Vincenzo Vitale e il Cap. Comrn. c. Alessandro Grieco.

Viveri. - A lla data dell'armistizio vi erano provviste per circa sei mesi per 10.000 uomini (forza approssimata dei m ilitari e militarizzati). I magazzini erano suddivisi in tre zone: a) Gonià, vicino alla zona militare di Ponolago ; b) Lero, nel recinto urbano del paese; e) Val Camere (Parteni), capannoni isolati dalle restanti opere militari di Parteni, nella zona nord dell'isola. A Parteni vi era la nave frigorifer a lvorea con circa 4.000 tonnellate di carne.


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321 Gli Inglesi, sbarcando, portarono con sé i loro viveri ed istituirono i loro servizi di Commissariato, per cui, in generale, non vi furono interferenze fra i due servizi, salvo alcuni casi particolari di collaborazione, casi che furono sempre trattati con reciproca buona volontà. In previsione di attacchi aerei, i primi ad essere alleggeriti mediante i prelevamenti quotidiani furono i magazzini dell a zona di Gonià che si presumeva la più soggetta alla offesa aerea. Inoltre si iniziò il trasporto di viveri in un deposito entro roccia che era stato allestito nella zona di S. Giorgio. I primi attacchi aerei distrussero infatti subito i magazzini di Gonià ed ai danni dei bombardamenti si aggiunsero quelli dovuti alle. successive inevitabili manomissioni ad opera di militari italiani ed inglesi e di civili greci. Una buona parte dei viveri però, tra cui 400 quintali di farina, fu ricuperata. Il distributorio viveri fu trasferito in zona meno pericolosa, ma vicino ad esso fu sistemato un deposito munizioni inglese. Il deposito fu colpito in un attacco aereo e propagò al distributorio un incendio che, fortunatamente, fu potuto domare. Gli Uffici di Maricommi furono trasferiti nell'edificio della scuola elementare che, avendo nelle sue immediate vicinanze un piccolo rifugio, riduceva al minimo le perdite di tempo per il ricovero durante gli attacchi e consentiva la continuazione del lavoro degli uffici fra una incursione ed un'altra. Il 7 Ottobre fu colpita la nave Ivorea. Nonostante gli scoppi di munizioni e l'incendio sviluppatosi a bordo, il pronto coraggioso intervento del T.C. Scolozzi e del C.C. Napoli , permise di salvare qualche tonnelfata di carne prima che la nave affondasse. Nonostante che, come si è detto, il frigorifero fosse stato danneggiato nel macchinario, con particolari accorgimenti fu possibile conservare egualmente la carne immagazzinata (circa 40 tonn.), che infatti pcté durare altri 40 giorni, cioè quasi fino alla fine delle ostilità. I magazzini nell'abitato di Lero furono colpiti il 7 Ottobre e successivamente manomessi da civili greci. Fu salvato il salvabile. Verso la fine di Ottobre fu colpito il frigorifero civile che la Marina aveva requisito e nttta la provvista di lardo fu distrutta. Il panificio non fu colpito, ma il servizio ebbe a subire le conseguenze delle frequenti mancanze di acqua, di energia elettrica, di combustibile e per migliorarlo ne fu disposto un largo decentramento, ricorrendo al panificio dell'Aeronautica ed alla requisizione di alcuni panifici privati.

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322

In seguito alla distruzione dell'autoreparto per bombardamento, rimase a Maricommi la possibilità di un solo autocarro. Con quest'unico mezzo si dovette provvedere sia al movimento quotidiano di viveri dai magazzini, dai panifici e dai frigoriferi ai diversi distributori, sia al rifornimento di farina e di combustibile ai panifici, sia allo sgombero dei magazzini colpiti. Tenuto conto delle distanze, delle interruzioni stradali. delle frequenti inevitabili soste per i bombardamenti, il lavoro compiuto da questo unico autocarro e dalle squadre di lavoro che vi si alternavano, si deve ritenere veramente eccezionale. Il Direttore di Maricommi ha calcolato che con esso, nel corso delle operazioni, sono stati trasportati 20.000 q.li di materiali e di viveri. Dopo lo sbarco tedesco, il gruppo di magazzini della zona di Parteni che non avevano subìto danni dai bombardamenti aerei, rimase tagliato fuori dai contatti con l'organo direttivo centrale. Il giorno 14 1ovem bre, aggravandosi la minaccia nella zona di M. Maraviglia-Portolago. Il Comando della Difesa ordinò a Maricommi di trasferire uffìci e personale nella zona di S. Giorgio dove era stato allestito un grosso deposito · di viveri in una caverna in roccia che era appartenuta a Marimist. Il trasferimento ebbe luogo il 15. rimanendo a Gonià il solo personale addetto alla panificazione ed alla distribi.:zione. Il gruppo magazzini di S. Marina era affidato al S.T. Comm. di c. Giacomo Zanchì. Esso venne a trovarsi al centro della battaglia. Poiché comprendeva magazzini sparsi in diverse località, il S.T. Zanchì, per diminuire i furti che erano inevitabili quand o gli edifici venivano danneggiati dai bombardamenti, provvide a far trasportare gran parte dei generi a Val Camere (Parteni) ed a S. Giorgio. nelle caverne. Il giorno 14, in seguito ai progressi dell'occupazione tedesca, il personale correva rischio di essere accerchiato. Lo Zanchì chiese allora disposizioni al Comando, che gli ordinò di ripiegare subito su Portolago. Ma egli tenne riuniti i suoi uomini fino a sera. quando, approfittando dell'oscurità e della conoscenza dei viottoli e delle scorciatoie, poté con essi raggiungere Portolago senza subire perdite. Da Portolago, l'indomani 15. ripartì per trasferirsi a S. Giorgio. Al momento della resa vi erano ancora a Lero molti viveri: i magazzini della zona di Parteni erano intatti, quelli della zona di Lero erano stati colpiti e sgomberati in buona parte ma non interamente, e così pure quelli della zona di Gonià.


323 La Commissione d'inchiesta sulla caduta di Lero ha indaga to a fondo sulla mancata distruzione dei magazzini e dei \'iveri al momento della resa. E' risultato che tutti i provvedimenti per la distruzione erano stati presi (latte di petrolio e di benzina per appiccare l'incendio e, in alcuni locali più ampi, mine per provocarne la distruzione) e che le necessarie istruzioni erano state impartite aglì ufficiali consegnatari. E' mancato l'ordine esecutivo, ma questo poteva essere impartito soltanto dal Comando. Abbiamo già visto, nel corso della narrazione degli avvenimenti (V. pagina 256), che la sera del giorno 15 il Comando italiano aveva chiesto a quello britannico se si dovesse procedere alle distruzioni dei magazzini dei viveri e dei materiali in vista della prossima prevedibile caduta dell'isola. Il Comando inglese rispose d i attendere ordini. Le circostanze in cui poi avvenne la resa spiegano da sé perché l'ordine non sia mai stato impartito. Comunque, l'ufficiale preposto al grosso delle provviste di viveri, situato a Parteni, non avrebbe potuto mai essere tempestivamente informato data l'interruzione delle comunicazioni: sappiamo infatti che a Parteni si continuò a combattere fino quasi all'arrivo sul posto dei tedeschi perché l'ordine di resa giunse, per via indiretta, soltanto la mattina del 17.

V cstiario. - Le provviste erano appena sufficienti per una distribuzione incompelta ad una parte del personale. D 'altra parte il personale aveva urgente bisogno di rinovare il proprio corredo. Per questo motivo, che si sommava a quello di liberare per quanto possibile i magazzini, all'inizio degli attacchi aerei si venne alla decisione di procedere ad una distribuzione di quasi tutto il vestiario esistente, trattenendone soltanto una piccola aliquota per casi imprevisti quali, per esempio, la necessità di rivestire dei naufraghi . Al momento della resa, quindi, le scorte di vestiario erano quasi del tutto esaurite. Cassa. - Con la caduta di Rodi era venuta meno la possibilità di rifornimenti da quella T esoreria. A rifornimenti dall'Italia non era il caso di pensare. Era venuto meno anche il modesto gettito della Dogana, dell'Ufficio Postale, dell'Ufficio delle imposte, ecc. Il Comando fu costretto a chiedere un prestit0 al Comando inglese il quale propose con insistenza che le truppe italiane fossero pagate direttamente dall'Amministrazione Britannica, alla quale si sarebbe dovuto rendere la contabilità. L'Amm. Mascherpa ed il


324 T.C. Scolozzi, Capo del Servizio Amministrativo, resistettero con molta fermezza a questa proposta gravemente lesiva del prestigio italiano ed insistettero nella richiesta del prestito a nome del Governo italiano. Dopo molte tergiversazioni il prestito fu accordato nella misura di L. 4.800.000 che furono consegnati in gran parte, in voluminosi pacchi da 10 lire. Col trasferimento di Maricommi dalla sua sede normale all'edificio delle scuole, i fondi passarono dalla cassaforte regolamentare ad una cassaforte non regolamentare, prelevata dai magazzini e sistemata nelle scuole. Per il trasferimento a S. Giorgio, fu necessario mettere tutto il denaro in un sacco chiuso con un lucchetto. Il sacco fu portato nella caverna rifugio dove fu regolarmente custodito e vigilato. La Commissione d'inchiesta h a molto indagato sulle circostanze che hanno permesso ai tedeschi di impadronirsi dei fondi della cassa, per la cui salvezza erano pur state prese disposizioni di massima. Sta di fatto che gli Ufficiali Commissari di maggior grado si trovarono, per l'incalzare imprevisto degli avvenimenti, a dover decidere in ·un attimo se partire immediatamente con un Mas che stava già scostando o rimanere, affrontando la prigionia. Quelli che rimasero non osarono bruciare il denaro un po' per il disorientamento in cui gli avvenimenti li avevano precipitati ed un po' forse per la preoccupazione di rappresaglie tedesche nel caso che quesw gesto. contrario agli obblighi conseguenti alla resa, fosse venuto a loro conoscenza, il che sarebbe stato impossibile evitare. A titolo conclusivo dobbiamo dire che il servizio v1ven, tanto importante per le sue ripercussioni sul morale dei combattenti, nonostante i rischi, gli ostacoli, le difficoltà, ha funzionato sempre benissimo durante tutto il periodo del combattimento, tanto per i viveri normali quanto per i generi di conforto. Non mancano nelle relazioni di qualche reduce alcune critiche, ma esse vanno in buona parte giudicate in rapporto a successivi spiacevoli avvenimenti verificatisi in prigionia ed è ben noto che l'ambiente della prigionia porta con sé il triste germe di ingiustificati risentimenti e di giudizi non obiettivi. Era anche naturale che non rutti si rendessero conto di certe restrizioni e di certe norme, che anche se in definitiva finirono per andare a vantaggio dell'avversario, dovevano tuttavia essere prese perché, durante le operazioni belliche di cui non è possibile prevedere né esito né durata, è stretto dovere di chi è preposto ad un servizio tanto delicato essere cauto e previdente per


3r_) non farsi cogliere alla sprovvista da avven imenti eccezionali. D'altra parte l'eventuale abbandono delle norme regolamentari e prudenziali può essere disposto esclusivamente dal Comando Superiore sul posto, il solo che può avere il più ampio panorama informativo sul complesso della situazione. Il dirigente del servizio deve soltanto assicurare il servizio normale ed essere preparato a far fronte anche all 'imprevisto. Ora, tutte le testimonianze dei superiori responsabili e dei dipendenti sereni ed obiettivi riconoscono l'alto grado di efficienza mantenuto, durante tutto il peòodo critico, dai servizi di Commissariato. La capacità, l'iniziativa, lo slancio dei dirigenti, l'ottima volontà e lo spirito di sacrificio del personale sempre ben guidato e bene inquadrato, hanno fatto fronte assai brillantemente. per tutta la durata della battaglia, ad ogni difficoltà e ad ogni pericolo.

8. ·

SERVIZIO IDRICO.

Esisteva a Lero un acquedotto la cui tubazione giungeva alla banchina di Portolago per il rifornimento delle unità navali, alla banchina della Dogana per serviizi vari e nei pressi della Caserma di Fanteria per il carico delle autobotti. Ma l'erogazione dell'acquedotto era scarsa e si doveva ricorrere alle cisterne che prelevavano l'acqua a Coo. Con la caduta di Coo in mano tedesca (3 Ottobre) e con i danni che i bombardamenti aerei recavano alle tubazioni dell'acquedotto, il problema delracqua si fece molto serio, e si dovette ricorrere a mezzi di fortuna. Le cisterne, che inizialmente erano tre, Nera, Adda ed una cisternina, si ridussero alla sola Adda, perché la Ntra, per i danneggiamenti subìti nei bombardamenti, non fu più in condizioni di muoversi, e la cisternina si era incagliata sulla spiaggia dell'aeroporto. Per il rifornimento ai distaccamenti dislocati nelle diverse insenature dell 'isola rimase quindi la sola Adda (di cui abbiamo già visto l'eccezionale avventura di essersi trovata nel porto di Coo a fare acqua al momento della occupazione tedesca e di essere riuscita a sfilare ed a tornare a L ero indisturbata). la quale riuscì sempre a riparare tempesti\'amente le avarie che anch'essa ebbe a subire. Dato lo scarso gettito dell 'acquedotto, si mise in efficienza una polla d 'acqua salmastra esistente a S. Giorgio ed utilizzabile solo per lavande. Nella zona nord della baia di Alinda vi era un modesto pozzo d'acqua dolce. Anche questo fu messo in efficienza, mimetizzato. dotato di due pompe; ma il suo scarso gettito obbli-


326 gava a lasciare trascorrere molte ore fra un rifornimento ed il successivo. L'autoreparto possedeva inizialmente due autobotti ma ben presto, a causa dei bombardamenti, ne rimase in servizio una sola che co:nin uò miracolosamente la sua attività sino alla fi ne. Le batterie ed altre opere della Difesa, situate quasi tutte sulla sommità dei monti, erano in gran parte prive sia di cisterne per acqua di riserva, sia di strade percorribili con le autobotti. Si erano iniziati lavori per provvedere urgentemente a queste due necessità, ma, alla data dell'armistizio, i lavori erano ancora in uno stato molto arretrato ed i bombardamenti aerei non solo annullarono praticamente la possibilità di proseguirli, ma aggravarono fortemente la situazione. rendendo impraticabili anche le poche strade esistenti. Le esigenze del rifornimento idrico invece aumentavano perché alle nostre necessità si aggiungevano anche quelle di molti distaccamenti inglesi. Il servizio cui sovraintendeva la Difesa fu continuato a mezzo dell'unica infaticabile autobotte, di muli, condotti inizialmente dagli isolani e, dopo l'inizio delle offensive aeree, dai nostri marinai perché gli isolani si rifiutarono di continuare il servizio divenuto troppo rischioso. Finiti anche i muli per le offese aeree, si dovette ricorrere agli stessi marinai che portavano sulle spalle i barilotti d'acqua. L 'autobotte poi veniva impiegata anche per rifornire la cisterna Adda che a sua volta riforniva, oltre alle opere della Difesa situate nelle insenature dell'isola, anche le unità inglesi nelle loro brevi soste notturne a Lero. Tutto il servizio fu espletato tra rischi gravissimi e sempre con vero accanimento e con indicibili sacrifici. L'acqua non m ancò mai a nessuno e ne d à la riprova il fatto che in nessuna delle centinaia di relazioni compilate dai reduci si trova mai il minimo accenno al problema dell'acqua. Anche l'espletamento del servizio idrico può essere a giusto titolo inserito fra le benem erenze del presidio di Lero.

9. -

SERVIZIO DEL GEN IO MILITARE PER LA MARI NA.

Lo dirigeva il Capitano del Genio Pasquale Morello che disponeva di circa 270 operai di cui circa 70 erano italiani e gli altri del luogo. L 'attività del servizio fu naturalmente in buona parte paralizzata quando cominciarono gli attacchi aerei quotidiani. I principali lavori in corso erano:


327 a) Il completamento del rifugio desònato a Sede del Comando tattico a M. Maraviglia. Esso aveva una copertura di 20 m. di roccia viva, e due imbocchi a baionetta di cui uno si affacciava su Portolago ed uno sulla baia di Alinda. Un terzo ramo conduceva ad una scala a chiocciola, che sbucava su una piazzola in cima al monte, da cui si dominavano le baie di Alinda, Portolago, Gurna e Pandeli. Il rifugio fu occupato dal Comando inglese. b) Un magazzino in caverna per i materiali della Officina mista di S. Giorgio. Esso fu occupato prima di essere finito, per sottrarre macchinari e materiali ai danni dei bombardamenti. e) Il rifugio in caverna annesso all'Infermeria. Era una galleria lunga circa 150 m .. i cui due imbocchi distavano alcune diecine di metri dal fabbricato dell'[nfermeria. Nelle ultime settimane il ricovero fu trasformato in vero ospedale. perché la vita dei ricoverati nelle corsie dell'Infermeria semidistrutta non era più sicura. Ai lati della galleria vennero costru iti dei soppalchi in legno a due piani sui quali furono sistemati feriti ed ammalati. Dopo l'arrivo del contingente inglese vennero costruite con eccezionale rapidità, sulle pendici del M. Maraviglia. 4 baracche in legno per alloggiare una parte delle truppe inglesi. In seguito all'inizio dei sistematici bombardamenti, gli operai locali si erano sparsi con le famiglie dentro rifugi di fortuna ed avevano disertato il lavoro. Gli operai italiani rimasero quasi runi al loro posto. Quelli addetti ai lavori in caverna continuarono regolarmente i lavori, gueJli addetti ai lavori allo scoperto (riattamento strade e linee elettriche), rimanevano al riparo durante il giorno e lavoravano di notte. Il 16 Novembre, con la fine del combattimento, ogni attività del Genio Militare venne a cessare. ]0. -

SERVIZI PER L.A. POPOLAZIONE CIVILE.

Le forme assunte oggi dalla guerra colpiscono in pieno anche le popolazioni civili in qualsiasi teatro di operazioni e più che mai in un'isola di limitate dimensioni. La popolazione civile di Lero è stata così strettamente coinvolta nelle "icende dell'assedio aereo e della battaglia che non è fuori luogo parlare di essa e dei servizi che ad essa erano destinati . T anto più che preposto a questi servizi è stato il Col. Comm. della Marina Armandq Coraucci il quale


328 ha adempiuto ai suoi incarichi in · modo esemplare e, con la sua condotta, prim a a Rodi all'atto dell'armistizio (ne abbiamo già parlato nella Parte I) poi a Lero e successivamente in prigionia, è stato sempre un luminoso esempio di dirittura, di equilibrio, di coraggiosa forza morale e di alte qualità militari e civili. Giunto a Lero il giorno 28 Settembre dopo un'avventurosa fu ga da · Rodi e dopo aver toccato Simi, egli, d'accordo col Comando inglese, fu subito messo a capo degli affari civili di Lero e di tutte le isole del Possedimento non ancora cadute in mano tedesca, con la carica prima di Segretario Generale e poi di Vice-Governatore. Nell 'espletamento del suo incarico fu validamente coadiuvato dal Cap. Comm. Igino Bonetti e dal Cap. RR. CC. Franciscolo De Angelis. Prese subito contatto col Colonnello jnglese che, prima del suo arrivo, si occupava degli affari civili e furono stabiliti con lui i seguenti accordi: a) tutti i servizi civili avrebbero fatto capo esclusivamente al Col. Coraucci; b) tutti i viveri, generi di conforto , effetti di corredo, portati dagli Inglesi per distribuirli alla popolazione civile, gli sarebbero stati affidati con regolare verbale di consegna. e) le distribuzioni sarebbero state effettuate esclusivamente dal Col. Coraucci a suo insindacabile giudizio; d) l'Ammini strazione inglese avrebbe collaborato per mezzo del suddetto Colonnello inglese, su richiesta del Colonnello Coraucci. Il suo compito fu quello di dare assistenza morale e materiale alla popolazione civile duramente provata dalle azioni di guerra e costretta ad abbandonare le proprie case ed a disperdersi nell'isola per trovare rifugio nelle caverne naturali. Tutti quelli che potevano lasciare Lero furono fatti sfollare nelle isole vicine. Con l'aiuto delle Autorità militari italiane ed inglesi fu provveduto all'alimentazione, alla vestizione ed all 'assistenza sanitaria dei rimasti, e quest'opera fu condotta con slancio, con tatto, con vivo senso di umanità e di solidarietà e, nei limiti del possibile con molta efficacia pratica, cosicché il ricordo, come risulta da successive testimonianze, ancora dura ed è servito a legare il nome italiano a sentimenti non effi meri di gratitudine e di devozione. Nei riguardi del Col. Coraucci dobbiamo ancora riferire che, qualche giorno prima della caduta di Lero, il Servizio informazioni inglese gli ayeva comunicato di aver ricevuto ordine di mettere


329 a sua disposizione un aereo col quale egli a\'rebbe dovuto raggiungere l'Alto Comando inglese al Cairo. Egli rifiutò. rimase al suo posto a fianco dell'Amm. Mascherpa ed il 17 Novembre fu imbarcato, insieme con altri ufficiali, sul Ct. ex-Crispi che lo portò al Pireo, donde ebbe inizio la sua odissea nei vari campi di concentramento tedeschi. La prigionia, come abbiamo già detto. fu da lui sopportata con nobiltà e con fierezza; fu anche contrassegnata da due fughe effettuate nel Luglio e nell'Agosto 1945 dai campi di raccolta dei png10rnen, per affrettare il suo ritorno in Patria. 11 . -

I L SERVIZIO RELIGIOSO E L'OPERA DEL PADRE LEGA.

Comprendere il ser vizio religioso in una trattazione sull'attività dei servizi militari di un Comando che ha combattuto, è cosa fuori dal comune che potrebbe forse essere ritenuta anche irriguardosa. Così facend o. noi intendiamo invece rendere il più alto omaggio al servizio religioso svolto a Lero dai Cappellani militari T enenti Igino Lega ed Ascanio Micheloni, e particolarmente alla opera del Padre Igino Lega. Questa fu talmente preziosa <la poter essere a buon diritto enumerata fra i e servizi > di Lero. Se infatti i servizi sopperiYano, ciascuno per la sua parte. a mantenere in efficienza i vari rami attraverso i quali si esplicava la vita e la resistenza della guarnigione durante il durissimo assedio aereo ed il successivo altrettanto duro attacco diretto, l'azione del Padre Lega affiancò sempre l'opera del Comando nel campo morale, galvanizzando lo spirito dei combattenti in modo da divenire un fattore essenziale di tutti i servizi che, nelle difficili condizioni dell'isola, ben poco rendimento avrebbero potuto dare e scarsa efficacia avrebbero potuto raggiungere se gli uomini, tutti gli uomini, non fossero stati moralmente sostenuti. In guesto Padre Lega ebbe una influenza così grande che tutti i reduci ne hanno parlato con entusiasmo, ne hanno conservato il più commosso ricordo: si può dire che la ricompensa che gli è stata concessa. la Medaglia d'Oro al V.M., ha percorso la trafila prevista per la concessione. sorretta e quasi sospinta dal consenso e dal plauso unanime dei reduci. L'aereo tedesco che il 19 Settembre mitragliò da bassa guota presso il Bivio Clidi un modesto camioncino er a certo ben lontano dal supporre quali conseguenze avrebbe avuto quel suo gesto.


330 Perché nel camioncino c'era il Padre Lega che da Parteni, dove aveva detto la sua terza Messa, ritornava a Portolago. Padre Lega ed i m arinai che l'accompagnavano si gettarono in un fosso lateralmente alla strada e, pur essendo stati sfi orati dalle pallottole, rimasero illesi. Ma tutti i marinai di Lero, quando seppero la notizia dell'attacco, ne furono irritati. L 'affetto che t,utti nutrivano per il Padre Lega suscitò un'ondata di ribellione e di sdegno, rafforzò il proposito di lottare sino all'estremo contro i Tedeschi e se nelle recondite pieghe del pensiero di qualcuno fosse albergato ancora qualche incertezza o qualche dubbio, l'episodio valse a disperderli radicalmente. Come pure valse a creare intorno al Padre Lega una aureola quasi mistica di certezza d'incolumità. Sarebbe lun go seguire l'opera diuturna del Padre Lega nell'esercizio del suo m inistero religioso al quale egli sovrappose, fondendolo in un solo sentimento di ardente spiritualità, il più puro e più nobile patriottismo. La motivazione della Medaglia d 'Oro che gli fu conferita quando era ancora vivente e che qui riportiamo, traccia le tappe dell_a sua vita a Lero e le riassume sinteticamente : « Cappellano Militare del Presidio di isol a lontana dalla Patria e sottoposta a soverchiante e prolungato assedio, dava ogni propria energia superando disagi e pericoli, nell'assistenza spirituale e religi-0sa dei militari della guarnigione. « Divenute precarie le con dizioni del Presidio frazionato in nuclei isolati dall'azione nemica, proseguiva a piedi per vie dirute e battute dal fuoco il proprio apostolato, recandosi anche allo stremo delle forze e sanguinante nei piedi, sui monti dove ferveva la lotta ed ovunque i morenti ed i sopravvissuti lo richiedessero, esponendo la vita con superba serenità a gravissimi rischi. « Nell'imm inenza dell'attacco decisivo all'isola, riusciva a raggiungere batteria circondata dal nemico; durante cinque giorni di aspri combattimenti, partecipando al combattimento come servente di cannone, era centro animatore di fede e di amor patrio per il personale duramente provato dall'impari e lunga lotta. << Caduta l'isola, fis icamente sfinito, radunava i superstiti in 2ttesa di feroce rappresaglia attorno all'altare e celebrava il servizio religioso levando alla presenza del nemico interdetto l'invocazione all'Italia, ripetuta dai presenti. (( Esempio altissimo di immacolata fede, di virile coraggio e di grande amore di Patria. Lero 8 Settembre - 16 N ovembre 1943 ».


331 La motivazione si riferisce al periodo 8 Settembre - 16 Novembre. Ma non possiamo passare sotto silenzio quanto il Padre Lega fece dopo il 16 Novembre : il fraterno aiuto dato, sfidando le rappresaglie nemiche, ai nostri prigionieri per tentare di lenire le sofferenze morali e fisiche inflitte loro dal brutale trattamento tedesco; il nobile slancio con cui il 17 Dicembre 1943, rinunciando a quella che per lui pateva essere una abbastanza comoda permanenza a Lero, chiese ed ottenne di imbarcare sul Piroscafo Leopardi che traspartava verso i campi di prigionia tedeschi il nucleo più numeroso della guarnigione di Lero; i tesori di bontà e di carità che profuse pai nei tragici campi di concentramento, assistendo di preferenza i malati più gravi e più pericolosi per il contaggio. Il 15 Marzo 1951, mentre rientrava a Varese in motocicletta portando con sè un operaio al quale era andato cercando una casa perchè patesse sistemare la famiglia (e l'aveva trovata) ebbe un banale incidente di strada. Si ruppe una gamba, ma non sembrava un caso grave. Sei giorni dopo invece, per sopravvenute e non ben chiarite complicazioni, si chiudeva la sua nobile esistenza che aveva intensamente vissuto portando in ogni sua attività un fervore ed un fuoco che forse lo avevano consumato anzitempo. La sua memoria resta scolpita a caratteri d'oro nella mente e nel cuore di tutti i reduci di Lero. Il Tenente Cappellano Don Ascanio Micheloni era stato inviato a Lero da Rodi per un mese a coadiuvare nelle sue mansioni il Padre Lega. Sorpreso dagli avvenimenti, rimase a Lero e prestò ottimo servizio all'ospedale. Il giorno 16 Novembre, l'ultimo della resistenza, fu vicino all'Ammiraglio Mascherpa che dalla sua compagnia trasse grande conforto e serenità. Rimase a Lero dopo l'occupazione tedesca, rifiutò sdegnosamente ogni collaborazione, fu di grande aiuto morale e materiale a tutti coloro che come lui rimasero fedeli alle proprie idee ed al proprio dovere resistendo alle lusinghe ed alle pressioni per la collaborazione. Poco gradito ai Tedeschi, il 5 Aprile 1944 ebbe ordine di partire e, dopo una tappa ad Atene, riuscì a farsi assegnare all'assistenza religiosa e spirituale deg li Italiani rimasti nei Balcani. Disimpegnò con slancio e dedizione questo servizio dal quale trassero grande vantaggio gli Italiani disseminati in vari campi di quelle regioni (zone interne della Tessaglia e della Macedonia) ed il 12 Novembre 1944 rientrò a Salonicco dove poi si imbarcò per rimpatriare.


CAPITOLO

XI

VICENDE FINALI A LERO

Nella notte fra il 16 ed il 17 continuarono ad avvicendarsi sull'isola bombardamenti tedeschi e, ironia della sorte, anche rifornitori inglesi . L'ufficiale tedesco che era andato a Portolago a prendere l'Amm. Mascherpa, alle proteste dell'Ammiraglio per la continuazione dei bombardamenti dopo la resa, rispose che non poteva farci nulla, tutt'al più consigliava di sparare qualche « very » bianco, che era il segnale delle zone sulle quali i bombardieri non dovevano sgan ciare. Così fu fatto, ma fu subito constatato che i bombardieri sganciavano proprio in corrispondenza dei segnali. All'alba del 17 entrarono in porto alcune piccole unità tedesche, motovedette e cacciasommergibili, che portavano altri contingenti di truppe. La bandiera della D ifesa. che la mattina del 17 ancora sventolava sul tetto della Caserma della Difesa, fu ammainata e ritirata per ordine del Comandante della Difesa C.F. Re. Come abbiamo già visto, la scarsità dei mezzi navali in efficienza e l'impossibilità per il Comando italiano di predisporre un piano organico di rapida evacuazione, ebbero per conseguenza che solo pochi poterono andarsene sottraendosi alla prigionia. Il grosso dovette rimanere ed entro il giorno 17 passò quasi interamente sotto il controllo tedesco. Anche gli Inglesi, salvo poche eccezioni. caddero in massa prigionieri dei Tedeschi. Di essi si salvarono dalla prigionia i pochi ufficiali che a Portolago avevano preso imbarco sul m otoscafo del pilotaggio condotto dal T.V. Citter. gli uomini che a Parteni si erano impadroniti del Mv. Nereo, alcuni gruppi che riuscirono ad imbarcarsi sui motoscafi veloci della R.A.F. e su piccole unità aiutati da pattuglie dello « Special Boat


333 Squadron » che rastrellavano ed awiavano alla libertà più militari inglesi potevano. Come già detto, dirigeva queste operazioni il Lieutenant-Commander Ramseyer, imbarcato su un caicco col quale egli stesso si salvò dodici ore dopo la resa. Il Maggiore Jellicoe che era già venuto in contatto coi Tedeschi nella sede del Comando al momento della resa e virtualmente era loro prigioniero, con un abile stratagemma riuscì a salvarsi insieme con i suoi <( Commandos » (un a sessantina) con gli uomini dei L.R.D.G. e con alcuni residui dei Buffs. Giunto in salvo sulla costa turca organizzò con personale dello S.B.S. un servizio di imbarcazioni che per varie notti andò a raccogliere dalle spiagge di Lero e a portare in salvo uomini sbandati. Il numero totale dei militari inglesi che riuscirono a sottrarsi alla prigionia non raggiunse i 250. Da una serie di testimonianze, tutte concordi, risultano, senza possibilità di dubbi, la brutalità e la crudezza con cui furono trattati gli Italiani. Furono loro inflitte sofferenze, umiliazioni, spoliazioni di ogni genere. Eviteremo di entrare nei particolari. Ricorderemo soltanto le uccisioni dei 5 ufficiali che abbiamo già narrate e che furono perpetrate con la più fredda crudeltà. Fu perfino proibito di seppellire le salme; ma questa pietosa opera fu potuta compiere di nascosto. qualche giorno dopo, da marinai affezionati ai loro ufficiali. Queste uccisioni sono da aggiungersi ad altre effettuate presso le batterie o sui luoghi dei combattimenti e di cui abbiamo o sufficienti testimonianze o ben fondate presunzioni. Il totale di ufficiali uccisi raggiunse, così, la cifra di 12. L 'Am miraglio Mascherpa, avuta notizia della uccisione degli ufficiali mentre ancora durava il combattimento, elevò la sua protesta. Ne abbiamo testimonianza in uno scambio di telegrammi fra Lero e Samo in data 15 Novembre (V. Doc. N. 184-185) ed un telegramma del Gen. Soldarelli, diretto al Comando Supremo (V. Doc. N. 186); questo telegramma ha provocato J'imio di un radiodispaccio del Capo di S.M. Generale al Capo della Missione Militare Italiana presso gli Alleati (V. Doc. N . 187) e di un promemoria dello stesso Capo di S. M. Generale per il Capo del Governo italiano (V. Doc. N. 188). Anche il Comando inglese di Samo. appena saputo delle fucilazioni di Lero aveva informato il Comando M.O. raccomandando caldamente un pronto intervento (V. Doc. N. 189).


334 E' difficile dire se queste proteste abbiano ottenuto il loro scopo. Certo è che altre uccisioni di ufficiali dopo quelle dei primi giorni non se ne sono avute. Doveva rimanere alla Repubblica Sociale di Salò il triste privilegio di aggiungere alla lista delle incolpevoli vittime di Lero i nomi dei due Ammiragli che avevano tenuto il Comando Superiore in Egeo. E la finzione di procedimento legale cui essi sono stati sottoposti è forse più condannabile delle brutali esecuzioni per petrate dai tedeschi a Lero, Gli ufficiali tedeschi il mattino del 17 si installarono nella Sede protetta del Comando Marina. Al C.C. Fornari, più anziano dei presenti (perché in quel momento il C.te Re era andato all'ospedak per una medicazione), ordinarono, accompagnando l'ordine con continue m inacce di fucilazione in caso di inadempienza, di consegnare tutti i documenti senza asportare o distruggere nulla, di riunire entro due ore davanti alla Sede protetta tutti gli ufficiali, di proibire ogni comunicazione telefonica, r.t., ottica, ecc. All'osservazione che, senza comunicazioni, date le distanze, tali ordin i non erano eseguibili, l'ufficiale tedesco replicò che ciò non lo riguardava e che gli ordini dovevano essere eseguiti, pena la vita. Verso m ezzogiorno buona parte degli ufficiali era riunita davanti alla Sede protetta e cominciarono gli interrogatori a cura di un C.C. e di un T .V. tedeschi che parlavano discretamente l'italiano. Erano i Comandanti dei gruppi di unità entrate a Ponolago la mattina. Si comportarono con molta asprezza. Essendo l'Ammiraglio lontano e segregato, chi sostenne l'uno principale fu il C.te Re che assunse in pieno tutte le responsabilità che gli venivano dalla sua posizione di secondo anziano e di Comandante della Difesa. Le domande ebbero in gener ale una duplice direttiva: stabilire le colpe personali di quelli che avevano inflitto maggiori danni al le truppe tedesche combattendo contro di esse (con particolare insistenza per chi aveva svolto azioni contro i paracadutisti), ed ottenere il massimo di informazioni militari sullo stato delle difese e su tutto ciò che poteva interessare per la continuazione della lotta contro gli Inglesi. Per la prima parte poco o nulla i Tedeschi poterono appurare ; per la seconda parte ebbero qualche notizia che, stando sul posto, avrebbero potuto in ogni modo procurarsi anche direttamente, e che del resto già sapevano, dati i sopralluoghi minuziosissimi effettuati da alti ufficiali tedeschi sino a poco prima


335 dell'8 Settembre. Nulla seppero su un argomento che stava loro molto a cuore, e cioè esistenza ed ubicazione di sbarramenti di torpedini perché gli interrogati furono m olto abi li nell'eludere le insistenti domande. Esauriti gli interrogatori. i tedeschi ordinaron o che il C.F. Re e due ufficiali del Comando Marina (C.C. 1apoli e Tenente Comm. Cavallo) rimanessero a loro disposizione (probabilmente come ostaggi) e che tutti gli altri ufficiali di Marina (esclusi quelli della Base Navale di S. Giorgio) si riunissero all a banchina di Gonià, pronti a partire. Alle 16 del giorno 17 infatti. mentre squadre di prigionieri italiani trattati a pugni e calci imbarcavano carbone su alcune unità tedesche, una trentina di ufficiali fu imbarcata insieme con 40 feriti sul Ct. ex-C1-ispi (catturato dai tedeschi al Pireo ed armato da equipaggio tedesco), che salpò verso sera per il Pireo. Le masse dei prigionieri furono riunite a Gonià, come già detto, a S. Giorgio ed all'aeroporto: italiani separati dagli in glesi, ufficiali separati dal resto del personale. L'Ammiraglio Mascherpa isolato in una casa greca, il C.te Re, il C.te Napoli ed il Ten. Comm. Cavallo a Gonià, separati dagli altri. Nessuna distribuzione di viveri per nessuno. Dai prigionieri. specie da quelli di Gon~à, furono subito prelevate squadre di lavoro per eseguire, in condizioni inenarrabili, lavori umilianti e ripugnanti. Col lavoro dei prigionieri dell'aeroporto fu allestito alla m eglio un campo di concentramento dove, dopo due giorni, furono trasferiti anche i prigionieri di Gonià e di S. Giorgio. Nel corso di questi spostamenti, un gruppo di prigionieri italiani fra cui alcuni provenienti da Parteni si dirigeva, per ordine dei Tedeschi, verso Portolago. Il gruppo passò davanti ad un Colonnello inglese seduto ai margini della strada insieme con un altro ufficiale. Al passaggio degli Italiani il Colonnello mandò un interprete a dire parole di vivo elogio per il modo col quale essi si erano battuti·. Il giorno successivo. quando, riprendendo la marcia, si diede il caso che un gruppo di prigionieri inglesi sfilasse col Colonnello in testa davanti ad un gruppo di prigionieri italiani che dovevano seguirli nella colonna, il Colonnello, come se sfi lasse in parata. fece rendere gli onori militari agli italiani. Significativo episodio di quella cavalleria che non mancherebbe mai tra leali combattenti e compagni d'armi quando non intervenissero interessi e motivi politici ad alterare la spontanea genuinità del sentimento.


336 Gli ufficiali delle batterie erano stati subito riuniti quasi rutti nel campo di concentramento dell'aeroporto, dove il secondo giorno dopo la resa cominciarono gli interrogatori ad opera di due ufficiali dell'Esercito, un Maggiore ed un Sottotenente. D i questi interrogatori: ci d à notizia nel suo libro « Lero » il Comandante Spigai che, quale Comandante del fronte a mare ed antiaereo, fu sempre presente. I tedeschi parlavano in francese. Gli interrogatori: si svolsero sotto il duplice incubo della fucilazione per chi aveva sparato ed ordinato di sparare contro i tedeschi e dell'invito a collaborare nel proseguimento della guerra contro gli Inglesi. Durarono tre giorni ed il C.te Spigai, che faceva anche da interprete, assunse per sé rutta la responsabilità degli ordini di fuoco. Lo stesso fece, per quanto lo riguardava, il suo C.te in za Cap. Capriglio. Alla fine fu compilato un elenco di nove nomi degli ufficiali ritenuti più com promessi. i quali avrebbero dovuto accompagnare i Tedeschi in un « giro per le batterie >> : molto probabilmente questo non era che un eufemismo il cui vero significato era la fucilazione sul posto per il loro « reato ». Agli altri ufficiali fu chiesto di rispondere entro breve termine se volevano o meno collaborare. (La risposta fu unanimamente negativa, da parte degli ufficiali e più tardi anche da parte dei marinai. Un gruppo di una quarantina di uomini fu allora scelto d'autorità fra il personale delle batterie per servizi indispensabili, ma i giovani e validi si opposero e riuscirono a sottrarsi a questa imposizione). Il giro per le opere dei nove ufficiali non ebbe più luogo perché il 20 era giunto in porto un convoglio, sui quale fu imbarcato in tutta fretta un numeroso gruppo di ufficiali italiani compresi rutti quelli delle batterie. Con essi partì anche l'Ammiraglio. Per i primi cinque giorni dopo la resa i prigionieri non ebbero dai Tedeschi né acqua né cibo. Supplirono come poterono da sé, approfittando . del disordine della situazione che metteva qualche risorsa alimentare dei magazzini a disposizione dei più intraprendenti e furono anche soccorsi, con molta generosità d'animo, dalla popolazione che, misera com'era, con prospettive di sempre maggiore miseria e nonostante il rischio gravissimo delle rappresaglie tedesche, sentiva il bisogno di ricambiare agli Italiani, nel momento della loro sventura, quell 'aiuto e quell'assistenza di cui essi erano stati larghi quando ne avevano avuta la possibilità. Al sesto giorno finalmente, forse anche per le continue proteste del C.te Re. i png10men ebbero la prima ridottissima distribuzione di viveri.


337

Il C.te Re e gli ufficiali trattenuti con lui rimasero a Gonià una decina di giorni (soccorsi anch'essi, per i viveri dalla popolazione civile). fino al 28 Novembre. (Forse questa data coincide con la fine dell'ispezione tedesca alle batterie e con la constatazione che non erano stati compiuti, dopo la resa, atti di sabotaggio). Il 28 essi furono trasferiti al carnPo di concentramento dell'aeroporto e di lì il mattino del 29 mossero con una colonna di circa 1.500 prigionieri per recarsi a Portolago ad imbarcarsi. La popolazione dell'isola, che già si era prodigata in favore dei prigionieri e per di più si era anche prestata a sottrarre armi portatili ai Tedeschi ed a nasconderle, seppellendole sotto terra. ebbe ancora una volta occasione di dimostrare ai partenti la propria simpatia e la propria pietà. Meritano di essere esposti alcuni particolari, giunti a noi attraverso le relazioni dei reduci dai campi di prigionia, sul modo col quale sono stati effettuati questi primi trasPorti di prigionieri.

1° trasporto - giorno 17 Novembre: 30 ufficiali e 40 feriti sul Cc. ex-çrispi. Tutti gli Italiani furono riuniti nel locale fochisti. dove l'atmosfera divenne ben presto irrespirabile per il numero delle persone, la presenza dei feriti e la perdita di vapore degli assi degli argani. Sotto iJ castello vi erano truppe inglesi di colore, a poppa in coperta ufficiali inglesi. Giunsero al Pireo il mattino del 18. 2° trasporto - giorno 21. Sul piroscafo. di cui non si è potuto rintracciare il nome, erano molte truppe inglesi. truppe di colore e 150 ufficiali italiani. Fra essi anche l'Amm. Mascherpa al quale non fu concesso il minimo segno di distinzione. Fece il viaggio come tutti gli altri, nel tunnel degli assi dell'elica, nel peggior posto cioè dopo gli Inglesi e le truppe di colore. L'Ammiraglio sopportò con serenità ogni m altrattamento. Fu sempre calmo e dignitoso e molti reduci ricordano con fra si commosse le parole di fede e di speranza da lui pronunciate durante la traversata. 3° trasporto - giorno 30 Novembre. Circa 1500 uomm1 con un piroscafo. Il C.te Re e gli altri due ufficiali , che con lui erano stati segregati dalla massa dei prigionieri. furono imbarcati sul Cacciasommergibili che scortava il piroscafo. dove furono tenuti sempre sotto stretta sorveglianza di sentinelle. Il convoglio giunse al Pireo il 1° Dicembre e ad esso, prima che entrasse in porto. si aggregarono altri 3 Cacciasommergibili. una Mz. e 6 caicchi

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338 armati. In onore dei vittoriosi di Lero era stata organizzata sulla banchina una solenne cerimonia alla quale presiedeva l'Ammiraglio tedesco dell'Egeo col suo Stato Maggiore e colla musica. In tutti questi trasporti i prigionieri italiani furono trattati nel modo più barbaro ed assai diverso da quello riservato agli inglesi. Non si ebbe nessun riguardo né per il grado né per l'età. Alle scomodità inevitabili in trasporti del genere si aggiunsero quelle deliberatamente procurate per mettere gli italiani in situazioni difficili ~ quando possibile anche ridicole specialmente n.el salire e nello scendere da bordo trascinando i pochi fagotti concessi. Nel terzo trasporto, fu riferito che la discesa nelle stive dovette essere fatta lasciandosi sci volare lungo cime assicurate ai boccaporti. Le spoliazioni dei pochi oggetti che i prigionieri tentavano di portare con sé furono sistematiche e spietate ed avvennero spesso mediante l'inganno di far lasciare ai prigionieri i miseri fagotti con la falsa promessa che sarebbe stato provveduto al loro · recapito in · secondo tempo. Ad Atene furono fa tte fare ai prigionieri lunghe marce a piedi, in condizioni pietose, attraverso le vie della città. Ciò diede modo di constatare i sentimen ti di simpatia e di commiserazione della popolazione greca che si affollava loro intorno con benevolenza incurante della violenza con cui i tedeschi tentavano di allontanarla. I prigionieri dei primi tre trasporti, ad eccezione dell'Amm. Mascherpa che fu fatto proseguire subito per la Germania, furono trattenuti in un capannone vuoto d i una fabbrica di motori alla periferia di Atene, separati dagli inglesi. La permanenza ad Atene fu assai penosa materialmente e spiritualmente, non solo perché la Croce Rossa Internazionale non diede nessun aiuto in quanto (così fu detto in risposta alle richieste dei prigionieri) non era stato stabilito chi avrebbe rimborsato le spese, non avendo l'Italia versato alla Croce Rossa Internazionale il suo contributo, ma soprattutto perché, sia da parte dei Tedeschi sia da parte di qualche ufficiale italiano (non di Lero, naturalmente) passato ai tedeschi , vi furono continue pressioni per l'adesione alla causa tedesca. Tali pressioni .furono sdegnosamente respinte dalla quasi totalità dei png1omen . Il 6 Dicembre tutti i prigionieri furono avviati ai treni che li condussero al triste calvario dei campi di prigionia. Il C.te Re fin dall'inizio dell a sua pngionia si sentì investito dalla missione


339 di tutelare con ogni mezzo gli interessi di tutta la massa dei png10nieri e di mantenere alto fra essi quello spirito di coesione e di solidarietà che. sorto e sviluppatosi durante il periodo della resistenza e della lotta, non si affievolì neppure nelle amarezze della prigionia e sopravvisse anche dopo il ritorno in Patria, nonostante la naturale dispersione dei reduci rientrati alle proprie famiglie ed alla propria vita individuale. Questo fu grande m erito della passione con cui il C.te Re assolse la missione che si era volontariamente assegnata. Cominciò a Lero ad insistere per far iniziare le distribuzioni dei viveri ai prigionieri; poi, prima di sbarcare ad Atene consegnò al Comando del Cacciasommergibili una lettera nella quale protestava per il trattamento fatto agli Italiani e chiedeva di conferire col rappresentante della Potenza protettrice degli interessi ital iani. Non ebbe nessun esito. Ad Atene rinnovò le richieste già fatte prima del suo arrivo alla C.R.I. Passando da Vienna si rivolse ancora alla C.R.I. ed al Nunzio Apostolico. Riuscì, lungo il viaggio, a fa r avviare all'ospedale alcuni ufficiali che si erano ammalati. Continuò a presentare proteste alle Autorità tedesche dei vari campi in cui fu trasferito, e richieste di parlare coi rappresentanti delle Potenze protettrici. Per quest'ultima domanda era sempre pronta la risposta che i provenienti da Lero non erano prigionieri di guerra ma internati. Ma soprattutto il C.te Re cercò di mantenere compatti i reduci e di ispirare loro fiducia e forza morale sufficiente per resistere, nonostante le dure sofferenze d ella prigionia, alle lusinghe della collaborazione. Ed in questo ebbe un successo che, considerata la bassissima percentuale degli aderenti, può ritenersi completo. Nell'Aprile 1945 i campi passarono dalle mani tedesche a quelle degli Alleati. Cominciò allora una fase anch'essa assai difficile per ottenere dagli Alle.ati (per i quali i provenienti da profughi). Lero figuravano inizialmente come « displaced persons » il riconoscimento delle loro qualità di ex-combattenti a fianco delle truppe alleate. Anche in questa fase il C.te Re si prodigò in lettere, comunicazioni, promemoria, richieste di contatti con Autorità qualificate. Nulla lasciò intentato: scrisse anche al Gen. Tilney. Tentò di raggiungere almeno coi suoi scritti l'Addetto Militare Italiano a Parigi o l'Ambasciatore italiano a Bruxelles. Tra la fine di Agosto ed i primi di Settembre i campi dei prigionieri furono sgomberati ed i reduci avviati in Italia. Data la situazione

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340 generale si può ritenere che ciò sia avvenuto con discreta celerità e, per i provenienti da Lero, possa essere attribuita, almeno in parte, anche alla vivace attività del C.te Re. Il personale che aveva lasciato Lero coi mezzi navali e si era rifugiato in Turchia fu avviato al campo di internamento di Tefenni. Quelli che erano sbarcati su coste inospitali lo raggiunsero in condizioni pietose, dopo lunghe estenuanti marce a piedi durante le quali si erano dovuti disfare di tutto quel poco che avevano potuto portare con sé per acquistare il necessario a mantenersi in vita. A Tefenni era stato già riunito il personale di altre unità navali internate precedentemente alle resa. Gli scampati da Rodi erano raccolti nei campi di !sparta e di Bey Sehir. I nostri tre Addetti Militari in Turchia (Col. Edmondo Zavattari, C.V. Giuseppe Bestagno, T.C.A.A. Stefano Trimboli) si prodigarono per ottenere ogni possibile miglioramento delle condizioni di vita degli internati, condizioni che, se moralmente non erano cattive, materialmente risentivano della povertà locale e della austera concezione turca .in materia di abitudini di vita militare. L 'opera degli Addetti Militari fu assai validamente affiancata da quella dei Comandanti dei campi, Colonnello Ca pigatti già Comandante del 10° Fanteria a Rodi, Ten. Col. G. N . Ciucci già D irettore dell'Officina Mista di Lero sostituito poi dal Ten. Col. Cornm. Scolozzi già Capo della Sezione di Commissariato di Lero e Cap. Comm. Rinaldi già appartenente al Comando Marina di Rodi. L'Ambasciata italiana iniziò appena possibile le pratiche perché agli internati fosse riconosciuto il diritto alla libertà e perché non fossero frapposti ostacoli alla loro volontaria partenza dalla Turchia. Fu ottenuto così per loro la libera scelta fra l'accompagnamento alla frontiera · bulgara od a quella siriana. La prima significava Germania ed Italia del Nord sottoposta al Governo fascista, la seconda significava Alleati ed Italia del Sud col suo Governo legittimo. La risposta in favore di quest'ultima fu quasi unanime. Pochissimi optarono per la frontiera bulgara. Nei mesi di Febbraio e Marzo furono organizzati i trasporti ferroviari ed il viaggio verso la Siria fu compiuto in un clima di spontaneo totale ripristino della .disciplina e di vivo entusiasmo, alimentato dalla speranza di poter ua breve riprendere le armi nella guerra di liberazione.


341 11 passaggio dalla giurisdizione turca a quella alleata e cioè inglese (prima in Siria e poi in Egitto) segnò un sensibilissimo miglioramento della situazione materiale m a, con grave delusione per tutti, un notevole peggioramento della situazione morale. Ad aggravare questa situazione concorsero anche alcuni agitatori pol itici italiani, non tutti in buona fede, cui spesso gli Alleati prestarono troppo benevola e credula attenzione. L'esame di questa situazione esula dagli scopi di questo volume e perciò ci limitiamo a ricordare che i prigionieri italiani furono selezionati e suddivisi in tre gruppi, dei quali uno ebbe normalità di trattamento, un secondo fu avviato a campi di lavoro (rimozione di materiali bellici nella zona del Canale) ed un terzo fu rinchiuso in campi di punizione (Criminal Camps). Le nostre Autorità reagivano come potevano alle notizie che giungevano dai campi alleati e non trascuravano occasione per tentare di migliorare e risolvere la triste situazione di militari ai q uali non si addiceva affatto la condizione di internati e tanto meno quella di prigionieri. A titolo di esempio di tale interessamento possiamo citare una vibrata lettera indirizzata il 20 gennaio 1944 da Maristat al F.O.L.I. di Taranto, lettera nella quale dopo aver chiaramente esposta la condizione militare e morale del personale proveniente dall'Egeo e l'ingiustizia del trattamento da esso subito, se ne chiede il rimpatrio (V. Doc. N. 190). I rimpatri avvennero con piroscafi alleati. Furono m1z1at1 nell 'Agosto del '44 e fu data la precedenza al personale del primo gruppo. Seguirono q uelli del terzo gruppo. Ultimi furono quelli del servizio di lavoro che rimpatriarono nei primi mesi del 1945. Esaurita questa digressione sulle vicende di prigionia che per la coesione morale di cui hanno dato prova i combattenti di Lero fa parte integrante della loro storia, ritorniamo all'isola. dove dopo la partenza del terzo gruppo di prigionieri si ebbe, il 2 Dicembre, la partenza della Nave-Ospedale Gtadisca che batteva bandiera tedesca. Vi avevano preso imbarco malati, feriti ed il personale sanitario inglese. Doveva imbarcare anche una parte del personale sanitario italiano, ma per esso all'ultimo momento venne un contrordine. La Gradisca era diretta a Trieste, ma giunta nel Canale d'Otranto, fu fermata da una squadriglia di Ct. inglesi che la dirottarono su Brindisi. Il personale prigioniero poté così riacquistare subito la libertà.


342 Il gruppo più numeroso partì il 17 Dicembre col P.fo Leopardi. Furono, a quanto risulterebbe, 3700 uomini ai quali, come già d etto, si aggregò volontariamente il Padre Lega. Ne rimasero a Lero ancora circa 1200 con una ventina di ufficiali. Il 1° Gennaio 1944 vi fu un'altra partenza, dopo la quale rimasero nell'isol a soltanto un gruppo di circa 200 prigionieri. Il loro campo di concentramento a Lero funzionò anche da campo di smistamento di prigionieri provenienti da altre isòit, Di ufficiali rimase a Lero solo qualche medico e qualche tecnico.' . Merita <li essere riferito qualche maggior ·p·articolare riguardante il servizio sanitario che~ dopo la r~sa, era rimasto al completo sotto il cotrollo tedesco. Nei primi giorni il controllo fu esercitato da 1ln Tenente medico tedesco che inizialmente si valse della opera del personale inglese ed italiano. Successivamente giunse un T enente Colonnello. Fu allora disposto che il Capo Servizio Sanitario Italiano. T. C. Salvatore Saitta, partisse da Lero col primo mezzo, cioè col Cacciasommergibili sul quale furono imbarcati il C.te Re ed altri ufficiali, ma, per intercessione del Ten. Col. medico inglese, · l'ordine fu revocato, avendo il T.C. Saitta fatto presente che desiderava rimanere nell'isola almeno fin quando c'erano Italiani feriti graYi. L'ordine di partenza era stato rinnovato quando era giunta a Lero la Nave-Ospedale G1"adisca che aveva preso a bordo tutti i feriti e tutto il personale sanitario inglese. Anche questa volra l'ordine era stato revocato all'ultimo momento per i sanitari italiani, data la deficienza di spazio. Infatti, nella speranza che la Nave-Ospedale potesse cadere in mani inglesi od italiane (come infatti avvenne), la scelta dei feriti da imbarcare era stata fatta con molta larghezza. Un nuovo progetto di partenza dei sanitari fu fatto qualche tempo dopo, ma anche questo fu annullato. Sentendo avvicinarsi il m omento in cui sarebbe stato necessario decidersi per l'adesione con giur::imen to firmato, i medici cominciarono a pensare alla fuga ed infatti il 23 Dicembre il T.C. Saitta riuscì a scappare su una barca da pesca rifugiandosi in Turchia. Anche il T en. medico Galassi, proveniente dal Ct. Euro, poté passare in Turchia con una barca. Gli altri fecero vari progetti e tentativi di fuga. ma, per un motivo o per un altro, non riuscirono a portarli a compimento. Anche alcuni m edici furono quindi inviati in Germania in png1oma, pochi altri rimasero nell 'isola fino all'arrivo degli Inglesi.


343 Pur prestando il loro serv1z10 a chiunque ne avesse bisogno, nessuno dei rimasti fece atto formale: di adesione. Il T.V. Oscar Ciani che parlava bene il tedesco divenne subito indispensabile come interprete. A questo incarico il Comandante tedesco del campo ne aggiunse un altro e cioè quello di responsabile verso il Comandante stesso dell'esecuzione degli ordini da lui impartiti. Naturalmente la posizione di interprete metteva il T.V. Ciani in continuo contatto con i Tedeschi e ne risultò per lui una situazione delicata e difficile che diede origine a sospetti e malevolenze sul suo operato. Ma a suo tempo la Commissione d'inchiesta poté, con elementi di fa tto, fare giustizia di tutte le dicerie e riconobbe la dirittura con cui il T.V. Ciani svolse la sua opera ed i vantaggi che ne derivarono a tutti gli Italiani, militari e civili, ed anche alla popolazione di Lero rimasta sotto il controllo tedesco. Ai primi di Dicembre il T.V. Ciani fu messo a disposizione, come interprete, del Comandante del Porto ed ebbe in questo incarico nuove possibilità di rendersi utile tutelando efficacemente gli interessi italiani. Si valse per questo anche dell'aiuto di militari tedeschi di origine alsaziana. austriaca, polacca. Verso la fine del '44 eg li aveva preparato le fila di una organizzazione per impedire le distruzioni che i T edeschi avevano predisposto per il momento in cui avrebbero dovuto abbandonare l'isola e, date le notizie che pervenivano sull'andamento della guerra, si era messo in contatto con patrioti italiani e greci per l'eventualità di un'azione di ris,cossa. Ma il 12 Settembre 1944, mentre si recava ad un appuntamento predisposto allo scopo di esaminare la possibilità di evitare che i Tedeschi, andandosene, facessero saltare gli impianti portuali, fu fermato da un ufficiale tedesco e messo immediatamente a bordo di un caicco dove trovò un Maggiore che doveva accompagnarlo ad Atene. Il catti\'O tempo costrinse il caicco ad una sosta di sette giorni a Sira. Il 21 Settembre giunse ad Atene, dove i Tedeschi stavano già sgombrando. Il Maggiore tedesco si recò in un ufficio per informarsi del modo di proseguire per la Germania, il che era ormai diventato un problema assai difficile. Il T.V. Ciani anziché attenderlo si allontanò e si nascose. Fu aiutato prima da un greco e poi dalla Croce Rossa Italiana da poco costituita e, dopo meno di venti giorni, sopraggiunti gli Inglesi, poté rientrare in l talia.


344 li doloroso periodo dell'occupazione tedesca di Lero fu caratterizzato dai consueti episodi di coraggiosa resistenza e di solidarietà con i prigionieri da parte di civili italiani ed anche di alcuni Greci legati da simpatia all 'Italia. Si prodigarono sempre in misura elevatissima le Suore dell'Ospedale e della Scuola. Molto fece per aiutare tutti, per raccogliere le salme dei caduti, per portare a tutti il conforto spirituale e religioso, il Parroco di Lero Padre Benedetto Margheri. Le defezioni e le adesioni ai Tedeschi furono scarse, ma non mancò qualche episodio di delazione per denaro da parte di qualche greco che era stato avvicinato dai prigionieri nel tentativo di organizzare la fuga dall'isola con barche. Il personale dell'Officina Armi riuscì a danneggiare i cannoncini catturati agli Inglesi dai Tedeschi che erano in corso di montamento, a buttare a m are gli otturatori, ed a mettere fuori uso i siluri ed i guidasiluri che si trovavano nei depositi. Ciò fu fatto sia nel periodo successivo alla resa, sia in seguito, correndo i rischi inerenti a tali opere di sabotaggio. che infatti provocarono accuse e denunzie contro i loro autori. I militari rimasti a Lero furono subito adibiti a lavori vari di manovalanza. Su di essi anche un Ufficiale Superiore di Marina italiano aderente al Governo di Salò, inviato appositamente al Pireo. esercitò. quasi senza risultato, tentativi di pressione per ottenere adesioni alla causa tedesca. La scelta che si offriva era triplice:

1) adesione alla Wehrmacht; 2) adesione al lavoro per le forze armate tedesche; 3) invio in Germania come prigionieri . • 1on è risultato, ma non si può neppure escludere, che vi siano stati aderenti alla prima categoria. Ben pochi alla seconda ed essi furono impiegati in h1vori di facchinaggio, inumazione di salme. ripristino delle opere e delle strade, lavori in officina. Ai militari aderenti fu fatta firmare una delle due formule seguenti: Militari Combattenti : « Giuro davanti a Dio con sacro giuramento che. nella lotta per la mia Patria italiana contro i suoi nemici, presterò obbedienza incondizionata al Comandante Supremo delle forze armate germaniche Adolfo Hitler e che da prode militare sarò disposto ad impegnare la mia vita in ogrn momento per guesto giuramento» .


345 Militari Ausiliari: << Giuro davanti a D io con sacro giuramento che durante la mia appartenenza alle forze armate germ aniche presterò obbedienza incondizionata al Comandante Supremo delle forze armate germaniche Adolfo Hitler e che da prode soldato sarò disposto ad impegnare in ogni momento ]a mia vita per questo giuramento>>. Le testimonianze sulla vita del periodo di png1onia a Lero non sono molto numerose e le poche che esistono non sembrano molto attendibili, perché spesso in contrasto le une con le altre. La cosa si spiega facilmente quando si pensi che la vita di Lero si svolgeva in pieno isolamento, sotto la minaccia e la pressione tedesca, nella quasi completa ignoranza di quanto accadeva nei vari teatri di guerra. Tutto avveniva sotto il segno dell'incertezza, della precarietà, ed in questo stato di cose le reazioni umane erano naturalmente assai diverse a seconda della forza morale e del carattere degli individui. Il « doppio giuoco ~ non aveva fissato le sue regole, ma spessissimo si presentava la necessità di fingere per ottenere qualche cosa e la realtà del sentimento e la sostanza dell'azione· erano proprio il contrario di quello che la finzione faceva apparire. Di qui le contradditorietà delle testimonianze e le accuse reciproche che non mancano nelle relazioni di fine prigionia. Le accuse, in gran parte, si poterono dimosuare infondate. Le angherie, le minacce, la brutalità del trattamento fatto ai png1001en, msieme con la propaganda organizzata. provocarono naturalmente qualche cedimento. Ma provocarono anche fughe e tentativi che furono spietatamente repressi. Nel Marzo 1945, quattro fuggitivi che, avendo aderito alla causa tedesca erano stati considerati disertori, furono fucilati. Un quinto, la cui colpa fu ritenuta meno grave perché non aveva aderito. fu rinchiuso nel campo di concentramento. Parecchi prigionieri morirono per scoppi di bombe nelle operazioni di rastrellamento. Nell'Ottobre 1944 Lero fu dichiarata Piazzaforte. Da quella data le razioni alimentari furono fortemente ridotte e fu consentito agli operai civili italiani ed alle loro famiglie di partire dall'isola. Alcuni partirono, ma ebbero poco liete vicende perché andarono prima a Patmo, poi a Samo. che erano state sgomberate dai Tedeschi, ma dove ebbero a soffrire cattivo trattamento da parte dei Greci. Da Samo andarono a Caso, sotto il controllo inglese e.


346 dopo tre mesi, a Rodi, da cui> finalmente, partirono per l'Italia al principio del 1946. La Croce Rossa Internazionale intervenne a Lero nel Febbraio del 1945, ma non fu di nessun pratico vantaggio agli Italiani , perché i T edeschi, quando interveniva la C.R.I.> sospendevano la somministrazione delle proprie razioni. Dei 200 prigionieri rimasti, 150 furono fatti partire il 15 Aprile 1945 per Lisso, da dove furono poi inviati in Italia dagli Alleati. Venuti a Lero gli Inglesi nel Maggio 1945 i pochissimi rimasti partirono per l'Italia il 23 Giugno del 1945. Alcuni militarizzati rimasero un po' più a lungo, ma la maggior parte di essi pcté rimpatriare entro la fine del 1945 ed il principio del 1946. Per concludere le notizie relative all'isola di Lero ed al suo personale dopo la resa, non ci resta che riferire brevemente circa la sorte dell 'Ammiraglio Mascherpa. Arrivato in prigionia nei campi tedeschi continuò a comportarsi con serena tranquillità. Era convinto di aver fa tto il suo dovere e non aveva preoccupazioni. tanto che non colse qualche facile occasione di fuga che pure gli si era presentata. Era ben lontano dall'immaginarsi la procella che ragioni politiche andavano addensando sul suo capo. Quando fu avvertito d i doversi presentare al Tribunale italiano per il « processo degli Ammiragli)), continuò a rimanere sereno. A Lero egli aveva ubbidito agli ordini dei superiori diretti e lontani, si era difeso con le armi da chi con le armi lo aveva attaccato, e la sua collaborazione con gli Inglesi si era svolta col costante obiettivo di m antenere alto il prestigio italiano ed integra la sovranità italiana su Lero e sulle altre isole: Non aveva rimorsi ed anche durante il viaggio di traduzione al Tribunale resistette ad ogni tentativo di fuga che attacchi aerei ed altre circostanze gli avrebbero resa assai facile. Durante il dibattimento fu sempre calmo e sereno. Mise in luce tutto quello che poteva valere a dimostrare il suo amore alla Patria. Ma la faziosità politica ebbe il sopravvento e ne è prova il testo dell'atto di accusa in base al quale fu condannato a morte: « MASCHERPA imputato del delitto previsto e punito dallo art. 103 C.P.M.G. in relazione all'art. 241 capoverso C.P., perché quale Comandante la Base Navale di Lero appresa alle ore 20


347 del giorno 8 Settembre 1943 dal giorn ale radio la notlZla dell'armistizio e successivamente alle ore 23 dello stesso giorno· dopo ricevuto dall'Ammiraglio Campioni l'ordine di immediata cessazione delle ostilità contro gli Anglo-Americani e di resistenza contro qualsiasi offesa da qualsiasi parte provenisse, supinamente lo accettava ritrasmettendolo ai reparti dipendenti: non si oppaneva il giorno 12 stesso Settembre allo sbarco degli Inglesi che occupavano l'isola consentendo così che quel possedimento venisse distaccato dalla Madre Patria senza aver tentato una difesa qualsiasi e fatto quanto gli era imposto dal dovere e dall'amore di marinaio e di soldato, dimostrando in tale maniera la sua volontà piena e cosciente di essere solidale con i traditori del Comando Supremo>>. Nel verbale dell'avvenuta fucilazione che si riferisce ai due Ammiragli Mascherpa e Campioni si legge: Ultime parole: CAMPIONI: « Auguriamoci che questa nostra Italia ritorni unita e bella come prima. Viva l'Italia! ». MAsCHERPA : « Il mio ultimo pensiero va alla nostra Italia. Ricordatevi sempre dell'Italia. Viva l'Italia!». « Hanno c.hjesto di stare in piedi e di non essere bendati, il che è stato concesso. Il loro contegno è stato calmo e dignitoso ». Le brevi parole del verbale di fucilazione suscitano una profonda emozione che ogni commento guasterebbe. Quelle frasi scarne riescono, meglio di qual siasi commento, a sollevarci dal senso di indignazione che non può non avere provocato la lettura dell'atto di accusa, esempio veramente tristo di inqualificabile aberrazione politica. All'Ammiraglio Mascherpa era dovuta una solenne riparazione che suggellasse, in via definitiva, i motivi del sacrificio della sua vita. Alla sua memoria fu infatti conferita una promozione per merito di guerra e la M.0. al V.M. con la seguente motivazione: « Ufficiale ammiraglio di eccezionali doti morali e militari, assumeva in circostanze estremamente difficili, il comando di una importante base navale nell'Egeo. « Attaccato da schiaccianti forze aeree e navali tedesche manteneva salda, in oltre 50 giorni di durissima lotta, la compagine difensiva dell'isola.


348 « Dopo una strenua ed epica resistenza protrattasi oltre ogm umana possibilità, ormai privo di munizioni e con gli effettivi decimati, era costretto a desistere dalla lotta. « Catturato dal nemico e condannato a morte da un tribunale di parte asservita ai tedeschi, coronava fieramente col sacrificio della vita un'esistenza nobilmente spesa al servizio della Patria. «

Lero, 8 Settembre- 16 Novembre 1943.

« Parma, 24 Maggio 1944 ».


PARTE III

ALTRE ISOLE Molte delle not1z1e che qui si riferiscono circa le varie isole dell'Egeo sono state già esposte nelle Parti I e Il, trattando di Rodi e <li Lero. Si incorrerà perciò io qualche ripetizione, che il lettore certamente noterà e che vorrà giustifica re tenendo conto della necessità per il compilatore di mantenere in questa Parte, come nelle altre precedenti, il filo organico ddla nar razione. L 'ordine della trattazione in ciascun Capitolo è quello cronologico della occupazione tedesca o dello sgombero italiano, con eccezione per Samo e per Sira alle quali, essendo state sede di Comando Superiore, si è ritenuto opportuno dare la precedenza.



CAPITOLO

I

ISOLE D EL DODECANESO

I. -

ScARPANTO.

La Marina aveva a Scarpanto una batteria di IV-76/ 17 antisbarco, 3 mitragliere di piccolo calibro e due Stazioni di Vedetta - una al nord (Orchidi. detta anche T ristoma) ed una al sud (Menites) - munite di stazione r.t. campale. Quest'ultima, mediante allacciamento telefonico colla stazione dei Carabinieri si collegava anche al cavo telegrafico sottomarino che congiungeva Scarpanto a Rodi. L'Esercito aveva due battaglioni al comando del Colonnello di fanteria Francesco Imbriani. Uno dei battaglioni, del 9° reggimento fanteria, era adibito a compiti di difesa costiera e si trovava disseminato su un fronte di circa 50 chilometri , l'altro (circa 450 uomini) proveniente da Creta cd appartenente al 31° reggimento fanteria, era dislocato in posizione centrale col compito di massa di mano\'ra. Vi erano poi due compagnie di difesa costiera, un gruppo controcarro frazionato in batterie, un gruppo da posizione di cannoni da 75/ 27 variamente dislocato ed un ospedale da campo. Totale forze dell'Esercito circa 2.500 uomini. Si trovava a Scarpanto all'atto dell'armistizio. anche u n gruppo di personale dell'Aeronautica in attesa di rientrare a Lero, perché il campo di aviazione cui era assegnato era Hato distrutto da bombardamenti nemici subito dopo l'inizio del suo allestimento. Abbiamo già visto nella Parte I le insistenze tedesche per inviare loro truppe a Scarpanto e le resistenze di Egeomil, resistenze che furono superate da tassativi ordini superiori impartiti a seguito di accordi presi direttamente fra gli Alti Comandi Italiano e Tedesco. Vi erano perciò a Scarpanto da qualche tempo un


352 Capitano ed alcuni ufficiali tedeschi, in attesa dell'arrivo di un battaglione. Jl battaglione, il 999° del 6° Festung Infanterie, circa mille uomini, fu sbarcato nell'isola il 6 settembre. I Tedeschi avevano anche, nell'isola, due radiolocalizzatori. Da Rodi, dopo l'armistizio, giunsero le iniziali comunicazioni di carattere generale già note e venne ordinato esplicitamente di non prendere iniziative ostili contro i Tedeschi. Furono chieste istruzioni per il caso che giungessero via mare nuovi rinforzi e Rodi confermò di lasciarli sbarcare purché non compissero atti ostili. Per esaurimento degli accumulatori delle stazioni campali venne meno la possibilità di comunicare con Rodi per r.t. ed è da presumersi che il collegamento a mezzo del cavo sottomarino sia venuto meno per interruzioni o, più probabilmente, perché la presenza dei Tedeschi sconsigliava di servirsene per comumcazioni di carattere compromettente. Ripristinato l'uso d i una stazione r.t. campale il Comando si collegò, attraverso le S.V. di Scarpanto e di Lero con la stazione r.t. di Castelrosso, ma da Castelrosso gli venne comunicato che per prudenza, era necessario interrompere le comunicazioni. Il giorno 12 giunse da Rodi un telegramma del Generale Scaroina, comandante la Divisione <e Regina », che ·ordinava di cedere le armi ai T edeschi, senza condizioni. Il Colonnello Imbriani servendosi del radiotelefono dei Tedeschi si mise in comunicazione diretta con Rodi per informare che attendeva, prima di eseguire l'ordine, conferma personale del Governatore. N el frattempo iniziò alcuni spostamenti dei reparti e, nonostante la mancanza di trattori, anche delle artiglierie, per tentare di assumere uno schieramento che gli consentisse almeno un inizio di resistenza ai T e,deschi. Ma la sua situazione era assai difficile. E' vero che egli disponeva di una forza numericamente più che doppia di quella tedesca, ma le truppe tedesche erano sceltissime. compatte, bene armate e bene equipaggiate. mentre le nostre erano frazionate, male armate, dotate di materiale antiquato ed avente scarsissima mobilità ; inol tre a causa delle difficoltà dei rifornimenti, soffrivano di acutissima m ancanza di materiali di equipaggiamento e soprattutto di vestiario. L a stridente disparità dei mezzi nei confronti dei Tedeschi veniva così ad aggravare una situazione d i disagio comune a tutte le truppe dell'Egeo e deri vante dalla impossibilità di regolari turni di licenza e di regolari comunicazioni


353 postali. Questo stato di cose che non poteva essere modificato da pro\"Vedimenti locali, incideva naturalmente sullo spirito delle truppe, il cui sparpagliamento, unitamente alla deficienza dei collegamenti, rendeYa assai difficile al Comandante anche quella azione di ripresa morale che sarebbe stata indispensabile per organizzare proficuamente la resistenza ai Tedeschi in contrasto con la avvenuta resa di Rodi. Da Rodi la sera del 12, fu comunicato che la sera stessa sarebbe giunto con idrovolante un ufficiale italiano latore di ordini scritti del Governatore. Ma l'aereo non giunse e nel frattempo uno dei due battaglioni diede qualche segno di indisciplina e di irrequietezza. Alle 2230 avvenne un incontro col Capitano tedesco allo scopo di prendere tempo prima di venire all'apertura delle ostilità od a decisioni di altra natura. Il Colonnello lmbriani riparlò per telefono con Rodi ed ebbe conferma dell'invio della lettera del Governatore. La lettera giunse infatti l'indomani mattina alle 7 portata da ufficiali italiani personalmente conosciuti dal Colonnello lrnbriani. Abbiamo già largamente riferito nella Parte I in quali circostanze l'Ammiraglio Campioni sia addivenuto alla decisione di far arrendere anche Scarpanto ed a compilare l'ordine che fu l'ultimo da lui impartito. Abbiamo già riportato (V. Doc. n. 24) il drammatico cesto de!Ja lettera dell'Ammiraglio al Colonnello Jmbriani. Il Colonnello, data la indiscutibile autenticità dell'ordine e le circostanze, non poteva che eseguire. Dispose quindi una riunione coi Tedeschi per concludere con essi una convenzione sulle modalità della cessione delle armi. Tutto il personale militare fu considerato prigioniero. gradualmente catturato e successivamente avviato ai campi di png1001a. I trasporti dei prigionieri nell'isola di Creta e nel continente ebbero inizio il 18 settembre e continuarono fino alla fine di gennaio. Dapprincipio furono organizzati dei convogl i, ma poiché il blocco alleato era stretto e gli affonda:nenti frequenti, i successi\"i trasporti furono compiuti da motovelieri che imbarcavano da 100 a 200 uomini per volta. A provocare gli affondamenti dei mezzi che tornavano vuoti o portavano truppe germaniche e ad evitare quelli dei trasporti carichi di prigionieri italiani, provvide, a quanto riferisce il Colonnello Imbrjani, un posto di osservazione inglese che si era stabilito clandestinamente nell'isola prima de!rar-


354 mist.1z10. Scoperto, ne erano state catturate le anni, i viveri, le munizioni. La stazione r.t. però si era salvata dalla cattura. Ai primi di ottobre il posto era stato ripristinato e rinforzato dall'arrivo di due sottufficiaii inglesi con due radio. A questo posto di osservazione il Colonnello Imbriani faceva pervenire tutte le informazioni che poteva raccogliere. Verso la fine di dicembre un sommergibile alleato entrò in porto e da una posizione defilata al tiro delle artiglierie lanciò un siluro che affondò un motoveliero che si stava prepa~ando alla partenza con un grosso carico 'cii prigionieri. Il 25 gennaio giunsero alcuni motovelieri scortati da vedette veloci che la Germania si era procurata in Bulgaria. Dovevano portar via tutti i prigionieri rimasti. Per il cattivo tempo la partenza fu rimandata di due giorni e così il Colonnello Imbriani poté darne avviso agli Alleati in tempo utile per mezzo del posto di osservazione. Durante la permanenza nell'isola che. per ragioni di malattia dovette prolungare fino a febbraio, il Colonnello lmbriani, d'accordo con alcuni elementi locali, fece il possibile per alimentare qualche focolaio di resistenza, come pure tentò di influire sulle decisioni dei Tedeschi circa i movimenti dei prigionieri nel senso di ritardarne la partenza in un periodo in cui sembrava vi fossero probabilità di uno sbarco alleato. Giungendo a Suda il 9 febbraio 1944 il Colonnello Imbriaru fu testimonio dell'affondamento di un piroscafo carico di Italiani prigionieri dei Tedeschi. Secondo quanto egli riferisce, nell'affondamento trovarono la morte, per volontà germanica, 5000 italianj (1 ). Dalla relazione di un Sottocapo r.t. della Stazione di Vedetta di Orchidi (o Tristoma) abbiamo ricavato interessanti notizie sulla sorte di quella Stazione. Il personale era rimaste all'oscuro di tutto quanto era successo nell'isola. Il giorno 16 o 17 settembre alcuni marinai della Stazione insieme con alcuni soldati di un reparto dislocato in una vicina baia, ed anch'essi ignari degli avvenimenti, ebbero uno scontro a fuoco con alcuni m ilitari tedeschi. Si trattava degli equipaggi di due idrovolanti Arado che avevano raggiunto la costa

O) Il nome del piroscafo s~rcbbe srnto Petrella o Capo Pctrdin .


355 a causa di avarie. Nel breve combatùmento sembra che un Maresciallo pilota tedesco fosse rimasto ucciso ed un pilota tedesco ed un soldato italiano feriti. Sei tedeschi furono fatti prigionieri. ma quando il Capoposto della Stazione di Vedetta ignorando la situazione ne diede comunicazione r .t. al Comando Mil itare dell'isola, ne ebbe la seguente risposta in chiaro: « Gli equipaggi tedeschi catturati non siano considerati prigionieri ma rilasciati in libertà. F.to il Colonnello Imbriani >. Questa comunicazione mise in grave imbarazzo il personale della Stazione, che fu costretto a persistere nel suo isolamento, mantenendo però con la maggiore ampiezza possibile contatti r.t. con le Stazi~ni di Vedetta deUe altre isole. Ma anche queste ad una ad una vennero a tacere in seguito all'occupazione tedesca. Rimase in contatto solo con Castclrosso. Anche i viveri cominciarono a scarseggiare. Il 22 o 23 settembre, sentendo rumori di esplosioni nella baia dove ancora si trovava un reparto dell'Esercito, fu creduto che si fosse pronunziato l'attacco tedesco e fu perciò deciso di distruggere documenti, codici e l'apparato r.t. Fu trasmesso prima a Castelrosso un ultimo messaggio che diceva: « Non disponiamo di mezzi per fuggire. Ci atteniamo al cifrato di Marina Lero. F aremo nostro possibile per osservare suo contenuto. Abbiamo fede. Vi abbracciamo> . In realtà non c'era stato attacco tedesco al reparto dell'Esercito ma erano soltanto saltate le sue munizioni Comunque per evirare la prigionia non rimaneva altra soluzione che quella dì lasciare l'isola. Non avendo potuto prendere una barca di grandi dimensioni a causa degli ostacoli frapposti (certamente in ottemperanza ad ordini ricevuti) dalla Guardia di Finanza e dai Carabinieri, tre dei componenti della S.V. presero una barca piccola e in cattive condizioni. La sera del 27 partirono sperando di raggiungere prima Rodi e poi Castelrosso. Con un telo di branda per vela ed un remo per timone non riuscirono nell'intento. Rimasero 10 giorni e 11 notti in balìa del mare privi di acqua dolce perché un'ondata aveva rovesciato un barilotto che si era vuotato. Il mattino del 7 ottobre furono raccolti da un Ct. inglese, sembra l'H08, che portò i naufraghi ad Alessandria dove furono ricoverati in ospedale per rimettersi dagli stenti patiti e da una intossicazione che forse era da attribuire all'aver -bevuto orina a causa della totale mancanza d'acqua. Seguirono poi, nei campi dì concentramento, la sorte degli scampati dalle isole dell'Egeo.


356 Qualche altro elemento della Stazione di Orchiài lasciò Scarpanto la sera del 30 settembre con una barca a remi insieme con un Capitano di fanteria, un sergente dell'Aeronautica e due soldati. Approdarono prima a Piscopi e poi a Simi, dove furono aggregati a quella guarnigione della quale seguirono la sorte. Si presume che i rimanenti uomini della Stazione siano stati fatti prigionieri dai tedeschi.

2. -

ALIMNIA

L'encomiabile comportamento del presidio di Alimnia. il suo trasferimento a Lero e l'energica, fattiva, intelligente opera del suo comandante S. T. art. C. Settimio Cinicola, sono stati già narrati nella Parte I.

3. -

CASO

La Marina aveva a Caso una Stazione di Vedetta a San Giorgio ed una Stazione di Segnali ad Agia Marina, ciascuna fornita di Stazione r.t. campale. C'era anche un piccolo Presidio dell 'Esercito composto di una compagnia mitraglieri e di una batteria da 75/27, dipendente dal Comando Militare della vicina isola di Scarpanto e di cui era in preparazione il trasferimento a Scarpanto, lasciando a Caso sol tanto i piccoli nuclei dei ' Carabinieri e delle Guardie di Finanza. Si presume che i Tedeschi abbiano inviato anche a Caso, da Scarpanto, un piccolo nucleo delle loro forze. Il giorno 12, in seguito agli avvenimenti che abbiamo già narrato, sia nella Parte I, sia nell'esporre gli avvenimenti di Scarpanto, anche il Presidio della Fanteria di Caso ebbe ordine di arrendersi. La Stazione di Vedetta, nei giorni 15 e 16 si mise in contatto r.t. con Lero, espose la situazione, chiese istruzioni (v. Doc. Nn. 120, 121, 122, Parte II). Ebbe ordine di trasferire il personale come prima tappa a Timianò (Coo) e successivamente a Lero, ma la mancanza di mezzi non permise la esecuzione del!'ordine. Il giorno 18 tutto il personale, che aveva già distrutto documenti e materiali, fu fatto prigioniero e poi avviato in Germama.


357 4. - Coo E' un'isola lunga circa 50 chilometri, larga, in media, 8 o 9, con l'asse maggiore disposto quasi esattamente per parallelo e lungo il quale corre una catena montuosa. Nelle zone !lord e nord-est si hanno lunghi tratti pianeggianti. Di Coo abbiamo avuto frequenti occasioni di parlare nella Parte II perché r esistenza del campo di aviazione di Antimachia - distante solo 25 miglia da Lero e circa 60 da Rodi - ne fece, dopo la caduta di Rodi e prescindendo da Lero che era valorizzata dai suoi apprestamenti militari e dalle sue baie, il punto più interessante di tutto il Dodecaneso. A Coo infatti. caduta Rodi. gli Inglesi dedicarono le loro prime attenzioni. La Marina aveva a Coo soltanto tre Stazioni di Vedetta, una a M. Timianò (estremo sud-ovest dell'isola) munita di stazione r.t. campale, una a Capo Foca (estremità di levante delrisola) ed una a Punta Mesticari (circa al centro della costa settentrionale). Nessun ufficiale, neppure alla Capitaneria di Porto. L'Esercito aveva a Coo il 10° reggimento di fanteria (Brigata « Regina») su due battaglioni, meno una o due com pagnie, e parecchi reparti dj artiglieria e servizi: totale circa 4.000 uomini. L'armamento era antiquato. di scarsa efficienza e di scarsissima mobilità. Manca\·a del tutto un'efficiente difesa antiaerea. Comandava le truppe il Colonnello di fanteria F elice Leggio. L'Aviazione teneva dislocata a Coo una sezione della 396· squadriglia da caccia - di stanza all 'aeroporto di Maritza di Rodi - con 8 apparecchi, di cui solo quattro efficienti (2 Mc 202, I Cr 42, 1 G 50) e due piloti, il S. T. pilota di c. Giuseppe Morganti ed un sottufficiale. Il giorno 8 il sottufficiale era partito per Rodi con un Cr 42 e non tornò più a Coo. Il campo di Antimachia, situato quasi al centro dell'isola, era dotato di un'attrezzatura appena rudimentale. Al campo di aviazione vi era. oltre al nostro personale, qualche decina di militari tedeschi che sembra fossero stati inviati in previsione dell'assegnazione a Coo di apparecchi tedeschi. Dato l'immediato orientàmento del Colonnello Leggio e di tutta la guarnigione verso gli Alleati, subito dopo la proclamazione dell'arm istizio furono fatti prigionieri. L a sera del 9 settembre un apparecchio alleato, volando basso, lanciò m anifestini emanati dal Com ando del M. O., contenenti qualche notizia sulla situazione


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359 ed invito a collaborare cogli All eati (v. Doc. N. 8 nella Parte I). Vennero rintracciati anche, nella notte fra il 9 ed il 10, due paracadute con due apparecchi r.t., uno ricevente cd uno trasmittente. All'alba del 10 si presentarono al Comando due Inglesi, un ufficiale (Cap. Johnson) ed un sergente r.t.. Essi chiesero di potersi mettere in comunicazione r.t. col Cairo. Il Colonnello Leggio chiese ordini a Rodi ma non ebbe risposta. L 'indomani, avuta notizia della caduta di Rodi, diede l'autorizzazione di sua iniziativa. La sera del 10 un nostro caccia - pilota S. T. pil. Giuseppe Morganti -- si alzò in volo per attaccare una formazione di sei bombardieri tedeschi Heinkel 111, che rientravano in Grecia dopo un'azione compiuta contro le nostre truppe a Rodi. Il S. T. Morganti riferisce di aver abbattuto l'ultimo apparecchio della formazione e. probabilmente a titolo di ritorsione, l'indomani mattina 11 settembre due apparecchi tedeschi attaccarono il campo di Antimachia, distruggendo due apparecchi e danneggiandone un terzo. La sera del 12, forse in seguito all'attivazione delle comunicazioni r.t. fra Coo ed il Cairo, la missione inglese di Castelrosso decise l'immediato invio di personale militare a Coo. Si trovava a Castelrosso .il C. C. Vittorio Daviso di Charvensod. giunto da Rodi con la Ms 12 per riportarvi il Maggiore Jellicoe, paracadutato a Rod i. Altre unùà erano poi sopraggiunte, provenienti da Rodi ed esse si apprestavano a partire in convoglio per Haifa. Fu chiesto al Comandante D aviso di mettere a disposizione del Comando Alleato una Ms. Il Comandante Daviso accolse la richiesta ed offerse la sua Ms lZ, ritenendo così di agire in conformità con le disposizioni generali del Governo apprese dalla r adio dopo l'armistizio. La Ms / 2 partì da Castelrosso la sera del 12 insieme con una motocannoniera inglese sopraggiunta ed approdò il mattino del 13 a Coo dove sbarcò il Colonnello inglese Kenyon con altri due ufficiali e 45 « Commandos , . La Ms 12 proseguì poi per Lero come abbiamo già narrato nella Parte I. Il mattino del 14 atterrarono ad Antimachia due « Beaufighter » che sbarcarono il Maggiore Jelli coe ed una squadra d i segnalatori e ripartirono. Certamente riferirono sulle condizioni del campo e prima del trlmonto dello stesso giorno giunse un reparto Sud-Africano composto d:1 6 « Spitfire , e 3 « Dakota» . Subito dopo, con trasporti marittimi ed aerei, furono invi ati tee-


360 ruc1 e specialisti della RAF e reparti di lavoro e fu immediatamente messo m ano a migliorare le sistemazioni del campo di Antimachia, ad allestire un nuovo campo con piste attrezzate anche per l'atterraggio notturno a Lambi (sulla costa nord a breve distanza dall'abitato di Coo) ed a prosciugare le saline di Marmari per prepararvi un'altra pista. Nel pomeriggio del 15 giunse il Generale inglese Anderson, Comandante della « Forza 292 » (destinata .alle operazioni in Egeo e composta della 234" Brigata, di aliquote di · artiglieria, specialmente antiaerea. e di reparti del genio) per esaminare la situazione militare dell'isola. Si trattenne a Coo qualche ora ed alle 21 ripartì per Lero. Il 16 giunsero due compagnie inglesi aviotrasportate · della forza complessiva di 170 uomini. L'attività della RAF a Coo non sfuggì ai Tedeschi e soprattutto non sfuggì loro l'importanza ed il pericolo dell'insediamento a Coo dell'aviazione nemica. Cominciarono quindi subito - 18 settembre - i bombardamenti che finirono di distruggere i nostri velivoli (di cui l'ultima attività che ci risulti fu una ricognizione effettuata il 24 settembre, su ordine di Lero, per controllare una informazione secondo la quale il piroscafo Re Alessandro con bandiera tedesca sarebbe stato visto incagliato a Capo Papas di Nicaria) e costrinsero gli Inglesi a sospendere i trasporti aerei diurni, ai quali non poteva essere data sufficiente protezione ed a limitarsi ai soli trasporti notturni. Per migliorare la difesa antiaerea si intensificò l'invio dall'Egitto e da Lero di cannoncini Bofors. Ne giunsero in tutto, a quanto risulterebbe, 24, il che, data l'insufficienza della difesa antiaerea italiana che disponeva soltanto di mitragliere di tipo antiquato, era ben poco. D'altra parte, la mancanza di adatte attrezzature portuali e la natura della costa rendevano difficile lo sbarco di materiali pesanti e quindi gli Inglesi, pur avendo approntato quanto occorreva per dotare l'isola di artiglieria di calibro adeguato e di sistemazioni per le reti di avvistamento e di allarme. non avevano fatto in tempo a farlo affluire prima dell'attacco tedesco. Ben presto i bombardamenti tedeschi, ed in particolare quello del 28 settembre, resero impraticabili le piste di atterraggio sia del vecchio sia del nuovo campo. Anche i trasporti aerei notturni furono così dovuti sospendere ed i rifornimenti dovettero essere limitati a quelli che


361 potevano essere lanciati col paracadute. Ma i Tedeschi, non paghi di essere riusciti ad impedire agli Inglesi lo sfruttamento aereo di Coo, pensarono subito di utilizzare l'isola a proprio profitto e si diedero a preparare una spedizione di sbarco per la sua conquista, dedicandovi larghi mezzi e truppe numerose e bene ag. guerrite. Il totale dei militari inglesi inviati a Coo aveva raggiunto verso la fine di settembre la cifra di circa 1.300. Si trattava di un battaglione del reggimento « Durham Light Infantry » e di alcuni reparti di un reggimento della RAF, composti in prevalenza di personale tecnico e specializzato per la preparazione dei campi e per i servizi, di una compagnia indiana e di reparti di un reggimento d'artiglieria leggera contraerea. I reparti della RAF erano accampati presso il nuovo campo di Lambì. E' stato riferito che la forza giornaliera di apparecchi inglesi ad Antimachia era di una ventina. Il Colonnello Leggio, che. come già si è detto, si era subito orientato secondo le direttive del Governo legittimo. aveva accolto cordialmente gli Alleati. Il 23 settembre egli si era recato a Lero per conferire con l'Ammiraglio Mascherpa : probabilmente per armonizzare la sua linea di condotta verso il Comando inglese con quella dell'Ammiraglio. La cordialità dei rapporti con gli Inglesi non aveva però portato - e se ne vedranno le conseguenze in occasione dello sbarco tedesco a quell'affiatamento ed a quelle intese nel campo militare per un'azione di difesa coordinata che le circostanze avrebbero richiesto. Nonostante la scarsità delle ricognizioni aeree scarsità derivante da ragioni di autonomia e meteorologiche - e la limitatezza delle crociere navali imputabili a m otivi già più volte esposti, il 1° ottobre fu segnalato un grosso convogl io composto di piroscafi. cannoniere, M z e Ms che dirigeva per l'Egeo. La segnalazione fu confermata il giorno successivo: il con voglio era stato avvistato a · nord di Nasso con rotta a levante. Due Ct inglesi ed uno greco che erano in crociera nel Canale di Caso non poterono intervenire per deficienza di combustibile. (I Ct di Squadra, dotati di maggiore autonomia, come abbiamo già visto nella Parte II, erano stati inviati a Malta il } ottobre). li Comando di Lero, in conseguenza di questi avvistamenti prescrisse 0


362 a tutte le isole lo stato di emergenza. Il mattino del 3 la Stazione di Vedetta di Calino diede precise notizie sul convoglio, che era stato avvistato nel Canale fra Calino e Coo. Quasi contemporaneamente giunsero a Lero da Coo le prime notizie sugìi sbarchi. Il Comando inglese, in relazione ai rapporti delle ricognizioni aeree, aveva ritenuto che il convoglio fosse diretto a Rodi. Nessun particolare allarme era stato quindi dato a Coo che fu colta di sorpresa. Risulterebbe infatti che a Coo ci si era preoccupati di possibili azioni di sabotaggio da parte di paracadutisti, ma non ci si era fermati sull'ipctesi di azioni di sbarco. Ne darebbe riprova anche l'episodio già narrato della nostra Cisterna Adda che giunse a Coo la mattina del 3 ottobre per fare il solito carico d'acqua e si trovò improvvisamente in mezzo al convoglio tedesco; riuscì a sfi larsi passando indisturbata lungo la formazione tedesca e poté poi rientrare incolume a Lero, transitando per le acque territoriali turch e. Lo sbarco era stato preceduto da intensificati bombardamenti aerei: 28 attacch i fra l' 11 settembre ed il 2 ottobre. Le operazioni di contrasto allo sbarco e la lotta nell'isola riguardano in modo esclusivo le forze terrestri e perciò ne daremo qui soltanto brevissimi cenni. riferendo anche qualche notizia desunta da giornali inglesi del tempo Le operazioni erano comandate dal Generale tedesco Mi.iller. Sembra che le truppe tedesche si siano radunate nell'isola di P serimo situata fra Coo e Calino. E' stato stimato che ascendessero a 1000 uomini sceltissimi ed armatissimi. Disponevano di mitragliatrici e mortai pesanti e, sembra, anche dì carri leggeri ; il totale delle unità navali dei vari gruppi da sbarco ascendeva a circa una ventina fra motozattere ed altri mezzi. Qualcuno riferisce anche la presenza di tre Ct, ma la notizia non è sufficientemente provata. Se fosse esatta (e lo confermerebbero anche notizie di fonte inglese, che danno per le forze navali di invasione le cifre di i g rossi trasporti, i mezzi da sbarco più i caicchi ed una scorta di 3 Ct) non potrebbe trattarsi che dei Ct italiani catturati dai Tedeschi al Pireo. Verso le tre del mattino del 3 ci fu un attacco aereo e verso le 03.20, mentre la gente era ancora nei rifugi, ebbero inizio i pri mi sbarchi. Sui punti di sbarco vi sono alcune divergenze fra le diverse relazioni. In sostanza. prescindendo dall a preci sazione geografica de!le località, si ebbero


363 tre azioni separate. La più importante nella zona nord, non molto lontano dall'abitato di Coo e vi cino al campo di aviazione in costruzione di Lambi. Una, assai modesta, nei paraggi di capo Foca. vicina anch'essa all'abitato di Coo ed una terza abbastanza importante ma meno della prima, sulla costa Sud, forse presso il villaggio di Cardàmena che distava 5 chilometri dal campo di aviazione di Antimachia o forse nella baia Camare situata a circa 6 miglia a Ponente di Cardàmena. Un'aliquota del gruppo che si era diretto alla costa nord, respinto dal fuoco delle artiglierie, dovette modificare il suo piano e andò a sbarcare nella zona di Tingaci, vicino alle saline. Contemporaneamente a queste azioni dal mare, un'altra azione venne compiuta con truppe paracadutate direttamente sul campo di Antimachi a. Il campo aveva tutte le piste sconvolte dai bombardamenti ed i pochi caccia inglesi presenti - quelli italiani erano già tutti fuori uso - non poterono alzarsi. La modesta difesa antiaerea basata su mitragliere e sui cannoncini Bofors fu ben presto totalmente sopraffatta ed i T edc.schi ebbero mano libera per svolgere senza contrasto l'efficacissimo appoggio aereo alle truppe sbarcate, appoggio che fu effettuato da Stukas, da bombardieri in quota, da caccia e da aerei-trasporto. I reparti inglesi coinvolti nelle azioni iniziali furono principalmente i reparti della RAF che. come già si è detto, erano composti in prevalenza di specialisti e non furono quindi in grado di opporre valida resistenza. Delle nostre batterie, alcune poterono sviluppare un'utile azione ritardatrice (una di esse, come già abbiamo detto, respinse le unità nemiche che si avvicinavano alla costa costringendo il gruppo a prendere terra in altra zona indifesa) ma altre, nella fase iniziale di incertezza - quando era sorto il dubbio che le unità che si avvicinavano alla costa non fossero nemiche ma fossero Mz inglesi di cui si attendeva l'arrivo - furono oltrepassate dalle truppe sbarcate e non poterono più esplicare la loro azione di fuoco. Quel periodo di incertezza iniziale fu assai dannoso alrazione della difesa ed il Comando italiano, quando fu informato degli avvenimenti. si trovò di fronte ad una situazione compromessa dagli sbarchi già avvenuti e dalle azioni risolute del nemico, fra cui quelle dei paracadutisti. Il Comando diede le disposizioni necessarie, ma dovette prima prendere accordi col Comando inglese, anch'esso


364 preso alla sprovvista ed inizialmente incredulo. In una relazione viene riferi to che il Colonnello inglese in un primo tempo, forse per animare la resistenza, disse che l'indomani sarebbero giunti rinforzi inglesi ed invece più tardi fece sapere che non sarebbe giunto alcun rinforzo. L'isola fu ben presto tagliata in due e con l'interruzione delle comunicazioni ogni azione coordinata di Comando di venne impossibile. La resistenza di alcuni reparti italiani fu spontanea, prolungata ed accanitissima (fu riferito che una nostra batteria sparò circa 900 colpi), per altri invece fu più fiacca e di breve durata. Non mancò, secondo quanto fu riferito, qualche caso isolato di immediato cedimento. Da una fonte indiretta (il S. T. V. Tullio Luchini, che comandava la Ms 26 e che il 3 ottobre, stando dislocato a S. Marina di Lero, ebbe modo di seguire in quell'ufficio telegrafico uno scambio di messaggi fra Coo e Lero), apprendiamo che il caposaldo di Antimachia chiedeva urgente invio di rinforzi e che l'Ammiraglio Mascherpa da Lero ordinava di resistere ad oltranza e prometteva invio di rinforzi da Alessandria. Verso le 16 il Comando DICAT di Coo dava ad Antimachia l'ordine di cessare la resistenza conservando le armi. L 'Ammiraglio Mascherpa ordinava nuovamente di resistere ad ogni costo. Alle 16.30 cessava ogni contatto telegrafico fra Lero ed Antimachia. Il Comando inglese, vista la piega presa dagli avvenimenti, si preoccupò di sonrarre alla prigionia il personale della RAF e fin dal pomeriggio del 3 lo autorizzò a salvarsi riparando in Turchia cor. ogni mezzo reperibile. Questo esodo naturalmente tolse slancio alle truppe che ancora combattevano e ne derivarono confusione e sbandamenti. Ma in molte relazioni si parla del valorosissimo contegno del Colonnello Leggio e di molti altri ufficiali. Vi è stato il caso dì qualche reparto che, invitato ad arrendersi da ufficiali italiani fatti prigionieri, respinse seccamente l'offerta anche se convalidata da autorizzazione scritta dal proprio superiore caduto in potere del nemico e continuò a combattere fino all'estremo. Nel complesso si può dire che la sera del 3 i Tedeschi erano padroni dell'isola. Ai reparti che tuttora resistevano furon o lanciati dei manifestini per invitarli a consegnare le armi (v. Doc. N. 191). L'abitato di Coo fu occupato nella notte fra il 3 ed il 4. Un m agnifico episodio di fiera resistenza fu quello del reparto di circa 200 uomini dislocati nell'istmo di Cefalo e coman-


365 dato dal Ten. di fanteria di complemento Franco Di Giovanni . Se ne è avuta notizia e conferma anche dai messaggi inviati dalla Stazione di Vedetta di Tirnianò vicino alla quale il reparto combatté il giorno 3 e presso la quale riparò quando, stretto da forze molto superiori, sottoposto a pesanti e continui bombardamenti aerei ed a tiri di artiglierie tedesche installate al campo di Antimachia, fu costretto ad abbandonare le sue posizioni, dopo aver rifiutata la resa proposta dai Tedeschi a mezzo di ufficiali italiani loro prigionieri. La stazione di Timianò era in contatto con Lero per mezzo della sua stazione r.t. campale e questo fu l'unico collegamento rimasto fra Coo e Lero dopo che i Tedeschi ebbero interrotto il cavo telegrafico sottomarino. La resistenza del reparto di fanteria durò fino alla sera del 4, quando le sue munizioni furono esaurite. Pur non avendone potuto rintracciare il testo esatto, sappiamo che i messaggi inviati furono di un tenore altamente eroico. Inizialmente il reparto chiese rinforzi, ma tanto il Comando inglese di Lero quanto quello italiano convennero sulla inutilità, · data la situazione, di ogni tentativo - d'altronde tutt'altro che facile - di inviare altre truppe che avrebbero servito soltanto ad aumentare il numero dei prig:ionieri. Il Tenente Di Giovam1i informò che i Tedeschi gli promettevano salva la vita se si fosse arreso, ma che egli aveva respinto l'offerta ed avrebbe combattuto fino all'ultimo. A quanto risulta da una relazione, gli ultimi due messaggi furono: « Stiamo per essere sopraffatti da soverchianti forze tedesche ma resistiamo ancora». Poi: « Soccombiamo. Viva l'Italia! ». Dopo l'esodo del pomeriggio del giorno 3 un certo numero di Inglesi - cui si aggiunsero pochi Italiani - riuscì ancora il giorno 4 e nei giorni successivi a sottrarsi alla prigionia u sufruendo di qualche mezzo cli fortuna che li portò sulla costa turca. Gli uomini dello Special Boat Sguadron prolungarono per otto notti successive le operazioni di ricupero, con piccole imbarcazioni, del personale e riuscirono a portare in salvo in Turchia qualche centinaio di Inglesi ed un certo numero di Italiani. I giornali inglesi del tempo hanno pubblicato vari racconti di fu ggiaschi che. prima di riuscire a trovare il mezzo che li portasse in Turchia, avevano vagato sui monti soffrendo la fame e la sete e correndo molti pericoli ed avventure. Secondo il giudizio


366 inglese l'azione di Coo fu condotta dai Tedeschi con lo stesso stile già da essi seguito nella conquista di Creta. Gli Inglesi furono trattati come regolari prigionieri di guerra, gli Italiani invece furono considerati come traditori dell'alleanza. Gli ufficiali italiani furono costretti a preparare con le loro mani una fossa comune e furono in gran parte fucilati, a gruppi di 8 o 10, nei giorni 4, 5, 6 ottobre, sulla spiaggia presso Linopoti. Il Colonnello Leggio sembra ~ia stato fucilato tra i primi. Il totale degli ufficiali fucilati ha superato, probabilmente, il centinaio.

li personale della Stazione di Vedetta di Capo Foca, attaccato il mattino del 3 da forze tedesche preponderanti, ebbe ordine dall'ufficiale che comandava il settore di ritirarsi. La sera del 3 riuscì a raggiungere a nuoto un rnotçveliero greco fermo davanti alla costa, sul quale fu imbarcata quanta più gente possibile. Il motoveliero, dopo Wl tentativo di raggiungere Lero - che non riuscì perché il Canale di Coo era percorso da unità nemiche approdò in Turchia, dove i1 personale militare fu internato. Due sottufficiali d i Marina erano giunti a Coo il mattino del 2 ottobre col Mv Simi proveniente da Simi. Avevano portato a Coo 85 uomini delle varie armi. Dovevano ripartire in ser ata per portare alcuni m ateriali a Lero e 50 uomini ed un ufficiale di artiglieria a Simi. Per un'avaria al motore il Simi dovette rinviare la partenza e si trovò quindi l'indomani sotto gli attacchi aerei che accompagnarono lo sbarco tedesco. Riparata l'avari a i due sottufficiali pensarono di ripartire per Lero. Non essendovi in porto nessun Comando italiano, interpellarono il Comandante di una motovedetta inglese, il guale rispose che era proibito uscire dal porto e che per chi avesse tentato c'era il rischio di essere mitragliati dagli Inglesi. Il che effettivamente successe ad un caicco greco. Nel corso della giornata - trascorsa quasi interamente in un rifugio vicino al porto. a causa della persistenza degli attacchi aerei - le notizie sul corso dei combattimenti nell 'isola si fecero sempre più gravi. Visto il porto deserto, i due sottu fficiali riunirono tutto l'equipaggio e si recarono a bordo con l'intenzione di partire. ma questa volta erano i Tedeschi che battc\·ano l'entrata del porto, sembra, con pezzi di artiglieria italiani che avevano catturati. Stante la preoccupazione dell'equipagg10 greco e la difficoltà di mettere in moto il motore. i due


367 sottufficiali rinunciarono all'idea di partire col Simi. Si impadronirono di un battello a remi e riuscirono a lasciare il porto inosservati. Avrebbero voluto raggiungere Lero, ma non poterono perché uno dei due remi si era rotto. Diressero allora verso la costa turca che raggiunsero alle 06.30 del mattino del 4, contemporaneamente ad un piccolo gruppo di soldati fu ggiti da Coo con un battello di gomma. Le operazioni di sbarco, per le ragioni che abbiamo già esposto, non ebbero a subire alcun contrasto da parte di forze navali alleate. Anche le azioni aeree alleate, per le consuete ragioni di insufficiente autonomia degli apparecchi, furono di modesto rilievo ed ebbero scarso risultato. Venuta meno la possibilità di una tempestiva azione di contrasto, il Comando navale inglese dispose un concentramento verso Coo dei sommergibili che erano in crociera e l'invio in Egeo da Malta di un gruppo di 4 Incrociatori e di 5 Ct di Squadra. Ma neppure questi provvedimenti ebbero efficacia risolutiva nei riguardi di Coo e dei rifornimenti che i Tedeschi certamente non mancarono di farvi affluire nei giorni successivi allo sbarco. Il giorno 7 ottobre però, in seguito ad avvistamento da parte di un sommergibile inglese, fu intercettato ed affrontato un convoglio composto di un trasporto munizioni, un peschereccio armato e sei mezzi da sbarco. Questo convoglio che fu ritenuto diretto a Lero, era invece certamente destinato a Coo. I particolari di questa azione e le perdite in essa subite dagli Inglesi sono stati già riferiti nella Parte II. La perdita di Coo e dei suoi campi di aviazione sui quali si era tanto sperato, segnò una svolta per le operazioni in Egeo. Le sue conseguenze erano così gravi che il Comando del M. O. riconsiderò tutta la situazione mettendo in dubbio la convenienza di continuare le operazioni. Prevalsero però le considerazioni ottimistiche e vinse il concetto che conveniva. nel quadro generale della guerra, imporre ai Tedeschi un'importante distrazione di forze dagli altri fronti verso l'Egeo. Le operazioni quindi continuarono, avviandosi al loro fatale epilogo. A Coo i Tedeschi trovarono ampi a scorta d i bombe da aereo inglesi che furono poi largamente impiegate nei bombardamenti su Lero. Il 12 ottobre partì da Coo un convoglio con circa 700 prigionieri. Attaccato da aerei inglesi il convogli o dovette rientrare


368 a Coo dove sbarcò i png1omen; m a. in seguito all'attacco subìto, 10 di essi erano gravemente feriti e 160 mancavano all'appello. Non m ancano testimonianze sulla Yita che si svolse a Coo sotto la dominazione tedesca. Essa assunse quel consueto aspetto in cui la ribellione aperta, l'ostilità sorda e persistente, l'astuto sabotaggio, l'ostruzionismo sistematico, si frammischiano alla acguiescenza ed all'adattamento. Il clero e le religiose, al solito. furono larghi di aiuto e di assistenza in ogni cam po, specie m quello alimentare, dato che il problema del vitto era diventato assillante. La Madre Superiora delle Suore, Suor Tarcisia Boschiero, cooperò anche, con alto coraggio ed abilità, alla fuga dall 'isola di barche greche con nostri ufficiali. Nella Parte II abbiamo narrato la fuga da Coo del Capitano A.A. Preti e del Capitano Medico della Marina Tombolini, catturati dai Tedeschi mentre tentavano di allontanarsi da Lero con l'idroambulanza del1' Aviazione la sera del 16 novembre. Il Cappellano militare Padre Oliviero Sportoletti, agendo in accordo col Parroco di Coo, Padre Michelangelo Bachea, riu scì - dopo molto tempo e superando mille difficoltà - a rompere il cerchio di silenzio che i T edeschi m antenevano intorno all'eccidio degli ufficiali, compiuto nei primi giorni dopo lo sba.rco e poté rintracciare la fossa dove erano sepolti. riesumarne le spoglie, riconoscerne una parte e seppellirle nel Cimitero cattolico di Coo, dove in seguito fu posta la seguente lapide: PIAMENTE SOTTRAITI ALLE FOSSE DI LINOPOTI GIACCIONO QUI DAL MARZO

1945

I RESTI MORTALI DEI PIÙ CHE CENTO UFFICIALI ITALIANI

CHE LA MITRAGLIA TEDESCA CL.o\NDESTINAMENTE TRUCIDAV:\ N"ELL'orro-

1943. La bandiera del 10° reggi.mento fanteria, trafugata abilmente, nascosta al momento dello sbarco tedesco, ncuperata con romanzesche avventure, fu poi riportata in Italia. BRE

5. -

CALIN0-C.'1L0L1NO

L'isola di Calino era alla diretta dipendenza del Comando Marina di Lero. Le forze di Marina presenti a Calino alla data dell'armistizio erano, oltre al personale della Stazione di Vedetta del Monte Profeta Elia. un nucleo mitraglieri di una ventina di uomini al comando del 2° Capo Cannoniere P. S. Augusto Cipriani, con due m itragliere. Vi era poi un Ufficio Circondariale di Porto retto dal Capitano di Porto di c. Angelo Notari.


