I DANNI DI GUERRA AI MONUMENTI E ALLE OPERE D'ARTE DELLE VENEZIE

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QUADERNO LXIII.

ANNO VII - 1928

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VENEZIA

SEDE CENTRALE:

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Al MONUMENTI , E ALLE OPERE D' ARTE ·DELLE VENEZIE NELLA GUERRA MONDIALE MCM XV - M CMX V II I

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' VENEZIA PREmA.TE OFFICINE GRAFICHE C. F ERRARI

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VII.

E. F.


AVV ERTE NZA Gli scritti pubblicati in questi "Quaderni

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hanno carattere di contri buto scientifico

allo studio dei problemi particolarmente considerati. Essi non impegnano, nat uralmente, la responsabilità del!' istituto Federale e comunque non influiscono sulle sue direttive: dappoichè il suo compito ed i suoi propositi si informano a concrete esigenze di azione, le quali risentono ineluttabilmente di condizioni e di possibilità, che non è sempre dato all'Istituto istesso di determinare o modificare. Questa dichiarazione non implica, a priori, disse nso o . negazione: ma doverosa riserva. L'Istituto è un organ ismo finanziario, le cui decisioni dipendono dagli organi amministrativi designati dallo Statuto e dalla Legge; a quelli soltanto spetta ogni determinazione efficace in qualsiasi argomento ed in qualsiasi forma di attività.


PREFAZIONE

A distanza di dieci anni dalla felice conclusione della nostra guerra, questa pubblicazione, che riassume ed illustra i danni artistici sofferti dalla regione Veneta durante quella terribile lotta quadriennale, non è, come for se a taluno potrebbe parere, intempestiva. Altre pubblicazioni uscirono, è vero, in luce poco dopo la vittoria o negli anni che appresso seguirono, e talune corredate, anch'esse, da numerose illustrazioni; ma furono tulle di carattere ufficiale, intese ad avvalorare l'opera di benemerita difesa del patrimonio artistico svolta dalle autorità governative, o a rivendicare presso i vinti il risarcimento materia le di quei danni valutati in denaro sonante, o a mettere in luce quanto si veniva compiendo o s'era compiuto a ristoro di tante rovine, delle quali quelle artistiche erano soltanto assai piccola parte. Anche si ebbero per opera di egregi studiosi numerose parziali monografie corredate di notizie talvolta rare e illustranti questa o quella chiesa, questo o quel luogo, nella loro storia, nel loro martirio guerresco, nella loro resurrezione; ma anche io queste, di solito, alla parte artistica si ebbe minore riguardo, come quella che o scarseggiava di dali storici sicuri o trascendeva le personali altitudini del compi.latore. Il nostro lavoro in vece, limitato alla regione Veneta, aspira ad essere una visione d'insieme, una sintesi, per quati.lo possibile, rigorosa di ciò che il patrimonio artistico ebbe tra noi a soffrire in parte per la ferocia nemica, ma in parte anche per le crudeli e inevitabili n ecessità della immane guerra; quadro doloroso, dal quale la diminuzione di q uel patrimonio riesca prospettata nel suo valore più morale che materiale e lumeggiata senza esagerazioni e senza attenuazioni, nella sua realtà e nella sua importanza intrinseca. Al che gioverà appunto la distanza di anni, che ormai ci separa da quegli eventi. Lo spasimo della lotta, la conseguente eccitazione della vittoria, l' urto degli odii e delle passioni, il dolore delle perdite subìte hanno avuto agìo di calmarsi ; molti anche dei danni sono stati riparati e di altri, purtroppo irreparabili, sono cancellate le traccie, attenuan do così ìn noi, in tutto o in parte, quell'orror e e quel rancore, che tanta distesa di rovine alimentava nell'animo nostro. Una più tranquilla coscienza s'è quindi in noi venuta formando, la quale, pur non sopprimendo quanto n el nostro giudizio può essere giustamente di affettivo e di nazionale, dia però ad esso una obbiettività ed una serenità che prima non si s arebbero potute umanamente nè pretendere nè sperare da nessuno di noi che serlJasse in petto cuore di italiàpo. Nè forse nuocerà questo scritto alla d isamina ed alla valutazione di alcuni elementi morali, che concorsero forse in parte ad aggravare le perdite nostre e che certamente ci misero in serio pericolo di averne molte più gravi; nel che il governo d'allora ed il popolo ebbero ciascuno qualche parte di responsabilità, la quale oggi, ad eventi ormai iontani, sarà più facile dire traendone quel tanto di ammaestramento che giovi a miglio-


-4rare per sempre noi stessi. Perciò non ho creduto di esimermi anche dal ritornare brevemente sui provvedimenti presi dal Governo a difesa dei monumenti e delle opere d'arte, quantunque questi abbiano già fatto parte di lunghe e veridiche relazioni ufficiali. E ciò non allo scopo di criticare quanto oggi a mente fredda può trovarsi in essi di deficiente (ed era ben umano e inevitabile che deficienze in quel frangente si avverassero), ma di tessere quasi con quei provvedimenti lo sfondo n el quale campeggi il quadro doloroso dei danni sofferti. Chè del resto è intenzione mia di non trascurare nessuna delle pubblicazioni sopra accennate, ma di trarne vantaggio di maggiore compiutezza, per quanto possibile, allo scritto mio, in cui si rispecchiano i risultati di indagini condotte direttamente e diligentemente sui luoghi e controllate colle testimonianze dei supe:rsliti. Non bo tenuto conto di quei guasti minori che, per fortuna e per tempestivo intervento, poterono venire riparati, poichè ragionevolmente molti di essi non possono più figurare nel bilancio passivo della guerra; ma viceversa ho rintracciato con ogni cura quante opere d'arte, mutilate o frammentarie, giacciono ormai inservi bili nei magazzini o nelle cantine o sono conservate come mesta reliquia (talvolta anche commercialmente preziosa) nelle case canoniche o in quelle private. Tuttavia non spero di aver fatta opera in cui non abbiano a lamentarsi lacune. l\iolte forse anzi saranno, per l' enormità del tema da me impreso a trattare. Il teatro della guerra, combattuta su tre fronti, fu così ampio, l' uso dei mezzi di distruzione fu così esteso ed intenso che sovente mi è accaduto di imbattermi in danni di qualche importanza anche là dove, per la distanza dalle linee nemiche, meno avrei pensato. E ciò senza dire che, non solo le bombe aeree o le granate o le mine o le necessità belliche rovinano i monumenti e gli oggetti mobili; ma piiL dannosi riescono sovente quell' istinto vandalico, che è sempre pronto a r isorgere in molte anime non appena esse siano sciolte dai vincoli della convivenza civile, e quella abolizione del diritto di proprietà privata, che è fatale conseguenza della guerra. Del che la Patria non si duole. Quanto più numer ose e più cr udeli furono le ferite che ne insanguinarono allora il bel corpo, quanto più amari furono i sacrifici compiuti, tanto più grande e pi.ù glorioso appare oggi, nel decen nale ritorno, il conquistato trionfo. Aiuti ho avuto nel mio lavoro, di informazioni, di chiarimenti e di fotografie, dalla R. Sopraintendenza ai Monumenti del Veneto, nonchè dai singoli ispettori onorari e da studiosi diversi e dai parroci delle chiese. )Jentre qui vivamente ringrazio la prima, mi riservo di esprimere agli altri la mia riconoscenza ai rispettivi luoghi.


5-

CAPITOLO I.

I provvedimenti iniziali di tutela e le difficoltà incontrate

I

Fino dal marzo 1915, quando ormai la nostra entrata in guerra a fian co della Francia, del Belgio e dell'Inghilterra, era tacitamente ma definitivamente fissata, il Governo mostrò di preoccuparsi seriamente del patrimonio artistico della veneta regione. La condotta della guerra da parte dell'esercito germanico nel Belgio e nella Francia, le numerose prove da esso date del nessun conto in cui, di fronte alle esigenze belliche, teneva i più insigni monumenti, la spogliazione di città artisticamente ricchissime, sopratutto il larghissimo uso di nuovi mezzi guerreschi e specialmente di bombardamenti aerei, non permettevano di farsi illusioni sulla sorte che in ogni caso, e più in un primo deprecabile ma non impossibile insuccesso, sarebbe soprastata alle nostre opere d'arte. Perchè, tra le regioni di confine, il Veneto (se si tenga conto del grado di sviluppo a cui era ormai giunta in quegli anni l'aviazione) veniva a trovarsi sotto questo aspetto, nella peggiore condizione. Il Piemonte, lontanissimo dalla preveduta fronte di guerra, era al sicuro da ogni offesa. In ogni modo, oltre ad essere meno ricco di opere d'arte e di edifici monumentali di primo ordine, ha i suoi centri pill importanti assai lontani dal confine, e questo difeso da un alta chiostra di monti che avrebbero reso assai meno facili e più rare le incursioni aeree. La Lombardia, ricchissima certamente di opere d'arte e di monumenti, ma non forse quanto il Veneto, si trovava in condizioni migliori .ancora del Piemonte, sia per la notevole distanza del confine dalle sue più artistiche città, sia per avere tra sè e gli eventuali nemici un forte stato - cuscinetto, che le assicurava la maggior parte del confine stesso, sia infine per essere anch'essa difesa da molteplici ~ altissime catene di monti. Non così, purtroppo, era per il Veneto. A nord - ovest il 'l'ren tino, in mano del1' Austria, si incuneava nel suo fianco così da scemare di assai qualunque naturale protezione montana; a nord - est la catena alpina, rapidamente degradando, finiva nella scoperta pianura dell'Isonzo; a sud-est tutta la regione si esponeva intieramente indifesa, tranne che per il valore della flotta, lungo il mare. E mentre non v' è, si può dire, -città, non v'è borgo del Veneto che non vanti monumenti o dipinti di alto e ben sovente di sommo pregio, la vicinanza loro al confine era tale che consentiva al nemico le più rapidi e le pi.ù efficaci offese. Basti pensare a Venezia adagiata sul lembo estremo della laguna, a Padova e a Treviso che in linea d' aria distano dal mare meno di una trentina di chilometri, a Cividale, la gemma longobarda lontana qualche miglio dal vecchio confine, a Vicenza e Verona tanto distanti da esso quanto Padova e Treviso dal mare. I danni dunque, dalle incursioni aeree e da eventuali. cannoneggiamenti a distanza, si potevano temere e prevedere gravissimi. RecalO$Ì a Venezia sulla fine, come dicemmo, del marzo 1915, Corrado Ricci, direttore generale della Antichità e Belle Arti, .riunì all'Albergo della Luna i tre Sopraintendenti e alcuni Direttori di musei del Veneto (tra


-6 essi chi scrive) ; e dopo uno scambio di idee sull'argomento, diede rigorose disposizioni perchè nelle diverse provincie venisse iniziata subito la raccolta di tutte le opere d'arte mobili più importanti e la loro spedizione oltre Appennino, e nello stesso tempo si provvedesse, mediante saccate di sabbia, alla protezione dei più preziosi monumenti immobili. Agli ispettori dei monumenti e ai direllori dei musei furono perciò delegate, in via straordinaria, ampie facoltà dalle Sopraintendenze e dal :Ministero (1). Se non che, per quanto riguardava l'asportazione delle opere mobili incominciarono subito le più gravi difficoltà per l'opposizione ostinata, talvolta vivace e persino violenta, di coloro che erano o si credevano aventi diritto sulle opere stesse. È questo un triste e solo in parte scusabile episodio della nostra impreparazione alla guerra, che non è inopportuno mettere francamente in luce, tanto più che gli eventi posteriori si sono incaricati di farne giustizia ohbl~gando al rinsavimento quasi tutti coloro che un giorno assai male sentirono o ragionarono. Contrari alla consegna degli oggetti artistici si mostrarono in genere sin da principio il clero, i fabbricieri, le popolazioni stesse. Il Governo nazionale veniva sospettato e da taluno. chiaramente accusato di voler approfittare dell'occasione per spogliare le chiese dei loro capolavori a vantaggio dei propri musei. Contro questa sciocca eresia nulla valeva ricordare le benemerenze del Governo per tulle indistintamente le opere d'arte esposte al pubblico, la tesi da esso sempre sostenuta e applicata che le opere debbano, salvo casi eccezionali, rimanere nel posto per cui furono eseguite, i pericoli gravissimi a cui sarebber o state esposte durante le offensive nemiche; inutile dare le più ampie assicurazioni di restituzione integrale; inutile mostrare per primi, coll'esempio, che noi direttori di pubbliche raccolte si provvedeva a metterle in salvo. In qualche paese dove il Governo, conscio della propria responsabilità e aiutato dal Municipio, volle spuntarla ad ogni costo, come a Castelfranco per la celebre l\iaclonna di Giorgione, si ebbero sommosse popolari e suono di campane a stormo e accorrer di folle con falci e con randelli; l'asportazione degli oggetti d'arte si convertì, a scanso di maggiori pericoli, in un clandestino trafugamento notturno quasi che il Governo fosse un vero ladro. Ma anche le autorità comunali in molti luoghi mostrarono di nutrire talvolta sino all' ultimo le stesse diffidenze. O se non diffidavano del Governo, sostenevano che mettere in salvo le cose preziose equivaleva a far temere fin da principio un' esito sfavore· vole della guerra e quindi a deprimere il morale delle popolazioni, che all'incontro doveva essere mantenuto il più allo possibile. Nè sempre era dato distinguere se e qua.nto di capzioso si celasse sotto questo argomento in apparenza puramente e altamente patriottico. Infine si mostrava di non temere troppo le incursioni aeree; e quanto alla possibilità, che con nobile fierezza non si voleva ammettere a nessun costo, di una invasione nemica, si sperava, dal clero specialmente, che la pia e devota Austria non avrebbe mai allungate le mani sulle opere d'arte delle chiese. , Per tutto ciò dunque fortissime pressioni furono esercitate subito da ogni parte sul Governo affinchè contromandasse gli -ordini impartiti alle Sopraintendenze e per esse agli Ispettori locali; e poichè i Governi di un tempo non furono mai troppo forti_ di fronte (r) Del!' argomento di cui qui stiamo trattando fu soggetto una diffusa pubblicazione ufficiale del Bollettino d'Arte del 11/inistero dett,r. I. P. intitolata la Difesa del patrimonio artistico italiano contro i pericoli di g1eerra e divisa in due parti : I. Protezione dei momt111enti (anno XI, fase. VIII - IX) ; II. Protezione degli oggetti d'arte (anno XII, fase. IX - XII) . Altre due parti erano preannunciate : III. .! danni, IV, I rifugi; ma esse rimasero allo stato di intenzione. È naturale che, per quanto riguarda questo primo capitolo del nostro lavoro, noi ci serviamo largamente della eletta pubblicazione ufficiale, a cui rimandiamo il lettore per taluni assai più ampi particolari, mentre altri ne aggiungiamo di scienza nostra.


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alla volontà dei dep utati e dei sindaci e degli enti ecclesiastici stessi, furono date nuove e diverse disposizioni perchè si procedesse a r ilento e senza eccessive pressioni nel lavoro intrapreso. Kon lutti, ben si capisce, gli enti, specialmente a Venezia, furono così restii ad intendere la ragione; onde fin dai primi giorni, mentre ferveva il lavoro di imballaggio dei principali capolavori appartenenti alle Gallerie dell'Accademia e quello notturno e nascosto della loro spedizione oltre Appennino, la Sopraintendenza agli oggetti d'arte aveva potuto ritirare da talune chiese e imballare accuratamente una quarantina di capolavori. Così da Yerona si potè ritirare, ben consenzienti il sindaco e la fabbriceria, il trillico mantegnesco di S. Zeno; e da Castelfranco, col sotterfugio, come si disse, il celebre Giorgione, la notte del 5 aprile. Se non che di giorno in giorno le riluttanze e le pressioni della maggior pari.e delle autorità comunali e degli enti ecclesiastici andarono, anzi che scemando, crescendo di intensità, fino a paralizzare del tutto l'opera della Sopraintendenza agli oggetti d'ar te, ottenendo dal Governo il 25 aprile l' ordine tassativo << di sospendere ogni nuova operazione e di lasciare sul posto, con semplici provvedimenti di cautela, le opere artistiche già rimosse; e ciò per non impressionare le popolazioni e non irritare gli animi prima della dichiarazione di guerra». · L'opera della Sopraintendenza dunque dovette limitarsi a continuare l' imlJallaggio e l'asportazione dei capolavori dell'Accademia e ad accondiscendere al desiderio espresso da alcuni municipii e musei civici della Provincia, fra i pochi ragionevoli, di vedere subito messa io salvo la loro suppellettile artistica più preziosa. F urono questi i musei civici di Padova, di Verona e di T reviso; Vicenza, Udine, Belluno preferirono conservarli, più o meno beu protetti, sul posto. Nè si creda che la diana suonata su Venezia all'alba del ~4, maggio dalle 1lombe aeree nemiche, e nemmeno la distruzione del mirabilissimo affresco del Tiepolo agli Scalzi avvenuta il 24 ottobre, facessero rinsavire le autorità locali o ridessero al Governo di Roma l'energia, che in tanto frangente gli mancava. Certo si ebbero subito talune resipiscenze cospicue; notevole fra esse quella della Scuola di S. Rocco di Venezia che sollecitò allora essa stessa il trasporlo oltre Appennino delle celebri e grandi tele del Tintoretto e delle stoffe e degli altri oggetti preziosi, che prima erano stati posti a rifugio sotto lo scalone e che avevano corso serio pericolo (come i dipinti del museo di Udine) di andare guastati dalle muffe (f:ìg. 1). Ma anche il Comando militare, nel patriottico intento di tener alto il morale delle popolazioni, specia.Jmente di quelle di confine, e nella piena ammirevole fiducia sull'esito delle nostre armi, non si mostrava troppo disposto a concedere aiuti per il trasporto delle opere d'arte. Nemmeno l'offensiva austriaca di Asiago, nel giugno del 1916, il cui pericolo fu così grave e così immin ente per la Patria, e che ci privò di un sol colpo degli oggetti d'arte dei Sette Comuni, come a suo luogo diremo, bastò a far entrare nei cervelli la ragione. Non sembra che in questo caso la colpa sia da ascrivere nè alle autorità locali nè a quelle governative. Le persone del luogo, parroci e fabbriceri, infatti sostengono che più volle, autorità e clero, prima di quella. offensiva nemica avevano insistito presso il Comando militare perchè si ponessero in salvo gli oggetti d' arte di quei luoghi; ma n e avevano avuto sempre risposta che il confine era ben sicuro e nessun pericolo correvano quegli oggetti. .Anche la Sopraintendenza dei monumenti nella Relazio11e citata se ne difende, dandone carico impersonalmente « al1' errore di rimettersi alle condizioni militari del momento per decidere circa la opportunità di allontanare degli oggetti d'arte dalle zone prossime alle prime linee )> (1). ( 1) .Bolletti110 d'Arte, a. XII, fase. lX · XII, pag. 2or.


- 8 Così al primo sgomen to succedette ben presto, col rinsaldamenlo della fronte militare, un nuovo peri.odo di fiducia; e le opere d'arte sgombrate in fretta da Rosà, da Marostica, da Mussolente, da Schio, da Thiene furono raccolte e fermate a Vicenza, sembrando di troppo farle proseguire oltre Appennino. Più tardi però, in seguito ad accordi conclusi in Roma tra il Ministero della Pubblica Istruzione e il Comando Supremo e per azione allamente meritoria di Ugo Ojetti, addetto per la parte artistica al Segretariato generale per gli Atfari civili, si iniziò finalmente un'opera sistematica per allontanare dai confini le opere d' arle di notevole interesse. Onde si dispose nell'inverno del 1917 lo sgombero della provincia di Udine e dei territori della Valsugana e della parte settentrionale della provincia di Yerona. iVIa,

Fw. 1. - VENEZIA - S. Rocco Tele del 'l'intoretto pronte per il trasporto. Fotogr. R. Sopraìntendenza ai ;\lonumenti

quanto più le autorità governative e militari insistevano per tale salvamento, tanto più crescevano la diffidenza e l'opposizione del clero e quella delle popolazioni da esso suggerite; e il Governo, pur di raggiungere il suo intento, dovette addivenire al più avviliente dei compromessi, consegnando, se volle metterli in salvo, i tesori preziosi di Gemona e di Venzone all'arcivescovo di Firenze, che si rendeva cosi depositario e garante presso il clero della restituzione di essi di fronte al Governo sospettato di intenzioni fur tive. Ma a Udine la fabbriceria del Duomo negò ancora assolutamente la consegna dei dipinti delle chiese, e il municipio solo a molto stento acconsentì quella di parte degli oggetti del Museo. Persino quella Commissione conservatrice dei monumenti, interpellata dal Ministero, che in essa sperava di trovare appoggio, dava voto contrario alla consegna. Il che, se da un lato prova la sicurezza incrollabile che le popolazioni di confine, più esposte alle offese nemiche, nutrivano nel successo delle armi nostre ed è a lto titolo d'onore per loro, dall'altro mostra assai tristemente la fiducia che riscuoteva


-9il Governo nazionale nel momento in cui più avrebbe dovuto essere sorretto dall'unanimità dei consensi. Nè le opposizioni restavano soltanto passive, ma prendevano esse stesse l'offensiva. Consiglieri comunali, deputati, senatori, presentavano interrogazioni e interpellanze, inveendo contro coloro che venivano accusati di far vacillare la fede delle nostre armi in quelle patriottiche popolazioni e sospettati quindi come disfattisti. Non è perciò da meravigliarsi se il Governo, preso tra le giuste insistenze della Sopraintendenza che avvertiva il pericolo e avrebbe voluto in tempo provvedere, e la caparbia denegazione delle autorità civili, del clero e delle popolazioni, privo politicamente, come era stato sempre in Italia, di volontà propria e di coraggio e di forza nel farla rispettare, finì ·p er lasciar trascorrere il tempo in vane tergiversazioni e frenò piuttosto che agevolare l'iniziativa della Direzione generale e l'opera di µecessità già lenta della Sopraintendenza (1). Tanto più dunque è da ammirare l'opera di questa, che, pur fra tanti ostacoli, riuscì colla persuasione e con· insistenza cortese a farsi consegnare e a mettere in salvo, tra l'aprile e il maggio 1917, tante opere d'arte della provincia di Udine: tutte le cose preziosissime di Cividale, i quadri e il tesoro di Pordenone, la più parte degli oggetti del Museo di Udine, e gli oggetti e i dipinti delle chiese di Moggio, di Pontebba, di Venzone, di Gemona, di Osoppo, di Tricesimo, di Ileggio, di Invillino, di Comeglians, di Paularo, di Paluzza, di Piano d'Arta, di Prato Carnico, di S. Pietro di Zuglio, di S. Daniele, di S. Giorgio di Nogaro, di Palmanova, di Marano Lagunare, di Spilimbergo, di. Porcia. Si pensi quale sarebbe stato il danno nostro se quest' opera previdente avesse tardato ancora di alcuni mesi, e si dica con quale gratitudine noi dobbiamo ricordarla. Ben poco invece s'era fatto, di necessità, nelle altre provincie (esclusa la città di Venezia) e specialmente in quella di Belluno, quando si giunse al momento disastroso di Caporetto. Meglio assai era potuto procedere il lavoro di protezione dei monumenti da parte della rispettiva Sopraintendenza, giacchè, mentre da un lato era per esso più tangibile e imminente il pericolo dei bombardamenti aerei, dall'altro non si poteva certo temere che il Governo si portasse a Roma per tenersela. . . . la chiesa di S. ì\Iarco. Se non che ben maggiori, anzi sovente insuperabili, erano qui le difficoltà della difesa, nè sempre concordi i tecnici nei provvedimenti opportuni da prendere. Fino a che si trattava di opere scultorie o di facciate di opere monumentali, era relativamente facile il proteggerle con saccate di sabbia, trattenute e rinforzate da palizzate o da tavolati, o con una rivestitura di legno riempita di sabbia. Fu questo il metodo che si usò a Venezia per la chiesa di S. Marco, che in più riprese fu esternamente ricoperta fino all' altezza della Galleria (figg. 2 e 3), e internamente ebbe ricoperti gli amboni, e gli altarini lombardeschi (figg. 4 e 5), e l'altare del Crocefisso (fìg. 6), e il ciborio (fìg. 7) e quante altre parti più preziose si trovano in quel tutto preziosissimo monumento. E lo stesso metodo si usò pure in Venezia per la loggetta del Sansovino (fig. 8), per le sculture d'angolo del Palazzo Ducale, per gli antichi Leoni dell'Arsenale (fig. 9), per la facciata dell' Ospitale (fig. 10), per i principali monumenti della chiesa dei SS. Giov. e Paolo (figg. 11 e 12), per molta parte della. chiesa dei Miracoli (fig. 13), per un altare della chiesa di S. Francesco (fìg. 14) e via dicendo. In Padova furono con uguali mezzi protetti i bronzi donatelliani dell'altare maggiore di S. Antonio e il candelabro del Riccio (fig. 15) e i rilievi dell'altare del Santo; a Treviso con saccature e materassi penduli il monumento Onigo in S. Nicolò (fìg. 16) e la tomba Zanetti nel Duomo. ( 1) Non si dimentichi che tre erano allora le Sopraintendenze artis tiche, ciascuna con particolare diversa competenza: l' una sugli oggetti d'arte antica e sui musei archeologici, l'altra sugli oggetti e sui musei d'arte medievale e moderna, la terza sugli edifici monumentali. Quanto qui stiamo dicendo si riferisce alla seconda di esse e in parte, di riflesso, alla prima.


-10 -

F IG . 2 . -

VENEZIA - Basilica di

s.

Marco

Primi provvedimenti di tutela della facciata.


-

Fio. 3. - V1i1mzu -

11 -

nÂŤ.~iliw cli S. Mc1rco - Protezioni defioitive cieli' esterno.


-

Fw. 4. -

12 -

VENEZIA -

Basilica cli S.

Ma1¡co

Provvedimenti di tutela foterni.


- 13 -

FIG. 5. -

VENEZIA. -

Basilica di S. Marco

Protezione degli amboni, della iconostasi, e degli altarini lombardeschi.


-

14 -

FIG. 6. - VENEZIA - Basilica di S . Mar,co Protezione dell'altare del Crocefisso.


- 15 -

Frn . 7. - VEÂťEZIA - Basilica di S. llfarco Protezione delle colonne del ciborio.


-

FTG. 8. -

V1·:NF.7.IA • Cmn11anile <li S. M<uw .

16 -

Protezione della loggetta del Snnsovino,


- 17 -

Fw. 9. -

VENEZIA - Arsenale di l\farina

Protezione degli antichi leoni.


-

Fw. 10. -

VE~'EZIA -

18 -

Scuole, gr. cli S. 1\[arco ( Ospitale Civile)

P rotezione dei rilievi lombardescbi.


-

F,o. 11. -

V1¡:N 1m.1. -

IU -

Ohiesu <lei SS. Giovanui e Puolo - Prima protezione del monumento dei dogi Valier.


- 20 -

FIO. 12. -

VENEZIA -

Chiesa dei SS. Giovanni e Paolo

Protezione del monumento Andrea Vendramin.


-

Fio. 13.

21 -

VeN1;zu • Cl,i$sa <U $ . M. <lei Miracoli - Pl'Otezioue dei rìl ievi lombardeschi.


FIG. 14. - VE~EZl!. - Chiesa di S. Francesco Protezione della pala di Antonio da Negroponte.


-- 23 -

Fio. 15. -

PADOVA -¡

Basilica ili S. Antonio - Protezione dei bronzi donatelliao i e del candelabro del Riccio.


-24-

Frn. 16. - TREVISO - Duomo Protezione del monumento Onigo.


-25ìlia è ben chiaro che la saccata , se può efficacemente proteggere il monumento scultorio o la facciata di un monumento architettonico dagli effetti delle scheggie, come si vide appunto al cadere della bomba nella chiesa dei SS. Giovanni e Paolo, ben poco giova quando il monumento architettonico sia colpito in pieno da bombe esplosive di grossissimo calibro, capaci di far saltare in aria se non tutto, parte dell'edificio stesso, o da bombe incendiarie che ne attacchino rapidamente le parti lignee, compromettendo la stabilità dell'insieme e guastando, forse irreparabilmente, affreschi e musaici delle volte (spesso lignee anche queste) e delle pareti. Gli esempi della chiesa degli Scalzi e di S. Maria F ormosa insegnano. Contro i quali pericoli ogni difesa può considerarsi inefficace, ove l'edificio non venga protetto superiormente, coprendolo con un tetto di acciaio a cuspide acutissima, capace, assai più per la sua levigatezza e pendenza che per la sua resistenza, di far deviare n ella rapida discesa il proiettile e di mandarlo a scoppiare alF esterno. Ma basta enunciare questa pro posta per capirne la inattuabilità, sia costruttiva sia economica, quando si tratti di edifici di notevoli dimensioni. Onde la competente Sopraintendenza non credette di adottarlo se non in modestissimi casi isolali, come per il monumento padovano al Galtamelata, per il monumento veneziano al Colleoni (figg. 17 e 18) e per la cappella di S. Domenico nei SS. Giovanni e Paolo. Non si volle adottarlo a nessun costo per un monumento certo di ben maggiori dimensioni di questi ultimi ma non così grande che non potesse venire superiormente cor azzato: la cappella padovana degli Scrovegni. Le dimensioni della cappella non ren· devano insormontabili n è le difficoltà della costruzione nè la spesa, trattandosi di un edificio la cui larghezza massima non raggiunge esternamente i 10 metri e le cui pareti esterne superano in altezza appena di qualche decimetro questa misura. A noi del resto pareva che, in un periodo in cui ballavano i miliardi, la sicurezza di un monumento unico al mondo come quello valesse pure la spesa di qualche cent inaio di migliaia di lire. Ma contro la opposizione passiva della Sopraintendenza, che pensava non doversi a Padova nulla assolutamente temere di bombardamenti per essere gli Austriaci troppo devoti di S. Antonio (!), si spuntarono le insistenze della Commissione padovana dei monumenti , che invano a un certo momento sperò nella venuta .a .·P adova di un alto Com· missario governativo a dirimere la questione (1). Così la cappella. Scrovegni rimase intieramente indifesa fino al maggio 1917, quando la Sopraintendenza adottò per essa (fig. 19) e per la cappella mantegnesca degli Eremitani un nuovo metodo di difesa, dalla medesima già adottato per altri monumenti del Veneto ù per il S. Vitale di Ravenna. Consiste\'a questo in una leggera impalcatura eretta internamente tutt'intorno a circa un metro di distanza dalle pareti frescate, alla quale venivano

( 1) Più volte tornai alla carica sul\' argomento, proponendo la costruzione di piloni esterni che rafforzassero le pareti, e la impostazione sopra di essi di alte incavallature a sostenere un tetto di acciaio; finchè la Commissione, indotta dalle mie ragioni, ritenne necessario di insistere fortemente per adeguati provvedimenti presso il Governo. Ciò condusse ad una deliberazione del Consiglio dei Ministri, che nominava S. E. Scialoia presidente della nostra Commissione dei monumenti, e mutava perciò questa da ente consultivo in esecutivo. Ma tale provvedimento, certamente per rimostranze fatte valere da altra parte, rimase vano; l' on. Scialoia, da noi febbrilmente atteso, non si fece mai vivo, e la Sopraintendenza dette prova di qualche attività con la preparazione e poi con l'attuazione di quei ripari di cui qui innanzi è parola.


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/,

J•'w. 17. -

VKN~;ztA - C<w11>n SS. Uioi·<•no,i. e J->,,olo - Prima prolezione del monumento Colleoni.


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27 -

..

~ ·

Frn. 18. - VENEZIA - Campo SS. Giovanni e Pcwlo Protezione definitiva del monumento Colleoni.


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FIG. 19. - PADOYA. - Cappella Scroi;egni Protezione degli affreschi di Giotto.


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appesi dei grossi materassi imbotti ti d'alga (fig. 20). Pensava la Sopraintendenza che così gli affreschi potevano respirare, cioè non era ad essi tolta l' aria, e che se una bomba fosse scoppiata nell'interno dell'edificio, lo spostamento d'aria, proiettando i materassi contro le pareti, avrebbe protetto questi dalle scheggie delle bombe. Inoltre fu steso sul pavimento uno strato di sabbia di 60 centimetri destinato ad attutire il colpo della bomba e quindi, nelle buone intenzioni della Sopraintendenza, a impedirne lo scoppio ! Ben s'intende tutto questo presupponeva che la bomba avesse tanto giudizio da cadere nel mezzo della cappella, cioè fra le due cortine di materassi e non in quel metro di spazio fra l'una o l' altra di queste il muro ; chè in tal caso, i materassi diventavano, almeno per la parete, più vicina, inutili. In verità però non sapevamo qual.e effetto, anche nella migliore delle ipotesi, avrebbe prodotto nella stretta e isolata cerchia delle pareti della cappella Scrovegni o della cappella Ovetari, la caduta e il quasi inevitabile scoppio di una di quelle torpedini che ci venivano tanto generosamente regalate dopo Caporetto e che pesavano fino a due, e taluna fino a tre quintali, e che contenevano da 50 a 150 chilogrammi di.trotil. E se si pensi che una di esse, caduta senza esplodere in terreno compatto sull'argine del fiume presso il Gazometro, si sprofondò tanto che scavando si cominciò a scoprirne la penna solo a 6 metri di profondità, si può credere facil mente all'efficacia eventuale di quei 60 centimetri di libera sabbia. Ma pii1 ci spaventava l'idea che quelle impalcature, parte in legno e parte in ferro, con torte, divelte, frantumate dallo scoppio sarebbero divenuti altrettanti proiettili contro i quali, uniti alle scheggie del proiettile, non forse sufficiente protezione avrebbero opposti i penduli materassi. Infine, poichè nessuno irrobustimento era stato fatto a lla non robustissima muratura, temevamo dello scoppio a.nche se fosse avvenuto all'esterno in immediata FIG . 20. - P A DOVA - Cappella Scrovegni vicinanza, poichè non rari furono i casi Protezione degli affreschi di Giotto. di edifici crollati solo in seguito al violentissimo spostamento d' aria esterna e alle vibrazioni della percussione sul terreno. Soltanto con nuove insistenze durate ancora più di un anno, si potè ottenere nel la seconda metà di settembre del 1918 che s i pensasse seriamente a quella difesa esterncr, del monumento, che avevo inutilmente propugnata per quasi quattro anni. Ma prima che H nuovo progetto venisse attuato, la guerra era trionfalmente finita. Fortuna voJle che nessuna bomba colpisse direttamente la cappella ; ben cinque 1:1.e caddero all'intorno nelle diverse incursioni, una delle quali alla distanza di meno che tre metri ; ma di esse talune non esplosero, tal' altre non furono tanto potenti da recare dei danni che sarebbero stati irreparabili. Così, la Dio mercè, la esperienza di quel nuovo mezzo di d ifesa ideat o dalla Sopraintendenza dei l\ionumenti non fu fatta ; e uno dei più preziosi tesori d'arte mondiale fu salvo, risparmiando un terribile rimorso di più ai nostri nemici, a noi una gravissima responsabilità.

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30 Vero è che la Sopraintendenza aveva tanti altri e non meno preziosi tesori cui pensare. Bastino la chiesa di S. Marco, delle cui protezioni con saccate abbiamo detto, e il Palazzo Ducale di Venezia. Hagionevolissimo, forse in questo caso eccessivo, fu il rafforzamento del Palazzo Ducale con grossi piloni in muratura fra arco e arco della loggia terrena (fig. 21) e con ancor più grossi piloni agli angoli (fig. 2i). Difficile invece, per non dire impossibile, si presentava la protezione dei musaici a S. Marco, di cui si t emeva in caso di esplosione nell'interno lo stacco e la caduta per effetto dello spostamento d'aria e del conseguente risucchio. S'era proposta da taluno la foderatura di essi con tele, così da renderne meno facile nella caduta lo sgretolamento. Ma a ciò si opponeva il fatto che molti di quei musaici sono ab 01·igine rifiniti a pennello; onde nel togliere poi le tele sarebbe stata inevitabile la perdita del colore sovrapposto. Si ricorse perciò ad un mezzo termine che dava speranza di qualche efficacia : la tensione di una grossa tela a breve distanza da ciascun musaico, destinata a ricevere il primo urto dell'aria e a rimeiterlo attenuato al musaico. Minore però, a motivo del primo probabile squarciamento della tela, sarebbe riuscita la difesa nel secondo momento, in quello del r isucchio. Tele e impalcature non demolibili come quelle dell' arcane d'ingresso furono rese con opportuni provvedimenti meno rapidamente infiammabili. Provvidenzialmente anche la chiesa di S. Marco uscì incolume da tanta tempesta, e la bomba incendiaria, caduta quasi sulla soglia dell'entrata principale il 1 settembre 1916, riuscì solo a nuovo perenne testimonio dell'inconsulta ferocia con cui fu condotta la guerra da parte avversaria. Ugualmente lodevoli furono le robuste difese in muratura costrutte a Verona attorno alle Arche Scaligere, innanzi al protiro di S. Zeno (fig. 23), al portale di S. Anastasia, al sepolcro Brenzoni in S. F ermo; e a Vicenza dinanzi ad alcuni altari di S. Corona. Nè meno lodevole fu l'asportazione delle vetrate artistiche dalle chiese, quantunque anche per questa si dovesse vincere l'opposizione del clero, come ai SS. Giovanni e Paolo. Da ultimo ricorderemo un altro lavoro di somma provvidenza e di somma difficoltà; lo stacco delle tele dipinte dai soffitti e dalle pareti del Palazzo Ducale. Se si pensa alle enormi dimensioni di talune di quelle tele, all'altezza a cui erano collocate, alla loro fragilità prodotta da almeno tre secoli di esistenza, se si pensa che si trallò di tirar giù sul pavimento, di coprire di veli, di schiodare dai telai, di arrotolare su grossi rulli di legno, un insieme di più che 6000 metri quadrati di dipinti, quasi tutti di sommo pregio, si può farsi un'idea della mole di tal lavoro. E tutto ciò fu eseguito senza danno delle opere d' arte. I rulli così preparati vennero poi raccolti in luoghi terreni del Palazzo Ducale e del Palazzo Pesaro, pronti ad essere trasportati lontaao in caso d' urgenza (fig. 24). Finita la guerra, le tele furono ristorate dai danni spesso secolari, ripulite, rimesse più belle a loro posto (1). Il lavoro compiuto dalla Sopraintendenza ai Monumenti (tolte quelle poche divergenze sui metodi usati, che per imparzialità abbiamo credulo di esporre), fu veramente grandioso. Contemporaneamente, ad Ojpera delle altre Sopraintendenze regionali, simile lavoro di protezione, se non di tal mole, con saccate e murature e con ricovero di opere d'arte veniva eseguito in gran parte della Lombardia, speciahnenle in quella settentrionale, e dell'Emilia e a Ravenna e ad Ancona e persino a Firenze; e a sua volta la Sopraintendenza ai Musei e alle opere d'antichità del Veneto provvedeva al salvamento delle cose più importanti di sua competenza, e specialmente a quelle dei Musei di Este

(r) Delle riserve però dobbiamo fare per l'uso di copaibe allungato nella verniciatura. Il copaibe, per dolorosa noslra e altrui esperienza, coli' andare degli anni ingiallisce, si oscura, ammorza i lumi, allutisce il rilievo, copre infine il quadro di una bruna patina opaca; e assai difficilmente e non senza danno può venire più tolto.


