MILITARI ITALIANI NEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO DEL TERZO REICH 1943-1945 PARTE II

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SECONDA PARTE



STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO UFFICIO STORICO

GERHARD SCHREIBER

I MILITARI ITALIANI INTERNATI NEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO DEL TERZO REICH 1943-1945 Traditi - Disprezzati - Dimenticati

SECONDA PARTE

(traduzione a cura di Friedrun Mazza e Giulio Primfcerj)

Roma 1997


PROPRJETA LETTERARIA Tutti i diritti riservati Vietata la riproduzione anche parziale senza autorizzazione

Š By Ufficio Storico SME - Roma 1997

Edizione italiana riveduta ed ampliata dell'originale tedesco : Die italienischen Militarinte rnie rte n im de utschen Machtbereich 1943-1945. Verraten - Verachcet -Vergessen

1a RISTAMPA Stabilimc-n!o Grafico Militare Gae.ta ( 70718) del L997 c. 2.000 4


Agli as.sassinati Ai morti Ai sopravvissuti



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INDICE GEN13RALE

INDICE GENERALE

IV. I giorni della prigionia ... .. .. . ...... .. ........ . . . ..

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Scopi, modalità esecutive e sue conseguenze .. .. .

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2. Le condizioni di vita degli internati militari italiani . .

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a) La vita nei Lager ....................... . . . ..

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1. Il conflitto di interessi italo-tedeschi per l'impiego dei mi-

litari italiani internati ..... ·. .. .. ..... .. . . ....... . a) La situazione iniziale del 1943 - I lavoratori italiani in Germania .................. . ......... . .... b) Impiego dei militari disarmati - Soldati fascisti o lavoratori coatti in Germania? ........... . ...... c) Il reclutamento nei Lager - Gli internati militari nell'alternativa tra rifiuto e collaborazione. Con un excursus sugli aspetti razziali della discriminazione . d) Il cambiamento di «status» nell'estate del 1944 -

b) Il trattamento sui posti di lavoro degli internati e dei militari «liberati» .................... . ...... . c) Aspetti dell'assistenza presentata da enti nazionali e internazionali ........... . ... . ................ d) Ingiustizia e disumanità del diritto - I «reati di ornicidio»· alla vigilia della liberazione ... . ..........


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V.

I MILITARI JTALIANI INTERNATI NEI CAMPI DEL TERZO REICH

Considerazioni conclusive ............ ....... ...... ........... .. ............

Abbreviazioni .................................... ................................. . Fonti e bibliografia ... ....... ......................... ...... ................. .... Indice dei nomi geografici ................................................. . Indice dei nomj ........... ............... .......... ......... .... ............. .... .

Pag. 787

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IN DICE DELLE TABELLE

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INDICE DELLE TABELLE

Tabella 22 Quadro del personale ricuperato fra gli internati militari e del suo successivo impiego

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Tabella 23 Carri ferroviari spediti dall'Italia in Germania con' gene~i alimentari destinati agli internati militari italiani - 1° giugno-7 luglio 1944

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I GIORNI DELLA PRIGIONIA

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IV. I GIORNI DELLA PRIGIONIA Quando gli internati militari arrivarono nei campi di prigionia della Wehrmacht, la propaganda anti-italiana, allora scatenata da Goebbels - contrariamente a quanto era accaduto dopo la caduta di Mussolini - aveva predisposto la popolazione tedesca a considerarli «traditori» 1• Il popolo - sempre secondo Goebbels - era preso da una «rabbia» indescrivibilmente grande nei confronti degli italiani. Il Ministro per la Propaganda del Reich constatò un profondo «odio verso l'ItaHa», non rivolto solo contro il Governo Badoglio, ma contro gli italiani in generale. In considerazione di un tale clima - ipotizzava Goebbels - probabilmente vi sarebbero state delle difficoltà a «non far fucilare» il Re, qualora fosse caduto in mano tedesca, «perché il popolo avrebbe avanzato in modo drastico un tale desiderio» 2 • Vi erano quelli che volevano vendicarsi, non solo degli italiani, ma soprattutto di loro. Pare che la propaganda nel quinto anno di guerra abbia ravvivato ancora una volta con forza i vecchi risentirnenti3. Goebbels, che non poteva ignorare le esigenze di una efficiente produzione bellica, impartì pertanto a titolo precauzionale una disposizione intesa a limitare atti arbitrari. Vi si leggeva che «i lavoratori italiani operanti nel Reich non dovevano essere esposti ad insulti, anche se nelle fabbriche si aveva .naturalmente una gran voglia di farlo»4 • Gli internati militari iniziarono ad andare in quelle fabbriche da settembre. Basta leggere le «Meldungen aus dem Reich», ossia i ( l) Sulla propaganda nazionalsocialista dopo 1' 8 settembre cfr. PETERSEN: Deutschland und der Zusammenbruch des Faschismus, pag. 57-66. (2) Goebbels Tagebiicher, pag. 410, 12.9. 1943. (3) STETNERT: Hitlers Krieg, pag. 412 sgg. Sulle reazioni della popolazione tedesca riferite alla fine di settembre del 1943 - cfr. anche MONCHlERJ: Lettera, pag. 18. L'autore scrive che gli internati militari costituirono già nei Lager oggetto di ogni tipo di umiliazione. Ad Hannover, dove gli internati vennero impiegati in attività lavorative, i cittadini lj tranavano con il massimo disprezzo, chiamandoli «vermi», «zingari» e «insetti da sterminare senza pietà». Mentre si recavano in città, i prigortieri venivano scherniti dalla popolazione con risate e «gesti osceni». I più «accaniti», così l'autore, erano i «bambioj e le ragazze». Cfr. in proposito il Diario dello stesso autore alla pag. 33. (4) Goebbels Tagebucher, pag. 369, 10.9.1943.


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rapporti del Servizio di sicurezza delle SS5 per farsi un'idea del clima avvelenato che li circondava. Ai tedeschi - naturalmente con le dovute eccezioni - mancava evidentemente ogni comprensione per il fatto che gli ex alleati potessero rivendicare gli stessi diritti degli altri soldati prigionieri. Questi ultimi - si sosteneva infatti si erano almeno conquistati la stima combattendo. Inoltre la Convenzione di Ginevra regolamentava il «trattamento dei prigionieri di guerra, ma non il trattamento dei traditori». Un cinismo insulso, che stava però ad indicare che almeno una parte dell'opinione pubblica era a conoscenza del trattamento contrario al diritto internazionale riservato agli internati militari. Laddove non si registrava un tale trattamento erano evidentemente in molti a caldeggiarlo o a chiederlo. Alla fine del 1943 i] Servizio di sicurezza delle SS riassunse così l'opinione popolare6 : «un trattamento umano e comprensivo non sarebbe capito e ... disapprovato dalla popoiazione». All'incirca a metà dicembre la massa dei prigionieri italiani si \ vide impiegata nell'industria ed in agricoltura. A quell'epoca in una raccolta di rapporti - provenienti da 14 città del Reich7 - si leggeva che gli italiani incontravano da parte tedesca «dappertutto gelido rifiuto e disprezzo». Mai prima di allora si era manifestato così chiaramente un atteggiamento compatto verso gli ex compagni d'arme. Vi sarebbe stato «compiacimento» per la loro miseria, il che si riferiva direttamente agli internati militari. Persino gli operai, che «non nutrivano in genere sentimenti di vendetta verso i prigionieri di guerra», assumevano un atteggiaménto particolare verso gli ex alleati. Questi ultimi venivano classificati semplicemente come «traditori». Per questo non meritavano «alcun riguardo». In tutti gli ambienti sociali si provava «odio» per loro. Ciò significa che da settembre nulla era cambiato. I soldati prigionieri venivano chiamati «traditori>>, «carogne» e «gentaglia» o anche «porci badogliani>> (Badoglio-Schweine). Singole iniziative a carattere informativo come il «foglio d'ordine sul trattamento degli internati militari italiani» non ottennero evidente(5) Meldungen aus dem Reich, voi. 15, qu i pag. 6 125-6130, 9.12.1943. (6) Ibid., pag. 6130. (7) lbid., pag. 6 179-6186, 20.12.1943.


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mente il risultato voluto. Vi si diceva 8 : «Il soldato italiano che ora è stato internato non deve essere ritenuto responsabile del tradimento». Ma ancora nel marzo 1944, in seguito ad una protesta del Capo Ufficio Assistenza Internati militari e civili, i vertici della Wehrmacht si videro costretti a proibire l'uso del termine «badogliano» in quanto ritenuto «oltraggioso». Un termine che accusava «ingiustamente gli internati militari di tradimento»: tradimento del quale non potevano essere resi responsabili «nel loro complesso, poiché non avevano un'adeguata preparazione politica». L'intimo disagio provocato da un simile appellativo «disonorevole» avrebbe avuto tra l'altro anche «conseguenze del tutto negative sulla produttività e sulla disciplina già di per sé molto scarse» degli italiani9 . È evidente che questi reagivano con l'atteggiamento di protesta a cui .si è accennato contro il loro trattamento, o, per meglio dire, maltrattamento! Praticavano una forma di resistenza che colpiva i tedeschi in un punto molto sensibile: la loro produzione bellica. Solo che alcuni evidentemente non potevano o non volevano capirlo. Il Servizio di sicurezza 10 riferì comunque di voci che chiedevano di insegnare finalmente agli italiani a lavorare, il che doveva avvenire alla maniera tedesca, «anche se ciò li avrebbe fatti crepare». Ad esprimere simili concetti non erano sempre i nazionalsocialisti convinti. Parlavano così dei normali operai, uomini con i quali i prigionieri di guerra italiani dovevano lavorare fianco a fianco nelle aziende. Era previsto di affidare loro i «lavori più ignobili». Ma non basta, perché secondo quel che si dice vi furono . dei casi in cui gli internati militari, appena giunti nei nuovi posti di lavoro, vennero minacciati di «botte e impiccagione». Si diceva infatti che il popolo italiano, avendo tradito la causa tedesca, ossia la «causa del genere umano», si era estromesso da solo dalla comunità umana. Meritava pertanto di «essere accomunato agli ebrei», che per ogni sincero nazionalso.cialista andavano considerati «feccia dell'umanità» . Si scaricavano così avversioni (8) OKW/AWA Kriegsgef. Allg./WFSt/WPr (IV), Berlin, den 5.11.1943, Merkblatt fìir die Behandlung der italienischen Militiir-Internierten BA-MA, RW 4/v.508a; pubblicato in: QdC 5 (1968), pag. 72-76. (9) Oberkomrnando der Wehrmacht Az. 2 f 24.73a Kriegsgef. Allg. (la) Nr. 1280/44, Torgau, den 21.3.1944, Betr.: Behandlung der ital. Mii. Int., gez. von Reumont, BA-MA, RH 19 II/202. Altre copie in BA, R 3/1820. (Hl) Vds. precedente nota 7.


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aggressive che avevano ben poco a che vedere con gli avvenimenti dell' 8 settembre. Fu piuttosto un atteggiamento razzista di fondo a portare a comportamenti discriminanti e violenti. Il personale di una azienda, per esempio, si sarebbe preparato ad accogliere gli internati militari comandati al lavoro con un atteggiamento tanto ostile che la direzione dell' azienda rinunciò ad impiegare questi ultimi. Per evitare atti di violenza fu necessario ridistribuire quegli uomini in fabbriche mjnori. Un capomastro di Stoccarda riteneva «indegno>> per un tedesco lavorare assieme ai «traditori». Non era nemmeno disposto ad addestrare gli italiani al lavoro. Tutto sommato secondo gli osservatori delle SS - dominava il «desiderio spontaneo» di sfruttare gli internati in maniera tale da riparare I' «oltraggio recato al popolo tedesco» . La vita che attendeva i soldati italiani prigionieri non era pertanto facile, a prescindere dalle particolari condizioni di vita nei Lager. In effetti, anche se non è lecito generalizzare quanto riferito da suddetti rapporti (vi sono, a dire il vero, anche esempi di un comportamento umano verso gli ex alleati), è stata ampiamente documentata una avversione superiore alla media, carica d'odio, per ,. la quale l'uscita dalla guerra servì solo da pretesto. 1. Il conflitto di interessi italo-tedeschi per l'impiego dei

militari italiani internati Come già ripetutamente venuto alla luce, i soldati italiani disarmati. facilitarono ancora una volta la vita al regime nazionalsocialista nel settembre del 1943, dato che l'impiego coatto degli italiani catturati appianò la difficile situazione nel settore della mano d'opera. Non fu tra l'altro affatto una sorpresa, per quanto Hitler ed il suo entourage non si augurassero una rottura dell'alleanza. Anzi, Berlino contò presto sulla possibilità di acquisire centinaia di migliaia di uomini per l'economia bellica, non appena l'Italia monarchica fosse uscita dal conflitto.

a) La situazione iniziale del 1943 -

I lavoratori italiani in

Germania Nel luglio 1943, quando la caduta di Mussolini annunciò la svolta inevitabile nei rapporti italo-tedeschi, l'economia industriale del «Terzo Reich» vedeva impiegati 84.091 italiani e l'agricoltura


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15.083 1I. Sempre nel mese di luglio ritornarono definitivamente in Italia 12.652 lavoratori 12, facendo così scendere a 86.522 unità il numero di italiani impegnati alla data del 25 luglio nelle fabbriche e nelle aziende agricole del Reich 13 . Circolavano anche dati numerici più alti, ma appaiono di scarso fondamento 14 . Nel corso di quella stessa estate proseguirono le trattative fra i due governi per il rimpatrio di tutti i lavoratori italiani che si trovavano in GennaniaI5 •

( 11 ) Der Beauftragtc fiir den Vierjahresplan. Der Generalbevollmi:ichtigte ftir den Arbeitseinsatz Nr. VI e 5760.14/573, Berlin SW 11 , den 13.7.1943, An das Korporationsm inisterium Rom, ASMAE, busta 201, posizione Germania: «Lavoratori ital. in Germania» (senza particolari contrassegni). (12) lbid.: R. Ambasciata d' Italia, Al R. Ministero Affari Esteri-Gabinetto, D.I.E., D.G.A.C., Berlino, addì I3 ago. I943, oggetto: Situazione lavoratori italiani - rimpatrio e ferie . ( 13) Anche nell' ambito del Ministero deg li Esteri del Reich fu considerato un simile o rdine di grandezza - circa 80.000 uomini - quando 1'8 dicembre, nello stabilire i criteri per l' impiego dei c ittadini italiani in attività lavorative, vennero presi in esame i lavoratori che si trovavano in Germania pri111a dell'armistizio italiano (vds. pag. 4 del verbale della riunione): Ressortbesprechung iiber die Grundsatze hinsichtlich des Einsatzes italienischer Staatsangehoriger am 8. Deiember 1943, Poi IV 1.M.A. 5638 g., gez. Fro hwein, PA, Biiro Staatssekretiir, Akten betr. Italien, voi. I 8. (14) Hitlers Lagebesprechungen, pag. 226, nota I, e ibid., pag. 322, nota I, dove i lavoratori italiani risu ltano essere 150.000. In un documento italiano, che offre anche una panoramica degli italiani che lavoravano in Germania sin dal 1938 (presenza massima nel 1942/43 con circa 300.000 uomini) il numero di lavoratori nel luglio 1943 viene indicato pari - ma solo come stima approssimativa - a 120.000 uomini: Ministero degli Affari Esteri, D ir. Gen. Aff. Poi. Uff. V 0 , Telespresso N. 16, Roma, addì 12 ago. 1944, Oggetto: Problema de i lavoratori stranieri in Germania, ASMAE, busta 78, posizione Gennania 7 (questi atti fanno parte della documentazione per l'Italia monarchica). ( 15) Le trattative italo-tedesche relative al rimpatrio dei lavoratori civili italiani sono ben documentate in ADAP, E, voi. V, doc. 120, 11.2.; doc. 13 1, 13.2, e doc. 139, 17.2.1943. I I 80.000 italiani che risultavano impiegati in quel periodo in Gennania sarebbero stati ritirati in gruppi di 15.000 o eventualmente anche di 10.000 uomini al mese. Ma sorsero ben presto de lle difficoltà, tanto che i tedeschi cercarono di ridurre a 6.000 il numero massimo delle persone da rimpatriare: ADAP, E, voi. VI, doc. 25, 10.5.; doc. 104, 19.6.; e doc. 242, 23.8. I 943. In effetti tornarono in Italia nei pri mi 4re mesi (apri le, maggio e giugno) soltanto 31.000 dei previ sti 36.000 lavoratori. Specificò a tale riguardo -'- con un accenno all'ulteriore evolversi della situazione - Pos. 3=E, Berlino addì 11 agosto 1943, Ogg.: Situazione lavoratori italiani - rimpatrio e ferie - Indirizzato a M inistero degli Affari Esteri, f/to Il Regio Incaricato d' Affari, Rogeri, ASMA E, busta 20 I, posizione Germania 1/1. Sino alla fine di agosto furono rimpatriati 43.652 lavoratori: DAC, Segreto, Ecc. Marchiandi, Commissario de l Lavoro, Becgamo Q./G. 16 febbraio 1944-XXIII°. Delegazione italiana e impiego nostra mano d'opera in Gennan ia. Qui: Copia dell'Appunto che l' Ambasciatore Giannini rimetteva in Assisi al Ministro C lodius il 28 agosto 1943 sotto il N. 1027, A$MAE, busta 201, posizione Germania 1/1 -Ac. Cfr. anche SCHRÒDER: ltaliens Kriegsaust~i11, pag. 73-79, che cita cifre


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Ma queste procedevano a fatica a causa della situazione sul mercato della mano d'opera, che costrinse i tedeschi a temporeggiare. Se già prima del 25 luglio i tedeschi avevano poca voglia di lasciar andare verso sud i loro Gastarbeiter, dopo quella data li volevano trattenere a tutti i costi nél Reich. Nessuno più si illudeva che coloro che potevano lasciare temporaneamente lo stato hitleriano sarebbero poi tornati . Pertanto i vertici berlinesi reagirono con sollecita decisione quando appresero del cambio di governo a Roma. Il generale Jodl propose di chiudere i confini ai lavoratori civili italiani che volevano lasciare il Paese. Anche Speer, in quel periodo ancora Ministro del Reich per gli Armamenti ed il Munizionamento, aveva interesse a trattenere quei _<<solerti lavoratori» 16 . Per questa ragione la polizia tedesca impedì agli italiani di allontanarsi dai posti di lavoro per poi passare il confine: Si diceva che in luglio, ed anche successivamente, la maggioranza di questi volesse voltare le spalle alla Germania. Così l'uscita dal territorio tedesco fu autorizzata nei soli casi di gravi e urgenti motivi di famiglia 17 . E dal 25 luglio a11'8 settembre non furono quasi mai concessi neppure i periodi di ferie previsti dai vari contratti. La diffidenza da parte tedesca era profondamente radicata e si manifestava apertamente. Dopo l'uscita dalla guerra le ferie in Italia furono sospese del tutto 18 . Subito dopo la caduta e l'arresto del Duce, il Reichsfiihrer-SS aveva inoltre ordinato a tutti i commissariati di polizia «di non espellere . più i lavoratori italiani ai quali venivano rimproverate mancanze sul lavoro» . Il 9 settembre venne precisato in una direttiva diverse riportate da fonti tedesche. Si deve quindi partire da una cifra compresa fra gli 86.522 e i 150.000 uomini. Vds. anche MANTELLI: Von der Wanderarbeit. pag. 75-79. (I 6) Hitlers Lagebesprechungen, pag. 322, situazione alla sera del 25.7. I 943. (17) Telespresso N. l6, l2 ago. 1944, ACS, busta 78 (vds. precedente nota 14). In un rapporto dell'Ambasciata italiana, in cui si confermano le misure adottate dalla polizia nei confronti degli italiani dopo il 25 luglio 1943, viene tuttavia detto che «l'afflusso verso l'Italia» aveva ripreso a svolgersi nonnalmente. Ma questa constatazione non tocca il problema dei rifiuti opposti alle richieste di ferie né il fatto che molti lavoratori vennero trattenuti in Germania anche dopo lo scadere dei loro contratti (Cfr. in proposito le fonti citate alla nota 15): Il R. Incaricato d' Affari, R. Ambasciata, Berlino, 28.7. 1943: Al Ministero degli Affari Esteri, Oggetto: Lavoratori rimpatriati dalla Germania. ASMAE. busta 75, posizione Germania 1-2. (18) Ambasciata d' Italia, Il Commissario per i lavoratori italiani in Germania, Prot. 50/2961, Berlino, 21 settembre 1944-XXII, Oggetto: Lavoratori italiani in Germania, Al Commissario Nazionale del Lavoro Ernesto Marchiandi, ASMAE, busta 65, posizione Germania 1/3.


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che nei casi di «disobbedienza, sciopero o qualsiasi altra fonna di indisciplina», i lavoratori italiani dovevano essere puniti «in base alle disposizioni in vigore per l'altra mano d'opera straniera>>. Ciò significava che da quel momento in poi erano «senz'altro possibili internamenti nei campi di addestramento al lavoro e nei casi gravi nei campi di concentramento» 19 . Esistono descrizioni della vita nei cosiddetti campi di addestramento al lavoro e di punizione. Dimostrano come le SS in questi campi cercassero di distruggere gli uomini. Chi finiva in questi Lager, diventava definitivamente uno schiavo. Una sorte spesso condivisa dagli internati militari20 . Riguardo al problema del sopperimento di mano d'opera, Himmler, sin dal 26 luglio, sembrò aver trovato il modo di risolverlo. Come è noto, i piani tedeschi prevedevano che, non appena dato avvio all'operazione «Achse», i militari italiani sarebbero stati invitati a raggiungere le proprie case. Si intendeva suscitare così l'impressione che la guerra fosse per loro veramente fini ta. Himmler riteneva tuttavia possibile trasferire successivamente gli ex militari in Germania come lavoratori, un'idea questa che piacque a Hitler, il quale non si riprometteva dalle persone interessate nessun'altra utilità, intendendo qui certamente quella militare 21 . In effetti nessuno poteva aspettarsi che gli italiani, dopo aver visto occupare con successo il loro Paese claJla Wehrmacht, avrebbero voluto continuare a combattere assieme ai tedeschi. Uno scambio di idee fra Hitler e Himmler che dimostra ancora una volta come inganno e mala fede costituissero fattori costanti del modo in cui i vertici nazionalsocialisti trattavano gli italiani. ( 19) Citato in base a GRAML: ltalienis.che Gastarbei1er, pag. 135. (20) Cfr. in merito DESANA: I 360 di Colonia, pag. 36-57, il quale descrive il destino di 369 ufficiali italia ni che dal 2 agosto al 15 settembre 1944 si trovarono in uno S1rajlager (campo d i punizione) presso l'Arbeitskommando (comando di lavoro) 96 d i Colonia-Merheim lrh. A quegli uomini è dedicato anche il volume Allo Strajlager di Colonia, nel quale 15 ex-prigion ieri d i quel Lager raccontano la loro vita a Co lonia-Merhei m; ibid., pag. I50- 170, registro dei nomi e - se noti - degli ind iriui dei 369 ufficial i. Sull'argomento vds. inoltre: CAPPUCCIO: Gli ufficiali dello Strajlager, pag. 75-8 I; CRESCIM.BENI/LUCJNI: Seicentomila, pag . 199-209; DESANA: Piccoli luoghi, pag. 15-20; FINATl:G/i IMI e i campi di punizione, pag. 151-166; GIUNTELLA: Gli in1ema1i, pag. 107; e VENCHT: Ricordi, pag . 72-75, volumi e saggi che trattano in modo particolarmente dettagliato l'Arbeitserzielwngslager (campo di educazione al lavoro) Un ter!Uss e lo S1rajlager Krefeld. (2 1) Hitlers T..agebesprechungen. pag. 345 situai.ione a mezzogiorno de l 26.7.l943.


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Dopo 1'_8 settembre Berlino mise in atto rigorosamente la possibilità ventilata il 26 luglio, poiché, come già illustrato, la Wehrmacht e le SS deportarono uomini dall'Italia nelle fabbriche tedesche. Ha ben poca importanza che non siano mai state raggiunte le cifre enormi indicate dai°Plenipotenziario generale per l'impiego della mano d'opera Sauckel, che avrebbe voluto trasferire a nord delle Alpi nel solo 1944 circa 1.500.000 italiani22 . È tra l'altro degno di nota che da parte tedesca regnò sempre concordia in un punto: il progetto era realizzabile - se mai - soltanto attraverso «l'arruolamento forzato» della mano d'opera23 . In base a quanto sino ad ora detto sull'atteggiamento tedesco, sorprende l'esposizione - di per sé contraddittoria e tendenzialmente riduttiva del problema - fatta da Anfuso alla fine del 1943 della situazione dei lavoratori reclutati, in parte «forzatamente», in Italia. Si ricava così la netta sensazione che l'Ambasciatore di Mussolini volesse salvaguardare più gli interessi tedeschi che quelli 'italiani. Ciò vale quantomeno per la citata relazione e per quel momento. Bisogna però aggiungere che i giudizi di Anfuso furono estremamente variabili24 • Un argomento sul quale si dovrà tornare (22) Yds. prec. pag. 304 sgg. La seguente documentazione contiene notizie interessanti sul reclutamento di manu d'opera volontaria o coatta in Italia: ACS, Wehrmacht, busta 5, F6, SF I, 4, 9 e 13; ACS, busta 33, F 275; ASMAE, busta 31, posizione Germania l/1; ASMAE, busta 65, posizione Germania 1-2, 1/11 e 1/15; BA-MA, RH 19 X/60; BA, R 41/30; BA, R3/ I 956. Queste poche indicazioni non hanno la pretesa di essere complete, perché il materiale relativo è conservato in numerosi atti. Importante per l'impiego dei lavoratori italiani anche i documenti pubblicati in ADAP, E, voi. VII, doc. 169, l I. 1; doc. 228, 22.2.; doc. 295. 26.3.; doc. 350, 22.4.; e voi. VIII, doc. 25, 14.5. 1944. Dati statistici sui lavoratori ita lian i in Germania si trovano anche in PFAHLMANN: Fremdarbeirer, pag. 70-8 1; e EICHHOLTZ: Deportazione, pag. 54. Sul reclutamento di mano d'opera in Italia dopo 1'8 settembre 1943, cfr. inoltre HERBERT: Fremdarbeiter, pag. 26 1 sg. (23) ADAP, E, voi. VII, doc. 228, pag. 432 sg., 22.2.1944: Rapporto di Rahn a Ribbencrop sul colloquio avufo a tale riguardo con Sauckel. (24) Berlino, lì I Odic. 1943, Al Duce, f/to Filippo Anfuso, ASMAE, busta 31, posizione Germania 1/1; ibid.: Ambasciata d'Italia, Berlino, lì 17 gennaio 1944-XXII, Al Duce, f/to Filippo Anfuso. Ma cfr. a questo proposito anche: Ambasciata d'Italia, Telespresso nr. 13773, 19 nov. 1943, Indirizzato al Ministero degli Affari Esteri Roma, f.to Anfuso, ASMAE, busta 65. posizione German ia 1/2. Anfuso riferiva che, in base a quanto appreso da fonte attendibile, gli stessi comandi militari tedeschi in Italia si preoccupavano per le proporzioni assunte dalla deportazione di lavoratori italiani che stava compiendo Sauckel. Proponeva pertanto di servirsi soprattutto del feldmaresciallq Rommel per frenare il Plenipotenziario generale per l' impiego della mano d'opera. L'Ambasciatore si rendeva altresì conto che ai tedeschi interessava soltanto una cosa: impiegare forzati per rendere disponibili il maggior numero di «combattenti» tedeschi da inviare al fronte .


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anche in seguito. Per il momento è sufficiente osservare che l'economia bellica tedesca al momento dell'armistizio del!' Italia stava combattendo contro pressanti difficoltà nel settore della mano d'opera. In una tale situazione il ricorso alla popolazione italiana e agli internati militari si configurava come un fatto ovvio dal punto di vista di Berlino. Si trattava dello sfruttamento di un enorme potenziale di forza lavoro. Inizialmente sembrarono esservi tutt'al più controversie sulla distribuzione tra settori civili e militari. Ma ben presto fu lo stesso Mussolini a dar voce alle proprie idee, divergenti dalle riflessioni dei vertici del Reich. b) Impiego dei militari disarmati -

Soldati fascisti o lavora-

tori coatti in Germania? Gli internati militari italiani impiegati in attività lavorative verranno d'ora in avanti denominati lavoratori coatti, dal momento che di fatto non svolsero quelle attività volontariamente, bensì perché costretti. In questo contesto non ci si deve lasciar andare comunque a sofisticherie terminologiche25 . L'ordine relativo alla ripartizione dei prigionieri di guerra italiani ai fini di un loro impiego nelle varie attività lavorative è stato già illustrato nel descrivere come si svolsero le operazioni di disarmo. Dopo aver selezionato tutti i fascisti e la mano d'opera specializzata da destinare all'industria degli armamenti, era previsto che il rimanente personale venisse messo a disposizione dell'Esercito e della Luftwaffe per la costruzione del «Vallo orientale»26 . Nel corso della prima fase di questa nuova ripartizione fu la Wehrmacht a prevalere p·e r quanto riguarda l'impiego nel settore dei trasporti. Vennero pertanto selezionati tutti"i ferrovieri e gli appartenenti al genio ferrovieri per poterli impiegare sia in Italia e nel Sud-Est europeo, che nel territorio del Reich nell'ambito dell'organizzazione trasporti della Wehrmacht. Non si trattava soltanto di colmare (25) Con molti particolari su questo tema, PFAHLMANN: Fremdarbeiter, pag. 14-81. Cfr. inoltre il preciso compendio di KRAUSE-VILMAR: Ausliindische Zwangsarbeiter, pag. 388-396, e: Das Daimler-Benz-Buch, pag. 559-562, qui pag. 560. (26) ADAP, E, voi. VI, doc. 300, pag. 515, 9.9.1943.


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determinati vuoti. Specie nell'area tedesca infatti la Direzione del Reich intendeva liberare forze nazionali in ambito sia civile che statale grazie agli italiani27 . I militari italiani già appartenenti all'Arma del Genio furono inoltre riuniti in campi speciali, per poi assegnarli a quei già citati battaglioni edili di prigionieri di guerra, che prevedevano battaglioni speciali per la costruzione di ponti e di strade28• Ma a prescindere da simili particolarità, per ìl Comando Supremo della Wehrmacht era chiaro che si poteva trarre il massimo profitto dagli internati militari italiani, impiegandoli·- per quanto possibile senza eccezioni - ai fini dell'economia bellica. Perché solo così si sarebbe potuto ottenere il maggior numero possibile di «uomini tedeschi da impiegare nella Wehrmacht» 29 • E il feldmaresciallo Keitel aveva i suoi buoni motivi per un sollecito in tale senso. Pochi giorni dopo il Capo del Comando Supremo della Wehrma~ht si vide persino costretto a ribadire le sue esortazioni, ricordando tra l'altro che si era accordato con il Plenipotenziario generale per l'impiego della mano d'opera e con il Ministro del Reich per gli Armamenti e per la Produzione bellica in merito al recupero dall'industria bellica dei sol~ati esonerati dal servizio militare per insostituibilità. Questi ultimi andavano sostituiti con internati militari. Perciò la Wehrmacht aveva ogni interesse ad arruolare tutti i prigionieri italiani per l'economia di· guerra, perché solo così si sarebbero «liberati per il fronte combattenti tedeschi». Qui il Capo del Comando Supremo della Wehrmacht affrontò il punto per lui decisivo, ripetendosi in modo quasi stereotipato. Gli internati militari dovevano essere di conseguenza avviati al più presto negJi Otlag e Stalag situati nella zona di guerra (27) Cfr. in propos ito: FS OKW/WFSt/Qu 2 (S) Nr. 005 196/43 g.Kdos., 11.9. 1943, Betr.: Besondere Erfassung der italienischen Eisenbahnpioniere und sonstigen Eisenbahner aus dem Anfall ital. Kriegsgefangener, PA, Bii ro Staatssekretlir, Akten betr. Italicn, voi. 16. Sempre sullo stesso argomento anche KTB OKW, voi. Hl, pag. 1094, 11.9.1943, e: Bevollmiicht igter Transportoffizier H. Gr. E, Abt. lll, Nr. 201/43 geh., 0 .U., deo 16.9.1943, An Obkdo. Heeresgruppe Ella und O.Qu., BA-MA, RH 19 VII/1 4. (28) KTB F.A. H. Gr. E, pag. 81, 18.9.1 943, BA-MA, RH 19 Yll/10. (29) KTB OKW, voi. III, pag. 1127, 2 1.9.1943; e l.Skl. KTB pa1t e A, pag. 468, 23.9. 1943, BA-MA, RM 7/52: qui si trova il testo completo del telescritto tras_messo il 21 settembre dal Comando Supremo deJJa Wehrmacht e riportato solo in part e ne l KTB OKW.


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sul ten-itorio nazionale30. Per quanto riguarda il rapporto tra lavoratori tedeschi e sostituiti italiani, questo in generale dovrebbe essere stato di 1:3, perché era questo il rapporto stabilito dal Governo nazionalsocialista per la prevista sostituzione di 150.000 tedeschi con circa 500.000 italiani idonei al servizio militare31 • Keitel definì l'inserimento dei prigionieri itahani nell ' industria degli armamenti tedesca un «imperativo dell'autoconservazione del fronte» 32 , e con ciò non fece che sottolineare l'urgenza della questione. Sin dall'inizio, quindi, non sarebbe stato lasciato molto spazio a quelle rivalità - annunciate da Anfuso il 1° ottobre, come imminenti - tra il Fronte del Lavoro tedesco, il Comando Supremo della Wehrmacht e le Waffen-SS in merito all'impiego clei prigionieri italiani 33 . · Da considerare inoltre che, all'arrivo degli internati, gli enti tedeschi non si preoccuparono soltanto di separare dalla massa dei militari italiani quelli di madre lingua tedesca, i membri del partito fascista e chi si dichiarava disposto a combattere, tutte categorie alle quali veniva riservato un trattamento di favore 34. Cercarono inoltre, anche se in misura modesta, di effettuare una selezione in base alle specializzazioni. Questa non riscosse ovviamente un'approvazione incondizionata, come fannò capire le continue rimostranze da parte italiana. Ma Speer inviò comunque un generale nei diversi La.ger per assicurare all'industria del personale particolarmente qualificato35 • Pare che successivamente gli enti responsabili abbiano totalmente capitolato davanti alle difficoltà amministrative per un impiego specifico degli italiani sulla base della. loro professionalità. Venne inoltre deciso di far lavorare nelle miniere tutti i prigionieri italiani ritenuti idonei a svolgere una simile attività, e non erano ammesse (30) Adjutant des Chefs des Generalstabes des Heeres Nr. 3430/43 g.Kdos., H.Qu. GenStdH, den 26.9.1943, Abschrift von: OKW/WFSt/Org (Il) Nr. 2982/43 g.Kdos., gez. Keitel, BA-MA, RH 2/v. 637. (31) KTB OKW, voi. III, pag. 1133, 23.9.1943. (32) Vds. precedente nota 30. (33) Ministero degli Affari Esteri 1/4475, Appunto per il Duce, Roma, 6 Ottobre 1943-XXI0 , ASMAE, busta 31, posizione Germania 1/l. Allegato il Diario dell'Ambasciatore Anfuso relativo ai primi giorni trascorsi a Berlino (28.9.-1.10.1943). (34) OKW Kgf. Allg. VI C N.R. 4131/45 geh. vom 25.9.1943, Betr.: Aussonderung Kampfwilliger italienischer Mililiir-lnternierter, BA-MA, RH 49/35. (35) Ibid., copia dell'OKW/Kgf. Org. (Irlb) Nr. 4701/43 vom 24.9.1943, Betr.: Fachliche Aussortierung ital. Militar-Internierter.


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eccezioni. Dal momento che non si poteva fare più affidamento su un numero rilevante di prigionieri sovietici, gli italiani rappresentavano «l'unica possibilità di coprire il fabbisogno di mano d'opera per le miniere». Gli altri internati militari dovevano essere utilizzati a favore dell'industria pesante oppure - qualora ivi non necessari - nell'economia industriale36 . Nonostante queste chiare testimonianze della dipendenza dell'industria tedesca dagli internati militari, il Plenipotenziario generale per l'impiego della mano d'opera si vide costretto il 2 ottobre 1943 a lamentare che degli uomini arrivati «già in grande numero» negli Stalag ne erano stati fino ad allora impiegati relativamente pochi. Una situazione che Sauckel giudicava intollerabile, specie considerando l'enorme e urgente fabbisogno di mano d'opera nell'industria pesante. Esprimeva pertanto la sua soddisfazione per il fatto che la Wehrmacht intendeva procedere con indulgenza al collaudo delle caratteristiche edilizie e di sicurezza dei campi di lavoro37 • Si dovevano tuttavia salvaguardare gli interessi del Servizio ·informazioni. In particolare gli italiani non sarebbero stati impiegati assieme a russi, inglesi e americani38 . Non si esprimevano per contro riserve in merito ai singoli alloggiamenti di internati militari presso «imprenditori 'con posti di lavoro situati molto lontani». Per l'economia. di guerra o, per meglio dire, per i suoi diretti responsabili, il problema del personale era veramente urgente. Pertanto si doveva rendere possibile «quanto prima possibile al lavoro» dei prigionieri italiani, accelerando la costruzione degli alloggiamenti, riducendo le misure di sicurezza e risparmiando sulle forze di sorveglianza. Sorveglianza che in determinate circostanze - così si pensava - si sarebbe potuta affidare anche agli internati (36) Der Reichswirtschi).ftsmioister Nr. IT Bg 7/31974/43, Bcrlin, den 24.9. I943, Vermerk tiber Besprechuog bei Prasident Hans Kehrl Reichswirtschaftsrnioisterium), BA. R 7/1072. (37) Oberkommando der Wehrmacht Az. 2 f 24. I7t Kricgsgef. Org. (l!Ib) Nr. 5087/43, Berlin, den ... 10.1943, An alle Wehrkreiskommandos und samtliche Stalag. BA-MA, Rl-1 49/35. Copia dell ' ordinanza del Plenipotenziario generale per l'impiego della mano d'opera. (38) Ibid., Oberkornmando der Wehrmacht Az. 2 f 24.1 la Kriegsgef. Org. (I) Nr. 5058/43, Berlin, den 5.10.1943, Betr.: E insatz italienischer Militarinterniertcr: e: Der Reichsm inistcr ftir Riistung und Kiiegsprocluklion Rii A. Nr. 9064/3-43/ Arb. [/I a, Berlin, dcn 5.10.1943, BA, R 3/3285.


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e, in particolare, ai sottufficiali39 . Tali misure avrebbero comportato talvolta delle agevolazioni indirette. Ma la carenza di personale indusse nello stesso tempo il Comando Supremo della Wehrmacht a disporre che le richieste di rilascio degli internati militari dovevano essere prese in esame solo se provenienti da «alte autorità tedesche». Tutte le altre dovevano essere «messe agli atti senza risposta» 40. E con ciò, sia detto sin d'ora, Ja direzione della Wehrmacht bloccò una via importante per la liberazione dai Lager. In base a quanto riferito dal Plenipotenziario generale per l'impiego della mano d'opera sulla situazione occupazionale nel «Terzo Reich» nel terzo trimestre del 1943, i primi internati militari italiani arrivarono nelle «aziende del! ' economia industriale bellica» verso la fine di settembre. A quella data prigionieri italiani lavoravano già nell'agricoltura, dove si riscontrava uno stato d'emergenza per la raccolta delle coltivazioni a zappa, presso le ferrovie e le poste tedesche. Insieme al Ministro per gli Armamenti e per la Produzione bellica Sauckel aveva elaborato per il quarto trimestre un piano di ripartizione, basato sulla disponibilità di 440.000 internati militari. Di questi sarebbero stati impiegati fra l'altro: 30.000 uomini nell'industria pesante; 150.000 uomini nella restante economia di guerra; (39) Oberkommando der Wehrmacht Az. 2 f 24.76 Chef Kriegsgef./Allg (Id) Org. (III) Nr. 10095/43, Berlin, den 20.10.1943, Betr.: Abwehrrniissige Sicherung beim Arbeitseinsatz ital. Mii. lntern ierter, BA-MA, RH 49/35. Sullo specifico argomento anche: Stammlager IV D Nr. 378/43, Torgau/Elbe, am 11.10.1943, Betr.: Einsatz von britischen und holllindischen Kriegsgefangenen, sowie italienischen Mii. lntemierten, BA-MA, RH 49/101. (40) Oberkommando der Wehrmacht Az. 2 f 24. 18y Kriegsgef. Allg. (VI e) Tgb.Nr. 10837/43, Berlin, den 20.10.1943, An alle Wehrkreiskommandos, gez. Westhoff, BA-MA, RH 49/35. In genere venivano ancora accolte solo quelle richieste favorevol i agli «urgenti interessi tedeschi in materia e di economia di guerra». Ciò valeva anche per il futuro. Fu così che il Generale Plenipotenziario delle FF.AA. Germaniche del Reich in Italia inoltrò con parere favorevole al Comando Supremo della Wehrmacht soltanto 16 delle 108 istanze di rilascio di internati militari: allegato Nr. 5 alla pag. 31 del KTB , Abt. le. Tatigkeit vom 1. bis 15. 1.1 944, BA-MA, RH 3 1 VU6. Gli italiani , vennero a conoscenza di questo modo di procedere e giì1 nell'aprile 1944 si lamentarono per le innumerevoli difficoltà che si presentarono per le richieste di personale. TI Capo del Servizio Assistenza Internati ebbe di conseguenza l'impressione che, in seguito ad un ordine, impartito dalle superiori autoritì1, non sarebbero state pi ù concesse autorizzazioni di rilascio: Ambasciata d'Italia - Serv. Assistenza Internati - n. 6.213, Berlino, 11 aprile 1944-XX!l, Oggetto: Relazi.one sul lavoro svolto dal S.A.l. nel mese di marzo e sulla situazione generale degli internati italiani in Germania. Al Ministro Serafino Mazzolini. F/to M . Vaccari, ASMAE, busta 45, posizione Italia l/8.


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115.000 uomini nelle miniere di carbone; 5.000 uomini in altre miniere; 60.000 uomini nell'economia dei prodotti alimentari e nei casi di emergenza per il raccolto; 11.000 uomini nelle squadre di carico e scarico; 15.000 uomini presso le ferrovie tedesche: 10.000 uomini presso le poste tedesche; 25.000 uomini nel settore edilizio. Questa pianificazione prevedeva l'integrazione nel ciclo lavorativo di 421 .000 internati militari. Alla fine di settembre gli italiani catturati ed impiegati erano .però solo 35.000. Secondo le idee di Sauckel e di Speer, nei primi giorni di ottobre se ne sarebbero dovuti aggiungere per ora altri 170.00041 • Un calcolo che si rivelò del tutto errato. Per questo motivo il Ministro per gli Armamenti e per la Produzione bellica il 9 ottobre ebbe a lamentarsi con Hirnmler, perché dei 370.000 internati militari presenti nei campi di prigionia tedeschi solo 70.000 erano stati assegnati all'industria degli armamenti. Una situazione veramente incresciosa dovuta al fatto che le SS, prima di cedere i prigionieri italiani all'industria, li esortavano ad arruolarsi nella Milizia fasci sta, ancora da costituire. Procedura che per Speer, per il quale «ogni risparmio di tempo era prezioso», non si svolgeva abbastanza in fretta42 • Un altro fatto potrà risultare significativo della precaria situazione di personale dei tedeschi. All'inizio di ottobre il Ministro Speer aveva aderito alla richiesta dello Stato Maggiore dell'Esercì to (41) Cfr. DEMPS: Zwangsarbeiter in Deutschland, pag. 833-840. l ritardi nella consegna degli internati militari costrinse a stabilire degli ordini di precedenza. In linea di massima venne favorita per principio - e quindi non soltanto con l'assegnazione di internati militari - l'industria degli armamenti. Nel periodo settembre/ottobre 1943 le poste tedesche ottennero invece soltanto circa 4.900 internati militari al posto dei 10.000-15.000 iniÌialmente promessi. Cfr. a questo proposito UEBERSCHAR: Deutsche Reichspost, pag. 307. Secondo BILLIG: Prisonniers, pag. 58, nel febbraio 1944 la maggior parte degli internati militari risullava occupata nelle miniere, nell'industria metallurgica e nelle fabbriche di prodotti chimici. Seguivano l'edilizia, il complesso di attiv ità concernenti l'energia, i 1rasporti, le telecomunicazioni e l'industria alimentare ed infine l'agricoltura. Indicazioni che non consentono tuttavia di stabilire quanti fossero in realtà gli internati addetti alle si ngole attività. (42) SS-Obersturmbannfiihrer R. Brandt, 10.10.1943, FS an SS-Obergruppenfiihrer Berger, AltZG, MA 460, 2567138.


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di sostituire con gli italiani i prigionieri sovietici impiegati nelle attività logistiche dell'Esercito. Un tale scambio non avrebbe reso disponibili per il fronte dei lavoratori tedeschi esentati fino ad allora per insostituibilità, ma avrebbe offerto dei vantaggi ad entrambe le pa1ti .. Infatti Speer avrebbe ottenuto «mano d'opera idonea al lavoro in miniera», mentre all'Esercito sarebbero stati assegnati degli ausiliari sul fronte orientale che «non sembravano far prevedere un passaggio alle bande». Prima bisognava comunque verificare l'ammissibilità politica dell'azione43 . La questione passò pertanto al Comando Supremo della Wehrmacht e ad una Commissione Interministeriale per le questioni italo-tedesche. In quest'ultima sede l'Ambasciatore Rahn espresse un parere decisamente contrario allo scambio che parlava di ausiliari russi, mentre lo Stato Maggiore menzionava i prigionieri di guerra. Non si arrivò ad un chiarimento della questione già per il fatto che gli addetti rinviarono per allora la discussione de] problema44 . Poco tempo dopo l'affare tra lo Stato Maggiore dell'Esercito ed il Ministero di Speer fallì definitivamente. Vi contribuirono probabilmente - almeno indirettamente - le riserve espresse dal Ministero degli Esteri e dal Comando Supremo della Wehrmacht. Come motivo ufficiale del fallimento venne detto che già l' 11 novembre Speer «non aveva più a disposizione degli internati militari italiani per lo scambio», ma - fermo restando che il Ministro nei giorni precedenti aveva insistito ripetutamente su una accelerata attuazione del progetto - non è da escludere che tale sorprendente comunicazione fosse stata suggerita da altre considerazioni. Qui ci si muove nel campo delle ipotesi4 5 , ma sono due gli (43) OKH/GenStdH/Org. Abt. Il/22076/43 geh. , 28.10.1943, An OKW/WFSt/Org., Belr.: Austausch von Russen gegen ital. Militarinternierte, BA-MA, RH 2/v. 837. (44) Niederschrift iiber die 7. S itzung des lntem1inisteriellen Ausschusses filr italienische Angelegenheiten am 5. November 1943, PA, Biiro Staatssckreliir, Akten betr. lta lien, voi. 18. (45) Organisationsabteilung Nr. Il/22510/43 geh., H.Qu., den 11.11. 1943, Betr.: Aus tau sch von russischen Kriegsgefangenen gegen ital. Mili 1;frinternierte. Not iz, BA-MA, RH 2/v.839. Cfr. in proposito KTB OKW, voi. III, pag. 1299, 22.11. 1943, dove viene ripresa in esame quell ' idea. Il Ministero degli Esieri era contrario a quel progeuo per mot ivi poli tici. Il feldmaresciallo Keite l a sua volta lo resp ingeva perché in ta l modo non si rendevano disponibili forze tedesche per il fronte . Sostenne quindi che <<tuu i gli internali mi litari dovevano essere cedu!i allo RM Speer». perché si sperava così di poter recuperare a favore


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aspetti che depongono a favore di µna influenza di fattori politici: l'incontestabile necessità di ricuperare lavoratori tedeschi per l'impiego in combattimento e le riserve esistenti presso la direzione politica per un trasferimento al fronte orientale degli italiani, fatta eccezione per i prigionieri di guerra colpiti dai provvedimenti punitivi già illustrati. È significativo che l' 8 dicembre i partecipanti ad una riunione interministeriale esprimessero notevoli riserve quando venne discussa la proposta del Plenipotenziario generale per l'impiego della mano d'opera di utilizzare in linea generale la forza lavoro italiana nelle regioni orientali. Ogni decisione in merito restò pertanto in sospeso46 . Riguardo al trattamento dei «lavoratori coatti», la considerazione per Mussolini agì da freno. Per motivi psicologici un impiego di italiani nelle regioni orientali, vale a dire nel territorio dell'Unione Sovietica, fu considerato tabù. In questo contesto va ricordato che nacque una grave controversia durante i colloqui italo-tedeschi - dei quali si parlerà ancora in seguito - sulla stesura del testo della «dichiarazione impegna. tiva>) per quegli ex soldati italiani che volevano continuare a combattere dalla parte di Mussolini. Il Comando Supremo della Wehrmacht cercava di impoITe una formula che avrebbe impegnato i volontari italiani a combattere «su qualsiasi fronte sotto il comando supremo tedesco» . Non si arrivò a tanto, ma nel corso delle varie discussioni si manifestò con molta chiarezza la preoccupazione degli optanti per la Repubblica Sociale Italiana di poter essere «impiegati anche fuori dell'Italia, in particolare in Russia» in conseguenza dell'impegno assunto 47 . de lla Wehrmachr «parti consistenti degli esonerati dal servizio militare per insostituibilità». In effetti Kcitel doveva essere interessato, perché la Wehrmachr si stava lentamente dissanguando. Si deve ricordare a tale riguardo la disposizione di Hitler del 27.I J.1943, nella quale chiedeva la mobilitazione di tutte le riserve di forza. In particolare pretendeva dalla Wehrmachr e dalle Waffen-SS che rendessero disponibili «almeno un milione di uomini» da mandare al fronte, i quali non in ultimo dovevano essere reclutati tra gli esonerati dal servizio militare per insostituibi li tà: Der Fiihrer, OKW/WFSt/Org. Nr. 007436/43 g.K., Fiihrerhauptquartier; den 27.l 1.1943, gez. Adolf Hitler, BA-MA, RM 7/98. (46) Vds. pag. 461, nota 13: Riunione al Ministero degli Esteri in data 8.12.1943. (47) Sul particolare problema che non verrà approfondito in questa sede, cfr.: AWA (ltal.), 29.10.1943, Betr.: Verpflichtungserklaning fiir italienische Soldaten, BA-MA, RW 4/v. 508a; ibid., OKW/WFSt/Qu.2 (Siid/Si.idost) Nr. 05355/43 geh. F.H.Qu., den 31.10.1943; ibid., WFSt/Qu. 2 (Siid/Siidost) Nr. 05355/43 geh. IL Ang., F.H. Qu., den 1.1 I.I 943, Notiz. Anruf Ausw. Amt, i.A. Botschafter Ritter; ibid., Auswlirtiges Amt Nr. 496, Westfalen, den 4.11.!943, An OKW. Sulla protesta di Canevari, vds.: Eccellenza Ambasciatore Anfuso,


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La strenua lotta per ottenere i lavoratori coatti italiani non portò soltanto a rivalità fra le autorità civili e militari. Vi furono delle difficoltà ulteriori quando si trattò di suddividere gli internati militari fra le varie Regioni militari in modo più o meno equilibrato. Quando una Regione militare - che inizialmente, per motivi tecnici di alloggiamento, aveva ricevuto un numero maggiore di prigionieri a quello previsto dal piano di ripartizione di Sauckel - doveva cedere degli internati alle Regioni militari da rifornire, la cessione riguardava solo gli «operai non qualificati». Ciò significa che i comandanti interessati facevano setacciare i La,ger situati nel loro settore alla ricerca degli operai specializzati presenti. Trattenevano gli uomini particolarmente qualificati per sopperire alle proprie esigenze, il che naturalmente si tradusse in un notevole danno per le altre Regioni militari. Il Comando Supremo della Wehrmacht .si vide pertanto costretto a disporre che in ogni trasporto «di internati militari da una Regione militare venisse incluso un certo numero di lavoratori specializzati» 48 . Un simile comportamen_to, dovuto all'egoistico desiderio di salvaguardare i propri interessi ed alle onnipresenti necessità obiettive, si manifestò anche in ambito locale. Ad Amburgo, tanto per fare un esempio, l'incaricato del Ministero delle Munizioni per l'utilizzazione deJlé aziende che lavoravano i rottami metallici non riuscì ad avere 300 uomini per il recupero di quei rottami, nonostante le «migliaia» di internati mjlitari italiani che stavano svolgendo in quella stessa città i più diversi e svariati incarichi, ivi compresi quelli di giardinaggio. Senza considerare che le autorità gli avevano assicurato gli italiani già da alcune settimane. Tutto ciò Berlino 5 novembre 1943, ACS, S.P.d.D., busta 16, F 9 1, SF 2. Cfr. inoltre: FS von RBV Italien (Rahn), An Sonderzug Westfalen fiir Ministerbiiro u. Botschafter Ritter, Berlin, 6 ..11 . 1943, PA, Biiro Staatssekretlir, Akten betr. Italien, voi. 18; Pol. I M 2592 gRs/Il, Berlin, den 1.3.11.1943 (Abschrift), An Gesandten Rahn, Sonderweg Nr. 329, gez. Frohwein, BA-MA, RW 4/v.508a; ibid., Auswartiges Amt Nr. Poi. I M 2592 gRs Ang. II, Berlin, den 15.1 1.1943, An OKW, gez. Frohwein. Vds. anche: Fonogramma in arrivo, Berlino, 2 noveinbre 1943-XXII, N. 163, f.to Anfuso, ASMAE, busta 8, posizione Italia 11/1-2; dove Anfuso trasmette la «fom1ula definitiva dichiarazione adesione ufficiali o truppa da arruolare Germania». (48) Oberkommando der Wehrmacht Az. 2 f 24 .17t KJiegsgef. Org. (Ill b) Nr. 5703/43, Berlin, den 1.11.1943, Betr.: Verlegung von ital. Militlirinternierten innerhalb des Reichsgebietes, BA-MA, RH 49/35.


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accadeva dopo il devastante attacco aereo su Amburgo e quando nessuno più ignorava l'importanza dei rottami di ferro per la produzione bellica del Reich49. Si potreb~ero citare ancora innumerevoli esempi delle enormi difficoltà incontrate dalle autorità tedesche nel regolare l'impieg() degli internati militari o dei lavoratori coatti italiani. Criteri di massima per l'utilizzazione dei «cittadini italiani» vennero stabiliti alla fine del 1943 nel corso di un'apposita riunione alla quale parteciparono i rappresentanti del Ministero degli Este1i, del Comando Supremo della Wehrm.achi, del Ministero del Reich dell'Interno, del Ministero del Reich per gli Armamenti e per la Produzione bellica, del Plenipotenziario generale per l'impiego della mano d'opera, dell'Ufficio complementi delle Waffen SS, dell'Ufficio centrale delle SS, della Direzione del servizio nazionale di lavoro obbligatorio, dell'Organizzazione Todt, del Ministero del Reich delle Finanze e del Ministero del Reich dell'Economia. In questa sede sarà preso in esame solo quanto si riferisce agli internati militari, mentre nella riunione si doveva stabilire quali enti chiedevano italiani da impiegare al lavoro. Per far fronte alle esigenze venivano prese in considerazione le persone provenienti dal territorio tedesco ed italiano, dai territori occupati, nonché dai paesi amici o neutrali. Le trattative interessavano tra gli altri i 600.000 internati militari. Tutti furono comunque concordi nel ritenere che per principio quegli uomini erano a dispo~izione del Plenipotenziario generale per l'impiego della mano d'opera per essere impiegati nell'economia bellica. E questi li richiese. L'Organizzazione Todt aveva ottenuto fino a quel momento 9.000 internati da impiegare nel Sud-Est europeo, ma continuò nel contempo a trattare con Sauckel per ricevere ulteriori assegnazioni. Da parte delle SS non venne segnalato alcun fabbisogno, perché gli uomini di Himmler avevano già arruolato nei Lager alcune migliaia di persone per la Milizia fascista e gli uomini ancora mancanti sarebbero stati reclutati direttamente in Italia. Per l'impiego presso i repa1ti della Wehrmacht si volevano invece arruolare esclusivamente ex militari (49) Eckhardt & Co. Aktien-Gesellschaft, Dr. Ludwig Trautmann, Hamburg, 1.12.1943, SAH, Gauwirtschaftskammer 9. Lettera al Direttore del reparto industriale della Camera di economia e commercio del distretto di Amburgo.


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italiani che si presentavano volontari. A questo proposito il rappresentante della Direzione Affari Generali del Comando Supremo della Wehrmacht fece mettere a verbale che «la Wehrmacht non aveva in.genere nessun interesse a reclutare volontari fra gli internati militari e che di regola non avrebbe preso in considerazione richieste di anuolamento volontario di questo genere». Nel frattempo, tuttavia, i militari tedeschi dovevano provvedere alla costituzione delle nuove divisioni italiane e il Comando Supremo della Wehrmacht sostenne che pertanto sarebbe stato necessario impiegare un «piccolo numero» di internati militari come personale di inquadramento per le unità di Mussolini50 . Dal punto di vista della Wehrmacht i lavoratori coatti italiani avevano un valore-maggiore dei fascisti in armi. Un parere che non eta certo condiviso da Mussolini .e dalla sua cerchia. L'idea di creare un Esercito fascista era nata ancor prima della liberazione di Mussolini 5 1. In effetti coloro che ,volevano mantenere in vita il fascismo non avrebbero potuto legittimare la sua stessa esistenza e la sua formale autonomia negandogli di disporre di proprie Forze Armate52 . E Mussolini, nel corso dei lunghi colloqui avuti con Hitler fra il 14 e il 18 settembre per esaminare la situazione, espresse perciò l'intenzione di dar vita ad un «nuovo Esercito nazionale italiano»s3. I dottori Scampicchio e Pietruccio, entrambi membri del Fascio in Germania, riferirono già il 24 settembre al SS-Obergruppenfahrer e generale delle Waffen-SS Hans Jtittner vari desideri del Duce relativi alla creazione di nuove Grandi Unità nazionali54 . · Secondo il verbale del colloquio a Mussolini premeva che certe unità, dichiaratesi fin dall'inizio fedeli all'alleanza e pronte· a continuare a combattere con la Wehrmacht fossero «assegnate come (50) Vds. pag. 461, nota 13: Riunion.: al Ministero degli Esteri in data 8.12.1943. (51) Cfr. in proposito il Programma in 5 punti del cosiddetto Governo provvisorio fascista, che doveva essere consegnato a Ribbentrop il 10.9.1943 e che fu reso noto anche a Himmler, AlfZG, MA 460, 2567090-094. (52) SCALPELLI: Forze Armate di Salò, pag. 20. (53) Cfr. a tale riguardo: Goebbels Tagebiicher, pag. 437, 23.9.1943, e DOMARUS: Hitler, voi. Il/2, pag. 2041. (54) Der Chef des SS-Fiihrungshauptamtes Tgb. Nr. 1374/43 g.Kdos. - Ch. Jii/Bi. Berlin, 25.9.1943, An den Rcichsfiihrer-SS, gez. Ji.ittner, BA, NS 19/3891. Cfr. inoltre CAJANI: Appunti, pag. 85 sg., e LAZZERO: SS italiane, pag. 18 sgg., con la reazione di Himmler.


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reparti organici alle Waffen -SS» ed impiegate poi come formazioni di queste ultime. Si trattava inoltre di costituire 20 battaglioni per la Milizia, scegliendo i 10.000 uomini necessari fra i lavoratori italiani che si trovavano nella madrepatria o in Germania. I due proposero infine di far intervenire il Fascio per l'arruolamento di volontari da assegnare alle unità italiane poste alle dipendenze· delle Waffen-SS. Il colloquio - che, come venne più volte ribadito da Scampicchio e Pietruccio, si riprometteva di esporre soltanto desideri e non richieste - vertè esclusivamente sul personale da assegnare ai reparti che sarebbero stati costituiti da Himmler. Sempre in settembre, il Comando Supremo della Wehrmacht concordò con Mussolini la costituzione · di quattro divisioni della Milizia. Gli uomini sarebbero stati reclutati sia in Italia sia in Germania ed era previsto di farli addestrare in territorio francese a cura del Gruppo di Annate D. Ma Ribbentrop non desiderava che venissero arruo~ati lavoratori italiani che si trovavano già in territorio tedesco e, in questo caso, non parlava soltanto per sé. Una presa di posizione che non può meravigliare tenuto conto dell'atteggiamento fino ad allora comprovato dei vertici del Reich. La Wehrmacht non ebbe invece nulla da obiettare in merito ad arruolamenti fra gli internati che stavano arrivando in quel periodo in Germania, purché avvenissero su base volontaria. Ed anche se questo suo consenso può a prima vista sorprendere, si deve tener presente che fu suggerito dalla convinzione che il successo di una tale azione sarebbe stato· «probabilmente uguale a zero», visto che fino a quel momento si erano «presentati tra gli internati militari solo 18 volontari». L'atteggiamento generoso dei militari forse poteva essere spiegato con questa affermazione, ma bisogna corredare la cifra indicata con un punto interrogativo, dato che non corrispondeva assolutamente ai dati statistici. Comunque sia, Rahn ricevette l'incarico di comunicare a Mussolini che Berlino considerava «molto poco promettente» una azione di propaganda nel Reich. Nel contempo si doveva però evitare di dare 1' impressione che da parte tedesca si intendessero creare «per principio delle difficoltà» ad una campagna propagandistica in questo senso.


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Dall 'inizio di ottobre Anfuso si dimostrò molto deciso nell'affrontare il problema dell' arruolamento di volontari 55 . Come sempre si trattava esclusivamente del reclutamento di personale per la Milizia. L'8 ottobre però il Comando Supremo della Wehrmacht disponeva di anticipazioni fornite dal suo Comando di collegamento a Salò asserenti che Mussolini aveva abbandonato l'idea di un Esercito basato esclusivamente su'i reparti della Milizia, ma ciò non modificò in alcun modo l'atteggiamento di Hitler. Già il 9 ottobre una sua direttiva vietava che ufficiali italiani potessero setacciare i campi di prigionia alla ricerca di «elementi utilizzabili» 56 . Quello stesso giorno il maresciallo Graziani si recò al Quartier generale del Fùhrer per trattare con i tedeschi sulla costituzione di un Esercito regolare. Nelle settimane precedenti - con l'aiuto di Canevari - aveva lavorato per dissuadere il Capo del Governo fascista dal l'idea che le nuove Forze Armate dovessero avere il carattere di una Milizia. Il 3 ottobre riuscì a far breccia in (55) ADAP, E, voi. Vll, cloc. 8, pag. 13 sg., 2. 10. 1943: l'Ambasciatore Rittera Rahn, il «P le nipotenziario de l Grande Reich tedesco presso il Governo. nazionale fascista italiano». Per quanto concerne la ricerca accurata di volontari nei Lager, cfr.: St-S. Nr. 4 36, Berlin, den 1.10.1943, Steengracht su un colloqu io avuto in propos ito con Anfuso (si voleva costituire una commiss ione di sei ufficiali) a: RAM , PA, Biiro Staatssekretar, Akten betr. Italien, voi. 17;. s ullo stesso argomento, ibid.: Ambasciata d'ltal.ia Berlino Nr. 13157, Berlin, den 6.10.1943, Anfuso al Segretario d i Stato v. S teengracht; e i·bid.: St. S . Nr. 453, Berlin, den 6 . IO. 1943, con le informazioni date da S teengracht a Ribbeimop c irca la richiesta scritta di Anfuso. Sempre a ta le riguardo si deve accennare inoltre al colloquio avuto da Mussolin i con Rahn il 26.9. 1943. Al fine d i c reare la sua nuova Miliz ia, Musso lini chiese di «ricuperare dai campi d i prigionia e d i far torn are in Italia tutti gli ufficial i di complemento che altro non erano se non profess ionisti, impiegat i, professori , ecc.>>. Gli ufficiali di Stato Maggiore, perché «pericolosi», dovevano invece restare «sotto s trettissima sorveglianza»: ADAP, E, voi. VI, doc . 352, pag. 593 sg., 26.9. 1943. Su q uanto pred isposto per costituire le d ivisioni della Mi li zia in territorio francese, cfr. KTB H. Gr. D. I . 10. 1943, BA-MA, RH 19 JV/11. Le quattro Grand i Unità sarebbero state accantonate nelle vicinanze rispettivamente di Sedan, Bar-le Duc, C lamecy-Nevers e lssoudun-Argenton. Vds. anche KTB OKW, voi. III, pag. 1153 sg., 30.9.1943, con la notizia data a l Comandante Superiore Ovest della costituzione.delle quattro divis ioni. Su questa prima fase dei contatti ita lo -tedeschi, durante i quali vennero presi in esame solo le un ità della M ilizia, cfr. anche DEAKIN: Die brutale Freundschaft, pag. 666-669, che si sofferma soprattutto sulle diverse concezioni del maresciallo Graziani. Sul progetto delle SS di costituire 11nità della Milizia sino ad approntarne due divisioni, vds.: Der Reic hsfiihrer-SS Tgb.-Nr. 35/!43/43 g, Fe ld-Kommandoste lle, den 2. 10 . 1943: Programm fiir die Aufstellung der ital ienischen Miliz- Einheiten, AlfZG. MA 460, 2567083-084; e ibid.: Der ReichsfliJlrer-SS 35/142/43 g , Feld-Komrnandostelle, den 2.10.1943. (56) Buro RAM, Notiz ii ber A nruf von Botschafter Hewel, «Westfalen», den 9 . I O. 1943, gez. v. Sonnleithner, PA. Btiro Staatssekretiir, Akten betr. Italien, voi. 17; KTB OKW, voi. III, pag. 11 86 sg., 9. 10.1 943.


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Mussolini57 • Il Duce scrisse una lettera al Fuhrer, annunciandogli il progetto della creazione di un Esercito repubblicano fascista ossia una Forza Armata tradizionale sotto il profilo tecnico-militare - le cui caratteristiche particolari gli sarebbero state illustrate a voce dal maresciallo Graziani58 . Nel contempo, 1'8 ottobre, Mussolini dettò al Comando di collegamento istituito a Salò il già citato «orientamento preliminare» sul suo progetto, che arrivò a Berlino ancor prima di Graziani. Il Comando Supremo della Wehrmacht era così a conoscenza della base delle trattative. La Repubblica Sociale Italiana pretendeva 300.000 uomini da assegnare alle unità combattenti 1 100.000 da impiegare nell'organizzazione logistica e altri 100.000 per le riserve. Dovevano essere inquadrati di massima dieci divisioni di fanteria, dieci divisioni granatieri corazzati e cinque divisioni corazzate. Mussolini intendeva inquadrare nel nuovo Esercito anche la Milizia, intesa quale Corpo speciale sul tipo degli alpini . Il comando sarebbe stato assunto da ufficiali italiani sino al livello divisionale incluso e da ufficiali tedeschi ai livelli superiori. In merito al personale si prevedeva di chiamare alle armi le classi 1923.-1925 e di arruolare i volontari delle altre classi. Le divisioni che sarebbero state addestrate da militari tedeschi in base ai principi della Wehrmacht, dovevano essere rese operative entro l'aprile del 1944. Si parlò anche di una Aeronautica repubblicana fascista. In quel periodo lo Stato Maggiore Operativo del Comando Supremo della Wehrmacht aveva già nel cassetto un suo piano per la costituzione delle Forze Armate di Mussolini. Questo prevedeva quattro divisioni di bersaglieri e qualche unità speciale per una forza complessiva di 85.000 uomini. Si dovevano inoltre approntare con carattere di immediatezza 25 battaglioni della Milizia, ai quali se ne sarebbero aggiunti altri. Veniva inoltre presa in considerazione l 'idea di costituire una Marina da guerra ed una Aeronautica della Repubblica Sociale italiana59. (57) Cfr. DEAKIN: Die brutale Freundschaft, pag. 666; SCALPELLI: Forze Armate di Salò, pag. 22; e CANEVARI: Graziani mi ha detto, pag. 285 sgg .. (58) TAMARO: Due anni, pag. 205-208; vds. anche ILARI: Il ruolo, pag. 295-311 . (59) KTB OKW, voi. Ill, pag. 1187, 9.10.1943.


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Graziani arrivò a Berlino il 9 ottobre. Dopo la guerra scrisse che, nel corso dei suoi colloqui, i vertici della Wehrmacht si erano dimostrati disposti a creare «prima quattro, poi otto e, alla fine, dodici divisioni italiane». Ma apparve ben presto chiaro che Berlino non pensava nel modo più assoluto di fare una cosa simile. Prima della partenza il maresciallo aveva concordato con Mussolini che le prime quattro divisioni sarebbero state formate esclusivamente da internati militari volontari. Graziani chiese pertanto di potersi recare personalmente nei campi di prigionia per scegliere questi ultimi. Ma Hitler si rifiutò «nel modo più categorico» di esaudire tale desiderio. I tedeschi avrebbero fra l'altro asserito che i prigionieri italiani non erano idonei per un tale progetto e che il loro moràle era cattivo. Si sarebbero rivelati inutili tutti i tentativi per rendere meno rigida la posizione assunta da Hitler. Il maresciallo avrebbe poi dichiarato che, considerata la situazione, non gli restava che tornare in Italia per riferire a Mu ssolini. Era con lui che i tedeschi dovevano concordare tutti gli altri provvedimenti 60 . A prima vista quanto riferito da Graziani sembra più che attendibile. Ciò vale soprattullo per l'atteggiamento di Hitler ver_so i prigionieri italiani. Abbiamo già citato la sua disposizione del 9 ottobre, nella quale si manifesta una tal e concezione. E lo stesso giorno in cui il maresciallo si trovava a Berlino, il Sottocapo dello Stato Maggiore Operativo del Comando Supremo della Wehrmacht preparò una lettera del Fiihrer da inviare al Duce, in cui si affermava61 : «In base al comportamento sinora avuto, gli internati militari potrebbero eventualmente rappresentare un pericolo e pertanto per ora non devono essere presi in nessuna considerazione ai fini della ricostituzione dell'Esercito. Lo stesso vale per gli ausiliari volontari, che cominciano appena adesso ad orientarsi nella loro nuova posizione». Era pertanto consigliabile iniziare per ora con (60) DEAKIN: Die brutale Freundschaft, pag. 669 sg.: GRAZIAN I: Ho difeso la parria. pag. 430 sgg.; Processo Grazia11i, voi. I, pag. 260 sgg. (6 1) KTB OKW, voi. 111, pag. I 188. 9. 10.1943. La stesura di questa lcuera del Fiihrer, c he trauava de lla «struu ura e delle caraueristiche delle future Forze Armate italiane», aveva avuto ini zio il 4 ottobre. L'Escrci10. la Kriegsmarine e la Luf1waffe doveva no pre-:isare a tale riguardo il loro punto di vista. L'Esercito propose di costituire quauro divisioni, la Lufnvajfe avrebbe voluto formare «qualche stonno», mentre la Kriegsmarine evitò di stabilire il numero e il tipo delle unità itali ane. La Seekriegsleitu11g si limitò infalli ad accennare alle varie possibil ità di impiego delle Fone Navali italiane: I.Skl KTB pane A, pag. 57 sg., 4.10.1943,

BA-MA. RM 7/53 . .


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l'approntamento di quattro divisioni cacciatori. Sembra che questa lettera di Hitler-· quanto meno con le frasi sopra citate - non sia stata mai spedita. Tutto sta ad indicare piuttosto che il Fiihrer aveva modificato i suoi punti di vista sul problema degli internati militari nel corso del colloquio con Graziani. Ciò potrebbe riflettersi indirettamente già in una istruzione preliminare trasmessa dal Comando Supremo della Wehrmacht relativa ai colloqui del 9 ottobre, dove si leggeva62 : Tutte le forze ausiliarie dell'Italia, che nel «prosieguo della lotta dovrà dare un contributo possibilmente elevato», dovranno «essere subito utilizzate con ogni mezzo, per collaborare alla difesa in profondità dei fianchi e della lunga fascia costiera e per liberare così in larga misura le forze tedesche per i compiti operativi sui fronti principali. A questo scopo i Gruppi di Armate, la Kriegsmarine e la Luftwaffe dovranno arruolare, senza alcuna limitazione numerica, volontari italiani idonei al servizio militare per le seguenti specialità: a) Artiglieria costiera della Marina e dell'Esercito; b) Artiglieria contraerea; e) Genio e genio ferrovieri; d) Truppe edili; e) Personale per le trasmissioni dell'aviazione e organizzazione di terra; /) Unità delle trasmissioni; g) Enti portuali e flottiglie per la difesa dei porti. Gli internati militari non sono da prendere in considerazione per l'arruolamento in queste formazioni». Di per sé la frase non escludeva la possibilità - citata dallo stesso documento - di impiegare i prigionieri di guerra italiani per «la costituzione delle Grandi Unità italiane» nelle piazze d'armi (Truppeniibungspliitze) tedesche situate al di fuori dell 'Italia. Nel complesso l'istruzione era però poco chiara. Soprattutto arrivò del tutto inaspettata e non mancò pertanto di suscitare qualche sorpresa63. E per quanto concerneva gli internati militari che qui ci (62) Citato in base a ADAP, E, voi. VI I, doc. 33, pag. 63 sg., IO. 10.1943: messaggio del Comando Supremo della Wehm1ach1. Lo stesso documento è stato pubblicato da DEAKIN: Die brutale Freundschaft, pag. 670 sg.. (63) La Scekriegsleitung, ad esempio, non poteva comprendere da questa nota informativa ,, fino a che punto si pensasse ancora ad una Forz.a Armata autonoma italiana»: I .Skl KTB


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interessano, evidentemente qualcuno dei comandi interessati restò all'oscuro su quel che Berlino aveva effettivamente deciso. Gli accordi presi in merito risultano soltanto da un verbale molto particolareggiato «sull 'esito del colloquio con il maresciallo Graziani presso il Quartier generale del Fii.hrer» redatto dal Comando_ Supremo della Wehrmacht il giorno stesso dell ' incontro64 . Risulta che gli interlocutori concordarono da un lato l'attuazione di «provvedimenti immediati» e dall'altro quella di «provvedimenti il cui avvio poteva essere solo graduale». Per quanto riguardava le azioni immediate veniva stabilito che una commissione mista doveva essere inviata nei campi dove erano internati gli ufficiali. «Applicando criteri rigorosi», si dovevano selezionare coloro che si volevano «impiegare presso le Forze Armate italiane oppure, come ufficiali della riserva, a favore dell 'industria degli armamenti e dell'economia italiana». Già durante il colloquio del 9 ottobre fu pertanto aperta la via a quegli ufficiali che tornarono in un secondo tempo in Italia per impieghi particolari. Per quanto concerneva invece i provvedimenti da prendere man mano, il suddetto verbale precisava che una commissione tedesca avrebbe dovuto accertare quali internati militari delle classi più giovani sarebbero stati disposti a farsi addestrare in Germania per essere poi impiegati in reparti italiani. Dalle truppe itali ane che si trovavano già presso le unità della Wehrmacht si voleva inoltre ricuperare il personale di inquadramento ritenuto necessario per la costituzione delle prime quattro . divisioni repubblicane, personale che sarebbe stato completato mediante un reclutamento nella madrepatria. Si trattava comunque di progetti che non si potevano realizzare senza un'accurata organizzazione preventiva. Per concordare i parte A, pag. 204 sgg., 10.10.1943, BA-MA, RM 7/53, con il testo completo e relativo commento. Un'altra copia della nota si trova in l.Skl KTB parte C., H. XlV, pag. 492 sgg., BA-MA, RM 7/237. La mancanza di notizie precise irritò Rahn, che venne a conoscenza dell'intenzione di costituire le quattro divisioni in un giorno non meglio precisato fra il IO e il 29 ottobre. Indignato, chiese di «comunicargli in anticipo questioni tanto importanti anche sotto il profilo politico». I generali risposero seccamente: «L'OKW considera la questione di carattere puramente militare». (64) Stellv. Chef WFSt. N r. 006025/43 g.Kdos., F.H. Qu., den 9.10.1943, gez. Frhr. v. Buttlar, BA-MA, RW 5/v.685. Riportato in parte nel KTB OKW, voi. lll, pag. 1187 sg., 9.10.1943.


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particolari relativi il Capo Ufficio ordinamento del maresciallo Graziani si sarebbe recato quanto prima al Quartier generale del Fiihrer. Il verbale tedesco sui risultati del colloquio del 9 ottobre dimostra che Graziani aveva pattuito a Berlino tutti gli accordi fondamentali relativi alle Forze Armate di Mussolini, specie· riguardo agli internati militari. Dopo l'aprile 1945 non volle più ricordarsene, ma gli atti tedeschi non lasciano sorgere in proposito il minimo dubbio. La visita di Canevari nella Capitale tedesca servì pertanto a prendere in esame i soli aspetti tecnici e alla conferma in via definitiva dei risultati ottenuti durante i colloqui tra Graziani, Hitler ed il Comando Supremo della Wehrmacht. Un soggiorno durante il quale non furono apportate sostanziali modifiche o innovazioni agli accordi presi. È significativo che l'ordine di Hitler, di «iniziare subito con il reclutamento di internati militari», fu trasmesso già il 15 ottobre, ossia ancor prima dell'arrivo di Canevari65 . In _questa direttiva inviata a tutti i Comandi di Regione militare si precisava: «n Fuhrer ha ordinato la costituzione di formazioni italiane con internati militari». E avrebbero potuto partecipare alla relativa azione di propaganda anche le locali organizzazioni fasciste, qualora ritenuto che un loro intervento sarebbe valso ad assicurare un maggiore successo. Per questo motivo si dovevano ricuperare dai Lager i fascisti e gli appartenenti alla Milizia adatti come propagandisti. Elementi che avrebbero poi organizzato la loro campagna sotto il controllo di un ufficiale tedesco o del delegato dell 'Ufficio propaganda del Comando Supremo della Wehrmacht. Quelli che apparivano problematici erano i criteri di selezione, dato che questi stabi livano genericamente di rifiutare gli internati militari che davano adito a dubbi per quanto concerneva la sicurezza. Con una riserva tanto vaga i tedeschi potevano quindi regolare a proprio piacimento tempi e modalità di quella selezione. La preferenza nella scelta andava data agli italiani insigniti di «decorazioni al valore tedesche» (ed era una novità, perché - come dimostrato inizialmente non se ne era tenuto assolutamente e consapevolmente (65) Obcrkommando der Wehrmacht 2 f 24. Chef Kri egsgef. Allg. (Vlc) Tgb. Nr. 264/43 g. Kdos., Berlin. den 15.10.1943, Betr.: Oberprilfu ng und Ausmustcrung von ital. Mil.-lntcrnierten, gez. von Graeveni1 z, BA-MA, RW 4/v. 508a. ·


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conto nel trattamento dei prigionieri), agli ex appartenenti alla Milizia, ali' ga Armata italiana, impegnata in Unione Sovietica (il che dimostra che le già citate affermazioni espresse da Hitler a Mussolini, dove giudicava in senso decisamente negativo quesfultima, erano chiare menzogne) e a quelli delle classi più giovani. I tedeschi si mostrarono particolarmente severi con quegli internati militari - e non erano pochi - che facevano una propaganda contraria66 : questi dovevano essere «isolati» o «messi al sicuro». Venne infine disposto che a partire dal 18 ottobre 1943 i Comandanti dei prigionieri di guerra comunicassero ogni cinque giorni al Comando speciale italiano addetto al reclu~ento (Musterungssonderstab) presso le varie Regioni militari e al Capo del Reparto prigionieri di guerra presso il Comando Supremo della Wehrmacht il numero dei volontari. Il 16 ottobre Canevari - ancora colonnello e Segretario generale al Ministero della Difesa - si recò al Qùartier generale di Hitler per incontrarsi con il generale Walter Buhle, Capo dello Stato Maggiore dell'Esercito presso il Comando Supremo della Wehrmacht67. Figuravano a11' ordine del giorno questioni relative alle basi giuridiche da creare - sulla scorta delle relative norme tedesche per il nuovo Esercito fascista e affari che riguardavano in particolare la costituzione dell 'Aeronautica, della Marina e dei reparti di polizia. Largo spazio era dato inoltre all'argomento «organizzazione dell'Esercito italiano». Questi colloqui non ebbero certo una importanza storica marginale nel quadro della costituzione della Repubblica Sociale Italiana68 . In questa sede saranno tuttavia trattati soltanto gli argomenti che si riferiscono agli internati militari, ossia all' interesse tedesco ed italiano per questi ult_imi. (66) Vds. in proposito ROCHAT: Memorialistica, pag. 37 sg., la cui analisi si ba~a sulla memorialistica. ln seguito saranno citate diverse fonti ufficiali che confermano questa conclusione. (67) Missione Militare Italiana in Germanja, Prot. N° 3, Berlino, 18 onobre 1943, Oggetlo: Relazione circa gli accordi fondamentali con le autorità tedesche in merito alla ricostruzione delle Forze Arm ate Italiane. Prima fase - Quartier Generale del Fiìhrer Allegati N° 2: Protocollo del 16 ottobre - testo italiano; Protocollo del 16 onobre - testo tedesco, ACS, S.P.d.D., busta 7 1, F 643, SF 6. La relazione di Canevari fu inoltrata sia a Mussolinj sia a Graziani, quale Min istro della Difesa. (68) Vds. DEAKIN: Die brutale Freundschaft, pag. 671-676; e SCALPELLI: Forze Armate di Salò, pag. 24 sgg.


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All'inizio l'Esercito repubblicano fascista sarebbe stato for. mato da tre divisioni di fanteria, una divisione da montagna e da dieci gruppi di artiglieria. Si pensava inoltre di preparare il personale di inquadramento per una Grande Unità corazzata. Ad ogni divisione italiana sarebbero stati assegnati 90 ufficiali e dai 600 agli 800 sottufficiali o militari di truppa tedeschj incaricati di addestrare i vari reparti. Ciascuna divisione doveva ricevere al più presto da 250 a 300 ufficiali italiani e circa 4.000 fra sottufficiali e militari di truppa, per un totale quindi di 1.000-1.200 ufficiali e 16.000 fra sottufficiali e militari di truppa, mentre si prevedeva di impiegare per i dieci gruppi di artiglieria 100 ufficiali e 1.200 fra sottufficiali o militari di truppa. Per quanto concerneva il reclutamento del suddetto personale furono presi i seguenti accordi: una commissione mista italo-tedesca avrebbe provveduto ad arruolare gli ufficiali nei campi di internamento. E tutti gli ufficiali interessati a questa selezione si sarebbero dovuti presentare quanto prima possibile al Capo della Direzione Affari Generali del Comando della Wehrmacht a Berlino, generale Hermann Reinecke. Ai sottufficiali e militari di truppa avrebbe invece provveduto una commissione tedesca con il concorso - e ciò precisava le disposizioni fino ad allora emanate - di elementi italiani incaricati di appoggiare l' azione di propaganda svolta nei vari «Lager di internamento in Germania». Il Comando Supremo della Wehrmacht non sembrava però veramerrte convinto che sarebbe stato possibile reclutare circa 17.000 volontari fra i sottufficiali e i militari di truppa nei campi di prigionia. Vi è inoltre motivo per supporre che le autorità militari tedesche non intendessero cedere tanti preziosi lavoratori coatti che avrebbero potuto disimpegnare i «combattenti» tedeschi per l' impiego al fronte. In ogni caso Berlino invitò subito il Ministero della Difesa di Mussolini a provvedere anche in Italia al reclutamento di personale con esperienza di guerra per formare i quadri delle nuove divisioni. Venne deciso di concludere entro la metà di novembre il reclutamento dei quadri, circa 18.500 uomini. Contingente che avrebbe ultimato il suo ciclo addestrativo entro la metà del mese di gennaio. Per lo stesso periodo - così la programmazione dovevano affluire nelle piazze d'anni tedesche i complementi di personale da reclutare sin dal!' inizio in Italia. Entrambe le parti si basavano su una forza totale di 14.000 uomini per ogni divisione.


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Dal maggio 1944 circa si sarebbero dovute approntare - secondo Canevari - altre Grandi Unità italiane. C'è inoltre da notare che il 16 ottobre fu deciso di creare con carattere di immediatezza uno Stato Maggiore italiano a Berlino formato da circa 25 ufficiali, e retto da un generale posto alle dirette dipendenze del Capo del Comando Supremo della Wehrmacht. Avrebbe dovuto assolvere nell 'ambito della creazione dei reparti della Repubblica Sociale Italiana - in particolare compiti di natura organizzativa e amministrativa. Il 18 ottobre Canevari continuò a trattare con i rappresentanti della Wehrmacht. Già il giorno prima il feldmaresciallo Keitel aveva diramato un ordine che differiva in qualche particolare, sia dalla direttiva trasmessa il 15 ottobre, sia da quanto era stato messo a verbale durante il colloquio fra Buhle e Canevari69 . Con questo ordine il Capo del Comando Supremo della Wehrmacht comunicava che contrariamente alle disposizioni impartite in un primo tempo, era stato concordato nel corso dell'incontro con il Ministro della Difesa Graziani di reclutare per il nuovo Eserc ito repubblicano fascista anche gli internati militari 70 . Seguivano poi le precisazioni: «Gli ufficiali in servizio permanente restano in generale in prigionia, eccetto gli ufficiali indicati nominativamente dal Duce». TI feldmaresciallo stabilì tassativamente: «Gli ufficiali di Stato Maggiore permangono in prigionia». Per il reclutamento rimanevano dunque fondamentalmente solo gli ufficiali di complemento. Per quanto si riferiva alla selezione dei sottufficiali e militari dì truppa, il Capo del Comando Supremo della Wehrmacht faceva notare che restava valida la richiesta di principio, in base alla quale quella cerchia di persone doveva essere assegnata all'industria degli armamenti tedesca. Ricordava così, anche se in modo non del tutto esplicito, che i volontari dovevano essere selezionati in base a crìteri improntati alla massima severità. A ··tale atteggiamento di fo ndo, ossia ali' invito ad essere rigorosi, corrispondeva il fatto che i vertici della Wehrmacht continuavano ad insistere sulla disponibilità degli ita(69) Oberkommando der Wehnnacht Nr. 006259/43 gK./WFSt/Org (I), F.H. Qu., 17.10.1943. Betr.: Neuaufstellung ital. Verblinde, gez. Keitel, BA-MA, RW 4/v.508a. · (70) Questo dimostra una volta cli più che la situazione si risolse in via definitiva il 9.10.1943 e non in occasione della visita di Canevari.


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liani a «combattere senza riserve su tutti i fronti» 7 1. Difficilmente si potrà evitare di constatare che da parte tedesca si fece di tutto per contenere quanto più possibile le richieste di arruolamento. Rientrava in questo il dire agli internati militari che davano la loro disponibilità che in caso di «non ido_neità sarebbero stati ricondotti in internamento»72 . NoQ è difficile immaginare quali potessero essere le conseguenze per gli interessati. In ogni caso una tale prospettiva contribuiva certamente ad erigere e non a smantellare la soglia inibitoria a presentarsi. Quando Canevari si incontrò per la seconda volta a Berlino con gli ufficiali tedeschi era all'oscuro di tutto questo 73 • Non emersero nuovi aspetti relativi alle questioni riguardanti i soldati italiani prigionieri. C'è invece da osservare che era stato nel frattempo disposto in forma ufficiale di affid.are al solo Canevari l'incarico di trattare le questioni inerenti agli internati militari. Sino a quel momento era stato un altro gruppo di persone ad avere contatti dì rilievo, specie con le SS74 • Per evitare in futuro qualsiasi sviluppo a doppio binario, ancora il 18 ottobre scrisse in merito all'Ufficio centrale delle SS (SS-Hauptamt)75 . (71) Nell'ordine di Keitel questa frase risulta sottolineata. (72) Vds. precedente nota 65, ordine del 15.10.1943. (73) Missione Militare Italiana in Germania, N° Prot. 15, Berlino, 21 ottobre 1943, Oggetto: Relazione circa gli accordi fondamentali con le autorità tedesche circa la ricostrnzione delle Forze Armate Italiane. Seconda fase - a Berlino - Allegati N° 6: l) Protocollo delle conferenze tenute al Ministero della Guerra il 18 ottobre. 2) Telegramma inv iato a S.E. Graziani il 18 ottobre. 3) Lettera al Comando delle S.S. per l' invio in Italia di alcuni gerarchi. 4) Numero degli ufficiali internati. 5) Numero del giornale «La Voce della Patria» diffuso nei campi d'internamento. 6) Schema dello S.M. da costituirsi a Berlino, ACS, S.P.d.D., busta 71, F 643, SF 6. Canevari, lasciata Rastenburg, arrivò a Berlino il 18 ottobre. (74) Cfr. Diario S.A.T., Proemio, pag. I, PADF, dove Vaccari scrive che iniziò il suo lavoro per gli internati militari il 17 ottobre. Il 18 ottobre ebbe il primo colloquio con le SS, con le quali Anfuso manteneva ottimi rapporti. (75) Vds. precedente nota 73, qui allegato nr. 3. Canevari pregava di far rimpatriare al più presto il generale Biseo, il tenente colonnello Sommariva e il maggiore Vaccari, che dovevano assolvere in Italia altri compiti. Sullo specifico argomento: Diario S.A.T., Proemio, pag. I sg., PADF, s u quartto simulato da Anfuso nei confronti di Vaccari, sul viaggio in Italia di quest' ultimo e sul mutato parere di Mussolini. Vaccari tornò a Berlino: un argomento che verrà trattato in seguito. Il 18 o ttobre Anfuso aveva affidato al colonnello Canevari la guida della «Commissione Militare lt.aliana», di cui facevano parte in q uel periodo circa 20 ufficiali. Questa non va confusa con la «Missione Militare Italiana», che venne costituita soltanto nel mese di novembre: Ambasciata d'Italia, Fonogramma N. 77, Berlino, 19 ottobre 1943-XXL f.to Anfuso, ASMAE, busta 12, posi zione P 12.


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In effetti Canevari si configurò come un elemento di disturbo nel quadro degli ottimi rapporti intrattenuti da vari appartenenti ali' Ambasciata fascista con la gente di Himmler. Lo dimostra, per esempio, in modo particolarmente chiaro un fatto avvenuto il 19 ottobre. Quel giorno Anfuso aveva convocato l' SS-Obergruppenfuhrer Berger e altri ufficiali delle SS. Berger diceva che si erano ritrovati tra di loro, dato che erano presenti solo «vecchi fascisti di provata fedeltà», combattenti pluridecorati ed alcuni nuovi dignitari fascisti. In questa cerchia così ristretta si stava discutendo proprio della costituzione delle unità italiane da far addestrare dalle Waffen SS, quando entrò inaspettatamente in sala Canevari. Secondo Berger rappresentava il «tipo della reazione». Fu una scena decisamente penosa per tutti i convenuti, perché quell'arrivo inatteso annullava in pratica lo scopo principale dell'incontro. A quanto pare, l'Ufficio centrale delle SS, del quale Berger era il capo, apprese per la prima volta in quell'occasione che sarebbe stato costituito un certo numero di divisioni italiane e che erano stati presi già accordi in tal senso con la Wehrmacht. Sorprese anche il fatto che per quelle nuove truppe non si sarebbe più usato il nome di «milizia» 76 . In quell'occasione Anfuso fu costretto ad ammettere che in seguito a quanto da lui stesso sollecitato, ma sino allora taciuto, Mussolini aveva affidato al solo Canevari la responsabilità di trattare tutte le questioni degli internati militari77 . Il primo rapporto inviato dal colonnello a Graziani e Mussolini sulla divisione italiana delle SS che si stava costituendo a Mtinsingen fu impietoso. La Grande Unità avrebbe avuto al termine delle operazioni di completamento una forza pari a circa 13.000 uomini. Era inoltre previsto di impiegare altri 3.000 italiani in compiti di polizia. Ma fino a quel momento tutti i militari italiani affidati alle SS non avevano ricevuto armi ed il loro livello addestrativo risultava più che scadente. In breve, il «valore militare» della divisione era (76) Der Reichsfiihrer-SS, Chef des SS-Hauptamtes, CdSSHA/Bc/We., VS-Tgb. Nr. 6488/43 geh., Berlin, den 19.10. 1943, Betrifft: Besprechung bei der .Ita lienischen Botschaft, AifZG, MA 460, 2567075-076. Ibid.: 2567077-079, senza data: Deutsch-italienische Kommission fiir die Rekrutierung des faschistisch-republikanischen Heeres. Sul precedente del 19.10. cfr. anche Diario S.A.I., Proemio, pag. I. PADF. Vaccari considerò l'entrata in scena di Canevari come un rovescio. Questi dichiarò fra l'altro di essere stato inviato dal Duce con pieni poteri per tutto ciò che concerneva gli internati militari e «con programma preciso impostato non più sul settore politico delle S.$., ma sulla Wehrmacht». (77) Diario S.A.I., Proemio, pag. I, PADF.


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«nullo» 78 . Forse Canevari esagerò un poco, perché allora non contava né tra gli amici delle SS, né tra i fautori di un Esercito di partito. Quello stesso 19 ottobre il Comando Supremo della Wehrmacht diramò le nuove direttive per la costituzione delle Forze Annate repubblicane. Berlino non intendeva dunque formare per Salò un Esercito «su larga base». La direzione del Reich pensava soltanto all'approntamento di alcune unità particolarmente scelte. C~ò dimostra che Hitler era primariamente interessato ad una rivalutazione politica di Mussolini in ambito italiano - da sfruttare anche a proprio favore - e meno al numero dei soldati italiani da impiegare al fronte. Nel complesso le direttive ribadivano numerose disposizioni sopra citate. Trattavano più dettagliatamente la Marina e l'Aeronautica7 9 . Veniva in sostanza illustrato una specie di bilancio di ciò che era stato compiuto dal 1O settembre al 18 ottobre 1943 ai fini della costituzione delle Forze Annate fasciste. Ma tutto ciò riguardava la pianificazione teorica. In realtà fino a ·quel momento non si mosse o cambiò pressoché nulla. Sorprende quindi l'ottimismo dimostrato il 20 ottobre dall'Ambasciatore Anfuso, al quale non doveva essere sfuggito che quanto si stava verificando nell'ambito delle forze di lavoro poteva ben presto vanificare tutte le speranze italiane80 . E senza tenerne conto egli ringraziò già allora - un po' affrettatamente - Steengracht per l'aiuto da questi fornito nel corso delle operazioni, ritenute soddisfacenti, di reclutamento nei campi 81• Avrebbe dovuto essere meno sollecito nell'esprimere la sua gratitudine, perché il 3 novembre Keitel aveva emanato una integrazione della direttiva del 15 ottobre82 , nella quale da un verso disponeva che si doveva «dare ad (78) Vd s. precedente nota 73, qui relazione di Canevari, pag. 2; cfr. anche DEAKIN: Die hruwle Freundschafr. pag. 672 sg. Sulla situazione non ciel tutto chiara a Miinsingen, cfr.: Der Reichsflihrer-SS, Chef cles SS-Hauptamtes, CdSSHNKo.-Az. 9h, Berlin, clen I 9. IO. I943, Betr.: ltalienische Freiwillige, An Reichsfiihrer-SS, gcz. Berger, AlfZG, MA 460, 567071; e ibid.: Aktenvermerk, Bcrlin, den 19.10.1943, gez. Jurs, SS-Grnppenfiihrer (567073-074). (79) Dcr Fiihrer uncl Oberste Befehlshaber der Wehrmacht. OKW/WFSt/Org (I) 0063 15/43 gK., F.H. Qu., 19.I0.1943, Betr.: ital. Wehrmacht, BA-MA, RW 4/v. 508a. (80) Lettera di Anfuso a Mazzolini, Berlino, 20.10.1943, ASMAE, busta 31, posizione Germania 1/1. (8 I) Ambasciata d'Italia a Berlino, Berlin, den 20.10. 1943, XXI, PA, Biiro Staatssekretiir, Akten bet r. Italien, voi. 18. (82) Vds. pag. 482, nota 65.