369 L'Esercito aveva due batterie da 75 mm. in postazioni fisse. una compagnia mitraglieri costiera, due plotoni fucilieri: in rutto circa 350 uomini. Comandante militare dell'isola era il Capitano Art. di c. Mario Simeone. Vi era poi una tenenza dei Carabinieri con circa 20 uomini retta dal Tenente C.C. di c. Giuseppe Guglielmi. li cavo sottomarino che collegava Calino con Coo approdava sulla costa meridionale presso l'abitato di Calino; il collegamento con Lero partiva dall'estremità nord dell'isola. Fra i due approdi correva lungo tutta l'isola una linea telegrafica aerea che non toccava la Stazione di Vedetta. Questa. oltre ai collegamenti ottici con le isole vicine, disponeva di una linea telefonica con la Stazione dei Carabinieri per l'allacciamento al cavo telegrafico sottomarino e di una Stazione r.t. campale. All'atto dell'armistizio ci furono manifestazioni di giubilo presto troncate dallo stato di emergenza ordinato da Marina Lero. Successivamente il Comando d i Lero chiarì in modo esplicito il dovere di resistere ad oltranza ad ogni tentativo tedesco di impadronirsi dell'isola e il Comando di Calino impartl le conseguenti disposizioni. Il 24 settembre giunsero circa 250 e Commandos ~ inglesi al comando di un T encnte ColonneUo che assunse il cemando militare dell'isola. Fra Inglesi ed Italiani si stabilirono subito rapporti di cordiale cameratismo. L'isola possedeva una numerosa flotta di motovelieri che furono molto utili agli Inglesi per le loro esigenze logistiche e per il trasporto di personale e di materiale nelle varie isole. La Capitaneria di Porto coadiuvò largamente nello svolgimento delle pratiche necessarie per la requisizione dei natanti, mentre da Lero, con personale prelevato dalla Difesa, fu organizzato un servizio di scorte militari armate che prendevano imbarco sui motovelieri i quali navigavano coi loro equipaggi civili locali. Il 3 ottobre furono notati da Calino gli intensi e continuati bombardamenti che accompagnarono gli sbarchi tedeschi a Coo e la batteria da 75/27 di Coriò aprì il fuoco contro unità tedesche in transito nel Canale. (Fu telegrafato a Lero chiedendo l'invio di un operaio per riparare le slitte di due pezzi che avevano fatto avaria ma non pen-enne nessuna risposta). Probabilmente qualche fuggiasco di Coo raggiunse Calino ed i racconti degli avvenimenti di Coo produssero notevole impressione. li successivo 4

26


370 ottobre, il giorno cioè della conquista totale cli Coo da parte dei Tedeschi, il presidio inglese di Calino abbandonò l'isola portando con sé tutti i suoi materiali. Sembra che in primo tempo gli Inglesi abbiano affermato che si trasferivano a Coo, e poi abbiano invece chi:i.rito che lasciavano Calino per l'impossibilità di difenderla . Non si è trovata nessuna testimonianza atta a provare che dell'evacuazione inglese sia stata data notizia al Comando italiano di Lero né da parte inglese né da parte del Comando italiano di Calino. Risulta invece che quest'ultimo, ritenendo probabile che dopo essersi impadroniti di Coo i Tedeschi avrebbero attaccato anche Calino, prese sul posto alcune particolari disposizioni di difesa. Risulta a ltresì che la sera del 5 ottobre, per disposizione del Comando del Presidio, alcuni dei motovelieri che facevano il traffico fra le isole al servizio del Comando inglese, furono inviati, con le loro scorte, rinforzate da Carabinieri, nelle diverse baie dell 'isola, in prossimità dei caposaldi dove erano dislocati reparti dell'Esercito. con l'ordine di rimanere a disposizione dei Comandanti dei reparti stessi per il caso che essi si trovassero nella necessità di far imbarcare i loro uomini per trasferirli altrove. Il M \" T e vere col veliero Livorno a rimorchio, si recò nella baja di Pezonda. Il Mv S. Irene ed il M onte Grappa si recarono nella baia Isolavecchia (costa est dell'isola). Il Cicogna ed il Cesira si recarono nella baia di Boriò. E' da ritenere che tale provvedimento, nelle intenzioni del Comando, avesse il solo scopo di sottrarre gli uomini dalla prigionia in caso di avanzata di preponderanti forze nemiche contro le quali ogni resistenza apparisse a priori impossibile. Esso ebbe invece come imprevista conseguenza la partenza da Pezonda nella notte tra il 6 e il 7 ottobre, per trasferirsi in Turchia, dell'armamento della batteria da 75 mm, di Monte Ritto, di due plotoni della compagnia costiera e, sembra, anche del personale della Stazione di Vedetta di Monte Profeta Elia. Risulterebbe che, prima di lasciare l'isola, il personale abbia inutilizzate le armi che non potevano essere trasportate, i centralini telefonici e qualche chilometro di linea. Il marinaio della scorta militare del Tevere asserisce, nella sua relazione, di aver avuto espliciti e tassativi ordini dall'ufficiale alla cui disposizione egli si trovava. Questi giustifica il suo oper.:to con la convinzione che l'isola si sarebbe arresa ai


371 Tedeschi senza resistere. convinzione che proveniva da intercettazioni telefoniche di messaggi scambiati tra il Comando del1'isola ed un Comando di Gruppo di Coo, da un episodio verificatosi il giorno 3, quando avendo egli aperto il fuoco contro imbarcazioni provenienti da Calino, aveva avuto ordine di cessare il fuoco. e dalla sensazione che egli aveva che gli ufficiali fossero tutti simpatizzanti per i Tedeschi. A ciò si aggiunse la considerazione della impossibilità di un'efficace resistenza da pane del reparto isolato e la prossima prevedibile mancanza d'acqua. Pur non avendone precisa testimonianza, è verosimile che anche la evacuazione del presidio inglese abbia provocato notevole disorientamento. La forza numerica del Presidio italiano si trovò, in seguito a questo avvenimento, ridotta a metà. A quanto risulta, il Comando di Lero non fu informato neppure di questa defezione od almeno non rispose alle comunicazioni inviate al riguardo ed alla richiesta di ripiegare che sarebbe stata fatta dal Comando dell'isola. I motivi di questo silenzio non si sono potuti chiarire. In qualche relazione dei marinai delle scorte si accenn 4 al fatto. poco verosimile. che Lero da quattro giorni non rispandeva alle chiamate. Se ciò fosse esatto, gli avvenimenti di Calino potrebbero trovare una spiegazione ed un'interpretazione assai diverse da quelle che è possibile dare ora in base alle informazioni di cui si dispone. Ma, anche accettando l'ipotesi di un'interruzione per cause a noi ignote.. del cavo telegrafico sottomarino, sta ai fatto che la Stazione di Vedetta aveva altri mezzi con cui comunicare e - poiché si deve escludere che fosse all'oscuro di quanto accadeva nell'isola - non si riescono a comprendere i motivi del suo silenzio. L'unica spiegazione plausibile è dunque che ci sia stato, da parte del personale del la Stazione di Vedetta, un volontario anticipato abbandono di posto in accordo col Comando locale e che siano stati perciò volontariamente messi fuori uso ancor prima del 6 ottobre tutti i mezzi di comunicazione. Se fossero venuti a conoscenza della situazione il Comando di Lero o quello di Samo, essi, pur non essendo in grado di intervenire .materialmente per impedire l'occupazione tedesca dell'isola, non avrebbero certo mancato di consigliare e guidare lo svolgimento delle operazioni in modo da imprimere ad esse un andamento almeno moralmente e militarmente oiù soddisfacente. Il 7 ottobre, verso le o;e 17, entrava nel porto di Calino un motoscafo con bandiera bianca. Vi erano a bordo quattro uffi-


372 ciali tedeschi ed un soldato interprete. Scesi a terra, essi chiesero al Comandante militare la resa incondizionata. Su questi avvenimenti non ci sono particolari molto sicuri. Sembra che coi Tedeschi ci fosse anche un ufficiale italiano. forse uno dei prigionieri di Coo. Sembra che l'accettazione della resa non sia avvenuta da parte del Comandante militare Cap. Simeone> che in quel momento era lontano dal Porto, in giro di ispezione alle batterie (o forse, a quanto risulterebbe. già allontanato dall'isola) ma da un suo sottordine. Sembra anche che sia stato concesso agli ufficiali di conservare le armi. Certo è che la resa avvenne senza combattimento. Anche questo può spiegarsi con lo stato d'animo del Presidio, ovviamente depresso in seguito all'evacuazione degli Inglesi e scosso dalla defezione di buona parte delle sue forze avvenuta il giorno precedente. A resa avvenuta, qualche reparto si ritirò sui monti ed in secondo tempo si trasferì in Turchia; altri reparti , dislocati nelle varie località dell'isola, si allontanarono invece subito per sottrarsi alla prigionia. I Mv S. Irene e Monte Grappa> che erano nella baia Isolavecchia, presero a bordo molti ufficiali e soldati per trasferirli in Turchia. Sembra che, durante la traversata, qualcuno proponesse di far invece rotta per Castelrosso; m a la scarsità del combustibile impedì la attuazione del proponimento. Il Cicogna, che era nella baia di Boriò, il mattino del 7 ebbe ordine di recarsi a Linaria per tentare di avere qualche informazione sugli avvenimenti. Tornò poi a Boriò. dove non trovò più il reparto ma trovò ordine di recarsi ad Isolavecchia. Anche il Cesira il mattino del 7 fu inviato da Boriò a Scalia dove sbarcò i soldati e le armi che erar,10 a Boriò ed ebbe poi ordine di recarsi nella baia di Isolavecchia, sull'altro versante dell'isola, dove trovò il Tenente Virgilio Pini, che coi suoi soldati aveva traversato l'isola a piedi. Giunta la notizia della capitolazione e non potendo comunicare con Lero per interruzione delle linee telegrafiche del Presidio. tutti i militari sì imbarcarono sui motovelieri, dirigendo per la Turchia. Tre dei velieri si avvicinarono all'isola di Calolino, dove era stata installata una Stazione <li Vedetta fornita di Stazione r.t. campale. Il personale di questa Stazione, con la caduta di Coo, era rimasto privo dell'abituale rifornimento dì acqua. Ne avrebbe potuto avere, in piccola quantità, da Calino. ma, con l'occupazione dell'isola, anche questa


373 fonte di rifornimento era venuta meno. La Stazione, il giorno 7, aveva informato per r.t. Lero che aveva avvistato motozo.ttere, razzi rossi su Calino e che aveva sentito rumori in mare. ma non aveva avuto risposta. Aveva tentato allora la segnalazione ottica, ma Calino non rispondeva più . Privo di rifornimenti e di comunicazioni, il personale si preparava alla resistenza contro un possibile attacco tedesco, quando, nello. notte fra il 7 e 1'8, si avvicinarono i tre velieri. Dapprima furono ritenuti nemici, ma poi il Ten. Virgilio Pini si fece riconoscere, informò della situazione e diede ordine di distruggere subito tutto il materiale. L'ordine fu eseguito ed il personale abbandonò l'isola imbarcandosi su uno dei velieri. Abbiamo già visto nella Parte II l'onorevole e fiero comportamento del 2° Capo çann. p. s. Augusto Cipriani, Comandante del reparto mitraglieri della Marina, il quale, dopo aver avuto ed eseguito l'ordine di portare le sue mitragliere vicino al molo quando stava per avvicinarsi il motoscafo coi Tedeschi, rifiutò poi di trasportare le due armi in un recinto chiuso, dove avrebbero dovuto essere riunite ad altre armi per la consegna a Tedeschi. E così pure rifiutò di concentrare i suoi uomini nello stesso recinto che era l'anticamera della prigionia. Il Cipriani invece fece smontare le mitragliere, ne gettò in mare le parti essenziali, poi si diede alla macchia insieme con i suoi uomini. Abbiamo già raccontato nella Parte II il seguito delle peripezie di quell'ottimo sottufficiale. Aggiungeremo qui qualche altro particolare. Catturato dai Tedeschi, egli si gettò in mare dall'unità che avrebbe dovuto portarlo a Coo insieme con altri militari prigionieri. Tornò a nuoto a Calino, si rifugiò dapprima in una batteria, dove, come egli racconta. non riuscì a persuadere i quattro soldati che vi si trovavano - e che erano stati inviati alla batteria per preservarla da possibili manomissioni o guasti da parte dei Greci - a danneggiare i cannoni ed a fuggire con lui; poi vagò per l'isola vesti to da pastore. Mentre si trovava in casa di un greco che lo rifocillò, giunsero un ufficiale ed un soldato tedeschi che cercavano uomini per i rifornimenti di acqua al Monte Patella (zona nord di Calino). Riuscì con astuzia a superare il pericoloso incontro; poi, da due Greci sopraggiunti riuscì ad avere notizie dei lavori che i Tedeschi avevano iniziato sul Monte Patella per installarvi dei cannoni coi qua li con ca vano di bat-


374 tere Lero. Seppe che i Tedeschi erano circa 1500 ed andavano dicendo : « Fra tre giorni Lero caput ». Il Cipriani allora, come già detto nella Parte II, traversò a nuoto il ca1:iale fra Calino e Lero ed il mattino del 10 poté riferire all'Amm. Mascherpa le prime notizie sugli avvenimenti di Calino che erano ancora completamente ignorati. Dopo aver prestato utili servizi alla Difesa di Lero e dopo aver tentato invano. a resa avvenuta, di fuggire con un motoscafo .dell'Aviazione, che fece avaria, il Cipriani fu fatto prigioniero. Riuscì poi ad evadere da Lero con una barca a remi il 21 dicembre 1943, rifugiandosi in Turchia. In seguito alle not!Zle date dal Cipriani, la sera stessa del

10 ottobre, furono organizzati da Lero i tiri al limite della gittata contro la zona nord di Calino. Questi tiri risparmiarono a Lero i danni del bombardamento diretto da parte ddle batterie tedesche ed impedirono ai Tedeschi di utilizzare le baie nella zona nord dell'isola per la concentrazione dei mezzi da sbarco e delle truppe occorrenti per le operazioni contro Lero. Ricordiamo ancora quanto già detto nella Parte II e cioè che la Commissione di Inchiesta. inda gando sulle responsabilità della caduta di Calino per quanto riguardava la Marina. non ritenne di poter fa re alcun addebito all'Ammiraglio Mascherpa, da cui Calino dipendeva, in considerazione non solo della situazione locale di Calino e delle manc::ne comunicazioni a Lero. m a anche delle condizioni di menomata autonomia nelle quali l'Ammiraglio si era trovato costretto ad esercitare il suo Comando.

6. - P1scoPI La Marina vi aveva una Stazione di Vedetta fornita di radio campale. Vi era anche un piccolo presidio dell'Esercito. Approdava a Piscopi il cavo sottomarino che la collegava con Simi e con Nisiro. In data non precisata il personale della Stazione di Vedetta chiese a Lero l'invio di mezzi per lasciare l'isola. Lero non poté inviarli. In seguito alla occupazione tedesca di tutte le isole circostanti la Stazione rimase isolata e senza viveri. Nella notte fra il 14 e il 15 ottobre giunse un Mv inglese che chiese al personale se voleva imbarcarsi e partire. L'offerta fu accettata ed il personale lasciò l'isola. Fu condotto a Castelrosso poi a Cipro


375 e successivamen te in Palestina ed in Egitto nei campi di concenuamento e quindi rientrò in Italia nel giugno del '44. L"isola fu occupata dai Tedeschi in data non conosciuta. 7. - N1smo Non vi erano reparti né servizi della Marina. Non si hanno notizie sulla sua occupazione da parte dei Tedeschi. Trovandosi l'isola fra Piscopi e Coo è presumibile che l'occup:.izione, se c'è stata. sia avvenuta nella prima metà di ottobre. 8. - S1M1 (V. cartina a pag. 386) (1) La Marina. all'armistizio, aveva a Simi soltanto una Stazione di Vedetta a Monte Trullo ed una Delegazione di Porto a Simi bassa. L'Esercito aveva 130 uomini di fa nteria con 9 mitragliere da 8 mm. e 20 uomini di artiglieria con due mitragliere da 20 mm. Erano al comando del Ten. Fant. di c. Andrea Occhipinti. Nessun tedesco. L 'armistizio fu appreso dalla radio la sera dell'8 settembre, ma da Rodi non giunsero né notizie ufficiali né ordini. Le poche informazioni non ufficiali apprese da qualche contatto telegrafico con Rodi erano tali d~ destare allarme e preoccupazione. Il mattino del 10 giunse da Rodi, al Comando del S. T. V. Luchini, il P.fo T aganrog, di cui abbiamo già narrato nella Parte I i particolari della cattura da parte nostra e della partenza da Rodi. Nel pomeriggio del 10 giunse b Ms 15 (S. T. V. Aracci) col Maggiore inglese Dolbey - ferito ad una gamba - accompagnato dal Cap. Art. Loredano Giannotti del Comando militare di Rodi. Era uno dei due ufficiali inglesi paracadutati a Rodi nella notte fra il 9 ed il 10. Fu ospitato nella sede della Delegazione del Governo. Nella notte fra il 10 e l'll giunse al Delegato di Governo Pietro Raffaelli un telegramma urgente da Rodi che diceva: « Commissione armistizio si riun irà in Simi. In nottata giungeranno da Rodi Maggiore jellicoe e rappresentante italiano detta Commissione Colonnello F anizza. Giungerà inoltre Presidente (I) ~foiti part icolari qu i riferit i sugl i :,vvcnimcnt i di Sim i sonn stati desunti libro di Pie1ro Raffaclli ,< Ore d i guerra in Si mi "· Ed,z. Tudcr · T o<li .

d~l


376 inglese Commissione arm1st1z10 con altri ufficiali >>. Il mattino del1'11 giunse da Lero un idrovolante italiano per prendere il Maggiore Dolbey e portarlo a Castelrosso e a Cipro. Poco dopo giunse da Castelrosso un altro idrovolante italiano con a bordo il Colonnello inglese Turnbull ed altri ufficiali della Commissione d'armistizio. Il Colonnello comunicò subito all'Amm. Campioni il suo arrivo a Simi ed il suo desiderio ài recarsi a Rodi, ma, dopo circa due ore, giunse la risposta che lo sconsigliava di recarsi a Rodi e lo informava che ulteriori notizie e spiegazioni gli sarebbero state inviate a Castelrosso. Il Colonnello, molto contrariato, esclamò: << Lo prevedevo » e poco dopo ripartì, insieme cogli altri ufficiali, per Castelrosso. Prima di partire, invitò il S. T. V. Luchini a portare il Taganrog ad Alessandria. Verso le 17 giunse la Ms 2:ì (S. T. V. Bencini) con molti militari allontanatisi da Rodi dopo la resa. (Il Raffael li nel suo libro dice che le Ms erano due, ma ciò non risulta dalla documentazione). La conoscenza degli avvenimenti di Rodi mise in allarme Simi ed i pochi uomini di truppa presero le loro posizioni di combattimento. Altri profughi di Rodi giunsero a Simi con barche. Il Taganrog. come abbiamo già riferito nella Parte I. dopo aver preso contatto per telegrafo con l'Amm. D aviso a Rodi, partì per Lero, dove giunse la mattina del 12. Il giorno 12, il Delegato di Governo Raffaelli. avendo saputo che gli incarichi dell'Amm. Cam pioni erano stati trasferiti al Comando di Lero, fece togliere nel casotto di Panormiti le valvole di raccordo del cavo telegrafico di Rodi e così isolò Rodi da tutte le isole del Nord. La sera del 14 giunse a Simi un agente inglese il quale prese contatto col Delegato di Governo e col Comandante del Presidio. Si assicurò della loro adesione agli Alleati e chiese, ricevendone risposta affermativa, se vi era possibilità di inviare a Rodi persone fidate per missioni speciali. La sera del 17 giunse una spedizione inglese di circa una settantina di uomini, parte dell'Aviazione e parte dello Special Boat Squadron. Il Comandante del reparto, Capitano - poi Maggiore - Lapraik, fece alzare ad un'antenna la bandiera inglese, ma· dopo un paio di giorni vi rinunciò, persuaso che ciò, oltre a suscitare nella popolazione ripercussioni politiche in quel momento non opportune, avrebbe potuto anche provocare azioni aeree da parte dei Tedeschi, alla cui ricognizione la bandiera non sarebbe certamente sfuggita.


377 Il 20 giunse a Simi il C. C. Corradini, fuggito da Rodi su uno sgangherato battello. Abbiamo già narrato nella Parte I le avventurose peripezie della sua fug a. A Sirni , il Comandante Corradini esaminò la situaz10ne militare dell'isola, le sue possibilità di difesa, i mezzi occorrenti. L'indomani, 21, egli ri partì per Lero con una Ms inviata dall'Amm. Mascherpa a prelevarlo. Il 26 giunse a Si.mi il Col. Comm. Armando Coraucci. già Capo Ufficio Approvvigionamenti del Governo dell'Egeo, anch'egli fuggito avventurosamente da Rodi, come abbiamo norrato nella Parte I. Ripard per Lero l'indomani con la Ms che l'Amm. Mascherpa aveva inviata a Simi per riportarvi il Comandante Corradini. Il Comandante Corradini era stato inviato a Simi per assumervi il Comando Marina e, sembra, anche per studiare la possibilità di installarvi una base per una sguadriglia di Mas. Anche gli Inglesi avevano consigliato l'invio a Simi del Comandante Corradini, in quanto egli era ritenuto particolarmente adatto a co.\laborare per l'organizzazione di una base di « Commandos » che avrebbero dovuto agire a Rodi partendo da Simi. Giunto sul posto, dato il suo grado di Ufficiale superiore, egli giudicò di dover assumere anche il Comando Militare dell'isola e si ritenne investito di fatto di tale incarico anche se non erano state espletate tutte le relative formalità ufficiali e se, come sembra, non ne fu data notizia -,-- secondo le prescrizioni regolamentari - al Tenente Occhipinti. Infatti il Comandante Corradini si d iede subito a studiare una nuova disposizione delle poche forze esistenti, dislocate in prevalenza nella zona sud, sul Monte Trullo (Panormiti) ; preparò un nuovo piano di difesa, chiese rin forzi. Egli inoltrò le sue proposte al Comando di Lero e, a mezzo del Colonnello Turnbull. anche al Comando inglese. Poiché la superiore approvazione tardava a giungere, diede senz'altro corso, di sua iniziativa, all'applicazione del nuovo piano di difesa, nel quale, data l'esiguità delle forze a disposizione, egli si era attenuto al criterio di difendere da posizioni elevate le zone che più si prestavano ad azioni di sbarco. Dispose quindi le mitragliere da 8 mm. come segue: 3 a Simi superiore a quota 123, due sulla cresta della collina fr a Pedi e Simi a quota 166 e 177, una al Castello di Simi Superiore (quota 159), due all'ingresso della baia di Panormiti (quota 24 punta nord-est e quota 57 punta nord-ovest) a protezione dell'approdo del cavo sottomarino. una


378 sulla strada che conduce da Maratonda a Faneromeni. Le due mitragliere da 20 furono pinzate a quota 69 fra il porto di Si.mi e l'insenatura di Carani. Un reparto di una cinquantina di uomini restò a Panormiti a difesa del casotto del cavo sottomarino e della Stazione di Vedetta di P anormiti, una squadra fu inviata nella baia di Faneromeni ed una in quella di Maratonda, punti questi ritenuti di più faci le sbarco, un plotoncino di 12 uomini fu messo vicino Cimitero di Santa Marina per sbarrare la strada proveniente dalle due baie suddette ed un plotone più grosso, di 35 uomini, al Comando del Tenente Occhipinti, rimase al centro, a disposizione del Comando, quale modesta massa di manovra. Gli Inglesi si dislocarono a quota 47, a nord della baia di Carani, a protezione della città da un eventuale sbarco nella baia di Emborio, e tennero qualche pattuglia nei canaloni di accesso a Si.mi ed un a ltro gruppo al Castello. Si provvide al collegamento telefonico di tutti i reparti col Comando. I militari fuggiaschi da Rodi, circa 150 fra ufficiali e soldati, avevano chiesto <li essere utilizzati per la difesa dell'isola, ma, essendo privi di armamento e di equipaggiamento, il loro desiderio non poté essere accolto e furono inviati a Coo con un motoveliero. Alla fine di settembre tornò a Simi, per un'ispezione. il Colonnello Turnbull, il quale; alla presenza delle Autorità locali e dei maggiori esponenti civili dell'isola, confermò la piena sovranità italiana sull'isola. La caduta di Coo il 3 ottobre mise in allarme Simi, che previde prossimo il suo turno. Inoltre essa privò l'isola delle comunicazioni con Lero lasciandola praticamente isolata, perché l'unico collegamento rimasto era quello colle isole di Nisiro e Piscopi, dove non esisteva alcun nostro Comando. Il mattino del 7 ottobre, alle ore 5, il Comandante Corradini fu avvertito che un reparto tedesco stava sbarcar:do a Pedi. Venne dato subito !'allarme generale. Il Tenente Occhipinti coi suoi 35 uomini fu mandato immediatamente a Simi superiore e, poiché non risultava che fossero in corso altre operazioni di sbarco in altre località dell'isola, il Comandante Corradini dispose la riunione di tutte le forze. Il reparto che si trovava nei pressi della baia di Panormiti ebbe ordine di spostarsi seguendo il percorso


379 del filo telefonico, in modo da poter m antenere il collegamento col Comando. Le mjtragliere situare a protezione di Sim i aprirono il fuoco ed il plotone Occhipinti, giunto r apidamente sulla cresta della collina, alle 05.30 venne a contatto col nemico e con pronta azione e lancio di bombe a mano, salvò la situazione, impedendo ai Tedeschi di scendere a Simi bassa. Il Ten. Occhipinti rimase ferito ad una spalla. I Tedeschi erano circa 70-80 (circa 100, secondo il rapporto del Maggiore Lapraik, ccl accompagnati da fascisti che invitavano gli Itaìiani a deporre le armi). Sotto il fuoco delle mitragliatrici si erano divisi in due gruppi, di cui uno si era diretto verso Simi superiore e l'altro si era disteso nella valle e dirigeva verso quota 123 che fu lentamen te evacuata combattendo. I due gruppi avanzavano ed alcune case di Simi alta furono occupate ma vennero battute dalle mitragliere di quota 69. La lotta si svolse serrata di casa in casa e fu sostenuta valorosamente da Inglesi e da Italiani. Il servizio riforn imento munizioni fu svolto volenterosamente da civili greci. Anche il secondo gruppo tedesco fu affrontato a colpi di bombe a ina no. Ver so le 13.30 giunse in prossimità dell'abitato di Simi il gr uppo di Panormiti. cui il Comandante Corradini aveva già inviato istruzioni circa l'azione da svolgere ed i punti da occupare. Alle 14 si ebbe un attacco aereo, con lancio di bombe nella vallata di Pedi, per proteggere la ritirata dei due gruppi tedesch i, che. avendo desistito dall'attacco a causa della r esistenza incon trata. percorrevano a ritroso il lato nord della baia di Pedi per andare ad imbarcarsi sul loro motoveliero, ancorato dietro l'isoletta di S. Marina. Un gruppo di Tedeschi si imbarcò su un motoveliero trovato a Pedi e si fece portare anch'esso a S. M arina. Il primo gruppo di Tedeschi si impadronì <li un motoveliero che aveva seguito lo spostamento del reparto di Panormiti trasportandone i m ateriali. Questi furono confiscati dai Tedeschi m a il Mv venne poi lasciato libero. Alle 17 lo sgombero dei T e<leschi da Simi era completo: essi lasciarono otto morti e sei prigioni eri. Assai numerosi furono i loro feriti. Da parte nostra: un inglese morto ; sette italiani, alcuni inglesi ed alcuni civili feriti. Secondo il rapporto Lapraik le perdite tedesch e furono di 16 m orti in combattimento, di altri 6 probabilmente uccisi dai G reci, di 30 feriti e di 6 prigionieri ; le perdite inglesi di 3 morti. Inol tre 7 civili greci morirono in seguito al bombardamento aereo. I feri ti furono


380 inviati l'indomani a Castelrosso e di là ad Alessandria. Il Comando inglese, qualche giorno dopo, comunicò al Comando italiano il seg uente ordine del giorno: « Al Comandante Corradini Comandante le truppe i caliane a Simi -- Io, i miei ufficiali e soldati desideriamo elogiare le truppe italiane in Simi che hanno nobilmente ed abilmente combattuto con ben meritato successo nella tentata invasione di Simi da parte dei Tedeschi il 7 ottobre 1943 - Maggiore L apraik - Comandante le truppe inglesi di Simi » . L'azione che abbiamo narrata è di lim itata importanza militare sia per la modesta entità delle forze in campo sia per la sua breve durata: essa assume tuttavia notevole rilievo morale ed anche politico essendo stata questa l'unica volta, in Egeo, che i Tedeschi hanno visto fallire un loro tentativo di sbarco per opera di truppe italiane collaboranti con un minor numero di truppe inglesi. La determinata volontà di combattere, l'intelligente uso dei pochi mezzi a disposizione hanno ottenuto il meritato successo. L'episodio di Simi non può n on aver avuto benefici effetti in campo alleato, rinfrancando la fiducia degli Alleati nella ·lealtà dell'apporto italiano e nella volontà degli Italiani di opporsi con le armi ai Tedeschi ancor prima della dichiarazione di guerra alla Germania. Il Comandante Corradini, le cui spiccate qualità di combattente avevano già avuto modo di dimostrarsi in numerose precedenti circostanze, è stato ricompensato, per l'azione di Simi, con la concessione di Medaglìa d'Argento al V. M. li Ten. Occhipinti, su proposta del Comandante Corradini, ha avuto una Medag lia di Bronzo al V. M. per il coraggio e per le alte qualità militari di cui aveva dato prova nell'esecuzione del contrattacco. L'indomani mattina , 8 ottobre. un aereo tedesco bombardò nuovamente la città facendo vittime e danni. Nel pomeriggio nuovi attacchi aerei con Stukas, in cinque riprese di tre alla volta : nuove vittime, nuovi danni. La popolazione greca si rifugia in montagna. Profughi di Rodi sopraggiunti, partono per l'Anatolia. Nel pomeriggio del 10 passa sull'isola una form azione di nove Stukas ma invece di bombe gettano volantini che chiedono l'adesione alla causa tedesca (V. Doc. n. 192). Il mattino dell' ll nuovo attacco con 12 Stukas; molte bombe cadono in m are, ma altre colpiscono l'ab itato causando vaste distruzioni ed incendi. N ella notte gli Inglesi ricevono ordine di immediata partenza di tutte le truppe. L'ord ine è tr asmesso alle ore 21 al Comando italiano


381 che stava disponendo una nuova dislocazione delle truppe per rinforzare i reparti di quota 166 e 177 e per poter inviare un reparto sulle colline di Dracunda. La disposizione del Comando inglese è di raggiungere la costa turca. Il Comandante aveva già predisposto un piano di sgombero ed aveva pronti sei motovelieri, dei quali due erano già stati impiegati per agevolare la fuga da Rodi di mifitari. Alle 23 partono gli Inglesi, alle 24 parte tutta la guarnigione italiana con le sue armi al completo, con munizioni, viveri e vestiario. I motovelieri navigano con bandiera da guerra. Il mattino del 12 essi sono in prossimità di Marmaricc. Due di essi entrano in porto. Il Com andante Corradini imbarcato sul Sescli ed avendo l'Elda a rimorchio, entra anche lui a Marmarice, prende contatto con le Autorità turche, fa constatare che si tratta di unità battenti bandiera da guerra, chiede 24 ore di tempo per riparare un motore. E' autorizzato a ripartire ed alle 17 lascia Marmarice, raggiungendo l'indomani 13 alle ore 12 Castelrosso dove riceve rallegramenti ed elogi dal Comando inglese per l'efficienza, l'ordine e la disciplina delle sue truppe. Il Comandante Corradini parte il 15 mattina su un aereo inglese per Alessandria insieme col Maggiore Lapraik e, dopo un breve periodo passato alla dipendenza del Comando inglese, il 27 settembre prende temporaneo imbarco sulla Tlitton·o Veneto che si trovava nel Canale di Suez. Le truppe rimaste a Castclrosso saranno poi trasferite a Cipro. I marinai della Stazione di Vedetta di Panormiti avevano ricevuto ordine di raggiungere direttamente l'Anatolia con mezzi di fortuna. Il che fecero con tre barche, previa distruzione della Stazione con tutti i materiali e i documenti. 11 Delegato di Governo di Simi non aveva seguito le truppe ma aveva voluto rimanere nell'isola per continuare la sua opera di assistenza alla popolazione. Gli Alleati, proseguendo il loro programma di aiuti alle popolazioni, mandarono due volte motovelieri carichi di viveri per gli abitanti di Simi. I Tedeschi invece continuarono i loro attacchi aerei. Il 18 ottobre attacco con tre aerei. il 19 con uno, il 22 con varie squadriglie di Stukas che passarono sei volte sulla città. il 24 altre incursioni con uno e con tre apparecchi. L a città, quasi completamente distrutta, è ormai desert; perché definitivamente abbandonata dai suoi abitanti rifugiati in montagna.


382 Il 2 novembre, mentre un aereo tedesco vola basso sulla città e lascia cadere qualche bomba, si avvicina un piccolo rimorchiatore tedesco che spara prima col cannone e poi con la mitragliera contro l'isola. Entra poi nella baia di Carani. Vi era a bordo un Cap. Art. tedesco con pochi uomini. Frattanto un motoveliero aveva sbarcato un centinaio di uomini nella zona nord-ovest. I Tedeschi, dopo aver svolti ctlcuni interrogatori, si stavano preparando a ripartire tutti per Rodi, portando con sé il Delegato di Governo ed il Maresciallo dei Carabinieri, quando giunse un messaggio r.t. del Comando della Divisione « Rhodos » che ordinava di lasciare a Simi una trentina di soldati e di attendere ordini per la partenza. Il Delegato di Governo tentò di convincere l'ufficiale tedesco ad insistere presso il suo Comando perché rinunciasse al1'occupazione militare .dell'isola. L'ufficiale tedesco replicava che l'insuccesso del tentativo del 7 ottobre e la pubblicità che n'era stata fatta in campo alleato avevano molto irritato il Comando tedesco. Aggiungeva che i· bombardamenti erano stati effettuati perché i Tedeschi ignoravano che le truppe erano state ritirate. (Da informazioni avute successivamente a Rodi, il Delegato di Governo era anche venuto 2. sapere che il 21 ottobre era partita da Rodi una spedizione con 180 uomini per ritentare la occupazione di Simi. La spedizione doveva aver trovato contrasto nemico durante la traversata ed era rientrata avendo perduto molti uomini e molte imbarcazioni. In questo avvenimento è forse da ricercare la spiegazione del violento bombardamento del 22 ottobre). Il pomeriggio del 3 novembre i Tedeschi partirono per Rodi col rimorchiatore Venezia che rimorchiava il Mv Esperia, carico di truppe, lasciando a Simi un piccolo presidio. Il Delegato di Governo ed il Maresciallo dei Carabinieri furono anch'essi obbligati ad andare a Rodi dove furono interrogati a lungo e dove furono informati che il Comando tedesco, nonostante il parere contrario del Delegato di Governo, . aveva deciso di in viare a Sìmi un reparto di Camicie Nere insieme con qualche elemento tedesco, al Comando di un Capitano di Artiglieria italiano (il firmatarìo di alcuni dei manifestini lanciati dai Tedeschi su Simi). Il Gen. Kleemann, ricevendo il Delegato di Governo ed il Maresciallo dei Carabìnieri di Simì. ordinò ad entrambi cli tornare a Simi e di mettersi a disposizione di quell'ufficiale che era il suo rappresentante a Simi. Nonostante . i tentativi fatti per sottrarsi


383 all'ordine rice,·uto, essi dovettero tornare a Simi che raggiunsero il giorno 13 no,·embre col veliero Vera Gioia che aveva a bordo una sessantina fra Camicie !'\ere, marinai, soldati tedeschi, un cannone da 75, mitragliere. Giunti a Simi i Tedeschi fecero ogni insistenza perché la popolazione rientrasse in città, ma non raggiunsero lo scopo. Alla popolazione i Tedeschi attribuirono anche la colpa di aver fatto saltare il casotto del cavo sottomarino, ciò che invece era stata opera di « Commandos > alleati . Nella notte dal 16 al 17 i « Commandos » fecero un altro colpo : nonostante la presenza di sentinelle tedesche, fecero saltare il Mv Palermo, ormeggiato nel porto di Simi ed entrarono nella Sede della Delegazione occupata dai Tedeschi, facendovi scoppiare delle bombe a mano. Verso la fine di novembre il Delegato di Governo fu nuovamente chiamato a Rodi per ricevere altro incarico. Viene meno così la fonte di ulteriori notizie sull'occupazione tedesca a Sirni e sulla sua liberazione. Si sa soltanto che a Simi il Generale tedesco Wagener ha firmato 1'8 maggio 1945 l'atto di resa al Comando Alleato. NoTA. - Vi sono alcune divergenze ::irc:i l':ittribuzione della respon· sabilirà direni,·a delle operazioni militari svoltesi a $imi il i ottobre. Dato il grado ed il particolare temperamento del Comandante Corradini, è da escludere che egli possa essere rimasto semplfre spettatore in occasione di un'azione militare svoltasi sotto i suoi occhi. come potrebbe desumersi da una relazione del Ten. Occhipinti che non lo nomina ed attribuisce al Tenente stesso la dire1.ione deil'aziooe. il che sarebbe in contrasto con la relnione presentata dal Comandante Corradini. Poiché questi è mono di malattia prima che fossero scritte queste righe. è venuta meno la possibilità di una completa chiarificazione dell'episodio. Possiamo soltanto ava nzare l'ipotesi di una così completa identità cli ,·edute fra i due ufficiali, di una così spontanea coincidenza di fervore esecutivo in presenza del nemico sbarcato, che entrambi hanno agito in perfetta concomitanza, cosicché non è facile oggi fare netta distinzione fra la parte direttiva e la parte c~ccuriva. La testimonianza del Raffaelli, desunw dal ~uo libro ?i~ citato, darebbe motivo di credere che l'effettivo comando sia stato esercitato dal Comandante Corradini. D'altra parte anche il Maggiore Lapraik, come risulta dal suo rapporto già citato, riferisce sull'azione come se ess:i fosse stata da lui diretta e s,·olta dalle truppe inglesi e d:i quelle italiane messe « senza limitazioni ) a sua disposizione dal Comandante Corradini, « che fu ad esse di esempio durante rutta l'azicne >. Ci siamo indugiati su queste contrastanti versioni dei tre ufficiali che furono gli esponenti della brillante azione di $imi soltanto perché esse servono a lumeggiare ancora una volta la eccezionalità delle circostanze nelle quali si sono svolte le operazioni militari in Egeo.


384 9. -

LEVITA

A Levita 1:1 Marina aveva una Stazione di Vedetta munita di stazione r.t. campale. Non risulta vi fossero militari dell'Esercito. Verso la metà di ottobre una unità al comando di un ufficiale inglese partì da Stampalia per portare a Lero una trentina di prigionieri tedeschi, come narreremo nel corso della esposizione dei fatti di Stampalia. Il Comandante di Stampalia C. C. Daviso aveva consegnato all'ufficiale inglese una lettera diretta al Comandante Borghi Capo di S. M. di Lero - lettera da distruggersi in caso di pericolo - nella quale esponeva chiaramente la precaria situazione dell'isola di Stampalia. L'unità inglese - pare una motozattera - non giunse a Lero. Secondo quanto riferisce il Capo di S. M. di Lero, che certamente ha avuto allora attendibili fonti di informazioni (molto probabilmente messaggi della Stazione di Vedetta di Levita) l'unità avrebbe fatto avaria durante la traversata. I prigionieri tedeschi avrebbero allora sopraffatto la scorta inglese e l'unità si sarebbe diretta a remi a Levita dopo essersi fatta riconoscere da aerei tedeschi che l'avevano sorvolata. L'indomani una unità tedesca procedeva alla occupazione di Levita incontrando qualche resistenza da parte del personale della Stazione di Vedetta. Qualche giorno dopo il Comando inglese di L ero informava il nostro Comando che forze inglesi avevano rioccupato Levita ed invitavano ad inviare urgentemente personale per la Stazione di Vedetta ed un presidio. La spedizione fu subito preparata, ma quando il Comando inglese fece sapere che lo stesso mezzo che avrebbe portato il personale italiano avrebbe anche dovuto ritirare quello inglese, l'Ammiraglio Mascherpa - in armonia con le disposizioni da lui inizialmente impartite di non lasciare nelle isole piccoli nuclei isolati ed indifes i, ma di farli ripiegare sui presidi maggiori - obbiettò che il modesto presidio italiano, senza il concorso delle forze inglesi, sarebbe stato subito sopraffatto e che il tentativo di mantenere la occupazione dell'isola gli sembrava quindi inopportuno. Gli Inglesi aderirono al punto di vista dell'Ammiraglio Mascherpa e la spedizione non fu inviata. Gli ex prigionieri tedesch i provenienti da Stampalia che per p rimi erano sbarcati a Levita furono poi probabilmente portati a Creta che era la base di partenza dei gruppi di occupazione delle


385 isole. Essi furono riconosciuti da qualcuno dei nostri militari quando avvenne l'occupazione di Stampalia e certamente forn irono utili indicazioni alle truppe da sbarco. E' probabile che anche la lettera del Comandante Daviso diretta al Comandante Borghi sia caduta in mano ai Tedeschi ed abbia contribuito a portare a loro conoscenza informazioni utili alla preparazione ed alla esecuzione dello sbarco di Stampalia. E' da presumere che il presidio inviato inizialmente dagli Inglèsi a riprendere possesso di Levita sia stato poi effettivamente ritirato, perché risulta da fonte inglese (Fife Ventures by Christopher Buckley - London-Her Majesty's Stationery Office 1954) che il 23 ottobre un gruppo del L.R.D.G. (Long Range Desert Group) sbarcato nell'isola dopo avere incontrato serie difficoltà a causa del mare, aveva ~ostenuto poi un'aspra e lunga lotta coi Tedeschi ed alla fine era stato sopraffatto, perdendo 40 dei 48 uomini di cui il gruppo era composto. Nostri ufficiali infatti riferiscono di aver incontrato al Pireo, nei campi di prigionia, un ufficiale. inglese fatto png1oruero con tutto il suo reparto a Levita.

10. -

STA~iPALIA

L 'isola di Stampalia, povera e scarsamente abitata, ha una lunghezza massima di circa 18 chilometri, una larghezza di circa 13, una superficie di · 95 chilometri quadrati. H a forma irregolarissima, essendo costituita da due nuclei quasi interamente montagnosi, uno a nord-est ed uno a sud-ovest riuniti da un istmo che nel suo punto più stretto ha una larghezza di 95 metri. I monti più alti sono M. Vardia (m. 482) nella zona sud-ovest e M. Castellana {m. 366) nella zona nord-est. E' circondata da numerosi isolotti; la . sua co5ta è generalmente alta, frastagliatissima e presenta molte baie ed insenature di varia ampiezza. Sulla costa di levante gli ancoraggi più frequentati sono quell i di Skala e di Livadia che sono i più vicini al piccolo centro abitato di Stampalia ed il Porto Maltezana che, dal punto di vista nautico, è il miglior ancoraggio dell'isola. In esso infatti la Marina aveva qualche sua modesta sistemazione. Stampalia era considerata zona di preminente interesse marittimo (cioè zona in cui gli interessi della Marina erano prevalenti su quelli delle altre Forze Armate) ed era sede di un Comando

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387 dipendente da Mariegeo. li Comando era retto da un Capitano di Corvetta (C.C.c. Bruno Margarucci Riccini) ed aveva sede a Porto Skala. Mezzi della Difesa marittima.

All'armistizio la Difesa disponeva di: Cinque batterie di cui due navali. due navali-contraeree ed una antisbarco, armate con personale della Marina e comandate da ufficiali di artiglieria dell'Esercito, e cioè: Batteria San Marco (Monte Castellana) III 152/40 - I 120/45 illuminante. C.te: Ten. Art. Domenico Curatozzolo, deceduto per malattia e sostituito il 25-9-43 dal parigrado Benedetto Zalaffi, inviato da Lero. Batteria St 687 (Monte Vigla) IV-76/40 navali C.te Ten. Art. Giovanni Errico. Batteria St 988 (S. Giovanni - Maltezana) V-76/40 e.a. e navali C.te S. T. Art. Mario Siricio. Batteria St 221 (Cima del Turco) IV-76/40 e.a. e navali C.te S. T. Art. Francesco Bianconi. Batteria la (Molino) IV-76/ 17 da sbarco C.te S. T. Art. Silvio Forneris. Una modesta dotazione di mitragliere leggere. Tre ostruzioni tutte a Porto Maltezana: una parasornmergibili al passo di Vrissi con barca-porta, una parasommergibili fissa al passo di Porto ed una costituita da un semplice cavo di acciaio che si tendeva la sera attraverso il piccolo passo per imbarcazioni esistenti a nord dell'isola Snella (Glinonisi). Tre Stazioni di ·Vedetta, M. Perivolis (Zona nord-ovest) M. Timadari (Zona sud) - M. Castellana (Zona nord-est) ed una di segnalazione a Livadia. Una stazione r.t. trasmittente e ricevente. Totale delle forze della M arina circa 500 uomini.

Forze navali. Era destinata a Stampalia la 6a sq. dragamine, comandata dal T.V.c. Nunziato Pizzolo, facente parte della X.tUlX flottiglia dragamine, il cui Comando era a Lero. La sq. era composta di otto motopescherecci requisiti dei qu:i.li due soli erano a Stampalia


388 1'8 settembre : l',,.Judacemente l20 t. circa) ed il Pegaso (4-5 t.). Queste unità però non compivano operazioni di dragaggio per deficienza di attrezzature. Erano inoltre a disposizione del Comando due motopescherecci requisiti: il Villanova (20 t. circa) ed il Tigri (4-5 t.), adibiti al servizio di vettovagliamento dei militari e della popolazione civile; il Tigri, a cagione della scarsa efficienza del motore, poteva compiere soltanto brevi percorsi.

Forze dell'Esercito. Una compagnia mitraglieri del 10° reggimento Fanteria (Brigata Regina) al Comando del Capitano di fanteria Donadio, che armava le mitragltere disseminate lungo il perimetro costiero. Sede del Comando a Marmari. Totale delle forze dell'Esercito circa 300 uomini. Un'isola così montuosa, difficile a percorrere e quasi priva di strade, avrebbe potuto diventare imprendibile purché vi fossero eseguiti grandi lavori e le fossero stati assegnati adeguati mezzi di difesa. Per ovvie ragioni di economia invece la Difesa era organizzata su scala r idottissima (quattro batterie antisbarco da 76/ 17 preesistenti erano state ritirate ed inviate altrove) e rivolta prevalentemente ad una modesta difesa degli ancoraggi di levante da eventuali attacchi dal mare di unità leggere e ad una modestissima protezione degli stessi ancoraggi da attacchi aerei e da sbarchi ravvicinati. Il resto era appena imbastito e rispondeva soltanto ad un compito d i resistenza simbolica o di avvistamento e d'informazione. (Anche quest'ultimo compito, come vedremo, verrà a mancare del tutto per la interruzione di tutte le comunicazioni verificatasi sin dall'inizio dell'attacco). Difese campali, difese antisbarco, difese antiaeree che meritassero questo nome non esistevano. N on vi era una autentica massa di manovra, non vi era personale sufficientemente addestrato al combattimento terrestre. Questi elementi di fa tto devono essere tenuti presenti nel1'esaminare gli avvenimenti che hanno condotto alla caduta di Stampalia. Ad essi dobbiamo aggiungere un altro elemento di carattere morale, comune a tutte le guarnigioni dell'Egeo, ma forse più sentito a Stampalia che altrove per la scarsità delle risorse dell'isola che abbiamo detto povera e scarsamente abitata:


389 si tratta dello sconforto che proveniva dalla lunga e talvolta lunghissima permanenza in Egeo senza possibilità di avvicendamento o di licenze, sconforto aggravato dalla rarefazione delle comunicazioni postali. Queste circostanze avevano creato nella maggior parte dei militari il pensiero fisso del rientro in famiglia; l'armistizio poi aveva alimentato la convinzione della rapida fine di una guerra da molti non sentita (alla quale non avevano avuto occasione di dare partecipazione attiva) con conseguente pronta smobilitazione.

Avvenimenti dall'armistizio al

2

3 settembre 1943 .

La notizia dell'armistizio fu conosciuta a Stampalia, come nelle altre località dell'Egeo. dal giornale radio delle ore 20 del giorno 8 settembre. Il Comandante Margaruccì riunì subito ufficiali e s·ottufficiali per illustrare la situazione, esortare tutti alla calma e raccomandare la massima sorveglianza sul personale dipendente, specificando che tutto doveva continuare come per il passato, in attesa di ordini, che certamente non sarebbero mancati, · da parte dei Superiori Comandi. Nella notte fra 1'8 ed il 9 giunse un telegramma di Egeornil (v. Doc. N . 47), che comunicava ufficialmente l'avvenuto armistizio con gli Anglo-Americani e l'ordine di reagire a qualunque attacco di altra provenienza. Nessuna notizia sulla situazione di Rodi giunse in un primo tempa a Stampalia. Soltanto il giorno 11, attraverso il telegramma di Marina Lero che comunicav:a la distruzione della stazione r.t. di Rodi ed ordinava <li appoggiare tutto il traffico al centro r.t. di Lero (v. Doc. N. 73), si ebbe un'idea di quanto stava succedendo. Nella notte fra 1'11 ed il 12, alla ricezione del telegramma di Marina Lero comuniqn..te l'assunzione del Comando Militare dell'Egeo da parte del Gen. Sold:arelli e del Comando della Zona M.M. da parte del Comandante Mascherpa (V. Doc. n. 102), si ebbe conoscenza dell'occupazione tedesca di Rodi. In seguito, pur continuando a mancare informazioni di carattere ufficiale, gli avvenimenti di Rodi e delle altre isole furono parzialmente seguiti a Stampalia, attraverso la intercettazione e la ritrasmissione di vari telegrammi; fu infatti la stazione radio di Stampalia a trasmettere il giorno 12 a Lero una drammatica nota della Stazione di Vedetta di Prassonisi (Rodi) relativa alla situa,


390 zione di Rodi (v. Doc. N. 100) ed il 13 la notma della fuga via mare del personale della stessa S.V. e della caduta in mani tedesche dell'isola di Caso. Nessun contatto ufficiale vi fu fra Marina Stampalia e Marina Lero, né alcun ordine particolare. se si voglia escludere l'ordine, di cui è cenno in un diario dell'Amrn. Mascherpa e che sarebbe stato impartito il giorno 12 da Lero ai presidi: di Sira e di Stampalia, di ripiegare su Lero in caso di preponderante azione germanica. Di tale ordine non si trova traccia nei documenti e neppure nelle relazioni degli ufficiali di Lero che per il loro incarico avrebbero dovuto esserne a conoscenza. Si deve ritenere che questo ordine non sia mai pervenuto a Stampalia, perché sia il Comandante Margarucci sia il Comandante Daviso suo successore, negano di esserne stati a conoscenza; d'altra parte i mezzi navali militari presenti a Stampalia erano appena sufficienti per il trasporto di un centinaio di uomini e mezzi civili da requisire non c'erano; non si sarebbe quindi potuto pensare ad un'eventuale evacuazione dell'isola senza l'invio di altri mezzi navali di trasporto. Dopa l'armistizio il Comando aveva affidato al T.V. Pizzolo, che, quale Comandante la sq. dragamine, risiedeva a Maltezana, anche la responsabilità della difesa di Porto Maltezana. Il giorno 1S (o 16) giunse a Stampalia, trasportata da un idrovolante italiano, con equipaggio italiano, una missione inglese composta dal C.F. Wolfson e dal Maggiore paracadutista Jellicoe proveniente da . Lero. L'idrovolante lasciati a Stampalia i due ufficiali riparrì per Lero. Scopo della missione era quello di studiare, in accordo col Comando dell'isola, i mezzi e le disposizioni necessarie per il rafforzamento della Difesa. Accolti cordialmente dal Comandante Margarncci, gli ufficiali inglesi visitarono le batterie e le postazioni di mitragliere della difesa costiera e, dopo averne controllata l'efficienza, promisero l'invio, entro poch i giorni, di una compagnia di << Commandos » inglesi . In un secondo tempo si sarebbe provveduto all'invio dei materiali per b. posa in opera di reticolati e di campi minati nei punti più fac ilmente accessibili ad un eventuale sbarco od atterraggio da parte tedesca. Stabiliti questi accordi gli ufficiali inglesi rientrarono a Lero il giorno successivo. Li portò una motosilurante inglese apposita-


391 mente inviata a prelevarli, perché il Cant Z 506 che era stato inviato da Lero a riprenderli, mentre si avvicinava a Stampalia era stato mitragliato da aerei tedeschi e costretto ad ammarare nella baia di Agrilidi dove, durante la notte, essendo ormeggiato a terra e sorvegliato da una sentinella era stato distrutto da un incendio scoppiato a bordo per cause non potute accertare. Poco dopo le 15 del giorno 17 un aereo isolato effettuò due attacchi a bassissima quota sulla barca porta della ostruzione di Porto Maltezana mitragliando e sganciando ogni volta una bomba che non produsse danni. Nel corso del secondo attacco l'aereo urtò contro l'alberetto della barca porta, spezzandolo. Per effetto dell'urto o del tiro antiaereo della batteria e delle mitragliere lo aereo esplose in aria e precipitò in mare. Dall'esame dei relitti rinvenuti, fra cui cifrari e giornali di navigazione, fu costatato con stupore che si trattava di un aereo alleato sud-africano (V. Doc. n. 193). L'ipotesi più verosimile è che l'aereo, provenendo da basi lontane, abbia potuto scambiare Starnpalia per Sira, occupata dai Tedeschi, nonostante la distanza di circa 90 miglia fra le due isole. Nella notte fra il 17 ed il 18 settembre, come già detto nella Parte II, una squadriglia di Ct inglesi intercettò al largo di Stampalia un convoglio tedesco diretto a Rodi. Udendo il cannoneggiamento sul mare le batterie furono messe in allarme; non fu però richiesto nessun intervento di fuoco. Mentre erano ancora visibili gli incendi di due piroscafi co"lpiti dal fuoco dei Ct e che in seguito affondarono, la S.V. di M. Castellana avvistò una unità che dirigeva verso Sud lungo la costa di Levante dell'isola. L'indomani all'alba essa fu · avvistata alla fonda nella baia di S. Foca. Il Comando di~de ordine alle batterie vicine di mandare subito alcune pattuglie sulla costa per impedire eventuali sbarchi ed inviò il T .V. Pizzolo con il motopeschereccio Audacemente per riconoscere l'unità e scortarla a Porto Maltezana. Si trattava di un grosso rimorchiatore greco di tre o quattrocento tonnellate, armato dai Tedeschi con due cannoncini da 40, uno a prora ed uno a poppa, una mitragliera quadrupla da 20, due singole da 20 ed una da 13,2 e molte b.t.g. L 'unità, che aveva fatto parte della scorta al convoglio, er a sbandata, evidentemente malconcia in seguito al combattimento notturno ed imbarcava ac. qua. Aveva a bordo morti e feriti: anche il Comandante che aveva grado di ufficiale era ferito. Sembra che si sia diretta a


392 Stampalia, ritenendo che l'isola fosse in mano dei T edeschi. L'equipaggio, circa 50 uomini. non fece resistenza e fu fatto prigioniero: una parte di esso che era scesa a terra fu rastrellata e riportata a bordo. I feri ti furono trasbordati sull'Audacemente e l'unità, sotto la scorta dell'Audacemente, raggwnse con i propri mezzi Porto Maltezana e fu portata ad ancorarsi nella baietta di Porto, dove, qualche giorno dopo, avendo l'ancora arato causa forte vento, finì per appoggiarsi sul fondo (V. Doc. n. 194). Le due mitragliere singole da 20 mm. e quella da 13.2 furono sbarcate ed incorporate nella difesa e.a. di Maltezana, le altre armi. per mancanza di mezzi di sollevamento idonei, furono lasciate a bordo. Mezzi navali inviati nella zona dove era avvenuto lo scontro notturno raccolsero parecchi naufraghi, la maggior parte fe riti. I prigionieri salirono così a circa 90 fra cui molti sottufficiali e furono internati nelle baracche di Maltezana dove, qualche giorno dopo, furono presi in consegna dagli Inglesi: i feriti furono curati all'infermeria di Maltezana. A bordo erano rimaste due salme di Tedeschi: Il T.V. Pizzolo dispose che fossero prelevate col peschereccio Pegaso per portarle alla sepoltura, e autorizzò il comandante in 2a a partecipare al trasporto insieme con un altro membro dell'equipaggio tedesco. Durante il tragitto dal pontile di Maltezana alla baia di Porto, approfittando del trambvsto causato dal passaggio di un aereo sopra il peschereccio, i due Tedeschi cercarono di imP.adronirsene. con l'evidente scopo di tentare con esso la fuga. Il tentativo fallì per il pronto intervento dei Carabinieri di scorta ed il Pegaso tornò al pontile senza aver compiuta la sua missione. Le salme furono più tardi ritirate ed ebbero sepoltura insieme con quelle di altri militari tedeschi nel cimitero di Maltezana a lla presenza dei commilitoni prigionieri e di una rappresentanza di militari italiani e di militari inglesi giunti da poco nell'isola. Questo episodio è stato ricordato perché. non avendo il T.V. Pizzolo preso alcun provvedimento verso i prigionieri che avevano tentato la fuga, né avvertito il Comandante Margarucci dell'accaduto, diede luogo più tardi a sospetti sui sentimenti del T.V. Pizzolo e sulla sua volontà di leale obbedienza alle disposizioni del Comando.


393 A Lero le prime notizie sullo scontro navale di Stampalia devono essere giunte in modo alquanto confuso e non sappiamo per quali vie. Probabilmente esse hanno fatto credere ad una azione contro l'isola e forse anche ad un tentativo di sbarco. Risulta infatti che alle 8,15 e alle 9,10 del 18, con due telegrammi che non sono giunti sino a noi. Lero aveva chiesto notizie a Stampa1ia che rispose alle 10.20 (v. Doc. N. 195), ma prima ancora che questo telegramma fosse giunto erano già partite da Lero la Ms. 12 e la Ms. 23 inviate d'accordo con gli in glesi sia in previsione di una possibile azione nemica diretta a portare aiuto alla unità tedesca approdata a Stam palia, sia eventualmente per scortare l'unità stessa con il suo carico di prigionieri se essa fosse stata in grado di raggiungere Lero. Narreremo successivam ente gli avvenimenti relativi alle due Ms., espcniamo ora le reazioni suscitate a Lero e particolarmente a Samo dalle notizie pervenute da Stampalia. Alle 11,20 parte da Lero un telegramma ( v. Doc. N . 196) per informare dell'accaduto il Gen. Soldarelli. Questi, dieci minuti dopo, risponde indirizzando a Mariegeo Lero un energico telegramma (v. Doc. N . 197) nel quale ordina che il presidio di Stampalia resista ad ogni costo, proibisce ogni trattativa di resa e chiede se occorrono rinforzi. Successivamente alle ore 12,50, la stazione r.t. della Marina di Samo intercetta un messaggio r .t. diretto a Staropalia che si riporta testualmente: « Marconigramma intercettato da Radio Marina diretto a Stampalia, ore 12,50. Situazione sicmamente vostro favore resistete altrim enti distruggete armi et venite condizioni con i tedeschi alt }>. Manca il preambolo, manca la firma. Un analogo telegramma è stato fatto lo stesso giorno 18 da Lero ad Andro (v. Doc. N . 130). analogo ma non identico, e poiché non abbiamo nessuna ragione di dubitare della esattezza del testo del telegramma diretto ad Andro che fa parte della documentazione allegata al diario Mascherpa e risulta trasmesso per filo, si deve ritenere che quello intercettato sia un diverso telegramma, compilato sulla falsariga del primo e che si intendeva dirigere per r.t. a Stampalia, dove però esso non è pervenuto o per lo meno non è stato recapitato al Comando. E' però assurdo pensare che il Comando di Lero. una ora circa dopo aver ricevuto dal Comandante Superiore del le Forze armate dell'Egeo tassativa proibizione di fa r trattare la resa abbia contravvenuto in modo così palese all'ordine ricevuto, spe-


394 cie se si considera che anche se fossero giunte da StampaJia nuove noùzie dopo quelle del telegramma delle ore 10,20 esse non potevano che aver chiarito che a Stampalia non vi era nessuna azione di sbarco in corso e che i soli tedeschi presenti erano già prigionieri. Ed allora l'unica interpretazione possibile del telegramma intercettato è che si tratti di un telegramma apocrifo sulla cui origine sarebbe però azzardato fare qualsiasi ipotesi. Tale interpretazione potrebbe forse apparire arbitraria, ma essa è suffragata a nche dal parere del Gen. Soldarelli il quale ricorda di aver dovuto spesso, in quel periodo, affrontare e superare le molte difficoltà inerenti all'invio nelle isole di qualche mezzo speciale per portare suoi ordini scritti appunto per sventare le frequenti insidie dei messaggi apocrifi (1 ). Questo episodio, unitamente a quello dell'attacco dell'aereo britannico del giorno precedente, vale una volta di più a mettere in evidenza la singolarità delle circostanze nelle quali si è combattuto in Egeo dopo l'armistizio, singolarità che ha talvolta dato origine ad alcuni fatti che esaminati oggi minutamente nei loro particolari suscitano il nostro stupore e, se non fossero documentati, perfino la nostra incredulità. Le preoccupazioni del Geo. Soldarelli per la situazione di Stampalia persist0no ancora nel pomeriggio del 18 ed egli chiede a Lero notizie (v. Doc. N. 198) e successivamente provvede, sempre tramite Lero, a stabilire un regolatore periodico collegamento r.t. fra Samo e Stampalia (v. Doc. N. 199). A tarda sera il Comando di Lero comunica al Comando Supremo ed a Supermarina l'avvenuto invio delle due Ms. a Stampalia e la prevista partenza per Lero della motocannoniera tedesca con i prigionieri. Informa poi Samo che ha trasmesso a Stampalia le disposizioni ricevute circa il servizio r.t., che il Comando inglese <li recente installato a Lero ha provveduto all'invio di rinforzi a Stampalia (v. Doc. N. 200)

(I) Alla fine di settembre, avendo rice n110 dal Comando Supremo la seguente comunicazione r t. << Da Comando Supremo at Comando ·Divi sione Cnneo · lì 29.9.1943 · ore 13, 10 • Not:1 • Date solo tclcgr3mmi in ch iaro Comando Supremo 3Ut Brindisi", non vi prestò fede e telegrafò al Comando Supremo in questi termini: ,, Da Comando Divisione Cuneo at Comar>do Supremo . lì 29.9. 1943 • 1/1 518 alt. F.st pan:r:uta seguente no,a radio1elegrafica com incia date telegrammi solo in chiaro Com«ndo Supremo aut Brindisi Finisce D ubitando trand lo nem ico prcqo chiarimenti :ile. Generale Soldareili 183029 ». Come sappiamo. si trattava in ,·ccc clfcttiv:imente di una d isposiz ione limi taci,·a del nostro traffico r.t. in cifra \'Oluta dagl i Alleat i (,·. doc. n. 14.ì).


395 e, successivamente. (v. Doc. . . 201) che l'unità tedesca con 1 prigionieri sarà condotta a Lero entro la notte. (Come si è già visto, non è stata questa la sorte della unità tedesca). Così si chiude l'episodio per g uanto riguarda i due Comandi dai quali Stampalia dipendeva. Torniamo ora alla Ms. / 2 (C.C. Daviso) e alla 23 (S.T.V. Bencini) partite da Lero fra le 9.30 e le 10 del 18. Nel corso della navigazione verso Stampalia, mancando b. scorta aerea promessa dal Comando inglese, cui era stata tempestivamente richiesta (v. Doc. N. 126), le due Ms. subirono un violento e prolungato attacco con bombe. spezzoni e mitragliamenti da parte di aerei tedeschi; reagirono colle armi e colla manovra; la Ms. 23 riuscì anche ad abbattere un aereo, ma fu investita da schegge di bombe che uccisero il S.C. segnalatore Danilo Michelotto e danneggiarono il motore di sinistra. Per potere mantenere la velocità e manovrare per sfuggire agli attacchi, il T.V. Bencini ordinò di buttare in mare i siluri e le bombe di profondità e successivamente, essendo l'unità colpita da altre schegge e da raffiche di mitragliatrice, diresse verso costa e portò la Ms. ad arenarsi sulla spiaggia in fondo alla piccola insenatura di Zofiri, sulla costa nord-est di Stampalia, sotto il YL Castell:rna. La :\fs. /Z intanto, esaurite le munizioni, sempre sotto continui attacchi diresse verso nord, navigando a breve distanza dalla cosca, con l'intenzione di rifugiarsi nella baia di Vati. Un nuovo e più violento attacco di tre o quattro aerei costrinse il Comandante Daviso ad accostare verso terra; l'accostata però, o per il mare agitato o per la lentezza o ritardo nel mettere la barra, fu più larga del previsto e portò la Ms. a strisciare contro una punta di scoglio che produsse un largo squarcio a prora. Per l'urto i motori si fer marono e l'unità rimase a galla, imm obile nell'impossibilità di difendersi dagli attacchi aerei che si rinnovav:rno. Il Comandante ordinò allora ali'equipaggio di raggiungere a nuoto la costa vicina e sparpagl iarsi fra gli scogli. Cessati gli attacchi, Comandante ed equipaggio ritornarono a bordo, riuscirono a mettere in moto un motore e, navigando a lento moto, con la prora molto immersa, raggiunsero la baia di Vati dove portarono b Ms. ad arenarsi. I Tedeschi però non avevano dimenticato le due Ms. ; infatti il pomeriggio del giorno 18 un violento attacco aereo distrusse la


396 Ms. 23 arenata a Zofiri e la stessa sorte toccò l'indomani alla / 2 arenata a Vati. li S.T.V. Bencini e gli equipaggi rientrarono a Lero il giorno 2 l col peschereccio Aguglia inviato a prelevarli; il Comandante Daviso invece ebbe ordine da Marina Lero di rimanere a Stampalia per sostituire il Comandante Margarucci nel Comando dell'isola. Secondo alcune testimonianze questa sostituzione sarebbe stara richiesta dagli Inglesi, sfavorevolmente impressionati nei riguardi del Comandante Margarucci in seguito al suo primo incontro con gli ufficiali della missione inglese giunta a Stampalia il 15 o 16 settembre. Se questa cattiva impressione vi è stata, la sua origine potrebbe forse ricercarsi nel fatto che allorquando gli ufficiali inglesi chiesero al Margarucci la restituzione di un cifrario inglese venuto in possesso di Marina Stampalia perché rinvenuto sullo aereo abbattuto il 17 settembre, il Comandante Margarucci anziché consegnarlo subito ne chiese autorizzazione a Marina Lero. A vura l'autorizzazione non oppose alcuna difficoltà. Questo gesto, militarmente correttissimo, venne forse erroneamente interpretato come una larvata opposizione alla collaborazione con gli AngloArnericani. Pouebbe anche darsi che gli Inglesi fossero venuti a conoscenza del tentativo di fuga dei due prigionieri tedeschi già narrato e fossero rimasti male impressionati dalla mancanza di una energica repressione, ma a tal ·riguardo si deve notare che il Comandante Ma.rgarucci ha ripetutamente dichiarato di non essere mai venuto a conoscenza dell'episodio. Altra causa di risentimento verso il Comandante Margarucci potrebbe essere stata l'abbattimento dell'aereo sud-africano a Stampali a il giorno 17; ma essa sembra poco probabile, sia perché non pare che questo avvenimento abbia avuto molta risonanza (di esso infatti non si parla in nessuna relazione e sarebbe rimasto ignorato se non si fosse reperito il particolare rapporto del Comandante Margarucci), sia perché risulta che in occasione di altri attacchi. avvenuti alla presenza di ufficiali britannici, questi approvarono la reazione di fuoco della difesa italiana. In ogni modo, qualunque ne sia stata l'origine, l'ostilità degli Inglesi versò il Comandante Margarucci, fu di brevissima durata, perché, appena giunto a Lero, il giorno 24, gli venne subito affid ato l'incarico di ufficiale di collegamento fra il Comando italiano e quello britannico, incarico che egli svolse


397 con piena soddisfazione <li entrambe le parti, avendo fin dall'inizio stabilito cordialissimi rappcrti col Comando inglese. Nel periodo in cui erano presenti a Stampalia entrambi i Comandanti Margarucci e Daviso, per il passaggio delle consegne, cioè fra il 20 ed il 23 settembre, giunse la Compagnia di « Commandos ~ inglesi a suo tempo preannunciata. La Compagnia aveva una forza di 80-100 uommi, al comando di un capitano ed era dotata di una stazione radio campale. La stazione radio venne sistemata sulle pendici del M. Assiria ed il personale alloggiato nelle baracche dell'Esercito a Marmari. A Lero incanto. saputo della distruzione delle Ms. /2 e 23, si era provveduto ad inviare altri mezzi per il ritiro dei prigionieri tedeschi. Il giorno 20 partirono da Lero due Ms. inglesi ed il posamine Azio. Imperversava un fortunale e l'Azio durante la manovra di uscita, andò ad incagliare. Le Ms. ritardarono la partenza ma poi raggiunsero Stampalia ed il giorno 21 riportarono a Lero un primo nucleo di prigionieri.

Dal 24 settembre al

22

ottobre 1943.

Il C.C.r. Vittorio Daviso di Charvensod assun e il Comando di ~farina Stampalia il giorno 23 settembre. Sua prima preoccupazione fu quella di ispezionare tutti i reparti e le opere della Difesa. L'impressione riportata da queste ispezioni non fu buona. li morale era generalmente depresso, per i motivi ai quali abbiamo già fatto cenno prima di iniziar.e l'esposizione degli avvenimenti nell'isola. Il Comandante D~viso non poté rilevare una particolare tendenza frlo-tedesca fra il personale, ma ebbe però chiara impressione di scarso spirito combattivo e di scarsa fiducia nelle possibilità di difesa. Tn conseguenza egli si adoperò attivamente a risollevare il morale facendo frequenti visite alle opere, tenendo discorsi per rincorare il personale e convincerlo della necessità di opporsi con tutti i mezzi a disposizione ad eventuali tentativi di occupazione da parte tedesca. Non avendo riportato buona im pressione degli uffici::ili presenti a Stampalia, chiese ed ottenne dal Comando di Lero che il S.T.V. Bencini, già Comandante della Ms. 23, fosse rimandato a Stampalia per coadiuvarlo nell'opera di risanamento morale e di rafforzamento della Difes:i.. Egli tornò


398 infatti a Sta mpalia il 1° ottobre, ed assunse l'incarico di ufficiale addetto al Comando Marina. Nel campo della Difesa il Comandante Daviso prese vari provvedimenti intesi a mettere l'isola in condizioni di resistere ad un attacco: in particolare fece sistemare sulle alture intorno a Maltezana le m itragliere sbarcate dalla m otocannoniera tedesca catturata il 17 settembre, due da 20 m m . ed una da 13,2 ed organizzò una m assa di m anovra di un centinaio di marinai, d islocati anch'essi a Maltezana per la difesa antiparacadutisti, confermando al Comando della zona il T.V. Pizzolo. La compagnia mitraglieri dell 'Esercito fu ripartita in plotoni dislocati con le loro armi nei punti cruciali dell'isola trattenendo un plotone di una quarantina d'uomini (per necessità di cose i meno efficienti) a Marmari come riserva di manovra. Il reparto di « Commandos » inglese (che però er a andato via via assottigliandosi tanto che alla caduta dell'isola non vi erano più che 15 uomini con la stazione r.t.), rimase sempre praticamente indipendente, benché in teoria il suo Capitano fosse agli ordini del Comandante italiano. Uno dei servizi che destava maggior preoccupazione era quello di avvistamento che, per deficienza di mezzi e di personale, data la confor mazione dell'isola (esistevan o - come già detto - tre sole Stazioni di Vedetta: M. Castellana ad est, Perivolis a nord e T imadari a sud) era assolutamente insufficiente alle necessità. Per cercare di ovviare a questo inconveniente il Comandante Daviso, in accordo col Sindaco greco di Stampalia ed il Pope, organizzò un servizio di avvistamento, lungo la costa settentrionale, con personale civile: ad ogni posto erano destinate due persone, una delle quali, in caso di avvistamento, doveva correre a dare l'allarme. Questo servizio però non solo non diede i risultati sperati, ma fu anzi causa di molti fa lsi allarmi e non funzionò poi al momento opportuno. Una conferma dello scarso spirito combattivo del personale si ebbe quando, intorno al 7 ottobre, a n ord dell'isola incrociatori inglesi attaccarono e distrussero un convoglio tedesco diretto a Coo. Un a motozattera facente parte ciel convoglio, evidentemente allontanatasi dal gruppo appena avvistate le unità inglesi, d iresse verso Stam palia per cercarvi rifugio. Il Comando ordinò alle batterie di M . Castellana, M. Vigla e S. Giovanni di apri re


399 il fuoco. L 'ordine fu eseguito, ma con un certo ritardo e con un solo pezzo per volta perché i Comandanti delle batterie, a quanto essi stessi riferirono al Comandante Daviso che lo riporta nella sua relazione. troV3rono qualche difficoltà a mandare i serventi ai pezzi. Il tiro tuttavia fu ben diretto ed efficace. Due colpi da 76 colpirono la motozattera che andò ad arenarsi nella baia di S. Andrea. Equipaggio e soldati imbarcati. circa 80, in gran parte feriti , furono fatti prigionieri. Dalla Mz. furono ricuperati due autocarri e <lue cannoni anticarro, che si tentò di utilizzare per la difesa, ma. all'atto della cad uta dell'isola. il personale necessario non era ancora pronto. Quello stesso giorno 7 ottobre approdarono con un battello sulla costa nord dell'isola due Greci facenti parte dell'equipaggio di un piroscafo affondato nello scontro navale. Catturati entram bi. uno di questi chiese di parlare col Comandante e qualificatosi P.er informatore degli Inglesi. rivelò molte notizie sui preparativi da parte tedesca per la conquista di Stampalia, precisando che già una volta l'attacco era stato predisposto e non era avvenuto soltanto perché il convoglio di truppe da sbarco era stato casualmente sorpreso in mare dall'Aviazione britannica e semidistrutto. Precisò anche che lo sbarco sarebbe avvenuto in una parte dell'isola. che era la meno sorvegliata ·e difesa, e che indicò per Porto Panormos. Ritenendo molto prossimo l'attacco, il Comandante Daviso radunò tutti gli ufficiali per d are loro le istruzioni del caso, ed insisté sul fatto che, essendo p revedibile l'interruzione delle comunicazioni fin dall'iniziò del combattimento, ognuno doveva agire di propria iniziativa opponendosi con ogni mezzo al nemico. Pensò anche lui di radunare nella parte centrale dell'isola tutte le forze e le armi mobili per formare un centro <li resistenza, m a poi vi rinunciò, come pure rinunciò a trasferire il Comando a Maltezana e rimase a Porto Scala nel convincimento di potere di là più facil mente e rapidamente raggiungere la zona eventualmente minacciata. Fece anche compiere rastrellamenti cd ispezioni in tutta la parte settentrionale dell'isola e sugli isolotti di Fochionisia per catturare altri eventuali superstiti del convog lio tedesco. Queste ricerche ebbero esito completamente negativo, come quelle eseguite più tardi in seguito a rumori sospetti uditi sul mare di


400 notte ed al rinvenimento sulla costa di un battello a motore che recava i segni di due colpi a bor do. Un gruppo di feriti ed una trencina di prigionieri tedeschi catturati sulla Mz., fra i quali un ufficiale ed alcuni sottufficiali. lasciarono Stampalia pochi giorni dopo la loro cattura prendendo imbarco su un mezzo inglese, giunto da Alessandria con un carico di viveri. L'imbarcazione però non giunse mai a Lero dove era stata diretta perché, come si seppe più tardi, i prigionieri erano riusciti, durante la navigazione, a sopraffare l'equipaggio ed a costringerlo ad approdare a Levita. Questo episodio che non riguarda direttamente Stampalia, riveste però qualche importanza nei riguardi di quest'isola perché, secondo varie testimonianze, alcuni di quei prigionieri furono riconosciuti fra le truppe che pochi giorni dopo la occuparono. Certamente questi uomini che avevano vissuto qualche giorno a Stampalia avevano riferito al Comando tedesco notizie utili per la preparazione dell'attacco, se pure non si possa anche confermare, come da qualcuno è stato insinuato, che essi furono il tramite di preventivi accor<li con elementi italiani filo-tedeschi interessati a neutralizzare l'azione della difesa.

La caduta dell'isola. Il 22 ottobre, verso le sei o le sette del mattino, la Stazione di Vedetta di Perivolis diede l'allarme segnalando una formazione di Stukas nelle vicinanze dell'isola. Questa prima oncfata attaccò in picchiata la zona di Porto Scala provocando subito la totale distruzione della Stazione Radio e l'interruzione del fasc io di cavi telefonici che collegavano il Comando con le batterie e le altre opere dell'isola. Il Comandante Daviso venne cos1 a trovarsi, fin dall'inizio dell'attacco, completamente isolato e nell'impossibilità di impartire ordini o di comunicare con gli elementi della difesa. Intanto le ondate degli aerei attaccanti si susseguivano con lancio di bombe sul Comando e sulle batterie e · con mitragliamento delle strade, degli armam.enti dei pezzi e di chiunque si trovasse allo scoperto. La reazione antiaerea f-u quasi nulla : pochi colpi partirono da qualche batteria e da qualche mitragliera. ma nel complesso gli aerei poterono compiere indisturbati la loro opera.


401 Il Comandante, accompagnato dal S.T.V. Bencini, nell'impossibi lità di mettersi in contano con le opere della Difesa. tentò di portarsi in un punto elevato per rendersi conto della situazione od almeno di raggiungere la stazione r. t. caro pale inglese, sull e pendici di M. Assiria. ma ne fu impedito daJla violenza dei mitragliamenti e dovette assistere, senza alcuna possibilità di intervento, al la calata dei paracadutisti sulla piana di Maltczana, pochi minuti dopo l'inizio dell'attacco aereo. Ancora una volta nessuna reazione si verificò da parte delle mitragliere appositamente disposte in quell a zona per la difesa antiparacadutisti. Il T.V. Pizzolo. responsabile della difesa di Maltezana, spiegherà poi la mancata azione delle mitragliere dicendo che gli armamenti si erano riparati nei rifugi antiaerei all'inizio dell'attacco e che l'interruzione delle linee telefoniche gli aveva reso impossibile di intervenire e di impartire ordini; tanto più che da qualche giorno, in seguito ad una caduta dalla motocicletta, aveva una distorsione ad un malleolo che gli impediva di muoversi liberamente. (Ma il Comandante Daviso non ne era stato informato). Sta di fatto che egli ~tesso fu sorpreso e catturato dai paracadutisti tedeschi nel rifugio. Contemporaneamente, sul lato di ponente dell'isola, nella zona di Porto Panormos, era avvenuto uno sbarco di truppe trasportate da idrovolanti. Gli attaccanti ebbero presto ragione del piccolo presidio dell'Esercito che tentò di opporre (IUalche resistenza e del personale della Stazione di Vedetta di Perivolis che, armato di pochi moschetti e bombe a mano. sembra abbia reagito valorosamente. Avanzando da Maltezana e da P orto Panormos, i Tedeschi si riunirono ben presto in prossimità della baia di Livadia dove trasportarono il Comandante Daviso ed il S.T.V. Bencini incontrati e catturati lungo la strada. L'occupazione del rimanente dell'isola non offrì alcuna difficoltà; in meno di sei ore tutta l'isola era occupata ed il personale del presidio rastrellato. Anche il piccolo nucleo di soldati britannici, sbandati fin dall'inizio dell'attacco aereo, non oppose nessuna resistenza. Nei giorni immediatamente successivi all'occupazione, tutti gli ufficiali ed un certo numero di marinai furono trasportati, con mezzi aerei, ad Atene e di là avviati ai campi di concentramento. Con la caduta di Stampalia caddero in mani tedesche i mo-

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402 topescherecci Villa11ova, Pegaso e Tigri; l'Audacemente, inviato in missione a Lero alla fine di settembre. vi era rimasto e non era più rientrato a Stampalia. Le circostanze dtlla rapida caduta dell'isola furono sottoposte a suo tempo ad accurato esame da parte della Commissione d'Inchiesta, soprattutto per vagliare i sospetti avanzati da qualche reduce sulla mancata volontà di resistere. L'esame di quanto ac. cadde nell'isola fu integrato da quello del successivo contegno dei singoli interessati in prigionia e dalla accettazione più o meno rapida delle offerte di collaboraz ione con i Tedeschi, ed i sospetti non furono nè del . tutto eliminati nè comprovati. Esclusa radicalm ente ogni colpa da parte del Comandante Daviso che nelle difficili circostanze nelle quali era venuto improvvisamente a trovarsi aveva fatto del suo meglio per porre rimedio ad una situazione sostanzialmente irrimediabile, le sanzioni proposte dalla Commissione non poterono non tener conto della situazione generale dell'isola e del personale, nonché dell'estrema decisione .e della ben calcolata tempestività con la quale i Tedeschi (ognuno dei quali. come poi è risultato, era forni to di cartine dell'isola con tutte le indicazioni dei suoi apprestamenti militari) seppero coordinare le varie fasi dell'occupazione. E' ovvio che ogni m ilitare quando riceve l'ordine di resistere deve eseguirlo con fermezza, usando sino all'estremo i mezzi e le armi di cui dispone, ma è anche · chiaro che presidi e difese del tipo di Stampalia non possono essere in grado di opporsi vittoriosamente ad un avversario tecnicamente preparatissimo, che ha l'incontrastato dominio dell'aria ed è fermamente d eciso a raggiungere ad ogni costo i suoi obbiettivi. Nessuna responsabilità fu attribuita dalla Commissione al Comando di Lero, che non ebbe e non poteva avere alcuna tempestiva informazione sull'attacco e che in ogni modo non aveva alcun m ezzo per intervenire efficacemente.

11. -

CANDELIUSA

E' un isolotto a ponente di N isiro sul quale era stata installata una Stazione di Vedetta fornita di stazione r.t. campale. R im ase isolata in seguito alla caduta delle isole circostanti. Il 31 settembre, per avaria alla stazione r.t. non poté più comunicare con


403 Lero. Il 3 ottobre, in seguito alla caduta di Coo perdette il collegamento con la stazione di M. Timianò. Venne meno ogni rifornimento di viveri che avrebbe dovuto avere luogo sin dal 5 ottobre. Il 26 ottobre, esauriti tutti i viveri di riserva, non potendo più comunicare con nessuno. il Capoposto dispose per la distruzione dei materiali, dei documenti e di tutto ciò che avrebbe potuto essere utile al nemico; dopo di che il personale con una barca a vela diresse verso la costa turca che raggiunse l'indomani 27 ottobre e dove fu internato.

12. - Lrsso All'armistizio non vi era personale della Marina. Vi approdava il cavo sottomarino che la collegava con Lero e con Pauno. Il 5 ottobre vi giunse da Lero l'Azio, inviato colà per sottrarlo agli attacchi aerei. Come abbiamo già narrato nella Parte Il, il 9 l'Azio fu bombardato e mitragliato ed ebbe morti e feri ti a bordo. Si allontanò quindi da Lisso e riparò in Turchia dove fu internato. Il 6 ottobre due aerei Cant Z furono inviati a Lisso da Lero per sottrarli ai rischi dei bombardamenti aerei. Il giorno 8. come esposto nella Parte IL in seguito a preoccupanti notjzie circa bombardamenti e successi tedeschi nelle isole vicine, i due aerei lasciarono Lisso e si trasferirono a Cipro per riprendere la loro attività accanto alla RAF. Lo stesso giorno 8, come narrato nella Parte Il, il Volta che aveva già subito a Parteni un attacco aereo riportando alcune avarie, lasciò Lero per trasferirsi a Samo. Andò ad incagliarsi sugli scogli delle Isole Bianche a circa un miglio dalla costa di Lisso, ed essendo stato giudicato impossibile il salvataggio della nave, l'equipaggio si trasferì a terra. Per ordine di Marina Lero, il Comandante del Volta, C.C.c. Stefano Bausani assunse in data 12 ottobre, il Comando Militare dell'isola e le funzioni di Delegato di Governo. Il personale, nonostante i frequenti mitragliamenti tedeschi, venne dapprima adibito a trasportare a terra dal Volta tutto il materiale recuperabile che poteva essere di qualche utilità. poi fu impiegato ad organizzare alla meglio un abbozzo di difesa. alla quale però mancava quasi del tutto l'attributo essenziale di una difesa e cioè le armi. Fu perciò organizzato soprattutto un servizio di posti di avvistamento, sistemati sulle alture. Un certo


404 numero di uomini fu inguadrato in plotoni che avrebbero dovuto essere poi inviati a Lero per la difesa ravvicinata delle batterie. Uno solo di questi plotoni però poté raggiungere Lero in tempo per partecipare alla batt3glia contro i Tedeschi. (Nella Parte Il è stato già detto del valido contributo dato da questo plotone alla difesa della batteria PL 899, dell'azione mediante la quale, col concorso di un reparto inglese, poterono essere fatti prigionieri 50 Tedeschi sbarcati alla Baia delle Palme, dell'aiuto dato dal Capo Cannoniere Pasquale Pisa, facente parre del plotone, alla direzione del tiro della Batteria PL 899 quando il suo Comandante T. Art. Pizzolo, ferito gravemente alla bocca, non poté più svolgere utilmente le sue mansioni ed infine della tragica morte del S.T .V. Edoardo Gardone, Comandante del plotone, fucilato dai Tedeschi dopo la cessazione delle ostilità). Lisso era collegata con Lero mediante il cavo telegrafico sottomarino che approdava a Parteni, ma le comunicazioni di Parteni col Comando Marina di Lero, essendo appoggiate a linee aeree, erano frequentemente interrotte a causa dei bombardamenti. Un'altra via di comunicazione con Lero si realizzava attraverso Patmo poiché quest'isola era collegata a Lisso mediante il cavo sottomarino ed aveva a sua volta collegamento ottico e r.t. con Lero. Per meglio assicurare il collegamento fu anche dato inizio alla sistemazione a Lisso di una stazione r.t. campale ma essa non fece in tempo ad entrare regolarmente in servizio. D 'accordo con le autorità inglesi il Comandante Bausani si occupò dei rifornimenti alimentari alla popolazione civile e provvide ad inviare a Lero qualche · rifornimento ottenibile sul posto: vino e muletti per il trasporto delle munizioni. Nella notte fra il 24 ed il 25 ottobre il Bausani potè con le sue imbarcazioni trarre a salvamento 13 marinai inglesi di una piccola unità inglese, la ML 537, che nel pomeriggio del 24 era stata colpita da aerei tedeschi presso l'isola di Archi. Il 12 novembre, da qualche sporadica comunicazione telefonica, Lisso ebbe notizia degli avvenimenti di Lero a seguito degli sbarchi tedeschi. Il 14 poté riprendere il collegamento con Parteni che era stato interrotto, ed ebbe dal C.F. Meneghini, Comandante del settore nord di Lero, notizie assai confortanti che facevano presumere prossimo l'arrivo dei rinforzi inglesi e possibile una azione per respingere in mare i Tedeschi sbarcati. La sera


405 del 16, alle 22, il Comandante Meneghini: che era isolato dal resto dell'isola, chiese a Lisso se a.veva qualche noti zia dato che a Lero si stavano diffondendo voci m olto allarmanti. Lisso rispose che non aveva nessuna notizia essendo anch 'essa isolata da Lero. Il Comandante Meneghini tentò allora di avere notizie dal Comando di Lero tramite Lisso e Patmo, ma il suo messaggio non poté essere inoltrato perché Lero non ri spondeva più alle chiamate r.t. di Patmo. L 'indomani 17 alle 6 del mattino il Comandante Bausani fu informato da abitanti di Lisso e dalle sue tre Stazioni di avvistamento che reparti tedeschi stavan o .sbarcando sulla spiaggia sudest dell'isola. Poco dopo però potè appurare che non si trattava di Tedeschi ma di Inglesi fuggiti da Lero; dal colloquio con un ufficiale inglese ed un ufficiale greco in divisa inglese venne a conoscenza della caduta di Lero. Approdò a Lisso anche il motoveliero Corsaro N ero che era uno dei mezzi navali di cui disponeva l'Aviazione di Lero. Aveva a bordo una cinquantina di nostri marinai. L a cessazione degli attacchi aerei su Lero, percepita anche da Lisso, diede la sicura conferma dell'avvenuta resa ed in conseguenza il Comandante Bausan.i impart.Ì disposizioni per l'evacuazione non avendo armi per opporre una e.fficace reazione in caso di sbarco tedesco. Il personale venne distribuito in parte sul Corsaro Nero, dove vi era ancora un poco di capienza, ed il rimanente su due motovelieri locali requisiti e su qualche imbarcazione del Volta ancora in buone condizioni di efficienza. D ei 161 uomini che erano a Lisso 130 si imbarcarono. Gli altri forse in timoriti dai rischi della traversata, rimasero. Sembra che essi siano stati fatti prigionieri dai T edeschi e portati a Lero il giorno successivo. La spedizione degli evacuati partì la sera del 17 e giunse sulla costa turca, in località diverse, la mattina del 18 dopo circa 10 ore di navigazione. Tutto il personale fu internato. A Lisso rimase il Maresciallo dei Carabinieri con tre uomini. Essi, per il loro servizio, ricevettero istruzioni dal Comando tedesco di L ero. Venuta a cessare ogni distribuzione di viveri. anche la popolazione civile cominciò a lasciare l'isola. Risulterebbe che al 12 dicembre erano già partite 300 persone e, sino a quella data, non risulta che fosse stata inviata a Lisso nessuna guarnigione tedesca.


406 13. -

PATMO

La Marina aveva a Patmo (che era l'isola più settentrionale del Dodecaneso) una Stazione di Vedetta situata a Monte Diavolo, fornita di stazione r.t. campale, ed una sezione di pezzi da 76 mm . anch'essa a Monte Diavolo, la cui duplice funzione era quella di impedire che in tempo di guerra unità navali passassero nelle acque del Dodecaneso senza esserne autorizzate, e di concorrere colla batteria « Farinata » di Lero a chiudere il passaggio fra le due isole. Patmo era collegata mediante cavo telefonico sottomarino con Lisso e con Parteni (Lero) e, date le frequenti interruzioni delle linee telefoniche di Lero a causa dei bombardamenti ed il taglio totale delle comunicazioni fra Nord e Centro avvenuta dopo lo sbarco tedesco, serviva di tramite fra il Comandante Meneghini che comandava il settore di Parteni ed il Comando di Lero che manteneva il contatto con Patmo a m ezzo r.t. Alle ore 18 del 16 novembre il contatto r.t. venne a mancare. Alle ore 22 del 16 il Comandante Meneghini chiese notizie a Lero tramite Patmo, ma Patmo non fu in grado di inoltrare il messaggio. L 'indomani 17, alle ore 9, comunicando con L isso, fu appresa la notizia della caduta di Lero. Furono allora preparati tre caicchi con i quali il personale della batteria e quello della Stazione di Vedetta dopo aver distrutto od inutilizzato tutto il materiale, si avviò verso la costa turca. Soltanto due dei tre caicchi giunse all a mèta. E ' da ritenere che il terzo sia stato intercettato dai T edeschi, dato che qualche militare proveniente da Patino fu poi visto nel campo di concentramento di Lero.

14. -

GAJDAAO - ARCHI - FARMACO

Vi erano installate Stazioni di segnali o di avvistamento. Non si hanno notizie del personale, che si presume sia stato ritirato a Lero in epoca imprecisata.

15. -

CASTELROSS0

All'armistizio la Marina aveva a Castelrosso una Stazione di Vedetta a Monte Vigla ed una stazione r.t. trasmittente ricevente fornita anche di stazione campale di riserva a Paleocastro.


407 Vi era un reparto dell'Esercito composto dalla 12a compagnia mitraglieri del 9° rgt. Fanteria e da un distaccamento di Artigliena che disp0neva di due mortai da 81, una batteria su 4 pezzi da 75/27 e 4 mitragliere da 20 mm. Il reparto era al comando del Cap. Fanteria Augusto Rossi che era anche Delegato di Governo. L'isola era collegata col Dodecaneso mediante r. t. e con la costa turca mediante cavo telegrafico sottomarino. L'armistizio è appreso dalla radio ascoltando il messaggio del Maresciallo Badoglio. Alle 21.00 giunge un telegramma di Mariegeo, delle ore 20.22, che dice di fare massima attenzione. A questo fa seguito un tclegr:1mma, che dice: « S. V. Monte Vigla. Prot. n. 26 Mariegeo alt Stato concluso armistizio con forze Anglo Americane alt Cessiamo ostilità contro tale forza alt Disp0nete massima vigilanza fronte a terra proibendo con la forza qualunque ingresso forzè armate altre nazionalità 212507 - 2315 ». Alle 17.40 del giorno 9 radio Rodi segnala che cessa il servizio ed alla comunicazione ufficiale fa seguito una nota privata (« ci sono i Tedeschi, auguri, buona fortuna, viva l'Italia») che ne spiega il motivo. Nel corso della notte però radio Rodi riprende il contatto ed ordina di fare ascolto continuo. Alle 23.45 del 9 vengono a\'\•istate due unità che si avvicinano all'isola. Il personale del posto di osservazione di Punta Santo Stefano spara qualche raffica di mitragliatrice ferendo leggermente un T.V. inglese alla testa ed un soldato ad una spalla. Le due unità si fermano e si inizia un dialogo per megafono. Accertato che si tratta di unità inglesi, ne viene data notizia per r.t. a Rodi e viene autorizzato un ufficiale inglese a scendere a terra per concordare le modalità dello sbarco. Si conviene così che lo sbarco abbia luogo all'alba. Alle 04.00 le due unità entrano in porto e sbarcano 50 « commandos » e 21 ufficiali. Alcuni militari inglesi, con le armi alla mano, occupano la stazione r. t. , fanno sgomberare il nostro personale ed avvertono che non è più permesso comunicare con Rodi. 11 Capoposto Floriano M:alavasi, però riesce a trasmettere furtivamente una nota a radio Rodi per dare notizia della proibizione ed il Comando Superiore Forze Armate di Rodi risponde con un telegramma ufficiale n. 7578 delle ore 06.00 del giorno 10, ind irizzato al Comando truppe inglesi di Castelrosso in cui fa presente l'opportunità di continuare le comunicazioni r.t. per


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i necessari accordi con la Commissione italo-inglese. Chiede inoltre se è giunto a Castelrosso il Colonnello Turnbull. Alle 07.48. Mariegeo, con altro telegramma conferma che le comunicazioni vanno continuate, cifrando con i cifrari in uso. Castelrosso r isponde che il Comando inglese ha autorizzato la ripresa delle comunicazioni r.t. e che il Colonnello Turnbull non è ancora giunto. Alle ore 08.00 del 10 la bandiera italiana viene alzata, come di consueto, alla banchina del porto ed anche le truppe inglesi rendono gli onori. Alle 08.15, sulla terrazza del Comando, dove si è installato il Com ando inglese, viene alz ata la bandiera inglese ed anche le truppe italiane rendono g li onori. Gli Inglesi prendono accordi col Comando italiano circa la difesa dell'isola ed istallano loro nuclei presso tutti i nostri servizi, intervenendo anche nel servizio degli affari civili. Alle 08.30 giunge con un motoscafo inglese il Colonnello Turnbull con altri tre Colonnelli della Missione ed un· Tenente. Scendono a terra verso m ezzogiorno. La missione, come riferisce il Generale Wilson nella sua relazione·, aveva lo scopo d i prendere contatto col Comando italiano di Rodi per indurlo ad assumere il com pleto controllo dell'isola di Rodi, mettendo fuori azione le truppe tedesche. infatti con un telegramma delle 13.30 del giorno 10 il Colonnello Tumbull co~unica a Rodi che la Missione «aspetta arrivo immediato rappresentanza Governatore Egeo in Castelrosso per procedere con rappresentanza per Rodi ~La proposta, per le circostanze g ià esposte trattando di Rodi, non poté aver seguito ed il Colonnello Fanizza. rappresentante di Superegeo, giunto a Castelrosso con la Ms / 2 il mattino del giorno 11 insieme col Maggiore Jellicoe e col radiotelegrafista inglese paracadutati a Rodi, ebbe alcuni colloqui con gli Ufficiali inglesi ed anche col Colonnello Turnbull, partito all'alba d a Castelrosso per Simi e rientrato a Castelrosso nel pomeriggio. Come già detto a suo tempo. il Colonnello Fanizza non poté rientrare a Rodi in seguito all'avvenuta resa dell'isola e proseguì invece per Lero come da ordine pervenutogli da Rodi (v. d ocumen to n. 20) a mezzo del pilota che col suo idrovolante aveva riportato il Colonnello Turnbull da Simi a Castelrosso. Il mattino del 12 giungono a Castelrosso molte unità naval i che si erano allontanate d a Rod i nell'imminenza della resa ed una parte di esse riparte la sera stessa. Anche di ciò è stato già trattato ampiamen te.