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FIG. 22. - VEXl:ZlA - P alazzo Ducale Protezione di un angolo e della Porta della Carta .


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f:'IG. 23. - VERONA Protezione del protiro di S. Zeno.


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e di Venezia. 'ralchè non possiamo certo lesinare la lode e l'ammirazione alla Direzione Generale di Bene Arli , che tutto questo lavoro pr omosse, regolò, aiutò, confortò. Che se, per quanto riguardava la asportazione degli oggetti mobili, essa parve spesso troppo

F1G. 24. - VE~i,;zu - Palazzo Ducale Le grandi tele pronte per il trasporto. Fotogr. R. S0prai11lende11za ai ::'l!onumen ti

debole e lenta, ciò è più che altro da imputarsi alle pressioni e agli ordini che su lei scendevano da più alto, da chi più si preoccupava degli effetti politici e morali di tali operazioni che delle necessità inderogabili imposte daJla guerra. Ma, se si tien conto quanta parte abbia sempre il fattore morale nell'esito di una guerra, anche la debolezza del Governo ne risulla, se non giustificata, almeno attenuata.


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CAPITOLO II.

I provvedimenti d' urgenza dopo la ritirata di Caporetto Quando dunque si giunse al disastro di Caporetto, l'opera di presidio dei monumenti era così ben condotta innanzi che non occorreva più se non perfezionarla davanti alla. minaccia, purtroppo rapidamente effelluatasi, di più frequenti e più gravi incursioni aeree. Troppo invece rimaneva da fare per le opere d'arte mobili; e molti allora si convertirono di coloro che ne avevano osteggiato sino a l' ultimo momento. o per preconcetto, o per spirito di opposizione, o per sfiducia nel Governo, o per timore di deprimere l'animo delle popolazioni, la rimozione. Molti; non tutti. Basti ricordare la resistenza e gli ostacoli frapposti dalle autorità veneziane, ancora nel novembre 1917, al trasporto della statua del Colleoni, difficoltà vinte soltanto dalle insistenze e da un atto, finalmente, di energia del Governo. Poichè fin dal 1 novembre era stato mandato a Padova. dalla Direzione Generale delle Belle Arti, q uale commissario governativo per provvedere all'urgenza del momento, il dolt. Arduino Colasanti. Nei due o tre giorni innanzi alcuni pochi provvedimenti si erano presi d' intesa tra il capitano Ugo O,jetti del Comando Supremo, il sopraintendente Fogolari e chi scrive. Ricordo cbe la sera del 28 ottobre ci recammo coll' Ojetti a Pianiga dove furono date disposizioni perchè venisse smontato e approntato per il trasporto il grande polittico del B1ss0Lo, e a :Mirano dove staccai io stesso dall'altare, al lume di qualche candela, il celebre Miracolo di S. Antonio di G. B. 'I'IEl'OJ,O ; e caricatolo sur un autocarro lo trasportammo al Museo di Padova. Fu quella la prima opera d'arte che fu condotta in salvo in quei tristissimi giorni; e ancora mi è presente nel cuore la mestizia di quella operazione notturna e risento l'invincibile tremore delle mie mani nell'opera del distacco. Padova infatti, sia per la sua posizione geografica centrale nella pianura Veneta al di qua del Piave e al confluente delle diverse vie che conducono oltre Appennino, sia come residenza. del Segretariato generale degli Affari civili del Comando Supremo, era il luogo più opportuno di accentramento delle opere d'arte, man mano che venivano tolle dalla loro sede per essere mandate in salvo. Al commissario Colasanti, presentatosi a me in nome del Governo, e al sopraintendente Fogolari confermai l'offerta di tutta l'opera mia e dei miei collaboratori e spalancai le porte di tutti i locali noslri d' esposizione amplissimi e vuoti; vuoti quasi intieramente perchè, come dissi, alla prima spedizione delle opere d'arte più preziose avvenuta i1 primo giorno di guerra, avevo già fatto seguire, subito dopo la fortunata nostra controJfensiva di Asiago, una seconda numerosissi ma. spedizione di tutte le opere di notevole valore e della parte più importante della Biblioteca civica e degli Archivi civici antichi. Erano state in tutto 668 casse alcune pesantissime, che senza attendere l'imminenza del pericolo, e secon dando in ciò tempestive disposizioni della Sopraintendenza, la quale mi era stata larga di aiuti, avevo distribuite parte a Firenze, parte a Lucca, a Pisa, a Bologna. Devo dire ad onore del vero che il Municipio di Padova si era mostrato fin da principio consapevole d i quello cbe era ragio-


- 36 nevolmente da farsi e da concedersi anche per le opere d'arte sin dall'inizio della guerra, onde da esso avevo avuto, come sempre, piena libertà ed autonomia di movimenti e suffici enti mezzi economici. ~l\.ncora però, come diremo, altre cose nostre attendevano di venir messe al sicuro. In una prima adunanza tenutasi nella mia stanza d'ufficio la stessa sera del 1 novembre, presenti il commissario Colasanti, il capitano Ugo Ojetli rappresentante del Comando Supremo e i sopraintendenti Fogolari e Oogaro, e in attesa di altri volonterosi collaboratori, che all'appello già lanciato dal Colasanti avevano in buon numero risposto dalle diverse Sopraintendenze e Gallerie del Regno e la cui venuta era imminente, si pensò ai primi provvedimenti. Dovutosi dolorosamente rinunciare ad ogni rimedio là dove ormai il nemico era entrato, e fatta una rapida rassegna di quei luoghi compresi tra il Piave e il Tagliamento, dove esistevano opere d'arte notevoli e ai quali era ancora possibile l'accesso, furono divise le zone di operazione. Il Sopraintendente Fogolari si spingeva il giorno dopo coll' Ojetti ad Aviano, dove ancora. riusciva a mettere in salvo alcuni volumi d i pergamene, la pala della chiesa firmata da PIETRO l>A VICENZA (1514) e la croce processionale d'argento dell'orefice GIACOMO DE GRANDIS (1MS); poi da Vittorio asportava la grande tela di TIZIANO rappresentante la Vergine in gforia e Santi, l'Annunciai.ione del PRl'lVlTALT, le portelle d'organo di FRANCESCO DA MILANO (Op. 1502- 42), la plastica sansovinesca dell' Ospitale. Intanto sopraggiungevano, primi aiuli, il tenente Giorgio Nicodemi e don Celso Costantim, l'uno oggi direttore dei Musei civici di Mila.no e l'altro ormai salito cosi alto nei gradi ecclesiastici ; e dopo mano mano il conte dott. Umberto Gnoli, Sopraintendente alle Gallerie dell'Umbria, l' arch. Cesare Bertea Sopraintendente ai monumenti del Piemonte, Emilio Galli e Francesco Valvo soprastanti nelle RR. Gallerie di Firenze, Oreste Galli soprastante nel Museo nazionale di Firenze, Edmondo La Valle addetto alla R. Sopraintendenza ai monumenti del Lazio; Giovanni Azzimonti, Giuseppe Osti, Giuseppe Bonaretto, Guido Alessandrini, Cipriano Cipriani, custodi addetti a Gallerie diverse, e due operai addetti alla. R. Sopraintendenza di Firenze, senza dire del personale delle Gallerie di Venezia, tra cui i bravi Dalla Barba e Pagan. Quartiere generale il Museo civico di Padova , dove tutte le opere d'arte venivano raccolte di giorno e di notte dai camio1i sopravvenienti d' ogni parte e quindi imballate e spedite lontano. All'imballaggio e alla spedizione provvedevano in gran parte i sunnominati custodi, in parte il personale del Museo, il quale contemporaneamente doveva attendere anche al salvamento delle ultime cose nostre, cioè di una nuova cernita pii1 minutamente fatta nella Biblioteca civica e negli Archivi antichi, (aiuti di mezzi di trasporto ebbi dal comm. Rossano, ispettore generale degli Archivi, anche egli venuto allora a Padova) e di quasi tutto il medagliere e del resto del Museo archeologico, materiale questo, medagliere e raccolte archeologiche, di cui solo la parte più preziosa e più rara era stata mandata a riparo nel 1916. Restava inoltre la raccolta delle gemme, di valore commerciale altissimo, restavano alcune statue del 1Ir~r:LLO, un marmo canoviano, lutto il .Museo della Società di S. Martino e Solferino. Furono fra tutte altre 79 casse nostre da imballa.re e spedire. Credo dellito di giustizia ricordare i nomi di questi miei aiuti: il cav. prof. Luigi Rizzoli conservatore del .Museo Bottacin, il dott. Oliviero Ronchi assistente alla biblioteca, temporaneamente dispensato dal servizio di tenente della. Croce Rossa, la sig.na dott. Erice Rigoni assistente agli Archivi, l'ora compianto prof. Federico Cordenons assistente alle raccolte artistiche e archeologiche, il capocustode Giovanni Toldo e gli uscieri Albino Bortolami e Antonio Zarpellon. Negli uni e negli altri del resto, in quelli venuti di fuori e in quelli nostri, era l'identica febbre di lavoro, l' identica volontà di riuscire ad ogni costo nell'intento, l' identico senso del dovere, l'identica incuranza di pericolo e di stanchezza.


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Il dott. Nicodemi e don Costantini, primi giunti, si dettero subito ali' opera animosamente, portando a Padova da Valdobbiadene dipinti e bronzi, da. Concordia dipinti e croci e candelabri, e da Corbolone, da Molta di Livenza, da Vidor quanto potevano in quei frangenti scegliere e levare. Contemporaneamente il Colasanti, armato di pieni poteri, promoveva da ogni parte la consegna di opere importantissime che prima erano state rifiut.aLe ostinatamente alla Sopraintendenza (1); e insieme coi Sopraintendenti e d'accordo col Comando Supremo provvedeva al rapido sgombero di tulle le provincie di Padova, di Treviso, di Vicenza, di Venezia, aiutato in ciò validamente dallo Gnoli, dal Nicodeml, dal Costaotini e dagli altri, compreso lo scrivente tornato il 9 novembre dal suo giro nel Cadore e nel Bellunese. Chiedo venia al lettore se, a proposito di questo mio giro, sono qui indotto a dilungarmi su alcuni particolari personali, pensando che forse non gli sarà discaro rivivere con me alquanto la passione di quei giorni, per essermi io trovato a più diretto contatto colle popolazioni nostre in zone montane, dove si attendeva imminente, senza saper da che parte, la invasione nemica e per averne potuto controllar e l'altissimo spirito patriottico. Nell'adunanza infatti della sera del 1 novembre, a vevo chiesto e avuto l'incarico di salvare, per quanto mi sarebbe stato possibile, gli oggelli d'arte della regione alpina, a me noti non solo per consuetudine estiva ma per averne molti catalogati di incarico della Sopraintendenza ai Monumenti qualche anno prima. Partii la mattina del 3 munito di una delegazione della Sopraintendenza e di un foglio del Comando Supremo; e ottenuto a Belluno dal colonnello Sette, comandante dei servizi automobilistici della zona, un'automobile e un carabiniere, giungevo la sera slessa a Pieve di Cadore. A Pieve mi accordavo subilo con quel Comandante di tappa e coll'arciprete, pregando questo di raccogliere in città e nei dintorni e di preparare quanto più materiale gli fosse possibile. La matti na del 4, ancor prima dell'alba, partivo alla volta di Lorenzago, dove avevo subilo un colloquio col sindaco dott. Piazza e con quel parroco, a cui facevo le medesime raccomandazioni che all'arciprete di Pieve, disponendo che tutto fosse pronto per il momento del mio ritorno e proseguivo subito oltre il Passo della Mauria, fortunatamente quasi sgombero di neve, per Forni di sopra nella Carnia. Tranquille da per tutto, benchè costernate ed ansiose della propria sorte, le popolazioni. Già assai prima del Passo deJ\a Ma.uria la zona appariva militarmente abbandonata; solo qualche rara pattuglia di doganieri si ritirava senza fretta; Ampezzo, a una ventina di chilometri da Forni, si diceva già occupata dal nemico. A Forni di sopra trovai una compagnia di bersaglieri, privi del tutto di ordini e di notizie e incerti sul da fare (2). Da quei bravi figli uoli, fra i quali riconobbi qualche allievo della nostra Università, ebbi aiuti volonterosi di mezzi materiali (non avevo con me nè un paio di tenaglie nè un martello) per togliere dalla chiesa di S. Flo-

( 1) Anche allora però talune fabbricerie riuscirono ad ottenere, per loro maggiore garanzia, che le opere cl' arte, invece che al Governo, venissero affidate a enti ext ragovernativi di p iena loro fiduci a. Cosi, mettia mo, i bronzi donatellia ni della Rasilica di S . Antonio furono mandati alla Casa degli Antoniani di Rom a ; e il tesoro d el Duomo di Padova consegnato al V aticano. (2) Essi si ritirarono il giorno dopo sul l\lauria, clo,·e opposero una prima fiera resistenza ali' im·asore; di li, scesi a precipizio nel Piave, combattero no ostin atamente e lasciarono in gran parte eroicamente la vi ta a Longarone, là dove una lapide presso il greto de l fiume ne ricorda i nomi gloriosi.


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riano, alquanto discosta dal paese verso Forni di sollo, la pala firmata da ANQREA BELf,'C'XELLO (1480), opera notevole di questo ingenuo pittore primitivo (fig. 25). A sera tarda f:ostai di ritorno a Lorenzago per· ricevere tutto quel prezioso materiale di paramenti e di croci astili. Ricche sono la maggior parte delle chiese cadorine di paramenti anlichi, ma quella di Lorenzago tutte le- supera per numero e per bellezza. Lungo anche qui il lavoro, chè, se le casse d' imballaggio erano state preparate, si dovette al lume di q ualche candela procedere all'inventario esatto di tutte le molte cose che ricevevo in consegna e rilasciarne ricevuta. Non ero di nuovo in Pieve che a notte alta. Trovai la cittadina intieramente occupata dal Comando della IV Armata che si ritirava; onde, se volli mettere a sicuro riparo la roba di che era carica la vetlura, dovetti scendere, nonostante il buio e le difficoltà delle strade pericolose, ingombre di soldati e di materiale in ritirata, fino a Belluno, dove scaricai quadri e casse nella caserma dei RR. Carabinieri. Alle 5 11~ del mattino del 5 novembre ero già nuovamente sulla via di Pieve. Qui giunto e riconosciuta l'impossibilità di spingermi fino ad Auronzo, dove del resto le cose da salvare, pur essendo di qualche valore come i ciioricloi-o di S. Caterina, non avevano importanza eccezionale, mi rivolsi a Pozzale per il quadro di VETTOR CARPACC!O firmalo e datato dal 1519. Non opposizione, no, come si temeva, ma spontanea pronta consegna del prezioso dipinto già accuratamente avvolto in tele e in coperte, e di due croci astili di cui una cinquecentesca assai bella. Anche lì popolazione tutta sulla piazza, io attesa ansiosa ma dolorosamente rassegnata agli eventi inevitabili. Ritirati gli oggetti e rilasciata a l solito ricevuta, li portai a Pieve dove il Comando di tappa mi comunicò l'ordine ricevuto telefonicamente dal Comando Supremo di tornare subito per salvare gli oggetti di Belluno, giacchè le notizie militari si facevano sempre più gravi e si sapeva che il nemico penetrava nella zona da più parti lungo quelle valli montane. Poco dopo mi raggiungeva da Belluno un biglietto del commissario Colasanti cosi concepito : Egr. prof. Moschetti, le cose sono cambiate da quando Ella è partito ; perciò è assolutamente necessario restringere lo sgombero alle opere d'arte veramente importanti, alle piìi impo1·tanti. Meglw cos'Ì che perdere tutto. 5 nov. 1917 A. CoLASANTr 11a nel frattempo era stato mandato in mio aiuto un custode della R. Accademia di Belle Arti di Milano, Giuseppe Azzimonti. Nè di abbandonare così quei luoghi mi sentivo; tanto più che, ripeto, le popolazioni davano esempio di una forza d'animo meravigliosa. Sgomente, sì, erano all'idea che forse tra qualche ora avrebbero veduta la terra loro occupata da un nemico odiato e crudele, e sul volto di molti scorrevano le lacrime; ma erano lacrime austere che non potevano far dubitare della fortuna della Patria. Cosi presi la via per Valle e per Venas, quando già si stavano collocando i sacchi di esplosivo nei ponti desti.nati a saltare e mi si accordavano brevi ore per il ritorno. A Valle ricevevo una pianeta inglese del quattrocento a figure ricamate su velluto rosso, oggetto di grande pregio e rarità, e a Venas alcuni quadri di scuola tizianesca. T ornato a Pieve sulla sera raccoglievo tutte le più importanti opere d'arte della chiesa e del Museo, e gli autografi di Tiziano e dell'Aretino, e il diploma di nobiltà concesso a Tiziano da Carlo V, e le memorie patriottiche del martire P. F. Calvi, e la Pace d'oro di VALERIO B ELLI (1468 c.-1541), e ridiscendevo a Belluno nella notte, per consegnare anche tutti questi oggetti ai RR. Carabinieri, deliberato di tornar su la mattina dopo, almeno fino a Perarolo, per sgomberare i paesi posti lungo quella via principalissima.


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Frn . 25. -

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FoRNI DI SOPR A - Chiesa cli S . Flm·ìano Ancona di Andrea Bellunello. (dopo il restauro).

Fotogr. F ili ppi


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Se non che, mentre la mattina pri ma delle 6 mi stavo vestendo, entrò nella mia camera il prefetto co. Gioia ad a,verlirmi che ormai non avrei fallo più tempo lassù a salvar nulla

e che urgeva provvedere invece per la città di Belluno, se non volevamo perdere t utto. Ero tuttavia assai reni tente a desistere dal mio proposito, quando l'automobilista militare mi comunicò che il Comando mi ritirava l'automobile perchè il parco doveva partire immediatamente, e pochi minuti dopo anche il carabiniere si congedò perché tutti i carabinieri abbandonavano in quel momento la città. Mi fu allora forza rassegnarmi. Belluno era ormai stata abbandonata dalle autorità civili, tranne che dal Prefetto, e già dalla maggior parte delle autorità militari. Nel Municipio, spalancato e deserto, trovai non senza difficoltà le chiavi del lluseo, dove erano già pronte le casse ùei quadri più importanti e dei bronzi, li lasciate in attesa che io le conducessi in salvo ; erano invece ancora esposti il medagliere, i disegni, gli autografi. Lasciai l' Azzi monti a raccogliere in altre casse anche quegli oggetti, coll'incarico di riunire queste e quelle sotto la loggia della Prefettura, dove erano tutti gli oggetti e le casse che io avevo già consegnato ai Carabinieri e che ora, partili questi, erano rimasti senza custodia, e altre casse ancora colle argenterie e coi documenti della Comunità di Cortina d'~t\.mpezzo. Pregato anche dal Prefetto, mi proponevo di salvare il celebre altare cinquecentesco di legno, ricco di sta tue, e le altre sculture di AsoREA BRt:STOLOS (166i - t732) della chiesa di S. Stefano. lla ciò, da un rapido sopraluogo, mi parve, alla prima, superiore ai miei mezzi, per trovarsi le statue di quell'altare inchiodale fino ab orig ine con luoghi e grossi chiodi, e mancandomi gli utensili necessari per un lavoro che era assai delicato e difficile se non si volevano produrre dei danni. Mi appagai dunque di staccare, con molta pazienza, la statua centrale, quella della Madomia col Bimbo, e ciò più che altro nell'intento di guastare l'insieme, in modo che per gli invasori anche il resto perdesse quasi intieramente il suo pregio. E alla Madonna aggiunsi anche due grandi angeli, e due candelabri, ed un mirabile Crocifisso del BRUSTOLON, più facilmente asportabili. Volli poi vedere se non fosse possibile condurre a salvamento le due grandiose pale di legno scolpite dal BnusTOLO~ per la chiesa, di S. Pietro . .Ma anche questa impresa mi apparve ed era superiore alle mie forze e dovetti rinunziarvi (1) . .Mi rivolsi allora al Duomo dove erano due statue di i:;·!armo attr:buite a PIBTBO LO!I.CBA.HDO, raffiguranti un santo vescovo e S. Giorgio a metÀ- ;;randezza, di squisi to lavoro. Non fu poca cosa toglierle a braccia dal posto e portarle aoch' esse soLto la loggia della Prefettura. Intanto da Padova mi erano giunti, mandati dal Comando Supremo, due autocarri; onde su essi caricai tutto il materiale raccolto, che tutti li occupò fino sopra le centine; e quindi, fattivi salire l' Azzimonti e un carabiniere, li avviai verso Padova poco dopo il mezzodì. Così rimasi nuovamente solo nella speranza di poter ottenere altri mezzi di trasporto dal colonnello Sette e di salvare quindi altra roba. Ma il cav. Selle in quegli estremi frangenti null'altro aiuto mi potè dare se non di un foglio scritto con cui pregava jl Comando di Tappa di fornirmi di soldati per mio aiuto materiale. Fu così, ma più colla elargizione di qualche mancia, che potei racimolare cinque o sei ten·itoriali; e con essi tornai nella chiesa di S. Stefano, risoluto stavolta a togliere tutte le altre statue di quell'altare. L'operazione (unico strumen to di lavoro le daghe baionellt:) d_urò più or(!, ma prima di sera tutte le otto statue, senza la minima scalfitura, coricate eu due cala(r) ?Ili consta che gli austriaci, pur disponendo cli ogni mezzo e di ogni tempo, iniziarono poi il lavoro di asporto delle due pale, ma ne desistettero essi pure per le difficoltà dell'impresa.


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letti, si avvi°avano alla ferrovia (1). Ottenuto dal Comando di lappa un carabiniere di scorta, le mandai a Padova con quel treno notturno, carico zeppo di profughi sgomenti, che fu, se non erro, il penultimo che lasciò Belluno prima della invasione. Nel bagagliaio salii ancb' io, per -scendere a. Feltre a nolle già tarda. A Feltre, tra il defluire ininterrotto, quasi gonfio torrente che scende a valle vorticoso, di truppe -discretamente ordinate che si ritiravano, di· salmerie, e di gente della montàgna che fuggi va, rimasi fino alle t4 del giorno·dopo, invano cercando affannosamente di salvare qualche cosa. Le porte di ferro del :Museo erano chiuse e le chiavi (per ricerche che io Iie abbia; fatte anche in case private) introvabili. Il vescovo era bensì disposto ad affidarmi i quadri del Seminario, ma i mezzi per trasportarli mancavano. Una telefonata al Coma1fdo Supremo per ottenere un paio di carri rimaneva senza r isposta nonostante ripetute chiamate; il Comando dì tappa non aveva carri da. concedere a me, pur in quella quadruplice interminabile fila di carri che per decine di chilometri costipavano la strada da Feltre a Castelfranco, movendosi a stento e rimanendo fermi per ore nell'ingombro, carichi come erano di materiale da guerra e di vettovaglie. Infine alle 14 il maggiore De Liguori comandante di tappa, che attendeva egli stesso di momento in momento l' ordine di partire, mi avvertiva che dovevo lasciare Feltre imrne<liatamente (spiccicando le sillabe) e mi dava un foglio di autorizzazione a salire su uno dei carri diretti a Valdobbiadene. l\ii fu giocoforza obbedire. Sola cosa che da Feltre si potè mettere in salvo furono alcune casse di quadri dì proprietà della famiglia Tonelli (~). Le difficoltà poi da me incontrate per ridurmi da Castelfranco a Padova e il lungo giro che dovetti fare non entrano nell'argomento che stiamo trattando. Mentre dunque al Museo di Padova fer veva l'azione principale di salvamento, a Venezia si provvedeva con non minore alacrità. per mandare lontano tutte le opere cl' arte ivi raccolte, prima di tutte l '..4.ssi~nta di TIZIANO già imballata da tanto tempo e allora trasportata, per via di fiume, a Cremona e quindi a Pisa (3) ; ultima, dopo molte opposizioni, la statu,a equestre clel Colleoni (fìgg. 26 e 27). Così da Caorle il sopraintendente .Max Ongaro asportava la celebre vala di argento del sec. X e del sec. XIV, e oggetti di oreficeria di varie epoche e parati sacri di assai pregio; da Treviso l' Ojetti, il Fogolari, lo stesso Colasanti asportavano quadri e sculture e cimeli di ogni specie; da Rovigo si raccoglievano i quadri migliori dell'Accade1!1ia dei Concordi; a Padova l' ing. Bertea sopraintendente ai monumenti del Piemonte staccava e imballava tutti i bronzi donatelliani dell'altare del Santo e si toglievano dal loro piedestallo il monwnento del Gcittamelata (fig. 28) e il grande can(lelabro del R1<.:cro, che venivano da me scortati il 19 novembre fino a Roma, e poi si spogliavano chiese e case private di quanto v'era di più prezioso. A Vicenza e a Verona assumeva spontaneamente la direzione del!' impresa, in supplenza del Fogolari troppo oberato di lavoro, Ettore Modigliani, r. Soprain tendente della Lombardia, éhe vedeva così ampliato il già amplissimo faticoso campo della propria azione. Con ammirevole alacrità egli disponeva per il salvamento di tutte le cose (e tante erano anéora !) più importanti, instancabilmente aiutato dagli ispettori onorari locali ( l) La Rtlazi01te d el soprainte ndente Fogolari reca, per errore, che dall'altare, oltre la Ma,donua, furono salvate due statue (op. cit., ,pag. 223) . (2) P urtroppo, alcune ore dopo la mia forzat a partenza, g iungevano da Padova senza preavviso i d ue carri da me chiesti per telefono; ahimè, troppo t ard i.

(3) La pala dell 'Assmd,i tolta già al principio d ella guerra d al suo posto, era stata collocata al pian terreno del!' Accademia, robustamente p rotetta dal pericolo dei bomba rdamenti; la statua del Colleoni era stata protetta, come dicemmo, con una tettoia m etallica a cuspide e con saccate d i sabbia. 4


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FIG . 26. - VE)IEZI A - Ca,mpo SS. Giovanni e Paolo Lievo del monumento Colleoni.


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Fw. 27. -

VENEZIA - Ca,npo SS. Giovann,i e l,)aoto Lievo del monumento Colleoni.


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Luigi Ongaro e Filippo Nereo Vignola, nonchè dal Sopraintendente ai monumenti di Verona, marchese Da Lisca. Da Vicenza si spedivano le ultime opere d'arte di quel Museo e tutte le altre della provincia allora raccolte o ivi depositate dopo la controffensiva di Asiago; a Verona si imballavano tutti i quadri delle chiese, forse un centinaio, e le porte di bronzo di S. Zeno, e il coro e gli armadi di S. Mar ia in Organo intagliati e intarsiali da F"flA GIOVANNI (1499), e già si pensava a mandare lontano la stat,iia cli Cangrcwde.

l!~ra tante rimozioni, io gran parte rese delicatissime dal valore eccezionale e dalla fragilità degli oggetti rimossi, non si verificarono danni di importanza. Grave rischio di danno corse, per la lunga giacenza in luogo poco asciutto, soltanto la preziosa ilfa<lonna col Bimbo di Giov ANNI o' ALB:UAGNA, (-j-1450) tolta dalla chiesa dei Filippini di Padova. Ma le muffe, che avevano già ricoperto quasi tullo il quadro, non giunsero in tempo a penetrare molto ollre le vernici (fig. 29) e poterono venire facilmente tolle senza che ne sia rimasta troppo visibile traccia. E dobbiamo anche riconoscere che la Direzione generale delle B. A. con amorosa saggezza non mancò di far eseguire ispezioni alle casse, durante il Iungo periodo di loro giacenza nei magazzini ; il che ebbe per ·effetto di rendere rarissimi altri simili pericoli. Intanto la fronte militare sul Piave si rinsaldava di giorno in giorno e dava prima speranze poi certezza di resistenza, onde l'opera affannosa si faceva più calma e più ponderata; e a poco a poco col progressivo s maltirsi del materiale veniva assai a diminuire, quantunq ue per mesi ancora si provvedesse al ricupero di opere d' arte il cui lrasporto prima si era creduto ineffettuabile. Tale ad esempio il trasporto da Verona della statua equestre marmorea di Can Grcinde della Scala ; tale in sul principio di gennaio, lo stacco da me effettuato di una grande terracotta, rappresentante il Battesimo di Gesìr. di GrovAKNl Mr~ELLO (1460 c. - 15i7), che era profondamente infissa nel muro della sacrestia di S. Gio. Batta a Bassano e che correva grave rischio di venire distrutta dalle granate pioventi ogni giorno sulla martoriata cittadina. Anche da Possagno, dopo il primo rapido salvamento di alcuni fra i principali gessi canoviani, continuava a scendere tratto tratto qualche altra opera frammentaria. che il Comando militare riusciva a sottrarre ai bombardamenti. Ma eravamo ormai agli sgoccioli. Quando la notte del 31 decembre una grossa torpedine del peso di 100 chilogrammi, scoppiava a pochi metri dal Museo di Padova, in esso più non restavano che poche cose secondarie; il grosso ed il meglio si trovava già. al sicuro assai lontano, e i volonterosi venuti in aiuto da fuori al commissario Colasanti, esaurito il meritorio compito loro, se n'erano andati da tempo.


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Fw. 28. - PA DOVA - Piazza del Santo Lievo del monumento Gattamelata.


F JG. ~9. -

P.-1. no, A

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Chiesa clei Filippini

Gio. d' Allemagna: M. V. e Bimbo (prima del restauro). Fologr. Filippi


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CAPl'l'OLO III.

I danni artistici per bombardamenti aerei Se ripensiamo che fin dalla prima mallina di guerra aeroplani nemici attaccarono Venezia, lasciando cadere delle bombe sopra i caseggiati ciltadini, e che da allora a più o meno brevi intervalli si ebbero continue incursioni diurne o notturne sopra Venezia stessa e sopra Padova, TreYiso, Vicenza, Verona, Ci\·idale, sulle cillà cioè che più di tutte nel Veneto vantano tesori cl' arte preziosissimi, alcuni dei quali, come abbiamo veduto, per la natura loro non era stato ·possibile proteggere eflicacemeote o n eanche di proteggere alla meglio, dobbiamo ben riconoscere che i danni sofferti io quel primo periodo della guerra, che si chiuse colla ritirata del novembre 19l7, furono relatiramente modesti e che un provvidenziale destino, non certo la volontà nemica, risparmiò all'Italia ed al mondo una serie, che avrebbe potuto essere enorme, di gravissimi lutli artistici. Gravissimo però, anzi il più grave di lutti, fu il primo, la distruzione del celebre affresco di G. B. T IEPOLO : Il traspol"to della S. CC1sa <li Loreto, nel soffitto della chiesa degli Scalzi, la notte del 24 ottobre 1915. :Kon vale, se non assai parzialmente, a scusa del nemico che la chiesa sia. così vicina alla s tazione ferroviaria da apparire quasi compresa in questa, onde facilmente possa credersi, anzi debba credersi, ad un errore del bersaglio ; perchè la stazione ferroviaria. di Venezia non era nodo di movimento tale che meritasse di venire ad ogni costo bombardato. I pochi treni che vi arriravano, carichi non di soldati ma di munizioni per le navi e per r arsenale, potevano essere più efficacemente colpiti nella stazione di Mestre o lungo il poote laguuare. La immediala vicinanza della bellissima chiesa, così ricca di opere d ' arte eccezionali, anebbe dovulo trattenere il nemico da azionj non necessarje. Quale fosse lo splendor e del grande affresco che occupava tutta la navata centrale è quasi super.fluo ripetere, tanto era grandissi ma la sua fama n el mondo, tanto fu grande, dopo la rovina, il rimpianto (fig. 30). Esso era il più tardo dei tre affreschi dipinti dal grande maeslro in quella chiesa. Di essi infatti la Gloria cli S . Teresa in una cappellina di destra è opera del!' età giovanile e si assegna circa al 1725 ; il Getse11uini trovasi già elencato nella Guida dello Zanelli (1733), ma non risale oltre il 30; del Tra..çporto cleUc, santa casa rimane in \'ece il con tratto in dala del 1743, del periodo dunque più glorioso dell'arte tiepolesca, segueodo subito agli affreschi della villa Valmarana e al soffitto della Scuola del Carmine, e precedendo di poco le tele di S. Alvise, la Com1mione cli S. Luci<, ai SS. Aposloli e gli affreschi di palazzo Labia . Quei lre affreschi degli Scalzi sembravano riuniti li quasi a riassumere in uu unico luogo il glorioso cammino dell'arte tiepolesca nelle sue tappe principali. Rossiccio e pesante il colorito del primo con ombre nerastre e con certe forme ancora ammanierate, ma già potente in esso lo scorcio, sicuro il gioco delle luci, maestra ormai l'arte di librar le figure nello spazio e circonfonderle d'aria e di luce. Il Getsemani inYeCP, a distanza


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Fw . 30. - V &N 1,z1A - Chiesa di S . M. de!JU Scalei Il distrutto affresco di G. B. Tiepolo. Fotogr. Aliu:ui


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Frn. 31. - VE!\EZL\ - Collezione Dal Zotto Bozzetto del distrutto affresco di G. B. Tiepolo. Fotogr. O. Boh m


- 50 forse di un quinquennio, mostra la nuova audace virtuosi là del maestro; e l'arte futura del Tiepolo coi suoi contrasti improvvisi, coi suoi passaggi g raduali , colle sue profondità di spazi infiniti, è già tutta qui in poco spazio, come nel preludio di un'opera musicale i motivi che saranno ampiamente svolti più tardi. Tra queste due cappelle, nella navata, per quasi duecentocinquanta metri di volta, era il Traspot·to della S. Casa; terribile tema pittorico in cui. prima d'allora l'arte non si era cimentata se non rara.mente e con ingenuità. di forme primiti,e. La stessa quadruplice figurazione marmorea che il Tribolo michelangiolesco e Francesco da Sangallo sa.nsovinesco ne dànno a Loreto, risente di tale enorme difficoltà artistica. Come dapprima avesse inteso il Tiepolo di risolvere quel problema è provato dal bozzetto di proprietà Dal Zolto, che per somma fortuna ci rimane e che è, nella sua improvvisazione, più mirabile ancora che l'affresco non fosse, poichè, oltre ad alcuni preziosi particolari che poi nell'affresco non furono ripetuti, offre nell'insieme una profondità indescrivibile e un movimento rapidissimo, di vero volo in direzione diagonale (fig. 30). ~ell' affresco, infatti, le cose cambiarono e non migliorarono. Il Msxoozzc-CoLONKA, il collaboratore che eseguiva nelle grand i opere del Tiepolo la parte architettonica (nel contratto è stabilito appunto che a lui questa sarà affidata) e che già altre volle aveva esercitata una pressione tirannica suU' opera del maestro, qui , ispiralo forse dal barocchismo della chiesa, ingrossò le cornici, allungò i frontoni, svolse largamente i cartocci, onde il contorno ovale del bozzello si trasformò in una elisse allungatissima, chiusa non più da mani, da lancie, da trombe sporgenti nella luce e nell'aria, ma da una linea architettonica e geometrica, lasciata in gran parte nuda per non stringere vieppù il campo già cosi ristretto. Per questa ristrettezza il pittore fu indotto a spostare la casa verso sinistra per lasciarle spazio al volo, e a tenerla come isolata dal resto della composizione, rinunciando a quella successione di piani e a quel movimento diagonale che sono i pregi migliori del bozzetto. Con tutto ciò l'opera grandiosa conservò tanto di bellezza da poter a ragione ritenersi il più bel soffilto del Tiepolo e uno dei capolavori dell'arte mondiale . .Mai fantasia. e potenza d'artista concepì ed eseguì più ardita cosa di quel gruppo di angeli che recava a volo la casa ; fra tutti s taccantesi nella perfezione delle forme la figura di Gabriele. Le sue ali candide spalancate si riunivano cromaticamente alle nubi candide d'intorno, al candido serico panno che avvolgeva Maria, creando così nel mezzo dell'opera quasi un effetto di neve immacolata fra tanto sole e tanto azzurro e tanto rosso, simbolo e figurazione dell'Immacolata stessa. La bomba austriaca distrusse per sempre questo miracolo d' arte (lìgg. 32-33-34). Di tanti feroci delitti di che si rese infame la guerra, nessuno forse fu superiore a questo (anche se vogliamo ritenerlo solo colposo) e al veramente colpevole martirio della cattedrale di Reims. Perchè, se negli uomini si uccide la carne, l'anima sopravvive; nel!' opera d'arte si uccide invece qualche cosa che trascende i limiti della materia e che si ricongiunge allo spirito immortale della umanità. Rimane, dissi, il bozzetto e rimangono, miserandi e pur carissimi avanzi, due vele, (figg. 35-36) che uniche si sono salvate dallo scoppio e dal risucchio negli angoli verso l'altare; quanto basta per rendere più triste e sempre \·ivo il dolore della perdita subita. In esse s'affacciano dietro la transenna del balcone barocco due dame che, gli occhi levati al cielo e le mani giunte, sembrano ancora pregare e lacrimare per tanto disastro. Unico conforto, che più gravi ancora avrebbero potuto essere gli effetti della bomba micidiale in quella nobilissima chiesa. Per fortuna gli altri affreschi del Tiepolo e quelli di Pietro Liberi e le statue di Giovanni Marchiori uscirono immuni dallo sconquasso. Più numerose e più gravi, sebbene con minori effetti dannosi, furono le incursioni su Yenezia nell'estate del 1916. La prima che portò guasti artistici fu quella del 23 giugno.


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FIG. 32. - VF.:,,EztA - Chiesa cli S. M. degli Scalzi Rovine del!' affresc o di G. B. Tiepolo. F o:ogr. R. S0prn i11knòt.>11za ai >l onumcuti


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F JG. 33. - VF.NBZ!A - Chiesa di S. M . degli Scalzi R ovine dell' a ffr esco di G. B. Tiepolo. Fotogr. R. Sopraiutenrlenza ai ĂŹ\'lonumeuti


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Fw . 34. -

V ENF.ZTA - Chiesa cli S . J.ll. degli Scalzi Rovin e dell'a ffresco di G. B. Tie polo.

