I GOVERNI DELLA LIBIA TOMO I

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STATO iVIAGGIORE DELL'ESERCITO UFFICIO STORICO

Luigi Tùccari

I GOVERNI MILITARI DELLA LIBIA ( 1911-1919) Tomo 1· Testo

1994


PROPRIETĂ€ LETfERARlA

Tutti i diritti riservati

Vietata la riproduzione anche parziale senza au,torizzazione. Š By SME - U fficio Storico - Roma 1994

'

Finito d i stampa re nel Novembre 1994

da lla Fusa Editrice s.r.l. - Roma


Presentazione Sul periodo successivo a Ila guerra italo-turca del 1911 -12 fi no al 1919, quando l'amministrazione in Libia e ra affidata ad un Governo militare, l'Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito non ha presentato fin o ad ora alcuna pub blicazio ne: sia per u na certa propensione di al-· tri momenti a sorvolare su o perazioni a cui non era sempre arriso il successo nonostante il valore sempre dimostrato dai nostri soldati; sia perché gli avvenimenti cli ben maggiore rilevanza della nostra guerra 1915-18 avevano fin ito per oscurare quanto avveniva altrove. Il generale Tùccari presen ta, opportunamente inquad rata, la documentazione esistente nei nostri archivi su uomini, situazioni e fatti d 'arme del tempo, mettendone in luce con molta since rità e concretezza luci ed ombre, che possono contribuire ad illuminare questo periodo piu ttosto ignorato della nostra Istituzione nel particolare momento storico. Il Capo Ufficio Storico



Introduzione Il tema della guerra italo- turca e della nostra trenrennale presenza in Li bia ha già trovato amp i s pn i nella pubblicistica moderna e contemporan ea. In q uesti ultimi anni , in particolare, esso ha visto una radicale rielaborazione storica con il risultato di un ampio ventaglio di coragg iose ricostru zion i e d i giu dizi p ili maturi e me no co n fo rmisti. L'Ufficio Storico dello Stato Maggiore del l'Esercito negli o rmai lo ntan i ann i 1922-27 ha g ià presentato le operazioni del conflitto italo-tu rco (191 J -191 2) con un 'opera in 5 volumi "I.a campagna cli Lib ia" . La presente pubblicazione inte nde: - riprendere in esa me alc uni aspetti cl i q uel conflitto e, comunque, ricordare quanto necessario per una comprensione dei successivi avvenimenti; - analizzare p iù dc ttagliaLament.c gli avveni menti success ivi alla pace di Losanna nel periodo compreso fra l'ottobre 1912 e l'agosto 1919, durante il q uale la regione co ntinuò ad essere retta da Governa tori milita ri. Essa, senza trascurare testimonianze dello Archivio Storico del Min istero Africa Italiana ed a ltre font i, intende concorrere alla ricostruzione e ad una equa valutazione degli avvenimenti d i quel periodo, avvalendos i soprattutto della documentazione esistente presso l'Ufficio St0rico de llo SME, rip roducendone i re perti d i maggiore interesse del periodo 191 2-19, cioè quello s usseguente al conflitto italo-turco. La t rattaz ione è articolata in tre Parti . La prima, facendo segu ilo ad una presentazio ne d elle cond izioni interne ed internazionali influenti nella regione, intende sviluppare l'esame cl i alcuni asp etti politic i, e conomic i e mili ta ri no n trattati adeguatamente nei volumi citati d e "La campagna di Libia", ma che ebbero peso sia nell'impostazione sia sull'andamento della campagna. La seconda pane è dedicata al periodo 1912-1914, che vide l'attività intesa a stabilire l'autorità italiana nell'interno del territorio , la quale, peraltro, doveva incontrare progressivame nte maggiori difficoltà anch e in relazione all o svilu ppo dei contrasti in Europa. La terza esamina la sempre più critica sicuazione che si venne cletenninando nel corso de lla 1a Gue rra Mondiale e la ridu zione del nostro controllo a pochi centri su ll.a costa , d opo rip iegamenti che si conclusero spesso in disastri. Successivamente essa considera il rapido mutare dell a situazio ne al te rmi ne de lla g uerra in Europa , che apriva il varco alle sempre ricercate soluzioni politiche e portava alla nomina cli GovernaLOri civili in luogo di quelli mil itari . Se mpre in questa parte vengono poi esaminali alcuni argome nti p iu ttosto controversi della nostra presenza in Libia, che si considera conveniente trattare in manie ra unita ria , pi uttosto che partitame nte nel tempo. Concludono lo swdio alcune riflessioni sui caratteri dell'azio ne colo niale italiana in Libia e su questioni di carauere tecnico militare.



PARTE PRIMA GUERRA ITALO-TURCA (1911-1912)


AFRICA POLITICA 1912

Africa maomettana (sec. XIX)

Sir llarry H. Johnston, Colonizzazione dell'Africa

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I ndica approssimalivamenle l'area entro la quale l' Islamismo era la religione predominante . (N 8 - ()uesn,rea • a11uc1tmeme più vasrcJ che non s;a suua ma, m passaro} Le hnee colorcue mdic;mo ; confini che ebbftro i principali ,mperi maome11am affapoca delJ,1 toro magg;oro estensiono.


CAPO I QUESTIONI POLITICHE, ECONOMICHE E RELIGIOSE 1. IL VILAYET 01 TRIPOLI

Premessa La q uestione tripolitana ha origini lontane nella storia politico-militare della Terza Ita lia: s i impone all'attenzione dell a classe politica dopo lo scacco di Tunis i (12 maggio 1881) per prevalenti interessi cli politica economica e mcditenanea e giunge al suo epil ogo il 27 settembre 1911 con l'ultimatum alla Tu rchia . Non è negli obieltivi cli questo studio riproporre te mpi e modalità della penetrazione italiana in Tripolitania negli anni che precedettero la conq uista: un complesso cli iniziative politiche econo mi che e anche militari, che per ci rca un tre ntennio impegnarono l'azio.ne dei success ivi governi e de lla nostra diplomazia nella ricerca di adeguati spazi cli p resenza in quelle regioni. Si deve tuttavia ricorda re che lo sbarco a Tripoli, deciso nell' autunno del 1911 dal IV Ministero Giolitti, fu soprattutto un atto di politica europea, diretto a tutel are i vitali interessi dell'Italia n e l Mediterraneo dopo l'occupazione francese dell'Algeria-Tunisia, l'insediamento inglese in Egitto, la spartizione franco -inglese dell'Africa Equatorial e e la solu zione della questione marocchina. Prima di trattare della campagna 1911-12, g ioverà riepilogare , in sintesi, le cond izioni storiche delle due provincie africane allo scopp io del conflitto, limitatamente agli aspetti che più d irettamente influenzarono le operazioni di conquista e la successiva penetrazione ne ll'interno. Situazione politico-amministrativa Alla vigil ia de lla guerra libica il territorio po litico d ella Tripolitania comprendeva il Vilayet di Tripoli con a capo un Yalì e il Mutessariffato di Bengasi (Schizzi n . 1 e 2). Si trattava, sotto il profilo fis ico-orografico e quello storico-economico-etnografi co, cli due scacchieri nettamente distinti, tanto che il gove rno ottomano aveva sempre tenuta separata l'amministrazione delle due provincie. Negli anni che precedettero l'occupazione italiana il Vilayet comprendeva q uattro Sangiaccati, ciascuno con un Mutessarif, ad eccezione di quello di Trip oli, dove le funzioni amministrative facevano capo al Governatore (1). In ogni Sangiaccato esisteva un Consiglio di Ammini-

( 1) Cfr. M. Ascanio Sforza "Esplora zioni e prigi onia in Lib ia" T reves, Milano 1913 - p. 14 seg.


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l GOVERN I MILITARI DEI.I.ALIBIA (1911- 19 19)

Schizzo n. 1 LA LIBIA NEL 1911

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GU ERR~, ITi\l.0 -TUltCA (191 1- 19 12)

Schizzo n. 2 LE GRANDI DIRETTRICI DI ESPANSIONE DEL SENUSSISMO


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I GOVERNI MII.ITAR I DELLA LIBIA (1911-1919)

straziane, composto dei maggiori esponenti religiosi, nominato su basi elettive . Il Valì, capo del Vilayet, era assistito nelle sue funzion i da un Consiglio, a cu i partecipavano il Deftardar (Intendente d i Finanza), il Cadì (giudice) e vari notabili della città, Tripol i, oltre che residenza del Governo, era anche sede dei p iù importanti uffici p ubb lici (Comando in Capo delle Truppe, Comando della Gendarmeria, Direzione delle Dogane) con competenza gerarchico-amministrativa sui corrispondenti rami della pubblica amministrazione anche nella provincia di Bengasi. Facevan o parte del Sangiaccato di Tripoli: le nahie (circoscrizioni) d i Tagiura, Gefara, Zanzùr; le nahie di Menscia, Sahel, Rgheàt, Alauna; le cazà (circondario) di Zavia , Agelàt, Zuara, Azizia, Ga rià n, Gi6sc, Negiàt, Tarhuna, Orfella (carta n. 1). La rivo luzione dei Giovani Turch i ciel 1908, che aveva introdotto nell' impero un regime costituzionale con un Parlamento, portò ad un sostanziale rinnovamento della vira politico -amministrativa nelle due provincie africane, che furono autorizzate a inviare propri rappresentanti a Costantinopoli. Si trattò indubbiamente di un notevole passo in avanti nel processo di emancipazione di quelle popolazioni, ma anche dopo questi provvedimenti il traguardo di una vera e propria autonomia era ancora molto lontano per irrisolti problemi cli natura religiosa , legati alla "vexata quaestio" del "Califfato ottomano" (2), e per gli accesi fermenti del nascente nazionalismo turco, contrario ad ogni forma di rinuncia alla integrità territoriale dello Stato ottomano . Da ricordare ancora che le due p rovincie africane facevano parte integrante d ell'impero e, come tali, non costituivano possedimenti coloniali. Alle stesse infatti erano state accordate tu tte le garanzie e libertà previste dalla nuova costituzione, compresa la libertà cli stampa, tanto che alla vigilia del conflitto a Tripoli si pubblicavano ben otto giornali. Le popolazioni, salvo che nei maggiori centri della costa, erano legate ai vinco li delle tribC1. Queste avevano composizione variabile, ma tutte d isponevano cli un'Assemblea che eleggeva il capo, il quale cli massima assumeva il titolo di Sceik. A loro volta le tribù si dividevano in frazioni , che prendevano il nome cli cabile e mehalle in Tripolitania e cli dor e caracor in Cirenaica. Mancava tuttavia fra quelle popolazioni l'idea di nazionalità e l' unico vincolo che le tiniva era rappresentato dal fattore religioso, essendo gli abitanti tutti ferventi musulmani. Il legame religioso costituiva pertanto un u tile strumento di potere per il Sultano di Costantinopoli, che nella Costituzione del 1876 si era proclamato Khalifa (Luogotenente del Profeta) "protettore della re ligione musulmana ... signore e sovrano ( padishàh) di tutti i sudditi musulmani" (3).

(2) Cfr. Ministero delle Colonie "Appu nti sulla natura del Califfato in ge nere e del presunto Califfaco ottomano", a cura di C.A. Na llino - 1917 (3) Ib. p. 19


GUElrnA ITAI.O·T U RCA ( 1911 - 1912)

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Da alcuni documenti militari e stampa d'epoca risulta (4) che la popoln ione nelle due provinc ie, alla v ig ilia del conflitto , ammontava a poco più d i un milione di abitanti ed e ra composta di berberi, arabi, negri o negroidi, incrociati (arabo-berberi, berberi-negri, arabo-negri). I berberi costituivano la popola7.ione autoctona, dedita a lle co lture del suolo e all a pastori?.ia; gli a rabi erano entrati nel paese a seguito della conquista durante il Califfato di Omar (643 d.c.) ; i negri discendevano dagli schiavi catturati in epoche successive in Centro-Africa e soprattutto nel Sudan. Accanto a qu esti elementi vi e rano gli is raeliti , c he rappresentavano la parte più attiva della popolazione, dedita agli affari ed a i commerci.

Situazione economico-finanziaria Negli ·anni c he precedettero la conquista quasi tutte le attività economiche nelle due provincie languivano in uno stato di arretratezza e abbandono. L'agri coltura era rimasta fe rma ai s iste mi primitivi importati dall'antico Egitto e nessuna concreta iniziativa era stata promossa per lo sfruttamento della ricca falda freatica. Rimaneva la pastorizia, praticata in larga misura dalle tribù nomad i del dese rto. Anche le attività commerciali avevano s ubito consistent i rallentamenti, specie dopo le vistose us urpazioni praticate da francesi e inglesi nelr"hinterlancl " tripolino, che avevano contribuito a "dirottare tutto il comme rcio d e i paesi transa harian i per la Nigeria, l'Algeria e la Tunisia, con danno enorme per la Tripo litania, il c ui possesso aveva cessato cli rappresentare il dominio dei mercaLi centro-africani " (5). Da tempo infatti gli impo1tanti nodi carovanieri di Gadarnes e Ghat, ai confini con la Tunisia, nonchè l'oasi di G iarabub, ai confini con l'Egitto, rappresentavano gli obiettivi di espansione delle due potenze europee, oltre alle ben note aspirazioni dell 'Inghilterra di occupare le importanti bas i navali di Tobruk e Bomba. A queste insis te nti pretese si erano poi aggiunte le mire espansionistiche della Germania di Guglielmo II, interessata ad insediarsi sulla costa mediterranea, per assicurare al proprio impero coloniale del Congo scali marittimi e sbocchi comme rciali. Si aggiunga a ncora che la politica finan?.iaria ciel Governo di CosLantinopoli contribuiva ad accentuare l'immobilismo economico-commerciale delle due provincie per effetto di una accentuata pressione fiscale, alla quale non corrispondevano adeguati incentivi e piani cli risanamento. G ravavano in fatti sulle popolazioni le decime, la fondiaria, le tasse sulla compravendita di immobili, sul-

(4) Cfr. G. de ' Luigi "Il Medile rraneo nella poli1ica europea• Jovine, 1925 - pagg. 436-437. Altre segnalaz ioni clall'Adcl. mii. d'ltalia a Costanlinopoli, che nel novembre 1907 comunicava: " [I commercio tripolino è in continua decadenza. Dopo l'occupazione di Kano nel 1889 gli inglesi hanno fatto ogni sforzo per attirare il commercio tripolino verso la Nigeria" (AUSSME - L8 - bl0/5). (5) AUSSME - L8 - b .9/9.


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I GOVERNI MII.ITARI DELLA LlBLA ( 1911-19 19)

le successioni, sugli atti notarili nonchè sulla vendita di alcuni prodotti del suolo e sulle rendite. In sostanza, alla vigilia dell' impresa italiana l'amministrazione ottomana non aveva né i mezzi né l'attitudine per promuovere il risveglio politico ed economico di quelle regioni . Si deve infine ricordare che l'amministrazione ciel Vilayet, compreso il mutessariffato cli Bengasi, incideva sulle finanze dell'impero ottomano per una somma annua pari a 6 milioni di lire, che veniva interamente recuperata attraverso le imposte locali. Situazione militare L'ultimo Governatore cli Tripoli fu Jbraim Pachà, sostituito nell'agosto del 1911 dal deftardar Ahmed Bessin bey con incarico di Reggente. Nel corso del suo mandato Jb ra im (1910-19 11) aveva ulteriormente inasprito le misure cli ostruzionismo nei confronti di ogni iniziativa italiana, già largamente applicate dal suo predecessore Regeb Pachà. A segu ito delle vivaci campagne cli stampa, cliffusesi in Italia a sostegno di una s p edizione militare a Tripoli, fin dal mese di maggio la Porta, su proposta del Valì, aveva emanato un iraclé imperiale, che d ecretava la coscrizione obbligatoria ne lle due provincie africane. Comunque, alla immediata vigilia del conflitto gli orientamenti operativi delle Autorità Militari di Tripoli prevedevano, nell'ipotesi di sbarco di un Corpo cli spedizione su quelle coste, il ritiro delle truppe turche nel Gebel e l'attuazione di un vasto p iano di guerriglia, condotto con l'aiuto delle popolazioni locali. Per tale esigenza le Autorità di Tripoli calcolavano in "10.000 mobilizzabili" le forze indigene eia richiamare in caso di attacco nemico (6). Circa la comp osizione dell 'esercito ottomano si deve infine rico rdare che l'ammin istrazione della Guerra reclutava i coscritti da tutte le provincie dell'impero. La ferma era di anni tre, ridotta a 2 anni per le truppe in servizio nei paesi caldi e a clima d ebilitante (Fezzan) . Per la nomina ad ufficiale era prevista la frequenza cli apposito corso presso la Sc\1ola Militare cli Costantinopoli, alla quale potevano affluire anche aspiranti di origine indigena, scelti fra quelli appartene nti a famiglie di alto censo e cli particolare p restigio locale. , All'epoca della spedizione italiana a Tripoli l'esercito attivo turco (Nizàm) aveva alle armi una fo rza complessiva di 10.000 ufficiali e 200.000 soldati, inquadrati in 4 Ispettorati, i cui comandi risiedevano a Costantinopoli, Erzinjan, Damasco e Bagclhàd, a loro volta articolati in C. d'A. e Div. Le truppe erano armate in massima parte con fu-

(6) Studi e monografie sulla Tripolirania prima del conflitto si trova no in AUSSMELS - b.6/10 e 6/11. Altre notizie in memoriali di nostri ufficiali, inviati in Libia con incarichi cli copertura. I da ti citati sulla popolazione risul tano nel "Corriere Meridionale" n. 37 del 12 ort. 1911. Secondo altra fonte (J. Miége "L'imperialismo coloniale italiano"), il ce nsime nto turco del luglio stesso anno aveva registrato una popolazione d i 576 000 abitanti nel vilayet di Tripoli e 200.000 nel mutessariffaro di Bengasi.


GUERRA ITAl.0-T URCA ( 19 11 1912)

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ciii Mauser 7,65; quelle territoriali invece con fucili da 9,5 Martini e mode lli p iù antichi. Sostanziali riforme in senso moderno erano state apportate all'organismo militare in seguito agli insegnamenti del maresciallo tedesco Van Der Golcz, per 12 anni (e cioè dal 1883 in poi) adcl crco allo S.M. turco con pmeri consultivi.

2. IL SENUSSISMO E LE ALTRE SETTE RELIGIOSE

Uno dei maggiori problemi che si presentò alle Autorità italiane prima e dopo la conquista fu certamente quello religioso per la sua diretta influe nza su ogni aspetto della vita e della a mministrazione cli quell e popolazioni. Occorre premettere che in tutta l'Africa del Nord, fatta eccezione per alcune minoranze israe litiche, le popolazioni, sia cli origine berbera che araba, e rano e sono di rel igione musulmana. Il fattore religioso investe alla radice ogni aspetto della vita pubblica e privata dell'individuo, in quanto l' Islàm non è solo dogma o rito; "ma una società, una cultura, un modo d i vita" (7), ch e impegna ogni manifestazio ne dell'organismo sociale, sia n e l ca mpo de l diritto pubblico che privato, con norme di condotta , che sono considerate tutte di provenienza divina . Così la vita familia re , i rapporti degli abitanti con il suolo, le re lazioni degli individu i e d e i gruppi fra di loro non sono separabili dalle credenze re ligiose, che trovano nel Corano la fonLe primaria del diritto musulmano. Si deve tuuavia ricordare che "queste sacre presc rizioni, note sotto il nome di Sceriàt, no n sono d i indol e rigida e intransigente ... Vi è nell'Islàm una grande forza di adacramento, <tanto che> non si pre senta fac ilmente per un'amministrazione europea l'occasione di entrare in confl itto serio con le prescrizioni dello Sceriàt" (8). Nell 'Africa del Nord la religio ne musulman a si afferm ò con pro pri caratteri di originalità per effetto degli sviluppi raggiunti, sotto l' in fl usso delle popolazioni berbe re, dal marabutismo o cu lto dei santi e d alle Confraternite reiig iosc, sorte pe r opporsi alla pe netrazione europea e preparare la riscossa. Negli anni della conquista italiana la setta che riscuoteva maggiore prestigio era la Scnussia , che aveva radici profond e in Cirenaica e consistenti ramifi cazioni in molti paesi de ll'Africa Settentrionale e d Equa toriale (9); di essa, per il peso eser-

(7) Cfr. F. Gabrie li "La storiografia arabo-isla mica in It:ili,1" 1975, p. 11. Sull'infl ue nza <lell 'Islàm presso le popolazio ni be rbere dell'Africa de l Nord s i veda anche J. Despois · 1.·Afrique du )lord" Presse universi!aire 1949 - Parte II. p. 147. (8) Asmai • Pos. 109/ 1 "Questio ni re ligiose" - F:,sc. 11 (9) Su orig in i e carntteris tic.he d e lla Sen uss ia cfr. G. Mosca "l'Italia in Libia" Pane J\I e V 1912; A. Malvezzi "l'Italia e l'lslàm'' J9 13; S. Acquaviva "li proble mil li bico e il Senussismo" 1917; F. Serra ·'Italia e Senuss i:i" 1933. Altre notizie di prima mano nella Relazione al Parlamento del Ministro delle Colonie, on. Colosimo - fe bbr. 1918 Tip. d e l Scn.tto, f). 11 seg.


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l GOVERNI MILITA l! I DEI.I.A I.IH IA (19 11 -1919)

citato negli avve nimenti che ci riguardano, converrà dire qualcosa di più . In Tripolitania esistevano invece varie sette religiose (Tidyana, Rahmara, Chadelaya, Kadria), ma anche in quelle regioni il Senussismo godeva di largo seguito, soprattutto fra le popolazioni beduine del deserto (10). In questa complessa realtà nelle due provincie ottomane il Sultano di Costantinopoli aveva sempre cercato cli rivendicare la propria autorità di Califfo sulle popolazioni musulmane, ma la sua supre mazia religiosa era apertamente contestata dagli indigeni, che consid eravano i funzionari turchi "correligionari, ma di branca dissidente" (11). Sta cli fatto che gli arabi della Libia segu ivano il rito malechita a differenza dei residenti turchi, che invece e rano stretti osservanti del rito hanefita. Su posizioni diverse si ponevano invece le popolazioni berbere cie l Gebel Occidentale e della costa (Zuara) che, sottomesse e arabizzate, aveva no abbracciato l' eresia coreiscita, proveniente dall'Omàn, e praticavano il rito abadita. Secondo una relazione a Roma cli Enrico lnsabato, esperto in politica musulmana e apprezzato informatore di Giolitti dal Cairo, allo scoppio ciel conflitto anche gli abaditi si erano schierati a favore dei turchi ed erano stati di grande aiuto nella resistenza contro gli italiani (12). Sulla Confraternita dei Senussi si diffuse in Italia, prima e dopo il conflitto, una vasta letteratura, intesa a divulgare gli aspetti religiosi delle popolazioni libiche. Fondatore della setta era stato l'algerino Saicl Mohammed ben Alì, della tribù dei Hatatba che agli albori ciel sec. XIX si era recato alla Mecca, dove era stato ammesso alla scuola di Cadiria, portata poi a grande splendore da Ahmecl ben Iclriss el Passi. Nel 1847, alla morte del maestro, M. Alì lasciava la Mecca, per far rientro in patria. Ma, avuta notizia che la sua terra d i origine era stata occupata dai francesi, decideva di fe rmarsi in Cirenaica, dove nel 1853 fondò la prima zauia ne l Gel::iel Achclàr (montagna verde), in territorio di Cirene 03). La zauia fu inizialmente luogo cli insegnamento del Corano; poi divenne moschea, monastero, convento con annessi fabbricati per il ricovero dei pellegrini e dei poveri. Ad ogni zauia erano annessi una scuola e un ospedale. Le zauie disponevano cli vari immobili, provenienti cli massima da clonazioni dei fedeli. La rapida moltiplicazione delle zauie, specie lungo le vie carovaniere in corrispondenza delle oasi, accrebbe rapidamente il prestigio clell 'or-

(10) ASMA! · Pos.104/ 2 - b.18 in "Rassegna Stampa". (11) AlJSSME • L8 - b. 6/5 (12) ASMA! - Pos. 109/1 "Questioni religiose" - Fase. 1 (13) Oltre alle pubblicazioni di cui alla nota 4 si vedano anche: Bourbon del Monte "L'islamismo e la confraternita dei Senussi" 1912; Bollettino n. 6 del Gabinecw cli Cultura della Scuola di Guerra - 1923; SHAT "La conq uete du Tdiad par Pierre Gentil" 1971 - I, p. 21 seg.


GU ERRA ITAl,0-TUHC.A (19 11· 1912)

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dine. Riferiva il mutessarif di Bengasi, non sospetto cli parzialità verso la setta (14): "G li antenati glo rios i d e l venerabile Ahmed esc-Scerif liberarono dalle tenebre dell'orrore tutte q uelle disgraziate e misere popolazioni, che vivevano in quegli es iziali deserti, in que lle terribili valli, fra le più du re privazioni , oppresse dalla più terribile miseria e abbiezione. Con l'istituzione di scuole religiose tali degni uom ini insegnano alle dette popolazioni che esse appartengono alla specie umana ". Nel 1895, per sottrarre l'ord ine alla crescente pressione dell'amministrazione ottomana, Moharnmecl ldris el Cattab i ben Alì esc-Senussi (il Grande Sceicco) trasfe riva la sede metropolitana nell'oasi di Giarabùb, che divenne così "dopo il Cairo la città più dotta cli tutta l'Africa Settentrionale con una biblimeca cli o ltre 8.000 volumi, comprendenti le opere più importanti di giurisprudenza e di teologia islamica" (15). Qui morì nel 1859 il Grande Sceicco e la sua romba divenne meta cli pellegrinaggi e di grande devozione. Alla morte d el fondatore salì alla guida della Senussia il figlio Mohammed el .Mahcli esc-Senussi (1859-1902), chiamato dai frate lli il "Grande Senusso" (el Chebir), che impresse nuovo impulso all'opera d i proselitismo e cli espansione religiosa fra le popolazion i beduine del deserto, fondò nuove zauie e si rese padrone del commercio sahariano. Di fronte alla progressiva affermazione dell'ordine nelle due provincie ottomane la Turchia, grande potenza musulmana, in un primo tempo adottò una politica di intransigenza nei confronti della setta, tanto che nel 1895 il Grande Senusso si vedeva costretto a trasferire la sede metropolitana da Giarabùb a Kufra. Altro sposrnmento subiva nel 1899 il centro dell'ordine, che passava da Kufra a Ghiru (Gouro) nel Borkou, amo scopo di avvicina rsi alle riccbe regioni del Tchacl (Schizzo n. 2). Ma in questa p rogressiva marcia verso l'Equatore la Confraternita veniva a contatto con le avanguardie ciel colonialismo francese, in movimento nelle stesse regioni per effetto della convenzione franco -inglese del 21 marzo 1899. Nel 1902 morì a Ghiru il Grande Senusso (16), lasciando la Confraternita in condizioni cli grande potenza economica e spirituale, tanto eia avere propri rappresentanti presso i maggiori sultanati del Centro-Africa. A lui successe il nipote Ahmecl esc-Scerif, che trasferì nuovamente la sede metropol itana a Kufra e si impegnò in una fiera lotta contro il colonialismo francese . Successivamente i progressi della Francia in Sudan spinsero la Senussia a riavvicinarsi a Costantinopoli, concludendo nel 19l0 un accordo per u n comune impegno di lot-

(14) La citazione risulw in "Problemi libici attuali", pubblicato ne l 1923 nel Bolle[cino n. 6 del Gabinetto di Cultura della Scuola d i G uerra. ( 15) I-!. Duveyrier "La co nrréri e musulmane de sicli Mohanm1ed ben Alì esc Senussi", riportato in Bourbon del Mome "Islamismo ... " o p. cit . (16) AOSSME - L8 - b.9/11.


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I GOVERNI MILITARI DELLA LIDIA ( 1911-1919)

ta contro la invadente esp ansione europea in Africa Settentrionale . Si realizzava così un vero e prop rio patto d'azione fra nazionalismo ottomano e unità islamica, primo esperimento di quel poderoso blocco che ne ll'ottobre del 1911 doveva opporsi alla occupazione italiana . L'accordo turco-senussita del 1910 consentiva infatti il ritorno cli un distaccamento militare turco nell'oasi di Ain Galacca e la istitu zione a Kufra di un caimacanato, affidato a esponente dell'ordine senussita . Sulla capacità di proselitismo dell'ordine scriveva nell'ottobre 1911 l'Ufficio Politico -Militare cli Bengasi (17): "In circa 70 anni il senussismo è andato sempre p iù alla rgandosi: ha affiliati a Costantinopli, Arabia, Mesopotamia, Egitto, Alto Nilo, Tripolitania, Fezza n, \Vacldai, Tu nisia, Algeria, Marocco, fra le tribù del Sahara, nel Sénégal e anche fra i somali" . E ancora il conte Arrivabene Valenti Gonzaga, in una s ua "Relazione s u i Senussi e la questione tripolitana" (18), segnalava che nel primo decenn io d el sec. XIX la Confraternita contava in Africa Settentrionale circa tre milioni d i adepti ed era molto d iffusa in Cirenaica e anche in Tripo litania, spec ie nella Sirtica e ne l Fezzan. Circa le relazioni d ell'Italia con la Senussia negli anni che precede ttero la conquista italiana occorre ricordare che nel 1905 il nostro Ministero degli Esteri metteva a punto un "progetto di missione da inviarsi al capo dei Senussi a Kufra" (J 9) n ell'intento di ostacolare la progressiva espansione inglese e francese ai confini della Tripolitania e della Cirenaica. Guidata dal dottor Aldo Mei dell'ambulatorio cli Bengasi, la missione raggiunse Kufra nel febbraio del 1905, munita cli credenziali e ricchi d oni. Altro rentativo veniva effettuato dalla Consulta nel 1908, ma questa volta osracoli cli varia natura ne impedirono l'attuazione. Nel corso della occupazione italiana della Libia la Senussia conservò intatte le posizio ni di massima guida politico-re ligiosa in Cirenaica e in alcu ne reg ioni de lla Tripolitania (Sirtica, Fezzan , Sciati, Ghibla). Nell'ottobre del 1912, dopo la pubblicazione del firmano del Sultano che concedeva la "piena e intera au tonomia " alle due provincie ottomane, il Senusso decideva d i ripo rtare la sede metropolitana da Kufra a Giarabub, principale centro religioso dell'ordine per la presenza dei luoghi santi. Ahmed esc-Scerif infatti si pr0poneva cli fondare in Cirenaica uno Stato sovrano, riconosciuto da tutto il mond o islamico, "fidando nei potenti aiuti materiali e morali che d al cli fu ori venivano alla Senussia" (20).

(17) Jb. b 2/7 (18) La re lazi one de l conte Arrivabe ne si trova in AUSSME - L.8 - b.8/9. (19) ASMAI - Pos. 102/2 1905 - f. 26 Ris. Notizie di questa missione anche in SHAT "La co nquete .. ." op. cit. - I, p. 183. (20) Cfr. G. Perticone "L'Italia in Africa" - La politica Coloniale negli Atti, Documen ti e Discussioni parla mentari" 1965, p . 132.


GUERRA ITALO-T URCA 0911-1912)

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Circa la gerarchia spirituale e temporale dell'ordine, di particola re interesse è la seguente tabella genealogica, pubblicata nel 1918 dal Ministero delle Colonie (21): Mohàmmed ben Alì esc-Senussi (1° Gran Senusso) (1787-1859) Mohammed e! Mahdi (I1° Gran Senusso) (1884-1902)

/vlohammed esc-Scerif (1846-1896)

1. Mohammed Iclris, nato 1889

1. Ahmed esc-Scerif, (lll 0 Gran Senusso) 2. 1vlohammecl el-Abed, 3. Alì el-Chaccabi, 4. Mohammed Hilàl, 5. Safi ed-Din,

(IV 0 Gran Senusso) 2. Mohammecl el-Ridà, nato 1890

n. 1872 n. 1875 n . 1878 n. 1893 n 1896

In sostanza, Ahmed esc-Scerif, figlio di un fra tello del Madhi , era salito alla guida della Senussia alla morte del Grande Sceicco, in quanto i leginimi eredi del Mahdi (Idris e Ridà) erano ancora in tenera età. Pertanto l' investitura di Ahmed esc-Scerif doveva considerarsi di carattere temporaneo, circostanza questa ben nota fra i fedeli della Co nfraternita. Sta d i fatto che lo stesso Ahmed esc-Scerif trattava il cugino Idris "con speciale considerazione e si atteggia(va) davanti a lui a detentore temporaneo dell'autorità" (22). Ben diverso era invece l'atteggiamento del Senusso verso i compone nti della sua famiglia di origine, d ei quali si serviva per esercitare, in suo nome, la guida dell'ordine nelle varie regioni . Un posto di rilievo occupava tuttavia nella gerarchia familiare il fratello Mohammed el Abecl, a cu i era affidata la guida della Confraternita nel Fezzan e nelle limitrofe regioni ciel Tchad (23). Come si è accennato, do-

(21) Relazione al Parlamento de l Ministro delle Colonie, on. Colosirn.o , de l 18 febb. 1918, cit. , p. 12. Altre notizie sulla famiglia sen ussita in "Accordo fra Italia e Inghilterra per la Senussia e adesione della Francia", ed . a cura del Ministero delle Colonie , 1917. (22) AUSSME - L8 - b. 167/ 1. Sulla perso na li tà di Ahmed esc Scerif il ten Virgilio, fatto prigionie ro da i senussiti e vissuto per circa tre anni a Giarabù b, così scriveva "E' sincera me nte e ferventemente religioso. Molto colto nella disci pli na della sua religione, ma ignorante in tutto il resto ... avido di denaro ... te nace ne ll'avversione verso i cristiani, ma specialmente verso di noi ed i francesi". (23) Sul conto di M. el Abed scriveva E. lnsabato da l Cairo ".. . sua madre era figlia dello Sceik Alì Acliab, un sulta no che aveva avuto molta influenza nel Fezzan ... perciò Sidi el Abed, suo erede, possiede più che i suoi fratelli le zauie del Fezzan e dei paesi dei Touareg". - AS1\'1AI - Pos. 109/ 1 - Fase. 9. Secondo tuttavia un rapporto de lla nostra Agenzia Diplomatica a l Cairo, a firma Serra, de l 31 agosto 1914 M. el Abecl era ritenuto " ... uomo venale, ego.ista, gaudente ... In buoni rapporti con $idi ldris, non lo è col frate llo A. esc-Scerif''.


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1 GOVERNI MILITARI DELLA LlllIA (1911-1919)

po la guerra 1911-12, il problema senussita sollecitò in Italia lo sviluppo di una ricca pu bblicistica, impegnata ·a divulgare origini, finalità, obiettivi di espansione e capacità di proselitismo della Confraternita. Contribuirono a far conoscere i maggiori esponenti dell'Ordine alcuni nostri militari, già ristretti in camp i di prigionia senussiti , che al loro rientro in patria dettero alle stampe diari e memorie cli particolare in teresse storico-docu mentario, come: - il ten. Amedeo Virgili o, p rigioniero in Cirenaica (Giarabub e Gialo), per circa tre ann i fino a l 1917, dove visse in uno stato di semilibertà mantenendo frequenti contatti con i nostri comandi della costa; - il soldato Stefano Mascio, distretto di Campobasso, che visse a Kufra d al 1914 al 1917 e raccolse poi in un diario "maccheronico", ma molto efficace, le sue impressioni sui costumi degli abitanti; - il sottotene nte Enrico Petragnani, fatto prigion iero il 29 novembre 1914 alla Gahara d i Sebha nel Fezzan e passato poi dopo lunghe traversie dalle mani dei senussiti ai campi di p rigio nia di Misurata, dove rimase fino a l 1919, che rìvelò nel suo memoriale le relazioni es istenti fra gli esponenti dell'Ordine in Cirenaica , Fezzan, Tripolitania e regioni d el Tchad (24); - il tenente Ettore Miraglia, p rigioniero prima a Beni Ulìcl e poi a Misurata, che nel gennaio del 1916 fu testimone del crollo della supremazia senussita in Tripolitania (25).

(24) Cfr. E. Petragoani "Nel Sa hara tripolitano" di C. Zoli. Ed. Arti G rafiche, Roma, 1928. (25) Cfr. E. Miraglia "Senussia io Tripolitaoia" (1'914-1916) in Bollettino dell'Ufficio Storico S.M.E 1934 - n . 4.


CAPO II LA SPEDIZIONE MILITARE (1911-1912) 1.

PREPA RAZIONE DELL'IMPRESA: ORDINI E P IANI

(settembre 1911)

Il p roblema cli una spe dizione militare a Tripoli si pose in Ita lia negli a nni immediatamente successivi a llo scacco cli Tunis i (maggio 1881). I primi piani operativi risalgono infatti agli anni 1884-1885 e subiro no poi saltuari aggiorname nti e rifacimenti , per adeguarli alle mutate condiz ioni d el momento. Comunque, il problema cli una spedizione oltremare continuò acl essere oggetto di swdio n egli ambienti militari, interessati a divulgare fra i Quadri le esperienze maturate nell 'ambito d egli altri eserciti e uropei durante gli anni ci el massimo sviluppo della espansio ne coloniale in Africa . Negli Istitu ti .Militari si studiavano infatti le campagne coloniali inglesi e francesi del Transwall, del Tonchi no, del Madagascar, per trarne ammaestramenti e dati cli esperienza circa l'impiego delle varie armi, la scelta dei dispositivi di sicurezza in marcia e stazione, l'organizzazione logistica e l'imp iego dei singoli servizi. SopraLtutto ai corsi di Stato Maggiore si approfondiva no le più recenti esperienze de l Corpo di spedizione francese in Marocco, sba rcato il 5 agosto 1907 nell a rada di Casablanca agli ordini d el gen. D'Amad e, che dopo una serie d i fortunate operazioni era riuscito in meno di un anno a neutralizzare i maggiori centri d ella rivolta e a procedere poi alla pacificazione cli que lle popolazioni e alla o rganizzazione de l territorio. Particolare interesse veniva altresì rivolto alla composizione organica cli detto Corpo (truppe francesi, stranieri d i varia nazionalità, indigeni africani) e allo studio delle formazioni di marcia e di combattimento, "miranti a superare le difficoltà causate dalla grande mobilità dei guerrieri" e destinate ad agganciare l'avversario con "l'azione a tenaglia". Gene rali come Gallié ni, Duchemin, Lyautey rappresentavano un modello, a cui fare riferime nto, d el comandante cli truppe coloniali, in quanto esp onenti non solo di elevate qualità militari, ma anche capaci organizzatori e amministratori dei territori occupati (26). Tuttavia, d opo la crisi bosniaca ciel 1909 l' interesse della classe politica al potere aveva dato maggiore spazio all'ipotesi di un'eventuale occupazione militare d ell'Albania, il che aveva sollecitato il comando del Co rpo di S.M. ad approntare studi e progetti per la "co-

(26) Sulle operazioni militari nelle Colonie gli insegnamenti nella Scuola di Guer· ra prevedevano:" ... Al nemico coloniale dotato di grandissima mobilità, è d ifficile imporre l'auo decisivo del combattimento. Egli lo evita facilmente, rendendosi inafferrabile, oppure lo impo ne con la sorpresa". Da "Considerazioni sulle forze coloniali" - Organica 1906, a cura de l ten. col. Cavaciocchi.


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l GOVERNI MILITARI D ELLA LIBIA ( !9I J.19 19)

stituzione cli un corpo di spedizione (XV C.d'A.), fornito de i mezzi per operare in montagna" (27) . E eia ciò l'onere, per gli uffici dello S.M., di tenere a giorno le pianificazioni concernenti le più p robabili ipotesi d'intervento oltremare (Ipotesi A: Albania; Ipotesi T: Tripolitania; Ipotesi E: Eritrea). Ma la complessità d i tali impegni, per cli più in scacchieri così diversi e fra di loro lontani , aveva spinto lo scesso S.M. a prospettare al Ministero "la necessità di conoscere (a tempo) le idee di indole politica che il Governo può avere in merito alle spedizioni oltremare, in quanto il subordinare gli studi militari all'arrivo di informazioni ceree, porterebbe al grave inconveniente cli non avere mai nulla di pronto" (28). In sostanza, alla vigilia del confl itto le pianificazioni esistenti negli uffici dello S.M. dell'Esercito per l'ipotesi Tripolitania erano generiche, in parte superate e comunque non più aderenti alle condizioni del momento. A fine agosto 1911 Giolitti convocava il Capo d i S.M . dell'Esercito, ten. gen . Alberto Pollio, e lo incaricava cli "studiare il problema della occupazione della Libia e di fare il calcolo d elle truppe necessarie ... con larghezza" (29) . Se si considera che nell'estate del 1911 le Grandi Manovre per l'Esercito si svolsero in Monferrato nella seconda quindicina di agosto e che in quei giorni Giolitti s i trovava fra Cavour e Bardonecchia "col pretesco delle vacanze", si deve verosimilmente rite nere che a tale epoca risalga il primo avviso dato dal Governo alle Autorità Militari per la messa a punto cli una pianificazione operativa sulla esigenza Tripolitania. Sta di fatto che il primo documento agli atti dei carteggi militui è un PROMEMORIA del 1° settembre 1911 (30), trasmesso dallo S.M. alle Autorità Superiori, nel quale: - si riepilogano i dati noti circa i livelli cli forza e la dislocazione delle unità militari turche in Tripolitania; - si propone l' immediata tiratura di 2.000 copie del "Manualetto per l'ufficiale in T ripolitania ", elaborato nel 1903 e aggiornato nel 1904; - si comunica che negli Uffici dello S.M. sono conservar( "appunti per uno sbarco in Tripolitania e Cirenaica", risalenti al 1902 e aggiornati nel 1903. Il che sra a dimostrare che sotto la data del 1° settembre 1911 il Comando ciel Corpo di S.M . riprende all a mano le preesistenti pianificazioni, per adeguarle alle condizioni del momento . Ma nel colloquio Giolitti-Pollio di fin e agosto non viene ancora precisata l'epoca

(27) AUSSME • L8 - b. 38 e 40. (28) Ib., b. 40. (29) Cfr. G. Giolitti "Memorie de lla m ia vita", Treves, Milano, 1922, II, p. 357. (30) AUSSME - L8 - b. 180/2. "Informazioni circa una evenr.uale s pedizione in Tripolitania".


GUERRA ITALO-TURCA (1911- 191 2)

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de lla progettata spedizion e e, in ogni caso , questa non appare imminente, se si considera che al termine delle Grandi Manovre viene p osta in co ngedo la classe del 1889 (3 settembre 191 1) e che dal 5 a l 15 settembre s i svolgono regolarmente le già pianificate ma novre della flotta. Secondo una ricostruzione postuma (31) la pianificazione operativa, con particolare rife rimento alla Tripolitan ia, prevedeva : - due sbarch i contemporanei all'altezza dell 'oasi cli Tripo li , d i cui uno da effettuarsi sulla spiaggia di Tagiura e l'altro ad orienfe della città sulla spiaggia cosiddetta degli ebrei; - il successivo movimento avvolgente d ei due corpi di truppe sbarcati, che avrebbero d ovuto poi riunirsi a tergo dell'oasi. La riuscita clell 'operazjone faceva soprattutto affidamento sulla sorpresa . Circa le prevedibili reazioni dell'avversario si legge in un documento de l 19 settembre stesso anno, a firma gen. Pollio (32): "Si parla eia parecchi a nni ·della occupazione della Tripo litania e Cirenaica e si studiano tutte le operazio ni da compiere. Scarsi sono i p residi, scarse le fortifi cazioni, ma è da aggiungere che non conviene fa rsi illusioni che l'occupazione di qu esti paesi costiruisca fa cile impresa . Ritengo anzi l'impresa difficile sia per ragioni tecniche che per ragioni militari" . La pi anifica zione ope rativa prevede va la costitu zio ne d i un C. d 'A. Speciale della forza di 1.005 ufficiali e 33.305 u. di truppa. Si legge nello stesso documento che la forza d i cui sopra era ritenuta "adeg uata all e esigenze deJl a situazione, qua le si presenta ora, cioè con grande superiorilà numerica rispetto alle poche truppe che la Turchia tiene in Tripolitania e Cirenaica .. . Ma è necessario che non si dia te mpo a i turchi cli aume ntare i presidi ". Infatti, alla immediata vigilia del conflitto i dati informativi circa articolazione e consistenza della 4za Divisione, di stanza in Africa, davano i seguenti livell i di forza organica (fluttu a nte la forza effettiva) : - Tripolitania: 125°, 126° e 127° rgt. f. (su tre btg.), 1 btg. cacciatori, 4 sqd .cav., 4 btr. art. camp ., 5 btr. art. mont., 2 comp. fortezza. In tota le : 5.000 u. con 500 qua drupedi e 36 pezzi. - Cirenaica: 124° rgt. f. , 1 sqd. cav., 2 btr. art. camp ., 1 btr. art. mont., 2 comp. fo rtezza . In totale, circa 3.000 u. con 150 quadrupedi e 12 pezzi. Il successivo evolversi d elle complesse situazioni politico-d iplomatiche, che portarono all'ultimatum alla Turchia è noto. Il 22 settembre il Ministro degli Esteri Di San Giuliano telegrafava a Giolitti che gli a lleati avevano chiesto il rirrnovo della Triplice senza modifiche, il che avrebbe comp ortato la defi nitiva rinunzia ad ogni futuro prog ramma cli espansione su quella parte della costa africana. Il 23 settembre , su-

(31) Cfr. R Bc nci ve nga "Sagg io critico sulla nostra gue rra" I, p. 339. (32) AUSSME - L8 - b.1/14.


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I GOVERN I Ml l.l TARI DELI.A l.l lllA ( 191l-l9 19)

bico dopo cioè la firma dell'accordo franco-tedesco per il Marocéo, il Governo decideva il ri chiamo alle armi della classe 1888, destinata a colmare i vuoti lasciati ne i reparti da l congecla me nto de ll a classe 1889, al termine delle Grandi Manovre estive (33). La classe del 1888, insieme a quella del 1890 già alle armi, era perciò destinata a costituire le unità da mobilitare per la formazione del corpo cli Sp edizio ne . Sotto la stessa data il Mi nistro della Guerra, gen . .Paolo Spingardi , informava lo S.M . del l'Eserc iw (34), che il Governo aveva deciso di anticipare di qualche giorno le operazioni di mobilitazione e la partenza delle truppe. TI 24 settembre Giolitti chied eva e otteneva dal Sovrano l'autoriaazione a inoltrare l'u ltimatum all a Tu rchia. Il 25 successivo con R. D. 1023 ven iva diramaLO l'ordine di mobilitazione, che fissava a l 28 dello stesso mese il primo giorno di mobilitazione e al 5 ottobre il concentramento delle unità mobilitate nei porti d ' imbarco. In base alle tabelle organiche il C.d' A. Spec ia le era articolato in due Divisioni Speciali (la e 2a Div. Spec.) truppe suppletive ed era al comando del ten. gen. designato d'Armata Carlo Cancva (35). Sono la data del 9 onobre il Comando del Corpo di Spedizion e trasme t.teva alle GG.UU. e re parti alle d irette dipe ndenze l'Ordine d i Operazioni n. 1 a ll'oggetto "S barco e costituzione della testa di sbarco sulla s piaggia di Argùb", che veniva recapitato ai comandi interessati in plico sigillalo con l'avvertenza "Da aprirsi in alto mare dopo Augusta" (36) .

(33) !.'Addetto Mìli1.are di Francia ten . col. de Go ndrecourt segnalava alle au torità superiori sorto la daca de l 4 occob re 1911 (SIIAT - 7N 1370 - P. 159) : "li richiamo della classe 1888 ha superaco di molto i bisogni del corpo di spedizione. Richiamando lutea questa forza sono le anni, il Governo ha voluto rinforzare la propria azione comro gli elementi di disordine. Si sono ricordati gli avvenimenti che ebbero luogo a Milano dopo Adua". Nel co rso del co nflitto europeo il t:en. col. dc Gondrecourt, co n il grado di gene rale, sarà Capo de lla Missione Militare fran cese a l Q.G. del Co mando Supremo. (34) AUSSME - L8 - b. 1/ 27. (35) CANEVA Carlo (1845-1922): friulan o, ufficiale di artiglieria dell'ese rcito austroungarico, passato nell 'esercito italiano nel 1867. Coma ndante in 2a del Corpo di S.M .. Al rie ntro dalla Libia, nel sette mbre del 1912, fu nom inato Ge nerale <l'Eserci to. Presiden te della Commissione d'inchiesta per la 12A 13attaglia de ll'Isonzo. Sul suo conto così scriveva l'Adderw Mili1are di Francia sotto la data del 30 settembre 1911 (SHAT - 7N I 370 - P. I 56): "... I.a sua scelta ha sorpreso l'Italia, perchè il gen. Ca neva ha 66 anni e mezzo". Co n R.D. 8 ott. 1.9 11, furono definite le anribuz ioni del Comandante ciel Corpo di Spedizione. (36) AUSSME - LS - b. 1/30.


GUERRA ITALO-T URC,\ (1 9 11 -19 12)

2.

AVVENIMENTI INIZIALI: REAZIONI TURCO-ARABE

25 (5-26 ottobre 1911)

Allo scadere d ell'u ltimatum (ore 15 ciel 29 settembre) unità del la fl otta entraron o in azione ne l Basso Adriatico e nello Jonio per la conquista de l domi nio cie l ma re . Poi le operazioni navali si estesero alle coste libiche, a l Mediterraneo O rientale e al Mar Rosso. In q uesta vasta area operativa la gue rra libica si sv iluppò in tre fasi successive: blocco delle coste libich e e p rime occupazioni (sett. - ott. 1911 ); consolidamento dell e bas i operative (nov. 1911 - marzo 1912); in tensificazione d ell e ope razioni in Libia e allargamento de l conflitto a.I Mar Egeo (ap r. - ott. 191 2) . Non è negli scopi di q u esto studio riproporre gli aspetti operativi ciel conflitto italo -turco, g ià autorevolmente trattati nelle relazioni ufficiali dei competenti Stati 1Vlaggio ri (37) . Sa rà utile tuttavia ritornare, in base anche a nuovi documenti d 'arch ivio, sui momenti più significativi dell'imp resa militare, qua le indispensabile p rem1.:ssa agli avve nimenti politico-mil itari, che infl uenzarono l'azione dei Governi Colo niali d opo la pace di Losanna. Le ostilità furono ape rte dalle "Forze Nava li Riu nite", agli ordini del V . Amm. Augusto Au bry, con una seri e d i o perazioni offensive su Prevesa e sulle coste d ell'Ep iro, aven ti lo scopo d i net1tralizzare eventual i te ntativi di reazione della flo tta turca . Ma le vivaci proteste del Governo a ustro-u ngarico (38) e le misu re cau te lative prontamente ad ottate dalle stesse Autorità (concentramento di una parte della fl otta austriaca nel porto cli Cattaro; mobilitazione d i alcuni C.d 'A.) convinsero il governo italiano a rinunciare a ogni ul te rio re in iziativa in quelle acque e ad ordinare l'immediata cessazione delle ostilità in Egeo e nel mar Adriatico. Ebbero quindi inizio le o perazio n i cli b locco delle coste libiche, seguite dallo sbarco delle truppe a Tripoli. li 1 ° ottobre un ità de lla 11 Squadra Nava le, agli ordini ciel V. Amm. Favarelli si trasferiva no nelle acqu e di Bengasi, per impedire ogn i intervento della flotta tu rca alla fo nd a n ella rada cli Beirut. Il 2 ottobre unità. d ella stessa Squadra n ava le s i attestavano nelle acque a ntista nti il porto cli Tripo li e po neva no il blocco alla città, intimando la resa . 11 Governatore turco ch ied eva una d ilazione cli 24 ore, allo scade re del le qu ali le navi italiane inizia va no il bombardamento dei for ti , pro-

(37) St,,to Magg iore Ese rciro - Ufficio Sto rico "La ca mpagna d i Li bia . Voi. I, II, III, IV, V Ed. ·1922-1 927; Min is tero della Marina-Ufficio Storico "Guerra ita lo-rn rca . Cronistoria delle o perazio ni nava li" - voi. I (Ronc,1gli) 1918; Voi. lJ (Manfron i) 1926. (38) i\ i primi cl i o ttobre il Min istro degli Este ri d'Ae hremhal presentava all'arnbasciato re d'Ita lia a Vienna duca d'Ava rna, una dura nm a, ne ll a q uale si prea nn unciavano adeguate "contromis ure" in caso cl i sbarco ita lia no a Prevesa (SI-IAT - 7N 1131 - P. 2205). Il 18 o ttobre il nostro Acl cle tto Milita re a Vienna, magg. Albricci, comunicava al Min iste ro "Ieri ma tt ina Consig li o ma rescialli, presiedu to da Imperatore. Voci mobi,litaz ione VII, VlLI, Xlii C. d'A. Indi zi fanno ritenere ,1 utoritiì m ilita re p ro nca p rovvedere impiego, verifica nd osi complicnion i nei Balca ni". '/1USSMF. - G 28 - b. 16/ 6).


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l GO VEl(Nl MILITARI DELLA LIIllA (/ 9ll-1919)

trattosi per tutta la giornata del 4 (39). Il mattino d el 5 sbarcava a Tripoli un reggimento d i formazio ne agli ordini ciel cap. vasc. Umberto Cagni ( 40) , che prendeva possesso della città. Il 6 ottobre capi e notabili salivano a bordo della nave ammiraglia, per chiedere la cessazione dei bombardamenti e fare atto di sottomissione (41). Il 7 ottobre il controamm. Borea Ricci assumeva la carica di Governatore Generale di Tripoli e dintorni, assicurando nel suo proclama "i cari abitanti, che avremo tutta la cura, tutti i riguardi, tutto il rispetto dovuto alla vostra religione ... " e invitando la popolazione a "fare ogni sforzo per assimilare le vostre opere e le vostre azioni alle nostre .. . Avete come noi gli stessi diritti di tutti gli ital iani , dai quali non è lecito distinguervi. "Nel proclama si dava altresì notizia che "è abolita la coscrizione ... è abolita e abrogata una parte delle tasse, che pesavano su di voi durante il decaduto governo". Intanto, nel corso cli ·questi avvenimenti dive niva sempre più precaria la situazione operativa dei reparti di Marina sbarcati, attestati lungo una debole linea periferica, a controllo dei principali accessi alla città. Nella notte fra il 9 e il 10 o ttobre agguerrite formazioni turcoarabe lanciavano i primi violenti attacchi contro le nostre posizioni, contrastati con difficoltà dalle truppe. Si imponeva l'immediato intervento delle unità del Corpo di Spedizione_ Pertanto , il Comandante della flotta telegrafava alla base di Augusta, sollecitando "l'arrivo dei reparti dell 'esercito e l'urgente invio di munizioni per fuci li" (42). · Lo S.M. dell 'Esercito o rdinava l'immediata partenza delle unità costituenti l'Avanguardia, in fas e cli radunata nei porti d'imbarco . La p ianificazione dello S.M.E. prevedeva il trasferimento del Corpo cli Sped izione in due scaglioni successivi: concentramento del primo scaglione nei porti d i Napoli e Palermo; imbarco delle truppe ad iniziare dal 7 ottobre . Ma l'aggravarsi della situazione a Tripoli convinse le autorità militari ad anticipare i tempi, d istaccando dal convoglio principale i due piroscafi più veloci con le unità d i immediato rinforzo. li mattino d ell' ll giungevano a Tripoli: 84° rgt. f. , due btg. ciel 40°, un btg. bers. per un totale di 5.000 uomi ni , a l comando del ten. gen. Pecori Giraldi. Il 12 successivo giungeva il ten. ge n. Caneva con lo S.M. ciel Corpo di Spedizione (43), a cui si prese ntava il cap . Pietro Verri (44),

(39) AUSSME - L8 - b. 125/ 6. (40) CAGNl Umberto (1863-1932) : pie mo ntese, prese parte alla P guerra d'Africa (1887) e a lla 2a gue rra d' Afri ca in Mar Rosso ( 1892). Nel 1899 partecipò alla sped izione p olare organizzata eia Luigi cli Savoia, Duc:.1 degli Ahru zz i e ne l 1906 a q uella del Ruwe nzo ri. Comandame FF.NN. del ì'viediLerra neo. Se n.acore . Min istro. (4)) ASMA! - P. 104/1 -Fase. 2. (42) AUSSME - L8 - b. 12/ 1. (43) Capo di S.M., il m,1gg. gen. A. Gascalclello. l'aceva no p arte dello S.M.: te n. col. Giard ino, rnagg. Rossi, cap . Suarez, Be ncivenga, Badoglio. li cap. Badoglio pa rteci pò ,li combattimento cli He nn i ciel 23 on., meritando una medagli,1 di bronzò V.M.


GUERRA ITAI.O: ruRCA 0911-1912)

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in missione segreta a Tripoli dal 21 settembre, per fornire i primi dati sulla situazione avversaria . Il 13 ottobre il gen . Caneva assumeva il governo della città, ricevendo in forma solenne nel castello di Tripoli il sindaco Hassuna Pachà Caramanlì, i notabili e il Corpo diplomatico . Indirizzava quindi un proclama alla popolazione, assicurando che "... Voi sarete governati dai Capi Vostri ... le leggi tutte religiose e civili saranno rispettate; rispettate saranno le persone e proprietà, rispettate lè donne e rispettati i diritti e i privilegi annessi alle Opere Pie e Religiose ... Nessun tributo sarà levato per essere speso fuori del paese ... Nessuno sarà chiamato a prestare servizio sotto le armi contro la sua volontà ... " Il 13 stesso sbarcavano :anche gli ufficial i esteri, accreditati quali osservarori al seguito del Corpo di Spedizione, ai quali fu fatto esplicito d ivieto cli "redigere relazioni, rapporti o memorie militari e tanto meno tecniche fino al te rmine delle operazion i militari" ( 45). Giungevano intanto preoccupanti notizie che (46): "attraverso la frontiera tunisina penetrano in Tripolitania ufficiali turchi e rifornimenti. I capi arabi delle tribù del Gebel costituiscono corpi armati, per proteggersi contro il brigantaggio. Le popolazioni della costa tripolina attendono con desiderio le truppe italiane. "Risultava ancora che truppe turche si erano trasferite nel Gariàn e che nel Gebèl il deputato ortomano Suleiman El Baruni anelava armando uomini della regione , per portarli in aiuto dei turch i. Intanto unità di Marina, con il concorso di reparti dell'esercito, occupavano i più importanti scali e centri abitati della costa : il 5 ottob re Tobruk, ad opera della II Divisio ne Navale; il 17 ottobre Derna (un btg./ 40° f.); il 9 Bengasi (4° e 63° f., due batterie mont., al comando del gen. Giovanni Ameglia) ; il 21 ottobre Homs (8° bers.). Ma già queste prime occupazioni provocavano reazioni e rivolte fra le popolazioni, sostenu te eia consistenti forze turco-arabe, che tentavano d i ricacciare in mare le unità sbarcate. La reazione più violenta scoppiò a Tripoli e culminò nei combattimenti del 23 e 26 ott. Una ricostruzione anche sommaria cli quei sanguinosi fatti cl'arme è essenziale, per una corretta valutazione degli avvenimenti successiv i.

(44) VERR I Pietro (1868-1911) : cap. di S.M. Pa rtecipò alla campagna 1895-1896 in Eritrea, al comando <li Lru ppe indigene. Promosso a sce lta eccezionale per le qualit,ì di mostrate durante la spedizione in Cina, fu nuovame nte in Colonia dal 1904 al 1907, quale comandante di compagnia indigena. Inviato a Tripoli il 21 se ttembre per incarichi informativi, il 26 otto bre 1911, ne l corso di un combattime nto, cadeva colpito a mo rte. Medaglia d'oro V.M. (45) AUSSME - L8 - b.12/2 e SHAT - 7N 1370 - P. 169. Ufficiali esteri accreditati: 1 Francia, 1 Spagna, 2 Russia, 3 Austria, 3 German ia, 2 Giappo ne, 3 Star.i Uniti, 1 Argentina. Sotto la daw del 19 novembre tutti gli uffi ciali esceri accreditai.i furono fatti rientra re. (46) AUSSME - l.8 - b. 12/ 12. Rapporti de l cap. Verri al comando de l Corpo cli Spedizione.


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I GOVERNI Mltl'l'ARI DEI.I.i\ LIBIA (19 1 l - l9l9)

Le forze italiane a Tripoli e rano ripa rtite in tre settori (Schizzo n. 3): Settore Es t (fronte Sciara Scià t-Henni-Fortino Messri), 11 ° bers.; Settore Sud (Messri-Bu Meliana), 84° f. , btg./82°, sqd. "Lodi", btr. fortezza; Settore Sud Ovest (da Bu Meliana al mare), 40° e 6° f.; in riserva due btg. f. e 4 comp. Ma rina. Il mattino de l 23 ottobre i cap . piloti Piazza e Moizo (47), levatisi in volo dalla base cli Tripoli , avvistavano una colonna di cavalieri in movimento verso le posizioni di Bu MelianaGargaresch. Ma p oco dopo iniziava l'attacco principale contro le pos izioni d e lla fronte o rientale, tenu te dall' ll O be rs . (col. Gustavo Fara). Su quella fronte attaccarono più di 8.000 arabi delle tribù ciel Sahel, Tagiura, Alauna, Regheàt, Tarhuna, Gariàn, che dopo violenti combattimenti s i ritira ro no, porta ndo al seguito 120 prigio nie ri (48). Nel corso di queste azion i altra massa di arabi, che in precedenza s i erano infiltrati nell'oasi, sbucando da ogni casa e da ogni anfratto del terre no, assa livano all e spalle le truppe già impegnate sulla fronte orienta le. La 4a e la 5a compagnia bers., scbierate su lle posizioni di Henni e Sciara Sciàt, prese fra due fuochi , furono ben presto sopraffatte. I superstiti furono trascinati in un ca mpo e trucidati. Totale delle perd ite: 21 uff. fra morti e fe riti, 361 u . di truppa dispers i, cli cui 250 bersaglieri, i cui corp i furono poi r invenuti orrend amente muti la ti o decapitati (49) . Secondo una testimon ianza dell'Addetto Militare francese, al seguito del Corpo di Spedizione (50): "Le donne panecipano a questo macello. Una ventina di be rsaglieri, fatti prigionieri, sono stati condotti a Am Russ nella proprietà di u n ricco arabo e là d eca pitati. Ogni giorno uomini cadono sotto i colpi d egli arabi, imboscati sotto i palmizi e le dorsa li". La reazio ne delle truppe fu altrettanto dura e incontrollata . In lutea l'oasi si verificarono arresti arbitrari e sommarie fucilazioni. Per riprendere alla mano la situazione, con circolare ai comandi d ipendenti N. 310 il Comando del Corpo cli O ccupazion e ordinava di "im pedire che i nostri soldati passino per le armi gl i indigeni per semplice sospetto, dovendosi tale grave misura applicare esclusivamente contro i ribelli trovati con le anni alla mano". Il 24 ottobre Caneva te legrafav a a Roma: "la situ azione a Tripoli si mantiene minacciosa" e il 25 segnalava "un aumento della pressione

(47) Urfici ali piloti assegn ar.i all a flottiglia clisLaccarn ì n T ripol i ta nia: n. 9 cli cui 6 dell' Eserci10 (Gavotti, Gazzara, Lampugnani , Moizo, Pi azza, Verona) e 3 di Marina. (48) AUSSME - L8 - b.1/ 5 ".\ltemoria sulle atrocità turco-àrabc sui soldati italiani cad uti ucc isi o feriti nei co mbauimc mi ciel 23 e 26 onobrc 1911", a cu ra del Ministero degli Esec ri. (49) !b., b. 12/ 2. l i gen . Can eva comunicava ai comandi d ipend enti cli aver "denunciato formalmente al Governo Cemralc gli atti di barbarie commessi dal nemico durante e dopo i c.:ombanimenci, contrari alla legge e agli usi di guerra•.

(50) SIIAT 7N 1370 - P. 178.


GUF.RRA ITALO -TURCA

( 1911 -1912)

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avversaria, attribuila ad una for7.a di 5 o 6.000 u." (51). Il 26 successivo agguerrite fo rmazioni turco-arabe lanciavano un nuovo violento attacco contro le posizioni cli Sidi Msseri, tenute d al.1 '84° f., che riusciva a mantenere le posizioni fino all'arrivo dei rinforzi (40° e 6° f.). Ma anche quella giornata costò alle truppe pesanti perdite: 17 uff. e 172 u. di truppa fra morti e feriti. Il 28 ottobre i turco-arabi attaccavano le p osizioni di Bu Meliana e lo stesso giorno a Homs tentavano di ripetere il colpo di mano, che n o n eni riuscito ne ll'oasi cli Tripoli (attacco dall'esterno e ri volta in città). Per respingere la grave minaccia, fu necessario impiegare sulle linee di fuoco tutta la forza disponibile, compresa una compagnia di Marina, forni ta dalla R. N. ''Marco Polo". In auesa dell 'arrivo dei rinforzi, chiesti con tutta urgenza a Roma, Caneva decideva di assumere atteggiamenro difensivo, organiZ7.ando a d ifesa le basi conquistate .

3.

PROVVl!O lMENTI PRESI E OBIETTIVI RAGGIUNTI ALLA FIRMA DEL TRA"l"fATO

D I PACE

(ore. 1911 - on.1912)

Gli avvenimenti di fine ottobre avevano d imostrato l'effettiva capacità di reazione dell'avversario nel particolare ambienle, improntata a spiccata mobilità, attitudi n e alla guerriglia, elevata carica ideologica. Occorreva p ertanto prep ararsi ad un a guerra lunga, che avrebbe richiesto un largo impiego di forze e di mezzi, per a limentare settori fra di loro largamente intervallaci e indipendenti. Fu perciò disposto il richiamo alle armi della classe 1889 (52) e indetta la mobilitazione di nuove unità (3a e 4a Div. Spec.) con relativo -,upporto logistico. Incanto a Trip o li il geo. Caneva decideva cli accorciare lo schieramento dei reparli, per dare maggiore densità alla difesa e sourarre le eruppe ai pericoli di una epidemia, data la presenza nel settore orientale cli un gra n nume ro di cadaveri. Nel settore Sud invece fu deciso d i manten ere tutte le posiz ion i occupate, per dare sicurezza ai pozzi cli Bu Meliana, ai quali faceva capo l'approvvigionamento idrico ciel-

(51) AUSSME - L8 - b. 12/2. Ma l 'Addetto .Milicare francese segnalava al Miniscero: ·a Tripoli il Comandante italiano ha la tendenza a credersi sempre minacciato da forti attacchi. .. Egli è male informaco. D,1 questo punto di v ista l ' impresa è stata m,il p rep :1rata" - SEIAT - 7N 1370 - p. 178. (52) Secon do gli ambie111 i ufficiali il provvcdi 111e11Lo aveva l o scopo di appron tare nuove unità di rinforzo al Corpo di Spedizione. Ma il ten. co l. de Gondrccoun così scriveva nel dicembre alle autorità superiori: · li richiamo della classe 1889 ha porlnlO gli cffeu ivi dell'esercito ad una cifra di gran lunga superiore alle normali esigen· ze. li fa tto è che al Ministero dell a Guerra co me alla Co nsulta si r c nsa che l 'Austri,1Ungheria non attende che u n·occasio ne per metcere le mani su l Sa ngiaccaco di Novi Bazar. .. Perciò il Governo ha vol uco avere sono l e umi una forza ch e gli permetta d i parare Ltll!i i colpi -. SHAT - 7N 1370 - P. 237.


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I GOVERNI MII.ITAIII DELLA lilli/\ 0911- 1919)

la città. Nel corso d i questi avvenimenti si intensificavano le operazioni di rastrellamenro dell'oasi con perquisizioni e arresti d i elementi sospetti, nei ct1i confronti, per ordine del Governo, fu adottaCO il provvedimento della deportazione (53). Il 1° n ovembre veniva istituito il I C. d'A. Speciale, al comando del gen. Pietro Frugoni, alle cui dipendenze passarono: 1a Div. (ten. gen. Guglielmo Pecori Giralcli) e 3a Div. (ten. gen. Felice De Chaurand), quest'u ltima proveniente dall'Italia . Con lo stesso dispaccio veniva istituito il "Comando del Corpo di Occupazione", confennando nella carica il ten. gen. Caneva . Il 5 novembre successivo, per neutralizzare ogni ulteriore tentativo cli mediazione del conflitto, il Governo proclamava la sovranità clell'ltalia sulla Libia (R.D. n. 1247 - G.U. 27400 del 1911). Sollecitato dal Ministero a fornire "la nozione esatta e completa degli avvenimenti", il 6 novembre Caneva trasmetteva una dettagliata relazione politico-militare (54), eia cui in sintesi risulta: - sul piano politico: . profonda e tenace ostilità delle popolazioni alla occupazione italiana , alimentata dal fanatismo religioso; . largo sostegno fornito alle forze rnrco-arabe dal contrabbando di guerra, proveniente dalla Tunisia; - sul piano militare: . necessità cli organizzare saldamente a difesa, fronte terra, le basi, per renderle inespugnabili da attacchi e colpi cli mano; . concentramento di adeguate riserve ne ll'oasi cl.i Tripoli, a sostegno delle basi minori rimaste isolate; . esclusione, nelle condizioni del momento, di qualsiasi attività operativa verso l'interno, anche per "la colossale quantità cli mezzi logistici che occorrerebbe apprestare per una avanzata offens iva". Ma l'atteggiamento cli attesa, assunto dai nostri Coma ndi, veniva inte rpretato clall'a vversario come manifestazione cli debolezza e scarsa capacità reattiva. Si rinnovarono pertanto, specie nei giorni 9, 10 e 18 novembre, gli attacchi turco-arabi, che furono respinti con gravi perdite . Per far fronte alla persiste nte minaccia, il Comando disponeva il consolidamento delle opere cli difesa , più confor.tevole siste mazione logistica alle truppe e puntate offensive a breve raggio, per dare maggior respiro alle singole basi. Sotto la spinta delle critiche sempre più vivaci, che circolavano in Italia per la prolungata stasi operativa e dopo l'arrivo d i consistenti

(53) Il 27 ott. scriveva un corrispondente da Tripoli: "In città molto movimento prodo1.1:o dall"arrivo continuo di prigionieri, dei qua li mo lti sono imbarcati per le Tremiti e Ustica e molti concentrati in luoghi s icuri, per essere custoditi fino all'arrivo dei tra sporti "AUSSME - L8 - b. 125/1. (54) AUSSME - L8 - h. 12/2.


GUERRA IT/\1.0 TURCA (19 11

1912)

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rinforzi (55), il comando del I C. d 'A. decideva di riprendere l'offensiva. Venivano così gradualmente rioccupate le posizioni abbandonate nel settore orientale (Sidi Msse ri, Henni e le altre a Est della batteria Hamidié) e veniva decisa l'occupazione dell 'oasi di Ain Zara, a 15 km. dalla città, per togliere al nemico le sue principali basi di partenza e rifornimento. L'operazione fu affidata alla 1a Div. (gen. Pecori Giraldi) e si concludeva il 4 ottob re con il pie no successo delle nostre armi. Risu ltato questo di notevole valore politico-economico, in q uanto l'oasi di Ain Zara controllava importanti carovaniere e apriva le comunicazio ni fra Tripoli e Tagiura (56). Seguiva poi l'occupazione delle oasi del Sahel e di Tagiura nonchè delle numerose piccole oasi lungo le pendi ci dell'altipiano, assicurando in mano italia na tutto il territo rio a oriente di Tripoli. Occorreva a questo punto ampliare la base in direzio ne Sud e Ovest, anche per aderire alle richieste di protezion e, avanzate da alcuni capi indigeni. Pertanto, il ge n. Pecori Giraldi decideva, cli propria iniziativa e senza darne preventivo avviso al Comando Superiore, di impiegare un raggruppamento delle tre armi (2 btg. bers. , 1 btg. gr. , 1 sez. micr. , sqd. "Lodi ", 1 sez. art. monc.), al comando del col. Fara, sull'obiettivo di Bir Tobras, piccola oasi 15 km. a Sud di Ain Zara dove, secondo nostri informatori, le mehalle ribelli avevano imprigionato alcune famig lie di capi arabi a no i sottomessi. La colonna iniziava il movimento nella notte sul 19, ma per un errore di percorso giungeva in vista dell'obiettivo solo verso mezzogiorno. Qui incontrava un avversario particolarme nte aggue rrito e numeroso, comprendente anche reparti regolari turchi, che tentava una manovra di avvolgimento, dando luogo a violenti combattimenti sulla fronte e sui fian chi, protrartisi per be n 11 ore. Solo a notte inoltrata la colonna Fara poteva far rientro all a base con un bilancio di 10 morti e 81 feriti (57). L'iniziativa formava oggetto di severa inchiesta da parte delle autorità gerarchiche, anche perchè la colonna era stala fatta partire senza collegamenti telefonici e senza il supporto della ricogni zione aerea, e si concludeva con l'esone ro dal comando

(55) Alla dala del 20 nov. la forza complessiva del Corpo d i Occupazione ave::va raggiunto i 60.000 u. con '1 30 pezzi arr.. e 50 milr. Vivaci c ritic he in Jta lia per l;i prolungata s tas i operativa furo no segnalare anche dal 1en. col. de Gondrecourt. SliA T. 7:-;I - 1370 - P. 180. (56) li 6 dic. Giolirri celegrnfava a Cane::va: ·Dopo villoria g. 4 credo che sarà più faci le convince re gl i arabi che:: dominazio ne ica liana è definitiva e forse in questo mome nto q ua lc he azione pe r slacca rli da i turc hi e s pinge rli contro i turchi s tessi potrebbe avere magg io ri possib il ità di riuscita" (AUSS!VIE - L8 - b. 12/2). (57) Secondo una ricostruzione dell'Acld. Mii. di Francia, la colonna Fara e ra parcita con "insufTicienti munizioni e maceriate saniLario". Inohre , nel corso del ripiegame mo "alcun i solda ti, pe r marciare più agevolmente sulla sabbia, avevano abbandonato i fucili e:: i sacch i". SHAT - 7N 1370 • P. 40 1. Altra dettaglia ta ri costruzion e de i comba ttimenti d i 13ir Tobras, s ull a base cl i documen ti fino ra ined il i, si trov,1 o ra ne l volume di L.E. Lo ngo "Francesco Saverio Grnioli" ed. 1989 dell'U rficio Storico S.1\,I.E., p. 47 segg.


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I GOVERNI MI LlTA RI DELl.i\ LIB I/\ (19 1l· l 9 19)

d ella 1a Div. de l gen. Pecari e il suo rich ia mo in patria (58) . Agli inizi d el nu ovo anno s i rinnovaro no gli attacchi alle pos izio ni italia ne, ma o rmai le basi cli Tripoli, Homs, Bengasi, Derna e Tob ruk potevano avvalersi cli un collau dato s istema d i op ere ca mpali e p ermanenti (reticolati, trincee, ridotte), il cui valore dife ns ivo ve niva incrementato da ll' impiego cli riflettori nelle o re nottu rne e eia campi minati (le cosiddette fo cate) lu ngo le più prob a bili d irezioni d i attacco e di infiltrazione d ell'avversario. Il conflitto assu meva così il carattere di una guerra di posizione, integrato da saltuarie pun tate offensive a breve raggio , a scopo d i a lleggerimento. Ma la prolungata ed "eccessiva inazio ne nella q uale erano state lasciate le tru ppe, contribuì a d e p rimere il morale del so ld ato" ( 59) . Fra i combattimenti d i maggior rilievo n e i mesi di gennaio-marzo 191 2 sono da ricordare qu elli di: Gargàresch nel settore di Tripo li (18-20 gennaio), Ma rghe b nel settore di Homs (27 feb braio), Sidi Abda llàh in quello di Derna (3 marzo), Due Palme nel settore di Bengasi (1 2 marzo). Il 22 febbra io Giolitti telegrafava a Tripoli "la riconoscenza del Paese verso i combattenti dell'Eserciro e dell'Arm ata, espresso dai d ue rami de l Pa rlamento" (60) . Ma ormai la situazione militare si p resentava priva cli concrete p rospettive cl i sviluppo risolutivo. Falliti così i tentativi cli staccare gli arab i dai turchi, le a utorità centrali s i rese ro co nto che, per giungere ad una rapida co nclusione d ella guerra, occorreva colp ire la Porta in q ua lche p unro vitale d el suo grande impe ro, al fine di intaccarne la u lte riore volontà di resistenza e obbl iga rla a d accettare il fa tto compiuto. Ma un'operazione cli tale portata richied eva il p reventivo assenso delle pote nze , in p ri mo luogo dell'Austria, n otoriamente contra ria ad un allargame nto ciel conflitto per le possibili ripercussio ni nei Balcani. Nel q uadro di tale indirizzo il 25 marzo, in occasione de lla v is ita a Venezia di Guglie lmo IT, Vittorio Emanuele esp o neva all'alleato ted esco la necessità per l'Ital ia di un'azione diversiv a, da condurre a l cuo re stesso d ell'impero o ttoma no. Su perati così gli ultimi ostacoli d i ord ine internazionale e ottenuto il p reventivo assenso delle potenze, il Governo decideva di p ortare la g uerra nel l\far Egeo .

(58) PECORI GIRI\LDI Guglie lmo (Fin: nze , 1856-1941): ric hia m,ito i n patria con D.M. 7 marzo 1912, fu co lloc;iro a riposo e i.sc ritto ne lla riserva. A seguito d i un a v.ivace campagn a d i stamp a , seguita ad alc un e dichiarazioni dello stesso genera le , co n 0.J'vl. 16 ma rzo 1912 fu ,1nn ulla ta and1e la iscrizione nella riserv a , esc lu d endo così il Pecori a n c he d a un even tu a le r.ich iamo in se rvizio. Ann ulht LO ço n s uccess ivo provvedi me nto il D.M. 16 ma rzo s u rico rso de ll 'interessa to, il ge n . Pecori veniva rein tegrato ne lla riserva, rende ndo così p ossi b ile il s u o richiamo, a d om a nda , in servizio attivo sotto la data d e l 1° ma rzo 1915. Ne l corso d el con/l ino e uro p eo, e. te di Div. e C. cl'A.; nel mag· gio 1916, e .te deJl'Arma ra d el Trentino . Maresc iallo d 'I ta lia n el 1926. (59) SHAT · 7N 1370 - P 40 I. (60) AUSSME - L8 - 141/2


GUERRA ITA LO-TURCA 0 911- 1912)

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Il 18 aprile, giorno de lla riapertura del Parlamento ottomano, tre Divisioni navali, al comando del Vice Amm. Viale, effettuavano un'azione dimostrativa alla imboccatura dei Dardanelli. Le batterie dei forti Seddul Bar e Cum Calé aprivano immediatamen te il fuoco, ma rimanevano gravemente da nneggiate dalle artiglierie della flotta. La Porta decideva allora di sba rrare lo Stretto con torped ini galleggianti, sollevando le v ivaci proteste cli tutti gli Stati interessati alla navigazione. Il 28 aprile reparti italiani occupavano l'isola cl.i Stampacchia nell'Egeo Meridionale e il 4 maggio successivo un corpo di spedizione, al comando del magg. gen. Giovanni Ameglio (61), occupava l' isola di Rodi. Successivamente unità dello stesso corpo occupavano le isole delle Sporadi Meridionali: Scarpanto, Caso, Episcopo, Nisoro, Calimo, Lero , Patmo, Cos, Simi , Calchi. Per rappresaglia il Governo turco ordinava l'immedia ta espulsione di tutLi gli italiani residenti nelle provincie dell'impero. Sempre nel q uadro di un'azione diretta a fiaccare la volontà d i resistenza della Turchia nella notte dal 18 al 19 luglio 5 torpediniere della nostra Marina (Astore, Centauro, Climene, Perseo, Spica), agli ord ini del C.V . Millo, forzavan o le d ifese dei Dardanelli nell'intento di raggiungere il grosso cl.ella flotta turca e affondarla . Le 5 siluranti, be nchè fatte segno ad intenso fuoco, riuscivano a raggiungere la baia d i Nagara , a 20 km. dall'imboccatura, rientrando poi incolumi alla base. Si aggravava intanto il contrabbando al confi ne tunisino. Per stroncare il fenome no, n ell'aprile del 1912 la direzione politico-militare decideva di occupare la penisola di Macabèz, a Est di Zuara, con l'impiego cl.i un corpo d i truppe (Sa Div. Speciale), al comando del ten. gen. Vincenzo Garioni (62), che ai p rimi dello stesso mese prendeva imbarco nel porto di Augusta . Preceduto da un bombardame nto navale su Zuara, il convoglio raggiungeva capo Macabèz e procedeva poi allo sbarco dei primi contingenti, che occupavano il fo rte turco di Bu-Chemèz, posto a sbarramento di importanti carovanie re provenie nti dal confine tunisino. Nei mesi successivi unità della stessa Divisione allargavano la testa cli sbarco, assicurando al controllo italiano altre impo rtanti località: eia! 26 al 28 giugno Sic.l i Saìd, in prossimità dello stesso confine; il 14 luglio Sidi Alì, alla pe riferia di Zuara.

(61) AMEGLTO Giovanni (Pale rmo, 1854-1921) : pa rtecipò alla 18 gue rra d'Africa, q uale e.te di bcg. ind igeno; protesse con il suo reparto la ritirata dopo Adua e si di sti nse ad Adigràt. Partecipò poi alla campagna contro i boxe rs in Ci na (1901-1902). C.te di Brig. in Libia, pa rtecipò alla bar.r.ag lia delle Due Palme e successivamente ebbe il comando del Co rpo d i truppe, incaricato della occupazione d i Rodi. Gove rnatore de lla Cirenaica e poi della Tripo lica nia . C.te del C.d'A. d i Napoli. C.te della Regia Gua rd ia. Senatore del Regno. (62) GAJHO NI Vincenzo (1854-1925) : ve neto, C.te del Corpo di Spedi:>.ione in Cina nel grado di colonnello. Durante la guerra italo-turca C.te la 5a Div. spec. Governatore della Tripolitania negl i anni 1913-1914. Ritorna in Tripolita ni a nell'agosto del 1918 quale Governatore. C.tc VII C. d 'A. ne l corso de l conflitto europeo.


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I GOVERNI MII.ITARI DE I.I.A LIBIA 0911-1919)

TI 5 agosto una robusta colonna agU ordini d el magg. gen. Clemente Lequio (63), sostenuta da altro complesso cli forze al comando del magg. gen. Giulio Tassoni (64), sbarcate a o riente di Zuara, conquistava quest'ultima lo calità e l'importante nodo carovaniero di Regaldine. Altre importanti operazioni venivano condotte: - in territorio di Tripoli, dove 1'8 giugno unità della 1a Divisione (magg. ge n. Vittorio Camerana: Brig. Giardi n a e Brig. Rainald i), appoggiate da una rise rva del I C. d 'A., occupavano le posizioni di Sidi Abdul Gelìl, saldamente tenute da pre p onderanti forze avversarie, che vi si erano attestate con trincee su più ordini e ricoveri blindati. L'operazione, meglio nota come "battaglia cli Zanzùr", assicurava il dominio di tutta l'oasi, ma costava alle unità pa rtecipanti perdite notevoli: 39 morti e 291 feriti (65); - nella zona di Homs, dove il 12 giugno veniva respinto un violento attacco contro le difese de ll'opera avanzata di Monticelli; - nella zona di Misurata, che veniva occupata 1'8 luglio da unità della 1 3 Div., sbarcate di sorpresa su quella costa. L'occupazione de lla importante base assicurava al controllo italiano un obiettivo di g rande valore politico-eco nomico, in quanto "centro cli dominio e cli governo pe r la sua vita commerciale e il suo mercato, che stabiliva importanti re lazioni con le tribù de ll'interno" (66). La ripresa delle operazioni in seltori fra d i loro indipendenti e lontani dimostrò la necessità di snell ire l'organizzazione gerarchica e di istituire du e distinti coma ndi ope rativi, uno per la Tripolitania e l'altro per la Cirenaica. Ne ll 'agosto pe rtanto il governo d ecideva di sopprimere il Comand o Superiore del Corpo di Occupazione e cli disporre il rie ntro in patria ciel gen. Caneva (67). Nel settembre, per iniziativa cie l nuovo comandante de l Corpo di Occupazione in Tripolitania, gen. Ottavio Ragni, furon o riprese le o perazioni dirette ad as-

(63) LEQUIO Clemente (1857-1920): piemo ntese, e .re de lla 13rig. Anco na nel 1908 e de lla II Brig. Alpini nel 1910. Destinato in Libia al co mando di una Brig. f., assu me poi il comando della 1a Div. Spec. )lei corso del conOin o europeo e.te della Zona Carnia e poi del XXV C. d'A. C.te del C. d'A. di Genova. (64) TASSONI Gi ulio Cesare (1859-1942): emiliano, e. te dell a Brig. Umbria e poi de lla 13rig. Granatieri. Nel 191 2 è desti nato in Libia qua le e .te d i una Brig . Spec. Promosso al grado supel'iore per merito <li gt1erra, nel 191 3 è destinato al comando della 43 Div. in Cirenaica. Rimpatriato a fin e anno, ritorna a Tripoli nel 1915 per assumere il Governo della Colonia. Nel corso del conflitLO europeo, e.te della Div. Bersaglieri sull'Alto Isonzo, e. te del IV e Xli C.d'A., e.te della 73 A. Nella banaglia di V. Veneto, agendo co n rapida manovra, precludeva la via al ripiega mento delle forze austria che ope ranti ne l Tre ntino. Senatore nel 1919. (65) Nella battaglia di Zanzùr si d istinse il cap. S.M. P. Badoglio, Capo di S.M. f.f. del I C. d'A. Spec. (promozione per merito di guerra). (66) AUSSME - LS - 180/ 15 (67) Il gen. Caneva fu eso nera to da l comando de l Corpo di Occupazion e sotto la data del 2 settembre, ma la notizia fu resa ufficiale il 5 successivo. Sotto la stessa data le fo rze in Lib ia comprendevano: 100 btg. f. , 14 sqd., 350 pezzi, 14 comp. genio pe r un tocale cli oltre 100.000 uomini.


cumrnA IT,\ LO•TURCA (19 11 - 1912)

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sicurare il possesso di tutta l'oasi di Zanzùr. Il 20 cli detto mese la 3a Div. (ten. gen. Felice De Chaurand), mentre procedeva articolata in du e colonne dalle posizioni di Sidi Bilàl alla conquista dell'oasi, veniva violentemente attaccata da forze turco-arabe, va luta te in 1214.000 combattenti. Ne seguirono scontri sanguin osi e violenti, nel corso dei quali: un battaglione rischiò di cadere in mano nemica; gli artigl ieri furono costretti a difendere i pezzi con contrassalti alla ba ionetta; alcune unirà dell'82° doveLLero fare quadrato, per difendere la bandiera. Solo l' intervento, per quanto tardivo, di tutte le riserve nel le mani d el Comando di Tripoli riuscì a sbloccare la situazione. Ele vate le nostre perdite: 94 morti di cui 10 ufficiali e 432 feriti. Ma già ai primi di ottobre la situazione politico-militare nei due campi belligeranti assumeva un carattere di reciproca attesa. In effetti la Turchia , minacciata di guerra da parte dei Paesi Balcanici, accusava profonda stanchezza morale, cioè quelle condizioni cli diminuita effic ienza be ll ica, a cui più volte aveva fatto riferimento il gen. Caneva nella sua prudente condotta delle operazioni. Il 18 ottobre a Ouchy, nei dintorni di Losanna, i plenipotenziari italiani e turchi firmavano il trattato di pace.

4.

IL GOVERNO MILITARE ED IL COMAN DO D ELLA PIAZZA DI TRIPOLI

(OTT.

1911 · DIC. 1912)

Il R.D . 8 ottobre 1911 , agli artt. 3 e 6, conferiva al Comandante del Corpo cli Sped izione l'autorità politica su tutto il territorio d'occupazione e le attribuzioni di Comandante Supremo, stabilite al n. 2 del Regolamento sul Servizio in guerra del 16 sett. 1896. Per effetto di detto decreto erano devoluti al Comandante Supremo in Libia: - tutti i poteri di caratte re civile concernenti l'organi:.:zazione politica, giudiziaria e amministrativa dei territori occupati; - tlltte le attribuzioni spettanti ai comandanti di C.d'A., con faco ltà di proclamare lo stato d'assedio o di guerra, istituire tribunali speciali, applicare le pene fissate dal C.P.M. per il tempo di guerra, ordinare il confino o l'espulsione dei civili residenti. In considerazione poi del carattere compartimentato dei territori occupati il Comandante del Corpo di occupazione, con Decreto 9 ottobre n. 73, delegava gli stessi poteri al Comandante Militare di Bengasi per i territori della Cirenaica e della Marmarica. A Tripoli fu istituita, fin dai primi giorni dell'occupazione, una Direzione Generale dei Servizi Civili, affidata ad un Console Generale con rango d i direttore generale, destinato dal Governo Centrale, e compelenza sulla città e sobborghi. Negli altri punti della costa, occupati dalle nostre truppe , si provvide mediante deleghe ai Comandanti Militari sul posto (68). (68) Cfr. ancbe Caruso lnghillcri D. " I primi ordinamenti civili della Libia (5 ott. 19 11 - 9 genn. 1913) - Contributo alla storia della conquista" p. 42 - Loescher, Roma, 1914.


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I GOV F.llNI .\111.IT Alll DELLA LIB I A (lรง) l l- 19 19 )

Schizzo n. 3 TRIPOLI: SITUAZIONE AL 23 OTTOBRE 1911

LEGENDA li i

fZl

POSTO COMANDO DI RGT. REGGIMENTI

CANNONI


GUl'.RRA ITAl,()-'l'U RCA (19 11- 19 12)

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Alla Direzio ne Generale dei Servizi Civili fecero cap o tutte le a ttività civili de ll a p ubblica amm inistrazione, in p articolare: serv izi di stato civile, servizi di polizia, dogane, amministra:lione della giustizia, lavori pubblici, servizi igienico-sanita ri, materie queste che nel tempo furono discipli nare con appositi decreti governatoriali o bandi. Il 30 novembre, dopo Sc iara Sciàt, ve nne abolita la D irezione Generale dei Servizi Civili e istituito per la città di Tripoli un Comando di Pi azza, a cui fu destinato il magg. gen. Tommaso Salsa, provenie nte dall'Ital ia, con poteri civil i p ropri del Comandante in Capo. Alle dipendenze del Comando della Piazza passarono le truppe destinate alla immediata difesa della città, l'Arma dei Carabinieri e il Corpo de lla Gendarmeria. ln successione di tempi furono messi a dispos izione d e llo stesso Comand o: l'Ufficio Po litico-Militare, l'Uffic io Affari Civili ( recto da consigliere di prefettura), il Tribunal e Militare, l' Ufficio fortifi cazioni, l'Ufficio Stampa e Censura, l'Ufficio Affitti. Su l funzionamento elc i predeLLi organi e servizi risultano le seguenti notizie ( Doc. 4): ( a) Ufficio 4 [/ari Civili Isti tuito in :-l'guito a lla soppressione della omonima Direzione Generale (retto dal Consigliere di Prefettura Caruso), ebbe le seguenti accribuzioni: realizzazione cli op<.:re cli pubblica utilità (impianti, acque ... , contratti relativi); servizi d i i,olizia amministrativa; question i relative all'amministrazio ne della ,:..tiustizia ; amministrazione municipale della cit tà di Tripoli ; affari relativi ai culti e opere pie; istruzione pu bblica: redazione di band i e clt:creci relativi all 'am miniscra7.ione civil e; affa ri diversi inerenti ai servi7.i civili. (b) Se1·v iz i d i poliz ia: A rma dei Carabinieri Do po lo sbarco a T ripoli d e i reparti cli Mari na il servizio d'o rdine venne disimpegnato da drappelli di marinai, coadiuvati d a elementi della gendarmeria locale, assoldati dal cap. dei Carabinieri Craveri. In seguito furono adibiti a tale servizio militari dell 'Arma delle sezioni mob il itate . Il 21 ottobre giungeva a Tripo li una missione, guidata d al col. Albera, incaricata di porre allo studio l'organizzazione territoriale di polizia eia istituire nei Lerritori occupati. Sono la stessa data il comando della gendarmeria e la direzione delle carceri venivano assunti da u fficiali dei Carabinieri. Do po i combattimenti del 23 e 26 ottobre l'Arma territoriale ebbe il compito di custodire gli o ltre 5.000 prig ionieri arrestati ne ll 'oasi e d i provvedere nei loro confronti a l vitto, ricovero e successiva tradu zione di quelli che dovevano essere deportali in Italia (69). Altri compiti furono: servizio passa porti, controllo

(69) AUSSME • L8 - b. 12;/ 1. G li im ba rchi avve nivano per le Tremiti e Us tica.


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I GOVERNI Mll.lTARI DELLA LlBIA ( 1911 - 1919)

viaggiatori, controllo esercizi pubblici, protezione obiettivi di particolare interesse militare, soccorso ai poveri e indigenti con la somministrazione di viveri e indumenti. Notevole risultò l'attività espletata dall'Arma territoriale durante l'epidemia colerica con il trasporto di ammalati, vigilanza del lazzaretto, disinfezione dell'abitato . Nel novembre fu istituito a Tripoli un comando di Divisione territoriale, articolato in quattro compagnie, tenenze e stazioni. Il 1° gennaio fu riordinato il corpo della gendarmeria e fu istituita una Scuola zaptié, alla quale affluirono in gran numero giovani delle fa miglie nobili e maggiorenti della città e dintorni. Infine, per potenziare l'azione delle stazioni, fin dal gennaio furono inviati in Libia zaptiè eritrei, scelti fra quelli di religione musulmana . In un secondo tempo furono istituiti nei maggiori centri della Libia Uffici di Pubblica Sicurezza, in analogia all'ordinamento esistente in territorio metropolitano. (e) Ufficio Politico-Militare Sorto intorno al primitivo nucleo del Servizio Informazioni, l'Ufficio assorbì le seguenti attribuzioni: informazioni e sorveglia nza sullo spionaggio nemico, studio del terreno, trattative con i capi, relazioni con le popolazioni, spoglio e ordinamento dell'archivio turco, costituzione di milizie indigene. Nei singoli settori l'attività dell'Ufficio si svolse con le seguenti modalità: 1. Servizio Informazioni: per la raccolta cli atti e notizie l'Ufficio si avvalse di informatori indigeni, ma utilizzò anche i risultati delle ricognizioni aeree effettuate da aeroplani o dirigibili. Altro compito era quello di sottoporre ad esame accurato le proposte di deportazione avanzate dai. comandi di presidio, spesso frutto cli denunce infondate o dovute a "beghe familiari o vendette p rivate" (70) . 2. Studio del terreno ed elaborazione cli. monografie, schizzi topografici e lavori di rilevamento del terreno. Venne realizzata una carta topografica 1:20.000 del territorio fra il confine tunisino e l'Uadi Lebcla. 3. Per le relazioni con le tribù indigene furono istituite le residenze della Menscia e di Tagiura, alle quali furono assegnati esperti ufficiali con funzioni di cairnacan e bande indigene alle dipendenze per la d ifesa del territorio. 4. Per il recupero e il riordino degli archivi turchi, saccheggiati dopo la partenza delle truppe turche, fu istituita una "sezione tradutto-

(70) !b. b. 142/2. Di qualche inte resse un documento del luglio 1912, relativo ,1 proposta di deportazione nei confronti di Sceik Abdalla el Rafai e fratelli Sceik Omar e Mohanuned el Rafai, respinta dall'Ufficio di Tripoli, con la seguente annotazione: "nessuna impu taz io ne specifica è loro addebicata, nessuna colpa provata .. . Non risu ltano elemenci probanti su attemati alla nostra sicurezza, ma vaghi sospetti."


GUllltRA lTA LO•TURCJ\ (1911-1912)

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ri", alla quale furono chiamati a collaborare i professori E. Griffini, F. Beguinot e C.A. Na llino per la lingua araba (71) e il prof. Bonelli per la lingua turca. Fu così possibile recuperare una vasta e importante documentazione sull'amministra zione ottomana del vil ayet, sulle relazio ni fra autorità e popo lazioni, catasto e amministrazione della giustizia . (d) Ufficio Fortificazioni Fu istituito con compito di pro vvede re nel più breve tempo alla costruzione di una robusta slruttura muraria, d estinata a mettere a l sicuro la base da sorprese o improvvise irruzioni di bande armate, colpi d i mano e atti di sabotaggio. Oltre alla città vera e pro pria la cintura muraria doveva proteggere a nche i pozzi cli Bu Meliana, la casenna di cavalleria e la parte dell'oasi a Est di Tripoli fino a Sciara Sciàt per uno sviluppo complessivo di circa 10 km . Caratteristiche dell'opera: altezza m. 4 ,20, larghezza m. 0,60 con fe ritoie , banchine e ba llatoi per sentinelle. Prevista anche, nei punti più sensibili, la costruzione cli casermette e corpi di guardia per il ricovero della truppa. Il lavoro fu reso spedito dall'impianto cli una ferrovia a scartamento O, 75, che collegava il Mo lo dello Sparto a Sciara Sciàt e proseguiva po i lungo tutto il muro di cinta per uno svilu ppo complessivo di 14 km. I lavori di costruzione della cinta muraria furo no ultimati nell 'ottobre 1912 e comportarono una spesa di circa 3, 5 milioni. (e) Tribunale Militare di Guerra Con Decreto Governatoriale 13 ott. 1911 fu istituito a Tripo li un Tribunale di Gue rra che, o ltre alle normali attribuzioni previste dal C.P.M . de l tempo di gue rra, estese la propria competenza a tutti i reati previsti dal C.P . comune e dal C. de lla Marina Mercantile nonchè a tutte le contravvenzioni riflettenti le leggi speciali. Con Decr. governatoriale 30 luglio successivo il Tribu nale Militare di Guerra fu poi esonerato dalla cognizione dei reati minimi e contravvenzioni, che passarono alla competenza della magistratura ordinaria . Il Tribunale di Gue rra di Tripoli nel periodo ottobre 1911 - nove mbre 1912 giudicò 440 cause contro militari , riflettenti 557 individui , e 530 ca use contro persone non appartenenti a lla milizia, riflettenti 933 individui.

U') Servizio Stampa e Censura telegrafica L'Ufficio Stampa ebbe il compito di regolare il servizio dei corrispondenti di guerra medi ante:

(71) NALL!NO Carlo Alfonso (1872 -1 938): oricntal isla, docente d i lingua araba nell'l stiluto Orìentalc di Napoli e Palermo; docente di storia e istitu1.ioni musulmane nell'Università di Roma. Dal 1909 fu più volte in mis~ione al Cairo per la direzione di corsi d i lingua araba. Accademi co d 'I talia. I prof. Griffini e fl eguinot erano considernti f'ra i maggio ri esperti: in studi ambi il primo e in studi berberi il secondo.


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I GOVERNI MlLlTARI DELLA LIBIA (1 9 11 · 191 9)

- preventivo riconoscime nto e concessione a ciascuno cli essi cli apposita tessera, che li autorizzava a telegrafare ai rispettivi giornali e a circolare liberamente nell'oasi; - la diramazione cli uno o più bollettini giornalieri dei più importanti avvenimenti pol itic i e militari. Alla fine d i ottobre erano p resenti in Tripoli 56 corrispondenti di g iornali italiani e 36 cli giorna li esteri. Negli ultimi mesi del confli tto i corrispondenti fu rono autorizzati ad assistere a qualche azione d i guerra fuori clell'oasi (Zuara, Sid i Bilàl, Zanzùr) e visitare località di particolare interesse militare. L'Ufficio fu anche incaricato della censura sulla stampa locale , in particolare "L'eco di Tripoli" e "La nuova Italia".

(g) Ufficio Affitti Militari Ebbe il compito d i provvedere alla istruzione delle do ma nde presentate da civili per compensi o indennizzi a segu ito di requisizione di immobili o danni di guerra . A detto Uffi.cio fu altresì attribuita la competenza a stipu lare contratti di locazione per immobili da adib ire ad uffici, alloggi o altro uso di interesse militare . Peraltro l'Ufficio incontrò notevoli difficoltà nell'espletamento d e lle sue attribuzioni per la mancanza di dati catastali e le incomplete informazioni forn ite dalle affl:orità munic ipali. In concl usione è possibile affermare che al Comando Piazza fece capo tutta l'organizzazione militare e civile d ella città di Tripoli e dell'oasi. Tale organo fu pertanto il naturale intermedia rio cli ogni trattativa che si svolse fra governo militare, cap i indigeni e popolazione. Volendo esprimere un giudizio globale sul funzionamento degli Uffici del Governatorato nel corso del confl itto si può affermare che la loro azione fu rivolta essenzialmente a dare sicurezza e protezione all'appa rato militare nei territori occupati e d ichiarati in "stato di guerra". Numerosi furono tuttavia i provvedimenti adottati in materia di affari civili per il ripristino della vita civile e un primo assetto dalle amministrazioni locali. Fra i più importanti Decreti Governatoria li, emessi in questo periodo, sono da rico rdare : D.G. 13 e 15 ottobre 1911 sull'amministrazione della giustizia penale; D.G. 24 ottobre che vietava la compravendita d i terreni, giardin i, cave, miniere, diritti di pesca, di acque per uso industriale o agricolo; D. G. 28 ottobre su l possesso illegale cl i armi; D.G. 3 novembre contenente norme di polizia sanitaria; D.G . 4 novembre sul funzionamento della giustizia civile; D.G. 30 novembre sulla ricostituzione dei ben i WACUF; D.G. 10 marzo 1912 per la istituzione di un contro llo regolare sugli atti amministrativi della comunità israelitica di Tripoli; D.G. 30 luglio 1912 sul ripristino d el rito malecbita nell'amministrazione de lla giustizia. Un cenno pa rticolare merita infine il riordinamento del settore sanitario, che fu attuato fin dall'ottobre 1911 con l'istituzio ne di una cospicua organizzazione sanitaria civile accanto a quella militare. A tale scopo fu istitu ita una "Direzione Ge ne rale di sanità militare e ci-


GU ERRA ITALO-TURCA ( 1911 - 1912)

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vile in Tripolitania e Cirenaica", alla quale fu preposto un generale medico, affiancato da funzio nari della Croce Rossa e da un ispettore della sanità civile . Il nuovo o rganismo operò intensamente a favore della popolazione indigena, affetta da mali endemici quali: tracoma, malaria , tifo, vaiolo nero e altre forme di malattie infettive.

5. DEL COSTO

DELL'IMPRESA

Non esistono dati ufficiali, che consentano cli valutare l'effettivo costo della guerra libica. Parzialmente indicativi si possono considerare quelli relativi alle normali assegnazioni d i bilancio, che subirono consistenti incrementi negli anni del conflitto, passando da 369,5 milioni nell'esercizio 1910-1911 a 427,7 milioni nell'esercizio 1911-1912 e a 637,7 milioni in quello 1912-1913. Peraltro questi dati non tengono conto delle assegnazioni straordinarie decise di volta in volta dal Governo, per fa r fronte ai maggiori oneri d erivanti dagli aumenti della forza bilanciata o da altre improvvise esigenze. In effetti, per finanziare spese improvvise o non programmate, proprie cli una situazione di guerra, Giolitti si avvalse largamente della legge 17 luglio 1910 (legge Luzzatti), che all 'art . 10 prevedeva la facoltà di provvedere mediante decreto all'apertu ra di crediti a favore dei Ministeri militari. Il che consentì all'esecutivo di superare lo scoglio d el preventivo cqntrollo del Parlamento (72) . Da aggiungere ancora che una parte de lle spese straordinarie fu sostenuta con il sistema d ello storno eia un capitolo ad un altro o con altre fo rme cli comodo (impiego dei residui passivi, emissione di Buoni del Tesoro), non sempre di agevole lettura e interpretazione ai fini. di una ricostruzione globale del relativo sforzo finanziario. In mancanza di dati ufficiali non resta pertanto che fare riferimento alle dichiarazioni rese nel novembre del 1911 dallo stesso Ministro del Tesoro , on. Tedesco, ampiamente divulgate d alla stampa, in base alle quali risu lta che la spesa effettivame nte sostenuta per il mantenimento del Corpo d i Spedizione sarebbe stata di "u n milione e mezzo al giorno e 45 milioni al mese", onere questo che secondo la stessa fonte "l'erario era in co ndizioni cli sostenere per un anno con le sole risorse del Tesoro senza ulteriori aggravi (di imposte)" (73). Sullo scottante p roblema si aprì nel paese una vivace polemica con molteplici interventi sia in Parlamento che sulla stampa. In una dura requisitoria sull'argomento "Il Mattino" cli Napoli, in un articolo ciel gen-

(72) Cfr. G. Pe rti cone "L'Italia in Africa - La politica coloniale dell'Ita lia negli atti, documenti e disc ussioni parlamenta ri". 1965, p. 87. (73) Il Tribuno Salentino n. 40 de l 25 nov. 191 1


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I GOVERNI MILITARI DELLA UBlA (1911-1919)

naio 1912 a fi rma d i Edoardo Scarfoglio, metteva in evidenza che (74): - la spesa sostenuta dalla Tu rchia, per alimentare Ja guerriglia in Libia, era min ima e certamente non s upe riore a q uella sostenuta in passato dal governo ottomano per l'amm inistrazione del vilayet (6 milioni annui); - la spesa d i un milione e mezzo al gio rno , calcolata dal Ministro del Tesoro, faceva riferimento ad u n corpo di spedizione di 50.000 u. Considerato però che il piano del gen . Caneva prevedeva un prossimo aumento del contingente fino a 120.000 u. (pari a due C.d'A.), la spesa sarebbe necessariamente aumentata di un altro milione al giorno "Moltiplicando questa cifra, si p uò affermare che l'impresa di Tripoli costerà all'Italia un miliardo all'anno"; - la Turchia aveva tutto l'interesse a rinviare 'la conclusione della pace fino a quando la questione finanziaria non avesse eserc itato tutto il suo peso sulla volontà del governo italiano cli contin uare la guerra . Nella polemica intervenne lo stesso Ministro Tedesco, che in a lcune dichiarazioni alla stampa (pubblicate su "Finanza Italiana" de l J 9 ottobre 1912 e sul "Corriere della Sera" del 25 successivo) volle fa re il punto su llo stato di salu te delle finanze dello Stato. In base a lle dichiarazioni rese dal Ministro risultava che (75) : - nel periodo 1° ottobre 1911 - 30 settembre 1912 le entrate principali dello Stato aveva no raggiunto i 1995 milioni con un aumento cli 79 mil ioni rispetto all'esercizio finanz iario precedente; - la gue rra non aveva rallentato la crescita del piccolo risparmio, che ne ll'agosto del 1912 aveva registrato un aumento di 42 milioni; egualmente non aveva nuociuto alle importazioni ed esportazioni, che ne i p rimi mesi del 1912 avevano registrato un aumento rispettivamente di 59 e 117 milioni; - il mercato dei valori aveva assorbito in pochi mesi circa 470 milioni di soli titoli di Stato, costituiti da Buoni del Tesoro, mentre la quantità di oro di proprietà del Tesoro era salita da 217 a 241 milioni; - sempre nel periodo considerato, ad un incasso supplementa re di 207.077 .326 aveva fatto riscontro una crescita di spesa cli L. 107.634.011 . In totale perciò la disponibilità del Tesoro àlla data del 30 settembre 1912 ammontava a 386 milioni. Nella stessa sede il Ministro Tedesco faceva inoltre presente che le somme stanziate per spese cli guerra fino al 30 settembre ammontavano a 458 milioni, cli cui 386 per il Dipartimento della Guerra e 72

(74) l,'a rlic::olo di Scarfoglio fu seg na lar.o da ll'Addei:to Milicare d i Fr,tncia in Italia sotto la data de l 20 gennaio 19'12 (S HAT - 7N 1370 Anno 1912) Ma fin dall'ottobre del 1911 l'Addetto Milica re a Berli no aveva segnalato al proprio governo alcune dichia razioni rese eia Guglielmo II in merito all 'impresa italiana "... gli italiani hanno già speso 400 milioni e sono lontani da llo scopo. Finchè si limitera nno a occupare i centri de lla cosrn non fa ranno che spendere denaro e uornini". (SIIAT - 7N 11 10 - 02). (75) lb b 7N 1370 - p. 2913.