409 Il Comando italiano dell'isol:a collabora come meglio può con quello inglese per le necessità della difesa, e gli ufficiali inglesi della missione si dislocano nelle varie isole dell'Egeo. Il giorno 13 un Ct greco sbarca circa 200 uomini di cui 60 indiani e molta benzina. Essi r impiazzano gli Inglesi, partiti la notte precedente per altre isole. La notte del 13 parte il Motoveliero Leda inviato a rastrellare la costa dell'Anatolia per ricuperare militari italiani sfuggiti alla occupazione tedesca di Rodi. Ne doveva imbarcare 300 a Kalamachi, ma il Leda rientra il 14 senza aver potuto rintracciare nessuno. Vengono presi ulteriori accordi per la difesa dell'isola. Verso il 14 la nostra stazione r. t. viene messa fuori servizio col ritiro di alcuni organi essenziali e le comunicazioni proseguono esclusivamente attraverso la stazione inglese. Probabilmente il giorno 15 succede un grave incidente sul quale non abbiamo però precisa documentazione. Un Ct. francese era entrato in porto ed un marinaio buttatosi a nuoto era giunto alla banchina, aveva ammainato la bandiera italiana e se l'era pcrtata a bordo. Ne era derivata un'immediata violenta agitazione del presidio italiano che si era dislocato spontaneamente a posto di combattimento. Il nostro Comando interviene subito e, mediante i buoni uffici del Comando inglese, la bandiera viene restiruita. Da quel giorno però la bandiera italiana non è stata più alzata. Uno dei nostri piloti di idirovòlante riferì ali' Ammiraglio Mascherpa di aver visto a Castelrosso soltanto l'Union Jack e l'Ammiraglio fece subito le sue proteste al Generale Brittorous, ma è da ritenere che esse siano rimaste senza esito. Il 22 settembre il Comando inglese aveva convocato una Corre Marziale ma, in seguito alla protesta del Comando italiano che aveva richiesto che ne facessero parte due ufficiali italiani, la riunione della Corte fu rinviata. Il 27 settembre, avendo il presidio inglese raggiunto la cifra di 400 uomini, il Comando inglese decise il trasferimento sul Continente del presidio italiano, che il 28 lasciò l'isola per i campi della Turchia. Esso avrebbe dovuto essere inquadrato in altri reparti per riprendere le armi, ma la sorte di tutti i militari trasferiti in Turchia fu invece ben diversa.


410 Gli Inglesi che, per la sua posizione geografica. avevano scelto Castelrosso come prima tappa per le oper azioni in Egeo, ne fecero inizialmente l'avamposto e, successivamente, il centro di smistam ento militare e logistico degli Alleati in Egeo. La sua distanza da Rodi e dalle al tre isole del Dodecaneso la faceva ritenere abbastanza sicura dalle offese aeree. Tuttavia qualche attacco aereo lo ebbe. Il giornalista G::mdcr che vi transitò nei primi giorni di novembre, nel suo libro << Long Road to Lero », parla di cinque attacchi in tre settimane. Gli Inglesi vi avevano sistemato un certo numero di artiglieri e contraeree leggere ed anche pesanti. Vi era un distaccamento di un reggimento della RAF e qualche centinaio di uomini di un reggimento indiano. Il Generale Wi lson nel la sua relazione parla spesso di Castelrosso, là dove espone i provvedimenti presi per i rifornimenti in Egeo e ricorda la funzione di Castelrosso come deposito avanzato. I rifornimenti erano effettuati con ogni mezzo a disposizione, alla fine anche coi caicchi greci, che però erano riluttanti a spingersi oltre Castelrosso verso le altre isole, a causa dei rischi di guerra. Quasi tutta la popolazione civile aveva lasciato l'isola e quindi gli Inglesi vi si erano potuti installare facilmente. I feriti provenienti dalle isole venivano smistati via Castelrosso ed i meno gravi vi si fermavano approfittando di improvvisate installazioni ospedaliere. Negli ultimi giorni del mese di novembre, quando erano ormai occupate dai T edeschi tutte le isole maggiori, fu deciso di alleggerire Castelrosso di quanto superava la necessità di un modesto avamposto pronto ad essere eventualmente sgomberato in pochissimo tempo. Il Generale \Vilson nella sua relazione dice: « Castelrosso fu mantenuta con una piccola guarnigione. come una base per possibili operazioni ». Le nostre unità leggere delle Forze del Levante ebbero frequenti occasioni di approdarvi nel 1943-44-45 e da quanto risulta, l'isola. evacuata completamente dalla popolazione civile (trasferita dagli Inglesi in una località della costa turca di fronte all'isola) fu sempre tenuta dagli Inglesi sino alla fine della guerra.


CAPITOLO

II

SPORADI SETTENTRIONALI

1. -

SAMO

Era stata occupata dalle nostre truppe in conseguenza della occupazione italo-tedesca della Grecia. Vi erano all'armistizio tre Stazioni di Vedetta e di avvistamento, una a S. Domenico (estremità sud-ovest dell'isola), una a Punta Kotzika (costa nord-est, vicino a Vathi. il porto principale dell'isola), una a Punta Gatitza (costa sud-est). Non è noto se le Stazioni fossero tutte fornite di radio campale: qualcuna di esse l'aveva certamente. Esisteva anche una Stazione secondaria r.t. della Marina situata vicino alla città di Vathi. L'isola era collegata con Lero e con Nicaria mediante cavo sottomarino. A Vathi vi era un Ufficio Porto che all 'armistizio era retto dal Cap. di Porto Tancredi Botto. Quando, ai primi di ottobre, il Cap. Botto ebbe ordine di lascnare Samo dovendo espletare altri incarichi per conto dei Comandi Alleati, ne divenne titolare il suo sottordine, S.T. di Porto di c. Carmelo Lo Cascio. L'Esercito aveva a Samo il Comando della Divisione <e Cuneo» Ne era titolare il Generale di D ivisione Mario Soldarelli. Le truppe constavano di due btg. di Fanteria, un reggimento Artiglieria divisionale, Genio divisionale. parte dei servizi divisionali. Totale circa 9000 uomini, cui si aggiunse in seguito una forza variabile ed imprecisata di Andartes greci, valutabile con larga approssimazione in mille uomini. La difesa. organizzata per settori. era costituita da posti di osservazione, nuclei mobili, caposaldi. Mancava una effettiva massa di manovra. Vi era soltanto un nucleo centrale di 300 uomini, racimolati dai reparti organici della fan-


412 teria e dell'arti glieria e sprovvisti di armamento idoneo all'impiego cui erano destinati. li 26 luglio, la caduta di Mussolini ave\'a generato un certo disorientamento nel l'isola e si erano dovute iniziare operazioni militari contro ribell i greci. Alle insistenti richieste di rinforzi avanzate dal Genera le Soldarelli era stato provveduto con l'invio della 24" legione M.V.S. ., circa 1000 uomini, che era giunta a Samo il 28 agosto. L'armistizio aveva portato alla sospensione delle operazioni contro i ribelli ma aveva generato sorpresa ed ulteriore disorientamento, sia nell'ambiente civile greco sia in quello militare italiano. La popolazione non era ostile agli Italiani, lo erano invece ed in forma assai spinta, le Autorità greche ed in particolare la più alta di esse, il Vescovo Ireneo. Comunque accordi furono presi anche con queste Autorità per il mantenimento dell'ordine. Nel pomeriggio del 9 nell'isola di Nicaria alcune bande di ribelli iniziarono n ioni contro i nostri posti militari. Il Generale Soldarel li, ne fu informato dalle Stazioni di Vedetta tramite Marina Lero (v. Doc. N . 55) e cogli stessi tramiti tentò di far perventre le sue istruzioni pacificatrici e chiarificatrici (v. Doc. N. 56). I collegamenti però erano stati interrotti e non furono ristabiliti che l'indomani. Il mattino del 10 il Generale chiese a Lero l'invio di un aereo da ricognizione e di una motozattera per trasportare rinforzi a Nicaria e un Ct. di scorta. Successivamente, in seguito all'aggravarsi della situazione locale, sollecitò l'invio dei mezzi richiesti e particolarmente dell'aereo (v. Doc. N . 202-203). Aereo e Mtz. giunsero nel pomeriggio. L'aereo servì al Ten. Col. Gaudioso, Capo di S. M. della Divisione « Cuneo>>, per compiere un a ispezione dall'alto sull'isola e per lanciare alcuni spezzoni sui ribelli (che avevano sopraffatto anche la Stazione di Vedetta di Capo Papas); la Mtz. portò a Nicaria una compagnia del XXV btg. M.V.S.N., un plotone mitraglieri della legione ed una squadra mortai da 81 del VI btg. mortai. Tutti questi reparti erano al Comando del Console Piretti, Comandante della 24" legione M.V.S.N . Scarse le notizie da Rodi . ma il mattino dell'll, poco dopo le 9 giunse al Generale Soldarelli. un telegramma : « Tedeschi controll ano tutta isola, tranne Piazza Rodi dove hanno ripiegato nostre truppe alt preved ibilmente avverrà breve scadenza attacco Piazza cui difesa potrà durare a lungo alt da Comando Su-


413 premo non pervenuta nessuna direttiva circa isole occupate alt se mancano mie successive comunicazioni assumete anche · comando

Cicladi dove autorizzato Coionnello Gino predisporre passaggio presidi isole minori a maggiori soltanto se ordinato alt» . In relazione a questo telegramma il Generale Soldarelli chiede a Lero l'invio di un elenco dei mezzi disponibili e di un ufficiale di marina per coadiuvare alla preparazione delle operazioni. Lero risponde di rivolgere la richiesta a Egeomil-Rodi (v. Doc. N. 204205). Nel pomeriggio del 10 quattro uomini in uniforme kaki erano stati visti scendere a terra da un caicco a Clio, a sud di Calabactari (estremità occidentale dell'isola) e poi rimbarcarsi. Erano ufficiali inglesi. Il Generale fece sapere loro che desiderava vederli e li invitò a recarsi a Porto Tigani, dove avrebbero trovato automezzi che li attendevano per portarli a Vathi. Il giorno 11 gli ufficia li inglesi giunsero alla sede del Comando e così ebbero inizio i contatti con la Missione Alleata presieduta dal Colonnello Pawsen. La rapidità con cui il Gener.ale Soldarelli si era orientato nella giusta direzione nonostante la scarsezza delle istruzioni ricevute dal Governo deve aver favorevolmente impressionato la Missione aJle.ata nei suoi primi contatti con un Alto Comando ed infatti i rapporti fra il Generak e gli Alleati furono sin da allora sempre improntati alla massima cordialità. La Missione Pawsen non era al corrente di quanto stava succedendo a Rodi e ne fu informata dal Generale, il quale, quando da intercettazioni telegrafiche e particolarmente da una nota trasmessa dal Direttore delle Poste e Telegrafi di Rodi, Comm. Zarli, comprese che ormai i Tedeschi controllavano anche la città di Rodi, assunse il Comando Superiore di tutte le Forze Armate dandone comunicazione a Lero (v. Doc. N. 88). Successivamente a tutti i Comandi da lui dipendenti, compreso quello delle Cicladi passato ora sotto la sua completa giurisdizione, chiarì il dovere di obbedienza al Re ed al Governo legittimo e l'ordine di resistere ad oltranza a qualunque tentativo da parte tedesca (v. Doc. N . 89-90-95). Di queste sue decisioni il Gen. Soldarelli diede notizia al Governo italiano con un telegramma (trasmesso per il tramite della Mi ssione inglese) .nel quale chiese anche di realizzare una comunicazione r.t. diretta fra il Governo e Samo (v. Doc. N. 206). Nella notte fra 1'11 ed il 12 il Generale, esaminando con la Missione inglese la questione àei mezzi navali che, secondo le


414 norme di arm1st1z10 avrebbero dovuto esser e inviatj in porti al leati - il che sarebbe stato di grave danno a qualsiasi progetto di difesa delle posizioni in Egeo - telegrafò a Lero per chiedere se Lero fosse a conoscenza delle condizioni di armistizio (v. Doc. N. 96). nel qual caso avrebbe dovuto inviare a Samo tutti i natanti non strettamente ind ispensabil i. Lero rispose negativamente per quanto rig uardava la conoscenza delle clausole di armistizio (v. Doc. N . 97), non rispose circa l'invio dei mezzi navali. La Missione Pawsen il mattino del 12 si recò a Lero col Mas 522 e la sera stessa rientrò a Samo riportando, come abbiamo già visto nella Parte II, una non soddisfacente impressione del Comandante Mascherpa. Del che, nella Parte II: abbiamo cercato di interpretare le ragioni. Lo stesso mattino del 12 il Generale ricevette dal Comando di Sira qualche telegramma che gli dava notizia delle azioni tedesche contro i posti militari di Therroia e lo informava delle interruzioni delle comunicazioni r.t. con varie isole, del continuo sorvolo su Sira di fo rmazioni tedesche e lo pregava di autorizzare il ritiro dei presidi minori. Questi telegrammi si incrociano con quelli che da Samo impartiscono disposizioni per la resistenza ai Tedeschi, per il ripiegamento dei piccoli presidi isolati sui presidi maggiori. per il ritiro a Samo del battaglione di Santorino. Ma per poter dar corso al concentramento dei piccoli presidi il Generale avrebbe avuto bisogno di avere a sua d isposizione mezzi navali e di trasporto m entre anche manifesti inglesi lanciati su Samo nella notte tra il 12 e il 13 ribadivano l'ordine di inviare tutti i mezzi navali ed aerei in Siria ed a Cipro. Rinnovò perciò alla Missione inglese la richiesta di non lasciare isolate le isole dell'Egeo e chiese nuovamente a Lero, a nome della Missione inglese, informazioni sulla esistenza di mezzi naYali e sulle loro caratteristiche, chiarendo che lo scopo della richiesta era quello di cercare di ottenere l'autorizzazione a trattenere i mezzi stessi in Egeo (v. Doc. N . 207-208). Lero si rende ben conto della natura e dell'importanza dell a richiesta ma fa presente che ha contatti diretti con rappresentanti del Generale Wilson cui ha già comunicato le notizie chieste dal Generale Soldarelli (v. Doc. N . 209-210). Mancando di mezzi, usufruendo soltanto di scarsi ed incerti collegamenti (con la sola eccezione del sopraccennato scambio di telegrammi avvenuto il mattino del 12) il Generale Soldarelli non aveYa potuto esercitare effettivamente il suo Comando sulle isole


415 C icladi le cui comunicazioni affluivano tutte a Sira. Di ciò egli aveva dato notizia anche al Comando Supremo con un telegramma in cui aveva esposto un ragguaglio sintetico della situazione (v. Doc. N . 211). Quando fu avvertito da Lero che sarebbero giunti a Samo parlamentari Tedeschi provenienti da Sira (v. Doc. N. 110) il Generale Soldarelli decise di rifiutare decisamente ogni colloquio ed espresse il suo rifiuto in un chiaro e motivato telegramma (v. Doc. N. 212). Successivamente, allarmato anche da un telegramma giunto da Lero in cui si diceva che Sira stava trattando coi Tedeschi favorevolmente (v. Doc. N. 213), inviò altri due telegrammi: nel primo chiedeva urgenti notizie sulla reazione dei Tedeschi al suo r ifiuto di riceverli e sull'atteggiamento assunto in merito dal Colonnello Gino e .nel secondo sollecitava la risposta (v. Doc. N. 214-215). Questi due telegrammi però non giunsero a Sira. Il giorno seguente infatti Lero informò Samo che essi erano giacenti perché dalle ore 12 del 14 Sira non rispondeva più (v. Doc. N . 112). Infatti dal 14 settembre, giorno in cui Sira era passata ai Tedeschi, il Generale Soldarelli non è più riuscito a comunicare né con Sira né con le altre isole Cidadi se non casualmente, per qualche imprevista occasione favorevole. Di ciò informò il Comando Supremo con un telegramma del 17 settembre in cui accennava anche alle sue intenzioni di tentare possibilmente la riconquista delle isole occupate dai Tedeschi (v. Doc. N . 216). Ma, non avendo a Samo mezzi navali militari a sua disposizione, non potendo usufruire di quelli civili perché passati tutti agli ordini della Missione inglese e non potendo d'altronde liberamente ricorrere all'impiego dei mezzi esistenti a Lero anche perché nessun movimento di unità navali poteva compiersi senza il benestare delle Autorità inglesi, ogni sua possibilità concreta di intervento nei riguardi delle Cidadi venne a mancare. Disponendo di stazioni r.t. il Generale si preoccupò nuovamente di stabilire, col tramite del centro r.t. di Lero, le norme di servizio e la procedura per realizzare il collegamento diretto Samo-Brindisi che già aveva rich iesto fin dall'll settembre (v. Doc. N. 206 già citato) e che entrò effettivamente in funzione il giorno 18. Il Comando Supremo mostrò di apprezzare altamente la opera del Generale Soldarelli e in data 19 settembre gli inviò una


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lettera che chiud e\'a con vi vi elogi per tutte le Forze Armate dell'Egeo (v. Doc. N. 217). Il giorno 14 il Generale intravide nella installazione dell'aviazione inglese a Coo una possibilità di intervento a difesa di Samo e pensò alla eventualità di arrivo a Samo della Missione inglese. Telegrafò in merito all'Amm. Mascherpa e ne ebbe risposta negativa per entrambi gli argomenti (v. Doc. N. 218-219). Lo stesso giorno giunsero a Samo con una cannoniera inglese il Generale Arnold, addetto militare inglese in Turchia ed alcuni ufficiali inglesi. L'indomani, a nome del Generale Arnold fu chiesto a Lero (v. Doc. N. 220) l'urgente invio a Samo di due Mz. per trasportare truppe a Nicaria dove il contegno dei reparti della Milizia continuava a destare preoccupazioni. Da Lero si rispose (v. Doc. N. 221) che le Mz. erano in avaria e si richiesero gli elementi relati vi ai reparti da trasportare per eventuale invio di altri mezzi. Il 16, con una motosilurante inglese, giungeva una quarantina di « Comrnandos » ed 'i l 17, proveniente da Lero, il Generale Anderson, Comandante della « Forza 292 ». In un colloquio coi due generali inglesi il Gen. Soldarelli espose la situazione dell'isola, la sua organizzazione difensiva e le questioni relative alla Milizia di cui aveva decis_o il frazionamento in due aliquote da adibire una alla difesa di un settore di Samo e · l'altra alla difesa di Nicaria. Il Generale Arnold, con una sua deliberazione ufficiale, costituì a Samo una « Commissione provvisoria governativa ellenica per gli .affari dell'isola » affidandone la presidenza al Vescovo Ireneo. Frattanto la situazione politica generale era migliorata essendo stata ben superata anche la nuova crisi provocata dalla notizia della liberazione di Mussolini (v. Doc. 216 già citato). La situazione era migliorata anche a Nicaria tanto che il Console Piretti era stato richiamato. Risulterebbe, da un telegramma del giorno 15 diretto dalla Stazione di Vedetta di quell'isola (v. Doc. N. 11 5 - Parte II) che era stato predisposto il ritiro del presidio dell'isola; in realtà il contingente di Fanteria fu ritirato ma soltanto per rimpiazzarlo con un reparto di Camicie Nere, allo scopo già accennato di ridurre il troppo elevato numero delle Camicie N ere di Samo. Il giorno 18 il Generale Soldarelli decideva di mandare a Nicaria il Vice - Comandante della sua Divisione, Generale Pejrolo - che già era riuscito a mantenere in


417 carreggiata le Camicie Nere di Samo - per dirimere alcune difficoltà sorte fra le Camicie Nere ed i guerriglieri greci dei quali occorreva coordinare l'azione nel compito di difesa dell'isola. Insieme col Generale Pejrolo partivano anche il Colonnello Pawsen, il Maggiore inglese Parish ed il Comandante Levidis della Marina Ellenica. Presero tutti imbarco sul Mas 522 comandato dal S. Ten. C.R.E.M. di c. Carlo Beghi. La triste vicenda di questa unità che dopo aver compiuto un atto di violenta ribellione andò a consegnarsi ai Tedeschi a Sira conducendovi i quattro ufficiali in stato di prigionia, è stata già narrata diffusamente nella Parte II. Come pure sono state diffusamente esposte le dannose conseguenze di questo doloroso avvenimento. Lo stesso giorno 18, come abbiamo già visto trattando di Stampalia, il Generale intervenne prontamente con energici telegrammi, nel dubbio che in quell'isola si fosse verificata una azione di sbarco nemica. Il 24 il Generale Soldarelli fece partire da Samo un Mv. armato avente a bordo l ufficiale, 2 carabinieri, 9 soldati, 5 marinai e 3 « andartes ~ perché prendesse contatto con i presidi delle Cicladi e ritirasse i nuclei rimasti a Tino. Giunto a Tino il Mv. non riuscì a ricuperare più di 7 uomini. fece poi avaria al motore cd il Comando di Sam0 chiese a Lero l'invio di un dragamine veloce per sostituirlo. Lero rispose che non aveva alcun mezzo disponibile e. che aveva interessato in merito il Comando inglese (v. Doc. N. 222-223). Verso la fine del mese giunse a Samo il Generale Baird per sostituire il Generale Arnold partito il giorno 24. Il 29 settembre venne da Lero in visita ispettiva il Gener ale Brittorous che si trattenne a Samo tre giorni, si dichiarò molto sodd isfatto della situazione e promise il suo interessamento presso il Comando M.0. per migliorare la difesa dell'isola. Venne anche un Brigadiere di artiglieria con vari ufficiali e furono studiate le postazioni per 14 o 18 batterie. In realtà l'apporto di materiale consegnato alla Divisione si limitò ad una ventina fra mitragliere da 20 mm. e fucili mitragliatori, a 120 mine a pressione (ne erano state chieste 6000 e 6000 a strappo). Non giunsero né proiettori né materiale per reticolati. Giunse una batteria da 87.6 che dopo esser stata messa in postazione il 13 ottobre. per ordine inglese, fu inviata a Lero, dove non risulta sia stata mai utilizzata né da noi né dagli Inglesi. In quanto alle truppe fu completata la formazione


418 del battaglione britannico (Royal West Kent) che doveva costituire la massa di manovra e giunsero aviolanciate due compagnie di paracadutisti del « Battaglione sacro ellenico» comandate dal Colonnello Tzigantes: in totale circa 1000 uomini. I rapporti fra Italiani ed lnglesi furono sempre molto cordiali e da parte italiana si venne alla cessione temporanea di tutti gli autocarri pesanti, di qualche servizio di salmerie e quadrupedi ed anche di personale per servizi vari. Le artiglierie della Divisione modificarono il loro schieramento per migliorare la difesa ed alcune di esse furono sistemate in posizione tale da poter eventualmente dominare anche le posizioni tenute dalla Milizia. Persisteva la grave deficienza o meglio la inesistenza della difesa antiaerea inquantocbé in una isola di 450 Km 2 si avevano in tutto 20 mitragliere da 20 mm. Gli attacchi aerei però nel mese di ottobre furono modesti e si limitarono a distruggere qualche piccola unità navale nelle baie dell'isola. La caduta di Coo ebbe naturalmente le sue dannose ripercussioni morali sullo spirito delle truppe, ripercussioni ribadite ed aggravate dalla successiva caduta delle altre isole. La Milizia continuava a destare preoccupazioni ed il Generale Soldarelli fu costretto ad operare alcune epurazioni ed a far allontanare alcuni elementi infidi. Il Generale si manteneva in contatto con l'Ammiraglio Mascherpa ed ancor più frequentemente col Comandante Meneghini, Comandante del settore nord di Lero, che risiedeva a Parteni dove approdava il cavo telegrafico sottomarino di Samo. E ciò specialm~nte dopo che il 30 ottobre un bombardamento aereo aveva distrutto la stazione r.t. della Marina. Il giorno 12 novembre giungeva a Samo il Generale inglese Hall che era stato inviato dal Comando del Medio Oriente quale Comandante di tutte le forze alleate in Egeo. Egli si era trattenuto qualche giorno a Lero per ispezionare la difesa ed il caso aveva voluto che lasciasse l'isola proprio poche ore prima dello sbarco tedesco. Le notizie dello sbarco erano giunte a Samo in modo assai confuso. Il mattino del I 3 il Generale Soldarelli aveva telegrafato ali' Ammiraglio Mascherpa per chiedergli di tenerlo al corrente della situazione (v. Doc. N. 224). Nei giorni 13, 14, 15, 16, ha luogo un nutrito scambio di messaggi fra Samo e Lero che abbiamo già largamente riferito e commentato nella Parte II (v. Doc. da N. 159 a N. 178). Il Generale Soldarelli cerca in ogni modo


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di avere nonz1e e d 'incoraggiare (Y. Doc. N. 225). vorrebbe agire (ricordiamo il generoso tentativo di Ìn\'iare da Samo il Reparto Arditi della sua Divisione) vorrebbe aiutare, ma la sua buona volontà è paralizzata dalla mancanza di mezzi di trasporto di cui poter liberamente disporre. Deve limitarsi ad esporre la situazione ed a chiedere aiuti al Comando Supremo ed agli Inglesi. Ad accentuare la sua ansia ed il suo disagio si aggiunge il contrasto fra le informazioni ufficiali che gli giungono dal Comando di Lero, improntate ad un pessimismo che i fatti dimostreranno giustificato, e quelle ufficiose o private che gli giungono, a sua richiesta, dal Comandante Meneghini, residente a Parteni oppure, per loro spontanea iniziativa, dai telegrafisti di P arteni (v. Doc. N. 226, da N. 162 a N. 168, da N. 169 a N . l?i e da N. 227 a N. 235). Preoccupato per il suo isolamento dal Comando che si trovava al centro della zona dei combattimenti. il Comandante Meneghini richiese a Samo di incaricare la S. V. di Nicaria di trasmettere a lui, tramite Samo, eventuali avvistamenti interessanti. indipendentemente dalle comunicaziòni abitualmente inviate a Mariegeo Lero (Y. Doc. N. 236} Il Comando di Samo prontamente aderisce e gliene dà assicurazione (v. Doc. N. 237-238). Il tenore ottimistico delle informazioni del Comandante Meneghini non ci deve sorprendere. Il settore di Parteni. come abbiamo già visto nella Parte II, aveva riportato qualche successo nella fase iniziale dello sbarco {'d era poi rimasto isolato e tagliato fuori, a causa della distruzione della rete dei collegamenti, dal vivo delle operazioni, per cui, giudicando soltanto in base a quanto accadeva nel suo settore, il Comandante Meneghini non poteva rendersi conto di quanto stava succedendo al centro dell'isola. Infatti come già sappiamo, egli non credette poi alla notizia della resa fin quando non ne ebbe, con molto ritardo, esplicita e non più dubitabile conferma e la sua incred ulità pagò con la vita. Notizie esatte sulla situazione di Lero il Generale Soldarelli ebbe dal Comandante Borghi. che, come abbiamo già narrato. giunse a Samo il mattino del 16 novembre, ed era stato incaricato anche dal Generale Tilney di chiedere rinforzi al Generale Hall. La conferma indiretta del fatale epilogo fu poi dedotta dal giungere del contrordine per !"invio a Lero delle truppe del « Battaglione sacro Ellenico » che già si erano imbarcate e che furono fatte sbarcare. Del resto anche il Comando inglese, fino a que-


420 st'ultimo episodio, era sempre stato ottimista; alle pnme voci di resa non aveva prestato fede e di fronte alle successive precisazioni attribuì il fatto ad ingiustificata iniziativa dell'Ammiraglio Mascherpa. Il Comandante Meneghini in uno scambio di note telegrafiche avuto verso le ore 23 col Comandante Borghi informava che correvano voci di resa ma che ordini ufficiali non erano ancora pervenuti. Comunque nel corso della notte la notizia della resa ebbe certamente sicura conferma e perciò il Generale Soldarelli, che già il giorno 14 aveva avuto un colloquio col Generale Hall circa la situazione di Sarno, ebbe con lui il mattino del 17 un nuovo colloquio in cui espose in termini chiari la insostenibile situazione di Samo dopo la caduta di Lero e la necessità di rapido invio di adeguati rinforzi (di cui il Generale precisò misura e qualità) se si voleva resistere, oppure di rapida evacuazione se i rinforzi non si potevano mandare. Di evacuazione e delle sue modalità parlò col Generale Hall anche il Comandante Borghi a ciò autorizzato dal Generale Soldarelli. Questi nella mattina del 17 comunicò intanto al Comando Supremo la caduta di Lero (v. Doc. N . 179). Verso le 12,30 i Tedeschi sferrarono contro Samo un violentissimo attacco aereo. La difesa non poté opporre che il tiro d i qualche mitragliera, sicché l'azione si svolse quasi indisturbata e durò circa tre ore. I danni sia ai fabbricati adibiti ad uso militare sia a quelli civili furono gravissimi e poiché mancavano del tutto i rifugi anche le vittime furono numerose (70 morti, di cui 12 militari fra inglesi ed italiani e 300 feriti). Questo bombardamento fu un chiaro avvertimento sulla imminente sorte di Samo ed infatti cominciò subito l'esodo dei civili greci, fra i quali anche il Vescovo Ireneo. Anche al Generale Soldarelli si presentò imperiosamente il dovere di tentare di risolvere in qualche modo la insostenibile situazione in cui senza dubbio sarebbe venuta a trovarsi tra breve la sua Divisione. Egli infatti alle 18,20 telegrafò al Comando Supremo proponendo il ritiro delle truppe via Turchia, solo provved imento che lasciava qualche speranza di poterle in seguito reimpiegare in Italia più utilmente (v. Doc. 239). Il Comandante Borghi partì la sera del 17 avendo ricevuto l'incarico dal Generale Soldarelli di far presente ai Comandi Alleati la situazione di Samo e le necessità di mezzi per l'evacuazione, argomen to di cui era stato autorizzato a parlare anche col Generale Arnold l'Addetto militare britannico in Turchia, che


421 aveva la sovraintendenza di tutti i servizi relativi all'Egeo. Egk incurante delle sue condizioni d i salute, svolse questo incarico. insistendo soprattutto sulla assoluta necessi tà che le truppe da evacuare ricevessero un trattamento in ogni senso eguale a quello concordato per le truppe inglesi. La sera stessa del 17 partì anche il Generale Hall per ordine del Comando M.0. N e diede notizia al Generale Soldarelli con una lettera molto cordiale (v. Doc. N. 240) nella quale faceva comprendere che erano da ritenersi imminenti decisioni e provvedimenti del Comando M.O. Il giorno 18 avvennero alcuni fatti che non lasciarono dubbi sulla intenzione inglese di abbandonare l'isola: alcuni soldati inglesi distrussero una loro stazione r.t. ed i magazzini di viveri inglesi vennero abbandonati al saccheggio della popolazione. Quest'ultimo fatto provocò naturalmente nella popolazione civile eccitazione e panico che danneggiarono il morale anche delle truppe italiane, la cui situazione venne dominata dal Generale Soldarelli non senza difficoltà e contrasti. Il 19 giunse finalmente al Generale inglese Baird l'ordine esplicito della evacuazione di tutte le truppe inglesi, greche, bande dli guerriglieri e loro famiglie. Il Generale Soldarelli telegrafò al Comando Supremo (v. Doc. N. 241) la sua ben m otivata decisione di trasferire le truppe in Turchia perché potessero poi rientrare in Italia. L 'evacuazione ebbe inizio il giorno 19. Avrebbe dovuto esserne protagonista la Marina ma a Sarno essa era ben scarsamente rappresentata. Infatti oltre al personale delle Stazioni di Vedetta e della stazione r.t., che non avevano né m ezzi né personale adatto, vi era solo l'Ufficio Porto che avrebbe potuto coadiuvare se non altro con i mezzi, sia pur modesti, di cui disponeva. Ma, per la giustificata assenza del titolare, ne era a capo un Sottotenente di Porto di complemento che naturalmente non aveva l'esperienza che la complessità e la gravità della circostanze avrebbero richiesto. A ciò aggiungendosi qualche dubbio circa le consegne lasciate dal titolare quando si era assentato d a Samo, e la difficoltà di mettersi in contatto con il Comando della Divisione che si era spostato dalla sua sede normale alla sede tattica, ne risultò che il personale dell'Ufficio Porto limitò la sua opera a quanto reputò necessario per sottrarre alla cattura alcuni mezzi navali ed alla prevedibile prigionia tedesca il proprio personale ed il rimanente personale della Marina che fu possibile raggruppare.


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Un veliero requisito, il Vassilichi, fu inviato nella baia di Moftià ed un altro, il Maria Santissima dei Martiri, con una dieselbarca in avaria a rimorchio, nella baia di Asprocorti. Il personale della Marina fu avvertito di riunirsi tutto verso Punta Kotzika. Sembra che il Vassilich1:, nella notte fra il 17 ed il 18 abbia preso il largo per conto suo, avendo probabilmente preso a bordo civili greci che volevano lasciare l'isola. La sera del 18 il S.T. Lo Cascio partì verso la costa turca col Maria Santissima dei Martiri e la diesel-barca. Con lui partirono circa 50 marinai, 12 marittimi militarizzati ed alcuni civili greci. Il personale militare giunto sulla costa turca fu internato. L'evacuazione delle truppe non fu né semplice né facile. Essa si svolse secondo un piano che fu dovuto improvvisare, d'accordo con gli Inglesi. Costituivano fattori negativi per la buona e completa riuscita dell'operazione l'insufficienza dei mezzi di trasporto, la necessità di coordinare le nostre esigenze con quelle dello sgombero non solo delle truppe inglesi ma anche di quella parte della popolazione greca che il Comando Alleato si era prefisso di sottrarre al pericoloso contatto con i Tedeschi, la deficienza dei collegamenti che rendeva arduo il compito di dare tempestivamente le necessarie disposizioni ai reparti dislocati nell'interno dell'isola e, per qualche nostro reparto, anche le difficoltà psicologiche, per cui non a tutti sorrideva la prospettiva di una riorganizzazione della Divisione nell'intento di prepàrarla a sostenere nuovi combattimenti, stavolta contro i Tedeschi. Dobbiamo ancora elencare le comprensibili riluttanze dei padroni dei caicchi greci ad un servizio rischioso e compromettente e le restrizioni e gli ostacoli affacciati dalle Autorità turche che per motivi non del tutto ingiustificati avrebbero voluto usare alle trnppe italiane un trattamento diverso da quello concordato per le truppe inglesi. Questo accenno alle principali difficoltà incontrate e che erano di così diversa natura può bastare a spiegare gli intoppi verificatisi durante le operazioni di sgombero ed il fatto che qualche nostro reparto sia st:no lasciato nell'isola, come pure può far comprendere perché il Generale Soldarelli, dopo essersi trasferito sulla costa turca abbia dovuto ad un certo momento minacciare di tornare a Sa mo e di sospendere l'evacuazione. Per quel che riguarda il principale degli ostacoli, cioè la scarsità dei mezzi, ricorderemo che per gli uomini del « Battaglione sacro Ellenico »


423 era staro previsto che attraversassero il Canale a nuoto dato che il canale era interrotto da due isolotti e che il rrano più lungo da percorrere era quindi di soli 1000 metri. Comunque l'evacuazione sia degli inglesi sia dei soldati, delle bande greche, dei civili greci e italiani si compì ed il totale del personale evacuato fu notevole. Le operazioni furono condotte in due o tre tempi: una prima ondata affrettata il 19 novembre e due successive mandate il 22. Diede motivo di preoccupazione la segnalata presenza di cannoniere tedesche, ma in realtà non risulta che vi siano stati attacchi alle imbarcazioni salvo in un caso di cui tratteremo fra breve. Attenendoci alle cifre esposte nelle relazioni dell'Ammiraglio Willis e del Generale Wilson sarebbero stati evacuati 220 soldati inglesi (cioè la totali tà dei rimasti a Sarno), 380 greci, 8300 italiani, 1200 civili greci. Duemila civili greci riuscirono a trasferirsi in Turchia con mezzi propri. Per rutto questo personale furono organizzati trasporti ferroviari verso la Siria a partire dal giorno 23 (1). Nell'agitato e difficile periodo della evacuazione ebbe modo di distinguersi un sòtrufficiale della Marina il 2° Capo Segnalatore richiamato Francesco Valente, Capoposto della Stazione di Puma Kotzika, il quale già aveva avuto modo di rendere alcuni buoni servizi anche di carattere rischioso nel precedente periodo in cui era stato Capoposto della Stazione di S. Domenico. Il giorno 17 dopo il bombardamento tedesco. il personale dell'Ufficio Pono col S.T. Lo Cascio si era raccolto presso la Stazione di Vedetta di Punta Kotzika. Caduta Lero, interrotte le comunicazioni col resto dell'isola, il S.T. Lo Cascio, come già abbiamo visto. aveva deciso di mettere in salvo il personale ed i mezzi della Marina, ma il 2° Capo Valente quando, rientrando alla Stazione da un infruttuoso tentativo di prendere òireno contatto col Comando della · Divisione « Cuneo » trasferitosi nella località di Mitilene, ebbe la possibilità di riparlare col S.T. Lo Cascio già in procinto di partire, lo informò che la situazione non appariva allarmante e permetteva di provvedere con calma ai preparativi per la ev:1cuazione. Ma il S.T. Lo Cascio :1veva ormai deciso di p:irtire e partì. Il (I) 1'cl libro Fivr Ventures d i Bucklcy pi:i volte citate, è dcno che l'c, !\Cu:u-ionc J'' OSC)!UÌ per sen e non i con~ccuth ·c. Furono porm i in

ebbe inizio la sera del 17 e

~ah·o tutti i militari iri~le~i. circa ZOO, i prigionieri rc<lcs~hi di Lcro. il Ilarra1lionc Sacro Ell enico. circa 800 civili greci , gl i irrcgobri greci e truppe it aEa nc. L"ulcima notte, quella del 23, dopo avvenuto lo sb arco tedesco. altre S0..1 persone circa tr:l\'Cr· sarono il canale con mezzi di fonuna.


424 Valente ritornò alla sua Stazione di Vedetta. L'indomani 19 alle ore 03.30 si presentò davanti alla Stazione un Mas che, trasmettendo in italiano, tentò di intimidire il personale. Il 2° Capo Valente rispose per le rime e dopo un breve scambio di colpi d'arma da fuoco il Mas si allontanò. Nel frattempa alcuni collegamenti erano stati ristabiliti ed il Valente poté comunicare col Comando Divisione. L'indomani 20 giunse alla Stazione di Vedetta il personale della Stazione r.t.. Questa fino dalle ore 18,45 del giorno 16 non aveva più potuto comunicare con Lero. Successivamente la Stazione era stata parzialmente distrutta dal bombardamento tedesco, ed il personale se ne era allontanato dopo aver distrutto documenti ed apparati. Ad esso si era aggregato qualche militare di altre destinazioni e di questo gruppo qualcuno si aggregò al personale della S.V., altri invece chiesero ed ebbero una imbarcazione con la quale passarono in Turchia. La sera del 21 due Motosiluranti entrarono nella baia di Vathi, furono fatte segno a raffiche di mitragliatrice da .postazioni a terra dell'Esercito e si ritirarono. Il giorno 22 il Cap. Art. Maute. Comandante di una vicina batteria dell'Esercito diede ordine al 2° Capo Valente di distruggere la Stazione e di raggiungere il suo reparto. L'ordine fu eseguito e tutto il personale si trasferì verso Porto Tigani dove avrebbe dovuto imbarcarsi per la costa turca. ma ciò fu impedito dalla presenza di unità navali tedesche. Il Valente con tre marinai cercò allora di mettersi in contatto con un Comando italiano ancora presente, ma se ne astenne perché seppe che quel Comando si era arreso ai Tedeschi. Infatti una Ms. ed una Mz. tedesche stavano entrando senza opposizione a P. Tigani. Il Valente si procurò allora una imbarcazione ma la prima che trovò non poteva contenere più di tre persone. Fattivi imbarcare i tre marinai, il Valente traversò a nuoto il Canale, seguendo la barca. Giunto sulla costa turca, ottenne da un ufficiale turco di tornare a Samo con sette imbarcazioni a remi, mediante le quali riuscì a trasferire in Turchia circa 400 uomini che non volevano arrendersi ai Tedeschi. Alle 22.30, durante l'ultimo viaggio, un Mas tedesco scoperse le imbarcazioni e sparò contro di esse alcune raffiche di mitragliatrice che ferirono qualcuno sulla spiaggia di Samo ma nessuno nelle imbarcazioni. L'indomani 23 mattina, il Valente fece un altro viaggio per ricuperare ancora alcuni soldati. Nel pomeriggio ebbe ordini di imbarcare su un veliero turco sul quale


425 egli riuscì a far prendere posto anche ad un centinaio di civili greci profughi di •Samo. Con questo veliero raggiunse Skalanova dove trovò il Generale Soldarelli che gli espresse la sua soddisfazione per l'opera da lui compiuta. Il Valente raggiunse la Palestina, e successivamente - avendo presentato domanda di cobelligeranza - l'Egitto e l'Italia. Per la sua coraggiosa, intelligente ed utile azione il Valente ebbe poi una ricompensa al valore. Il personale della Stazione di Vedetta di Punta Gatitza ebbe ordine dal S.T. Lo Cascio di distruggere la Stazione e di partire. Eseguì l'ordine e con una barca a remi raggiunse Skalanova (Turchia). Il personale della Stazione di Vedetta di San Domenico (Capoposto e 10 uomini) continuò regolare servizio fino al giorno 22 novembre. Il 23, per evitare la cattura da parte dei Tedeschi sbarcati, dopo aver distrutto documenti e materiali, tentò di lasciare l'isola con una barca ma ne fu impedito dallo stato del mare. Vagò per i monti per cinque giorni ed il giorno 27 ritentò la prova con esito felice. L 'evacuazione delle truppe continuò sino al giorno 23 quando unità tedesche entrarono a Porto Tigani con bandiera bianca e chiesero ed ottennr.ro la resa dell'Ufficiale comandante di quel settore. I Tedeschi sbarcarono circa 1000 uomini. Con essi era il Generale Muller. Avevano ottimo armamento individuale, pezzi di artiglieria, mitragliatrici e 8 carri armati leggeri. Erano tutti giovanissimi e dopo una ventina di giorni furono sostituiti da truppe più anziane. Il personale della M.V.S.N. fece subito causa comune coi Tedeschi. Non così gli Ufficiali ed i soldati dell'Esercito rimasti a Samo, buona parte dei quali si sottrasse alla canura rifugiandosi sui monti. Le operazioni di ricupero e di trasferimento in Turchia di questi uomini si protrassero per vari mesi e furono condotte superando gravi difficoltà per la necessità di eludere la vigilanza tedesca sia in mare sia a terra dove i militari sbandati, quando scoperti, venivano subito fucilati. Il totale degli uomini d ella Divisione recuperati fu di circa 4500. Il Generale Soldarelli raggiunse il Cairo 1'8 dicembre ed ebbe un colloquio col Generale Wilson. Furono esaminate le possibilità dello sperato reimpiego della Divisione nelle operazioni militari in corso, ma, per circostanze, il cui esame sarebbe del tutto estraneo alla rr.ateria del presente volume, ta1e reimpiego non poté essere realizzato.


426 2. - N1cARIA Ne abbiamo parlato già varie volte trattando di Lero e di Samo. Vi erano due Stazioni di Vedetta della Marina una a Capo Papas (estremità ovest) ed una a Capo Panari (estremità est). Erano fornite entrambe di Stazione r.t. campale. Vi era un presidio .dell'Esercito. Dopo la prima ribellione dei Greci che il giorno 9 avevano sopraffatto i posti militari (v. Doc. N. 55-50) ed occupato la Stazione di Vedetta di Capo Papas (v. Doc. N. 242-243-244) nella notte fra il 9 e il 10, con la Mz. richiesta a Lero erano stati inviati rinforzi, formati prevalentemente da M.V.S.N. al Comando del Console Piretti. Questi diede notizia della situazione, informò di aver rinforzato la Stazione di Capo Panari, chiese autorizzazione di rinviare direttamente a Lero la Mz. che in conseguenza del m are grosso aveva riportato avaria allo scafo (v. Doc. N. 245). Il Generale Soldarelli risponde ordinando di completare le operazioni e predispone il trasferimento a Samo di tutto il presidio (v. Doc. N . 246). Da Nicaria, in conseguenza di quest'ordine si chiedono istruzioni circa le due Stazioni di Vedetta ed il Generale Soldarelli chiede in proposito il parere a Lero (v. Doc. N. 247-

248). Non abbiamo la risposta di Lero, ma la questione fu superata perchè il Comando di Samo riconsiderata la situazione, m odificò le sue decisioni e stabilì di ritirare da N icaria il presidio dell'Esercito ed il Console Pireni lasciandovi soltanto un reparto della M.V.S.N. al Comando di un Centurione. Il Capoposto della S.V. di Capo Panari, forse indotto in errore dai preparativi di sgombro dei reparti dell'Esercito telegrafa a Samo per chiedere istruzioni (v. Doc. N. 115) ma poi evidentemente la cosa si chiarisce e la Stazione di Ve.detta di Capo Panari rimane aperta ed in efficienza. In guanto a quella di Capo Papas il cui personale aveva raggiunto Lero, senza materiali, senz'armi, senza munizioni (v. Doc. N. 249) il Comando inglese decide di riaprirla ed in conseguenza Lero chiede a Samo se la cosa è possibile (v. Doc. N. 250). La risposta è affermativa e viene deciso l'invio da Lero del Mv. S. Domenico col personale e col materiale (v. Doc. N. 251). Ma il Mv. viene accolto da fuoco di mitragliatrici (forse da parre di qualche dissidente della Milizia, come si può dedurre anche da un telegramma di Nicaria a Samo del giorno 26 che probabil-


42i mente si riferisce ::id una unità inglese che avrebbe dovuto imbarcare la Missione inglese per le isole Cicladi (v. Doc. N. 252) e si rifugia a Fumi (v. Doc. N. 253). Dopo qualche giorno. il tentativo viene ripetuto (v. Doc. N. 254) e questa volta ha buon esito e la Stazione di Capo Papa~ riprende il suo servizio. La situazione rimase tranquilla fino al p0meriggio del 18 novembre, quando si presentarono dei trasporti tedesclù, scortati da siluranti, che, non avendo la Milizia opposto alcuna resistenza, sbarcarono indisturbati le loro truppe. Il Capoposto della Stazione di Vedetta di Capo F anari chiese istruzioni per telefono al Centurione che comandava il presidio. Gli fu detto di raggiungere il paese per costituirsi ai Tedeschi. Il Cap0posto, 2° Capo Segnalatore Angelo Spina, non eseguì l 'ordine e dopa aver distrutto documenti e materiali, coi 13 uomini della Vedetta, con alcuni patrioti greci, con 30 soldati del Genio ed un ufficiale ed un medico della Milizia, si rifugiò sui monti. L'8 dicembre il 2° Capo Spina, per evitare il rischio di essere fatto prigioniero, insieme con 6 dei suoi marinai - a tanto si era ridotto il nucleo, inizialmente ben più numeroso, dei fuggiaschi - riuscì con una barca a raggiungere la costa turca. Il personale della Stazione di Vedetta di Capo Papas, a quanto risulterebbe, in parte fu fatto prigioniero dai Tedeschi mentre tentava di riparare in Turchia, ed in parte poté raggiungere la costa turca Sembra che i Tedeschi non abbiano occupato l'isola in modo permanente ma vi abbiano fatto soltanto saltuarie incursioni.

3. - FuRNI Sembra vi fosse stata istallata una Stazione di Vedetta. Non si hanno notizie sul suo personale. Si presume si sia trasferico a Samo il giorno 21 settembre quando è stato ritirato anche il personale dell'Esercito.


CAPITOLO

III

ISOLE CICLADI

Non facevano parte del Possedimento italiano dell'Egeo, ma erano state occupate nel 1941 in conseguenza della occupazione totale della Grecia da parte dell'Asse. Tranne Milo che era alle dipendenze del Comando facente capo all'Ammiraglio tedesco dell'Egeo, tutte le altre Cicladi erano in mano all'Esercito italiano e dipendevano dal Comando Militare delle Cicladi, con sede a Sira, che a sua volta dipendeva operativamente dal Comando Superiore Forze Armate dell'Egeo, cioè, alla data dell 'armistizio, dal Governatore Ammiraglio Campioni. Caduta Rodi, la direzione operativa passò a] Generale Soldarelli a Samo. Nelle isole principali vi erano reparti dell'Esercito di diversa consistenza, proporzionata all'importanza dell'isola ed aventi compito di occupazione e di ordine pubblico più che di difesa. La Marina aveva nelle Cicladi un Comando Marina con sede a Sira che dipendeva da Mariegeo (Ammiraglio Daviso Rodi) ed alcune Stazioni di Vedetta, di segnalazione, di avvistamento, di ascolto, dislocate nelle isole principali. Queste Stazioni erano armate da pochi uomini comandati da sottufficiali e quasi tutte possedevano una stazione r.t. campale in ausilio al collegamento per cavo. Dopo la caduta di Rodi il Comando Marina di Sira passò alla dipendenza di Lero. Diamo qui le informazioni che si sono potute raccogliere su quanto è accaduto in alcune delle isole Cicladi dopo l'armistizio, esponendo in prevalenza ciò che riguarda il personale della Marina e limitandoci, per le forze dell'Esercito, a riferire quegli avvenimenti che le hanno messe a diretto contatto con Comandi o con elementi della Marina.


429 Dobbiamo comunque far notare, in linea d i massima, che il Generale Soldarelli non ebbe modo di esercitare sulle Cicladi una effettiva regolare azione di comando a causa della inesistenza di mezzi navali - che chiese ma non poté ottenere - e della scarsità e saltuarietà dei collegamenti che non gli consentirono né di essere regolarmente informato di quanto avveniva nelle isole né di far pervenire tempestivamente i suoi ordini quando più sarebbero stati necessari. Il distacco iniziale fra le Cicladi ed il nuovo Comandante Superiore delle Forze Armate in Egeo si fece ancor più netto dal 14 settembre <:ol passaggio di Sira ai Tedeschi. Gli Alleati, nella ripartizione delle giurisdizioni italiane in Egeo, avevano trascurato le Cicladi ed avevano assegnato al Generale Soldarelli soltanto la comoetenza su Samo e Nicaria. Il Generale fece presente tale lacuna alla' Missione inglese a Samo e ne ebbe promesse, convalidate anche dal Generale Brittorous, di una rettifica che però per l'incalzare degli avvenimenti non giunse a maturazione. Ma il Generale Soldarelli si sentì sempre egualmente Comandante Superiore anche delle Cicladi, cercò sempre con tenacia di prendere contatto con i loro presidi e non mancò di sfruttare ogni favorevole occasione per intervenire con i suoi provvedimenti quando possibile od almeno con la sua parola di guida, di incitamento, di fede. Per le circostanze ora esposte, gli avvenimenti nelle isole Cidadi - dei quali d'altronde abbiamo documentazione talvolta abbondante ma nell'insieme frammentaria ed incompleta - si sono svolti per lo più in forma di azioni autonome alle quali ciascun Comandante sul posto ha dato l'impronta personale del suo spirito d i iniziativa, delle sue qualità morali e militari, del suo carattere. 1. -

SIRA

Era sede del Comando Militare delle Cicladi, retto dal Colonnello di fanteria Luigi Gino - Comandante anche del 7° regg. fanteria - il quale dipendeva operativamente dal Comando Superiore Forze Armate in Egeo (Egeomil - Rodi - Ammiraglio Campioni) e disciplinarmente ed ammi nistrativamente dal Comando della Divisione « Cuneo » (Generale Soldarelli) che risiedeva a Samo. A Sira aveva sede anche un Comando Marina retto dal C.F. Ernesto Navone che dipendeva dal Comando Zona M.M. del-


430 l'Egeo (Mariegeo - Rodi - Ammiraglio Daviso). Dal Caposettore Comunicazioni di Sira (S.T.V.c. G. B. Mistrangelo) dipendevano tutte le Stazioni di Vedetta dislocate nelle Cicladi. Nei locali del Comando Marina si trovava un Ufficio telegrafico, collegato a mezzo cavo telegrafico diretto con Marisudest-Atene ed a mezzo cavo telefonico con le isole di Andro, Zea, Nasso. Un preesistente collegamento telegrafico con Creta era interrotto. La difesa marittima comprendeva una batteria navale ed antiaerea da 76/40 su quattro pezzi situata a Capo Vapore, a nord del porto (T.V.c. Angelo Mercalli) una da 76/17 da sbarco a sud del porto (Cap. Art. c. Cimato) ed un gruppo di mitragliere. Vi era una Stazione ài Vedetta sistemata nei locali del Com ando Marina e collegata otticamente con la Stazione di Vedetta di Gaidaro, piccolo isolotto distante da Sira circa un miglio. La Stazione di Gaidaro era dotata anche di Stazione r.t. campale. Un'altra Stazione sorgeva all'estremo Sud dell'isola (Capo Vilostasi) ed una terza all'estremo nord (Capo Trirnesson). L'entrata del porto era chiusa da una rete parasiluri con porta manovrabile. Il totale del personale della Marina non raggiungeva i 500 uomini. Le forze navali dipendenti dal Comando di Sira erano la lla squadriglia Mas e la 2a squadriglia dragamine. La prima faceva parte della III flottiglia avente sede a Lero ed era comandata dal T .V.c. Ercole Rocchi . Tre delle sue quattro unità erano dislocate permanentemente fuori sede ed all'armistizio era di base a Sira (ma non presente la sera dell'8) soltanto il Mas 521, comandato dal Caposquadriglia. La squadriglia dragamine, composta dall'RD 35, Nino Chiesa, Piave, faceva parte della XXXIX flottiglia di sede a Lero ed era comandata dal T.V.c. Ignazio Caruso. All 'armistizio era inoltre dislocato nelle acque delle Cicladi un gruppo di quattro posamine: Gallipoli, Otranto, Albona, Rovigno, dipendente da Marisudest e comandato dal T.V.c. Ferdinando Tornei. Aveva il compito di posare ostruzioni retali esplosive antisommergibili fra le isole di Mykoni e Deios. Le forze dell'Esercito a Sira raggiungevano approssimativamente l'entità di un battaglione (1 500 uomini circa) e disponevano d i proprie stazioni r.t.


431

Vi era anche nell'isola in località detta Finnica una stazione r.t. tedesca con 4 o 5 uomini ufficialmente incaricati del servizio meteorologico. Il morale e lo spirito delle truppe, a Sira come nelle altre isole, erano generalmente depressi soprattutto per il motivo, comune a guasi tutto il personale dell'Egeo, della lunghissima lontananza dalle famiglie e dalla Patria e soltanto una risoluta, energica azione di comando, come si era avuta a Lero ed in qualche altra isola, avrebbe potuto risollevarli. La popolazione civile greca non desiderava che la fine della guerra e dell'occupazione militare e ne diede prova accogliendo con giubilo la notizia dell'armistizio. Questa fu appresa anche a Sira dal giornale radio la sera dell'8 settembre. Nel corso della notte giunse il telegramma di Egeomil (v. Doc. N. 48) che ritrasmetteva il proclama del Capo del Governo ed attirava l'attenzione sulla necessità di reagire « contro eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza». Nella giornata del 9 rientrarono a Sira, richiamati dal Comando Marina i posamine che, scortati dal Mas 521, stavano lavorando alla posa dell'ostruzione esplosiva presso Mykoni. Lo stesso giorno fu dato ordine di togliere le piastre di accensione ad un cenùnaio circa di torpedini « Bollo » immagazzinate a Sira e di disattivare tre siluri appartenenti alla Squadriglia Mas. Nei giorni immediatamente successivi. all'armistizio i contatti fra Sira e le altre isole furono certamente scarsi e poco chiari, né risulta che vi sia stato scambio di comunicazioni ufficiali fra il Comando Militare delle Cicladi - che disponeva di proprie stazioni r.t. _, ed Egeomil od il Comando della Divisione « Cuneo ». Esiste invece un telegramma diretto il giorno 1O da Marina Sira a Marina Lero ---, da cui ancor.a non dipendeva - per chiedere notizie, (v. Doc. N . . 255) telegramma cui Lero rispose il giorno stesso, informando dei combattimenti in corso a Rodi (v. Doc. N . 256). Ma anche se inizialmente scarsa di notizie ufficiali, Sira doveva poi essersi messa al corrente degli avvenimenti svoltisi in Egeo se non altro per il già citato telegramma informativo di Mascherpa, per la ricezione dei telegrammi di Lero e di Samo comunicanti le assunzioni di comando di Egeomil da parte del Generale Soldarelli e di Mariegeo da parte di Mascherpa (v. Doc. N. 89-102), per i contatti che certamente non sono mancati colle isole vicine ed infine per le intercettazioni e per le immancabili


432 indiscrezioni degli operatori r.t. E' infatti Sira che comunica a Lero il giorno 11 l'attacco tedesco al presidio di Thermia (v. Doc. N. 98) e che lo stesso giorno informa Samo della situazione generale (v. Doc. N. 257) e, in relazione agli avvenimenti di Thermia chiede istruzioni sul comportamento da tenere verso i Tedeschi (v. Doc. N. 258). II 12 Sira riceve da Samo precise disposizioni per il concentramento dei presidi e per la resistenza ai Tedeschi (v. Doc. N. 259). Non risulta che Sira abbia dato a Samo l'esplicita assicurazione che i! Generale Soldarelli richiedeva, ma da varie testimonianze di reduci risulta che diverse Stazioni di Vedetta hanno ricevuto da Marina Sira ordine di far ripiegare il loro personale sui presidi dell'Esercito e che i presidi dell'Esercito hanno ricevuto da Comiles Sira l'ordine di prepararsi alìa resistenza. Inoltre da una serie di telegrammi in cui' Sira dà notizie, informa delle difficoltà incontrate, chiede e sollecita un ampliamento dell'ordine, domanda istruzioni su problemi particolari, trasmette informazioni provenienti da altre isole, traspare chiaramente la sollecitudine del Comando di Sira ad adeguarsi lealmente alle intenzioni dei Superiori Comandi (v. Doc. N. da 260 a 269). E questo atteggiamento, come i telegrammi dimostrano, si protrae sino al mattino del 13. Ma non vi ha dubbio - ed alcuni particolari delle relazioni pervenuteci ne danno sicura conferma - che parallelamente ai contatti con l'Egeo, altri ne erano stati presi da parte del Colonnello Gino con la Grecia, contatti questi che potevano essere effettuati direttamente mediante il collegamento telegrafico diretto con Atene ma che forse si svolsero anche a mezzo della stazione r.t. tedesca. Forse per queste due vie sono giunti suggerimenti o disposizioni che, prescindendo dalla dipendenza gerarchica delle Cicladi, sono stati considerati come ordini. Certo è che dopo l'iniziale orientamento dei due Comandanti di Sira verso la leale esecuzione degli ordini pervenuti da Rodi, da Lero e, con particolare accentuazione e chiarezza, da Samo - orientamento del quale abbiamo dato testimonianza - si è verificata a Sira una netta deviazione da questa linea di condotta. Si deve allora pensare aJla dannosa influenza dei contatti avuti con la Grecia: accettando questa ipotesi, i successivi avvenimenti di Sira trovano una logica spiegazione, che non ci esime però ,dal deplorare che il clima di cedimento e di rinuncia creatosi in Grecia nei nostri Comandi -


433 dai quali Sira non dipendeva - abbia potuto avere il sopravvento sul clima di lealtà e di coraggiosa resistenza creatosi invece a Lero ed a Samo dove risiedevano i superiori diretti dei due Comandanti di Sira. La sera del 10 il Mas 521 partì da Sira per Lero ma la sua partenza fu alquanto movimentata. Il personale sia della Marina sia dell'Esercito aveva fatto comprendere la sua ostilità a che le unità navali si allontanassero da Sira cd infatti quando il Mas giunse in prossimità della porta dell'ostruzione portuale fu fatto segno a raffiche di fucileria sparate da terra e d alle navi in porto. Inoltre due razzi rossi furono visti alzarsi da una località vicina ad una caserma, prova questa di una intesa &a marinai e soldati, i quali, a quanto risulterebbe, credevano che sul Mas ci fossero il Colonnello Gino ed il Comandante Navone in fuga. Il Mas tornò all'ormeggio ed il Comandante Navone fece opera di persuasione sul personale dell'Esercito e della Marina perché fosse lasciato partire tranquillamente, assicurando che sarebbe tornato l'indomani ed avrebbe portato da Lcro vestiario e tabacchi. Così il Mas poté partire. Giunse a Lero ma non fece più ritorno a Sira. Portava a bordo la cassa, l'archivio ed il personale dd Comando di squadriglia, imbarcati, come afferma il T.V. Rocchi. per ordine del Comandante Navone. Aveva la richiesta di vestiario e di tabacchi ed un plico diretto al Comandante Mascherpa recante .la qualifica e urgentissimo, riservato alJa persona >. Il Comandante Navone riferisce infatti che la sera dell'll - ma qui vi è certamente un errore di data - aveva avuto comunicazione dal Colonnello Gino che l'indomani sarebbero arrivate a Sira navi tedesche con parlamentari. Aveva deciso allora di informare subito Lero ed aveva scritto una lettera al Comandante Mascherpa per dargli questa notizia, per esporgli la situazione di Sira e per chiedergli istruzioni. Anche il T.V. Rocchi conferma che prima di partire aveva avuto verbalmente notizia dal Comandante Navone dell'atteso arrivo dei parlamentari. A causa dello stato di inquietudine e di preoccupazione del personale, di cui già abbiamo detto, per poter far partire tranquillamente il Mas si era resa necessaria una copertura e questa fu la richiesta di vestiario e di tabacchi. Di essa si parla con sorpresa e con una punta di ironia in alcune relazioni dei reduci da Lero mentre in nessuna relazione e neppure nel diario ufficiale di Lero che va dall'armistizio al

30.


434 26 settembre, si accenna al plico riservato ed alle informazioni del Comandante Navone. Questi poi ebbe anche a dire che l'invio del 521 a Lero oltre che dal motivo già detto era stato determinato dal proposito di sottrarre ai tedeschi l'unica unità moderna e di qualche valore bellico esistente a Sira. Per combattere lo stato di indisciplina dei militari - e che la disciplina lasciasse a desiderare è provato dagli incidenti verificatisi la sera del 10 in occasione della partenza del Mas - il Comando Militare emanò, in data 11, una circolare a carattere preventivo e repressivo (v. Doc. N. 270). Nelle prime ore pomeridiane del giorno 13 giunsero davanti a Sira alcune piccole unità ausiliarie tedesche. Una di esse entrò in porto e sbarcò alcuni parlamentari : due o tre ufficiali fra cui un Capitano di Corvetta. Li accompagnava una diecina di soldati. Non fu opposta nessuna resistenza, il che ha permesso a qualcuno dei reduci di asserire che la venuta dei Tedeschi era stata richiesta da Sira od almeno concordata. I parlamentari si incontrarono in una casa greca col Colonnello Gino, col Comandante Navone, due ufficiali dell'Esercito ed un interprete. Il Capitano di Corvetta tedesco riferì largamente quanto era avvenuto in Grecia insistendo sui particolari delle agevolazioni per il ritorno in Italia fatte alle truppe che si erano arrese. Le condizioni della resa di Sira furono discusse a lungo; le trattative furono anche interrotte e poi riprese. Aerei tedeschi frattanto volavano sopra l'isola minacciosamente ma senza compiere atti ostili. Nel corso delle trattative, a richiesta del Capitano di Corvetta tedesco, fu inviato a Lero un telegramma annunziante l'arrivo colà dei parlamentari tedeschi (v. Doc. N. 110), telegramma cui, come già narrato nella Parte II, fu risposto di dirigere i parlamentari a Samo e di inviare immediatamente a Lero tutte le unità navali presenti a Sira (v. Doc. N. 111). La partenza dei parlamentari, come già detto nella Parte II (v. Doc. N. 114) non ebbe più luogo a causa delle cattive condizioni del mare, ma poiché il Generale Soldarelli, come abbiamo visto, aveva inviato un telegramma nel quale respingeva nettamente la richiesta del colloquio (v. Doc. N . 212) è presumibile che se fossero partiti essi si sarebbero recati a Lero e non a Samo. Come già è stato detto trattando di Samo, il Generale Soldarelli era molto preoccupato per le trattative di Sira e ciò si


435 rileva dai telegrammi da lui inviati al Colonnello Gino successivamente a quello in cui respingeva le proposte del colloquio coi Tedeschi (v. Doc. N. 214-215). Come sappiamo questi due telegrammi non fecero in tempo ad essere trasmessi a Sira, per la chiusura della Stazione r.t ; ma in seguito il Generale Soldarelli, che il giorno 13 aveva ricevuto un telegramma da Lcro in cui si diceva che Sira trattava favorevolmente coi Tedeschi (,·. Doc. N. 213), vuol sapere come tale notizia sia giunta a Lero e Lero risponde allegando il silenzio della stazione r.t.. la mancata esecuzione degli ordini di ripiegamento a Lero del personale e dei mezzi navali ed infine un telegramma giunto a Lero il giorno 13 nel quale Sìra stessa comunicava che le trattative continuavano favorevolmente (v. Doc. N. 271-272). Base delle trattative fu la formale promessa del pronto rimpatrio di tutti i militari. Durante le discussioni fu sempre mantenuto fermo il principio che a Sira sarebbe rimasta alzata la bandiera italiana finché fossero rimasti nell'isola militari italiani. L'indomani 14, a trattative concluse, accanto a quella italiana fu alzata la bandiera tedesca. Il 14 giunse il primo contingente di truppe tedesche di circa 150 uomini. I militari italiani furono interpellati sulla adesione alla causa dell'ex-alleato e ]'adesione, in vista del miraggio del rientro in Patria. fu quasi unanime. Il 18 giunsero alcune unità tedesche, nave da carico Hercules, posamine Drache. posamine ex-Jugolsavo Ciclops. Cominciò ]'esodo delle truppe italiane che si svolse colle unità tedesche, e con quelle italiane rimaste a Sira e passate ai tedeschi. Queste ultime navigavano sono scorta tedesca. L'esodo avvenne a scaglioni e col primo scaglione partirono anche il Colonnello Gino ed il Comandante Navone. All'atto della partenza il Colonnello Gino rivolse per telegramma un saluto ai Comandanti dei presidi delle Cicladi che avevano rifiutato di accettare i suoi suggerimenti sulla linea di condotta da seguire. I porti di approdo delle unità furono Salonicco e Pireo. Entro il mese tutte le truppe italiane avevano ]asciato Sira. All'atto de1la partenza dell'ultimo scaglione la bandiera italiana fu ammainata con gli onori militari resi da un picchetto italiano e da uno tedesco. Le truppe giunte in Grecia, anziché in Italia furono avviate ai campi di concentramento tedeschi, donde i militari di Sira


436 poterono raggìungere l'Italia soltanto dopo molto tempo e dopo aver aderito alla Repubblica Sociale Italiana. La ragione data dai Tedeschi per non aver m antenuto l'impegno assunto è stata che altri reparti italiani dei Balcani, dopo aver aderito, erano passati ai ribelli. Per quello che riguarda la Marina restano ancora da esaminare le circostanze della mancata partenza da Sira per Lero delle unità navali. La Commissione di inchiesta ha indagato a lungo su tale episodio che ha comportato il passaggio ai Tedeschi di sette unità, ma le controversie sulle date, sugli ordini partiti da Rodi. da Lero, da Sarno, che Sira afferma di non avere ricevuto o di avere ricevuto troppo tardi, sui rifornimenti di combustibili, non sono state chiarite in modo esauriente. Risulta dalle relazioni dei reduci che al rientro da Sira delle unità che stavano posando la ostruzione retale a Mykoni, rune le unità ebbero ordine - come già avevano avuto le unità di stanza a Sira - di rifornirsi al completo e di approntarsi e che rifornimento ed approntamento furono espletati il giorno 10 per i posamine ed il giorno 11 per i dragamine. Contemporaneamente agli ordini di approntamento il Comandante Navone impartÌ anche minute e precise disposizioni per il mantenimento dell'ordine, l'osservanza della disciplina e la difesa anche con le armi da qualsiasi attacco (v. Doc. N . 237). Comunque rinunciamo - anche perché di scarsa importanza - alla particolareggiata ricostruzione delle circostanze relative alle unità, ai loro rifornimenti. agli ordini ricevuti, alla loro mancata partenza per Lero. Rinunciamo pure - perché sarebbe arbitraria - alla interpretazione delle intenzioni di chi quegli ordini avrebbe dovuto eseguire. Tuttavia, sulla scorta dei concreti elementi raccolti. possiamo dire che sembra essere nella logica dei fatti. così come essi si sono svolti, che il Comandante Navone in accordo con il Colonnello Gino suo superiore diretto sul posto, del quale abbiamo già visto i diretti contatti avuti dopo l'armistizio con la Grecia - dopo aver provveduto a salvare il Mas che era la sola unità moderna bellicamente importante, abbia invece voluto trattenere a Sira le altre unità vecchie, lente. di modestissima efficienza bellica, per mantenere sotto mano dei mezzi che potevano riuscire assai utili per la prossima prevedibile evacuazione dall'isola della guarnigione. In quanto al loro mancato affonda. mento dopo l'arrivo dei Tedeschi. basta ricordare quanto sin'ora


437 abbiamo esposto per rendersi conto che non c·era a Sira il clima morale per l'esecuzione di un gesto di tal natura che si sarebbe dovuto compiere con la sicura prospettiva di immediate rappresaglie aeree o di altra natura. Delle unità navali italiane partite da Sira per la Grecia si è saputo soltanto che Gallipoli, Otranto, Albona, Rovigno, Piave, furono visti affondati in seguito a bombardamenti aerei nel porto di Salonicco. Del RD 35 e del Nino Chie<a non si sono potute avere ulteriori notizie. Un'ultima notizia che riguarda Sira è l'arrivo del Mas 522 al comando del S.T. C.R.E.M. di c. Carlo Begh i, dopo l'episodio di violenza e di defezione che abbiamo ampiamente narrato nella Parte Il. Il Mas è giunto a Sira il giorno 19, cioè dopo la partenza del Comandante Navone. Il S.T. Beghi partì subito per la Grecia. Il S.T.V. Mistrangelo già Capcsettore delle Comunicazioni di Sira riferisce di avere assunto il comando del Mas, per ordine del T.V. Caruso già Comandante della squadriglia dragamine, per eseguire, insieme con due dragamine tedeschi, una missione all'isola di Tino allo scopo di prelevare il personale del presidio delle Stazioni di Vedetta e portarlo a Sira. La missione fu eseguita e se ne trova conferma - sebbene con versione assai discordante per quanto riguarda le circostanze dell'incontro in mare fra il Mas e la imbarcazione dei profughi - nella relazione di un reduce della Stazione di Vedetta di Mykoni, il _cui personale si era trasferito a Tino.

2. -

THERMIA

Ne abbiamo parlato più volte trattando d i Lero e d i Sira. Non risulta vi fossero Stazioni dii Vedetta della Marina. L'Esercito vi aveva una mezza compagnia ridotta, circa 60 uomini. Un reparto tedesco, fornito di mortai. vi sbarcò di sorpresa il giorno 11 settembre ed impose la resa (v. Doc. N. 98-99).

3. - ZEA La Marina vi aveva due Stazioni di Vedetta. una a nord e una a sud, entrambe fornite di radio campale. Attraverso la centrale dell'isola vi era collegamento telegrafico e telefonico con Sira e con Atene. L'Esercito vi aveva una mezza compagnia ridotta.


438 circa 90 uomini, al comando di un Capitano che dipendeva da Sira. Risulta che il Comando di Lero d'accordo col Generale Soldarelli in data 12 settembre aveva autorizzato Marina Sira a mettere a disposizione del Comando Militare delle Cicladi i mezzi necessari per trasferire il presidio a Sira. Ma i mezzi mancavano e lo stesso giorno Zea fu sorvolata da aerei tedeschi. Giunsero poi alcune unità navali e l'isola fu occupata.

4. -

STRONGILI

Vi era una Stazione di Vedetta fornita di radio campale. Non risulta vi fosse presidio dell'Esercito. Infatti il Capoposto della Stazione, Serg. Segn. Giuseppe Pergolis il giorno 12 settembre ebbe ordine da Sira di ripiegare sul centro dell'Esercito più vicino. Tutto il personale si trasferì quindi ad Antiparo e poi, insieme col presidio di Antiparo, a Nasso. Da Nasso il Capoposto con 4 marinai fu aggregato a quel gruppo, che, come abbiamo già accennato e come vedremo trattando di Nasso, si recò a Samo. Ivi giunto, data la situazione creatasi a Nassa il Pergolis fu aggregato alla S.V. di Cocicca dove rimase sino all'evacuazione di Samo, passando poi in Turchia.

5. -

SERPHO

La Marina vi aveva due Stazioni di Vedetta una a nord ed una a sud, quest'ultima fornita di stazione r.t. campale. L'Esercito vi aveva un piccolo presidio. Giunse da Marina Sira comunicazione .dell'armistizio e disposizione di distruggere il materiale superfluo e di riunire il personale delle due stazioni - previ accordi col Comandante del Presidio Tenente di fanteria Vittorio Addimando - in una sola posizione dalla quale fosse più facile organizzare la difesa contro possibili attacchi nemici. Successivamente fu specificato, sempre da Sira, che per nemici si dovevano intendere i Tedeschi. Il giorno 11 la Stazione di Vedetta unica, fornita di radio campale, era installata e, con l'aiuto delle truppe dell'Esercito, era stata attrezzata a centro di resistenza. Lo stesso giorno giunse notizia che il presidio di Thermia era stato sopraffatto da forze tedesche. Nei giorni successivi giunsero da Sira ordini e contr'ordini. Fu dap-


439 prima comunicato che sarebbe stato inviato un mezzo per il nt1ro di tutte le forze e poi che il mezzo previsto aveva fatto avaria. Serpho informò che poteva disporre di altri mezzi e chiese ordini, ma Sira non rispose. Essendo in contatto telefonico con Siphano venne a sapere da quest'isola che i Tedeschi si erano impadroniti di Sira. Successivamente fu comunicato che i Tedeschi avrebbero inviato dei mezzi per imbarcare i militari ai quali sarebbe stata offerta nuovamente la possibilità di combattere. Il 17 giunse un messaggio cifrato del Colonnello Gino il quale comunicava di essere in viaggio per l'Italia con le sue truppe. Il Capoposto della Stazione di Vedetta, in previsione dell'arrivo dei Tedeschi, fece distruggere tutti i documenti ed i materiali, compresa la stazione r.t. Il 19 giunsero infatti alcuni motovelieri tedeschi sui quali fu fatto imbarcare tutto il personale, Marina ed Esercito, 34 uomini in tutto che furono portati prima a Siphano, dove fu imbarcato anche .quel presidio, · e poi al Pireo.

6. -

MYKONI

Vi era una Stazione di Vedetta della Marina fornita di Stazione r.t. campale ed una Sottostazione di segnalazione. Vi era collegamento telefonico e telegrafico con Sira. tramite Tino. Vi era un presidio dell'Esercito. Sembra che l'ufficiale dell'Esercito comandante del presidio, abbia informato il personale della Stazione di Vedetta dell'armistizio ed abbia poi dato disposizioni di recarsi a Sira e passare ai Tedeschi. Il Capoposto della Stazione avrebbe distrutto documenti e materiali e si sarebbe poi imbarcato su un caicco con i soldati insieme col suo personale. Sarebbero passati da Tino dove avrebbero dovuto imbarcare anche il presidio di quell'isola. Ma a Tino tutto il personale della Marina avrebbe preso un altro caicco con l'intenzione di recarsi a Samo anziché a Sira. Senonché il 14 settem:bre, a poche miglia da Samo, avrebbero incontrato una unità con bandiera tedesca (probabilmente si trattava del Mas 522 portato a Sira dal S.T. Beghi come narrato nella Parte II) sulla quale o.ltre ad ufficiali tedeschi vi era il S.T.V.c. Mistrangelo. Caposettore comunicazioni di Sira. L'unità tedesca avrebbe mitragliato il caicco per farlo fermare. poi l'avrebbe preso a rimorchio portandolo a Sira donde tutto il personale fu inviato :il Pireo, il 16 settembre, a mezzo del draga-


440 mine Rovigno. Queste not1z1e, desunte dalla relazione di un reduce, sono probabilmente attendibili nelle loro linee generali. Non lo sono certamente per quanto riguarda le date che non concordano con quelle ricavate dalle relazioni - assai più solidamente documentate - degli avvenimenti di Sira. Da altre fonti risulta che un gruppo di militari di M ykoni e di Tino avrebbero lasciato l'isola il 5 ottobre diretti a Samo. Alcuni invece sono rimasti, aiutati dalla pcpclazione locale, e sono poi passati in altre isole per tentare di raggiungere Samo.

7. -

TINO

Vi era probabilmente una Stazione di Vedetta della Marina del cui personale non abbiamo particolari notizie. Vi era un p!Ccolo presidio dell'Esercito. Il 20 il Comandante del presidio, Capitano Straulino, aveva chiesto istruzioni a Samo e Samo aveva risposto ordinando di resistere dando istruzioni per la organizzazione della difesa. Tino aveva informato che la resistenza poteva durare al massimo due giorni e quindi il 21 settembre il Comando di Samo aveva autorizzato il presidio a ripiegare su Samo o su Nicaria. Quello stesso giorno però giunse a Tino una spedizione tedesca composta di una unità leggera, un piroscafo e tre Mv. Avutane notizia Samo ordinò ancora di resistere e promise rinforzi, ma una parte del presidio fu catturata e portata a Sira ed una parte, circa 60 uomini, in esecuzione di ulteriori ordini giunti da Samo, riuscì a sfuggire rifugiandosi sui monti. 11 23 settembre i Tedeschi abbandonarono l'isola.

8. -

ANDROS

La Marina aveva ad Andros una Stazione di Vedetta munita di radio campale e forse anche una stazione di segnalazione, nella quale, a quanto risulta, al momento dell'armistizio si trovava un gruppo di militari tedeschi comandato da un sergente, e fornito di una propria stazione r.t. Le forze dell'Esercito erano costituite dal III btg. dell'8° reggimento fanteria su tre compagnie di fanteria, dotate di sole armi portatili ed automatiche, in totale circa 350 uomini, dislocate in


441 diverse località dell'isola. Le comandava il Ten. Col. di fanteria Antonio Mela. La notizia dell'armistizio giunse alla S.V. da Marina Sira a mezzo telegramma cifrato. Disposizioni non ne giunsero fino al pomeriggio del 9 (o del 10) allorché venne l'ordine di trasferire il personale della stazione nella stessa località dove si trovava anche il personale della stazione tedesca. In accordo col Comando Mjlitare il trasferimento fu eseguito durante la notte e soltanto nel pomeriggio successivo fu ristabilito il contatto r.t. con Sira. Poté così giungere il giorno 12 l'ordine dal Comando di Samo di trasferirsi a Samo. Il mattino del 13 il T en. Col. Mela, per il tramite di Sira, comunicò a Samo che il btg. si stava concentrando a Porto Andros e chiese di essere informato con 4 ore di anticipo dell'arrivo dei mezzi navali (v. Doc. N. 269). Sempre per il tramite di Sira giunse a Samo un telegramma in cui si comunicava che il distaccamento tedesco aveva ricevuto ordine di sparare su qualsiasi natante in arrivo e-0 in partenza e si richiedevano istrUzioni anche in relazione ad un telegramma in chiaro a firma Biancheri (cognome dell'Ammiraglio che era stato fino al maggio 1942 Comandante di Mariegeo Rodi) (v. Doc. N. 274). Il Comando di Samo telegrafò a Sira di far ripetere in cifra il telegramma giunto ad Andros con la firma Biancheri (v. Doc. N. 275). Giunsero poi altre comunicazioni per il Comando Militare, nulla per la Stazione di Vedetta. Nel pomeriggio del 13, mentre la Stazione r.t. stava ricevendo da Sira, la comunicazione fu interrotta improvvisamente e da quel momento ogni contatto con Sira venne a cessare. Il giorno 14 il sergente tedesco con altri due uomini si presentò al Comandante Militare e lo informò di aver ricevuto ordine dai propri superiori di chiedere agli Italiani di deporre le armi e di prepararsi per essere portati al Pireo. Dalla testimonianza del Capoposto della Stazione di Vedetta (2° Capo Iader Castagnoli) risulta che il Ten. Col. Mela (cui era giunto precedentemente da Sira un radiotelegramma circolare che informava di simili proposte fatte dai Tedeschi ad altre isole e chiedeva ad ogni Comando di interpellare i dipendenti sulle loro intenzioni in merito) respinse la proposta e riunì tutte le sue forze nell'abitato di Andros. Quello stesso giorno la S.V. riuscì a mettersi in contatto con Lero, e, per prima cosa informò (v. Doc. N. 276) che dalla sera del 13 non era più riuscita a comunicare con Sira. Successiva-


442 mente espose la situazione di Andros e chiese istruzioni. Lero rispose (v. Doc. N . 116) di lasciare l'isola con un motoveliero o veliero, di recarsi a Lero e distruggere i materiali non recuperabili o trasportabili. La totale mancanza di mezzi non permise la esecuzione dell'ordine. All'alba del 16 furono avvistate cinque unità ausiliarie leggere che dopo essersi avvicinate al porto di Gavrion, non avendovi trovato nessun soldato italiano, dirigevano su Andros. Il Ten. Col. Mela, subito informato, ordinò il posto di combattimento. Quattro delle unità si fermarono al largo, una entrò in porto (probabilmente con bandiera bianca). Ne scese un picchetto di uomini ed un ufficiale che si recò dal Comandante Militare per informarlo della adesione di Sira alla causa tedesca e per chiedergli nuovamente la consegna delle armi e l'approntamento delle truppe alla partenza per ·il Pireo. Il Comandante riunì tutto il personale, espose la situazione, decise di resistere ed ordinò di prendere l'assetto di combattimento. I1 Capoposto della S.V. chiese istruzioni a Lero circa la S.V. tedesca (v. Doc. N. 123). Da Lero fu risposto (v. Doc. N. 124) di considerare i Tedeschi nemici, catturarli e distrUggere la loro stazione r.t. Poiché ad un certo momento era sembrato erroneamente che il Comando stesse per decidere d i accettare la intimazione tedesca di resa, uno dei marinai, nel timore che la radio campale potesse cadere in mano ai Tedeschi in condizioni di efficienza, ne ruppe le valvole. Verso la sera le unità tedesche aprirono il fuoco contro l'isola, continuarono a sparare fino alle 3 del mattino del 17 poi si allontanarono, portando via anche il personale della loro Stazione di Vedetta. Il 17 fu giornata calma ed il personale della nostra Stazione di Vedetta si trasferì nei locali abbandonati dai Tedeschi. Due uomini, autorizzati dal Comandante Militare, si recarono volontariamente nella vicina isola di Tino nella speranza di trovare delle valvole r.t. per riattivare la radio campale, ma non fecero più ritorno. Il 18 le uni tà navali tedesche tornarono in maggior numero ed aprirono il fuoco contro l'isola che rispose come poté, con fucili e mitragliatrici, fino ad esaurimento delle munizioni. Il personale della Stazione di Vedetta rimase al suo posto, finché essendo stato centrato dal tiro nemico il fabbricato della Stazione. fu necessario abbandonarlo. Tutto il materiale della Stazione fu


443

distrutto ed il personale si mise a disposizione oel Comando dell'Isola. Mentre durava il combattimento si svolse fra Andros e Lero un interessante scambio di messaggi che sono riportati nella documentazione della Parte II da N . 127 a N. 134 e che non essendosi potuto ripristinare l'uso della radio campale sono stati certamente trasmessi via filo (qualcuno di essi porta esplicitamente l'indicazione «filo~). Si rileva da questi messaggi l'alto spirito e la ferma volontà di combattere del presidio. 11 Comando di Lero che non aveva alcuna possibilità di provvedere direttamente e che invano si era rivolto al Comando Alleato per invio di aiuti o almeno di mezzi per ritirare le truppe, in base all'ultimo telegramma ricevuto da Andros (v. Doc. N. 133) comunicò a Samo che Andros era stato occupato da Tedeschi (v. Doc. N. 277). La realtà era invece diversa perché, quando i Tedeschi cominciarono a sbarcare, le truppe, avendo rapidamente superato la crisi che, forse per effetto del telegramma di cui al documento 130 aveva portato alla decisione di cedere (v. Doc. N. 133) non si arresero ma si ritirarono su posizioni più alte e più arretrate dando inizio alla resistenza. Il 23 il Comando di Samo che fino allora aveva avuto soltanto pache e non chiare notizie sulla situazione di Andros, venuto a conoscenza della nuova situazione telegrafò di resistere finché possibile e pai darsi alla montagna. Promise inoltre l'invio di mezzi per il ritiro appena possibile (v. Doc. N. 278-279). Lo stesso 23 sera giunse al Comando di Andros (non si sa mediante telegramma via filo o portato da un messaggero) una esortazione del Comando Alleato a continuare a resistere ed una promessa di invio di rinforzi per l'indomani. Sicché quando l'indomani 24 furono avvistate altre unità che dirigevano su Andros, in primo tempo sorse il dubbio che potessero essere alleate. Fu invece accertato che si trattava di rinforzi tedeschi. Le nostre truppe si mantennero sulle posizioni montuose dell'interno, e, dove possibile, con gli scarsissimi mezzi a disposizione, fu opposta resistenza ai Tedeschi (v. Doc. N. 280-281). Il Comando di Samo incitò sempre a resistere (v. Doc. N. 282-283) ed in base ad informazioni che riceveva da Andros interessò alla sorte dell'isola il Comando inglese, col quale furono presi particolari accordi per rifornimenti ed aiuti da pacaradutare. Ma la cosa non giunse ~ realizzazione. I Tedeschi un po' alla volta riuscirono a sopraffare


444 i diversi nuclei rimasti privi di munizioni, a farli png1orneri, ed a portarli quindi m Grecia donde furono avviati ai campi di concentramento. Al Capoposto della Stazione di Vedetta Castagnoli furono contestate le comunicazioni fatte a Lero e fu quindi piantonato, minacciato, malmenato sino a farlo svenire. Fu anche rinchiuso per qualche giorno nel carcere di Atene poi passò ai campi di concentramento, prima in Grecia e successivamente in Germania. Il T en. Col. Mela aiutato da quattro Greci fidati, poté, insieme con l'attendente, un sergente r.t. e due soldati rimanere per qualche mese alla macchia nonostante la taglia posta dai Tedeschi. Il 12 novembre riuscì a raggiungere Tino donde sperava trasferirsi a Samo od in Turchia ma il 30 novembre fu catturato dai Tedeschi, portato a Sira, poi al Pireo e succes~ivamente nei campi di concentramento in Germania..

9. -

NAXOS

La Marina vi aveva una Stazione di Vedetta fornita di radio campale. Le forze dell'Esercito erano costituite dal Comando del I btg. del 7° rgt. fanteria « Cuneo », retto dal Capitano di fanteria Giovanni Rustichelli e costituito da 1 compagnia comando, 1 compagnia fucilieri, 1 compagnia antiaerea. Vi erano anche Carabinieri e Guardie di Finanza. In totale erano circa 700 uomini con 8 mitragliere Breda da 8 mm., 18 mortai da 45 mm., 2 mitragliere da 20 mm. e 13 fucili mitragliatori. Altre compagnie del btg. erano dislocate a Paro, Antiparo, Siphano. Il piano di difesa di Naxos prevedeva soltanto la difesa del porto nella intenzione di mantenere "libere le comunicazioni con l'esterno e poter ricevere rinforzi. Di conseguenza nme le scorte di materiale erano concentrate nell'abitato di Naxos prossimo al porto. La notizia dell'armistizio, appresa dalla radio, provocò agitazioni nella popolazione greca e si verificò qualche incidente. Il Comando era in contatto col Comando militare delle Cicladi. da cui dipendeva. La sera dell'8 giunse da Sira la comunicazione ufficiale dell'armistizio con l'ordine di sospendere ogni ostilità contro gli anglo-americani e di reagire ad atti di violenza di qualsiasi altra provenienza. La sera del 9 venne precisato l'ordine di reagire a qualsiasi atto di violenza tedesca o della popolazione civile per evitare di essere disarmati e sopraffaai. Il giorno 10


445 venne confermato di permettere eventuali sbarchi anglo-americani e di non operare distruzioni. L'l l vennero comunicati episodi di violenza da parte dei greci (Andros) e vittoriosi attacchi tedeschi (Thermia) contro nostri posti militari e fu raccomandata attenta vigilanza ed applicazioni di severe mi~ure di sicurezza. Il personale della Stazione di Vedetta, in seguito a ordine ricevuto, ripiegò su Naxos città e si riunì ai reparti aell'Esercito. Il 12 venne comunicato l'ordine del Generale Soldarelli di ripiegare per btg. su Santorino, Sira e Naxos e fu ribadito l'ordine di resistere a qualsiasi tentativo da parte tedesca. (Dei ripiegamenti ordinati risulterebbe che fu potuto eseguire soltanto quello di Antiparo su Naxos). Il 13 il Colonnello Gino telegrafò da Sira che i Tedeschi si erano presentati offrendo la scelta fra combattere agli ordini di Mussolini o essere catturati e portati in Germania. Ne seguì un vibrato scambio di telegrammi, nei quali da Naxos si manifestò la volontà di resistere. Il Colonnello Gino replicò comunicando la propria decisione di rimanere coi tedeschi, lasciando però ai dipendenti libertà di azione; poi, partendo per l'Italia. inviò il suo saluto. Naxos era rimasta isolata, priva di comunicazioni, e circondata da isole già cadute in mano ai Tedeschi o prossime a cadervi perché indifese ed inermi. Il cavo telegrafico era controllato dai Tedeschi, la stazione r.t. poteva comunicare soltanto con Sira occupata dai Tedeschi. Nonostante la ostilità della popolazione e la conseguente prevedibile difficoltà di rifornimenti alimentari. il Comando decisè, nel caso di sbarco tedesco, di darsi alla guerriglia, lasciando soltanto un reparto inquadrato al porto per una prima difesa. Pensò poi di prendere contatto con Lero ed a questo scopo il 21 settembre fece partire un motoveliero col Tenente Costantino Sarri, un altro ufficiale ed una piccola scorta. Il giorno 22 nel pomeriggio si presentò davanti a Naxos una formazione navale tedesca proveniente da Mykoni, composta di un piroscafo da 100 tonn. circa, munito di almeno due cannoni. due motovelieri da 150 tonn., armati da 3 cannoni ed una torpediniera. Uno dei Mv entrò in porto. Ne scese un Tenente tedesco accompagnato da un marinaio e da un interprete in divisa da caporale della M.V.S.N. L'ufficiale tedesco propose l'imbarco degli uomini, dei materiali, dei viveri e la partenza per il Pireo. Dal Pireo gli uomini avrebbero proseguito per Mestre e, dopo una licenza, avrebbero avuto nuove armi ed avrebbero ripreso a com-


446 battere. Il Capitano Rustichelli finse di accettare, ma nella notte concentrò tutti i reparti (cioè circa 700 uomini) nel centro dell'isola abbandonando i materiali al porto dove caddero preda della popolazione greca (v. Doc. N. 248). L'indomani i Tedeschi ordinarono al podestà di ricuperare i materiali e, dopo aver sparato alcuni colpi contro l'isola, ripartirono preannunciando il loro ritorno. Frattanto il giorno 23 la spedizione del Tenente Sarri era giunta a Lero, aveva messo al corrente della sintazione l'Ammiraglio Mascherpa ed aveva chiesto aiuti che l'Ammiraglio, date le circostanze, non era in grado di fornire. Dovette limitarsi a riferire al Comando inglese. Il 25 il Tenente Sarri tornò a Naxos con una motovedetta inglese sulla quale erano anche due ufficiali di marina inglesi ed un altro ufficiale con 8 < comrnandos >. La Missione inglese si rese conto delle necessità dell'isola e pubblicò un bando per invitare la popolazione greca ad aiutare le truppe italiane. La Missione ripartì nella notte fra il 27 ed il 28 e persuase il Capitano Rustichelli a partire con essa per recarsi a conferire coi Comandi, portando con sé anche una quarantina di uomini, allo scopo di ridurre il contingente, che si trovava in difficoltà per i viveri. A Naxos rimase in comando il Capitano Attilio Greco e non sembrava vi dovessero essere particolari preoccupazioni dato che i Tedeschi avevano dichiarato che avrebbero lasciato un mese di tempo alle truppe per le decisioni da prendere. La Missione toccò Paros, dove il presidio di circa 100 uomini si era ritirato sui monti, ed il 29 giunse a Lero. Il Generale Soldarelli fin dal giorno 28, in seguito ad informazioni ricevute da due Sottufficiali aveva chiesto a Lero l'invio di un aereo per portare ordini di riunire i reparti e di disporli a difesa in attesa di istruzioni (v. Doc. N. 285). Ma Lero aveva risposto che non vi era alcun aereo né italiano né inglese e che avrebbe inviato il messaggio a Naxos con un caicco inglese (v. Doc. N. 286). Informato dell'arrivo a Lero del Capitano Rustichelli. il Generale Soldarelli, sentito il parere anche del Generale Brittorous, ordinò al Capitano di rientrare a Naxos per organizzarvi la difesa e la resistenza (v. D oc. N. 287-288). Il Capitano Rustichelli rispose illustrando gli dementi della situazione di Naxos. specificando gli aiuti occorrenti e proponendo lo sgombero se questi non potevano essere inviati nella misura e qualità neccs-


447 sarie (v. Doc. N. 289). L'Ammiraglio Mascherpa, in data 1° ottobre, comunicò che il Comando inglese, non potendo inviare subito un mezzo a Naxos, riteneva opportuno che il Capitano Rustichelli si recasse a Samo con un Mas, per prendere diretto contatto coi Comandi. rientrando a Lero in serata con lo stesso mezzo (v. Doc. N. 290). Dopo l'arrivo a Samo del Capitano Rustichelli il Generale Soldareli si consultò nuovamente col Generale inglese, non poté promettere né rinforzi né rifornìmenti, ma non autorizzò il ritiro del presidio. Il Capitano Rustichelli, tornato a Lero, non trovò nessun mezzo che lo partasse direttamente a Naxos e fu costretto a girare di isola in isola, finché il 15 ottobre fu di nuovo a Naxos, dove apprese che il 12, essendosi i Tedeschi presentati in forze, il Comandante interinale aveva dovuto accettare la resa. Molti ufficiali e soldati però si erano ritirati sui monti nella speranza di riuscire pai ad evadere. Infatti nel'isolotto di Kupho il Capitano Rusticbelli trovò 100 uomini con due ufficiali. Avrebbe voluto portarli a Samo, ma non riuscì a trovare un mezzo. Si recò allora nuovamente a Samo donde tornò con viveri e nafta che doveva servire per far muovere un Mv che era ad Amorgos, tuttora in mani italiane. Ma quando un Tenente si recò con 130 uomini ad Amorgos, accadde che contemporaneamente vi giunsero anche i Tedeschi i quali fermarono gli Italiani e li fecero prigionieri. Con la caduta di Lero e d i Samo, a Naxos ogni speranza era venuta meno. Vi erano rimasti circa 100 uomini di cui qualcuno riuscì a riparare in Turchia, altri finirono in mano tedesca. Alcuni, fra cui due ufficiali, riuscirono a rimanere nascosti ma liberi, fino all'arrivo degli Alleati, nel 1945. Abbiamo riferito con una certa abbondanza di particolari la storia di Naxos anche se essa riguarda soltanto indirettamente la Marina perché essa costituisce un tipico esempio delle strane ed imprevedibili circostanze nelle quali si sono dibattuti alcuni nostri presidi dell'Egeo in conseguenza dell'improvviso armistizio.

10. -

AMORGOS

I documenti di cui disponiamo attribuiscono a quest'isola una Stazione di Vedetta da istituire. E' molto probabile che essa alla epoca dell'armistizio fosse in efficienza, ma non abbiamo nes-


448 suna precisa notizia del suo personale. Vi era un presidio dell'Esercito di 140 uomini che dipendevano dal Comando di btg. di San. torino. col quale Amorgos si manteneva in contatto r.t. Il giorno 29 settembre però Santorino comunica a Samo che il collega. mento con Amorgos è interrotto causa esaurimento delle pile di radio Amorgos (v. Doc. N. 291). Non risulta che il collegamento sia stato poi ripreso. Il giorno 23 ottobre giungono ad Amorgos una settantina di militari appartenenti al reparto di Naxos che si erano in primo tempo rifugiati in piccoli isolotti dell'arcipelago e che speravano poter raggiungere Samo (v. Doc. N . 292). Il giorno 25 ottobre il Generale Soldarelli ordina al Comando del btg. di Santorino di ritirare possibilmente a Santorino il presidio di Amorgos e quel Comando risponde che non può farlo per assoluta mancanza di mezzi (v. Doc. N. 293-294). Il 29 Santorino informa Samo · che a.d Amorgos sono· giunti 3 idrovolanti e 2 piroscafi tedeschi ch_e hanno iniziato lo sbarco (v. Doc. N. 295). Risulta anche da altre fonti che i giorni 30 e 31 erano in corso ad Amorgos combattimenti. E' . da presumere che tutte le truppe siano state fatte prigioniere. Ad esse si sono aggiunte, come già detto trattando di Naxos, i 130 uomini di Naxos che al comando di un Tenente si erano recati ad Amorgos per prelevare un Mv.

11. -

SA1'1.0RlNO

C'era una Stazione di Vedetta della Mar1na fornita di Sta· zione r.t. campale. Di essa e del suo personale non abbiamo par· ticolari notizie. Vi era collegamento con Sira a mezzo cavo sottomarino. L'Esercito aveva a Santorino il Comando del III btg. del 7° rgt. fanteria, retto dal Ten. Col. Emanuele Bruno. La forza del presidio era di circa 500 uomini. Altri reparti del btg. erano dislocati nelle isole vicine. Santorino ebbe da Sira i primi ordini di concentrazione dei renarti e di resistenza ma dopo la caduta di Sira rimase isolata. Soìtanto il 23 settembre poté prendere contatto r .t. col Comando Divisione di Samo. Il T en. Col. Bruno aveva già per suo conto preso una linea di condotta ispirata alla leale osservanza degli ordini del Governo legittimo, aveva organizzato come meglio poteva la difesa e si era preparato alla resistenza. Samo gli dà istruzioni, lo rincora e lo elogia. La concentrazione dei presidi delle altre isole a Santorino ordinata dal Comando Divisione può es-


449 sere effettuata solo in mm1ma parte per mancanza di mezzi (v. Doc. da 296 a 301). Nell'isola le difficoltà insite nella situazione - grave fra rune le scarsità di viveri - si accrescono per )a ostilità della popolazione, che spinge il Ten. Col. Bruno a chiedere l'invio di una Missione inglese per fare opera di chiarificazione. Gli Inglesi, interessati dal Generale Soldarelli, in primo tempo lanciano su Santorino (come su altre isole) dei volantini in cui invitano i Greci a collaborare con gli Italiani nel comune interesse (v. Doc. N. 302). Poi sembra abbiano approntato la Missione che però non è mai giunta sul posto. In novembre l'isola cominciò ad essere sottoposta a frequenti attacchi aerei. L'll novembre il Ten. Col. Bruno poté trasmettere a Brindisi un telegramma indirizzato al Capo di Stato Maggiore dell'Esercito che dice: « Difendo con III/ 7° isola Santorino. Ten. Col. Bruno>. Successivamente rimase di nuovo isolata e solo da informazioni raccolte venne a conoscenza della caduta di Lero. Il 25 novembre poté avere un nuovo fortuito collegamento r.t. con Brindisi. Espose la situazione, chiese aiuti, specialmente aerei. Gli fu risposto di rivolgersi al Comando di Samo. Il 28 novembre si presentarono davanti all'isola 5 unità navali tedesche protette da aerei e fu iniziato lo sbarco. Vi fu una certa resistenza iniziale ma poi la dispo:1ibilità dei mezzi e delle forze, la ostilità della popolazione, )a incombente minaccia aerea consigliarono la resa. E fu l'ultima delle isole a cadere. Il personale fu fatto prigioniero, portato in Grecia e poi nei campi di concentramento in Germania.

12° - Altre Stazioni di Vedetta la Marina aveva a Policandro e probabilmente anche a Sifano ed Anafi. Del loro personale non ci sono giunte notizie. Si ritiene che abbia ripiegato su Santorino insieme con i rispettivi presidi dell'Esercito.


CONSIDERAZIONI FINALI

Nel grande quadro della seconda guerra mondiale gli avvenimenti dell'Egeo non sono che un piccolo particolare. Le forze presenti in Egeo erano numericamente assai modeste in confronto delle enormi masse che si sono scontrate in altri teatri di operazione. Tuttavia il carattere delle azioni che si sono svolte in Egeo nell'autunno 1943 offre molti importanti aspetti, degni di meditazione, ed è fertile di utili ammaestramenti. In primo luogo in Egeo si è manifestato con particolari aspetti quel complicato fenomeno che si chiama il rovesciamento delle alleanze. Questo evento politico-militare, col quale una Nazione tenta di sottrarsi in extremis all'esito disastroso di una guerra che patrebbe condurla al suo totale annientamento (e solo circostanze di questa gravità possono giustificare un atto altrimenti deplorevole), costituisce un severo banco di prova per un governo e per un popalo. Eventi di tale natura maturano in generale gradatamente e, anche se auspicati dalla maggioranza, trovano solo in poche menti una formuh?zione concreta. Essi hanno poi uno sviluppo improvviso (per approfittare, più rapidamente che sia possibile, di circostanze favorevoli o ritenute tali) e non possono, per inderogabili ragioni di riservatezza, appoggiarsi per l'attuazione su una preparazione accurata: per questo esigono, ad attuazione avvenuta, una chiara, energica, ininterrotta opera di guida e di comando. Bisogna illuminare le menti con la massima rapidità, bisogna improvvisare e fare improvvisare operazioni che in condizioni normali richiederebbero lungo e metodico studio. Per circostanze il cui esame esula dagli scopi di questo volume, in Italia l'azione di guida e di comando ,del Governo non h a potuto manifestarsi all'atto della proclamazione dell'armistizio e poco ha potuto essere realizzata nelle ore e nei giorni immedia-


451 ta.mente successivi. Soltanto le Forze Navali hanno avuto direttive sufficienti ad evitare, anche dopo la perdita della Roma e del Comandante in Capo della Squadra, errori che avrebbero fatalmente compromesso il successo politico dell'operazione. In quasi tutti gli altri campi la carenza dell'azione governativa, conseguente all'eccezionalità degli avvenimenti, ha prodotto danni gravissimi sul terreno militare e smarrimento e crisi sul terreno morale. Trattando a ragion veduta gli avvenimenti di quel periodo, non vanno dimenticate queste premesse di ordine generale: è particolarmente doveroso tenerle presenti, come si è cercato di fare, nell'esprimere giudizi - positivi o negativi che siano - su uom1m e cose. In Egeo il ·Comando era totalmente all'oscuro di quanto ve_niva maturando in Italia, dove, anche se mancavano ordini chiari ed informazioni sicure, non mancava, almeno per chi aveva un po' d'intuizione, la sensazione che grossi avvenimenti erano in gestazione. A Rodi, in effetti, oltre al comunicato trasmesso per radio da Badoglio, non si ebbero che le succinte direttive contenute nel telegramma del Comando Supremo (Doc. n. 5), ricevuto e decifrato soltanto nelle prime ore del giorno 9. E così il giuoco si è svolto fra: ___, un Comandante tedesco attivo ed energico, coadiuvato da un Capo · di Stato Maggiore duro e di pochi scrupoli, premuto da una situazione militare per lui preoccupante che poteva da un momento all'altro risolversi in un disastro, spinto ad agire con qualsiasi mezzo da ordini sempre più incalzanti dei superiori Comandi coi quali era in continua facile comunicazione; - gli emissari, giunti fatalmente con 24 ore di ritardo, di un Comando inglese desideroso di agire per profittare delle circostanze, ma forse non abbastanza spiritualmente preparato ad entrare in campo colla disinvoltura necessaria, ed a mettere il fattore celerità al disopra di ogni considerazione di prudenza (ci voleva, per dirla con frase marinaresca, il colpo di mano); - un Comandante italiano pratica.mente isolato, forse perplesso di fronte all'inter pretazione delle due contradittorie frasi contenute nel citato Doc. n. 5, combattuto fra le dure esigenze della situazione ed il suo carattere onesto e leale che non gli permet-


452 teva di adeguarsi ad essa con la necessaria spregiudicata freddezza, ed inoltre non sufficientemente aiutato a superare il suo conflitto interiore da corroboranti interventi dei suoi consiglieri. Era chiaro, fra i protagonisti della grossa avvemur~, chi dovesse risultare vincitore. Nell'esaminare i particolari degli avvenimenti di Rodi si ha l'impressione che più di una volta un minimo mutamento di circostanze, anche modeste e banali, sarebbe stato sufficiente a trasformare in un grande successo ciò che fu invece un doloroso avvenimento gravido di dannosissime conseguenze. Ma l'animo del Comandante italiano si rivelò nella sua profonda dirittura quando, giunto all'estremo limite delle concessioni che non aveva creduto di poter rifiutare, si ribellò con estrema energia ad ulteriori richieste le quali, esorbitando dagli impegni presi, assumevano l'aspetto di un ·ricatto che egli recisamente respinse, andando incòntro, in piena coscienza, a rutti i rischi personali che questo suo atteggiamento comportava. A Lero (come del resto anche a Samo), per l'assenza di truppe tedesche le missioni inglesi poterono più agevolmente consolidare la situazione, contribuendo così a rafforzare lo spirito dei difensori e a metterli in grado di affrontare senza titubanze anche la crisi conseguente alla caduta di Rodi. Il carattere energico del Comandante di Lero trovò piena rispondenza nell'animo dei dipendenti di ogni grado, che l'ambiente - assai più ristretto di quello di Rodi - permetteva di meglio controllare e dominare. Il passivo di Rodi pesò duramente sulle sorti della guerra e lasciò largo strascico di amara delusione, mentre la caduta di Lero, pur segnando la conclusione negativa della campagna dell'Egeo, si impose al rispetto ed all'ammirazione di quanti ne appresero le vicende. Il rovesciamento delle alleanze ha pagato anche in Egeo il durissimo scotto della sua improvvisazione, ma fortunatamente, e per merito soprattutto di Lero, il bilancio morale si è chiuso, almeno in Egeo, con un largo attivo. Dal punto di vista militare si deve ricordare quanto già più volte è stato detto sull'influenza capitale esercitata dal fattore aereo sull'andamento delle operazioni. I Tedeschi seppero assicurarsi con chiaroveggente rapidità il dominio locale dell'aria e così la notevole superiorità navale e terrestre alleata non poté conseguire


453 altro scopo che quello di ritardare il totale successo dell'avversario nel settore dell'Egeo. Dobbiamo ancora registrare la perfezione tecnica delle operazioni di sbarco tedesche, che sono state caratterizzate non soltanto dall 'uso abilissimo dell'appoggio aereo (il quale ha sempre realizzato una perfetta ininterrotta coordinazione tra velivoli e truppe operanti), ma anche dall'azione rapida e audace delle truppe da sbarco perfettamente equipaggiate ed armate anche con armi pesanti nonostante che gli sbarchi fossero avvenuti su costa aperta. Non si può non rilevare che, nel contrasto tattico, la superiorità di armamento è stata sempre dalla parte dell'attaccante. Ardita fino alla temerarietà è stata l'azione dei paracadutisti il cui impiego è stato realizzato, e non soltanto a Lero, in base alle sole esigenze operative, traS<:urando ogni criterio di minor rischio e di maggior facilità di atterraggio per i reparti aviolanciati. La preparazione delle divi::-rse operazioni, nonostante l'esplorazione aerea e la vasta rete di informatori degli Alleati, fu sempre condotta dai Tedeschi in modo da realizzare la sorpresa nel campo tattico. Gli Alleati, che nei resoconti ufficiali hanno esposto con grande franchezza anche i loro errori. avrebbero potuto sfruttare assai meglio la cooperazione italiana. Nel corso della nostra esposizione abbiamo più volte trattato questo argomento quando se ne presentava l'occasione. E' inuti le perciò ripetere osservazioni già fatte ed è soprattutto inutile e sarebbe anche errato far risalire particolari responsabilità a questo od a quello: si trattava principalmente di una atmosfera generale, legata alla situazione di quel periodo, le cui cause sono molteplici e quasi tutte estranee al campo attuale del nostro studio. Possiamo deplorare e rammaricarcene, ma dobbiamo anche cercare di comprendere, rendendoci conto che avvenimenti di questa portata rispondono a leggi e fatalità storiche piuttosto che a colpe o ad errori individuali. Vorremmo poter dire lo stesso a proposito del processo di Parma ai due Ammiragli, ma la vergogna di quel processo non può essere attenuata da considerazioni di ordine generale. E' bene che essa rimanga viva e presente nella memoria a perenne ammaestramento, così come vivo e presente deve rimanere il ricordo del nobile e sereno contegno dei due Ammiragli durante il dibattimento e dell'esempio di dignità, di fierezza, di inestinguibile


454 amor di patria che essi hanno dato di fronte al plotone di esecuzione. L'azione italiana in Egeo non fu sempre e in ogni luogo quella che si sarebbe potuta desiderare. Ci sembra però che la resistenza di Lero, quale risulta da questa pubblicazione, possa largamente riscattare ogni passivo. Abbiamo esposto con imparzialità o per lo meno con sincera intenzione di imparzialità meriti e demeriti della cooperazione italiana alla lotta in Egeo dopo l'armistizio: ci auguriamo che dopo la pubblicazione di questo volume non si dia più il caso che essa sia ignorata o, tanto meno, ricordata con cenrn superficiali non rispondenti alla realtà obiettiva.