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ogni ex soldato italiano, anche se già impiegato al lavoro, l'opportunità di arruolarsi volontario nelle Forze Armate fasciste»83 . Dall'altro vi si leggeva però: nella selezione si doveva «aver riguardo per le necessità dell'impiego di mano d'opera per conservare in· particolare forze lavoro basilari per l'economia tedesca e forze per l'industria degli armamenti». Si diceva inoltre: le condizioni per l'arruolamento nell'Esercito di Mussolini potevano essere comunicate agli internati militari impegnati nell'industria degli armamenti «solo col consenso dei dirigenti delle aziende». Non fu soltanto l'industria degli armamenti a volersi assicurare ancora dopo gli accordi del 16 ottobre il maggior numero possibile di internati militari, ma anche le SS e l' «Organizzazione Todt». Questa almeno l'impressione avuta dagli ambienti vicini a Mussolini84 . Inoltre la costituzione di un Esercito regolare non era certo facilitata dal permesso dato dai tedeschi ai primi di novembre di reclutare 10.000 carabinieri nei campi di prigionia85 . (83) Oberkommando der Wehrmacht Nr. 244/43 gKdos AWA (!tal.), Berlin, den 3.11.1943, Betr.: Neuaufbau der ital. faschistischen Wehrmacht, BA-MA, RH 2/v. 2918. Viene fra l'altro detto che, comrariamente a quanto previsto il 15 ottobre, si sarebbe rinunciato all'impiego di un particolare volantino, perché il suo «contenuto era riportato nell'articolo di fondo del nuovo numero del giornale italiano dei Lager «La Voce della Patria», distribuito in 50.000 copie». Sulla valutazione relativamente positiva di questo giornale propagandistico di cui esiste una raccolta completa nella Bayerische Swatsbibliothek a Monaco - cfr. CAJANI: Appunti, pag. 109 sgg., nota 35. n g iudizio di Vaccari e di altri osservatori contemporanei fu invece spietato. Nei campi d'internamento quel foglio veniva chiamato «La Voce del Padrone». Vaccari, che preferiva indicarlo col nome di «palestra di odio» rifcri che · persino Goebbels l'aveva pregato di non farlo più pubblicare. Il Ministro del Reich per la Propaganda riteneva che il prodotto non si addiccva iilla mentalità degli ime rnati. Da parte s ua Vaccari aveva l' impressione che il redattore capo, Guido Tonella, sapesse esattamente cosa accadeva nei Lager, ma evidentemente non se ne curava: Ali' Ambasciatore Conte Serafino Mazzolini, Sonosegretario agli Affari Esteri, Salò 20 dicembre 1944, pag. 18, PADF. Anche al Ministero degli Esteri del Reich si riteneva che gli internali militari non prestassero fede a quanto veniva pubblicato da <~La Voce della Patria»: Diario S.A.I. pag. 60, 12.6.; pag. 65. 15.6., e pag. 97, 6. 7. I944, PADF. Tonella era giudicato in genere un incapace. In luglio venne presa in considerazione la possibilità di pubblicare un altro giornale con un titolo diverso. Una questione che si risolse poi ai primi di agosto con l'ordine relativo al cambiamento di «status» o più precisamente il 18 senembre, quando ne fu sospesa la pubblicazione. (84) Appunto in tre paragrafi firmato da Canevari: Eccellenza Ambasciatore Anfuso Berlino, 5 novembre 1943, ACS, busta 16, F 91, SF 2. Si pregava Anfuso di fare a tale proposito le sue rimostranze al Governo tedesco. Tenuto conto di quanto annotato a mano sul documento, si deve presumere che quello scritto fu in viato se mai con un testo diverso. (85) Comando Generale dcli' Arma dei Carabinieri, Ufficio Segreteria, N. 23/C di prot., Roma, li 2 Novembre 1943-XXrr, Oggetto: Situazione Arma dei Carabinieri, A ll'Eccellenza Avv. Giovanni Dolfin, Segreteria Particolare del Duce, f/to li Generale di Corpq d'Armata,


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Tali disposizioni contraddittorie diventano forse .comprensibili qualora si pensi che in quel periodo il Comando Supremo della Wehrmacht riteneva che non sarebbe stato possibile costituire a breve scadenza delle Grandi Unità operative. A metà novembre Keitel si dimostrò più interessato a creare una solida organizzazione amministrativa nel territorio italiano che non all'approntamento delle Forze Armate fasciste. Questa avrebbe dovuto assumersi la gestione degli «affari in caso di scioglimento del Governo italiano»86. La Repubblica Sociale Italiana- e ciò si manifestò anche nel gioco sconcertante portato avanti dai vertici della Wehrmacht in relazione alle truppe fasciste - era soltanto uno stato in prestito, che nemmeno Hitler ed i suoi paladini prendevano sul serio. Vennero invece compiuti progressi in campo organizzativo. A metà novembre esisteva a Berlino una Missione Militare Italiana sotto la direzione dell'allora generale Canevari, il quale in unione personale assolveva anche l'incarico di Addetto Militare. Presso il Comando Supremo della Wehrmacht esercitava inoltre le sue funzioni - agli ordini del colonnello Umberto Manfredini - uno Stato Maggiore italiano, che faceva nel contempo parte della Missione Militares1 . Arrivato a Berlino il 13 novembre, Canevari dovette per prima cosa rendersi conto che il reclutamento di volontari stava incontrando difficoltà addirittura insormontabili. Le apposite commissioni trovavano i campi di prigionia praticamente vuoti, perché le SS Comandante Generale, Archimede Mischi, ACS, S.P.d.D., busta 4, F 28, SF 5. Si recò in Gennan.ia ai fini di una selezione anche un tenente colonnello dei carabinieri, ma non si sono trovate comunicazioni relative ad eventuali successi. Vds. ibid.: «Appunto per i l Duce» con lettera di trasmissione: Posta da campo.713, 25 novembre 1943-XXH, Ecc. Dr. Serafino Mazzolini, f/to Giovanni Dolfin. (86) KTB OKW, voi. III, pag. 1275, 12.11.1943. (87) Il. 9 novembre 1943 l'Ambasciatore Anfuso inviò al Mi nistero degli Esteri del Reich una Nota verbale, comunicando che il generale di Divisione Canevari era stato nominato Capo della Missione Militare Italiana in Germania: Ambasciata d'Italia, Telespresso N° 14425/126, Berlino, 9 novembre 1943, Anno XXII, Al Ministero Affari Esteri, Roma, f.to Anfoso, ASMAE. busta 12, posizione P 12. Con allegata la Nota verbale in data 9.11.1943. Sull'organizzazione e la struttura di questi nuovi enti, cfr. anche: Telcgramm Nr. 143 vom 11.11.1943, Gesandter Rahn an Auswartiges Amt, PA, Biiro Staatssekretar, Akten betr. llalien, voi. 18; OKH/Att. Abt. la Nr. 3538/43 geh. vom 11.11.1943, An Adj ChefGenStdH (Abschrift), BA-MA, RH 2/v. 637; Missione Militare Italiana, Il Generale Comandante, Prot. Nr. 37, Berlino 24/ll/1943, Al Colonnello Manfredini, Oggetto: Direttive, ACS, S.P.d.D., busta 71, F 643, SF 6.


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e il Ministro Speer avevano già portato via gli internati militari. I delegati avevano quindi la possibilità di parlare soltanto a coloro che erano comunque disposti a farsi arruolare. Il generale citò a titolo di esempio un fatto accaduto a Dresda, cioè nella IV Regione militare, dove si sarebbero dovuti trovare 1.050 ufficiali e 42.000 militari. Ma 33.000 di questi erano stati avviati al lavoro, le SS ne avevano presi 5.000 e 4.500 risultavano trasferiti dalla Wehrmacht in altri campi. Ai fini di un loro eventuale arruolamento nell'Esercito repubblicano fascista furono quindi disponibili soltanto 37 ufficiali e 499 sottufficiali o militari di truppa. Analoghi episodi si verificarono anche a Wiesbaden, ovvero nella XII Regione militare, e in singoli Lager. Un'operazione che si stava pertanto rivelando in generale «i1;mtile». E si deve ritenere un successo il fatto che, nonostante le suddette premesse, fu possibile arruolare circa 1.300 ufficiali ed altri 3;500 internati fra sottufficiali e militari di truppa. Oggettivamente il numero di sottufficiali e soldati era però decisam~nte inferiore alle aspettative dei vertici fascisti. Il 15 novembre Canevari ebbe il suo primo colloquio con il generale Reinecke e sot;prese il suo partner tedesco quando gli riferì che Salò intendeva costituire le nuove divisioni italiane.con l' esclusivo ricorso agli internati militari. Mussolini non voleva altri reclutamenti ·in Italia per quelle formazioni, perché - questo il motivo addotto - nei campi di prigionia si trovavano 520.000 italiani, fra i quali interi battaglioni organici, già a suo tempo schierati dalla patte tedesca con tutto il lorn armamento ed equipaggiamento. Non era quindi ammissibile che tali reparti venissero trattenuti in Gennania come internati. Il generale italiano aveva inoltre calcolato che da quella massa di prigionieri si potevano ricuperare senza difficoltà 150.000 uomini a_ccuratamente scelti, ossia un numero di militari che sarebbe stato sufficiente a costituire ben dieci divisioni e non soltanto quattro. Questo numero di militari catturati - e Canevari fu molto esplicito nell'affermarlo - Mussolini desiderava in effetti ottenerlo. Ma se per ora ci si atteneva alle quattro divisioni, non si sarebbero incontrate difficoltà a selezionare negli Oflag e Stalag i 60.000 uomini necessari al loro approntamento. I tedeschi, oltre ad illustrare agli internati gli aspetti morali e materiali del servizio svolto nell'Esercito repubblicano fascista, avrebbero dovuto rilasciare effettivamente dalla prigionia chi si dichiarava disposto a farsi arruolare. Ma il generale italiano svi-


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luppò anche un'altra idea: far assegnare a Speer come liberi lavoratori tutti gli internati rimasti comunque esclusi dal reclutamento. Sarebbe stato così possibile poITe termine in meno di una settimana alla <<Vergogna» dei campi di prigionia. In base a quanto riferito da Canevari, il generale Reinecke condivideva senza riserve la sua opinione. Pare che per il Capo della Direzione Affari Generali del Comando Supremo della Wehrmacht non fosse ipotizzabile una soluzione diversa da quella proposta. Il 18 novembre, su consiglio di Reinecke, Canevari espose i suoi punti di vista al feldmaresciallo Keitel. Questi assunse subito un atteggiamento decisamente contrario ed escluse nel modo più assoluto la possibilità di modificare gli accordi del 16 ottobre. E non si fece neppure convincere dall'accenno che il Governo fascista, per motivi politici, non avrebbe potuto inviare in Gennania dei militari di leva. Il generale constatò successivamente, disperato, di aver persino dovuto ricordare a Keitel che stava conducendo quelJe trattative in nome di Mussolini, ma anche questa precisazione lo aveva lasciato del tutto indifferente e Canevari ebbe quindi l'impressione di parlare al muro. Non appena Keitel si fu allontanato, il generale proseguì il suo colloquio con Buhle, che si rivelò non meno intransigente. Nel pomeriggio seguì u11 ulteriore colloquio con Keitel. Alla fine fu deciso di telefonare a Mussolini, che confermò in linea di massima quanto esposto dal suo Capo Missione. Del ricupero di 50.000 ·o 60.000 militali ne fece una questione d'onore. Era semplicemente da escludere che non fosse possibile trovarli fra i 520.000 internati militari. L'intervento del Duce facilitò ai generali tedeschi la ritirata. Da quel momento in poi ogni decisione era diventata una questione tra i due capi di governo. Nel suo rapporto Canevari .scrisse giustamente che i tedeschi non intendevano aumentare il numero di quattro divisioni. Diffidavano dell'Italia. Detenninante era invece il fatto che l'alleato voleva tenere gli internati militari per farli lavorare. Tutto il resto dipendeva quindi dagli accordi che nel frattempo si cercavano di realizzare tra Hitler e Mussolini88. (88) Missione Militare in Gennania, Prot. N° 27, Berlino, 19 novembre 1943, Al Duce Capo del Governo, Al Maresciallo Graziani, Ministro della Difesa Nazionale, Oggetto:


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Due giorni dopo Anfuso scrisse a Mussolini confem1andogli quanto già riferito da Canevari in meri to ai connazionali catturati. In quel!' occasione gli fece anche presente che quegli uomini, oltre ad essere tutti demoralizzati, stavano indebolendosi sempre più sotto l'aspetto fisico. Erano quindi necessari degli aiuti materiali, se non altro per mettere i volontari in condizioni tali da poter nuovamente combattere89 . Il 30 novembre il Segretario del Partito fascista repubblicano, Alessandro Pavolini, comunicò di aver appreso da Rahn che l'inattesa richiesta di costituire le quattro divisioni con i soli internati militari aveva suscitato a Berlino una pessima impressione dell a Repubblica Soci ale Italiana. Vi avrebbe contribuito notevolmente l'affermazione di Canevari che bisognava considerare morto il fascismo. Il generale aveva irritato i tedeschi anche con la sua dichiarazione che il nuovo Esercito non sarebbe stato concepito

Costituzione dell e div isioni ita li ane in Germania. Allegati n. 2, F/to Canevari, ACS, S .P.d.D., busta 7 1. F 643, SF 6. In questa relazione si possono leggere anche alcuni particolari relativi alla costimzione della Missione Militare. Si deve inoltre osservare che Canevari scrisse durante una pausa del colloquio un promemoria per Keitel (ibid., allegato nr. 2) per esporre a ncora una volta il pensiero del Governo di Mussolini in merito alla costituzione delle quattro d ivisioni. Rilevò espressamente c he, essendo 5-lato possibile reclutare 20.000 uomini di sposti a combattere con le SS agli ordini di comandanti tedeschi, non si sarebbero dovuti presentare particolari problemj nell'indurre 60.000 internati militari ad arruolarsi nelle divisioni repubbl icane. La propaganda diretta sino ai primi di novembre dal Fascio non aveva ottenuto ri sultali positivi, perché si e ra limitata a parlare di una nuova Milizia. E questo accenno di Caneva1i rispecch ia anche la lotta che si e ra ~volta sino all a fine dj ottobre fra i sostenitori di un Eserci to di partito, ossia della Mi lizia, e quelli di una Forza Armata tradizionale. Canevari affermò inoltre che, da un punto di vista politico, era del mtto inaccettabile inviare in Germania i giovani soggetti agli obbl ighi di leva, poiché sarebbero poi stati considerali genera lmente dall 'opinione pubblica internati militari. La rigida posizione assunta da Keitel è documentata in ibid.: Protoco ll o di chiusura dei colloqui intercorsi tra il maresciallo Keitel e il Generale di divisione i.g.s. Canevari, Quartier Generale del Fiihrer, 18/11/43. Keitel non riteneva opportuno ricorrere agli internati militari per completare le divisioni italiane. A suo avviso, infatti, non s i poteva riporre molta fiducia in quegli in ternati, in quanto erano stati costretti a subire influssi negati vi di diversa e svariata natura. Contrariamente a ciò che asserì Canevari. i tedeschi sostenevano inoltre che gli italiani inquadrati a Miinsingen nei reparti delle SS erano soltanto 11.000. (89) lbid., 20 novembre 1943-XXlI, Esteri Italia 316, Per il Duce, f.to Anfuso. Il testo dì Anfuso venne trasmesso con te legramma: Te legramma in arrivo, N. 25584 PR, Ambasciata ilal.- Berlino, Assegn.: GAB., Berlino, 20. I l . 1943-XXII, Oggetto: Militari internati. 3 16 Per il Duce, ASMAE, busta 28, posizione 62/2/1. ·


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come una tipica Forza Armata fascista. In quel momento v1 era comunque nel complesso delusione per lo stato di Mussolini 90 . Nel frattempo il Duce aveva inviato un telegramma a Hitler9 1, sostenendo - il che non rispondeva al vero - che, in seguito agli \ accordi presi da Canevari, il person~le per le prime quattro divisioni doveva essere reclutato fra gli internati militari in Germania. Aveva costituito proprio a tal fine la Missione Militare a Berlino e constatava ora con sua somma sorpresa che il Governo tedesco interpretava in maniera diversa quanto concordato il 16 ottobre. Mussolini sembrava effettivamente convinto che le cose stessero come le aveva illustrate. Pregò persino Hitler di confermare l' «accordo». In effetti - se non t_entava di bluffare - ciò può solo significare che il Duce non si · era sino ad allora preoccupato di esaminare con molta attenzione gli accordi fra Canevari e Buhle92 . Verso la fine di novembre, non appena tornato in Italia da Berlino, Rahn trovò questo telegramma nel suo ufficio. Chiese subito dì poter parlare con Mussolini e venne ricevuto ancora il 28

(90) Panito Fascista Repubblicano, Il Segretario, Duce, 30.1 1.1 943-XXll, f.10 Alessandro Pavolini, ACS, S.P.d.D., busta 12, F 60, SF 6. Sulle critiche mosse a Canevari, cfr.: «Copia di una relazione fatta al comando generale della M. V.S. N. dal 1° (sic) seni ore Taccetti, già comandante la Legione di Bolzano ed internalo in Germania», 9. I. I 944 ( una data che non deve tuttavia corrispondere al momento in cui fu redatta questa denuncia nei confronti di Canevari), ACS, S.P.d.D., busta 22, F 153, SF l. Ne l lesto si ribadiva che Canevari sceglieva soltanto gli ufficiali da lui ritenuti più qualificati sollo il profilo professionale senza attribuire la minima importanza alla loro fede fascista. Dagli ufficiali selezionali per la relativa campagna di propaganda avrebbe preteso che non si parlasse neanche di Mi lizia. Pare che il quadro fatto delle condizioni nel nuovo stato di Mussolini fosse oltremodo negativo. (91) · Mussol.ini al Fiihrer, Quartier generale. Annotazione manoscritta: Spedito attraverso Ecc. Mazzolini il 23 novembre 1943-XXII, ACS, S.P.d.D, busta 22, F 153, SF 7. Traduzione del documento: RBV Italien Nr. 308 vom 28.1 l.l 943, Flir Hen-n Reichsaussenminister, PA, Biiro Staatssekretiir, Akten betr. Italien, voi. I 8. Un'a ltra copia, senza data, si trova in ASMAE, busta 28, posizione 62/2/1. In merito a questo scambio di opinioni fra italiani e tedeschi, cfr. anche: KTB OKW, voi. III, pag. 1306, 24. 1I.I 943. Vi si può leggere: «Contrariamente agli accordi sinora presi, il Comando Supremo italiano chiede adesso l'equipaggiamento per un Esercito di 300.000 uomini. Ha quindi l'intenzione di utili zzare a tale scopo il maggior numero possibile di internati militari e di non inviare rec lute italiane iri' Germania. La decisione è stata presa nel senso che per ora ci si attiene alla costituzione delle 4 divisioni nelle piazze d'armi tedesche». (92) Lo stesso sospetto avuto - sia pure ad altro proposito - anche da DEAKIN: Die brutale Freundschaft, pag. 675.


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di quello stesso mese93 . Nel corso dell'incontro l'Ambasciatore di Hitler a Fasano espose senza mezzi termini al Capo del Governo fascista il punto di vista tedesco circa la situazione nella Repubblica Sociale Italiana. Rahn disse che egli - come del resto anche i vertici militari tedeschi - era molto preoccupato per la situazione interna della Repubblica mussoliniana. Non si riponeva eccessiva fiducia nel maresciallo Graziani e nei suoi collaboratori che, essendo in maggioranza ufficiali del vecchio Esercito, venivano ritenuti poco fidati, per nulla convinti dell'ideologia fa scista e animati da spirito sovversivo! Sempre secondo Rahn, gli uomini di Graziani si preparavano ad assumere il potere e non per niente avrebbero già occupato la maggior parte delle posizioni chiave nei settori economici e militari. V6levano formare un nuovo stato privo di una qualsiasi componente fascista sotto la guida del maresciallo. Ali' Ambasciatore apparivano significative in merito le presunte dichiarazioni fatte da Canevari a Keitel, secondo le quali si tendeva alla costituzione di un Esercito repubblicano e non fascista. E Pavolini confermò tutto questo due giorni più tardi. Del re$tO, secondo l'Ambasciatore, i militari tedeschi avrebbero avuto buoni motivi di allarmarsi nell ' apprendere per esempio che le divisioni italiane dovevano essere costituite dai soli internati militari, che, oltre a giurare fedeltà a Graziani, sarebbero state addestrate in Italia e non in Germania. Rahn tendeva a semplificare, dicendo anche cose che non corrispondevano al vero. Voleva piuttosto far capire al Duce che erano gli italiani a dover essere disponibili per i tedeschi e non viceversa. Rinunciò ad ogni sottigliezza diplomatica quando avvertì che i tedeschi volevano risparmiare a se stessi e a Mussolini «l'esperienza di un secondo tradimento». Nel caso si presentasse il pericolo di una ripetizione, Hitler sarebbe «intervenuto con misure inesorabili». E il «vicerè» del Fuhrer a Salò proseguì nel tono dell'uomo superiore: «Con tutta la comprensione per la difficile situazione del Governo fascista il Governo del Reich non poteva (93) Vds. precedente nota 91, Akten betr. ltalien, voi. 18, 'PA. Il rapporto sull' incontro con Mussolini fa parte dell'ivi citato telegramma, arrivalo a Berlino il 29 novembre. Documento che viene illustrato con molti particolari da DEAKIN: Die brutale Frew,dschafr.

pag. 684 sgg.


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assistere inoperoso _agli sviluppi attualmente osservabili in Italia. O nasceva ora realmente un potere statale· fascista, deciso a trarre tutte le conseguenze dall'alleanza con la Germania nazionalsocialista, oppure l'opera da lui [Mussolini] intrapresa doveva prima o poi crollare». Non veniva però detto esplicitamente che la Repubblica Sociale Italiana poteva arrivare al collasso con l'aiuto dei tedeschi . La replica di Mussolini dimostrò la sua irrilevanza come Capo del Governo di uno stato fantoccio. Non aveva alcun potere e per questo il Duce rinunciò evidentemente ad una massiccia protesta. Tentò solo di sottrarre Graziani al tiro tedesco. Secondo Mussolini il maresciallo si era già fin troppo compromesso e per questo ora doveva marci are obbligatamente a fianco dei fascisti . Non fu certo un argomento persuasivo. Per quanto concerneva le quattro divisioni, il Duce ribadì il suo punto di vista, senza tuttavia riferirsi agli accordi fra Hitler e Graziani e neppure a quelli di Canevari con Buhle . In linea di principio non era contrario ad inviare i militari di leva in Germania, ma si sarebbe astenuto per il momento dal farlo a causa di difficoltà d'ordine interno. I giovan i, infatti, non appena venuti a conoscenza del <<previsto trasferimento» in Germania, andavano subito ad ingrossare le file dei partigiani. Una reazione dovuta al timore di dover condividere nel Reich «la sorte degli internati di guerra». Mussolini ripeté poi quasi testualmente quanto già detto il 18 novembre, quando Canevari gli telefonò nel corso del suo colloquio con Keitel. Era per lui un «pensiero oltremodo avvilente che tra i 600.000 [nel testo è riportata erroneamente la cifra di 60.000, N.d.A.] internati di guerra non se ne potessero trovare 50.000 disposti a combattere e a lavare con il loro sangue l'onta del tradimento della bandiera italiana». In base alle informazioni in suo possesso sapeva che ciò avrebbe dovuto essere possibile. Il Duce formulò inoltre cinque proposte, che possono interessare in questa sede solo per gli aspetti concernenti l'impiego degli internati militari. Continuò come sempre a chiedere di costituire le prime quattro divis ion i con i «m igliori elementi tra gli italiani internati in Germania», ma avendo anche capito i motivi dell'ostinato rifiuto tedesco, promise che durante l'addestram~nto di quel personale avrebbe inviato in Germania tanti lavoratori italiani da «far superare in breve tempo il numero» di uomini prelevati per impieghi militari.


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In proposito Rahn si dimostrò piuttosto scettico ed espresse i suoi dubbi sulla possibilità di veder accolta una simile offerta dalle massime autorità della Wehrmacht.. Accennò inoltre che Berlino insisteva per avere in Germania i militari di leva italiani in quanto si riprometteva di fame non solo dei buoni soldati ma anche dei convinti fascisti. Secondo lui i giovani non erano stati «contagiati» dal tradimento. L'Ambasciatore non osò comunque attribuire un qualsiasi valore alla proposta di Mussolini di inviare in Germania altra mano d'opera per sostituire gli internati militari. Nella sua relazione sul colloquio sottolineò in particolare che dietro al rifiuto di inviare in Germania le classi da a1Tuolare c'era lo stesso Duce. Ma ciò era già da tempo noto agli ambienti politici e militari di Berlino. Soltanto tre giorni dopo, il l O dicembre, Rahn ebbe un altro colloquio con il Capo del Governo fascista94 . Questa volta Mussolini si dichiarò disposto a far addestrare in Germania i militari di leva necessari per costituire le divisioni italiane. Un trasferimento che sarebbe stato effettuato dal 15 al 31 gennaio 1944. Prevedeva anche di chiamare in gennaio alle anni «diverse classi della Milizia», che sarebbero state messe a disposizione del Plenipotenziario generale per l'impiego della mano d'opera per essere impiegate nel Reich. Assicurò inoltre all'Ambasciatore che Graziani «aveva già congedato la maggior parte degli ufficiali e dei funzionari che prestavano servizio al Ministero della Guerra». Offrì persino di sostituire Canevari con un ufficiale fidato. Il 4 dicembre il Duce confermò questi ed altri punti nel corso di una riunione durata cinque ore, alla quale presenziarono in molti95 . Non volle soffermarsi molto sulle questioni relative agli internati militari, ma annunciò il ritiro di Canevari da quella che Rahn aveva definito Armee-Verband, cioè una diversa espressione per Forze Armate. Canevari - nonostante tutto questo un fascista (94) ADAP, E, voi. vn, doc. 107, pag. 213 sg., 1.12.1943, Rahn al Ministero degli Esteri. Ministero che trasmise il testo del telegramma come informazione riservatissima a: Capo della Cancelleria del Reich, Comando Supremo della Wehmwcht, Cancelleria del Partiio, Ministero dell'interno, Plenipotenziario generale per l'impiego della mano d'opera, Ministero del Reich per gli Armamenti e per la Produzione bellica, Ministero del Reich per l'Economia: Auswlirtiges Amt Nr. Poi IV 4706, Berlin, den 6.12.1944, Schnellbrief, BA, R 43 II/682a. (95) Telegramm Nr. 337 4.12.1943, Rahn an Auswartiges Amt, PA, Biiro Staatssekretlir, Akten betr. Italien, voi. 18. Il telegramma è stato pubblicato da DEAKIN: Die brutale Freundschaft, pag. 686 sg.


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convinto, come prova la sua carriera - dovette quindi andarsene, ma volle prima riassumere ancora una volta quanto era accaduto dal 12 ottobre al 18 novembre 1943. Nella sua relazione sulle attività svolte si affermava tra l'altro che Graziani lo aveva inviato il 16 ottobre a Berlino, convinto che le quattro divisioni sarebbero state formate con gli internati militari - ed il generale confermò ques~ asserzione. Poiché i succitati documenti appaiono molto espliciti, si possono formulare due sole ipotesi in merito a quanto detto da Graziani a Canevari: il maresciallo sarebbe stato tratto in inganno da una traduzione non molto precisa~ oppure avrebbe falsato al suo ritorno la verità. Una ipotesi, quest' ultima, alla quale non sembra almeno a prima vista - doversi attribuire molto credito. Canevari affermò tuttavia che pochi giorni prima del colloquio del 18 novembre - e riteneva che fosse accaduto tra il 10 e il 12 di quel mese - Graziani aveva chiesto una «modifica del protocollo» dell'incontro del 16 ottobre, sempre per quanto si riferiva al reclutamento delle divisioni fra gli internati militari allora auspicato. E a prescindere da quello che Canevari supponeva in occasione del suo primo viaggio a Berlino, ciò significa che Graziani - e con lui probabilmente anche Mussolini - era a perfetta conoscenza di quello che venne concordato il 16 ottobre, ossia della regolamentazione fissata nel citato protocollo tedesco. Pare che entrambi poi, pur avendo una cognizione precisa degli accordi originari, si siano mostrati ignari nei confronti della parte nazionalsocialista96 . Nel corso della controversia che ne scaturì con il Comando Supremo della Wehrmacht, Canevari non rappresentò che una «pedina» da sacrificare97 . Il 19 dicembre venne sostituito nella carica di Capo della . Missione Militare Italiana dall'allora colonnello Umberto (96) Gargano, 3 dicembre 1943, Questione dei protocolli Canevari-Buhle (16 ottobre), f.to Canevari, ACS, S.P.d.D., busta 71, F 643, SF 6. (97) Sulla sostituzione di Canevari, cfr. Protocollo n. 50, Berlino, 18 dicembre 1943-XXII. Al Duce Capo del Governo, Al Maresciallo Graziani Minislro della D.N., f.to Canevari. Allegati: IO, ACS, S.P.d.D., busta 71, F 643, SF 6. Vds. inoltre: Gargano, il 5 dicembre 1943, Decreto, f.to Mussolini, ACS, S.P.<l.D., bus1a 22, F 153, SF I. Canevari, in data 15.12. 1943 passava «a disposizione de l Coma ndante Supremo dell 'Anna S.S. in Italia, con il compito di organizzare le unità italiane ncll' Anna S.S.». Cfr. anche ibid., N° 153/R, Posta da campo 713, 13 dicembre 1943-XXlI, Al Barone Hans-Joachim Ritter von Reichert, Consigliere presso l'Ambasciata di Germania Bellariva, f.to Giovanni Dolfin.


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Morera98 . Lo attendeva un compito non certo facile, anche perché all'inizio di dicembre Hitler si àspettava «così poco dalla selezione» fra gli internati militari da indurre la stessa Wehrmacht a sospendere ogni sforzo che avrebbe potuto «accelerare» il progetto99 . Tutto ciò dimostra che Berlino aveva scarso interesse alla costituzione delle Forze Armate fasciste. Ma le iniziative di Mussolini intese ad assicurarsi uno strumento militare non potevano per motivi meramente pragmatici - essere semplicemente respinte. Per non crearsi ulteriori difficoltà in Italia, Hitler avrebbe dovuto consolidare in qualche modo la posizione del Duce all'interno del paese. Poteva risultare utile un piccolo Esercito controllato. I vertici della Wehrmacht non avevano in mente qualche cosa di più. Quando perciò il 9 dicembre il grande ammiraglio Donitz affennò che non vi sarebbero più state «delle Forze Armate italiane autonome», diede voce ad una concezione rappresentati va di molti ufficiali tedeschi di rango 100 . Il 19 e 20 dicembre, nel corso delle discussioni della situazione con il «suo Fuhrer», il Comandante in capo della Kriegsmarine volle sapere da Hitler quali intenzioni avesse effettivamente in merito alle nuove Forze Armate italiane. La risposta fu quella che probabilmente si auspicava: non se ne sarebbe fatto nulla - così il Cancelliere del Reich - perché «a lungo termine la Germania non vi aveva interesse». Anche in merito alla costituzione delle quattro divisioni e delle unità fasciste in Italia, inquadrate nei reparti tedeschi, gli apparivano opportune la «massima prudenza e vigilanza». A tale proposito bisognava impartire cautelativamente le relative istruzioni all'Ambasciatore Rahn 101 . E quando proprio questi propose nel febbraio del 1944 di impiegare i soldati italiani di Mussolini per difendere Roma, Hitler gli fece dire chiaramente che (98) Missione Militare Italiana in Germania, Prot. Nr. 68/Segr., Berlin, den 18.12.1943, An O.K.W./A.W.A. !tal. Berlin, Be1rifft: Neue Einteilung der ltalienischen Militiirmission in Deutschland, ge:i. Generai Emilio Canevari, ACS, S.P.d.D., busta 71, F 643, SF 6. (99) KTB OKW, voi. lll, pag. 1338, 5. 12.1943. Questa annotazione si riferisce direttamente alla lettera di Mussolini del 23 novembre (vds. pag. 494, nota 91). ( IOO) I. Skl KTB parte A, pag. 144, 9.12.1943, BA-MA, RM 7/55. Cfr. a tale riguardo anche KTB OKW, voi. UI, pag. 1152, 29.9.1943, dove già si manifesta un tale atteggiamento. (101) Lagevortrlige, pag. 555 sgg., 19./20.12.1943, qui pag. 556. Visto così, il tentativo compiuto alla fine di dicembre da Anfuso che, su incarico di Mussolini chiese ancora una volta di lasciare libero un certo numero di internati militari per costituire «un contingente di truppe utilizzabile», non aveva molte probabilità di successo: ADAP, E, voi. VJT, doc. 149, pag. 285 sg., 28.12.1943, annota:iione del Segretario di Stato v. Steengracht.


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«per amor di Dio non si facesse irretire dall'anima italiana». Era <<chiaro oramai che le truppe italiane non erano più atte all'impiego». Seguiva la frase sprezzante: «Il massimo che si può ottenere sono le loro dimostrazioni tumultuose, durante le quali la gente si esalta». Nessuno sarebbe stato capace di costituire con gli italiani una «unità veramente affidabile ed efficiente» 102 . In effetti è stato così detto tutto quello che merita di essere ricordato in riferimento alla posizione tedesca. L'approntamento dell'Esercito di Mussolini andava avanti 103 , la decisione nella questione principale non fu più influenzata dagli sviluppi successivi. Come venne ripetutamente dimostrato, i tedeschi preferivano i lavoratori italiani ai soldati fascisti e pertanto lasciarono che le Forze Armate della Repubblica Sociale Italiana restassero simboliche. Rimangono comunque da chiarire i motivi della decisione del Governo hitleriano di modificare nell'estate del 1944 lo «status» dei lavoratori militari coatti in quello dei cosiddetti liberi lavoratori civili. Ma prima di affrontare questo argomento, si ritiene opportuno esaminare alcuni aspetti particolari della propaganda volta nei campi di prigionia.

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c) Il reclutamento nei Lager - Gli internati militari nell'alternativa tra rifiuto e collaborazione. Con un excursus sugli aspetti razziali della discriminazione Nell'una o nell'altra forma la propaganda intesa ad arruolare volontari per la Repubblica Sociale Italiana si protrasse fino all'anno 1945, anche ·se vi sono da registrare notevoli oscillazioni in merito all'intensità della campagna e delle differenze per quanto riguarda gli scopi prefissati. Dato che mancano quasi tutti i documenti ufficiali, non è naturalmente possibile ricostruire come fu effettivamente condotta questa campagna di reclutamento, né i risultati da (l02) ADAP, E. voi. VH, doc. 216, pag. 414, 14.12. 1944, Consigliere d'Ambasciata Hilger a Rahn. Hitler condivideva allora il giudizio del defunto presidente del Reii:h v. Hindenburg. Questi nel 1934 affermava che «neppure il signor Mussolini » sarebbe «riuscito a trasformare gli italiani in buoni soldati e a fare dell'Italia un'a lleata degna di fiducia». cfr. MEISSNER: Staatssekretar, pag. 354. ( 103) Cfr. sugli sviluppi successivi SCALPELLI: Forze Armate di Salò. pag. 25-38.


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essa ottenuti. II materiale a noi pervenuto è pur sempre sufficiente per farsi un'idea delle azioni o delle offerte degli uni e delle reazioni o risposte degli altri. Qualora si consideri quanto accaduto dall'autunno 1943 all'estate I 944 - ossia fino a quando, con il disposto passaggio degli internati al rapporto di lavoro civile, la situazione in atto subì un radicale cambiamento, senza tuttavia risolvere in modo definitivo il problema dell'internamento - si presentano determinati quesiti in merito all'arruolamento, che da parte tedesca spesso venne considerato un accaparramento. Questi riguardano, per esempio, l'influenza de i diversi orientamenti avuti nei confronti degli internati militari per quanto concerneva le loro condizioni di vita. A questo proposito si deve ricordare la polarizzazione tra il Comando Supremo della Wehrmacht ed il Ministero della Difesa di Salò. Vanno considerati inoltre i contrasti interni itali ani o le diversità di pareri a Berlino . Questi si manifestarono in modo esemplare nell ' atteggiamento del Ministero degli Esteri da un verso e di quello dei vertici militari tedeschi dall'altro. È interessante inoltre il quadro della situazione nei campi di internamento fatto da osservatori fa scisti. C'è da chiedersi: corrisponde a queUo offerto dalla memorialistica? Come giudicavano le condizioni fisiche o psichiche d~lla vita nel Lager? Su quali motivazioni si pensava si basasse la irremovibile resistenza? Che cosa p9rtò al passaggio più o meno pronto dalla parte dei dittatori? Interessano inoltre i dati statistici documentabili; e si dovrà parlare inoltre - anche se in modo limitato - del trattamento ricevuto da coloro che optarono per Mussolini o Hi-tler. Un argomento al quale non si può rinunciare nel prendere in esame i pregiudizi razzial i nei confronti degli italiani. Non appena dopo la liberazione del Duce si ini ziò a discutere della costituzione di una piccola forza della Milizia, l'Ambasciatore Anfuso, il 29 settembre 1943, si rivolse al Ministero degli Esteri. Chiese per sé personalmente e per i suoi delegati il permesso di visitare i campi di prigionia e di reclutare volontari per «l'esercito repubblicano nazionale fascista». Una Forza Armata della quale non si stava ancora parlando in forma ufficiale. Ma Anfuso non andava tanto per il sottile in quanto a terminologia. Parlò, per esempio, anche di «prigionieri internati». Sempre in settembre Anfuso aveva incaricato alcuni responsabili del Fascio di accertare quali fossero le .condizioni di spirito


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degli internati militari. Un'indagine conclusa in un tempo incredibilmente breve, se già il 29 settembre l'Ambasciatore annotò nel suo «diario» che, in base a quanto gli era stato riferito, un numero notevole di prigionieri di guerra era disposto a combattere in Italia nelle fil~ dell'Esercito fascista. Proprio per questo motivo riteneva necessario costituire presso la sua Ambasciata una «Commissione militare» '°4 • E il Ministero degli Esteri di Mussolini prese evidentemente per vero questo rapporto sulla situazione l05 . Poco tempo dopo lo stesso Anfuso informò il suo Governo che gli stavano giungendo da vari campi di prigionia numerose conferme di fedeltà al Duce ed al suo nuovo regime. Fece anche dei nomi 106, e il 9 ottobre si accinse a istituire il già citato ufficio per le questioni inerenti agli internati militari. Nel frattempo la parte tedesca aveva dato il suo consenso 107 . Persino coloro che successivamente si mostrarono scettici nei confronti di Anfuso dovettero riconoscere in quella fase iniziale la sua energia fattiva e molta abilità nel trattare con i tedeschi 108 • Ma la sua illimitata fiduc ia sembrò fargli perdere talvolta il senso della realtà. Aveva infatti capito che i tedeschi volevano inviare quanti più internati possibile nei campi di lavoro, ma ciò non gli impedì di comunicare che nutriva la più fondata speranza di reclutare un gran numero di volontari per le Forze Armate di Mussolini 109 . È un mistero cosa alimentasse tale ottimismo. Forse l'Ambasciatore si basava su informazioni avute nell'ambiente delle SS. (104) Diario Anfuso, 29.9.1943, ASMAE, busta 3 1 (vds. pag. 467, nota 33). Anfuso prese a tal fine contatto con il Ministero degli Esteri e S1eengrach1 gli promise di chiarire la questione con il Comando Supremo della Wehrmacht: ibid, 1. 10.1943. Su questa ini ziativa di Anfuso. cfr. anche quanto accen nato alla pag. 477. nota 55 . (105) Ministero degli Affari Esteri, N. 1/4444, 2 ottobre 1943, Appunto per il Duce, ASMAE, busta 48, posizione Italia 11/12. (106) Ibid., Ambasciata Berlino, N. 25052 P.R., Berlino, li 5/10/43. Oggetto: Commissione militare italiana, f.10 Anfuso. All'epoca l'Ambasciatore chiese anche al Ministero degli Esteri di lasciare liberi per 2-4 settimane certi internati che si erano presentati a lui, ai fini di una presa di contatti. li Segretario di Stato v. Steengracht appoggiò tale richiesta. Anfuso fece nuovamente dei nomi: Berlin, den 7.10.1943, gez. Bielfeld, PA. Biiro Staatsekretar, Akten belr. Italien, voi. 17. (107) Fonogram ma N. 26, Berlino, 9 ottobre 1943-XXI, f.to Anfuso. ASMAE, busta 48, posizione Italia 11/12. (108) Diario S.A.I., Proemio, pag. 1, 17.- 19. 10. 1943, PADF. ( 109) Ministero degli Affari Esteri, N. 1/4564, Roma, 13 ottobre 1943/XXI, Eccellenza il Maresciallo Rodolfo Graziani, f.to Mazzolini, ASMAE, busta 48, posizione Italia 11/12. Dove si riferisce in merito all'informazione avuta da Anfuso.


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Aveva pur sempre, come ·è noto, otturn rapporti con l'organizzazione di Himmler. Il 15 ottobre, ossia poco tempo dopo aver espresso quella speranza, Anfuso parlò con l' SS-Gruppenfìihrer e generale di Divisione delle Waffen-SS Ji.irs dell'Ufficio centrale delle SS. Questi gli disse che circa 100.000 dei quasi 350.000 internati militari sarebbero stati utilizzati come mano d'opera. Era poi previsto di assegnarne 70.000 alle SS, mentre circa 175.000 rimanevano disponibili per progetti militari. Concordarono di costituire una commissione italo-tedesca, che avrebbe dovuto accertare, come primo passo, gli orientamenti politici degli ufficiali internati 110. Tali esposizioni di Ji.irs erano pura fantasia. Non sono chiari i motivi che lo indussero a raccontare tutto ciò all'Ambasciatore, ma non lo fece certo in buona fede. Considerato il suo incarico, doveva essere a conoscenza di tre fatti: per prima cosa da parte delle SS era stato richiesto un numero notevolmente inferiore di internati militari; secondo, Berlino non era affatto intenzionata a consentire la costituzione di Forze Armate fasciste italiane di una certa consistenza; e terzo, gli internati mi.litari dovevano sostituire anzitutto gli· uomini tedeschi nelle varie fabbriche. E se non altro dal 19 ottobre lo stesso Anfuso non avrebbe dovuto nutrire più dubbi in proposito11 q Per quanto concerne i risultati concreti ottenuti dalla campagna di reclutamento nei campi di prigionia, dalle liste delle SS - come già detto - risultavano, in ottobre, circa 13.000 volontari italiani. Poco si sa invece sui metodi adottati dagli uomini di Himmler. Si può comunque considerare più o meno sicuro il successo al quale si è accennato. D'altra parte le singole segnalazioni, nella misura in cui ci sono pervenute, non danno l'impressione che proprio in ottobre vi

(110) lbid., Ambasciata Berlino, N. 25092 P.R., Berlino, li 15.10.1943, Per il Duce, Oggetto: M ilitari internati in Gem1ania, F.to Anfuso. Allegato un elenco del personale messo a disposizione di Anfuso sia per svolgere quel lavoro nei ca,npi di prigionia sia per collaborare con gli uffici italiani. Si trattava in totale di appena 70 uor.1ini, fra i quali 2 generali, 37 altri ufficiali e 3 cappellani mili1ari. (I l I) Der Reichsfiihrer-SS, Chef des SS-Hauptamtes, Berlin, den 19. l 0.1943, VSTgb.Nr. 6488/43 geh., Betrifft: Besprechung bei der itaL Botschaft, An Reichsflihrer-SS, gez. Berger, AlfZG, MA 460, 2567075-076.


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fossero buoni motivi per fare previsioni eccessivamente ottimiste. Oltre a ciò le fonti relative a questo specifico argomento sono particolarmente lacunose. Si possono citare a titolo di esempio alcuni dati riportati nei vari documenti . Pare che nel mese di ottobre del 1943 120 ufficiali abbiano lasciato lo Stalag Neu Versen, dove i primi prigionieri italiani erano arrivati il 12 settembre. Questi intendevano prestare servizio nella Wehrmacht, con le SS oppure nell'Esercito repubblicano fascista 112 . Nello Stalag XXI D di Posen (Poznan) soltanto 4 dei 176 ufficiali presenti si sarebbero invece pronunciati il 4 ottobre a favore di Mussolini 113 • Esiste per lo Stalag III A di Luckenwalde una relazione sufficientemente dettagliata sui risultati delle singole consultazioni, sulle condizioni in cui gli internati dovevano rispondere e sulle impressioni avute dagli ufficiali tedeschi del Lager in merito all ' atteggiamento dei prigionieri verso il «Terzo Reich» e la Repubblica Sociale Italiana. In ottobre si recò in quel campo una commissione italo-tedesca ' 14, costituita da un addetto all'Ufficio propaganda del Comando Supremo della Wehrmacht, da tre diplomatici del Ministero degli Esteri e da un giornalista italiano. Si trattava di Guido Tonella, redattore del periodico «La Voce della Patria», distribuito nei Lager dall'inizio di ottobre 115 • In quel periodo si trovavano a Luckenwalde circa 16.000 internati militari, un numero che si era costantemente accresciuto ( 11 2) Il campo d i internamento d i Versen (si tratta del campo secondario Neu Versen dello Stalag VI C Bathorn). Memori a redatta dal colonnell o Alessandro'Fiori d i S . Cassiano, Luglio 1945, ASUSSME. cartella 2256 ( 11 3) l .Skl KTB parte A, pag. 56, 4.10.1943, BA-MA, R.M 7/53. Questo d ato non è ripo1iato nelle s ta tist iche del Coma ndo Supremo de lla Wehrmacht, piuttosto mancano fino al 1944 le indicazioni relative a Posen. ( I 14) Kult Poi Zw GR Dr. Blahut, Berlin, den 7.1 0. 1943, Aufzeichnung, Betr.: Besuch e ines italienischen Kriegsintem ienen-Lagers, PA, Bi.iro Staatssekretar, Akten betr. Italien, voi. 17. Documento sul quale riferisce ampiamente CAJ ANI: Appunti, pag. 88 sg. ( 11 5) Vds. precedente nota 83. Cfr. a ta le riguardo anche: Oberkommando der Wehrmacht 2f 24. I O WFSt/WPr (IV B 5), Berlin, den 3 1.5.1944, An alle O flag und Stalag, Betr.: Zeitschri ft «Signa!», BA-MA, RH 49/35. Q uesto periodico, pubblicato in sei li ngue, veniva conside rato un «mezzo d i propaganda oltre modo efficace». Doveva essere d istribuito ai prig io ni eri di guerra come se s i trattasse di «una cosa partico larmente preziosa» e soltanto qua le ricompensa «per buona condotta, ottimo rendimento di lavoro e particolare apertura politica». «Signa!» non veniva invece consegnato ai «prigionieri di guerra orienta.Ii».


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nelle prime settimane dopo 1'8 settembre' 16 . Il fatto che gli italiani venivano in parte <<trasformati» in comandi di lavoro oppure trasferiti in altri campi non modificò di mollo lo stato delle cose. I prigionieri italiani vivevano - con gli ufficiali separati da sottufficiali e militari di truppa- in «baracche e in modo molto primitivo in grandi e piccole tende». Vecchi fascisti, che a causa dei documenti mancanti non potevano dimostrare la loro appartenenza al partito, si incontravano qui con avversari dichiarati del Governo di Mussolini. A Luckenwalde si trovavano persino degli italiani considerati Volksdeutsche (tedeschi di nazione ma non di cittadinanza; nel caso degli italiani si parla generalmente di cittadini di madre lingua tedesca). Secondo i visitatori, ufficiali come sottufficiali e militari di truppa mancavano di qualsiasi «comprensione della necessità di una responsabilità collettiva, nella quale li poneva il tradimento del Governo Badoglio» - come ritenevano i vertici tedeschi. Per quanto concerneva le condizioni psichiche degli internati militari venne riferito: «Mentre la truppa accetta il suo destino con la calma propria della gente più primitiva ed è dominata piuttosto dall'impressione che per essa la guerra è finita, appare subito evidente fra gli ufficiali la profonda amarezza per il trattamento ricevuto da parte tedesca» . Si condannava la Wehrmacht specie per il fatto di non aver voluto distinguere i militari che avevano combattuto contro i tedeschi da quelli che, oltre ad essersi comportati lealmente, «volevano persino combattere dalla parte tedesca». Ai soldati sarebbe stato assicurato un trattamento onorevole. Ma non era proprio questo il caso, dal momento che gli italiani venivano trattali come «detenuti nei campi di concentramento» e posti allo stesso livello dei russi. (116) Riportato da PA (vds. precedente nota I 14). ROCHAT: Memorialistica, pag. 35, scrive che a Luckenwalde aderirono nel mese di ottobre 12 dei 120 ufficiali presenti nel campo. È da sottolineare che presso la SS-Ergtinz1111gsstelle «Spree» (si trauava di un ufficio per il reclutamento di personale SS). della cui zona facevano parte otto Stalag. solo 2.000 dei circa 47.000 internati militari si presentarono per arruolarsi nella Milizia fascista: Notizen filr Kriegstagebuch des Verbindungsstabes der Deutschen Wehrmacht beim Duce tiber Dienstreise Oberstleutnant i.G. Jandl vom 26.9.43-4.10.43. L'autore ringrazia il Sig. Udo Tommasi per avergli cortese mente messo a disposi:tione il documento. In merito al Comando di collegamento delle Forze Armate Germaniche presso il Duce vds. anche BA-MA, RH 19 X/56.


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Un simile comportamento alla fine avrebbe convinto anche ·i più ingenui e in buona fede di essere vittime della mala fede degli ufficiali tedeschi, e non poteva col tempo che modificare gli umori. Venne così a mancare del tutto quella presunta disponibilità che all'inizio esisteva presso molti internati a continuare a combattere «in qualche modo» al fianco dei tedeschi. Sempre a Luckenwalde un colonnello riscosse «l'unanime consenso» quando affermò che rimpiangeva adesso di non aver combattuto contro la Wehrmacht, perché gli altri prigionieri - ossia gli avversari dichiarati del Reich - venivano trattati «sotto tutti .gli aspetti» molto meglio degli italiani, che risultavano in parte «insigniti di decorazioni al valore tedesche». Gli ufficiali addetti al Lager confermarono gli effetti disastrosi di quel comportamento tanto ingiusto quanto maldestro nei confronti degli internati. Inizialmente - dissero - circa: il 60% di questi si era professato fascista, ma nel frattempo - come accertato al termine di una seconda consultazione - quella percentuale si era «ridotta in maniera considerevole»; e già allora alcuni prigionieri avevano dato avvio ad un'attiva contropropaganda. A Luckenwalde l'arruolamento di volontari per le SS fece registrare un eclatante insuccesso. Fra glì internati militari soltanto «l'uno per mille del numero complessivo, ivi compreso un unico ufficiale», si dichiarò disposto a collaborare. Vale a dire circa 16 uomini sui 16.000 rinchiusi in quel Lager. Considerate le condizioni di spirito degli internati, sarebbe probabilmente errato attribuire lo scoraggiante risultato ottenuto nello Stalag III A soprattutto alla cattiva prova fornita dall'oratore italiano qui impiegato. Tra i vari motivi del rifiuto si possono infatti citare «la riluttanza a combattere con !'.uniforme tedesca e la prospettiva di essere inviati con qualche reparto tedesco sul fronte orientale». Argomenti che vengono citati come cause del rifiuto anche da altre fonti. I membri della commissione si attendevano significativamente che il «reclutamento per una nuova Milizia fascista per la lotta in Italia» avrebbe potuto ottenere un successo decisamente superiore. Ciò si sarebbe verificato soprattutto nel caso che fascisti o membri del Governo di Mussolini ben noti si fossero mostrati disposti a renderne conto agli uomini nei campi di internamento. Nonostante le impressioni deprimenti riportate, i rappresentanti del Ministero degli Esteri sostennero che non si era registrata


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una <<seria germanofobia». Speravano addirittura di poter indurre in un tempo relativamente breve gli italiani ad assumere un atteggiamento più positivo mediante un'abile azione chiarificatrice di natura politica. Per ottenere questo, si doveva ricorrere al «potenziamento di un sistema controllabile di uomini di fiducia». Con l'aiuto di questi si dovevano «innanzitutto enucleare al più presto gli elementi negativi». Era opportuno inoltre far intervenire dei tedeschi che sapessero parlare l'italiano per suscitare negli internati l' impressione di essere effettivamente assistiti. I prigionieri dovevano fra l'altro ricevere notizie delle loro famiglie, dato che la mancanza di posta e di inforn1azione incideva in modo oltremodo negativo sugli internati italiani. La sezione competente del Ministero degli Esteri si sarebbe assunta questo compito, sfruttando «le esperi{?nze fatte nell'influire con successo sui prigionieri di guerra francesi» 117 • Questa relazione sulla visita al campo di Luckenwalde è interessante,. anche perché rivela che esisteva già una forma · di resistenza pilotata e politicamente motivata. Evidentemente i suoi protagonisti agirono con buon successo fin dalla fase iniziale dell'internamento. Non è certo possibile generalizzare quanto stava accadendo in quel Lager, ma si deve comunque ammettere che lo Stalag III A non rappresentò sicuramente un caso isolato. Nel mese di ottobre Mussolini espresse per esempio il desiderio di non· lasciare riuniti i generali che si trovavano nello Zweiglager Schocken dell'Oflag 64 di Altburgund. Dovevano essere internati in campi diversi, sperando così di conquistarne per sé almeno una parte. Fino a quando gli ufficiali c:ontinuavano a vivere a Schocken non poteva sperarci, perché là - questa l'istruttiva motivazione - «l'azione di propaganda contro la Germania e l'Italia fascista» era particolarmente intensa 118 • Le reazioni degli internati militari alle varie offerte di arruolamento appaiono nel comple:;so molto diverse e non si possono generalizzare i motivi di fondo che indussero i singoli internati a prendere le loro decisioni. Si può citare a tale riguardo che, durante (117) Cfr. in proposito ADAP, E, voi. VII, doc. 25', pag. 50, 7.10.1943. Per queste annotazioni del Capo della Sezione politico-culturale - Ministro di 1• classe, SS-Brigadefii.hrer e professore Alfrcd Franz Six - servì come base il già citato rapporto sulla visita a Luckenwalde (vds. precedente nota 114). (118) ADAP, E, voi. VU, doc. 62, pag. 122 sgg., 27.10.1943. Rapporto di Rahn al Ministero degli Esteri sul colloquio con Mussolini.


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una sosta fatta a Ludwigsburg, soltanto 27 dei 500 ufficiali presenti rifiutarono di arruolarsi nei reparti delle SS o dell'Esercito 119 . Un vero successo ottenuto dai tedeschi il 22 ottobre. Questi cosiddetti volontari, da quando avevano abbandonato la Grecia, avevano alle spalle una peregrinazione durata già più di quattro settimane. Il 20 ottobre erano stati invece soltanto 7 su 68 gli ufficiali ad accettare a Salonicco le offerte tedesche 120. Ma a parte la molteplicità e diversità delle risposte date dai singoli internati militari alle proposte di cooperazione, vi sono osservazioni che consentono determinate conclusioni circa i motivi del rifiuto. Il Console generale dell'Italia fascista ad Amburgo riferì ad esempio delle esperienze da lui fatte nello Stalag X B di Sandbostel e nel suo Zweiglager di Wietzendorf (diventato Oflag 83 dall'inizio del 1944)121 . Nel corso della visita parlò agli ufficiali e agli altri militari chiedendo loro se sarebbero stati disposti ad arruolarsi come volontari nelle SS e a prestare servizio sino al termine del conflitto agli ordini dei tedeschi. A Sandbostel su 8.000 presenti furono soltanto all'incirca 70 a rispondere affennativamente, mentre a Wietzendorf i sì furono circa 50 su quasi 5.000. Allo scopo di !:lCCertare se e in qmµe misura inJluisse su quel rifiuto la prospettiva di dover indossare l'uniforme tedesca, il Console generale pose agli internati a Wietzendorf una domanda aggiuntiva. Chiese quali tra i presenti fossero disposti a continuare la guerra nei quadri di una Milizia riéostituita dal Duce. A quel che ·si dice vi erano disposti 1.000 dei 5.000 internati che si trovavano nel Lager. Gli altri, sebbene a conoscenza della liberazione di Mussolini e del suo discorso agli italiani, non dimostrarono il minimo interesse per un eventuale impegno a favore dell'Italia fascista. Nel corso dei colloqui avuti con le singole persone apparve poi evidente come que11a generale indifferenza fosse in massima parte dovuta alla (l 19) CAFFIERO: Verso il Lager, pag. 93. (120) KTB H.Gr. E, pag. 199, 20.10.1943, BA-MA, RH 19 VIT/1. Ne l settembre avrebbero aderito 10 dei circa 1.000 ufficiali presenti a Cori nto, cfr. ROCHAT: Memorialistica, pag. 35. (121) Consolato Generale d'Italia Amburgo, Telespresso N. 6064/545, Riservato, Ministero degli Affari Esteri-Roma, Ambasciata d'Ital ia Berli no, Amburgo, l novem bre 1943-XXII, Gli internati militari in Germania, ASMAE, busta 48, posizione Italia 11/1 2. Vds. anche MONCHTERT: Diario, pag. 23 sg., 20.9.1943.


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ferma convinzione che la guerra sarebbe ben presto finita con la vittoria degli anglo-americani. Il diplomatico ritenne inoltre di individuare un'altra causa nel disfattismo diffuso costantemente fra la tmppa dagli stessi ufficiali . Si dovevano considerare anche altri motivi, come la visione delle città distmtte - nelle quali i prigionieri venivano impiegati per rimuoverne le macerie - , che non aiutava certo a credere nella vittoria finale della Gennania. Le notizie travolgenti che giungevano dai vari fronti non facevano che accrescere - e non certo ridurre - lo scetticismo imperante. Considerate le circostanze, i prigionieri preferivano - fu almeno questa l'impressione riportata dal Console - attendere in prigionia il ritorno a casa ritenuto imminente. Ciò significava però compiere ogni giorno lavori faticosi e spesso umilianti, nonché un vitto scarso quasi dappertutto. Questa decisione comportava a tempo indetenninato una vita in baracche sovraffollate e fredde, non alleviata dal sonno poco riposante su duri giacigli. Ma anche una esistenza così miseranda, dopo sei settimane di Lager, non indusse i prigionieri al ripensamento. Continuavano a rifiutarsi ad impugnare le armi per Hitler o per Mussolini. Pare che tra loro aleggiasse un solo sentimento: un rancore silenzioso e cupo verso quelli che ritenevano responsabili della loro miseria, ossia «il fascismo ed i tedeschi». Nei commenti dei rappresentanti fascisti in Germania riaffiorava frequentemente l'argomento the gli «ufficiali trattati con crudeltà» nei campi di prigionia sospettavano che la dichiarazione di collaborazione li avrebbe resi «mercenari al servizio della Gennania» 122 . E la maggior parte di loro non era certo disposta a _ diventarlo. Per comprendere in ogni suo particolare cosa significasse - e non soltanto per gli ufficiali - il rifiuto, è sufficiente leggere quanto riferito da chi aveva avuto l'incarico di occuparsi degli internati militari. La memorialistica, la cui attendibilità nell'ambito della critica delle fonti - va costantemente corredata di punto interrogativo, qui trova ampia confenna nelle relazioni dello stesso periodo. Alla fine di novembre Vaccari scrisse a Mussolini che la situazione degli internati stava sempre più peggiorando. L'alimentazione era del tutto insufficiente o la qualità di ·cibo non risultava in alcun modo adeguato ai turni di lavoro di 8- IO ore di ( 122) Eccellenza Ambasciatore Anfuso ACS. S.P.d.D., busta 16. F 9 1. SF 2.

Berlino. 5 novembre I943, f.to Canevari,


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lavoro. I prigionieri non avevano un vestiario che li potesse proteggere dagli effetti di un clima estremamente rigido ed erano costretti a vivere in baracche malsane. Molti provenivano da regioni malariche dell'Albania, ed infierivano malattie contagiose come tubercolosi e difterite. Atrocità e maltrattamenti si verificavano a quanto p,,tre in molti 1 ..ager. Erario dunque questi gli aspetti che caratterizzavano il quadro complessivo dell'internamento militare. Ma si dovevano anche aggiungere la diffidenza e l'ostilità dimostrate dai tedeschi nei confronti degli italiani, ivi compresi coloro che dovevano occuparsi in fonna ufficiale degli internati militari. Vaccari pregava quindi Mussolini di voler intervenire personalmente, perché l'Ambasciatore Anfuso, nonostante si impegnasse, non riusciva ad ottenere pressoché nulla. In concreto Vaccari, all'epoca responsabile degli inter.nati che in quanto non volontari non rientravano nelle competenze della Missione Militare, perseguiva due -scopi. Da un lato voleva ottenere il rimpatrio per un detenninato gruppo di ufficiali, specie per motivi famigliari, di salute o in considerazione della loro età, e dall'altro una modifica dello <<status» a favore degli internati rimasti tali anche dopo la campagna propagandistica per un loro arruolamento. Si trattava in questo caso di farli considerare Fremdarbeiter (lavoratori stranieri) con tutti i diritti che ne sarebbero conseguiti 123 . Le opinioni espresse da Vaccari corrispondevano all'incirca a quanto affennato dal Canevari il 19 novembre 124 . La realizzazione di quei progetti avrebbe richiesto in ogni caso tempi molto lunghi,

(123) Ibid., Fasci Italiani all'Estero, Il Commissario, Berlino, 25/1 J/1943-XXIl 0 , Al Duce, f.to M. Vaccari. (124) Missione Militare in Germania, Prot. N° 27, Al Duce Capo del Governo, Oggetto: Costituzione delle divisioni italiane in Germania, Berlino, 19 novembre 1943. F.to Canevari, ACS, S.P.d.D., busta 71, F 643, SF 6. Già il 12 novembre il generale Princivalle parlò con il colonnello Linde del Comando Supremo della Wehrmacht del tra\lamento da riservare a quegli internati militari che, pur avendo aderito, non potevano - per i più svariati motivi essere accolti nel nuovo Esercito di Mussolini. Anche per questo grnppo di militari i tedeschi furono molto evasivi in merito ad un eventuale cambiamento di «status». Ma per quanto concerneva i prigionieri italiani che si rifiutavano di aderire al fascismo, ribadirono senza mezzi termini che sarebbero rimasti internati militari con l'obbligo ciel lavoro: Promemoria 11° I, 12.11.1943-XXII, Riservato, Al Signor Colonnello Linde, O.K.W. Berlin, ACS, S.P.d.D., busta 22, F 153, SF 3.


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mentre le condizioni di vita nei L!iger non sarebbero certo migliorate, rendendo in tal modo sempre più forte la tentazione di cambiare campo. Le annotazioni di un giovane ufficiale di Marina che visse nei campi di prigionia tedeschi sino al 9 novembre 1943 come internato militare e successivamente, fino al 17 aprile 1944, in qualità di volontario del nuovo Esercito repubblicano fascista illuminano con molta chiarezza lo stato delle cose qui descritte 125 . Anche i suoi appunti riguardano il duro trattamento usato dai tedeschi e le indicibili umiliazioni subite. Gli italiani si vedevano chiamati «maiali» e «traditori» e trattati come tali. Dopo che il 19 settembre in un campo vicino ad Amburgo - probabilmente quello di Sandbostel - 2 ufficiali su 260- e circa 50 altri militari su 10.000 avevano dichiarato la loro adesione alle SS, il 24 dello stesso mese 1.1 32 ufficiali del Lager 367di Czestochowa (Polonia) chiesero di poter combattere in Italia agli ordini del Governo di Mussolini. Ma sembra che circa il 40% di questi volontari esprimesse a tale riguardo delle riserve. Alcuni dissero che erano costretti a farlo. perché temevano, in caso contrario, di esporre le loro famiglie a qualche rappresaglia. C'è inoltre da considerare che venne promesso a tutti di essere trasferiti quanto prima in Italia: una promessa che venne però mantenuta soltanto a favore degli ex appartenenti alla Milizia. Gli altri rimasero in un primo tempo nel Lager e quando anivò a Czestochowa un altro convoglio con un migliaio di ufficiali italiani - quasi tutti contrari ad ogni forma di collaborazione con il fascismo o il nazionalsocialismo - appresero di essere considerati traditori dai loro ex colleghi . Sempre in quel campo veniva inoltre svolta una intensa contropropaganda in prima linea a cura di ufficiali di Stato Maggiore o di grado elevato. Un 'azione che fece registrare notevoli successi, anche se talvolta basata - secondo quel che si dice - sulla intimidazione o sulla traduzione volutamente inesatta

(125) Promemoria, Novi Ligure, 24/4/1944/XXII: Impressioni di un ufficiale di Marina rienlrato in patria dopo una pennanenza di selle mesi nei campi di concentramento in Germania, f.to Tenente Armi Navali Pertici Vinicio, ACS, S.P.d.D., busla 16, F 91, SF 2. Cfr. sempre a questo proposìto, BENVENUTI: Gli internati militari, pag. 18-26.


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delle notizie tedesche sugli avvenimenti bellici. Nel campo esisteva persino una radio, con la quale si po~evano ascoltare in segreto le trasmissioni di Londrat 2 6. All'inizio di novembre i tedeschi trasferirono a Chelm una parte degli ufficiali che si trovavano nel campo di Czestochowa. L' 11 di quello stesso mese la campagna per gli arruolamenti svolta nel nuovo Lager ebbe un esito disastroso. Soltanto 160 dei circa 2.000 ufficiali presenti cedettero agli slogan propagandistici - che facevano leva esclusivamente sulle necessità e sugli interessi materiali - o alle brutali pressioni. Queste ultime arrivarono al culmine quando il generale fascista incaricato minacciò i suoi connazionali prigionieri che sarebbero stati abbandonati alla fame e all'inverno polacco in caso di un rifiuto. Sarebbe stata una combinazione fatale. Ciononostante a Chelm si presentarono per la maggior parte solo ufficiali gravemente ammalati, invalidi o in età avanzata. Le prospettive di poter lasciare ilLager non erano ovviamente buone, dato che i criteri di selezione per l'Esercito fascista erano molto severi. Per quanto riguarda il rimpatrio degli ammalati era la Wehrmacht - e se ne dovrà riparlare - · a mostrarsi estremamente restia. Il motivo determinante che a Chelm indusse gli ufficiali più giovani a passare nel campo fascista, fu invece quello della fame. Il che dimostrava che l'oratore propagandista non pronunciava minacce vane. Ancor prima del «lungo inverno», la situazione degli internati si configurava oltremodo difficile a causa del vitto insufficiente, a prescindere da tutto il resto. Come a Luckenwalde, Czestochowa, Schocken o in altri Lager, i prigionieri di Chelm mettevano in atto una consapevole resistenza politica e organizzata, che non era priva di pericoli. Anche qui gli oppositori più decisi al passaggio dall'altra parte erano gli ufficiali in servizio permanente effettivo ed i cappellani militari. Un fatto che - riferito alla situazione generale - fu riconosciuto dai responsabili sia di Berlino che di Salò. Proprio a ( 126) Circa questa possibilità. cfr. soprattutto DRAGONI: Quella radio, pag. 30-195; l'autore, internato nei campi di prigion ia di Przemysl, Sandbostel, Fallingbostel e Ktistrin (sotto l'aspetto organi1,2ativo questo IAger appaneneva allo Stalag III C di Alt Drewitz), rievoca non solo la storia della «radio clandesti.na», ma anche quella di un periodo terribile vissuto da 600.000 italiani in Germania. Cfr. inoltre DRAGONT: Storia, pag. 94-101; OLIY ERO: Una radio, pag. 228-240; e CAPPUCCIO: Radio clandestina. pag. 45-65 (pubblicato anche in PIASENTI: // lungo inverno, pag. 157-172).


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questo proposito può essere considerato significativo il giuramento prestato al Sovrano - su loro richiesta - dai giovani sottotenenti che non avevano fatto ancora giuramento 127 . Ciò non accadde solo a Chelm. Per quanto concerne tuttavia i dati numerici - forzatamente incompleti - risulta che a Benjaminowo furono soltanto 40, su un totale di 2.837, gli ufficiali dichiaratisi nel mese di novembre disposti a collaborare. Nel campo di Przemysl sarebbero stati invece, nei mesi di novembre e dicembre, 600 o 700 128 . Ma si tratta di dati che non possono essere controllati, perché mancano le segnalazioni statistiche relative a quel periodo. Il diario dì un ufficiale prigioniero a Przemysl che ci è pervenuto si è rivelato istruttivo unicamente in merito al comportamento di quel gruppo, relativamente piccolo, di prigio_nieri del quale egli stesso faceva parte. In base a quanto da lui osservato passarono dalla parte della Repubblica di Salò 15 dei 34· ufficiali che prima dell'8 settembre avevano frequentato la «Scuola della contraerea e della tecnica delle armi» (Flak- und waffentechnische Schule) a Halle, e da qui erano stati avviati in prigionia 12 9 . In novembre i rapporti tra gli internati militari italiani ed il Governo di Mussolini fecero registrare un cambiamento non privo di importanza, quando Marcello Vaccari, dopo alcuni colloqui avuti a Salò, il 4 no·vembre assunse l'incarico di Commissario del Fascio in Germania. Secondo quanto da lui stesso affermato, egli, nella sua nuova posizione, gettò le basi di una assistenza sistematica ai suoi connazionali in prigionia, creando a questo scopo il Servizio Assistenza Internati Militari Italian\ (S.A.I.M.1.). Secondo il proemio (così Vaccari definisce l'introduzione) del suo diario - con (127) Cfr. a iale riguardo PIASENTl: Il lungo inverno, pag. 127 sgg., con la descrizione del giuramento di 244 sottotenenti a Przemysl. Sulla resistenza chiaramente «antifascista» promossa dagli ufficiali non soltanto nei campi polacchi, cfr. il Diario S.A.J., pag. 106, 15.7.1944, PADF. Questo fatto vi trova riscontro per «moltissimi ufficiali» nello Stalag JTI C Alt Drewiu. (128) In merito a queste cifre riportate dai vari memoriali, cfr. ROCHAT: Memorialistica, pag. 35, e ibid., pag. 61, nota 43, dove l'autore tratta altre - ma poco attendibil i · notizie in merito alle adesioni: (129) Al Comando italiano dell'Oflag 83 Wietzendoif: Diario storico del reparto ufficiali inviati il 28/5/1943 in Germania a frequentare un corso di addestramento su materiale contraereo tedesco. Wietzendorf 25 giugno 1945, f.to S. Ten. Ferruccio Casales. ASUSSME, cartella 2256.


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appunti scritti giornalmente solo a partire dal 16 maggio 1944 molti dei fascisti presenti nel Reich non approvarono l'intenzione del Commissario di far uscire in qualche modo gli italiani dai campi di prigionia. In quella fase questi avrebbero ostacolato il suo lavoro più degli stessi uffici tedeschi. Il giudizio espresso da Vaccari sui rappresentanti della Repubblica Sociale Italiana fu spietato. A .suo avviso si era insediata in Germania la feccia della società fascista e proprio a causa di questa divergenza di opinioni e di molti altri intrighi, l'incarico di Commissario del Fascio nel Reich venne affidato il 24 novembre a Vittorio Mussolini. Vaccari fu probabilmente anche vittima delle rivalità esistenti fra l'Organizzazione esteri del Partito fascista, ossia del Fascio e il Ministero degli Esteri. Quest'ultimo non voleva nel modo più assoluto che le missioni diplomatiche della Repubblica di Salò - ambasciate e consolati venissero esautorate .dalle loro competenze 13°. Il 3 dicembre Vaccari si incontrò con Vittorio Mussolini, il quale non si sarebbe dimostrato favorevole al rimpatrio di determinate categorie di internati e riteneva che se quei prigionieri da rimpatriare fossero stati molto numerosi sarebbero certamente morti di fame, perché in Italia mancava di tutto. Fece inoltre capire che quel ritorno poteva rivelarsi pericoloso sotto l'aspetto politico. ( 130) Cfr. in proposito: Diario S.A.1., Proemio. pag. 2 sgg., 3.1 1.-3.12. 1943, PADF. Una sintesi sugli sviluppi del Fascio in Germania, ossia dell'organizzazione locale del Partito fascista, dopo il 9 settembre 1943, è contenuta in una lellera di V. Mussolini al Segretario del Partito, A. Pavolini. Vi si indica il 19 ottobre come data della nomina di Vaccari a Commissario dei Fasci nel Reich. La lettera porta la data del 9 febbraio 1944 ed è allegata a: P.C. 305, L3 marzo 1944-XXll, Riservato-Personale, l/01327n2, Mazzolini a Anfuso, ASMAE, bu&ta 33, posizione Germania 6/1. Sul continuo antagonismo fra il Fascio e le rappresentanze del Ministero degl i Esteri dell'Italia fasci sta, cfr. per il periodo novembre I 943-giugno 1944 gli essenziali documenti conservati in: ASMAE, busta 4, posizione Italia 6/1 . Sulla nomina di Vaccari a Landesgruppenleiter des Fascio fiir Deurschland, vds. anche: Gesandter von Dèlrnberg , Prot. A, Notiz, Herrn Gesandten Bielfeld, Berlin, den 17.11.1943, PA, Biiro Staatssekretar, Akten betr. Italien, voi. 18, dove a Vaccari viene erroneamente attribuito il grado di generale. In realtà egli fu internato quale maggiore degli alpini a C1.csl0chowa e liberato in seguito all'interessamento di Anfuso e di tedeschi conosciuti in precedenza. li 17.10.1943 iniziò la sua attività presso l' Ambasciata a Berlino in qualità di collaboratore di Anfuso: Diario S.A.I., Proemio, pag. 1, PA DF. Sino al 25.7.1943 era stato Prefetto a Napoli. Una carica ricoperta in periodi precedenti in diverse città, frn cui Verona e Venezia. In base a quanto da lui stesso dichiarato non optò mai per la R.S.I. e nessuno gli chiese di farlo. Descrisse la sua odissea dopo il 25 lugljo 1'943 in una lettera (senza data) inviata al prof. Renzo Dc Felice, messa da questi gentilmente a disposizione dell'autore del presente testo.


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Vaccari ottenne però il permesso di recarsi nei Lager per svolgervi attività propagandistiche soltanto dopo due giorni di colloqui. Credeva ancora di poter convincere quasi tutti gli internati militari ad arruolarsi nell'Esercito repubblicano fascista o guadagnarli quanto meno alla causa dell'Italia mussoliniana. E volle cominciare con la Polonia dove, a suo avviso, si sarebbero dovuti trovare nei campi di prigionia circa 25.000 ufficiali. Dopo aver richiesto la prevista autorizzazione tra.Ipite la Missione Militare, non attese neppure di conoscerne l'esito (non si fidava più dei suoi connazionali di Berlino), ma si recò direttamente a Torgau dal Capo reparto prigionieri di guerra presso il Comando Supremo della Wehrmacht, il generale Hans v. Graevenitz. Nel corso del colloquio riportò un'ottima impressione del generale, che al termine di quello scambio di idee avrebbe persino condiviso i punti di vista dell 'italiano 131 . In merito a questi giudizi si devono tuttavia esprimere alcune riserve. Vaccari ritenne .-- come del resto anche altri ufficiali italiani a Berlino - che le forme di convenienza sociale, i cordiali discorsi conviviali e la premurosa ospitalità fossero da attribuire ad una sincera approvazione da parte tedesca delle intenzioni o proposte italiane. Ma fu proprio questo il suo errore, perché la Wehrmacht non era disposta a cedere. I suoi rappresentanti gli permisero, è vero, di recarsi nei Lager, ma ciò non significava nel modo più assoluto che agli italiani da lui guadagnati alla causa fascista sarebbe stato subito o comunque concesso di abbandonare i campi di prigionia. E soltanto nel luglio 1944 Vaccari sembrò rendersi finalmente conto dell'effettiva posizione assunta dalla Wehrmacht 132• Nei primi tempi si dedicò tuttavia con molto ottimismo alla sua attività. Ricevuta la prescritta documentazione tedesca, si recò il 18 dicembre con tre ufficiali e due soldati - via V arsavia - a Lul:ilino, sede del Comandante dei prigionieri di guerra nel «Governatorato Generale». Il generale Paul Rìtter v. Wittas offrì alla commissione italiana la possibilità di visitare i campi di prigionia per più di un mese, il che potrebbe significare che Wittas riteneva di non aver nulla da nascondere. Per motivi di carattere personale Vaccari potè restare al massimo 22 giorni. Stabilì i tempi delle varie visite e lo · (131) Diario S.A.I., Proemio, pag. 4 sg., 3.-18.12.1943, PADF. (132) Diario S.A.I., pag. 94, 6.7., e pag. 98, 8.7.1944, PADF.


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svolgimento del viaggio in base ai propri desideri. Sembra che non . vennero poste condizioni limitative alla sua attività. Ed in generale i rapporti con gli ufficiali tedeschi di Lublino erano improntati alla massima cordialità 133 • La commissione italiana visitò per primi i tre Stalag di Deblin-lrena, dove si trovavano circa 7.000 ufficiali. Vaccari, oltre a pronunciare un discorso Ìn ciascuno dei tre campi a tutti gli internati, volle anche avere numerosi colloqui con singole persone. E quella sera stessa i volontari per 1o stato di Mussolini avrebbero superato il migliaio 134• Ma che una permanenza nel campo di sei o sette giorni sarebbe valsa - come da lui sostenuto - a guadagnare alla causa fascista tutti gli ufficiali sembra invece ben poco probabile. Gli ufficiali tedeschi ·addetti ai Lager gl i fecero ancora una volta un'ottima impressione e Vaccari promise loro di tornare il 1° gennaio 1944. Euforicamente riteneva che - considerato l' atteggiamento assunto dai tedeschi - dovesse da questi attendersi una piena e cordfale comprensione per tutto ciò che si riferiva ad un immediato miglioramento delle condizioni di' vita degli internati. La lettura del diario di un ufficiale prigioniero dimostra per contro come Vaccari non fosse stato in grado di giudicare con molto realismo gli aspetti concreti di quelle situazioni: l'ufficiale-vittima descriveva infatti la fame, il freddo nonché tutte le altre privazioni sofferte ·giorno dopo giorno. Trascorsi dodici giorni dalla seconda visita dJ Vaccari, quegli ufficiali tedeschi ritenuti da lui tanto ( 133) Sulla seguente descrizione della visita nel «Governatorato Generale» cfr.: Diario S.A.J., Proemio, pag. 5-8, 18. 12. l943- IO.l.1944, PADF. (134) Non è possibile controllare neppure questo dato, ma lo si deve considerare confrontandolo con gli ordini di grandezza indicati dalle varie opere. STEFFENONI: Note, pag. 39, scrive che gli optanti a Deblin-Irena furono 2.000; GARZEITI: Venti mesi, pag. 14 sg., ricorda che nel periodo della visita di Vaccari gli ufficiali che optaro no sarebbero stati circa 500. Sulla resistenz.a in q uesto campo e sugli ufficiali denunciati da qualche rimpatriato. cfr.: Partito Fascista Repubblicano Servizio Discipli na, Prol. Num. 3274/Ris., Quartier Generale, li 23 Maggio 1944 Anno XXII, Oggetto: Invio relazione, A l Console G. Battista Riggio, f.to Il Capo del Servizio Disciplina, Gi useppe Battifoglia. A llegato fu il rapporto di denuncia: Relazione sull'attività anti fascista di alcuni ufficial i già internati nel campo di Deblin-Trena (Polonia). F.to Magg. (Alpin i) Faccioli Raffaello, ACS, S.P.d.D., busta 6 1. F 630, SF 9; e ibid., Quartier Generale, Posta da Campo 704, Addì 22 Giugno I 944. XXII, All a Federazione di Milano, F.to G.B. Riggio. Vennero denunciati ufficiali che avevano cercato all' inizio della loro prigionia di promuovere una resi·s tcnza antifascista, ma che in un tempo successivo, a causa delle pessime condizioni di vira nei Lager, si erano dichiarati disposti il più delle volte senza esserne convinti - a passare dal l'altra pane.


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comprensivi allontanarono dal Lager tutti i sacerdoti. Da quel momento in poi non fu quindi più possibile celebrare la Santa Messa. Si trattò probabilmente di una misura punitiva, comunque decisamente dolorosa per la massa degli internati. Non passò in ogni caso molto tempo e l'amministrazione del campo ridusse la razione giornaliera di pane. Era questa la realtà del trattamento riservato ai prigionieri. E non si poteva certo parlare di una disponibilità da parte tedesca ad immedesimarsi nella loro situazione. Nella quotidianità dei Lager non vi era posto per una benevola comprensione, perché si volevano distruggere gli uomini. I metodi che avrebbero dovuto metterli in ginocchio, per quanto semplici, rivelavano un'incredibile brutalità. Li si indeboliva fisicamente e moralmente per consentire alla fame, al freddo ed alla sensazione di impotenza la vittoria sulla volontà 135 • Si trattava di renderli arrendevoli sia per essere impiegati in attività lavorative, sia per servire la R.S.I. Ma i tedeschi non si dimostravano molto interessati alla seconda alternativa. Il gruppo di visitatori trascorse la vigilia di Natale nel campo di Czestochowa, dove Vaccari era stato internato per qualche settimana. L'incontro con alcuni vecchi compagni di prigionia fu davvero commovente, ma dal suo diario non risultò poi nulla in merito ad eventuali successi od insuccessi riportati in seguito ai vari colloqui. Si può apprendere qual~osa di più da un appunto del generale Armando Ferroni. Questi' scrisse che almeno 350 ufficiali dell'Aeronautica lasci arono il campo dopo la visita della commissione sperando in un loro prossimo rimpatrio. Va peraltro detto che i tedeschi avevano riunito a Czestochowa la massa degli ufficiali delle Forze Aeree italiane. Si recarono poi al lager di Przemysl passando per Cracovia. In quel campo, Vaccari parlò «con buoni risultati» a circa 5.000 ufficiali. L'aiutante del Comandante italiano del Lag-er dopo la guerra riassunse quel che il «maggiore degli alpini» ebbe a dire a Przemysl. Vaccari avrebbe rivòlto soltanto poche parole agli ufficiali ed ai loro attendenti adunati nel campo di Przemysl, ricordando che l'Italia aveva bisogno dei «suoi figli migliori». Dovevano quindi ( 135) Cfr. in proposito gli appunti di SANTALCO: Stalag 307, pag. 32-40, l 9. l 2. l 94326.3.1944. Il 14 febbraio (pag. 38) scrisse: «l tedeschi troyano sempre il modo di torturarci e di renderci la vita impossibile». Sull'importanza dell'assistenia religiosa nei campi di prigionia, cfr. AMADIO: Valore e limiti. pag. 11-29.


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abbandonare l'Oflag, nel quale potevano solo morire uno alla volta. Non aveva né minacciato né esercitato pressioni. Il suo discorso non fu contestato. Parlando poi con piccoli gruppi di ufficiali, ai quali comunicò ufficialmente notizie sui loro famigliari, ripetè che l'unica cosa importante era quella di lasciarsi alle spalle la prigionia. Lo stesso Mussolini riconosceva per balorda la dichiarazione impegnativa pretesa dai tedeschi, ma non vi era altro modo per riacquistare la libertà. Alle domande in merito Vaccari rispose assicurando che nessuno sarebbe stato portato a combattere sul fronte orientale. Agli ufficiali addetti al Comaqdo italiano del Lager pare abbia detto inoltre: «Gli italiani servono in Italia per poter cacciare il tedesco al momento opportuno» 136 . Benché influenzato, Vaccari si recò poi a Leopoli (L'vov). Qui cercò in tutti i modi di convincere un giovane ufficiale italiano decorato di medaglia d'oro ai' valore militare ad aderire alla Repubblica Socia~e Italiana, ma tutti 'i suoi tentativi compiuti in buona fede risultarono vani per la ferma resistenza incontrata. Anche al termine di un colloquio durato due ore questo ufficiale oppose a Vaccari un «gelido» rifiuto. Era il tenente di vascello Giuseppe Brignole, noto poi allo stesso Ministero degli Esteri a Berlino - come si può leggere nel Diario del Servizio Assistenza Internati - per la sua attività antifascista. E sempre nel corso della conversazione avuta con Vaccari l'ufficiale affennò che il suo unico desiderio era quello di morire! La tappa successiva fu Chelm, dove la commissione arrivò il 31 dicembre. Vaccari, nonostante la febbre a 40°, non si astenne dal parlare agli internati. Scrisse poi che i risultati del suo intervento furono decisamente scarsi. Secondo un'altra fonte invece, quel discorso persuase circa 300 ufficiali a presentarsi come volontari 137 . I delegati italiani - il generale Ferroni aveva dovuto rinunciare al viaggio ancor prima di Vaccari, sempre per motivi di salute - visitarono successivamente i Lager di Biala Podlaska, Siedlce e Benjaminowo. Non si conoscono gli esatti risultati di queste loro visite, ma si afferma che in gennaio a (136) Cfr. su Czestochowa: Milano, li 2 Maggio 1945, Al Comando Aeronautica Milano, f.to il Generale di Brigata Aerea Armando Ferroni, qui pag. 7, PADF. La descrizione di Przemysl si basa sulla dichiarazione rilasciata - senza data - da Carmelo Tracuzzi, Roma, PADF. Tracuzzi rimase in quel campo dall'ottobre 1943 al gennaio 1944. (137) Vds. pag. 511, nota 125: busta 16. Su Brignole, cfr.: Diario S.A.I., Proemio, pag. 7, e pag. 110, 16.7.1944, PADF.


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Benjaminow passarono dall'altra parte circa 1.200 ufficiali ed altri 2.256- o addirittura 2.455 - a Biala Podlaska 138 . Si tratterebbe in questo caso rispettivamente del 44 e del 94% degli ufficiali internati nei suddetti Lager. Sono comunque dati che non consentono una conclusione affidabile in merito ai risultati complessivi dell'attività della commissione nel «Governatorato Generale». Il 9 gennaio, quando Vaccari si accinse a scrivere la sua relazione conclusiva - da inviare anche al Comando Supremo della Wehrmacht - non conosceva neppure lui le cifre esatte. Soltanto tre giorni dopo, incontrato all'Ambasciata dell'Italia fascista il generale v. Graevenitz, apprese da questi che la campagna propagandistica aveva fatto registrare un notevole successo e che più di 7 .000 ufficiali si erano dichiarati pronti a passare dall'altra parte 139 . Un risultato davvero impressionante. Indica infatti che in brevissimo tempo circa il 32% degli ufficiali internati nei campi del «Governatorato Generale» - il 1° gennaio ne risultavano presenti in quei Lager circa 22.000 - optarono per la Repubblica Soc~ale Italiana. Nel suo rapporto di metà dicembre Canevari aveva invece segnalato che soltanto 1.903 ufficiali volevano far parte dell'Esercito di Mussolini 140 • Secondo le succitate segnalazioni, in seguito alle attività propagandistiche svolte prima da Canevari e poi da Vaccari, sino a metà di gennaio I 944 si apprestarono a lasciare i Lager circa 9.000 ufficiali. Nell'interpretare il successo di Vaccari è necessario, comunque, tener conto di un fatto importante: il suo viaggio cadde infatti in un periodo nel quale a causa delle ormai insopportabili condizioni (138) Cfr. ROCHAT: Memorialistica, pag. 35. (139) Diario S.A.I., Proiemio, pag. 8, 12.l, e pag. 10, inizio febbraio 1944, PADF. (140) Protocollo n. 50, Berlino, 18 dicembre 1943-XXII, Al Duce Capo del Governo, Al Maresciallo Graziani Ministro della D.N., Oggetto: Sistemazione de lla Missione Militare in Germania, f.to Canevari, ACS, S.P.d.D., busta 7 1, F 643, SF 6. Si deve ribadire ancora una volta che le cifre indicate da questo documento si riferiscono esclusivamente ai volontari arruol.ati nell'Esercito repubblicano fascista. Ciò significa che il numero complessivo degli optanti potrebbe essere stato notevolmente più alto. Quanto detto vale anche per la somma di 8.997 sottufficiali e militari di truppa che si trovavano nei campi di addestramento, mentre nello stesso periodo erano ancora in arrivo altri 455 ex incemati milicari: ibid., allegaco nr. 5: Forza presente nei campi di addestramento in data 15/12/43. Si trattava di un rocale pari a · 11.355 uomini.


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di vita nei campi di internamento si arrivò ad una grave crisi morale tra i prigionieri, che si manifestò in particolar modo nel gennaio del 1944141 .

D'altra parte non bisogna neppure ignorare l'abilità e la comprensione dimostrata dal Vaccari - per avere egli stesso provato cosa significasse il Lager - nell'assolvere quel compito. E qualche altro ufficiale impiegato ai fini propagandistici avrebbe dovuto imparare da lui. Nei commenti dell'epoca erano soprattutto i generali fascisti, che si presentavano come oratori nei campi di (>rigionia, ad apparire come· incapaci 142 . L'impiego di personale più o meno qualificato a svolgere una simile attività non basta però in ogni caso a spiegare i risultati ottenuti; vi contribuì infatti anche il di verso atteggiamento assunto di volta in volta dagli stessi tedeschi. Canevari, per esempio, sembrava essere del tutto frustrato per il modo di agire della Wehrmacht. Per questo consigliò persino di abbandonare l'idea che si potessero reclutare per l'Esercito repubblicano fascista un numero sufficiente di sottufficiali e militari di truppa 143 . Al tempo stesso vi era naturalmente motivo di fare come senz'altro si faceva - autocritica. Questa riguardava soprattutto la scarsa capacità dimostrata e gli effetti controproducenti ottenuti da determinati gruppi impiegati negli stessi campi di prigionia sempre ai fini propagandistici. D'altra parte, però, anche chi parlava apertamente di tali carenze, sottolineava che le autorità tedesche spesso ostacolavano in forma massiccia l'attività propagandistica italiana 144 . Ciò si verificava in particolar modo nei campi dei sottufficiali e mi litari di truppa, perché ogni volontario avrebbe rappresentato per la Germania la perdita di un forzato. Per questo motivo sia la Wehrmacht sia altri enti tedeschi crearono grandi difficoltà al ( 14 1) Vds. ROCHAT: Memorialistica, pag. 35. ( 142) Notizie per il Duce. 10 dicembre 1943-XXTI, f. to Barraeu, ACS. S.P.d.D., busta 22, F 153, SF 2. (143) Promemoria N. 40: CostilUzione delle divisioni ita liane in Germania, 1° dicembre 1943, f.to Canevari, ACS, S .P.d.D., busta 71, F 643, SF 6. ( 144) Q. G, 7 Gen. 1944, Eccellenza Filippo Anfuso, Ambasciatore d'It.alia a Berlino, f.10 Mazzolini. In allegato: Appunti per il Duce, 20 dicembre 1943-XXII, f. to T. Col. Giuseppe d' Aloja, ASMAE, busta 45, posizione Italia 1/8. D ' Aloja espose le impressioni ri portate in German ia, dove si era trattenuto dal 15. I I.- l.12. 1943. A suo avviso i cappellani mil itari stavano svolgendo nei Lager una «subdola azione» e occorreva pertanto riportarli in Ita lia, dove avrebbero assol to i loro compiti sacerdo!ali.


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passaggio di campo. Non volevano in particolare che gli ultratrentenni entrassero a far parte delle nuove Forze Armate. È possibile che plima del] ' estate 1944 non potessero optare neanche se lo avessero voluto. Si deve aggiungere che i tedeschi non facevano in genere quasi niente per assicurarsi la collaborazione spontanea di quella massa di internati. Pare piuttosto che il loro quotidiano trattamento sia stato tale da far nascere una profonda avversione per i sorveglianti e guardiani. Lo stesso tennine di «internati militari», usato nel senso di attribuire loro una posizione plivilegiata, al massimo suscitò ilarità tra i militari, dato che i tedeschi in generale non trattavano gli italiani meglio, bensì spesso peggio dei prigionieri di guerra di altra nazionalità 145 . Non è tuttavia possibile esprimere un qualsiasi giudizio sulla disponibilità dei militari di truppa ad arruolarsi o sulla loro ferma decisione di non collaborare. Ciò trova spiegazione tra l'altro nel .fatto già accennato che la Wehrmacht delimitò a priori, attraverso cliteri di selezione molto rigidi, il gruppo di persone da considerare per un cambiamento di «status» ed esercitò il controllo sulla selezione stessa, come anche nella mancanza di statistiche che possano dare infonnazioni sulle domande di arruolamento volontario che furono però respinte. Si ricorda ancora una volta che sarebbe problematico ricavare il numero dei volontari da quelJo relativamente elevato degli «ausiliali», visto che è un dato di fatto che una percentuale non definibile dei cosiddetti ausiliari espletava il servizio ausiliario perché costretta. Nelle statistiche i «coatti» erano invece generalmente considerati «volontari» disposti a lavorare o a svolgere altre attività per la Wehrmacht. Le memorie, purtroppo alquanto scarse, dei soldati semplici e _dei sottufficiali non forniscono neanche esse dati rappresentativi. Si tratta di poche testimonianze, oltremodo diverse in quanto a qualità 146 . Le autorità italiane di Berlino che si occupavano degli internati si mostravano tuttavia convinte che avrebbe cambiato «status» un numero maggiore di persone rispetto a quel che era avvenuto sino a quel momento, se i tedeschi avessero acconsentito a lasciar interro(145) Vds. pag. 511, nola 125: busta 16. (146) Cfr. in proposito l'analisi di ROCHAT: Memorialistica, pag. 46-49.


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gare in merito I.a massa dei prigionieri impiegati al lavoro 147 . In questa ipotesi aveva comunque la sua importanza la richiesta di garantire il ritorno in Italia agli uomini disposti a passare dall'altra parte. Un'utopia, questa, già per il fatto che i vertici tedeschi, all'epoca impegnati a ricuperare in Italia altra mano d'opera da portare nel Reich, non pensavano affatto di rimpatriare degli internati solo perché si erano·pronunciati a favore della Repubblica di Mussolini. Chi non veniva arruolato nel nuovo Esercito repubblicano Fascista rimaneva in Germania e tornava nel suo Lager. Un ritorno che poteva significare - ·dal punto di vista psicologico passare sotto le forche caudine. Già questa eventualità, della quale i prigionieri erano a conoscenza, doveva avere un effetto deterrente. Del resto la Wehrmacht li rispedì effettivamente indietro, come annunciato. Accadde così a Neu Versen, dove tra la fine di gennaio e quella di febbraio rientrarono al campo una ventina di sottufficiali e militari di trnppa dei circa 120 che, assieme a 300 ufficiali, avevano chiesto di arrnolarsi. E solo in un secondo tempo il Capo reparto pri~ionieri di guerra presso il Comando Supremo della Wehrmacht li fece assegnare ad altri La.ger 148 . La posizione di estremo rigore assunta dai vertici della Wehrmacht è dimostrata anche in un ordine impartito il 5 gennaio 1944. Venne precisato che qualora vi fossero nei vari campi di prigionia sottufficiali o militari di truppa disposti a continuare a combattere e che avessero già firmato la prevista dichiarazione impegnativa, li si sarebbe dovuti sottoporre subito a visita medica, per po.i avviare ai centri di addestramento soltanto quelli non impegnati presso l'industria bellica 149 • (147) Ambasciata d' Italia a Berlino, 11 gennaio 44-XXII, Telegramma per Maresciallo Graziani, f.to Morera, ASMAE, busta 8, posizione Italia 11/14. · (148) Vds. pag. 504, nota 112: cartella 2256. (149) Oberkommando der Wehnnacht AW A/Ital., 0.U,, den 5.1.1944, An die Wehrk.reise 1-Xlll, XVII, XVIU, XX, XXI. Betr.: Italienische Militiir:intemierte, BA-MA, RH 49/35. Questa la suddivisione degli idonei al servizio militare: alpini, artiglieri da montagna e guardie di finanza dovevano andare tuui alla piazza d'armi di Mtinsingen (V Regione militare). Fanti e genieri venivano avviati a Grafenwohr (XIII Regione militare). Bersaglieri, fucilieri, cavalieri e carabinieri erano destinati a Heuberg (V Regione militare), mentre tutti gli ex appartenenti alla Milizia fascista sarebbero stati addestrati a Senne (VI Regione militare). Fra le suddette piazze d'armi vennero inoltre ripartiti in parti uguali medici, infermieri, addetti ai servizi amministrativi, ecc.