GUERRA ITALO-TlJllCA (191l-19l2)

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per quello della Marina. Aggiungeva poi che le stesse somme non erano state impiegate esclusivamente per le esigenze ciel conflitto , in quanto più di 100 milioni erano serviti per ripianare le scorte nei magazzini militari e per provvedere alle riparazioni delle navi. Si trattava in sostanza di un giudizio molto ottimistico sulle condizioni delle fi nanze italiane alla fine della guerra italo -turca. In effetti pe rò le spese eccezionali richieste dal nostro insediamento in Libia non dovevano cessare con la fine ciel confl itto . Già il 20 novembre successivo infa tti la G.U. p ubblicava due decreti reali del 24 ottobre 1912, che ap rivano nuovi crediti straordinari a favore dei ministeri militari: 25 milioni per il Dipartimento della Guerra e 14 per quello della Marina , che aggiunti alle somme già iscritte in bilancio (386 milioni per l'Esercito e 72 ·per la Marina) portavano il totale degli stanziamenti complessivi a 411 milioni per la Guerra e 86 per la Marina per un totale di 497 milioni. Il che stava a dimostrare che la guerra libica aveva assorbito nell'arco di tutto il conflitto una spesa giornaliera di L. 1.268.000 secondo i calco li ufficia li del Tesoro. Lo spinoso p roblema continuò a fo rmare oggetto cli vivaci dibattiti in Parlamento e sulla stampa . Gioverà infatti ricordare che il 14 febbraio 1914 l'on. Ancona, in un suo intervento alla Camera, metteva in evid enza le notevoli divergenze esisten ti fra i calcoli effettuati dal Tesoro e quelli mo lto più realistici di L. Einaudi, pubblicati sul Corriere della Sera (76). Recenti rielaborazioni hanno comunque accertato che l'impresa libica gravò su lle finanze dello Stato, negli esercizi relativi al triennio 1911-1914, pe r oltre un miliardo (77). Ma a parte questi aspetti di ordine strettamente finanziario si deve anche ricordare che la guerra italo -turca provocò l'arresto del programma cli riordinamento dell'Esercito ed ebbe pesanti ripercussioni sul livello di efficienza o perativa delle GG.UU. aJla vigilia del conflitto europeo. Sta di fatto che nel marzo ciel 1914, su proposta del Capo di S.M. Pollio il gabinetto Salanclra decretava uno stanziamento straordinario cli 200 milioni, per restituire all'esercito "quella potenzialità che esso aveva p rima della guerra libica" . E il 31 luglio successivo Cadorna, succeduto al Poll io nella carica di Capo d i S.M., in una Memoria al Governo ricordava che "eia parecchio tempo il nostro esercito è ridotto a funzionare essenzialmente q uale deposito a limentare ciel Corpo di Occupazione della Libia" (78). Oltre alle spese d irette, sostenute per l'impresa e per il reintegro deJle scorte d i mobilitazione, va a nche ricordato che venne a man-

(76) G. Perticone "L'Italia in Africa - La politica coloniale. " cit., p. 97 (77) In b,ise alle elaborazioni di Repaci, riportate in "Breve storia dell'esercito ita li;ino .. " di Rocbat-Massobrio 1978 p. 162, il cosco complessivo dell'impresa fu d i 1.015 milioni nel triennio 1911-19 14. (78) Cfr. 1. Cadorna "Altre pagine sulla grande guerra .. .", cit. 1925, pag. 23.


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I GOVERN I M I LITARI 1) 1(1,1.A UOIA ( I 9 I I • 1919)

care la poss ibilità d i dare esecuzione ai programmi cli acquisizione di artiglierie pesanti, pesanti campali e d'assedio , la cui mancanza sarà così gravida di conseguenze nelle operazioni del 1915. Nel costo dell'impresa occorre infin e considera re anche le perdile in vite umane che fin o alla pace di Losanna fu rono di 1975 morti in combattimento e 2.802 feriti , oltre a 1948 morti per malattia.


CAPO III LA RIVOLTA DELLE POPOLAZIONI INDIGENE (1911-1912) 1. ORGANIZZAZIONE DELLE FO RZE TURCO-ARABE

L'argomento è di particolare rilievo non solo ai fini· di una esauriente ricostruzione del conflitto italo-turco, ma anche per un'analisi approfondita degli avvenimenti che, dopo la pace di Losanna, portarono alla rivolta delle popolazioni libiche. Per il suo esame si farà costante rife rimento ai documenti esisten ti negli archivi militari iLaliani (79) e ad altro materiale documentario. Tripolitania (carta n. 3) Il 30 settembre 1911 il Ministero della Guerra ottomano telegrafava eia Costantinopoli al comando della piazza cli Tripoli l'ordine di costituire battaglioni di volontari per la difesa del territorio e di raccogliere il maggior numero di cammelli e altri mezzi di trasporto per lo sgombero dei depositi cli armi munizioni e viveri; ordinava inoltre di concentrare tutte le forze regolari in una local ità dell'a ltipiano del Gariàn,dove organizzare la lotta per la riconquista del territorio. A seguito di tali direcrive il cleftardar di Tripoli, Amhecl Bessin bey, convocava il sindaco Hass un.a Pachà Caramanlì e lo incaricava di requisire tutti i mezzi di trasporto disponibili; telegrafava poi alle autorità periferiche (muressarif, cairnacàn), per informarle che "il governo farà ogni sforzo, ricorre ndo a qualsia si mezzo per la d ife sa fino all'estremo dei diritti della nazione musulmana". L'appello trovò subito ampi spazi cli consenso fra i capi e le popolazioni della provincia sulla base soprattutto del comune sentimento religioso, come si può dedu rre eia uno dei tanti telegrammi cli risposta, pervenuti negli stessi gio rni alle autorità cli Tripoli (80); "1° ottobre 1911 - Vi informiamo che abitanti sangiaccato Gebel, oggi riuniti a migliaia con tamburi e timballi, si sono recati negli uffici cli governo e alla caserma, e cantando inni di guerra, hanno dato prova del loro patriottismo. Ora stanno facend o ressa , per iscriversi come volontari". All'avvicinarsi a Tripoli della flotta, le direttive di Costantinopoli

(79) Dati e notizie proven gono da AUSSME - L8: b. 1/16 '·Memoria ci rca le notizie raccolte su quanto avvenne in campo avversario"; b. 1/ 12 "Sunto delle informazi oni raccolte dall'interrogatorio di ascari libici che avevano fauo parte delle mehalle combatlenri n el setto re tripolino"; 142/ 3 "Memoria del cap. Castaldi, addeno al servizio Informa~doni''. (80) lb. b . 1/ 16.


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I GOVERNI MIUTARI DELLA LIBIA

( 1911 -1919)

furono di "accogliere bene gli italiani", salvo poi ad affrontarli nell 'interno con azioni di guerriglia. Pertanto, il comando della 42a Divisione di Tripoli, che dopo la partenza del. Valì era staco assunto dal Capo di S.M. col. Nesciàt bey, affrettò i preparativi per la partenza delle truppe e procedette alla distribuzione delle armi (que lle sbarcate dal piroscafo "Derna") alle tri bù più fidate (81). L'operazione fu affidata ad ufficiali a ppartenenri a famiglie delle tribù interessate al piano di assegnazione . In tal modo fra il 30 settembre e il 1° ottobre tutta la popolazione dell 'oasi fu armata. Iniziato il bombardamento della città, Nesciàt bey ordinò il trasferimento delle truppe in una località dell'interno e il contemporaneo ripiegamento dei depositi di armi, munizioni e viveri. Partite le truppe, gli arabi della città iniziarono il saccheggio di uffici pubblici e magazzini, rimasti incustoditi. li 5 successivo il deftarclar e il sindaco Hassuna riunirono nella moschea dei Caramanlì i maggiori capi e notabili, che decisero cli arrendersi e innalzare bandiera bianca. Quindi una missione salì a bordo della "Re Umberto", per invitare l'ammiraglio a sbarcare e a prendere possesso della città. Ritiracosi sull'altipiano con le truppe regolari, Nesciàt bey impiantò il suo Quartier Generale a Suani Beni Aclem, dove fu raggiunto dai deputati Suleiman El Baruni e Farhàd bey, che gli offrirono la propria collaborazione, a condizione però che fossero assicurati dal governo ottomano i mezzi necessari a continuare la lotta (82). Il successivo 7 ottobre Nesciàt convocava ad Azizia, nel Gariàn, i rappresentanti delle maggiori tribù del Gebel e della costa, per con cordare un comune piano di resistenza armata . Alla riunione inte rvennero quasi tutti gli sceicchi della regione, che confermarono la propria incondizionata adesione alla causa turca. Poi i convenuti fecero ritorno alle rispettive sedi con la raccomandazione di concentrare gli armati a Suani Beni Adem . Personale militare turco fu inviato p resso le maggiori tribù, per inquadrare i volontari e convincere i più riottosi, anche con l'aiuto dei gendarmi locali. In sostanza, ad Azizia avvenne il primo convegno dei rappresentanti delle tribù, che avevano aderito alla guerra santa contro l'invasore . In base alla documentazione disponibile risu lta che le' forze operanti nel settore tripolino comprendevano:

(81) Il p iroscafo turco "Dern,1", proven iente da Costantinopoli e non arrestatO da unità della nostra Ma rina , era giu ntO nel pori.O d i Tripoli la sera del 26 sett. con a bordo un grosso carico di arm i e munizion i (20.000 fucili Mauser, 2 mil ioni di cartucce, viveri) . Si veda "1\,lernoria annessa alla campagna di Libia" AUSSME - .L8 - b. 1/ 16; Sergio Romano "La quarta sponda" cit: p . 68-69. (82) Per la mediazione di El Baruni, deputa to del Gebel e capo della sei.la religiosa de i Nefoisis , fu ragg iunto l'accordo fra le tribù con l'impegno d i combattere gli italia ni dopo lo sbarco. CitatO in G. llémond "Aux camps turco-a rabes", lfachette, Parigi, 1913.


GUERRA ITALO ·TURCA ( 19 11-1912)

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- regolari turchi, inquadrati nelle un ità della 42a D iv. di stanza in quella provincia , e ammontanti a circa 5.000 u ., oltre a 800 u. della Gendarmeria; - irregola ri, o rgan izzati in cabile e mchalle, composte cli nu me ro variabile cli armati (83). Dopo il convegno del 7 ottobre le autorità turche completarono la distribu:;.ione dei fu cil i Mauser a ncora d isponib ili, ma la effe ttiva d isponibilità di dette anni s i dimostrò ben presto di gran lunga infe riore al numero di volontari, tanto che fu necessario armare una parte di q uelle for ze con fucili Ma rtini, Grcs, Lebel e altri tipi a p ie tra foc aia. Secondo una stima postuma risposero all'appello della guerra santa le mehalle cli Tarhuna (5-6.000 u.), Zavia (1.000), Ursceffana (2-3.000 u.), Fondue Ben Gascir (1.500 u.). Le me balle degli O rfe lla, Amici, Suf, Tagiura, Sahel, Gariàn, Yefren parteciparono alla lotta con un nu me ro imprecisato di armati. Complessivamente nel solo territorio di Tripoli, secondo una stima del gove rno o ttomano (84), la res istenza araba riuscì a raccogliere, nella prima fase della lotta, circa 10.000 a rmati, che tennero testa agli oltre 50.000 u. ciel corp o cli spedizione. D~i soggiungere c he le mehalle, pu r continuand o a dipendere dai r ispettivi capi, erano inqu adrate da ufficiali e militari turchi e obbedivano alle direttive del comando ottomano . Numerose le attestazioni cli lealtà pervenute in que i g iorni al Q.G. d e lla resistenza, in gen ere cie l seguente tenore (85): "I sottoscritti, avendo rilevato che l'Halia ha delle mire di occupa re il vilayet, d ichiarano di essere pro nti a versa re fino all'ultima goccia del loro sangue, per difendere la patria e tutelare i d iritti della nazione a cui appartengono. I firmatari si impegnano di non venir meno mai a lla d ifesa del p aese c he ad ess i ha nn o lascialo in e red ità i loro antenati" . Fra i maggiori esponenti della resislcnza nel territorio di Tripoli un cenno rarticolare me ri ta il rnagg. tu rco Fhe ty bey, già Ad detto Militare a Parigi, che sbarcò a Tunisi il 2 ottobre 1911 e fu presente poi al convegno di A:lizia del 7 successivo. Di lui sappiano che in passato s i e ra battu to per il t.ri.o nfo della rivolu zion e de i Giovani Turchi e, quale ricompensa , ave va ottenulo il prestigioso incarico di Addetto Militare a Parigi. Ma nel 1910 cadde probabilmente in disgrazia, in quan-

(83) I n Tri pol i rania le rribi) e rano organizzare in "cabile"; più cab ile costi luivano una "meh alla", ch e prendeva i l nome dal terri tori o abi tato <falla m,1ggi or parte dei suoi componenti: le cabile di una stessa mehalla obbedivano ad un capo unico. In Cirenaica invece il corrispondente della mehalla era il "dor·, nel quale era incluso il conce tro cl i ,1ccamp ao1enro ar mato; distacca mento del cl or era il "carac;ol ", di rorza inferiore ai 50 armat i, quasi sempre a cavallo; p l urale di dor era il "duar''. Cfr. O. MEZZETII "Guerra in Libia - Esperienze e ricordi" cii.. p. 41. (84) SIIAT - 7N 1<536 - p. 406. l.'Aclclello Militare di Francia a Costancinopoli, Len. cl. Maucor ps, al Ministero della g uerra. (85) AUSSME - 1.8 • b. 1/ I 6.


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I GOVERNI MI LITARI DEI.I.A I.IBIA ( 1911 -1919)

to la Commissione di Avanzamento lo retrocesse al grado di vicemaggiore, il che provocò le sue immediate dimissioni dall'esercito. Riammesso nel grado, p robabilmente su sollecitazione degli esponenti del nuovo regime, rientrò a Parigi e si trasferì poi in Tripolitania, partecipando alla resistenza con base nel Gariàn. Cirenaica (carta n. 4) La contiguità delle frontiere con l'Egitto, dove da tempo si andava sviluppando un forte movimento panislamico in funzione antinglese, consentì alle autorità ottomane di prendere rapidamente alla mano le file della resistenza in questa provincia e di alimentarle con consistenti aiuti, fatti affluire attraverso le frontiere. Esponente di maggior prestigio in Cirenaica fu senza dubbio Enver bey, già Addetto Militare a Berlino, che allo scoppio del conflitro rientrò in patria, da dove si trasferì in Cirenaica, per assumere la d irezione delle operazioni di resistenza (86). Sul suo passato d i massimo esponente della rivol uzione e sulle sue qualità di organizzatore e animatore della resistenza esiste una ricca documentazione, proveniente dai suoi stessi diari (87), oltre che da carteggi militari italiani e stranieri. Sulla s ua personalità si legge in un documento dell'ottobre 1911, trasmesso a l Ministero dal nostro Addetto Militare a Berlino, col. Calderari (88) : "... Qui è poco amato , perchè p resun tuoso e non gode le simpatie dell'imperatore. E' uomo di valore : giovane, ardito, ambizioso, fanatico, dotato di grande prestigio, ma queste qualità sono offuscate da una grande vanità e presunzione"." A sua volta l'Addetto Militare di Francia a Berlino, ten. col. Pellé, lo definiva (89): " ... modesto, riservato, corretto con gli ufficiali di maggior grado, musulmano senza fanatismo, di alte ambizioni". Proveniente da Istambùl dopo aver attraversato le fro ntiere con l'Egitto, Enver gi unse in Cirenaica a fine ottobre e stabilì il suo Q .G. a Derna . Alle sue dipendenze accorsero subito le truppe regolari turche, già in servizio nel territorio, nonchè gruppi numerosi d i volontari indigeni, p rovenien ti dalle regioni dell'interno e dal vicino Egitto. Il clima euforico che si diffuse rapidamente fra le forze combat-

(86) ENVER Bey (1881-1922): ufficiale di S.M. dell'esercito turco, fu uno degli esponenti cli maggiore spicco della rivolu zione "giovane turca". Acldeu:o Milita re a Berlino, nel 1909 rie ntrò in patria, per o ppo rsi ad un tentativo conrrorivolui ionario, a cui fece seguito la deposizione cli Abdu l Hamid Il e l'ascesa al potere del fratello Moham.med Rehad II. "Genero ciel Califfo" , il nu ovo Sultano d i Costantinopoli, allo scoppio della guerra italo-turca Enver si trasferi in Ci re naica, pe r assumere la direzione de lle operazioni d i resistenz,1 fino alla pace di Losa nna. Mi nistro della Gue rra nel 1914 e fauto re dell'alleanza co n la Germania nella guerra europea. Comandante dell'Armata del Caucaso. (87) Enver Pachà "Dia rio de lla Gue rra libica", a cura di S. Bono, Cappelli, Bologna, 1986 (88) AUSSME - G29 • b . 11. (89) SHAT - TN 111 1 -Anno 1912.


GU ERRA ITALO-TURCA (19 11 - 1912)

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tenti risulta da alcuni rapporti dell'Addetto Militare cli Francia a Costantinopoli nei quali, con riferimenw a notizie p rovenienti dal fro nte cirenaico, si dà notizia dello "straordinario patriottismo che qui regna" e cl i "una forza cli 12.000 combattenti forn iti dalla Senussia, già in marcia provenie nti eia Kufra", oltre a "6 .000 egiziani ben equipaggiati, comandati da ufficiali dell'armata attiva, che hanno dato le dimissioni per poter partire" (90). Aggiungeva la stessa fonte in un rapporto del 27 gennaio 1912 (91) : "Enver riscuote un p restigio eccezionale presso i beduini. Ha al le sue dipendenze non meno cli 150 ufficiali turchi, che hanno il comando d iretto\ dei conti ngenti arabi. Le truppe turche in Cirenaica non superano i 5.000 u. Qua nto agli arabi il loro numero supera i 100.000 u. I turchi hanno preso agli italiani a Derna più cannoni e una batteria di mitragliatrici. Gli arabi hanno trovato eia vestirs i ed equipaggiarsi, spogliando i morti". Secondo un giudizio di un ufficiale turco, reduce dal fronte: " ... Gli ita liani applicano le regole della guerra europea. Essi fa rebbero meglio ad applicare quelle d i Bugeaud. I beduini invece applicano la guerriglia continuata e ovu nque". Il contenuto dei rapporti p rovenienti dall'Addetto Militare a Costantinopoli suscitò vive preoccupazioni in Francia, tanto che sotto la data ciel 6 febbraio 1912 il Preside nte Poincaré chiedeva al Ministero degli Esteri e all 'ambasciatore Barrére a Roma "notizie sullo Stato della opinione pubblica <in Italia> e su lla situazione militare in Tripolitania" (92). Altre interessanti valutazioni sui livelli cli efficienza delle forze avversarie in Cirenaica risultano dai periodici Bollettini, diramati dal nostro Servizio Informazioni (93). Di particolare interesse, una lettera (inedita) dello stesso En ver, scritta il 18 febbraio 1912 all'Addetto Militare di Francia a Berl ino, col. Pellè, nella quale dà notizia della forza ai suoi ordini (25 .000 u. nel solo settore cli Derna) e dei risultati conseguiti (Doc. n . 300). Nel tentativo cli staccare eia Enver almeno una parte dei seguaci senussiti le auwrità italiane cercarono di prendere contatti con Sayed Idris, inviandogli in dono un certo numero cli fucili . Ma le tribù a lui fede li respinsero ogni tentativo cli mediazione e compromesso (94) . Sta cli fatto che ancora ne ll'estate del 1912 le a utorità di Costantinopoli giudicavano del tutto favorevole la situazione militare in Cirena ica, ritenendo anzi che "Envey e Fhety bey ... con il concorso delle nuove bande arruolate nell 'interno, potranno tentare con sue-

(90) (91) (92) (93) (94)

SHAT · 7N 1636 · P 2837. !b . P. 403 · Gue rra italo-turca N. 364 . DDF · Doc. 620 · P. 520. AUSS/Vl r. · L8 - b. 1/1 2 e h. 16 " Bollettino n. 4", a firma ten. col T ro mb i. SIIAT · 7N 1636 · P. 621


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I GOVERN I MILJ'i'AR.l DELLA LIBIA (1911-19 19)

cesso uno sforzo con masse imp o nenti contro qualche p unto debole delle linee italiane" (95). Solo nel successivo mese di novembre Enver, "avuta notizia della pace conclusa, lasciava il campo di Ettangi (Derna) e si recava a Giarabùb, pe r rendere omaggio a l Senusso. Quella visita segnò l'inizio dell'inte rvento d iretto della Senussia nella guerra" (96). Non esistono stime ufficiali sulle forze messe in campo dai turcoarabi nel corso dell'intera camp agna. Anche i dati forniti dalle parti sono oscillanti e non del tutto attendib il i. Si p uò tuttavia con molta approssimazione ritenere che nelle due provincie ottomane, oltre alle forze regolari turche, operarono non meno di 50-60.000 combattenti indigeni. 2.

ORGANIZZAZIONE LOGISTICA. C ENTRI DI RIFORN IMENTO

Dato il carattere nettamente compartimentato della lotta, la d irigenza ottomana decise di istitu ire due distinti centri logistici: uno per le fo rze opera nti in T ripolitania, con base in Azizia, e l'altro in Mekili per q uelle della Cirenaica. Le due basi logistiche erano alimentate dal co ntrabbando provenie nte rispettivamente dalle frontie re della Tunisia e dell 'Egitto. Centro i-ifornimen to di Az iz ia (Tripolitania)

Vi affl u ivano periodicamente armi, mu niz ioni e viveri , trasportati a dorso di cammello dalle carovane provenienti dal nodo carovan iero di Bengardone, alla frontiera tunis ina . Secondo i calcoli del nostro Servizio Informazioni ogni due giorni arrivavano a quel centro carovane di 250 cammelli, affittati da e missari de lla resistenza turco-araba in varie regioni del deserto o forniti spontaneamente da alcune tribù tunisine . Il servizio sanitario era assicurato da due ospedali da campo , impiantati uno nell'abitato cli Azizia e l'altro nel castello di Ga riàn. Risultò inoltre ch e detto servizio fu molto impegnato nel novembre del 1911 durante l'epidemia cli colera. , Per stroncare il fl usso ciel contrabbando che sempre più numeroso affluiva dalla frontiera tunisina, il Comando Su premo italiano decideva l'occupazione cli capo Macabez e il successivo insediamento nel triangolo Tripoli-Zuara-Gaclames . Cen tro rifornime n to di Mekili (Cirenaica)

Era ali mentato dalle carovane provenienti d all'Egitto, che affl u ivano a l ce ntro di Mekili con l'aperto sostegno delle autorità egizia-

(95) AUSSME - 18 - b.4/3 (96) Cfr. F. Serra "Italia e Scnussia", cit., p. 60 seg.


GUERRA ITALO •TURCA (19JJ-191 2)

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ne di confine . Secondo i dati del nostro Servizio Informazioni il flusso dei rifornimenti era apertamente sostenuto dalle autorità senussite. Si legge nel Bollettino n . 4 - 13 febbraio 1912 ciel Comando 4a Divisione (97): "Presso la zauia d i Mekili esiste un deposito cli rifornimenti per Bengasi e Derna. Nel dicembre arrivò dall'Egitco, accompagnata da 40 egiziani a nome del Kedivé, una carovana d i 500 cammelli, trasportante 600 casse d i viveri e vestiario. Nello stesso mese partirono 1.000 cammelli diretti a Giarabùb, per fare provviste di datteri. Lo sceik di eletta zauia, a nome M. Husen, funziona da intendente ... " Da successivi Bollettini risultava inoltre l'arrivo a Mekili di due cannoni da montagna e sei mitragliatrici. Comandante del Centro , il funzionario turco Halin effendi. Il servizio di corrispondenza fra Q.G. in Cirenaica e Costantinopoli era assicurato da una potente stazione R.T. (T.S.F.) impiantata in territorio cli Derna, che comunicava con la stazione di Karagaich in Asia Minore. Per i collegamenti fra Comandi e reparti venivano impiegati mezzi telefonici e staffette a cavallo (98). Contrabbando di guerra Circa l'atteggiamento assunto dalle potenze europee a sostegno della resistenza turco-araba, dalla documentazione militare risu ltano i seguenti dati e notizie. lnghilter,·a - Nel dicembre 1911 l'Addetto Diplomatico al Cairo, conte Grimani, comunicava a Roma di aver segnalato al locale Agente Britannico, lord Kitchén er, la persistente espansione ciel fenome no alle frontiere con l'Egitto, attribuendone la responsabilità "al modo con cui il governo egiziano osserva<va> gli obblighi inerenti alla sua posizione cli Stato neutrale" (99). Nell'occasione lord Kitchéner, nel dare la massima assicurazione circa l'operato del pe rsonale britannico , addetto ai posti di frontiera, non escludeva il transito di carovane di rifornimenti, dirette alle fo r= ze turco-arabe in Cirenaica attraverso i valichi controllati da solo personale egiziano. Sta cli fatto che il rappresentante britannico continuava a tollerare le violenti manifestazioni antitaliane cli Porto Said, Alessandria e Cairo; non si adoperava con ferma determinazione per reprimere il contrabbando di guerra; accordava una specie di compiacente neutralità al Senusso, pur senza prenderne apertamente le parti. Quanto poi al divieto imposto dalle autorità italiane ai rappresentanti della .Mezzaluna Rossa di raggiungere Tripoli attraverso la frontiera egiziana, lo stesso Kitchéner osservava (100) : (97) AUSSME - L8 - b. 16. (98) Ib., b 1/12. (99) Rapporto del ten. col. Elia, addetto a lla nostra rapprese ntanza diplomatica al Cairo, al Comando del Corpo d i S.M. - in LS - b. 1/63. (100) Ib., b. 1/ 65. Capo della Mezzaluna Rossa il principe egiziano Tussun., fratello del Kedivé.


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"Credo che abbiate torto nel togliere questo permesso, perchè ciò avrà lo effetto di esacerbare il senso di ostilità, che c'è contro d i voi". In effetti l'Inghilterra era molto preoccupata delle ripercussion i del conflitto fra i sudditi 1nusulmani delle sue Colo nie. Pertanto i flmzionari inglesi, anche se non ufficialmente, operavano in modo eia non inimicarsi l'ambiente locale, e ciò a tutela de i p ropri interessi non solo in Egitto, ma anche in India "dove essa contava sui musulmani come sul più sicuro ap poggio" (101) . Franci a - Dopo le vivaci reazioni seguite al fe rmo dei piroscafi "Carthage" e "Manouba'', il Governo della Repubblica dava notizia al nostro Ministero degli Esteri , il 7 marzo 1912, de lle istruzioni impartite alla flotta operante lungo la costa tunisina, assicurando inoltre la massima sorveglianza alla frontiera con la Tripolirania (102). Ai riguardo, s i deve altresì ricordare che con R.D. 13 ottobre 1911 n. 145 il Governo italiano istituiva, con sede in Roma, la "Commissio ne delle p rede", incaricata di esaminare i singoli casi di cattura cli mercantili sospetti e adottare i conseguenti provvedimenti. Tuttavia l'afflusso di armi e viveri dalla Tunisia continuò ina rrestabile. Ger m a nia - Il 28 dicembre l'ambasciatore Titton i telegrafava da Parigi 0 03): "Informazioni da varie fon ti fa nno ritenere che spedizioni armi e munizioni hanno avuto luogo dalla Germania e dalla Turchia e sono dirette alle spiagge cl i Tripoli, più che in Egitto o in Tunisia. Da Amburgo partiranno due vapori con carico di aeroplani e fucili Mannl icher e ·altro carico di mun izioni per fu cili . Altro vapore imbarcherà a Costantinopoli 1.800 soldati con relativi ufficiali, che sbarcheranno in Tripolitania". E con altro telegramma la stessa fonte comunicava a Roma" ... Vapore "Bréten" dovrà andare a Costanza, dove imba rcherà cannoni , fu cili, aeroplani, mu nizioni, p rovenienti dalla Germania. Di là si recherà a Costantinopoli, dove imbarcherà 1.800 soldati, da sbarcare sulla frontiera tunisina-tripolitana". Di qualche interesse, sullo stesso argomento, sono anche alcu ne informative provenienti d agli Addetti Milita ri cli Francia a Berl ino (ten.col. Pellé) e a Costantinopoli (ten .col. Maucorps) . Secondo il p rim o numerosi ufficiali tedeschi si trasferirono in Libia nel corso del conflitto, pe r combattere nelle file della resistenza; dopo la firma d ella pace cli Losanna rimasero solo alcuni e lementi in Cirenaica per l'organizzazione dei reparti mitraglieri (104). A sua volta il comandante

(101 ) (102) (1 03) (104)

Cfr. G. G iolitci "Memorie della n1ia v ita", 1922 , vo i. . ll, p. 378. AUSSME - L8 - b 3/2

Ib b 2/ 9. SHAT - 7N 11 11 - Anno 19 12


GUERRA JTAl,0-T UHCA (1911-1912)

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Maucorps comunicava al Ministero della Guerra sotto la data del 27 gennaio 1912 095): "... La Croce Rossa tedesca ha organizzato una missione destinata a portarsi in Tripolitania nei campi turco-arabi. Questa missione è composta di 5 medici e 12 infermieri e porterà materiali, per curare 6070 ammalati. Inoltre, una casa di cura tedesca metterà a disposizio: ne degli ufficiali turchi feriti in Tripolitania un certo numero di posti letto . Il governo turco ha ringraziato la Germania per l' invio di munizioni da guerra" . Per quanto riguarda il governo di Vienna la documentazione consultata ha escluso qualsiasi forma cli sostegno diretto in Tripolitania o Cirenaica. Tuttavia, dopo l'occupazione italiana cli Stampacchia e Rodi (aprile-maggio 1912) il Governo austro-ungarico prese in considerazione la possibilità di assicurarsi adeguati compensi nei Balcani, come si può dedu rre dalla seguente segnalazione del nostro Addetto l'vlilitare a Vienna sotto la data dell'8 maggio stesso anno (106) : "Secondo fonte montenegrina l'Austria si prepara ad occupare l'Albania. L'Austria considera la nostra azione in Egeo quale violazione dei patti che ad essa ci legano. La comparsa della nostra flotta davanti ai Dardanelli e il progresso delle operazioni in Egeo potrebbero <spingerla> ad occupare essa stessa qualche porto albanese".

3.

LE REAZIONI DEL MONDO ISLAMICO

La conquista italiana ri.svegliò nelle popolazioni locali quei sentime nti di geloso attaccamento alla propria indipendenza e autonomia, che erano alla base delle tradizioni politico-religiose del mondo arabo. Infatti, fin dai primi giorni cli ottobre, subito dopo cioè lo sbarco del primo contingente di truppe a Tripoli, il nostro Servizio Informazioni si vedeva costretto a modificare alcune d elle fa vorevoli previsioni della vigilia, segnalando che "il concorso d egli arabi alle forze regolari turche avrebbe potuto portare ad una "guerriglia lunga e sanguinosa". La partec ipazione degli indigeni alla resistenza veniva così a modificare i termini della lotta che, da conflitto armato fra due Paesi europei (Italia e Turchia), si trasformava in una logorante guerra di posizione, aggravata dalle sfavorevoli condizioni ciel clima e dell'ambiente . Si verificava cioè quanto con lungimirante intuito aveva previsto lo statista frances e G. Hanotaux, per lunghi anni alla guida ciel Quai d 'Orsay, che fin dallo scoppio delle ostilità aveva definito la guerra italoturca" un conflitto di razze e religioni, sostenuto da resistenze loca-

(105) !b. 7N 1636 - P. 107. (106) AUSSME - L8 - b. 3/ 50.


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I GOVERN I MlulTARI DELLA LIBIA ( 19 11 -19 19)

li assai forti, che provocheranno il risveglio generale dell'Islàm" (107) . Aggiungeva ancora l'ex Ministro (108): "Si è messo in moto il mondo islamico. L'az io ne italiana ha scatenato le tempeste. E' con tutte le potenze islamiche e fra tutte le potenze mediterranee che la partita è ingaggiata". Dei nuovi contenuti della lotta se ne rese conto anche il Capo di S.M. Pollio, che in una lettera al Ministro della Guerra Spingardi in data 28 ottobre 1911 così scriveva (109): "S i i Senussi marciassero o facessero marciare le tribù arabe contro di noi, oltre alle due Brigate di formazione in partenza per Tripoli, occorrerà formare altre due Divisioni, con che si imporrebbe il richiamo d i un'altra classe di tutte le armi". Circa le possibilità di una massiccia convergenza del mondo islamico si legge in una corrispondenza da Parigi sotto la data del 1° novembre 1911 (110): "La decisione dell'Italia ha sorpreso l'opinione pubblica europea, ma ha provocato ben più vivo stupore ne l mondo islamico. E' un'aggressione contro il Califfato ... Le forze turch e si rafforzeranno con 100.000 combattenti, p resi dalle tribù arabe ch e ha nno (dichiarato) la guerra santa .. . Nei paesi dell'alto Nilo il sentimento d'indignazione contro l'I talia è molw vivo. Si fa appello all'unità islamica .. . Tutta la stampa musulmana è in allarme contro l'intervento italiano, giudicato "atto di pirateria". la Turchia, pur nella sua grande crisi, è sostenuta dalla simpatia di tutto il mondo islamico". La stessa fonte segnalava poi che "sarebbero in approntamento molti aiuti in uomini, viveri e materiali, forniti dalle maggiori autorità musulmane dell'Arabia, Siria e Asia Minore". A sua volta la stampa tedesca, nel condannare l' intervento francese in Marocco e quello italiano in Tripolitania, prevedeva una dura reazione di tutto l'lslàm "contro questi nuovi acrncchi dell'Occidente" (111) . Ma anche una parte della stampa italiana prese netta posizione a favore de lla resistenza araba, ricordando che l' Italia, costituitasi sul principio d ella nazionalità, non aveva il diritto d i combattere un po polo, che non voleva essere conquistato . Si legge infatti in un quotidiano del 4 novembre, p roprio nei giorni cioè in cui più d ilagava l'e uforia della conquista libica (112) : "Gli arabi difendono se stessi, le loro case, i loro costumi ed hanno diritto di respingere chiunque vada con la violenza e la forza in veste di conquistatore" .

( 107) (108) (1 09) (110) ( 111) (112)

Cfr; G. Hanoraux "Ecucles cliplomaliqu~s", li se rie, 1912, p. 39-40. !b. , p. 5. AUSSME - LS - b . 2/7. ASMA! - P. 104/2 - fase. 18 (Rassegna stam pa). AUSSME - G 29 - b. I 1/ 8. "TI Tribuno Salentino" n . 37 ciel 4 novembre 1911.


GU El(l(A ll'Al,O •TllllCA (19 11 - 191 2)

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La solidarietà cie l mondo islamico s i manifestò con la costituzio ne in Egitto e in altri paesi nord-african i cli "Comitati d ella Mezzalu na Rossa", il cui compito consisteva nel sosten ere la loua dei frate lli a rabi in Tripolitania medianLe la raccolta cli fondi, l'ingaggio di volonta ri, il ri fo rnimento cli vive ri , vestiario, anni e mun izioni (11 3). Circa l'azione svolta d al Governo italia no nei confronti d ella Se nussia, si deve ricordare che fi n dall 'inizio del conflitto Giolirti cercò cli pre ndere contatti con le magg iori gerarchie de ll 'Ordine, nell'intento di assicurarsi la neutralità de i Sen ussi almeno in Cirena ica. A ta le scopo fu dato incarico all'Ad<leuo Consolare ita liano al Ca iro di fa rsi rilasciare, dal locale capo scnussita Mohammcd Alì et Elmi, alcu ne le ue re dire tte ai ca pi Sen ussi cl i Bengasi e De rna, al fin e cli indurli a sch ierarsi a favore <le ll'occupn ione italiana ( 114). In base poi a lle direttive del Governo di Roma queste teucre furono trasmesse alle autorità militari di Bengasi (ge n. Ottavio Briccola) e cl i Derna (col. Vittorio Zupelli) con il preciso in carico di " ... far eh iamare i d estinata ri e dire loro che siamo disposti a prendere la Congregazione sotto il nostro protettorato, aiutando anche i più bisognosin. Da altro docu mento in da ta 4 novembre 191'1 , a firma Caneva, risulta a ncora che (115): "continua no pratiche p er aprire re lazioni con Sidi Ahmecl escScerif, Capo dei Senussi dell'oasi di Kufra , approfittando <letta appare nte buo na d isposizione d el capo della sena di Tri poli". In sostanza, ne lla prima fa se de l conflitto il Gove rno di Roma ri teneva an cora d i potersi avvalere della n eu tralità dei Senussi p er una rapida conclusione delle ostilità in Cirenaica . E di ciò si ha conferma in una n ota info rmativa dell'Addetto Militare cli Francia che il 17 ottobre 1911 così scriveva all e Au torità Su periori (116) : "Il principe di Scalea, primo segretario di Srato al Ministero degli Este ri , si è fatto egli stesso interprete che la Senussia si sarebbe mostrata disp osta in favore d e ll 'Italia . La cosa semb rerebbe però mo lto straordinaria". In effetti Ahmed csc-Scerif non volle mai prendere contatti con i rappresentanti italiani, anch e perchè negli obiettivi dell'Ord ine esisteva da sempre l'aspirazione a libe ra rsi di ogn i inge re nza straniera. Sta cli fatto che, nel corso del conflitto italo-turco, islamismo e na:t.iona lismo turco costitu irono i più efficaci fattori d i a limen tazione della lotta, che trove rù poi amp io sos tegno n e l contrabbando d i g uerra , largame nte adotta to d a Turchia e Germani a e n on adegua ta mente contrastato da Francia e Inghilterra.

( 113) i\USSM l'i - L8 - b. 1./7. (114) !b., b.2/ 7. Le direnivc del Governo di Ro ma ri suhano anche i n una lettc rn

aucografa di Giolilti. conservata in b. 1/ 61. ( I 15) ASMAI - p. 104/ I - Fase. 3. ( 11 6) SIIAT - 7N J370 - p . 174.


'


CAPO IV CONSIDERAZIONI SU ALCUNI ASPETTI DEL CONFLITTO 1. RAPPORTI FRA POTERE POLITICO E POTERE MILITARE

( a) Divergenze operative e politico-militari fra Giolitti e Caneva La campagna cli Libia, specie nella prima fase delle operazioni, fu caratterizzata da profonde divergenze fra Governo e Cornanclo Supremo ciel Corpo di Occupazione, in sostanza fra Giolitti e Caneva. Il disaccordo, ben noto negli ambienti politici e militari italia ni, ma anche all'estero (117), s i accentuò dopo l'occupazione di Ain Zara (4 clic. 1911), operazione q uesta che il Governo, nei suoi comunicati, aveva an nunziato come decisiva, ma che in effetti risultò un semplice successo locale. G iolitti nelle sue Memorie, con riferimento ai colloqui avuti a Roma con il gen. Caneva ne i giorni 7 e ~ febbraio 1912, così s i esprime (118): "L'i mp ressione che ne riporta i fu pvr un rispetto ottima, come cli uomo capace, intelligente e ordinato, c l ic non procedeva se no n rendendosi pienamente conto delle cose llla mi parve anche che ma ncasse alquanto di iniziativa e che non si rendesse abbastanza conto delle ragioni d i politica estera che consigliavano un 'azione più rapida .. . " Perciò, un giudizio non del tutto favorevo le per un Comandante militare investito della massima responsabil ità in una spedizion e o ltremare. E cli ciò s i può avere conferma nelle "Lettere dalla Libia" de l gen. Tommaso Salsa (11 9), ch e il 23 nove m b re 1911 veniva d estinato a Tripoli "per scelta del Presidente d el Consiglio, presente S.M. il Re" , con il compito di "studiare quali sono le ca use del movimen tO degli arab i contro di noi ... e fare in modo che il nostro corpo di sp edizione uscisse dallo sta to di inazione in cui si trova. "Sta di fatto ch e in Italia , sia negli ambienti governativi che a livello cli stampa e opinione pubblica, era convinzione diffusa che le nostre truppe in Libia s i trovassero "in condizioni di impotenza ad operazioni offensive, s ia pure nella misura e nello spazio limitati". Per tale motivo la destinazione a Tripoli del gen. Salsa assumeva il significato di una aperta sfiducia del Governo nei confronti dell'azione svolta dal Comandante in

(1J7) SHAT - 71\"1370 - P . 301 ( 118) G . GIOLITTI "Memorie de lla mia vita" cit. II, p. 334. (I 19) CANEVARI-COM ISSO " li gen . T . Salsa e le sue campagne coloniali" cit. ,

1935, p. 358.


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I GOVERNI MIU T 1\ll l DELLA LIBIA (1911- 1919)

capo, come risulta anche dalla seguente lettera del gen. Sa.Isa in data J1 dic. 1911 (120): "Il modo di vedere fra il ministero e il geo . Caneva va sempre più accentuatamente diversificandosi e questo n aturalmente non giova al sollecito scioglimento cli questa situazione, sempre critica, specialmente sotto il punto cli vista politico". In effetti, nella prima fase del conflitto l'attività operativa rimase pressochè stagnante e tutte le cure del Comando Superiore di Tripoli furono rivolte al rafforzamento delle opere di difesa, per rendere inespugnabili le basi. Il che costrinse il Governo ad allargare il teatro operativo, impegnando altri scacchieri, per colpire il nemico nel cuore stesso del suo grande impero : Egeo, Mar Rosso, Dardanelli . Da considerare altresì che in un primo tempo Caneva adottò, nei confronti delle p opolazioni arabe dell'oasi, u na politìca di massima apertura e disponibilità, al punto di omettere ogni più e lementare p recauzione, come ad esempio il controllo e le perquisizioni per il disarmo delle popolazio0i. Ma dopo i gravi rovesci d i Henni e Sciara Sciàt (23-26 ott. 1911) fu costretto ad adottare severe misure cli prevenzione e di controllo (121). Solo allora cioè Caneva si rese esatto conto che la situazione in Tripolitania era ben diversa da q uella segnalata, alla vigilia della spedizione militare, dagli o rgani informativi e si affrettò a informare il Governo con una relazione politico-militare ciel 6 novembre 1911, mettendo in evidenza la necessità cli: dare la p recedenza all'azione politica su quella militare; organi zza re a difesa le basi operative, in modo eia renderle inespugnabil i; rin viare a tempi migliori una "avanzata offensiva verso l'interno" . Argomento perciò cli grande interesse, che merita un doveroso approfond i me nto alla luce d e i documen ti disponibili agli atti del carteggio Libia . Occorre premettere che con R.D. 8 ottobre 1911 il Governo aveva definito le competenze ed attribuzioni p o litico-milita ri d el Comandante d el Corpo di spedizione (122), accentrando nelle mani del Comandante Supremo tutti i rami dell'azione di governo, "allo scopo di conservare unità d ' indirizzo a tutti gli affari, a qualsiasi amministrazione si riferiscano. "'Ma subito dopo il decreto subiva sostanziali modifiche. Il 20 ottobre infatt i il Capo di S.M. Pollio, in una lettera al Ministro della Guerra Spi ngarcli, lamentava che nello schema di decreto "sia stata soppressa l'affermazione esplicita che detto Comandante ha l'effettivo comando anche delle forze di mare ed ha l'intera ed esclusiva responsabilità delle operazioni" (123). Si verificava no intanto nell'oasi di Tripoli i gravi rovesci del 23 e 26 ottobre. Per fronteggiare la situazione nuova, che si era manifestata in Tripolitania, Ca-

( 120) (121) (122) (123)

Ib ., p. 378. AUSSME - T.8 - b.l/29 bis !b., b. 1/ 69. !b. b . 179/1.


GUERRA ITAW-T URCA ( 19 11 - 1912)

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neva proponeva al Governo cli "sostituire alla aleatoria lotta guerresca con tro turchi e arabi ne ll'interno, una specie di lotta finanzia ri a al Governo ottomano, che deve provvedere ai rifo rn imenti per vie indirette e costose" . Giolitti invece era di ben altro avviso. Costretto a destreggiarsi entro la complicata rete degli interessi internazionali, che minacciavano l'iniziativa italiana, il 5 novembre pro clamava con R.D. la sovranità piena e assoluta dell'Italia sulle due provincie ottomane . .Ma, convinto che un decreto u nilaterale non era sufficiente a sanzionare il possesso di un territorio giuridicamente ap partenente ad altro Stato sovrano, iniziava una decisa pressione sulle gerarchie militari , per indurle ad uscire dalla inazione e p rocedere alla effettiva occupazione di quei territori. I seguenti documenti, agli atti del carteggio Libia, sono chiaramente indicativi degli o rie ntamenti ciel Governo sullo specifico argomento : - 6 novembre 1911: tele di Giolitti a Caneva, in cui si chiedono "notizie precise, particolareggiate e complete ... su ogni fatto d 'arm i, ogni episodio, ogni incidente ... per poter dare sano e giusto indirizzo opinione pubblica europea", e per controbattere "quella molta parte della sta mpa eu ropea, che ci considera battuti e accusa fa lsa. mente di atrocità contro gli indigeni". (LS - b . 1/40) - 14 novembre 1911: lettera autografa di Gio litti a Spingardi nella quale, con riferimento al pericolo di aggress ioni eia parte d egli arabi nell'oasi d i Tripoli, sollecita un intervento nei confro nti cli Caneva, affinchè provveda ad "agire e nergicamente con diligentissime perqu isizioni", procedendo al disarmo, all'arresto e all 'invio in Italia di tutti gli elementi sospetti. La lettera conclude, affermando che "senza d i ciò faremo ridere la Eu ropa alle nostre spalle . (LS - b . 1/42) - 24 novembre 1911: tele del Capo di S.M. a Caneva, trasmesso su sollecitazio ne d el Governo "Ritengo assolutamente necessa rio per alte esigenze internazionali e sopra tutto per elevate considerazioni cli o rd ine militare, che senza indugio la S.V. con i mezzi di cui attua lmente dispone proceda ad una azione controffens iva risoluta ed efficace". (L8 - b. 1/57)

- 26 novembre 1911: lettera autografa di Giolitti al Capo cli S.M. Pa llio, contenente "consigli tattici" per un' offensiva verso l' interno . (L8 - b . 1/61)

- 6 dicembre 1911: tele di Giolitti a Caneva circa l'azione d a svolgere nei confronti degli arabi "per staccarli da i turchi e possibilmen-


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I GOVEJtN I M II.ITAlll DEI.LA LI BIA (19 11 - 1919)

te spingerli contro i turchi stessi". (L8 - b. 12/ 2)

- 8 dice mbre 1911: tele di Gio litti a Caneva : "20 - La situazione diplomatica internazionale tende a rendersi per l'Italia più difficile, perchè a causa della lunga attesa la presa di Ain Zara non ha prodotto in Europa impressione di atto decisivo, non avendo finora assicurato neppure l'occupazione di tutta l'oasi fino a Tagiura. Trattare con capi arabi di tribù più lontane può essere utile, ma l'oasi di Tripoli e di Zanzùr va occupata subito con la forza. Trattative con arabi posti così direttamente sotto nostro esercito darà in tutti l' impressione di inesplicabile debolezza, dovendosi lo ro sottomission e ottenere con la fo rza . La prego cli considerare agli effetti della politica internazionale ciò che soprattutto gioverebbe, sarebbe la disfatta d el nucleo truppe turche" . (L8 - b. 12/ 2) - 11 dicembre 1911 : tele di Giolitti a Caneva , in cui si sollecita lo sgombero totale degli arabi dall 'oasi di Tripoli, vietando che la stessa sia in qualunque modo abitata da arabi, ad evitare "altri tradimenti e a ltre stragi" . (L8 - b. 12/2) - 12 dicembre 1911 : tele di Giolitti a Caneva, nel quale si preci sa che "per quanto riguarda la linea cli cond otta politica, che ella si propone di seguire nei rapporti con gli arabi dell'oasi, il governo non la può approvare. Gli arabi dell'oasi furono finora alleati dei turchi ed autori cli tradimenti e nefande crudeltà verso soldati italiani ... Se essi vogliono essere tratcati come amici si rivoltino ai turchi, li combattino, ci aiutino a distruggere ogni nucleo e allora li ricompenseremo .. . La politica indicata da V.E. potrà farsi con molta prudenza quando non vi saranno p iù turchi in campo" . (L8 - b. 12/ 2) Al che risponde Caneva "Qualu nque sia decisione fac cio presente che, per quanto riguarda Sabei e Tagiura, mia parola è impegnata, avendo accettato offerta come da tele 1106 e 1102 e che mancamento parola eccede anche impegno mia personalità e coinvolge prestigio e lealtà governo presente e futuro ". - 14 dicembre 1911 : tele di Giolitti a Caneva, in cui si sollecita "la distruzione delle truppe turche ... se non si vuol vedere formarsi una situazione internazionale gravemente ostile a ll'Italia". (L8 - b. 12) In sostanza, fin dai primi di novembre, dopo c10e l'arrivo clei rinforzi dall'Italia, il Governo di Roma interviene più volte e con ca-


GUEllR,\ ITALO -TURCA (1911· 1912)

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tegoriche direttive nei confronti del gen. Caneva, per indurlo acl uscire dalla inazione e passare alla controffensiva, segnalando cbe "la guerra turba gli interessi di nrne le potenze, le quali trovano che noi, con tutte le nostre fo rze, non riusciamo a distruggere le poche forze che i turchi hanno in Tripolitania . "A ciò si aggiunga che in più occasioni Giolitti contesta la linea politica adottata dallo stesso Caneva verso gli arabi dell'oasi e lo invita formalmente acl abbandonarla ("Le ricordo che tale ordine avevo già dato con mio precedente te legramma"). Un osservatore attento e sicuramente attendibile, quale fu l'Addetto Militare di Francia, destinato a l seguito del Corpo di Spedizione , così scriveva in un suo rapporto del gennaio 1912 (124): "La stampa si è fatta eco in questi ultimi tempi cli pretesi contrasti fra Governo e Comandante in Tripolitania. Io so che che M. Giolitti ha raccomandato espressameme al gen. Caneva di non far niente che possa essere l'occasione di uno scacco e che dal canto suo il gen . Pollio insiste perchè non si proceda che con grande prudenza. Ma è esatto anche che la tattica del gen . Caneva non raccoglie tutti i consensi e certi propositi del giovane ammiraglio Cagni tendono a promuovere una certa irritazione negli ambienti militari verso il generale in capo ... '' E con successivo rapporto ciel 10 febbra io segnalava (125) : "L'op inione pubblica (in Italia) è sbalordita cli questa passività troppo accencuata .. . Un buon numero di membri del Parlamento non sono soddisfatti di questo stato cli cose e il loro pensiero corrisponde a quello di molti ufficiali del corpo di spedizione .. . Si pensa che il governo provvederà a rimpiazzare il gen. Caneva con un capo più attivo e più energico non immediatamente ... " Ma infine Giolitti finirà per accettare la prudente condotta operativa del gen. Caneva, decidendo d i allargare il confl itco al Mediterraneo Orientale e portando l'attacco al cuore stesso dell 'impero ottomano. (b) La concezione operativa di Caneva Benchè p oco convinto della utilità di una penetrazione verso l' interno, il 15 dicembre il gen. Caneva telegrafa al Min istero della Guerra che, in previsione cli "una nostra avanzata, probabilmente verso Gariàn a fine gennaio o febbraio", ha predisposto la raccolta dei mezzi logistici necessari (126). Ma tutta l'operazione verrà ri mandata a causa delle cattive cond izioni atmosferiche e la mancanza di adeguate scorte . Tuttavia, sotto la sp inta delle ripetute sollecitazioni provenienti da Roma per una azione risolutiva "per alte esigenze internazionali", il comandan te della 1a Div. (gen. Guglielmo Pecori Giraldi) decide di

(124) SHAT • 7N 1370 · p. 301. 025) Jb. p. 347 ( 126) AUSSME · l.8 - b. 13.


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l GOVERN I MILITAIH DUI.A LIBI A (191 1- 1919)

agire d 'iniziativa , senza cioè informare preventivamente il comando superiore cli Tripoli. Si giunge così all'azione offensiva di Bir Tobraz (1.9 dicembre 1911), che rasenta un nuovo insuccesso. Pecori Giraid i viene esonerato dal comando e fatto rientrare in patria . Per chiarire alle autorità di governo la situazio ne politico-militare in Libia, il 4 gennaio Caneva invia a Roma un ufficiale del suo S.M., il ten. col. Gaetano Giardino (127), con l'incarico cli illustrare a voce al Presidente del Consiglio e ai Ministri degli Esteri e della Guerra i motivi che sconsigliano nelle particolari condizioni del momento, una "ava nzata verso l'interno". In particolare la relazione Giardino, cli cui esiste traccia agli atti del carteggio Libia (128), mette in evidenza che : - tutte le tribù ci sono ostili, tutte sono in anni e collegate con i turch i, dai quali ricevono rifornimenti e denaro , oltre a sollecitare il fa natismo religioso cli quelle popolazion i. Perciò la guerra non è p iù contro i turchi, ma contro gli arabi; - un'azione in avanti non può evitare di coinvolgere sempre p iù gli arabi con i turchi. Non avendo gli arabi nè basi, nè linee d i operazioni, l'entità cl i una nostra avanzata non dipenderebbe dalla consistenza clell'a vversari o, per altro inafferrabile, ma dalla necessità di mantenere al sicuro la base di Tripoli e le linee cli comunicazione contro gli attacchi prevedibili da ogni parte e in ogni punto; - nelle p resen ti condizioni assumono importanza fondamentale i mezzi logistici, non potendo contare sulle risorse locali anche per quanto si riferisce agli approvvigionamenti di acqua, dato che i pozzi verranno d istrutti o inquinati; - si dovrà "evitare qualsiasi smacco, anche parziale ... qualsiasi arenamento sarebbe interpretato come segno d'impotenza a proseguire" . Pertanto, "occorre muovere preparati ad arrivare d 'u n fi ato solo fino ali' obiettivo". Nella relazione si pone poi in evidenza che per un'offensiva verso l'intern o è necessario disporre cli una forza cli 50 battaglioni (secondo il p iano operativo elaborato dal Ciclo ciel I C.d'A. Spec.) cli cu i 15 da far venire dall'Italia. Tuttavia - così conclude la relazione - "il comandante supremo e il comandante del I C. d'A. Speciale sono dell'avviso che la decisione d i operare offensivamente verso l'in ter-

(12ì) GIARDINO, Gaetano Stefano (1864-1935) piemo ntese, capo di S. M. de l Corpo cl 'A . d i Napoli, nell'ottobre 1911 parte per la Libia quale Sott.ocapo di S. M. ciel Corpo di Spedizione; rientra in Italia nel giugno 1912. C.te della 48" Div. f. nel 1916; C.te <lei I e poi ciel XXV C<l'A. nel 1917. Nel gi ugno ddlo stesso anno, chiamato dal Presidente Bosclli ad assumere il portafoglio della Gue rra, che ti.ene fino all'on.obre 1917. Sou:ocapo di S.M. con Diaz. Com.te 48 A. Min isi:ro d i Stato. Nel 1924 Maresciallo d 'Italia . (128) AlJSSME - L8 - b. 2/ 15.


GUERRA !TA i.O -TURCA (191 I •'1912)

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no sia di una gravità eccezionale, finchè perduri la presente situazione politico-militare in Tripolitania". La visita a Roma del ten. col. Giardino si conclude con un comunicato, diramato dalla Stefani, in cui si p recisa che "il Governo è pienamente d 'accordo con il Comandante in capo, nel quale ripone completa fiduc ia". Identiche valutazioni politico-militari presenta il gen . Caneva a Giolitti nei colloqui di Roma dei g io rni 7 e 8 febbraio 1912. Ma , come risulta a nche nelle "Memorie ... ", Giolitti rimane ferm o nelle sue convinzioni . In sostanza, due concezioni d iametralme nte opposte sulla condotta politico-militare della campagna libica: que ll a di Giolitti , legata ad inderogabili esigenze di politica internaziona le; quella di Caneva , p iù aderente alla situazione ambientale, improntata a grande prudenza e s ubordinata alla dis po nibilità di adeguaci me7.Zi logistici. Caneva cioè non accetta l'imprevisto e l'impro vvisazion e e rimane fe rmo su lle basi operative, che fortifica , p er re nderle inespugnabili contro attacchi di sorpresa o colpi di mano, in attesa che si modifichi la situazione del mome nto . Di c iò si convince anche il Capo di S. M. Pollio, che fin dal nove mbre pre nde contatti con il comandante delle Forze Navali, V.A.mm. Rocca-Rey, perchè sia posta allo studio un'azione diversiva in Egeo, nello Yemen e in Mar Rosso (129), da socroporre all'esame del Governo. E infine se ne convince lo stesso Giolitti che, per infliggere un colpo mo rtale alla Turchia , dec ide l'occupazione di Rodi e delle isole Sporadi noncbè l'azione nei Dardanelli. In conclusione, la tenace opposizione d i Caneva ad un'aleatoria offensiva verso l'interno fi nisce per dimostrarsi pienamente valida, anche se la p ro lungata inazione avrà ripe rcussion i sfavorevo li s ulla compagine morale e disciplinare d ei re p arti (130). Il Governo poi finirà per accettare la prudente concezione operativa di Caneva, anche perchè nelle condizioni politico-militari del momento no n ve ne erano a ltre possibili . Da aggiungere ancora che il geo. Caneva rimane fermo nei s uoi orientamenti ope rativi anch e dopo l'occupazione d i Rodi (4 maggio 1912), come si può dedurre dal seguente dispaccio del 21 maggio successivo al comandante del I C. d 'A. speciale (131 ): "V.E. sa come io sia fermo nel convincimento che a noi non convenga procedere ad una penetrazione nell 'interno fin o a q uando perduri la presente situazione, carallerizzata da una massima accan ita ostilità di tulle le popo lazioni contro di noi e da una loro notevole effi cienza be li ica , idonea ad una gue rriglia pe ricolosissima".

(129) lh., b. 1/ 48. (130) Il tcn. col. de Gondreco urt al Ministero della G uerra: "Una delle ragioni che più hanno con tribuiro a deprimere il mo ra le dei solda ti italiani è stata l 'ina zio ne eccessiva". SHAT - 7N 1370 - P. 401. ( 131) Al..iSSME · L8 • b. 13/ 12..


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I GOVERNI M[LITARI DELL~ LIBIA (1911-1919)

Gli stessi concetti Caneva espone il 27 maggio in una dettagliata relazione al Ministero della Guerra (132), nella quale svolge una analisi molto approfondita della situazione generale nei territori occupati e formula proposte circa le soluzioni operative possibili. In particolare, nel trasmettere superiormente "copia integrale" cli un rapporto inviatogli dal gen. Ottavio Briccola, comandante cli Bengasi, Caneva mette in evidenza q uanto segue: - al mese di maggio la situazione generale in Libia non ha subito sostanziali modifiche, rispetto a quella segnalata sotto la data del 6 novembre 1911 e illustrata poi a voce allo stesso Presidente del Consiglio nel febbraio successivo a Roma; - le esperienze maturate negli otto mesi di o ccupazione concordano nel far presumere che "non avremo mai la sottomissione leale e cordiale delle popolazioni arabe. Panarabismo e panislamismo non possono essere considerate vane parol e e l'odio contro il rumi (cristiano) è e sarà sempre un fatto su cui contare. "Il che condizionerà notevolmente la nostra azione futura , in quanto noi dobbiamo pensare ad una colonia cli popolamento e non solo di sfruttamento ... perciò noi dobbiamo mirare ad un soggiogamento completo, come richiede la sicurezza dei nostri futuri coloni"; - è necessario procedere al disarmo generale delle tribù, iniziando da quelle che man mano faranno atto di sottomissione alla nostra autorità, il che presuppone l'intensificazione del blocco delle frontiere terrestri e marittime, per impedire. l'afflusso dei rifornimenti in armi e viveri . Attuato il blocco, si potrà poi pensare ad una graduale penetrazione dalle basi cli Tripoli e Bengasi, ove perciò dovranno mantenersi riserve adeguate . La relazione Caneva conclude proponendo la costituzione cli reparti speciali, organizzati con il sistema del volontariato, da destinare ai presidi della Libia , escludendo comunque l'impiego di personale cli leva. In sostanza, anche in questa relazione Caneva riafferma la piena validità della propria concezione operativa, indicata alle autorità di Governo fin dai primi giorni della occupazione: "attendere sulle nostre basi che il tempo e il blocco compiano automaticamente il dissolvimento delle forze turco-arabe". Alle proposte cli Caneva risponde il Ministro Di San Giuliano con una lettera a Spingarcli 033), nella quale respinge ogni ulteriore "sistema cli attesa", non ritenendo possibile "ottenere dalla diplomazia europea una soluzione conforme alla nostra legge di sovranità sulla Libia, finchè la nostra situazione di fatto colà non sia posta in mag-

(132) Ib. , b. 3/56. (133) Lettera con firma autografa del lvlin is tro Di San Giuliano al Ministro della Guerra Spingard i - L8 - b. 3/56.


GUERRA ITALO-T URCA ( 1911-191 2)

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gior corrispondenza con quella legge . "Pertanto, Di San Giuliano sollecita l'occupazione delle basi di Misurata, Marsa Susa e Bombah, "per dimostrare che siamo a lmeno padroni di tutta la costa". Nell'estate, essendo mutate le condizioni per il mantenimento di un unico comando in Capo, il Governo decise di affidare a due comandanti distinti e separati la responsabilità del governo e delle operazioni in Tripolitania e Cirenaica. Il provvedimento di richiamo in patria del gen. Caneva fu adottato il 2 settembre e reso ufficiale il 5 successivo. In sostituzione cli Caneva a Tripoli fu assegnato il gen. Ottavio Ragni . L'opera di Caneva ha dato luogo a giudizi molto controversi, ma in gran parte poco favorevoli. Non sono mancati tuttavia consensi e approvazioni anche all'estero. Si legge infatti in una corrispondenza pubblicata su "National Review", edita a Londra nel marzo del 1912 (134) : " . .. è fuori cli dubbio che la presente politica militare ciel gen. Caneva è l'unica adatta alla situazione, perchè sarebbe follia avanzare senza una lunga preparazione in un paese così inospitale". Ma un giudizio sicuramente obiettivo e imparziale viene dall'Addetto Militare di Francia, che in una informativa al proprio governo così si esprime 035): "... Nell'esercito si è piuttosto indotti a criticare l'andamento da lui impresso alle operazioni. A lui si addebita di non esser stato più dinamico, più energico e di aver temporeggiato ... Il governo, che poteva temere soprattutto un mutamento d i opinione, gli ha certamente <imposto> d i evitare perdite che potessero colpire sfavorevolmen te lo spirito pubblico. Inoltre , il gen. Caneva operava in Africa con truppe formate unicamente cli giovani coscritti di leva, cli cui nessuno aveva mai visto prima il fuoco . Queste truppe hanno dato ottima prova dopo un anno, ma nei primi rn,esi vi era mo! to eia ridire" . La relazione del comandante de Gondrecourt conclude che "la prudenza esagerata che gli si addebita, ha contribuito al mantenimento del tono elevato, che ha avuto questa guerra nel Paese, anche perchè non si sono dovuti registrare gravi rovesci". J3en più critico invece il giudizio espresso dal gen. Cadorna, che in una lettera al Ministro Spingarcli in data 15 maggio 1912 così si esprimeva (136):

034) "Il Corriere Meridionale" n 11 del 14 marzo 1912. 035) SI-IAT - 7N 1370. (136) AUSSME - RR - b . 10. Bugeaucl de la Piconné rie, due cl'Isly, Thomas Roben., citaco nel docu mento, fu Governatore Generale dell'Algeria da l 1841 al 1847, Maresciallo d i Francia. Abbandonati i vecchi schemi, che privilegiavano il controllo de i territori più minacciati dalla ribellione co n l'istituzione e.li nu me rosi posti fo rtifica ti, spesso a gran -


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I GOVERNI MI LITARI DEI.I.A l.1131A (1911- 1919)

"Qualunque sia l'esito del trastullamento che stiamo facendo nell'Egeo, noi dovremo sempre conquistare il territorio e gli arabi ... L'Algeria non divenne francese che quando Bugeaud seppe conquistarla undici anni dopo lo sbarco ... E' demoralizzante vedere 120.000 u. circondati sulla costa e confessi d'impotenza di andare avanti".

2.

NOTE E CONSIDERAZIONI Dl CARATTERE TECNICO-MILITARE

(a) Generalità La stessa difformità dei giudizi espressi sull'operato del generale Caneva e sull'andamento della campagna è indicativa di quanto incerti e talora contrastanti fossero gli intendimenti sia nei riguardi degli obiettivi sia rispetto alle forze ed alle modalità per conseguirli. In primo luogo vi fu una marcata disinformazione circa l'ambiente ed i caratteri dell 'azione eia svolgere che indusse ad errate valutazioni degli sforzi da compiere e degli oneri dell'impresa. Sicchè vi fu sempre un contrasto fra le valutazioni e gli interessi delle Autorità cli governo, comprese quelle militari centrali, preoccupate essenzialmente di contenere gli sforzi in vista delle esigenze e possibili ripercussioni nel quadro europeo e nazionale, e le richieste degli uomini sul posto che vennero a trovarsi in situazioni di impreviste e crescenti difficoltà. In una operazione decisa affrettatamente e non adeguatamente predisposta, le forze impiegate si dimostrarono senza dubbio ·scarsamente preparate ad una guerra condotta nel particolare ambiente naturale ed umano e che si era ritenuto agevole concludere con il successo sulle scarse forze turche. Nella situazione, rivelatasi del tutto differente eia quella preventivata, di una aperta ostilità della popolazione locale che si era ritenuto potesse preferire ad una amministrazione turca quella italiana, venivano ad insanabile contrasto l'aspirazione del governo di Roma a dare alla regione una amministrazione liberale e

de distanza dalle basi, Bugeaud adottò una nuova 1:a1.tica, che in pochi anni portò a lla distruzione delle agguerri te armate di insorci, messe successivamente in campo dall'Emiro Abel el-kader. Abbandonò il criterio dei pesami convogli con le impedimenta al seguito delle I.ruppe; soppresse nume rosi presidi clell'incerno, "isole perdute in un paese incontrollaco"; valorizzò l' impiego cli colonne mobili agili e leggerissime (fanteria, spahis, cacciatori d'Africa), capaci di spostarsi rapidamente, cerçare il nemico e colpirlo nei suoi depositi, arsenali e nel suo stesso prestigio. Introdusse sos tanziali innovazioni anche nell'uniforme del solda to, alleggerendolo nelle marce de i pesanti zaini, previsti dalla regolamentaz ione in vigo re e dotandolo d i uniformi più sobrie e meglio adatte al pa rticolare ambiente. Co n queste e altre misure Bugeaucl riuscì a spegnere i maggiori focolai della ribell ione, completare la conquista, otte nere la sotcomissione di capi e tribù, gettando le basi per un lu ngo pe riodo di pacificazio ne e di sviluppo. Sull'argomenco si veda anche A. Amaro "Il Maresciallo Bugeaud" in Bollettino dell'Ufficio Storico S.M.E°. - anno 1927, p . 171.


GUERRA ITAl.0-T UHCA (1911 · 19 12)

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non economicamente onerosa e la realcà ingrata cli un conflicro senza possibilità cl i pronta soluzione locale. Il des ide rio, o meglio l'illusione, cli poter arrivare ad un popolamento della nuova colonia induceva a seguire l'esempio francese d ella affermazione di una amministrazione direrca da lla auroricà nazionale, ma non se ne valucavano appieno d ifficoltà, tempi ed oneri connessi. Si trattò di difficolcà che l'organizzazione delle fo rze ita liane si di mostrò poco preparata ad affrontare nonostante il ri corso all'impiego cli mezzi allora alla a van.guardia, quali: aerei, automezzi, stazioni radio-telegrafiche. Le nostre unità si trovarono soprattutto in difficoltà ad estendere l'occupazione in un territorio ostile, nel quale una inte ns ificazio ne degli sforzi operativi trovava limita zione nel le possibilità di alimentazione log istica, e quest'ultima nelle condizioni di vulnerabilità e di insicurezza delle linee di comunicazione. Ci limiteremo a trattare: - de lle defice nze cli ca rattere informativo; - delle conseguenze connesse con le affrettate decisioni circa l'effettuazione della impresa; - de ll a scarsa o nu lla rispondenza de llo strumento alla condotta di opera7.ioni coloniali nel particolare ambiente; - de ll a grave limitazione costituita da l dover operare con personale di leva e con un limitatissimo concorso di unità indigene; - de lle difficoltà di carattere logistico. (b) Le deficenze nei sertJizi informativi TI servizio inform azioni rappresentò una d elle maggiori lacu ne della campagna libica. TI rilievo investe sia il campo strategico, dove l'attività fa capo normalmente alle fo nti diplomatiche e consolari, sia quello attinente il campo cli battag lia. Ne l caso concre to la realtà che incontrò in Libia il Corpo di Spedizione, subito d opo lo sbarco, si d imostrò ben diversa da quella segnalata dalle varie fonti informative alla vigilia del conflitto. Da ciò scaturirono, in sede organizzativa della spedizione, ip otesi operative sostan zialmente diverse dalle situazioni che i reparti dovettero fronteggiare dopo lo sbarco. Significativa al riguardo la seguente lenera, in data 10 novembre 1911, d el gen . Caneva al Ministro Spinga rdi (137): "I signori Pestalozza, Bresciani e Baldo ni erano certamente sul conto degli arabi troppo ottim isti e della mentalità di q uesti ultimi non avevano capito niente. E il povero capitano Verri era ottimista qua nto lo erano quei signori. Ora il Pesralozn e il Baldoni non sono ottimisti e confermano di esse rs i ingannati". Le ca re nze del nostro servi zio inform azio ni furon o messe in evidenza anche dall'Addetto Militare d i Francia, che in un suo rapporto del novembre 1911 riferiva superiormente (138) : (137) AUSSME - L8 - b. 1/ 49 (138) SHAT - 7N 1370 • P. 180 e 306.


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I GOVER:-11 M I LITAHI DEI.I.,\ LIBI ,\ (1911-1919)

"La responsabilità viene per la maggior parte dagli agenti consolari, che hanno fatto credere che gli italiani sarebbero stati accolti a braccia aperte, e al cap. Verri, peraltro ufficiale di un certo valore, che avendo soggiornato un certo tempo a Tripol i in missione di studio, aveva fatto dei rapporti troppo ottimistici e che ha pagato con la vita nella giornata del 23 ottobre questa fiducia". Aggiungeva poi la stessa fonte: "Tutta la responsabilità del governo italiano in questa impresa è incontestabile. A causa della sua imprevidenza diplomatica, politica e militare, esso ha annullato la enorme superiorità che aveva sul nemico. E ora l'Italia e la Tu rchia lottano ad armi uguali" . Sull'argomento gioverà infine ricordare un pertinente g iudizio apparso sulla stampa francese nel marzo 1912 039): "Due o tre milioni spesi in Tripolitania prima della guerra avrebbero rispa rmiato centinaia cli milioni e la vita d i pa recchi soldati al momento d e lla occupazione". Sul campo di battaglia il verificarsi piuttosto freq uente cli sorprese testimonia una insufficie nte attenzione sia alle attività di informazione operativa sia ad adeguate misure di esplorazione e sicurezza nei riguardi di un avversario mobile e sfuggente, capace di improvvise concentrazioni. (e) Considerazioni di carattere operativo

Occorre premettere che la decisione ciel Governo di anticipare di circa 15 giorni le operazioni di conquista, portò ad un radicale mutamento nelle pianificazioni della vigilia. Infatti: - la Marina fu costretta ad assumere in proprio l'onere non previsto dello sbarco a Tripoli e della prima occupazione della città, compito q uesto che assolse con un reggimento cli formazione valorosissimo, ma improvvisato e privo di adeguato armamento e supporto logistico; - l'Esercito, subentrato a Tripoli 1'11 successivo, fu costretto ad inserirsi nelle operazioni, rinunziando al fattore sorpresa e al piano predisposto, che prevedeva la conquista cli un 'ampia testa cli sbarco, da cu i poi muovere per la penetrazione verso l'in terno . Rosario Bencivenga, addetto allo S.M. del Comando Corpo di spedizione, riferisce (140) che il gen. Caneva, quando seppe che la Marina aveva effettuato lo sbarco , "era fuori dalla grazia di Dio". Lo stesso console a Tripoli, Galli, riconosce nelle sue Memorie (141), che

039) Da "Cronique sociale de France", riponaca in E. Ragion ie ri "!calia giudicata" - 1951 • II, p. 126-127. (140) Cfr. R. Bencivenga "Saggio critico· sulla nostra g uerra" 1930, I p. 339. Altre notizie in L. Albenini "Venti anni di vita politica italiana" P. Prima - II, p . ·126 - 127, 1951. (14 1) Cfr. C. Ga lli "Diari e leLtere" 1951.


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il non aver potuto attaccare subito le truppe turche consentì alle stesse di riorganizzarsi e bloccare le truppe italiane sulla costa, nonostante la loro superiorità in uomini e mezzi. A parte tuttavia questi imprevisti, resta il fatto cbe la campagna di Libia dimostrò l'assoluta impreparazione del nostro esercito ad una guerra di movimento, per di più condotta in ambiente d 'oltremare. Un interessante studio ciel gen. Felice De Chaurancl (142), che ne l corso della campagna ebbe il comando d ella 3a Divisione, mette in evidenza che: - i comandanti delle minori unità inizialmente si trovarono disorientati e manovravano i reparti dipendenti (btg. cli 800 u. e comp. di 200 u.) ''come se fossero su l piede di pace" ; - i reparti venivano spiegati simultaneamente sulla linea di fuoco senza un criterio di scaglionamento in profondità, impegnando così fin dal primo momento tutta la forza disponibile; - pe r avere alla mano gli uomini, da parte de i comandanti "si stendeva la catena con intervalli minimi, a scapito de ll'ampiezza del fronte"; - le truppe avevano scarsa attitudine a sfruttare il terre no e "tendenza ad aggrupparsi dietro i risp ettivi ufficiali". In tal modo tutta l'azione delle minori un ità risultava slegata e presentava al nemico b ersagli p iù vulnerabili, agevolando l'avversa rio a tentare la manovra di avvolgimento. Per tali motivi, dopo gli insuccessi di I-Tenni e Sciara Scià t (23-26 ott. 1911), il confliuo si trasformò in una vera e propria guerra di posizione (trincea, fort ino, filo spinato, campo minato) . Ne derivò la necessità di potenziare il corpo di occupazione con successivi incrementi di truppe e mezzi. Altre osservazioni, che si possono ricavare dall'in teressante stud io del gen . De Chaurand: - la fanteria dimostrò scarsa attitudine alla esplorazione ravvicinata. A sua volta la cavalleria si rivelò poco adatta alla esplorazione lontana, per cui il suo impiego fu limitato all a esplorazione vicina con l'inconve ni ente cli sovrapporsi a q uella d e lla fanteri a; - l'artiglieria fu impiegata molto avanti , sulla stessa linea della fanteria; ino ltre, il suo impiego risultò eccessivamente frazionato; - le sezioni mitragliatrici, introdotte nell 'esercito nello stesso anno 1911, oltre ad esse re poco conosciute sotto il profilo d ell 'impiego tattico, erano soggette a fac ile usura e frequenti inceppamenti a causa della sabbia ciel deserto. In sostanza, la campagna di Libia costituì una vera e p ropria sorpresa in campo tattico, dato che le nostre unità, formate eia coscritti di leva e addestrate secondo i procedime nti convenzionali, si dimostrarono inadatte a muovere e combattere contro un nemico mobi-

(142) Cfr. F. I>v Chaurand De S. Eustache "Gli insegnamenti tattici della guerra ita lo-Lurca", 1914.


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I GOVEHN I M IU TARI DELLA LIBIA ( 19 11 - 1919)

lissimo, maestro ne lle insidie, veloce nelle mosse e profondo conoscitore d ell'ambiente. Ne derivò la necessità di sopperire con la massa alla mancanza di manovra e con la trincea alla scarsa attitudine d ei reparti ad azioni d i controguerriglia. Secondo un acuto giudizio di un osservatore stran iero (143): "Il meccanismo che veniva impiegato (dall'Italia) nella guerra africana era stato apprestato in vista di una guerra europea. L'occupazione cli T ripoli, che il governo riten eva facile, data la superiorità tecnica del suo esercito, non era stata affatto preparata sul posto ... L'Italia ha creduto che l'artiglieria e i fucili modern i valessero più dell 'esperienza: è stato un grave errore, che ha determinato di conseguenza una situazione molto difficile" . Per superare le sfavorevoli cond izioni della p rima fase operativa, Caneva segnalò superiormente la necessità di "rendere inespugnabilì le basi (Tri poli, Homs, Derna, Tobru k) verso terra e di sorvegliare attivamente le coste1'. Se ne convinse lo stesso Capo di S.M. dell'Esercito, gen . Pollio, in un primo tempo favorevole ad una sollecita "avanzata verso l'interno", tanto che il 12 dicembre disponeva il trasferimento a Tripoli del magg . gen. E. Rocch i, Ispettore del Genio e il più autorevole esperto in materia cli fortificazioni , per coadiuvare i Comand i nella o rganizzazione a difesa delle singole basi. Altre interessanti valu tazioni circa il p roblema operativo e la condotta delle operazioni in Libia ci vengono dai genera li Luigi Capello e Tommaso Salsa. Il primo, comandante della Brig. "Abruzzi" dislocata nel settore di Derna, annotava ne l suo Diario (144) : "La guerra di Libia ci trovò imp reparati. Il lungo tempo di p ace e lo abbandono in cui l'esercito era stato lasciato influirono a cale impreparazione. Ciò nonostante molti re parti si fece ro onore ... Ma vi fu rono anche imbelli: un reggimento, che non nomino, ripiegò nel combattimento de l 27 dicembre talmente imp ressionato, che nella notte successiva avvennero fals i a llarmi e scene tragicomiche di terrore postumo . Dovetti intervenire severamente ... " A sua volta il magg. gen. Salsa, giunto a Tripoli ai primi di dicembre 1911 e destinato al comando di quella p iazza, osservava in alcune sue lettere (145) che le truppe avevano "avversione generale ad ogni operazione fuori delle trincee", aggiungendo che "...qui ho trovato tutti preoccupaci e impressionaci in modo incredibile". Sulle condizioni dell e truppe e su ll'impiego dei reparti scriveva il ten. col. de Gonclrecourt, distaccato a Tripoli al segu ito ciel corpo di

( 143) Cfr. "Cronique Sociale de France", marzo 1912, cit in E. Ragion ieri "L'Italia g iudica ta", Il, p. 115. (114) ACS - C. Capello - B/ 1 - Fase. 1. (145) Cfr. Canevari-Comisso "Il gen. T. Salsa e le sue campagne coloniali" 1935, p . 367-371.


GUERRA ITALO·TURCA ( 1911 · 1912)

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spedizione (146): - il rapporto della cavalleria rispetto alle altre armi è estremamente debole. A Trip oli vi sono 8 squadroni, ma la cavalle ria rimane inattiva; - le e levate perdite ne i Qu adri ufficiali sono da attribuirsi alla limitata disponibilità di sottufficia li. Sulla linea di fuoco gli ufficiali non sono aiutati, e ciò li obbliga a pagare molto di persona . Inoltre l' uniforme adottata per g li ufficiali (velo bleu alla base d el casco colonia le), li designa all'attenzione dell'avversario . Di qualche interesse sono anche alcun giudizi espressi da ufficiali turchi dop o la loro cattura . Il magg. di S.M. Melil Bey, capo delle forze cli Homs e Misurata , dichiarava (147): - la fanter ia è stata la nostra nemica pi ù terribile .. . i bersaglieri sono forse i vostri migliori soldati; - la cavalle ria eseguiva frequ e nti ricognizioni, ma senza risultati; - i vostri ufficiali sono insupe rabili pe r valore, tuttav ia alcuni di essi si esponevano senza ragione ed erano facilm e nte riconoscibili; perciò era naturale che cadessero per primi; - g li arabi furono sempre a no i fedeli. Sul morale delle truppe negli ultimi mesi cie l conflitto molto significativa è una lettera ano nima, scritta da Derna il 12 maggio 1912 e conservata nelle Carte Capello (J 48), nella quale si formulano gravi minacce in caso cli u lteri o re rinvio elci congeclamento de lla classe 1889.

Sullo stesso oggetto scriveva il 7 settembre il gen. Tommaso Salsa (1 49): "Lo sp irito d ella tru ppa e qu ello d i mo lti ufficiali è tutt'altro che elevato. Anche fra gli alpini serpeggia de l malumore, così che sere or sono alcuni sconsid erati hanno fatto una specie di dimostrazione, per essere congedati, e tre che fu rono presi in flagrante vennero condannati a 7 anni". A conclusione di queste note sul problema operativo della guerra libica gioverà ricordare un acuto giudizio di Sergio Romano, in linea con gl i orientame nti dottri nali dibattuti nei nostri maggiori Istituti militari Cl 50): "La giornata del 23 ottobre dimostrava che un grande corpo di coscritti sommariame nte addestrati e impreparati alle difficoltà del clima e ciel terreno, era inadatto ad una spedizione coloniale ... Tutte le potenze coloniali dell'epoca avevano vuoi un esercito di mestiere, vuoi una legione straniera, vuoi un reclutamento di tipo territoriale".

(146) (1 47) (148) (149) (150)

SIIAT - 7 N 1370 · P. 180. AUSSME - 18 - b. 2/4. ACS - C. Capello • B/ 1 - Fase. 1. Cfr. Canevari . Comisso · 11 gen. T. Salsa• . cit. p. 412. Cfr. S. Ro mano "La Q ua rta sponda", 1977, p. 10 1.


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I GOVERNI MILITARI DELLA LI BIA 0911 -1919)

Osservazione questa quanto mai pertinente, ma è anche eia considerare che soluzioni così dispendiose e complesse, frutto sempre di precise scelte politiche, non potevano esistere .in un paese come l'Italia, che di fatto dopo Adua aveva rinunciato ad ogni programma di espansione coloniale. Ben diverse erano invece le condizioni delle altre potenze coloniali, da tempo impegnate in una gara di accaparramento d ei territori africani non ancora occupati. Ad esempio la Francia che agli inizi del nuovo secolo, dopo il riconoscimento della p revalenza dei suoi diritti sul Marocco e la spedizione di Casablanca, disponeva in Africa cli un vasto impero coloniale d i ben 3.100.000 miglia quadrate, esteso dal Mediterraneo all'Oceano Atlantico e confinante a Sud e Est con il Congo e il bacino ciel Nilo. Da aggiungere che la scarsa preparazione del nostro corpo di spedizione alla effettuazione di operazioni nel particolare ambiente non risultò compensata dall'impiego cli reparti e mezzi speciali. - Impiego di aerei e dirigibili Nel corso della campagna libica furono impiegati, per la prima volta in compiti operativi, aerei e dirigibili, già sperimentati con successo in occasione delle Grandi Manovre dell'Esercito in Monferrato. Per l'esigenza Libia furono mobilitati e messi a disposizione ciel Comando Superiore di Tripoli: - una sezione aerostatica con relativi hangar per il ricovero dei dirigibili assegnati al corpo di spedizione (aeronavi Pl , P2, P3); - una flottiglia cli aeroplani su 9 apparecchi del tipo 50 HP (2 ore di autonomia e basso plafond a non più cli 1.000-1.500 m.) con i relativi piloti. Aerei e dirigibili trovarono efficace impiego in compiti di esplorazione lontana e vicina del campo cli battaglia, a cui si aggiunsero nel tempo missioni fotografiche e missioni offensive, queste ultime consistenti nel lancio cli rudimentali bombe a mano con effetti però morali notevoli sul nemico, anche se con scarsi risultati materiali. Altro efficace impiego trovarono nel corso della campagna i mezzi aerei in missioni cli carattere propagandistico, effettuate mediante il ,lancio di manifestini e proclami in lingua araba come quella per annunziare l'occupazione italiana cli Rodi. Pionieri d ella nuova arma furono i capitani C. Piazza e R. Moizo, i tenenti L. De Rada, U. Rossi, G. Gavotti, affiancati da alcuni piloti cli riserva. I p rimi voli operativi furono effettuati sui cieli di Tripoli e Homs. In quest'ultima località l'impiego dei mezzi aerei risultò efficace durante le operazioni di sbarco delle unità destinate alla occupazione cli quella piazza (8° rgt. bers . al comando del col. Maggiotto). In qu ella occasione il cap. Piazza effettuò evoluzioni sull'abitato "destando stupore e terrore negli. arabi" 051). (151) ASMA! - Pos. 104/1 - Fase. 2.


GUERRA ITALO-TURCA ( 1911-1912)

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In un primo tempo i piloti ricevettero ordine di volare non oltre i 5 km. dalle nostre linee, per il timore di una eventuale cattura da parte del nemico, data la limitata autonomia di volo d egli apparecchi. Ma dopo i sanguinosi combattimenti di Henni e Sciara Sciàt fu autorizzato lo impiego dei velivoli anche in missioni di ricognizione lontana. Il primo volo cli ricognizione fu eseguito il 24 ott. dal capitano Moizo (152) con un N.ieuport 50 HP, dotato di maggiore autonomia, che si spinse fino agli accampamenti turco-arabi di Azizia (60 km) e valse al comando di T ripoli l'acquisizione di dati e notizie particolarmente utili sulla situazione avversaria nelle immediate retrovie. Il 1° novembre il sottotenente Gavotti lanciava alcune bombe sull'accampamento nemico di Ain Zara con grand i effetti morali sull'avversario. L'impiego dell'arma aerea fu poi esteso a Bengasi (novembre 1911), a Tobruk (dicembre 1911), a Derna nonchè ad altri obiettivi del territorio tripolino. Per quanto riguarda l'impiego dei dirigibili si deve ricordare che nel dicembre un violento uragano, abbattutosi sull'oasi di Tripoli, distrusse due hangars, rendendo praticamente inutilizzabili p er o ltre due mesi tutti i dirigibili e due aerei . In sintesi, si può affermare che, nonostante le limitate prestazioni tecniche e le carenze dei servizi a terra, l'arma aerea ebbe nel corso della campagna libica il suo più valido collaudo e rese preziosi servizi alla condotta delle operazioni. Tuttavia, il Capo di S.M . Pollio si dimostrò sempre molto scettico sulle effettive possibilità di impiego e sviluppo dell'arma aerea in guerra, in qua nto a suo giudizio l'altezza minima di 800 - 1.000 m., raggiunta dagli aeroplani del tempo, rendeva infruttuosa anche l'osservazione aerea.

- Radiotelegrafia - Motorizzazione Altre esperienze, maturate nel corso del conflitto e destinate a rivoluzionare le dottrine d'impiego degli eserciti moderni, vennero dalla adozione dei seguenti mezzi e materiali speciali : - stazioni radiotelegrafiche: . il 14 ott. 1911 fu realizzato il collegamenco in RT fra il Comando Supremo di Tripoli e le unità alla fonda nel porto. Nel novembre successivo tale collegamento fu esteso ai presidi cli Homs, Lampedusa e Vittoria; . dopo la visita di Marconi a Tripoli, nel dicembre dello stesso anno, la rete radiotelegrafica disponeva già cli 8 staz.ioni con un movimento giornaliero di 3.000 messaggi;

( 152) MOIZO Ricca rdo (1887-1962): piemontese, pioniere dell'aviazione. Il 15 otto bre, nel grado d i capitano di art ., sbarcava a Tripoli e fondava "la prima aviazione da guerra nel mond o". Fu uno dei più valorosi piloci de lla flottiglia assegnata al corpo di s pedizione. Nell'agosto del 1912, cosi:retto ad atterrare in territorio nemi co per un guasco al motore, fu fano prigionie ro e. portato ne l campo turco di Azizia; rilasc iato dopo la pace di Losanna. Comandante cli unità aeree nel corso della gue rra europea. Comandante Generale del)' Arma dei Carabinieri negli anni 1935-1940.


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J GOVERN[ M[ LITARl DELLA t rnrA 0 9 11-]919)

- proiettori furono largamente impiegati per l'illuminazione notturna cli ampie zone di terreno davanti alle nostre linee, rivelatisi poi molto utili per sventare insidie e infiltrazioni notturne di guerriglieri arabi. Con gli stessi scopi furono largamente usati proiettili illuminanti; - palloni frenati di tipo "Drachen": trovarono efficace impiego nella esplorazione aerea ravvicinata e nel controllo dei tiri delle artiglierie terrestri e navali; - autocarri: ne fu sperimentato l'impiego subito dopo l'occupazione di Tripoli per i trasporti logistici nell'interno della base. Superate le prime prove, nonostante le difficoltà dell'ambiente e le carenze in materia di riparazioni e sostituzione di pezzi di ricambio, l'impiego dell'autocarro fu esteso anche al trasporto di truppe. Il numero cli autocarri assegnati al Corpo di Occupazione salì ben presto a 300 unità, cl.i cui 160 furono destinate alle esigenze della base cli Tripoli. Si deve infine ricordare che durante la campagna libica i reparti fecero largo uso di apparati ottici e cli fili telefonici e telegrafici (153)_. Ma questi ultimi richiedevano u na continua attività cli manutenzione e vigilanza, perchè molto esposti al danneggiamento e sabotaggio da parte dell'avversario. Aci esempio nell 'attacco ciel 21 dicembre alla base di Bengasi, durante il quale gli arabi riuscirono a circondare e isolare la ridotta n . 3, gli a ttaccanti tagliarono tutti i fili telefonici e telegrafici, per cui ai difensori non restò che il materiale ottico, per collegars i con i comandi superiori. ( d) Scarsa disponibilità di truppe indigene Le d ifficoltà operativ~ furono esaltate eia una scarsa d isponibilità cli truppe indigene. - Impiego di battaglioni eritrei e benadiriani Alla vigili a dell'impresa libica le forze coloniali italiane comprendevano: , - un R. Corpo di Truppe coloniali per l'Eritrea su: Comando, 4 bcg. indigeni, 1 sqd. indigeno, 1 comp. cannonieri, 1 btr. a rt. indigena, servizi; - un R. Corpo di Truppe coloniali per la Somalia, ancora in fase di costituzione, comprendente alcune compagnie di ascari, già facenti parte del "corpo delle guardie", a disposizione della disciolta Società Commerciale del Benadir. Il recJutamento delle truppe indigene avveniva secondo le nonne ciel Regolamento di discipHna per i militari indige ni e sulla base di vo-

(153) No tizie anche in SHAT - 7N 1370 - P. 301.


GUERRA JTAl.0-TIJRCA (1 9JJ.1912)

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lontariato. Negli arruolamenti in Eritrea si clava di massima, la preferenza ai giovani nativi clell:a regione. Tu ttavia , in caso di gettito insufficiente, si ricorreva ad arruolamenti nelle regioni limitrofe (abissini, galla, sudanesi, arabi dello Yemen), in misura però non superiore a 1/3 dell'intero contingente, Nella formazione delle singole compagnie veniva seguito il criterio di costituirle per metà con elementi cristiano-copti e per l'altra metà con elementi musulmani. Ciò consentiva cli concedere feste separate nelle ricorrenze delle due religioni oppure cli esentare dai servizi più gravosi gli indigeni impegnati, per motivi cli culto, in pratiche cli digiuno . In effetti, però, a causa dell'insufficiente gettito dell'elemento maomettano, ogni mezza comp·a gnia aveva due bulùk (plotoni) cristiani e uno musulmano; ogni bulùk era omogeneo sotto il profilo della religione. Gli ascari della Somalia venivano invece reclutati nella maggior parte nell'Arabia Meridionale, in quanto il somalo era considerato poco idoneo ad impieghi operativi. Pertanto, il R. Corpo per la Somalia era cons iderato di livello assai scadente e non certo paragonabile a quello eritreo. Queste peculiari caratteristiche delle truppe indigene erano ben note ai numerosi ufficiali del corpo cli spedizione in Libia, che nel corso della loro carriera avevano militato in reparti eritrei o benadiriani, in particolare al gen. Caneva che aveva a lungo prestato servizio in Eritrea. Pertanto, superata la fase critica delle prime occupazioni e in previsione cli una "avanzata nell'interno", Caneva ritenne indispensabile ottenere la preventiva assegnazione di truppe eritree, in quanto "sobrie, .leggere, pratiche dei luoghi" e perciò meglio adatte a muovere e combattere nel deserto libico . Il 9 dicembre 1911 il Comando di Tripoli inoltrava esplicita richiesta al Ministero per l'assegnazione di ."almeno un battaglione e un reparto cammellieri corridori", con l'avvertenza che "ogni battaglione eritreo potrebbe fornire una compagnia, costituendo qui lo Stato Maggiore" (154). Accolta la proposta, il 22 gennaio partiva da Massaua con il piroscafo "Sann io" il corpo eritreo destinato in Libia per un totale di 17 ufficiali, 1122 u. di truppa indigena, 303 ca valli e muletti, 120 cammelli corridori. "Il battaglione eritreo, su 4 compagnie (2a/Galliano, 4a/Hidalgo, 5a/Toselli, 1a/Turitto) con i colori e l'insegna del V btg. , giungeva a Tripoli 1'8 febbr:aio e passava alle dipendenze del I C.d'A. Spec. con l'avvertenza che il loro impiego sarebbe stato utile anche ai fini di "un efficace propaganda fra gli indigeni sui metodi cli governo da noi seguiti in Eritrea e sulla tranqu illità e prosperità cli quelle popolazioni" . Il 5 marzo il reparto riceveva il battesimo del fuoco nel combattimento di Bir e! Turki (Ain Zara). Si legge nella relazione ufficiale (155): "Il contegno degli ascari fu pari alla loro antica fama cli valorosi.

(l 54) AUSSME - 18 - b l 3/2

(155) ASMA! - Pos li 5/ 1 - Fase. 3.


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I GOVERN I M ILITAR! DELLA LIBIA ( 1911-19'19)

L'ordine e la disciplina furono perfetti durante la lunga e difficile manovra". Si moltiplicarono da allora le richieste di ulteriori assegnazioni di reparti eritrei. Il 16 maggio il Comando di Tripoli proponeva al Ministero di "assegnare al d istaccamento Garioni una banda di 6001.000 abissini o eritrei, cui affidare il compito di intercettare le vie carovaniere di rifornimento". E il 22 maggio il gen. Briccola inoltrava richiesta di "5 graduati o ascari anziani, preferibilmente musulmani, per inquadrare lo squ adrone sa vari di Bengasi". Ma il Governatore dell'Eritrea, Salvago Raggi, continuò ad opporre le difficoltà cli reclutare il personale segnalato, stante l'onere di avvicendamento periodico dei battaglioni eritrei, per non sguarnire ulterio rmente le già scarse forze esistenti in quella Colonia (156). Sull'imp iego di reparti eritrei e somali si deve anche ricordare che dal gennaio all'ottobre 1912 si avvicendarono nelle due Colon ie libiche 19 battaglioni eritrei o benadiriani, in base al criterio di assicurare in permanenza la disponibilità di almeno 7 battaglioni. Il loro ingaggio e ra di massima previsto per un ciclo operativo non superiore ai sei mesi, al termine dei quali occorreva disporne il rientro e quindi la sostituzione, ad e vitare forme anche clamorose di protesta o ammutinamento. Sulle qualità militari di dette trup pe si legge nei manuali militari d 'ep oca (157): - gli abissini (cristiano copti o musulmani) "sono guerrieri intelligenti, va lorosi, sobri, buoni tiratori, sufficientemente disciplinati; sono però superbi, diffidenti, volubili"; - gli assaortini sono molto simili agli abissini, ma essendo tutti musulmani , sono ostilissimi ai primi; - i sudanesi e i galla, questi ultimi molto feroci, sono instancabili camminatori, pur cibandosi io marcia di poca farina; - i somali sono i men o idonei al servizio militare; pertanto i reparti benadiriani sono in maggioranza composti di indigeni reclutati nell'Arabia Meridionale. L' impiego d i dette truppe in Libia provocò le vivaci proteste del mondo islamico. Nel giugno 1912 il Console d'Italia al Cairo segnalava (158): "Dimostrazioni ostil i nel porto di Alessandria nei confronti degli ascari reduci dalla Libia e tentativi di invadere il piroscafo Etru ria , su cu i e ra no imbarcati. "Detto piroscafo infatti fu costretto a mollare gli o rmeggi e allon tana rsi da lla b anchina, per prevenire possib il i incide nti ad opera dei gru ppi locali più fanatici. - Impiego di battaglioni libici e reparti irregolari Il primo reparto indigeno con e lementi libici fu istituito a Bengasi

(156) l b , rase. 4. (157) Dari e noti zie provengono da "Organica" - Scuo'la d i Guerra - Oggetto "Considerazioni sulle forze coloniali". 1906. (158) ASMA! - Pos. 104/1 - Fase. 6.


G\JtRRA JTAl.0-T\JRCA ( 19 11 - 1912)

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ne l dicemb re 1911 per ini ziativa del gen. Bricco la . Si trattò cli un piccolo nucleo a cavallo, che rese poi grandi servizi al fianco dei reparti nazionali e fu o rganizzato dal cap. Piscicelli, p rofondo con oscicore de ll'ambie nte mus ulmano (159). Successivamente, semp re in territorio d i Bengasi, fu istituito altro nucleo di irregolari per la difesa degli indige ni impegnati n ei lavori dei campi nei territori del Barca. Si cercò quindi cli es te ndere l' iniziativa a Tripoli, anche p e r neutralizzare la propaganda turca e superare le diffidenze delle popolazioni. Occorreva tuttavia p rocedere con cautela, p er non urtare le convinzioni civili e relig iose degli indigeni e pe r non armare a nostro danno gruppi e tribù, che potevano poi diventare a noi ostili. Nel febb raio del 1912, a cu ra del cap. dei Carabinieri Andreini, fu is tituita la banda del Sahel, inca ricata d ei servi zi di po lizia ne ll'oasi <li Tripoli. In marzo fu autorizzata la costituzione della ba nda d el Gariàn, agli o rd ini del ten. Sirolli. Nell 'aprile, sul modello d egli analoghi rep arti inglesi, furono istituiti i primi nu clei ca mmellie ri con elementi arruolati fra le tribù souomesse. L'impiego di detti reparti fu in izialmente previsto solo "per la trasm issione cli notizie, servizio di corrispondenza e cli po lizia" (160) . Ne l giugn o , oltre al com p letamento delle bande già esistenti (1 a Gariàn e 2a Sabei), furono istituite quelle d i Tarhuna, Zanzùr, Misurata, Homs. Si passò poi alla costituzio ne di battaglio ni lib ici sul mo dello di q uelli e ritrei e degli a naloghi reparti esistenti nelle vicine colonie inglesi e fra ncesi (161) . In agosto fu istituito a Trip oli il l O btg libico con un organico cli 26 ufficiali , 14 mili tari di truppa nazionali e 1092 indigeni, questi ultimi tratt i in g ran parte dalle bande già esistenti. Nel corso del conflitto italo turco eletto battaglione fu impiegato, con ottimi risultati, nel ciclo operativo p er la conquista cl i Sidi I3i làl unitamente al 4° e 6° rgt. f. Nel novembre del 1912 si formò la prima balleria lib ica al comando del cap. Locurcio con un organico cli 3 uff., 136 indigeni e 4 pezzi. Nel dicembre del 1912 iniziò la cos tituzione del Co rpo cli truppe regolari libich e, che presero il nome di "Reparti volonta ri Indigeni de lla Tripolitania". Sulle peculiari caratteristiche d i rendimento e affidam ento delle truppe regolari indigene si legge nei manuali militari: - i libici sono più freddi, più posati e intelligenti; formano una fanteria che ha mol ti punti d i con tacto con q uella metropo litana e che è idonea allo svolgimento di un'azione meto dica regola re; - gli eritrei invece sono più vivaci, più celeri e impetuosi; costi-

(159) Notizie sulla costituz ione di deuo reparto anche in SHAT - 7N 1370 - p. 347. (1 60) AUSSME • L8 • b. 13/2 . (161) Studio sul l'ordinamen t o delle forze coloniali frnn cesi e ingl esi in AUSSME 1.8 - b. 10/ 9. Per quamo riguarda la Francia i da1i raccolii comprendevano: 1) truppe bianche: zu:1vi, btg. f. leggera, l egione sm1niera, artiglieria coloniale; 2) eruppe ind igene: tira illeurs, meharisci, gums, r.ruppe beilicali della Tun isia; 3) truppe cli altre colonie: bcg. senegalesi. Ferma di anni 2.


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tuiscono una fanteria più agile, mobile, pronta allo sbaraglio, particolarmente idonea in azioni che richiedono l'irruenza e l'urto. Per entrambi sono da tener presenti la spiccata attitudine all'offensiva e la riluttanza alla guerra di posizione. Le formazion i irregolari, dotate di maggior scioltezza e leggerezza, sono particolarmente utili per la difesa de l loro territorio, le ricognizioni, l'attività informativa. Particolare rilievo assumeva nei repa rti indigeni, sia libici che eritrei, la figura dell'ufficiale, che poteva esercitare le sue funzioni soprattutto con l'ascendente personale, frutto di fungh i anni di vita coloniale e cli profonda conoscenza degli usi e costumi delle popolazioni. (e) Difficoltà di carattere logistico Il lavoro dell'Intendenza risultò molto arduo per le difficili comunicazioni marittime, l'elevato bisogno di munizioni viveri e materiali, lo sgombero cli feriti ammalati e prigionieri, l'avvicendamento delle classi di leva, il rifornimento di acqua potabile. A ciò si aggiunse il maggior impegno derivante dalla necessità d i alimentare le singole basi, sostanzialmente autonome, con trasporti d iretti dall'Italia. Pe r assicurare maggiore aderenza alla organizzazione logistica, il 6 dicembre lo Stato Maggiore dell'Esercito disponeva il trasferimento dell'Intend enza (magg. gen. Gazzola) da Tripoli a Napoli, istituendo uffici distaccati d'Intendenza in ciascuna base operativa. A Napoli entrò in funzione la "Base p rincipale di operazione" e da Napoli partirono i convogli di truppe e materiali, destinati ai presidi della Libia e delle isole dell'Egeo. Per avere un 'idea dell'elevato sforzo logistico richiesto dalla guerra italo-turca, basterà ricordare che nel solo periodo ottobre-dicembre 1911 partirono da Napoli 166 piroscafi, che trasportarono: 90 .000 u., 12 mila quaclrupecli, 10.000 bovini, 40 .000 tonn. cli d errate e materiali vari. A Tripoli fu istituito un Ufficio distaccato d'Intendenza, retto dal col. Perirti di Roreto (162) . Per agevolare in quella base lo sgombero dei materiali in arrivo, fu impiantata una ferrovia Decauville, che collega va il porto con tutti i presidi distaccati. Tuttavia, malgrado l'elevato sforzo logistico, a fine dicembre le basi non d isp onevano ancora delle scorte p reviste per le dotazioni di za linea, sicchè dopo l'occupazione di Ain Zara non fu possibile sfruttare il successo per mancanza cli \·ifornimenti e mezzi di trasporto. Come primo obiettivo l'Intendenza si adoperò per l'approvvigionamento dei mezzi cli trasporto a trazione meccanica (autocarri) e animale (cammelli, asinelli, carrette). A tale scopo inviò in Tunisia il cap. vet. Campione per l'acqu isto di un primo lotto di 400 cammelli (163),

(162) AUSS ME - L8 - b. 12/2. (163) L'Inte ndenza aveva calcolato un fabb isogno di 5-000 cammelli, ma ai primi d i d icembre e rano disponibili solo 400 cammelli, noleggiati da una ditta d i Tri poli.


CU EHH1\ ITA l,0-TlJ llCA (19 11 - 1912)

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ma l'osLilità dell'eleme nto a rabo locale non consentì di portare a termine l'operazione. A ric hiesta del Comando Supe rio re d i Tripoli il 30 dicembre l'Intendenza metteva allo studio un progetto logistico per una '·avanzata verso l' interno" (]64), rife rilo ad un corpo di truppe di 28 .000 u. 3.000 fra cavalli e muli , 200 cam melli. li progetto prevedeva : distanza dell'obiettivo da Tripol i circa 100 km; una sola linea di operazione; 5 presidi di Lappa da costitu ire lungo la stessa linea p e r una for7.a complessiva di un btg. f. con art. e supporto logi1;;Lico ; acq ua calco lata in ragione d i 3 litri u ./giorno. Ma la sfavorevole situazione politico-mililare e la mancanza di adeguate scorle non consentì di effettuare l'auspicata "avanzata offensiva'' .

Dalla docume ntazione tnilitare d isponibile ris ulta c he ne l corso della campagna s i dovettero lamenta re caren;~e e disfunzioni nel servizio sanitario e in quello d i rifornime nlo mun izioni, e ntramb i calcolati in d ife tto risperto agli effettivi consumi. Tuttavia, s i dovette a nc he constatare "un eccessivo consumo di munizioni, non proporzionato ai risultati raggiunti", tanto che lo stesso Pollio raccomandò di "evitare ogni spreco cli munizioni in cons idera zione de lle di ffi coltà dei rifo rnime nti (165)". Altre difficoltà s i veri ficarono ne l servizio di vettovagliame nto, in quanto i viveri conse1vati, provenienti dall'Icalia, risultarono spesso avariati. Influì infin e sullo sforzo logis tico l'avvicendame nto delle classi di leva, che com portò il trasporto cli circa 30.000 u. d ella classe 1888, i cui effettivi furono congedati ne ll'a prile-maggio 1912, e cl i circa 37.000 u. congedali nel luglio-agosto s uccessivo. AJtro fattore che impegnò il servizio trasporci fu lo sgombe ro dei malati e de i fer iti (rispettivamente 23 .921 e 2.802). Circa le condizioni di efficienza dell 'organizzazione logistica in Libia sc ri veva l' l l dicembre 1911 il gen. Tommaso Salsa (166) : "S ia mo complecame nLe paralizza ti e ne ll 'impossibilità di fare quals iasi operazione ardita, c he ci all ontani di poco da Tripoli, perchè la parte logistica è s tata poco curata e lascia sempre a desiderare"', aggi ungendo po i c he "qui ci vorre bbe un uomo capace ed e ne rgico alla direzione di questo servizio". Altre c ritic he furon o rivolte a lle caratteristiche dell ' uniforme e dell'equ ipaggia mento. Si legge in una relazione della Di v. Mii. di Be ngas i del 31 dicemb re 1911 (] 67): "L' un iforme g rigiove rde n o n risponde cli massima al combau imento in queste regioni, perchè a ca usa del colore troppo spicca nte

( 164) Lo studio prevedeva l'impiego di un corpo di lruppe comprendente: 3 Brg. f., 1 blg. ascari e ritrei, I rgt. c av., I rgt. art. mont., 1 b cg. zapr,atori, 1/2 comp. telegrnfisti, 2 staz. R.T., S<:! l'Vizi. A USSM E - L8 - b. 12.

(165) lh. 12/ 2. (166) Canevari Comisso '·Il gen. T. Salsa ... " cil., p. 379. ( J67) AUSSM I~ - L8 - h. 145/3.


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I GOVERNI MJLITMU DEI.LA LI BIA (1911- 1919)

sul fondo arido e rossiccio d i questi terreni, riesce assai visibile da lontano". Proponeva, pe rtanto l'adozione di una uniforme di panno marrone, cioè di panno analogo a quello dei baraccani dei beduini, e la sostituzione dell 'elmetto "incomodo e di eccessiva visibilità " con un berre tto o cappello di paglia a larghe fa lde.

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PARTE SECONDA DALLA PACE DI LOSANNA AI PRIMI FOCOLAI DI RIVOLTA (1912 - 1914)



CAPO V IL NUOVO ASSETTO POLITICO-AMMINISTRATIVO DELLA LIBIA (1912-1913) 1. L 'ORDINAMENTO BERTOLINI (9 GENNAIO 1913)

Il 18 ottobre veniva firmato a Losanna il trattato cli pace con la Turch ia (1), preceduto da un firmano del Sultano (16 ottobre), che concedeva alle popolazio ni delle due provincie ottomane "una piena e intera autonomia" . Sotto la data d el 17 success ivo il Re d'Italia con trofirmava il R.D. n. 1088, concernente l'amnistia agli abitanti della Tripo litania e della Cirena ica e che proclamava inoltre il rispetto del culto musulmano e il riconosc imento del Naib el-Su ltàn (2) . Altre clausole dello stesso trattato regolavano : l'immediato ritiro de lle truppe e dei funzionari civili dal territorio delle due provincie (3) ; la corresponsione allo Stato ottomano, a titolo cli indennizzo, cli un canone annuo corrispondente ai normali intr.oiti ricavati dalle imposte già a carico delle d ue provincie (canone p oi capitalizzato in unico versamento di 50 milioni); la nomina da parte del Sultano, nella sua qualità di Califfo, cl i un proprio rappresèntante in Libia, indicato ne lla persona cli Chemes ed-Din. La sovranità d ell'Italia sulla Libia veniva riconosciuta sub ito dopo la firma del trattato da Francia e Inghilterra; il 5 dicembre successivo, in sede di rinnovo della Triplice, da Germania e Austria - Unghe ria. Dopo la firma del trattato cli pace il Governo decideva di dare immediata attuazione al R. D. 6 luglio 1912, n. 749 concernente l'istituzione ciel Ministero d elle Colonie (poi dell'Africa Italiana). Il nuovo dicastero veniva costitu ito enucleando dal Ministero degli Esteri la "Direzio ne Centrale per gli Affari Coloniali". Il 20 novembre 1912, come da R.D . n. 1205, e ntrava in funzione il Min istero delle Colon ie, al cu i vertice veniva nominato !'on. Pietro Bertolini, considerato conoscitore della materia per aver fatto parte della delegazione italiana a lle trattative cli Ouchy. Il 9 gennaio 1913, in base al R.D. n . 39, veniva attuato il nuovo ordiname nto d ella Libia, che prevedeva l'istituzione cli du e separati

( 1) Il preliminare del cranato d i pace fu firmato a Ouc hy il 15 ottobre 1 9 12; il 18 successivo fu firmaw a I.osanna il cesto definitivo. (2) Cfr. G Giolicti "Memorie de lla mia vita", l i, cit., p . 456. (3) L'ari.. 2 de l cracca to scabiliva: "l due govern i si impegna no a dare immediacame nte dopo la fi rma del presente traua1.o l'ordine cli ri chiamo dei loro ufficiali, delle truppe nonchè dei funzion,1ri dviii, rispe niva mente il governo otwmano dalla Tripolitania e <falla Cirenaica, il governo ic.alia no dalle isole da esso occupate nel Mar Egeo".