APPENDICE

TF.STIMONIANZE

m

I

PARTE BRITANNICA

Le fonti straniere delle ouali .:1 siamo essenzialmente valsi per la compilazione del presente volu~e sono: due rapporti ufficiali pubblicati nel supplemento alla London Gazette; il libro di un giornali~ta inglese e qualche articolo della stampa britannica; - il libro di C. Buckley Firn: Ventures (I). 1 rapporti ufficiali sono l'uno del Vice-Ammiraglio Sir A. U. Willis, Comandante in Capo del Levante (rapporto al quale abbiamo già fatto frequente ricorso per riassumere quanto si riferisce alle azioni naYali), l'altro del Generale Sir H. Maitland Wilson, Comandante in Capo del Medio Oriente. Anche a quest'ultimo abbiamo attinto frequentemente. Veniamo per primo al giornalista inglese, Leonard Marsland Gander, inviato speciale del Daily Telegraph. il quale nel suo libro pubblicato nel gennaio 1945 « Long Road to Leros )), dopo aver narrato le sue avven· ture in vari teatri di operazioni. dedica a Lero gli ultimi quattro capitoli intitolati: - « A Lero con l' "underground" (ferrovia sotterranea) ». - « lO\·asione :i,. - « Attacco dei paracadutisti >>. - « Fine della storia :i, , Ci soffermeremo un po' a lungo su questo racconto, perché l'autore, pur sacrificando, come è n aturale, alle esigenze dello stile giornalistico, appare fedele ed obiettivo. Si possono quindi ricavare dal suo scritto numerosi spunti di qualche interesse su elementi e caratteristiche particolari della guerra in Ege.o. Si tratta poi dell'unica testimonianza diretta di uno straniero pervenuta sino a noi, su .ivvenimenti che ci riguardano così da

() ) Di questo libro non si fa in questa appendice il r iassunto. perché, dato il suo carattere sintetico. ~i sono inserite nel corso dell'csposiz.ione (citando cl i volta in volt a 13 fonte) soltan:o q uelle rirrcis;;zioni che integra\'ano le not:z.ie contenute negli altri testi consuhati. Sar~ riport~to ~obmentc un brc\'e estratto riguardante l'ammon· tare compless i\'O delle perd ite dur:tntc le operai.ioni in Egeo.


456 vicino e nella cui esposJZ1one i rapporti ufficiali trascurano quasi del tutto o presentano sotto luce sempre sbiadita e talvolta inesarta la nostra parte. Per questo abbiamo dato I.; precedenza :il Gander. Esporremo le notizie tratte dal suo libro in parte citandole tesnrnlmente. in parte riassumendole e mettendo in parentesi le nostre necessarie rettifiche e, ta lvolta, i nostr i commenti.

Sintesi degli ultimi quattro capitoli del libro « Long Road to Leros » di L. M. Gander (Macdonald and Co,. LTD - London, 1945 ). Nell'agosto '43 si era riunito fra il Cairo ed Alessandria un gruppo di corri spondenti d i g uerra; essi si preparavano a seguire le operazioni che avrebbero d ovuto s,·olgersi in E geo. Uno dei giornalisti si era d islocato a Haifa per prendere parte alla p rogettata invasione di Rodi. Ma la caduta di Rodi, che l'autore attribuisce alla scarsa efficienza delle forze italiane in ,paragone a qucJla del le forze tedesche pur tanto inferiori di numero, fece annullare il progetto di invasione. Si compivano invece pacifici sbar· chi in parecchie altre isole. Qualche giornalista andò a Lero nei primi giorni e rientrò poi aJ Cairo. Ma quando cominciarono g li attacchi aerei tedeschi e ancor pi.ù dopo la caduta di Coo, la possibilità di spostarsi divenne per i giornalisti quasi nulla. Dice l'A. che nel corso delle operazioni b reazione inglese agli attacchi aerei tedeschi ed ai ten tati,·i tedeschi di traffico con le isole., rea· z ione, che per la mancanza di aeroporti vicini. poteva manifestarsi soltanto con mezzi navali, causò a l nemico la perdita di oltre 1800 uomini fra soldati e marinai. L' A. riuscì a farsi mandare a Cipro, dove sperava di poter intervistare i red uci dalla ritirata di Coo, e di trovare un mezzo per raggiungere Lcro. A Cipro poté salire a bordo di un Ct. inglese carico di feriti italiani ed inglesi, ma non ebbe tempo di parlare con essi per l'improvvisa partenza del Ct. Tornò ,poi in aereo al Cairo e là un Generale ingl::se del Comando d el Medio Oriente espose ai giornalisti l a situazione che si basaYa sulla certezza che i Tedeschi avrebbero con· dotto un attacco contro Lero; ne derivava la convenienza inglese di fare ogni sforzo per consolidare le difese di Lero allo scopo di ritarda re e rendere più d ifficile e costoso l'attacco, costringendo così i Tedesch i a d istrarre forze di altri settori. Il .Generale fece presenti le gra vi difficoltà cui andava incontro la Marina per assolvere il suo compito ed aggiunse che la difesa costiera dell'isola era stara affidata agli Italiani. ] giornalisti, da questa esposizione, ricaY:irono il convinci~ento che b sorte di Lero era segnata. Nonostante ciò, qu:indo. alcuni giorni dopo, fu chiesto a ll'A. se ancora desiderava andare a Lero, egli ris pose d i sì. Gli aggregarono un Capitano dell'Ufficio Stampa ed un serge nte fotografo. Il m att ino del i novembre il piccolo gruppo partiYa dall'aeropono d i Alessandria con un apparecchio Sunderland. L 'A. riferisce la st rana im pressione provata vedendo all'aeroporto piloti italiani e uomini d i fatica italiani, ora gene-


457 ralmente chiamati « i nostri prodi alleati J>, dice I' A~ lavorare insieme col personale della R.A.F. Ma nei colloqui privati tra ufficiali non manca· Yano. all'indirizzo degli Italiani, frecciate e sarcasmi. Il Sunderland, che viaggiava senza scorta, arri, ò a Castelrosso. L' A. dà alcune intere.ssanti notizie sull'isola doYe, secondo lui, tutta la popolazione era greca tranne due italiani: l'ufficiale postale ed il m ::iestro elementare. Racconta I' A., per notizie avute sul posto, che il matùno del 10 seuembre due imbarcazioni a motore con circa 60 uomini, si erano avvicinate all'isola verso le due del mattino. Le sentindle italiane avevano spar:1to qualche colpo, ferendo un ufficiale, ma due uomini erano scesi :i terra con un batteilino ed ave,·ano ottenuto la cessazione di ogni resistenza (il che senza dubbio era la conseguenza di ordini ricevuti d.i Rodi conseguentemente all'armistizio). Fu alzato sul Castello J'Union Jack (sappi:imo che l'Ammiraglio Mascherpa quando fu ·a conoscenza di ciò protestò vivacemente presso il Generale Brittorous). Racconta l'A. che, in contr:1sto con la buona accoglienza fatta agli Inglesi, quando si presentò a Castelrosso uno sloop francese, il Comando italiane, voleva ordinare :id una batteria costiera di aprire il fuoco, ma il Comando inglese fu pronto a tagliare la comunicazione telefonica fra il Comando e ]:; batteria e così fu evitato l'incidente. Il presidio alleato dell'isola era costituito da qualche centinaio di uomini, io prevalenza indiani. e da un piccolo dist:iccamento della R.A.F. Vi era qualche modesta difesa a.a. ma una parte delle artiglierie destinate a Castelrosso era andata a fondo, con un piroscafo. in seguito ad un at· tacco di Srukas. In tre settimane l'isola aveva avuto cinque attacchi aerei di Ju 88 e si pensava che questo non fo~ che il preludio, dato che non ,·i era possibilità òi difesa aerea e le poche artiglierie a.a. erano insufficienti a contrastare gli attacchi. L'indom:ini mattina, mentre scendeva alla marina, l'A. vedendosi salutato col saluto fascista da qualche ragazzo greco della scarsa popo· !azione rimasta. non sa se attribuire- questo gesto a ignoranza o ad insolenza. Passato l'a!Jarme aereo causato da un ricognitore tedesco. tre caicchi a motore portarono fuori dc:! porto un nucleo <li personale in partenza per le isole. Erano ad anendere questo personale tre piccole unità. due dragamine di circa 500 t. ed una grossa ed app:irentcmente veloce imbarcazione a motore. L'A. ceii suoi ccmpagni, (l'u fficiale ed il fotografo) si imbarcò su uno dei dragamine che a,·eva già a bordo una cinquantina di uomini di truppa cd un carico di munizioni. · Le tre unità lasci:irono Castelrosso dirigendo per ponen1e. Dopo un'ora. l'imbarcazione a motore, per cause non note, lasciò la formazione ed invertì la rotta per rientrare a Castclrosso. I due drngamine passarono incolumi fra Rodi e la costa e poi in vist:t di Simi, da cui (dice !'A.) i Tedeschi avevano qualche settimana prima cacciato d efinitivamente una piccola guarnigione britannica. (I fatù non erano esattamente così: le guarnigioni italian:i e britannica erano state volontariamente ritirate dopo che ave,·ano respinto vittoriosamente un tentativo di sbarco tedesco). Verso le 5 del mattino mentre, secondo le istruzioni, il dragamine dirige,·a per un ancoraggio dove con· rava d i passare le ore diurne, vide, verso la costa, alcuni fo nali di pesca-


458 tori. Diresse su di essi ma, nell'oscurità, non si accorse che fra la nave c<l i fanali vi era una lingua di terra sulla quale andò ad incagliare. L'altro dragamine che seguiva, riuscì a mal:i pena ad evitare di im·estirlo, fece marcia indietro e prese il largo. Dal punto dell'incaglio si vedeva distin· tamente l'isola di Coo. Gli abitanti del luogo vennero a piedi e con imbarcazioni ad offrire aiuti, che furono declinati. Un ricognitore Ju 88 passò sopra il dragamine ma, probabilmente, non lo vide. Altri ne pas· sarono più tardi. Un marinaio fu mandato a terra per cercare di prendere contatto con l'altro dragamine, ma inutilmente, e così pure furono inutili tutti i tent:itivi fatti per disincagliarsi. Verso sera si avvicinò all'improv· viso un battello a remi: er:i il Comandante dell'altro dragamine che ve· niva a prendere accordi per tentare il disincaglio. Tornò· due ore dopo con la sua nave, stese un cavo e disincagiiò il dragamine. Fu così ripresa la navigazione notturna, ma, in uno str~ttissimo passaggio fra rocce e scogli, il dragamine incagliò di nuovo. Da terra si alzarono òei fuochi Very rossi. Quando si fece giorno si poté vedere una cittadina, distante circa tre miglia, presso la quale era stata sistemata dal nemico una base di idrovolanti. Un aereo del tipo Arado sorvolò la nave a pochi metri di quota e certamente vide la bandiera britannica che era sempre a riva. A bordo si bruciarono tutti i documenti segreti e si fecero i · preparativi per la resa. Ma, ad un tratto, ecco l'imprevisto più sorprendente: si avvicina al dragamine un grosso veliero che navigava col motore ausiliario. A prua vi erano due giovani uno dei quali, in perfetto inglese, chiese del Comandante e poi gridò: e Credete di essere stati indi,·iduati dagli aerei tedeschi?>. li Coman· dante rispose di sì, raccontando l'episodio ddl'Arado cd allora l'altro giovane che parlava con accento americano, disse in tono autorevole: e Tutti i militari scendano a terra col minimo di bagaglio. Non parlino con gli abitanti dell'isola. La ragione dello sbarco è che la nave sarà cert1meme bombardata. Cercheremo di far venire qualcuno a prendervi >. Si racimolò qualche bauello e tutti scesero a terra. G li uomini si accamparono sulla spiaggia. Nel pomeriggio i due gio\·ani del veliero tornarono con un rimor· chiatore che fece inutili tentativi di disincagliare il dragamine. Ma, prima del tramonto, giunse una piccola flotta di caicchi a vela e tutti gli uomini si imbarcarono con armi e bagagli. I Tedeschi i cui aerei erano stati visti per tutta la giornata alzarsi a gruppi di cinque o di sette per anda re a scaricare le loro bombe a Lero, e il fragore delle bombe si sentiva distin· tamente, non prestarono :ilcun interesse a tutto quel movimento di uomini e di mezzi. L'A. ed i suoi due compagni si imbarcarono su una imbarc:izione a motore dove incontrarono i due gioYani del veliero e si resero conto che uno era un Comandante della « Royal Navy > e l'altro, l'Ame· ricano, cm :inch'esso un Ufficiale di M:irina. Seppero così che tutta l:i spedizione stava dirigendo verso una delle tante insenature che frasta · gliano quelle coste solitarie. dove era :incorato il Ct. greco Adria che aveva perduta la prua per lo scoppio di un:i mina ed ora veniva utilizzato come e deposito >> ed ultimo trampolino p~r il personale che doveva raggiungere Lcro. (Risulta dal libro « Western Mediterranean 1942-1945 "


459 di T affrail che l'Adria, dopo l'incidente, era stato port:ito con somma abilità dal suo Comandan te acl incagliare sulla costa turca a Gumusluk o Gumishlu, una insenatura clell'estremit.à occidentale cli quella penisola turca che si protende verso l'isola di Calino da cui dista all'incirca una diecin:i di miglia). Del dragamine incagliato si seppe che continuò anche l'indomani, inutilmente, i tentativi di disincagliarsi, poi non se ne ebbero più notizie. L 'insenatura in cui er:i orm eggiato l'Adr-ia rassomiglia,·a ad un e fjord » norvegese. La mina, portando via la pru:i, aveva uccisi 20 uomini e ne aveva feriti una trentin a. Il Comandante si era sah•ato miracolosamente. Le condizioni in cui oper:iva la Marina, osserva l'A., si face· vano sempre più difficili non solo per il rischio delle mine m a soprattutto per la mancanza di qualsiasi copertura aerea e per l'impiego, da parte dei T edeschi, delle nuove bombe a razzo. La giornata dell'll fu trascorsa a bordo dell'Adria che, pur non essendo nè mimerizzato nè mascherato in alcun modo, non fu m:ii disturbato dalJe numerose formazioni aeree che lo sorvolavano dirigendo verso Lcro. (Questo si spiega col fatto che si trovava in acque: turche). Verso il tramonto vennero sotto bordo due grosse imbarcazioni a motore sulle quali presero imbarco tutti gli uomini, divisi in due gruppi di 25 ciascuno, e così essi andarono incontro al loro de· stino: I marinai greci li :-onsiderav:mo come dei suicidi. La notte era silenziosa ,perché i bombardamenti tedeschi erano cessati col cader dd giorno. Dopo due ore di navigazione !e due imbarc:izioni entrarono in una baietta e si affiancarono ad un molctto o,·e era ormaggiata una mezza dozzina di Ms. Era la baia di Alinda. Andò loro incontro un ufficiale che disse che sta\'a provvedendo alla partenza per Samo cli un Maggior Ge· nerale, Comandante delle operazioni nelle isole (era il Generale Hall), dopodiché avrebbe pensato al giornalista ed ai m ilitari. Dopo un'attesa abbastanza lunga il gruppetto del g iornalista fu condotto con una jeep ad un raggruppamento di piccole baracche che sen·ivano da campo di transito e là, parlando con qualche ufficiale, )'A. poté avere notizie sulla guarnì· gione e sulle difese ddl'isola. L a guarnigione era stata portata graduai· mente a 3000 uomini di truppa inglese (risulta esano); gli Italiani erano circa 8000 (esano). C'era un banaglione del ~ Royal lrish F usiliers », uno del « Royal West Kcnts », uno dei « King's Own » ed uno dei « Bufls ». Una compagnia dei ~ Buffs > era stata silurata mentre di rigeva per Lero, ma era stata salvata e riportata ad Alessandria. Degli Italiani, soltanto un migliaio erano truppe da combattimento d i prima linea. Gli ::iltri appar· tenevano alla difesa costiera ed antiaerea ccl ai diversi servizi tecnici. e Poiché la difesa costiera era st2ta affidata agli Italiani, si discuteva molto e vi erano notevoli d ubbi sulla loro caoacità e volontà d i comb:ittere >. Gli Italiani avevano .dedicato molti anni a fortìficare Lero come base navale, compito a cui molto si prestava per la sua configurazione natu· raie che somiglia, un po' più in piccolo. a quella di Guerncsey. Sulle alture che circond:i,·ano le baie gli Italiani avevano pinzzato formidabili batterie costiere. Le autorità militari inglesi al Cairo erano così convinte dalla naturale imprendibilità di Lcro che, prima .della sua partenza, più


460 di un esperto aveva as.sicurato l'A. che vi erano ragionevoli probabilità di tenerla, nonostante l'impossibilità di provvedere un « ombrello » di difesa aerea. Circolav:i anche con insisrenza la voce che Churchill aveva detto che Lero doveva essere tenuta ad ogni costo. (Abbiamo già esposto quali erano le idee di Churchill su Lero e sull'Egeo in generale e sulla tenacia con la quale egli aveva inutilmente tentato di trascinare i suoi alleati ad accettare le sue idee). Malauguratamente, qualche giorno prima dell'arrivo dell'A., era stata appresa dalla radio una notizia secondo la quale i Turchi avevano consentito alla istallazione di campi d'aviazione sul loro territorio e poiché, invece, nulla era stato realizzato e le forze aeree alleate erano completamente assenti, vi era, per questo, molta delusione. Lero, in sei settimane, aveva avuto circa un migliaio di attacchi aerei che vi avevano seminato circa settecento bombe. Danni e vittime non erano in propor· zione a queste cifre, ma il fatto di vedere aerei tedeschi operare non disturbati dalla nostra Aviazione e scarsamente intimoriti dalla difesa a.a., aveva dannosi riflessi sul ~orale dei combattenti. Dopo la caduta di Coo e di Calino la gvarnigione di Lero considerava la situazione come dispe· rata e, se vi era stata negli attacchi aerei una pausa di quattro settimane (ciò non è esattÒ; quella che può essere considerata una pausa è durata solo una settimana, dall'l <!l 7 novembre), due giorni prima dell'arrivo dell'A. i bombardamenti erano stati ripresi con un'intensità che era stata interpretata come azione di « ammorbidimento> della Difesa prima dell'invasione. Dopo una certa attesa al campo d i transito. l'autore e l'ufficiale ad detto furono consigliati di ridiscendere verso Alinda e lì furono aUog· gi<1-t.i presso una mensa uf:iciali , cioè una casa a due piani dove erano riuniti e dormivano parecchi ufficiali. Durante il resto della notte furono · udite alcune esplosioni anche molto vicine, e frequente ronzìo di motori, probabilmente rifornitori inglesi. Verso le 4,30 entrò un attendente il quale, con voce calmissima, annunciò che la flotta tedesca di invasione era stata avvistata e che rutti gli ufficiali dovevano andare subito al loro posto di combattimento. Mentre gli ufficiali si allontanavano, l'A. ed il suo ufficiale addetto ricevevano offerta d i esser~ trasportati con una jeep alla sede dei Comando a M. Maraviglia. Passarono a prendere il fotografo che era rimasto ~.l campo di transito e giunsero a M. Maraviglia. Il monte, pur essendo nel centro dell'isola, avev:i scarsa Yisuale a causa delle colline circostanti e non permetteva d i rendersi conto delle fasi iniziali del combattimento che si svolgeva sulle spiagge e sulle prime alture. I Tedeschi avevano saputo profittare :issai bene della conformazione dell'isola, sbarcando in località fuori vista e defilate al tiro dei cannoni di M. Maraviglia, ed avevano ,poi diminato le armi ed i nidi di mitragliatrici che dalle pendici del M. Maraviglia d ominavano le baie di Alinda e di Gurna. Mentre saliva verso il punto più alto del monte. l'ufficiale che accompagnava !'A. gli disse che in verità a quella storia dell'invasione egli credeva ben poco. Giunto in cima e guardandosi intorno, !'A. vide verso Est la costa turca lontana una venti na di miglia, giù nelia valle da un:i pane la cittadina


461 di Lero deserta ma che non sembrava aver subìto troppi danni, dall'altra parte il pinoresco Castello e, vicina ad esso, u na chiesa, le cui campane lanciavano rintocchi di allarme. Verso Nord-Est si stendeva la baia di Alinda alla cui estremità Nord si ergeva diritta un'alrn collina. ln mare, verso Nord-Est, cinque o sei miglia al largo. una formazione di forze leggere moveva Yerso Nord. Era una illusione? A togliere ogni dubbio valse il fuoco di uno dei cannoni costieri italiani. Purtroppo la colonn:i d 'acqua si alzò assai lontana dal bersaglio. Erano le 05,10: la battaglia di Lero era cominciata. La campana della chiesa conùnuava a lanciare i suoi rintocchi, quattro Stukas sorvolavano l'isola e le batterie navali italiane tempestavano il mare tutto intorno alle navi nemiche. Un ser· gente del ~ Royal Irish Fusiliers > seguiva il tiro con un cannocchiale e bronrolava dicendo, nel suo dialetto londinese, che se a) posto degli ita· liani ci fossero stati gli artiglieri di Malta, le navi sarebbero state spazzate via in un attimo. Intanto gli Stukas si ernno avvicinati, b difesa antiaerea era entrata in azione ma essi parevano non curarsene (certamente si mantenevano fuori portata dalle nostre seconde cariche: le prime cariche erano da tempo esaurite) e probabilmente aspettavano qualche segnale per ini· ziare la loro azione di appoggio alle truppe sbarcate. Nonostante la diffusa convinzione degli ambienti ufficial i che l'azione degli Stukas fosse ormai da ritenersi sorpassata, essi, invece, date le scarse possibilità della reazione contraerea, erano ora usati di nuovi dai Tedeschi. come già nella battaglia dì Francia, nella funzione di « artiglieria volante». loranto in mare i Tedeschi, per sottrarre le unità nlle attenzioni en· tusiasticbe anche se errabonde delle artiglierie costiere, avevano stesa una cortina di nebbia. (In merito agli aggenivi applicati al nostro tiro navale, i lettori ricorderanno certamente le condizioni in cui si trova\·ano le centrali di trasmiss.ioni del tiro alla d ata del 12 novembre). Emerse dalla nebbia una seconda linea d1 unità che dirigevano verso Sud, guidate da · unità maggiori che sembravano sloops. li tiro delle batterie aumentò di intensità e le unità accostarono verso il largo. L'autore contò sette unjtà da sbarco una delle quali fu avviluppata di fumo e di spruzzi d 'acqua da un colpo che per poco non la prese in pieno. La formazione continuò a navigare a rispettosa distanza dall'isola e fina lmente si :illontanò in dire· zione Nord. In quel momento l'autore ebbe un primo incontro col Generale Brigadiere Tilney che lo accolse cordialmente, dicendogli che era arrivato giusro in tempo. L'autore sentì poi il Generale dire ad uno dei suoi ufficiali: « Secondo me abbiamo respinto il ,primo attacco, piuttosro debole, ma verranno di nuovo :io. Non del tutto giu stificato l'ottimismo, ma esatta la profezia. Il posto di Comando inglese consiste,·a in una galleria scav3ta nella cima del monte alle cui estremità vi erano trincee mimetizzate. Da una parte si vedeva la baia di Alinda, il paese di Lero e<I il Castello; dall'altra la baia di Gurna e di Portclago. La galleria era lunga da 150 a 200 metri e soltanto la parte centrale. d ove er:1.00 state ricavate due o tre stanze, era illuminata. Poco dopo circolò la notizia, risultata poi esatta, che i Tedeschi avevano preso terra in due punti. Cinque loro mezzi da sbarco aYevano


462 tentato di entrare nella baia della Palma (in realtà si trattava della baia di Blefuti), ma tre erano stari colpiti dalle batterie italiane. Uno era af· fondato ed i naufraghi si erano rifugiati sull'isolotto di Strongilo. Altri cinque mezzi da sbarco avevano messo gente a terra a Pasta di Sopra. li Generale chiese se si sta\':ino prendendo provvedimenti e gli fu risposto di sì. I due gruppi sb:ircati, stimati in tutto da tre a quattrocento uom1ru, si erano riuniti nella zona di M. Vedetta ed erano forniti di mortai. La seconda testa di ponte era stata stabilita sulla spiaggia sotto il Castello e l'attiguo picco di M. Appetici, cioè proprio di fronte, a circa un miglio di distanza dalla apertura di Levante della galleria. I Tedeschi sbarcati in questa pos1z1one, stimati un centinaio, attaccarono subito con grande decisione, nella speranza di conquistare le cime delle colline dalle quali avrebbero potuto aprire il fuoco sulla Sede del Comando. Gli Italiani del Castello e della batteria da principio resistettero validamente., poi comin· ciarono a vacillare ed i Tedeschi catturarono un cannone. (L'A. in questo e nei successivi apprezzamenti sui fatti che riguardano gli Italiani non tiene mai conto né dello scarso numero degli uomini né dei diversi luoghi delle azioni particolari, né della scarsa efficienza delle armi disponibili contro i Tedeschi armatissimi; si deve ritenere che non ne fosse sufficientemente informato). Alcuni uomini dcli'< Irish Fusiliers > si lamentavano degli Ital.iani che avevano abbandonato il Castello, ma qualche cosa poi deve averli rianimati perché si videro tornare ai loro posti. L'A. attribuisce ciò ad un contrattacco operato dagli < lrish Fusiliers > che ripresero il cannone e respinsero i Tedeschi giù dai monti ma, lamenta l'autore, di· sgraziatamente non li ributtarono in mare. (Le azioni in realtà si svolsero in modo assai diverso : per quanto riguarda il Castello non abbiamo molti particolari, e gli uomi ni che se ne allontanarono erano probabilmente quelli del plotone Rocchi che andavano a rinforzare la batteria Lago, ma per la batteria abbiamo numerose · ed attendibilissime testimonianze suffragate dalle nostre perdite. Rimandiamo, per confronto, alla narrazione già esposta. Comunque è sempre interessante conoscere le opinioni ed i punti di vista degli Inglesi. Si tenga poi conto che l'autore sembra ignorare l'ordine inglese che proibiva tassativamente agli Italiani qualsiasi azione fuori dalle posizioni ad essi assegnate per la difesa). Dall'alto del M. Maraviglia, l'autore vide salire da M. Vedetta, dove erano riuniti i Tedeschi sbarcati al Nord, due Very rossi. Immediatamente i quattro Stukas che da più di mezz'ora volteggiavano in aria, si misero in formazione . « Appena il primo Stuka cominciò la sua urlante discesa, mi capito « di trovarmi vicino ad una posizione di mitragliera italiana. Il mitragliere, « che g li "Jrish Fusiliers" chiamaYano Francesco, aveva sparato con gran « foga e: prodigalità tutta la mattina e la canna della sua arma si era fatta « rossa. Ora era venuto il suo gran momento. StaYa fermo in attesa con « gli occhi scintillanti. Appena il primo Stuka fu a distanza ravvicinata, « egli gli diresse una scari,:a di proiettili nella pancia. Lo Sruka oscillò, « si riprese e poi si allontanò verso Coo, lasciandosi d ietro un lungo e sot-


463 e tile filo di fumo nero. Francesco, estremamente soddisfatto, si volse verso e di me, facendo smorfie di felicità con la su:1 liscia faccia olivastra, con e la sua mascella quadrata, raggiante. Era la foccia di un legionario romano. < Si sarebbe potuto dipingerla sotto un elmo antico e pensai che questa < era la miglior risposta a coloro che considerav:ino gli ltali:1ni decade nti, < isterici, cattivo materiale per farne soldati. G li altri Stukas, dopo questa e inattesa accoglienza da parte della disprezzata difesa antiaerea, si rimi< scro in formazione cd apparve evidente che avevano preso per bcrsa< glio non più i "Buffs", che si opponevano ai loro soldati sbarcati, ma « Francesco. Ciò era per mc così poco igienico che mi lasciai scivolare e giù dalla cima e mi acquattai dentro un piccolo cratere. Francesco stava e calmo al suo posto e sparava senza interruzione contro gli assalitori. Tre e bombe caddero frusciando a qualche centinaio di metri, scalfendo appc· « na le rocce. Quando la polvere ed il fumo nero delle esplosioni furono < diradati, vidi Francesco incolume nel suo pozzo, vidi gli Stuk:ts delusi e allontanarsi ed una nuo,·a formazione subentrare al loro posto. Frane ccsco volse lo sguardo verso di mc e disse orgogliosamente: "Sono e Italiano" ». Cominciò allora una furiosa e te rrificante serie di attacchi di Stukas in formazione di 5, 6, 7 contro la batteria Skumbarda che sorge,·a sulb cima di una collina alta circa ZOO metri ed era la principale responsabile di aver respinto alcuni mezzi da sbarco che avevamo visto ritirarsi. Certo avevano avuto ordine di distruggerla. Gli attacchi si seguivano senza interruzione, ma appena il fumo e la poh·ere di radavano e gli Stukas si allontanavano, uno dei cannoni della batteria sparava un colpo, come di stida, per far vedere che la batteria era ancora in gamba. Verso le 8.30 fu vista con grande meraviglia una piccola unità che dopo aver randeggiato Pasta di Sotto, dirigeva dentro la baia di Alinda. Poiché le unità inglesi si trattene,·ano a Lero soltanto di notte e di giorno si rifugiavano in località più ospitali, l'unità non poteva essere che tedesca e si stenta\"a a cred ere a tanta audacia. D urante la mattinata vi era già stato l'incidente di una unità inglese che, mentre lasciava Lero allo spuntare del giorno, aveva fatto un attac;:o isolato contro le forze di invasione, col solo risultato di capitare sotto il tiro delle batterie italiane scampando per puro miracolo alla distruzione. Q uesto incidente ave"a reso più caute le bat· terie italìanc. I puntatori esitavano, col dito sul grilletto. Se si trattava di un tedesco non poteva essere ch e un pazzo suicida. Ad un tratto i tracciati cominciarono a rigare l'aria e l'acqua tutto intorno all'unità <cominciò a ribollire di spruzzi. L 'unità andò in deriva, poi si incagliò sulle rocce, avendo certamente a bordo morti e feriti: i sopravvissuti si tenevano nascosti (Si trattava quasi certamente del Mas 555 comandato dal S.T.V. Calabrese, di cui abbiamo narrato la dolorosa vicenda). Subito dopo si vide un battello a remi traversare la rada. Dopo qualche esita· zione il battello fu preso di mira d rille piccole :irtiglicrie e fu sommerso da un torrente di proiettili. Il moto dei remi cessò, il battello andò in deriva. Ma mezz'ora più tardi il moto dei remi riprese. Nessuno sparò


464 più ed un uomo, giunto alla riva, scese tranquillamente dal battello. Chissà chi era mai quel solitario' Fu portato al Comando, per essere interrogato, un tedesco fatto pri· gioniero. Singhiozza\·a ed era un tipo di « Nazi >l così modesto che valse a convincere che non tutti i nemici erano poi dei superuomini. Il Generale era occuratissimo a preparare il piano di un contrattacco che doveva snidare i Tedeschi dalle loro teste di ponte. Dice l'autore che, avendo visitato una scuola di paracadutisti in Pa· lestina e sapendo di cosa si trattava, l'ultimo posto dove avrebbe potuto pensare ad una calata di paracadutisti era proprio Lero, rocciosa e sassosa. Il servizio informazioni però aveva comunicato l'arrivo di un battaglione di paracadutisti tedeschi neJla Grecia del Sud. Una sola zona offriva qualche modestissima possibilità di accogliere paracadutisti ed era quel tratto a levante della baia di Alinda, dove i monti scendevano verso il mare un po' meno ripidamente. Di là si sarebbe potuto avanzare verso la stretta centrale fra Gurna ed AJin<la, tagìiando l'isola in due. Ma appariva, anche sulla carta, un'impresa rischiosissima, disperata: Due nostri ·Beaufigbtei:s, i soli aerei inglesi visti sino allora, solcavano il cielo diretti a Nord. Quattro Messerschmitt 109 li inseguivano e ci si gelava il sangue vedendo che stavano per raggiungerli: cacciatori a pie· colo raggio contro cacciarori a lungo raggio... avessimo aJmeno gli aero· porti turchi ! Dalla bocca della galleria uscì un ufficiale eccitato e sorridente, in· formando che verso ponente erano stati visti venticinaue aerei a bassa quota. < Devono essere nostri, - disse - i Tedeschi ~on hanno troppa simpatia per cavalcar le onde !>. L'autore entrò nella galleria, uscì dalla parte opposta e si trovò setto il tiro di un aereo bassissimo che sparava con le mitragliatrici e lancia\·a spezzoni. Si riparò a stento, rientrò neUa galleria, riuscì dalla parte opposta. Ad Est gli aerei che aveYano già sganciato sull'isola stavano per rientrare alle loro basi, ma 12 o 15 trasporti truppe Ju 52 stavano volando in linea di fila , alb auota di circa 100 metri, sulla stretta striscia di terra fra Gurn" ed Ali"nda. · Nessuno pensava, n eppur da lonr.ano, ai paracadutisti quando, sorto uno degli aerei, si vide apparire qualche cosa di bianco che poi si allargò in un grosso fungo e sotto ad esso si vide l'immagine scura di un paracadutista, immagine che appariva assurdameote meschina e dispera· ta, poi un'altra, un'altra .m::ora, fino a 15 insieme, la maggior parte con paracadute grigi. Il primo, forse il Comandante, aveva già toccato terra prima che i mitraglieri di M. Maraviglia si riavessero dalla sorpresa. Ma subito cominciò un infernale aggrovigliarsi di rosse tracce di proiettili. I lenti aerei da trasporto che volavano bassi erano un invitante bersaglio per i mitraglieri che vi sp:1r:wano come alle anitre ed uno fu abbattuto e scomparve in un bre\·e tuffo. I paracadutisti si vedevano come macchioline scure alla distanza di circa un miglio e tre quarti. Certo erano stati tutti m assacrati. Si vede\'ano paracadute impigliati sugli altri o sui fili del telegrafo. Tutti erano com·inti che non uno solo di essi si sarebbe salvato « e ancora oggi non si riesce a comprendere come ciò non sia avYe·


465 « nuto prima che avessero ii tempo di raggiungere. clopo scesi a terra, i « loro equipaggiamenti. E neppure si riesce a comprendere come mai un:i

« così alta percentuale sia riuscita a sottrarsi al tiro concentrato contro di « loro durante la fase di discesa ,,. li Generale stava ricevenclo 1 rapporti e tentava di chiarire l:i situa· zione. Le notizie erano confuse. Si diceva che la zona in cui erano calati i paracadutisti era tenuta dagli « lrish Fusiliers >:. Un ufficiale raccontava indignato che aveva visto Italiani che scendevano cli corsa sulla strada che dal Nord dell'isola conduce ad A linda con le mani alzate per arren· dersi ed i Tedeschi che li falciavano. Un caporale degli « Irish Fusiliers >' venuto su al Comando raccontò che il suo plotone aveya avuto aspra battaglia, aveva inflitto una cinquantina di perdite al nemico ma ne aveYa anche subìto di gravi. Secondo lui i parac:idutisti si erano ormai pienamente organizzati in un reparto « formidabile >. Nel ,pomeriggio un telefoni~ta venne ad avvenire che non era più in contatto con i « Buffs :i, (al Nord dell'i~ola). Evidentemente i paracadutisti, occupata la stretta, avevano tagliata in due l'isola, a meno che non si fossero congiunti con i Tedeschi arrestati sul M. Vedetta, dovevano essere assai deboli. Per cui fu appreso c.:on grande soddisfazione che il Generale stava preparando il piano del contrattacco. per rompere le posi· zioni tedesche . fra Alinda e Gurna e ricongiungersi con i « Buffs ». Nel pomeriggio, Yerso le 16, l'autore ebbe un altro «colpo>. Sul lato di leYante della collina un ufficiale del servizio informazioni oonava brac· ciate di carte, le cospargeva di paraffina e le bruciava. Altri u~mini sopraggiunge\·ano con altre carte. Non sembrava molto logico indicare ai bombardieri l'ubicazjone dd Comando col fumo della carta bruciata, ma l'ufficiale, interrogato, disse semplicem~nte .::he « per precauzione > scavano bruciando i documenti segreti, codici, ecc. Il falò continuò a lungo, fino a notte ed il suo denso fumo invadeva anche la galleria del Comando. Dentro la galleria l'atmosfera materi:ile era fetida, q uella spirituale subiva violente alternative di ottimismo e di pessimismo. Notizie radio ricevute nella mattinata dicevano che una formazione navale composta di un incrociatore e sei Ct. era già in rott:a per venjre a pattugliare durante la none le acque dell'isola ed impedire lo sbarco di rinforzi tede~chi. Al brillar delle prime stelle cessò il bombardamento aereo. La galleria era zeppa di gente. Il Generale prepar:ava il suo contrattacco. L'autore uscì dalla galleria, constatò il buon umore degli uomini di servizio, vide le ultime faville nelle ceneri del falò delle carte segrete, tentò inutilmente di sdraiarsi sui sassi per dormire. poi vide accendersi il proiettore italiano del Castello. Il fascio del proiettore errò una prima volta sul mare, susci· tando un inutile flusso di traccianti ross: dalle spiagge occupate dai T edeschi, poi illuminò per un attimo due Cc. inglesi che n:l\·igavano in linea di fila. (Erano unità della Forza Navale composta dei Ct. Fau!knor. Beaufort, Pindos e delle Ms. 315, 266, 263). Questa ,·ista rallegrò e commosse i soldati, inorgogliti e riconoscenti per il buon sen·izio della vecchia Marina, ma poiché il proiettore induj!iava sui Ct.. forse per sospetti italiani sulla loro nazionalità. il Comando. per megafono e

32.


466 per telefono, diede ordine di spegnere. Poco dopo i Ct. confermarono chiaramente la loro nazionalità sparando contro le posizioni tedesche a terra. Era un tiro difficile, di precisione, e qualche proiettile cadde assai vicino alle truppe inglesi. Alla notte fece seguito un'alba annuvolata. Si sperava che non fossero sbrircati altri Tedeschi, ma la Marina aveva dovuto svignarsela, come al solito, prima che facesse giorno. Strana situa· zione: di notte noi eravamo padroni del mare, di giorno i Tedeschi erano padroni del mare e del cielo. La Marina, in sei settimane, :iveva affondato ono mercantili nemici con truppe e rifornimenti, e sene grossi mezzi da sbarco. Ave,·a anche distrutto quattro unità di ~corta antisommergibili, un Ct. e danneggiato molte altre unità di vari tipi. Ma questo non bast:iva a distogliere il nemico da una campagna che esso aveva iniziata con lo scopo di influen· zare i Turchi a non entrare in guerra, dimostrando che la potenza tedesca in Mediterraneo era imbattibile e capace di mantenere, contro tutti, l'anello di ferro delle isole che copriva le loro posizioni nei Balcani. Gli Alleati avevano naturalmente scopi contrari ed Eden era stato in Turchia appunto per trattare la questione dell'uso degli aeroporti, il che aveva generato molte illusioni. I combattenti di Lero non erano· al · corrente d i tutte gue• ste macchinazioni politiche: una cosa sola sapevano, e cioè che col far del giorno avrebbero ricominciato ad essere bombardati. Durante la none qualche cosa doveva essere andata storta; per qualche equivoco sugli ordini del Generale, il contrattacco non aveva avuto luogo, il che aveva permesso alla fanteria· tedesca dì congiungersi, nella zona di M. Vedetta, con i paracadutisti, rinforzando così la loro ,presa. La causa di questo e pasticcio > non era chiara, ma esso fu fatale per il buon esito degli aYvenimenti. Ciò non fu compreso subito ed il Generale con molta calma e pazienza si rimise a preparare un nuovo piano per la notte successiva. Col far del giorno (giorno 13) ricominciò il rumoroso e terribile spet· tacolo. Mezzi da sbarco tedeschi provenienti dalla direzione della costa turca, avevano preso terra nella baia della Palma sulle spiagge già salda· mente tenute dai loro camerati, eludendo la nostra sorveglianza navale. Gli Stukas avevano ricominciato la loro soola ed i! nostro coro aoti· aereo era in piena, ma scarsamente utile, azion~. Verso le nove si ebbe un nuovo lancio di paracadutisti, con le stesse modalità di quelle del giorno prima. Vennero prima i bombardieri a mitragliare e spezzonare il ter· reno. Poi due squadre di Ju 52 provenienti da Ovest a bassa quota river· sarono il loro carico fra Gurna ed Alioda. Le mitragliere ed i cannoni Bofors tentarono di contrastare l'attacco ed uno dei trasporti cadde in fiamme nella baia di Alinda con un paracadute a rimorchio, al quale si vedeva appeso, come un pupazzo, il suo uomo; spettacolo orrendo. Un altro, colpito, perse guot:i e lanciò i suoi uomini io mare dove i pa· racadute sembravano bianche ninfee. Ma certo un buon numero di pa· racadutisti scesero incolumi ed andarono a rinforzare i loro compagni. Si sarebbe detto che i Tedeschi non avevano idee chiare sulla situa· zione dell'isola, perché un idrovolante se ne venne allegramente dentro la baia di Alinda e sembraYa volesse ammarare. Fu colto da un torrente


467 di fuoco che lo affondò immediatamente. Anche un mezzo da sbarco entrò nella baia di Alinda sotto il tiro dei nostri cannoni e, dopo pochi mi· nuti, una striscia di fuoco gli avvolse la poppa. Si alzarono nuvole di fumo nero ed il mezzo divenne una fornace ardente che poi saltò in aria con una potente esplosione, il che provò che era carico di munizioni. Pur· troppo avevamo a Lero soltanto una dozzina di Bofors: se ce ne fossero stati un centinaio il compito dei Teàeschi sarebbe stato ben più duro. Ed anche le munizioni scarseggiavano. Il Generale Tilney infatti stava det· tando un messaggio urgente per il Cairo chiedendo rinforzi, rifornimenti, munizioni e, soprattutto, appoggio aereo. Le informazioni che giungevano sul nemico dicevano che esso non aveva fatto grandi progressi ma che si stava organizzando. Si calcolava che avesse 600 paracadutisti e da 4 a 500 altri combattenti. Con un totale di 11.000 uomini dalla nostra parte si sarebbe dovuto far fronte bene, anche se gli Italiani < si fossero dovuti considerare incerti >. Probabilmente però i Tedeschi erano di più. Gli « lrish Fusiliers > li avevano ristretti in una zona relativamente piccola. Si aspettava di momento in momento di ricevere notizia che erano stati liquidati, m a i Tedeschi resistevano· con valore e tenacia e ricevevano rinforzi dall'aria con paracadute colorati. Nel frattempo i < Buffs », nella zona Nord, valorosamente combattendo, riportavano buoni successi riprendendo una batteria · italiana cattu· ra ra dai nemici. (Si tratta probabiilmente della batteria 899 che, come abbiamo visto, presa sotto forte fuoco nemico, aveva avuto parecchi morti e feriti. e, fra questi ultimi, anche il Comandante, Tcn. Art. Pizz.oli, che era stato portato all'ospedale. Nel pomeriggio del 13 il C.F. Meneghini vi aveva inviaco un reparto, comandato dal Tenente Andreotti, che aveva ristabilita e migliorata la situazione. Il reparto si era poi ritirato per ordine superiore. Non abbiamo altre notizie della batteria perché il S. Ten. Art. Quaranta, che aveva sostituito il Tenente Pizzoli ed il S.T.V. Gardooe che comandava un plotone, sono stati catturati e fucilati dai Tedeschi). I « Buffs » avevano fatto prigionieri, accerchiandoli, 150 tedeschi. Le no· tizie da quella zona arriva,·ano mediante ,qualche staffetta che riusciva ad attraversare la linea, piuttosto rada, che i Tedeschi tenevano fra Alinda e Gurna. Al tramonto, mentre si facevano i preparativi per il contrattacco generale, non vi erano pa1 ticolari motivi né di speciale preoccupazione né di speciale fiducia. Il Generale aveva progettato di trarre in inganno il nemico nel suo impiego degli Stukas, facendo uso dei suoi stessi segnali per far divergere i bombardamenti su obiettivi sbagliali o sulle sue stesse truppe, e questo progetto è una chiara dimostrazione d i come si vivesse di illusioni. In realtà molti avevano altissimo morale basandosi su frottole, come un giovane Tenente di Vascello della riserva navale che annunciava per il giorno seguente l'arrivo di 12 Beaufighters, cifra che, a chi non aveva mai visto più di due o tre aerei inglesi sull'isola, sembrava enorme e già credevano di vedere il cielo ripulito d:igli Stukas. E poi c'era il permesso di usare gli aeroporti turchi ...


468 Un po' più fondata era la speranza dei rinforzi che dove\'ano arri· vare durante la none e dei rifornimenti che sarebbero stati lanciati col paracadute. Comunque si pensava di poter resistere a lungo, quanto sa· rebbe bastato a scoraggiare i Tedeschi dal prolungare il loro costoso as· sedio. A questo punto l'autore, che er:i riuscito a far trasmettere al Cairo un paio di <i: servizi ,, (così i giornalisti chiamavano i loro scritti per il gior· nale), pensò che doveva assicurarsi che i « servizi » fossero stati effetti· vamente inoltrati a Londra, Bisognava per questo tornare al Cairo, ma ciò urtava contro ragioni morali perché il fatto di lasciare l'isola assumeva un ceno sapore di codardia. Probabilmente vi erano anche ostacoli pratici, quelli cioè di trovare un mezzo in partenza. In ogni modo egli pensava che la resistenza sarebbe durata almeno qualche settimana ancora. Il Generale, informato del desiderio dd giornalis,a di p::rtire, a,consentì e lo fece avve rtire che durante la notte ci sarebbe stato un Ct. che doveva arrivare per portare rinforzi e rifornimenti. Lasciato, come da ordine del Cairo, il fotografo che doveva rimanere a Lero, l'autore ed il suo ufficiale addetto, si misero in cammino per Portolago. Scesero per i senuen. evitarono un certo bivio, battezzato « Charing Cross », il cui possesso non era molto sicuro, giunsero alla rota· bile per Portolago incontrando frequentemente sentinelle inglesi. Una di queste, vicino ad un ponticello, raccomandò di fare attenzione perché ogni tanto i T edeschi sparavano. Il giornalista, forte de!Je notizie avute dall'Ufficio Informazioni del Comando, si mise a ridere, ma, ad un tratto, si udirono alcuni sibili sinistri. Non si poteva capire da do,e sparassero. a meno che non fosse dal lontano M. Appetici. Furono costretti ad appiattirsi a terra. Poco dopo dovettero di nuovo riparar~i, avendo YÌsta una fila di uomini in marcia, ma le frasi che udirono pronunciare non lasciarono dubbi che si t rattava di Inglesi. · Giunti ai bombardati dintorni di Portolago, si trovarono in mezzo ad un gruppo di <s marines >> italiani (non si trattava di « marines >• ma dei racimobti plotòni della Difesa) « provvisoriamente dalla nostra parte>, pron ti a sparare, col dito sul grilletto. Le conoscenze d'italiano dell'ufficiale che a:compagnava l'autore e che disse « non sparate >, furono provvidenziali. Poco dopo. il rumore dei passi dei due ufficiali svegliò un autista che dormiva su un autocarro fuori di un <i: garage>. L'autista offrì un passaggio, ma, dopo che i due si erano sistemati sull'autocarro, si rimise a dormire. Scesero e proseguirono a piedi. Giunsero alla sede del Comando Navale costituita da una serie di gallerie che bucavano, come un alveare, le colline a Nord di Portolago. Trovarono l'ufficiale di Marina che faceYa al caso loro, un giovane T.V. canadese. che, saputo che voleva no partire, disse « di che si tratta? perché ve la squagliate? >. Gli spiegarono che non era un « sauve q ui peut >, ma che si trattava soltanto di assicurare l'inoltro a Londra dei messaggi trasmessi. L'ufficiale consigliò di imbarca rsi su un motoscafo e di anda re al· l'entrata del porto, in attes:i del Ct.. di cui aveva ,precise notizie. Così fecero, si imbarcarono su un motoscafo insieme col T.V. e con due uffi· ciali dell'Esercito ed andarono, ad attendere all'imboccatura del porto.


469 Passò un altro motoscafo con un ufficiale che usciva per pilotare il Ct. Sul motoscafo. nell'attesa, si parlava n amralme.nte delle azioni in corso e delle prospettive del comratta~co progettato p:r la notte. Uno degli ufficiali dell'Eserciro aveva in tasca un messaggio del Comando della R.A.F. del Cairo che rispondeva alle numerose richieste di app<>ggio aereo. Il messaggio diceva che ogni possibile invio di caccia a lungo raggio era stato disposto ed elencava le varie sorrite con le relative date ed i bombarda· menti sui campi del nemico a Rodi, Creta, Coo e Grecia del Sud. Era evidente che il Comando della R.A.F. del Medio Oriente stava facendo tutto quello che poteva, ma il risultato er;i trascurabile e la spola degli Stukas su Lero continuava ininterrotta. tranne quando il tempo ern molto nuvoloso e pioveva. Costretti ad impiegare le basi di Cipro lontane più di 250 miglia (sono circa 350), gli Inglesi avevano uno svantaggio tale che c'era solo da meravigli:irsi sempre di più che si fossero imbarcati in questa campagna senza speranza. « Non su quanti Beaufighter fossero di<< sponibili, ma fra tutti ne avevamo visto soltanto una mezza dozzina e, « di solito, in fuga davanti ai Messerschmitt di Coo con i quali non pote· « vano competere e che erano assai temibili negli attacchi d'inseguimento. « Q uando fui a Cipro vidi una squadriglia di Lighmings, che probabil« mente avrebbero potuto essere impiegati con molto maggior profitto a « quella forte distanza, ma non uno di essi, che io sappia, arrivò mai sino « a Lero. Il messaggio ddla R.A.F. chiudeva così: Dio vi benedica tutti , . Mentre erano in attesa, sentirono colpi di cannone dal mare. Quando questi cessarono ritennero che sarebbe arrivato il Ct. il quale dove,·a aver bombardato qualche posizione tedesca.. in appoggio aJ contrattacco inglese. La notte si trascinava pesantemente fra c.innooate sul mare e tiri di armi leggere, di mitragliatrici e di mortai a terra. Ad ioterva1Ji i grossi cannoni della batteria Skumbarda sparav,mo c,on grande fracasso ma con scopi non chiari (forse erano i tiri di interdizione contro Calino che tutrora con· tiouavano). Si face\'ano le più stravaganti congetture su ciò che stava sue· cedendo nell'isola. Uno degli ufficiali, un po' per scherzo e un po' sul serio, disse che se le cose si mettev.ino male si poteva, anche con quel guscio di noce, raggiungere un'altra ·isola. Cominciava l'alba, che sinistramente lasciava intravvedere le sovra· strutture del Ct. affondato dentro la baia. quando il motoscafo che era uscito in mare rientrò e l'ufficiale di Marina che era a bordo gridò, riferendosi al Ct. inglese: « L'hanno trattenuto troppo a lungo. Stava bom· bardando ed ora, con la luce del giorno, n on può più entrare. Ci è andata male». Tornarono a terra con l'intenzione d i rientr:ire alla sede del Comando inglese. Prima di lasciare la sede ,del Comando Marina it:iliano, giunse la preoccupante notizia che la comunicazione telefonica con la sede del Comando inglese era interrotta. Poteva essere una banale interruzione di linea e poteva essere molto di peggio. P~rtirono egualmente e fermarono per via parecchi soldati inglesi cui chiedeYano notizie dei combattimenti della nocte. L'isola formicolava di voci contraddittorie. Ma non si sapeva nulla di posici,·o, salvo che il bivio chiamato « Charing Cross > era sotto


470 il fuoco dei mortai tedeschi. Fu deciso allor:i di tornare a Portolago. La galler ia del Comando Marina italiano era assai migliore di quella del Comando inglese: aveYa il pavimento di cemento, illuminazione e buona ventilazione, ma era spaventosamente affollata di marinai e soldati in ozio che avevano l'abitudine di stare raggruppati vicìno all'ingresso, finché non vedevano arrivare i bombardieri ed allora si precipitavano dentro tutti io· sieme anche se le bombe cadevano a miglia di distanza o addirittura dall'altra parte dell'isola. Qualcuno dei giov:mì marinai che stavano allineati lungo i muri della galleria si faceva il segno della croce con molto fer· vore. Queste continue ondate di panico erano irritanti e contagiose. Più volte l'A. dovette frenare l'impulso di associarvisi. q; I tentativi di convin« cere gli Italiani che non tutte le bombe èrano dirette personalmente contro q; di loro e che era meglio stare decisamente dentro ç decisamente fuori, « furono van.i. Essi discutevano con mc gesticolando e continuando a pre· e< cipitarsi dentro e fuori con inesauribile energia, guardandomi come se « fossi matto perché rifiutavo di rifugiarmi quando una formazione, eviden· « temente diretta altrove, .ci sorvolava>> . Frattanto i due ufficiali che erano con l' A. ·erano· andati· in giro con la jeep a raccogliere sbandati e disertori inglesi che si nascondevano nei rifugi e nelle grotte: li avevano rastrellati ed avviati al fronte. La linea telefonica col Comando era stata riattivata e si ebbe qualche buona notizia sul successo del contrattacco notturno. I Tedeschi erano stati respinti dalla maggior parte della zona centrale, compresi due dossi del M. Rachi ed il M. Germano. Nella zona Nord il M. Quirico era stato ripreso, presumibilmente dai « Buffs ,1. Infine anche il M. Clidi era stato ripreso e la batteria italiana ricuperata intatta. (Dalle nostre tesrimo· nianze risulta che la batteria Ciano, come già ·narrato, ridotta a due soli pezzi, a nessuna arma leggera ed a pochi uomini a causa delle molte per· dite subìte, dopo che il piccolo reparto inglese di -rinforzo per ordine superiore era srato ritirato, si era arresa, inutilizzando i pezzi). In seguito alle buone notizie fu deciso di ritornare alla sede del Comando inglese nella speranza di trasmettere un altro messaggio. La galleria era ora piena di poh·cre, di fumo e di uomini sdraiati a te.rra esausti ed accudenti stanca· mente ai loro incarichi. L'apertura Est non era più un posto comodo per· ché ogni tanto vi cadeva qualche colpo di mortaio tedesco proveniente da M. Appcrici. Il Generale Tilney, come sempre imperturbabile, teneva una riunione. Il fotografo raccontò che durante la notte la battaglia aveva avuro alti e b.assi e che una volta la sede del Comando era stata quasi circondata. In quel momemo il Generale stava riposando: quando seppe che paracadutisti tedeschi stavano inerpicandosi su per il M. Maraviglia, si armò di un mitr:i, fece arm:ire tutto il personale del Comando, e capi· tanò una sortita in mass:i che, un po' per la sorpresa, un po' per il suo nutrito fuoco, ricacciò indietro i Tedeschi e ristabilì il contatto con le forze a Nord. Ma, purtroppo, nella notte non era arrivato nessun rinforzo è nessun rifornimento. Il Generale compilò un messaggio per il Comando M.O. facendo presente i successi riportati. le difficoltà della lotta, la stanchezza dei suoi uomini, la scarsità delle munizioni specie per i Bofors.


471 Il messaggio finiva press'a poco cosl: « Noi :ibbiamo fa tto la nostra parte. Ora tocca a voi. lo combatterò fino all'ultimo ». Avendo potuto spedire un altro «servizio ", l'A. decise (siam o al giorno 14) di ritornare col suo accompagnatore alla Base italiana sperando in un altro Ct. durante la prossima notte. li bombardamento si faceva sempre più fitto e più intenso. Erano intontiti dal rumore. nauseati dalla vista dei neri zampilli a terra e delle barelle sanguinanti trascinate a fatica su per la collina verso i posti di medicazione campali. Ad un tratto, su un viottolo, videro una grigia colonna in marcia. Erano Tedeschi! Pen· sarono che era finita, ma poi notare.no che i Tedeschi erano disarmati e che dietro ad essi c'era u~ solo soldato inglese con fucile e baionetta in canna. Si trattava di prigionieri tedeschi che camminavano fieri ed impet· titi, per quanto un po' cupi. Non si voltavano neppure quando le bombe scoppiavano vicine, camminavano come in piazza d'armi, m a una o due ore prima si erano ben spaventati fino ad arrendersi'. Rincorati, salirono sul cofano d i una jeep della Croce Rossa che trasportava molto lentamente una barella con un corpo esanime verso l'Ospedale italiano. Pas· s:irono sul posto dove la notte prima fischiavano i proiettili. Tutto era tranquillo, il che faceva pensare che i Tedeschi fossero stati costretti ad abbandonare qualche posizione dominante. Può anche darsi che i Tede· schi, per una contradizione del loro carattere non volessero sparare su una jeep della Croce Rossa. Giunti alla periferia di Portclago iJ fragore dei tiri e delle bombe andò aumentando. « Ero mentalmente e fisicamente stanco, nauseato, sbigottito della idiota inutilità di tutto ciò >. Discesero all'Ospedale italiano ed all'entrata del solito rifugio l'ufficiale canadese li informò che durante la notte sarebbe certamente venuto il Ct. Nel rifugio il morale era ancora più b;;sso di prima. La luce, anche quella di emer· genza, era venuta meno. Gli Italiani li squadrarono da vicino, con sospetto. Nel buio, il va e vieni della folla impaurita era sempre più sco· modo ed irritante. L'A. avrebbe Yoluto lavarsi e ci sarebbe stata abbon· danza d'acqua in un pozzo, ma le poco igieniche abitudini dei marinai italiani rendevano sgradevole tutta la zona Yicina al rifugio. Prima del tramonto vi fu un attacco aereo di eccezionale violenza. Si parlava di altri paracadutisti. U n gioYane marinaio di bassa staturn prese un mitra e si slanciò fuori urlando « i mosquito~ ». Sparì dentro un boschetto e non fu più visto. Si constatò poi che i Ju lancinvano rifornì· menti e non uomini. L'A. ed il suo compagno si prepararono alla p:inenza. Un ufficiale confermò la notizia che un Ct. ed un'altra unità avrebbero portato rinforzi e munizioni. Venuta la notte, era subentrata la calma. Il motoscafo del pilota uscì dal porto. Scesero ::illa banchina. Il cannone della ~ brava > batteria Skumbarda conrinua"a i suoi tiri ri tmici. Si senriva il rumore di qualche aereo, probabilmente rifornitori inglesi. Un battdlo a remi si av· vicinò alla banchina. C'erano dentro alcuni uomini del « Royal Irish Fu· siliers > che raccontarono di essere stati farti prigionieri sul M. Appetici dai Tedeschi, i quali però, intenti a respingere il comratcacco inglese, non avevano troppo badato a loro che erano rimasti in una grotta, e così


472 avevano porulO scappare, ricuperando anche le loro armi. Trovato un battello, se n'erano venuti a Portoiago. I Tedeschi non li a,·evano trattati male, ma non avevano dato loro niente da mangiare perché essi stessi non ne avevano. Gli uomini non sapevano bene in quale località erano approda ti. La stranezza della situazione milirn re dell'isola era questa. che, nonostante la sua piccolezza, si poteva girare quasi dappertutto senza pericolo. P assò un'altra ora e poi si vide entrare in porto un dragamine, quello stesso che aveva accompagnaro !'A. nd viaggio verso Lero. Il dragamine si af· fiancò alla banchina e cominciò a scaricare munizioni. Sembrò che quello fosse il mezzo migliore per andarsene, ma il Comandante disse che arrivava solo sino ad un certo ancoraggio: il seguito era incerto. Preferirono aspet· tare il Ct. che andava direttamente ad Alessandria. Il tempo passava e sembrava ormai impossibile che un Ct. volesse infilarsi in quel buco, quando, al risveglio da un brevissimo sonno, si vide la sagoma di un Cr. nel porto. L a coperta era gremita di uomini con l'elmetto. 11 Ct. manovrò per affian,arsi. Tenuto conto che fra un'ora sarebbe stato giorno e che gli Srukas avrebbero fatto saltare in aria tutto, la cosa sembrava del tutto assurda. Appena attraccato il Ct., furono m essi a posto degli scivoli di legno ed i solda ti con tutto il loro bagaglio, scivo· lavano giù seduti. Gli Italiani che sulla banchina coadiuvavano allo sbarco, dovevano aiutare cia5euo soldato 2 rialzarsi p rontamente per far posto al successivo. EraEO 250 Royal West Ke-nts e venivano da Samo. Sbarcarono in un attimo. Poi toccò alle cassette- di munizioni. L'A. col suo ufficiale erano i soli che dove,·ano :mbarcare sul Ct.: non vi erano, chissà perché, né prigionieri né feriti. Qualche ferito era stato preso a bordo dal dragamine che era partito poco prima, ma altri ve ne sarebbero stati, in attesa di partire, all'Ospedale italiano. Il Ct. era l'Echo di 1375 t. della classe <i: Eclypse », varato dieci anni prima. L'accoglienza a bordo fu cordiale, fu quella sempre in uso ·presso la Marina, che non abbandona mai nessuno che si rivolga a lei. Scf'ndendo nel quadrato illuminato, si ebbe la sen· saziane di passare dalla miseria e dalla disperazione più nera alla p iù brillante speranza ed alla più raffinata ciYiltà. Nonostante la gravità dei pericoli incombenti. le circostanze ingigantivano quel senso di sicurezza che sempre si pro,·a salendo su una nave di S. M. Britannica. Erano le 4.30 del giorno 15. la luna era ancora sull'orizzonte quando uscimmo dal porto. L'Echo era in giro per il Dodecaneso da quattro giorni insieme col Belvoir per crociere, bombardamenti, rifornimenti. Erano partiti in quattro da A lessandria e, dopo aver lasciato Cipro, nei paraggi di Rodi erano stati sorvolati da :1erei nemici ed uno dei Ct., colpito al centro, era affondato. Gli altri due avevano raccolti alcuni super· stiti. Reduci tutti dalla « via delle bombe ~ di T obruk, erano abituati ai pericoli, m a orn però, essendo gli Inglesi padroni di quasi tuno il Mediterraneo, non riuscivano a rendersi conto dei motivi per cui dovevano ri· schiare tutto per niente. almeno così :i loro sembra\'a. E rano stati a Lero un'altra volta. nei primi giorni dell'occupazione quando tutto era tranquillo. Ora. con mezza Lero in mano ai Tedeschi, una missione a Lero sembrava una pazzia da suicidi. Ma ciascuno faceva il suo dovere senza


473 cnucare, senza lagnarsi, coraggiosamente. « Se rr.ai ho scoperto lo spirito di Nc:lson nella moderna Marina, questo è stato a borde d ell 'Echo ,. Il ritardo ddi'arrivo a Lero era dovuto ad una serie di ordini e con· trordini. Parriti da Samo erano stati avvistati da aerei ed aveYano subìto un deciso attacco. Una grossa bomba era caduta nella scia del Ct. assai più vicina di quanto non fosse desiderabile. Quando i; Ct. era entrato a Portolago tutti erano rimasti stupiti della calma che vi regnava, mentre a bordo .:'::ra molta tensione non sapendo se sarebbero stati ricevuti dagli Inglesi o dai Tedeschi che li avrebbero poruti distruggere con poche cannonate a bruciapelo. Usciti dal porto, pur essendo il giorno ass:ii vicino, il Comandante dell'Echo decise di fare un ultimo giro intorno all'isola. All'altezza di Punta Bianca (sotto M. Appetici), videro il proiettore italiano del Castello che spazzava il mare. Torrenti di trncciami rossi si accanivano contro di esso ma il proiettore rimaneva acceso. Ad un tratto il fascio afferrò qualcosa e si fermò. Anche l'Echo si fermò per un attimo. I nervi si tesero. Era una motozattera tedesca che forse si preparava a sbarcare il suo carico. Si vedevano veicoli e cannoni. L'Echo si rimise io moto ed a circa 3500 m. scaricò i suoi cannoni. La motozattera, colta di sorpresa, non sparò un colpo. Fu crivellata di colpi e dopo pochi minuti di fuoco fu lasciata alla deriva, con uo furioso incendio a bordo. Poco dopo vi fu un altro avvistamento emozionante: si trattava di nostre mototorpédiniere alle prese con un'altra motozattera nemica. Ma era g ià molto tordi e l'Echo dovette continuare la sua rotta. Mentre a tutta velocità si allontaoav:mo dalJ'isola, sentirono una l!fOS· sa esplosione di uno carica subacquea. Era ormai giorno fano. Lo~"rane esplosioni li avvertirono che la banaglia di Lero era ricominciata. Giunse un segnale dal Comando in Capo del Levante: < Bravi. L'arrivo di quelle truppe sarà decisivo! >. Entrarono in una piccola insenatura fra due nude spiagge. Sola di· fesa era I.a speranza di non essere scoperti. Parecchie altre unità fra cui un Ct., usufruivano dello ~cesso rifugio. In un momento di pausa delle occupazioni di bordo, !'A. raccontò quello che sapC\'3 della situazione di Lero agli ufficiali, i quali non ne avevano la minima idea e non sup· ponevano minimamente che mentre essi stavano sbarcando uomini e materiali a Portolago, « dietro l'angolo, altri Tedeschi sta\·ano sbarcando a centinaia. Dopo qualche ·ora d i sosta, l'Echo uscì, seguito dall'altro Ct. Passa· rono, con molta disinvoltur:i, · là dove il dragamine si era incagliato nel viaggio di andata. Dirigevano ad un appuntamento con un incrociatore antiaereo. A ). l'altezza di Rodi poterono vedere un prolungato attacco sull'isola della

R.A.F. L'Echo raggiunse Cipro e di lì Alessandria donde !'A. tornò al Cairo per scrivere e riferire. Il 17 ebbe b notizia della resa di Lcro. Chiude il capitole ed il libro un commosso omaggio alla guarmg1one inglese di Lero.


474 Relaz ione del Vice Ammirag lio Sir Algernon U. Willis, Comandante in Capo del Leva nte (da,! 14 ottobre) sulle operazioni navali in Egeo fra il 7 settembre ed il 2 8 novembre 1943, pubblicata nel Suppleme nto « The London Ga:i:et te » dell'8 ottobre 1948, n. 38426. Da questa relazione abbiamo già tratto molte notizie che sono state inserite nella nostra narrazione. Sembra utile tuttavia darne qui u n rias· sunto completo allo scopo di render noto qualche maggior particolare non tanto sull'esecuzione delle operazioni navali che sono state in buona parte già riferite (e per le quali rimanderemo alle pagine dove sono state esposte), ma piuttosto sui concetti che le hanno guidate e sulle cause e considerazioni di carattere generale che ne hanno imposto la limitazione e ne hanno, in defini tiva, determinato l'insuccesso. Le frasi tra parentesi sono nostre. L'operazione « Accolade >, cioè l'occupazione di Rodi e l'apertura dell'Egeo agli Alleati, era stata presa in considerazione fin dal gennaio '43, ma l'avanzata in Nord-Africa e l'operazione « Husky >>, cioè l'invasione della Sicilia, avevano assorbito tutti i mezzi disponibili. In aprile, in una conferenza militare al Cairo l'idea fu ripresa, ritenendosi che l'invasione della Sicilia avrebbe avuto come conseguenza la resa dell'Italia e quindi l'< Accolade >l avrebbe potuto seguire a breve distanza lo sbarco in Sicilia. Ma, a metà giugno, si constatò che non vi era sufficiente disponibilità d i mezzi d 'attacco e da sbarco ed il Com;indante delle Forze Navali dovette recarsi con tutto il suo Stato Maggiore ad Algeri, a studiare il piano delle operazioni e posc·Husky >l nel Mediterraneo Centrale. Visto il facile successo dello sbarco in Sicilia ed jj livello sorpren· denremente basso delle perdite di mezzi d'attacco e da sbarco, si rifece un tentativo di rimettere in pie<ii l'operazione « Accolade » coi soli mezzi di cui d isponeva il Comando del Medio Oriente o che erano assegnati alle operazioni in India. .Ma vi erano alcune lacune e defi· c:enze, ,particola rmente per aerei da caccia a grande autonomia, per le quali era indispensabile rivolgersi al Gen. Eisenhower. In conseguenza di ciò si occupò della cosa la Conferenza del Quadrante (Quebec agosto '43) che decise per la rinunzia all'operaz ione. Il Comando in Capo del Medio Oriente informò quindi i Comandanti dipendenti che le sole operazioni ammesse erano: a) scorrerie su piccola scala; b) sabotaggi e g uerriglia a cura dei gruppi della resistenza; e) occupazione pacifica di zone evacuate dal nemico. Quando si seppe che l'Italia si era arresa, fu deciso d i sfruttare la situazione invi:indo nelle isole dell'Egeo piccoli reparti di truppe inglesi per incoraggiare gli Italia ni a resistere ai Tedeschi ed a tenere nelle loro mani quante più isole fosse possibile. Ciò fu fatto per Castelrosso, Coo, Samo. Calino, Simi e Stampalia. dove furono in.:.iati piccoli distaccamenti accompagnati da funzionari civili. Il trasporto fu eseguito coi m ezzi della « Le\'ant Schooner Flotilla 1, armati da personaìe della Marina.


475 In conseguenza della resa di Rodi, la Commissione mista delle tre Armi che era in attesa a Castelrosso e la 234 3 brigata di Fanteria rimasero disponibili per rafforzare le forze inglesi nelle altre isole. (Dei compiti delle forze navali, della loro comoosizione e delle loro prime operazioni abbiamo già detto a pag. 171 ; seguenti; qui ricordiamo solo brevemente l'affondamento di due pirosc:..fi il 18 settembre ed il danneggia· mento della loro unità di scorta - costretta a rifugiarsi a Scampalia dove fu catturata - e l'infausto affondamento del P.fo Donizeai coi nostri 1800 prigionieri, il 23 settembre, mentre l'unità di scorta, l'ex Ct. francese La Pomone passato in mano ai T cdeschi, costretta ad incagliare presso P. Prassonisi, fu poi demolita da attacchi della R.A.F.). I Tedeschi, ancor prima della resa italiana, ave,·ano fatto preparativi per estendere la loro occupnione a tutta la Grecia a datare dal 6 settembre ed avevano distribuito sulla costa ovest della Grecia, nel Pelopon· neso, a Milo, Creta, Scarpamo e Rodi forze sufficienti per mantenere sotto controllo queste posizioni chiave. Subito dopo la resa italiana, i Tedeschi non erano assolutamente im grado di intraprendere operazioni via mare, ma verso la metà di settembre avevano racimolato mezzi e forze navali sufficienti per fare qualche incursione nelle Cicladi per eva· cuare le guarnigioni italiane e per impadronirsi e _.po~tar via ogni quan· titativo di viveri e di materiali da guerra su cui nuscivano a mettere le mani. Tranne Sira, non fecero alcuna occupazione in forza, ma sta· bilirono soltanto piccoli posti di osservazione_. Il comportamento degli Italiani verso di noi fu dovunque di collaborazione, meno che a Rodi (abbiamo visto, narrando gli avvenimenti di Rodi, cause e responsabilità di questa mancata collaborazione), ma il Ya]ore militare della loro colJaborazione era scarso. Avendo constatato che, anche nell'ipotesi che si fosse riusciti a tenere Lero e Coo, la nostra posizione in Egeo non era sicura senza il possesso di Rodi, il 22 settem· bre fu chiesto ed ottenuto dai Capi di Stato . Maggiore di dar corso all'operazione 4'. Accolade », da eseguirsi prima della Sne di ottobre coi mezzi di cui disponeYa il Comando M. O. completati con qualche aggiunta a spese del Mediterraneo Centrale. L'arrivo al nemico di rinforzi aerei prelevati dal fronte francese e da quello russo e la scarsa efficienza delle difese antiaeree di Lcro, come lo dimostrò 'la perdita di due Ct. il 26 settembre (l'inefficienza della difesa a.a. contro gli Srukas era cosa ben nota e le perdite non si sarebbero verificate se, valutando più esatta· mente il significato delle frequenti ricognizioni aeree su Lero dei giorni precedenti, se ne fosse tenuto il d ehito conto nel disporre i movimenti e le soste delle unità navali), ìimitavano l'impiego delle nostre forze a scorrerie notturne studiate in modo da poter essere di giorno sotto la protezione della caccia di Cipro. (A pag. 172 abbiamo detto della riduzione di efficienza delle forze n;ivali alleate in seguito al ritiro dei Ct. di Squ;idra. per cui, a causa dell'insufficiente autonomia dei Ct. rimasti, in Egeo non fu intercettato un convoglio, pur tempestivamente avvistato, che procedette all'occupa· zione di Coo, con le conseguenze ben note. N elle stesse pagine è pure


476 narrato l'intervento degli incrociatori di Malta e l'azione da essi srnlta. sempre subendo il grave fattore negaùvo ddla mancata protezione aerea. Un convoglio anch'esso diretto a Coo già occupata fu intercettato ed affonda to successivamente. Ancora a pag. 173 sono elencati i danni e le perdite subìte dalle unità navali inglesi e le perdite inflitte alle forze aeree nemiche cd è ricord:ito come le perdite subÌte ed il ritiro della caccia a {!rande autonomia abbiano indotto a modificare in senso ancor più restrit~ivo l'impiego delle unità naYali). Naturalmente anche 1 rifornimenti erano compromessi dalla totale mancanza di protezione aerea conseguente alla perdita di Coo. L'occupazione d i Rodi diventava sempre più necessaria ed a questo scopo fu tenuta il 9 ottobre una riunione a Tunisi alla quale furono presenti. oìtre al Gen. Eisenhower che hl presiedeva, il Primo Lord del Mare (Sir Andrew Cunningham) e tutti i Comandanti in Capo del M.O., fra i quali il . Comandante in Capo del Levante che era allora Sir John Cunningham. La decisione fu di rinunziare definitivamente all'operazione q: Accolade , per la quale non erano disponibili mezzi ·sufficienti e di tenere Lero e Samo finché fosse possibile continuare il rifornimento. Al ritorno dalla riunione di Tunisi i Comandanti in · Capo . del M. O. ten· nero un'altra riunione alla quale assistette anche il Ministro degli Affari Esteri Anthony Eden ed il primo Lord del Mare. . Constatata l'impossibilità di riconquistare Coo, si venne alla decisione: a) di usare i mezzi a disposizione per tenere Lero e Samo; b) di impiegare: i Smg. iraliani ed inglesi per concorrere al rifornimento delle isole; e) di preparare un ferry-boat turco per il trasporto di veicoli pesanti nel periodo illune di Novembre. (Questo ultimo progetto non fu portato a realizzazione). Il 14 ortobre l'Amrn. Willis sostituiva l'Amm. Cunningham nella carica di Comandante in Capo del Levante. Poiché il servizio informazioni aveva comunicato che il nemico pro· gettava l'azione di sbarco a Lero coi 4000 uomini già raccolti a Coo ed a Calino da eseguire non appen:i fossero stati trasferiti dal Pireo in Egeo le unità ed i mezzi da sbarco necessari, le forze di superficie furono destinate ad impedire l'arrivo di questi mezzi, servendosi delle ricognizioni aeree e di un gruppo navale d'attacco che era tenuto quasi costantemente nella zona, per crociere e bombardamenti di porti e di rade a Coo e Calino. Questa attività avrebbe anche conseguito lo scopo di indurre in inganno il nemico sulla reale consistenza della potenza na,-ale inglese. Il 15 ed il 16 ebbe ìuogo un'azione navale. (Di essa abbiamo g:à parlato a pag. 174). Le perdite subìte dal nemico nel corso di questa azione, sommate a quelle subìte per opera di aerei inglesi e :imericani e di altre unità navali inglesi il 18 ed il 20 (circa 12 unità fra piroscafi, piroscafetti, Mtz., affondati od incendiati) sventarono probabilmente un tentativo nemico di sbarco e permisero agli Alleaii di riprendere con più lena i rifornimenti nel periodo ìllune. (Di questi rifornimenti,


477 della loro organizzazione ed entità si è parlato a pag. 163-168). Quest'o· pera di rifornimento non portò a contatti con forze navali nemiche, ma gli Alleati ebbero egualmente delle perdite. Per urto contro mine affondarono i Ct. Hurtworth ed EcHpse ed il Ct. greco Adria eb· be la prua asportata. (Lo vedemmo, nel racconto del giornalista Gander, espletare il compito di « depos.ito > per i militari inglesi diretti a Lero, stando ormeggiato in una baia, probabilmente della penisola turca di Gumuslu, di fronte all'isola di Calino che era in mano tedesca). Gli attacchi aerei tedeschi diu:ni e notturni non conseguirono invece nes· sun risultato definitivo, ma gli incrociatori Sirio ed Aurora furono gra· vemente danneggiati ed anche il Ct. Belvoir ebbe danni di minor gravità da una bomba inesplosa. Intanto (come detto a pag. 194) i Tedeschi riuni"ano nuovamente unità e mezzi per il convoglio, ma l'affondamento da parre del Smg. inglese Unsparing di un piroscafo di 1.200 t. provocava il ·rientro al Pireo di un altro piroscafo di 2.000 t. e, probabilmente, il rinvio della progettata operazione. In .conseguenza della lenta e cauta ma sicura avanzata dei mezzi tedeschi \·erso l'Egeo, furono prese tutte le possibili contromisure (se n'è parlato a pag. 195-198), ma senza successo. L'unico elemento positivo era il fatto che le contromisure avevano portato .qualche ritardo ed il ritardo aveva dato tempo alla guarnigione di Lero di organizzars~ rinforzarsi e prepararsi a respingere l'attacco. (Di fronte a questa osservazione dello Amm. Willis non possiamo non osservare a nostra volta che, se è vero che sono stati utili alla riorganizzazione della Difesa i giorni dal 1° al 6 novembre che furono di effettiva ttegua, successivamente, con la ripresa degli attacchi aerei, ogni giorno che passava non faceva che portare nuove distruzioni e nuovi dann~ e, per di più. avvicinava il fatale esaurimento delle mun1zioni antiae.ree, aumentava il numero delle armi fuori servizio per usura ed accresceva la stanchezza e lo sfibramento fisico e morale dei combattenti). Bisognava decidere le direttive per l'impiego dei Ct. nel caso di attacco a Lero proveniente dalle isole vicine. Gli elementi da tener presenti erano i seguenti: a) l'opinione del Comando terrestre che la guarnigione di Lero. rinforzata, fosse in grado di respingere l'attacco del nemico od almeno di stroncarlo dopo lo sbarco, opinione basata sull'iporesi che le forze d i primo sbarco del nemico non ricevessero in seguito ulteriori rinforzi di truppa o di armamento pesante; b) l'assoluta ~uperiorità aerea del nemico nella zona e la gravità degli attacchi che esso poteva sferrare contro le unità navali coi Ju 88 e Ju 87 scortati da caccia. L'esperienza aveva mostrato che il nemico non si tratteneva dall'attaccare le naYi anche nelle acque turche; e) lo scarso numero di Ct. che era possibile mantenere nella zona nel periodo di attesa dello sbarco. Data la distanza da Alessandria e da Limassol (Cipro) le unità potevano rimanere nella zona solt,into per un breve periodo. I Ct. classe <t Hunt » (Ct. di scorta), ad esempio, avevano


478 un'autonomia che bastava .1ppena per un'azione notturna ad alra velocità e per il viaggio di rit0rno; d) la brevità del tragino per le forze di im·asione specialmente se, come si ri rene\·a, esse fossero state riunite tutte nelle varie insenature di Calino. e di lì fossero partite per l'attacco avendo la scelta del momento. Fu quindi stabilito che, guando si fosse verificato l'attacco, il miglior contributo che avrebbero potuto dare i Ct. sarebbe stato quello di tentare. col favore della none, di interc.enare e distruggere la seconda ondata dei convogli che era di vitale importanza per il nemico. I Ct. ebbero percìò istruzioni di non lasciare durante il giorno i loro ancoraggi per intercettare forze da sbarco, se non per esplicito specifico ordine del Comandante in Capo. Ml., Ms., Motocannoniere furono messe agli ordini del S.B.N.O. (Comandante Superiore Navale Inglese) dell'Egeo. Di notte le Ml., svolgevano crociere di vigilanza antisbarco, mentre le Ms. e le moto· cannoniere si trattenevano ·i n porto, pronte a muoverè all'istante in ca· so di avvistamento de) nemico. Si impiantarono depositi di combustibile a Samo, ·a terra e su caicchi e qualche piccolo deposito di emergenza fu sistemato ancbe a Lero. Giunto il grosso dei mezzi da sbarco tedeschi a Porto Calino e nella rada d i Coo, era sperabile che ci sarebbe voluta .almeno una notte per rifornirli di combustibile- e per prepararli al tra· sferimento nelle insenature a nord di Calino .dalle quali si riteneva sarebbe partita la spedizione contro Lero. Una formazione composta dei Ct. inglesi Petard, Faulknor, Rockwood e del Ct. polacco Krakowiak bom· bardò, fra il IO e 1'11 novembre, in piena luce lunare, il porto di Calino ed il Golfo e la baia di Coo. Nel piccolo porto di Calino furono spa· rati 1.500 colpi da 102. Una unità già danneggiata, fu incendiata e si capovolse, ma non _sono noti i danni inflitti ai mezzi da sbarco. Aerei tedeschi attaccarono le forze n:wali ed il Rockwood fu colpito nell'ap· parecchio di governo d a una bomba razzo che però non esplose. Il Petard lo prese a rimorchio, sotto l'attacco aereo e lo portò nella baia di Losta, nel Golfo di Doris, dove giunse a giorno fatto. Il Faulknor rimase nel Golfo di Coo per completare il bombardamento e per star pronto a dare aiuto al Petard se necessario. La ricognizione aerea, il mattino del giorno 11, segnalò intenso movimento di mezzi da sbarco fra Coo e Calino, il che fece pensare che i preparativi per lo sbarco fossero già in corso. La ricognizione aerea del pomeriggio segnalò concentrazione di mezzi da sbarco nel Golfo di Coo. Le intenzioni del nemico non erano ancora chiare. (Non si capisce molto bene a che cosa, in particolare, voglia rife rirsi questa frase dello Amm. Willis che abbiamo tradotta testualmente). Poiché una nuova for· mazione di Cr. non poteva raggiungere la zona prima della notte fra il 12 ed il 13, era necessario che 1'83 flottiglia, che era già in zona, conser· vasse un cerro grado d i autonomia. Ebbe perciò ordine di raggiungere un ancoraggio più vicino al Golfo di Coo e d i inviare due Ct. « Hunt >> nelle insenature di Coo per attaccare qualsiasi formazione da sbarco av· vistata dall:i ricognizione aerea. (Sarebbe interessante sapere a quale ora


479 è stato impartito quest'ordine e se la sua esecuzione er:i o non era limitata alìe sole ore notturne). La Ms. 307 in rotta da Castelrosso per Lero ebbe: un contatto alle 03.30 del 12 con due Ct. non identificati ed alle 04.45, sempre del 12, il gruppo delle Ms. partì a tutta velocità da A.linda alla ricerca di un piroscafo segnalato a 4-5 miglia a Sudest di Lc:ro. Non lo trovarono, ma più tardi, mentre stavano facendo un rastrellamento verso nord, avvistarono al largo di Farmaco due Ct. che scambiarono per Ct. inglesi. (Conoscendo l'alto grado di allenamento e di efficienza bellica special· mente nelle operazioni notturne, di cui hanno dato tante prove: anche le piccole unità della Marina britannica, non si può non rimanere colpiti da questo duplice insuccesso notturno le cui conseguenze sono state di evidente gravità). Il primo sicuro avvistamento del nemico si ebbe verso le 04.00 ad opera della Ml. 456. (Su questo episodio e sulie osservazioni che si possono fare mettendolo a confronto con quanto riferito dal nostro Mas 555 vedi quanto detto a pag. 222 e 223). Fra le 06,00 e le 08,03 il nemico sbarcava a nord ed a sud della baia di Alinda. Il tentativo di sbarcare a Blefuti fu respinto ed il nemico perdette due unità. Sembra. che i cannoni della difesa italiana abbiano aperto il fuoco troppo tardi. Questo fatto aggiunto al fatto che le nostre armi leggere erano state piazzate soltanto nelle baie principali dell'isola, permise al nemico di sbarcare a Palma, Pasfa di Sotto, Grifo e Nord Appetic~ con la perdita di un solo mezzo da sbarco. L e forz.e sbarcate furono contenute, ma la situazione si aggravò col sopraggiungere dei paracadutisti. (Delle azioni notturne delle forze oaval~ dell'affondamento del Dulverron e della mancata partenza da Samo a causa del mare giudicato troppo grosso dalle Ml. che avevano già imbarcato rinforzi di truppa e munizioni, abbiamo riferjto a pag. 243 e 244. Per l'azione nella notte 13-14, bombardamenti contro costa, ritiro dei Ct. per· esaurimento del combustibile, e nuovo contrordine alla parrenza da Samo dei rinforzi a causa del tempo, vedi pag . 247). Alle 7.00 del giorno 14, in conseguenza della minaccia nemica di travolgere la Sede del Comando Navale Inglese (era nei pressi di S. Marina) furono distrutti rutti i codici navali, il che, obbligando a ser· virsi dei canali e dei codici ddl'Esercito per le comunicazioni col Comando Superiore Navale di Lero, fu causa di grave intralcio alle comunicnioni stesse e quindi anche alle operazioni. Nonostante il successo riportato dal no5trc contrattacco era necessario rinforzare le truppe, stanche per i prolungati combattimenti senza riposo e per gli incessanti attacchi aerei, ed era anche necessario provvedere al rifornimento di mu01z10ni. Il Ct. Echo, naYigando a 30 nodi, poté portare 250 uomini a Portolago ritirandosi prima di giorno. Il Ct. Bel· voir che aveva velocità inferiore dovette rinunciare (V. pag. 251. Le azioni del gruppo Penn, Aldenham e Blencathra, quelle succes· sive dell'Echo e quelle: delle Ms. sono statt" riferite a pag. 252). I successi conseguiti portando rinforzi aJle nostre tru ppe cd impedendo, almeno parzialmente, l'arriYo di rinforzi ai nemici, non permisero tuttavia


480 di conseguire un marcato vantaggio sul nemico, data la pesantezza dei bombardamenti aerei e le condizioni fisiche delle truppe. Il ritardo nelle trasmissioni degli avvistamenti che, in seguito alla distruzione della Stazione r.t. inglese di Lero, dovevano passare per Alessandria ed un ritardo ad entrare in azione imputabile al Ct. Penn (come già riferito a pag. 257), permisero al nemico di procedere indisturbato, nella notte fra il 15 e<l il 16, al rinforzo delle proprie truppe. Anche gli Inglesi inviarono rinforzi che furono trasbordati dal C. Belvoìr a terra per mezzo di Ms., Ml. e dragamine. Sia il Bdvoir, che l'Echo, dovettero lasciare l'Egeo per esaurimento del combustibile e furono rimpiazzati dal Fury, Exmoor e dal polacco Krakowiak, La persistenza dei bombardamenti e la stanchezza dei combattenti dopo cinque giorni di lotta continua, fecero sì che nonostante i rinforzi ricevuti, non fosse più possibile contenere il nemico che, a sua volta, a\·eva ricevuto nuovi rinforzi e l'isob si arrese verso le ore 17. (A <J>agg. 304-305 sono riferite le ultime azioni navali inglesi in margine alla resa di Lero. Nelle stesse pagine sono anche esposte le predisposizioni studiate dagli Inglesi per l'eventuale evacuazione di Lero e di Samo, pre· disposizioni che la successione degli avvenimenti, assai più rapida di quanto previsto, non diedè tempo di tradurre in atto). Seguono alcuni particolari sulla evacuazione totale delle altre isole dell'Egeo (Seripho, Mykoni. Samo) e sulle riduzioni dei- servizi e del penonale a Casrelrosso effettuate nelJla notte fra il 27 ed il 28 novembre. Viene ricordato il grave intralcio derivato dal fatto che nella notte fra l'll ed il 12 novembre un piccolo dragamine requisito era stato catturato dai Tedeschi che probabilmente si erano impossessati di tutti i suoi codici. Un'impresa fortunata fu quella del trasferimento ad Alessandria del Ct. greco Adria (quello di cui vedemmo, nella narrazione del giornalista Gander, che disimpegnava in una baia turca il servizio di « de· posito > per le truppe inglesi da avviare a Lero). Mancante della prua asportata <la una mina, l'Adria partì il 1° dicembre e coi suoi mezzi raggiunse Alessandria il 6 dicembre, passando per il Canale di Coo e quindi a Nord di Rodi. Nel Canale di Coo passò di controbordo ad una nave-ospedale tedesca, ma il proiettore della nave-ospedale si spense proprio nella fase critica dell'i ncontrò; a Nord dì Rodi continui piovaschi preservarono l'Adria dal rischio di essere scoperto. Osservazioni generali sul complesso delle operazioni Protezione aert.a. Nonostante la loro superiorità le nostre forze navali non poterono mai avere il dominio dell'Egeo a cagione del complesso dominio del cielo da parte del nemico. Con l'aiuto dei Smg. e delle forze aeree, accettando di subire gravi perdite per attacchi :ierei. inizialmente solo diurni ma in seguito anche notturni, potemmo ostacolare seriamente le comunicazioni con Rodi ed il Dodecaneso, ma non fummo in grado di impedire il traffico effettuato, con la protezione della caccia aerea, di piccole unita nemiche che, durante la notte. si nascondevano nelle insenature delle isole.


481 E' srato chiar~ente dimostrato. una volta di più, che forz.e di superficie non possono svolgere i loro compiti in acque ristrette senza adeguata copertura aerea. Il fatto che il centro della zona distava circa 350 miglia d:illc basi ài Cipro e di Alessandria portava le seguenti conseguenze: a) le operazioni dei Ct. do,·evano essere limitate a due notti al massimo nell'Egeo. dopodiché dovev::mo rientr:ire per rifornirsi di com· bustibile; b) anche quando si riusciva ad avere la copertura aerea. essa presentava sempre larghe interruzioni perché, dopo un atracco, i nostri cacciatori dovevano rientrnre per rifornirsi e oassav:mo almeno tre ore prima che potessero arrivare sul posro i rimpiaz~i. Non si pote,•ano usare per basi di appoggio Castelrosso od altre isole dell'Egeo a cagione degli artacchi aerei, che di giorno. quando era pre· scritto che nitre le unità stessero in porto, erano molto precisi.

Questioni reJative al Comando. La questione del Comando non era molto soddisfacente. Le direttive e le decisioni di maggiore importanza erano di competenza del Comitato dei Comandanti in Capo, al Cairo, ma, mentre per J:; Marina le operazioni navali erano dirette dal Comandante in Capo del Levante dalla sua Sede di Comando che era direttamente collegata con quella del Gruppo n. 201 di cooperazione navale della R.A.F. di Ales~andria, per l'Esercito c'era la dipendenza da un Comandante di Corpo con Sede al Cairo e per la R.A.F. da un ViceMaresciallo dell'Aria che, sebbene personalmente fosse al Cairo, a,eva il suo Comando operativo a Cipro. Tutto ciò in pratic:i funzionava male, tanto che, alla fine, il Comando Generale del M.O. cd il Comando della RA.F. del M.O. as$unsero il controlJo diretto delle operazioni. Per quello che riguarda la Marina. l'esperienza del Le,antc ha di· mostrato che il miglior risultato si h:i utilizzando al massimo gli organi normali del Comando operativo e che nuovi e speciali $rati Maggiori Operativi dovrebbero essere limitati a quelli indispensabili per IDC'ttere i Comandi Navali sul posto in grado di esercitare il comando operativo nella zona delle operazioni. (Vengono qui ricordate la modalità per la formazione org:mica e l'allenamento dei reparti d'assalto del « Long Range Desert Group > e le caratteristiche dei mezzi dello e Special Boat Squadron > e della e Levant Schooner Force>: di tutto ciò si è 5ià parlato a pag. 171). I reparti speciali e L.R.D.G. >, e S.B.S. > e « L.S.F. » furono i primi ad arri vare in Egeo e gli ultimi a lasciarlo. Sono tipi di forze assai utili per assillare il nemico e per ottenere informazioni. I Smg. frcero utilissimo servizio svolgendo lunghe, difficili, pesanti missioni in zone di scarso fondale, attiguC' a campi di mine. Essi erano soggetti di giorno ad inten~a attività antisom·n:ivale cd aerea. cd esposti, di norte. a frequenti incontri con unità alleate. Nonostante ouestc difficoltà essi affondarono col ~iluro 3 P.fi per 7.500 t. ed un ·bacino gal· leggiante di 130 metri e distrussero, per lo più con cannone, 21 caicchi e

33.


482 schooners. Anche il serv1z10 di rifornimento era per i Smg. particolar· mente gravoso e rischioso: gli attacchi aerei lo resero impossibile anche di none, se c'era luce lunare. Il Severn dopo una missione dovette essere tolto dal servizio per avarie ai motori. Degli italiani, uno (il Bragadin, che aveY:J avarìe ai motori non riparabili sul posto) non poté fare nessuna mJSS1one e gli altri quattro diedero sempre molte preoccupazioni per questioni di materia!e, ma tuttavia svolsero il loro servizio con molta efficienza e considerevole entusiasmo.

Conclusione. - Le operazioni furono intraprese con le forze di cui il M.O. poteva disporre per sfruttare la resa degli Italiani e per mante· nere in Egeo un punto di appoggio. Il nemico, avendo il dominio del· l'aria, poté limitarne l'ampiezza e riuscì a corrodere l'efficienza delle nostre forze di terra, di mare e dell'aria in modo che, scegliendo il momento opportuno, poté ottenere dalle sue forze, assai inferiori, risultati decisivi. Tutri combatterono valorosamente, in condizioni particolarmente difficili. Ebbero alcuni successi, resistettero agli attacchi nemici, subirono forti perdite. Se si fosse avuta più aviazione, specie caccia a larga autonomia, e maggior fortuna, si sarebbe potuto resistere più a lungo. Comunque, dopo l:i perdita di Coo, se il nemico fosse stato disposto ad assegnare i mezzi necessari sottraendoli ad altri teatri di operazione. è assai dubbio che si sarebbe potuto tenere indefinitivamente Lero senz:i impeg narci io operazioni su scala maggiore, ,per le quali i mezzi man· cavano. Tuttavia l'erosione operata nelle risorse navali del nemico potrà risolversi in un danno irrimediabile al momento in cui saremo in grado di intraprendere m Egeo un'offensi va a fondo, con forze adeguate. Così s1 chiude Ili relazione dell'Amm. \Villis. Non possiamo esimerci dal fare a nostra volta, in aggiunta alle ossen·azioni particolari già inter· calate nel tesro, qualche osservazione di carattere generale. Le operazioni na\'ali in Egeo ebbero episodi nei quali furono dimo· strati altissimo valore e nctevolissima perizia. Non esagera il giornalista Gander quando dice di aver trovato sul Ct. Echo lo spirito di Nelson. Tuttavia la lettur,i della relazione Willis, al di là della dimostrazione di alcuni errori esecutivi esposti dall'Ammiraglio con rude franchezza, lascia l'impressione che, con maggior impulso dato alle operazioni, con maggior slancio, e più ardita fantasia, soprattutto nel risolvere i pro· blemi, ,peraltro d ifficilissimi, del rifornimento di combustibile alle unità na vali, si sarebbero potuti ottenere ben maggiori risultati. E poiché più di una volta l'esito della lotta è passato sul filo di un rasorio e non è presumi bile che i redeschi, se avessero avuto uno smacco decisivo, sareb· bero stati in grado di ammassare nuovamente i mezzi necessari per ritentare la prova, dobbiamo concludere che se il Comando delle operazioni navali avesse scoccato tutte le sue frecce con lo slancio e la maestrìa di cui tante altre volte la M;1-rina Britannica ha dato prova, ciò anebbe potuto costituire uno degli dementi determin:mti di un ben diverso esito della campagna in Egeo:


483 Rela::r:ione del Generale Sir H. Maitland W ilson, Comandante in Capo de lle For::r:e del Medio Oriente dal 16 febbrai o '43 all'8 apri.le '44, pubblicata nel « Suppleme nt n. 377 86 to the " London Ga::r:ette" » del 12 novembre 1946. La relazione che è assai ampia, perché si riferisce alla Tunisia, Cirenaica, Tripolitania, ltalia. dedica un suo capitolo alle operazioni in Egeo. Dato ii livello d i Comando pm elc:vato di quello dell'Amm. Willis, la relazione tratta con più abbondanza gli elementi politici della situazione e naturalmente si diffonde in maggior misura sui particolari delle azioni terrestri. Il capitolo dell'Egeo comincia con l'accenno allo studio del piano per l'attacco del Dodecaneso iniziato nel febbraio '43 e che considerava come obiettivi principali Rodi e Scarpanto. Datt: le concorrenti ambizioni greche e turche per il Possesso finale del Dodecaneso, si adottò il criterio di effettuare le oper:izioni esclusivamente con forze britanniche la· sciando da parte ogni discussione con le parti interessate sulla sorte fu. tura del Dodecaneso. (Questo criterio non è stato poi rigorosamente seguito: abbiamo visro infatti la partecipazione alle operazioni ·in Egeo del Ct. greco Queen Olga e la sua fine per attacco aereo a Portolago, mentre aveva a bordo i bambini delle scuole greche d i "Lero, l'arrivo a Samo del « Battaglione Sacro» greco che fu imbarcato per raggiungere Lero la sera del 16 novembre ma fu poi subito sbarcato a Samo essendo nel frattC'mpo giunta la notizia della caduta d i Lcro. Uffici ali greci fecero anche parte della Missione di Castelrosso e girarono pc:r il Dodecaneso insieme: con gli ufficiali inglesi dei Comandi. Altri furono aggregati all'lntelligence Servicc:). Le operazioni in Tunisia costituivano il principale: impegno del Comando del Medio Oriente, ma, ,quando la fine della campagna tunisina creò una certa disponibilità di truppe, il Gen. Eisenhower dispose che il loro trasferimento al Medio Oriente fosse subordinato alle deci· sioni del Comitato dei Capi di Stato Maggiore. Lo studio dei piani continuò egualmente cd il 2 .maggio fu pronto un piano che prevedeva come operazioni principali la conquista d i Rodi e d i Scarpamo. Le truppe doveYano provenire rn parte da una distanza minima di 250 miglia, (cioè da Cipro) ed in parte da distanze assai maggiori e c1oe dalle: coste della Cirenaica. La chiave della situazione era di provYedere la necessaria copertura aerea ed adeguati rinforzi aerei. Si ritenevano necessarie tre Divisioni di fanteria, una Brigata corazzata, due batta· glioni di fanteria non indivisionati. due batt:1glioni di paracadutisti. e truppe di Corpo d'Armata. L 'incerta attitudine della Turchia, la complc:ssità della situ:izione po· litica nei Balcani, le esigenze prima della Sicilia e: poi dell'Italia, rendevano assai difficile la compilazione di piani particolareggiaci ed in nove mesi ne furono preparati non meno d i sette. Alcuni di essi si dovettero fare senza il concorso della Sezione Navale e quindi non potevano dirsi compleù.