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Un atteggiamento da parte tedesca che Anfuso seppe valutare con molta chiarezza nel riferire come fossero diversi i punti di vista di Salò e Berlino per tutte le questioni concernenti gli internati militari. Nel dicembre 1943, l'Ambasciatore sostenne infatti che solo un intervento personale di Mussolini avrebbe potuto risolvere quei problemi, ammettendo così implicitamente che ogni suo sforzo in tal senso sarebbe risultato inutile 150 . Una dichiarazione di impotenza che confennò il giudizio espresso da Vaccari alla fine di novembre. Il 15 gennaio il Comando Supremo della Wehrmacht comunicò al Governo fascista che gli ·ufficiali disposti ad arruolarsi nelle· nuove Forze Armate sarebbero stati integrati nelle truppe presenti in Germania. Fu però esclusa la possibilità di rimpatrio di altri ufficiali richiesti oltre a questi, dato che non volevano _attenersi alle previste formalità. Ma sia l'una che l'altra affermazione - come sarà ancora da dimostrare - non corrispondevano a verità. I· comandi militari tedeschi non erano affatto interessati a quest'ultima. Volevano invece in tal modo porre termine a tutte le trattative relati\'e al rimpatrio degli ufficia~i in Italia. Fino a disposizione contraria del Comando Supremo, la Wehrmacht non avrebbe più preso in considerazione domande di questo genere, eccetto · che in cas.i particolari. E così fu fino al cambiamento di «status» nell'estate del 1944151 . (150) Ambasciata d' Italia, Berlino,.li 10 dic. 1943, Al Duce, f.to Anfuso, ASMAE, busta 31, posizione Germania 1/1. (151) Il Capo del Comando di Collegamento delle Forze Armate Germaniche presso il Duce, la R. 2 144, 15-1-44, Oggetto: Riinpatrio di ufficiali italiani internati in campi germanici, Appunto per la Segreteria Particolare, ACS, S.P.d.D., busta 16, F 91, SF 2. Vds. al riguardo: Diario S.A.I., pag. 63, 13.6.1944, PADF, dove il Ministero degli Esteri del Reich si dimostrava disposto ad esaminare ed a trattare come questioni politiche le richieste di questo genere in quei singoli casi che avessero effettivamente motivi davvero fondati per essere avanzate. L'opinione espressa dai tedeschi, ossia che per liberare un internato non era affatto sufficiente l'intervento a suo favore di un'alta personalità della R.S.I., venne giudicata da parte italiana_: com'era logico attendersi - quale espressione di diffidenza screditante nei propri confronti. Il Ministero degli Esteri del Reich aveva poi consigliato di presentare una dichiarazione degli organi di sicurezza italiani a riprova che· il Governo di Salò non fosse contrario al rimpatrio dell'italiano io questione, ibid., pag. 108, 16.7.1944. A prima vista l'atteggiamento delle autorità tedesche potrebbe essere attribuito al sospetto che i funzionari italiani, nell'avanzare tali richieste, si avvalessero abusivamente della loro carica per attribuire un carattere inesistente di urgenza ali.a liberazione di internati militari. Un sospetto alimentato e forse fatto sorgere proprio dai rappresentanti del Partito Fascista che si trovavano a Berlino. Si sapeva che dopo il loro rimpatrio questi internati si rendevano spesso irreperibili. Accuse


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Ma è bene ribadire che si trattava di casi del tutto particolari. Il vero punto controverso, ossia il reclutamento di volontari fra gli internati militari, fondamentalmente non ne fu toccato. Per quanto riguardava questo problema, il 16 gennaio Graziani offrì nuovamente di recarsi nei campi di prigionia, dove sperava seriamente di reclutare il personale necessario al completamento delle previste quattro divisioni. In quel periodo il Governo fascista - nonostante quanto dichiarato da Mussolini all'inizio di dicembre - non riteneva ancora opportuna, od escludeva ormai del tutto, la possibilità di una chiamata alle armi in Italia 152 . Il giorno dopo il maresciallo udì dall'Ambasciatore Rahn che la speranza di arruolare il personale mancante fra gli internati militati era del tutto infondata, perché gli italiani risultavano impiegati ormai da tempo nelle industrie o in altre aziende e uil loro eventuale ricupero avrebbe presentato enormi difficoltà 153 . Malgrado ciò Anfuso e Morera si stavano in quel momento dimostrando molto fiduciosi. Ritenevano che la liberazione degli che ven ivano rivo lte specie a llo stesso Vaccari, uni tamente a q~ella di a iutare gli internati che riuscivano a fuggire. U n'attività che il Vaccari non ha mai inteso smentire, neppure quando Mussolini era ancora al potere: Ali ' Ambasciatore Conte Serafino Mazzolini, Sottosegretario agli Affari Esteri, Salò , 20 Dicembre I 944, PADF, qui pag. I 9. Una conferma avuta successivamente anche da internati mili tari che erano s tati li berati. TI che dimostra di nuovo che quegli anni difficili clell'ltalia presentavano aspetti tanto diversi eia non poter essere illustrati in bianco e nero, senza tonalità intermedie. Vcls. a questo proposito tra l'altro: D ichiarazione d i Herve Luigi Baranca, IO gennaio 1946, oppure: Sm·man Beretta, Carignano 16 dicembce 1945, Spett. VI Sottocommissione accertamenti ufficial i Torino, PADF. Le accuse contro Vaccari cominciarono già nel novembre 1943 e gli procurarono un quanto mai illecito intervento della Gestapo nel suo Ufficio Assistenza: Diario S.A.l., Proemio, pag. 3, novembre 1943; pag. 75, 22.6., pag. 82, 27.6., è pag. 88, 1.7.1944, PADF. Ma per quanto concerne i fatti in questione, si deve osservare c he i tedeschi non modificarono il loro atteggiamento neppure dopo la sostituzione d i Vaccari. Anche nel secondo semestre de l 1944 le richieste di rimpat.rio di internati mi litari non vennero accolte, se non in casi ciel tutto s traordinari: Ministero degli Affari Esteri, O.I.E. Uff. 1° Prot. n. 51/13788, P.C. 305/2, 24. I O. 1944-XXTT, Oggetto: Domande di rimpatrio cli imemati od ex imemati. Al Mi nistero delle Forze Annate, ACS, Presidenza del Consiglio, busta 77, F 19-8, N. 2028; e ibid., Presidenza del Consiglio dei Mi nistri Gabinetto N. 05455-2028- 19/9. Quartier Generale, Posta da Campo 713, 30 Dic. I 944, A tutti i Ministeri - Gabinetto - esclusi Ministero degli Affari Esteri, Ministero delle Forze A1mate, Oggeuo: Militari illlernati od ex internat i: domande di rimpatrio. ( 152) Ministero delle Forze Armate, TI Ministro , Sunto stenografico de l co ll oquio fra il Maresciallo Graziani e il Maresciallo Kesselring ciel 16 gennaio 1944, ACS, S .P.d.D., busta 68, F 642, SF 6. (153) !bici., Sunto dei successivi colloqui del 17 gennaio presso l'Ambasciata di Germania in Roma, F.to Graziani.


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internati dai Lager stesse procedendo in modo rapido 154 . Si trattava di un ' impressione del tutto soggettiva, perché quanto avevano fino allora ottenuto si riduceva, nella migliore delle ipotesi, a qualche insignificante agevolazione - e di breve durata - ai fini della propaganda svolta fra gli internati militari italiani . Fu costretto ad ammetterlo anche lo stesso Anfuso, sia pure con notevole ritardo. Alla fine di giugno del 1944 scrisse a MussoJini di aver detto al Segretario di Stato, barone v. Steengracht che sarebbe stato possibile disporre di un numero ben più considerevole di truppe fasciste se il Comando Supremo della Wehrmacht avesse avuto l'intenzione e il coraggio di puntare ancora una volta - almeno in misura limitata - su lla carta italiana 155 • Graziani riuscì a riacquisire una visione realistica delle cose molto tempo prima. Sembra che all'inizio di febbraio avesse riconosciuto definitivamente che non sarebbe mai stato possibile giungere alla soluzione totale auspicata in origine, ossia all'arruolamento nell ' Esercito repubblicano fascista di tutti gli internati c~e avrebbero optato per lo stato di Mussolini. In base alle istruzioni inviategli, il colonnello Morera, quale Capo della Missione Militare, avrebbe pertanto dovuto cercare una sorta di soluzione in piccolo del problema. Si trattava di convincere il Comando Supremo della Wehrmacht e gli altri ministeri interessati a riunire in speciali «reparti lavoratori» quegli interna.ti militari che, sebbene disposti a prestare servizio nelle Forze Annate della Repubblica Sociale Italiana, non potevano essere arruolati. Sempre secondo Graziani, questi internati avrebbero dovuto indossare le uniformi repubblicane e prestare un regol are giuramento per essere poi impiegati esclusivamente in attività lavorative utili ai fini bellici. Sperava in tal modo di mitigare delusione e avvilimento dei respinti. Voleva soprattutto evitare - come disse a Morera - una perdita dei valori morali e materiali. In quest'occasione rivolse la sua attenzione anche a coloro che si rifiutavano di collabora_re. Si doveva continuare l' opera di persuasione fra questi ultimi, e non soltanto per indurli al cambio di campo. Il motivo determinante era dettato piuttosto dalla preoccu( 154) Ambasciata d'Italia, lì 17 gennaio 44- XXII. Al Duce, f.to Anfuso, ASMAE, busta 31, posizione Germania 1/1. (155) Ambasciata d'lt<1lia, Berlino. li 28 giugno XXII (1944) , Al Segretario di Stato Serafino Mazzoli ni, Mini stero degli Affari Esteri.


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pazione, condivisa documentatamente da molti altri fascisti, che nei La.ger gli internati potessero diventare bolscevichi 156 . I militari tedeschi non avevano certo nulla contro una qualsiasi forma di propaganda antibolscevica, ma si opposero nel modo più deciso alla cessione di mano d'opera, per esempio rimpatriando i soldati italiani internati 157 . All'inizio del 1944 Graziani cercò tuttavia di ottenere per le costituende unità di polizia almeno quei numerosi carabinieri e guardie di finanza che apparentemente desideravano essere integrati nel servizio della Repubblica di Salò'ss. Non mancarono inoltre altri tentativi per liberare i prigionieri italiani e proprio a questo scopo Vaccari volle impiegare nel suo ufficio soltanto degli internati provenienti dai La.ger. Presso il Comando Supremo della Wehrmacht tuttavia, che doveva approvare ogni assegnazione, questa procedura non fu ben accolta 159 • Vaccari considerava giorni di festa tutti quelli in cui si presentava un ex internato militare. Ciò significa che in genere la Wehrmacht si dimostrò assolutamente sorda in quest'occasione. Alla fine di febbraio non si ebbero più dubbi sulle vere intenzioni dei vertici militari tedeschi. Nel corso di un colloquio avuto con Vaccari a Torgau, il generale v. Graevenitz affermò allora senza mezzi termini che si doveva considerare ormai concluso il reclutamento di internati. Doveva pertanto essere sospesa ogni . attività propagandistica nei La.ger finalizzata a questo scopo. Un divieto che sarebbe rimasto in vigore fino a quando i tedeschi non avessero ritenuto opportuno dare nuovamente avvio ad un arruola(156) Ministero delle Forze Armate Segreteria Militare n. 866/prot. S.M. P.d.C. 867, li 5 febbraio 1944. XXII0 , Oggetto: Compiti della Missione militare italiana in Germania. Al Colonnello di S.M. Umberto Morera, f.to Graziani, ACS, S.P.d.D.., busta 22, F 153, SF 4. (157) Ambasciata d'Italia, Berlino, 10 febbraio 1944-XXII, Al Duce, f.to Anfuso, ACS, S.P.d.D., busta 76, F 647, SF 5, e busta 16 (vds. pag. 523 sg., nota 151). (158) Ministero delle Forze Armate Segreteria militare N. prot. 923 S.M. P.d.C. 867, addi 8 febbraio 1944. XXII0 , Oggetto: Carabinieri e Guardie di finanza internati in Gennania, aderenti al governo repubblicano. All'Ecc. il generale Toussaint, ACS, S.P.d.D., busta 16, F 91, SF 2. (159) Cfr. Diario S.A.I., pag. 25, 20.5., pag. 42. 27 .5., pag. 45, 30.5., e pag. 6, 8.6.1944, PADF. In base a quanto scritto nel Diario, nel suddetto periodo Vaccari ottenne dai Lager 20 uomini. Yds. a questo proposito anche la sua lettera: Ali' Ambasciatore Conte Serafino Mazzolini, Sottosegretario agli Affari Esteri, Salò, 20 Dicembre 1944, pag. 9 sg., PADF. Vaccari osservò in merito che non poteva impiegare i soldati ricuperati dai campi di prigionia, perché quelle ~<larve di uomini» si trovavano in condizioni pietose.


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mento di volontari a favore della Repubblica Sociale Italiana. Tale interdizione non costituì certo· una sorpresa, perché le massime autorità della Wehrmacht lo avevano messo in pratica - indirettamente - già da molto tempo. Gli italiani ben sapevano d'altronde che Graevenitz non faceva altro che trasmettere un ordine ricevuto dall'alto. Il generale illustrò ai suoi visitatori anche le idee dei vertici tedeschi sul ruolo dell'uomo italiano nel dopoguerra. Sarebbe stato quello del lavoratore e non quello del combattente. Non vi erano obiezioni ad azioni di propaganda intese alla preparazione di detta descrizione dei ruoli 160 . Il Capo reparto prigionieri di guerra presso il Comando Supremo della Wehrmacht enunciò così il declassamento su base razziale del popolo italiano. Si può osservare non senza una certa ironia, che non era affatto vero quanto riferì poi Vaccari ai rappresentanti del Ministero degli Esteri in merito al divieto di svolgere una qualsiasi propaganda

( 160) 2 Apri le I944-XX!I: Relazione pervenuta dall'Addetto Aeronautico a Berlino, ACS, S.P.d.D., busta 16, F 91, SF 2. Cfr. anche: Diario SAI., Proemio. pag. 11, PADF. Qui Vaccari riferiva di aver trattato con Graevenitz soltanto questioni d i fondamentale importanza. Queste si riferivano al rimpatrio dei decorali di medaglia d'oro, dei mutilati di gue1Ta, degli invalidi, dei vecchi e degli appartenenti alla Croce Rossa. Per quanto concerne questi ulti mi, 0 vds.: Promemoria per l'Eccellenza il Prefetto Pagnozzi, Aprica, 15 agosto I 944 XXII , f.to Cavallini, ACS, Carte Barracu, busta 2, F 61 (N° 320), pag. 2. Fu possibile ottenere a gran fatica il rimpatrio di 280 uomini. Si trattò del personale dei treni ospedale n° 2, 16, 17, 18, 19 e 22: Deutsche Botschaft und Dienststelle des Reichsbevollmachtigten in Jralien, N° 3639/44,_ Comunicazione per il Ministero Affari Esteri italiano, Fasano, 21 luglio 1944, ASUSSME, fondo R.S.I. (l- 1), cartella 24. Vds. anche: Relazione sull'attività ass istenziale della C.R.I. dal gennaio al 31 marzo 1945, f.to prof. G.A. Chiurco, ACS, S.P.d.D., busta 2, F 25, pag. 10 sg., sul rimpatrio nel 1944 di membri della C roce Rossa internati nel campo di Moosburg; vds. s ullo specifico argomento anche: Sitzung beim Auswartigen Amt Berlin, 28.3.1945: Wichtige Probleme betreffend internierte Italiener, ACS, S.P.d.D., busta 76, F 647, SF 6, qui pag. 8 e pag. Jl. ll 25.9.1943 la Wehrmacht fece internare nello Stalag VB di Villingen il personale di un treno dell'Ordine di Malta che, su richiesta tedesca, aveva trasportato dall'Italia in Germania dei soldati tedeschi feriti e come «ringraziamento>> per la prestazione d'aiuto quel personale sanitario italiano - in totale dispregio delle norme del diritto internazionale - nel 1945 si trovava ancora in un campo di prigionia: Deutsches Rotes Kreuz Prasidium, Aml Auslandsdienst, Ettal/Obb., den 6.4.1945, Betr.: Sanitiitspersonal des Malteserordens, An das OKW - Abtlg. Kriegsgefangenenwesen, BA-MA, RH 12-23/v.5. Vaccari riferì del rP,Sto c he i tedeschi risposero alle sue richieste con le solite vaghe promesse. Fu allora che incontrò anche per la prima volta il colonnello Adolf Westhoff - nominato il 1.4.1944 Capo reparto prigionieri di guerra presso il Comando Supremo della Wehrmacht e Ispettore per le questioni concernenti i prigioni~ri di guerra - riportandone un'impressione del tutto negativa.


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politica 161 . Infatti un certo tipo era senz'.altro consentito. Era invece incondizionatamente veritiera la sua comunicazione contenuta in una lettera al Segretario di Stato barone v. Steengracht, che il Comando Supremo della Wehrmacht gli aveva proibito di accogliere nuove richieste di arruolamento. A suo avviso, nel periodo seguente, ancora «molti» internati militari segnalarono la loro sincera disponibilità a «dichiararsi [a favore del Governo di Mussolini] e a combattere per la difesa della Patria occupata» 162 • Indubbiamente vi furono domande di arruolamento volontario non solo fino a febbraio 163 , ma anche successivamente. Ciò si è andato delineando già nella discussione dell'aspetto numerico del problema del volontariato 164 • E vi si dovrà sempre ritornare sopra. A questo punto è opportuno esaminare - ad integrazione di quanto sino ad ora detto - altre questioni relative al reclutamento. Senza tener conto di ciò che potrebbe essersi verificato nell'area balcanica, dove il nuovo Governo fascista riuscì ad insediare le sue rappresentanze non prima del giugno I 944 165 , si deve presumere che in certi Lager situati nel territorio del Reich ancora alla fine di maggio non era stato mai chiesto agli internati militari se erano o meno disposti a passare dall'altra parte 166 . Sette mesi dopo l'ordine impartito da Hitler di procedere a quegli accertamenti, ciò risulta alquanto sorprendente. Si dovrebbe poter escludere che si trattasse solo di persone da non prendere in considerazione per l'Esercito di Mussolini per questioni di età. Per il resto gli internati più anziani ( 16 I) Diario S.A.L, pag. 6 I, 12.6., pag. 63, 13.6., e pag. 65, 15.6.1944. Continuava anche la propaganda, e il Ministero degli Esteri prese contatto a tale proposito anche con il Comando Supremo della Wehrmacht. ( 162) Ambasciata d'Italia, Betreuungsdienststelle ftir Mili liir- und Zivilinternierte Vl30/G/2, Berlin, den 24. Marz 1944-XXO, PA, BUro Staatssekretar, Akten betr. Italien, voi. 19. Vaccari confennò in tal modo quanto riferito dall'Addetto Aeronautico (vds. nota 160). ( 163) C'è da aggiungere che per il campo di prigionia di Leopoli vennero segnalate fino al 10.2.1 944 le seguen1i adesioni: 100 capitani, 104 tenenti, 104 souotenenti, 36 sottufficiali e soldati. Per il campo di prigionia di Wictzcndorf furono segnalate nello stesso periodo di tempo le adesioni di 117 ufficiali. Cfr. a tale proposito: Al Ten. Col. Testa cav. Pietro, Comandante del Campo di Internamento di Ufficiali Italiani n. 329 a Wietzendorf (Soltau), Wietzendorf IO febbraio 1944. F.to Capitano G.B. Riz1.ardini, ASUSSME, busta 2256. Si tratta dell'annesso nr. 34 - non pubblicato - alla relazione originale del tenente colonnello Pietro Testa: Italiani prigionieri in Germania. Il campo ufficiali 83 di Wietzendorf. · (164) Vds. precedente pag. 434-456. (165) Diario S.A.l., pag. 78, 23.6. 1944. PADF. (166) lbid., pag. 30, 23.5.1944.


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avevano senz'altro - in teoria - la possibilità di optare, anche se con esito incerto. In ogni caso si deve constatare che i tedeschi non si dimostrarono in nessun momento disposti a rilasciare tutti gli optanti dai Lager. Alcuni ufficiali, che per esempio si presentarono volontari già nel novembre del 1943; che volevano combattere ed avevano l'idoneità richiesta, in parte si trovavano nei campi di internamento ancora nel mese di luglio 167 . E naturalmente non si poteva evitare il contatto con chi aveva opposto un rifiuto. Pare che ciò qualche volta abbia portato persino a delle risse 168 . Tali difficoltà risultavano non in ultimo dall'atteggiamentQ negativo del Comando Supremo della Wehrmacht verso il rimpatrio degli internati militari. È anche indicativo che 200 ufficiali degli alpini, nonostante avessero cambiato campo, continuavario a stare in un Lager ancora nel giugno del 1944. Alla fine Vaccrui fece presente al Ministero degli Esteri del Reìch che così non poteva andare. Ma non era possibile risolvere il problema di fondo con singoli interventi. Si trattava di rimuovere la sfiducia imperante presso i vertici della Wehrmacht. D'altra parte è lampante che non erano solo loro a temere la propaganda arititedesca di coloro che facevano ritorno in Italia 169 . Di particolare evidenza fu il caso di 3.200 ufficiali e 400 soldati che avevano optato, nei Lager polacchi, per la Repubblica di Salò. Tra il 15 ed il 30 marzo 1944 vennero riuniti nell'Otlag 73 di Norimberga. Il 10 aprile 750 ufficiali poterono far ritorno in Italia. In maggio il resto stava ancora aspettando la partenza per la madrepatria, che i propagandisti pare avessero loro pressoché assicurato al momento del cambio ·di campo. È presumibile che la decisione presa fosse da attribuirsi più al1a prospettiva del rimpatrio che non all'attaccamento al Duce. E non erano solo i militari tedeschi a pensarlo, ma anche Mussolini ed Anfuso. L' Ambasciatore reagì di conseguenza, quando il capo degli optanti in attesa a Norimberga gli fece presente che avrebbero potuto anche ritirare la dichiarazione fatta a suo tempo. Anfuso sembrò corisiderare un tale sviluppo come la più elegante delle soluzioni della questione. Non ·fece pertanto nulla -per impedire una sua attuazione. Perché da un (167) lbid., pag. 109, 16.7.1944. (168) Vds. pag. 511, nota 125; busta 16. (169) Diario S.A.l., pag. 49, 2.6.1944, PADF.


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lato non si fidava comunque di quegli ufficiali, e dall'altro sapeva che il Governo di Salò non li desiderava affatto. Infatti Mussolini aveva dimostrato già poco entusiasmo all'arrivo del primo contingente di 750 uomini 170. Ben diverso il comportamento nei confronti degli ufficiali che, dopo aver optato per il Duce, volevano recarsi nei campi d'adde..: stramento delle piazze d'armi: I fascisti ritenevano che di questi ci si potesse fidare di più. Anfuso cercò allora di ricuperare a favore della Repubblica Sociale Italiana tutti gli ufficiali che, pur trovandosi già in tali centri d'addestramento, non potevano essere in qualche modo impiegati, perché le quattro divisioni erano ormai a pieno organico per quanto concerneva il personale di inquadramento. E poiché il Comando Supremo della Wehrmacht avrebbe autorizzato il rimpatrio degli ufficiali in soprannumero soltanto se fosse stato precisato prima del loro rilascio l'incarico ricoperto in Italia, Anfuso suggerì di ricorrere al seguente sotterfugio. Ai (170) Ambasciata d' Italia, Berlino, 3 maggio 1944 Anno XXII, A l Sottosegretario di Stato Serafino Mazzolini Ministero Affari Esteri, f.to Anfuso, ASMAE, busta 45, posizione Ita lia 1/8. Sarebbe tuttavia errato ri tenere che i rimpatri di ufficiali, sottufficiali e militari di truppa fossero numericamente irrilevanti. Lo si può comprendere sia dai dati s tatistici del Capo della Missione Militare Italiana (vds. seguente tabella 22, pag. 551 ) sia da quanto venne scri tto in varie fonti, nelle quali si legge che nell'estate 1944 numerosi appartenenti a tutte e tre le categorie di grado erano tornati in Italia. Si trattava però soprattutto di internati nùlitari rimpatriati per motivi di età o di salute, che non potevano essere impiegati con le divisioni italiane presenti in Germania. Ufficiali e sottufficiali dovevano restare a «.disposizione». Avevano comunque ottenuto di tornare in Ita lia e ciò, senza voler considerare le condizioni di vita nei campi di prigionia, ebbe certo una notevole importanza ai fini della loro decisione. Cfr. in proposito: Staio Maggiore Esercito Ufficio Reclutamenti e Mobilitazione, Prot. n° 07/4300/mob. P.d.C. 865, il 8 aprile 1944 - XXII, Oggetto: Rimpatrio dalla Germania di ufficiali aderenti, Il Capo di S.M. dell'Esercito f.to Mjschi, ASUSSME, cartella 37, F: militari rimpatriati dalla Germania (1-1); Ministero delle Forze Armate Segreteria Militare, N. 4854 SM, Posta da campo 867, 6 g iugno 1944 - XXU, Oggetto: trasmissione di promemoria, allo Stato Maggiore Esercito, nell'allegato: Promemoria di servizio riguardante ufficiali aderenti a Norimberga, Berlino 20 maggio 1944 - XXII, f.to Ten. Col. A. Tonitto, ASUSSME, cartella 24, F: costituzione di Grandi Unità (I-1 ); Ministero delle Forze Armate, Prot. N. 3689/C/5/10, P.d.C. 867, 17 Lug. 1944 Anno XXII, Oggetto: Ufficiali e soitufficiali e militari di trnppa che rientrano dalla Germania, Alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, f.to Graziani, ACS, Presidenza del Consiglio, busta 39, F 1-2-1. Il documento si trova anche in: ACS, S.P.d.D., busta 68, F 642, SF I . Una lettera firmata da Barracu si riferiva direttamente a questi appunti di Graziani: Presidenza del Consiglio dei Ministri Gabinetto N . 01378/1/2- 1, Quartier Generale, Posta da Campo 713, 8 Ago. 1944-XXII, A tutti i Minis tri (Gabinett.o) (eccettuato il Ministro delle Forze Annate) e, per conoscenza, al Partito Fascista Repubbli cano, ACS, Presidenza del Consiglio, busta 39, F 1-2- 1 (anche se nella documentazione viene usato il termine categoria 1-2- I ecc., si tratta in pratica sempre di un fascicolo).


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tedeschi si · doveva dire che Mussolini avrebbe impiegato quel personale in un battaglione operativo o addestrativo costituito esclusivamente da ufficiali 171 . Dalla suddetta richiesta delle autorità militari a Berlino emergeva del resto nuovamente il fatto che la Wehrmacht non si fidava più neppure di quegli italiani che si erano dichiarati disposti a farsi addestrare per poi combattere nella loro madrepatria. Excursus sugli aspetti ra:a,iali della discriminazid'!e

Per quanto riguarda il trattamento· riservato .dai tedeschi all'uomo italiano come ·tale, bisogna soffermarsi brevemente su quanto documentato da numerose dichiarazioni in merito al rapporto tra militari tedeschi e fascisti, reperibili nelle fonti 172 . In base a queste, i soldati di Mussolini sotto il profilo materiale stavano certamente meglio degli internati militari, ma furono fondamentalmente equiparati a questi ultimi in quanto a valutazione morale e sotto l'aspetto dell'ideologia razziale. Per questo motivo il generale Princivalle insistetté già ali' inizio di gennaio 1944 per far cessare quello stato di «semiinternamento». Sostenne che non sarebbe stato mai possibile creare un esercito davvero efficiente in quell'atmosfera di sfiducia e disprezzo e che se i tedeschi non volevano. sfruttare gli italiani come loro alleati, sarebbe stato molto più sensato dedicarst a qualche altra· attività173 . . I tedeschi impartirono benevoli istruzioni sul trattamento dei «soldati fedeli all'alleanza» 174, ma precisarono nel contempo che era (171) Ministero degli Affari Esteri, telegramma pervenuto da Berlino il 14.3.1944-XXII, ACS, S.P.d.D., busta 22, F 153, SF 7. (172) Vengono qtii citate soltanto alcune fonti con materiale fondamentale: ACS, S.P.d.D., busta 22, busta 61 e busta 68. ASMAE, busta 8, posizione Italia 11/14; busta 34, Germania 5/8; busta 36, Grecia 1/1; busta 65, Germania 1/19; busta 76, Serbia 1/3; busta 152, posizione IU4/A; BA-MA RH 2/v.637; RH 15/233; RH 19 X/14, 58 e 59; RH 22/115; RH 24-22/27; RL 12/48, RL 19/122; PA, Volkerrecht, Kriegsrecht, Az. 26 Nr. 13b Italien, voi. l. (173) 4 gennaio 1944, Promemoria circa la situazione dei nuclei divisionali in Gennania, f.to Generale Aldo Princivalle, ACS, S.P.d.D., busta 71, F 643, SF 6. (174) Oberkomroando der Wehnnacht WFSt/Qu 2(S) Nr. 841/43, F.H. Qu., den 29.9.1943, Betr.: Merkblatt iiber die Behandlung der biindnistreuen ital. Soldaten, gez. Jodl, BA-MA, RW 4/v.508a; ibid., F.H. Qu., den 1.10.1943, concernente il testo definitivo del foglio d'ordine; stampato col timbro di arrivo del 29.1.1944 si trova anche in: BA-MA, RH 15/233. Cfr. inoltre: Sonderstab z.b.V., Abschrift, Bad Saarow/Mark, den 6.6.1944, Merkblatt


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loro proibito sposare donne tedesche. E senza voler prendere in considerazione tutti i motivi addotti per giustificare questo divieto, appare più che evidente che si trattava di una disposizione dettata da motivazioni razziste 175 . In simili ordinanze - e pertanto queste debbono essere citate - si delineava quale fosse il vero atteggiamento nei confronti degli italiani. Questo si manifestava in genere quando si passava dalle belle parole ai fatti concreti. Che il divieto di contrarre matrimoni non fosse dovuto alle particolari circostanze dello stato di guerra, bensì soltanto a pregiudizi razziali, lo si comprese, senza possibilità di dubbi, quando venne deciso di modificare lo «status» dei militari italiani. Finché gli italiani furono considerati internati militari, i sorveglianti tedeschi continuarono ad avvisarli ogni mese - con gli altoparlanti o durante le adunate per l'appello - che era loro severamente proibito «avvicinarsi in qualche modo a donne o flir den Einsatz auslandischer Soldaten in der deutschen Luftwaffe Nr. 3, Betr.: Behandlung italienischer Soldaten, gez. Grosch Generalleutnant, BA-MA, RL 19/122; Mitteilung flir . Einheiten der Luftwaffe mit auslandischen Soldaten. Herausgegcben vom OKL/General f. ausl. Pers. d. Lw., Nr. 1, Jtiterbog/Waldlager, 1.2.1 945, BA-MA, RL 12/48, qui par. I: Trattamento dei militari italiani. (175) Oberkommando der Wehrmacht Az. 13 h NSF W/4 (J)la Nr. 1609 1/44, OU., den 24.10.1944, Betr.: Heiratsgenehmigung von italicnischen Soldaten mit dcutschen Frauen und Madcben, gez. Reinécke, BA-MA, RH 19 X/58. Veniva precisato: «Domande di matrimonio di militari italiani con donne tedesche devono essere respinte già dal superiore disciplinare». Sullo specifico argomento vds. anche stralcio dal Heeres-Verordnungsblatt (gazzetta ufficiale dell'Esercito) del. 25.J J.1944, 26° anno, pa1tc C, foglio 37, paragrafo 394, e stralcio del Heeres-Verordnungsblatt del 23.12.1944, 26° anno, parte C, foglio 40, paragrafo 43 1, BA-MA, RH 19 X/59. Secondo queste pubblicazioni l'Alto Comando dell'Esercito- O.K.H. (ChHRiist u. BdE) AHNStab/Ia (3) - in data l l.1 2.1944 disponeva che le domande di matrimonio non venissero più respinte dai diretti superiori disciplinari, bensì inoltrale ali' Alto Comando dell' Esercito. In pratica furono disposizioni che non modificarono in alcun modo il divieto di contrarre matrimonio: Allegato al foglio Nr. 62443/44 segr. del 9.12.44 OKH Chef HRtist u BdE/AÌ-fNStab la (3), ASMAE, busta 8, posizione Italia 11/14; copia di questo scritto si trova anche in: ACS, S.P.d.D., busta 16, F 9 I , SF 2, e busta 22, F I 53, SF 4. Un divieto che oltre a suscitare demotivazione e irrequietezza fra i militari italiani in servi7.io presso la Wehrmacht, venne considerato dai rappresentanti diplomatici quale palese accenno ad una presunta inferiorità della razza italiana: Vice Consolato d'Italia Telespresso n. 254, Pos. 212, Linz/Donau, 6 marzo 1945 XXIIl, Consolato Generale d'Italia Vienna, e.p.c. Ambasciata d'Italia Berlino, Ogg.: Divieto di contrarre matrimonio con ragazze tedesche ai cittadini italiani in servizio presso la Wehrmacht, ASMAE, busta 152, posizione ll/4a/ 14; ibid., il testo integrativo del 23.3.1945, Telespresso n. 3 I 2, sempre del Consolato di Lini; ibid., l'Ambasciatore Rogeri , Berlino, addì 3 1 marzo 1945, Telespresso n. 02480/635, Indirizzato a Missione Militare Italiana, e.p.c. Ministero degli Affari Esteri, Consolato Generale d'Italia Vienna, Vice Consolato d'Italia Linz.


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ragazze tedesche senza esserne autorizzati o di avere rapporti con queste». La trasgressione poteva essere puriita addirittura con la pena di morte. Ma veniva anche detto che si trattava di un provvedimento esteso a tutti i prigionieri di guerra e non di una discriminazione razziale nei confronti dei soli italiani 176. In effetti il Ministro del Reich per la Giustizia, Otto Thierack, motivò quel «divieto dei rapporti con donne o ragazze tedesche» asserendo che gli internati militari italiani venivano trattati «come prigionieri di guerra» 177 . È chiaro che quanto asserito da Thierack confermava ancora una volta il trattamento del tutto arbitrario - anche sotto il profilo giuridico - riservato agli internati italiani. Venivano infatti usati i termini di <<prigionieri di guerra» o di «internati militari» secondo le circostanze. Ciò trovò conferma poco tempo dopo, quando Vaccari richiamò l'attenzione del rappresentante della Sezione Giuridica del Ministero degli Esteri sul fatto che i sottufficiali italiani venivano costretti al lavoro manuale. Secondo l'articolo 27 della Convenzione di Ginevra - così il Ministro - ciò non era ammissibile per soldati prigionieri di questa categoria. Da parte tedesca però ora veniva detto che la Convenzione di Ginevra non aveva valore per gli internati militari, in quanto questi non si configuravano come prigionieri di guerra 178 . E nei casi in cui i sottufficiali italiani tentarono di far valere quel loro . diritto rifiutandosi di compiere lavori manuali, la Wehrmacht o gli organi delle SS reagirono con inaudita brutalità 179. In merito ai motivi razziali del divieto di contrarre matrimonio, chiarezza fu fatta da una comunicazione ufficiale dell'ottobre 1944 (176) Obcrkommando der Wehrmacht Az. 2 f 24.19 m Chef Kriegsgef./Allg.(Id) Nr. 9689/43, Berlin, den 28.9.1943, Betr.: Verkchr italienischcr Militarintemierter mit deutschen Frauen, BA-MA, RH 49/35. (177) Der Reichsminister der Justiz 9250/l-IVa4-460, Bcrlin, den 11.4.1944, An die l-lerren Obcrlandesgerichtsprlisidentcn und. Generalstaatsanwlilte bei den Oberlandesgcrichten. Betrifft: Umgang mit italienischen Militarintemierten; AJfZG, Fa 195nI. ( 178) Diario S.A.I., pag. 95 sg., 6.7.1944, PADF. ( 179) REYIGLIO: La lunga strada. pag. 85 sg., relativo all'impiego di 24 sottufficiali nella miniera di Bacsweiler. Da notare che all'inizio di febbraio venne trasmesso un ordine, in base al quale i souufficiali italiani che si rifiutavano di lavorare non dovevano essere più avviati - come disposto sino a quel momento - nei Sonder/ager (campi speciali): Oberkommando der Wehrmacht Az. 2 f 24.82 u Kriegsgef.Org. (IV c) Nr. 491/44, Torgau, dcn 7.2.1944, Bctr.: Abtransport wiederergriffener oder die Arbeit vcrweigernder Kriegsgefangener in Sonderlager, BA-MA, RH 49/35.


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di Martin Bormann, il Capo della Cancelleria del Partito. In base a quanto accertato dal Reichssicherheitshaupttamt (Ufficio centrale per la sicurezza del Reich) «nei casi di rapporti. sessuali fra donne o ragazze tedesche con persone straniere erano proprio i lavoratori civili italiani ad essere i maggiormente coinvolti». E ciò ancor prima del cambiamento di ~<status» degli internati militari. Poiché il numero di lavoratori civili italiani doveva accrescersi enormemente dopo questo cambiamento, Bormann vedeva un «maggior pericolo per la purezza del sangue tedesco» . Si può quindi dire con altre parole che, in base alle concezioni nazionalsocialistiche, l'uomo italiano apparteneva ad una razza inferiore! Ma, per ragioni politiche non sembrava «opportuno» estendere agli italiani i divieti già esistenti per certi stranieri di avere contatti intimi con le tedesche. Il Partito si limitò pertanto a sollecitare i suoi rappresentanti in loco ad una maggiore sorveglianza «per impedire relazioni indesiderabili tra lavoratori civili italiani e donne e ragazze tedesche» 180 • C'è da chiedersi se un simile atteggiamento discriminatorio verso i cittadini italiani per motivi esclusivamente razziali indipendentemente dalla loro posizione politica - si sia manifestato dopo 1'8 settembre anche in altri settori dei rapporti italo-tedeschi. È molto difficile accertarlo per quanto concerne i militari italiani «fedeli all'alleanza». Perché si dovrebbero prendere in considerazione numerosi aspetti particolari, influenze regionali e modalità della collaborazione di volta in volta messa in atto. Probabilmente per ogni caso singolo se ne potrebbe trovare uno contrario. Tuttavia in linea generale sembra incontestabile la tesi qui sopra formulata che i prigionieri di guerra o internati italiani e quelli fedeli all'alleanza da parte tedesca furono valutati allo stesso modo sotto il profilo morale e razziale. Con questo non si vogliono mettere in dubbio sfumature necessarie secondo i casi. In effetti non sarebbe neanche necessario menzionare che i volontari combattenti ebbero ( 180) Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei, Der Leiter der Pa.rtei-Kanzlei, Fhiirerhauptquartier, den 11.10.1944, Bekanntgabe 320/44g. Betrifft: Reinerhaltung des deutschen Blutes - Uberfiihrung dcr italienischen Militarinternierten in das zivile Arbeitsverhliltnis, gez. M. Bormann, AifZG, MA 460, 2567114 f. Si richiamava giustamente l'attenzione sul fatto che le condizioni privilegiate garantite agli italiani con la circolare segreta diramata da Hirrunler il 7 dicembre 1942 erano «di colpo» cambiate dopo il 25 luglio 1943. Del resto per Himmler era stato determinante il fattore politico e non quello razziale quando stabilì le posizioni di privilegio degli italiani (lavoratori stranieri). Cfr. a tale proposito KRAUSE-VILMAR: Aus/iindische Zwangsarbeiter, pag. 391 e pag. 394.


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da parte tedesca un trattamento migliore rispetto a tutti gli altri. Ma gli stessi ausiliari, fedeli anch'essi all'alleanza, erano strettamente sorvegliati durante il lavoro svolto e non mancarono certo i casi di maltrattamenti anche fisici. Ciò che conta è il dato di fatto della diseguaglianza tra tedeschi e italiani, e questo è incontestabile. Il Capo della sede distaccata di Belgrado della Missione Militare Italiana in Germania riferì, per esempio, che i soldati assegnati ai gruppi di lavoro erano trattati come «schiavi». Gli ufficiali e sottufficiali tedeschi si comportavano con tutti i militari italiani compresi quelli arruolati nelle unità operative come la Legione «San Marco» - in modo tale da non far sorgere dubbi sulla loro presunzione che tutti gli italiani fossero «esseri inferiori» 181 • Chi volesse eventualmente spiegare tutto questo esclusivamente come una reazione spontanea all' armistizio italiano, dovrebbe anzitutto ignorare lo spirito delle disposizioni di Bormann e il declassamento razzista del popolo italiano espresso da Graevenitz. Sarebbe inoltre costretto a giudicare privi di fondamento i rapporti segreti del Servizio di sicurezza delle SS e a definire poco veritieri o infondati i ricordi delle vittime. Esistono del resto documenti ufficiali di qualche ente fascista che confermano come quei prigionieri italiani disposti a combattere per la Repubblica di Salò fossero a volte trattati - finché costretti a rimanere in territorio tedesco nello stesso modo deplorevole dei militari rimasti fedeli al Re. La situazione degli italiani era da considerarsi - sebbene le condi zioni nel Sud-Est europeo fossero ritenute particolarmente scandalose generalmente «intollerabili» 182 • Gli addetti alle rappresentanze diplomatiche di Salò a Belgrado definirono inumano il trattamento avuto dai soldati italiani disarmati di ogni categoria, anche dai «fedeh all'alleanza», nel campo di

( 181) Citato in base a: Relazione N. 5. Belgrado, li 24 seuernbre 1944 XXII, Al Sig. Generale Morera Umbero Addetto Militare e Capo M.M.I.G. Berlino, f.to Il Colonnello Capo del Nucleo Biscuola, ACS, S.P.d.D., busta 22, F 153, SF 4. Cfr. inoltre: Direz. Gen. Aff. Poi., 28.1. 1944, D.l.E. Venezia, Situazione morale e materiale cei rni_litari italiani in Serbia, busta 76, posizione Serbia 1/3. (182) Rappresentanza Consolare d'Italia Belgrado, Telespresso n. 83/50, UrgenteRiservatissimo, Indirizzato a: Ministero Affari Esteri, Belgrado, li 8 febbraio 1944-XXII, Oggetto: Mili tari italiani in Serbia. F.to Gozzi, ASMAE, busta 76, posiz.ione Serbia 1/3.


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lavoro di Lapovo, dove un sadico .sottufficiale tedesco faceva frustare i prigionieri - anche per i più futili motivi - sino a far perdere loro i sensi 183 . , Il Ministero degli Esteri di Mussolini elevò a tale proposito la sua protesta a Berlino 184 • Venne svolta un' inchiesta e, in seguito a quegli accertamenti, fu sostituita la direzione del Lager185 • Pertanto non poté certo convincere quanto affermato nel contempo dall'Intendente generale del Comandante Superiore Sud-Est, ossia che le notizie diffuse sui fatti di Lapovo erano «esagerate». Il Ministero degli Esteri del Reich parlò con la sua solita freddezza di episodi da «criticare» da un punto di vista sia politico sia militare» 186 . Lapovo non costituì tuttavia un caso singolo. Ancora nell' estate del 1944 giunsero ogni giorno al Ministero degli Esteri della Repubblica Sociale Italiana segnalazioni molto particolareggiate sul «pessimo trattamento morale e materiale>> dei soldati italiani che prestavano volontariamente servizio nei reparti della Wehrmacht dal settembre 1943. Si trattava ancora una volta della Serbia, dove tribunali militari tedeschi pronunciavano con es.trema facilità sentenze molto severe - compresa la pena di morte - a carico dei militari italiani. Nella sua protesta Mussolini affermò che gli accusati avevano quasi sempre commesso quei fatti perché spinti da uno stato di necessità, come quando si erano procurati del cibo per non morire di fame. L'unica possibilità a volte consisteva nella vendita di parti di uniforme - italiane 187 . Ma le autorità militari tedesche non si dimostravano affatto disposte a ritenere fondate simili argomen'tazioni intese a spiegare il comportamento dei ( 183) Ibid., Rappresentanza Consolare d'Italia in Belgrado. Riservato-Urgente, Telespresso n. 98/59, Ministero degli Affari Esteri , Belgrado, addì 14 febbraio 1944/XXII, Oggetto: Trattamento inflitto ai militari lavoratori al campo di Lapovo. ( 184) lbid., Min istero degli Affari Esteri, Appunto per la D.l.E., Oggetto: Ufficio Mil itare Italiano di Collegamento - Trattamento inflitto ai militari lavoratori al campo di Lapovo, f.to Mazzo lini. In allegato la Nota verbale per Berlino. ( 185) Ibid .. Deutsche Botschaft und Dienststelle des Rcic hsbcvoll mlichtigten in Italien, Nr. 2998/44, Aufzeichnung, Fasano, den 9.6.1944. ( 186) Auswartiges Amt Nr. R. 7507, Berlin, den 1.6.1944, An die Dienststelle des Auswartigen Amts, Fasano, gez. v. Druffel. PA, Yòlkerrecht, Kriegsrecht, Az. 26 Nr. 13b, ltalien, voi. I. (187) lbid., Ministerium der Auswlirtigen Angelegen heiten l/3720b5- l, Eilt, Aufzeichnu ng fiir die Dcutschc Botschaft, Zivilpost 305, 28.Juli 1944-XXII; e: Deutsche Botschaft und Dienststelle des Reichsbevollmlichtigten in Ital ien Nr. 624/Pol., Fasanc, den 18.8.1944, Betr.: Behandlung ital. Soldaten in Serbien. An das Auswiirtige Am t in Berlin, gez. Rahn.


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combattenti o ausiliari italiani soggetti alla legge marziale in vigore nella Germania nazionalsocialista 188 . Non si deve tuttavi a ritenere che disprezzo e maltrattamenti di italiani fedeli all'alleanza fossero fenomeni particolari dell 'area balcanica. Lo conferma il racconto di un sottufficiale internato per un breve periodo in un la.ger tedesco. Vi si parla dei prigionieri che si erano presentati volontari, i quali - come l'autore stesso, che considerava rappresentative le proprie dichiarazioni - venivano addestrati dalle SS e prestavano poi servi zio nei reparti delle SS. Quando optarono per il fascismo, i tedeschi nascosero loro che erano previste anche truppe repubblicane fasciste. Scelsero quindi di prestare servizio nelle Waffen-SS e' vennero avviati a Miinsingen, Buchenwald e Dachau. Nei campi d'addestramento - specie alla presenza di appartenenti ad altre nazionalità, sempre trattati dalle SS con il massimo rispetto - gli italiani, oltre a sentirsi umiliati e avviliti, subirono angherie fisiche e morali d'ogni genere. Al termine del cosiddetto addestramento non fu loro consentito com'era stato ali' inizio assicurato - rivestire i gradi avuti nell 'Esercito italiano, ma rimasero tutti soldati semplici. Un divieto esteso anche a coloro che parl avano perfettamente il tedesco. Apparve così chiaro che il motivo ufficialmente addotto per rifiutare i vecchi gradi, ossia la scarsa conoscenza della lingua, almeno in questi casi altro non era se non un meschino pretesto. Ma non basta. A questi soldati fu persino proibito di fregiarsi delle decorazioni al val or militare. Per quale motivo? Perché, così spiegarono i loro compagni d'armi tedeschi, dovevano soltanto «vergognarsi» per come avevano combattuto in quella guerra, Ciò si combinava con il fatto che nei reparti delle SS furono sempre impiegati per svolgere i lavori più umili e pesanti. L'autore fece queste esperienze davvero deprimenti presso la 16. SS-Panzergrenadier-Division «Reichsfuhrer-SS» (di( 188) Oberkommando der Wehnnacht 14 n 27a WR (I/3) 792143g, Fiihrerhauptquanier, den 5.10.43, Geheim ! Bctr.: Strafrechtliehe und disziplinarstrafrechtliehc Stellung dcr biindnist.reuen italicnisehen Soldaten, gez. Keitcl, BA-MA, RH 2/v.637. Sul procedimento della legge marzi ale applicata anche nei confronti dei militari italiani, cfr.: allegato a Okdo. H.Gr. E Ia/Id/IU Nr. 9 197 g.Kdos. v. 14.9.44, Oberkommando der Hecresgruppe E Abt. III, Betr.: Standgcriehtliches Verfahren, BA-MA, RII 19 VJU35a. E quale ulteriore precisazione in merito, allegato a: Okdo. H. Gr. E la 7385/44 g.K. v. 10.8.44, BA:MA. RH 19 Vll/33. Si deve ribadire ancora una volta che nell 'applicazione della legge marziale durante le operazioni di disarmo - già di per se stessa inammissibi le nel caso specifico - non sono state osservate in generale neanche queste disposizioni.


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visione granatieri corazzati delle SS). Per le più lievi mancanze, le SS erano solite chiamarli «traditore, ladro e vigliacco». Tutti. i tentativi di modificare quello stato di cose rivolgendosi al comandante si rivelarono inutili. E non ottennero la minima soddisfazione neppure con le loro richieste di essere inviati al fronte. Gli italiani dovevano essere sfruttati esclusivamente come «bestie da soma». Questi prigionieri appresero inoltre che il popolo tedesco e la Wehrmacht appoggiavano Mussolini soltanto perché lo ritenevano per il momento utile. Sarebbe stato molto meglio, sempre secondo le SS, eliminare tutti gli italiani senza far distinzione fra «badogliani» e non, visto che appartenevano alla «stessa razza» 189 . In tali dichiarazioni non si rispecchiava il tono falso della propaganda ufficiale, ma comunque l'umore delle persone con le quali gli internati militari ed i «fedeli all'alleanza» dovevano vivere o lavorare. Del resto un tale atteggiamento non era prerogativa delle Waffen-SS. Nei reparti della contraerea la situazione non era molto diversa. In ogni caso si diceva che nella «dimensione [assunta] dalla diserzione dei soldati italiani aveva un certo suo ruolo anche il trattamento usato presso le truppe» 190• Sarebbe comunque errato credere che fosse quella l'unica spiegazione, perché - volendo approfondire il particolare argomento - si dovrebbero prendere in esame molti altri fattori. ·Ma il modo in cui i tedeschi si comportarono con gli italiani - da loro considerati «esseri inferiori» costituì probabilmente il nocciolo del problema. (189) Partito Fascista Repubblicano, Appunto per il Duce (senza data), ACS, S.P.d.D., busta 61, F 630, SF 9. Cfr. proprio a tale riguardo l'originale di un rapporto redatto da un sottufficiale italiano il 17 maggio 1944 allegato al succitato documento ed il cui contenuto fu ampiamente utilizzato ai fini dell'appunto. (190) Sullo scherno e le umiliazioni che caratterizzarono il trattamento riservato agli italiani presso la Luftwaffe, cfr. la reazione dei tedeschi che avrebbero posto fine a questi inconvenienti segnalati da un ufficiale italiano addetto all'assistenza: Comando Supremo della Luftwaffe, Generale per il personale straniero della Luftwaffe, Az. 13n 16 Nr. 209/45 g. Or. II, hilerbog-Waldlager, li 15.1.1945, Segreto, Oggetto: Trattamento militari ital.iani, ACS, S.P.d.D., busta 22. F 153, SF 7; e: Flakrcgiment 78 (mot) Il b Az 3i, 27.6.44, Betr.: Behandlung von ital. Soldaten und Bekampfung der Fahnenflucht, BA-MA, RL 12/48. In questo contesto si deve citare anche un ordine del feldmaresciallo v. Richthofen che precisava «le misure da adottare in caso di gravi mancanze da parte di militari e ausiliari italiani». Veniva fra l'altro disposto: «Casi di rivolta vanno immediatamente stroncati con l'uso delle anni e repressi sul nascere. In tutti gli altri casi si devono arrestare sul posto gli autori e sottoporli a giudizio immediato. Le condanne a morte vanno eseguite alla presenza di tutto il reparto. Si deve fare ampio ricorso alla procedura della legge marziale». lbid., Luftflottenkommando 2 Ili/II b/4 Az. 14, Br.B.Nr. 586/44 geh., 19.l.l 1944, gez. v. Richthofen.


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Nel rivolgere nuovamente l'attenzione agli internati militari, si deve anzi tutto osservare che il generale Princivalle, con la sua richiesta relativa al «semiinternamento», dimostrò di sopravvalutare la libertà d'azione del Governo fascista. I tedeschi, infatti, facevano generalmente soltanto ciò che volevano. A questo proposito sembra significativo il modo in cui si comportarono con un certo numero di internati militari disposti ad arruolarsi nelle nuove Forze Armate di Mussolini. Dopo aver lasciato quei volontari ancora per qualche tempo nei Lager, la Wehrmacht li pose all'improvviso davanti ad un'alternativa. Avrebbero potuto indossare l'uniforme tedesca - · per prestare quasi tutti servizio nella contraerea - oppure rifiutarsi di farlo. · In questo secondo caso sarebbero rimasti internati. Atti arbitrari commessi probabilmente non soltanto nelJa Francia occupata, dove l'Incaricato d'affari italiano venne a conòscenza che' di simili casi se ne erano verificati circa trecento 19 1 • Quando fosse dispotico l'atteggiamento di Berlino nei confronti del regime di Mussolini lo dimostra, fra l'altro, un ordine impartito a metà luglio del 1944 dal feldmaresciallo Keitel, in base al quale sarebbero stati rilasciati da quel momento in poi soltanto gli internati italiani non idonei al servizio militare 192 . Ma, tenuto conto di quanto accaduto in febbraio, la direttiva non poteva sorprendere. Insolito semmai era il momento, dato che era imminente un incontro dei due Capi di Governo. L'ordine di Keitel del resto era stato diramato quando il Comando Supremo delJa Wehrmacht stava facendo redigere un inventario dei circa 23.000 internati militari italiani assegnati alle Waffen-SS 193 , mentre if maresciallo Graziani incontrava come sempre difficoltà nel ricuperare il personale neces(191) Ambasciata d'Italia, Telespresso n. 672/220, Parigi addì 25 Aprile 1944 Anno XXII, Riservato, Ministero degli Affari Esteri, Gabinetto, Quartiere Generale, Oggetto: Militari italiani, provenienti dai campi di concentramento ed attualmente impiegati, in divisa tedesca, presso reparti tedeschi. F.to L' Incaricato d' Affari Manfredo Chiostri, ASMAE, busta 45, posizione Italia 1/8. (192) Diario S.A.I., pag. I 15, 19.7.1944, PADF.11 Ministro Vaccari venne a conoscenza di que.sta direttiva soltanto grazie ad una indiscrezione o, come da lui stesso detto, «in via riservatissima». (193) Oberkommando der Wehrmacht Az. 2 f 24.73 n Kriegsgef. Allg. (Ia) Nr. 2320/44 Torgau, den 13.6.44, Betr.: Einstellung ehem. ital. Mii. Int. in die Waffen-SS, gez. von Reumont, BA-MA, RH 49/35.


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sario al completamento delle Divisioni «Italia» e «Littorio» 194 • Una situazione che - dal punto di vista italiano - poteva definirsi disperata. Pertanto il colonnello Morera, d'accordo con l' Ambasciatore Anfuso, intraprese un viaggio di ispezione nei vari campi di prigionia per sondare ulteriori possibilità riguardo al ricupero di personale per le due divisioni italiane 195 . La sua relazione costituì una specie di bilancio provvisorio della lotta italo-tedesca cìrca l'impiego degli internati fino alla vigilia di quell'incontro del 20 luglio fra Hitler e Mussolini, che avrebbe dovuto risolvere in via definitiva il problema. Secondo Morera la massa dei suoi connazionali prigionieri veniva impiegata al lavoro, ma non tutti gli internati esercitavano attività importanti ai fini bellici. Le loro condizioni erano veramente tristi, anche per quanto si riferiva· allo stato pietoso del vestiario e delle calzature. Analogamente agli altri prigionieri di guerra, riconoscibili dalle scritte sugli indumenti, anche gli italiani recavano sul dorso delle giubbe i contrassegni «Ital» e <<IMI». Nonostante fossero già trascorsi dieci mesi, il colonnello non aveva notato un pur minimo miglioramento delle condizioni di ·vita degli internati militari. Si poteva quindi comprendere come molti (sempre secondo Morera), stanchi di subire tante angherie, premessero per essere accolti nelle Forze Armate repubblicane. Tentativi disperati di ·sottrarsi a quell'inforno. Morera· sosteneva di essere riuscito prima di allora a far uscire dai Lager un numero notevole di connazionali. ( 194) Ancora nell'agosto mancavano alla Divisione'cli fanteria <<Li llorio» 1.800 sottuffic iali e militari di uuppa e per ·completare la Divisione cli fanteria «Italia» sarebbero stati necessari altri 4.360 uomini: Ministero delle Forze Arn1ate, Segreteria Militare, n. 8494/SM, Postacampo 88?, 18.9.1944-XXII, Oggetto: relazione attività Missione Mi litare in Germania nel periodo giugno-agosto e.a., Alla Segreteria Particolare del Duce, f.to il Capo Segreteria Militare, gen. R. Sorrentino, ACS, S.P.d.D., busta 39, F 347, SF 21. In allega10, la relazione del generale Morera, qui pag. 5. Cfr. tuttavia anche gli allegati l e 2 con cifre che di fferiscono da quella totale. (195) Ambasciata d'Italia Berli no, Addetto Militare e Capo Missione Militare in Germania, Prot. N. 172/segr., Berlino, lì 4 luglio 1944 XXU, Al Duce, f.to Col. S.M. Umberto Morera, ACS, S.P.d.D., busta 22, F 153, SF 4. Poco prima Anfuso aveva sondato il terreno presso il Plenipotenziario generale per l'impiego della mano d'opera, Sauckel, io merito alla cessione di 20.000 internali militari. Questi avevano già optato per la R.S.l., ma stavano ancora lavorando presso le varie fabbriche ed aziende tedesche. L'Ambasciatore desiderava invece che venissero impiegati in servizio attivo: Ambasciata d'Ital ia Berlino, Telcspresso 05387/1058 del 17 Giugno 1944. XXII, Min istero Affari Esteri, Capo Missione Militare, S.A.I. Ufficio del Lavoro, Oggetto: Trasformazione internati italiani in lavoratori civili. F.to Anfusp, ASMAE, busta 165, posizione IV/2n.


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Nel frattempo, tuttavia, tutti gli sforzi erano vani; sarebbe riuscito a liberarne solamente pochi. Il Capo della Missione Militare confennò anche quanto asserito da altre fonti in merito a determinate decisioni degli internati militari, cioè che la maggioranza di questi, convinta di essere stata abbandonata alla propria sorte dal Governo fascista, attirata dalla propaganda o in~apace di resistere alle pressioni talvolta molto brutali dei comandanti dei Lager, chiedeva di poter collaborare con i tedeschi. Si dichiarava disposta a prestare servizio nella Wehrmacht - esprimendo la propria preferenza per la Kriegsmarine o la Luftwaffe - oppure a lavorare per il «Terzo Reich». In base alle cifre di cui si è venuti in possesso 196 , non si può sostenere nel modo più assoluto che la «maggioranza» degli internati militari scelse la Germania di Hitler. Morera si riferiva evidentemente alla massa di prigionieri che volevano passare dal!' altra parte. Ma non è importante rilevare l'eventuale imprecisione linguistica, bensì l'accenno al fatto che là Wehrmacht bloccava qualsiasi tentativo di arruolamento. Quando il colonnello richiamò l' attenzione dei suoi interlocutori tedeschi sul numero considerevole di militari disposti a collaborare, avrebbe ricevuto la risposta stereotipata che, in base agli accordi presi da Mussolini con Hitler e Sauckel, questi - fatta eccezione per pochi - dovevano restare a lavorare. Una tale posizione escludeva ogni possibilità di soddisfare il fabbisogno italiano di internati disposti a passare di campo. Per questo motivo Morera non condivideva l'ottimismo dimostrato in quel periodo dagli a·mbienti di Salò, convinti com'erano che Sauckel avrebbe effettivamente ceduto quei 20.000 internati fedeli ali' alleanza tanto desiderati e ripetutamente richiesti . Il Capo della Missione Militare scri sse poi che gli italiani, ai q ual i non era stato concesso di arruolarsi nelle truppe fasciste, avevano uno scarso rendimento nel lavoro. Amareggiati, lo svolgevano contro voglia, e l'ambiente nel quale vivevano li stava distruggendo. Date le premesse c'era da pensare che · sarebbero diventati entro breve tempo irriducibili avversari sia del Governo di Salò, dal quale si sentivano respinti e abbandonati, sia dai tedeschi che continuavano a trattarli come prigionieri. Per questo motivo il colonnello aveva chiesto più volte agli ufficiali tedeschi di riesami( 196) Vds. precedente pag. 434-456.


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nare la posizione assunta nei confronti degli optanti per l'Esercito fascista. Evidentemente, come appare in ogni caso dalla situazione descritta all'inizio di luglio, lo fece senza successo. Morera illustrò inoltre le misur,e ritenute necessarie per conciliare gli interessi delle due parti: i volontari più giovani sarebbero stati inquadrati nelle divi~ioni italiane in corso di approntamento, mentre quelli più anziani avrebbero potuto prestare servizio nella contraerea e nei battaglioni nebbiogeni. Sul «fronte del lavoro» dovevano rimanere quegli internati militari «fedeli all'alleanza» già impiegati esclusivamente ai fini della produzione bellica. I prigionieri che non avessero ancora optato o che non fossero disposti a farlo sarebbero stati obbligati -:-=- senza eccezioni - a svolgere attività lavorative. In questo cont.esto riteneva necessario invitare i tedeschi ad astenersi da ogni ·forma di propaganda intesa ad impedire una libera scelta, il che naturalmente conteneva l'implicito rimprovero che era proprio questo che stavano facendo. Si trattava di propositi ben difficili da realizzare, specie per quanto concerneva l'arruolamento di altri volontari nell'Esercito di Mussolini. Il Comando Supremo della Wehrmacht aveva infatti sostenuto fin dal mese di giugno che le divisioni della Repubblica Sociale Italiana erano ormai a pieno organico. Pertanto vietò ogni ulteriore assegnazione di volontari combattenti a quelle unità 197 • Non si comprende tuttavia se il suddetto comando si riferisse agli italiani che combattevano al fianco dei tedeschi da quando l'Italia si era ritirata dal conflitto o agli internati e ausiliari che, in seguito alla campagna di reclutamento, avrebbero voluto impugnare di nuovo le armi per la causa fascista oppure - ed è questa l'ipotesi più attendibile - ad entrambi i gruppi di italiani. In agosto Anfuso si rese conto che il progetto del Governo fascista di ricuperare per il suo Esercito altri militari fra gli internati che dall'inizio del mese potevano cambiare il loro «status» non era (197) KTB H.Gr. E, pag. 307, 17.6.1 944, BA-MA, RH l9 Vll/17. La disponibilità da parte delle autorità militari tedesche ad accogliere la procedura proposta da Morera non venne certo incoraggiata dalle prime esperienze fatte con le truppe fasciste. Nel Diario di guerra del Gruppo di Armate E, ibid., pag. 362 sg., 29.6.1944, si può ad esempio leggere: «Nel corso dei combattimenti in Italia, le ricostituite Forze Armate italiane repubblicane fasciste si sono rivelate ancora una volta di scarso affidamento. L'OKH ha pertanto disposto nuovamente e definitivamente lo scioglimento in rapida successione. Per questo motivo devono essere di nuovo verificate anche le unità di Kawi (combattenti volontari) repubblicani fascisti impiegati nell'ambito del Gruppo di Armate E».


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per il momento realizzabile . Assieme al colonnello Morera continuò comunque a chiedere ai tedesch.i di liberare almeno quei 18.000 o 20.000 uomini che si erano - secondo quel che si diceva - più volte offerti come volontari. Anche questo obietti vo limitato incontrò - come ben presto si vide - una resistenza decisa. L 'Ambasciatore di Mussolini lo spiegò con due ben precisi motivi: il Comando Supremo della Wehrmacht riteneva pericoloso arruolare nelle sue truppe ausiliarie degli ex internati e preferiva le giovani reclute provenienti dall ' Italia, mentre chi aveva la responsabilità dell'impiego della mano d' opera non voleva rinunciare nel modo più assoluto neppure ad una minima parte di tutto quel numeroso personale che gli era stato già assegnato 198 . Si potrebbe quindi affermare che tedeschi e italiani stessero lottando per ogni si ngolo uomo. Ciò apparve evidente , sia pure in un altro contesto, sempre in quel mese di agosto. Un inviato del generale delle Waffen -SS Wolff propose a Mussolini di costituire una «vera» divisione di SS (ammettendo forse implicitamente che il livello delle unità sino allora approntate non fosse del tutto corrispondente agli standard comuni per quelle formazioni). Il Duce scrisse quindi una lettera a Himmler, dichiarandosi disposto a farlo, purché il Reichsfuhrer scegliesse il personale fra gli internati militari che avevano optato per la Repubblica di Salò 199 _ Alla base di questo tiro alla fu ne vi era una grave crisi di personale - all a quale s i accennerà soltanto - sia in Italia che in Germania. La Wehrmacht aveva allora chiesto a Mussolini ulteriori 25.000 reclute per la Luftwaffe, nonostante prestassero già servizio (198) Ambasciata d' Italia, Berlino, li 15 agosto 1944-XXII, Al Duce, f.to Anfuso. ASMAE, busta 31, posizione Gennania 1/1. Il documento ha come allegato n. I un memorandu m redatto da Anfuso il 9 agosto 1944, nel qu ale esponeva con molti particolari al Ministero degli Este ri del Reich s uddette idee. Si prevedeva dunque di ripartire i volomari ricuperati dai campi di prigionia nel modo seguente: 10.000 uomin i per la contraerea italiana in Gennan ia; 4.000 uomini per i bauaglioni nebbiogeni italiani al servizio della Kriegsmarine; 2.000 uomini per i reparti aerei italian i impiegati nell'amb ito della Luftwaffe e altri 2.000 uomini per completare le di visioni italiane che si stavano addestrando nel territorio del Reich. (199) li Duce della Repubblica Sociale Italiana, 14 agosto 1944-XX II. Caro Himmler, f.to Mussolini, ACS , S.P.d.D., busta 39, F 347. SF 23, La traduzione tedesca è pubblicata in: ADAP, E, vo i. VIII. doc. 159, pag. 324 sg., Ufficio Rahn, 16 a~osto 1944. Si trana d i un a copia della lettera inv itata da Mussolin i a Himmler. Questa doveva essere consegnara pcrsonalme111e da Mazzolini e cosl il Ministero degli Esteri venne a conoscenza del suo contenuto pri ma ancora de l Reichsflihrer-SS.


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in quella Forza Armata - come in precedenza detto - almeno 69.000 italiani, fra i quali circa 60.000 internati militari200 . Una richiesta che non poteva essere soddisfatta prontamente dalla Repubblica Sodale Italiana, dove anche i vari enti civili dell' organizzazione nazionalsocialista per gli armamenti assumevano la mano d'opera per trasferirla poi in Germania. Si deve inoltre tener presente che, in seguito a quanto disposto dai tedeschi, l' amministrazione di Mussolini non poteva più chiamare alle armi i cittadini residenti in Sudtirolo e nelle Venezie, mentre il 75% circa del territorio italiano risultava già controllato dagli anglo-americani. L'Ambasciatore Anfuso scrisse il 9 settembre al barone v. Steengracht che, per completare gli organici delle Forze Armate fasciste, mancava ancora il seguente personale: 2.000 uomini da assegnare alla Divisione <<Littorio», 4.000 alla Divisione «Italia», 3.000 ai dieci gruppi di artiglieria, 7 .000 alle previste unità di complementi201 e 4.000 da impiegare nei battaglioni nebbiogeni alle (200) Generale per il personale stran iero della Luftwaffe, Brb. Nr. 2204/44 g. Az. 12/Gr.I, Doberitz-Elsgrund, 25/8/44, All'Addetto Militare e Capo Missione Sig. Generale U mberto Morera. F.to Grosch (Generale), ACS, S.P.d.D., busta 39, F 347, SF 2l. Nel quadro del cosidde110 «Programma Goring» per il potenzi amento della Luftwaffe vennero reclutati in Italia soltanto 10.000 uomini. (201) In meri to alla costituzione di un Esercito di riserva italiano, un progetto la cui pianificazione si era conclusa nell'estate del 1944, cfr.: Relazione sulle principali questioni trallate durante i mesi di giugno-lugl io-agosto. S ituazione delle principali questioni alla data del 29-8- 1944-XXII (vds. precedente nota l 94: busta 39), qui pag. IO della relazione. Allora gli italian i volevano avere 7.000 uomini da util izzare come complementi per le loro quattro divisioni. ma in un primo tempo l'OKW non accolse tale richiesta. Cfr. inoltre: OKH, Der Chef der Heeresrustung und Befehlshabcr der Ersatzheeres AHNStab/la(3) Nr. 50908/44 geh. , Berlin, den 24.10.44, Betr.: Aufstellung des Auffang- und Betreuungsstabes (it.) (Oggello: Costituzione di un Comando di raccolta e assistenza per italiani, BA-MA, RH 19 X/58. Comando che venne cremo nel campo Kaiserstei nbruch, piazza d'anni di Bruck an der Leitha. Alla fine di ottobre gli italiani avevano previsto di ricuperare il personale necessario dai militari internati nelle regioni sud-orientali, dato che da parte tedesca ci si rifiutava di rendere disponibili i volontari che si erano presentati ali ' Ambasciata di Berlino: Ministero delle Forze Annate Segreteria Militare, Nr. 10132/SM di prot., P.C. 867 - 28 novembre 1944. XX!l, Oggetto: Relazione sull'attività svolta dalla Missione Militare Italiana in Germania durante i mesi di sellembre ed ollobre 1944, Alla Segreteria Particolare del Duce, ACS, S.P.d.D., busta 22. F 153, SF 6. In dicelJlbre venne poi detto che circa 15.000 internati mi litari italiani, che si trovavano ancora nell' area balcanica a disposizione dell'OKW, avrebbero potuto scegliere fra il servizio militare nell' Esercito di riserva, l' impiego in attività lavorative o il restare in internamento. Ma i tedeschi volevano inizialmente offrire soltanto le possibilità di arruolarsi nella Wehrmacht o di essere avv iati ·ai lavori. Più tardi sarebbe stata loro pros pettata quella di prestare servizio nell'Esercito repubblicano fascista: Ambasciata d' Italia Berlino, Addetto Militare e Capo M iss ione Militare in Germania, Prot. Nr.


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dipendenze della Kriegsmarine. In base alle direttive ricevute dal suo Governo, l'Ambasciatore tentò così ancora una volta dì ottenere 325/Sgr./Berlino, 18 dicembre 1944, XXlll, Oggetto: Assun1.ione dei militari ital iani internati come soldati italiani nell' Ersatz-Heer, Al Ministero delle Forze Armate, Posta da Campo 867, f.to Morera (il testo venne inviato il 27 dicembre 1944 al Ministero degli Affari Esteri P.C. 305 come Telespresso di Anfuso N° 12140/2524, ASMAE, busta 8. posizione Italia I 1/14), ACS, S.P.d.0., busta 16, F 91, SF 2. In allegato si trova il precedente nel quale era stata sistemata la questione: OKH/Chef HRiisl u BdE, AHA/Stab la(3). Nr. 62443/44 segr., Berlino, lì 9-12- 1944 (agli atti anche in ASMAE, busta 8, posizione Italia 11/14). In base a queste disposizioni tutti gli internati militari italiani presenti nell'area cli giurisdizione del Capo reparto prigionieri di guerra presso il Comando Supremo della Wehrmacht cd impegnati nel settore dell'Esercito, dovevano essere liberati con effetto immediato ed essere assunti quali soldati italiani nella Wehrmach1. Andavano esclusi soltanto gli clementi di scarso affidamento che sarebbero stati considerati «prigionicii di guerra» op pure consegi1ati al Plenipotenziario per l'impiego della mano d'opera in Germania: ACS, S.P.d.D., busta 22, F 153, SF 4. Cfr. sullo specifico argomento: Stellv. Generalkommando Yll.A.K. (Wehrkreiskommando VII) Az. 23 b 12 Il b/M Nr. 19706/44 geh., O.U., den 23.l.1945, Betr.: Ùbemahme der It. Mii. lnternierten als landeseigene Soldaien (ital.) ins Ersatzheer, AII-ZG, MA 192, 3249206 sgg.; e un 'altra copia in: BA-MA, RH 53-13/140, Stellv. Gen.Kdo. XlU.A.K. (Wehrkreiskommando XITI), Nr. 27266/44 geh. Ia/Org., Niimberg, 18.12.1944. Il testo non è esattamente identico a quello della traduzione in ACS, busta 16 (vds. sopra). Verso la fine del 1944 si trovavano presso la brigata ita liana di complementi in corso di costituzione a Grafenwohr circa 600 uomini sui 6.000 previsti dall'organico, mentre a Kaisers1einbruch risultavano affluiti circa 2.500: Ambascia1a d'Italia Berlino, Addetto Militare e Capo Missione Mili1are in Germania, Prot. n. 339/Segr./Prop., Berlino, lì 27 Dicembre 1944 XXID, Oggetto: Propaganda cd assistenza per i mil itali italiani in Germania, ACS, S.P.d.D., busta 39, F 347, SF 26 (il documento è conservato agli atti anche in: ASMAE, busta 152, posizione lU4a/2). Al centro di raccolta di Kaisersteinbruch tutti gli italiani non più costreui a prestare servizio nell ' Ersatzheer tedesco potevano scegliere un altro «status» come, ad esempio, quello del soldato fascista, con conseguente trasferimento alla brigata italiana di complementi. Una brigata che al 31 dicembre risultava costituita - scostandosi dai succitati 600 uomini da 23 ufficiali, 113 sottufficiali e 361 soldati: Minis1ero delle Forze Armate Segreteria Militare Nr. 500/JO/A/SM. di pro!., P.C. 867,23. 1.1945-XXlll, Oggetto: Relazione riguardante l'attività della Missione Milita.re Italiana a Berlino durante i mesi di novembre e dicembre 1944-XXTTI, ACS, S.P.d.D., busta 22, F 153, SF 6, qui pag. 6 sg. e pag. 23 sg. della relazione di Morera. Vds. a questo proposito anche: Ministero degli Affari Esteri O.I.E., Uff. 1°-S.A.I., Telespresso N. 15/1848, Indirizzato a C.R.1.-A.I.E., P.C. 305/2, addì 16 Gen. 1945 Anno XXlll, Oggetto: Trattamento militari tuttora internati in Germania, /\SMAE, busta 152, posizione IU4/A/3. Vi si parlava soltanto del trasferimento di tutti gli internati ritenuti fidati che si trovavano nel Reich e di coloro che arrivavano in Gerrnanja dalle regioni balcaniche. Sarebbero stati tutti arruolat i nell ' Ersatzheer della Wehrmacht. La Luftwaffe avrebbe ricevuto 700 piloti. In febbraio Morera comunicò che si presentavano ogni giorno al suo ufficio dai 15 ai 20 volontari per la brigata di complementi, unità che coniava allora circa 1.300 uomini, i quali si trovavano in condizioni miserevoli: Ambasciata d'Italia Berlino, Addeno Mili1are e Capo Missione Mili tare in Germania, Prot. N. 60 segreto, Berlino, li 15 Febbraio 1945 XXITI, Oggetto: Relazione, Alla Segreteria Particolare del Capo del Govern o, f.to Morera, ACS, S.P.d.D., busta 22, F 153, SF 4. Il 28 febbraio la brigata di complementi comprendeva allora 76 ufficia li, 223 sottufficiali e 1.270 militari di truppa, ibid., SF 6: Ministero delle Forze


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internati militari, disposti a servire lo stato di Mussolini, per le unità dell 'Esercito repubbJicano fascista in fase di costituzione in Germania. Anfuso toccava un tema al quale si è già ripetutamente accennato. Sarà pertanto necessario trattare in modo più ampio questo stato di cose. Se è vero ciò che affermarono sino al 1945 Anfuso, Canevari, Graziani, Morera o Vaccari202 , ogni riflessione sul numero di colorq che optarono per la Repubblica di Salò dovrebbe basarsi sul fatto che per quanto riguarda gli internati disposti a passare dall'altra parte vi era un numero oscuro non meglio definibile: un numero imprecisato dei prigionieri dovette, a quanto pare, restare nei Lager, sebbene volesse passare di campo. ·Purtroppo mancano dati precisi; esistono solo vaghe indicazioni per un ordine di grandezza - non rico~truibile in dettaglio - compreso fra le 20.000 e le 30.000 persone. Si tratta però solo di una ipotesi, coscientemente trascurata nel contesto delle considerazioni di natura statistica ·qui sopra illustrate.

Armate Segreteria Militare, N. 1978/10/P di prot., S.M., P.d.C. 867, lì 2.4. l945-XXHI, Oggetto: Relazione sull'attività svolta dalla Missione Militare Italiana in Germania durante i mesi di gennaio e febbraio 1945-XXIII, Alla Segreteria Particolare del Duce. (202) Ministero delle Forze Armate Segreteria Militare Nr. 10132/SM. di prot. (vds. precedente nota 201: ACS, busta 22, F 153, SF 6). In questa sua relazione sulle attività svolte nei mesi di settembre e ottobre l 944, Morera chiedeva (pag. l l) di precisargli come si sarebbe dovuto comportare con alcuni ufficiali che volevano aderire alla R.S.T. Cfr. inoltre la sua relazione per i mesi di novembre e dicembre 1944: Ministero delle Forze Armate Segreteria Militare Nr. 500/10/NS/SM. di prot. (vds. precedente nota 20 1: ACS, busta 22, F 153, SF 6) qui pag. 10 sg., dove si rappresentavano le difficoltà incontrate nel sistemare gli ufficiali in soprannumero; e ibd., pag. l2, dove Morera affermava che parecchie centinaia di ufficiali internati o impiegati in attività lavorati ve - avevano espresso il desiderio di aderire alla R.S.I.. Nel febbraio l945 riferì che l'OKW era disposto ad accogliere la richiesta di lasciare libe1i gli ufficiali italiani non appena questi avessero dichiarato formalmente la loro adesione. Sarebbe stato così possibile liberare nel Lager di Schocken - evidentemente ancora prima dello sgombero del campo - tutti gli ufficiali che avevano optato, e a rimpatriarne un certo numero: Ambasciata d' Italia a Berlino, Addetto Militare e Capo Missione Militare in Germania Prot. N. 60 segreto, 15 Febbraio 1945 (vds. precedente nota 201, ACS, busta 22, F 153, SF 4), qui pag. 4. A metà gennaio l 945 il Console generale di Amburgo riferi che in entrambi i campi per ufficiali situati nelle vicinanze della città il 50-60% degli ufficiali internati era disposto a diventare lavoratori liberi: Ministero degli Affari Esteri, Direz. Gen. del Personale, Uff. I°, P.C. 305, lì 26 Febbraio 1945-XXIll, Appunto per il Gabinetto, in allegato: Verbale della riunione dei Consoli italiani in Germania, tenutasi presso l'Ambasciata d'lta)ia in Berlino nei giorni 12 e 13 gennaio l945/XX!II, ASMAE, busta 65, posizione Germania 1/11 , qui pag. l l del verbale.


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In settembre Anfuso sarebbe stato ben lieto se fosse riuscito ad ottenere almeno 9.000 di quei cosiddetti volontari italiani, trattenuti dai tedeschi, per la costituzione delle due divisioni e dei gruppi di artiglieria203 . Mancava però soprattutto qualsiasi disponibilità in merito da parte del Comando Supremo della Wehrmacht. In quello stesso mese i tedeschi, oltre ad impedire con ogni mezzo l'assegnazione alle unità italiane di ex internati o di internati militari già impiegati nell'industria bellica o in altre attività lavorative, pensarono persino di sciogliere le Divisioni «Italia» e «Littorio» per far fronte alle proprie esigenze di personale. Un proposito certo non nuovo, perché Berlino aveva già minacciat? di metterlo in atto ancor prima del 20 luglio ed una simile eventualità fu menzionata anche durante l'incontro fra i due dittatori. Morera venne a conoscenza di questo progetto in via del tutto confidenziale ed anche della richiesta già avanzata dalla Luftwaffe di farsi assegnare il personale italiçtno resosi disponibile. Si rivolse allora allo Stato ·Maggiore Operativo del Comando Supremo delJa Wehrmacht, che alla fine ammise che una delle due divisioni era interessata dalle richieste tedesche. L'Addetto Militare presentò inoltre subito una protesta all' SS- · Obergruppenfahrer Jtittner - Vicecomandante dell' Ersatzheer di Himmler - che si dimostrò almeno più cortese delle massime autorità militari. Al Capo della Missione Militare Italiana non restò affatto nascosto che il comportamento tedesco aveva un motivo concreto. (203) Ambasciata d'Italia, Telespresso N. 08194/1624, Berlino, addì 13 Set. 1944 Anno XXII, Al Ministero degli Affari Esteri, Oggetto: Assegnazione di volontari ex internati alle unità militari italiane. F.to Anfuso, ASMAE, busta 8, posizione Italia 11/14; allegata la lettera al Segretario di Stato v. Steengracht, Berlin, den 9.9.1 944. Per quanto concerne i reparti nebbiogeni, menzionati dall'Ambasciatore, si deve aggiungere, che secondo una relazione del comandante Saidelli in data 24 luglio 1944 prestavano servizio in Germania per la nebbia 222 ufficiali, 197 sottufficiali e 2.078 uomini dj truppa, cioè un totale di 2.497 un.ità, delle quali circa 1.500 (900 uomini dell'Esercito e 600 della Marina) provenivano dai campi di concentramento: Stato Maggiore Esercito, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, 1• Sezione (Ordimunento) N. 06/13366/1 di Prot. P.d.C. 865, lì 23/8/1944-XXII, All'Ufficio Operazioni, Addestramento e Servizi, allegato 1, ASUSSME, cartella 37, F: Nebbiogeni (1-1); et ibidem: Ambasciata d'Italia Berlino, Addetto Militare e Capo Missione Militare in Germania N. 6438/ris. di prot., Berlino, 23 settembre 1944-XXII, Oggetto: Situazione reparti nebbiogeni, Allo Stato Maggiore Esercito. Dalla relazione del generale Morera risultano 251 ufficiali, 309 sottufficiali e 2.243 uomini di truppa che prestavano servizio per la nebbia in data 17/9/1944, cioè complessivamente 2.804 uomini. Soltanto 400 circa di questi provenivano dall'internamento. Tale discrepanza numerica nei rapporti di Saidelli e Morera prova ancora una volta la difficoltà di avvicinarsi a cifre esatte ed attendibili.


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La Wehrmacht stava onnai combattendo con le spalle al muro ed ì suoi comandanti erano interessati soprattutto a costituire nuove Grandi Unità nazionali. Una necessità apparsa ancor pìù evidente dopo l'annientamento del Gruppo di Annate Centro e davanti all"ìnvasfone nell'ovest e alla ritirata nell'est e sud:est. L'impiego degli italiani nelle aziende tedesche alleggeriva un poco la situazione germanica. Per i nuovi capì militari, in carica presso il Comando Supremo della ~hrmacht dopo l'attentato a Hitler, la questione della ricostituzione delle Forze Annate fasciste rappresentava pertanto probabilmente una cura posterior204 . Alla fine di settembre Mussolini si rivolse personalmente a Hitler per. evitare che tutto il personale di una divisione italiana venisse ceduto alla Luftw,affe. Il Duce, un tempo modello del Fuhrer, non protestava più, non mostrava più intolleranza verso ìl dispotismo tedesco, era ridotto a pregare! A suo avviso Berlino doveva rendersi conto del grave colpo che avrebbe inflitto al Governo fascista con lo scioglimento della Divisione «Italia». Sì impegnava da parte sua a fare di tutto affinché gli uomini richiesti potessero essere resi disponibili entro brevissimo .tempo. Mussolini inviò un telegramma davvero privo di dignità: si stava umiliando205 . Ciononostante i tedeschi non si commossero. Il 2 ottobre Anfuso riferì che la decisione sullo scioglimento era stata rinviata al 10 dello stesso mese, ma sembrò che ora fossero di nuovo interessate (204) Ambasciata d'Italia Berlino Addetto Militare e Capo Missione Militare in Germania, N. 2.49/Segreto di prot., Berlino, 28 settembre 1944-XXII, Al Duce della Repubblica Sociale Italiana e, per conoscenza, Al Maresciallo d'Italia Rodolfo Grazian i, Oggetto: Relazione, f.to Morera, ACS, S .P.d.D., busta 22, F 153, SF 4. Morera scrisse la relazione riferendosi ai colloqui telefonici avuti con Mussolini il 22, 26 e 27 settembre 1944. Comunicò che alla Pi visione «Littorio» mancavano l.400 uomini ed altri 5.000 alla Divisione «Italia». Tutti g li sforzi compiuti tramite I' Ambascia1.ore per ottenere dalla Direzione Affari Generali del Comando Supremo della Wehrmacht, dal Fronte del Lavoro, da ll o Stato Maggiore Operativo del Comando Supremo della Wehrmacht, ecc. degli italiani che optavano per la R.S.I., non avevano avuto il minimo s uccesso. Era invece ti.uscito ad o ttenere qualche centinaio di uomini solo rivolgendosi in forma non ufficiale a qualche ente in sottordine. (205) Copia di telegramma autografo, 29 seuembre 1944-XXTI, Fii hrer, Hauprquartier, f.to Mussolini, ACS, S.P.d.D., busta 39, F 347, SF 23. Talvolta il Duce volle anc he contraddire. Ciò accadde, ad esempio, quando apprese che le reclute italiane da lui inviate in Germania per essere addestrate, erano stai.e invece impiegate a favore dell'economia bell ica tedesca. Mussolini insisteva sull'addestramento ed impiego militare o sul rimpatrio di quegli uomini. Perché - così scrisse a Morera - non intendeva ingannare nessuno: li Duce, Repubblica Soci.aie Italiana, 12 gennaio 1945 XXII[, ACS, S.P.d.D., busta 22, F 153, SF 7.


I GIO RNI DELLi\ PRIGIONIA

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entrambe le divisioni206 . A questo punto il Capo del Governo fascista ci provò con una petizione indirizzata a Goring207 . In parallelo a questo tentativo Morera ne fece un altro presso il Comando Supremo della Wehrmacht. Gli promise che i 24.000 uomini richiesti per la 2a Flotta aerea - si trattava in fondo solo di questa necessità - sarebbero stati definitivamente messi a disposizione da parte di Salò. Una promessa tardiva, che potrebbe essere indizio delle gravi difficoltà incontrate dalla Repubblica Sociale Itali ana nei reclutamenti 2os. Un fatto che va c itato anche perché dimostra in modo più che convincente come il Governo fascista - a parte ogni riferimento alla questione dei volontari - dipendesse completamente da Berlino perfino per quanto s i riferiva alle questioni di politica interna. E se si vogliono considerare gli internati militari, questa dipendenza significava che una qualsiasi iniziativa degli organi assistenziali o dell a Missione Militare - per quanto sensata o in buona fede sarebbe stata approvata e messa in atto solo se rispondeva pienamente alle intenzioni tedesche. In effetti la parte dell ' Italia occupata dalla Wehrmacht altro non era se non una provincia del «Terzo Reich» . Con ciò veniva sollevata la questione della responsabilità da (206) Mazzolini comunica (ore 20). 2 on 1944-XXII; dove viene riferito quanto tr:ismesso da Anfuso. ACS. S.P.cl.D., busta 39. F 347, SF 23. (207) !bici., Ministero deg li Affari Esteri, il Capo.· di Gabi netto , Segre to, P.C. 305. 10 ouobre 1944-XXII, con allegata la Jeuera inviata a Goring il 9 ottobre I 944. (208) lbid .. SF 21: Ambasciata d'Italia Berlino, Addello Militare e Capo Missione Militare in Germania. Berlino, 8/10/44-XXII. Al Feldmaresciallo Keitel, f.to Morera. Nella sua rclnione sull"atti vità svolt a dal g iugno all'agosto 1944 (vds. pag. 540. nota 194: ACS. busta 39. F 347, SF 2 1), pag. I, Morera scrisse che erano stati rich iesti 25.000 uomini per 1·aniglicria contraerea. Se questi non fossero arrivati, i tedeschi avrebbero sciolto le divisioni italiane. Le richieste di Mussolini a Hitler e a Goring ouennero quale risultato cheJa Di visione «Li llo rio» ricevcue l'ordine di trasferirsi in Italia, me ntre il termine per l'asseg nazione d i 12.000 uomini a lla L11jìwaf(e fu ri nviato al 15 nove mbre 1944. Morera riuscì a reclu tare nel terri to rio del Nl'ich so lt anto 300 di questi 12.000 uomini : Relazione di Morera su lle s ue attività nei mesi di seuembre e ottobre I 944 (vds. precedente nota 20 I: ACS. busta 22, F 153, SF 6), pag. I. Il 15 novembre la «Lillorio» ultimò le.{)perazioni di rimpatrio. seguita un mese dopo anche dalla Divisione « It alia», minacc iata fino all'ultimo di sciog limen to. Sino a questa data More ra era riuscito a recl utare per la L11frwa/Je (Flak) 109 uom ini: Relazione per il periodo novembre e dicembre (vds. precedente nota 20 I: ACS, busta 22, F 153. SF 6). Cfr. anche: Ambasciata d'Italia Berlino. Addello Militare e Capo Missione Mil itare in Gennania, N° 300/Segreto di prot., Berlino. 29 Novembre 1944-XXI JI , Oggetto: Unità ital iane in German ia, Al Ministero delle Forze Annate. f.to Morera, ACS. S.P.d.D., busta 22, F l53. Sr 6. Con le osse rva7.ioni circa i divers i progetti relativi alla brigata di complementi. ad un repano carri ( Panzerabreihmg) e dei gruppi di anigl ieria.


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attribuire al regime di Hitler e a quello di Mussolini per quanto accaduto ai militari italiani disarmati . E, ben lontani dal voler giustificare sia pure in minima parte il Governo della Repubblica S_ociale Italiana, si deve tener presente che a decidere era di massima Berlin·o e non Salò. La maggior responsabilità l'aveva pertanto indubbiamente la parte tedesca. In merito alla questione dei risultati concreti ottenuti dalla propaganda svolta nei campi di prigionia - che costituisce soltanto un aspetto parziale del problema generale dei militari fedeli all'alleanza e optanti209 - , occorre ritornare, per concludere, alla nota raccolta dì dati della Missione Militare Italiana a Berlino. Va comunque ripetuto che le segnalazioni di Morera non consentono di stabilire il numero di coloro .che, pur volendo arruolarsi, non furono rilasciati dai tedeschi. Si deve inoltre ricordare che, in seguito, sarà considerato internato militare chi sì trovava nei campi di prigionia. Verranno quindi denominati tali anche quegli italiani che, dopo 1'8 settembre, nonostante la volontà di continuare a combattere al fianco dei tedeschi o dei fascisti, vennero rinchiusi temporaneamente per certe ragioni nei vari Lager210 . Tale definizione, che si attiene rigorosamente a quanto in effetti accaduto, sembra adeguata, non da ultimo per il fatto che, per esempio, non è in alcun modo verificabile come le vicende dei soldati disarmati abbiano poi influito - dopo essere stati portati negli Stalag o negli Oflag sull'atteggiamento del singolo. Ciò premesso, si può constatare che dalle cifre segnalate dal Capo della Missione Militare - che non comprendono tutti i fedeli all'alleanza - risulta l'andamento del ricupero di personale tra i soldati italiani che si trovarono per qualche tempo nei campi di prigionia della Wehrmacht, come illustrato nella tabella seguente21 1• (209) Vds. precedente pag. 434-456. (210) Cfr. in proposito CAJANI: Appunti, pag. 92, che non riconosce come internati militari gli optanti della prima ora, anche se vennero avviati temporaneamente ai Lager. (211) Lo specchio si basa sui dati ri feriti da Morera nelle sue relazioni su lle attività svolte nei periodi: giugno-agosto 1944 (vds. precede nte pag. 540, nota l 94: ACS, busta 39, F 347, SF 21), pag. 4 e pag. 7; settembre-ottobre (vds. precede nte pag. 544 sgg., nota 20 l: ACS, busta 22, F 153, SF 6), pag. 10 sg.; novembre-dicembre (vds. precedente pag. 544 sgg., nota 201: ACS, busta 22, F 153, SF 6), pag. 8 sgg.; e gennaio-febbraio 1945 (vds. precedente pag. 544 sgg., nota 201: ACS, busta 22, F 153, SF 6), pag. 9 sgg. C'è inoltre da considerare che nel pe,riodo successivo all'ottobre 1944 il personale non venne più arruolato sollanto fra coloro che erano ancora internati nei campi di prigionia (vds. precedente nota 208, con i due


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I GIORNI DELLA PRIGIONIA

Tabella 22 -

Quadro del personale ricuperato fra gli internati militari e del suo successivo impiego

Mese

Sino fine Giugno e Agosto Seuembre Ouobre '" !Novembre Dicembre Gennaio Febbraio Maggio •> Luglio

Personaleper le 4 divisioni:

Ufficiali Sottufficiali Militari di truppa Personale per i battaglioni nebbiogeni

Totale dei ricuperati dal 9.1943 al 3.1945

1945

1944

Anno

I

--

-

-

42

30

-

12

643

45

19

25

35

7. 181

-

71 5

-

l7

137

77 44

302

-

3

-

2

6

6 16

-

464

7 62 83

10 19

93

--

234

16

178

101

30

4.825

2.185

22

16

9

-

-

-

-

-

3.654 1.235 10.082

188 45

3.856

l.368 10. 741

Personale rimpa1ria10:

Ufficiali p. inc. speciali Sottufr.ciali e truppa p. inc. spec. Ufficiali a disp. per G.N.R. Sottufficiali e truppa a disp. per G.N.R. Sottufficiali e truppa a disposizione per Milizia Speciale Dai Balcani Personale per Bordeaux Personale per la comraerea Personale per le SS

-

-

442

17

-

-

982

45

-

-

2.040

160 ?

-

-

?

?

?

32

49

-

60.000 "

-

23.000,,

-

21

-

34

-

-

-

-

-

--

-

Personale per la brigata complementi: Ufficiali Sottufficiali Militari di .truppa Personale per le unità italiane nell'area balcanica

-

2

--

I

-

-

-

-

--

-

-

-

--

-

-

-

-

-

-

I

-

uoo

-

-

-

99 -

Personale per vari enti tedeschi: Ufficiali Sottufficiali Militari di truppa

-

-

IO

-

-

--

-

50&

-

1.500 2.200 60. 143 "

-

23000

5 J5 118

1.129

8 15 118

19

27

23

71

14

101

179

74 519

50

-

2 20

Sii

158 1.316

-

-

-

111

116

227

Fonti: ACS , S.P.d.D. , busta 39 , F 347 , SF 2 1; e busta 22 , F 153, SF 6. a) Questi dati si riferisco no al tota le del perso nale ricu perato fra gli internati militari dal settembre 1943 alla fine di maggio del 1944. b/ Secondo la relazione sulle attività svolte dal giugno all 'agosto (pag. 7) , per 60 .000 uo mini rilevati presso la cont raerea {su un totale di 69.000 italiani) erano senza dubbio ex in terna ti militari. Non vengo no indicati periodo e maggio ri part ico lari relativi all 'arruo lament o. Cfr. a nche l'annesso 2 di detta relazione. e) Nella relazione su lle attività svolte dal giugno all'agosto (pag. 5) q uesta cifra viene ind icata q uale somma degli internati militari ricu pera ti per le SS sino alla fine del mese di agosto. Vds. tuttavia a nche q ua nto scriHo a lla nota d). d) Nella relazione per i mesi d i seuembre e ottobre {pag. l I}, si.può leggere che nei dati statistici ri po rt ati non sono compresi gli internati militari ricuperati nell 'area ba lcan ica. Viene detto nel contempo che il numero co mplessivo degli internati militari arruolati nelle SS e ricuperati nel Sud-Est europeo e ra pari all 'incirca a 30 .000 uomini . Se si tiene co nto dei 23.000 volo ntari per le SS (vds. precedente nota e)), gli arruola ti nell' area balcanica risulterebbero q uindi circa 7. 000. Da lla relazione per i mesi di novembre e dicembre risulta tuttavia che dal seHembre 1943 furo no ricu perati sempre a favo re delle SS italiane solta nto 22.000 in ternati. Il numero d i italiani che optarono per la R.S .I. ne ll 'a rca balcan ica potrebbe pertanto essere anche pari a 8 .000. e} Nella sua relazione sulle a ttività svo lte nei mesi d i gennaio e febbraio 1945 (pag. 11) , More ra scrive che per l'artiglieria co nt raerea vennero ar ruolati solta nto 143 ex interna ti . Ciò potrebbe significare che quest o personale fosse stato ricuperato direHamente da parte tedesca per un suo impiego nelle unità contraeree .


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I MILITARJ ITALIANI INTERNATI NEI CAMPI DEL TERZO REICH

In base a questi dati sarebbero stati reclutati nei campi di prigionia 121.490 uomini. Bisogna ricordare che il numero complessivo di italiani schieratisi dall 'altra parte, secondo i precedenti calcoli, ammontava a circa 186.000 unità. Anche sottraendo tutti i fedeli della prima ora accertati, risulterebbero quindi più numerosi di quanti indicati nella raccolta di Morera. Si deve pertanto ritenere che questi non considerava reclutati nei Lager i militari internati solo per breve tempo - per esempio in Francia - mostratisi disposti a collaborare. Nei 121.490 fedeli ali' alleanza sono comunque compresi anche i 7.000 volontari del Sud-Est europeo, che non risultano · invece riportati nello specchio precedente. 106.494 degli ex internati dovrebbero essere passati di campo entro la fine di maggio 2 12 • Vi è incertezza per quanto riguarda lo «status» degli ex internati assegnati alla brigata complementi, alle unità italiane dislocate nell'area balcanica oppure ai vari enti ed uffici tedeschi. Una parte di queste 3.413 persone sarebbe probabilmente stata reclutata direttamente fra gli italiani ancora internati dopo il cambiamento di «status» dell' estate 1944. È inoltre impossibile stabilire con assoluta certezza se i già citati 121.490 fossero militari italiani guadagnati alla causa fascista esclusivamente nei campi di prigionia. In questo caso si tratterebbe all'incirca del 15% di coloro che trascorsero almeno un breve periodo di tempo nei Lager come internati militari o prigionieri di guerra e dunque non facevano parte di quei fedeli all'alleanza accolti direttamente. Riserve in merito risultano soprattutto dalla giustificata supposizione che non tutti i 23.000 uomini delle SS e i 60.000 della contraerea avrebbero deciso di arruolarsi nei campi di png1onia. Il precedente specchio fornisce invece dati abbastanza attendibili sul numero di internati militari guadagnati alla causa fascista in seguito alla propaganda svolta dalla Missione Militare Italiana in contingenti di 109 .e di 300 uomini per l' artiglieria contraerea). Parte di questi militari specie q uelli destinati alla brigata di complementi - furono ricuperati dal contingente di italiani in servizio presso la Wehrmacht, fra i quali si trovavano tuttavia anche degli internati mi litari. Tuuo sommato si può quindi dire che alla fine del 1944 e all 'i ni.z io del 1945 la situazione per quanto concerneva la provenienza del p_ersonale era pertanto piuttosto confusa. E ~i deve aggiungere che i calcoli nel prospetto di Morera non sono tutti esatti: errori che sono stati in vece corretti nel seguente specchio. (212) Totale ottenuto sommando i 23.494 uomini riportati nello specchio fino al mese di maggio con i 60.000 della contraerea e i 23.000 delle SS. ·


I GIORNI DELLA PRIGIONIA

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Germania o dalle delegazioni dell a Repubblica di Salò. Senza voler considerare gli italiani assegnati alle SS o alla conlraerea che vennero arruolati con una certa probabilità direttamente dagli slessi tedeschi, ma tenuto conto dei circa 7.000 prigionieri reclutati nei Balcani, s.i ottiene la cifra complessiva di 38.500 uomini. Circa 23.500 di questi passarono dalla parte fascista-nazionalsocialista entro il maggio 1944, ma molto probabilmente già nell'inverno 1943/44. In ogni caso, sommando ai J86.000 fedeli all' alleanza calcolati a tutto il I O febbraio 1944 (al più tardi per fine maggio 1944) soltanto quelli dei rapporti integrativi riportati nella tabella per il periodo giugno 1944-febbraio 1945 (supponendo che i rapporti della Luftwaffe e delle SS fossero precedenti, cioè fossero compresi nel dato dei 186.000 uomini), si ottiene un totale di quasi 194.000 uomini che chiesero di passare dall'altra parte. Non è certo difficile comprendere i motivi che indussero molti internati a optare per la Repubblica Sociale Italiana o per il «Terzo Reich». Nella fase iniziale della prigionia dominarono l' opportunismo e l'orientamento politico favorevole al fascismo. Quando sopraggiunse l' inverno, quando vennero a mancare un adeguato vestiario ed un vitto sufficiente, quando cominciarono a diffondersi le epidemie e si fece nel contempo sempre più sentire la separazione dalle rispettive famiglie, il freddo, la fame, le preoccupazioni per i congiunti lontani e la pura paura esistenziale vinsero la volontà di resi stenza. In altre parole, per il cambiamento di campo risultò determinante la più profonda miseria umana21 3. Tanto più notevole è la capacità di resistere di coloro che restarono nei Lager e si negarono alla propaganda e alle sue promesse. I motivi del rifiuto di una qualsiasi forma di collaborazione con il regime fascista e nazionalsocialista nascevano - come confermano le già citate relazioni sulla campagna per gli arruolamenti nei campi di prigonia - dalla volontà di mantenere fede al

(213) Per quanto concerne le indicazioni riponate dai vari memoriali, che sono confermate dai documenti ufficiali consultali ai fini della presente indagine, cfr. ROCHAT: Memorialistica, pag. 33-36. V<;ls. anche La prova, pag. 33-45.