Fotog:r. R. Sopr:tiuteudenza ai Monumenti


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F!G. 36. _ VENEzr,, _ F, rammen . to superstite .d Gallerie dell' A giĂ nella Ch:11' affresco di Gccadeinia resa degli Scal : B. Tiepolo Fotoo Zl. :-. r . R . Sopraintende uza a i -~\'f o uunte nti


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F1G. 36· - y ENEZL,\. - Galle · Fr ammento superstite dell' aff ne clell' Acca<:leinia

·· nella Chiesa dear resco Sdi G: B. Tiepolo g1a 0 1 calzi. arntendeuza• a1 . .".\·lonumerni Fotogr. R . s op1..


- 56 Una bomba colpì il bel campanile cinqu,ecentesco di S. Frcmcesco della Vigna. eretto circa il 158L dal proto Brn1>ARD0 OxGARIX su disegno di JACOPO SANsonso architetto della chiesa. Esso r iportò gravi danni così da essere seriamente compromesso neIJa sua stabilità; oggi è intieramente restaurato. Una seconda bomba scoppiò la stessa notte in un cortile contro il muro esterno della sagrestia, che in parte sfondò proieltando nell' interno il materiale e recando danni al fabbricato. Incolume da. gravi offese dirette rimase bensì il trittico quattrocentesco che si trova sull' altare quasi di fronte alla breccia ; se

FtG .

37. -

Y EXEZL.\ -

Chiesa cli S. Francesco

Michele Giambono: Trillico. Fotogr. Fiorentini

non che il risucchio prodotto dall'esplosione ne sollevò in pii1 luoghi e ne staccò io alcuni le mestiche, le quali attendono ancora di venire fissate (Qg. 37) (1). Di questo trittico, la cui data deve fissarsi a dopo il 1450 per trovarsi nel suo mezzo la figura di (1) Che i danni siano stati effetto indiretto d ello scoppio e prima non esistessero risulta evidente dal confronto della fotografia nostra colle fotografie precedenti, come quella pubblicata dal T.t:ST r (St. d. pitt. ven. II, 409).


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s.

Bernardino che fu appunto in quell'anno canonizzato, non si conosce l'autore. Dal Ridolfi (1) e dal Boscbini (2) esso veniva attribuito a JAcoBELLO DEI, FIORE ; dal :Moschini invece ad ANTONIO DA NEGROPONTE (3) ; oggi scartata definitivamente anche per ragioni cronologiche (Jacobello morì. nel 1439) la prima attribuzione e non accettata da nessuno la seconda, è più volentieri assegnato ad Antonio Vivarini o alla sua scuola (4). Esso è però così affine a M ICHELE G1.urnmrn, specialmente nella rispondenza della figura di S. Ludovico vescovo colla stessa figura ripetuta dal maestro nel polittico dell'Accademia e in una tavola del Museo Civico di Padova, e nella rispondenza della testa di S. Bernardino con quella del b. Filippo Benizzi nello stesso polittico, che può essergli, senza incertezza, attribuito. Definito nei contorni, non soverchiamente affaldato sui piedi, privo della solita cascaggine delle labbra, esso apparterrebbe al periodo migliore dell'artista. Così anche si giustificherebbe la originaria attribuzione a Jacobello, al quale altre opere del Giambono furono facilmente affibbiate. Quella notte stessa veniva colpita anche una caserma a S. Pietro cli Castello, modesta costruzione della fine del 500, ma internamente con interessanti resti architettonici bizantini del XII secolo, che era stata fino al principio del)' 800 abitazione del Patriarca. Crollarono di essa un angolo, ora rifatto, ed una casetta vicina. Tornarono per tre notti consecutive gli aeroplani su Venezia, subito dopo che il nostro esercito ebbe conquistata Gorizia, cioè dal 9 all' 11 agosto 1916; confermando così la minaccia che, per bocca cli prigionieri, s'era già diffusa fra noi: Gorizia perduta Venezia clistriitta . Dio volle che l'iniqua intenzione, condotta pur con grandi mezzi, non avesse il suo effetto. Nella sola notte del 9 agosto, per il lancio intenso di tutte bombe incendiarie, si accesero sparsamente nella città più decine di incendi, alcuni dei quali abbastanza gravi, ma tutti o quasi fortunatamente spenti in tempo. Di essi uno distrusse il tetto della Chiesa cli S. 11:l'cwia Forinosa (figg. 38, 39) architettata da MoRo Couocc:r nel 1492 e celebre in tutto il mondo per i gioielli cl' arte che racchiude e sopratutto per quello della S. Barbara di PAL)fA VECCHIO. Arsero furiosamente le travature e le volte in cantine.Ile, ed in breve ora il materiale acceso precipitò nell' interno (5). Ma, con previdenza che non sarà mai abbastanza lodata, era già stato da tempo messo al sicuro il pentittico dipinto dal Palma per l'altare della Scuola dei bombardieri (l'anno non è noto ma si fissa a circa il 1510), la cui perdita avrebbe costituito un nuovo lutto mondiale; e insieme con quello il trittico firmato e datato 1473 di BARTOL011Eo VrvARINI, e l' Ultima Cena di LEANDRO BASSANO, e la .Madonna pure firmata di Prn·TRO SALTBA. Andarono distrutte però col soffitto le tele di due pittori veneziani: GlOVANXT SEGALA (1663-1720) di mediocre valore e, assai più valente, GREGORIO LAzz..unKI (1665-1730), che ebbe ai suoi tempi alto grido, e fu maestro e, sotto qualche aspetto, precursore del Tiepolo. Il dipinto del Lazzarini nel soffitto della chiesa, eseguito nel 1690 (6), narrava una antica storia o leggenda, intimamente connessa colla storia della chiesa stessa : l'incursione fatta da pirati slavi in San Pietro di Castello il giorno della Purificazione, pare, del 944 alla presenza del doge inerme, e la loro esemplare punizione presso Caorle (1) 11/ai-avigtie d. p. I, 51. (2) Ricche minere d . p., pag. 235. (3) C11,ida di Veuezia, 1815, I, pag. 44 sgg. (4) CAvALCASELLE e CROWE, A hist. of paùtt. in nortli Jtal,y, ediz. d i Londra, 1912, I, pag. 10, n. 2; VENT URI AD., Storia d. a., VII, I , pag. 310; TESTI I. c. (5) Ringrazio l' odie rno parroco d i S. Fosca, m. r. don Fontanella, gia vicario a S. l\faria Formosa, per la concessione delle due belle fotografie da lui allora eseguite, che qui si pu bblicano. (6) VJNCENZO DA CANAL, Vita di G. L.; Venezia, 1809, pag. 54. 5


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Frn. 38. -

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VtX-EllA - S. Mat·ia. Formosa Il tetto incendiato.

Fologr. don Fonlanclla

F1c; .

39. -

VF.~EZJ..\. - S . lllctrici Formosa Il tetto incendiato.

Fologr. dou Fontanella


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- - - - - -- il giorno stesso col ricupero delle spose e delle ricchezze da loro rapite. Del dipinto perduto, che io mi sappia, non rimangono riproduzioni fotografiche. Nella stessa chiesa si guastarono, per il fumo e per l'urto dei tizzoni, gli affreschi eseguiti da PIETRO PAoLBTTI nel 189i. Altro incendio distrusse la notte seguen te, la Cupola di S. Pietro di Castello, per essere una bomba di petrolio scoppiata nella lanterna accendendo le travi armate del1' ossatura (fi gg. 40-41). Il che tolse che l'incendio si estendesse rapidamente a tutto il fabbricato e permise che venisse conservato nel breve cerchio della cupola stessa, ardendo questa lentamen te per quasi quarantotto ore. La bella cupola di tipo palladiano è oggi rifatta. Le tavole del B.-1._sa1Tr, una delle quali appesa sopra la porta centrale e l'altra su un altare di destra, la tela di PAOLO VEROl'-ESE sulla parete di sinistra, le altre dell' ALIENSE, di LUCA GIOIIDANO, del PADOVA:-.rNo per trovarsi tutte distanti dal focolare dell'incendio non andarono danneggiate (1); immollate d'acqua furono invece, per trovarsi nel presbiterio e quindi assai vicine alla cupola, le due grandi tele, l'una di Ano~10 BELLOCCI (16511726): S . Lorenzo Ubera Venezia dalla peste, piena di colorito e larga di creazione, e l'altra di GREGORIO L.,zzARl2'I : S. Lorenzo che fa elemosine,, più delicata e più accademica. Un'altra bomba incendiaria caduta sulla stessa chiesa il 7 settembre 1917, non arrecò danni. Un orribile delitto fu sventato dalla Provvidenza la notte del 4 settembre impedendo che un'altra bomba incendiaria colpisse la Chiesa di S. Ma1·co. Dalla Relazione della R. Commissione d ' inchiesta (2) appare che intenzione del comando nemico fosse veramente quella di distruggere questo monumento unico al mondo. « Su S. Marco furono, a regola d'arte, lanciate queJla sera successivamente da bassa quota due homhe: una esplodeva per schiantare i coperti e mettere a nudo le travature di legno e, insieme, una incendiaria. Per miracolo quella esplosiva cadde sul giardino del Palazzo Reale e quella incendiaria in piazza a tre metri daJla porta maggiore della Basilic-a >> . Non era questo però il primo tentativo follemente criminoso contro la basilica o, quanto meno, quell'insieme di meraviglie artistiche che la circondano, se si ricordi che altra bomba incendiaria, indirizzata forse alla stessa chiesa, era caduta il 24 ottobre 1915 nella Piazzetta a pochissimi passi dalla Libreria del Sansovino.

Più esatto bersaglio colpi invece la bomba caduta, pochissimi giorni dopo, il 13 settembre sulla Chiesa dei SS. Giova>lni e Paolo. A proteggere però, quanto almeno possibile, quel superbo museo dell'arte e della storia veneta, avevano pensato in tempo le due Sopraintendenze. La grande vetrata nel braccio destro della crociera, eseguita su cartoni di GtnOLA)IO MocET'fO nella par te inferiore e, credesi, di BARTOLOIDrEO VIVARINI {U73) nella superiore, il polittico di S. Vincenzo Ferreri, opera di eccezionale valore, variamente attribuita e che oggi i più vogliono di G10 \-ANNl BELLIKI, il S . Antonino in gloria di L ORENZO LOTTO (154i), il trittico di BARTOLOM)(EO VJVARlNl (con firma e data del 1473), tutte le opere mobili insomma di maggiore importanza erano state staccate e portate al sicuro. Soltanto s'era rinunciato a staccare la grande tela del PIAZZETTA, rappresentante la Gloria cli S. Domenico (Fig. 42) che, stesa sopra un telaio di cantinelle radiali in forma quasi di gigantesco ombrello, fingeva la volta della cappella dedicata a quel santo: parendo che le difficoltà della operazione rappresentassero un pericolo maggiore di quello lontanamente temibile della. caduta di una bomba sulla cappella stessa. Ad ogni modo (1) Non mi risul ta che le più im portanti fosse ro già state messe in salvo. l 2) Relazioni delta R . Commissione d' incliiesta sulle vi(J/azioni del diritto delle genti commesse dal nemico. I. La pnrlecipn=io11e della Cen11a11in. Da1111i ai J1/01mme11ti; MilanoRom a, s. d ., voi. I , pag . 135.


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F1G.

4.:L. -

V1sNgz1A -

S. Pietro di Castello - La cupola dopo l'incendio.


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FIG. 42. -

VENEZL\ -

Chiesa dei SS. Giovanni e Paolo

G. B. Piazzetta : Gloria di S. Domenico (stato ante-guerra). Fotogr. f.lli Al ina ri


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FIG. 43. - VRNEZIA - Chiesci clei SS. G-iovanni e Paolo G. B. Piazzetta: Gloria di S. Domenico (stato attuale). Fotog r. Fiorentini


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ad allontanare possibilmente il pericolo dirello, s'era fatto per essa ciò che non s'era volulo fare per la cappella di Giotto a Padova, se n'era, cioè, corazzato il tetto con grosse lamiere di ferro in forma cuspidale. Finalmente, come accennammo, con saccate colossali e travature e tavolati erano stati protetti tutti i monumenti marmorei, opere di PAOLO DALLE MASEGXE, di PI F.TRO LA)f.BERTI e di GIOVANNI DI MARTI~O, di P IETRO LOMB.\ROO e dei figli suoi, di DA~ESE CATTANEO e di GEROLAMO CAlfPAGNA, un insieme insuperabile di bellezza e di magnificenza. Faticosa, costosissima, ma veramente prov videnziale opera di difesa tutta questa. La bomba esplosiva, sfondato il tetto, percosse con estrema violenza al di sopra della quarta arcata nella grossa muraglia che divide la nave sinistra da quella mediana, esplodendo e forand ola. Le scheggie, irraggiate da lassù, colpirono la navata di destra e più particolarmente il monumento barocco dei dogi Bertuccio e Silvest1-o Valier, opera di A~oREA TrnALLI (1708), ricco di statue e di rilievi del BARATTA, del Bo:-AZZA, del TARSIA, non riuscendo però a raggiungere le statue, che, prima scoperte, come si vede nella nostra fi.g. 11, erano poi state anche esse protette da sacchi di terra, e solo sbreccando in più luoghi i r isalti architettonici che emergevano qua e là di tra i sacchi. Immuni da offese, benchè raggiunti i più da grosse scheggie, rimasero gli altri monumenti dalla stessa parte, noncbè quello del doge Pietro Mocenigo, celebre opera di P IETRO LOMUARDO, che forma di fianco alla por ta maggiore la testata di quella nave minore. Sfregiato invece rimase il dipinto: Sacra Conversazione, anticamente attribuito a GIOVA NNI BEI.LDH, ma ora più giudiziosamen te a FRANcr.sco B1sso10, che, come opera di minor conto, non era stato tolto dal suo posto sul primo altare di destra. Disastrosi però furono gli effetti prodotti dal doppio spostamento aereo di esplosione e di risucchio. Le volte delle navate, non essendo di muratura ma di cantinelle, si dilatarono prima, si restrinsero poi, lasciando cadere int ieramente gli intonaci. Il medesimo effetto si ebbe per la grandissima Lela del PrAZZETT.\, intieramente squarciala e sbattuta in lembi dalla violenza enor me dello scoppio. Chilogrammi della grossa imprimitura settecentesca e di mestich e staccate e frantumate furono raccolte sul pavimento; onde non è meraviglia se il danno, per quanto amorosamente curato, rimanga tuttora visibile, e l'opera d'arte non sia sostanzialmente che poco più di un'ombra di sè stessa (fi.g. 43). Chi la ricorda nel fulgore della luce che raggiava intorno alla Vergine, nel volo turbinoso degli angeli che le facevan o corona, nelle poderose ligure di S. Domenico e degli altri frati scorcianti dal basso in alto, non può non lamentare la tristezza della sorte, cbe infierì così crudelmen te contro la pittura settecentesca veneziana, colpendola app unto n ei suoi due capolavori. Poicbè la grande tela del P iazzetta, oltre che per i suoi pregi intrinseci, occupava anche per altra ragione un posto assai importante nella storia di quella pittura. Da un documento pubblicalo dal Ravà (1) risulta che ai 24 febbraio 1727 essa era già stata eseguita; ma non certo da molto tempo, come il Ravà vorrebbe credere (2), se in tale data si r imetteva ali' ab. Zuanelli la controversia sul pagamento. Possia mo dunq ue assegnare a q uesta tela la data della fine del 17~6. Ora nel 1726 il T iepolo si recava già a Udine per dipingere nel duomo, e prima aveva eseguite, oltre a più oper e minori, i soffitti del palazzo Baglion i a S. Cassiano e Sandi a S. Angelo, e la Gloria <li S. Teresa agli Sca lzi. Queste oper e, ma piiL specialmen te quest'ultima, non rimasero senza effetto sul Piazzetta. Il concetto costrutlh•o e decorativo dell'insieme, l'aggruppamento e il volo degli angeli che rapiscono in alto S. Teresa, il collocamento delle figure in primo p iano attorno alla cornice, l'incavarsi della sfera celeste per la proiezione delle minori

(1) G. B. PIAZZETTA, Firenze, Alinari. (2) l bid., pag . r5.

1921 ,

pag. 53.


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:figure distribuite in numerosi piani successivi, il vano luminoso del centro, si ripercuotono dall' una all' allra con chiara evidenza. Senonchè è forza convenire che il Piazzetta balza qui improvviso ad anche maggiore ampiezza di concezione ed a non minore ardimento, onde l'opera sua, a propria volta . precorre le opere più grandiose del Tiepolo ed apre loro la via. E nel S. Domenico 110rtato in cielo dei Gesuati , dipinto più cli dieci anni dopo, il Tiepolo ricorderà ancora da vicino a lcuni importanti particolari del prezioso esempio del maestro. Micidiale per le persone e anch'essa dannosissima per 1' arte fu 1' incursione della notte del 14 agosto 1917. Una grossa bomba colpì l'Ospedale civile e sfondando il tetto .cJ.ella sala maggiore, esplose nell' interno ferendo ventuno infermi ed uccidendone due. La fama mondiale del glorioso edificio mi esonera dal parlarne a lungo. Costrutto già in origine ad uso della Sc1wki di S. Jiarco, la più importante fra le sei Scuole grandi di Venezia, rovinato in lieramente nell'incendio del 31 marzo 1485, esso risorse assai più bello di prima sotto la direzione di Pietro Lombardo, che vi lavorò insieme coi figli 'fullio ed Antonio e con Giovanni Buora dal 1487 al 1490, profondendo in r ilievi, in colonnati, in portali , in decorazioni e fregi di squisita eleganza e di somma ricchezza, tutto il magis tero deH' arte sua. L'opera, continuala poi e finita da Moro Coducci, forma insieme colla chiesa di S. Maria dei Miracoli, la gloria più insigne dell'arte lombardesca. La grande sala per le adunanze o Cappella, che un tempo raccolse le miracolose tele di Jacopo Tintoretto oggi disperse ed era adibita dall'Amministrazione ospilaliera a sala per ammalali, vanta uno dei più ricchi soffitti che si possano ammirare a Venezia, che pur ne ba tanta dovizia: tutto in legno a profondi cassettoni ottagoni, con squisi ti ornati a rilievo e monogrammi della Scuola e veneti L eoni in molecca. Poichè la sala mis ura metri 40.30 in lunghezza e :m. 14.80 in larghezza, sono dunque circa mq. 600 di soffitto che Vittore da Feltre e Lorenzo da Trento tra il 1519 e il 1535, disegnavano e intagliavano; quan do già nel 1504 i fratelli Biagio e Pietro da Faenza avevano eseguito nella vicina saletta dell'Albergo i1 soffitto elegantissimo a lacunari azzurri e dora ti, vero capolavoro del genere. L'espansione esplos iva, prima, il risucchio poi, determinarono il crollo di circa gl5 del soffitto della sala maggiore, che, tarlato e in parte fradicio già dai secoli, precipitando si ridusse in frantu mi (fig. 44); altri pezzi sconnessero e staccarono nella parte rimasta non tocca e nel soffi tto dell'Albei·go. Oggi s i sta lavorando al restauro, che viene condotto con pazienza e con arle lodevole, tenendosi conto di ogni minore framme nto, e quello r imettendo a suo posto e risarcendo accuratamente con tasseili nuovi non maggiori affatto dello stretto necessario. Impossibile ci sarebbe poi illustrare tutti gli altri dan ni artistici prodotti dai bombardamenti aerei s u Veoe;,;ia. Se nulla di più grave, ripetiamo, è oggi da lamentare, ciò si <leve ad una benigna stella che vegliava sopra la città incantata. Quando si pensi che in <Juella famigerata ultima incursione della notte sul 27 febbraio 1918, che durò otto ore ·Consecutive e durante la quale si ebbe, non sappiamo dire se il cora ggio o la viltà, di gettare su Venezia, chiamata fraudolen temente piazzaforte, 14700 chilogrammi di esplosivo in !81 bombe, è veram ente da gridare al miracolo, e da ringraziare Dio se poche chiese ~ pochi palazzi rimasero tocchi da tanta tempesta e se il danno maggiore si r idusse ad una colonna del pronao di S. Simeon viccolo spezzata e schiantata e ad alcun e g rosse sbreccature nel contorno della porta (fig. 45). La Relazione della Commissione d' inchiesta enumera alcune chiese danneggiate come S. Tomà, S. Andrea, S. Giov. Grisostomo, S. Silvestro, l'Abbazia della ) lisericordia e una lunga serie di palazzi artistici offesi in quella o in precedenti incursioni (1); ma si trattò quasi dappertutto di piccoli danni o, se non (I ) Op. cit., pag. r33 e ~gg.


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Fw¡. 44.

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V E~F.U A - Sczwla, gr. di S. MarcojOspilcile Civile) Il soffitto della Sala grande o Cappella. F'otogr.

i¡ .

Soprai ntendenza ai :M onumenti


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Fw. 45. -

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Chiesa cli S. Simeon piccolo Il pronao colpito.

V EHZU -


- 68 piccoli, tali sempre da venire facilmente risarciti senza alterare il carattere monumentale del!' edificio. Guai però se tutte le opere d ' arte mobili non fossero state in tempo sottratte alla furia devastatrice e al pericolo di una incursione, tulle, persino la statua equestre del Colleoni e le vere da pozzo del Palazzo Ducale. Perchè colla nostra ritirata di Caporetto, entrati i nemici sul suolo della Patria e ridotta la fronte sul Piave, le incursioni erano divenute assai pi ù freq uenti e più gravi. :Ma, cosa mirabile, non riuscirono più a produrre (a differenza delle precedenti) dann i artistici di vera importanza. Le città. prese più volentieri di mira furono Padova, T reviso e Venezia; Treviso sopra tutte per la immediata sua vicinanza ai principali campi d' aviazione nemici, dai quali era facile agli aeroplani l'andirivieni, specialmente durante la notte. Eppure anche a Treviso, se in tante incursioni, con le quali si gettarono sulla città più di 1500 bombe, innumeri furono gli edifici colpiti e tra essi quasi tutte le chiese, i danni artistici furono piccolissimi. Vero è che anche di qui tutto quanto era possibile togliere era stato asportato o si andava, pur sotto la terribile gragn uola, asportando, e ciò che aspor tare non si poteva era stato più o meno validamente protetto. Fra gli edifici danneggiati sono ricordati il Duomo, la chiesa di S. Nicolò dai celebri affreschi di 'I'o)rnAso DA MooEi-A, ìl Mu nicipi o con affreschi di tarda scuola tiepolesca (GrA:)IBATTISTA C.\ NAL), il Monte di Pietà, l'Ospitale civile dall'elegante portale della Rinascenza, il palazzo vescovile ; i danni però anche qui non guastarono il carattere monumentale degli edifici e poterono essere riparati. Meno fre quenti che a Treviso, ma p ur anch' esse assai frequenti furono le incursioni su Padova; circa un centinaio, di cui 19 efficaci, e più di 900 le bombe cadute durante tutto il periodo bellico ; nell'ins ieme si contarono fra i pacifici cittadini 129 morti e 108 fer ili e 2 L1 edifici colpiti, una metà dei quali rasi al suolo o ridolli del tutto inabitabili; terribile bilancio di lutti quale nessuna città del Veneto può lamentare e vantare. Ora n on si dimentichi che i tesori artistici di Padova consistono per la maggior parte in affreschi di alto e molti di sommo valore: quelli di Giotto nella cappella Scrovegni e nel Capitolo di S. Antonio, del Guariento agli Eremitani e nell'antica cappella Carrarese, dell' Altichieri e di Avanzo n ell' Oratorio di S. Giorgio e nella Basilica antoniana, di Giusto fiorenlino nella stessa basilica e nel Battisterio, di Jacopo da Verona nella chiesetta di S. Michele, del ::Uiretto nella Sala della Ragione, di Andrea Mantegna agli Eremitani, di .Jacopo Montagnana nel P alazzo Vescovile, del Parentino nella Caserma di S. Giustina, di Tiziano Vecellio nella Scuola di S. Antonio e nella Scuola del Carmine, d i Giulio Campagnola o a lui attribu ili e di Domenico Campagnola n ella stessa Scuola del Carmine, di Domenico e del Guallieri in S. Rocco, di P ietro Liber i nella sagrestia di S. Antonio, del Tiepolo a S . Lu cia; senza dire di tutti quell i sparsi n elle chiese minori e nei palazzi privali. Gioisce quindi l'animo di pensare che fra tanta rovi na nessuno di essi ebbe a soffrire veri danni ; o, se danni vi furono, furono di così poca entità da potervisi fa cilmente rimediare. La torpedine che scoppiò dinanzi al Museo la notte fra il 30 e il 31 dicembre 1917 risparmiò felicemente la vicinissima tizianesca Scuolci del Santo, che pur avrebbe potuto crollare per il solo contraccolpo, e ne scalfi qua e là con minime scheggie dei vetri infranti gli affreschi. S cheggie della bomba sfiorarono invece l' Esculapio del CANov A nell' atrio terreno del ::Uuseo, incidendone lievemente un polpaccio e sbreccando in u no o due punti l' orlo del manto: danni appena avvertibili , mentre la statua, esposta in pieno ai terribili effetti della esplosione, avrebbe potuto venire schiantata e frantumata. Un'altra scheggia piuttosto grossa andò a colpire la lunetta del )fAKTEON.~ sopra il portale della basilica, alla cui difesa, nonostanli ripetuti richiami, non era stato per nulla provveduto ; ma fu tanto


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giudiziosa da sbattere, anzichè sull'intonaco frescato , su uno dei raggi di grosso rame dorati e rilevati che cingono, nel mezzo del dipinto, il monogramma di Cristo. Cosi il preziosissimo affresco, che era già per buona parte distaccato dal fondo e gonfio a bolle e pericolante e che certo non avrebbe resistito all' urto diretto della scheggia, fu salvo. Altra grossa scheggia passò parte a parte la bronzea porta di destra della basilica stessa, moderna porta del Boito priva di ogni valore d'arte. E il monumento donatelliano del Gattamelata, che fino a un mese e mezzo prima non era protetto che da pochi sacchi di terra e da un tetto di lamiera cuspidata e che certamente sarebbe stato colpito dalle scheggie (alcune giunsero da quel lato fino al porticato di via Melchiorre Cesarotti distante ancora una quarantina di metri e con tale violenza da forare una saracinesca di ferro) era già a Roma nei sotterranei di Palazzo Venezia. Anche il Dtiomo michelangiolesco fu colpito due volte in due incursioni diverse nello stesso punto, cioè sul fron tone della facciata (.fig. 46). Ma la facciata , come si sa, è di nuda muratura con addentellato per una rivestitura marmorea ancora di là da venire; onde se i danni mat eriali furono considerevoli, quelli artistici mancarono del tutto, mentre se una di quelle due bombe fosse caduta appena pochi metri di fianco avrebbe rovinato dalle fondamenta il non troppo robusto Battistero tutto frescato da Giusto. Certamente questi affreschi dal contraccolpo sentito, dallo spostamento d'aria, dal frantumarsi dei vetri, dalla conseguente esposizione agli agenti atmosferici, non ebbero vantaggi ; anzi assai si temette da principio per la solidità di quelli della cupola che sono i più belli e meglio conservati. Non mi consta che altri assaggi siano stati fatti più tardi per accertarne le odierne condizioni. Miracolosamente incolume fu anche la CappeUa degli Scrovegni. Abbiamo più sopra narrato come ben cinque bombe di vario calibro cadessero a lei vicinissime (una appena a tre metri dalla porta) ; onde si dovrebbe pensare a una sadica voluttà di distruzione nei nemici, se il trovarsi la cappella a breve distanza dal nuovo fabbricato della Cassa di Risparmio, che ospitava parte del Comando Supremo, non spiegasse più onestamente la cosa. Più distante invece, ma a sua volta vicina alla Caserma del Distretto, è la Cappella del ll[antegna, salva anche fJUesta provvidenzialmente pur essendo stata quasi sfiorata da un'altra bomba. Danneggiata invece gravemente fu la Chiesa del Carniine, avendone una bomba incendiaria colpita in pieno la cupola. Eretta nel 12m, ricostrutta ugualmente in stile romanico nel 1300, la chiesa non conserva se non esternamente e solo in parte i caratteri originali, per essere s tata rifatta in stile neo-classico. La cupola emisferica, di legname foderato di piombo, divampò tutta, non rimanendone che la calotta interna in muratura, ancora disgraziatamente visibile con deturpamento dell'edificio (fig. 47). Possiamo qui offrire una bella istantanea dell' incendio (fig. 48). Altro non lieve danno fu quello prodotto la notte seguente da altra bomba caduta nella platea del Teatro l'ercli, perforando la cupola che era tutta affrescata da GHcoMo CASA, artista di valore (-r 1887) che della pittura teatrale erasi fatto un' arle tutta personale e che in quella cupola aveva raccolti, in bella unica composizione, i soggetti delle principali opere verdiane. La vivacità del racconto, la correttezza del disegno, la smagliantezza dei colori facevano di quella cupola uno dei più bei soffitti teatrali d' Italia, degno di star a confronto con quello assai celebrato del teatro Rossini di Venezia, opera dello stesso autore. Al largo squarcio prodotto dal pr oiettile e alla caduta di parte dell' intonaco dipinto si sarebbe tuttavia potuto provvedere con adeguato restauro e rifacimento, tanto più che il resto dell'intonaco, cioè almeno quattro quinti di esso, nonostante la scossa, si era conservato solidissimo. Ma la Presidenza del teatro preferì demolire intieramente quella bella opera di a.rtista non comune per farla sostituire da una nuova di ben diverso valore. Prima che lo smantellamento avvenisse e dopo aver invano tentato che vi si rinunciasse, provvide la Direzione del Museo a far segare e staccare alcune


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Frn. 46. - P ADOVA - Duomo La facciata colpila. Fologr. privata


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Fio . 4:7. - P A DOVA - Chies ci del Cc:irmine Lit cupola dopo I,' :i nceudio.


_, 1$

Fw. 48. - P A))OVA - Chiesa del Cann i1u1 L'incendio n.otturno delJa cupola. Fo loi;r. p rl vnla


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delle teste frescate dal Casa, perchè almeno restassero a piccola testimonianza dolorosa <li ciò che era stato l' insieme (fig. 49). Ma il danno più grave di tutti, quantunque ai più passa.sse quasi inosservato, fu la -demolizione di una bella casetta a un solo piano, di pretto stile romanico, in via b. Pellegrino, l ' unica casa del sec. XIII che rimaneva in Padova perfettamente conservata senza alterazioni o superfetazioni più tarde, quantunque per Io stato suo pericolante -0rmai inabitata. La bomba che la colpì non trovò certo soverchia resistenza ad abbatterla fino dalle fondamenta, nè di essa rimangono, che io mi sappia, riproduzioni grafiche di sorta. Noi possiamo così chiudere la serie dei danni artistici prodotti dalle incursioni aeree nel Veneto, chè quelli di Verona e di Vicenza furono così lievi da non meritare ricordo. Con che non si esclude che taluni degli altri danni ben più numero!<i, che noi verremo elencando lungo la triplice fronte della guerr a, non siano stati anch'essi prodotti da bombe di aeroplano, sia durante il furore delle lotte, sia in quelle quotidiane incursioni aeree che i belligeranti compivano, a scopo di ricognizioni offensive, dall'una e da.Il' altra parte della linea. .Ma oltre che impossibile sarebbe il distinguere in questo caso tra aereoplani e cannoni, ben si capisce che questi danni rientrano tutti nell'unico quadro generale della lotta per il forzamento e per la difesa della fronte.


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CAPITOLO IV.

I danni artistici per la lotta sulla fronte di Asiago (1) I bollellini di guerra dal 16 maggio ai primi di luglio del 1916, durante l' offensiva nemica che riuscì a penelrare sul suolo della nostra patria occupando parte della Valle della Posina e dell' Altipia.no dei Sette Comuni, e quindi durante la controffensiva nostra che valse, dopo epica lotta, a ricacciar J' invasore da quasi Lotte le ardue posizioni da lui a prezzo di tanto sangue conquistale, parlano ogni giorno di intensa azione di artiglierie, di violento bombardamento, di nmnerose e potenti artigl'ierie nemiche, di violenta 1n·eparazione, di grossi calib1'i, di numerose batterie ; 9nde non è meraviglia se, dopo la r iconquista dei luoghi già perduti, i bollettini stessi descrivono tristemente: ,frsiero devastata dagli incendi, Asiago ed altre 1·iclenti località ridotte a fmnanti 1·ovine. Solo chi ba visitato quei luoghi subito dopo l' armislizio può avere l'idea dello stato loro: distese enormi di sassi e di ruderi, sui quali solo qualche informe pezzo di muro rimaneva diritto. La visione della stessa fron te del Piave, che pur fu uno dei più terribili esempi di ciò che possa il duello delle artiglierie nella guerra dei nostri giorni, impallidiva dinanzi alla visione catastrofica di Arsiero, di Asiago, di Gallio, di Foza battute senza tregua dai nostri, controbattute dal nemico. Fortunatamente povera di edifici monumentali e di opere mobili d'arte era quella regione; chè, monumentale o no, ogni edificio scomparve sotto la furia dell'uragano devastatore, e delle opere d'arte, per le ragioni più addietro accennate, solo poche avevano potuto essere messe in salvo dai noslri ; le allre predate o, se meglio vuolsi, Lratte in salvo dal nemico, in parte andarono perdute, in parte furono dopo la nostra vittoria ricuperate a Trenlo, dove si trovavano deposilate a motivo di una esposizione che del suo bollino di guerra, dopo l'offensiva del 1916, vi aveva allestito il nemico. VELO. - Salva Schio da offese artistiche, nonostante il cadere su di essa di alcune granale di grossissimo calibro, la prima traccia della ira nemica si riscontra nella Chiesette, del cimitero di Velo, dedicata a S. Giorgio sulla carrozzabile Rocchette - Seghe. La graziosa rustica chiesetta, di stile di transizione fra il romanico e il gotico, dall'elegante cornice della porta del pronao e dallo svelto campanile ad alta cuspide aguzza, appare costrutla in sui primi anni del 300, come ne fanno fede le traccie di affreschi romanici, già affioranti sotto lo scialbo ed ora tirati in luce a cura della Sopraintendenza. Ornamento della chiesetta ad unica navata colle incavallature del tetto sorrette da grandi mensoloni, sono, oltre un' altare lig neo con rilievo in marmo rappresentante la Vergine, opera tarda lombardesca datata dal 1591, una grande pala dell' altar maggiore,

(r) Ringrazio qui il cav. Guido Cibin, ispettore onorario dei monu menti per questa zona, il quale mi fu cortesemente largo di notizie e di fotografie. Anche dai parroci e arcipreti locali e specialmente da mons. l' Arciprete di Asiago, ebbi aiuto di indicazioni talvolta, ao-che se negative, importanti.


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firmata da Giovanni Speranza (1503), che può considerarsi il capolavoro di questo artista vicentino seguace insieme del Montagna e di Giambellino, e gli affreschi e il polittico eseguito da Battista da Vicenza nel 1408 ad abbellimento dell'unica cappella che sporge dal

FJG. 50. - VELO o' Asnco Chiesetta di S. Giorgio colpita. Foto~. r. Sopra im e ndenza a i :11ouumenti

fianco sinistro. P ur non essendo Ballista n eppur esso un grande artista, il quale ondeggia tra Lorenzo veneziano e l'Altichiero togliendo a prestito or dall'uno or dall' altro forme e motivi, la sua importanza è tutt'altro che trascurabile per il sorgere della pittura vicentina (1). (1) Di questo a rtista e d elle sue opere di S. Giorgio parecchi si occuparono. Per notizie compiute su di esse e sulla chiesetta di S. Giorgio v. il mio articolo : La chiesetta di S. Giorgio presso Velo d' Astico e le sue oj>t:re d'arte, in Rass. d' Arie, 191 8, pagg. 30 e segg.


- 77 Fu ,era ventura se i danni s ubiti da questa chiesa e dalle sue opere d'arte furono di poca entità. Messe in salvo da Ugo Ojetti , quando ormai più ferveva la lotta, la pala dello Speranza e l' ancona di Battista, restarono esposti al pericolo gli affreschi, che rivestono la volta a crociera della cappellina e tutt'intorno le pareti. Un proiettile nemico smozzicò la cuspide del campanile (fig. 50); un' altro forando il l<'llo scoppiò nella navata lanciando schegg ie contro gli affreschi della volta, dan no (dice la relazione dell'Ispettore Pacchioni in data 10 ollobre 1918) non grave e limitato a piccole parti. Oggi tutti questi danni sono stati diligentemente restaurati, onde quasi più non si riconoscerebbero (1) se non fosse il diverso colore della punta del campanile.

FIG . 51. -

ARSIERO - Villa dei conti Velo

Affreschi della sala d'ingresso. Non riparati invece affatto sono ancora i danni della ricca Villa dei conti di Velo, costruzione della fine del 700, con magnifiche sale a stucchi, ad affreschi. Kon troppo gravemente offesa dal cannone, essa subì purtroppo il bestiale vandalismo di truppe che vi furono ospitate. Nella grande sala d' ingresso un pittore del primo ottocento, forse G10. BATTA CaxAL, aveva narrato sulle pareti e sulla volta alcune delle storie di Pio VI, coll'ingresso del generale Berthier in Roma e la partenza del Pontefice, eleganti e corrette opere d'arte che serbavano ancora un'eco lontana della grande arte decorativa tiepolesca. Ma [le) faccie del pontefice e degli altri personaggi servirono di bersaglio alle rivoltelle degli occupanti (tìg. 51), e la volta fu in parte distrutta per trarne legna da ardere (fig. 52).

(r) Nella fotografia della chiesetta, che pubblichiamo, si av\'ertono ancora distese le stuoie, che ~er\"Ì\'ano a mascherare in parte l' edificio alla Yista del nemico.


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- - - --- ---- ---- - - - - - - ---- - --- - - - - -- - Così andarono guasti nella sala da pranzo i graziosi stucchi settecenteschi e quasi intieramente strappata o infranta la originale decorazione di mattonelle di ceramica venezian a dello stesso tempo, che ornava cogli stucchi le pareti (fig. 53). Tutte le altre sale e stanze sono rovina; e il mirab ile parco che servì da s fondo alle soavi romantiche figure fogazzariane, solcato in più luoghi dalle trincee austriache e devastato, appena ora va risorgendo. Anche la villetta, la celebre Montani ne, poco discosta che seppe dello scrittore

.Fro. 52. - ARSI ERO - Vi lla dei conti Velo Volta della sala d' in gresso. vicentino le sognanti fantasie e gli offerse sereno asilo di pace e di meditazione, è ridotta un cumulo di macerie (fi g. 54). Le ombre di Miranda e di Daniele Corlis vi cercano invano il ricordo della mite aristocratica figura di colui da cui ebbero vita; doloroso danno che, se pur si riferisca ad opera a rchitettonica priva di valore, ben p uò dirsi artistico anch' esso nel senso più alto della parola . Xel paesello di Velo, quasi intieramente distrutto ed ora risorto, si salvò in parte la chiesa, n onostante che parecchi proiettili di grosso calibro la colpissero e la deva-


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·-- -- - --·--- - --- - - - -··~ ... FIG.