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I GOVERNI MILITAR I DELLA LlllIA (l9l l - 1919)

governi, uno per la Tripolitania e uno per la Cirenaica, ciascuno retto da proprio Governatore, posto alle d irette dipendenze del Ministro delle Colonie. Date le particolari condizioni politico-militari delle due Colonie, il Governatore era investito anche de l comando delle forze d i terra e cli mare con il vantaggio di riun ire in una sola persona i poteri civili e quelli mil itari. A sua volta il Governatore, la cui nom ina era prevista con Decreto Reale su proposta del Consiglio dei Ministri, aveva alle sue d ipendenze: - un Segretario genera le con rango di p refetto, incaricato cli presiedere agli Affari Civ il i ed ai rapporti con g li indigeni e con le autorità locali; - un Capo Ufficio politico-m ilitare, competente per tutte le questioni attinenti i territori non ancora pacificati; - un Capo di S.M. per le questioni di carattere militare. In effetti, la separazione del governo delle due provincie era stata attuata fin dal 5 settembre stesso anno, subito dopo cioè il richiamo in patria del generale Caneva, con lo sdoppiamento del Comando Supremo in due distinti Comandi, uno a Tripoli e l'altro a Bengasi, che corrispondevano direttamente con il Ministero della Guerra. Al vertice dei due comandi erano stati destinati il ten. gen . Ragni (4) e il ten. gen. Briccola (5), che il 14 gennaio assumevano le funzioni cli Governatore. Il R.D . 20 nov. 1912 prevedeva fra l'altro la "esclusiva competenza" ciel Ministero delle Colonie su "tutti indistintamente gli interessi ed i servizi pubblici delle due Colonie" . Ma, in attesa di u na effettiva pacificazione del territorio, lo stesso decreto stabiliva: "Fin tanto che non sarà fissata l'organ izzazione amministrativa d elle T ripolitania e della Cirenaica .... le eventu ali operazioni politicomilitari saranno intraprese su iniziativa del ministero delle Colonie, d'accordo rispettivamente con i ministeri d ella Guerra e della Marina, e la condotta ne sarà diretta di concerto fra questi ministeri". La clausola, che era stata sostenuta dal Ministro Spingardi rispetto all'o riginario disegno di legge, costituiva cli fatto una notevole limitazione alla sfera di competenza ciel Ministro delle Colonie, che "si trovava investito sino ad un certo punto della responsabÌlità delle operazioni militari" . Ma era anche in contrasto con il R.D. 77 del 5 marzo 1908, che attribuiva al Capo di S.M. dell'Esercito "la trattazione di tutte le questioni relative alle truppe coloni ali e truppe distaccate all'estero", comprese perciò direzione delle operazioni militari e o rganizzazione de i reparti di truppa e relativi serviz i. La questione for-

(4) RAGNI Ou.avio ( 1852 - 19 .19): piemontese; colonnello nel ·1394 comandante de l 16° f.; partecipò alla l" guern1 <l'Afr ica. Magg. gen. nel 1900, co ma ndante la Brig. "Tosca na"; ten. gen. nel 1907, comandante il V C. d'A.; Governacore de lla Tripolitani a. (5) BRICCOLA Ottavio (1853-1924): p iemontese; w lonnello comandante il 4° be rsaglie ri nel 1900. 1vJagg. gen. nel J906 comandante la Brig. "Pavia". Gove rnacore della Cirenaica. Comandante di C. d'A. nel corso cie l conflitw europeo.


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m ava oggetto di apposito quesito al t'vl inistro ddla Guerra, che confcrm a\·a allo Stato Maggiore la ,·alidità delle predelle nonne. (Doc. 1-2-_3). Per effeu o del H. . D . 9 genna io 19 13 assume,·an o le fun zion i di Segn:rario Generale per gli Affari Civili e Politici: il prefetto Muntzinger p er la T r ipol iw ni a e il co mm. Perico li rer la Cin.: naica . Q uanto al governo locale. in virtù della legge 25 febbraio I 9 12. che e.l ava al Governo Centrale potestà d i provve dere con R.D. agl i o rdi namenti occorrenti per la Libia. nel corso della guerra ital o- tu r ca era stata r i p ri stin:.tla la pre<:ed en te organi zzazi one , co nsistence nell a assegnazione di uffici retribui ti a capi ind igen i. Ma, per ovvi m otivi d i p ru de nza poi il ica, erano stati posti al l o ro fia nco nostri ufficiali con l'inca r ico e.li R. l{esidenti , <:he eser citavano di fa tto ogni pofere d i governo. Per:tl tro. con l'anda r ckl tem p o questa soluzione aveva messo in evidenza n umerose i n certezze e lacu n e, i n quanto non eran o state b en d efini te co mpe1enze e a11rihuzioni ddle due autoritù. Su questi presupp osti si i nserì , do p o l'isti1uzion<: del Min istero de lle Colon ie. rordinamento Benolini che ... partendo dal conceuo e.li govern are il p aese con la coopernzion<.: dei c api i nd ige n i ", p rom osse i conseguenti prmYedimenti di carattere politico-amministrativo. giudi 7.iari o e m il itare. A q u esrn complesso di fun 7.io ni fa ce va p o i ri sconcro, in seno al Ministero delle Colonie. una corrispondente ;ll'lico lazio n e d i U ffi ci d ire ti iv i. che in base :t i R. D. 5 m:1r zo 19 1 1 n . 2 I 2 risulterù e<bì costituita: - Direzi one c;en eral e d eg l i A ffar i Pol iti c i e Serv izi re lat ivi alle truppe coloniali (6); - Direzio n e Gene rale degl i Affari Econ omici e Fin anziari; - Direzione G enerale degli Affa ri Civil i e del l e Opere Pu b bl i che; - Ragioneria. In particola re i provn.·<limen ti attuati dal l'o n . Berto l ini per le d ue Colo nie l i bi che comprendevano: <a> O IW I NAMENT O PO I.ITICO A !VIM I NI ST RATI VO .:1 live l lo e.li ge_fferno locale (R.D. 15 gennaio 191 -t): ripartizio n e d el terri torio lib i co i n : .. regioni, con a capo un R. Commissario Regionale. assistiro da un . Consig lio Reg ional e, nom inato dal G overna tore e ave nte :tt tri b u zioni meramente consulti,·e. A sua , ·olta ciascun Commissariato era articola to in R. Resi denz<.:; .. circondari, con a capo un delegato indigeno, affiancato da fu nzionario iw l ian o, n qì prc:se ntato di m ass i m a dall'u ffici~t lc dei cara binieri libici, cornperente per giurisdizione: (6) :S-:dl'amhito dd num·o 1\linistcro e ali<:' di[lt'ndt•nze dd Dirt:itort' Gt·llt'r:tlt' fu is1i1ui10 un " l 'ffìl·io 'vlili1:1r..:" con d ut' ut'l'id :ili addetti (c i p. Crnvctta I'. Orsini L' tenxol. F. S. Gr.1 7.io li ) t' compito di pl'(.-'Sie<len:. di n>1Keno t·on i ~lini.,tli ddl:t Gtu:11:1 (' ddb .\larin:1. :1 1u1t<> quanto :11·,:.ssc· rd 1zion<;" con f'o rdinamc•n1 0 e i<:' opt•r.izioni militari in l.ibi:t. Al m1m·o ~linistero fu :is-,q:11:110 il funzion: 11;0 n>loni:ile. mini,tro pknipotc•n1.ia10 2° d .. Lu igi .\ lt'rc:Helli (111:irzo-giugno J<)Ul. tr.1,fc:rim sono quest'uhirlla data al Cairo. in qualità di Agente: diplom:uico.: cono;i1fe generale. (C it. in F. Crass i " L 1 formazio ne d.:11:r Di r loma zh1 nazio nale" 1987 , p. ·192 . 49::l)


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I GOVERN I MII.IT ARI DELLA l.llllA (19 11 • 1919)

.. d istretti urbani e rurali, questi ultimi retti da un ageme distrettuale indigeno, con a laro un Consiglio, nominato dal Commissario Regionale. · Mantenute per quanto possibile, in queslo ordinamento, le antiche circoscrizioni dell'amministrazione ottomana. Particolare importanza veniva attribuita neJ nuovo ord inamento ai consigli loca li , istitu iti a nche nell 'a mbito de ll e amministrazioni mu nicipa li, allo scopo di consentire alle popola;;:ioni indigene "una legittima espressione di opinioni e aspi razioni, a cui le riforme introdone dal regime turco l'aveva no chiamata " . .a live ll o di Governo Centrale e Colonia le : .. istituzione presso il Ministero delle Colonie d i due Comitati Consultivi, uno per le materie amministralivo-contabili (R.D. 11 gennaio 1914) e l'allro per i lavo ri pubblici (R.D. 15 gennaio 1914); .. istitu zione a Tripo li e Be ngasi di un "Consigl io di Governo", operante sotto la presicl e n?:a del Segretario Generale e d ire ttamenlc collegato con il corrispondente Comitato Superiore del Ministero. Prevista infine la ripartizione dei territori coloniali in "zone di gove rno civile" e "zone di governo militare", in a nalogia a quanto da tempo attuato dalla Francia nei suoi possedime nti di Algeria e Tunisia (Si veda Decreto Gove rnatoria le 19 febb raio 1913, ch e dichiarava zone di governo civile le ciltà di Bengasi e Derna e territori circostami; D.G. 24 febbrai o 1913, concernente analogo provvedimento per la città d i Tripoli con il territorio cl ella Menscia e Zan zùr). <b> AMMINISTRAZIONE DELLA GIUSTIZIA La materia veniva regolata con R.D. 20 marzo 1913 n. 289, che prevedeva pe r i cittadini italiani e stranieri un ordiname nto diverso da qu ello per gli indigeni, pur ridu cendo al minimo le difformità p er esigenze di eco nomia d eg li organi preposti alle s ingole giurisdizioni. In particolare: .per italiani e stranieri : un giudice regionale, competente a giudica re sia in materia civile che p e nale (assistilo eia due assessori italiani); .per gli ind igeni: .. competenza del Cadì e dei suoi Naib per tutte le controversie relalive allo statuto p ersona le; .. comp etenza del "tribunale degli indigeni", composto di un mag istrato italiano e due assessori indigeni, in ogni altro campo di giurisdizione civile e penale; .per tutti: tribunale cli 2' istanza, la Corte d'Appell o di Tripoli . Nelle zone cl i governo militare contin uava n o invece a funzionare i tribunali militari, che giudicavano secondo le norme del Codice Penale per l'Esercito. In sostanza, per le popolazioni musulmane il nuovo o rdiname nto g iudiziario manteneva in vigore il d iritto d el lo Scerià t nei rapporti di famiglia e di successione, che venivano perciò regolati dall o stawto personale con il rispetto del rito praticato dalle parti. Per tue-


DALLA PACE 01 LOSANNA Al PRl.\11 FOCOLAI DI RIVOL1'A (1912 1914)

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ti gli altri rapporti interessanti indigeni non musulmani era prescritta l'osservanza delle tradi:doni e consuetudini locali, in quanto compatibili con lo spirito della legislazione italiana. Con successiva relazione al Parlamento il Ministro Bertolini dichiara va cbe al ge nnaio 1914 erano fun zionanti i tribunali regionali di Tripoli, Misurata, Sirte, Beni Ulìd , Gadames in Tripolicania e que lli di Bengasi e Derna in Cirenaica. Dava poi notizia che il nuovo o rdina mento aveva esteso a lle due Colonie i codici e le principali leggi italiane, pur con le modifiche suggerite dalle condizio ni locali . <c> ORDINAMENTO POLITICO-MILITARE Con R.D. 27 marzo 1913 il Governo stabiliva: - l'assegnazione a ciascuna colon ia libica di "forze proprie", costitu ite da reparti di truppe regolari indigene e di volontari italiani; - l'istituzione di una Legione Carabinieri a Tripoli e di una Divisione Carabinieri a Bengasi, fra di loro indi pendenti , con una forza complessiva di 2.000 u. fra zaptiè e graduati indigeni, inquadrati da ufficiali italian i. Con successivo R.D. 22 giugno 191 3 n. 844 veniva inoltre adottato un primo ordinamento delle truppe indige ne in Libia con un organico comp lessivo cli 14 btg, 6 sqcL, reparti di art. e servizi (7) . Arruolamento volontario con ferma annuale, rinnovabile in relazione alle condizioni fisich e e morali . Con R.D. 11 sett. stesso anno, su proposta del Ministero delle Colonie di concerto con quell o de ll a Gue rra, veniva poi istituito il ·'R. Corpo Volontari per la Libia" su: 3 btg. , 4 comp. montate , 2 btr. a. camp., 2 btr a. mont., 3 comp. art. fortezza, 3 comp. genio. Arruolamento volontario per la truppa con obbligo di permanenza in Colonia per tre anni. Tutta la materia veniva infine riordinata con R.D. 22 gennaio 1914, n. 147 che istitu iva il "R. Corpo Truppe Coloniali per il presidio e la sicurezza della Tripolitania e Cirenaica" con un organico di: 379 uff., 5.321 mii. cli truppa italiani , 8.053 truppe indigene p er la Tripolitania; e d i 313 uff. , 4.811 tr. it., 5.607 tr. indig. per la Cirenaica. Con l'attuazione del nuovo ordinamento transitarono nei nostri reparti coloniali anche i pochi ufficiali indigeni, già facenti parte dell'esercito ottomano, che avevano aderito al nuovo regime: 4 subalterni di fanteria, 2 tenenti di cavalleria, il cap . d e ll a Gendarmeria Mohamrned Hamdi .

(7) Cfr. R. Corselli "La guerra in Colonia", Roma, 1914; e M.A. Vitale "L'Ital ia in Africa - L'o pera dell'Esercito (1885-1943) I - p. 71, Roma , 1964.


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I GOVERN I MU.ITARI DELLA LIBIA (1 911 - 1919)

2. SITUAZIONE DELLE FORZE MlLIT~ IN LIBIA ALLA FIRMA DEI. TRATTATO DI PACE (18 OTTOBRE 1912)

Alla data del 18 ott. 1912 le unità militari di stanza nelle due Colonie comprendevano (8): - Comando del Corpo di Occupazione della Tripolitania: Comandante Teo. gen. Ottavio Ragni.

(a) Sede di Tripoli con Tagiura, Ain Zara, Ga rgaresc, Za nzùr: l" Divisione (magg. gen. Clemente Lequ io) magg. gen. Michele Salazar: 82° e 84° f. magg. gen. Giovanni Maggiotto: 6° f. + II e IIl/37°; II e III/40° 3" Divisione (ten. gen. Felice De Chaurand)

magg. gen. Luca Mon tuor i: 52° e 23° f. magg. gen. Paolo Tommasini: 18° e 93° Fanteria non indi visionata: 11° bers ., II btg. eritreo, un btg. indigeni, un btg./ 81 ° p iù servizi Cavalleria (magg. gen. Edoa rdo Coardi di Carpenetto): tre sqd./Lodi; quattro sqd./Firenze; u no sqd. meharisti Artiglieria (magg. gen. Adolfo Tettoni): 7 btr. da 75 A; 3 ber. da 75/19 ob.; 5 btr. da 70; 1 btr. da 210; 3 btr. da 149 Genio: da 8 a 10 comp . genio; 2 aeroplani; 2 dirigibili P 2 e p3; un Draken pallone; circa 100 autocarri In Tot.: 29 btg., 8 sqd. , 19 btr., 8 comp. genio p er un totale di 34.000 uomini

(b) Sede di Zuara 5• Divisione (te n . gen. Vincenzo Garioni)

magg. gen. Alberto Cavaciocchi: 1° e 2° gran.; 28° bers.; alpini Verona; 1 btg. bers. ciclisti; 1 btg. ascari (su 2 comp.) magg. gen. Giulio Tassoni: 57° f., alpini Feltrc Cavalleria (col. Michele Lisi Natoli): 2 sqd. Gu ide; 2 sqd./16° Lucca; d istac. ascari me haristi. Artiglieria : 1 btr. da 75/ A; 2 btr 75/19ob.; 2 btr. 70M, 2 btr./149 Gen io: 3 comp. genio; 1 Draken pallone; 4 aeroplani In totale : 9 btg., 4 sqd., 7 b tr., 3 comp. gen io. Circa 10 .. 000 u. a cui si d evono aggiungere altri 2.500 u. nella vicina base cli Forva (60° e 5° f.)

(8) La situazione delle forze italiane in Tripolitania e Cirenaica, alla pace d i Losanna, risHlta anche in SHAT - 7N 1370 - P. 550.


DALLA PACE DI LOSANN.A Al PRIMI FOCOLAI DI RIVOLTA ( 1912- 1914)

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Cc) Sede di Homs (magg. gen. Francesco Marchi)

Fanteria: 8° bers., un big./37°, 89° f., 1 comp. indigeni Artiglieria: 1 btr. 70 M, 3 btr. 75A, 1 btr. 119 Genio: 1 comp. genio, 2 aeroplani In totale: 7 bcg., 5 btr. , 1 comp. genio. Circa 7.000 uomi n i

(cl) Sede di Misura ta

Fanteria: 63°, 50°, 35°, 1 bcg./40°, 1 comp. I0 btg . ascari Cavalle ri a: sqcl. savari Artiglieria: 4 btr. 75A, 1 ber 87B, 1 btr./149 Genio: 1 comp. Genio; autocarri In tota le : 10 btg., 6 b tr., 1 cp.ge nio. circa 10.500 uo mini.

(ten.ge n. Vittorio Camerana)

- Comando del Corpo d i Occupazione della Cirenaica: (Comandante in ca po, ten. gen. Ottavio Briccola)

(a) Sede di Bengasi 2' Divisione ( magg.gen. Annani Ricci-Annani)

col. Fioretta: 79° f., 2 comp. indige ni magg. gen. Giuseppe !'v1occagatta: 4° e 68° f. Cavalleria: 2 sqd./18° Piacenza, 1 sqd. savari Artiglie ria: 1 b tr. 70 M, 3 b tr. 75A, 1 btr. indigeni, 2 btr. 149 Dive rsi: 1 btg. riserva, 2 aeroplani In totale: 9 btg, 3 sqcl., 7 btr., 2 comp. genio . Circa 10.000 uo mi ni

( b) Sede di Derna 4• Divisione ( te n.gen. Ezio Reisoli)

magg. gen. Francesco Del Buono: 22°, 11 °, II e III/43° magg.gen. Luigi Capello: 26°, 7°, 1 btg./34° magg.gen. Tommaso Salsa: a lp. "Mondovì", alp. "Ivrea", alp. "Saluzzo", alp . "Fen estre lle" , alp . "Tolmezzo"; ascari t re comp./1°; v1 I0 btg. ascari Artiglieria: 1 ber. 70 M, 4 btr. 75/\, 1 btr. 149 Genio: 2 comp., 2 aeroplani In totale: 22 btg., 6 btr., 2 comp. genio. c irca 25.000 uomini

(b) Tob ruk magg .ge n. Carlo D'Amico

Fante ria: 4° bers., II e III/34° Cavalleria: 1 sqd "Piacenza" Artigl ie ria: 2 btr. 70 M, 1 btr. 75/19 o b., 1 ber 149 Diversi: 1 comp. indige n i, 1 btg./43°, un distaccamento d i marinai (500 u.)


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I GOVERN I M I LITARI DELLA LIBI A (191 1-1919)

Agg iungendo a queste forze le eru ppe de l Mar Egeo (5 btg., 4 btr., 2 comp. indigeni, pe r un tota le · d i circa 5.000 u .) , si ha un tota le gene ral e di: - 102 btg. su 3-4 comp.

- 16 squadron i

98 metropolitani 3 eritrei 7 comp. indigene 13 me tropolitani 3 sava ri o meharis ti

- d a 59 a 60 btr. di tutti i calibri

Calco lando con b uona approssimazione, compreso il personale addetto ai servizi, si ha u na somma complessiva cli circa 110.000 o J J 2.000 uomini. Ora, se si considera che all a stessa data l'esercito italiano aveva una forza alle armi di circa 300.000 uomini, se ne deduce che l'esigenza Libia incideva per circa 1/ 3 della forza complessiva . Tn relazione poi all'orientamento delle au tori tà centrali cli lasciare in Libia una forza non superiore ai 55 - 60 .000 uomini, da sostituire gradualmente con unità libiche e rep arti volontari cli prevista costituzione, fra la fine cie l 1912 ed i primi dell'anno successivo rientrano in patria circa 20 btg . metropolitani (cl i cui 6 dalla Cire naica), 6 squadroni e alcune batterie. Si giu nse così ad una progressiva contrazione delle GG.UU. (Div. e Brig.), che si frazionarono, per dar vita a presidi fissi e n uclei cli fo rze mobili per il controllo del territorio. Nel quadro dei nuovi orientame nti il 26 nove mbre 1912 fu soppressa la 5" Div., le cui residue forze passarono a costituire il presidio di Zuara. E il 24 maggio 1913 furono soppressi ·i comandi della 1• e 3" Div ., sostituiti eia un unico comando di "Divisione Militare Terricoriale d i Tripoli", agl i o rdini ciel ten. gen . Felice de Chaura nd e poi del ten. gen. Clemente Lequio. Contemporaneamente al rimpatrio delle unità metropolitane fu dato impulso alla costituzione di reparti libici , che nell'autunno 1913 avevano g ià raggiunto i seguenti live lli : - in Tripolitania: 8 btg. f. libica, 3 sqcl. cav., 1 btr. art.mo'nt., 1 sqd. meharisti, 3 comp.leggere, circa 1.000 zaptié inquadrati nella Legione Territoriale RR.CC. d i Tripoli; - in Cirenaica: 4 btg.f.l ibica, 3 sqd. cav., 1 btr. art.mont. , 1 sqcl meharisti, 1 parco cammelli, circa 700 zaptiè della Divis ione Territorial e RR .CC. di Bengasi. Nel settembre dello stesso anno fu costituito il Corpo Volontari Italiani della Libia con le modalità di cui al R.D. 11 sett. 1913 e obbligo per il personale volo nta rio cli permanenza in Colonia pe r un periodo non infe riore a 3 anni (due anni per il personale comandato d 'autorità). In campo turco-arabo la situazione politico-miliare, dopo la pace cli Losanna, ebb e i seguenti sviluppi. In Tripolitania il col. Nesciàt


DAI.I.A PACE DI LOSANN,\ Al PRI MI ~OCOL\I DI RIVO J: rA (1912- 1914)

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bey si adoperò p er riu nire a Zuara e Sirte le unità regolari operanti in quella provincia, che furono imbarcate e restituite in patria con navi italiane . In particolare, a Sirte fu concentrato il battaglione del Fezzàn (circa 100 u.), dal quale si distaccò un nucleo d i regolari al comando di Nury bey, fratello di Enver, che non volle deporre le armi e si riti rò con le forze ribelli verso l'interno. Diversa fu invece la situazione in Cire naica, dove il rimpatrio delle truppe turche incontrò ritardi e opposizioni per la resistenza opposta prima da Enver e poi dal magg. di origine egiziana Aziz AH, che solo nel giugno del 1913 abbandonò il paese con 800 regolari. Sull'atteggiamento di Enver a pace conclusa risulta che ancora il 22 ottobre l'ufficiale e ra deciso a proseguire la lotta contro gli italiani nell'intento cli costituire in Cirenaica "un piccolo stata indipendente" . Il 25 dello stesso mese, per iniziativa del Comando Italiano cli Derna, ebbero inizio i primi contatti con i rappresentanti italiani, ma Enver oppose di essere in attesa di istruzio ni dal suo Governo . Le trattative raggiunsero poi favorevoli risultati, tanto che l'l l novembre il gen. Briccola comuni<.:ava al Ministero di aver concordato con Enver, tramite il magg. Bongiovan n i, "raccolta truppa e materiale turco Cirenaica e Tobruk", e ntro una quindicina cli gi0rni, per il successivo imbarco e rimpatrio (Doc. 301-302). 1Vla il 21 successivo Bengasi informava il Ministero che "Enver continua a negare la pace .. . conferma sua intenzione di attaccare Derna appena ricevute le armi sbarcate sulla costa e si impegna a continuare la lotta in Cirenaica ... " (Doc. 303) Al che rispondeva il Ministro Paolo Spingardi ".. . Governo sfrende conto difficoltà in cui forse si trova Enver d i fronte ai beduini .. . ", o rdinando p erciò di non interrompere le trattative (Doc. 304). La s ituazione delle truppe turche in Cirenaica si risolse poi a fine novembre con la presentazione di Enver e d i una parte dei regolari , che furono imbarcati su n ave italiana per il rimpatrio. Rimanevano tuttavia nel paese i reparti indigeni regolarizzati, armati di fucili e cannoni, che continuarono la lotta sotto la guida del Senu sso. Intanto, nell'imp e ro ottomano maturavano i primi profondi rivolgimenti, seguiti alla sconfitta subita in Africa Settentrionale. Si verificarono allora sostanziali mutamenti al vertice delle gerarchie politiche e militari dell'impero, che avranno nel tempo ripercussioni in Siria, in Egitto e anche in Libia. Sullo specifico argomento, di particolare interesse sono i seguenti dati informativi, forniti dall'Addetto Militare cl.i Francia a Costantinopoli, col. Maucorps (9) :

(9) Sl-IAT - 7N 1638 "Adclecti Milita ri T urchia 1913 - 1914" p. 363-3256-98 ( 1914). li gcn. Liman von San<lers Pachà s ariì po i Jspetcore Generale dell'esercito turco.


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I GOVF.HNI MILITARI DEI.I.A 1,1131A 0911 - 19 19)

- 30 gennaio 1913: "Notizie sul colpo di Stato del 23 gennaio. Assassinio di Nazim Pacha, l'a nziano ministro della Guerra, ad opera d i Talaàt bey ed Enver bey. Quasi tutti gli ufficia li deplorano questo assassinio. La Germania è to rnata ad essere la consigliera autorizzata e la confidente della Turchia. I miei colleghi di Germania e Austria la sera del colpo d i Stato era no radiosi. Essi non hanno mai cessato di cons igliare la resistenza ad oltranza e la ripresa delle ostilità". - 29 novembre 1913: "Arrivo a lstambul di una missione militare tedesca guidata dal gen. Liman von Sanders, che eserciterà il comando effettivo di un C.d' A. Qualche ufficia le della missione sarà inserito nello Stato Maggiore ... L'Armata ottoma na comprende 36 Div., ripartite in 13 C.d'A... " - 3 genna io 1914: "Izzet Pachà, ministro della Gue rra, ha dato le dimiss ioni ed è stato so::;tituito dal co l. Enver bey, nominato Pachà. Envcr, ministro della Guerra a soli 31 anni, ha messo a riposo tutti coloro che non sono più in condizioni di rendere servizi. Soppresso il Consiglio Superiore di Guerra e nominato il gen. Liman Ispeuore de lla Scuola Milita re". Maturavano cioè nell' impero ottomano quelle condizioni che in breve tempo avrebbero portato la Turchia nel campo degli Imperi Centra li con ripercussioni immediate in Africa Settentriona le.


CAPO VI LE OPERAZIONI POLITICO-MILITARI IN TRIPOLITANIA (1912-1913) 1. PENETRAZIONE PACIFICA E CONQUISTA DELL'ALTIPIANO (NOVEMBRE

1912 -

MARZO

1913)

Dopo la firma del trattato di pace il Governo della Tripolitania decideva di estendere rapidamente la sovranità ital iana sui territori già soggetti all'amministrazione ottomana e non ancora occupati. A tale obiettivo le competenti autorità militari cercarono di pervenire in un primo tempo mediante un'auiva opera di propaganda e conciliazione, acta acl assicurare la collaborazione dell'elemento indigeno e il conseguente disarmo delle popola zioni (10). Questa linea politica ottenne immediati e validi risultati nell'oasi di Tripoli , dove fin dai primi di novembre fece rientro la maggior parte della popolazione del Sahel (litorale). Infatti il 5 novembre si presentavano alla ridotta Sud circa 1.500 ara bi, che consegnavano le armi. Rientri e sottomissioni si moltiplicarono nei giorni successivi, tanto che alla data dell'8 novembre risultavano rientrati nella oasi ben 10.400 indigeni, che consegnavano ai posti cli controllo italiani 3.106 armi di vario tipo, di cui 1.829 fu cili eia guerra (11). Nei territori più a Sud , cioè quelli compresi fra le nostre posizioni avanzate e l'altipiano, fu invece necessario programmare una penetrazione graduale, allo scopo di assicurare il possesso delle località di maggior interesse tattico-logistico. Si legge in una relazione del Governo della Tripo litania (J 2): "Tale penetrazione si compì in parte con la cooperazione di capi e notabili indigeni, già favorevoli alla nostra causa, e in parte con l'ostilità di altri. La penetrazione iniziò a metà novembre con la occupazione di Suani Beni Adem, seguita da quella cli Azizia (16 novembre) e completata da quella di Fondue Ben Gascir (17 novembre), miranti al successivo possesso di Casr Gariàn e di altre località del Gebél...". Nello stesso periodo altre unità comple tavano l'occupazione dei territori lungo la costa fra Tripoli e Zuara e si dava inizio alla costruzione d i un primo tronco ferroviario, collegante la stazione di Gheràn, sulla Tripoli-Zanzùr, con Suani Beni Adem e Azizia, "elemento questo di grande valore logistico dopo il raggiungimento dell'altipiano" (Schizzo n. 4) . (10) Circ. 27 ott. 1912 del C.do 3 3 Div., a firma De Chaurand: ".. . Occorre meuere in o pera ogni mezzo, per tentare di guadagnare i capi e otte nere il disarmo degli ara bi oppure il loro passaggio al nostro se rvizio" AUSSME - L8 - b. 179/ 8. ( 11) "Corriere Meridionale" n. 43 del 14 nov. 1912. (12) AUSSME - L8 - h . 125/ 5.


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I GOVERNI MILITARI DELl.1\ IJ 131A ( l \>I I • 19 19)

Schizzo n. 4 OBIETTIVI DI PEKETRAZIONE PACIFICA I~ TRIPOLITANIA DOPO LA PACE DI LOSA t NA

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DAI.I.,\ PACE DI I.OSANNI\ Al l'I\IMJ FOCOI.A I l>I RIVOLT11 ( 19 12-1914)

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Nel corso d i q ueste operazioni venivano avviate trattative con i più influenti capi a rabi, al fine d i otte ne re la loro collaborazione nell'opera di pacificazione in corso (Doc. 6). Nel quadro di tale indirizzo il 2 novembre si incontravano nel Gariàn una delegazione italiana (ten. col. E. Caviglia, m agg. Tarcli ti, cap. Gastaldi) e una rappresentanza di capi arabi della regio ne occide ntale, guidata da Farhàd bey, già d epu tato al Parlamento ottomano, e composta da Hadi bey Coobar, già caimacàn del Gariàn, e altri notabili (13). Farhàd bey, con rifcrimenco a l firmano ciel Sultano che accorciava l'auLOnomia a ll e popo lazioni libiche, chiedeva al rappresentante italiano se il nuovo governo intendeva concedere una qualche forma di autonomia, concludendo che (13bis) "l'unica soluzione possibile è la reciproca intesa su quanto noi vi chiediamo, cioè l'a utonomia". Ma Giolitli replicava il 5 successivo, tramite il Governo di Tripoli, che "la sovranità p iena e assoluta dell'Italia su Tripolitania e Cirenaica è stata già riconosciuta eia rutti gli Stati ciel mondo", aggiunge ndo che le leggi sa ranno applicate indistintamente per tutti i residenti nella regione, compresi gli arabi, cbe saranno riconosciuti dall 'Italia come suoi cittadini. Lo sresso Giolitti sollecitava infine la collaborazione clei capi piC1 autorevoli per "uno studio delegato", allo scopo cli adattare le leggi de llo Stato italiano alle cond izioni degli indigeni. Come p rimo atto 1'8 novembre il Governatore Ragni nominava Farhàcl bey e Ahmed el-Murnasser membri della "Commissione per l'Ordinamento Civile e Am ministrativo della Tripolitania" . L'andamento pacifico delle prime occupazioni suscitava intanto ne lla opinione pubblica italiana grandi speranze di rapida soluzione cli ogn i ulteriore motivo di incomprensione e conflitto (14): "La Tripo litania - si legge in un peri od ico di provincia - non d à preoccupazioni. Ogni giorno la Stcfani trasmette comunicati con il conto delle anni consegnate. Ma dalla Cirenaica nessun comunicato del genere è giu nto" . Il d iario delle successive o ccupazioni pacifiche segna lava i seguenti risultati (15) : - 29 novembre 191 2: una colonna composta da 50° e 23° rgt.f. più una btr. eia mont. , muovendo da Misurata occupa Zliten, "ben acco lta dalla popolazione"; - 2 d icembre 1912: una colonna su 4 btg. f., 1/2 rgt. cav., 1 btr. eia 906, 1 btr. mont., mu ovendo e.la Zuara , occ upa Agelàt. La 1a Div. (magg. gen. Lequio) occupa Zavia; - 8 dicembre 1912: istituita una Residenza a Gasr Gariàn (cap. Sirolli); - 14 dicembre 191 2: arrivo a Tripoli cle i notabili di Jeffren, Pessato, Nalùt, che sono ricevuti dal-Gove rnatore; 03) J'\ocizie su F.I Barun i, 1\ll u~sa Grada, Mohammcd ben Abdrdla, i\bdalla ben Paed, Sassi Kozan, Scek So f in D oc. 6. 03bis) ASMAI - Pos. 126/ 1 "Politica Indigena" - Fase. 2. (14) · corriere Meridionale- N . 44 del 21 nov. 19 12. (15) AUSSM E - 1.8 - b. 125/2.


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I GOVERNI MILITARI DELLA LIBIA (1911-1919)

- 15 dicembre 1912: istituita una Residenza a Cussabàt (cap. Streva); - 18 dicembre 1912: occupazione pacifica d i Gasr Tarhuna; - 26 d icembre 1912: occupazione pacifica d i $idi Ben Hur; - 31 dicembre 1912: occupazione pacifica d i Sirte (cap. He rcolani). Sotto la stessa data il comando della 1a Div. è insediato a Gars Gariàn con le tru ppe ripartite fra detta località e Tebed ùt. Il complesso di queste occupazio ni costituiva la prima effettiva presa di possesso del margine settentrionale dell'altipiano, base di partenza per la successiva penetrazione nell'interno . In gennaio si intensificarono le iniziative pe r estende re il raggio delle occupazioni. Intanto, gruppi sempre più numerosi di indigeni si p resentavano ai comandi italiani per la consegna delle armi e rie ntravano poi alle rispettive sedi, portando al seguito il bestiame. Il 5 gennaio il Governato re telegrafava al Ministero (16) : "Situazione politica a noi favorevole. Nostri capi inviati ai campi di. ..... sarebbero riusciti a sollevare rivolte contro Nury bey, obbligandolo alla fuga. Ritiro armi prosegu e. Condizioni popolaz ioni miserevolissime". E ancora 1'8 gennaio, dopo aver confermato la presenza nel Gebél Nefusa di circa 2.500 armati, comunicava che "molte tribù p resentatesi, assicurando devozione al governo. Sequestrati apparecchi telegrafici a Nury. Iniziati lavori linea telegrafica Fezzàn, partendo da Nufilia verso Sirte". Circa le iniziative in corso per convincere alla sottomissione i capi ancora ostil i alla causa italiana, il gen. Ragni comu nicava che "continua intenso lavoro isolamento El 13arnni", forn endo sul suo conto le seguenti informazioni (17): "Fin dai primi di novembre El Baruni aveva manifestato se ntimenti ostil i alla nostra occupazione. In un'assem blea di capi arabi, in cui era stato deciso di entrare in trattative con i comandi italiani inviando lettere a ta le scopo, El Baruni e un altro capo, Sassi Chia ni, rifiutarono la pro pria firma , esp rimendo l'avviso che a ll 'Italia no n dovesse essere riconosciuto se non il possesso dei luoghi effettivamente occu pati e che essa dovesse riconoscere l' indipendenza degli a ltri territori ". Proseguiva intanto con risultati sempre più promettenti l'ope ra d i penetrazione e pacificazione . Ma si intensificavano anche le iniziative di El Baruni, per far conoscere in Italia e all'estero "il suo fermo proposito cli mantenere il pu nto di vista d ell'indipendenza che il firmano del Sultano aveva accorciato ai popoli della Tripolitania e d i volerla dife ndere a mano armata". (18) (16) Jb. b. 148/2. (17) lb b. 125/ 5. (18) Cfr. F. Corò '"S uleiman El Baruni, il sogno di un P rincipato berbe ro e h, batta· glia di Assaàba • 1913" Estratto da "gli Annali dell'Africa Italiana" Anno I · voi. II · IV Dic. 1938 - L'A., qua le ufficiale incaricato di funzioni politiche, potè raccogliere le informazioni, oltre che da carteggi d'e poca, da conta tti diretti avuti con El Baru ni negli anni 1920·21.


DALLA PACE 01 LOSANNA Al PRIMI FOCOI.AI DI RJVOJ.TA (1912- 19 14)

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Sull 'attività di resistenza organizzata dal capo berbero dopo la pace di Losanna il Governatore Ragni riferiva al Ministero sotto la data del 19 gennaio con d ettagliata relazio ne, all'oggetto "Questione del Gebél. SiLuazione politica" (Doc. 6), mettendo in evidenza la costituzione in quella regione di una specie di governo autonomo e l'invio delle "conseguenti comunicazioni agli Stati esteri". Segnalava inoltre che il rienLro nel Gebél dei capi berberi, affluiti a Tripoli per la sottomissione, e ra stato acco lto con ostilità da parte dei capi dissidenti, che li tenevano sotto stretta sorveglianza. A parte però questo focolaio di d issidenza, nelle altre regioni la s ituazione registrava nuovi favorevoli sviluppi de ll 'opera in corso di pacificazione, tanto che il Governo Centrale informava Tripoli che "vi è fondata speranza che trattative in corso con influe nti ca pi arabi possano, in tempo relativamente breve, approdare a felice risultato ". (19) Il 14 gennaio il Residente di Sirte, cap. Hercolani, comunicava che i messi inviati verso i confini della Cirenaica erano stati acco lti favorevolmente da Abdalla Idris Senussi e che si era in attesa a Sirte dell'arrivo cli molti capi e notabili, che avevano espresso la propria volontà di fare atto di sottomissione (Doc. 5). E ancora che a ltri capi, favorevoli alla causa italiana, si erano recati nelle regioni dell'interno , per convince re i maggiori espone nti del.l e tribù locali (Abd alla ben Fhaed, Mohammed ben Abdalla, Mahdi es-Suoni) a presentarsi ai comandi italiani. Il 2 febbraio il Governo di Tripoli informava il Ministe ro che (Doc. 7-8) "ten. Negri, già destinalo residente Orfella, partito oggi da Tarhuna ... A Beni Ulìd trovansi circa 80 d issidenti ... Ho messo disposizione residente 400 armati e una sezione artiglieria cammellara ". Ma l'avvenuta occupazione di Beni Ulìd "senza la preventiva autorizzazio ne del Ministro delle Colonie e anzi a sua insaputa" veniva duramente contestata dall'on. Bertolini, che così scriveva al titolare della Guerra (Doc. 5-9-10-15): "Il gen. Ragni, compiendo quella occupazione senza autoriznzione, ha contravvenuto nello spirito e nella letlera non solo al disposto art. 4 R.D . per la costituzione del Ministero delle Colonie, ma anche all 'art. 2 R.D. per l'ordiname nto d ella Tri politan ia e Cirenaica. Ho rinunziato a provocare in proposito un provvedimento di governo solta nto per ragioni di pubblico inte resse .. . Non ho mancato di fa r rappresentare al gen. Ragni l'irregolarità del suo procedimento con la missione confidenziale affidata al ten. col. Grazioli ... ". Al che osservava il Ministro Paolo Spingardi , pur condivide ndo le preoccupazioni del titolare delle Colonie, che "il gen. Ragni considerava

(19) AUSSME - 18 - b. 148/2. La stampa d'epoca detcc grande risalto ai viaggi compiu ti in Italia da capi e notabili tr.i polini, per con fermare la propria adesione al nu ovo governo. Il "Corriere Meridionale" n. 9 del 27 fcbb. 1913 dava notizia de ll'arrivo a Roma del notabile El Muzafer, ricevuto da Giolini e Bertolini. Della depucazione face va pa rte anche l'ex deputato del Gebèl M. Nagy bey, collega d i c l J::la runi (Doc. 10).


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quella operazione come di esito sicuro e la riteneva quasi una semp lice misura di politica interna". (Doc. 11-12). In effetti, l'intervento delle Colonie era stato soll ecitato dalla persistente instabilità politica del Gebél berbero , dove si moltiplicavano le iniziative d i El Baruni per giungere ad un regime cli autonomia o d i semilibertà. Il 26 gennaio infatti El Baruni comunicava a Tripoli di aver inviato una Delegazione a Parigi, via Tu nisi, per incontrarsi con l'ambasciatore italiano e presentare, per il suo tramite, al Governo di Roma le richieste di quelle popolazioni. Giunta a Marsiglia la Delegazione, di cui facevano parte i notabili Mussa Grada e Alì Sciantà, su consiglio dell 'ing. Dessì, proseguiva per Roma, dove veniva ricevuta eia! Ministro Bertolini e concordava una tregua d'arm i di due settimane. E di ciò il Ministero ne informava il Governo di Tripoli, disponendo che ogni operazione militare fosse sospesa. Intanto, nel corso di queste trattative gli avvenimenti nel Gebél precipitavano con rinnovate razzie ai sottomessi e attacchi ai nostri presid i (Doc. 13-14). Nel darne notizia al Ministero, il Governo cli Tripoli proponeva cli dar corso ad un ciclo cli operazio ni militari, atte a debellare il fenome no "che d etermina l'esodo delle popolazioni, scuote il nostro prestigio e ci obbliga a provvedere al loro sostentamento". Segnalava in particolare la necessità cli ".. . risolvere la questione del Gebél Occidentale e più precisamente l'occupazione anche d i viva fo rza del cazà di Jefren", da effettuarsi non oltre la prima quindicina .di marzo. Ma il Ministero non autorizzava, rispondendo che "questa operazione non può considerarsi politicamente matura ... " (Doc. 10). Intanto il 15 febbraio armati provenienti dal Gebél effettuavano altra grave razzia in danno di tribù sottomesse. Rompendo ogni indugio, il 18 successivo il Ministro Bertolini telegrafava a Tripoli (Doc . 16): "D'accordo con Ministro Guerra , dopo preso in attento esame considerazioni politico-militari poste da E.V. a base piano operazione quì trasmesso per progettata occupazione Jefren, autorizzo a compiere tale operazione non appena lo giudicherà opportu no . Nell'accordare tale facoltà il governo si augura che, consentendolo circostanze, operazioni sia no continuate o ltre Jefren fino a completa pacificazio ne Gebél Occidentale .. ." ' E con altro dispaccio richiamava l'attenzione del Governatore "su imprescindibile necessità politica che p op olazioni a noi soggette abbiano dalle nostri armi efficace protezione contro razzie ribelli". (Doc. 17-18)

Continuando nel Gariàn g li atti ostili da parte di gruppi sempre più numerosi cli ribelli (28 febbraio, attacco al presidio di Bugilàt; 2 marzo, contro quello cli Agelàt con 2 ascari morti e u n ufficiale ferito), Ragni decideva cli concentrare alcu ne unità nel Gariàn in previsione d i un prossimo inizio delle operazioni. Ma, sopravvenuta la visita a Roma dei capi berberi provenienti da Marsigl ia, il Ministero ordinava cli sospendere fino a nuovo o rd ine qualsiasi operazione militare (Doc. 19).


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Nonostante però la tregua d'armi, accettata dalle parti, nel Gariàn continuarono le incursioni e le razzie (10 marzo, su Tagliasàt; 12 marzo, sul villaggio di Aghìb, presidiato da gendarmi indigeni; 12 marzo, attacco alla ridotta "Tolmezzo") con gravi danni per le popolazioni sottomesse , tanto che alcune tribù "a mezzo del loro illuminato caimacàn Radi bey Coobar reclamarono più volte la nostra protezione"(20) . Il Governatore decideva pertanto di autorizzare l'armamento di una mehalla nel Gariàn al comando del frate llo del caimacàn, Rassem Coobar, e comunicava al Ministero di aver ordinato al comandante della 1a Div., gen. Lequio, cli "tenersi pronto ad agire al primo cenno". Nel corso di questi avvenimenti informatori provenienti eia Jefren riferivano che "El Baruni avrebbe ricevuto un telegramma da Mussa bey, in cui questi diceva che avrebbe presto comunicato buone notizie" (21) e che il messaggio era stato interpretato nel senso d i "un prossimo riconoscimento della indipendenza del Gebél", suscitando grande entusiasmo fra la popolazione. Nel darne notizia al Ministero, Ragni chiedeva di essere tenuto al corrente circa "l'andamento delle trattative, qualora il loro risultato facesse prevedere una ripresa delle operazioni". Comunicava inoltre di essere stato costretto, in relazione agli sviluppi locali della situazione, a trasferire truppe dalla base logistica di Azizia in territorio di Gariàn . Ben diversa si presentava invece la situazione nel territorio degli Orfella . Anche se il Ministro Bertolini continuava a nutrire serie preoccupazioni, sta di fatto che il 12 marzo il Residente di Beni Ulìd telegrafava"... Continua ritorno alle proprie case dei pochi dissidenti Orfella. Sef en Nasser lavora per completa sottomissione dissidenti. Alcuni capi Fezzàn verranno domani presentarsi Residente". E anche da Sirte giungevano segnali sempre più favorevoli, tanto che il cap . Hercolani comunicava "... Gruppo gendarmi inviati tempo fa a Socna è rien-trato alla testa 200 fra capi e indigeni di Socna e regione. Con essi i capi delle principali tribù delle oasi della Giofra. La popolazione di Sirte è andata ad incontrarli ed ha fraternizzato. Altri capi attesi fra pochi giorni a Sirte". (Doc. 20-21-24) Si aggravavano intanto le condizioni di sicurezza nella regione del Gariàn, dove il 20 marzo gente di El Baruni (circa 300 armati) effettuava razzie nei villaggi cli Aghìb e Dunnum, ma venivano respinti dal pronto intervento da Tebedùt del btg. alpini "Susa". E nella notte fra il 20 e il 21 marzo l'avversario ritornava in forze contro la ridotta "Tolmezzo", tentando cli infiltrarsi nelle opere d i difesa. Informato degli sviluppi della situazione, il Ministero autorizzava l'inizio dell'opera-

(20) AUSSME - L8 - b. 148/ 3: notizie sulla famiglia Coobar, che riscuoteva grande prestigio nel Gariàn. (21) Ib. b . 148/ 2 - Si veda anc he "Gli rrnliani in Libia ... ", cit., p. 211-216 d i A. Del Boca .


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I GOVERNI M ILITARI DELLA LIBIA (1911- 1919)

zione militare . Pertanto il Governatore ordinava alla I a Divisione (gen. Lequio) di entrare in azione contro gli insorti. Seguiva l'immediato trasferimento delle unità operanti in zona cli Tebedùt, dove il gen. Lequio insediava il Q.G .. Forze a disposizione: - I Brigata Mazzoli Domenico su due btg./23° e due btg./82° f.; - Brigata Mista Montuori Luca su 8° alpini (quattro btg.) e 11 ° bers. (tre btg.); - Unità alle dirette dipendenze: un btg./52°, sqd . "Guide", III eritreo, tre ber. , genio e servizi. In cotale, 259 uff. e 8.014 truppa. Appoggiava l'azione della 1a Div. altra colonna, al comando del ten. col. Fabbri, composta di due bande (Pavoni e del Sahel), due sqd. "Lodi", una comp. ascari eritrei, sqd. Libico, una btr. cammellata, destinata a fornire concorso lungo direttrice convergente sull'obiettivo. Il concetto d'azione prevedeva la conquista delle alture comprese fra l'Uadi Gianduba-valle dell'Arbàa - valle del Sert ad opera delle due Brigate, orientate a muovere a cavallo della direttrice Tebedùt-Assaàba-Monte Russ Bianco. Azione di concorso della colonna Fabbri lungo la direttrice Rabta-Monte Russ Nero (Schizzo n . 5). Obiettivi d'attacco: Assaàba e Rabta, dove risultavano concentrate le mehalle ribell i, calcolate complessivamente in circa 3.000 armati (Doc. 224). Le operazioni ebbero inizio all'alba del 23 marzo. Alle ore 15 bersaglieri e alp ini si attestavano sulle prime pendici dell'altipiano con il sostegno del 23° rgt. f. Alle ore 19 il gen. Lequio telegrafava a Tripoli: "Azione conquista alture Assaàba ha dato luogo ad aspro combattimento . Nemico d ifesosi accan itamente. Sue perdite 220 morti e numerosi feriti. Campo Assaàba incendiato" (22). Più tenace resistenza incontrò invece la colo nna Fabbri, anche perchè impiegata su direttrice troppo eccentrica rispetto a quella della colonna principale e priva perciò della possibilità d i dare e ricevere efficace concorso. Dopo ben cinque ore d i violenti combattimenti, in condizioni d i inferiorità per la d efezione delle bande libiche (23), la colonna Fabbri era costretta a fermarsi dopo aver riportato "perdite gravissime". Limitate risultarono invece le perdite della 1a Div.~ segnalate in 24 morti, d i cui un ufficiale, e numerosi feriti. (Doc. 23-23bis). La vittoria d i Assaàba apriva le porte dell'a ltipiano, consentendo di procedere alle programmate occupazioni. El Baruni abbandonò la lotta e si rifugiò in Tunisia. La maggior parte d ei suoi sostenitori si presentò ai Comandi Italiani, per fare atto di sottomissione. I maggiori

(22) La relazione sulla battaglia di Assa,ìba in trova in 18 - b. 148/2 (24 cartelle). (23) Circa la defezione deUe bande libiche risulta che la sera del 22 marzo numerosi compo nemi di. dette unirà dichia rarono che "a nessu n costo avrebbero combattuto con tro altri musulrnan i". Furono pertanw disarmati e trasferiti sotto scorta a Azizia. I rimanemi furono riuniti nella banda Pavoni. L8 - b. 148/4.


!)ALI.A PACE DI LOSANNA Al PRIM I FOC0I.AI DI RIVOLTA (1912-1 914)

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gruppi armati (i Msciascia, gli Aulàd, i Busef, i Gebélia), che si erano uniti El Baruni, si sbandarono e si ritirarono in disordine a Sud del Gebél. Gli Zin tàn si rifiutarono di continuare la lotta e rientrarono ai rispettivi villaggi. In sostanza la vittoria di Assaàba risultò un importante risultato politico oltre che m ilitare, in quanto dimostrò alle popolazioni che il nuovo governo era in condizioni di far valere la propria autorità e difendere il nuovo ordine . Ma il risultato delle op erazioni militari poneva anche in evidenza le p rime profonde divergenze fra Autorità Militari e Ministero delle Colonie, in quanto quest'ultimo, benchè vincolato al parere tecnico del Ministro della Guerra e del Capo d i S.M.E. circa l'ilnpiego delle truppe, talvolta diramava direttive in contrasto con detto principio. Affioravano cioè le prime dannose conseguenze di una non ben defin ita ripartizione cli competenze e responsabilità, che aveva formato oggetto di sp ecifico quesito da parte del Capo di S.M.E. dopo la costiruzione del Ministero delle Colonie (Doc. 1-2) . Il che sarà motivo di intralci e ritardi, ma anche d i errori in sede di impostazione e soluzione dei problemi operativi della Colonia (Doc. 11-12). Il 3 febbra io 1914 il Ministro Bertoli ni, nel presentare alla Camera dei Deputati il bilancio del Ministero, dichiarava (24): "Alla notizia delle razzie compiu te su l territorio a noi sottomesso, il Governo concordò nella opp ortun ità della immediata avanzata delle truppe concentrate sul confine del Gariàn".

2.

L'OCCUPAZIONE DEL GEBÉL BERBERO (MARZO-GIUGNO

1913)

Dopo il successo di Assaàba il 24 marzo la 1a Div. si trasferiva a Misda e il 25 successivo entrava in Kikla, dove il gen. Lequio riceveva l'omaggio delle autorità locali. Al comando italiano si presentava un messo di El Barun i, latore di due lettere, indirizzate al gen. Lequio e al Governatore cli T ripoli, con le quali si sollecitava la cessazione delle ostilità e l'avvio cli trattative (Doc. 22) . Si legge nella relazione d el C.do 1a Div. (25) : "Considerato che sarebbe stato grave errore rinunciare ai van taggi ottenuti e tenu to conto che in seguito alla nostra energica azione potevamo ora imporre an zichè trattare, risposi a El Barun i che avrei in ogni modo avanzato con le mie truppe". Precisava inoltre nel telegramma spedito a Trip oli: "Ho risposto che p rocederò su Gars Jefren e che se ha serie intenzioni di pace issi la bandiera b ianca su Gars Jefren , venendomi incontro ingresso città". Inoltre, per non dover riconoscere a El Baruni la qualifica cli capo su premo del Gebél, faceva rispondere di es-

(24) Relazione dell'on. Berrol ini alla Camera dei Deputati il 13 febb. 1914 - cit. p . XXXVI.

(25) AUSSME - 18 - b 148/4


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I GOVERNI Mll.lTAR I DELLA LIDIA ( l9 1 l - 1919)

Schizzo n . 5 IL TERRENO DELLA CONQUISTA BATTAGLIA DI ASSABA 23 MARZO 1913

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sere pronto a ricevere tutti i capi della regione, purchè disposti a fare atto di sottomissione. Ma El Baruni, non avendo intenzione di riconoscere la sovranità italiana, abbandonava il Gebél e si trasferiva in Tunisia. Il 26 marzo la 1a Div. raggiungeva Suadna, accolta dal locale caimacàn e da alcuni notabili dello Jefren. Accorsero a rendere omaggio anche alcuni capi, che durante la rivolta erano rimasti fedeli al no stro governo e che per tale motivo erano stati imprigionati. Il mattino del 27 unità della stessa Div., al suono delle fanfare e fra due ali di folla festante , facevano il loro ingresso in Jefren, dove veniva effettuata l'alzabandiera fra Je acclamazioni della popolazione, la esultanza delle eru ppe e numerose salve di artiglieria . Anche i gendarmi indigeni, già al servizio di El Baruni, presero posto nello schieramento delle truppe italiane e presentarono le armi. A Jefren furono trovati: una fabbrica d i munizioni in piena efficienza, gestita da u n cittadino francese (26), un ospedale della Mezzaluna Rossa, macchine per sollevamento acqua, notevoli quantità di legname, condutture cli piombo, vettovaglie. Si legge ancora in un telegramma, a firma gen. Lequio, del 31 marzo (27): "Occupazione Jefren accolta come vera liberazione da tiranno Baruni. Capi Zintàn e Riaina chiesto sottomissione. Altri capi chiedono sottomissione" . In sostanza, l'occupazione di Jefren ebbe ripercussioni favorevo.li non solo sulla pacificaz ione del Gebél, ma anche su lle regioni limitrofe ed accelerò il processo di disgregazione nelle file della ribe!Jione. II 29 marzo giu ngevano a Tripoli, per fare atto d i sottomissione, 27 capi provenienti parte dall'Orfella e parte dal Fezzàn, guidati dal fi glio di Sef en Nasser. A Jefren si presentaro no i capi Riaina, guidati dai rispettivi muclir e cadì. Anche i capi dissidentii di Fessaco e dello Zintàn invfarono lettere, per comunicare la propria volontà di sottomettersi. Questi ultimi, in particolare, scrivevano a lle autorità italiane (28): "Combattemmo finora pel nostro paese con i turchi. Dopo la pace ci fu chi ci p·o rtò a continuare la guerra . Oggi torniamo a sottometterci al governo italiano e segu iremo i suoi ordini. Preghiamo di perdonare i nostri frate lli e riguardare le nostre donne e la nostra religione". In aprile si intensificò il processo cli conciliazione con l' ulteriore presentazione cli capi e notabili . Il 6 aprile giungevano a Sirte alcuni capi Mogarba e dei Nadiel el Ghir, annunciando il prossimo arri(26) Il suddito francese Léon Laffitte, arrestato in Jefren dopo la occupazione del castello, confessò di essere stato al servizio dei turc hi fin dall' inizio del conflitto e di essere poi passato alle dipendenze di El Baruni per la fabbricazione di cartucce e Ja ripa razione di armi. (27) AUSSME - L8 - b. 148/2 (28) !b. b. 148/4


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I GOVERNI MILITARI DELL>\ Lll31A (1 9 11- 1919)

vo di altri capi dell'interno. Nel castello di Gariàn facevano atto cli sottomissione i capi Rabta, guidati dal rispett.ivo cadì. Il 17 aprile affluivano a Jefren, per la solenne cerimonia del giu ramento di fedeltà, rappresentanti delle tribù di Fessato, Rogeban Zintàn, Erébat, Agelàt, per un totale cli o ltre 30 fra capi e notabili. Nell'occasione furo no consegnati alle autorità italiane 400 fucili a retrocarica. Nel nuovo clima d i fiducia e pacificazione, instauratosi in tutto il territorio del Gebél, il comando della 1a Div. decideva di procedere rapidamente al completamento delle occupazioni sull'altipiano. Il 4 aprile unità della stessa Div. muovevano lungo l'itinerario RumiaFessato-Giòsc con obiettivo Nalùt e il 25 aprile, in stretto collegamento con la colonna Tettoni partita da Zuara, procedevano al rastrellamento dei territori a ridosso del confine tunisino (Schizzo n . 6) . Convinto di poter proseguire rapidamente e senza ostacoli nelle occupazioni pacifiche a Sud del Gebél, il 14 aprile il Governatore, con ordine del giorno n. 146, programmava i seguenti movimenti di ufficiale (Doc . n. 223) : - cap. Lezzi Lu igi nominato Residente a Nalùt - cap. Maussier Luigi nominato Residente a Chadames - cap. Andreini Torquato nominato Residente a Murzùk - cap. Hercolani Gaddi Antonio nominato Residente a Socna - cap. Testi Rasponi Giacomo nominato Residente a Gariàn - cap. Guarini Luigi nominato Residente a Tagiura - cap. Pesenti Gustavo nominato Residente a Ghat. Per l'occupazione cli Ghadames fu richiamato dal congedo il cap. Alessandro Pavoni, ingegnere minerario al seguito clell'ing. Dessì, proprietario di miniere al confine tunisino, che per la specifica missione fu autorizzato a costituire una banda di 500 irregolari, inquadrati da ufficiali e sottufficiali nazionali. Il 27 aprile la banda Pavoni occupava Ghadames, ben accolta dalla popolazione. Fu pertanto sospeso il movimento del cap. Maussier, già disposto per quella residenza. Intanto, si andava normalizzando anche nella Tripolitania orientale la situazione politica a seguito della presentazione a Sirte dell'ex mucesserif del Fezzàn, Samy bey, e di alcuni impiegati turchi. Inoltre, il cap. Hercolani riusciva a prendere contatti con i maggiori notabili di Murzùk, che venivano incaricati di p reparare una nostra penetrazione pacifica nel Fezzàn (Doc. 24). A conferma del mutato atteggiamento delle popolazioni del Gebél e della costa (Doc. 26-28-29): - il 3 maggio rientravano a Zuara 832 profughi; nei giorni successivi giungevano a Agelàt tre cabile con un seguito cli circa mille persone che consegnavano le armi; - informatori di oltre confine confermavano il prossimo rientro cli altri fuoriusciti, assicurando che lo Sceik Sof si manteneva fedele agli impegni presi; - in vari centri della Sirtica e del Gariàn affluivano capi delle tribù dell'interno, per prestare giuramento cli fedeltà al Governo.


DALLA PACE DI LOSANN,\ Al PRIMI FOCOI.A I DI RIVOLTA (1912-1914)

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Su queste favorevoli premesse il Ministero autorizzava i preparativi per l'occupazione di Mizda, sede di imporrante zauia senussita, e di Socna, futura base di partenza per una successiva penetrazione verso il Fezzàn. (Doc. 25-27). In sostanza, la situazione si andava rapidamente normalizzando, tanto cbe l'ex deputato Mohammed Farhàd bey, al suo rientro a Tripoli dal Gebél, dove si era recato per accertare i reali sentimenti di quelle popolazioni, poteva pubblicamente dichiarare che "ormai tutto il Gebél è a noi sottomesso sinceramente e incondizionatamente" (29) .

Si legge in una relazione al Ministero dell'Ufficio Politico-Militare cli Tripoli sotto la data del 16 maggio 1913 (30): "... 241 notabili e capi Abaditi e Malechiti del Gebél si dichiarano sottomessi e fedeli al governo italiano, ma respingono qualunque mediazione di Baruni, che supplicano cli tener lontano da i loro territori. Da parte dei maggiori capi (Farhàd bey e altri) si sostiene che la concessione di speciali leggi agli Abaditi solleverebbe nel resto della Tripolitania gravissimo malcontento". Si acuivano intanto i dissensi fra Governo Coloniale e .Ministero circa i metodi da seguire nei futuri programmi di espansione e di penetrazione verso l'interno. Nel maggio il Ministro Bertolini giungeva a Tripoli, per ispezionare le Colonie libiche. Nell'occasione confe riva in più riprese con il Governatore Ragni che tuttavia "fors 'anche pe rchè espostosi in prima persona per un certo tipo cli rapporti e impegni, persisteva nel voler continuare ad adottare la linea di condotta fino al momento seguita" (31). Al suo rientro in patria Bertolini proponeva al Presidente del Consiglio la sostituzione del gen. Ragni. Il 1° giugno Ragni lasciava il ,Governo della Colonia, sostituito dal pari grado Vincenzo Garioni (32), che chiamava a reggere l'Ufficio Politico-Militare il ten. col. di S.M. Francesco Grazioli.

3.

L'ORGANIZZAZIONE DEL TERRITORIO

Raggiunta ormai la pacificazione della Colonia, l'amministrazione italiana assumeva un atteggiamento più liberale nei confronti delle popolazioni libiche, largheggiando in condoni e riduzioni cli pena nei

(29) "Corriere Meridionale" n . 19 del 15 maggio 1913. (30) AS.MAl - Pos. 109/1 "Questioni religiose" - Fase. I. (31) Cfr L. E. Longo "Francesco Save rio Grazio li" ed. Ufficio Storico de llo S.M.E., Roma , 1989, p. 53-54. (32) GARIONI Vincenzo (1854-1929): ve neco, sorcocen. del 6° bers.; comandante il Corpo cl i Spedizione in Cina durame la rivolta dei boxers. Nel 1912 comandance la 5'1 Div. Spec., impiegara per la conquista d i Capo Macabez. Governatore della Tripolitania negli anni 1913-19 14 e 1918-1919. Comandante del Vll C. d'A. e interinale della III A. durante il confli tto mondiale.


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confronti d i quanti avevano partecipato ad azioni di guerra, al fianco cli unità turche , e alla su ccessiva rivolta . Occorreva ora rip ristinare il tessuto economico della regione e a tale scopo, agli inizi del 1913, le Autorità Centrali inviavano a Tripoli due Commissioni tecniche, incaricate di accertare le effettive possibilità loca li di sv iluppo sia in campo agrario, che zootecnico, botan ico e geologico (33). La prima di dette Commissioni, organizzata dal Ministero d elle Colonie , ebbe il compito di accertare le condizioni d i possibile sfru ttame nto agricolo della pianura compresa fra il Gebél e il mare. I risu ltati dell'in chiesta furono poi pubblicati in due volumi, dal tito lo "Com missione dello studio agrologico della Tripolitania" - Ro ma, 1913. La seconda commissione, guidata da Leopoldo Franchetti e organizzata dalla Società per lo sviluppo della Libia, svolse le sue indagini nel Gebél Orientale (Gariàn, Tarhuna, Msellata), con esclusione però della regione sirtica . A conclusione dei lavori segnalava ch e "anche per la regione mediterranea non è possibile una colonizzazione immediata " (34). Al termine di queste indagini il Governo Centrale, per incrementare la messa a coltura dei territori incolti e abbandonati, con R.D. 9 marzo 1913 n. 262 autorizzava la filia le tripolina del Banco di Sicilia ad effettua re operazioni cli credito agrario in T ripolitania . Altre provvide nze adottate negli stessi mesi per il risveglio economico-sociale della Colonia interessarono : - il settore de i trasporti , regolato con R.D. 9 marzo 191 3, n. 314 allo oggetto "Norme pe r la costruzione e l'esercizio delle ferrovie dello Stato in Tripolitania e Cirenaica; - il setcore delle Opere Pubbliche, di cu i al R.D . 9 marzo stesso anno n. 288; - il settore previdenziale, regolato con R.D . 25 maggio 1913, concerne nte gli infortuni sul lavoro e il riordino cl.i altri settori d ella P .A. Nel quadro po i di una sempre più intensa collaborazione fra amministrazione coloniale ed elemento indigeno n el gennaio 1914 giu ngevano a Roma i notabili Farhàd Bey e Ahmed el Mu n tasse r, ch e ven ivano ricevuti dal Re e d a autorità governative (35). A questo punto è possibile esprime re un primo giudizio sulla politica indigena, condotta d all'amministrazio ne italiana nella' fase immediatamente successiva alla pace di Losanna. La prima considerazione, ch e ne risulta, è la larga disponibilità della maggioranza della popo-

(33) Cfr; L. Frand1e tti "Me zzog iorno e Colo ni e" 1950, p . 47; C.G Segré "L'Italia in Libia" 1978, p. 57 (34) Tb., p. 418. Anc he G. Arnb ros in i nel suo sagg io "I pro blemi de l Medi terraneo" Ed. I.N.C.F., 1937, p. 22, affermava che " ... La Libia non era certo l'Eden. Al mome nto della occupazio ne e pe r pa recc hi a nn i dopo si pa rlò del grand e sca to lone di sab bia, da l q uale l'Ica lia nulla avre bbe po tuto trarre". (35) ASMAI - Pos. 126/ 1 "Po litica Indigena" Fase. 9. G iud izi favorevoli sulla ragg iu nta pacificazio ne in Tripo litania a melà del 1913 si trova no anc he in E. JVliraglia "Sen ussia in Tripolitan ia" cit. in Bibl., p. 16.


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!azione, fatta eccezione pe r pochi focolai d i d issenso, all'incontro con gli italiani. La documentazione consultata consente infatti di affermare che in Tripolitania la maggior parte dei capi e nota bili è ora favo revole alla conciliazio ne e alla sottomissione, anche se non nasconde le proprie aspirazioni a fo rme va rie di rappresentanza e a utonomia. Ma a dista nza di poco pili cli un anno q uesta situazione compless ivamente favorevo le subisce un sostanziale cambiamento e una rivolta, prima debole e circoscritta e poi sempre pili estesa e aggressiva, dilaga in quelle regioni, costringendo gli italiani a ripiegare dalle posizioni dell'interno e a concentrarsi su poche basi della costa . Si deve quindi dedu rre che mancò in questa prima fase, da parte dell'amm inistrazione italiana, una risposta adeguata alle richieste e alle aspettative di quelle popolazioni, frutto anche di una superficiale conoscenza della lo ro cultura e d ei loro sistemi di vita . Alcu ni documenti, agli atti del carteggio Libia, possono aiutare a decifrare almeno in parte le cause dd gradua le deterioramento di rapporti con le popolazioni indigene (Doc; 31-37-82): - 25 ottobre 1914: esposto a firma 'Ispettore delle Scuo le arabe in Tripoli', Mohammed Muzafer, diretto al Ministero delle Colonie . Nel documento si segnala che esistono "ab antiq uo" scuole primarie coraniche, nelle qua li si insegna esclusivamente il Corano. In analogia a q uanto praticato dal regime turco, si auspica che le stesse vengano confermate e inserite nelle scuo le elementari. Si p ropone pertanto la nomina di due maestri per ogni scuola, d ei quali uno preposto esclusivamente all'insegnamento del Corano. Nello stesso docu mento si chied e ino ltre che venga istituita u na scuola superiore (università) cli religione e scienze, capace di 300 stude nti, in analogia a quelle esistenti in Azhàr (Egitto) e Giama Zeiruna (Tunisia) per la formazione d i Cadì abili e o nesti. Spese per il funzionamento delle scuole elementari, a carico della cassa governativa; pe r gli istituti religiosi, a carico d ei Waquf (opere pie); - 12 giugno 1914: altro espostO dello stesso Muzafer, in cui si' chiede che sia lasciata la massima libertà ag li indigeni di adire ai tribunali religiosi in luogo di quelli ordina ri, in quanto 'le sen tenze di de tti tribunali sono basate sui dogmi della religio ne e hanno efficacia per tutti gli indigeni'. In sostanza, d ue documen ti che da soli denunciano il mancato rispetto da parte dell'amministrazione italiana, di alcuni aspetti delle tradizionali regole di vita di quelle p opolazio ni. Ma ben più significativa, ai fini d i una corretta valutazione della politica indigena adottata in q uesta fase della nostra occu pazione, è la Relazione presentata alla Camera d ei Deputati il 3 fe bbraio 1914 dal Ministro Bertolini nella quale, mentre si introduce "il concetto di governare il Paese con la cooperazione dei capi indigeni, riservando ai nostri fu n zio nari solo funzio ni cli indirizzo e controllo" , si affermano anche i seguenti p rincipi:


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I GOVERNI MILITARI DELLA LIDIA (1911-1919)

- condizione giuridica delle popolazioni: tutti i musulmani residenti in Libia si presumono sudditi italiani e la loro sudditanza non può essere perduta senza lo svincolo del governo (R.D. 6 aprile 1913); - amministrazione della giustizia: le controversie relative allo stato personale sono cli competenza ciel Cadì; in ogni altro caso di giurisdizione, sia civile che penale, giudica il tribunale per gli indigeni, composto cli un magistrato italiano e due assessori indigeni; - ordinamento militare: la maggioranza delle truppe coloniali è formata cli reparti indigeni, comandati da ufficiali italiani, i quali dispongono di un certo numero di graduati. Prevista per qualche reparto la nomina dì subalterni indigeni. Riepilogando, il nuovo 'status' per l'elemento indigeno comprendeva: condizioni irreversibili di suddito; soggezione alla giurisdizione civile e penale italiana (applicata per quanto possibile sulla base dei codici e delle leggi italiane); esclusione di ogni concreta possibil ità di inserimento e avanzamento nella burocrazia statale, sia civile che militare . Una condizione perciò ben diversa eia quella che il precedente regime aveva conferito alle popolazioni libiche dopo l'entrata in vigore della Costituzione del 1909, se si considera che le due provincie ottomane inviavano al Parlamento cli Costantinopoli i propri rappresentanti e avevano propri elementi inseriti negli uffici pubblici e nelle guarnigioni dell'esercito regolare con funzioni direttive . Ma ancor più stridente era il raffronto con la realtà giuridico-amministrativa ciel vicino Egitto e della Tunisia, d ove le Autorità inglesi e francesi avevano conservato le preesistenti amministrazioni (Kedivé e Bey), assorbendole nella propria sfera d 'influenza. Il che aveva assicurato ai più qualificati esponenti locali di accedere alle più alte cariche dell'amministrazione statale e delle forze annate (citaco ad esempio il gen. Allegro, tunisino di nascita, salito agli alti gradi dell'esercito, più volte segnalato nelle note informative del nostro Corpo di S.M.). Un complesso perciò cli norme e limitazioni, che dimostravano ampiamente come l'Italia ciel 1913 aveva adottato nelle due Colonie libiche un ordinamento sostanzialmente cli tipo coloniale, anche se aperto alla collaborazione degli indigeni nel governo delle amministrazioni locali. Un discorso a parte si deve fare per il problema dell'amministrazione della giustizia, legato ad un grosso equivoco introdotto nel trattato di Losanna, cli cui lo stesso Berrolini era stato uno dei principali negoziatori. Risultava infatti ne llo stesso trattato che "nessun impedimento sarà posto nelle relazioni dei musulmani col Capo religioso detto Cadì" e che questo sarà nominato dal Sceik El Islàm, che provvederà a corrispondergli i relativi emolumenti. Sull'argomento intervenivano i maggiori nostri studiosi di diTitto e tradizione islamica, fra cui l'illustre arabista Davide Santillana, che in un articolo pubblicato su "L'Unità" n. 51 del 30 novembre 1912 (36), (36) Cfr. "Il Califfato" cit. in Bibl. con scritti <li C.A. Na llino, E. Cerulli e a ltri. Ed. 1917,


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osservava che "il Cadì non è in alcun modo u n'aut.orità religiosa, ma un magistrato preposto dal Capo dello Stato ad esercitare, in sua vece, le funzioni giud iziarie". Osservava ancora il Santillana che i negoziatori ciel Trattato cli Losanna erano invece partiti dal concetto errato di una specie di Chiesa musulmana ed avevano confuso il Califfato con il Papato, i Cadì con i vescovi, i Na ib o delegati ciel Cadì con i preti, dimenticando che il Califfo "è la somma dei poteri temporali necessari a conservare l'u nità e l'integrità dello Stato musulmano, Capo dell'esercito, giudice supremo", in sintesi l'amministratore temporale di quella grande associazione di fedel i che è lo Stato musulmano . Cond izione questa che implicava varie conseguenze, p rima fra tutte che il Sultano, anche dopo la formale rinuncia, non aveva cessaro d i essere il Sovrano della Libia. Nella fioritura di studi islamici, che si d iffusero in Italia in questi anni, o ltre ai già citati Nallino, Santilla na e Ceru lli, va ricordato anche l'eminente islamista Giuseppe Gabrie li (37), che nel 1913 pubblicava "TI Cadì o giudice musulmano", segnalato s ul 'Corriere Meridionale' del 10 luglio 1913. In sostanza, proprio nel.l' ord inamento Bertolini esistevano le premesse d i una d iffusa sfiduc ia, che avrebbe poi portato le popolazioni della Tripolitania al progressivo distacco dalla ammin istrazione italiana e, in segu ito, alla rivolta. Altro aspettO che merita un chiarimento è q uello relativo alle richieste di autonomia, più volte avanzate dalle popolazioni berbere del Gebél Occid entale. L'ing . .tv1. Ascanio Sforza, che visitò la reg ione nei mesi che p recedettero il conflitto, ricorda nel suo memoriale (38) che i territori della T ripolitan ia Occidentale furono un tempo sede della potente Confederazione degli Uerghemma, con capoluogo Jefren, comprendente anche alcuni territori del Sud tunisino. Le popolazio n i di quella Confederaz ione, cli origine berbera autoctona, erano gelose custodi della propri a indipendenza e nutrivano sentimenti di ostilità verso le tribù arabe confinanti. Per antica tradizione fra quelle popolazioni tutte le funzi<Jni pubbliche erano affidate a cariche elettive su base essenzialmente democratica. Nel corso dei secoli la Confederazione aveva conservato un'ampia autonomia sia rispetto al Bey di Tunisi che ai Pachà Caramanlì. Tale condizione era stata poi rispettata dalla stessa amministrazione ottomana, che s i e ra limitata ad eserc itare su quel territorio una autorità più nominale che effettiva, consentendo che al fianco dei funz ionari turchi operasse un Consiglio Amministrativo, eletto democraticamente dal popolo . Tutto ciò era ben noto alle Autorità del nos tro Governo; ma alJ'inclomani della con(37) GABRIELLI Giuseppe (Ca li mera 1872-1942): libero docente di lingua e lecterarnra ar.1ba, studioso di sanscritto e cli lingua e braica . Notevole al tresì ne l campo de gli studi o rientalisti il contribu to del figlio Fra ncesco Gabrielli, arabisi:a, au tore cli vari scritli di fi lologi,{ e scoria arabo -pe rs iana, già Preside nte de ll'Accademia de i Lincei. L'A. <leve un vivo ri ngraziamento al prof. Francesco GABR!ELLI, che ha voluto revisionare le principali q uestioni islamiche tratta te nel Testo. (38) Cfr. fvl. A. Sforza "Esp lorazioni e prigionia in Libia" op. cit.


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l GOVERNI M TUTAHT DEI.LA LIBIA (1911-1919)

quista le condizioni politico-militari erano tali, che un eventuale provvedimento a favore cli una sola regione avrebbe suscitato rancori e proteste da parte di altri capi con conseguenze gravi per la pacificazione della Colonia. In questo clima cli instabilità politica maturò la decisione del Governo cli organizzare una spedizione militare per la occupazione del Fezzàn. E a capo della spedizione veniva designato il ten. col. cli S.M. Antonio Miani, considerato profondo conoscitore della realtà coloniale, per aver comandato per oltre 13 anni reparti e bande indigene in Eritrea (39) . Nel maggio del 1913 l'ufficiale veniva convocato a Roma, al Min istero delle Colonie, dove gli vennero procurate "parecchie conferenze con persona che, per le alte cariche rivestite nel Fezzàn, era in grado di dare esatte informazioni sul territorio e le tribù". Nell'occasione fu anche compilata a stampa una monografia della regione, che ai primi d i luglio fu inviata al Governo di Tripoli.

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(39) MIANI Anconio (1864-1933): pronipote del grande esploratore Giovanni Miani. Sottoten. bers. nel 1883, sbarca a .Massaua ne l 1887 ·co n il corpo Di San Marzano; ritorna in Eritrea nel 1894 alle dipendenze del magg. Ameglio, rimanendo in Colonia per 13 anni. A 49 anni, nel maggio 1913, è destinato a Tripoli, per assumere il comando della spedizione nel Fezzan. Rimpatriato nel 1915, ritorna in Tripolitania dopo appena un mese, per assumere il comando cli una colonna destinata a combattere la rivolr.a. Rimpatriato dopo la sco nfitta cli Gars Bu Hadi, non viene più reimpiegato in se rvizio. Si veda anche G. Pomari "Gli italiani nel Sud libic()" cit. Bibl.


CAPO VII L'OCCUPAZIONE DEL FEZZÀN (1913-1914) 1. LE OPERAZIONI PRELIMINARI (J.UGLIO-SETTEMBRE 1913)

All'epoca dell'occupazione italiana il Fezzàn era una regione geograficamente, etnicamente ed economicamente distinta dalla Tripolitania, dalla quale risultava separata per la presenza d i una vasta distesa di territori desertici e p reclesertici, in gran parte p rivi di risorse, poveri di pozzi e di vie di comunicazione . Il collegamento fra le due regioni avveniva lungo i due fasc i carovanieri che, partendo dalla costa, collegavano (Schizzo n. 8): - il Gariàn con lo Sciati, attraverso le oasi di Mizda e di Gheriàt; - la Si rtica con il Gebél Soda attraverso Ziden e Bu Ngeim. In effetti, all'epoca della conquista italiana le popolazioni della Fezzània avevano maggiori rapporti di scambio con le grandi oasi della Cirenaica (Augila-Gialo e Kufra) e con q uelle sahariane a Sud e a Ovest della regione (Gianèt, Gebado, Bilma e in prosecuzione fino al lago Tchad) che non con le popolazioni della costa. Pertanto, nessuna influenza diretta poteva esercitare il Fezzàn sulla situazione politicom ilitare in Tripolitania, né riceverne dagli avvenimenti in corso nelle regioni della costa, il che avrebbe dovuto consigliare maggiore prudenza nei programmi cli espansione verso il Sud Libico. E sotto questo aspetto appare quanto mai pertinente il giud izio espresso da Luigi Cadorna su quella occupazione (40): "Giammai nella storia colo niale d i tutti i paes i si riscontra un'impresa così temeraria e intempestiva" . Ma dopo la occupazione del Gebél Nefusa e la conseguita pacificaz ione delle popolazioni della costa e dell'altipiano, risultaro questo a cui avevano efficacemente contribuito i maggiori capi locali (fra cui il potente Omar eJ .Muntasser (40bis), in cambio di sovvenzioni e privilegi), l'impresa del Fezzàn era ritenuta dal Governo di Tripoli ormai matura e comunque non più differib ile per varie considerazioni: necessità di sottrarre alle pe rsistenti mire francesi l'oasi di Ghat; aspirazione all'evenrnale recupero del Tibesti e del Borku , dove in precedenza l'amministrazione ottoman a aveva tenuto proprie guarnigion i; possibilità cli esercitare più attivo controllo sui maggiori capi della dissidenza, che dopo la battaglia cli Assaàba si erano ritirati a Sud della Gb ib la . Su queste premesse maturò il progetto del Governatore Ragni, condiviso poi dal Ministero delle Colonie, cli organ izzare una spedi-

(40) Cfr. L. Cadorna "Altre pagine sull11 grande guerra", cit. p. 48. (40bis) Si veda A. Del Boca "Gli ita lia ni in Libia ... " Ci t. p . 219 , n 34.


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I GOVERN I MI LITARI DELLA I.IH IA (1911- 1919)

zione militare con base logistica nel Gebél Soda, destinata ad occupare il Fezzàn, per governarlo poi con il sostegno dei capi locali (Doc. 28-29). E p oichè nel Gebél Socia d ominava la famiglia di Sef en Nasser, ne mica irriducibile cli Omar el-Muntasser, il Governo di Tripoli decideva di impostare la futura impresa s u b asi diverse eia q ue lle attuate per l'occupazione e la pacificazione delle regioni costiere, e cioè sulla base delle indicazioni fornite a Roma dallo stesso gen. Ragni con telegramma del 6 aprile 1913 (41) : ".. . prima che le pop olazioni di Socna, Uaclclan, Zella ed i dissiden ti Orfella possa no riaversi dalla sorpresa della sconfitta di El Baru ni e prima che Sef en-Nasser p ossa trovare altri appoggi creandoci difficoltà nel territo rio degli Orfella, è necessario occupare Socna e il Fezzàn". Subentrato il gen. Garioni nel Governo della Colonia, il nuovo Governa tore decideva di procedere senza ulteriori indugi alle operazioni cli conquista. Al comand o della spedizione veniva desig nato il ten. col. cli S. M. Antonio Miani, proveniente dal Corpo d'Armata d i Milano, che nel giugno del 1913 raggiungeva Sirte, dove si anelavano già concentrando i reparti, i mezzi ed i materiali occorrenti per l'assolvimento del compito. Term inata p oi la fase organizzativa e cli amalgama del piccolo corpo cli spedizione, 1'8 agosto, alla vigilia della partenza, Miani poteva p resentare al Governatore Garioni, in visita ispettiva a Sirte, un complesso cli forze ben addestrato, perfettamente affiatato, cli elevato spirito combattivo e d i sicuro affidamento per la riuscita della missione. Il piano ciel Governo d i Tripoli prevedeva : - occupazione preventiva dell'oasi cli Giofra ad opera cli una prima colonna (cap . Hercolani), destinata a p res idiare l'importante no do carovaniero cli Socna, definito da Garioni "la porta del Fezzàn". L'o perazione doveva essere condotta con il sostegno di Sef en Nasser, al quale si dovevano poi concedere un appan naggio e la carica di consulente; - successivo movimento da Socna, con obiettivo Murzùk, cli altra colonna, al comando ciel ten. col. Miani, dotata cli completa au tonomia tattica e logistica, d estinata ad occupare il Fezzàn e istituirvi un Commissariato Regionale con p residi distaccati. Ma, per la riuscita della missio ne, occorreva p redisporre la massima p rotezione alle linee cli comunicazione, colleganti la costa con il Fezzàn, e ciò per essere in condizioni di resp ingere eventuali attacchi alla colonna Miani durante il movime nto e assicurare il flusso d ei rifornimenti. Nel q uadro di questi inten dimenti il 19 giugno ven iva occupata Bu Ngeim (cap. Negri) sulla importante carovaniera Sirte-Socna e il 5 luglio un ità della Brigata Mazzoli (23° e 82° f.) occup a vano Mizda (Carta n . 1), importante nodo carovaniero al limite

(41) Cfr. M.A. Vitale "L'Italia in Africa - L'O pe ra dell'Ese rcim", cit. p. 55.


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meridionale dell'altipiano e ultima acqua prima di entrare nel deserto (42). Completata la preparazione logistica, l'8 luglio la colonna Hercolani partiva da Sirte con le seguenti istruzioni: -compito: occupare Socna e impiantarvi una residenza politico-militare con giurisdizione sui territori abitati dalle tribù nomadi di Rah e Ualed-Suliman; - forze a disposizione : 1 comp. ascari eritrei, 1 comp. ascari libici, 1 sez. art. a cammello, 1 banda indigena, sez. R.T., due mesi di viveri; - itinerario di movimento: Sirte - Kef Atela - Bugerada - Temét Bu Ngeim - Socna. Lo stesso 8 luglio Garioni così telegrafava a Roma (Doc. 30): "Situazione politica ha consentito di disinteressare Omar Pachà della q uestione d i Socna e di servirsi di Sef en Nasser come nostro stru mento per operazioni d i occupazione ... Questo governo è convinto che occupazione Socna si compirà secondo previsioni, perchè concorso Sef en Nasser è garanzia sicura riuscita operazione .. . Cap. Hercolani si atterrà ai concetti politici istruzioni scritte , iniziando a Socna una politica prudente e ben ponderata nella scelta dei capi per varie cariche ... e preparando d i là d'accordo con Miani penetrazione nel Fezzàn" . Giunta a Socna dopo 12 giorni di marcia (300 km. dalla costa) la colonna Hercolani, il 22 luglio il gen. Garioni telegrafava al Ministero (43) : "Stamani 22 inalberata su castello cli Socna nostra bandiera, salutata da applausi e al cospetto di tutta la popolazione . Truppe accolte con entusiasmo. Tutti i notabili si sono dichiarati disposti ad assecondarci in ogni cosa". Il 10 agosto partiva da Sirte la spedizione destinata alla occupazione del Fezzàn. Al suo comandante, nominato "Commissario governativo incaricaco della occupazione e del Governo del Fezzàn", era_no state impartite le seguenti direttive C44): - penetrare ne lla regione per la via di Murzùk e stabilire la sede del Commissariato nell'oasi d i Sebha con una residenza provvisoria a Brak, una a Ghat, una a Murzùk ed eventualmente una verso Tummo;

(42) G. Pàncano nel suo memoriale "Ventitré anni di vita africana" cir., p. 278-279, defini ce Mizcla "vera sencinella avanzaca ciel Gebel verso Sud .... chi occupa Mizda obbliga il nemico proveniente da sud a stazionare a se tte giorni di dista nza e perciò a co mpiere solo brevi esc urs ioni; mentre p,1dro ne de ll'oasi di Mizda, esso nemico si trova a breve distanza da l centro importante ciel Garian ... ". (43) AUSSME - L8 - b . 1482

(44) !b. , b. 179/9. Nel gi ugno il Ministro Bercoli ni segnalava a Tripoli che in passa to la Turchia aveva presidiato il Fezzan con un solo battaglione. Ma il Governatore calcolava che, data la presenza in q uella regione dic irca 4.000 armati, occorressero ora be n altri mezzi. Cit. Cfr. !VI.A. Virnle "L'Italia in Africa - L'opera de ll'Esercito", p. 58.


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I GOVBRNI MILITAR I DELLA LIBIA (1911- 19 19)

- procedere alle occupazioni in modo pacifico, senza però escludere la eventualità di dover superare resistenze locali; - forze a disposizione: . 2 comp. eritree, 3 comp. libiche, 1 banda annata, 1 batteria da mont. su quattro pezzi cammelJata, servizi; . carovana di rifornimenti: 1.700 cammelli e alcuni autocarri per il trasporto dei rifornimenti (acqua, viveri, dotazioni d i rise rva) . Seguivano la colonna le famiglie degli ascari libici in numero cli circa 300 fra donne e bambini. In effetti, nella fase di approntamento del corpo di spediz ione il Governatore Garioni aveva più volte segnalato al Ministero la necessità di d isporre in Colonia cli altro battaglione eritreo, da destinare alla colonna Miani, e ciò per non dover ulteriormente sguarnire i presidi del Gebél. Ma la richiesta non era stata accolta (45) . La formazione cli marcia, adottata dal Miani nel movimento da Sirte a Socna era tale da assicurare: la pronta reazione delle unità incolonnate contro offese provenienti da qualsiasi direzione; la costante protezione d el convoglio; la pronta disponibil ità dei rifornimenti (Doc. 32). Partita da Sirte il 10 agosto, la colonna Miani raggiungeva in 5 tappe il nodo carovanie ro cli Fatimia (Schizzo n. 7), portando al seguito 7.000 litri di acqua (46). In previsione tuttavia di eventuali perdite o consumi superiori, era stato previsto il movimento di altra autocolonna lungo l'itinerario Temer Hassan Bu Ngeim, per fare rifornimento in quest'ultima località e raggiungere poi la colonna principale al termine della sua quarta tappa, e cioè alla testata del Sauab el Abiàd. Data la temperatura molto elevata per la stagione estiva, le marce d i trasferimento furono effettuate sempre cli notte, con inizio e fine nelle primissime ore del mattino o nelle ultime ore del giorno, avendo cura d i lasciare alle truppe almeno qualche ora notturna di riposo. La colonna raggiunse Socna il 26 agosto, ricevuta alle porte del paese dal fiero Sef en Nasser e dal suo seguito. Occorreva ora mettere a punto tutta la complessa preparazione politico - militare dell'imp resa, in vista del successivo movimento in avanti, avvalendosi di una più diretta conoscenza d ella situazione ambientale e del terreno. Fra l'altro emerse la necessità d i provvedere all'apertura di una strada fra gli impervi sentieri del Gebél Soda (Monti Neri) , per conse ntire alla colo nna d i raggiungere il margine della pianura senza essere costretta a pericolosi allungamenti o scarich i di materiali nei tratti meno accessibili. Il che fu attuato in tempi relativamente brevi su un traccia-

(45) Dei 6 bactaglioni eritrei e be na diria ni, clisraccari perma nentemente in Libia, 4 e rano assegnati alla Cirenaica e 2 alla Tripolitania. (46) Alla pa rtenza da Sirce la dotazione focale di acqua comp re ndeva: 60 T di acqua ciel Serino, fornita dalle cisterne dei piroscafi, e altro q uantitativo forn ito dai pozzi locali per un consumo co mplessivo d i 5 giornate (Litri 1, 10 g/ u . e 1,30 g/ cavallo o mulo) .


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to di circa 60 km. a cura del personale ciel genio, nonostante la scarsità dei mezzi e di adeguate attrezzature. Inoltre, fu necessario prolungare ancora la sosta nella base di Socna fino al 5 d icembre 1913 (in totale circa cento giorni cli sosta in quella residenza), in attesa di un definitivo chiarimento d ella situazione, essendo ne l frattempo giu nta notizia cli propositi ostili di alcuni capi e in particolare di Mohammecl ben Abdalla, capo degli Aulacl Bu Sef, ferve nte senussita. Furono pertanto chiesti. rinforzi a Tripoli, che il Governo della Colonia concesse in ragione cli una compagnia eritrea, del comando del V btg. ( 47) e cli una sez. art./70 per postazione fissa. Ma il problema più urgente da risolvere era quello della raccolta dei cammelli occorrenti alla Lllteriore avanzata verso il Fezzàn, problema questo apparso subito cli difficile soluzione dopo il rifiuto opposto dai cammellieri assoldati a Sirte di proseguire dopo Socna e le difficoltà incontrate nell'incetta di altri quad rupedi sul posto. Questi e altri episodi, insieme a voci circolanti nella Giofra circa possibili tradimenti dei Sef en Nasser dopo la partenza ciel convoglio, convinsero le autorità locali - d'intesa con il Gove rno di Tripoli - a rimandare la partenza ed a procedere al preventivo arresto di tutti i componenti la famiglia e dei loro principali sosten itori. L'operazione fu compiu ta di sorpresa a metà novembre del 1913 e non incontrò reazioni, anche perchè furono eseguite varie dimostrazioni di forza in varie località dell'oasi (Doc. 33). Si legge nella relazione ufficiale (Doc. 58): "L'arresto ebbe per effetto cli chiarire rapidamente e favorevolmente la situazione: i cammellieri cli Sirte non ebbero più alcuna riluttanza a proseguire o ltre Socna; cammelli e cammellieri affluirono d 'ogni parte in gran numero; i capi carovanieri non esitarono a dichiarare al col. Miani che, in caso di conflitto, si sarebbero assunti l'onere cli provvedere coi loro soli uomini alla difesa d iretta del convoglio della spedizione". Chiarita così la situazione politico-militare e risolto il problema dei trasporti, Miani poteva ora completare le predisposizioni tattico-logistiche della spedizione verso lo Sciati, importante cerniera di raccordo fra la Ghibla e il Fezzàn (48). Intanto la spedizione italiana aveva riper-

(47) Comandante de l V e ritreo, il magg. Edoardo Suare z, caduto poi sul Grappa - Medagli d'oro V.M .. (48) G. Forna ri ne l suo volume "Gli italiani nel Sud libico", cit. p. 81, mette in evidenza che fin da i primi giorni della sua perma.n enza a Socna il col. J1,1i:m i aveva riportato buona impessione di Sef en Nasser, ne aveva apprezzata la fiera leal tà e intuito tutta l'importanza della sua sottomissione. Riteneva pe rciò ingiusto e da nnoso avversarlo, come faceva il cap. Hercolani. Ma il Governo d i Tripoli ne autorizzò l'arreslO. I n effetti anche il Capo Ufficio Politico-Militare di Tripoli, ten. col. Grazioli, non era favorevole alla linea politica del cap. He rcolani, tanto che in più rirpese era inte rve nuto nei suoi confronti, per ribadire "il co ncetto fondamentale cli governare (il paese) per mezzo dei capi indigeni". Cit. in "F. S. Grazioli" cli LE. Longo, ed. Ufficio Storico S.M.E., p. 56.


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I GOVERNI MILITARJ DEI.LA LIBIA (191 1- 1919)

cussioni immediate nelle contigue regioni del Tchad, dove colonne francesi si affrettarono a prendere possesso dei territori sahariani assegnati alla Francia dalla convenzione del 1899 e non ancora occupati (Carta n. 2). Infatti nell'autunno dello stesso anno il col. Largeau, partendo da Forc Lamy, muoveva con una colonna leggera. verso il Borkou, l'Ennedi e il Tibesti, nell'intento di precedere eventuali iniziative italiane oltre i confini meridionali del Fezzàn. Durante questa marcia la colonna Largeau , dopo aver sostenuto aspri combattimenti con le forze senussite guidate da Mohammed es-Sunni e dal figlio cli questi Mahcli es-Sunni, il 27 novembre occupava Aio Galakka e il 14 dicembre si insediava a Gouro , uno dei luoghi santi de lla Senussia nonchè importante nodo carovaniero per le com unicazioni fra il Fezzàn e la Cirenaica. 2. LA MARCIA DELLA COLONNA MlANI DA SOCNA A MURZUK (OTTOBRE 1913-MARZO 1914) .

Il 26 ottobre il ten. col. Miani impartiva gli ordini per il concentramento dei reparti a Um Zeriàt, località questa a 75 km. da Socna e 30 da Bir Kateifa, ultima acqua al di qua del deserto. Al completo d ei rinforzi e delle scorte la colonna comprendeva: btg. eritreo (V), tre comp. libiche, una btr. da mont. cammellata, una sezione art. da 70 per postazione fissa , per un totale cli 46 ufficiali e 1.353 u. d i truppa, 10 pezzi art., 4 mitragliatrici, 1.765 cammelli, 55 fra muli e cavalli, 5 autocarri (49) . Il 29 ottobre Miani diramava l'ordine di operazione (Doc. 32), contenente: formazioni d i marcia e d i combattimento, notizie sul nemico, oriencamenti d'impiego, sicurezza nelle soste, dispositivi cli attacco e cli difesa. Per rendere più spedito il movimento, senza peraltro trascurare le esigenze della sicurezza, Mian i disponeva che all'uscita dal Gebél Soda i reparti assumessero la formazione di "colonna doppia, completata con efficace sicurezza da tutti i lati". Si legge nello stesso documento: · "Gli scaglioni dovranno essere formati su di un front e cli non meno d i 100-120 cammelli ciascuno ... L'assumere largo fronte nei singoli scaglioni del convoglio ne diminuisce il numero, facilita la marcia d ei cammelli, favorisce il loro pascolo in marcia, accorcia la profondità della colonna e rende più facile ed efficace la sorveglianza, il mantenimento d ell'ordine e della disciplina". Il 6 dicembre, muovendo da Ùm Zeriàt, al margine meridionale dei Monti Neri, la colonna riprendeva il movimento lungo la carovanie-

(49) AUSSME - L8 - b. 125/2. Le fam iglie degli ascari lib ici rimasero a Socna, in attesa de l rientro del re part().


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ra per Serir Scebb - Brak - Sebha - Murzùk (Schizzo n. 9). Il 10 d icembre, dopo aver superato Gargaf, l'avanguard ia avvistava in località Serir Scebb u n grosso nucleo cl i arabi, montati su cammelli , che p unravano sul fi anco destro della colonna. Per sventare la minaccia, Miani ordinava: - al gruppo libico, co lonna cli destra, di prendere posizione sulla fronte della mehalla attaccante e fissarla con il fuoco; - al btg. eritreo, colon na cli sinistra, di eseguire u na manovra avvolgente, per tagliare all'attaccante ogni possibilità di ritirata su Scebb; - alla btr. Locurcio cli mettere in postazione i pezzi a sostegno dell'azione degli eritrei, e aHa btr. Mondini di sostenere quella dei libici; - posto comando fra le due batterie, segnato da una grande bandiera tricolore montata su autocarro. Eseguiti i movimenti, libici ed eritrei, manovrando con perfetta sincronia, riuscivano a convergere sulla mehalla attaccante, obbligandola a fermars i e retrocedere. Disorientato dalla rapidità dell'azione, il nemico fuggiva verso oriente, abbandonando il convoglio e i cammelli. Perdite: in camp o arabo, circa 80 u. rimasti sul terre no ; nostre, 4 morti e alcu ni feriti fra cui il cap . Giorgetti e il ten. Pino delle compagnie libiche . Prosegu endo il movime nto verso Brak , la colonna Miani subiva altro e più massiccio attacco il 13 dicembre nei pressi cli Eschida, dove il nemico aveva concentrato tutte le s ue forze . Si legge nella relazione ufficiale (50): "L'attacco fu impetuoso e irresistibile. Già alla estrema d estra le due comp agnie e ritree Severini e libica Rossi più mezza com pagnia Teruzzi avevano p roceduto avanti liberando le batterie dalle offese vicine; queste poi avevano preparato e sostenuto l'attacco con intenso fuoco, talchè il nemico scosso e d ecimato era già in fuga. Una nobile gara tra truppe eritree e libiche travolse il nemico fuggente. L'inseguimento si p rotrasse per circa 6 km. Rip osate le truppe, riformai la colo nna dop p ia e proseguii su Brak". H nemico subì gravi perd ite, valutate in circa 150 caduti. Rimasero sul terreno il comandante in capo Bu Sef Bescir b en Hassan, nominato caimacàn cli Brak da Abclalla, e numerosi altri cap i e notabili. Da parte italiana si ebbero 3 morti e alcuni feriti. Dopo i combattimenti cli Serir Scebb e cli Eschida, che avevano portato alla sottomissione delle tribù d ello Sciati o rientale, la colonna proseguiva su Brak, dove Miani o rganizzò la sua base, utilizzando il castello turco colà esistente. Urgeva tutt.avia battere definitivamente M. ben Abdalla prima cli proseguire verso il Fezzàn, anche per non lasciarsi a]l e spalle quel nu cleo di ri.belli, che avrebbe potuto avere facile ragione del debole presidio d i Brak. Tale era anche l'opinione dei maggio ri capi della regione, ch e non intendevano seguire oltre Abdalla e aspiravano a p resentarsi alle autorità italiane . Avuta conferma che Ab-

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dalla con 5-600 fuci li teneva le forti posizioni oi Gurda e impediva la presentazione delle tribù della vallata, Miani decideva di affrontare e risolvere la situazione. Si legge nella re lazione ufficiale (51): "Le forze nemiche erano ben organizzate e agguerrite, inquadrate come un piccolo esercito regolare e con un simulacro di divisa. Di esse si era sempre servito ben Abdalla per riscuotere le tasse, le decime, le prestazioni in natura in tutta la regione ciel Fezzàn settentrionale e centrale; se ne era valso pe r obbligare al servizio militare, inquadrare e far combattere i nomadi dello Sciati, per raccogliere uomini e armi anche negli altri paesi e vallate vicine. Era quindi da prevedersi che avrebbe opposto seria resistenza". Miani decise pertanto cli presentarsi al combattimento con il massimo delle forze disponibili: btg. eritreo (V) , gruppo libico, btr. Lo curcio, btr. Mondini, colonna munizioni, per un cotale di 36 uff. , 29 truppa bianca e 978 truppa indigena, 10 pezzi art. Il 23 dicembre la colonna, partita da Brak, raggiungeva la località di Agàr, dove si accampava. Arrivavano intanto notizie che Ben Abdalla era riuscito a raccogliere un buon numero di armati e che si era sistemato a difesa sulle alture circostanti. Oltre ai ghiblani, militavano nel suo campo armati delle tribù Zuaid, Hotman, Guaida, Mogarba, Hassauna e altre dello Sciati Occidentale per un totale non inferiore a 2.000 fucili . Fin dalla sera del 23 dic. infatti cominciarono a profilarsi sulle stesse alture gruppi numerosi di armati, a sbarramento d ell 'ulteriore movime nto della colonna. Miani decise cl.i ripetere la manovra, già sperimentata ' con successo sul campo di Eschida, e cioè avvolgimento dello schieramento avversario da sud, portando la colonna fuori dal tiro proveniente cl.alle alture. Ma, mentre la colonna effettuava la conversione verso Maharuga, veniva accolta da nutrito fuoco. Apparve subito evidente che l'avversario si preparava ad eseguire una manovra a tenaglia, più pronunziata sulla destra del nostro schieramento. Si manifestò anzi a questo punto "un fenomeno di rifrazione e miraggio che permise cl.i seguire i movimenti dell'avversario nel fondo del vallone, pur essendo coperti alla visione diretta, ciò che consentì alle batterie di rivolgere sopra cli esso il tiro . "Nel corso cli questi combattimenti si profilava un tentativo d i aggiramento prima sulla destra e poi sulla sinistra del nostro schieramento, bloccato con te mpestiva e fe lice iniziativa dalla compagnia eritrea, condotta dal magg. Suarez. Aveva poi inizio un nuovo tentativo di aggiramento, tanto che un forte gruppo arabo riusciva a penetrare nel nostro schieramento, inserendosi fra la sez . mitr. e la comp . libica Pino . Ma l'arrivo del battaglione eritreo, a difesa delle batterie, rincuorava le altre truppe che si lanciavano all'attacco, riuscendo a travolgere ogni ulteriore ritorno offensivo (Schizzo n. 10). Alla compagnia eritrea del cap. Bardi toccò "la ventura e l'onore di

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conquistare la bandiera verde dell'avversario, difesa valorosamente all'arma b ianca dal portastendardo e da un gruppo cli notabili, che si precipitarono su di essa. "La vittoria in campo tattico fu piena e completa: gravi le perdite del nemico, ammontanti a circa 300 morti, compresi 15 fra capi e notabili, fra cui lo stesso Ben Abclalla. Da parte italiana si ebbe ro 15 morti, fra i quali il cap. De Dominicis , comandante la 2a comp. eritrea. Alle o re 17 dello stesso 24 la colonna Miani giungeva a Mahàruga, località dell'Uadi Sciati a 40 km. da Brak, e prendeva possesso del paese. Dopo questa vittoria tutti i capi della vallata e d elle regioni limitrofe accorsero a fa re atto di sottomissione. Altri, fra cui Hagg Senussi Barkani caimacàn di Murzùk, si affrettarono ad inviare lettere di adesione al nuovo governo. Accorsero a sottomettersi numerosi capi Tuareg e Tebù , sollecitando la conferma cli cariche e privilegi. Il mattino del 1° gennaio 1914 si poteva così svolgere con grande solennità la cerimonia del giuramento, nel corso della quale il ten. col. Miani assegnava le nomine provvisorie a capi e notabili, investiti di autorità amministrativa e giudiziaria. Dopo questi successi il Governatore Garioni decideva di riprendere il con trollo della Ghibla, considerata "la più diretta e comoda via cli comunicazione tra il Gebél e il Fezzàn", dato che quella per Socna - Bu Ngeim - Sirte non d ava p iena garanzia, essendo "appoggiata al cattivo ancoraggio di Sirte" (Doc. 34-35). Garioni d isponeva pertanto che il trasfe rimento del I eritreo, assegnato al Fezzàn in sostituzione del V di previsto rientro per fine fe rma, fosse effettuato lungo l'itinerario Gariàn - Abu el Azàr - Um El Kel - Brak, per sanzionare di fronte alle popolazioni nomadi della Ghibla la effettiva nostra sovra nità su tutta la regione. Intanto, consolidata l'occupazione dello Sciati, il 17 febbraio la colonna Miani giungeva a Sebha, destinata a divenire la capitale del Fezzàn e sede del Commissariato, e ripartiva per Murzù k dopo aver lasciato in quella residenza u na compagnia di ascari libici (cap. Corticell i), la batte ria Locurc io e un reparto genio, incaricato della costruzione di un forte (52). Il 3 marzo la colonna entrava in Murzùk, 750 km. dalla costa, accolta "con grande giubilo" dalla popolazione . Da Murzùk Miani telegrafava a Tripoli, proponendo" ... anche nell'interesse tranquillità Fezzàn e sicurezza carovaniera Socna-Sebha", l'occupazione immediata di Zelia (53) . Dopo Brak, Sebha e Murzùk ve-

(52) Sebha fu innalzata a capita le del Fezzan e sede del Commissariato per le co ndizioni favorevoli del clima e per la sua posizione rispetto alla principale direttrice di movime nto verso la costa. Cfr. .M.A. Vira le "L'Italia in Africa - L'Opera clell'Esercico" cit., Voi. r - Tomo III, p . 69. ( 53) ASMAl - Pos. 123/6 "Spedizione Miani nel Pezzan" - f ase. 4. Si veda anche C. Zoli "La guerra ita lo-tu rca e il p rimo decenn io de lla nostra occupazione libica", cit. in Bibl., p. 41, da cui risulta che il Miani "domandò ripetutamente l'autorizzazione e i mezzi, pe r agire energicamente contro l'oasi cli Zelia", q uale presupposw pe r "un vasco p ia no di manovra ve rso le o asi me ridionali della Cirenaica".


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nivano stabilmente presidiate le residenze di Gahara, Gatrùm, Ubari ed Ed.eri. Occorreva tuttavia risolvere al piC-1 presto il problema della sicurezza delle vie di comunicazione alla costa, in particolare quelle della Ghibla lungo le carovaniere Sebha - Brak - Gheriàt - Beni Ulìd Tripoli oppure da Gheriàt per Mizda - Gariàn - Tripoli, dove si andavano intensificando le azioni di disturbo da parte di bande di predoni. Nel quadro di tale esigenza il 3 marzo una colonna, al comando del magg. Pàntano (I benadiriano), occupava Gheriàt, a Sud di Mizda (54), e il 23 successivo altro gruppo di forze (IV libico , una comp. III libico, 3° sqd . libico, sez. art. mont.) attaccava la zauia senussita di Nufilia nella Sirtica, tenuta da circa 400 armati, e se ne impadroniva (55). Dopo l'occupazione di .Mizda e Nufilia Garioni si proponeva di estendere ulteriormente le occupazioni, ma il Capo di S.M. dell'Esercito, gen. Pollio, interveniva per sconsigliare, dal punto di vista militare, "le operazioni aventi per obiettivo le oas i di Zelia, Ghat e Tummo, sopratutto per le difficoltà dei trasporti"" (Doc. 36). Sta di fatto che dopo l'occupazione cli Nufilia scoppiarono nella Sirtica i primi fo colai di rivolta, costringendo il Governatorato a ordinare, nel mese di maggio, altre operazioni contro fo rze ribelli in progressivo aumento nei territori di Nufilia e Marsa el-Auegia. Da allora la rivolta continuerà a dilagare in tutte le regioni, per esplodere violenta fra la fine del 1914 e i primi mesi dell'anno successivo. In questo clima furono completate nel Fezzàn le occupazioni dei principali centri politici e commerciali. Rimaneva l'importante nodo carovaniero di Ghat, capoluogo dei Touareg Azger, che fu occupato il 12 agosto da una colonna (una comp. eritrea, una sez. art.) al comando del magg. Giannini, dopo aver istituito una residenza a Ubari. Con l'occupazione del Fezzàn risultavano sottomesse le bellicose popolazioni dello Sciati, ma rimanevano ancora varie tribù nomadi dissidenti e ostili al governo; in particolare quelle degli Uled Bu-Sef con l'aggiunta di aliquote di Zintàn, Msciascia e Guentar, capeggiate da Ahmecl es-Sunni. In questo quadro di latente ribellione si inseriva la "Eletta Seoussia", impegnata a continuare la lotta contro l'occupazione italiana. Nel marzo infatti giungeva

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(54) G. Pàntano in "Vencitrè anni di vica afric,1na, cit., p . 290, ricorda che nell'occasio ne ebbe l'incarico di scorta re una carovana di rifo rnime nti al Fezzan (3.600 cammell i, di cui ben 900 per il solo trns pori:o d i acqua). A Gheriàt, piccola oasi nel deserto de lla Ghibla, prese concatti con Ahmed es-Sunni, rappresentante locale del Senusso, che assicuri) il tra nsito indistu rbato de lle nostre carovane. A Ghèriat fu pertan to istituita una reside nza e un magazzino scorte per i più urgenti rifornimenti al Fezzan. (55) Cfr. L. Cadorna in "Altre pagine sulla grande gue rra" cit., p . 50, ricorda che nel febbraio 1914 le popolaz ioni sirtiche era no già in ribellione. Osserva poi che " .. in vece d i tener conto de lle cause di tali fatti e agire in conseguenza, truppe nostre pa rtirono da Sirte a cercare la gloria delle armi contro i ribelli; questi furono bar.cuti, ma non vinti. Si ritirarono e le nostre truppe occupa rono Nufilia. E da Nufilia incominciò la crisi politica, che doveva rieondurci a Tripoli e Homs" .