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l MILITARI ITALIANI INTERNATI NEI CAMPI DEL TERZO REICH

giuramento prestato al Sovrano, dal rispetto di se stessi, suscitato in particolar modo dal trattamento ricevuto dai tedeschi, e dal dichiarato antifascismo21 4 . Non è s~ato possibile definire quantitativamente i motivi, poiché le testimonianze personali e le osservazioni pervenuteci non consentono conclusioni rappresentative. Per il rifiuto e la resistenza dei sottufficiali e dei militari di truppa si sono trovati ancor meno punti di riferimento in merito alle motivazioni che non per gli ufficiali. Esiste qualche sporadico accenno all'esempio dato dagli ufficiali. NelJe fonti si manifesta anche l'influenza dei cappellani militari. Ma non si deve neppure dimenticare che ai tedeschi, una volta deciso di impiegare gli internati come mano d'opera nell'industria bellica, non interessava nel modo più assoluto indurli ad una scelta che avrebbe potuto comportare nel contempo un ritorno .in Italia. Fu proprio questo il punto determinante215 • Berlino voleva avere a disposizione come forzati i militari di truppa e - in seguito ad un ordine particolare - anche i sottufficiali. Ciò significa che è quasi impossibile accertare la vera dimensione del rifiuto. Una riserva che vale anche - tenuto conto delle diverse condizioni - per gb stessi ufficiali. Perché al più tardi dal febbraio 1944 Hitler e i vertici della Wehrmacht - basandosi comunque sempre su una loro opposizione al fascismo - impedirono alJa maggior parte di essi di cambiare campo. Vi si dovrà ritornare nel dettaglio nel contesto del delinearsi e dell'attuarsi del cambiamento di «status», qui di seguito preso in esame. d) Il cambiamento di «status» nell'estate del 1944 -

Scopi,

modalità esecutive e sue conseguenze Il proposito di attribuire agli internati militari italiani lo «status» di lavoratori civili dev'essere interpretato alla luce di (214) Risultati simili a quelli ottenuti dal ROCHAT: Memorialistica, pag. 36 sgg.. anche se l'autore nutre dubbi circa una voluta motivazione antifascista, perché gli ufficiali sarebbero stati in linea di principio apolitici. Cita tuttavia nella sua Memorialistica testimonianze di etica antifascista basata su convinzioni morali. · (2 15) Esempi di come si comportavano negli Stalag i sottufficiali e j militari di truppa durante la propaganda per gli arruolamenti sono citati da ROCHAT: Memorialistica, pag. 46-49. Cr. anche Prigionieri in Germania, pag. 170-214; vds. inoltre BERTOLETTI/PRESEGLIO: Memorie.


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effettive esigenze di natura politica concernenti sia la situazione interna sia quella dell'alleanza fra i due paesi. Non si possono infatti ignorare le ripercussioni negative avute ai fini dell'auspicato consolidamento del regime fascista da tutte quelle centinaia di migliaia di persone che vegetavano nei campi di prigionia dell'alleato tedesco, mentre parte delle loro famiglie viveva nelle zone ancora controllate dalla Repubblica Sociale Italiana. Il Governo di Mussolini incontrava nel contempo enormi difficoltà nel soddisfare le continue richieste di Berlino relative all'invio in Germania di mano d'opera reclutata in Italia. Si ritenne pertantq che la modifica- solo nominale - di internati militari in lavoratori liberi avreqbe potuto costituire la soluzione di entrambi i succitati problemi. Un'idea prospettata da Canevari già il 15 novembre 1943 durante il suo colloquio con Reinecke216 . Tre giorni dopo formulò in forma ufficiale quella stessa idea in un promemoria per il Capo del Comando Supremo della Wehrmacht. In questo esponeva che nei confronti di tutti i militari italiani internati in Germania - qualora non disposti ad arru·olarsi come combattenti - si sarebbe potuto adottare un provvedimento analogo a quello per i' prigionieri di guerra francesi.217 • Il 25 novembre Vaccari scrisse poi, come noto, a Mussolini218, chiedendogli di intervenire personalmente e senza indugio a favore degli internati militari. Raccomandava fra l'altro di impiegare e classificare come lavoratori stranieri tutti gli itaJiani che non sarebbero stati arruolati nel nuovo Esercito o rimpatriati per altri motivi. Doveva naturalmente essere concessa anche la possibilità di godere di tutti i diritti a questi spettanti. Lo stesso Anfuso si pronunciò a favore di una suddivisione degli internati militari fra volontari e disposti ancora a combattere e lavoratori da impiegare ai fini dell'economia di guerra tedesca. (216) Missione Militare in Germania, Prot. N° 27, Berlino, 19 novembre 1943, Al Duce, Capo del Governo, Oggeuo: Costituzione delle divisioni italiane in Germania. F.to Canevari,· ACS, S.P.d.D., busta 71 , F 643, SF 6, qui pag. 4. (217) Ibid., Ali. N° 2, Missione Militare Italiana in Germania, N° 18, Berlino, 18/ l l/1943, Promemoria per il Maresciallo Keitcl, f.to Canevari, qui pag. 4. È degno di nota che - diversamente da quanto pensava Canevari - soltanto una minoranza dei prigionieri di guetTa francesi accettò questa offerta. (2 18) Vds. precedente pag. 510, n,.ota 123: ACS, busta 16, F 91, SF 2.


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Tuttavia l'Ambasciatore non affrontò il problema del futuro stato di diritto dei connazionali che lavoravano 21 9 . Venne infine proposto di classificare come «lavoratori italiani all'estero» tutti i volontari che, prestato giuramento di fedeltà allo stato di Mussolini, non avrebbero trovato impiego· nell'Esercito repubblicano fascista, mentre tutti coloro che si fossero rifiutati di giurare sarebbero stati considerati <'prigionieri»220 . Una tale regolamentazione avrebbe rappresentato un passo indietro rispetto alle richieste di Canevari e Vaccati. L'idea nasceva - come risulta chiaramente dal testo citato - soprattutto dagli interessi pragmatici politici fascisti e non dalla preoccupazione per la gente nei Lager. Sembra però che sia sopravvenuta una pausa di varie settimane nel portare avanti queste iniziative. Alla fine del 1943 e all' inizio dell'anno seguente le trattative italo-tedesche relative agli internati militari si incentrarono essenzialmente sugli aiuti materiali e sui problemi inerenti alla costituzione delle truppe repubblicane. Ma dalla fine di febbraio - come scrisse Vaccari ~l Sottosegretario di Stato Mazzolini - il Servizio Assistenza Internati di Berlino non fece che trasmettere note ufficiali e promemoria per ottenere, quale massimo risultato, che venisse riconosciuto agli internati militari lo <<status» di lavoratori liberi221 : Ed è quanto risulta anche dalla relazione sulle attività svolte dal Servizio Assistenza Internati nel mese di marzo 1944. Nonostante le enormi difficoltà incontrate, Vaccari riteneva assolutamente necessario realizzare il suo progetto per ottenere la salvezza. di decine di migliaia di persone. Infatti i tentativi di offrire un aiuto materiale costituivano soltanto una soluzione transitoria222 , che non serviva certo a risolvere in via (219) Lettera di Anfuso a Mussolini: Berlino, lì 1O Dic 1943 Anno XXII, ASMA E, busta 31, posizione Gennania 1/l, qui pag. 6. (220) Appunto sulle proposte del generale De Cia in merito agli internati militari in Germania - senza intestazione e firma - in data 16.12.1943, ACS, S.P.d.D., busta 16, F 91, SF2. (221) Ali' Ambasciatore Conte Serafino Mazzoli ni, Sottosegretario agli Affari Esteri, Salò, 20 Dicembre 1944, F.to Vaccari, PADF, qui pag. 9. (222) Ambasciata d'Italia - Serv. Assistenza Internati - n. 6.213, Berlino, 11 apri le 1944-XXII, Al Ministro Serafino Mazzolini, Oggetto: Relazione sul lavoro svolto dal S.A.T. nel mese di marzo e sulla situazione generale degli internati italiani in Germania, F/ro M. Vaccari. ASMAE. busta 45, posizione Italia 1/8, qui pag. 5. Del tulio simile: Diario S.A.l., Proemio, pag. 14, PADF.


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definitiva quel problema. Si aggiunga che l'aiuto effettivamente prestato - per motivi che saranno in seguito esposti - fu oltremodo modesto. In quel periodo, ossia alla fine di marzo, il Capo Ufficio Assistenza Internati militari e ci vi li aveva già compiuto il suo secondo viaggio in Polonia, riportandone un'impressione sconvolgente. Viaggio intrapreso per aderire ad una richiesta del m·a resciallo Graziani. Durante la sua permanenza in territorio polacco poté visitare per la prima volta I'Oflag 64 di Schocken, dov'erano internati generali e ammiragli, e lo Stalag XX A qi Thom. Volle tornare anche nel campo di prigionia di Czestochowa223 . Di nuovo a Berlino, si recò il 30 marzo con l'Ambasciatore Anfuso dal barone v. Steengracht. Durante l'incontro il Segretario di Stato tedesco apprese, per così dire di prima mano, che «lo stato di salute degli internati militari italiani era straordinariamente cattivo; il 30-40% di questi sarebbe ammalato di tubercolosi». I due diplomatici vollero però anche sfruttare quell'occasione specialmente per affrontare il problema ritenuto di fondamentale importanza. Anfuso mise in guardia i tedeschi dal continuare a trattare gli internati nei modi sino ad allora usati. Nel caso non si fosse verificato un cambiamento effettivo nel trattamento dei prigionieri, il loro stato di salute e le loro «condizioni di spirito» sarebbero sempre più peggiorate sino a far perdere una mano d'opera tanto preziosa. Per evitare tutto questo, l'Ambasciatore chiedeva di voler esaminare la questione «se il trattamento degli in.ternati militari ·italiani non potesse essere posto su basi del tutto diverse nell'interesse del mantenimento della loro forza lavoro per la Germania» 224 . Si devono rilevare in particolare anche due promemoria di Vaccari, che l'Ambasciatore consegnò al Segretario di Stato durante (223) Yds. precedente nota 221. qui pag. 8: cenno sull'incitamento al viaggio da parte di Graziani. Cfr. inoltre: Diario S.A.I., Procmip, pag. 13. PADF, con la confenna di quanto scritto nella lettera inviata a Ma zzolini; e Berlino, 1° aprile 1944 XXII, Al Ministero Esteri Germanico, Alla Missione Militare Italiana in Germania, f.to M. Vaccari, PADF. Si tornerà a parlare della lettera scritta da Vaccari al Ministero degli Esteri del Reich quando verranno esaminate le condizioni di vita nei campi di prigionia. (224) St.S.Nr. 91. Berlin, den 30.3.1944, gez. Mirbach, PA, Buro Staatsekretar, Akten betr. ltalien, voi. 19. Steengrac ht, considerato quanto gli era stato detto, ritenne con ogni probabilità che la questione fosse urgente. Ordinò in ogni caso per il 6 aprile singoli colloqui in merito con i rappresentanti dei reparti del Ministero che si occupavano degli internati militari.


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la visita. È irrilevante che il Ministro precisasse che non si trattava di «note ufficiali», ma di semplici appunti relativi alle proprie idee. Ufficiali o meno che fossero, Steengracht fu comunque costretto a prendere visione delle esperienze e delle impressioni raccolte da Vaccari nel corso della sua attività. Soprattutto però disponeva così delle conclusioni che il Capo Ufficio Assistenza aveva tratto dalle condizioni in cui si trovavano i suoi connazionali prigionieri. Il memorandum in data 21 marzo cominciava infatti con una frase fondamentale225 : «È assolutamente necessario risolvere il grave problema degli internati italiani». E 19 si doveva fare tenendo soprattutto presenti le esigenze future. Vaccari descriveva all'inizio la situazione dei più che 586.000 internati militari. Durante le visite fatte ai primi di aprile si erano visti ancora uomini «abbandonati a se stessi, denutriti e soggetti ad un· trattamento oltremodo severo». _Non abituati ad un clima tanto rigido, venivano costretti a svolgere lavori per i quali mancavano loro le forze necessarie. A ciò si aggiungevano spesso le durissime condizioni fisiche e morali in cui vivevano. Vaccari ricordava inoltre che c'erano in Italia dagli otto ai dieci milioni di congiunti ed amici che si preoccupavano per la sorte di questo mezzo milione di prigionieri. Di coi1seguenza si offriva qui una opportunità straordinaria per influenzare in senso antitedesco il popolo italiano. La questione interessava tra l'altro gli sforzi per la ricostruzione dello stato fascista. Riteneva addirittura che la situazione degli internati militari - nel caso di un'abile propaganda avversaria - avrebbe potuto causare pericolo alle «forze di occupazione tedesche». A suo avviso era del tutto insensato costringere gli internati a vivere in condizioni tali da diventare per il Reich «un peso politico e materiale, anziché contribuire ali' aumento della produzione»226 . L'interesse tedesco sarebbe invece stato proprio quello di aumentare l'efficienza degli internati militari impiegati nell'economia bellica. La situazione esistente, tanto improduttiva per il Reich quanto incomprensibile per molti italiani, poteva essere modificata positivamente in brevissimo tempo e nel modo migliore (225) Ibid., Ambasciata d'Italia Betreuungsdienststelle fiir Militar- und Zivilintemie1te Nr. I/G- 158, Berlin, den 21. Miirz 1944-XXII, gez. M. Vaccari; (226) Cfr. a tale proposito: Meldungen aus dem Reich, voi. 15, 9.12. 1943, pag. 6130. C'è scritto, tanto per fare un esempio, che la maggioranza degli internati militari costituiva «solo un aggravio ai fini della produzione».


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attraverso una «trasformàzione graduale degli internati militari in lavoratori civili». Vaccari aveva in mente un trasferimento sperimentale dei prigionieri di tre o quattro Stalag. Si dovevano prevedere determinate difficoltà, ma potevano essere superate con la buona volontà di entrambe le parti. Nel dettaglio propose i seguenti passi: in un primo tempo si dovevano individuare fra gli internati «gli elementi ribelli e pericolosi» per trasferirli poi in campi speciali. Gli uomini liberati dovevano essere equiparati agli italiani che lavoravano già da tempo in Germania. Ciò avrebbe comportato per loro la validità di quanto concordato dai due Governi anche prima dell'8 settembre. Tale soluzione implicava tra l'altro il diritto alla tutela sindacale, contratti di lavoro e incarichi assegnati in base alla specifica preparazione dei singoli. Vaccari faceva anche presente che gli internati militari, ancor prima del passaggio -allo «status» di lavoratore civile, avrebbero avuto bisogno di vestiario. Esisteva inoltre il problema dell'alloggiamento, perché non era certo opportuno, per «motivi politici e morali», farli rimanere dove stavano vivendo come «prigionieri». E per quanto concerneva la fase esecutiva del suo progetto chiedeva che venisse garantito il concorso dei sindacati italiani. · Nel suo secondo scritto Vaccari da un lato attribuiva un'importanza particolare all'idea completamente errata che molti tedeschi si facevano degli internati militari, e dall'altro insisteva sulle condizioni in cui erano costretti a vivere 227 . Si opponeva soprattutto al fatto che gli internati militari - a suo avviso forse addirittura «l'élite» del disciolto Esercito italiano - fossero considerati etrattati come traditori. Nel sostenere che questi italiani si trovavano nei campi di prigionia proprio perché «non venendo mai meno al loro senso dell'onore e del dovere avevano eseguito fiduciosi gli ordini dei loro camerati tedeschi», volle dare alla controparte una frecciata senz'altro intenzionale. Lo fece molto probabilmente per motivi tattici, ma la sua asserzione costituì in ogni caso un severo nmprovero. Priva di polemica e incontestabile fu la sua richiesta di «porre riparo per ridare dignità umana agli internati». La chiave del (227) Ambasciata d'Italia Betreuungsdienstelle ftir Mi litar- und Zivilinternierte I/130/G/2, Berlin, den 24. Miirz 1944-XXII. gez. M. Vaccari , PA, Biiro StaatssekJctiir, Akten betr. Italicn, voi. 19.


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successo - per quanto concerne tutti i. problemi già menzionati il 2 1 marzo e nuovamente discussi in questo scritto - secondo Vaccari era il cambiamento di «status». Una valutazione che sembrava trovare conferma nelle esperienze fatte in Italia dalla polizia di sicurezza tedesca. Qui infatti, nell'aprile del 1944, il reclutamento di mano d'opera stava incontrando da molto tempo una massiccia resistenza. Uno dei motivi era il trattamento degli internati militari nei Lager della Wehrmacht. In un rapporto della suddetta polizia si poteva per esempio leggere: <<Ripetutamente è stato detto dai lavoratori che si presenteranno subito volontari per essere impiegati al lavoro se i loro parenti, che si trovano in prigionia di guerra tedesca, verranno liberati ed avviati al lavoro contemporaneamente a loro». Si trattava in genere di casi in cui i padri volevano sacrificarsi per i figli oppure i figli per i loro padri o fratelli . Quella decisione li avrebbe infatti esposti ai bombardamenti aerei alleati sugli impianti industriali della Germania, per non parlare poi del trattamento e delle condizioni di lavoro che i tedeschi riservavano agli italiani. Per liberare i propri familiari dalla prigionia quegli uomini si dimostravano disposti a subire umiliazioni e a rischiare la stessa vita. Persino il Servizio di sicurezza delle SS non metteva in dubbio tale atteggiamento228 . In questo contesto si deve anche ricordare il colloquio avuto dal Duce a Fasano con l'Ambasciatore tedesco nel novembre 1943. Disse allora che i giovani italiani che dovevano andare in Germania per esservi addestrati dalla Wehrmacht, preferivano unirsi ai partigiani, poiché temevano di dover dividere nel Reich la sorte degli internati militari 229 . Il 22 e 23 aprile 1944, quando Mussolini e Hitler si incontrarono nel castello di Klessheim, venne messo in discussione anche il tema «internati militari» 230 . Alcuni protagonisti fascisti nutrirono l'ottimistica speranza che sarebbe stato possibile risolvere in via (228) Der Befehlshaber der Sicherheitspolizei und des SO in llalien III VeH/Eh. 803/44, Verona, den 18.4.1 944, An Abteilung llI D und III e, Betrifft: Arbeiterwerbung ftir Deutschland. ACS, Wehrmacht, Busta 5, F 6, SF l. (229) Vds. precedente pag. 496. (230) 11 22 e 23 aprile 1944 si svolsero quattro colloqui fra Mussolini e Hitler. I relativi verbali sono pubblicati in: Staatsmii1111er und Diplomaien, pag. 406-438, doc. 52-55. In ADAP, E, voi. VII, pag. 662-676, doc. 354 e 355, sono state riportate soltanto le trascrizioni relative ad entrambi i colloqui del mattino.


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definitiva quel difficile problema. Questo avrebbe significato il consenso da parte tedesca ad un cambiamento di «status» di tutti gli internati231 . Mussolini sostenne in effetti che l'internamento dei militari italiani disarmati pregiudicava in maniera più che considerevole la sua opera di ricostruzione in Italia. Riteneva che l' internamento fosse stato un provvedimento saggio ed inevitabile subito dopo 1'8 settembre, ma che nel frattempo avesse avuto conseguenze decisamente negative, perché la sorte di quei prigionieri toccava ben sei o sette milioni di italiani. Erano cifre inferiori a quelle citate da Vaccari, ma non certo trascurabili. In ogni caso il Duce fece notare che si «sarebbe sollevato notevolmente lo spirito del popolo italiano, se si sarebbe potuto verificare un miglioramento della condizione degli internati militari»232 . Il secondo giorno dell'incontro, dopo che Hitler aveva parlato prolissamente degli italiani in generale e degli internati militari in particolare233 , Mussolini, temendo di essere stato frainteso dal partner tedesco, volle precisare quale fosse il suo effettivo desiderio: non era tanto interessato «ad una posizione di maggior favore» degli internati militari quanto ad un miglioramento del clima politico all'interno della Repubblica Sociale Italiana234. A questo proposito Hitler ammise che la situazione non poteva essere definita in nessun modo soddisfacente. Sarebbe stato impossibile fornire una spiegazione plausibile alla presenza in Germania di due diverse categorie di italiani: i prigionieri e i militari addestrati dai tedeschi. In quei giorni, non si dimostrò tuttavia ancora disposto a prendere in esame una soluzione globale, ma osservò con il tono dell'oracolo che era consigliabile «trattare la questione degli internati sul piano individuale». Cosa pensasse in particolare non sembrò molto logico e lo si potrebbe forse attribuire ad un errore di trascrizione del verbale del colloquio, ma da quel momento non si ritenne più di dover escludere in assoluto il passaggio degli internati militari ad un rapporto di lavoro civile235 . Appare almeno chiaro che {23 1) All'Ambasciatore Conte Serafino Mazzolini (vds. precedente nota 221), pag. 10. (232) Staatsmiinner u1ui Diplomaten, pag. 407. (233) Ibid., pag. 427 sgg. (234) lbid., pag. 435. (235) lbid., pag. 429. Questo il testo: «Per operare la scelta giusta non resta che trattare individualmente la questione degli internati militari e selezionare coloro che aderiscono al fascismo, e trasferire col tempo ad un rapporto di lavoro civile quelli che nel corso del tempo


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a Klessheim Hitler non si oppose in maniera categorica ai propositi di modificare le condizioni di vita degli internati militari. Ma non è per contro lecito ignorare che le sue osservazioni in merito allo specifico problema fossero molto vaghe e per nulla impegnative. Vaccari - com 'è comprensibile considerate le sue aspettative commentò il risultato dell'incontro con una sola parola236 : «delusione!» Per gli ulteriori sviluppi della questione risulterà importante che il cambiamento di «status» perseguito da parte italiana trovò da un certo momento in poi - l'appoggio del Plenipotenziario generale per l'impiego della mano d'opera. Alla fine di marzo del 1944 il già citato «Programma Sauckel», che si riprometteva di reclutare entro quello stesso anno 1.500.000 lavoratori nell'Italia occupata dai tedeschi, poteva considerarsi in ogni caso fallito. Era pertanto da escludere un aumento notevole della mano d'opera nel Reich perché non era più possibile reclutare gli uomini necessari in altre regioni . Non restava che incrementare la capacità produttiva mediante determinate concessioni intese a migliorare sotto il profilo qualitativo le condizioni di vita dei lavoratori. E non a caso il Ministero del Reich per l'Alimentazione si degnò alla fine di giugno di autorizzare la distribuzione agli internati militari italiani - ma anche ai prigionieri russi - di supplementi di vitto. Infatti non si trattava più soltanto deJl'aumento del rendimento. Simili misure si erano rese onnai inevitabili per salvaguardare la vita o l'utilizzabilità degli uomini che svolgevano lavori forzati. Il loro stato di salute nell'estate del 1944 era tale da far temere quanto di peggio ci si potesse attendere237 . Il 25 aprile 1944, ossia subito dopo l'incontro dei due dittatori, si tenne al Berghof una riunione, nel corso della quale alcuni capi nazionalsocialisti discussero anche il problema italiano. In base alla stesura del Reichsleiter Borrnann, il Ministro Speer si lamentò perché, a suo avviso, gli Stalag non sapevano utilizzare nel modo si rivelano i naffidabili nel processo lavorativo». Al posto di «inaffidabili» si dovrebbe probabi lmente leggere «affidabili », dato che non avrebbe senso una ricompensa da dare agli internati inaffidabili. Cfr. anche quanto detto da Hitler il 25 aprile (vds. successiva nota 238). (236) A l ' Ambasci atore Conte Serafino Mazzolini (vds. precedeore nota 221), pag. 10; e: Diario S.A.I., Proemio, pag. 14, PADF: «Incontro tra il Duce e il Fiihrer: speranza di so luzione totalitaria del problema; delusione! Il Ftihrer ha detto di no». (237) HERBERT: Fremdarbeiter, pag. 261 sg.; STREIT: Keine Kameraden, pag. 250.


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migliore le capacità lavorative degli internati militari ( «prigionieri di guen-a»). Robert Ley, Capo del Fronte del Lavoro tedesco, affermò a sua volta che i prigionieri potevano e dovevano lavorare di più. Sauckel propose perciò di non modificare 1' attuale organizzazione degli Stalag, ma di affidare al Fronte del Lavoro l'incarico di assistere gli internati e alle .singo]e imprese quello di controllarli durante le attività lavorative. Lo stesso Hitler avrebbe stabilito in quella occasione il rapporto determinante tra nutrizione e aumento del rendimento: quest'ultimo non era raggiungibile senza la prima. · In merito all 'idea di trasformare «la prigionia (sic) degli italiani» in un «obbligo al lavoro» osservò: «Se sì, si fa per il momento soltanto un esperimento locale limitato ad un solo posto! Per ora si sperimenti una singola procedura! Oppure più procedure!» Nemmeno questo sembrava molto chiaro, ma evidentemente respingeva ancora una soluzione globale. Da un altro verbale su] dibattito del 25 aprile si apprende che Sauckel chiese senza mezzi termini «se si riteneva possibile aumentare il rendimento degli italiani, rilasciandoli dalla prigionia per impiegarli come liberi lavoratori». Formulò così esattamente la posizione ripetutamente sostenuta da Vaccari e da alcuni rappresentanti della Repubblica Sociale Italiana. Hitler replicò: «Potrei modificare questo stato di cose. Il Duce me ne ha accennato in occasione della sua ultima visita. Io però ho rifiutato di rilasciare gli internati militari italiani, che vengono definiti tali intenzionalmente e non come prigionieri di guerra. Un maggiore rendimento sul lavoro degli italiani può essere ottenuto solo con un vitto migliore. Non si può pretendere dagli italiani, che vengono nutriti tutt'al più al 50%, un rendimento del 100%». La sua constatazione, che dimostrava come i vertici tedeschi fossero a piena conoscenza del trattame'nto miserabile riservato ai soldati internati, era in notevole contrasto con la nutrizione commisurata al rendimento degli internati militari messa in atto dall'inizio del 1944 su disposizione del Comando Supremo della Wehrmacht. Un ordine impartito da Keitel con il benestare del Fuhrer, se non addirittura in seguito ad un suo esplicito suggerimento. E di ciò si dovrà ancora parlare. Non è comunque possibile trarre conclusioni dalle esatte cognizioni del Cancelliere del Reich per quanto riguarda il suo atteggiamento verso il trattamento - sotto il profilo pratico - dei prigionieri. Hitler riteneva del resto che non era in di"scus-


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sione un rilascio generalizzato degli internati militari italiani: «In singoli casi , per italiani solleciti, volenterosi e politicamente abbastanza affidabili si doveva fare il tentativo di passarli dalla condizione di internati militari al libero rapporto di lavoro dì un lavoratore straniero». Ciò rimandava alla soluzione individuale già prospettata a Mussolini, che avrebbe interessato naturalmente solo poche persone. Ma proprio a tale proposito il protocollo. fu successivamente integrato. Si leggeva ora che, in merito al passaggio degli internati militari ad un «erleichtertes Statut» (statuto attenuato), Hitler aveva ordinato: «Quel tentativo non andava fatto in tutto il Reich, bensì, proponeva, si dovevano fare in singoli casi delle prove campione con singoli Lagen>238. Ma non si arrivò subito a questo. Anche se nel mese di maggio il Ministero degli Esteri segnalò all'Ufficio Assistenza Internati militari e civili qualche agevo1azione, queste si riferivano esclusivamente all'esigenza, sottolineata da Mussolini, di venire incontro all'opinione pubblica italiana adottando determinati provvedimenti. Il passaggio dei prigionieri ad un libero rapporto di lavoro, particolarmente gradito al Duce, venne malgrado tutto espressamente escluso239 . Vaccari apprese dal barone v. Steengracht che negli ambienti ufficiali tedeschi i pareri non erano ancora concordi. (238) Auszug aus der Niedersch1ift des Reichslciters Bormann iiber die Besprechung beirn Fiihrer im Berghof am 25.4.1944 mit Dr. [Hans Heinrich] Lammers, [Martin] Bormann, [Robert] Ley, [F.ritz] Sauckel, [Hans] Fischbock, [Otto] Abetz, [Willy] Liebel, BA, R 43 IV651 (fog li 48-52); ibid., Protokoll (di H.H. Lammers su questa riunione dei capi), Betrifft: Besprechung beim Fiihrer am 25. Aprii 1944 iiber a/ Lé.ihne fiir Manner und Frauen. b/ Arbeitsensatz in Italien und Frankreich (fog li 55-58). Questa seconda e più particolareggiata annotazione fu approvata espressamente da Bormann (foglio 65). I numeri dei fogli si riferiscono alle sole frasi che riguardano l'Italia. Cfr. inoltre: Der Beauftragte fiir den Vierjahresplan, Der Generalbevollmiichtige fiir den Arbeitseinsatz GBA 1137/44 B/st, Berlin, den 3.5.1944, Herrn Ministerialrat Dr. Laue, Reichskanzle i. Tn allegato le aggiunie di Sauckel al verbale di Lammers sul colloquio del 25 aprile (fogli 75-78). Accenni a questo colloquio si trovano anche in PFAHLMANN: Fremdarbeiter, pag. 69 sg.; e in CAJANI: Appunti, pag. 96, che si riferisce, non del tutto correttamente, al 27.4. e si basa su un colloquio presso il Quartier generale del Fiihrer. Yds. inoltre HERBERT: Fremdarbeiter, pag. 261, che cita l'opinione di Hitler di poter reperi re in Italia ancora 3.000.000 unità di mano d'opera. Secondo Sauckel, invece (vds. allegato al 3.5 .1944), da quando aveva avuto inizio il nuovo programma e sino alla fine di aprile erano stati reclutali in Italia non più di 23.000 lavoratori. In base ai documenti del GBA dei circa 600.000 internati militari, quasi 500.000 erano s1a1i impiegati in lavori inerenti all'economia bellica (foglio 76). (239) Diario S.A.l. pag. 19 sg., 16.5. I 944, PADF: Appunti sul colloquio al M inistero degli Esieri del Reich.


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Alcune autorità avevano un atteggiamento positivo verso il cambiamento di «status». Altre invece, fra le quali anche quelle militari, rifiutavano decisamente il progetto240. Tenuto conto di quella situazione non del tutto chiara, gli italiani riportarono il discorso sulla trasformazione - motivata dettagliatamente da Vaccari nei suoi memorandum di marzo e non più rifiutata in toto da Hitler in aprile, cosa che gli italiani probabilmente allora ancora non sapevano - di un gruppo scelto di internati. Nel corso di un colloquio fissato a questo scopo, il Consigliere d'Ambasciata Eitel Friedrich Moellhausen - che sostituiva il suo Ambasciatore Rahn perché ammalato - disse che avrebbe appoggiato il progetto241 . Un deciso passo in avanti fu compiuto - a quanto pare durante la permanenza di Sauckel in Italia. Il Plenipotenziario generale per l'impiego della mano d'opera cercava di organizzare nel mese di maggio il reclutamento di ulteriori lavoratori242 . In quei giorni italiani e tedeschi concordarono di porre mano al passaggio sperimentale dei soldati internati ad un rapporto di lavoro civile. Il l O giugno Vaccari informò pertanto i suoi collaboratori a Berlino della nuova situazione, invitandoli ad accertare con carattere di immediatezza i comandi di lavoro soddisfatti del rendimento degli internati militari da questi impicg~ti. Subito dopo si dovevano proporre i Lager da prendere in considerazione per l'esperimento243 . In effetti nulla più si opponeva alla realizzazione del progetto. Bisognava ancora decidere se gli internati interessati sarebbero stati scelti dall'Ufficio Assistenza o dal Comando Supremo della Wehrmacht, ma il piano non poteva certo fallire per questo244 . Il Ministero degli Esteri tedesco si dimostrò fiducioso nel promettere che l'intera questione sarebbe stata chiarita in una sua prossima Nota 245 ; a quanto risulta, restò però solo una promessa. In ogni caso Anfuso, quandç> ebbe il 17 giugno un colloquio con il Plenipotenziario generale per l'impiego· della mano d'opera, (240) (241) (242) (243) (244) (245)

Jbid., pag. 2 I, I7.5.1944: Verbale del colloquio fra Anfuso, Vaccari e Steengracht. lbid., pag. 42, 27.5.1944. Vaccari si cm recato in Italia il 18 maggio, ibid., pag. 23. HERBERT: Fremdarbeiter, pag. 261. Diario SAI., pag. 47, 1.6.1944, PADF. lbid., pag. 5 1, 5.6. 1944. Jbid .. pag. 61. 12.6.1944.


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non sapeva nulla di un chiarimento definitivo 246 . Si mostrò piuttosto sorprendentemente disorientato, mentre Sauckel era molto ben informato sul punto di vista italiano concernente lo specifico problema. Spiegò al tempo stesso all'Ambasciatore perché erano falliti tutti i precedenti tentativi jtaliani. La responsabilità andava attribuita alla sfiducia nei confronti degli internati militari per i loro orientamenti politici e alle difficoltà di ordine tecnico. Nel frattempo però tutte le riserve ed i problemi erano superati, tanto da poter dare avvio al cambiamento di «status». L'operazione in effetti sarebbe già iniziata - ma non era vero - con il passaggio di alcune centinaia di soldati internati alla condizione di lavoratori liberi. Il colloquio confermò anche che la via decisiva verso una graduale soluzione del problema degli internati era stata impostata in effetti durante lo scarpbio dì vedute tra Sauckel e Mussolini. Originariamente gli accordi definitivi dovevano essere trattati in luglio, in occasione della visita del Commissario del Lavoro Ernesto Marchiandi in Germania. L'incontro del 20 luglio fra Hitler e Mussolini portò poi ad una variazione della procedura. Indipendentemente da tutto questo c'è da osservare che la visione d'insieme della riunione del 25 aprile al Berghof, dello scambio di idee fra Sauckel ed il Duce del maggio e del colloquio del Plenipotenziario generale per l'impiego della mano d'opera con Anfuso nel luglio 1944 rivelava come gli uffici interessati fossero sorprendentemente disinformati sugli aspetti concreti e sull'andamento del progetto. Rientrava in questo quadro anche il comportamento del Ministero degli Esteri fascista che diramò, è vero, in via riservata alle altre autorità il messaggio telescritto di Anfuso, senza volersi però scoprire. La dirigenza ministeriale si dimostrò oltremodo soddisfatta sullo sviluppo riferito da Anfuso. In particolare, a metà giugno, salutò l'intenzione descritta da Sauckel circa un cambiamento graduale di «status», che naturalmente non poteva costituire una novità per essa. Lo stesso Ministero non volle tuttavia immischiarsi direttamente nella questione, anche se in passato - a suo dire - era stato uno dei più decisi fautori della soluzione che si (246) Ambasciata d'Italia Berlino, Telespresso 05387/1058 del 17 giugno 1944-XXII. Al Ministero Affari Esteri, Oggetto: Trasformazione internati italiani in lavoratori civili. F.to Anfuso, ASMAE, busta 165 pos. IY/2/7. Il telespresso fu inviato anche al S.A.I., alla Missione Militare e all'Ufficio ita.liano del Lavoro di Berlino. Il rimprovero mosso in seguito ad Anfuso di aver voluto agire da solo e di propria iniziativa non è pertanto giusto.


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stava delineando. Ci si può pertanto. chiedere se i diplomatici di Mussolini avessero interpretato le affermazioni di Sauckel soltanto come indizio di un mutato atteggiamento di Berlino e si ripromettessero di attenderne le conseguenze d'ordine pratico. In ogni caso si contentarono per il momento di invitare Anfuso a seguire l'ulteriore sviluppo di quella faccenda con la massima attenzione247 . Questa direttiva mise l'Ambasciatore in una posizione particolare, specie per quanto si riferiva ai suoi rapporti con Sauckel. A luglio vi furono in effetti alcuni diplomatici del Ministero di Ribbentrop che si risentirono. Essi manifestarono la loro meraviglia per il fatto che Anfuso trattasse direttamente con il Plenipotenziario generale per l' impiego della mano d'opera la questione del cambiamento di «status», senza interessare il Ministero degli Esteri e l'Ufficio Assistenza Internati che si erano occupati sin dall'inizio della questione248 . Con queste ultime frasi si sono precorsi in parte i tempi. Il 22 giugno 1944 Vaccari era stato informato dal Console generale v. Druffel su ulteriori dettagli del cambiamento di «status», oggetto di attenta discussione ormai da tre settimane. Dopo il benestare di Hitler (che non comprendeva ancora l'ordine esecutivo) sembra fosse stato deciso di trasformare in liberi lavoratori 500 internati per ciascuno dei 6 Lager previsti. In futuro dovevano vivere senza reticolati e sorveglianza. Sperava, come aggiunse Druffel, che non avrebbero tentato la fuga. Gli uomini destinati all' esprìmento in un primo tempo sarebbero stati scelti dalle ditte. La scelta definitiva sarebbe stata effettuata tra le persone da queste indicate. (247) Ibid., Gabinetto, Telespresso N° 1/3254, Ambasciata d'Italia Berlino e p.c. Ministero Forze Armate, On.le Ettore Marchiandi - Commissario Naz. del Lavoro, D.I.E. (Venezia), S.AJ. (Verona), Oggetto: Trasformazione internati italiani in lavoratori civili. F.10 Mcllini. Si tratta di una risposta diretta - non datata - al telcspresso di Anfuso del 17 giugno (vds. precedente nota 246). (248) Diario S.A.l., pag. 113, 16.7.1944, PADF: Appunti sul colloqui b fra Vaccari e il Console generale von Druffel. Si deve tuttavia osservare ancora una volta che Anfuso informò dei suoi passi il Ministero degli Esteri del Reich. Quando, :.d esempio, parlò con il Segreiario di Stato v. Steengracht dei preparativi e degli scopi della 1uova visila di Mussolini a Hitler prevista per la metà di luglio, lo informò anche del colloquio avuto con Sauckel riguardo al cambiamento di «status» degli internati militari: Ambasciata d'Italia, Berlino, lì 28 giugno XXll (1944), Al SegreJario di Stato Serafino Mazzolini, ASMAE. busta 3 1, posizione Germania 1/1 , qui pag. 5.


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Vaccari chiese di essere informato in tempo utile della pratica attuazione del progetto, in modo da· consentirgli di inviare i suoi collaboratori tra gli internati, per spiegare agli italiani prescelti l'importanza e le conseguenze dell'operazione. Perché un risultato negativo dell'esperimento avrebbe potuto far fallire, nel peggiore dei casi, l'intero cambiamento di «status». E il Servizio Assistenza Internati avrebbe cercato di procurarsi in Italia - per quanto possibile - i capi di biancheria e di vestiario necessari 249 . Il 23 giugno Vaccari comunicò ad Anfuso il contenuto del colloquio avuto con Druffel, precisando che i 3.000 internati dovevano essere scelti negli Stalag di sei diverse Regioni militari. La Sezione Giuridica del Ministero degli Esteri del Reich - sezione con la quale Vaccari aveva rapporti diretti - avrebbe preannunciato per la settimana successiva l'invio della Nota relativa250. Il 5 luglio l'Ambasciatore informò in tal senso il Ministero degli Esteri di Mussolini. Lo fece esprimendo il suo pensiero in merito alla posizione giuridica, all'organizzazione sindacale, alle ferie, agli aspetti economici e alla propaganda - sempre inerenti agli internati prescelti - senza però sapere ancora quando l'esperimento avrebbe avuto effettivamente inizio 251 . Cambiamento di scena: I' I I luglio 1944, durante una riunione dei capi alla Cancelleria del Reich su un maggiore ricorso alla mano d'opera straniera, Sauckel accennò al grave problema degli internati militari italiani. Disse infatti a tutti i presenti che la loro «nutrizione del tutto insufficiente» aveva fatto sì che «stavano pressoché morendo di fame». Propose di «chiedere al Fuhrer di far modificare gradualmente lo statuto per questi internati militari». Il giorno dopo (249) Diario S.A.I, pag. 74 sg., 22.6.1944: Appunti sul colloquio fra Vaccari e Druffel. (250) Ambasciata d'Italia Servizio Assistenza Inteniati N.R.P. 68 Riservato-PersonaleSegreto, Berlino, 23 giugno 1944, Ali' Ambasciatore d'Italia, f.to Vaccari, ASMAE, busta 165, posizione IV/2/7. Sempre allo stesso proposito anche il colloquio fra Renato Spanio! e il Dr. Hend ler della Sezione Giuridica del Ministero degli Esteri: Diario S.A.I., pag. 76, 22.6.1944, PADF. (25 1) Telespresso N.592 1/1170, Riservato, Berlino, 5 lugio 1944-XXII, Al Ministero degli Affari Esteri - P.C. 305 e p.c. Servizio Assistenza Internati, Commissariato per i Lavoratori Italiani in Germania, Missione Militare Italiana, f.to Anfuso, ASMAE, busta 165, posizione IV/2/7. L'Ambasciatore si riferi direttamente al telespresso - senza data - n. 1/3254 (vds. precedente no_ta 247) e ciò significa che era .la prima volta, dalla metà di giugno, al suo Min is tero Affari Esteri. Ministero che trasmise poi il telespresso di Anfuso anche ad altri enti, ibid., Ministero deg li Affari Esteri Gabinetto Telespresso N. 8472/62-3-9, 11 lug I 944, f.to Mazzoli ni.


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il Plenipotenziario generale per l'impiego della mano d'opera scrisse in una lettera inviata al Ministro del Reich Lammers: «In base ad attente segnalazioni giunte dal Reich lo sfruttamento ai fini economici degli internati militari italiani è pessimo. Il loro attuale statuto e i metodi per sorvegliarli, non ne consentono la piena utilizzazione, quale deve essere assolutamente richiesta nell' interesse della nostra attuale situazione produttiva. Anche la loro nutrizione, i loro alloggiamenti e il loro vestiario ostacolano un pieno sfruttamento della loro capacità lavorativa». Sauckel chiese pe1tanto di «trattare gli italiani internati in base ad uno statuto» che consentisse «l'eliminazione di questi aggravi e di queste insufficienze». Era una aperta ammissione del maltrattamento dei prigionieri italiani. Egli voleva una correzione solo in base a considerazioni meramente utilitaristiche, perché così facendo si sarebbe ottenuta la liberazione - come accennò l' 11 luglio - <<di energie lavorative non irrilevanti»252 . Una esortazione che non avrebbe forse più avuto motivo d'essere rivolta, dal momento che Hitler e gli ambienti a lui vicini sembravano voler prendere nel frattempo le distanze da una trasformazione sperimentale di un numero limitato di internati militari. Da metà luglio la dirigenza nazionalsocialista esaminò infatti la possibilità di una soluzione totale, ossia di un cambiamento di «status» esteso alla massa degli internati militari. Non si può naturalmente escludere che il nuovo orientamento fosse una diretta conseguenza di quanto sostenuto da Sauckel l' 11 e il 12 luglio, ma non è possibile verifièarlo. È invece certo che il 16 luglio, ossia soltanto quattro giorni prima della visita di Mussolini, il Ministero degli Esteri del (252) Der Prozess gegen die Hauptkriegsverbrecher, voi. 33, doc. 3819-PS, sul colloquio dell' 11 lugjjo 1944, pag. 186-195, citazione pag. 189. HERBERT: Fremdarbeiter, pag. 262, che cita questo stesso documento, ritiene en oneamente che Sauckel espose a Hitler le proprie rimostranze. Da quanto sinora accertato in merito a questa decisione emerge ino ltre che si no a quel momento non poteva essere stato impartito da Hitler un ordine tassativo per il trasferimento. In base ad un messaggio inviato da Speer a Sauckel si è indotti a ritenere erroneamente detta direttiva sia stata trasmessa il 28 giugno 1944. Anche la cifra di 5.000 internati militari - citata da Speer - non può corrispondere alla realtà. Il documento è citato - ed interpretato nella cognizione dell'esistenza di un ordine tassativo - da CAJANl, Appunti, pag. 96. Cfr. in proposito anche quanto scritto alla seguente nota 253: Di~rio S.A.l.. Sull'annotazione di Sauckel in data 12 luglio vds.: Der Beauftragte fiìr den Yiei:jahresplan, Der Generalbevoll machtigte fiir dcn Arbeitseinsatz, Berlin, den 12.7.1944, BA, R 43 IJ/65 1, qui fogli 277-304, citazione al foglio 30 1 sg.


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Reich riteneva ormai imminente una decisione a tale riguardo. Già al solo accenno ad una tale eventualità dovevano ridelinearsi all'orizzonte tutte le difficoltà d'ordine tecn1co che si sarebbero presentate nel corso della pratica realizzazione del progetto. Ciò valeva, per esempio, per il porre rimedio alle già citate condizioni miserevoli del vestiario degli internati militari che dovevano essere rilasciati. Per evitare che simili problemi potessero far fallire l'intera operazione, si pensò persino di chiedere un aiuto alla Croce Rossa Internazionale253 . Nulla era tuttavia deciso, perché i paladini di Hitler stavano macchinando i loro soliti intrighi. Questa volta gli antagonisti erano Speer e Sauckel. La questione venne di conseguenza sottoposta all'esame e alla decisione del Fiihrer254. Hitler, come spesso .faceva, dette tempo al tempo, ·cosicché prima dell'arrivo di Mussolini in Germania si arrivò evidentemente ad una sorta di stagnazione. È quanto apparve anche nei colloqui avuti da Marchiandi durante il suo soggiorno nel Reich dal 18 al 24 luglio255 • Il Commissario italiano del Lavoro affrontò con Sauckel il tema del cambiamento di «status» il mattino del 20 luglio, ossia ancor prima dell'attentato a Hitler e del suo incontro con il Duce verso le 15.00 di quello stesso giorno. Marchiandi disse ciò che anche il Plenipotenziario generale per l'impiego della mano d'opera pensava da qualche tempo, vale a dire che i tedeschi, costringendo più di mezzo milone di internati militari a vivere in uno stato di inferiorità legale, morale e materiale, non facevano che danneggiare (253) Diario S.A.I., pag. 107 e pag. 111, 16.7.1944, PADF: Appunto sul colloquio fra Spanio) e Hendler nell'abitazione di quest'ulti mo. (254) lbid., pag. 112 sg., 16.7.1944: Appunto relativo ad un colloquio fra Vaccari e Druffel. Anche durante questo incontro vennero discusse le difficoltà presentate dalla vestizione degli cx internati. La situazione si presentava oltremodo critica per le calzature che mancavano del tutto. (255) Cfr. al riguardo: Repubblica Sociale Italiana Commissariato Nazionale del Lavoro, 25 luglio 1944-XXII, Appunto per il Duce, Visita in Gemiania del Commissario Nazionale del Lavoro Marchiandi. Con una lettera d'accompagnamento del Ministero Affari Esteri in data 31 luglio l 944, ASMAE, busta 65, posizione Germania l/3 (anche in ASMAE, busca 201, posizione Gemiania 1/ 1-Aa: Visita in Germania del Commissario Nazionale del Lavoro, dott. Eugenio Marchiandi - 18-24 luglio I 944 (in altri documenti il nome di Marchiandi viene indicato come «Ernesto» oppure <<Ettore»). Per una descrizione particolareggiata di questa visita, vds.: Ambasciata d'Italia li Commissario per i Lavoratori Italiani in Germania, Pos. 50/2068 - Pos. 7.V., Berlino, lì 31 luglio 1944/XXTI. Appunto per l'Ambasciatore, f.to Tosi. ASMAE, busta 165, posizione TV/2/7.


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se stessi. E proprio a causa di quelle condizioni gli internati italiani erano praticamente inoperosi. Nel contempo la conoscenza della loro sorte avvelenava l'opinione pubblica in Italia. Davanti ai fatti era inoltre più che lecito chiedersi se fossero davvero giustificate le richieste tedesche di altri lavoratori. Marchiandi attribuiva così lo spreco di mano d'opera al pessimo trattamento. Tra questi e Sauckel regnava concordia. Entrambi aspiravano ad una soluzione su vasta scala, in ultima analisi totale, del problema degli internati. Ma il Plenipotenziario generale, a quanto pare, osava solo sperare che si potesse raggiungere l'obiettivo. In base a quanto detto sino ad ora, non si può stabilire con assoluta certezza se i tedeschi avessero già deciso quale delle due soluzioni adottare ancor prima dell'arrivo di ìy1ussolini o se si avviassero con animo sincero alle trattative. Neppure Sauckel era in possesso di informazioni in merito, sempre che durante l' incontro con Marchiandi nori avesse voluto - per qualche incomprensibile motivo - giocare a poker. Il 20 luglio Mussolini affrontò, come previsto, anche «il problema degli internati di guerra». Per lui - disse - sarebbe stata una «gioia particolare» se Hitler gli avesse fatto un «regalo»256, ed in questo contesto consegnò una «proposta», nella quale veniva detto tra l' altro257 : «1) ... che il potenziale lavorativo degli internati italiani venga sfruttato in pieno per il processo di produzione germanico ... (Per raggiungere ciò doveva essere migliorata la loro situazione materiale). 2) ... sarebbe opportuno avviare la parte rurale degli internati ai lavori agricoli .... 3) Gli internati dovrebbero essere selezionati a seconda della loro capacità di rendimento professionale e manuale ...258 . (256) ADAP, E, voi. VIII, doc. 128, pag. 230-236: «Verbale del colloquio del Fiihrer con il Duce al Quartier generale del Fuhrer in data 20 luglio 1944>>, citazione a pag. 235. Per una descrizione molto immaginosa dell'ultimo incontro fra i due dittatori, vds. SCHMIDT: Statisi, pag. 580-583. (257) Questa «Nota» è stata riportata da DEAKIN: La brutale amicizia, voi. 2, pag. 953-954; cfr. anche la ampia discussione del documento - nell ' ambito del cambiamento di «status» - presso DESANA: L'impiego degli IMI, pag. 109- 118. (258) Cfr. sullo specifico argomento: Ali' Ambasciatore Conte Serafino Mazzolini, Sottosegretario agli Affari Esteri, Salò, 20 Dicembre 1944, PADF. Nella sua lettera (pag. 10


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4) A parte degli internati aderenti potrebbe essere permesso l'inquadramento in vere e proprie categorie militari .... Potrebbe in tal modo venir attuat<;1 una parte del programma del Maresciallo Goring circa l'impiego della Luftwaffe gennanica .... 5) Da quanto precede viene esclusa da parte italiana qualsiasi richiesta di rimpatrio in Italia, in quanto anch'io sono convinto che sarebbe nocivo reintegrare nella madrepatria degli elementi che, a causa delle loro determinate condizioni morali, potrebbero facilmente passare al campo avversario» . Tali punti furono preceduti da una dichiarazione da parte italiana, nella quale si affermava che questa non sarebbe stata in grado di reclutare quel milione di lavoratori richiesti dai tedeschi. La popolazione della Repubblica Sociale Italiana era demoralizzata per la perdita di Roma (4 giugno 1944) e per come stava estendendosi la successiva occupazione degli Alleati nell'Italia centrale259 . E la disperazione della gente aveva fatto nascere 1,m'avversione all'impiego nel territorio del Reich. II fatto che «gli ammalati e gli in val idi

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sg.) Vaccari scri veva che la richiesta formulata a Speer dopo il primo incontro fra Hitle r e Mussolini nell' aprile l 944 - era s tata decisamente respinta dal M inistro. Secondo Speer la Germania non poteva permettersi d i apportare de lle modifiche. Del resto gli s tessi tedeschi non sempre avevano un adeguato posto di lavoro. A suo avviso era sufficien te produrre, ed ogni cambiariiento avrebbe avuto come immediata consegt1enza un calo de lla produzione. Una riduzione c he non si poteva ammettere neppure per un pe riodo limitato. (259) Cfr. sempre a queslO ,proposito il verba le della riunione in data I l luglio l 944 (vds. precedente nota 252), pag. 192. L'Ambasciatore Rahn confermò in ta le occasione questa. valutazione dello stato d'animo deg li italiani. Aggiunse tuttavia c he da un pun to di vista meramente «teorico» sarebbe stato poss ibile ricuperare un mil ione di lavoratori anche dopo aver perso due terzi d i terri torio ital iano. Ma mise ne l contempo in guardia nei c onfront i di un reclutamento coatto, perché c iò sarebbe andato soltan to a scapito della produzione. S i diceva che la produzione bellica in Ita lia fosse in quel periodo pari al 12.5% d i quell a comp lessiva tedesca (ibid., pag. 190). Anche se Sauckel definiva l'i mpossibiltà di appli care il «rigore>> - d i cui era un fautore - quale «bancarotta com r)leta dell'autorità tedesca in Italia» (ibid., pag. l 87), la sua indignazione non poteva certo mod ifi care la realtà dei fatti. Ed e rano proprio i fatti ad impo1Te soluzion i d i compromesso. Kesse lring (ibid., pag. 192) temeva addirittura c he il «continuare la coscrizione obb ligatoria non avrebbe compo rtato solo una perdita della produzione bellica ne ll 'Italia sette ntrionale, bensì la perd ita cli tulio il teatro di guerra». Yds. a conferma di q uesta diagnosi anche l' impressione riportata dal generale Rudo lf Toussaint: Bevollmachtigter Genera i der Deutschen Wehrmac ht in [talien, Komman<lostab la, Nr. 2845/44 g.Kdos., H.Qu., den 29.6. 1944, Lagebcriclu 16.5 .- 15.6.1 944, BA-MA, RH 3 1 Yl/9.


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tornati di recente dai campi di prigionia della Germania» erano in «condizioni miserabili» aveva rafforzato ulteriormente l'atteggiameAto comunque già antitedesco. Hitler condivise i punti di vista italiani e il Duce ne fu particolarmente lieto, perché si era ripromesso di accrescere, con quell'accordo, il prestigio del Governo di Salò260. Nel luglio il suo regime stava finalmente raggiungendo uno scopo perseguito da tanti mesi: un risultato ottenuto nonostante la tenace resistenza della Wehrmacht. D'altra parte dopo il 20 luglio non era possibile attuare senza difficoltà e come programmato gli accordi presi26 1. Nel caso che il Ministero degli Esteri del Reich avesse effettivamente ritenuto che si volesse procedere ad un trasferimento illimitato degli italiani262, questi si era sbagliato, come si evidenziò ben presto. Il 22 luglio la popolazione tedesca apprese da un annuncio del Volkischer Beobachter che si prevedeva di apportare qualche modifica alla posizione degli internati. Riferendosi all'incontro fra i due dittatori, l'organo della propaganda nazionalsocialista pubblicò infatti le seguenti notizie 263 : «Il DUCE (sic) ed il Ftihrer hanno esaminato la situazione e, tra l'altro hanno trattato la questione degli internati di guerra italiani. Sono state fissate le direttive per la risoluzione di questo problema nello spirito degli interessi morali e materiali dei due paesi . Questa risoluzione prevede la trasformazione degli internati di guerra in libé ri lavoratori o l'impiego di essi quali forze ausiliarie nel quadro delle forze armate germaniche». Sin dall' ini zio i tedeschi esclusero dal provvedimento determinati militari italiani, che dovettero quindi rimanere nei campi di prigionia. Nel valutare i risultati di quell'incontro del 20 luglio si deve d' altra parte ricordare che gl i italiani ottennero più di quanto non si fossero ripromessi originariamente di pretendere. Nel1a sua cosiddetta proposta Mussolini <<si limitava a chiedere una trasformazione sperimentale» e ciò trovava corrispondenza nelle riflessioni delle settimane precedenti. La spihta decisiva a favore di un'immediata soluzione totale fu data con ogni probabilità dalla dichiara(260) ADAP. E. voi. VIIJ (vds. precedente nota 256). pag. 236.

(26 1) Verbalc della riun ione dei Consoli italiani in Gennania, tenutasi presso l'Ambasciata d' Italia in Berlino nei giorni 12 e I 3 gennaio 1945/XXIII. ASMAE, bu'sta 65, posizione Germania I/11, qui pag. 2 1 sg. (262) Diario S.A.I.. pag. I 19, 22.7.1944, PADF. (263) lbid .. pag. 120. 23.7. I944.


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zione che era assolutamente impossibile ricuperare in Italia altra mano d'opera nella misura richiesta dai tedeschi. Il che implicava necessariamente il ricorso ad altre soluzioni. Una delle alternative possibili era quella di aumentare il rendimento degli internati militari migliorando le loro condizioni di vita e con il cambiamento di «status» sembrava possibile raggiungere tale risultato. Al Duce fu in ogni caso concésso ciò che egli non aveva certo osato proporre come misura da attuare con carattere di immediatezza264 . Contemporaneamente alla decisione di fare degli internati militari dei lavoratori civili, il regime fascista affidò ad Armando Foppiani -. uno stretto collaboratore di Marchiandi - l'incarìco di Capo Ufficio Assistenza Internati. Vaccari reagì alla sua sostituzione con profonda amarezza, attribuendone la causa soprattutto ad Anfuso. Riteneva che l'Ambasciatore volesse farsi bello con le penne altrui. Geloso com'era, avrebbe inoltre fatto di tutto per tenere all'oscuro l'Ufficio Assistenza degli sviluppi successivi all'incontro fra-Hitler e Mussolini del!' aprile 1944. Dal quadro tracciato da Vaccari delle caratteristiche principali dell'Ambasciatore, emerge così la figura di una persona intrigante, che non si interessava nel modo più assoluto al destino degli internati militari, nonché di un essere falso, egoista e superficiale265 . Il 30 luglio Vaccari si incontrò per l'ultima volta con l' Ambasciatore e, siccome Anfuso si stava dimostrando oltremodo fiducioso circa la realizzazione del cambiamento di «status», gli disse che vi potevano essere notevoli difficoltà. Non ci si doveva (264) lbid., pag. 122, 25.7.1944: Appunto su conversazioni avute dal Ministro Vaccari e dall'ing. Spanio! con l'Ambasciatore Albrecht e con il dott. Hendler dell ' A.A .. (265) Ibid., pag. 124- 130, 27 .7. I 944. Sulla sostituzione di Vaccari vds. anche: Ministero degli Affari E steri , S.A.I., Verona, 27 luglio 1944 XXII, Al Ministro Marce llo Vaccari Berlino, f.to di San Marzano. PADF; e: Ministe ro degli Affari Esteri Il Sottosegretario di Stato, P.C. 305, l Ago 1944 XXII, Al Ministro Marcello Vaccari Berlino, f. to Mazzolini, PADF. Mazzolini riconosceva i particolari meriti di Vaccari, rna dalla sua lettera appare anche evidente l'errata convinzione che in futuro ci sarebbero stati solo lavoratori. Motivò così la nomina dell'esperto in questioni sindacali Foppiani a nuovo Capo del S.A.I. Degli e x internati arruolati nell ' Esercito si sarebbe invece occupata la Missione Militare. Vds. in tale contesto anche BOLLA: Salò, pag. 218, che in data 23 agosto 1944 scrisse: «Mazzolin i è tornato stamane dalla Germania, dove si era recato per assistere alla cerimonia ciel passaggio degli internati alla condizione di lavoratori civili. L 'accoglienza degli internati è stata fredda e ostile, pur senza manifestazioni contrarie». E cont:nuò osservando che da parte degli internati veniva «confermato che Vaccari ha fatto ben poco e che Foppiani è del tutto inadatto allo scopo», come aveva previsto lo stesso Bolla e «detto invano sia a Mazzolini che ad Anfuso».


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assolutamente aspettare che nel corso del!' azione di trasferimento i tedeschi avrebbero salvaguardato gli interessi italiani nella stessa misura di quelli propri. Non per nulla Vaccari sostenne che era necessario continuare ad assistere gli internati militari: una necessità ritenuta tale anche per il futuro che trovò poi conferma in una comunicazione dello stesso Ambasciatore relativa ad un numero imprecisato di internati, fra i quali molti ufficiali, che dovevano rimanere nei campi di prigionia. Per alcuni ciò era dovuto al fatto che non intendevano cambiare campo di propria sponte. Perfino l' impiego in attività lavorative a favore dell'economia bellica tedesca sarebbe stato contrario ai loro principi politici e al loro senso dell'onore. La supposizione di Anfuso che la Dìrezione della Wehrmacht avrebbe considerato questi uomini prigionieri di guerra a tutti gli effetti, consentendo così di farli assistere dalla Croce Rossa Internazionale, era del tutto priva di fondamento. In tal modo rimuoveva una questione spinosa, che secondo Vaccari gli pesava, anche se non lo toccava sotto il profilo umano. Anfuso, fascista convi nto, non fece che minimizzare quel problema con un cinismo pressoché insopportabile. Per lui gli internati che si rifiutavano di lavorare volevano solo continuare a· fare la parte dei martiri. Al loro ritorno in patria questi cercavano solo di trame profitto. Anfuso si dimostrò molto irritato per l'atteggiamento dei pochi ammalati 1impatriati, poiché questi, una volta giunti in Italia, andavano diffondendo l'odio verso i nazionalsocialisti ed i fascisti. E le ragioni per farlo erano moltissime. Vaccari gli avrebbe allora risposto che i tedeschi potevano anche astenersi dal deplorare un simile fatto, perché si trattava di una reazione più che naturale alle esperienze fatte nel Reich. Non si poteva lasciar morire come cani randagi migliaia di uomini aggiunse - per poi pretendere anche la loro riconoscenza. Nel contempo riteneva impensabile che il Governo fasc ista, per pragmatismo politico, accettasse senza protestare simili atrocità. Raccomandò infine di creare in Italia quantomeno dei centri sanitari dove gli ammalati ridotti nelle peggiori condizioni avrebbero potuto riprendersi. E Anfuso accettò questo consiglio266 • In un primo tempo il Ministero degli Este~i del Reich manifestò il suo vivo disappunto per l'avvicendamento del Capo Ufficio (266) Diario S.A.l., pag. 133 sgg.. 30.7.1944. PADF.


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Assistenza Internati. Sembra che la Sezione Giuridica volesse persino far reintegrare Vaccari nel . suo incarico, mentre lo stesso Ministero avrebbe accettato la sostituzione dell'Ambasciatore, definito «individuo viscido come un 'anguilla» . Si trattava soltanto di un uomo «presuntuoso e incapace a rappresentare il suo paese». Ma si riteneva soprattutto indispensabile che il Servizi o Assistenza Internati continuasse ad assolvere i suoi compiti a favore, in un primo tempo, di tutti gli internati e, in una fase successiva, <<per quella certamente non indifferente aliquota di internati che per svariate ragioni continueranno a rimanere tali» 267 . Da parte sua Anfuso non restò inoperoso e continuò ad agire tessendo le sue trame. Fu talmente indegno e meschino da rivolgersi agli cx dipendenti di Vaccari per screditare ai loro occhi la figura del Ministro . Gli rimproverava in particolar modo di non essersi occupato delle questioni amministrative e di aver inoltre creato un ente permeato di eccessiva comprensione umana. Per l' Ambasciatore si trattava in questo caso di un atteggiamento sbagliato, perché, così facendo, Vaccari ed i suoi collaboratori avevano spesso ignorato le fi nalità politiche ed il carattere fasci sta dell'istituzione. Accusava il capufficio di aver trascurato l'aspetto politico, specie nella scelta del personale268 . Ma Anfuso non si limitò naturalmente a questo, tentando piuttosto di sminuire i meriti di Vaccari e di mettere in dubbio la sua attitudine per l' incarico rivestito per mesi anche presso il Ministero .degli Esteri del Reich. A quanto risulta lo fece, almeno in parte, con notevole successo. Quando Augusto Rubini - in rappresentanza del Capo Ufficio Assi stenza - I' 8 agosto ebbe un colloquio con il Consigliere di legazione Doertenbach, addetto alla Sezione Politica del Ministero, dovette cap ire che Anfuso era riuscito a convincere ' il diplomatico tedesco della sua visione delle cose. Si sentì infatti dire che il lavoro dell ' Uffi cio Assistenza era ormai improntato al dilettantismo e che l'ufficio stesso sarebbe comunque ben presto diventato inutile. (267) Colloqu io fra il Dr. Rubini e il Dr. He ndler ali' Auswa rtigcs Amt. 2 agosto 1944 XXll 0 • PADF. Augus10 Rubini era allora il Vicecapo dell'Ufficio di Assistenza. (268) Co lloquio del Dr. Rubini coll'Ambasciatore a Wannsce. 2 agosto 1944, PADF. E risuha a favore di Vaccari il fano che il suo ex.dipendente gli forni sse numerose infonnazioni s ul comportamcn10 d i Anfuso: Promemoria per il Minislro Vaccari (Riservalo), f.to Dr. Aug usio Rubini. PADF. Vaccari annotò di suo pugno che il promemoria era stato serino il 2.8.1944 e consegnalo a lui perso nalmente dal Dr. Rubini il 7 o 1'8 agosto.


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Vaccari si sarebbe inoltre comportato in modo goffo e proprio per questo motivo non aveva riscosso le simpatie dei militari tedeschi. In chiare lettere ciò significava che il Ministro aveva cercato di realizzare le sue idee per il necessario miglioramento delle condizioni di vita degli internati e che non voleva cedere subito, quando il Comando Supremo della Wehrmacht dimostrava di avere tutt'altre intenzioni in merito al trattamento dei prigionieri. Il motivo di quel mutato atteggiamento verso la sostituzione di Vaccari era più che evidente. Doertenbach aveva parlato poche ore prima con Anfuso. L'Ambasciatore preparò il Consigliere di legazione e questi agì esattamente nello spirito del primo. Non mancò nemmeno l'accenno al fatto che uno degli errori determinanti del Ministro era stato quello di circondarsi di concittadini liberati dai Lager invece di avvalersi di diplomatici di carriera. In poche parole, il Capo del Servizio Assistenza Internati aveva lavorato fin troppo col «cuore», trascurando i «necessari accorgimenti diplomatici» 269. Ciò che Doertenbach volle biasimare, poteva essere considerato da un altro punto di vista come un vero e proprio apprezzamento. C'era un uomo che doveva andarsene perché si era comportato anzi tutto e soprattutto da italiano, tenendo conto degli aspetti fascisti solo in seconda linea pur essendo certamente un fascista. In merito alla realizzazione pratica degli accordi presi il 20 luglio il Comando Supremo della Wehrmacht comunicò il 3 agosto 1944 che ufficiali, sottufficiali e militari di truppa nonché impiegati sarebbero passati ad un rapporto di lavoro civile. In particolare il feldmaresciallo Keitel dispose in quest'ordine, indirizzato a ventidue comandi e autorità, che tutti quanti i comandi di lavoro dislocati in Ge1mania dovevano cambiare ·«status», senza però interrompere le attività in corso. La Wehrmacht avrebbe messo a disposizione del Plenipotenziario generale per l'impiego de.Ila mano d'opera tutti i militari italiani già al servizio dei Lager. Il provvedimento aveva validità per i militari ammalati a partire dal momento della loro guarigione. Sarebbero stati rimpatriati solo i giudicati inabili al lavoro in via permanente. Prima di abbandonare i Lager, in un primo tempo tutti gli internati militari dovevano dichiararsi disposti a lavorare nel terri(269) Colloquio de l dott.. Rubini con il consigliere di legazione Dortenbach, 3 agosto

1944 XXIl PADF. 0

,


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torio del Reich sino alla fine della guerra e alle stesse condizioni previste per la mano d'opera civile reclutata in Italia. Chi si dichiarava disposto a farlo avrebbe ricevuto un certificato di rilascio. Tutti coloro che rifiutavano la dichiarazione sarebbero -rimasti prigionieri «sino a nuovo ordine». Poiché il cambiamento di «status» colse relativamente di sorpresa gli enti incaricati di ese:guirlo, non fu tra l'altro possibile provvedere al vestiario necessario. E così gli internati militari lasciarono i La,ger con quello che avevano indosso, che a volte non era molto. In precedenza dovettero togliere qualsiasi distintivo militare. Questa disposizione non si riferiva agli internati italiani già impiegati nell'ambito della Wehrmacht o al di fuori del territorto tedesco. Il loro rapporto di servizio, così si disse, sarebbe stato precisato in un secondo tempo da un 'apposita direttiva. D'altra parte l'ordine del 3 agosto non escludeva in modo categorico I~ possibilità di cedere a Sauckel anche dei militari italiani che si trovassero già presso qualche reparto della Wehrmacht dislocato in Germania. Era inoltre previsto di dare immediatamente inizio alla fase esecutiva dell' operazione di trasferimento per concluderla - al .più tardi entro il 31 agosto270. Sarebbe stata una richiesta utopistica anche se - come le autorità tedesche - ci si basava sull'ipotesi che almeno 100.000 uomini non intendessero sottoscrivere la dichiarazione pretesa271 • Facendo seguito all'ordine del 3 agosto, venne diramata nove giorni dopo la direttiva per il «Rilascio degli internati militari italiani presenti nel territorio del Reich»272 . Un documento che (270) Oberkommando der Wehrmacht Nr. 4713/44 geh. WFS1/0rg(II), F.H.Qu., den 3.8.1944, Betr.: Ùbcrfiihrung der italicnischen Militarintcrnierten in das zivile Arbeitsverhliltnis, gez. Keitel, BA-MA, RW 4/v. 902. Altre copie del documento in: BA-MA, RH 19 X/60, e BA, R 43 II/682b. Cfr. in merito all'ordine del 3 agosto anche KUBY: Verrai auf deutsch, pag. 304, con un compendio dello stesso ordine. Questo venne riportato invece per esteso in una lettera inviata da Anfuso al Ministero degli Affari Esteri. Ma attribuì erroneamente la firma di quell'ordine al generale Warlimont: Per Esteri Posta Civile 305, Berlino, 4 agosto 1944 XX II, Riservato, Telegramma 1349. F.to Anfuso, PADF; e, proprio a tale riguardo, ibid.: Per Esteri, Berlino 4.8.1944, Telegramma Nr. 1350. F.to Anfuso. (271) Appunto sul colloquio telefonico che ha avuto luogo tra il dott. Rubini a Berlino e l'ing. Spanio! a Verona, 3 agosto I 944 XXII, PADF. Un numero tanto elevato di militari ancora internati faceva subito comprendere la necessità di continuare anche per il futuro l'attività del Servizio Assistenza Internati. (272) Oberkom rnando der Wehm1acln Az. 2 f 24.18 y Chef Kricgsgef. Al lg. (Yl)/Org. (lll b)/Allg. (IV) Tgb.-Nr. 05777/44, Torgau, den 12.8.1944, Bctr.: Entlassung der im


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confermava il termine del 31 agosto e 1'obbligo di un impegno scritto. Chi si fosse rifiutato di firmarlo sarebbe rimasto internato. Com'era da attendersi, la supposizione di Anfuso che Berlino avrebbe dichiarato questi ultimi prigionieri di guerra regolari,, non trovò conferma. Il Comando Supremo della Wehrmacht definì nel dettaglio il gruppo di coloro che dovevano rimanere esclusi dal rilascio dall'internamento: tutti gli ufficiali - effettivi e di complemento - ed i funzionari civili di rango equivalente a quello di ufficiale; gli internati militari ritenuti per fondati motivi poco affidabili sotto l' aspetto della politica di sicurezza; gli. inabili al lavoro in via permanente; gli italiani prigionieri di guerra (ed è probaqile che ci si volesse riferire con questo termine agJi italiani costretti a lavorare nella zona di operazioni sul fronte orientale e a quelli che avevano combattuto al fianco degli Alleati)273 ; gli internati italiani che si trovavano nei comandi di lavoro della Wehrmacht (ossia il personale italiano fisso impiegato nei campi di prigionia274 e internati che prestavano servizio presso le unità della Wehrmacht, senza una dichiarata disponibilità ad assolvere compiti ausiliari); e tutte le persone già in precedenza scelte fra la massa dei disarmati per affidare loro «incarichi particolari>>. Quest'ultima disposizione concerneva soprattutto i tecnici dell'Aeronautica e specialisti del genio. La citata direttiva del Comando Supremo della Wehrmacht prendeva in esame anche tutta una serie di questioni amministrative e

Reichsgebiet befindlichen italienischen Militarintemierten, BA-MA, RH 49/35. Altre copie di quest'ordine - con l'aggiunta «firmato d'ordine v. Reumont», ma senza l'elenco di diramazione riportato nel suddetto esemplare - si trovano rispettivamente in: BA, MA, RH 49/101 ; BA, R 43 II/682a e b. (273) Cfr. proprio a tale riguardo: Telegramma in arrivo N. 2553, Bema, 2 1/10/44, f.to Magistrati, ASMAE, busta 78, posizione Germania 7. Il suo testo conferma al Governo italiano per conto della Croce Rossa Internazionale che gli appartenenti al Regio Esercito catturati dai tedeschi venivano considerati prigionieri di guerra, senza essere impiegati come lavoratori civili. Il C.I.C.R. sapeva anche che tulli gli ufficiali effettivi internati in Germania erano esclusi dal cambiamento di «status». (274) Cfr.: Oberkommando der Wehrmacht Az. 2 f 24.I7t Kriegsgef.Org. (III b) Nr. 4088/44, Torgau, den 17.8.1944, Bctr.: Entlassuog der im Reichsgebict befindlichen italienischen Militlirinlernicrtcn, BA-MA, RH 49/35. Si aveva l'intenzione di «assegnare a particolari compiti nell'ambito del settore della Wehrmacht» gli appartenenti al quadro permanente, divenuti superflui nei campi dopo il rilascio degli internati militari.


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procedurali275 nonché l'utilizzazione propagandistica dell'azione di trasferimento. Ciò valeva soprattutto per determinate concessioni circa il rilascio di ufficiali di complemento o richiamati e di funzionari civili276 . Venivano tuttavia stabiliti inoltre i compiti che avrebbe assolto la Polizia segreta di stato (Gestapo) nel quadro di quella operazione277 . Anfuso commentò la categotica esclusione degli ufficiali, asserendo che era dovuta a quanto si era potuto accertare in precedenza nei campi di · prigionia. Risultava infatti che ben pochi ufficiali avessero in animo di accettare l'offerta tedesca. Ciononostante l'Ambasciatore fece presente al Ministero degli Esteri del Reich - e non senza successo - che poteva risultare un grave errore negare la possibilità di cambiamento di «status>> a tutti gli (275) Vds. precedente nota 272. Questi punti si riferivano agli accantonamenti, agli internati nelle prigioni della Wehrmacht (che sarebbero stati rilasciati solo dopo aver scontato la pena e sempre che non vi fossero remore ai fini della sicmezza), al condono delle punizioni discipli nari, alla cura degli ammalati (che sarebbero stati rilasciati solo dopo il «ristabilimento della loro idoneità al lavoro») e al trattamento degli internati cauurati dopo tentativi di fuga . (da rilasciare, previo consenso dei servizi di sicurezza). Sotto il profilo tecnico-amministrativo venne deciso di distribuire per il momento agli internati un certificato di ri lascio. Documento che sarebbe stato ritirato dalla polizia al momento della consegna di un passap0110 per stranieri. A questi internati si dovevano anche restituire i loro oggetti di valore. Vennero loro però rimborsati so.ltanto gli iroporti in marchi ritirati dopo 1'8 settembre I943. Valute straniere e dracme andavano inviate direttamente ali' Ambasciata italiana, mentre i Lager avrebbero consegnato alla polizia - previa autorizzazione della Gestapo - tutti gli oggetti o documenti trattenuti per motivi di sicu rezza, come gli apparecchi fotografici o le radio. Lo stesso procedimento "'.aleva per documenti di riconoscimento civili, passaporti e fotografie. Era inoltre previsto di trasmettere una prima relazione sulle operazioni di rilascio il 25 agosto e quella conclusiva il IO settembre 1944. (276) Oberkommando der Wehrmacht 2 f 24.18y Chef Kriegsgef.Allg. (VI)/Org. (ITJ b)/Allg. (IV) Tgb.-Nr. 05777/44 2.Ang., Torgau, den 18.8.1944, Betr.~ Entlassung der im Reichsgebiet befindlichen italienischen Militarinternierten, BA-MA, RH 49/35. Vi si leggeva che - dopo la firma della dichiarazione - dovevano essere rilasciati anche «gli ufficiali e gli impiegati civili italiani in congedo che stavano già lavorando o che fossero disposti a lavorare». Si doveva sfruttare propagandisticamente queslO fatto per il reclutamento di altri <<ufficiali o funzionari di complemento» per l' impiego in attività lavorati ve. Un'altra copia si trova in BA, R 43 IV682a. Nell'ordine del 12.8. (vds. precedente nota 272) si parlava de lla possibilità da parte. degli uffici propaganda dei vari Gau (distretto amministrativo) di sfruttamento propagandistico del rilascio. Prima del ri lascio bisognava far presente agli internati militari che «dovevano ta riconquista della libertà un icamente all' intercessione del Duce e alla magnanimità del Fuhren, . (277) S tamm lager IV D, Nr. 820/44, Torgau, am 28.8. 1944, Betr.: Nachweis tibcr Lager ehemaliger italienischer Militarinterniener an die Gestapo, BA-MA, RH 49/1 OI. Nel!' ordine originale (vds. precedente nota 272) si precisava che si doveva consentire alla Gestapo di prendere visione dello schedario del campo di prigionia.


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ufficiali. Perché, messi a confronto con l'offerta, anche coloro che ri fiutava no il trasferimento, avrebbero dovuto constatare cosa aveva ottenuto il Duce a favore dei connazionali internati. Anfuso ne faceva una questione di principio e di propaganda. Non si aspettava un cambio di campo da parte degli ufficiali. Specie tra gli ufficiali di carriera l' Ambasciatore prevedeva un netto rifiuto 278 . I vari Comandanti dei prigionieri di guena diedero subito avvio all'operazione che doveva essere svolta «con la massima sollecitudine». A livello inferiore furono resi responsabili gli Stalag competenti, che collaboravano a loro volta con gli uffici del lav'oro interessati. E per non compromellere il ritmo produttivo, cercarono di sbrigare quella faccenda «per quanto possibile durante i turni di ri poso>>. Per quanto riguardava la procedura, si leggeva: «Bisogna indurre gli internati militari italiani a sottoscrivere la dichiarazione». Era solo un caso che ciò suonasse come un voler esercitare massicciamente la propria influenza279 ? Non si dispone di molte notizie sullo svolgimento della prima fase di quell'operazione, ossia su quanto accadde nei vari Lager durante il mese di agosto. Si può comunque apprendere da qualche documento ufficiale e dalla memorialistica che i tedeschi non andavano per il sottile. Presso il comando di lavoro di Wittenau, che dipendeva dallo Stalag III D di Berlino, la maggior parte degli internati si sarebbe rifiutata di sottoscrivere la dichiarazione. Co(278) Ambasciata d'Italia, Berlino, lì 15 agosto 1944-XXII, Al Duce Ministro degli Affari Esteri , f.to Anfuso, ASMAE, busta 31. posizione Gennania 1/1, qui pag. 3 sg. Cfr. soprattutto la dirc lti va del 18 agosto (vds. precedente nota 276), che apportava - esclusi g li ufficiali d i carriera - qualche mod ifica . Quanto accennato da Anfuso il 15 agosto circa una presenza nei campi di prigionia di quasi 30.000 ufficiali (pag. 3) non era esatto. Vds. anche tabella 18. pag. 416. (279) Kommandeu r der Kriegsgefangenen im Wehrk.reis IV Az. 2 f la K/Nr. 5121/44, Drcsdc n, den 14.8. 1944, Betr.: Entlassung dcr im Re ichsgebi e1 bcfindlichen italienischen Mi. ln1crn ic1ien, gez. v. Block, Gcncralmajor, BA-MA, RH 49/101. L' interesse per un ril ascio quanto più possibile totale degli internali era dovuto anche a semplici motivi di carattere tecnico-amministrativo. Nelle aziende e nelle fabbriche dove una parte degli internati militari si rifiutava d i firmare la nota dichiarazione, s i doveva ad esempio provvedere alla separazione degli a lloggiamenti. Era stato ino ltre dis pOSlO di limitare al minimo indispensabile g li sposlamenti del persona le. S0pra1tutto si volevano lasciare i nuovi lavoratori civili a llo stesso posto di lavoro avuto come internati. Minacciavano infatti complicazioni quando per esempio si trovavano a lavorare l'uno accanto all'a ltro o l'uno insieme all'altro un obiettore con un iialia no che aveva o ptato per l' a ltra parte o per il cambiamento cli «status». E la decisione (di cui s i tratterà in segu ito) di rinunciare alla fine ad ogni dichiarazione scritta degl i internati per il loro rilascio va considerata anc he sotto questo punto di vista.


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minciarono così i maltrattamenti a base di pugni e schiaffi, ma vennero messe in atto anche altre misure coercitive. Alla fine gli internati si videro costretti a trascorrere una notte intera in piedi, all'aperto, senza considerazione alcuna per il pericolo . derivante dalle incursioni aeree280 . Episod_i del tutto simili si verificarono il 20 agosto ·nello Stalag XI B di Fallingbostel. Qui venne concessa agli internati un'ora di tempo per decidere se volevano diventare lavoratori civili o rimanere «prigionieri di guerra». Quando i militari italiani del comando di lavoro 6247 rifiutarono senza eccezione il cambiamento di «status», gli addetti alla fase esecutiva dell'operazione sfogarono la loro rabbia \olpendoli con calci e pugni. Alla fine, dopo aver subito ulteriori vessazioni, nove italiani si dichiara~ rono disposti a diventare «civilì lavoratori», mentre gli altri ventidue preferirono la prigionia281 . I te·deschi ricorsero alla violenza anche nello Stalag VI A di Hemer, dove nessuno dei 400 internati che lavoravano a Iserlohn volle aderire alla richiesta. E tanta ostinazione (280) Ali' Ambasciatore Mazzolini e p.c. Ali' Ambasciatore d'Italia in Germania Filippo Anfuso, clou. Foppiani, Dirigente gli Uffici assistenziali, 6 agosto 1944, f.to M. Vaccari, PADF. È interessante apprendere dallo scritto di Vaccari che membri della colonia italiana a Berlino svolgevano presso gli internati una propaganda contraria. E non trascurò neppure di richiamare ancora una volta l'attenzione di Anfuso sul fatto che la politica della segretezza attuata dall'Ambasciatore dall'aprile al 20 lugl io 1944 aveva impedito - e non in modo irrilevante-di iniziare in tempo utile un'azione di propaganda intesa a preparare gli internati al previsto cambiamento di <<Status». Esortò inoltre l'Ambasciatore a compiere presso i tedeschi i passi necessari per indurli a modificare i loro metodi. (281) MONCHIERI: Diario, 20./21.8.1944, pag. I03 sgg.; il relativo compendio è stato pubblicato da PIASENTI: li lungo inverno, pag. 246 sg. L'autore del Diario riferisce che gli internati militari potevano aderire quali «lavoratori civili, militari in formazioni tedesche, militarizzati dell'organizzazione Todt», oppure a rimanere «prigionieri di guerra». In linea di massima è difficile stabilire quale modo di procedere possa essere citato come campione rappresentativo per i singoli campi di prigionia. Nello Stalag VIII A di Gorlitz i prigionieri vennero ad esempio informati il 21 agosto sugli accordi fra Hitler e Mussol.ini. Il 30 agosto, su un gruppo di 300 uomini, tutti - meno sette - avrebbero firmato la dichiarazione senza essere ancora a conoscenza dei particolari del rilascio. Poterono godere subito del.la libertà, vale a dire fu loro concesso di abbandonare il campo di prigionia. Il Lagerge/d (marchi da campo), privo di valore al di fuori dei reticolati, fu loro cambiato in Reichsmark, cioè in moneta ufficiale, BOTTA: Diario di prigionia, pag. 211-215. Ma bisogna anche aggiungere che aUa data del I O luglo 1944 i militari italiani inlemati nel campo di Gorlitz erano complessivamente 9.024 e che due mesi dopo ne erano rimasti nel Lager 8. 154. Non è quindi possibile generalizzare la reazione di quei 300 uomini. Lo si deve precisare in quanto conferrna la tesi sostenuta dalla presi,ite indagine, ossia che la grande maggioranza degli internati rifiutò un cambiamento volontario del proprio <<Status», visto che il 1.9. ben 460.000 di loro vivevano ancora negli Stalag e Oflag.


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non era certo priva di pericoli, perché poteva comportare persino l'invio in un campo di punizione2s2 . Le autorità tedesche non nascosero la loro sorpresa nell 'apprendere che la massa degli internati non intendeva passare dal!' altra parte neppure in veste di lavoratori civil i. Ma vi fu anche chi non tardò a metter in conto prevedibili complicazioni. Già 1' 8 agosto il Console generale v. Druffel disse a Rubini «che sarebbe meglio liberare in blocco tutti gli internati senza chiedere loro di impegnarsi più o meno a lavorare in Germania». Ferma restando la possibilità di allontanare dai militar_i italiani impegnati nelle varie attività «tutti quegli elementi o inabili o pericolosi o comunque indesiderati» 283 . Due giorni dopo questo colloquio venne indetta al Ministero degli Esteri tedesco una riunione che stabilì le direttive - per il momento valide - per il cambiamento di «status». Agli internati andava detto soltanto che il Duce, presi accordi con Hitler, ordinava loro di lavorare come liberi lavoratori civili nel territorio del Reich sino al termine del conflitto. E chi non accettava di fare la relativa dichiarazione sarebbe rimasto nei Lager284 . Come già illustrato, la prima offerta tedesca non sembrò molto attraente. Per quanto concerne i rifiuti ebbe certamente un ruolo importante il trattamento subito dagli italiani nei mesi precedenti, che spesso equivaleva ad un maltrattamento. Si crearono spaccature insormontabili. Si deve inoltre tenere naturalmente conto della resistenza di principio, opposta per motivi politic i. Gli internati

(282) RAFFAELLI: Fronte senza eroi, pag. 75-83. (283) Colloquio del Dr. Rubini con il Console generale von Druffel ali ' A.A., 8 agosto 1944 XXIl 0 • PADF. (284) Colloquio del dott. Rubini con il clou. Hendler all 'A.A., 10 agosto 1944 XXI!0 , PADF. Anche in questa occasione venne detto che sarebbero stati trasferiti. per il momento soltanto i sottufficiali e i militari di truppa. Gli ufficiali rimanevano invece nei campi di prigionia, anche se i tedeschi si attendevano proprio da questi qualche reazione negativa, soprattutto dagli ufficiali di complemento o ~a quegli ufficiali che si erano dichiarati già prima disposti a svolgere attività lavorative. Rubini fece presente che tale esclusione avrebbe potuto irrigidire l'atteggiamento d'opposizione degli ufficiali, con probabili conseguenze sfavorevoli per il loro trasferimento, previsto in un secondo tempo. In ogni caso entrambe le pani erano d'accordo che sarebbe stato necessario continuare la discussione del problema.


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disposti a cambiare «status» sarebbero stati comunque soltanto il 30% circa, mentre gli altri - come si vedrà in seguito - furono costretti a farlo dietro ordine2 85 . Le riferite riflessioni presso il Ministero degli Esteri implicavano una tale procedura, che risultava fra l'altro vantaggiosa sotto il profilo amministrativo. Questa tendenza ad obbligare gli internati a scegliere il lavoro civile appare chiaramente da una frase che il Comando dello Stalag IV D di Torgau aggiunse alla direttiva di rilascio trasmessa il 14 agosto dal Comandante dei prigionieri di guerra, della IV Regione militare286 . Vi si leggeva287 : «Considerato l'enorme valore attribuito al fatto che tutti gli internati militari italiani vengano trasferiti al rapporto di lavoro civile, si deve disporre il trasferimento come ordine». I prigionieri rilasciati dovevano comunque sempre sottoscrivere la nota dichiarazione, ed i comandi di lavoro ricevettero disposizioni di comunicare entro il 23 agosto il numero di coloro che «si fossero opposti all'ordine di trasferimento». Istruzioni che facevano comprendere come la Wehrmacht non si attendesse una grande disponibilità da parte degli italiani è che evidentemente non teneva in gran conto il principio della volontarietà. La regolamentazione definitiva in merito ad una operazione di questa difficoltà fu ordinata dal Comando Supremo della Wehrmacht il 4 settembre 1944288 . In base ai nuovi criteri di massima la parte tedesca rinunciava per il futuro alla firma della dichiarazione impegnativa richiesta sino a quel momento. Ciò significava che tutti (285) Partilo Fascista Repubblicano Segreteria Generale Fasci Estero e O ltremare, Prot. 0064 10/Ris. Posz. 3/CIS/RIS, P. da C. 704, 18.11.1944 XXIIl 0 , Appunto per il Duce, ASMA E, busta 31,.-posizione Germania I/2. (286) Vds. precedente nota 279. (287) M.-Sramrnalager IV D, A. 797/44, Torgau, am 18.8.1944, Betr.: Entlassung der im Reic hsgebiet befindlichen italienischen Mil.-Internicrten, BA-MA, RH 49/101. (288) Oberkommando der Wehrmacht Az. 2 f 24.!8y Chef Kriegsgef. Allg. (VI) Nr. 05895/44, Torgau, den 4.9.44, Betr.: Entlassung der im Reichsgebiet befindlichen ila!. Mii. lnt., gcz. von Reurnont, BA, R 43 ll/682 a. Veniva tuttavia ribadito che per quanto concerneva i trasferimenti erano sempre valide le eccezioni previste dagli ordini a riferimento del 12 e I 8 agosto I 944 (vds. preceden ti note 272 e 276). Cfr. a questo proposito anche: Oberkommando der Wehrmacht Az. 2 f 24.73n Chef Kriegsgef.Allg. (Ja)/Allg. (VI) Nr. 5 141 /44, Torgau, den 20.9. 1944, Berr.: Entlassung dcr im Reichsgebiet bcfindlichen ital. Mii. lnt. in den zivi len Arheitseinsatz, gez. von Reurnont , BA-MA, RH 49/35. Le dichiarazioni di disponibilità firmate fino al 4 settembre dovevano essere consegnate - qualora richieste - agli inlernati rilasciati dai Lager oppure distrutte dopo un certo periodo di tempo.


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gli internati militari sarebbero stati rilasciati senza formal.ità per essere impiegati come lavoratori civili. Anche quei soldati italiani che si erano in precedenza rifiutati di cambiare «status» ricevettero ora un certificato di rilascio ed eran o considerati - volenti o nolenti - liberati! Furono di conseguenza affidati agli uffici del lavoro ed alla Polizia segreta di stato, mentre i singoli Lager avrebbero dovuto segnalare entro il 23 settembre la completa attuazione di quella misura coercitiva2 B9. Detto soltanto fra parentesi, l'azione suscitò un certo malcontento fra gli italiani che collaboravano già con i tedeschi come combattenti o ausiliari. Non ritenevano giusto - a quanto pare che gli internati militari potessero diventare lavoratori liberi nel!' ambito dell'economia tedesca290 . Più interessante sotto il profilo storico, rispetto a tali effetti secondari, appare il fatto che evidentemente vigevano disposizioni particolari per gli italiani impiegati nei battaglioni di lavoro. Quanto meno fino alla fine di settembre questi dovettero sottoscrivere una dichiarazione di voler lavorare alle stesse condizioni previste per la mano d'opera civile reclutata in Italia prima del 1° aprile 1944. Nel contempo, anche se rilasciati ufficialmente dall'internamento, rimanevano forzatamente «lavoratori obbligati al servizio presso la Wehrmacht». Quest'ultima assicurò loro che né in Germani a né in patria potevano in qualche modo essere chiamati al «servizio militare». Essa garantiva alloggio, vitto, vestiario, tuta da lavoro e biancheria. La Direzione della Wehrmacht assicurò inoltre l'assistenza sanitaria e un aiuto adeguato in caso di incidente. La paga corrisposta a partire dal 1° settembre sarebbe stata più che sufficiente per gli interessati e le loro famiglie. Nel complesso - così la propaganda - il cambiamento di «status» comportava «una vita ordinata e sicura nonché i vantaggi del lavoratore libero». I tedeschi consideravano inoltre la firm a come una conferma del fatto che gli (289) M.-Stammlager IV D, A. 831/44, Torgau, am 8.9.1944, Betr.: Entlassung der im Reichsgebiet befindlichen ital. Mil.-lnterniertcn, BA-MA, RH 49/.1 OI. In questo documento viene riportata nel modo più dettagliato la direttiva del 4 settembre (qu i datata 5 settembre). Non è stato possibile trovarne l'originale. Rimasero esclusi gli internati militari impiegati nell'ambito della Wehrmacht e - almeno in parte - il personale sanitario. (290) Kommandant Ost-Àgliis Abt. le Br.8.Nr. 6720/44 geh., St.Qu., den 5.9. I 944, Betr.: Ie-Beitrag zum la-Lageberieht, BA-M A, RH 26-1007/25. Anche ·se non sono state trovate altre indicazioni del genere, si deve presumere che questo atteggiamento non si limitasse ai soli italiani presenti a Rodi.