484 Quattro volte un corpo di spedizione fu riunito e parzialmente ,preparato per l'artacco a Rodi. Dopo la resa dell'Italia 1'8• Divisione m· diana fu imbarcata ed allenata per operazioni dì sbarco. Sarebbe stata pronta il ] 0 settembre ma venne ordine di inviare le navi in India (per un'operazione nel Bengala che non fu poi eseguita) e J'S• Divi· sione partì q uasi subito per l'Italia. Quando fu annunziat0 l'armistizio, tutti i mezzi preparati per la rapida conquista di Rodi erano già d ispersi. L'armistizio colse di sorpresa il Comando del M.O., sprovveduto di mezzi e completamente ignaro di ogni accordo stipulato. m entre i Tedeschi, se· guendo evidente~nte un piano predisposto, avevano già oculatamente rinforzati i punti dove prevedenmo di poter essere attaccati (Rodi, Creta, Scarpanto), dimostrando così di attribuire scarsa efficienza combattiva agli Italiani. Ciononostante, qualche probabilità di agire a Rodi con successo esisteva ancora, purché la guarnigione italiana fosse dalla nostra parte. Fu quindi deciso di inviare la 234• Brigata, giunta da Malta nel mese di giugno. Le forze aeree tedesche in Grecia ed in Egeo erano in quel momento assai modeste e ]a Divisione tedesca del Gen. Kleemann a Rodi era sei volte inferiore, numericamente, alle truppe ita!ìane. L'invio della Brigata doveva essere! preceduto da quello di una piccola missione per prendere contatto con gli Italiani e spingerli a schierarsi con noi. La missione partì da Haifa l'~ settembre coi mezzi speciali dello « Special Boat Squadron ,, e giunse a Castel rosso il 10. Il distaccamento non si oppose allo sbarco. (Le vicende che si riferiscono a Rodi, tra cui il lancio degli ufficiali inglesi col paracadute_ sono state esposte nella Parte I). A causa delle difficoltà derivanti dai mezzi di trasporto, la 234• Brigata non poteva essere pronta a partire prima del 18 settembre e la caduta di Rodi rese impossibile il predisposto im·io di un bat· taglione che si sarebbe potuto far giungere con Ml. e con mezzi della R.A.F. Bisognava ora improvvisare nuovi e diversi piani. L'obiettivo più interessante era Coo per il suo camoo di aviazione. C'era ooi Lero, utile come Base navale. e Sarno, la cui· guarnigione: si era dimostrata favorevole agli Alleati. Il Gen. Eisenhower era fermo nel criterio dell'assoluta priorità delle esigenze della campagna d'Italia, ma. tenendo Lero, Samo e Coo, data la scarsità delle forze aeree tedesche a Crera ed in Grecia, vi era una ragionevole probabi!irà di poter resistere fino a quando non si riuscisse ad effettuare l'operazione contro Rodi. Il 15 settembre cornin· ciarono i trasporti aerei e navali per Lero, Coo. Samo. A Lero furono mandati alcuni Ct. Piccoli mezzi costieri furono inviati a Castelrosso. Di là le truppe proseguivano con velieri sino a destinazione. Era quindi impossibile inviare equipaggiamento ed armi pes:mti, ma per questo si faceva assegniimento sulla difesa di Lero. Purtroppo invece la difesa di Lero era scarsa: artiglieria antiaerea antiquata, apparecchiature per la direzione del tiro « deploreYoli », alcuni tipi di munizionamento insufficienti, automezzi sempre inadegu:1ti ai bisogni. Assai peggiore era la situazione di Coo. li 18 si pro,·vide . anche per Simi, Stampalia e Nibrìa. Coo a,·e,·a per noi la massima importanza a causa del suo campo di aviazione, dal quale aerei da caccia monomotori potevano dare copertura


485 a Rodi. Ma la scarsità della difesa a.a., .;oscituita da soli 24 cannoncini « Bofors » e da pochi « antiquati e poveramente armati >• cannoni italiani non dava nessuna sicurezza di poter respingere gli attacchi aerei tedeschi che erano cominciati il 18 settembre. Fu necessario rinunciare ai rifornimenti diurni dall'aria e limitarli alle ore notturne. Di fronte ai crescenti attacchi tedeschi fu tentato ogni mezzo per migliorare le condizioni della difesa, ma non si poté mai provvedere all'invio di materiale pesante che pur sarebbe stato tanto necessario. Alla fine di settembre a Coo, Lero e Samo avevamo circa un battaglione, più i servizi ausiliari. A Coo oltre ai 24 « Bofors », avevamo dei distaccamenti di un reggimento della R.A.F. giunti per assumere la difesa direna del campo e delle piste di atter· raggio. L'l ed il 2 ottobre le ricognizioni aeree diedero notizie di un con· voglio nemico in mare: fu visto il 2. nei paraggi di Nasso con rotta a Levante. Il Comandante della guarnigione di Coo ritenne che si trat· tasse di rinforzi per Rodi. La Marina non poteva attaccarlo di giorno per le solite ragioni della superiorità aerea nemica, d i notte non riuscì a rintracciarlo. All'alba Beaufighters della R.A.F. lo attaccarono ma senza successo. La guarnigione di Coo non era in allarme quando alle 5 del giorno 3 ebbe inizio l'attacco. Sotto la protezione di 3 Ct. le truppe, provenienti dalla Grecia e da Creta, portate con piroscafi, mezzi da sbarco, caicchi, presero terra sulla costa nord quasi senza opposizione. e separarono la città di Coo. dove era la maggior parte delle nostre truppe, dal campo di aviazione di Antimachia. lonrnno circa 25 km., do,·e gli aerei non pote.\·ano alzarsi perché le piste. erano sconvolte dai bombardamenti. Le truppe. de.I campo, composte di una compagnia e di un distaccamento della R.A.F., .non riuscirono ad opporsi allo sbarco dei paracadutisti provenienti direttamente dnlla Grecia. L 'armamento dei Tedeschi sbarcati era assai superiore a quello alleato e la guarnigione, composta principalmente del 1° battaglione ·de.Ila Fanteria legge.r:i Durham, dopo brillante resistenza, fu sopraffatta ed in gran parte cadde prigioniera. Il successo del nemico a Coo va attribuito principalmente all'efficienza delle sue forze a('ree in Egeo, efficienza conseguita a scapito delle sue forze in Italia e nonostante I bombardamenti delle sue basi aeree ad opera della R.A.F. e delle forze aeree americane. Dopo la caduta di Coo, le forze aeree tedesche ebbero nuovi rinforzi che le por· tarano al livello di quelle di base in Italia e noi ne avemmo grave danno, trovandoci costretti ad operare soltanto di notte. Riesaminata la situazione in Egeo, fu deciso di ritirare il presidio di Calino, l'isola attigua a Coo, mantenendo solo posti di guardia a Gairos, K ythnos, Stampalia e Simi. In seguito al successo di Coo, i Tedeschi consolidarono le loro po· sizioni nelle. Cicladi e « con la sola eccezione di Andros che oppose « qualche resistenza, tutte le isole occuoate dagli italiani caddero in « mani tedesche. In queste operazioni il n;mico fe~e uso di poche truppe; « sembrava piuttosto che. r.1dunasse le sue forze per l'attacco alle isole


486 « tuttora

occupate dagli Inglesi, particolarmente Lero ~- (Abbiamo ripor· tato te.srualmente questo p:iragrafo che meriterebbe qualche rettifica se questa non fosse resa superflua da quanto esposto ne! presente volume). Crociere .ieree e navali furono mantenute per far fronte alla mi· naccia contro Lcro. Il 7 ottobre le nostre navi infersero un grave colpo al nemico, interrettando, al largo di Stampalia, un grosso convoglio e distruggendo 4 trasporti munizioni, 6 mezzi da sbarco e qualche pe· schereccio armato. La R.A.F. e le forze aeree americane furono molto attive contro la Grecia, Creta, Rodi, Coo e le altre località in mano al nemico. Appena caduta Coo ci si aspettava l'attacco a Lcro, ma invece questo fu differito, probabilmente a causa dell'attività delle nostre forze navali ed aeree. Ma la metodica avanzata tedesca continuava. Nasse e Paros furono occupate il 12 ottobre, Simi il 15.. Questa era stata evacuata due giorni prima, dopo che violenti attacchi· in picchiata l'avevano resa intenibile. l Tedeschi avevano i bombardieri pesanti ad Eleusi, i caccia a Kalamachi e ad Argos, i bombardieri a tuffo a Megara e Maritza. Il giorno 16 bombe a scoppio ritardato misero fuori uso la baia di Portolago. (Pur essendosi avute a Lero molte bombe a scoppio ritardato, che furono ritenute bombe ing-lesi trovate dai Todeschi a Coo, non è risultato, da alcuna testimo~ianza, che vi sia stata una specifica preoccupazione, riferita ad una data particolare, per l'uso del porto). Il 17 e 18 fu bombardata per la prima volta Castelrosso. Il 26 ottobre l'attività nemica si fece ancora più intensa e si constatarono ulte· riori concentramenti di mezzi al Pireo ed a Chio. Ma fi n dalla meà di ottobre il tempo si era guastato e questo aveva contribuito a ritar· dare l'attacco. Sino alla fine di ottobre le oper:izioni in Egeo erano dirette dal Comando del Medio Oriente attraverso il Comando del III Corpo e della 234"' Brigata del Gen. Brittorous a Lero. Si constatò la necessità di creare un Com:indo separato per la zona e, col 1° novembre, il Maggior Generale Hall fu nominai.o Comandante dell'Egeo col compito di « tenere Lero e Samo allo scopo di provocare il maggior danno possibile alle linee d i comunicazione del nemico io Egeo>, Egli aveva il comando di tutte le for7.e alleate ed italiane, comprese quelle di Marina destinare a terrn che non fossero alla dipendenza ùel Comandante io Capo del Le,·ante o dell'Ufficiale Superiore di Marina dell'Egeo residente a Lero. li Geo. Hall ed il Brigadiere Tilney, destinato al Comando della Fortezza di Lero, giunsero a 'Lero il 5 novembre. (Dalla nostra ampia documentazione risulta che vi giunsero il 1° novembre) ed assunsero i loro incarichi. Dopo un colloquio col Gen. Brittorous che lasciava il Comando della 234° Brigata, il Geo. Hall decidev:1 di sta· bilire la sua Sede di Comando a Samo. Si tr:menoe tuttavia a Lero, per sovraintendere alla riorgani7.zazionc della difesa « e per chiarire le relazioni con gli Italiani ». faauriti questi compiti, ritenne di potersi allontanare dall'isol:i. il che fece a mezzanotte dell' ll .novembre. (Poche ore prima dello sbarco tedesco). lo quel periodo le condizioni del tempo


487 e la indisponibilità, a causa delle piogge, dei Gimpi d'aviazione della Cirenaica, impedirono la progettata intensific:izione dell'attività aerea con· tro il nemico. Il nemico invece. avendo le sue basi vicine, aveva buon giuoco nel rendere difficile il rifornimento di Lero e con campi minati ed uso di bengala :,veva reso rischiose sia la navig:izione fra le isole sia le operazioni notturne di sbarco dei rifornimenti a Lero. Ciononostante le forze di Lcro furono portau al livello di una Brigata. Fra il 17 set· tembre ed il 2 ottobre erano giunte a Lcro la Compagnia Comando della 234.. Brigata ed il « 2° Royal Irish Fusiliers > con una compagnia del • 2° Royal West Kents >, il resto del battaglione era a Samo. Il 4 novembre fu im·iato a Lcro il , 4° Buffs > la cui Compagnia Comando però si perdette in mare durante la traversara, e poi il « 1° Kings Own>.

Al principio di no,·embre si notò un intensificarsi della preparazione nemica. Il 3 ·ed il 4 furono visti a Lavrion mezzi da sbarco e mezzi di scorta che si spostarono poi verso Levante. Circa il 1O erano arrivati nella zona Coo-Calino. Si muovevano di vorno sono la protezione aerea e di notte si disperdevano, in primo ~mpo. nella zona Paros-Naxos, successivamente, in quella Amorgo·Levita·Stamp:ilia. Durante la notte le uni tà molto probabilmente erano tirate sulla spiaggia in qualcuna delle molte insenature disponibili e certamente si mimetizzav:ino. Il pomeriggio del giorno 9 le truppe di Lcro furono mandate a posto di combat· cimento in attesa dcll'ana.::co nemico. L'isola era divi~a in tre settori, in ciascuno dei quali le truppe, comprese quelle italiane, erano agli Or· dini di un Comandante di battaglione. I tre battaglioni dipendeva no dalla 234a Brigata. Al l':ord vi era il 4° « Buffs », al centro il 'l" « Royal lrish Fusilie.rs » ed al Sud il 1° « Kings Own ». Alle 6 del mattino del 12 ebbe inizio l'attacco appoggiato da Ct. e da bombardieri in picchiata. Il nemico sb:1rcò circa 500 uomini allo estremo Nord·Est dell'isola e circa 120 nella baia di PandeJi. ad Est dell'abitato di Lero. I primi raggiunsero le alrure fra baia delle Palme e baia del Grifo, compreso M. Vedetta, le tennero tutto il giorno e durante la notte sopraffecero anche M. Clidi, allargando così la testa di ponte da M. Clidi a S. Madonna. I secondi furono attaccati dai « Royal lrish Fusiliers » ed inchiodati sulle basse pendici del M. Appetici. Di qui mosse l'azione diretta a tagliare in due la difesa dell'isola fra Alinda e Gurna. I Tedeschi sbarcati a Pandcli ricevettero rinforzi durante la notte ed un ulteriore sbarco fu effettuato nella notte sulla spiaggia Nord della baia di Gurna. (Nessuna nostra testimonianza esiste a conferma di que· sto sbarco a Gurna; ma non si può escludere del tutto che il carattere risoluto delle operazioni in ~uella zona non abbia port:'ltO alla soppres· sione di tutti i testi moni diretti dello sbarco). Nel pomeriggio del 12 era stato aviosbarcato verso NE, sulle alture di Bachi, un reparto dclb forza di un battaglione. Benché le nostre truppe tenessero ancora le pos1z1oru ele\'ate che circonda\'ano questo monte, il nemico riuscì così a controllare tutta la zona fra Gurna cd Alinda cd a tagliare le comu· nicazioni fra il settore Nord ed i :settori Centro e Sud. li giorno 13 si


488 ebbe solo qu:ilche infiltrazione a SE di Quirico. Vento forte e mare grosso impedirono probabilmente al nemico di ricevere rinforzi. Nel settore Sud non ,·i fu alcuna attività, ma al centro il nemico, avendo fin dalla none precedente rinforzato i suoi reparti del M. Appetici, « inaspettatamente 11. a mezzogiorno, occupò tutto il monte, minacciando così il nostro fia nco destro e ri nforzando la sua presa sulla stretta Gurna-Alinda. Scesa la notte la compagnia di riserva dei << Kings Own », appoggiata dal tiro dei Ct. Echo e Re!voir contro il M. Appe1ici, lanciò un contra ttacco che non ebbe successo, mentre il nemico, ben fornito di mortai e m itragliatrici, agì in forza, e.on di renrice Sud, verso M. Ma· raviglia ed alle 7 del mattino del 14 aveva quasi raggiunto la Sede del nostro C omando. Nel settore Nord i « Buffs », durante la notte, avevano ripreso M. Clidi ed avanzavano verso la zona occupata dai Tedeschi. Lo stesso facevano le truppe del settore Sud. Verso mezzogiorno il nemico era completa· mente circondato nella zona di Quaranta. Ebbe gravi perdite ed oltre 200 prigionieri. L'attacco continuò tutto il giorno,. nonostante i bom· bardamenti aerei ed anche all'indomani, alle otto; fu lanciato un forte attacco contro il M . Rachi. L 'attacco era alimentato anche da reparti inviati da Samo, ma, verso mezzogiorno, pochi progressi si erano fatti a causa, ,principalmente, del bombardamento e mitragliamento aereo. Le comunicazioni erano sconvolte e, quel che è peggio, le truppe daYano evidenti segni di stanchezza. La supremuzia aerea tedesca che la R.A.F. non poteYa contrastare, non ci permise, in tutto il giorno, di raggiungere l'obiettivo dd M. Rachi. La mattina del 16 all'alba, il nemico, rin· forzate le sue posizioni, lanciò un forte attacco contro M. MaraYiglia. Alle 08,15 !:i situazione ven iva riferita come seria. Alle 11,30 si ebbe un mjg)ioramento, confermato anche alle 12. Ma il nemico aveva allar· gata 1a sua testa d i ponte a Pandel i e la nostra $ituazione in realtà era peggiorata sino a fars i disperata. L'unica speranza era in un forte bom· bardamento notturno nelb zona fra Alinda e Paodeli, dove il nemico stava riunendo le sue forze per un nuovo attacco. Poco dopo le 18,30 cessò ogni comunicazione dall'isola e per questo alcune truppe, che erano già state imbarcate a Sam o per raggiungere Lero, ebbero ordine di tornare;: a terra. (Sappiam o che si trattav:i. del « Greek Sacred Squadron :), le prime tru ppe greche che avrebbero preso parte ad azioni belliche in Egeo). Si seppe poi che la guarnigione si era arresa alle 20. (Nella nostra nnrrazione sono stati esposti tutti i particolari, anche cronologici della resa che non è avvenuta alle 20 ma alle 16). Caduta Lero fu dato ordine al Gtn. Hall che era a Samo, di rientrare al Cairo. ,passando il suo incarico al Brigadiere Baird al quale, se Samo fosse stata :macc:na e « se la resistenza italiana si fosse dimostrata priva di valore :), era stato dato ordine di evacuare l'isola, l:isciandovi soltanto le truppe greche ed i guerriglieri. A Samo era stato istituito un governo civile prov"isorio, sotto la autorità dcJI' Arcivescorn Metropolita. Le truppe italiane erano state per· suase dalla prima missione sbarcata ad abbracci:ire la causa inglese


489 (sappi:imo che l'orientamento assunto dal Gen. Soldarelli e dalle sue truppe ha avuto un'origine assai diversa da quella della e persuasione » di fonte inglese), i j.;\lerri2lieri erano stati riordinari, e vi erano state sb:-rcate truppe ingle;i, ci~ un battaglione, meno una compagnia, del « Royal West Kents >•, più il ~ Greck Sacred Squadron ». Il Gen. Hall vi era arrivato il 12 novembre, all'inizio della battagli:i di Lcro. La guarnigione si teneva pronta ad inviare rinforzi che infatti furono chiesti il 12. ma, non essendosi potuti avere i mezzi n:ival: necessari, il bat· taglione, già pronto a muovere, rimase a Samo. La notte successiva, fra il 13 cd il 14, fu ottenuto un mezzo e fu mandata una compagnia che arrivò a Lero la notte seguente; il resto del battaglione arrivò con i Ct. nella notte dal 15 al 16 (manca nella relazione qualsiasi cenno alla richiesta italiana partita sia da Lero sia da Samo di utilizzare le truppe <lei Gen. Soldarelli per rinforzare la guarnigione di Lero). Il 17 ebbe inizio l'offensiYa aerea .::ontro $:imo e ouindi l'isola fu gradualmente eYacuata. Una flotta di caicchi fu organiz:~:lta in Turchia e mandata a Samo, superando le resistenze dei padroni dei caicchi che teme,·ano sorprese da parte dei Tedeschi nel Canale di Samo. Essa portò il personale di Samo a Kusadasi. Furon o eYacuati rutti i milira ri inglesi e italiani, in numero di 3.300, e civiJj greci in numero di 1.200. Circa 2.000 civili greci lasciarono l'isola con mezzj propri. La Turchia concesse a tutti libero · transito, considerando rutti come civili. Il 2 I novembre, giunta notizja che i Tedeschi erano sbarcati a Samo, fu autorizzato il e Battaglione Sacro Greco » a fare un ulteriore rastrellamento e così furono sgomberati altri 2.000 civili greci e 2..800 italiani. Oltre a Castclrosso che fu tenut:1 come base per eventuali furore operazioni, non rimaneYano più che piccoU posti a Scripho e Mikony, eò essi furono ritirati il 29 novembre.

li problema dei rifornimenti in Egeo era stato assai difficile, com· plesso e del tutto sproporzionato all'entità numerica delle truppe da rifor· nìrc che non raggiungevano le due Brigate. Il criterio adottato per i rifornimenti era quello dì raggiu ngere al più presto possibile per ogni guarnigione, più la popolazione civile. più le eventuali truppe italiane, 30 giorni di riserva e 15 di dotazione in uso ai reparti. Vi si doveva prov\'edere per via marittima dalle basi del Medio Oriente e, per quanto possibile, dalla T urchia. Castelrosso, Lero e Coo dovevano aYere i rifornimenti diret· tamente, Samo e le altre isole invece con trasbordo su caicchi e Mz. da Coo e da Lero, oppure da Kasudasi, in Turchia. Così si fece inizialmente fino alla caduta di Coo, poi ~i provvide con caicchi da Castelrosso e da Kusadasi, con Sommergibili da Beirut e H aifa. con Ct. da Alessandria e con aerei e paracadute dal Cairo. Castelrosso, divenuto centro di smistamento dei rifornimenti, era rifor· nito con caicchi da Cipro e Haifa, con navi trasporto d:il M.O., con Mz. da Porto Said, Haifa e Cipro, àa altre unità da Alessandria e con aerei e paracadute da Abukir. A metà ottobre la M:irina sospese l'uso delle navi-trasporto e si dovette supplire con caicchi, destinandovi quelli che


490 non temevano d i avvenrurarsi in Egeo. Per casi urgenti si impiegarono anche due aerej Sunderland e 4 aerei Cant italianj. In novembre il nu· mero di questi mezzi fu ridotto, essendosi ridotto anche il carico da trasportare a circa 1.400 kg al giorno, personale escluso. A Castelrosso le possibilità di immagazzinamento dei materiali da smistare erano insuf· ficienti, specie per i combustibili. V t rso la fine delle operazroni si ado· perarono per questo tre caicchi che portarono 250 t. di nafta e carburante. L'impiego dei caicchi e degli schooners era sempre malsicuro e perciò non fu possibile svolgere esattamente il piano dei rifornimenti: ci si dovette accontentare di assicurare che materiali e provviste delle qualità richieste fossero sempre disponibili sul posto, ogni volta che si presentava l'occasione di un trasbordo. Si fece il po~sibile per incrementare i rifornimenti dalla Turchia, in primo luogo di materiali per la popolazione civiie, ma anche di materiali militari. Ne fu incaricato l'Addetto Militare in Turchia che fu autorizzato a prelevarne dagli ammassi che avevamo ivi costituiti per altri scopi. Il servizio, organizzato d'accordo con la Turchia, fu regolarmente avviato. Verso la fine di ottobre, non trovando negli am· massi il tipo di rifornimenti che occorrevano, si ricorse anche al trasporto per ferrovia, attraverso la Siria, fino a Kusadasi. Il primo vagone arrivò il 20 ottobre ed il flusso si mantenne con ritmo di 70 t. al giorno fino al 17 novembre. Rifornire Samo assai vicina era facile : le diff~coltà erano per Lero, dove i caicchi andavano assai malvolentieri per i rischi che corre\·ano. Comungue dal 28 settembre al 16 novembre furono portati per questa via a Samo 3.000 t. ed a Lero 480. Dal 16 ottobre al 7 novembre si aggi unse il trasporto coi Srng.. due inglesi e 5 italiani, che però dovene essere sospeso ne] periodo di luce lunare perché troppo rischioso. Ed in ogni modo c'era· sempre la nota limitazione sulla natura del carico !)Cr questione di ingombro e di mezzi di sollevamento. Anche i Ct. di Alessand ria concorsero largamente ai trasporti. ma anch'essi con le inevitabili limitazioni an:iloghe a quelle dei Smg. Per agevolare: la utilizzazione anche im proV\'isa dei Ct., furono costituiti dei depositi di materiali per 300 t. ad Alessandria. Beirut e Haifa e per 100 t. a Fa· magosta e· Li masso!. -

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Il materiale trasportato in totale fu: D a mezzi d i superficie: 4 .990 uomini 950 t. <li materiali 32 veicoli e trattori 27 c..innoni D:i Sommergibili: 17 uomini 325 t. di materiali 1 veicolo 12 cannoni

vate

Le difficoltà di trasporto coi mezzi di superficie erano sempre aggra· dalla riluttanza del personale civi:e dei caicchi ad andare oltre


491 Castelrosso. Si dovette spesso supplire con militari della Marina o dello Esercito. Il lancio di materiale con paracadute fu riservato a richieste urgenti, ivi comprese anc he le munizioni. All' inizio si impiegò un aereo per notte, all'ultimo fuwno anche 18 per none. Dal 5 al 19 noYembre furono paracadutati dalla R.A.F. 2.00 uomini e 334 libbre di materiali. Si era progettato di farlo su scala anche maggiore, ma le condizioni meteorologiche avverse non lo permisero. Lo sgombero dei feriti fu fatto a mezzo di Ct., caicchi, trasporti aerei, ma, dalla fine di ottobre essendo molro aumentate le difficoltà. si presero accordi con la Turchia per il ricovero, senza internamento, di 40 feriti gravi a Budrum; gueUi d a operare si mandarono all'Ospedale francese di Smirne. I più leggeri da Budrum proseguivano per Castelrosso. Le difficoltà del servizio di rifornimento cr:mo molte e vi si fece fronte come si poté, con mctocli e mezzi svariati e con suc~esso. La fine delle operazioni non fu influenzata da deficienze del servizio di rifornimento che mai, neppure negli u ltimi giorni, fece mancare nulla di quanto era necessario. Era previsto e scontato che per il rifornimento delle isole si dovesse pagare un alto prezzo, ma la nostra presenza in E geo obbligò il nemico a concentrarvi ed a perdervi cospicui mezzi. Vi erano in Grecia, a Creta ed a Rocli, 350 aerei tedeschi e, fino al 23 ottobre, ne erano stati distrutti certamente 100, probabilmente altri 50 e molti danneggiati. Le perdite navali del nemico furono di 9 mercantili. 14 Mz., 13 Ms. e simili, 1 bacino galleggiante, 5 caicchi armati, 4.000 uomini annegati. E finché noi eravamo a Lero. Rocli era minacciata. L"impossibilità della copertura aerea ci rovinava. Ma io decisi di tenere Lero fin · quando fosse possibile, nella speranza di riuscire a sfruttare le difficoltà del nemico, realizzando così notevoli risultati morali e politici in rutto lo scacchiere Sud-Est. Se avessimo ,potuto avere appoggio aereo, Lero si sarebbe tenuta, e tutte le comunicazioni marittime nemiche nel Doclecaneso sarebbero state seriamente compromesse.

La relazione prosegue t'sponendo tutte le fasi e le alternatiYe delle trattative con la Turchia per la sua entrata in guerra con gli Alleati e per le predisposizioni necessarie affinché il territorio turco divenisse: un'efficiente base soprattutto per le forze aerc:e aJleatc:. A questo scopo era stato preparato un piano detto ( Hardihood >, piano che è stato in parte eseguito, per quanto riguardaYa l'invio in Turchia dei materiali necessari, per l'attrezzatura dei campi di aviazione e per il miglioramento delle comunicazioni, ma che è stato poi abbandonato a causa delle tergiversazioni della Turchia t! della diversa impostazione strategica generale della guerra decisa dagli Alleati. Il Comando del Medio Orien te si trovava al centro di esigenze diverse e contrastanti, che dallo scacchiere medi1erraneo arriYavano fjno :ill'India e all'Estremo Oriente. La sua competenza ed il limite dei suoi poteri furono molto discussi e spesso variati. 1':el novembre '43 la dcci-


492 sione finale fu che il Comando del M.0., dopo la creazione di un Comando unificato p er il Mediterraneo. rimanesse responsabile soltanto della sicurezza interna entro i limiti della sua giurisdizione, ,pur con· tinuando la sua va~tissima funzione di base logistica per le operazioni in corso in Mediterraneo. Abbandonato il piano « Hardihood >, furono messi allo studio, per l'utilizzazione del territorio turco, piani ridotti chiamati uno « Super· charge », uno « Little Hardihood » ed uno « 437 >. Nel quadro d i quesro ultimo piano « 437 >, anche dopo la caduta di Lero e l'evacuazione di Samo, fu ritenuta possibile l'esecuzione di un'operazione per la riconquista di Rodi. Questa operazione fu chiamata « Hercules >>, ma il 2 gennaio '44 i mezzi d a sbarco per essa previsti furono impiegati per lo sbarco di Anzio e l'operazione « Hercules » fu definitivamente annullata.

Perdite inglesi e tedesche in Egeo dopo 1'8 settembre 1943 (dal libro « Five Ventures », pag; 242). Io guerra l'insuccesso esige sempre il suo prezzo e noi lo abbiamo pagato abbastanza caro. Le perdite dell'Esercito furono riscontrate am· montar e in rutto a 5046. Il compito della Marina così feddmente e valen· temente adempiuto. comporrò la perd ita di sei Ct. affondati da bombe d'aereo o da mine e altn sei danneggiati; q uattro incrociatori danneg· giati; un sommergibile affondato; qu2ttr0 unità minori affondate e otto danneggiate. La R.A.F. così spesso impegnata con mezzi im pari comunicò 100 apparecchi dei ,·ari tipi distrutti e 25 danneggiati. Certamente noi impegnammo assai il nemico. Le sue perdite per l'Esercito, comprendendovi anche i perduti in mare, si valutarono in 2550 uomini. Che cosa abbia perduto in artiglieria e materiali con )o affondamento delle navi non sappiamo. Sei unità navali tedesche furono affondate e due danneggiate e circa 20.000 tonn. di unità mercantili - grossi tra~porri, mezzi da sbarco, motozattere e caicchi - furono da noi distrutù, in massima parte per affondamento. Si calcola che i Tedeschi abbiano concentrato in Grecia, :i Creta, circa 400 aerei. Qu;inti ne abbiano perdu ti è difficile giudicare : le cifre riferite allora daYano 136 distrutti e 126 danneggiati, ma si w,tta cert2mente di una valuta· zione superottimistica.

NOTA. Nel libro di Lord Strabolgi ,, Tbc conquest of ltaly » (Hutchinson and Co. L.T.D. • London • N ew York · Mdbourn) vi è un capitolo dedicato agli avvenimenti in Egeo. nel quale sono contenute molte inesattezze. Riteniamo che ciò sia da attribu irsi al fatto che il libro è stato stampato nel 1944 prima cioè che fossero pubbl ica te le relazio ni ufficial i dd Generale Wilson e dell'Ammiraglio Willis.


APPENDICE

Il

TESTIMONIANZA DI PARTE TEDESCA

A completamento delle: testimonianze di parte britannjca si dà ora una interessante testimonianza d i 1)arte tedesca portata a nostra conoscenza dalla cortesia del!' Ammiragliato inglese la cui Divisione Storica ha compilato una relazione sugli avvenimenti in Egeo desumendola da documenti ufficiali tedeschi catturati in Germania. Ne ri portiamo gui tutto ciò che si riferisce all'argomento ed al perjodo di tempo di cui tratta il presente volume: ..... Omissis ..... 10-9-43. Rappresentanti delle forze di terra, di mare e dell'aria tedesche: si riuniscono per esaminare la ·situazione: nelle isole greche. IJ Gruppo d'Armate « E > decide rhe, finché si debbano conservare: la Grecia e l'E geo, non si possono abbandonare: la catena di iso!e meridionali e. in generale:, ogni isola importante. Creta, Rodi, Scarpanto, Coo, Lcro, Sira, Samo, Chio, Mitilene, Lemno, ·Milo, Cerigo, tune doveva no essere te· nute o perché importanti per i Tedeschi e perché utili al nemico se abbandonate. Tuttavia viene messo bene in chiaro che la totalità delle forze disponibili nello scacchiere egeo-greco non era sufficiente allo scopo. 11-9-43. - Rodi. Nella mattinata si accendonù combattimenti tra Tede· schi e Italiani. Alle 1220 il Governatore di Rodi accetta la resa incondizionata. Questa resa non concerne, t uttavia. le altre isole del Dodecaneso. Omissis ..... 11-9-43. Lero. Dopo la capitolazione di Rodi la Marina Germa· nica riconosce l'urgente necessità di occupare Lero, la più importante base del Dodecaneso. L'Amm. Lan~e, Comanda nte dell'Egeo, aveva ri· chiesto all'Esercito di provYedere le truppe per l'occup:izione di Lero e aveva predisposte le navi per il loro trasporto. 12-9-43. - Sira. Alla sera la guarnigione italiana di Sira offre la resa e chiede ai Tedeschi un ufficiale per trattare una cregu:i. Tre piccole unità lasciano nella notte il P ireo per prendere l'isola. L' Amm. Lange decide d'inviare contemporaneamente a Lero un uff iciale col compito di


494 cercare di ottenere il controllo dell'isola in Yia pacifica, il che stava ad indicare che gli Italiani avevano intenzione di opporsi ad una occupa· zione germanica. ..... Omissis ..... 12-9-43. Nel suo diario l'Amffi'iragl10 Fricke (Comandante del Gruppo Navale Sud) annota che, se · il nemico avesse saputo approfittare del momento <li debolezza durante la lotta intestina tra Italiani e Tedeschi, avrebbe potuto facilmente impadronirsi di Rodi. Anche dopo passato tale momento critico della lotta, il conseguente collasso italo-tedesco per le perdite subi te ave\·a lasciato nell'isola forz.e insufficie11ti per opporsi ad uno sbarco. Perciò il Dodecaneso avrebbe continuato a costituire il punto più sensibile di tutto lo scacchiere greco·egeo. Un'azione nemica contro il Dodccaneso avrehbe non solo spezzata la cintura esterna di difesa dell'Egeo, ma avrebbe anche concesso al nemico basi per operare nell'in· terno dell'Egeo stesso. Si poreva soltanto sperare che Inglesi e Americani, lenti e sistematici in ogni impresa, avessero lasciato passare senza sfrut· tarlo il periodo critico. 13·9-43. - Oltre alle numerose unità navali, la Marina germanica aveva catturato in Egeo 57.000 tonnellate di bastimenti mercantili. Questi bastimenti, tuttavia, richiedono personale tedesco prima di poter essere impiegati per sollevar~ da schiaccianti compiti le unità militari di pen· denti de!J'Amm. Lange. Bisognava chiedere subito all'OKM un aumento di personale; questo è inviato mccessivamente in Grecia per Yia aerea. 13·9-43. - L'Amm. Lange decide di agire contro Lero e riunisce al Pireo numerosi trasponi e unità di scorta. Stabilisce di farli partire per Chio e Mitilene per imbarcare le truppe. Però, la sera del 13 il Ge· nerale H olle d el X CAT lo informa che. impegnato ad appoggiare ur· genti operazioni dell'Esercito, non ha possibilità di concorrere aU'aziooe contro Lero, e propone di rimandare l'operazione. ..... Omissis ..... 13.9-43 - Il Generale Soldarelli, Com:mdante della Divisione e Cuneo> con sede a Samo, dal quale dipendevano· ,inche Sira e Lero, rifiuta d i ricevere un ufficiale tedesco incaricato di trattare. Egli tenta, senza successo, di fa r fallire le trattative per la capitolazione di Sira. 14-9-43. L'Amm. Lange comunica all'Amm. Fricke che la seria situazione di Corfù e di Cefalonia richiede la concentrazione di mezzi per agire nella Grecia occident:ile. Tutte le forze navali disponibili sa· rebbero necessarie :i tale scopo e perciò bisognerebbe rinviare per il momento altre operazioni come quella contro Lero. Questo rinvio offriva un forte rischio perché bisognava attendersi un rafforzamento della difesa dell'isola. incrementata anche da probabili arrivi di forze nemiche prima che i T edesch.i fosse ro in condizioni d'intervenire. Ciò premesso, l' A.mm. Lange avrebbe cercato di cttenere dall'Esercito l'approvazione alla priorità da d::i re all'azione contro le isole Joniche.


495 L'Amm. Lange insiste inoltre - dal punto di vista naYalc sull::i necessità di provvedere con personale tedesco all'armamento del naviglio ex italiano, giacente ozioso nei porti. 15-9-43. Sira, Rodi. Le trat1ath-e per la capitolazione di Sira procedono soddisfacentemente, nonostante gli sforzi del Generale Solda· relli per prolungare la resistenza dell'isola. Il Colonnello italiano coman· danre dd presidio di Sira decide di arrendersi :ii T edeschi, ma a condi· zione di dare l'imoressione di esservi costretto con la forza. I Tedeschi concedono di simuiarc un attacco aereo nella stessa giornata del 15. li Colonnello e circa il 90'% dei suoi 2000 uomini (di cui circa 600 appar· tenenti alia M:irina) sono disposti ad affiancarsi ai Tedeschi, ma sotto la bandiera italiana. Il Generale Kleemann - in comando a Rodi - propone che il potenziale militare dell'isola di Rodi sia mantenuto con l'aiuto e con la cooperazione degli Italiani. Egli crede che l'ev:icuazione e il completo di· sarmo degli Italiani provochi re.,zione fra gli abitanti. Quando Rodi aveva capitolato 1'11 settembre, KJeemann aveva preso il posto del Go,·ernatore neile sue funzioni di Comand ante in Capo delle forze armate del Dodecaneso lasciando gli i poteri civili. Kleemann invita il Governatore a collaborare con lui per mettersi in contatto con Samo e concludere un accordo fa vorevole ai Tedeschi, nonché per mantenere in efficienza la difesa delle isole. Gli Ammiragli Fricke e Lange sono di parere nettamente contrario. L:mge è convinto che gli Italiani fingano amicizia per i T ede:schi allo scopo di resUlre nelle isole, pronti però a prendere le parti del nemico nel caso d i un suo sbarco. La questione era definita, quando il 18 Hitler ordina lo sgombero delle truppe italiane da Rodi. 18-9-;43. Truppe britanniche sbarcano nt:lle isole. Si ha la notizia di sbarchi britannici a Lcro e a Samo; ciò rende più preoccupante la situazione. Ricognizioni eseguite dal X CAT riferiscono che velivoli in· glesi si trovano a Coo. Ndla sua rel.izione all'Amm. Fricke l'Amm. Lange considera il Dodccaneso completamente perduto per i Tedeschi. eccetto Rodi, e consiglia l'immediata occupazione delle Cicladi prevenendo un eventuale sbarco nemico. L'Amm. Fricke. tuttavia. non giudica la situa· zione così seria. Secondo i rapporti rice,·uù, gli Inglesi non erano sbarcati in forze ed egli è persuaso che è :lncora possibile per i Tedeschi pren· dere tutto il Dodecaneso. In considerazione di ciò una spedizione contro Lero diventava urgentissima. L'Amm. Fricke ordina all'Amm. Lange di riunire rutto il naviglio disponibile e d'imbarcare truppe ovunque sia possibile. Di questo proposito Yiene fatto partecipe il Gruppo d'Armate <E ». 19-9-43. - La proposta dell'Amm. Fricke appare completamente giustificata, quando nelle prime ore del 19 giunge al Pireo da Samo il Mas 522 (1). Il Comandante, che è filotedesco, inform:i i Tedeschi che

(I ) Non il Mas, ma il l'Ufficio Storico).

!UO

C<Jmandamc: è anda:o nl Pirco il giorno 19. (N0ta del-


496 gli Inglesi hanno circa 150 soldati a Samo, 100 a Coo, e 300 a Lero. Nikaria è da occuparsi subiro. In base a queste infor-mazioni un'opera· zione germanica ap pare destinata al successo.

19-9-43. Allo scopo di ottenere il concorso dell'Esercito nelle operazioni comro Coo, Lero e le Cicladi, l'Amm. Lange s'incontra col Gcn. Giildenfeld, Capo di S.M. del Comando Sudest. Il Generale la· menta la debolezza delle forze dell'Esercito in Grecia e ne illustra la dislocazione. In tutto il Peloponneso c'erano soltanto due D ivisioni, una delle quali corazzata è soggetta ad essere ritirata con breve preavviso. L'l l I Divisione Paracadutisti appiedata era sparpagliata: un battaglione sul Canale di Corinto; un battaglione ad Eleusi per proteggere le comu· nicazioni Pireo·Corinto; un battaglione a difesa della costa tra Pireo e Sunion ; una compagnia a prctezione delle batterie piazzate a Laurion; una compagnia a presidio di Cialchi. Due battaglioni del reggimento « Brandeburgo » erano ·· a presidio del settore Atene·GraYi:i. Un reggimento corazzato di gran:itieri SS teneva la zona compresa tra Gravia e le T ermopili. La 117• Divisione era interamente impegna ra nell'evacuazione degli lraliani e nella guardia ai campi dei prigionieri. Il XXII Corpo d'Armara « Gcbirgs » (truppe di montagna) con le sue Divisioni era ta~liato fuor i nelle isole Joniche e nella Grecia occidentale. Un reggimento SS. coraz· zato, da poco arrivato, era stato inviato a T ricalla · dove· un reggimento italiano di cavalleria era sparito insieme con un battaglione, aggregandosi probabilmente ai p:irtigiani. Su un totale di 66 batterie costiere italiane soltanto 11 pore,·ano essere armate con personale tedesco. Il Generale Giildenfeld, pur convenendo nell'importanza di Lero Coo e Cicladi, non ritiene possibile conquist;.irle senza ?ppoggio aereo. Egli finalmente concede ali' Amm. Lange 3 compagnie di Polizia SS per rastrellare le Cicl:idi, ma non per presidiarle. Il giorno seguente (20 set· tembre) il Gruppo di Aimate «E » informa, tuttavia, la Marina che né l'Esercito né l'Aeronautica sono in grado di fornire forze per operare contro le isole e che l'offerta del Generale Giildenfeld viene ritirata.

19-9-43. - A questa data i Tedeschi hanno evacuato rutti gli Ita· Jiani dalle isole di Keos, Serifos, Sifnos e Sira (eccetto 600 uom ini da quest'ultima isola). L'isola di Tinos rifiuta ancora di arrendersi: v1 s1 trova no circa 400 Italiani con 20 m itragliere. D ata la gra,•e scarsità di naviglio in Egeo, l'Amm. Lange si trova in difficili condizioni per riso]· vere il problema dell'evacuazione degli Italiani e quello di prow edere alle crescenti esigenze logistiche delle truppe tedesche. Rodi ha da sola molte migliaia di soldati che dovevano essere tr:isferiti altrove per ordine di H itler. Allo scopo di accelerare i trasferimenti Hitler ordina di sfruttare al massimo i trasporti senza curarsi di osservare le norme circa il numero massimo di uomini da imbarcare. 22-9-43. - Il Gruppo di Armate «E » informa l'Amm. Lange della decisione di H itler di agire contro il Dodecaneso. Due battaglioni dove· vano essere preleYati da Creta per operare contro Lero; due battaglioni da Chio e Mitilene per agire contro Coo. I primi due dovevano rientrare


497 a Creta alla fi ne dell'operazione contro Lero. li Tenente Generale Muller della 22• Di,·isione di ·fonl(:ria (Creta) avrebbe diretto le operazioni. Tut· cavia l'A\"iazione non avrebbe potuto concorrere alle operazioni finché non fossero ultimate quelle in Adriatico. nelle quali era allora impegnata. 23-9-43. Cefalonia e Ccrfù. Cefa lonia c:'lde nelle mani dei T edeschi. Nei combanimeoti sono stati uccisi circa 400 Italiani e 5.000 sono fatti prigionieri. Sono fucilati il Generale Gandin e tutti j?li ufficiali. Si emana l'ordine di attacco immediato a Corfù. L"attacco inizia il 24, incontrando una forte resistenza che viene infranta. così dal 26 Corfù è in nostra mano. Contemporaneamente cadono Andros e Naxos. li Gruppo d'Armate «E> informa l'Amm. Fricke del 24-9-43. piano d'attacco contro Lero e Coo. L'operazione comincerebbe quando l'Aviazione a\"esse liberato forze adeguate dal fronte dello Jonio. Il primo obbiettivo sarebbe Coo allo scopo di impadronirsi di un campo di volo, eliminandone le forze aeree nemiche. Un battaglione rimarrebbe di guar· nigione a Coo, mentre l'attacco a Lero sarebbe preparato con la distru· zione delle opere di difesa. Nomi convenzionali delle due operazioni: < Eisbar > (orso polare) per Coo, « Leopard > per Lero. 1-10-43. - Alla fine di settembre la preparazione per la « Eisbar » era ultimata e il I O ottobre è dato l'ordine di esecuzione. La forza da sbarco salpa da Suda. Heraclion e Pi reo circa a mezzogiorno del I O ottobre, diretta a Coo. Sebbene i bastimenti siano stati in mare fino al mat· tino del giorno 3 non viene fatto alcun incontro con forze nemiche e s'inizia lo sbarco. 3-10-43. La sera i Tedeschi hanno fano considerevoli progressi. Carri armati, procedenti verso la città di Coo, erano stati messi a terra. Ottocento prigionieri - tra i quali 200 inglesi - · erano stati fatti. Il successo iniziale deszli sbarchi è superiore a quanto i Tedeschi abbiano osato sperare. Il nemico doveva ~sere conscio della imminenza d i tale operazione, perché la ricognizione aere:i a,·eva sorvolato i punti di concentramento delle truppe. I trasporti, giunti indenni a Coo, sono fotti rientrare al sicuro nelle basi tedesche. L' Amm. Lange è convinto che .i trasporti non avevano subÌto perdit.: perché il nemico si attendeva un movimento di com·ogli da o per Rodi e si era comportato in conseguenza. Infatti nella notte sul 2 ottobre forze nav?li inglesi avevano pattugliato la rotta Rodi-Creta e nella notte sue· cessiva velivoli nemici avev:lno sorvegliato la zona Amorgo-Rodi. Ciò spie· gava l'indisturbata traversata della S!)edizionc: contro Coo. 6-10-43. L'occupazione di Coo è complet-i. Tremila png1on1en. di cui 900 Inglesi, cadono in mano tedes:-a. Il Comand:inte Italiano è fu. cilato insieme con 89 ufficiali. 7-10-43. Incoraggiati dal faci le successo di Coo, i Tedeschi si danno iromediat:imente a preparare !"attacco contro Lero (operazione e Leopard >). Il 6 il Gruppo d'Armate «E >> a,·eva emanato le direttive: per la operazione. che dove\'a iniziarsi il giorno 9. Il T. Gen. Miiller è nominato comand::mte delle oper:izioni con l'appoggio di tutte le forze

34.


498 navali ed aeree disponibili. Dopo la presa di Lero e d i Nikaria, un'ana· Ioga operazione sarebbe stata eseguita contro Samo. Il matùno del 6 un convoglio tedesco, composto del piroscafo Olympos e di 7 motoborche da trasporto (motozattere), scortate dalla nave ausiliaria U.J. 211 , aveva lasciato il Pireo con un battaglione compie· tamente equipaggiato per portarlo a Coo, dove era destinato a presidiare l'isola al posto delle truppe di prim:i linea che l'avevano occupata e che dovevano procedere contro Lcro. Nella notre dal 6 al 7 il convoglio, sco· peno da velivoli, è affondato completamente da sommergibili e da navi di superficie eccetto una motozattera. L'8 ottobre il posamine Bulgaria, partito dal Pireo con 275 soldati tedeschi diretti a Coo, è attaccato e affondato. 7-10-43. - La perdita di un così vitale convoglio costituisce un grave colpo per i Tedeschi. Né truppe né trasporti possono essere sostituiti in breve tempo. Ciononostante. il Gruppo d'Armate «E> e il Comandante del Gruppo Na,·ale Sud stabiliscono di eseguire egualmente le operazioni, dovendosi ritenere che i Britannici rafforzino le isole per impedire ulteriori iniziative tedesche dopo la perdita di Coo. 7-10-43. - Simi e Calino. Un piccolo reparto tedesco sbarca il 7 a Simi. Quando esso raggiunge la città, la trova difesa da circa 300 ingles~ che respingono l'attacco con un violento combattimento. Soltanto il 2 no\'embre un più consistente reparto tedesco attacca nuovamente Simi, senza incontrare questa volta resistenza. Le truppe italiane sul posto (2 ufficiali e 50 uomini) erano filoteàescbe. I Tedeschi apprendono che gli Inglesi si erano ritirati a C;melrosso circa 20 giorni prima (1). Lo stesso giorno 7 si arrende Calino ad un ufficiale inviato a par · lamentare. Nessun Inglese si trovava nell'isola. Con l'occupazione di Ca· lino i Tedeschi avevano eliminato un serio ostacolo per il progettato attacco contro Lcro. 8-10-43. - Il T. Gen. Miiller trova necessari~ rinviare di 24 ore l'ope· razione Lero allo scopo di consolidare le sue forze. Intanto il tempo volge al brutto e il 9 si rende necessario un ulteriore rinvio. Persistono le condi· zioni meteorologiche avverse, mentre sì fa più intensa l'atùvità delle forze navali alleate. La continua presenza notturna di Ct inglesi nelle acque di Coo e di Lcro minaccia di far fallire l'operazione, e perciò 1'11 il T . Gen. Miiller propone un ulteriore rinvio in attesa che l'Aviazione abbia elimi· n.ito queste unità. La stessa sera dell'll il Geo. Wimer, Capo di S.M. del Gruppo d'Armate e E , , chiede ;;Jl'Amm. Lange se la Marina considera essenziale la presa di Lcro e se un rinvio dell'operazione potrebbe riuscire vantag· gioso. L' Amm. Lange trasmette questi quesiti allo Amm. Fricke, mettendo in evidenza che l'operazione diventa sempre più rischiosa e che nelle at· tuali condizioni è più probabile il fallimento che il successo. E' perfino possibile che vadano perdute tutte le unità navali impiegate nelJe opera(] ) Questa ,·crsionr è del tutto errata.


499 zioni. L'Aviazione non era in condiz:ioni di eliminare le forze navali. Ma posponendo la operazione la Marina poteva essere rinforzata, a partire dal 5 novembre, con 5 torpediniere ex italiane, mentre potevano giungere anche motosiluranti e sommergibili. L'Amm. Fricke nella sua risposta al Gen. Winter insiste sulla ne· cessità di prendere Lero per poter poi interessarsi di rutto il Dodecaneso.

15-10-43. - I piroscafi Kari e Trapani, aventi a bordo 1000 uomini diretti a Coo ma destinati ad attaccare Lero, sono attaccati da un som· mergibile e il Kari affonda con 510 uomini. 15-10-43. - Il Generale Loehr (Gruppo d'Armate «E »), il Gene· rale Holle (X CAT) e l'Ammiraglio Lange s'incontrano ad Atene per discutere l'operazione « Leopard ». L'Amm. Lange afferma che il rischio degli sbarchi è molto grande, data la crescente attività nella zona delle forze navali nemiche operanti dalle acque territoriali turche, dove non potevano essere attaccate dall'Aviazione. I tre Capi militari sono d'accordo nel riconoscere che la data più prossima per eseguire l'attacco contro Lero può essere il 17 ottobre. li-10-43. - Dopo l'incontro il Gen. Loehr lasci:i Atene per Coo, dove esamina la situazione da vicino. Conclude a,·anzando la proposta di due alternative: a) attenersi ~l piano già studiato sbarcando con l'appoggio di navi, giunte all'ultimo momento per realizzare la sorpresa; dal 5 novembre sa· rebbero stati pronti due Ct ex italiani e due T p, oltre a un Smg e a varie motosiluranti; b) studiare un piano de! rutto nuovo, accerchiando gradualmente Lero con forze provenienti dal nord. cioè da Chic e da Samo. Il Gen. Loehr preferisce la prima alternatiYa. 17-10-43. - Hitler impartisce istruzioni al Comando del Sudest di eseguire l'operazione « Leop;ird >: secondo il piano g ià studiato; l'opera· zione doveva eseguirsi appena le condizioni fossero favorevoli, oppure non verificandosi queste - appena altre forze n avali leggere fossero disponibili. Rinforzi dell'Aviazione (un Gruppo d'assalto) erano promessi per la fine di ottobre. 18-10-43. - Truppe dell'Aviazione {reparto di avieri) sbarcano nell'isola di Levita e la catturano senza incontrare resistenza, facendo van prigionieri. 18-10-43. - La sera il piroscafo Si11fra lascia Suda per il Pireo con circa 300 Tedeschi e 2300 Italiani a bordo. Durante la notte è at· taccato e affondato da aerei con bombe e siluri. Tra i salvati vi sono 182 Tedeschi, 539 Italiani, l3 Greci. 22-10-43. - Il Gen. Loher informa l'Amm. Lange che il rafforza· mento delle forze nemiche nell'Egeo orientale richiede un nuovo piano comprendente, oltre l'attacco di Lero, anche gueJlo di Samo. La data pre· sumibile sarebbe il 6 nove.-:nbre. L'Amm. Lange riceve istruzioni di riunire per il 5 novembre tutte le navi sottili disponibili nel settore Coo-


500 Calino, tenendo ad ogni costo nascosta questa concentrazione al nemico. IJ Gen. Loehr, iJ Gen. Miiller, l' Amm. Lange e il Gen. Holle (X CAT) dovevano incontrarsi ad Atene il 26 ottobre. 22-10-43. - E' dato l'ordine all'AYiazic.me di liberare Stampalia dalle truppe nemiche, e alle Oi.lG dello stesso giorno 22 - dopo la distruzione di due stazioni r.t. inglesi da parte degli Stukas - una compagnia di pa· racadutisti, seguita da 100 soldati sbarc::ti da aerei delle forze anfibie, prende terra nell'isola. A mezzogiorno Stampalia è in_ mani tedesche, le quali fanno un certo numero di prigionieri. La maggior pane dei 100 soldati inglesi presenti nell'isola, secondo informazioni ricevute, si ritira sulle montagne (1 ). 23-10-43. - Nella notte fra il 23 e il 24 un piccolo reparto di Com· mandos brirannici sbarca a Levita per tentare di riprenderla. La guarnì· gione tedesca, dopo avere c.:hiesto rinforzi, riesce a sopraffare gli Inglesi_, facendo prigionieri 2 ufficiali e 31 · uomini. Una piccola nave ausiliaria tedesca trasportante 70 soldati da Naxos per rinforzare Levita è attaccata da un sommergibile alleato alle 05,45 del giorno 25, riportando leggeri danni e 12 perdite umane. 25·10-43. I Tedeschi occup·ano anche le isole d i · Naxos e Paros. A Naxos sono farti prigionieri 8 uffidali 340 uomini e a Paros 2 ufficiali e 150 uomini: tutti italiani (2). 26·10-43. - A questa data i Te.deschi fissano così i termini della si· tuazion·e: - Castelrosso: occupata dagli Inglesi; base per forze navali leggere. - Simi: occupata dagli Inglesi; posizioni fortemente fortificate sul lato di ponente. - Nisiro: risulterebbe: occupata da.gli Inglesi. - Lero: una compagnia italiana di mitragliatrici; una forza totale di 5-6000 uomini. per la maggior p:!rte della Marina; 3·400 Inglesi bene armati; forti difese antiaeree e una moderna batteria costiera. - Patmo: una batteria italiana. - Nicaria: una compagnia italiana di fanteria; due compagnie di Camicie Nere; ,probabilmente qualche elemento di truppe britanniche. - Samo: la Divisione «Cuneo ·», Comandata dal Geo. Soldarelli. Forza totale 6-8000 Italiani; 2-300 Inglesi e, secondo le innformazioni, circa 5000 soldati greci. 26-10-43. I Generali Loehr, Muller, Holle e l'Amm. Lange s'incontrano ad Atene per discutere i piani d'attacco di Lero e Samo. L'aviazione suggerisce di dare la precedenza all'attacco di Samo. La decisione è lasciata allo stesso Fuhrer e alle 16 del 26 giunge da Berlino l'ordine di attaccare prima Samo e poi Lero. All'operazione contro Samo è dato il nome convenzionale di « Zwischenspiel i, (inte,-mezzo).

e

( I) c·crano a Stampalia soltanto 15 soldati inglesi. (2) Qui non c"è coincidenza di date con la nostra esposizione. documentazione è ampia e sicura.

Ma

la nostra


501 Nello stendere il piano il Geo. Loehr stima che a Samo si trovi una Divisione italiana con un nume.re imprecisato di truppe britanniche e probabilmente alcune migliaia di soldati greci. Lero era l'obiettivo prin· cipale ed egli non avrebbe mai consentito di indebolire con l'attacco d i Samo le forze delle tre Armi. Per :Samo egli si sarebbe limitato a im· piegare: un battaglione dell'Esercito (Brandeburg); una compagnia pio· nieri della Aviazione e una decina d'imbarcazioni d'assalto; una campa· gnia paracadutisti delle forze aeree; un piroscafo, un;i nave pattuglia e una unità antisom. L'operazione avrebbe dovuto essere iniziata di sorpresa il giorno 28 con la compagnia paracadutisti seguita dal resto delle forze con i mezzi da sbarco. Il Generale Loehr mette in evidenza che c'era il rischio di fallire nell'azione, se gli Italiani avessero fatto resistenza, dato che non c'erano rinforzi disponibili, Egli era, tuttavia, disposto ad accettare il rischio di perdere tutte le forze impiegate. L 'Amm. Fricke era, d2l punto di vista della Marina, disposto an· ch'egli ad accettare tale rischio, purché l'operazione di Lero fosse eseguita a prescindere dall'esito della « Zwischenspiel >. 27·10-43. - L'inizio della « Zwischenspiel > è fissato per le ore 07.00 del 30 ottobre. 28-10-43. - Il piroscafo lngeborg lascia Naxos per Coo, scortato dalla nave-pattuglia Ni-oi e dalla piccola nave ausiliaria Kfk. 3, con 375 soldati e rifornimenti ,·ari a bordo. Nelle primissime ore del 29 il con"oglio è at· taccato circa 18 miglia a ponente di Stampalia da un sommergibile che affonda, silurandoli, Jngeborg e Nioi. 29-10-43. Nel pomeriggio l'opernzione < Zwischenspiel > prevista per il giorno dopo, viene rimiata d i. 24 ore a cagione del tempo cattivo. Il X CAT dichiara che sarebbe · impossibile paracadutare le truppe. 31-10-43. Le condizioni atmosferiche non sono ancora mi gli orate, viene deciso di rimandare la « Zwischenspicl > a tempo indeterminato per non gettare all'aria il piano d'attacco contro Lero. 31-10-43. Nel suo riassunto mensile degli avvenimenti in Egeo l'Amm. Fricke scrive che le isole ancora occupate dal nemico costituiscono i punti critici della debole situazione tedesca. Fino ad allora, sia per insufficienza di forze sia - in parte - per cause meteorologiche, i Tedeschi non erano riusciti a impadrnnirsi delle importanti isole di Lero, Samo e Nicaria. Anche dopo l'occupazione di tutte le isole la situazione sarebbe stata delicata per l'inadeguatezza delle forze disponibili alle esigenze della loro difesa. Da quando erano apparse forze na,·ali di super· ficie, gravi perdite di naviglio si erano verificate in Egeo. L'intensificata attività dei sommergibili nemici aveva gravemente ostacolato il tra· sporto di truppe e di materiali pei la preparazione degli attacchi alle isole tenute dall'avversario.


502 Durante il mese di ottobre erano andate perdute in Egeo le seguenti navi mercantili: OJympos (852 t.) • 6 mototrasporti • Margherita (920 t.), affondata presso Argostol i colla perdita di circa 500 soldati itali:rni · Tarquinia (749 t.) . Kari (1925 t.) affondato tra N axos e Coo · Sinfra (4470 t.) sulla rotta Suda-Pireo con circa 2200 perdite umane · Ingeborg (1200 t.) · Trapani, gravemente d anneggiato. 2-11-43. - Alle ore 04.17 un forte reparto di truppe tedesche ,pro· veniente d a Rodi sbarca con appoggio navale sulla costa nordest di Simi (il precedente tentativo di prendere l'isola il 7 ottobre era faJlito) (I). Questa volta i Tedeschi non incontrano resistenza perché le truppe ita· liane (2 ufficiali e 50 uomini) erano favorevoli a loro. Essi informano che gli Inglesi si erano ritirati a Castelrosso circa 20 giorni prima. Il 6 novembre le truppe tedesche sono sostituite da 2 ufficiali e 62 soldati ita· liani rimasti fedeli alla vecchia alleanza. Nonostante l'offensiva n:i\·ale ed aerea alleata in Egeo 6-11 ·43. la radunata per l'attacco :i Lero continua come stabilito. La data è pre· vista ,per il 9 novembre e per meglio assicurare il segreto il nome conven· zionalc di e Lcopard >' è mutato in quello di « Taifun ». Durante la notte tra il 6 e il 7 la cannoniera ausiliaria tedesca GA. 45 è affondata da un Ct. inglese, mentre scorta un gruppo di mezzi da sbarco partiti da Paros e diretti verso un punto di riunione ad Amorgos. Il convoglio si disperde. Di fronte al pericolo presentato da forze navali nemiche e a causa del c:ittiYO tempo l'Amm. Lange ordina ai mezzi da sbarco e alle rimanenti unirà di scorta di cercare un ridosso. Egli informa inoltre il G ru ppo d '.J\rmate e E> che un rinvio di 48 ore dell'operazione potrebbe essere necessario per evitare perdite per il cattivo tempo: questa sua proposta non è accolta. 10-11-43. - L'Amm. L ange riferisce che la preparazione dei mezzi navali per l'operazione e Taifun » è terminata e che perciò la « Taifun 11 potrebbe cominciare il giorno successivo. Alle 2230 dal Gruppo d'Armate «E » giunge l'ordine di dar corso allo sbarco il giorno 12. Esso avrebbe avuto l'appoggio di 2 Ct. e 2 Tp. ex italiani, di alcune uni rà R (motodragamine) e d i alcune unità S (mo· tosiluranti). Anche un smg. sarebbe stato in zona. Il piano « Taifun » era il seguente: I. Le forze da sbarco partenti tra le 20.00 e le 22.00 dell'l 1 dai porti di Coo città, di Marmari (Coo). di Calino. 2. Forze navali: 3 unità antisom; 2 unità R.; 6 cannoniere ausi· liarie tipo GA; 2 KFK (motopescherecci armati); 3 MFP (motozattere), 25 mezzi d a sbarco; l piroscafo.

(I) La versione esatta degli awenimenti occorsi a Simi è quella contenuta nel nostro testo.


503 3. Avanzata in due gruppi a est e a ovest di Calino-Lero; ciascun gruppo scortaro da 2 Ct. o da 2 Tp. 4. Prima ondata alle ore 03.30 de[ 12: a) 2 brg. e l cp a nord della baia di Alinda, b) I btg. nella baia di Palma (costa nord), e) 1 compagnia a levante dell'abitato di Lero, d) 1 btg. e 1 pl. di genieri sulla cost:.i sud di Gurna (baia di Drimona). e) sbarco della seconda ondata dopo l'occupnione della baia di Alinda, con batterie da campagna, armi pesanti da fanteria, 1 batteria antiaerea e cannoni anticarro, f) tra le ore 05.00 e le 07.00 del -12 un brg. di paracadutisti Jan· ciato in due scaglioni sull'istmo centr:ile dell'isola. 5. Obiettivo: occupare il centro dell'isola e poi concentrarsi dap· prima al sud e quindi al ~ord. 6. Sostegno dell'Aviazione con attacchi a bersagli la sera dell'll e dalle 06.00 del 12, e con bombardamenti delle difese e appoggio diretto d_elle truppe ndla matdnata del 12 (1). 12-11-43. - Durante la notte tra 1'11 e il 12 alcuni reparti della flotta da sbarco sono individuati da velivoli alleati e bombardati. sconvolgendo così i tempi ,previsti per le azioni da sbarco. Le prime non possono avvenire prima delle 05.00 del 12, incontrando accanita resistenza. In certi punti i Tedeschi non riescono a raggiungere la spiaggia per l'in· tenso fuoco delle artiglierie nemiche e sono costretti a ritirarsi. Il ritardo negli sbarchi costringe a modificare l'orario stabilito per il lancio dei pa· racadutisti. Questi erano già in volo e alle 05.00 sono fatti rientrare alle basi. Atterrano in un aeroporto presso Atene e -dopo riforniti di carbu· rante i velivoli decollano di nuovo. Alle 13.50 si ha notiz ia che i para· cadutisti sono stati lanciati sugli obi.ettivi alle 13.27. Alla fine del primo giorno (12 nove.n,bre) l'Amm. Lange armota nel suo diario · che la situazione era estremamente preoccupante non soltanto per gli uomini già sbarcati, ma anch~ per il successo di tutta l'operazione. Nella mattinata tutti i gruppi eccetto uno erano riusciti a prendere terra sul lato di levante dell'isola, ma a ponente ognj tentativo era fallito nonostante l'appoggio di fuoco delle unità navali. Spalleggiati dagli Inglesi, gli Italiani combattevano molto strenuamente. Il successo finale sa· rebbe dipeso non solo dai rinforzi, ma anche dallo sbarco di artiglierie pesanti. Le evidenti gravi perdite in mezzi da sbarco e altro naviglio avrebbero messo a dura prova nei prossimi due o tre giorni le rimanenti risorse della Marina. Era sorprendente che il nemico non avesse preso misure veramente efficaci contro la flotta da sbarco tedesca. Consider:mdo

(I ) Si è veduto che lo svolgimento delle operazioni : stato molto diverso da questo piano d'azione , a causa della reazione incontrata . (l'-ota dcll'l.lfficio Storico).


504 la disparità delle forze avrebbe do,·uto essere facile per il nemico dare un colpo mortale ai Tedeschi sia sul mare sia dall'aria. Non era ancora chiaro il motivo per cui ciò non si era verificato 13·11-43. - Nella ncim fra il 12 e il 13 le truppe, che non erano riuscite a ~barcare a ponente, sono trasportate a levante e alle 06.00 del 13 riescono a sbarcare nonostante un forte contrasto nemico. Neìla giornata del 13 il tempo diventa proibitivo per l'impiego del naviglio più piccolo. Alle 19.50 le truppe scino in possesso della costa settentrionale della baia di Alinda, ma è necessario un totale rastrellamento prima di poter sbarcare l'artiglieria. Dal lato meridionale della baia altre truppe dominano da alcune importanti alture l'abitato di Lero. I paracadutisti stanno incontrando al centro dell'isola forte resistenza. Un note,·ole successo tedesco era stato alle 01.30 dello stesso giorno 13 l'affondamento, ad opera dell'Aviazione, del Gt. Dulverton al largo di Coo. 14-11 -43. Mentre .nel territorio dell'isola · i Tedeschi continuano ad incontrare tenace resistenza, falliscono i loro rinnovati tentativi di sbarcare le artiglierie nella baia di Alinda. Alle 17.50 il Gen. Miiller, comandante dell'operazione, intende, come ha riferito, di costituire il giorno seguente coll'appoggio dell'Aviazione un'altra testa di sbarco al sud, nella baia di Pandeli. Nella giornata 96 Stukas si avYicendavano nell'appoggio delle truppe sbarcate a Lero. Alle 22.08 il Generale Miiller, riferen· do sugli avvenimenti della giornata. precisa che il nemico con forte sostegno di artiglieria stava combanendo con grande accanimento. G li attacchi contro Monte Maraviglia e contro il Castello di Lero erano stati respinti. Si aveva l'im pressione che il nemico avesse portato in prima linea rinforzi, rompendo tra Grifo e Villa Belleoi la testa di sbarco tedesca con un attacco su Monte Clidi e con una avanzata verso la baia di Alinda. Contrattacchi tedeschi per ristabilire la situazione e riprendere Monte Clidi erano fall iti. Egli aveva presa la decisione di sbarcare anche nelia, baia di Pandeli, appunto perché non era possibile ricacciare il nemico dalla baia di Alinda senza artiglieiie pesanti. Le perdite subite dalle truppe già sbarcate erano stimate del 35-45% - Attualmente (cioè alle 22.08) soltanto tre mezzi da sbarco sono disponibili per lo sbarco di cannoni pesanti, essendo affondato o danneggiato ogni altro galleggiante adatto allo scopo. Il Generale chiede che un btg. del « Brandeburg » sia aviotrasportato a Coo per un futuro sbarco nella baia di Pandeli. 15-11-43. Nel pomeriggio i Tedeschi s'impadroniscono del Castello di Lero e, dopo aspri combattimenti e transitori rovesci, riescono a domi· nare la situazione nella baia di Alinda. Avanzano in direzione della baia di Pandeli con lo scopo di costituire una testa d i sbarco ·per facilitare il previsto sbarco dei rinforzi e., se possibile, di artiglierie pesanti. 16-11-43. Alle 13.50 è eseguito lo sbarco a Pandeli, ma la resistenza nemica non è ancora ridotta in modo tale da consentire lo sbarco delle artiglierie.


505 Vi sono sintomi che gli Alleati stanno attraversando una cns1 ana· Ioga a quella dei Tedeschi. VeliYoli alleati avevano tentato nella notte tra il 14 e il 15 di gettare munizioni, ma molte erano cadute per errore su Calino. Il mattino del 16 è intercettato un radiomessaggio da Lero al Cairo, che dichiara critica b situazione e dice che l'arrivo di rinforzi te· deschi lascia adito a poche speranze. Ulteriori comunicazioni alleate fanno comprendere che la capitolazione è imminente; finalmente Lero capitola alle 23 .59 del 16 novembre 1943 ( 1). 17-11-43. ·- L'Amm. Frickc annota nel suo diario che la rapidità con cui gli Inglesi hanno rinunciato a Lerc desta sorpresa, daro che non ignoravano certo la debolezza dei Tedeschi. Non si sapeva se e quanto avesse potuto contribuire alla resa il comportamento degli Italiani. Ad ogni modo l'occupazione d i Lero, così importante per la condotta della guerra in Egeo, doveva considerarsi un fiero colpo strategico per gli Al· leati. L' Amm. Fricke ritiene urgente passare ora all'attacco contro Samo. Prigionieri fatti a Lero : Inglesi: il Gen. Tilner, 200 ufficiali, 3000 soldati; Italiani: il Governatore Amm. Mascherpa, 350 ufficiali 5000 sol· dati. (Si noti il nome Tilner, ·anziché Tinley). nave da difesa Navi catturate: 1 nave-pattuglia; 2 motosiluranti; costiera. Perdite germaniche: 520 tra morti feriti e dispersi su 1724 uo'm ini impiegati, cioè il 30,2,%. Perdite di naY1 tedesche: 5 motozattere; 1 trasporto Siebel; 5 me:z.zi da sbarco. 17-11-43. - In seguito al felice risultato dell'operazione contro Lero l'Esercito dirama le direttive per quella contro Samo, chiamata « Damokles >. La Marina è favorevole all'immediata esecuzione, ma il Generale Mi.iller preferisce attendere che una certa quantità di prigionieri sia tra· sferira fuori dalle isole del Dodecan-eso. 20-11-43. - Il Gen. Loehr (Gruppo d'Armate «E>) decide, in base alle condiz.ioni del tempo, di dare immediata esecuzione alla « Damokles >. Egli non si attende seria resistenza. Ordina d'inviare subito un ufficiale con bandiera bianca e di eseguire lo sbarco il mattino successivo. L'ufficiale parte per Samo alle 16.00 del 21 con una mot0silurante, ma non gli è consentito di scendere a terra. Alle 19.20 il Gen. Mi.iller annuncia la sua intenzione d'inviare un altro ufficiale il mattino del 22 e di posporre conseguentemente lo sbarco delle truppe. Il mattino del 22 comin· ciano le trattative e poco dopo le 10.00 Samo si arrende. Lo stesso giorno truppe tedesche sbarcano senza inci.denti (2). Circa 5000 Italiani sono fatti prigionieri; Inglesi non ve ne sono. Si pensa che una parte sia stata trasferita a Lero il 14 e una pane sia sfuggita in Turchia.

(I) Quest'ora così esattamente indicata non coincide con la nostr~. che è circa alk ore 16.00. (2) Secondo la nostra documcnt:izione la resa di Samo è avvenuta il 2.3 e non il 22 novembre. (Nota dell'Ufficio Storico).


506 Colla caduta d i Samo, rutto il Dodecaneso è in mani tedesche. Ora si presenta :ille forze armate tedesche, e rn particolare alla Marina, i l problema di consolidare la conquista. 27-11-43. - Nella notte tra il 26 e il 27 un piccolo reparto di Com· mandos inglesi esegue un colpo di mano a Simi e poi si ritira portando con se alcuni soldati italiani filotedeschi . Alle 22.00 del 27 Santorino si arrende a1 Tedeschi. C'erano 19 ufficiali e 624 soldaà italiani. 30-11-43. Nella sua rebzione mensile l'Amm. Lange scrh·e che in novembre la Marina aveva operato in condizioni sempre più difficili. Il compito più urgente era stato quello di sgombrare dai prigionieri le isole occupate e di fornire il naviglio per rifornire quelle in corso di oc· cupazione. Il naviglio era ,prezioso e bisognava impiegarlo con avvedutezza. Il pericolo più serio per i trasporti sarebbe venuto da sommergibili e da velivoli e, data la scarsezza delle . scorte disponibili, bisognava far navigare i convogli a breve distanza' fra loro per sfruttarè al massimo i mezzi antisom. I reparti d i scorta doveva no essere abbastanza forti da permettere di distaccare qualche unità per la caccia di un sommergibile scoperto. Inoltre i convogli dovevano navigare di giorno, quando si potesse · fare affidamento su una protezione aggiuntiva da parte dell'Aviazione. I percorsi in mare aperto, specie n ell'Egeo meridionale, dovevano essere evitati, a\'en· do le recenti esperienze d imostrato che i sommergibili nemici localizza· vano i loro bersagli col Radar. 6-12-43. - Riferendosi allo stato delle forze navali, l'Amm. Lange riferisce che il JO dicembre alla fine delle ooerazioni nel Dodecaneso egli aveva ai suoi ordini 187 unità, comprese ·quelle ausiliarie 83 erano pronte, e 104 (pari al 55,6%) non armate. Le perdite erano state: la UJ 2145; I rrasporto Siebel; 2 motozattere; 5 mezzi da sbarco; l bacino galleggiante; 5 moto,·elieri ; piroscafi Pier Luigi (2571) t.), Boccaccio (3140 t.), Palma (2609 t.), Alma (253 t.), Trapani (1855 t.), Move (400 t.) (1). Fin qui la testimonianza tedesca. Facciamo seguire alcune nostre con· siderazioni. Di massima l'esposizione tedesca dei fatti coincide con la nostra. Vi è qualche piccola divergenza di dati o di cifre, ma una minuziosa confu· tazione non presenterebbe alcun particolare interesse. D'altronde in linea generale, si fa presente che la nostra documentazione, integrata da quella inglese, è molto ampia e può ritenersi sicura. Ci limitiamo quindi a se· gnalare soltanto qualche rettifica di maggior rilievo: Giorno 19 settembre - non è stato il Mas 522 a recarsi al Pireo, ma soltanto il suo Comandante, S.T. C.R.E.M. di c. Carlo Beghi;

( l) Da aggiungere, sembra, a quelle già citate come perdute alla fine di ottobre. Fra i due elenchi (ottobre e dicembre) vi è in comune ~!tanto il Trap,ini che in ottobre si dicc,•a gr~v<!Jl'lcnlc danneggiato. (N<Xa dell'Ufficio Storico).


507 Giorno 7 ottobre e giorno 2 novembre. La narrazione degli avvenimenti d i Simi differisce note\'Olmeme dalla nostra, la quale, appoggiata com'è a molteplici valide testimonianze, è da ritenersi aderente alla realtà. Come risulta dal nostro testo, permane per noi soltanto qualche incer· tezza sulla persona alla quale si debba far risalire, in linea gerarchica mi· litarc, la responsabilità ed il merito della direzione delle operazioni per effetto delle quali fu respinto lo sbarco tedesco del 7 ottobre. Giorno 22 ottobre. Notiamo che a Stampalia a quella data erano ri· masti soltanto 15 militari britannici con una stazione re. Giorno 12 novembre - non risulta che ci siano stati tiri di artiglieria navali contro l'isola. Giorno 16 novembre. Sorprendente la minuziosa precisazione dell'ora della resa q: 23.59 >, mentre a noi risulta da numeros1ss1mc testimonianze che la resa è stata accettata dagli Inglesi alle 16.00 e da noi comunicata ai nostri reparti verso le 18.00. Potrebbe darsi che l'ora ufficialmente con· venuta nei colloqui coi Tedeschi fosse le 23.59, il che giustificherebbe la prosecuzione dei bombardamenti tedeschi sull'isola nel corso della notte, quando la difesa aveva cessato ogni attività bellica. Giorno 17 novembre. La relazione tedesca accenna alla cattura di 1 nave pattuglia, 2 motosiluranti, 1 unità di difesa costiera. Poiché a noi risulta che tutte le nostre unità navali in efficienza sono riuscire ad abbandonare Lero subito dopo la resa e che soltanto la idroambulanza dell'aviazione è stata catturata in mare nel corso della notte da unità te· descbe, possiamo dedurre che le unità che i Tedeschi affermano di aver catturate siano unità già colpite nel corso dei bombardamenti aerei e quindi precedentemente abbandonate dai loro equipaggi, perché non più in grado di muovere. Possiamo escludere che fra esse si trovassero nostre motosiJurariti, a meno che non si tratti della Ms. 15 affondata il 25 ottobre da bombe di aereo. Le cifre delle perdite inglesi differiscono alquanto da quella presunta indicata da noi e dagli Inglesi. Questo è normale cd avviene sempre nel reciproco confronto di cifre di tal genere fra due campi avversi. Assai più interessanti sono alcune ossen·azioni di carattere generale .che emergono dalla conoscenza della versione tedesca degli avvenimenti. Si nota anzitutto il grave scompiglio verificatosi nel settore Egeo in conseguenza della repentina proclamazione dell'armistizio. La ripresa tedesca è stata rapida, ma non tanto da non lasciare margine per una efficace azione sia da parte nostra sia da parte inglese. qualora non ,·i fossero stati cedimenti e vi fosse stata invece la possibilità di concretare una azione di comando unitaria. Tale possibilità avrebbe òovuto basarsi soprattutto sulla conoscenza della realtà della situazione, ma tale conoscenza. per un complesso di circostanze, venne a mancare quasi del tutto. Si noti poi la scarsità di mezzi della quale ebbe a soffrire il Co· mando tedesco e la costante fermezza con b quale i mezzi occorrenti fu. rono chiesti, racimolati ed ottenuti.


508 La posta in giuoco era molto grossa p er i Tedesch i ed essi accettarono molto animosamente il rischio (che spesso superò di molto guello che si usa chiama re il rischio calcolato) e le perdite che le operazioni militari ;w rebbero richiesto. Emergono attriti e disparità di pareri fra i Co· mandi sulla priori tà da assegnare alle diverse operazioni e, talvolta, ese· cuzione molto riluttante degli ordini superiori o addirittura non esecu· zione. Emerge l'intervento di Hitler con carattere almeno apparentemente personale, ma anche i suoi ordini non sempre trovano esecuzione rapida e fedele, perché le circostanze locali impongono soluzioni e tempi diversi da quelli ordinati (ad esempio ordine di Hitler di attaccare Samo prima di Lero). Si nota il peso che alcuni successi inglesi in mare ed in generale le attività navali inglesi ebbero sullo svolgimento delle opera.zioni è si vede che i Tedeschi, lavorando all'estremo margine delle loro forze e delle: loro possibilità furono più volte vicinissime a perdere la partita, che viceversa vinsero per la loro tenacia e la loro risoluta volontà. Per quanto si riferis.ce più particolarmente all'azione contro Lero si nota la profonda diversità tra il piano d i operazione tedesco e l'effettivo svolgimento della operazione. · Ciò è dovuto allo sconvolgimento dei tempi p rovocato dalle: azioni aeree alleate nella notte fra 1'11 e il 12, alla effi. cacia del tiro dd le batterie costiere italiane che hanno respinto il na· viglio diretto verso la costa ovest dell'isola, alb resist~nza incontrata sia d urante la esecuzione degli sbarchi, sia a sbarchi avvenuti. Il perdurare di questa resistenza e la impossibilità dì sbarcare arti· glierie pesanti avevano messo l'attaccante a mal partito e gli av.-ersari si trovavano in una posizione di eq uilibrio instabile che l'in tervento di una causa esterna avrebbe potuto rompere con estrema facilità a van· raggio dell'uno o dell'altro contendente.. La causa esterna ci fu ed è in· teressante. ed istruttivo apprendere che essa si concretò nelle informazioni sull'avversario che i Tedeschi riuscirono ad intercettare, venendo così a conoscenza. fi n dal martino del 16, della crisi che si era verificata nel Comando inglese. Non ci risulta se i messaggi inglesì di cui parla la re· ]azione inglese fossero cifrati od in chiaro. Nell'un caso o nell'aluo però, per guanto è stato esposto nella nostra narrazione, l'episodio si può pro· babilmente ricollegare alla intempestiva distruzione od alla compromis· sionc: per probabile cattura di ::ilcuni cifrari, e costituisce in ogni caso una preziosa esperienza che invita a meditare sulla decisiva importanza che: può assumere, in talune circostanze, la trasmissione di un messaggio rt. e sul prezioso apporto che può dare: un efficiente ~ervizio di intercettazione.


APPENDICE

ECHI

DELLA

STAMPA •

IfI

COMUNICATI

E

BOLLETTINI

1° - Atteggiamenti della stampa estera . Presenta un certo interesse la letrura di alcuni grandi giornali inglesi

(Times, Daily Telegraph, Daily E:cpress) del periodo del quale ci stiamo occupando. Vi si trovano corrispondenze del g iornalista inglese Marsland Gander (che non offrono clementi nuovi o d iversi rispetto al largo riassunto che abbiamo già dato del suo libro), scritti di corrispondenti locali o militari, notizie e commenti ufficiali ed ufficios~ bollettini di guerra e comunicati inglesi e tedeschi, riprodotti in allegato con numerazione progressi\·a. E' da mettere in rilievo il tono iniziale di ottimismo e di speranza per la larga apertura che le operazioni in Egeo avrebbero potuto offrire agli Alleati, data la loro grande superiorità di mezzi. Nel Times del 20 settembre si legge: e La !ore, completa occupa· zione (di Lero, Coo, Samo) da parte degli Alleati s:irà una spina nel fianco per i Tedeschi che, privi di comunicazioni m :irinime, sono ora sotto continua minaccia di attacchi contro Rodi, Creta e le altre isole da essi occupate. E' probabile che i Tedeschi tentino di scacciare gli Alleati da queste tre isole mediante paracadutisti, m:i è sperabile che le forze Alleate appoggiate dai Greci locali e dalle guarnigioni italiane che sono ancora sul posto saranno sufficienti ad eludere il tentativo tedesco. Così la situazione in Egeo diventa ricca di possibilità: la res:i della flotta italiana ha eliminato ogni pericolo sul mare ed è dubbio che i Tedeschi saranno in grado di mantenere le loro posizioni sulle isole greche di fronte alla soverchiante superiorità aerea alleata >. Nel Times del 22 settembre: « Le isole dell'Egeo sono avamposti della fortezza d'Europa ». · "La notizia dell'occupazione di Kos seguita da quella di Leros e di Samos fanno sperare in un:i futura estensione delle occupazioni" · "Con la eliminazione · della flotta italiana le guar· nigioni tedesche di Creta. Lemnos, Chios. Rodi sono in pericolo" >. SuccessiYamente e specialmente dopo la caduta di Coo, il tono dei giornali passa ad un cauto e larvato pessimismo. La caduta d i Coo è annu nziata con molta cautela e con qualc.he tergiversazione. Era chiaro


510 a rutti che la perdita dell'unico campo d i aviazione vicmo cosutu1va un colpo gravissimo per il seguito delle operazioni in Egeo. In un articolo assai favorevole alla Grecia (Time.< del 20 ottobre), nel paragrafo « Ritirata a Coo » si legge: « Il fatto che i Greci non abbiano partecipato all'occupazione del Dodecaneso o di Samo ha irritato l'opinione pubblica e la ritirata da Coo è stato un colpo penoso>. li Daily T elegraph del 4 ottobre dà la notizia dello sbarco tedesco a Coo, lascia credere che si tratti di un'azione su scala modesta e riporta il comunicato del Medio Oriente che nella' sua chiusa afferma « Sono state prese le necessarie contromisure ». Anche una corrispondenza dal Cairo al Times del 4 ottobre dice che mancano informazioni, ma che, essendo stato dichiarato che l'isola doveva esser tenuta contro attacchi dal mare e dall'aria, si doveva ritenere che essa doveva essere stata guarnita con buon numero di truppe. In data 5 ottobre il Times dice che le notizie sono scarse, che si prevede lotta difficile, che si tenta di neutralizzare gli aeroporti di provenienza degli attacchi che però sono molto lontani e, in data 6, riassumendo le operazioni effettuate in Egeo, si dà indirettamente notizia della perdita, riportando il comunicato tedesco che elenca il numero dei prigionieri ed il bottino fatto. Ma poi le notizie autentiche trapelano, la ritirata è ammessa a chiare note, si parla delle perdite dalle due parti, dei prigionieri, della resistenza. Una corri· spondenza dal Cairo al Times dell'8 ottobre dà qualche particolare ap· preso dagli scampati dall'isola e dice che i Tedeschi hanno perduto cinque volte più aerei che gli Inglesi: 150 apparecchi distrutti in aria e molti altri a terra. li Dailv T t:legraph del 27 ottobre in un lungo articolo col titolo: e Gli ultimi Inglesi lasciano l'isola rli Kos » e sottotitolo: e Hanno tenuto testa a 4.000 Tedeschi sino alla fi ne », narra le peripezie individuali di alcuni uomini della R.A.F. fuggiti da Coo su un motoscafo italiano e di altri su velieri greci dopo aver girovagato alcuni giorni nella zona montuosa dell'isola soffrendo la fame e la sete. Anche il Daily Express del 23 ottobre pubblica un articolo per narrare le avventure dei reduci da Coo. li titolo dell'articolo è: « Che cosa è accaduto in realtà? il sottotitolo: « La guarnigione sopraffatta da una forza di invasione: ha lottato contro cannoni, mortai e bombe ». E lo articolo comincia così: « Kos è stata sopraffatta da una spedizione trasportata per mare e per aria che ha attaccato l'isola con tale forza che la piccola guarnigione è stata gradualmente sopraffatta >. L'attacco a Lero, per quanto atteso, desta naturalmente molta apprensione ma, nei primi giorni, la stampa segue l'intonazione ottimistica che, come abbiamo visco, non mancava neppure sul posto. Nel Daily Telegraph del 6 novembre Marsland Gander esamina la situazione del· l'Egeo dopo che l'anello delle occupazioni tedesche intorno a Lero si è stretto, prevede prossimo l'attacco a Lero, afferma che la lotta in Egeo è fra potere marittimo e potere aereo (gli Inglesi sono padroni d i notte sul mare, i Tedeschi di giorno nel cielo e quindi anche sul mare) e conclude enunciando il punto <li vista ufficiale e cioè che, nonostante le ri tirate, gli obiettivi originari dcl \e operazioni condotte in Egeo succes-


511 sivamente all'armistizio sono stati raggiunti. L'articolo porta il titolo: « Le operazioni in Egeo giustificate » ed il sottotitolo: « Potere marittimo contro potere aereo>. Dopo questa preparazione all'idea dell'attacco te· desco, le prime notizie sono del giorno 13 e si limitano a comunicati ufficiali che non lo fanne apparire come preoccupante. Ma il DtUly Telegraph del 15 novembre già porta un titolo destinato a produrre una certa impressione: « I Nazi tagliano in due i difensori di Leros >. Il sottotitolo attenua l'impressione: « Gli Inglesi contrattaccano la testa di ponte principale>. Il Times dello stesso giorno 15 in una corrispon· denza dal Cairo descrive le oper:azioni, facendo apparire come viva ed efficace la dife'sa ma insiste molto sul vantaggio aereo del nemico e così conclude: « La lotta nell'isola è seria e grave e qualunque sia il risultato dell'attacco a Leros i Tedeschi stanno già pagando un caro prezzo sul posto, in mare e per aria, in una zona in cui le loro riserve sono senza dubbio limitate>. In queste parole c'è già il presentimento dell'insuccesso. li Daily Express del 15 scrive: « E' continuata la notte scorsa la battaglia contro la piccola guarnigione inglese dell'isola. La notizia che le forze. d'im·asione tedesche hanno tagliato in due i difensori, se confermata, potrebbe essere il preludio alla completa rioccupazione nemica dell'isola ». L'articolo prosegue: « Perché abbiamo inviato nell'isola soltanto _una piccola gu arnigione? Si possono dare una o più spiegazioni: I) l'occupazione di qualche isola è stata una diversione per attrarre larghe forze della Luftwaffe, sottraendole così all'Italia e forse anche alla Russia meridionale. In ciò, abbiamo ragg~unto lo scopo; 2) faceva parte di un piano strategico più vasto che è stato modificato dopo avvenuti gli sbarchi; 3) ci siamo sbagliati ilei credere che, con l'aiuto del largo numero di truppe italiane, si sarebbe potuto resistere. Forse la verità sta in tutte e tre queste ragioni >. Seguono alcune notizie più confortanti su qualche successo inglese al centro d i al nord dell'isola. Ma il Times del giorno 16 pubblica uno scritto del suo corrispondente militare che predispone al peggio. L'articolo così comincia: < La battaglia conrinua nell'isola di Lero ma la siitunione de.Ile forze inglesi ed italiane che collaborano nella difesa è divenuta assai difficile. I Tedeschi hanno ininterrotto appoggio aereo ravvicinato. Il che non è possibile per noi dopo la perdita di Kos. Infatti, fin da quando Kos è caduta era sorto per noi il problema se evacuare o meno Leros ». Segue un::i descrizione della natura dell'isola, delle azioni dei paracadutisti tedeschi ed un'affermazione sulle possibilità tedesche di rinforzare nottetempo le proprie truppe. Il Daily Telegraph del 16 invece, ha un lungo articolo di G:inder sull'attacco dei paracadutisti sotto un titolo incoraggiante: e: Successi inglesi della battaglia di Lero >. Il Times del giorno 17 dice che le notizie da Lero sono scarse. Si sa soltanto che le valorose truppe inglesi mantengono « ferocemente » le loro posizioni. Corrispondenze e comunic.ati si dilungano poi a descrivere l'ap· poggio indiretto della R.A.F. mediante i bombard:imenti dei campi tedeschi di provenienza e le azioni della Marina nelle acque dell'Egeo. Ma poi viene data la notizia della resa ed i titoli c<l i sottotitoli sono i seguenti:


512 « Leros si arrende dopo eroica resistenza · La guarmg1one sopraffatta da ondate di bombardieri · La superiorità aerea del nemico - Niente caccia alleata e pochi c:innoni antiaerei • Poche difese naturali · Forze in condizioni di svantaggio - Il varco è aperto - Battaglia ineguale - Troppo lontane le basi aeree alleate · Si era puntato sull'aiuto italiano ». Nel testo si legge che « Fino a mezzogiorno le prospettive di contenere le forze tedesche sbar· cate sembravano altrettanto buone di quanto lo erano state sin da quando l'isola era stata attaccata... - Il solo teatro di guerra in cui il nemico ba una forza aerea effetth·amente operante. · Senza caccia britannica e con un sottile schermo di cannoni contraerei i difensori ben poco potevano fare. Leros non aveva difese naturali e scarsità di tonnellaggio e altre avversità impedirono di organizzare un'adeguata difesa artificiale ». Si parla poi dello sconvolgimento delle comunicazioni e dell'impossibilità di effettuare spostamenti a causa dei bombardamenti. e si continua: « E' troppo presto per dare un giudizio. Si può già dire che la riconquista di Leros è stata una impresa molto costosa per i Tedeschi e che, in generale, si può giustificare la decisione di occupare Kos, Leros e Samos (quest'ultima è tuttora in nostre mani) sia da un punto d i vista strategico a lunga scadenza sia per considerazioni tattiche contingenti legate con l'attacco all'Italia, ma rim:me da chiarire 13 questione se sia stato opportuno aver sparpagliate le nostre forze. aver sacrificato tanti bravi soldati e aver offerto ai Tedeschi, che ne · avevano tanto bisogno, il prestigio di una vittoria. La domanda più gene· ra!e è perché, se le isole si dovevano prendere, non si usò una forza suf· ficiente ad assicurare che fossero tenute. Se quest:i forza non era disponibile ed era prevedibile che il nemico potesse riprenderle, perché iniziare una operazione che doveva poi concludersi con la loro perdita? ». Dopo aver .riportato alcuni comunic:iù ufficiali inglesi e tedeschi il giornale continua: « Non era possibile che gli eventi ddl'isola avessero una fine diversa da quella che hanno avuta, nonostante il valore con cui la guarnigione ba combattuto l'ineguale battaglia. Alcuni comunicati del Medio Oriente erano compilati in un tono di parziale otòmismo che non era giustificato e questo, alla lunga, è dannoso >. « La pe.rdita di Kos fu un disastro, ma anche con Kos la situazione non era solida. Si può quindi supporre soltanto che noi avevamo puntato sulla resistenza italiana a Rodi e questa invece, per sfortuna, fu debolissima >. Il Times del giorno 18 commenta la caduta d i Lero, con un articolo di fondo. Ne riportiamo un largo riassunto (V. n. 25). E' un arùcolo serio e gr:ive. Riconosce il valore ed il sacrificio dei combattenti, ma critica severa:-:,enre l'alta direzione della guerra ed i piani m ilitari alleati. Il Timcs del 18, il Daily Telegraph ed il Daily Express del 19 pubblicano per esteso le dichiarazioni fatte alb stampa il giorno 18 dal Gen. \-Vilso~. I titoli così indicano il senso delle dichiarazioni: « Leros valeva la pena. · Il nostro onore era in gioco>. Riponiamo dal Daily Express un conciso ri:issunto delle dichiani· zioni: « Le perdite nemiche hanno eguagliato o superato il totale delle forze alleate impegnate. · Si è impedito d i inviare rinforzi a Rommel in h:ilia. · Si è salvato l'onore inglese ed :imericano >, e d iamo nelJ'alleg:ito


513 (n. 26) il resto completo delle dic hiarazio ni del Gen. Wilson quale è stato pubblicato dal Daily Telcgraph. Un commento del corrispondente militare del Time; si sofferma sul· la grande efficacia e sui successi dd bombardamento in picchiata che viene continuamente ritenuto superato ma trova invece sempre nuove pos· sibilità d'impiego. I giornali riportano :ilcuni comunicati ufficiali anche nemici sulle operazioni, preparano l'opinione pubblica alla evacuazione di S:imo che poi viene annunziata. pubblicano ancora alcuni brani delle corrispondenze arretrate di Gander ( l) e poi non si parla più di Lero fin quando l'arg~menro non torna alla ribalta il 24 novembre alla Camera dei Comuni. La seduta era quella successiva alla seduta inaugurale della sessione. nella Quale era stato pronunziato il discorso della Corona. Chur· chili era assent~ e toccò ad Atùee rispondere ad un'interrogazione sul· la caduta di Lero. Il titolo del Dai/y T t'lcgraph del 25 novembre dice: e Mr. Attlee difende le operazioni dì Lero: hanno facilitato l'invasione dell'Italia, hanno disturbato i piani oem1c1 >>. Mentre riportiamo (V. n. 34) il testo completo delle dichiarazioni di Atrlee qu:ili risultano dai giornali, ne diamo qui il riassunto conciso ed esatto del Timcs: e Circa l'Egeo Mr. Attlee ha deplorato la perdita di Lero e Samo e non ha tenrato di minimizzare la nurata impostaci ma ha dichiarato che si er:i colta questa occasione per non dar tregua alla Germania e per aiutare gli Italiani costringendo i Tedeschi a disperdere le loro forze. Abbiamo affrontato un rischio e solo per poco abbiamo perduto. I Comand:inti res ponsabili ave,ano deciso di resistere nelle isole cd ebbero l'appoggio del Governo. ¼ . Atùee ha dichiar:uo che se non si fosse fatto questo tentativo nell'Egeo saremmo stati biasimati per aver mancato di sfruttare una situazione che offriva grandi possibilità >>. Nello stesso numero il giornale dedica a queste dichiarazioni un commento redazionale, dal titolo: e Strategia diversi,a ». 11 commento. che riporriamo (V. n. 32), è piuttosto amaro e rinuncia, per insufficienza di elementi, a fare una critica di carattere strategico ma ricorda l'ammae· stramemo tattico sul pericolo di arrischiare navi ed uomini oltre i limiti della protezione dei caccia e conclude deplorando l'insuccesso loc:ile e le sue pesanti conseguenze. Ancora nel Timcs del 26 novembre vi è una breve corrispondenza da Istanbul scritta dopo l'evacuazione anche di Samo io cui si fa presente la delusione dei Greci e degli altri popoli amici dei Balcani ed il ricuperato prestigio della propaganda tede~ca. Esaminando ora quale rilievo sia stato da to dai giornali al concorso italiano ai combattimenti di Lero, e diciamo subito che esso è staro scarso ed inadeguato alla realtà dei fatti ed alla consapevolezza che di esso avevano gli ambienti militari. Ne è stata già data altrove la spiega·

{I) Il tìtolo ddla corrispondenza di Gandcr sul Daily Exprm del giorno 19 novembre dice : « Non uno a Lero si aspettava il crollo"·

35.


514 zione. Alcuni accenni agli Italiani ci sono però qua e là e vogliamo ricordarli. Times del 23 settembre: parole dette dal capo delle truppe sbarcate a Lero ad un giornalista: « Il nostro compito è di precedere i Tedeschi e di aiutare amichevolmente gli Italiani de! Dodecaneso ad eseguire i loro obblighi di armistizio>. Un bollettino ufficiale della R.A.F. del M.O. del 3 ottobre nel d:ire la notizia dell'occupazione dell'aeroporto di Coo, dice : « 11 personale italiano dell'isola coopera... >. Nelle corri· spondenze che riguardano Coo si legge (Times del 4 ottobre • corri· spondenza dal Cairo) : « Non si conoscono le cifre, ma si sa che, alcuni giorni dopo l'occupazione, la difesa contraerea continuava ad essere affidata agli Italiani >. Nel Times del 28 ottobre, in un articolo sulla Grecia, molto favorevole alla Grecia ed altrettanto contrario all'Italia, è scritto: « La cobelligeranza Italiana ha causato molta ansietà (si intende in Grecia). Un popolo che ha sperimentato le scarse qualità militari degli Italiani non h:i compreso lo scopo di questa cobelligeranza >. Nel Times del 13 novembre che dà le prime notizie dello sbarco tedesco a Lero è scritto: < Le forze Italiane stanno combattendo a fianco a fianco di quelle britanniche >. Abbiamo già citato ·in un articolo del Times del giorno 17 il sottotitolo: « Si era puntato sull'aiuto Italiano », completiamo qui la citazione: < La perdita di Kos fu un disastro, ma anche con. Kos la situazione non era solida. Si ,p uò quindi supporre soltanto che noi avevamo puntato sulla resistenza Italiana a Rodi e questa invece per sfortuna fu debolissima. Da questa ritirata si possono ricavare svanatJ ammaestramenti, ma uno specialmente è ovvio: dobbiamo contare sulle nostre forze ed accettare con gratitudine qualunque cosa ci venga dal di fuori ma come un extra e niente più >. Ricordiamo ancora una frase ciel Gen. W ilson ai giornalisti il 18 novembre: < Dopo la perdita di Kos non potevamo ritirarci dall'Egeo senza perdita dello onore . inglese ed americano. Avevamo detto agli Italianì che avremmo combattuto e non pote,·amo lasciarli nella peste>. In una corrispondenza da Istanbul (Times del 26 novembre) è scritto: «La guarnigione inglese d i Leros ha resistito sino alla fine appoggiata dagli Italiani che hanno combattuto con molto valore ,1. Nd Daily Telegraph troviamo qualche accenno alla cooperazione Italiana soltanto nelle corrispondenze di Gander in cui si parla di sfuggita delle truppe Italiane e dell'azione delle batterie. L'episodio del mi· tragliere « Francesco > da noi riportato nel riassunto del libro di Gander è qui esposto in forma breve ed alquanto diversa. In un sottotitolo del giornale del giorno 15 si dice: « La guarnigione inglese di Lero appoggiata dalle truppe Italiane, ma senza copertura aerea... ». Nel numero del giorno 16, in una corrispondenza dal Cairo, si legge: « I difensori inglesi ed italiani - questi ultimi stanno combattendo bene - furono molto incoraggiati ieri dalla vista di apparecchi delh R.A.F .... ». Il Daily Express intitola una delle corrispondenze di G:mder con la frase : < Gli Italiani continuano a combattere >> scritta a grandi caratteri. Nel ~sto poi si legge: < Benché attaccate dagli Stukas per tre giorni consecuth·i, le batterie Italiane continuano ;i sp:irare ».


515 Questi I brevi alla difesa di Lero.

riferimenti

dei giorn:lli inglesi

al concorso

Ic:iliano

2° - Atteggiame nti sulla stampa italiana (Repubblica di Salò) . Nei giornali italiani che si pubbiicavano nel territorio facente parte della Repubblica mussoliniana di Salò, gli a,·venunenti sono seguici con i comunic:iti ufficiali od ufficiosi tedeschi e con qu:.ilche articolo sempre di ispirazione ufficiosa. Il Giornale d'Italia di Roma del 16 no,·embre (V. n. 14) dl nouz1a dei vittoriosi combattimenti nell'isol:t. Il Messaggero di Roma del 16 (V. n. 13) esamina l'imporranza strategica delle isole dell'Egeo e ricorda la loro funzione nel primo periodo della guerra. Il Corriere della Sera di Milano del 18 (V. n. 22) dà notizia della resa di Lero e riporta le opinioni dei circoli militari berlinesi sull'argomento. Il Messaggero del 18 ed il Giornale d'Italia di Roma del 19 (V. quest'ultimo nel n. 23) pubblicano due articoli analoghi nei quali, a parte la inesattezza delle cifre delle perdite attribuire all'avversario. sono esposte considerazioni abbastanza obiettive e non errate. Notizie e commenti interessanti di fonte ufficiale si trovano nel Messaggero del 20 novembre (V. n. 28). Infine il Corriere della Sera del 25 novembre (V. n. 33) commenta in un articolo la caduta di Lero face ndo anch'esso considerazioni sulla situazione dell'Egeo e sofferm:mdosi sulle ripercussioni della resa di Lero sull'opinione pubblica inglese e soprattutto sulle sue conseguenze nei ri· flessi della Turchia.

ALLEGATO

ALL' APPE:-.DIC E

III

ARTICOLI DI ST AMPA· COMUNICATI E BOLLETTINI (in ordine cronologico)

l. Settembre 22. -- Boli. Uff. della R.A.F. del M .O. dei 21 settembre: < La caccia della R.A.F. è sbarcata a Kos, una delle isole del Dodecaneso. L'aeroporto è stato occupato ed i nostri aerei operano ora da questa base. Il personale it:iliano dell'isola coopera... ».

2. Ottobre -I. -

Boli. Uff. della R.A.F. del M.O. Domenica:

« Di prima mattina il nemico ha lancinto un attacco dal cielo e dal mare contro l'ìsola di Kos da poco tempo occupata. Sono state prese le necessarie contromisure>.


516 3. Ottobn: 5. -

Com unicato Uff. del M.O.:

< Il nemico è sbarcato in forze a Kos. Domenica si è impossessato di molti punti importanti. Lunedì la navigazione · nemica è stata attaccata dal cielo e colpita. D ue Ju 88 distrutti cd altri danneggiati>. 4.

CoRRIERE DELLA

SER~

n.

236. -

Mercoledì 6 ottobre 1943, Anno XXI. BERLINO, 5 ottobre

Dal Quartier Generale del Fuhrer, il Comando Supremo delle Forze Armate Germaniche comunica: q: Il 3 ottobre, nel Mediterraneo occidentale, · ha avuto inizio un'ope· razione di sbarco di reparti di tutte le Forze Armate Germaniche sull'isola di Coo, a nord·ovest di Rodi. Durante i combattimenti, durati due giorni, è stata pieg:na la resistenza del nemico e l'isola è stata occupata. Sono sta ti fatti prigionieri 600 soldati inglesi e 3500 uomini delle truppe di Badoglio. Sono stati catturati 40 cannoni, 22 aeroplani e una nave. E' m corso il rastrellamento degli ultimi reparti nemici ancora sull'isola >.

5.