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noLizia che Mohammed es-Sunni , capo delle zauie del Borku , era in procinto di trasferirsi nel Fezzàn, per alimentare la rivolta contro gli italia ni. In questi mesi Miani, promosso colonnello per meriti speciali dopo la vittoria di Maharuga, si dedicò alla organizzazione politico-mi: litare d el territorio, favorendo la sottomissione di capi e notabili e inte nsifica ndo i con tatti con g li esponenti loca li d ella Senussia. Ma si circondò anche, nonosLante le valuLazioni negative e lahorate da ll 'Ufficio Politico-Militare di Trip oli, di consiglieri indigen i poco fidati, come il notabile fezzànese Hagg Senussi Sofo, ex capitano dell'esercito turco, ch e si dimostrò poi uno de i p iù arden ti emissa ri senussiti. Nell'estate del 1914 Miani ebbe incontri con Mohammed Alì el-Asceb, zio materno di Mohammed el-Abed, al quale consegnò alcune lettere per il fratel1o del Senusso e il cugino Iclris, sol1ecitando il loro inte ressamento per il rilascio dei nostri prig io nie ri, ristretti a Giarabub . Ma M. el Abecl, con le uera del 23 luglio, rispondeva di aver tratte nuto la missiva d ire tta a M. Tdris "... per domanda rvi, se non sia oppo rtuno inviargli anche, con b iglietto accluso, 100 napoleoni. .. ", in consid erazione delle somme e normi erogate dal Governo ad altri capi , come Omar Pachà della Sirtica e Se[ en Nasse r della Giofra . Tale richiesta non venne esaudita , per cui le re lazioni con i predetti rappresentanti della Senussia vennero definitivamente interrotte (56). Passata l'euforia de lla rapida conquista, il problema p iù urgente per Miani fu q uello di p ro cu rarsi sul posto una adeguata milizia con il sistema dell'arruolamento volontario prima e d ella leva obbligatoria poi. Venuta meno infacti la disponibilità de i reparti libici, rientrati a Socna per fi ne contratto di ingaggio, Miani si vide costre tLo a reclutare asca ri fezzànesi, disLribuend o il relativo o ne re fra le tribù media nte l'assegnazione di un 'a liquota fissa da fornire al Governo. Si trattava peraltro di milizie di difficile amalgama e di scarso rendimento, soggette per di più alle influenze locali e pe rciò poco fid ate. Ino ltre, occorrevano fondi per il loro mante nimen to e anche questi difeLravano. Per sensibilizzare maggiormenLe il Commissario del Fezzàn sulle limiLazioni imposte dalle Autorità Centrali, ne l maggio Garioni inviava sul posto il Capo Ufficio Politico-Militare, ten. col. Graziali. Ma an che in qu ella occasion e Mian i lamentò d i non essere stato adeguatamente sostenuto d al Governo di Tripoli. Si deve infine ricordare che l'o perazione condotta dalla colonna Miani per l'occupazione dello Sciati fu mo lto apprezzata dallo S. M. d ell 'EserciLo "per l'accuratezza con la qua le venne preparata e per il modo brillante e feli ce con cui fu condotta a termine". Nel darne atto al Comando del Corpo di Occupazione della Tripolitania, il gen.

( 56) ASMA! - Pos. 123/ 6 - Fase. 46. Si veda anche E. lvliraglia ''Scn ussia in Tripolilania" - cit. in 13ibl.


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I GOVERNI MILITARI DELI.A LIBIA ( 19 11-1919)

Po llio sollecitò la trasmissione, da parte del ten. col. Miani, cli u na re lazione che "... dia una idea chiara, esatta e completa della brillante azione da lu i preparata e portata a compimento" (Doc. 34).

3. I

PRIMI FOCOLAI DI RIVOLTA E L'ABBANDONO DEL fEZZÀN

(LUGLIO - DICEMBRE

191 4)

Nell'estate del 1914 si aggravano le condizioni di sicurezza nei territori d ello Sciati e della Sircica , rendendo inutilizzabile la principale linea di rifornimento con la costa. Il 23 giugno una carovana di 60 cammelli carichi cli vettovaglie , in movimento eia Socna a Sebha, a circa 20 km. Ovest di El Gafa, viene assalita da una b anda di predo ni, che si impadroniscono del carico. Il 5 luglio, in territorio di Marsa elAuegia, a oriente di Sirte, una compagnia del V libico viene attaccata da un grosso nucleo di ribelli e in gran parte distrutta (20 militari uccisi, compresi due ufficiali). Il 25 luglio nei pressi cli Ziden, fra Temer Hassan e Bu Ngeim, un centinaio cli armati attacca una carovana di 500 camme lli, dire tta al Fezzàn, e s i impadronisce di tutto il ca rico, grazie anche alla complicità de i cammellieri, che si allontanano con i quadrupedi dopo aver scaricato viveri e materiali . In questi mesi Ze lia, importante zauia senussita ai confini d el Fezzàn con la Cirenaica, diventa uno dei maggiori centri della ribellione, eia cui partono le s pedizion i pun itive contro i presidi italiani. A Zella, dove si è rifugiato M. el-Abed, accorrono numerosi gruppi ribelli, provenienti dallo Sciati e dalla Ghibla, mentre n e lla piccola oasi di Uau, a oriente di Murzù k s ulla carovaniera per Kufra , si costituisce altro campo armato sotto le insegne cli M. Alì el-Asceb, zio del Gran Senu sso. Per riprendere il contro llo d e i territori minaccia ti, ai pri mi di luglio il governo d ella Tripolitania decide di rimettere in libertà la famiglia di Sef en Nasser e di mandare due d ei suoi figli nella Sirtica, per svolgere opera di pacifica zione. Ma il provvedimento si traduce in un nuovo grave e rrore, in quanto (Doc. n. 58) "era vano sperare che gente orgogliosa e indipendente, come i Sef en Nasser , potessero dimenticare la grave offesa dell'arresto, della prigionia e del confino e che fosse dis posta ad apprezzare un atto di tardiva clemem:a, che sarebbe stato facilmente interpretato come prova di debolezza". E, di fatto, la liberazio ne de i compone nti la fam iglia d i Sef en Nasser, decisa sotto la pressione della dilagante rivolta, non solo no n ottenne alcun risultato, ma si dimostrò dannosa ai fin i ciel p restigio della nostra amministrazione. Nel fare il punto sulle condizioni della Colonia all'inizio della stagione estiva, il 31 luglio 191 4 il governo di Tripoli comu nicava al Ministero (Doc. n. 40): a) Te rritori pre de sertici e s ahariani - situazione sem pre più precaria nel Fezzàn a causa della p erenne minaccia dei ribelli, insediati a Ovest dello Sciati e nell'oasi di Zella;


DAI.I.A PACll l) J LOSANNA Al PRIMI FOCOLA I 01 RIVOLTA (1912-191~)

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Schizzo n. 6 OPERAZIONI NEL GEBEL (marzo-aprile 1913)


1.24

I GOVERNI Mll.TTARI DELLA LlB(A ( 1911-J 919)

- deciso risveglio della propaganda senussita, sostenuta da M. elAbed, "frate llo dissidente del Gran Senusso", ma della cui sottomissione "non vi è da fidars i"; - pericolo di possibili incursioni dei TebC1 nel Fezzàn meridionale, anche perchè i territori occupati da quelle tribù non erano stati ancora organizzati dall'amministrazione francese . Da ciò necessità cli costituire "un nucleo cli truppe sahariane, più idonee, per la loro mobilità, a mantenere i contatti con le tribù nomadi e dare sicurezza a territori così estesi". b) Regione sirtica La persistente ostilità delle popolazioni Mogarba, che minacciano la più importante linea di rifornimento fra la Giofra e la costa, impone l'onere cli "mantenere nella zona mediterranea un forte nerbo di truppe metropolitane, fino a quando non saranno disponibili i reparti volontari di prevista costituzione". Nella stessa relazione veniva infine segnalata una preoccupante flessione negli arruolamenti delle truppe libiche, dovuta anche al fatto che in passato dette truppe erano state impiegate a distanze enormi dalle rispettive residenze. Da ciò l'urgente necessità cli sostituirle con "reparti e ritrei e abissini". In sostanza, fin dall'estate del 1914 la dilagante rivolta investe le due Colonie libiche, mentre in Europa si acuiscono i dissensi fra le Cancellerie delle potenze con minaccia di un conflitto generale (Doc. n. 38). In questa complicata fase d ei rapporti internazionali l'Italia, legata agli Imperi Centrali dal trattato della Triplice, ma anche alle potenze dell'Intesa con gli accordi mediterranei, assume una linea politica d i incertezza e ambiguità, cercando di mantenersi in equilibrio fra i due blocchi. Sta di fatto che, mentre i rapporti con Francia ed Inghilterra procedono in un clima cli reciproca collaborazione , nell'ultima decade di aprile 1914 in Italia la stampa nazionale dà ampio risalto al'incontro di Venezia fra l'imperatore Guglielmo II e il Re d'Italia, pur sottolineando che "l'incontro non ha avuto carattere politico" (57) . I successivi sviluppi della crisi nei Balcani segnano la fine cli ogni ulteriore possibilità di componimento dei rapporti fra le potenze e l'inizio ciel grande conflitto europeo. Il 25 luglio l' Austria-Ungheria invia alla Serbia un duro ultimatum, seguito dalla dichiarazione di guerra. La Germania si schiera a sostegno delle pretese austriache, mentre in campo opposto scendono le potenze dell'Intesa. Il 2 agosto il Ministero Salandra, al p otere dal 21 marzo con Di San Giuliano agli Esteri e j\..fartini alle Colonie, proclama la ne utralità, pur decidendo il richiamo di quattro classi di riservisti. Al fianco degli Imperi Centra li si schiera la Turchia, dando in izio, su iniziativa del Ministro della Guerra Enver Pachà, ad una viole nta propaganda contro le potenze dell'Intesa.

(57) DDF - 3a serie • Doc. 40, p. 60.


DALL.\ PACE DI !,OSANNA Al PRIMI FOCOl.AI DI RIVOLT A (19 12- 1914)

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In questo clima di provocazioni e minacce prima la Russia e poi Francia e Inghilterra d ichiarano guerra all'impero ottomano. Il 25 agosto il Ministro degli Esteri Di San Giuliano telegrafa a Bollati, ambasciatore d 'Italia a Berlino, per richiamare la sua attenzione "sui tentativi che si stanno face ndo a Costantinopoli, per avviare una agitazione panislamica in Libia" (58). Comunica inoltre che "di intesa con questa ambasciata d i . Germania è stato dato ordine al Governo della Libia di porre termine al soggiorno nella Colonia degli emissari tedeschi colà riuniti, per eccitare i musulmani contro Francia e Inghilterra ... ", e ciò per la s icurezza stessa dell'amministrazione italiana in quei territori. E con successivo dispaccio del 4 settembre Di San Giuliano interessa il nostro agente diplomatico al Cairo, Attilio Serra , per un efficace intervento verso le autorità egiziane, al fine di impedire l'ingresso in Cirenaica, attraverso l'Egitto, dell'ex deputato El Baruni e dell'ufficiale bengasino Abdu l Selam Bu (59). Ma ormai la rivolta in Libia si estende rapidamente a tute le regioni, coinvolgendo strutture pubbliche e popolazioni. Sta di fatto che fin dalla estate di quell'anno non è più possibile fare affidamento sui reparti libici, notoriamente sobillati dalla propaganda senussita, mentre si intensificano aggressioni e razzie nella Ghibla e nella Sirtica . Il 23 agosto, con telegramma diretto al Ministero delle Colonie, il governatore Garioni segnala (Doc. n. 39): "Situazione Trip olitania orientale e Fezzàn è anelata gradatamente aggravandosi a causa sempre più intensa attività senussita che, tenu ta a bada in Cirenaica da ingenti nostre forze colà dislocate, specie eritree, ha trovato larga espansione regione sirtica e oasi sirtiche. Si tratta di un vero e proprio piano di rivolta, organizzato dai senussi, e che trova sua solida base nei campi ribelli di fronte a Nufilia e Zelia, da cui partono grossi nuclei armati, per razziare nostre carovane o tribù a noi amiche, incutendo ovunque timori e determinando defezioni. Questa marea mon tante obbligherà abbandonare Nufilia, ma richiederà anche a difesa v itali regioni della Colonia una efficace controffensiva, per la quale manco dei mezzi disponibili". Nella sua lunga relazione telegrafica Garioni comunica inoltre che "tutta la regione orientale a Est della linea Sirte-Bu Ngeim-Socna trovasi in condizioni di sicurezza ormai preoccu panti non meno di questo altipiano, per il quale si impiegano ben 38 battaglioni, dei quali sei eritrei o benadiriani". Garioni conclude con la richiesta cli urgenti rinforzi cli truppe e ritree , "quale nucleo di truppe fedeli, molto temute e non accessibili all'azione senussita", per alzare una barriera alla dilagante insurrezione verso i territori d i Misurata e degli Orfella.

(58) ODI - Quinta se rie - Vo l. I, p . 236. Con successivo dispaccio del 1° settembre il Ministro degli Esr.e ri Di San Giuliano denunciava .i responsabi li delle agitazioni in Lib ia ne l personale de l Commissariato Germanico d i Tripoli. (59) Ib., p. 318.


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I GOVERNI MllJTARI DELLA I.IH IJ\ (1911-1919)

A fine agosto Garioni è convocato a Roma, per riferire sullo stato della Colonia . In quella occasione lascia l'incarico di Governatore, sostituito provvisoriamente dal ten. gen. Giorgio Cigliana . Intanto nell'autunno le condizioni della Tripolitania subiscono un ulteriore aggravamento. Si moltiplicano infatti le aggressioni alle nostre carovane in movimento lungo i percorsi o rmai infidi della Ghib la e delle oasi sirtiche. Altri inqu ietanti episodi di intolleranza e di ri bellione cominciano a propagarsi anche in varie località della costa e del Gebél Nefusa. Il 2 settembre u na piccola carovana di rifornimenti, diretta al Fezzàn e in marcia lungo il percorso desertico della Ghibla, in prossimità de i pozzi di El Fatia viene assalita eia circa 200 predoni che si impadroniscono del carico e massacrano la scorta (2 uff., 3 sottuff. , 8 ascari e ritrei) . Ma l'aspetto pÌLI grave d el triste episodio è rappresentato dal tradimento dei 5 zaptié libici, facenti parte della scorta, che partecipano al massacro dei propri commil itoni. Il massacro della Ghibla, unitamente ad altri allarmanti sintomi di dilagante rivolta, inducono il Ministero delle Colonie a ri prendere in esame la proposta avanzata nel mese cli agosto da Garioni di retrocedere dal Fezzàn, concentrando personale e mezzi a Brak, capoluogo dello Sciati e stazione di testa delle carovaniere provenienti dalla Ghibla. Il nuovo Mi nistro Ferdinando .Martini giudica la situazione in Tripolitania "preoccupante per i pericoli della estensione enorme e del grande sparpagliamento delle forze" (60) ed è perciò orien tato all'abbandono delle regioni periferiche (Fezzàn, Sirtica, Ghibla), da affidare all'autorità cli capi fidati. Pertanto , dopo l'aggressione del 2 settembre, o rdina a l Governo d i Tripoli di procedere in conseguenza , concentrando le forze impiegate nel Fezzàn. L'ord ine viene subito trasmesso da Tripoli al Commissario del Fezzàn col. Miani. Ma Miani, lame ntando di non essere stato in precedenza informato del piano pred isposto dal Governo di Tripoli, chiede l'immed iato esonero dall'incarico. A questo punto ha inizio un fitto scambio di messaggi fra Brak (Miani), Tripoli (Cigliana) e Roma (Martini), nel corso del quale Cigliana fa p resente che il compito cli Miani può considerarsi esaurito e propone di affidare ad altri il disposto riordinamento delle forze nel Fezzàn . Tuttavia Martini fin isce per accettare il punto di vista di Miani e concorda nella d i lui prop osta cli ristrutrnrare i presidi con truppe reclutate sul posto, sconfessando così implicitamente il piano proposto da Tripoli. Ma tutto ciò provoca il risentimento di Cigliana, che non intende accordarsi con il Miani, sicchè tutta la questione rimane sospesa. Nel corso di questi avvenimenti si registrano nuove sanguinose aggress ioni lungo le carovaniere della Sinica e della Ghibla, contribuendo a rendere sempre più allarmanti le condizioni d i sicurezza nella Colonia. E' ormai chiaro che forze esterne contribuiscono ad ali-

(60) Cfr. G. Fornari "Gli Ital ian i nel Sud li bico", cir., p. 2 17.


DALLA i'ACE DI LOSANNA Al PRIM I FOCO L~I 0 1 RIVOLTA (1912- 19 14)

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mentare la dilagante rivolta, fornendo aiuti agli insorti e una comune base politico-militare. Il 10 ottobre Attilio Serra telegrafa dal Cairo a Roma che (61): "El Baruni era latore di una lettera eia Costantinopoli al Gran Senusso, nella q uale gli si domanda se nella eventualità di una invasione del territorio egiziano da parte di truppe turche, provenienti cl.alla Siria, egli coopererà alla conquista dell'Egjtto, inviando forze dalla Cirenaica" . E il 15 successivo il nostro Ministero degli Esteri, in una nota all'ambasciatore a Berlino, segnala che (62): "la minaccia che pesa sulle nostre Colonie africane a seguito dell'agitazione panislamica ... è fomentata dal Ministero della Guerra ottomano, ma anche eia agenti tedeschi", concludendo che a Bengasi circola la voce cli "accordi fra Senusso e Governo germanico. "Intanto, in Libia altri preoccupanti segnali cli fermento e ribellione giungono a conferma cli questa valutazioni. Il 21 ottobre i ribelli attaccano ai pozzi di esc-Sciueref (Urn el Ghel) un plotone di meharisti, mentre si trovavano in sosta con i cammelli al pascolo, uccidendo 5 conduce nti e impadronendosi cli 60 cammelli. Pochi g iorni dopo lungo la carovaniera Gheriàt - Sciueref un reparto di zaptié viene attaccato e quasi completamente distrutto . Il 28 success ivo una colonna di circa 100 u., al comando del cap. Baccon, accorsa su l posto in aiuto dei superstiti, viene a sua volta duramente attaccata nei pressi dell' Uadi Giammàt da una banda cli circa 400 armati. Perdite: "deceduto il cap. Buccon e ferito altro ufficiale; Poco dopo meharisti davansi alla fuga" (Doc . 41). Tutta la Ghibla era ormai in condizioni di sicurezza allarmanti. Per ristabilire l'ordine in Colonia, occorrevano forze fresche dall'Italia, che tuttavia il Governo Centrale non poteva concedere per i preoccupanti sviluppi della crisi europea. Il 30 ottobre il Governatore Cigliana telegrafa alle Colonie (63) "Ove non fosse possibile provvedere all'invio cli un forte contingente cli truppe eritree o benacliriane, sarebbe d'uopo prendere in considerazione la eventualità cli sgombero completo del Fezzàn e delle oasi sirtiche" . Anche il Mi nistro Martini è ormai convinto della necessità cl.i rad icali provvedimenti. Ma, nel contrasto sempre più netto instauratosi fra Governo Coloniale e Commissario de l Fezzàn ha già deciso in favore di questo ultimo. Il 3 novembre infatti, in sede d i Consiglio dei Ministri, il Ministro delle Colonie d'intesa con quello della Guerra, propone la sostituzione di Cigliana con il ten. gen. Luigi Druetti, proveniente dalla Div. Mil. d i Ancona. Il relativo passaggio cli consegne verrà effettuato il 30 novembre successivo. Cigliana sarà destinato al comando del C.d'A. cli Bari. Intanto gli avvenimenti precipitavano, per cui si rendeva indilazionabile il ripiegamento dei presidi più esposti e il conseguente

(61) DDI - Quinta Serie Voi. 1, p. 536. (62) Ib. p. 564. (63) Cfr. L. Cadorna "Altre p.igine ... " cit., p. 51.


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I (;OVERNI MlllTAHI DELL'°\ Lll\IA ( 19 1 l · l 919)

concentramento delle forze a Brak, p rima di procedere al definitivo abbandono del Fezzàn. Il 9 novembre Miani comunicava a Tripoli che non era possibile compiere le operazioni di rip iegamento per mancanza di mezzi adeguati e soprattutto d i cammelli, non disponibili sul posto. E il 10 successivo, sempre con riferimento all'ordine di ripiegamento, telegrafava (64): "Ho ripetutamente protestato contro deplorevoli cond izioni insufficienti fo rze in cui è stato ridotto il Fezzàn. Mi onoro ricordare a V.E. che da mo lto tempo e ripetutamente ho chiesto dim iss ioni, prevedendo conseguenze linea politica Governo, cui non potevo consentire e prego perciò decidere nettamente mia partenza , perchè a me non è p iù lecito continuare". Ma il Governatore Cigliana, nel confermare l'ordine cli ripiegamento, comunicava che (65): "Sicli Mohammed el-Abed si troverebbe a Zelia; a Uau si sarebbe costituito campo ribelle con a capo Mohammecl Alì el-Asceb". Decideva inoltre cli inviare a Brnk u na colonna di soccorso, composta di due compagnie del XV eritreo, al comando del magg. Maussier, e una carovana di rifornimenti (65bis). Iniziava così il ritiro dei presidi più lontani, col)'lpreso quello di Ghat, al quale venne assegnato il compito d i ripiegare su Murzùk dopo aver raccolto il presidio di Ubari. Nel corso di questi avvenimenti la rivolta assumeva proporzioni sempre più vaste e aspetti destabilizzanti. Organizzatore della rivolta, il già citato Mahdi es-Sunni, affiancato dallo sceicco Mohammed Cussen, ai cui ordin i si andavano riunendo forti gruppi di Mogarba, Hassauna, Othman e altre tribù dello Sciati. Per allentare la pressione e d isperdere i concentramenti di armati, Miani decideva di affrontare le formazion i ribelli, spingendosi in forze in direzione cli Zella e delle oasi sirtiche. A tale scopo, formata una forte colonna di 700 u. (2 comp. eritree, una centuria fezzànese, 4 pezzi di art.) tratta prevalentemente dai p residi di Brak e Sebha, muoveva da Brak il 16 novembre alla ricerca ciel nemico, che tu ttavia non incontrava (Doc. 42-43). Era costretto p ertanto a far rientro a Brak, dove giungeva il 24 successivo. Ma le agguerrite mehalle cli Mahdi es-Sunni, approfittando delle esigue forze presenti alla Ghara cli Sebha e a Uhari, nella notte del 28 novembre contempora neamente attaccavano i due presidi. li forte d i Sebha, vigilato da ascari fezzànesi (il grosso del presidio costitu ito eia 7 uff., 2 sottuff. , 81 naz., circa 100 ascari alloggiava in baracche all'esterno del forte) in seguito al tradimento ciel locale mud ir cadeva nelle mani degli insorti (Doc. 48-51) . La notizia giunse sub ito a Brak, ma nessuna operazione d i riconquista era possibile tentare, anche perchè l'autocolonna d i soccorso ciel magg. Maussier era stata costretta a fe rmarsi a Socna.

(64) ASMA! - Pos. 123/ 6 "Spedizione Miani nel fe~z an" · Fase. 41. (65) !b., Pos . 123/6 · Pasc. 40. (65bis) Situnione Colonia alla data 12 dicemb re 1914 e azione della banda Testafochi nell'Orfella in Doc. 53.


()ALLA PACE DI I.OSANNA Al PRIMI FOCOLAI Il i RIVOLTA (1912- 19 14)

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Intanto nella Ghibla e nello Sciati la situazione diveniva sempre più minacciosa. In previsione di movimenti insurrezionali semp re p iù estesi "dato il movente p e rfettamente religioso della rivolta", con tel. del 22-23 e 27 n ovembre Cigliana non escl udeva la necessità cli dover abba ndonare l'interno della Colo nia e raccogliere le forze alla costa, ritornando così alla situazione preesistente alla pace cli Losanna (Doc. da 44 a 47) . Il 29 s uccessivo, giunti a Tripoli i telegrammi Miani sulla caduta ciel forte di Sebha , il Governatorv segnalava al Ministero (Doc. 48-50) i preoccupanti sviluppi della sicu:11.ione anche nel Gebél Occidentale, concludendo che: "... trattasi di vera rivolta popolazioni locali . Linee telegrafich e e telefoniche tutte interrotte . Data questa grave situazio n e estremo Gebél Occidentale ho ordinato: 1) immediato sgombero Gheriàt; 2) raccolta a Jefren di tutti i presidi e stazioni carovane; 3) ripiegamento Gadames e Sinaum, p er impossibilità rifornirli, o su Fessato o attraverso territorio francese ". Sotto l'incalzare degli avvenimenti il 29 stesso il Ministero disponeva l'immediata partenza p er TripoÌi, "con il primo mezzo", di due battaglioni rinforzati del 30° e 75° f., di stanza in Sicilia (Doc. 49). Il 30 novembre ass umeva il Governo della Tripolitania il gen. Druetti . Il nuovo Governatore , n el telegrafare al Ministero le perdite sub ite nella sorpresa cli Sebha e nel combattimento di Nalùt, così conclud eva "devo insistere p er immediato invio dei 2.000 u. di completamento richiesti con tel. 4375 e sollecito inv io in Colonia degli otto btg . bianchi con adegu ate aliquote servizi" (Doc. 51-52). Ma ormai tutta la Colonia era in fi amme sotto la spinta di una rivolta sempre p iù estesa e m inacciosa , aggravata dalla p resenza a Tripoli del rapprese ntante religioso del Califfo , Chemes ed-Di o, che poteva liberamente proclamare , dal palazzo del Governo , la guerra santa (djihad) contro Inghilterra , Francia e Russia, facendo affiggere il relativo p roclama in lingua turca a lla porta della maggiore moschea . (Situazione Colonia al 2 clic. 1914 in Doc. 53) . Nel corso di questi avvenimenti il col. Miani disp oneva l'immediato ripiega mento d i tutti i presidi interni su Brak , dove intanto era giunto il XV e ritreo p roven iente eia Socna. Ma ormai si imponeva anche lo sgombero urgente di Brak , p rima che ]a d ilagante rivolta avesse fa cile ragione delle poche forze colà raccolte. Il 9 dicembre il Governo di Tripoli confermava via radio l'ordine del Mi nistero d i sollecito sgombero d i tutta la regio ne . Il 10 successivo giungeva a Brak via radio la notizia cb e il presidio di Ubari, assediatO fin dal 28 novembre da prep onderanti forze ribe lli, dopo aver perduto il suo comand ante, ten. Cuttica, e altri m ilitari, era in procinto di essere sopraffatro . Ma nessun soccorso era ormai possibile p ortare ai distaccamenti isolati. L'll dicembre la colonna Miani , composta di 35 ufficia li , 12 sottuffi ciali, 35 u. cli tru pp a nazionale 700 e ritrei e 400 meharisti con al-


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I GOVERNI MILITA RI DELLA L.I B I A (191 1-1919)

cuo i notabili ciel paese lascia va Brak, giungendo a Socna il 21 successivo . Ripartita per la costa, la colonna raggi ungeva Misurata , dopo aver respinto a Bu Ngeim un violentissimo attacco dei ribelli, e qui si sc ioglieva il 14 gennaio 1915 (Doc. 55-59). L'ultimo presidio ad abbandonare il Fezzàn fu quello di Ghat che, al coma ndo del magg. Giannini, partiva da quella residenza il 23 d icembre 1914 e sconfinava in territorio tunisino, prendendo la carovaniera per Fort Polignàc e Teugolt, eia dove a mezzo ferrov ia proseguiva per Tunisi (Doc. 56). Nel segnalare la notizia alle Autorità Superiori l'Addetto Militare cli Francia annotava: "... nel Sud tu nisino noi abbiamo dovuto raccogliere un distaccamento italiano fu ggito eia Ghat in condizioni penose" (Doc. 72 bis). Si concludeva così nell'arco di 16 mesi un ciclo operativo, che aveva messo in luce no n comuni qualità m ilitari in capi e gregari, ma che si era poi tramutato in u n pesante insuccesso soprattu tto a causa di una complessa situazione ambientale, non a deguatamente valutata nelle sue inevitabil i conclusioni. Mancò inoltre al Governo di Tripoli una visione complessiva ciel problema politico-militare della Libia, in guanto non tenne conto delle situazioni che eia tempo andavano maturando nella vicina Cirenaica e nella Sinica, a d iretto contatto con il Fezzàn. In quesco senso lo sdoppiamento ciel Comando Superiore di Tripoli aveva favo rito errori e manchevolezze.

4.

PRINCIPALI CAUSE DELLA RIVOLTA

L'opera svolta dal col. Miani nei 16 mesi circa d i occupazione e governo ciel Fezzàn clava luogo, a livello cli Governo Coloniale e Ministero, ad un complesso cli inchieste e accertamenti, d iretti ad app rofondire le cause a monte della rivolta e la conseguen te azione cl i governo. Al suo rientro a Tripoli, prima cli imbarcarsi per l'Italia, Miani presentava al Governatore una "Sommaria relazione" sugli aspetti più importanti della missione svolta. Sotto la data de l 4 feb bràio 1915 la relazione Miani veniva trasmessa al Min istero delle Colonie con Promemoria dell'Ufficio Politico-Militare di Tripoli, nel quale si formulavano i seguenti addebiti a carico dell'ufficia le (66) : - "persistente no n riconoscimento d i una q ualunque possibile minaccia al nostro insediamen to in q uella regione; - decisa avversione a consid erare la possibilità cli governare il Fezzàn d allo Sciati, specialmente da Brak, e recisa assolu ta opinione

(66) Ib. , Pos. 123/ 11 "Commento alla relazione somma ria presentata da l col. Miani, Commissa rio de l Fezzan", a cura dell' Ufficio Politico-Militare di Tri poli (ten. col. Gra zioli) .


DALLA PACE DI LOSANN"A Al PRIMI rOCOLAl DI RIVOLTA ( 1912• 1914)

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Schizzo n. 7 MARCIA DELLA COLONNA MIANI DA SIRTE PER FATIMIA E SOCNA (agosto 1913)


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I GOVERNI M ILITARI DELLA l,IBCA (1911 - 19 19)

che la sola Ghara (Sebha) potesse essere degna ed atta alla dominazione di quella vasta regione. Da ciò la sua tenace opposizione all'ordine di Tripoli e di Roma, d i concentrare l'o ccupazione militare, limitandola alla sola linea dello Sciati fra Brak e Ederi ; - l'aver considerata imprendibile la Ghara e l'aver indetto la coscrizione forzata nella regione". Il documento ciel Gove rno cli Tripoli così conclude : "... Non bastandogli più l'aver inviato le dimissioni, piuttosto che prestarsi alla attuazione d el riordinamento, che è contra rio al suo tenace preconcetto, cerca di concrascare i propositi e gli o rdini governativi e tutto pone in opera, per sottrarsi all 'obbligo di riconoscere la realtà delle cose, diversa dalla sua singolare e personale concezione". Il ten . col. Gianinazzi , che aveva fato parte della spedizione nel Fezzà n, a richiesta superio re così sintetiz:.:ava le cause che, a suo giudizio, avevano preparato e favo rito la rivolta cli q uelle popolazio ni (Doc. 122) : <1> Il senussismo non ebbe nella questio ne del Fezzàn tutta l'im portanza che gli si volle attribuire; <2> Non si ebbe l'appoggio della Senussia, in quanto si respinsero in malo modo alcune richieste di derrate e altri generi, presentate da Mohammed el Abed, fratell o del Gran Senusso; <3> La rivolta esplose per le seguenti cau se: a) occupazione prematura della regione prima che fosse completata la pacificazione de lla Tripolitania e la sottomissio ne della Ghibla. Pertanto, la conquista militare fu solo il frutto di un magnifico colpo di audacia ; b) e rrore nella scelta di Sebha, quale capitale della regione, in luogo di Murzùk o quanto meno di Brak; c) emancipazio ne di numerosi schiavi, indispensabili all'economia locale, data la scarsezza di mano d 'opera e la difficoltà dei rifornimenti da altre regioni. Infatti, la lontananza dalla costa imponeva agli indigeni di sfruttare al massimo le risorse locali, coltivando intensivamente le terre disponibili ; cl) introduzione della coscrizione obbligatoria , decisa dal Miani dopo il ritiro d el IV btg. e ritreo (67). Ne derivò un ulterio re aggravamento del problema alimentare per effetto della diminuzio ne di braccia disponibili, in danno dell'agricoltura e della pastorizia; e) incetta dei prodotti del suolo, decisa dal Commissario Reg ionale, per far fronte a lla d iminuita dispo nibilità di rifornimenti, provenie nti dalla costa. Si verificò così che dei circa 600 Q. di g rano e altri prodotti, che costituivano la resa media della regione, una metà circa veniva assorbita dalle truppe di occupazione;

(67) A fine maggio le forze a disposizione del Commissariato del Fezzan si erano ridotte a 4 comp. ruc., di cui 3 eritree e una somala, e 3 sez. art., fraz ionate fra Brak, Sebha e Murzùk.


DALLA PACE DI LOSANNA Al PRIM I FOCOLAI 0 1 RIVO LTA ( 1912- 1914)

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Sch izzo n. 8 ITINERARIO D I MOVIMENTO D ELLA CO LONNA .MIANI DA SIRTE A MURZUK

(Agosto 1913 - Marzo 1914)


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J GOVERN I MILITARI DELI.A LIBIA (1911-1919)

<4> Fin dai primi di settembre 1913 gli ufficiali R. Residenti avevano segnalato all' Ufficio Politico - Militare del Commissariato, che le condizioni della sicurezza nello Sciati si andavano progressivamente aggravando e che pertanto occorrevano rinforzi. Il deteriorarsi della situazione risultò poi evidente a seguito del voltafaccia di Mohammed el Abed e dell'arrivo nel Fezzàn di Mahdi es-Sunni, con scopi poco conosciuti. I R. Residenti informarono il Commissariato che in tutta la regione si preparava una vera e propria rivolta, ma il Miani non volle ascoltare, "accecato com'era nella eccessiva fiducia nelle popolazio ni" e in alcuni capi, che si rivelarono poi fra i principali sobillatori d ella rivolta" . Fra questi ultimi soprattutto il mudir di Sebha il quale, autorizzato a dormire nel forte di Gl1ara, ebbe la possibilità di introdursi nel forte con le forze ribelli, dopo aver ralle ntato la vigilanza degli ufficiali. La Memoria Gianinazzi mette poi in evidenza, che l'atteggiamento del col. Miani nei confronti degli ufficiali R. Residenti portò spesso a contrasti e dissensi, che si conclusero con l'allontaname nto cli molti ufficiali, fra i quali i capitani Hercolani, Mezzetti (68), Vitali, Streva, Corridori, Mondini, Vale ntino. <5> La caduta del forte cli Ghara nelle mani dei ribelli (28 novembre 1914), oltre al tradimento del mudir di Sebha, fu determinata dai seguenti fattori: . d ifetto cli origine dell'opera, che trovavasi isolata in pieno deserto e perciò facilmente aggirabile da ogni lato; . difetto cli adeguate predisposizioni: il non aver ordinato cioè in modo tassativo che nella notte i bianchi e gli eritrei alloggiassero nel forte; . l'aver lasciato di guardia al forte ascari libici e fezzànes i. Fra i giudizi più autorevoli, apparsi sullo specifico tema nella no stra storiografia coloniale , sono eia ricordare quelli di Luigi Cadorna e di Raffaele Ciasca. Caclorna nel suo pregevole volume sugli :avvenimenti in Tripoli tan ia negli anni 1914-1915 att.ribuisce la rivolta del Fezzàn ad una serie d i e rrori politici e militari, imp utabili sia a livello centrale che coloniale. Si legge fra l'altro ne llo studio citato (69) : "... Si modificarono leggi esistenti da un lontano passato, per far

(68) Ne l Fase. 44 di ASJVIAI - Pos. 123/ 6 ''Spedizione Miani ne l Fezzan" risulta che il 6 ou. 1914 il col. Miani inoltrò proposta al Governo di Tripoli di sottoporre a consiglio di disciplina il cap. O. Mezzetti "per contegno riproveYole tenu to sia durante .l 'avanza ta nel Fezz;in che come residente". Nel corso della re lativa inchiesta, svolta dal gen. Ferri, risultò che quas i tutt i gli ufficiali di quel Commissariato avevano esp resso vivo malcontento per il contegno usato ne i loro confron ti dal colonnello. Invitato a desistere dalla sua proposta, il Miani fu irremovibile. (69) Cfr. L. Cadorna "Altre pagine ... " cil. , pag. 50.


DALLA PACE 01 I.OSANNA Al PRIMI FOCOLAI DT RIVOLTA (1912-19 14)

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Schizzo n. 9 COMBATTIMENTO DELLA COLONNA MIANI A SERIR SCEBB (10 dicembre 191 3)

LEGENDA

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COMPAGNIA CANNONI


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I GOVERNI MILITARI DELI.A lllilA ( 19 11 - 1919)

prevalere la civiltà europea sulle usanze antichissime cli quelle popolazioni. Per pretese necessità cli bilancio si ritrassero alla costa i reparti libici ed eritrei, perchè costosi, sostiwencloli con bande cli negri, reclutati nella regione, della cui fede ltà troppo ci illudemmo ... " Caclorna rimprovera poi alle aurorità responsabili in Colonia cli non aver percepito in tempo la effettiva gravità dei focolai cli rivolta, esplosi nella Sirtica e nello stesso Fezzàn fin dagli inizi ciel 1914. Raffaele Ciasca nella sua approfondita ana lisi del problema coloniale italiano (70) afferma che l'impresa di Mianr si dissolse rapidamente "per la sua fondamentale e perenne debolezza, di aver cioè scoperto il fianco (quello sirtico), sul quale si svil uppò poi l'offensiva araba". ln effetti, il progetto di una spedizione punitiva verso l'oasi di Zelia, "pericolosa base della dissidenza", era stato p resentato dal Miani al Governo della Colonia fin dal 28 giugno 1914, allorchè si ebbe piena conferma della p resenza in quella sede di consistenti gruppi di armati, provenienti dalla Ghibla e dallo Sciati. Ma la proposta non venne accolta anche perchè, nella imminenza dello scoppio della guerra europea, gli orientamenti a Roma, sia negli ambienti governativi che de llo S.M ., erano per una progressiva riduzione delle forze militari in Libia. Riepilogando, è possibile affermare che la rivolta del Fezzàn ebbe, alla sua origine, le seguenti cause principali: - superficiale conosce nza delle effettive condizioni socio-economiche di quelle popolazioni nonchè delle condizioni dell'ordine pubblico nella regione; - adozione di procedure e sistemi contrari alle leggi e consuetudini locali e comunque gravemente lesivi degli interessi delle popolazioni; - danni apportati alla economia locale per effetto della coscrizione obbligatoria, introdotta secondo il metodo turco, che prevedeva l'arruolamento cli una data aliquota pe r ogni mucliria; - sproporzione fra scopi da raggiungere e mezzi a disposizione, fattore quest'ultimo che da solo avrebbe dovuto sconsigliare una spedizione così dispendiosa e scarsamente remunerativa nel quadro degli interessi generali della Colonia. '

(70) Cfr. R. Ciasca "Storia coloniale .. " cit.,

r- 361-363.


CAPO VIII LE OPERAZIONI POLITICO-MILITARI IN CIRENAICA (1913-1914)

1. OCCUPAZIONE DELLA COSTA E CONQUISTA DELL 1AL'l'JPIANO (GENNAIO - OTTOBRE

1913)

All'indomani della pace cli Losanna le condizioni della Cirenaica apparivano ben più gravi cli quelle della Tripolitania. In Cirenaica infatti la resistenza turco-araba, guidata da comandanti prestigiosi quali Enver e Aziz bey ed alimentata dal nazionalismo egiziano, disponeva ancora di numerosi campi armati grandi e piccoli (i principali erano quelli di Benina, Arghùb, Ettangi, Mdauàr), alcuni dei quali dislocati a distanza molto ravvicinata dalle opere cli difesa italiane (71). La nostra occupazione !;!ra limitata ai soli ce ntri abitati della costa (Bengasi, Derna, Tobruk), protetti fronte a mare dalle artiglierie della flotta e fronte a terra da solide opere permanenti, presidiate in permanenza dalle truppe. Anche nei territori soggetti alla sovranità italiana le popolazioni si dimostravano infide e spesso ostili, aperte comunque alla propaganda senussita. Sullo spirito d elle truppe il ten. geo. Tommaso Salsa (72), destinato al Comando Truppe Derna, così scriveva il 30 agosto 1913 (73): "Ufficiali e soldati, abituati eia quasi un anno a starsene nei forti e dietro le trincee, mi hanno dato l'impressione di gente sfiduciata. Occorrerà quindi rifare queste truppe un po' moralmente e anche militarmente , perchè finora hanno fatto più gli operai che non i soldati" . Nell'ottobre, a pace conclusa, il gen . Briccola ordinava alle unità dipendenti cli non assumere "per alcu na ragione l'iniziativa di atti offens ivi, limitandosi a respingere quelli del nemico" (Doc. 308). Ma intensificandosi aggressioni e colpi cli mano in danno dei nostri avamposti ad opera di "gruppi di beduini, che sono a contatto delle linee da noi occupate a Bengasi, Derna e Tobruk", il Governo di Ben(71) Cfr. Canevari-Comisso "Il gen . Tommaso Salsa ... " Cic., p. 411, Letter;i del 30 ,1gosco 19 12 scritta da Derna: "... Dalle nostre opere si vede abbastanza bene a circa 15 km. il campo nemico." (72) SALSA Tommaso (1857-1913): veneco, capitano in Eritrea ne l 1891; promosso maggiore per me rito cli guerra ad Agordàt ( 1893); Sottocapo cli S.1v!. ciel Corpo cli Spedizione Baratieri impegnato nella battaglia cli Adu,1. Dopo la dura sconfitta fu inviato al cam po di Menelik, per tra tta re la restituzione de i noscri prigionieri. Prese parte alla spedizione in Cina nel 1900. Promosso magg. gen . fu e.te della Brig. f. "Roma" e de lla li! Brig. a. Nel corso della campagna di Li bia fu e .te la Piazza di Tripo li e poi e.te di Brig. e Div. in Cirenaica. (73) Cfr. "Il gen. T. Salsa ... " op. cic. p . 409


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I GOVr.l(N I MIUTALU DELLA Ul\lA (19 11 · L919)

gasi chiedeva alle Colonie "l'autorizzazione a rompere attitudine aspettativa d ifensiva", informandone il Capo di S.M. dell'Esercito (Doc. 305). Ma il Ministro I3ertolini ribadiva la prescrizione di "non eseguire operazioni di guerra senza ce1tezza di buon successo", aggiungendo di "voler arrivare ad una pacifica occupazione della Cirenaica". Sulle direttive del Ministro delle Colonie si inseriva il Capo d i S.M., geo. Poll io, con lettera di retta al Ministero della Guerra , osservando che (Doc. 306-307): "... la prescrizione cli non eseguire operazioni senza certezza di buon successo rende perplesso il comandante e ne attenua grandemente lo spirito d i intraprendenza ... altrettanto pericolosa deve considerarsi la p rescrizione di astenersi da ogni operazione che possa avere parvenza offensiva, perchè non v'è operazione di guerra, per quanto ispirata a criteri di pura difesa, che non assuma nella sua estrinsecazione parvenza offensiva ..." Concludeva che "rimango fermo più che mai nella opinione più volte espressa cbe in Cirenaica bisogna agire e nergicamente, per toglierci da una situazione ch e non sa pre i definire in a ltro modo che umiliante". Ma il Ministro Spingardi rispondeva che, essendo in corso trauative con i piC1 influenti capi arab i, un'azione militare a carattere offe nsivo avrebbe creato serie difficoltà (Doc. 309). intanto ne l mese di gennaio del 1913 unità della 2a Div. (ten. gen. Felice D'Alessandro) occupavano l'oasi di Suani Osman. E nel successivo mese di marzo, avuta l'autorizzazione dalle Colonie a svolgere "un a certa attività irradiante intorno ai punti da noi occupati, p e r assicurare la tranqu illità e tutelare prestigio delle nostre armi" (Doc. 311), il geo. Briccola decideva di procede re alla graduale occupazione di tutta la costa compresa fra Bengasi e Derna, mediante l'impiego cli un corpo cli truppe, eia trasfe rire via mare a Tolmetta, scelta quale base logisLica dell 'operazione. L'impresa, "irta di difficoltà e incognite", veniva affidata al ten. geo. Tasso ni (73), destinato ne l dicembre a l comando della 4a Div. in sostitu7.io ne ciel pari grado Salsa, rimpatriato pe r motivi di salute . Forze a disposizione: - una Brigata da montagna su cinque btg . alpini (Mondovì, Edolo, Ivrea, Saluzzo, Fenestrelle); - 30° rgt. f. s u Ciclo e due btg. + un btg ./68°; - due bcg. eritrei, sqcl. savari, un reparto meharisti , due sqd . "Lodi"; Per un totale di 8.000 u. e 3.000 quadrupedi. Da soggiu ngere che nel corso di q u esti preparalivi un rappresentante dell 'Ufficio Poiitico-Miliwre di Bengasi (magg. Bianco), pre ndeva contatti con le autorità inglesi di Sollum, per concordare l'occupazione di una località sulla fro ntiera egiziana (Doc. 310). L' l 1 aprile il corpo di spedizione, al comando del geo. Giulio Tassoni, sbarca va a Tolmeua e procedeva s u ll'importante nodo carovaniero d i (73) AUSSME - L. 8 - b. 148/ 5


DAI.LA i'ACE 01 LOSANNA Al PRJMI l'Q<'.+)l.AI 01 RIVOLTA (1912-1914)

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Schizzo n. 10 COMBATTIMENTO DELLA COLONNA MIANI A MAHARUGA

(24 dicembre 1913)

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I GOVERNI MILITARI DELLA UlllA (1911 · 1919)

Merg, che occupava; proseguiva infine sull'obiettivo cli Marsa Susa (Apollonia), che occupava il 2 1 maggio (Schizzo n . 11). Nello stesso periodo altro gruppo di forze, al comando del col. Latini, rastrellava la regione costiera orientale, realizzando il collegamento fra Derna e Tob ruk. In questa fase delle operazioni, per neutralizzare la guerriglia condotta dalle forze ribelli, il gen. Tassoni e il col. Latini fecero largamente ricorso all'impiego di piccole colonne mobili molto leggere che, distaccandosi dal grosso, riuscivano a colpire i centri d ell'azione avversaria. In tal modo, irradiando nuclei di trupp e in tutte le direzioni, Tassoni riuscì in breve tempo a sottomettere e pacificare tutta la regione centrale del Barca (74) . Dopo qu esti successi numerosi capi Bracta si p resentarono a Ben gasi, per fare atto di sottomissione. Aderendo a s pecifica richiesta degli stessi capi, il 19 aprile il Governatore istituiva a Koefia un distaccamento della forza di un btg . f. , una comp. ascari bengasini e una batteria da posizione (Doc. 316). Nel corso di questi avvenimenti artiglierie nemiche, provenienti dal camp o di Benina, nella notte sul 13 aprile p rendevano posizione a 4 km. d all'abitato di Bengasi, iniziando il bombardamento de i forti (Doc. 313). Per respingere la minaccia, Briccola decideva di portare l'attacco al campo nemico con.un complesso di fo rze (6 btg. f., 1 btg. eritreo, 2 sqd. cav ., 3 btr. a. camp . per un tot . di 5.800 u .), al comando del gen. D'Alessandro. Il 4 aprile la colonna occupava il campo cli Benina e proseguiva su el-Règima, dove il 22 successivo sosteneva aspri scontri contro le forze di Aziz bey. Superata ogni resistenza, la colonna proseguiva su el Abiàr, località fornita cli abbondanti acque, dove il gen. D'Alessandro impiantava il Q.G .. In p revisione di ulteriori sviluppi il Ministro Bertolini solJecitava il Ministero della Guerra all'invio urgente di rinforzi e mezzi logistici (Doc . 314-315) . Proseguendo nell 'azione, fra il 6 e il 7 maggio, la colonna occupava Gars Benie e Gerdes, dove p ren deva contatto con unità della 4a Div ., in movimento lungo la direttrice Merg - G. Xsur. (Doc . 317-319-320). Si concludeva così il p rimo importante ciclo operativo, che assicurava all'amministrazione italiana il controllo di tutta la fascia costiera e ciel margine occidentale dell'altip iano. Il 5 maggio il .!V1inistro delle Colonie telegrafava a Bengasi (75) : "Sono perfettamente dell'avviso cli V.E. che non ci convenga tergiversare e che dobbiamo continua re nella nostra azione militare risolutamente, per dare un colpo decisivo. Però, trovandosi al campo (74) Cfr. Bartolotti D. "I.a colonizzazione militare in Libia", cit. , p. 93· 95, con interessanti note su cos1:imzione e imp iego di colon ne mobili: unità leggere, celeri, a coscii.u:do ne ime rarma, dotate d i elevata autonomia canico-logistica, idonee a contrasta· re la speciale guerra di so rprese e imboscate, che si combatteva in Li bia. La dottrina moderna ne ha largamente recepito l'impostazione concettuale, da cui hanno avuto ori· gine i grn ppi e raggru ppamenti tattici. (75) Relazione de ll'on. Benoli ni alla Camera dei Deputati in data 3 febbraio 1914, cit.p. X.XXVIII.


DJ\1.1.A PACE DI LOSANNA Al PRIMI FOCOLAI DI RTVOI.TA (191 2-1914)

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Schizzo n. 11 LE OPERAZIONI MILITARI NELLA CIRENAICA CENTRALE ( A nrilP - r.i11on,·, 1 ()°) ~)

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I GOVERNI MILITARI DEI.I.A LI BIA (1911 · 1919)

il frate ll o di Sidi Ahmed, cui presenza può indurre beduini ad una resistenza fanatica e cieca, sono d'avviso che colpo debba venir dato con forze tali non solo da assicurare successo, ma da indurre nell'animo d i Sidi Hilàl persuasio ne assoluta che ogni resistenza alla nostra avanzata è impossibile". Proseguendo nell'azione verso il margine del Gebél el Achdàr, fra il 16 e il 19 maggio Ja 4a Divisione occupava Sira e Slonta sulla via di Derna (Doc. 320-321). Assicurato in tal modo il possesso del Barca Centrale, il Governo di Bengasi ordinava al Comando Presid io di Derna (magg. gen. Ettore Mambretti) di occupare il campo cli Ettangi, posto a 18 km. eia quella piazza, sulla riva sinistra dell' Uadi Derna, e di proseguire poi lungo la direttrice Aio Mara - Cirene fino a prendere contatto con le truppe della 4'1 Divisione . Il 15 maggio 1913 il gen. Mamb retti, ritenendo adegu ate al compito le forze a disposizione (7 btg. f., 3 btr. mont.), iniziava le operazioni per la conquista dell'obiettivo con formazione articolata su tre colonne (26° e 35° rgt. f.), di cu i quella centrale , comandata d al magg . gen. Luigi Capello , destinata a compiere lo sforzo p rincipale . Ma, nel corso dell'azione, le unità attaccanti incontravano in località Sicli Garbàa la vivace resistenza dell'avversario, che ne arrestavano lo slancio, nonostante i ripetuti assalti .all'arma bianca. In questi scontri rimaneva mortalmente ferito il col. Nicolò Madd alena, comandante ciel 26°, che lasciava senza direzione la prima linea. Jn mancanza cli adeguate riserve, il generale Mambretti decideva di rientrare alla base , operazione q uesta che veniva eseguita a scaglioni, su linee d i difesa successive, e sotto la protezione delle artiglierie . La sera del 19 · maggio le truppe rientravano entro la linea dei forti dopo aver subito perdite gravissime, calco late in 8 uff. e 79 u . di truppa morti; 30 uff. e 397 tr. feriti; 4 uff. e 146 tr. dispersi. Non meno gravi le perd ite in camp o nemico, ammontanti a circa 280 morti, comp resi 6 capi e notabili (76) (Sch izzi n. 12 e 13). Il grave rovescio ebbe pesanti ripercussioni in Colonia e anche in Ital ia, dove si mo ltip licarono le iniziative politiche contro il Governo. L"'Avanti", nel commentare la notizia, scriveva (77): "A-Ettangi si sono ripetuti gli stessi errori cli Abba Garima e si è avuto lo stesso rilevantissimo nu mero d i morti e feriti". (76) Dal Doc 322 (allegalO alla re lazione Ma mbre tti) risulta che Aziz bey, per calcol.a re le pe rdite subite dag li italiani, offrì ai suoi uomini tre piastre per ogni paio di sca rpe recuperate, appa rtenenti a nostri soldati. li bottino recupe ralO dal. nemico fu ingente: 4 ca nnoni, 7 mitr., 7 carri di munizioni, 200 casse cli cartucce. Prigionie ri italiani: 34 di cui 3 ufficia li. (77) L'on. Turati dichiarava alla Camera de i Deputa ti "Sono circa 90.000 gli iscritti di leva di ogni dasse, che ogni anno non si presentano". Ma già il 10 luglio la stampa nazionale pubblicava a rticoli da l titolo "Alla caccia del Gran Senusso", in cui si da va notizia degli ordini impa rtiti dal Minis tero al gen. Briccola di " ... prendere immediati con tatti con il Senusso e procedere con la massima energia". ("Corriere Meridionale" n. 27 de l 10 lu glio 1913).


DALL.\ PACE DI i.OSANNA Al PRIM I FO CO LAI DI RIVQ T,T,\ ( 19 12- 19 1·1 )

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Schizzo n . 12 SETTO RE DI DERNA COMBATTIMENTI D I SIDI GARBAA 16 Maggio 1913


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I GOV6R NI MII.ITARI DELLA LIBIA ( 1911 -19 19)

Schizzo n. 13 SCHIZZO DIMOSTRATIVO DELLA POSIZIONE DI SIDI GARBAA (16 maggio 1913)

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DALLA P1\CR DI i.OSANNA Al PRIMI FOCOLAI DI RIVOLTA (1912-1914)

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Il Ministro Bertolini, con telegramma al Governo di Bengasi, ribadiva le direttive politiche già impartite e in particolare che "nessuna azione militare sia intrapresa se prima non si siano messe dalla nostra parte tutte le probabilità di successo, alle quali può estendersi nostra previsione". Preannunziava inoltre l'arrivo di rinforzi e salmerie, già disposto dal Ministero della Guerra (Doc. 323). All'insuccesso militare fece seguito un generale mutamento della situazione con gravi riflessi anche sulle popolazioni sottomesse, tanto che il Governatore fu costretto ad ordinare al gen. Tassoni cli sospendere le operazioni e far massa su Cirene e Marsa Susa. Nel corso di questi movimenti il 19 maggio unità della stessa Div. si scontravano con formazioni ribelli a El Ghégab, riuscendo a disperderle; proseguivano poi su Cirene, che occupavano il 20 successivo, e raggiungevano infine !\farsa Susa (Apollonia). Occorreva dare una risposta rapida ed efficace, per restituire prestigio e credibilità alle nostre armi. Come primo atto il Ministero disponeva il ritorno a Derna del gen. Salsa con il compito di riordinare le truppe, ricevere i rinforzi e procedere con la "massima prudenza e energia", in vista anche di possibili ulteriori incrementi nelle forze del Senusso (Doc. da 324 a 328). Intanto, dopo il successo cli Sidi Garbàa, Aziz bey tentava, anche a nome del Senusso, di avviare trattative con le autorità cli Bengasi per una sospensione d elle ostilità (Doc. 329) . Ma il Ministero, con telegrammi del 26 e 28 maggio (78) disponeva che non si accettassero patti di sospensione e che si inviasse al chiesto convegno "un ufficiale di grado non e levato, per trattare scambio prigionieri, ma senza alcuna solennità o firma cli protocolli. ..". Così concludeva il dispaccio del Ministro: "Nostro dovere è di non rallentare in alcun modo, anzi cli preparare con la massima efficienza restaurazione vittoriosa nostra situazione militare di fronte all'estero, ai beduini e a noi stessi". Aggiungendo ancora che nessuna trattativa doveva essere condotta con Sidi Ahmed esc Scerif. Ottenuta l'approvazione da parte del Ministero sul "programma di operazioni" (Doc. 330-331), il 1 ° giugno il gen. ·Briccola convocava i comandanti delle Div. 4a e sa per le conseguenti disposizioni esecutive. Alla sa Div. assegnava il compito d i muovere sull'obiettivo di Ettangi e occuparlo. Forze a disposizione dell'8a Div.: unità del presidio di Derna più i rinforzi giunti dall'Italia (7 btg. f., 6 btr. art. mont.) per un totale di 14 btg. f. , 4 btg. alp., 2 btg_ eritrei, 6 b tr. art. mont., 1 ber. 75/A - Articolazione delle forze in due Brigate (Doc. 436), rispettivamente al comando dei gen. Cavaciocchi (79) e Mambretti.

(78) Relazione dell'on. Be.colini alla Camera dei Deputati - 3 febb. 1914, p. XXXIX. (79) CAVACIOCCHI Alberco (1862-1925): piernonrese, parteeipò alla guerra it.alorurca prima al comando de l 60° rgt.f. e poi di una Brig. Spec., alle dipendenze della 5a Div. Garioni. Medaglia d'argento a Euangi. Capo dell'Uffic io Storico dello S.1\,LE da l 1906 al 1910. Nel corso del conflitto europeo ebbe il comando della 5a Div. e poi del IV C. d'A. Autore di importanti opere di cara ttere storico-militare.


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I GOVERNI M1LITAR\ OELLA LIBIA ( 191 1• 1919)

Il 14 giugno il Ministro Bertolini telegrafava a Bengasi: "... se nostra preparazione è completa e ritenuta corrispondente allo scopo, non sia da perdere tempo nel riprendere l'offensiva". Il 18 la Brig. Cavaciocchi iniziava le operazioni, che si concludevano con la conquista delle alture di Timsichet. Il 19 le due Brigate muovevano con azione convergente su Ettangi, che occupavano senza incontrare resistenza, avendo il nemico abbandonato il campo dopo aver fatto saltare la polveriera. Perdite : morti 1 uff. e 15 u. truppa; feriti 8 uff. e 245 u. truppa, di cui 9 morti dopo il ricovero in ospedale. Lo stesso giorno la Div. Tassoni occupava l'importante nodo carovaniero di Ain Mara, il cui possesso dava sicurezza al fianco occidentale della piazza di Derna (Doc. 332-333). La conquista d i Ettangi infliggeva un duro colpo all'avversario. Rientravano infatti a Derna alcuni capi, che in p recedenza avevano fatto atto di sottomissione e che si erano poi allontanati. Con il loro aiuto fu quindi possibile procedere alla occupazione della piccola oasi di Martuba, obiettivo di particolare valore tattico-logistico e anche politico pe r il contro llo del territorio fra Derna e Bomba. Il 1 ° luglio la Div. Tassoni, muovendo su tre colonne da Cirene, Saf e l Ghegàb , occupava il campo trincerato di Z. Feidia, costringendo gli occupanti alla fuga. Perdite: morti 1 ascaro; feriti 14 alpini e 14 ascari (Doc. 334). Il 18 luglio la Div. Salsa occupava il campo armato di Mdauàr (2.000 u. con due cannoni), p rincipale centro di raccolta dei rifornimenti provenienti dall'Egitto. Dopo questi risultati il Governo di Bengasi attuava una nuova ripartizione del territorio della Colonia in settori di giurisdizione: settore occidentale, da Bengasi al confine sirtico alla 2a Div.; settore centrale del Barca alla 4a Div.; settore orientale della Marmarica, da Dema a Tobruk, al Comando Trnppe Derna. Nel corso di questi avvenimenti Aziz bey lasciava la Cirenaica con le truppe regolari ai suoi ordini e rientrava in Turchia. Inoltre, per far cessare il contrabbando e il flusso dei riforniment i alle forze ribelli, il Ministero degli Esteri, a richiesta delle Colonie, avviava pratiche con le autorità egiziane per un p iù attivo controllo della frontiera. In previsione di possibili mutamenti nell 'atteggiamento del Senusso il 23 luglio il Ministro delle Colonie telegrafava a Bengas i le direttive politico-militari, di cu i al Doc. 335. Fra i fatti d'anne di maggior rilievo nel 2° semestre dello stesso anno sono da ricordare: - attacco al presidio d i Z. Feidia il 18 luglio ad opera di circa 500 regolarizzati e un migliaio di armati delle tribù Bracca con due cannoni; - combattimento di Tecniz del 16 settembre, nel corso del quale trovarono la morte il comandante della Zona di Merg, magg. gen. Alfonso Torelli (M.O.V.M.), 2 ufficiali e 28 u. d i truppa;


DAI.LA PACE D I LOS1\NNA Al PIHMI FOCOLAI DI RIVOl,TA (1912· 1914)

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- combattimenti d i Talcazà e Sidi Rafta del 26 e 27 settembre; - operazioni della 4a Div. (ten. gen. Raffaele Vinaj) per la conquista del campo armato d i Bu Scemèl dal 4 al 6 ottobre. Il successivo arrivo della stagione delle piogge, in coincidenza con il congedamento della classe anziana, determinava una sosta nelle operazioni. Il 23 ottobre il geo. Briccola lasciava il Governo della Colonia, sostitu ito dal pari grado Giovanni Ameglio. In marg ine alle cond izioni delle truppe in Cirenaica ne ll'autunno d i quell'anno molto significative sono alcune valu tazioni contenute in una lettera, spedita da Bengasi il 1° settembre 1913, a firma del ten. col. Bongiovanni, e indirizzata a colonnello del Ministero (80): - il gen . Briccola non intende fare previsioni né assume re impegni circa le future operazioni da compiere sull'altipiano fino a quando non sarà messo a punto il riordinamento del Corpo di Occupazione; - la situazione dei reparti alla data odierna è la seguente: . la classe del 1891 è stanca e logora e per prima cosa aspira a rientrare in Italia e andare in congedo; . la peste a Derna minaccia cli estendersi e i casi si fanno frequenti anche fra le trup pe; . la 4a Divisione, dopo la partenza del gen. Tassoni, è rimasta "in tristi condizioni; è uno stru mento logoro, a cui il cosiddetto riposo estivo ben poco ha giovato", per cui converrà provvedere a sfollarla; . la 2a Divisione sta abbastanza bene , ma ha ancora un numero notevole d i ammalati. Dopo aver p recisato che "qui si cerca di fare seriamente quanto ancora rimane", l'ufficiale afferma: "ciò che non piace è la poca fiducia nell'azione militare che ogni tanto, con la caratteristica sua imp ulsività, dimostra il Ministro Bertolini". Conclud e segnalando che "Il p roblema cirenaico è stato ed è tuttora serio . Ma convincetevi che no n è stato mai grave e p reoccupante. L'u nica preoccupazione attuale è l'eccesso di trup pa bianca" . Ahro interessante d ocumento è una lettera personale , in d ata 24 marzo 1913, del Ministro Spingardi al gen. Briccola, nella q uale si ricorda al Governatore della Cirenaica (e di riflesso a quello d ella Tripolitania) che " ... finchè dura lo stato di gue rra, il Ministro della Guerra, che in materia m ilitare ha egli solo la responsabilità di fro nte al paese, non può e non deve disinteressarsi, quale che sia la interpretazione che p uò essere data ai decreti cli istituzione del Min istero delle Colonie". Chiede pertanto " ... di continuare i buoni rapporti con il Ministero della Guerra in materia militare e in quella parte d i materia politica, che colla militare abbia stretta attinenza" (Doc. 312).

(80) AUSSME - L8 - b. 185/4. Il ten. col Luigi Bongiovanni sarà poi Add. Mii. a Bedino e ritornerà in Cirenaica, quale Governatore, nel 1923.


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I GOVERNI MILITARI DELLA LI BIA (1911- 1919)

2. IL RISVEGLIO (NOV.

19 13 -

DELL'OFFENSIVA SENUSSITA E LA CAMPAGNA DI REPRESSIONE

DIC.

1914)

A fine ottobre il gen. Ameglio assumeva il Governo della Colonia. Come primo atto il nuovo Governatore proponeva al Ministero di (81): " .. . offrire al Capo dei Senussi vantaggi tali che ne rinsaldino la volontà di collaborazione con il nostro Governo, quali: la elevazione del Grande Senusso al rango di Emiro, la concessione della temporanea sorveglianza delle scuole religiose annesse alle zauie, un appannaggio e qualche franchigia doganale, con obbligo però di garantire la sicurezza delle carovane nell'interno". La proposta suscitava grandi consensi a Roma, tanto che il Ministro Bertolini in una sua lettera del 30 ottol:>re invitava il nuovo Governatore a porre in atto ogni iniziativa, atea ad assicurare "una penetrazione pacifica nell'interno del paese". Ma i successivi avvenimenti, influenzati anche dalla imminente guerra europea, dovevano d imostrare del tutto illusorie le speranze di una rapida pacificazione (Doc. 335). Nel novembre Ameglia segnalava al Ministero (82): "cresce nte attività dei ribelli ha obbligato le ailet a noi sottomesse a spingersi verso la linea Ghemines-Sulluk sotto la nostra protezione. Ribelli di Agedabia sono cresciuti a 1.300", aggiungendo che "nei campi di Argùb e di El Katuba si notano indigeni del Waddai e del Fezzàn, milizia personale d el Grande Senusso" . Erano queste le prime avvisaglie di una nuova e violenta offensiva senussita nei confronti della o ccupazione italiana, che obbligherà poi il Governo coloniale ad assumere una serie di iniziative militari, per neutralizzare la rivolta dilagante. Il 23 dicembre una carovana trasportante viveri e altri rifornimenti, partita da Merg e diretta al distaccamento di Gxur, veniva duramente attaccata da circa 300 armati, che si impadronivano del carico, infliggendo perdite al reparto cl.i scorta: morti un ufficiale e d ue militari. Il 5 gennaio del nuovo anno in località Bu Mariàn gruppi d i ribelli attaccavano una autocolonna, costringendola a ripiegare dopo aver abbandonato il carico. Il reparto lasciava sul terreno 10 morti. La cronaca dei successivi avvenimenti registra un crescendo di razzie, imboscate, attacchi a convogli e opere fortificate. Agendo di sorpresa, unita a grande mobilità e perfetta conoscenza del territorio, le forze della ribellione arrivavano rapidamente sull'obiettivo, lo attaccavano e p rontamente si ritiravano, evitando lo scontro diretto; si trasferivano poi in altra località, per ripetere l'azione. Il gen. Ameglio decideva pertanto cli dare inizio ad un ciclo di operazioni, applicando i principi della guerra coloniale: impiego di colonne mobili e bande ind igene; pochi ma forti presidi fissi , a cui facevano capo le colonne mobili dopo aver battuto il terreno interposto. "Principi questi (81) Ib., b. 179/ 10. Relazione al Ministero de lle Colonie de l Gove rnacore e risposta de l Ministro . (82) Ib. b. 167/1 .


0,11.1.A PACE Dl LOSANNA Al PR IMI FOCOI.Al 01 RIVOLTA ( 19 12- 1914)

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- così scriveva il gen. Ameglio nelle sue direttive - convalidati dall'esperienza del Mar. Bugeaud nella conquista dell'Algeria". Il 15 gennaio 1914 il Governatore proponeva al Ministero "misure di forze tali da indurre gli indigeni dell'interno a sottoporsi alla nostra autorità ... " (Doc. 336) . E con successiva lettera del 16 indicava al Ministro gli obiettivi da raggiungere, precisando inoltre che: ".. Padroni di Agedabia, o ccupata Zuetina, punto di sbocco sul mare dei Mogarba e della carovaniera per Gialo, è possibile spingere verso la Sirte reparti veloci e leggeri, per sottomettere il paese e dare la mano alla Tripolitania". (Doc. 337). Diramava quindi gli ordini, trasmettendo circolare a stamp a all'oggetto "Istruzioni tattiche ... ", frutto de lla sua lunga esperien za di comando in Colo nia (Doc. 338 a 340-437). Le operazioni ebbero inizio nel febb. de l 1914 e nei singoli settori ebbero i seguenti risultati (Schizzo n. 14): - Settore Occidentale (da Tolmetta esclusa al confine sircico): Scopi e obiettivi : neutralizzazione della zauia di Msus, fo colaio della resistenza senussita, e successive operazioni nella regione dei Mogarba, per completare la serie delle occupazioni verso la Sirtica. Il 27 febb raio d ue corpi di truppe (colonna Latini con truppe di colore e colo nna Meomartini con truppe nazionali) , agli ordini d el C.te la Zona di Bengasi, magg. gen. Ferruccio Ferri, attaccavano e distruggevano il campo armato di Scl e idima con 2.000 armati e due cannoni. L'azione veniva condotta via terra dalla colonna Latini lungo la direttrice Gheminès-Zuetina; via mare dalla colo nna Meomartini che, imbarcatasi a Bengasi, sbarcava a Zuetina . Il 12 marzo si ebbe lo sbarco delle truppe provenienti da Bengasi e il 16 successivo ve niva effettuata dalle due colonne la marcia su Agedabia, che veniva neutralizzata nei suoi centri di resistenza . Conclusa l'azione, le truppe rientravano a Zu etina, che veniva occupata con un presidio, e poi a Bengasi. Mentre si svolgevano queste operazioni altra colonna, al co mando del gen. Anton io Cantore (54 uff. , 746 nazionali, 1.363 u. di colore), dal 23 al 28 marzo occupava prima Carruba e poi Maraua, nella zona di Merg, proseguendo successivamente nel Su d bengasino lungo la direttrice Bedafon-I.angal-Lecktara-Saunno per una serie di operazioni, che si concludevano con la occupazione di Agedabia (8-20 aprile), d ove veniva installato un presidio (83). Le rimanenti fo rze rientravano q uindi nelle rispettive sedi. - Settore centrale (regione del Ba rca) In questo settore l'azione delle colonne mobili era diretta a distruggere i nume rosi campi armati, sorti ai margini dell'altipiano, che ospitavano ufficiali e regolari dell'esercito turco oltre a consistenti forze senussite. Fra le più importanti operazioni sono da ricordare: la d istruzione dei campi di Argùb e Slonta, ad opera delle truppe della Zona di Cirene (84); la già ricordata occupazione cli Maraù a, ad ope ra (83) Ib., b . 150/ 12 e 150/ 19. (84) Ib., b . 150/6. Le orernzioni si svolsero da l 14 al 22 febb.


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I GOVERNI MILITARI OELI.A LIBIA (191H919)

Schizzo n. 14 LE OPERAZIONI MILITARI NEL SUD BENGASINO

(Febbraio - Agosto 191 4)

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DA UA PACIJ DI l.0SANN,\ Al PRIMI FOCOLA I D I RIVOLTA (1912• 191~)

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de lla colonna Can.tore. Ma il 22 aprile una carovana di 200 fra muli e cammelli, scortata da due compagnie del 26° f., veniva attaccata nei pressi cli Bir Gandul da circa 400 ribelli. Costrette a trincerarsi sul posto, le truppe rimasero circondate per l'intera notte e poterono essere liberate solo il mattino successivo dopo l 'arrivq di consistenti rinforzi. Perdite : 13 nazionali morti e 3 eritrei; feriti 26 nazionali e 6 eritrei. Altre operazioni di un certo rilievo nel corso del 191 4 furono: l'attacco al campo di Gars Tecasis (20-22 giugno), a Sud di Maraùa; il combattimento di M. Keinem il 13 luglio (morti 6 ascari eritre i; feriti 9 nazionali e 29 ascari); il combattimento di Bir El Greiàt fra il 6 e il 7 agosto ad opera di un distaccamento della Zona di Cirene; i combauimenti in territorio di Benie sostenuti dalle truppe della Zona di Merg; gli scontri di Gars Laerigia, a Sud d i Maraùa; il combattimento di M. Keinem il 13 luglio (morti 6 ascari eritrei; feriti 9 nazionali e 29 ascari); il combattimento di Bir Ghe riat fra il 6 e il 7 agosto ad opera di un d istaccamento della Zona di Cirene; i combattimenti in territorio di Benie sostenuti dalle truppe della Zona di Merg; gli scontri di Gars Loerigia, a Sud d i Slonta, sostenuti d alle truppe cli Cirene. Fra il 9 e il 10 seuembre truppe della Zona di Cirene attaccavano di sorpresa il campo armato di Kaulàn, infliggendo elevate perdite all'avversario. Il rovescio fu d i tale portata che lo stesso Ah med esc-Sceri f prese severi provvedimenti a carico del comandante del campo, Abdurahman Effendi, per essersi fatto sorprendere dall'azione italiana. - Settore orientale (Marmarica) Scopo principale delle operazioni doveva essere quello di chiudere la via al contrabbando proven iente dall'Egitto. A raie scopo ne ll'aprile una colonna, al comando d e l gen. Mambretti, occupava il campo di Ommerzen e nell'agosto ripeteva l'azione contro il campo di Kaulàn, da cui più frequentemente partivano le incursioni contro la camionabile cli Mikili. In sintesi, dal febbraio all'estate del 1914 il Governo di Bengasi conduceva u na serie cli operazioni, dirette ad alleggerire la crescente pressione avversaria e disperdere i più pericolosi campi nemici. Ma, nonostante i frequenti successi, i provvedimenti adottati non realizzarono ris ultati duraturi, in quanto l'avve rsario , benchè sconfitto, tornava a riunirsi in forze, obbligando le truppe ad estenuanti inseguimenti. Di particolare interesse, nel corso di q uesta campagna, è una relazione Ameglia ai Ministri delle Colonie, Guerra e Capo S.M.E., in data 24 maggio 1914, nella quale si segnalano le conseguenze dannose, avutes i in Cire naica, a segu ito della "brusca e forzata sospensione delle operazioni offensive", che si propone di riprendere al più presto e con la massima energia, previo però l'assegnazione di 4 battagl ioni di colore in pieno assetro di guerra (Doc. 344).


152

3.

l GOVERNI MlLITAJl l DELLA UBIA (1911-1919)

L'ORGANIZZAZIONE DEL TERRITORIO

Gli anni 1913-1914 segnano in Cirenaica una fase pressochè ininterrotta di operazioni militari, diretta a contrastare la crescente rivolta delle popolazioni indigene sotto la bandiera della Senussia. In queste condizioni è praticamente impossibile attuare in Colonia le istituzioni largamente liberali previste dall 'ordinamento Bertolini, che presuppongono almeno una avviata pacificazione de l territorio . Ciò nonostante il Governatore Briccola con D.G. 19 febbraio 1913 dichiara le città di Be ngasi e Derna e territori circostanti "zone di governo civile". Il che consente cli procedere alla istituzione dei tribunali regionali di Bengasi e Derna, previsti dal nuovo ordinamento. In qu esta fase il Governo locale cerca anche cli avviare nei territori occupati, ma sen za successo, programmi di messa a coltura dei terreni incolti o poco utilizzati, avvalendosi ciel R.D. 6 novembre 1913, che autorizza la filiale della Banca d'Italia in Bengasi a compiere operazioni di credito fondiario. Ma l'esigenza primaria resta ancora quella cli dare una sol ida organizzazione militare a lla Colonia, come si è eletto suddivisa in settori di competenza (occidentale, centrale, orientale), a loro volta articolati in comandi di Zona . Con l'avvento di Ameglia al Governo della Colonia si realizza in un p rimo tempo una maggiore solidità e consisten7.a della nostra occupazione, tanto che il Governo d i Bengasi il 30 marzo 1914 inoltrava proposta al l'vlinistero cli costruzione cli u n secondo tronco ferro viari o nella tratta Benina-El Régima della linea Bengasi-Derna. Inoltre, Ameglia attuava una n uova ripartizione della organizzazione territoriale della Colonia, che venne suddivisa in tre nuovi settori (Occidentale, da Bengasi alla frontiera sirtica; Centrale, corrispondente alla regione de l Barca; o rie ntale, con la Marmarica) con cinque comandi di Zona: Bengasi, Cirene, Merg, Derna, Tobruk. Dopo i successi cli Scleidima, l'occupazione di Zuetina e la distruzione dei campi cli armati di Argùb e Slonca, il 19 aprile Ameglio informava il Ministero (85) di aver riun ito a Bengasi 114 capi, appartenenti alle tribù sottomesse, "per un pubblico e solenne ricevimento", avente anche lo scopo cli re ndersi direttamente conto dei più urgenti problemi di quelle popolazioni. Ma scopo d el convegno era anche quello cli convincere i capi convocati a "divenire em issari della causa italiana verso le tribù non ancora sottomesse" . Al solenne ricevimento intervenivano anche 10 capi zauia, in rappresentanza del nucleo dissidente dalla politica del Grande Senusso . Sull'atteggiamento della Senussia in questa fase d ell'occupazione italiana gioverà ricordare che nel febbraio del 1914 il Governo Coloniale dava notizia che "Gran Senusso ha ordinato cli non attaccare le cabile a noi sottomesse, e ciò ha dato origine alla voce cli una tregua, data la grande stanchezza fra gli indigeni. "Ma nel maggio successivo i no(85) Ib. h. l 50/28.


DALLA PACE DI LOSANNA Al PRIMI FOCOl,Al DI RIV()I.T J\ (1912· 19 1-i)

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tiziari della Colonia informavano il .Ministero di una ripresa delJe ostilità, validamente sostenute dai rifornimenti , che giungevano al le forze senussite da Sollum, dove aveva sede una agenzia senussita. Da a ltre fonti risultavano ancora contatti fra Ahmed esc-Scerif ed Enver Pachà, .Ministro della Guerra ottomano, e "accordi fra Senussia e Governo germanico" (86). Nel settembre voci attendibili segnalavano che (87) : "Il Senusso si è mosso dai dintorni cli Msus, per dirigersi verso Est, nel tentativo cli sollevare le popolazion i contro la dominazione inglese in Egitto", oltre ad aiuti palesi della Turchia e della Germania, "che si fa passare per protettrice dei musulmani". Intanto, in agosto rientravano in patria quattro battaglioni alpin i, i Quadri di due Comandi di reggimento (16° e 87°) e i comandanti dei gruppi di artiglieria. Nel novembre la Turchia entrava in guerra al fianco degli Imperi Centrali. Si moltiplicavano eia allora i focolai della rivolta, favoriti dagli errori della nostra politica indigena . In vista perciò cli ulteriori ripercussioni sulla sicurezza della nostra occupazione il Governo di Bengasi decideva cli far ripiegare i presidi più esposti e più avanzati, e precisamente quelli di: Mdauàr, Ommerzen, Bu Gassai, Maraùa, Slonta. In un secondo tempo venne ritirato anche l' importante pr,e sidio di Scleidima. Ma l'abbandono di quelle località clava nuovo alimento alla ribell ione, in quanto considerato un nuovo successo sulle armi italiane. Nel corso cli questi avvenimenti il 24 settembre 1914 il Ministro Sonnino telegrafava al nostro ambasciatore a Berlino, Bollati, per informarlo che l'ambasciatore tedesco a Roma aveva vivamente raccomandato di lasciar passare Nury bey, fratello di Enver e in missione al Senusso, "per persuade re questo sulla necessità di rispettare l'Italia". Aggiungeva la stessa fonte che "la Turchia, nel caso che l'Italia appoggiasse gli Imperi Centrali, sarebbe disposta a cedere Sollum e Rodi" (88) . Ma già a fine d icembre l'attività dei campi armati nemici in Cirenaica si andava manifestando sempre più minacciosa . In previs ione di una prossima ripresa dell'offensiva senussita il gen . Ameglio proponeva al Ministero cli "raccogliere le forze, in modo cli assicurare maggiore solidità alla nostra o rganizzazione, e di costituire forti nuclei mobili di truppe, disponibili per eventuali operazioni campali nelle varie zone". Su tale proposta, sottoposta per il parere tecnico al Capo di S.M.E., il gen. Caclorna annotava: "Viene così attuato il principio espresso nel mio f. del 17 dicembre, ridurre (cioè) la nostra occupazione alla costa" (89). A seguito dei nuovi criteri l'organizzazione delle fo rze in Ci-

(86) Tel ciel Governo di Beng,isi in data 12 ouob re 191 4. (Diuio 1914-1918 di F. Martini - cit, p. 179). (87) AUSSME - L8 - 167/1. (88) ODI - Quarta Serie - Voi. II, Doc. 280, p. 232. (89) AUSS1'v1E · L8 - b. 167/ 10 e Doc. 343.


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I GOVERNI MI LITAR! DEI.I.i\ I.JDIA (19JJ . 19 19)

re naica, pur conserva ndo l'articolazione in comandi di Zona, restringeva l'occupazione alla fascia costie ra Gheminès-Bardia (Carta n. 4). Si andava intanto aggravando sempre più la ribellione in Tripolitania (Doc. 342). Per fronteggiare la grave minaccia, Martini segnalava al governo di Bengasi la necessità cli d irottare s u Tripoli il btg. erilreo già assegnato e non ancora giunto. Ma Ameglia con telegramma n. 42 del 27 gennaio, dopo aver elencato la consistenza d e i campi armaci ribelli e rapprese ntato "il risveglio islamico ancor più vivo in Cirenaica", comunicava d i non poler rinunziare, a favo re della Tripolitan ia, a un btg. eritreo, per non compromettere la sicurezza della Colonia (Doc. 344). Su queste conclusioni il Ministro Martini , in considerazione "d elle consegue nze gravissime che potrebbero ricadere sull a Cirenaica dopo un successo senussita in Tripolitania", chiedeva il pare re tecnico del Ministro della Guerra e ciel Capo di S.M. dell'Esercito (Doc. 345) . Ma il Ministro Zupelli rispondeva di non potersi sostituire al giud izio del Governato re, "di cu i è riconosciuta la grande competenza" . Proponeva pertanto di trarre dall'Eritrea i btg. indigeni occorrenti per la Tripolita nia (Doc. 346-347). In materia di politica indigena è infine d a ricordare che, nell' imminenza della dich ia razione cli guerra alla Tu rchia e della conseguente abrogazione del R.D . 17 ott. 1912 sulle prerogative religiose del Sultano, il Ministro Mattini interessava il gen. Ameglia, per conoscere il suo pensiero in merito alla emanazione di "altro ordinamento consentaneo ai precetti religiosi e giuridico-islamici" per la Libia (Doc. 361). Ameglia proponeva l' immediato allontan a mento da Tripo li del Naib Ul Sultàn, la cui azione "era stata sempre intesa ai nostri danni", e la conferma della p rassi finora seguita, che prevedeva la nomina de ll e au torità relig iose con Decreto Governato riale, sentiti i rispettivi Ulèma (Doc . 362).


PARTE TERZA LA LIBIA NEGLI ANNI DELLA GUERRA EUROPEA E DELL'IMMEDIATO DOPOGUERRA (1915-1919)


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CAPO IX INSURREZIONE GENERALE IN TRIPOLITANIA ALTRI MOVIMENTI INSURREZIONALI IN A.S. (1915-1916) 1.

LE GRANDI OPERAZIONI DI POLJZlA E I ROVESCI DELLA GHl81A E DELLA SIR-

TlCA (GENNAIO-APRILE

1915)

Il nuovo Governatore della Tripolitania, ten. gen. Luigi Druetti, con circolare d el 19 dicembre 1914 comunicava ai comandi dipendenti la propria decisione di voler abbandonare l'interno della Colonia, per attestarsi saldamente sulla "linea costiera nelle sue localiLà principali, fra il confine occidentale e la Sirte, e la linea marginale ciel Gebe l fra Fessato e Homs" (1). E il 25 gennaio 1915 chiedeva a l Ministero l'autorizzazione a proclamare lo stato d 'assedio nella Sirtica (Doc. 63) . Ma la notizia di un prossimo ripiegamento di numerosi presidi contribuiva ad a limentare la già dilagante rivolta, coinvolgendo nei moti anche quelle tribù che a breve scadenza sarebbero rimaste prive del sostegno italiano e perciò più esposte alle rappresaglie dei ribelli. Druetti decideva pertanto di conservare il possesso dei maggiori centri dell'altipiano (Jefren, El Giòsc. Mizcla, Beni Ulìcl), affidando il controllo del rimanente territorio all'azione di robuste colonne mobili in costante movimento nei territori non presidiati. Intanto la ribellione continuava a guadagnare nuovi proseliti nel Gebel e soprattutto ne lla Sirtica (Doc. 56-57). Nella zona occidentale dell'altipiano, ai confini con la Tunisia dove fin dai primi di dicembre era no stati evacuati i presidi di Ghaclames, Sinaum e Nalùt, il Governo di Tripoli decideva di riprendere il controllo della situazione mediante l'impiego di una robusta colonna mobile (V libico, rep . benadiriani, banda Vaglino , sez . art.) al comando del ten . col. Nigra, che in effetti riusciva a ristabilire l'ordine nell a regione . Ciò consentì alla banda Voglino di rioccupare il 16 febbraio 1915 l'oasi di Ghadames (Doc. 54) dove il 18 successivo giungeva la colonna Gianni ni, proveniente da Gha t, al termine di una lunga e faticosa marcia in territorio tunisino (2). Ma ben più drammatica si presentava la siLUazione nella Sirtica, dove la ribellione poteva avvalersi del sostegno dei senussi di Ageclabia e in genere di quasi tutte le tribù del sud-bengas ino . Inutilmente il governo d i Tripoli aveva sperato nell'aiuto del (1) Cfr. G. Pomari · Gti Italiani nel Sud libico" cit. p. 268 (2) AUSSME - LS - b. 125/ 2 "Diario delle operazioni io Tripolitania dopo la conclusione de l trallalO di Los,urna". Ne ll'occasione il gcn. Druetci segnalava al Ministero

un Memoriale <lei caimac;ìn del Gariàn, lladi bey Coober, da cui ri sultava che "indigeni d isarmati e in condizioni di non potersi difendere dovranno inevitabilmente passare al nem ico" ( Doc. 64).


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I GOVERNI M JI.ITARI J)ELU1. LIBIA (19 11- 1919)

vecchio Sef en Nasser, liberato dal confino di Zuara , per una e fficace opera di pacificazione e di conciliazione. El fiero capo della Giofra si manteneva ora distaccato e non certo favorevole agli interessi italiani, mentre due dei suoi figli , Abel el Gelil e Mohammecl, erano apertarn.ente passati nelle file della ribellione (Doc. 58). Occorreva pertanto procedere senza ulteriori indugi al ripiegamento dei presidi d i Socna e Uadàn, in particolare di quest'ultimo che il 15 gennaio aveva subito un'aggressione ed era stato costretto a ri tirarsi su Socna, abbandonando d ue cannoni nelle mani dei ribell i (Doc. 60-61 -65). Si aggravavano intanto le condizioni di sicurezza nei territori orientali della Colonia fra Sirte e Socna, per l'atteggiamento sempre più ostile di qu elle popolazioni (Doc. 62) . Altri preoccupanti segnali confermavano l'avvicinamento a Sirte cli gruppi numerosi di armati, valutati in alcune cen tinaia di fuci li, che "portano bandiera verde di Ahmed esc-Scerif e sono inquadrati da ufficiale turco". Sotto "l'avanzata delle orde senussite" il Governatore proponeva al Ministero cli "abbandonare Misurata città e cli tentare di tenere Misurata Marina " e chiedeva di essere autorizzato a proclamare lo stato d 'assed io "per ora nella sola regione sirtica" (Doc. 63-64). Il 25 gennaio Druetti telegrafava a Roma (Doc. 64): "... Situazione aggravasi sempre p iù. Presidio Socna .. . segnala trovarsi a contatto con massa nemica forza circa sette ottocento armati rinforzati da sezione art. toltaci Uadàn ... Stamane nucleo circa 200 ribelli attaccò Taorga ... Tutto territorio conquistato da gen. Garioni perd uto. Fra breve saremo p robabilmente ridotti stesse condizioni epoca Caneva .. . ". Aggiungendo che si profilava il pericolo cli "avere sulle braccia" non solo le mehalle armate come al tempo dei turchi, ma anche grand i masse cli beduini delle regioni desertiche interne, calcolate in 5 o 6.000 fucil i con artiglierie. E il 27 successivo ribadiva che , per assicurare il possesso di Misurata città, occorreva l' invio dall'Italia di una intera Divisione (Doc. 66-67). Ma il Ministro Ma rti ni telegrafava a Tripoli "Misurata non può e non deve essere abbandonata". Convocato d 'urgenza a Roma presso il Ministero delle Colonie, il 1° febbraio il Governatore prospettava all'o n. Martini, p resenti il Ministro della Guerra e il Capo di S.M . dell'Eserdto , tre ipotesi cl i soluzione, di cui una intermedia, attestata su alcuni punti forti dell'altipiano e località di particolare interesse politico-mil itare (la cosiddetta "zona vitale della Colonia", cioè quella compresa tra Zavia - Fessato - Jefren - Gariàn - Ta rh una-Cussabàr-Homs, oltre a Zuara, Misurata e Sirte) per la quale però occorreva un rinforzo imme diato di sei btg. metropolitani, da portarsi eventualmente a dodici, oltre a l btg. eritreo già assegnato dalla Cirenaica (Doc. 68) . Proposta questa che veniva pienamente condivisa da l Ministro delle Colonie. Ma Cadorna, giu d icando le forze presenti in Tripolitania adeguate alla situazione, ribadiva il concetto che "la nostra occupazione venga ristretta nei limiti che le forze stesse consentono cli tenere con sicurezza" (Doc. 72) .


LA LIBIA NECl.l ANNI 19 15· 1919

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Sul parere espresso dal Capo cli S.M. inLerveniva il MinisLro Martini con lettera personale al Ministro de lla Guerra, sostenendo cli non poter assolutamente subordinare le esigenze politiche a quelle di indole militare (e cioè resLringere l'occupazione nei limiti che le forze attuali consentono di tene re) e sollecitando la concessione dei rinforzi richiesti dal gen. Druetti. Conveniva comunque nel parere di sostituire il gen. Druetti con il gen. Tassoni (Doc. 69-70). Sulle divergenze di cui sopra si inseriva infine il Ministro Zupclli con proposta a Caclorna cli "conciliare nel modo p iù appropriato le esige nze politiche con quelle militari" (Doc. 71). Venivano pertanto concessi i rinforzi in ragione di tre btg. bers., tratti dai rgt. 2°, 5°, 7°, e tre sqd. cav., tratti da i rgt. Salu zzo (13°), Lodi (15°), Palermo (30°) (Doc. 72). Il 5 febbraio il ten. gen. Druetti lasciava il Governo della Colonia, sostituito dal pari grado Giulio Cesare Tassoni (Doc. 72 his) . Nel corso di questi avvenimenti il ten. col. Gianinazzi, comandante del presidio di Socna , dopo aver requisito lutti i quadrupedi disponibili in zona, partiva a fine gennaio da quella residenza con una carovana di 1. 500 cammelli, diretto a Bu Ngeim, prima tappa della marcia cl i ripiegamento. Ma 1'8 febbraio, giunto in pross imità della tappa, mentre i cammell i pascolavano sotto scorta di un drappello di 300 fucili, una massa di arabi , valutala in oltre mille armati e un repano di cavalle ria turca, atta ccavan o la scorta, impadronendosi di una parte del convoglio. Accorreva prontamente eia Bu Ngeim un rinforzo agli ordini del ten. col. Billia ( tre comp. eritree, una compagnia libica, sez. art.), che solo verso sera riusciva a sbloccare la situazione. La giornata si chiudeva con un pesante bilancio: morti 3 uff., 14 eritrei, 15 libici; feriti n. 1 uff., 35 eritrei, 15 libici. Elevate anche le perdite in quadrupedi e materiali. TI ten. col. Gianinazzi decideva allora di puntare direttamente su Sirte, in luogo d i Beni Ulìcl, e d i ciò il 9 febbraio informava il Governo (Doc. 73): "... Siccome io rispondo salvezza colonna nell'auuale crilica situazione, avverto che mia decisione, giudicata unanime mente la migliore, è irremovibile . Se Governo vorrà poi inviare a Beni Ulìd forze a mia disposizione, prego far trovare subito noleggiato che le conduca a Misuraca. Giorno mia partenza subordinato a condizioni feriti gravi... " Ma il Governatore interinale Del Mastro ribadiva l'ordine cli rip iegamento sul presidio di Beni Ulìcl, "avvertendo che all' iniziativa che <Gianinazzi> intendesse prendere è unita sua piena e intera responsabiliLà". A seguito del nuovo ordine la colonna Gianinazzi, a cui si era unito il presidio d i Bu Ngeim, dopo aver distrutto tutto ciò che non poteva trasportare e inc endi ato il paese, si metteva in marcia su Beni Ulìd, dove giunse il 20 febbraio successivo. Il 10 febbra io il Ge n. Tassoni assumeva il Governo della Colonia. Come primo atto il nuovo Governatore emanava una ci rcolare ne lla quale , dopo aver deplorato la generale tendenza ad esagerare i pericoli della rivolta, respingeva "l'abbandono ingiustificato di posizioni e località" e ordinava che "ormai nessun comandante d eve fare un


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I GOVERNI MILITARI DELLA LIBIA (19 11- 1919)

passo indietro senza ordine specifico del Governo e le località oggi occupate devono essere mantenute ad ogni costo". Ma la situazione in Tripolitania diveniva sempre più incandescente e la rivolta conquistava rapidamente tutte le regioni per effetto di spinte convergenti dal sud bengasino, dalla Ghibla e dal Gebel. Si aggravava inoltre la situazione organica delle truppe libiche, fra le quali aumentavano i congedamenti e diminuivano gli arruolamenti, tanto che a fine gennaio si era reso necessario sopprimere un battaglione e ridurre il totale delle compagnie libiche da 24 a 19. Convinto tuttavia di poter fermare con le forze disponibili la dilagante rivolta, Tassoni concepiva due importanti operazioni di polizia: una nella Ghibla a Sud di Mizda nel territorio degli Orfella , affidata al ten. col. Gianinazzi, e l'altra nella Sirtica· al col. Miani. Con finalità cli concorso e alleggerimento altre colonne dovevano appoggiare l'azione delle due colonne principali, muovendo su direttrici concorrenti. OPERAZIONI NELLA GHIBLA Il 4 aprile 1915 la colonna Gianinazzi, su u n btg. libico, una btr., sez. mitragliatrici e alcune bande per un totale di circa 2.000 u ., partita da Mizcla; in una tappa giungeva all'Uadi Frutten, dove si accampava. Ripreso il movimento 1'8 successivo, la colonna Gianinazzi, mentre era in marcia nella Ghibla, veniva violentemente attaccata da forti gruppi cli ribelli nei pressi dell'Uadi l\.farsit. Prese dal panico, le bande si davano alla fuga, travolgendo i reparti regolari. Negli scontri che seguirono, truppe nazionali e di colore riportavano perdite notevoli. Morti: un capitano e un nazionale; feriti: 10 ufficiali e 6 nazionali, compreso il ten. col. Gianinazzi, che era costretto a cedere il comando al magg. Sartirana. Fra gli ascari si ebbero 38 morti, 131 feriti e 134 dispersi (3). Nella notte la colonna rientrava a Mizda dopo aver subito durante la marcia ripetuti assalti. Nel corso della relativa inchiesta risultò che il rovescio dell'Uadi Marsit era stato in gran parte p rovocato dalla indisciplina e scarsa affidabilità delle bande, arruolate in fretta per ]a specifica esigenza senza un criterio di selezione politica del pers onale. Ad appoggiare l'azione della colonna principale il Governo cli Tripoli disponeva l'impiego di altre due colonne operanti in settori contermini: - una al comando del ten. col. Nigra, che fra il 18 e il 21 aprile muoveva su Derg, con il compito di liberare la regione a Est cli Ghadames dalle bande di insorti; - l'altra al comando del ten. col. Bonelli, costituita da un btg. ciel 75°, che il 20 aprile subiva un duro .scontro in località Cornee Bu Gara, rientrando poi alla base di Tescia. (3) Jb., b. 125/2 e 151/9.


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LA LI BIA Nf:GLI ANNI 19l5-l9l 9

Schizzo n. 15 LA COLONNA MIANI DA MISURATA A GARS-BU-HADI

(5-29 Aprile 1915)

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I GOVERNI MTLTTA JU DELLA LIBIA ( 1911-1919)

Nel corso di detti combattimenti il battaglione riportava perdite considerevoli, segnalate in: 33 uomini di truppa morti; feriti 1 uff. e 23 truppa; dispersi 5, poi rinvenuti uccisi. OPERAZIONI NELLA SIRTICA Dirette alla rioccupazione e pacificazione di quella regione e dei confinanti territori del misuratino, le relative operazioni furono affidate al col. Miani, giunto appositamente dall'Italia su designazione dello stesso Ministro delle Colonie. Prima di partire per la Libia Miani aveva avuto a Roma un colloquio con il Ministro Martini, al quale aveva prospettato la necessità di disporre, per le programmate operazion i di polizia, più di un battaglione e ritreo, quale nucleo fondamenta le di truppe fidate. Ma il Ministro aveva nettamente respinto la proposta, dovendosi seguire il criterio che "ogni Colonia doveva fa re con i propri mezzi" (4) . E ciò aveva costretto il Governo d i Tripoli a ricorrere ad arruolamenti in massa per il completamenco dei battaglioni regolari di ascari libici e la costituzione cli nuove bande, senza tener conto che ormai mancava una base politica cli consensi e di fiducia da parte di quelle popolazion i. Sbarcato a Tripoli il 10 marzo, Miani proseguiva subito per Misurata, dove iniziava le operazioni di raccolta e inquadramento dei reparti assegnati: un btg . /2° bers., III libico, due comp. IV libico, una btr. someg. , una btr. camm. indigena, sqd. savari, pl. meharisti, oltre ai reparti in sede del presidio cli Sirte (due cp 37° f., due cp IV lib .). A seguito di autorizzazione del Governo di Tripo li fu poi dato inizio alla costituzione cli cinque bande (Zliten, Misurata, Msellata, Orfella, Tarhuna) per un totale cli 3.000 uom ini a piedi e 220 a cavallo. Con queste forze Miani iniziava le operazioni nella Sirtica contro le forze ribelli capitanate dallo sceik Ahmed Tuati, venuto dalla Ciren aica, che si proclamava luogotenente cli Safi Ed Din (5). Partita il 5 aprile dalla base cli Misurata, la colonna giungeva 1'8 successivo a Bir El Ezar dopo aver superato i villaggi cli B. Gimi e B. Tagemut (Schizzo n.15). Dall'8 al 18 aprile la colonna sostava successivamente a Bel Ezar, Nefecl , B. el Gheddaia, per svolgere opera di pacificazione fra g li Orfe lla, che confermavano la propria sottomissione e fedeltà al Governo, sollecitando protezione contro le minacce dei ribelli. In rinforzo alle truppe di Miani giungeva a Gheddaia anche la colonna del ten. col. Rosso (due comp. 63°, XV eritreo al comando ciel ten . col. Billia, tre comp. libiche, una btr., p i. meharisti), proven ienti eia Beni Ulìd, dopo aver respinto il 7 aprile violenti attacchi sulla fronte e sui fianchi da parte dei seguaci di Ahmed en Nasser. Il 19 aprile il pesante complesso cli forze, agli ordini del col.

(4) Cfr. L. Cadorna "alcre pagine ... " cit., p. 69. (5) La re laz ione Miani sugli ;ivveni rn emi 5-9 apri le 1915 si trova in AUSSME - L8 - b. 151/9.


LA l,IJ:l l A N EGl.l ANNI 1915• 1919

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Miani, riprendeva la marcia in direzione di Sirte con il proposito di continuare l'opera di p acificazione, ma volendo soprattutto dimostrare che il Governo era in condizioni d i fronteggiare qualsiasi nuovo atto d i ribellione. La colonna attraversò i territori di Taràh, Uadi Bei el Chebir tra Zliten e B. Giarabùa, Bu Retma, ma questa volta il risultato politico fu pressochè nullo, in quanto in quelle regioni quasi tutti gli uomini validi si erano trasferiti nei campi dei Senussi. Il 24 aprile la colonna Miani raggiungeva i pozzi alla confluenza fra l'Uadi Guaref e l'Uadi Thal. Ma, avendoli trovati interrati, proseguiva su Sirte, dove giungeva il 26 successivo. Da Sirte Miani telegrafava a Tripoli (6): " .. . da qualche giorno armati dei Senussi sono venuti obbligando gli uomini validi a concentrarsi a Gars Bu Hadi, ove corre voce che si stiano concentrando altri capi con relativi armati da Socna e dalla Gedabia. Perciò a Gars Bu Hadi si risolverà non solo la situazione militare, ma anche quella politica, perchè è evidente che le popolazioni della Sirtica , pur assicurando obbedienza, sono in attesa dei risu ltati d efinitivi, mentre i loro uomini validi sono con i ribelli". Giungeva altresì notizia che ad assumere il comando del grande campo armato di Gars Bu. Hadi sarebbe presto giunto il fratello p iù giovane ciel Senusso , Safi Ed-Din. Il 27 aprile 1915 Miani teneva a Sirte il gran rapporto ufficiali, nel corso del q uale comunicava che non e ra da escludere la possibilità di un mancato concorso o di una defezione cli alcune bande durante l'azione . La mattina del 28 la colonna usciva da Sirte, diretta all'obiettivo; comprendeva 84 uff. , 900 nazionali, 2.089 ascari eritrei e libici, 3.000 ausiliari delle bande, al comando di capi indigeni, 3.000 cammelli, 12 pezzi di art. mont. , 2 sez. mitr. Formazioni dì marcia e di combattime nto: - 1a linea: squadrone savari e reparto meharisti; - 2a linea: bande di Zliten, Misurata, XV0 eritreo; - grosso: un btg ./2° bers., due comp./57° f. (magg. Maussier), btr. someggiata, btr. cammellata, convoglio con impedimenta e rifornimenti; - retroguardia: IV libico; - fiancheggiamento, a cura d elle rimanenti bande. Dopo una sosta notturna, alle ore 7,30 d el 29 aprile la colonna riprendeva il movimento, giungendo in vista dell'obiettivo a lle ore 9,30. Iniziavano allora i combattimenti, p receduti da un vigoroso attacco delle mehalle ribelli contro il fianco sinistro d ella colonna. Le bande di Tarhuna e Msellata, schierate a protezione di quel fianco, abbandonarono le posizioni e ripiegaron o verso il tergo dello schieramento. Resosi conto del precipitare della situazione, Miani cercò di (6) Ib. 151/ 9


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I GOVERNI MI LITARI DELLA LIBIA (191 ·1-1919)

fronteggiare la minaccia con l'impiego dei reparti nazionali, che marciavano al centro della colonna. Ma, nel frattempo, le bande ammutinate aggiravano lo schieramento, tentando di impadronirsi del convoglio. Si accendevano così, ad opera delle unità di scorta, disperati tentativi per salvare il convoglio dei rifornimenti, che tuttavia in breve tempo andavano interamente perduti, insieme a tutte le artiglierie e salmerie. Da quel momento tutta l'azione divenne slegata e caotica, anche perchè i nazionali erano rimasti soli a sostenere l'urto avversario, che colpiva da più d irezioni, e manca va una riserva. A questo punto i reparti superstiti dovettero la loro salvezza al vecchio e fedele caimacàn di Zliten, Mohammed Fauzy bey, che con la sua banda di 500 armati copriva la retroguardia. Aveva quindi inizio la ritirata, che ben presto si trasformava in movimento disordinato e precipitoso verso la costa. Nel corso cli questo movimento l'avversario, imbaldanzito dal successo, inseguiva i resti della colonna, infliggendo nuove e sanguinose perdite . Solo all'altezza delle dune la massa dei fuggiaschi poteva essere fermata e riordinata, rientrando nel forte di Sirte alle ore 18,30. Il bilancio della giornata fu pesantissimo: morti 18 ufficiali, 252 nazionali, 234 indigeni; feriti 25 uff. , 141 nazionali, 296 indigeni, per un totale di 996 uomini fuori combattimento. Caduto anche il valoroso maggiore Maussier. Si legge nella relazione ufficiale che la defezione e il tradimento delle bande determinarono, al rientro a Sirte, due atti punitivi: "uno impulsivo e improvviso da parte degli ascari eritrei e libici, che aprirono inopinatamente il fuoco contro un raggruppamento cli gregari delle bande disarmate, uccidendone un centinaio; l'altro di carattere legale, consistente nella convocazione cli un tribunale straordinario, per giudicare i 15 capi e sottocapi delle bande, accusati di tradimento". "Il Tribunale cli guerra, riunitosi il 2 maggio" - si legge ancora nella relazione ufficiale - "riconosceva la reità degli accusati e li condannava alla fucilazione. La sentenza veniva immediatamente eseguita nei confronti dei responsabili delle bande di Tarbuna e Msellata, rientrati al forte dopo i combattimenti della giornata, fidando di poter compiere impunemente altre azioni delittuose .... " I componenti delle bande passate agli insorti si raccolsero la sera stessa del 29 aprile nel campo avversario di Gars Bu Hadi, passando a disposizione di Ramadàn esc-Scecèui; nei giorni successivi rientrarono ai rispettivi villaggi, ponendo il blocco ai presidi italiani. Il disastro d i Gars Bu Hadi segnò l'inizio della catastrofe militare e il crollo di tutto l'edificio politico-militare della Colonia (Doc. 74) . Iniziò da allora, ai fin i della ricerca delle relative responsabilità, una lunga serie cli accertamenti e inchieste, che si svolsero in un clima talvolta astioso, carico comunque cli accuse e recriminazioni (Doc. 75). Nel riferire al Ministero sui precedenti della giornata (f. n. 610 d el 1° giugno 1915), Tassoni attribuiva "la causa essenziale dello epilogo doloroso del 29 aprile a Gars Bu Hadi ... alla psicologia particola re del col. Miani .... quella sua fiducia nella fedeltà delle bande e dei


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capi così ill imitata, da indurlo a mettere nelle mani cli costoro, alla vigilia dell'attacco, le lettere del Senussi, che pure egli aveva ricevuto chiuse" (7). Per coprire eventuali responsabilità del Governo coloniale, Tassoni metteva in evidenza: - l'incondizionata fiducia accordata al Miani dal Ministero e la conseguente sua massima libertà d 'azione, che "non si poteva menomamente pensare di ritorglierli" (8); - le numerose segnalazioni trasmesse giornalmente dallo stesso Miani circa una situazione locale pienamente favorevole, come era possibile dedurre dai rapporti trasmessi al Governo di Tripoli, "ispirati a tale sicura fiducia, che non avrebbero consentito esitazioni o dubbi ... fiducia che, traendo in inganno il Ministero prima e questo Governo poi, fu la causa non solo del triste epilogo, ma benanco di quegli addentellati che misero capo alle situazioni cli Misurata, Orfella, Tarhuna con tutte le gravissime conseguenze noce". Da ciò l'impegno del Governo di Tripoli a soddisfare ogni sua richiesta in personale e mezzi per l'attuazione di un progetto, in precedenza approvato dal Ministero ("risolvere la situazione del paese con la gente ciel paese"), ma poi modificato, "costituendo a fianco delle bande una magnifica colonna cli truppe regolari, bastante da sola a risolvere la situazione". Fra le cause a monte del disast.ro militare Tassoni indicava poi: - non aver tenuto conto dell'influenza dell'azione senussita sulla condotta delle bande; - non aver dato la dovuta importanza alle segnalazioni dei suoi ufficiali e dello stesso caimacan di Zliten, che in più occasioni lo avevano informato di ciò che si andava tramando, ma di aver accordato la massima fiducia al suo "Segretario per gli Affari Indigeni", il notabile fezzanese Hagg Se nussi Sofo, ex capitano turco, assunto in servizio dallo stesso ~forni dopo l'occupazione di Murzùk nel marzo 1914 per intercessione di Abd el Neby Belchèr, capo degli Orfella (9); - non aver adottato adeguate misure di sicurezza, pur essendo pienamente consapevole del pericolo di un tradimento, dallo stesso Mia-

(7) ASMA[ - p. 122/ 6 - Fase. 47 (8) A margine del rapporto il Ministro Martini annotava di suo pugno "TI col. Miani non fu affatto imposto, ma proposto e accolto con sollecito favore dal GovernatOre. La condotta del Miani nel Fezzan fu lodar.issima da i suoi predecessori, salvo incidenti non tali da toglierli ogni fiducia sul suo accorgimento" (lb. Fase. 47). (9) Anco ra il 25 aprile Miani segnalava al e.te il presidio di Beni Ulìd il nornbile degli Orfella Abel el-Neby Belche r, quale capo di provata fedeltà che gode la più piena fiducia" Ma dopo Gars Bu Had i il Ne by passò nel campo degli insorti. Carlo Zoli nel suo saggio "La guerra italo-curca e il primo decenn io della nostra occupazione libiça" ci t. p. 43, afferma che certamente il .Miani prese in considerazione la possibilità di defezione delle bande, ma egli "pensava di poterla fronteggia re col proprio indiscutibile prestigio, colla propria formidabile e ne rgia personale" .