«

53. ARS 1Elt0 - Vi lle, clei conti ì!el-0 Parete della sala da pranzo.

Fw. M. - VELO o' Asn co La montanina » del Fogazzaro distrutta


-80stassero; e in pil'.t parti forato e mezzo distrutto fu il campanile ; l' una e l' allro di stile settecentesco classicheggiante. Opera d'arte di notevole importanza, la pala di FnANCESCO V ERLA (Madonna in trono fra àue santi) fu in tempo messa in salvo da Ugo Ojetti. ARSIERO. - Non meno rovinata fu la Chiesa di Arsiero, costrutta fra il 176~ e il 1765 nel medesimo slile, che ne ebbe asportata una parte della facciata e distrutta metà del tetto. Nessuna opera d'arte di \·ero pregio iu essa esisteva; una pala del patrono S. Michele, dipinta modernamente dal GREDINA e dal T olU SELLI, era stata anch'essa porlata al sicuro nel Museo di Vicenza.

FIG. 55. -

CAXO\'E - Rovine della Chiesa parrocchiale. Fotog r. Bonomo

CANOVE. - Salendo sull' altipiano di Asiago, il primo paese che lamenta qualche danno artistico è Canove (fi g. 55). La Chiesa di stile classico, fu, secondo noti2ie del Brentari (1), rifabbricata sul finire del secolo XVIII da G. A. P ERTIL E-RAMPrn scolaro del bassanese Dartolommeo Ferracina. Poichè il bombardamento aYeva risparmiato una parte dei muri, la chiesa fu ricostruita nelle dimensioni e nelle forme di prima e nell'insieme si presenta nobile ed armonica. La pala dell' altar maggiore opera di A)ITOKJO SCAJARO bassanese, ultimo dei Da Ponte, ha la data e la firma dell'autore (Scaggiaro 1626), e viene considerata come ì1 suo capolavoro. Rimasta abb andonala, fu portata via dagli Austriaci, che la esposero a Trento con altro bottino di g uerra; fortu natamente ivi ritrovata dopo la nostra vittoria e restaurata, è stata rimessa a suo posto. Nonostante il restauro o forse {t ) O.

pag. 198.

BRENTARl ,

Guida ston·co - alpi na di B assano - Selle Co1111mi etc., Bassano, 1885,


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81 -

a motivo di esso, evidentemente assai male eseguito, moslra bolle e increspature gravissime, che non sappiamo tuttavia se preesistessero a l suo abbandono. Nella chiesa si ba ricordo anche di un piviale antico di seta ricamata, oggi scomparso; ma nulla si sa dire del tempo cui risaliva e dei caratteri suoi. ASIAGO. - Ad Asiago la Chiesci, ancb' essa distrutta (fìg. 56) ed ora ricostruita, era opera del secolo scorso (18i0) e, quantunque di notevoli dimensioni a tre navate, come sono quasi t utte queste chiese, non presentava nella freddezza del suo classico stile pregi note-

FIG.

56. -

AsIA(W -

Duoino (esterno). Fotogr. 1:lo11omo

,·oli (fig. 57). Più antico era il campanile costrutto poco dopo la metà del 700 ed ora riedificato. Le statue settecentesche non furono danneggiate e l'unica pala di pregio quella di FnA.r,;crsco DA PONTE il VECCH IO, firmata F. A. P. F. (Frcinciscus a Ponte fecit), che era stata anch'essa asportata dal nemico, fu, come la precedente, ricuperata a Trento. Rappresenta essa M . V. in tr01w fra due santi in bel vaese, ed è veramente cosa notevole di questo capostipite della famiglia dei Da Ponte, nato fra il 1470 - 75 e morto verso il 1539, di cui rimangono solo pochissime altre opere sicure (t). Certamente già malandata prima, ( r ) V.

pag. r.

G. GEROLA

in Allg. Le:.~·. d. bild. Kihzst!er, ali' artico]o Bassano, vol. III. 19 19,


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essa subì nuovi danni daUe fortunose vicende guerresche cui fu soggetta, ed invano ha atteso finora un amoroso restauro, come si può vedere dalla riproduzione fotografica da noi falta eseguire (fig. 58). Anche gli altri oggetti di assai minor conto, appartenenti all' arcipretale di Asiago. come croci astili, un piallo di bronzo sbalzato ecc., furono fortunatamente ricuperati. Asportato dagli austriaci, ma irremissibilmente perduto, fu in­ vece un dipinto della b. Giovanna, opera del sopra ricordato pittore secentesco A�TOKIO SC..\GGL-\RO.

Fio. 57. - As1.ico - Dttomo (interno). Fotoi:r. 80110010

Kon oggetto d'arte. ma ricordo storico carissimo agli abitanti dei Sette Comuni è la bandiera che la Repubblica di Venezia regalava ad essi in segno di gratitudine per l'aiuto di uomini da. remo avuto nella lunga guerra contro i turchi dal 164-5 al 1669 e che fu in tempo salvata. ROANA. - Poco di notevole era nella. Chiesa di Roana, edificio della fine del sec. XVIII, che seppe anch'esso le gravissime offese delle opposte artiglierie (fig. 59) e che ora è risorto nelle linee antiche. I due quadri di AxTox10 SCAGGURO, rappresentanti S. Carlo e S. Lucia, asportali dagli austriaci, sono scomparsi MEZZASEL VA, - La Chiesettli di Mezzaselva, benchè più vecchia, nulla aveva di pregevole; demolita per metà (fig. 60) è essa pure risorta dalle rovi ue.


3-

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FIG. 58. - AsrAGO - Chiese, Arcipretale Francesco da Ponte il v.: M. Y. e Saoti. Fotogr. Bonomo


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Si- -

Fio . 59. - RoA~A - R ovine della Chiesa. Fotogr. ijonomo

FIG. 60. -

MEZZA S EL,A -

Rovine della Chiesa. F otogr. l:Jonomo


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S5 -

ROTZO. - Eretta nel 1761 era la chiesa di Rotzo la quale si ornava di una bella Deposizione clalla Croce del vicentino ALESSANDRO MAGAt>ZA t1656 -1630). Anche questa pala fu portata via dagli austriaci nè piì1 ricuperata. GALLIO. - Non ebbe minore parte nella comune sventura. La chiesa, ricostruita dopo un disastroso incendio nel 1762, decorosa opera di un architetto locale, ricca di sette altari in marmi colorati e di due s tatue sull' altar maggiore, fu interamente distrutta, restando in piedi la sola facciata di stile corinzio (fig. 61). Anche i suoi dipinli andarono

F LG. 61. -

GALLIO - Rovine della Chiesa. Fologr. llonori,o

perduti. « Dietro l' altar maggiore v'era fissa nel muro una tela rappresentante il Martirio cU S. Bcirtolommeo con la data del 1535. Era un lavoro molto pregiato del pittore bassanese Francesco Nasocchio. Un'altra tela pregevole era in sacrestia e rappresentava S. Leonarclo m., opera di Gio Batta Da Ponte oriundo da Gallio. E finalmente una terza tela in sacrestia, di Luca Martinelli, rappresentante il Roscirio. Andarono pure infrante e derubate 14 piccole statuette in legno sovrastanti gli stalli del coro, attribuite al celebre intagliatore compaesano Domenico Plebs, che aveva lavorato anche un magnitico parato in legno dell' altar maggiore ed il pulpito ». Così si esprimono gli anonimi autori di un numero unico pubblicato nel 1922 a illustrazione del loro paese (1). Sono dunque ancora tre tele di scuola cinquecentesca bassanese scomparse. Il quadro più importante era opera eseguita in collaborazione da FRANCESCO E BARTOLOMMEO NASOCCHIO e rappresentava pitl

( r) Gallio ridonata alla sua vìla; Paclo,·a, r922, pag. r2.


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esattamente l\Jaria col Bambino, S. Bartolommeo, S . Jlacldulena, S. Pietro e S. Lucia. Era firm ato: Francisci NcisocchU Bassanensis et Bartlwlomaei ei11 s fratris opus. Anno Dom. MDXXxnr. Die 20 Augusti (1) e costituiva insieme colla pala di Primolano quanto ci era rimasto della collaborazione dei due fratelli. Per essere più tarda del!' altra quest'opera

Fw . 6i. - GAT.UO - Chiesa lJCwrocchiale Nasocchio Fr. e Bart.: }f. V. e Sa.oli (scomparso). Oal Bolleu. d. :Il useo di Bassano

rappresentava un grado più evoluto e meno di[ettoso del!' arle loro. Essendo stala riprodotta dal Chiuppani, ce ne rimane almeno l'immagine (fig. 62). Anche il dipinto di ANTONIO ScAGGIARO già nell'Oratorio della Campanella scomparve. ( x) BRENTARr, op. cit. pag. 188; CHrt:PPA:-11 G., Una f amig lia di pittori bassa11esi. J J\Tasocc/iio, in Boll. d. 1Jfuseo civ. di Bassano, \Tl ( r909), n. r , pag . r7.


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FOZA. - Recente era invece la chiesa di Foza perchè r icostrutla nel 1866 ; ma aveva essa pure sull' altare maggiore una tela (lll. ll. coi Bimbo e scinti) dei NASOCCHIO, assa.i guasta. Anche questa scompa.r ve nel cataclisma guerresco, che lasciò in piedi solo un mozzicone della torre campanaria piil antica della chiesa (fig. 63).

Fra. 63. - FozA - Rovina della torre campanaria e della chiesa.

VALSTAG NA . - La chiesa, che, eretta una prima volta nel 1515, era stata riedificata tra il 1738 e 1769, fu bersaglio accanito dell' ira guerresca; però la facciata:; il tetto, i suoi sette altari, il grandioso tabernacolo subirono offese che fortunatamente si poterono riparare. Irreparabili invece furono i danni alla decorazione pittorica in affresco, eh' era stata eseguita, poco oltre la metà del 700, dai tiepolesch i A1>TONI0 ZANOT'rl (1) e F R.-\NOESCO MEKGARDI (1738-1796). F rutto della collaborazione erano : Il Sacrificio di lllelchisedecco alla sinistra dell' altare maggiore, e la l'fsione di San (Hovanni Ev. sul soffitto della chiesa; opera del solo ZA~OTTI la Caccia.ta dei 11rofcoiatori dai tempio

(lJ Di ANTON IO ZAKOTTI, amico inti mo d i Natale Dalle L aste, non si COllOSCOll O nè l'anno di nascita nè l ' anno d i morte. FRANCESCO S PAGNOLO in 11.lemorie storiclie di 1lfaro stica e suo territorio (Vicenza 1868) lo disse, errando, morto nel 1837; ma il figlio GIOVANt,; J, rimaneggiando e ristampand o \' opera paterna col t itolo: 1lfarostica e i comuni del suo territorio (Marostica 1907, voi. I ), soppresse la data errata. Il :t,,'lAccA in Storia del Territorio vicenti11o (Caldogn o 1S1 2-16, t, II, p. u ) narra che frescò anche il soffi tto della chiesa di Angarano .


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alla destra dell'altare: opera del solo MESGARDI il Trionfo della croce nella volta del presbiterio. Di questi affreschi, oggi del tutto scomparsi, ci è dato riprodurre quì il maggiore, la Visione (fig. 64), che era stato fotografato prima della guerra (1) e che nella composizione e nella vivacità dei contrasti fra luci ed ombre mostrava di inspirarsi al Trasporto della Gasa di L oreto degli Scalzi. La sua data di esecuzione, quale risulta accertata dai documenti dell'archivio parrocchiale, è 1768. Esistevano anche nella chiesa due tele di GIACOMO DA PONTE ricordate dal Brentari (2) ; ne rimane ora una soltanto: La Vergine e San Gi1Iseppe adoranti il Bambino Gesìi; l'altra tela : San 1\Ticolò Vescovo fra San ValenUno e S . Martct è scomparsa (3). OLIERO. - La chiesa del 1786 fu mofto danneggiata ; ma le opere d'arte furono poste in salvo, e sono ora tornate al loro posto (4). Danni minori e non riguardanti le opere d'arte subirono Solagna, Campese, San Na.zario, Cismon, Primolano.

Con che non credfamo certo di avere esaurito il materiale che· avrebbe potuto fornire soggetto a questo capitolo, ma soltanto quella parte più notevole, sulla quale ci fu dato raccogliere notizie sicure. Mancano informazioni esatte sul valore artilltico di tutti gli arredi sacri andati perduti (piv.iafi e pianète, calici , ostensori, paci, reliquiarii) ; mancano sulla ·esistenza di opere d' arte nelle chiesette minori e nelle abitazioni private. E se la relativa p9vertà dei luoghi fa credere che i danni ignorati non siano molti e molto gravi, tuttavia non è dato escludere che quakhe oggetto, anche di singolare pregio, sia stato travolto nella rovina generale.

( r ) Ringrazio vivamente il prof. Ferrazzi di Valstagna, che gentilmente accond iscese a prestarmi la preziosa fotografia, della quale si giovò già il pittore Carlo Vend ramin per ripetere sul ricostrutto soffitto della chiesa la composizione settecentesca. (2) Op. cit., pag. 92. (3 ) Il ricordo di questa seconda pala non trovò posto fra le brevissime note di Do::-rnN1co VITTORELLT, Viaggio o Guida di. Bassano, Possagno e Oliero (Bassano 1833) pag. 149. (4) Debbo alcune delle notizie su Valstagna e gli altri paesi del Ca nale di Brenta alla cortesia del dott. Andrea Ferrari, al cui am ichevole aiuto sono ricorso fruttuosamente anche in qualche altro punto del mio lavoro.


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CAPITOLO V.

Danni artistici per la lotta sul Piave da Ouero al Montello Se così numerosi, e solo in mrn1ma parte riparati per il fortunato ricupero cli alcuni oggetti rimasti a Trento, furono i danni sulla fronte trentina, enormemente più gravj, si capisce a priori, sarellbero potuti essere nel loro complesso quelli sulla fronte del Piave, sopra una estensione di oltre 70 chilometri, battuta ferocemente dall' una e dall'altra parte da artiglierie di ogni calibro. E ciò tanto più in quanto quei paesi, per buona parte in pianura, erano assai più ricchi di opere d'arte di notevole pregio. Se non che qui intervenne a tempo, come si disse, l' azione salvatrice orga.nizzata dal Commissario governativo Colasanti d' accordo col nostro Comando Supremo, onde le opere mobili, tranne poche eccezioni, poterono venire asportate prima dell'invasione nemica. Tuttavia talune, nel lavoro necessariamente affannoso, rimasero esposte al pericolo; e ciò senza dire delle opere architeltoniche, delle statue, degli affreschi, di quanto o non era dato rimuovere o avrebbe richiesto operazione ben più lunga e delicata di quella che l' ora permetteva. Nè tutte le opere sottratte alla tempesta di guerra ebbero sorte felice; quantunque, a onor del vero, sia già cosa mirabile che fra tante e tante migliaia di dipinti, di statue, di oreficerie, di stoffe, cli lilJri, di oggetti patriottici, raccolti e imballati alla rinfusa e accatastati nelle sale e nei magazzini di Roma, di Firenze, di Pisa, di Lucca, solo pochissimi, quattro o cinque appena, non siano più tornati al loro posto e pochissimi pure _abbiano subìto guasti, quasi tutti. facilmente poi riparati, Avremo occasione di ricordarli mano mano nella rassegna dei danni che stiamo per incominciare ; soltanto ora mi sia concesso accennare a due oggetti sui quali, uscendo essi dall'itinerario che ci verremo tracciando, non avremmo più occasione di ritornare, e che erano a me particolarmente cari per essere stati da me stesso portati , credevo, in salvo all'ultimo momento. È l'una la Pianeta inglese consegnatami dalla chiesa di Valle di Cadore la sera del 5 novembre 1917. Mandata da Padova a Roma con tutti gli altri oggetti tolti alla provincia di Belluno, essa fu veduta più tardi da me in una delle sale di Palazzo Venezia fuori della sua cassa; quando la cassa tornò al Museo di Padova, al posto della pianeta preziosa di Valle era stata sostituita una pianeta di Noale priva di ogni pregio artistico. Le r iproduzioni fotografiche che qui ne offriamo daranno sufficiente idea della importanza dell'oggetto (figg. 65 e 66). 'I'rattasi d.i una di quelle pianete ricamate in seta e oro su fondo di velluto, manifattura inglese del secolo XV, che furono così degnamente illustrate da Louis de Farcy e che sono tanto apprezzate nei mercati antiquari. Il De Farcy stesso una ne possiede di sua proprietà che corrisponde quasi identicamente a quella di Valle, oltre che nelle figurazioni principali dell. Crocifisso, della Vergine etc., anche in altri par-


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ticolari; diversi invece sono i ricami del fondo (1). Per ricerche che ne siano state fatte la pianeta di Valle non fu più rintracciata. Essa ora forse arricchisce qualche collezione straniera. Possa la pubblicazione nostra servire un giorno o l'altro almeno a rintracciare, se non a ricuperare, l' oggetto. Pur dolorosa fu la perdita del Crocifisso a tutto rilievo nella Croce argentea di Pozzale. Ricco di bellissime croci argentee processionali è il Cadore, ma questa era fra le tante la più bella, poicbè, mentre la maggior parte delle altre o appartengono ai secoli XVIl e XVIII o furono in questi secoli rimaneggiate, quella di Pozzale era intatta nella sua squisita pur ezza del primo cinquecento. La figura inliera della Vergine sul rovescio, che accorata stringe al seno il Bimbo divino, è cosa di molta grazia, mentre di forte sbalzo e di ottima modellazione sono le mezze figure dei sanll, che sulle due faccie adornano le quattro estremità della croce (fìg. 67). L'oggetto fu riveduto da me, insieme con le altre croci cadorine da me salvate, in fondo ad una cassa a Palazzo Venezia; ma quando tornò a Padova, era privo del Cristo, onde l'opera bella rimase mutilata della sua figura principale (fig. 68). Forse questa nei successivi tramutamenti, cui andarono soggetti a Palazzo Venezia i profughi oggetti d'arte, si staccò dal fusto e rimasta inapprezzata in qualche canto, o sottratta, non fu più potuta ricupera.re. Ma è tempo che cominciamo a visitare ad uno ad uno i paesi schierati lungo le sponde del sacro Piave, da dove la nostra difesa orientale si saldava alla linea de] Grappa e delle Melette, giù giù fino a Ca.vazuccherina ed a Grisolera, cioè fino all'Adriatico. Contrassegneremo con (s) i paesi posti alla sinistra e con (d) quelli posti sulla riva destra del sacro fiume. Di quelli di cui non parleremo si intenderà che danni artistici di qualche entità, almeno a nostra notizia, non subirono, o li ebbero tali che poterono facilmente venire riparati. Le città di Belluno e di Feltre veramente uscirebbero dai confini di questa zona dolorosa, come quelle che rimasero, purtroppo, al di là della linea della nostra difensiva e subirono quindi i1 dominio straniero. Ma, poichè con esso, invece dei danni prodotti dalla lolla, ebbero a soffrire, più che gli altri luoghi, odiosi e spesso vandalici furti e requisizioni, non crediamo di poter esimerci dall'accennarvi brevemente. BELLUNO. - Come dissi, da Belluno era stato salvato il salvabile in quegli estremi giorni della sua indipendenza, onde non si hanno a lamentare gravi danni di opere d'arte esposte al pubblico, avendo il nemico rispeltate, in genere, quelle venerate sugli altari (2). Molti invece furono i danni nelle case private, parecchie delle quali erano ricche di opere d'arte. Purtroppo però questo genere di danni è quasi sempre difficilmente apprezzabile, sia per la mancanza di indicazioni precise sugli autori, sull'epoca, sulla scuola, sulla importanza particolare di ciascun oggetto, sia per la tendenza naturale di ciascun proprietario ad esagerare la importanza stessa. Certo però che la biblioteca del professore G. C. Buzzatti-'l'raverso, ricca di statuti e di manoscritti, andò dilapidata. E dal palazzo Berto]di scomparvero tre grandi pitture decorative di JAcopo GUARANA (17~0-1808) e sei storie mitologiche del bellunese 8BBASTuso R1cc1 (1660-1734). Opere d'arte di vario pregio vantavano anche le case Miari-Fulcis, Da Borso, Protti e Palatini.

( 1) Loi.;1s

DE FARCY,

La broderie du Xl siècle jusqrt' à nos j01ws; Paris,

1890,

fase. II,

tav. 68. (2) La Relazione della Commissione cit. (pag. 170) veramente dice: « i ladri giunsero fino al tabernacolo dell' a.ltar maggiore e vi rubarono una statuetta secentesca in bronzo dor ato, stimata lire 10 mila ». Di essa non esistono riproduzioni.


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Fro. 65. - VALLE DI C ADORE Pianeta inglese (secolo XV) scom parsa. - Faccia anteriore. Fotogr. G. Ri\la


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Fio. 66. - VALLE nr CADORE Pianeta in glese (sec. XV) scomparsa. - Faccia posteriore. Fotogr. G. Riva


-94 FEL TRE. - Poco oltre la stretta di Quero ove si arrestò l'occupazione nemica, rimane Feltre. Se Feltre, protetta da alta chiostra di monti e quindi estranea ad ogni diretta competizione bellica, non ebbe a subire danni di bombardamenli, conobbe però aspramente, più che le altre città, gli effetti tristi della invasione; tanto più che, come dissi, era slata la sola città da cui (tolti i dipinti di proprietà Tonello) nulla mi era stato dato di poter salvare in tempo.

Fw. 67. - Pozz,uB JJr CADORE Croce astile <l' a,·gento (sec. XVI). Faccia posteriore. F o1ogr. Filippi

Il Museo, già soggetto ad un grave furto alcuni anni prirua, non molti oggetti ancora conserva-a di qualche rnlore; tra essi tuttavia sparirono un dipinto di G10. B AT TA P 1TTOK I (1687-1767) e parecchio materiale di scavo di età preromana. Più importante era la Raccolta Dei, di centoventisette dipinti, nel palazzo vescovile. Invano tentarono i possessori di salvarla tutta tramutandola più volte di luogo : quante


- 95 però siano le lacune che in essa si hanno ora a lamentare è dubbio, non essendomi stato possibile cli avere in proposito informazioni esatte, e mancando, a quanto pare, il catalogo orig inale. Secondo mons. Biasio, che la aveva in consegna, sarebbero risultati mancanti una ventina di dipinti; secondo invece la Presidenza del Comitato del Museo (dove ora la parte superstite della raccolta Dei trovasi esposta), non mancherebbero che una

F1G . 68. - POZZALE DI CA DORE Croce astile d'argento (sec. XVI). F accia anteriore mutilata. Fotogr. Fili ppi

Deposizione di Cristo assegnala a L ucA G10RDA1>0 (1632-1704) e due paesaggi di FRA~CEsco Z uCCARBLLl (170~-1778); oltre a un gruppo di marmo (non meglio de.finito) del secolo XVI e a due busti pure di marmo del secolo XVll. Furono inoltre rubati una ventina d i incunabuli della Biblioteca del Seminario vescovile, scelti fra i piĂš antichi e i pii1 rari. Rispettate in genere, ma non tutte, furono le opere d ' arte delle chiese. A San Zan


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(circa 7 chilometri da Feltre) scomparve una pala di tela rappresentante S. Gio. Batta , che la tradizione popolare attribuiva a T1z1ANO, ma della cui importanza nulla sappiamo di preciso, non trovandosene ricordo in alcuno scritto di materia tizianesca. Miracolosamente incolume restò il prezioso Santuario dei SS. Vittore e Corona , quantunque nell' a nnesso convento fossero alloggiati i soldati, i quali ridussero quei locali di abitazione a poco più che a rovina. Ma la chiesa fu rispettala, i quadri stessi appesi alle pareti furono tutti salvi; ed oggi l'importante monumento medievale, sotto le cure amorose della Sopraintendenza, viene ripristinato nell'antico aspetto, scoprendovisi nelle pareti resti notevolissimi di affreschi del trecento. Non così invece avvenne delle case e delle ville private della città e dei dintorni, dove furono acquartierate le truppe. In taluni casi i danni furono di tale importanza da costituire una vera diminuzione del patrimonio artistico nazionale. Citeremo in proposito la Villa, delle Centene,·e di proprietà Zugni-Tauro in comune di Cesio maggiore, a qualche chilometro da Feltre (1). Questa magnifica villa del primo seicento, di tipo palladiano, nobilissima nella sua semplicità, vantava un giardino ricco di statue del settecento, la cui duplice fila guidava alla chiesetta di uguale architettura (fig. 69). Di queste statue non una rimase intatta ; rovesciate dai piedistalli, mutilale, spezzate, sono r idotte ora gran parte a informi monconi (fig. 70). Ma ciò che è più doloroso è la scomparsa del veramente magnifico soffitto cinquecentesco della grande sala al piano superiore. Tutto a casselloni dorati di forte rilievo, o quadrati, o rettangolari, o ovoidali, secondo la ricca e varia composizione geometrica, a balaustre internamente, coi fondini dipinti di composizioni diverse o di grottesche, cinto intorno sulla parete da una fascia a fresco con figurazioni di tritoni e di nereidi, esso dava alla dimora veramente il carattere principesco della più nobile arte veneziana (fig. 71) . Al ritorno il proprietario non trovò più che le iocavaJlature del letto. Il soffitto era stato incendiato dai soldati germanici nel gennaio del 1918. Beo più ricca era però ancora la villa per la cospicua raccolla di opere d'antichità e d'arte che essa accoglieva, un vero museo di antiche inscrizioni e stele e sculture greche e romane, alcune delle quali false, altre autentiche ed importanti già pubblicale dal Mommsen (2) e recentemente catalogate, d'incarico della R. Sopraintendenza dei Musei e Scavi archeologici, dalla compianta dolt. Campanile (3), e di r ilievi bizantini e di busti del 600 e del 700, tra cui alcuni finissimi di ORAZIO MARIXAU bassanese (t 1720), e di sLemmi quattrocenteschi e cinquecenteschi e di dipinti attribuiti a Palma il Vecchio, a i bassanesi, alla scuola del Tiepolo, alla scuola fiamminga, e di specchi veneziani fig urati, e di mobili antichi di ogni stile, e di ceramiche di Faenza, e di stoffe, e di s tampe francesi e inglesi a colori rarissime, e di trine. Ciò che non fu razziato, fu pestato, fu divello; poche cose si salvarono, tra queste a preferenza le archeologiche; forse non v'era chi le apprezzasse. Rimane, mutilata e scalpe11ata, una stele funebre greca (fig. 72), la cui inscrizione il Mommsen pubblica tra le false (4) ma il cuj rilievo parmi, in ogni modo, originale. Rimane un piccolo rilievo greco anch'esso con iscrizione, infitto nella parete; (1) Sono assai grato al proprietario della villa, notaio dott. Junio Zugni-Tauro, che aiutò in ogni modo l'opera mia, fornendomi anche fotografie e documenti. (2) C. I. L. - l11scriptio11es Gal/iae Cisalpi11ae lati11ae, Pars prior, pagg. 11 sgg. (tra le falsae) e 195 sgg. Vedasi anche su di esse il rarissimo opuscolo [ FRANCESCO T AURO] Lapidi

romane e grec/Je esistenti nella villa Tauro delle Cente11ere distrello di Fellre, J1/.DIII.XVI. (3) Le schede però, mandate al povero co. Bellati, ispettore onorario di Feltre, perchè

le facesse firm are come d' obbligo dal proprietario, non Yennero più restituite, nè se ne conosce la sorte. (4) Op. cit., pag. 12*, n. rn*. Anche gran parte dell'iscrizione oggi è scomparsa.


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Fio, 69, - FBLTRF. - Villa delle ()mtenere (Zugni-Tauro) Vedula del giardino e della chiesctla (da vecchia fotografia),


- 98rimane la nota pietra miliare di Giulio Cesare a misurazione della via Claudia Augusta da Altino al Danubio (/11. P. CCC,L), che trovata a Cesio Maggiore presso F'eltre, dove appunto sorge la villa Zugni-Tauro, diede nome, a quanto vuolsi, al luogo detto Centenere (1); e parecchie altre inscrizioni romane o intiere o frammentarie. Rimangono un interessantissimo Leone veneto bizantino, del tipo detto uscente dalle acque e piLL tardi in m oleca .

Fio. 70. - FELTRE - Villa delle Cente11ere Le statue del giardino. Da (otogr. privala

scalpellato via neila faccia , di particolare importanza perchè è probabilmente il più antico Leone di questo tipo che esista. ('2}; e due patere bizantine, una delle quali fatta di due ( r) Anche questa pu bblicata dal MO)lltSE ::S (op. cit., Pars poslerior) nella serie: Viae p1ibblicae, pag. 938, n. 8002. (2) Infatti il Papadopoli, che s i occu pò del Leone di S . 11/arco in uno scritto pubblicato postumo (Venezia, 1921), ricorda e riproduce (pag. 9 e La\·. 4) come il più antico Leone a lui noto di questo tipo quello che esiste nel Battiste ro di Capodistria sotto una lapide t!el 1317 ma che dai caratteri artistici egli giudica eseguito anteriormente. Il leone Centenere, assai simile a quello di Capodistria, t: in vece indubbiamente del sec. XII I.


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grifi annodati di bellissimo disegno (fig. 73). Rimangono alcuni di dieci busti, tra cui quello di Carlo Contarini, prefetto di Feltre nel 1607 e doge nel 1655, ma a questo e ai pochi rimasli fu smartellato il naso (fig. 74); ad altri busti marmorei del Marinali o di altri secenteschi, quando non furono rotti, fu rono dipinti con pece i sopraccigli, i baffi e la barba (fig. 75). Quasi tutto ciò accatastato in due grandi mucchi a pianterreno (fig. 76), da dove manca ancora l'animo al proprietario di togliere ciascun oggetto per risarcirne, se possibile, le

PIG.

71. -

FELTHE -

Villa <lelZe Ce1ttenere

Il soffitto della grande Sala (da vecchia fotografia).

deturpazionj, e rimetterlo in onore in qualche stanza; chè troppe sono e troppo dolorose le mancanze, là dove prima era tutto ricchezza e bellezza. Quanta fosse quella ricchezza, più che dai rimasugli, è provato da un Inventario cle' Mobili e<l Utensili compilato il 20 decembre 1793 e tuttora conservato; insieme con un altro Registro delle Pietre e Jlaniii di qiial1mq1t.e figiira lavorate pe1· solo omcmie1ito della Villa <lelle Centenere, del 1813, - pietre e marmi decorativi tutti frantumati; che formano un altro cumulo nel giardino a ridosso della villa. A conclusione basta dire che i soli danni artistici di questa villa furono definitivamente liquidati in L. 650.000.


100 -

F!G. 72. -

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FELTRE - l' illa delle Centenere Stele greca mutilata.


-101Un'altra villa, settecentesca invece, grande e ricca ali' aspetto esterno è la villa Bertona a Pedavena. Esternamente non presenta gravi danni, ma internamente mancano tutte le imposte e fu demolita una volta frescata di maniera tiepolesca. QUERO (d). - Il paese, invaso dal nemico, fu dalle nostre artiglierie quasi inlieraramente distrutto (fig. 77). Fra tante macerie rimasero in piedi i muri perimetrali della chiesa del secolo XIX, di stile corinzio, ad unica grande navata, quantunque fosse

Fw. 73. -

FELTllE - Villa delle Ce11tenere Rilievi bizantini.

noto al nostro Comando (come si potè dopo la nostra vittoria constatare) che il nemico si era servito di una cappella semicircolare di destra per adattarla ad appostamento di mitragliatrici (fig. 78). Nella fotografia che pubblichiamo l'appostamento è bene visibile. Se però la chiesa, nonostante i gravi danni, potè venire restaurata, andò disgraziatamente del tutto rovinato il grandioso altar maggiore, su cui si ergeva il monumentale Tabernacolo ricco di marmi, di bronzi e di statue marmoree (fig. 79); il più grandioso certamente fra i tanti di cui era ricca la regione. Di questo tabernacolo, alto coll'altare, con cui formava un'unica creazione, più di metri 7, rimane, unico conforto, una grande fotografia, che qui presentiamo ai lettori (fig. 80). Di esso inoltre ci è dato ricostruire la storia su


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FJG. 74. -

FEl.TRE -

Villl, clelle Centenere

Busto del doge Carlo Contarini.


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documenti originali (1). Nel 1657 i Padri domenicani di S. Agostino di Padova deliberavano di regolar decorosamente l' altar grande ch'era sepolto fino alla pala dietro al coro e il tabernacolo di 11wrmi greci e semplici; e perciò chiamarono dal Friuli il padre fra Giorgio Bovio per f'iceveme consulto e aiuto (2). Il padre dedicò ali' impresa con sommo fervore tutti gli ullìmi anni della sua vita, raccogliendone anche, come suole, delle amarezze. Il progetto, il cui modello in grande scala costò ducat i 30, fu opera di un ignoto lagliapietra veneziano Pietro

FIG. 75. -

FELTRE -

Villci delle Ce11tenere

Busti e s tatue mutilati. (I busti del Marinali sopra il tavolo).

(1) I documenti si conservano nel l\'luseo Civico d i Padova (se1.. A rchi\·i) , Archivio di .S~ Agostino, Istrm11e11ti: Chiesa, tomi I I I, I\', V ; Liber Co11silior11m ab a. I 6.p usque I 686 B. ; inoltre un volume manoscritto con ricca legatura dedicato a La Pietà di Cosmo III Serenissimo Gran Principe di Toscana ove sono raccolti conti e d eliberazioni relative al tabe rnacolo . Esso porta ora la segnatura prov\'isoria H. 3129. Siamo dolenti che l'indo le della presente pubblicazione non ci consenta di pubblicare ex integro i documenti. (2) Volume ms. cit., c. 1.


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1().i. -

Bagat ello, che ne condusse l'esecuzione solo fino al primo piano, dovendo poi cederla ad altri marmorari veneziani per divergenze economiche interven ute fra lui e il p. Bovio. Constava l' opera di una mensa di altare, il cui paliotto era impiallicciato, secondo il gusto del tempo, di marmi preziosi policromi a ornati floreali e a. figurazioni diverse: alle estremità erano rappresentati i due santi dell' ordine : S . Domenico e S. Agostino, nel mezzo la Cena degli .Apost-Oli (derivata, sembra, da quella di Leonardo), altre due composizioni male si decifrano ai lati. Anche il dossale che serviva da predella al tabernacolo era diviso, cosi dinanzi come di dietro, in cinque riquadri ugualmente impiallicciati, di cui il 2° e il 4°

Fw . 76. - FEL'rRE - Villa delle Centenere Uno dei gruppi di sculture a fascio nel magazzino.

figurati. Nel mezzo si apriva lo sportello delle Sacre Specie. L'opera di impiallicciatura , che si estendeva anche ad altre parti dell'altare e del coro e rappresentava, fra il resto, anche la città di Cordova, era dovuta ai fratelli Antonio e Francesco CoribeJli fiorentini, e costò per il solo paliotto ducati d' oro 600, per i 10 riquadri della predella ducati 250. Due balaustre laterali a colonnelle reggevano due statue di angeli cerofori, opera di Tomaso ALLIO (m. d. il 1667) scultore milanese, che molto lavorò insieme col fratello Matteo nella chiesa di S. Antonio in Padova e altre statue eseguì per l' altar maggiore di S. Benedetto vecchio. Ai fianchi dell'altare erano due statue di marmo, l'una opera dello stesso MATTEO ALLIO raffigurante il b. Loreneo Giustinia1ii patriarca di Venezia, l'altra assai più eccellente di GARRIELE BRUNELLI bolognese figurante S. Antonio da Padova. Delle vicende di quest'ultima diremo più avanti. Altre due statue di S. Lodovico Bertrando e di S. Caterina <le Ricci, aggiunte il secolo dopo ai lati di quelle, erano opera di .à:XTONIO Bo-


105 -

F io.

n. -

Qu1:110 - Veduta genoralo delle rovine.


-

, ..... 78.

106 -

Qo>.1tu • l,' e~Lcrno della <.:hiesn coli' a11posL1unonlo <li milrn!(li11lrici .


107 --

----- ---- -~-- - - - - - - --·-- - - - - NAZZA ( 1). Infine due ultime statue di marmo poste sopra l'altare e figuranti la Fecle e la Speranza, furono scolpite da TomrAso ALLTO; n onchè dallo stesso due anuioletti o puttini posti a sostene1·e le dette statue (2). I piedestalli , su cui posavano le due statue principali, di S. An tonio e di S. Lorenzo, erano anch'essi impiallicciati di marmi a opera dei detti Carobelli ed erano stati pagati essi soli ducati 11 0 l'uno. li tabernacolo propriamente detto constava di due piani sovra pposti ricchi di colonne, di contropilastri, di cornici, di frontoncini, di basamenti, i1 tutto di marmi varii e preziosi; sopra cui si ergeva il baldacchino in forma di cupola con marmi, oro e argento, la cui spesa era stata di ducati 400. In vetta la statua del Salvatore, del cui autore non si dice il nome. Fra le colonne nei due piani erano incavate nicchie per otlo statuine di bronzo: 4 Arcangeli e 4 Vittorie; e ben altre 36 statue di l1ronzo più piccole di angioletti suonanti o danzanti, si annidavano in altre nicchie o sporgevano tutt'intorno dalle cornici. Nell'insieme cosa ricchissima e di grande effetto pittoresco, che era « celebrata per il più magnifico altare di Padova », come si esprime il Brandolese, quantunque subito soggiunga: ma si scm·ge per isuentitra più ,,,iaanifìcenza che finezza <l'i g1-1,sto (3). Vero è che sul suo giudizio cominciava già a influire il neoclassicismo. Il lavoro durò dal1' aprile 1658 alla fine del 1665 e costò in totale ducati d'oro 5701, somma per quei tempi ingentissima. Quando nel 1809 colla soppressione dei conventi parte della suppellettile delle rispettive chiese restò disponibile, dicesi che il vicerè Eugenio Beauharnais regalasse o vendesse alla chiesa di Quero il tabernacolo della chiesa di S. Agostino (4). In verità la dispersione delle opere d'arte in questa già racchiuse spiegherebbe più facilmente e un po' meno delittuosamente la distruzione della grande chiesa padovana avvenuta poi nel 182i per far posto ad una caserma . Solo la parte principale del tabernacolo tuttavia venne a Quero, n on tutto; cioè la mensa e il tabernacolo propriamente detto e i due angeli cerofori, non le altre statue di marmo. Infatti, come appare dalla superstite fotografia, alle figure di S. Antonio e di S. Lorenzo Giustioiani, furono sostituite quelle di S. Stefano e di S. Lorenzo martire, forse racimolate anch'esse da altre chiese distrutte, forse già esistenti nella chiesa di Quero. La s tatua di S. Antonio emigrò invece poco lontano, ·Come vedremo. Di tale grandiosa e, fatta concessione al gusto dell' epoca, pur bella opera, dolorosamente martellata dalle nostre artiglierie, nulla si è salvato, fuorchè quattro bronzetti <li angeli suonanti che furono raccolti di sotto le macerie dall'arciprete al ritorno. Con che non si esclude che altr i non siano stati tolti prima dal nemico o, come si asserisce, dai nostri sopravvenienti, che frugarono fra i rottami. Si tratta di bronzi assai eleganti di fine modellazione e di ottimo getto, che rivelano il fare dei RocCATAGLIATA. Quantunque in quegli anni , in cui si eresse il tabernacolo, Nicolò Rocca.tagliata fosse morto, continuarono tuttavia a lavorare e ad essere celebrati io Venezia per tutto il secolo XVII i ~uoi figli e discendenti, alla cui opera certamente ricorsero i marmorari veneziani, che .avevano l' impresa del lavoro. Non sono, del resto, bronzi di minute dimensioni; i due tibicin i misurano centim. 33 di altezza (fig. 81) e i due altri centim. 29 (fig. 82); onde dobbiamo ritenere che ancor più grandi fossero le altre otto statue delle nicchie, come infatti si rileva anche dalla fotografia.