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italiani si sentivano trattati bene dalla truppa e volevano pertanto continuare a lavorare per la Wehrmacht2 9 1. Vi furono po.i alcuni internati pronti ad affermare di essere stati trattati meglio ·dalle Forze Armate tedesche che non dopo il cambiamento di «status» dalle competenti organizzazioni civi]i292 , Ma va subito detto che affermazioni di questo tipo non possono essere generalizzate. La dichiarazione che qualche internato militare se la passasse ancora peggio come lavoratore civile significò nel migliore dei casi che l'uno o l'altro precedentemente viveva forse davvero relativamente meglio. Ma ciò non significa senz'altro che questi - e tanto meno la massa degli internati - stesse bene presso la Wehrmacht. Alcune testimonianze rilasciate da ex internati sulla fase esecutiva di quella operazione destano l'impressione che questa si sia svolta sino alla fine di settembre all'insegna del disordine. Non sembra affatto che in seguito all'ordine impartito il 4 dello stesso mese i trasferimenti avvenissero in modo semplice o senza formalità. Pare che gli internati militari continuassero ad essere costretti con le intimidazioni, la minaccia delle armi e l'uso della violenza fisica a sottoscrivere un documento di rilascio necessario ai fini amministrativi: una procedura che valse anche per gli ufficiali, sebbene in epoca successiva293 . Ci furono quelli che alla fine (291) Arbeits-Bataillon (L) 10., Berlin-Kaulsdorf, den 29.9.1944, BA-MA, RH 49/118. Agli atti si trova un appunto manoscritto - senza dala - dal quale risulta fra l'altro che la «lettura» della succitata disposizione del 29.9. fu obbligatoria. Ciò significa che quelle notizie manoscritte furono fatte quasi contemporaneamente. Si precisava inoltre che il cambiamento di «status» non comportava la perdita dei «sussidi famigliari». Dopo la finna si poteva «pagare subito in valuta tedesca». Vi si diceva inoltre: «Libera uscita og11i sera fino alle ore 22.30. In merito bisogna precisare che ogni ritardo viene punito. L'ordine deve essere come sempre garantito». Le nuove disposizioni non avrebbero procurato agli ex internati il minimo svantaggio, prevedevano piuttosto «solo agevolazioni» d'ogn i genere. Agli internali che esprimevano «qualche riserva», si dovevano fornire tutti i chiarimenti ritenuti necessari. Era consentito continuare a portare le proprie decorazioni e onorificenze, ma non i distintiv i di grado. Il cambio della valuta sarebbe stato limitato per il momento al controvalore di cinque marchi. C'è infine da osservare che questo battaglione di lavoro indicato nelle statistiche (vds. tabella 16, pag. 414) co~1e Arb. Btl. Nr. 202, era stato denominato - dal 1° ottobre 1944 Arb.Btl.(L)JO.Cfr.MATIIELLONOGT:DeutscheKriegsgefangenen-undlntemierteneinrichtungen, voi. 2, pag. I 18. (292) Yds. precedente nota 285: ASMAE, busta 31. (293) Una raccolta di queste testimonianze è stata pubblicata da PIASENTI: li lungo inverno, pag. 243-280. Sono però riferi te in parte ad un periodo successivo. Cfr. inoltre: Resistenza senz'armi, pag. 210-214; per quanto concerne in particolare le coercizioni subite


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accettarono e altri che rifiutarono nel modo più categorico qualsiasi collaborazione. Dalla memorialistica risulta come fossero difficili i rapporti fra quei diversi gruppi di persone. A poco a poco i tedeschi cercarono di convincere persino gli ufficiali a svolgere qualche attività lavorativa, sia con determinate concessioni formali, sia attraverso massicce pressioni fisiche e psichiche. Alla fine si arrivò ad un impiego forzato al lavoro di un gran numero di questi. Di tutto ciò si parlerà in seguito. Si fa però notare che le circostanze qui accennate sono state descritte in modo esemplare per l'Oflag 83 di Wietzendorf294 . Sulla sorte degli internati diventati lavoratori civili si ritornerà nel prendere in esame il trattamento avuto da tali militari italiani e le condizioni in cui dovettero svolgere le varie attività lavorati ve295 . Prima di affrontare detto argomento c'è da chiedersi quanti furono gli internati che, al termine del cambiamento di «status», vollero o dovettero rimanere nei Lager. Ci si riferisce in questo caso agli italiani che continuarono ad essere impiegati nell'ambito della Wehrmacht, a quelli considerati elementi pericolosi o gli altri che si erano rifiutati sin quando possibile di svolgere un qualsiasi lavoro a favore della Germania nazionalsocialista. Il 4 novembre presso il Comitato Interministeriale per l'assistenza agli ex internati di Salò si parlò di circa 80.000 internati inquadrati in massima parte nei «battaglioni di lavoro» 296 . In un appunto per Mussolini si leggeva dagli ufficiali nello Stalag II B di Hammerstein. vds. TONI: Non vinti, pag. 99-119. E sempre in merito alle continue pressioni esercitate sugli ufficiali per indurli a lavorare, cfr. anche CAPPUCCIO: Diario, pag. 268. Per quanto concerne invece le motivazioni del rifiuto, vds. CORTELLESE: Perché siamo rimasti nei campi, pag. 27-30; Prigionieri in Germania, pag. 170-214. (294) TESTA: Wierzendorf. pag. 199-236. concernente il periodo luglio 1944-marzo 1945. (295) Vds. successiva pag. 647-694. (296) Verbale della riunione del Comitato Interministeriale per l'assisten1..a agli ex internati avvenuta il giorno 4 novembre 1944 presso il Ministero degli Affari Esteri, ASMAE, busta 201, posizione Germania 1/1 -F-5. L'ordine del 12 agosto (vds. pag. 578, nota 272) prevedeva una «disposizione particolare» per quegli internati militari rima5ti nei comandi di lavoro della Wehrmacht ed esclusi dai trasferimenti. Il 24 ottobre fu tuttavia precisato che «per ora non c'era da aspettarsi» una tale disposizione. Così quegli uomini restarono «sino a nuovo ordine nell'internamento»: Oberkornmando der Wehrmacht Az. 2 f 24. I8y Kriegsgef. Allg. (VI) Tgb. Nr. 05777/44, Torgau. den 24.10.1944, Betr.: Entlassung der italienischen Militarinternierten in den zivilen Arbeitseinsatz, BA, R 43 1I/682d; un'altra copia si trova in: BA-MA. RH 49/35. Al tempo stesso per gli internati non rilasciati bisognava «trattenere nei campi di prigionia e negli ospedali militari un numero sufficiente di medici e di altro


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che fra gli italiani rimasti prigionieri si trovavano. più di 20.000 ufficiali, ai quali egli doveva rivolgere qualche parola di ammonimento, affinché prestassero volontariamente servizio di lavoro 297 . La relazione più dettagliata sulla situazione dei militari ancora internati la fornì il Capo della Missione Militare. Alla fine del 1944 Morera riferì di aver fatto presente all'Ufficio Assistenza in quali precarie condizioni di vita continuassero a trovarsi i generali italiani. Anfuso se ne era occupato personalmente, ma siccome generali e ammiragli non intendevano nel modo più assoluto rilasciare dichiarazioni di lealtà al Governo della Repubblica Sociale Italiana, la Missione Militare si trovava nelJ' impossibilità di intervenire a loro favore298 . Dopo l'intervento dell'Ambasciatore Anfuso il Comando Supremo della Wehrmacht si era dimostrato disposto a modificare gli ordini relativi agli ufficiali inferiori e superiori. Era stato di conseguenza còncesso - quanto meno agli ufficiali di complemento che avessero sottoscritto una relativa dichiarazione - di diventare lavoratori civili. Sempre secondo Morera, gli ufficiali che si erano avvalsi dell'offerta erano stati 3.000, sui 15.000 che si trovavano verso la fine dell'anno ancora nei campi di prigionia. Da parte tedesca si faceva comunque di tutto per ricuperare - specie fra gli ufficiali di complemento più giovani - il maggior numero possibile di lavoratori. Per contro gli ufficiali in servizio permanente effettivo - nonostante i tentativi compiuti dall'Ambasciata d'Italia fascista per far loro estendere quanto concordato il 20 luglio rimanevano· come sempre esclusi dal cambiamento di «status». Venivano ritenuti elementi pericolosi ed un eventuale rilascio personale sanitario italiano per la loro assistenza». Il personale medico in soprannumero così come gli internati militari trasforn1ati in lavoratori civili - veniva messo a disposizione degli uffici del lavoro per i vari Gau: Oberkornmando der Wehnnacht Tgb. Nr. 4733/44 Chef Kriegsgef/Ch W San (H S In/Wi G IV), Berlin, den 20.8.1944, Bea·.: Entlassung der im Reichsgebiet befindlichen ital. MiliUirinternierten, BA, R 43 II/682 d. (297) Minister.i degli Affari Esteri, Appunto per il Duce sull'assistenza agli internati, P.C. 305, il 23.12.1944 XXTn, ACS, S.P.d.D., busta 5 1, F 618. Questo appunto compendiava in modo molto succinto - con qualche precisazione - il verba le della riun ione del Comitato Intern1inisteriale vds. precedente nota 296. (298) Missione Mi litare Italiana in Germania: Relazione sintetica sull'attività svolta dalla Missione durante i mesi di novembre e dicembre 1944-XXIII, f.to Morera, ACS, S.P.d.D., busta 22, F 153, SF 6, qui pag. 12.


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tenuto conto dell'atteggiamento avuto sino allora dalla maggioranza - avrebbe potuto avere riflessi decisamente negativi 299 . Morera aveva preso accordi con il Comando Supremo della Wehrmacht per l'assunzione dei sottufficiali e dei soldati internati «come soldati italiani nella W.H.», ossia nella Wehrmacht (Heer). L'Addetto Militare attribuiva a questo risultato anche una importanza sotto l'aspetto morale in quanto <<diverse migliaia di militari italiani» avrebbero perso lo «status» di internati. Egli sperava soprattutto di poter ricuperare in tal modo un numero notevole di soldati per le nuove Forze Armate di Mussolini300• Ma sino alla fine del febbraio 1945 non si verifièò in pratica nessun cambiamento per questa categoria di persone,- giudicata da lui potenziale riserva di volontari301 . Anche la situazione dei generali e degli ammiragli tiniase immutata sino al 18 gennaio. Lo stesso. giorno fu irppartito l'ordine di sgomberare l'Oflag 64 Z di Schocken, uno Zweiglager dell'Oflag 64 di Altburgund nella XXI Regione militare. In quel periodo vivevano ancora a Schocken 159 generali e ammiragli o colonnelli nonché capitani di vascello incaricati di grado superiore. Ma 27 di loro erano così ammalati o debilitati da non essere in grado di percorrere a piedi i 450 chilometri che separavano il campo da sgomberare dal loro nuovo Lager, lo Stalag ID A di Luckenwalde, situato a circa 60 chilometri a sud di Berlino. È significativo che ancora alla fine di febbraio la Missione Militare Italiana non sapeva cosa fosse accaduto a questi ufficiali, perché i tedeschi non avevano dato informazioni. Morera riteneva che alcuni fossero stati catturati nel corso dell'avanzata delle unità sovietiche302 : ciò corrispondeva al vero per la maggior parte di questi e significò la salvezza per quegli uomini che la scorta abbandonò a se stessi a metà strada e fuggì. Furono soltanto otto i generali che raggiunsero il Lager di Luckenwalde, mentre altri sei (299) Ibid., pag. 13 sg. (300) Ibid., pag. 14 sg. (301) Missione Militare Italiana in Germania: Relazione sintetica sull'attività svolta dalla Missione durante i mesi di gennaio e febbraio 1945-XXlll, f.to Morera, ACS, S.P.d.D.• busta 22, F 153, SF 6, qui pag. 14. (302) Ibid., pag. 13; vds. inoltre: Ambasciata d'Italia Berlino Addetto MiÌitare c Capo Missione Militare in Germania Prot. N. 60 segreto, Berlino, lì 15 Febbraio 1945 XXlll, Ogge1to: Relazione, f.to Morera, ACS, S.P.d.D., busta 22, F 153, SF 4, qui pag. 4 sg. Non si conosceva quindi neanche la sone dei generali nello Stalag XX A di Thom (Toron).


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vennero fucilati durante la marcia da appartenenti alle SS o alla Wehrmacht. Si trattò di esecuzioni arbitrarie oppure commesse. in base all'ordine criminale di non lasciar cadere in mano russa prigionieri ancora vivi . La barbara direttiva equivaleva a una condanna a morte per tutti coloro che non potevano più camminare perché . ammalati ò semplicemente troppo deboli. Un generale italiano fu massacrato da soldati sovietici. Per altri sette ormai privi di forze 303 - a prescindere dall'età già avanzata - si rivelarono fatali gli sforzi che furono costretti a compiere in quei giorni. Si può quindi dire che l' 11 % deglì ufficiali diretti a Luckenwalde pagò con la vita per questa impresa. L'ostinato rifiuto opposto da generali e ammiragli - e la loro marcia della morte può essere considerata uno dei momenti più drammatici della tragedia che vide coinvolti i militari italiani dopo l' 8 settembre 1943 - era certamente esemplare, ma non unico nel suo genere. La massa degli altri ufficiali che sopportarono un' esistenza di privazioni nei La.ger tedeschi fino all'inverno 1944/45 espresse un non meno fermo rifiuto. Testimoni diretti fascisti confermarono per esempio che nel gennaio 1945 erano ancora internati nell'Oflag 83 di Wietzendorf circa 4.850 ufficiali e 290 militari addetti ai servizi. Questi uomini yivevano in condizioni miserabili. Ma quando la Missione Militare cercò 30 ufficiali da impiegare in incarichi amministrativi, nessuno di loro volle passare dall'altra parte. Le autorità militari tedesche si trovavano allora già da tempo con le spalle al muro. La mancanza di personale aveva dimostrato l'assurdità della loro an-oganza. In considerazione delle decimazioni subite dalle truppe di Hitler non era più possibile - ed ogni giorno meno che mai - rinunciare ad una sostituzione di potenziali combattenti tedeschi con mano d'opera straniera. Per questo motivo e considerata la irremovibile resistenza di numerosi ufficiali italiani, venne deciso all'inizio del 1945 di superare il rifiuto di quei circa 15.000 uomini - concentrati nello Stalag X B di Sandbostel, nell'Otlag 83 di Wietzendorf e nell'Oflag Norimberga, cioè uno Zweiglager dello Stalag III D di Norimberga-Langwasser - ricor(303) La marcia dei generali è stata descritta con molti particolari da CRESCIMBENl/ LUCINI: Seicentomila, pag. 235-260. Cfr. soprattutto JACOBUCCI: Neve rossa, il quale partecipò egli stesso alla marcia, come del resto UNIA: Lager 6412, pag. 125- 168.


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rendo ad un ordine tassativo. In base ad una direttiva di Himmlcr, tutti gli ufficiali effettivi e di complemento sarebbero stati costretti a prestare la loro opera come liberi lavoratori civili. Si pensò di escludere soltanto i generali e gli ammiragli, nonché tutti gli ufficiali che avessero superato l'età di 60 anni, oppure giudicati inabili al lavoro secondo attestati medici e quelli non ritenuti degni di fiducia304• I tedeschi avrebbero certo preferito che gli ufficiali italiani si fossero assunti volontariamente l'impegno di lavorare per l'economia bellica del Reich, così com'era stato possibile fare sin dal primo trimestre del 1944. Una procedura che, come vedremo, non prevedeva l'attribuzione di un altro «status», per esempio quello del libero lavoratore, e riguardo a questo gruppo ·di persone si leggeva nella citata direttiva del gennaio 1945: «Ufficiali di arma o servizi in S.P.E., che si trovano attualmente al lavoro siano ugualmente rilasciati dall'internamento». Ma n~n essendovi state adesioni spontanee, venne disposto, come se ciò fosse possibile, di ordinare la volontarietà. Una disposizione intesa a impiegare gli ufficiali ai lavori forzati; possibilità questa, presa in esame da una direttiva speciale del Comando Supremo della Wehrmacht già nel · luglio 1944. L'ordine relativo al loro passaggio allo stato di lavoratori civili venne impartito il 31 gennaio 1945. Rimasero comunque esclusi, oltre gli ufficiali già in precedenza citati, anche quelli medici ed i cappellani militari. Tuttavia, malgrado la rassegnazione dimostrata da molti, si sa di circa 6.000 ufficiali che si rifiutarono come sempre di collaborare. Una decisione certo non facile, perché rimanere nei campi di prigionia significava patire la fame, esporsi alle aggressioni di compagni che perdevano il controllo di sé, vivere con il rischio di contrarre malattie - faceva paura soprattutto la diffusa tubercolosi - e costringeva infine a percepire quotidianamente la sconsolata miseria nel volto del proprio vicino. Le memorie dei sopravvissuti descrivono scene davvero impressionanti delle pene sofferte nei Lager. In simili condizioni, l' ordine che costringeva a svolgere delle attività lavorative poteva indurre in tentazione, in quanto garantiva una certa liber_tà al di fuori dei reticolati e qualcosa di più per sfamarsi senza perdere la faccia. (304) Yds. precede nte no1a 301, qui pag. 13 sg. Una copia dell'ordine in data '.11.1.1945 si trova in DESANA: Ufficiali iwliani. pag. '.10 sgg.


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Ma nonostante queste possibili agevolazioni, quei 6.000 ufficiali continuarono ad opporre il loro rifiuto. I tedeschi ne avviarono 2.000 a quella specie di «schiavitù» prevista dalle nuove disposizioni. Non è_lecito supporre che il loro rendimento sul lavoro fosse quello auspicato, poiché erano animati da un rifiuto in linea di principio305 . Molti di questi ufficiali potrebbero essere finiti anche in quei campi di punizione, dove mostri tormentavano uomini con sadica crudeltà. E vi fu infatti chi non riuscì a sopravvivere a quelle sevizie306 . Quanto sinora detto in merito alle limitazioni previste per gli ufficiali - per quanto concerne il passaggio allo stato di lavoratore civile - non deve far credere che questi non potessero chiedere di svolgere attività lavorative. Possibilità loro garantita - sempre previa dichiarazione di essere disposti a farlo - da un ordine diramato il 12 gennaio I 944 dal Comando Supremo della Wehrmacht. In questo caso si applicavano nei loro confronti le norme previste per gli ufficiali francesi e belgi che volevano lavorare. Un (305) Mol ti particolari su questo ,u-gomento in TEST A: Wietzendo1f, pag. 226-250. Nel genna io 1945 entrò così in vigore l'ordine previsto da Himmler (vds. precedente nota 301). Testa, ibid., pag. 235 sg., constatò che agli effetti pratici il lavoro coatto degli ufficiali era già finito ai primi di marzo. In effetti, proprio nel mese di marzo, i tedeschi comunicarono fonnalmente agli italiani che il trasferimento degli ufficiali avrebbe subito con ogni probabilità dei ritardi, perché era diminuito il fabbisogno di mano d'opera e sarebbe stato pertanto difficile, impiegare gli ufficiali in «mansioni adeguate loro posizione»: Da GABAILG P. da C. 7 17, al Sottosegretario per l'Esercito Gabinetto, 31/3/45, Oggetto: Liberazione Ufficiali internati. Al Sottosegretario venne trasmesso anche il telegramma: Ambasciata d'Italia Berlino n° 402/29 del 30 corrente, f.to Anfuso, ASMAE, busta 145, posizione 1/4/14. (306) CAPPUCCIO: Cli ufficiali dello Straflager, pag. 75-80, sulle sofferenze di 44 ufficiali italiani avviati al campo di punizione di Unter!Uss nella Liineburger Heide a causa della loro resistenza contro i.I passaggio coatto allo status civile con il conseguente obbligo del lavoro. Questi ufficiali furono percossi, frustati, ricevettero ben poco da mangiare e dovettero vivere in baracche sovraffollate assieme a criminali o ad altri prigionieri affetti da malattie contagiose come la tubercolosi con lesioni cavitarie. Non avevano più i distintivi di grado perché strappati loro da «criminali>> di altro genere con la divisa delle SS. Vds. su questo cosiddetto «campo di educazione al lavoro» anche DESANA: Ufficiali italiani, pag. 24 sg.; e dello stesso autore: Italiani in piccoli luoghi, pag. 15-18. Campi di punizione (denominati talvolta «S1rajkommandos») vennero creati anche dalla Wehrmacht ed affidati a militari delle rorze Armate, che non si comportarono certo in modo meno bestiale delle SS. Cfr. a tale riguardo la descrizione dell'allievo ufficiale francese Paul Roser, che riferì anche sull'assassinio di militari britannici e francesi: Der Prozess gegen die Hauptkriegsverbrecher, voi. 6, pag. 322-335. In questo contesto offre una ricerca molto competente FINATI: Campi di punizione e di rieducazione, pag. 151-166.


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impegno che comportava notevoli miglioramenti sotto l'aspetto materiale. Sembra che gli italiani non dovessero presentare neppure la domanda scritta richiesta a francesi e belgi. Erano sufficienti il controllo a cura dei servizi di sicurezza e la dichiarazione di idoneità fisica rilasciata dai medici. Poi prestavano una «dichiarazione sull'onore». Gli ufficiali italiani non dovevano essere tuttavia impiegati assieme ai prigionieri di guerra britannici, americani e sovietici. Sempre se possibile sarebbero rimasti separati anche dai francesi 307 . E per quanto concerne il cambiamento di «status» agli altri internati militari, va ricordato come aspetto determinante che questi ufficiali non venivano considerati «liberi lavoratori». C'è però da osservare che una simile procedura si presentava decisamente più favorevole di quella proposta a suo tempo dall' Ambasciatore di Hitler a Fasano. Il 17 novembre 1943 Rahn aveva infatti chiesto a Mussolini se avesse scrupoli a far degradare quegli ufficiali italiani internati in Germania e non disposti a continuare a combattere per costringerli poi a lavorare. In base a quanto riferito a Berlino dal Plenipotenziario del Grande Reich tedesco in Italia, il Duce aveva «vivamente» approvato quel progetto petfido e contrario ad ogni norma del diritto internazionale. Nel contempo Rahn voleva pertanto sapere se doveva compiere i passi necessari per metterlo in atto. Perché, se il Governo del Reich avesse approvato la sua idea, intendeva indurre il maresciallo Graziani ad emanare un «decreto relativo alla degradazione formale di quegli ufficiali» 308 . (307) Oberkommaudo der Wehrmacht Az. 2 f24.73 n Chef Kriegsgcf/Allg. (la)/Org (lll b) Nr. 15/44, Torgau, den 12.1.1944, Betr.: Arbeitseinsatz ital. Offiziere, BA-MA, RH 49/35. Questo ordine viene citato anche da CAJANI: Appunti, pag. 94; cfr. inoltre DESANA: Ufficiali italiani, pag. 15, con ulLeriori dettagli. Sui vantaggi materiali che avrebbero ottenuto gli ufficiai.i disposti a lavorare è molto difficile esprimere un giudizio a carattere geoerale. L'Ufficio Assistenza fece presente ad esempio al Ministero degli Esteri del Reich come certi avvenimenti escludessero di consigliare agli ufficiali un impiego nel l_avoro: Diario S.AJ., pag. 30, 23.5.1944: Appunto sul colloquio avuto dall'ing. Spanio! con il Dr. Hendler, PADF. Da ~ma lettera scritta da Vaccari a Mazzolini si apprende infatti che gli ufficiali italiani impiegati - per loro volontà - in attività lavorative, giravano per Breslavia indossando uniformi russe ormai logore. E asseri che la situazione degli internati italiani in tutta la Germania poteva essere definita nel suo complesso scandalosa e catastrofica, 1/SRP/17, Riservato Personale Segreto, Berlino, 27/4/44 XXII, f.to M. Vaccari, PADF. (308) Rahn, RBV Italien Telegramm Nr. 195 vom 17.11.43 (geh. Ch.V.) Citissimc. Fi.ir Herrn Reichsaussenminister, PA, Biiro Staatssekreliir, Akten betr. Italien, voi. 18. Citato per la prima volta da CAJANl : Appunti, pag. 95; e poi da DESANA: I 360 d~ Colonia, pag. 16.


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Ma non si giunse a tanto e quando nel gennaio .1945 si strapparono i gradi agli ufficiali che nemmeno nel momento in cui venivano avviati al lavoro coatto avevano voluto firmare il certificato di rilascio dal Lager, ciò accadde soltanto a causa della tirannia tedesca 3° 9 . Già qualche mese prima era stato compiuto un atto arbitrario di tutt'altro genere. Nel settembre 1944 il numero di ufficiali da impiegare nelle divisioni fasciste in corso di approntamento risultò superiore al fabbisogno organico. In seguito a ciò la Direzione Affari Generali del Comando Supremo della Wehrmacht - senza avvisare la Missione Militare Italiana - mise a disposizione di un ufficio del lavoro gli uomini in soprannumero, per far svolgere loro attività oltremodo faticose 3 10 . Un comportamento che ha dell'incredibile e che dimostrava ancora una volta come la Wehrmacht non rispettasse neppure gli ital.iani fedeli all'alleanza. Per i tedeschi il lavoro svolto dagli ufficiali che si e1:ano offerti volontari di farlo presentava altri due aspetti positivi, anche se di secondaria importanza. Perché, a prescindere dal lavoro svolto, l'impiego degli ufficiali, oltre a far aumentare del 10-15% il rendi mento della truppa31 1 aveva consentito di allentare la difficile (309) TESTA: Wietzend01f, pag. 227. (310) Missione Militare Italiana in Germania: Relazione sintetica attività Missione durante i mesi di settembre-ottobre 1944-XXJI, f.to Morera, ACS, S.P.d.D., busta 22, F 153, SF 6, qui pag. 10. Il Capo de ll a Missione ottenne di far trasferire gli ufficiali in teressati nell'Oflag di Norimberga. Gli elementi più anziani, gli ammalati e quelli sicuramente fidati dovevano essere rimpa1riati. Un fatto verificatosi nonostante Morera fosse già intervenuto qualche 1empo prima e sempre per lo stesso mot ivo presso il Comando Supremo della Wehrmacht. Allora gli era stato detto che gli ufficiali volontari risultati in soprannumero non sarebbero stati impiegati a discrezione al «Fronte del lavoro»: Missione Militare Italiana in German ia, Relazione sulle principali questioni trauate durante i mesi di giugno-lugl.io-agosto, Situazione delle principali questioni alla data del 29-8- 1944-XXII, f.to Morera, ACS, S.P.d.D., busta 39, F 347, SF 2 1, qui pag. 2. Sempre in merito ai succi tati avvenimenti, Anfuso si rivolse anche al Ministero deg li Esteci del Reich; questo gli comunicò che non era stata esercitata nessuna pressione sui 120 ufficiali, trasferiti alla fine a Norimberga (vds sopra); Auswarciges Amt Nr.R. 17774, Berlin, den 11.12.1944, An die Italienische Botschaft Berlin, ASMAE, busta 152, posizione 11/4/A/3. Da questa lettera si comprende che si trattava di un fatto accaduto nel settembre del 1944. (311) Diario S.A.l., pag. 106, 15.7. l 944: Colloquio con il Sonde,jùhrer Dr. Wien dello Stalag Hl C, PADF. Con la qualifica di S0nde1fiihrer dell'Esercito tedesco si distinguevano quelle persone che, senza riferimento alcuno alla loro esperienza mili tare, venivano incaricate di svolgere determinaie funzioni - solitamente assegnate ad ufficiali - in virtù delle loro capacità e qualifiche di carattere professionale. La promozione alla posizione di Sonderfiihrer avveniva soltanto in quei casi io cui si rendesse necessario l'esp letamento di funzioni per le


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situazione presso il personale addetto alla sorveglianza. Poiché in base ad una direttiva, trasmessa il 2 giugno 1944 dal Comando Supremo della Wehrmacht, gli ufficiali italiani che avessero soddisfatto «con il loro contegno requisiti particolarmente severi» potevano essere impiegati per la vigilanza dei prigionieri di guerra sovietici3 12 . Un incarico che non li affrancava .comunque dalla condizione di internati. La documentazione tedesca non consente tuttavia di stabilire neppure in via approssimativa quanti furono complessivamente gli ufficiali internati disposti a lavorare. Ed il fatto che almeno un certo numero di ufficiali di complemento fu costretto a cambiare il proprio «status» rende ancora più difficile l'accertamento, e ciò accadde solo in seguito agli accordi presi dai due dittatori. I dati che risultano dalle fonti italiane saranno esaminati in seguito. Le segnalazioni ufficiali della Wehrmacht relatiye ai movimenti sotto il profilo numerico - degli internati militari non tengono infatti conto di questo particolare aspetto. Se si prendono in esame le varie statistiche, è possibile accertare che dal 1° ottobre 1944 al 1° gennaio 1945 il numero di ufficiali presenti nei campi di prigionia si ridusse al massimo di 1.871 unità313 • Una cifra a carattere generale che non fornisce tuttavia indicazioni in merito agli ufficiali che svolgevano volontariamente attività lavorativa. A questo proposito si deve in ogni caso osservare che, dopo i primi tentativi 1944, il lavoro obbligatorio per gli ufficiali italiani fu introdotto - a prescindere da altre iniziative sporadiche in tal senso. quali non fosse disponibile un ufficiale in servizio effettivo e in possesso della qualifica richiesta. Gli appartenenti a questa categoria erano insigniti della qualifica di «ufficiale» (ma non avevano il grado di ufficiale) che mantenevano unicamente per il periodo necessario allo svolgimento delle loro mansioni e la lor0 autorità era strettamente limitata a coloro in qualche modo connessi, in via subordinata, a quella part.icolare attività. L'equiparazione fra grado e qualifica rivestiti da un Sonderfiihrer teneva conto dei seguenti parametri: Sonderfiihrer (Z), con lo stipendio della categoria d'inquadramento economico C 10, ossia di un sottotenente; Sonderfiihrer (K), con lo stipendio della categoria d' inquadramento economico C 8, ossia di un capitano; Sonder:fiihrer (B), con lo stipendio della categoria d'inquadramento economico C 6, ossia di un tenente colonnello. Vds. Rechtsgutacbtcn '(parere legale) Nr. 54: Die Dienstund Rechtsverhaltn.isse der Sonderfiihrer im Heere (Bestimmungen fiir den Einsatz von Sonderftihrern in Offiziersstellen), in: Sammlung wehrrechtlicher Gutachten und Vorschriften, Heft 3, 1965, pag. 54-63. (312) M.-Stammlager IV D, A. 123/44, Torgau, am 27.6.1944, Betr.: Arbeitseiosatz internierter ital. Offiziere bei freiwilliger Arbeitsbereitschaft, BA-MA, RH 49/101. (313) Vds. tabella 18, pag. 416.


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difficili da accertare - nei La.ger della Renania314 per essere poi esteso, grosso modo dall' inizio dell'autunno in poi, in misura sempre maggiore anche altrove. Ma gli ufficiali italiani costretti a lavorare non dovrebbero essere compresi nella succitata riduzione, perché rimasero prigionieri. L'ordine relativo a tale coercizione fu impartito nel luglio 1944 ed aveva un duplice aspetto: da un lato si riprometteva di rendere più incisiva la cosiddetta «offerta» del 12 gennaio, il che significava, in altre parole, indurre gli ufficiali a chiedere essi stessi di poter lavorare, per non essere costretti egualmente a farlo sotto condizioni peggiori; dall'altro in seguito a quest'ordine - noto nei vari La.ger dal 19 o 20 luglio - gli ufficiali italiani sarebbero stati obbligati a svolgere ogni genere di attività in base alle esigenze dei singoli datori di lavoro. In sintesi: prima del luglio gli ufficiali italiani potevano lavorare con l'approvazione tedesca, dopo dovevano farlo contro la loro volontà nel caso che i tedeschi lo avessero chiesto3 15 . Questa direttiva rappresentò dunque un primo passo verso lo sviluppo che per breve tempo e in modo massiccio prese l'avvio a partire dal gennaio 1945. Il trattamento riservato agli ufficiali dimostra ancora una volta che ai tedeschi interessava soprattutto sfruttare al massimo la mano d'opera disponibile. Solo apparentemente ciò era in contrasto con il fatto che il Capo della Missione Militare Italiana, nella sua relazione per il periodo novembre-dicembre 1944, constatasse che gli ufficiali effettivi risultavano come sempre esclusi dalla riduzione a lavoratori civili3 16 . Perché ciò non significava che non lavoravano, e soltanto questo interessava la direzione nazionalsocialista. Quanti furono allora gli ufficiali effettivamente disposti a lavorare per i tedeschi? L'allora Comandante del Lager di Wietzendorf disse che sulle 10.000 presenze registrate nell'Oflag 83 dalla sua costituzione alla liberazione, gli ufficiali che accettarono l'avvio al lavoro furono in tutto 2.320. Ciò significa che il totale da lui citato comprendeva anche coloro che si fermarono per qualche tempo a (314) Cfr. DESANA: / 360 di Colonia, pag. 17-35. (315) TESTA: Wietzendorf. pag. 215-225. ll Lesto completo de ll 'ordine è stato pubblicato da DESANA: Ufficiali italiani, pag. 29 sg.: Wehrkreiskommando VI, Abt. Kg.Gef. llJ Z.K. 16/21 Nr. 02247/44, Soesl, den 20. Juli 1944. Cfr. anche la descrizione in ibid., pag. 18 sg., pag. 23 e 28. Per quanto concerne l'ordine del 20.7.1944 cfr. soprattutto FfNATl, Noi e l 'OKA WE, pag. 44-48. L'ordine fu conservato soltanto in italiano. (316) Vds. precedente nota 299, pag. 13 della relazione.


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Wietzendorf e non potevano essere stati integrati nella comunità del campo317 . Nell'Oflag 6 di Oberlangen, dove in bàse alle segnalazion i statistiche del Capo reparto prigionieri di guerra presso il Comando Supremo della Wehrmacht risultavano presenti nel periodo dal maggio al settembre 1944 dai 4.000 ai 4.500 ufficiali italiani (ma dove giunsero, come si può dimostrare, già il 20 marzo i primi ufficiali provenienti dai Lager polacchi), avrebbero aderito entro il 7 giugno ali' invito di lavorare circa 400 ufficiali, mentre altri 800 dello Stalag II B di Hammerstein si sarebbero offerti voiontariamente di svolgere qualche attività lavorativa nella primavera del I 944318 • Il generale Morera indicò pari a 3.000 il numero di ufficiali di complemento che avrebbero lasciato i campi di prigionia a tutto il 1944 per aver scelto 'di propria volontà un impiego come lavoratori volontari319 . Una definizione che può indurre in errore, perché, tenuto conto delle condizioni in cui erano costretti a vivere gli internati italiani, non si sarebbe dovuto mettere in evidenza e tanto meno generalizzare il carattere «volontario» di simili decisioni. In base alle indicazioni riportate da numerosi testi di vario genere, gli ufficiali disposti a lavorare sarebbero stati dai 5.300320, mentre secondo quanto si può apprendere dalla documentazione ufficiale, il numero di quei «volontari» oscillerebbe invece fra le 3.000 e le 4.000 unità. Destano · naturalmente un notevole interesse i motivi che ali mentarono la tenace resistenza opp·o sta da molti militari. Anche in questo caso è difficile esprimere giudizi a carattere generale e nel contempo esatti. Un ufficiale che abbandonò nel novembre 1944 l'O flag 83 di Wietzendorf volle poi spiegare nel modo seguente il complesso di ragioni che avevano indotto altri ufficiali a prendere una decisione completamente diversa dalla s ua 321 . Mentre all'inizio (317) TESTA: Wietzendo,f. pag. 237 sg. (3 18) ROCHAT: Memorialistica, pag. 39: e per Oberlangen, DESANA: I 360 di Colonia, pag. 6 sgg. e pag. 17. (3 19) V cls. preceden te nota 299, pag. 13 della relazione. (320) SOMMARUGA: Cifre, pag. 141; cfr. anche lo stesso autore: Dati, pag. 166. Qui si parlava ancora di 6.500 o persino 7.000 lavoratori volontari tra gli ufficiali. . (321) Ambasciata d'Italia, Telespresso N. 117 17/2407, Berlino, 14 dicembre 1944, XXIII, Al Ministero Esteri, P.C. 305, Oggetto: Ufficiali italiani internati, f.to Anfuso, ASMAE, busta 145, posizione 1/4/14. In questo suo messaggio l'Ambasciatore faceva alcune considerazioni sul rilascio degli ufficiali ancora internati e ciò dimostra che non era stato rbollo in via defini tiva il problema degli ufficiali concentrati alla fine del I 944 - salvo


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fu la questione del giuramento a costituire uno dei principali moti vi, col passare del tempo apparve sempre più determinante il rispetto di se stessi. Gli ufficiali internati non vollero - neppure come lavoratori - cooperare con ch_i si comportava in modo tanto vergognoso e pennetteva che venissero trattati senza un minimo di umanità. A ciò si deve aggiungere che molti di loro non volevano contribuire neppure in maniera indiretta ad un protrarsi del conflitto. Si trattava in questo caso di un motivo degno della massima considerazione. Motivo che risultò dalla preoccupazione per le proprie famiglie e dal sapere di tante enormi distruzioni. Ed era più che comprensibile che gli internati pensassero in quest'occasione in simile atteggiamento si esprimeva primo luogo all'Italia. Ma in anche - quasi come conseguenza delle esperienze vissute in prima persona - un rifiuto di fondo per la sfera militare e politica. Un orientamento mentale di questo genere poteva acquisire un'importanza anche al di là della situazione concreta contingente, dato che in molti erano intenzionati, nel caso fossero sopravvissuti, a rifugiarsi dopo il ritorno in patria nella sfera del privato, nella famiglia e nel lavoro. C'erano ancora quelli che opponevano il proprio rifiuto per motivi di lealtà nei confronti del sistema politico. Alcuni si sentivano obbligati verso il Governo Bonomi322 , quale unico erede

un

qualche eccezione - in tre campi di prigionia. Anfuso avrebbe preferito che «il maggior numero possibile di essi acceda alla trasformazione in liberi lavoratori civili e riacquisti così la libertà». Veniva allegata la relazione di un ufficiale non megl io identificato, qui sopra citata in una sua parte: Relazione sull'Oflager 83-Wietzendorf. Considerazioni svolte da un internato uscito da questo campo il 16 nov. 1944 dopo oltre 10 mesi di permanenza. Cfr. ROCHAT: Memorialistica, pag. 37 sg. L'autore sostiene infatti che lavorarono a favore della resistenza soprattutto la fedeltà al giuramento prestato al Sovrano, 1' affermazione o la difesa della propria dignità di uomini e l'opposizione al fascismo, oltre ad altri motivi che potrebbero essere attribuiti forse ad un certo opportunismo. Nonostante sono stati pubblicati già da molto tempo, è opportuno riferirsi in proposito anche ai testi di BETI'A: Mentali1à dell'intema10, pag. 355-363; e di BENEDETTI: Psicologia del depor1a10, pag. 327-352. Yds. inoltre BRIGNOLE: Ammalati, pag. 85 sg., che considerava la prigionia come una prosecuzione del conflitto - questa volta contro i tedeschi - con la tendenza a generalizzare questa sua sensazione. Sul desiderio di una esistenza tranquilla e lontana da ogni motivazione poli tica espresso nella succitata relazione (ASMAE, busta 145), vds. anche CONTI: Prigionieri, pag. 432, dove si ha conferma della stessa viva aspirazione avuta dai militari italiani che si trovavano nei campi di prigionia anglosassoni. (322) li 9 giugno 1944, ossia ci nque giorni dopo la liberazione di Roma ad opera delle truppe alleate, lvanoe Bonomi assunse la guida di un governo di coalizione costituito da sei partii.i (liberale, democrazia del lavoro, partito d'azione, socialista, comunista e democrazia cristiana). Contemporaneamente alle dimissioni del Governo Badoglio ven ne annunciata


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legale di quello precedente. Si manifestava inoltre a quanto pare una certa riservatezza da parte di chi non voleva esporsi in vista di una carriera da intraprendere dopo la guerra. Potrebbe anche essere, ma probabilmente non si trattò che di una insinuazione che doveva servire a giustificarsi. Inequivocabile fu la spiegazione dei motivi che avevano indotto ad abbandonare i campi di prigionia. Coloro che avevano chiesto di lavorare lo fecero - sempre secondo quell ' ufficiale esclusivamente per non patire la fame o perché temevano le conseguenze di un inverno ormai prossimo. Decisioni che furono prese non certo per qualche simpatia nei confronti di Mussolini. Molti di questi internati - a quanto pare - consideravano il regime repubblicano fascista come una «marionetta» nelle mani dei tedeschi. Non avrebbe inoltre contribuito alla popolarità del Governo di Salò il fatto che questi si adoperò per la continuazione della guerra invece di impegnarsi nell'opera di ricostruzione dell ' Italia. Per quanto concerne l'entità numerica degli internati militari esclusi dal cambiamento di «status», risulta che nel novembre e dicembre 1944 appartenevano a questo gruppo di persone dagli 80.000 ai 100.000 uomini, ivi compresi circa I 5.000 ufficiali323 . Armando Foppiani, il successore di Vaccari e, nello stesso tempo una specie di Iiquidatore dell'Ufficio Assistenza Internati mili tari e civili, sostenne il 9 febbraio 1945, che erano rimasti internati soltanto 38.000 militari 324 . Ma il 7 marzo il Delegato generale della Croce Rossa italiana, professore G.A. Chiurco ne accertò invece la presenza di 41.169325 . l'abdicazione di Yillorio Emanuele lii a favore del figlio Umberto, che divenne Luogotenente generale del Regno, D'AURIA: l'Italia contemporanea, pag. 289-304, qui: 295: LILL: Geschichte lta/iens, pag. 378 sg.; DI NOLFO: Le paure, pag. 79-123; NOLTE: lwlien vom Ende des !. We/tkrieges, pag. 643: e SCHIEDER: ltal/en, pag. 494. (323) Croce Rossa Italiana. Il Commissario, Relazione sull'allivià della C.R.1.-A.I.E. nell'anno 1944, f.to Consigliere di Stato, Doli. Coriolano Pagnozzi, ACS, S.P.d.D., busta 2, F 25, qui pag. 6. A questo proposito c'è da osservare che, in base alla documentazione tedesca, gli internati italiani in data 1.12.1944 e 1.1 .1945 erano chiaramente più di I00.000 (vds. sopra, tabella 18, pag. 416). · (324) Cfr. la lettera inviata dal Dr. Armando Foppia 1i a Mussolini: Milano, 25 marzo 1945 XXill, ASMAE, busta 28, posizione. Italia 621214, q 1i pag. 3. (325) Croce Rossa Italiana Delegazione Generale per la Germania, Nr. di protocollo li 58/2-B, Berlino, 6.4. I945, Al Comitato Centrale della C.R.I., Milano, f.to Prof. G.A. Chiurco. In allegato: Relazione sull' allività assistenziale della C.R.I. (da gennaio al 3 1 marzo 1945), ACS, S.P.d.D .. busta 2, F 25.


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Una differenza che non ha valore determinante sotto il profilo storico. Si deve però osservare che il secondo cambiamento coatto di «status» disposto nel gennaio 1945, ebbe come diretta conseguenza una riduzione più che notevole del numero di internati militari. In base a questo nuovo ordine vennero infatti obbligati a lavorare molti ufficiali, mentre gli internati militari impiegati nell'ambito dell'Esercito di vennero soldati italiani - landeseigene italienische Soldaten - nel!' Ersatzheer. A metà gennaio, durante la riunione dei Consoli della Repubblica Sociale Italiana indetta da Anfuso a Berlino, si ritenne che gli internati militari trasferiti allo stato di liberi lavoratori fossero sino a quel momento circa 500.0()032<,_Una stima che può essere considerata realistica, qualora si tenga presente che in base ai dati statistici del Capo reparto prigionieri di guerra presso il Comando Supremo della Wehrmacht riferiti al I O luglio 1944 - ossia all'ultima segnalazione prima del cambiamento di «status>> - i militari italiani internati nei campi di prigionia soggetti alla giurisdi zione tedesca erano circa 588.000. Una cifra che non teneva conto degli italiani nella zona di operazioni dell' Esercito sul fronte orientale. E si devono presumere non rispondenti a verità i totali notevolmente superiori alla suddetta cifra citati da qualche altra fonte come risultato complessivo ottenuto dal cambiamento di «status» 127 . Considerato quanto sinora detto, si può asserire che il conflitto di interessi fra italiani e tedeschi in merito all'impiego degli internati militari si concluse con alcune concessioni di carattere formale da parte del Governo del Reich. Concessioni che non vennero certo fatte tenendo conto delle condizioni di vita nei campi di prigionia o (326) Ve rbale della riunione dei Consoli ital.iani in German ia, tenutasi presso l' Ambascia ta c1·1tali a in Berli no nei g iorni 12 e 13 genna io 1945/XXIII, ASMA E, busta 65, posizione Germania I/ 11, qu i pag. 26. (327) Der Bcfehlshabe r der Sicherheitspolizei und des SD in llalien, III Ve La/-BN 36 19/44, Verona, de n 23. l I. I944, Sonderbericht, An Ref. III D, III A, III C, ACS, Uffici di po lizia, busta 6, F 6, SF 20. Dove veni va detìo, in base alle indicazioni della Deutsche Bank, che avrebbero assunto lo «status» di lavoratori civi li ci rca 700.000 internali mili tari. Prima di questi rilasc i sarebbero stati impiega ti nel tenitorio del Reich circa 160.000 lavoratori italiani. I dati erano forniti te ne ndo conto dei salari che, nel mese di novembre risultavano pagati a 860.000 italiani. Il Comm issariato del Lavoro fasci sta segnalò invece c he alla fine di febbraio 1945 stavano lavorando in Germania 597.000 uomin i e 8.000 donne. E di questi uomini soltanto 495.000 (oppure 450.000) sarebbero stati prima internati nei campi di prigionia: Croce Rossa Ita liana (vds. precedente nota 325: ACS. busta 2). qui pag. 5.


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in seguito ad un mutato atteggiamento dei vertici di Berlino nei confronti del regime di Mussolini, ma furono esclusivamente la conseguenza di considerazioni utilitaristiche dettate dall'economia di guerra. Dai problemi di personale del «Terzo Reich» risultò la necessità di ottimizzare il rendimento di tutte le forze di lavoro disponibili. E ciò a maggior ragione perché la parte tedesca dovette contemporaneamente accettare due dati di fatto: il reclutamento di mano d'opera straniera in tutt'Europa era ormai in crisi e non era più realizzabile il gigantesco programma inteso a procurare nel 1944 un numero enorme di lavoratori italiani. Difficoltà che consentirono per contro alle autorità fasciste di veder soddisfatte - anche se in maniera diversa rispetto alle loro intenzioni originarie - le richieste avanzate da tempo a Berlino, le quali, riferite ai singoli protagonisti, nascevano da valutazioni alquanto differenziate. Hitler, che nel primo trimestre del 1944 aveva ancora respinto il tentativo di qualche rappresentante della Repubblica Sociale Italiana di liberare gli internati militari nel corso della costituzione delle nuove Forze Armate fasciste, si vide costretto dalla realtà dei fatti ad autorizzare il passaggio degli schiavi militari allo stato di forzati civili. Considerato che questi ultimi rimasero sotto il controllo assoluto dei tedeschi, il cambiamento di «status» non creò dal punto di vista nazionalsocialista alcun particolar problema. Nel contempo Berlino poteva persino sperare in un aumento della produttività degli italiani, estremamente bassa da parte degli internati costretti a lavorare. Ma se è vero che circa due terzi degli internati cambiarono «status» solo in seguito a ordini, si deve anche supporre che tali aspettative siano andate deluse: Per la maggioranza dei prigionieri trasfonnati in cosiddetti «lavoratori liberi» tutta quell'operazione si presentò comunque come un inganno destinato esclusiv~mente ad etichettarli in maniera diversa. Non si poteva certo parlare di una vera e propria liberazione, perché gli ex internati, pur vivendo ora fuori dai La.ger e percependo un salario più o meno adeguato, erano sempre prigionieri in Germania. Certo, dopo il cambiamento di «status» godevano - almeno in linea teorica - di qualche diritto in più rispetto a quelli avuti quando lavoravano come internati militari. Allora ·venivano equiparati ai lavoratori tedeschi soltanto, ed esclusivamente, sotto l'aspetto assistenziale in caso di infortunio o di morte


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sul lavoro328 . Solo che nel grigiore della vita quotidiana dello stato hitleriano, non si accorgevano proprio di questi «miglioramenti». Un argomento sul quale si dovrà tornare anche in seguito, così come sul destino degli uomini che rimasero nei campi di prigionia. Nella seconda metà di dicembre del 1944 migliaia di questi internati stavano ancora vagando per le città tedesche «scalzi, laceri affamati e molti gruppi» erano «ancora accompagnati da scorte armate». Gli ammalati continuavano a morire quando una sufficiente assistenza medica li avrebbe invece mantenuti in vita. E si negava come sempre ai mutilati, agli invalidi e in ogni altro caso di estrema gravità il rimpatrio richiesto con insistenza sin dal 1943. La maggior parte degli internati attendeva inutilmente generi alimentari e vestiti dall'Italia, anche perché a volte i vagoni ferroviari venivano saccheggiati ancor prima della partenza o durante il viaggio 329. 2. Le condizioni di vita degli internati militari italiani Le condizioni in cui furono costretti a vivere gli internati militari costituiscono il tema principalé della memorialistica, nella quale trova espressione il punto di vista delle vittime. Come già fatto presente nelle note introduttive sullo stato attuale della ricerca, queste testimonianze autobiografiche, caratterizzate in parte dal1' alto live11o delle riflessioni, traa~no soprattutto della vita quoti(328) Diario S.A.L, pag. 61, 12.6.1944, PADF. Cfr. a questo proposito anche: Ministero delle Forze Armate Gabinetto N° di prot. 4450/R/202, P.C. 867, lì 1.4.1944.XXII, Oggetto: Personale militare dislocato in Germania o in servizio presso reparti germanici. Al Segretariato Generale Esercito. ecc., ACS, Presidenza del Consiglio, busta 77, F 19-8, N. 3762. Veniva scritto che la Repubblica Sociale avrebbe considerato come prigionieri di guerra gli internati militari che si trovavano nei Lager e provveduto di conseguenza alle loro famiglie: «Militari internati in seguito agli avvenimenti dell'8 settembre: Sono considerati, a tutti gli effetti, prigionieri di guerra e le rispettive famiglie beneficiano delle anticipazioni previste dall'art. 41 del D.L. 19 maggio 1941, n° 583». Appare così ancora una volta evidente il modo del tutto diverso di considerare quel problema da parte della Repubblica Sociale e del «Terzo Reich». Il termine «internato militare» veniva accettato sotto il profilo formale, ma non dal punto di vista giuridico e dei suoi contenuti, perché, per quanto concerneva questi due ultimi aspetti, gli internati mi litari erano considerati prigionieri di guerra. Vds. proprio a tale riguardo, ibid., Stato Magg iore Esercito - Ufficio operazioni e servizi - sezione servizi, Prot. N. 09/5748/serv., P. d. C. 865, 20 novembre 1944, Oggetto: Miglioramenti al trattamento economico degli ufficiali collocati in congedo e nella riserva per riduzione di organico o di altri motivi di servizio, Al Ministero delle Forze Armate - Gabinetto. (329) Ali' Ambasc iatore Conte Serafino Mazzolini, Sottosegretario agli Affari Esteri, Salò, 20 Dicembre 1944, f.to Vaccari, PADF, qui pag. 20.


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diana dell'internamento. Dato che ci troviamo necessariamente di fronte ad una visione soggettiva degli avvenimenti e élelle condizioni, nella loro valutazione si pone il quesito del carattere rappresentativo o della possibilità di generalizzare queste esternazioni. Si dovrà inoltre tener conto che vi sono relativamente poche testimonianze scritte sulle esperienze vissute rispetto alle centinaia di migliaia di internati. Memorie e diari devono essere in ogni caso posti a confronto con le fonti di archivio - ben più numerose di quanto spesso supposto - per evitare il pericolo di una visione unilaterale delle cose. E poiché la maggior parte della documentazione ufficiale tuttora esistente è stata redatta da personalità fasciste del tempo, una sua considerazione risponde nel contempo al principio dell 'audiatur et altera pars. Mancano però purtroppo - tranne poche eccezioni - i rapporti degli organi amministrativi tedeschi addetti ai vari campi di prigionia sulle condizioni nei singoli Oflag e Stalag. Rapporti importanti per la ricostruzione storica. Non si intende comunque effettuare in seguito una descrizione dettagliata e completa della vita quotidiana nei Lager sulla base della memorialistica. Un assunto, questo, che richiederebbe una ricerca specifica330 . Ci si propone invece di tracciare un quadro della vita che si svolgeva nei campi di prigionia, attenendosi in primo luogo - mantenendo così il principio metodologico - agli atti di archivio sinora poco considerati dalla storiografia relativa all'internamento dei militari italiani. L'esito che ne sortirà dovrà essere poi stato possibile accertare in sede di confrontato con ciò che va1utazione della memorialistica al fine di integrarlo, confermarne la veridicità o, se del caso, di apportarvi le_necessarie modifiche331 .

e

(330) A questa analisi della vita quotidiana oei campi di prigionia va dedicata, pur tenendo ampiamente conto della numerosa memorialistica, la tesi che Gabriele Hammermann intende elaborare presso il professor Wolfgang Schieder del dipartimento storico dell'Università di Colonia. (331) Si tratta - in sostanza - dello studio fondamentale, già più volte citato, di ROCHAT: Memorialistica, pag. 29-50. Da ricordare anche il testo di CRESCIMBENI/LUCINI: Seicentomila, pag. 59-69, dove gli autori hanno scritto una breve introduzione alle successive testimonianze sulla vita nei campi di prigionia riportate nella loro pubblicazione, ibid., pag. 70-260. Cfr. inoltre ANTONELLI/MAFFEIS/ROCCA: Lager, pag. 11-69; e MILZANI: Testimonianze, pag. 45-97.


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a) La vita nei Lager

. In merito alle condizioni di vita dei militari internati nei campi di prigionia è stato giustamente osservato che non si può in alcun modo paragonarle a quelle che caratterizzavno l'esistenza dei loro connazionali deportati dall'Italia nei campi di sterminio, ossia gli ebrei ed i prigionieri politici332 . Ma una tale relativizzazione non deve indurre a conclusioni affrettate. Lo stesso Vaccari constatò nel luglio 1944 che nei campi di prigionia stava vegetando una moltitudine di italiani, tutti provati dalla fame e da privazioni d'ogni genere. Per non parlare degli ospedali, dov'erano ricoverati numerosi spettri umani che imploravano aiuto e lottavano contro la morte, invocando disperati la loro madre. Nei Lager si trovavano dei contadini italiani simili a scheletri, che dovevano lavorare per 14 ore al giorno e come bestie da soma nelle fabbriche o in altre aziende dell'industria degli annamenti tedesca. Vi soffrivano persone edematose per mancanza di sufficiente nutrizione, che si trascinavano semjnude lasciando scoperte le loro orrende tumefazioni. E anche se riuscivano a sopravvivere, i danni subiti dalla loro salute erano ormai irreparabili. Persino tra i giovani internati dilagava la tubercolosi. Spesso i campi di concentrameno erano luoghi dove i tedeschi facevano vivere i loro ex compagni d'armi in condizioni così disumane, da costringerli a cercare tra i rifiuti bucce di patate tanto per mettere qualcosa sotto i denti .. Si trattava in genere di luoghi dove regnavano sofferenze, lacrime e disperazione3 33 . Certo, non tutti i Lager erano del tutto simili. Vi era sicuramente qualche .differenza fra il trattamento dei prigionieri negli .Oflag e quello nei diversi Stalag con i loro numerosi comandi di lavoro. Ma si può per questo liquidare come esagerata la descrizione (332) GlUNTELLA: Il nazismo, pag. 116. (333) Diario S.A.T, pag. 126, 27.7. 1944, PADF. Sulla fame vds. MONCHIERI: Diario, 26.9.1 943, pag. 28 sg., e ibid. , 8.2. 1944, pag. 74. L'autore di questa preziosa fonte si ri ferisce alle sue esperienze nei campi di prigionia e nei comandi di lavoro o nei campi di lavoro a W ietzendorf (Stalag X B Sandbostel), pag. 2 1-33, a Hannover, pag. 33-40, a Fallingbostel (Stalag XI B), pag. 40-55, a Wa lsrode (comando di lavoro 6025). pag. 55-89, a Benzen (comando di lavoro 624 7), pag. 89- 11I , a Weddewarden (Organizzazione Todt), pag. 111- 149. Cfr. anche: Non dimemicare, pag. 47-52, dove sono riportate selle impressiona nt i poesie di L. Monchieri come una «memoria in versi» alla vita sofferta durante la prigionia tedesca.


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della situazione generale come l'aveva fatto per esempio Vaccari? Non si trattava forse solo della parola di un fascista sostituito suo malgrado, il quale si ritirava amareggiato, tentando di «riabilitarsi» con asserzioni prive di fondamento? Ma se così fosse effettivamente stato, non dovrebbero mancare le smentite da parte di al.tre fonti. Per lo Stalag XI B di Fallingbostel si possono consultare gli appunti del Sonde,fiihrer (Z) Fritz Tauber, incaricato dall'Ufficio propaganda del Comando Supremo della Wehrmacht di svolgere varie attività in alcuni Lager. Tauber scrisse che le condizioni ed il trattamento degli italiani, costretti a subire umiliazioni d'ogni genere, erano terribili, tanto che, quando ispezionò «la loro baracca, venne tirato fuori da sotto al letto, dove si era rincatucciato per paura dell'ufficiale tedesco, un piccolo italiano del sud tutto tremante. Il numero degli ammalati era preoccupatamente alto, imperversavano la diarrea e l' influenza, il vestiario era cencioso e il vitto era brodoso, senza valore nutritivo»334 . A metà gennaio del 1944 le calzature e gli indumenti erano <<Ìn condizioni pietose». Gli internati venivano inoltre percossi dai loro capisquadra o dai sorveglianti aziendali nella cosiddetta «Kraft-durch-Freude-Stadt», ossia nelle officine della« Volkswagen». Ricevevano al mattino una zuppa e poi più nulla fino a sera. Un vitto tanto insufficiente da un Iato portava al decadimento fisico - fino all'inabilità al lavoro - mentre dall'altro la farne insopportabile induceva al furto. A tutto ciò si aggiungeva il trattamento sbagliato e· come conseguenza molti prigionieri si sentivano «moralmente allo stremo». li calo della produttività a circa il 20% della norma e gli interventi del Sonderfii.hrer alla fine ottennero qualche risultato positivo: a mezzogiorno venne distribuito del cibo freddo e in casi sporadici un po' di minestra acquosa. Agli internati si doveva concedere anche l'assistenza spirituale di un prete. Si intendeva inoltre alloggiare in una baracca ben -arredata dalla stessa fabbrica tutti gli internati militari che si sarebbero in particolar modo distinti nel Lager o sul posto di lavoro. Sembrò così che i responsabili di quel campo avessero finalmente compreso che non «si potevano (334) TÀUBER: Aufzeicluwngen, pag. 17 sgg., AlfZG, ED 187/1. A questo punto si tratta anche degl i internati mil itari che lavoravano nelle fabbriche deJla Volkswagen. Per la definizione del termine «Sonderfiihrer» vds. precedente pag. 594 sg.,)" nota 311.


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ottenere dei miglioramenti con l'esclusivo ricorso alle punizioni» 3 35 . Alla fine di febbraio, quando Tauber descrisse ancora una volta la situazione a Fallingbostel, ritenne che tutti i reparti e battaglioni lavoratori si adoperassero per soddisfare le particolari esigenze degli internati militari. Ciononostante il Sonderfiihrer si lamentò del vitto inadeguato e constatò che i particolari fattori climatici e psicologici rendevano gli italiani estremamente vulnerabili alle malattie. Queste assumevano l' aspetto di vere e proprie epidemie con conseguenti numerosi decessi. Il 40% di tutti i pazienti risultava affetto da tubercolosi. Le gastropatie erano spesso provocate dal fatto che gli internati - costretti dalla fame - mangiavano senza preventiva cottura animali o prodotti della terra. Mancavano inoltre le vitamine. Tauber . raccomandava quindi di distribuire preparati a base di vitamina C soprattutto alle cosiddette «Aufpappelungskompanien» (compagnie per cure ricostituenti - letteralmente «di allevamento con pappa»), dove la direzione del Lager riuniva gli ammalati e gli uomini inabili al lavoro. Come pressoché dappertutto scarseggiavano vestiario e calzature. Nonostante quanto disposto dal noto foglio d'ordine del Comando Supremo della Wehrmacht, il comportamento dei tedeschi nei confronti degli italiani era mutato di_poco. Questi venivano come sempre chiamati «badogliani» e trattati come «traditori». I tedeschi procedevano con il metodo del «distruggere preventivamente moralmente del tutto gli uomini e attendersi poi da questi rendimenti massimi». Vennero anche compiuti timidi tent~tivi intesi ad apportare qualche modifica. Uno dei compiti- concordati - dal Ministro Speer con il Comando Supremo della Wehrmacht - dei Sonderfiihrer, particolarmente qualificati sotto il profilo psicologico e linguistico, fu per esempio quello di migliorare la situazione descritta. Evidentemente però furono molto rari i casi in cui le buone intenzioni ebbero un seguito agli effetti pratici. (335) Sonderfiihrer (Z) Taubcr z. Zt. Landesschlitzenbataillon 7 15, Wolfenbiittel. Braunschweig, den 17.l.1944, Bericht tiber Aussenarbcit 9.-16.1.1944, AlfZG, ED 187/2. Con l'indicazione che in quel periodo erano impiegati presso il Riistu11gskomma11do 893 di Hallendorf 2.366 internati militari italiani. A circa 60 ufficiali effettivi che avrebbero voluto essere impiegati presso reparti combattenti venne negato il rilascio perché lavoravano nel settore degli armamenti. Ciò conferma il carattere tassativo dell'ordine impartito dal Comando Supremo della Wehrmacht il 5 gennaio 1944 (vds. precedente pag. 522,) nota 149, BA-MA, RH 49/35).


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A Fallingbostel si prcsentavan? estremamente gravi le condizioni di spirito degli internati militari. Depressioni e apatia provocavano avversione per il lavoro, disinteresse, sporcizia, una aumentata predisposizione per le malattie e una mortalità più elevata. Tauber sperava nell'aiuto che avrebbero potuto fornire dei «preti fascisti», ma gli fu difficile trovarne, perché i cappellani militari avevano in genere tutt'altra fed e. Un ulteriore inconveniente era costituito dalla scarsa di sponibilità di formulari postali, che impediva ai prigionieri di comunicare con i propri congiunti, con effe tti a loro volta negativi sul morale e quindi sul rendimento nel lavoro. Alla fine di febbraio il Sondeifiihrer definì la situazione nello Stalag XI B decisamente grave, anzi pericolosa. Si doveva correre subito ai ripari per evitare che fra gli internati italiani si verificasse una moria simile a quella che aveva colpito i prigionieri di guerra sovietici. Perché in questo caso «i sopravvissuti sarebbero stati inferiori in quanto a morale o del tutto indifferenti», e si doveva inoltre prevedere che tra g li italiani sarebbe insorta ostilità verso i tedeschi 336 . Con questa frase Tauber non face va che mascherare la (336) Sdf (Z) Tiiuber M-Stammlagcr XI B Fallingbostel. Berlin, dcn 23.2.1944, Betr.: ltalienische-Militar-lntemierte, An Herrn Maj or Ka ldcr OKW/WPr (IV B 8), AlfZG. ED 1872; cfr. s ulle condi zioni di vita ne l campo di Pallingbos te l, LUS ETII: Stalag Xl - Be la relazione del Comandante ita liano de l campo, il tene nte colonnello A . GUZZINATI: Fa/lingbostel, pag. 60-73. Nella sua introduzione Guzzinati descrive le conseguenze dell'ordine relativo all 'obbligo del lavoro es teso agli ufficia li, ordine ricevuto già a lla fine di gennaio dallo Stalag X B di Sandbostel. Il I O febbraio vennero trasfe riti quasi 1.000 uffic iali dallo Stalag X B a llo Stalag X I B d i Fallingbostel. Altri furo no avv iati dall' Onag 8 3 di Wietzendorf . e ci rca· 500 vennero inviati il 5 febbraio I 945 direttamente ad Amburgo per esservi impiegati in attività lavorative. S ulla loro sorte cfr. SOCINI- LE YENDEC K.E R: / cinquecento di Amburgo, pag. 386-394. Considerali «liberi lavo ratori», vi ssero in e ffe ui meglio di quelli rimasti nei i.Ager. Ma non bisogna dimenticare che non erano stati loro a chiedere d i poter lavorare. Un piccolo gru ppo di ufficiali - tra questi ammalati, medici, farmacisti e cappellani militari - rimase a Sandbostel. È interessante l" accenno a i diversi modi con cui s in d al 1944 veniva praticato l'impiego forzato al lavoro degli ufficiali. Al contrario d i quanto anuato nello Stalag VI C di Bathom (e in questo caso nel suo Zweiglager di Oberlangen) e della nota procedura in v igore presso l' Oflag di Wietzcndorf (dove s i eseguiva quell'ordine nel modo piÌI semplice, ossi a invi ando gli uffic iali a lavorare) il Comandante tedesco di Sai1dboste l (che assunse poi il Comando d i Fallingbostel) preferi va le vi e indirette: con le s ue innumerevoli angherie il colonnello v. Foris rendeva agli ufficiali la vita tanto impossibile che questi almeno in parte - chiedevano di poter lavorare. Per qua nto attiene alle reazioni psicologiche dei prigionie ri c he si vede vano esposti a tanti soprusi, cfr. la re lazione d i un ufficiale c he ormai stremato sotto il pro filo fi sico e menta le - pregava in segreto d i ricevere l' o rdine d i abbandonare il i.Ager. Era uno dei «500 di Amburgo», BI RARDI: Terra levis, pag. I 23- 127. Nel i.Ager «G» di Falli ngbostel vennero sti pati l .000 uffic ia li in uno spazio che po teva


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realtà, perché i prigionieri italiani avevano dimostrato onnai da tempo un atteggiamento ostile.- Un sentimento che non doveva destare meraviglie di alcun genere, trattandosi di uomini che come co.n fennato dallo stesso Sonderfi..ihrer - erano costretti a sfamarsi con i rifiuti337. I documenti relativi alle condizini di vita nello Stalag X B di Sandbostel e del suo Zweiglager di Wietzendorf sono abbastanza numerosi. Nei mesi di settembre e ottobre 1943 il Console generale italiano di Amburgo osservò che anche qui i militari internati frugavano tra i rifiuti di cucina per trovarvi qualcosa di mangiabile. Si convinse così che se non si fosse apportato un certo miglioramento, molti dei suoi connazionali non sarebbero riusciti a superare un lungo periodo di prigionia. A causa della denutrizion_e e del clima particolarmente rigido risultavano facìlì vittime della tubercolosi, mentre molti militari - specie quelli provenienti dall'area balcanica - erano affetti da sifilide con tutte le sue manifestazioni primarie e secondarie338 . I rapporti sugli aspetti particolari dell'esistenza che gli italiani erano costretti a condurre nello Stalag di Sandbostel - dove, nel quadro del progressivo sgombero dei Lager del «Governatorato Generale», vennero avviati gli ufficiali dell'Oflag 73 di Beniamicontenerne al massimo 400. La situa,:ione degli accanlonamcnti era davvero scandalosa, mancavano letti e pagliericci, mentre le finestre, spesso senza vetri, non avevano imposte. Non c' era· neppure una doccia e gli impianti igienici venivano considerati del tutto ins ufficienti. L;arteggiamento assunto dagli ufficiali a Fallingbostel confennava ancora una volta la natura antifascista del loro rifiuto (pag. 63 sg.). E per quanto concerneva il trattamento riservato loro dag li ufficiali tedeschi del Lager basterà dire che questo si ispirava al piì:t assoluto disprezzo del genere umano. Guzzinati riferì inoltre che la fame creava una vera psicosi, anche perché i tedeschi si ripromettevano d.i sfinire in tal modo gli italiani. li responsabi le princi pale era senza dubbio il colonnello v. Foris, al quale venivano attribuiti dagli internati anche «i vari eccidi» disposti dal personale tedesco di Sandbostel (pag. 65). Yds. inoltre CAPPUCCIO: Fallingbostel, pag. 89-92, dove l'autore descrive la sorte riservata ai succitati ufficiali del Lager «G» di Fall ingbostel. Ufficiali che, ormai provati da un anno di dura prigionia a Sandbostel, furono trattati nel nuovo campo in modo decisamente peggiore. Erano i paria di tutti i popoli, senza protezione e senza speranza (pag. 89). (337) Entwurf o. D.: Bericht iiber ital. Mil.-Int.-Lager Arb.-Kdo 6024, RothenfeldeWolfsburg, AlfZG, ED 187/2. E il testo di IMPALLOMENI: Il nido, pag. 264-268, si riferisce proprio a questo comando di lavoro. (338) Consolato Genera le d ' Italia Amburgo, . Telespresso N. 6064/545, Riservato Ministero degli Affari Esteri - Roma, Ambasciata d'Italia - Berlino, Amburgo, 1 novembre l 943-XXIT, Gli internati militari in Germania, ASMAE, busta 48, posizione Italia 11/12.


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nowo, già Stalag 333339 - dimostrano le forme, dettate dall 'acume, della strategia della sopravvivenza. Ma documentano nel co~tempo il brutale arbitrio del personale addetto alla sorveglianza, che pare.si sia spinto fino all'assassinio, nel miglioré dei casi all'omicidio volontario. Testimonianze che fanno tuttavia comprendere con quale coraggio gli internati cercassero di opporre in tutti i modi una ostinata resistenza. A Sandbostel si trovava anche il già menzionato Giuseppe Brignole, considerato uno dei motori della opposizione italiana nei Lager. Resistenza che rimase viva, malgrado la miseria fisica che non per ultimo si manifestava nella crescente mortalità340 . Coloro che dovevano sopportare un simile martirio dimostrarono qualche volta una forza morale tale da suscitare la più ampia ammirazione. Questa forza era orientata al futuro e sfidò tut~e le difficoltà che avrebbero dovuto impedirne o quanto meno ostacolarne lo sviluppo. A Sandbostel esisteva infatti una «Sezione Culturale», le cui basi erano state già poste nel campo di Benjaminowo. Gli appartenenti a questa istituzione si ripromettevano di soddisfare in tal modo le esigenze spirituali ed intellettuali degli ufficiali . E non fu certo difficile trovare fra quelli di complemento degli esperti che tenevano conferenze sui temi più diversi. Gli incaricati non preparavano i programmi senza un indirizzo preciso, ma riunivano quanto offerto in sezioni tematiche. Ciò consentiva, fra l'altro, di ristabilire una specie di contatto mentale con gli studi universitari od altre attività professionali interrotte a causa della guerra. Consentiva comunque la fuga dalla depressione che minacciava di nascere dalla desolazione della vi ta del campo. Nel Lager di Sandbostel si potè disporre di una biblioteca con 1.911 volumi, in massima parte relativi ad un ben preciso argomento o romanzi, ma (339) In merito a quegli uffic iali che - nonostante le perquisizioni pe rso na li riuscirono a portare a Sandboste l l'apparato radio costrui10 con mate riali di fortuna a Bcnjaminow, nonché alla loro successiva attività e alla importanza da questa avuta ai fini della vita nel La11er, vds. relazione sui centri di informazione-radio nei campi di Benjaminowo 333 - Varsav,ia e di Sandboste l - X B - Breme rfnrde (Bre rncrvtirde). Wie lz.endorf 16.6.1945. f.to capitano Scifo Rosario, ASUSSME, cartella 2256. Fu anche possibile contrabbandare due apparJti radio da Sandbosl<!l a Fallingbostel. Questi ebbero un ·importanza determinante ai fini de ll a rt.:sistenza, perché consent ivano di ricevere quanto trasmesso dalle e rnillenti in glesi e frnnct.!si; GUZZINATI: Falli1111hos1el, pag. 67: e. con maggiori particolari DRAGONI: Radio dwulestina, pag. 96- 100. per il periodo a Sandbostcl: nonché DRAGONI: QueUa radi//, considerata un'opera basilare. (340) C fr. in proposito CRESCIMBENI/LUCINI: Sei<'elllomi/a, pag. 165-170.


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circa 600 di quelle pubblicazioni avevano un certo valore scientifico. I p1igionieri avavano inoltre modo di cimentarsi in rappresentazioni teatrali o in gare di pittura34 l. Tutto ciò non deve però condurre alla errata conclusione che i Lager fossero diventati luoghi idilliaci in conseguenza di simili iniziative personali. Essi costituivano e continuarono ad essere sino alla fine un vero e proprio inferno. Lo dimostra tra l'altro quanto fu affe1mato il 28 marzo 1945 nel corso di una riunione presso il Ministero degli Esteri del Reich, quando vennero prese in esame anche le condizioni di vita nei campi di Sandbostel e Wietzendorf. Il professore Chiurco, Delegato Generale della Croce Rossa Italiana in Germania e consulente sanitario presso l'Ambasciata dell'Italia fascista a Berlino, presentò in quella occasione un appunto che illustrava senza mezzi termini quali fossero i problemi degli internati militari342 . Le sue osservazioni - va precisato - si riferivano a quelle patti dei campi di Wietzendor:f e Sandbostel che erano state trasformate nei cosiddetti lazzaretti343 • Si sarebbe pertanto dovuto (341) Al Comando del Campo italiano 83 - Wietzendotf. Oggetto: relazione sull'attività culturale nei Campi di Benjaminowo -Varsavia e Sandbostel-Bremerforde. Novembre 1943-Gennaio 1945. Wietzcndorf 9 giugno 1945, f.to L'incaricato dell'Attività Culturale, Capitano Rosario Scifo, ASUSSME, cartella 2256. L'attività culturale fu senz'altro un atto di resistenw. Questo fu sottolineato anche da Scifo. Egli scrisse infatti: «Alcuni, lentamente raccolti in un'urtica fila, formarono i quadri di un'attività più organica e manifesta; spiegarono da una cattedra e fra le fomrnle scientifiche e nelle conversazioni, tutta un'opera vigorosa e costruttiva; segnano, dal Campo di Benjaminowo a quello di. Sandbostel, contro ogni ostacolo, ogni difficoltì,, ogni malcvol.enza nemica, fruendo di ogni mezzo: dalla baracca della cantina f... ) ad ogni cantuccio». E crearono così «i centri di irradiazione e di resistenza». Cfr. anche La prova, pag. 111- 119. Dai rapporti del So11de1fiihrer Tauber si comprende che per le richieste di strumenti musicali o di libri. - qualora queste andavano soddisfatte, per esempio per buona condotta - si richiedeva l'aiuto delle organizzazioni locali dell'Associazione irnlo-tedesca: Tiiuber, Sonderfiihrer (Z)-Bericht uber Aussenarbeit 25.-30.1.1944, riferita nel caso specifico ai comandi di. lavoro per materiali d'armamento 6101 (556 internati militari) e 6075 ( I 16 internati m.ilir.ari) di Hildesheim, AifZG, ED 187/2. Ibid., Bericht iiber Aussenarbeit 9.-16.1.1944 (vds. precedente nota 335), bete Musikinstrumente ftir Rustungskommando 893 in Hallendorf. (342) Copia per il Duce (annotazione manoscritta), Sitzung beim Auswartigen Amt Berlin - 28 Miirz 1945, Arn Karlsbad 4-5, Wichtigc Probleme betreffend internierte Italiener, ACS, S.P.d.D., busta 76, F 647, SF 6. (343) L'ospedale militare di Sandbostel era situato fuori del campo X B a circa un chilometro di distanza, ANGHEBEN: Liberazione, pag. 74; TESTA: Wietzendorf, pag. 56, scrive soltanto che la si tuazione dell'infermeria presso J'Oflag 83 migliorò verso la fine di gennaio del 1945, quando vennero messe a disposizione ai fini sanitari cinque baracche del


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ritenere che le condizioni di vita fossero relativamente migliori. Chiurco affermò invece che in entrambi questi campi, così come nello Stalag VIII A di Gorlitz e nello Zweiglager Zeithain dipendente dallo Stalag IV B di Mi.ihlberg (nel 1990 vi furono scoperte le tombe di quegli italiani morti in genere di malaria e di TBC), le condizioni igieniche e l'alimentazione degli internati erano «catastrofiche». Riteneva inoltre «tragico» che gli italiani affetti da tubercolosi o da altre gravi malattie venissero trattati senza distinzione come <<prigionieri di guerra». Ammalati ai quali non veniva neppure distribuito un vitto diverso. Per Wietzendorf e Sandbostel, dov'egli si era recato fra il 23 e il 25 marzo 1945, il professore riferì che gli internati si troyavano in condizioni allannanti. Fatti riunire gli ufficiali ed i cappellani militari, aveva avuto l'impressione di trovarsi di fronte a «un'orda di morti di fame». Gli internati ricevevano ogni giorno - ma solo in teoria - 1.100 calorie, una quantità.quindi che non bastava neppure alle persone sane, senza considerare che si trattava di un cibo privo di grassi. Era prevista una razione settimanale di margarina di soli 115-126 grammi, ossia di circa 17 grammi al gion19. Per sei giorni alla settimana veniva distribuita una minestra di cavoli e per uno quella d'orzo. Ogni settimana i prigionieri ricevevano anche 1.500 grammi di pane, quasi altrettanti di patate e dai 65 ai 21 O grammi di carne. Per consentire dei confronti va detto che nelle ultime settimane del giugno 1944 gli ufficiali internati a Wietzendorf avevano ricevùto circa 70 grammi di grassi e 150 di margarina, pari ad una razione giornaliera di circa 30 grammi di grassi animali e vegetali. precampo. Non sembra quindi esatto quanto scritto da Chiurco in merito alla trasformazione del Lager d i Wietzendorf in un ospedale militare. Sulla visita fatta al campo di Wietzendorf il 25 marzo I 945 dal Delegato Generale della Croce Rossa Italiana, cfr. ibid., pag. 134 sgg. Il giudizio di Testa su Chiurco è decisamente negativo. In base a quanto riferito dal tenente colonnello. Chiurco cercava, fra l' altro, di indurre i medici ad aderire al lavoro volontario. E riuscì a reclutarne 11 su più di 100 presenti (pag. 136). Un'attività svolta nei campi di Wietzendorf. Sandbostel. Fallingbostel e presso lo Stalag llI D di Berlino che gli consentì in effetti di convincere '.10 ufficial i medici. 7 farmacisti e 17 cappellani militari: Croce Rossa Italiana Delegazione Generale per la Gemrnnia, Nr. di protocollo I 158/2- B, Al Comitato Centrale della C.R.L Milano. Berlino 6.4. 1945, in allegato: Relazione sull' attività assistenzi ale ~klla C.R.T. lda genna io al :i I marzo 1945}. f.to Chiurco, ACS. S.P.d.D .. busta 2, F 25, qui pag. 8 sg. Per il c ampo di Zeithain cfr. AIROLDT: Zeirhain: e ZEME: Una tesrimonianza, pag. 8.'.i sg.


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Per tutta la settimana erano stati inoltre distribuiti 2.400 grammi di pane e 2.800 grammi di patate, mentre la razione di carne fresca era ancora di 199 grammi. Nella settimana dal 18 al 24 dicembre gli internati avevano invece ricevuto i seguenti quantitativi di generi alimentari: 70 grammi di grassi e 150 grammi di margarina, 1.760 grammi di pane, 2.440 grammi di patate (non sbucciate) e 250 grammi di carne (con l'osso). Dal 26 febbraio al "4 marzo 1945 le razioni erano state ridotte a 51 grammi di grassi, 120 grammi di margarina, 1.260 grammi di pane, 1.330 grammi di patate e 185 grammi di carne344 . Si può quindi dire che gli ufficiali ricevettero meno di quelle 2.500 calorie giornaliere consumate da un organismo normale anche nei tempi migliori, ossia nel periodo dal gennaio al luglio 1944. C'era naturalmente la guerra e nel novembre 1943 il cittadino tedesco in Germania riceveva - almeno ufficialmente - 2.008 calorie al giorno, mentre le razioni nei Paesi Bassi e in Francia non superavano rispettivamente le 1.705 e le l.300 calorie345 . Ma il numero di calorie non costituisce di per sé un elemento determinante, perché occorre considerare la qualità e la varietà del cibo. E proprio a questo proposito si può affermare che il vitto ricevuto, ad esempio, dai militari internati a Wietzendo1f era di qualità davvero pessima. Si trattava in genere di soli carboidrati, mentre mancavano quasi del tutto proteine, gras·si e vitamine346 . A ciò si deve aggiungere che i prigionieri italiani, che si vedevano assegnata una alimentazione così unilaterale e scadente - con meno di 1.000 calorie al giorno - erano costretti a vivere in condizioni ambientali estremamente sfavorevoli. Una situazione tanto catastrofica per quanto concerneva il vitto non poteva che provocare una rapida debilitazione fisica e di conseguenza condizioni di salute disastrose. Fenomeni non certo (344) Tvalori per il marzo 1945 sono pubblicati come annesso 8 in TESTA: Wierzendo1f, pag. 204, mentre quelli dei mesi di giugno e dicembre si basano sug li annessi 4 1 e 67 alla pane prima della relazione originale di Testa: ASUSSME, cartella 2256. Interessante anche la riduzione dei rimanenti generi alimentari dal dicembre 1944 al marzo l 945: rape, da 2.800 a 2 .450 grammi la settimana; farina di segale, da 360 a 270; sale, da 80 a 54; zucche ro, da 175 a 140; marmellata, da 175 a 133; Quark (una specie di ricotta), da 62 a 47. Dal giugno 1944 e sempre fino al marzo 1945 furono invece ridotti i legumi secchi da 140 a 60 grammi e la farina di frumento da 240 a 120 la settimana. (345) Cfr. MILW ARD: Der Zweite Weltkrieg, pag. 302. (346) Cfr. TESTA: Wietzendorf, pag. 106 sgg.


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limitati ai soli Oflag 83 e Stalag X B. Il professore Chiurco in entrambi i La.ger incontrò ufficiali «instupiditi dalla fame», che, oltre a presentare le tumefazioni alle gambe e al viso caratteristiche degli edemi, avevano, in parte perduto, persino l'uso della parola. Altri avevano perso sino a 30 chili di peso e la maggior parte degli internati destava «l'i mpressione dì scheletri viventi». Nei La.ger si erano manifestati numerosi casi di anemia perniciosa e di tubercolosi polmonare. E siccome la denutrizione debilitava gli organismi, gli italiani, oltre a contrarre con la massima fa~il ità tutte le malattie infettive, impiegavano a guarire dai due ai tre mesi - e qualche volta anche di più - quando in condizioni normali sarebbero stati sufficienti pochi giorni. Situazione resa in pratica disperata poiché mancavano inoltre quasi tutti i medicinali. Molti internati ne erano a conoscenza e, per questo motivo, rinunciavano persino a farsi visitare. L' immagine di un simile inferno, del ineato da un funzionario fascista propenso per natura a mascherare la realtà dei fatti, veniva completata dall'accenno ai numerosi casi di congelamento degli arti 347 . Fenomeni che non erano dovuti soltanto alla debilitazione fisica, ma anche al la mancanza di adeguato vestiario, di calzature e di baracche sufficientemente riscaldate. La già citata relazione di quell'anonimo ufficiale che abbandonò l'Oflag 83 il 16 novembre 1944 conferma la descrizione fatta da Chiurco 348 . Dai suoi appunti Wietzendorf appare come luogo dove nessuno si sarebbe mai augurato di vivere. Gli internati militari giunti in quel campo nel gennaio 1944 - provenienti in gran parte dai Lager dell'Est europeo - occuparono gli accantonamenti già

(347) Ch iurco (vds. precedente nota 342·) propose di adottare con carauere di urgenza le seguenti misure: assegnazione .ii Lager di medicinali; invio e d istribuzione di generi alimentari (fu così. secondo Chiurco. che a Sandbostel il fiduciario italiano conservò· «nel magaaino 15.000 fette biscottate» il che significava qu:isi 18 pezzi per ogni internato): aumo::nto della razione di paiate; rimpatrio deg li ammalmi e degli ufficiali ultrasessantenni: trasferime nto da lle infermerio:: dei Luger ag li ospedali per prigion ieri di gue rra dei malat i grav i c he non pote vano esse re rimpatriati . (348) Ambasciata d 'I talia. To::lespresso 1. 11717/2407. Berlino. 14 dicembre 1944. XXIII. Al Ministero Esteri. P.C. 305. Oggetto: Ufficiali italiani into::ma1i. f.to Anfuso. Allegata al t.::lespresso la re laziono:: J ell'anonimo uffic ialt:: Rdazione s utrOtlag 83 - Wietzendorf. Cons iderazioni svolte un internato usc ito da q uesto campo il 16 nov. I 94-1 dopo o ltre IOmesi <li !>(ntlanenza. ASMAE. busta 14.'i. posizione 1/4/14.


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utilizzati per i prigionieri di guerra sovietici 349. Con l' arrivo degli italiani i tedeschi si limitarono a cambiare la ·denominazione del Lager, che da Stalag 329 divenne Oflag 83. Il nuovo nome non apportava però migl.ioramenti qualitativi. Il vento continuava a soffiare attraverso le fessure dei.. muri, nessuno si era preoccupato di riparare le finestre rotte e la pioggia penetrava dai tetti formando qualche volta persino vere pozzanghere sui pavimenti. Fino alla metà di novembre il Comando del campo non aveva consentito di riscaldare le baracche. Negli alloggi regnava pertanto un'alta umidità, mentre le temperature erano veramente basse. I pagliericci erano pieni di cimici e pulci, ma in dieci mesi il loro contenuto non venne cambiato nemmeno una volta. Le condizioni igieniche poi dovevano essere definite decisamente critiche. Circa 4.000 ufficiali già ridotti in uno stato pietoso vivevano in quel caos deprimente. Sotto un certo punto di vista i prigionieri di Wietzendorf potevano però ritenersi fortunati. Avevano infatti nel tenente colonnello Pietro Testa un Comandante del campo intelligente, coraggioso ed infaticabile, che sapeva come tener testa al suo equivalente tedesco. Poco alla volta Testa riuscì ad ottenere tutto ciò che si poteva realizzare in un Lager della Wehrmacht. Così, nonostante le numerose avversità ed i tentativi di ostacolamento, l'attività spirituale degli ufficiali internati a Wietzendorf poteva considerarsi abbastanza elevata. Anche perché erano riusciti a creare una vera comunità, che si rivelò poi un fattore detenninante ai fini della capacità di resistenza dei singoli internati. Testa si accorse subito che gli ufficiali arri vati in quell 'Oflag già esauriti fisicamente e psichicamente avevano spesso la tendenza a disinteressarsi di tutto e anche di se stessi. Una conseguenza dei (349) Sulla fase iniziale della vita di ufficia li italiani a Wietzendorf - ossia dal 17 gennaio 1944, quando i primi ufficiali vi furono trasferiti dai lager polacchi, sino al 9 febbraio 1944, q uando Pietro Tesla assunse l'incarico di Comandante italiano del campo (che mantenne fino al 29.7.1945) - vds. la relazione del capitano Giovanni Baitista Rizzardini , allora fiduciario italiano nel lager: Al Ten. Col. Testa cav. Pietro, Comandante del Campo di Internamento di Ufficiali Italiani n. 329 a Wietzendorf (Soltau): Relazione su lla vita de l campo dalla sua costituzione ad oggi, Wietzendorf I O febbraio 1944, ASUSSME, cartell a 2256. Gli ufficiali. trattati durante il trasporto come «bestie», in quell'Oflag dovettero affrontare condizioni indegne per l' uomo. E in questi uomini, che si senti vano traditi dalla Wehrmacht, tale trauamento non fece che rafforzare la loro avversione per i tedesc hi. Sul passaggio di consegne del 9 febbraio, vds. TESTA: Wietzendorf, pag. 88 sg.; ma si accenn.i al Lager di Wietzendmf anche in MONCHlERI: Diario, 17./J 8.9.l 943, pag. 2 I sgg.


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quattro mesi trascorsi in prigionia !lei Lager polacchi e di un viaggio durissimo compiuto in carri bestiame in cui i tedeschi non caricavano i quaranta uomini previsti, ma rinchiudevano dalle settanta alle ottanta persone. Durante tutto il tragitto gli internati non ricevevano nulla o molto poco da mangiare e dovevano resistere senza riscaldamento anche alle temperature più rigide. In molti subentrava così, quasi necessariamente, una pericolosa rassegnazione e si doveva far di tutto per spingerli fuori dai pagliericci infestati dai parassiti e dalle stesse baracche per evitare che diventassero preda di una letale abulia. Occorreva quindi renderli attivi e risvegliare in loro una certa creatività, ossia, in altri termini, si trattava in ultima analisi di infondere in quegli animi la volontà di sòpravvivere. E Testa riuscì a farlo 3so. La fede religiosa assunse a tal fine un'enorme importanza. Il Comandante italiano del campo, in seguito a viva insistenza, ottenne il permesso di adibire una camerata in una delle baracche a cappella, che gli ufficiali vollero dedicare allo «Spirito Santo». Un luogo che divenne la vera fonte di ogni speranza in un ' altra vita, ossia di poter superare quella barbara prigionia. Il Comando Supremo della Wehrmacht, nel suo foglio d'ordine sul trattamento degli internati' militari , parlava in tono neutro e freddo delle «pratiche della Chiesa cattolica», della quale l' uomo italiano non poteva «fare a meno». Nel quadro della sua strategia disciplinare basata sul principio del bastone e della carota cercò di strumentalizzare anche le funzioni religiose 351 • Hitler, Keitel ed i loro collaboratori dimostrarono in quell'occasione di non aver capito nemmeno approssimativamente ilsignificato della partecipazione alla Santa Messa ed al Sacramento dell'Eucaristia per i credenti cattolici. Sempre a Wietzendorf il Comando del Lager nutrì il sospetto che la vita spirituale servisse alla propaganda antifascista. Vennero pertanto censurati tutti i testi dei vari ·sermoni, dalle prediche alle orazioni funebri, e quella diffidenza indusse i sorveglianti a perquisire addirittura la cappella, ma in modo tanto maldestro da rompere - naturalmente del tutto involontariamente - la Madonnina in <350) Descritto con molti particolari da TESTA: Wier::,endorf. . pag. 35-52. (351) OKW/AWA Kricgsgef. Allg/WFSt/\VPr (IV). Berlin. de n 5 . l l.1943, 36/134 Mc:rkblalt fiir dic Bchan<llung dcr italieni~che n Militlir-Internierten. BA- MA. RW 4/v. 508a; pubblicato in QdC 5( 1968), pag. 72-76, con traduzione italiana di questa dirett iva fondamentale.


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terracotta realiz;rnta dagli ufficiali. Azioni primitive che diedero ai prigionieri la sensazione - nonostante le umiliazioni subite - di superiorità. Anche a Wietzendorf la direzione italiana del campo fu in grado di offrire agli internati molteplici impegni e distrazioni a carattere culturale. Costituì un vantaggio a tale riguardo la prevalente presenza in quell'Ofiag di ufficiali di complemento, mentre la massa di quelli in servizio permanente effettivo era stata avviata dai Lciger del «Governatorato Generale» a quello di SandbosteI352 . Vennero così svolti corsi di lingua straniera, come il francese, l'inglese e il tedesco. AÙri ufficiali - sempre in base alle loro precedenti qualifiche o professioni - trattarono invece durante lezioni e conferenze temi di natura giuridica, letteraria o scientifica. Furono indetti concorsi o gare di vario tipo, organizzate esposizioni e si poté leggere con frequenza settimanale una specie di periodico del Lager: il cosiddetto «Giornale parlato 83» che, uscito per la prima volta il 20 agosto 1944, aveva tutte le caratteristiche di un feuilleton. La biblioteca dell'Oflag 83 contava onnai più di 2.000 volumi, un incremento dovuto all'autorizzazione del Comandante tedesco del campo di procurarsi libri italiani venduti in Germania. Il che non escluse tuttavia la confisca di determinate opere perché ritenute - anche se talvolta erroneamente - scritte da autori ebrei. L'antisemitismo era quindi sentito anche negli uffici amministrativi del Lciger. A Wietzendorf, come del resto in altri campi, vennero allestiti spettacoli teatrali; rappresentazioni che godevano di un grande favore tra gli internati, ed offrivano una distrazione 353 . li già citato rapp01to di Chiurco fa comprendere come le facilitazioni ottenute in seguito alle continue richieste da parte italiana non devono trarre in inganno: lo stesso tenente colonnello Testa, sempre molto obiettivo e sereno nei suoi giudizi, ha definito infatti un «inferno» la vita nelle baracche di Wietzendorf354 . Si deve tener presente che le condizioni di vita degli internati - per la progressiva diminuzione del vitto e l'obbligo del lavoro, (352) Vds. precedente nota 348. relazione dell'anonimo ufficiale, pag. 3 sg. (353) TESTA: Wie11,e11do,f, pag. 40-49; cfr. anche - particolannente interessante per quanto concerne il «giornale parlato» - GUARESCHI: Diario clandestino; e PRATELLESI: Giornale parlato, pag. 102 sgg. (354) TESTA: Wietzendorf, pag. 98: «Naturalmente la vita delle baracche, con 50-80 uomini costrctli a stare a contatto di gomito, diventava un inferno» .


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che cominciava ad essere esteso anche agli ufficiali - stavano diventando sempre più critiche anche nell 'OOag 83 355 . Va ammesso in ogni caso che non sia possibile riferirsi ad una situazione a carattere generale valida per tutto il periodo della prigionia. Si devono infatti distinguere determinate fasi nella vita nel Lager, contraddistinte da caratteristiche specifiche. Per illustrarlo con un esempio banale: in inverno la vita quotidiana dei prigionieri era indubbiamente incomparabilmente più dura che in estate. Il freddo e la fame non facevano che aggravare quella situazione, mentre diminuivano nel contempo le possibilità di un impegno ricreativo. E l'affrancamento dalla servitù tedesca - identificatosi per tutti i Lager con la liberazione - venne salutato a Wietzendorf soltanto il 22 aprile 1945, quando i militari britannici aprirono finalmente i cancelli di quel campo356. Nel prendere in esame i campi di prigionia dei sottufficiali e dei militari di truppa risulta ancor più difficile il problema della rappresentatività delle fonti pervenute. Perché rispetto alla situazione dei campi per gli ufficiali si può infatti dire che per un numero maggiore di campi si dispone di una quantità minore di materiale. Si sono conservate però alcune testimonianze, come ad esempio quella relativa allo Stalag VI D di Dortmund 357 dove si trovavano nell' ottobre 1943 dai 20.000 ai 24.000 internati militari, di cui appena 1.000 o 1.500 rinchiusi nel campo principale358 • Appunti scritti da una persona che volle poi tornare tr~ le file fasciste, sempre a~messo che le avesse lasciato di propria volontà. Un internato che (355) lbid., pag. 90- 145. (356) Ibid., pag. 146-151 ; e sul periodo fino al rimpatrio, pag. 155- 188; vds. inoltre ZAMPE1TI: Liberatione di Wiet,endorf. pag. 77-93. (357) Il Capo della Provincia di Aosta, Aosta lì 21 dicembre 1943, Promemoria per il Duce, f.to Dr. Cesare Augusto Carnazzi, ASMAE, busta 45, posizione Italia 1/8, dove viene riportata la relazione del Consigliere nazionale Arnaldo Sertoli, che era appena tornato dalla prigionia tedesca. (358) In base al Promemoria del 21.12.1943 (vds. precedente nota 357) si trauava di circa 20.000 uomini. Secondo la relazione sul trauamento dei prigionie_ri di guerra pubblicata da BARBERO: Croce tra i reticolati, e destinata alle autorità americane (qui citata da PIASENTI: li lungo inverno, pag. 210 sg.), quegli uomini erano circa 24.000. Il cappellano militare Barbero svolse la sua opera anche nel campo principale, campo che aveva la competenza anche per gli internati ammalati di Dortmund. 1 dati ufficiali indicano che alla fine di settembre erano presenti nello Stalag VI D soltanto 2. 100 italiani. Ciò significa che la massa di quei 21.141 internati militari registrati il 1° dicembre 1943 arrivò al suddetto Lager a panire dal mese di ottobre.


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dev'essere comunque stato più favorevole che non contrario ai tedeschi. In base alla sua descrizione, gli italiani internati nello Stalag VI D vivevano in condizioni decisamente pessime sotto l'aspetto sia fisico, sia psichico. Le loro razioni giornaliere di vitto erano composte da 350 grammi di pane nero e da una minima quantità di margarina; ricevevano poi a mezzogiorno una specie di minestra calda di verze, rape oppure orzo e la stessa brodaglia veniva distribuita talvolta anche di sera. Una giornata lavorativa constava normalmente in turni di lavoro di otto o dieci ore. La maggior parte dei soldati che lavoravano non disponeva di biancheria e di indumenti adeguati alle condizioni climatiche. Tutto ciò che quei militari potevano indossare non li avrebbe protetti neppure dalle temperature invernali italiane. Le conseguenze erano più che evidenti e le stmtture sanitarie risultavano piene di italiani ammalati di tubercolosi, polmonite, pleurite o difterite. Casi tanto numerosi e frequenti che costituivano sicuro indizio di un fisico sempre più debilitato e quindi maggiormente esposto alle suddette malattie, specie se infettive. Non si può certo affermare che il cosiddetto ospedale dello Stalag VI D fosse effettivamente in grado di curare e guarire chi vi veniva ricoverato. Era costituito da poche baracche che, oltre ad essere prive d'ogni comodità, venivano riscaldate anche in inverno per due sole ore al giorno. Ma un aspetto ancor più grave poteva essere definito quello della mancanza di strumenti chirurgici e delle pochissime medicine disponibili. Gli.infermi costretti a rimanere a letto ricevevano un'unica coperta ed un vitto del tutto simile a guanto veniva distribuito agli internati sani, ma solo in quantità inferiore. Anche gli ammalati - gravi o non gravi che fossero erano costretti a dormire sui soliti pagliericci. In considerazione di quanto precede non doveva pertanto destare molta meraviglia il numero elevato di decessi fatto registrare fra i militari ammalati di quello Stalag già alla fine del 1943. Degno di nota inoltre 1' accenno al fatto che nello stesso campo di prigionia le attrezzature sanitarie destinate non soltanto ai francesi, ma addirittura ai prigionieri di guerra sovietici erano decisamente migliori di quelle usate dai tedeschi per gli italiani. E a questo proposito Dortmund non avrebbe costituito un caso eccezio-


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nale, perché - almeno a quanto risulta - l'assistenza medica a favore degli internati militari fu del tutto carente anche negli altri campi di prigionia359. Diverse persone hanno confermato con le loro testimonianze le condizioni disastrose del cosiddetto ospedale di Dortmund, dove i militari italiani morivano come mosche. In qualche settimana ne vennero sepolti persino 32, ossia un numero pari mediamente al 5% di tutti ·gli uomini ricoverati in queJla struttura sanitaria. Vittime di malattie diagnosticate esattamente dal punto di vista medico, anche se le vere cause della loro morte - così come affermato dai sopravvissuti - erano state la fame e i maltrattamenti subiti 360 . Dall'ottobre 1943 al settembre 1944 sarebbero morti a Dortmund più di mille italiani nel fiore degli anni 361 . Esistono inoltre prove di atti bestiali compiuti dal personale addetto alla sorveglianza362 . E persino chi riconobbe che il Comandante tedesco del Lager cercava di comportarsi in maniera corretta, dovette constatare che le condizioni di vita in quel campo erano agli effetti pratici davvero deprimenti363 . Una descrizione delle condizioni di vita nello Stalag di Neu Versen364 - dove venne internato dal 12 settembre 1943 al 3 aprile 1945 un certo numero di militari italiani - si sofferma sull'iniziale (359) Vds. precedente nota 357. A : Sertoli chiese l'intervento del Governo fascista. Questo avrebbe dovuto avviare trattative per ottenere a favore dei militari italiani che stavano lavorando le stesse condizioni concordate tra francesi e tedeschi. Si dovevano soprattutto · garamire: adeguata n~trizione, biancheria (e non mancava l'accenno al fatto che la Wehrmacht si era impossessata delle enormi scorte nei mag<.1zzini e depositi militari italiani s ituati nell'area balcanica), sufficiente assistenza medico-sanitaria e regolare scambio della corrispondenza fra gli internati ed i loro congiunti. (360) BARBERO: Croce tra i reticolati, pag. 24 sgg.; pubblicato da PlASENTI: Il lungo inverno, pag. 201-205. (361) Cfr. PIASENTI: Il lungo inverno, pag. 211. (362) Ibid., pag. 207-210. (363) CRESCIMBENI/LUCINI: Seicentomila, pag. 188; cfr. anche. CIMARELLI: Co,nizio, pag. 281-292. (364) Il campo di internamento di Yersen. Memoria redatta dal Colonnello Alessandro Fiori di S. Cassiano, Luglio 1945, ASUSSME , cartella 2256. Si tratta dello Zweiglager Neu Versen dello Stalag VI C di Bathorn. L'indicazione «Versen» che si trova in genere nella memorialistica potrel:ibe indurre in errore e far ritenere che sia la località Versen della Bassa Sassonia dove non c'erano campi di prigionia. Lo S talag VI B di Neu Yersen fu costituito il 29 settembre 1939, sciolto il 13 maggio 1942 quale campo autonomo e passato alle dipendenze ~ come campo secondario - dello Stalag VI C. Cfr. in proposito MATIIELLO/VOGT: Deutsche Kriegsgefangenen- wid /nternierteneinrichtungen, voi. I, pag. 16 sg.