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I GOVERNI MILJ'J'ARI Dr.I.LA LIBIA (1911 • 1919)

ni segnal ato ai comandanti d i reparto in sede di gran rapporto tenuto a Sirte il 27 precedente. Sull'azione subdola e ingannatrice dei principali consiglieri indigeni, accolti con tanta superficialità e leggerezza dal col. Miani, il rapporto Tassoni metteva ancora in evidenza che : - Hagg Senussi Sofo era da ritenersi "uno dei più ardenti e astuti agenti senussiti"; - Abel el Neby, passato subito dopo il disastro militare nelle file della ribellione, prima di partire da Bir Ghecldaia, il 18 a prile, aveva delegato come suo sostituto presso il Comando italiano colui che si rivelò poi come il principale autore del tradimento, Ramadàn esc-Scetèui. Da tutto ciò l'errore d i una illimitata fidu cia accorciata ad un comandante, "che sotto molte ingannevoli parole e propositi ed accuse ad altrui celava una improntitudine inimmaginabile e una vanità maniaca" . Eguali addebiti venivano mossi da l Consigliere Alessandro Pavoni, che in una Memoria alle Colonie segnalava (10): - prima ciel combattimento di Gars Bu Hadi alcuni ufficiali avevano messo in guardia il col. Miani dall'accordare la sua fiducia a Ramadàn esc-Scetèui "elemento infido, molto discusso, già imprigionato dal ten. col. Gallina comandante la Zona di Misurata"; - oltre ad alcuni ufficiali, anche a ltri capi indigeni avevano disapprovato quanto si stava per fare . Ne informò pertanto sollecitamente il comm. Conti Rossini con una lunga lettera nella quale rappresentava la gravità della situazione. Dopo Gars Bu Hadi e le fuci lazioni d i Sirte iniziò il regn o del terro re e del sospetto. Il 14 luglio Tassoni trasmetteva al Ministero copia della relazione del geo . Cesare Del Mastro sull'inchiesta da lui svolta a Sirte in ordine al procedimento ordinato dal Miani a carico dei tredici notabili (11). Nel valutarne il contenuto, Tassoni respingeva le conclusioni della stessa relazione per la parte relativa alla "giustificazione di legittimità e legalità dell'ordine dato da l col. Miani e del procedimento svoltosi in conseguenza". In particolare Tassoni, premesso che il 25 aprile il territorio del presidio di Sirte non era in stato di guerra ma solo in staro d'assedio, respingeva le conclusioni del gen. Del Mastro, negando legittimità alla convocazione del tribunale straordinario, per di più nella stessa sede ove operava un tribunale di guerra. Concludeva infine in altra relazione del 10 luglio (12), mettendo in evidenza che l'azione del col. Miani "fu talmente ingannevole e deleteria ... da dare lievito alla ribellione, che irrimediab ilmente esplodeva". Su questo intreccio di discordanti valuta:doni e attribuzioni di re-

(10) ASl\<W - p. 122/ 6 -Fase. 48. ( 11) lb., - p. 114/ 1 - fase. 6. (12) Cfr. M.A.Vitale "Ita lia in Africa ... L'Ope ra d e ll'Ese rcito" cit. p. 112.


LA l,IBIA NECLJ ANNI 19l5· 1919

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sponsabilità si inseriva anche il Ministro delle Colonie Marcini, che in una sua lettera al Gove rno di Tripoli solto la data ciel 14 luglio, con riferimento al f. n. 610 1° giugno dello stesso Governo (13): - negava di aver mai concesso al Miani fidu cia incondi:donata e conseguente libertà d 'azione; - affermava di non aver mai avuto notizia deJla formula "risolvere la siluazione del paese con la gente del paese", per di più non applicabile al caso concreto per le gravi condi zioni di insicurezza in cui s i trovava la Colonia; - esprimeva il suo profondo turbamento per il "gravissimo g iudizio che codesto Governo dà della persona e dell'opera del col. Miani". Riepilogando infine i successivi rapporti provenienti da Tripoli, l'Ufficio Militare della Direzione AA.PP. del Ministero così sintetizzava le responsabilità a carico del col. Miani(14): a) Eccessivo ottimismo sulla fedeltà delle bande, malgrado i facci avvenuti, dai quali poteva essere tratto a cambiare opinione , evitando il loro impiego in combattimento; b) Negligenza nei suoi doveri, che gli facevano obbligo di riferire al Governo coloniale i gravi fatti occorsi; c) Negligenza nei suo i doveri, per ave r favorito le corrispondenze con il nemico, per quanto invo lontariamente, in modo da metterlo al corrente d ella situazione d ella Colonia e dei suoi intendimenti; cl) Mancata applicazione delle buone norme taniche. Sta cli fatto che al Miani dove va essere soprattu lto adde bitata la scelta di una formazione di marcia e di combattime nto, che riuniva a l centro della colonna le truppe nazionali (circa 4.000 u.), affidan do alle bande indigene, per cli più poco fid ate, al comando di Ramadàn esc-Scetèui, la protezione dei fianchi e della testa della colonna . Sulle responsabilità del disastro il 3 novembre 1915 si inseriva anche il Ministero della Guerra . Nel trasmettere al Capo cli S.M. dell'Esercito , pe r il pare re di competenza, il fascicolo con la proposta di "elim inare dal servizio il col. Miani Antonio", così scriveva il Ministro (15): "Prima di prendere una decisio ne credo opportuno comunicare la relazio ne alla E.V., per essere confortato da l suo pensiero". Ma Cadorna rispondeva che "dalla relazione traspaiono altre responsabilità, che non sono quelle del col. Miani. Nelle circostanze presenti mancherebbe la possibilità di un esauriente e:;ame degli avvenimenti". La situazione in Tripolitania formava oggetto di approfondito esame d a parte de l Presidente del Consiglio in un colloquio con il Ca-

(13) ASMA! · p. l22/6 - Fase. 50 (14) lb., Fase. 52. A Gars Bu Hadi andarono perduti: le armi in dotazione a i repani nazionali; una riserva di 5.000 fucili ; alcu ni mili oni di cartucce; 6·sez. art. con relativo munizionamento; convoglio dei rifornimenti, viveri, cassa del comando. Armi e materiali passarono ne lle mani dei ribelli. 0 5) AUSSME • RR · b. 31/VIJ.


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T GOVERNI MTT.TTART DEI.I.A USTA (19 11 • 1919)

po di S.M. dell'Esercito. Cadorna trasmetteva poi al Presidente Salandra un Promemoria con gli argomenti trattati, ribadendo che (Doc. 76) "... l'aver voluto persistere in criteri non conciliabili con le esigenze militari del momento in Europa, ci ha portato ad un grave disastro, che impone nuovi e assai gravosi sacrifici". Confermava inoltre al Ministro della Guerra il suo orientamento all'immediato ritiro dei presidi interni alla costa (Doc. 77). Le polemiche sulle responsabilità della rivolta nel Fezzan e sul disastro di Gars Bu Hadi continueranno ancora per molti anni. In una lettera a Cadorna dell'Aprile del 1926 Miani respingeva la versione apparsa sul volume "Altre pagine della grande guerra" (Doc. 222) . "... Mi consenta che francamente le dica che vi è un cumulo di inesattezze e molto gravi nella esposizione storica dei fatti e perciò dei giudizi sugli avveniment i, che mi sarà facilissimo dimostrare solo con la scorta dei telegrammi scambiati con il Governo cli Tripoli". E indicava, quale fonte obiettiva, il volume di C. Zoli "La conquista del Fezzan ... a correzione di quanto V.E . ha pubblicato sia sulla spedizione del Fezzan e peggio ancora su quella della Sirtica". Sulle responsabilità del disastro di Gars Bu Hadi particolare interesse riveste anche un "Memoriale" cli Ahmed bey Muntasser, trasmesso al Governo sotto la data del 31 agosto 1915 (Doc. 119). Si afferma fra l'altro nel documento che il Miani fu informato del possibile tradimento di alcuni capi, "ma egli mantenne inalterata la sua piena fiducia" . Nel corso di questi avvenimenti il 24 maggio 1915 l'Italia dich iarava guerra all'Austria-Ungheria, a cui faceva seguito il 25 successivo la rottura delle relazioni diplomatiche con la Germania. Nonostan te però le pressioni degli alleati la fo rmale dichiarazione cli guerra alla Turchia fu rinviata al 21 agosto successivo, per non aggravare le già critiche condizioni d ella T ripolitania . Nel contempo, tuttavia, il nostro Governo non mancava cli denunciare le responsabilità dell'Inghilterra in rapporto alla drammatica situazione nostra in Libia. Il 16 luglio il Ministro degli Esteri Sonnino telegrafava all'ambasciatore Imperiali a Londra (16): "Mentre in Libia la situazione s i era gravemente peggi0 rata, vedevamo l'Inghilterra riluttante a entrare con noi in qualche intesa cli azione, per mettere a posto il Senussi; essa anzi lo aveva aiutato o quasi spinto contro di noi, per levarsi un pericolo eia dosso ... "

2.

IL DILAGARE D EI.LA RIVOLTA E IL RITIRO DEI PRESIDI ALLA COSTA

(MAGGIO -LUGLIO

1915)

Dopo il disastro di Gars Bu Hadi l' incendio si propagò rapidamente in tutta la Colonia, mettendo in grave pericolo i p residi dell 'interno . (16) DDI - Qu in ta Se rie - voi. IV -

p. 212-213.


LA I.I B IA NEGLI AKNI 1915-1919

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Tarhuna, Beni Ulìd, Misurata, Sirte, oltre ai numerosi piccoli villaggi disseminati ai margini dell'altipiano, divennero attivi foco lai di rivolta e incombente minaccia per la sopravvivenza dei nostri distaccamenti. Il 15 maggio 1915 il Governo Coloniale proclamava lo "stato di guerra" nelle regioni orientali e occidentali della Tripolitania (Doc. 82). Tuttavia il gen. Tassoni sperava ancora di poter riprendere alla mano la situazione e conservare almeno i più importanti presidi dell'altipiano, tanto che il 21 maggio telegrafava a Roma (Doc. 78) "... oltre ragioni militari che sconsigliano assolutamente sgombero presidi interni, concorrono altissime ragioni umanitarie per numerose fam iglie italiane, funz ionari civili, ferrovieri, postelegrafonici, coloni .... ". Ma, per ottenere tale risultato, occorrevano nuovi consistenti rinforzi, anche perchè erano state sciolte q uasi tutte le bande , ad eccezione d i quelle di Zliten e del Gariàn, quest' ultima comandata dal fedelissimo Rassem bey Coobar, e non si poteva fare molto assegnamento sui reparti libici. Pertanto il gen. Tassoni, con telegramma 7 maggio n. 2035, chiedeva un rinforzo di almeno 5 battaglioni e due batterie, oltre al ripianamento delle perdite, valutate in 3.784 complementi. Ma ancora una volta il Comando Supremo, pur concordando nell'invio dei complementi, confermava il parere d i restringere le occupazioni a quel tanto che le forze disponibil i in Colonia consentissero cli tenere (Doc. 77) . E solo a seguito cli un nuovo personale intervento ciel Ministro delle Colonie, Cadorna aderiva "a malincuore" a concedere parte dei rinforzi richiesti (Doc. 79-80), che venivano subito avviati a Tripoli: 1° rgt. bers. al comando de l col. Cassinis, 143° btg. di milizia territoriale , quattro batterie da 75/A. Contemporaneamente il Ministero delle Colonie dirottava sulla Tripolitania i btg. e ritrei IV e VIII, destinati a Bengasi. A questo punto il Governo di Tripoli decideva di tentare lo sblocco dei presidi assediati e il ripristino delle comuni cazioni mediante l'impiego cli robuste colonne mobili, convergenti sull'obiettivo da liberare. Ma gli avvenimenti che seguirono dovevano registrare nuovi e più dolorosi rovesci con elevate perdite in uomini e materiali . Presidio di Tarhu na Dopo la fucilazione dei maggiori capi della città, avvenuta nel forte di Sirte a seguito degli avvenimenti di Gars Bu Hadi, la popolazione di Tarhuna abbandonò il paese, lasciando il locale presidio nell'isolamento più completo . Preoccupato degli sviluppi della situazione, anche per il segnalato arrivo a Mizda del noto capo senussita Mahcli esSunni (15 maggio 1915), il Governo di Tripoli decideva di rinforzare quel presidio mediante l'invio di un forte contingente cli truppe, al comando del ten. col. Rossotti: un btg. del 5° bersaglieri , due compagnie del I libico, uno squadrone, plotone meharisti, oltre ad una carovana di rifornimenti. Partita da Azizia il 12 maggio, la colonna Rossotti giungeva il 13 successivo ~d'Uadi Milga, dove però incontrava consistenti forze ribelli ed era costretta a ripiegare sull'Uadi Megenin, do-


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I GOVERN"I MILITAR! !)El.LA Ll131A ( 1911 - 19 19)

po aver rinviato alla base la carovana dei rifornimenti. Da Azizia partiva allora in soccorso altra colonna, al comando del ten. col. Billia (XV eritreo, due comp./ 48° f., una batteria eia monc.), ch e si univa alle truppe del Rossotti e proseguiva su Tarhuna, raggiungendo l'obiettivo il 16 maggio, ma senza i riforniment i indispensabili alla sopravvivenza cli quel presidio . Entrata la colonna Rossotti-Bill ia nel forte d i Tarhuna, i ribelli ripristinavano il blocco, rendendo così ancora più precarie le condizioni cli vita delle truppe assediate, ammontanti ora a 2.600 u. Il Governo cli Tripoli decideva allora cli inviare a Tarhuna altra colonna di soccorso, al comando del ten. col. Monti, che partiva da Azizia il 20 maggi<?, con una carovana cli rifornimenti, ma non riusciva a raggiunge re l'obiettivo, in quanto duramente attaccata a Sidi Ulìd e costretta a ripiegare con gravi perdite (circa 200 u. fra morti, feriti e dispersi). A questo punto il gen. Tassoni decideva d i impiegare altro e più consistente co mplesso di forze su Tarhuna e ne affidava il comando al col. Cassinis, giunto a T ripoli il 19 stesso mese con il 1° rgt; bersagli.eri. La colonna Cassinis, forte cli due btg. bers. e due sez. mitragliatrici, partiva da Tripoli il 21 maggio e si trasferiva in Azizia con il compito cli proseguire verso il Gebel e ristabilire le comunicazioni con il presidio assediato (17) . Ma, ricevute notizie aggiornate su consistenza e d islocazione delle forz e ribelli, decideva cli attendere l'a rrivo di u lteriori rinforzi prima di procedere verso l'obi<:;ttivo. Il gen. Tassoni ordinava allora al col. Cassin is di rientrare a Tripoli e prosegu ire subito su Cussabàt, per sbloccare da Nord il presidio di Tarhuna . Ma, mentre la colo nna Cassinis si apprestava a muovere verso l'altipiano, giungeva notizia che il fo rte di Tarhuna era caduto nelle ma ni dei ribelli. La colonna Cassinis rientrava quind i a Cussabàt, superando fortissime resistenze, e ripartiva su bito dopo per Zliten con il compito cli portare aiuto a l presidio cl i Beni Ulìd. Ma anche quest'ulti mo programma doveva essere abbandonato, per cui il col. Cassinis e ra costretto a far rientro a Tripoli, dove giungeva ]'8 luglio successivo. Sul tragico destino ciel presidio cli Tarhuna una particolareggiata relazione ( 48 cartell e) ciel cap . Moretti (18), g ià Residente cli quella sede, in aggiunta alla approfondita analisi del gen. Cadorna (19), consen te cli così ricostruire le fasi più significative dei successivi avvenimenti. Il 18 giugno il ten . col. Antonucci, comandante del presidio, decideva di abbandonare il forte e cli ripiegare su Azizia. Per agevolarne lo sganciamento, il Governo cli Tripoli disponeva l'impiego di colonne mobili da Cussabàc (Cass inis) e da Azizia (Monti) co n compiti di alleggerimento . Dopo averne inform ato il Governo di Tri-

(1 7) AUSSM E - L8 - b . 1Sl/7 "Operazioni della co lonna Cassinis". (18) !b. 15 1/ 8. Nel tragico (ip iegamenLO de l presidio d i Tarhuna rimase uccisa sul campo, mentre curava alcuni fe riti, Maria Brighenti, moglie del magg. Costantino Rrighenti, comandante il presid io di Beni U!ìd. 0 9) Cfr. Caclorna "Altre pag ine .... " cit. p . 77-82


LA Lll31A NEGLI ANN I 1915- 19 19

17]

poli, all'alba del 18 giugno la colonna Antonucci - fo rte cli un btg. clell'82°, XXII b ers., una comp ./48°, XV eritreo, I libico, repa rti cie l III libico, unità di art., cavalleria, convoglio con feriti e borghesi per un totale di 1.500 nazionali e 700 indigeni - abbandonava il forte. Ma, giunta all'altezza delle gole dei Valloni, la colonna veniva violentemente attaccata dà forze preponderanti . Ben presto le truppe , o rmai scosse e in preda al panico, cedevano alla pressione avversaria e si dissolvevano rapidamente senza opporre resistenza. Gruppi di cavalleria nemica irrompevano allora sui resti de lla colonna in disordinato ripiegamento, facendone strage. J dispersi arrivarono in ogni luogo: ad Azizia, a Fondue Ben Gascir e perfino a Ain Zara. Il XV eritreo, autore delle incontrollate esecuzioni cli Sirte, veniva interamente distrutto. Dei 2.400 u ., costituenti la forza cli quel presidio, si salvarono 16 ufficiali e 150 u. fra nazionali e indigeni, cli cui 38 feriti. Circa le cause a monte del disastro il cap . Moretti indicava nella sua relazione : - cause politiche, dipendenti dalla costituzione della mehalla di 1..064 fucili, messa a disposizione della colonna Miani, rimasta poi coinvolta nelle dure repressioni di Sirte; - cause politico-militari, dipendenti dall'isolamento ciel presidio e dallo "ossessionante pensiero di abbandono del fo rte ... Fu questo un e rrore fatale , che fu conseguenza del senso di sfiducia cli chi invece doveva ispirarsi al concetto che il Governo non poteva abbandonare un presidio così importante". La caduta di Tarhuna provocava il crollo di tutto il sistema difensivo compreso fra il Gebel Orientale e quello Occidentale. I.a notizia provocò grande emozione a Roma. Il 20 giugno Martini annotava nel suo D~rio (20) : "... uno dei più gravi disastri che ricordi la storia della Colonia". Occorrevano decisioni rapide e radicali, per arginare le conseguenze sia politiche che militari del grave insuccesso. Tassoni proponeva pertanto al Ministero di raccogliere le forze nei soli presidi di Misurata Marina, Homs, Zuara e Tripoli, abbandonando al più presto tutto l'interno . Sollecitava inoltre, per la ri uscita dell'operazione, un rinforzo immediato di quattro battaglioni eritrei "senza dei quali non è possib ile tenere la Colonia anche con il programma minimo" . Ma il Ministero escludeva la possibilità di ulteriori rinforzi e chiedeva anzi al Governo Coloniale, se con le forze a sua disposizione non fosse possibile tenere; oltre la costa, :anche il Gariàn e Jefren. "Si perdettero così - osserverà poi Cadorna - altri quattordici giorni preziosi". Solo il 4 luglio il Ministro Mattini telegrafava a Tripoli: "Per concorde determinazione Presidente Consiglio, Ministro della Guerra e mio autorizzo V.E. ritirare tutti i presidi verso costa, nessuno escluso".

(20) Cfr. F. J\fartini "Diario ... " ci r., p. 452.


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I GOVERKI MILITARI DELLA LIBIA ( 191 1- 19 19)

Presidio di Misurata Dopo il rovescio di Gars Bu Hadi i ribelli della Sirtica puntarono decisamente sulla città di Misurata, primo obiettivo della loro marcia di avvicinamento verso Tripoli. Il 12 maggio una nostra colonna (tre comp. gran., uno squadrone cav.), in marcia di trasferimento da Misurata città a Misurata Marina, veniva violentemente attaccata, riportando perdite numerose: 3 ufficiali morti; 11 uomini di truppa fra morti e dispersi (21). Il 16 maggio il col. Rosso, comandante di quel presidio, telegrafava a Tripoli (22): "Situazione va aggravandosi ogni giorno più . Tutte le cabile dei 9intorni passate ai ribelli. Impossibile valutare numero nemici che ci circonda. "Nel trasmettere il messaggio a Roma, Tassoni aggiungeva : "Non posso nascondere situazione gravissima, aggravatasi per mancato invio di rinforzi. E' urgente invio cli una Brigata e una nave eia guerra". Sotto la data del 15 maggio il Governatore decretava lo stato cli guerra per la Tripolitania (Doc. 82). Per riattivare le comunicazioni con Misurata Marina, Tassoni inviava un rin forzo cli tre btg. f. e una batteria da camp., consentendo così al comandante cli quel presidio di aprirsi la strada verso il mare . Ma eguale tentativo non riusciva ai presidi cli Zliten e Taorga, tanto che quest'ultimo era costretto a ripiegare sulla costa . Il 30 maggio, nel corso dei violenti combattimenti sviluppatisi fra Misurata e Taorga, la colon na Perreo riportava perdite gravissime: morti il maggiore Gaiter A., comandante di un battaglione, 2 capitani e due tenenti;_feriti 5 ufficiali . Truppa: morti 32 e 77 feriti (Doc. 81). Presidio di Beni Ulìd La caduta cli Tarhuna e di Taorga lasciava del tutto isolato il presidio di Beni Ulìd. Ciò consentiva alle forze ribelli d i stringere ulteriormente l'assedio, già iniziato fin dai primi del mese cli maggio, interrompendo tutte le comunicazioni con Tripoli e agendo sulle popolazioni locali, per convincerle ad abbandonare il territorio. La guarnigione di Beni Ulìcl , al comando ciel magg. Brighenti, fra reparti na zionali e indigeni aveva una forza di circa 1.000 u. con due pezzi di art. e due mitragliatrici. Vi erano inoltre due bande cli ausiliari libici per un totale cli 950 fucili. Il 20 giugno il Governo di Tripoli ordinava al col. Cassinis, distaccato a Cussabàt, dopo la caduta di Tarhu na: "Codesto gruppo tattico potrebbe coprire Homs e costituire distaccamento capace cli giungere a Beni Ulìcl, per aiutare ritiro quel presidio". Ma il col. Cassinis telegrafava da Zliten (23) : "Colonna nera comandata da ten . col. Torre, uscita da Zliten alba d i ieri, dopo dieci km . dovette fermarsi, per contrastare

(21) AUSSME . L8 - b. 12;12 "Dia rio de lle operazioni in Tripolita nia dopo la pace <li Losanna". (22) Tb b . 168/ 4 (23) ASMAI - Pos. 122/ 6 -Fase. 47.


LA LIDIA NEGI.T ,INNI 1915· 1919

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attacco nemico .. . Tarda notte colonna nera rientrò inseguita. Perdite nostre due ufficial i, 12 ascari morti e 42 feriti". Nel darne notizia alle Colonie, Tassoni comunicava "... unica p rospettiva che ora si affaccia è abbandonare presidio Beni Ulìd suo destino", aggiungendo cli aver telegrafato al suo comandante, magg. Brighenti, ".. .di venire a patti con i capi Mehalla ed anche arrendersi, accettando le migliori condizioni che gli sarà possibile ottenere" (Doc. 85). In un primo tempo il magg. Brighenti cled deva di "tentare la sortita", avvalendosi delle sole forze a sua disposizione. Ma il 5 luglio il gen. Tasson i, con telegramma n. 1725 al predetto comandante, comunicava" ... con il consenso Ministri Colonie e Guerra, ad evitare altra inutile ecatombe, rinnovo ordine di arrendersi, assumendone questo Governo intera responsabilità" (Doc. 86-87). Pertanto il magg. Brighenti, sentito il Consiglio di difesa, decideva di -c hiedere la resa. La consegna del forte agli insorti fu decisa per il g. 8 luglio, ma il g. 7 verso le ore 14 gli ascari del II libico, temendo sicure rappresaglie, abbandonarono in massa le trincee e tentarono di aprirsi un varco con le armi. Nell'azione il reparto rimase sopraffatto e oltre la metà dei suoi effettivi fu uccisa. Si chiudeva così con una nuova pagina cl.i sangue la dolorosa vicenda dell'assedio di Beni Ulìcl (Doc. 225). L'8 luglio Ahrned Tuati, l'animatore della lotta senussira, accompagnato da capi e notabili della regione e scortato eia un robusto nucleo cli cavalieri, e ntrava nel forte , facendo prigioniera la guarnigione . Il 10 successivo, in un tripudio di spari e acclamazioni, face va il suo ingresso trionfale Safi Ed-Din, fratello minore del Senusso, che istituiva a Beni Ulìcl la sede provvisoria del "Governo della Eletta Senussia" (24). Ripiegamento dei presidi dell'interno (Schizzo n. 16) Bloccati i presidi di Tarhuna, Misurata e Beni Ulìd, l'i nsurrezione dilagò rapidamente verso il Gebèl berbero. Si imponeva ora lo sgombero. immediato dei rimanenti presidi dell' interno, operazione questa peraltro già prevista fin dal 21 giugno in una Memoria dell'Ufficio Politico-Militare di Tripoli, a firma ten. col. Chiossi (Doc . 84), che così valutava la situazione: a) popolazione indigena: disistima profonda di tutto ciò che è italiano; b) popolazione italiana: cresciuta a dismisura, in poco tempo è passata dalla bonomia verso l'elemento indigeno ad un odio quasi fol le, alimentato da estrema diffidenza e gran paura. Partiti dalla idilliaca politica della perfetta collaborazione, si è arrivati all 'opposto della distruzione. La popolazione italiana è p roclive a credere nella vittoria musu lmana; c) forze a disposizione del Governo sono ciel tutto insufficienti a ristabilire l'ordine e per di più condizionate dai seguenti fattori: (24) Cfr. E. Miraglia "L'assedio d i Beni Ulicl" cit., p. 22ì.


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J GOVERN I M II.IT ARI D EI.I.A LIHI A (19 11• 1919)

Schizzo n. 16 RIPIEGAMENTO DEI PRESIDI ALLA COSTA

(Febbraio - Luglio 1915)

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J.A J,IIJ IA NE(;l.l ANNI 1915-1919

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truppe indigene (libiche): costrette fin dall'inizio a lavori eccessivi, minate dalla p ropaganda religiosa, non garantite nelle fa miglie e negli averi, sono diminuite molto numericamente e ridotte a rappresentare un pe ricolo . Non si può contare su cli esse; . truppe metropolitane: in preda al panico e ad un'eccitazione morbosa. Mentre inferociscono su indigeni ine rmi, buttano le arm i avanti ai beduini, come che siano armati (fucili, bastoni, zappe). Le truppe metropolitane non possono ormai servi re che a tenere i presidi fortificati; . truppe eritree: non si sottraggono all'influ enza dell'ambiente. Sono e restano truppe mercenarie. Sono le sole truppe che possono valere in operazioni offensive . In sostanza, una relazione quanto mai realistica della situazione corrente in Tripolitania, che metteva a nudo le colpe passate e le gravi carenze politico-militari del momento . Non era possibile rinviare ancora lo sgombero dei presidi più avanzati. Pertanto, come primo provvedimento, il Governo ordinava il ritiro del presidio cli Mizda, avamposto di fondamentale importa nza, a immediato contatto con la Ghibla, ma anche sede di una delle più antiche zauie della regione, retta per consolidata tradizione da esponenti della famig lia degli esSunni (25). Per faci litarne lo sganciamento, il Governo di Tripoli inviava sul posto da Gariàn u na colonna di 1.500 u. con due pezzi, al comando ciel ten. col. Nigra, che - superando notevoli difficoltà pe r la costante minaccia di forze ribelli - il 21 giugno riusciva a raccogliere quella guarnigione e a rientrare alla base. Ma intanto la ribell ione nel Gebél continuava ad espandersi in forme allarmanti. Cadevano infa tti nelle mani degli insorti alcuni presidi fondamenta li per la tenuta stessa cli tutto il sistema difensivo, come Cabào, cerniera di collegamento fra Giòsc e Na)ùt. Di fronte ad una situazione sempre più minacciosa il comandante della Zona del Gariàn, colonnello Roversi, poneva al Governo di Tripoli una precisa scelta di responsabilità " ... o si mandano rinforzi urgenti o ci ritiriamo alla costa" (26). Per tutta risposta Tassoni ordinava una spedizione punitiva su Kabao (ten.col. Nigra), che percorreva anche i territori d ello Jefren e dello Zintàn. Ai p rimi di luglio la situazione operativa in tutta la Colonia era ormai a i limiti del collasso. Nel Gebél meridionale 'rimanevano isolati i presid i cli Nalùt, Giòsc, Zintàn,,Jefren, Assaàba, Gariàn. A Nord i ribelli si p reparavano ad irrompere nella Gefara, per puntare poi su l-

(25) AHMED es-SUNNI, già capo de lle zauia di Mizda, nel febb . 1914 fu avvicinato da l magg. Pàmano, in occas io ne della spedizione nella G hibla, a mezzo di certo Hassan J'vfessand ben Om,1r, che tuttavia non riuscì a convincerlo a sottomettersi. Ne l corso della rivolw ciel Fezzan, u n ita1ùcnte al frate llo 1Vlahcli, passò nelle fil e degli insorr.i. Altre noti zie sulla fam iglia es-Suri~1i in ACS - C. Amcglio Se. 34 - p. 119 e nel volu me di E. Petragnani "Il Sahara tripolitano ... ", cit., p. 314. (26) Cfr. L. Cadorna "Altre pagine ... ", CiL , p . 89.


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I GOVERNI MI LITARI DELLA Lll3IA (1911-1919)

la stessa Tripoli . Ma solo il 4 luglio il Ministero telegrafava l'ordine cli ripiegamento dall'interno e il ritiro dei presidi alla costa. A seguito cli ciò il 5 successivo il gen. Tassoni ordinava al comandante della Zona de l Gariàn (Doc. 86-87): "di provvedere all'immedia.to ripiegamento di tutti i presidi alla costa. Azizia sarà tenuta fortemente finchè tutti i presidi dell'altipiano non siano tutti sgombri". Nel corso di questi avvenimenti maturavano intanto a Roma leprime misure di emergenza, per fronteggiare il disastro ormai imminente. Esclusa la possibilità di intervenire con u lteriori rinforzi pe r la ferma opposizione del Ministro della Guerra "in base al pensiero del Capo cli S.M.", il 26 luglio il Consiglio dei Ministri "viene alla conclusione cli studiare se possibile e conveniente nominare un solo Governatore per la Libia, il quale avrebbe così a sua disposizione tutte le forze di ambedue le Colonie .... " La proposta, che viene presentata in Consiglio, è di "mettere Ameglio a capo delle milizie che sono a Tripoli; egli è l'uomo che esercita fascino e consentita autorità sui soldati; può dunque rimettere in Tripolitania la disciplina e lo spirito militare. Tassoni, che sarà nominato comandante cli Corpo d'Armata, andrà con questo nuovo grado al fronte: e sarà salva la sua dignità" (27). Il 27 giugno il Presidente Salandra, prima cli partire per il fro nte, scrive a Martini (28): "Ti ho mandato i decreti firmati. Parto per Udine. Intanto ti prego di concretare con Zupelli le risoluzioni prese per la Libia. Ne informe rò il Re. Occorre non perdere tempo anche per l'impressione nel pubblico. Rimane inteso che potete dar corso ai decreti". Ma Ma rtin i è ancora indeciso e non convinto della soluzione concordata cli riunire i due Governi della Tripolitania e Cirenaica nelle mani cli una sola autorità. Pensa anche cli affidare il Governo della Tripolitania a un civile, il marchese Salvago Raggi, ma questi non accetta . E tutto ciò mentre la ribellione incalza ed è urgente adottare misure di emergenza. Infine 1'8 luglio il Ministero telegrafa al gen. Ameglia, per comun icargli la decisione del Governo di nominarlo Governatore della Tripolitania, conservando quale Reggente il Governo della Cirenaica (29). Da registrare ancora che, stante il precipitare della situazione nei territori ai confini con la Tunisia, sotto la data d el 1° luglio l'ambasciatore a Parigi Tommaso Tittoni comunicava al l\·1inistero degli Esteri (30): "Delcassé ha assicurato che, tranne il concorso armato sul nostro territorio che noi stessi non domandiamo, per il resto il Residente Generale della Tunisia ha avuto istru zioni di secondarci in tutti i modi

(27) Cfr. F. /1,lartini "Diario ... ", ci. p . 456. (28) Cfr. G.B. Gifuni "Lettera inedite di Salandra e Martini" in "L'Osservatore poli tico-leu:e rario", XXI - 1975. (29) Cfr. F. Ma rrini "Diario... " p. 484 e ACS, C. Ameglio Se. 34 - p. 341. (30) DDI -Quinca Serie - voi. IV p. 192. (31) Il 6 lu gl io 1915 il e.te del III/ 8 4°, di stanza a Jefren, riceve tte l'ordine di ri-


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possibili, compreso quello di fa r comprendere alle popolazioni che la Francia disapprova la rib ellione contro l'Italia sua alleata e che q uindi è decisa a impedire che sia d ato aiuto ai ribelli" . l ripiegamenti dei presid i interni, effettuati in condizioni di estrema difficoltà per la crescente pressione avversaria e l'ostilità delle popolazioni, furono operazioni molto complesse, che si risolsero in un enorme dispendio di vite umane e nella perdita cli ingenti q uantitativi cli materiali (Doc. 88-89) . A parte il p residio ciel Gariàn, che per le notevoli forze a disposizione (oltre 3.600 u. con 200 cammelli e 100 mu li) e la possibilità di avvalersi della ferrovia poté effettuare lo sgombero con relativa gradualità, il ripiegamento degli altri presidi interni assunse aspetti cli grande compl ess ità e in alcuni casi di e levata drammaticità. TI comandante ciel presid io cli Jefren, ricevuto 1'ord ine di ripiegare su Zavia (il telegramma del Governo diceva " .. . a nche un'ora pe rduta può essere di grave dan no - Doc. 87), fu costretto ad abbandonare al suo destino una com pagnia dell'84°, rimasta isolata a Zintàn, che si difese strenuamente finchè , rimasta priva di acqua, viveri e munizioni, tentò d i aprirsi un varco, perdendo in questa azione la maggior parte dei suo i effettivi (31). La guarnigione di Jefren po té ripiegare grazie alla fedeltà degli ascari libici e degli zaptié, portando al seguito i malati ed i feriti nonchè numerose famiglie di capi e notabili locali, i quali preferirono esiliarsi dal loro paese e seguire la nostra sorte, anzichè unirsi ai ribelli. L'ordine di ripiegamento per i presidi di Giòsc e Fessato prevedeva la rillnione in un punto prestabilito delle due colonne (tot. 1.400 u.) e il successivo movimento su Zllara . l\.fa durante la marcia verso la costa, più volte molestata dai ribelli, a ca\.lsa della eccezionale esplosione cl i caldo e la mancanza di acqua si sciolsero i vincoli di reparto e molti uomini si sbandarono dopo aver gettato le armi, l'equipaggiamento e il vestiario . In breve la colonna si trasformò in llna turba disordinata, che si abbandonava a scene cli acuto parossismo con alcllni casi d i suicidio. Dei 1.400 u . costituenti inizialmente la colonna solo 250 raggiunsero Zuara il 10 lug lio. Eguale sorte subivano numerosi altri distaccamenti. L'8 luglio il presidio cli Nalùt, ricevuto l'ordine di ripiegare su Zuara, abbandonava il forte. Ma dopo alcune ore cli marcia la colonna cadeva in un'imboscata che provocava lo sbandamento dei reparti, tanto che il comandame d ecideva di chiedere la resa. Ma llna parte della colonna non si arrendeva e, benchè decimata e sfinita, riu sciva a passare il confine e a; ripiegare in territorio tunisino dopo tre

piegamento. In un primo tempo fu deciso di tenta re una sortita, per li berare la 12a CC>mp., rimasta accerchi,1ta a Zintàn. Ma il e.te del V libico, ten . col. Nigra, giunto col suo re parto a Jefren, ordinò l'immed iat<) ripiegamento, <.:he in sei giorn i portò i d ue battaglioni alla costa. l.'11 luglio la colonna giunse a Zavia strema ta per le insidie dei ribel.l i, la tem pera tura molto elevata e la sete. Del III/ 84° faceva parte il ten. Giovanni Messe, in Libia fin dal 1911 , che aveva partecipato ai combattimenti cli Sciara Sciàt.


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l GOVERN I MII.IT ARI DEUA 1.IHIA (1911-19 19)

ore d' inseguimento. Il 10 lugl io il Consolato italiano a Tunisi informava il 1v1inistero degli Esteri che (32): "Presidio Nalùt si è ritirato oggi in territorio tunisino. Nostre perdite 700 u. fra morti e feriti. Disperso magg. Chisini". Il 16 e 17 luglio sgombravano su Gargaresc i presidi di Azizia e Suani Beni Aclem. Il 19 luglio, come da ordine ciel Governo, la guarnigione cli Ghadames abbandonava il forte e si ritirava in territorio tunisino. Negli stessi giorni ripiegavano su Misu rata Marina i presid i cli Zlite n e Misurata città, mentre sgombravano su Zuara Marina quelli di Zuara città e gli altri limitrofi. A me tà luglio il ripiegamento dei presidi in terni alla costa si poteva considerare completato . Sotto la stessa data l'occupazione italiana risultava limitata a lle basi cli Tripoli, Misurata Marina, Homs, Zuara . Il 15 luglio il gen. Arneglio as·s urneva il Governo della Tripolitania; il 19 successivo, con telegramma n. 29 dìrettO al Capo di S.M. dell'Esercito e per conoscenza ai Min isteri delle Colonie e della Guerra (Doc. 96), il nuovo Governatore giudicava gravissima la situazione, non escludendo che "ulteriori provvedimenti potrebbero indurre al ritiro anche dei presidi cli Zuara e Misurata Marina". Era il crollo dell'edificio politico-militare, costruito con pesanti sacrifici in quasi quattro anni cli occupazione cl.ella Colonia, che per di più aveva assorbito ingenti aliquote de lle modeste risorse nazionali. Da allora sulle cause d el disastro si intrecciarono accuse e recriminazioni fra le massime autorità responsabili della Colonia, interessate a denunciare errori e ma nchevolezze ai vari livelli e a richiedere severe inchieste (Doc. 94). L' l l luglio il Capo di S.M. dell'Esercito, gen. Cadorna, in una lettera al Ministero della Guerra (copia al Presidente del Consiglio, on. Salandra) attribuiva la responsabilità del disastro "soprattutto alla ostinazione dimostrata cl.al Ministro cl.elle Colonie e dal gen. Tassoni nell'opporsi alla proposta di ritirare in tempo i presidi interni". Con riferimento poi alla resa del presidio di Beni Ulìd Cadorna precisa va (Doc. 90-91) : " ... Il gen. Tassoni, dopo essersi per tanto tempo opposto alla ritirata sulla costa dei presidi interni , dava al magg. Brighenti l'ordine di arrendersi prima ancora che questi avesse con un'audace sortita tentato almeno cli salvare l'onore delle armi .. . Ne è così seguito il triste contrasto cli un generale che ordina la resa e di un comandante in sottordine che risponde di preferire piuttosto di aprirsi la via con le armi ... ". Per quanto sopra Cadorna riteneva che il gen . Tassoni "abbia perduto il prestigio necessario, per poter esercitare in guerra l'alto comando di un Corpo d'Annata" e proponeva di "non affidarglielo ai sensi del disposto par; 9 R.D . n. 77 del 1908".

(32) AUSSME - LS - 164/4.


L-\ LIBIA NEGLI ANNI 1915-1919

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Sulle responsabilità de l disastro militare interveniva anche il Ministro delle Colonie che, in una lette ra del 14 luglio al Presidente de l Consiglio, proponeva che (Doc. 92) "d'accordo con il Ministro della G uerra sia fatta una rigorosa inchiesta sulle responsabilità del Governo della Tripolitania". A s ua volta il Presidente Salanclra interessava il Ca po di S.M. dell'Esercito in ordine alle responsabilità del gen . Tassoni "per le conseguenze che su di lui ricadono", accludendo copia della lettera inviatagli dal Ministro delle Colonie (Doc. 93). Ma Caclorna, dopo aver annotato sulla stessa copia" .. . naturalmente non la sua ... ", il 19 luglio così scriveva a Salandra (Doc. 95): "... Parmi doveroso e oneyo adoperarmi, perchè siano a lui attrib uite le colpe e gli errori nei· q.!!ali egli è incorso, ma soltanto quelli, ad evitare che egli diventi il capr·o espiatorio di una complessa situazione, che imp lica più alte e più lontane responsabilità" . E in una successiva lettera del 29 luglio al Presidente del Consiglio poneva in evidenza che (Doc. 103) "la creazione di un Ministero delle Colonie con p iena ingerenza sul Governo della Libia, fatto nell'ottobre ciel 1912, quando cioè della Libia si era occupata poco piC-1 ch e la striscia litorale, non potè giovare allo sviluppo dell'azione militare, iniziata all'indomani della pace cli Losanna .. ." Ricordando poi di aver più volte sostenuto la necessità di un immediato ritiro alla costa dei presidi interni, così scriveva: "... Se i governatori delle due Colonie libiche avessero potuto in qu este circostanze ricevere ordini dalle sole autorità militari, non soltanto sarebbero stati risparm iati i nume ros i contingen ti inviati in Tripolitania dall'agosto in poi, ma anche la situazione militare costà no n sarebbe precipitata, come in effetti è accaduto. Invece l'ingerenza del Ministro delle Colo n ie, autorità essenzialmente politica e che non può avere la necessaria competenza in decisioni di carattere p revalentemente militare, ha p ortato nat.uralmente a subordinare le esigenze mil itari della difesa d elle Colo n ie libiche a q uelle politiche .. . ". A conclusione de lla sua lettera Caclorna, considerato che "le necessità cli carattere militare ,avranno ancora p er lungo tempo il sopravvento", p roponeva che l'alto governo delle due Colonie fosse sottratto, in via temporanea e sino alla definitiva conquista, al Ministero d elle Colo nie e attribuito invece al Ministero della Guerra", lasciando comunque al Governatore "la più amp ia au tonomia nello stabilire il programma d'azione e i modi più convenienti, per tradurlo in pratica" . ' In previsio ne p o i della-n o mina d i u na "Commissione Inquirente" su i fatti della Tripolitania, Zupelli prop oneva d i nominare, in rappresentanza ciel Ministero della Guerra, il geo. d'esercito C. Caneva (Doc. 102). Ma ancora una volta Cadorna ribadiva che "prima cli pro nu nciarmi s ulla scelta della persona che d ovrà rappresentare l'autorità militare nella inchiesta" a carico ciel gen . Tassoni, occorreva porre bene


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I GOVERN I MILITARI DELLA LIBIA ( 1911-1919)

in chiaro q uali erano state le direttive a suo tempo impartite dal Ministro della Colonie (Doc. 104). Preso atto che un'inchiesta del genere "non potrebbe riuscire esauriente ... ove essa non dovesse estendersi a tutta la nostra politica colo niale", il Presidente ciel Consiglio, sentito il parere cie l Ministro delle Colonie, decideva che "fosse miglior partito rinunzia1vi" (Doc. 110) .

Nei confronti del gen. Tassoni il Capo cli S.M. dell'Esercito, pur confermando di non ritenere, per ora, di affidargli il comando di un Corpo cli Armata mobilitato, in considerazione "d egli ottimi precedenti <ciel pred etto generale> e d ella gravità della situazione in cu i egli si venne a trovare", decideva di destinarlo al comando della prim~ divisione mobilitata, che si fosse resa dispon ibile (Doc. 111). Ancora sulle "cause che condussero alla deplorevole situazione politico -militare della Tripolitania" si deve registrare un rapporto alle Colon ie del gen. Ameglio in data 15 agosto successivo con allegata Memoria da cui in sintesi risulta (Doc. 112): 1 ° - Cau se poliiico-amministrative La nostra azione si dimostrò "vaga, fiacca e incoerente" e priva d i chiare direttive politiche . Vi fu "un'ap plicazione incosciente di ordini che, con l'annientamen to cli q uasi tutte le au torità locali e con offesa alla loro dignità, portò al disperdimen to cli magn ifiche ene rgie individuali e di buoni strumenti di governo. Per contro si volle dar vita a "macchinosi organismi burocratici", impostati su regolamenti non rispondenti alla mentalità degli indigeni, che fin irono per pesare "come u na capp a di piombo" su tutte le attività de lla Colonia. Del tutto insoddisfacente risultò inoltre il funzionamento della polizia e della giustizia: la p rima affidata ad "organi quasi ignari dell'ambiente"; la seconda perchè "funzionava in modo pesante e non era intesa dagli indigeni". Altro motivo cli malcontento era rap prese n tato d all'Avvocatura, che costava molto "tanto che il caimacàn di Azizia, Alì ben Tantusc, ebbe a d ichiararmi che, q uando qualch e beduino ricorreva al patrocin io cli un avvocato, era fortuna se riusciva a portar via il barracano". Per ovviare a detti inconvenienti furono po i istitu iti ap positi "Uffici gove rnativi cli scritturazione "con impiegaci e interpreti forni ti d alla Amministrazio ne. Ma al momento della crisi noi venimmo a scontare dinanzi alla razza indigena, solo deside rosa cli giustizia semplice e pronta , tutte le conseguenze inevitabili cli un governo costretto nella morsa di ordinamenti inadatti e impacciato da impedimenti b urocratici e da quisquilie amministrative ".

2° - Cause militari - l'aver consentito l'arruolamento quasi obbligatorio degli indigeni per il servizio militare;


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- la condotta delle truppe nei confronti delle popolazioni indigene, non guidata da spirico cl i collaborazione con l'elemento indigeno , ma dalla errata idea della conquista del paese; - l'aver proceduto alla occupazione interna della Colonia senza assicurare preventivamente la sistemazione difensiva dei presidi con opere fo rtifica te; - non aver dato sicurezza alle comun icazioni con i distaccamenti avanzati, per garantire i rifornimenti.

3° - Cause economico-sociali - l'aver spinto gli schiavi (e nel Fezzan anche obbligato) ad arruolarsi nei battaglioni libid con conseguen ti gravi danni per l'agricoltura; - l'aver permesso in molti distaccamenti interni la costruzione cli postribol i con donne arabe, ferendo così la dignità delle famiglie indigene (Doc. 83) ; - l'aver obbligato donne mu sulmane a subire interrogatori con la veletta alzata per ragioni di g iustizia o di politica, senza che esse fossero assistite dai mariti o da parenti .

3.

OFFENSIVA OTTOMANA lN EGITTO E CONCORRENTI AZI0Nl IN MARMARICA,

BASSO EGI1'l'O E SUDAN CONTRO LE POTENZE OEU.A INTESA

(1915-1916)

L'entrata in guerra della Turchia (5 novembre 1914) segna una svolta nella strategia degli Imperi Centrali, che decidono di attaccare le potenze dell'Intesa in Africa Settentrionale ed Equatoriale, per-impegnarle nei rispettivi possedimenti coloniali e obbligarle così a distogliere forze e mezzi dai teatri operativ i in Europa. Nel quadro d i tale vasto disegno strategico il Ministro della Guerra ottomano Enver Pachà, notoriamente legato alla Germania e q uind i alla politica degli Im pe ri Centrali, decide cli colpire il dominio inglese in Egitto con una grande offensiva che, partendo dalla Siria, dopo aver attraversato il desertO del Sinai raggiunga il Canale di Suez, provocando la sollevazione generale delle popolazioni egiziane a favore del Sultano. Azioni concorrenti erano previste in Marmarica , Basso Egitto e n el Sudan, affidate ai cap i d ella dissidenza locale (il Grande Senusso cli Kufra e il Sultano del Dar-Four) con il sostegno in anni, mezzi e consiglieri mil itari, fornito dai turco-tedeschi. L'organizzazione cli una grande offensiva ottomana contro l'Egitto ha inizio subito dopo la dichiarazione cli guerra alla Turchia da parte delle potenze dell'Intesa. È chiaro che essa mira a sfruttare a prop rio vantaggio l'idea p an islamica del Califfato ottomano . Pertanto, il benchè minimo successo avrebbe alimentato la xenofobia delle popolazioni arabe e sollevato contro Francia e Inghilterra tutti i musulmani de ll'Africa del Nord e del Sudan. Per prevenire ogni possib ile minaccia, l'Inghilterra si annette Cipro e il 17 dicembre proclama il protettorato inglese sull'Egi.tto, spezzando così l'ultimo legame formale


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l GOVERNI M ILITARI DELLA LTI\IA (l 9l J-1919)

con la Turchia. Quindi depone il Kedivé e pone sul trono d'Egitto un altro sultano, favorevole al nuovo corso e indipendente da Costantinopoli. Da questo momento hanno inizio in Egitto i p reparativi, per respingere il minacciato attacco al Canale. Come era da prevedersi, le iniziative turco-tedesche in Africa Settentrionale ed Equatoriale finiscono per interessare anche la Libia, dove è in corso la rivolta generale delle popolazioni con conseguente ritiro alla costa dei nostri presidi e l'abbandono dell'interno del paese. Ciò va tenuto presente ai fini di una obiettiva valutazione delle cause che provocarono la grande rivolta delle popolazioni indigene e della situazione che i nostri comandi militari dovettero affrontare. In merito la ricostruzione si avvale ,. oltre che di documenti diplomatici e militari italiani, del materiale documentario quanto mai preciso e rigoroso su questo soggetto, conservato negli archivi militari del Servizio Storico dell'Esercito francese (33). (a) OFFENSIVA OTTOMANA IN EGITTO Nel dicembre del 1914 lo Stato Maggiore ottomano, in p ratica diretto dalla missione militare tedesca con a capo il geo. cli Div. Liman von Sanders, clava il via alla costituzione del corpo cli t ruppe, destinato alla conquista ciel Canale cli Suez. Il corpo di spedizione risultava così costituito : - Forze a disposizione: . 8° C. d 'A. (Damasco), 10• Div. del 4° Corpo cli Smirne, formazioni di riserva di razza araba, tratte dalla 6• e 8" Regione Militare, frazioni del 3° C. d'A., bande irregolari di bedu ini della forza complessiva di alcune migliaia di combattenti. In totale, circa 70.000 u. - Mezzi e Materiali: . l'approvvigio namento dei materiali occorrenti, iniziato fin dal mese d i settembre con la mobilitazione dell'esercito ottomano, comp rendeva: .. battelli in lamiera di acciaio di 7 metri per 1,50, trasportati ciascuno da 18 buoi, per l'attraversamento del Canale; .. grandi quantitativi di tubazioni, di cemento e metalliche, destinate alla canalizzazione dell'acqua occorrente ai reparti e alla costruzione di una condotta d 'acqua in direzione del Canale; .. numero elevato di mezzi di trasporto (vetture, cavalli, buoi, muletti, cammelli, asini); .. grandi quantitativi d i legname per la costruzione di traverse, da impiegare nell 'impianto di una strada ferrata. (33) SHAT - 7N - 1639. La documentaz ione è a firma del col. Maucorps, Add. Mii. di Francia a Costantinopoli, trasferito al Cairo dopo la rottura delle relazioni d iplomatiche. Altre notizie anche in "Le operazioni in Egirco e Palestina. Relazione ufficia le inglese", cit. in Bibl.


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- Operazioni di radunata: base principale a Damasco; basi secondari e a Gaza, Bir Seba, Kasseima, località fo rniLC di abbondante acqua. - Comandante del corpo di spedizione il gen. Djemàl Pachà, cons iderato "capo di grande ,prestigio , che ha dato prove irrecusabili de lle su e capacità militari e de ll a sua fe rmezza d i carattere". Faceva parte d e l Q .G. d e ll 'a rmata il col. tedesco Baek bey, q uale consigliere militare. Al Cairo le notizie provenienti dalla Siria suscitarono allarme e preoccupazione. Tl 15 dicembre il capo della miss io ne militare francese, col. Maucorps, in un rappo rto al Ministero de lla Guerra all'oggetto "Note su u n intervento internazionale in Siria" , così scriveva : "La miglio re man iera p<U abbatte re q uesto progetto (offe nsiva ottomana verso il Can ale) è p ensare ad una s pedizion e in Si ria , ch e arresti l'offensiva cli Djemàl e lo obblig hi ad evacuare la Siria. Ma è necessario che quesca spedizione sia internazionale. Fra ncia, Inghilterra e Italia vi sono inLeressate, prima di Lucto per la sicurez;:a dei pro pri possed imen ti africani, poi pe r il mante nimento della libe rlà del Ca nale, infine per la queslione stessa della Siria . Non è possibile lasciare sola l'Inghilterra, che non dispone degli effettivi necessa ri per un corpo di s pedizione. La Francia ha Lroppi inLeressi in Siria, per asten e rsi. L'Italia, che ha già risentito in Tripolita ni a gli effetti d ella propaga nda turco-Lcdesca e il cui corpo cl i occupazio ne è in ritirala verso la costa, è specialmente interessata alla libenà del Canale e tuua la sua armata è attualmente disponibile. In queste cond izioni Francia e Inghilterra potrebbero p ro porre all'Ita lia di unirsi a lo ro in questa spedizione (come in Crim ea) e spingerla così ad entra re , anche se indirettame nte, nel nostro campo". Il rapporto segnala poi la necessità cli e ntrare in re lazione con i beduini (d isponibilità di fondi adeg uati), promettendo loro la I i.be razione d al dominio turco e f'amo no mia con il rispetto de lla loro re ligion e e dei loro costumi <=; istituzioni . Fra le personalità più influenti, che p otrebbero rendere g randi servizi, l'autore del rapporto fa riferimento al comandante Aziz bey "l'antico emulo cli Enver in Cirenaica, divenuto poi sua vittima a Costaminopoli. Aziz, molto conosciuto e popolare nel mondo arabo, potrebbe divenire un ottimo agente al nostro soldo. Egli ha un terribile rancore nei co nfronti d i Enver". La possibilità d i una partecipazione ita lian a ad una eventuale s pedizione in Siria e ra stata g_ià presa in considerazi o ne da l Governo di Roma, daLO che il 30 novembre Cadorna "espone(va) a Sonnino le misure che occorrerebbe concordare con il governo britannico (p iroscafi, me zzi <la sbarco) p e r il tras po rlo cli un C. cl 'A. in Egitto" (34) . E a fi(34) DDI • Quinca serie . voi. ll, Doc. 312, p. 262.


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ne d icembre lo Staro Maggiore italiano distaccava presso l'Agenzia d iplomatica italiana al Ca iro ("il cui titolare è molto germanofilo") il cap itano Pontaggio per contatti diretti con il Q.G . britannico. Intanto, completato l'approntamento dell'armata ottomana in Si ria, Djemàl Pachà decideva di lanciare una colonna leggera di circa 20.000 u ., comprendente anche 6 batterie d i art. camp . e u n pezzo di grosso calibro, attraverso il deserto del Sinai per l'attacco al Canale di Suez . Della colonna facevano parte n umeros i militari tedeschi, ufficiali e sottufficiali, inseriti soprattutto ne lle unità di artiglieria. Nella notte fra il 1° e il 2 fe bbraio 1915 la colo nna raggiunse l'obiettivo e attaccò il Canale in quattro differenti p unti: a El Kantara con un contingente cl.i 3.000 u.; a El Fercl.ane con circa 2.000 u. ; fra Tousson e Sérapéum con 12.000 u.; nei pressi di Koubri con circa 3.000 u. L'attacco principale, condotto fra To usson e Sérap éum con l'intervento della massa delle artiglierie, riuscì a trasferire sul Canale, senza esser notato dalle vedette avversarie, un intero equipaggio eia ponte. Iniziato il gitta mento di un ponte, fu possibile calare in acqua ben 18 battelli metallici, che consentirono il trasferimento sulla riva africana di un centinaio di soldati tu rch i. La sorp resa in campo inglese fu pressochè totale. Solo la tempestiva azione di una batteria territoriale e di una batteria egiziana, che colpirono i pontoni in allestimento, riuscì a bloccare la manovra. Fu così p ossibile neutralizzare i rep·arti tu rchi, che si era no trasfe riti sulla spond a egiziana, i cui uomini furo no tutti uccisi o fa tti p rig ion ieri. Dei rimanenti, un gran n umero ann egò. Nella giornata del 2 febbraio i turchi rinnovarono gli attacchi e ancora il giorno 3 u na piccola colonna, che era ri uscita a infiltrarsi in d irezione di Ismailia, fu bloccata da un contrattacco di truppe indiane. Con uno stratagemma i turchi alzarono bandiera bianca e poi ripresero a far fuoco con le loro mitragliatrici, infli ggendo gravi perdite . Ma i soldati ind iani si lanciarono con furore al contrattacco e li massacrarono tutti, compreso l'uomo che portava la bandiera bianca, identificato nel magg. tedesco von I-Iagen. La sera del 3 febbra io i resti della colonna si ritiravano verso Est, dopo aver riportato perdite valutate in circa 3.000 u. fra morti, fe riti, p rigio nieri e annegati. Gli inglesi non passarono all'inseguimen to, il che fu oggetto negli ambienti militari alleati d i aspre critiche e di u nanime rip rovazione. Il comu nicato ufficiale, d iramato 1'8 febb raio dal Q.G. del gen. Maxwell, segna lava che "l'armata turca è in ritirata verso Est", aggiungendo che la ritirata si era resa necessaria a causa dello scoraggiamento de ll e truppe e della mancanza di acqua. Ma osservatori imparziali, q uale lo stesso capo d ella missione francese , riconoscevano ch e la spedizione era stata ben pre parata e ben condotta e che non era riuscita per il mancato appoggio della p op olazione egiziana (35) . (35) Fra febbra io e agosto del 1915 i tu rchi ten tarono quattro volte l'atcacco al C.1na le, ma furono sempre respinti.


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In p revisione di un ritorno offensivo dell'a rmata s iriana s i intensificarono in Egitto i p reparativi per la difesa del Canale . Ma si affermò sempre più l'esigenza d i co lpire alle spalle l'arma ta di Djemàl Pachà mediante un corpo di s pedizione, da sba rca re in Siria - Palestina, anche per prevenire la progettata costruzione di una ferrov ia attraverso il deserto del Sin a i. A fine febbraio ciel 1915 le forze inglesi disponibili in territorio egiziano comp rendevano: - un C.d'A. agli ordini del ten. gen. Wilson su 10" Div. britannica (23 .000 u. + reparti indigeni) e due Div. indiane; - un C. cl'A. Australia-Nuova Zelanda, al comando del ten. gen. Birclwood; - Armata egiziana , per un totale di 80.000 u. con 72 cannoni, cons iderati più che sufficienti per la d ifesa ciel Canale e la costituzione cli u n corpo di spedizione di 40.000 u . Tuttavia, il pericolo cli uno scacco in Siria, data la maggiore consistenza dell'armata di Dje màl Pachà valutata ora in 80-90.000 u ., e la necessità cli organizzare una divers ione contro i turchi in favore della Russia, spinsero i governi alleati a progettare uno sbarco ai Dardanelli con obiettivo Costantinopoli. A tale scopo fu is tituito' il "corpo cli spedizione dei Dardanelli", il cu i comando fu assunto da sir John T-Jamil ton . La Francia partecipò con un comingente cli truppa al comando del gen . D' Amacle. L'azione alleata in iziò con il bombardamento dei forti. Ma quando il 18 marzo 1915 la flotta anglo-francese tentò il forzamento degli Stretti, fu accolta da un micidiale fuoco di artiglieria, in gran parte tedesca, che la obbligò ad abbanclona·re l'impresa. Non migliore successo avevano le operazioni d i sbarcò 'nell'april e e la battaglia sostenuta nel corso dell'anno dall'armata franco britanni ca nella Penisola cli Gallipoli. (b) RIPRESA DELLA LOTI A IN CIRENAICA

Incoraggiati dagli esakanti successi riportati dalla ribellione in Tripolitania, i seguaci cli Ahmed esc-Scerif intensificarono nella seconda metà del 1914 la lotta in Cire naica con una serie di attacchi a convogli, atti di brigantaggio e colpi di mano contro d istaccamenti e piccoli presidi. Sempre più frequenti erano le minacce e le incurs ioni contro le ailét sottomesse, per indurle ad abbandonare la nostra protezione ed entrare nelle file della reazjçne. Numerosi e rano altresì i tentativi cli sobillare gli ascari bengasini, per incitarli alla d iserzione con p romesse di premi e promozioni. Incanto il Governo Colo niale, a seguiCO della diminuzione delle truppe per il rientro in patria di nume rose unità metropolitane , era costretto a sgom be rare altri presidi avanzati, fra cu i quelli importantissimi di El-Gubba e EI-Abiàr, per sottrarli alla crescente pressione avversaria. Ma il provvedimento veniva interpretato, dalle p opolazioni indigene, come una ulteriore dimostrazione d i debolezza della nostra occupazione e un nuovo s uccesso delle forze del Senusso. Nonostante questi preoccupanti segnali, fra la fine del 1914 e i primi d el nuovo anno, la situazione in Cirenaica rimase pressochè stagnante sot-


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to il profilo operativo, anche per l'incidenza della stagione delle piogge. Risultò invece notevolmente intensificata l'attività di afflusso cli personale e di rifornimento di anni e vettovaglie, provenienti dall'Egitto . Sulle iniziative senussite in questo arco di tempo i notiziari ciel Governo Coloniale mettono in evidenza (36): - 18 febbraio 1915: sbarco clandestino in prossimità cli Derna d i due ufficiali turchi, inviati eia Enver Pachà e ripartiti sotto scorta per raggiungere il Senusso. Al campo di Gmara, giunta carovana con viveri e divise; - 1 marzo 1915: scontro in territorio di Cirene fra reparro del 27° e una banda a cavallo . Ahmed esc-Scerif avrebbe scritto al campo d i Amseàt lettere con notizie su lla situazione in Egitto, raccomandando di tenere pronti gli armati; - 3 marzo 1915: costitu ito grande deposiw cli d errate nel campo di Amseàt; giunti a Sollum tre velieri con carico d iretto al Senusso (Doc. 348); - 24 marzo 1915: Ahmed esc-Scerif troverebbesi con Idris e Mohammed el Abed al campo cli Amseàt, rifornito da carovane provenienti dall'Egitto, con circa 5.000 armati, sei cannoni e tre mitragliatrici. Previsto un au mento delle fo rze ribell i fino a 2 - 3.000 arma ti (Doc. 351-352-353); - 17 aprile 1915: riunione a Amseàt dei capi della Cirenaica, ai quali il Senusso avrebbe raccomandato di tenersi pronti in attesa cli ordi ni. El Baruni trovasi a Amseàt come ostaggio, ma libero (Doc. 356); - 19 ap rile 1915: movimenti di armati nei campi di Amseàt, Barclia, Mdauàr, Uadi Base; giunti nell'oasi di Kufra 1.500 sudanesi, che saranno ripartiti fra i vari campi.

Da queste e altre informazioni risultava sempre p iC1 evidente il progressiv9 rafforzamento delle forze del Senusso, in attesa cli iniziat ive offensive contro le posizioni inglesi in Egitto (Doc. 360). E tutto ciò nel quadro del vasto disegno turco -tedesco, diretto a destabilizzare la dominazione franco-inglese in Egitto e Su dan ed a distogliere forze dell'Intesa dagli scacchier.i e uropei . Ma risultava anche confermata la politica cli "grand i agevolazioni ", praticata da tempo dal governo inglese in favore della Sem1ssia (telegr. Ameglia n. 32 del 20 aprile), nel contesto d ella "politica generale dell'Inghilterra, la più grande delle potenze aventi possessi e influ enze in paesi musu lmani" (37) . Scriveva infatti Insabaro dal Cairo alle Colonie in due dispacci del 24 e 27 marzo (38):

(36) AUSSME - t8 - b 168/1 (37) ODI - Q uinta Serie - Vo i TV - Doc. 435, p. 257-258 (38) Cfr. F. Ma rtini "'Dia rio ... " cit., p. 466.


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"... da un lato su i tentativi della Germania d i mettersi in dirette relazioni con il Gran Senusso, scartando i turchi, per costituire un grande Sultanato nell'Africa del Nord; dall'a ltro sul rilascio da parte angloegiziana di passaporti a d agenti del Senusso medesimo". Altre informazioni provenienti da Costantinopoli segnalavano la d isponibilità del Senusso a non combattere gli italiani, qua lora gli fosse concesso cli ricevere rifornimenti in un punto della costa cirenaica (Doc. 354355). Per contenere le spinte sempre più audaci delle forze senussite contro la nostra o rgan izzazione, Ameglio o rd inava alle dipendenti Zone (Bengasi, l'v1erg, Cirene, Derna, Tobruk) di battere i territori cli giurisdizione con colonne mobrn i per la d istru zione dei campi avversari . L'attività operativa ebbe inizio contemporaneamente ai primi di marzo 1915 e si sviluppò con i seguenti risultati: - ZONA DI CIRENE (col. Latini): azioni cli rastrellamenco ne i terri tori cli Sidi El Homri e Slonta (17-18 marzo). Dopo aver battuto tutto il terreno circostante la colonna Latini rientrava a Fe iclia indisturbata (Doc. 350); - ZONA DI MERG (col. Martine lli) : ciclo di o perazio ni condotto dall'l l al 19 marzo per la distruzione del campo armaco di Gerdes. Perdite: morti 2 ascari; fe riti 2 nazionali, 11 asca ri eritrei (Doc. 350); - ZONA DI BENGASI (magg. gen. Giuseppe Moccagatta): ciclo cli operazioni condoti:o fra il 7 e il 15 marzo per la distruzione del campo armato di Uadi Gmara . _Forze impiegate: 1 btg. f., l btg. eritreo (XII), 1 btg . libico (VII), 2 btr. a . çamp. , ] sez. a . mont., sqcl. cav. "Piacenza", sqcl. indigen i, banda a cavallo, al comando d el gen. Moccagatta, per un totale di 76 uff. 2.580 m1ppa, 787 quadrupedi. Base cli partenza: presidio di Benina. Ma nel oorso dell'operazione il nemico riuscì ad abbandonare il campo, portando al seguito tutto il bestiame . Proseguendo su Gheifàt, la colo nna subiva un violenco attacco sulla fronte e sui fianchi, ad. opera di J na massa valutata in circa 2.000 armati, in gran parte "regolarizza ti", in uniforme kachi. Perdite: morti 4 eritrei, fe riti 1 nazionale e 13 ascari. Il 13 marzo altra colonna di 500 fucili, al comando del ten. col. Pajola, uscita da Zuetina con il compito di d istruggere il campo cl.i Ageclabia, veniva furiosamente attaccata sui fianchi da circa 1.000 armati con due cannoni. Costretta a ri p iegare, rientrava alla base dopo aver subito fo rti perdite: morti 2 uff., 13 naz. e 4 ascari; feriti 2 uff. , 19 naz., 23 ascari (Doc. 349). In totale le operazioni condotte nel territorio delle singole Zone nel mese d i marzo costarono una pe rdita complessiva d i 116 uomini fuor i combattimento. In aprile il comando di Derna segnalava la presen za, nei campi armati della giurisdizione , di soldati turchi con fu nzioni di sottufficiale


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per l'inquadramento dei "regolarizzati" (Doc. 356). li 16 maggio il gen. Ameglio telegrafava alle Colonie "un p resumibile cambiamento nell'atteggiamento e nelle forze del Senusso" (Doc. 360): "... Egli, spintO dalla Turchia e dalla Germania, sembra che voglia muovere verso il Basso Egitto, per sventolare la bandiera della rivolta. Le forze a sua disposizione in Marmarica ammonterebbero a 3.000 armati con 8 cannoni. Riuscita operazione in Egitto, Ahmed esc-Scerif, più forte e fanatizzato che mai, lancerà contro di noi tutte le sue forze ". E ancora il 22 maggio segnalava il trasferime nto del Senusso ad Amseàt con Idris e 1.000 regolarizzati: "intenzione Senusso rie ntrare a Giara b ùb e dirigersi contro i francesi in Sud an" (39). Ameglio segnalava inoltre alle autorità centrali "gli effetti funesti degli incresciosi incidenti di Sirte, specie fra le popolazioni Mogarba e le altre confinanti fino a Sollurn", aggiungendo che "n on meno gravi saranno gli effetti di un eventuale intervento clell'Irnlia nella guerra europea ." i\lla intensificandosi le aggressioni e gli atti di brigantaggio , Ameglio decideva di svolgere nella Zona di Merg "una energica operazione milita re, avente per obiettivo di battere e disperdere il campo degli Abid ed esercitare una severa azione pu n itiva contro le popolazioni ribell i dello stesso territorio" (Doc. 359). A tale scopo rinforzava quel presidio con il XII e ritreo ed il VII libico (tot. l.200 fucili) oltre ad unità di cavalleria, artiglieria e autocarri. Su tale programma operativo interveniva il Ministro Martini con suo dispaccio del 17 maggio (40) richiamando l'attenzione del Governo d i Bengasi sulla necessità che "le operazioni abbiano sicura riuscita, perchè nell'attuale situazione internazionale e grave situazione in Tripolitania un eventuale scacco, sia pure lieve, avrebbe pericolosissime conseguenze". Circa l'atteggiamento del Senusso e l'entità delle forze ribelli in Cirenaica con successivi notiziari Ameglio informava le autorità centrali eh.e : - Ahmed esc-Scerif avrebbe alle sue dipendenze 1.800 regolarizzati, vestiti con uniformi kachi, e 4 cannoni (Doc . 358); - il prigioniero Suleiman el Baruni sarebbe stato trasferito in confino a Giarabùb a causa dei suoi sentimenti anglofili (Doc. 363); - migliaia di armati si troverebbero concentrati nel campo cli Gerdes. Il Senusso avrebbe preamrnnziato un'azione contro gli inglesi, chiedendo rinforzi (Doc . 365); - al campo di Sef e n Nasser, in località Uadi Hilàl, si troverebbero molti materiali e salmerie nostre, eia 10 a 12 cannoni, molti ascari libici prigionieri. - Sayed Idris sarebbe stato allontanato a causa dei suoi sentimenti tiepidi verso l'Italia.

(39) AUSSME · L8 • b. 219/ 9

(40) Ib. b 181/12.


LA UI.\IA KEG LI ANNI 1915-19 19

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In considerazione poi dei tragici avvenimenti in Tripolitania il 5 giugno Ameglia telegrafava al Ministero la sua adesione alla richiesta cli dirottare su Tripoli !'VIII btg. eritreo, già assegnato alla Cirenaica (Doc. 364). Erano aumentate, intanto, le preoccupazioni del Governo centrale per l'atteggiamento equivoco, tenuto dall'Inghilterra verso la Senussia (Doc. 366). Il 21 marzo 1915 l'ambasciatore a Londra , Imperiali, telegrafava a Sonnino (41) : " ... resid enza principale Senusso trovasi in territorio clall'lnghilten:a considerato come egiziano (Giarabùb)". E il 4 luglio il Ministro Martin i, in un'approfondita analisi circa l'atteggiamento inglese nei confronti ciel Senusso (42), dopo aver premesso che il Foreign Office non aveva mai visto con favore un nostro insedia mento in Africa Settentrionale, denunziava l'interesse dell'Inghilterra ··alla utilità d i un Senussi che goda di grande prestigio e autorità in Libia, ma che sia in mano inglese". Perciò l'Ingh ilterra - così scriveva Martini nella sua relazione - ci ha prima impedito cli aver ragione di Ahmecl esc-Scerif e di sottometterlo, lasciando aperta ai rifornimenti la via de l confine egiziano; poi si è adoperata a conferire a utorità e prestigio allo stesso Senusso "trattando con lui e con i memb ri della sua famiglia come da potenza a potenza". Concludeva la relazione che la Gran Bretagn a, favorendo apertamente la crescita del potere religioso cli Sid i Ahmecl esc-Scerif, manLeneva cl i fatto viva la fiacco la della ribellione sen ussita in Libia. Scop p iata poi la guerra europea e p roclamata la guerra santa eia parte della T urchia , delineatasi inoltre la minaccia turca su l Canale cli Suez e intensificatasi l'azione turco-german ica diretta a sollevare la Sen ussia e lanciarla contro l' Egitto, l'Inghilte rra si era sentita ancor pili incoraggiata a persistere in tale "atteggiamento ... estremamente conciliante" (42 b is) . Si legge ancora nella stessa relazione che, per qua nto il Foreign Office abbia dato alla complessa questione delle relazioni fra governo egiziano e Senussia un a p ropria version e "resta stabilito che un ribelle dell'Italia, nemico giurato di questa, ba messo indistu rbato le tende presso il confi ne egiziano, d ove sotto gli occhi dell'Inghilterra, alleata dell'Italia, è visitato, ossequiato, fatto segno ai maggiori onori dalle autorità britan niche, con l'acqu iescienza delle quali emana ordini, rilascia passaporti, distribuisce decorazioni in nome d el governo senussita, riscuote imposte ed esercita ogni specie cli atti cli sovranità". A conclusione infine di questa serrata analisi Marcin i afferma che "la situazione nostra in Cirenaica è in gran parre nelle mani dell'Inghilterra, la quale è a rbitra dei rifornimenti al Se nusso; nulla noi possiamo fare che miri a resultati orga nici e definiti senza esserci prima

(41) DDI - Quinta Serie - voi. l ii - Doc. 165. (42) Ib., v o i. I V - Doc. 435 (42 bis) Cfr. "Le operazio ni in Egitto e Pal es1.ina ... " cit. pag . 15 1-152.


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I GOVERN I MII.ITARI DELI.A LI BIA (1911 • 19 19)

intesi con lei". Ma ancor più netto e tagliente è il suo giudizio sullo sp ecifico argomento , quale risulta dal suo Diario sotto la data ciel 5 luglio successivo (43) : "Condotta più sleale d i quella che l'Inghilterra tiene in Africa verso cli noi non è possibile immaginarla". Per fronteggia re ogni possibile e mergenza, lo stesso 5 luglio Martini telegrafava al Governo di Bengasi (Doc. 366): " ... Quando i turco-germanici si persuaderanno cli non poter la nciare il Senusso contro l'Egitto, lo lanceranno contro cl i no i, specialmente se noi entrassimo in guerra con la Turchia .. L'Inghilterra ha interesse troppo grande p e r star bene col Senusso, perchè s i induca a chiude re la fro ntiera a i rifornimenti. Tutto ciò p remesso e vista la gravissima s ituazione in Tripolirania e l'impossibilità cl i rinforzi .. E.V. voglia tracciare s ub ito un p rogramma cl i assetto po litico-militare della Cirenaica, che ci conse nta cli atte ndere la fine del conflitto internazionale". In ottem peranza alle sudde tte direttive il Governo di Bengasi disponeva un nuovo ripiegame nto d ei presid i p iù avanzati, fra i quali quello importante di Zuetina (26 luglio 1915). Alla data del 15 settembre la s ituazione dei presidi in Cirenaica risu ltava così stabilizzata ( 44) : a) ZONA DI BENGASI: (col. Monesi) con distaccamenti a Lete, Benine, Er Règima , Koefia (cap . Ubertalli) , El Abiàr, Tocra. Comando di sottozona a Solluk (Tolimum e Ghemines); b) ZONA DI MERG: (col. Pajola) con distaccamenti a El Merg, Tolmetta, Sidi Dakil, Sidi Rahuna, Zavia Gsur, Tecniz; c) ZONA DI ClRENE: (col. Chiossi) con distaccamenti a J\farsa Susa, El Ghegàb, El Feidia, El Ha nia , Becla, Tert, oltre ad alcune ridotte sulla strada Susa-Cire ne; d) ZONA DI DERNA: con distaccamenti all'Uadi el Garbà, Martuba, Ain i'Vlara, Sidi I-Ialecl, El G ubba, o ltre alle ridotte Marabutto, Piemonte, Segnale, Rudero ; e) ZONA DI TOBRUK: ridotte Perro ne, Aliscerti, Solano, Marcucci, Pilastrino. Successivamente furo no ri tirati i d istaccamenti cli: Tecniz e Zavia (9-10 ott.), Ain Mara, El Gubba e Uadi Garbà (15 ott.), El Ahià r (12 ott.). Nell'autu nno dello stesso anno si rinnovaro no le razzie e i colpi di mano contro piccoli presidi e carovane in movime nto. Il 14 ottob re in località Busceriba (Bengasi) una carovan a, scortata da reparti del 16° f. e XII eritreo, veniva violentemente a ttaccata da una band a di oltre 700 armati e costretta a ripiegare su Bengasi. Ma il 23 successivo a Camporosso (Derna) una comp agnia del IX libico, a tta ccata da un forte grupp9 di armati, riusciva a me tte rli in fuga . Sempre in ottobre giungeva conferma cli un imminente attacco senussita al(43) Cfr. F. !\fortin i "Di.irio ... " Cit. p. 480. (44) AUSS1\'1E · 18 · b 185/9.


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le posizioni inglesi in Egitto dopo il fallimento della spedizione tu rca proveniente dalla Siria per la conquista del Canale di Suez che faceva apparire probabile un ulterio re aggravamento della situazione in Cirenaica . (c) OFFENSIVA TURCO-SENUSSITA IN MARMARICA E l3ASS0 EGITTO Sull'atteggiamento ciel Senusso in questi mesi risultava da fonte inglese (45) che Ahmed esc-Scerif verso la fine del 1914 si era trasferito a Amseàt, località q uesta in prossimità cli Sollum e sede della tribù degli Aulad Alì. Il col. inglese C.L. Snow della Guardia Costiera egiziana con sed e a Sollum fu pertanto incaricato cli negoziare con il Senusso e prevenire possibili intrighi turco-arab i contro la presenza inglese in Egitto. Intanto nel feb braio del 1915 giungeva ad Amseàt Nury bey, fratello di Enver, con l'incarico di spingere il Senusso a schierarsi al fianco della Turchia contro le potenze dell'Intesa. Nury, provvisto cli molto denaro, acquistò ben presto grande influenza sul Sayed; fu nominato comandante delle truppe senussite e si adoperò per fa re arruolamenti fra gli Aulad Alì. Nell'agosto funzionari inglesi sequestrarono un pacco di lettere del Senusso, indirizzate a notabili musu lmani, con le quali si incitavano le tribù alla guerra santa e si dava notizia che il Sayed era stato nominato rappresentante ciel Califfo per tutta l'Africa Settentrionale . Malgrado ciò l'Alto Commissario per l'Egitto e il Comandante in capo delle truppe, gen. J. Maxwell, ebbero istruzioni da Londra di perseverare in una politica amichevole. Il 30 settembre il col. Snow ebbe un nuovo incontro con il Senusso; in quella occasione ebbe l'imp ressione che "i soldati del Senusso sarebbero stati degli avversari form idabili"(45bis). Altri preoccupanti segnali giungevano poi da alcune regioni del Centro Africa. Nell'autunno le a utorità francesi d i Fort Lamy, con esp licito riferimento agli insuccessi militari italiani in Tripolitania, segnalavano al Ministero della Gue rra (46): - 21 settembre 1915 : mene senussite semp re p iù attive. Ufficiali tedeschi e turch i sono con loro . Necessaria un 'azione energica per fermare ogni aggressione; - 27 settemb re 1915 : importante concentramento a Mu rzùk di 700 soldati Wau e 400 soldati armati e inquadrati all'europea. Numerose requisizioni di cammelli indicano intenzioni aggressive verso il deserto. Inviata una incursione a Gouro e Kanem eia parte di Ahmed escScerif; - 1° ottobre 1915: turchi e tedeschi avrebbero scritto ad Alì Dinar, Su ltano del Dar-Fur, che gli daranno tutto il paese compreso fra El Obeid e lo Wadclai. Alì Dina r formerebbe u na colonna da inviare a

(45) Cfr. "Le operazioni in Egitto e Palestina .. " cit. , p . 153. (45bis) lb, p. 156. (46) S.H.A.T. A.E.F - TCHAD - p. B-4


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Gouro dopo la stagione delle piogge; - 18 ottobre 1915: Taalàt bey avrebbe intenzione di sollevare il DarFur e lo Waddai. Minacce del senussismo su Abeché. Si delineava cioè sempre più netto il disegno turco-tedesco di una sollevazione generale delle popolazioni musulmane in Africa Settentrionale, sostenuta da azioni parallele da Sud, che avrebbe dovuto esplodere in concomitanza con l'offensiva turca proveniente dalla Siria per un'azione convergente contro le difese del Canale . E tale progetto trovava ampia conferma in una nota informativa a Roma del nostro Agente Consolare a Gibilterra ( 47). Le prime avvisaglie di un'offensiva turco-senussita al confine occidentale dell'Egitto si ebbero nell'autunno dello stesso anno. Il 6 novembre 1915 un sottomarino tedesco affondava due guardiacoste egiziane, alla fonda nella baia di Sollum. Il 17 dello stesso mese armati senussiti attaccavano la guarnigione di Sollum, costringendola a ripiegare. I pochi inglesi costituenti quel presidio si salvarono imbarcandosi su una nave inglese presente nel porto, mentre il resto della guarnigione egiziana passava ai turco-senussiti. La notte successiva un reparto a cavallo cli 300 Muhafizia, truppe regolari del Senusso, guidati da Sidi Hilàl, effettuava una incursione su Sidi El Barrani, 48 miglia Est cli Soll um. Il 20 novembre ebbe luogo altro attacco contro un posto egiziano 30 miglia a Sud Est di Sollum. Lo Stato Maggiore britannico decideva allora di ritirare a Matrùk tutti i posti della frontiera occidentale e cli concentrare in quella sede una forza idonea a fronteggiare la situazione . A tale scopo veniva istituito il "Corpo della Frontiera Occidentale", al comando del magg. gen. Wallace, su due Brigate miste, treno divisionale, artiglieria e servizi, due aeroplani, con il compito di fe rmare l'offensiva in corso verso il Delta. Altro corpo di truppe (due btg. neozelandesi, una cp . Sicks, treno blindato) veniva trasferito per ferrovia nel Sud a Dabàa con il compito di tenere sotto contro llo l'oasi di Moghara e sbarrare il passo ad eventuali penetrazioni dal fianco sud verso il Delta. Tutti i reparti egiziani della frontiera occidentale e meridionale vennero ritirati, in quanto non vi era da fare molto affidamento sulla loro lealtà. Infatti, quelli addetti al posto di Baqbaq (14 uff. indigeni e 140 soldati) erano passati con armi e cammelli al Senusso. Nel corso di questi avvenimenti il comando in Capo britannico chiedeva , tramite autorità consolari, il concorso delle truppe italiane dalla Cirenaica con azioni di alleggerimento (Doc. 400). Ma il gen. Ameglio comunicava sotto la data del 27 novembre al Ministero (Doc. 367): "Qualunque nostro atto che conducesse ad attrarre verso la nostra Colonia parte delle forze senussite sarebbe politicamente e militarmente tale e rrore, da compromettere il nostro possesso" . E il 1° dicembre successivo, nel prendere atto della autorizzazione concessa (47) ODI - QUINTA SERIE - voi IV - Doc. 587, p. 364.


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al comandante superiore Navale cap. vasc. Como per un concorso alle operazioni inglesi in Egitto, il Governo di Bengasi ribadiva che "forze attuali Cirenaica sono appena sufficienti a garantire possesso territorio" (Doc. 368-369-370). Sui rapporti avuti in questi mesi dal comandante Como con le autorità inglesi particolare interesse rivestono alcuni documenti che sintetizzano i colloqui intercorsi con il col. Snow di Sollum. Questi infatti, che si vantava di essere "in corrispondenza molto attiva con il Senusso", ebbe a dichiarargli ( 48) che Sidi Ahmed esc-Scerif aveva nominato, quali suoi rappresentanti per il governo della Cirenaica, Sidi Idris per i territori compresi fra Bengasi e Tripoli e Sidi Hilàl per la provincia del Barca fino ad Amseàt. Aggiungeva il col. Snow al comandante Como "Voi potete trattare con Sidi Idris e Sidi Hilàl, mai con il Senusso, che ha giurato sulla sua spada di non cessare mai la lotta contro gli italiani". Esplosa poi la rivolta in Marmarica, la stessa fonte comunicava il 17 novembre "Porto Bardia, occupata da forze ribelli, è divenuta base di rifornimento e appoggio per i sommergibili nemici" . La notizia veniva confermata al Ministero sotto la data del 1° dicembre dal cap. Caccia, addetto al Q .G. inglese al Cairo, che comunicava inoltre (49): "Comandante in Capo esercito inglese chiede accordi per sorveglianza costa cirenaica in relazione all'azione navale britannica contro sottomarini austro-tedeschi". Sulla richiesta si inseriva il Ministero delle Colonie, che il 4 successivo così telegrafava al Dipartimento della Marina: "Da R. Agente Diplomatico al Cairo abbiamo appreso che presidio Sollum ritirato ... A Sollum sommergibili nemici acquistano ottima base. Occorre buon incrociatore e quattro cacciatorpedinie re. Di ciò informo per i provvedimenti opportuni d'intesa con i governi francese e inglese" . La .notizia troverà poi autorevole conferma nelle Memorie del Maresciallo Hinclenburg, eia cui risulta (50): "... Giungemmo a fornire materiale persino ai Senussi sulla costa settentrionale dell'Africa, inviando loro specialmente fucili e munizioni mediante il sussidio dei nostri sommergibili" . La ribellione si estendeva rapidamente in tutta la Marmarica e il Basso Egitto e tentava cli dilagare anche in Cirenaica. In territorio egiziano la concezione strategica dei turco-senussiti prevedeva un duplice attacco in direzione del Canale: lungo la grande direttrice costiera e la direttrice meridionale che, partendo dalla grande oasi di (48) AUSSMM - n. 450 - 1915. Il col. Snow del Servizio Informazioni inglese, distaccato a Sollum, trovò la morte 1'11 dic. 1915 dopo uno scontro con le forze senussite. (49) AUSSMM - n. 450 - F8 Anno 1915. (50) Cfr. P.L. Hindenburg "Dalla mia vita". Trad. a cura del Ministero Guerra - S.M. Centrale - Uffieio Storieo, 1923, p. 120.


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Siwa (l'antica oasi di Giove Ammone, importante centro religioso della Confraternita), passava attraverso numerose piccole oasi nell'interno fino all'oasi di Baharija, 100 miglia Ovest della valle del Nilo. Nel quadro poi cli un più vasto disegno strategico l'offensiva turcosenussita in Egitto doveva svilupparsi in concomitanza con una sollevazione generale in Sudan, guidata dal Sultano del Dar-Fur, e con azioni concorrenti in Cirenaica, nel Tibesti e nel Sud tunisino. La riuscita del vasto piano strategico avrebbe dovuto portare al ritorno della sovran ità ottomana sull'Egitto, oltre che alla costituzione cli un grande regno libico fra Centro Africa e regioni settentrionali della Cirenaica e Marmarica, affidato alla Senussia, nonchè alla forma zione di uno Stato indipendente nel Sudan, sottratto al dominio inglese. Ma soprattutto, nel quadro di una strategia generale del conflitto europeo, le sollevazioni in Africa Settentrionale ed Eguaroria le avrebbero obbligato Francia e Inghilterra a dirottare forze notevoli nelle Colonie, sottraendole agli scacchieri europei. Ai primi di d icembre del 1915 venivano segnalati i primi conce ntramenti di armati senussiti a Sud e Ovest di Matrùk. 1 reparti variavano da 100 a 500 u. e avevano ormai raggiunto una consistenza di circa 2.500 armati (51) . L'll dicembre il gen. Wallace, per alleggerire la crescente pressione su Matrùk, lanciava una colonna in direzione di Dawar Hussein, 16 miglia Ovest cli quella località, per disperdere una formazione nemica, attestata sull'Uadi Senab. Ma il 14 successivo consistenti forze turco-senussite attaccavano le posizioni cli Matrùk, infliggendo perdite alla guarnigione (3 uff. e 16 soldati fra morti e feriti). L'azione senussita proseguiva poi verso il Canale, riuscendo a spingersi con un distaccame nto fino a Sicli Abelam, 75 km. da Alessandria. Negli stessi giorn i in Cirenaica un nostro battaglione (III volontari), attaccato in località Sidi Hussein (Bengasi), era costretto a ripiegare con elevate perdite. Sugli sviluppi dell'offensiva turco-senussita in Marmarica il 27 dicembre il gen. Ameglio telegrafava alle Colonie (Doc. 371): "Bomba, occupata da turco-senussiti comandati da ufficiale siriano Hassan Ben Samak, nuovamente bombardata dal mare. In Egitto sarebbe cominciato movimento apertamente ostile agli inglesi in seguito o rdine ritiro armi a tribù beduine dei Feian .. . Inglesi avrebbero dichiarato guerra al Senusso" . Ma anche in Sudan ed in Tunisia iniziavano a manifestarsi i primi focolai di rivolta, come risulta da alcuni documenti di fonte fotncese (52): (5 I) Secondo fonte francese nell'e~ta re del 1915 l'armata se nussirn aveva r,1ggiunro una forza di 10.000 uomini inq uadrati eia tJ fficiali e sottufficiali turchi in un iforme ttJrca. L'armata e ra alimentata da i sorni11ergibili tedesch i ne i porti di Sollum e Misura ta. Si veda P.li. Miche! ''Les Italiens in Cirenaique et le SenotJssisme" in "Revue cl'Histoire de la Guerre Mondiale", cir.. p. 9. (52) S H.A T A.E.F. - TCHAD - p. B-7.


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- 28 dicembre 1915 "ambasciatore d'Inghilterra a Parigi ha solle- . citato tutte le più energiche misure, per impedire i rifornimenti ai senussi, che preparano un attacco generale contro l'Egitto . Propaganda molto attiva al Dar-Fur"; - 8 gennaio 1916 ''Bande armate sono penetrate nell'oasi di Siwa: 6.000 bene armati e 6.000 senza armi, inquadrati eia ufficiali e soldati turchi . Dalla parte di Tun.isi gli indigeni attendono gli eventi"; - 13 febbraio 1916: "annunciato prossimo arrivo di El Fachir Hilàl Ould Mahdi, fratello di Ahmed esc-Scerif e cugino di Idris ... Hilàl è accompagnato da col. turco Nury e avrebbe con sè ufficiali turchi e tedeschi con artiglierie e mitragliatrici". Ai primi del nuovo anno 1916, in Egitto, il Comando del Corpo della Frontiera Occidentale dava inizio alle operazioni di riconquista delle posizioni abbandonate alle forze ribelli. Il gen. Wallace, avuta notizia della esistenza di un importante accampamento in località Hazalin, 22 miglia Sud Ovest di Matrùk (circa 300 tende fra le quali spiccava quella del Senusso), decideva di attaccare. L'operazione ebbe inizio il 23 gennaio con un dispositivo articolato su due colonne e una riserva, ma incontrò la tenace reazione dell'avversario, che tentò di aggirare le formazioni attaccanti . Solo dopo molte ore cli combattimenti unità Sick sudafricane e neozelandesi riuscirono a raggiungere le trincee del nemico, che abbandonò la posizione e si dette alla fuga. Le perdite inglesi ammontarono a 312 fra morti e feriti; quelle senussite a circa 300 morti sul campo. Dopo questo scacco Ahmed esc-Scerif si trasferì a Siwa, dove già nel febbraio risultavano concentrati, secondo fonte italiana (53): "3 .000 fucili, 2 cannoni, 2 mitragliatrici e 12 ufficiali turchi". Le truppe inglesi invece rientrarono a Matrùk, in attesa di riprendere le operazioni per la rioccupazione di Sidi El Barrani e Sollum. Intanto, esauritasi la spinta offensiva lungo la costa, le forze senussite tentavano di raggiungere la valle del Nilo lungo la direttrice Sud . . L'l 1 febbraio un battaglione di 500 Muhafizia, milizia regolare del Senusso, occupava l'oasi di Bahariya e quasi contemporaneamente altre formazioni si insediavano nelle oasi di Farafra e Dakhala. Non ritenendo pericolosa la minaccia e comunque molto aleatoria una eventuale operazione nel deserto, il gen. Maxwell si limitò a rinforzare il Corpo inglese del Sud, per metterlo in condizioni di controllare tutte le eventuali provenienze verso il Canale; destinò invece le unità ricevute in rinforzo al Corpo della Frontiera Occidentale, ora al comando del magg. gen. Peyton, per la programmata azione di riconquista lungo la fascia costiera. Il 23 febbraio una forte colonna, al comando del gen. Lukin, partiva da Matrùk e il 26 successivo attaccava il campo trincerato di (53) ACS - C. Ameglia Se. 3 - p. 2/2 - 489.


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Agagiya, 15 miglia a Sud di Barrani, ove era stato segnalato un concentramento di 1.500 regolarizzati con cannon i e mitragliatrici, al comando di Nury e del gen. Omar Gaàfar, un arabo d i Bagdad, che aveva frequentato la Scuola Militare di Costantinopoli . Il nemico si difese accanitamente, ma alla fine il successo inglese fu completo. Furono fatti numerosi prigionieri, fra cui lo stesso geo . Gaàfar Pachà e alcuni ufficiali turchi, e furono catturati: 10 cannoni, alcuni a tiro rapido, mitragliatrici e una carovana di cammelli con un carico di 40 .000 cartucce (Doc. 396). Perdite inglesi, 184 u. fra morti e feriti. Il 28 successivo unità anglo-egiziane occupavano Sidi El Barrani, dove si trasferiva il gen. Peyton con il grosso delle forze, in attesa di riprendere il movimento verso Sollu m (54). Il 10 marzo il Ministro Martini telegrafava a Tripoli 'l'interesse dell'Italia a essere insieme agl i inglesi a Sollum", aggiungendo che "gen. Maxwell ha espresso desiderio che contemporaneamente a tale occupazione, fissata per il 15 marzo, truppe italiane compiano azioni dimostrative al confine orientale d ella Cirenaica ." (Doc. da 376 a 378). Ma il gen. Ameglia ancora una volta era costretto a ordinare ai comandi di Zona di "limitarsi ad u na serie cli operazioni a piccolo raggio, tali eia affermare solo moralmente la nostra cooperazione con gli inglesi". (Doc. da 379 a 382). Il 14 marzo le colonne inglesi entravano in Halfaiya, 3 miglia a Sud Est di Sollum, evacuata precipitosamente dal nemico. Sollu m fu occupata nel pomeriggio dello stesso giorno 14 da unità di cavalleria e reparti del 2° e 3° rgt. f. sudafricana. Mentre la cavalleria e ntrava a Sollum, carri blindati del magg. Westminster puntarono su Bir Waer, che fu trovata deserta. Proseguendo nell'azione, le stesse uni tà incontravano sulla strada di Derna centinaia di b eduini armati, che fuggivano verso Ovest; a 25 miglia Ovest di Sollum raggiungevan o infine il grosso delle formazioni nemiche, che venivano attaccate e disperse. Il nemico fuggì nel deserto, ad eccezione di pochi soldati turchi che rimasero a difesa dei cannoni e furono travolti dai mezzi blindati. Con la riconquista di Sollum la campagna poteva considerarsi conclusa. Gli Aulad Alì si presentarono in gran numero, per fare atto di sottomissione. Per favorire una sempre più stretta collaborazione italo inglese in A.S., il 21 marzo 1916 l'Italia riconosceva il Protettorato inglese sull'Egitto. I gravi rovesci militari, subiti dai turco-senussiti, convinsero Idris a venire a patti con l'Italia, rinnovando i contatti con le autorità cli Roma, già iniziati nel febbraio dello stesso anno (Doc. 390). Ma il Ministero delle Colonie in un primo tempo sollevò dubbi sulla autenticità delle lettere del Sayed, limitandosi ad ordinare cli "chiedere a Sidi Idris i nomi dei nostri prigionieri. "Nello stesso periodo si presentava alle autorità italiane in Cirenaica Sicli I-lilàl, fratello del (51) Cfr. "Le operazioni in Egitto e Palestina ... " cit., p . 181-186.


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Senusso che, secondo una segnalazione al Ministero da parte del Governo di Bengasi (gen. Moccagatta) " s i era persuaso ad attendere il ten. col. Villa a Tobruk" (Doc . 383-384-385). Il 30 marzo 1916 il Governo Coloniale, "per non perdere il vantaggio conseguito con la presentazione di Hilàl e per neutralizzare l'attrazione politica già iniziata dagli inglesi verso le popolazioni della Marmarica, "proponeva di dar corso alla progettata occupazione cli Porto Bardia e d i Amseàt mediante un corpo cli truppe su 3 btg. f. , cl i cui uno eritreo, e 2 btr. da mont., da ripartire poi fra i due istituendi p residi" (Doc. 386). Giun ti i rinforzi richiesti, il 30 aprile avevano inizio le operazioni, affidate ad u n complesso di forze agli ordini ciel magg. gen . Giulio Latini (un btg. bers., VIII e X eritreo, una btr. 75/ A, una sez. art. mont., genio e servizi), che pre ndeva imbarco a Tohruk . Il 4 maggio il contingente italiano sbarcava a Marsa Morea e il 5 successivo occupava Bardia senza incontrare resistenza (Doc. 388-394-395-398). La fortunata campagna ciel gen. Peyton aveva liberato l'Egitto dal pericolo tu rco-senussita, ma Nury si era rifugiato con i resti delle truppe entro la frontiera italiana. Per prevenire un possibile ritorno offens ivo, colonne mobili inglesi furono impiegate ai confini con la Cirenaica con il compito di ricercare e distruggere accampamenti e depositi di munizioni. Nel quadro di tale esigenza fra il 25 e il 26 luglio del 1916 un distaccamento cli carri blindati leggeri, al comando del cap. C.G. Mangles del 20° ussari, in cooperazione con un reparto italiano proveniente da Bardia (una sez . mitr. montata su autocarri a l comando del Ten. E. De Pinedo) e con il concorso dal mare della r.nave Misurata, attaccava un reparto d i Muhafizia, attestato su ll 'Uadi Sanai, 40 miglia Ovest di Ras El Mehel, in territorio italiano. L'incursione ebbe pieno successo sul piano tattico, ma ancor p iù su quello politico, perchè dimostrò che Italia e Inghilterra agivano ora in p ie no accordo. Si esauriva così l'ambizioso piano turco-tedesco di infliggere un duro colpo alle potenze dell 'Intesa in Africa Settentrionale. Ai primi di ottobre Ahmecl esc-Scerif evacuava le oasi egiziane di Bahariya, Farafra, Dakhla e Kharcljah e concentrava i resti delle sue truppe a Siwa (Doc. 396-431) . Ai primi ciel gennaio del 1917 Ahrnecl esc Scerif risultava ancora nell'oasi cli Siwa, ma era già nota la sua intenzione di abbandonare la guida politica della Confraternita, riservando per sè solo la sup remazia spirituale e religiosa . Per infliggere un colpo definitivo alle forze militari del Senusso, il 3 febbraio dello stesso anno un contingente inglese di carri e cammelli raggiungeva l'oasi e la occupava . Ahmed escScerif con i superstiti riusciva a fuggire e si trasferiva a Giarabùb, da dove delegava i suoi poteri: al cugino Idris su Cirenaica e Sirtica O rientale, a Safi ed Din sulla Tripolitania, al fratello Mohamed e! Abed sul Fezzan e sulla Ghibla, ad Alì el Chattabi sulle oasi ciel Centro-Africa. Per completare il quadro della grande offensiva turco-tedesco-senussita, che si svolse ai confini delle due Colonie italiane, converrà ri-


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cordare brevemente quanto avvenne negli stessi anni in Sudan, nelle regioni settentrionali del Tchad e nel Sud-tunisino. Nel febbraio del 1916 Alì Dinar, Sultano del Dar-Fur, concentrava le sue forze (da 4.000 a 6.000 fucili) lungo la frontiera settentrionale con l'evidente intenzione di invadere il Sudan_ Il governatore inglese di Khartum, raccolto un corpo di truppe di 2.000 uomini con artiglierie, mezzi autocarrati e aerei, organizzava una spedizione nel Dar-Fur, che si protrasse dal marzo all'ottobre del 1916 e si concluse a El-Fasher con la sconfitta delle truppe del Sultano. Alì fuggì con i resti del suo esercito, ma il 6 novembre veniva raggiunto da una colonna inglese e definitivamente sconfitto; fu poi trovato morto sul campo. Nella primavera dello stesso anno anche nel Borku e nel Tibesti si avvertirono le prime avvisaglie di un'imminente offensiva senussita. Per raccogliere il dispositivo troppo disperso, il 29 maggio 1916 il Governatore francese dell'A.E.F., Merlèt, proponeva al Ministero l'abbandono dei posti di Gouro e Ounianga. Ma il Presidente A. Briand ordinava che " ... si deve mantenere un posto a Gouro, in vista dei negoziati che avranno luogo con l'Italia dopo la firma del trattato di pace" (55). Nel Sud tunisino invece, dove Otto Manesman conduceva una attiva campagna antifrancese, fu necessario sgombrare i posti di Djanèt e Fort Polignàc per le difficoltà di proteggere una linea di comunicazioni di 1.200 km .. Nel corso poi della guerra europea i Senussiti assediarono Agadès (dic. 1916-marzo 1917); dispersi infine da una colonna francese, si rifugiarono in Tripolitania (Doc. 431). Intanto, nel corso di questi avvenimenti, il 18 giugno 1916 in Italia cadeva il Gabinetto Salandra e saliva al potere il Ministero Boselli con G. Colosimo alle Colonie e il gen. Paolo Morrone alla Guerra, quest'ultimo già in carica dal 4 aprile in sostituzione del gen. Vittorio Zupelli.

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(55) SHAT "La conquete du Tchad ... " cit., II - p . 250.


CAPO X L'UNIFICAZIONE DEI POTERI NELLE DUE COLONIE LIBICHE (1915-1918) 1. AZIONE DI GOVERNO DEL GEN. AMEGLIO . PRIMI PROVVEDIMENTI DI EMERGENZA

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LUGLIO - DICEMBRE 1915 Assunto il 15 luglio il Governo della Tripolitania , conservando quale Reggente quello della Cirenaica, Ameglia decideva di affrontare subito il problema gravissimo dei nostri p rigionieri in mano araba, in gran parte concentrati nel forte di Tarhuna, per preparare le condizioni favorevoli al loro rilascio ed alleviarne intanto la triste prigionia. Come primo atto di governo cercò di entrare in contatto con il capo di Tarhuna, Scek Saicl ben Sultan, al quale inviò alcune lettere con la richiesta di un elenco nominativo dei nostri prigionieri. Ma il capo arabo rispose , tramite prop rio fiduciario, che prima di aderire intendeva ricevere l'elenco dei prigion·i eri arabi in mano italiana. Il Comando d i Tripoli approfittò peraltro della circostanza per inviare ai nostri soldati denaro, vestiario e altri oggetti di prima necessità (Doc. 101). Giungevano intanto notizie sempre più allarmanti sugli sviluppi della insurrezione nelle singole regioni. Fonti attendibili indicava no in 16-18.000 fucili con 8 cannoni le mehalle in rivolta e segnalavano la prossima riunione in Tarhuna cli una grande riunione di capi, indetta poi per il 24 luglio con il previsto interventO d i Sidi EdDin, per stabil ire il piano di attacco alla città di Tripol i e la nomina delle principali cariche pubbliche (Doc. 97-98). Nel darne notizia alle Colonie, A.meglio comunicava la propria decisione d i fa r ripiegare su Tripoli anche i p residi di Zuara e Misurata Marina, salvo l'invio irnmecliato di 10 btg. cli rinforzo, che no n venivano concessi dal C.do Supremo (Doc. 99-100) . Le operazioni di sgombero dei due presidi furono p ortate a termine entro i primi giorni di agosto, ma richiesero l'abbandono o la distruzione di ingenti quantitativi di materiali. Comunque, il provvedimen to consentì di destinare alla difesa dell'oasi di Tripoli un nuovo consistente nerbo di forze (56), quanto mai urgente e necessario, per far fronte alle pressanti minacce di un attacco immine nte. E così dai primi cli agosto rimanevano sotto il controllo italiano solo la base di Tripoli, compresa l'oasi di Tagiura fino a Gurgi, e il ridotto for-

(56) Da .Misurata Marina ripiegarono su Tripoli, via mare, 6.500 uom ini, 700 quadrupedi, 38 pezzi. Ne l luglio 1915 fa forza co mplessiva in Tripolitania era cli 65.000 uomini, comprese le trnppe di colo re .


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tificato di Homs . Tripoli divenne un vero e proprio campo trincerato, protetto fronte a terra da un complesso di opere fortificate, permanenti e speditive, che la rendevano pressochè inespugnabile a giro d 'o rizzonte. Ma, come ebbe poi a scrivere l'allora ten . col. Pàntano, responsabile del settore di Tagiura, "le più salde difese hanno scarso valore, se dietro cli esse vi è gente poco salda" (57). E il morale delle trnppe era ormai sceso ai valori più bassi, tanto che nelle ore notturne bastava il passaggio cli un cane randagio o l'ombra cli una palma mossa dal vento, per diffondere allarme fra le sentinelle, che si abbandonavano a folli sparatorie. Scriveva il 2 agosto il gen. Ameglio al Ministro Celesia (58): ".. .l'eredità qui raccolta è quanto mai triste e penosa. Adua è stata sorpassata. Tutto ho trovato in sfacelo: truppe demoralizzate e scosse per i dolorosi insuccessi di Gars Bu Hadi, Tarhuna, Beni Ulìd; popolazione sfiduciata; servizi civili e militari fiacchi, alcuni inerti ... " L'incertezza e la sfidu cia si diffusero ben presto in ogni ambiente. Lo stesso console Generale di Francia a Tripoli si affrettava ad informare il proprio Governo del pericolo incombente cli un coinvolgimento degli indigeni della Tunisia nella rivolta tripolina (59). Ameglio cercò allora cli ridimensionare q uesta e altre valutazioni allarmistiche, segnalando al Ministero: "E' una esagerazione affermare che Tripoli è virtualmente assediata, finchè l'oasi è in nostro possesso e il mare è aperto ai rifornimenti". Di fatto però anche in Tunisia si man ifestarono i primi fermenti, come risulta da un telegramma in data 17 agosto, spedito dal console Italiano di Tunisi a Roma (60): "Ben Ascar inviò ultimatum, minacciando cli assalire Deibàt con tutte le forze d ell 'Islàm" . Ma un effetto ancor più sconvolgente dovevano avere la penosa situazione dei nostri presid i e le traversie dei ripiegamenti sullo spirito degli ufficiali e d elle truppe. Il 29 luglio il ten. col. Pàntano scriveva da Tagiura ai Comandi Superiori (61) di aver notato fra gli ufficiali dipendenti "sentimenti di grande ostilità, rancore e odio contro gli arabi" , aggiungendo che: , "Non è raro purtroppo sentire ufficiali distinti proclamare le teori e reazionarie e più feroci, come ad esempio l'utilità della sopp ressione di tutti gli arabi della Tripolitania ... Per un'aberrazione stranissima alcuni di questi ufficiali appartengono ai reparti libici ed hanno una grande fiducia nelle loro truppe, che pur sono arabe, ed han(57) G . Pantano "Venticrè a nni d i vir.a ... ", cit., p. 316. (58) "Cit. in Goglia L. e F. Grassi "Il Colonialismo italiano da Adua all'Impero" p. 179-181 , 1981 . (59) AUSSME - L8 - b. 219/ 11 e ACS C. Ameglio Se. 2 - P. 157. Lettera d e l 4 agosto d el Console Ge nerale a Tripo li: "Q uando i turco -arabi si sa ra n no impad roniti d i Tripoli, sa ranno tentati d i cond urre le loro a rmi in Tunisia". (60) Cfr. F. Manini "Dia rio ... " cic., p. 512. (61) ASMAl - Rac. 122/6 - Fase. 50.