( r) Visse c irca la metà del 700. F u per il suo tem po buono e rinomato scultore, e molto 1avorò in Pado va, a Vicenza ed altro\·e. V. BRA NDO LESE, Pitture, sc1tlture e arc/1 . di Padova; Pad., 1795, p . r56. (21 Yol. ms. cit., c . 30. (3 ) BRAN DO LESE, op. cit., pag. 156. (4) BRENTARI , Guida a!pi11a di B etlnno, Feltn, etc. ; Bassano, 1887, pag. 29.


- 108 -

.P1G.

79. -

QuERO -

Interno della Chiesa colle rovine del grande altare.


- 109 - - -

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- - -

Fw . 80. - QuERo - Chiesa parrocchiale Il grande altare tabernacolo (da vecchia fotografia).

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110 -

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Se questo però era di gran lunga il più notevole altaré non solo della chiesa di Quero ma di tutte quelle del Piave, non ne mancavano tuttavia nella chiesa stessa altri pure pregernli. Due sono adorni tuttora di bellissimi paliotti secen teschi di mar mi colorati e scolpiti, che subirono anch'essi le offese delle artiglierie e che ora sono s tati restaurati alla meglio. Su uno di questi altari ricco di cinque bassorilievi, si ergevano

F1c. 81 . - QuERO - Chiesa arcipretale Manie ra dei Ro ccatag liata. Bronzetti del distrutto altar maggiore.

due angeli di marmo, di ignoto autore, u no dei quali a ndò frantumato mentre l'altro fu asportato dal nemico. Si trovavano inoltre nella ch iesa due tele impor tanti : l'una di PALM A IL OIOT'A Nt:: (1544 -1628), rappresentante S. Jfarco in gloria, l' altra di h coPo BASSANO (1510 c. -1 592) rappresentante la llfaclonna coi SS. Gio . Ba tta. e Gregorio. Di questi due dipinti, il secondo di proprietà della chiesa non fu più ritrovato (1) ; il primo invece, il S. llfarco in gloria, ( 1)

l\"e parla no il

FEDER! C r,

11/emorie trevig . II, pag. 64, e i rnanoscritli marciani del

M IGLIO RI.


-

111 -

che era stato asportato da un colonnello ungherese, fu potuto ricuperare. Un giorno un avvocato ungherese si presentò al parroco offrendogliene, per una forte somma, il riscatto. Il parroco, tenuto a bada l' offerente, fece avvertire i carabinieri, i quali, sopravvenuti, ebbero da questo la confessione che il quadro era depositato ad Amsterdam presso una banca. Della notizia si impossessò presto la stampa, che al solito gonfiò la cosa, dicendo

FIG. 8~. - QoERo - Chiesa arcipretale Maniera dei Roccatagliata. Bronzetti del distrutto allar maggiore.

che si trattava di un'opera eccellente del Palma vecchio. Dopo lunghe trattative fra il governo ungherese e il nostro, se ne ottenne finalmente la restituzione. A differenza del primo questo dipinto non era di proprietà della chiesa di Quero, ma le era stato dato in deposito un tempo dall'Accademia cli Venezia; e notevole è la sua importanza, perchè la origine stava sul!' altare della sala maggiore o Cappella nella Scuola grande di San Marco. Dopo il recupero non fu più restituito alla chiesa, in attesa di restaurarlo degnamente e nella speranza che in un giorno non lontano la Capp ella della celebre Scuola possa riavere tutti i suoi capolavori e ri prendere l'antico glorioso aspello. Secondo nuovi documenti


-112 che stanno per essere pubblicati, il nome dell'autore dovrebbe venire mutato in quello di Jacopo Tint-0retto; ma la firma: JacoJ)o Palma 1604 vi è ben grande ed autentica. Al posto suo e del perduto bassanese, la Direzione delle Gallerie consegnò, pure in deposilo, alla chiesa di Quero una tela di un anonimo secentesco ed una della bollega del Palma giovane. A titolo infine, più che altro, di curiosilà, riproduco qui una mutila slatua secentesca rappresentante S . Giovanni frci i leoni, espressione violenta e deforme del più crudo

Frn. 83. - QoERO - Chiesa arcipret<ile S. Giovanni(~) - Statua del sec. XVII.

barocchismo, fatta fare per voto da uo certo Renier: Ra,inerius ex voto; essa si trova sul primo altare di sinistra (flg. 83). Altri danni d'arte ebbe a subire il paese di Quero. Meritevole di nota era la palazzina n. 8 sulla piazza, dalla elegante facciata cinquecentesca, ricca esternamente ed internamente di ferri battuti e di affreschi di quel tempo. Rovinata quasi del tutto dalle granate e dalla barbarie soldatesca, abbandonata dal proprietario, essa è ridotta ormai ad un cumulo di macerie crollanti. Una sola graziosa rosta di ferro rimane all'interno,


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113 -

fino a che qualche mano o pietosa o furti va non se ne impadronisca; rimangono nel grande atrio terreno affreschi un po' rozzi ma non spregevoli della scuola di P,,oLo, rappresentanti Stol'ie cli Antonio e Cleopatra (Hg. 84'). Anche contro le n udità di Cleopatra si rivolsero con sadica voluttà le rivoltelle dei soldati. Le travature alla sansovina policrome e fregiate furono quasi intieramente tolte per farneJ legna da ardere. Gravemente danneggiato andò infine il Castello di Quero, uno dei più antichi della regione, sorto nel 1375, che aveva avuto parte importante nella guerra di Cambrai. Erano rimasti in piedi solo due dei corpi più robusti (fig. 85) onde dovette essere in gran parte rifatto. Oggi è proprietà dei pp. Somaschi di Fellre. VAS (s). - La chiesa settecentesca fu relativamente poco danneggiata. Due assai grandi e abbastanza pregevoli tele furono asportate dal nemico, tutte due provenienti dai depositi demaniali di Palazzo ducale, dove erano inventariate coi nn. 699 e 700, e già date in consegna alla chiesa nel 1889. L'una attribuita a PIETRO MALO)IBRA (1556-1618), rappresentava Cristo morto sorretto dagli angeli; l'altra attribuita al PALMA GIOVAKE , rappresentava la Tentazione cli Cl'isto. Nulla più seppe della loro sorte la R. Sopraintendenza. Secondo invece mie notizie, attinte sul posto, il dipinto del Palma avrebbe rappresentato non il Cri-sto morto, ma le Virtù teologali e cardinaii (1). Molti danni subì anche la piccola chiesa gentilizia di S. Anton'io, non molto lontana dalla arcipretale di Vas; ebbe dispersi gli arredi, e distrutta o rubata una ricca poltrona secentesca.

SEGUSINO (s). - Il paese non sembra abbia subito gravissimi danni, quantunque si stendesse proprio sulla riva del fiume (6g. 86). Anche la chiesa di architettura classica settecentesca ad unica navata, si potè assai bene restaurare; solo l'abside e l' alta.r maggiore dovettero essere intieramente rifatti (fig. 87). Dei dipinti su tela in essa esistenti, che raffiguravano la Ce11a degli Apostoli, l'Adorasicme clei J!agi, S. IA,cia, S. Antonio ab. e che furono tutti asportati dal nemico, si ignorano gli autori. ALANO (d). - Il paese, ridotto in gran parte un mucchio di rovine (fig. 88), vide rovinati o distrutti quasi tutti i suoi migliori edifici, alcuni dei quali, come una pa.Iazzina sulla piazza, serbavano carattere cinquecentesco (fig. 89). La chiesa di classico stile, in gran parte rifatta nel secolo XVIII, aveva nobile ed elegante facciata corinzia, con statue nelle due nicchie laterali: elegante pure era l'interno con altari di marmi preziosi (fig. 90). Anche questa chiesa vantava un taJ,ernacolo marmoreo, che scomparve sollo la furia della grandine infuocata, e di cui rimangono solo miseri a vanzi in alcuni bronzetti (conservali ora in casa del parroco), la cui povera lega e la cui rozza fattura non attestano gran che in favore dell' eccellenr.a complessiva dell'opera (fig. 91). Magnifico invece doveva essere, tult' insieme, l' aUar maggiore nella grandiosa cornice marmorea racchiudente la pala di M. V. in gloria co,t S. Antonio ab. e altri santi, la cui tradizionale attribuzione al T1zu.NEU,O non sembra irragionevole. Assai malandata per le tristi vicissitudini sofferte d urante la guer ra, tuttavia si conserva, ma è oggi collocala così in alto che , anche per la interposizione del nuovo tabernacolo e dell'organo, non ci è stato possibile nè bene esaminarla, nè riprodurla fotograficamente come avremmo desiderato. Della ricchis-

( r ) È noto che una composizione di Virtù non teologali nè cardinali, ma politiche, come la Equità, la Concordia, etc. fu d ipi nta dal l\Ialombra per la Sala dell'Auditwe Nuovo nel Palaizo ducale, e poi passata nei d epositi, dove è incerto se tuttavia si trovi fra que lle tele arrotolate (\'. Rr DOLFI , Le meraviglie dell'arte, ed. Hadeln, II, 155, n. 1) . Si tratterà, per mala interpretazione del soggetto, della medesima tela ?


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tl4 -

F JG. 84. - Qt:imo - C<,sa n . 8 Affresco di scuola di Paolo Veronese.


- 1t5 -

.1."10 . 85. -

Qu~no - li

C1Jstello mMUevale.


-

l•'w . 8(). -

116 -

SKuuf.;tNO .. Hovino dol po.08C',


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Fw . 87. -

117 -

S EGusn;o - In terno della Chiesa.


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118 -

- - - -·--- - ---- --- - - -- - --

Ai.ANO - V•~clul.n. g c ,wrn.h~ d e lle rov iuf".


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-119 -

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sima cornice ma.rmorea invece, fiancheggiata da quattro alte colonne corinzie e sormontata ad un attico, ai fianchi del quale e sopra il quale si svolgeva una grandiosa gloria di angeli e di santi adoranti in vetta la Vergine Assunta, a gran fatica abbiamo potuto tirar fuori dal fondo di una cantina due mutile statue di angeli a grandezza naturale, e precisamente quelle due che stavano in origine ai fianchi dell'attico (1); l'una a sinistra in ginocchio colle braccia incrociate e la testa reverente in basso, l'altra eretta colle mani giunte e lo sguardo fissato nella Vergine. Tali per ò sono che bastano a far fede della bellezza dell'insieme per il vigore delle mosse, per la gentilezza dei volti, per la squisitezza del trattamento (fig. 9~). Non crediamo cli andar errati attribuendo queste due figure all' a-

Fw. 89. -

ALASO -

La piazza.

gordino Gro BATTA MARCIHORI (1695-1778) il principe degli scultori secenteschi veneziani, di cui altre opere avremo a riconoscere nelle chiese che verremo visitando. Nel tipo, nella modellazione, nel trattamento dei capelli e delle pieghe i due angeli sono fratelli gemelli ¡degli angeli che il M:archiori scolpiva a reggere il monogramma di Cristo sopra il taber•nacolo di Fratta Polesine o per la Madonna del Pilastrello a Lendinara. Rimane anche -deturpata io volto e sbreccata in quasi tutte le pieghe del manto la statua della Ver-gine, che stava su in vetta ali' altare (fĂŹg. 93). Ora essa giace del tutto inonorata in un angolo di uno stanzone terreno adibito a caseificio. Nel tipo e nella posa molto ricorda 1a Sibilla Persica della chiesa degli Scalzi a Venezia, ma le pieghe gonfie, aggrovigliate ,e scogliose, non sono le solite dell'artista; forse trattandosi cli statua che andava collo-

( r) Si intravvedono nelle rOYi ne alla fig. 89.


-120 cata assai in alto, egli lasciò molto fare agli allievi (1). Ecco nell'insieme una bella opera d' arte di cui dobbiamo amaramente lamentare la perdita. Possano almeno i frammenti, da noi dissepolti, trovare più degno posto nella chiesa a ricordo della distrutta ricchezza. Altri due altari vantava la chiesa di Alano, acquistati anche questi, come il tabernacolo di Quero, in Padova nel 1809 al tempo della soppressione dei conventi. Sull' al-

Fw. 90. -

ALANO -

L' interno della Chiesa.

tare di sinistra fortuna volle che restasse salva (tolta la frattura di un braccio e altri piccoli danni ormai riparali) la statua di S. Antonio da Padova col Bambino Gesù,

( 1) Per le opere del i'lfarchiori vedi \ V. ARSLAN nei seguenti articoli: Sculture ignote di G. jif. in Bollettino d'Arte, aprile I926 ; L'attività veneziana e trevigiana del 11tfarchiori, ibid . sett. 1926; Di G . J1f. scultore veneziano del settecento, in Ct,onac!te d'Arte, nov. dee. 1926.


-

12L

- - - -- - - - -(fig. 94). Questa statua è quella a cui abbiamo accennato parlando del tabernacolo di Quero e di cui ci è pur dato narrar e la stor ia (1). Avevano i pp. di S. Agostino di Padova progettato che le due statue principali del loro altare-tabernacolo avessero ad essere di bronzo e ne avevano affidala la fusione a Bartolomeo Gelmi e .a suo figlio. La modellazione era dovuta, pare, alla collaborazione di ToM-

Fw. 91. - ALAI\O - Chiesa pcwrocchia.le Bronzetti mutili del distrutto Tabernacolo (sec. XVIII).

ALLio (a cui e al cui fratello si devono le altr e statue del tabernacolo) e di FRANGABRIOLI, due mediocri scultori, del secondo dei quali ci serba compassionevole ricordo il Moschini a proposito di due statue e di un busto da lui scolpiti e firmati nella chiesa della Madonna dell'Orto in Venezia, soggiungendo t rattarsi di opera clel peggior giisto (2). La fusione riuscì imperfettamente, il che dette luogo a lunghe controversie

)IASO

CESCO

pag.

9

( r ) Per i documenti che comprovano quanto stiamo per narrare, vedi la citazione a e più particolarmente i ,·olumi Cl1iesa IV e V passim, e il Libro dei Consigli, c. 152. (2) Gttida di Venezia, Venezia, 18r5, ,·ol. II. pag. 12.

103


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FIG.

9i. -

12~ -

ALANO - Chiesa pltrrocchiale

G. B. March iori : F rammenti di statue (angeli adoranti).


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Fm. 93. . . . .;. ALANO - Chiesa pan-occhiale G. B. Marchiori ('?) : Vergine Immacolata - Statua mutila del sec. XVIII (ora iu un magazzino)._


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124 -

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FIG . 94. - AL ANO - Chiesci purrocchiale G. Brunetti: S. Anlooio di Padova (restaurato).


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tra i fonditori ed i padri, fino a che questi deliberarono di rinunciare al bronzo e di attenersi al marmo, assegnando a 'l'OMMASO ALLlO la statua di S. Lorenzo Gi ustiniani patriarca di Venezia e a un SEBASTIANO MuTTO~I (forse fratello del noto pittore detto Vecchia) quella di S. Antonio. Se non che fu peggio, perchè, mentre l' Allio assolse discretamente il suo compito, il ì\[uttoni, che nel contratto era sta.lo assai largo di promesse, alla fine si trovò ad avere eseguita cosa disdicevole, sia per il valore intrinseco d'arte sia per la mancata rispondenza formale alla statua di S. Lorenzo, con la quale doveva accompagnarsi. Dal che nuove liti e testimonianze e perizie, che volsero tutte a condanna dell'artista; fincbè i padri Incaricarono del lavoro un uomo di ben maggior levatura GABRIBLE BnuNELLr bolognese (1615-1~) allievo in Roma dell' Algardi e rinomato per numerose opere di marmo e di terracotta a Mantova, a Modena, a Ravenna, a Verona, a Bologna. La statua del Brunelli è q uella che adorna anche oggi l' altare di Quero ed è opera di vera eccellenza, tale che mette l'artista alla pari coi migliori del suo tempo e lo avvicina nella sobrietà e nella correttezza delle forme ai cinquecenteschi. Essa attende solo di venire liberata, per ordine della Sopraintendenza, da una sconcia pezzuola di latta che, nell'intenzione di coprire, per uno scrupolo eccessivo e alla fine più dannoso della nudità stessa, la innocente nudità del Bambino Gesù, sconciamente deturpa un'opera d'arte che deve venire rispettata. Sull'altare di fronte è esposta una tela anonima settecentesca della Madonna del Rosario, ridotta, per screpolature, scrostature, ossidature nel più miserabile stato, ma che mostra tuttavia di essere assai buona cosa (fìg. 95) e attende invano una mano pietosa e sapiente che con giusta misura la risarcisca da tanti danni. A me pare certamente opera di Gro. BA TTA PITTO:,;l (1687-1767), forse la stessa che, un tempo lontano, stava sull'altare di mezzo nella chiesa di S. Giacomo dell'Orio in Venezia (1). Basti confrontarla, tra altro, colla ]fa-<loiina, e Sani-i di Belluno e colla pala di S. Carlo B orromeo nel tempio della Pace di Brescia (2'). Che veramente si trovasse ad A.lano anche prima della guerra è discutibile. Si aveva al suo posto certamente una Madonna del Rosa1·io ; e quando, dopo la vittoria, alcuno in~aricato si recò a Udine a pescare in quel deposito di opere d'arte predate dal nemico se mai si trovasse anche la tela di Alano, credette di riconoscerla in questa, ma ora i più vecchi del paese molto ne dubitano. Dove sarà stata prima? Finalmente presso ad Alano nella chiesa di Campo il soffitto era frescato da Gro. DEm~ (1786-1859) ; superfluo dire che andò inlieramen te distrutto. FENER (d). -

Il villaggio, preso tra i due fuochi delle opposte artiglierie quando tra

il 15 e il 16 novembre 1917 si voleva ad ogni costo r.isoh•ere il problema del passaggio del

Piave da parte del nemico e la resistenza a qualunque costo da parte del nostro esercito, e battuto in breccia per un anno continuamente, fu ridotto nello stato di cui sono eloquente dimostrazione le due fotografie che riproduciamo (figg. 96, 97). Fortunatamente non pare avesse cose d'arte preziose. La chiesa ~parrocchiale, consacrata il 1° giugno 1444, era stata certamente rifatta più tardi in stile dorico. La guerra ne abbattè la facciata, parte delle pareti laterali e quasi tutti gli altari. È stata ora ricostruita tal quale. Quasi compiutamente distrutto andò anche l'oratorio della B. V. Addolorata che sorgeva nel centra del paese (fig. 98). Nè più nulla rimane della casetta nativa del celebre lessicografo Egidio Forcellini. S. VITO (s). - Anche qui nulla fu potuto salvare. Due pale, di cui una con data 1715, r appresentanti S. Gittseppe col Bambi,io e S. Crescenzio andarono perdute. Di due statue, ( 1) \', LAURA P1TT0::--1, Dei Pitloni a,·tisti veneti, Berga mo, 1917, pag. 96. (2) Quest'ultima e:: riprodotta dalla sig.a Pittoni in Opere inedite di Giambattista Pitloni, D edalo, aprile 1928, pag. 687.


- 1~6 -

Fw. 95. -

AL A:SO -

Chiesa purrocchiale

G. B. Pittoni: Maria Verg. e santi.


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Fm. 00. -

127 -

fmnm • Veduta generale dolle rovine.


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128 --

SS. Vito e Moclesto, non rimane che u11 mozzicone inform e presso uno scalpellino del luogo. Altre pale sono andate distrutte o asportate; ma nulla di preciso si sa sui loro autori e sul loro pregio. VALDOBB I ADENE (s). - Capoluogo di circondario nella prov. di Treviso. Molto sofferse dalla guerra, come ben si immagina; tuttavia i danni arlislici furono diminuiti dal provvido inten-ento dei commissari governativi, che, poco prima dell'invasione, riuscirono a mettere in salvo molli degli oggetti mobili più importanti. La chiesa del luogo già antichissima , fu riedificata nel 1790 da Bernardo Salomoni e poi ampliata e modificata da Giuseppe Segusin. Ha massiccio pronao neoclassico (fìg. 99); internamente è di stile

Fio. 97. -

FE:s1m - Veduta generale delle rovine.

composito a tre navate. Il Brentari elenca fra altre minori opere d'arte la Madonna coi SS. Sabastian-0 e Rocco di P ARIS BORDON (1); due tele di P ALMA lL GIOVAISE, la Dispitta fra i dottori del R IDOLFI, la Vergine del Rosario del BRUSASORCI, un gruppo di angeli del TINTORFsTTO, una croce aslile d'argento del secolo XIV con figure, una vasca del battistero con iscrizione gotica. Tutto fu salvato tranne che un ovale attribuito a JACOPO T 1NTORETTO, forse opera di Dom;N rco, che si trovava al sommo della cupola del coro e che in quel frangente non si potè asportare. Fu invece asportato dai nemici, nè se ne seppe più nulla. Prezioso il Tabernacolo che fu forse il prototipo di quanti mai altri tabernacoli fiorirono nei dintorni i secoli appresso, ricco di marmi e più ancora di bronzi, tradizional-

( 1)

V. L.

13.\ ILO

e G.

Jì1scARO,

Della vita e delle opere di P . B., Treviso,

1900, p. 17 0


-

129 -

mente assegnali ad A NNIBALE Fo:nANA milanese (i' 1587), ma pm tardi di almeno un se~olo (fig. 100). Le numerose statuine di bronzo di varia grandezza rappresentano in vetta il Redentore fi ancheggiato u n poco più in basso dalla Fede e dalla Car ità; due Sibille seggono sugli sporti del fronloncino e ai loro fianchi sono dislribuiti sei angiolelti in diverso atteggiamento e con diversi emblemi; nelle quattro nicchie si ergono le figure <i.egli Evangel.isti, e n elle formelle dello zoccolo sono effigiati iiu mezzorilievo quattro JJottori della chiesa. Nel pannello centrale dello zoccolo stesso, sotto lo sportello con Ja

F ro. 98. -

F EKER -

Oratorio di 11:f. V. Addolorata.

figura dell'Assunta, era un grande mezzorilievo col Sacrificio d' Abramo. Compiono l'opera bellissima i capitelli corinzi, i vasi, i festoncini di fiori, tulli di bronzo e tutti, come le s tatuine, di assai fine e sobria fattura. li tabernacolo fu spogliato dei suoi bronzi dal Commissario governativo mons. Costantini; e il suo scheletro marmoreo rimase necessariamente ~sposto alle offese di guerra, talchè alcune parti si son poi dovute rifare, come prova a nche la oruerna qualità. diversa dei marmi. Dopo la nostra vittoria tutti i bronzi furono restituiti e rimessi a loro posto, tranne il più grande e il più b ello di essi, il pannello <l.el Sacrifìci-0 d'Abramo, che si dovette sostituire con un lastra di marmo. Esso mis urava esattamente centimelri 40 X 15.7. La sua sorte fu comune con quella del Cristo


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FJG. 99. -

130 -

V .c\ LDORRIAVl>l'\E


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131 -

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cl'ocefìsso di Pozzale e della pianeta di Valle. Undici anni sono passati da quando quegli oggetti scomparvero; ma sarebbe pur sempre compito del Governo fare tutto il possibile per rintracciarli e restituirli al loro posto. BIGO LINO (s). - Della chiesa settecentesca e dei suoi arredi nulla più rimane; fu intieramente rifatta.

Fro. 100. - \TALDOBB!ADENE - Chiese, arcipi·etale Tabernacolo mutilato (sec. XVII).

PEDEROBBA (d). - Allo scoppio della guerra la vecchia chiesa era stata a mpliata su disegno dell' arch. Beni. Assai rovinata dai bombardamenti, fu potuta reintegrare (1) (fig. 101). Anche la chiesetta di stile cinquecentesco, ma forse del principio del 600, dedicata a S . .Maria della Salute, con bella facciata corinzia subì parecchi danni, ma ffu essa pure facil mente restaurata (fig. 102). Uno dei soliti belli altari di legno dorato di stile corinzio, con colonne fogliate, lavoro secentesco, fu messo in salvo dal parroco e

( 1)

V. A. G . L OKGHI X, L e C/Jiese della mia Diocesi martoriate, Venezia, s. d., I, p. 7.


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132 -

ora ricollocato quasi iutatto al suo poslo. Esso racchiudeva una tela di tarda scuola bassanese, rappresentante Jl. V. del Rosario con santi al basso e con ritratto del donatore. Auche questa tela fu salvata; ma, poco giudiziosamente sostituita ora da una brutta immagine moderna, viene conservata in rotolo nella casa canonica. L'intervento della R. Sopraintendenza potrebbe in ciò essere efficace. Molto più importante doveva essere sul Monfenera sopra Pederobba, una chiesetta trecentesca di S. Sebastiano, di cui ci manca ogni notizia. Non rimangono che pochi ruderi informi, alcu oi con interessan ti traccie di decorazioni goticl1e a fresco (fìg. 103) e un mozzicone della torre campanaria (fig. 10i). CA VASO (d). - Mons. Longbin (1) scrive: « Chi esa martire, rifabbricata fra il 166683 a tre navate con dieci superbe colonne di un macigno del luogo detto lumachella, a ordine toscano con sette altari. Nuova facciata (fìg. 105) con cinque statue di bel effetto, tre delle quali ancora intatte, opera dello scultore del luogo Francesco Castor. Il campanile resse all' urto e si potrà facilmente restaurare .. . . Fu distrutto ll vecchio organo come pure un apparato mag nifico per l'Esposizione, in legno dorato, e l'artistico pulpito in noce con eleganti sculture. Eguale sorte ebbe un padiglione di seta con pitture nel sottocielo, del sec. XVII. La pittura in tavola di Melano da Serravalle rappresentante la B. V. coi SS. Apostoli Pietro e Paolo e S. Gio. Balla, lavoro del 1541, fu trasportala a tempo in canonica dal prevosto di Asolo ; andò perduto il qua,dro della Visitazione di distinto pennello di scuola. fiamminga, salvate, ma con dei guasti, due tele del da Ponte .... ». Alle notizie del pio Vescovo di Treviso altre ne possiamo aggiungere di interessanti. L'interno della chiesa (fig. 106) a tre navate, oggi felicemente restaurato, si presenta grandioso ed armonico. Del suo architetto nulla sappiamo, ma una lapide infissa sopra la porta di sinistra ci dice che la consacrazione avvenne nel 179!4. Belli sono i due primi altari settecenteschi, a sinistra e a destra, con statue e con ricchi paliotti di marmi policromi a rilievo squisitamente disegnati e lavorati. Quello di sinistra porta la flrma degli autori: a sinistra in basso FF. D. MAKO PRO.-' , a destra FRATELLI SORGI; narrasi che alla prima parte della scritta seguissero Ja data di Bassano e l'anno della esecuzione, ma questa parte della scritta sarebbe stata cancellata da una scheggia di granata e quindi sostituita da un tassello nuovo. Chi siano questi fratelli Soam, che furono certamente ottimi marmorari, non sappiamo; nessuno degli scrittori bassanesi ne parla; oè, a quanto mi comunica l' egr. amico Tua, se ne ha ricordo. Certamente sono degli stessi anche il paliotto di fronte e quello de11' altar maggiore, il più ricco di tulli ma il più gravemente danneggiato dalle scheggie e non bene restaurato (fig. 107) con rifacimento di alcune parti importanti. L'uno e gli altri si dicono provenienti, insieme cogli altari, evidentemente eseguiti dagli stessi Sorgi , dalla chiesa di S . Parisio di Treviso e qui portati nel 1810 dopo la soppressione di quel monastero. :\[eno buoni assai sono i paliotti degli altri altari. Sull'altare maggiore erano due statue settecentesche di Maria Vergine e S . Elisabetta, opera di Bernardo Tabacchi bassanese (t 1729) autore di molte discrete opere in patria e fuori, tra cui il portale della lllaclomia del Patrocùii-0 a Bassano (2) e la buona statua di Lucrezia Cornaro Piscopia già sulla tomba de1la Cornaro in S. Antonio di Padova ed ora appiedi della scala di destra all'Università. Decapitate e mutilate le due statue di Cavaso sono ora disposte esternamente ai la ti della porta laterale. Senza essere

( r) Op. c1t., pag. 6. (2) V. GEROLA 1 Bassano (in [lalia artistica n. 59), pag. 58.


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Fw. 10 l. - Pt;oKUOHBA La nuova Chiesa in costruzione bombardata.

133 -

F IG. lO'l. -

PBD~HOBJJA

La Chiesa cli S. JJf<.wia <lelta Saltdc.


I

.... ,:,.:, 11>-

I

Frn. 103. -

PR n EBOUnA -

Chiesetta frecentesca (li S. Sebastiano (sopra il Monfenera) - Traccie di golico affresco. Fotog r, R. Sopn"liut c ncle n zn :, i IVJonumc n ti


..... e,,:, <:)I

J,'w. 104. -

P ,m,~nollnA - Rovine delle, chiesetta trecentesca cli S. Sebcistiano (sopra. il Monfenera). Fotogr. R. Soprai ntendenza ai l\,fa11111nenli


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136 -

cosa eccellente pure mostrano il fare della scuola di Giovanni Bonazza, .fiorito in quel tempo, e certo formavano non indegno complemento dell'altare oggi spoglio (fig. 108). Delle due pale dipinte da JACOPO DA PONTE il vecchio, esistevano nell'archivio parrocchiale i contratti relativi. L'una, rappresentante S. Rocco che i mvetra da llf. V. la liberazione claUa peste, fu dipinta nel 1580 ed è ricordata dal Ridolfi (1); gravemente danneggiata, fu restaurata a cura della Sopraintendenza, nascondendone tutto all' intorno

F IG. 105. -

CAvASO

DEL ToiIBA - Lli

Chiesa.

i guasti con una fascia architettonica dipinta. Essa occupa ora l' altare di fondo di destra. L'altra rappresentante la B. V. del Rosario con Santi e clonatoi·i, fu assunta a dipingere da Jacopo nel 1587; già assai vecchio però, egli deve averne affidata l'esecuzione ai suoi figli. È cosa poco felice e ora assai malandata ; occupa l' altare di fondo di sinistra. Il quadro della Visitazione, che mons. Longhin dice appunto di sc,uola fia1nminga, (1) L e meraviglie ed. v. HADE LN, 1914, I , pag. 387. Il v. Hadeln ne ignorava la d ata e l' esistenza.


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FIG.~106. -

10

137 -

CAVASO DEL

'rOMBÃ _La

Chiesa.


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138 -

e di cui si lamenta la perdita, era opera di NICOLÒ RE:vJEa. (metà sec. XVII) eseguita nel 1754 e stava sull' altar maggiore (1). Ma il dipinto più importante è quello, fortunatamente conservato, che si trova sul ·primo altare di destra e che viene generalmente assegnato a un ipotetico Melano di Ser:ravalle. Esso rappresenta la Madonna in gloria sopra un piedestallo architettonico fra :alcune sante e nel basso i SS. Pietro, Giovann·i, Paolo e Liberale e altri due non bene identificati (fig. 109). Il nome Melano deriva da una adulterazione del nome di FRANCESCO FIGINI o PAGANI DA MILANO, che visse in Serravalle e in Ceneda una quarantina d'anni dal 1502 al giugno 1M2 e prodigò l'opera sua nel territorio dintorno sino a Pieve di Soligo e in Cadore. I documenti parrocchiali scomparsi assicuravano infatti che la tavola di S. Giovanni fu dipinta da Francesco Millan da Serravalle Z' anno 1541, XI febr. Di questo proteiforme piccolo artista, cui avevano già accennato Cavalcaselle e Crowe (2) e ; su cui avevano pubblicati importanti documenti il Biscaro (3) e il Ludwig (4), si occupò non è molto largamente la critica con due articoli del v. Hadeln (5) e del Fogolari (6).

FIG. 107. - CAVASO DEL TmmA - Altar maggiore Il paliotto in marmo, opera dei fratelli Sorgi (sec. X VIII) mutilato e poi male restaurato.

( r) Queste notizie storiche precise desumo da una dotta memoria manoscritta di mons. Zangrande in data di Treviso ro marzo r9r5, il quale le r iassunse insieme con m olte altre relative alla storia di quella chiesa dall'archi vio parrocchiale ora d istrutto. Essa c_o nser vasi oggidì presso il parroco. (2) A neu, liis/01-:1'... cit. , III, 63. (3) Docmne nti e notizie ·intorno a Francesco Pagmio Fig·ini; in Arch. stor. d. arie, s. II, a. I. r895, p ag. 227 seg. (4) A r chivalisclte Beiiriig e z1tr Geschicliie der venez. Ku11st ans dem Nachlass G . Ludwig, in I/al. Forsc/11t11gen, Berlin, 19u, pag. rr2 sg. (5) Zeilsclirift f. Bild. l<tmst, N . F . r9r 3. (6) Artisti lombardi del primo cinquecento clze operarono nella Venezia: Francesco 11filano; in Rassegna d ' A rie, r9 r4, pag. 26.


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------ - --- -- ------------- - Venuto giovane fra noi, confinatosi, dopo forse un breve alunnato a Venezia, nella regione pedemontana, risente del Basaiti e del Previtali, senza però riuscir mai del tutto a spogliarsi delle primitive forme leonardesche e luinesche, usando colori chiari chiari spesso di un roseo tenero, con ombre della stessa tinta appena un po' risentite, lineando volti e profili, compiacendosi di lieti paesaggi di maniera o di prospettive architettonich e, sino a ripetere ancora a modo suo ma con non molte varianti nel 1538, verso il fine della vita, la Vei·gine delle Roccie in una tavola che è oggi al Museo di Treviso. _<\ un certo

.,

,. '*-"

FrG. 108. - CAvAso DEL TOMUA - Chiesa parrocchiale M. V. e Elisabetta - Statue dell' altar maggiore, ora sul piazzaletto di .fianco alla Chiesa (op. di Bern. Tabacco, base.).

punto, ben tardi, conobbe Tiziano, Palma e Pordenone e mutò maniera, ampliandola. non senza fortuna, a forme più larghe e più solide e ad effetti coloristici più intensi. La tavola di Cavaso, di cui finora nessuno ebbe ad occuparsi, rivela chiaramente {anche se non ce ne assicurasse il documento) la maniera di Francesco; e a darcene avviso basterebbero i due angeli che volando reggono la corona sul capo della Vergine e ricordano esattamente quelli, con uguale funzione, della pala di Valle, o il Bambino Gesù


- 140 -

F,o. 100. Chiesa

JJUtT. -

C,wAso

DBr,

ToMnA

Francesco Pagani da Milano

(sec. XVI) - M. Y. e Santi.

F ,o. 110. - CA\'ASO 111>~ 'J'mrnA Polfrona settcC1J11tesca

ricomposln di piĂš pezzi.