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assoluta eguaglianza di trattamento avuto dagli ufficiali e dalla truppa. Ciò accadde nel periodo in cui questo Lager fu utilizzato .come centro di smistamento degli internati. Nessuna differenza per quanto concerneva il vitto, e tutti dovevano dom1ire senza pagliericcio sul pavimento delle baracche. Anche se la propaganda affermava come al solito tutto il contrario, il personale tedesco del Lager cominciò sin dal primo giorno a maltrattare gli internati con calci, schiaffi, pugni, colpi di bastone, o spinte col calcio del fucile. I prigionieri italiani mossero gravi rimproveri ai tedeschi per il modo in cui vennero perquisiti al momento dell 'arrivo o della successiva partenza dal campo, perché nel corso di queste «visite» - ma anche di quelle compiute di propria iniziativa dal personale di vigilanza - ogni arbitrio sarebbe stato .possibile. Dovevano consegnare - naturalmente senza ricevuta - fazzoletti, stivali, impermeabili e pullover di lana. I loro guardiani si impossessavano persino degli articoli da toeletta, di medicine, di viveri, sigarette, borse di cuoio, borracce, denaro e oggetti di valore, come anell i e orologi. E poiché non rilasciavano nessuna dichiarazione scritta di tutto ciò che avevano preso, gli internati ritenevano che quegli aguzzini volessero così assicurarsi «una preda bellica» a titolo personale. L'accusa che i sorveglianti derubassero gli internati militari è variamente documentata anche per altri campi. Non si deve comunque ritenere che la ruberia si limitasse ai sùccitati oggetti. Prima della partenza verso i campi di lavoro della Renania o Westfalia (dove venivano in genere avviati i sottufficiali e i militari di truppa) o per i campi d'internamento in Polonia (destinazione riservata di massima agli ufficiali), gli internati rimasti a Neu Versen solo pochi giorni o al massimo poco più di un mese dovevano consegnare al personale tedesco gavette, bottiglie ed ogni altro recipiente usato per mangiare e bere. I sottufficiali e militari di truppa erano di norma costretti a lasciare anche le coperte e le scarpe che si erano portati al seguito, eccezione fatta per le calzature indossate. Accadeva inoltre molto spesso che i militari della Wehrmacht togliessero agli internati degli oggetti in ottimo stato, sostituendoli - se mai - con materiale usurato. Conclusa la prima fase dello smistamento, agli italiani rimasti a Neu Versen vennero assegnati pancacci in legno con relativi pagliericci. Il loro vitto era uguale a quello distribuito ai prigionieri di guerra delle altre nazionalità. Ricevevano ogni giorno una


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minestra con patate non sbucciate, oppure rape e talvolta anche con miglio, orzo o qualcosa di simile, dai 250 ai 300 grammi di pane nero, 20-25 grammi di margarina, pesce in scatola oppure formaggio. Ogni tanto la Wehrmacht distribuiva 30 grammi di marmellata, mentre due volte al giorno si poteva bere del tè o surrogato di caffè. A soffrire maggiormente per la · pessima qualità del cibo erano proprio gli italiani e i russi, che non potevano essere assistiti dalla Croce Rossa Internazionale o da altre istituzioni benefiche. Ed i primi pacchi dall'Italia giunsero a Neu Versen soltanto a metà marzo del 1945. Le condizioni in cui_vivevano gli internati in questo campo confermavano quelle già descritte per gli altri Lager. If servizio postale non funzionava. Dopo aver usato le medicine portate al seguito dalle loro vecchie guarnigioni, gli italiani non ne trovavano altre nelle infermerie tedesche. L'igiene del campo lasciava molto a desiderare. Se a Neu Versen i morti furono soltanto 18, ciò va attribuito al fatto che gli internati militari vi giunsero in condizioni fisiche ancora abbas~anza buone e vi rimasero in genere solo poco tempo. Il 18 settembre 1944 il Lager dovette inoltre. essere .sgomberato per un breve periodo di tempo e furono relativamente pochi gli internati che vi fecero ritorno. Dal mese di novembre poi, tutti coloro che ·non assolvevano compiti particolari all'interno del campo vennero costretti a lavorare nei dintorni di Neu Versen. Anche qui, come negli altri cani.pi, i sorveglianti ricorsero alle punizioni collettive ed individuali, contribuendo in tal modo ad indebolire ancor più la già precaria salute dei prigionieri, così come in molti Lager la misura punitiva preferita sembrava essere quella di far rimanere per molte ore gli italiani al freddo e sotto la pioggia, ma spes.s o i tedeschi n.on esitarono neppure a. privare gli internati del vitto giornaliero o ad infliggere loro punizioni corporali365 • Una esistenza che spinse nei casi estremi al suicidio o alla follia. Le conseguenze più frequenti di un simile trattamento fu.rono le gravi malattie, .spesso con postumi . Mutilazioni conseguenti ad incidenti sul lavoro furono oltremodo numerose tra gli internati a . Neu Versen. Considerati gli sviluppi generali, il Capo rep~o (365) Confennato da PIASENTI: ll lungo inverno, pag. 198 sg., che ha pubblicato il rapporto del maresciallo Francesco Colella relativo al brutale trattamento subito da un soldato · italiano a Neu Versen.


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prigionieri di guerra presso il Comando Supremo della Wehrmacht si vide costretto a dichiarare campi-ospedale determinati Lager, dove venivano riuniti i feriti e gli ammalti gravi. Per gli italiani di Neu Versen e degli altri campi di internamento situati in quella stessa regione serviva come ospeda.le il Lager di Fullen. In base a quanto affermato da chi ebbe occasione di vederlo, questo campo non era soltanto il più vecchio, ma anche il meno adatto ad assolvere tale funzione 366 • Un giudizio che conferma quanto già detto per lo Stalag di Dortmund sulla non casuale insufficiente assistenza sanitaria prestata agli ex alleati. Nel 1944 dipendeva dallo Stalag VI C anche lo Zweiglager di Gross Hesepe, dove si trovavano 2.175 internati militari, fra i quali 1.060 ufficiali superiori, 735 uffi~iali subalterni nonché 380 sottufficiali e militari di truppa di vari gradi. Gli ufficiali in servizio permanente effettivo erano in tutto 758. Il colonnello Mario Amodio, allora Comandante italiano del campo, ha asserito che i tedeschi trattavano gli italiani nel peggiore dei modi, perché nessuno di loro si era dichiarato disposto a collaborare con i regimi di Hitler e Mussolini. Gli internati furono soggetti ad ogni tipo di pressione: dalla privazione del cibo all'obbligo di compiere lavori faticosi e umilianti. Gravi risultano le accuse formulate dal colonnello, il quale parlò infatti di numerosi e brutali maltrattamenti subiti dal personale del campo. Diversi ufficiali già di una certa età avrebbero perso la vita «per la sistematica e quasi voluta mancanza di cure sanitarie». La denutrizione, che fece ammalare di tubercolosi molti giovani internati, era stata appositamente ordinata dal Comando tedesco per vincere la volontà di resistenza degli italiani. Sempre secondo Amodio, vi furono misure di rappresaglia, uccisioni, (366) Vds. precedente nota 35, qui pag. 5- 15 e pag. 23 sg.; sulla situazione a Fullen cfr. PIASENTI: Il lungo inverno, pag. 199 sg., dove è stata pubblicata la relazione del maggiore medico Ernesto Grella. Fullen era del tutto inadatto, specie a causa delle sue condizioni igieniche. Gli ammalati, in maggioranza tisici, vivevano in baracche sovraffollale (200 uomini). Persone malate che erano in gran parte costrette a dormire sul pavimento senza pagliericcio, mentre mancavano a molte persino le coperte. Non venne mai fatta una disinfezione dei locali, il vitto era insufficiente e di pessima qualità e i tedeschi si comportavano con questi internati in maniera davvero ignobile. Sul problema delle conseguenze a lungo termine dell'internamento, vds. VOLANTE: Patologia tardiva, pag. 76-80. In merito alle prospettive di un paziente a Fullen, vds. ALPINI: Baracca otto. Per quanto concerne il solo periodo dal febbraio al maggio 1945, cfr. gli appunti del parroco del Lager, ACCORSI: Campo della morte.


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percosse, morsi dei cani lupo e le ben note perquisizioni che altro non erano se non vere e proprie rapine. Dai pochi pacchi in arrivo dall'Italia il Comando tedesco del La.ger faceva togliere i medicinali. E per quanto concerneva i trasporti dei militari italiani, il colonnello non ha esitato a definirli del tutto simili alle deportazioni degli ebrei. Quando gli Alleati liberarono Gross Hesepe, fra gli italiani rinchiusi nel campo c'erano anche 400 invalidi di guerra e ammalati gravi, 100( affetti da tubercolosi, altri 100 militari di truppa che avevano subito mutilazioni durante il lavoro coatto e 40 ufficiali di età superiore ai 60 anni. E tutti gli italiani apparivano gravemente denutriti e debilitati367 . Si potrebbe essere indotti a pensare c~- si sia trattato di descrizioni volutamente esagerate, perché raccontavano in effetti di comportamenti di per sé inimmaginabili in un paese civile. Ma si deve ricordare che non fu difficile controllare sul posto i dati che per esempio Amodio redasse nell'aprile del 1945 per gli Alleati. E quando nel diario di un prigionièro italiano si trovano annotazioni come quella che il 23 febbraio 1944 era stato «un gran giorno», perché «nessuno ha assaggiato la frusta» 368 , se ne ricava una impressione evidente della realtà di vita dei soldati italiani nei campi di internamento tedeschi. Un rapporto datato 6 luglio 1944 e redatto dallo Stalag VIII B di Teschen369 nell'ottica della Wehrmacht, riferisce sulla situazione

(367) Vds. in proposito AMODIO: Relazione presentata dal Comandame italiano pag. 68-71. Sino alla fine del 1944 anche Gross Hesepe assolse le funzioni di Zweiglager dello Stalag VI C, per poi assumere nel gennaio 1945 la denominazione indicata nella relazione di Sta)ag· 308. Sulla fine della guerra a Gross Hesepe, vds. CRESCIMBENI/LUCJNI: Seicentomila, pag. 278-282; ibid., a pag. 281, si può leggere che le truppe canadesi trovarono presso un comandante di battaglione deUe SS - da loro catturato - «l'ordine di Hinunler di uccidere tutti i prigionieri della zona». (368) LUSETfl: Lager Xl - B, pag. 85. (369) Teschen (Cieszyn) era stato coslì_tuito come Zweiglager dello Stalag VIII B di Lamsdorf (Lambinowice) il 17 settembre 1942. Fra il 28 dicembre 1943 e il 12 gennaio 1944 il campo principale di Lamsdorf venne trasferito a Teschcn, che divenne così da quel momento Hauptlager (campo principale). Vi furono rinchiusi al massimo 95.000 prigionieri, fra i quali anche militari italiani. Cfr. MATTlELLONOGT: Deutsche Kriegsgefangenen- und lntemierteneinrichtungen, voi. I, pag. 20.


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nel giugno del 1944~ 70 • Sebbene sia scritto nel linguaggio scarno della burocrazia del Lager, cioè senza annotazioni di commento o di moti umani, que_sto documento possiede una notevole forza espressiva. E non in ultimo per il fatto che consente di paragonare le condizioni di vita degli internati militari italiani con quelle dei prigionieri di altre nazionalità . . Alla fine di giugno del 1944 si trovavano nel campo di Teschen complessivamente 72.009 prigionieri, di cui 10.313 inter, nati militari 371 • Il giorno del rilevamento gli italiani risultavano così suddivisi: 9.939 impiegati in attività lavorative, 236 giudicati inabili al lavoro e 134 ricoverati in vari luoghi di cura. L'inabilità al lavoro era dovuta nella maggior parte alla denutrizione. Gli italiani soffrivano di edemi da inedia, di ulcere alle gambe e di ferite molto difficili a guarire. Queste ultime risultavano provocate da incidenti sul lavoro, incidenti verificatisi per tutto il mese di giugno in ben 673 casi, facendo riferimento a tutti i prigionieri. Per quanto concerneva le diverse nazionalità, avevano subito in quel mese vari infortuni sul lavoro 34 internati militari italiani, 508 russi, 119 britannici e 12 serbi. Veniva inoltre segnalato che erano deceduti 199 prigionieri di guerra sovietici su 47.667 presenti nel campo, un unico britannico su 12.185 e 12 militari italiani su 10.313 internati. Due di questi erano morti all'ospedale - uno di infarto e l'altro di polmonite - mentre non sono state indicate le cause della morte degli altri dieci che perirono nel Lager. Si devono comunque escludere le fucilazioni, perché nel mese di giugno furono fucilati a Teschen 18 prigionieri, di cui un britannico e diciassette russi. Dal 1° al 30 giugno erano riusciti a fuggire dallo Stalag VIII B 201 prigionieri di guerra, appartenenti a cinque delle otto diverse nazionalità che furono registrate nel campo. Fra questi si trovavano anche cinque internati italiani. Nello stesso mese gli organi di sicurezza avevano ripreso 145 prigionieri allontanatisi da Teschen, inclusi però alcuni che erano fuggiti ancor prima dell'inizio di giugno, fra i guaii otto italiani. Il Comando del campo aveva inflitto (370) La relazione sul Mannschaftsstamrnlager VIII B di Teschen C/S per il mese di giugno 1944 è stata pubblicata da STREIM: Die Behandlung, pag. 384-389. Il Lager rimase in funzione sino al marzo 1945. (37 I ) La differenza rispetto ai dati forniti dal Capo reparto prigionieri di guerra presso il Comando Supremo della Wehrmacht - 10.219 internati militari - è pertanto insignificante .


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punizioni disciplinari a 75 internati militari: 35 per tentativo di fuga, 13 per comportamento scorretto, 9 per furto; 17 per allontanamento illecito dal posto di lavoro ed 1 perché si era rifiutato di lavorare. Considerate le 424 infrazioni disciplinari registrate a Teschen sempre in quel mese, si può stabilire che le punizioni inflitte agli italiani - che costituivano il 14,3% delle presenze complessive nel campo - furono pari al 17,7% del totale. I prigionieri di guerra russi rappresentavano il 62,2% delle presenze e il numero delle loro punizioni risultava pari al 54,7% del totale, mentre le percentuali relative ai prigionieri di guerra britannici erano molto simili a quelle già indicate per gli italiani: 16,9% di presenze e 18, 1% di punizioni. Una delle più gravi preoccupazioni dell'amministrazione del La,ger era rappresentata dal vestiario dei prigionieri, specie di quelli sovietici e degli internati militari italiani. Da parte tedesca si sosteneva che la perdita dei vari. indumenti era dovuta soprattutto al fatto che i prigionieri li vendevano, oppure li scambiavano con viveri o tabacco o li distruggevano deliberatamente. Quest'ultima spiegazione appare poco verosimile, perché soltanto un masochista avrebbe potuto peggiorare di propria volontà quelle condizioni già tanto miserande senza ric.evere nulla in cambio. Nel contempo simili affermazioni non facevano che confermare in maniera indiretta la fame sofferta dai prigionieri. E tali baratti erano oltre tutto possibili -solo perché mancava un adeguato vestiario. Si può quindi ammettere che vi fossero prigionieri disposti a concludere affari sfruttando le esigenze e le debolezze dei loro compagni di sventura. Questi ultimi, disposti ad un certo momento a tutto pur di soddisfare qualche loro estremo bisogno, si privavano - per esempio nella stagione estiva - di qualche capo di vestiario in cambio di un po' di cibo o di tabacco. Ma il temporaneo soddisfacimento di quella richiesta aveva poi conseguenze deleterie a lungo termine, se non riuscivano a procurarsi in qualche modo e prima dell'inverno degli altri indumenti. Era questo l'aspetto più grave di tutta la faccenda, perché chi è affamato o trema dal freddo non è disposto in genere a ragionare e dimentica con fin troppa facilità le regole del cameratismo. Una situazione che provoca, specie nei più deboli, un egoismo tale da spingerli persino al furto. Risultava in ogni caso che nel campo di Teschen i più demoralizzati erano proprio i militari italiani, mentre il Comando del La,ger aveva constatato ottimismo tra i britannici e gli stessi


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russi. Qualora ci si astenga dal prendere in esame determinati fattori non esattamente valutabili, come l'attaccamento alle proprie famiglie, le componenti psicologiche o gli effetti provocati sulle singole persone dall'ambiente in cui erano costrette a vivere, le cause di. quella depressione manifestata dalla quasi totalità degli italiani potrebbero essere individuate nella scarsa assistenza ricevuta durante la prigionia. Eppure nulla fa ritenere che la situazione degli internati italiani a Teschen fosse straordinariamente grave. In base alle statistiche dell'ufficio addetto al controllo ed alla censura postale, nel giugno 1944 questi militari avevano ricevuto 20.187 lettere, 14.981 cartoline postali e 9.009 pacchi. Il che equivale a circa 2 lettere, più di una cartolina postale ed un po' meno di un pacco per ogni italiano internato. Sempre ammesso che la suddetta posta venisse consegnata effettivamente ai suoi destinatari. Quella inviata ai britannici era stata molto più numerosa, qualora si consideri che ogni prigioniero aveva ricevuto in media cinque lettere, due cartoline postali e quasi tre pacchi, per un totale complessivo di 63.929 lettere, 31.543 cartoline postali e 33.096 pacchi. Decisamente inferiore invece la posta arrivata ai prigionieri sovietici, pari a 204 lettere e 165 cartoline postali, tanto che massimo lo 0,8% di loro ricevette notizie dai propri parenti. Il numero di lettere, cartoline e pacchi ha però soltanto un valore relativo per spiegare lo stato d'animo. Più indicative a questo proposito potrebbero essere le informazioni sui luoghi di origine dei militari internati a Teschen. Ci si può infatti chiedere quanti di loro provenissero dalle regioni italiane situate a sud di Roma e quali differenze esistessero tra la posta spedita dai territori occupati dagli Alleati o da quelli in mano tedesca. Senza considerare le ripercussioni che poteva avere sul morale degli internati il tenore delle notizie ricevute dalla madrepatria. Non si può infatti ignorare che in quel periodo l'Italia era divisa in due parti, e una tale situazione aveva senza dubbio effetti particolannente deprimenti. Per quanto concerneva l'assistenza si può senz'altro dire che questa era praticamente inesistente. Nel giugno 1944 gli internati militari ricevettero la «prima distribuzione di doni di beneficenza» ( Liebesgahenzuteilung), ossia dei «biscotti», e sempre «per la prima volta» qualcuno procurò loro dei libri. Si trattava di soli 63 volumi destinati a più di 10.000 prigionieri. E se è anche vero che ai militari


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abili al lavoro non restava probabilmente molto tempo da dedicare alla lettura, si deve nel contempo ricordare che nel solo mese di giugno i britannici avevano ricevuto 2.791 libri e 712 giochi di vario tipo. Questa relazione sulla situazione nel Lager, redatta da ufficiali tedeschi, non faceva che confermare indirettamente quanto emerso dai già citati appunti sulle condizioni di vita nei campi di prigionia, ma il tono era piuttosto cauto e si asteneva dal prendere in esame alcuni tra i problemi più importanti. Mentre vari rappresentanti fascisti, che dall'autunno 1943 alla primavera 1944 si espressero, generalizzando, sulla situazione dei loro connazionali "prigionieri, non si astennero certo dall' indicare con il loro vero nome gli aspetti più scandalosi dell'internamento. Lo fece, ad esempio, l'Ambasciatore Anfuso quando illustrò il 19 novembre 1943 alla Sezione Politica del Ministero degli Esteri tedesco in quale miserevole stato si trovavano gli internati militari nella Sassonia. Secondo i rapporti pervenutigli· era là che vigevano le condizioni «peggiori» di tutto il territorio del Reich. Gli internati dovevano lavorare in condizioni durissime, ricevendo un vitto pessimo. Anfuso parlava del trattamento inumano usato dal personale di sorveglianza. Lamentò in particolare che il Governatore del Reich nella Sassonia, Martin Mutschmann, aveva tenuto un discorso decisamente antiitaliano, peggiorando così ancora la situazione nell'area sassone. E non mancava neppure 1' accenno al fatto che i polacchi ed i francesi, con i quali gli italiani convivevano, facevano tra questi ultimi «una propaganda sobillatrice antitedesca e comunista»372. Ma la Sassonia non costituiva un caso isolato, perché secondo quanto segnalato da funzionari fascisti, le condizioni di vita nei campi della Slesia erano altrettanto tremende373 . Nell'aprile 1944 Vaccari scrisse una lettera allarmante a Mazzolini, nella quale faceva una sorta · di bilancio provvisorio. (372) Dg. Poi. Nr. 105. Berlin, den 19.11.1943, gez. Erdmannsdorff, PA, Biiro Staatssekretar, Aktcn betr. ltalicn, voi. 18.11 Ministro di 1• classe Otto von Erdmannsdorff era il sostituto del Capo della Se:tione Politica Ministero degli Esteri. Promise ad Anfuso di esaminare la situazione, ma richiamò anche l'alteozione dell'Ambasciatore sul fatto che «alcune delle affermazioni fonnulate non potevano corrispondere a verità» - mancava però una motivazione di questa supposizione - e che queste «erano troppo poco concrete». La pratica venne tuttavia trasmessa alla Sezione Giur idica, ma non si riconoscono i risultati del controllo. (373) Diario S.A.l., pag. 46, 31.5.1944, PADF.


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Aveva riportato l'impressione che gli internati fossero come storditi da un lavoro giornaliero che durava in media dalle 12 alle 14 ore. Erano debilitati fisicamente dalla fame, venivano maltrattati e percossi. Cresceva ogni giorno di più il numero degli ammalati374 . Sempre nella primavera del 1944 il Servizio Assistenza Internati aveva dovuto registrare un aumento spaventoso di decessi 375 • Poiché le segnalazioni arrivavano generalmente con notevole ritardo, tutti quei casi si sarebbero potuti ritenere la diretta conseguenza dell'inverno appena trascorso, ossia della stagione più ten-ibile per gli internati militari. Ma sostanzialmente il bilancio di Vaccari corrispondeva in modo coerente alle condizioni materiali in cui gli italiani erano costretti a vivere nei vari Oflag, Stalag e campi di lavoro. Fra i tanti campi di prigionia, un caso .del tutto particolare era costituito dal noto Otlag 64 Z, ossia lo Zweiglager del campo per ufficiali di Altburgund nella XXI Regione militare. AI più tardi il 5 dicembre 1943 il regime fascista apprese ufficialmente quale genere di vita stessero conducendo i più di 200 tra generali e ammiragli internati a Schocken insieme a quasi 50 altri ufficiali e a circa 140 tra sottufficiali e truppa. I generali e ammiragli si trovavano in condizioni sotto certi aspetti migliori deila massa di ufficiali o degli altri internati costretti a lavorare, ma, a causa della loro età già avanzata, soffrivano come tutti i militari italiani per il freddo dell'inverno· polacco, per un vitto pessimo e· insufficiente nonché a causa della separazione dalle loro famiglie. Alla fine del 1944 Mussolini si vide in ogni caso invitato a intraprendere qualcosa a

(374) I/SRP 17, Berlino 27/4/44 XXII, f.to Vaccari, PADF. C'era chi riteneva che i militari impiegati in attività lavorative fossero trattati mollo meglio degli ufficiali internati nei vari Lager. Cfr. Ambasciata d'Italia Servizio Assistenza Internati Nr. T/33/RP., Berlino 19/5/44 XXII, PADF. In questa lettera inviata da Spanio! a Vaccari, viene riferito il parere di una baronessa, resasi benemerita per l'opera di assistenza a favore degli internati. l Lager venivano visitati anche da rappresentanti de l Ministero degli Esteri del Reich. Proprio visitando i campi per sottufficiali e truppa situati nei pressi di Vienna il Console generale v. Drnffel poté convincersi della necessità di inviare con urgenza della biancheria agli internati militari: Diario S.A.l., pag. 59, 12.6.1944, PADF: Appunto s ul colloquio avuto presso I" A.A. tra il Ministro Vaccari, l'ing. Spanio!, il Console genera le von Druffel e il dott. Hendler. (375) Ali' Ambasciatore Conte Serafino Mazzolini Sottosegretario agli Affari Esteri, Salò, 20 Dicembre 1944, f.to Vaccari, PADF.


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loro favore 376 . A quanto risulta gli stessi generali - presi contatti con l'Ambasciata dell' Italia fascista di Berlino - avevano fatto rilasciare dal campo di Schocken già nella prima metà dell'ottobre 1943 il generale Armando Ferroni con l'incarico di agire quasi come un fiduciari o degli internati militari di ogni grado. Ferroni lavorò poi insieme a Vaccari fino all'inizio del 1944377 . Ciò significa che molto prima di dicembre Salò era - anche se in forma non ufficiale - a conoscenza di quanto stava accadendo a Schocken. Nessuno sembrò però interessarsene e una lettera di Anfuso dell' ottobre 1943 fa capire che questo Ambasciatore, almeno per quanto lo riguardava personalmente, non aveva l'intenzione di modi ficare quella particolare situazione. Per lui, infatti, i generali erano dei traditori, ostili ai tedeschi, prevenuti e vigliacchi378 . Il 17 febbraio il maresciallo Graziani potè leggere un «memoriale» in cui i suddetti generali , oltre a difendere il loro operato nei giorni successivi all'armistizio, protestavano per il trattamento cui erano stati e si trovavano tuttora soggetti 379 . I tedeschi li avevano trasportati nel territorio del Reich in carri bestiame o in vagoni di 3a classe con una scorta costituita quasi sempre, invece che da ufficiali, (376) Presidenza del Consiglio dei Ministri Il Sottosegretario di Stato, Roma, 5 dicembre 1943-XXII, Appunto per il Duce, f.to Barracu, ACS, S.P.d.D., busta 16, F 9 I. SF 2. (377) Cfr. in proposi to la relazione: Croce Rossa Italiana, Comitato Centra le Assistenza Italiani Estero. lì 2 Maggio 1945, Al Comando Aernautica, Milano, f.to Ferroni, PADF. Allegaw la dic hiarazione del generale Renzo Dalmazzo in data 30 aprile 1945, dalla quale risulta che Ferron i. d'accordo con lui e con il generale Gariboldi, anch' egli internato in quel periodo a Schocken, si recò in ottobre fuori dal Lager. Dalmazzo restò a Schocken fino a ll ' I 1.12. 1943 e fu trasferito a Vitte!. un campo per internati civili. il giorno successivo. (378) All' Eccellenza Serafino Mazzolini Segretario Generale al Ministero Affari Esteri Roma. Berlino, lì 20 ottobre 1943-XXI. f.to Anfuso. ASMAE, busta 3 1, posizione Gennania 1/ 1. qui pag. 3. Il 1° novembre l'Ambasciata era in possesso di un elenco nominativo dei più di 200 generali e a mmiragl i internati: Ambasciata Berlino 1° Novembre I 943, per telefono 25311 P.R., Oggetto: Internati in Gennania, f.to Anfuso, ASMAE, busta 75., pos izione Gennania 1-2. Vds. però anche la seguente nota 383. (379) Stato Maggiore Esercito Segreteria par1 icolarc del Capo d i S.M. Prot. N° 150/CSM/RJS. , P.C. 865, lì 5 febbraio 1944, XXI!, Oggetio: Memoria le dei gene rali internati in Gennania, Al Ministero delle Forze Annate-Gabinetto P.C. 867, f.to Gambara, ACS, S.P.d.D.• busta 16. F 91, SF 2. Il commento scritto di proprio pugno da Graziani a questo documento (pag. I) è datato 17 febbraio i 944: «Per quanto a me consta la diversa dislocazio ne ed il diverso trauamento, è conseguenza di discriminazione fra qualità e rifiuw dimostrato dai Generali internati - Graziani». Il maresciallo spiegava la peggiore sistemazione e il trattamento dei generali ince rnal i a Schocken co n la loro minore qualifica professionale a lmeno dal punto di vista tedesco - ed il loro manifesto rifiuto d i collaborazione.


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da sottufficiali e militari di truppa villani e arroganti. In Germania avevano poi avuto un trattamento riservato in genere ai malfattori comuni e, dopo diverse soste in varie località, più di 170 di loro erano stati riuniti a Schocken. Qui, suddivisi fino ad otto persone in una stessa stanza, dovevano dormire su letti di legno, con un pagliericcio pieno di trucioli, senza lenzuola e coperte. Soltanto i generali di Armata erano sistemati in camere singole con un aITedo un po' più confortevole. Tre volte al giorno venivano adunati per l'appello, fatto spesso da sottufficiali insolenti. Trascorrevano le notti in baracche chiuse e prive di luce. Nello spazio di due mesi si era reso necessario ricoverare ali' ospedale 18 generali: un tràsporto effettuato con carri scoperti, facendo sedere gli ufficiali amr.nalati sui propri bagagli. Erano allora morti tre generali: Umberto Di Giorgio, Davide Dusmet de Smours e Alberto De Agazio; i primi due furono portati nel cimitero distante circa quattro chilometri su un carro normalmente usato per il trasporto di carbone e di rifiuti vari. Ma non si trattava degli unici casi di decesso, tenuto soprattutto conto della carente assistenza sanitaria di quel campo. Non disponeva in pratica di medicine e senza i farmaci necessari neppure la più esatta delle diagnosi poteva aiutare a guarire. La direzione del campo non distribuiva inoltre agli ammalati, e non si capiva bene il perché, un vitto adeguato al loro stato. Vi si aggiungeva che la qualità del cibo - anche se in parte migliore rispetto agli altri campi - risultava comunque scadente3 80_ Dopo otto settimane tutti i prigionieri a Schocken avevano perso dai cinque ai dieci chili di peso. Si sentivano deboli fisicamente e in pessime condizioni di spirito. Girava voce di maltrattamenti crudeli e rozzi. (380) Secondo questa relazione, nel campo di Schocken venivano distribuiti ogni giorno: 300 grammi di pane, una minestra di verdura, 650 grammi di patate, 25 grammi di carne con osso (nella minestra), 25 grammi di margarina, un cucchiaino da caffé di zucchero e un po' di tè di fiori di tiglio. UNIA: Lager 6412,, pag. 43 sg., scrive invece che la razione giornaliera comprendeva 450 grammi di patate (che dopo sbucciate ed aver eliminato quelle marce diminuivano parecchio), IO grammi di margarina, un piccolo cucchiaio di zucchero, teoricamente 250 grammi di pane di segale e 19 grammi di carne. Finita la stagione delle patate venivano dati 35 grammi di rape secche che - rinvenute nell'acqua - equivalevano alla razione di patate, ma «erano veramente immangiabili». Una volta la settimana gli internati militari ricevevano un po' di pasta o di miglio, 20 grammi di formaggio, un cucchiaio di marmellata, 30 grammi di farina e la stessa quantità di carne. Tutto era di pessima qualità.


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Ma in base a quanto si è potuto apprendere quei generali, che si dice chiedessero un trattamento simile a quello avuto a loro avviso dagli ex militari italiani nell'area di responsabilità del Comandante Superiore Ovest, non avrebbero escluso in linea di massima la possibilità di collaborare con i tedeschi , così come sembrava venisse fatto in Francia. Si sarebbero però rifiutati - e nel modo più categorico - di prestare un altro giuramento. Non volevano lasciarsi trasformare in mercenari. Per quanto riguarda i soldati disarmati nell'ambito del Gruppo di Armate D, i generali supponevano probabilmente che nessuno di loro avrebbe dovuto giurare. Come è noto, Graziani affidò l'incarico a Vaccari di recarsi in Polonia per informarsi sulla sorte di questi ufficiali38 1. Durante il suo viaggio visitò nuovamente il campo di Czestochowa e per la prima volta quelli di Thorn e Schocken 382 . Nella relazione inviata (381) L' incarico dato da Graziani risulta chiaramente da: Diario S.A.l. Proemio, pag. 13, PADF; lo conferma anche la le uera sc ritta da Vaccari a Mazzolini il 20 dicembre 1944 (vds. precedente nota 46), pag. 8. In tutte e due le fonti manca wuavia un preciso riferimento alla data. L a lettera con cui Graziani o rdinava il vi aggio reca la data del 25 febbra io 1944 con il Nr. 1262/SM. Lo si ricava dai ri ferimenti - successivame nte cancellati - dell'intestazione della relazione scritta da Vaccari sul suo viaggio ed inviata al Ministro degli Esteri tedesco e alla Missione Militare Italiana. Originariamente quel testo e ra stato indirizzato, per conoscenza, anc he al maresciallo Graziani: Berlino, IO aprile 1944 XXII , al Ministero Esteti Gennan ico e, per doverosa conoscenza Al maresciallo Grazi an i Ministro delle Forze Armate Italiane, Alla M issione Militare Italiana in Germania, f.to Vaccari, PADF. Una annotazione manoscritta precisa che la relazione veni va inviata ali ' Ambasciatore Anfuso per suo uso personale e per essere tradotta. Traduzione che venne consegnata come Nota ufficiale al Ministero degli Esteri del Reich il 12 aprile: Diario S .A.l., pag. 60, I2.6.1 944 (vds. precedente_ nota 374), PADF. A questo punto si attendeva ancora una risposta ri tenuta ormai imminente - del Comando Supremo della Wehrmacht. Risposta non ancora giunta il 6 luglio 1944, ibid. , pag. 95: Appunto sul colloquio c he ha avuto luogo all ' A.A. tra l' ing. Spanio! e il dolt. Hendler. Il 19 luglio gli italiani, anche se non ufficialmente, sape vano che la decisione del Comando Supremo della Wehrmacht sarebbe stata «in ogni modo» negativa: Diario S.A.I.. . pag. 114, 19.7.1944, PADF. (382) Poiché Vaccari effettuò questo secondo viaggio soltanto alla fine di marzo del 1944 (esiste persino un ' indicazione relativa ad una sua presenza il 2 apri le a Czestochowa, ma ciò è in contrasto con la relazione conclusiva su Schocken che reca la data del IO apri le), due dei suoi rapporti (del 5 e 9 marzo) - nei qua li rappresentava al Go~ernatore Generale Dr. Hans Frank l' assol uta necessità di ottenere <<Un miglioramento della situazione dei prigionieri di guerra italiani» - devono riferirsi al suo primo viaggio. ~i parlava in effetti di «un vi aggio piuttosto lungo pe r visitare i campi di prigionia italian i nel l ìovernatorato Generale». Cfr. Der Bevollmiichtigte des Generalgouve rneurs T agebuch: Abt. Nr. IV. l337/44, Berlin, den 20.3.1944, Herrn Generalgouverneur Dr. Frank, gez. Dr. Dresler, BA, R 52 U/2 I: cfr. ibid. le lettere scritte a questo proposito il 22, 23 e 25 marzo e il 4 aprile 1944, dalle qua li risult a quanto detto in precedenza circa le date della re lazione di Vaccari.


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poi al Ministero. degli Esteri del Reich Vaccari non fece che confermare in tono brusco quanto esposto dai generali nel succitato memoriale. E ben sapendo che questo documento sarebbe stato trasmesso anche al Comando Supremo della Wehrmacht, non si lasciò sfuggire l'occasione per ricordare ai militari tedeschi I' inganno e il tradimento di cui si erano resi colpevoli dopo I'8 settembre 1943 nei confrontÌ dei comandi italiani. Quei circa 200 generali, asseriva Vaccari, avevano infatti deposto le armi solo perché si erano fidati delle assicurazioni ricevute da parte tedesca e se i rappresentanti della Wehrmacht come quelli della direzione politica della Germania - avessero mantenuto la parola data, i generali (ma ciò valeva anche per la maggioranza degli altri militari italiani) sarebbero stati rimpatriati onnai da tempo. I generali internati a Schocken e Thom continuavano invece ad essere soggetti ad un trattamento spietato sotto ogni punto di vista. Gran parte di loro aveva superato ormai la sessantina, ma i tedeschi li costringevano egualmente a portare i propri bagagli, pulire le camere e persino le latrine. Erano trascorsi sei mesi e la direzione del Lager non aveva più provveduto a cambiare l'imbottitura dei pagliericci e gli ufficiali continuavano come sempre a dormire «senza lenzuola». Insufficiente il vitto e la loro corrispondenza a volte non veniva inoltrata. La Gestapo si presentava con una certa frequenza al campo per compiere accurate perquisizioni. Il Capo del Servizio Assisenza Internati riteneva pertanto che quei generali non avrebbero potuto sopportare per molto tempo i maltrattamenti quotidiani, le umiliazioni, fatiche e privazioni cui erano continuamente soggetti. Per questo motivo chiedeva che venissero trattati sotto il profilo morale e materiale in modo più adeguato. E si sarebbero dovuti finalmente rimpatriare gli invaJidi di guerra, gli ammalati e coloro che non esercitavano funzioni di comando al momento della cattura383.

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(383) V<ls. precedente nota 52: Berlino, 1° aprile 1944, PADF; cfr. su Schocken anche CRESCIMBENI/LUCINI: Seicentomila, pag. 105- 120. Per quanto riguarda la vita a Schocken vds. anche il materiale in ASUSSME, cartella 52, (1° I): Ufficiali in servizio nell'Esercito Re pubblicano e ufficiali internati in Germania, documenti in data 15.11.1943, I0. 12.1944, 26.12.1944 e 19. 1.1945. Di particolare interesse: Ministero degli Affari Esteri Gabinetto Telcsprcsso n. 1/5504 , indirizzato a Ministero delle FF.AA.; P.d.C. 867, addì 27 nov. 1944, Oggetto: Elenco deg li Ufficiali Generali - Ammiragli e Colonnelli (Capitani di Vascello) internati. Di cali ufficiali, secondo questo documento, soltanto 9 su 516 optarono per la

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Ma i vertici politici e militari tedeschi non pensavano nel modo più assoluto di soddisfare simili richieste. Hitler era invece senz' altro disposto ad inviare in Italia tutti gli ufficiali che Mussolini avrebbe fatto comparire in giudizio. Come è noto, il Tribunale speciale costuitito all'inizio del novembre 1943 a Verona per ordine del Duce aveva pronunciato in un primo tempo de]]e sentenze di pena capitale. In seguito a queste condanne furono giustiziati l' 11 gennaio 1944 al poligono di !>onte Catena - situato alla periferia di Verona - il conte Galeazzo Ciano, il maresciallo d' Italia Emilio De Bono, il Presidente della confederazione fascista dei lavoratori dell'industria Luciano Gottardi, il Consigliere nazionale Giovanni Marinelli ed il Ministro dell'Agricoltura e Foreste Carlo Pareschi, tutti ex membri del Gran Consigliq del Fascismo e colpevoli di aver votato il 24 luglio 1943 contro Mussolini. Il Comando di Collegamento delle Forze Armate Ge1maniche presso il Duce riferì che dopo il processo contro i suoi ex compagni di viaggio lo stato di salute di Mussolini era notevolmente migliorato e che considerati «gli effetti positivi di quelle sentenze capitali» egli si sentiva adesso più che mai disposto ad avviare con carattere di immediatezza - come del resto già da tempo previsto -analoghi procedimenti giudiziari nei confronti di alcuni generali ed ammiragli. La sera del 27 gennaio - ma secondo le fonti italiane soltanto il 28 gennaio - giunsero a Verona «per essere condannati da una corte marziale» i generali Italo Gariboldi, Ezio Rosi e Carlo Vecchiarelli, nonché gli ammiragli Inigo Campioni, Luigi Mascherpa e Franco Zannoni 384 . Provenienti tutti dall'internamento in Repubbl ica di Mussolini. 150 ufficiali si trovarono a Schocken. Oflag. 64/Z, I a Berlino , Stalag Ill D, 3 a Fullen (Zweiglager), Bathorn, Stalag VI C, 4 a Moosburg, Stalag VII A, 2 a Bad Sulza, Stalag IX C, 12 a Sandbostel, S talag X B. I a Gneixendorl, Stalag XVII B, e 343 (di cui 12 generali) a Norimberga-Langwasser - Ot1ag 73. (384) Verbindungsstab der Deutschen Wehrmacht beim Duce, Anlage zu N r. 119/44 g. Kdos., 0.U., den 1.2.1944, Tiitigkeitsbericht 15.-3 1. 1.1944, BA-MA, RH 3 1 YJ/6, pag. I e pag. 4; cfr. inoltre; Quartier Genera le, Posta da Campo 7 I3, 20 marzo 1944-XXY. Al Capitano Giuseppe Arnbu, Segretario Part icolare del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consigli o dei Ministri, ACS. Presidenza del Consiglio, busta 39, F 1-2-1, N. 2498. Oltre alla lista dei generali e amm iragli consegnati dai tedeschi a Salò ed alla data esatta dell' arrivo a Verona, si può leggere in un annesso alla succitata lettera l'elenco di ufficiali effettivi col


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Gennania in seguito ad esplicita richiesta di Mussolini. Ma il 9 gennaio il Duce aveva chiesto di poter giudicare altri quattro ufficiali che arrivarono a Verona in giorni diversi: il 31 genna:io raggiunse la città dalla prigione di Genova il generale Mario Robotti , seguirono il 4 febbraio il. generale Renzo Dalmazzo e l'ammiraglio Pellegrino Matteucci - provenienti entrambi da Vittel in Francia - e due giorni dopo, sempre da Genova, il generale Riccardo Moizo385 . Il 26 febbraio il Duce chiese ed ottenne di far tornare in Italia il generale Bruno Malaguti - già Capo di Stato Maggiore dell'8a Armata italiana - che giunse a Verona dal Lager di Thom il 10 marzo 1944386.. In Gem1ania, dove in seguito ad un precedente rilascio dalla prigionia di guerra erano stati condannati a morte e poi consegnati alla Gestapo almeno quattro generali per aver agito contro gli interessi del Reich 387 , questo atteggiaménto inflessibile assunto dal grado di ammiraglio che erano ancora a piede libero. E 24 dei 65 ammiragli venivano definiti «nemici>> del regime fascista. Cfr; anche BOCCA: La Repubblica, pag. 121-124. (385) Verbindungsstab der Deutschen Wehrmacht beim Duce, Anlage zu Nr. 64/44 g.Kdos., O.U., den 14.1.1944, Tiiligkeitsbericht 1.-14. 1.1944, pag. 3 sg. Qui anche l'accenno che il processo a carico di Ciano e degli altri accusati (dei quali il solo Minis.tro delle Corporazioni Tullio Cianetti non venne condannato a morte, ma a 30 anni cli carcere) si era svolto dall'8 al 10 gennaio 1944. La sentenza fu eseguita alle 09.00 dcli' 11 gennaio. Il 12 gennaio il Duce stabilì personalmente le modalità del trasferimento degli ufficiali richiesti, per i quali, in base a quanto da lui stesso detto, «erano già pronte le prigioni di Verona». Due giorni dopo chiese ai tedeschi materiale di accusa nei confronti dei suddetti generali e ammiragli, BA-MA, RH 31 VI/6; vds. anche: Quartier generale, 20 marzo 1944 (cfr. precedente nota 384). Queste persone erano a disposizione del Tribunale speciale o della prefettura di Verona. Nella fonte italiana vengono indicati come prigionieri anche i' seguenti ufficiali: capitano di vascello Pietro Negri, che arrivò il 27 gennaio da Roma, generale Anton.io Scuero, trasferito il 14 febbraio dal carcere cli Torino, e il generale Arturo Fortunato, trasferito il 18 febbraio dal carcere di Roma. (386) Verbindungsstab der Deutschen Wehrmacht beim Duce, Anlage zu la Nr. 2 12/44 g. Kdos., 0.U., den 15.3.1944, Tiitigkeitsbericht 16.2.-15.3.1944, BA-MA, RH 31 Vl/8, pag. 4 sg. Con l'occasi_one il Comando Supremo della Wehrmacht informava che il generale Yisconti-Prasca, del quale sia Mussolini sia Graziani avevano chiesto il rimpatrio, si era rifiutato di fim1are la prevista dichiarazione impegnativa. Si voleva quindi sapere se il Duce desiderava farlo egualmente rimpatriare. Mussolini vi rinunciò. Nel ·mese di marzo il generale Malaguti si trovava a disposizione del Ministero fascista dell'Interno: Quartier generale, _20 marzo 1944 (vds. precedente· nota 384). (387) Cfr. BARTOLI: L'Italia si arrende, pag. 23; CRESCIMBENI/LUCINI: Seicentomifo, pag. 114 sg.; KUBY: Verrai auf deutsch, pag. 308. Si trattava dei generali Voli, Giangreco, Grimaldi e Spicacci. Venne ucciso solo quest'ultimo. Voli riuscì a fuggire, mentre la pena di morte prevista per Giangreco e Grimaldi fu commutata nell'ergastolo. Cfr. inoltre BOCCA: !.,a Repubblica, pag. 131 sg.


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Duce costituì motivo di enonne soddisfazione. Anfuso, nel descrivere il 17 gennaio le reazioni positive suscitate dal processo di Verona presso la dirigenza nazionalsocialista, incoraggiò probabilmente il suo Capo del Governo a proseguire sulla via di una spietata fennezza. Perché Mussolini, nei suoi tentativi intesi a riguadagnare fiducia di Hitler, non poteva che rinforzare questi sentimenti che se Anfuso non si sbagliava - stavano nascendo a seguito delle fucilaziOIJi . Ciò significa che da quel momento in poi l'Italia repubblicana fascista aveva «tagliato i ponti col passato» e intendeva «essere vicina alla Gennania in ogni modo e per sempre»388 . Una impressione che sembrava confermata dal processo contro i militari389 e dalle conseguenti condanne a· morte degli ammiragli (388) Ambasciata d' Italia, Berlino, lì 17 gennaio 44-XX!l, AL Duce della Repubblica Sociale Italiana, Sede de l Governo, f.to Anfuso, ASMAE, busta 31, posizione Gennania 1/1, pag. 13 sgg. , (389) Sulla fuc ilazione degli ammiragli C ampioni e Mascherpa, cfr. ROCCA: Fucilare gli ammiragli, pag. 6- 14. Vennero uccisi entrambi il 24 maggio 1944. Furono condannati a morte in contumacia anche gl i ammiragli Leonardi e Pavesi. La documentazione relativa al processo contro gli ammiragli, a favore dei quali vollero deporre anche degli ufficiali di Marina in servizio presso la Repubblica Sociale, si trova in: Ministero della Difesa, Sottosegretario di Stato per la Marina, Promemoria N. 10 del!' 11 febbraio 1944. XXTT, ACS, S.P.d.D., busta 72, F 644, SF 2. Vds. anche Giovanni Dolfin. Posta da campo 713, 19 febbraio 1944-XXII, Ecc. Lgt. Geo. Dr. Mario Griffini, Presidente T ribunale Speciale per la Difesa dello Stato Alta Italia, ACS, S.P.d.D., busta 72, F 644, SF 7 (materiale a discarico degli ammirag li Matteucci e Zannoni, assolti dal Tribunale). Vds. in particolare sul caso Rosi: Bologna, I2 febbraio 1944, Per l' Eccellenza Giovanni Dolfin, Segretario Particolare del Duce, f.to Vitroria Rosi, ACS, S.P.d.D., busta 36. F 329; ibid., anche una lettera inviata dalla Rosi a Mussolini (28.1.1944) con altre prove a discarico. TI 20 luglio 1944 Hitler accordò inoltre a Mussolin i la consegna di alcuni ufficiali di Marina italiani condannati a morte: ADAP, E, voi. VIII, doc. 128, pag. 236. Non è chiaro di quali ufficiali si sia trattato. Si può eventualmente ritenere che vi fosse un collegamento con quanto scritto nel settembre 1943 dalla Seekriegsleitung: «Un notevole numero di alti ufficiali del.la M arina italiana implicati nel tradimento sono stati arrestati e actendono la loro condannM: l .Skl. KTB parte B, H. IX, pag. 173, Lageiibersicht vom I. bis 15,<l 1'>43. BA-MA, RM 7/1 16. Oltre a quelli già citati, erano prigionieri dei tedeschi ne l marzo l Y44 anche i seguenti ammiragli: Manlio Tarantini (ritenuto nem ico della R.S.l.), Giuseppe Lombardi, Emilio Brenta, Gustavo Strazzeri, Carlo Daviso di Charvensod, Carlo De Angelis, Arturo Solari e il Maggior Generale Capitaneria Po rto Antonio Bisconti. Citato in base ad ACS, Presidenza del Consiglio, busta 39 (vds. precedente nota 384). L'ammiraglio Brenta - catturato il 13.9.1943 - scrisse dopo la guerra che fu l'un ico ammiraglio della Marina Ital iana che subì da parte tedesca per· il suo comportamento dopo 1'8 settembre un duro provvedimento (nove mesi di carcere in una cella sotterranea della fortezza Ulrich von Jungingen in Thorn, dal 2.12.1943 al 7.9.1944), vds. lettera dell'8 Giugno 1946, Al Signor Ministro della Marina - Roma, ASUSSMM, Cartella Riservata personale Ammiraglio Brenta, Ciò potebbe significare che gli ufficiali italiani condannati a morte non erano ammiragli. Sugli ammiragli, cfr. FIORA VANZO: La Marina


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Campioni e Mascherpa. Anche la loro fucilazione, che può essere considerata come assassinio legale, va inserita nella storia degli internati militari, perché ne avevano fatto sino allora parte, come tutti gli altri ufficiali processati dalla Repubblica di Salò m quel!' occasione. Per guanto concerne però la vita degli italiani nei campi di prigionia390, si ritiene adesso opportuno - dopo aver descritto ciò che accadeva negli Oflag e Stalag del Reich - prendere in esame le condizioni nei Lager della Polonia e dei Balcani. Si dispone a tal fine di una testimonianza molto efficace concernente lo Stalag 333 di Benjarninowo39 1, dove una mano ignota compendiò in poche parole quali fossero le condiziòni di vita e quelle morali degli internati militari. Scrisse infatti sulla parete di una baracca che gli ufficiali italiani erano soggetti ad una «odiosa oppressione», ma come era stato dimostrato dalla fennezza dei loro dall'8 seuembre, pag. 150 sg., 163, 179 e 187. Da ricordare infine che venne processato come già detto - anche il generale Mario Caracciolo di Feroleto. (390) Per quanto concerne le condizioni d i vita nei campi di prigionia si veda anche un testo in cui, oltre a trattare de llo specifico tema. vengono espresse molte considerazioni s ulla quotidianità degli internati nell ' Otlag 73 di Norimberga-Langwasser con re lative note bibliografiche: CAJANI: Il giornale del campo italiano dell'Oflag 73, pag. 76-11 4. Fra le varie descrizioni degli internati 're lative a questo Lager. si ritie ne di dover citare il d iario di ZAGGIA: Filo spinato, pag. 190-210. Persino quegli ufficiali che si erano dichiarati dis posti ad essere impiegati nelle Forze Armate della Repubblica Sociale Italiana, ma che venivano trattenuti - come già detto - nell'Oflag 73 descrissero le condizioni di vita in quel campo in maniera decisamente negativa: TI Comandante dei volontari. repubblicani dell'Ollag 73 in Norimberga, f.to Ten. colonnello F~bio Fappioni (appunti manoscritti, qui pag. 3 sgg.). annesso a: Ambasciata d'Italia, Berlino, lì 3 Mag 1944, Sottosegretario d i S tato Serafino Mazzolini Ministero Affm·i Esteri, ASMAE, busta 45, posizione Italia 1/8. (391) Campo 333 poi Otlag 73 Benjaminowo-Varsavia-lnfermeria, f.to Capitano di Artiglieria d i Complemento: Scifo Rosario, ASUSSME, cartella 2256. L'annota;:ione in data 27 maggio 1945 fa parte della relazione inviata al Comando italiano dell' Oflag 83 (vds. precedenti note 339 e 34 1). L'estensore scrisse che a Benjaminowo si trovavan o fino a 4.000 internati (vds. però le cifre della tabella 17). In base ad un elenco consegnato il 20.10.1943 dal Comando Supremo della Wehrmacht a Canevari. in quei giorni gli internati ita li ani a Benjaminowo erano l 828: Missione Militare Italiana in Germania. Berlino, 2 I Ottobre 1943, Al Duce Capo dello Stato e del Governo, f.to Canevari, ACS, S .P.d.D., bus ta 71, F 643, SF 6, qu i pag. 2 sg. e annesso 4. In questo documento Benjaminowo risulta e rroneamente indicato come Zweiglager 366 (in rea ltà quest'ultimo era lo Stalag Siedlce). Lo Stalag 333, costi tuito già nel 1941, si trovava dall'ottobre 1943 al gennaio 1944 a Bcnjaminowo. Assunse la denominazione d i Oflag 73 il 29 gennaio 1944 (ma forse soltanto il 1° febbraio 1944). Dall' aprile 1944 all' aprile 1945 si trovava a Norimberga-Langwasser. Cfr. a tale riguardo anche MATIIELLO/YOGT: Deutsche Kriegsgefangenen- und lnternierrenei11rich1ungen. voi. I, pag. 43, e voi. 2, pag. 25.


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antenati il «Bastone tedesco Italia non doma» 392 . E cosa volesse dire con quelle parole lo si può eventualmente comprendere dagli appunti del capitano Rosario Scifo. Prima dell'arrivo degli italiani a Benjamìnowo - alla fine di ottobre del 1943 erano all'incirca 2.100 - il La,ger era stato già sgomberato dai prigionieri di guerra spvietici . Gli internati appresero da voci circolanti che fame, freddo ed epidemie avevano provocato fra i russi un numero spaventoso di decessi . Si diceva inoltre che nei boschi vicini al campo fossero state sotterrate decine di migliaia di cadaveri. Voci che potevano destare ben più di una preoccupazione tra i nuovi arrivati, anche perché la maggioranza di loro avrebbe dovuto resistere ai rigori invernali della Polonia e con le unifonni estive che portavano al momento della cattura. La direzione del campo distribuì infatti dei cappotti assolutamente necessari soltanto verso la fine dell'inverno. Sino allora i prigionieri avevano avuto la possibilità di ripararsi dal freddo con due sole coperte molto leggere. Coperte che si bagnavano spesso durante i lunghi appelli fatti all'aperto. Di conseguenza di notte gli internati non disponevano di coperte asciutte per riscaldarsi, e questo in baracche di legno, in gran parte marcio, senza protezione alcuna dalle intemperie, spesso senza vetri alle finestre, dotate di due stufe situate in corrispondenza dei lati più stretti, difficili da mantenere in funzione. Difficoltà rese ancor più gravi dalla continua diminuzione del combustibile distribuito dall'amministrazione del La,ger. In simili abitazioni dovevano vivere circa 200 ufficiali, in condizioni al di sotto dì quelle già descritte per i Lager della Germania, ossia avevano poco spazio, nessuna comodità ed erano costretti a dormire in condizioni a dir poco vergognose, cioè su pagliericci sporchi, infestati da parassiti e riempiti con trucioli di legno di cui non restava ormai che la polvere. Sotto il profilo storico Benjaminowo può essere ritenuto sinonimo di una lotta disperata per la sopravvivenza sostenuta nelle peggiori condizioni immaginabi li.· Nelle baracche mancava l'acqua potabile e dopo un certo tempo migliaia di uomini disponevano ancora di una sola pompa per riforn'irsi d'acqua. Le latrine, a parte le loro condizioni insostenibili, erano spesso distanti 150 metri dalle (392) Ciiato da GIUNTELLA: Mito e realtà, pag. 69. L'au tore discute del legarne di pensiero trn q uesta frase e l' inno di Garibald i.


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baracche. Un vitto insufficiente e di pessima qualità, nonché la quasi assoluta impossibilità di provvedere alla più elementare igiene personale completavano questo quadro nel quale rientravano anche ruberie, maltrattamenti e violenze d'ogni genere. Si può quindi comprendere come qualche prigioniero considerasse la morte una vera liberazione. Altrettanto inimmaginabili - almeno sino ali' inizio del 1944, quando venne cambiata la direzione del campo - si presentavano nello Stalag 333 le condizioni sanitarie. Gli ammalati dovevano attendere all'aperto anche se pioveva o nevicava. Le cure praticate si facevano scherno dell'etica professionale del medico. Gli internati riconosciuti bisognevoli di ricovero venivano sistemati l'uno accanto all'altro su semplici pagliericci, senza tener conto del tipo o della gravità delle loro malattie. Il tisico giaceva accanto al sifilitico e qt1ello affetto da edema aveva.per compagno il pleuritico eccetera. Nella baracca sanitaria si lottava per la sopravvivenza, a stretto contatto dell'internato già agonizzante. Un fetore insopportabile appestava i locali. Al termine dell'agonia il cadavere rimaneva spesso ancora per molte ore vicino all'ammalato grave, senza che nessuno se ne prendesse cura. Una salma sulla quale veniva alla fine posta la sua sporca coperta per essere poi collocata «in un angolo di corridoio od in un altro ambiente più inumano». La pace eterna i morti la trovavano in un tratto di terreno del «cimitero musulmano». Come in tutti gli altri Lager mancavano le medicine, e quelle al seguito dagli internati o spedite a Benjaminowo dalle famiglie venivano sequestrate dai tedeschi. Tutto sommato, in base a quanto si può leggere nei già citati appunti, l'assistenza sanitaria si basava su principi selettivi estremamente crudeli. La direzione del campo abbandonava gli ammalati al loro destino, ritenendo che i più robusti sarebbero sopravvissuti, mentre i deboli erano costretti in ogni caso a morire 393 . Per lo Stalag 319 di Chelm esiste la relazione di un ufficiale che aveva optato per la Repubblica di Salò, secondo il quale nel (393) Vds. precedente nota 39 1: ASUSSME. Le impressioni avute e riferite da Rosario Scifo sono confermate in linea di massima da CAPPUCCIO: Diario pag. 265· 268, per il periodo dal 9. 1O. I 943 alt'8. I. J944. Migliore il quadro tracc iao da CRESCIMBENI/LUCINJ: Seicentomila, pag. 93- 104. La loro descrizione si riferisce tullavia alla si tuazione del febbraio 1944, quando era stata cambiata la direzione del campo. Gli autori si basano soprauuuo sui ricordi di PASA: Tappe di un calvario.


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novembre 1943 gli internati militari, oltre ad essere trattati in modo «duro» venivano considerati molto spesso alla stregua di «maiali». Un modo di comportarsi da parte tedesca che aveva ·provocato comprensibili reazioni 394. Vi trovava corrispondenza la dichiarazione di Vaccari, che ottenne a Chel m un successo decisamente scarso395 . Più particolareggiate sono le notizie sullo Stalag 367 di Czestochowa, perché, specie per quanto concerne la situazione igienico-sanitaria, si dispone degli appunti del direttore del!' infermeria di questo campo. Dip_endeva naturalmente da un dottore tedesco, che si riservava di somministrare le medicine da lui ritenute necessarie. Medicine sempre molto scarse e, come in tutti gli altri campi di prigionia, quelle spedite nei pacchi per g li internati venivano subito requisite dai tedeschi. Ma anche le dotazioni di altro materiale sanitario erano del tutto carenti e di pessima qualità. In otto mesi - dal dicembre 1943 all'agosto 1944 - l'infermeria del campo ricevette per sole due volte un insignificante aiuto da parte dell 'Ufficio Assistenza Internati presso l'Ambasciata d'Italia repubblicana di Berlino. Le attrezzature di laboratorio non consentivano analisi complete e prec ise. Tutto sommato i medici itali ani furon o spesso costretti a curare g li ammalati più con la persuasione che non con un trattamento specifico. Non vi erano quasi mai posti letto di veri ospedali dove poter ricoverare un prigioniero italiano. Mai fu possibile trasferire un solo ammalato di tubercolosi in un ospedale. Gli internati dovevano quindi restare nell'infermeria della Nordkaserne, dove furono ricoverati dal 19 dicembre 1943 all'8 agosto 1944 circa 400 uomini. Nel febbraio e marzo 1944 quasi 1'80% dei militari internati a Tschenstochau risultava affetto da edemi dovuti a fame, in quanto il valore nutritivo del vitto era di molto inferiore alle nominali 1.200 calorie giornaliere. Nello stesso periodo morirono per malattie comuni 19 ufficiali. (394) Tenente Arm i Navali Vinicio Pcrtic i, Novi Ligure 24/4/1944/X XII , Promemoria. Impressioni di un ufficiale di Marina rientrato in patria dopo una permanenza di sette mesi ne i campi di concentramento in Germania, ACS. S.P.d.D., busta 16, F 91. SF 2, qui pag. 3. (395) Diario S.A.l., Proemio, pag. 7, dicembre 1943, PADF. Òa notare. tuttavia. che la prima impressione riportata da Caffiero il I0. 11.1 943 11 Chelm fu decisamente positiva, CAFFIERO: Verso il Lager, pag. 95. Sc risse infatti di veri pag liericci , di cope11e di lana e pers ino di un piatto di porcellana.


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Non mancavano inoltre le solite spoliazioni a danno degli internati. Nella relazione viene dato particolare rilievo alla perquisizione compiuta il 25 marzo 1944 dalle SS e dalla Gestapo in ogni baracca. Un'operazione durata otto ore durante le quali tutti gli ufficiali - compresi gli ammalati e gli addetti al servizio sanitario - furono costretti a sostare nel cortile esposti ad una violenta bufera di neve. Anche quanto riferito in merito alle condizioni igieniche appare del tutto simile alla s ituazione degli altri campi di prigionia: baracche con un numero esorbitante di prigionieri , pagliericci pieni di parassiti e mai disinfestati, mancanza di combustibile per il riscaldamento e distribuzione ogni due o tre mesi di circa trenta grammi di sapone da utilizzare anche per la biancheria396 . In un modo o nell 'altro i fatti descritti si ripetevano nei racconti di altri internati militari sulle loro condizioni di vita nei diversi Lager. La lotta contro la fame, il freddo, le numerose malattie, gli atti arbitrari dei sorveglianti nonché l'impegno per · salvaguardare l' integrità personale caratterizzavano l'esistenza quotidiana cd accompagnarono l'attesa del ritorno in Italia. È quanto si verificava nello Stalag 327 di Przemysl con i suoi Zweiglager di Pikulice e Nehrybka397 , come nell o Stalag 307 di Deblin398 o nel (396) FISICH ELLA: Czestochowa. pag_ 96-99. La re lazione di questo ex ufficiale med ico fu sc riua nel 1945 subito dopo il suo rimpatrio_ Giovann i Battista Fisic hc lla diresse dal 19.12. 1943 al 9.8.1944 l'infem1eria dello Stalag 367. Sembra che i primi 402 ufficiali, fra cui due generali, siano arrivati da Bolzano a Czestochowa il 13 e il 14 settembre 1943_ OFK 603 Abt. la, Kiclce, den 20_9_ I 943, Monatsbericht fiir den Zeitraum 16_8_- 15.9.1943, pag_ 5, BA-MA . RH 53-23/42. li 9 (forse solo il 12) agosto 1944 g li ultimi internat i militari lasc iarono Czestochowa pe r essere trasponati ne l territorio del Reich. Da quell a data risultava - almeno ufficialmente - che non vi fossero più internati militari nel «Governatorato Generale». Vds_ in questo contesto la noLa h alla tabella 17 concernente la situazione nell'ottobre l 944. (397) FIORENTINO: Ne,)•bka, pag. 273-278; CRESCIMB ENI/LUCINI: Seicentomila, pag_ 70-86; MORANO!: Strajlager, pag. 134 sgg. Lo Stalag 327 si trovava dal dicembre 1942 al luglio 1944 a Przernyls. Dipendeva da questo Stalag. oltre i due Zweiglager già citati, anche quello di O lchowce, nel quale, tuttavia, non c·erano internati milita ri . Nel giugno 1944 venne comunicato che ne ll 'ospedale dello Stalag si trovavano ancora ricoverati 60 mi litari italiani: Diario $.A.I., pag. 54, 7.6. 1944, PADF. (398) Cfr_in proposito SANTALCO: Stalag 307, pag_23-40; CRESCIMBENT/LUClNI: Seice111omila, pag. 87-95- Lo Stalag 307 · si trovava dalla fine di ottobre del 1941 a Deblin-lrena. A me tà gennaio 1944 fu denomin at0 Oflag 77. Gli ufficiali italiani erano internat i anche ne ll o Zweiglager di Zajcrzierce. Gli ulÌim i occ upanti itali ani de l Lager - a quanto risulta - vennero trovati nel giugno 1944.


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328 di Leopoli (L'vov)399. Sebbene si disponga di testimonianze alquanto diverse nei dettagli , un tale giudizio - a carattere generale - appare senz'altro lecito. L'ancor più vergognoso_ trattamento cui furono soggetti gli italiani a Lapovo (Serbia) fa già comprendere guaii fossero le condizioni di vita nei Lager dell'area balcanica. Alla fine del 1943 il Governo Mussolini era a conoscenza che migliaia di ufficiali, sottufficiali e militari di truppa di ogni arma stavano soffrendo in quella regione fame, freddo e l'abbandono. Il regime non potè quindi esimersi dal prendere contatto con la Wehrmacht nel tentativo di ottenere il rimpatrio di quei prigionieri400 . Le notizie avute si riferivano in massima parte ai militari internati nei Lager della Serbia e costretti a svolgere attività lavorative. Rientravano nel quadro generale frequenti percosse e condizioni di lavoro estremamente gravose401 . Gli italiani impiegati (399) BATTAGLIA: Leopo/i, pag. 356 sg.; CTANTELl,.. l: leopoli, pag. 112. Lo Stalag 328 di Leopoli, con lo Zweiglager di Tarnopol, entrambi con ufficiali italiani. fu denominato dal 1.2.1944 Ollag 76. Era siruato dal gennaio aJr ouobre I943 a Drogobyc/Stryj, mentre a Lcopoli si trovava da l novembre 1942 al settembre 1943 lo S talag 325. Venne poi disposto un cambiamento, di cui non è stato possibile accertare la data precisa dell'entrata in vigore. Ma dalla metA di ottobre 1943 al gennaio 1944 lo Stalag 328 risultava si tuato a Leopoli, mentre lo Stalag 325 venne sistemato fino al gennaio 1944 nella Panzerkaseme e sul campo di aviazione di Stryj. Varie indicazioni fanno tuuavi a ritenere che lo Stalag 328 si trovasse dal 1. 10. 1943 uffic ialmente a Leopol i. È stato possibile accertare la presenza degli ultimi inte rnati militari in questo campo - allora Oflag 76 - nel mese di apri le del 1944. Cfr. in proposi to: Oberfeldkommandantur 365, la Nr. 4909/43 geh., St. Qu., den 18.10.1943, Monatsbcricht Zeitraum 16.9.43-15.10.43, BA-MA, RH 53-23/43, qui pag. 6; ibid.: Oberkomrnando der Wehrmacht, Az 2 f24 .J20 Chef Kriegsgef./Org. (Te) N r. 6222/43, Berlin, den 18. Nov. 1943, Organisationsbcfchl Nr. 51 , pag. 7. (400) Ufficiale di collegamento Capitano Lucillo Merci Consolato Generale d' Italia Salonicco, Pro Memoria, Affari Politici, Registrato il 10 Dic 1943, ASMAE, busta 76, posizione Serbia 1/3. Lo stesso Merci faceva parte di quegli italiani trattenuti nei Balcani, che chiedevano d'essere rimpatriati. Vds. inoltre la descrizione particolrcggiata de l Console italiano a Belgrado, Giorgio Gozzi: Belgrado, 24 dicembre l 943-XXIT, A l Ministero degli Affari Esteri Venezia, ASMAE, busta 37, posizione Serbia I, qui pag. 5 sg. (401) Dircz. Geo. Aff. Poi. O.I.E. Yenetia, Q.G. 28 Gen. 1944, Situazione morale e materiale dei militari italiani in Serbia, ASMAE, busta 76, posizione Serbia 1/3. L' appu nto si riferi sce a qu anto accaduto fino al 31 dicembre 1943. in base a q uesto rapporto, ad occuparsi delle miniere di rame a Bor era soprattullo Neuhausen, che da l 1° gennaio 1944 assolveva anche l'incarico di Capo dell'amministrazione militare presso il Comandante militare Sud-Est, generale Hans Felbcr, il quale, a sua volta era anche il Comandante militare della Serbia. Da queste descrizioni si comprende anche come certi ambienti ignorassero del tutto gli intendimenti del M inistro degli Esteri del Reich. Ribbentrop aveva infatt i comunicato all'inizio di novembre al Plenipotenziario particolare del suo Ministero per il Sud-Est che


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nelle. miniere di Bor vivevano nei vari campi in condizioni definite dagli osservatori «veramente bestiali». Per quanto concerneva poi la situazione igienico-sanitaria il termine usato dai testimoni fu queHo di miserabile. Agli stessi affetti da malaria «viene somministrata una pasticca di 'Atebrin' ogni due giorni, data la mancanza di medicinali». Inoltre i tedeschi sembravano considerare i soldati italiani che lavoravano nelle miniere di rame come mano d'opera gratuita. I rappresentanti italiani ritenevano responsabili di quel trattamento inumano anche - e non da ultimo - il Plenipotenziario generale per l'economia in Serbia e Plenipotenziario generale per le miniere di minerali metalliferi nel Sud-Est, il Console generale Franz Neuhausen. Questi, considerato come confidente di Goring, non·era soggetto ad alcun controllo. Gli stessi tedeschi Io definivano il «Papa della Serbia» e, a quanto risulta, doveva essere una persona molto temuta. Si nutrivano soprattutto molte preoccupazioni per il vestiario dei prigionieri, perché la Wehrmacht provvedeva solo raramente a fornirli del necessario. i soldati tedeschi andavano invece in giro con gli stivali tolti ai militari disarmati e i volontari russi indossavano le uniformi del Regio Esercito. Un trattamento migliore era riservato soltanto a chi .aveva aderito al regime fascista, passando così dall'altra parte. Tuttavia in Serbia i tedeschi sembravano accogliere quelle richieste con-estrema cautela. Oltre che a Bor, molti dei 10.000 italiani internati nella suddetta area si trovavano a nord della Serbia, costretti a lavorare sotto il controllo delle SS e nella zona affidata alla responsabilità di Neuhausen. I rappresentanti di Salò ottenevano solo in via del tutto eccezionale il permesso di visitare questa regione, ma vennero comunque a sapere da qualche uomo di fiducia del trattamento disumano degli internati militari che vi si trovavano. A parecchi prigionieri italiani i tedeschi avrebbero fatto pagare con la vita i loro «non riteneva opportuno impiegare in attività lavorativa in Serbia i prigionieri di guerra italiani che si erano opposti al disarmo», perché, considerata la particolare situaz,ione in cui si trovavano italiani e tedeschi, era «inammissibile se i prigiortleri di guerra italiani venivano costretti a lavorare dalle bajonette tedesche sotto gli occhi dei serbi». Non ·venivano invece · espresse riserve in merito all' impiego in Serbia degli italiani che avevano chiesto di lavorare: Biiro RAM, Westfalen, den 1.11.1943, gez. Sonnleithner, PA, Biiro Staatssekretar, Akten betr. Italien, voi. 18. ·


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tentativi di fuga402 . Altri campi di prigionia si trovavano a Zemun in Croazia ed a Kosovska Mitrovica nella Serbia meridionale. Sino alla fine del 1943 nessun diplomatico della Repubblica Sociale Italiana fu in grado di aiutare in qualche modo gli italiani che si tormentarono nei suddetti luoghi. Si potè fare qualcosa soltanto per alcune centinaia di militari che :,i trovavano a Belgrado, ma i tedeschi si dimostrarono nel complesso molto intransigenti e per mettere riparo a tutto ciò la parte italiana richiese fra l'altro, di creare un Ufficio Assistenza403 . All'inizio di febbraio il Consolato italiano di Belgrado fece giungere al Ministero Affari Esteri della Repubblica di Salò un altro allarme. Il Console rifer1 che non gli era consentito prendere contatto con i connazionali prigionieri e doveva dimostrarsi molto discreto anche nel rivolgere loro la parola su11a pubblica via. Sapeva tuttavia cosa stava accadendo nella · sua zona di competenza. La situazione nel campo di Jadogina, situato a circa 100 ch ilometri da Belgrado, poteva essere considerata del tutto indicativa anche per gli (402) Nonostan te i metodi privi cli scrupoli generalmente usati in casi simili, si possono citare anche altri esempi. Cfr. a tale riguardo RABA1TI: Fuga, pag. 215-2 18. Questo sottotenente riuscì a fuggire nel febbraio I944 durante il trasporto da Leopoli a Wietzendorf. Venne ripreso e punito con 15 giorni di arresti. Ebbe fortuna, perché il personale addetto alla sorveglianza si dimostrò in tale occasione comprensivo. Un fatto che, in base a quanto da lui stesso affermai.O, gli fece di nuovo credere - dopo le sofferenze patite nello Stalag 328 (Oflag 76) - che ci fosse ancora del buono negli esseri umani. (403) Questo Ufficio di Assistenza doveva anche servire a svolgere fra gli internali una cena propaganda a favore della Repubblica Sociale Italiana. Era quindi suo compito «salvare» gli italiani e arruolare volontari per Mussolini. 1 tedeschi avevano avviato al lavoro coatto assieme ai soldmi disarmati anche alcuni militari che, unitisi in un primo tempo al movimento partigiano di resisrenza, erano stati catturati durante qualche combattimento. Orlando Lisi ha riferito che verso la metà di dicembre 1943, mentre stava scav.aodo la propria fossa assieme ad altri 122 prigionieri, ani vò l'ordine di non fucilare più le persone catturate nel corso di scontri con le forze partigiane, bensì di av\'iarle al lavoro. Lisi non ha scritto molto sulle condizioni in cui si svolgevano tali lavori, perché ha voluto piuttosto illustrare il trattamento che gli jugoslavi riservarono a lui e ad altri compagni, accolti in un primo tempo dai russi dopo la fuga dalla prigionia tedesca. Qui si trovarono di nuovo assieme prigionieri italiani e prigionieri tedeschi, tutti costretti a subire atrocità inimmagi nabili ed un gran numero di omicidi. Spietatezza e furia sanguinaria che si possono forse spiegare, ma non certo giustificare con le sofferenze del popolo jugoslavo sotto l'occupazione tedesca e italiana. L'assassinio rimane sempre tale, anche se commesso per soddisfare desideri di vendetta. Cfr. a questo proposito PlASENTI: Tes1i111onionze di Orlando Lisi, pag. 80-84. Una situazione che fa comprendere come fosse difficile per gli internati militari italiani farsi accettare dai loro ex avversari - con tutte le conseguenze del caso - quali prigionieri dei tedeschi. Lo stesso valeva per la loro pennanenza nei Lager della Germania. Per quanto concerne il destino dei militari della Wehrmacht, cfr. BOEHMfr Die dewschen Kriegsge/a ngenen in Jugoslawien.


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altri Lager. I soldati italiani disarmati conducevano un'esistenza miserabile nei locali di un cotonificio abbandonato, privo di finestre e di riscaldamento, costretti oltre tutto a donnire sulla nuda terra. Altri, quasi esiliati a Paracin, venivano assistiti dalla popolazione locale. Si era però cercato di intimorire quei volenterosi con la minaccia di severi provvedimenti ~ ma il Console non disse da parte di chi - nei confronto di coloro che avrebbero continuato a dimostrarsi solidali con gli italian i404 . Il Ministero degli Esteri di Mussolini trasmise di conseguenza una Nota dove, oltre a far presente il pericolo di bolscevizzazione di quei prigionieri, pregava di controllare le condizioni in cui erano costretti a lavorare, nonché il loro stato sotto il profilo morale e materiale. Chiedeva soprattutto di consentire finalmente ai suoi rappresentanti di prendere contatto con i militari italiani internati in 8erbia405 . Vaccari descrisse le valutazioni del Console italiano, marchese Gozzi, come un «grido di soccorso» sempre più «insistente». Decise pertanto di recarsi nella capitale jugoslava, anche perché, proprio in quel periodo, Mazzolini gli aveva affidato quale zona di competenza anche l'area balcanica406. Giunto a Belgrado il 30 aprile 1944, accompagnato da uno dei suoi collaboratori, Marcello Minigutti, vi si trattenne sino al 5 maggio per esaminare con i tedeschi la possibiiità di creare un Ufficio Assistenza regionale a favore dei militari. internati. Ed ebbe successo, qualora si pensi che già tre

(404) Rappresentanza Consolare d'Italia Belgrado, Urgente-Riservat issimo, Telespresso N. 83/50, Belgrado, lì 8 febbraio 1944-XXII, Oggetto: Militari italiani in Serbia, F.to Gozzi, ASMAE, busta 76, posizione Serbia 1/3. Un telespresso che chiedeva ancora una volta di costituire un organo militare di C()J]egamento. (405) Ibid., Ministero degli Affari Esteri, Q.G., 28 Feb. I944, Appunto per l'Ambasciata di Germania. All'inizio di marzo il Console Gozzi notò un miglioramento nei rapporti con i diplomatici tedeschi. Gli fu anche concesso di visitare gli italiani ricoverati negli ospedali e considerati «prigionieri» dai tedeschi, ibid. , Rappresentanza Consolare d'Italia Belgrado, Riservato, Telespresso N. 192/112, Belgrado, addì 5 marzo 1944, indirizzato a Mi nistero degli Affari Esteri - Gabinetto - Oggetto: Dr. Junker - Miei rapporti con le Autorità Germaniche, f.to Gozzi. Il Consigliere di legazione Werner Junker era stato assegnato dal 21 dicembre 1943 all ' ufficio di Belgrado del Plenipotenziario particolare del Ministero degli Esteri per il Sud-Est, Hennann Neubacher. (406) Diario S.A.l., Proemio, pag. 15, apri le 1944, PADF.


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giorni dopo Giuseppe Annovazzi assunse la guida del nuovo ufficio in via di costituzione presso la rappresentanza consolare di Belgrado<101. Nella retrospettiva di Vaccari si legge che, nonostante il successo ottenuto, questi fece ritorno a Berlino oltremodo impressionato per non dire distrutto. Quello che aveva visto nel Sud-Est europeo era sicuramente qualcosa di terribile e le impressioni riportate nel corso delle sue visite presso qualche Lager potevano essere compendiate in tre sole parole: tragedia nella tragedia. Quando aveva deciso di partire dalla Germania per recarsi a Belgrado, pensava che le descrizioni fatte dal marchese Gozzi fossero molto esagerate e che le condizioni di vita dei militari internati nei Balcani non potessero essere peggiori di quelle imposte nei Lager tedeschi. Dopo il suo soggiorno in Jugoslavia non nutriva più simili dubbi408 . Per quanto concerne il metodo adottato nello svolgere la presente indagine non si può fare a meno di constatare come i resoconti della memorialistica trovino conferma nella documentazione ufficiale. Vi sono infatti determinate caratteristiche dell'esistenza nei campi di prigionia che costituiscono una vera «costante» in tutte le fonti consultate: una fame che non dava tregua; la scarsa possibi lità di proteggersi da un freddo tremendo; malattie e infezioni oltremodo pericolose, e nel contempo la mancanza quasi assoluta di una vera assistenza sanitaria e di medicine idonee a combatterle con una certa efficacia; l'essere ridotti à vivere in modo tanto primitivo e indegno sotto l'aspetto umano; il sentirsi soggetti all'arbitrio ed alla brutalità del personale di vigilanza perché privi d'ogni prote(407) Gerenza deg li Affari Consolari d'Italia Belgrado, Riservato, Telespresso N° 772/487, Belgrado, lì 8 maggio 1944 - XXll, Al Ministero degli Affari Esteri - Quartier Generale, Ambasc iata d'Italia - Berlino, Oggetto: Visita del Mi nistrn. Vaccari - Ufficio di Assistenza ai M ili tari italiani, ASMAE, busta 76. posizione Serbia 1/3. (408) Diario S.A.I., pag. I 6, maggio I944, PADF; vds. anche: Ali' Ambasciatore Conte Serafino Mazzo lini, 20 dicembre 1944 (vds. precedente no ta 375), qui pag. 11 sg. Quando Vaccari si recò nei Balcani, c'erano nella sola Grec ia 33 Lager, nei quali si trovavano complessivamente 17.312 ita liani, appartenenti tutti alla categoria degli internati militari. [n Jugoslavia erano stati costituiti - nella maggior parte in Serbia - 18 Lager; dati pubblicati da ROCHAT: Memorialistica, pag. 56. E se le indicazioni di Rochat sono esatte, dovrebbero essere stati impiegati al di fuori della Grecia oltre 50.000 di quei 68.000 italiani internati nell'area sud-orientale, riportati all' inizio di maggio nelle statistiche del Capo reparto prigionieri di guerra presso il Comando Supremo della Wehrmacht (vds. tabella 17).


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zione, nonché l'impossibilità di reagire alle spoliazioni subite spesso da parte degli appartenenti alla Wehrmacht, alle SS ed alla Gestapo durante le perquisizioni. Nonostante queste caratteristiche comuni della prigionia, non è possibile generalizzare senza differenziazione alcuna. Nei Balcani, per esempio, la situazione era particolarmente gravosa. In un campo per ufficiali si viveva diversamente che non in uno per sottufficiali e militari di truppa. Una differenza che va attribuita anche - a prescindere da ogni considerazione di carattere materiale - al fatto che negli Oflag la vita culturale, più facile da sviluppare, e la comunità del Lager portavano con sé un dinamismo che liberava forze spirituali di resistenza. Non s~nza motivo, quindi, gli Oflag rappresentavano i centri di un'opposizione, e tali erano considerati sia dai tedeschi che dai fascisti. Vi era però inoltre la grande differenza consistente nel fatto che gli ufficiali - contrariamente agli altri internati militari - furono costretti a lavorare solo in un secondo tempo e di regola in condizioni relativamente migliori di quelle imposte ai soldati. Diverse oltre tutto anche le punizioni individuali: quelle corporali erano normalmente inflitte soltanto a sottufficiali e militari di truppa, mentre agli ufficiali venivano comminati in genere gli arresti. Le punizioni collettive erano invece comuni a tutti i campi. Sotto questo aspetto i campi per gli ufficiali e quelli per sottufficiali e truppa furono molto simili. Rimane ancora da accennare all'influenza avuta dal fattore tempo sulle condizioni di vita degli internati. Col trascorrere dei mesi si verificò infatti un progressivo peggioramento, e se ne accorsero soprattutto gli italiani rimasti come prigionieri nei vari campi fino agli ultimi giorni del «Terzo Reich» 409 (409) Per la vita nei campi vds. anche i vari documenti in ASUSSMÈ, cartella 163, F n° 3 (I-3): Prigionieri in mano tedesca 1944- 1945. Qui si trovano rapporti - scritti dopo la liberazione - su alcuni campi, elenchi di nomi di prigionieri ed in particolare cenni sugli sforzi del Regio Governò riguardanti gli internati militari italiani. Il materiale conferma tutto sommato quello che è stato detto in questo capitolo. Degno di nota: Stato Maggiore Generale Ufficio «I» Ispettorato Censura Militare, Relazione N. I sulle risultanze dell' esame della corrispondenza dei prigionieri di guerra e internati civili in Germania. Detto rapporto prende in esame 220 lettere dalla prigionia, arrivate nel periodo dal 15 novembre 1944 al 15 gennaio 1945, ma scritte - qualche volta - all'inizio del 1944. La documentazione della cartella 163 è inoltre d'importanza per l'assistenza agli internati prigionieri dopo la liberazione dai campi e per irtoro trattamento da parte degli americani, dei britannici e rnssi. Cfr. per quanto


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b) Il trattamento. sui posti di lavoro deiti internati e dei militari «liberati» Il foglio d'ordine del Comando Supremo della Wehrmacht del 5 novembre 1943 sul trattamento degli internati mil itari doveva essere diramato sino a livello del comando di lavoro. Tutto il personale addetto ai Comandi degli Otlag e Stalag doveva essere istruito minuziosamente sul suo contenuto4 10 . Ed il Capo della Cancelleria del Partito pregò addirittura i Gauleiter di far portare in ogni caso le diretti ve a conoscenza di tutti i tedeschi che sarebbero venuti comunque a contatto con g li internati mi litari italiani, perché dovevano anche essi attenersi alle istruzioni della o,assima ~utorità militare 4 11 • Già il 28 settembre 1943 Bormann aveva precisato con una sua circolare che gli italiani prigionieri che arrivavano in quel periodo nei Lager, anche se non volevano continuare a combattere al fianco dei tedeschi, non si erano neppure dichiarati deci samente contrari all a Wehrmacht. Per questo motivo i vertici di Berlino avrebbero cercato ancora una volta di guadagnarli all a propria causa illustrando loro quanto stava accadendo in Italia. Laddove non si fosse riusciti in questo intento, gli inte rnati sarebbero stati inseri ti nel processo lavorativo «secondo le norme in vigore per i prigionieri di guerra occidentali» . Il Plenipotenziario per l'impiego della mano d'opera avrebbe preso contatto a tal fine con gli uffici del lavoro dei vari distretti. Gl i ex alleati , come tutti i prigionieri militari , andavano comunque «trattati in modo severo e giusto», ma s i doveva tuttavia esigere nel contempo da ciascuno di loro «i l mass imo riguarda la vita ne i campi, oltre ai titoli già ci tati. BORR ELLI: Deportazione dei militari. pag. 19-24; BRUNA: Martirio dei so/dai: DE BERNART: Nein: Gli I.M.I. e LOPS: Albori. (410) M.-Stammlager IV D, Torgau. den 29.11.1943, Bctr.: Merkblau fi.ir dic Behandlung ital. Mii. Internicrter. An alle Landes-Schiiczcn-B tl. und Kontroll -Offizicre. BA-MA. RH 49/1 OI. (411 ) Cfr. a tale riguardo la circolare di Bormann in data 15.12. 194] - con la quale venne diramato il Promemoria del 5.11.1943 - pubblicala in QdC 5 ( 1968). pag. 72 (trad uzione pag. 75). Scralcio del Promemoria venne trasmesso anche agli uffici del lavoro. Erano state omesse tutte quelle fras i che p()tevano far sorgere una ce.rta comprensi o ne per g li internati militari. Non ha fa110 neppure cenno all'obbligo di riservare un trauamc nto equo: Arbeitsaml Essen li b 5135. Essen. den 7. Fcbruar 1944. An alle Bc1riebe. die i1alienische Mili tar- lnternicrte beschaftigen , BA R 4 l/l 73a.


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rendimento possibile»4 12 . Tutto sommato sembravano modi corretti. E qui si deve inoltre ricordare il fatto che anche singoli comandi operativi avevano diramato nel settembre 1943 disposizioni che prevedevano «in ogni caso il buon trattamento e vitto sufficiente» agli italiani prigionieri413 o regolamentavano l'impiego in attività lavorative di questi nell'ambito di norme precise che cercavano di ottemperare al diritto internazionale di guerra4 14 • Il foglio d'ordine dell'inizio di novembre era caratterizzato da un tonp in parte propagandistico ed in parte pedantesco. Il Comando Supremo della Wehrmacht attribuiva al comportamento con gli internati una notevole importanza politica. Specie nelle prime settimane il rigore e la disciplina erano considerate irrinunciabili. Ma a prescindere da questo, le persone che si dovevano occupare di questi prigionieri speciali avrebbero dovuto tener conto di una serie di particolarità. Fra queste andava annoverata la continuità dell'alleanza con Mussolini. Non era stato il popolo italiano a tradire l'Asse, bensì la Casa Reale e Badogl~o. Si dovevano esortare gli internati a continuare la guerra dalla parte dei dittatori. Laddove ciò non appariva possibile, si trattava di accrescerne o quanto meno far sorgere in loro la disponibilità a lavorare. Per poterli meglio sfruttare i soldati disarmati non andavano trattati con disprezzo. Avevano comunque un complesso di inferiorità nei confronti degli apparte(412) Nationalsozialistische Deutsche Arbeiierpa.itei, Partei-Kanzlei, Der Leiter der Partei-Kam:lei, Fiihrerhauptquartier, den 28.9.1943, Rundschreiben Nr. 55/43 g.Rs., Betrifft: Behandlung und Arbeitseinsatz der ital ienischen Militarintemierten, AitZG, PS-657, citazione a pag. 3. (4 I 3) Der Kommand. Generai der Sicherungstruppen Generalkommando Wi tthoft Qu/Qu I Nr. I 19/43 geh., 0.U., 12.9.1943, Besondere Anordnung fiir die Vcrsorgung Nr. 2, BA-MA, RH 24-73/14 . (414) Cfr. in proposito: Dcr Befehlshaber der Insci Rhodos, den 25.9. I 943, Verordnung i.iber den Arbeitseinsatz ital. Einhei1en, BA-MA, RH 26-1007/5; e ibid., Der Befehlshaber der lnsel Rhodos, Rhodos, den 26.9.1943, Betr.: Arbeitseinsatz ital. Einhciten. Gli internati militari vennero in genere impiegati sull' isola per la costruzione di strade o per lavori di carattere forestale. Per questo motivo si era provveduto a costituire a Peveragno e Marizza dei campi che potessero ospitare ciascuno 300 uomini e ad aumentare a I .000 uomini la capacità di ricezione del Lager di Alaenna. Gli italiani lavoravano suddivisi in tre turni di quattro ore ciascuno. Sull'organizzazione di questa loro attiv ità cfr. anche: Sturmdivision Rhodos Abt. Ia, Div. Gef. Stand, den I O.I 1.43, Herrn Oberst Manna, gez. Kleemann, BA-MA, RH 26- 1007/7. In questo periodo gli internati continuavano ad essere vettovagliati dall'Ufficio logistico italiano. Alla fine di settembre risultavano impiegati circa 5.900 uomini, alloggiati, oltre che nei campi già ci tati, anche a Trianda, Campochiaro, Psito, Apollona, Salaco, Asclipio, Vati, Jannadi e Apollachia.


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nenti alla Wehrmacht. Dato che avevano fallito i capi e non l'uomo semplice, si dovevano evitare «critiche e offese inutili» nei confronti dei militari di truppa. La tendenza a distinguere due diverse classi di italiani, ossia a separare la docile mandria della truppa dagli inqualificabili e decadenti ufficiali, era apparsa evidente già subito dopo l' 8 settembre. Sin dall'inizio il Comando Supremo della Wehrmacht aveva supposto che la maggioranza degli ufficiali sarebbe rimasta feçlele alla «traditrice Casa Reale». Si doveva pertanto evitare ogni possibile influenza esercitata sui sottufficiali e militari di trnppa. Nel contempo si pensava di poter sfrnttare a proprio favore «lo spirito di casta» esistente nelle Forze Armate italiane. I tedeschi volevano in ogni caso cercare di persuadere i soldati italiani delle «debolezze del vecchio sistema», completamente opposto al rapporto cameratesco tra ufficiali e truppa esistente nella Wehrmacht. In vari punti del foglio d'ordine le autorità militari tedesche si cimentarono in una descrizione delle caratteristiche principali degli italiani. Forse si sperava così di ottenere una certa comprensione da parte del personale addetto a11a vigilanza, il cui atteggiamento antiitaliano stava già venendo a11a luce. Vi si leggeva per esempio che l'italiano tende ad intemperanze e ad un notevole spiegamento di voce per placare le proprie tensioni interiori, ma che lo si poteva calmare rapidamente. Risultava inoltre «molle e piagnone», nonché privo di autodisciplina. Importante era solo un comando corretto, visto che i meridionali erano in grado di sopportare molto, erano tenac:i e di poche pretese. Seguiva infine una frase che venne ben presto dimenticata nella prassi qu.otidiana dei campi di prigionia: «Un trattamento benevolo potrà in generale portare l'italiano all'obbedienza e indurlo a lavorare più di modi severi. Una parola di apprezzamento per quello che fa ne accrescerà la laboriosità». Ai tedeschi interessava soprattutto il rendimento. Per questo motivo si doveva consentire agli internati militari - sempre se possibile - .di assistere una volta alla settimana alle funzioni religiose. Ma «non nelle chiese tedesche». In merito al loro orientamento psicologico si riteneva importante ,l'opera intesa a convincerli che il Governo monarchico aveva perpetrato un tradimento quanto mai spregevole. Lo si doveva eventualmente «chiarire ad ogni singolo internato militare con i mezzi più semplici e.d elementari». Anche perché la «giusta» valutazione degli sviluppi che avevano portato a11' 8 set-


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tembre 1943 e degli avvenimenti successivi costituiva la base di ogni ulteriore influsso propagandistico4 15 . Anche se questo foglio d' ordine, contenente consigli in merito alla possibilità di influire sugli internati in senso favorevole ai tedeschi, non fosse stato soltanto cartastraccia (e furono trasmesse in proposito anche delle aggiunte416), quanto sinora esposto circa il trattamento avuto dai militari italiani prova che queste istruzioni non ebbero agli effetti pratici la minima importanza. La vita quotidiana dell'internamento non corrispose in nessun modo alle succitate direttive teoriche. Il mondo reale dei prigionieri era di altra natura. Lo conferma anche un ordine impartito il 26 ottobre 1943 dal Capo reparto prigionieri di guerra presso il Comando Supremo della Wehrmacht, che ebbe tuttavia i suoi buoni motivi per non farlo diramare. Il generale v. Graevenitz disapprovava che l'intenzione di trattare tutti i prigionieri di guena non sovietici in base a quanto previsto dalla Convenzi~ne di Ginevra del 1929 portasse ad atteggiamenti in contraddizione con le esigenze della guerra totale. Anche se la Convenzione di Ginevra prevedeva la tutela dei prigionieri di guerra da violenze, offes e e dalla pubblica curiosità, oltre ad un trattamento umano, ciò non significava che dovessero essere assistiti in modo cameratesco. Fondamentalmente «il più pressante dovere» del personale di vigilanza e dei capi dei «comandi di lavoro» era queUo di ottenere dai prigionieri di guerra il massimo rendimento. Si dovevano punire senza la minima esitazione gli indolenti e separare (4 15) Riguardo al «foglio d'ordini» vds. precedente nota 351; altre copie si trovano in: BA-MA, RW 6/v. 8. e RH 49/101. Detto foglio precisava fra l'altro che gli italiani «che hanno fatto una resistenza attiva o passiva alle contromisure tedesche o che hanno patteggiato col nemico, o con bande partigiane, non debbono essere trasferiti nei campi del territorio nazionale», ma trallate in base a disposizioni di carattere pa11icolare. (4 16) Oberkommando der Wehrmacht Az. 13 Chef Kriegsgef. (Gr.St.), Torgau, den 1.5.44, Befehlssammlung Nr. 35, BA-MA, RW 6/v. 270, qui: Comunicazioni ai cappellani mi litari italian i nei Lager e negli ospedali da campo di riserva per prigionieri di guerra nei casi di morte o di gravi malauie. Nel ri ferirsi direttamente al foglio d'ordini de l 5 novem bre 1943, veniva precisato che nei «casi <li g ravissime malattie o di morte di internati militari italiani si doveva interessare tempestivamente il cappellano militare ital iano competente per quel Lager, in modo da assicurare l'ass istenza spirituale (come, ad esempio, la Comunione amministrata ai fedeli ammalati o in punlo di morle) o altre forme di confoI1o religioso»:. Nei «casi panicolarmente urgenti» e nell' impossibilità di raggiungere un sacerdote italiano, poteva <<prestare assistena spirituale, previa autorizzazione del res ponsabile della vigilanza» anche un altro sacerdote dis ponibile.