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no quindi i difetti e i pregi stessi delle popolazioni destinate da essi all'ideale distruzione ... ". A conclusione della sua onesta e coraggiosa relazione il Pàntano auspicava " ... in nome dell'unità, della civiltà, del decoro n ostro , della vantata gentilezza latina ... che tale spirito cessi e che si tiri un velo s ul passato come su vergognosa aberrazione e che si invi tino gli ufficiali e la truppa a sentimenti più sani e a idee più degne". Occorreva quindi stroncare al più presto gli abusi e riportare in Colonia un clima di fiducia, di rispetto e di collaborazione con le pop olazioni. Pertanto, il Governo della Tripolitania, con circ. 28 luglio e 25 settembre 1915 a firma Ameglio, diretta a tutti i comandi e ufficiali dipendenti, avvertiva che per l'avvenire non sarebbero stati ulteriormente tollerati gli eccessi lamentati e che contro i responsabili il Governo avrebbe impiegato "i mezzi repressivi più energici" (Doc . 113-123) . Altro problema urgente e ra rappresentato dai nu merosi reparti libici presenti nell'oasi, nei cui confronti gravava il sospetto di defezioni o possibili collusioni con le fo rze d ella ribellione. Il 20 luglio il gen. Ameglio informava il Ministero (Doc. 97): "Risulta che ascari libici malvolentieri si adatterebbero a combattere e iniziano diserzioni. Ho p erciò deciso di inviare appena possibile in qualche punto della Sicilia i tre battagl ioni libici e due squadroni savari e zaptié, sconsigliando disarmarli ·in Colonia, in quanto passerebbero al nemico". Accolta la proposta e interessato il Corpo cl' Armata di Palermo per la ricerca di località idonea a l loro soggiorno, 1'11 agosto iniziava nel porto di Tripoli l'imbarco dei 2.554 ascari e 1780 membri delle rispettive famiglie, che raggiunsero la Sicilia con destinazioni Flo ridia e Canicattini Bagni (Siracusa); al seguito dei reparti , 510 quadrupedi e 4 cammelli. Per i rimanenti reparti libici, rimasti in servizio a Tripoli, si ricorse all'espediente di ritirare le armi ne lle o re notturne, per evitare possibili ammutinamen ti e defezioni (Doc. 106-107) . Sulla utilizzazione dei reparti trasferiti in Sicilia il 20 agosto il Comando Supremo inoltrava al Ministero della Guerra proposta cli costituire una legione libica, da impiegare alla fronte Ìtaliana . Ma il Governo non accolse la proposta (Doc. 114-11 5-117-118). Intanto, il trasferimento in Italia degli ascari lib ici si dimostrò ben presto gravemente dannoso per la loro salute, tanto che il Ministero decise cli disporne il rientro in Colonia con destinazione Cirenaica, in sostituzione di altrettanti reparti metropolitani in attesa cli rimpatrio. La partenza avvenne nel giugno ciel 1916 con le seguenti destinazioni: I btg. a Tolmetta, III a Derna, II btg. e 2° sqd a Bengasi, 3° sqcl . a ./\farsa Susa (62). (62) Ne l magg io-giugno 1916 il Comando Supre mo rinnovava richiesta per lo imp iego alla fro nte ita liana dei 5 bcg. libici di Floridia e di 3 o 4 btg. eritrei, ritenuti "preziosi per le operazioni altipiano Asiago". Ma la richiesta non venne accol ta da l Governo (Doc. 134-135 e da 137 a 139). Da considerare che nel w rso del co nfl itto mondiale la Francia imp iegò in Europa 218 btg. di colore, inq uad rati ne i C.d'A. francesi.


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Il 31 luglio il Ministro Martini, con riferimento alla drammatica situazione della Colonia, "che ha potuto così precipitare per gravissimi errori di politica indigena", telegrafava al gen. Ameglio di prendere contatti con i capi più influenti (Hassuna Pachà per l'oasi di Tripoli (62 bis) , Omar Muntasser per la Sirte e il Misuratino, Hadi bey Coobar per il Gariàn, Mussa bey Grada per il Gebel, Farhàd bay per Zavia e altri ancora) e di far loro comprendere che "essi per primi hanno interesse alla pacificazione del paese, impedendo che la ribellione possa mettere radici in una organizzazione che renda più arduo il ristabilire l'ordine" (Doc. 105); sollecitava inoltre "un'abile azione svolta dalla parte della Tunisia", impostando le eventuali trattative sulla base di un nuovo ordinamento politico-amministrativo, meglio gradito alle popolazioni indigene. E tutto ciò - scriveva il Ministro - "per cercare di chiarire una situazione che ha cause molto complesse ... , dovute in gran parte alla situazione internazionale. " Aumentavano intanto, fra le Potenze dell'Intesa, le manifestazioni di d iffidenza nei confronti dell'Italia per la mancata dichiarazione di guerra alla Turchia, più volte rinviata a causa delle critiche condizioni della Tripolitania . Per togliere infine ogni motivo di sospetto circa la lealtà della nostra collaborazione alla causa alleata, il 21 agosto 1915 il Governo italiano presentava a Costantinopoli la dichiarazione di guerra. Con tale provvedimento risultavano automaticamente decaduti tutti i trattati stipulati in passato fra i due Stati, compreso quello relativo alla pace di Losanna con le clausole afferenti le attribuzioni religiose del Su ltano in Libia: - rappresentanza nella persona del Naib Ul Sultàn; - nomina del Cadì da parte di Scek-Ul-Islà m e nomina dei Naib, di competenza del Cadì; - invocazione del nome del Sultano nelle pubbliche preghiere. La complessa materia trovava nuova regolamentazione nel R.D. 22 agosto 1915, in base al quale il Governo si impegnava a garantire la più ampia libertà religiosa e il rispetto dei beni WAQUF (opere pie) e abrogava la disposizione concernente la supremazia religiosa del Sultano. Il provvedimento liberava così, anche fo rmalmente, capi e popolazioni dall'obbligo d i fedeltà al Califfo ottomano. Ad esso faceva poi seguito l'immediato allontanamento del rappresentante del Sultano in Libia, Chemes ed-Din Pachà, considerato uno dei principali fomentatori della rivolta, che veniva imbarcato e fatto partire subito eia Tripoli (63). Nel successivo mese cli settembre il Gove rno Coloniale segnalava la convocazione di un convegno generale di capi e notabili a (62 bis) li figlo d i Hassuna Pachà, principe Tahcr Cararnanlì, d iscendente della antica dinastia barbaresca, che aveva regnato su Trip oli dal 1711 al 1835, frequ entò poi la Scuola Militare di Roma (corso 1933-1936) e l' Accademia Militare di Modena, conseguendo la nomina a ufficiale. Rientraco a Tripoli dopo la guerra, fu nominaco sindaco della città sotto l'amministrazione inglese. (63) ACS. · C. Ameglio · Se. 2 - p. 157.


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Tarhuna, che avrebbe dovuto aver luogo sotto la direzione di Scek Ahmed es-Suoni, per la nomina del Governatore della Tripolitania. E nell'ottobre dava notizia della esistenza di forti divergenze in campo avversario fra i sostenitori della Turchia, che facevano capo a Ramadàn escScetèui, ed i seguaci della Senussia, capeggiati dai componenti della famiglia dei Sef en-Nasser. Segnalava inoltre una probabile ripresa di azio ni offensive e di possibili attacchi in forze contro la piazza di Homs. Malgrado però queste minacce, la situazione operativa nel 2° semestre del 1915 non registrava avvenimenti di rilievo. In campo avversario maturavano invece in questi mesi profondi cambiamenti fra le forze ribelli. Safi Ed-Din, dopo aver insediato a Beni Ulìd il governo della Eletta Senussia, aveva adottato una serie di provvedimenti, intesi a concentrare nelle mani dei suoi fedeli il potere delle amministrazioni locali. Inoltre, aveva imposto balzelli e contributi vari alle popolazioni locali, suscitando critiche e diffidenze nei confronti del nuovo regime. In particolare aveva nominato capo degli Orfella, con il titolo di caimacàn, il suo fidato Ahmecl ben Sef en-Nasser, mettendo in disparte il notabile locale Abd el Neby Belchèr, per cli più nemico giurato dei Sef en-Nasser. Il nuovo caimacàn credette allora di poter ridurre all'impotenza il suo rivale e nemico, ordinando il disarmo dei suoi più devoti seguaci, ma Abel el-Neby, seguito eia 500 cavalieri, riuscì a fuggire e si rifugiò a Misunlta. Anche il convegno di Tarhuna del settembre 1915 si rivelò un completo insuccesso per la causa senussita. Safi Ed-Dio fu accolto molto freddamente dai notabili riuniti a convegno e inoltre la proclamata guerra santa contro gli italiani trovò indifferenti alcuni capi berberi dell'altipiano e ostili q uelli della costa (Zuara). Il Senusso decise allora di inviare una spedizione a Misurata, pe r ridurre all'obbedienza i capi dissidenti, e ne affidò l'impresa al fedele Ahmed Tuati. Ma questi fu respinto dai misuratini in uno scontro presso Zliten e fu costretto a ripiegare prima su Cussabàt e poi a far rientro a Tarhuna. Il prestigio di Safi Ed-Din risultava on'nai fortemente scosso. Egli decise allora di ritornare a Beni Ulìd, ma durante il tragitto i suoi seguaci si scontravano ancora una volta con gli armati di Ramadàn esc-Scetèui e con quelli di Abel el-Neby e venivano sopraffatti all'Uadi Dinàr. I superstiti fuggirono con il loro capo a Beni Ulìd e si rifugiarono nel castello, che venne cinto d'assedio. Inutile fu ogni tentativo di Ahmed Tuati cli giungere ad una riconciliazione. Il 7 gennaio il Sayecl riusciva a fuggire con pochi fidi nel deserto, dirigendosi verso la Sirtica, lasciando sul posto Ahmed Tuati, che, arrestato e imprigionato, sarà poi condom) a Misurata e impiccato (Doc. 136) In questi mesi il gen. Ameglio affrontò anche l'importante problema della riorganizzazione degli uffici politico-amministrativi della Colonia, proponendo alle Autorità Centrali una radicale epurazione ciel personale civile e militare , legato a "un sistema di governo dimostratosi luminosamente esiziale". O ltre alla sostituzione ciel Capo Ufficio Politico-Mil itare, ren . col. Chiassi, il Governatore ch iese e ottenne l'allontanamento del locale comandante dei Carabinieri e del commissario


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di P.S.; segnalò inoltre vari nominativi cli funzionari, ritenuti non idonei a rimanere od a far ritorno in Colonia , fra cui quello del comm. Pavoni. L'8 settembre, con lettera personale al Ministro (Doc. 120), sollecitava ancora le decis ioni del Governo circa la proposta già avanzata cli sostituzione del Segretario Generale Conti Rossini, giudicato di notevoli meriti, ma alla cui "deficienza di energia, di carattere e mitezza di animo" Amegl ia attribuiva "gli e rrori e il progressivo tu rbamento che condussero con gli scacchi militari alla disastrosa situazione", avendo egli la direzione degli Affari Indigeni. Ma il Ministro, ritenendo vaghe e indetermi nate le accuse a carico del funzionario , chiedeva ulteriori e più concreti elementi di valutazione . Solo a seguito di nuovo intervento del Governatore, il l8 ottobre ii Consiglio dei Ministri deliberava il rientro in patria, a domanda dell'interessato, del comm. Conti Rossini e la sua sostituzione nella carica di Segretario Generale (Doc. eia 124 a 127). ANNO 1916 Ai primi del nuovo anno il partito turcofilo prendeva il sopravvento sia a Misu rata che nei maggiori centri della costa e dell'altipiano. Il 23 febbraio 1916 il Governo Colo n iale comunicava alle Autorità Centrali che "l'insuccesso di Safi Ed-Di n e la sua ritirata nella Sirtica, o ltre agli scarsi risu ltati ottenuti nella Tripolitania Occidentale da Ahmed es-Sunni, segnano il fallimento del tentativo senussita cli volgere la rivolta a proprio vantaggio". (Altre notizie su situazione forze ribelli in Doc. 131). Aggiungeva ancora che (64): "l Senussi si proponevano di formare un governo separato dal governo turco. A tal fine sostituirono il nome cli Ahmed esc-Scerif a quello del Sultano nel sermone del venerdì e cambiarono la bandiera ottomana con quella senussita. Perciò gli ufficiali turchi dettero vita alla rivolta contro Safi Ecl-Din e riuscirono a scacciarlo dal paese". Si intensificava intan to in questi mesi la guerra sul mare mediante l'impiego massiccio di sottomarini austro-tedeschi, che trovavano ampie possibilità di appoggio e rifornimento n ella rada di Misurata e in alcune basi occulte dell e isole ioniche con epicentro Corfù (65) . Per fronteggiare la grave minaccia, "anche in vista clell'à nnunciato a rrivo cli nuovi grossi sommergibili in Med iterraneo, per approvvigiona re i senussi e i ribelli della Libia", il Ministro della Marina, d'intesa con i responsabili delle flocte alleate, poneva in atto un piano di operazioni navali lungo le rotte più battute dell'avversario (66) . Occorreva tuttavia riprendere al p iù presto in T ripolitania l'iniziativa delle operazioni, per respingere l'aumenta ta press ione delle forze ribelli e dare maggior respiro alle nostre basi (Doc 129). Superata pertanto la fase di maggior pericolo e migliorato lo spiri-

(64) lb - Se. 1 - p. 29/17. (65) ODI - Quinta serie - vo i. IV - p. 9 e 87. (66) AUSSMM - n. 450 - l'. 78 anno 1915.


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to delle truppe, il gen. Ameglia decideva di rioccupare alcuni dei territori abitati dai berberi abaditi dell'altipiano (Gebel Nefusa) e della costa (Zuara e Zavia), rimasti in gran p arte favorevoli al nostro Governo. Il 21 maggio veniva rioccupata Zuara ad op era del IV eritreo, trasferito via mare su quella_costa (67) . E nel giugno una colonna, al comando del magg. gen. Latini, effettuava una vasta battuta nel territorio circostante, per saggiare le capacità di reazione dell'avversario. Ma 1'11 giugno le Autorità Centrali comu nicavano a Trip oli "u na peggiorata situazione marittima nel bacino centrale del Mediterraneo", confermata dalle notizie sempre più preoccupanti sull'attività dei sommergibili che facevano scalo a Misurata . Nel corso d i questi avvenimenti continuavano a svilupparsi, con andamento favorevole, le trattative con la delegazione araba di Tarhu na per la liberazione d ei nostri p rigionieri concen trati in quel forte. Per alleviarne le condizioni morali e materiali, Ameglio intensificava le iniziative con la consegna d i stipendi e paghe, un itamente a generi cli conforto e medicinali, a mezzo di appos iti messi arabi, che periodicamente si presentavano ai nostri avamposti (68) . Le trattative fra le due delegazioni si conclu sero infine con l'impegno, da parte italiana, di rilasciare un numero corrispondente di detenuti politici, ristretti nelle nostre carceri. Nel quadro degli accordi intervenuti il 21 luglio il Governo cli Tripoli impiegava due aerei, per controllare le p iste che p revedibilmente sarebbero state utilizzate dai prigionieri italiani, in marcia verso Tripoli (69). E il 28 luglio comunicava alle Colonie che 704 nostri ex prigionieri, fra ufficiali, solda ti e civili, avevano lasciato il forte cli Tarhuna, "dietro formale assicurazione del nostro Governo, che detenuti politici di Msellata sarebbero stati rilasciati al più p resto". A fine luglio giungeva a Misurata, a bordo cli un sottomarino tedesco, Suleiman El Baruni insieme ad alcuni ufficiali turchi e tedeschi, che si trasferivano in territorio cli Agelàt, per organizzare le fo rze della resistenza (70) . Baruni era lacore di un firmano del Su ltano, che lo nomi nava Governatore gen erale dei vilayet della Tripolitania, Tunisia e Algeria. Giungeva altresì notizia che "grand i feste avrebbero avuto luogo a Costantinopoli in occasio ne della partenza della missione e del ristabilimento dell'autorità turca s ulle province della Africa" (71) . (67) AUSSME - L8 - b. 152/ 2. (68) Cfr. M.A. Vitale "L'Italia in Afri ca - L'opera dell'Esercito" , cit. p . 121. La de legazione italiana e ra guidata dal cav. Ahmed el-Mràièd co ns igliere del Governo. (69) ACS - C. Ameglio - Se. 7 - p. 51 14/ 13 e Notiziario n. 31 del 2 agosto 1916 dell'Ufficio Pol. Mii. d i Tripoli in Se. 18. (70) lb., Se. 7 - p. 67 19/ 4. Secondo P.J:-1.Michel ("Les italiens en Cyre naique et le Sénoussisme" cit. p. 10) dopo l'entrata in guerra al fianco degli Impe ri Centrali la Tu rchia riuscì ad mruo lare ed eq uipaggiare con l'aiuto tedesco circa 30.000 u. , compresi i Senussiti, che furono posti sotto l'alLo comando di Nury Bey. (71) 5.J:-1.A T - A. E.F. - TCJ:-IAD (1914-1923) - 4.


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Sugli ulteriori sviluppi della rivolta nel corso del 1916 risultava ancora che (72): - numerosi capi berberi, riuniti a Nalùt, avevano fatto voti per il sollecito ritorno delle autorità italiane; - Nury bey, in Cirenaica per sollecitare gli arruolamenti, era in procinto di rientrare in Tripolitania; - Ramadàn esc-Scetèui disponeva a Misurata di oltre mille fucili con due cannoni e aveva ai suoi ordini un reparto di cento armati, vestiti con le uniformi dei nostri soldati. Aumentava intanto la pressione delle forze ribelli sul ricostituito presidio di Zuara e giungeva notizia che la ribellione si andava estendendo al territorio tunisino, tanto che le autorità francesi erano state costrette a ordinare "l'evacuazione di Djanét e Fort Polignàc per le difficoltà di proteggere una linea di rifornimenti di circa 1.200 km." (73) . Nella Sirtica invece pe rsisteva il conflitto fra i seguaci di Sef enNasser, appoggiati dalle forze senussire di Agedabia, e i sostenitori del capo misuratino. Per dare alle popolazioni indigene ciel territorio di Agelàt, desid erose cli sottomettersi, adeguata protezione, fra il 15 e il 17 agosto 1916 il Governo cli Tripoli ordinava una battuta a largo raggio a mezzo di una colonna composta di due battaglioni eritrei e una sezione di artiglieria (74) . Sotto la data del 20 agosto l'articolazione delle forze presenti in Tripolitania risultava così costituita: Comando delle Truppe (magg; gen. Giulio Latini); Comando Settore Meridiç.m ale - Fornaci (magg. Ronche); Comando Settore Orientale - Tagiura (col. Carlo Gianinazzi); Comando Gruppo di manovra (col. Francesco Torre) . Il 10 ottobre giungeva notizia a Tripoli che, per ordine di Ramadàn esc-Scetèui, erano stati impiccati a Misurata alcuni capi contrari alla sua persona e che (75) "L'impressione suscitata eia tale esecuzione era stata molto grande" . Aggiungeva la stessa fonte che il capo misuratino, "la cui popolarità va continuamente crescendo", aveva dato alle tribù sempre piC-1 numerose che riconoscevano la sua autorità , "una apprezzata organizzazione, basata sul principio del controllo effettivo a mezzo di commissioni locali"_ Data l'importanza assunta dalla base di Misuraca, il Ministro delle Colonie interpellava il Governatore sulle possibilità di occupare quella base con le forze disponibili in Colonia. Ma il geo. Ameglio con telegramma del 4 ottobre così rispondeva (Doc. 140): " ... Operazione per occupazione Misurata richiederebbe non me no di 10 battaglioni, di cui 6 per presidiarla. Non è possibile distrarre queste forze da Tripoli".

(72) (73) (74) (75)

ACS - C. Ameglio - Se 7 - p. 66 e 67 19/4. S.l-I.A.T. - A.E.F - TCHAD - p. B/12. AUSSME - L8 - 152/ 3. ACS. - C. !\meglio - Se. 18 9/1 - 3/J.0.


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Alla progettata operazione si oppose anche il Comando Supremo (Doc. 135-141-142-1 43), che anzi sollecitò il rimpatrio di una Divisione dalla Libi a per il fronte europeo (30 btg. pe r un totale di 22.000 u.). A segu ito tuttavia delle obiezio ni mosse dal gen. Ameglio, che aveva prospeuato una grave "paralisi politico-militare" per la Colonia, la richiesta fu in un primo tempo ridotta a 10 btg (Doc. 144-1 45) e successivame nte al rimpatrio d ei Quadri di 15 btg. Ma anche q uesto p rovvedime nto ebbe gravi ripercussioni sull'inquadramento dei reparti in Libia (Doc. 146-147) . In autunno si aggravò la situazione nel Gebel Occidentale, dove le popolazioni locali avevano conservato un buon ricordo d ella nostra occupazio ne e sollecitavano aiuti, pe r combatte re gli arabi rivali. A Tripoli fu deciso di inviare una colonna di soccorso da Zuara con il compito di rioccupare Jefren, il cui capo Sassi Khozan aveva chiesto la nostra protezione. La colonna partì da Zuara, ma il 20 ottobre fu costretta a rientrare senza aver raggiunto l'obiettivo (Doc. da 169 a 173). Il 31 dicembre El Baruni faceva recapitare due sue lettere a Zuara: una indirizzata al comando del presidio e l'altra al capo indigeno a noi sottomesso. Con la pri ma El Baruni informava cli trovarsi in Agelàt con le mehalle di tutta la Tripolitania e ingiunge va la resa, promettendo un buon trattamento; con la seconda, dopo aver descritto il suo viaggio in sottomarino e le accoglienze ricevute al suo arrivo, El Baruni consigliava Sultan ben Sciaabàn di sottomettersi alla sua autorità (Doc. 129). Pe r frontegg iare ogni possibile em.ergenza, il Governo di Tripoli rinforzava quella guarnigione con due battag lioni eritrei. A questo punto è possibile affermare che fin d agli inizi de l 1916 la Turchia aveva raggiunto in Africa settentrionale uno d ei suoi p rincipali scopi di guerra: la riconquista pressochè totale del Vilayet, perduto nell'ottobre del 1912. L'anno 1916 si chiudeva con il deciso predominio del partito turcofilo ne ll a Tripolitania Orientale e una sempre più consistente affermazione dello stesso partito nelle regioni occidentali, fatta eccezione di alcune piccole minoranze nella Sirtica, legate alla Senussia, o ltre che nello Zintàn, Rogebàn, Gariàn. Organizzazione amministrativa e m ilitare, negli stessi territori, a carattere ne uamente ottomano, in progressiva espansione, e centri d ire:.donali a Misurata e A:lizia. Situazione invece invariata in Cirenaica, dove erano state avviate trattative con i rappresentanti della Senussia. Nonostante la rivolta in atto e il conseguente stato di guerra il Governo Centrale emanava vari p rovvedimenti legislativi, aventi effica cia n elle zone di governo c ivile: R.D. 17 e 31 on. 1915 sul riordinamento scolastico; D. Gov. 3 nov. 1915 sulla orga nizzazione degli Uffici d i Stato Civile cli Tripol i; D. Lgc. 30 marzo 1916 per l'esecuz io ne di Ope re Pubbliche; D. Lgt. 26 agosto 1916 sul fun zio namento della comunità israelitica di Trip o li e giurisdizione dei tribunali rabbinici.


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2. IL "MODUS VIVENDI DI ACROMA" CON I SENUSSITI E LA CESSAZIONE DELL.E OSTILITÀ IN CIRENAICA

(17 APRILE 1917)

Nel maggio d el 1916, dopo l'occupazione di P. Bardia, il nostro dominio di fatto in Cirenaica era limitato ad una fascia costiera, di profondità variabile fino ad un massimo di 40 km., compresa fra Ghemines e il confine egiziano. La Colonia era articolata in 5 Comandi di Zona (Bengasi, Merg, Cirene, Derna, Tobruk), alle cui dipendenze operavano vari distaccamenti con una forza di circa 40.000 uomini fra truppe metropolitane e di colore. A questa fascia si contrapponevano numerosi campi armati senussiti, di varia consistenza per numero di regolarizzati e armamento, che si incuneavano nelle linee italiane, spingendosi in alcuni casi fino alla costa, a distanza ravvicinata dalle nostre opere di difesa. Scarsi e pressochè inesistenti erano pertanto i rapporti con le regioni dell'interno, anche perchè continuava la chiusura d ei mercati, per premere sulla volontà di resistenza degli insorti e impedire infiltrazioni di sabotatori e informatori. In sostanza, la vita della Colonia era pressochè paralizzata, anche se il Governo di Bengasi si adoperava per migliorare le condizioni economiche delle ailet a noi sottomesse. A ciò si aggiunga che 48 prigionieri italiani, in gran parte concentrati a Giarabùb, "languivano nelle mani dei Senussi col pensiero rivolto alla Patrìa lontana, che poteva loro apparire immemore, vani essendo riusciti i tentativi, per ottenerne la liberazione" (76). Occorreva pertanto favorire con ogni mezzo uno sbocco favore vole alle prime offerte di pace, avanzate fin dal febbraio da Mohammed Idris El Madhi, alle quali avevano fatto seguito alcune convincenti iniziative del cugino Sidi Hilàl, fratello d el Senusso (Doc. da 383 a 385-390-397). Per l'avvio dei relativi negoziati fu istituita una apposita Delegazione, composta dai Delegati R. Console R. Piacentini e ten. col. Villa, incaricati di "trattare ad referendum", quali rappresentanti del Governatore e sulla base delle precise istruzioni impartite dal Ministro delle Colonie. L'alta direzione delle trattative era d evoluta al Governatore, come precisato dallo stesso Ministero (Doc. da 391 a 393). Al Governo cli Tripoli fu inoltre assegnata dalla Tesoreria Centrale la somma di L. 800.000 lire oro (la richiesta era in .napoleoni o sterline) per la liberazione dei prigionieri (Doc. 389). Su queste premesse si svolse, fra il 20 e il 21 maggio 1916, il primo incontro a Zuetina fra la Delegazione italiana e quella senussita, comprendente i notabili egiziani Mohammed Mergari e Idris di Luxor, cons iglieri di fiducia del Sayed. Oltre allo scambio dei prigionieri, le trattative miravano a definire (77) :

(76) Cfr. G. Colosimo "Relazione al Parlamento .. ", cit., 1918, p. 14. (77) Cfr. F. Serra "Italia e Senussia", cit., p. 90.


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- il riconoscimento, da parte di Iclris, della sovranità dell'Italia su tutto l'antico sangiaccato di Bengasi, compresa l'oasi di Kufra; - il d isarmo di tutte le tribù; - lo scioglimento dei campi armati e la cessazione di ogni forma di ostilità; - il riconoscimento, da parte dell'Italia, d ella Confraternita Senussita in Cirena ica e la concessione, a favore della stessa, d i speciali esenzioni doganali; - garanzie per il funzionamento dei tribunali religiosi musulmani; - speciali provvidenze a favore dell'organizzazione scolastica e della assistenza sanitaria. Ma fin dai p rimi colloqui le richieste dei rappresen tanti senussiti apparvero inaccettabili, in q uanto contrarie al principio d ella sovranità piena e assolu ta dell'Italia su quei territori . Era tuttavia necessario perseverare nelle trattative, in quanto l'eventuale rottura delle stesse avrebbe significato la definitiva rinunzia ad una futura sistemazione pacifica della Colonia. Nel corso degli incontri risultava inoltre sempre più eviden te il desiderio d i Iclris di non fa r partecipare il rappresentante inglese ai convegni con i nostri Delegati, intendendo egli trattare separatamente con Italia e Inghilterra. E ciò a conferma che il Senusso voleva continuare nella sua "tradizionale politica cli equilibrio e sfruttamenco, che tanto danno aveva recato alla Cirenaica e all'Egitto" (78) . Occorreva perciò concordare preventivamente u na comune linea di azione fra le due potenze nei confronti de lla Senussia. Nel quadro cli tale esigenza i[ Ministro Martin i avviava una serie di contatti con l'ambasciatore inglese a Roma, sir Renne! Rodd, sostenendo la necessità di condurre un unico negoziato, e ciò anche per<:hè ldris aveva già compiutO passi verso l'Alto Commissariato inglese in Egitto per un accordo separato. E per favorire una soluzione paci fica con l'Inghilterra , fin dallo scoppio del conflitto turco-senussita Idris aveva scritto a Sir J. Maxwell, scindendo la propria responsabilità da q uella del Senusso e si era ritirato nella Cirenaica Occide ntale. Subentrato il 18 giugno Gaspare Colosimo alle Colonie, il Governo italiano si adoperò per giungere al più presto ad un accordo con l'Inghilterra, che prevedesse fra l'altro quale condizione irrinunciabile l'allontaname nto immediato degli ufficiali turchi e tedeschi, presenti in Cirenaica (Dcx . 402-405) . Intanto, a fine giugno si verificavano nella Colonia due avvenimenti di grande rilievo: la riunione alla zauia di Asceibàt di circa 30 capi e notabili con n u meroso seguito e la ripresa delle trattative a Zuetina. Ai colloqui interveniva anche la Delegazio ne inglese, guidata dal col. M.G . Talbot, della quale facevano parte due notabili egiziani lontani parenti di Jdris : ten. vasc . Haslam e ten. Hassan Sanei (79) . Nel riferirne alle Colonie, il Go(78) Ministero delle Colo nie "Accordo fra lr.a lia e Inghilte rra per la Senussia . .", ci t., p . 296. (79) ACS - C. Ameglio Se. 7-4/20.


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verno di Bengasi comunicava che, in sede di riunione, i capi e notabili convenuti a Asceibàt avevano fatto presente al Sayed le tristi condizioni in cui versavano le rispettive ailet e l'urgente bisogno di una sollecita fine di quella guerra inutile e disastrosa, aggiungendo di essere disposti a fa re atto cli sottomissione. In questo clima si svolsero i colloqui fra le due Delegazioni, italiana e inglese, e i rappresentanti di Idris. Ma sempre più distanti si presentavano le rispettive posizioni . Per definire una comune linea cli confronto con la Senussia, il 31 luglio i Governi di Roma e Londra stipulavano un accorcio, in base al quale le due Potenze si impegnavano a non concludere una pace separata e a riconoscere a Iclris e l Maclhi solo i poteri religiosi, quale capo della Confraternita, senza cioè accorciare forme varie di indipendenza o concessioni territoriali (Doc. 405). A tale accordo aderiva la Francia nel marzo del 1917. In merito alle trattative di Zuetina le questioni di maggiore attrito con la Delegazione italiana erano le seguenti: (a) non era ancora chiaro se Idris El Senussi avesse realmente il potere di concludere e mantenere poi l'accordo con l'Italia, dato che il potere spirituale nella Confraternita era ancora nelle mani cli Ahmed esc-Scerif (Doc. da 406 a 409); (b) rimaneva l'incognita della presenza in Cirenaica cli Nury e degli altri consiglieri turchi e tedeschi, i quali potevano avere ancora influenza su Idris, per riprendere le ostilità (Doc 410); (c) i rap presentanti senussiti miravano a giungere al più presto ad un accordo separato con l'Inghilterra, che riaprisse alle tribù dello interno i mercati di Sollum, rinviando quello con l'Italia per alcune clausole da noi sostenute e definite "inaccettabili": in particolare, quelle relative alla sovranità italiana sull'intero territorio e al disarmo (Doc. da 411 a 413-416); (d) sulla questione dei prigionieri Idris proponeva una liberazione in due tempi: immediato rilascio dei 25 prigionieri di Gedabia e un ri nvio di circa quattro mesi per quelli concentrati a Giarabub; pretendeva comunque il pagamento totale e immediato del risca tto convenuto e la restituzione immediata dei 200 detenuti politici in nostro possesso (Doc . 415, 417, 419). A ciò si aggiunga che da fonte francese risultava che "Mohammed Idris, nei negoziati con inglesi e italiani, ha posto come condizione l'abbandono del Waddai da parte dei francesi. .. " (80), e cio a conferma del disegno senussita di costituire un grande regno esteso dalla Cirenaica al Borcu e al Waddai. Il Governatore Ameglio diffidava dell'andamento di questi negoziati e in particolare dell'atteggiamento di Idris, definito "palesemente falso e pericoloso"; segnalava inoltre al Ministero che il prolungamento

(80) S.H .A.T. - A E P - TCHAD - B/ 11.


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I.A I.IBIA NEGLI ANNI. 1915 -1919

Schizzo n. 17 OPERAZIONI NELLA TRIPOLITANIA OCCIDENTALE (Gennaio - Settembre 1917)

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J GOVERNI MILITARI DELLA LIBIA (1911-1919)

delle trattative consentiva ai Senussiti di riorganizzare le proprie forze nel Sud bengasino, "unica località in cui possono ormai giungere aiuti turco-tedeschi", e ciò con grave danno per la sicurezza della Colonia (Doc. 414). Altro pericolo era rappresentato dalla liberazione dei 200 detenuti politici, molti dei quali pericolosi, e ciò prima della restituzione dei nostri prigionieri di Giarabub . Erano a questo punto le trattative, quando si ebbe notizia d ell'avvenuta restituzione dei prigionieri inglesi. Apparve così subito chiaro che il col. Talbot, anzichè attenersi allo spirito dell'accorcio del 31 luglio, mirava ad affrettare i tempi, facendo pressioni sui nostri Delegati per una temporanea rinuncia sulle questioni della sovranità italiana e del disarmo (Doc. 416) . Purtroppo i nostri rappresen tanti, dimenticando di essere Delegati "ad referendum", cedettero alle pressioni ciel col. Talbot e il 21 agosto concludevano le trattative, sottoscrivendo il relativo accordo, "convinti che il momento era favorevole e non dovevamo lasciarlo sfuggire" (Doc. 420). Ma il gen. Ameglia rifiutò di sottoscrivere l'impegno assunto dai Delegati, in quanto stipulato senza la preventiva approvazione del Governatore e l'assenso del Governo Centrale (Doc. da 421 a 425) e propose al Ministero il "sollecito richiamo" dei Delegati (Doc. 421). Anche il Min istro Colosimo, con telegramma ciel 17 settembre (Doc. 426-427), sconfessava l'operato dei Delegati, ne ordinava l'allontanamento e disponeva la continuazione delle trattative via Albiàr "secondo le proposte del Governatore sia per i prigionieri che per il negoziato in generale" (81) . I Senussiti però accusarono gli Italiani di "cattiva fede " (80). I negoziati ripresero in gennaio nel villaggio cli Acroma presso Tobruk . I n uovi Delegati, comm. Pintor e col. D e Vita , raggiunsero Acroma con l'ordine di attenersi strettamente alle istruzioni del Ministero, di riferire giornalmente sulle trattative e di dare comunque la precedenza alla questione dei prigionieri. Ma anche in questa sede si rinnovarono le difficoltà e ]e preclusioni dei rappresentanti senussiti, sostenute dalla arroganza di El Idris, che manifestava invece contegno amichevole e deferente verso il rap presentante inglese. Nel corso di questi avvenimenti il Comandante in Capo delle forze inglesi in Egitto decideva di attaccare le residue forze turco~senusite nell'oasi di Siwa, calcolate in circa 1.200 u . con cannoni e mitragliatrici (82). Il 2 febbra io 1917 una colonna mista cli carri blindati, cammelli e tre batterie a blindatura leggera, al comando ciel magg. gen. H.W. Hodgson, raggiungeva l'obiettivo e lo attaccava da più direzioni, infliggendo ai difensori perdite notevoli . Durante la notte il Senusso riusciva a fuggire, riparando a Giarabùb . Il nuovo scacco ebbe effetti decisivi sull'andamento dei negozia-

(81) Il giudizio è di Maurizio Colosimo in "Opera tra tta dagli scritti di Gaspare Colosimo" cir. p. 14. (82) Nel dicembre 1916 Ahmed esc-Scerif aveva ricevuto eia Costantinopoli un decreto che lo nomi nava sultano della Tripolica nia e Cire naica.


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ti. A fine febbraio si raggiunse il primo sostanziale risultato con la liberazione dei nostri prigioni.eri. Il 1° marzo il Ministro Colosimo telegrafava a Bengasi "la sua viva soddisfazione per ottenuta restituzione prigionieri Cirenaica".' (83) Rimaneva tuttavia ancora l'incognita cli Ahmed esc-Scerif. Questi, infatti, battuto ma non definitivamente sconfitto , sperava ancora di riprendere il sopravvento in Cirenaica e ne l Sud libico con l'aiuto del governo ottomano e dei turco-tedeschi (Doc. 428-429). Sta di fatto che ancora nella primavera del 1917 nostri informatori riferivano a Bengasi (84): - 17 marzo 1917: approdo a Ovest Derna di sottomarino che sbarcava 4 casse con apparecchio radio, oltre a ufficiale tedesco e turco. Ufficiali sbarcati avevano chiesto a un beduino di essere trasportati a Gialo da Ahmed esc-Scerif, evitando Idris; - 2 aprile 1917: ufficiale senussita, p roveniente da Giarabùb, segnala la presenza a Gialo cli Ahmed esc-Scerif con 1.500 armati, 2 cannoni e mitragliatrici" con l' intenzione di dirigersi verso Sirte". - 10 aprile 1917; Nury bey ha emanato un proclama alle popolazioni, per incitarle a inviare a Misurata "coloro che vogliono combattere per la fede musulmana e per la Turchia". Il 2 aprile sopraggiungeva altra complicazione nel già d ifficile negoziato . Sicli Hilàl, fuggito dalla prigionia di Giarabùb dove lo aveva relegato il cugino Idris, si presentava al nostro Comando di Tobruk, rivelando che "Iclris nelle trattative agirebbe d 'accordo con Ahmed escScerif e Nury unico scopo di ottenere i rifornimenti" (Doc. 432). Nonostante però questi sfavorevoli segnali e la persistente opposizione del Sayecl, il 14 aprile i rappresentanti senussiti concludevano con il rappresentante inglese un "modus vivendi", che prevedeva fra l'altro la riapertura del mercato ·cli Sollum. E il 17 aprile 1917 i rappresentanti di Idris firmavano in Acroma altro "modus vivendi" con i Delegati italiani, che in 13 articoli sanciva gli impegni, fra le parti, primo fra tutti quello relativo alla riapertura . dei mercati della costa (Doc. 435) . A seguito di tale accordo "L'Italia si vide aperta la via della penetrazione pacifica, potè occupare Amsèat verso il confine orientale, meglio sorvegliare e combattere il contrabbando ed iniziare la p rima organizzazione civile e amministrativa delle tribù cirenaicbe" (85). In effetti però il "modus vivendi" rappresentava solo una tregua d'armi, che ci garantiva il dominio di una fascia costiera della profondità cli 40 km., mettendoci nelle migliori condizioni per esercitare opera cli attrazione nei riguardi delle tribù non ancora sottomesse . Ma - come scriveva il gen. Ameglio in una relazione del 1° gennaio 1918 (Doc. 179) - era assai pe ricoloso considerare la nuova situazione con soverchio ottimismo, in quanto "la Senussia non tralascerà occasione di tentare contro di noi un ri(83) ACS - C. Ameglio - Se 16 - 6 - 1/9 (84) AUSSME - L8 - b. 170/1 (85) Cfr. R. Ciasca "Storia coloniale ...", cit., p . 373.


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torno offensivo, ove potesse sorriderle la possibilità cli successo". Aggiungeva ancora che le popolazioni della Cirenaica rima nevano divise in due partiti: il primo facente capo al Sayed Idris, interessato a mantenere l'accordo n ella speranza di ricevere aiuti in vettovaglie, armi e denaro; il secondo legato invece alla politica intransigente di Ahmed esc-Scerif. Da ciò la necessità di non indebolire i nostri presidi. Sulla situazione dei campi ribelli in Cirenaica nel settembre il Governo locale trasmetteva superiormente una dettagliata rappresenta zione grafica (Carta n. 6). Quanto alla occupazione italiana d i Amseàt, al confine con l'Egitto, l'iniziativa aveva suscitato sorpresa e ostilità da parte delle autorità inglesi, che l'avevano considerata una ingiustificata appropriazione di territorio egiziano . Il 2 novembre 1917 il comandante ciel presidio di Tobruk segnalava (86): ".. .il gen. Jork accennò all'ostilità degli egiziani, per aver trasferito la nostra frontiera vicino a Sollum. "Pertanto, il Gove rno di Bengasi p roponeva di d efinire il confine orientale, d'intesa con l'Inghilterra, e cli assegnare i mezzi per la sorveglianza della frontiera . In esito a tale richiesta sotto la data del 24 novembre il Ministero della Guerra destinava a Bengasi .la 104• Squadriglia su 16 apparecchi e 10 piloti . Si rinnovavano intanto i tentativi di Nury ed El Baruni per una concreta riappacificazione fra Senusso e rappresentanti ciel partito turcofilo di Misurata. Ai primi di novembre giungeva notizia che "Nury avrebbe fatto partire da Misurata una commissione composta di notabili della Tripolitania, diretta a Ahmed esc-Scerif", ma che erano sorti attriti con Iclris per l'u lteriore permanenza degli ufficiali turchi e tedeschi in Cire na ica. Per sostenere l'azione del Sayed Idris, impegnato in questi mesi a far valere la propria autorità sugl i Auaghir, il Governo di Bengasi proponeva al J\t!inistero la immediata concessione degli aiuti già concordati; comu n icava inoltre di ave r inv iato il magg. Arcari al campo di Idris, per informarlo delle iniziative in corso a suo favore. Nel maggio ciel 1917 il gen. Ameglio si recava a Bengasi, per ispezionare la Colonia. In quella occasione sollecitava, tramite il ten. col. Hercolani, Capo del locale Ufficio Politico-Militare, un incontro con il Sayed nella sede del Governatorato. Ma Idris declinava l'invito e d elegava in sua rappresentanza i notabili Alì Pachà e M. es-Zeruali, pur facendo pervenire al Governatore un telegramma di felicitazioni. Nel corso degli incontri fra rappresentanti italian i e senussiti fu poi possibile definire alcuni de i problemi rimasti insoluti: riscossione delle decime religiose, nomina dei capi zau ia, frontiera orientale, commercio carovaniero con il Centro-Africa. Nel giugno si verificarono nuovi episodi di ostilità nei confronti de l Sayed da parte di alcune tribù dell 'interno, che non intendevano sottostare alla sua autorità. Anzi, nel corso di una visita a un villaggio Auaghir, Iclris fu cacciato con violenza, dopo avergli sequestrato i cammelli. Ritornato in forze nel villaggio, Idris riportò alla obbedie nza (86) ACS - C. Ameglio - Se. 24 - 115-a 1/ 4.


LA U RIA NEGLI Al\N l 1915·1919

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quella comunità, ma lamentò con i rapp resentanti del Governo inglese "l'insufficienza della collaborazione italiana" (87). Per d imostrare a l Sayed e alle popolazioni che Italia e Inghilterra e rano sald amente unite, i governi di Londra e Roma decidevano di inviare a Idris una missione comune, guidata dal ten. col. Hercolani (87bis) . Raggiunto così un p rimo,co nsistente risultato ai fini della pacificazione della Cirenaica e iniziata la fase di penetrazione pacifica nell'in terno (Doc. 434), il Governo locale si adoperò, per assicurare il contributo delle du e Colo nie libiche allo sforzo bellico italiano alla fronte europea. A tale scopo il gen. Ameglio proponeva l'invio in Italia cli mano d'ope ra indigena, sia per ragion i economiche ("diffi coltà attuali di alimenta:done delle popolazioni per i magri raccolti, la miseria e la disoccupazione"), sia per i vantaggi finan ziari conseguenti alla diminuzione delle spese cli beneficienza e sussidi e ancora per i vantaggi p ol itici ("sfo llamento di ozios i e malcontenti") (88). Nel quadro di tali iniziative, accolte con favore dalle Autorità Centrali, il 7 luglio 1917 partiva da Tripoli con il piroscafo "Valparaiso" il primo scaglione di 51 2 operai lib ici militarizzati. Seguivano altri scaglioni il 23 luglio e il 2 novembre con destinazione gli stabilimenti militari di Piacenza, Capua, Brescia e Foggia. Altro contingente cli 800 operai p artiva il 27 novembre , diretto alla FIAT di Torino e ai cantieri di Castellammare d i Stabia. Inoltre il Governo di Bengasi segnalava al Ministero della Guerra "la opportunità di sfruttare le ricche risorse di lana, a beneficio de ll 'esercito e dei suo i reparti in Colonia" . Provvidenze particolari fu.rono p oi adottate per il risanamento economico della Colonia, che trovarono concreta ap plicazione nella istituzione a Bengasi dell'Istitu to Agrario per la Cirena ica sotto la data del 18 febbraio 1918, a cu i fu attribuito il compito di assicurare la messa a valore dei terreni incolti. Il 15 agosto 1918 Ahme cl esc-Scerif s'imbarcava su un sotto marino tedesco d iretto a Pola, da dove p roseguiva per Vienna e Costantinopoli (Doc. 199), conservando però la suprema direzione spirituale de ll 'ordine. Il volo ntario esi lio ciel Grande Senusso consentiva a Iclris di assumere tutta intera la direzione della politica senussita in Libia, continuando nel "modus vivendi" con l'Italia , pur con il recondito intento di prepara re le condizioni a ll'avvento di uno Stato Senussita svincolato da qualsiasi co ntrollo di pote nza europea. Co-

(87) SHAT · 7N 1639 · P.7360. (87bis) Sono la data del 15 ottobre 1917 erano presemi in Cirenaica. compresi i Servizi, 35.000 u. con 770 u fficiali, 6.700 quadruped i, 154 pezzi cli art., 48 mitraglia· trici, 13 ae ropla ni. Da considera re tuttavia che "i reparti pe r le note ca use e rano tutti sensibilmente depauperati" (Doc. 434). (88) Nel febbraio 1918 risultavano in Italia 4.727 operai libici, ripartiti fra: stabili mento Ansaldo Sampierdare na, alcune di tte di Sesto S. Giovanni, Officine Costruzioni di Artiglieria di Piacenza, allri sm bilimenti in Italia Centra le e Meridionale . Cfr. G. Co losimo "Relazione al Parlamento ... ", cit., p . 56, e ACS · C. Ameglio - Se. 17-167-21/9.


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munque, da allora i seguaci del Senusso divennero gli ausiliari degli italiani n ella lotta contro il partito turcofilo di Misurata: una missione militare italiana fornì loro istruttori e materiali; una spedizione italo-senussita fu organizzata contro la base di Misurata. Ma la effettiva pacificazione era ancora lontana, se si considera che nel settembre ciel 1918 i maggiori esponenti della dissidenza approvavano la seguente delibera, dando ad essa la massima diffusione fra le popolazioni della Libia (89): "I cinque milioni di abitanti tutti musulmani di Tripoli e Bengasi , che non hanno alcun rapporto di affinità con l'Italia sia come razza che religione, clima e costumi, hanno giurato di difendere il loro paese con le armi. Il trattato di Losanna, cad uto in desuetudine e ormai privo di valore, non ha d'altro canto accorciato agli italiani alcun diritto di sovranità sul paese e la loro presenza costituisce un grave pericolo per la p ace mondiale. E' perciò indispensabile che Tripoli e Bengasi, di cui solo u na p arte sono in mano ital iana, sia no liberate e ritornino allo "stato quo ante", conformemente ai desideri di tutta la popolazione. Firmato: per Algeria Tunisia (Saleh el-Cherif); per l'Egitto ... ; per il Marocco; per la Tripolitania, Youssef Chatouau bey, deputato di nengasi. Circa gli sviluppi della situazione medio-orientale si deve infine ricordare che nella primavera del 1917 l'Intesa decideva di organizzare una nuova spedizione in Palestina, per stroncare ogni ulteriore ritorno offensivo turco-tedesco in direzione del Canale . A tale scopo veniva allestito un forte corpo di specl-izione franco-ingl ese, al quale fu chiesto il concorso di "una rappresentanza de lla bandiera italiana" (Doc. 161). Per non distrarre forze dalla Libia, il piccolo contingente (1 comp. bersaglieri, una sez. carabinieri, servizi) fu fornito dalla madre-patria; partì il 6 maggio da Napoli e giunse a Porto Saicl il 16 successivo, a disposizione ciel Comando Alleato. Nel corso di questi avvenimenti il 14 novembre 1917 in Italia saliva al potere il Ministero Orlando, che confermava Gaspare Colosimo al dicastero delle Colonie.

3.

LA T RIPOLITANIA NEGLI ANNI

1917-1918

(a) L' EVOLUZIONE DELLA SITUAZIONE POLITICA Fallito il tentativo di scardinare il dominio franco-inglese in Egitto e Sudan con l'aiuto della Senussia, Turchia e Germania concentrarono i propri sforzi in Tripolitania, dove la rivolta araba continuava a cogliere successi nei confronti della occupazione italiana, ridotta ormai alla base fortificata cli Tripoli e ai ridotti di Horn~ e Zuara. La Tripolitania divenne così un teatro d'azione non secondario nel quadro del(89) SHJ\T • 7N 1639 • P 7360.


I.A I.IHIA N EGLI ANNI 1915-1919

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la strategia globale degli Imperi Centrali e della alleata Turchia per la sua posizione centrale nel Mediterraneo e la possibilità di utilizzare le sue coste come base di partenza per incursioni contro il traffico marittimo nel Mediterraneo. In questa nuova dimensione la Colonia acquistò un ruolo via via crescente nella economia generale della guerra sul mare, che assicurò alle forze della rivolta consistenti aiuti in armi e materiali. Maggiori esponenti della rivolta divennero ben presto l'ex deputato Suleiman El Baruni, giunto da Costantinopoli con la nomina a Valì delle antiche provincie ottomane, e il potente caimacàn di Misurata, Ramadàn esc-Scecèui, che si era ribellato ad ogni pretesa di supremazia della Senussia e aveva scacciato il suo rappresentante, Safi ed-Din, d ivenendo così il più autorevole esponente del partito turcofilo nel Misuratino, nella Sirtica e nelle regioni confinanti. Al suo fianco operava il gen. Nury Pachà, fratello del Ministro della Guerra Enver, che in un primo tempo si era adoperato per ricucire i rapporti fra lo Scetèui e la Confraternita . .Ma, visti inutili i suoi sforzi, aveva finito per lasciare via libera alle rappresaglie e agli scontri, che sempre più frequenti esplodevano fra le due fazioni sia nella Tripolitania Orientale che nel Fezzan. Agli inizi del 1917 la situazione politico-militare in Tripolitania era perciò caratterizzata da una rinnovata spinta offensiva delle masse ribell i, sostenuta dagli aiuti che sempre più numerosi, giungevano agli insorti per la via del mare e attraverso la frontiera tunisina. In particolare, nella Tripolitania Occidentale, nella Gefara e sulla costa, ad eccezione delle fedeli tribù cli Zuara e dei Nuail, tutte le altre tribù si erano raccolte sotto la bandiera di El Baruni, alla quale avevano aderito anche i seguaci cli Khalifa ben Askàr e la frange senussite di Mahdi esSunni. El Baruni aveva posto il suo Q.G. nel castello cli Agelàt, da dove partivano gli ordini per le incursioni contro il presidio italiano cli Zuara. Nella Tripolitania Orientale invece, ad eccezione dei Mogarba e di alcu ne tribù della Sirtica rimaste fedeli al Sayecl Iclris, tutte le altre riconoscevano l'autorità di Ramaclàn esc-Scetèui, che era riuscito a dare al territorio sottomesso una certa organizzazione amministrativa, sostenuta da un consistente apparato militare. Misurata divenne così una agguerrita base militare, fornita di una forza di circa 1.000 regolarizzati con alcuni cannoni, che poteva avvalersi cli uno scalo cli approdo per i sommergibili, cli una stazione radiotelegrafica per i collegamenti con Costantinopoli e di linee telefoniche con i posti di guardia lungo la costa e alcuni presidi dell'interno. E a Misurata giungevano sempre più numerosi gli approvvigionamenti in a rmi e materiali, unitamente a ufficiali e tecnici turchi e tedeschi, incaricati di forni.re collaborazione alle forze armate del partito turcofilo. La situazione politico-militare presentava quindi due estesi foco lai di rivolta, che costituivano una minaccia permanente, in particolare nei confronti dei presidi cli Zuara e Homs . Il Ministro Colosimo era, tuttavia, del parere che si dovesse dare la preced enza alla ri-


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I GOVERNI MI LIT,\ RI l) ELI.A J.IHIA ( 1911 -1 919)

conquista di Misurata, concentrando sull'obiettivo tutte le forze disponibili nelle due Colonie libiche, e ciò in considerazione della eccezionale importanza di quella base, anche dal punto di vista internazionale (Doc. 141-142). In un primo tempo, per concorde avviso del Comando Supremo che·nelle condizioni del momento escludeva una operazione vita terra, fu deciso di effettuare l'operazione Misurata via mare e furono impartiti gli ordini alla flotta (Doc. 148-151-152). Ma il pericolo di un imminente attacco in forze al presidio di Zuara da parte delle agguerrite mehalle di El Baruni convinse il Governatore a risolvere preventivamente la situazione nella Tripolitania Occidentale e concentrare poi gli sforzi su Misurata (Doc. 149-150 e 153-155-156). (b) LA SITUAZIONE MILITARE NEL PERIODO GENNAIO-GIUGNO 1917 Ai primi di gennaio del 1917 le forze a disposizione di El Baruni, pronte a marciare su Zuara, comprendevano (Doc. 154): - un nucleo di 4.000 u. circa fra el-Agelàt e el-Geclicla, composto di baruniani di Zavia, Barman, Alalga, Assaàba, Nalùt e tunisini; - un nucleo di o ltre un migliaio di fucili fra Bir el Ganem e Hod, comprendente Senussiti e arabi ciel Gebel di Mahdi es-Suoni e Mohammed Fgheni (Zintàn, Rogeban, Ghibla e Mahamid cli Scek Sof); - un gruppo di osservazione a Zanzùr, composto di un migliaio di Ursceffana, Nuail e! Arbàa, Zanzùr, Gariàn . Il Geo. Ameglia decideva pertanto di assegnare a Zuara, eia Tripoli, un rinforzo di due battaglioni eritrei e di affidare al magg. gen. Latini la direzione delle operazioni (Schizzo n. 17) . Il 15 gennaio una forte colonna, composta di 5 btg. eritrei, banda Hussein, gruppi armati di Giado e Fessato, una mehalla zuarina e 3 btr per un totale di 5.700 uomini, 200 cavalli e 14 pezzi al comando del magg. geo. Latini, muoveva da Zuara in direzione di Agelàt, ma in località El Gedida incontrava il grosso delle formazioni avversarie, valutate in 5.000 fucili con quattro cannoni e numerosa cavalleria. I combattimenti si svilupparono violentissimi fra il 16 e il 19 gennaio prima a El Gedida e poi a Agelàt. Quello di e! Gedida fu quasi interamente sostenuto dalla banda Hussein. Respinte le mehalle attaccanti ad opera soprattutto dell'ala destra (banda Hussein), le truppe si trovarono sparse su un fronte vastissimo e nella impossibilità di darsi efficace concorso fra cli loro. Continuando nel movimento in avanti i reparti dell'ala destra (gruppo di frontiera e banda Hussein) vennero ad urtare contro la seconda posizione, dove erano affluiti reparti cli rincalzo e artiglierie. La situazione, che ebbe momenti di particolare pericolo per le nostre truppe, fu infine risolta dal tempestivo intervento di una compagnia del XV eritreo sull'ala destra, a cui si aggiunsero poi altre due compagnie, inviate in soccorso dal comandante della colonna. Nel combattimento di Agelàt una violenta tempesta cli sabbia impedì l'azione di comando, la manovra della fanteria e il fuoco dell'artiglieria (Doc. 157). La giornata costava al nemi-


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co circa 400 morti. Venivano recuperati sul terreno 223 fucili. Perdite nostre: 76 morti e 235 feriti. Nella successiva primavera il Governo Coloniale decideva di riprendere le operazioni contro le ricostituite forze di El Baruni, che avevano nuovamente assunto atteggiamento minaccioso nei riguardi del presidio di/ Zuara. Ancora una volta il Ministro Colosimo avreb' be voluto, per ragioni d i ordine politico, dare la p recedenza all'operazione Misurata (Doc. da 158 a 160). Ma il Governatore opponeva la "crisi nella efficienza delle truppe per la fortissima riduzione dei Quadri a segu ito del trasferimento in Italia dei Quadri di 15 btg. (Doc. 149); giudicava inoltre pericoloso scoprire il fianco occidentale, abbandonando per di più al loro destino popolazioni a noi sottomesse e fedeli , e indispensabile invece "colpire una seconda volta le forze ribelli adunate contro Zuara" (Doc. 163). Ottenuto tale scopo, Ameglio si proponeva di trasferire tutte le forze mobili disponibili a Homs, per battere il campo di Sciogràn e puntare poi su Misurata. Nel dare atto d elle ragioni militari, che consigliavano il nuovo rinvio dell'operazione Misurata, Colosimo teneva a ricordare che in Tripolitania "noi siamo di fatto a Horns, Tripoli, Zuara e Bucamèz, mentre tutto il resto della Colonia specialmente nella parte orientale è in preda convulsa di organizzazione militare e civile turca sotto l'azione di EI-Baruni, Nury e Scetèui con fulcri ad Azizia e Misurata" (Doc. 164). Ai primi di aprile aveva inizio la "seconda operazione Zuara", affidata al magg. gen. Cassinis . La colonna operante della forza d i 5.110 regolari, 4259 irregolari, 550 cavalli e 16 pezzi, dopo ave r pernottato a Gemal ben Nassib, all'alba ciel giorno 5 marciò contro l'oasi di Agelàt, articolata in due masse "una con funzione fronta le e l'altra aggirante". Verso le ore 10 raggiunse l'oasi di Doriana, che trovò occupata. Ne seguirono violenti scontri, nel corso dei quali la colonna di sinistra (Streva) costituita da bande zuarina e Hussein e III eritreo, prend eva d 'assalto le posizioni dell'oasi , costringendo il nemico alla fu ga. Le due colonne proseguivano poi ve rso il castello d i Agelàt, che veniva occupato (Schizzo n. 17 e 18). Al termine d ei combattimenti veniva recuperato un impone nte bottino: 40 cofan i di art., fucili , munizioni, una bandiera ottomana, cammelli e cavalli (Doc. 165). All'azione collaborava la r.n. "Puglia". Il 7 aprile Ramaclàn esc-Scetèui e El Baruni si riunivano con altri capi a Cussabàt, per definire una comune linea d'azione contro gli italiani. Ma aumentavano anche i contrasti fra i seguaci del partito turcofilo e le tribù sirtiche rimaste fedeli al Sayed Idris. Il 17 successivo giungeva infatti notizia a Tripoli di un aspro combattimento fra una mehalla misuratina e forze senussite a Temet Hassan, conclusosi con la rotta dei misuratini, che avevano perduto cammelli e due cannoni, già ceduti allo Sceteni da el Baruni (90).

(90) ACS - C. Ameglio , Se. 16 - p. 59-1 e p . 84 -2/ 9.


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Aumentavano intanto le incursioni di sommergibili lungo la costa occidenta le in appoggio alle operazioni condotte contro i nostri p residi. La notizia provocava grande impressione a Tripoli, dando luogo ad una vivace campagna antitaliana da parte di alcuni notabili "in passato affiliati al C.U.P., i quali esaltavano pubblicamente l'intervento turco-tedesco in favore delle popo lazioni musulmane, mettendo in evide nza che l'Italia o rmai aveva pe rduto il dominio ciel mare . "Per stroncare ogni ulteriore tentativo di propaganda in città a favore della Turchia", il 20 aprile il Governatore disponeva l'immediata espulsione di 5 notabili tripolini, ritenuti avversi al Governo, che venivano imbarcati su piroscafo in parte nza per Siracusa e trasferiti poi al confino nell 'isola di Lip a ri (91). Il 3 maggio ven iva segnalata una riunione di capi Mogarba e Orfella a I3eni Ulìcl, con l'intervento di Ramadàn esc-Scetéui e Nury Pachà, per esaminare le possibilità ancora esistenti cli giungere ad un accordo con Ahmed esc-Scerif. Ma il capo d ella Senussia faceva sapere che ormai si d isinteressava di politica e che aveva ceduto a Idris la tutela degli interessi dell'Ordine in Tripolitania. Il 7 maggio giungevano a Tripoli nuove segnalazioni di razzie effettuate da forze senussite nella Sirtica ai danni di popolazioni aderenti al partito turcofilo . Ri sultava inoltre che a Misurata era stato istituito un corso allievi ufficiali sotto la direzione di Nury, che a veva sollecitato le tribù ad inviare giovan i idonei. All'appello avevano risposto con particolare entusiasmo gli Ursceffana, inviando una folta rapprese ntanza (92). Il 10 maggio, in risposta a specifica richiesta d elle Colonie, il Governatore così scriveva "... Ritengo che non sia il caso cli accedere alla richiesta cli Rassem Coobar di essere inviato in una grande città, perchè il suo confino è dovuto al fatto che egli è stato il primo a gettare il seme d ella sobillazione a Tripoli" (93). Segnalava inoltre che Muchtàr Coobar, già funz ionario del governo ottomano e nominato poi consulente del nostro governo, durante .la rivolta aveva o rdinato l'impiccagione di nostri informatori e, insieme a El Baruni, aveva preparato il piano per la distruzione di Agelàt. Proponeva pertanto di nominare in sua sostituzione, quale consulente del governo, il cav. Mohammed ben Aziz Fauzi, caimacàn di Zliten, d ecorato di medaglia d 'argento al V.M. per il contegno ammirevole te nuto durante i moti insurrezionali. Il 14 maggio informatori ciel Governo segnalavano che il grosso delle mehalle di El Baruni, precedute da forti nuclei di cavalieri, si erano spostate da El Geclida a Argùb (94) . Alcuni giorni dopo la caval(91) !b., Se. 17 - p. 8 - 15/ 9. i notabili t1·ipolini espulsi risultano: Mohammed Muzafer di anni 35 e Othman ben Alì Ghizani di anni 36.. C.U.P. ((,0mitati Unione e Progresso). (92) Ib., Se. 17 - P. 33 - 21/9. (93) lb., Se. 17 - P. 52 - 21/ 9. Rassem Coobar, già coma ndante della banda del Ga ri:ìn al nostro servizio, era passato nelle file degli inso rti; pertanto, dopo la rivolw, era stato deportato in llalia. (94) !b., Scat. 17 - p. 70 - 21/9.


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I GOVERNI MI LITARI DELLA LIDIA CJ91l-1919)

leria "zuarina sosteneva in territorio di Agarbia un vivace combattimento contro una banda cli circa 300 cavalieri. Nel corso dell'azione il nemico riportava perdite notevoli, valutate in circa cento morti e alcuni prigionieri, fra i quali il noto dissidente Nuail Alì ben Diaf. Per contenere la rinnovata spinta delle mehalle di El Baruni, il Comando cli Tripoli disponeva l'impiego della flottiglia aerea, che effettuava azioni cli bombardamento su Zanzùr e Fonduch Ben Gascìr" con visibili effetti agli attendamenti e alle case occupate dagli armati cli El Baruni, valutati in 4.000 fucili". A fine maggio giungeva al campo cli El Geclida, in rinforzo alle mehalle di El Baruni, Mahcli es-Sunn i con numeroso seguito di armati. Altri armati affluivano eia Tarhuna e Fondue Ben Gascìr. (e) LA SITUAZIONE MILITARE NEL PERIODO LUGLIO-DICEMBRE 1917 In questi mesi si consolida sempre più nella Tripolitania Orientale il partito turcofilo con il sostegno della Germania, che continua a sbarcare a Misurata e in altri punti della costa personale tecnico, armi e rifornimenti. Il 31 luglio il Governatore telegrafa alle Colonie (95): "... Sottomarino approdato Gars el Arear, sbarcando 5 cannoni p.c., munizioni, fucili, denaro per Ramadàn esc-Sceteui ... A Misurata giunti 9 ufficiali turchi, provenfonti da Agedabia. Ultimo contingente regolarizzati, armati cli fucili russi nuovissimi, partiti per Occidente . Giunti Nury, El Baruni, Ahmed el Mraied". Il ruolo cli punta assunto dalla base di Misurata nella offensiva contro l'Italia in Libia spinge il Ministero a rinnovare i suoi interventi sul Governo cli Tripoli per un'azione più energica, diretta quanto meno alla sollecita distruzione della Stazione R.T. di quella base. Si acuivano intanto nel Fezzan i contrasti fra senussiti e seguaci dello Scetèni. Ai primi di luglio emissari di Nury, capeggiati dal cap. tripolino Ahsen Sakeb, si impadronivano di Murzùk in nome della Turchia. Ma il 10 successivo una mehalla senussita, costituita in gran parte di sudanesi guidati da Alì el-Asceb, zio del Senusso, riusciva a riconquistare l'imporra nte abitato . Affluiti poi consistenti rinforzi da Misurata, il partito turcofilo scacciava i senussiti da Murzùk e riprendeva il controllo del territorio. Mohammed Alì el-Asceb pagava sul patibolo la sua sfortunata missione. Nella Tripolitania Occidentale informatori del Governo segnalavano a fine agosto "voci cli azioni contro i nostri presidi per la fine del mese ara bo con concorso di sottomarini". Il gen. Ameglio decideva di "battere le mehalle ribelli adunate a Um el-Halluf e procedere all'occupazione successiva di 1\farsa Zuaga e Sidi Bilàl". (Doc. 166) Veniva pertanto costituita una forte colonna agli ordini del gen . Cassinis, composta cli 6 btg. ascari - 4 btr. mobili - bande Hussein Gher-

(95) lb, Se 18 - P. J. - 1/ 10 e Doc.


LA Lilli.A NEGLI ANNI 1915-1919

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bisc-Zuarini - gruppo Spahis, con compito di muovere da Zuara su elAgelàt e attaccare le forze ribelli, sfruttando la sorpresa (Doc. 167). Il 4 settembre la colonna Cassinis muoveva da el-Gedicla, articolata su due colonne (Bardi e Doniselli), in direzione cli el-Agelàt-Urnm elHalluf e attaccava il nemico, ammontante a circa 5.000 u ., che occupava una linea fortificata compresa fra el-Agelàt e Gars Tellil. Dopo un combattimento cli tre ore contro un avversario che opponeva "fierissima resistenza" le forze ribelli abbandonavano il campo e si davano a p recipicosa fuga, inseguite per circa 10 km. Ingente il bottino cli guerra: una bandiera ottomana, due pezzi a rt. , 487 fuci li, numerosi cofani e casse di munizioni. Perdite nostre elevate: colonna Bardi 30 morti e 131 feriti; colonna Doniselli 6 morti e 10 feriti (Doc. 168-227-228). Proseguendo nell'azione la colonna Cassinis occupava Sidi Bilàl e Zanzùr. (Doc. 175-176); assolto il comp ito, rientrava a Tripoli. Ma i ribelli, in rotta da el-Agelàt, si erano nuovamente riuniti in altro settore, costituendo a Bir Terrina un forte raggruppamento cli armati , valutati in circa 1.500 fucili. Altro considerevole nucleo di forze si andava intanto raccogliendo a Nord di Azizia con il concorso di mehalle misuratine e altre forze raccolte eia Nu1y (Doc. da 171 a 173). Allo scopo cli disperdere le masse ribelli concentrate nel tratto Bir Terrina-Fondue Ben Gascìr, che costituivano una seria minaccia per il nuovo posto di Sidi Bilàl, il 19 settembre muovev a da Zanzùr la colonna Cassinis in direzione cli Suàni Beni Adem, giungendovi senza incidenti. Ripartita la mattina del 20 successivo con obiettivo Fondue Ben Gascìr, la stessa colonna incontrava alle dune di el-Mlichàt le mehalle nemiche, forti di 7.000 fucili, 800 cavalieri, sette cannoni e 2 mitragliatrici, agli o rdini di Nury e vari ufficiali turchi (Schizzo n. 17 e 18). Il combattimento che ne seguì assunse subito carattere cli estrema violenza, ma dopo sei ore cli aspra lotta il nemico veniva battuto e messo in fuga. Elevate le nostre perdite: 260 feriti, fra cui 3 ufficiali, e 82 morti, fra cui il ten. col. Alberti, comandante del III eritreo, e il cav. Hussèin ben Asciùr el Gritli, comandante il gruppo ausiliario. Il nemico lasciò sul campo circa 600 morti. Bottino di guerra: un centinaio di fu cili, due cofani cli munizioni di art., casse di munizioni per fucili (Doc. da 174 a 176-227). Dato l'elevato numero delle perdite, decisamente sproporzionato rispetto ai risultati ottenuti, il gen. Arneglio ordinava una "Inchiesta sulle operazioni svolte dalla colonna Cassinis nella Tripolitania Occidentale, per stabilire come si erano svolti i combattimenti di Agelàt e Fondue Ben Gascìr, rispettivamente il 4 e 20 settembre 1917." Comunicava poi le risultanze al Ministero della Guerra sotto la data del 18 febbraio 1918, con le seguenti considerazioni (Doc. 181): " .. . Gravi furono gli appunti che dovetti muovere al geo. Cassinis per l'opera sua di comandante .. . A Fondue Ben Gascìr si ebbe una vittoria con scarsi risultati. .. perchè il gen . Cassinis lasciò sfuggirsi la opportunità di manovrare opportunamente ... e di ottenere una vittoria, ... che avrebbe mutata la situazione politica della Tripolitania Occidentale. Non meno gravi rilievi ho dovuto fare al gen. Cassinis, per aver egli


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I GOVERN I MILITARI DEl,LA LIBIA (1911-1919)

prospettato nelle sue relazioni i due combattimenti in modo diverso da come si svolsero ... I rilievi di indole tecnica e morale ... sono cli tale gravità che parmi opportuno che intervenga su di essi il giudizio di codesto Ministero ... Di particolare interesse, ai fini di una obiettiva ricostruzione dei combattimenti del 4 e 20 settembre, è un rapporto al Governatore del col. Bardi, comandante del gruppo di colore, dal quale risultano interessanti dati sulle forze avversarie (inquadramento, addestramento, armamento, quest'ultimo in gran parte di fabbricazione moderna, fornito dalla Germania) e sulla loro efficienza, giudicata " ... assai più forte e temibile di quella che ci inflisse i rovesci del 1915 ... il libico è un fiero soldato ... ". Inoltre - secondo il rapporto Bardi - il fatto nuovo emerso nei fatti d'anne in riferimento era rappresentato dall'afflusso, nelle formazioni avversarie, cli numerosi elementi a noi ostili, provenienti dalla Cirenaica, " ... dove rimane sempre l'incognita del Gran Senusso, Ahmed esc-Scerif." Da queste p remesse il Bardi deduceva che per il futuro si dovevano condurre solo azioni idonee ad assicurare la stabile occupazione di un territorio, affidate a complessi interarma a livello Divisione, in grado di raggiungere e occupare obiettivi territoriali su ccessivi (Doc. 177). Sugli sviluppi della situazione politico-militare in Tripolitania al termine del ciclo operativo in questione, il Governo Coloniale trasmetteva al Ministero dettagliata relazio ne, cli cui al Doc. 178 (Carta n. 5). Successivamente a questi avvenimenti, il 25 ottobre 1917, alla fronte italiana, cadeva l'intero sistema difensivo del Kolovràt; ne seguiva il disastro di Caporetto ed il 9 novembre la sostituzione del gen. Cadòrna con il gen. Armando Diaz. Le conseguenze di Caporetto non tardarono a manifestarsi anche in Libia. Il grande successo, conseguito dagli Imperi Centrali, venne annunziato con bandi e proclami alle popolazioni libiche e accolto con grande esultanza nelle file degli insorti, specie a Misurata e nei maggiori centri della Sirtica. Era ormai convinzione diffusa che quanto prima l'Italia sarebbe stata costretta a chiedere la pace e ad abbandonare la Tripolitania. La d irezione politico-militare turco-araba decise pertanto di organizzare una grande offensiva, giungendo possibilmente ad un patto d'azione comune con la Senussia per il rilancio di uno sforzo unitario. Si aggravava intanto la guerra sul mare con gravi ripercussioni per la navigazione nelle acque libiche e difficoltà di approdo delle navi di grosso tonnellaggio, tanto che si rese necessario provvedere agli approvvigionamenti con acquisti diretti dall'Egitto. (d) L'EVOLUZIONE DELLA SITUAZIONE NEL PERIODO GENNAIO-AGOSTO 1918 Il 1° gennaio 1918 il Governo della Tripolitania, in esito a specifica richiesta del Ministro della Guerra gen. Vittorio Alfieri, comunicava la situazione politico-militare della Colonia con particolare riferimento alle forze dell'avversario ed a quelle proprie (Doc. 179):


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- Forze avversarie: . nella Tripolitania-Orientale sono permanentemente in armi più di 5.000 ribelli, che possono rapidamente aumentare fino a 15.000. Sono inquadrati da elementi regolarizzati e da ufficiali turchi e tedeschi e costituiscono delle masse che per armamento, coesione e capacità manovriera possono efficacemente tener testa a truppe di eserciti regolari; . nella Tripolitania Occidentale le mehalle costituite dispongono complessivamente di una forza di 4 - 4.500 fucili con possibilità di adunarne altri 10.000. In sostanza l'avversario disponeva in Tripolitania cli una organizzazione militare ben più salda di quella esistente in Cirenaica con possibilità cli tentare offensive su larga scala . - Forze nostre: a) in Tripolitania: a Tripoli: a Zuara: a Homs: a Sidi Bilàl: totale b)

in Cirenaica: a Bengasi: a Merg: a Cirene: a Derna: a Tobruk: totale

16 5 5 1 27

btg btg btg btg btg

di cui 3 di riserva mobile di cui 3 di riserva mobile di cui 2 di riserva mobile

8

btg. btg. btg. b tg. btg. b tg.

naz . naz. naz. naz.

4 7 4 3 26

di cui 7 di riserva mobile + 3 eritrei + 2 libici Tot. 13 ++ 1 libici Tot. 5 + 1 eritrei + 2 libici Tot. 10 ++ 1 libici Tot. 5 ++ 3 libici Tot. 6 naz. + 4 eritrei + 9 libici Tot. 39

Un totale cioè di 66 btg. con una forza complessiva di circa 65.000 u., 300 cannoni e 270 mitragliatrici, a cui andavano aggiunte le forze aeree, costituite da 50 velivoli, cli cui 5 Caproni 450 I-IP, 6 idrovolanti e i rimanenti Farman, questi ultimi però in gran parte logori. La vigilanza delle coste era assicurata dal "Comando cli Stazione Navale in Libia" con sede a Tripoli, istituito con D.Lgt. 8 luglio 1917 n. 1176, alle cui dipendenze erano passate tutte le unità destinate ad operare nelle acque della Libia: un incrociatore, 3 yachts, 4 piccoli scafi armati, 3 cisterne, una squadriglia di 4 torpediniere, a cui si aggiunsero successivamente altra squadriglia cli 5 torpediniere per la difesa antisom e una squadriglia di 8 MAS (95bis). Si trattava in sostanza di un robusto complesso di forze, che stava a dimostrare l'aumentato interesse del Governo Centrale verso la Colonia, considerata "uno dei fronti della nostra grande guerra" nel quadro della difesa del Mediterraneo (96). (95 bis) Doc. 395, 403, 429. (96) Tele del Ministero delle Colonie al Ministero degli Esteri sotto la data del 17 novembre 1917 n. 5380, trascritto in "L'Italia in Africa - L'opera de ll'Aeronau tica" Voi. III - tomo I, p. 60.


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I GOVERNI MILITARI DEl,LI\ I.IBIA (1911- 1919)

Negli intendimenti ciel Ministro delle Colonie le forze disponibili in Libia dovevano considerarsi adeguate ad una ripresa delle operazioni di riconquista . In effetti però numerose erano le carenze dell'apparato bell ico, senza contare che la maggior parte delle forze in Libia era vincolata al presidio delle basi occupate e non poteva considerarsi disponibile per la costituzione di unità mobili. Inoltre, da lungo tempo non giungevano i complementi per tenere a numero le unità, sicchè i battaglioni non superavano la forza effettiva di 5-600 u.; mancavano le scorte, difettavano i rifornimenti cli viveri e munizioni; il morale delle truppe risentiva ancora gli effetti dei tragici avvenimenti del 1915; gran parte dei materiali, compresi aerei e autocarri, erano logori e abbisognevoli di sostituzione . A questo complesso di fattori negativi occorreva poi aggiungere la situazione nuova venutasi a creare nella Tripolitania Occidentale , che imponeva un immediato piano d'azione, per prevenire una offensiva in forze dei ribelli e sconvolgerne i disegni. In queste condizioni - così concludeva la sua relazione il gen. Ameglio - erano da escludersi nuove occupazioni territoriali. Nel successivo mese di febbra io il Governatore, in altra relazio. ne diretta al Ministero delle Colonie, tracciava un bilancio dei maggiori risultati ottenuti nella sua azione cli governo, ad iniziare dal luglio 1915 (Doc. 180), che si possono così riepilogare: a) nei riguardi della situazione militare: . rafforzamento dei campi minati a protezione delle basi di Tripoli e Homs; . rioccupazione di Zuara e occupazione sulla costa delle località Bu Camez (18 marzo 1917) e El Hassa (14 marzo 1917), per impedire il contrabbando, d'intesa con le autorità francesi di frontiera; . operazioni manovrate, per impedire il concentramento di masse sul presidio di Zuara (16 genn. , 5 apr., 5 sett.); . operazioni per disperdere concentramenti d i forze ribelli a Fondue Ben Gascìr e istituzione di un presidio a Sidi Bilàl (8 settembre); . allestimento d i postazioni antisommergibil i a Tripoli, Homs e Zuara; . costituzione di 3 gruppi ausil iari indigeni di 1.250, 950, 150 armati, che "per capacità manovriera, coesione d isciplinare e combattività rappresentano un prezioso aiuto alle truppe regolari" (97); . costituzione di d ue gruppi d i guardie di Frontiera Spahis a cavallo, istituiti su proposta del Governo Coloniale con D.M. 10 maggio 1917. b) nei riguardi della situazione politica: . scambio dei prigionieri di Tarhuna (luglio 1916);

(97) Con D.M. J gennaio 1918 furono ammessi nei RRCC.TT della Tripolitania e Cirenaica ufficiali indigeni, nativi della Libia.


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. sottomissione delle popolazioni della costa occidentale e del Gebel; . avvio di trattative per lo scambio dei prigionieri di Misurata; . ripresa delle relazioni con capi e notabili dell'interno. Assicurava infine che "la situazione nostra, in considerazione dei sistemi d ifensiv i, della qualità e quantità delle truppe, è tale da dare sicura guarentigia contro qualsiasi folle tentativo dei ribelli'' . In sostanza, una concezione di "difesa attiva" che pur aveva conseguito positivi risultati, ben lontana però da quella politica di riconquista, che da tempo sollecitava il Ministero. Maturavano intanto in Tripolitania situazioni nuove legate in gran parte agli sviluppi degli avvenimenti esterni alla regione. Ai primi di gennaio Nury abbandonava la Tripolitania, per far rientro in patria. Nei mesi successivi si ebbero vari scontri con forze ribelli: in territorio di Giòsc; il 20 febbraio fra una nostra colonna (tre comp., un reparto a cavallo per un totale d i 600 uomini) e una carovana d i contrabbandieri, scortata da 400 armati. Perdite nostre: 28 morti e 34 feriti; il 19 aprile in territorio di Zuara, che costò alle nostre truppe 28 morti e 17 feriti; altri scontri sostenuti dal Y:Y eritreo, per sventare attacchi contro le ridotte fortificate di Homs. Nell'aprile il gen. Ameglia effettuava una ispezione in Cirenaica, anche per accertare le possibilità cli un coinvolgimento della Senussia in una grande offensiva contro i turco-arabi di Misurata. Altri contatti venivano avviati con i Sef en Nasser, ma senza risultati concreti. Nel maggio la Sublime Porta, tramite la Legazione cli Spagna a Costantinopoli, chiedeva al Governo italiano il trattamento di prigionieri di guerra nei confronti di ufficiali e soldati catturati dalle nostre tru ppe in Tripolitania (Doc . 183): "... Le forze e i comandanti colà esistenti non possono essere considerati come indigeni ribelli .. . Il Governo Imperiale ha sempre conservato i diritti di sovranità sul Vilayet di Tripoli e sul Livà d i Bengasi. Il trattato di Losanna ha solo previsto la concessione per firmano imperiale di una piena e intera autonomia ... Il Governo Imperiale, non avendo alcu n obbligo cli astenersi dall'inviare truppe armi e materiali in quei territori, non ha mancato di fare il necessario, per costituirvi un comandante delle forze imperiali ottomane, che devono beneficiare di tutti i diritti riconosciuti in caso di guerra fra belligeranti...". L'interpretazione data dalla Sublime Porta al trattato di Losanna veniva duramente contestata dal Ministro Colosimo, che nella sua risposta del 21 maggio così scriveva al Ministero degli Esteri (Doc. 184): "... la nota turca mira evidentemente a preparare il terreno a riaprire l,a questione della Libia al momento della conferenza della pace ... non esiste nè un esercito nè un comando cli forze turche in Tripolitania". L'iniziativa della Porta spingeva il Ministro Colosimo a rinnovare i suoi interventi verso il Governo cli Tripoli per l'adozione cli più energiche misure militari, atte quanto meno a neutralizzare la stazione


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R.T. d i Misurata. Ma il gen. Ameglia continuava ad opporre le difficoltà di una operazione del genere: da Tripoli per l' insufficiente autonomia dei velivoli e da Homs per la non idoneità di quel campo al decollo dei Caproni. Aggiungeva ancora il Governatore che alla progettata operazione si opponevano anche considerazioni di carattere umanitario, dato che la stazione radio era ub icata in locali attigui all'edificio in cui erano alloggiati i 250 nostri prigionieri nelle mani dello Scetèui. Sarà solo dopo aver avuto la certezza del loro trasferimento in altra sede che il 25 luglio 1918 ordinava il primo bombardamento aereo sulla base di Misurata, anelando però solo in parte incontro alle aspettative del Ministero. Il 31 m_a ggio Colosimo sollecitava nuovamente " ... una nostra affermazione oltre la cinta dei nostri presidi, per rompere l'organizzazione nemica e ristabilire una situazione, che tolga ai nostri nemici l'attuale posizione dominante" (Doc. 186). Sta di fatto che lo sbarco a Misurata del principe turco Osmàn Fuàcl, nipote del Sultano, e di alcuni ufficiali tu rchi e tedeschi con abbondante materiale bellico era motivo di serie preoccupazioni a Roma, specie dopo la Nota della Sublime Porta, che si proponeva di rimettere in d iscussione la nostra sovranità sulla Libia. Altre preoccupazioni provenivano poi dalla intensificata opera di organizzazione civile e militare, svolta da El Baruni nella Tripolitania Occidentale, dove ora le forze militari erano al comando del gen. Isahàg Pachà e del col. Nesciàt bey (Doc . 187 - 190). Ai ripetuti richiami e sollecitazioni Ameglia, pur ottemperando alle direttive ministeriali con l'invio a Roma cli un p rogramma di operazioni a largo e piccolo raggio, rispondeva cli dover rinunziare ancora per lungo tempo ad operazioni su larga scala "a cagione delle condizioni e d ello spirito d elle truppe". In relazione poi alla "tenace impazienza del Ministero" per la rioccupazione cli Misurata, Ameglia continuava a far presente la sua "ferma volontà di non subire alcun insuccesso", molto p robabile per la situazione politico-militare e per la situazione -economica con riferimento agli approvvigionamenti (Doc . 189). Ma anche il Comando Supremo, interpellato dalle Colonie per il parere tecnico sul p rogetto Ameglio "di grandi e piccole operazioni", non è favorevole ad una azione via terra su Misurata per la distanza d ell'obiettivo (oltre 100 km.) e la scarsità dei mezzi logistici in Colonia. Osservava ancora il gen. Diaz che le truppe in Libia "... immobilizzate per lungo tempo ... , avvezze a subire la volontà del nemico, suggestionate da un avversario che le ha poste in una condizione cli assediati, sono del tutto impreparate ad operazioni cli guerra mobile" (Doc. 193). A parte però le difficoltà d i carattere tecnico per una operazione su Misurata, Ameglia è sempre più convinto che il Ministero, "come trapela da ogni atto e da ogni documento", intenda giungere in tempi brevi alla costituzione di un Governo Civile in Libia, dato che "gli (attuali) organi d el Governo Militare sono indicati con i qualificativi di provvisori, transitori e transeundi". Si instaura così un polemico scambio cli corrispondenza Roma

fra


LA LIBIA NEGLI ANNI 19 15-'19 19

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e Tripoli, a cui si aggiungono pesanti interventi ministeriali sullo andamento della Giustizia in Libia (Doc. 182), oltre alla annunciata nomina di una commissione d 'inchiesta sui Servizi cli Commissariato della Colonia , affidata al ten. gen. Adolfo Tettoni (Doc. 185) . Il geo. Ameglio chiede piĂš volte cli essere autorizzato a recarsi a Roma, per illustrare a voce le effettive condizioni d ella Colonia e il programma delle operazioni future ; ma non viene autorizzato (Doc. 184). Consapevole di non godere piĂš la fiducia del Ministro, a fine luglio rassegna le dimissioni (Doc. 188-1 91). L'8 agosto, dopo aver pubblicato un Bando di commiato "Agli Italiani, Arabi e Israeliti della Libia" e altro Bando diretto "Alle autoritĂ Civili e Militari della Libia" (Doc. 230-231), lascia Tripoli, sostituito nel Governo della Colonia dal ten. gen. Vincenzo Garioni.


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CAPO XI L'OFFENSIVA POLITICA (1918-1 919) 1.

AZIONE POLITICA E AZIONE MILITA.RE (AGOSTO-DICEMBRE

19 18)

Il ritorno a Tripoli del gen. Garioni, o ltre a coincidere con la fi ne del conflitto eu ropeo, apriva una nuova fase nei rapporti con i capi della ribellione, impostata sulla cosiddetta "offensiva politica", che stava molco a cuore al Ministro Colosimo, diretta ad "ottenere pacificamente la sottomissione sulla base cli quelle vecchie promesse, che avrebbero cli per se eliminato il pericolo del ripetersi dei lamentati errori" (Doc. 221). Occorreva infatti dare a ncora attuazione alle istituzioni liberali "da noi più volte promesse e mai mantenute, menomando così da un lato la fiducia nella nostra parola e urtando la fierezza del popolo arabo, memore sempre delle sue splendide tradizioni, cui la stessa Turchia aveva reso omaggio con la Costituzione del 1875". Ma la situazione politico-m ilitare in Tripolitania era ormai talmente "disastrosa", che il gen. Garioni era stato "assai titubante dall'accettare l'incarico" e aveva aderito all'invito del Ministro solo perchè prospettato "come dovere patriottico" (98). Si andavano intanto aggravando ulteriormente le condizioni di sicurezza della Colonia, tanto da rendere non più procastinabile l'adozione di massicce contromisure , in grado di contenere le spinte offensive dell'avversario (Doc. 195). Le forze nemiche erano ripartite in due raggruppamenti, corrispondenti alle d ue circoscrizioni militari, in cui erano state divise le regioni occupate: quello orientale, agli ordini di Ramadàn esc-Scetèui, che operava nel misuratine e territori limitrofi; q uello occidentale, che gravitava intorno alla piazza di Tripoli ed estendeva la sua giurisdi zione fino al confine tunisino. Ufficiali turchi e tedeschi militavano nei due raggruppamenti, assicurando alle u nità regolari e irregolari una direzione operativa e tecnica, oltre ai rifornimenti di armi, munizioni e materiali vari. Al principio del 1918 aveva assunto il comando del raggruppamento occidentale il gen. turco Isahàg Pachà, amico personale di Enver e già comandante della cavalleria a Suani Beni Adem nel corso della guerra italo-turca. Forza dei due raggruppamenti, oscillante fra i 6.000 e 2.500 armati, a cui erano da aggiungere le bande irregolari, convocate cli volta in volta in relazione alle necessità operati-

(98) Direttive scritte e verbali del Ministro delle Colonie al Gen. Garioni prima della sua parcenza per Tripoli in Doc. 195.


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ve. Entrambi i raggruppamen ti disponevano cli cannoni e mitragliatici, in parte p rovenienti dal bottino di guerra e in parte forniti dalla Germania. Ciascun raggruppamento operava di massima nell'ambito della rispettiva circoscrizione, ma in alcuni casi forze del settore occidentale erano state spostate su Homs e nella Sirtica, per rinforzare le milizie turcofile. Assunto il Governo della Tripolitania, come p rimo atto Garioni inoltrava al Ministero una dettagliata richiesta di personale e mezzi ritenuti indispensabili, per restaurare la situazione militare: soprattutto fucili '91 in sostituzione dei Wetterli mod. 70-87; artiglierie, materiale di fortificazione, autocarri, aerei. "Senza truppe bene armate e addestrate e senza una rinnovata organizzazione logistica - così scriveva Garioni - non è possibile riprendere le operazioni di riconquista, p remessa questa per una efficace offensiva politica" (99). Ma il Comando Supremo, pur assicurando un concorso di mezzi durante la stasi invernale, escludeva cli poter distrarre truppe dalla madrepatria e ribadiva il concetto di trarre le maggiori forze occorrenti in Tripolirania dalla Colonia Eritrea (Doc. 193-197). A sua volta il nuovo Governatore si dedicava con ogni impegno alla ricostituzione della "disciplina, forza e vita civile" della Colonia, essendo suo p reciso intendimenco cli "non lasciare nulla cli intentato per <ridare> vigore e fortuna alle previste operazioni militari. Ma avvertiva anche che l'auspicata offensiva politica "non potrà riuscire veramente efficace e persuasiva, se non dopo che l'azione militare abbia rialzato il nostro prestigio" (Doc. 201-202). Iniziava da allora la diramazione di una serie cli Bollettini di Guerra e Notiziari quindicinali con il riepilogo delle operazioni aeree e terrestri condotte in Colonia, "allo scopo di mantenere in efficienza e in allenamento le truppe" (Doc. 198-199) . Particolarmente intensa fu, nella fase iniziale, la offensiva aerea su Misurata e nella Tripolitania Occidentale , accolta spesso dalla vivace reazione contraerea dell'avversario. Nell'intento di d isperdere i maggiori concentramenti cli forze ribelli ai primi di settembre le forze aeree di Tripo li effettuavano azioni cli bombardamento su Zavia, Gariàn, Suani Beni Aclem, dove risultavano comandi tattici e campi nemici. L'operazione otteneva effetti notevoli, sia morali che materiali, ma dimostrava anche le carenti condizioni dei nostri velivoli. Sempre nel settembre venivano ripetuti bombardamenti aerei su Zavia, Zliten, oasi di Msciasta a sud cli Zanzùr, dove era stato segnalato un concentramento di circa 4.500 armati con cannoni e mitragliatrici. Il 23 settembre le truppe di Zuara, riunite in forte colonna agli ordini d el col. Ottorino Mezzetti, affrontavano e battevamo forze ribelli in loca-

(99) Si ripetevano cioè, con l'avvento del nuovo Governa tore, le richieste di rinforzi più vo lte inoltrate da l gen. Ameglio. Osservava al riguardo O . Gabelli nel suo vo i. "La Tripolitania dalla fine de lla guerra h1ond iale all'a.vvenco del fascismo" Vol. I, cit. pag. 104-105: "Per canee e così differenti domande si deve credere che la Colonia fosse sp rovvista di ogni cosa e che il gen. Ameglio non meritasse tutte le censure che gli erano state fati.e".


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lità Gars Tellìl. Per vendicare lo scacco subito, il 5 ottobre una massa di circa 3.000 armati e un migliaio di cavalieri con artiglieria cammellata, guidati dai maggiori capi (Isahàg, El Baruni, El Mraièd, Abdallah Tensichet), attaccava in direzione di el-Gemil (Schizzo n. 18) la linea di fortini avanzati a protezione di Zuara. In aiuto dei d ifensori di elGemil accorreva da Zuara una colonna mobile, al comando del col. Mezzetti, che disperdeva le mehalle attaccanti e le inseguiva per oltre 5 km (99bis). Per alleggerire la crescente pressione su Zuara (100), il 6 ot. tobre altra colonna, uscita da Tripoli, muoveva in direzione di Zanzùr; incontrato il nemico, lo ricacciava oltre la linea Gheràn-Maàmura, presidiando il territorio. Notevoli le nostre perdite in queste azioni: 16 morti di cui un ufficiale, e 112 feriti (Doc. 203-204-205). Il combattimento di Zanzùr, al di là dei positivi risultati tattici raggiunti, metteva in evidenza tutta una serie di gravi lacune della nostra organizzazione militare: difettavano i Quadri ufficiali sia superiori che inferiori; i materiali d'artiglieria erano di caratteristiche tecniche inferiori a quell i di cui disponevano le fo rze ribelli; l'organizzazione logistica no n era in grado cli sostenere uno sforzo prolungato . In Cirenaica la situazione politico-militare rimaneva stazionaria, ma persisteva "un diverso giudizio fra Ministero e Governo (locale) circa la reale e pratica situazione politica della Senussia" . In una lettera del 20 ottobre 1918 il Governatore osservava che (Doc. 206-207): a) il Ministero ritiene che la Senussia abbia, implicitamente almeno, riconosciuta la sua sudditanza all'Italia, o possa arrivare a un tale riconoscimento per necessità di cose .... ; b) questo Governo ritiene (invece) che la Senussia sia ormai convinta di essersi costituita a corpo politico più o meno indipendente con la sua principale base in Cire naica e che .... miri ad estenderla in Tripolitania .... Aggiungeva ancora che " ... se la Senussia compie e accumula atti sos.tanziali aventi per la loro natura valore di sovranità, allora noi ordiamo a nostre spese una rete capace di imprigionarci nel momento stesso in cui ci occorresse lo svincolo da qualsiasi legame e compromesso ... Il proclamare fra noi Idris 'regio suddito' non ha alcun valore, se poi in faccia alle popolazio ni e alle potenze estere ci disinteressiamo dell'interno, d i quello che Idris ritiene e proclama il territorio sovrano della Senussia". A parte però questa sostanziale differenza di giudizio sulla questione senussita, ciò che maggiormente contestava il Governatore nella sua lettera era l'obbligo imposto "di trasmettere al Ministero

(99bis) Cfr. O. Mezzetti "Guerra in Libia ... " cit., p. 24-33 - Doc. 202. (100) Il Governo di Tripoli metteva a disposizione de l Comanda nte delle Trup pe il co l. Boccaccia dello stesso Governa tora to e il ten. col. Sani, Capo dell' Uffi cio Politico - Militare (Doc. 203).


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tutto ciò che riguarda la Cirenaica", con conseguente annuJlamento cli ogni iniziativa eia parte del Governo locale e "grande incaglio nell'azione di governo" per l'incrocio giornaliero di telegrammi e pratiche tra Bengasi, Tripoli e Roma. In sostanza Garioni lamentava la mancanza di libertà d'azione sulla questione senussita, in contrasto con le intese verbali intercorse con il Ministro prima della sua partenza per Tripoli (Doc. 229). Nel corso di questi avvenimenti Imperi Centrali e Turchia firmavano gli armistizi. Ma la vittoria dell'Intesa non contribuiva immediatamente a riportare la pace in Tripolitania, dove si intensificavano le iniziative dei capi locali, intesi a dare al paese un assetto politico-amministrativo su basi di autonomia e autodeterminazione. Il 3 novembre il geo. Garioni telegrafava a Roma la sua intenzione di procedere alla conquista via mare di Misurata città con le forze disponibili, salvo qualche aumento di mezzi aviatori Caproni e il valido appoggio della Marina (Doc. 208). Quanto alle operazioni per la riconquista dell'interno, proponeva di rinviarle ad epoca in cui fossero giunti in Colonia i mezzi richiesti e promessi (Doc. 207). Ma ora che "la pace è raggiunta" il Ministro Colosimo disponeva che fosse intensificata la "offensiva politica", accompagnandola con qualche azione a obiettivo limitato. Il 10 novembre il Governatore informava il Ministero "del recente arrivo in Tripo litania di un personaggio tu rco che sembra identificarsi in Enver Pachà, che cerca di organizzare militarmente e civilmente quel territorio" . Aggiungeva ancora che: "dopo il suo arrivo sono stati intensificati gli attacchi contro il presidio cli Sidi Bilàl", che hanno provocato numerosi morti e feriti (Doc. 209). In sostanza, l'arrivo di Enver sembra conferire nuovo slancio all'iniziativa avversaria. Ma il pericolo maggiore -secondo Garioni - è la possibilità che l'organizzazione turcofila della Tripolitania possa legarsi a quella senussita deJla Cirenaica . In previsione di nuovi impegni in operazioni a largo e medio raggio Garioni indirizza alle truppe una circolare nell'intento cli risollevarne il morale e risvegliare i sentimenti "di amor patrio e orgoglio nazionale" (Doc. 210). A sua volta il Ministero delle Colonie interessa quello degli Esteri, sollecitando interventi sul piano diplomatico, per contestare al Governo Ottomano le palesi violazioni alle clausole dell'armistizio (101). Il 14 novembre il Governo della Tripolitania trasmette alle Colonie un "progetto sintetico cli operazioni per la restaurazione della situazione in Tripolitania", con allegato "Specchio delle forze minime occorrenti": 2 C.di cli Div. Mob.; 2 C. d i di Div. Terr.; 5 Brig. Miste; 4 C.di di Brig. f.ord.; 18 rgt. f.; 2 rgt bers. unità genio e servizi (Doc. 208-209-211). (101) ODI - Sesta Serie Voi. I, p. 71. Nello stesso voi. 1, p . 426 "Voci di ritorno in Tripolita ni a di Enver, per capeggiarvi la rivolta. Richiesta ai gove rni inglese e francese di impedirne lo sbarco in Africa".


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Per illustrare progetto e esigenze viene inviato a Roma il Capo di S.M., col. A. Vacca Maggiolini . Ma il Ministro Colosimo è ancora del parere di riprendere le trattative. A tale scopo ottiene il trasferimento in Colonia del geo. Giuseppe Tarditi, che assume la carica di Capo Ufficio Politico-Militare. Il ritorno a Tripoli del gen. Tarditi, viene accolto con grande favore da notabili e popolazione (Doc. 232-233). A metà novembre una nostra delegazione si incontra a Homs con alcuni notabili, ma le posizioni fra le parti rimangono ancora molto distanti. Intanto il 16 novembre, in un convegno a Cussabàt, i maggiori capi della dissidenza decidono cli costituire un "Governo Provvisorio - La Giamuria" con presidente Ramaclàn esc-Scetèui (102) e membri: Suleiman El Baruni, Abdul Neby Belkèr, Ahmed el Mràied (Doc. 221) . Nasce così la Repubblica de lla Tripolitania (Giamu ria e Trabulsia), che risponde al grande movimento di rinnovamento dell'Islàm, iniziatosi dopo la rivoluzione dei Giovani Turchi e propagatosi in tutta l'Africa del Nord con analoghe associazioni, che assumeranno i nomi d i Giovani Egiziani, Giovani Tunisini e Giovani Algerini (103) . In seguito alla nuova situazione il Governo di Roma ordina d i troncare ogni rapporto con i capi ribelli, precisando che "nessuna discussione si avvii che non siano modalità di resa . Decisione questa certamente logica - si legge nella citata relazione Garioni - anche per tutelare il nostro prestigio di Stato vittorioso, che tuttavia avrebbe dovuto essere seguita da una energica azione militare, impossibile sul momento per mancanza d i mezzi adeguati". Da parte d el Governo di Tripol i vengono pertanto rinnovate le richieste di truppe e mezzi, che saranno concessi fra il febbraio e il marzo dell'anno successivo. In attesa del loro arrivo il Ministro Colosimo ordina che "nessuna operazione dovesse compiersi prima cli aver riunito le forze assegnate" . E' rinviata anche la progettata operazione per la r ioccupazione di Misurata Marina, già decisa su proposta del geo. Garioni, a causa de lle difficoltà nautiche, opposte dalla flotta.

(102) Rama<làn esc-Scetèui Ben Crech fu uno dei più pocenti e cemuti capi del misu ratino, Sirtica e region i confinanti (Nota bibliografica in ASMAI - p . 126/1 - Fase. 13) Graziani lo definì "il più fiero e irriducibile avversario della causa italiana, che negli anni della dittatu ra a Misurata si d .imostrò implacabile contro chiunque tentasse di avvicinare i p rigionieri italiani. ("Ve rso il Fezzan" 1930, p. 29). Il 24 agosto del 1919, nel corso d i una spedizione punitiva nel te rritorio degli Orfella, fu catturato dai seguaci di Abd e l-Neby e giustiziar.o co n la decapitazio ne . (103) Cfr. C. Zoli "La gue rra italo-turca e il primo decennio della nostra occupazione in Libia" cit., p. 47.


236 2. LA

I GOVERNI MILITARI DELLA I.CBIA (1911-1919)

RIPRESA DELLE TRATTATIVE E LA PACE DI KHALLET ESC -ZEITUN: LA

CONCESSIONE DELLO STATUTO (GENNAIO-AGOSTO

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In attesa dell'arrivo dei rinforzi il gen. Garioni decideva di riprendere i contatti con i membri della Giamuria, "tutti nessuno escluso, dato che tutti avevano aderito alla Unione in dissolubile giurata sul Corano, per combatterci o per trattare". Le trattative furo no avviate dal gen. Tarditi e si svolsero inizialmente su posizioni inconciliabili. Era necessario in particolare riallacciare i rapporti con lo Scetèui, a cui si addebitavano crudeltà e maltrattamenti nei confronti dei nostri prigionieri di Misurata, ma che, secondo un giudizio dello stesso Garioni, "egli fu bensì molto severo specie dopo un tentativo di fuga, ma non crudele, tanto che all'atto della loro liberazione molti di essi si congedarono da lui con una certa cordialità". Il 26 dicembre il magg. Raggio ciel Governo cli Tripoli sbarcava a Zuara e informava il col. Ottorino Mezzetti, comandante della Zona, che le trattative avviate a Zavia con i capi ribelli erano state troncate da un moto popolare , tanto che i nostri rappresentanti avevano avuto appena il tempo di raggiungere Marsa Dila e imbarcarsi . Il Governo cli Tripoli interpellava allora il col. Mezzetti sulla possibilità cli effettuare, con le eruppe a sua disposizione, azioni dimostrative verso Orie nte . Nonostante la critica situazione sanitaria dei reparti per l'infierire della spagnola, Mezzetti concentrava le forze disponibili a El Margùb e proseguiva su Gars Tellìl, che occupava, ricevendo la sottomissione dei capi locali . Proseguendo nell'azione la colonna Mezzetti occupava Zavia, "accolta festosame nte dalla popolazione". Il 1° gennaio 1919, su ordine del Comandante della 38a Divisione (gen. Gherardo Pàntano), Mezzetti inviava un gruppo spahis a Khallet Sciakir e distaccava a Tuebia un bcg. di colore e una batteria. Il resto della colonna proseguiva quindi su Zanzùr (Schizzo n. 18). Ma, avuta notizia che il gruppo spahis era stato impegnato eia forze notevoli, interveniva prontamente con tutta la colonna, mettendo in fuga le formazioni ribelli. La occupazione di Zavia provocava le più vivaci reazioni dei capi ribelli, che decidevano di riprendere l'offensiva, per riacquistare il controllo cl.i quel territorio. Concentramenti cli armati venivano infatti segnalati a Bir Terrina, Suani Beni Adem, Fondue Ben Gascir e Bir el Tueta. Si imponeva l'occupazione cli Azizia, per liberare tutta la zona costiera occidentale. In vista di una ripresa delle operazioni, il Governatore diramava l'Ordine di Operazione N° 1, riservandosi di indicare "giorno e ora dell'avanzata" (Doc. 214) . Si completava intanto, con l'arrivo dei rinforzi dall'Italia, l'apparato bellico della Colonia, pe r costringere i ribelli a trattare, abbandonando ogni richiesta di autonomia (Doc. 213) . Nel febbraio risultavano presenti in Tripolitania la 38a (gen. Arturo Nigra) e la 81 a (gen. Pàntano) Divisione, o ltre alle truppe dei presidi di Tripoli, I-Ioms e Zuara . A fine dello stesso mese sbarcava a Tripoli anche la 1a Divisione d'Assalto ciel gen. Ottavio Zoppi, portando così il tota-


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le delle fo rze operative presenti in Colonia a circa 80.000 u. per complessivi 56 btg., 26 btr. di vario calibro, oltre ai reparti di colore . Garioni destinava allora la 38a e la 81 a Divisione a operare nella Tripolitania Occidentale e decideva di tenere in riserva la Divisione d'Assalto, in attesa delle condizioni favorevoli, per agire su Misurata . Pur disponendo di ingenti forze , Garioni continuava a trattare, sperando ancora di poter ottenere pacificamente la sottomissione (Doc. 221). Ma 1'8 febbraio una compagnia inviata a protezione dei lavori di riattamento della linea ferroviaria Tripoli-Azizia veniva violentemente attaccata da una grossa formaz ione cli ribelli: circa 1.000 armati e 200 cavalieri. Fu perciò necessario l'impiego massiccio prima del XV eritreo e poi di altra robusta colonna (2 btg. di colore, 1 comp. mitraglieri, 1 sqd. Nazionale, gruppo spahis), per respingere l'avversario . Perdite nostre: 2 morti e 55 feriti. Il 9 febbraio la 38a Divisione occupava Bir Fargiàn senza incontrare resistenza. Ma il 10 successivo il nemico attaccava il IV e ritreo, mentre si trasferiva da Zansùr a Zavia. Ancora una volta il p ronto intervento della colonna Mezzetti, appoggiata dal XIII eritreo (Maletti) riusciva a fermare gli attaccanti e metterli in fuga . Nel marzo a Khalle t esc-Zeitun (valle dell'ulivo) la delegazione italiana, guidata dal gen. Tarditi, si incontrava con i rappresentanti della Giamuria, ma su posizioni ancora totalmente contrastanti. Nell'aprile le trattative subirono un nuovo tempo cli arresto a causa della rinnovata decisione di alcuni capi di tornare al concetto della indipendenza politica, riconoscendo all'Italia solo una generica forma di p rotettorato (104). Ideologo delle tesi autonomistiche ciel nuovo Stato e ra l'egiziano Abd er Rahmàn el Azzàm, già deputato al Parlamento egiziano (105), che si era p roclamato Cancelliere della Repubblica d i Tripolitania. Il Governo d i Tripoli inviava allora ai capi della Giamuria un ultimatum, riservandosi cli agire con le armi, per riprendere il controllo dei territori occt1pati dai ribelli. A tale scopo diramava gli ordini alle Grandi Unità dipendenti nel quadro cli una massiccia azione di rastrellamento, destinata a muovere il mattino del 17 aprile a cavallo della ferrovia Tripoli-Azizia con o biettivo Suani Beni Adern (Doc. 217-218). Ma a questo punto i capi dissidenti abbandonarono definitivamente ogni ulteriore proposito di ind ipendenza po litica, addivenendo all'accorcio sulla base di quan to già stabilito con il Ministero delle Colonie. Si giunse così il 21 aprile alla firma del relativo Protocollo, noto come "pace cli Khallet esc-Zeitun", che garantiva alle popolazioni della Tripolitania una larga autonomia poli-

( 104) Gario ni actribuiva il ritardo ne lla sottomissione <lei capi anche ,!!l'atteggiamento delle autorità marittime ing lesi che, senza il1formarci, avevano inviaro una nave da gue rra a Misurata (fe bb. 1919), per rilevarvi alcun i p rigionieri inglesi in ma no allo Sce rèui. (105) Abd ese Rahamàn e l Azzàm aveva studiato in Tng hilcerra, divenendo convinto assertore delle teori e democra tiche p iù estreme. Aveva grande influenza sui cap i e sullo stesso Scetè ui.