- - 141 -

- -- - - - - --- - - - - - - - - - - -

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che ci richiama a quello della pala di S. Lorenzo a Serravalle, o il tipo e l'atto stesso della Vergine che ripete quello della tavola del Museo di Treviso. Se non che mancano qui del tutto e i ricordi lombardi e i basaitiani; al'liora invece nelle due sante ai lati della Vergine e nel S. Pietro e nel S. Paolo l'influsso di quel Pordenone e di quell'Amalteo di cui Francesco aveva tutt'intorno nei vicini paesi tanti modelli; ma rimangono una secchezza e rozzezza del tutto montanare specialmente nelle figure laterali dovute ad aiuti e malamente impiastricciate dai restauri. Concludendo, quest'opera di Francesco, quantunque inferiore alle sue più belle di Vittorio, di Porcia e delle Gallerie di Venezia, non è priva di interesse come quella che, pur appartenendo agli ultimi anni di sua vita, è ancora alquanto lontana dalle nuove amplissime forme cui abbiamo accennato. In origine questa pala figurava nel vecchio presbiterio, come ancona del titolare, sopra un altare di legno del sec. XV poi distrutto. La tavola già, guasta prima della guerra, molto sofferse nel periodo del profugato ; restaurata mostra ancora visibili le fenditure, che si sono riaperte, e le scrostature male rimarginate Da ultimo non paia eccessiva minuzia se riproduciamo qui una. delle assai belle poltrone dorate settecentesche del coro, di veramente elegantissima linea e di finissimo intaglio, le quali erano in origine tre, e delle quali una scomparve e una seconda (6g. 110) fu da mano vandalica e rapace segata in pezzi e legata a fastello, ma poi abbandonata nella casa canonica di Pagnacco, da dove più tardi venne recuperata. La spartizione però era stata eseguita. con tanta diligenza che la poltrona (come era evidente intenzione del predatore) potè venire ricostrutta senza. che troppo se ne vedano le commessure. CASTELCIES DI CAVASO (d). - Su una collina a circa due chilometri da Cavaso sorge la chiesetta di S. Martino nella frazione di Castelcies, che si affaccia al Pia ve tra il verde da lontano e che quindi era stata scelta per ottimo posto di osservazione dai nostri soldati. Presa di mira e colpita gravemente dal nemico, non fu tuttavia abbandonata; ma sotto il pavimento fu scavata una grotta da cui si poteva ugualmente bene e più al sicuro vedere. È una minuscola ma graziosa chiesetta romanica, che forse assai più bella doveva essere, nella sua montanina semplicità, i secoli scorsi (6g. 111). Questo almeno sembra di poter desumere dal modello di una chiesetta inserito in uno degli affreschi che verremo illustrando, colla porta adorna da una cornice e da una cimasa architettonica, colle finestrine ad arco rotondo, e con un piccolo tiburio a biforette sopra la navata. Infatti, se il tiburio è scomparso forse da secoli e se la facciata, demolita dalle granate nemiche, è stata ora ricostrutta con più semplice portale e le finestrine hanno oggi forma rettangolare, rimangono tuttavia visibili nell'interno le traccie delle precedenti finestre ad arco rotondo. Anche il tetto a incavallature fu ricostrutto ; ma internamente l' edificio (le cui pareti longitudinali sono divise in tre campate da due semicolonne in muratura destinate in origine forse a reggere il tiburio e la cui abside semicircolare, larga e bassa, è fiancheggiata da uguali semicolonne) è ancora nello stato in cui lo lasciò la guerra, ingombro di macerie e di travi e coll'intonaco delle pareti e dell'abside parte smantellato e in gran parte ricoperto da un denso strato di calce appena spenta, che fu dato dai nostri soldati, non si sa a che ragione. Nei tratti ancora scoperti e sotto quel1' imbiancatura appaiono affreschi, decoranti l'abside emisferica col relativo catino nonchè le due campate ultime delle pareti longitudinali verso l'altare. Il resto è colorito a larghe fascie verticali bianche, rosse e gialle. Degli a ffreschi dell'abside assai poco oggi è visibile : una minuscola Orocifìssione assai rozza, di remoto tipo belliniano, una buona energica testa di Gesù nel centro del catino cinquecentesca, intorno alla quale si intravvedono sotto lo scialbo le fig ure degli apostoli. Nelle due vele dell'arco trionfale due santi a cavallo : S. Giorgio e S. Martino,


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142 -

di cui l' uno è quasi scomparso, l'altro tuttora visibile è di buona fattura. - Nel terzo scomparto della parete dell' Evangelo, qu ello più verso l'altare, è, o meglio era, una Madonna i1i trono col Bimbo, anche questa di tipo belliniano a giudicare dal trono e dal panno s teso dietro ad esso e da quel pochissimo delle due figure che tuttora rimane ; dietro il trono si apre un ampio paesaggio collinoso con edifici e figurine. - Meglio conservato è il comparto che precede, più verso la porta, quantunque su di esso siasi largamente esercitato in puerili figure il pennello dei soldati intriso nella calce, e non manchino colpi di baionetta o di rivoltella. Vi è figurato S. Girolamo in paese, col cappello e l' abito cardinalizio, e col citato modello della chiesetta nella destra ; accanto a lui il fulvo leone accosciato. Nel paese io basso scorre il Piave, a destra sembra di riconoscere

Fw . 111. - CASTELCIES or CAv ASO - Chiesetta cli S. Ma1·tino Facciata abbattuta e ora ricoslrutta. il Castello di Vidor, a sinistra una chiesa a crociera con campanile, forse la parrochiale di Cavaso. Nell' orlo inferiore, bagnata alquanto la calce, si può leggere in lettere romane: S . HLERONrnvs CARDINAL • • • • • (fìg. 112). - Di fronte a questo, sulla parete dell'Epistola, campeggiano nell'imbiancatura due figure di santi : a sinistra di chi guarda un Santo vescovo con mitria e pastorale discretamente conservato, e ai suoi fianchi la scritta: HERMACVOLA - EPO 01 AQVILtlA; a destra in parte coperto dal bianco un altro santo colla scritta: S. FoRTVNATO (fig. 113). - Si ha infine ricordo che sulla distrutta facciata era dipinta la figura di S. Martin.o a cavallo, patrono della chiesa. Queste pitture fino a ieri erano state attribuile a un pittore del tutto nuovo: Gherardo Dalla Serra, che le avrebbe eseguite nel 1568; poichè ciò si era creduto di rilevare da documenti oggi scomparsi e riassunti anch'essi da mons. Zangrande. Ma, avendo io intraveduto attraverso lo scialbo alcune lettere nella fascia inferiore che chiude il


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l'HL

- 143 - - -- - - - - --- - ··-- -- --·· - ---- -

112. -

D L CAVASO - Cldesetta cli S . ~l cwti ·1w S. Girolamo in paese (affresco).

C,, sTELCII,$


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144 -

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J<'w. 113. -

CA RTF:LCIES J>t CAv ,,so -

Chiesetta <li S . Martino

Altri affreschi guastali.


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145 -

comparlo della \Tei·gine in trono e avendole poi energicamente lavate, ne uscì ben visibile, in caratteri imitanti alla meglio il gotico, la scritta seguente: ...... fatto fcw s. Jordano dala Sera 11· sua devocion 1568. Il che vuol dire che Giordano (la Serra fa parte di Castelcies), forse uno dei gastaldi, non fu il pittore ma il committente. Chi sia stato il pittore non ci è dato indovinare. Basta confrontare il carattere ancora quattrocentesco di quasi tutte quelle figure coll' età tardissima in cui furono eseguite, per capire che ci troviamo davanti ad uno di quelli artisti ritardatari (assai fre.quenti in montagna. Non ignobile artista tuttavia a giudicare dalla ampiezza ariosa dei fondi di paesaggio, dalla correttezza del disegno e dalla stessa forza dei colori tra cui predomina il rosso, quantunque nell' esecuzione riesca sempre alquanto rozzo. La figura di S. Gerolamo non è priva di dignità, e quella di S. Ermacora ha mossa energica e larghezza di linee. Il fare ricorda quello dei SANTACROGE e a preferenza di GIROLAMO {t 1556) : dovrebbe dunque trattarsi di uno dei loro seguaci. Ma, poichè è intenzione del podestà di Cavaso di continuare nell' opera incominciata di riabilitazione della chiesetta, altendiamo che gli interessanti affreschi, intieramente ripuliti e ragionevolmente restaurati, possano venire con più agio studiati Così verrà certo rimessa in onore una stele romana di pietra d'Istria mutila nella parte inferiore, che stava prima a flanco dell'abside e giace ora con volta fra le macerie ; forse fra le macerie sono anche i frammenti della parte mancante. Poichè l'iscrizione è ignota al :\lommsen ed inedita, abbiamo creduto utile ricopiarla: P .CA.LPVR NI O SATVRNJNO C . CALPVR~IVS

L.F.:\IAXIMVS CA.E S ERKIA.Oll M .\. E li OR I A

CALPVRN IA •••• • •• i\lAX! ...... .

Sul frontoncino triangolare della stele il solito grappolo d'uva fra due lepri, di buon disegno. Un'iscrizione invece preromana, in caratteri veneto-euganei grafiti a pasta fresca su un blocco di terracotla, è infissa esternamente nella parele meridionale. Salva per puro caso da belliche offese, meriterebbe di venire tolta di là e conservata piuttosto nell' interno. Quantunque a rigore essa non possa venire catalogata fra i danni di guerra, credo prezzo dell'opera, per la rarità dell'oggetto sinora inedito e forse ignorato (1), darne qui la r iproduzione tratta da un calco (fig. 114). POSSAGNO (d). - Il tempio canoviano non ebbe che piccoli danni facilmente restaurati; e tutti gli oggetti d'ar te in esso esistenti furono salvati. Rimase invece intieramente esposta a danni d'ogni sorta la celebre Gipsoteca, e invano chi scrive si offerse volonterosamente al salvamento di q uel materiale prezioso. I primi gravi danni furono inferti da alcune granate nemiche che, scoppiando nella grande sala, buttarono all'aria o mutilarono colle scheggie quel fragile materiale. La fotografia che qui puhblichiamo basta a dare un'idea dello sfacelo avvenuto lì dentro (fig. 115). Ma, come suole, all'ira nemica, poichè tutto rovinava, si unirono il vandalismo e la cupidigia di coloro che più avrebbero dovuto custodire quel luogo. Solo più tardi il nostro Comando Supremo parve preoccuparsi della cosa e dispose perchè qualche parte di quei frammenti venisse portata {I ) I\on la conobbe F. CORDt:l'W.Ks in Le Iscrizioni Veuete-Eu![a11ee ( Fellre, 1912); nè mi consta che sia più tardi stata pubblicata. Inutile d ire che quanto alla le ttura e ali' interpretazione occorre sem pre sperare nel futuro.


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F1G .

114. -

CA STF.LCIES ne CAvAs o -

Chiesetta cli S . 31artino

Iscrizione veneto-euganea.


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147 -

Fw. 11 5. - P ossAGXo - Gi11soteca Effelli di granale.


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al Museo di Padova; al che dette opera (e mi è caro citarne qui il nome) il maggiore prof. Ettore Ricci. Ma molte delle teste di quei busti e di quelle statue, come parti più facilmente asportabili per la minore dimensione loro e più pregevoli per valore, erano già emigrate o emigrarono poco dopo lontano, e parecchie oggi si trovano in terra straniera ad ab bellire case privat e e forse musei. Non a sanare ma a lenire tale gravissimo disastro dette tutto sè stesso un uomo, umile più:cbe modesto, ma la abilità già grande delle cui mani fu centuplicata dall'amore immenso che egli porta al sacro luogo e alle reliquie che esso racchiude. Quest'uomo, conservatore della gipsoteca, si chiama Stefano Serafin, a cui Possagno riconoscente ha già dedicato una lapide nell'ingresso delle sale, ma a cui tutla Italia deve ammirazione. Dove il più paziente dei ricostruttori , davanti a quei minuti frantu mi, si sarebbe

Fw. 116. - PossA.Gt-ro - Gipsotecci canoviana Leone Rezzonico. Fotog r. di propr. d. Gipsoteca

disanimato, non egli disperò, e pezzetto per pezzetto, con industre calma, ricompose e va tuttavia ricomponendo le sparse membra e colmando talune gravi lacune con calchi presi dagli originali così da riuscire a darci una visione d'insieme di molte opere quale nessuno avrebbe mai più sperato. Si veda, per esempio, in che condizioni erano ridotti il Leone Rezzonico (fig. 116) e una Venere uscente dal bagno (fìg. 117) e si pensi che tutte le altre statue erano in simile e forse peggiore stato. Vedasi anche la Venere del Pitti come era ridotta (fi.g. 118) e vedasi la stessa Venere già in via di ricostruzione (fig. 119) un anno fa sotto le man i del Sera.fin. Oggi, mentre scriviamo, essa sarà forse del tutto rinata a nuova vita, insieme con un'altra già anch'essa in frantumi (.fig. 1~0), essendo queste due tra le poche statue a cui non fu rubata o frantumata la testa. Acefali sono molti altri gessi : del


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14-9 -

117. - PoSSAGNO - Givsotect• ocmovicm« Venere uscente da.I bagno (i frammenti}.

I<' 1G.

f otog-r. di propr. d. Cip:mte~a

PossACJNO - Gi:l)SQteca, Venere del Pilli (i frammenti).

Fio. 118. -

Fo togl'. di pro i,l', d. Gi1)Sotcca


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150 -

POSSAGNO - Gipsoteca Venere del Pitti (in ricostr.).

Fm. 120. - PossAGNO - Gipsoteca Venere (in ricostr.).

Fotogr. di propr. d . Gipsoteca

Fotogr. di propr. d. Gipsoteca

FIG. 119. -


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151. -

- - --- - -- - -- - -- - - - - - -- -- -- - -- -- - - - - -

1<'10.

1~1.

PossAoNo - GiJJSotew etuu>viana Perseo. F<H<>Ct, di propr. d. Ci1-S<>tèé::t

Fm. l'!i. -

PossAONO • Gipsoteèa c<movi<uu• Madama madre. Fotogr. dj propr. d . Gipsoteca


- 152 -- - -- - - - -

Perseo (fig. 121), di Maclama maclre (fig. 122), di Pace e G,ue,-ra (fig. 123) di Declalo e Icaro (fig. 124); frantumati i marmi della Storia di Socrate (figg. 125, 126). Il bilancio della tristissima vandalica razzia e dell'opera del Serafini, che pubblichiamo qui in nota, ci dà ricostrutti in tutto o in parte: 25 statue, 8 gruppi, 15 bozzetti, 2 busti, 22 bassorilievi; rimangono mutilati: 37 statue, 10 gruppi, 16 bozzetti; scomparsi: 3 statue tra cui una piccola di marmo antico, 7 bozzetti, fJJ;7 busti, 3 dipinti ad olio del Canova,

PosSAGNO - Gipsoteca Pace e Guerra.

FIG . 123. -

Fo!ogr. di propr. d. Gipsoteca

6 dipinti ad olio di autori ignoti, 52 incisioni in rame, 2 disegni architettonici 3.d acquerello cioè il prospetto e lo spaccato del tempio (1). Persino del vecchio catalogo: G-tJpsotheca (1) Ecco gli elenchi fornitimi dal prof. Serafin: N infa dormente STATUE RlCOSTRUTTE Najade Sacerdotessa Polimnia Endimione Letizia Bonaparte Washington Venere (ed altra ricostr. in parte) Leopoldina E sterhazy Paride · Maddalena Pugilatori n. 2 Danzatrici n. 3 Cavallo Monumento Alfieri Pace Torso del Genio T ersicore Vaso sepolcrale Perseo Leone ruggente


I

- 153 - - - - - - · - - - - - -- - - - - - - - -- ---- -

J<'w. 1'M,.

-

P OSSAGNO -

G-ipsottca tfl1tl/viaru,1,

Dedalo e Icaro. F oloi:1·. di J)ropr. d. C ipsol<.'<':1

J<t<:>. 125. -

POSSAGNO - Gi1,sotct:c• ccmoviana Socrate congeda la famiglia (1). Fo1o~r. d i propr. d . GipsolCC:"1


-1&4 -

canoviana eretta in Possagno cla monsign,m· Gia mbattistci Scirtori Ccmova vescovo di. Mindo; (Bassano, premiato stabil. tipogr. Sante Pozzato, 1902) si salvò dal saccheggio un'unica copia, che converrà ristampare. G R UPPI RTCOSTRUTTI

Pietà Dedalo ed Icaro V enere e Adone n . 2 Venere e Marte Teseo ed il Minotauro l\ more e Psiche T re Grazie (ricostr. in parte) BOZZETTI RICOS TR UTTI

\ Vashington n. 3 Concordia Pace n. 2 T.et izia Pugilatore Teseo ed il Centauro Teseo Perseo Polimnia Pace (di questi 3 ultimi fu rubata la testa) BUSTI RICOSTRUTTJ

GRU PPI MUTILI

N apoleone Danz<1trice RASSIRILTEVI RICOSTR \;TTJ

Ecuba e le matrone troiane i\lon umento Erno Socra te n. s ìllonumen to d i Santa Cruz Ercole che uccide i figli Danza dei fi gli di Alcinoo Rriseide e gli araldi !Morte di Priamo Telemaco in Itaca Cenotafio Mellerio ì\fonumento Salsa Berio Danza delle Grazie Genio con la face Carità Scuola d ei fanciulli Felicità, nel monumento di Maria Cristina Pietà Monumen to Alfieri STATUE MUTILE

Sacerdote ssa E ndimione n .

\ Vashington Leopoldina Esterhazy Maddale na Danzatrici n . S Monumento Alfieri Torso del Genio Principino Czart orinsky Vaso sepolcrale Leone ruggente S. G iovannino Ninfa d ormente Najadi n. 2 Paolina Bonaparte Veneri n. 4 Ehe Paride Pugilatori 11. 2 Cavallo Pace Perseo T ersicore

2

P ie tà Dedalo ed Icaro Venere e Adone n . 2 Venere e Marte n. 2 T eseo ed il ì'viinotauro Amore e P siche T re Grazie n. 2 ROZZETTI '.\!UTILI

Perseo \Vashington n. 3 Polimnia Concordia P ace n. 2 Letizia Pugilatore T eseo Teseo ed il Centauro Bassirilievi in cera del monumento a ~elson n. 3 Cavallo STAT UE SCOMPA RSE

S tatua 1 12 del vero di Ebe Amorino con cetra Piccola figura in marmo (opera antica)


·- 155 -

PoSSAG:-iO - G'ipsotecc, ccmoviana Socrate congeda la famiglia ('?).

f1c;. L26. -

Fotogr. di propr. d . Gipsoteca


- - - - - - - -- - -

156 -

-

F io. 127. -

0NTGO -

Chiesa pc,rrocchiale


-157 ONIGO (d). - Chiesa con facciata di stile neoclassico (6g. 127) più volte restaurata, e poi ampliata del coro nel 1900. Quantunque in una recente pubblicazione sia detto che era ricca di tesori artistici, nulla di preciso risulta intorno ad essi: percbè il tabernacolo sette-

FlG. 19!8. CO VOLO DI PIA YE Rovine della villa Caragiani (sec. XVIII).

centesco, che, a modo degli altri dei vicini paesi, era un tempo ricco di statuine di bronzo ne era stato spogliato, pare, già da un secolo e più. Dei cinque ·altari, tutti di stile barocco, due avevano le colonne a spirale intarsiate e un bel contorno d' ornamentazioni

llOZ ZETT J SCO)IPARS!

Venere e i\farte Gladiatore Pugilatore Danzatrice Piccola Vittoria, della statua di Napoleone Piccola figura in cera, nel monumento a Nelson Fede, nel monumento di Papa Rezionico

nusn

SCO)IPARSI

Scomparsi o distrutti n. 27 (tra q uesti quello colossale d i Papa Rezzonico) Erma già creduta del doge Paolo Renier DIPINTI AD OLIO DEL CANOYA SCOMl'ARSl

Endimione

Studio d i Fanci ulla P erseo DIPINTI AD OLIO DI AUTORI IGXOTI SCO)IPA RSI

Ritratto della madre del Canova R itratti d ei nonni del Canova T ers icore Monumento Ganganelli Via '5. Giacomo, Rom a, con lo studio del Canova Canova con brigata di amici !NC!S1 0:SI IN RA)I E SCO)IPARSE

?\, 52 N. 2 d isegni architettoni ci ad acquarello (prospetto e spaccato d el tempio).


-

158 -

e fregi, a cui si intrecciavano teste di cherubini e fogliami (1). Di tutto questo non è rimasto che un ammasso di rovine (2). CO VOLO (d). - Nulla di importante artisticamente nella chiesa di Covolo, che ebbe intieramente riparati i suoi danni. Gravissimi danni invece subì la Villa dei conti Caragiani, già elegante costruzione del 700 (fig. 1~8) (3). Ma assai più che la perdita del fabbricato duole la distruzione o scomparsa di tulle l e belle suppellettili di età e di st ili

FJG. 129. -

CoYOLO DI

P IAVE. -

Un salotto della Villa Cr,H'a[}icini.

diversi , ma prevalentemente settecentesche, di cui la villa era riccamente fornita (fig. 129) ; tra esse molte stampe di costumi veneziani. Si pensi che vi si trovavano ben 14 cassettoni del 700, del tipo comunemente detto a bwreau, colle relative alzate o trnmo9gie a specchi ,

( r ) C osT. CH IMENT ON, L a c!iiesa dei SS. 1Jiaria e Zenone w 01tig o, Tre,·iso, 1924, (E ntinis pulchriores, n. u ), pag. 1 2 sg. (2) LoNGHIN, op. cit., pag. 9-rr. (3) Fu ricostrutta in simile se non identica fornrn; mentre però la v illa pm111t1va no n aveva statue ma semplici pigne sui pilastri, la nuova fu adornata di statue q ui trasportate da altra villa bellissima di Campocroce presso :\Iirano, che le t ruppe d i passaggio da Caporetto guastarono e che i propri etari abbatterono . Kon credo di regis trare quest o abbattimen to, non dovuto a necessità, tra i danni di g uerr a.


-159 di valore notevolissimo anche nel commercio antiquario. Alcuni dipinti erano attribuiti a G. B. P1AZZETTA, tra cui uno, ritenuto il più importante, rappresentava la Pittum, e la Scwltura (1). Altri erano nature morle fiamminghe, che da documenti archivistici risultano opera di ANDREA GoTnnoo RR~J PS (2). Massacrata fu anche a breve distanza un' allra villa di proprietà Caragiani, prima Neville, nella quale rimangono le rovine di un minuscolo oratorio a cui si accede attra-

J!'rc. 130.

,E -

Co,OLO Df P1A Villa ex Neville, ora Cm·agiani Madonna lattante (affresco del 400).

verso sterpi e ruderi e che conserva in una nicchia sopra l'altare un interessante affresco già nascosto sotto una pala settecentesca scomparsa durante la guerra. Esso rappre1,enta 1\f. l'. latt<wte ; il fondo è rosso, il trono giallo con fondini rossi polilobati; il manto della Vergine è giallo forse per caduta dell'ultramarino che vi era steso sopra; (1) Lo si intravvede appeso alla parete del salotto che noi riproduciamo . (2) Non trovo notizia tra noi di questo artista probabilmente settecentesco. L' Orlandi { Abecedario) e il Boni danno il n ome di u n D O)IENICO RE)1rs pittore di nature morte, ma ·non ne indicano nè il tempo nè il luogo di nascita.


- - -- -· -

- 160 - - -- -- - ·- -- - -- - - -- - - - - - - -- -- -- -- -

la veste rossa. }folti i danni prodotti dall'abbandono ; quasi scomparsa è la figura del Bimbo. Nell'insieme si rivela opera d.i abbastanza fine fattura dei primi decenni del 400, che ricorda il tipo di Gentile da Fabriano diffuso nel Veneto, dai grandi occhi, dalle alte sopracciglia, dagli zigomi sporgenti, dalla bocca stretta e succhiante (.fig. 130). In verità esso meriterebbe di venire staccato di lì e portato al sicuro in più degno luogo. Ma a Covolo noi siamo già entrati nel campo d' azione per la difesa del Montello, la cui lotta d' artiglierie assurse a intensità prima d'allora inaudita, causando rovin e quasi indescrivibili. R imandiamo dunque questo argomento al capitolo seguente. (continua)


Istituto Federale di Credito per il Risorgimento delle Venezie (D. L. 24 marzo 1919, n. 497)

Sede Centrale: VENEZIA Capitale e riserve al 30 Settembre 1928 L. 6f.16f.969.f6

Sezione di Credito Agrario VENEZIA btorluata con B. D. 19 noTembre 1921, n. 1i9i - Costituita con atto 6 maggio 1922

Capitale e riserve al 3d Settembre 1928 L. 61.420.806.76

Sezione Autonoma Tridentina TRENTO • BOLZANO A.utorbzata con B. D. 29 luglio 1026, n. U23 -

Costituita con alto 1 Settembre 19i6.

Capitale e riserve al 30 Settembre 1928 L. 11. 998.780.82

Sezione Autonoma Fiumana FIUME !utorhuta con B. D. 2! dleembre 1926, 11. 2202 -

Co1titulta eon atto Sl dicembre 1925

Capitale e riserve al 30 Settembre 1928 L. 9.96f.418.-


18'.l'I'l'UTO FEDERALE DI CREDITO PER IL RISORGIMENTO DELLE VENEZIE Sede Centrale

Situazione dei Conti al 30 Settembre 1928

.

. ATTIVITÀ

.

. I,. Numerari~, fondi cd cflclli a vista presso il tesoriere . Porlafo~ho . . . . . • . . . • Mutui e iirografari a Boli pubblici . • I .. 8.000.000.Assc~na1.ionl ~ Autonoma di Crodjto Agrario allo Sezioni Autonoma Trldonttna . . • 4.000.000.' Autonoma Fiumana . . • 5.000.000.I,. a Istituti di Credito Fondiario . . I,. 5.000.000.a Istituti di Credito ~ood. Agr.. • a.000.000.Pnrtecipazioni a lstiluli di Crod. di r.nratt. pub. • U00.000.a Istiluti Ecooom. di cmll. p,b. • 5.500.000.a Enti morali. . . . . I t.'49.003.-

,

l

L.

Tlloli emessi ogarautiti dallo Stato Cnrtollo fondiario e ipotecario o titoli di Enti diversi. . .

I,. 21.812.61U5

por Rn11n1.lamonti o wovvcnzioni . Conti correnti di operazioni In titoli o ,•alori . di corrispondcnzn . . . •

L. 57.692.UU~

• 58.m.188.M

Gontf correnti j Autonoma Tridentina con lo Sezioni II Fiumana

L. 1.511.ROt 70

Valori doll' !stil uto

l

.

Immobili per aedo uffici • &lobillo o Hposo impinuto • Oobitorl divorsl o so~posl . . , por avalli o lldoluasioui Parlilodivorac o in e/ titoli . . . . 1\isconli dì portafoglio per e{ delle nostro Soziooì •

1

22.nG0.607.~0

• 86.136.510.t2

,..

0.228.°'2.03

I

.

, Ui.007.070.87 • H.776.001.38

..

L, 88.SU.055.72 • 36.752.361.80

19.139.003

-

152.080.862 21

L.

Speso a liquidare Valori , n garanzia e cnuziono . . • in dcpo~ilo n oustodln o amministrazione

17.000.000

L.

.,

.

I,.

Totale n pareggio L. IL Dlllll'l'TORB GBNBRALE Rag. Prof. Vittorio Friederlcbseo

I,.

0.,(76.188.8:1 2.905.770.33

Ul.080.000

-

L.

0.471.950 1G

L.

206.789.886 li8

L.

31.a:l.155 us

I,.

015.i l6 ~o

PASSIVITÀ

1por llnnn1.lnmootl e sovvcniloni . I,. 26.340.«72.~R Conti corrc1Hi di oporaziool in titoli o valori . • 37.060.!0l.74 di corris1>ondonza . . . . , m.789.0IUG Conti corronll con lo Sezioni

j Autonoma di Crndllo A"rario . l>anni di gucrrn in liqufdaziontl •

Cassa

{ Importo com1>losslvo dogli accrc-

di Jlrovldonzn dol l'orsonnlo

dltamonti . . . mono sommo lnvcatlto .

. .

L. 10.304.138,58 • 11.?40.017.40

. L. UOi.000.28 . • 3.0J0.383.0S

Creditori diversi e sospesi . . I,. 1.10u20.,u Avalli o lideiussioni per e/ terzi e creditori in e/ titoli . • . , 45.007.076.87 Risconti di portafoglio per e{ dello 5.344.305 BU Partite diverso nostre Sezioni • . • . • qt,775.901.38 5.~00.000 Creditori per conii rateali a liqul1'5.?85 M daro • • . . . . • 4OOU?0.85 , Creditori por codolo maturnto • 1.051.080.HO

'

-

L.

... .

103.26{.9.18 80 42.208.00U 85 1.663.427 14.000.000 1.600922 10 0.215.587 00

Po1'lnfoglio riscontato . . J.. Cedenti oll'clti per l'incasso . . . . . . . Tesoro dello Stato • e/ muluo per oporniioni all'estero 96.012.010 88 Risconto dell'attivo . . . • . . . . 3.00U{2 98 llondite a liquidare .• • L. RS.m.655.72 Depositanti { n garanzia o cauziono . d1 vnlori a custodia o amministmiono • 30.?52.301.80 125.507.017 r,2 [,.

125.591.017 52

Totale n pnrcgglo L.

50(1(6,181 u

'GOUi0.181 U

= IL COMMISSARIO A.vv. Max Ravà

. L.

!

4U30.MO 76

I,,

.

305.0SU IO Capitale solloscritlo (iotcrnmcnto versato) 122.900.289 34 Ordinaria . ·i.678.0ia 57 Riserve Staordinaria

t..

3.832.500.80

l'Rtrlmonlo doli' lRlltuto

IL RAGIONIERE GBNBRALE Bdmondo Sacerdoti

,o

-:

I SINDACI On. Franco Ciarlantlni • Rag. Paolo .Brrera • Jng. Dr, Vittorio Umberto Fanlueci • Nino Host-Vonturi • Dr. Borico Malico Passi


Amministrazione dell' Istituto per I' Esercizio 1928

Decreto Ministeriale 21 Febbraio 1928 ( Pu./Jblicato nella Gazzetta U ffìciale 29 Febbraio 1928)

IL MINISTRO PER LE FINANZE

ED

IL Mm!STRO PER L' ECONOlfIA. NAZIONALE

Visti il decreto-legge Luogotenenziale 24 marzo 1919, n. 497, e il R. decreto-legge 19 novembre 1921, n. 1798, che autorizzano la costituzione dell' Istituto federale di credito per il risorgim ento delle Venezie e della sua Sezione di Credito agrario; Visto il R. decreto-legge 29 luglio 1925, n. 142-3, che autorizza la costituzione della Sezione Autonoma Trirlentina dell'Istituto predetto; Visto il R. decreto-legge 24 dicembre 1925, n. 2262, che autorizza la costituzione della Sezione Autonoma Fiumana dell'Istituto predetto; Ritenuto che l'Istituto federale di Credito per il risorgimento delle Venezie ba felicemente adempiuto ai suoi fini e che occorre dare al medesimo un nuovo ordinamento in relazione agli ul te riori sviluppi dei suoi compiti ;

SI

DETERMINA:

Il Consiglio generale dell'Istituto federale di Credito per il risorgimento delle Venezie e il Comitato amministrativo della sua Sezione di Credito agrario sono sciolti. Il Sig. Gr. Uff. Avv. Max Ravà è nominato Commissario per l'amministrazione straordinaria delJ' Istituto predetto e della sua Sezione di Credito agrario e, in questa sua funzione, sarà assistito dai Signori On. Conte Ing. Giacomo Miari De Cumani e Gr. Uff. A.v. Angelo Pancino nella qualità rii Vice-commissari. Il Commissario rappresenta l'Istituto federale di Credito per il risorgimento delle Venezie nei Comitati amministrativi della Sezione Autonoma Tridentina e della Sezione Autonoma Fiumana dell'Istituto stesso. Roma, addì 21 febb1·aio 1928 - Anno VI.

II.

ML~TRO PKR LE FIN.A...~

VOLPI

IL MINISTRO PER L'ECONOMIA KAZIO:S'ALE

BELLUZZO AMMINISTRAZIONE STRAORDINARIA Gr. UfI. Avv. MAX RAVÀ - Commissario On. Co. Gr. Cr. Ing. GIACOMO MIARI DE CUM.ANI Vice-Commissari Gr. Uff. Avv. ANGELO PANCINO COLLEGIO DEI SINDACI

On.

FRANCO Cli.RL.A.NTlNI, Deputalo al Parlamento PAOLO ERBERA Comm. Ing. Dr. VITTORIO UM.BBRTO FANTUCCI Comm. Cap. Nmo HosT-VBNTUBI Co. Comm. Dr. ENruco MATTEO PASSI

Gr. Uff. Rag.

DIREZIONE GENERALE

Comm. Rag. Prof. VITTORIO Flmm&RICBBBN Cav. Uff. Avv. ATTILIO DB BI.A.SI Cav. Ing. Gumo ERMACORA Cav. Dr. BONAVENTURA DEGANRLLO Gr. Uff. GIUSEPPE GIURIATI

-

-

Direttore <hnerale Consulenu ùgale (J<msulente

Tecnsco

Segretario Generale ISPf$ttore Generale


ISTITUTO FEDERALE DI CREDITO PER . IL RISORGIMENTO .DELLE VENEZIE Sezione nntlclpnzlonl su clannl di guerra In ll<1uidazlone

Situazione dei Conti al 30 Settembre 1928 a)

Conto della Gestione Tesoro a

! ATTIVO · OONTI LIQUIDI Fondi ornriall dirotti: lmploghl dlrolll doli' IRlltuto: In corso. L. · 277.478.m.88 Anticlpaz. estinti . • UU5.668.680.71 Ordinarle - - - - L. U73.1'1.020.~9 Fondi somminlstr. ad 1st. Torro Red. • 805.037.80U5 Rr?gazioni a Enti vari . • 109.000.000.- - -L. U87.184.33514 J,, 7.80UOO.Anticipa~. j in .corso • Industrio estmto • H.827.ll00.Teso,o dolio Stato

l

----L.

50,632.700 -

Versamenti di fondi • . . J,. 58.'83.276.!8 Accreditamenti con Mod. 10 o 11 , 2.000.~03.046:37 J)lscarlchl diversi . . . . • 61.177.426.60

- - - - 1,. 2.120.1M.3i8 8$

Tesoro dello Stato • e/ scoper1uro • versumon li . Fondi transitori : Accredilamonti di compotonza Istituto Fed. L.

'1.735,70

Coitli con terzi e di ~lro: Consorzi Zoolecn1cl Provinciali • e/ interessi 11 reijolare: saldi daro . . . . . L. JsUt, rorro llod. • e/ Inter. a rog.: snidi dare »

851.068.01 l0.771.4U'

,

I

----L. ----L.

Conii dlfl'orltl: '.l'osoro dolio Stato - Vors. In e/ Casellario contr. L. • • • • • l!~borsi n rogo!. •

1.110.653 17 '1.735 70

301.830 36

l.225,101.'18 1.000.000.- - - - L. 1- 2.225.10118 -Totale L. t661.726.703 89 Saldo n. credito do! Tesoro L. 78,009.169 95 Totale Generalo L. 4.730.825.873 ~

PASSITO • CONTI LIQUIDI Fondi erariali dirotti: Anllclpozlonl Ordinarlo . . . Anliclpuz1onl flnn1Jzlamo11io lodustrlo Rimborsi rolmplcgatl · Partilo regolato: delle Intendenze di I11nanza • . dol Comrnissnriato di Treviso .

Totalo conto gestione Istituto I..

U8t807 08 afm.120 61 3.781.8'2 ,1.6 99,761.403 t5 -----

M.000.000 • L. , 06.808.'85,65 • 2.683.170.28 - , - - - - L.

69.581.6511 83 31.800.106 -

Il 11

- - - - L. 2.000.603.066 37 • • 33,081.585 81

145.00~.70 1.8~5.236.31 - - - - L.

Conti con terzi e di giro : , Consmi Zootocnfci Prov. • e/ 1ntcrossl a 1·ogolaro: saldi avoro L. Conll Dllfol'itl: Tesoro dullo Sinio • Conto Casellario Cont1·alo (lnt. 2 O/o). . L. • • • · Conio Esborsi a regolare (lnfrutliforo) . •

1.510.242 01 700.028 77 B.675.303 ~o

uo.uoo.ooo -

Totale L. .t.739.825.87;1 8{ Saldo a debito del Tesoro L. 1- - Totale Generale I,. 4.730.m.873 Si L.

4.808.0UL 70 24.723.953 74

Totale conto Goslione lslilulo L. Gestione lalilulo • Saldo n debito • Totale a pareggio L.

3UOt.250 90 66.350.m 55

Conii nostri scoperlnrn o ricuperi Conto avalli a rcallzmc

e) Riassunto detla Gestione a Gosllono Tosoro: debito por conti li<1uldl . . . . . . L. - , Gostlono 1'osoro: m1dito por conti dill'ori\l • L. Gcationo lstltu10: e/ propri • loro debito . . . . . . , 00.3G0.102 115 Istituto federalo Sede Conlnlo • saldo conlabllo dobltoro . • » 11.m 017 ~ , Tolale generalo a parogglo L. 78,000.169 95 Totalu generalo n pnroggio I,.

===

1,

Tesoro dello Stato • e/ scoporturo Fondi transitori: Rimborsi introitati in contanti • e/ transitorio L. lntoressi Il. Tesoro · esercizio corrente · . ,

b) Conto della Gestione Istituto a I,. GtSl0.620 701 Conti con terzi o tra11sitol'i .

I,. U83.0S7.305 HG

Fondi restituiti direttamente al Tesoro • • Tesoro dolio Stato • e/ accreditamenti·dallo Intendenze: Operazioni regolale . . . . . . L. l.210.280.076.07 Op. da rogolal'O: doli' Iatiiuto L. lOB.m.202,r,o dogli Istituii Torre l\edento • o93.0U.3MU7 dof Co11s. Zootocoici Prov. • 00.18tOH.1' - - • 100.21a.011.ao

-----

Conti 11ostl'i esborsi Cooti con terzi e tran$itori . Conii nosb·i scoporture e ricupei·i . Jsliluli garanti conto scoperture a liquidare

I

3.781.8{2 46

~5i103 45 1s.ooo.100 o~ 18.090.169 05 ----

IL COMMISSARIO IL DIRBTTORB GENERALE IL RAGIONIEI\B GENERALE IL RAGIONIERE DELI.A SEZIONE I SINDACI Avv, Max Rava Rag. Prof. Vittorio Friodcrichscn Edmondo Sacerdoti Giacomo !tartini Oo. ~·ranc11 Ciarlaulini • Rag. Paolo Errora · In~. Dr. Villorlo Uruborlo Fautuccl • Nino Host-Voolurì • Dr. Borico Matteo Paijsl


Istituto Federale di Credito per il Risorgimento delle Venezie (D. L. M marzo 1919, n. 497)

Sede Centrale

I

VENEZIA

Sezione di C:redi"to .Agrario

l

Autor izzata con R. D. 19 novembre 1921, n . 1798 -

Capitale al 30 Settembre

1928

Costituita con atto 6 maggio 1922

Fondo assegnato dallo Stato Fo.ndo assegnato dal!' Istituto Federale Quote versate dal Partecipanti Riserve (ordinarle e straordinarie)

L. 6,000,000.> 8,000,000.> 42, 780,000.> 4 ,640,806.75

Operazioni della Sezione La. S ezione è autorizzata a compiere le seguenti operazioni : A) Prestiti di Eserciz io

1) concessione di aovveI12i.oni cambiarie ad agricoltori singoli od associati, ad Enti vari per la conduzione e coltivazione dei loro terreni, la utilizzazione, la manipolazione e la trasfor mazione dei prodotti, per l' acquislo di bestiame, macchine ed attrezzi rurali oc~orrenti alla dotazione del fondo ; 2) concessione di sovvenzioni cambiarie ad Associazioni Agrarie Cooperative (ConSO!'Zi - Sindacati - Unioni, etc.) per l'acquisto di cose utili (sementi, concimi, anticrittogamici, macchine, attrezzi, etc.) alla gestione delle aziende agrarie dei soci e per anticipr.zioni ai soci in caso di utilizzazione, trasformazione e vendita collettiva dei lor o prodotti agrari : 3) anticipazioni su pegno di prodotti agricoli depositati in magazzini generali od in altri luoghi di pubblico o privato deposito .