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dagli altri gli «elementi riluttanti». Graevenitz si riferiva alla «grande battaglia del lavoro della patria» e al ben preciso contributo che ci si attendeva da quegli uomini. A suo avviso, era completamente errata l'idea di doverli difendere dai loro datori di lavoro, perché proprio questi, essendo interessati più d'ogni altro alla capacità produttiva della loro mano d'opera, avrebbero adottato metodi sicuramente giusti per assicurarsi un pieno rendimento. In sintesi, lo scopo comune a cui si doveva tendere era il «conseguimento della vittoria» e a tal fine si dovevano rendere «utilizzabili» anche i prigionieri di guerra. Il generale affermò apoditticamente: «Chi non serve a questo scopo, oppure ostacola il suo raggiungimento va considerato un Volksschèidling (nemico del popolo) e si rende colpevole verso i camerati che combattono al fronte»: Nei casi di negligenza si doveva ~<subito intervenire con la massima severità» . Il personale di vigilanza non aveva il compito di «assistere» i prigionieri, bensì quello di «trattarli in modo tale da ottenere il · massimo rendimento possibile». Tutto ciò non escludeva però in linea di principio né un cosiddetto giusto trattamento né una sufficiente alimentaztone, il che non stava assolutamente ad indicare un particolare impegno del generale verso la Convenzione del 1929. Valutava i fatti semplicemente da un punto di vista prammatico: da una mano d' opera mezza morta di fame non sarebbe stato mai possibile ottenere le prestazioni richieste, neppure usando i mezzi più coercitivi. Una valutazione del tutto ovvia che venne condivisa nell'aprile del 1944 persino da Hitler. . Un ulteriore problema era dovuto alla mancanza di personale. Il «Terzo Reich» stava accogliendo continuamente nuovi prigionieri e gli internati militari non facevano che creare altre difficoltà in quanto non era possibile accrescere in modo notevole il numero di militari addetti alla sorveglianza. Nell'immediato futuro ci si doveva pertanto attendere un aumento dei tentativi di fuga e, per scoraggiare chi avesse avuto simili intenzioni, il Capo reparto prigionieri di guerra dispose di «reprimere subito e senza alcun riguardo ogni fuga o indocilità». Ma cercò di intimidire anche i suoi dipendenti. Chi avesse dichiarato che, in considerazione degli sviluppi della situa~ zione, bisognava farsi degli «amici» tra i prigionieri, sembrava un debole e disfattista agli occhi di Graevenitz. Queste persone sempre secondo il generale - «dovevano essere processate per disgregazione dell'efficienza militare». Graevenitz pretendeva più


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rigore per limitare le possibili conseguenze negative della carenza di personale. I prigionieri di guerra si dovevano convincere che i loro guardiani sarebbero intervenuti «con le anni e senza farsj il minimo scrupolo» contro tutti coloro che <<avessero opposto una resistenza passiva o che si fossero addirittura ammutinati» 417 . Non si trattava in realtà soltanto di vaghe minacce, come dimostra ad esempio il caso dell'internato Gallina. Gli spararono contro il 23 marzo 1944, e riuscì per puro caso a sopravvivere. Il motivo per l'uso delle armi? Gallina si era rifiutato di continuare a camminare mentre si recava al lavoro coatto. Non c 'era bisogno d'altro. I superiori del responsabile sostennero che si era trattato di un comportamento provocatorio: un atteggiamento più che sufficiente per essere ucciso418 . Riuscirono persino a trovare un compagno di prigionia che accusava il suo connazionale. Nessuno si preoccupò di verificare l'attendibilità di quella deposizione. Dalla memorialistica si ha l'impressione che il personale di vigilanza in genere non esitasse a percuotere a morte o ad uccidere con un colpo di pistola i prigionieri italiani che avessero soltanto accennato a qualche forma di protesta419 • Merita però di essere ricordato, che il 20 maggio 1944 lo stesso Capo del Comando Supremo della Wehrmacht si e~presse in senso negativo - a nome del Fuhrer e con un tenore molto simile a quello di Graevenitz nell'ottobre 1943 - «sui militari impiegati nel servizio di guardia ai prigionieri di guerra». A suo avviso, non avevano collaborato in modo sufficientemente attivo alle azioni intese ad accrescere le prestazioni lavorative dei prigionieri e degli internati militari, così com'era stato ordinato dalle autorità militari l' 11 aprile. Alcune guardie, così Keitel, si posero a quanto si dice davanti ai «prigionieri di guerra per (417) Ursachen und Folgen, voi. 19, pag. 146 sgg.: Ordine del Capo re parto prigionieri di guerra presso il Comando Supremo della Wehrmacht relativo al trattamento dei prigionieri di guerra, 26.10.1943, f.to v. Graevenitz.; cfr. ibid., pag. 149: Circolare del Capo della CancelIeria dd Partito, Reichsleiter Martin Bo1mann, sul trattamento dei prigionieri cli guerra, 25.11.1943. Si comprende così che quanto stabilito il 26 ottobre era dovuto ad un intervento di Bormann presso il Comando Supremo della Wehrmacht. (418) Kontrolloffizier Nauendorf (Saalkreis), Mot:dich, den 24.3. I944, Bericlu ti ber cli e Yemehmung des Oberschtitzcn Ewald Roland, BA-MA, RH 49/104, accusato di aver sparato contro Gallina. Ibid., Kontrolloffiz.ier Nauenclorf (Saalkreis), Mot:dich, den 24.3. I 944, Yernehmungs-Niederschrifl liber die Aussage des Militarintemiencn Feldwcbel Gerolamo Iperti. La sua deposizione fu sfavorevole per la vittima. (419) Cfr. a questo proposito ROCHAT: Memorialistica. pag. 45.


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proteggerli», in quanto non ritenevano più adeguate le misure messe in atto dai dirigenti di azienda. Ciò dice molto sulle condizioni in fabbrica. Il feldmaresciallo si riprometteva per il futuro di accertare le responsabilità di tutti coloro che non si fossero adoperati «pienamente ogni dove · per l'incremento del rendimento» dei prigionieri420 . Quando venne inviata la citata esortazione ad una maggiore coscienza del dovere, la quale al tempo stesso esprimeva la richiesta di rinunciare ad ogni residua umanità, il vitto degli internati militari veniva già distribuito secondo il principio della nutrizione commisurata al rendimento. Alla fine del febbraio 1944 le numerose lagnanze pervenute in merito alla pigrizia degli internati, indussero a quanto si dice Hitler a reagire con estrema durezza. Dispose infatti che gli italiani dovevano essere costretti ad un rendimento elevato adottando nei loro confronti «norme rigide» e «metodi duri». Da quel momento in poi avrebbero avuto il <<diritto alle razioni viveri complete» soltanto coloro che lavoravano in maniera soddisfacente. Andò ancora oltre ordinando in modo esplicito la punizione collettiva indiscriminata: «Il vitto dev'essere pertanto commisurato per principio al rendimento, in caso di rendimento insoddisfacente andrà ridotto per tutta l'unità di lavoro senza riguardo per i singoli volenterosi». La facoltà di decidere in tal senso era demandata agli stessi imprenditori. Il vitto così' risparmiato poteva essere poi distribuito come «premio di rendimento» agli internati militari più attivi, purché non appartenenti all'unità di lavoro che era stata punìta. Per i prigionieri risultarono probabilmente ancor più gravi le conseguenze delle istruzioni conclusive. Vi si diceva che il Capo del Comando Supremo della Wehrmacht si riprometteva di chiedere ragione ad ogni superiore che non intervenisse con la massima energia non appena a conoscenza di «lamentele sullo scarso rendimento e la scarsa disciplina» degli internati. Keitel non esitava a definire la carente capacità di imporsi un «sabotaggio della condotta di guerra tedesca». Ma il feldmaresciallo prometteva soprattutto di (420) M.-Stammlager IV D, Torgau, am 26.5.1944, Betr.: Leistungssteigerung der Kriegsgefangenen, An alle Landcs-Schtitzen-Bataillone und Kontroll-Offizicre IV D, BAMA, RH 49/101. Veniva comu nicato quanto trasmesso dal feldmaresciallo Keitel con il suo messaggio in data 20.5. 1944.


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coprire tutti coloro che avessero saputo «far valere la propria autorità»421 . Una garanzia che costituiva un vero e proprio assegno in bianco per ogni genere di arbitrio, in quanto un contegno normale non ha certo nulla da «coprire». In effetti era sufficiente definire «insignificanti» le infrazioni commesse dal personale di guardia ai danni dei prigionieri per evitare •ogni conseguenza disciplinare. Contemporaneamente Keitel ordinava di «punire severamente» gli uomini che non fossero intervenuti nei confronti dei prigionieri di guerra poco disposti a lavorare 422 • Il fattore alimentare offriva senza dubbio varie possibilità di esercitare pressioni sugli internati militari. Si è già ripetutamente visto quanto miserabile si presentasse la situazione vitto. In teoria invece le relative disposizioni non.sembravano cattive. Sulla carta si leggeva per esempio423 : «Tutti gli internati militari italiani che si trovano nel territorio russo occupato - ivi comprese le zone di giurisdizione del Comandante della Wehrmacht Ostland e Ucraina - in Francia, Belgio, Italia, nell'area Sud-Est ecc. dovranno ricevere, come i prigionieri di guerra non sovietici, anche se alloggiati in campi di internamento senza lavorare, le razioni degli appartenenti alla Wehrmacht tenuti a provvedere in proprio al sostentamento - ossia le razioni assegnate alla popolazione civile tedesca (consumatori normali) - nel territorio di guerra nazionale». E qualora impiegati in lavori pesanti, gli italiani dovevano ricevere i due terzi del supplemento avuto dai tedeschi che svolgevano analoghi lavori. Per quanto concerneva gli internati ammalati, quelle direttive prevedevano un vitto normale oppure persino diete particolari e relative integrazioni. Per i trasporti veni vano indicate precise quantità di vitto in relazione alla durata dei viaggi. Il (421) Oberkommando der Wehrmacht - Az. 2 f 24.73n - Chef Kriegsgef./Allg. (la) Nr. 1006/44, Torgau, den 28.3.1944, Betr.: Italienische Militiirinternierte im Arbeitsei nsatz, gez. von Graevenitz, BA-MA, RW 6/v.8. Altre copie in: BA-MA, RH 49/101 e BA, R 3/1820. La copia in SAH, Behorde ftir Ernahnmg und Landwirschaft I, Ab VIII 4a, porta la data del 27.2. ed il Nr. 1005/44. Ma nella lettera di trasmissione, ibid., 11.5.1 944, gli estremi a riferimento sono giusti. (422) Der Chef des Oberkommandos der Wehrmacht, Aufgabcn und Pflichten dcr Wachmannschaften, gez. Reinecke (senza data, ma scritto dopo il febbraio 1944), BA, R3/1820, foglio 122 sg. (423) 2. Anlage zu BAV. 709. I.D. Nr. 76 v. 8.12.43, Betr.: Versorgung italianischer Milita.rintemierter, BA-MA, RH 49/37. Si trattava di disposizioni relative agli internati italiani impiegati nei comandi di lavoro.


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tabacco, limitatamente però alla produzione estera o se non p1u idoneo al consumo da parte dei soldati tedeschi, poteva essere assegnato come premio di rendimento ai lavoratori più operosi tra i prigionieri italiani. La razione massima era di 75 sigarette o 100 grammi di tabacco da fumo al mese. Era in ogni caso necessario assicurarsi che gli internati ricevessero - sulla base delle razioni stabilite - un vettovagliamento «regolare e sufficiente, in modo da salvaguardare la loro capacità lavorativa». Il 10 dicembre 1943, ossia due giorni dopo la diramazione delle suddette disposizioni, Anfuso scrisse a Mussolini quella lettera che descriveva le condizioni in cui si trovavano i suoi connazionali impiegati per sgomberare le macerie della capitale tedesca. Parlò di circa 100.000 creature dall'aspetto miserando che si aggiravano affamate e moralmente depresse ·nella città bombardata424 . La disposizione diramata il 28 febbraio 1944 dal Comando Supremo della Wehrmacht non poteva che peggiorare la situazione già descritta. E vi furon o degli alti ufficiali che se ne resero conto. Il generale Lothar v. Block, Comandante dei prigionieri di guerra della IV Regione Militare, cercò di darle una propria, prudente interpretazione. A suo avviso, l'ordine delle massime autorità militari doveva essere applicqto soltanto nei confronti di quegli internati che risultassero ancora «ben nutriti», perché si poteva presumere in tal caso che lo scarso rendimento lavorativo fos se dovuto esclusivamente alla loro «pigrizia». Ma il generale sapeva anche che molti internati militari pativano «un cattivo stato di nutrizione». Per quanto riguardava questi era consigliabile far notare ai datori di lavoro che «una riduzione del vitto unita ad una severa esortazione ad un rendimento elevato· sul lavoro poteva temporaneamente portare ad un incremento del rendimento», ma che a lu ngo tennine tali metodi avrebbero comportato la «perdita della forza lavoro». Per evitare quindi un effetto controproducente della direttiva ricevuta, raccomandò di consultare il medico del Lager prima di disporre una qualsiasi riduzione del vettovagliamento. Lo avesse voluto o meno - ma in ogni caso era abilmente da ùn punto di vista tattico - Block evitò così di farsi giudicare tro.ppo umano e comprensivo verso gli intem~ti. I suoi argomenti furono invece di (424) Berlino, lì 10 Dic. 1943, Al Duce, F.to Anfuso, ASMAE. bus1a 3 1, posizione Gennania 1/1 , qui pag. 3-8.


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natura assolutamente prammatica e riferiti alla nota carenza di personale: un «abusò di mano d'opera» non sarebbe stato negli interessi dell' economia bel lica tedesca. Il «Terzo Reich» non poteva permettersi simil i perdite - nemmeno fra gli internati militari tenuto conto che non sarebbe stato possibile trovare altrove una sosti tuzione425 . Ma queste temute perdite minacciavano già di verificarsi a causa delle precarie condizioni di salute degli internati. La Friedrich-Alfred-HUtte della ditta Krupp di Rheinhausen fece per esempio presente nella sua relazione economica che per gli italiani arrivati in fabbrica nel novembre 1943 risultava molto difficile adattarsi al clima e al genere di alimentazione. Riteneva questo il motivo del rendimento decisamente inferiore al previsto avuto dagli italiani, il 5,8% dei quali era affetto da malattie 426 . In febbraio risultava assente dal posto di lavoro - a causa di malattie - l' 11 % degli internati. S i manifestavano edemi, debilitazione fisica, diarrea, gastriti, polmon iti , pleuriti e turbe mentali. Tenuto conto del cattivo stato di nutrizione, nonché delle malattie gastrointestinali, la direzione della ditta giungeva alla conclusione che «il regime alimentare non era confacente alla maggior parte degli internati militari italiani». Che cosa mangiavano? «Soprattutto cavoli», così la risposta di Krupp. Per accrescere il loro rendimento l'azienda intendeva, tramite certi uffici di Berlino, far arrivare «dall'Italia mais e paste alimentari» 427 . Se già in febbraio risultava incondizionatamente abile al lavoro soltanto circa il 65% dei complessivi 765 prigionieri italiani e sovietici impiegati presso la Friedrich-Alfred-HUtte, un mese dopo la situazione fece registrare un peggioramento davvero drammatico. Il 25% degli internati doveva essere dichiarato malato e di conseguenza non sarebbe stato possibile impiegarli ai fini (425) Kommandeur der Kriegsgefangenen im Wehrkreis IV Az. 2 f/Ia K/Nr. 1362/44, Dresdcn. den 7.3. I 944. Betr.: Ital. Mii. Internierte im Arbcitseinsatz, gez. von Block Generalmajor, BA-MA, RH 49/101. In allegato venne trasmessa la diretti va del 28 febbraio 1944, tra l' altro ai Comandi degli Stalag IV A, 8, C, D, F e G, nonché ai presidenti degli uffici del lavoro distreuuali. (426) Fried. Krupp, Friedrich-Alfred-Hiittc, 29.1.1944, An das Rtistungskommando Essen des Reichsministers fiir Rilstung und Kriegsproduktion, Betr.: Wirtschaftsbericht fiir den Monat Jarrnar 1944 (Doc. No. NIK- 15444), AlfZG, NUd . 15351 - 15520. (427) lbid.: Ooc. No. NlK-1 5445. Fried. Krupp, Friedrich-Alfred-Hiitte, 29.2.1944, An das Riistungskommando Essen, Bctr.: Wirtschaftsberi cht fiir dcn Monal Februar 1944.


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produttivi neppure con qualche limitazione. Scelti a caso 300 uomini si era potuto constatare che alcuni di loro avevano perso nel primo trimestre del 1944 fino a 22 chili di peso. Nello stesso periodo il peso degli internati militari era diminuito in media di 9, 1 chili. E Krupp rilevò anche che già i pesi assoluti degli italiani erano del tutto insufficienti per «uomini dai quali nella maggioranza dei casi si pretendevano notevoli prestazioni fisiche». L'azienda riferì poi che si era creato un vero e proprio <<Stato di emergenza» per qua_nto concerneva sia l'alimentazione sia il rendimento, perché quest'ultimo dipendeva direttamente dal vitto. Una situazione che sarebbe stato possibile migliorare solo con una «generosa assegnazione di adeguati generi alimentari»428 . In giugno il numero degli ammalati italiani - ma anche russi - continuò ad essere giudicato eccessivamente alto429 . Nel mese di luglio venne registrato qualche miglioramento, ma già in agosto ben . il 13,9% degli internati militari risultava ammalato. Molti di loro soffrivano di malaria, mentre altri lamentavano numerose ferite ai piedi dovute, come già detto, alle pessime calzature in dotazione430 . Si può comunque affermare che la ditta Krupp di Rheinhausen non costituiva un caso isolato. Gli internati militari impiegati in un campo di lavoro di Mannheim per la Daimler-Benz si trovavano in uno stato di denutrizione tale da non resistere e soccombevano di regola entro breve tempo per polmonite e malattie simili. Per questo (428) lbid.: Doc. No. NIK- 15446. Fried. Krnpp, Friedrich-Alfred-Hlitte, 29.3.1944, An das Riistungskommando Essen, Betr.: Wirtschaftsbericht fiir den Monat Marz 1944. Un documento di cui ha tenuto conto CAJANl: Appunti, pag. l 12, nota 65; e HERBERT: Fremdarbeiter, pag. 261. Cajani ha pubblicato il testo completo delle frasi c he s i riferivano agl i internati mili tari. (429) Fried. Krupp, Friedrich-A lfred-Hiitte, 3.7. 1944, An das Riistungskommando Essen (vds. precedente nota 426), Belr.: Wirtschaftsbericht fiir den Monat Juni 1944 (Doc. No. NlK-15447), AlfZG, NI/d 15351 - 15520. (430) lbid.: Doc. No. NIK- 15449. Fried. Krupp, Friedrich-Alfred-Hiitte, 30.8. 1944, An das Riistungskommando Essen, Betr.: Wirtschaftsbericht fiir den Monat August 1944. Nella relazione viene accennato che «alla fine di quel mese» g li internati militari italiani dovevano «passare ad un rapporto di lavoro civile» e che <<le ore perse a causa di lentezze» erano scese dallo' 0 ,6% del mese di giugno allo 0,5% di luglio. La Krupp si aste nne da ogni commento in merito a ll 'intenzione di modificare lo «status» degli italiani. La Mercedes, invece, d imostrò una certa «.preoccupazione» in merito a questo progetto, perché riteneva che tale cambiamento avrebbe comportato sicuramente «un calo della produzione». E sembra·che proprio per questo moti vo la direzione degli impianti di Mannheim abbia voluto sostituire ne ll 'ottobre e novembre 1944 i lavoratori italiani con i detenuti nei campi di concentramento delle SS: Il Daimler-Benz-Such, pag. 570 sg.


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motivo la direzione del campo espresse le sue riserve in merito alla prevista riduzione del vitto, anche se tale misura disposta dal Comando Supremo della Wehrmacht «aveva effetti educativi». Per costringere i prigionieri italiani al rendimento massimo la DaimlerBenz adottò una procedura certamente non meno brutale, ma probabilmente più produttiva. Gli internati vennero inseriti dall~ direzione nelle cosiddette Akkordgemeinschaften (gruppi di lavoro a cottimo). In tali gmppi gli operai tedeschi facevano attenzione a che i militari italiani rendessero appieno, perché l' eventuale indolenza degli internati avrebbe comportat<? una perdita di guadagno per gli stessi tedeschi431 . A Kassel invece l'ente preposto all'impiego nelle attività lavorative pensò di porre rimedio alla denutrizione ed al conseguente calo produttivo in una maniera più ovvia e diretta. Si ripromise infatti di ottenere un «miglioramento del · vitto». Un proposito che non potè essere però realizzato, soprattutto a causa delle disposizioni punitive del Comando Supremo della Wehrmacht del 28 febbraio 432 . Con questa direttiva sulla riduzione del vitto, la ditta Volkswagen continuava ad acquisire esperienze mentre nei suoi capannoni gli internati denutriti , nei quali il medico del campo diceva di non riscontrare particolari sintomi di malattia, «svenivano o addirittura morivano» sul posto di lavoro 433 . Quasi nello stesso periodo Vaccari constatò che Speer e Sauckel volevano valutare la situazione dei suoi connazionali prigionierj. solo dal punto di vista del massimo sfruttamento. E non sembravano affatto interessati né all 'aspetto umano né a quello politico del problema. Entrambi non attribuivano un' importanza prioritaria all'aumento dell'efficienza della produzione di armamenti tedesca mediante l'impiego mirato dei prigionieri sulla base delle loro varie qualifiche professionali. Si limitavano a mettere a disposizione delle ditte il personale richiesto, lasciando che fossero (43 1) Dai111/er-Be11z-811ch, pag. 270. (432) KRAUSE-VILMAR: J\11slii11dische Zwangsarbeiter. pag. 398. (433) Entwurf: Bericht uber ital. Mil.-lnt.-Lager Arb.-Kdo. 6024 Rolhenfelde-Wolfsburg (senza data), Alt'ZG, ED I 87/ 2. In base al suo contenu to questa bozza dovrebbe risalire al rnarw I944. In quel periodo erano infatti impiegati presso la Volkswagen circa 1.000 internati militari. Cfr. anche SIEGFRIED: Riist1111gsproduktio11 1md Zwangsarbeit, pag. 49.


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queste a sbrigarsela con la mano d'opera spesso non qualificata4 34 . Vaccari accennò così ad uno degli aspetti più importanti per quanto concerneva le condizioni degli italiani ed in particolare il loro giudizio soggettivo sul modo in cui venivano trattati. D 'altra parte la sua vis ione non poteva rendere giustizia della coercizione esercitata dalla fretta costante e dalle difficoltà materiali e di personale in campo civile e militare sulla ripartizion~ della mano d 'opera. C'è inoltre da constatare che le aziende non spiegavano l'insufficiente e spesso lamentato rendimento degli internati con un loro errato impiego sotto il profilo professionale, bensì con le loro pessime condizioni fi siche. Nonostante ciò, vi fu chi sostenne ufficialmente che gli internati militari, a causa <li un comportamento inammissibile da (434) Ambasciata d'Italia - Serv. Assistenza Internati - n. 6.213, Berlino, I' 11 aprile 1944 - XXU, Oggetto: Relazione sul lavoro svolto da l S.A.l. nel mese di marzo e sulla situaz.ione genera le degli internati italiani in Gci·mania, Al Ministro Serafino Mazzolini Souosegretario Ministero Affari Esteri, f.to Vaccari, ASMA E, busta 45, posizione Italia 118. In merito ai problemi avuti dai tedeschi nel ripartire la mano d'opera, cfr., ad esempio: Der Beauftragte filr den Vierjahresplan, Der d eneralbevollmachtigte fiir den Arbeitseinsatz Via 5135/ 172, Berlin. dcn 2 1.2. 1944, Schnellbrief, An die Herren Prasidenten der Gauarbeitsiimter uncl Reichstreuhii nder der Arbei t, Betr.: Umsetzu ngen von italienischen Militarinternierten zum Bergbau und in die Riistung, AlfZG, MA 192, 3250040 sg.; ibid., 3250038 sg.: Der Reichsminister fiir Riistung und Kriegsproduktion RiiAArb E 01/Ja 340/3580/44, Berlin, den 7.3.1944, Schnellbrief, An die Rtistungsinspektioncn, Betr.: Umsetzung von Arbeitskraften zum Bergbau. Si trattava della direttiva inviata ag li Uffici del lavoro dei vari Gau al fine di ripartire in maniera diversa 40.000 internati militari a favore dell'industria mineraria cd altri 10.000 da impiegare nel settore dell'industria degli annamenti. Ma appare anche evidente la tendenza dei succitati uffici a non tener conto delle direttive emanate da Sauckel per l' impiego degli internati militari nei vari lavori. Non si acce.rtava infatti l'idoneità degli internati a svolgere lavori minerari, così com'era stato disposto dal Plenipotenziario generale, ma li si avviava senza averli visitati all'industria degli armamenti, pur sapendo che quella minerari a difeuava di mano d'opera. Era anche chiaro il tentativo di far considerare nelle assegnazioni le qualifiche professionali o di mestiere dei singoli internati. Rimasero così impiegati ne ll'industria deg li armamenti gl i internati che avevano qua lche specifica preparazione. Vennero avviati invece di preferenza ai lavori minerari gli internati sino allora addetti «al settore alimentari ed alle aziende stagionali». Sul problema della ripartizione degli internati militari nel quadro delle azioni speciali cl i reclutamento cfr.: Der Rcichsminister fiir Riistungs-und Kriegs produktion Nr. Rii.A.Arb. E l/1, Bcrlin, den 17 .7 .1944, Schnellbrief, An das Reichswirtschaftsrninistcrium, Betr.: SE IV-Aktion, BA, R7/1067; ibid., Der Reichswirtsehaftsminister Nr. 0BW8-32 139/44 g, Berlin, den 25.7.1944, Schnellbrief, An die Obcrbergamter; ibid, Der Reichswirtschaftsminister OBH/8-32139/44 g TI. Ang., Berlin, der:i 26.7.1944, An das Obcrkommando der Wehrmacht-Wchrersatzamt, Betr.: SE IV-Aktion Bcrgbau; e ibid .. Berlin, dcn 9.8.1 944, Vermcrk, Betr.: SE IV-Aktion. Si trattava della cessione alla Wehrmacht di 4.000-6.000 internati addeui ai lavori minerari. La Wehrmachr avrebbe potuto impiegarli nei servizi ausiliari o nelle fabbriche d'armi.


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parte di alcuni enti della Wehrmacht, venivano nutriti fin troppo bene. Il loro vitto era ritenuto eccessivo per «qualità e quantità» rispetto allo scarso rendimento avuto nelle varie aziende435 . Lo si affermò all'inizio del 1944, ossia ancor prima dell 'ordine di Keitel sulla nutrizione commisurata al rendimento, ordine che rispondeva pienamente al succitato atteggiamento. D'altra parte si deve ricordare il fatto che gli imprenditori civili ed i funzionari statali esprimevano in genere pareri molto diversi in merito alla possibilità di ottenere maggiori prestazioni dagli italiani con un buon trattamento oppure ricorrendo alle punizioni. Non dev'essere considerato atipico il caso verificatosi presso la ditta Blumenthal di Amburgo, che commerciava in carbone, coke e formelle combustibili e obbligava il suo personale a compiere lavori molto pesanti. ·Al direttore venne fatto presente dal suo Fachgruppe (categoria amministrativa nell'ambito economico) che sarebbe stato possibile impiegare gli internati con piena soddisfazione «in caso di buon trattamento e di integrazione del vitto». 11 direttore chiese quindi delle razioni supplementari, anche perché gli italiani assegnati alla sua ditta lavoravano almeno 11 ore al giorno nei vari depositi o come portatori dei combustibili. A quanto gli risultava, gli internati ricevevano ogni giorno «soltanto tre quarti di litro scarsi di cibo caldo e trecento grammi di pane». E tenuto conto delle fatiche che. dovevano _compiere, la. dirigenza dell'azienda riteneva che se non si fosse provveduto a migliorare in modo considerevole le loro razioni sarebbe giunto ben presto il momento in cui i militari non avrebbero più avuto la forza di lavorare. Per questo inotivo Blumenthal chiedeva éhe i prigionieri alle sue dipendenze venissero èonsiderati operai addetti ai lavori pesanti in modo da far loro mantenere - mediante una integrazione del vitto - quella· capacità lavorativa di cui si aveva un così urgente bisogno436 . Una richiesta che interessava direttamente il Fronte del Lavoro tedesco quale autorità competente per l'alimentazione degli ital iani. I suoi rappresentanti protestarono, perché gli internati militari non (435) Gewerbeaufsichtsamt Hamburg, Der Leitcr, Hamburg, den 4 .2. I 944, An das Hauptcrniihrungsamt, Abt. B, SAH, Behorde fiir Erniihrung und Landwirschaft I, Ab Ylll 4d. (436) lbid.: H. Blumenthal, Hamburg, den 5.1.1944, An das Haupternahrungsamt Hamburg, Betr.: Arbeitseinsatz milit.iirinternierler ltaliener; hicr: Sicherstellung einer ausrei chenden Yerpflegung.


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ricevevano soltanto tre quarti di litro, bensì da un litro e un quarto a un litro e mezzo di cibo caldo, nonché più di trecento grammi di pane e si poteva stabilire in linea di principio che «le razioni degli internati militari italiani corrispondevano a quelle avute ormai da anni dai prigionieri francesi , fiamminghi, ecc. ed erano uguali alle razioni che ricevevano i tedeschi aventi diritto al vitto nonnale (cioè senza tessera supplementare o assegnazione per piloti)». Venne add irittura detto che nel febbraio 1944 gli internati avevano ·avuto ogni settimana un chilo di patate in più rispetto a quelle distribuite agli abitanti tedeschi di Amburgo4 37 . La ditta Blumenthal ~pprese tutto ciò ed inoltre che gli italiani ricevevano settimanalmente 250 grammi di carne, 218,5 grammi di grassi e 2.425 grammi di pane438 . Non si poteva comunque dare molto credito a quanto riferito a tale riguardo dai rappresentanti del Fronte del Lavoro tedesco. C 'era infatti da chiedersi come mai gli internati sembravano ormai ombre di se stessi, mentre i prigionieri di guerra francesi, belgi e olandesi, oltre ad essere vestiti in modo (437) lbid.: Dic Deutschc Arbei tsfront Gauwaltung Hamburg, Der Gauobmann, Hpl. /\bt. Arbei tscinsatz, Hamburg. den 9.2.1944, An das Lancles- und Haupternlihrungsamt Abt.

8. (438) lbid.: Der Reichsstatthaher in llamburg, Landes- und Haupternahrungsarnt Abt. B, Harnburg, den 14.2. 1944, An die Fa. Blumenthal. La lotta per il vettovagliamento assunse talvolta aspetti del tutto curiosi. Una ditta vcnlie. ad esempio, denunciata, perche - non senza averne probabilmente necessità - aveva fatto distribuire doppia razione di viveri agli italiani che lavoravano alle sue dipendenze; ibid.: Hpt. Abt. Arbeitseinsatz, 25.5.1944, Ao die Finna Theodor Zeise, Betrifft: Verpflegung lhrer italienischen Mi!itarintemierten; e sempre a questo proposito: Hpl. /\bt. Arbeitseinsacz, 22.5.1944,. An die Grosski.iche Honisch, Betrifft: Verpflcgung fUr 39 Militarinternierte der Firma Theodor Zeise. E in entramb i i casi vennero presi provvedimenti a carico delle ditte. La ,,Oiago-Werke» di Amburgo si trovò in difficolt.à perché il suo capo reparto calcestruzzo mosirava solidarietà umana verso gli internati militari. Da un autocarro erano caduti una deci na di cetrioli e altrettanti cavolfiori. Gli italiani, avvisato il conduttore, li avevano raccolti e volevano caricarli di nuovo sull'automezzo. Ma poiché quegl i ortaggi si erano ormai rovinati, il suddetto capo reparto li comprò dal contadino per regalarli poi agli internati. E lo fece anche perché gli italiani avevano dato «Oltirna prova di sé nella sua ditta e vantavano prestazioni)) superiori a quelle di «tutti gli altri prigionieri o internati assimilabili». Aveva vo luto così esprimere un qualche apprezzamento e gratitudine per il loro lavoro. Ma un Vo/ksgenosse (connazionale all 'epoca) aveva denunciato il capo reparto, provocando di conseguenza l'intervento della Direzione annonaria. Gli internati militari dovettero comunque abbandonare la fabbrica, ma nonostante il loro allontanamento, il timore suscitato da que ll'intervento fu tale da far disporre da l direttivo aziendale «che in fuiuro non si sarebbe dovulO in nessun caso consegnare agli italiani viveri di qualsiasi genere, senw aver prima informato il direttivo siesso»; cfr. in mer_ito, ibid.: Diago-Werke Mèiller & Co.. Hamburg, den 1.7. I944. Herrn Amtmann 13artels p.A. Hauptemahrungsamt.


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decente, avevano l'aspetto di persone ben nutrite439 . Anche a questo proposito si deve ricordare il giudizio negativo espresso sull' organizzazione del dottor Ley da diversi prigionieri italiani dopo il cambiamento di «status». Il Fronte del Lavoro tedesco si dimostrò - e ciò non sorprende di certo - un sostenitore rigoroso della disposizione del 28 febbraio. Per quanto concerneva l'aumento del rendimento degli internati militari, la sua dirigenza era convinta che esisteva una sola «via praticabile, cioè quella di ridurre consapevolmente parte del vitto a chi lavorava male e di darla a chi lavorava meglio». Chi non svolgeva tutto il suo lavoro non meritava una razione completa440 . Questo principio inumano venne çonfermato esplicitamente ancora una volta dai rappresentanti degli uffici annonari - competenti per il vettovagliamento - nel corso :di una riunione ufficiale 44 1. Le conseguenze della nutrizione commisurata al rendimento non tardarono a manifestarsi. Si rese necessario ordinare un «maggiore controllo medico» di quegli internati militari ai quali erano state ridotte le quantità di viveri. Questi risultavano tutti ancor meno resistenti sotto il profilo fisico e ciò doveva essere ben noto a chi aveva disposto di diminuire delle razioni ritenute sufficienti comunque soltanto sulla carta. Malattie e infezioni -. soprattutto l~ tubercolosi - minacciavano più che mai quegli uomini con 'il. pericolo di renderJi completamente inabili al lavoro. Ed era proprio questo che i tedeschi non si potevano in alcun modo permettere, perché non avevano la possibilità di sostituirli. Pertanto erano inevitabili certi provvedimenti, che vennero però adottati senza il minimo sentimento umano. Si manifestò piuttosto la preoccupazione che si potesse sviluppare troppa umanità nel trattare le vittime del lavoro coatto. Per prevenire una tale eventualità', il Comando Supremo della Wehnnacht fece rilevare quanto segue442 : «I medici (439) Ali' Ambasciatore Conte Serafino Mazzolini, 20.12. I944 (vds. precedente pag. 628, nota 375). (440) Die Deutsche Arbeitsfront Gauwaltung Hamburg, Hauptabteilung Arbeitscinsatz, Hamburg, den 4.5.1944, An alle Kriegsgefangenen- und Ital. Mii. Interni.ertenlager, Betrifft: Leistungssteigcrung der Kriegsgefangenen - insbesondere der Ital. Mi!. Internierten, SAH, Behorde ftir Emiihrung und Landwirtschaft I, Ab VIII 4a. (441) Niederschrift Nr. 27 liber das Ergebnis der Dienstbesprechung der Emahnrngsamter am 19. Mai 1944 in Kiel, SAH, Behorde for Emabrung und Landwirschaft I, Ab Vlll 4d. (442) Oberkommando der Wehrmacht Tgb. Nr. 1982/44 Chef W San (HS!n/Wi G IV), Berlin, den 1.6.1944, Betr.: Gesundheitliche Oberwachung bei italieni.schen MiliUirinternier-


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dovranno applicare parametri severi nel giudicare l' idoneità lavorativa. Il maggiore controllo sanitario non dovrà in nessun caso far sì che vengano favoriti gli eventuali tentativi degli internati militari italiani di sottrars i agli impieghi lavorativi». Era tuttavia difficile ottenere le esenzioni , perché i tedeschi avevano già trovato il modo di impiegare i prigi onieri di guerra giudicati non del tutto idonei facendoli lavorare a favore del!' economia industriale. La stessa procedura poteva essere applicata agli internati. A questo proposito il Plenipotenziario generale per l' impiego della mano d'opera ordinò alla fine di marzo di controllare gli Stalag per accertare se vi si trovassero ancora degli italiani non pienamente idonei. Ove possibile questi dovevano essere assegnati temporaneamente alle officine più grandi o alle aziende artigiane carenti di personale. Qualora necessario, le ditte intendevano mandare il lavoro direttamente negli Stalag . Il Comando Supremo della Wehrma cht approvò le suddette direttive. Si concordava con Saukkel che una simile utilizzazione dei prigionieri «inabili al lavoro» non avrebbe dovuto in nessun caso «sottrarre prigionieri di guerra o internati militari italiani ridiventati idonei al lavoro ad un impiego a favore dell'industria degli armamenti o di altro servizio esterno>>. I prigionieri guariti e dall ' idoneità incondizionata dovevano invece tornare al loro consueto posto di lavoro4 43 • In un primo tempo quest'obbligo non venne esteso agli internati che, a causa della loro debilitazione fi sica, venivano impiegati come Aufpappler (abbisognevoli di cura ricostituente) nelle· aziende agricole, dove gli uomini distrutti dal lavoro dovevano «riacquistare l'idoneità al lavoro>> a spese dei proprietari. Per lungo tempo era uso che i prigionieri ristabiliti restassero presso l' imprenditore che li aveva fatti curare. Ma nell ' estate del 1944 i responsabili per l'impiego della mano d'opera si trovarono in difficoltà444 . Jl tcn, BA-MA, RH 49/35. Una lcuern che si riferiva direttamente a quanto disposto dal Comando Supremo della Wehrmacht il 28 febbraio 1944. (443) Oberkommando der Wehrmacht Az. 2. f24. 17 t Kriegsgef. Org. (III b ) Nr. 872/44 . Torgau, den 21.4.1944. Betr.: Einsatz von ital. Mii. lnt. urd Kr. Gef. andcrcr Nationalitat in llandwerksbetrieben, BA-MA. RI i 49/35. (444) lbid.: Oberkommando der We hrmacht Az. 2 f 24.17 b Kricgsge f. Org. (lii b) Nr. 3 195/44. 0.U.. den 27.6. 1944, Betr.: Abgabe nicht arbeitsfàhiger sowj. Kr. Gef. und ital. M il. lnt. an Jandwi11schaflliche Betriebe und an sonstige Betricbe der Wirtschaft. Questa possibilità, prevista dal 19 fe bbraio 1942 per i prig io nieri di guerra soviet ici. venne estesa non


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fabbisogno veramente enonne di personale al fronte, causato dalle catastrofi militari su entrambi i fronti ad Est e ad Ovest, non consentiva più di accettare incondizionatamente l'impiego di mano d'opera specializzata tra i prigionieri di guerra in lavori non corrispondenti alla loro qualifica professionale. Nonostante la produzione in serie e in massa -· voluta non in ultimo da Speer445 portata avanti con grande dispendio tecnico e in un certo qual modo indipendente dall'impiego di forza lavoro specializzata, si presentarono delle difficoltà per alcune categorie professionali. Dal giugno 1944 non si poteva pertanto più consentire che gli «appartenenti alle professioni tecniche» fossero trattenuti - a discapito dell'industria degli armamenti - nelle aziende agricole. All'azienda agricola o alla ditta commerciale che restituiva l' internato militare - o prigioniero di guerra sovietico - ristabilitosi venivano assegnato un sostituto pienamente confacente alle loro esigenze, ma ciò non era di alcuna consolazione per il prigioniero446 . Dopo un periodo di c'onvalescenza e di un trattamento relativamente dignitoso trascorso in una azienda agricola o artigianale, le nuove disposizioni costringevano l'interessato a condurre nuovamente l'esistenza - per lui stesso - rovinosa negli impianti dell'industria pesante. D'altra parte nell'estate del 1944 il Ministero del Reich per l'alimentazione non potè fare a meno - su richiesta dell'Alto Comando dell'Esercito, del Plenipotenziario generale per l'impiego della mano d'opera e persino del Fronte del Lavoro tedesco - di autorizzare una 'integrazione del vitto distribuito agli internati al fine più tardi dell'inizio del l 944 anche agli internati militari italiani, cfr. ibid., Bezug: OKW Az. 2 f 24. I 7 t Kriegsgef. Org. (III b) Nr. 874/44 vom 16.2.44. (445) Cfr.: Deutschlands Riistung im Zweiten Weltkrieg, pag. Il sgg.; KROENER (e altri autori): Organisation, pag. 677-689 (testo di R.D. MULLER: Von Todt zu Speer). (446) Vds. precedente nota 444. Con le disposizioni del 26 luglio 1944 veniva precisato che si sarebbe provveduto ad uno scambio dei lavoratori riabilitati fisicamente «solo dopo aver qualificato della mano d'opera sosiitutiva di provata capacità». Una condizione da tener presente in caso di cessione alle aziende designate di internati militari da riabilitare fisicamente con razioni supplementari. E per quanto concerneva i prigionieri che erano stati ceduti nel passato <<senza riserve» a contadini e ad aziende artigiane come abbisognevoli di quella particolare cura, non era sufficiente mettere a disposizione a tempo indeterminato dei lavoratori di provata capacità. L' imprenditore interessato doveva esprimere a sua volta il consenso allo scambio. Per motivi finanziari la sostituzione di internati militari (o di prigionieri di guerra sovietici) con personale civile costituiva una possibilità meramente teorica. La mano d'opera sostitutiva veniva quasi sempre fornita dai prigionieri italiani e russi. E ai fini di questa procedura, il ca mbiamento di <<Status» ebbe effetti decisamente negativi.


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di «migliorare le condizioni di salute ed il rendimento». Dal 26 giugno al 20 agosto costoro ricevettero infatti ogni settimana oltre alle normali razioni - 350 grammi di farina di segale o di cruschello, 35 grammi di preparati per minestre, 7/1 O di litro di latte fresco scremato e 20 grammi di lievito secco. Da notare inoltre che gli italiani venivano così trattati peggio dei prigionieri di guerra sovietici o dei lavoratori dell'Est europeo. A questi i tedeschi concedevano oltre alle razioni alimentari uguali a quelle degli internati gli stessi supplementi per quanto concerneva lievito secco, latte e preparati per minestre, ma con in più 400 grammi di farina di segale o di cruschello e 50 grammi di carne di cavallo o di bassa macelleria447 . Non v'è dubbio che il Ministero del Reich per l'Alimentazione accettò le richieste delle succitate autorità solo perché le condizioni di salute degli italiani - lo stesso può dirsi per i prigionieri di guerra sovietici e la mano d'opera del l'Est europeo448 - erano tali da far prevedere una perdita totale della loro capacità lavorativa. L'Ufficio Assistenza presso l'Ambasciata dell'Italia fascista a Berlino si accorse del resto che gli internati militari, impiegati spesso con i russi negli stessi reparti di lavoro, nel luglio 1944 non solo ricevevano razioni inferiori a quelle distribuite ai prigionieri di guerra sovietici, ma erano anche costretti a lavorare più dei russi. TI Servizio Assistenza Internati, oltre a protestare per quella diversità di trattamento, richiamò l'attenzione sulle angherie subite dai militari nei campi di prigionia e sul loro elevato indice di mortalità, ma la risposta del Ministero degli Esteri del Reich fu come al solito · molto evasiva449 . (447) Landesernahrungsamt Abt. B, HMB 36 Esplanade 6, Der Reichsemahrungsminister, Berlin, dcn 24.6.1944, ll/1-6666 FSA Nr. 2057/Jl, SAH, Behordc flir Ernahrung und Landwirtschaft J, Ab YlII 4a; ibid.: Ocr Reichsminister fUr Ernahrung und Landwirtschaft, Berlin, den 28.6.1944, Schnellbricf, An die Landesregicrungen, die Preussischcn Oberprasidcnten-Landesernahrungsamter. (448) Yds. STREIT: Keine Kameraden, pag. 249-253, sul vitto dei prigionieri di guerra russi nel 1942-1945. (449) Diario S.A.l., pag. 94, 6.7.1944, PADF: Appunto sul colloquio che ha avuto luogo all' A.A. tra J'ing. Spanio! ed il dott. Hendler. Ma cfr. anche: Der Reichsminister fiir Ernahrung und Landwirschaft ll/1-6592, Berlin, dcn 7.7.1944, An die.Landesernahrungsiimter Abt. A und B. Betr.: Einsatz russischer Kricgsgefangencr fiir Be- und Entladezwecke, SAH, Behorde fiir Ernahrung und Landwirtscbaft I, Ab Vili 4a. Veniva disposto di impiegare in attiviià lavorative U .000 internati militari italiani con le modalità previste per i prigionieri di


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Il 23 maggio 1944, ossia ancor prima di concedere i suddetti supplementi, il Ministero del Reich per l'Alimentazione aveva deciso di compiere un Ernahrungsgrossversuch an ausliindischen Arbeitskriiften (esperimento su vasta scala relativo alla nutrizione dei lavoratori stranieri). L'incarico di condurlo e di trarne le conclusioni fu affidato al Kaiser- Wilhelm-Institut per la fisiologia del lavoro. Decisione maturata in seguito alle segnalazioni dell'industria sulle «cattive condizioni di salute e sullo scarso rendimento» dei prigionieri di guerra e della mano d'opera straniera «a causa della insufficiente alimentazione». Nei Gaue (distretti) della Westfalia settentrionale e meridionale si voleva verificare quali effetti avrebbero avuto sul rendimento della mano d'opera straniera un aumento del vitto pari al 90% oppure come massimo al 100% di quello distribuito ai lavoratori tedeschi che svolgevano analoghe attività. Alle varie fasi dell'esperimento ini ziato a metà giugno vennero interessati 1.515 internati militari italiani, 4.908 prigionieri di guena sovietici e 379 lavoratori dell'Est europeo, con un totale quindi pari a 6.802 uomini impiegati in nove diverse fabbriche o aziende450 . Una simile indagine fu estesa inoltre a 500 internati militari italiani che lavoravano nella Friedrich-Alfred-HUtte della ditta Krupp di Rheinhausen. I risultati sarebbero stati poi messi a confronto con quelli dell'esperimento su vasta scala451 . Durante la fase esecutiva furono svolti accertamenti sul la capacità lavorativa e registrate con molta precisione le variazioni guerra russi. Cfr. in merito a questo problema anche HERBERT: Fremdarbei1er, pag. 260 sg. L'auto re ritiene che si n dalla fine del 1943 gli internat i militari italiani occupassero nella scala sociale dei prigionieri di guerra e dei lavoratori stranieri uo posto inferiore a quello della mano d'opera sov ietica. KRAUSE-VILMAR: Auslandische Zwangsarbeiter, pag. 39 1, sostiene in vece c he gli italiani avevano un trallamento quasi analogo a quello riservato a i prigionieri di guerra sov iecici. (450) Kai ser-W ilhelm-l nstitut fiir Arbeitsphysiologie, Donmund, den 1.9.1944, Prof. Dr. H. Kraut: Erster Oericht iiber den Erniihrungsgrossversuch an auslandischen Arbeitskrliften , AlfZG, NG/d 801-900, Doc. No. NG -861. Queste le grandi aziende scelte per l'esperimento: Ruhrsrnhl A.G.-We rk Henrichshiitte di Hallinge n, Werk Wiuener Gusstahl di Witten c Werk Anne ncr Gusstahl di Witten-Anne n; Union Sils van de Loo & Co. - Wcrk Friindenberg e Werk Worl, Gelsenkirchener Bergwerks A.O. - '.Vliniera Fiirst Hardenberg di Donmund; Hosch A. G. - Minie ra Radbod di Bochum-Hovel; Miniera di carbon fossile Friedrich der Grosse di I lerne; e lntlustria mineraria S .p.A. Ewald Konig Ludwig - Mini era Ewa ld continuazi one di Erkenschwick. (45 1) lbid., pag. 20 della relazione.


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relative allo stato di salute ed alla frequenza degli infortuni. Dal 10 luglio al 21 agosto il personale soggetto all'esperimento ricevette i previsti supplementi alimentari. Gli italiani ricevettero il 90%, mentre ai russi venne concesso il 95% delle razioni distribuite ai tedeschi che svolgevano attività simili. Ciò valeva soltanto per gli operai che lavoravano con orario prolungato o per quelli addetti ai lavori pesanti e oltremodo pesanti. A tutti gli altri interessati all'esperimento le varie ditte 'distribuirono una quantità di cibo il cui valore nutritivo risultava pari al 95% di quello previsto per i normali consumatori tedeschi. Un tale rapporto risultava però solo in base al supplemento di circa 2_50 calorie distribuito in tutto il Reich452 , disposto da quel decreto del Ministero del Reich per l'Alimentazione del giugno 1944. Questo fatto dimostra in modo convincente che tutte le dichiarazioni del Fronte del Lavoro tedesco sull'equiparazione tra internati militari e consumatori normali tedeschi in merito a quantità di vitto o valori calo.rici non erano altro che menzogne ai fini propagandistici. Dalle statistiche del Kaiser-Wilhelm-Institut risulta · che il vitto distribuito agli internati aveva come minimo 300 calorie in meno rispetto al valore nutritivo delle comuni razioni assegnate ai cittadini tedeschi considerati normali consumatori. Anche tale supposizione appare però del tutto ottimistica, perché in questo caso gli italiani non avrebbero certo cercato fra i rifiuti di cucina qualcosa con cui calmare gli stimoli della fame. Una ricerca di cibo che si vide costretta a fare la popolazione tedesca comunque soltanto dopo la fine del <<Terzo Reich».

(452) Altri supplementi vennero concessi alle persone impiegate come minatori in lavori di scavo nel sottosuolo. Oltre alla «Aggiunta del Reich», pari a 250 calorie che veniva distribuita in tutto il territorio del Reich, ricevettero ogni giorno 170 grammi di pane, 10 grammi di grassi e 30 grammi di salumi. In tutte le altre aziende non erano previsti supplementi giornalieri per gli internati militari italiani appartenenti alla categoria dei «normali consumatori». Quelli impiegati in lavori faticosi o di lunga durata ricevevano invece come supplemento (fra parentesi quello concesso per gli stessi lav01i ai prigionieri di guerra russi): 5 grammi di grassi (10 grammi di grassi. e 50 grammi di pane). Se il lavoro svolto venivano considerato particolrumente gravoso, il supplemento era costituito da 15 grammi di grassi, 50 grammi di pane e 30 grammi di carne (20 grammi di grassi, 100 grammi di pane e 30 grammi di carne).


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Negli ultimi giorni di settembre il Kaiser-Wilhelm-lnstitut trasse un primo bilancio dell'esperimento453 . Già dopo un periodo relativamente breve compreso' fra cinque e dieci settimane - in quanto non tutte le ditte avevano dato un contemporaneo avvio alla fase sperimentale - il rendimento degli internati militari e dei prigionieri di guen-a russi che risultava prima di norma pari al 60-80% di quello abituale tedesco era salito a11'80-100%. In diverse fabbriche aveva superato persino del 10% il rendimento massimo (il 100%) dei lavoratori tedeschi . Un bilancio che indicava quali effetti disastrosi avesse avuto il primitivo ed ignobile sistema della nutrizione commisurata al rendimento dal febbraio 1944, sistema favorito da Hitler, dal Comando Supremo della Wehrmacht e dal Fronte del Lavoro tedesco. Nelle fabbriche dell'esperimento i medici riscontrarono nelle persone così nutrite l'aumento medio di più di un chilo di peso. Un aumento che, rendendole fisicamente più resistenti, non faceva che accrescere il loro impegno sul posto di lavoro. Ma internati e prigionieri ebbero così soprattutto modo di crearsi una riserva energetica, che consentì loro di svolgere anche qualche lavoro straordinario o, in certi casi, di distinguersi per un rendimento massimo. Non appena però italiani _e russi raggiunsero il peso normale per un operaio, sj cominciò ad esercitare su di loro ben precise pressioni. Dovevano aumentare ancora il loro rendimento, perché, in caso contrario, non avrebbero ricevuto più le razioni supplementari. Il Kaiser-·Wilhelm-lnstitut non nutriva dubbi in proposito: la paura esistenziale dei prigionieri italiani e sovietici, sulla quale gli scienziati facevano freddamente conto, li avrebbe indotti costantemente ad un rendimento sempre più elevato. Questo cinico gioco con la miseria umana, che in un primo tempo concedeva facilitazioni per poi usare, quale mezzo di pressione, la minaccia di abolirle, rappresentava, per così dire, il rovescio della medaglia. Tutto sommato ad un certo momento la questione sarebbe finita nuovamente con la distruzione per troppo lavoro degli internati militari e dei loro compagni di sventura. Ma (453) Kaiser-Wilhelm-lnstitut fiir Arbc itsphysiolog ie, Bad Ems, 4. 11. 1944, Prof. Dr. H. Kraut: Zweiter Bericht Liber dcn Erniihrungsg rossve rs uch an ausliind ischcn Arbe itskJ-afte n, AlfZG, NG/d 801 -900. Doc. No NG-86 1.


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tutto questo dopo aver raggiunto un livello di rendimento pm elevato, il che da parte tedesca rendeva comunque vantaggiosa la faccenda. Non si trattava più dell'ottuso principio del vitto in base al rendimento fatto applicare da Hitler agli italiani senza alcuna considerazione per le loro condizioni fisiche. Si continuò invece a caldeggiare una procedura rigorosamente ricattatoria, sebbene l' esperimento avesse già dimostrato nella sua fase iniziale che con qualche concessione si potevano ottenere ottime prestazioni. Evidentemente non lo si ritenne sufficiente, perché si mirava a qualcosa di più: a massimare il profitto mediante lo sfruttamento incondizionato. Per le riduzoni di produzione nel settore bellico dovute ali' evolversi della situazione militare, quei progetti si rivelarono però a poco a poco inutili 454 . Del resto già durante l'esperimento vennero rilevati i limiti dell'aumento del rendimento che alla fine di settembre era pari al 15%, ma che doveva essere portato a minimo il 25%. I frequenti bombardamenti aerei compiuti sulle zone industriali provocavano infatti numerose interruzioni del lavoro, riducevano i periodi di riposo per i lavoratori coatti, creavano notevoli difficoltà per quanto concerneva l'afflusso dei materiali e distruggevano gli accantonamenti 455 . I supplementi alimentari456 influivano inoltre favorevolmente sulle malattie dovute in primo luogo ad una scarsa alimentazione. Presso gli stabilimenti Heinrichshtitte della Ruhrstahl A.G. di Hattingen, dov'erano interessati a quell'esperimento 332 internati militari, 907 prigionieri di guerra sovietici e 25 operai dell'Est europeo 457 , i casi di edema da fame o di denutrizione generale

(454) Cfr. in proposito SPEER: Erinnerungen, pag. 4 17. (455) Vds. precedente nota 453, pag. 3 della relazione. (456) lbid. , pag. 2. I supplementi compQrtarono il seguente incremento in calorie delle razioni viveri per gli internati mi li tari (fra parentesi il confronto con quelli avuti dai prigionieri russi e dai lavoratori dell ' Est); per la categoria dei consumawri normali: da l.870 ( 1.940) a 2.180 (2.190); per gli addett i a lavori di lunga durata: da 2.090 (2.040) a 2.390 (2.4 IO); per gli addetti a lavori pesanti: da 2.330 (2.420) a 2.650 (2.690); per gli addetti a lavori oltremodo pesanti : da 2.650 (2.750) a 3.350 (3.380); per gl i addetti a lavori molto pesanti nel sottosuolo: da 2.800 (2 8 IO) a 3.380 (3.4 lO). (457) Vds. precedente nota 450. pag. 16 della relazione. Vds. riguardo all'azione de l Kaiser-Wilhelm-lnstitut anche EICHHOLTZ: Krautaktion, pag. 270-294.


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diminuirono per esempio dal luglio al settembre 1944 del 72%458 . Per quanto concerne gli italiani interessati a questo progetto, il passaggio alla condizione di liberi lavoratori civili ebbe - a quanto pare - un effetto negativo sotto il profilo psicologico, dato che dopo - il 1° settembre veniva_. a mancare loro lo «stimolo del supplemento»459 . Infatti, secondo la direttiva dell'agosto I 944, gli internati italiani liberati dalla prigionia che si fossero impegnati a lavorare in Germania sino alla fine della guerra avrebbero dovuto ricevere - in linea teorica - la razione prevista per i lavoratori stranieri460 . Per ordine del Governo del Reich - come già esposto - la frase relativa al succitato impegno venne poi ufficialmente cancellata il 4 settembre, ma soltanto nel mese di novembre si rese necessario stabilire le conseguenze per il vettovagliamento degli ex militari italiani da impiegare .in attività lavorative. A modifica di quanto disposto il 14 agosto 1944 dal Ministro del Reich per l'Alimentazione e l'Agricoltura, SS-Obergruppenfiihrer Dr. Herbert Backe, si diceva ora che «tutti gli internati militari italiani, esclusi gli ufficiali in .servizio permanente effettivo, dovranno d'ora in poi ricevere le stesse razioni supplementari previste per i lavoratori stranieri, perché, in base a comunicazione del Comandante della Riserva, non è più necessaria la dichiarazione cli volontà per il passaggio a] rapporto di lavoro civile»461 . Secondo le nuove disposizioni tutti gli internati che, sebbene prigionieri nei Lager, lavoravano od erano considerati abili al lavoro avrebbero dovuto ricevere il vitto contemplato da questa direttiva. Sembra però che le cose non stessero così. Non vi è dubbio che la questione alimentare rappresentasse un problema centrale nell'ambito del trattamento degli internati militari. Si trattava però solo di uno tra i molti aspetti . Per questo (458) Vds. precedente nota 453, pag. 7 della relazione. I casi furono 167 in luglio, 87 in agosto e 46 in settembre. li numero complessivo degli ammalati che - paragonato alle c ifre allarmanti del febbraio e marzo 1944 - aveva subito una flessione nel mese d i apri le, si ridusse in questi mesi solo del 22%. (459) Ibid., pag. 7 del la relazione. (460) Der Reichsminister fiir Erniihrung und Landwirtschaft 11/ 1-69 I 3, Be rlin, den 14.8.1944, An die Landesernahrungsamter Abt. A und B. SAH, Beh/jrde flir Erniihrung und Landwirtschaft I, Ab VIII 4a. (461) Ibid.: Der Reichsrninister ftir Erniihrung und Landwirtschaft Tgb. 11/1-7754, Berlin, den 8.il.1944, An d ie Lancleserniibrungsamter Abt. A und B.


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motivo, concludendo, si r-itiene opp01tuno accennare, sia pure per grandi linee, al loro trattamento .e a ciò che accade loro dopo iI cambiamento di «status)). Fondamentalmente si deve ancora una volta constatare che quegli italiani prigionieri che si erano rifiutati di collaborare, all'inizio del I944 vivevano in condi zioni pietosc462 . Una sorte che per volontà del Comando Supremo della Wehrmacht non doveva essere risparmiata neanche agli ex alleati che al momento dell'uscita dalla guerra dell'Italia erano ricoverati negli ospedali militari e che non si erano espressi a favore della parte tedesca. Una volta guariti, dovevano essere spediti nel Reich a lavorare in veste di internati militari 463 . Cosa significasse il lavoro coatto in Germania è stato già più volte illustrato nel corso della presente indagine. Le note condizioni trovarono tra l'altro conferma nel Lager del comando di lavoro 6.024 di Rothenfelde-Wolfsburg. Nel primo trimestre del 1944 vissero in questo campo fino a 1.441 internati militari, il cui datore di lavoro era la ditta Yolkswagen. Gl i italiani erano alloggiati in 14 baracche con annesse tre baracche per la cucina e le latrine ed altri sei local i per la pulizia personale dotati di acqua corrente calda e fredda. Una sistemazione rite nuta dai tedeschi «idonea allo scopo», qualunque cosa ciò avesse voluto significare. Fra gli internati si trovavano italiani provenienti tanto dal nord quanto dal sud e mentre parte di loro era costituita da reclute poco addestrate, altri avevano combattuto per diversi anni insieme ai tedeschi 464 • Di questi uomini per i quali gli osservatori avevano constatato un rapporto diretto tra le loro pessime condizioni fisiche già al momento del loro trasferimento dallo Stammlager di Fal li ngbostel ed il loro rendimento sul lavoro - 450 furono impiegati nei (462) Ambasciata d'Italia. Berlino. lì 17 ge nnaio 44-XX ll, Al Duce della Repubb lica Sociale llaliana Sede del Governo Italia. f.10 Anfuso, ASMAE. busia 31 . posizione Germania I /1. (463) WFSt/Qu 2 (Siitl-Siidost) Nr. 00344 g. Kdos., 10.1.1944 (sull'ori ginale fu seri no per errore 1943). No1iz iiber Anruf Ob Siidwesl O. Qu/Qu 2. Betr.: Behandlung i1alienischer Mii. Int., die sich bisher in Lazarencn befandcn, nach dcr Lazarellenllassung, BA-MA. RW 4/v.508a; e ibid. , wrS1/Qu 2/Siid-Siidost Nr. 00344 g.Kdos., 10. 1.1 944. Fernschrei ben an Ob. Siidwest und an Bev. Generai d. Dt. Wehrmacht in Italien. Oetr.: I1al. Militlir-lnternierte. die nach Heilung aus ihren Lazaretten entlassen werden. Il primo dei ·succi iati documenti, con lo slesso numero di protocollo, era la bozza del te lescritto che porta la medesima data. (464) Vds. precedente pag. 658, nota 433.


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cantieri e tutti . gli altri nelle fabbriche della Volkswagen. La direzione della ditta - in seguito alle pressioni esercitate ormai da mesi dal Comando del Lager - chiese all'ufficio economico del distretto di concedere almeno al 90% dei circa 1.000 italiani impiegati in ditta il supplemento previsto per gli operai che lavoravano con un orario prolungato. Riuscì ad ottenerlo ma, a quanto risulta, si sarebbero poi verificate delle irregolarità nell'ambito della sua distribuzione4 65 . Nel 1944 gli indumenti e le calzature degli internati militari si presentavano come sempre in condizioni pietose e costituivano motivo di numerose lamentele. Anche a Rothenfelde-Wolfsburg come del resto già scritto nella relazione sul campo di Teschen 466 risultava che i prigionieri «vendessero, scambiassero o si rubassero a vicenda scarpe in buono stato, biancheria personale e persino (465) lbid. nota 433, qui pag. I. La dilla Volkswagen - anc he dopo la concessione dei supple ment i ag li adde tti ai lavori d i lunga durata - si riservò di assegnare «a proprio gi udizio dei prem i di rendime nto sotto forma di buoni viveri aggiuntivi». Quest i i supp lementi previsti: per presiazioni eccezionali. gli interna1i militari italiani ricevevano ogni settimana 750 grammi di pane, 200 g rammi di carne e 50 grammi di margarina ( per i pri gionieri di guerra sovietici: 800 grammi d i pane, 150 grammi di carne e 70 grammi d i margarina); i «premi di rendimento» cons istevano invece in un suppe lmento se tti manale di: 450 grammi di pane e 150 gramm i di carne per g li internati mi liiari italiani; 250 grammi di pane, 125 grammi di carne e 15 grammi di margarina per i prigionieri di guerra sovietici; 250 grammi di pane, 125 grammi di carne e I 5 grammi di margarina per i prigionieri di guerra francesi . A questo propos ito s i deve notare che quando fu redatta la re lazione (in ogni caso dopo il 27 febbra io 1944 ), presso il comando d i lavoro 6.024 s i trovava no. o ltre ai 1.441 itali ani. anche 425 russi e 487 francesi. Questi 2.353 uomini erano separati in base alla loro nazionalità e venivano vigilati e amministrati da un maresciallo 1edesco, cinque sottufficiali e 52 militari addetti a lla sorveglianza. Sorveg lianza esercitata qu indi - mediamente - da un soldato tedesco su ogni gruppo di 4 1 prigion ieri. L'aspetto pi ù interessante è quell o c he la Volkswage n - usando i s upplementi destinali ag li addetti a lavori di lunga durata qua li premi di rendimento amministrava il tutto a proprio vantaggio. Ciò significa che distribuiva ai prigionieri di guerra premi in viveri quantita1ivamente inferiori a quelli ricevuti dall'ufficio annonario del Gau per i supplcrnenti a i lav()ratori di lunga durata. Ne risuhav/ln() danneggiati soprattutto i prigionieri frances i e russ i che vivevano già da più tempo nel l..., 1ger. De i s upp lementi previsti per i lavori di lunga durata, la Volkswagen distribuì nel corso di sci mesi complessi vamente ai prigionieri ru~hi: 3.132 chili di pane sui 5.935 riccvu1i. trattenendone quindi 2.783 per sé; 974 chili di carne, su i 1.010 ricevu1 i, ossia 36 chili di meno; 240 c hi logrammi di grassi s ui 265 ricevuti , operando pertan to un calo di 25 c hili a proprio favore. Un tra ttame nto decisame nte peggiore ven iva rise rvato a i francesi, non ostante la buona volontà da questi dimostrata nello svo lgere le varie attivi1à lavorative, perché dai loro supplementi risultavano sottratti 4.522 chili di pane sui S.983 ricevuti , 905 chili di carne sui 1.635 da distribuire e 120 chili di grassi sui 145 che avrebbero dovuto ricevere. I s ucc itati quantitativi costitui scono il risultato delle correzioni apportate al docume nto originale. in pane non esatt i per errori commessi nei calcoli. (466} Vds. preceden1e pag. 623-627.


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l'ultima camicia»467 • Per questo motivo la direzione del campo fece installare una lavanderia comune, in modo che agli internati restassero i soli capi di corredo che avevano indosso. Pare che da allora fossero sempre puliti e sufficientemente vestiti. L'equipaggiamento di base era messo a disposizione dallo Stalag di Fallingbostel. Per quanto concerne l'atteggiamento assunto nei confronti dei prigionieri, sono significativi - proprio a causa della loro natura triviale - alcuni commenti in merito alla disciplina presso il comando di lavoro 6.024. Si leggeva per esempio: «Specie gli italiani del sud sono scansafatiche, rifuggono dalJ' acqua, sono indisciplinati, poco camerateschi e ladri per natura e per passione. IJ furto ai danni dei propri camerati e l'inclinazione a fare traffici conla refurtiva sono le loro più spiccate caratteristiche. In questi campi superano di gran lunga tutti gli altri popoli, dimostrano addirittura un virtuosismo unico». Dal punto di vista degli internati l'unicità spettava ai tedeschi in un altro campo, quello della brutalità disumana. Gli italiani impiegati presso il comando di lavoro 6.024 descrivevano i loro sorveglianti come aguzzini . Le guardie avrebbero tormentato gli uomini impiegati nei lavori esterni con il calcio del fucile, senza che le vittime potessero in qualche modo difendersi. Bastava un pretesto insignificante. come ad esempio quando un italiano, recandosi al lavoro, venne spinto dalla fame a raccogliere qualche legume in un campo - per scatenare vere e proprie orge punitive. Si cominciava col denudare il prigioniero e a bastonarlo a sangue, per poi obbligarlo a compiere egualmente il suo faticoso lavoro all'aperto e col cattivo tempo. I prigiorueri puniti o i loro camerati cercavano di calmare la furia bestiale dei sorveglianti offrendo loro quegli oggetti di valore che erano riusciti ancora a conservare, ma a volte anche questo non sortiva alcun effetto. Perché dopo aver accettato gli oggetti, i sorveglianti continuavano con le torture. Alcuni ex internati hanno riferito che era sufficiente un nonnulla - come quello descritto - per essere trasferiti nei campi di sterminio delle (467) Cfr. a questo propÒsito: An den Hauptabwehrbeauftragten, Paozerbau I, den 20.l 1.1943, AHZG, NI/d 15351-520, Doc. No. NlK- 15486, dove si parla di un lavoratore italiano che stava esercitando un proficuo commercio con dei «prigionieri di guerra italiani». Uno sfruttamento che gli costò una denuncia da parte degli stessi prigionieri italiani.


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SS. Gli eccessùientravano pertanto nella vita quotidiana nei La.ger. Un sorvegliante fracassò con il calcio del fucile il cranio di un italiano che lavorava presso la Volkswagen quando questi, durante il turno di notte, ficcò la testa in una pentola per leccare i resti lasciati dagli operai tedeschi . L'italiano - come riferito da un testimone. oculare - morì sul colpo4 68_ Le fonti ufficiali tedesche non parlano di violenze di questo genere, rilevando però la «rigorosa disciplina» che regnava anche presso il comando di lavoro 6.024. Tenuto conto della «sporcizia» degli internati, si sarebbe esaurita anche la più grande pazienza. Questi facevano «ogni domenica la doccia calda sotto sorveglianza» ed i più «sporchi venivano spazzolati obbligatamente all'aperto». Per il resto però il trattamento nel Lager sarebbe stato «corretto e giusto». I prigionieri sarebbero invece stati «più volte picchiati nelle fabbriche e nei cantieri e specie in un primo tempo dai capisquadra, soprattutto cechi e polacchi». Ed alla Volkswagen gli italiani si vedevano - come del resto altrove - «messi al bando sin dall' inizio»469 . Nello stesso periodo in cui venne presumibilmente redatta la suddetta relazione, l'Ambasciatore Anfuso definì pessime le condizioni fisiche, morali e sanitarie degli internati militari. In alcune zone sarebbero state addirittura disastrose. La verità lapalissiana che non tutti i La.ger erano uguali era certamente vera, ma non modificava in nessun modo il giudizio sulla situazione generale. Erano infatti ben pochi i militari italiani che, impiegati presso piccole aziende e alloggiati fuori dai campi di prigionia, che a suo avviso vivevano e lavoravano in condizioni se non altro accettabili. Tutti però andavano in giro con uniformi ormai logore e scarpe (468) IMPALLOMENI: li nido, pag. 264-269. Il sergente maggiore Impallomeni Antoni110 venne catturato nell'Italia settentrionale e avviato allo Stalag XI B di Fallingbostel. Dopo un altro impiego in un campo di lavoro nei pressi di Fallerslebe n fu trasferito «per punizione» in un primo tempo a Magdeburgo e successivamente ad Auschwitz. (469) Vds. precedente pag. 658, nota 433, qui pag. 3 della «bozza». Dei militari dell 'Italia settentrionale si diceva che erano «in gran parte abbastanza puliti». Anche per quanto concerneva i meridionali si era riscontrato - «grazie a energici interventi>> - un miglioramento delle condizioni igieniche. Si fece ricorso alle percosse (vds. ibid., pag. 4) anche presso il comando di lavoro 6063 di Hallendorf, dove 1.674 internati militari s tavano svolgendo un lavoro coatto, e presso il comando di lavoro 6126 di Salzgitter con i suoi 288 internati militari. Maltrattamenti che non furono prerogativa esclusiva dei sorveglianti tedesch i o di aln·e nazionalità, ma che vennero inflitti anche dai lavoratori civil i.


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consunte470 . Su richiesta di Vaccari, Anfuso consegnò inoltre il 17 maggio al Segretario di Stato barone v. Steengracht una nota di protesta per le sempre più numerose sevizie inflitte ai prigionieri. Questi, nel promettere che si sarebbero presi provvedimenti a carico dei responsabili, chiese la lista dei Lager che davano adito a lamentele47 1. Sembrava che il Ministero degli Esteri fosse effettivamente interessato ad eliminare simili inconvenienti4 72, ma in pratica non cambiò nulla. E se ne accorsero soprattutto gli internati che rimasero nei campi di prigionia sino alla fine del conflitto47 3 . Il loro trattamento costituì uno degli aspetti dei rapporti del «Terzo Reich» con la Repubblica Sociale Italiana sin dal settembre 1943. Un contegno contraddistinto in sostanza dal più completo dispregio da parte delle alte cariche nazionalsocialiste del~a sovranità pretesa dal Duce per la sua repubblica. La tirannia tedesca si manifestò in tutta una serie di misure arbitrarie spinte a tal punto da indurre lo stesso Mussolini a protestare con l'Ambasciatore Rahn per i «massacri» disposti ai danni degli italiani. Ànfuso parlò degli «errori fondamentali della politica tedesca durante questo primo anno di Repubblica Sociale». Nel settembre 1944 scrisse una specie di «Libro Bianco» con il proposito di compendiarvi le lettere e le note di maggior interesse scambiate fra la sua Ambasciàta e il Ministero degli Esteri del Reich in merito ai «casi più tipici di (470) Ambasciata d'Italia, Telespresso Nr. 03935, addì 8 maggio 1944, Al Ministero Affari Esteri, Oggetto: Collettività italiane in _Gennania, f.to Anfuso, ASMAE, busta 65, . posizione Germania 1/15. (471) Diario S.A.J., pag. 21 , 17.5.1944, PADF: Appunto circa il colloquio che ha avuto luogo il 17 maggio 1944 ali' A.A. tra l'Ambasciatore d'Italia Filippo Anfuso, il Ministro Vaccari ed il Segretario di Stato al Ministero degli Affari Esteri Germanico Steengracht (scritto erroneamente nell' originale «Stengrad» ). (472) lbid., pag. 27, 22.5.1944: Colloquio avvenuto presso l'Ambasciata d'Italia (S.A.l.) tra l'ing. Spanio! ed il dot.t. Hendler. (473) Non si conosce molto sul trattamento riservato a quei prigionieri di guerra citati molto raramente dalle fonti come Badoglio-Ktimpfer (combattenti di Badoglio). Nel luglio 1944, fra i 5.000 prigionieri di guerra trasferiti dalla zona delle retrovie dell' Esercito allo Stalag III A di Luckenwalde, si trovavano - oltre a prigionieri russi e internati militari italiani - anche dei «badogliani». ln base alle precise disposizioni ricevute, questi andavano trattati come prigionieri di guerra italiani e dovevano essere «rigorosamente separati» dagli internati militari. Cfr. in proposito: Oberkommando der Wehn"nacht Az. 2 f 24.17 Kriegsgef. Org. (TIT b), Torgau, den 22.7.44, An WKdo TIT - Berlin, Betr.: Riickfilhrung von Kr. Gef. aus riickwartigem Heeresgebiel - Kennwort «Eule», BA-MA, RH 49/35; e ibid.: Kommandeur der Kriegsgefangenen im Wehrkreis III Kdr. Kgf. Nr. 4076/44 (1.), Berlin, den 2.8.1944, An M.-Stammlager III D.


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maltrattamenti di italiani». Un lavoro che intendeva affidare a Steengracht per farlo giungere sino ai vertici del Governo tedesco474. A metà ottobre la raccolta fu nelle mani del Ministro degli Esteri v. Ribbentrop. L'Ambasciatore si lamentava fra l'altro in modo del tutto generico per «gli abusi commessi dalle autorità tedesche ai danni dei ·cittadini italiani e delle rappresentanze consolari in Germania». Ribbentrop chiese di conseguenza al suo Ministero «un accertamento sommario» e un parere in merito entro il 28 ottobre. L'elenco di ben 69 paragrafi conteneva pesanti rimproveri. Anfuso biasimava il «trattamento dei liberi lavoratori civili italiani e degli internati militari». Interessavano i particolari dei casi di decesso, il ricorso alla violenza brutale presso le ditte BamagDessau, Brandenburger Eisenwerke di Kirchmoser e l' Ago-Flugzeugwerke di Oschersleben. Si faceva presente che cinque prigionieri erano stati sottoposti nei loro Lager a crudeli vessazioni, ma Anfuso voleva essere anche informato sul «maltrattamento» subito dai 65 italiani internati nel Lager della Hitlerjugend di Klein-Koris . In 23 casi era in discussione la morte violenta, in parte in base alla sentenza di un giudice nazionalsocialista. Altre richieste di chiarimenti concernevano un lavoratore raggiunto da un colpo di fucile ed un internato militare ferito con una baionetta. L'A mbasciatore protestava per il sovraccarico di lavoro dei prigionieri italiani impiegati nella fabbrica e nella miniera Julius Schacht a Herrnsdorf e doveva come sempre constatare che Oflag e Stalag gli comu nica(474) Yds. a tale riguardo la lettera scritta di proprio pug no dall ' Ambasciatore Anfuso a Mazzolini: Ambasciata d' Italia l'Ambasciatore, 08600 - Segreto, Berlino, 27 settembre XXII (1944) ASMAE, busta 3 1, posizione Germania l/1, qui pag. I sgg. Nel corso di questa trattazione si è più volte accennato agli eccessi di cui si resero responsabil i i mil icari della Wehrmacht e gli appa1ienenti alle SS o alla polizia. Secondo l'accusa mossa a Norimberga i tedeschi in divisa tra marzo 1944 e apri le 1945 uccisero in Italia 7.500 persone di «ogni sesso e età», cit. da: lJer Prozess gegen die Hauptkriegsverbrecher, vol. I ; pag. 50. Vds. inoltre per i dettagli voi. 9, pag. 252 sgg. e pag. 262 sgg., co me anche voi. 14, pag. 33 1. Nel 1944 furono probabilmente unità delle SS a commettere nella zona di Perugia numeros i misfaui. Unità che. nel corso di quelle azioni di rastrellamento - sempre temute dagli abitanti del luogo - non esitarono a trucidare persone del tutto innocenti. Cfr.: Gabinetto, Prot. 59/2390-RR, Urgentissima, Roma 10 Maggio 1944 » XXII, 1° Al Comando Militare Supremo German ico Roma, 2°) All'Ambasciata di Germania Ufficio di Roma, Oggetto: Perugia - Rastrellamenti effettuati da reparti germanici, ASMAE, bust'a 34, posizione German ia 5/8; e ibid.: Affari Generali 3 1/814, 23 maggio 1944-XXII, Appunto per l' Ambasc iata di Germania.


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vano con notevole ritardo i casi di decesso. Non ammetteva che da parte delle massime autorità militari si impedisse ali' Addetto Aeronautico presso la sua Ambasciata di visitare i campi di prigionia ed esprimeva riserve in merito alla condanna inflitta ad un italiano come Volksschiidling (nemico del popolo). Il suo Governo stava infatti ancora attendendo le disposizioni particolari preannunciate ormai da alcune settimane dal Comando Supremo della Wehrmacht e intese a definire lo «status» di quegli internati che dovendo restare presso le unità o altri enti militati tedeschi e perciò non potevano essere trasferiti nel rapporto di liberi lavoratori civili. È stato già in precedenza scritto c~e poco dopo - e più precisamente il 24 ottobre - il suddetto Comando Supremo decise di non diramare per il momento quelle «disposizioni particolari», ma Anfuso non poteva ancora saperlo. Nel suo lungo documento volle ricordare il destino di quegli uomini che, a causa di quanto accaduto nei campi di prigionia, avevano perso il lume della ragione, le condizioni di vita dei prigionieri che si trovavano nei Balcani, i cittadini italiani che venivano rinchiusi nei campi di concentramento delle SS, gli altri suoi connazionali arrestati dai tedeschi nonché i modi di procedere della Gestapo 475 . In effetti un «campo vasto», un campo che non era facile da coltivare. Anche perché il terrore veniva esercitato iq gran parte in zone nelle quali l'influenza delle massime autorittl era allora ben poco avvertita476 . Soltanto una esigua minoranza dei capi tedeschi sembrò comunque interessata ad adottare qualche mi sura a favore degli .internati militari maltrattati e degli altri italiani costretti a lavorare. (475) Poi. IV a, Notiz, Berlin , den 18.10.1944, gez. Docnenbach, in allegato: lnhaltsangabe der dcm Herrn RAM (ibcrrcichten Aufzcichnungen des ltalienischen Botschafters in Berlin, PA, Volkerrecht. Kriegsrecht, Az. 26 Nr. I 3 b Italien, voi. l. Questo elenco di Anfuso è citato brevemente eia KUBY: Verra i auf deutsch, pag. 305, ma datato erroneamente 11 novembre l944. Il documento cita erronean)ente una ditta ·«A.O.I. Flugzeugwerke» di Oschcrsleben. Si trattava invece della <<Ago-Flugzeugwerke», dove Ago sta per «Aviatiker Gttstav 0110». (476) Può essere significativo il caso del carabiniere Vittorio Gaspare che nel comando di lavoro I 833g GW - dipendente dallo Stalag XVII A di Kaisersteinbruch - venne percosso arbitrariamente con il calcio di on fucile dal caporale Alois Weisa e dovette essere ri coverato il 23 agosto 1944 all'ospedale per frattura dell'avambraccio. E il fatto che l'Ambasciatore ne fosse venuto a conoscenza va attribuito ad un caso davvero fonuito: Ambasc iata d' llalia, Servizio Assistenza Internati, li Capo dei Servizio, No. l/ucs/887, Berlino, den 6. Oktober 1944, Verbalnote, An <las Auswfu'tige Arnt, PA, Vi:ilkerrccht, Kriegsrecht Az. 26 Nr. 13 b Italicn, voi. I.


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Il 28 ottobre la Sezione Giuridica del Ministero degli Esteri tedesco espresse il suo parere in merito alle «note» che erano state raccolte dall'Ambasciatore Anfuso. I giuristi furono molto evasivi. Quell'indagine - sostennero - richiedeva molto tempo, dato che una parte dei casi era di «data recentissima» . D'altra parte gli avvenimenti verificatisi molto tempo addietro, potevano già essere stati risolti «in maniera più o meno soddisfacente». Era così facile lavorare sul «Libro Bianco» di Anfuso, ma sorprende soprattutto il fatto che l'Ambasciatore non fosse stato in alcun modo informato di quelle soluzioni «soddisfacenti». In quest'occasione il Console generale v. Druffel fece tra l'altro una dichiarazione di principio veramente interessante circa i rapporti tra i due popoli. Riteneva i.nfatti 477 : «Tutto sommato si ha l'impressione che gli italiani nQI1 .godano grossa simpatia presso il popolo tedesco o le autorità interne tedesche. Tramite gli uffici del Ministero degli Esteri in genere è possibile risolvere in particolare i casi singoli segnalati ed eliminare i mali più estremi. Un mutamento fondamentale dell'atteggiamento delle autorità interne nel senso di trattare gli italiani come appartenenti ad una nazione alleata probabilmente potrà essere ottenuto solo in seguito ad una direttiva del Ftihrer». Alla fine di novembre, quando Anfuso si incontrò con il Ministro degli Esteri v. Ribbentrop, questi ritornò solo brevemente sull'argomento. Nel frattempo era dell'avviso che le trattative con gli uffici competenti del Ministero degli Esteri facevano «buoni .progressi». Fatta eccezione per alcune «regioni tedesche», come per esempio il distretto molto problematico di Halle (Saale), «il trattamento degli italiani in Germania era intanto notevolmente migliorato». Un fatto clfe aveva già provveduto a segnalare al Duce. Alla salute di quest'ultimo venne dedicato il prosieguo del colloquio4 78 . (477) Ibid.: Ref.: G.K. Dr. v. Druffel, zu R. I9873, Berlin, den 28. Oktober 1944, An Poi. IVa. Il Console generale osservò inoltre che i rastrellamenti faui in Italia per inviare con la forza mano d'opera in Germania e il trattamento degli italiani negli Erziehungslager (campi di educazione al lavoro o anche di rieducazione) avevano sui lavoralori «un effetto particolarmente deprimente». (478) ADAP, E, voi. VIII, doc. 310, pag. 573-578. 3.12.1944, Appunto sul colloquio avuto a Berlino il 30 novembre 1944 dall'Ambasciatore Anfuso con il Ministro degli Es1eri del Reich.


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Anche in occasione del dibattito del 12 e 13 gennaio 1945 a Berlino tra Anfuso ed i Consoli della Repubblica Sociale Italiana accreditati in Germania, questi insistette sul grande successo ottenuto dal suo «Libro Bianco». Tuttavia, senza considerare l'impressione tanto generale quanto sorprendente che le condizioni di vita dei connazionali presenti nel territorio del Reich stessero effettivamente migliorando, l' Ambasciatore poté soltanto riferire che i tedeschi stavano per diramare ancora una volta una circolare. Le autorità dipendenti sarebbero state così invitate a comportarsi con i cittadini italiani tenendo sempre presente la stretta collaborazione in atto fra i due stati ed i loro obiettivi comuni479 . Lo stesso Ambasciatore -- più o meno coscientemente - mise però in dubbio gli effetti positivi di quelle disposizioni quando accennò alla disgregazione che si stava manifestando all'interno dello stato tedesco. Le autorità locali si erano sottratte al controllo degli organi centrali che, quale diretta conseguenza della situazione militare, erano stati costretti a loro volta a decentrarsi. Il trattamento degli italiani in quel «Terzo Reich» ormai in fase di totale declino -· anche se Anfuso diede ad intendere che entrambe le dittature avrebbero avuto ancora un futuro - sarebbe d'ora in avanti pertanto dipeso dalla benevolenza dei dignitari nazionalsocialisti regionali. E l'Ambasciatore sapeva molto bene che proprio in quegli ambienti dominavano risentimenti antiitaliani, poiché aggiunse che vi venivano sostenute idee che non corrispondevano alle direttive impartite dal vertice del Reich. C'è allora da chiedersi che cosa significasse il suo attribuire a Ribbentrop comprensione per la sitµazione dei fascisti. Anfuso, quindi, un vero maestro nell'esternare il proprio pensiero in modo superficiale e contraddittorio, si espresse ancora una volta con belle parole. Alla fine, quanto da lui escogitato per migliorare la situazione degli italiani presenti nel Reich si rivelò una vera e propria insulsaggine. Raccomandò infatti ai -Consoli di far osservare una ferrea disciplina ai lavoratori d'ambo i sessi che si trovavano nelle rispettive zone di competenza, perché a tale propo(479) Ministero degli Affari Esteri, Direz. Gen. del Personale, Uff. l, P.C. 305, lì 26 febbraio 1945-XXIU, Appunto per il Gabinetto. In allegato: Verbale della riunione dei Consoli italiani in Germania, tenutasi presso l'Ambasciata d'Italia a Berlino nei giorni 12 e 13 gennaio 1945/XXIII, ASMAE, busta 65, posizione Germania 1/11. qui pag. 3..


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sito e nonostante i sei anni di guerra le autorità e la popolazione tedesca erano oltremodo sensibili480 . . Certamente tutto ciò riguardava piuttosto i lavoratori stranieri e gli «schiavi» deportati in Germania al . lavoro forzato - tanto per usare nuovamente la terminologia in uso presso le unità della Wehrmacht - nonché gli ex internati. Per quanto concerneva .gli internati militari, Anfuso sostenne in quella stessa occasione48 1 di non aver mai ricevuto in proposito dai tedeschi informazioni esatte e tempestive. Ciò non significa tuttavia - tenuto conto di quanto è stato sinora detto - che egli ed i suoi vari addetti ali' Ambasciata non fossero a conoscenza del trattamento avuto dai loro connazionali. Il primo rappresentante di Mussolini a Berlino asserì inoltre che non gli erano stati mai trasmessi dati esatti sul numero degli internati militari. Le stesse segnalazioni relative ai decessi, che dovevano essere inviate come prescritto - al massimo entro due mesi, giungevano spesso con notevole ritardo o qualche volta non arrivavano affatto. In gennaio Anfuso non poteva ancora dire cosa sarebbe accaduto agli internati militari che erano stati costretti ad arruolarsi negli Arbeitsbataillone (battaglioni di lavoro). Pensava che li avrebbero passati alle dipendenze del Comandante della Riserva.L'Ambasciata aveva inoltrato una richiesta in tal senso al Ministero degli Esteri del Reich. Per gli ufficiali in servizio permanente effettivo ci si doveva invece attendere, in base ad una direttiva del Comando Supremo della Wehrmacht, che sarebbero rimasti nei campi di prigionia. La (480) lbid . pag. 6 sg. (48 1) lbid., pag. 21 -24. La tempestiva segnalazione dei decessi costituiva in effetti un problema del tutto particolare. Un aspeuo che dev'essere considerato anche per quanto concerne le osservazioni fatte alla fine di questo capitolo in merito alle vittime. Comunicazioni che arrivavano troppo tardi ai congiunti italiani, spesso per motivi tecnici dovuti talvolta anche alla perdita della posta provocata dalle azioni nemiche. Ma il fatto che l'Ufficio Assistenza presso l' Ambasciata della Repubblica Sociale a Berlino non fosse sufficientemente informato era dovuto soprattutto al disinteresse di molte direzioni dei Lager. Si provvedeva a quelle segnalazioni con diversi mesi di ritardo e fu possibile venire a conoscenza di numerosi decessi solo per puro caso e in via indiretta. A riprova di queste gravi accuse furono citati molti falli concreti: Gabinetto, 31 ott. 1944, Appunto per il colonnello von Veltheim Ufficiale di Collegamento della II Rolla Aerea presso l'Ambasciata di Germania, ASMAE, busca 34, posizione Germania 5/8. Da parte italiana si fece presente fin dal luglio 1944 che gli elenchi di decessi ricevuti, oltre ad essere incompleti per quanto concerneva i dati personali dei defunti, riportavano anche nominativi di serbi o croati·: Diario S.A.T., pag. 91, 4.7.1 944, PADF: Comunicazione telefonica col S.A.l. di Verona.


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sua proposta che almeno quelli disposti a lavorare o che lavoravano già volontariamente ancor prima dell'accordo fra Hitler e Mussoli ni del 20 luglio 1944 venissero autorizzati ad abbandonare i Lager, continuava ad essere osteggiata dai vertìci delJa Wehrmacht. Nel riferirsi invece agli ufficiali di complemento, l' Ambasciatore confermò che - in seguito al suo intervento nel l'estate 1944 già 3.000 o 4.000 di loro avevano assunto sino a quel momento lo «status» di lavoratori civili. Al più tardi dalla fine del 1944 i tedeschi avevano dimostrato un notevole interesse ad accrescere quanto più possibile il numero di ufficiali di quelle categorie da impiegare come «liberi lavoratori». Anche se non era stato ancora deciso se estendere o meno tale concessione agli ufficiali «superiori». Anfuso si riprometteva in ogni caso di insistere presso le autorità competenti per le attività lavorative allo scopo di far impiegare gli ufficiali liberati in base alle loro qualifiche tecniche o professionali. Voleva così evitare che fossero costretti a compiere lavori umilianti 482 • Considerava una richiesta minima il ricevere l'assicurazione da parte tedesca che gli (482) U n parere di cui si tenne conto anche per quanto si riferiva ad un altro aspetto. Fin dal novembre del 1944 l'arruolamento di internati militari come «soldati italiani nella Wehrmacht» era di particolare attualità e in dicembre pareva che «tulli i militari internati» sarebbero stati trasferiti. Rimanevano esclusi g li elememi indegni di fiducia. Si trattava in sostanza di quella disposizione particolare, attesa da molto tempo e relativa agli internati militari italiani impiegati nella Wehrmacht, ai quali non era stato concesso nell'agosto del 1944 di assumere lo «status» di lavoratori civili. Dal documento pubblicato da LOPS: Dati, pag. 88 sg., si può dedurre che alla fine del l 944 - il documento parla del 1.1. I945 - nei battaglioni edili e di lavoro per prigionieri di guerra erano impiegati complessivamente 32.945 internati militari. Questo dato è stato ripetutamente cita to in letteratura, in ultimo da SOMMARUGA: Cifre del lavoro, pag. 129. In realtà in Lops la riproduzione della fonte è dubbia. Il confronto con l'originale - Der Befehlshabcr des Ersatz~eeres Chef des Kriegsgefangenenwesens (Gr. I/2), Zusammenstellung der Kriegsgefangenen im Reich einschl. Marine, Luftwaffe u. Norwegen, Stand: 1.1 .1945, W ASt - d imostra chiaramente che all'epoca per i battag lioni edili e di lavoro non veniva indicato neanche un internato militare. Il documento riporta piuttosto 32.945 IMI, complessivamente impiegati in attività lavorative. Un tale risultato corrisponde esattamente alla situazione illustrata alla tabella 18, pag.416. Per quanto riguardava però la selezione ai fini di un arruolamento nell'Eser.cito di complementi, i criteri erano certan1ente molto rigidi. Particolarmente degno di nota appare il fatto che gli arruolati nella Wehrmacht avrebbero dovuto ricevere un trattamento generoso - contrariamente a quello avuto sino allora - e che non sarebbero stati più costretti a compiere lavori umilianti. E al posto degli italiani i tedeschi dovevano impiegare per quegli stessi lavori i prigionieri di guerra sovietici: OKH/Chef HRUst u BdE, AHA/Stab la (3) Nr. 62443/44 segr., Berlino, 9-12- 1944, Oggetto: Assunzione dei militari italiani internati come soldati italiani nel Ersatz-Heer, ASMAE, busta 8, posizione Italia 11/14.


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ufficiali avrebbero potuto scegliere fra alcuni lavori quello che più gradivano. E riteneva che autorità e uffici competenti stessero esaminando la possibilità di aderire a tale richiesta, mentre in passato non avevano voluto tenere conto di questi aspetti. Un altro punto da prendere in considerazione nel contesto del . trattamento degli internati militari è senza dubbio quello relativo alle pene e punizioni che venivano inflitte dai tribunali o da altri enti tedeschi. Un problema che si era manifestato non per ultimo, nel quadro delle attività lavorative svolte, anche perché vigevano incertezze del diritto. Quando gli internati venivano ad esempio avviati ai campi di concentramento delle SS o a quelli di educazione al lavoro non si stabili va nella maggior parte dei casi la durata della pena. Ciò significava lasciarli senza alcuna protezione ed in tutti i sensi all'arbitrio tedesco. Del tutto impenetrabile era inoltre in base a quali criteri fossero inflitte le varie pene e fino al gennaio 1945 l'Ambasciata ed i Consolati della Repubblica Sociale Italiana non avevano ancora trovato il modo di aiutare gli interessati fornendo loro una più o meno adeguata assistenza legale. Degno di nota appare inoltre il fatto che i trasferimenti di italiani nei campi di educazione o punizione - ossia in quei noti ambienti disumani e spesso mortali - vennero disposti con frequenza notevolmente maggiore dopo il cambiamento di «status». È quindi facile dedurre che la maggioranza dei puniti fosse costituita da ex internati militari. Una pena - che può essere definita come vera minaccia alla vita altrui - inflitta in genere dai tedeschi per allontanamento illecito dal posto di lavoro. Ma secondo Anfuso la presenza di molti italiani in questi campi speciali era' dovuta anche ad un altro motivo, particolarmente delicato: i rapporti avuti con donne tedesche. Relazioni intime che -. come ammesso persino dai guardiani della purezza della razza di Hitler - non fornivanq nessun pretesto sotto il profilo giuridico per punire i lavoratori civili italiani. Ma nello Unrechtsstaat (stato del non diritto) la mancanza di apposite leggi non impediva certo a nessuno di inviare degli innocenti nei campi di punizione. I nazisti giustificavano il loro scandaloso comportamento con pretestuosi argomenti di ordine morale accennando al fatto che la


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maggior parte degli uomini tedeschi si trovava al fronte483 . Il che voleva probabilmente significare che Hitler ed i suoi organi esecutivi volevano da un lato impedire con il terrore ogni infedeltà coniugale delle donne tedesche e dall'altro preservare le future spose dei loro soldati. Propositi che avrebbero potuto in qualche modo influire su simili decisioni. Ma non erano sicuramente quelli i veri motivi per il modo di prncedere contro gli italiani. Li aveva invece enunciati Bormann già nell'ottobre 1944, quando disse che lo scopo di tutto questo era la Reinerhaltung (conservazione della purezza) del sangue tedesco48 4 . Questa discriminazione razziale nei confronti degli italiani induce a prendere nuovamente in esame la sorte riservata di norma agli internati militari che_ si videro - prevalentemente contro la loro volontà - impiegati a favore dell'economia bellica tedesca a partire dall'agosto I 944. Ciò chè accadde loro lo si può in part~ comprendere dalla relazione del Segretario Generale dei Fasci - riferita alla situazione dell'agosto 1944 - sulle condizioni dei lavoratori civili italiani. Una situazione che è possibile compendiare nel modo seguente485 : le loro condizioni erano tali che persino i fascisti di indubbia fede rite11:evano giustificata la tremenda paura avuta dagli · italiani prima di essere impiegati nelle fabbriche tedesche. Secondo l'elenco del «Fronte del Lavoro tedesco», l' Itafia non era più considerata uno stato sovrano e, quale immediata conseguenza, i lavoratori italiani non potevano rivendicare nemmeno gli insignificanti diritti riconosciuti a coloro che appartenevano a stati sovrani. Ma a prescindere dalle succitate considerazioni, gli italiani non venivano trattati neanche dagli uffici del lavoro in base a criteri (483) Vds. precedente nota 479, qui pag. 48 sgg. Da notare inoltre che l'Ambasciata dell'Italia fascista non conosceva minimamente in quali condizioni i numerosi cittadini italiani stessero espiando le loro colpe nei penitenziari tedeschi. (484) Nationalsozialistische Dcutsche Arbeiterpartei, Partei-Kanzlei, Der Leiter der Partei-Kanzlei, Fiihrerhauptquartier, den 11.10.1944, Bekanntgabe 320/44 g. Betrifft: Reinerhaltung des deutschen Blutes - Ùberfuhrung der italienischen Militiirinternierten in das zivile Arbeitsverhiiltnis, gez. M. Bormann, AlfZG, MA 460, 2567114 sg. Cfr. a questo proposito BIRARDI: Terra Levis, pag. 145 sgg., che conferma i frequenti rapporti avuti dagli ex internati con donne tedesche. Interessante l'accenno al fatto che gli italiani non ignoravano il motivo di quel divieto: secondo l'autore i nazionalsocialisti temevano che quei contatti avrebbero contaminato il sangue della «Herrenrasse» (razza dominatrice). (485) Segreteria Generale dei Fasci Repubblicani in Germania, Il Segretario Generale, Posta da campo 713, Agosto 1.944-XXII, Al Dott. Prinzing Ambasciata di Germania Fasano, ACS, S.P.d.D., busta 16, F 91, SF 6.