CoRRtERE DELLA

SERA

n. 238. -

Venerdì 8 ottobre 1943, Anno XXI. BERLINO, 7 ottobre

Dal Quartier Generale del Fiihrer il Comando Supremo delle Forze Armate Germaniche comunica: e Un altro dispaccio dell'agenzia Stefani dal fronte del Mediterraneo descrive l'azione di sbarco nell'isola di Coo effettuata il 3 ottobre scorso dai germanici. La guarnigione - dice il dispaccio - composta di tre· mila uomin i del Gen . Badoglio aveva agevolato lo sbarco dei marinai britannici e messo gli aeroporti a disposiiione dell'aviazione nemica. Gli aviatori tedeschi, con continuati \'Oli sull'isola, ebbero agio di ossen·are tutti i movimenti, segnalando al Comando della Luftwaffe le osserva· zioni fatte. q: Successivamente le forze aeree tedesche passavano all'attacco. Massicci bombardamenti sono stati operati dagli Stukas contro i campi di atter· raggio, gli impianti ,portuali e le postazioni contraeree del porto. In uno di questi attacchi sono stati affondati due cacciatorpediniere e d anneg· giate numerose navi da trasporto. e Dopo questa preparazione, nelle prime ore del mattino di dome· n ica scorsa le forze germaniche hanno proceduto all'attacco: in tre punti diversi i granatieri tedeschi mettevano piede nell'isola. L'allarme non era ancora stato dato che numerose truppe avevano ingaggiato la battaglia. Poco dopo anche formazioni di paracadutisti scendevano nell'isola. D opo aver fatto centinaia di prigionieri, fra i qunli molti inglesi, le truppe tedesche iniziavano il rastrellamento dell'isola. La maggior parte della guarnigione, che si era rmrata fra le montagne, è stata fatta prigioniera dopo accaniti combattimenti )).


517 Attacco aereo a Lero < U na forte formazione di apparecchi da combattimento e da pie· ch.iata germanici ha effettu::ito un attacco contro gli impianti portuali, già precedentemente bombardati con successo, di Porcolago, nell'isola di Lero (Dodecaneso). Gli obiettivi sono stati attaccaci effic:.icemence data la ottima visibilità, r:nalgrado la forte difesa antiaerea. La caccia tedesca ha abbattuto senza subire alcuna perdita, otto apparecchi nemici tipo Spitfire. L'artiglieria contraerea del porto ~ stata mantenuta in scacco da attacchi a bassa quota effettuati dagli apparecchi da caccia tedeschi che hanno ridotto al silenzio le batterie, disperdendone i serventi. Il bacino di caren::iggio e 2 navi di piccola stazza sono stati completamente distrutti. Il grande deposito di artiglieria nei pressi del porto si è incendiato dopo alcune grandi esplosioni. Anche il deposito di munizioni situato nei pressi è saltato. Una piccola unità da guerra ne.mica che cercava di lasciare il porto, probabilmente una corvetta, è stata cenerata malgrado la sua rotta a zig·zag ed ha dovuto rimanere in < panne> fortemente inclinata da un lato ,,.

6.

CORRIERE DELLA SERA COME

n. 250. VENNE

V enerdl 22 ottobre 1943, Anno XXI.

OCCUl'.\TA

1.'1SOLA

DI

L EVITA MoNAco,

21 ottobre

< Si apprendono ora i particolari dell'impresa che ha condotto i soldati tedeschi a occupare le isole di Stampalia e · di Levita, che si trovano in mano ai britannici. I soldati che hanno compiuto l'operazione erano dei naufraghi che avevano raggiunto Stampalia ed erano stati fatti prigionieri d ai britannici. Non per questo i soldati si erano perduti d'animo, ma si erano messi a studiare il mezzo · di fuggire. L'occasione si offerse quando furono tra· sporcati da Stampalia aU'isola di Levita, situata a circa un miglio di distanza, ,per essere . internati colà in un campo di concentramento. I soldati britannici di scorta si alloggiarono in una casetta di Levita. ~ notte con un ardito colpo di · mano i tedeschi si imp.adronirono degli inglesi, facendo bottino di una ·piccola radio trasmittente. Il mattino seguente arrivò il cambio da Stampalia, ed anche questi altri britannici dopo una breve lotta furono disarmati. Il fuoco delle armi aveva richiamato . dalle isole vicine truppe inglesi; ma nel frattempo ser· vendosi della stazione radio, i tedeschi avevano chiamato in aiuto i paracadutisti insieme ai quali, dopo breve tempo, riuscivano ad aver ragione degli inglesi >. NOTA .

i.

-

La distanza Starnr:tlia-Lcvita è di 25 mig lia.

CORRIERE DELLA SERA n.

270. -

Domenica 14 novembre /943, Anno XXII. BERLINO, 13 novembre

Dal Quartier Generale del Fi.ihrtr il Comando Supremo delle Forze Armate Germaniche comunica:


518 « La Luftwaffe, nei suoi ininterrotti artacchi conrro le unità leg~ere della marina awersaria nel Mediterraneo orientale, è riuscita a colpire cinque unità che sono rimaste gravemente danneggiate. « Dopo che ama,·erso questi successi e in seguito a ulteriori attacchi aerei contro l'isola di Lero, si erano raggiunte le premesse ,per un'impresa bellica contro l'isola stessa, nelle prime ore del 12 novembre nostri gruppi di combattenti, fra cui anche reparti di paracadutisti, sono stati sbarcati nell'isola, mediante la collaborazione di formazioni dell'aviazione germa· nica da combattimento e <li unità della marina da guerra. I combattimenti con le truppe britanniche e badogliane che occupano l'isola sono tuttora in corso.

8. Novembre 13.

Comunicato ufficiale del Quartier Generale Jnglese

del M.O.: « Questa m attina presto (venerdì) forze tedesche hanno iniziato un attacco a Lero. In alcuni punti il nemico ha messo piede a terra, ed i suoi reparti da sbarco sono stati distrutti o danneggiati. Le forze ita· liane stanno combattendo fianco a fianco con quelle inglesi>. Comunicato successivo stessa data: « ... Durante gli attacchi nemici di venerdì a Lero 3 Ju 88 furono distrutti dalla difesa terrestre ».

9. N ovembre 14. -

Comunicato Ufficiale del Comando del M.O.:

< Seri combattimenti continuano a Lero dove il nemico ha ulte· riorme,nte rinforzato le sue truppe. Nel settore nord le nostre truppe hanno realizzato dei guadagni locali. Nel settore centrale il .nemico ha migliorato le sue posizioni ma è contenuto dalle nostre tru ppe. Sabaco sono state eseguite crociere offensive in forza da aerei da combat· cimento a lungo raggio della R.A.F. Vicino a Lero _un Mc. 109 è stato abbattuto. Sabato none nonost;inte le cattive condizioni atmosferiche sono stati bombardati aeroporti nemici > ... seguono notizie particolareggiate su questi bombardamenti.

10. CORRIERE DELLA SERA n. 271. -

Lunedì, 15 novembre 1943, Anno

XXII. Dal Quartier Generale del Fiihrer il Comando Supremo delle Forze Armate Germaniche comunica: -« Le truppe germaniche sbarcate a Lero nonostante la forte resistenza opposta dal Ilt'mico, si sono impossessate della parte settentrionale dell'isola mentre nella parte meridionale combattono tuttora >>.

11. TIMES del 15 novembre. -

Corrispondenza dal Cairo:

~ I Tedeschi stanno facendo il massimo sforzo per riprendere Lero. Essi sono riusciti ad estenàere un po' le loro teste di ponte all'estremo nord-est della piccola isola r.d hanno anche gettato una linea di truppe


519 attraverso la strozzatura dell'isola, cagliandola in due. No n si conosce ancora la consistenza di queste truppe. I difensori però hanno guadagnato un po' d i terreno nella zona di Clidi e stanno lottando ovunque ostinatamente. e: Tranne le forze paracadutate lanciate ve nerdì nella zona centra!e dell'isola, tutte le altre sono venute via mare ed è ceno che il nemico continua a riceYere rinforzi dal mare. Contrariamente a quanto era sta· to inizialmente riferito, non ci sono stati sbarchi oell:i zona meridionale dell'isola che è tuttora in nostre mani. La più grave difficoltà per la difesa sono gli attacchi aerei a tuffo contro i quali bisogna contare sola· mente sulle artiglierie antiaeree per le quali si dubita che scarseggino le munizioni. Gli Stukas hanno le loro basi dappertutto e specialmente a Kos. Essi appoggiano gli sbarchi e sono un gr:we pericolo per le nostre truppe. La R.A.F. sta facendo tutto quello che può nella fo rma di ripetuti e fortunati attacchi sugli aeroporti che sono stati continuamente e ripetutamente attaccaci. In unione con la Marina ha attaccato il traffico marittimo nemico. e: La lotta nell'isola è seria e grave e qualunque sia il risultato dell'attacco a Leros, i Tedeschi stanno già pagando a caro prezzo sul posto, in mare ed in aria, in una zona in cui le loro riserve sono senza dubbio limitate ,,.

12. N ovembre 15. -

Comunicato del Comando del M.O.:

e: Nel settore centrale e settentrionale le nostre truppe banno migliorato le loro posizioni. Continuano ad essere inflitte al nemico severe perdite e sono stati fatti dei prigionieri. « Cacciatori a lungo raggio e bcmba.rdieri hanno operato nella zona dell'Egeo e sopra Le.ros tutta la domenica. Sono sc:ite constatate esplosioni a Panddi, Alinda e Gurna. Altrove sono stati appiccati incendi. Un Heinkel III è stato distrutto dai nostri cacciatori a lungo raggio ».

13. It

MESSACCERO

n. 273. -- Martedl 16 11ovembre 1943, Anno XXII.

Dal Quartier Generale del Fuhrer il Comando Supremo delle Forze Armate Germaniche comunica: < I combattimenti sull'isola di Lero sono continuati per tutta la giornata di ieri e i britannici appoggiati dalle truppe di Badoglio, hanno cercato di schiacciare le teste çli ponte stabilite dai Tedeschi. Tutti gli attacchi però sono falliti dinanzi alla fiera e decisa resistenza delle formazioni di sbarco che sono state validamente appoggiate da forze di velivoli da combattimento e di numerose formazioni di bombardieri in picchiata. Yientre grossi bombardieri germaruc1 hanno soprattu tto attaccate le tru ppe in marcia ed in movimento dei britannici, le form;:izioni di Srukas hanno ridotto al silenzo in una serie di ;itt:icchi, un certo numero di batterie nemiche. T entativi britannici di ostacolare l'impiego della


520 arma aerea tedesca hanno oortato alla distruzione di 15 apparecchi britannici senza che d:i parte· dei caccia tedeschi di scorta si verificassero perdite di sorra.

Ln guerra e le isole italiane dell'Egeo Non è il caso, né sarebbe possibik sussistendo tuttora motivi militari che inibivano questa pubblicità, di fare un elenco delle azioni che nell'Egeo furono preparate e dall'Egeo partirono; a d ar la prova delle funzioni che le isole avevano nella nostra guerra Mediterranea, basterà citare, così come ci vengono alla memoria, le imprese più ardite che hanno legato i loro nomi alle isole. Ricordiamo anzitutto le azioni degli aerosiluranti che da Rodi con· trollavano le vie del Mediterraneo orientale facendo pagare al nemico molto duramente il passaggio; accenniamo al volo superbo di Muti sulle Bahrein; menzioniamo l'appoggio dato n elle azioni per l'occupazione di Creta. Se a tutto ciò aggiungiamo la funzione delle isole dell'Egeo base appoggio e punto df partenza per le operazioni in quel set· ri.esce facile formarsi un'idea, anche con gli elementi imprecisi tore forniti, del valore che il possedimento ha nel quadro della lotta condotta nel Mediterraneo, sopràttutto in considerazione del complesso che lo stesso costituisce appunto con Creta e con la Grecia . . · Naturali pertanto gli ostinati bombardamenti nemici; logico il ten• tativo di sbarco a Castelrosso del febbraio 1941, frustrato grazie alla efficienza difensiva delle isole; spiegabilissima la decisione germanica di impedire che le isole divengano una base nemica ed in conseguenza le operazioni per l'occupazione di Coo, di Simi, di Lero e gli scontn aeronavali che hanno quotidianamente luogo nelle acque dell'E geo.

14.

lL

GIORNALE

o'ITALIA

n.

724. -

Martedì, 16 novembre 1943, An·

no XXJJ. BERLINO,

15 novembre

Le truppe tedesche vincono a Lero la resistenza nemica :

L'Agenzia ufficiosa tedesca informa a proposito dei combattimenti in corso sull'isola di Lero che i reparti da sbarco tedeschi hanno potuto, svolgere ieri sistematicamente e in tutti i punti le loro operazioni. Esse sono state efficacemente appoggiate da potenti formazioni di velivoli da combattimento pesanti e da numerosi gruppi di bombardieri in picchiata i quali hannc, svolto continui attacchi contro le posizioni difensive, le batterie e i nidi di resistenza del nemico. Le forze da sbarco germaniche sono state valid amente appoggiate da forti gruppi di paracadutisti. In tal modo nonostante l'accanita resistenza del nemico, i germanici hanno potuto raggiungere dappertutto gli obiettfri prestabiliti.


521 15. Comunicato ufficiale del Comando del M.0. del 16 novembre: « Le nostre forze a Leros sono state scggc:tte lunedì a pesanti e: con· tinui bombardamenti aerei. Le nostre truppe continuano ad impegnare il nemico e la lotta è seria. « L'Aviazione del M.O. ha continuato, lunedì e lunedì notte, i suoi attacchi al traffico nemico in Egeo e sulle posizioni di Leros, a Creta e Rodi. Spitfires e Hurricanes hanno fatto un'incursione su Rodi e hanno attaccato trasporti meccanizzati e cannoni e.a. a Creta. « Bombardieri americani scortati da caccia inglesi a lungo raggio, hanno incontrato due Ct. nemici scortati da Ju 8'8 e Arado 296 vicino a Leros. In seguito ad un colpo, su una delle due unità si è visto una grossa colonna di fumo nero... >>.

16. Comunicato ufficiale del Comando del M.0. del pomeriggio del 16 no• vembre: « Durante le ultime sc:tùmane le forze navali alleate hanno eseguito continue: crociere in Egeo. Molti attacchi sono stati effettuati con sucmezzi da sbarco e navi cesso contro il traffico navale nemico, contro rifornitrici. « Sono stati bombardati parecchie volte i porti delle isole occupate dal nemico, c:d un piroscafo di medio tonnellaggio e numerose piccole unita sono stati distrutti. Sono stati anche eseguiti bombardamenti ter· restri in appoggio alla guarnigione: di Leros. « Queste: operazioni sono state: effettuate sotto frequenti attacchi aerei e nonostante la superiorità aerea locale del nemico >.

17.

IL

GIORNALE

n'ITALIA

n.

276. -

Giovedì, 18 novembre 1943, An-

no XXIJ. La guarnigione di Lero si è arresa ai zedesrhi BERLINO,

17 novembre

Si apprende all'ultima ora che h guarnigione dell'isola di Lero composta di inglesi e badogliani si è arresa. Le truppe germaniche hanno fatto prigionieri tremila inglesi e cinquemila soldati di Badoglio. Oltre a numeroso materiale bellico sono sta:ù catturati 130 cannoni.

18. Dal

T1MES

del giorno 18 novembre;

Comunicato ufficiale deì Quartier Generale del M.0. del 17 novembre: t Tutto martedì il nemico continuò il travolgente: bombardamento aereo di Leros. Dopo molti aspri combattimenti e nonostante la più tenace resistenza, di fronte a nuo\·i freschi rinforzi nemici la resistenza orga· ruzzata è cessata verso sera... (Seguono resoconti di varie azioni aeree in Egeo e a Creta),.


522 19. Bollettino ;traordinario del Co mando S upremo T edesco

BERu:so, 18 novembre L'Alto Comando germanico ha diramato ieri il seguente comunicato straordinario: < Dopo q uattro giorni di lotta sostenuta contro il nemico numeriCJ~ente superiore, reparti dell'Eser,ito e dell'Aviazione germanica al Comando del T enente Generale Miiller h::nno occupato il 16 novembre l'isola di Lero. Alla conquista hanno notevolmente contribuito unità della Marina da g uerra r. dcli' Aviazione. Esse, nonostante la violenta reazione dell'artiglieria da costa e delle altre armi sono riuscite a sbarcare i contingenti di truppe necessari a condurre a termine le operazioni. < Tremila soldati inglesi e cento ufficiali con alla testa il Generale Summey (leggi Tilney) come pure cinquemila soldati badogliani e trecentocinquanta ufficiali al Comando dell' Amm. Mascherpa si sono arresi. Nel cospicuo bottino si trovano centoventi cannoni da 150, venti cannoni contraerei e sedici cannoni contraerei pesanti oltre ottanta mitragliere. Durante i combattimenti che hanno preceduto l'occupazione dell'isola di Lero unità della Marina e dell'Aviazione tedesca hanno affondato 9 cac· ciatorpediniere, due g uardia~oste, due sommergibili, un motoveliero armato e 4 navi da t rasporto, per un totale d i 12.000 t. d i stazza. Sono state inoltre grave mente danneggiati un incrociatore. due Ct. e due nav-i ausiliarie>. 20. Dal

T1M ES

del giorno 18 novembre:

Comunicato 1peciale del Quartier Generale di Hitler: e L'esercito tedesco .e forze aeree al Com:;ndo del Tenente Gene· raie Miiller dopo quattro giorni di violenta ed incerta lotta contro un nemico superiore per numero e per armamento, hanno conquistato martedì la fortezza navale inglese di Leros. Le forze navali tedesche e l'arma aerea, con la loro ferma e concreta attività avevano stabilite le premesse per lo sbarco, infliggendo gravi perdite alle forze aeree e navali del nemico. Lo sbarco a Leros fu effetuato nonostante il nutrito fuoco delle batterie costiere mentre bombardieri e Scukas demolivano la resistenza del nemico. Duecento ufficiali inglesi e 3.000 fra sottufficiali e soldati, agli ordini del Comandante inglese dell'isola Generale Tilney insieme con 350 ufficiali e 5.000 fra sottufficiali e soldati delle forze italiane di Badoglio al comando dell' Amrn. Mascherpa, si sono arresi alle forze da sbarco tedesche. Sed ici grossi cannoni contraerei, 20 del calibro di 20 mm. e circa 120 cannoni sino a! calibro di 150 mm. e 80 mitragliatrici della difesa sono stati cattur:iti. Le forze navali e l'arma aerea in precedenti combattimenti :ive\·ano d istrutto 9 Ct. e navi scorta, due unità di pat· tuglia, due smg ., una cannoniera, quatt ro P .fi per un totale di 12.000 t. e molte piccole unità adibite al rifornimento. Gravi danni sono stati inflitti ad un incrociatore, un Ct., e due navi-scorta.


523 li. D al

T1MES

del giorno 18 novembre:

La radio tedesca ha d:ao ieri i seguenti particolari della resa della guarnigione di Lcro: « La resa fu offerta al Comandante tedesco da due inv1at1, uno it::i· liano ed uno inglese, che giunsero al Quartier Generale tedesco con la bandiera bianca. Fu chiesta cd accettata la resa senza condizioni. « La resa seguiva quattro giorni di -terribile battaglia. L'Alro Comando tedesco gettò nella lotta truppe di assalto e paracadutisti appoggiati da forti formazioni di bombardieri e di Srukas. Mototorpediniere cd unità navali leggere furono anche impiegate con successo per eliminare ogni reazione nemica. Al tramonto, ieriscra, i sopravvissuti delle forze anglo· italiane erano quasi circondati su poche alture sulle quali erano stati costretti a ritirarsi. « Dopo una concentrazione di fuoco delle arciglicric pesanti il nemico alla fine ha cessato la resistenza. Risulta che le perdite delle truppe anglo-italiane sono molto gravi. Tutte le case della piccola isola sono piene di soldati alleati feriti >. Il corrispondente militare dell'Agenzia tedesca di notizie Martin Hallcs· leben ha dichiarato ieri sera: e Con Lcro il sistema di difesa del Sud-Est Europa ricupera una pietra angolare che era stata sottratta dal tradi mento di Badoglio e dallo sbarco inglese nell'isola il 18 settembre. Di tutte le isole della zona questa è strategicamente la p1u importante. Ha un eccellente aeroporto ed un buon porro per operazioni belliche che fanno dell'isola una base per il controllo dell'ingresso orientale dell'Egeo. L'isola di Samo, ruttora tenuta dagli inglesi, è ora isolata >.

22.

CouIUE

DELLA

SUA

n.

273. -

Giovedì 18 novembre 1943, Anno

XXII. L'isolo di Lero riconquistata dai T edeschi: BERLINO,

17 Novembre

Il D.N.B. apprende da fonte militare che la guarnigione dell'isola di Lcro ha capitolato. Il portavoce militare germanico mette 10 e,·idenza oggi che la conquista dell'isola di Le.ro per opera delle truppe germaniche offre al Comando tedesco un'assai importamc posizione nel Mar Egeo. Dopo la perdita di Lcro, agli ingbi rimane solo l'isola di Samo che viene ora a tro,·arsi completamente isolata. L'importanza militare dell'isola può essere illustrata dal fatto che essa possiede un porto di guerra ed un aerodromo alla cui difesa erano stati adibiti forti reparti di truppe, mentre, ha detto il portavoce, se si dovesse dare qualche notizia sugli effettivi tedeschi che attacc:irono l'isola, si contribui rebbe cfficamente a mem·rc in e,·idenza il grado d i forza militare di cui la Germania dispone nel quinto anno di guerra. I prigionieri c:murati si elevano a 8 mila uomini.


524 La capitolazione di Lero. si osserva nei circoli militari competenti berlinesi, è do vuta in modo preponderante all'impiego in massa della Luftwaffe, la quale cominciò fin dal 12 novembre, giorno dello sbarco germanico sull'isola, ad attaccare le posizioni :illeate con bombe di grosso calibro e con le armi di bordo. Lo sbarco è stato protetto da importami formazioni della Luftwaffe unitamente a reparti di paracadutisti. Nel corso dei combattimenti per la conquista di Lero le squadriglie germaniche non si sono mai lasciate sfuggire di mano la superiorità aerea, benché gli avversari avessero fatto di tutto per modificare questo rapporto di forze. Q uasi giornalmente venivano abbattuti « Beaufighter » e · <t Ligthning >, i quali tentavano invano di attaccare i convogli tedeschi di rifornimento e di impedire lo sbarco di nuove truppe sull'isola. Anche un tentativo degli inglesi di paralizzare l'efficacia della Luftwaffe nello specchio d'acqua della Grecia meridionale a mezzo di bombardamenti degli aeroporti germanici si concludeva con l'abbattimento di 16 aerei britannici.

23. IL GIORNALE XXII.

o ' !TALIA

n.

277. -

Venerdl 19 novembre 1943, Anno

Tutto il Dodecaneso m mano az germanrcz: (Analogo articolo è apparso sul Messaggero n. 275 del 18-11-43). L'Agenzia Internazionale di informazioni os5ern che con la capitolazione di Lero, tutto il Dodecaneso vie·ne a trovarsi praticamente in mano germanica. La sola isoletta di Castelrosso. che del resto non può costituire una minaccia, si trova ancora in possesso del nemico. I britannici dispongono inoltre nell'Egeo delle isole di Samo e di Licari che fanno parte però degli arcipelaghi delle Cidadi e delle Sporadi, arcipelaghi che da lunga data sono stati riconquistati dalle truppe germaniche, sebbene la flotta e l'arma aerea inglesi li avessero ostinatamente difesi. Numerose formazioni di cacciatorpediniere brjtannicì, pur servendosi sistematicamente delle zone costiere neutrali, non hanno potuto impedire che le operazioni germaniche fossero portate a termine vittoriosamente. Negli ultimi tempi le forze navali della Marina germanica ed i relativi mezzi d'assalto hanno potuto distruggere nell'Egeo quattro Ct. nemici, due vedette (una delle quali di tipo modernissimo), ~onché due sommergibili. L'affondamento di un terzo- sottomarino nemico è probabile. Una serie di altre unità nemiche è stata danneggiata e non potrà essere impiegata per un certo tempo. E' sintomatico il fatto che mentre alle ore 16.15 di ieri, Ja « REUTER > comunicava che· a Lero una sola testa di ponce ad occidente dell'isola si trovava in mano tedesca, due ore più tardi il Comando britannico della guarnigione di Lero offriva la resa di 3.000 britannici e di 5.000 soldati di Badoglio.


525 I 130 cannoni e le altre armi catturate sull'isola offrono una possibilità di difesa supplementare che è. tanto più preziosa in quanto sono state trovate sufficienti riserve di munizioni. Con la capitolazione dell'isola di Lero scrive il colJaborarore militare dell'Agenzia Ufficiosa tedesca è stata posta una nuova pietra in quel sistema difensivo dell'Europa sud-orientale, che il tradimento di Badoglio ed il conseguente sbarco delle truppe inglesi nelle isole dell'Egeo avevano alquanto scosso. Il possesso dell'isola è tanto più importante, in gu;into essa dispone di un eccellente campo di volo e di un porto, che servono in un modo eccellente all'accesso orientale dell'Egeo. Infine, con la caduta di Lero, l'isola di Samo, ancora in possesso dei britannici, è praticamente isolata. La riuscita dell'impresa -- osserva più oltre il collaboratore militare del D.N.B. sta poi a dimostrare non soltanto la potenza offensiv:i delle truppe germaniche, ma anche che il morale delle formazioni ger· maniche è stato nettamente superiore a quello del nemico, tanto più che il numero dei difensori era superiore a gudlo delle truppe tedesche sbarcate nell'isola. E' inoltre degno di menzione il fatto che i tremila prigionieri inglesi, tra cui 200 ufficiali, hanno dichiarato all'unanimità dopo la resa, che la loro resistenza è stata fiaccata soprattutto dall'impiego degli Smkas. Pur non potendo pronum·jarsi sul fatto che i germanici abbiano im· piegato o meno in questa operazione un nuovo tipo di apparecchio, è tuttavia probabile che i Comandi tedeschi abbiano perfezionato i sistemi di collaborazione tra la Marina e l'Aviazione. 24. LA guerra m Russia ed in Italia:

Nell'Egeo, il nemico ha perduto ieri 9 velivoli, 6 dei quali durante un vano attacco contro un convoglio germanico.

25.

T1MES. -

Novembre 18:

LA caduta di Lero (articolo di fondo · Ri;issunto) Non è una catastrofe, ma neppure la cosa in sé e le sue conseguenze possono essere prese alla leggera. La situazione era chiara da qualche tempo e la sua pericolosità dopo la perdita di Kos era evidente. Si erano mandati dei rinforzi ma il nemico poteva premere come voleva sui difen· sori dall'aria mentre la nostra difesa in questo campo non era che saltuaria. La superiorità aerea ebbe i suoi effetti. I Tedeschi poterono effettuare almeno quattro sb3rchi dal mare, accompagnati da incessanti bombardamenti a tuffo, e per quanto pagati a caro prezzo, essi furono decisivi. Il Comandante del Medio Oriente fece ogni sforzo per attaccare dall'aria con ogni mezzo, per quanto rischioso. Anche la M ari na, priva di difesa aerea, tentò di rimediare una situazione irrimediabile.


526 Sacrifici e fatiche della D ifesa furono insufficienti perché la cornice entro cui si compivano fu spezzata dal di fuori. Per resistere bisognava avere Rodi. Si era previsto di prenderla ma l'improvvisa resa degli lta· liani sui quali si era troppo contato. annullò ogni preparativo. Piccole guarnigioni si trattennero in isole che erano prive di terreni di ::itter· raggio, tranne Kos che poteva ospitare almeno due o tre squadriglie. La situazione strategica era dunque sfavorevole in partenza e molti pen· savano che, caduta Rodi, non si dovev:i affrontare l'avventura. Peggio fu quando cadde Kos. Fosse o non fosse troppo tardi per evacuare Leros non c'era da sperare in un miglioramento. Lo stesso era per Samos che si trovava anch'essa in pericolo. E' più facile criticare che progettare ed eseguire. Ma la caduta di Lcros non può non far pensare che abbiamo fatto piani insufficienti o sproporzionati ai mezzi del momento. Se ci fosse stato coincidenza con successi in Italia, era più facile considerare la caduta di Leros come un modesto incidente nel corso della campagna. Ma essa coincide con l'inizio di tutte le sfavorevoli condizioni invernali e col massimo rafforzamento delle posizioni tedesche. La campagna di Italia non ha richiesto mezzi che potevano essere assegnati al Dode· caneso. Anche in Italia si potevano ottenere risultati assai maggiori. Le prospettive erano splendide ma si è ottenuto poco, perchè forse si è mirato a più d i q uanto permettevano i nostri mezzi, amenochè non s1 sia mancato nel fo rnire i mezzi. Ed è certo spiacevole che, a fianco al fallimento dell'azione sussidiaria del Dodecaneso, la campagna m Italia sia tuttora così incerta. La perdita di Leros di per sè non è di grande importanza militare. Ma il punto di vista mil.i tare non è il solo. L'azione diplomatica in Mediterraneo_ ne è da nneggiata. Non verrà meno la fiducia dei nostri am1e1, ma essi ci porranno dei quesiti. Gli incerti satelliti dei Tedeschi, volutamente m ale informati, vi attribuiranno più importanza di quanto non meriti. Ed in Germania la notizia sarà ben sfruttata, anche se l'effetto non potrà durare a lungo. Si rimedierà al danno ma a maggior prezzo di quanto sarebbe stato necessario al momento dell'armistizio. Gli ultimi sviluppi della guerra hanno offerto agli Alleati perfino troppe occasioni. I loro mezzi hanno un limite, e non si devono sperperare, ma si devono concentrare nei punti essenziali. La caduta di Leros ammonisce che non si violano impunemente i principi della strategia. L'offensiva è più rischiosa della difensiva e non perdona gli errori strate· gici. Ogni colpo, leggero o pesante, deve dare il suo effetto. Leros ricorda il proverbio che non bisogna addentare più di quanto si possa masticare. Le responsabilità dei rovesci in Egeo, cfei ritardi in Italia non sono dei Comandanti sul posto. Il Generale Alexander ha dimostrato di cosa è capace quando dispone d i mezzi. Sono piuttosto i p iani :.illeati su grande scala che non hanno sfruttato la nostra strategia Mediterranea, iniziata e sempre sostenuta d:i Churchill ed approvata anche dal Generale Smuts, quando essa prometteva larghissimi frutti.


527 26.

D AILY TELEGRAPH

del 19 N ovembre.

(Dichiarazioni del Comandante in Capo): Leros valeva la pena. Il Generale Sir Maitland Wilson Comandante in Capo del Medio Oriente ha fatto oggi alcune dichiarazioni sulla canpagna di Leros. Pare sia il mio destino - ha detto - <li difendere le cause perse. Ho spiegato la nostra ritirata d.illa Grecia. La storia ha dimostrato che la Grecia valeva la pena. Io credo che la storia dirà lo stesso nel caso di Leros e di Kos. La caduta di Leros non va esaminata d:illo stretto punto di vista dell'Egeo ma in rapporto al più vasto quadro strategico. Le operazioni in Egeo, considerandole come un~ diversione, hanno dato un profitto. Le sole perdite umane del nemico hanno eguagliato o sorpassato il totale delle nostre forze impiegate. Siamo riusciti ad affon· dare in gran numero ed a scompigliare convogli, causando al nemico perdite di tonnellaggio che non potrà rimpiazzare. Al tempo della perdita di Kos abbiamo dovuto affrontare la decisione se venircene via dal!Egeo o andare avanti con Leros e Samos. In quel momento avevamo informazioni che la resistenza contro le nostre forze operanti in Italia si stava rinforzando e noi là non volevamo che i Tedeschi si rinforzassero. Non è bello rmra re nel e ring» per fare della e boxe> e poi gettare la spugna appena le cose vanno male. Si potrebbe dire che potevamo venir via dall'Egeo senza perdere prestigio ma, in realtà, potevamo venir via senza perdita dell'onore inglese ed americano? Al tempo dell'armistizio abbiam o chiesto agli haliani di combattere per noi e non potevamo lasciarli nelle peste solo perchè non eravamo capaci di tirarli fuori. E' stata una sfortuna che quando è ·cominciato questo attacco contro Leros il tempo ci sia stato sfavorevole. Non potevamo aver ricognizioni sugli aeroporti greci per colpire a terra le forze aeree nemiche e così il nemico ha potuto mantenere forze superiori vicino all'isola di Lero. li terzo giorno il Brigadiere Tinley, il Comandante che ha valorosamente combattuta ed ha fatto quanto meglio poteva, ha segnalato che se gli davano rinforzi egli riteneva di poter tenere in pugno la situazione. I rinforzi gli furono dati ed egli ne fu soddisfatto, ma sfortunata· mente quella stessa notte anche i Tedeschi ebbero rinforzi. Si crede che: quando questi arrivarono il Brigadiere Tilney stesse riunendo le sue truppe ma proprio allora ci furono attacchi dall'aria ed anche da terra con provenienza da Levante ed il nemico oltrepassò la collina dove era situato il posto di comando. Il Generale Wilson dichiarò che inizialmente erano stati impiegati 3.000 uomini di truppe d'assalto contro Kos e 2.500 contro Lero. Fra i Tedeschi a Leros furono identificate truppe di prim'ordine della Divisione Brandeburgo e della guarnigione d i Creta. Le truppe paraca· dutate erano ottimamente addestra te. Pare che i T edeschi esagerino le perdite navali inglesi in questa fase finale: in realtà le nostre perdite navali negli ultimi quattro giorni sono state lieYissime. ·


528 27.

CORRIERE

DELLA

SERA

n.

275. -

Sabato, 20 novembre 1943 · Anno

XXII. Dal Quarrier Generale del Fi.ihrer il Comando · Supremo delle Forze Armate germaniche comunica: < Nel Mar Egeo forze leggere della marina germanica hanno assa· lico ieri a nord ed a ovest di Lero le isole di Lipso, Patmo e Nikaria. Esse riuscivano a far depcrre le armi :1lle guarnigioni di queste isole costituite da truppe italiane di Badoglio, catturando anche un grande bottino,,.

28. IL

MESSACCERO

n. 277. -

Sabato 20 novembre 1943 . Anno XXII. BERLINO, 19 novembre

Dal Quartier G~·nerale del Fi.ihrer, il Comando Supremo delle Forze Armate germaniche comunic:1: < Quanto alle operazioni nell'Egeo si apprende che le truppe da sbar· co germaniche hanno continuato le operazioni di rastrellamento dell'isola di Lero, facendo prigionieri numerosi gruppi dispersi di truppe britanniche e badogliane. Al largo dell'isola. una unità leggera della Marina da guerra ger· manica ha catturato un Mas su cui si trovavano fanti badogliani che cercavano di fuggire. Il bottino delle armi e materiale bellico catturato continua ad aumentare. Tra l'altro i reparti germanici si sono impossessati di modernissimi apparecchi r:idio-rrasmittenci di fabbricazione inglese. E' stato intanto iniziato l'attacco all'isola di Samo. Apparecchi da combattimento e da picchiata germanici hanno bombardato batterie costiere ed impi::inti di difesa. Second0 l'Agenzia Internazionale d'Informa· zioni. i britannici. sotto l'impressione del grave colpo subìro à Lero, hanno concentrato tutte le loro forze a S.1mo. Lero era considerata per il suo eccezionale armamento (essa disponeva Ji 200 cannoni e di ~n sistema difensivo potentissimo) come un'isola inespugnabile. · Dato poi che Samo, l'unica base rimasta agli inglesi dopo la caduta di Nicaria, Pauno e di Lipso, e, come si apprende ora, anche di Fumi, presenta una struttura varia, la posizione di quell'isola deve essere con· siderata anche a causa della maggiore vastità come sensibilmente più debole. I commentatori britannici asseriscono che è stato un grande errore non difendere sufficientemente Lero dall'offesa aerea, e sostengono inol!l e che la ragione di questa insufficienza è dovuta principalmente alla distanza delle basi che avrebbero dovuro difendere l'isola stessa. Dato però che Samo si trova molto più a nord, le premesse per difenderla dall'aria devono essere consider:ite non certo incoraggianti». 29. Dal

TtMES . -

Comunicato tedesco del 19 novembre:

« Nd mare Egeo uniti leggere hanno fatto giovedì (18) una sor· tita contro le isole di Lipso, Patmo e Nicaria che sono rispettivamente a


529 Nord ed a Nord-Ovest di Lero. Essi hanno costretto le guarnigioni italiane che erano fedeli a Badoglio ::i deporre k armi ed hanno raccolto molto bottino. L'Agenzia di informazioni tedesca ha detto poi: 4: In seguito al crollo della resistenza a Lero, gli inglesi hanno ritirato tutte le loro forze da Samo. Samo è più piatta di Lero e la sua difesa sarebbe stata assai più difficile" ».

30.

CORRIERE DELL,. SERA n.

277. -

Martedì, 23 nov. 1943 • Anno XXII.

l Germanici a Samo • La guarnigione ha capitolato. BERLINO,

22 novembre

Viene annunciato ufficialmente che l'isola di Samo ha capitolato oggi. Dopo la caduta di Lero, come si ricorderà, le truppe britanniche si rifugiarono nell'isola di Samo, la cui guarnigione risultò così più che raddoppiata. I germarùci però non dettero tregua al nemico. Essi iniziarono infatti immediatamente le nuove operazioni. La Luftwaffe attaccò con efficacia basi, batterie costiere e impianti di difesa dell'isola. Samo rimase in tal modo senza alcuna comunicazione con le alrre isole dell'Egeo e con la Yicina terraferma, e praticamente, un:i volta ridotte all'impotenza le for· tificazioni litoranee, aJla mercé delle truppe da sbarco e dei paracadutisti germanici. La guarnigione, rinforzata nella maniera che si è detto, avrebbe potuto opporre, è vero, una lunga ed accanita resistenza, ma, come tutte le volte in cui gli anglosassoni sono o temono di trovarsi presto in condizioni di inferiorità, ha preferito capitolare.

31.

CourERE DELLA SERA

n. 278. -

Mercoledì 24 nov. 1943 . Anno XXII. BERLINO, 23 novembre

Dal Quartier Generale del Fiihrer il Comando delle Forze Armate germaniche comunica: < Dopo la resa senza condizioni della fortezza marittima di Lero, anche la guarrùgione di Samo ha deposto le armi. Truppe tedesche sono sbarcate nell'isola. Una parte deUa guarnigione, composta da truppe bri· tanniche e badogliane, è fuggita negli ultimi giorni in territorio neutrale. Truppe della forza èi circa 6.000 uomini, abbandonate dal loro Comandante di divisione, vengono attualmente disarmate dalle nostre for· mazioni di sbarco ». 32. T1Mr.s del 24 novembre.

Commento redazionale - Strategia diversiva. Le dichiarazioni di Mr. Attlee sulle operazioni nel Dodec:ineso am· plìano ma non modificano le spiegazioni già date dal Generale Wilson. Il tentativo di tenere le isole fu fatto in ,piena comprensione ed accet·

36.


530 tazione del rischio, come una d ive rsione in aiuto all'intera campagna in Mediterraneo. Sembra che le forze d i occupazione per pochissimo non siano riuscite a tenere la presa, ed anche respinte hanno assolto il loro obietti vo strategico fa cendo di,·erge re cospicue forze nemiche, speci:ilmente aeree, e da ndo così materiale aiuto alle più vaste operazioni in Sardegna, in Corsica. in Italia. Così lasciamo per ora q uesto doloroso episodio che ha causato gran numero di prigionieri e t:inre altre perdite. Se le giustificazioni addotte siano valide non si può giudicare finché non si conoscano tutti i fattori che hanno dominato il ,piano strategico. Quando sarà il momento si potrà giudicare non solo sul programma diversivo nelle sue piuttosto limitate premesse, ma anche sui progetti e sui piani di tutta la campagna in Mediterraneo. L'a mmaestramen to tattico che una volta di più si può ricavare è la gravità del pericolo di arrischiare navi ed uomini oltre i limiti della protezione della caccia aerea. C 'è da sperare che la perdita diretta subìta quasi inevitabilmente per non aver tenu to conto di questo pericolo, sia stata compensata da un'cf. fetti va contropartita nel più largo quad ro della guerra.· Per ora quello che a tutto il mondo è palese è l'insuccesso locale con tutte le più larghe consegue nze che ne possono derivare.

33.

CoRRI ERl'. DELLA SF.RA

n.

279. -· Giovedì 25 nov. 1943 - Anno XXII:

I rovesci di Lt:ro e di Samo scuotono il prestigio inglese nel Levante. Churchill costretto ad accettare un dibattito parla mentare • L'insuccesso di Eden al Cairo: ISTANBU L, 24 novembre « Il rovescio subìto dagli inglesi nel Mar Egeo anà, come si prevedeva, uno strascico alla Camera dei Comuni. Churchill infatti è stato costretto dal vivo malco ntento che si è diffuso negli ambien ti parlamen· tari per l'inattesa perdita <li Samo e di Lero a promettere che la situa· zione dell'Egeo verrà discussa pubblicamente in una delle prossime sedute. Il Governo fa rà una d ichiarazione. In attesa del dibattito, la stampa britannica continua a occuparsi delle cause per cui l'Ing hilterra, che pur dispone nel Medio Oriente di una indiscussa superiorità ni.lvale ed aerea, non è riuscita a difendere il possesso di quel Dodecaneso che gli avvenimenti dell'8 Settembre pareva avessero fatto cadere in grembo agli Anglosassoni com.e un frutto maturo. In genere si tende a sc,1ricare la colpa sui soldati badogliani e su un'er· rata valutazione del potenziale aereo germanico in quell'eccentrico settore bellico. Quanto alle conseguenze della perdita di Lero e di Samo, non sono certo quelle di ordine strettamente strategico che prn preoccupano la Gran Bretagna. Fin dal primo giorno infatti l'episodio è stato sentito dal pubblico inglese come uno scacco non tanto militare, quanto diplomatico: una specie di fulmine nel cielo, più o meno sereno, dei rap porti


531 anglo-turchi e del prestigio britannico in tutto il mondo lc:vantino ed arabo. Lo scacco, non bisogna dimenticarlo, è avvenuto all'indomani delle conversazioni del Cairo fra il signor Eden e il ministro degli esteri turco Menemengioglu, nel corso delle quali il capo del Fn,·eign Office aveva messo il collega al corrente dell'andamento della conferenza di Mosca e spezzate ancora una volta una lancia in favore di un immediato intervente della Turchia nella guerra o per lo meno della concessione di basi aeree e navali alle forze anglosassoni, in vista di eventuali opera· zioni nei Balcani. A Menemengioglu il ministro britannico aveva dipinto, come risulta da alcune indiscrezioni raccolte dalla stampa turca, bulgara e spagnola, la Germania come un Paese ormai incaptce di svolgere qualsiasi azione di natura offensiva e aJla vigilia del crollo definitivo. Così stando le cose la Turchia non aveva nulla da temere e poteva a cuore leggero volare m soccorso dei vinciteri cinque minuti orima che suonassero le dodici. L a perorazione di Eden non ha a\-Ut~ però effetto, in quanto il Governo turco ha ancora una volta .riaffermata la sua nota formula di « neutr alità nel quadro dell'alleanza con la Gran Bretagna ». Niente basi, dunque, e niente belligeranza. Orbene, a Londra molta gente pensa - non si sa se a terto o a ragione che gli avvenimenti bellici dell'Egeo abbiano influito note· volmente sull'atteggiamento Jel Governo di Ankara, irrigidendolo. La conquista di Lero e di Samo - si ritiene a Londra - avrebbe fatto com· prendere che la Germanja è ben lontana dall'essere allo stremo delle proprie forze e si trova sempre in grado di sferrare contro chicchessia duri colpi nel momento e nel luogo per essa più opportuni. Dominatere ormai assoluto di Creta, di Samo e:: del Dodecaneso, il Reich dispone di magnifiche basi offensive e difensive capaci di esercitare un assid uo con· trollo su tutto l'Egeò e sulle coste dell'Asia Minore, nonché di prevenire qualsiasi azione .di sorpresa contro fa Grecia >.

34.

DAILY TELEGRAPH

del 25 novembre.

Attlee difende le operazioni di Leros · Hanno aiutato l'invasione dell'Italia; hanno sconvolto i piani nemici. Attlee, in sostituzione del Primo Ministro, ha dato un completo reso· conte degli avvenimenti che hanno condotto alla resa d i Leros ed all'evacuazione di Samos parlando alla Camera dei Comuni nel dibattito sul discorso della Corona. Per quanto l'inizi:itiva presa nel Dodecaneso non abbia avuto successo, ha affermato Attlee, essa è servita ad impegnare forze nemiche superiori in un periodo critico d ella im·asione in Italia. Si è saputo, ha detto, che forze aeree tedesche sono state distolte dai fronti russ; ed occidentale.. (Segue il resoconto del discorso d i Anice su fatti di politica interna inglese e ài condotta generale delb guerra). La caduta di Leros va considerata nel quadro della strategia gene· raie. La perdita di bravi soldati e di posizioni strategiche è dolorosa ed


532 io non tenterò di minimizzare questa ritirata. Ma essa de\·e essere vista nella sua giusta prospeniva. Il primo Ministro ha già dfermato ~he il nostro sbarco a Salerno, all'estremo limite della protezione aerea, è stata un'operazione arrischiata. Il rischio fu affrontato. F u un azzardo. Ma ebbe successo. Analogamente le nostre occupazioni della Sardegna e della Corsica oltre il limite della protezione della caccia comportava dei rischi, ma in guerra bisogna affrontare dei rischi, si devono affrontare se c'è da onenere proporzionati vantaggi. Le nostre azioni in E geo furono intraprese con un duplice scopo: I • aiutare l'attacco all'Italia obbligando i Tedeschi a disperdere le loro forze; II - sfruttare il vantaggio navale conseguente al crollo dell'Italia. I nostri Comandanti del Medio Oriente, nei limiti necessariamente ristretti delle forze di . cui dispÒnevano - perché naturalmente il nostro sforzo principale era diretto contro l'Italia - impiegarono le loro forze con questo dupHce obiettivo. La situazione in Ege~ al principio di settembre era che Creta era tenuta da 9000 tedeschi e 4.000 italiani. Vi erano tedeschi anche in altre isole dell'Egeo; nel Dodecaneso, trànne che a Rodi ed a Scarpanto, vi erano soltanto italiani. Vi era qui una buona occasione per dare addosso ai tedeschi sparpagliati ed ottenere vantaggi strategici di grande portata. In conseguenza la notte del 9 settembre, mentre l'esercito d el Generale Alexander sbarcava a Salerno e l'Italia accettava la resa incon· dizionata, una oiccola soedizione fu inviata a Rodi. Sfortunatamente no· nostante la loro· soverchiante forza numerica, gli italiani non corrisposero. Essi non fecero alcuno sforzo per impegnare i tedeschi e· non si poté far nulla. Si pose mente allora alle i~ole di Kos e di Leros. Queste operazioni furono condotte, di necessità, ben dentro la portata dei bombardieri nemici. Kos era importante per il suo aeroporto e Leros per la sua base navale. La Marina ha lavorato assai bene in queste acq ue ristrette e la sua opera fu integrata da trasporti aerei. Il risultato immediato fu di attirare le r isorse aeree del nemico. Fcrze aeree di prima linea che avrebbero potuto essere impiegate contro di noi sul ter ritorio italiano o contro la Sar· degna o la Corsica furono impegnate in E geo. Si è saputo che forze aeree sono venute èal fronte russo e dal fronte occidentale. Il nemico cominciò subito con pesanti attacchi contro la nostra piccola base aerea di Kos dove per scarsità di difese contraeree e per man· canza di appoggio della caccia entro· 300 miglia, le nostre forze aeree furono sopraffatte. Il 3 ottobre Kos fu attaccata ,on molta risolutezza e con grandi forze e nonostante: la brillante resistenza e le gravi perdite inflitte al nemico l'isola fu perduta. 4000 italiani non diedero alcun appoggio in queste operazioni . li nemico perdette molte forze aeree. L'operazione ebbe


533 il suo peso sulla campagna in Italia. Noi abbiamo perd uto soltanto per un filo. Un po' più di tempo per organizzare le nostre forze aHebbe salvato la situazione. Le proporzioni dell':ittacco tedesco mostrano quanto il nemico fosse consapevole dell'importanza di questo teatro di operazioni. La perdita dell'aeroporto di Kos pregiudicava la difesa di Leros ed i nostri Comandanti nel Medio Oriente dovevano decidere se continuare o meno a tenere Leros e Samos. Se avessimo e\·acuato le due isole. l'Egeo sarebbe tornato al nemico. Così invece le nostre forze navali leggere non davano tregua alle sue forze e distruggevano molte delle sue truppe. Con piena consapevolezza dei rischi, i Comandanti in Capo decisero di tenere le isole. Una forza navale di combattimento fu mantenuta in Egeo e bombardieri pesanti, con l'appoggio delle forze aeree dell'Africa nord-occidentale, continuarono i loro attacchi su Creta e su Rodi. Malauguratamente le condizioni del tempo furono in prevalenza sfavorevoli. Le nostre forze navali distrussero sei mezzi da sbarco e d ue unità navali nemiche con gravi perdite di personale e successivamente attaccarono aeroporti nemici. Queste perdite costarono molto al nemico. Con· temporaneamente inviammo rinforzi a Leros. La guarnigione di Leros am· montava a 4000 inglesi e 6000 itali.ani. Il nemico riuscì a stabilire due teste di ponte e bombardò le nostre truppe in continuazione. La ;ostra Aviazione, partendo da· distanze d i 300 miglia, non poté impedire l'attività aerea nemica ed il nemico sbarcò truppe paracadutiste. Esse fmono contrastate da contrattacchi delle nostre tru ppe da nord e da sud che scacciarono il nemico dalle altur e e ristabilirono le comunicazioni. Rj prcndemmo poi i nostri contrattaccru ed il Comandante spe· rava, ricevendo altri rinforzi, di poter mantenere la situazione. La guarnigione ha continuato a combattere incessantemente per cinque giorni ed alla fine ciò ha generato una stanchezza tale da non pote~ durare più a lungo. Le nostre truppe hanno combattuto col p iÌl grande coraggio e tenacia ma le forze aeree del nemico erano troppo forti. E' stato calcolato che il nemico ha avuto almeno 4000 perdite in mare per opera delle nostre forze. Alla fine le nostre truppe ed i Greci dovettero essere ritirati da Leros. Anche alcuni uomini della guarnigione italiana ed alcuni civili furono evacuati. I tedeschi hanno ora annunziata l'occupazione dell'isola con le loro truppe. La perdita di Leros e dei suoi valorosi difensori è: causa di profondo cordoglio. L'operazione ha impegnate forze superiori nel momento critico delle nostre operazioni d'invasione dell'Italia ed ha infl itto gravi perdite al nemico. La guerra ha i suoi incerti ed in questo caso la fortuna ci è stata contraria. Io sono sicuro che se questo tentativo non fosse stato fatto saremmo stati incolpati di mancanz;1 di iniziativa per non aver tentato di sfruttare una situazione che offri,·a grandi possibili1à. Gli argomenti che scùnsigliavano di intraprendere operazioni al di là del limite di una reale, effettiva protezione aerea furono senza dubbio presenti nelle menti dei nostri Comandanti e del Gabinetto d i Guerra


534 e se non ne fu tenuto conto è stato perché altre considerazioni ed altre speranze furono coltivate da noi e dai nostri consiglieri e pre\·alsero. Esaurito l'argomento del Dodecaneso, Atùee osservò che gli Alleati avevano iniziato un'offensi\'a anche in Estremo Oriente. Il deputato consen-arore Earl \\Tinterton lo interruppe per chiedere se le strane dichiarazioni fatte recentemente dal Generale W ilson sulla situazione nel Dodecaneso er:ino state fatte sotto l'autorità del Governo o spontaneamente e sotto la sua responsabilità. Attlee ha replicato: La questione delle dichiarazioni del Generale Wilson non è stata portata al Gabinetto di Guerra. Io ritengo che egli ne debba essere considerato responsabile. (Come riferito dal Daily Tt:le· graph del 19, il Generale Wilson aveva detto che le operazioni in Egeo nonostante le perdire avevano dato profitto dal punto di vista diversivo. Avevamo detto agli italiani che avremmo combattuto e non potevamo lasciarli nelle peste). · Il deputato indipendente Lipson definisce le dichiarazioni di Attlee come un tentativo di arzigogolare su · ciò che ovviamente è stato un insuccesso. ~ lo spero che si sia appresa e per lungo tempo la lezione di non mettere nuovamente i nostri uomjni in queste situazioni senza una sufficiente copertura e protezione aerea >l. Il Comandante Prior. deputato conservatore, (in divisa di ufficiale di Marina), chjede alla Camera dei Comuni di non insistere nelle critiche agli avvenimenti nel Dodccaneso osserYando che Attlee aveva già detto che grandi danni erano stati inflitti al nemico dalle nostre guar· nigioni. Le offensive - egli osserva - possono ben fallire qualche volta.

35.

CoRRIEllE DELLA SF.R.>.

n. 282. -

Lunedì, 29 nov. 1943 · Anno XXII.

Camicie nue presidiano Samo a fianco dei Granatieri germani.ci. BERllNO, 29 novembre Si è confermato da fonte competente che il disarmo delle truppe badogliane fatte prigioniere a Samo è terminato. Sull'isola si trovano, assieme alle truppe badogliane, anche cinquecento Camicie Nere le ouali erano riuscite a mantenersi compatte e disciplinate nelle loro unità. Ora queste unità presidiano l'isola a fianco dei granatieri germanici.

36.

29 noz,embre. - Nomi delle unità delle guarnigioni di Kos e di Leros: A Kos un battaglione <- The Durham Light lnfantry » con unità della R.A.F. che comprendevano un reggimento della R.A.F., forze dei servizi, r. t. telegrafisti, e p ersonale di salvataggio aereo e marittimo. La guarnigione <li Lero consisteva in unità di « The Bufls ». « The Royal West Kent Regiment >, « The King's Own Regiment » e « The Royal Irish Fusiliers ». Totale della guarnigione: 3000 inglesi e 6000 italiani. TIMES


DOCUMENTAZIONE



PARTE I

DOCUMENTO N. I

Testimonianza Generale FMN<:Esco Rossi

Il Comando Supremo aveva preparato il pro-memoria n. 2 nel quale erano state d ate direttive generali circa il comportamento in caso di armi· st1z10 delle ~ruppe dell'Egeo. T aie _pro-memoria doveva essere portato a Rodi dal T. Col. dell' A.A. Maravigna, il guale doveva partire in volo il 7 settembre. A causa del maltem po l'ufficiale peraltro parò solo il 9 e, dati i noti avvenimenti, il suo aereo fu fermato a Pescara, dove aveva atteÌrato casualmente per far rifornimento, e gli fu ordinato di seguire il Comando Supremo. Il pro-memoiri2 n . 2 non gi unse quindi mai a destinazione. E' per questo che il Comando Supremo nella notte sul 9 settembre inviò direttamente a Rodi il telegramma 24292 a firma Ambrosie conte· nente in riassunto le disposizioni del pro-memoria n. 2. DOCUMENTO N. 2

9/9/1943

PAPA FILO EG. p APA A TUTTI I COMANDI JSOLE DEL DODECANESO SIRA E SAMO

=

EcEOMIL E/7554/0P = T rasmette, seguente proclama del Capo Governo FERMANDO VOSTRA ATTENZIONE si:; ULTIMO CAPOVERSO Inizio Il GoYerno ltali:rno riconosciuta b impossibilità di conti· nuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversa ria nell'intento di risparm iare ulteriori e più graYi sciagure alla Nazione ha chiesto u n armistizio al Generale Eisenhower comandante in capo delle forze Alleate Anglo-Americane La richiesta è stata accolt;.1 Conseguentemente ogni atto di ostilità contro le forze Anglo.Americane deve cessare da parte delle forze armate italiane in ogm luogo alt Esse però reagiranno ad even· ruali attacchi da qualsiasi altra provenienza Fine Comu nicate eventuali novità.

del

223008/235008


538 DOCUMENTO H. 3

19/QC

9/9/1943

ODD MARINA LERo -

ODD/R.T.

MARINA STAMPAL!A -

MARINA SIRA

MARIECEO 83379 Concluso armistizio con angloamericani semialt cessano ostilità contro tali forze alt Massima reazione contro attacco qualsiasi altra provenienza. 213008/011409 DOCUMENTO H. 4

15/B

9/9/1943 ODD

MARINA

ODD/FlLO

L ERO

MARJECEO 71936 Supermarina comunica che da oggi ono corrente sono sospese ostilità alt Informate tutti Comandi d ipendenti. 235508/023009 DOCUM ENTO N. S

513 -

111

Segreto SuPERMARJN A MESSAGGI IN ARRIVO 021509

TR.~SMITTE.NTE COMA~DO SUPREMO

AT SuPE.RMARINA. 24292-90 alt Est diretto at Superesercito SuPE~ARINA Superaereo - Comando G ruppo Armate Est - Comando Xl Armata - Comando Superiore Ff.AA. Egeo alt A seguito proclama del Capo del Governo relativo cessazione ostilità preciso: 1° . Comando Gruppo Armate Est concentri le forze riducendo gradualmente occupazione come ritenuto possibile et conveniente in modo però di garantire comunque possesso porti principali ed specialmente Cattaro et Durazzo alt Dare preavviso dei movimenti ai Comandi Germanici alt 2° • Comando Superiore FF.AA. Egeo est libero asmmere verso germani:i atteggiamento che riterrà più conforme at situazione alt Qualora però fossero prevedibili atti di forza da parte ge rmanica procedere at disarmo immediato delle unità tedesche nell'arcipelago alt Dalla ricezione del pres~nte dispaccio Egeomil cesserà di dipendere dal Comando Gruppo Arm:ne Est et dipenderà direttamente dal Comando Supremo alt 3° · Per Grecia et C reta già emanati ordini diretti alt 4° . Forze aeree dovranno raggiungere immediatamente i campi della madrepatria oppure quelli dell'Egeo ..ilt Materiali et impianti a terra delle zone di occupazione dovranno essere distrutti alt Personale seguirà sorte d i quello esercito alt 5° • Mezzi de lla Marina da guerra et piroscnfi


539 dislocati nei Yari porti della Grecia et Creta dovranno rientrare subito in Patria alt Unità che stessero per cadere in mano germanica dovranno autoaffondarsi alt Naviglio dislocate in porti Egeo rimarrà in porto alt Na\'iglio in navigazione dirigerà sui porti italiani o dell'Egeo alt Personale seguirà sorte d i quello esercito alt 6° · Tutte le truppe di qualsiasi forza armata dovranno reagire immediatamenre et energicamente et senza speciali ordini at ogni violenza armata germanica et della popolazione in modo da evitare di es~ere disarmati e sopraffatti. Non deve però essere presa iniziativa di atti ostili contro germanici 021509. Generale AMBROSIO DOCUMENTO N. 6

Min.: MARISTAT -

Destinatario: EcE.OMIL

MARISTAT ... Riassumo clausole armistizio con Anglo-Americani alt cessazione immediata ostilità alt Italia farà ogni sforzo per sottrarre mezzi bellici ai tedeschi alt Prigionieri britannici trasferiti ad autorità connazionali alt Flotta ed Aviazione italiana si trasferiscano in località designate con clausola di non consegna e non abbassare bandiera due punti. Per unità Egeo navi da guerra maggiori! e navi mercantili dovrebbero recarsi Haifa semialt Navi da guerra minori possono rimanere in porti da noi sicuramente controllati alt Naviglio mercantile est requisibile da Anglo· Americani alt Resa immediata di tutto il te rritorio italiano isole comorese alt Libero uso Anglo-Americani porti et aeroporti alt dc Counen alt 114509. DOCUMENTO M. 7

N. d 'ordine 180 · Ora rrasm1ss1one 0215 • onda 600 · Stazione R. T. trasmittente MALTA · in chiaro • Mittente C.te Capo FF. NN. Allèate Dest. Circolare · Fonte Taranto. Testo:

Messaggio del Comandante in Capo delle FF. NN. Alleate del Mediterraneo: Marinai della Flotta Italiana e della Marina Mercantile Italiana, il vostro Paese sta per cessare o ha cessato le ostilità contro le Na· zioni Unite, le Forze Armate Tedesche sono ormai apertamente ostili al Popolo Italiano che esse tante: volte tradirono, hanno l'intenzione di impossessarsi delle vostre navi, che urgentemente dovranno collaborare al trasporto di Yiveri in Italia e le vostre (1) navi da guerra dowanno pro(1) In una copia del messaggio in possesso dell'Ufficio Storico. anziché ,, vostre», si leggeva « noscre ,,. Per quam() il conccsto desse più credito alla versione « vostre », si è voluto approfondire J"esarnc di questo particolare che rivestiv3 noccvole impor· tanza. Non si è potute> avere un testo del messaggio di fonte ufficiak, ma si sono esaminaci tre testi del mcss3ggio stesso pubblicati nei giornal i « Thc Timcs » • « Thc Daily Telcgraph » . « T hc Daih- }.foil » de l 9 ~ettembrc 1943. I test i non sono rigorosamcmc idcnùci, ma ir: tutti t rrc vi è la frase « vour ships » le vostre navi. Si è po:uto così eliminate ogni dubbio in proposito.

=


540 teggere questo tr:ispono contro gli attacchi tedeschi, guardatevi perciò dall'affondare voi ~tessi le vostre navi ed acconsentire che vengano catturate. Navi nel Mediterraneo salpate verso porti al sicuro dell'interferenza delle Forze Armate Tedesche, salpate alla volta dell'Africa Setten· trionale, di G ibilterra, di Tripoli, di Malta, di Caifa, di Alessandria o della Sicilia per attendere l'esito conclusivo. Navi che si trovano nel Mar Nero salpate alla volta di porti Russi, in caso vi manchi carbone olio combustibile recatevi in porti neutrali, se vi imbatterete in forze delle Nazioni Unite segnalate vostre identità alla maniera seguente: issate sull'albero maestro una bandiera nera o bleu !-Cura, mostrate su ponti dei larghi dischi neri come identificazione per gli aeroplani, di notte se incontrate navi oscurate accendete le luci più deboli del solito dei vostri fanali e segnalate seguendo le disposizioni che le Forze delle Nazioni Unite vi comunicheranno. DOCUMENTO N. 8

Ordine del Comandante in Capo delle Forze del Medio Oriente a tutte le truppe italiane dei Balcani e dell'Egeo. Ufficiali, sottufficiali e soldati delle FF.AA. italiane! Il vostro Governo ha firmato l'armistizio! La guerra fra l'Italia e le N azioni Unite è terminata. I sottoelencati ordini devono essere imme· diatamente esegurn da chiunque appartenga alle FF.AA. italiane dei Balcani e dell'Egeo:

1) Ogni atto ostile verso le popolazioni del paese in cw v1 trovate de,·e cessare a partire da questo momento. 2) In tutte le Unità deve essere mantenuta la pm rigida disciplina ed ogn.i reparto deve mantenere la sua attuale formazione. 3) Ad ogni tentativo da parte dei tedeschi o dei loro satelliti di disarmare o disperdere le forze itali.me., di impadronirsi delle loro armi, magazzini, carburanti e acqua o dei punti in cui essi sono di guarnigione, dovrà essere opposta la massima resistenza colle armi. Non si deve tener nessun conto di ogni ordine trasmesso dai tedeschi. 4) Le truppe italiane del Dodec::ineso assumeranno colla forza il controllo di runi i punti ora in possesso dei tedeschi. 5) Le unità della R. M. e della M. M. italiana salperanno immediatamente seguendo la seguente rotta: Navi mercantili che si trovano in un punto a Est di 17° E procederanno direttamente per Alessandria. Nel solo caso sia necessario far rifornimento di carburante possono fare scalo in un porto intermedio delle N. U. Navi da guerra nell'Egeo: rotta diretta per Caifa. 6) Tutti gli aerei della R. Aeronautica si dirigeranno immediatamente in volo verso Nicosia-Derna-Tobruk (idrovolanti) - El Aden. Nell'awicinarsi o nell'atterrare in territorio alleato i velivoli dovranno seguire le seguenti istruzioni:


541 a) volare al largo della rotta di ogni nave ed evitare porti nell'a,·· v1onars1 aUa costa; b) volare a 900 metri di (!UOt.a, col carrello di :itterraggio abbassato a partire da una distanza di 32 Km. dalla costa fino al campo di avia· zione scelto per l'anerraggio; e) prima di atter:are fore 2 g iri completi a sinistra sull'aeroporto alla quota di 300 metri. La mancata ottemperanza al presente ordine o a Quelli che saranno successivamente emanati sarà considerata come una vioiazione delle con· dizioni di armistizio accettate <lai vostro Comandante Supremo e pregiu· dicherà il vostro trattamento futuro. f.to Generale H. M. W tLSON Comandante in Capo delle Forze del Medio Oriente DOCUMENTO N. 9.

Generai Sir Henry M. WrLSON Comandante in Caoo Medio Oriente

.

Come vi accennerà il maggior Dolbey, non avendo io avuta preventi· va comunicazjone dell'armistizio e tanto meno delle rispettive clausole, avendo convocato il comandante della Divisione tedesca con il quale, allo scopo di guadagnare tempo per raccogliere le mie truppe tutte dislocate in zona costiera, avevo concordato che egli non avrebbe fatto alcun atto ostile, ma si sarebbe limitato ad assumere un3 dislocazione centrale ed a tenere di· staccamenti sui due campi di Calato (Gaddura) e di Maritza che sarebbero rimasri però sotto il presidio delle mie truppe. Mancando a questo patto con inganno e valendosi della superiorità e celerità dei suoi mezzi blindati e corazzati, egli faceva immobilizzare con· temporaneamente i presidi dei campi suddetti, parte di quelli interni ed alcuni costieri. Ho immediatamente iniziato il fuoco sulle truppe tedesche ovunque mi è stato possibile ed ho realizzato la resistenza di parte delle mie truppe dislocate in costa che gradatamente ho raccolto sul territorio della Piazza di Rodi, allo scopo di controllare più c.he possibile il porto. Nella situazione odierna ho a Rodi aumentato molto l'efficienza del fronte a terra, a sud della Piazza, e sarà fatto ogni sforzo per resistere su q uesta posizione a eventuale pressione tedesca. Quantunque con l'azione di ieri io ritenga di aver inflitto qualche danno all'efficienza della Di"isione tedesca, bisogna tener conto che essa è costituita essenzialmente di mezzi corazzati e blindati e da truppe autotrasporta te. Come vi spiegherà il maggiore Dolbey, ritengo necessaria la vostra collaborazione più rapida possibile, con un.:i dimostrazione efficace di mezzi


542 navali verso il sud detrisola in modo da cercare di attirare le truppe tedesche verso il sud e diminuire l'eventuale pressione Yerso Rodi. Ciò allo scopo di acquistare tempo per quell'ulteriore rinforzo effettivo che secondo il citato Maggiore voi potreste fornire soltanto intorno al 15 corrente. _;\mmiraglio !NICO CAMPIONI Rod~ lì 10 Settembre 1943. DOCUMENTO N. 10

041711 -

Centro R. T. Rodi a Marina Brindisi - PAPA 5 /7619 /OP - Superegeo alt Destinat. Marina Brindisi per Comando Supremo alt.

Riferimento 01002/CS :ilt Pur continuando qualche sporadico combattimento in alcuni punti dell'isola tutto il territorio a sud nota linea difensiva Mixi Capo Vado deve considerarsi controllata completamente da forze tedesche alt Ho raccolto tutte le possibili forze disponibili a nord tale linea alt Difesa Piazza Rodi sarà continuata contro probabile attacco ma con scarsa possibilità durata resistenza data prepc,nderanza mezzi corazzati et meccanizzati divisione tedesca di cui noi manchiamo assolutamente alt Messaggio continua. seguito: 053011 - 5/ 7619/ 0P - Superegeo alt Seguito messaggio stesso numero prot. pane seconda alt quanto sopra specie se si ripeterà bombardamento aereo effenuato già per due volte pomeriggio oggi alt Situazione altre isole possedimento per ora tranquilla anche Scarpanto dove esiste reparto tedesco alt Isole occupate tranne Nicaria situazione abbastanza tranquilla alt Fine messaggio. DOCUMEHTO N. 11

PAPA

A

MAJUEGEO DA COMANDO SUPREMO

1002/CS - Trasmettete d'urgenza per Comando Supremo at Marina Brindisi tutte notizie su attuale situazione et successivi suoi sviluppi at vostra diretta conoscenza et che richiederete d'ordine Comando Supremo at Egeomil - Gene rale Ambrosie 175510/180010 DOCUMENTO N. 12

Biglietto inviato dal Generale SC!,ROINA al Governatore a mezzo del Capitano tedesco Bayer (interprete). (Mattina del giorno 11). « All'Ecc. CAMPIONI - Allo scopo di evitare ulteriore inutile spargimento di sangue, sempre che V. E. lo consenta, farei pervenire ai capi-


543 saldi restanti nel sud dell'isola · min::icciati anche dall'essere privati di mu· nizioni e di acqua · l'ordine di cessazione delle ostilità - Generale ScAJtOINA

>.

DOCUMENTO N. 13

« Al Generale ScA1tOl?-A: convengo con voi sull'opportunità di evitare ulteriore spargimento di sangue. Confermo che sono pronto al colloquio proposto con il Generale Kkemann, come pure (relazione a richiesta Yer· bale del parlamentare) a far ristabiliire i collegamenti fra il Comandante tedesco e Rodi ed a liberare i prigionieri tedeschi fatti in Rodi, ma non vedo l'opportunità CM far cessare le ostilità nel sud dell'isola indipendente· mente dal presidio di Rodi. Pregovi far notificare quanto sopra al Generale K leemann. f.to CAMPIONJ

DOCUMENTO N. 14

Biglietto autografo ricevuto dal Generale ScAROINA alle 12.30 a mezzo del suo Capo di Stato Maggiore e del Capitano Bayer. « AJ Generale Sc,..11.otNA: vi autorizzo ad ordinare la cessazione delle ostilità ai reparti ai quali non sono collegato. Per il settore di Rodi prov· vederò direttamente. f.to CAMPIONI DOCUMENTO H. 1S

Il giorno 11 Settembre alle ore 11.35 accettato le condizioni di resa proposte: dal comandante delle truppe germaniche. Ordino perciò che rune le truppe italiane dell'Esercito, dcli' Aviazionc e della Marina dell'Egeo dislocate a Rodi e Scarpanto, depongano le armi senza condizioni e che cessi qualsiasi resistenza contro le forze ar• mate germaniche. f.to CAMPIONI NoTA - Le parole < senza condizioni » sono cancellate con matita nera e con matita azzurra. Sopra il fonogramma è scritto a matita, di pugno dell'Amm. Campioni: < fonogramma mandato dal Gen. K lc:cmann perché io lo diramassi >. DOCUMENTO H. 16

11 Settembre: 11.35 Co:-.otZIO!'IJ

DI

RESA

1° Si smettano subito le ostilità da parte italiana. 2° Si liberino subito tutti gli ufficiali ed i m ilitari germanici detenuti da· gli italiani.


544 3° Le armi siano deposte d alle: Forze Armate It:iliane. 4° Il Comando dell'isola sia assunto dal Generale Kleemann. 5° La stazione radio trasmittente: di Rodi sia posta sotto il controllo germanico.

DOCUMENTO N. 17

Ho assunto l'ordine di tutta l'isola di Rodi. Il disarmo verrà effettuato secondo i seguenti princ1p1: o esso è effettuato a mezzo di truppe germaniche, oppure: senza la panecipazionc: di truppe germaniche dietro ordine di comandanti italiani secondo speciali istruzioni. La resa delle armi eseguita a mezzo di truppe germaniche è effettuata come segue: i Comandanti delle truppe germaniche richiamano l'attenzione dei Comandanti responsabili delle truppe italiane sulla resa accettata dall'Aro· miraglio Campioni per tutta l'isola e li invitano a dare: l'ordine alle truppe da loro comandate di deporre le armi. Quel Comandante che si rifiuta di dare l'ordine della resa delle armi verrà trattato come franco tiratore e sarà fucilato. Il Comandante ddl'ìsola di Rodi f.to KLE.F.MANN N OTA . Sopra questo proclama è serino a matita di pugno ddl'Amm. Campiooj: • Giunto da Gcn . Klccmaon , ma non fatto nessuna pubblicazione né altro perch€ ormai sorpassato e fatto ciò che si doveva fare ».

DOCUMENTO N. 18 COMANDO SUPREMO

Reparto Oper;izjoni Nota N. 6

P. M. 21 - 16 sett. 43

Occu,o: Operazioni zn Egeo Le truppe tedesche a Rodi hanno in complesso una forza ragguagliabile a 5 btg. in parte motorizzati ed in pane corazzati; un'aliquota di queste truppe è certamente impegnata per la sorveglianza delle truppe italiane:; la difesa costiera non è efficiente, il campo di aviazione di Cattavia è riat· tabile in brevissimo tempo. Pertanto sarebbe opportuno organizzare uno sbarco nel punto meridionale dell'isola sfruttando le truppe di Cipro e dell'Oriente ; difficilmente in avvenire si ripresenteranno condizioni così favorevoli alla riconquista dell'isola il cui possesso è di importanza fond:i· mentale per le furure eventuali operazioni in Egeo.


545 DOCUMENTO N. 19

Promemoria sulle questioni militari di attualità, compilato in data 28 settembre per il convegno di Malta; non potuto rilasciare; inviato invece al Generale capo della Missione Militare Anglo-Americana: Luo e IsoLE EcEo - Il mantenimento della base navale di Lero e dell'occupazione delle altre isole dell'Egeo appare una grossa falla nel sistema di difesa tedesco verso Salonicco. Occorrerebbe rinforzare con qualche unità leggera navale la base di Lero e rinforzare con qualche battaglione l'occupazione delle isole. Nell'attuale situazione disponendo tempestivamente dei mezzi occorrenti non dovrebbe presentare serie difficoltà la rioccupazione di Rodi, dato che la divisione tedesca ivi dislocata non è in condizioni di agire contemporaneamente per la difesa costiera e per la manovra dovendo inoltre tenere a bada anche le forze italiane dell'isola.

DOCUMENTO N. 20

Un Cant Z 501 parta immediatamente per Simi, ove prenderà due persone da portare a Castel rosso alt A Castelrosso prenda · nostro colonnello che deve rientrare subito a Lero, perché situazione purtroppo è finita alt Detto colonneUo comunichi che qualsiasi azione deve essere assolutamente per ora sospesa alt Governatore Campioni.

DOCUMENTO N. 21

~ Telegramma inviato dal Cornm. Zarli, Direttore dei Telegrafi di Rodi, all'Arnm. Mascherpa >>. DA Roor: Nell'interno il colonnello Bertesso che resisteva ha cessato anche egli d i combattere; anche la Melchiorri si è arresa. Ai tedeschi sono rimasti 30-35 carri armati, in città vi sono poco più di 100 tedeschi con I 0-15 mitragliatrici. Esercito ed Aviazione sono stati interpellati per sapere chi vuole combattere per i tedeschi oppure lavorare per loro o essere pri· gionieri; tutti compatti hanno risposto negativamente, solo pochi fascisti hanno accettato di combattere con loro. La Marina non è stata interpellata al riguardo. Tutto ieri i marinai dell'isola sono stati pronti per essere portati via ma per il non arrivo dei piroscafi sono ancora qui. I Tedeschi non hanno rice,·uto alcun rinforzo da fuori. Non trasmetterò più se non in caso di necessità, resterò in ascolto per voi tutti i giorni dalle 14 alle 15.15 et voi se non avete notizie da darmi fate solo QRK V A (appuntamento per ora X). Abbiamo consegnato le armi ma ve ne sono delle altre bene occul· tate p ronte all'uso. Siamo tutti pronti a servire il Re ed aspettiamo con ansia buone notizie • Ore 11.55 del 19-9· l 943.

37.


546 DOCU MENTO N. 22

Divisione d'Assalco « Rhodos ,, Comandante 11 Settembre '43 A Sua Eccellenza Ammiraglio di Squadra Campioni Al Generale Scaroina Comandante la Div. «Regina >>

Rodi

Alle truppe tedesche è stato dato il s~guente ordine: Richiamare i comandi responsabili della resa firmata dall'Ammiraglio Campioni per tutte le forze armate it~liane dell'isola, far concentrare le truppe da disarmare dai comandanti responsabili e comunicare che quegli ufficiali che non passino alle loro truppe dipendenti l'ordine della resa delle armi alle truppe tedesche, saranno considerati franchi ti ratori e saranno fucilati; analogamente si procederà nei confronti di altri militari che continuano a portare armi, ad eccezione degli ufficiali. f.to Ku.EMANN DOCUMENTO N. 23 (Proseguimento del doc. precedente)

Aggiunta per S. E. l'Ammfraglio Campioni: Vostra Eccellenza è pregata di trasmettere immediatamente al Coman· dante militare italiano di Scarpanto l'ordine di consegnare le armi al Comandante ge.rmanico di Scarpanto. Per la trasmissione del!' ordine è a disposizione una linea telefonica che parte dal mio comando tattico di Campochiaro (F onduclì). f.to KLEEMJ,NN N ota autografa a matita: « La data è dcli') 1, m a da me sono venuti gli" ufficiali tedeschi con queste comunicazioni verso le 16 (1) dicendo che avrebbero bombardato con Stukas se non si accetra,·a ,,. I. c. DOCUMENTO N. 24 IL GOVERNATORE DELLE !SOLE

ITALI ANE DELL'EcF.O

Rodi, 11 settembre 1943 Al Colonnello Imbriani Comandante Militare dell'Isola di ScarpantoDalle 1J e 35 d i oggi Rodi è · sotto il comando militare germanico. Da quell'ora non sono più il comandante delle FF.AA. dell'Egeo ma solo il Governatore: civile del Dodecanc:so. O) Deve intcndcrii del giorno 12.


54ì Nelle condizioni militari della resa dell'isola di Rodi c'è compresa anche l'isola di Scarpanto dove sono truppe germaniche. Occorre di conseguenza l'obbedienza al patto firmato che i soldati italiani depongano e consegnino le armi tranne gli ufficiali che conserve· ran no la pistola ed il Corpo di Polizia (CC. RR.) che continuerà il suo servizio armato. Prendere tutti i prowedimenti perché non sorgano inci· denti. Prendere contano subito col comandante del battaglione germanico ma discutere col predetto comandante se non sia opportuno iniziare la posa e ritiro delle armi a giorno chiaro per non fare accadere incidenti di sorta. Il disarmo dovrà essere compiuto nella giornata di dopodomani 13 settembre. Il comando militare dell'isola dovrà essere assunto dal comando ger· manico. E' amaro ma occorre obbedire senza discutere. T i saluto. f.to Ammiraglio }NICO CAMPIONI DOCUMENTO N. 25

12 Settembre ore 16 Il giorno 12 verso le ore 16 sono venuti da me due u ffici ali plenipo· tcnziari tedeschi con interprete per comunicarmi i fonogrammi del n. 4 ed in più l'ordine a nome del Generale Kleemann anche per la resa di Coo e Lero. La cosa urgente dicevano era la questione di Scarpanro che altrimenti alle ore 17 sarebbe stata bombardata da formazioni di Stukas. Ho aderito dopo vivace discussitone, ma dicendo che ciò non doveva costituire precedente e che per Coo e Lero rifiutavo decisamente. L 'Ammiraglio di Squadra (!NICO CAMPIONI)

I.

c.

DOCUMENTO H. 26

Rodi 13 Sctt. 1943 · Ore· 12.35 Fonogramma A S. E. il Governatore Ammiraglio di Squadra lnigo CAMPIONI Rodi D 'ordine dell'OB · Sudest richiedo che la resa e ffettuata da V. E. venga pronunciata in seguito anche per rutto il Dodecaneso e per le isole dell'Egeo già dipendenti e che siano dati gli ordini relativi.


548 Da parte dei Comandanti delle isole si richiede particolarmente la su· bordinazionc: incondizionata agli ordini dei Comandi germanici e la ma· nutenziooe della disciplina sulle loro isole fino al disarmo. f.to Generale

KLEEMANN

DOCUMENTO N. 27

Rodi, 13 Settembre 1943 • ore 16 Al Gene rale Kleemann Comandante dell'isola di Rodi In relazione alla comunicazione fattami stamane alle 12.35 dal Tenente Meinyer, ed al colloquio che avevo dom;indato di avere con voi, riassumo le cose che desideravo esporre in detto colloquio. La resa da voi intimata alle ore 11.35 dell'll corr. oon era resa in· condizionata, ma comprendeva clausole: ben precise _e ben definite, da voi stesso fissate ed alle: quali dopo accettato è stata data integrale e pronta applicazione. Sebbene l'isola di Scarpanto non fosse stata in nessun modo nominata nel pomeriggio dcli' 11 settembre, allorché si chiarirono e perfezionarono le clausole della resa, che si riferivano unicamente alJ'isola di Rodi ho acconsentito anche: al disarmo di Scarpamo per non creare condizioni difficili in quell'isola dove era un reparto di forze germaniche assieme a quelle italiane:. Dal m omento della resa, come detto da voi stesso, ho cessato di essere il CÒmandaote delle FF. AA. dell'Egeo e sono rimasto unicamente il Governatore del Possedimento cosa del resto che avevo precedentemente comunicato ai Comandanti delle isole dipendenti informandoli che da quel momento dovevano considerarsi autonomi per tutte le decisioni di carattere militare che avrebbero dovuto prendere. Un ordine inviato da me oggi ai Com andanti delle isole sarebbe per· ciò illegale non essendo io più il loro comandante e perciò potrei anche non essere: obbedito. Questo possibile atteggiamento dei comandanti delle isole potrebbe essere invece: considerato da voi come loro disobbedienza con relative sanzioni militari, e questo non è ammissibile. Concludendo non mi è perciò possibile impartire gli ordini da voi richiesti a tutte le isole del Possedimento ed occupate. Desidero che sia preso atto che così non manco a nessuna delle clau· sole di resa che sono state tutte integralmente: adempite:. Tali clausole fissate da voi possono essere: perfezionate nei dettagli ma non se ne può cambiare la sostanza come sarebbe per le richieste successive: dell'O .B.S.E. L'Ammiraglio di Squadra f.to l Nico CAMPIONI


549 DOCUMENTO N. 28

Rodi. 13 Settembre 1943 Al Generale Kleemann Comandante dell'isola di Rodi Nelle precise condizioni di resa presentatemi il giorno 11 alle ore 11.35 e da me accettate non era detto assolutamente nulla che si riferisse a territori e truppe fuori dell'isola di Rodi - Anche nella seduta pomeri· diana ad Afando tenut;i per illustrazioni e chiarimento delle condizioni di resa, non ne fu fatto ugualmente alcun cenno. Accettando successivamente di comprendere nella resa anche Scarpanto per le ragioni che sapete, ho ottem pcrato al di là di ogni largo limite, da soldato e da uomo di onore, a tutte le precise condizioni di resa po· sterni per la cessazione delle ostilità. Non ho quindi il dovere di impartire ordini di resa a tutte le altre isole del Dodecaneso cd alle Cicladi e Sporadi occupate dalle truppe italiane, come voi mi chiedete, in ottemperanza agli ordini di O.B.S.E. L'Ammiraglio di Squadra f.to IN1co CAMP1om Nota autografa a matita: ~ Questa è stata preparat:i ma non mandata perché nessuna risposta è venuta alla mia lettera dd N. 6 » (1).

I.

c.

DOCUMEMTO M. 29

13 Settembre 1943 A S. E. Ammiraglio di Squndra CAMPIONI Rodi OccErro: Potere esecutivo sull'isola di Rodi. Per ordine del Comandante del Gruppo Armate E. il potere csecu· tivo sull'isola di Rodi è stato trasferito a m c. Trasmetto in allegato una notificazione datata 13.9.43 nei testi te· desco cd italiano che dev'essere resa nota pubblicamente come stampato all:i popolazione dell'isola di Rodi fino alle ore 18 del giorno 14-9-43. Serve di base il resto tedesco. f.to K 1.EEMANN Generale di Divisione ( I) E' il documento N. 27.


550 DOCUM ENTO N. 30 (Allegato al prec;edente )

0RDrNANZA

N. 1

D 'ordine del Comandante del Gruppo Armate E ho assunto il potere esecutivo sull'isola di Rodi: ordino quanto segue: 1) Le norme ed i divieti finora regolarmente emanati dagli enti militari e civili italiani nei limti delle loro competenze, rimangono in· variati in quan to non contrastanti con gli interessi delle Forze Armate Germaniche. 2) Qualsiasi aiuto prestato a stati o a gruppi di forze trovant1s1 m istato di guerra o di ostilid con la Germania, è considerato come sabo· raggio. 3) Sono vietati qualsiasi danneggiamento o distruzione di impianti o di istiruzioni militari germanici o ex-italiani. Sono ugualmente vietati danneggiamenti o distruzioni di mezzi ·d i comunicazione e di collegamento, provviste, raccolti, impianti idrici, elettrici o altri di utilità pubblica come il causare jncendi. 4) Tutte le armi e precisamente da fuoco, da taglio e a punta (anche armi da caccia) e munizioni deYono essere consegn ate dentro 24 ore dalla pubblicazione della presente ordinanza. Fanno eccezione le armi di servizio lasciate agli u ffi ciali italiani. La consegna deve essere eiiettuata presso il Comando dei Carabinieri nei Comuni in cui si trovano le armi, e q ualora derto Comando non esistesse al podestà del Comune. Per la giurisdizione del Comune di Rodi cinà rimangono in vigore le disposizioni già date daJ Comandante tedesco della Piazza di Rodi.

5) E' vietato ascoltare stazioni radio trasmittenti non tedesche: alle stazioni tedesche sono equiparate le stazioni dei territori occupati d a truppe germaniche. 6) E ' vietato l'esercizio di impianti radio-trasmittenti privati. C hiun· que sia in possesso di un tale impianto o di piccioni viaggiatori, deve denunciarlo entro 24 ore dalla pubblicazione di questa ordinanza all'ente germanico più vicino. 7) E ' vietato uscire sulle strade dopo le ore 19; è concessa un'ecce· zione a questo d ivieto per medici, levatrici, pompieri, persone apparte· nenti a servizi della protezione antiaerea e a persone adibite all'esercizio di imp ianti importanti (impianti idrici o elettrici), nell'es.ercizio della loro professione o del loro servizio. I certificati all'uopo occorrenti saranno ri· lasciati dagli enti germanici locali. 8) Le contr:ivvenzioni a quesre disposizioni saranno punite dal tri· bunale di guerr:i germanico con la morte, in casi meno gravi con la reclusione o col carcere fino a 15 anni, in casi particolarmente lievi con l' arresto fino a 6 settimane o con multe. 9) Le disposizion i della presente ordi nanza entrano in Yigore per tutte le persone nel momento della su:i pubblicazione.


551 10) La pubblicazione avviene: a) mediante affissione; b) per le abitazioni rurali lontane dai centri, mediante notifica da farsi immediatamente a cura del Comando dei Carabinieri o del Podestà dei Comuni competenti. Isola di Rodi, li 13 settembre 1943.

li Comandante dell'isola di Rodi: f.to Kt.EEMANN Generale di Divisione DOCUMENTO N. 31

18-9-43.

Fonogramma

Comunicazione a S. E. Governatore. D'ordine superiore il Comandante dell'isola .si vede costretto, di pre· gare la V. E. di non lasciare più il Castello fino al momento del trasferimento di V. E. in terra ferma. Il trasferimento è da aspettarsi fra breve. - V. E. sarà informata 6 ore prima della partenza dell'aereo. I desideri in riguardo al personale d'accompagnamento devono essere espressi fra breve. - Purtroppo non è possibile prendere con sé che del bagaglio ridotto. Il generale Sequi è sottoposto alle stesse restrizioni in riguardo alla facoltà di lasciare .il Castello. Questa disposizione deve essere comunicata alle ore 12 di oggi. f.to Generale

KLEEMANN

Nota autogtafa a penna: « ore 12 ».

DOCUMENTO N. 32

Rodi, 18 Settembre 1943. Ore 12. Al Generale di Divisione Kr.EF.MANN Comandante dell'isola di Rodi La nuova situazione, per diverse rag ioni, (alcune delle quali accennai già al Tenente Meinyer nei giorni scorsi, e che ritengo vi siano state riferite almeno in parte), mi hanno chiaramente mostrato come l'incarico d i Governatore affidato alla mia persona, risulti, in parte quasi impossi· bile, ed in parte superfluo. L'impedimento postomi dal mattino del 18 corrente di poter uscire senza preventiva richiesta d i permesso dal Castello dal quale del resto


552 mai mi ero allontanato daJ pomeriggio dell' l 1, avvalora ancor di più il predetto convincimento. L'ascendente che avevo sulla popolazione locale e che voi stesso m1 diceste una volta d'aver rilevato, è oggi non solo cessato, ma si è addì· rittura capovolto, e la mia opera in quel campo non solo non potrà avere alcun beneficio, ma anzi otterrebbe l'effetto opposto. - Superflua, perché daù i problemi ormai da risolvere. l'attività del Vice Governatore Ecc. FaralJi (che ha per di più il vantaggio di essere un espertissimo funzio· nario civile. cosa che ritengo assai preferibile in questo momento) è certo sufficiente per risolvere i diversi problemi che si presenteranno, tenendosi naturalmente sempre a contatto col C.te militare amministrativo di Rodi, Maggiore Zur Nedden, per le disposizioni di qualche rilievo. li Vice Governatore Ecc. Faralli è qui da più di due anni ed è egli in effetto il vero Capo che è a contatto cd ha sempre diretto gli uffici del Governo. Vi sarei perciò grato, Signor Generale, se. voleste esonerarmi dalla carica di Governatore civile · e di conseguenza, per ragioni ovvie, di tra. . sferirmi in aJtro territorio. Accogliendo la mia richiesta · chiederei venisse accordato il trasferimento assieme a me del Capitano di Fregata di complemento Giuseppe Orlando, mio capo di Gabinetto civile, e del Tenente di Vascello Afan dc Rivera, mio Aiutante di Bandiera. L'Ammiraglio di Squadra f.to hnco CAMPIONI DOCUMENTO N. 33

(1309)

MAiuNA

Luo.

Dopo distrutta Stazione cercate di raggiungere Timianò (Coo). Caso contrario regolatevi come potete, state lontani da Calchi, date notizie. DOCUMENTO N. 34 Nar1FICAZIONE

Mussolini è stato sottratto, mediante un audace colpo di m:mo ese· guito da truppe germaniche, alla sfera dell'influenza inglese. Si offre fin da questo momento ai militari delle FF. AA. italiane la possibilità di continuare la lotta contro l'Inghilterra mediante incorpor:izione nelle Forze Germaniche. All'uopo si possono :1rruolare tanto militari isolati quanto reparti ita· liani interi. I presupposti di questo arruolamento sono i seguenti: 1° L'assicurazione solenne dei reparti imeri rispettivamente dei mi· li tari isolati, di seguire il Governo Nazionale F ascist:1.


553 Per il momento nessun giuramento è richiesto. 2° La dichiarazione per iscritto di rutti gli Ufficiali per la loro persona e per le truppe dipendenti, di p:iss:ire incondizionatamente alle dipendenze del Comando Supremo Germanico. 3° I reparti interi italia ni incorporati nelle F F. AA. Germaniche per il momento potranno essere impiegati solo fino alla forza corrispondente al battaglione. I reparti superiori in forza al b:m aglione saranno di conseg uenza ripartiti. 4° Si desiderano domande di arruolamento soltanto da pane di quei militari isolati o di qu<!i reparti interi che sono pronti alla lotta senza quartiere contro l'Inghilterra e che sono disposti a difendere i veri inte· ressi dell'Italia Fascista con cuore sincero. 5° Le domande di arruolamento di reparu interi per la continuazione della lotta media nte incorporazione nelle FF. A.A. Germaniche de-· vono essere dirette a me personalmente quale comandante germanico dell'Isola. I militari isolati si rivolgano al reparto di truppa germanico più vicino; essi hanno all' uopo piena libertà personale e sono autorizzati a farlo per propria libera decisione. Soldati italiani che desiderano essere impiegati nelle file delle FF. AA. Germaniche non in qualità di combattenti, ma come conducenti di auroveicol~ manovali ccc. possono passare alle dipendenze delle FF. AA. Germaniche senza dichiarazioni particolari. Lto

K LEEMANN

Gen. di Div. e C.te dell'Isola di Rodi NOTA -

Manca la data che si può subilirc fra il 13 cd il 17.

DOCUMENTO N. 35

< Telegramma inviato dal Comm. Zarli, di rettore dei Telegrafi di Rodi all' Amm. Mascherpa >: DA Roor: Sinora i tedeschi non hanno ricevuto rinforzi alt Nel porto non è entrato nessun piroscafo e nessuna nave da guerra alt Un numero di soldati greci ed austriacj sono stati disarmati dai tedeschi alt L'Ammiraglio Campioni è :mdato via da Rodi alt Comanda nti Giannazzi e Ragni sono tornati a Rodi alt La popolazione greca è favorevole a noi alt.

DOCUMENTO N. 3 6

< Telegramma inviato dal Comm. Zarli Direttore dei Telegrnfi di Rod i aJl'Amm. Mascherpa >: DA Ro01 : In città hanno riporta to cinque carri armati piazz:indoli in vari punti. Molti fuggiaschi presi dai tedeschi sono stati fucilati. Il ma· nife.sto di questa none invita ndoci alla resistenza a qualunq ue costo ci fa dubitare che non state provvedendc per portare aiuto o per lo meno


554 la g uida. Invece lo sbarco dall'esterno ed aereo farebbe insorgere tutti. Invochiamo quindi guanto sopra e desideriamo con molta ansia vostre decisioni.

DOCUMENTO N. 37

AVVISO

URGENTE

Dal Quartier Generale delle Forze Armate nel Medio Oriente ALLA GUARNIGIONE ITALIANA A RODI Membri delle Forze Armate Italiane a Rodi. I Tedeschi vi hanno disarmato e siete stati internati. La prossima mossa nel loro programma sarà un tentativo di trasportarvi m Grecia e di là nei campi di concentramento in Germania. Vi potranno promettere · il rimpatrio in Italia, ma questa è una promessa che non potranno mantenere neanche se lo vogliono. Navi tedesche saranno mandate a prendervi. Noi supponiamo che voi sappiate chiaramente cosa significa questo. Significa due cose, e soltanto d ue cose: I O Potrete raggiungere il continente, ma assai probabilmente non potrete raggiungerlo. Come necessaria contromisura di guerra la nostra Marina ed Aviazione faranno tutto il possibile perché voi non arriviate..... ed hanno il braccio lungo. 2° Se riuscirete ad arrivare sul continente, ci arriverete come schiavi tedeschi, per essere mandati a lavorare in Oriente, nell'inverno russo, oppure in Germania sotto le bombe alleate a seconda delle necessità. Quello sarebbe il vostro destino. I Tedeschi vi racconteranno altre cose, ma voi sapete il valore delle parole tedesche. E da parte nostra noi vi diciamo i fatti. Non vi resta dunque che uria sola via di scampo. Se volete rivedere i vostri cari e la vostra Patria dovete sollevarvi ora contro i Tedeschi; do· vete resistere con tutti i mezzi a vostra disposizione. Se vi piegate a su· bire i piani tedeschi il vostro destino è la schiavitù o la morte. Dovete perciò scegliere la via scelta da migliaia di vostri compagni nei Balcani e nell'Italia stessa; la resistenza a qualunque costo. E' la sola scelta, per conservare la libertà e l'onore. Ma non :ivete cempo da perdere. Siete in pericolo mortale, ogni ora conta. BISOGNA AGIRE ORA!


555 DOCUMENTO H. 38

20 Settembre 1947 indirizzi ..... omissis..... Ministero della Difesa · Marina Ufficio Assenti e Reduci Arg.: Affondamento piroscafo Donizetti . . . . . omissis . . . . . Dagli elementi in possesso di questo Ufficio (relazioni di reduci dalla prigionia catturati a Rodi nella seconda decade del mese di Settem· bre 1943, comunicazioni della Commissione per la Tutela degli Interessi degli Italiani nel Dodecaneso e comunicazioni del « Defence Security Office » del Dodecaneso) si è accertato che: a) il P.fo Donizetti della Società T irrenia requisito ma non iscritto nel Naviglio Ausiliario dello Stato, dopo 1'8 settembre '43 fu preso dai tedeschi (Minelmeer Rederci); b) il piroscafo partì da Rodi la sera del 22 settembre 1943 scor· tato dal Ct. ex francese La Pomone con rotta sud e con a bordo un carico di numerosissimi militari da deportare (circa 1.800 dei quali appartenenti alla Marina: 3 Ufficiali, 114 Sottufficiali, 1.11 O Sottocapi e comuni; appartenenti all'Esercito, ma dipendenti dalJa Marina: 8 Ufficiali; apparte· nenti ali' Aeronautica: circa 600 militari); e) il piroscafo Donizetti ed il Caccia furono atraccati dagli inglesi il 22 settembre 1943 ed il Donizeni fu affondato in azione navale; d) il Ct. di scorta andò ad incagliarsi nei pressi di Capo Prassonisi. Sul Ct. di scorta non risulta che fossero stati imbarcati militari da de· portare; e) nessun naufrago del P.fo Donizetti è stato salvaco. Tale fatto è ormai comprovato poiché nessun superstite ha dato notizie di sé fino alla data odierna e la comunicazione degli inglesi non accenna ad alcun naufrago ricuperato. La Commissione per la Tutela degli interessi italiani nel D odecaneso conferma che dalle notizie in suo possesso e ricevute dai marinai tedeschi del Ct. di scorta arenatosi a Capo Prassonisi, che i! Donizetti affondò immediatamente e che nessuno si sarebbe salvato.

f) ..... g) non è staco possibile avere nessun elenco del personale imbar· cato sul Piroscafo Donizetti all'atto della partenza da Rodi perché il controllo all'imbarco era effettuato dai tedeschi, né è stato oossibile entrare in possesso del ruolo del personale imbarc;ito poiché detti ·ruoli sono pro· babilmente scomp;irsi con la nave che ~ affondata . . . . . . omissis . . . . . Il Capit:ino di Fregata Capo Ufficio Assenti e Reduci f.to Francesco Dt ROSA DE Lto


556 DOCUMENTO N. 39

Defence Security Office Dodecanese

BO /015 / 3/226 26 Nov. 45 President, ltalian Commission, Rhodes lralian PWs. Passenger Steamer · Donizetti Ref your enguiry concerning the above steamer, please note that it was sunk io a narnl action South West of Rhodes on 22 sept 43. Major f.to E. A. S1MES Defence Security Officer

HB. p. c. c.; Il Capo Ufficio f.to Capitano Sergio GEA DOCUMENTO N. 40

Il giorno 12-10-43 il quotidiano e Messaggero di Rodi > pubblicava la seguente notificazione: e Ogni militare italiano ba il diritto di pren· dere, di sua propria iniziativa. e con esclusione di qualsiasi influenza da pane dei suoi superiori, la decisione di mettersi o meno a disposizione delle FF. AA. germaniche, in gualità di combattenti o di lavoratori. I militari cbe agiscano contrariamente a guest'ordine o che tentino di infl uenzare altri militari italiani in un modo che sia contrario agli interessi militari germanici, saranno trattati come prigionieri d i guerra ». Rodi 10-12-43. Il Comandante dell'isola di Rodi Generale KLEEMANN DOCUMENTO M. 41

22 gennaio 1948 indirizzi . . . . . omissis . . . Ministero della Difesa • Marina Ufficio Assenti e Reduci Arg.: Piroscafo partito da Rodi 1'1 1 febbraio 1944 e naufragato al largo del Pireo il 12 febbraio. . . . . . omissis . . . . . Come è noto a codesta Commissione Interministeriale, un ingente numero di milita ri italiani l'l l febbraio '44 fu imbarcato nel porto di Rodi


557 dai tedeschi per essere deportato su u n piroscafo di cui non è stato possibile ricostruire il nome e la nazion:1lità, ma che si presume che possa es· sere uno dei piroscafi italiani già dislocati in Egeo e successivamente cat· tura ti dai tedeschi dopo i noti evenri dell'8 settembre 1943, e la quasi totalità del personale imbarcato scomparve in mare. D agli elementi al riguardo fi nora in possesso di questo Ufficio Assenti e Reduci, si è potuto stabilire quanto segue. a) il piroscafo partì da Rodi 1'11-2-944 nelle ore pomeridiane dopo aver imbarcato n . 4ll 5 prigionieri e precisamente 43 ufficia li, I 88 sottufficiali e 3885 gradua ti e militari di tru ppa delle tre Forze Armate per la massima parte appartenenti all'Esercito; b) a causa del fortu nale che jmperversò, il piroscafo affondò nelle ore serali del 12 febbraio 1944 in segu~to ad urto contro lo scoglio di Medina nei pressi dell'isola di Gaid aro (latitudine 37° 39' Nord, longitudine 23° 59' Est) a 25 miglia a Sud-Est del porto del Pireo (Grecia);

e) dei 4115 militari italiani imbarcati sul piroscafo ne furono sal· vati circa 20 m a è stato possibile conoscere i nominativi di solo 8 super· stiti che hanno rilasciato regolare deposizione; à) alcuni cadaveri raccolti sulla spiaggia prospiciente sarebbero stati sepolti nella baia di Caraca a circa Km. 3 dal villaggio di Paleo Le· grana, mentre la quasi totalità del personale imbarca to, essendo rinchiuso nelle stive, è da ritenersi sepolto nella nave naufrngata ed affondata;

e) dei 5 rimorchiatori inviati sul posto (3 italiani e 2 greci) il 13 febbraio 44, il rimorchiatore italiano V ulcan, il solo che a causa del mare potette avvicinarsi al relitto, constatò ch e era emersa soltanto la parte pro. diera del piroscafo, poiché il rimanente era affondato e ciò è spiegabile essendo il fondale in quel punto variabile da m. 5 a m. 30. Il V ulcan constatò inoltre che c!hiusi nel locale d i prora si trovavano ancora cinque persone vive e salvò un militare che si trovava aggrappato al sartiame. A causa della tempesta l'appar.Jto autogeno che era stato impiegato per aprire con la fiamma ossidrica un varco nello scafo per salvare i 5 uomini fu asportato da un colpo di m are e per quel giorno si dovette ri· nunciare a proseguire le operazioni di salvataggio; f) il 14 febbraio il rimorchiatore italiano Titan ritornato sul posto con altro apparato autogeno riuscì .ad aprire un varco nello scafo ed a salvare i 5 superstiti che furono portati al Pireo; g) dalle deposizioni dei superstiti risulterebbe che com plessivamente siano stati salvati 2l militari it.~liani, 6 tedeschi ed un greco . . . . . . om issis . . Il Capitano cli F regnta Capo Ufficio Assenti e Reduci f.to Francesco D.i:: RosA DE L EO


558 DOCUMENTO N. 42

Avvertenza: i seguenti telegrammi sono stati riportati integralmente come ci sono pervenuti, senza eliminare alcuni errori evidenti, che il let· tore potrà correggere da sè.

14/9/1943

MPA

CH.

FILO

M ARINA

LERO

Serg. Segnalatore Ricott:i Piscopi Giunto Piscopi per ordine C.te Alimnia alt Previ Comunic:izioni alt C.te in Batteria Castello comuni· cava at batteria Alimnia che tutta Rodi est in mano tedeschi alt Diversi militari rifugiatisi Ali_mni.i alt Isola quasi sprovvisti acqua alt Attendo · ordini Piscopi recarsi Alimnia rifornimento ah. .. 073514 BZ

za

14/9/1943

MPA

CH.

FI LO

MPA

MAAlNA

LERo

13001 4 = Rife.r imento mio 07351 4 (alt) Auendo vostri ordini per ritornare Alimnia Sergente Ricotta (alt) (gagi)

P1scoP1

=

14/9/1943 VEDETTA

PAPA

P1 SCOPJ

MARINA LERo 0331 Per Sergente Ricotta - Telegrafate subito quante persone sono attualmente in totale at Alimnia da dovere ritirare. 145014

14/9/1943

PAPA

CH. p AP A

FILO

=

M ARl:-lA

=

LERO

SIRA Risulta che isola Rodi est in mano tedesca (alt) Siamo isolati priYi di comunicazioni ed ordini et acqua alt Ci est stata intimata resa


559 sen:z.a resistenza alt Abbiamo mezzi per eventuale abbandono alt Posizione prevista distruzione opere ah Attendiam o disposizioni ah 1715 14 (da Maridife A limnia).

MPA

14/9/1943 CH. MPA

FILO

= MARINA LERO =

P1scoP1 151014 - Riferimento vosuo 145014 (alt) totale bat· teria vedetta Alimnia et persone rifugiatesi est n. 160 uomini alt Mezzo per poter trasportare suddetto personale trovasi in nostre m ani M / v Vassilichi alt Prego dare ordini precisi alt Rirntta (gagi)

14/ 9/1943

CH

PAPA

F1L0

PAPA CoMILES LERo MARINA LERO Riferimento vostro 151014 - Dire a Simi di rispondere at Alimnia perché in potere degli Italiani - 154014.