.B) Prestiti per miglioramenti agrari

conceaaioni di sovvenzioni cambiarie e mnlui ipotecari: 1) per la esecuzione di piantagioni (rigneti, frutteti e simili), per trasformazioni di ~olture, per limitate sistemazioni di terreni e fabbricati ; . i ) per opere di irrigazione, sistemazione e prosciugamento di terreni ; 3) per piccole opere di sistemazioni montane, migl10ramenti di pascoli alpini. delle malghe, costruzfoni di concimaie, silos etc., ed .tnfrne per qualsiasi altra opera diretta al miglioramento stabile dei fondi. Le operazioni sopra elencate vengono eseguite di preferenza a mezzo degli Istituti Parlecipa;iti alla Sezione ed anche direttamente da questa. Le domande devono essere compilate su apposito modulo fornito dalla Sezione e cb<> gli interessati possono richiedere ai ns Istituti Partecipanti o direttamente ai nostri Comitati Provinciali, dai quali possono anche avere i necessari chiarimen ti. . Il tasso di interesse per i prestiti d' esercizio è d el 5.50 °lo e per quelli di miglioramento del 5 Q 10 • • La Sezione studia e sovvenziona inoltre tutte quelle iniziati.e che abbiano rapporto con lo sviluppo e l'intensificazione dell'agricoltura nelle Venezie . .As::io.m:in.i.atre .z:ioxie

Stra.ord:iriaria.

(D. li !1 Febbraio 1928)

Vice-Commissari

Commissario : Gr. Uff. Avv. MAX RAVÀ On. Co. Gr. Cr. Ing. GIACOMO M1ARl DE CUMANl Gr. Uff. Avv. _ANGELO PANCINO, V ice-Commissari-O Delegato

R evisori: Gr. U:ff. Dott. Gros~PPE B ENZl -

t:o. Cav. Uff. GABruELE Fou;u - Sen. Bar. Gr.

Cr. R ag. ELIO MoRPUROO - Cav. U.ff. Avv. Gorno RoGGER - Comm. Dott. ARNALDO SEss1. Direttore Generale: Comm. Rag. Prof. Vitt.orio Friederichsen.


,I

ISTITUTO FEDERALE DI CREDITO PER IL RISORIIMEITO DELLE VENEZIE Se•ion·e Autonoma di Credito Agrario

Bituaiione dei Oonti al 80 Settembre 1928 VI AfflVITÀ Credito Agrario di Haorcb:lo

Portafoglio

Credito Agrarlo per mlglioram.

l

Cambiali diretto L. 28.285"098 HS Cambiali rl.Jlcontato ) 30.217.012 52 Cambiali dirette Cambiai! rllcontate

l

I

U3D.4l6 20

- ---- --

.

i

... ... '

.

.

)

• >

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.

.

.

uoom 15.000 -

1.2~0.m 72 m.nn2 Il

7.7il.U37 O& 3.779 m 55

26.110.727 18

Anllcipazlonl dello Stato .

• 1•• ,

•,

Il Vice-Commissario Dologato Avv. Angelo Panclno

4.6&0.806 ~

~

.

• L.

21.100.sa11-

Ooposltantl Valori a garanr.la

.

• L,

-

1

Rla. Prof. Vlttorl11 Frlederlohsen

so

6.Q29.8t3 49

20 170.121 7.120.8~2 o.m.326 2.003.473 , 301.700

IR 86 7G ,l7 30

-;;9,383~; ;l 21699.831 -

11----

4011.000 - 2U00.831 -

11 Dlreuore G1Jl 1rale

95.788.861

-

.

oo

19 30.(.138 68

GU20.800 7~!

Conti correnti per servizio cassa L. Conti corr. por opem. agrario > 2.355.401 06 lelltull . . , Conti correnti liquido 111cuss1 . , eorrLupondonti Gontl corr. por Incasso otrotti. , 3.883.730 00 290.704 8G , Conti corr. Cred. Fond. Agrario • l=' = = =II 1

.

. "·

06.180.000 -

3.433.53G 65 UOU71 10

PASSIVITÀ

Totale a pare1t1tlo L.

Totnlo a pare~glo L iJ0.083 ~09 00

Avv. Max Ravà

.

8.000.000

Creditori per effetti ri!contall • • L. , Creditori diversi • Antlcl1>azionl dolio Stato • llalo maturato In rcgola1.lone •• . I. 6.!~1.326 7G l\laoonto doll' Atllvo • , , • . . ourno 43 11 Rondllo n li<Juldtmi , •• . ) ?oa o,o 8, ' , 1.750.008 Oli Somma conti passivi L. Somma conti attlvl L. 189 989.6{0 08

Istituto Federale di Credito c/ e/ • Valori prosso Ioni a doposllo gnran1.ln Valori 111 doposllo a garanzia , •

Il Commlssal'io

-

. t!.780.000 ---- -

Fondo di riserva ordinario . , Fondo di riserva atraordlnarlo

10016.Sid 85

s.,10.213 80 6.669.0St 60

. .

6.000.000

Totale del Patrhnonlo L.

Conii correnti ~er ,ope.r. agrario l.. 5.'i~U2l 160 Conti cowmu hqu1d1 mcnssl . >) 1.564.Mt 18 Conii correnti per lncaeao effelU • l 1.399.18!1 31 tS ,os.055

Corrlspondoull por Anticipazioni alnlall Dobltorl Olverat • • • . • Sofferenze o sospesi • Speso a llquidaro ,

2,

9~0.4.70 80

, L.

'

3H00.303

CAPITALB

Aoognato dallo Slatò , , L. Aa•otnato daU 'lallluto Fodomio di 'redilo por Il Rhorglmonlo delle Venezie • • .. , Sottoscritto da hlllùU Partecl·panl1

sm.m 05

D >1

'

67.563.011 10

R.1818~5 10

----- -

)

I

1

27.2'1SUS li

)

ICamb. Cat. S • Camb. CaL

llonlftca Agraria: cambiali dirotto . IUaconll speciali. cambiali di risconto Mutui Credito Fondiario A~rarlo Mutui Speciali Invalidi di uerra l'!'esUU mo colonfc:be . . . '. Prestiti Picc. opero mlglloram, Fondiario-Agrario Ell'eltt r11conlat1 . . • . . , . lalitutl corrispondenti

---- - -

C1111.1blall diretto C&mblall riscontata

Credilo Fond. Agrario Cambiali di Rsercizio in deposito presso torzi

PATRIMONIO

li R~~lo.nlnre della Sezione Rap. Giorgio Caplt6

m.983000 oo

I Rev1torl Dott. Gh1aeppa Bonzi - ·co. Gabriele Folco -

Sen. Bar. Rag. Ello Morpurgo - Avv. Guido Rogger - Doti. Arnaldo Se111.


Istituto Federale di Credito per il ~isorgimento delle Venezie (D. L. i4 Marzo 1919, n . 497)

S ede Cen trale

I

VENE Z IA

- - --- ---Sezio:ne Au.to:nom a.- T :riden.ti:na. A11torlzzata con B. D. 29 lu.gllo 1926, n. H28 -

Coatltnlta con atto 1 Settembre 192 6.

Capitale e riserve a l 30 Settembre 1928 L. H .998.780.82

Operazioni della Sezione La Sezione è autorizzata a compier e le operazioni dirette allo scopo d.i promuovere la più r apida restaurazione economica della Regione Tridentina, secondo gli intendimenti pr evisti dallo Statuto Generale dell' Istituto e con tutti i mezzi opportuni per attuarli. Alla Sezione sono annessi un Comitato di Cred.ito Agrario · e un Comitato per il Cred.ito Industriale. Le operazione della Sezione sono particolarmente dirette : a) a promuovere od a sorreggere le iniziative che si propongono, nel campo economico, industriale, agrario e finanziario, il risorgimento e lo sviluppo della Regione ; b) a sorreggere e ad aiutare gli Enti e persone che, mediante attività in svolgimento, già si pr opongono, direttamente o indirettamente, i fin.i suindicati.

Com:l.ta.to A m ml.~:let:ra. t:l.'Vo cl.e1.1.a. S e .lild.o:ca.e

Presidente: Gr. Uff. Avv. MAX RAVÀ Consi gliere Dekgato: On. Comm. Ing. PROSP ERO GIANFERRAfil

Oonaiglim :

C o n te

Avv. FRANco

Comm. Dr.

ETTORB RoSBOCH -

STEYFANINI -

Comm. Dr.

Com.m. Avv. RICCARDO G ALLI - Comm. GUlllo On. Co : Gr. Cr. Ing. 0IA.COMO MIARI DE CUMANI - On. Avv. GmsEPPE STEFE1>-:gLL1 (junior) - Avv. ANTONIO DE

CR!vELLI -

LA.RCHBR - GIOVANNI MARTIN! -

ADOLFO ZEccm.

Rornsori dei Gonti: Gr. UJI. Rag.

PAOLO .EllRERA. -

D.r RENzo

SCAGLIA.

Dsrcffora Gffltrale : Comm. Rag. Prof. Direnofl6 della Sezione : Cav. Ing.

VrrroRIO FarnnERICB.SEN.

MARIO DE V ILAS,

Direttore

FANTI · Ca.v. ERMENEGILDO


ISTITUTO FEDERALE DI CREDITO PER IL RISORGIMENTO DELLE VENEZIE SEZI ONlTI AU'l' ONOMA rr RID EN'l' I NA Sit u azione d e l Conti a l 30 S e tt e mbr e 1928

j

ATTIVITÀ

Cma Valori di Investim

~il. omcsRi o~ara~. dallo ~I. I.. Car10Jlo fon d. e. 1p.ot~car1c • · Az. e Obbl Socll\ta dtvcrHc o

l l

Rlfottì per l' incasso

Conll cwonll

.

300.268 no

Capltalo

Sovv. commorc • ·

02.8061" 2.931.500 -

1.U44.tii61!98.800 186.000 - 5.153.082

,

'

-

lliscrva

.• 4.045.fl651 U2~.070 -

Il

1m: ,In COl'SO . • ""i.o_:1.o0111 ~

1:

Sovv. Eft )n corso . ~ rfnno~. I ludustr1ali »• 1l'lSCOnlall

I

' '

3,18.100150 lUOO ::

In to,orerl a presso terzi

,

Porlafoglio

.,.. ,

INumo rnl'lo rondl proaso .11 1'os. • Hll'cltl In 1scadon1.a . . . • •

l

PA'rRJMONIO

I

• 111 rl1111ov. • rlscou tn li Sovv. { Eff. ju e.orso . • ID l'InnOV, ! diverse , riscontali

.. 1n.m.1aa 40 24.9~7.3U8 &O • • 4.983.082 /40 • = 339.8161:

lo.l'.1.69r

-

358.GlG,-

18.800 -

-

)

!Inpressoportafoglio . . • . co:rrispoudonti .

' ''· ) 1.010.027132 . • 1.607.602 {ij

l

- ---

di conispondonzn . . . . . . tlt 01>ornzlo1\i In liloli o valol'i . di fin anzlnmouto o sovvenzioni .

' I,,

o~

2. 708 GlO 77

0.3~7.16°1°2 UU15 0,03G t36 80

-

AaNognnto dall' lsliluto ~'odoralo. Vonozia I,. So!toscrlllo dal Consorzio Comuni. Tronto • Sollo~critto da altri lstltull Partecipanti. •

l

I

Il U00.000 4.000.000 .. 3.780.000 - 11.780.000 - Il

,,

Or<lluaria • . . Str1n,rd1lll!ria. .

I!

35.097.57-i

DELLA SEZIONE

.. I

.

i~.7801~

• L.

218.780 82 -Tol,l\lo dol pBtrhnonlo !.. 1I.00~.780 8t

PASSIVITÀ

.

Conll correnti

di corrispondenza • di lìnanziam. e sovvenzioni . di anticìpaz. ed emiRsione: con assogno .

, L. 16.830.333 06 • U'io.766 56 • 5.0U.306 18 • 52U&7 O~

.

- ---

Codo11ll otl'otli ali' Incasso Crodllo.rl divorai Crcdllol'i e/ liloll • Avalli o lidojussioni por e/ lt1rzi Sofferenze ammortizznl(l Effetti Agrari As~cgni di e/e in r.ìrcolaziono

. • • .. ..

' ' I..' '

'

22 SU.053 72

2.708.010 ?7 UOS.826 21.191.600 4.271.470 271515 75 23.621.822 rn 21.m 75

-

• PartHo Il ·l~.ti37.617 88 ' dlver8U bloblllo o spm Impianto • L. !I 07.896 GO ( D(ibitorl di versi . • • . . . . . . • I.. 7.820 851 4J 11' Il Debitori e/ titoli . . . . . . . • . ) 21.101600 Partite 4.271 &76 ' ' ) divorse ( Debitori per avalli o tidujussioni • . . 55.325.367 &2 Sofforenzo o sospesi . . . . . . . . • 271615 ?5 Creditori por offorli rlsconllltl , L . 23 83Ulli 89 Po1·lnf. ngr. por e/ S01.iono Crnd. Agmio • 23 u21.s22 rn 67.177.331 30 Risconto attivo o passivo : ' 194.lnO 00 Spc,o dol corronlo Esorc171o, dn !i,1uidnro a d1l11s11r11 . r.. 0711.031 70 llo1Hlilo dol corrontu Rsercfaio, da ll(Juidarc a chluHurn . . ) 1.901.449 30 .- --- ., Tot,nlo p11rt.lto doll' AUivo I.. 117.7080~2 76 •rotato pnrtlto 1lel PasslTo o l'ntl'imoulo L. 104.198.337 !3 )

.

---

-

)

.

--

Il 11

Coutl d'ordino Depositi in garanzia u cauziono , . • Doposili in ruslodia e nmminislraz!ono ilrposltl dlvml . . . . . . . . . ' I

Jstitul-0 fo:J eralo dl Credito • Venezia e/ e/

Il

.

. '

C-011U d' or11lno

L 120026151) m .200

.

liR -

-

13.200.043 Totale a 11nrog!fh> I.. 130.U 18.SOG 1~

ll Presidente Avv. M•x Ravi

li Gonslgller1i Dolc,gato li l>iretloro della Seziono On. lng. Prospero Cl11nferrarl lng. lì'i1rio De Vllas

.

.

. L.

Ull 80~ 10

I

Il

'

.

.

Drposilnnrl a garan1.la o ra11ziono . . . . Dopos1tantf In cusiodtn o ammlntslrazionc • Ooposltantl dl~1orsl •

Il Dlrettoro Gonorale Rag. Prof. Vittorio Frlederlchsen

..

. . . L.

-

12.0R2.Brn 247.200 ' ) 128 - Ja.200.913 Tot.alo n pnrogglo L. 130.018.86~ in '

t

-

-

li Ragioniere della Se1.lone 1 Revisori Dr. Giulio Padovan .Dr. Renzo Fanti • Ra11. Paolo Errera Ermenegildo Scaglia


Istituto Federale di Credito per il Risorgimento delle Venezie (D. L. 24 Marzo 1919, N. 497)

Sede Centrale I

VENEZIA

Sezione Autonoma F i u.ma:na A.ILJorluata eou B. D.

H

dicembre 1926,

n.

2262 -

Costituita con atto 31 dicembre 1920

Capitale e riserve al 30 Settemb re 1928 L. 9 .961 .418 . -

Operazioni della Sezione La. Sei.ione è autorizzata a compiere, mediante l' esercizio del credilo, operazioni volte a. promuovere il risorgimento e l'incremento dell'economia industriale, commerciale ed agraria della Provincia del Carnaro, con speciale riguardo ai traffici portuali ed in connessione anche colle altre attività commérciali e portuali delle Venezie. La Sezione attua il suo scopo secondo gli intendimenti previsti dallo Statuto Generale dell'Istituto e con tutti i mezzi opportuni ed ha facoltà di concorrere nella for matione di speciali Enti che si propongano di realizzare attività industriali, commerciali ed agr arie in r apporto col pr ogramma della Sezione s tessa. Potrà compiere tutti gli alti e le operazioni, che si connettono direttamente e indirettamente al tr affico di transito nel porto di Fiume e in particolare alla sovvenzione su mer ci viaggianti o in deposito, su effetti e valori e su credili di origine commerciale, secondo speciali norme.

O<>m

i.t:a t:o

A m mi.x:i.i.&tra t:l.'V"o

d.e1.ta. Se.zi o11t. e

Presiden te: Gr. Un. Avv. MAXRAVÀ

Comm. Avv. SALVATORE BELLASICH - Gr. t:tr. Comm. A vv. RiccA.RDO G ALLI - On . Co. Gr. Cr. Ing. G1ACOl!O M1ARI DB CU1iLU,'ì Prof. ARTURO 1IARPICATI - Gr. Uff. Avv. ANGELO PANcixo On. Cav. di G. Cr. FERDINANDO Q UARTIERI - On. Comm. Dr. ETTORE R OSBOCH - Comm. Avv. GIOVA~Nl STIGLICH.

Cnn.~iolieri: On. P IER ARRIGO BARNABA -

Prof.

ATTILIO DBPOLI -

Revisori dei <J<mti : Gr. Uff. Prof. Lurnr CAPPELLETTI Uff. lno:ra R unAN. Direff-0-re Ge,ierale: Comm. Rag. Prof.

Comm.

VITTOBIO F"RIEDERICHS1i:N.

Dfreeiom d ella Sezione : Ca,. Dr. G1No PALMIERI, Direttore.

RicCARDO

Gma..'\TE -

Ca\".


'

'

ISTITUTO FEDERALE DI CREDITO PER IL RISORGIMENTO DELLE VENEZIE SEZIONE AU'I10NOMA FIUMANA Situazione dei con ti al 30 Setten1 bre 1928

ATIIVITA (lassa . . .

I

I

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•••

In tesoreria Tlloll di Slalo o garantiti Valori di dolio Stal-0 . . . . . L. , - , iuvostimeulo Azioni o obbligazioni Sooieta diverse • . • , » 208.860 2~ in rinnov. in tesoreria Sovv. agrarie. L. - - ~ » lndustr. » - 356.500 Portafoglio >l commorc, >l - 833,274 50 >> diverso >) 6.800 i~U65 !li valuta ostora >> - 67.338 !:::::::::!::::-=:=-

lrn'elli por { In porlaiogllo . . . . . . . . . I' lncauo I1rosso corrispondenti . . . . . . Conti

correnti

Ordinari . • . . . . . . • . . Con corrispondenti . . • . . . . Con Banche. . . • . . . • • . Con Rancho per n/ olTotll ali' incasso

l

-

~· I n

» »

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I

presso lor1.I -

6.211.156 15 MlO.OOO

40

•. traordinaria . '. ·• ·• : '. '. '. '. '. ·. ISOrdinaria

2.4(6342 08 t.952.058 50 2.237.331 28 2!1t.:l81 05 )I

Parloclpazlonl . . . . . • , . . >) ·,~o.ooo Oebilorl e/ titoli . . . . . • . . • 1.097.780 Debitori diversi e partito vario . . • )) 2.10,.200 Parlite . D ebitori per avalli e fidejussioni . . . 1.800.000 diverse Debitori por credili documentari . . • )) us.m 95 Debilori por nccollnzjonl commerciali • • 307.691 80 Partite in contenzioso . . . . . • . )) 7U53 30 Portafoglio por e/ Seziono Credito Agrario >) 85'1.680

-

6.027.11 5 86 '70.218 20 127.520 16

PASSIVITA

Il Olrottorc della Setlone Or. Gino Palmieri

9.95U18 -

Il

11

1

Parlilo

==

Cedonll effetti ali' lncaSBo . . , . Creditori diversi o jlarLltovario • . Av111ll o fidojusslon por e/ terzi . Creditori por eroditi dooumoutnrl . Creditori e/ lltoll • • • • . .

. . • .

. J,. . t . )) . ))

M0.270 ·2ij '117.622 00 1.800.000 4'18.m 06 1.l!t0.U82 18.m 05 307.691 80 m.080

. Sofferenze amtnorllzzato . . , . . . • ,Acceltaiioni commerciali p. c/ lerzi . . , , Effetti agrari rimessi a Seziono Cred. Agr. , - ----)>

3.310.1'8 49

'

(703 000 14

2.m.m o~

Totale del passivo o Patrimonio L. Mltuto Fcdoralodi Credito • Vcnozla c/c • • • . • . . • • . . L.

2lt81~io ij

Conti d'ordine Depositanti a garanzia e cauzione. . . • • . Doposltantt diversi . , • • . • . • • , •

3.7U.300 05

11 Direttore Generalo Rag. Prof. Vittorio t=rlederlchsen

Il Ragioniere della Sezione Rag. Cesare Sandrl

,

>)

19.248 80 U9.n83 86

a.sauoo 80

I 3.307 486 95

. . L. ,

I•

11

Creditori Jier o!lolll riscontati . . . . . . . . . . . . . . . . r•. Risconto oli' ntlivo . . . • . . • . . . • • . . . . . . . >) 6.031.68HO& llcndlto do! corronlc Bsorclzlo, da ll(Juldaro n chiusura. . • • • . >>

Totale gonorale L. 28.738.621 18 li Pr(1s!dQnlo

I

111.418 -

11

diverso

Totale dell'attivo L. 25.01'.311 23

Avv Max Ravà

~

Co ti · 1Ordinari . . . • • • . . . . 1 • • L. , 516.319184 Con corrispondenti . • . • . . . . » 2.777.330 20 Con Banche , • . . . . . . • • . » t6.4U8 !5

)>

-

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cor.:onli

.. . I,, sotm TI ' . . ___ _

I 3,307.&~~ 195 416.8~

U.8'0.000 -

1114181

J

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000.210 20

--

))

L

Totale del patrimonio L.

500.000 t80.000,- U62.078 ~5

SUOi -

Conti d' ordine Depo•lll a garanzia e cauziono • • . • . . . L. DopoalU dlverel . . . . • , . . • • , . , • i.

BisCl'Va

1·isoontato 2.067,511 05

a12.100 10 2i8,119 1Jlj

I UOO.OOO Ju,o.o~o -_

Cai>ilnlu { As9ognalo daW lslilulo ~od. di Credilo. L. SoLloscrlllo da altri Islltull pnricc. • . »

-

- -~---Anllclpaztonl su more! In tm1)orto o in deposito .. .. . . . L. Moblllo o spoRo impln1tto •· . . . • . , . . . . . . Valori di torzi In men • • . . L.

llisconlo d11I pnsslvo . . . . . . . • . . . . • . S1>c8o del corronto Rscrclzlo, da liquidare a chiusura . ,

PATRIMONIO DELLA SEZIONE

L.

lt6.823 -

==

S.72'3000~

Totale gonerale L. 28.738.6!1 18

I Re, !aori 1

Prof. Luigi Cappelletti • Riccardo Gigante • ldone Rudan


-

171 -

Statistica delle operazioni eseguite dati' Istituto Federale di Credito per il Risorgimento delle Venezie al 30 Settembre 1928 Sede Centrale a) Sovvenzioni concesse per la ricostituzione industriale della regione ANNO

Operazioni concesse con fondi dello Staio Importo

Operazioni concesse con fondi dell' lslilUIO · Imporlo

TOTALE

Operazioni rimborsale e variale

Operazioni in corso

al 31 Dicemb11 1~7 al 30 Settembre 1~

35.637.700 35.637.700

60.484.500 60.484.600

96.122.200 96.1~.200

68.733.600 71.615.195

27.4-38.600 M.507.005

b) Finanziamenti provvisori per la esecuzione di opere di bonifica concessi in anticipo sui finanziamenti definitivi. Imporlo finanziamenti autorizzali

ANNO

Importi rimborsati in segaito al finanziaroenIO definitivo

Finanziamenti erogati

Rimanenza dei finanziamenti autorizzati

Rima.nenia delle erogazioni

I

al 31 Dicembre 1~7 i55.269.675.76 207.967.852.88 159.627.305.76 1 48.340.3t6.12 I 47.301.822 88 al 3g Settemb11 f928 317 .125.554..75 238.964:.606.18 176.4U.276.3i I 62.550.3!l9.84 I 78.160.948.57 e) Operazioni per ricostruzione e risorgimento A

Operazioni in corso

re~ o

Importo

11 li Dimm 1927 al 30 Sellemb1e 1928

I

Operazioni in rinnovazione importo

8!.374.797.61 35.215.629.83

I

TOTALE

H!.951.319.86 8.691.569.01

95.3!9.0:U.47 43.940.198.84

Sezione anticipazioni su danni di guerra In liquidazione Fondi somministrati dallo Stato e dimostrazione del loro impiego Foiado generale Fondo concesso

I

Mr

Fondo restituito

r- i · ao lio_pu _om ordmar1e

- --

U48.03"7.303.55 1 24.000.000.- US\5.000.000.-

----------....

Fondo Foudi Fondi aASegnato assegnali . assegnati per al_l" lstit~to ai Consorzi per speciai1 • . dt Credito Zoolecoici s_ovvcnz10~1 ·~ 1•cip~10 !'1 TerroRcd onle per la mduslpa!t 1ndustnab Cooperazione Provinciali (Ven. Giulia)

Fondi assegnati all'Istituto

I

-

50.000.000.-

I

Fondi assegna11 agli Istiluli

1cc,

.1(2)

805.037.305.5~ 10.000.0JO. -

I

99.000.000.-

I

2.52'-037.505.55

15.000.000. -

I

Dimostrazione generale d elle anticipazioni e tinànziàmenti in conto risarcimento danni di gue rra. Fondi assegnati per il aervlzio anticipazioni e finanziamenti

!.MS.037.305.55

I j

Anticipazioni e finanziamenti concessi

Rimborsi In contanti o accreditamenti

2.560.03U6U1

2.169.~.853.~

(1) Attualmente ridollo a L. 80!. 770.860 55. -

Anticipuioni e finanziamento in vigore

(2) Attualmoute ridollo a L. 6.800. 000.-,

390.7-17.910.67


-

172 -

Sezione Credito Agrario Operazioni deliberate .daH' inizio al 30 Settembre 1928

I !

Categoria delle' Operazloul deliberat.e nell' Eserci.zio 1928

ProTincla

N: I

I

Bellano

'

I

Bolzano Flame.

I Gorizia . I I

I

II I

'

li

I

1 1'.

-

(28.!50

39

11 1::'

Pola .

-

305.500

- -

40.000 1-

1

IS.080 13i ltu

8

I

N.

I-

-

-

M0.~00

Imporlo

91 10,

l I 1

lmporto

N.

I

laiporto

I_

?U..611

-

-

-

1.22UOO

-

-

-

- w.

-I

-

-

15

82.500

-

3

115.000

79.800

-

158

'154.350

-

13

187.500

-

72

996.100

-

I

-

503.000

-

367

-

5~8 ~U37.600

-

209.000

-

ae3

-

-

6.101.784 10

-

180

1.500.500.

-

223

~.027.740

-

H

5.307.800

-

39

1.612.000

-

-

-

-

3~5 1U'7.5i0 -

3.838.$50

- sl 2.503.000 -

309

2.391 925

-

-

-

-

396

-

-

-

663 11.943.900

--::

103.fOO

-

22!1

1.509.150

-

40.000

-

91'1 35.827.770

-

-

653 i7.'l l8.750

-

-

278

5.536.740

-

285

5.U7.100

-

79

5

5 656.130

8733.715

-

I

1286:

-

4.954.350

2.631.750

-

3101 4.351.8001-

73.000

-

116

777.700

-

;;4 ~3.415.800

-

36~

2.-.86 300

-

308 14.86S.550

-

11 4

67 I

931

555 4.50 -

Udine

I im;I

9.585.670 -

Venezia

I 2a1I

8.788.100 -

Verona

.: 16" . 1 2,785.340 -

~ ,

3

I

31 1

73,1..200

I

1591 U'l4.500' -

-1

6i

- -

~608 65.~90.434 10 721

-

2.~62.600

13

- 1 82

- ·1 2.017.200 - -

-

UlO.UOO

-

I

- --

62

-

56.905.380 -

i67 .186.4i4 xO ~ 7 206 652.077 iO

,-

I.

-

500.830

u I

!

'li

1.822.000

13

I

Totali 6mral1

''""'i-1

137

-

Trento

Tol!la 113!-IMl

Importo

-

4.062.100

-

-

-

-

!

'

I

3.<146.350

J

Totali al l0·9-28

N.

160

Bo'ligo

Vicenza

I

generale

Mului per case coloniche (D. 2-1-1921 N. 1332)

.\Uglloramento. Agrario

385 11.45~.500 - . 1'21 ! 3.982.000

Trieste

I 'I I

lo.porto

46

Padova

Tremo

Stagionali e speciali

Esercizio

Totale

-

I

-

-

3224i6858 30,16'28 263 557.il.51 20

I

1-!-

2019

1-

-94 508.59i 35 113-iii 933 35 253

-1

65t.500 -

!138:l Ui.358.906 10

-

196S5 596.991.3il 75

9.883.890

- -

-

137.783.525 35 288 10.538.39ò -

-I I

-

--

-

-

i5236 7'4.M6!30 8~

-

I


-

173 -

Sezione Autonoma Tridentina Sovvenzioni industriali su danni di guerra concesse a tutto 30 Settem bre 1928

I I

Numero delle operazioni

I:

14

Importo delle operazioni

Operazioni eslinte N.

Jmporlo

1.385.533.50

Operazioni in corso N.

3~9.6i0.60

Importo

1.055.89i.90

I'¡

.: •i¡

Operazioni per il risorgimento industriale e commerciale del Trentino concesse a tutto 30 Settembre 1928

.,

Numero delle operazioni

161

II

Importo delle operazioni

Operazioni estinte N.

37.471.791.55

I

Im porlo

8.303.860.60

Operazioni in corso N,

Importo

29.167.930.95


174 -

Sezione Autonoma Fiumana Operazioni effettuate a tutto il 30 Settembre 1928 Anticipazioni su titoli

Numero delle operazioni

Valore dei titoli

5

534.150.-

Ammontare delle anticipazioni

j

. 386.256.-

I Operazioni di portafoglio

Garantite da pegno Numeio delle oJ)erazfoni

I

I I

41 ·

I

Valore della ga.ranrla

l I.

3.4,44.96'!J.-

I

Non garantite Ammontare dello sconto

Numero delle operazioni

2.435.870.55

2872

I

l

Ammon_tare dello sconto

80.558.493.14

I

I Anticipazioni su merci

Numero delle operazioni

Unità

284

kg.

10.509.616

)

m.3

375.4

i

n.o

43.800 saschi vuoti

Ammontare delle anticipazioni

Quantità di merce

in Lire Italiane

7.414.741.70

in Valuta Estera

I

I

Doll.

2950.12.9

Lg. Din.

I Finanziame nti stagionali e speciali

Oggetto del finanziamento

cereali legumi legname varie .

Quantità in quintali

2.168.610 9!21.900 60.000 6.000

2~3.649

Importo Lire

5.041.592.30 ,

7.710

·1

I


-

1i5 -

Casse di Risparmio - Banche Popolari delle Venezie Situazione complessiva delle operazioni al 31 Agosto 1928 I

Corrispondenti Provincia

Capitale e rlae"el a nDOYO

Depositi

CASSE Bolzano

.

I Fiomo

Gorizia

Padon

.

Pola Rot'lgo Trento Trnlso Triosto Udine.

.

Venezia Verona · Ticeoza

Totale

2,917.306 2,804.571 2.681.718 16.H'i.225 620.000 U55.0i8 7.887.609 6.UB.892 6.888.189 12.931.58&. H.80t.050 i 9.670.8M

92 90 !9

-

-

1t0.i0Ul7 23.16U91 5&.616.870 33'.536.H5 19.8V3.05,i 110.005.861 1iU6U35 155.019.073 106.259.566 110.517.280 308.Si4.06ll 501.872.132

Belluno

.

.

O.i

108.611.1,.126 2.04S.7l3.576 71

336.9S6.558! 65

51

89 27 26 35 36 51

Trles~ Udine.

Venezia Verona Vloenza

95

02 86 93 05

6i

Totale

90.495.313 85

.

1

13.336.i6! 1 98 9.33U2l t5 13.168.6-03 10

21.891.209! 5' 3.381.580 55 19.479.305 59 91 .180.388 06 9.202.6611 35 a,;.113.1ss 86 37.53o.t68 65

U 5.339.9911 lll 7.S62.'i65 21 23.523.15:! 81 9U36.58li 01 15.\!i3.'i96 05 26.145.206 83 '11.965.513 65 6.621.9S3 :U

I

10.086.231 10.SSUOI 2.099.987 31.638.391 3.l92.083

95 81 35 96 30 U 1'2.73I 90 19.U0.909 51 i5.0i6.818 5'7 141.000 38.535.433 61 66.903.432 {6.76i.95G 45

"·"'-"'I"

66.428.0i'i 43.23,i.'136 7'7 .8S7.365 1'7.21.7.767

l.1.118.5t7 1:

3'U95.8681 07

os

i.335.910 ,o VJ29.380 11 3i!.626.U9 58 72.7'1 05 4.529.6«. 5t. 09.605.337 91

U!5.7U 01 87 79 93 33 05 01 34

7.156.092 ,u60.001 519.530 5.381.131 173.72U5l 38.091.873 i.07l.996 6.5!6.817 !9.97'1155 10i.D12.UO i 0.50,.51~

u

856.595.690

Portafoglio

di proprietà

-

61 21 U 'i6

s12.91s.ml;

318.U6.8i8, U

Situazioni complessive di 40 Istituti

. .

TreYIBO

6."193.UO 53 15.390.'53 09 !!.03L.505 32 131.001.531168

'( 2

TITOLI

Saldi llfore della ca-

RISPARMIO

I

64 68 86 12

9.519.i8t 68 996.7! 01 15 1 1.070.516 i8 . 6.653.818 85 9.753.00l 56 133.782.821 74 302.855 a.t7M82 83 !.216.,93 33 23.illt.025 07 120.934-.958 96 20.H'-001 13 12.119.405 68 19U42.286 '/lS 1.016.12'7 66 6.902488 90 {6.539.116 81 USUS! 93 U.17i.7i7 U...167.876 67 15.3Uij,41l! 9'l 183.871.746 09 8.459.19'7 8U86.777 23

Padon Pola BoTlgO Trento

DI

5.397.2931 03 35.U0.768 50 16.830.706 28 17.518.t98 '75 11.29U8l 97 1'-83lS.758 '1'1 40.7iUi9 72 39.83i .lS35 7 1

BANCHE POPOLARI Gorizia

l

Saldi dare della Casaa

I

I

28.195.2811 s, 582.023 97

56 43 28 79

2.3{5,'81181 4.038.'168 65 {'-643.513 53 '100.93'7 63 Oii.081 20 81.898.3U 39 , is.017.890 i'l 1.'IU..123 '70 1U 30.U9 90 21.096.2'5 79 55.1~&.SS8 &~ 28.830.669 u

5.257.t90 89 8.563.3'13 06 97.'nl'-062 9~ 19.Sil.370 n

'42.553.~8 45

273.i3U831- ;

aou~s.-;a2

SITUAZIONE GLOBALE PER LE DUE CATEGORIE DI

I 199.106.ml 11 I ! .90i!.339.2ss 1,o 1

m.509.1s, 10

1

I

I I

s1s.93o.m 6'

t .2!5.31{162 4.159.981 79 90.693.201107 U 25.821 16 13.9U .715 55 114.908.10'1 118.095.580 5.91'1.851 29.233.958 53.53US5 'til.979.388 56.0iS.SOi

'8 1

92 {6 115 39 33 Ili

Oi

566.lH.51918x

ISTITUTI

1 I

01,.511.21s I?

88U89.3G8J 23


-

176 -

Statistica dei depositi dell e Casse di Risparmio delle Venezie al 31 dicembre 1927 (1)

CASSA DI RISPARMIO

Venezia

1

fondata nel 1ffi

Padova

Vicenza

» 1ffl

Bassano

»

» 191<!

1Sti

80774

4.380

676

19.'!1

46089 12.9.t.2

MOO 1.616

33!

5.88

ffl

1.15

10585

1.670

60

0.99

31634

3.260

14091

3.830

35978

i.ooo ~

21.M2.786l43

Pola

» 1893

17.968.378 00 I 103.174.469107 57.405.29!116

»

))

Rovereto

»

»

18U

Bolzano

»

1>

1856

Merano

»

» 1870

7i.009.791i14 48.073.3i1 -

1857

17.57~ 19

Treviso

»

»

Castelfranco

))

Rovigo

»

171651 U80 \ 8500 i.065

97.730.0H !.8

41173

~.370

61.117.596 48

18439

2.770

1914

126.849.377 03

26975

4.700

»

18'!1

15.316.113 67

»

1ffl

109.089.255 .46

1876

:I

I 14.50

3.605

1858

» 1830

I

- 2985

»

»

I

11.160.576131 353.948.ooi 13

»

Gorizia

_ .... ... "'

: &

3.735

Fiume

Udine

....... - ..

11786

I 108.4!7.455 05

»

l

44.0i0.797,47

» 1ffl

»

I

~

4.770

» 1825

I>

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4.310

»

»

""

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66707

»

Brunico

'Z

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~ ~ &

318.393.446 09

Verona

1885

I= -

. .,. =""';..

62611

Trieste

I Trento

-" "'-

~

I I I . 1i ~68.059.654 16

:'

'"l .. :gQe

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dei depositi

I

="' t:o

o~

Ammontare

. 31561 4.850 20377 5.350

616 5U 101

400

17~ ~ 39 0.61

5.60 3.15 3.90

580

Mi 0.99

100

5.38

'!54

i.92

!!a()

6.640.90

310

5.89

330

100.-

,_ Totale delle Casse di Risparmia Venete 1.8i1.578.856 os

I

I

I 511877 3.595 I I I media ttgiooe

media regione

10392001 3.190 814200 i.765 370700 2.975 997001 3.835

67! 666 363

RAFFRONTO Casse di Risparmio della Lombardia , 3.418.000.000 • » del Piemonte . '!.~1.000.000 • • dell' Emilia . 1.103.000.000 » 38UOO.OOO della Liguria •

(1) Dati desunti dai bilanci al 31 Dicembre 19!7.

~

I


Prospetto del movimento delle operazioni effettuate dai Monti di Pietà delle Tre Venezie nel mese di Settembre 1928

ISltuazloooguaròorobn al prln, cl pio del moso

310t\TI

Pegni di IIIOVO cronzlono

Pegni rlnnovnll

- . Im porlo N. I Importo N. I tmporlo N, I

-

-

Disimpegni rlohlc., ll

I Importo

N.

Pogul vondull

I

- Sltmiono dol

Pegni

rinnovali

guardnrobn alla lino dol moHo

-

I Imporlo N. I tmporlo N. I lm1iorto - - -·- ----

N.

I

Vcnczio .

5!800 O.UJ.356

6~961

86).737

om

Padova . .

33350 4.221.Gl7

2i05

2orno

1776

m.oo~

205:1

202.201

161 15.,08

mo

'81.00i 33100 U84.0K8

Trieste , .

omo U8U21.i0 ms1

1.M0.097

-

-

im

301.307

m 18.010.iO

oss,

001.21!0 02000 Ul3.U06

. ..