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tica, assicurata da un "Consiglio di Governo". A questo protocollo faceva poi seguito, il 28 aprile successivo, l'emanazione di un Bando Governatoriale, che revocava le taglie speciali a suo tempo poste su alcuni capi arabi (106). Veniva anche sospesa la programmata rioccupazione di Misurata Marina, per non risvegliare nuovi contrasti con i firmatari dell'accordo. Sempre nell'aprile del 1919 il Governo italiano decideva una serie di provvidenze per la rinascita economica della Colonia (D. Lgt. 24 aprile 1919 n. 808, che autorizzava la Cassa Depositi e Prestiti ad anticipare la somma di cento milioni per la costruzione di strade ferrate in Libia). Fra i mesi di aprile e di luglio tutti i nostri prigionieri (circa 600), ristretti nei campi di Beni Ulìd e Misurata, furono restituiti, previo pagamento cli somme ingenti ai capi arabi (Doc. 220) . Il 1° giugno veniva promulgato in forma solenne lo "Statuto Organico", che in sintesi prevedeva: costituzione di un Parlamento; cittadinanza italiana libica, distinta da quella metropolitana; esclusione dagli obblighi di leva; esenzione per un periodo determinato da imposte e tasse; libertà di stampa e di riunione; uso della lingua italiana e di quella araba su un piano cli assoluta parità. Ne seguì una certa pacificazione, in seguito alla quale poterono essere rioccupate importanti località, quali Azizia, Misurata Marina, Misurata città, Sirte. Mentre però la rioccupazione della zona Zanzùr - Agelàt avveniva con carattere di piena sovranità italiana, quella della cosca orientale si compiva sotto il dominio dell 'equivoco, in quanto i capi locali consideravano i nostri Residenti e presidi, subordinati all'autorità dei funziona'ri indigeni. "Equivoco <questo> assai grave, dal quale dovevano derivare in seguito conseguenze assai penose" (107). Per cli più Ramadàn esc-Scetèui, invitato ad eseguire le clausole concernenti la consegna delle armi e lo scioglimento dei reparti armati, si rifiutò opponendo nuovi propositi di revisione dei diritti sanciti dallo Statuto. Tuttavia, dopo la pubblicazione dell'accordo il corpo di spedizione veniva fatto rientrare in Italia. Il 31 ottobre 1919 lo Statuto veniva esteso alla Cirenaica . Da ricordare ancora che nel mese cli settembre dello stesso anno gli Alleati concedevano all' Italia rettifiche di confine ai suoi possedimenti in Africa Settentrionale: la Francia nel Sud libico e l'Inghilterra in corrispondenza dell'oasi di Giarabùb. Come era da prevedersi, la pace di Khallet ez-Zeitun, conclusa in un momento di grande disponibilità di forze e mezzi in Libia, fu molto criticata in Italia e considerata "una resa a discrezione ai ribelli armati". Si trattava in effetti, come la definì R. Ciasca (108) "di uno d ei (106) Con Bando Gov. 11 sett. 1916 a firma Ameglio, erano state poste le seguenti taglie speciali: Hag M. Figheni, figlio di Kalifa ben Abdallà (L. 10.000); R. Scet~ui, che "per gli atti di crudeltà commessi verso i suoi stessi correligionari, deve essere messo al bando ciel mondo civile" (L. 20.000); Scek Sof (L. 20.000); El Baruni (L. 10.000) - ASMAI 113:1 • Fase. 4 (107) Cfr. Johnston "Storia della colonizzazione ... " cit., p. 353. (108) Cfr. R. Ciasca "Storia coloniale ... ", cit., p. 349


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tanti compromessi coloniali, di cui altre nazioni potevano offrire nu merosi precedenti. .." Ma, a sostegno delle sue decisioni il gen. Garioni forniva le seguenti indicazioni: - inadeguatezza dello strumento bellico a disposizione, anche per le difficoltà sollevate dal Ministero cli provvedere all'invio d ei mezzi occorrenti a mantenerlo in efficie nza; - pericolo, in caso di riapertura delle ostilità, di dover fro nteggiare una nuova e acuta fase di guerriglia, in ambiente particolarmente difficile; çhe ci avrebbe obbligato a mantenere in Colonia per lungo tempo ancora forze notevoli; - condizioni interne della madrepatria, dato che nel Paese, stanco o rma i di guerre, si andava diffondendo il grido ammonitore di "via dalla Libia!"; - dubbi sulla solidità morale e operativa delle truppe, dato che alcuni contingenti provenienti dall'Ital ia "erano in gran parte costituiti da ex prigionieri restituiti daH'Austria, il cui contegno (ad esempio al passaggio eia Siracusa) aveva dato seriamente a pensare". In Cirenaica invece, fra il 1918 e il 1919, fu possibile consolidare la raggiunta pacificazione mediante rapporti sempre più stretti e costruttivi con gli esponenti della Senussia, "improntati a grande cordialità". Nel gen naio del 1919 Sidi Mohammed e l-Riclà, fratello del Senusso, accompagnato da 5 notabili, effettuava un v iaggio ufficiale a Roma, dove veniva ricevuto con tutti gli onori alla Reggia e dal Presidente del Consiglio. Per sottolineare l'importanza della visita, il Ministro Colosimo o rdinava al Governo di Bengasi di far pubblicare la notizia sui giornali egiziani. (109) . Scopo ufficiale della missione era di presentare al Re Vittorio Emanuele III le fel icitazioni del Gran Maestro dell'Ordine per la vittoria degli alleati. Ma il fine pratico era d i gettare le basi per la concessione di uno Statuto definitivo, destinato a rimpiazzare il "modus vivendi". Obiettivo questo che sarà raggiunto prima con l'estensione alla Cirenaica dello Statuto Organico già concesso alla Tripolitania e successivamente con gli accordi cli el-Régima, firmati d alle parti il 25 ottobre 1920, che conferiranno al Sayed Idris El Mahdi il titolo di Emiro e la qualifica di Altezza, attribuendo alla sua amministrazione auton oma le oasi dell'interno. Dopo la promulgazione dello Statuto Organico iniziò in Italia una vivace campagna di stampa ("Corriere della Sera" del 1° giugno 1919), per sollecitare la definitiva soppressione in Libia del regime militare, consideraco superato dalla ormai raggiunta pacificazione . Il 13 giugno dello stesso anno veniva pertanto pubblicato un R.D. , che affidava il Governo della Tripolitania a Governatori civili (quello della Cirenaica era stato assunto fin dal precedente luglio dal sen. Giacomo De Martino). Il 16 agosto 1919 il gen. Ga rioni lasciava la Colonia, sostituito da l prefetto Muntzinger, primo Governatore Civil e della Tripolitania .

( 109) ASMA!. - I' 134/ 19 - Fase. 32.



CAPO XII ASPETTI PARTICOLARI DEL PROBLEMA LIBICO (1915-1919) I seguenti argomenti, cli particolare rilievo nel quadro complessivo della occupazione italiana della Libia, sono stati raccolti e sviluppati nel presente capitolo, allo scopo cli consentirne un più approfondito esame con criteri di "unitarietà": politica indigena; giustizia; eccessi commessi dalle truppe; prigionieri e deportati arabi; perdite e prigionieri italiani.

1. POLITICA INDIGENA

Superata la fase acuta del disastro militare, con rapporto 30 ottobre 1915 all'oggetto "Politica indigena", indirizzato al Ministero delle Colonie (Doc. 128-156), il gen. Ameglio segnalava i principali errori compiuti dalla nostra amministrazione in Libia dopo la pace di Losanna, precisando che : " .. . al maturare dell'attuale doloroso stato di cose contribuì da un lato la inconsapevolezza dimostrata dai funzionari del governo, sin qui avvicendati, del compito loro assegnato di studiare accuratamente la vira indigena e dall'altro il timore cli dare a problemi non ben noti soluzioni erronee." In particolare poi Ameglio attribuiva alle palesi incongruenze dello stesso trattato di pace la causa p rima degli errori, da cui erano derivati malcontento e sfiducia nelle popolazioni indigene. Per effetto cli tale trattato infatti - così scriveva il Governatore - l'Italia aveva rinunziato cli fatto ad una parte dei d iritti di sovranità sui territori occupati: - delegando allo Sceik Ul Islàm dell'impero ottomano la nomina del Cadì cli Tripoli, i cui emolumenti per di più dovevano essere pagati dal governo cli Costantinopoli; - disponendo che il Cadì avesse diritto di nominare i Naib (cioè i vicecaclì) tra gli Uléma locali, conformemente alle prescrizioni dello Sceriàt; - confermando la validità delle norme sancite dal passato regime in materia di fondazioni pie e beni Waquf. Si era venuta così a creare in Libia una situazione giuridica sommamente lesiva della nostra autorità, destinata a provocare seri inconvenienti e ostacoli ad ogni nostra iniziativa interessata a scuotere il protettorato spirituale del Sultano. Aggiungeva ancora il gen. Ameglia: "Fu così che non si potè mai procedere ufficialmente alla nomina del Cadì cli rito malechita, come avrebbe dovuto essere quello di Tripoli, essendo tale rito prevalente su quello ufficiale turco (l'Hanefita),


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perchè professato dalla maggioranza della popolazione . Fu così che non potè essere disciplinata l'azione del Cadì attuale . Fu così che la nomina dei suoi rappresentanti procedette irregolarmente . Fu così che i tribunali dello Sceriàt apparvero quasi ovunque, agli occhi dei musulmani, privi di quella luce e decoro, attorno ai quali si sarebbe dovuta svolgere la vita indigena". Fra le maggiori responsabilità de lla nostra politica indigena indicava poi: - mancata tutela d egli interessi religiosi d elle popolazioni, e ciò per non permettere che eletti interessi fossero tutelati da rappresentanti del Sultano; - mancata istituzione cli un organo indigeno d i controllo, preposto al funzionamento d elle scuole coraniche; - mancata istituzione cli una scuola cli cultura islamica, già sancita con R.D ., al pari di quelle funzionanti a El Azhàr al Cairo e a El Zuetuna in Tunisia (11 O); - mancata disciplina de i beni WAQUF (opere pie) secondo i principi della tradizione islamica. Precisate così le principali lacune e deficienze della nostra politica verso gli indigeni, Ameglio segnalava la necessità di "provvedere alla riorganizzazione della gerarchia religiosa, ora fac ente capo allo Scei.k Ul Jslàm ... il solo interprete autorizzato dal Corano; esso deve regolare tutta la vita privata e politica di ogni musulmano". Proponeva pertanto al Ministero di: - nominare per la Libia lo Sceik Ul Islàm, a cui conferire la sup rema autorità religiosa e quella in materia giudiziaria . La relativa nomina, da effettuarsi con D.R. a seguito cli elezioni fra tutti gli Uléma locali. Precisata così la sfera di competenza dello Sceik Ul Islàm, sarebbe stato poi possibile impostare su nuove basi tutta la nostra politica indigena; - organizzare gli Uléma (111) in corpo consultivo; - istituire un "Istituto cli cultura islamica" per i giovani che vogliono conseguire il titolo di Ulèma; - conferire al Cadì maggior prestigio e attribuzioni più vaste, specie in materia di beni WAQUF. Profondo conoscitore della realtà africana per la sua lunga permanenza p rima in Eritrea e poi in Cirenaica , Ameglio segnalava infine al Gove rno la necessità cli procedere con sollecitudine "come pri-

( 110) Il R.D . 15 genna io 1914 all'an. 25 prevedeva la fondaz ione in Tripolitani a di una "Scuola cli cultu ra islamica con lo scopo di a prire a i g iovani musulm,1ni l'adito agl i uffici religioni e giuridici nonchè al magistero indigeno" Cfr. A. Malvezzi "Eleme nti cli diritto coloniale" 1928 CEDAM, p . 272. ( 111) Ulé ma: liberi studiosi, a i quali "la pubblica fama conferiva il r.i tolo dottorale; fra essi d iven tavano pubblici funzionari solo que lli che ricevevano la nomina a giudice (cadì) oppure a m uftì de l Governo, cioè co nsule nti gove rnar.i vi". Cfr. "Il califfa to" cir.. , pag. 10.


LA UHIA NEGU ANN I 1915-1919

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mo atto di questa nuova e coraggiosa politica cli governo, su lla base della effettiva tutela degli interessi musulmani", alla nomina dello Sceik Ul Islàm. A questo punto occorre ricordare che in diritto canonico i turchi seguivano la scuola hanefita, introdotta nella seconda metà de l sec. XIX anche in Libia, dove invece per secolare tradizione gli indigeni seguivano la scuola malech ita . Per tale motivo dopo la conquista italiana gli indigeni di Tripoli avevano chi esto ed ottenuto (Decreto del gen. Caneva - 30 luglio 1912) il ripristino del rito malech ita. Ma la firma del trattato di Losanna aveva rimesso in discussione tu tta la complessa materia, attribuendo al Sultano di Costantinopoli, nella sua qua lità cli Califfo, la nomina del Cadì . Perciò, si dovette fare in modo che il Cadì non fosse nominato, e ciò con grave danno per tutta l'amministrazione della giustizia e l'amministrazione dei beni WAQUF. Da questa incresciosa situazione potemmo liberarci dopo la dichiarazione cli guerra alla Turchia, alla quale fece seguito il decreto che annullava tutti gli effetti del trattato cli Losanna (R.D . 22 agosto 1915).

In sostanza, con la relazione del 30 ottobre 1915 Ameglio, anti cipando temi poi ampiamen te sviluppati dai nostri maggiori orientalisti (Nallino, Santillana, Cerulli e altri), denunciava le lacune e incongruenze cl i quel trattato, causa prima delle disfunzioni che avevano determinato sfiducia e malcontento nelle popolazioni indigene. Da ciò e ra derivata la mancata realizzazione d i istituti fondamenta li non solo per la vita religiosa, ma anche per lo sviluppo economico-sociale cli quelle popolazio ni. Nel febbraio del 1918, con altra relazione alle autorità centrali, Ameglio faceva il punto sulle principali realizzazioni nella sua azione di governo in materia cli politica indigena (Doc·. 180): - costituzione del circondario cli Tripoli, diviso in 22 quartieri, ed emanazione cli norme per la nomina degli Imàn e de i Muchtàr, preposti ai singoli quartieri, nonchè delle relative funzioni (D .G. 15 ott. 1916); - istituzione dei collegi di conciliatura indigeni, incaricati d i giud ica re in merito alle controversie di valore non superiore alle 500 lire, e ciò per rendere più semplice e rapida l'amministrazione della giustizia; - istitu zione di un ufficio di consulenza pubblica in Tripoli, per fornire agli indigeni notizie utili ai loro rapporti con gli uffici governativi; - istituzione di due ambu latori; - istituzione cli un "COMITATO CONSULTIVO INDIGENO PER LA TRIPOLITANIA" e cli un "COMITATO CONSULTIVO MISTO" per entrambe le Colonie libiche (R.D. 18 marzo 1917), promossi su proposta dello stesso Governo della Colonia, che concedeva alle popolazioni della Libia una dire tta partecipazione al governo del paese mediante una rappresentanza di notabili, chiamati ad emettere pareri sul-


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I (;OVEl(N l MlllTARI DEI.LA UBIA (19 11-1919)

le vari qu estioni concernenti la politica, gli ord inamenti e l'amministrazione (112); - costituzione cli un "CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE per i ben i WAQUF" (R.D. 2 ott. 1917) , p romosso su proposta dello stesso Governo Colo niale, che consen tiva il riordino del settore, portandon e la gestione sotto la vigilanza del Governo. Ma un quadro pienamente esauriente su obiettivi e risultati dell'azione governativa in materia di politica ind igena c i viene dalla già citata "Relazione al Parlamento sulla situazione politica, economica e amministrativa d ell e Colonie Italiane" , presentata alla Camera e al Senato nel febbraio d el 1918 dall'allora Ministro Gaspare Colosimo, i cui punti p iù qualificanti, con riferimento alle Colonie libiche, si possono così sintetizzare : a) CIRENAICA Con la firma del "mod us vivendi" di Acroma (17 aprile 1917) e la cessazione delle ostilità si avviava in Cirenaica una nuova fase di relazioni pacifiche con le tribù dell' interno. L'accordo consentiva la riapertura immed iata dei me rcati della costa con grandi vantaggi per la ripresa economica di quelle regioni e la possibilità, per il Governo Colo nia le, d i dare inizio ad una efficace penetrazione po litica, oltre che comme rciale, nelle oas i d ell'interno. Per effetto della n uova politica già ne i mesi d i gennaio e febb raio dell'anno successivo funzionavano bene e senza incidenti sulla costa i mercati di Bengasi, Derna, Hania, Tob.ruk e ne ll'interno que ll i cli Merg e Cirene, oltre ad un mercato a Ghemines: tutti regolati da norme speciali, alla cui sorveglianza erano p reposti agenti italiani o italiani e arabi insieme, in un clima di p iena collaborazione . Istituiti anche un "Consorzio autonomo per gli approvvigionamenti" della Cirenaica, con la partecipazio. ne di elementi locali, ed una "Direzione di Sanità". A quest'ultima veniva attribuito il compito cli "studiare con criteri pratici la costituzione cli una catena di posti san itari sulla costa e oltre la zona costiera ne i mercati, allo scopo di d ifende re le nostre stazioni dal flusso del contagio (con riferimento a lla epidemia di peste sv iluppatasi nel corso de ll'anno 1917) e di contribuire alla nostra pe netrazione, mettendo a d isposizione dei bedui ni le cure dei nostri med ici". Come primo provvedimento, una missio ne sanitaria si recava a El Ahiàr, già sede d i impo rtante campo senussira, dove veniva istitu ito un ambu latorio. Vi afflu irono subito, e in n umero semp re crescente, gli indigeni ammalati, p rovenienti anch e da ll 'interno (113) . La nuova politica cli fiducia e cli collaborazio ne , instaurata con

(l 'J 2) Sotr.o Ja data de l 14 a prile 1917 il Governo Colo niale ino llrava al Ministero p ro posta cli isriru ire Comitat i Consu!Livi r er gli o rd inament i e le isti tu~. ioni scolastiche - ACS - c. Ameglio, se. 16, p. 66-1 2/ 9. ( 113) Cfr. G. Colosimo "Relazione al Pa rlamento... " ci t., p . 16.


LA LIBIA NEG LI ANNI 1915-1919

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l'elemento indigeno, portava in b reve tempo ad una sostanziale pacificazione in q uei territori, tanto che il Governatore, nel segnalare a Roma l'avvenuto trasferimento da Tobruk a Bengasi di tre battaglioni eritrei (marcia di circa 500 km fra le tribù dell'interno), dava notizia della "accoglienza festosa ricevuta da popolazione indigena e da autorità senussite" (1 14). Nel quadro poi di una più efficace organizzazione del territorio il 23 agosto 1917 il Governo locale procedeva alla occupazione di Amseàt verso il confine o rientale della Ci renaica, per la vigilanza sul contrabbando e il controllo del confine, in stretto collegamento con il nostro presidio di P. Bardia e quello inglese d i Sollum. Si trattava ora di dare una prima attuazione a quella poli tica di collaborazione con l'elemento indigeno, prevista dall'ordinamento Bertolini e sanzionata con R.D. 15 gennaio 1914, n . 35. Si iniziò con la tribù degli Abeidàt, in territorio di Derna, dove furono istituiti: la regione, il circondario (nel caso specifico, coincidente con la regione); il distretto urbano di Derna; tre distretti rurali. Si procedette poi alla nomina cli un Commissario Regionale, con funzioni anche di comandante militare, e di tre notabili indigeni con funzioni di Agenti Distrettuali. Si costituiva così un'unica amministrazione politico-militare nella q uale il Commissario Regionale concentrava nelle proprie mani tutti gli affari politici civili e militari. In questo nuovo clima di pacificazio ne e collaborazione altre importanti tribù, quali gli Auaghir, i Braàsa e gli Abìd, manifesta rono la propria volontà cli avvicinarsi a noi e di sottomettersi. A conclusione della sua approfondita analisi sulla Cirenaica, la relazione Colosimo metteva però in evidenza che "sorprese sono sempre possibili", dato che la Cirenaica "è sempre esposta alle sobillazioni turco-tedesche, provenienti dall'ovest" . b) TRIPOLITANIA In tema di politica indigena si rese necessario regolare innanzi tutto con decreto i rapporti con le comunità is raelitiche, specie quella di Tr:ipoli, che contava circa 15.000 componenti. A tale esigenza il Governo Centrale provvide con il D. Luogote nenziale 26 agosto 1916, n. 1145, frutto d i accurati studi condotti eia apposita commissione, presieduta dall'on. Romanin-Jacur (115). Circa i p recedenti della questione la Relazione Colosimo metteva in evidenza che in regime ottomano la comunità israelitica cli Tripoli godeva cli una propria autonomia, sanzionata eia apposito iradé irnperiale del 21 marzo 1865, in base al quale la comunità provvedeva direttamente, nei confronti dei propri componenti, "a veri e propri servizi e funzioni cli Stato, quali l'istruzione, la beneficenza, l'amministrazione della giustizia", oltre al potere di imporre e riscuotere tasse, per far fronte alle relative spese.

(114) Ib., p. 18. (115) Cfr. R. De Felice "Ebrei in un paese ar,ibo - Gli ebrei della Libia contemporanea fra colonialismo, naz ionalismo arabo e sionismo" (1835-1970). Ed. Il llhllino, Bologna, 1978, p. 59.


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I GOVERNI MILITAR( DEI.I.A LI BIA 0911-1919)

Avvenuta l'occupazione italiana , la complessa materia fu regolata provvisoriamente p rima con il decreto Caneva ùel 10 marzo 1912 e poi con D.R. ciel 20 marzo 1913, n . 289. In segu ito, sulla base dello schema d i Statuto prese ntato alle autorità italiane d al Consiglio della comun ità, si giunse al D. Luog. ciel 26 agosto 1916, n. 1145, che riconosceva a lla stessa una propria personalità giuridica e rappresentanza elettiva, o ltre a u na giurisdizione speciale pe r i trib unali rabbinici della Libia . Ma il p roblema cli fondo in tema cli politica indigena restava quello di dare piena attuazione all'edificio politico-amministrativo, previsto dal R.D. sugli "Ordinamenti della Libia", approvato dal Parlamento fi n dal gennaio del 1914. Si trattava di "governare il paese coi1 la cooperazione di capi indigeni, riservando cli regola ai nostri funziona ri mansioni di assistenza, ispezione, controllo. "Si doveva inoltre dar vita alle amministrazioni municipali sulla base delle preesistenti "beladie", con "il ripristino dei Consigli locali, già funzionanti nel precedente regime. Un programma cioè quanto mai vasto e complesso, sospeso per effetto degli avvenimenti in Tripolitan ia del 1915, ma che occorreva ora riprendere sulla base di una convinta "politica di associazione, tendente a riavvicinare gli italiani e gli indigeni, accogliere questi come collaboratori ed associati, rispettandone la religione ed i costumi e facendo penetrare il p rogresso fra le p opolazioni, servendosi specialmente dell'igiene, della scuola e promuovendo l'agricoltura e il commercio" . Come primo atto, nel marzo del 1917, il Ministro Colosimo presentava in Consiglio dei Ministri un decreto, tradotto poi in legge, che prevedeva la istituzione di "COMITATI CONSULTIVI INDIGENI", uno per la Tripolitania e uno per la Cirenaica, e di un "COMITATO CONSULTIVO MISTO", con sede a Roma, composto di persone esperte in materia islamica e coloniale, oltre che cli rappresentanti indigeni, destinato a funzionare quale organo di consulenza del Ministero de lle Colonie. Iniziarono così a funzionare nei capoluoghi delle due Colonie (Tripoli e Bengasi) i Comitati Consultivi indigeni, che ass icurarono, solo sul pian o consu ltiv o , la partecipazione dell'elemento locale all'amministrazione del territorio (ll6). Sul delicato tema dei Beni WaqOf (o aucaf) il Mi nistro Colosimo si premurò poi di presentare, sulla base dei risultati raggiunti dalla ap posita Commissione Mista, istituita per la Tripolitania fin dal novembre del 1914, un progetto di decreto, comp rendente norme per l'amministrazione dei suddetti beni e per la compilazione dei relativi inventari nel più scrupoloso rispetto delle nonne giuridiche islamiche, ispirate ai principi coranici

( 116) Il Ministro Colosimo in una intervista ,illa Tribuna, raccolta da G. Piazza (Rivista coloniale fase . 1-2 genn.-fe bb. 1918) dichiara va "In Cirenaica si lavora senza opposizione. I comitati co nsultivi sono la prova tang ibile de lla politica di collaborazione, che il Governo di Roma intende seguire . No i lavoriamo per l'elevazione civile degli indige ni".


LA llB lA NEGLI ANNI 1915-1919

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e alla legge dello Sceriàt. E an cora in materia d i beni Waq uf, raccogliendo una proposta formulata in sede di Commissione Mista dall'elemento ind igeno, il Ministero d ecid eva di destinare il redd ito del patrimonio immob il iare, già v inco lato dalla famiglia dei Caramanlì alle opere d i difesa p er la citcà di Tripoli e ora non p iù occorrente a tale scopo, al mantenimento d ella scu ola di cultura isla mica, cli cui all'ord inamento scolastico ,approvato con R.D. 17 ott. 1915 . IL R.D. 16 luglio 1917 n. 1283 sanzionava infatti il n uovo o rie ntamento, d isponendo che le relative somme fossero accantonate presso un istituto cl i cred ito, in attesa d ella istituzione d ella suddetta scuola. Altro impo rtante settore d a riordinare era q ue llo dell'agricoltura, b ase essenziale d ell'economia cli q uelle p opolazio ni, le cu i condizio n i già d isastrose pri ma d ella nostra occup azione della Libia, si erano ulteriormente aggravate per effetto della guerra italo-turca e delle successive rivolte del 1914-1915. Negli ultimi anni infatti, specie in Tripolitania, si era verificato un impressionante esodo delle popolazioni agricole, che avevano abband onato i campi per rifugiarsi nell' interno o emigrare in Tunisia . Occorreva p erta nto "provvedere nel più breve tempo alla rimessa in coltura, nei territori già pacificati, di quei terre ni il cui stato di completo abbandono provocava il deterioramen to d ei fabb ricati, la rovina dei pozzi, l'inaridimento delle colture arboree, la p rogressiva invasione delle sabbie e l'isterilime nto d el su olo" (1 17). Si cercò innanzitu tto di far ritornare ai prop ri camp i i proprietari che se ne erano allontanati e di stimo lare l'attività d ell'Ufficio Agrario di Trip o li, competente a "p romuovere, d irigere, d are il massimo impulso alla p rodu zio ne locale mediante d istribuzioni gratuite di semi e d i piante , premi , s uss idi e incoraggiamenti d i ogn i genere". Jl p rimo positivo ris u ltato si ebbe nell'oasi di Tripoli, dove si poté registrare un "confortevole risveglio economico, favorito a nche da llo sp irito d i p revidenza, d imostrato dalla stessa popolazio ne" . Eguale problema si manifestò p er la Cirenaica , che tu ttavia non era stata ancora studiata d al lato agrologico come la Trip olitania. Anche qui o ccorreva al pi C1 p resto rimettere a coltu ra la massima este nsione d ei terreni agr icoli, per svincolare la Colonia dagli ap provvigio namenti di derrate a li me nta ri, a cui aveva con difficoltà p rovveduto il Governo centrale. Per far fronte all'emergenza, il Ministero inviò dall'Italia e in parte acquistò dalla T unisia i necessari qu antitativi cli grano e o rzo eia semina (Q. 7.000 circa di orzo e 7.600 cli grano), p rovvedendo al conseguente lavoro cli ripartizione e consegna a mezzo d egli enti mil itari d el Governo d i Bengasi. Il comp lesso di q ueste p rovvid enze fu p o i completato con la distribuzione agli indigeni di un certo numero di macchi ne agrarie, quale indispensabile con-

( 117) Cfr. G. Colosimo "Re laz ione al Pa rlamento ... " cit., p. 4 1.


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I GOVERNI MI LITARI DELLA LIUIA (19 11- 191 9) ·

tributo di affrancamento del settore an nonario locale (trattori Mogul, seminatrici, fa lciatrici, presse a vapore, battitrici (1 18). In parallelo con l'impulso impresso all'agricoltura il Governo di Roma si preoccupò inoltre di favorire lo sviluppo ciel settore zootecnico, che si era ormai ridotto ai minimi termini dopo la guerra libica e la rivolta ne lle due Colonie. A tale scopo veniva istituito, con sede a Tripoli, un "Istituto Zootecnico", destinato a selez.ionare le diverse specie e razze d i piC-1 agevole allevamento in Colonia e insieme le piante foragg iere da mettersi a coltura. Infine, per meglio disciplinare il servizio d egli approvvigionamenti, il Ministero delle Colonie istituiva i Consorzi cli Tripoli e Bengasi, e ntrambi composti dai maggiori commercianti d el luogo, con il compita di p rovvedere agli acquisti, di mass ima su i mercati italiani, dei q uantitativi cli derrate indispensabili ai b isogni delle popolazioni. L' iniziativa, posta sotto la sorveglianza de l Ministero de lle Colonie, contribuì a moderare i prezzi delle d errate nei luogh i di consu mo con evidente vantaggio per le popolazioni indige ne.

2. GIUSTIZIA

Il 20 marzo 1913 con R.D . n . 289, a integra zione del R.D. 9 ge nnaio stesso anno n . 39, fu emanato il nuovo ordinamento giudiziario per la Libia, ispirato al principio della estensione in Colonia degli istituti giuridici metropolitani, pur nel rispetto degli usi e delle tradizioni locali. L'attuazione del nuovo o rdinamento presupponeva tuttavia la preventiva emanazione di app ositi regolamenti in sede esecutiva, esigenza questa alla quale in un primo tempo non si volle provvede re, per non legittimare istituti e procedure previsti dal trattato di Losanna, ma contrari al principio d ella no stra sovranità assoluta sulla Libia, come quelli relativi alla nomina del Cadì e dei Naib (119) . Giustizia penale In materia cli giustizia penale il nuovo ordinamento entrò in vigore in Tripolitania, ma non in Cirenaica dove fin dai primi giorni della occupazione vigeva lo stato di guerra; fu poi sospeso anche in Tripolitania per effetto ciel R.D. 15 maggio 19JL5 a seguito degli av-

(118) Il 1° giugno il Governo della Cirenaica [elegrafa va: "... fa lciatura e trebbiatura grano orzo vasta p ianura Te teja presenrns i assai inte ressante ricca abbonda nti messi e dove gra no seminato p rima vo lrn dà ra ccolto ecce zionale". (119) Un documento in AS MA! - P 114/1 - Fase. 8 "Memoria Nallino Gab rieli su i Cadì e Naib" melte in evidenza che in diritto islamico la arn rninistrnzione de lla giustizia è una delle arrrib uzioni del Sovra no, che ha il d irino cli nomina e revoca de l Cadì. li Cadì è un magistratO, che giud ica da so lo e senza appe llo sia in ma teria civile che pena le; ha la sorveglianza sui beni Waq uf e la tute la de lle persone che manchino cli tutore naturale. Con il consenso del Sovrano può scegliere uno o p iù supplenti.


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venimenti politico-militari che portarono alla grande rivolta araba. Con lo stato di guerra entrarono in funzione i tribunali militari, ordinari e straordinari, ai sensi degli art. 541, 559, 563 C.P . per l'Esercito di cui al R.D. 28 novembre 1869 e successive modificazioni, che, pur giustificati da una situazione di emergenza, non potevano certo contribuire allo sviluppo nelle due Colonie libiche d i un clima cli distensione e pacificazione. L'attività d i detti tribunali formerà pertanto oggetto cli frequenti accuse e recriminazioni, sia a livello parlamentare che governativo, su sollecitazione della stampa nazionale e dei partiti di opposizione, che spesso ne denunciarono abusi e irregolarità. Le prime vivaci polemiche sul funzionamento dei tribunali militari in Libia esplodono in Italia a seguito della pubblicazione sull'Avanti del 5 dicembre 1913 di alcune fotografie riproducenti l'impiccagione di indigeni, eseguite da soldati italiani. Alla vivace campagna di stampa fa seguito una interpellanza al Presidente del Consiglio dei Ministri, a firma Turati, Morgari, Cavaliera e altri, "... per sapere se sussistono le numerose impiccagioni cli indigeni della Cirenaica, che sarebbero state cli recente decretate da quel comando militare e consumate ad opera cli soldati ita liani; in caso affermativo, come credono cli conciliare tali fatti con il rispetto dovuto all'Esercito nazionale e col proposito, riaffermato testé dal Capo dello Stato, di volerci rendere sinceramente amiche quelle popolazioni, facendo loro apprezzare i benefici della libertà" (120). Su richiesta telegrafica del Ministro Bertolini I' 11 dicembre il Governatore Ameglio comunica che durante il suo Governo sono state eseguite condanne alla pena capitale: 2 a Bengasi mediante fucilazione, 8 a Cirene secondo gli usi locali, 2 a Merg mediante fucilazione . E il 12 successivo, dopo aver ordinato ai dipendenti comandi cli Zona che "tutte le esecuzioni capitali abbiano luogo solamente mediante fucilazione", informa il Ministero che le esecuzioni eseguite dal 15 ottobre in base a sentenze di Tribunali straordinari erano state: 8 a Cirene e 2 a Marsa Susa mediante impiccagione; 2 a Merg e 2 a Bengasi mediante fucilazione alla schiena . Ancora il 13 dicembre, in risposta a nuovo sollecito del Ministero, Ameglia precisa che per il periodo antecedente il 16 settembre " ... rifiutandosi indigeni dare esecuzione sentenze, vennero da soldati volontariamente accettati eseguite altre cinque impiccagioni, di cui 3 a Cirene, 1 a Marsa Susa e 1 a Ghegàb . Infruttuose riuscirebbero indagini, per ricercare autore fo tografie prese da borghesi o anche da militari" (121). L'inattesa svolta negli accertamenti induce il Ministro Bertolini a ordinare (f. n. 1126 dell'l 1 febbraio 1914) che "di qualunque sentenza d i pena capitale pronunciata eia Tribunale d i Guerra sedente in zona cli governo civile sia data telegrafica notizia, inviando copia senten-

(120) ASMA! - Pos. 114/1 - Fase. 3 (121) !b., Fase. 3.


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za prima di ordinarne esecuzione". Nello stesso tempo Bertolini interessa la Presidenza ciel Consiglio, il Ministero deJla Guerra e il Governo di Tripoli, sollecitando la trasmissione di una copia ci el D. Gov . 5 clic. 1911, con il quale l'allora comandante del Corpo di Occupazione aveva autorizzato l'applicazione della pena di morte secondo gli usi locali. Ma tutte le rìcerche negli archivi dei competenti Ministeri e dello stesso Governo della Tripolitania danno esito negativo. Anzi il Presidente del Tribunale di Guerra di Tripoli, in carica fi n dai primi giorni della occupazione italiana, fa p resente di non ave r mai avu to comunicazione ufficiale di tale decreto, cli cui non esiste traccia presso l'Ufficio dell'Avvocato Fiscale (122). Con l'avvento di Martini alle Colonie (21 marzo 1914) l'attività d ei Tribunali Militari diviene oggetto di controlli ancor p iù severi e approfonditi, accompagnati da frequenti interventi ministeriali e rigorose direttive. Oltre a ribadire l'ord ine perentorio di esegu ire le condanne alla pena capitale "esclusivamente per fucila zione", Martini richiama le disposizioni del suo p redecessore, che fanno obbligo al Governatore di trasmettere al Ministero copia delle sentenze suddette prima d i ordinarne l'esecuzione. Inizia così una nuova e più intensa fase di attività burocratica fra Roma e Bengas i, nel corso della quale Ameglia, nel trasmettere i relativi incartamenti, in alcuni casi fa presente che "la sentenza è monca e quasi priva cli motivazione ... Su tale grave inconveniente ho richiamato l'attenzione dei dipendenti comandi" (123) . E in altra occasione (pena capitale inflitta dal Tribunale straordinario a indigeni responsabili di d etenzione di armi e munizioni ai sensi del Bando Gov. 25 gennaio 1914) attribuisce espressamente alla imperizia dell'estensore della sentenza "l'impressionante sproporzione tra reato e pena inflitta", mettendo altresì in evidenza che "i gravi inconvenienti lamentati sono forse dovuti unicamente alla formazione dei tribunali straordinari". Dirama pertanto ai dipendenti Comandi Zona e Distaccamento, sotto la data dell'8 luglio, nuova circolare nella quale, dopo aver rilevato che "non sempre nei giud icati viene osservata una giusta proporzione fra e ntità del fatto e quantità della pena irrogata, che finisce così per apparire anzichè una giusta repressione una eccessiva estrinsecazione di rappresaglia", d ispone che "per l'avvenire la convocazione dei tribunali straordinari di guerra sia rigorosamente limitata a casi eccezionali di provato e flagrante reato, per cui viene comminata unicamente la pena di morte e sia ritenuto indispensabile dare un pro nto esempio cli militare giustizia " (124) Col passare dei mesi si accentuano gli interventi del Ministero (talvolta a firma del direttore Generale Affari Politici e Militari, Ministro Plenipotenziario Giacomo Agnesa), in materia cli sentenze di condanna

(122) lb., Fase. 3 ( 123) !b., Pasc. 6. Nella stess.1 c.1rtella s i conservano nurnerose se me nze d i con· danna alla pena capitale . (124) Tb., Fase. 5


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alla pena capitale. In alcuni casi, senza una vis ione realistica delle s ingole situazioni ma sulla base dei -soli documenti, si chiede l'allontanamento, con provvedimen to cli rimpatrio, di coloro che si ritengono responsabili morali dei lamentati eccessi; in altri s i p rospettano le possibil i ripe rcussioni a favore dell'avversario (possibilità "che il Senusso si avvalga di questi provvedimenti, per spaventare i suoi adepti e allontanarli da noi"); in altri casi ancora si chiede di limitare la convocazione dei Tribunali Straordinari "ai casi in cui, nell'interesse della disciplina, sia necessario un pronto esempio di giustizia solo contro militari" (125). Ma ai primi di gennaio del 1915, allorchè la ribellione in Cirenaica incalza e il Senusso può largamente avvalersi degli aiuti della Turchia e della Germania, la prolungata schermaglia burocratica fra Roma e Bengasi assume toni duri e polemici. Così il 18 gennaio 1915, dopo aver respinto alcune affermazioni del Ministero non suffragate da una conoscenza diretta della situazione locale, Ameglia afferma: "Oggi più che mai sono convinto della necessità di colpire inesorabilmente i traditori e quanti tramano contro la sicurezza della Colonia" (126). E il 7 febbraio successivo, dopo un sanguinoso combattimento in territorio di Tocra, chiede senza mezzi termini al Ministero " ... che sia revocata prescrizione richiedere autorizzazione per convocare Tribunale Straordinario di Guerra et esecuzione relative sentenze e potermi valere di tutte le facoltà concesse dalla legge, facoltà cui potei in parte rinunziare in condizioni migliori delle presenti. Situazione politica mu tata esige in casi eccezionali constatata gravità cli poter agire modo rapido ed esemplare" (127) . Richiesta questa alla quale il ivlinistro Marcini finisce per aderìre, "confidando che E.V. voglia servirsene con prudente cautela". Nei mesi successivi, mentre divampa la grande rivolta in Tripolitania e se ne avvertono le ripercui'ìsio ni anche in Cirenaica, sr rinnovano gli interventi del Ministero (a firma Matt ini e altri dispacci a firma Agnesa) in ordine a sentenze di condanna a pene capitali, e messe dai Trib unali cli Guerra della Cirenaica, contestandone talvolta l'opportunità nella considerazione che "uso troppo frequente di provvedimenti così radicali cli repressione danneggi la causa della pacificazione" (128). Gli interventi del Ministero, pur in una situazione di progressiva eccezionale gravità, continuarono anche dopo il trasferimento a Tripoli di A.meglio, nel luglio 1915, in alcuni casi per puro sfogo burocratico. Tutto ciò provoca profonda amarezza nel geo. Ameglia che, in una lettera dell'agosto 1915 al Ministro CeJesia, scrive fra l'altro (129): "Io sono stanco, caro Celesia, ma non dei beduini, non dei Senussi,

(125) (126) (127) (128)

Ib , Fase. 4. Ib. , Fase. 4 Ib.,.Fasc. 4 e 6. lb., Fase. 4 - Letre ra de l M i nistro Martini al gen. Ameg lio del 2 agos to 1915. (129) Cit in t . Goglia e F. Grassi "il O:ilonialismo icaliano eia Adua all'Impero" p. 179-181, 1981. An,1loghe considerazioni in Doe. 189.


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I GOVERNI MILITARI DELL.\ LIBIA (1911-19 19)

non delle responsabilità, non ciel lavoro a cui h o dato tutto me stesso per quattro anni continui senza un minuto cli riposo, ma di questo metodo cli cui ti ho dato appena un saggio, sono stanco di questa battaglia d'inchiostro, che mi irrita e a cui debbo pure dedicare un tempo prezioso ... " concludendo che "appena le cose qui saranno a posto, non vorrò più amareggiarmi l'esistenza con un ministero ... che non vuol capire qu ello che ora da tutti è compreso". E in una successiva lettera al Ministero delle Colonie sente il bisogno di ricordare che è solo "grazie all'abilità, efficacia, oculatezza dell'opera del mio Governo che ha arrestato il disastro irreparabile e assicurato alla Patria il possesso di una Colonia, che tanti sacrifici di sangue e tanti milioni è costata" (130). Ma i contrasti fra Roma e Tripoli, in tem¾ soprattutto di amministrazione della giustizia, riaffiorano in forma acuta anche durante la gestione del Ministro Colosimo. Nel maggio del 1918, dopo un ennesimo rilievo mosso dal Ministro, A.meglio risponde risentito, opponendo che "io nulla avrei eia obiettare se il suo telegramma non suonasse di aperto biasimo all'opera mia di Governo. Mi consenta cli affermare che tre processi pe ndenti non costituiscono un attentato al retto funzionamento della giustizia libica" (131). In questo clima cli aperta sfiducia matura infine la sua decisione di presentare le d imissioni e di lasciare il Governo della Colonia. (Doc. 191) GIUSTIZIA CIVILE In materia di giustizia civile la pratica attuazione delle norme contenute nel nuovo ordinamento giudiziario mise subito in evidenza, in seno alle popolazioni locali, deficenze e ostacoli alla integrale estensione in Colonia del Codice di Procedura Civile del Regno, giudicato eccessivamente formalistico e perciò contrario alla mentalità degli indigeni. Superata la fase critica del disastro militare, si impose pertanto la necessità di adottare provvedimenti correttivi, atti a restituire snellezza e rapidità alle procedure. Sorsero così, su proposta del Governo locale, i già citati "Collegi cli Conciliatura" (R.D. 23 clic. 1915) e furono istituiti "Uffici di Consulenza Pubblica ", destinati a incrementare i rapporti degli indigeni con gli Uffici governativi. Era tuttavia necessario riportare al più presto alla normalità tutto il complesso settore della giustizia in Libia secondo nuovi schemi, il più possibile rispettosi degli usi e delle tradizioni locali. A tale scopo fu istituita una Commissione di tecnici, incaricata di elaborare un regolamento all'oggetto "Norme complementari allo ordinamento giudiziario" e altro per la "Esecuzione forzata delle sentenze, o rd inanze e atti ricevuti da pubblici ufficiali", regolamenti questi che furono poi approvati con D. Luog. n. 938 e 939 sotto la data del 15 aprile 1917. Nel

(130) ACS. - C. Arneglio, Se. 34 - p. 341 . ( 131) !b., S<;. 34 - p. 335 . Tele del 9 maggio 1918.


LA LIBIA NEGU ANN I 19 15- 1919

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primo regolamento trovarono collocazione anche alcune norme riflettenti il fun z io namento d e i tribunali rabbinici, istituiti a seguito della riconosciuta p ersonali tà giuridica nei confronti della comunità israelitica di Tripoli . LEGGI SPECIALI - BANDI E PROCLAMI Sempre in tema di ordinamento giudiziario e funzionamento della giustizia in Libia furono disciplinate le seguenti materie : a) - approntamento, a cura della Corte d'Appello di Tripoli, di una "Raccolta di giurisprudenza coloniale", destinata a servire da guida a magistrati e funzionari, destinati ad operare negli uffici giudiziari e amministrativi della Colonia; b) - riordino della legislazione fondiaria, riconoscendo "caratt.ere giurisdizionale alle decisioni pronunciate dagli Uffici Fond iari". Il che consentì agli Uffici Fondiari della Libia (Tripoli, Bengasi e Derna) cli svolgere, su basi di piena legalità, gli accertamenti di competenza con risultati di gran lunga superiori a quelli ottenuti nel precedente decennio dagli Uffici Catastali ottomani (132) : c) - estensione alle Colonie libiche della legislazione eccezionale cli guerra, valida per il territorio metropolitano e concernente la d iscip lina di pa rticolari settori, "in forza dei poteri straordinari conferiti al governo con legge 22 maggio 1915 n. 671"; cl) - formazione di una legislazione colo niale cli guerra per effetto dei successivi R.D., che dichiaravano lo stato d i guerra in Cirenaica e Tripolitania. Tale condizione, attribuendo ai Governat0ri Militari i poteri legislativi previsti dal C.P. per l'Esercito e dal R.D . 9 gennaio 1913 n. 39 - art. 9, veniva a costituire altra e importante fonte di legislazione, subordinata però alla pubblicazione dei decreti governatoriali nel "Bollettino Ufficiale" cli ciascuna Colon ia. In questa sede trovarono largo spazio i Bandi Governatoriali, e manati per disciplinare particolari materie d i interesse pubblico e per reprimere le attività insurrezionali. Si cita al riguardo il Bando 8 novembre 1917 del Governo di Tripoli, che attribuiva alla giurisdizione militare la competenza a conoscere tutti i delitti commessi da militari e, in caso di concorso, anche da persone estranee alla milizia (133). Strettamente collegato all'istituto dei Bandi era quello dei Proclami, mezzo questo largamente usato da comandanti milita1i, nel corso del sec. XIX, per far giungere alle popolazioni dei te1Tit0Ii occupati indirizzi di saluto o minacce di sanzioni, in caso di aperta ostilità al nuovo ordine costituito. Tipici fra i primi si possono considerare i Proclami patriottici emessi da Garibaldi nel corso della impresa dei Mille; altrettanto caratteristici, anche se cli diverso tenore, quelli indirizzati alle popolazioni del Napoletano eia comandanti militari, per combattere moti reazionari e brigantaggio. Elemento co-

(132) La legislazione italiana p revedeva, a cucela de lla proprietà degli indigeni, il diritto d i rescissione de i contratti troppo gravos i. (R.D. 20 ma rzo 1913 - art. 79). ( I 33) ACS · C. A meglio · Se. 34 P. 335


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mune di questi documenti è la scelta d i terni cli particolare presa sulle popolazioni, atti a colpire l'attenzione delle classi popolari. Gli stessi firmani del Sultano di Costantinopoli, indirizzati alle varie etnie dell'impero, non si d iscostavano da queste peculiari caratteristiche . Pe r assicurarne la massima diffusione, a cura delle autorità locali venivano "letti solennemente al pubblico in tutti i capoluogbi accompagnando la lettura con feste solen ni, discorsi e fantasie" 0.34). A questa prassi ormai consolidata nella letteratura di fine secolo si ispirarono molti dei proclami emessi da Governatori e Comandanti mil itari ne l corso della occupazione della Libia. Oggi il tenore di alcuni d i essi può apparire ampolloso, iperbolico o provocatorio, ma va col legato al costume del tempo e alle consuetudini locali. Ad esempio i seguenti, che qui si richiamano pe r dove re di indagine storica (135): "1° marzo 1914: Bando a firma "per il Governatore, col. Gonzaga" "Fidudoso ne lla presenza di Saicl Ahmed Scerif gli Auaghìr hanno creduto di potersi opporre all'avanzata delle nostre truppe, guidate dal prode gen. Ameglio, il vittorioso, l'onorifico, ma il g. 26 a Scleidirna vennero sconfitti." - 13 marzo 1914: Bando a firma ." per il Governatore, magg. gen. Ferri" (pubblicato dopo i cornbattimenti di Zuetina) "... anche noi abbiamo dovuto pagare il tributo d i sangue, sangue che si sarebbe risparmiato, se avessero ascoltato le parole del nostro glorioso Governatore Ameglio. La sua spada glo riosa continuerà a cadere inesorabile su chi non vuo l sentire la sua saggia parola". - 28 marzo 1914: Bando a firma Ameglia "anche i ribelli concentrati a Maraùa hanno avuto la meritata punizione ... Inseguiti hanno abbandonato accampamenti, donne e bambini, bestiame, che furono generosamente rispettati". - 16 aprile 1914: Bando del Governo della Cirenaica "Ieri le nostre truppe, al comando del gen. Cantore, sconfiggevano e inseguivano gli armati ribelli, raccolti a Gedabia, che occupavano. Ahmed Scerif, appena iniziato l'attacco, davasi alla fuga ... abitanti del Barka, nulla avviene senza la volontà di Dio. Sia quest'altra vittoria delle nostre truppe di monito a coloro che consigliano un'inutile e dannosa resistenza". A conclusione di queste note sull'andamento della Giustizia in Libia si deve ricordare che anche in questo campo non mancarono errori e colpe a tutti i livelli nella tormentata esperienza libica. Comunque, giudizi sommari e generalizzati sulla "casta militare" del tempo non possono essere condivisi.

(134) Cfr. M.A. Sforza "Esplorazioni e prigionia ... " cit ., p. 8-9 (135) Band i e proclami risult.1110 in ASMAT - Pos. 113/ 1 - Fase. 4.


LA LIDIA NEGLI ANNI 1915- 1919

3.

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GLI ECCESSI COMMESSI DALLE TRUPPE

I fatti più eclatanti si riferiscono agli anni della grande rivolta in Tripolitania: 1914-1 915. Denunziati alle Autorità Superiori da una coraggiosa relazione dell'allora ten. col. Pàntano, comandante del Presidio di Tagit1ra (136), formarono poi oggetto cli severe inchieste per iniziativa del Governo di Tripoli o su sollecitazione del Ministero delle Colonie, fe rmamente deciso a stroncare ogni manifestazione di abuso o di illegalità, pur nella situazione drammatica in cui vennero a trovarsi le truppe (Doc. 116-130). Richiamarli in questa sede, oltre a rappresentare un preciso dovere di obiettiva ricostruzione storica, ha lo scopo di considerarli nella realtà della nostra esperienza coloniale, che pur ha visto il soldato italiano compiere generalmente il prop rio dovere in Africa con senso cli umanità e rispetto d elle popolazioni indigene. Sui "dolorosi fatti libici" del 1914-1915 la documentazione esistente in ASMA! e in parte anche in AUSSME consente di così ricostruire i principali episodi: a) Eccessi commessi a Bir Ghedafia nella Sirtica (novembre 1914) Il 10 aprile 1915 il Governatore Tassoni informava il Ministero cli "aver da tempo avviate rigorose indagini, per mettere in giusta luce la condotta dei comandi e cli quegli ufficiali che, con i loro atti, concorsero a costituire in Colonia una situazione quanto mai incresciosa" (137) . Segnalava quindi gli eccessi, d i cui si era reso responsabile il capitano del 9° rgt. bersaglieri Emanuele Attilio, comandante d el presidio di Bu Ngeim e di una compagnia libica, che nel novembre del 1914 aveva attaccato ne i pressi di Bir Ghedafia una cabila armata, mettendola in fuga e portando in ostaggio le donne, con cammelli armi e munizioni, oltre a sei prigionieri, cli cui uno era stato poi fucilato. Dall'inchiesta era risultato che l'ufficiale, oltre ad aver compiuto arbitrariamente una operazione d i polizia militare senza averne prima ottenuto l'autorizzazione superiore, aveva ecceduto nelle sue attribuzioni, per aver convocato un Consiglio di Guerra, incaricato di giudicare in modo sommario un arabo . Proponeva pe rtanto nei suoi confronti la punizione della aspettativa per sospensione dall'impiego e informava di aver intanto d isposto il rimpatrio dell' ufficiale, non ritenendolo più idoneo al servizio in Colonia.

(136) ASMA! - P. 122/6 - Fase. 50 - F. N. 224 del 29 luglio 1915 del comando Presidio Militare di Tagiura, a firma cen. col. Pàntano, indirizzato a C.do Truppe Tripoli e Capo Ufficio Politico-Militare de l Governo Coloniale. Nel documento si denunziano "i senti menti di grande ostilità rancore e odio", d i cui sono animat i molt i ufficiali e si segnalano aberrant i episodi commessi dalle truppe, sollecitando adeguati interventi. 037) !b., P. 127/ 1 "Eccessi commessi da lle truppe" - Fase. 3.


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b) Eccessi commessi in Misurata Marina e Azizia (maggiogiugno 1915) Il 17 luglio 1915 il Ministro Martini telegrafava a Tripolj d{ essere venuto a conoscenza dei seguenti "fatti inauditi", per i quali _sollecitava immediate indagini ed esemplari provvedimenti (138): - massacro d i donne e bambini, avvenuto nel mese d i maggio in Misurata, località Fondue Maàtus : donne uccise e denudate, messe in posizioni oscene con avanti i bambini sgozzati; - massacro di 75 arabi agricoltori sulla strada da Azizia a Zanzùr; - uccisione di pacifici ed inermi agricoltori "per sfogo brutale", ad opera della colonna Monti, di ritorno dal grave insuccesso della avanzata su Tarhuna; - massacro di 15 persone in Azizia, entro il reticolato vigilato dalle nostre truppe; - trattamento disumano usato nei confronti di capi e notabili di Misurata, presi in ostaggio e incarcerati insieme ai delinquenti comuni, a mezza razione e lasciati senza stuoie e due giorni senza acqua. Aggiungeva il Ministro nella sua lettera: "I fatti esposti, se fossero veri, denoterebbero selvaggio pervertimento in chi si è reso col pevole e sarebbero indice di viltà sotto l'aspetto d i repressione energica, instaurando il regno del terrore e della ribellione. Una tale esiziale politica, fatta di d ebo lezza e cli paura, lontana dalla sana energia cli chi deve tenere alta l'autorità del governo con la giustizia e la fermezza , ma con i buoni trattamenti, è destinata a far propagare la rivolta e a farci perdere la Colonia". Ordinava pertanto severe indagini ed esemplari provvedimenti, "non potendo io in nessun modo lasciare che fatti atroci, siano posti senz'altro a tacere". A tale richiesta il Governo d i Tripoli, con f. n. 2251 del 31 agosto successivo a firma Ameglio, rispondeva trasmettendo una relazione del Capo Ufficio Politico-Militare, ten. col. Ferrari, all'oggetto "Pretesi eccessi commessi dalle truppe", che clava ai fatti denunziati la seguente versione 039) : Massacri al Fondue Maàthus Il comandante del presidio di Misurata, col. Rosso, non ritenne cli doversi recare nella località predetta e quindi nulla vide personalmente. Per testimonianza unanime e concorde d ell'elemento civile e militare esclude la versione comunicata al Ministero. li cav. Pavoni comunicò al col. Rosso che nel Fondue vi era il° ~adavere di una donna scoperta al seno, ma non accennò a posizioni oscene e a bambini sgozzati. Il col. Rosso diede ordine cli distruggere il Fondue_e cli passare per

(138) Ib., Fase. 1 e Doc. 116. (139) Ib. Fase. l e Doc. 108, concernente un rappono del col. Rosso in data 12 agosto 1915 sul conto del consigliere Pavoni. Sulle accuse al Pavoni si veda anche il Doc. 119.


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le armi quelli che vi si trovavano per la salvezza del presidio e della città, perchè si era cli fronte ad un vero e proprio movimento di rivolta interna , che doveva essere subito soffocata. Uccisione di arabi agricoltori sulla strada Azizia-Zanzùr I fatti avvennero "per voci certamente esagerate, ma faci lmente cred ib ili", di massacri di nostre truppe da parte dei ribelli. Dato il tempo trascorso e la p romiscuità delle truppe, che presero parte alla ricognizione del 7 luglio, non fu poss ib ile p recisare i nomi dei comandanti i piccoli reparti in esplorazione, che procedettero agli atti di rappresaglia deplorati. Massacro di inermi agricoltori ad opera della colonna Monti Circa i fatti attribuiti alla colonna Monti, nel corso della ritirata su Azizia, il col. Monti ha clichiararo che per un raggio cli chilometri e chilometri il terreno era completamente clisabitaro ed è quindi da escludersi che le sue trupp e a bbiano potuto commettere i lamentati atti cli violenza nei confronti di coltivatori pacifici. Massacro di arabi entro il reticolato di Azizia Dalla relativa inchiesta risultava che il mattino ciel 19 giugno 1915, mentre un reparto cli cavalleggeri "Lodi" faceva· istruzione fuori del reticolato, una carovana di circa 15 arabi tentava cli attraversa re l'apertura esistente nello stesso reticolato per il passaggio della ferrovia . Intervenivano prontamente i militari ciel reparto impegnato nell'istruzione e ne nasceva una violenta n 1ffa , alla quale partecipavano numerosi altri soldati accorsi dai vicini accampamenti. Successivamente giungevano sul posto alcuni ufficiali, che gridando ordinavano ai soldati di allontanarsi. Cessato il grave incidente, rimanevano su l terreno gli arabi della carovana, in parte morti e alcuni feriti: 5 cli essi erano già deceduti, altri 8 feriti , ma in condizioni gravissime, tanto che altri due morirono nelle 24 ore successive . I feriti furono trasportati nell'infermeria , per essere curati. Risultò che erano stati colpiti con pietre e colpi cli baionetta alla testa. Sullo specifico argomento la relazione Ferrari metteva ancora in evidenza: "li doloroso episodio era dovuto certamente ad un caso cli esasperazione collettiva, nel quale sfuggiva completamente la responsabilità individuale. Circostanze di tempo e di luogo, la vista rattristante dei pochi scampati cli Tarhuna, avvenuta lo stesso giorno, avevano certamente suscitato negli animi de i soldati il sentimento della cieca vendetta . La carovana, che andava a Tarhuna, era diretta assai probabilmente ai ribelli. Comunque furono deferiti al Tribunale Militare i due militari ide ntificati, autori degli eccessi, Marchesi e Simonetti, e puniti disciplinarmente taluni ufficial i e sottufficiali, colpevoli cli non essersi adop erati con solerzia per la ricerca d ei colpevoli".


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Arresto e detenzione di capi e notabili di Misurata I capi e notabili di Misurata non furono presi in ostaggio, ma arrestati sotto l'imputazione di complotto e di connivenze con i ribelli. Vennero internati nel carcere giudiziario e messi insieme agli altri detenuti, ma in locale separato, unicamente per deficienza di locali. Non è vero che capi e notabili siano stati lasciati senza stuoie per dormire e tenuti a mezza razione di pane e due giorni senza acqua . Venne loro concesso di farsi inviare il cibo dalle loro case, e ciò perchè in un primo tempo rifiutarono il cibo e l'acqua, supponendo che si usasse loro il sistema turco dell'avvelenamento. Così concludeva la relazione Ferrari: "Non vi fu perciò alcun selvaggio pervertimento, nè alcun indice di viltà nelle file d e i nostri battaglioni .. I fatti verificatisi appaiono una dolorosa, ma in gran parte inevitabile conseguenza di una lotta che si combatte contro popolazioni non evolute e rotte a tutte le astuzie della guerriglia contro le quali è difficile evitare scatti di reazione collettiva". Ma sugli avvenimenti di Misurata 1'8 ottobre successivo il Consiglie re Alessandro Pavoni, Commissario Regionale cli Misurata, così scriveva d irettamente al Ministero delle Colonie (140) : "Il 24 maggio si era svolto a Misurata un accanito combattimento, che durò dall'alba alle ore 17,30, allo scopo di riallacciare le comunicazioni con Misurata Marina . Alle ore 18 venni richiamato da colpi di fuci le provenienti dal Fondue Maàtus in piazza V.E. Si diceva che i soldati stavano reprimendo la rivolta. Fra gli altri era accorso il capitano dei Carabinieri Jovine, che ordinò che il Fondue venisse incendiato. Iniziò l'opera di distruzione e rovina .. . Chiesi se fossero stati sequestrati fucil i, ma di armi non se ne erano rinvenute. Il col. Rosso mi disse che, a seguito di colpi sparati dal Fondue , era stata fatta una pronta repressione . Il mattino dopo mi recai al Fondue e in alcune stanze vidi cadaveri cli donne nere, giovanetti e bambini. In un cortile vidi cadaveri di due donne bianch e completamente nude: l' una con la schiena a terra, gambe piegate e cosce divaricate. Accanto ad esse giacevano i cadaveri di due bimbi, età circa un anno. Uno di questi aveva una ferita di arma bianca in un occhio .... I cadaveri rinvenuti erano 32. Alle ore 19 vennero arrestati molti capi di Misurata, fra cui Alì el-Mari, Sunni bey ben Muntasser, Azim Muntasser, Ahmed Muntasser, e incarcerati con i delinquenti comuni" . c) Eccessi commessi nella Msellata (giugno 1915) Il 1° ottobre il Governo di Tripoli, con f. n. 1519, comunicava "i risultati delle indagini fatte eseguire in seguito alle accuse contenute nella lettera diretta dallo Sceik ben Sultan al Governatore Tassoni il 1.4 luglio u.s." (atrocità comniesse dalle trnppe della Msellata, che avrebbero provocato la rivolta nel Gebel) .

( 140) Ib., f ase. 5


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Nel trasmettere le dichiarazioni rese dai Comandanti dei reparti interessati (141) Ameglio sosteneva: - ... la insussistenza delle accuse fatte alle nostre truppe, accuse che sono tanto più deplorevoli ed offensive, in quanto dai documenti stessi risu lta quale implacabile ferocia abbia invece spiegato il nemico contro cui i nostri soldati combattevano". Nella stessa lettera, dopo aver affermato di voler giudicare severamente e colpire "chi si abbandoni o mostri di volersi abbandonare ad eccessi o violenze irragionevoli sugli indigeni", così concludeva: ".. . da tutto il complesso delle accuse fatte alle truppe è risultato che se atti deplorevoli si verificarono, essi furono in numero assai minore e cli minore entità di quanto si voglia ora far credere, sia da capi arabi a giustificazione del loro tradimento, sia da chi può, per qualsiasi interesse, esagerare episodi cli nessuna importanza su lla politica generale . Le cause della rivolta furono p rofonde e complesse ed anche in gran parte generate dalla intolleranza e dall 'odio che sono sempre in fondo al cuo re d i ogni mus ulmano verso il dominatore cristiano. Ritenere che occasionali cattivi trattamenti o supposte b rutalità abbiano contribuito in larga misura a p rovocarla, sarebbe asserire cosa inesatta". Ma il Ministro Martini, non soddisfatto dei risultati delle d ue inchieste svolte dal Governo d i Tripoli, con un particolareggiato rapporto d i 13 cartelle (f. n. 344 del 29 nov.) investiva dell a vicenda (eccessi commessi dalle truppe in territorio di Misurata e nella Msellata) il Ministro della Guerra Vittorio Zupelli, segnalando inoltre che dalla d ichiarazio ne resa dal ten. ValJe, con riferimento agli avvenimenti nel Gebél Occidentale nel corso del ripiegamento dei presidi alla costa, era risultato che "una squadra di bersaglieri, condotta da un ufficiale, avrebbe compiuto un atto di rappresaglia col gettare in una cisterna tre uomini, un ragazzo e una vecchia, colpevoli di aver rincorso minacciosamente e senza motivo un bersagliere isolato" . Nel sollecitare infine la revisione della ricompensa al V.M., concessa al cap. Jovine per i fatti di Misurata, chiedeva l'autorevole intervento della Suprema Autorità Militare per lo svolgimento di nuove indagini, atte a chiarire e perseguire le singole responsabilità, "affinchè non ricada su tutti il sospetto e l'onta di essersi resi colpevoli di atti così abominevoli". Su direttive del Ministero della Guerra veniva pertanco avviata in Colonia una nuova inchiesta, affidata al magg. gen . Latini che, non trovandosi a Tripoli a lla data in cui avvennero i fatti lamentati, "era perciò l'ufficiale più adatto per serenità, competenza e conoscenza dell 'ambiente, per accertare le responsabilità". Su questo complesso di iniziative si inseriva, nel gennaio del 1916, una segnalazione del Governo di Tripoli al Ministero delle Co-

( 141) lb., fase. 5.


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Ionie sulla base di un rapporto del cap. ]ovine, comandante la compagnia CC.RR. di Misurata, che attribu iva al Pavoni, n ella sua qualità cli Commissario Governativo, "accuse varie cli inte ressi p rivati e compensi finanziari (ricevuti) per sostituzione cl i persona", o ltre all'accusa cli "arabofilia, per non aver proceduto alla vendita immediata delle merci sequestrate ai ribelli e di averle invece custodite sotto s igillo nella idea cli riconsegnarle ai proprietari a rivolta cessata" (142). Ma il Ministro Mattini riteneva in buona parte infondati ("pettegolezzi") gli addebiti cli cui sopra . L'avvenro d i Colosimo alle Colonie (giugno 1916) apriva una nuova fase cli interventi e inchieste, intese a far piena luce sui "dolorosi fatti libici". In risposta alle sollecitazioni del Ministro Colosimo il 4 settembre il nuovo Ministro della Guerra, gen. Marrone, dopo aver assicurato d i aver d isposto la denuncia all'Autorità Giudiziaria dei gravi fatti segnalati, esprimeva pa re re che solo a fine guerra sarebbe stato p ossibile approfondire le indagini relative, in quanto "i principali attori responsabili degli infausti avvenimenti trovavansi in maggior parte in zona di guerra, irnpegnati nella lotta contro il secolare nemico" (143). E con f. n. 20726 ciel 19 novembre successivo comunicava alle Colonie: "Il gen. La tini è venuto ne Jla convinzione che gli eccessi deplorevoli si sono avuti in conseguenza delle specia li condizioni dell'ambiente, per le quali l'animo del soldato era tu rbato eia raccapriccianti spettacoli cli sangue e di morte". Aggiunge va poi che "la relazione Latini è stata integralmente approvata dal Governo d ella Tripolitania . Questi, con f. n. 2634 del 1° settembre, così scriveva: "Il risultato dell'inchiesta non lascia alcun dubbio sull'origine dei fatti; lascia anzi comprendere che l'informatore del Ministero delle Colonie rife rì i fatti con l'impressione del momento e con molta esagerazione, con poca serenità e fo rse non senza personale interesse" (144). Il Min istro Morrone assicurava inoltre di aver d isp osto la revis io ne della motivazione cl i ricompensa al V.M. , già concessa al cap . ]ovine (144bis). In considerazione della pregiudiziale p osta dal Ministro dell a Guerra nella sua lettera del 4 settemb re Colosimo si limitava a prendere atto delle conclusio ni dell'inchiesta , "con la riserva che a fine guerra si dovessero compiere q uelle profonde e minuziose indagini per l'accertamento delle responsabilità ". Osservava tuttavia che n e lle due inchieste, Ferrari e Latini, erano state interpellate quasi esdusivamente le stesse persone e che pertanto la seconda inchiesta non poteva dare risultati diversi d alla p rima. Ma le d ivergenze fra il Ministero delle Colonie e il Governo di Tri-

(142) !b., Fase. 5. (143) !b., fase. 5. (lH) !b., Fase. 5. (1 44bis) La ri<.:ompe nsa al V.M. fu concessa al cap. Jovine con D. Lgt. 31 agosw 1916. !,a re lati va motivaz ione fu modificata con D. Lgt. 11 febbraio 1917.


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poli dovevano ulteriormente approfondirsi per effetto di nuovi interventi di Colosimo su llo specifico tema degli eccessi commessi dalle truppe e puntuali risposte fornite dal Governatore Ameglio . A carico del Consigliere Pavoni nell'aprile del 1917 Ameglio comunicava alle Colonie l'esito di un'inchiesta svolta in merito alle "spese sostenute dal Commissariato regionale di Misurata nel luglio 1915" (145). Dall'esame della relativa contabilità era infatti risultato che nel giugno 1915 il Pavoni aveva ceduto un cavallo di sua proprietà alla Amministrazione Coloniale, per essere destinato a mezzo di trasporto dello stesso Commissariato, al prezzo di L. 475 (acquistato dal Pavoni nel marzo per L. 350), ma il cui effettivo valore era poi risultato sul mercato di Tripoli di sole L. 150. Osservava inoltre che dell'acquisto del quadrupede non vi era alcuna necessità, "data la situazione delle cose a .Misurata nel giugno 1915", a causa della rivolta in atto e l'impossibilità di utilizzare anche l'altro cavallo in carico al Commissariato, essendo impossibile uscire oltre il muro di cinta dell'abitato. E il 7 maggio dello stesso anno, in risposta a nuovo intervento del Ministro Colosimo, ribadiva ancora una volta che (146) : "Non possono classifica rsi eccessi le conseguenze d i una rivolta e di atti di barbarie compiuti dagli arabi in quelle circostanze ... Posti i fatti nella loro vera luce, si vorranno scagionare da tale accusa le truppe che nelle circostanze di avversa fortuna dovettero talvolta per legittima d ifesa venire a rappresaglie giustificate dagli atti di barbarie e dalla sevizie usate contro i nostri prigionieri". Aggiungeva poi nella stessa lettera, a giustificazione dell'operato del capitano ]ovine: "Nessun addebito può muoversi all' ufficiale (comandante la compagnia Carabinieri d i Misurata e direttore di quel carcere), che ebbe un'azione diretta nella repressione della rivolta di Fondue Maàtus ... La sua opera è tenuta da tutti nella dovuta considerazione, perchè da tutti, italiani e indigeni, è stato riconosciuto che il doloroso episodio fu conseguenza ineluttabile d ell'azione cl.ella forza pubblica, esercitata legittimamente contro ribelli che da feritoie sparavano alle spalle delle truppe impegnare in combattimento con altri ribelli". d) Eccessi commessi a Sidi Kalifa (settembre 1915) Il 7 ottobre dello stesso anno, con rapporto n. 944, il Governo di Bengasi denunziava al locale Tribunale Militare di Guerra il cap. De Angelis Pietro, responsabile del reato di cui all'art. 257 C.P.M., per avere, quale comandante del presidio di Kalifa, fatto ivi eseguire nei giorni 1 ° e 4 settembre, senza necessità e per eccesso, la fucilazione

(145) Ib. - P. 133/2 - Fase. 20 "Accuse a carico di Pavoni, Commissario di Misurata" TI Pavoni, ritenendosi ingiustamente colpito e denigrato da "una se rie di pettegolezzi", nel maggio del 1917 presentava domanda di collocamento a riposo (Doc. 108). (146) Ib., P. 127/1 - fase. 6.


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I GOVERNI MILITAR! DELLA LIBIA (1911-1919)

di 5 indigeni. Sottoposto a procedimento penale dallo stesso Tribunale, con sentenza 15 novembre successivo l'ufficiale veniva assolto dal reato ascrittogli con la formula che "i fatti a lui aJdebitati non costituiscono reato" . Per non lasciare impunito così grave eccesso, il Governatore Ameglia infliggeva all' ufficiale gg. 90 di arresti di fortezza e disponeva il suo immediato rientro in patria. Il grave episodio veniva segnalato dal Ministro Martini al Ministero della Guerra, mettendo in rilievo la gravità dell'errore commesso dal Tribunale Militare cli Bengasi. Al che rispondeva il Ministro Zupelli (f. n. 1237 del 25 febbraio 1916) , segnalando l'azione svolta dal suo Ministero per riparare l'errore giudiziario (147): "... bramoso d i riparare per quanto possibile all'aperta violazione di legge , commessa dal Tribunale di Guerra di Bengasi, ho sottoposto la sentenza d i assoluzione all'esame dell'Avvocato Generale Militare, il quale la impugnò innanzi al Tribunale Supremo di Guerra e Marina con ricorso d i annu llamento". Sta d i fatto che con sen tenza del 21 febbraio detto il Tribunale Supremo accoglieva il ricorso e annullava la sentenza cli assoluzione, rinviando il cap. De Angelis ad altro collegio giudicante . e) Eccidi commessi in Gargaresc e Homs (autunno 1915) Il 21 novembre Ameglio riferiva alle Colonie il risultato cli una in chiesta fatta svolgere a carico del cap. art. Costa Saverio, per aver egli ordinato il fuoco contro tre arabi, avvicinatisi a circa 400 m. dal forte Gargaresc con bandiera bianca, uno d e i qua li era rimasto ucciso . L'ufficiale aveva addotto a sua discolpa che altre volte i ribell i si erano serviti della bandiera bianca, per trarre in inganno le nostre truppe . Ma Ameglia, dopo aver fatto osservare che nella circostanza sarebbe stato possibile disporre la cattura dei tre indigeni, infl iggeva all'ufficiale gg. 30 d i arresti di fortezza, disponendone l'immediato rientro in patria. Altri gravissimi eccessi si verificavano nell'autunno nel presidio di Homs. Il 22 novembre il Governo della Tripolitania comunicava il risultato cli altra inchiesta fatta svolgere nei confronti d i alcun i militari responsabili della uccisione di indigeni. In particolare, dalla inchiesta era risultato che il car. Affronti Gioacchino, di pattuglia in città con uno zaptié, aveva ucciso a colpi cli baionetta una donna ebrea, un vecchio, un ragazzo cli 15 anni e una guardia locale e ferito altro indigeno. Risultava .inoltre che contemporaneamente altra pattuglia di tre bersaglieri, comandata dal brig. Pia Domenico , aveva ucciso a colpi di baionetta un indigeno per il solo fatto che era stato visto in compagnia d i altra persona, datas i alla fuga all'arrivo della pattuglia . TI magg. gen. Santangelo, incaricato dell 'inchiesta, accertava che "da qualche tempo a Horns le truppe vivevano in continuo allarme";

( 147) Ib , Fase. 4.


LA Lll31A NEGLI AN NI 191 5-1919

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attribuiva tuttavia la responsabilità dei due gravissimi episodi, oltre che agli autori materiali delle uccisioni, ai superiori diretti: ten. Valle Giovanni, comandante la locale tenenza dei Carabi nie ri, e ten. col. Gallina Gioacchino, comandante del Presidio . Nel riferirne alle Colonie, il gen. Ameglio così scriveva (148): "Ho disposto che il ten. Valle, il brig. Pia, il car. Affronti e lo zaptiè siano d eferiti al Tribunale Militare di Guerra, inte nde ndo che fatti di tanta gravità siano severamente puniti. Ho disposto inoltre che alle famiglie d elle vittime sia corrisposto un adeguato sussidio. Assicuro V.E. che colpirò sempre con severità tutti quelli che nello espletamento delle loro mansioni, violando i miei ordin i tassativi, non si ispirino a criteri cli giustizia e di equanimità verso gli indigeni". Nei confronti cie l comandante ciel presidio Ameglio disponeva inoltre l'esonero da quel comando e il suo trasferimento a Tripoli, al comando di un btg. metropolitano . Ma il Ministro ~Iartini faceva rilevare l'inopportunità cli averlo mantenuto ad un comando di truppe in Colonia. Questi, in sintesi, i dolorosi fatti libici, quali risultano dalla documentazione disponibile. Ma altri dolorosi episodi si dovettero certamente lamentare, come ci ricorda lo stesso Governatore Garioni, nella sua già citata relazione, con esplicito riferimento agli eccidi d i Gars Bu Hacli e agli eccessi commessi dalle truppe nel corso delle operazioni del 1917 (colonna Cassinis), ·oggetto poi cli inchiesta da parte del gen . Tettoni : "Per quanto doloroso devesi, in omaggio a lla verità, ricordare che anche eia noi, ben più evoluti e quindi me no scusabili, vennero compiuti deplorevoli atti di crudeltà, non sempre scusabili dalle circostanze, i quali ebbero tanta dolorosa ripercussione sulle popolazioni così da rendere particolarmente difficile la pacificazione". Sui fatt i libici si instaurò, in alcuni casi, una vivace polemica fra Governo di Tripoli e Ministero delle Colonie, che contribuì a creare negli amb ienti ministeriali quel clima di sfiducia ne i confronti del gen. Ameglio, che lo portò alle dimissioni nel giugno del 1918. E' indubbio, peraltro, che il gen. Ameglio si adoperò sempre nel corso delle varie inchieste, per riporta re gli episodi denunziati entro i limiti delle loro effettive proporzioni, respingendo accuse non provate e sommari giudizi e dando invece adeguato risalto alle eccezionali condizioni del momento. Certamente gravissime furono le colpe degli autori materiali de gli eccessi e altrettanto gravi le responsabilità dei su periori diretti, che difettarono nella loro azione cli prevenzione e cli controllo. Ma non si deve dimenticare che il disastro militare portò ad una cad uta verticale dei vincoli morali e disciplinari deJle truppe, rimaste per cli

(148) lb., Fase. 1.


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1 GOVERNI MILTTARI DELLA Lll31A 0 911 - 19'19)

più esposte ancora per alcuni anni ai duri attacchi delle forze della resistenza. Sotto quest'ultimo aspetto non possono pertanto sottrarsi alle loro responsabilità i massimi responsabili del Governo della Colonia che, in contrasto con il parere tecnico del Capo di S.M , dell'Esercito, non ordinarono in tempo il ritiro dei presidi alla costa nel 1915. E fra questi lo stesso Ministro ì-!Jartini il quale "non vedendo che il lato politico della questione", persistette nel suo concetto di tenere ad ogni costo gran parte del Gebèl Occidentale , oltre a Zuara, Misurata e Sirte, "e fu questa la causa prima del disastro" (149).

4.

PRIGIONIERI E DEPORTATI ARABI

In materia di prigionieri arabi in mano italiana non esistono, agli atti dei carteggi dell'Ufficio Storico , dati ufficiali, Risulta solo che dopo i combattimenti di Henni e Sciara Sciàt del 23 e 26 ottobre 1911 furono arrestati circa 5.000 arabi dell'oasi e che parte cli essi fu poi deportata nelle colonie coattive cli Ponza, Ustica, Gaeta, Favignana, Isole Tremiti. Da una Memoria della "Commissione Prigionieri di guerra" in data 21 febbraio 1912 si rileva che (150): - gli arabi deportati a Gaeta e Favignana provengono in gran parte da Bengasi, Derna e Homs; quelli deportati a Ustica ed alle Tremiti, da Tripoli; - la deportazione fu determinata da esigenze di ordine pubblico, ma mancano accuse specifiche a loro carico , Gli arresti furono effettuati in massa, per cui si trovano insieme mendicanti, ricchi proprietari, contadini, operai, negozianti; - gli arabi deportati a Gaeta, fra cui donne, vecchi e bambini, presentavano al loro arrivo in Italia un forte contingente di ammalati di tracoma, sifilide, scrofola, tubercolosi, tigna, scabbia, dissenteria. Grazie alle energiche cure, si poté in breve tempo migliorare le condizioni sanitarie ed evitare lo scoppio di malattie epidemiche. Quelli deportati a Favignana giunsero in buona salute; quelli deportati a Ustica portarono con loro una grave infezione colerica, che provocò numerosi decessi. La relazione mette poi in evidenza, circa le conseguenze delle deportazioni in massa: - conseguenze di ordine morale:

(149) Cfr. L. Cadorna "Altre pagine .. ." cit. p. 56-62. Sulle responsabilità del Ministro delle Colonie per non aver ordinato in tempo l'abbandono dell'interno della Tripolita ni a scriveva L. Albertini "Questo dovere spettava pa rticola rmente al Mmtini che, essendo il più deciso interventista nel Governo, e ra in grado di capire l'impossibilità in cui ci trovavamo d i sottrarre forze al Paese per le necessità di una nuova campagna in Libia", Cit, in "Venr.i anni d i vita politica" - Parte Seconda - Voi. li , p. 71. (150) AUSS.ME - l.8 - b 219/ 8 .


LA l.lBIA NEGLI ANNI 1915-1919

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. la maggior parte dei deportati si ritiene vittima del provvedimento, al quale si sarebbero invece sottratti i veri responsabili del tradimento; . eguali sentimenti sono diffusi fra le famiglie dei deportati rimaste in Libia. Dai loro interrogatori è infatti risultato che le popolazioni della Menscia e delle oasi di Tripoli divennero poi ostili; . la grande mortalità registratasi fra i deportati per effetto d i epidemie e deperimento nostalgico potrebbe essere addebitata, dal le famiglie in Libia, come conseguenza d i cattivo trattamento; . in Italia gli arabi deportati sono visti come i massacratori dei nostri bersaglieri, il che alimenta un ingiustificato sentimento di ostilità nei loro confronti; - conseguenze di ordine materiale: . pericolo di recrudescenza di malattie epidemiche per il continuo deperimento fisico dei deportati; - elevata spesa improduttiva, valutata in circa 150.000 lire mensili per tutte le colonie coattive. La Memoria conclude p roponendo: di deferire all'Autorità Giudiziaria coloro su cui pendono specifiche accuse; cli far rimpatriare quanti hanno stabile dimora; di impiegare in lavori p roficui coloro che dovessero rimanere in Italia. Al termine della guerra italo-turca, per effetto del R.D. 18 ottobre 1912, rientrarono in Libia 2.553 arabi deportati. Nel corso della grande rivolta i sudditi libici re legati in Italia fu rono alcune migliaia, d istribuiti fra le colonie coattive di Ponza, Ustica, Ventotene, Lipari, Isole Tremiti, Sardegna e altri luoghi (151) . Nei riguardi dei deportati alle isole Tremiti è di particolare interesse uno studio recente che ha accertato il decesso per la diffusione di malattie epidemiche di quasi un terzo degli arabi costà deportati ( 437 su 1.366 - 1391, valutando in 3.425 il totale dei deportati (152). Negli stessi anni il Ministero delle Colonie cercò cli svolgere p ressioni sui più influenti capi arabi relegati, al fine di ottenere la liberazione dei nostri prigionieri. Ad esempio, nel marzo del 1916 il Ministero affidò al cav. R. Nappi, direttore coloniale, una speciale missione diretta a "far comprendere ai notabili colà deportati, che la loro liberazione era legata alla liberazione dei nostri prigionieri" . Ma alcuni di essi, come Hagg Senussi Sofo, dichiararono di non avere ormai alcuna influenza nel proprio ambiente. Comunque, per dimostrare la massima disponibilità ad una sollecita pacificazione, fin dalla primavera il Ministero disponeva il rientro in Libia cli consistenti gruppi di prigionieri, nei cui confronti furono adottati dal Governo numerosi provvedimenti di

(151) ASMA[ - P. 112/1 - 2. Si veda anche A. Del Boca, op. cit. pag. 115 e 245-246. (152) C. Noffa, "[ deportati libici della gue rra 1911-12", in Rivista di Storia contemporanea, Loescher, Torino, anno 1990, Fase 1; pregevole anche per i r.iferimenti a lle fonti.


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I GOVERNI MILITARI DELL.>, LIBIA (1911-1919)

grazia . Nel contesto di tali misure il 21 marzo giungeva a Tripoli un piroscafo con a bordo 585 prigionieri arabi liberati e il 26 successivo rientravano altri 144 arabi, di cui 79 condannati e 65 confinati (Doc. 132-133).

5.

PERDITE E PRIGIONIERI

(a) PERDITE

Non esistono dati ufficiali circa le perdite subite dal nostro apparato militare nel periodo compreso fra la pace d i Losanna e la concessione dello Statuto Organico. I dati parziali disponibili, tratti da specchi e riepiloghi agli atti d ei carteggi miliari, consentono di pervenire ai seguenti risultati: - per il periodo 16 novembre 1912 al 16 dicembre 1913: Totale generale Libia (153) Uff. 69

Morti

Trnppa 921

- per il periodo compreso tra la rivolta del Fezzan (dicembre 1914) e il ripiegamento alla costa (luglio 1915) -Totale Tripolitania (Doc. 226) Tr. colore Uff. Tr. bianca 483 894 Morti 55 704 29 1.923 Dispersi 1.278 Prigionieri 130 52 Totale

136

3.684

1.728

- per il periodo dal marzo 1913 al marzo 1915: Totale Cirenaica (154) Morti Feriti Dispersi

31 63 4 98

377 795 210 1.382

40 140 180

TOTALE GENERALE: 8.205 Trattasi naturalmente di dati parziali e perciò di non facile lettura ai fini di una stima certa e complessiva delle perdite , nelle due Co(153) AUSSME - 18 - b. 218/7 (15 4) I dati relativi alla Cirenaica sono stati calcolati i11 base alle segnalazioni in AUSSME dei singoli fatti d'arme; devono tuttavia considerars i appross imativ i, perchè incompleti.


LA LIBIA NEGLI ANNI 1915-1919

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Ionie libiche, negli anni p resi m esame. Essi tuttavia consentono egualmente di ricavare indicazioni e valutazioni per il periodo compreso fra la pace di Losanna e il ripiegamento alla costa. Se poi a queste cifre si sommano i morti per malattia e le perdite subite fra il luglio del 1915 e la fine del conflitto mondiale si ha un risultato complessivo che supera certamente le 10.000 unità fuori colnbattimento. Quanto alle perdite subite dalle truppe in Libia in armamento, munizionamento e materiali vari, i dati ufficiali provenienti dai carteggi militari, riferiti al periodo compreso fra la rivolta del Fezzan e il ritiro dei presidi alla cosca, danno i seguenti risultati (Doc. 135 bis e 226): cannoni d i vario calibro n. 37 .mitragliatrici 20 fucili vario calibro 23 .205 pistole 83 sciabole cli art. e cav. 115 5.185.000 munizioni per armi portatili munizioni per cannoni 28.021 autocarri 37 19 stazioni RT e telefoniche danaro fino a 239 .325 quadrupedi n. 161.631 (b) PRIGIONIERI

Un esame più ampio e particolareggiato meritano invece le vicende dei nostri prigionieri in mano araba. Sul particolare argomento occorre innanzitutto ricordare che nel maggio del 1915 il conte M. Ascanio Sforza, profondo conoscitore dell'ambiente per aver percorso quelle regioni prima quale componente cli una missione mine1:alogica e poi quale prigioniero dei turco-arabi, "agendo a nome delle farrtiglie dei prigionieri" tentò una prima missione presso il Senusso, accompagnato da un ulèma dello Scek Ul Islàm, per trattare la liberazione dei nostri prigionieri (Doc. 357). Ma la missione non ottenne alcun pratico risultato. Le successive iniziative, condotte dal Governo Coloniale, per conoscere la sorte dei prigionieri italiani in Tripolitania e Cirenaica, alleviarne le condizioni e trattarne la liberazione, portarono nel tempo ai seguenti risultati: · ANNO 1915 . mese di agosto: la situazione dei prigionieri italiani in mano ai ribelli, in base ai dati ufficiali comunicati dal Governo di Tripoli e dalle lettere del ten. Virgilio, prigioniero a Giarabub, era la seguente (155):

( 155) ASMA! - P. 130/1 - Fase. 1 • 3 "Prigionieri italiani dei ribell i". Secondo A. Del Boca, op. cit. p . 342, si deve ritenere che la cifra di 2.000 prigionieri, avanzata <la parecchie fomi, non si discosti molto dalla realtà.


268

I GOVERNI MILITARI. DEUA l.lfll,\ (1911 - 1919)

.. Ufficia li n . 52, di cu i

50 in Tripo litania 2 in Cirenaica

.. Truppa n. 1294, di cui

1269 in Tripolitania 25 in Cirenaica

.. Impiegati, comme rcianti operai n. 16 d i c ui

TOTALE

11 in Tripo litania 5 in Cirenaica

1..362

Dal Console Generale d'Italia a Tunisi si aveva inoltre notizia cb e si trovavano in mano ciel capo ribelle Kalifa ben Askar i seguenti p rigionie ri italiani: Ufficiali (compresi alcuni di compl e me nto) Sottufficiali Truppa bianca Truppa di colore (btg somalo)

6 9 147 18

Totale

180

Per la loro liberazione erano state avviate trattative dal comando fran cese cli Dehibàt (ten. col. Le Bouf), al quale il Kalifa aveva chiesto lo scambio con gli ostaggi arabi, prigionie ri a Tripoli (Doc. 109). Circa le condizioni dei nostri prigionieri risultava ancora che "il trattamento usato dagli arabi nei loro confronti era buono; tutti e rano liberi di passeggiare per i mercati", ma la sorveglianza era stata aumentata dopo un infruttuoso tentativo di fuga . Ai p rigionieri di Tarhuna e Beni Ulicl il Governo d i Tripoli provvide ad inviare, a mezzo cli info rmatori indigeni, medicinali, viveri cli conforto, denaro e la corrispondenza delle fam iglie (Doc. 121) . Nei successivi mesi dall'ottobre al dicembre 1915 la s ituazione p rigio nie ri risultava la seguente: .. la maggior parte dei nostri militari cauurati a Jefren, Giado, Fessato, Giòsc, Zintàn, Nalùt era stata concentrata a Tarh una; .. ciel gru ppo di prigionier i catturati a Nalùt, 14 erano rimasti in quella sede, avendo abbracciato la rel ig ione musulmana ; tre di essi erano poi riusciti a scappa re, rifugiandosi in Tunisia; .. a Beni Ulìd e Tarhuna (magg. Brighenti e ten. col. Rossotti) le condizioni cli salute dei prigionieri no n erano soddisfacenti a causa di una diffusa infezio ne tifoidea, che aveva provocaro alcuni decessi . ivligliore invece la s ituazione dei prigionieri in Cirenaica, che in base alle informazioni inviate dal ten . Virgilio ricevevano un trattamento buono ed erano sta ti affidati "alla protezione cli Sicli Ridà el .ìV1acl.hi el Senussi".


LA LIBIA KEG l.1 A NNI 1915•1919

269

-ANNO 1916 Nel mese di maggio giu ngeva notizia a Tripoli che il ten. Petragnani ciel presidio di Gahara si trovava prigioniero di J\.fahdi es-Sunn i, il quale aveva cercato di costringerlo ad abbracciare la religione musulmana . Circa le cond izioni dei prigionieri a Misu rata risultava da una lettera del cap. Cera ni "gli arabi si mostrano d eferenti verso di noi e rimpiangono il periodo cli benessere trascorso sotto il governo italiano; non nutrono verso di noi sentimenti ostili ". Nel successivo mese di giugno il Governo di Tripoli trasmetteva alle Colo nie la seguente situazione dei nostri prigionieri in Tripolitania e Cirenaica, considerata pe raltro ancora incompleta in relazione alla incerta attendibilità di alcuni info rmatori (156): Situazione Ufficial i: T ripolitania n. 23 (ten. col. Rossotti Alberto) a) Tarhllna 15 (magg. Brighenti Costantino) b) Beni Ulìcl c) Misurata 8 (ten. Petragnani Enrico) 1 d) Fezzan 1 e) Zinthàn Cirenaica (Gialo) 1 1 f) altre località

TOTALE Trup pa Tripolitania a) Tarhuna b) B.Ulìcl e Misurata TOTALE Cirenaica c) Giarabùb d) Gialo e) altre località f) Gedabia g) morti a Giarabùb

n.

50

n . 692 365 n. 1.057 n. 4 19 2 26 5

n. 56 TOTALE TOTALE GENERALE n . 1.163 Risultava p oi che il 16 maggio il magg. Brighenti, in p recedenza d iffidato dai capi locali a non consentire ulteriori fu ghe cli p rigionieri da Beni Ulìd, si era suicidato.

(156) !b. P. 130/ 3 - fase . 20.


270

I GOVERNI M II.ITAIU DEI.LA l.lBIA (1911-1919)

Nel mese di luglio dello stesso anno, a conclusio ne di lu nghe e laboriose indagini, era possibile ottenere il rilascio di 704 p rigionieri cli Tarhuna previo pagamento di un riscatto di 800.000 lire oro, "pari a una specie di tesoro di guerra", e la consegna di un numero pressochè identico d i arabi deportati in Italia. Notizie successive segnalavano il trasferimento a Misurata d i tutti i prig ionieri ristretti a Beni Ulìd (circa 300). Nel corso di questa operazione, p rima che la carovana si mettesse in marcia, un insbasci degli zaptié, già al nostro servizio, percuoteva con parecchi colpi d i scudiscio il ten. Solvo, per aver contestato l'ordine del graduato d i cedergli una coperta da campo (157) . Da alcune lettere inviate dai prigion ieri all e famiglie risu ltava inoltre che: "alcuni si dolgono d i essere trattati con grande severità, bastonati e scarsamente nutriti" e di essere sottoposti a "una rigorosissima sorveglianza, talora bestiale" (158). - ANNO 1917 A seguito degli accordi intercorsi con i rappresentanti della Senussia il 27 marzo avvenne lo scambio dei prigionieri ristretti in Cirenaica. Furono liberati 48 u. fra ufficiali e soldati, catturati nel 1913 e nel dicembre del 1915. Nel giugno successivo notizie eia Misurata (159) riferivano che il cap. Bertinetti, arrestato sotto l'accusa di spionaggio per aver inviato informazioni a Tripoli, era stato tradotto al castello e sottoposto a procedimento penale unitamente ad altri due ufficiali. A conclusione del processo, nel corso del quale alcuni indigeni erano stati condannati al capestro per lo stesso reato, il Bertinetti era stato condotto davanti alle forche e minacciato cli imp iccagione, se recidivo. Eguale trattamento era stato riservato al te n. Reineri che, avendo risposto agli insulti di uno zaptié, era stato da questi "crudelmente flagellato con 280 colpi di bastone; ne ebbe il corpo pieno di lividure e un braccio fratturato. "Contro tale inumano trattamento il cap . Bertinetti, uscito dal carcere, presentava proteste al gen. Nmy Pachà, che si limitò a deplorare l'accaduto. Nell'ottobre il Ministero delle Colonie comunicava a quello degli Esteri che tra Misurata e Beni Ulìd si trovavano concentrati 521 prigionieri, ivi compresi 2 ufficiali a via tori inglesi ( 436 prigionieri di guerra italiani di cu i 23 ufficiali: i rimanenti erano naufraghi di navi silurate nel corso ciel conflitto) . Proponeva pertanto cli avviare pratiche con il Governo cli Costantinopoli per la loro liberazione, in cambio di ufficiali e soldati turchi prigionie ri in Italia e dei 386 indigeni ristretti a Ustica. Nel dicembre giungeva notizia da Misurata che, nonostante i reclami p resentati dai nostri ufficiali, i soldati erano costretti a lavorare per la fabbricazione cli cartucce. Gli ufficiali vennero poi trasferiti in altro campo.

057) Jb. P 130/1 - Fase. 4. ( 158) !b. P. 130/ 3 • Fase. 25. (159) !b. P. 130/1 - Fase. 4.


I,,\ tlll l,\ NE(; I.I ANNI 19 15 -1919

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Per alleviare le condizioni economiche delle famiglie dei prigionieri, su proposta del Ministero delle Colonie il Governo decretava a loro favore provvidenze particolari, sanzionate con R.D. 14 ottobre 1917 n . 1870. -ANNO 1 918

Nel mese di maggio da una relazione del Governo Coloniale risu lta va (160) che si trovavano in mano araba n. 405 prigionieri italiani, cli cui 370 concentrati a Misurata e gli altri ristretti in altre località dell'interno (Gariàn, Tarhuna: Zavia, Taorga). Circa il loro trattamento risultava ancora che gli stessi erano sottoposti a "strettissi ma sorveglianza"; le condizioni cli vita erano diventate sempre più diffic ili e la mortalità aveva aperto numerosi vuoti fra di loro. A Misurata gli ufficiali erano tenuti in isolamento. Per risolvere la gravissima situazione e abbreviare le loro sofferenze, nel settembre Garioni proponeva di "portare un colpo alla organizzazione nemica nel suo centro vitale " e sollecitava il Governo a disporre l'i nvio di adeguati "aiuti bellici"', anche per imporre "salutare timore alle popolazioni ribelli che la lunga nostra inazione ha reso tracotanti" (Doc. 200) . - ANNO 1919

Nel gennaio un rapporto proveniente dal "Comando Gruppo Catturati d i Misurata " (Cap. Bertinerri) segnalava che (161): . nel periodo compreso fra l'inverno 1917-1918 e il gennaio 1919 erano deceduti per enterocolite e altre malattie n . 103 cattu rati; . gli ufficiali erano stati trasferiti a Ghiran (periferia di Misu rata), mentre i sottufficiali ed i soldati erano rimasti in città; . attivissima era stata durante la guerra la propaganda turcotedesca contro l'Italia. La "vittoria d i Caporetto" era stata annunziata con appositi bandi alla popolazione. Inoltre i tedeschi andavano dicendo che "l' Italia era ormai finita come potenza militare". Nel darne notizia alle Colonie, Garion i assicurava che "ci rca le sevizie alle quali furono soggetti i nostri prigionieri, questo Governo prenderà nota delle persone che si sono rese responsabili di atti contrari alla legge e all' umanità". Il 5 aprile successivo, a conclusione d elle trattative condotte dallo Ufficio Politico-Militare di Tripoli, tutti i nostri prigio nieri venivano liberati, previo pagamento a Ramadàn esc-Scetèui d i una somma pari "al rimborso del loro mantenimento". In una lettera a Tripoli il Ministro osservava con rammarico: "Dovremo dare a Ramadàn escScetèui , sia pure per interposta persona, per avere maltrattato i nostri poveri ufficiali e soldati, oltre un milione, somma questa richiesta per il loro mantenimento" .

(160) lb P 130/1 · Fase. 5. (161) Jb P 130/ 1 • F:isc. 6.


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I GOVERNI MI LITAR I DELLA LIBIA ( 1911-1919)

In sostanza, per la liberazione dei prigionieri in mano araba veniva pagato un riscatto complessivo di circa 2.000.000 di lire in oro (napoleoni o sterline) per quelli della Tripolitania (Tarhuna 1916 - Misurata 1919) e di 800.000 lire in oro per quelli della Cirenaica . Dopo la liberazione dei prigionieri di Tarh una il Governo di Tripoli avviò inchieste per accertare le responsabHità penali e disciplinari, in cui erano incorsi nostri militari durante le drammatiche vicende del 1915. In particolare, emersero gravi responsabilità a carico ciel ten. col. Rossotti e cl.i altri ufficiali, tanto che il Ministero d ella Guerra ne ordinava il deferimento al Tribu nale Militare di Guerra per i reati cli cui agli art. 107 e 88 C.P. (abbandono d i comando). La relativa inchiesta, condotta dal col. Gianinazzi, ave va infatti accertato che il Rossotti: (1 °) - male aveva esegu ito l'incarico affidatogli di portare soccorso al p residio di Tarhuna bloccato, sia per la cattiva scelta dell'itinerario cli marcia, sia per l'enorme tempo impiegato per giungere a Tarhu na, per cli più senza la ca rovana cli rifornimento. (2°) - nel corso del ripiegamento dello stesso p residio male aveva esegu ito l'incarico affidatogli cli p roteggere, col suo rep arto in retroguardia, la marcia di ripiegamen to del presidio stesso, allontanandosi dal suo posto di comando, per raggiungere la testa della colonna e chiedere cl.i essere sostituito dagli eritrei. Conclusosi il procedimento penale a carico del Rossotti con il "non luogo a procedere" (estinta l'azione penale per gli altri ufficiali, morti nel combattimento del 1.8 giugno 1915), il Ministero disponeva che il Rossotti fosse sottoposto a procedimento disciplinare per gli stessi addebiti (162).

(162) Il Col. Rossolti Albe rto darà poi alle sta mpe un suo Memoriale da l titolo "Fra i bed uini. Viw e rifl essioni di prig ionia" Stab. Poi. Ro ma 1920. Sulle responsabilità de l Rossolti si veda ASMA I - P. 130/3 - l'asc. 19.


CONCLUSIONI



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CONCI.USI ON!

ALCUNE CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE SULLE ATTIVITÀ DELL'ESERCITO lN LIBIA NEL PERIODO DEI GOVERNATORI MILITARI

(1912-1919) (*)

L'azione politico-militare in Libia negli anni 1912-1919, pur diretta dal Ministro delle Colonie che disponeva in luogo di propri funzionari civili, fu prevalentemente condotta dai Governatori Militari ed attuata da unità dell'Esercito e del Corpo Truppe Coloniali in corso di costituzione anche in quelle Colonie. Essa ha dato luogo a valutazioni discordi, ma anche poco approfondite in relazione agli eventi in buona parte contemporanei della 1 a guerra mondiale. Al termine di questa esposizione degli avvenimenti in Tripolitania e Cirenaica, secondo la documentazione disponibile nell'Archivio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, è opportuno esprimere alcune considerazioni sui seguenti argomenti cli particolare interesse: - responsabilità nella condotta dell'azione coloniale; - rapporti fra potere politico in patria e potere militare oltremare; - ordinamento coloniale italiano ed esperienze libiche; - considerazioni di carattere tecnico-militare su: attività di comando e questioni relative al personale; questioni cli carattere operativo.

1. RESPONSABILITÀ NELLA CONDOTTA DELL'AZIONE COLONIALE

Dobbiamo riconoscere che i fenomeni di colonialismo sono connessi alla natura umana e possono assumere diversi aspetti: da quello culturale a quello ideologico, da quello economico a quello di dominio diretto. Essi trovano alimento e giustificazione in una differenza di livello e di bisogni fra diverse società. Il colonialismo europeo, in particolar modo dopo il Congresso di Berlino del 1878, è stato un fenomeno assai complesso, di cui forse non è ancora possibile fare un bilancio "storico". Sergio Pistone, della Università cli Torino, in una sua pubblicazione (1), lo attribuisce ad una spinta crescente dei vari paesi europei, alla ricerca di un proprio spazio esclusivo che potesse fornire materie prime a prezzi convenienti e costituire un proprio mercato, se di "sfruttamento", o permettere uno sfogo per gli eccessi cli popolazione, se prevalentemente di "popolamento". In relazione ai diversi obiettivi si sono verificati clominii a carattere "indiretto", se limitati ai controlli costieri e dei commerci ed esercitati avvalendosi delle gerarchie locali, oppure a carattere "diretto" se tendenti ad una amministrazione centralizzata e controllata da funzionari del Paese colonizzatore . La ricerca, poi, di maggiori sviluppi e sicu-

C-) Alla elaborazione di questo capitolo ha dato un valido contributo il gen. A. Rovigni, al q uale va il ringraziamento dell'A. (1) Sergio Pistone, "Ragion di Stato, Relazioni internazionali, Imperialismo", CELIO, Torino, 1984.


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I GOVERNI MILITARI DELLA IJBIJ\ (19 11-1919)

rezza fra i vari Paesi europei ha portato ad estendere le loro dominazioni in una gara di potenza e cli p restigio . La colonizzazione europea, così motivata, ha trovato possibili tà cli espansione in un forte d ivario cli potenzialità militare. L'azione militare è stata, quindi, lo strumento della conquista e, successivamente , ciel mantenimento del controllo sul terreno e sui popoli conquistati. Si trattava, peraltro, cli un impiego cli forze militari piuttosto estraneo al loro compito prioritario cli un possibile confronto con forze più o meno similari ed in situazioni giuridicamente chiare, di pace o di guerra . Era, inoltre, un impiego che presentava anche difficoltà alle quali esse non erano generalmente preparate, trattandosi di operare in ambienti naturali ed umani difficili e talora sconosciuti, in un confronto con forze indigene spesso elusive ed in attività loro estranee, quali quelle d i polizia. È quindi da considerare che, sebbene siano p iù appariscenti - soprattutto nella fase della conquista - gli eventi militari, la condotta e l'esito di una azione colon iale sono stati sempre fortemente dipendenti dalla situazione e dalle decisioni politiche del Paese conquistatore nei riguardi: della consapevolezza dei suoi oneri, della definizione di programmi determinati, dell'affidamento dell'impresa a comandanti e funzionari preparati e con larghi poteri di adattamento alle variabili condizioni cli ambienti assai diversi e lontani; della costituzione di unità idonee per reclutamento, equipaggiamento, addestramento. Sicché, qualsiasi giudizio su avvenimenti coloniali dovrebbe essere cl.aro su tre piani nettamente distinti, corrispondenti anche a dive rsi livelli cli responsabi lità. Il primo è quello delle decisioni politiche di governo, centrale e locale, nei riguardi degli obiettiv i, dei programmi e degli indirizzi della azione, delle risposte date agli eventi a mano a mano emergenti. Il secondo è quello delle responsabilità esecutive, elemento rivelatore di tali direttive nei cui confronti vanno viste e giudicate, o ltre che sul pia no della condotta dell'azione, anche dal punto di vista "tecnico-professionale" . Si tratta cli un piano che va collocato, a nostro avviso, ad un livello cl i responsabil ità inferiore al primo, anche se è quello ' più evidente e più direttamente sentiro dalla popolazione colonizzata. Può vedersi, infine, un terzo piano di responsabilità e di giudizi relativi al comportamento dei singoli e delle <:oll ettività del paese conquistatore verso quelli del paese conquistato, non dipendenti e spesso in contrasto con le direttive e gli o rdini, ma piuttosto connessi con molteplici fatto ri talora imponderabili: dalle differe nze di cu ltu ra e cli costume, dalla difficoltà cli comprensione reciproca per i differenti idiomi al diverso giudizio su tutti gli aspetti, atti e comportamenti. Su questo piano la somma dei comportamenti ind ividuali finiva per creare maggiore o minore faci lità di convivenza fra le due comunità. Al riguardo ci sembra che debbano considerarsi come meno gravi i cosiddetti "eccessi" a carattere individuale, compiuti a danno delle po-


CONCLUSIONI

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polazioni soggette, non a segu ito cli direttive politiche né di disposizioni degli organi esecutivi, ma per iniziative o reazioni inconsulte, rispetto a provvedimenti collettivi disposti da Autorità di governo o da Comandi militari superiori. Seppure i colonizzati , per ovvie ragioni, tendano a non fa re distinzioni fra i tre piani e, anzi, siano portati a concentrare la loro attenzione sui fatti concreti e sulle violenze subite, ci pare che, nei riguardi della valutazione delle responsabilità e del giudizio storico, essi debbano essere considerati distintamente, attribuendo loro u n ordine di importanza decrescente a partire dal primo. In conclusione, parafrasando il Tocqueville che affermò - ad un dipresso - che i mali d i u n esercito non possono ascriversi al medesimo ma al paese, e che in q uest'ultimo debbano ricercarsi i correttivi, si deve ritenere che l'adeguatezza o meno dell'azione coloniale debba attribuirsi prevalentemente alle direttive politiche cli governo, centrale e locale, piu ttosto che agli organi esecutivi ed ai singoli. In Libia essa fu impostata "nella fallace previsione che le popolazioni ind igene fossero lì ad aspettarci a braccia aperte impazienti di ricevere la nostra civil tà .. .". (2) Né migliore era la conoscenza dell'amb iente naturale, nel quale si pensava di poter fa r affluire un cospicuo numero di emigranti. Mancò soprattutto l'apprezzamento delle caratteristiche del mondo islamico che avrebbero consigliato - come suggerito dal Ministro degli Esteri Di San Giuliano , anche perché meno oneroso - forme cli amministrazione indiretta quali quelle esercitate in Egitto dalla Gran Bretagna e in Tunisia dalla Francia. Non si trattava solo d i un confronto di oneri e forze necessarie; non venne, infatti, realizzato il principio come "per i musulmani non sia accettabile il dominio d egli infedeli sui veri credenti . Per questi il dominio sui miscredenti è appropriato e naturale perché pennette la continuazione della guerra santa dando ai miscredenti l'occasione e l'incentivo ad abbracciare la vera fede. Ma il dominio dei miscredenti sui credenti è innaturale e blasfemo, perché porta alla corruzione della religione e della morale e all'irrisione e all'abrogazione della legge divin a". (3) Va poi posco in rilievo come le situazioni po litiche, e conseguentemente q uelle militari, risulta ro no assai differenti fra le due Colonie, Cirenaica e Tripolitania, distinte non solo per l'elemento divisore costitu ito dalla Sirtica. In Cirenaica la società indigena , più omogenea e controllata dalla Senussia, fu in grado, e lo sarà anche successivamente, di esprimere forze militari più efficienti e condurre azioni offensive più efficaci nei riguardi delle nostre unità . Peraltro, quando la situazione militare, per

(2) Fra ncesco Save rio Grnzio l i, "La era dizione militare italiana in terra d'Africa", o razione del 9.1.1943. (3) Bernard Lewis in "The Atlantic 1Vlonthly", sett. 1990.


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I GOVERNI MlLITARI DELLA LIBIA (1911 -1919)

le occupazioni britanniche ed italiane, non presentò prospettive di successo, prevalse l'interesse ad accedere ad una composizione almeno temporanea dei contrasti e ad addivenire ad accordi di carattere politico . In Tripolitania e nell'interno della Libia si ebbero invece disparate forze politico-religiose che, sfruttate opportunamente ed alimentate dai turco-tedeschi, presentarono durante tutta la guerra europea fronti di azioni distinte, particolarmente ad oriente ed occidente di Tripoli, ma tutte contrarie al nostro dominio, con le quali non fu possibile realizzare alcuna distensione d i carattere politico. Mancò, inoltre, una preparazione adeguata dello strumento militare. È noto come l'impresa fu affrontata in fretta e fu ria, con forze che risultarono subito inadeguate e che dovettero essere più che triplicate, costituite con personale di leva, armato, equipaggiato ed addestrato per un conflitto in Europa, non informate sulla situazione locale. La direzione politica fu poi affidata ad un Ministero di nuova costituzione, a cui fu preposto il Bertolini, di cui sono noti gli errori di giudizio, quale stipulatore del Trattato di Losanna, ed i cui ordinamenti - seppure tendenti ad un certo liberalismo ed a ricercare una collaborazione con le popolazioni locali - non risultarono rispondenti alla situazione ciel momento. In ogni tempo, poi, a Roma, fra il Ministero delle Colonie ed il .Ministero della Guerra, e su ccessivamente il Comando Supremo, vi furono diffidenze e contrasti di vedute. Così avveniva anche fra Ministero delle Colonie e Governatori in Libia. Mentre altri Paesi ebbero a d evolvere ad uomini di fiducia l'azione lontana dalla Madre Patria ed in ambienti poco noti, nominando in pratica dei "proconsoli", l'azione italiana fu sempre dominata eia differenze di giudizio ad ogni livello, in quanto la duplicità degli organi direttivi era presente anche al livello locale, quando non ulteriormente aggravata dalla contemporanea esistenza cli Comandi militari, Uffici Politico-Militari e funzionari civili . Si ebbe così a verificare, come scrisse il gen. Gherardo Pàntano, che "la nostra condotta troppo violenta o troppo blanda, spesso capricciosa, larga con alcune tribù, dura con altre, non ci aveva assicurato la fede delle popolazioni, che non avevano ancora capito che cosa volessimo". C4)

2.