14/9/1943 CH.

PAPA FI LO

PAPA VEDETTA PlSCOPI CoMrLES LERo 0332 = Per Sergente Ricotta alt Comunicate coman· dante Alimnia abbandonare massima urgenza isola con tutto personale autorizzando M / v Vassilichi et dirigere at Piscopi alt Navigazione notturna alt Possibilmente informarsi prima di partire 172014.

PAPA 14/9/ 1943 FILO CH. p APA MARINA LERO

Coo Vedetta R.M. Sr:-n informa essere i nsistentemente chiamata da un'ora e mezza da vedetta Alimnia punto Pregasi istruzioni alt Comiles 151014 Coo.


560

14/9/1943

CH. PAPA

PAPA FILO

= VEDETTA PISCOPJ = =

CoMJLES LERO 033 Per Sergente Ricotta alt Se prevedete potere compiere tutto tragitto fino at Coo in una nottata dirigere per suddetta isola scopo proseguire notte successiva per Lero 173014.

PAPA

14/9/1943

FILO

PAPA CoMILES $AMO LERO CoMILES Coo at Alimnia alt.

=

Vedetta Piscopi comunica essere stata chiesta resa

182014 (dagi)

14/9/1943

CH.

p AP A VEDETTA S1Ml

PER

PAPA AL!MNIA

Fu.o

=

=

MARI NA Luo 0334 Massima urgenza tutti per qui col me.z zo in vostro possesso alc Navigazione soltanto notturna con sosta diurna at Coo alt Caso non possibile raggi ungere Coo in notte sosta eventuale alt Pi scopi aut Nisiro · 1841 H (dagi)

CH.

14/9/1943

FILO

MARINA Luo PANORMITI

=

Su AJimnia due

CH.

14/9/1943

razzi rossi alt 205014

{Bz.)

PA

MARINA Luo PANORMin

=

Su Alimnia razzo rosso alt 205214

CH.

14/9/1943

PAPA

ALIA

FrLo

ALIMNIA MARINA LERO armi 212514 .

=

Se non fate at tempo at allontanarvi distruggete


561 DOCUMENTO N. -43 COJ\1-MISSIONE PER LA Tl,;TELA DEGLI JXTERES S ! NEL

ITA LI AN I

D oD ECANf.SO

Ufficio Consulenze Ugali Copia della lettera rilasciata dal 2° Capo Cann. Carboni Pietro Matr. 32973 in data l Dicembre 1944 al Signor Minetto Costantino commerciante di lannadi (Rodi). All'Amministrazione M. M . - R. Marina Italiana Io sottoscritto 2" Capo Cann. T. Carboni Pietro matr. 32973 faccio presente a codesta amministrazione quanto segue: Il giorno 11 set· tembre 1943, all'atto della capitolazione della .g uarnigione ita,l iana di Rodi ai tedeschi, sia per mio personale impulso, come in ossequio agli ordini dati dal governo italiano di non cedere le armi ai tedeschi, rifiutai di arrendermi, e in obbedienza ai suaccennati ordini, continuai la lotta per quanto le mie possibilità m i consentirono. Lotta che dura tuttora. Se· condo le modalità di avanzamento di grado della R. M., io dal 1° ottobre 1943 avrei dovuto essere promosso capo di 3a d. Alla data attuale avanzo dunque da codesta 3.111llUnistrazione M. M. l? stipendi, parte da 2° Capo, parte da Capo di 3a classe. Agli stipendi vanno aggiunte tutte le razioni viveri che dalla stessa data non percepisco. Per le mie necessità personali, ho dovuto prestarmi dal Signor Minetto Costantino commerciante di lannadi (Rodi) la somma di L. 10.000 (diecimila) per le quali ho rilasciato una cambiale con la scadenza in bianco. Date le mie precarie condizioni di sal ute e data la continua persecuzione nemica, io caso di una mia disgrazia, prego codesta amministrazione M. M. di voler dalle mie suaccen· nate spettanze pagare la detra cambiale, alla sua presentazione, con unita la presente che io scrivo per convalida e fede, e che firmata e sigillata con le mie impronte digitali, consegno insieme alla cambiale al Signor Minetto Costantino. Per evitare possibili sospetti sulla autenticità delJa presente io ag· giungo l'indirizzo della m ia famiglia: Carboni Cosimo via Nazionale n. 81 Paulilatino (Cagliari); mio padre Cosimo, mia madre Floris Sofia, mio fratello Costantino e mia sorella Maria; possono se in caso testimoniare l'autenticità dell a mia calligrafia, e quindi della presente lettera.

2° Capo Cann. T. CARUONI PIETRO

Asciplio, 1 Dicembre 1944 (Rodi) p c. c. Il Consulente Legale f.to Ragni Carlo

38.


562 DOCUMENTO N. 44 C OMMI SS10 :--E PER LA T U TEJ.A DEGLI INTERESSI ITALIANI NEL DooECANEso

Comando tattico 23.12.1944 Panzer Granadier Brigade Rhodos Sezione II Ordine del Giorno N . 75 (Stralcio)

1o

.• •

2° Da parce di una pattuglia formata da consigliere Wolff, mare· sciallo Breul della compagnia tecnica e di un greco di Ascipliò, la sera del 20.12.1944, riuscì a pescare il famoso e ricercare comandante dei banditi Pietro Carboni. Q uesti venne ucciso. Si teneva nascosto in una grotta poco disc;inte da Ascipliò, nella quale si effettuò un duello tra il Maresciallo Breul e il bandito (duello con il pugnale) e durante il quale il maresciallo venne gravemente ferito. AlI'agire del greco con un fucile da caccia il Carboni venne ucciso. Con la catcur;i ed uccisione del bandito Carboni viene annientato l'ultimo centro dei banditi di Rodi. Sulla sua testa era stata messa una taglia di L. 50.000 che andarono al greco quale accompagnatore della pattuglia. La premiazione del maresciallo Breul sarà di mia competenza e provvederò person;ilmente. Pronuncio alla p;ittuglia del consigliere Wolff la mia più vi,·a riconoscenza per il successo riportato. 30 .... . f.tO

W AGENER

Per la traduzione dall'originale Nagler, inter,prete.

p. c. c. Il Presidente della C.T.I.I.D. (Commissione Tutela Interessi Italiani Dodecaneso). f.to Ing. MACCHI ANTONIO


PARTE II

NoTA - Nei documenti qui riportati ci sono numerose imperfez.ioni di varia natura, ma poiché essi sono egualmente intelligibili, li abbiamo riprodotti fedelmente così come ci son o pervenuti, con le loro lacune ed i loro errori anche evidenti. DOCUMENTO N. 4 5

8/9/1943 19.C

PA R.T.

LEJto • MARINA SnL"MAAIEGEO 20549 - MAS et M.S. pronti a muovere all'ordine alt 204508 BZ MARINA

DOCUMENTO N. 46

8/9/1943 19.C

PAPA R.T .

MARINA LERO

MARIEGEO 45891 -

Disporre rientro Unità

in

V.F . alt 211508 BZ

DOCUMENTO N. 47

9/9/1943 19/QC ODD/R.T. MARINA LERO M ARINA ODD

STAMPALIA -

MARINA $IRA

MARIEGEO 83379 Concluso armistizio con anglo americani semialt cessano ostilità contro tali forze alt Massima renione contro attacco qual· siasi altra pro\·enienza. 213008/011409


564 DOCUMENTO N. 48

PAPA FILO PAPA A T UTTI 1 Cow,NDI Isou DEL DonECANESo S1RA E SAMO EcEOMIL E / 7554 / OP Trasmetto seguente proclama del Capo del Governo fermando vostra anenzione su ultimo capoverso = Inizio - Il Governo Italiano riconosciuta l:i impossibilità di conùnuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria nell'intento Ji risparmiare ulte· riori e più gravi sciagure alla Nazione ha chiesto un armistizio al Generale Eisenhower comandante in capo delle forze Alleate Anglo-Americane. La ric hiesta è stata accolta. Conseguentemente ogni atto di ostilità contro le forze Anglo-Americane deve cessare da parte delle forze armate italiane in ogni luogo al t Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi Comunicate eventuali novità. altra provenienza. ·- Fine -

9/9/1943 EG

2230.08 /235008 DOCUMENTO N. 49

9/9/1943

uso

R.T. PAPA

MAJt1EcEo Roo1 MAJUNA LERO - Crispi - Turbine non ancora giunti alt Pregherei notizie.

Tramaglio -

Orsini -

Cerere

210109 DOCUMENTO N. 50

(Ali}:) PAPA G.C. R.T HAG EcEOMIL - MARIEGEO Rom CoMtu:s LERO 39376 - D a ore 1116 stamane aereo con distintivi te· deschi habet sorvol:tto at luqgo prima volta per minuti 20 et in seguito per m inuti 7 circa isola Lero incrociando in tutte direzioni et facendo se· gnali riconoscimento giornata alt Prego comunicare se aerei et natanti te· deschi debbano essere considerati amici aut nemici.

9/9/1943

140309 DOCUMENTO N. 51

9/9/1943 10 D

PAPA R.T.

G.C. MARINA LERO MARIEG EO Roo1 59731 Riferimento 39376 odierno alt Aerei ger· manici siano considerati nem:ci soltanto se compiono atti ostili. 151709 (Comunicato agli Enti)


565 DOCUMENTO N. 52

9/9/1943

PAPA

R.T. l 9D MARJEGEO MARINA LERo 13980 - Riferimento vostro 45821 corrente 8 alt Pre· gherei confermare circa sospensione vigilanza foranea tenuto conto ultima disposizione vostro tele 83379 corrente 8 alt.

135709 DOCUMENTO N. S3

9/9/1943

PAPA

l 9C

FILO

G.C. Luo MAllIEGEO Roo1 37814 Riferimento vostro 13980 odierno alt Confermo sospensione Yigilanza foranea. M ARINA

162509 DOCUMENTO N. S4

9/9/1943

PAPA

S.V. Capo Papas · S.V. Capo Fanari • S.S. S. Domenico • S.V. Cocita · S.V. Capo Foca • S.V. Punta Sabbia · S.V. Candcliusa • Radio Srampalia • S.V. Punta Catitza · S.R.T. Vathy • S.S. Monte Diavolo • S.V. Levita · S.S. T imianò · S.V. Castellana · S.V. T imadari · S.V. Pervolo · S.V. Gaidaro · S.V. Calolino • S.V. Calino. MARINA Luo 21 Informare subito anche di qualsiasi av,istamento di unità navali aut aerei tedeschi alt.

21 0609 DOCUMENTO N. S5

9/9/1943

MPA MENGAR R.T. G.C. N1cARIA OvEsT j / - Destinatario Nicaria Est per Comando Militare Marina Lero Ufficio Capo Settore - Linea telefonica S:m Kirico interrotta alt Comando Militare Evidilos avuto un'ora tempo intimazione arresa da banda ribelli. 173009 (ritrasmesso a Comiles Samo • Maricgco e Egcomil) NOTA. -

Il nome esatto è Evdilos.


566 DOCUM ENTO N. 56

9/9/1943 CH. PAPA

MPA FILO MMHNA LERO -

PER CAPO PAP-\S

SAMO 1/1411 - Comunicato at presidio Evidilos che arm1snz10 con· eluso porta cessazione qualsiasi :utività ancht con banda ribelli alt Non si permette assolutamente disarmo militari alt In caso attacco reagire alt Generale Soldarelli. 204009 (trasmesso in cifra a Capo Papas)

DOCUMENTO N. 57

9/9/1943

PAPA

HAG

R.T.

PAPA MARI NA LERO EcEOMIL 14689 ALT Prego disporre che C.T. Euro si rechi subito at Coo per imbarcare immediatament~ una compagnia destinata at Rodi alt Assicurate inviando ,previsione anche at Coo.

193009 DOCUMENTO N. 58

9/9/1943 HAG

PA R.T.

p A MARINA LERO EcEoMIL 78901 ALT Prego disporre che Nave Eolo sbarchi at Lero tutti passeggeri civili et mi!itari et si rechi subito at Coo per imbarcare immediatamente una compagnia et tutti pezzi anticarro destinati at Rodi alt Inviando preYisione anche at Coo.

193109 DOCUMENTO N. S9

9/9/1943 CH.

PAPA FILO

G.C.

CoMM. ZARLJ

Pregoti notizie cannoneggiamento udito oggi da Coo verso vostra di· rezione alt Grazie saluti cordiali f.to Mascherpa.


567 DOCUMENTO N. 60

NoT,1. PER CoL. G,rnD,oso C.TE MASCHERPA Roo, - Sono sulla linea verso T rianda rientro fra poco darò notizie ZARLI (dagi) cari saluti.

9/9/ 1943

DOCUMENTO N. 61

9/ 9/ 1943

NoTA

CH.

FILO

NOTA CoL. LEGGIO C.TE MAsCHERPA CoL. GAuo1oso RODI - Tedeschi hanno attaccato nostre posizioni intorno isola punto Dalle artiglierie et carri per oltre due ore comunicazioni interrotte perciò notizie non sono esatte saluti Zarli.

DOCUMENTO N. 62

10/9/1943

CIRCOLARF. « B > Plt; UFFJClO CIFRA CoMILES LE.Ro 6679 Proibisco nel modo più assoluto e tassativo qualsiasi discussione o apprezzamento in pubblico et in pri,·ato sull'at· rua1e situazione alt Ufficiali - Sottufficiali et Comuni debbono soltanto cd unicamente tacere facendo scrupolosamente il proprio dovere alt Prenderò misure disciplinari di eccezionale giravità contro qualsiasi trasgressore alt Assicurate alt. f.to M,,sc1-1ERPA (fono urgentissimo)

DOCUMENTO N. 63

NOTA COMANDANTE MASCHERPA LERO 10/ 9/1943 Tutto migliore per opera dei nostri eroi del Paradiso et Fileremo punto I campi sono in nostre mani cari saluti. ZARLI

DOCUMENTO N. 64

11 / 9/1943 SM 19 BIS PAPA R.T. MARINA LERo • MARINA T ARAlffO . MARINA BRINDISI · MARINA CAGLIARI • MARIEGEO • EGEOMIL · Tt.:TTE LE UNIT.~ 11' NAVIGAZIONE.


568 St:PER:'>fARINA 15933 Per opportun3 norma comunicasi clausole ar· m islizio per unità che devono raggiungere porti anglo-americani alt Atter· raggio at yeJocità nodi 12 :ilt Artiglieria antiaerea potrà aprire fuoco contro aerei sicuramente :maccanti alt Segnali di riconoscimento g1·ande pennello nero su albero grande dischi neri su copert.i, Alt Caso incontro notturno accendere fanali navigazione luce ridotta... trnsmettere segnali GAMMA-ALFA alt Comunicazioni con Radio Anglo-Americana Kilocicli 500 alt Clausole armistizio non ripeto non contemplano cessione né abbassamento Bandie ra consentono però accogliere a bordo personale controllo...

111410/032011 BZ 141410/022011

DOCUMENTO N. 65 DA

RoDJ "

COMILES L ERO

Se giunge con aereo Capitano Giannetti sia trattenuto Lero punto Da questo momento est probabile nostre comunicazioni siano sospese alt Ordinate Ms, 12 et Ms. 15 rientrare subito Lero alt. EGEOMIL

DOCUMENTO N. 66 D11 EGEOMI L " CoMrLEs

LERo

Un 501 parte immediatamente per Simi ove prenderà due persone da ,portare a Castelrosso alt A C.rosso prende Colonnello che deve rientrare subito a Lero perché situazione purtroppo definitiva punto Detto Colonnello comunichi che qualsiasi azione deve essere assolutamente per ora sospesa. C AMPIONf

DOCUMENTO N . 67 NOTA

MASCHERPA

Prego dirmi subi ro se 501 di oggi est tornato at Lero punto Radio Governatore è sotto controllo fra poco andrò sotto controllo anche 10 ri · spondi così: il tuo amico l'ho ved uto grazie.


569 DOCUMENTO N. 68

11/9/1943 Purtroppo ci siamo - Il telegramma dell'Ammiraglio è chiaro - Io resto in contatto fino alla fine - Care cose affe1tuose con ricordo di quello che è stato fatto.

DOCUMENTO N. 69

NOTA

11/9/1943 CH

FILO

NoTA ZARLI LERo li saluti.

Prego dire se Egeomil et Mariegeo funzionano ancora cordiaMASCHERPA (dagi)

DOCUMENTO N. 70

NOTA

11 / 9/ 1943 CH

FILO

NOTA CoM.TE MASCHUPA Roo1 -

Non funziona più nessuno perché siamo qui solo noi. U-ltLI (dagi)

DOCUMENTO N. 71

11/9/1943 CH NOTA COM.TE MASCHERPA Roo1 - Le ostilità con i tedeschi sono cessate - Il Governatore è andato incontro al Comando T edesco per resa - T edeschi sono sbarcati qui per occupare l'isola vedo che finita la più grande tragedia.

DOCUMENTO N. 72

11/9/1943 NoTA CoM.TE MASCHERPA Rooi si è arresa ai tedes-:hi.


570 DOCUMENTO N. 7 3

11/9/1943

PAPA

EG.

R.T.

PA ALLA -

{ALLA)

Coo -

CoM1LES -

SAMO -

S1RA -

MARINA STAMPALIA

Stazione r.l. trasmittente Rodi rimasta distrutta alt MARINA Luo Tutto traffico r.t. per questo possedimento sia appoggiato Centro r.t. Lc:ro. 144011 (dagi)

DOCUMENTO N. 74

11/9/1943

PAPA

SM/47

R.T.

PAPA Ms. 12 -

15

ET

TUTTI I MAS

MARINA LERo - Appoggiatevi at Centro r.t. Lero alt Stazione: trasmit· tente Rodi distrutta. 143711 (dagi)

DOCUMENTO N. 7 5

11 /9/ 1943

16/QC

PAPA R.T.

(ALLA)

PAPA ALLA BRINDISI MARINA LERO 21415 - Trasmittente Rodi distrutta alt Questo Centro r.t. assume tutte comunicazioni possedimento Dest. Marina Brindisi per Comando Supremo. 142011 (dagi)

DOCUMENTO N. 76

11/9/1943

CH.

NOTA R.T.

Non. DAv1so LERO Tutto traffico r.t. est appoggiato questa stazione seguito notizie distruzione vostra stazione trasmittente.

MASCHJ:.RPA

(dagi)


571 DOCUMENTO N. 77

PAPA

11/9/1943

uso

R.T.

PAPA

NAVE Pola

MARINA Luo -

Dirigete subito Lero di te previsto arrivo.

170011

(dagi)

DOCUMENTO N. 7 8

11/9/1943

PAPA

uso

R.T.

Mas 540 MARINA L ERo assicurate.

Tutte Unità già at Rodi Dirigete subito at Lero

221111

Bz

DOCUMENTO N. 79

11/9/1943

uso

R.T.

p A MAlllNA LERO STAMJ>.~LIA At ore 15.30 comunicato S. Antonio rientrare Lero Garibaldino comunica con Lero Pola non dico non risposto.

I650ll

(dagi)

DOCUMENTO N. 80

11/9/1943

uso

PAPA R.T.

p APA MARINA STAMPALIA MARINA LERo - Nessuna notizia Pola Garibaldino S. Antonio - Dite se vi risultavano in navigazione et ove diretti. 161011 (dagi) DOCUMENTO N. 81

11/9/1943

uso

PAPA

R.T.

Mas 538 MARINA LERO -

Rientr are Lero.

221511

BZ


572 DOCUMENTO N. 82

PAPA

11/9/ 1943 PAPA Gaeta

STAMPALIA -

(intercett)

Rientrate subito Lero. Marina Stampalia

(dagi)

DOCUMENTO N. 83

11 /9/1943 PAPA SM/47 R.T. PAPA Ms. 12 Ms. 15

MARINA LERO -

M.s. 12 et Ms. 15 rientrate subito a Lero. 124011

(dagi)

DOCUMENTO N. 84

PAPA

11 /9/1943

CH. CoMILES Coo CoM1LES LERO Prego disporre tuue unità fuggite da Rodi proseguano subito per Lero comunicando previsione arrivo alt MAscH:ERPA 230811 Bz DOCUMENTO N. 85

11/9/1943

FILO

CH. MARINA LERo

RoD1 - Inviate subito Rodi Ardito Berenice Impero Postiglioni Lt:da et due Mas. (dagi) DAVISO 181011 DOCUMENTO N. 86

11 /9/ 1943

NOTA CH. NOTA COM.TE MASCHERPA Rom -

Prego assicurare di aver ricevuto gruppo orano 181011. DAV1SO


573 DOCUMENTO N. 87

11/9/1943

CH.

FrLO

NOTA DAVISO Lu.o -

Assicuro ricezione 181011 -

Nessun:i unità richiesta trovasi Lero. MASCHF.RPA (dagi)

DOCU MENTO N. 88

11/9/1943

CH. MARINA

FILO

LERO

SAMO 1/1432 - Avendo Comando Superiore cessato comunicare assumo di mia iniziativa comando tutte forze armate dislocate isole occupate et possedimento alt Da questo momento ogni movimento mezzi navali et aerei per porti sotto controllo tedesco deve essere interrotto. 183011 Generale SoU>ARELLl (dagi) DOCUMENTO N. 89

11 / 9/ 1943 EG.

PAPA

PAPA FILO

CoMANDO lsou: CrCLADI

Generale Divisione SoLDARELLI militare E&eo alt in ottemperanza Sua Maesta il Re et Maresciallo contro qualsiasi tentativo da parte Yità Samo.

CoMILES

LF..Ro -

Snu -

Coo CALINO

1/1436 Ho assunto comando ordine precedente et proclama odierno Badoglio ordino resistenza ad oltranza tedesca - Giornalmente trasmettete. no·

021012

(dagi)

DOCUMENTO N. 90

11/9/1943

PAPA

CH.

FILO

COM.TE. MASCHERPA LERO SAMO 1/1432 At Ufficia.li 10° Fanteria provenienti Coo con· fermate resistenza qualunque costo a t eventuali attacchi tedeschi ·a lt Ciò in ottemperanza ordini precedenti et proclama odierno S.M. il Re et Maresciallo Badoglio. • Geo. SoLDARELLI 224511 BZ


574 DOCUMENTO N. 91

11/9/1943 CH. CoMJLE.s Coo CoMru:s L ERO alt Avendo Mariegeo cessato funzionare Comando Zona Militare Marittima Egeo alt Mascherpa.

ho

232811

assunto BZ

DOCUMENTO N. 92

11/9/1943 CH.

FILO

CoMILES SAMO CoMrLES LERo - Rifer imento vostro tele 1/1432 gruppo orano 183011 alt Comando Zona Militare Marittima Egeo est stato assunto dal sottoscritto. MASCHERPA BZ 231011 DOCUMENTO N. 93

11 /9/1943 CH. Co1'nLE.s CALTNo -

PAPA FILO CoMrLES PATMO

CoMILE.S LE.RO Rodi occupata d:ii tedeschi alt Egeomil cessato funzionare alt Comando tutte Forze Armate assumo dal Gen. Soldarelli di Samo a lt Comando Z-0na Militare Marittima Egeo assunto da l sotto· scritto alt Codesti Comiles continuano at dipendere da Comiles Lero. MASCHERPA 231211 BZ DOCUMENTO N. 94

11/9/1943 CH. CoMILES CALINO

FILO COM!Lf.S P ATMO

COMILES L ERO alt Ordino resistere qualunque costo at eventuali attacchi tedesch i alt Con proclama odierno S.M. il Re et Gen. Badoglio hanno ordinato resistenza at oltranza contro tedeschi. MASCHERPA232611 BZ


575 DOCUMENTO N. 9 5

11/9/1943 CoMILES Coo Fu.o

CH.

CoMILES LERo - Generale Soldarelli telegrafo comunkarvi ordine resi· steoza qual unque costo at eventuali attacchi tedeschi alt Ciò in ottem· peranza ordini precedenti et proclama odierno S.M. il Re et Maresciallo Badoglio. 232411 BZ Com. MASCHERPA DOCUMENTO N. 96

FILO EGEO PAPA 11/9/1943 DA COMANDO DIVISIONE CUN EO

AT

MARINA LERO

SAMO 1/1433 - Una missione militare inglese inviata da Generale Wilson è giunta Sarno alt Tale missione desidera conoscere se codesto Comando est at conoscenza condizioni armistizio alt ln tale caso dovrebbero essere immediatamente avviati Samo tuni natanti non strettamente necessari difesa Lero alt Risposta immediata al t. · Gen. Div. SoLDARELLI 200011 BZ DOCUMENTO N. 9 7

11 /9/ 1943

PAPA

EGEO CoMILES SAMO

Fu.o

MARINA LERo 15251 Riferimento vostro 1/1433 questo Comando non è dico non a conoscenza condizioni armistizio. 213011 Bz. DOCUMEMTO M. 98

11 /9/1943 CH.

PAPA FILO

COMILES SAMO MARINA LERO - Sira comunica che Comando Militare Isola Thermia comunica che distaccamento tedesco habet circondato caserma et comando et intimando consegna armi alt Mancanza istruzioni ore 17 avranno inizio ostilità alt Gruppo Orario 144511 Dest. Mariegeo per d estinat. Egeomil Operazioni Comiles Lero. 220111 Bz.


576 DOCUM ENTO N. 99

PA

12/ 9/1943 16QC

G.C.

R.T.

MARINA LERO M ARINA

S1RA

70029 -

Isola Thermia occupata tedeschi presidio cat·

turato.

101012 DOCUMENTO N. 100

PA

12/9/1943 SM/ 15

R.T. PA MARINA LERO DA STAMPALIA SRT. 00275 - Alt Ore 18 in contatto con S.V. Prassonisi onda metri 72 alt Ricevuta seguente nota semialt ·Cercate fuggire semialt tedeschi a Rodi hanno fatto un macello semialt Ammazzano tutti gli italiani alt Segue : addio a tutti, scrivete a casa se vi salvate alt W l'Italia alt Segue q ualche indirizzo persistente e conosciuto.

190012

(dagi)

DOCUMENTO N. 101

11 /9/ 1943

PAPA

CH.

Fu.o

MARINA LERO DA SAMO -

Capo Papas sopraffatto dai banditi ribelli (Re. 0830).

DOCUMENTO N. 102

12/9/1943 16/C MARINA S1u

PAPA R.T. MARINA STAMPALIA

MARINA LERO 76855 Avendo ziooare seguito occupazione Rodi d:i habet assunto comando Forze Armate Cicladi et Spora di alt Comando Zona toscritto alt.

Egeomil et Mariegeo cessato fun· parte Tedeschi Generale Soldardli Isole Possedimento et isole occupate M.M. Egeo viene assunto dal sotMASCHERPA

002012

MO


sn DOCUMENTO N. 103

Co.MANDO SUPREMO MESSAGGIO IN PARTE.1'-ZA 12 settembre 1943 A Ecc. CAPO S.M. R. MARINt.

N. 103 I /CS Riferimento 21202 Marina Lcro occorre impartire ordini affinché, entro i limiti possibile, sia impedito rifornimento Rodi e distruno quanto più possibile naviglio utilizzabile dai tedeschi in Egeo Generale Ambrosio. DOCUMENTO N. 104

12/9/43

IN

PAPA

0850

CIFRA VlA RADIO

MARINA Luo SuPERMARINA n. 45109 - Utilizzate mezzi navali disponibili per impedire rifornimento Rodi da parte di unità tedesche alt Assicurate. DE CoURTEN DOCUMENTO N. 105

12/9/1943 IN CIFRA VlA RADIO

1700

528

PAPA

SuPEU•iARrNA n. 83745 - Pros. 45109 odierno provvedete per quanto più possibile distruzione naviglio utilizzabile dai tedeschi in Egeo. 170512 DOCUMENTO N. 106

11/9/1943 PA - MARINA LERO 1025/C.S. - Superesercito punto Riferimento vostro 2151. Comunicate urgentemente notizie che m:.n mano avete su situazione Dodecaneso et rn particolare su isola Rodi. 203011/211511 DOCUMENTO N. 107

PAPA IN CIFRA SUPER.MARINA - COM.-.NDO SUPREMO

12/9/1943

21202 Marin:i Lero alt Riferimento vostro 01025 frazionato C undici alt Isola Rodi occupata dai tedeschi alt Resa avvenuta pomeriggio corrente 11 alt Eccellenza Governatore et Comandante Mariegeo rimasti isolati alt

39.


578 Comando tu tte forze armate altre isole possedimento et occupate assunto dal Generale Sold:irelli alt Comando zona Mil itare Marittima Égeo assunto da sottoscritto alt Unità navali bombardato Rodi M.S. 12 et / 5 sono isola Simi ove sono autorità in~lesi altre unirà dirigono Lero alt Coo e Samo giunti ufficiali ing lesi aie MAsCHERPA.

01 5012/160012 DOCUMENTO N. 108

12 september 1943 Generai Headquarters Middle East Force Dear Commander of the Island of Leros I enclose copy of a letter which was sent to me by His Excellency Admiral Campioni, Governor of the Aegean, by hand of one of his Officers. Sioce this lener was written, and after considerable fighting the Island of Rhodes has capitulated to the enemy. I learn from Italian personnel evacuateci from Rhodes that since the capitulation of the Island tbc Germaos are using Admiral Campioni's name to issue ordcrs to the Italian Forces and Authorities in the Dode· cancse lslands. You should treat ali such mcssagcs as bogus. I caU upon you to defend your Island against any attempt to land · by Germans, and I am scnding you assistence as quickiy as I can. In the first iosrancc I propose to send Major Jellicoe, Cold Stream Guards, as my rcpresentativc to makc contact with you. He will have my instructions and has orders to report any messages from you. I request that you will rcceive him well and grane him evcry faciliry. The bearcr of this letter, Captain Giannotti, · is accompained by Commandcr V. Wolfson as representative of the Na\·al Commandcr m Chief, Levant. Yours very truly f.to A.M. W1LsoN Commandcr in Chief Middle East Captain Luigi Maschcrpa Rovai Navv Iralian. Co~mand;r of thc hland of Leros Traduzione 12 Sett. 1943 Quartier Generale delle Forze del Medio Oriente Caro Comandante dell'i~ola di Lero, Accludo copi:i di una lettera che, a mezzo di uno dei suoi ufficiali, mi ha inviata S.E. l'Amm. C:impioni, Governatore dell'Egeo. Dopo che questa lettera è stata scritta e dopo una notevole lotta, l'isola d i Rodi ha capitolato.


579 Apprendo da personale italiano evacuato da Rodi che, dopo la capirolazione dell'isola, i Teècschi hanno usato il nome dcll'A mm. Cam· pioni per dare ordini alle Forze Italiane ed alle Autorità de! Dodccaneso. Dovete considerare tutti questi messaggi come apocrifi. Conto su di voi per b difesa dell:i vostra isola contro ogni tentativo di sbarco da pane tedesca e \'Ì ma nderò :1iuri p iù presw che potrò. In primo tempo mi propongo di ma ndare il Maggiore Jellicoe, delle Cold Stream Guards, come mio rappresentante per prendere contatto con voi. Egli avrà mie istruzioni ed ha ordine d i trasmettermi ogni vostro mes· saggio. Vi prego riceverlo bene e d i concedergli ogni agevolazione. Il latore di questa lettera, Cap.itano Gian11oni, ~ accompagnato dal Capitano di Fregata V. Wolfson, quale rappresentante del Comandante in Capo del Levante. Comandante in Capo del Medio Oriente Distintamente vostro

A. M.

WlLS0:-1

DOCUMENTO N. 109

13/9/1943 16 Q.C. MARINA Luo

PAPA

R.T.

MAJUNA SntA 46521 - D omani mattina ore 9 corrente 14 giungerà Porto Lago Lero Mas tedesco con parlamentare alc Prego assicurare riCC\"Uta. 160013/162513

BZ

DOCUME1'1TO N. 11 O

13/9/1943

PAPA

CH.

F ILO

CoMILES S AM O

CoMILES LERO - Marina $ira comuni::a che domarrina giungerà Lcro con un M as Missione tedesca per parlamentare alt Telegrafato at Sira interessare missione recarsi a conferire con codesto Comando Superiore alt Confermerò se Missione tedesca ::ivrà accettato d irigere costà. 170013 BZ DOCUMENTO N. 111

13/9/1943 19.C.

PAPA

MARrNA S I RA

M ARINA LERo 33242 - Fate pa rti re immediatamente tutte U nità che avete in porto dirigendo at Lero ah Assegnate rotta non battuta dal


580 Mas tedesco alt N:wigazione notturna alt M as tedesco vada parlamentare con Gen . Soldarelli at Samo che est attuale Comandante Superiore: Forze M ilitari Egeo alt P rego conferma per avvertire Generale.

171013

BZ

DOCUMENTO N. 112

14/9/1943 CH.

PAPA FILO

COMILES SAMO MARINA LERO Vostri tg. 084514 et 191214 odierni ancora giacenti qui perché Radio Sira non risponde at nostra chiamata- dalle ore 12 di oggi.

213014

BZ

DOCUMENTO N. 11 3

14/9/1943 PAPA H egelin BRINDISI Per Comando Supremo - Supermarina MARINA Luo 00777 - · Sira si est accordata con tedeschi alt At Rodi risulterebbe Batteria Melchiorri et qualche trupp:i che ancora resiste et combatte contro tedeschi.

215014 DOCUMENTO N. 114

PAPA

14/9/ 1943 16 QC PAPA

M ARINA

R.T. LERO

MARINA SIRA 125831 - Riferimento parlamentari tedeschi infor· mano che Mas rimandata partenza causa tempo sarà comunicato data partenza.

094514 DOCUMENTO N. 115

15/9/1943 MARINA

15/Z

PA

RT

L ERO

S.S. N1CARIA 00524 Comando presidio isola Nicaria avuto ordine rientrare Samo con uomini et materiale semiale personale et parte materiale de!Ja stazione segnalazione Capo Papas segue Comando Presidio alt Attendo vostri ordini se debbo o meno ahb::ndonare stazione o distruggerla


581 dopo aver trasportato il più del materiale et persona le :il completo sul mezzo che preleverà tutto il Comando Presidio Nicaria alt.

133615 DOCUMENTO N. 116

15/9/1943

PAPA

ALLA

ANDROS

MARINA Luo Abbandonate subito isola a bordo di moto,·cliero aut veliero dirigendo Lero alt Se non possibile ricupero materiali dìstrug· geteli.

235515 DOCUMENTO N. 117 COMANDO ZoNA Mn.rr. MARtTT. DELL'EGEO

Ufficio Serv. Sez. 2•

16/9/1943 Prot. n. 10807 A TUTTI GLI

Em-1 M1UTARI E Crv11.1 SEDE

CIRCOLARE

Reparti delle FF.AA. inglesi si trovano nelle Isole Italiane del Dodecaneso per poter potenziare maggiormente la loro efficienza bellica e concorrere in comunità di anni e di intenti a rintuzzare qualsiasi velleità germanica. In questo momento grave della Nazione, unica deve essere per tutti, militari e civili, come sempre, la nostra Fede: silenziosamente e ~rupo· losamentc compiere il proprio do\'ere per la salvezza, la liberazione e la ricostruzione dell'Italia, scnz2 alcun sbandamento che non sarà in alcun modo tollerato, ma in perfetta unità dì spirito e di lavoro, agli ordini di S.M. il RE simbolo vivente della Patria immortale. lL COMANDANTE DELLA ZoNA M.M. Capitano di Vascello f.to Luigi MAscHERPA DOCUMENTO N. 118 TELE CIFRA RADIO

15 sett. 43 M ARINA LERO

n. 1145/CS - Comunicate Gen. Soldarelli et Comandante Marina Lcro mio vivo elogio. Conto su voi per difesa cgni costo. Ricevuto lctter:i Sol· darclli. f.to Gen. AMBRosro


582 DOCUMENTO N. 11 9

16/9/1943

CH

CASO

R.T.

M ARINA L°ERo - Appuntamento ore 16 ogni giorno per voi alt Noi faremo ascolto continuo alt Oggi vi darò notizia - 122516. DOCUMENTO N. 120

15/9/1943 MA RINA

CH

LERO

CASO - Nome Capo posto Sergente Segnalatore Angelini Giorgio Isola Caso presidiata da soli pochi fanti et marinai italiani disarmati dai tedeschi seguito ordine Governatore alt Date istruzioni relative. 1251 16 (dagi) DOCUMENTO N. 121

CH

16/9/1943

s.v.

c.-.so

RT

PA

MARlEGEO LERo Partite se possibile con mezzo locale dirigendo Timiar quindi per questa sede alt Confermate - 163016 BZ

DOCUMENTO N. 122

16/9/1943 MARIEGEO

LE.RO Spro"visti mezzi locali -

172516.

DOCUMENTO N. 123

16/9/1943 p A M ARINA

15/S PA

LERO

RT

ANDROS - Ordinate....... comportamento verso stazione r.t. tedesca alt Situata nord posto alt 104016 (dagi) DOCUMENTO N. 124

16/9/1943

PAPA

RT

S.V. ANDROS CoM1LES L ERO Consider::ite!i nemici distruggete stazione catturateli et portandoli via con voi.

160016


583 DOCUMENTO N. 125

18/ 9/ 1943 MARINA BRINDISI MARIEGEO LERo 21272 Per Comando Supremo et Supermarina alt Inviate at Stampalia due motosiluranti per impedire eventuale fuga cannoniera tedesca che verrà scortata Lero con prigionieri alt. 232018 DOCUMENTO N. 126

18/9/1943 CoMILES

Coo

USO R.A.F.

ALLA

PAPA

FILO

PER

MARIEGEO -LERO N. 2 M .S. italiane partiranno per Stampalia ore 0730 G.M.T. (I) stamani da Lero per operazioni belliche alt prego dare protezione aerea alt Col. T urnbull. 092018

DOCUMENTO N. 127

18/9/ 1943 MARIEGEO Luo

CH

ANl>ROS - STA MARINA 1136 - Dragamine tedeschi con Mv. si dirigono su Andro attraverso il Canale T ino Presumesi loro arrivo Andros at intimare resa alt In posizione attuo resistenza attesa vostri mezzi aiuto. 120918

DOCUMENTO N. . 128

PAPA

18/9/1943

FrLo

MARIEGEO LERO

ANoRos Unità tedesche sono dav:mti al porto Andros occorre ur· genza aerei Comandante Isola Mela. DOCUMENTO N. 129

18/9/1943 MARINA

LERo

R.T.

DA ANDRos trano in porto.

3 Dragamine et un carico tedesco carico di truppe en-

123018 ( I) G.M.T.

Greenwich Mean T ime.


584 DOCUMENTO N. 130

18/9/1943 MARIEGEO Luo -

PAPA FILO CoMILEs ANoRos

Se avete possibilità resistenza sicu ramente vostro favore resistete alt altrimenti distruggete tutto. DOCUMENTO N. 131

18/9/1943 ANDRO$ MARIEGEO LERO Confermo mia comunicazione alt seguite quanto già comunicatovi alt Coraggio W l'Italia. DOCUMENTO N. 132

18/9/1943

PAPA

FILO

MAJUEGEO LEllO ANDROS -

Stiamo combattendo contro

tedeschi. W il Re.

DOCUMENTO N. 133

18/ 9/ 1943

PA

R.T.

MAAIE.GEO Luo ANoRos - Non essendo condizioni resistere se.n za aliquota arùglieria per evitare inutile s,icrificio popolazione civile et militare presidio accetto costituirci prigionieri alt. MELA 172Sl8 DOCUMENTO N. 134

D A MAlUEGEo Luo AT s.v. ANDROS PAPA

FrLO

18/9/1943

Distruggete documenti et stazione. DOCUMENTO N. 135

18/9/1943

PA

FrLO

CALINO CoMtLES LERO Aereo precipitato mare presso isola San Dome· nico Ovest Calino sono in corso ricerche con motovelieri Comiles Calino.

164018


585 DOCUMENTO N. 13 6

18/9/1943

Fu.o

CH

MARIEGEO LERO

Coo - Col. Leggio. Cinque te<leschi mitragliato campo incendiando due trasporti inglesi a terra alt Caccia alzàtisi alt.

120518 DOCUMENTO N. 137

18/9/1943 Lu o

131518

MARINA

Supermarìna 56321 Avete assunto funzioni Comanda nte Militare Ma· rittimo Egeo et non dico non funzioni grado superiore alt Accusate n· cevuta.

122418/ 135018 DOCUMENTO N. 138

20/9/ 1943 MARINA

LERO

1400 ODD

Supermarina 15748 zioni grado superiore.

Risposta 15934 corrente 19 alt Assumete fun·

115120/ 145820 DOCUMENTO N. 139

Grafico Gerarchie militari inglesi

in

Egeo.

DOCUMENTO N. 140 ORDINE

Assumo d a oggi il Comando delle forze italiane dell'Egeo e delle isole di Samos ed Ikaria. Nomino il Contrammiraglio Luigi Mascherpa Comandante delle Forze Annate Iraliane e della popolazione civile delle Isole Italiane dell'Egeo. Detto Ufficiale Ammiraglio è: ai miei diretti ordini. Il Comando delle Forze Italiane delle isole dì Samos ed Ikaria rÌ· mane affidato al Generale dì Divisione Soldarelli che è parimenti ai miei diretti ordi ni.

20/9/1943 f.to F.G. BR1rr0Rous Brigadier Comandante delle Forze Britanniche dell'Egeo


VI 00

DOCUMENTO N. 139 Generale WllSON C/tc For1.c del Medio Oriente

.

°' I

Col. T URNBULt

Ammiraglio CUNNINGHAM C/tc Fon e Naval i Mediterraneo

Capo Missione

Maresciallo DOUCLAS C/tc R.A.F. del l\kdio Oriente

Generale ANDERSON

C/tc Fonc dislocate in Egeo

I

Càp. v~sc. 13ARKER C/tc Nal'ale cli Lero

Brig. Cm BltllTOROUS C/ tc Forze Egeo

I

COMANDANTE R.A .F. dell ' Egeo

I

l\fogg. SI IAW

Tcn. Col.

Magg.

Tcn. Col. FltENCH

C/tc Fonc Castdrosso

KENTOON C/tc Forze Coo

I..LO:YD OWF,N C/te For7.e Stampali:.

C/te Forze Lero

I

I

Cap. LAPRA IK C/tc For1,c Simi

I

Gc11. ARNOI.D C/te Foru S3mo

~fagg. TlA RNF.TT Capo Reparto Servizi

Magg. DIKON Capo di Stato l\faggiore C:ipo Reparto Operazioni T cn. Col. BRACKET C/tc l'Artiglieria

I

Tc11. Col. MAY Càpo del Corpo Sanitario

I

T cn. Col. SOHOFIELD Affari Civili


587 DOCUMENTO N. 141

Avviso ACL? ABITANTI OF.LLA 1S~LA DI LERO

I. - Le forze al mio .:ornando sono sbarcate nell'isola per cooperare con le esistenti truppe itaJiane per assicurare l'incolumità ddl'isola. Coopererete con queste forze nell'interesse della legge e dell'ordine pubblico. 2. - Rimanendo pacifici ed aderendo agli ordini emanati oppure au· torizzati da mc sarete sottoposti alle minime inconvenienze richieste dalle esigenze militari. 3. - Qualsiasi persona commettendo un atto da pregiudicare la si· curezza e il benessere delle forze armate e ddl'ordine pubblico dell'isola e che manchi agli ordini da me emanati o autorizzati sarà deferita ad un tribunale militare. Comandante delle forze Britanniche -dell'Egeo I.to F. G. 8R1TT0Rous Brigadier

DOCUMENTO H. 142 COMANDO ZON.\

MILITARE

MAIU"?TIMA

1

DELL EcEO

Ordine del Giorno n. 62 Articolo unico. D'ordine superiore, in data 20 corrente assumo Forze Armate delle Isole Italiane dd Dodecancso.

il

Comando delle

Nomino: Capitano di Fregata Borghi Luigi - Capo di Stato Maggiore. Capitano di Corvetta Napoli Mario • Sottocapo di Stato Ma88iore. Ten. Col. Medico Saitta Salvatore - Capo dei Servizi Sannari militari e civili di tutte le isole. Tcn. Col. G.N. Ciucci Natale - Dfrettore dell'Arsenale e lavori di Lero. Magg. Genio Marina Morello P::isqualc • Capo dei Servizi e Costruzioni edili e fortificazioni dell'Egeo. Tcn. Col. Fanteria Livolsi Giuseppe · Ufficiale Superiore addetto al Comando per i Servizi R. Esercito. Capitano R. Acron. Preti Luca Angelo - Ufficiale addetto al Comando per i Scn·izi R. Aeronautica. Capitano RR. CC. De Angelis Franciscolo - Comandante di Gruppo RR. CC. e Capo dell'Ufficio centrale speciale. Cap. Granatieri Solari Alfonso · Capo dell'Ufficio I. dell'Egeo. Cap. di Porto Zino Antonio · Capo dei Servizi della Capitaneria di Porto dclJ'Egco. Ten. R.G. Finanza Guerrasio Aristide • Comandante della R.G. Finanza dell'Egeo.


588 Cap. di Artiglieria Gi:innotti Loredano - Ufficiale .di Collegamento del Comando delle FF.AA. it:iliane con il Comando delle FF.AA. inglesi. Lero, 20 settembre 1943 Il Comandante della Zona Mii. Mar. Contrammiraglio Luigi MASCHERPA DOCUMENTO N. 143

Office

of ' the Flag Officer TARANTO A rea 26th September, 1943

N° 81/251 1. Arrangements have been made in Leros and Samos for ltalian m essages to be handled by British Comunications. 2. Since this arrangement has been in force both Leros and Samos have been passìng messages to Brindisi on their own channels. 3. This is in contraven tion of the instruc-tions that have been issued, and it is requested that you will ensu re that this practice is terminated forthwith and rhe correct procedure carried out by Italian units concerned. Rear Admiral PETERS The ltalian Naval Commander in Chief · Taranto.

Traduzione Ufficio

rlell' Ammiraglio Comandante Area di Taranto 26 Sett. 1943

N. 81/251 1. A Lero ed a Samo sono stati presi accordi che i messaggi italiani · siano inoltrati attraverso le vie di comunicazione inglesi. 2. Dopo l'entrata in vigore di questi accordi tanto Lero che Samo hanno inoltrato telegrammi a Brindisi attraverso i propri canali. 3. Ciò è in contrasto con le istruzioni emanate e si prega voler assi· curare la pronta cessazione di questo sistema e l'esecuzione da parte delle unità italiane interessate della procedura corretta. Contrammiraglio PETERS AJ Comandante in Capo italiano · Taranto. DOCUMENTO N. 144

A l Generale Soldarelli E geo e per conoscenza Superesercito Super· marina Superaereo n. 1445/0P Sembra che inglesi abbiano intenzione di procedere occupazione isole Egeo Forze Italiane di qualunque


589 specialità er in qualunque dislocazione e popol:izione italiana dovranno dare loro intera collaborazione. Ricevuta. Generale AM8Ros10 (manca la data ma ~ inserita nel diario del 24 senembre). DOCUMENTO N. 145

17/ 10/1943 EcEoM1i.. A COMANDO SUPREMO 22256 Urge rifornimento contraereo perché forte consumo pregiudica fortemente efficienza difesa Isola alt Particolarmente sentito è esau· rimento munizionamento cannoni da 90 mm et prima c.1rie:i cannoni da 76 mm contraerei alt Ritengo rifornimento possibile con sommergibili alt. DA

MASCHERPA

DOCUMENTO N. 146 COMANDO S UPREMO -

UFFICIO 0PEAAZIONJ

P.M. 151 S.M. R. ESERCITO Ai.LO S.M. R. MARINA

18/I0/1943

ALLO

Prot. N. 2059 /OP Ccc.Erro: Rifornimento mumz1001 isole Egeo. Il Comando Superiore FF.AA. Egeo ba richiesto l'urgente rifornì· mento di munizionamento contraereo ed in particolare di proietti da 90 e prima carica per proietti da 76, la .:ui disponibilir.à è completamente esaurita. Data la evidente necessità di fare ogni sforzo per mantenere nelle migliori condizioni la difesa delle isole contro attacch~ pregasi: · - lo Stato Maggiore R. Esercito di segnalare colla massima urgenza allo Stato M:!&giore R. · Marina i quantitativi di munizionamento richiesto che è possibile assegnare; - lo Stato Maggiore R. Marina di provvedere, previ accordi con la parte anglo-americana, al trasporto del predetto munizionamento a mezzo sommergibili, sempre che possibile. Si gradiranno notizie in merito a quanto verrà concretato. Il Sottocapo di S.M. Generale F. Rossi DOCUMENTO N . 147 MINISTERO DELLA MARINA

Prot. N. 21.63/S

GABINETTO

F.0.L.I.

TARANTO

20/ 10/1943 ARCOMENTO: Invio munizioni a Lcro. Il Comando Militare Marinimo di Lcro ha segnalato l'urgente ne· cessità di rifornire l'isola di munizionamento contraereo del rutto esaurito.


590 Poiché sicurare la A lleato, si Atropo per

si nuene indispensabile l'im·io di tale munJZJonamento per asdifesa dell'isola, la cui occupazione interessa anche: il Comando prega voler far g iungere a Taranto il sommergibile Zoea o rrasporto con detto mezzo del munizionamento. per il Ministro BRUTO BRJVONES!

DOCUMENTO N. 148

FROM F.O.L.I. tO

1200

c.

in C. MED. and

e m c.

LEVANT

22/10/1 943

I. · Scipione Africano is taking the ammunition. 2. · Ministcr of Marine asks for fighter protection of ship is employed running to Leros and states « Italian ships will go wherever Bri· tish ships go >. 3. · If Scipione is not employed as far as Leros a bombar<lment of Rhodes would greatly assists morale of her crew.

Traduzione DA F.O.L.I.

1200

A

CoMANDO IN CAPO MEDITERRANEO E CoMANOO

IN

CAPO LEVANTE

22/ 10/ 1943

l. · Scipione Africano sta imbarcando le munizioni.

2. · Ministro della Marina chiede protez.ione caccia se la nave sarà inviata sino a Lero e: dichiara « Le navi italiane andranno dovunque ·vad ano le navi britanniche >. 3. - Se lo Scipione non sarà inviato a Lero fargli bombardare Rodi gioverebbe molto al morale: del suo equipaggio.

DOCUMENTO N. 149

COMANDO St:PERIORE DEI.LE FF. AA. IsoLE ITALIANE D001:.CANEso Ordine del giorno n. 67 Articolo unico. Il continuo, quotidiano, duro cimento al quale è sottoposta l'Isola di Lero da svari:ici g iorni, e l'impareggiabile reazione bellica, passerà alla storia come una delle più eroiche gesra dell'attuale guerra. Nella particolare siruaz ione, la resistenza di Lero, oltre ad essere es· senziale, assume l'aspeno di una epopea , in quonto Lero è l'unico lembo


591 della nostra Patria che, nclb tragica sorte toccata :ùl'ltalia, non sia stato cal pestato dal nemico. Le forze - Armate Britan niche ammirano il vostro comportamento ed il Generale Britto rous mi ha più volte manifestato il più alto compiacimento. Ognuno di voi deve essere fiero ed orgoglioso per avere l'onore d i partecipare a questa lotta. L 'imminente sviluppo di prossimi importanti avvenimenti, che faranno volgere a nostro fa,·ore l:i situazione, sarà il giusto premio al vostro sforzo, alle vostre fatiche e soprattutto alla vostra fede che non ha mai vacillato. A tutti indistintamente esprimo il mio più vivo compiacimento e un particolare elogio:

a) Ai reparti del valoroso 10° Regg. Fanteria, che dislocati lungo la costa e nell'Isola, con abnegazione e spirito di sacrificio assicurano la difesa terrestre, rinforzando nel contempo con nuove opere le località maggiormente vulnerabili.

b) Ai rep_arti dell'Aeronautica che volontariamente e con entusiasmo si sono uniti ai re,parti dell'Esercito, per concorrere alla difesa del· l'Isola.

e) Alle batterie contraeree e nuclei mitraglieri che malgrado il forte tormento al quale sono costantemente sottoposti continuano a far fronte con indomito valore e audace spirito alle violente incursioni nemiche. d) Alle unità delle Flottiglie Mas che senza concedersi riposo as· solvono con inflessibile Yolontà il loro compito di sentinelle sul mare. e) Ai nuclei della difesa destinati ai servizi della Sede {rifornì· menti e depositi munizioni, pompieri, guar<liafili e servizi di guardia) che incuranti dì ogni pericolo prestano la loro opera con abnegazione e sacrificio, concorrendo fortementé a maotenere l'efficienza di tutti i servizi · dell'Isola.

f) Al personale del serYizio semaforico che con costante abnegazione assicura il servizio di avvisramento e quello delle comunicazioni.

g) Al personale destinato ai servizi vari di Maricommi che man· tiene in piena efficienza la organizzazione logistica delle forze armate superando continuamente tutte le difficoltà. Ufficiali, sottufficiali, graduati e comuni. U nica è la consegna: « Continuate con indomito coraggio e con incrollabile fede come avete fatto fino ad ora nella lotta fino all'immancabile prossima vittoria ,,. Lero, lì 12 Ottobre 1943 11 Comand:i nte Superiore Contrammiraglio (LUIGI M .~ SCHERPA)


592 DOCUMENTO H. 150

-1. Dlffl LO ITATO J)\ U S!J)IO. 2. Vlf fllMIJ)LlTO JlICOHOSCIIIUSTO Ili Ql7EST0 1111'.UC.UUl.!IE

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593

PROCLAMAZIONt:

1. Esiste lo stato d'assedio. 2. Un immediato riconoscimento di questo implicazione è necessario. 3. Nessuna indulgenza sarà tollerma. 4. I miei ordini saranno ubbiditi istantaneamente. 5. I Tedeschi cercheranno ùi provocare confusione col uso improprio di divise italiane; e perciò necessario disporre che i contr'anacchi siano effettuati dalle truppe britanniche. Non sarà necessario quindi che le truppe italiane si muovano dalle loro posizioni. 6. C'è poco tempo, con molto da eseguire. E' necessario lavorare fortemente al perfezionamento delle nostre difese, ed io aspetto che ogni uomo farà sua .pane. 7. Forti rinforzi sono arriYati, altri arriveranno. Se ogni uomo è dc· ciso a fare il suo dovere è certo che nessu no attacco tedesco avrà successo. 8. Una occasione d'oro si presenta agli ufficiali e le truppe delle forze italiane per confermare la Mretta collaborazione già esistente e per dimo· strare alle Nazioni Unite il vero spirito dell'Italia. Gli occhi del mondo s1 fissano su di noi. 9. Nessun nemico deve ~barcare sulle spiaggic. 10. Insieme parteciperemo alle fatiche, ed a~sieme parteciperemo nella vittoria che sarà nostra. (firmaro) RosERT T10-E.Y Il 4 Novembre, 1943 Generale di Brigata Comandante la Fortezza DOCUMENTO N. 15 1 M1ss10NE M1 LtTARE ALLEATA

lì l novembre 1943 L'Ecc. AMBRos10 • Capo di S.M. GENERALE Sono spiacente di doYer informare V.E . che le relazioni tra le forze alleate e italiane a Leros sono assurte a questioni di primaria importanza per l'alto comando alleato. Si comunica che la cooperaziom: italiana non è completa e in(eriore alle necessità della situazione t;mica. Il Comandante in capo alleato desider;: che sia fano immediatamente quanto segue: a) il comandante italiano deve essere chiaramente istruito che egli deve servire sotto il comandante inglese, senza riserve; b) il Comando Supremo Italiano deve informare le autorità ita· liane a Leros che il comandante inglese ha assunto le funzioni di governatore di Leros; e) I' Amm. Mascherpa deve essere immediatamente sostituito da un comandante più energico il quale comanderà le forze italiane a Lcro senza ricoprire le funzioni di governatore. La Missione militare alleata è PROMEMORIA PER

40.


594 stata inc:irica ra di informare V.E. che si dà g rande im portanza al sollecjto adempimento dei cambiamenti sopraindicati. Per i l Capo M issione f.to MAXWELL D. T AYLOR

DOCUMENTO N. 152

2/11/1943 TELE CIFRA RADIO DA COMANDO SUPRF.MO AL COMANDANTE FF.AA. ITALIANE

DI

LERO

N. 2532/0P - Preciso che vostro compito est di considerarvi alle dipendenze di impiego e quindi <li dare piena collaborazione -senza riserva al comandante inglese nella vostra qualità di comandante forz-e italiane a L ero· alt P redetto comandante inglese ha assunto funzioni Governatore Lero alt Assicurate alt. f.to Generale AMBROSIO

DOCUMENTO N. 153

2/11 / 1943 TELERADIO CIFRA DA CoMANDO SUPREMO 11T GENERALE S0LD."ù\ELL1 -

S11Mos

N. 2533/ 0P - P er vostra personale conoscenza comunico che est in corso sostituzione Ammiraglio Mascherpa perché Comando A lleato ha segnalato sua insufficiente cooperazione alt C onfermo at Vostra Signoria che collaborazio ne forze italiane d eve essere completa et senza nserYe at dirette d ipendenze comandante inglese alt ·Prego assicurare alt. f.to Generale AMBROSJO

DOCUMENTO N. 154

2/11/1943 Allo S.M. R. M ... RINA UFFICIO 0PER.A.ZIONJ 2530/0P Comando Forz~ Italiane a Lero Risu lta che la cooperazione da parte italiana alle forze · alleate a Lero non è completa e, comunque, è inferiore alle necessità della situazione tattica locale. In relazione a quamo sopra: codesto S.M. d isponga subito per la sostituzione dell' Amm. Mascherpa con altro Comandante più energico (Cap. Vasc. anziano) q uale Com:mdante delle fo rze italiane a Lerci;


595 - impartisca al predetto Comandante precise istruzioni nel senso che deve considerarsi alle dipendenze d' impiego del Comandante inglese e dare ad esso piena collaborazione senza riserve, tenendo presente che le fu nzioni di Governatore di Lero sono state assunte dal predetto Comandante inglese. Gradirò conoscere le disposizioni impartire. Il Capo di S.M. Generale f.to AM0Ros10 DOCUMEMTO N. 155

2/11/1943 SIGNOR

GENERALE

CAPO

DELLA

M1SSIONE

MILITARE

ALLEATA

UFFICIO OPERAZIONI

2531/0P Comandante forze italiane a Lero In relazione a quanto mi avete segnalato con promemoria de! 1• corr., Vi prego assicurare il Comandante in Capo Alleato che il Comando Supremo Italiano concorda pienamente sulla necessità che sia garantita, senza riserva, la più ampia cooperazione alle forze alleate da pane delle forze italiane di Lero. In conseguenza: - è stato impartito ordine allo S.M. della R. Marina affinché prov· veda d'urgenza alla sostituzione deU'Amm. Mascherpa con altro coman· dante più energico, che dovrà considerarsi alle dipendenze del Governa· tore inglese di Lero, dando ad esso piena collaborazione senza riserve; - vengono precisati tali compi.ti all'attuale Comandante delle forze italiane a Lero con telegramma in copia (1) che si prega voler far pervenire, per conto di questo Comando Supremo, al predetto Coman· dante a Lero. li Capo di S.M. Generale f.to AMBROSJO DOCUMENTO N. 156

Allo Stato Maggiore R. Marina

2766/0P. Comando Forze Italiane a Lero. Trasmetto copia dì telegramma inviato al Comandante delle Forze Italiane a Lero. Prego provvedere d'urgenza alla sosritùzione dell'Ammiraglio M~scherpa, come già disposto con foglio n. 2530 / OP. in data 2 corrente. li Capo di S.M. Generale f.to AMllROSIO {I) E ' il Documento N . 152.


596 DOCUMENTO N. 157 D1sPACcro

rr-

ARRIVO

URCENTE SPTA 8RrN01s1 URCENTE SPT A COMANDO

DA

MARIPERS

54 34 IO 1150

SUPREMO

M ARIPERS 551 /I Rif. dispaccio 2530/0P data due corrente alt disposto rientro Cap. Vasc. Mascherpa Luigi dando consegne temporanee ufficiale più elevato in grado sul posto et sua sostituzione con Cap. Va se. Daretti Lorenzo. 1150 IO

151 10 Novembre

3

DOCUMENTO N. 158

12/ 11 / 1943

MESSACCIO SECRETO I N PARTE1''2A DA MAJuSTAT A M.AJUECEO LERO

60571 - Comandante Mascherpa passi consegne Mariegeo at Comandante Borghi et rientri col primo mezz.o disponibile alt Est in corso invio Capitano di Vascello Daretti per sosti1uirlo alt. DE CoUitTEN

DOCUMENTO N. I 59

DA Luo

I / 2 Radio Marina ricevuto ore 15.30

Nota per Generale Soldarelli Situazione estremamente grave alt Pregasi informare Comando Supremo per immediati rinforzi particolar· mente potentissimo intervento aereo alt 130013. f.to

MASCH ERPA

DOCUMENTO N. 160 MARCONJCRAMMA CtFRATO DA SAMO

A

CoMANl>O SuPRFMO

N. 1/ 1746 - Isola Lero attacc:na d;il!e ore 6.30 cli ieri alr Tedeschi hanno preso possesso parte nord orientale isola alt Combattimenti con· tinuano ininterrottamente a!t Ammiraglio Mascherpa giudica situazione estremamente grave et chiede intervento :irereo alt Non sono in condi· zioni intervenire con mie forze per assoluta mancanza di natanti et scorta alt Occorre sollecitare aiuti Comando Inglese Medio Oriente alt 17101311 Generale SoLDAREt.1.1


597 DOCUMENTO N. 161

At Ammi raglio MASCHERPA ah Informato Com:mdo Supremo :;lt Sollecitato direttamente locale.- Mis· sione Inglese alt Prego notizie su andame nto operazio ni alt 174513 f.to Generale SOLDARELLI

DOCUMENTO N. 162

Da Lero a mezzo Radio Marina: ricevuto ore 05.00 . .......999 alt Per Generale Solda,elli :ilt Se ntitame nte ri ng razio vost ro imeress:imento alt Situazione in continuo peggioramento alt Occorre im· mediato invio almeno 800 uomini perfettamente equipaggiati con armi auto· matiche bombe et qualche pezzo arùglieria campale alt 221013 f.to MASCHERPA

DOCUMENTO N. 163

Nota radioteleg rafista Lero: ricevuto ore 06.10. Siamo vicini alla fine alt Attenzione alle chiamate alt Il morale è: alto alt I nostri marinai sono dei valorosi alt Molti sono morti, alt Ora la linea difensiva è: a un chilometro da noi et abbiamo il cuore saldo ma la sorte ci è: avversa alt Noi abbiamo fatto il nostro dovere e lo stiamo facendo con onore alt La battaglia l'hanno vinta I tedeschi per l'arma aerea alt Ci ha schiacciati la completa mancanza di aviazione da pane nostra alt Il Comando non può dare più ordini alL

DOCUMENTO N. 164

N ora radiotelegrafista Capo T umo Lero: rice,·uto ore ] 0.30. Ora giunte nuo,·e notizie alt Stinmo passando all'attacco alt Speriamo liberarci presto da quest'uhi mo alt.

DOCUM ENTO N. 165

Da Lero Parteni a mezzo telegrafo: ricevuto alle ore 11.00. Per Generale Soldarelli alt Le forze Italo-Inglesi passate al contrat· tacco alt Monte Clidi riconquistato alt Continurino comb:1ttimenti zona Alinda alt N on gi unti rinforzi tedeschi alt. f.to Capitano di Fregata MENEGHINI


598 DOCUME NTO N. 166

Nota telegrafica Lero Parteni: ricen1to ore 11 .06. Credo ma non sono sicuro ma ormai non importa che tutto sia quasi finito alt Ci sono an.:ora pochi nuclei circondati e se non arrivano rinforzi per questa notte è meno a quanto si dice qui alt. (Il telegrafista di Samo ha chiesto se erano arrivati a inglesi partiti da Samo).

perché sembra che sono però finito tutto alLero i rinforzi

DOCUMENTO N. 167

Da Lero Parteni a mezzo telegrafo: ricevuto ore 17.00. Per Generale Soldarelli alt Comandante Meneghini in q uesto m o· mento si trova Clidi alt Notizie ufficiose poiché è difficile precisare alt si dice che il grosso delle truppe in giornata venga sgominato alt All'ar· rivo del Comandante avrete notizie più precise perché a detto scopo si è allontanato da Parteni alt. f.to Comandante ANDREOITI DOCUMENTO N. 168

Da Lero Paneni a mezzo telegrafo: ricevuto ore 20.15. Per Gene_rale Soldarelli alt Situazione notevolmente migliorata alt T edeschi tengono ancora Monte Vedetta alt Ignoro situazione Alinda ma dicesi molto buona alt Fatti molti prigionieri alt In complesso situazione generale soddisfacente e salvo complicazioni l'isola potrà essere sgomberata dai tedeschi molto presto alt Continua per tutto il giorno attività aerea 2lr Attualmente cacciatorpediniere inglese in navigazione acque isola alt Ancora non ristabilita comunicazione con Portolago alt. f.to Capitano di Fregata MENEGHINI DOCUMENTO N. 169

Nota telegrafista Lero Parteni: ricevuto alle ore 20.20. Unità inglesi cannoneggiano i punti dove sono rifugiati gli ultimi te· deschi alt Ora ci sono aerei sospetti e quindi lancio di paracadutisti alt Nulla sicuro alt. DOCUMENTO N. 170

Da Lero

:i

mezzo Radio Marina: ricevuto ore 05.00.

24 Bi ~lt Per Generale Sold:irelli alt Urge immediato quanto richiesto con mio tele g iorno 13 corre nte alt O15514 f.tO MASCHERPA


599 DOCUMENTO N. 171

At Ammiraglio Mascherpa Lero alt. I / 1747 - Rinforzi inviati alt Inglesi sollecitati provvedono alt Date notizie situazione comunicate se avere disponibili motozattere alt

104014 f.to Generale SOLDARELLJ DOCUMENTO N. 172

Da Lero a mezzo Radio Marina: ricevuro ore 19.15. Per Generale Soldarelli alt Finora non dico non giunto nulla alt Situazione conùnuo peggioramento alt Dispongo di una motozattera alt

175214 f.to Comandante MARIEGEO DOCUMENTO N. 173

Nota radiotelegrafista Lero: ricevuto ore 06.30. I tedeschi ripiegano sotto l'impeto dei Marinai d'Italia alt Speriamo che stamane sia giorno defini ~ivo di vittoria. Viva l'Italia alt Viva il Re alt. DOCUMENTO N. 174

Da Lero Parteni a mezzo T elegrafo: riicevuto ore 1235. Per Generale Soldarelli alt Monte Vedetta riconquistato alt In corso rastrellamento alt. f.to Capitano ·di Fregata ~ENEGHJNJ DOCUMENTO N. 175

Da Lero a mezzo Telegrafo: ricevuto ore I8.35. Per Generale Soldarelli alt Andamento combattimenti buono a!t Monte Raki parte riconquistato alt Se non arriYano rinforzi tedeschi sperasi entro domani liquidare tutto alt. f.to Capitano di Fregata MENEGHINI DOCUMENTO N. 176

D a Lero Parteni a mezzo Telegrafo: ricevuto ore 10.54. Per Generale Soldarelli alt Sono in corso combattimenti in zona ce.ntrale di cui mi m ane.ano notizie alt Zona n ord est impegnota levante S. Chirico alt Andamento generale soddisfacente alt Questa mane non sono giunti rinforzi tedeschi alt Continua intensa attività aerea alt. f.to Capitano di Fregata MENEGHINI


600 DOCUMENTO N. 177

Da Lero - 1'ota per radiotelegrafista R.M.: ricevuto ore 1035. Ho paura che fra poco tutto sarà finito al t T ommy si nnr:mo distruggendo le proprie riser ve senza voler più combattere. Nostri resistono ma non possono tenere molto alt. DOCUMENTO N. 178

Da Lero a mezzo Radio Marina : ricevuto ore 09.55. Per Generale Soldarelli alt Est la fine alt Solo subito grande attacco aereo può salvarci alt. f.to Com.te MARIEGEO DOCUMENTO N. 179

MARCONIGRAMMA CIFRATO IN AJUllVO DA SAMO

A

COMANDO SuPltEMO

Dopo 50 giorni d"assedio Lero è caduta in mani te· desche alt Comportamento truppe italjane est stato durante t una b bat· taglia fermissimo aie Batterie hanno sparato fino al momento in cui comando inglese ha chjesto h, resa alt 11101711

N. 1/ 1752 -

Gener::ile SotOARELLJ DOCUMENTO N. 180

TELECI FR.-\JLl\010 DA COMA NDO SUPREMO A GENERALE

P.M. 151, 18 no\·embre 1943 SotDARl:.LLJ SAMOS

N. 3043/0p. alt Riferimento tele 1752 a lt H o appreso con fierezza eroico comportamento truppe italiane Lero cui magnifica resistenza protrattasi per cinquanta giorni ho sempre seguita et altamente apprezzata alt. f.to Ge nerale AMBROSJO DOCUMENTO N. 181

IL

GENERALE WJLSOK AL

PRIMO MINISTRO

17/11 / 1943 Lero è caduta. dopo eroici combattimenti contro preponderanti attacchi aerei. E' stata un'azione intermedi:i tra il successo e la sconfitta. Ben poco sarebbe bastato a inclinare la bilancia a nostro fa\·ore, e a portare un trionfo. Abbiamo invece patito un ro,·escio le cui conseguenze sono fio troppo evidenti....... Quando assumemmo il rischio in settembre, lo facemm o con gli occhi ben aperti. E tutto sarebbe finito bene, se avessi· mo potuto prendere Rod i. Confido che un g iorno venga la nostra volta di eseguire un'operazione con la bil::ncia a nostro favore fin dagli inizi.


601 DOCUMENTO N. 182

IL P1t1Mo MrNJSTRo AL GE~EllALE \V11.soi-

J8/ ll / l943 Grazie dei vostri messa[!gi su Lero. Approvo la vostra condott:i nelle operaziom. Come voi, ri te ngo questa pc:s dita un grave rovescio e, come voi. ho la sensazione di essermi dovuto battere con le mani legate dietro la schiena. Confido d i ottenere migliori :iccordi come risultato della pros· sima conferenza. DOCUMENTO H. 183

IL P1t1Mo Mm1sno (io navigazione) AL MINISTRO DEGLI Esn1t1

21/11/1943 Lc:ro è stato un du ro colpo per me. Se dovesse diveni re oggetto d'un:i interrogazione in Parlamento, prego di attenersi alle linee seguenti : Ci si potrebbe: chiedere come si pcssa avc:re intrap reso una simile operazione senza avere la sicurezza della supe riorità ae rea. Turco quello che si p uò rispondere per il momento è che nessun quesito può esscrCI posto, che non sia stato preso in esame prima del rc:ntati,·o di occupa· zione di queste isole, e se non se ne tenne conto fu perché altre ragioni e altre speranze ebbero il sopravvento. Non si dovrà fare nessun tentativo di nururmzzare il dolore della perdita del Dodecaneso, che avevamo J'occ:isione d i conquistare cos1 facil~ente e che abbiamo ora perduto a costo di tanti gravi sacrifici. Dovreste: anche porre io rilie,·o il terribile sforzo che hanno dovuto sostenere: i tedeschi, ritirando q uasi la metà delle loro forze aeree dall'Italia, dove erano già inferiori di numero, e l'aiuto ven utone di conseguenza alle nostre truppe. Non dimenticate che noi probabilmente abbiamo affogato quasi 2000 tedeschi, che. con ouelli uccisi in combartimento, controbilanciano i nostri 3000 prigionieri. Pub anche darsi che i tedeschi abbiano pagato molto d i più che in termini di vite umane, prigionieri compresi, in questa lotta. Nullameno è giusto dire che è il n ostro primo rovescio veramente: ~rave, dopo Tobruk nel 1942. Spero comu nque che non si veda la necessità di menar troppo scalpore per tutto ciò. DOCUMENTO H. 184

Da Lero a mezzo Radio Marina: ricevuto ore I0.30. Per Generale Soldarellì decifri da solo Informo che Ufficiali Italia ni fatti prigion:eri vengono da Tedeschi passati pc: le armi alt Richiedo vostro interessamento perché leggi internazionali guerra siano ngorosamente rispettate alt 085115. MASCHERPA


602 DOCUMENTO N. 185

Per Ammi raglio Mascherpa Riferimento \·ostro 085115 Ra ppresentato immediatamente et energi· camente Comando Supremo et Comando Medio Oriente alt. Generale SoLDAREI.T.I DOCUMENTO N. 186 MARCONICRAMMA DA

CIFRATO

1:-1

AIUUVO

SAMO A COMANDO SUPREMO

N. 1/1742 - Contrammiraglio Mascherpa denuncia che ufficiali Ita· liani fatti prigionieri da tedeschi durante combattimenti in corso at Lero vengono passati per le armi alt Est indispensabile immediato intervento governi alleati perché leggi d i guerra siano rigorosamente rispettate alt

11301511. Generale SoLDARELLI Ricevuto dalla Centrale R. · M. ore 13001511 Pervenuto a lla Cifra ore 14451511 DOCUMENTO N. 187 T ELE CIFRA RADIO

SUPREMO GENERALE CASTELI..Al'-0 Capo della Missione M ilitare Italiana presso il Comando in Capo delle Forze Alleate.

DA CoMANDO AT

N. 2950/0P Comandante forze italiane Lero segnala che uffi. ciali italiani fatti prigionieri dai tedeschi durante combattimenti in corso at L er o vengono passati per le armi alt Est indispensabile immediato ener· gico intervento Govern i Alleati perché leggi guerra siano rigorosamente rispettate et in caso contr~1rio si ricorra a rappresaglie alt Interessate al riguardo Comando in Capo Alleato alt. f.to Generale AMllROSio DOCUMENTO N. 188

P. M. 151, liv. 16 nov. 1943 Ufficio O pernìo ni N . 2958/0 p. di Prot. PROMEMORIA PER S.E. IL CAPO DEL GOVERNO Oggetto: Trattamento d:i p:me tedesca degli ufficiali italiani catturati in combattimento.


(>()3 Il Generale So!darelli. Comand:mte delle forze italiane nell'Egeo, co· munica che nelle operazioni in corso 3 Lero i tedeschi fucilano gli ufficia ìi italiani catturati. Analoga comunic;izione era pervc:nuta tem po fa dal Generale Oxilia, Coma ndante delle truppe italiane operanti in Monteneg ro. Tale modo di procedere è assolut:unente con trario al diritto di guerra, dato che l'Italia ha regolarmente di chiarato la guerra alla Germani:i. eè appunto la necessità di chiarire bene la nostra posizione di fronte alla Germania fu uno dei motivi che indussero alla dichiarazione formale di guerra. Il Comando Supremo ha già interessato in p roposito il Comando in Capo Alleato tramite MiSc~ione C:istellano. Ravviserei però anche l'opportunità di un intervento del Governo Italiano ,presso la Commissione Alleata di Controllo, onde far effettuare d agli Alleati dei passi intesi a chiarire la questione. Il Capo di Stato Maggiore Generale f.to AMeRos10

DOCUMENTO H. 189

(Testo inglese e t raduzione originale) Most Secret Copy of immediate signal sent to G.H.Q. M iddle East by Generai O fficer Commanding Aegean on 15 Ko,·. 1943. Persona! for the Chief of the Generai Staff. MosT SECRET Ad.mirai Mascllerpa has reported that ltalian Officers who have becn caprureò in the present operations 3t Leros are beìng shot by the Germans. He has requested that the A llied Government take up the matter most energetically. I strongly reconimend this to be done. Copy to: Generai Soldarelli Comd 6 Cuneo Di,·ision. MOLTO SEGRETO Copia del Telegramma urgenuss1mo inviato ::il Quartier Generale Superiore del Medio Oriente dal Generale Comandante l'Egeo, in data 15 novembre 1943. Personale per il Capo di Stato Maggiore Genernle. MOLTO SEGRETO L'Ammiraglio Mascherpa informa che Ufficiali iraliani che sono stati fmi prigionieri durante I~ attuali operazioni nell'isola d i Lero vengono passati per le armi dai Tedeschi. Eg li ha chiesto che i Governi Alleati si interessino nell:i più energica maniera pos~ibile della faccenda così che le


604 leggi internazionali venganc rispettate. che ciò sia fa tto. Copia per il Generale Soldarelli. C.do Divi~ione Fanteria « Cuneo .s,

Io sress::- raccomando VÌ \':imente

DOCUMENTO N. 190 S TATO MAGG IORE DELLA MARINA -

OPERAZIONI

20/1 / 1944 AL F.O.L.l. T.~RAN TO Prot. 2459/ S OGGETTO:

Militari italiani prove nienti dall'Egeo.

l" . Risulterebbe che personale milit:ire italiano che ha preso parte alla d ifesa delle lsole dell'Egeo, (Rodi, Lero, Simi, Casrelrosso ere.) sia stato messo in campi di concentramento ed ivi tuttora trattenuto. 2" . Poiché trattasi di Ufficiali. Sottufficiali e Militari che hanno combattu to contro i tedeschi e d ata indubbia prova di fedeltà a S.M. il Re. non esiste alcuna ragione che possa giustificare la loro detenzione nei campi di concentramento. Ciò d'altra parte non può non influ ire in maniera sommamente ne· gativa sia sul morale del personale così trattenuto, che sul morale di tu tti coloro che ne vengono a conoscenza. 3" Si fa presente quanto sopra perché possa essere provveduto JD merito e rinviato in ltaJia detto personale. Il Ministro DE CoURTEN


PARTE III DOCUMENTO N. 19 1

ITALIANI! La resistenza che i vostri camerati per la sconsigliatezza dei loro comandanti, hanno fatto a Cefalonia e a Corfù, contro i soldati tedeschi, è stata infranta decisamente e con perdite sanguinosissime da parte italiana. Anche a Coo, come a Cefalonia. e a Corfù, le truppe hanno <lovuto pagare col sangue la loro vana, inconsulta resisten.za. G li inglesi, che vi hanno spinto conuo i vostri camerati germanici, i quali hanno pure combattuto ,per si lungo tempo, fianco a fianco con voi, ora vi hanno abbandonato, come sempre hanno fatto, dopo a,·ere istigato e fatto versare fiotti di sangue . che a loro non appartiene. Come ben sapete, l'Inghilterra ha sempre preteso e sperperato sangue straniero e voi pure siete staJi ingannati dalle solite menzogne inglesi. Vo!ete proprio rinunciare alJ'abbraccio dei vostri cari. delle vos1re mamme, delle vostre spose e dei vostri figi~ !)er sacrificarvi agli egoistici interessi inglesi? Strappate le maschere a coloro che vivono di menzogne e di tradj. menti ed ai vostri Ufficiali che vi hanno venduto all'lnghilte.rra! Arrendetevi! I sol<lati germanici sono pronti a ricondurre in Patria quanti di voi consegneranno le armi. Scegliete! O libertà e Patria con l'aiuto germanico, o sicura morte per seguire l'Inghilterra e i vosui Ufficiali tradi~ri. Il Comando Superiore delle Forze Armate Germaniche DOCUMENTO N. 192

Italiani di Sirni, ascoltate le parole dei vostri fr:irelli italiani di Rodi. L'Italia libera; la vera Italia è la nostra, quella difesa dal Generale Graziani, che ne ha ricostituito l'Esercito, rappresentato dal Duce, affiancato alle truppe germaniche, che ne difendono i veri interessi. Il nemico nostro è, come sempre, l'inglese. che ha d1strutto le nostre città, uccisi i nostri bambini e le nostre donne, disprezzando il nostro eserciro. Prendete le armi contro di lui; seguirete la via dell'onore e del bene delJa nostra Patria. Noi qui siamo liberi delle nostre decisioni e abb:amo


606 già scelto r:meggiamento che il cuore e la coscienza ci comandano. Obbedienza a Graziani e a Mussolini, odio e disprezzo al tradirore Badoglio 1: al debole Vittorio Emanuele. Le nostre nuove e fresche forze, che ~già ascendono ad una grande parte dell'esercito, affiancate dalle possenti unità germaniche, sanno che l::i guerra non si sta per perdere e non si perderà. Italiani, armi nuove saranno usate, rivolgimenti politici potranno verificarSl. Qualunque sia la propaganda che vi ammannisce la guarnjgione in· glese, siate certi che la guerra cambierà molto e il nostro suolo sarà libe· rato dagli anglo-americani. Questa non è una previsione, è una sicurezza - vorrete voi essere gli esiliati ed i reietti della nostra stessa Pauia ? Ita· liani, l'Italia vi chiama, più bella, più grande, ·più pura di prima. Ri· spandete al suo appello. Riunitevi a noi nella guerr:i contro il nemico anglo-americano: -per tutti i caduti che vi guardano, per i sacrifici compiuti in 4 anni di guerra onorata. Questo è il vostro sacro dovere: ViY:i l'Italia! Soldati Italiani, dopo il fallito tentativo di consegnare l'Italia allo sterminio completo, Badoglio fa tutti gli sforzi per istigarvi a sconside· ratezze, volendo così mettere a pro,·a il suo personale attaccamento agli altri suoi traditori. Egli tenta e tenterà anche nel futuro di influfre su d i voi e di tirarvi dalla sua parte. Ora vi · facciamo vedere la insostenibilità di uno dei suoi argomenti, dei quali egli si vale per creare in voi dei conflitti di coscienza. Lo stesso Badoglio, il quale davanti a tutto il mondo, nella maniera più vile, ha mancato alla sua parola di combattente ,a fianco del suo alleato germanico fino alla vinaria finale ; lo stesso Badoglio tenta oggi, con parole ipocrite e farisaiche, di persuadervi come soltanto il Re avesse il diritto di sciogliervi dal giuramento che già avete prestato. Noi germanici vogliamo menervi in vista la presa di posizione dei soldati italiani più grandi. Il maresciallo Graziani, l'eroe di innumere· voli combattimenti disse letteralmente nel suo grande discorso diffuso dalla ramo : E' con dolore e profonda tristezza che io · debbo notare come il Re e la su a Casa non possono salvarsi in questa drammatica e dolorosa vicenda. Gli annali millenari del popolo italiano non conoscono Re che al momento del pericolo abbiano abban·donato la loro gente per rifugiarsi tra il nemicÒ. DOCUMENTO N. 193

COMANDO R. MARINA STAMPALI,\

Stampalia lì, 18/9/1943 Al Comando Superiore FF.AA. Egeo Comando Zona MM. dell'Egeo

N. 01517 di Prot. ARGOMENTO: Incursione aerea nemica sul porto di Maltezana • 17 Sett. 1943. Segreto. Alle ore 15. 10 circa del 17 Settembre, un bimotore terrestre indistinto proveniente dalla direzione S.E. puntava decisamente sulla zona


607 del porto di Maltezana e dopo una rapida picchiata, che lo portava a b:issa quota, attacca\·a con fu oco di mi tragliera la barcaporta G.M. 21 4 sganciando contemporaneamente una bomb.; che colpiva la bitta dell'unità ed esplodeva in m are. Non avendo potuto scorgere i segni distintivi, non veniva aperto il fuoco contro l'attaccante. In un secondo attacco allo stesso obiettivo rinnov:w:i il m itragliamento e sganciava una seconda bomba d:i bassissima quow cozzando contro l'alberetto della stessa unità e provocandone la rottura nella violenza deil'urto. In questa seconda fase svoltasi a circa 10 metri di altezza dal mare, alla quale seguiva una rapida impennata, interveni,·ano per brevissimi istanti le batterie e.a. e n. 2 mitragliere da 20 mm. Contemporaneamente alla reazione, o per effetto dei colpi centrati o per effetto dell'urto contro l'alberetto della barcaporta, l'aereo esplodeva in aria precipitando in mare. Dai relitti rinvenuti, tra cui cifrari e giornali d i navigazione. s1 poteva accertare trattarsi di un veli volo britannico, e più precisamente di nazionalità Sud-Africana. Nessuna v1ruma tra il personale della Regia Marina, e danni insignificanti al materiale. Il Cap. di Corvetta Com.te f.to (Bruno M A1tCARucc1 R1cc1N1) DOCUMENTO N. 194

22/ 9/ 1943 Mariegeo Lero

16/ C

ODD

RT

Marina Stampalia 61615 - Cau sa vento forte nota ca nnoniera arato su ancora toccando fondo :ilt Scafo già danneggiato durante azione pro· dotta via acqua con alla.gamento locali alt Ricupero presentasi incerto

-

184022/204022.

.

DOCUMENTO N. 195

18/9/'43

19C

Marina Lero Marina Stampalia 32123 Riferimento vostro relecifrato 081518 et 091018 alt Mezzo sbarcato isola Stampalia Motocannoniera con circa 50 uomini catturati senza resistenz.1 alt Seguenti circa 40 naufraghi at· tualmente costa nord isola ricuperati alt Motocannoniera benché colpita est condizioni navigabilità con proprio equipaggio tedesco purché scor· tata alt Personale massima parte ferito alt Convoglio due piroscafi incen· diari et affondati alt Motocannoniera est tonnell:ne 500 circa alt 102018.


608 DOCUMENTO H. 196 DA COMILES LERO AT CoM IL ES

SAMO

lì 18/9/43 4017 - Attacco aereo navale su Stampalia presumo unita attaccanti 3 cacciatorpediniere l piroscafo arm;ito lasciato in fiamme nord isola alt Nessun danno ne~suna vittima alt D'urante notte piccolo piroscafo apprcdato porto Santa Foca con piccolo reparto gem1anico Stato d isposto fermo nave et cattura reparto Stamane ore 9.47 partita da Lero per Starnpalia motosilurante 523 (•) per portare eventuale aiuto. f.to Mariegeo Lero 112018

(•) Errore di trasmissione o di copiatura deve intende rsi Ms.

12

e Ms. 23.

DOCUMENTO N. 197 DA COMANDO D 1vISIONE

Fn.

<< CuNEO

»

AT M ARIECEO Luo

P.M. 62 lì 18/ 9 / 43

Ordino presidio Stampalia resistere ad ogni costo alt V ieto m odo assoluto trattare resa alt Comunicare urgentemente se occorrono rinforzi alt. f.to Gen. SoLDARELLI 113018 DOCUMENTO N. 198 DA C oMANDO D1v1s1CNE

FTR

e CUNEO

ii

AT MARIECEO LERO

P.M. 62 lì 18/9/43

Appena possibile comunicate situazione Stampalia alt. f.to Gen. SoLDARELLI 113018 DOCUMENTO N. 199

D\

COMANDO D1v1s 10NE

Fn « CuNEO ,,

AT MARI EGEO LERO

P.M. 62 lì 18/9/43

Comunjc::itc radio Stampalia che primi dieci minuti ore dispari sarà chiamata da Radio Samo su stessa lunghezza onda seconda dieci r:1inuti ore dispari con nominativo ORS alt Inizio collegamento ore 21 di oggi 18 corr. alt Assicurare alt. f.to Mariegeo Lero l 730 l 8


609 DOCUMENTO N. 200

D.\

:"viARIEGEO

LERo

AT EGWMJL SAMO

lì 18/9/43 257 1 Trasmessa vostra nota a Stampalia alt Quaniere Generale inglese per isole italiane dell'Egeo qui residente habel inviato Stampalia primo nucleo rinforzi CO!) ufficiale superiore inglese alt. f.to Mari egeo Lero 234018 DOCUMENTO N. 201 DA

MARIEGEO

LERO

AT EGEOMIL SAMO

ll 18/9/43 Piroscafo armato tedesco catturato verrà condotto sotto scorta :it Lcro questa notte con prigionieri alt. 234018 DOCUMENTO N. 202 DA CoMAJs'DO D1v1s10NE e CUNEO AT

>

M.u1NA Luo

p.c. PAPA ET

AT UEOMIL -

0PUAZI0Nl

lì I O Settembre 1943 ore 10.40 Trasmesso ore 10.50 P.M.62 -

1'otizie da Nicaria danno presidio Evdilos sopraffatto Cl presidio Rachcs attaccato da forti form azioni ribelli alt. Per invio rinforzi occorre immediato invio Tigani motozattere et cacciatorpediniere nonché di aereo per ricognizione cl spezzonamento alt Prego assicurare alt Generale So)darclli. DOCUMENTO N. 203 D A COMANDO D1v1s10NE e CUNEO

>

AT MARP.-IA LERo ET p.c. PAPA

AT EGEOMIL -

0PERA210N1

lì 1O Settembre 1943 ore 11.35 Trasmesso ore 11.39 P.M.62 -

Presidio Raches sopraffatto Ribelli impadronitisi armi automatiche minacciano S. Kirico - Est urgentissimo avviamento mezzi richiesti, in

41.


610 particolare prego avvia re imme<liatameme aereo Tigani per procedere 10· tanto r icog nizione et azione mitragliamento o spezzonamento Nicaria at· teso arrivo rinforzi alt Generale Soldarelli.

DOCUMENTO N. 204

MARCONIGR!.MM.~

11 Sett. 1943 • ore 18.20 DA CoMJLES SAMO AT MARINA LERO Dovendo concentrare truppe et mezzi Sporadi et Cicladi da isole minori at maggiori prego comunicarmi numero et capacità natanti che codesto Comando può mettere a disposizione alt. Grad irei invio Samo ufficiale marina per concretare quadri imbarchi et or<lini operazioni alt. f.to Generale Sot.DAR.ELLI 181511

DOCUMENTO N. 205

D A CoMru:s LERo AT CoMrLES SAMO Riferimen to vostro gruppo orario 18151 1 alt Prego rivolgere richiesta at E geonul Alt.

192511

DOCUMENTO N. 206

DA COMANDO Drv1 s10Nt <CUNEO> AT REGIO GovERNO o'ITALIA PALERMO (1) P.M. 62 · lì 11 sett. 1943 L'isola d i R odi essendo stata occupata dai Tedeschi, ho p reso il co· mando d elle Cicladi, delle Sporadi Meridionali e delle isole del Dodecaneso non occupate dai Tedr.schi alt Missione militare inglese si trova qui alt Ho dato ordine alle truppe di respingere ogni att:icco alt Prego sta· bilire una comunicazione r.t. con la nostra stazione A/350 con la ]un· ghezza d 'onda che indicherete alt. Il Comandante la Divisione < Cuneo l> f.to (Gen. M. Sot.DAR.ELLI)

( I) Questo indirizzo è un nuovo segno delle incertezze esistenti presso i Comandi pcri(erici sulb situazione generale nei primissimi giorni di regime armistiziale.


611 DOCUMENTO N. 207 MAACOJ'; IGRAMMA

DA CoMAi-Do D1vrs10NE FTR.

< CuNEO >

AT MARI:-<A Lno

P.A. N. 1/1444 di prot. P.M. 62 - lì 13-9-1943 Per applicazione clausole arm1st17.10 et scopo richiedere trattenimento mezzi difesa isole commissione inglese chiedo elenco na\·i esistenti isole dell'Egeo dipendenti zona militare marittima Egeo spe:::ificando per ciascuna dislocazione classe guerra o mercantile - nome - tonnellaggio velocità - carburante disponibile - per impiego mezzi stessi risposta immediata alt. 123513 f.to Gen. S01.DARE1..Lt DOCUMENTO N. 208 MARCONIGRAMMA

DA COMANDO DIVISIONE

< CUNEO >

AT MARINA LERO

N. 1/ 1447 di prot. P.M. 62 . lì 13·9·1943 Pregasi inviare urgenza elenco richiesto con 1/ 1444 alt. f.to Gen. SOU>AR ELLI 171013 DOCUMENTO N. 209 DA AT

Co.MANDO Isou Lno CoMANDO D1v1sI0NE « Ci.rNEo »

lì 13-9-43 ore 15.10 Riferimento vostro I/ 1444 alt Giunta missione inglese inviata di· rettamente da Generale Wilson per accordi armistizio riguardante Lero et zona M.M. alt Missione riparte subito per riferi re al Comando supe· riore missione alt. Tr. al n. 311/S f.to Comanda nte Isola Lcro 141813 DOCUMENTO N. 21 O DA CoM ILES

LERO

A CoMILES

s. . MO lì 14-9-43 ore 01.20

Comiles Lero 0327 riferimento vostro 1/1444 corrente 13 alt Notizie richieste sono state date at Commissione attualmente qui presente alt 010514


612 DOCUMENTO N. 211

DA SAMO A COMANDO SUPREMO

14 Settembre 1943 Seg uito caduta Rodi giorno 11 ho assunto comancìo scacchiere Egeo punto Sono a Samo dove giunta Missione- inglese punto Ho con me du~ btg fanteria, rgt artiglieria e reparti divisionali in complesso saldi; legione milizia infida punto Collegamenti difficili altre isole <lì cui cerco controllare situazione come posso punto Segue lettera punto. f.to Gen. SoLDA~ELLI DOCUMENTO N. 212

DA CoMANDo D1v1s10NE FTR. < CuNJW > AT COLONNELLO GINO P.M. 62 . lì 13-9-1943

N. 1/1448 <li prot. Per colonnello Gino Decifri da solo Prego comunicare Missione militare tedesca eh~ obbediente armistizio firmato con Nazioni Unite et essendo in attesa applicazione clausola n. 8 relativa richiamo Italia, non ritengo necessario né conveniente aderire colloquio alt Dite ciò co~ parole vostre senza leggere alt. Gen. SoLDARELLl 184513 DOCUMENTO H. 213

DA COMILES L ERO AT CoMILES SAMO

lì 13-9-1943 - ore 22 n. 68856 alt.

Informasi che Sira tratta con tedeschi favorevolmente alt.

Tr. al n. 312/ S. f.to Comiles Lero

214613

DOCUMENTO N. 2 I 4

DA COMANDO D1v1s10NE FTR. « CuNEO > AT COLONNELLO GJNo n. I/1449 di p rot. P.M. 62, lì 14-9-43 Riferite urgenza risultati comunicazione cui tele tedesca et atteggiamento da voi assunto in merito alt.

1/ 1448 aÌ: missione

f.to Gen. SoLDARELLI 084514


613 DOCUMENTO N. 215 D....

COMANDO D1v1s10NE FTR .

«CUNEO >

AT CoMJLEs SJRA

P.M. 62, lì 14-9-43 K

I / 1452 di prot.

Prego risposta immediata mio tele l /1449 odierno alt. f.to Gen. SoLDARELLJ

190514

DOCUMENTO N. 216

Te!. 1466/0P Non ho ancor3 comunicazioni con Cicladi dove inviato ufficiale mis· sione segreta per studiare possibilità riconquista ove occupato da tedeschi alt truppe inglesi rinforzato presidio Coo complessivamente 200 uomini et 6 aerei caccia alt giunto Samo 40 uomini commandos alt altre isole tranquille alt Legione milizia dimostra reaJe comprensione situazione con· tingente alt consistenza Coorte non desta preoccupazioni alt. SoLDARELLJ 22301709 DOCUMENTO N. 217 Col\.LU.'DO

S U PREMO

Reparto Operazioni

N. 1267 / C.S. di prot. P.M. 167, 19 Sen. 1943 OGGETTO:

Situazione scacchiere Egeo. Ar Generale Soldarelli Com.te FF. AA. Egeo

Ho preso v1s1one della vostra relazione sulla situazione nello scac· chiere Egeo, inviatami con foglio ·1/ 1424, del 14 corrente, ed approvo pienamente linea di condotta che avete seguito e state seguendo per sai· vaguardare i nostri interessi nella difficile situazione politico militare prodottasi in Egeo dopo la conclusione dell'armistizio. Conto su di voi per b continuazione energica dell'opera così bene iniziata, intesa a rinsaldar<.: la nostra occupazione e ad estenderla, appena possibile, in collaborazione ::on le forze degli Alleati, alle altre isole ca· dute in possesso dei germanici. Porgete il mio saluto ed il mio elogio ai vostri bravi Ufficiali, Sot· tufficiali e truppe delle tre FF. AA., che si sono dimostrati perfettamente all'altezza del compito loro affidato. 11 Capo di Stato Maggiore Generale f .tO AMBROSIO


614 DOCUMENTO N . 218 DA

Co~tA.'100

AT MAJU NA

D1v1s10NE

Fn. < CuNF.o >

Luo

n. I/ 1450 di prot. Prego chiedere missione inglese se in caso necessità est possibile richiedere immediato intervento su S:imo caccia inglese da Coo alt. Comunicate se codesta missione inglese verrà qui alt. f .to Gen. SoU>ARELLI 110014 DOCUMENTO N. 219 D A COMILES LERO AT CoMI LES SAMO

n. 05051 alt.

n· 14-9-1943

· ore 21.50

Missione non verrà perché sara inviato cosrà generale inglese da Por· tolago alt. Caccia Coo ancora non installata alt. Informerò Missione aeronautica attualmenre Coo del vostro desiderio alt. Mittenre il Comandante dell'isola di Lero 204014. Tr. al n. 315/S DOCUMENTO N . 220

DA CoMA.'IDO AT C0Mr1..Es

D1vis10N1:

Fn.

< CUNEO>

Luo

n. 1/ 1456 di prot. P.M. 62, lì 15/9/ 1943 Su accordo con generale Arnold capo missione inglese ordino che per domattina 16 corrente due m otozattere siano inviate T igani per trasporto operativo !caria alt. Rientre ranno a trasporto ultimato preved ibilmente 17 corrente al t. f.to Gen. SoLDARELU 203015 DOCUMENTO M. 221

DA CoM1u:s LEilo AT CoMILEs SAMO

lì 15-9-194~ ore 23.15 . .

Riferimento vostro 1456 odierno punto Zattere sono m avaria alt. Pregasi comunicare quantitativo materiale personale da trasportare per d isporre eventualmente altri mezzi alt. f.to Mariegeo Lero 2255 15


615 DOCUMENTO N. 222

DA COMANDO D1v1s1oi-1:. F TR. « CuN,o > AT MARIEGEO LERO

lì 26-9, l 943 N. l / 1509 alt. Per portare soccorso militari in accordo con Comando inglese è stato im·iato da aui Mv. armato alt. M v. trovasi avaria San Chirico Nicaria alt. Prego i~viare in giornata a San Chirico d ra!2amine veloce per rilevare equipaggio et proseguire missione alt. Assicurare alt. f.t o Gen. So1.DARELLI 112026

DOCUMENTO N. 223

DA MARIEGEO LERO AT COMILES SAMO A li. 259

lì 28-9-1943 ore 2 74332 Per Generale Soldardli. Riferimento vostro 1/1512 alt. Non avendo questo Comando mezzo disponibile est stato interessato Comando inglese per quanto forma oggetto vostra richiesta cui tele 1/1 509 alt. f.to Mariegeo 230127

DOCUMENTO N. 224

At Mariegeo -

Nota per Ammiraglio Mascherpa a lt.

Stante notizie confuse prego ,possibilmente tenermi corrente siruazione alt 101013. f.to Generale SoLDARELLI DOCUMENTO N. 225

At Ammiraglio M2scherpa Siamo in contatto con Meneghini , he comunica situazione ottima alt Altre notizie confermano che combattimenti sono localizzati parte cent rale isola alt Confido ottimi risultati alt. DOCUMENTO N . 226

Nota al Capitano di Fregata Meneghini -

Baia d i Parreni Lero -

Prego notizie situazione alt 164014. f.to Generale SoLDARELLI


616 DOCUMENTO N. 227

l /2 telegrafo

ricevuto ore 09.20

Per Generale Soldarelli Comunicazioni con Ammiraglio interrotte alt. Tedeschi sbarcati baia Glifo et Alinda hanno occu pato monte V~ detta et prossimità batteria Ciano alt. Par;;cadutisti disce;i su Santa Ma· rina alt continuano combattimenti ma q ui Parteni mancano notizie alt. f.t0 Capitano di Fregata MENEGHINI DOCUMENTO N. 228

DA LERO PARTENI

1/2 telegrafo

ricevuto ore 14.45

Nota per Generale Soldarelli alt Nella zona Parteni mancano noti· zie ufficiali alt si ode combattere in continuazione alle pendici di Monte Clidi alt si d ice che paracadutisti siano stati annientati tutti, alt Qui siamo sotto continuo bombardamento aereo alt Comando inglese est sicuro et fiducioso alt. f.to Capitano di Fregata MENEGHINI DOCUMENTO N. 229

DA Luo P.uTENI

1/ 2 tdegrafo

ricevuto ore 08.00

Per Generale Soldarelli alt Questa mattina v1 e stato tenta tivo di sbarco con 3 motozattere alt Abbiamo visto affondarne una e le altre si ritiene si siano ritirate oppure hanno gira to verso baia A linda alt Ripresa grande atti,·ità :ierea nemica alt. f.to Capitano di Fregata MENEGHINI DOCUMENTO N. 230

DA L'ERO PARTENI l /2 telegr:1.fo

ricevuto ore 11.45

Per Gener:1.le Solda relli alt Stanno svolgendosi combattimenti Monte Raki et linea litoranea Alinda alt. F.to Capitano di Fregata MENEGHINI DOCUMENTO N. 231

Nota per Comand~nte Meneghini Prego notizie Vedetta alt Gener:1.le Soldarelli.


617 DOCUMENTO N. 232

DA LERO nota r:idiorclegra1ista R.M. ricevuto ore 03.45 Paracadutisti nemici stanno scendendo alt conti nua ancora lo sganciamento alt è stato mobilitato il personale disponibile per catturarli alt Per ora non sono nelle nostre linee al t Vi terrò informati alt. DOCUMENTO N. 233

1/2 Radio marina

rice\·uto ore 15.00

Per Generale Soldarelli alt Dare notizie subito Comandante BoRCHI

143516. DA LERo PARTENI

1/2 telegrafo

ricevuto ore 16.30

Per Generale Soldarelli alt Zona nord situazione immurata alt continua attività aerea alt. f.to Comandante MniEcmN1 DOCUMENTO N. 234

At Comandante Meneghini Lero Pregovi comunicare come giudicate situazione generale isola ah 101016. f.to Cost:imaggiore e Cuneo> (1) DOCUMENTO N. 235

At Comandante Meneghini Lero Pregovi possibili notizie combanimenti zona centrale isola alt. f.to Costamaggiore e Cuneo ,, DOCUMENTO N. 236

DA LERo P.uTENI

1/2 telegrafo

ricevuto ore 12.40

Prego incaricare Nicaria fare servizio scoperta et comunicarmi indipen<lentemente da comunicazioni at Mariegeo tramite Samo ogni avvistamento interessante alt. f.to Capitano di Fregat:i MENECHJNJ ( I) Capo di Smo Maggiore.


618 DOCUMENTO N . 237

DA Luo ricc:vuto ore 18.35 1/2 telegrafo AT CoMILES lcARIA Pregasi disporre che vedetta R.M. di Capo Papas e Campo Fanari comunichino a questo Comando indìpendentemente da Mariegeo ogni avvistamento intere~same alt 172515. f.to CosTAMAGGIORE « CuNEO » DOCUMENTO N . 23 8

AT CoMANDANTE MENEGHINI Interessato Comando Icarìa per Vostra richiesta circa segnalazione ogni avvistamento interessante alt 173015. f.to CosTAMAGGIORE « CuNEo J> DOCUMENTO N . 239

DA SAMO A CoM,<.:-mo SUPREMO N. I / 1725 - Caduta Lero ha profondamente inciso su morale truppa alt lnsuffice nz., forze mancanza assolut_a artiglierie contraeree impossibi· Jità da parte britannica di appoggio aereo rendono situazione Samo in· sostenibile a molto probabile attacco ak Prima che e venti precipitino è mio do\·ere rappresentare convenienza tentare ritiro (via Turchia Massax>) divisione Cuneo che ancora salda potrebbe in Italia ,·alidamente combat· tere per propria terra alt. Geo. SoLDARELu 18201 711 DOCU MENTO N . 240

COMANDO

FORZE

Ec::1:.0

17-11 -1943 Mio caro Generale Scrivo per informarvi che i risultati della nostra conferenza sono stati segnalati subito al Quanier Generale Medio Oriente. I n segufro ho ricevuto ordini di reca rmi immediatamente al Comando Medio Oriente per una conferenza. Perciò doyrÒ partire subito e prenderò l'opportunità per rappresentare in persona la situazione di Samo. Durante la mia assenza il Comando di tutte le forze terrestri sull'isola ric~1drà sul brigadiere R. Baird, attualmc:nte governatore milita re britan· nico e che voi già conoscete. Spero poter ;imuovere tutti i prigioni~ri di guerra tedeschi questa sera. In mia assenza spero che voi vorrete dare al brigadiere B:iird ogni assistenza e che farete del vostro meglio per mantenere il morale e lo spirito comb:ittivo della vostra divisione al più alto punto.