.t.~O

30.813

18

6611

22

730

2G

1.116

S. Danlolo dol t'rluli , ,

1420

112.138

47

n.ass

22

1.670

62

3.81'

Feltro

'

m

1.000.809 160~ 1.059 621

i

-

13.60:!

-

I

- m~o

0.37g,?18

102

2!

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~80

20.m

-

u

. l.670

1405

113.707

\

MONT I

-

Pe g ni non p1'eziosi

-

r

Situazione guar- Pegni di nuova daroba al prmcroazlooo clplo del mcso

-- I-N. I tmpol' O N. tmporlo J

Pegni rinnovali N.

J

1mporlo

Disimpegni rìchl09li

l'ogni venduti

-I imporlo -N. I Importo

N.

.Pegni rinnovali N.

I Imporlo

Sìluaziouo del guardaroba alla fino dol moso N.

I Importo

'

-

\'uouzln .

102QO 1.m.1,0

4713

JSU.007

2;70

ros.m

Mt6

200.030

Padova . .

33720 1.110.318

28!7

mm

833

U.002

333!

trn.UO

-

Trloa111 • •

600i9 1.382.0:i7 30 ltl'iOO

216.008

8902

101.716

790

12.400

5308

o

318

35

11ullru

..

S. l>nnlclu del Vn111i . ,

-

1021

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G8

1.1~0

35

m

73

l.i26

1688

Ui.657

01

U:18

IO

1.605

96

7.790

I

m

8.768

8~3

IO

assa;; J.387.771 41.002

mu

1.102.3i0

135.:125 55il0 1.310.875.30

to,

007

9t108

J.505 luti3

DUOO

I


-

f78 -

ISTITUTO DI CREDITO FONDIA

Prospetto dei Mutui stipulati l'.liUTUI ' ORDINARI IN CARTELLE

(3 - 75 - 5 - 6 - 7 ¼) A

MEZZO

Consistenza al 1 Gennaio· 1928

DEI SEGUENTI ISTITUTI

N.

I

Importo

I

. t;onsistenza al 31-8-28 al netto degli affranchi ed ammortamenti a,•,·enuti nel quadrimestre. N. I Importo

I Mutui s tipulali nel quadr imestre N. I

Cassa Risparmio -

Fiume

-

Gorizia

!26 11.683.767 81 735 17.91U20 07 316

-

Padova

m

-

Pola.

-

Rovigo

-

Trento

55

3i

2.141 .608 18 126

9.03U50 69

71

Impor to

6.895.000

6.633.163 83

60...67.2'15 il 616 103.5i!U8i 96 288 4 3.Uli.500 768.143 38

3&

768.143 38

-

-

-

-

-

-

7

{95.000

-

70 17.391.183 U

19

3.'i!3l.500

-

- Treviso

195 20.588.308 25 210 21.769.232 63

23

1.881.9113 80

- Trieste

170 27.298.833 18 215 29.80i.980 92

&8

3.11Mt4 80

- Udine

322 12.98U18 87 355 16,778.642 30

35

3.SSi.324 81

-

Venezia

1i1 33.766.591

86 12.992.540 tiO

-

Verona · Vicenza

7

Pola

Jltituto Credilo Fondiario delle Venezie per operazioni fuori zona •

'"

i95.000

206 ( 6.068.080 63

1503 137.904.'781 97 1757 171.939.{06 92 286 37.955.100 -

Venezia

Istituto Credito Fondiario delP Istria -

e castelletto generale

-

53 1U60.m , 99

latiluto Federale di Credito -

Sede Centrale Verona -

-

-

-

56i

l

11

-

-

- -

250.000

-

7,770.820 30 89S 1U95.55G 86 333

3,812.500

-

7.986.878 71

t.'.!50.000

-

250.000

14 H.183,998 77

I

3

I

Consistenza dei Mutui al 1 Gennaio 1928 Mutui stipulati al 31a8-19218 Affranchi eseguiti Consistenza dei Mutui al 31 Agosto 1928


-

179 -

RIO DELLE VENEZI E- VERONA

a tutto_ 31 Agosto 1928 M UTUI FONDIARI AGRARI IN CARTELLE

(6 °lo) Consistenza al 1 Gennaio 1928

I

N.

I

Jmporto

-

1.U0.000

3

I

-

-

-

-

-

27

i6U!9 3(

3i

lS93.049 3J.

7

130.000

-

5

189.76i 30

7

6.17-i.l\97 98

2

-

-

130.000

-

-

-

280.000

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

150.000

-

-

-

1

·i

227.000

-

-

2

1

-

-

2

-

-

-

-

-

-

-

-

- -

77.0ÒO

-

-

280.000

-

-

-

-

8

181 000

-

-

-

-

-

170.000

-

-

2

10M65 71

2

106.465 '11

- .

-

2

30.000

-

-

-

-

178.264 33

6

3i3.26i 33

3

165.000

-

12

-i09.512 90

12

1,09.512 90

U70.308 81

92

7.869.508 81

35

3.399.000

-

90

i.Oi4.6i3 !6

87

3.91,8,126 37

1

595.!19 'i'1

1

59M19 '1i

-

-

-

-

-

-

-

50.000

-

-

-

-

-

-

-

80

I

I N. 4120

L.

361.137.950.73

1589

»

141.740.541.05

»

65

»

12.953.041.25

»

56M

»

489.925.450.53 .

-

'

3 .

1.053.980 73

181.000

1.0'10.980 15

42U69 3i

19

8

18

11

1.053.980 '73

-

900.980 15

399.!69 3f.

19

-

-

9

2 •

5.984-833 68

60.000

-

50.000 . ..

-

1

2.205.000

2

129.000

231.70'7 15

5

-

-

5

!l.no.n, 52

-

-

177.70'1 15

9

-

Jmpoi:;to

' u

22u1, 52

-

))

-

-

4

57

I

N.

-

2

-

I

Importo

Mutui stipulati nel quadrimestre

-

-

-

I

N.

I

-

l.H0.000

-

I Importo

Consistenza al 31-8-28 al netto de g I i affranchi ed ammortamenli avvenuti nel quadrimestre. N. I Importo

1-

3

-

-

-

MUTUI IN DANARO

(ordinari e fondiari agrari) Consistenza al 1 Gennaio 1928

Mutui stipulati nel quadrlme8tre N.

-

-

2

I

Consistenza al 31-8-28 al neuo d egli affranchi ed ammortamenli avvenuti nel quadrimestre. N. I Jmporlo

I .

-

-

8.661.356 71

-

80

2

-

8.661.356 71

I

387,669 53

-

-

--

-

-

-

-


Riassunto delle operazioni degli Istituti di Credito Agrario creati con legge 29 luglio 1927 N. 1509, relative al 3° trimestre 1928. Credito di Esercizio

TO'I'ALE

Credilo di Miglioramento

IS'I'ITU'l'I I mporto

Sezione Credito Agr,ario dell'Istituto Federale di Credilo · Venezia Sezione Credito Agrario della Cassa Risparmio Prov. Lombarde · Milano Istituto Federale per il Credito Agrario nel Piemonte - Tori.no Is tituto di Credito Agrario per la Lig uria Imperia Sez. Credito Agrario della Cassa di Risparmio di Bologna Ist. Federale di Credito Agrario per la Toscana - Firenze lstiluto di Credito Agrario per l'Italia Centrale - Roma Sezione di Credito Agrario del Banco di Napoli - Napoli Sezione Credito Agrario del Banco di Sicilia · Palermo Istituto di Credilo Agrario per la Sardegna Cagliari

N.8. -

1070

4,4,928.954.10

379 149

- - ; ~-, -

Importo

N.

Importo - ---

I

· 607

5.767.300.-

1677

50.606.251,.1 O

5.808.315.-

108

t.450.570.-

487

7.~.885 -

3.993.700.-

18

744.000. -

167

4.737.700.-

U66.743.-

191

750.taO.-

433

'l!.016.873.-

-00

45.000.750

14.372.076.70 25.3~.381.83 15.1~ .514.40

13

1.119.860.-

15

1.164.860.-

69

4.1t6.017.-

819

18.488.093.75

3.114.604.64 4.000. -

9!8.437.986.47 15.129.514.40

Il 11reaento prospcllo r.ontiono I dali dogli lsliluli che hanno complulo uporazionl noi 111 '1'1'in10stro doli ' nnno in ~Ol'kO o che ci hanno com unicalo I rolallvi olomentl.


Credito Fondiario del Regno Mutui stipulati nell'anno ~927 dagli Istituti del Regno, suddivisi secondo la loro specie. su beni urbani

-

ISTl'l'UTI

N. CredHo Fondiario della Cassa Risparmio di Bologna . . . . . . Istituto di Credilo Fondiario - Gorizia Credito Fondiario della Cassa di Risparmio delle Prov. Lombarde - Milano . Credito Fondiario Sardo - Roma Istituto Italiano di Credito Fondiario Roma Sezione Autonoma di Credito Fondiario della Banca Na:ilionale del Lavoro e della Cooperazione - Roma . Credito Fondiario del Monte dei Paschi in Siena . Credito Fond iario dell'Istituto delle Opere . . . Pie S. Paolo - 1'ol'ino . Istitu to di Credilo f?ondiario e Comunale della Venezia 'l'ridentina - 'rrento Istituto di Credito l<'ondiario delle Venezie - Verona

TOTALJIJ

su beni misti

su beni ruslici

I

Importo

N.

I

Importo

Hl.513.600.338.000.-

95 17

10.il-6.000.480.000.-

129

76.568.900.-

336

32.628.500.-

43

20

19.352.000.-

2

N.

4

655.000.-

204 34

I

Importo

28.214.600.818.600.-

89.515.100.-

-

-

-

-

-

-

-

22.109.600.-

-

-

I 188

64.738.000.-

650.000.-

-

--

22

00.002.000.-

17

6.579.500.-

186

32.942.500.-

5

1.861..000.-

294

52.508.500.-

-

146

Importo I

105 17

-

N.

465 166.084.000.-

'

139

18.490.500.-

30

245

37.083.500.-

~-4

817

-

68.003.495.46

-

663

7.872.500...:...

13.564,.000.-

89.270.500.79

-

I 62

-

-

:14.859.017.01

-

1542 162.133.052.26

Il

I

ยง


Movimento per Provincia delle Società Italiane per a.zlonl nell' anno 1927 Ve:t,"l.eto

COSTI'l'U?.IONT

AUMENTI

LIQUIDAZIONE

RIDU?.IONI

PROVINCIA

N.

Capitale

N.

Capitale

N.

Capitale

N.

Belluno .

2

90.000

3

1.804.000

Padova .

16

13.~7.500

o

6,875.000

Rovigo .

'i

100.000

Trevi~o .

5

770.000

~

3.350.000

2

400.500

-

Udine

7

2.236.000

5

2.6!3.600

3

1.600.000

-

Venezia .

' 25

13.500.000

14

81.330.000

11

7.370.000

Verona .

15

2.42-0.100

9

7.164.000

4

2.900.000

Vicenza .

8

570.900

7

14.960.000

5

-

9 2

5.170.000

Capitale

1

500.000

2

375.000

10.030.000 ~

~

5

3.015.000

1.362.000

2

1.M0.000

28.832.500

10

5.130:000

- I Totale delle Provincie sopraindicate

80

·32.894.500

49

118.106.600

36

--

--· Totale del Regno

1600

606,856.140 1108

2.656.013.759 1,

623

680.067.4.00

$96

642.269.942


1·stituto di Credito Fondiario del le Venezie Sede Centrale In VERONA presso la Cassa di Risparmio Direzioni Compartimentali presso le Casse di Risparm,io di FIUME - PADOVA -- POLA - TRENTO - TREVISO - TRIJJ,STE - UDINE - VENEZIA VERONA e presso le Filiali della Cassa di Risparmio di Verona in BELLUNO - MANTOVA e VIOENZA.

Agenzie presso tutte le Filiali ed Agenzie di dette Casse di Risparmio

L'Istituto di Credito Fondiario delle Venezie può concedere mutui in . cartelle fondiarie 6 o/o su terreni e fabbricati ,wn in~lustriali ed aventi reddito certo e continuo, posti nelle tre Venezie od in provincia di Mantova. Tali mutui sono rimborsabili mediante r ate semestrali costanti e possono assumere le seguenti forme : L Mutui ordinari che rispetto ai mutui in danaro, presentano i seguenti vantaggi: a) sono soggetti ad un' imposta di ricchezza mobile di solo il !!:a 0 /o circa,; b) non sono soggetti alle gravi tasse di registro, bollo ed ipoteca, in luogo delle quali il mutuatario corrisponde soltanto i diritti erariali in circa 10 centesimi annui per ogni 100 lire di capitale mutuatogli ; e) godono della riduzione degli onorari notarili a metà; d) aispensano dal pagamento della tassa di quitanza e cancellazione ipotecaria, quando sieno effettuati per estinguere passività ipotecarie; e) possono in qualunque momento essere m tutto o in parte affrancati mediante versamento di cartelle fondiarie, che l'Istituto computa al nominale ed il mutuatario acquista invece a prezzo di mercato, ricuperando cosi in tutto o in parte la perdita iuizialmente subita nel collocamento titoli. II. Mutui per la costruzione o l'acquisto di case popolari od economiche (R. D. L. 30-XI-1919 N. 2318 e successivi) i quali inoltre : a) sono esenti dall' imposta di ricchezza mobile ; b) godono della riduzione dei diritti erariali ad un quarto. · III. Mutui per l'affranco deH' imposta patrimoniale i quali sono esenti dall' imposta di R. M. e soggetti a tassa fissa minima di registro ed ipoteca, in luogo dei diritti erariali. IV. Mutui per Consorti di oonifica, idraulici e d'irrigazione a sensi del R. D. L. 5 Aprile 1920 N. 516. V. Mutui per miglior amenti agrari e fondiari-agrari, a sensi del R. D. 30 Dicembre 1923 N. 3139 e successive disposizioni e che godono : a) il contributo del 2.50 o/0 sugli interessi, in forma di annualità costante nella misura necessaria ad estinguere il valore attuale delle quote interessi comprese nelle singole semestralità del mutuo ; b) esenzione dall'imposta di ricchezza mobile; e) esenzione dai diritti erariali ; d) riduzione a metà delle competenze dei conservatori e dei notaj ; e) riduzione dei diritti di commissione. · L'Istituto può concedere inolt.e, in cartelle 6 °/o, mu tu i di favore per danneggiati di guerra; . a) per 1' importo corrispondente al deprezzamento per vetustà relativo ai fabbricati ricostruiti ; b) per l'importo delle spese sostenute per migliorie nella ricostruzione dei fabbricati importo che non può per{) superare L. 15.000 e che è riservato a coloro i cui danni per fabbricati non abbiano oltrepassato complessivamente L. 75.000 a prezzi attuali; e) per la differenza fra la somma necessaria per la riparazione o la ricostruzione degl' immobili di lusso e l'indennizzo massimo (50.000-100.000); d) per la parte di antecipazione sul risarcimento per danni a fabbricati la quale ecceda, ma per non più del io oio, l'indennità liquidata. Tali mutui godono delle seguenti particolari agevolazioni : 1) sono esenti anche nella documentazione da tasse di bollo, registro, ipoteca; ~) godono della riduzione deO'li onorari notarili ad un quarto; 3) sono e senti totalmente ~al pagamento degli interessi ·per il _primo quinquennio e soggetti soltanto all'interesse del 3 o/o per i successivi trent' anm .


Cassa d.i ::Eaispa:r:::r:.:o..io di °"'\/eD..ezia .FILIALI a Cavarzere, Chioggia, Dolo. Lido di Venezia, Mestre, Mirano, Portogmaro e S. Donà di Piave AGENZIE a Murano e Noale. - AGENZIA Dl Cl']]'fA' N. 1, Ponte Baretteri. .RECAPI'l'I a Caorle, Porto Marghera, Mira, S. Michele al Tagliamento, S. Stino di Livenza, Scorzè, Sottomarina e Stra.

SITUAZIONE AL 31 AGOSTO 1928 '

ATYlVO Mutui . . . . Cambiali in portafoglio Elfolti all'incasso . . . Titoli di propriolà Conti Corronll ~uanUU . Anticipazioni o t·lportl aUlvl Opel'azioni di Creatto Agrario Cassa . . . . . . . . . . .Dlsponibililil presso Istituti . . . , . Partecipazioni ad htltutl di Credito o di Previdenza Corrispondenti (saldi debitori) . . . Co11to Corrente lhattorle e Sezione Pegno Debitori per ceuionl •tlpendlo Debitori ul vor.t, . . . Pa:rllto varie . Immobill Moblll

.

.

.

,

.

·

Debitori por availl o fldtuusslonl . Valori del fondo previdenza Impiegati

PASSIVO

.. .. . f,,

.

'.'.'.

... .

... '

..'.'. ' >

t000U310 4ij 3 882.313 U

H.4H:l.306 Si

10 o;o ooo

-

U.621.9~3 3~ 1U00.318 118

a cauziono 1ervl1.lo . !,, :!91.880.0• • c111todla . . , . , l'i8 0!6.192.13 • garanzia operazioni e divorai • 102 200 813 07

!

.Debitori la conto titoli Spese, tane e Interessi paasivi dell' E,erGlzlo In corao

L.

.~

... .... ... .. . . . '

.

I,.

.

0.803.339 71 8.6U.5t0 41 1.088.2!!8 00 10.000 -

Ul'-433 36 5,107.750 90

7.R5U.674 05 14.822 363 15

---- -

5 579 247 /18

1s

17.818.080 08 10.001! 148 57 114 822,303 I~

Patrimonio doll' Jalltulo: Fondo di rlaerva ordinado . . • ordinario per 01clllazlone titoli

41!.899.549 63

Creditori por valori In dopo11lo Conto lltoll pre110 lerzl

2SO 628.052 7~

oo,s2u.2s8 -

I

Read.fle doli' Jherclzto In

r.Ollo

, L. i'il.604050.36

, •

2.200.000.-

,.. '. L.

1'801.050 36

280.628.062 7,1 ~0.1120.208 -

1H12.069 H

11.203,225 32

·rotato ,ienorale L. La Direzione An, Dott. Forio llettlni • Rag. Filì11po Wiirbs

I

308 RU 065 6t ,(0,712.2'79 72

aon.876.655

1.779.084 37

i.066.15! lii ____ _

Totale delle Attività L.

Valori ht doposlto

Depositi Frutt"(ori (a rispar. - in c. corr. e buoni frullifori) t1orr11pondentt (saldi credfl,ori) . . , . • Creditori dfveral . Conto Corrente llsalloria o Seziono Pogno Partito varie . . . , . . . . . , An\lclpazloni panlvo . • . • . . , . • • per operazioni di Credito Agrario Caua Previdenza personale Sedo e fondo J>Onelonl Cambiali agrario presso terzi . , . • . A valli e (ìdejussioJJi per conto terzi , . ,

71!.397.61819R 60.003.432 38.201! 883 tifi 77.867,865 4-i l'.700.133 41 aa.001.2:10 -

An-.

IL l'RESIDEN'fE ANGET,0 PANCJNO

l'rot,

----7~6.6M.lll6 69

Il Capo Contabile Yettore Rizzo


Cassa di Eispa:c::t:X."l.io di ve:rona e vice:n.za ISTITUTO INTERPROVINCIALE -

C. C. I. Verona 18479

SEDE CENTRALE DELL' ISTITUTO DI CREDITO FONDIARIO DELLE VENEZIE Parteoipanto all' Istit. Fed. cli Credito pnr il Risorgim. delle Vouozie· e alle Sezioni autonome di 'l'ronto o Ji'ituno Di re:,:ione Generale V ERO N A · Via Garibaldi, 1 Tala(o>1i: Direziono Gouorale della Cassa 18-42 - Dirozlone Generalo del t'Ònrtlar10 18-<ii - llicovlloria 18-40 - UOlcl 18-18 - Conlrallno 26-60 Se,1,(J di VERONA • Via Garibnldl, 1 - Ago·l l:::io di Oillà : Via Sc11Ja con Agenzia Sedo tli VICENZA • Conlrada ~!onte di Piolà • Telefoni : 160 · 167. - Agen:io ,li Vtai:9i e Navigazione (tel. 16-U) • Borgo $. )llcbelo Extra. - Uf!lcio informaCltlà: Porta Padova - Foro Boa1·io. - Filiali: llassano (lol, !18) • Schio (tol. 8S) :ioni: Staziono l'orla Nuova. - Succursafo: Legnago (t.ol. 26). - Filiali: • Th,ene (tel. 50). Agen:::ie: Arsiero - Arzignano • Asiago • Bar barauo • Camillussolengo • Cologna Veneta (lei. 23). - AgB1i:i6: Albaredo d'Adige - Arcole •ano Vicenlino - l,onigo - Malo. Marostica • Moutebello VicenUno - Mont.ecchio - Baoia Cala,•ooa - Bardolino • Boscochicsanuova • Bovolone • Caprino Veronese Maggiore - ,llontega lda - Mure · Novanta Vicentina • Pio vene-Rocchette - Rossano Venuto - Sandrigo. • Castngnaro - Cnstolnuovo Voronoso • Cerca - Erbe - Garda - Grezzana - lllMi • IRoln della Srnla - Isola ltl1.za • l,ar.lse • blalceslnc • Mczr.nno di Sotto s a,9 a·1 8 ..,.L NO T I ) F' · · A c1 r 1 ( 1 D8) ·, p·rnvo..di - Mlool"l>o - )toutocohln di CroHura • MontoCorte d' Alpono • Nogrnr • Nog11ra · u , "' .r, U • < o· 1 1 · -; ·• 111111 : ROr O • ·o Ire te· Opiieano. Pescantina. Peachloru • llonco nll' Adige. llovol'uhfaru. $amboni• Ln;toro: ,Al~n.o di l1,h1~u • Allogh? • Au~onzo • Cortina. d Ampezzo fncao (1el. 9) • Ambrogio di Vnlpolicolln • Sanguioet.to • Giovanni llal'lono · l 1•1101 • l lorn tll I I h111e10 • I onzM? - !101 no di Zoldo • J.011ga1ono • ,ltol • . s. Giovanni J.upntoto . s. .Mnrtloo o. A• • s. Pietro Jncnriano. Soave . Torrn1.r.-0 S. Giusllua Uolluncao • S. Stofano di Cadoro • Sodico. Sede di MANTOVA • (l'olcfooo 2·i8). - Agm:is: Ostiglia· Poggio Rusco • · Torri del llonaro - l'regoago • Valeggio sul Aliocio • Velo Veronese· Vlgasio - Villabartolomen. - VillaJranca Veronese • zo,•lo. Quistello. Ricevitorie Provtnciali: Belluno - llantova - Vol'ona - Vicenza. - F.sattorio Comunali: Agordo - Caprino Vor .• Cencenlgho - Falcade - Forno di Canale - Forno di Zoldo Montecchio Ma~gioro • Sedico · S. Tommaso· l'hl enc • Vallnda • Vlgo di Cadore· Villavorlt1 • Zoldo Allo. - Esattorie Conso,·:iali : Alleghe· Breganzo • Carré· Ducvlllu • J.onlgo • Rosa - Valli del l'asubio • Valstagna • Zugllano. - E8attorie vcwio: Con sorzio lrrignzlono Sinlstrn Adige - Consorzio Allo Taria1·0 - Ospizio Esposti di Verona.

s.

SJTUAZJONE DEI CONTI AL 30 GIUGNO /928

ESERCIZIO CIII

ATTIVO Numerarlo in Cassa Fondi pubblici ed obbligazioni diverso Anticipazioni au pegni vari . t•a r teclpazionl ad latltutl e C-0naorzl di Credito Mutui Ipotecari e chirografari Portafoglio cnmblall Cosalonl di ellponctto Conti correnti garantiti da cambiali Beni stabili per ufficl Sede e Filiali Mobilio lluoni del Tesoro o riporti f!ffol.tl ali' Incasso .

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902.169.728

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Il Presitlente

Comm. Avv.

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PASSIVO 8.700.300- 30 U.7.2!7.701 7H 18.572.208 08 31.102.036 Oli 124.tU0.138 46.764.0G3 4G IIG.03t.Ol3 30 t7.418.5i7 ta 11.067.701 So I 82.539.871; ·U31.06,I u 231127.l,UO H 8.06ll.703 54 5,:!\12.301 40 15.917.006 2i 302.718.406 25

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llusldut tuoanlll d' ln1eressi o rendi lo. Valori d el Fondo Pensioni Spose da ltquldue Valori In cauzione, a garanzia o custodia.

TI Direttore Generale

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Comm. Avv.

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RteoARDO

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Dopoalll a risparmio libel"i e vincolllll Conii correnti di corrispondenza Servizi di ricevitoria ed l!sattoria Debill dh•ersl Residui Insoluti d ' lnlorcasl o apcao Roudllo da l\qutd aro DepoRrtantl valori a caudono, a ~aranda e custocll11

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Fondi d1 riserva Fondo l'oosiooi per Il l'orsonale doli' latltulo

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ANGELO ZANBTTI

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Il Capo Ragioniero

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501.8'12.132 30.831.535 1.783.390 U20.5t6 2,030.718 10.727.76& :102.':18.466

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OO't,169.728 34

p. Il Collegio del Revisori BOT,OONlllSlll TRBVENZOLI

AL VJSR


Federazione del le Casse di Risparmio di Fado\7a e Ro\7igo C. R. PADOVA

C. R. ROVIGO

Fondala nel 1t febbr. 18H (B,erc. 1011") - Premla.ta dal Mlnlatero per 111erlto 11ella prevldeua

Fondala ael 1t febbr. 18H (Boere. 1011°)- Premiata dal M!nbtero per merito 11ella previdenza

Snccnrsnll • FJllnll • Agenzie

Sedi - Filiali - A.ge11zle

Padova (prono 11 Monto di Pietà, Via 8 Cobbralo o 11rosso 11 l'oro Boario) • Agun • Rovigo (Agenzie di Città) • Adria • Artaao J'oloalae • Badia Pole1lne • Ficarolo . Lendinara Anguillara Veneta • Batlaglla Turme • Campo1aru11loro • Cllladolla • Conselve • li1LO • ·Loreo· Mana Suporloro • Poi e.ella· Borgantlno • Caetagharo • Caatolgugllelmo. Cooo80lll Mortara. Monaellco • Montagnana • Placonz4 d' Adlgo • l'lombluo Ooao • Pl'>vo di Sacco • Con14rlua • Coeta • Croepb10 • Fieno Ombertlano - Fralla Polealno. Lama. llolara • • S. Martino di Luparl • StllJlgholla • Trobaselegbo. Occhiobello • Porto Tollo • Stienta • Taglio di Po • Trecenta. Ricevitorie e Casae· Provlnclall, Kaattorlo e Teaororlo Comunali di Padova e Rovigo e Consorziai! • Direzione Compartimenl4lo doli' Istituto di Credito Fondiario delle Vone1.lo . .Pa.rtoclpantl dell ' lstltuto di Credito dollc Caue di Risparmio Italiane - Partecipanti doti' Istituto Federate dl Credilo pèr Il Rlsorglmonlo delle Venezie e della Sezione di Credito Agrario.

SITUAZIONE AL 31 AGOSTO 1928 - ANNO VI. l!ls1,nrmto PAUOVA

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c..1"1.. lllRIJKrml1 110\'IOO

A'l"l'IVO MuLul e conti correo\! con Ipoteca Proetltl chirograC. a Corpi morali Anlfclpaz. au artnualità dell9 St.ato Titoli di proprlelà o Part.ocìpaz. . Cambiali ordinarlo od lpolecarlo Opornzlonl di credilo Agrario , l'rosLILI au titoli di credito e more! KU'olll por l ' Incasso • . . . . Debitori divorai o Corrispondenti Kaaltorlo o Toeurorle · saldi dttblt. Beni Immobili . . . . . . Mobilio, casseforti od Impianti Numerario in Cassa , Interessi di competenza .

L.

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S()-080 ed Inter. doll' .Eserc. In corso L.

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De1>os1LI a cauziono • a custodia . . Dobit.ori 1 0 conto titoli .

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IL PRBSIDBNTI lng. Q. KURI DE CUJl~l

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Dopoalll a Rlspa.rmio ordinario . ~ a Rbparmfo vincolato • del piccolo rlaparmio . • In conto corr. disponlb. Tot11lo crodlto dol Doposltantl

L.

Crodllorl diversi o Corrlapondonll Conii correnti pMsl vi . . • . Bsattorlo e Tesorerlo • saldi crcdll. Assegni circolari , ordinari . . . . . . Cassa previd . .Person. (da fnvèsliro) Ratei di rondìto . . . . . .

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Ca~SII BIKJ)Artnlo C11gsa BIMparmlo !.'A.DOVA ROVIGO

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ATTIVO NBTTO l'ulrlmonlo e Fondi riserva . . , nc11 dilo dcli' Esercizio In corso • •

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Valori ln Depoalto

Depositanti percautiono e custodia I.. Titoli presso Terzi . . . . . ,

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E~osuloal ptlr llltlllà p11bbllca al S1 agosto 1018: L. li.,007 689.07 IL VICB PRBSIOKNT!l lng. ENZO CAS~l

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Cassa di Risparmio della Marca ~rivigiana Garantita dal Monte di Pietà oon tutt o Il suo Patrimonio

Sede Centrale TREVISO -

Ufficio Agrario -

Ufficio Cambio -

Agenzia Viaggiatori

Credito Fondiario

Sedi, f"lllall ed Agenzie: Asolo • Caule au.l Slle • Cavaao • Co11alto • Cl1on • Codognè • Conegllalio • Cornuda • Creapano • Ponte d' Aaolo • Parra di Sollgo Meolo • Hogllano • Montebellu.nn • Monaat!er • Motta di Llvonza • Nerveaa • Odorzo • Pieve di Sollgo • Ponle di l'Ja ve • Roncade • S. Giacomo di ViUorlo • Serravallo S. Polo di Pìavo, • Sprealano • Valdobb!adene • ViiIorio • Zero Branco · Zonaon di Pia ve.

Situazione generale riasauntiva dei conti al 31 Agosto 1928

A'.l'T.I VO

P A.SSIVO

Cassa L. Valori di pr~rietà . . » ,. Portafoglio azionale .Effetti ceduti per l' incasso )) Anticipazioni su Titoli . >> Conti correnti garantiti. )) PortafoJilio Agricolo . » Mutui 1versi . . . 1> Beni. immobili e Mobilio )) Banche Corris~ondenti (saldi. d'el ·da.re) » Monte di Pieta (conto speciale) . . » Sezione Autonoma Esatlorie, . . » Partecipazioni con Istituti di Credito . )) Debitori diversi . . . . . ,.. Debitori per inter essi da liquidare . )) Debitori per nostre accettazioni ed avalli su effetti dell' Ist. Federale relativi ad anticipi sui danni di guerra· )) Portafoglio al risconto . . . 1> Diversi l) s

<Jl,479,529.14 48,224,004.37 39,664,711.67 3,570,655.75 4,821,168.10 23,379,536.64 <Jl,390,8C/l0.<Jl0 11,352,996.68 6,718,460.-13,612,019.82 1,315,037.90 363,683.20 2,900,000.1,993,434.90 1,103,422.78

'I.'ota,lo dc,W Attivo

18,909,117.85 3,084,505.50 7,442,932.77 193,331,037.33

L.

Valori dei Terzi a cust., garan. e cauz. ,. Spese dell'esercizio da liquidare . Totale generale

58,709,718.95 7,431,835.68 9109,472,591.96

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L.

Conti correnti . Depositi a risparmio Depositi vincolati . Buoni fruttiferi

L.

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Complessivamente Anticipazione statale per l'Esercizio del Credito Agrario . . . . Banche Corrispond. (saldi dell'avere) . Cedenti effetti per l'incasso . . . Creditori diversi . . . . . Creditori per interessi da liquidare · . Accettazioni ed avalli per conto Terzi su effetti dell' Ist. Federale relativi ad anticipi sui danni di guerra. Portafoglio Riscontato . . Diversi

L. )) )) ))

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44,457,431.21 57,192,930.32 30,4Bl,<Jl85. 78 6,710,737.71 138,773,385.02 2,500,000.17,444,777.16 741,865.50 1,145,266.63 3,2~,975.43 18,909,t17.85 3,084,505.50 1,741,571.09

Totale àol Passivo. L.

187,567,464.18

Depositanti valori a cust., garan. e cauz. Patrimonio netto . . . . Rendite dell'esercizio da liquidare

,.

58,709,718.95 5,412,893.98 7,782,514.85

Totale generale

L.

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259,472.591,96 -

Deueflcenze olt\rglto dalla sua ro,ulazlone L. l.·HlO,OIJl,13

Il Cassiere

Il Direttore

Il Presidente

Il Consigliere di Turno

Il Ragioniere

Antenl• Toff11nln

Oav. Ufl. Ernesto Pellegri ni

Avv. GINO CAOCIANIGA

Avv. G. Santalena

Rag. M, Cervalllni


CAZIA D:C 2%'1PA~ZO D:C 'C1DXHB

Parte1ipants Sede Co11p111 ti111entale 'lsti·toto Peder·'e di "-edi"to con Filiali in Cervignano -Cividale-Mauiago - P0t'denoue-Sacile-S . .Daniele-Tolmezzo d811 ., .... ----·-----dell' Istituto di Credito Fondiario

per il Risorgimento delle Venezie

Patrimonio L. 12.931.584:.35 • beneficenza erogata al 31 Dicembre 1927 L. 6.646.956.97 E•e:rro:1.iz.:1.0

SITUAZIONE AL 31 AGOSTO 1928 - ANNO VI. ATTIVO Cassa contanti . . . . . . . Mutui e prestiti ipotecari e cartelle fondiarie. Mutui, prestiti e c/ ~orrenti chirografari . . . . Prestìti al Monte ài Pietà di Udine . Conti Correnti garantiti . . Anticipazioni su titoli e riporti . Consolidati T 1·t 0 11. pubbl"ici. Redimibili Azioni e Partecipazioni . . Cambiai! in portafoglio l or_din~rie ! agrarie • . . . . Crediti verso corrispondenti Residui rendite scaaute e dietim interessi Mo.bilio - Casseforti - Adattamento locali Beni immobili Crediti diversi . . . . Esattoria e Ricevitoria Provinciale

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Totale Attivo

Titoli / a cauzione Valori a custodia Spese dell'Esercizio ·in corso e

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I19.3~.078 U73.809120 04'

De·positi al por~atore . L. 80.407.896.47 Depositi nominativi . . » 913.679.359.85 15.917.340 25 Depositi a piccolo risparmio. . • 3.745.989.21 1.126.235 185 Depositi in conto corrente . . • 8.203.Cll34.51 6.282865 04 Buoni fruttiferi . . . • 540.800.91 6.159.821 19 Totale depllslti. • L. - - - - 27.570.813 50 Anticipazioni del Tesoro per il Credito Agrario L. 15.663.922 71 Debiti verso corrispondenti . . . . . > Ha.731.367 75 Cambiali riscontate . . . . . .. > 18.629.490 31 Risconto portafoglio e valori . . . . • 1$}.905.943 30 Debiti diversi e rendite riscosse in anticipazione • 11.965.573 65 Esattoria e Ricevitoria Provinciale . » 1.794.232 68 649.195 24 To~ Passivo . L. . 3.278.677 15 1.799.177 69 Depositi di Titoli e Valori a cauzio~e > 10.760.794 81 a custodia • >

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116.577.280 95

1.143.4l5 14.835.758 77 13.281.503 453.582 46 5.116.455 27 10.778.9iO 31 162.186.915 76 25.083.764 85 29.750.179 19

. L. 9.848.061.39 . L. 175,891.338 36 Fondo di riserva. » oscillaz. valori » 3.083.522.96 »

» »

25·083.764 85 Patrimonio dell'Istituto al 31 Dicembre 1927 29.7.50.179 19 4.721.980 01 Rendite dell'Esercizio in corso .

n Presidente Avv. M. BERTACIOLI

. L.

12.931.584 35

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5.494.818 26

L. 285~ffll41

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n DfreUore

E. F.

PASSIVO

L. 235.447.262 41

Rag. L. FERRINI

delle Vemle

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Consigliere di Tumo

Ing. E. M:ARIUTTI

L' lBpettore

Rag. F. PIVA


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CASSA DI RISPARMIO UNITA AL MONTE DI PIETÀ DI GORIZIA DI FOND/\Z.lONE CONTE THURN SEDE: VIA G. CARDUCCI 2 FONDATA NELL'ANNO T83 1 Direzione Compartimentale dell' Istituto di Credito Fondiario delle Venezie in Verona Agenzia dell;:i Sezione ·di Credito Agrario del\' Istituto Federale di Credito per il Risorgimento delle Vene7.ie Corrispondente della Banca d'Italia e dei principali Istituti di Credito del Regno, partecipante all'Istituto di Credito delle Casse di Risparmio Italiane Telegrrunml: MONTE GORIZ IA -

Telefono 150 -

Casell/J. postale 11. -

Coulo corrculc postale 11/1576

·-- - - -- -+-- - -- - -

0 )

SITUAZIONE AL 31 AGOSTO 1928 (Anno VI

PASSIVO

ATTIVO Cassa Titoli Credili: verso i couispoudonli anticipazioni su titoli portafoglio . » agrario effetti all'incasso conti correnti gara11titi . • ,> chirografal'i . mutui o presti ti divel'si . . Partecipazioni Beni mobili Beni immobili Conti. diversi Debitori per avalli . lntet'essi di competenza Depositi: a garanzia a custodia Debitori per titoli Spese òel I' 'Esei·cizio

L. ))

L. 13.168.603.10 678.491.49 » » 2.091:l.987. 35 » 1.464, 595.377.10':2.45 » » 2.ll.80.61.0.St )) 18.4,50,)) 23.ml1.9!7.27 )) 1.502.537 .60

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Somma

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Depos~ti: a risparmio . . in conto correnLe conti conenli. commercia li

296.740136 19A,79.395 59

Debiti: verso corrisponilenti . assegni in circolazion~ portafoglio riscontato. . effetti cedu ti pe ll' intasso . .1,!;saLtoria e 1:Ucevilol'ia Conli dive rsi Creditori per avalli . B isconti passivi Patrimonio : fondo di riserva . » oscillazioni va lori )) erog~zi~ni. » pena1ont

44,,!)2\2.1305 ta IJ!.480.620 -168.750 1.505.427 17 90.8M O!\ 815.225 1.035.945 04

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181..902.77 2.7.413.87 75!!l.85!!l.86

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Deposilan ti . . Titoli presso terzi . Rendite del!' Bsercizio

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Somma

L.

<!.681.778 29 15.382.0,g!!l 01 14.569.000 2.843.34'7 87 103.333.251

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