RAPPORTI TRA POTERE POLITICO IN PATRL\ E POTERE MlLITARll OLTREMARE

Il conflitto italo-turco aveva già messo in evidenza, fin dai primi giorni della spedizione militare, pesanti spaccature fra Giolitti e Caneva : il p rimo fauto re cli una condotta militare più decisa e dinamica, al passo con le iniziative governative e gli sviluppi della situazione (4) Gherardo Pàntano, "23 anni d i vita africana", SATET, Torino, 1943.


CONCLUSIONI

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internazionale; il secondo attestato su concezioni operative di grande prudenza, imposte dalle condizioni dello strumento militare a sua disposizione. Le divergenze riemerse,ro più acute dopo l'istituzione del Ministero delle Colonie, i cui titolari si fecero promotori di istituzioni largamente liberali, adottando soluzioni, non adeguate alla realtà politico-militare del momento. Avevano così inizio i p rimi contrasti fra Ministri delle Colonie e Governatori, a cui si aggiunsero poi sostanziali divergenze fra Cadorna e Martini sul problema del ritiro dei presidi alla costa: il primo orientato a restringere la nostra occupazione a pochi punti sulla costa; il secondo fautore cli soluzioni meno radicali e deciso a non subordinare le esigenze p olitiche a quelle militari. Le conseguenze coinvolgono senza dubbio varie responsabilità; tuttavia non vi è dubbio che, in quella situazione, se fosse stato preminente il pensiero del Capo di S.M. dell'Esercito su quello politico del Ministro delle Colonie, il ritiro dei presidi alla costa non avrebbe assunto le dimensioni di quel drammatico disastro militare che ebbe a verificarsi. L'avvento di Colosimo alle Colonie aprì un nuovo capitolo di polemiche e contrasti fra Ministero e Governo Coloniale. Le cause furono varie e complesse: a volte investivano la sfera propriamente militare ("erronea convinzione che il Governo Coloniale avesse i mezzi per agire e non sapesse impiegarli"); altre volte interessarono gli Uffici Coloniali e l'amministrazione della Giustizia. Il gen. Ameglia non intendeva però rinunziare alle competenze e prerogative, che gli derivavano dalla sua carica; egli rispondeva risentito al Ministro, lamentando "la privazione di ogni iniziativa e libertà d'azione ... il biasimo manifestato all'azione militare svolta .. ."; sosteneva infine di "aver diritto ad un trattamento ben altrimenti riguardoso per la sua persona e per la dignità cli cui è investito" . (Doc. 188189), ed a conclusione di un lungo periodo di contrasti e incomprensioni rassegnava le dimissioni. Logica e ineccepibile sarebbe stata la sua immediata sostituzione con altro Governatore di fiducia del Ministro. Ciò non avveniva e solo il 5 aprile ciel 1919, a d istanza cioè di nove mesi, il titolare delle Colonie trasmetteva al Ministero della Guerra un rapporto informativo, riferito non solo al periodo in cui il gen. Ameglia era stato alle sue dirette dipendenze, ma anche agli anni precedenti ad iniziare dal 1912. Nel suo rapporto il Ministro addebitava al gen . Ameglia "una politica e un'amministrazione che in linea generale possono dirsi essere state l'una e l'altra cattive", avocando al Ministero il merito dei favorevoli risultati conseguiti in Cirenaica . Così concludeva il rapporto del Ministro (Doc. 215): "La impulsività del carattere, la mobilità dei propositi, la eccessiva fiducia in se stesso, l'adulazione d i alcuni tra coloro che lo circondavano, hanno tolto ogni controllo alla sua azione e fatto fallire qualsiasi anche buona iniziativa, rendendo l'opera del gen . Ameglia in Libia rare volte utile, spesso sterile, spessissimo dannosa". A parte la consistenza dei singoli addebiti sorge spontanea una do-


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I GOVERNI M ILITARI D ELLA LIBIA (19 11 - 1919)

manda: se il Governo Coloniale era effettivamente nelle riprovevoli condizioni descritte ("amministrazione condotta disorganicamente, settariamente, tollerando sistemi riprovevoli") , p ercbé il responsabile del Ministero non provvide in tempo alla sua sostituzione? (5) Quanto alla sostanza del rapporto, per un giudizio obiettivo sulla consistenza degli addebiti si farà riferimento ad un Promemoria di 14 cartelle, all'oggetto "Intorno al rapporto del Ministro Colosimo a l Ministro della Guerra in data 5 aprile 1919", elaborato probabilmente dallo S.M. del Ministero o dal Comando Supremo, che così contesta le pesanti accuse (Doc. 216) : "... Il Ministro Colosimo giudica la politica del gen. Ameglia "cattiva" solo perché non consona alle vedute del ..Ministro. È un giudizio affatto personale, anzi unilaterale, che presuppone nel Ministro la infallibilità . Né i risultati ottenuti stanno veramente a dimostrare che la politica dell'on . Colosimo abbia sortito i migliori risultati. Infatti in Cirenaica il "modus vivendi" col Senusso Idriss non ci ha apportato la padronanza del Paese e il patto di Régima, infirmato da quello di Abiàr, sta a dimostrare su quali basi poco solide si appoggiasse l'idea dell'on. Colosimo d i venire acl un accordo con la Senussia. In Tripolitania, nonostante la pacificazione del 1918, siamo ancora allo stato di ribellione cli molte tribù o almeno di patente ostilità, cbe non ci permette di attivare alcune delle azioni economiche, che dovrebbero essere la base della pacificazione del paese ... ". Proseguendo poi nella sua se rrata critica, il documento così contesta i singoli addebiti mossi dal Ministro al gen. Ameglio: a) Problema senussita È errato che il gen. Ameglia volesse risolverlo con la fo rza, con

le deportazioni e le condanne. Egli fu sempre poco persuaso della fedeltà e lealtà di Idris; continuò però a ricercare un'intesa con costui e con trattative da pari a pari. Ma vi era il sospetto che Ahmed esc Scerif e Idris giocassero a partita doppia, appoggiandosi l' uno agli Imperi Centrali e l'altro al partito dell'Intesa, siccbé qualunque fosse stato l'esito della guerra, la Senussia avrebbe avuto il suo tornaconto. Da ciò non poteva il gen. Ameglia assecondare senza restrizioni il concetto del Ministro . Né devesi condannare il suo diretto interve nto nelle trattative, perché se è vero che il Ministro è il responsabile d ell 'indirizzo politico, è bensì vero che il Governatore ha il dovere e il diritto di intervenire ogniqualvolta si agitano questioni di capital e interesse, co-

(5) Maurizio Colosimo, ne lla sua "Opera tratta dagli scritti d i Gaspare Colosimo", cit. , afferma che in due occasioni il Ministro avrebbe segnalato, prima al Presidente Boselli e poi ad Orlando, l'opportunità di sostitl'.1ire Ameglio nella carica di Governatore, ma entrambi avre bbe ro sconsigliato il provvedimento. Cn effec1.i i rappo rti fra Ministro e Gove rnatore divennero sempre più d iflk ili dopo la rotcura de lle tratr.ative di Zuetina con la Senussia.


CONCLUSIONI

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me era q ue lla della Senussia, non fosse altro che per manifestare chiaramente il suo pensiero. b) Abbandono e non rioccupazione di Misurata

.Misurata era infestata da sottomarini tedeschi: per rioccuparla occorrevano rinforzi adeguati e rifornimenti periodici. Il valutare qua le in fluenza abbia avuto sulle possibilità di esecuzione del progetto la effettuata riduzione delle forze non è di compete nza ciel Ministro Colosimo, ma delle Autorità Militari Superiori . E conforta la resi del gen. Ameglio una dichiarazione del gen. Cadorna, Capo Supremo dell'Esercito, il quale affermava non essere opportu na quella operazione. E perciò egli non concedeva né un soldato né un pezzo d'artiglieria. c) Distruzione della radio di Misurata Si poteva fa re o per mare o per aria, ma in entrambi i casi non era prudente arrischiare contro le insidie dei sommergibil i, a nche perché non si sarebbe mai riusciti a ridurre al silenzio la stessa radio. Si trattava perciò di questio ne essenzialmente tecnica, non d i competenza in fase esecutiva del Ministro Colosimo. Inoltre è da tener presente che Ramadàn esc-Scetèui aveva fatto presente che per ogni morco arabo cli Misurata avrebbe ucciso uno o più nostri prigionieri. cl) Altri appunti

Il documento prende poi in esame tutti gli altri addebiti mossi al gen. Ameglio circa la condotta delJe operazioni nel Gebèl e nella Tripolitania Occidentale, concludendo che, trattandosi di questioni essenzialmente militari "occorre avere il parere di elementi tecnici, piuttosto che l'opinione di sole persone politiche, incompetenti dal lato militare". Aggiunge ancora che "È vero che il Ministro, spintovi dalla Direzione AA.PP ., voleva indurre il generale ad essere il suo strumento politico senza riguardo alla sua qualità di generale ... ". A conclusione infine della lunga requisitoria, il documento mette in evidenza che "per guanto sia mancato l'affiatamento, non si può affermare che il gen. Ameglio non abbia fatto sempre ciel suo meglio per corrispondere ai desideri del Ministro. Ogniqualvolta che vi fu contrasto, Ameglio chiese sempre se g li era confermata la fiducia, pronto ad abbandonare il suo posto, se questa fosse venuta diminuita. Ma il Ministro ebbe sempre parole di stima con un tale tono di sincerità che Ameglio ritenne cli non poter dubitare". Otrone Gabelli, che fu funzionario coloniale in Cirenaica, nella sua ricostruzio ne degli avvenimento in Tripolitania prima dell'avvento del fascismo, (6) ricorda che a Roma, con riferimento alla mancata rioc(6) Cfr. O . Gabelli "La Tripoli tania dalla fi ne della guerra mond iale all'a vvento de l fascismo", cit. p . 63 - 71 - 85.


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cupazione di Misurata fra l'ottobre del 1917 e i p rimi mesi ciel 1918, si accusava il gen. Ameglio cli "incertezza, colposa inazione; lo si rimproverava di lasciare che il nemico agisse indistu rbato e di tenere inattive le grandiose forze cli cui dispone". Ma aggiunge il Gabelli: "Si dimenticava che accanto al nllmero è d'uopo tener conto dello stato d'animo degli uomini, dello stato d'uso dei materiali, della esperienza dei Comandi .. . L'accumulo di uomini e cli armi non produce aumento di potenza". Negli ambienti ministeriali si addebitava inoltre al gen . Ameglio di aver tollerato "il procacciamento, il protezionismo, sistemi di polizia vessatori, una certa rilassatezza in alcuni rami della pubblica "amministrazione". Tralasciando ogni commento ai fatti addebitati, si deve ricordare che, su proposta del Ministro Colosimo, nel giugno del 1919 e ntrava in vigore il R.D. 17 maggio d ello stesso anno, che affidava il governo delle due Colonie libiche a Governatori Civili. A tale provvedimento faceva seguito, come risulta dalla già citata relazione Garioni (Doc. 221): "... la improvvisa sostituzione dei principali artefici della sottomissione pacifica dei Capi (Governatore e Capi dell'Ufficio Politico e dello Stato Maggiore), in base al concetto che la massa degli affari dovesse passare a funzionari civili. Il che provocherà diffidenze e allarmi fra gli stessi capi indigeni. .. Siffatte improvvise sostituzioni - si legge ancora nella stessa relazione - non potevano evidentemente che danneggiare la continuità dell'opera di pacificazione ... , anche perché i funzionari militari che venivano sostituiti, erano i più adatti a proseguirle" . Indipendentemente perciò dalla capacità ed esperienza del nuovo Governatore, le improvvise sostituzioni negli Uffici direttivi della Colonia ebbero l'effetto di aumentare diffidenza e malcontento nei capi indigeni per l'eccessivo ritardo con il quale sarà poi applicato lo Statuto . Oltre agli inconvenienti del contrasto fra potere politico e potere militare "in alto loco" e le conseguenti variazioni nei programmi e nelle direttive, ebbero spesso a verificarsene altri nelle situazioni locali: per le differenze di giudizio fra funzionari della amministrazione civile e politica ed i responsabili militari, per i troppo frequenti avvicendamenti, per la scarsa preparazione specifica a valutare uomini e cose del particolare ambiente, per i comportamenti - talora inavvertitamente - contrari ai costumi locali da parte degli uomini ad ogni livello. I contrasti fra organi direttivi erano aggravati, infatti, da un caleidoscopico frequentissimo avvicendarsi di comandanti e funzionari. Molteplici, quindi, le condizioni poco favorevoli nelle qual i le unità dell'Esercito vennero ad operare: condizioni che dovevano diventare proibitive dopo l'intervento italiano ne l conflitto europeo e l'afflusso di personale e mezzi forniti da Germania e Turchia. Questi non furono numerosi ma sufficienti a dare guida e sprone ad un mo vimento cli resistenz;,i che aveva già trovato modo di svilupparsi quan-


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do, con imprese temerarie e senza dubbio premature, si era voluto estendere l'occupazione nell'interno fino al lontano Fezzan. Nessuno dei paesi europei si trovò allora ad affrontare tante diffìcoltà in una Colonia di cui praticamente era ancora in corso la conquista. 3.

L'ORDINAMENTO COLONIALE ITALIANO E LE ESPERIENZE LIBICHE

In seguito alla intensiva spartizione dell'Africa, avvenuta su llo scorcio d el sec. XIX, per effetto dell'Atto di Berlino del 26 febbraio 1885, gli Stati colonizzatori introdussero nei rispettivi possedimenti vari tipi di ordinamento politico - amministrativo, per lo più ispirati ai particolari interessi della metropoli, ma riconducibili a ·due soluzioni sostanzialmente diverse: quella francese, che privilegiava forme di "governo diretto" e perciò in gran parte dominatrice e accentratrice; quella· inglese basata invece su principi più liberali e orientata a non ingerirsi negli affari indigeni e a lasciare sopravvivere, ove possibile, l'organizzazione statale preesistente. Caratteristica degli ordinamenti accentrati, adottati in Africa fra la fine del sec. XIX e gli inizi del sec. XX, era quella di applicare ai rispettivi possedimenti oltremare gran parte degli istituti giuridico-amministrativi della madre-patria, per assicurare uniformità di indirizzo fra metropoli e Colonia ed esercitare in tal modo un dominio pressoché assoluto sulle popolazioni sottomesse. Diverso invece l'indirizzo seguito nelle Colonie inglesi, cli massima orientato a far vivere gli istituti tipici locali secondo il noto principio, affermato da lord Milner "L'Inghilterra intende governare le popolazioni indigene a mezzo dei loro capi naturali" (6 bis). L'Italia, ultima arrivata nella corsa alla spartizione dell'Africa, adottò inizialmente nella sua Colonia primogenita dell'Eritrea e nel Benadir una forma cli amministrazione accentrata attraverso l'istituzione di un "governo diretto", che poneva l'amministrazione degli affari indigeni esclusivamente nelle mani d i funzionari nazionali. In qt.1esta p rima fase l'ordinamento coloniale italiano prevedeva l'estensione ai territori oltremare di tutta la legislazione metropolitana, anche se poi tale estensione fu mitigata (legge 1° luglio 1890) con la formula meno rigida "avuto riguardo agli usi, costumi e speciali condizioni sociali" . Solo all'inizio del nuovo secolo, con leggi 24 maggio 1903 e 5 aprile 1908, l'Italia introduceva nelle stesse Colonie l'istituto dei Consigli Consultivi, con esclusione però di qualsiasi forma di partecipazione degli indigeni al Governo della Colonia. Venendo successivamente in Libia a contatto con popolazioni più evolute, con l'ordinamento "Bertolini"il Governo Centrale adottava nelle due nuove Colonie un ordinamento più avanzato, che prevedeva la "effettiva partecipa(6 bis) Citato in A. .Malvezzi "Elementi di Diritto Coloniale, p. 45. Dive rso invece l'orientamento della Francia che n ei suoi possedimenti coloniali privilegiava forme di "francisizzazione" e di "assimilazione".


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1 GOVERNI MI LITARI DELL.\ Lll3L~ ( 19 11- 19 19)

zione dell'elemento indigeno alla preparazione dei provvedimenti legislativi. .. , ritenendosi che solo a mezzo d i una sincera collaborazione delle popolazioni locali l'ord inamento legislativo della Libia avrebbe potuto essere adeguato alle esigenze del paese" (7) . Ma la situazione politica della Libia dalla fine del 1912 allo scorcio del 1916 non consentì la concreta attuazione di detti provvedimenti . Anzi, la rivolta scoppiata in Tripolitania nella primavera del 1915 costri nse il Governo colo ni ale ad adottare provvedimenti cli emergenza, "approfondendo così maggiormente l'abisso scavato dalla religione ". Scriveva il cav . Mohammed Muzafer in un esposto presentato il 1° agosto 1916 alle Autorità cli Tripoli, sottoscritto da numerosi notabili come il cav. Farhàcl, consigliere politico ciel Governo e capo del partito nazionalista, e il cav. Hadi Coobar (8): 1°) L'origine della discordia fra arabi e italiani va ricercata nel mancato mantenimento delle promesse fatte alle p opolazion i indigene dai primi Governatori; 2°) il malinteso fra i due popoli si è accresciuto, perché l'Italia volle governare la Libia come se fosse un'altra Eritrea (esautorando i fun zionari indigeni e introducendo criteri di disuguaglian za ne i tribunali), e da ciò l'odio per l'italiano e quindi la rivolta ; 3°) gli arabi della T ripolitania sono gente da lla vita semplice e libera. Il governo ottomano, è vero, nulla fece per il paese, ma gli arabi godevano delle libertà e degli stessi diritti civili d i tutti i cittadini dell' impero; 4°) in tutti i tempi gli a rabi sono stati un popolo libero ed hanno tenuto sopra ogni altra cosa alla eguaglianza dei diritti. Non si può paragonarli agli abissini. Se si seguirà questa via, gli arabi riterranno la colonizzazione italiana come un asservimento e non potranno mai sopportarla. In questo saranno sorretri e incitati dai loro fratelli che sono libe ri in altri paesi; 5°) per il riavvicinamento fra italiani e arabi la via p iù breve è la applicazione ciel principio della eguaglianza e della libertà, che estenda tanto agli uni che agli altri la partecipazione alle cariche pubbliche e ai vantaggi materiali e morali dell'esercizio dei propri,diritti. Un sostanziale mutamento d'indirizzo nella nostra politica indigena si manifestò, comunque, negli anni d el conflitto europeo. Si affermò cioè sempre più urgente, sia a livello di Gove rno Centrale che cli quello Coloniale, la necessità di arrivare ad un ordinamento liberale e democratico, ma con provvedimenti più avanzati, dato che quelli originariamente adottati non potevano ormai ritenersi sufficienti a soddisfare le esigenze delle popolazioni indigene. Furono pertanto riformati i Comitati Consultivi, "ammettendo una partecipazione continua permanen te dell'elemento locale al governo della Colonia e per tut(7) ASMA! - P. 113/ 1 - Fase. 20 "l Comitati consultativi nei rapporti fra Sww e polazioni ind igene". (8) Id. - P. 126/1 - Fase:. 4 "Po litica ind igna".

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CONCI.USJON J

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te quelle questioni che hanno fondamentale interesse per l'elemento musulmano. "(R.D. 11 marzo 1917 n° 469). Ma va altresì considerato che anche presso altri Stati colonizzatori maturarono in questi anni concezioni più liberali nei rapporti fra Stato e popolazioni indigene. Particolare rilievo assunse infatti la 1a Conferenza Coloniale , indetta a Parigi il 30 giugno 1917, nel corso della quale si affermò il concetto di "dotare le Colonie di istituzioni particolari, che tengano esatto conto delle condizioni di quelle popolazioni". Si legge nell'atto conclusivo della conferenza (9): "L'eccesso di centralizzazione legislativa e amministrativa, che è una delle caratteristiche della nostra politica coloniale, costituisce un serio ostacolo allo sviluppo della popolazione indigena. "Da ciò, la necessità di : u na più diretta partecipazione degli indigeni all'amministrazione della Colonia; un più largo accesso degli stessi alle Camere di Commercio, Assemblee legislative e Consiglio di Governo; lo sviluppo della piccola proprietà contadina, l'istituzione di apposite Casse di Risparmio per gli indigeni." Si affermarono cioè in questi anni concezioni nuove e decisamente più avanzate, che troveranno poi ampia conferma nei 14 punti del Presidente Wilson e ne ll'art. 22 del Patto della Società delle Nazioni (sacro dovere della civiltà cli tutelare le razze inferiori - Istituzione dei Mandati). In questo nuovo clima, oltre che nel desiderio di evitare ulteriori oneri militari, si affermarono anche in Italia i presupposti per sostanziali riforme, che troveranno poi concreta applicazione nella concessione dello Statuto Organico. Con l'entrata in vigore dello Statuto (R.D . 1° giugno 1919, n° 931) vennero anche adottati numerosi provvedimenti, intesi ad avviare il risveglio politico ed economico di quelle regioni. Oltre ai Comitati Consultivi furono istituite Camere di Agricoltura Commercio e Industria nei principali capoluoghi, finanziati piani cli opere pubbliche , potenziato J'ordinamento scolastico, riordinata la amministrazione dei beni WAQUF, disposta la restituzione dei beni confiscati ai condannati politici. Si intensificarono inoltre, dopo la stasi seguita alla grande rivolta, gli interventi delle Soprintendenze alle Antichità di Tripoli e Bengasi con il finanziamento di lavori di scavo e il riordino del materiale archeologico (Arco di Marco Aurelio a Tripoli, Villa romana cli Du Bue Amméra presso Zliten, Terme romane di Cirene). Particolare impulso fu poi impresso al potenziamento della rete stradale e cli quella ferroviaria con programmi di sviluppo delle tratte già esistenti: in Tripolitania, della linea Tripoli-Zanzùr fino a Zuara e al confine tunisino; in Cirenaica, della linea Benga si-Derna fino a Tobruk e al confine egiziano (D . Lgr. 21 aprile 1919, che stanziava la somma di cento milioni per le strade ferrate). Ma il complesso di queste e altre iniziative non riuscì a superare la ra(9) Cfr. Malvezz i A. "Elementi di dirillO coloniale", cit. , p. 45 - 46.


286

I GOVÈRNJ MILITARI DELLA LIB IA (1911- 1919)

dicata diffidenza e ostilità dell'ambiente locale, come avveniva in Colonie di altri paesi, abitate da popolazioni musulmane. Mancava ancora una effettiva base di fidu cia e di consenso eia parte dell'elemento indigeno, che reclamava maggiori autonomie nel rispetto della prop ria identità etnica e culturale o, megli o ancora, una completa indipendenza. Seguirà poi una nuova inversione di tendenza, che assumerà ulteriori forme di accentramento negli anni della riconquista. In questa fase il Senussismo sarà un "fattore essenziale della politica africana dell'Italia, uno strumento della espansione italiana". In sostanza, le rivendicazioni del Senusso (ad esempio sulle regioni del Tchad) diventeranno quelle di Roma (10). La sconfitta degli Imperi Centrali e della Turchia sarà seguita da profondi rivolgimenti nel continente africano (Schizzo n. 19), che favoriranno nuovi e più accesi contrasti fra paesi colonizzatori e popolazioni indigene e porteranno alla completa decolonizzazione nel secondo dopoguerra, favorita anche da altri fattori.

4.

CONSIDERAZIONI DI CARATTERE TECNICO-MILITARE

L'esperienza libica degli anni 1911 - 1919 presenta numerosi motivi di interesse nei riguardi d egli aspetti di carattere militare sia cli q uelli relativi al pe rsonal e, sia di quell i operativi. a) Questioni relative al personale

Nei riguardi degli aspetti del personale emergono in primo luogo, gli in convenienti connessi con una pluralità cli responsabili civili e mi li tari. In ogni attività, stabili ti i lineamenti d e ll 'azione politica, i responsabili prescelti per la condotta dell'azione militare debbono poter disporre di una conveniente libertà d'azione nell'ambito delle leggi e dei regolamenti. L' unità di comando costituisce u na esigenza fondamentale , da considerarsi tanto più valida quando l'azione vie ne condotta in particolari s ituazioni, quali quelle dell' amb iente col o niale. Ciò non avvenne quasi mai nel corso del p ri mo decennio della nostra presenza in Libia. Su l piano della condotta di operazioni militari l'esperienza libica costituì indubbiamente un fattore d i formazione e di collaudo dei numerosi Quadri che vi fu rono impegnati. Si può, infatti, rilevare come la maggior parte di coloro che nel corso della guerra europea salirono ai vertici d e lla gerarchia av evano acquisito esperienze di comando in Libia. Basterà citare alcuni nomi: Pietro Badoglio, Armando Diaz, Vittorio Alfieri, Enrico Caviglia, Gustavo Fara, Gaetano Giardino, Giulio Latini, Antonino Di Giorgio, Guglielmo Pecori Giraldi, Ettore Mambretti, Clemente Lequio, Luigi Capello, France(10) Cfr. Miche! P.H. "Les italiens en Cyrena1que" et le Senoussisme in "Revu e d'Histoire de la Gra nde Guerre", ed. Costes, 1926, p. 15.


CONCLUSIONI

287

sco Grazioli e altri. Non vi è d ubbio che l'esperienza libica costituì un valido banco di prova per i Qu adri ufficiali: molti infatt i ebbero modo di mettere in evidenza non comuni qualità professionali e d i carattere; altri invece d imostrarono grav i deficienze alla prova del fuoco, nella vita di reparto o in incarichi coloniali. Comunque, per tutti quella esperienza costituì una severa applicazione sul terreno cli teorie sull ' imp iego cl.elle unità, che dovettero essere adattate al particolare ambie nte; d'altra parte essa po rtò alla ribalta uo mini a cu i affi da re maggiori responsabilità. Altra constatazione riguarda l'importanza che assunsero in Libia gli ufficiali di complemento ne ll'inquadramento dei reparti e in altri .compiti. Fra i tanti esempi gioverà ricordare la figura e l'opera ciel sottotenente E. Petragnani, studente in giurisprudenza, trasferito in Libia, per compiervi il servizio di prima nomina, e destinato prima al Tribunale Militare di Misurata e poi a quello di Sebha. Fatto prigion iero in quest'u ltima sede, il Petragnani rimase nelle mani dei turcosenussiti fino al 1919, d imostrando in quei lunghi anni di privazioni e umiliazioni salde qualità morali e militari. Va poi sottolineato l'enorme tributo cli sangue pagato da tutti gli ufficial i, effettivi e di complemento, in una azione di comando improntata soprattutto sull'esempio. Nei riguardi della truppa si rivelò la difficoltà - particolarmente nei primi tempi - di operare in ambiente così particolare quale quello desertico; si trattò - ciel resto - di esperienze comuni ad altri eserciti, come a quello britannico impegnato n el deserto fra Egitto e e Cirenaica e quello francese nel Sud Algerino. Ciò indu sse, ma solo con un certo ritardo, alla costituzione di unità cli volontari ed al ricorso a reparti di indigeni, dei quali peraltro risultò talora dubbia la fedeltà, quando costituiti con elementi ciel luogo e non sufficientemente inquadrati, addestrati e controllati. Si devono infine ricordare le difficoltà incontrate ne ll'addestramento e nell'impiego dei reparti per effetto dei frequenti cambi dei contingenti cli leva, costituiti in gran parte da personale poco idoneo al servizio in Colonia; nonché le manifestazioni di intolleranza singole e collettive nei casi in cui si rese necessario ritardare le operazioni di rimpatrio . L' in tervento in Libia, allo scopo di non turbare l'ordinamento dell'esercito in caso di conflitto in Europa , né il complesso sistema cli mobilitazione nazionale, portò alla costituzione d i reparti con unità mino ri forni te dai d ive rsi Corpi con risultati che si prestavano ad inconvenienti sia nei riguardi della designazione del personale sia nei confronti dell'addestramento d i assieme . Inferiore, naturalmen te, anche il livello di addestramento d el personale assegnato nel corso del conflitto eu ropeo . Un aspetto che si intende far rilevare particolarmente è rappresentato dalle modificazion i che dm-ante i vari cicli d i operazioni in Libia an-


288

J GOVERN I MILITARI DELLA LIBIA (1911 -1919)

clarono verificandosi nei riguardi del governo d el personale, in precedenza improntato ai caratteri di una vita cli caserma. Da un lato i lunghi periodi cli permanenza a ridosso di opere fortificate, dall'altro le operazioni a largo raggio condotte in condizioni di massima autonomia ed a grandi distanze dalle basi in ambie nti inospitali, "accumunarono, frammischiarono Quadri e truppe ... li posero gomito a gomito nella lotta e nelle vicende quotidiane" (11) d eterminando una vera e propria "rivoluzione sociale" e preparando quella che sarebbe stata la vita cli trincea nel successivo conflitto europeo . Efficace testimonianza di questo nuovo spirito nei reparti è costituita da un libretto cli memorie e bozzetti di un giovane ufficiale (12) e dall' Ordine ciel Giorno d el magg. Brighenti, indirizzato ai componenti del presidio cli Beni Ulìcl alla vigilia della resa del forte (7 luglio 1915), nonché l'attestato rilasciato dallo stesso ufficiale "ai miei compagni d'arme ... ", per compre ndere che qualcosa era profondamente cambiato in questi anni nei rapporti tra ufficiali e soldati (Doc. n. 225). b) Questioni di carattere operativo e tecnico Sul piano ordinativo non risulta che le esperienze della esigenza di alleggerimento delle formazioni e cli maggiore supporto di artiglieria abbiano in qualche modo influenzato l'ordinamento dell'Esercito del tempo. Questo fu turbato dalla esigenza di inviare in Colonia notevoli quantità di uomini e materiali incidendo sulle possibilità operative in caso di guerra in Europa. Ciò obbligò il gen. Alberto Pallio Capo di S.M. dell'Esercito a comunicare la temporanea impossibilità all'invio previsto di un nostro Corpo d 'Armata sul Reno, in caso di conflitto fra Triplice e Duplice Intesa. Ma va ancora aggiunto che le notevoli spese sostenute per la campagna cli Libia non consentirono l'esecuzione cli quei programmi di acquisizione di artiglierie pesanti e pesanti campali, il cui approvvigionamento e ra stato più volte sollecitato e che risulterà un fattore importante delle insufficienze offensive e delle perdite ingenti del nostro esercitQ nel corso del 1915. La condotta strategica, oltre che dalle velleitarie volontà cli una sovranità "estesa" a tutta la Libia in tempi brevi, fu indubbiamente "condizionata" dalle insufficienze informative circa intendimenti e obiettivi della resistenza turco-araba. L'aspetto informativo fu sempre trascurato nell'Esercito italiano almeno fino al 1 ° conflitto mondiale, quando poté avvalersi dei numerosi trentini incorporati; sicché l'azione militare è sempre stata concepita come uno scontro in cui p iegare e battere un avversario spesso ignoto . Anche i provvedimenti ricognitivi e cli esplorazione ravvicinata furono spesso trascurati od insufficienti; sicché troppe volte le nostre unità furono sorpre~e da un avversario molto mobile e di non facile individuazione, mentre la si-

(11) Atti del "Primo Convegno d i sto ria m ilica re", marzo 1969. (12) Stefano Longo, "Diario di un combattente in Libia", Rivista Militare, Roma, 1987.


CONCLUSIONI

289

curezza venne talora ricercata in formazioni eccessivamente serrate e poco manovriere . Le esperienze, spesso amare, di questo primo periodo di occupazione della Libia, furono assimilate da Quadri che, come - per esempio - il gen. Ottorino Mezzetti, vi operarono a lungo anche negli anni successivi ed illustrarono efficacemente nei lo ro scritti (13) le esigenze particolari della condotta di operazioni nell'ambiente coloniale sia naturale che umano . Non vi è dubbio tuttavia che quelle esperienze contribuirono a creare nei Quadri una mentalità nuova, più elastica e manovriera, in sostanza più aderente ai problemi posti dalla guerra moderna , che poteva ora avvalersi dei mezzi nuovi messi a disposizione dalla scienza e dalla tecnica: l'aereo, il dirigibile, il pallone Draken, la radio, la mitragliatrice, l'automobile e l'autocarro, l'automezzo blindato (autoblindo-mitraglia tric i). Ma il fattore che influenzò in maniera determinante l'andamento degli avvenimenti fu essenzialmente quello logistico. Il mantenimento ed il supporto di presidi a grandi d istanze dalla costa e l'uno dall'altro imponeva che i rifornimenti fossero avviati a mezzo di colonne che, insufficientemente scortate, spesso costituivano un facile bersaglio per le forze ribelli. Sul p iano tattico, infine si dimostrò superiore la capacità difensiva e fortificatoria , che assicurò il possesso delle piazze di Tripoli e Bengasi con un abile sfruttamento del fuoco di mitragliatrici e cannoni ad integrazione degli ostacoli passivi, precorrendo - io un certo senso - quelle che saranno le esperienze della guerra di trincea del '15-'18. Da aggiungere ancora che la guerra italo-turca e le operazioni post-belliche in Libia fornirono numerose esperienze sull'impiego dei nuovi mezzi tecnici, sebbene esse non risultassero poi immediatamente tradotte in provvedimenti a favore della efficienza bellica del nostro Esercito alla fronte europea.. E ciò sia a causa del breve lasso di tempo io'tercorso, ma anche per le gravi lacune esistenti nell'apparato industriale e nelle difficoltà del nostro bilancio. In Libia si manifestò soprattutto l'importanza del mezzo aereo in missioni cli: ricognizione lontana, bombardamento, rilevamento fotografico e propaganda (lancio di manifestini in lingua araba) . Notevole anche, negli stessi anni, l'apporto della Marina in missioni di: scorta ai convogli , trasporto di reparti da un punto all'altro della costa, azioni di bombardamento, lotta antisommergibile, vigilanza lungo la costa libica, protezione delle piazze .

(13) Cfr. Ottorino Mezzetti, "Guerra in Libia. Esperienze e rico rdi", Cremonese, Roma, 1933.


290

I GOVE RNI MILlTARJ DELLA LIBIA (191 l-t919)

CONCLUSIONI

A chiusura di queste note gioverà porre un acuto giudizio di Ferdinando Martini, che mette bene in evidenza cause e aspetti della nostra esperienza libica negli anni in riferimento (Doc . 79) : "La conquista della Libia ha avuto per noi carattere nazionale, oltrepassando di gran lunga i limiti della soluzione di un semplice problema coloniale e assurgendo a questione internazionale di politica mediterranea e di equilibrio. La conquista stessa ha costato all'Italia sangue prezioso e spese ingenti". Su questi presupposti non può pertanto mancare il doveroso ricordo a quanti, militari e civili, operarono in terra cl' Africa con grande impegno ed onestà d'intenti, fino al sacrificio d ella vita, nella certezza di servire gli interessi della comunità nazionale. E così pure nei confronti dei valorosi ascari, meharisti e zaptié, che combatterono sotto la nostra bandiera, al fianco delle truppe metropolitane, con pari dignità ed onore. Ma è doveroso altresì rivolgere un pensiero di grande rispetto nei confronti cli tutti coloro che, in campo avverso, lottarono in difesa della propria identità religiosa e culturale, a salvaguardia d ei propri ideali di libertà e giustizia.


291

CONCLUSIONI

Schizzo n. 19 AFRICA POLITICA - 1922 (

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INDICI



INDICE DEI NOMI DI PERSONA

- AABDALLA ben FHAED, 95, 97 ABDALLA el-RAFAI, 38 ABDALLA IDRIS SENUSSI, 97 ABDALLA TEMSICHET, 233 ABD el-GELIL, ben NASSER, 158 ABD el KADER el Hadj, emiro, 66 ABD el-MOHAMMED, 176 ABD er RAMAN el-AZZAM, 237 ABD SELAM BU, ufficiale bengasino, 125 ABDUL el-NEBY BELKER, capo degli Orfella, 165, 166, 203, 235 ABDUL HAMID II, Sultano di Costantinopoli, 48 ABDUL RAMAN effendi, 151 ACQUAVIVA S., 15, AEHERENTHAL A.L., 25 AFFRONTI G., carabiniere, 262, 263, AGNESA G., 250, 251 AH.MED BESSIN bey, 14, 15 AHMED el-.Mraiéd, consigliere del Governo, 205 , 222, 233, 235 AHMED el MUNTASSER, consigliere ciel Governo, 95, 106, 168, 202, 258 AH.MED es SUNNI, 120, 175, 203, 204 AH.MED esc-SCERIF (3° Gran Senusso), da 17 a 19, 55, 142, 145, 151, 153, 158, 185, 186, 188, 189, 191, 193, 195, 197, 204, 210, 212, da 213 a 215, 224, 254, 280 AH.MED SEF en NASSER, 122 , 128, 162, 188, 203 AHMED TUATI, 162, 173, 203 AHSEN SAKEB, cap. tripolino, 222 ALBERA E., col. carabinieri, 37

ALBERTI, ten. col. 223, ALBERTINI L., 264, ALBRICCI A., add. mil. Vienna, 25 ALFIERI V., ministro della Guerra, 224, 287, ALI' ADIAB schek, 19 ALI' ben DIAF, 222 ALI' ben TANTUSC, caimacàn di Azizia, 180, ALI' DINAR, sultano del Dar Fur, 191, 192, 198 ALI' el CATTABI esc-SENUSSI, 19, 197 ALI' el MARI, 258 ALI' esc-SCIANTÀ, caimacàn di Zintan, 98 ALI' Paschà, 214 ALLEGRO, gen. tunisino, 108 AMATO A., 66 AMBROSINI G., 106 AMEGLIO G ., ten. gen., sen., 27, 33, da 147 a 149, da 151 a 154, 175, 176, 178, 180, da 186 a 189, 191, 192, 194, 196, 198, da 203 a 207, 209, 210, da 212 a 215, 218, 220, 222, 223 , da 226 a 229, 231, 232, 238, 241, 242, 244, da 249 a 254, 256, 259, da 271 a 273, da 279 a 282 ANCONA U., deputato, 43 ANDREINI T., cap. carabinieri, 77, 104, ANTONUCCI, ten. col., 170, 171 , ARCARI F., magg. , 214 ARRIVABENE VALENTI CONZAGA, 18, ASINARI Di San Mazzano A., 110 ATTILIO E., cap ., 255 AUBRY A. , amm. , 25 AVARNA (d') G., 25 AZIZ ALI' bey el .MASTRI, magg. es. turco, 91, 140, 142, 145,


296

I GOVERNI MJLITARI l)F.LI.A LIBIA (1911-1919)

146, 183 AZIZ M. MUNTASSER, 258

- BBACCON, cap. , 127 BADOGLIO P., cap. di S.M. 26, 34, 287 BAECK bey, col. es. tedesco, 183 BALDONI, 67 BARATIERI O., ten. gen., 137 BARDI G., col., 118, 223, 224 BARRERE C., ambasciatore di Francia a Roma, 4 BARTOLOTTI D., 140, BARUNI el SULEIMAN, deputato del Gebel Nefusa, 27, 46, 95, 96, 98, 99, 100, 101, 103, 112, 125, 127, 186, 188, 189, 205, 207, 214, 217, 218, da 220 a 222, 228, 233, 235, 238 BEGUINOT F., esperto in studi berberi, 39 BENCIVENGA R., cap., 23, 26, 68 BERTINETTI, cap. , 270, 271 BERTOLINI P., 83, 85, 87, da 97 a 99, 101, 107, 108, 113, 138, 140, da 145 a 148, 152, 249, 250, 278, 284 BIANCO, magg., 138, BILLIA C., ten.col. M.O.V.M., 153, 162, 170 BIRDWOOD, ten. gen. es . inglese, 185 BOCCACCIA E., col. 233 BOLLATI R., sen., 125, 153 BONELLI, esperto di lingua turca, 39 BONELLI, ten. col., 160 BONGIOVANNI L., ten . col., 91, 147 BOREA RICCI d'OLMO, c.amm., 26 BOSELLI P., 72 , 148, 198, 280 BOURBON del MONTE di S.M., 16, 17

BRESCIANI E., 67, BRIAND A., 198, BRICCOLA O., ten. gen., 55, 64, 76, 77, 84, 89, 137, 138, 140, 142, 145, 147, 152 BRIGHENTI C., magg., 170, 172, 173, 178, 268, 269, 288 BRIGHENTI M., 170 BUGEAUD P. T., Maresciallo di Francia, Governatore dell'Algeria, 49, 65, 66, 149 BU SEF BESCIR ben HASSA, caimacà n di Brak, 117

- CCACCIA M., magg. add. mii. Cairo, 193 CADORNA L., 43, 65, 111, 120, 127, 134, 136, 153, 158, 172, da 167 a 171, 176, 178, 179, 183,224,264, 279,280 CAGNI U., amm., 26, 61, CALDERARI L., col. add. mil. Berlino, 48 CAMERANA D., ten. gen., 34, 89 CAMPIONE, cap . veterinario, 78 CANEVA C., ten. gen., sen., 24, da 26 a 31, 34, 35, 42, 55, da 57 a 61, da 63 a 68, 75, 84, 158, 179, 24-6, 279 CANEVARI E. - COMISSO L., 57, 70, 79, 137 CANTORE A., magg. gen., 151, 254 CAPELLO L., magg. gen., 70, 71, 89, 142, 287 CARAMANLI', fam iglia, 247 CARUSO INGHILLERI D., consigliere di prefettura, 35, 37 CASSINI$ G., magg. gen., 170, 172, 220, 222, 223 , 263 CAVACIOCCHI A. , magg. gen., 21, 88, 145, 146 CAVALLERA G., deputato, 249 CAVIGLIA E., cap., 95, 287


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INDICE DEI NOMI

CELESIA di Vegliasco G., m inistro degli Interni (gab. Salandra), 220, 251 CERANI, cap., 269 CERULLI E., orientalista, 108, 109, 243 CHAURAND (de) SAINT EUSTACHE F., ten. gen., 30, 35, 69, 88, 90, 93, 95 CHEMES ed-DIN Pachà, 83, 129, 202 CHISINI, magg. , 178 CHIOSSI G.B. , ten. col. , 173, 190, 203 CIASCA R. , 134, 136, 213, 238 CIGLIANA L. ten. gen., da 126 a 129 COARDI di CARPENETTO E., magg. gen. di Cavalleria, 88 COLOSIMO G., 15, 19, 180, 198, 208, 209, 212, 213, da 215 a 217, 220, 226, 228, 231, 234, 235 a 244 a 247, 260, 261, 279, 280 a 282 COLOSIMO M., 198, 212, 280 COMO, cap . vasc ., 193 CONTI ROSSINI C., 166, 204 CORÒ F., 96 CORRIDORI , cap., 134 CORSELLI R., cap., 87 CORTICELLI, cap., 119 COSTA S., cap. , 262 CRAVERI F., cap. carabinieri com.te di banda indigena 37 CUTTICA, ten. , 129

- DD'ALESSANDRO F., ten . gen ., 138, 140 D'AMADE A.G.I., com.te corpo francese della spedizione dei Dardanelli, 21, 185 D'Al\lIICO C. , magg. gen., 89 DE ANGELIS P. , cap., 271, 272 DE DOMINICIS, cap., 119

DE FELICE R., 245 DEL BOCA A. , 99, 111, 265, 267 DEL BUONO F., magg. gen., 89 DELCASSÉ T., 176 DEL MASTRO C., magg. gen., 159, 166 DE' LUIGI G., 13 DE MARTINO G., 239 DE PINEDO E., ten., 197 DE RADA L., ten. pil., 72 DER GOLTZ (von), gen. , 15 DESPOIS J., economista, 15 DESSI' G., ing., 98, 104 DE VITA R., col., 212 DIAZ A., 62, 224, 287 DI GIORGIO A., ten. gen., 287 DI SAN GIULIANO A., 23, 64, 65, 124, 125, 277 DJEMAL Pacbà, gen. es. turco, da 183 a 185 DONISELLI L. , col., 223 DRUETTI L., ten. gen., da 127 a 129, da 157 a 159 DUCHEMIN A.P.A., gen. es. francese, 21 DUVEYRIER H., 17

- EEINAUDI L., 43 ELIA, ten. col., 51 EMANUELE A., cap., 255 ENVER Pachà, da 48 a 50, 91 , 92, 124, 153, 181, 183, 186, 191 , 217, 234

- FFABBRI A., col. , 100 FARA G ., magg. gen., 28, 31, 287 FARHAD M. bey, consigliere del Governo, 46 , 95, 105, 106, 202, 284 FA VARELLI L., amm., 25


298

I GOVERNI MI LITARI DELLA LIBIA ( 1911 -1919)

FERRARI, ten. col., da 256 a 258, 260 FERRI F., magg. gen. , 149, 254, FHETY bey, magg. ad. mil. Parigi, 47, 49 FIORETTA, col., 89 FORNARI G., 115, 126, 157 FRANCHETTI L., 106 FRUGONI P., ten. gen., 30

- GGAAFAR Omar Pachà, 196 GABELLI O ., 232 , 282 GABRIELI G., 109, 248 GABRIELI F. , 15, 109 GAITER A., magg., 172 GALLI C., console, 68 GALLIENI G.S., Governatore Madagascar, 21 GALLINA G ., col., 166, 263 GARIBALDI G., 253 GARIONI V., ten. gen. , 33, 76, 88, 105, 112, 113, 119, 120, 121, 125, 126, 145, 158, 229, 231 , 232, da 234 a 237, 239, 263, 271, 282 GASTALDELLO A., magg. gen., 26 CASTALDI, cap., 45, 95 GAVOTTI G., ten. pil., 28, 72, 73, 75 GAZZARA, te o . pii. , 28 GAZZOLA I., magg. gen. , 78 GENTIL P ., 16 GIANINAZZI C. , col. 132, 134, 159, 160, 206, 272 GIANNINI A., magg., 120, 130, 157 GIARDINA A. , magg. gen., 34 GIARDINO G., ten . col., 26, 62, 63, 287 GIFUNI G.B., 176 GIOLITTI G., 9, 16, da 22 a 24, 31, 32, 4 1, 52, 55, 57, da 59

a 61, 63, 83, 95, 97, 279 GOGLIA L. - GRASSI F., 85, 200, 251 GONDRECOURT (de), col. , 24, 28, 29, 31, 61, 65, 70, 73 GONZAGA F., col., 254 GRASSI F. , 85 GRAZIANI R., 235 GRAZIOLI F.S., ten. col. , 31, 85, 97, 105, 1.15, 121, 130, 277, 287 GRIFFINI E., esperto in lingua araba, .39 GRIMANI P.L., 51 GUARINI L. , cap ., 104 GUGLIELMO II, Imperatore di Germania, 32, 124

- HHADI b ey COOBAR, caimacàn del Gariàn, 95, 99, 157, 202, 284 HAGG SENUSSI BARKANI, caimacàn di Murzùk, 119 HAGG SENUSSI SOFO, cap. es. turco, 121, 165, 166, 265 HAGHEN (von), magg. es. ted esco, 184 HALIN effendi, 51 HAMÌLTON J. (sir), 185 HASLAM, ten. vasc., 209 HASSAN MESSAND ben OMAR, 175 HASSAN SANEL, ten ., 209 HASSUNA Pachà CARAMANLI', 27, 45, 46, 202 HERCOLANI GADDI A., cap., 96, 97, 99, 104, 1.13, 115, 134, 21 4, 215 HINDENB URG P .L. (von), 193 HODGSON H .W ., magg. gen . es. inglese, 212 HUSSEIN, ben Asciur el-GRITLI, 218, 220, 222, 223


299

TNOJCE DEI NOMI

- I -

IDRIS di LUXOR, 208 IMPERIALI G., di Francav illa, ambasciatore a Londra, 168, 189 INSABATO E., 16, 19, 186 ISAHAG Pachà, ministro della Guerra, 92

- YYOUSSEF CHATONAU bey, deputato di Bengasi, 216

LEZZI L. , cap. , 104 LEWIS B., 277 LYAUTEY H ., Residente Gen. Marocco, 21 LIMAN von SANDERS, ge n. es. te desco , 91 , 92, 182 LISI NATOLI M., col. Cavalleria, 88 LOCURCIO, cap ., 77, 118, 119 LONGO L.E., 31, 105, 115 LONGO S., 288 LUIGI di SAVOIA duca degli Abruzzi, 26 LUKIN H.T., magg. gen. es . inglese, 195 LUZZATTI L., 41

- ]JBRAIM Pachà, valì di Tripoli, 14 JOHSTON H.H. , 238 JORK, gen. es . inglese, 214 ]OVINE A., cap . carabinieri, da 258 a 261

-K KALIFA ben ABDALLA, 238 KALIFA ben ASKAR, 200, 217 , 268 KITCHENER H .H., (sir), 51

- LLAFFITTE L., 103 LAMPUGNANI R. , ten. pii., 28 LARGEAU V.E., col. es. francese , 116 LATINI G. , magg. gen., 140, 149, 187, 205, 206, 218, 259, 260, 287 LE BOUF, ten. col. es . francese, 268 LEQUIO C., ten . gen., 34, 88, 90, 95, 99, 100, 101, 103, 287

-M MAHDI es SUNNI M. , capo zauia di Midza, 37 , 116, 134, 21 7, 2 18, 222, 269 MADDALENA N., col., 142 MAGGIOTTO G. , magg . ge n ., 72, 88 MALETTI, ten. col., 237 MALVEZZI, A., 15, 242, 283, 285 MAMBRETTI E., magg. gen., 142, 145, 151, 287 MANGLES C.G., cap. es. inglese, 197 MANESMAN O. 198 MANFRONI C. , amm., 25 MARCHESI G.B., soldato, 257 MARCHI F. , magg. gen., 89 MARCONI G. , 73 MARTINELLI V., col. , 187 IvlARTINI F., 124, 126, 127, 154, 157, 158, 162, 165, 167, 171, 176, 186, da 188 a 190, 196, 200, 202, 209, 250, 251, 256, 259, 260, da 262 a 264, 279, 291 .MARRONE P. , t e n. gen. , 198, 260 MASCIO S., soldato , 20 MAUCORPS, ade\. mil. di Francia


300

I GOVERNI MILITARI DELLA LIBIA (1911-1919)

a Istanbul e Cairo, 47, 52, 53, 91 , 163, 164, 182, 183 MAUSSIER L., magg., 104, 128, 163 MAXWELL J. (sir), Com.te truppe anglo-egiziane , 184, 191, 195, 209 MAZZOLI D. , magg . gen., 100, 112 MEI A., 18 MELIL bey, magg. es. turco, 71 MEOMARTINI P., ten. col., 143, 149 MERCATELLI L., funzionario coloniale, 85 MERLET V.E., Governatore A.E.F., 198 MESSE G. , ten., 177 MEZZETTI O., col., 47, 134, 232, 233, 236, 237 MIANI A., col., 110, da 112 a 119, 121, 122, 126, da 128 a 130, 132, 134, 160, da 162 a 168 MICHEL P.R. , 194, 205, 286 MIEGE J L., 14 Iv1ILLO E., amm., 33 MILNER A. (sir), 283 MIRAGLIA E., ten., 20, 106, 121, 173 MOCCAGATTA G., magg. gen., 89, 187, 197 MOHAJ.vlMED ben ABDALLAH, capo degli AULED BU SEF, 95, 97, 115, da 117 a 119 MOHAMiv1ED ben ABDALLAH es-SUNNI, capo delle z.auie ciel Burku, 116 MOHAMMED ben ABDALLAH MUSSA GRADA, 98, 99, 202 MOHAMMED ben ALI' e! ELMI, 55 MOHAMMED ben ALI' esc-SENUSSI (1° Gran Senusso), 16, 17, 19 MOHA.MMED ben ALI' el-ASCEB, 121, 122, 128, 222 MOHAMMED ben AZIZ FAUZI bey, caimacàn di ZLITEN,

164, 221 MOHAMiv1ED ben HUSEN, scek, 51 MOHAMM!ED CUSSEN, 128 MOHAMMED el MAHDI esc-SENUSSI (il grande Senusso), 17, 19 MOHAMMED el RAFAI, 38 MOHAMMED el ABED, 19, eia 121 a 123, 128, 133, 134, 186, 197 MOHAMMED es ZERUALI, 213 MOHAMMED FGHENI, 218, 238 MOHAMMED H.AMDI, ca p . gendarmeria, 87 MOHAMMED HILAL, 19, 192, 193 da 195 a 197, 208, 213 MOHAMMED IDRIS, esc-SENUSSI (4° gran Senusso), 19, 121, 186, 188, 189, 193, 195, 197, da 208 a 210, da 213 a 215,217,220,233,239,280 MOHAMMED MERG.ARI, 208 MOHAMMED MUZAFER, 97, 107, 221, 284 MOHAMMED REHAD II, Sultano di Costantinopoli, 48 MOHAMMED e! RIDÀ esc-SENUSSI, 19, 239, 268 MOHAMMED SEF en NASSER, 158 MOIZO R., cap. pilota, 28, 72, 73 MONDINI, cap. , 117, 118, 134 MONESI E. , ten. col., 190 MONTI E. , col., 170, 25'6, 257 MONTUORI L. , magg. gen. , 88, 100 MONGARI O., deputato, 249 MORETTI, cap. , 170, 171 MOSCA G ., Sottosegretario Colonie, 15 MUCTAR COOBAR, 221 MUNTASSER bey $UNNI, 202, 258 MUNTZINGER V. , prefetto, 85, 239 MUNTASSER, famiglia, 258


301

INDICE Dlll NOMI

- NNAGY bey, de putato del Gebél, 97 NALLINO C.A., 12, 39, 108, 109, 243,248 NAPPI R., direttore coloniale, 265 NAZIM Pachà, ministro della Guerra, 92 NEGRI, cap. , 97, 112 NESCIAT bey, col. es. turco , 46, 90,228 NIGRA G., magg. gen., 154, 157, 160, 173, 175, 177, 236 NOFFA C. , 265 NURY bey, fratello di Enver, col. e poi gen ., 91, 96, 153, 154, 191, 195, 196, 205, 206, 210, 213, 214 , 217, 220, da 221 a 223, 227, 270

- 0 0MAR CALIFFO, (634-644) , 13 OMAR el-Rafai, scek, 38 OMAR PACHÀ el Muntasser, da 111 a 113, 121 ORLANDO V.E. , 216, 280 ORSINI P. , cap. corv ., 85 OSMAN FUAD, principe turco , 228 OTHMAN ben ALI' GHJZANI, 221

- PPAJOLA U., ten. col. , 187, 190 PANTANO G., ten. col., 113, 120, 175, 200, 201 , 236, 255, 278 PAVONI A., commissario regionale, 100, 104, 166, 204, 256, 258, 260, 261 PECORI GIRALDI G., ten. gen ., 26, da 30 a 32 , 61 , 62, 287

PEYTON W .E., magg. gen., da 195 a 197 PELLÈ, ten. col. add. mii. di Francia a Berlino, 48, 49, 52, PERICOLI, funzionario coloniale, 85 PERREO, ten. col., 172 PERTICONE G., 18, 41 , 43 PESENTI G. , cap ., 104 PESTALOZZA F., 67 PETITTI di ROBERT O C. , col. , 78 PETRAGNANI E., 20, 175, 269, 287 PIA D., brig . carabinieri, 262, 263 PIACENTINI R., console, 208 PIAZZA C. , cap. p ii. , 28, 72 PIAZZA G ., giornalista, 246 PINO A., ten. , com.te cp. libica, 117, 118 PINTOR L., funzionario coloniale, 212 PISCICELLI , cap., 77 PISTONE S., 275 POINCARÈ G.E ., 49 POLLIO A., 22, 23, 43, 54, 58, 59, 63, 70, 73, 79 , 120, 121, 138, 288 PONTAGGIO, cap ., 184

- RR...1\GGIO M., 236 RAGIONIER.I E. , 68, 70 RAG NI O ., ten. ge n ., 34, 65 , 84, 88, da 95 a 99, 105, 111, 112, 203, 206 R.AINALDI L., magg. gen., 34 RAMADAN esc-SCETEUI, 164, 166, 167, 203, 206, 217, da 220 a 222, 228, 231 , da 235 a 238, 271 , 281 RASSEM b e y COOBAR, notabile del Gariàn, 99, 169, 221 REGEB Pachà, valì di Tripoli, 14


302

I GOVERNI M I LITARI DEI.I.A I.IBIA ( 19 1 I- 19Il9)

REINERI, ten., 270 REISOLI E., ten. gen., 89 RENNEL RODD J. (sir), ambasciatore d'Inghilterra a Roma, 209 REPACI F., 43 RICCI ARMANI, magg. gen., 89 ROCCA REY, com.de FF.NN ., 63 ROCCHI E., ispettore Genio, 70 ROCHAT G. - MASSOBRIO G., 43 ROMANIN JACUR, 245 ROMANO S., 71 RONCAGLI, 25 RONCHE, magg. , 206 ROSSI, magg. adetto S.M. Corpo Sped., 26 ROSSI , cap . com.de comp. libica, 117 ROSSI, U., ten. pii., 72 ROSSO R., col., 162, 172, 256, 258 ROSSOTII A., ten. col., 169, 170, 268, 269, 272 ROVERSI, col. , 175 ROVIGHI A., 275

- SSAFI ed DIN, 19, 162, 163, 173, 197, 199, 203, 204, 217 SAID ben SULTAN, scek, 199, 258 SALANDRA A., 43, 124, 167, 168, 172, 176, 179, 198 SALAZAR M., magg. gen., 88 SALEM el CHEBIR, 216 SALSA T., ten. gen., 37, 57, 58, 70, 71 , 79, 137, 145, 146 SALVAGO RAGGI G., sen., 76, 176 SAMY bey, Caimacan del Fezzan, 104 SANI, ten. col. , 233 SANTANGELO F. magg. gen. , 262 SANTILLANA D., 108, 109, 243

SARTIRANA, magg., 160 SASSI KHOZAN CHIANI, capo berbero di Jefren, 95 , 96, 207 SAVOIA LUIGI, duca degli Abruzzi, 26 SCALEA LANZA (principe di), 55 SCARFOGLIO E., 48 SCIAABAN ben SULTAN, 207 SEF en NASSER, famiglia, 103, da 112 a 115, 121, 122, 188, 203, 206, 227 SERRA A., agente clip!. Cairo, 125, 127 SERRA F., 15, 20, 208 SEVERINI, cap. comp. libica, 117 SFORZA A.M., 9, 109, 254, 267 SIMONETTI, soldato, 257 SIROLLI F. , cap., 95 SNOW C.L. , col. es. inglese, 191, 192 SOF schek, notabile di Jefren, 95, 104, 218, 238 SOLVO, cen., 270 SONNINO G.S ., 153, 168, 183, 189 SPINGARDI P., ten . gen., sen., 24, 54, 58, 59, 64, 66, 67, 84, 91, 97, 138, 147 STREVA v_, cap ., 96, 134, 220 SUAREZ E-, magg., 26, 115, 118 SUNNI, fam iglia, 175

- TTAALAT bey, 192, 193 TAHER CARAMANLÌ, principe libico, 202 TALBOT M.G., col. es. inglese, 209, 212 TARDITI G ., magg. gen., 95, da 235 a 237 TASSONI G .C., ten. gen., 34, 88, 138, 140, da 145 a 147, 160, da 164 a 167, 169, 170, 172, 173, 175, 176, da 178 a 180, 255, 258


303

INDICE DEI NOMI

TEDESCO F. , ministro ciel Tesoro, 41 , 42 TERUZZI A. , ten. , 117 TESTAFOCHI, cap., 128 TESTI RASPONI G. , cap., 104 TETTONI A., te n . gen. , 88 , 104, 229, 263 TITTONI T., 52, 176 TOCQUEVILLE C.M., 277 TOMMASINI P., magg. gen. , 88 TORELLI A., magg. gen., 144, 146 TORRE, ten . col. , 172, 206 TROMBI V. , magg. gen., 51 TURATI E., 142, 249 TUSSUN, principe egiziano, 51

- UUBERTALLI R., cap. Cavalleria, 190

VILLA, ten. col. , 208 VINAJ R., ten. gen ., 147 VIRGILIO A., ten. , 19, 20, 267, 268 VITALE M.A., 112, 113, 119, 166, 205 VITALI G., cap., 134 VITTORIO Emanuele III, re d'Italia, 32, 83, 124, 239 VOGLTNO, cap ., 1 57

- WWALLACE A., magg . gen. es. inglese, 192, 194, 195 WESTMINST ER, magg. es . inglese, 196 WILSON H.H. , ten. gen. , 185 WILSON T.W., 285

- Y- VVACCA MAGGIOLINI A., col., 235 VALENTINO, cap., 134 VALLE G. , ten. carabinieri, 259, 263 VERONA, ten . pii. , 28 VERRI P., cap. di S.M., 26, 27, 67, 68, 70 VIALE L., amm. sen. , 33

YOSEF CHATOUAU, bey, deputato di Bengasi, 216

- ZZOLI C., 119, 165, 168, 235 ZOPPI O ., magg. ge n., 236 ZUPELLI V., ten. ge n. , sen., 55, 154, 159, 176, 179, 198, 259, 2.62



INDICE DEI NOMI GEOGRAFICI

-A ABECHÈ, 191 ABELAM, 194 ABIAR (el), 140, 190, 244 ABU el AZAR, 119 ACHIB, 99 ACROMA, 208, 213, 244 AGAR (Sciati), 118 AGARBIA, 221 AGEDABIA, 144, 163, 187, 206, 254, 269 AGELAT, 12, 95, 98, 218, 220, 223, 238 AIN CALACCA, 18, 116 AIN MARA, 142, 146, 171, 190 AIN ZARA, 31 , 72, 75, 78, 88 ALAUNA (oasi), 12 ALESSANDRIA d 'EGITTO, 194 AMSEAT, 186, 193, 197, 214, 245 ARBAA (valle), 100 ARGUB, 24, 137, 148, 149, 152, 221 ASAABA (o Assaba), 100, 101, 111, 175 AUGILA - GJALO (oasi), 111 AZHAR el (Egitto), 107, 242 AZIZIA, 12, 46, 47, 50, 73, 93, 99, 169, 170, 171, 178, 180, 207, 220, da 236 a 238, 256, 257

- BBAGDHAD, 14, 196 BAHARIJA, (oasi dell'Egitto), 197 BAKHLA (oasi dell'Egitto), 197 BARCA, 140, 142, 146, 149 BARDIA, 193, 197, 208, 245 BEDA, 190 BEDAFON, 149 BENGARDANE, 50 BEN HUR, 96 BENIE, 140, 151 BENINE, 137, 140, 152, 190

BENI ULID, 87, 97, 99, 120, 157, 169, 170, 172, 173, 178, 200, 203, 221, 238, da 268 a 270 BILMA (oasi), 111 BIR el GHERIAT, 151 BIR el TUETA, 236 BIR FARGIAN, 237 BIR GANDUL, 151 BIR SEBA, 183 BIR TAGEMUT, 162 BIR TERRINA, 223, 236 BIR TOBRAS (oasi), 31 BIR WAER (Egitto), 196 BOMBA, 13, 194 BORKU, 111, 121 , 198 BRAK, 113, da 117 a 120, 126, 128, 130., 132 BUCAMEZ, 220, 226 BU GASSAL, 153 BU GERADA, 113 BU MARIAN, 148 BU MELIANA, 29 BU NGEIM, da 111 a 114, 119, 122, 125, 130, 159 BU RECTMA, 162 BU SCEMEZ, 33, 147 BU SCERIBA, 190

- CCABAO (KABAO), 175 CAIRO, 16, 77, 184, 193 CAMPOROSSO (Derna), 190 CANICATTINI BAGNI (Siracusa), 202 CARRUBA, 149 CIPRO, 181 CIRENE, 130, 145, 146, 149, 151, 152, 187, 190, 208, 244, 249 CORNET BU GARA, 160 COSTANTINOPOLI, 14, 17, 52, 183, 187 CUSSABAT (o Cusbat), 96, 158, 170, 172, 235


306

I GOVERNI MlLf'l'ARI DELLA LIBIA (191 l -'/919)

- DDABAA (Egitto), 192 DAMASCO , 14, 182, 183 DAR-FOUR, 181, 191, 194, 198 DARDANELLI, 185 DERNA, 32, 48, 50, 70, 86, 87, 89, 91, 137, 142, 145, 146, 15 2, 187, 201, 208, 213, 244, 245, 286 DJANET, 206 DUNNUM, 99

-EEDERI, 120, 132 EL FATIA, 126 EL GAFA (Sciati), 122 EL BASSA, 226 ENNEDI, 116 ERZINJAN, 14 ESCHIDA, 117, 118 ETTANGI, 137, 142, 146

- FFAIDIA el, 190 FARAFRA (oasi dell'Egitto), 197 PASCER e l (Dar-Four), 198 FAVIGNANA (Trapani), 294 FERDANE e!, 184 FESSATO (o Fassato), 95, 104, 157, 158, 177, 268 FLORIDIA (Siracusa), 201 FONDUC ben Gascir, 47, 93, 171, eia 222 a 224, 236 FONDUC MAATHUS, 256, 257 FORT LAMY, 191 FORT POLIGNAC, 130, 206

-G GADAMES (GHADAMES), 50, 87, 104, 157, 160, 172

GAETA, 264 GAHARA di SEBHA, 20, 120, 132, 134, 269, 287 GALLIPOLI (penisola), 185 GANDAL, 151 GARBAA, 142, 145 GARGARESC, 32, 88, 178, 262 GARGAF, 117 GARIAN, 27, 28, 47, 48, 50, 61, 77, 93, 96, 98, 99, 101 , 111, 119, 120, 158, 169, da 175 a 177, 207, 271 GARS e l ARCAR, 222 GARS BU HADI, 163, 164, 166, 168, 169, 172, 200, 263 GARS TECASIS, 151 GARS TELLIL, 223 , 253 GATRUM, 120 GAZA, 189 GEBADO, 111 GEBEL ACHDAR (montagna verde), 142 GEBEL NEFUSA, 27, 97, 126, 205 GEBEL SODA (Monti Neri), 111, 112, 114, 116 GEDIDA el, 218, 221, 222 GEFARA, 12, 175, 217 GEMAL ben NASSIB, 220 GEMIL e!, 229 GERDES, 140, 187 GHAT, 104 , 113, 120, 130 GHEDDAIA, 162, 166, 255 GHEGAB, 145, 146, 190, 249 GHEIFAT, 187 GHEMINES, 149, 190, 208 GHERAN, 93, 233 GHERIAT, 111, 120, 127 GHII3LA, 115, 122, 126, 129, 160 GHURO (Gouro), 17, 116, 196 GIADO (sud di Jefren), 218, 268 GIALO (Cir.), 20 , 149 GIAMMAT , 127 GIANET, 111 GIARABUB, 13, da 18 a 20, 50, 189, 213, 269 GIOFRA, 99, 11 5, 124 GIOSC, 12, 104, 175, 177, 268


307

INDICE DEI NOMI

GMARA, 186 GUBBA e!, 190 GURDA, 198 G.XSUR, 140,148,190

LETE, 190 LIPARI , 265

- M- HHALFAIJA (Egitto), 196 HANIA el, 190, 244 HENNI, 31, 73, 264 HILAL (Sidi), 193 HOMS, 29, 34, da 70 a 72, 77, 151, 158, 172, 178, 200, 203 , 216, 220, 227, 232, 235, 262

-J JEFREN (YEFREN), 47, 95, 101, 103, 157, 158, 175, 177, 268

-K KANTARA el, 184 KANEM, 191 KASSEIMA, 185 KATUBA el, 148 KAULAN, 151 KEF ATELA, 113 KEINEM M., 151 KHALLET esc-ZEITUN, 235, 237 KHARDJAH (oasi dell'Egitto), 197 KOEFIA, 140, 190 KUFRA, 17, 18, 55, 111, 112, 181, 186, 209

-L LAERIGIA, 151 LANGAL, 149 LECKT ARA, 149

MAAMURA (Marabutto nell o Zintà n), 233 MACABEZ, 33, 50 MAHARUGA (Sciati), 119, 121 MARAUA (Merg), 149, 151 MARGEB, 32 MARl\llARICA, 151, 181, 193 MARSA el AUEGIA, 120 122 MARSA MOREA, 197 MARSA SUSA (Apollonia), 140, 145, 190, 201, 249 MARSA ZUAGA, 222 MARTUBA, 190 MATRUK, 194, 195 MDUAR, 137, 146, 153, 186 MEKILI (Mikili), 50, 151 MENSCIA, 12 MERG , 140, 146, 149, 151, 152, 187, 188, 190, 208, 244, 249 MISURATA, 34, 71, 77, 87, 89, 105, 125, 130, 158, 162, 165, 166, 169, 172, 173, 199, da 203 a 205, 214, 217, 218, 222, 224, 227, 228, da 235 a 238, 256, da 258 a 261, 264, da 269 a 271, 281, 287 MIZDA, 105, 111, 112, 120, 157, 160, 169 MOGHARA (oasi), 192 MSCIASTA (oasi), 232 MSELLATA, 162, 163, 258, 259 MSSERJ, 29, 31 MSUS, 149, 153 MURZUK, 104, 113, 117, 132, 191, 222

- NNALUT, 95, 103, 104, 175, 177, 178, 206, 268


308

I GOVERNI MILITARI DELLA LIBIA (1911-1919)

NEGIAT, 12 NUFILJA, 120

-0-

0MMERZEN, 151, 153 ORFELLA, 12, 47, 99, 103, 112, 125, 160, 162, 165, 203 OULANGA, 198

- PPOLA, 215 PONZA, 264, 265

- RRABTA, 100 RAS el MEHEL, 197 REGALDINE, 34 REGHEAT, 12, 28 REGIMA el, 140, 152, 190, 280 ROGEBAN, 207, 218

SIDI HALED , 190 SIDI HUSSEIN, 194 SIDI RAFTA, 147 SIDI RAHUNA, 190 SIDI SAID, 33 SINAI, 185 SINAUM, 157 SIRIA, 183 SIRTE (Sirtica), 91 , 96, 97, 99, 113, 114, 119, 122, 125, 126, 149, 158, 163, 166, 169, 202, 232, 238, 264 SIWA (l'antica oasi di Giove Ammone) , 194 SLONTA, 149, 152 SMIRNE, 182 SOCNA, 99, 104, da 112 a 114, 119, 125, 158, 159, 163 SOLLUM, 138, 186, 188, 191, 196 SUADNA, 103 SUANI BENI ADEM, 46, 93, 178, 223, 236, 237 SUDAN, 181, 188, 195 · SUEZ (Canale di), 184, 189, 190 SULLUK (o Suluk), 148, 190

- T- SSAHEL, 12, 28, 47, 60, 77 SAUAB el Abiàb, 114 SAUNNO, 149 SCIARA SCIAT, 73, 264 SCIATI, 111, 115, 117, 118, 120, 122, 126, eia 128 a 130 SCIOGRAN, 220 SCLEIDIMA, 149, 152, 153 SEBHA (oasi) , 113, 117, 119, 120, 122, 128, 129 SERAPEUM (Egitto), 184 SERIR SCEB, 117 SIDI ABDALLA, 32 SIDI ALÌ, 33 SIDI BILAL, 77, 222, 223, 226, 234 SIDI e! BARRANI, 196

TAGIURA (oasi), 12, 28, 31 , 47, 60, 88, 104, 106, 199, 200, 206 T ALCAZÀ, 147 TAORGA, 158, 172, 271 TARHUNA, 12, 28, 47, 77, 96, 106, 158, 162, 163, 165, 169, da 170 a 173, 193, 203 , 226, 268, 271 TCHAD, 16, 19, 20 TEBEDUT, .96, 99, 100 TECNTZ, 190 TEMET HASSAN, 116, 114, 122 TERT, 190 TESCIA, 160 TEUGOLT (Tunisia) , 130 TIBESTI, 111 , 116, 198 TOBRUK, 13, 70, 89, 91, 137,


309

INDICE DEI NOMI

152, 187, 197, 208, 213, 244, 245, 286 TOCRA, 190 TOLINUM, 190 TOLMETTA, 138, 149, 190, 201 TOUSSON, 184 TREMITI (isole), 37, 264, 265 TUMMO (monti), 120

-V VALLONI (gole dei), 171 VENTOTENE (Latina), 265

- WWADDAI, 148, 191, 210

- Z- UZANZUR, 12, 34, 35, 60, 77, 88, UADDAN, 112, 158 UADI BASC, 186 UADI el CHEBIR, 163 UADI EL GARBAA, 130 UADI FRUTTEN, 160 UADI GIANDUBA, 100 UADI GUAREF, 163 UADI HILAL, 188 UADI MARSIT, 160 UADI MEG ENIN, 169 UADI MILGA, 169 UADI SANAL, 197 UADI THAL, 163 UAU (oasi), 128 UBARI, 120, 128, 129 UM el-HALLUF, 222 UM el KEL, 119 UM ZERIAT, 116 USTICA, 37,264,265,270

222,223,232, 233,237,238, 256, 257 ZAVIA, 12, 47, 95, 158, 202, 218, 232, 233 , 236, 237, 271 ZELLA, 112, 120, 122, 128 ZIDEN, 111 ZINTAN, 175, 207, 268 ZLITEN (Sliten), 95, da 163 a 165, 169, 170, 172, 221, 232, 286 ZUARA, 12, 16, 33, 34, 50, 88, 91, 95, 104, 157, 158, 177, 178, 199, 203, 205, 207, da 216 a 218, 220, 222, 226, 227, 236, 264, 286 ZUETINA (Cirenaica) , 149,152, 187, 210, 254 ZUETUNA e! (Tunisia), 107, 190, 242



INDICE DELLE UNITÀ MILITARI

ESERCITO a) ALTI COMANDI

Comando Supremo, 50, 169, 201 , 218, 228, 232, 278, 280 1 Comando del Corpo d i Occu pazione della Tripolitania, 34, 65, 88, 250 Comando d el Corpo . di Occupazione della Cirenaica, 89 Corpo Truppe Coloniali per la Tripolitania e Cirenaica, 87 Corpo Volontari Italiani per la Libia, 87, 90

b) GRANDI UNITÀ

I C. d 'A., 30, 31, 34, 62, 63 , 75 IV C. d 'A. , 34 VII C. d'A., 105 XV C. d'A., 22 C. d' A. d i Palermo, 201 l' Div., 24, da 30 a 32, 88, 90, da 99 a 101, 103, 104 2• Div., 24, 138, 146, 147 3' Div., 29, 30, 35, 90 4, Div. , 29, 51, 140, da 145 a 147 5° Div., 33, 90, 105 8° Div., 145 38" Div . (Brig. Bergamo e B rig. Lecce), 234, 236, 237 8l3 Div. (Brig. Teramo e Brig. Murge), 236, 237 P Div. d'Assalto, 236

e) CORPI e REPARTI Carabinieri Legione Territoriale RR.CC. di

Tripoli, 87, 90 Divis ione Territoriale di Bengasi, 87, 90 Compagnia di Misurata, 260 Tenenza cli Homs, 263 Sez. Mob. per Corpo Sped. Palestina , 216

Fanteria 2° rgt. f., 159 4° rgt. f. , 27, 28, 77, 89, 177 5° rgt. f., 88 6° rgt. f., 28, 29, 70, 74, 88 7° rgt. f., 88 11° rgt. f., 89 16° rgt. f., 153 18° rgt. f., 88 22° rgt. f., 89 23° rgt. f., 88, 95, 100, 112 26° rgt. f., 89, 142, 151 27° rgt. f., 186 30° rgt. f. , 129, 138 34° rgt. f., 89 35° rgt. f., 89, 142 37° rgt. f., 89 40° rgt. f. , 26, 27, 28, 29, 89 43° rgt. f. , 89 48° rgt. f. , 170, 171 50° rgc. f. , 89, 95 52° rgt. f. , 88, 100 57° rgt. f., 88, 163 60° rgt. f. , 88 63° rgt. f. , 27, 89 , 162 68° rgt. f. , 89, 138 75° rgt. f., 129 79° rgt. f. , 89 81° rgt. f., 88 82° rgt. f., 28, 35, 88, 100, 112, 171 84 ° rgt. f., 26, 28, 29, 88, 177 87° rgt. f., 153 89° rgt. f., 89 93° rgt. f. , 88


312

l GOVERNI MILITARI DELLA Lll3IA ( 1911-19 19)

143 btg. di M.T. , 169 I - II - III btg. volontari, 163

ARTIGLIERIA 4° rgt. art. camp. Doc . 81

GRANATIERI REPARTI INDIGENI 1° rgt. , 88 2° rgt., 88

BERSAGLIERI 1° rgt., 169, 170 2° rgt. , 159, 162, 163 4° rgt., 89 5° rgt., 159 7° rgt., 159 8° rgt., 27, 72, 89 9° rgt., 255 11° rgt., 28, 88, 100 28° rgt., 88 XXII btg., 171

ALPINI btg. btg. btg. btg. btg. btg. btg. btg. btg.

alp. alp. alp. alp. alp . alp. alp. alp. alp.

"Edolo", 138 "Feltre ", 88 "Fenestrelle", 89, 138 "Ivrea", 89, 138 "Mondovì", 89, 138 "Saluzzo", 89, 138 "Susa", 89 "Tolmezzo", 89 "Verona", 88

CAVALLERIA Lancieri "Firenze" (9°), 88 Cavalleggeri "Saluzzo" (13°), 89 Cavalleggeri "Lodi" (15°), 28, 31, 88, 100, 138, 153, 257 Cavalleggeri "Lucca" (16°), 88 Cavalleggeri "Piacenza" (18°), Cavalleggeri "Guide" (19°), 88 Cava lleggeri "Palermo" (30°), 159

Libici I btg. libico, 77, 171, 187, 201 II btg. libico, 173, 201 III btg. libico, 162, 171, 201 IV btg. libico, 90, 162, 163 V btg. libico, 75, 122, 157 VII btg. libico, 187, 188, 189 VIII btg. libico, 90 IX btg. libico, 190

2° sqcl. savari, 89, 201 3° sqd. savari, 89, 201 sqd. meharisti, 163 btr. libica (Locurcio), 17, 118 btr. libica (Mondini), 117, 118, 134 Eritrei e Benadiriani I btg., 113 III btg., 100, 220, 223 IV btg., 132, 169, 205 V btg. , 116, 118 VIII btg., 169, 189, 197 X btg ., 197 XII btg. , 188 XIII btg., 237 xv btg., 129, 162, 163, 170, 171, 218, 227, 237

COMANDO AEREONAUTICO 12a Squadriglia "Caproni", Doc. 176 106a Squadriglia "Fannan", Doc. 176 104a Squadriglia "Bengasi", 214 Sezione aerostatica, 72


INDlC E 01:iLU! UNIT A

MARINA a) ALTI COMANDI Comando Forze Navali Riunite, 25 II Squadra Navale, 25 II Divisione Navale, 27 Comando Stazione Navale della Libia , 225 Comando Navale Superiore della Cirenaica, 193

313

Comando del Corpo della Frontiera Occidentale (Egitto), 192, 195 Corpo di Spedizione dei Dardanelli, 185

b) GRANDI UNITÀ Armata egiziana, 185 C. d'A. Australia-Nuova Zelanda, 185 10" D iv. (britannica) , 185 l '-2" Div. indiana, 185

b) RR.NN. (Doc. 151, 395, 403, 429) e) CORPI E REPARTI

Umberto I (ammiraglia), 26

Incrociatori "Puglia" , 220 "Marco Polo", 29 - Etruria,

20° rgt. f. ussari, 197 2° e 3° rgt. f. sudafrica, 196

FORZE ARMATE TURCHE a) ALTI COMANDI

Cacciatorpediniere Dardo, Strale, Fulmine,

6• Regione Mil itare, 182

Torpediniere Euro, Mis Lti"ata, Orione, O rfeo, Ostro, Verri, 12 squadriglie MAS, 285

b) GRANDI UNITÀ 3° C. cl'A., 182 4° C. d'A. (Smirne), 182 8° C. d'A. (Damasco), 182 10" Divisione, 182 42" Divisione, 23, 46

8· Regione Militare, 182

c) CORPI E REPARTI FORZE ARMATE INGLESI a) ALTI COMANDI Comando in Capo delle Truppe in Egitto, 175

124° rgt. f. , 83 125° rgt. f., 82 126° rgt. f., 82 127° rgt. f., 82



PRINCIPALI TRIBU' E GENTI

TRIPOLITANIA - FEZZAN , AULAD BU SEF (o BUSCEF) BORMAN CHIBLANI (nomadi) EREBAT GUAIDA GUENTAR HOTMAN HASSAUNA MSCIASCIA NADIEL el GHIR NUHAIL NUHAIL el ARBAA ORPELLA QUAIDS RABTA

REGHEAT ROGEBAN SEBAA SUSID TARHUNA T UAREG AZGHER (nomadi) TEBU' (nomadi) ULED BUSEF ULED el HAMAMED ULED SULIMAN URSCEFFANNA ZINTANI ZUAID ZUARINI

CIRENAICA - MARMARICA ABEIDAT (DERNA) ABID AUAGHIR AULAD ALÌ BRAHASA (o BRACTA)

DORSA FEIAN ( nomadi) HASSA MOGARBA * SALATNA

* La tribù di Mogarba si d ivideva in due gruppi: gli Aulad es-Sciamek nel territorio cli Agelat, gli Er Racclat nella Sirtica Orientale



QUADRI D'INSIEME DEI PRINCIPALI ESPONENTI nei vari incarichi

Ministri e Capi di S.M.E . Governatori Militari


I GOVERNI MILITARI - della Tripolitania e Cirenaica (1 9 11-1919) Cognome e nome

Carica

Periodo

Cognone e nome

da

al

<.>;

......

(X)

Carica

Periodo dal

al

Borea Ricci R. C.amm.

Governa tore di Tripoli e dintorni

s.x 11

12.X.11

Caneva C. cen.gen.

Governawre Gen. Trip. e Cirenaica

13.X 11

2.IX.12

Ragni O. ten.gen.

C. te Corpo 0cc. Trip., Governawre

2.IX.12

9 1.13

Ragni O. ten.gen.

Gov Tripolitania

9.1.13

Ga rioni V.

Gov. Tripolitania

Cigliana G. ten.gen.

Gov. interina le Tripolitania

Druetti L. ' cen.gen.

Gov Tripolitania

30.Xl.1 4

S.11.!S

Tassoni G C. ten.gen.

Gov. Tripolitania

5.1115

15 VII.!S

Ameglia G cen.gen.

Gov Tripolitania

15.VIJ.15

SVIII.18

Ameglio G. ten.ge n.

Reggente

15.VIJ.15

8.Vlll.18

Garioni V. ten.gen.

Gov. Tri policania

8.VJJJ.18

1.\ill.19

Garioni V. ten.gen.

Reggente

SVIII. 18

l.VJl.1 9

o

o < "' ~ Briccola O. ten.gen.

C.te Corpo 0cc. Cir., Governacore

2.IX.12

9.113

lVl.13

Briccol.l O. ten.gen.

Gov. Cirenaica

9.1.13

6.Xl.13

l.Vl.13

1 X.14

Gov. Cirenaica

2.X.14

Ameglio G. ten.gen.

30.Xl.14

6.Xl.13

15 Vll.!S

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"' ยง


MINISTRI E CAPI di S.M. d ell'ESERCITO (19 11-19 19)

CAPO cli S.M .E.

GUERRA

COLONIE

TITOLARE

TITOLARE dal

20.XI.912

10.111.914

MARTIN! F

21.111.914

18.Vl.916

19.Vl.916

dal

al

BERTOI.INI P.

COLOSIMO G.

Periodo

Periodo

Periodo

TITOLARE

22.VI.919

dal

al

al

SPINGARDI P

30.IIl.911

I.VTL908

l. VII.914

GRANDID ZUPELLI V.

193.914 11.X.914

l'OLLIO A.

21.ll!.914 12.X.914

4.IV.916

CADORNA L.

10.VII.914

8.Xl.917

MORRONE P GIARDINO G.

4.Vl.916

15.VI.9J7

16.VJ.917

ALFIERI V.

20.X.917

29.X.917 20.II!.918

ZUPELLI V.

21.l!I.918

CAVIGLIA E.

18.1.919

,o ยง;=

o

.::: DIAZA.

8.X 917

24.Xl.919

17.1919 23.VL919

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'


INDICE DEGLI SCHIZZI

N. 1: N. 2: N. 3: N. 4: N. 5: N. 6: N. 7: N. 8: N. 9: N. 10: N. 11: N. 12: N. 13: N. 14: N. 15: N. 16: N. 17: N. 18: N. 19:

La Libia nel 1911 Le grandi direttrici di espans ione del Sen ussismo Tripoli: situnione al 23 ottobre 1911 Obiettivi d i penetrazione pacifica in Tripolitania dopo la p ace di Losanna JI te rreno della conqu ista : battaglia di Assaba (23 marzo 1912) Operazioni nel Gebel ( marzo-aprile 1913) Marcia de lla colo nna Miani da Si rte per Fatimia e Socna (agosro 1913) Itinerario di movimento della colonna Miani da Sirte a MurzĂšk (agosto 191 3 - mar7.0 1914) Combattimento della colonna Miani a Serir Scebb (10 d icembre 1913) Combattimento della colonna Miani a Maharuga (24 dicembre 1913) Le o p eraz ioni militari nella Cirenaica Centrale (aprile - giugno 1913) Settore Derna - Combattimenti di Sid i GarbĂ a (16 maggio 1913) Schizzo dimostrativo d e lla posizione di Sid i GarbĂ a (16 maggio 1913) Le operazioni militari nel Sud bengasino (febbraio - agosto 19 14) La colonna Miani eia Misurata a Gars Bu Hadi (5-29 aprile 1915) Ripiegamento dei presidi alla costa (febbraio - lug lio 1915) Ope razioni nel la T ripolitania Occidenta le (gen naio - settembre 1917) Tripolitania Occidentale (1917-1919) Africa politica (1922)

Pag.

11 36 94 102 123 131 133 135 139 141

.

INDICE DELLE CARTE FUORI TESTO

N. 1: N. 2: N. 3: N. 4 : N. 5: N. 6:

10

Libia Settentrionale Libia Meridionale Tripolitania Cire naica Dislocazione delle forze ribelli in Tripolitan ia (Sett. 1917) Dislocazione de lle fo rze ribe lli in Cirenaica (Apr. 1917)

143 144 150 161 174 211 219 291


'


ABBREVIAZIONI

a) FONTI MILITARI AUSSME: Rep. L 8 Rep. G 24 Re p . G 29 Rep. R.R.

Archivio Ufficio Storico Stato Maggiore fae rcito - Carteggio Libia - Registro del Comando del Corpo cli S.M . - Carteggio Addetti Militari - Ca rteggio Risevatissirno

- AUSSMM: - AUSSMA:

Archivio Ufficio s torico Stato Maggiore Marina Archivio Ufficio Storico Stato Maggiore Aeronautica

. . . .

Service H istorique Armée de Terre (Paris - Vince nne) - Addetti Militari Italia Rep. 7N1370 - Addetti Militari Austria -Ungheria Rep . 7Nll31 - Aclcletti l'viilitari Germania Rep. 7N1110 Rep. 7N1636-1639 - Addetti Militari Turchia - Afrique Equatoriale Française - Gouv. Tchad A.E.F.

- SHAT: . . . . .

b) FONTI DIPLOMATICHE - ASMAT:

Archivio Storico Ministero Africa Italiana (arch ivio diplomatico)

- DDT:

Documenti D ip lomatici italia ni (a cura Ministero Affari Esteri)

- DDF:

Docum enti Diplomatici Francesi

e) ALTRE FONTI

- ACS: . C. Ameglia . C. Capel lo Rep.: Racc.: Se.:

repertorio raccoglitore sca rola

Archivio Centrale d e llo Stato - Carte Ameglio - Carte Capello b .: busta f.: foglio s.: serie

P.: posizione (it) p.: pagina D.: dossier

cl) .Iv1ILITARI

ESERCITO Corpo d i S.M .

Corpo cli Stato Maggiore


324

I GOVERNI MILITARI OELL-\ LIBIA ( 1911-1919)

GG.UU. C.d'A. Div. Brig . rgt. btg. comp . sqd. btr. btr. art. camp. btr. art. mont. sez. mitr.

Grandi UnitĂ Corpo d 'Armata Divisione Brigata reggimento battaglione compagnia squadrone batteria batteria artiglieria da campagna batteria artiglie ria da montagna sezione mitragliatrici

ten .gen . magg.gen. col. magg. cap. ten.pil.

tenente generale maggior generale colonnello maggiore capitano tenente pilota

f. gr. bers. a lp . cav. ar t.

fanteria granatieri bersaglieri alpini cavalleria artig lieria

MARINA FF.NN. RR.NN. V.amm. cap . vasc.

Forze Navali Regie Navi Vice ammiraglio capitano di vascello

e) VARIE Q .G . D. Gov. (D .G .) D. Lgt. P .A. C.U.P . D.M. R.D. RR.CC.TT. Tele (Telegr.) Pos. ¡

Quartier Generale Decreto Governatoriale Decreto Luogotenenziale Pubblica Amministrazione Comita ti Unione e Progresso De c reto Ministeriale Regio Decreto Regi Corpi della Tripolitania Telegramma Position SHAT (fr.)


GLOSSARIO

Agha

dignitario

Ailet

termine generico usato per indicare tribù arabe della Cirenaica

Ain

sorgente

Beladia

municipio

Ben (Beni)

figlio, prenome cli tribù

Cabila

unità irregolare indigena costituita da tutti gli uomini validi di una stessa tribù in caso di guerra

Cadì

giudice, notaio, capo religioso

Caimacàn

delegato circondariale

Cazà

circondario , suddivisione amministrativa

Cheik (Scek)

vecchio, capo di tribù o di quartiere

Deftardar

carica politico-amministrativa, Intendente di finanza

Djebel (Gebél)

bordo, altipiano, monte

Dor (douar)

numero variabile di tende disposte in circolo o rettangolo che si spostavano periodicamente in cerca di pascoli. Al centro venivano coll ocati gli armenti. Douar e villaggi costituivano nel loro insieme una tribù, cioè un gruppo sociale politico ed economico, fondato sulla comunità d'interessi .

Emiro

titolo onorifico attribuito ai discendenti del Profeta.


326

1 GOVERNI Mll,ITARI D~LI.A I.IBIA (1911 · 19 19)

Fonduch

fondaco, ricovero per carovane

Gars (gsur)

castello

Gihàd

guerra santa

Goum

unità provvisoria di milizia indigena

Imàn

capo religioso di una comunità ; depositario della scienza divina; colui che dirige le preghiere del venerdì

Kuan (Khouan)

frate llo o confratello, se attribuito ai s ingoli componenti di una zauia

Mahdi

inviato di Allàh

Marabutto

santone maomeuano, eremita , anacoreta

Mehalla

unità irego lare indigena, costituita dalla unione di più cabile per la difesa del territorio in caso di guerra

Moquadhem

Vicario religioso provinciale dello Sceicco; incaricato d ella riscossione dei tri buti e de lle offerte dei fedeli

Muhafizia (o Moafidia)

milizia regolare del Senusso

Mufti

giureconsulto

Mudir

pubbli co · esatto re, capo di una suddivisione amministrativa

Mutasserif

capo di un distretto amministrativo, commissario regionale

Naib

amministratore del culto e della giustizia c ivile

Pachà

titolo onorifico attribuito ai grandi dignitari


GLOSSARIO

327

RamadĂ n

quaresima musulmana della durata di "un mese lunario"

Redifs

truppe indigene della milizia territoriale

Rumi (Romni)

termine generico usato dagli indigeni, per indicare i cristiani (in genere gli europei). Parola legata nella tradizione popolare al ricordo della domina zione romana.

Sahel

zona litoranea

Sangiaccato

distretto d i un vilayet

Sciara

strada

Sebca

stagno salato con vegetazione

$idi (o Sayed)

titolo che si premette al nome di importanti personaggi

Uadi (Uidian)

fiume, letto d i torrente in genere secco

ValĂŹ

governatore di una provincia ottomana

Vilayet

provincia ottomana

Zauia

sede di confraternita o di una frazione d i ordine religioso

Zeriba

recinto fortificato nel quale i nomadi si accampano con gli armeti



BIBLIOGRAFIA

(con particolare riferimento agli anni compresi fra la pace di Losanna e la concessione dello "Statuto").

A. - FONTI UFFICIALI - MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI - Comitato per la documentazione della opera d ell'Italia in Africa - L' Italia in Africa - Serie storico-Militare: Voi. I "L'Opera de ll'Esercito" Tomo I: Ordiname nto e Reclutamento (1885-1943); T o mo III: Africa Settentrionale (1911 -1943), Testo di M.A. Vitale - Ed. 1964; Voi. IT "L'Op era della Marina" (1868-1932), Testo di G. Fioravanti e G. Viti - Ed. 1959; Voi. III "L'Opera dell'Aeronautica" - Eritrea e Libia (1888-1932) Testo di V . Loy - 1964 - MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI - Com itato per la documentazione della op era dell 'Italia in Africa - L'Italia in Africa - Serie giuridico-amministrativa : Voi. II "Repertorio d elle dispos izioni legislative e regola menti vigenti nelle Colonie italiane "Testo di C. Marinucci - Ed. 1963 "La politica coloniale dell'Italia negli atti, documenti e discussioni parlamenta ri" . Testo cli G. Perticone - T ip. del Senato, Roma, 1965. - MINISTERO DELLE COLONIE - Direzione degli Affari Politici: Ordinamenti della Libia 1913-1 914. Ed. Bertero, Roma , 1914; Relazione al Parlamento clell'on. Bertol ini, Mi nistro de lle Colonie, allegato allo stato di previsione della spesa per l'esercizio 1914-1915, presentato alla Camera dei Deputati il 3 feb braio 1914: "Nel primo anno cli vita de l Ministero d ell e Colonie " - Ed. Bertero 1914; Il Califfato - Appunti sulla natura del Califfato in ge ne re e del presunto Califfato ottomano - a cura di C.A. Nallino - Tip . del Ministero degli Esteri, 1917. Accordo fra Italia e Inghilterra per la Senussia (31 luglio 1916) e adesione de lla Francia . Ed. 1917


330

I GOVERNI MI LIT.-\ RI DELLA LIBIA 09ll- 19 19)

Relazione al Parl amento su lla situazione politica economica e amministrativa, p resentata alla Camera dei Deputati il 23 feb braio 1918 dal Ministro delle Colonie, G. Colosimo - Tip. del Senato, 1918. - MINISTERO DELLA GUERRA, - Corpo di S.M. Ufficio Coloniale "L'azione dell'Esercito Italiano nella guerra italo -turca (1911 -1912)", Roma, 1913. - MINI~TERO DELLA GUERRA, C.do del Corpo di S.M., Ufficio Storico "La campagna cli Libia" (5 voli.), Roma, anni 1922-1927. - MINISTERO DELLA GUERRA, C.do del Corpo di S.M. Ufficio Storico, "Le operazioni militari in Egitto e in Palestrina dall'apertura d elle ostilità con la Germania fino al giugno 1927", Voi. I Relazione Uff. Inglese su lla grande guerra (traduzione dell'Ufficio Storico, Roma, 193?),

B. PUBBLICAZIONI IN ORDINE DI DATA DI EDIZIONE 1) OPERE D'INSIEME - JOHNSTON H.H. "Storia della colonizzazion e dell'Africa" Traduzione de l geo. U. Cavallero - Cap. XV "Gli italiani in Africa - La Libia dal trattato di Ouchy ai giorni nostri" Ed . Bocca ... 1925 - GAIBI A. "Manuale cli storia politico-militare delle Colonie italiane" . Edizione del Comando del Corpo di S.M. - Ufficio Storico. Stabilimento Poligrafico, Roma 1928 -ENCICLOPEDIA MILITARE - Voi. III (Cirenaica) - Vo i. VI (Tripolitania) Ed. Il Popo lo d'Italia, Milano 1933 - S::ABIA TI A. GRASSELLI E. "Le guerre colonial i d'Italia" Corbaccio, Nlilano 1938 - CIASCA R. "Storia coloniale dell'Italia contem poranea" Hoepli, Milano 1935 - PESENTI G. "Le guerre coloniali", Zanichelli, Bologna 1947 - ALBERTINI L. "Venti anni di vita politica" - Parte Seconda, Voi. II, Capo Il/4 "La rivolta in Libia e la guerra alla Turchia". Ed . Zanichelli Bologna 1952 - ROCHAT G. "Il Co lonialismo italiano" Ed. Loescher, Torino 1973


BIBLIOGRAFIA

331

- CANDELORO G. "Scoria dell'Italia moderna". Vol. III, Feltrinelli, Milano 1974 - MIEGE J.L. "L'imperialismo coloniale italiano dal 1870 ai nostri giorni" Ed. Rizzali, Milano 1976 - WEBSTER "L'imperialismo italiano", Einaudi, Torino 1974 - GOGLIA L. - GRASSI F. "Il colonialismo italiano da Adua all'impero" Ed. Late rza, Bari 1981

2) OPERE, SAGGI E STUDI PARTICOLARI

(a) posteriori al 1912 ed anteriori al 1945 - AA.VV. "Come siamo andati in Libya", La Voce, Firenze 1914 - ALONGI G. "In Tripolitan ia", Sandron , Palermo, 1914 - BARTOLOTTI D. "La colonizzazione militare in Libia", ED. Drucker, Padova 1914 - CORSELLI R. "La guerra in Colonia" - Ministero delle Colonie - Direzione Affari Politici - Unio ne Ed. Roma 1914 - MELLl B. "La guerra italo-tu rca", Roma 1914 - SFORZA M.A. "Esplorazioni e prigionia in Libia", Treves, Milano 1919 - IST.COLIT. "Atti cie l convegno nazionale per il dopoguerra nelle Colonie", Roma 1920 - PALUMBO A . "La Pace di Nufil ia", Ist.Col.It., Roma 1929 - ZOLI C. "La conqu ista del Fezzan", Tip. Unione Ed . Roma 1921 - GIOLITTI G. "t\'lemo rie della mia vita", Treves, Milano 1922 - VACCA tv1AGGI0UNI A. "La situazione in Tripolitania", in Riv. Mil.It., Roma 1922 - COLETII F. "La Tripolitania e la sua vita sociale studiate dal vero", Zaoichelli, Bologna 1923 - CADORNA L "Altre pagine su lla grande guerra", .Moncladori, Milano 1925


332

1 GOVERNI MILITARI l)F.l.lJ\ tlll!A ( 19 1l- 19 19)

- MICHEL P.H. "Les italiens en Cyré na"ique et le Senoussisrne" in Revue d 'Histoire de la Guerre Mondiale - 4me Année n. 1, Ed. A. Cos tes, Paris 1926 - PETRAGNANI E. "Nel Sahara tripolitano" Presentazione di C. Zoli Collez. Opere e Monografie del Min. Colo nie, Arti Grafiche, Roma 1928 - CANTALUPO R. "L'Italia mussulmana ", O ltrema re, Ro ma 1932 - STLLANI T. (a cura di) "La Libia in venti anni di occupazione italiana" Raccolta d i scudi saggi e articoli d i C. Mas i, B. Pace, A. Lessona e altri, fra cui C. Zoli "La guerra italo-tu rca e il p rimo decennio d ella nostra occupazione libica" in Rassegna Ital. Anno XV Serie III Spoleto, sett.-ott. 1932 - TARASCHJ T.M. " La Li bia italiana, nella prepa razione d iplomatica e ne lla conquis ta" , De Simone, Napoli 1932 - MEZZE1TI O. ·'Guerra in Libia. Esperienze e ricordi", Cremonese, Roma 1933 - MARTIN! F. "Lettere 1860 - 1928", Mondadori, Milano 1934 - MIRAGLIA E. "L'assedio cl i Beni Ulid " in Studi e docume nti su lle Colonie - Bolleltino Ufficio Storico, S.M.E. n. 4, Roma 1934 - BELARDINELLI A. "La Ghibla". Ufficio Studi Gov. Tripol ilania 1935 - CANEVARI E. - COMISSO I. "11 gen. Tommaso Sals a e le su e campagne coloniali" Mondado ri , Milano 1935 - DESPAIR J. "La colonisaLion italienne en Lybie: problémes et méthodes", I.arose, Pa rigi 1935 - VOLPE G. "L'impresa di Tripoli 1911-12", Sa nsoni, Firenze 1936 - GABELLI O. "La Tripo li tan ia dalla fine della gue rra mon d iale allo avvento de l fascis mo" , Airo ldi 1937 - CORO' F. "Suleiman El 13aruni, il sogno di un Principaro berbero e la battaglia di Assaà ba - 1913" Eslr. da "Gli an nali dell'Africa Italiana" AN NO I Voi. IJI-IV Dic . 1938 - AUSIELLO A. "La politica italiana in Libia", Don Guanella, Roma 1939 - FORNARI G. "Gli italian i ne l Sud Libico - Le co lo nne Miani" (1 9 131915). Collezione Scienlifica e docume ntazione dell'Africa Italiana , a


BTHL10GRAFIA

333

cura Min. Africa Italiana, Ed. Airoldi, 1941 - PANTANO "Ventitre anni di vita africana", SATET, Torino 1943

b) posteriori al 1945 • - COLOSIMO M. "Opera tratta dagli scritti di Gaspare Colosimo" (19161919), Ed. Scuola Tip. B. Longo, Pompei 1959 - VALORI F. "Storia della Cirenaica" , Sansoni, Firenze 1961 - MARTIN! F. "Diario 1914-1918" (a cura di G. De Rosa), Mondadori, Milano 1966 - CADORNA L. "Lettere famig liari ", Mondadori, Milano 1967 - MALTESE P. "La terra promessa", Sugar, Milano 1968 - RAGIONIERI E. "Italia gioclicata", Laterza , Bari 1969 - JVlAI.GERl F. "La guerra libica (1911 -1 2) Ed. St. e Lett., Roma 1970 - DECLEVA F. "Da Adua a Serajevo: la politica italiana e la Francia 18961914", Laterza·, Bari, 1971 - GARRONE G. ed E., "Lettere e diari cli guerra", Garzanti, Milano 1974 - RAGIONIERI E. "Storia d 'Italia dall'Unità ad oggi" (Vol. IV), Einaudi, Torino 1976 - RO.tvLA..NO S. "La quarta sponda", Bompiani, Mi la no 1977 - SEGRE' C. G. "L'Italia in Libia - Dall'.età giolittiana a Gheclclafi - Presentazione di G. Rochat - Chicago Un., 1974, Feltrinell i, Milano 1978 - ENVER PASCJA'. "Diario della guerra Libica" (a cura di S. Bono), Cappelli, Bologna 1986 - DEL BOCA A. "Gli italiani in Libia - Tripoli bel suol d 'amore" 18601922", Laterza, Bari 1986 - LONGO L. E. "Francesco Saverio Grazio li", Ufficio Storico dello S.M.E., Roma 1989 - l'vlOFFA C. "I deportati libici della guerra 1911-12" in Riv. "Storia Contemporanea", fase. 1, Loescher, Torino 1990


334

I GOVERNI MI LITARI DELLA LIBIA ( 191J.J919)

b) s ul problema politico-religioso della Senuss ia - BOURBON del MONTE DI SANTA N1ARIA "L'Islamismo e la Confraternita dei Senussi, Arti Grafiche, Città di Castello 1912 - ACQUAVIVA S. "Il problema libico e il Senussismo", Ed. Athenaeum Roma 1917 - BOCCACCIA E. "I problemi libici attuali", Ed. Schioppo, Torino 1925 -SERRA F. "Italia e Senussia. Venti anni cli occupazione italiana in Cirenaica", Treves, Milano 1933 - MIRAGLIA E. "Senussia in Tripolitania " in Studi e Documenti sulle Colonie. Bollettino dell' Ufficio Storico dello S.M .E. n . 1 1934 - EVANS - PRITCHARD "The Sanusi of Cyrenaica" Clarendon Press,

Oxford 1949 - SERVIER J.H. "La Senusiya et l'Afrique Fran çais" Ed . Le Monde français 1951


INDICE GENERALE

PRESENTAZIONE

pag.

3

INTRODUZIONE

pag.

5

Questioni politiche, economiche e religiose 1. Il Vilayet cli Tripoli . 2. Il Senussismo e le a ltre sette religiose.

pag. pag . pag .

9 9

15

La spedizione militare (1911-1912) l. Preparazione dell' impresa: o rdini e piani (settembre 1911). 2. Avvenimenti in iziali: reazioni turco-arabe (5-26 ottobre 1911) 3. Provvedimenti presi e obiettivi raggiunti alla firma del trattato d i pace. (dicembre 1911-ottobre 1912). 4. Il Governo militare ed il comando della Piazza di Tripoli (ottobre 1911-dicembre 1912). 5. Del costo dell'impresa.

pag .

21

pag.

21

pag.

25

p ag.

29

pag. pag.

35

III: La rivolta delle popolazioni indigene (1911 -1912) l. Organizzazione de lle fo rze turco-arabe . 2. Organizzazione logistica . Centri cli rifornimento. 3. Le reazion i del mondo islamico.

pag. pag. pag. pag.

45 45 50 53

IV: Considerazioni s u alcuni aspetti del conflitto. l. Rapporti fra potere politico e potere militare . 2. Note e considerazioni cli carattere tecnico-militare.

pag. pag.

57 57

pag.

66

PARTE PRIMA: GUERRA ITALO-TURCA (1911-1912)

I:

II:

41

PARTE SECONDA: DALLA PACE DI LOSANNA Al PRIMI FOCOLARI DI RIVOLTA (1912-1914)

V:

Il nuovo assetto politico-amministrativo della Libia (1912-1913) l. L'ordinamento Bertolini (9 gennaio 1913). 2. Situazione delle forze militari in Libia alla firma del Trattat:o cli Pace (18 ottobre 1912).

pag. pag.

83 83

p ag.

88


336

Il. GOVERNO MIUTARE DELLA LIRIA (1911·l9l9)

VI : Le operazioni politico-militari in Tripolitania (1912-

1913)

pag.

93

(novemb re 1912 - marzo 1913). 2. L'occupazione ciel Gebel Berbero (marzo-giugno 1913). 3. L'organi zza zione de l territori o .

pag.

93

pag. pag.

101 105

L'occupazione del Fezzan (1913-1914). 1. Le operazioni preliminari (luglio-settembre 1913) 2. La marcia della colonna Miani da Socna a Murzùk (ottobre 1913 - rnarzo 1914). 3. I p ri mi foco lai di rivolta e l'abbandono dal Fezza n (luglio-dicembre 1914). 4. Pri ncipali cause della rivolta .

pag. pag.

111 111

pag.

116

pag. pag.

122 130

pag.

137

p ag.

137

pag. pag.

148 152

1. Penetrazio ne pacifica e conquista dell'a ltipiano

VII:

VIII:

Le operazioni politico-militari in Cirenaica (19131914) 1. Occupazione della costa e conquista dell'altipiano (gennaio-ottobre 1913). 2. Il risveglio dell'offensiva senussiLa e la campagna di repressione (novembre 1913-dicembre 1914). 3. L'organizzazione del territo rio.

PARTE TERZA: LA LIBIA NEGLI ANNI DELLA GUERRA EUROPEA E DELL'IMMEDIATO DOPOGUERRA ( 1915-1919) IX: Insurrezione generale in Tripolitania. Altti mov imenti insurrezionali in A.S. (1915-1916)

1. Le grandi o perazion i di polizia e i rovesci della Ghibl a e della Sircica (ge nna io-aprile 1915). 2. TI dilagare della rivo lta e il ritiro dei pres idi alla costa (maggio-luglio 1915). 3. Offensiva ottomana in Egitto e concorrenti azioni in Marmarica Basso Egitto e Sudàn con tro le potenze de ll'Intesa (1 915-1916). X:

L'unificazione dei poteri nelle due Colonie libiche (1915-1918) . 1. Azione d i governo ciel geo. Amcglio. Primi provvedimenti di emergenza (191 5-1916). 2. Il "modus vivendi" di Acroma con i senussiti e la cessazione delle ostilità in Cirenaica (17 aprile 1917). 3. La Tripo litania negli anni 1917-1918.

pag.

157

pag .

157

pag.

168

pag.

181

pag.

199

pag.

199

pag. pag.

208 216


337

INDICE GENERALE

XI : L'offensiva politica (1918-1919) . 1. Azione po litica e azione militare (agosto-dicembre 1.918). 2. La ripresa delle trattative e la pace di Khallet escZeitun: la concessio ne dello Statuto (gennaio-agosto 1919).

pag.

231

pag.

231

pag.

236

XII: Aspetti particolari del problema libico (1915-1919). 1. Politica indigena. 2. Giustizia. 3. Gli eccessi commessi dalle truppe. 4. Prigionieri e deportati arabi 5. Perdite e prigionieri.

pag. pag. pag. pag. pag. pag.

241 241 248 255 264 266

Conclusioni

pag.

273

Indice dei nomi cli persona

pag.

295

Indice dei nomi geografici

pag.

305

Indice delle UnitĂ militari

pag.

311

Principali tribĂš e genti

pag.

315

Quadri d'insieme dei principali esponenti nei vari incarichi

pag.

317

Indici delle carte e degli schizzi

pag.

321

Abbreviazioni e Glossario

pag.

325

Bibliografia

pag.

330

Indice generale

pag.

335



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