619 Potete restare assicuraw che farò d i tuno per ottenere il massimo aiuto alla nostra causa. Sinceramente vostro f.to HALL • Maggiore Generale DOCUMENTO N. 241

DA SAMO A COMANDO SUPREMO N. 1/li55 - Truppe inglesi hanno ricevuto ordine cvncuare Samo alt Kessun aiuto est ormai da attendersi alt In queste condizioni non est possibile sostenere attacco tedesco perché truppa già moralmente scossa per caduta Lcro non reggerebbe nuova situazione a lt Popolazione ciyile attribuisce a presenza truppe causa attacchi aerei terroristici in corso su centri abitati c:t im·oca allontanamento di esse alt Esaminata situazione con Comando inglese abbiamo concordemente deciso rientro Italia via Turchia alt Per inizio movimento attendo risposta da autorità inglesi An· kara interessate direttamente eia Comando inglese alt Non ho altra scelta per impedire inevitabile lotta (fratricida) al momento attacco aie 19001911. Generale SoLDARELLJ DOCUMENTO N. 242

DA Co?-rn.ES Lno AT COMIUS SAMO 10 settembre 1943 ore 19.30 Con comunicazione ore 18.30 circa vedetta Capo Papas segnaJa che banda ribelli intima resa et ccnsegna armi. CoMI LES LF.RO 194010 DOCUMENTO N. 243

DA CAPO PAPAS AT Co~uus SAMo 10 settembre 1943 ore 20.51 Intercettato da Rodi per P. Lago 32° Capo Settore Lcro - Ore 19.00 giunta ambasciata per resa chiediamo immediato soccorso. CAPO PAPAS DOCUMENTO N. 244

DA COMILES LERo AT COMILES SAMO IO settembre 1943 ore 21.15 Riferimento telegramma di Capo Papas ore 19.00 alt. Ho ordinato at vedetta distruggere stazione radio documenti et archivio. COMJLES LERO

210710


620 DOCUMENTO N. 245 D,., CoMJLES kARlh AT COMJLES SAMO

11 settembre ore 21.30 Situazione generale im•ariata alt intenzioni ribelli ancora immutate però atteggiamento nostro stabile con fronte prudenziale alt causa condizioni mare impedito sbarco costa nord alt necessario orient.u-e direzione movimento sud nord alt rinforzata stazione marina Fanari alt accertato· mi efficienza difesa et elevato morale presidio alt ho impartito dìsposizioni per fronteggiare eventuale attacco alt conto iniziare movimento verso posizioni presidi:ne ribelli prime ore domani alt causa avaria scafo conseguenza mare grosso comandante motozattera propone rientro diretto Lero questa sera et chiede autorizzazione Lero alt pregasi provvedere et dare istruzioni alt. f.to Col. P1R1;.rrr 201011 DOCUMENTO N. 246

DA C OMANDO D1vrs10NE F TR. «CUNEO, AT CoMILES Ic11RJA eT CONSOLE PtRETT!

P.M. 62 · lì 12-9-1943

N. 1/ 1439 alt Ultimate operazioni et recuperate armi predisponet~ trasferimento rutto presidio at Sarno alt. f.co Gen. SoLDARELLI 021512 DOCUMENTO N. 247

DA COMIU:S Ic... RIA AT CoMANDo

D1v1s10NE « CuNEO >

12 settembre 1943 • ore 13 1062 Seguito vosrro I / 1439 urgenza dare disposizioni circa reparti marina di Capo Papas et Panari alt.

f.to Magg.

c... PURRO

120012

DOCUMENTO N. 248 DA COMANDO D1v1s10NE FTR.

«CUNEO>

AT MARINA L ERO

P.M. 62 • lì 12-9-1943

1/ I441 alt Ritengo opportuno nnrare presidio isole Nicaria et Fumi alt ,poiché con detto provvedimento vedette R. Marina rimarrebbero isolate prego vostro p:irert circa eve ntuale ritiro alt. f.to Generale SoLDARELLJ


621 DOCU MENTO N. 249

DA MARIEGEO LERO AT EcEOMIL s .~MO

lì 19-9-43 1020 -

Inform;isi che personale della stazione vedetta di Capo Pa· pas (!caria) est r ientrato base senza vestiario senza armi, senza munizioni a pparati m ateriali di arredamento et strumenti ottici perché asportati da ribe!Ji greci alt. 100019 MARIEGEO LERO DOCUMENTO N . 250

DA MARIEGEo LERo AT CoMILES SAMO

lì 20-9-43 14018 Dovendo riaprire S.V. Capo Pap,is seg uito richiesta autorità mi· Iitare inglese pregasi indicare se situazione isola Nicaria permette invio p ersonale et materiale alt. 185220 MA1uEGEO Luo DOCUME NTO N. 251

DA M ARIEGEO LERO AT COMILES SAMO

lì 29-9-1943 ore 02.00 Domenico per Capo Papas per ripristino Stazione vedetta alt. Informare Comando in glese alL 224328 N OTA . -

Domenico è il nome di un Mv.

DOCUMENTO N. 2 52

DA CoMrLES N1cARIA AT MAGGIORE BATTI COMANDO D1v1s10NE « CuNEO ,> Alcuni militi d'accordo con q ualche capo hanno intenzione di spa· rare contro mezzo con truppe inglesi in arrivo a Nicaria prego avvertire Comandante nove per cambio rotta alt io tenterò avvenire nave m ezzo vedetta Capo Fanari a lt. f.to B1uorrr DOCUMENTO N. 253

DA EcEOMIL LERo AT COMILES SAMO

lì 3O sett. 1943 · ore 08.30 PAPA

N. 482 l alt Riferimento vostro 1/ I561 corrente 25 alt Motoveliero S. Domenico avv icinatosi stamane Capo Papas Nica ria per sbarcare personale


622 stazione ,·edctta est stato fatto seg no fuoco mitragliera alt Motoveliero rifugiatosi Furni alt. Prego comunicare urgenza situazione isola d i Icaria et se possibile impianto stazione vedetta P:ipas alt. 11 5829 f.to EcEOMIL DOCUMENTO N. 254

DA COMILES L ERO CoMILES SAMO

•.o.T

lì 3-10-1943

Mariegeo Lero 0394 at ore 050004 giungerà at Capo Papas Mv. Do-

menico con personale per rimettere in efficienza stazione vedetta alt. Prego dare opportune disposizioni.

180503 DOCUMENTO N. 255

OD RT S.M. 16 10-9-1943 MARINA LERO MARINA S1RA 06860 Per Comandante Mascherpa P rego not1z1e attuale situazione Rodi et Lero qui ieri dimostrazione lieve celebrativa un morto civile oggi tornata cal~a. 112510 BZ DOCUMENTO N. 256

10-9-1943 . MARINA L ERO 27983 Per Comandante Navone alt. A Rodi stanno guerreggiando situazione confusa alt A Lero calma.

185210 DOCUMENTO N. 257

DA CoMILES SIR.•. AT COMILES SAMO Situazione ge nerale immurata. f.to Col. GrNo

162011

DOCUMENTO N. 258

D A CoMJLES S1RA AT COMIU:S SAMO 90i1/C At Egeomil operazioni et Comando Divisione Cuneo. Riferimento atteggiamento tedesco Thermià pregasi comunicare quale deve essere comportamento verso tedeschi dislocati nostri presidi ah. f.to GINo 103011


623 DOCUMENTO N. 259

DA CoMANDO D1v1SWNE FTlt. (.CUNEO> AT CoMILES SrRA N. I / 1438 di prot.

P.M. 62 lì 12 Scrt. 1943

Ritirare presidi piccole isole conc,entrnmento battaglioni 7° Santorino Nasso Sira alt. Provvederò ritirare Samo III/8° Resistete a qualsiasi tentaùvo da parte tedesca alt. assicurate alt.

DOCUMENTO N. 260

DA CoMILES S1RA CoMILEs SAMO

AT

11 sett. 1943

1992 Trasmettesi seguente telegramma pervenuto da Comiles Thermià alt. Inizia: Comandante distaccamento · tedesco presentatosi per avere in consegna nostre armi alt. Hanno già circondato caserma et Comando alt. Mancanza altre istruzioni ore 17 inizio ostilità alt. G.O. 1411 Zeni alt. f.to CoMILES S1u

154611

DOCUMENTO N . 261

DA CoMlLES SIR.A AT CoMILES SAMO

1996 Comiles Serifo ccmunica: ore 22 ottenuto collegamento con isola Thermià alt. Forze tedesche sono sbarcate punta S. Stefano con 2 dragamine alt Hanno at seg uito 4 mortai e tengono immobilizzato nustro presidio alt. f.to GINo

001512

DOCUMENTO N. 262

DA CoMILES SIR..\ AT COMILES SAMO

12 sett. 1943 · ore 2 1995 per _Egeomil et p.c. Comando Divisione Cuneo. Ad evitare che piccoli presidi Tino et Micono seguano sorte Thermià chiedo autorizzazione farli rientrare alt. 002812 f.to GtNO


624 DOCUMENTO N. 263

DA CoMILES S1RA AT COMANDO D1v1s10NF. « CuNEO » 12 sett. 1943 • ore 11.30

K. 2006 alt. Comando isola Zea: imminente anacco aereo navale. f. to G1No

100012

DOCUMENTO N. 264

DA COMILES S1RA AT COMILES SAMO 9077 /C per Comando Divisione Cuneo Prego comunicare se presidi JII/8° di Tino et Micono Yerranno pure concentrati Samo alt. f.to Gmo 111012 DOCUMENTO N. 265

DA CoMILES S11u AT COMILES SAMO 12 sett. 1943 • ore 19 2014 Continuo sorvolo formazioni tedesche alL f.to G1?-,o

181012

DOCUMENTO N. 266

DA CoMILES S1RA AT CoMJLES SAMO 12 sett. 1943 • ore 19.30 2015/C Prego <lare riscontro mio telegramma n. 9077 /C relativo presidi Tino et Micono alt. 182612 f.to GtNO DOCUMENTO N . 267

DA CoM1u:s S1RA COMILES SAMO N . 2021 di prot.

AT

lì 13-9-1943 · ore 08.30 Non avendo notme presidi III/8° per note interruzioni radio tele· grafiche preg:isi comunicare se est stato .provveduto per loro ritiro alt. f.to GrNo 070013


6r_) DOCUMENTO N. 268 DA

CoMJLES SIRA

AT CoMILI.s $AMO

lì 13.9.1943 · J 0.20 N. 2023 di prot. alt. Concentramento presidi isole stabilito nelle isole maggiori come vo· stro ordine est stato ostacolato da mancanza adeguati mezzi trasporto alt Dite se abbandonando isole debbono essere restiruite armi precedentemente ritirate at greci alt. f.to Gmo 090013 DOCUMENTO N. 269 DA COMI LES SIRA AT CoMrLEs SAM O MAR1N11

Luo

lì 13·9·1943 · ore 12.30 Per Comando Divisione Cuneo Trasmenesi seguente telegramma pcrvenut0 da Andros alt. N. 310 alt pregasi indicare con 4 ore anticipo arrivo mezzi marina per trasportare lll/8° ~amo alt Banaglione est. in Yia coocentramrnto porto Andros alt Firmato Mela alt. G1i,;o 100013 DOCUMENTO N . 27 0 COM.A}-.-00

MARINA

P.M. 162. lì ll -9·1943

458 Prot. n. 3640 Bart. Vespucci Batt. Mitragl. 0.0.K. XI Squadr. Mas Capo Settore Canriere Nave Gallipoli Nave A/bona

Batt. Sud 2• Squadrag. Iralduip Maridist Marinferm Nave Otranto N ave Rovigno

Argomento: Spari di fucile e bombe a mano. Trascrivo per la rigorosa osservanza il foglio n. 9055/C in data odierna di Comiles Sira. d'ordine Il Tenente di Vascello Comandante in 2• F.to Rosario S CALCJOSE Malgrado gli ordini pr~ccdentemente impartiti continua la quotidiana sparatoria da parte di individui isolati, di sentinella e di pattuglia; lanci


626 di bombe :i mano, colpi di fucile sparati non si capisce se per paura, per insulsa spa\'rtlderia e p,er quale altro mori-,o non giustificato, si sentono in tutte le ore della giornata. E' una forma di indisciplina che va stroncata con ogni mezzo, è una provocazione continua all'elemento locale ed un invito alla reazione che abbiamo il dovere di evnare. 1 Comandanti di Reparto, i Capi Ufficio, gli U fficiali tutti riuniscano i propri dipendenti, spieghino loro le ragioni che debbono indurre a non fare uso delle armi se non in caso d i necessità, si faccia considerare · che la cartuccia e la bomba sparata a casaccio può provocare vittime in· nocenti anche fra la nostra gente e danni alle cose nostre come si è già verificato: ben due vole le comunicazioni telefoniche sono state interrotte in seguito a perforazione di cavi telefonici. Si faccia inoltre considerare la necessità che lo sparo d'arma da fuoco costituisce per tutti un segnale d'allarme per evitare sorprese e per dare ]a certezza a chi è in pericolo di avere prontamente soccorso. Per ottenere lo scopo si adottino le misure ritenute necessarie, com· presa quella di non mandare in giro elementi non fidati e di fare il con· crollo delle cartucce e delle bombe all'uscita e all'entrata degli accan· toname nti. Chiunque veda un militare che spara senza necessità lo fermi e lo denunci. Non si consenta che circolino militari isolati.

Il

Colonnello

f.to

L,

Comandante G1NO

p.c.c. T.V. C. lgn:izio Caruso

DOCUMENTO N. 271

DA AT

MARI EGEO L ERO

COMILES $AMO

lì 17-9-43 MARJF.GEO LF.Ro 10011 riferimento YOstro tele 1/1454 alt. Da in· discrezioni tra operatori rt alt Per mancanza esecuzione m iei perentori ordini circa eventuale ripiego personale et mezzi navali alt Inoltre da tre giorni stnione rt non risponde alt. MASCHERPA


627 DOCUMENTO N. 272

D...

CoMILES

Ln.o

AT COMILES SAMO

lì 18-9-43 34656 Seguito mio telegramma 10011 corrente 17 punto Risulta anche dal telegramma numero 11440 corrente 13 di Marina $ira che trascrivo punto. Inizio messaggio alt. Riferimento vostro telegramma 11495 giorno l3 corr. trattative continuano favorevolmente ::ilt. Fine messaggio. 003518 f.to CoMILEs LERO DOCUMENTO N. 273 COMANDO

MARINA

458

P.M. 162, lì 11-9-1943 a T.V. Caruso e, per conoscenza, R.D. 35, N ino Chiesa, Piave.

Argomento: Disposizioni per la

za

sguadriglia.

URGENTISSIMO

Le unità dragaggio Nino Chiesa - R.D. 35 - Piave sono a vostra dipendenza come disciplina e ordine interno. Dace istruzioni comandanti uniformarsi ordini già a\·uti con mio foglio n. 3616 in data 9 corrente e seguenti. Nave Nino Chiesa resta piccolissimo alimento. R.D. 35 spento pronto :1ccensione 2 ore. D rag. Piave pronto. Acqua al completo Personale Viveri secchi per 8-10 giorni consegnato a bordo. Permettete uscita soltanto per urgenti const;nate necessità e in pattuglia di 4 persone armate - Chi circola isolato sarà arrestato. Spiegare alla gente che è nece.ssario indispensabile, dato attuale momento non creare incidenti con popolazione. Reagire solo in caso di ag· gressione e reagire con calma e serenità. Chi crea incidenti sarà arrestato ed eventualmente passato per le arm i. Nessuno deve sparare se non seriamente aggredito. Dal tramonto all'alba togliere le plance da terra. Tutti debbono essere a bordo. Servizio sentinella aumentato te nendo almeno un:i sentinella a prua e una a poppa. Personale pronto ad usare le armi di bordo. Prego spiegare bene alla gente quanto sopra detto insiste ndo sul1"argomento incidenti ed inutili spari che de notano viltà di animi, leg· gerezza e paura. Eventuali ordini mo\·imento navi sar;~ nno dati personalmente da sottoscriuo. G li ordini eventualmente dati da altre aut~rità non debbono es· sere eseguiti.

42.


628 Caso di attacco, da qualunque parte ,•eng:1, difendere la propria unità. Difendersi solo in caso ài aggressione. Allego copi;i ordine Comando M ilitare Cicbdi circa contegno. Assicurare. Il Capitano di Fregata Comandante p. c. c. f.to Ernesto N,WON'E

T. V. C. Ignazio Caruso

DOCUMENTO N. 274

DA CoMtLES S1RA AT COMILES

SAMO

I~ 13-9-1943 · ore 14.00 Trasmettesi seguente telegramma pervenuto da Andro: N. 304 alt Distaccamento tedesco habct ricevuto ordine di sparare su natanti in arrivo e partenza cui non est preavvis:ito movimento alt Dite come regolarmi et comportarmi anche in riferimento tele PA-PA odierno non cifrato firma to Biancheri alt. f. to G1No 112013 p. c. c. Il Maggiore f.to Michele Schfotu

DOCUMENTO N. 27S

DA CoMANDO D1v1s10NE Fn « CuNEO ll AT C oLOr,."NELLO GJNo

PAPA n. 1/ 1446 di prot. P.M. 62 · lì 13-9-1943 Riferimento vostro gruppo orario 112013 prego far ri petere da Andro et trasmettere in cifra at questo Comando telegramma pervenuto data odierna at Andro firmato Biancheri alt. p. c. c. f.to Gen. S 0 t.0ARELL1 154013 Il Maggiore f.to Michele Schintu

DOCUMENTO N. 276

15-9-1943 PA

SM / 15

PA

M ARINA L E'P.O

Mitt. Isola Andros - Privi nouz1e Sira da ore 19.00 giorno 13 alt Date Notizie alt Dest. Marina Lcro - 180015.


629 DOCUMENTO N. 277 D A MARI EGEO LF.RO .n EcEOMI L SAMO

lì 19-9-1943 (S.N.) Anàro occupata tedeschi 1en sera giorno 18. 230119 DOCUMENTO N. 27 8 DA CoMJLES N1cAR1A AT EcEoMI L SAMO

lì 23-9-1943 Da informazioni di borghesi di T ino si apprende che i piccoli piroscafi circondavano l'isola di Andro cannoneggiandola alt. Le nostre truppe si difendono accanitamente alt Fra u n'or:i parte da Tino una barca che tenterà forzare il blocco et approdare at Andro per raccogliere noti:z.ie alt Rispondete con urgenza qualora abbiate ordini da far pervenire at Andro tenendo presente che sergente Galucci est scomparso et perciò indirizzate at cap. magg. Prints alt Telegrafo !caria 190023. DOCUMENTO H. 279 DA EcEOMIL S 1u'-!O AT

COMILES ANDRO

lì 23-9-1943 N. 1/ 1548 di prot. Resistere finché potete poi datevi alla montagna alt Forniteci notizie alt Appena possibile provvederem o a ritirarvi alt.

Gen.

SoLDAltELLI

202023

DOCUMENTO N. 280 DA AT

COMILES COMANDO

A NDRO

« CUNEO

)l

lì 25-9-943 - ore 09. 18 Assediato Andro da mare e d:i terra alt Reparti tedeschi valutabili in 150 uomini hanno potuto prender·e terra e ci assediano dalle alture del paese Pratmu armi pesanti collettive fuori uso alt Occorrono mezzi navali idonei et aerei controbattere loro mezzi navali composti drag:1mine et motovelieri arm:ni alt La resisten za non potrà ancora farsi in porto andremo nell'interno dell'isola alt W il Re - W l'Italia T en. Col. MELA


630 DOCUMENTO N. 281 DA COMILES SAMO

AT Mtu · ANDRO

lì 25-9-1943 Resisti alt Sar:inno inviati aiuti alt.

DOCUMENTO N. 282

DA ANDRO - Trasmesso il giorno 28 settembre AT SAMO - R i-::evuto il giorno 29 alle ore 11.20. At comandante Italiano Generale Soldarelli -

S.o\MO.

Dopo aver resistito a forze preponderanti tedesche cd esaurite le munizioni mi sono rifugiato con quasi tutta la truppa sul monte Pat:ilà lu· nedì alle ore 11 alt Rimanenti uomini su altre montagne alt I tedeschi dominano la città di Andros fino a Petrofu e controllano la car· rozzabile di Lavrio alt Le artiglierie tedesche composte da cannoni e monai sono piazzate sulla collina di San Spiridione e dominano rurui la periferia della città alt La situazione è molto graye alt Siamo privi di armi, bombe a mano e munizioni alt M ancano anche viveri alt Velivoli ,·enovagliatori potrebbero rifornirci sorvolando a bassa quota il monte Patalà alt Tre fuochi rimarranno accesi sulle vene pili alte alt Per farsi riconoscere rii aerei lancer:mno tre razzi bianchi alt La città di Andros è semi distrutta dalJe artiglierie marittime tedesche a!t I tedeS<"hi stanno èepredando i nostri magazzini alt Anche i civili ,•engono privati dei Yiveri e minacciati a morte se tentano di approvvigionarsi alt Vengono pure costretti a rivelare i nostri rifugi alt Valuto i tedeschi a circa 250 uomini non bene armati alt Risulta abbiano portato ad Andros il bottino òi Sira alt Sono privo di stazione radio alt Perdite nostre accertate alle ore 11 di lunedì: morti · un sergente; feriti 15; prigionieri • 22 alt Due civili morti ah Situazione nostra molto precaria alt Sollecitatevi salvare Andros alt. Tcn. Col. MELA DOCUMENTO N. 283

DA CoMANDO D1v1SJO~ « CUNEO» AT TEN. COL. MELA

lì 29-9-1943 N. 1/1517 di proL Bravo alt In :mesa rinforzi resistete alt Giungeranno mun1z1on1 e viveri mezzo aereo Predisponete luogo lancio alt All'apparire degli aerei esponete la lettera T con teli bianchi cd accende te nelle vicinanze dei falò alt. Geo. SoLDARELLJ

160029


631 DOCUMENTO N. 284

DA EcEOMIL - LERo AT CoMJLES S,\MO

lì, 30-9-1 943 · ore 09. 15 N. 13924 alt Seguito mio telegramma 47663 odierno alt Tedeschi si presentarono Nasso pomeriggio corrente 22 con un piroscafo et due velieri armati et una motovedetta per ritiro uomini viveri et materiali alt Capitano Rustichdli finse acconsentire imbarcare per manino successivo du· rante notte ritirò truppa su monte alt Tedeschi allontanatisi dicendo che sarebbero tornati presto alt. 125029 EGEOMIL DOCUMENTO N. 285

o,.

CoMILES SAMO AT M.AJ\1EGEO LERO

OD

lì 28-9-43 l / 1514 alt Nostri sottufficiali qui giunti pro\·enienti Nasso riferiscono che isola est sgombra da tedeschi ah Prego inviare Nasso aereo et ordinare capitano Rustichelli comandante isola riunire tutti uomini riordinare reparti et disporsi a difesa io anesa d i ordini alt Prego assicurare alt. Generale SouMRELLI 13)52~ DOCUMENTO N. 286

o,. MARIECEo Luo AT CoMILES SAMO lì 28·9·43 . ore I9.30 4238 - Riferimento vostro 1/1514 odierno causa mancanza aerei sia italiani che inglesi disposto invio m essaggio at capitano Rustichelli a mezzo caicco inglese alt. 180028 MARIECEO DOCUMENTO N. 287

o,.

MARIECEo Luo AT COMILES SAMO

lì 29-9-1943 · ore 22

ODD. 27663 per Generale Soldarelli alt Giunto da Nasso con mezzo inglese capitano Rustichelli comandante quella isola per prendere contatto et ricevere ordini alt Sera 27 corrente


632 isob era S"ombr:i d:i tedeschi et 77 italiani ritirati su montagna pronti at resistenz~ alt Capitano attende ordini ait. EcEoMIL

122029

DOCUMENTO N. 288 DA COMILES SAMO /\T MARIEGEO PER CAPITANO

R V STlCHELl.1

P.M. 62, lì 30-9-1943 N. 1/1751 di prot. Sentito anche generale Brittorous ordino vostro rientro Nasso per riunire personale et resistere cgni costo alt Se impossibile resistere lungo co· sta portatevi montagna alt Comunicate urgenza situazione forza viveri et munizioni . lasso alt Saranno inviati rifornimenti alt. Gen. SoLDARf.LL! DOCUMENTO N. 289 DA M ARIEGEO LERO AT

C-0MJLI.S SAMO

Arrivato alle ore 19 del 30·9

N. 11400 alt Riferimento vostro 1/ 1751 odierno alt Personale già riunito reparti spostati su montagna alt lfi\·ierò situazione forza viveri et munizioni alt Dati appros~imativamente 600 uomini bastanti per reagire at attacco non prolungato alt Invio rifornimenti est difficile perché costa non può essere da noi tenuta alt Pertanto reputasi necessario aut inviare rinforzi con artiglierie per essere padroni · porco aut sgomberare isola riti· randosi su Samo o Lero alt Tenere presente anche che popolazione benché non apertamente ostile rifiuta appoggio alt a Amorgo situazione analoga alt. R USTJCHELLI 150530 DOCUMENTO N. 290

AT

CoMILES SAMO

lì 1-10-1943 MARI:EGEO LERO 7064 Comando inglese, non avendo per momento mezzo disponibile per Nasso, ha ritenuto opportuno inviare cosrà Capitano Rustichelli per rice,·ere direttamente ordini da V.S. et fornire maggiori spiegazioni alt Detto Ufficiale dovrà rientrare Lero in serata con stes· so Mas. Il Com.te Superiore Contrammiraglio Lu1c1

MASCH ERPA


633 DOCUMENTO N. 29 1

DA CoM1LE.S s .,:-ToRrso AT CoMILES s ..MO ODO

lì 29·9·1943

ore 14.30

N. 27 /B ah. Nostro collt·gamento con Amorgo interrctto causa esaurimento pile radio Amorgo alt.

DOCUMENTO N. 292

DA CoMrus SANTORJNO AT CoMrLES SAMO

PA lì 23-10-1943 • ore 2230 I05 / B -

72 militari IO battaglione già at Schinussa et Cufonisa sono

ripiegaù su isola di Amorgo alt. BRU1'0

191523

DOCUMENTO N. 293

DA CO}.fll.E.S SAMO AT CoMlLES SANTOR!'NO PER Co10NNELI.O BRUNO

lì 25-10-1943 n. 1/ 1539 di prot. ait. Est prevedibile: tentativo tedesco a breve scadenza contro Santorino alt se puoi ritira presidi Amorgo et Nio predisponendo forte difesa tua isola alt Conto su tuo battaglione per tenere alto onore vecchio Settimo alt. Generale SoLD.\RELU

224025

DOCUMENTO N . 294

DA CoMJLES SANTORlNO AT CoMrLES SAMO

26 ottobre 1943 N. 112/B alt Vostro 1/ 1539 alt Per gener:ile Soldarelli alt Assicuro alt Est impossibile ritiro presidio Amorgo et Nio per assoluta mancanza mezzi alt. f.to BRUNO

103026


634 DOCUMENTO N . 295 DA CoM1LE S S ANTORJNO AT

CoMILES

SAMO

PAPA

lì 29-10-1943 · ore 14.30 129 / B - Per generale Soldarelli alt Da informazioni avu te sembra che tre idrovolanti tedeschi sono ammarati acque Amorgo alt 2 piroscafi tedeschi hanno sbarcato uomini alt Uno dei piroscafi silurato da sottomarino alt Comunicherò appena possibile altre novità alt.

123029

BRUNO

DOCUMENTO N. 296 DA AT

COMANDO D 1v1sroNE

4: CuNEO

»

BRUNO SANTORINO

lì 23-9-943

P.M. 62 N. 1/1543 di prot.

Comunica sicuaziGne alt Rappresenta necesma alt Resta fedele giuramento alt infondi fiducia et calma tu.i gente alt.

Gen.

SoLDARELLI

DOCUMENTO N. 297 DA CoMILES SAN10R1No AT C OMANDO D 1v1 s 10NE

< Ct:NEO >

lì 23-9-l.943 Riferimento vostro 1/1543 Comando reggimento Sira sembra già im· barcata per l'Italia alt Collegamento regolare con mie isole dipendenti alt attualmente nessuna necessità alt popolazione ostile alt. BRUNO

160023

DOCUMENTO N. 298 DA

EcEOMI L

SAMO

AT CoMILES SANTORJNO -

PER TEN.

CoL.

BRUNO

lì 23-9-1943 N. I/ 1546 di prot. desco al t Assicur, :ile.

Resisti ;id ogni costo qualunque tentativo te· Gen.

SoLDARr:I.U

170523


635 DOCUM ENTO N. 299

D..,.

COM ILES SANTORINO

AT

EcEoJ\11L SAMO

lì 23-9A3 10/B Vostro 1/ 1546 alt. Assicuro alt. BRUNO

193023

DOCUMENTO N. 300 DA EcEoMIL SAMO AT COMILES SANTORINO

lì 23·9-1943

N. 1/1549 di prot. Risposta 10/B Bravo alt Se possibile con mezzi in posto ritira pre· sidi piccole isole comunicando data et entità movimenti alt. SoLl>ARELLI

223023

DOCUMENTO H. 301 DA COM I LES SANTOJUNO AT EcEoM1L S"Mo

lì 24·9-1943 · ore 12.45 11 / B Vostro 1/1549 alt Presidio Anafi già ripiegato su Santorino alt Prov,cderò ripiegare Sichino et Policandro su Nio per riunire tutta 9- compagnia alt Darò comunicazioni at movimento avvenuto alt. BRUNO

100024

DOCUMENTO N. 302

GREC I ! L'Italia fascista è caduta ma rimane ancora il nemico principale: la Germania. Gli italiani sono stati comandati dai loro capi di reagire contro i te· deschi che continuano ad opprimere le eroiche isole della Grecia che hanno innaffi:ito col loro sangue l'albero della libertà greca . I tedeschi sono quelli che oggi depredano. perseguitano, fucilano gli innocenti e cercano con ogni mezzo di mantenere per sempre in schia· vitù i valorosi greci. I tedeschi sono quelli che oggi calpestano le eroic'he terre della Grecia. il paese dove è nata l'idea della libertà. Questi tedeschi sono oggi i principali nostri nemici che bisogna colpire con tutte le nostre forze per Iibera re al più pres10 i popoli che ge· mono sono il giogo germanico.


636 Le nazioni unire ri,·olgono rutte le !oro forze ed energie per schiac· ciare quanto prim;1 i tedeschi. Per queste rJgioni se i nostri vecchi nem1c1 hanno la volontà di aiutarci, per poter port:ire a termine questa opera, bisogna incoraggiarli ed accettare il loro aiuto. Abit:imi eroici delle isole greche! Si trovano fra di Yoi molti italiani che odiano pure i tedeschi e che vorrebbero colpirli. Bisogna incoraggiare questi italiani e. collaborare con loro per an· nullare i piani tedeschi. Questa collaborazione contribuirà molto per raggiungere la meta pre· fissa dagli Alleati, cioè, di sc:icciare al più presto i tedeschi dalle isole della Grecia. Accettate la collaborazione degli italiani che vogliono colpire insieme ' a voi i tedeschi per {X>ter avere quanto prima la. vostra liberazione dal giogo germanico. ,

QUESTO E' ORA IL VOSTRO INTERESSE.


INDICE ANALITICO Parte I • RODI BATI:ERIE

Elenco generale 13, 14 Bianco 24, 26, 46, 70 Bragadino 70 Calitea 37 Castello 14, 70 C,ova (red.) 34, 35 Dandolo 27, 70 Fileremo 33, 37, 3-8 Lero N. 432 84 Majorana 34, 35, 36, 38, 41, 42, 'lo, 70 Melchiorri 26, 35, 70 Mocenigo 70, 77 Morosini 27, 70 Monte Paradiso 33, 37 Santo Stefano 37, 38, 42 Tarchisi 37

CoMANDI E

REPARTI

Aeronaurica Egeo 3, 10, 15, 54 Aeronautica Tedesca Creta l 5 Aeroporto Coo 31, 39, 55 Aeroporto Gaddura 9, 10, 22, 39, 69 Aeroporto Lero 14 Aeroporto Maritta 9, 10, 19, 24, 25 , 26, 34, 39, 73 Aeroporto Paleocastro 9 Aeroporto T atoi 69 Armata I 1• (Atene) 23 Brg. 234' (ingl.) 28 Caposaldo Torre S. Nicolò 48 Campo Concentramento Shokken 72 Campo Concentramento Sotirias 69 Comando Castelrosso 20 umiando Castelrosso (ingl.) 56, 60, 61 , 62 Comando Cicladi 14 Comando Cipro (ingl.) 58 Comando Col. Manna 79 Comando Gruppo Armate (Tirana) 6, 23

Comando Haifa ,ingl.) 62 Comando Marina Brindisi 37 Comando Marina Lero 4, 14, 19, 56, 73, 83, 84 Comando Marina Morea (Marimorea) 4 Comando Marina Rodi 4, 13, 20, 26, 74, 82 Comando Marina Sira 4, }4, 19 Comando Marina Stampalia 20 Comando !Militare Rodi 6, 24 Comando Militare ted. Rodi 74 Coman<lo in capo M.O. (ingl.) 28, 47, 85 Comando in capo Mediterraneo (ingl.) 21 Comando in capo Settore Sud (ted.) 15 Comando Sup. F.A. Egeo (Egeomil) 3, 4, 14, 15, 30, 84 Comando Sup. Levante (it.) 58, 62 Comando 6uprerno 20, 2 1, 22, 37, 4 1, 47, 70 Comando Zona M 1M . Isole italiane (Mariegeo) 3, IO, 20, 30, 31 , 70 Comitato Capi di S.M. (alleato) 21 Commandos 56 Croce Rossa lnternaz.iooale 80 Div. C u neo J 4 Div. Regina 6, 23, 24, 82 D iv. Rhodos (ted.) 6, 16, 18, 22, 36,

65 Div. 10- (indiana) 47 Gestapo 86 Gruppo da caccia l O Gruppo Mas Levante 58 Ispettorato Reparti Egeo Orientale 79 Legione ex M.V.S.N. 74 Missione inglese armistiz.io Egeo 28, 30, 31 , 37 Ober Befehl Sudest 18, 67 Ober Kommando Wennacht 18, 41, 66, 68, 69 Ordine di Malta 80 Presidio Alimnia 70, 81 , 82, 83, 84 raggi.to futiglieria 35• 7 raggr.to Artiglieria 36• 7


638 raggr .to Artiglieria S5• 7 raggr.to Artigliena 56" 8 rgr. Artiglieria so• 25 rgt. Fa nteria 7" 14 rgt. Fanteria ~ 7 rg1. Fanteria I 0° 7 rgt. Fanteria 33 I• 7 Repubblica Sociale lraliana 69 Rodi: C.Omando Mairina 4, I 3, 20, 26. 74, 82 Rodi : C.Omando Militare 6, 24 Rodi: C.Omando Mil. red. 74 Rodi: Piazza 8 Rodi: Presidio 83 Rodi : Settore 25 Rod i : Zona Fairi J4 Rod i : Capitaneria Porto 14 Rodi: En te Agr~rio 78 Squadriglia rie. mar.ma. 147' Squadriglia trasporto I O Settore Calato 8 Settore Cali tea 8 . Se ttori Psito 8 Settore Rodi 25 Settare Sa n Giorgio 8 Settore Vati 8 Stato Maggiore Marina 2 1 Stazione r.t. Castelrosso 30 Stazione r.t. Monte Profeta 14 Stazione r.t, Rodino 14, 38 Stazione r.t, San Giovann i 14, 15. 46,

75 Stormo 30" da bomb. I O S .\I. Lindo 71 S .\I . M onte. Profer.a 14 S.V . M onte Vigla 20, 30, 31 S .V . Prassonisi 71 Stormo 30° IO Stukas 36, 39, 41 , 42, 66 Superaereo 10 Supermarina 4, 20, 47 Tribunale Militare Roma 8 1 T r ibunale Speciale Parma 69 Ufficio Servizi Egeomil 79

LocAL!TÀ

Abukir 54 Afando 43, 44, 46, 66, 67 Alessandria 2 3, 56, 58 Alimn ia 82, 83 Apollachia 86 Asclipio 86 Atene 72. 75, 76, 78 Beirut 58, 60 Belgrado 72 Ca iro 36

Calato 27. 86 Cala"arda 24 Calchi 3. 83 Calin o 3, 14, 84 Calitea 38 Campochiaro J6, 22, 24, 72 Caso 3 Castelrosso 3, 28, 30, 31, 36, 38, 39. 52, 53, 54, 55, 56, 57, 58, 60, 61, 62, 71 Carravia 9, 29, 86 Cerigo 4 Cerigotto 4 Cicladi ·3 Cipro 23, 3 I, 58, 62, 77 C.Oo 3, 7, 24, 34, 56, 57, 67, 71, 83 , 84 Creta J8, 36, 38, 41, 66 Eldikela 54 Famagosta 5-8, 62 Gaidaro 3, 78 Gibilterra 4 7 Haifa 58, 60, 62 Kifissia 69 Larn aca 58 Léro 3, 14, 16, 23, 24, 26, 34, 46, 49, 51 , 52, 53, 55, 56, 57, 62, 63,

67, 70, 71, 74, 75, 78, 81 , 83, 84 Levita 3 Limassol 58, 60

Lindo 27 Lisso 3 \1alona 86 Maha 47 ì\1andracchio 51, 56 Mai:it:z.a 33 Marmarice 52, 53, 54, 57, 59 \fasSOTi 27 Mo nte Profeta Elia 6, 65 Mo:ite Cumoli 35, 36 Monte Fileremo 38 Morea 4 Mosca 47 Maurope tra 33 N isiro 3 Pafos 58, 60 Pa norm iti 74 Par:na 70 Parmo 3 Pireo 78 P iscopi · 3, 83 Porto d i Rodi 51 , 53 Porto Pedi 26 Porrolago 84 Prassonisi 77 Psiro 22, 33, 65 Puma Sabbia 57 Rod: passim Rodino 33


639 Salonicco 16 Scarpanto 3, 4 , 7, J 6, I 8, 43, 64, 65,

Arcangioli 3, 13, 20, 46, 71, 72. 76,

66, 67 Sescli 74 Simi 3, 26, 30, 31, 55, 56, 57, 58, 60, 62, 63, 73, "74, 80, &l , 84 Soroni 24

Badoglio 19, 47, 82 Bagnus 25, 26, 53, 58, 78 Baldelli 59 Baldini 73 Bayer 40 Bencini 52, 56, 62 Bonke J 5 Branca telli I O Briganti 3, 24, 39, 65 Calzini 41 Campioni 3, 4, 5, 15, 19, 21 , 22, 23,

Sporadi 3 Sporadi Seu. 3 Stampalia 3, 14 Tunisi 47 Villanov~ 73 Zambica 28

NAVI

Elenco generale ll / 13 Aguglia 58, 62 Ardito 49, 58, 60, 61 Be.reruce 58, 61, 62 Caboto 19, 38, 39, 48, 49, 57, 63, 73 Donizetti 76, 77, 78 Eclipse 76

E~o 24, 34 Gaeta 52, 57, 58, 62 Garibaldino 58, 62 G .Q. 12 51 Impero 58, 62 La Pomone 76, 77 Leda 58, 60, 6 I, 62 Mas 538 52, ;7, ~ , 60 Mas 540 32, 38, 49, 51, 52, 53, 57, 58 Mas 559 52, 59 Ml 357 (ingl.) 58 Ml 35S (ingl.) 58 Ms. 12 3'1, 55, 56, 57, 58, 60 Ms. 15 31, 39, 56, 57, 5·8 Ms. 23 52, 56, 5'7, 62 Ms. 26 73 Navigatore 58, 62 Orion 78 Patrici.i 83 Pola 5•2, 53, 58, 62 Pomezia 51, 73 Postiglioni 58, 62 S. Antonio 58, 62 Tasanrog 25, 26, 57, 62, 63 Vass~ichi 83

P.ERSONE

Afan de Rivera 69 Al<!Xander 47 Angiolini 6, 7, 74, 76, 79 Aracci 39, 56

77, 78

24, 36, 46, 73,

25, 28, 29, 30, 31, 32, 33, 38, 39, 40, 41, 42, 43, 44, 49, 51, 59, 65, 66, 67, 68, 78, 82, 85 Capeder 54 Capodanno 14, 78 Carboni 81, 85, 86, 87 Chierego 78 Churchill 47 Cinicola 82, 83, 84 Consoli 6, 44, 65, 71 Oxaucci 7-3, 74 Gm-adini 25, 38, 39, 48, 49, 57, 73, 74 Dayiso Carlo 3, 4, 5, 19, 20, 21, 23, 24, 25, 26, 34, 38, 39, 41 , 45, 46, 49, 51 , 63, 71, 72 Daviso Vittorio 5'5, 56, 57, 58, 60 De Paolis 6, 36, 40 De Rossi 53, 58, 78 Di Paolo 75 Dolbey 27, 28, 31, 56 Eden 47 Eisenhower 28, 47 Fanizza 6, ?.l, 37, 55 Faralli 5, 6, 73, 7S Foce 14

35, 4'5, 69,

63, 22, 44,

Fossetta 6 For.giero 5, 6, 21, 23, 24, 44, 49, 65, 72 Fricke 16 Giannotti 31 G ino 14 Cori Savellini IO Grassi IO, 72 . Graziano 82

Guerra 75 Guiz.zon IO, 31, 55 Gug}ielmi 71 , 75 Hess 33 Hitler 47 Hof E , 16 Keller 14 Kenyon 32, ?.8, 39, 56


640 Kl eemann 6, 16, 19, 21, 22. 36, 3i, 38. 39. 40, 41, 42, 43. 44, 4 5, 67. 68, 7 1, 72, 74, 81 Ke~selring 16 lmb ria ni 67 Jellicoe 27, 28, 29, 30, 31 , 32, 37. 55. 56 La Monaca 5•8 Leggio 84 Lombardo 49, 51 , 52, 53, 57, 58. 59, 60 Lorito 6 Luchini 26, 62, 63 Manna 79, 80 Margaruo::i 14 Mascherpa 4, I 4, 69, 73, 74, 85 Massensini 52, 59 Meinyer 68, 69 Messerschmidt I 5 Montanari I 3 Monterisi 10, 46, 72 Monsurrò 73 Mussolini 64 Navone 4, 14 Orlantlo 6, 39, 69 Papa 60, 61 Rada elJi ·10 Raffaelli 77 Ragni 34, 35 Ricotta 83

Roosevel<

47

Rossi 58 Russo 54 Scaroina 6, I 6, 23, 24, 38, 39, 40, 4 I , 43 Segui 6, 215, 40, 65, 66, 68, 69 Solda,relli I 4 Srumpff 74 T revisan IO T =hull 28, 30, 31, 55, 56, 62, 77 Vac.chelli 6 Volk 15 Von Busse 15 Von Weicb 16 Wagener 81 Walles 53 Willis 27, 76 Wilson 23, 28, 29, 30, 31, 32, 36, 47 Zarli 46, 63 Zur Netten 68 Parte Il • LERO BATTERLE

Prospetto delle batterie 106 ?.rospetto delle mitragliere 107 Prospetto delle fotoelettriche l 08

Staro efficienza ba11eri e 21 J Sra:o efficienza mitragliere 212 Stato efficienza fotoelettriche 212 Ciano 94, 183, 229, 234, 238, 2.40, 241, 243, 246, 247 Ducci 94, 96, 113, 183, 224, 225, 246, 25·2 Farinata 94, 240, 252, 254, 266, 26i Lago 94, Jl3, 114, 183, 215, 224, 225 . 226, 230, 232, 233, 234, 238, 239, 241, 245, 246, 247, 249 San Giorgio 94, 183, 221, 224, 225, 246, 253, 271, 311 PL IB 215, 234, 25·3 PL ·127 96, 1·59, 160, 193, 224, 252, 25•8, 270 PL 21 J I 60, 193, 23'6, 238, 241, 246 P.L 227 160, 183, 252 PL 248 246, 252 PL 250 253, 270, 271 , 272, 2&5 PL 262 %, 183, 253 P.L 281 182, Ul3, 215, 216, 253, 257 PL 306 193, 225, 253, 258 PL 338 183 PL 388 %, 183, 216, 225, 253, 257, 271 P.L 432 234 PL 508 183, 246, 2S2 PL 690 230, 232 PL 749 228, 252, 270 PL 763 236, 237, 244, 246, 247 PL S88 2'16, 227, 228, 252, 2'68, 274 PL 899 214, 225, 227, 228, 229, 234, 240, 25;2 PL 906 96, 228, 252, 254, 266, 271 PL 989 I 77, 214, 227, 228, 248 , 252, 254

Addetto Navale Ankara (it.) 190 Aeroporto C,oo 139 Aeroporto Creta 135 Aeroporto Lero 97, 1'56, 159 Aeroporto Rodi 122, 13-5 Aeropono 'Rossetti ~Lero) 307, 308, 309, 319, 335 Aeroporto inglese Abukir 308 Alto Comando foglese 329 A~di'ti Div. Cuneo 251 Autoreparto 315, 317, 322, 326 Aviazione o Aeronautica 92, 2 15, 272, 283, 287, 288, 301, 302. 307/ 310 Base Navale 116, 147, 155. 158, 165, 266, 273, 283, 288, 290, 293/ 30 1. 309, 313/318 btR, difesa terrestre 231


641 btg. fo. Lero 128 btg. J/10° rgt. 97, l 17, 147 btg. scozzese 149 btg. Sacro Greco 298, 299, 304 Carabinieri Lero 97 Caserma Base Navale l 58 Caserma Sommergibili 158 Comando Difesa Lero 116. 164, 178, 191, 193, 21 3, 216, 242, 245. 249, 257, 166, 274, 309, 313, 3-14, 315. 316, 322, 126, 332 Comando Dif. cost. Mediterraneo Orien· tale (ingl.) 17 l Comando in Capo F.N. del Levante (ingl. 132, 167, 257, 305 Comando FM1·DJCAT 96, 97, 98, 104, 127, )53, 156, 161, 162, 164, 199, 210, 215, 221, 224, 225, 227, 242, 253, 266, 272, 27·3, 280, 319 Comando Forze Inglesi Egeo l 97, 202 Comando • Forza 292 > (ingl.) 200 Comando Gruppo Artiglieria 240, 254 Comando Gruppo e.a. Centro 96, 225, 231, 258, 270, 319 Comando Gruppo e.a. Nord % , 240, 266, 267 Comando Gruppo e.a. Sud 96 Comando Gruppo Navale Est 96 Comando Gruppo Navale Ovest 96 Comando Gruppo Navale Sud 96 Comando 32° Gruppo Semaforico 97 Coma.n do Gruppo sommergiòili 11 6, 272, 286 Comando Jnglese Lero 232, 239, 240, 241, 242, 243, 2%, 247, 248, 251 , 25-2, 254, 255, 256, 259, 260, 261. 270, 274, 275, 284, 287, 297, 310, 315, 323, 327, 328, 333 Comando Jtaliano Lero 229, 241 , 25•1, 252, 256, 260, 262, 264, 295, 298, 3'12, 3·15, 319, 323, 332 Comando Marina Lero 116, 118, 127, ·133, 156, 177, 179, 181, 182, 1S4, 186, 255, 256, 284, 287, 288, 294, 296, 297, 309, 318, 334 Comando Marina Sira 112, 122. 133 Comando Militare Samo 119 Comando M .0. {Alleato) 132, 162, 233, 246 ' Comando MO. (ingl. ) 111, 143, 162, 167, 171 , 200, 205, 210 Comando M .'ì\1. Rodi 111, 118, 307 Comando . · avaìe Lero (ingl. ) 242, 247 Comando RAF l 62, 21 O Comando Settore Nord 270 Comando Settore N ordes: 178 Comando Sup. Na,·. Levante (ir.) 166, 305 0

4 1.

Comando Supremo 127, 129, 133, 134, 136. 138, 144, 152, 166, 175, 176, 202, 203, 205, 206, 208, 2%, 333 Comando Tatticc ingl. e it. 214 Comando Tedesco 260, 263 Commissione inglese ID 134 Commissione Armistizio Castelrosso 1 l l Comitato Capi di S.M. alleati 152 Commim -riato -OMaricommi) 2&1, 286, 296 Compagnia Base Navale S. Giorgio 97, 148, 215 Compagnia Comando Tattico 149 Compagnia !Marinai Difesa Gonià 97., 148, 215 Compagnia I" l 49 Compagnia 2• 149, 21 5 Compagnia 3• 149, 215 Compagnia 4• •(m1'llraglieri) 149, 215, 238 Com~ia 8· {costiera) 148 Compagnia 8· {mitraglieri costieri} 97 Compagnia 402· (M.V.S.N.) 97, 117, ]48, 215 Deposito silu1i l 5·8 Difesa Lero (quadro d'insieme) 95 Difesa :foranea 96 Difesa !Marittima 96, 210/214, 3,13 Difesa m.m. e e.a. 94/96 Difesa Terre6tre 97, 214/216, 306 Difesa Passiva 216, 217 Distaccamento della Base 293 Distaccamento di Lisso 301 Distac.camento di Paneni 177, 228, 240, 250, 267, 268 Div Cuneo 125, 126 Egcomil (v. Forze Armate Egeo) Flag Officer Liaison Ital~· (F.0.L.l.) 166, 167 Flottiglia Mas 96, 283, 285/293, 294, 309, 310/ 312 Flottiglia Ct 198 Forze Armate Egeo 111 , 11 8, 119, 121 , 122, 144 Genio \1ilirare pe-r la M ar ina 316, 317, 326. 327 Gruppo «Euro ,, 214 Gruppo Mas del Levante 293 Gruppo I 2° incr. inglesi 173 GrupJX) 201 ° cooperazione navale ingl. 195 Guardia di Finanza (Lero) 97 Levant Schooner Force 171 Long Range Desen Group (L.R.D.G.) 171. 172 Mariegeo (v. Zona M.M. in Egeo) Marimist -(,·. Offici na Mista) Marisrat 144 , !66. 20€-


642 .\1inistero Mnina I 27, I 66, 206 Missione Mil. Alleat;. Isole Italiane Egeo 132 Missione Mil . k presso Alleati 202, 205, 206 Officina Accumula1ori 158 Officina Mista 98, !16, 155, 158, 177, 293, 316, 317, 318, 319, 322 Ospedale Portolago 199, 319 Pai-co Artiglieria 317 Plotone coUegamento 215 Plotone Esplora1ori 215 Plotone •Euro• 214, 215 Plotone Genio Aerostieri 215 Plo1one •Legnano• 215 Plotone Maridife 215 Plotone marinai 215 Plotone mitrag}ieri I 215 Plot.o ne mortai da 81 238 Plotone Rocchi 249 Pkxone e Volta • 214 Plotone 1• cp. rnirragHeri 148, 215 Plotone 2• cp. mitraglieri 148 Plotone 3• cp. micraglieri 148, 215 Plotone 4• cp. rnitrag}iui 149 Plotone 8" cp. rnitragHeri 215 Presidio Alimna 138 Presidio Andros 135 Presidio Calino 125 Presidio Coo 125 P-residio Evdilos 119 Presidio Nìcaria 13 5 Presidio Patmo 125 Presidio Termia 128 Quartier Generale M.O. 195, 201 , 244 Quartier Generale tedesco 264 rgt. Buffs 216, 225, 260, 261 rgt. King's Own 216, 243 rgt. Royal lrish Fusiliers 216, 243, 260 rgt. Royal West Kenu 216 Servizio Commissariato 99, 117, 219, 318/320 Servi.z.io Comunicazioni 97/98, 217/218 Servizio Dragaggio 96 Servizio Genio Militare 326/327 Servizio G.N. e A.N. 98, 218 Servizio Idrico 325/ 326 Servizi Logistici 9$, 99, 218/ 219 Servizio Munizionamento 218 Servizio Ostruzioni 96 Servizio Popola.zione Civile 327 /329 Servizio Religioso 329/331 Servizio Sanitario 99, 117, 218, 318/ 320 Special Boat Squadron (S.B.S.) 171 Squadriglja Rioognizione Ma.rittima 97, 307, 308 Stai.ione l'.t . Bari I 23

S1a21one ,.t. Buodisi 123 Stazione r.t. Cagliari I 23 Stazione r.t. Calinol61 S1azione r.t. Ca.so I 37 Stazione t.t. Lero 119, 250 Stazione r.t. Levita I 61 Stazione ~.t. Nicaria 119 Stazione r.t. Paono 161 Stazione r.t. ·Rodi 123 Stazione r.t. Samo 161 Stazione r.t. S . Spirito 287 Stai.ione l'.t. Stampalia 161 Stazione c.t. ing. Lero 257 Stazione Semaforica (Ca,tello S. Mari· na) 249 Stazione Sommergibili 116, 130, 155, 158, 218, 273, 319 Supermarina 121, 127, 129, 138, 142, 144, 206, 208 S. S. Caso 137 S. V. Caso 138 S. V. Monte Trullo 183 S. V. Prassonisi 128 S. V. Simi 183 Ufficio Porto Lero 293 Zona M. M . in Egeo 111 , 116, 11 7, 121, 125, 128, 129, 144, 17'5

Aboukir 308 A.dalia 299 AgriLedi 13 7 Akbuk 296 Alessandria 94, 122, 155, 157, 159, 167, i68, 173, 180, 184, 192, 196, 197, 250, 257, 274, 285, 297, 301, 305, 307, 308 Altimnia 214 Alindra 91, 92, 96, 97, 99, 114, 137, 148, 155, 189, 210, 214, 2 16, 218, 221, 222, 223, 224, 225, 233, 235, 236, 237, 238, 239, 241, 246, 248, 250, 251, 252, 256, 258, 260, 270, 305, 318, 319, 320, 325, 327 Amorgo 195 A~phi 194 Andros 137, 138 Ankara 198 Arcangelo (isolotto) 91 , 147, 228, 270 Archi 290 Argo 169 Atene 331, 338, 339, 343 Baia del Grifo 113, 228, 229, 234, 250 Baia di Muscate 128 Baia della Palma 214, 228, 240, 267 Bey Sehir 3-4-0


643 La l\fadonna 234 Bivio Oidi 98, 14!, 214, 216 La Palma 149 Blefuti 91, 92, 96, 97, 144, 214, 216, Lawion 194, 195 225, 227, 240, 268 Lero (passim) Brindisi I 33, 259, 341 Levita 175 , 184, 189, 195, 243 B'!"UX'elles 339 Budrum 190, 295, 299, 300 Limassol 299 Lisso 158, 178, 179, 186, 187, 188, Caifa (v Haifa) Cairo 133, 145 , 152, 200, 20 1, 241, 190, 270, 290, 301, 308, 346 25,J, 277, 329 Makri 299 Calino 112, 113, 125 , 139, 171, 174, Maha 173, 198 175, 1.81, 182, 183, 195, 197, 198, Maritza 169 199, 217, 223, 224, 226, 240, 243, Marmarice I 84 280, 302, 305, 309, 311 Massaua 286, 290, 295 Calolino 223 Megara 169 Calogero 214 Mericcià 98, 148, 181 , 215, 315, 317 Capo AluJX) 299 Mikoni 140 Capo Kelidonia 299 Molla I-brah.im 185 Capo Marmarice 299 Monte Appetici 92, 113, I I 4, 225, 226, Capo Papas 129 230, 238, 241 , 246, 247, 248, 249, Capo Phana-ri 140 250, 254, 25'8 CaJX) Tirmani 177 Monte Calogero 228 Canale di Stampalia 15'8 Monte Cazz.uni 224, 285 Caso 137, 173, 345 • Monte Oidi 92, I 13, 226, 228, 232, Castelrosso 121, 122, 127, 164, 171, 234, 240, 246, 247, 248, 250, 25~ . 183, 184, 190, 223, 286, 297, 310 315, 329 Ca9tello di Lero 224, 232, 249, 254 Monre della Palma 214, 215· Cefalonia 15,2, 219, 261, 283, 303 Monte iMaraviglia 97, 143, 148, 149, Chulukoi 179 199, 214, 215, 218, 224, 225, 238, Cipro 113, 133, 147, 184, 297, 299, 241, 248, 250, 254, 255, 257, 258, 307, 308 259, 260, 261, 270, 322, 327 Coo 104, 111 , 112, 119, '121, 125, Monte Muploguma 92, 216, 228, 271 129, 133, 135, 138, 149, 151, 157, Monte Patella 92, 156, 160, 161 , 215, l(f.?, 170, 171 , 172, 173, 174, 175. 218, 285 176, 180, 182, 184, 192, 195, 197, Monte Piana 215 198, 219, 261 , 299, 300, 302, 303, Monte Rachi 92, 1+9, 214, 215, 236, 305, 310, 325 241, 246, 247, 250, 254, 255, 260 Creta ~. 170 Monte S Giovanni 215 Crotiraccio 21 5 Monte S Quirino 214 Eleusi 1'69 Monte Scurribarda 91, 224, 271 Famagosta 295 Monte Tortora 91, 215 , 238 Farado (Canale di) 3 l 2 Monte Trullo 183 Fa.rmaco 223, 227, 298 Monte Vaiano 256 Gaidaro 179 Monte Vedetta 229, 234, 239, 248, Gonià 147, 149, 154, 214, 218, 219, 250 273, 274, 275, 309, 315, 318, 319, Monte Vjgla 225, 25-8 320, 321, 322, 335, 337 Monte Zuncona 215, 234, 238 Gumeslu 295 Mosca 198, 277 Gurna 91 , 92, 97, 137, 144, 149, 177, Mudros 300 210, 215, 216, 225, 235, 236, 237, Nasso 15 1, 157, 173, 174, 180, 195 238, 240, 241 , 244, 246, 248, 255, N icaria 121, 128, 139, 203 269, 31 l, 327 Nova Plaghes 296 Guve:rcinlik 298, 299 Orak 299 Haifa 122, 155, 158, 165, 177, 191 , Otranto (Canale di ) 341 2,;n., 295 . 299, 300, 311 Pandeli 91, 92, 97, 216, 250, 254, Isole Bianc.he I 87 255, :,27 Ispana 340 Parma 144, 209, 348 Kalamaki 169 Paphos 299 KuJluk 296, 297


644 Parigi 339 Paros 180, 195 Part.eni 91 , 92, 96, 99, 141 , 147, 158, 177, 17'8, 184, 188, 193, 210, 213, 214, 21 6, 219, 227, 228, 240, 248, 250, 260, 267, 268, 269, 283, 289, 297, 299, 315 , 3 19, 320, 322, 323 , 330, 332, 335 Passo dell'Ancora 104, 215 , 21 6, 256, 258 Passo dei Gabbiani 302 Passo di Levante 269 Pat.rno 125, 191 , 217, 286, 290, 345 Pattiarcato 254 Phurni 140 Pireo 118, 121 , 129, 177, 194, 224, 310, 329, 335, 337, 344 Pi9COpi I37 Porta Vecchia (uincerone) 215, 309 Porto Cassio 215 Porto Genovese 299 Portolago 91, 92, 96, 141, 147, 148, 153, 155, 157, IS.8, 17:, 177, 185 , 190, 191, 198, 199, 210, 214, 215 , 217, 229, 233, 246, 251, 252, 255 , 256, 257, 258, 260, 261 , 262, 271, 272, 283, 286, 287, 293, 295, 299, 300, 301, 307, 313, 314, 319, 320, 322, 325, 327, 330, 332, 334, Y35, 337 PoNO Rina 160, 185 Pono Said 299 Pano T igan i 289, 292, 298 Porto Vatby òi Calino 175, 302 Porto Vathy di Samo 298 Punta Angismo 91 , 289 Punta Canuni 91 , 270, 272, 290, 3 l 5 Punta Diapori 2 15, 225, 257, 27•1 Punta Kukura 298 Punta .?asta 113, 232, 233, 254, 255 Punta Pasta di Sopra 113, 226, 234, 311

Punta Pasta di Sotto 189, 224, 234 Punta della Sabbia 299 Quor.a 27, 149 Quota 3-3, 149 Quota 64, 149 Rodi 104, Ili , 116, 117, 119, 121, 122, 1,23, 127, 128, 129, 135, 143, 152, 156, 169, 170, 172, 173, 174, 176, 180, 188, 277, 284, 2:99, 307, 310, 313, 323, 328, 331, 340, 346 Salò 334, 344 Salonicco 33 I Samo 111. 114,123, 125, 126,130, I33, 134, 135, 139, 15·1, 152, 158, IM, 171, 174, 175, 178, 186, 191. 194, 197, 198, 200, 203, 214, 217,

244, 246, 247, 250, 251, 255, 256, 263, 265, 266, 274, 275, 280, 285 , 286, 289, 290, 292, 298, 299, 300, 304, 305, 308, 333, 345 Santo Arcangelo (v Arcangelo) Santo D omenico 139 Santo Giorgio 99. 147, 154, 156, I 58. 213, 219, 273, 275, 285 , 287, 288, 289, 291, 293, 294, 295, 296, 301 , 312, 314, 316, 317, 3.18, 319, 321 , 322, 324, 325, 327, 335 Santo Giovanni 149, 214 Santa Irene 215 Santa Madonna 248 Santa M:irina 114, 156, 187, 224, 232, 233, 234, 236, 247, 249, 251, 255, 256, 264, 317, 31'8, 322 Santo Nicola 257 Santo Policarpo 160 Santo Quirico 214, 241 Santo Spirito 98, l 48, 21 5, 287, 315 Santi Quaranta 149, 248, 254, 255 Scarpanto 143, 157, 173 Sighayk 290, 292, 296 Simi 121, 123, 127, 128, 129, 133, 137, lX>, 171, 183, 189, 299, 328 Sira 129, 133, 140, 141 , 153, 194, 310, 343 Skalanova 286, 289, 290, 292 Smirne 290, 292, 293, 296 Stampalia 112, 128, 129, 135, 137, 138, 139, 149, 15 1, 158, 171, 172. 184, 195, 311 Suongilo 91, 228, 250, 267 Tairanto 167, 168, 299, 341 Tefenni 340 Teheran 277 Timenià 154, 215, 31 7, 318 Tobruk 277 Ta:ieste 259, 341 Trincerone {Pona Vecchia) 309 Tunisi 164 Val Camere. 219, 320, 322 Vallelunga 215 Varese 33 1 Vathy di Samo 140 Vienna 339 Villa Belleni 260, 319 Xerocampo 91 , 97, . 133, 149, 177, 215 . 216, 218, 257, 270, 288, 308, 309 Zea 129, 195

Elenco Forze Navali assegnate a Le.ro 99/ 102 Adda 180, 213, 293, 315, 325 , 326


645 Adr ia 175 Al·b ona 129 AJ<lenham 173, 24 7, 252, 305 Artigliere 167 Atropo 165 Audacemente 214, 283, 293, 295, 296, 3 15 Aurora 173, 195 Azio 113, 135, 147, 158, 178, 184 Beaufort 157, 174, 243, 247 Velvoir 157, 17'4, 195, 243, 244, 247, 25 l, 252, 2 57 Blencath«-a 24 7, 252, 305 Bragadin 166 Bucintoro 181, 191 Caboto 149 Calatafìrni (tipo) 180 Camogli 140, 191, 3 15 ~lisle 157, 173 Cerere 118 C.Orridoni I 66 C.Orsaro Nero 301 Crispi (ex) 11 8, 177, 180, 31 I, 329, 335, 337 Oido 173 Domenico 315 Donizetti 172 Dulverton 243, 244 Echo 243, 244, 247, 251, 252, 257 Eclipse 138, 172, 175, 192 Eolo I 19, 121 , 147, 149, 155 Euro l 12, 11 8, 119, 121, 1'3-5, 147, 154, 158, 169, 176, 177, 247, 269, 297, 342 Exmoor 257, 304 FauJknor 138, 172, 173, 174 , 197, 243, 247 Fury 173, 174, 257, 304 Gallipo-Ji 129 Gradisca 259, 341 , 402 Howe 172 Hunt 171 Hursley 175 H urwarth I 7 5 lntrepi<l 153, 154, 157, 172 h•orea 99, 112, 147, 158, 181, 219. 320, 321 Jervis 175 King George V 172 Krakowiak 197, 198, 257, 304 La Pomone 172 Leda 213, 283, 293, 295, 296, 3 15 Legnano 112, 135, 147, 158, 18 1 Leopardi 33 1, 342 Maria Cerr~tti 213, 283, 293, 295, 300. 315 Maria Santissima delle Catene 191

Maria San àssima Martire 214 ì\.fas 520 180, 2 13, 283, 292/293, 296, 310, 31 l :\1as 52 1 122, 213 , 283, 284, 287, 289, 291 / 292, 293, 3 10, 3 12 i'vlas 522. I 12, 126, 139, 140, J48, 190, 311 Mas 523 213, 283, 289/291 , 292, 31 1 Mas 5:14 l !2, 154, 158, 191, 3H Mas 53S 293 Mas 545 213, 283, 288/289, 290, 29 1, 292 Mas 5·50 123 Mas 555 113, 189, 190, 213, 222, 223, 229, 3 1 l , 312 .Mas 559 113, 128, 130, 189, 190, 2B, 229, 230, :no, 311, 312 Menotti 165 Mezzi navali uso locale % M.iaoulis 173, 175 Ml. 456 (ingl.) 222, 223 :'vtorrhua 158, 191 Ms. Il 113, 155, 158, 191, 311 Ms. 12 112, 129, 13.2, 138, 15 1, 158, 184, 3-10, 311 :'vis. 15 113, 129, 132, 158, 191, 310, 3 11 Ms. 23 112, 129, 138, 139, 151 , 158, 184, 310, 31 l Ms. 26 113, 158, 188, 189, 190, 3-11 Mtb. 263 (iogl.) 243 M tb. 266 (ingl.) 243 Mtb. 315 (ingl.) 243 M,. 230 293 .\fr 722 191 , 210, 283, 297, 298, 299, 315 Mz. 729 210, 283, 285, 293, 2%, 315 Mz. 730 15S, 19 1, 315 Nera 213, 293, 3 J 5, 3:25 Nereo 250, 269, 299, 332 Orsin i 1 J 8 O trnnto 129 Paladine 168 Pantera 286, 288 Panther 157, 173 Pathfinder 195 PE 30 315 Penelope 157, 173 Pen n 175, 195, 247, 252, 25i, 305 Petard 192, 197, I 98 Phoebe 174 Pindos 243, 247 Po 293 Porto Buso · 2J3. 243, 315 Porto di Roma 147, 149, 158, 191 Prode 147, JSS, 158. 191 Queen Olga 138, 15 3, 157, 171 Rockwood 173, 197, 305


646 Rorqual 165 Sant'Antonio 230 Scipione 167 ~vern 165 Sirio 173 Sirius 195 Squalo 2 13, 283, 292, 293, 295 , 296, 315 T agamog 123, 128, 130, 147, 155, 158, 189 Tavoiara 154, 293, 315 Themistocles 173 Torbay 175 Tramaglio 118 T urbine 118 Unità inglesi Lero 304/ 305 Unrulv 173 Uns~ng 194 Vassilichi 138, 214 Velite 167, 168 Volta 112, 135, 147, 158, 185 / 18·8, 228, 268, 270, 310 . Zoea 165 PERSONE

Accolla 240, 267 Addonisio 307 Agnew 173 AJiboni 237 Afbani 268 Amadei 227, 240, 266, 267 Ambrosio 17 5, 176, 205 Amenòola 318 Anderson 196, 200 Anàreotti 228, 240, 25-0, 267, 268 Annovazzi 288, 289, 292 Aracci 289, 290, 291 Amold· 139, 140 Asquini 166

Atella 237 Ba.doglio ·111 , 121 , 125, 176 Badalotti 3I 8 Baker 165 , 256, 260, 262, 264 BaJ.delli 128, 229, 230 Baldini 18'9, 284, 286, 287, 288, 290, 291 , 301, 310, 3'1I, 312 BalfoUT 307 Bausani 185, 186, 301 Befo 295 Beghi 126, 139, 140, 141 Belloni 295 Ben.cini 138, I 84 Bemoni 169, 177 Bestagno 292, 34-0 Bissoccoli 296 Blagden 184 Blasich 19·1

Bomb ig 16-:i Honctt.i 328

Borelli 228, 270 Borghi 116, 189, 20 1, 202, 206, 20ì. 209, 241 , 256, 2 74, 27s, ~so. 282, 28 5, 286, 292, 298, 3·1O Brittcnous 112, 113, 142, 143, 145, 146, 15 1, 162, 200, 205 Bruni 308 Buckley 196, 198, 202, 243, 244, 255, 256, 260, 261 Cacciatori 159, 160. 224, 258, 259, 260 Calabrese 222, 229, 230 Calise 214, 268 Campa.gnoli 181, 215 Campioni 122, 127, 132, 133, 347 Capigatti 340 Caprettini 237 Capriglio 336 Caranna 177 Castellano 202 Cavallo 335 Cavezza.le 259 Chiaptella 225, 258 Ch~chill 276, 277 Ciani 178, 268, 343 Cinicola I 3·8 Cipriani 182 Gtter 299, 301, 332 Ciucci 116, 316, 318, 340 Colella 154 Conclave 269 Coraucci 156, 208, 284, 287, 288, 327, 328 Corradini 149, 154, 155, 183 Cuneo 297 Cunningham 17 1 Damasio 161 Daretri 206 Daviso Carlo 132, 138, 151 , 184, 18~ Daviso Riccardo 122, 123, 124, 188 D'avv 192 Ix Anizelis 328 Del Giudice 307 Dolbey 132, I 33 Easonsmith 255 Eden 277 Eisenhower 174, 277 Falzari 215, 231, 245 Faniz.za 127, 128 Farro 227, . 248 Fassnidge 134 Fiorini 230, 233 Fornari 214, 264, 334 Franzitta 116, 215, 275, 288, 293, 294 296, 314 French 214, 249 Galassi 342


647 Galatà 280, 282 Galzigna l 65 G ardone 228, 268 Garofalo 167 Gaudioso 126, 139 Gazzagne 307, 308 Gennaxi 224, 271, 272 Gh.iggini 260, 261 Giannorti 13-2, 133 Gorisi 159, 225, 231, 258, 270 Cricco 320 Guizzon 127

Parish 140, 141 Pawsen 126, 140, 144, 202 Pejrolo l 40, 141 Pelliccia 234 Pieri 234 Pizzigoni 238, 239 Pizzoli 225, 227, 235 Preti l 17, 285, 301 , 302, 307, 309 Quaranta 235 Radice 228, 250, 267, 268 Ramseyer 305, 333 Re Luigi 95, 116, 130, 146, 162, 209,

HaJI 113, 200 Hellstone 134 H itler 344, 345 lggulden 214, 260, 261 Ippolito 31 7 Ivoj 280 Jell icoe 132, 137, 171, 333 Johnson 162, 210 Kleemann 15·2 Lauro 295 Lega (,Padre) 141, 142, 262, 281, 329, 330, 331 , 342 Leggio 151 , 180 Levidis 140 Liannazza 166 Libera 225, 2 71 Li Volsi 117, 128, 214, 215, 242, 244, 246, 248, 253, 256, 262, 279. 306 Lo Faro 269 Lo Presti 236 Luchini 123, 188, 189, 190, 191 Margarucci 151 , 184, 264, .265, 274 Margheri (Parroco di Lero) 344 Mariano 166 Martinelli 227, 268

210, 252, 253, 266, 272, 273, 274, 282, 285, 293, 313, 314, 33:2, 334, 335, 336, 337, 338, 339, 340, 342 Re Vitt. Em. Hl 125 Renzulli 288, 293, 294 Repetto 318, 320 Rich 258, 259 Rinaldi 340 Rocchi 215, 232, 233, 249 310 Rosso 237 Rota 150, 180 Ruggero 320 Saitta 117, 318, 342 Salvia 31 8 Santoro 297, 298, 304 Scal.ia 29.1 , 293 Scoloui 117, 290, 296, 297, 3,20, 321 , 324, 340 Seminara 249 Sirizotti 270 Soldarelli 111 , 121 , 125, ll6, 130, 133, 135, 139, 141 , )44, )45, 151 , 152, 203, 205, 246, 251 , 255, 261 , 263, 266, 274, 275, 285, 286, 333 Spagnolo 232, 233 Spaierna 291 Spigai 111 , 116, 130, 131, 132, l~, 162, 204. 242, 253, 272, 273, 282, 285, 336 Stainer 192 Stowel 297, 298 Tarcisia (Suor) 302 Taylor 205 Tilney 113, 114, 115, 200, 201, 202, 204, 209, 210, 214, 232, 241, 242, 243, 248, 253, 256, 259, 260, 261, 262, 263, 264, 272, 274, 339 Tockl 150, 192 Tombolini 302 Trimboli 340 Troilo 318 Tumbull 127, 132, 134. 138, 144 Vitale 320 Wescot 162, 210, 253 Wheeles 134

Mascherpa (passim) Mattera 237, 238 Meneghin i 121 , 176, 178, 214, 255;

266, 267, 268, 269, 297 Micheloni 329, 33 1 M ilella 292 M inozzi 224 !\font.alto 293 Morello 326 Mori 228, 271 Muller 260, 264 Nasti 230, 233, 239 Napoli 146, 153, 154, 155, 264, 266,

275, 28i, 288, 294, 301 , 314, 321 , 335 Navone 122, 133 Orsini I 78, 179 Owen 134 Paccia ni 160 Papette 295


648 W ilhs 152, 170, 194, 196, 222, 223. 224, 242, 244, 247, 252, 257, 30 5 Wilson lii , 125, 133, 135, 143, 144, 170, 195. 204 , 2•13, 276. 277 Wodecon 126 W olfson 132, 137 Zanch i 297. 322 Zarli I 18, 11 9, 122 Zavattari 340

Parie IJl . ALTRE ISOLE BATTEI\IE

Cali no 369 Qriò 369 Capo Vapore (Sira) 43-0 Farinata 406 Monte Diavolo 406 Monte Rino 370 San Marco 387, 398 16 (Molino) 387

PL 899 404 St. 221 387

S:. 687 387, 398 S t. 988

387, 398

CoMA/'1DI E

REPAATI

Aerei sudafricani 359 Aeroporto Antimac.hia 357, 359, 360, 361 , 363, 365 Acropono Lambì 360, 363 Aeropono Maritza 357 AJ10 Comando taliano 351 AJto Comando Tedesco 3 5 I Ammiraglio Tedesco Egeo 428 Artiglieria ingl. Castehosso 410 Aviazione ingl. Qx; 416 Avia i-ione ingl. Simi 376 &g. Regina 357, 388 Brg. 234• (ingl.) 360 btg. it. Sira 430 b1g. Royal W est Kenr 418 brg. Sacro Ellenic.o 419, 422, 423 btg. Santorino 414, 448 btg. 1/7° rgi . 444, 44 5, 446 btg. 1II / 7° rgt. 44 8, 44 9 btg, \lll /8° rgt, 440 btg. VJ mortai 412 btg. 999" (ted.) 352 Camicie Rodi 382 Camicie Nere Simi 383 Caposaldo Antimachia 364 Capo Setto~ Comunicazioni Sira 430. 439

·CaJ)() di S. ;\.1. Esercito 449 Carabinieri Caso 356 Carabinieri ì\' axos 444 Carabinieri Scarpanto 355 Centro Logis1ico C.rosso (ingl.) 41 0 Centro r.t. Lero 389, 4 I 5 Comando Alleato 383, 422. 443 Comando Superiore F .A. Rodi 407 Comando Superiore F.A. Samo 413 Comando Supremo 394, 412, 415, 41 9, 420, 42 1 Comando ing). Alessandria 381 Comando ingl. Calino 369, 370, 37 I Comando ing). Castel.rosso 38 I, 408, 409

Comando ing). Coo 361, 363, 364 Comando ing}. Lero 365, 377, 384, 394, 395, 3%, 397, 417, 446, 44ì Comando ingl. Lisso 404, 405 Comando ingl. Samo 419 Comando ingl. Simi 380, 381 Comando it. Calino 369, 370, 37 I Comando it. CasteJrosso 408, 409 Comando it. Coo 363 Comando it. Lero 361, 365, 369, 370, 371. 376, 377, 384, 393. 394, 395, 396, 397, 402, 404, 406, 419, 443 Comando it. Naxos 444, 445, 448 Comando it. Rodi 408 Comando it. Samo 371. 413, 41 7, 419, 426, 440, 441, 443, 449 Comando it. Simi 380 Comando it. Scarpanto 352 Comando Navale inglese 367 Comiles Sira 432 Commandos Calino 369 Commandos CaS1elTosso 407 Commandos Samo 41 6 Commandos S1ampalia 390, 397, 398 cp. mirraglieri Calino 369 cp. mitraglieri I 0° rgt. 388, 398 <:p. mitraglieri I 2' 407 cp. deJ XXV btg. M.V.S.N. 412 cp. del btg. Sacro Ellenico 418 Delegazione Porto Simi 375 DICAT Coo 364 Difesa Marittima Calino 369 Difesa Lisso 403/ 404 Difesa Porto Malrez.ana 390, 392, 398. 401 D ifesa Simi 375 Difesa Maritòma Sira 430 Difesa M.a:ri1 tima S1ampalia 387, 390. 397, 400, 40] Distaccamento Art. C.'l'osso 407 Distaccamento RAF C.rosso 4 10 D is1ac-camento teà. Andros 441


649 Div. Cuneo 394, 411, 412, 417, 418, 420, 421 , 422, 423, 424, 425, 429 431, 448 Div. Regina 352 Div. Roclhos (ced.) 382 Egeomil 351, 3-89, 393, 413, 428, 429, 431 Festung lnfanterie 6° 352 Flottiglia Mas Lero 430 Flottiglia XXXIX Drag. 387, 430 Formazione Navale ted. a Naxos 445, 446 Fon.e Alle.ate in Egeo 418 Forze Esercito Stampalia 388, 389, 390 Forza Andanes a Samo 41 l Forze ingl. Levita 384 Forze del Levante i-t. 41 O Forze Navali Stampalia 387, 388 Forze Aeronavali ted. Santorino 449 forza 292 (ing).) 360, 416 Gruppo Coo 371 Gruppo mitragliere Sira 430 Guardia Finanza Caso 356 Guardia Finanza Naxos 444 GuaTdia Finanza Scarpanto 355 Infermeria Mahezana 3'92 leg. 24* MV.S.N. 412 Mariegeo 387, 393, 407, 408., 419, 428, 430, 431 ì\1arina Lero 355, 368, 369, 389, 390, 395, 3%, 403, 404 Y1arina Scarpanto 3;6 ì\1arina Simi 377, 378 Marina Sira 428, 429, 4.30, 431, 432, 438, 441 Marina Stampalia 385, 387, 390, 391, 392, 393, 3%, 397, 398, 399, 400 Marisudèst Atene 430 Medio Oriente 357, 367, 417, 418, 421 :'vtilitare Andros 441, 442, 443 Militare Cicladi 414, 428, 429, 431 , 434, 438, 444 :\iilitare Coo 355 Militare Lisso 403 :\1-ilitare Simi 377, 379 Militare ted. Lero 405 M.V.S.N . Nicaria 416, 426 M.V.S.N. Samo 416, 417, 418 Navale inglese 367 Nudeo Mitraglieri Calino 368 pl. fucilieri Calino 369 pi. mttraglieri Calino 370, 373 pi. ma:rinai Lisso 404 pi. miwaglieri M.V.S.N. 412 Presidio Alimnia 356 Presidio Amorgos 448 Presidio Anciparo 438

Presidio Calino 370, 371 , 372 Presidio Caso 3 56 Presidio Castelrosso 409 Presidio Cicladi 435 Presidio Levita 384 P.residio Mykoni 439 Presidio Nicatia 416, 426, 427 Presidio Pa.ros 446 Presidio Piscopi 374 Piresidio Serpho ·438 Presidio Simi 376 Presidio Siphano 439 Presidio ~ra 390 Pnesidio Stampalia 390, 393, 401 Presidio Thèrmia 432, 437, 438 Presidio Tinos 439, 440 Presidio Zea 437 Presidio ingl. Calino 370, 371, 372 Presidio ingl.Lev.ita 385 Presi-dio ted. Andros 440 RAF 360; 363 rgt.

MF 361

Rep. arditi Div. Cuneo 419 Rep. ftr. DiGiovanni 364, 365 Reparti vari Si.mi 377/ 379, 381 Rep. ingl. Lisso 403 Rep. ted. Andros 440, 441, 443 rgt. 7° ftr. 429, 444, 448 rgt. 8° fu. 440 rgt. 9• ftr. 351 , 407 rgt. 10° fo. 357, 368, 388 rgt. 31 ° fu. 351 rgt. Durham Light lnfanury 361 Servizi D.iv. Cuneo 41'l Settore 'Nord Lero 404, 418 Settore Parteni 4-06, 419 Sezione squadriglia da caccia 396' 357 Special Boat Squadron 365, 376 sq. Ct. ingl. 391 sq. Drag. 2' 430 sq. Drag. 6' 387 sq. Mas a Simi 377 sq. Mas 11 * a Si.ra 430, >Hl Stazione r.t. Castelrosso 35·2 Stazione r.t. Lisso 404 Stazione r .t. Paleocasuro 406, 407, 409 Stazione r.t. Rodi 289, 407 Stazione r .t. Samo 393, 411, 418 Stazione r.t. Stampaiia 387, 389, 400 Stazione r.t. Vathi 393, 411, 418, 421 , 424 Stazione :r.t. campale Scanpanto 354 Stazione r.t. campale Sira 430, 431 , 435 Stazine <r.t. ingl. C.rosso 409 Staziope r.t. ingl. M. Assitia 397, 398,

401 Stazione r.t. ingl. Samo 421


650 Stazione r .t. teò. Andros 440, 442 Stazione r.t. ted. Finnica 431. 432 S.iS. Agia Ma.rina 356 S.S. Anàros 440 S.S. Mykon.i 439 S.V. Amorgos 447 S .V. An ab 449 S .V . Andros 440, 44 1, 442 S.V. A..rchi 406 S.V. Calino 362 S.V. Calolino 372, 373 S.V. Candeliusa 402 S.V. Capo Fanari 426, 427 S.V. C a:PO Foca 357, 366 S.V. Capo Papas 412, 426, 427 S.V. Capo T rimesson 430 S.V. Capo Vilostasi 430 . S.V. Cocicca 438 s.v. Coo 355 S .V . Farmaco 406 S.V. Fu.mi 427 S.V. Gaìdaro (Le.ro) 406 S.V. Gaida ro (Sita) 430 S.V. Lero 352 S.V. Levita 384 S.V. Lisso 405 S.V.' Livadia 387 S.V. Menites 351 S.V. M. Castel.lana 387, 39 1, 398 S.V. M . Perivolis ·387, 398, 400, 401 S .V. !-.1. Profeta Elia (Calino) 368, 369, 370, 3 71 S.V. M . Timadari 387, 398 S.V. M. T imia nò 357, 365, 403 S .V. M. Trul]o 375 S.V. M. Vigla 406, 4-07 S.V. M. Mykoni 437, 439 S.V. Naxos 444, 445 S.V. Nica.ria 416, 41 9 S.V. Orchidi 351, 354, 356 S.V. Panormiti 378, 381 S.V. Piscopi 374 S.V. Policandro 449 S.V. Prassonisi 389, 390 S.V. Punta Ga til".:a 4ll, 421 , 425 S.V. Punta Kotz.ika 411 , 421 , 423, 424 S ,V . Pun rn M esricari 357 S.V. Santorino 448 S.V. San Domenico 411, 421 , 423, 425 S.V. San Giorgio 356 S.V. S<=panto 352 S.V. Serpbo Nord 438 S.V. Serpho Sud 438 S.V. Serpho (unica) 438, 439 S .V. Sifano 449 S.V. Sira 430 S.V. Strongili 438 · S .V . Tinos 44-0

S.\'. T ristorna 35 I, 354 S .V. Zea N ord 437 S.V. Zea Sud 437 S.V. ted. Andros 442 Superegeo 408 Supe:ma."1na 394 Tenenza C.C. Calino 369 Trnppe it. Simi 380, 381 T.ru pp~ indiane Castel rosso 4-09 Truppe ingl. Castelrosso 407, 408, 409 Truppe ingl. Simi 380 Truppe ted. Levita 384 , 385 Truppe ted. Lisso 404 Truppe ted. Panno 406 Truppe ,ted. Rodi 408 T ruppe te<l. Simi 382, 38-3 Truppe ted. Stampali.a 400, 4-01 , 402, 405 Ufficio •P orto Calino 368, 369 Ufficio Porto Vatbi 4 11 , 421 , 423 Ufficio Telegrafico SiTa 430 Un ion Jack Castelrosso 409

LocALITÀ

Alessandria 355, 364, 374, 380, 381 , 400 Amorgos 44 7, 448 Anatolia 380, 3"81 Andros 393, 430, 440/ 444, 445 Antimachia 3'64 An~aro 438, 444, 445 kchi 404, 406 Atene 401, 432, 437, 44 4 Baia Agrilidi 391 Baia As.procorri 422 Baia Boriò 370, 372 Baia Camore 363 Baia Carani 378, 382 Baia E mborio 378 Baia F aneromeni s78 Baia Isolaveccbia 370, 372 Baia Livadia 401 Baia 1Maratonda 378 Baia Maltezana 392 Baia ·Moftià 422 Baia Palme 404 Baia .Panormiti 378 Baia Pewn<la 370 Baia Sant'.A.ndrea 399 Baia S anta Foca 391 Baia Va th i (Samo) 424 Baia Va ti (-Stampalia} 395 Balca ni 436 Brindisi 394, 415, 449 Cairo 359, 425 C a]abactari 413


651 Calino 362 Calino..Calolin<:' 368/ 374 Canale Calino-Lero 374 Cande Caso 36 I Canale Coo 366 Canale Suez 381 Candeliusa 402, 403 (',apo Papas (Nic.aria) 360 Capo Foca 363 Carani 378 Cardamena 363 Caso 356, 390 Castello Simi 377, 378 Castehosso 355, 359, 372, 374, 376, 380, 381, 406/ 410 Cefalo 364 Chio 413 Ciclad:i 413, 41 5, 417, 427, 428, 429, 432 Cimitero Santa Marina 378 Cipro 374, 376, 381, 403, 414 Coo 357/ 368, 369, 370, 371, 372, 373, 375, 378, 398, 403, 4) 8 Creta 351, 353, 366, 384 , 430 Delos 430 Dodeaneso 357 Dracunda 381 Faneromeni 378 Farmaco 406 Finnka 431 Fochionisi2 399 forni 427 Gaidaro 406 Gravion 442 Haifa 359 Isola Snella (G linonisi) 387 Isoletta Santa Marina 379 Isole B:anche 403 Kalamach i 409 KU1pbo· 447 Lero (passim) Levita 384. 385, 400. Linara 372 Llnopoti 366 Lisso 403 / 405 , 406 Livadia 385 Malta 361, 367 Malt.ezana 390, 392, 398, 399, 401 Maratonda 378 Marmari 397, 398 Marmarice 381 Mestre 445 Milo 428 Mitilene 423 Monte Casrellana 385, 395 Monte Parella 373 ." !onte Trullo 377 Monte Vardia 385

Mykon1 HO, 431, 436, 439, 440, 445 ;\ìaxos o Nasso 361, 430, 438, 444 / 447, 448 Nicaria 411. 412, 416, 426, 427, 429, 440 ~isiro 374, 375, 378, 402 Palestina 375, 425 Panormiti 376, 377, 378, 379 Panna 453 Pa.ro 444, 446 Parteni 403, 404, 406, 418, 419 Patmo 403, 404, 405, 406 Pedi 377, 378, 379 Pezonda 370 Prreo 362, 385, 435, 439, 441 , 442. 444, 445 Piscopi 356. 374, 375, 378 Porto Malrezana 385, 391, 392 Porto Panormos 399, 401 Porto Simi 378 Porto Skala 387. 399, 400 Porto T1gani 41 3, 424, 425 Pserimo 362 Punta Kotz.ika 422 Punta S . Stefano 407 Rodi 349, 351 , 352, 353, 355, 357, 359, 362. 375, 376, 377, 378, 380, 381 , 3~; 383, 389, 390, 391, 407, 408, 40':I, 410, 412, 413, 428. 430, 431. 432, 436. 452 Salonicco 435. 437 Samo 349, 393, 394, 403, 411 / 425, 426, 427, 428, 429, 431 , 432, 433, 434, 436, 43-8, 439, 440, 441, 443, 444, 447, 448, 452 San Giovanni 398 Sanrorino 445, 448, 449 Santa Marina 364 Scalia 372 Sca.rpan ro 351/356 Serpho 438, 439 Sirni 356, 366. 374, 375/383, 408 Siphano 439, 444 Sira 3-49, 391, 414, 415, 417, 429/ 437, 438, 439. 440, 441, 442, 444, 445, 448 Siria 423 Skala 385 Skalanova 425 Stampalia 384/ 402, 417 Sttong:ili 438 Suda 354 Thermia 414, 432, 437, 445 Timianò 35<> Tingac1 363 Tino 417, 437, 439, 440, 442, 444 Vathi (Samo) 413 Vati (Stampalia) 396 0


652 Vrissi 387 Zea ·HO, 437, 438 Zoliri 395, 396

Adda 362 Aguglia 396 Albona 430, 437 Audacemente 388, 391 , 392, 402 Azio 397, 403 Capo Per.rel:la 354 Cesira 370, 372 CicÌops 435 Cicogna 370, 372 Corsaro Nero 405 Dracbe 435 Ekla 381 Esperia 382 Gallipoli 430, 437 H ercuJes 435 H08 355 Leda 409 Livorno 370 Maria Santissima dei Martiri 422 M~ 521 43-0, 431, 433, 434, 436 Mas 522 414, 417, 437, 439 Ml. 537 (ingl.) 404 Ms. 12 359, 393, 395, . 397, 408 Ms. 15 375 Ms. 23 376, 393, 395, 396, 397 Ms. 26 364 Ms. inglesi 397 Monte Grappa 370, 372 Mv. inglese 374 Nino Chiesa 430, 437 Otranto 430, 43'7 Palermo 383 Pegaso 388, 392, 40 2 Petrella 354 Pia~ 430, 437 RD. 35, 430, 437 Re Alessandro 360 Roma 451 . Rovigno 430, 437, 440 San Domenico 426 San·t'lrene 370, 372 Se.scii 38 l Simi 366, 367 Tagan.rog 375, 376 Tevere 370 Tigri 388, 402 Unità Ausiliarie tedesce 4 34 Unità Navali tedesche 449 Vassilich i 422 Venezfa 382

Vera G ioia 383 Villanova 388, 4-02 Vittorio Veneto 381 Volta 403, 405

PERSONE

Addimando 438 Anderson 360, 416 &ac:ci 375 Amold 416, 417, 420 Bachea 368 Badoglio 407, 451 Baird 417, 421 Bausani 403, 404, 405 Beghi 417, 437, 439 Bencini 396, 397, 401 , 476, 495 Biancberi 441 Bianconi 387 Borghi 384, 385, 419, 420 Boschiero 368 Botto 411 Brittorous 409, 417, 429, 446 Bruno 448, 449 Buckley 423 Campioni 353, 376, 428, 4!9 Caruso· 430, 437 Castagnoli 441, 444 Cinicola 356 Cipriani 368, 373, 374 Coraw:ci 377 Cotradini 377, 378, 379, 380, 381 , 383 Curatoz.z.olo 387 Daviso Carlo 428, 430 Daviso Vittorio 359, 376, 384, 385, 390, 395, 396, 397, 398, 399, 400, 401 , -402 Di Giovanni 365 Dolbey 375, 376 Don~io 388 Etrico 387 Fanizza 375, 408 Forneris 387 Gander 410 Gardone 404 Gaudioso 412 Giannotti 37•5 Gino 413, 415, 429, 432, 433, 43 4, 435, 436, 439, 445 Greco 446 Guglielrni 369 Hall 418, 41-9, 420, 421 Imbriani 351, 352, 353, 354, 355 Ireneo (vescovo) 412, 416, 420 Jellicoe 359, 375, 390, 408 Johnson 359 Kenyon 359


653 Kleemann 382 Lapraik 376 , 379, 380, 381, 3S3 Leggio 357, 359, 361 , 364, 366 Levidis 417 Lo Cascio 411 , 422, 423, 425 Luchini 364, 375, 376 :'1,1alavasi 407 Margaruoci Riccini 387, 389, 390, 392, 396, 397 Mascheirpa 361 , 364, 374, 377, 384 , 389, 390, 393, 414, 416, 418, 420, 431, 433, 446, 447 Maute 424 :"viela 441, 442, 444 ~1eneghini 404, 405, 406, 418, 419, 420 Michelotto 395 Mistrangelo 430, 437, 439 Morganti 357, 359 Muller 362, 425 Mussolini 412, 416, 445 :'>Javone 429, 433, 434, 435, 436, 437 Norari 368 Occhipinti 375, 377, 378, 379, 380, 383 Parish 41 7 Pawsen 413, 414, 41 7 Pejrolo 416, 41 7 Pergolis 4 38 Pini 372, 373 Piret ri 412, 416, 426 Pisa 404 Pizzolo (ten. Art.) 404 Piuolo (T.V.) 387, 390, 39 1, 392, 398, 401 Pope d i Stampalia 398 Preti 368 Raffaelli 375, 376, 383 Rocchi 430, 433 Rossi 407 Rustichelli 444, 446, 447 Sani 445, 446 Scaroina 352 Simeone 369, 372 Pope di Stampalia 398 Siricio 387 Soldarelli 389, 393, 394, 411, 412, 413, 414, 415, 416, 41 7, 41 8, 419, 420, 421, 422, 425, 426, 428, 429, 431 , 432, 434, 435, 43-8, 445,· 446, 447, 448, 449 Spina 427 Sportoletti 368 Straulino 440 Tilney 419 Tombolini ¼8 Tornei 430 Tumbull 376, 377, 378, 408

Ti.igantes 418 Valente 423, 42'1, 425 Wagener 383 Willis 423 W ilson 408. 41 O, 414, 423, 425 Wolfson 390 Zalaffi 387 Zarli 413 APPENDICI BATrERlE

Ciano 470 Lago 462 Skumbarda 463, 469 899 467 COMANDI E REPARTI

Adidet·to Mii. Twchia (ingl.) 490 Aeroporto Antimac'hia 485 Aeroporto Atene ,03 Aeroporto Crrenaica 487 AeropOrto Coo 469, 533 Aeroporto Creta 469 Aeroporto Grecia Sud 469 Aeroporto Rodi 469 Aviazione M.O. 521 Brg. 234' (ingl.) 475, 484, 486, 487 brg. Bra.ndebu.rg (ted.) 504 btg. Drham (ingl.) 485, 534 btg. Sacro (,gr.) 483, 488, 489 Buffs 459, 463, 465, 467, 470, 487, 488, 534 C. A: XXl1 Gebirgs (ted.) 496 CAT X 495, 501 C. in C. Levante (i ng).) 4 73, 481 , 486 Comitato dei C. in C. (ingl.) 481, 533 Comitato dei C . di S. M . (ingl.) 483 Corpo d'Esercito (ingl.) 48 l Corpo Hl (ingl .) 486 Div. Brandeburgo (ted.) 527 Div. Cuneo 500 Div. fodi.ana 8' 484 Div. Paracadutisti 11' (ted.) 496 Div. ted. a Rodi 484 Div. 22' (ted.) 497 Div. 117•. (ted.) 496 flot. 8" Ct. (ing).) 4 78 Fortezza Lero (.ingl.) 486, 529 GTuppo assalto Av. (ted.) 499 Gruppo Annate «E• (ted.) 493, 495, 496, 497, 498, 502 Gruppo Ms (ing).) 479 Gruppo Navale Sud (ted.) 494, 498 ~uppo 201 RAF (ingl.) 481


654 Gu arnigione C.00 485 Guarnigione Creta 527 King's Own 459, 487, 488, 534 Levant Scbooner Flotilla 474, 481 Long Range Desert Gioup 481 Luftwaffe 5 I I, 516, 5-JS, 524 Medio Oriente 456, 474, 47•5, 483, 484 , 486, 491 , 492, 525 Navale Inglese Egeo 478, 479, 486 pi. Rocchi 462 Polizia SS (ted.) 496 RAIF 469, 481, 5.15, 518, 519 R,A:F Cipro 481 RAF M. O. 514 rgt. RAF C.00 485, 534 rgt. Brandebu,rgo (r.ed.) 496 rgt. Grana tieri SS (ted.) 496 Rep. Commandos (ingl.) 500 Rep. vari ted. 501 , 503 Royal lrisb Fusiliers 459, 462, 465, 467, 487, 534 Royal Wesr Kents 459, 487, 489, 534 Special Boat Squaòron 481 , 484 Stazione r. t. Lero (ingl.) 480 Sudest (C.do ted.) 499

LocALJTÌ.

Abuki.r 489 Alessandria 456, 459, 472, 473, 480, 481 , 489, 490 Algeri 474 Minda 459, 460, 461 , 464, 465, 467, 479, 487, 488, 503, 504, Amorgo 487, 497 Andros 485, 497 Ankara 531 Argos 486 kgostoli 502 Atene 496, 499, 503 Bachi 487 Bahrein 520 Beirut 489, 490 Blefu ti 462, 479 Budrum 491 Cairo 456, 459. 467, 468, 473, 481, 488, 489, 505 , 510, 514 Calino 459, 460, 469, 474. 476, 485, 487, 498, 500, 502, 503, Canale Corinto 496 Castello di Lero 461, 462, 46-5, 504 Castelrosso 457, 474, 475, 479, 483, 486, 489, 490, 491 , 498, 502, 520, 524 Cefalonia 494 , 497 Cr.rigo 493

477, 466, 519

474, 478, SOS 473, 481 , 500,

Chio 486, 493, 494, 496. 499, 509 Cialchi 496 Cipro 456, 469, 472, 473, 475, 481 , 483, 489 C.00 456, 4S8, 460, 462, 474, 475 , 476, 47,8, 480, 482, 4&4, 485, 486, 487, 489, 493, 496, 497, 498, 499, 501 , 502, 504, 509, 510, Sl 1, 512, 514, 515, 516, 519, '520, 525, 526, 51:7, 532, 534 Qirfù 494, 497 O:irinto 496 Greta 475, 484, 485, 486, 491, 493, 496, 497, 509, 520, 521, 53 I, 532, 533 Doris 478 Eleusi 486, 496 Farmaco 479 Gairos 485 Giavia 496 Grifo 479, 487, 504 Guernesey 459 Gumu$lùk 459, 477 Gurna 460, 461, 464, 465, 466, 467, 487, 488, 503, 519 Haifa 456, 484, 489, 490 Heraclion 497 Istanbul 513, S14 Ka]amaki 486 Keos 496 Kusadasi 489, 490 Kythnos 485 Lav.rion 487 Lemno 49-3, 509 Lero (passim) Levita 487, 499, 500, 517 Licari 524 Limassol 4 77 Lipso 528 Lond:ra 468 Losta 478 Malta 461, 484 Maritta 486 Mannari 502 Megara 486 Mikony 480, 489 Milo 475, 493 Mitilene 494, 496 Monte Apperici 462, 468, 470, 471 , 479, ·487, 488 Monte Clidi 469, 4S7, 488, 504, 5·19 Monte Germano 469 Monte Maraviglia 460, 4'62, 464, 470, 488, 504 Monte Quìri.co 469, 4S8 Monte Ra.chi 469, 488 Monte Vedetta 462, 465, 466, 487


655 \lo!'Ca 531

:'\asso 48'5, 486, 497, 500, ;01, 502 :"likaxia 484, 496, 498, 500. 501. 528 :'\lisiro 500 Palma 479, 487, 503 Pandeli 487, 488, 504, 519 Paros 486, 500, 502 Pasta di Sopra 462 Pasta di Sotto 463, 479 Panno 500, 528 Peloponneso 475 Pi:reo 476, 486, 493, 495, 496, 497, 498, 499, 502, 506 Ponolago 461, 468, 470, 471, 472, 473, 479, 486, 517 Porto Said 489 Prassonisi 475 Punta Bianca 473 Qua'fanta 488 Quebec 474 Rodi 4;6, 457, 47,2, 473, 475, 476, 477, 480, 483, 484, 485, 486, 491 , 492, 493, 495, 497, ,02, 509, 512, 516, 521 , 526, 532, 533 Salerno 532 Samo 459, 472, 473, 474, 476, 478, 479, 480, 483, 484, 485, 486, 487, 488, 489, 490, 492, 493, 49'4, 495, 496, 498, 499, 500, 501, 505, 506, 508, 509, 510, 512, 513, 523, 524, 525, 527, 528, 529, 530, 531 , 533, 534 Santorino 506 Santa Madonna 487 Santa Marina 479 Sc371p3n10 475, 483, 484, 493, 532 Seripho 480, 489, 496 Sifnos 496 Simi 457, 474, 484, 485, 486, 498, 500, 502, 506, 507, 520 Sira 475, 493, 494, 495, 496 Smirne (ospedale) 49 I Stampalia 474, 484, 485, 486, 487, 500, 501, 507, 517 Strongjlo 462 Suda 497, 499, 502 Termopili 496 Tino~ 496 Tobruk 472 T rie.all a 496 Tunisi 476 Villa Belleni 504 N,Wl

Aària 458, 459, 477, 480 Aldenham 4 79 Alma 506

Aurora 477 Beaufort 465 Belvoir 472. 477, 479, 480, 488 Blencathra 479 Boccaccio 506 Bulgaria 498 Donizetti 475 Dulverton 479, 504 Echo 4 72, 473, 4 79, 480, 482, 488 Eclipse 477 Exmoor 480 Faulknor 465, 478 Fury 480 G. A. 45 (ted.) 502 Hurtwonh 477 lngeborg 501 , 502 Kari 499, 502 Krakowiak 478, 480 La Pomone 475 Margherita 502 Mas 522 495, 506 Mas 555 463, 479 Ml. 456 (ingl.) 479 Moeve 506 Ms. 15 507 Ms. 263 {ingl.) 465 Ms. 266 (ingl.) 465 Ms. 307 (ingl.) 479 Ms. 315 (ingl.) 465 Nioi 501 Oìympos 498, 502 Palma 506 Penn 479, 480 Petard 478 Pier Luigi 506 Pindos 465 Rockwood 4 78 Queen Olga 483 Severn 482 Sinfra 499, 502 Sirio 477 Tarquinia 502 Trapani 499, 502, 506 UJ. 2·11 (1ed.) 498 UJ. 2145 (ted.) 506 Unsparing 477 PBRSONI!

Alexander 526, 532 Anckeotti 46 7 Attlee 513, 529 Badoglio 516, 521, 522, 523, 524, 528, 529 Baird 488 Beghi 506 Brittorous 457. 486 Buckley 455


656 Calabrese 463 C hurchill 460, ;13, 526, B O C unningham A. 476 Cu nningham J. 476 Eden 466, 476, 531 Eisenhower 474, 476, 484 Erancesco 462, 463, 51 4 Frickc 485, 494, 497, 498, 499, 501, 505 Gander 45 5, 456, 480; 509 510, 511, 513, 514 Ga ndin 497 Gardone 467 GiiJàenfeld 496 Hall 4 59, 486, 488, 489 Hitler 495, 496, 499, 500, 508 Holle 494, 499, 500 Kleemann 484, 495 Lange 493, 494, 495, 496, 497, 498, 499, 500, 502, 503, 506

Loelu 499. 500, 501 , 505 '.\1ascberpa 457, 50 5, 522 Meneghin i 467 Menemengioglu 53 1 Metropoli ta di Samo 488 '.\1iiller 49i, 498, 500, 504, 505, 522 l\lu ti 520 Prior 534

Pizzoli 467 Quaranta 467

Rommel 512 Soldairelli 489, 494, 495, 500 Smuts 526 Taffrail 459 T ilney 461 , 467, 470, 486, 505, 522,

527 Willis 455, 474, 476, 477, 478, 4&2, 483 W ilson 4 55; ',l83, 512, 51 3, 527, 534 Winte 498, 499 'N in ierton 534



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