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uniformati. Evidentemente molti di questi enti a livello inferiore ignoravano gli accordi che regolavano l'impiego in attività lavorative dei cittadini italiani in Germania. Del resto non erano soltanto gli uffici del lavoro ma anche le singole ditte, specie quelle minori, ad agire a propria discrezione. Ne derivò uno scenario oltremodo caotico. Gli italiani si accorsero però ben presto che in caso di bisogno i rappresentanti . del Partito di Mussolini e dei sindacati fascisti non potevano assisterli, perché non era loro consentito influire sulle aziende o sugli uffici del lavoro. Le condizioni fisiche e psichiche degli uomini impiegati di solito in lavori pesanti erano tali da destare notevoli preoccupazioni. Ricevevano un vitto scarso e non adatto alle loro abitudini alimentari. Anche se è vero che le razioni .risultavano in linea di massima uguali a quelle distribuite ai lavoratori tedeschi non bisogna dimenticare che questi - contrariamente ai colleghi italiani - avevano poi la possibilità' di procurarsi in qualche modo dell'altro cibo ed il loro organismo era oltre tutto abituato a quel genere di vivande. La situazione poteva farsi funesta se gli italiani ammalati non venivano riconosciuti come tali, e sembra che sia accaduto di frequente. Pare che i tedeschi si COIY!piacessero nello scoprire qualche simulatore, mentre la tubercolosi mieteva numerose vittime. Lo stato in cui si trovavano vestiti, biancheria e calzature degli italiani veniva definito più che pietoso. E parecchi di loro giravano quasi nudi. La paga dei lavoratori più giovani e delle donne risultava in qualche caso addirittura vergognosa. Presso la Siemens di Norimberga le lavoratrici italiane avrebbero ricevuto a volte soltanto dieci marchi al mese. Si consideri che la categoria più bassa dei lavoi:atori tedeschi guadagnava tra i 48 e i 51 marchi al mese, mentre gli stipendi massimi si aggiravano sui 370 marchi mensili. In un documento redatto alla fine di novembre del 1944 presso il Ministero degli Esteri di Mussolini venne affermato che il trattamento avuto dagli ex internati impiegati come lavoratori civili non era in alcun modo diverso da quello riservato loro prima della «liberazione». L'unico vantaggio si limitava alla relativa libertà di cui potevano godere. Per il resto però vivevano in condizioni miserabili e erano malvestiti. Aumentava di conseguenza l' apatia, così come l'odio per i tedeschi e la prevenzione nei confronti della Repubblica Sociale Italiana. Peggio di tutti si trovavano gli addetti


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allo sgombero delle macerie nelle città e quelli impiegati per riparare i binari ferroviari distrutti dai bombardamenti486 • In un altro testo a carattere descrittivo redatto negli ambienti del Partito Fascista si constatava come le condizioni di spirito degli ex internati lasciassero molto a desiderare. L'autore attribuiva tale situazione Lra l'altro al trattamento cui erano soggetti quei suoi connazionali. La loro faticosa giornata lavorativa terminava in genere alle 18.00 o alle 19.00. Dovevano poi raggiungere gli alloggiamenti - situati molto spesso a notevole distanza dai posti di lavoro - che non potevano più abbandonare dopo le 20.00. A tutto ciò si doveva aggiungere che continuavano ad essere fra le persone peggio vestite. Le lamentele per il vitto erano straordinariamente frequenti . Nel fare un confronto tra la loro situazione alla fine di novembre con quanto verificatosi nelle prime settimane dopo il cambiamento di «status», si poteva registrare soltanto una variazione positiva: i casi di maltrattamento erano diventati sempre più rari. Il che significa che gli italiani non venivano più bastonati o presi a calci con la stessa frequenza di prima487 . Ai primi di dicembre una ulteriore relazione ufficiale definì «ancora precaria» la situazione degli ex internati militari 488 • E l'Ispettorato Sanitario per i Lavoratori ex Internati in Germania presso l'Ambasciata dcli' Italia fascista di Berlino osservò anch'esso in un compendio sullo sviluppo gen·erale dal settembre 1944 che tra gli ex internati prevaleva un atteggiamento decisamente antitedesco. Sentimenti ostili ai quali contribuiva in maniera decisiva l'incapa(486) Ministero degli Affari Esteri Co llegamento G.N.R. Prot. N. 1571/1, Posta Civile 305, 29.11.1944. XXIIT, Oggetto: 1• Compagnia Propaganda delle FF.AA. - Divisione «halia» - Ex Internati - Nuove armi - Spirito tiella popolazione. Appun10 per il Sottoscgrelario di Stato agli Affari Esteri, ASMAE, busca 8, posizione Italia 11/14, qui pag. 4 sg. (487) Panico Fascista Repubblicano Segreieria Generale Fasci Eslero e Oltremare Prot. 006410/RIS. P. da C. 704, 10. 11.1944 XXIII, Appun10 per il Duce, ASMAE, busta 31, posizione Germania 1/2. In ques1a relazione si criticava aspramenle anche il comportamenio degli ex in ternali che - secondo que l che si dice - vendevano alla popolazione tedesca, e con ogni probabilit~1 a prezzi esorbitanti, determinati oggetti, ançhe di vestiario. (488) Appunto per il Comandante Barracu. lì 7 dicembre XXIll (1944): Per l'assistenza agli ex internaci in Gennania, ACS, Carte Barracu, busta 3, F 155. In questa relazione non firmata, ma redaua da un rappresentante del regime fascista che svolgeva funzioni ufficiali in Germania, c'era fra l'altro serino che all'ini zio di dicembre del 1944 si ignorava ancora quanti fossero gli iialiani presenti nel territorio del Reich. Si riteneva. pertanto necessario procedere al più presto al rilevamento s1a1istico dei connazionali viventi e defunti.


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cità dimostrata dalla maggior parte dei tedeschi di comprendere la mentalità italiana. Ma vi si ripercuotevano anche le numerose esperienze negative fatte da quegli uomini quand'erano prigionieri della Wehrmacht. Si doveva inoltre constatare che gli ex internati militari, nonostante il loro nuovo «status>> di lavoratori assunto in seguito all' ordine di Berlino, no~ venivano ancora trattati come appartenenti ad una nazione alleata489 .. Molto istruttive erano probabilmente le relazio!}i delle diverse rappresentanze consolari, perché il loro personale aveva contatti diretti con gli ex internati militari 490 . Il Consolato generale di Monaco riferì che il trattamento avuto dai circa 100.000 italiani - di cui nc>n meno di 10.000 vivevano nella città o nei suoi dintorni - risultava accettabile nel caso di un rendimento soddisfacente. Purtroppo non venne detto quanti soldati italiani «liberati» si trovassero fra quei circa 4.000 lavoratori agricoli che, impiegati prevalen.temente nella zona di Norimberga, dovevano vivere in condizioni oltremodo penose. Lavoravano fino a 90 ore alla settimana, ricevendo in compenso paghe veramente da fame. Il Console generale riteneva che un tale trattamento si potesse spiegare non per ultimo con il fatto che nella Baviera di allora i braccianti erano ancora spesso considerati «schiavi». Ed i contadini li trattavano come tali. Tutto ciò non rappresentava dunque un fatto eccezionale. Gli italiani comunque si sentivano schiavi e consideravano discriminatorio nei loro confronti il divieto di accesso ai ricoveri antiaerei in caso di allarme aereo. Forse non si possono generalizzare simili fatti, anche se - come risulta - non si manifestarono solo nella zona di Monaco. Ma anche come casi eccezionali documentavano comportamenti tenuti dai tedeschi verso gli italiani in Germania. Il Console generale di Monaèo esprimeva inoltre la sua preoccupazione per il modo in cui erano vestiti gli ex internati e definiva insoddisfacente la loro assistenza spirituale. Presso il Consolato generale di Amburgo - con una presenza nella sua zona di circa 70.000 lavoratori italiani fra i quali 50.000 ex internati militari - si ritenne che dopo il cambiamento di «status» (489) Ambasciata d'Italia Berlino Ispettorato Sanitario per i Lavoratori ex Internati in Gennania, 18 dic. 44.XXIII. Appunti per il Duce, F.to G.A. Chiurco, ACS, S.P.d.D .. busta 2, F 25, qui pag. 4-7. (490) Vds., precedente pag. 679, nota 479, qui pag. 8-20. Si deve far presente a tale riguardo che i Consolati di Danzica, Saarbriicken e Karlsruhe non erano rappresentati.


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si era potuto constatare un miglioramento delle condizioni di vita e del trattamento di quei lavoratori che si trovavano nelle città di Brema, Amburgo e Kiel, mentre la situazione ad Hannover si presentava meno soddisfacente. E per quanto si riferiva a tutta l'area di sua competenza venivano segnalati degli inconvenienti. Soltanto il 10% circa degli ex internati era vestito in modo decente (ma solo perché questi riuscivano a procurarsi in via privata della biancheria). Un malcontento generale era dovuto all'obbligo di svolgere determinati lavori senza tenèr conto dei precedenti di mestiere o professionali. Il Console generale riteneva inoltre scandaloso il fatto di venire a conoscenza per puro caso e non in forma ufficiale degli arresti di connazionali eseguiti dalla Gestapo. Come nelle altre città - ma si trattava di un divieto esteso a tutti i lavoratori italiani - gli ex internati non potevano allontanarsi dopo le 20.00 dai loro alloggi situati in qualche scuola o campo. Un'ordinanza a carattere ufficiale impediva inoltre loro l'accesso a determinati ricoveri antiaerei; e si giudicava infine molto carente l'assistenza medico-sanitaria. Il Console generale di Colonia doveva occuparsi di circa 150.000 cittadini italiani. Anche in quella regione la situazione degli ex internati - il cui numero non ci è noto - stava peggiorando sempre più con 1' avvicinarsi del fronte. Il richiamo allo stato disastroso del vestiario degli italiani si riferiva invece probabilmente soprattutto a loro. Perché- secondo il rapporto - sino all'inizio di gennaio 1945 non erano arrivate spedizioni di indumenti né in Renania né in Westfalia. Un inconveniente dovuto forse anche ai mezzi di trasporto mancanti. La generale mancanza di tali mezzi rendeva già impossibile rifornire i lavoratori italiani almeno di tabacco. Problemi di collaborazione con i tedeschi si presentavano di norma quando si trattava di soddisfare le legittime pretese derivanti da incidenti sul lavoro. Si deploràva inoltre il fatto che l'organizzazione del dottor Ley impèdisse ai rappresentanti consolari della Repubblica di Salò, ai delegati del Fascio in Germania e persino a quelli dei sindacati fascisti di recarsi nei campi di lavoro. Un divieto del Fronte del Lavoro tedesco ritenuto tanto più grave considerato che qualche comandante di Lager avrebbe ordinato verso la fine del 1944 di ·fucilare degli italiani. Il rapporto del Console generale si soffermava anche sul «banditismo» che andava diffondendosi a Colonia. A quanto pare si trattava dell'attività di uomini reèlutati soprattutto tra i lavoratori o i forzati russi e francesi,


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come anche tra i disertori tedeschi. Ma tra essi vi erano anche dei cittadini italiani, risultati in maggioranza ex internati militari fuggiti dai posti di lavoro. E quando la polizia riusciva ad arrestare qualche «bandito» colpevole di sabotaggio o - specie come gli italiani di commercio-clandestino, lo metteva quasi sempre al muro. Nella zona di competenza del Consolato di Stoccarda - dove si trovavano circa I 0.000 lavoratori italiani ed ex internati militari - la situazione sembrava presentarsi sotto aspetti più rassicuranti. Il Console si lamentava in modo particolare per il vestiario dei connazionali e per il fatto che dall'agosto I 944 non era stato più possibile distribuire del tabacco. Presso il Consolato generale di Berlino si era fermamente convinti che i 70.000 lavoratori civili e i 60.000 ex internati militari impiegati nelle fabbriche della capitale si trovavano in una posizione «privilegiata», poiché a Berlino era più facile che non altrove rivolgersi alle rappresentanze diplomatiche. Nella provincia, per contro, le condizioni di vita risultavano completamente diverse. Si stava inoltre facendo il possibile per istruire e qualificare sempre più gli italiani presenti nella propria sfera di autorità e si cercava soprattutto di insegnare loro la lingua tedesca. Appare tuttavia difficile supporre che fossero in molti gli ex internati in grado di poter sfruttare quelle occasioni dopo aver lavorato dalle dieci alle dodici ore al giorno. La situazione degli italiani che lavoravano nella Slesia appariva decisamente spiacevole. Il Console di Breslavia riferì che la popolazione locale si dimostrava oltremodo antiitaliana. A ciò si aggiungeva che .tutte le 40.000 persone di entrambi i sessi impiegate nella sua zona di competenza vivevano pressoché senza contatti epistolari con la patria. Ciononostante riteneva che la situazione materiale in generale fosse senz'altro migliorata per gli ex internati rispetto al periodo precedente al cambiamento di «status». Ma ciò non valeva per il vestiario. Proprio a questo proposito il Console di Dresda si dimostrò in parte soddisfatto, perché l'arrivo di sei carri ferroviari carichi di indumenti aveva consentito di risolvere almeno per il momento quel problema relativo ai circa 40.000 italiani assistiti dalla sua rappresentanza. Erano sorti invece dei dissensi con le autorità tedesche, anche perché queste avevano denunciato e condannato qualche cittadino italiano senza avvisare il Consolato. E di regola gli uffici


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competenti tedeschi rendevano quanto mai difficili - con una tattica dilatoria che non si poteva però dimostrare con assoluta certezza - i matrimoni fra appartenenti alle due diverse nazionalità. Anche in questi casi cercavano in genere di evitare ogni possibile intervento della rappresentanza consolare. Le relazioni trasmesse dai rappresentanti della Repubblica Sociale Italiana sulla situazione nell'area austriaca erano invece tali da destare nel complesso un'impressione positiva. Il Console generale di Innsbruck - dove vivevano circa 10.000 connazionali, ivi compresi 1.300 ex internati militari - non aveva nulla di cui lagnarsi. Riferì infatti che gli italiani erano in genere ben vestiti e rispettati dalla popolazione locale. Secondo il Consolato di Graz - competente per i 14.000 italiani che si trovavano nella Stiria - il vestiario costituiva un certo problema, ma le condizioni di vita dei lavoratori italiani non presentavano in genere notevoli differenze rispetto a quelle dei tedeschi. Anche il Console di Klagenfurt riferiva solo cose positive per i suoi 4.500 italiani, dei quali 1.500 ex internati militari. Non aveva quindi alcuna difficoltà con i tedeschi (austriaci). Ed il Console generale di · Vienna, si lamentava addirittura per il comportamento dei circa 40.000 ex internati militari impiegati nella sua sfera, infastidito con ogni probabilità dal fatto che alcuni di loro avessereo sostenuto in varie occasioni çhe la cosiddetta liberazione si era rivelata soltanto un passaggio da un tipo all' altro di prigionia. A suo avviso invece gli ex prigionieri vivevano decisamente meglio da quando erano passati ad un rapporto di lavoro civile. Riteneva veramente misere le condizioni in cui si trovavano gli italiani deportati in Germania in seg~ito alle operazioni tristemente famose di rastrellamento. Tra l'altro erano ancora peggio vestiti dei militari «liberati». Per Vienna costituivano infine un problema del tutto speciale gli italiani impiegati nei lavori di fortificazione nel settore meridionale del «vallo orientale». Molti di loro vegetavano in condizioni fisiche e psichiche indicibili, ma fino al gennaio 1945 le autorità tedesche si dimostrarono sorde ai numerosi tentativi compiuti per ottenere qualche concessione. · · Simili affermazioni riflettevano però soltanto un modo di valutare la situazione, ossia quello della dirigenza fascista, di cui facevano parte o al servizio della quale stavano i Consoli. Dal punto di vista degli ex internati che, ovunque si trovassero, attendevano


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con ansia la fine della guerra, al nuovo <<status» non aveva il più delle volte corrisposto qualche notevole cambiamento491 . Per cui si deve osservare che le impressioni nel complesso penose riportate durante l'internamento e sui posti di lavoro non fecero tuttavia passare sotto silenzio qualche esperienza positiva. I prigionieri sopravvissuti non si sono infatti limitati a descrivere soltanto i barbari eccessi, per esempio quello di ustionare le «parti basse» di un uomo con l'acido492 . Hanno ricordato anche le testimonianze purtroppo tanto rare - di umana ·comprensione o di affetto e di solidarietà tra italiani prigionieri e tedeschi493 . Malgrado il quadro tracciato dai Consoli di Mussolini c'è da chiedersi cosa significò storicamente per gli internati militari il cambiamento di «status». Cosa cambiò? Da un punto di vista meramente formale non ebbero più valore le Direttive di massima emanate il 15 settembre 1943 dal Comando Supremo del1a Wehrmacht. Non si poterono pertanto più applicare - come fece presente il 26 agosto 1944 la Cancel1eria del Partito gli ordini diramati in base alle suddette disposizioni. La p~ma conseguenza d'ordine pratico fu quella di far cessare - o quanto meno condurre con maggiore discrezione - la campagna di intensa propaganda. Una misura che la dirigenza nazion~lsocialista giustificò - ed è degno di nota - sostenendo che gli italiani erano indifferenti agli «avvenimenti politici come anche alle istituzioni statali e del Partito» esistenti nel loro paese. È evidente che i rappresentanti del Partito Nazionalsocialista avevano ormai un unico scopo: quello di sfruttare quanto più possibile la mano d'opera italiana. Pare non vi fosse più interesse aJla formazione di fascisti fedelj alla linea politica del Partito494 . Un atteggiamento conforme agli obiettivi che i tedeschi si erano proposti di raggiungere in Italia, anche se si deve nel contempo constatare che fu proprio il loro contegno a creare fra i lavoratori italiani quei particolari orienta(49 1) Cfr. in proposito gli.. csernpi di PIASENTT: Il lungo inverno, pag. 243-280. (492) ROSSI: Batteu,ato con l'acido, pag. 261 sgg. (493) Vds. fra gli altri BEITINI: La sentinella, pag. 241 sgg.; POTENTI: Donne, pag. 246-250, oppure DEL GIOIA: Il tedesco antinazista, pag. 333 sg. Cfr. a tale riguardo la descrizione dell'incontro di un in ternato militare con un bambino tedesco, che ebbe una reazione del tutto naturale, ossia umana e sollecita nell'aiuto, MONCHlERI: Diario, pag. 74 sg., 9.2. I 944; e ibid., 7.2.1 944, dove si parla di un medico che a Walsrode si rifiutò di curare un prigioniero ferito a causa di un incidente sul lavoro poiché era italiano. (494) GRAML: !Utlienische Gastarbeiter, pag. 135_.


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menti avversati - sia pure talvolta per scopi completamente diversi - da Vaccari, Anfuso e da altri rappresentanti della Repubblica Sociale Italiana. Riguardo ai cambiamenti c'è poi da ricordare il trasferimento degli italiani «liberati» dai campi di prigionia a quelli per lavoratori. Poterono certo avvertire qualche miglioramento di carattere materiale, ma anche in questo caso: è molto difficile esprimere un giudizio generale e nel contempo valido per ogni singola situazione. Analogamente a quanto si era verificato durante il periodo dell'internamento nei vari Stalag, nei mesi di lavoro forzato dopo la «liberazione» le differenze tra un Lager e l'altro e tra le varie regioni risultarono notevoli. Secondo il regolamento del lavoro per i lavoratori civili la situazione degli internati in seguito al passaggio ad un rapporto di lavoro civile sarebbe dovuta essere ben migliore. Ma questa era teoria. Agli effetti pratici restarono sulle posizioni del settembre 1943 - per quanto riguarda vitto, trattamento, vestiario e salario - fino al crollo del «Terzo Reich», cioè in fondo alla scala dei lavoratori stranieri, lavoratori coatti e prigionieri di guerra impiegati in attività lavorative4 9s. Poco cambiò inoltre nell'atteggiamento della massa della popolazione tedesca. ·rn un rapporto del Servizio di sicurezza delle SS veniva detto in merito496 : «L'odio per gli italiani» era «ulteriormente aumentato, in particolare anche perché ora era chiaro» che essi si presentavano come «terroristi alle spalle>> della Wehrmacht. Si trattava in questo caso di una reazione emotiva agli sviluppi della situazione militare in Italia . .I partigiani inflissero qui colpi oltremodo dolorosi ai rifornimenti destinati alle truppe e al «Terzo Reich» 497 . È facile quindi capire che i tede·schi avevano fatto dei lavoratori italiani l'oggetto su cui sfogare la loro rabbia impotente. Si dovrà infine parlare delle vittime fatte dal trattamento riservato ai prigionieri italiani. Come già detto all'inizio, il materiale disponibile non consente di stabilire con rigore scientifico il numero esatto dei decessi avvenuti nei La,ger. Tutte le cifre sinora citate si basano su semplici stime o su interpolazioni di valori che non (495) Cfr. anche HERBERT: Fremdarbeiter, pag. 262. (496) Meldungen at,ts dem Reich, voL 17, pag. 6705, 10.8.1944. (497) Cfr. al riguardo: Der Bcvollmiichtigte des Reichsministers Backe, Verona, den 28. Mai 1944, Betr.: Bandentatigkeit auf ernahrungswirtschaftlichem Gebiet. An den Hochsten SS- und Polizeifiihrer SS-Obergruppenfiihrer Wolff, BA-MA, RW 31/v. 252.


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possono essere a loro volta verificati. Sono messi in discussione . totali ·complessivi che oscillano fra i due estremi delle 20.000 e 100.000 vittime498 . Mancano purtroppo anche dati attendibili relativi al numero di internati militari ed ex internati rimpatriati dai territori soggetti - un tempo - a giurisdizione tedesca. Né ci si può riferire alla Relazione ufficiale italiana redatta nel 1947 per le troppe imprecisioni contenute499 . Sarebbe d'altra parte comunque impossibile dare una risposta definitiva - cioè vincolante per tutti - sul numero dei morti, anche qualora fosse noto con precisione quanti furono gli internati militari a far ritorno a casa, poiché non si conosce neanche con certezza il numero di quanti furono effettivamente gli internati militari. Secondo la Relazione del Delegato Generale della Croce Rossa Italiana in Germania - redatta poco prima che crollasse lo stato hitleriano - il Comando Supremo della Wehrmacht segnalò che a tutto il 7 marzo 1945 erano morti in prigionia 15.000 internati militari. Si deve quindi ammettere che questo .totale si riferisca a tutta l'area di competenza del suddetto Comando e al periodo settembre 1943-marzo 1945. Ma è altresì doveroso esprimere molte riserve in merito alla cifra complessiva fornita da.Ila massima .autorità militare tedesca. Non bisogna infatti dimenticare che molti enti segnalavano i casi di decesso con molto ritardo o non li comunicavano affatto e che nell'area balcanica i comandanti locali e lo stes~o Comandante Superiore Sud~Est ignoravano talvolta quanti militari italiani si trovassero effettivamente nelle rispettive zone di competenza. È lecito pertanto Supporre che conoscessero ancor meno il numero dei morti. Alle succitate 15.000 vittime vanno in ogni caso aggiunti i 5.400 prigionieri italiani morti o dispersi che si trovavano nella zona di operazioni dell' Esercito sul fronte orientale500 . Chiurco affennava inoltre nella sua relazione che i decessi fra i lavoratori civili italiani furono circa 10.000 e poiché questa cifra si riferisce ai casi segnalati sino al marzo 1945, vi sono certamente inclusi anche gli ex internati. Qualora si consideri che gli ex internati militari costituì vano all'incirca la metà (ma soltanto nel secondo semestre del J944) dei (498) Yds. pag. 13, nota 8. Cfr. anche SOMMARUGA: Cifre e la voro, pag. 121-150. (499) Yds. in proposito la critica di ROCHAT: Memorialistica, pag. 53 sg. (500) . Yds. precedente pag. 428.


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lavoratori italiani impiegati nell'area comunque soggetta a giurisdizione tedesca - Italia esclusa - fra quei 10.000 morti potrebbero essere compresi anche 4.000 ex prigionieri. Ma si tratta in ultima analisi di una semplice supposizione che non può essere in alcun modo verificata501 . Tuttavia, anche nel valutare con la màssima cautela le cifre sinora citate, appare evidente che i militari deceduti furono più di 20.000. E se vengono aggiunti a questi morti i militari che persero la vita durante i trasporti dalle isole al continente greco si ottiene un totale pari a 34.000-38.000 vittime. Qualora si consideri poi il modo confuso in cui il Gruppo di Armate F svolse il suo ripiegamento502 è facile convincersi che il numero di morti, che dovrebbe tener conto - come si dovrà ancora vedere - anche delle 500-600 vittime dei massacri dell'ultima ora, dev'essere stato in realtà molto più elevato. (501) Cfr. a tale riguardo: Croce Rossa Italiana, Delegazione generale per la Germania, Nr. di proiocollo 1158/2-B, Berlin, 6.4.1945, Al Comiiato Centrale della C.R.l. Milano, f./to Chiurco, con allegata la Relazione sull'attività ass istenziale della C.R.l. (da gennaio al 31 marzo 1945). ACS, S.P.d.D.• busta 2. F 25, qui pag. 5. In merito al problema degli internati militari morti nei IAger, cfr. anche la documentazione di LOPS: Documenti sui caduti, in: QdC 2 (1965), pag. 61-67. In base a questi dati, sarebbero moni io 17 Regioni mili1ari 11.166 italiani. Una cifra che risulterebbe inferiore ai dati del Comando Supremo della Wehrmacht citati da Chiurco, qualora si aggiungessero gli 821 morti nei Balcani e i 39 dell a Francia risultanti dalla documentazione. E gli Stalag che .- secondo l'autore - erano situati in territorio francese, trovano solo parziale confenna nel testo di MAITIELLONOGT: Deutsche Kriegsgefa11ge11en- 1111d lmernierreneinrichr1mge11, voi. I, pag. 32 e pag. 37. In questo contesto è necessario far notare che le cifre comunicate a Chi urco dal Comando Supremo della Wehrmacht dimostrano ancora una volta che per quanto riguarda gli internati militari deceduti nei IAger non ci si può limitare ai casi di morte segnalati ufficialmente alla Wehrmach1sa11sku11ftstelle (WASt) ai fini della «certificazione». In base ai relativi rapporti mensili, i prigionieri di guerra italiani complessivamente deceduti sarebbero solo: al 30.11.1943 = 57 uomini; al 31.12.1943 = 111 ; al 31.1.1944 = 145; al 29.2.1944 = 250; al 31.3. 1944 =485; al 30.4.1944 = 657; al 31.5.1944= 1.080; al 30.6.1944= 1.567; al 31.7.1944 = 1.738; al 31.8. 1944 = 1.746; al 30.9. 1944 =2.489; al 31.10.1944 = 3.0 10; al 30.11.!944 = 3.651; al 31.12. 1944 =4.265; al 31.1.1945 = 4.97:S e al 28.2.1945 = 5.541 uomin i. Ciò che risalta è il fatto che 3.803 decessi, cioè quasi il 69% di tutti i casi certificati, siano avvenuti solo dopo il cambiamento di «status» deciso nel luglio del 1944. È difficile immaginare che tra settembre 1943 e fine aprile 1944 mori rono - comprese le vittime dell'inverno che, come dicono le fonti, fu micidiale - all'incirca solo tanti internati quanti ne persero poi la vita ogni mese dopo l'agosto del 1944. Tutto ciò si configura come una ulteriore prova eyidente delle carenze del sistema di denuncia dei decessi nell'ambito della Welmnachr. Cfr. in merito ai dati riportati: W ASt Referat VIIV825, Me ldungen an den Leiter der Wehrmachtsauskunftstelle vom 7.12.1943 bis 2.3.1945, fogli 230, 238, 240-244, 247-252 e 254-256, BA-MA, RW 48/v. 12. (502) Vds. precedente pag. 384-396.


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Si dovrebbero inoltre includere fino a 6.300 militari trucidati durante le operazioni di disarmo delle truppe italiane. Tutto sommato quindi, in base ai dati forniti dalle varie fonti, la cifra complessiva di trucidati, uccisi e deceduti risulterebbe compresa fra le 40.000 e le 45.000 unità. I caduti nel corso dei combattimenti rappresentano un caso a parte503 . Ma rientrano comunque nel bilancio dei morti dell' 8 settembre 1943 come tutti gli altri civili massacrati. c) Aspetti dell'assistenza prestata da enti nazionali e internazionali

Se nel riferirsi al disarmo delle Forze Armate italiane ci si chiedeva del perché fosse potuto accadere quel che accadde, in merito all'assistenza dei soldati prigionieri si impone la domanda del perché non accadde quel che doveva accadere. Come fu possibile che alla fine del 1944 i rappresentanti della Repubblica Sociale Italiana incaricati ufficialmente delJ' assistenza a quegli uomini si rinfacciassero reciprocamente che nulla era stato fatto per aiutare quelle creature martoriate nei La,ger504 ? In linea del tutto teorica avrebbero dovuto o potuto occuparsi del benessere degli internati il Comitato Internazionale della Croce Rossa, gli enti ecclesiastici oppure gli uffici e le istituzioni della Repubblica di Salò. Ed il suddetto Comitato cercò senza dubbio di fare qualcosa per gli italiani che si trovavano dietro i reticolati505 . Ma Berlino, non classificandoli come prigionieri di guerra, bensì facendoli passare per internati militari, si riservò piena libertà di decidere se autorizzare o meno le attività assistenziali delle organizzazioni internazionali. Solo a partire dal primo semestre 1944 i vertici del Reich si dimostrarono più aperti ad accettare il (503) Secondo TORSIELLO: Le operazioni delle unità italiane, pag. 643 sg., i caduti furono: 414 durante la difesa di Roma, 40 in Sardegna, 750 nell'Italia settentrionale, 1.850 nell'Italia centrale (senza il Lazio) e meridionale, 637 in Corsica, 642 in Egeo, 9.445 a Cefalonia, 1.525 a Corfù, 3.500 nell'area balcanica e 162 in altre località. Perdite dunque compresi i trucidati - pari complessivamente a I 8.965 morti. Cifre che vengono citate, anche se non corrispondono in parte ai risultati emersi nel corso della presente indagine. (504) Ali' Ambasciatore Conte Serafino Mazzolini, Sottosegretario agli Affari Esteri Salò, 20 Dicembre 1944, f.to Vaccari, PADF, qui pag. 20, dove Vaccari respinge l' accusa di non aver fatto nulla per gli internati militari e attribuisce ogni responsabilità al suo successore. (505) Cfr. in proposito CAJANI: Appunti, pag. 97-103.


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concorso della Croce Rossa Internazionale, cioè quando le difficoltà nei rifornimenti richiesero con sempre maggiore urgenza un tale passo506 . Sino ad a11ora Hitler voleva limitare l'attiv ità dell'istituzione ginevrina al solo «inoltro di notizie ai congiunti nelle regioni dell'Italia meridionale»507 . E nel complesso la Croce Rossa Internazionale ebbe pertanto, sempre sotto l'aspetto pratico e formale, un ruolo secondario rispetto a quello della Croce Rossa Italiana o dell 'organizzazione assistenziale della Repubblica di Salò. Furono determinanti a tale proposito gli aspetti propagandistici che fecero attribuire un minor valore a quelli umanitari. Nel quadro degli aiuti materiali anche la Chiesa cattolica svolse un'attività di secondo piano, ma in base a quanto risulta dalle varie descrizioni della vita nei Lager, alla sua attività venne sempre attribuita un'enorme importanza. La Santa Sede si premurò infatti sin dall'inizio nei modi più diversi di aiutare gli internati militari e di assicurare loro un' assistenza spirituale508 . Riuscì a farlo anche in seguito ai contatti diretti con le autorità del Reich, così come fece il Nunzio apostolico a Berlino, Cesare Orsenigo, che si rivolse il 9 ottobre al Ministero degli Esteri tedesco. In quell 'occasione fu chiesto sia di celebrare la Santa Messa nei campi di prigionia sia di autorizzare la Chiesa a fare da tramite per lo scambio di notizie fra i prigionieri ed i loro parenti. L'interesse del Ministro degli Esteri per la questione della Messa apparve soltanto marginale. Eventualmente, riteneva Ribbentropp, bisognava consultare il Comando Supremo della Wehrmacht, mentre, per quanto lo concerneva, non vi sarebbero state obiezioni. Ben diversa era invece la sua reazione in merito allo scambio di notizie che non doveva minimamente interessare il Nunzio509 . Qualche tempo dopo, il 15 ottobre, Mon(506) Diario S.A.I., pag. 30, 23.5.1944, PADF: Ap'punto s ul colloquio avuto dall'ing. Spanio! con il dott. Hendler. Il Ministero degli Esteri del Reich voleva quindi proporre al Comitato della Croce Rossa Internazionale di aiutare gli internati, inviando loro dei pacchi. La distribuzione non sarebbe stata però controllata dalla Croce Rossa Internazionale, bensì da quella italiana. Era inoltre previsto che i pacchi venissero spediti con la scritta: «su richiesta della Croce Rossa Italiana». Cfr. sul suo deludente esito CAJANT: Appunti, pag. 102 sg. (507) Berlin, den 21.10. 1943, Fernschreiben fi.ir Tlerrn Botschaf'lsrat Hilger, gr.z. Bielfeld, PA, Biiro Staatssekretar, Alcten bctr. lt,1lien, voi. 18. (508) Ministero degli Affari Esteri Dir. Gen. Aff. Poi. Il Direttore Generale, P.C. 305, 17.7. 1944, Servizio Assistenza Internati, ASMAE, busta 45 , posizione Italia 1/8. (509) Abschrift. BR Hilgcr, Hierrnil Herrn Staatssekretar vorge legt, «Westfa lcn», 10.10.1943, gez. Hilger, PA, Bliro Staatssekretlir, Kriegsgefangenenfragen, voi. I.


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signor Orsenigo propose di affidare a sacerdoti della sua Nunziatura «l'assistenza ai prigionieri italiani», ma il Segretario di Stato, barone v. Steengrach·t, ritenne superfluo il loro impiego, perché la Wehrmacht disponeva di un numero sufficiente di padri spirituali «idonei» ad assolvere quei compiti510 . Veniva offerta tuttavia al Nunzio apostolico la possibilità di celebrare personalmente la Santa Messa nei campi di internamento5 11. Alla fine del mese ·orsenigo ricevette la risposta definitiva alle sue richieste dell'inizio d'ottobre. Hitler gli comunicò che era favorevole ad una assistenza a carattere generale da parte della Nunziatura «specie per quanto concerneva le questioni religiose e,· occasionalmente, anche gli aiuti materiali». Una simile dichiarazione sembrava quindi consentire interventi non certo limitati alla sola celebrazione della Santa Messa. Il dittatore non volle invece aderire al desiderio di far comunicare dalla Nunziatura notizie ai congiunti degli internati. Come proposto da Ribbentropp, venne detto che· una tale autorizzazione non poteva essere data, visto che le informazioni alle famiglie venivano «date tramite uffici tedeschi nelle zone occupate» dalla Wehrmacht, mentre per quelle che si trovavano nell'Italia meridionale si era assunto tale incarico il Comitato Internazionale della Croce Rossa512 • Una spiegazione non del tutto convincente, perché anche ammesso che fosse vero, non si capiva come mai la Chiesa cattolica non si sarebbe potuta assumere lo stesso compito. Specie se i vertici del Reich fossero stati veramente interessati a concedere qualche agevolazione umana, ed i responsabili sapevano senza ombra di dubbio quale enorme pena

(51 O) St.S.-Nr. 472, Berlin, den I 5.10.1943, An Inland I mit der Bitte um weitere Veranlassung und Bericht, gez. Steengracht, PA, Bilro Staatssekretar, Akten betr. Italien, voi. 17°. Il documento reca l'annotazione manoscritta: «La questione viene trattata da R.IV». Ciò significa che la pratica fu trasmessa alla Sezione Giuridica, reparto sussidi famigliari, assistenza e previdenza cimiteri di guerra. (51 I) St.S.-Nr. 493, Berlin, den 22.10.1943, gez. Steengracht, PA, Btiro Staatssekretar, Akten betr. ltalien, voi. 18. (512) lbid., Btiro des Staatssekretiirs, Berlin, den 28.10.1943, Herrn Leg. Rat von Grote, Poi. I M, gez. Dr. Bielfeld. Trasmesso in allegato l'appunto in data 26 ottober 1943 sulle decisioni di Hitler in merito ai desideri espressi il 9 ottobre da Monsignore Orsenigo (vds. precedente nota 509). Annotazione manoscritta sulla lettera di trasmissione: «Per i precedenti vds. atti Vaticano». Ma non è stato possibile trovare negli atti relativi altre indicazioni.


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costituisse per gli internati la mancanza di notizie dalla patria. I tedeschi avrebbero potuto porvi rimedio senza eccessive difficoltà, ma non sembrarono interessati. Per quanto concerne però l'impegno della Croce Rossa Internazionale risulta che disponesse nel luglio 1944, ossia quando i tedeschi si ritirarono sull'Arno, di uno schedario con circa 200.000 nomi di internati militari. I suoi delegati desideravano confrontare quell'elenco nominativo con i dati dell 'Ufficio Assistenza di Verona513, ma fino all' 11 dicembre a quanto pare non venne fatto molto in materia. Soltanto allora gli italiani chiesero ai tedeschi se autorizzavano o meno la visione dei propri schedari. Sorprendentemente 1' elenco della sede centr3le della Croce Rossa di Ginevra per questioni concernenti i prigionieri di guerra continuava a riportare anche in dicembre sempre e soltanto quei 200.000 nominativi. Una sorpresa dovuta non per ultimo al fatto che in quel periodo la Wehrmacht aveva già sgomberato l'Italia meridionale e centrale514 . I tedeschi, quindi, nonostante gli impegni assunti dopo il settembre 1943, non si erano evidentemente preoccupati di aggiornare i dati in possesso della Croce Rossa Internazionale. Ciò lascia supporre che l'inoltro di notizie ai familiari dei soldati italiani internati, residenti nelle regioni abbandonate dalla Wehrmacht, avvenisse in modo alquanto irregolare. A questo punto c'è da considerare inoltre che il problema dell'inoltro di notizie riguardava anche i prigionieri (513) Diario S.A.I., pag. 103, ll.7.J9'1A, PADF: Appunto sul colloquio che ha avuto luogo presso la sede del S.A.J. tra il Ministro Vaccari, l'ing. Spanio[ e i delegati della Croce Rossa Internazionale dott. Marti e dott. Schinner. (514) A.G. 31/2565, Posta Civile 305, Il diceiilbre 1944/XXlll, Appunto per l'Ambasciata di Germania, Oggetio: Schedario internati, ASMAE, busta 34, posizione Germania 5/8. 11 Ministero degli Esteri del Reich non aveva «nulla <la obiettare circa la presa visione da parte dei delegati della Croce Rossa Internazionale del carteggio relativo agli internati militad agli atti presso il tvlinistero degli Affari Esteri (fascista italiano)». Una risposta comunicata da Rahn circa tre mesi dopo aver ricevuto la richiesta dell' 11 dicembre l 944: Deutsche Botschaft und Dienststelle des Reichsbcvollmlichtigten in Italien W 818/45, Fasano, den 20.3. 1945, Aufzeichnung fi.ir das Aussenm inisteriurn, ASMAE, busta 145, posizione 1/4/14; ibid., Min istero degli Affari Esteri GABAJLG, P.C. 305, lì 3 Marzo 1945-XXIIl (ma si deve trattare del 30 marzo o del 3 aprile, perché nel testo si fa riferimento alla succi1.ata comunicazione di Rahn in data 20 marzo 1945; inoltre il documento reca il timbro della Dir. Gen. Affari Generali del 5 Apr. 1945), al Comitato della Croce Rossa Italiana Mi lano. Si pregava la Croce Rossa Italiana di informare la sua delegazione presso il Comitato della Croce Rossa Internazionale del consenso tedesco. Il carteggio del Mi1ùstero Affari Esteri della R.S.J. sarebbe stato portato in visione a Milano. Un progetto troppo tardivo per migliorare le condizioni di vita degli internati militari italiani.


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trasformati in lavoratori civili. Ma anche senza ·voler considerare questo particolare aspetto, non si può supporre che lo schedario della Croce Rossa Internazionale contenesse proprio i nomi dei 100.000 uomini ancora rinchiusi all'inizio di dicembre nei campi di prigionia. Non si può pertanto fare a meno di ritenere che i vertici fascisti e nazionalsocialisti non abbiano avuto interesse per una adeguata politica dell'info1mazione'per quanto riguardava l'Italia liberata. Ma stiamo anticipando gli eventi con queste annotazioni. Nonostante il succitato assenso, all'inizio del 1944 il Nunzio apostolico attendeva ancora. di poter finalmente visitare uno dei · campi di prigionia. Hitler aveva in effetti dato la sua autorizzazione già dal 26 ottobre 1943. In febbraio il Nunzio manifestò poi il desiderio di celebrare Messa nel campo di Salzhof, nei pressi di Berlino, dove si trovavano 1.500 internati militari. Si trattava di un Sonderlager, ossia di un campo speciale, dove gli italiani non avevano contatti di nessun genere con gli altri prigionieri. Orsenigo chiese nel contempo di poter parlare prima della visita con il sacerdote italiano che viveva nel campo e con il medico, per essere poi in grado di portare agli ammalati i necessari «ricostituenti>>. E a tale proposito aveva già ricevuto un'autorizzazione di massima da parte del Ministro degli Esteri. Il Segretario di Stato v. Steengracht ora insisteva a sua volta di soddisfare finalmente quella richiesta, già da «molto tempo» accolta515 • Così fu ed esistono testimonianze davvero commoventi sull'impressione suscitata dalla presenza del Nunzio apostolico nei prigionieri dei, vari lager visitati 516. Per quanto concerneva l'assistenza spirituale agli internati militari Berlino e Salò furono concordi nel ritenerla assolutamente necessaria517 . Si era interessato a tale proposito - dopo un . intervento di Orsenigo - anche Otto Meissner, Capo della Cancelleria della presidenza del Fiihrer e Cancelliere del Reich. Appare (515) St.S.Nr. 65, Berlin, den 18.2. 1944, gez. Steengracht, PA, Btiro Staatssekretar, Akten bctr. Italien, voi. 19. (516) Cfr. a questo proposito per Ktistrin, che apparteneva in via amministrativa allo Stalag III Cdi Alt Drewit.z, CROSARA: Il Nunzio apostolico, pag. 21 I sg. (pubblicato anche da PIASENTI: Il lungo inverno, pag. 387 sgg.); per l'Oflag 83, visitato il 18 giugno 1944 da Monsignor Orsenigo - e dove, in tale occasione, fecero la Comunione più di 2.000 dei 2.500 ufficiali e militari addetti ai servizi - vds. TESTA: Wietzendorf. pag. 38. (517) Diario S.A.l., pag. 108, 16.7.1944, PADF: Appunto sul colloquio che ha avuto luogo tra l'ing. Spanio! e il dott. Hendler nell'abitazione di quest'ultimo.


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così ancor più inconcepibile quell'allontanamento dei cappellani militari dallo Stalag 307 di Deblin-Irena quale misura a carattere minatorio e punitivo518 . Nel settembre 1944 fra quel circa 1.000.000 di italiani presenti · in Ge1mania vivevano - secondo quanto segnalato da Antonio Giordani, Sovraintendente all' Assi~tenza Religiosa agli operai italiani nel Reich - 270 cappellani militari e 30 cappellani per gli operai 519 . Da notare inoltre che all'inizio del novembre 1944 Anfuso continuava a sperare di guadagnare alla causa fascista quanti più internati possibile grazie alla propaganda che avrebbero potuto svolgere i cappellani militari: Poiché sapeva che fra quei sacerdoti non era molto diffuso il credo del suo Partito, l'Ambasciatore aveva chiesto che per il futuro venissero opportunamente scelti in· base ai loro orientamenti politici520 . Inizialmente fu l'Ambasciata di Mussolini a Berlino a porsi in primo piano in merito all'effettiva assistenza agli' internati militari, come già variamente visto nel corso della presente esposizione. Anfuso riunì già nel 1943, presso la sua rappresentanza diplomatica un gruppo di colJabor<;ltori, giunti in parte dai campi di prigonia, che cominciarono in ottobre la loro attività intesa - secondo il loro punto di vista - a favore dei connazionali internati521 • Il 3 novembre Vaccari cercò poi di creare le basi.per un aiuto mirato ai prigionieri con la costituzione del «Servizio Assistenza Internati Militari Italiani» (S.A.I.M.I.). Lo fece con l'aiuto dell'organizzazione del Partito Fascista nel Reich522 . (518) SANTALCO: Stalag 307, pag. 36, 13.1.1944. (519) Ordinariato Militare per l'Italia Assistenza Religiosa agli operai italiani in Germania Direzione, Roma, 2 settembre 1944, ASMAE, busta 79, posizione A 83. (520) Verbale della riunione del Comitato interministeriale per l'assistenza agli ex internati avvenuta il giorno 4 novembre 1944 presso il Ministero degli Affari Esteri, ASMAE, busta 201, posizione Germania 1/1-F-5, qui pag. 5. (521) Diario S.A.l., Proemio, pag. l , 16.-18.10.1943, PADF. (522) lbid., pag. 2, 3.11.1943. Da notare che il 14 settembre, proprio mentre si esaminava il trasferimento nel territorio del Reich del rappresentante dell' Ambasciata italiana nel «Governatorato Generale», il Governatore Generale dott. Hans Frank affermò che non avrebbe avuto nulla contro «una ripresa del!' attività del Fascio» italiano nell'area di sua competenza: Tagebuch Hans Franck 1.9.-19.10.1943, pag. 922 sg., 14.9.1943, BA-R 52 II/207. Su Frank vds. anche l'edizione: Das Diensttagebuch des deutschen Generalgouverneurs. Una pubblicazione che non può essere considerata sostitutiva della fonte appena citata. Durante il suo primo viaggio nei Lager della Polonia, Vaccari prese anche contatto con i locali rappresentanti del Fascio: Diario S.A.l., Proemio, pag. 5, 18.12.1943, PADF.


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Poco tempo dopo, l' 11 novembre, Mussolini fece riferire ufficialmente a Berlino la propria intenzione di costituire attraverso l' «Ambasciata italiana ed i Consolati italiani un ente assistenziale per gli internati militari italiani in Germania», e, trascorsi solo quattro giorni, il Ministero degli Esteri del Reich si dichiarò disposto · ad esaudire quel desiderio. Ma non basta, · perché Steengracht propose persino di far ~volgere dall'Ambasciata della Repubblica Sociale Italiana tutti i compiti assolti in genere dalla «rappresentanza di una potenza protettrice». E per «realizzare quanto prima l'ente assistenziale» il Segretario di Stato raccomandava di nominare immediatamente il capo di quest'ufficio. Si dovevano poi chiarire con il Ministero degli Esteri e con il Comando Supremo della Wehrmacht i particolari di un . tale · accordo523 . Due giorni dopo l'offerta tedesca Vaccari fece la sua prima visita al Ministero degli Esteri, anche se nelle sue funzioni di «Commissario del Fascio in Germania» 524 . Il Governo fascista fu molto sollecito nel reagire ali' offerta del Ministero degli Esteri del Reich. Si dichiarò .soddisfatto e lieto di apprendere che «l'assistenza agli internati militari italiani» sarebbe passata nelle sue mani 525 . A metà novembre sembrava così - in parallelo alla succitata costituzione della Missione Militare Italiana526 - che foss~ stato compiuto un passo decisivo. Stranamente fino al gennaio 1944 non si fece quasi nulla in proposito sotto il profilo organizzativo, però non si può dire chi fu responsabile di questa stasi. Risulta solta~to che il 17 gennaio 1944 Anfuso scrisse a Mussolini di essere «per il momento» riuscito a far riconoscere dalle autorità tedesche la Repubblica di Salò come «potenza protettrice>>. D'ora in poi l'Ambasciata poteva quindi trattare - Ìn base a quanto previsto dalle norme internazionali - gli internati militari quali essi effettivamente erano, ossia come «veri e propri prigionieri di guerra». L'Ambasciata disponeva di un ufficio che doveva occuparsi dei nuovi compiti. Anfuso dovette però anche riferire che non erano stati compiuti sino allora notevoli progressi'. (523) Bcrlin. den 15. l l .1943, Seiner Exzellenz dem ltalienischen Botschafter Herrn Filippo Anfuso. gez. Steengrncht, PA, BUro Staatssekretar, Akten betr. Italien, voi. I 8. (524) Ibid., Gesandter von Dornberg, Prot. A, Notiz, Berlin, dcn 17.11.1943, Hcrrn Gesandten Biclfeld. (525) Ibid., Dg. Poi. Nr. 103. 15.11.1943, gez. v. Erdmannsdorff. (526) Vds. precedente pag. 483-487 e 490 sg.


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Si aspirava comunque ad intensificare le attività nel corso di quello stesso mese. Suggerì inoltre di creare a Verona un secondo ufficio per 1' assistenza agli internati, in modo da prestare ai propri connazionali in prigionia ogni possibile aiuto527 . Secondo quanto scritto nel diario di Vaccari, Anfuso lo informò il 13 gennaio 1944 che i tedeschi avevano autorizzato la costituzione di un «piccolo Ufficio Assistenza degli Internati». Doveva pertanto fare il nome di tre ufficiali che - alle dirette dipendenze dell'Ambasciatore - avrebbero cominciato ad organizzare quel nuovo ufficio. La scelta cadde sul capitano Carlo Arienti e sul dottor Giuseppe Annovazzi - che avevano già lavorato con Vaccari per il «Servizio Assistenza Internati Militari Italiani» a Berlino - nonché sul dottore Augusto Rubini, che lo stesso Vaccari era riuscito pochi giorni prima, con l'aiuto delle SS a far liberare dai campi di prigionia. Tutti e tre, consigliati da Vaccari, si accinsero a pianificare la nuova istituzione. Quest'ultimo avrebbe voluto dar vita ad una organizzazione assistenziale simile a quella che avevano i prigionieri di guerra francesi, dimostrando così di non accontentarsi di mezze misure. Ma in fin dei conti Vaccari non aveva alcuna influenza, perché non partecipava alle trattative con il Ministero degli Esteri del Reich. E nel corso di quegli incontri, a suo avviso, i tedeschi imposero ai tre italiani lo statuto del futuro ufficio assistenziale. Il risultato lo lasciò del tutto insoddisfatto, soprattutto perché mancava la dichiarazione che gli internati dovevano essere trattati tenendo conto di quanto previsto dal paragrafo 27 della Convenzione di Ginevra528 . Il 27 gennaio 1944 il Ministero degli Esteri di Mussolini comunicò ufficialmente agli altri Ministeri e al Partito fascista che si era costituito presso l'Ambasciata di Berlino il «Servizio Assi~tenza Internati>> (S.A.J.) e che lo stesso Ministero avrebbe provveduto a creare un analogo ente anche a Verona. A questo sarebj)e stato (527) Ambasciata d'Italia Berl ino, lì 17 gennaio 44-XXU, Al Duce della Repubbl ica Sociale Italiana Sede del Governo Ical.ia, f. to Anfuso, ASMAE, busta 31, posizione Geonan ia I / I , pag. 6 sg. Anfuso dichiarò con molta franchezza che si riprometteva sia di alleviare le soffere nze degli internati militari sia di assicurarsi la possibilità di guadagnarli ancora alla causa del fascismo mediante le attiv ità assistenziali . Cfr. anche ANFUSO: 8oma, pag. 495 sgg. (528) Diario S.A.l., Proemio, pag. 8 sg., 13.1.1944, PADF. Cfr. ·riguardo al paragrafo 27 MONCHIERI: Lti Convenzione di Ginevra, pag. 24.


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affidato soprattutto il compito di assicurare i collegamenti tra l'Ufficio principale di Berlino e i congiunti degli internati militari, specie per quanto si riferiva alla consegna della corrispondenza, dei pacchi, ecc . . L'ufficio nella capitale tedesca aveva l'esclusiva competenza per gli aiuti materiali e morali da prestare agli internati militar:i. I suoi addetti sarebbero stati autorizzati a recarsi nei campi di prigionia per svolgervi una «propaganda fascista e nazionale». Nel contempo si dovevano sospendere tutte le analoghe attività sinora affidate ad altri uffici italiani nel territorio del Reich 529 • A metà febbraio il Servizio Assistenza Internati era ancora agli inizi. Anfuso chiese al Ministero degli Esteri tedesco di voler assegnare all'ufficio dell'altro personale; un avvenimento che va ricordato non tanto perché · Berl.ino si dimostrò disposta ad accogliere la richiesta, quanto per:. il. fatto che proprio in tale occasione il Segfetario di Stato v. Steengracht definì ufficialmente la questione degli internati militari come «parte dell'assistenza data ai prigionieri di guerra»530. Un'affermazione che confermava una volta di più l'atto arbitrario compiuto e già ripetutamente citato nella definizione dello «status» dei prigionieri italiani. Dal punto di vista storico il termine adottato - internato o prigioniero ~ non aveva la minima importanza. Ciò che interessava era il trattamento riservato agli italiani - qualsiasi fosse stato il nome per designarli - che non corrispose mai alle norme previste in merito dal diritto internazionale. Era solo ed unicamente il proprio vantaggio a stabilire quale contegno assumere nei loro confronti. Un'esperienza amara che

(529) Ministero degli Affari Esteri Gabinetto, Q.G., 27 gennaio 1944-XXII, Presidenza del Consiglio, Ministero dell' Interno, Ministero delle Finanze. Ministero delle Forze Am1ate. Ministero delle Comunicazioni, Min istero della Cultura Popolare, Partito Repubblicano Fascista, Oggetto: Servizio assistenza internati italiani in Germania, f.to Il Segretario Generale Mazzolini, ACS, Presidenza del Consiglio, busta 77, F 19-8, Nr. 2028. L' Ufficio dipendente dal «Servizio Assistenza Internati» venne denominato «Servizio Assistenza in Germania presso Ufficio Zona Italiani all 'estero, Stazione P.N. (Porta Nuova) Verona)>. Da notare che la costituzione di questo ente segnò la fine del «Servizio Assistenza Internati Militari Italiani» (S.A.l.M.l.). (530) St.S.Nr. 50, Berlin, den 15 .2.1944, Herm Gesandten Schmidt (Biiro RAM), gez. Steengracht, PA, Biiro Staatssekretar, Akten betr. ltalien, voi. I9.


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avrebbe ben presto fatto anche Vaccari, davvero sorpreso il 17 febbraio 1944 di dover assumere la guida del Servizio Assistenza Internati a Berlino531 . Quell'ufficio non gli fece certo una buona impressione, ma c'era comunque modo di apportarvi dellé modifiche. Si affrettò in ogni caso ad informare il Capo reparto prigionieri di guerra presso il Comando Supremo della Wehrmacht della sua nomina a Capo del S.A.I.5 32 e cominciò il 22 febbraio a svolgere ufficialmente la sua attività. E ancor prima di partire per Berlino aveva provveduto ad organizzare a Verona il previsto ufficio di collegamento533 . Il 1° marzo, ossia dopo pochissimo tempo, i vertici della Wehrmacht avvisarono le autorità e gli altri enti iriteressati che era stato costituito un «ufficio di assistenza per gli internati militari e ci vili italiani» 534 . Già prima, il 22 febbraio, nel corso di una visita di alcuni delegati del Servizio Assistenza Internati allo Stalag III B di (531) Diario S.A.l., Proemio, pag. 10, 17.2.1944, PADF. Vaccari fu sorpreso da quella sua nomina, perché a Berlino Anfuso gli aveva assicurato che Mussolini desiderava farlo tornare in Italia per affidargli altri compiti. Anfuso dichiarò inoltre che quel richiamo ·gli veniva in un momento molto inopportuno (ibid., pag. 9). In Italia tuttavia, il Duce cercò in tutti i modi di persuadere Vaccari ad assumere la direzione del Servizio Assistenza Internati. Queste - a quanto risulta - le sue esortazion i: «Fatelo per l'Italia, Vaccari, non per me, per l'Italia nel nome di quella solidarietà nazionale ed umana che gli italiani hanno dimenticato in questo tremendo periodo della nostra vita». Tornato a Berlino, il nuovo Ministro ebbe l'impressione che l'Ambasciatore non ne fosse molto lieto. (532) Ibid., pag. 11. (533) Cfr.: Ali' Ambasciatore, 20 Dicembre 1944 (vds. precedente pag. 694, nota 504), pag. 5. Vaccari, ripensando a quei giorni, scrisse a Mazzolini: «Ripartii per la Germania qua le Ministro Plenipotenziario, incaricato del Servizio Assistenza Internati presso la nostra Ambasciata». (534) Oberkommando der Wehm1acht Az. 2 f. 24.73n Chef Kriegsgef. Allg./(Ia)/(Ila), Nr. 11 00/44, Torgau, den 1.3.44, Betr.: Betreuungsdienststelle fiir die ital. Mii.- u. ZivilInternierten, BA-MA, RH 49/35. Sull'invio a Mu~solini della traduzione testuale di quanto comunicato dal Comando Supremo della Wehrmacht il I O marzo I944, vds.: Comando di Collegamento delle Forze armate Germaniche presso il Duce, la N. 54/44, 16-3- 1944, Appunto per il Duce, Ogg.: Comunicazione del Comando Supremo delle FF.AA. germaniche circa l'istituzione di un ufficio di assistenza per gli internati militari e. civili italiani presso l'Ambasciata d'Italia a Berlino, ACS, S.P.d.D., busta 51, F 6 18; cfr. inoltre per le informazioni agli enti ed uffici italiani (vds. anche nota 200): Ministero degli Affari Esteri Gabinetto 1/0153218, P.C. 305, 22 marzo 1944-XXII, Oggetto: Servizio Assistenza Internati, f.to Mazzolini, ACS, Carte Barracu, busta 3, F 155. Nella lettera di trasmissione si precisava che il Servizio Assistenza Internati svolgeva già da qualche tempo la sua attività a Berlino. Veniva nel contempo annunciata la prossima istituzione a Belgrado di analogo ente posto alle dipendenze dell'ufficio di Berlino.


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Ftirstenberg si era verificato un conflitto di interessi. Gli italiani avevano chiesto gli elenchi nominativi degli internati militari e il Comandante dei prigionieri di guerra responsabile per quel Lager si era dimostrato disposto ad accontentarli. Intervenne tuttavia subito il Comando Supremo della Wehrmacht con l'ordine di non compilare quegli elenchi, perché la richiesta avanzata dai delegati italiani «esulava di gran lunga dai diritti loro riconosciuti» 535 . I vertici della Wehrmacht non intendevano cioè fornire indicazioni precise sugli internati militari - e restarono su questa posizione! In base al suo statuto536 , il Servizio Assistenza Internati, oltre ai compiti in ·genere previsti per una potenza protettrice, doveva assolvere soprattutto anche quelli normalmente affidati alla Croce Rossa Internazionale e alla Young Men's Christian Association. Queste due ultime - come altre organizzazioni nazionali o internazionali a carattere assistenziale - non erano autorizzate ad intervenire a favore degli italiani . Le principali attività dell'Ufficio di Vaccari consistevano nelìo stabilire dei collegamenti fra gli . internati e le loro famiglie, nell'aiutare materialmente e moralmente i propri connazionali e per questo motivo i delegati italiani avevano il permesso di visitare i Lager, gli ospedali e i comandi di lavoro dove si trovavano i prigionieri da assistere. Ma dovevano essere di volta in volta autorizzati preventivamente dal Comando Supremo della Wehrmacht. Durante il loro soggiorno negli Oflag e Stalag erano accompagnati da un ufficiale tedesco, avevano tuttavia il «diritto di conversare con gli internati senza la presenza di un testimonio». Una delle attribuzioni dell'Ufficio Assistenza era come noto quella di ricevere e trasmettere tutte le informazioni relative agli internati militari: le notizie da inviare alle famiglie, le segnalazioni trasmesse dai Lager sugli arrivi o qualsiasi altra variazione delle presenze nei campi 537 , nonché l 'infom1azione sui casi di decesso (535) Oberkommando der Wehrmacht Az. 2 f24 8h Kriegsgef. Allg. (Ilb), Torgau, den 15.4.1944, An Wehrkrciskommando lil Berlin, Betr.: M. Stammlager III, Fiirstenberg, BA-MA. RH 49/35. Questo divieto venne esteso a tutti i Lager. Da aggiungere che da parte italiana si desiderava conoscere gli indirizzi de i congiunti e ciò - considerando il lavoro che doveva svolgere un ufficio assistenza - non éra certamente una richiesta illecita. (536) Yds. precedente nota 534: BA-MA, RH 49/35.; e ACS, busta 51, F 618. (537) Quanto poco si fece in pratica per soddisfare tale richiesta è dimostrato dal già citato disappunto espresso dal!' Ambasciatore per non essere stato mai agi;iomato sul numero


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comunicati dai comandanti dei singoli Ofiag e Stalag per il tramite del Ministero degli Esteri del Reich. Queste ultime segnalazioni venivano compilate su un-modello analogo al questionario adottato dalla Croce Rossa Internazionale. Il Servizio Assistenza Internati si occupava inoltre dei lasciti degli internati defunti ed organizzava attività a scopo di beneficenza, distribuendo ai prigionieri capi di vestiario, biancheria, calzature, generi alimentari e articoli vari per il tempo libero. Entro il primo di ogni mese, oppure quando si verificavano variazioni notevoli delle presenze, i campi di prigionia dovevano comunicare al Servizio il numero di internati che si trovavano nel Lager e quello delle «beneficenze» ritenute necessarie, mentre il S.A.I. da parte sua, aveva il diritto di formulare proposte in merito al trattamento degli internati o al loro rilascio, per esempio per motivi di salute. Ma come dimostrato dalle descrizioni sinora fatte, simili accordi si rivelarono di regola del tutto teorici. Vi si aggiungeva che nel caso di richiesta di rimpatrio per malattia, la prima diagnòsi era di competenza del medico tedesco del Lager. E se per questi non risultava necessario accogliere la richiesta, Vaccari poteva chiedere che l'interessato fosse visitato da una commissione medica italotedesca. Ma ciò presupponeva che il medico italiano che aveva in cura l'internato militare non condividesse la diagnosi del suo collega tedesco. Tutto ·sembrava molto promettente, se non fosse stato per quella disposizione che diceva: «La presidenza della commissione sarà affidata al membro più anziano germanico. Nel caso di una parità di voti decide il presidente», os~ia un medico tedesco. Rientrava nel campo delle competenze ai fini assistenziali anche tutto ciò che si riferiva ai reclami. I rappresentanti dell'ufficio in occasione della visita ai campi potevano ricevere verbalmente lagnanze e desideri per poi riferirli al Comandante del Lager. Anche i prigionieri avevano il diritto di presentare i vari reclami per iscritto, reclami cp.e sarebbero stati poi inoltrati tramite il fiduciario per via gerarchica sino al Comando Supremo della Wehrmacht. Poteva rivelarsi di particolare importanza in caso di maltrattamenti. In esatto degli internati militari. Lo stesso poteva dirsi per Vaccari, cfr.: Diario S.A.l., pag. 51, 5.6.1944, PADF: Colloquio avvenuto presso l' A.A. tra l'ing. Spanio! e il dott. Hendler; e ibid., pag. 76, 22.6.1944: Appunto sul colloquio che ha avuto luogo ali' A.A. tra l'ing. Spanio! ed il dott. Hendler.


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questi casi, infatti, l'ufficio di Vaccari chiedeva di inviare nel Lager in questione un proprio delegato, accompagnato da un funzionario tedesco, per far cessare immediatamente gli abusi denunciati538. I tede:schi si erano infine impegnati ad avvisare l'Ufficio Assistenza Internati quando veniva avviato un procedimento penale a carico di un internato mtlitare; in questo caso era il Ministero degli Esteri del Reich a trasmettere la notizia e se l'accusato non sceglieva un proprio avvocato, vi provvedeva l'ufficio di Vaccari. I suoi delegati non potevano però assistere all'atto giudiziario se si trattava di «una seduta segreta neli'interesse dello Stato». All'Ufficio Assistenza si provvedeva in tali casi a comunicare il solo esito del _processo. In ogni caso non sembrava proprio che gli internati militari in stato d'accusa potessero attendersi un processo corretto. Lo si poteva constatare anche dal fatto che il difensore, nell'informare il rappresentante del Servizio Assistenza, limitava la sua relazione al solo fatto processuale astenendosì da ogni commento. Agli inviati di Vaccari non era inoltre in alcun modo concesso di rivolgere al difensore dell'accusato tutte le domande che avrebbero potuto loro spiegare come si fosse giunti alla sentenza539. Tutto ciò rappresentava una procedura molto discutibile e non certo conforme ai principi giuridici di uno stato di diritto. Anche in campo penale, quindi, gli internati militari si trovavano alla mercé dell'arbitrio tedesco. Per determinate questioni i collaboratori di Vaccari potevano contattare direttamente - anche se a condizione di sottoporsi alla cerisura postale - il fiduciario degli internati. Comunicazioni che venivano trasmesse per il tramite del Ministero degli Esteri e del Comandante del Lager. Un permesso previsto tra l'altro per le (538) lbid.: pag. 28, 22.5.1944. (539) Ibid.: pag. 86, 30.6.1944: Appunto sul colloquio che ha avuto luogo ali' A.A. tra l'avv. Rizzoli e il dott. Hendler. L' avvocato Luciano Rizzoli faceva parte del personale del Servizio Assi.stenza Internati. Vds. tuttavia anche ibid., pag. 35, 24.5.1944. Il Servizio Assistenza Internati avanzò la rich iesta di conoscere almeno il testo.completo della sentenza pronunciata dal tribunale. Su quanto ci si riprometteva da parte italiana in merito all'assistenza legale di tutti gli ital iani presenti in Germania e nei territori occupati dai tedeschi, cfr.: Ambasciata d'Italia Berlino Telegramma 4342 PR., Berlino 4.5.44, Assegnazione: D.I.E., S.A.I., Oggetto: Assistenza legale a connazionali in Germania e territori occupati. F.to Anfuso, ASMAE, busta 164, posizione [V/2a/24. Vds. anche l'affermazione di Anfuso nel gennaio i 945, pag. 683, nota 483.


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seguenti questioni540 : richieste e ricevimento dei pacchi dono, ossia Liebesgaben; domande riguardanti affari personali e professionali di vario tipo; questioni che potevano riferirsi alle condizioni di salute, all'assistenza familiare o ai processi civili; comunicazioni circa «avvenimenti importanti» accaduti nelle famiglie degli internati militari, come i casi di decesso ù le. conseguenze di bombardamenti aerei; domande relative alle circolari dell'Ufficio Assistenza, çircolari che dovevano essere vistate dal Comando Supremo della Wehrmacht541 ; e la distribuzione di libri e giornali. Problematico era - almeno dal punto di vista dei militari prigionieri - il diritto del Servizio Assistenza di far sostituire un fiduciario nel caso si avesse l'impressione che la sua attività non corrispondesse agli scopi dell'assistenza agli internati: Ed il Ministero degli Esteri del Reich aveva fatto presente a Vaccari al momento opportuno che i fiduciari non avevano soltanto il compito di mantenere vivo lo spirito di disciplina, ma anche quello di svolgere - come elementi politicamente ineccepibili - una «propaganda morale». I delegati si erano visti nel contempo in"'.itati a controllare in tal senso l'idoneità degli

(540) Vds. precedente nota 534: BA-MA, RH 49/35; e ACS, busta 51, F 618. I fiduciari degli internati militari, oltre a venir informati sulla istituzione dell'Ufficio Assistenza, ricevettero due copie dello stralcio in lingua italiana del relativo statuto: Oberkommando der Wehrrnacht Az. 2 f 24.73n K.riegsgef. Allg. la/Ila Nr. 1391/44, Torgau, den 17.3.44, Betr.: Mitteilungen der Betreuungsdienststelle. fiir die ital. Militar- und Zivilinternierten an die Vertrauensmaru1er, BA-MA, RH 49/35. Erano state tradotte in italiano le frasi più importanti contenute nel documento diramato dal Comando Supremo della Wehrmacht il 1° marzo 1944 (vds. precedente nota 534, BA-MA, RH 49/35). Questa versione riassuntiva è riportata per sommi capi in GIANNOCCOLO: Gli internati, pag. 71 sg.; e ibid., pag. 72 sgg., le istruzioni per gli ufficiali tedeschi che accompagnavano i delegati italiani. (541) È evidente che il Comando Supremo della Wehrmacht non fu molto sollecito nell ' autorizzare la diramazione delle circolari. Queste giunsero infatti ai fiduciari degli internati militari con tanto ritardo da far ritenere ormai del tutto superato il loro contenuto. In questo modo era senz'altro possibile influire sull'attività assistenziale. In ogni caso non esisteva un altro motivo convincente per simili ritardi. Per quanto riguarda le proteste elevate· in proposito da parte italiana, cfr.: Diario S.A.I., pag. 26, 22.5.1944, PADF: Colloquio avvenuto presso l'Ambasciata d'Italia (S.A.I.) tra l'ing. Spanio! ed il dott. Hendler. L'Ufficio inviò quindi le circolari nei Lager senza attendere la preventiva autorizzazione del Comando Supremo della Wehnnacht. Lager che ricevettero di conseguenza l'ordine di rispedirle al mittente con l'annotazione: «Manca l'autorizzazione del Comando Supremo della Wehrmacht: Oberkommando des Heeres GenStdH/GenQu Abt. K.riegsverw. (Qu 4) Nr. II/940/45 geh., H. Qu.OKH, den 11.3.1945, Besondere Anordnungen fiir das Kgf.-Wesen im Bereich des Feldheeres Nr. 20, BA-MA, RH 2/v. 2678.


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uomini che avevano sino allora occupato una tale-posizione542 . In un tempo successivo l'Ufficio Assistenza poté occuparsi anche di quei militari italiani che si trovavano nei La,ger tedeschi perché considerati a tutti gli effetti <<prigionieri di guerra» 543 . I compiti dell'Ufficio erano certo numerosi e, proprjo per questo motivo, ci si deve chiedere che cosa abbia-effettivamente fatto a .favore degli internati militari il Servizio Assistenza di Berlino, che disponeva di uffici secondari ad A~burgo, Monaco, Vienna, Lipsia e Belgrado 544 . I (542) Diario S.A.I., pag~ 60, 12.6.1944, PADF: Appunto sul colloquio av~enuto presso

l' A.A. tra il M inistro Vaccari, l'ing. Spanio!, il .Console generale von Druffel e il dott. Hendler. (543) Vds. precedente nota 541: BA-MA, RH 2/v. 2678. C'era fra l'altro scritto: «Il Governo repubblicano fascista italiano è autorizzato a svolgere funzioni di potenza protettrice anche per i prigionieri di guerra italiani. I relativi compiti sono affidati all'Ufficio Assistenza per gli internati militari e ci vili ital iani». (544) Ambasciata d'Italia Servizio Assistenza Internati, Berlino, 14 Aug. 1944, Oggetto: Elenco del personale dipendente, PADF. In base a questo elenco, l'Ufficio di Berlino aveva alle proprie dipendenze 84 uomini e quello di Vienna 33, mentre per Belgrado, Amburgo, Monaco e Lipsia venivano segnalati i soli capi ufficio. Sulla istituzione dell'Uffic io Assistenza di Vienna, che Vaccari riuscì a costituire in seguito ad accordi con la Croce Rossa Italiana e dopo aver superato qualche difficoltà opposta da V ittorio Mussolini, cfr.: Diario S.A.l., Proemio, pag. J I, febbraio/marzo 1944, P ADF. Per quanto concerne l' istituzione da parte della Croce Rossa Italiana di ui1 Ufficio Assistenza a Vienna, che avrebbe dovuto occuparsi in particolar modo degli italiani nell'area balcanica, vds.: Ministero degli Affari Esteri (Nota Verbale), Salò, 23 novembre 1943-XXTI, ACS, S.P.d.D., busta 76, F 647, SF 5. Da parte tedesca non si volle tuttavia autorizzarne allora la creazione, sostenendo che non sarebbe stato possibile farlo per via della particolare situazione di quelle regioni. A causa delle condizioni catastrofiche nella zona balcanica i rappresentanti della R.S.l. insistevano però con sempre maggior ostinazione sull'istituzione di un· Ufficio Assistenza a Belgrado. Cfr. per quanto concerne i vari particohui: Direz. Gen. Aff. Pol. D.J.E. Venezia, Q.G., 28 Gen. 1944, Situazione 'morale e materiale dei militari italiani in Serbia, ASMAE, busta 76, posizione Serbia 1/3, qui pag. 4 sg. In un primo tempo Mussolini e Graziani avrebbero vo luto affidare i compiti assistenziali ad una rappresentanza dipendente dalla Missione Militare di Berlino o direttamente dal Ministero delle Forze Armate della R.S.I. Un ente che si sarebbe dovuto occupare ai fini assistenziali di «tutti» i militari italiani che si trovavano in Croazia, Serbia, Montenegro, Albania, Grecia, Bulgaria e Romania. E si pensava anche che questo organo di collegamentc avrebbe potuto assolvere i suoi numerosi ed impegna tivi compiti «con poco personale»: Ministero delle Forze Armate Segreteria Militare, N. prot. 1743/SM, P.d.C. 867, addì 14 marzo 1944-XXJT, Oggetto: Ufficio di collegamento .italiano in Balcania. All'Eccellenza il Generale Toussaint, f.to Graziani, ACS, S.P.d.D., busta 68, F 642, SF 7 L. L'8 maggio 1944 il delegato Annovazzi assunse la direzione dell'Ufficio del S.A.l. a Belgrado {vds. precedente pag. 645, nota 407: ASMAE, busta 76, posizione Serbia 1/3). Ma ciò non significa che vigesse cosi chiarezza per quanto si rifi:;risca all'assegnazione dei compiti e ai rapporti di dipendenza. Improvvisamente si' verificò infatti un conflitto di competenza e di interessi fra il Servizio Assistenza Internati e la Missione Militare Ita liana in Germania. Morera, nell'accogliere quanto suggeritogli il 14 marzo 1944 da Graziani, chiese al Comando Supremo


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tentativi per prestare aiuto in forma privata, compiuti già prima della costituzione di quest'ufficio, non vengono invece presi in considerazione, in quanto i loro risultati non sono valutabili. della Wehrmacht di inviare un ufficiale di grado elevato a Belgrado quale capo di un organo di collegamento fra il Comandante Superiore Sud-Est e la Missione Militare di Berlino. Il Comando Supremo della Wehrmach1 desiderava da parte sua che vi fosse a Belgrado un unico ente italiano e riteneva che il con1pito del S.A.I. nell'arca balcanica potessero venir assolti in unione personale - da quello stesso colonnello proposto da Morera. Ma Vaccari ·si oppose ad una simile soluzione, perché - a suo avviso - si sarebbe preteso troppo da quell'ufficiale, dovendo egli assolvere, oltre agli impegni di natura specificamente militare, anche i compiti particolari del Servizio Assistenza Internati. Presi accordi con il Ministero degli Esteri qel Reich - e presumibilmente dopo aver consultato Morcra - , venne proposto al Comando Supremo della Wehrmacht di accettare a Belgrado due uffici italiani indipendenti. Il primo, alle dipendenze della Missione Militare, si sarebbe occupato dei mi li tari italiani fedeli all'alleanza che prestavano servizio nella Wehrmacht, degli sbandati o di chi era ancora disposto a modificare il suo atteggiamento, mentre l'altro avrebbe fornito l'assistenza morale e legale agli internati mi litari e civili ita liani. Quando Hi tler e Mussolini giunsero finalmente ad un accordo sul cam biamento di «status» degli in ternati militari, a Belgrado era entrato in funzione da alcune seuimane un ufficio del S.A.I., ma questo non era ancora riconosciuto ufficialmente dai tedesch i e la sua competenza territoriale era limitata. Inoltre continuava a non essere definito in modo chiaro quali fossero le sue auribuzioni rispetto a quelle della locale rappresentanza de lla Missione Militare. Gli addetti ali' assistenza internati dovettero superare varie difficoltà durante le loro visite ai Lager: Diario S.A.I., pag. 67, 1.6.6.1944, PADF; ibid., pag. 74, 22.6.1944: Appunto sul colloquio che ha avuto luogo tra il Ministro Vaccari e il Console generale von Druffel; ibid., pag. 78, 23.6. 1944; e ibid., pag. 117, 21.7. I944: Appunto sul colloqu io che ha avuto luogo ali' albergo Adlon tra il Ministro Vaccari, accompagnato dall' ing. Spanio), e i) Plenipotenziario particolare per il Sud Est Min istro Neubacher. Da notare che Neubacher voleva sostenere presso Ribbentrop le argomentazioni di Vaccari. Alla fine di settembre 1944 la situazione era tale che il Servizio Assistenza Internali di Belgrado dich iarava di non essere in grado di esercitare le sue funzioni; neHe settimane precedenti le autorità tedesche avevano comunque già fatto di lutto per impedire le visite ai campi di prigionia: P.C. 306, 2o·settembre 1944, Urgente, Appunto per l'Ambasciata di Germania, ASMAE, busta 34, posizione Germania 5/8. Sull'Ufficio di collegamento della Missione Militare Italiana in Germania, istituito ai primi di agosto a Belgrado, cfr.: Missio ne Mi litare in German ia, Relazione sulle principali questioni trattate durante i mesi di giugno-luglio-agosto. Situazione delle principali questioni alla dat.a del 29-8DXXTI, f.to Morera, ACS, S.P.d.0 ., busta 39, F 347, SF 21, qui pag. 6 sg. A lutto il 23 agosto il Capo di questo ufficio non era stato ancora ricevuto dal Capo di Stato Maggiore del Comanda nte Superiore S ud-Est. l\Jtto sommato l'organo. di collegan1cntÒ italiano venne completamente ignorato dal Comando del Gruppo di Armate F. Dopo sette settimane Morera doveue constatare che il lavoro svolto da questa sua rappresentanza di Belgrado era «nullo»: Ambasciata d' Italia Berlino Addetto Militare e Capo Missione Militare in Germania, N. 6558/R, Berlino, 29 Settembre 1944-XXII, Oggetto: Nucleo della Missione Mititare Italiana a Belgrado, Ali' Ammiraglio Biirkner, Capo Ausland O.K.W./W.F.St., f. to Morera, ACS, S.P.d.D., busta 22, F 153, SF 4 . Vds. quali precedenti alla protesta di Morera, ibid.: Relazione circa attiv ità del Nucleo di Belgrado, 22.9.44-XXII. Al Sig. Generale Umberto Morera, f.to Capitano Aldo Rocco; e ibid.: Relazione Nr. 5, Belgrado lì 24 settembre 1944 XXII, Al Sign. Generale Umberto Morcra, f.to Il Colonnello Capo del Nucleo Biscuola. Ciò consente di


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A tale proposito una risposta viene offerta da un lato dalla memorialistica degli ex internati. Nel complesso i ricordi destano l'impressione che a favore dei prigionieri venisse fatto veramente poco545 . Esistono d'altra parte le relazioni scritte dai responsabili del Servizio Assistenza Internati e della Croce Rossa Italiana che offrono d~l resto il più delle volte importanti "dati statistici. Lasciando da parte i compiti di natura propagandistica, queste istituzioni avrebbero dovuto provvedere in primo luogo al vitto, al vestiario, alla corrispondenza, alla liberazione dai maltrattamenti, al rimpatrio degli ammalati, all'assistenza sanitaria, nonché alla comunicazione di notizie che non fossero solo quelle politiche. Rientrava in questi compiti anche lo scopo specifico qui sopra illustrato, perseguito da Vaccari e da alctmi altri fascisti, cioè quello del 546 cosiddetto cambiamento di «status~> . . ·' La rela~ione di Vaccari per il mese di marzo del 1944 può essere definita un documento della frustrazione. Nel corso di numerosi colloqui aveva ricevuto molte promesse d'ogni genere, ma agli effetti pratici i progressi erano stati del tutto irrilevanti547 . E all'inizio di maggio Anfuso poté soltanto riferire che si stava lavorando con molto impegno ma senza notevoli successi548 , Ammetteva che la situazione generale aveva fatto registrare un lieve miglioramento grazie all'opera svolta dal Vaccari, ma 1' Ambasciatore affermava nel contempo che sarebbe stato possibile assolvere in modo soddisfacente quei molteplici compiti in territori tanto lontani e diversi come la Polonia, i Balcani, la Germania, i Paesi Bassi e la Francia solo qualora avessero collaborato a tal fine tutti gli enti interessati, ossia la sua stessa Ambasciata, il Servizio Assistenza stabilire che nessuno dei due enti italiani creati a Belgrado fu in grado di aiutare in qualche modo gli italiani che si trovavano nell'area balcanica, E le già citate relazioni di Morera attestano che tale situazione non subì fino al 1945 modifiche degne di nota. (545) Vds. in proposito anche i giudizi espressi da CAJANI: Appunti, pag. 97; CRESCIMBENI/LUCINI: Seicentomila, pag. 35-48; ROCHAT: Memorialistica, pag. 31 sg. (546) Yds. precedente pag. 554-603. (547) Ambasciata d'Italia - Servizio Assistenza Internati, n. 6.213, Berlino 11 aprile 1944-XXII, Oggetto: Relazione sul lavoro svolto dal Servizio Assistenza Internati nel mese di marzo e sulla situazione generale degli internati militari in Germania, Al Ministro Serafino Mazzolini, f.to Vaccari, ASMAE, busta 45, posizione Italia 1/8. (548) Ambasciata d'Italia Telespresso N. 03935, Indirizzato a Ministero Affari Esteri, Q.G., 8-5-1944, Oggetto: Collettività italiane in Germania, f.ro Anfuso, ASMAE, busta 65, posizione Germania 1/15, qui pag. 7 sg.

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Internati, le rappresentanze consolari 549 e le autorità centrali. Per il momento si limitava tuttavia ad elencare tutto ciò che si sarebbe dovuto ancora fare o intensificare. A suo avviso lo scambio della corrispondenza con l'Italia doveva funzionare meglio e con maggiore regolarità. Riteneva inoltre necessario rendere più frequenti le spedizioni di pacchi iniziate da poco tempo. Occorrevano medici italiani per evitare in quell 'ambito problemi dovuti a difficoltà linguistiche550, mentre - sempre secondo Anfuso - l'assistenza spirituale si stava rivelando oltremodo carente. Verso la fine di maggio gli italiani ebbero l'impressione che le massime cariche politiche di Berlino stessero esercitando una certa pressione su quella Sezione Giuridica del Ministero degli Esteri, per il cui tramite Vaccari manteneva i rapporti con il Comando Supremo della Wehrmacht. Sembrava infatti che i tedeschi fossero diventati più comprensivi551 . Un miglioramento delle relazioni fra le due parti che non ebbe però lunga durata. All'inizio di luglio il Servizio Assistenza Internati constatò comunque laconicamente che, dopo più di quattro mesi di attività, il bilancio si presentava decisamente negativo. Gli italiani er~no davvero stanchi di sentirsi ripetere dai vari enti militari e civili tedeschi le solite cortesi promesse: non era certo così che si poteva migliorare la situazione degli internati militari. In effetti sembrava che pur esistendo un Servizio Assistenza, questi non fosse in grado di operare efficacemente a causa dell'ostruzionismo tedesco. Dato questo sviluppo scoraggiante venne espresso da parte di qualche autorità italiana il proposito di non esercitare più le funzioni di «potenza protettrice». E quale fu la reazione del Ministero degli Esteri germanico? Il suo rappresentante, al quale venne presentata la suddetta protesta, vedeva una sola (549) L'idea di far intervenire i Consolali venne categoricamente respinta dal Minislero degli Esteri del Reich: Diario S.A.I., pag. 26 sg., 22.5.1944, PADF: Colloquio avvenuto presso l'Ambasciata d'Italia (S.A.I.) tra l'ing. Spanio! ed il dou. Hendler. (550) Vi erano naturalmente degli interpreti. Ma Anfuso aveva saputo che questi si comportavano talvolta con gli internati militari in maniera molto ingiusta e villana. E fece ancora una volta presente che gli internati, a causa del clima rigido, del trattamento riservato loro dai tedeschi, del vitto insufficiente e dei lavori pesanti c.ompiuti in simili condizioni, erano tutti debilitati. A suo avviso si sarebbero potuto evitare la maggior parte di quei decessi dovuti a malattie con un 'adeguata assistenza medico-sanitaria. (55 1) Diario S.A.I., pag. 31, 23.5. 1944, PADF: Appunto sul colloquio avuto dall'ing. Spanio! con il dou .. Hendler.


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possibilità per mettere riparo al problema. Vaccari doveva avvicinare Mussolini per· tramite di Mazzolini per indurlo a scrivere in merito allo stesso Hitler. In un sistema caratterizzato dalle rivalità esistenti ai massimi livelli e molto spesso da competenze e attribuzioni non ben definite, Hitler rappresentava l'unica e incontestabile autorità chiamata a decidere anche in merito a simili questioni di secondaria importanza. Certo, anche quel caos aveva un suo metodo552. Due giorni dopo Vaccari richiamò ancora una volta in modo drastico l'attenzione suJle condizioni insostenibili in cui si trovava a lavorare. Sembrava veramente scandaloso che, nonostante tutti gli enti interessati fossero a conoscenza delle condizioni precarie in cui si trovavano i prigionieri italiani, non si riuscisse a far nulla di concreto per loro. Per lui questo stato negativo delle cose era dovuto in primo luogo all'atteggiamento assunto dal Comando Supremo della Wehrmacht. Gli internati militari italiani continuavano ad es.sere trattati peggio di tutti gli altri prigionieri di guerra, anche perché - come asserito a suo tempo dal Ministero degli Esteri del Reich con una intenzione tutta diversa per giustificare il mancato accoglimento di alcune richieste italiane - non venivano loro riconosciuti i diritti previsti dalla Convenzione di Ginevra. Aggiunse poi senza mezzi termini che ogni dichiarazione in merito ad un trattamento più favorevole rispetto a quello degli altri prigionieri - che sarebbe stato loro riservato malgrado la mancata tutela della suddetta Convenzione - era del tutto infondata. La realtà stava infatti dimostrando che la situazione era diversa. Non serviva a nulla che la Sezione Giuridica replicasse che doveva essere esattamente il contrario. Ed anche Vaccari non escludeva di poter consigliare al suo Governo a non esercitare più le funzioni di «potenza protettri(552) lbid., pag. 94 sgg., 6.7.1944: Appunto sul colloquio che ha avuto luogo all'A.A. tra l'ing. Spanio( ed il dott. Hendler. Vennero discussi come sempre in modo controverso i seguenti punti: rimpatrio degli ammalati, dei feriti o dei padri di prole numerosa; carente distribuzione di fonnulari per la corrispondenza; assistenza religiosa; mancanza di dati sul numero di internati presenti nei vari Lager (in questa occasione Spanio) apprese che ufficiali, trasferiti dalla Polonia sarebbero stati distribuiti in gruppi di 50-100 uomini su numerosi non meglio precisati - piccoli campi, rendendo così difficile ogni forma di assistenza); punizioni disciplinari che prevedevano la privazione del vitto; e maltrattamenti. Nel complesso furono presi in esame circa 60 argomenti.


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ce»553 . Portò così il discorso su un possibile passo di protesta, da interpretare probabilmente come ultima disperata azione. Nel corso di un ulteriore colloquio avuto verso la metà del mese, i tedeschi si dimostrarono disposti a qualche concessione. Il Ministero degli Esteri del Reich promise addirittura di voler intervenire - in modo sistematico ed energico - presso il Comando Supremo della Wehrmacht554• Ma fino alla sostituzione di Vaccari non ci furono che parole effettivamente vuote555 . Prima di affrontare il tema degli aiuti materiali forniti dalla Repubblica di Salò agli internati militari, per poter paragonare pretesa e realtà sarà bene dimostrare gli scopi che il Governo fasc ista si era prefisso di éonseguire nel prestare l'assistenza agli intemati556 . Allo stesso tempo si dovranno prendere in esame anche d1verse questioni di carattere organizzativo ed il ruolo avuto dalla Croce Rossa Italiana e da quella Internazionale. Alla fine di maggio del 1944 la Croce Rossa Italiana si impegnò ad inviare ogni mese in Germania 250 carri ferroviari carichi di generi alimentari. Con questi intendeva trasportare 2 milioni di chilogrammi di viveri. Basandosi sulla presenza di 400.000 internati militari, ognuno di questi avrebbe ricevuto ali' incirca cinque chili di vitto supplementare. In teoria era previsto di far arrivare a ciascun internato: 1 chilo di gallette, I chilo di paste alimentari, ·1 chilo di riso, 500 grammi di zucchero, 500 grammi di marmellata, 450 grammi di latte condensato, 350 grammi di formaggio fondente e 200 grammi di ortaggi essiccati557 . Il Governo (553) Ibid., pag. 98 sg., 8.7.1944: Appu,nto sul colloquio c he ha avuto luogo presso la sede del S.A.I. lra il Ministro Vaccari, l'ing. Spanio! ed il doti. Hendler dell' A.A. (554) Ibid., pag. 107- 111, 16.7.1944: Appunto sul colloquio che ha avuto luogo tra l' ing. Spanio! e il dott. Hendler nell'abitazione di quest'ultimo. Le punizioni disciplinari che comportavano la privazione del vitto furono a quanto pare proibi te da Hitler. (555) Cfr. a questo risultato ibid., pag. 112 sg.; 16.7. I944: Appunto sul colloquio che ha avuto luogo tra il Ministro Vaccari e il Console generale von Druffel nell'abitazione di quest'ultimo; ibid., pag. 115, 20.7. 1944 (riguardo a un precedente colloquio fra rappresen tanti del Servizio Assistenza In1emati, del Ministero degli Esteri del Reich e del Comando Supremo della Wehrmacht); ibid., pag. 124, 27.7.1944 (osservazioni di Vaccari circa la fine della sua attivÙà quale Capo del Servizio Assistenza Internati). (556) Ibid. pag. 36-39, 26.5.1944: Verbale del colloquio di Mazzolini con i rappresenlanti di diversi. e nti addetti all'assistenza. Fra questi c'era anche Vaccari. (557) Ibid., pag. 37: Ogni carro ferroviario con generi alimentari doveva contenere volant.ini intesi a ricord are agli internati quali sacritki stesse compiendo per loro il popolo italiano. Per un e lenco particolareggiato di cosa si intendesse fare, vds.: Ministero degli Affari


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di Mussolini si riprometteva inoltre di far arrivare a quei connazionali capi di biancheria, calzature e medicinali, anche se gli addetti a tale progetto si erano resi conto sin dall'inizio che non avrebbero mai potuto inviare nel Reich le 400.000 paia di scarpe ritenute necessarie. Un progetto che prevedeva infine anche la spedizione di libri e giornali. Alla fine di maggio sembrò aver trovato una soluzione anche il problema finanziario, perché il Ministro delle Finanze - a quanto si diceva - aveva concesso al Servizio Assistenza Internati un «credito praticamente illimitato>>558• Tutti erano dèl resto concord1 nel ritenere che gli aiuti ai circa 100.000 italiani che si trovavano nelle regioni balcaniche dovevano avere la precedenza su quelli da inviare nel territorio del Reich. Si trattava di una cifra stimata in via approssimativa, perché nessuno disponeva al riguardo di dati ufficiali. E il compito di prestare assistenza agli internati in Grecia e JugosJ,avia sarebbe stato affidato in un primo tempo alle delegazioni di Vienna del Servizio Assistenza e della Croce Rossa Italiana. Il Governo della Repubblica di Salò decise nel contempo di evitare qualche malumore tra i «fedeli all'alleanza>>, inviando anche a loro dei doni con l'indicazione «pacco Mussolini»559 • Fu in un certo qual modo logico che Vaccari assumesse in unione personale anche la guida della Croce Rossa Italiana in Germania560. Quest'ultima, prima dell'uscita dalla guerra nel 1943, Esteri - Servizio Assistenza Internati - 27 maggio 1944-XXII, ACS, S.P.d.D., busta 2, F 25; e ibid., Croce Rossa Italiana Comitato Centrale, 27 maggio 1944, Organizzazione del Servizio Ass istenza Internati e previsione di massima della spesa, f.to 11 Commissario Prefetto Albe110 Varano. Per 400.000 pacchi mensili si dovevano prevemivare 20.000.000 di lire per i soli generi alimentari. A questi andavano aggiunti: 1.500.000 di lire per i generi del monopolio; 12.000.000 di lire per gli oggetti di verstiario; 12.000.000 di lire per medicine; 4.000.000 di lire per libri e giochi nonché 6.500.000 lire per le spese in Italia e all'estero. Con un totale, quindi, di 56 milioni di lire. (558) Si trattava di pura fantas ia, perché in realtà mancavano sempre i soldi. Nella primavera del 1944 Mussolini aveva fatto assegnare al Servizio Assistenza Internati ed alla Croce Rossa Italiana 700 milioni di. lire (Diario S.A.I., Proemio, pag. 13, PADF), ma evidentemente Vaccari aveva ricevulO ben poco di quella somma. Proprio a questo proposito anche la lettera di Vacca ri a Mazzolini, Berlino, 27/4/44 XXII, I/SRP/17 , PADF, qui pag. 4; e, sempre a proposito della mancanza di fondi : Diario S.A.I., pag. IOO, 8.7.1944, PADF. (559) Vds. precedente nota 556. (560) . Diario S.A.t., pag. 90, 3.7.1944. PADF: Colloquio privato tra il Ministro Vaccari c il Console generale von Druffel avvenuto nell' abitazione del Ministro. Già il 23 maggio era stato concordato dal Ministro Vaccari e.on il Ministero degli Esteri del Reich che la Croce Rossa Italiana non avrebbe potuto assumere in Germania qualche iniziativa, perché doveva


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non disponeva comunque in Germania di strutture idonee ad una organizzazione assistenziale. Nonostante il numero elevato di italiani che si trovavano nel Reich, la presenza dei suoi esponenti pare sia stata più che altro di carattere rappresentativo. Una eccezione era costituita da Vienna, dove la Croce Rossa Italiana sviluppò una certa attività. Questi fatti e ancora di più la natura dei rapporti politici tra lo stato nazionalsocialista e quello fascista fecero sì che ufficialmente fu il Servizio Assistenza Internati ad occuparsi degli internati militari e non la Croce Rossa, alla quale sarebbe in effetti spettata l'assistenza agli italiani che si trovavano all'estero. E per evitare sin dall'inizio ogni dùaiismo tra le istituzioni chiamate a collaborare, 'era consigliabile affidare la direzione dei due enti nelle stesse mani. Questo passo appare conseguente. Ma vi si aggiungeva anche un altro aspetto. II Fronte del Lavoro tedesco aveva praticamente escluso - dopo l'armistizio - la Croce Rossa Italiana dall'assistenza ai lavoratori civili già presenti nel Reich. La posizione di quest' ultima nei confronti delle autorità tedesche era pertanto indebolita. Da parte italiana si poteva sperare di acquistare maggiore influenza grazie al fatto che il Duce aveva reso responsabile una sola persona dell'assistenza a tutti gli 'internati che si trovavano al di fuori dell'Italia. Il cambiamento di «status» dell'estate 1944 avrebbe poi dovuto - almeno in linea teorica - far aumentare nuovamente il peso della Croce Rossa, tenuto conto che il Servizio Assistenza Internati non doveva in effetti essere più responsabile per gli ex svolgere le sue attività alle dipe ndenze del Servizio Assistenza Internati, ibd., pag. 30, 23.5.1944: Appunto sul colloquio avuto dall'ing. Spanio! con il doli. Hendler. Sempre a questo proposito vds. anche ibid., pag. 44, 30.5.1944: Appunto su un successi vo colloquio avuto da Spanio! con Hendler, con l' a-;cenno al desiderio del Comando Supremo della Wehrmacht di attribuire una maggiore autonomi a alla Croce Rossa Italiana. Un'idea che non fu accolta, tenuto anche conto degli accordi sulle attribuzioni del Servizio Assistenza Internati (vds. precedente nota 534, BA-MA, RR 49135, e ACS, busta 51 , F 618). L'esclusiva competenza del Servizio Assistenza Internati per tulio ciò che concerneva le attività da svolgere in Germania era stata già evidenziata in un precedente documento del febbraio 1944: Croce Rossa Italiana, Delegazione per la Balcania, Salò, 7 febbraio 1944 XXII, Sig. Dr. Ferruccio Pacher, Vienna, f.to Fagiuoli, PADF; ed ibid., in merito all'incarico ufficiale: ·Il Presidente Generale dcli' Associazione Italiana della Croce Rossa nomina il Ministro Vaccari Marcello Delegato Generale della Croce Rossa Italiana in Gennania sino al 27 giugno 1948 (sic). Sede di Campagna, 27 giugno 1944 XXII, Il Presidente Generale f.to A. Varano, per copia conforme 28/6/44, Il Capo di Gabinetto.


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internati. Ma poiché il passaggio nella categoria di lavoratori civili non venne ultimato entro i termini previsti e si protrasse invece sino alla fine del 1944, furono i delegati dell'Ufficio Assistenza riconosciuti come tali dal Ministero degli Esteri del Reich e dal Comando Supremo della Wehrmacht - a svolgere come sempre il lavoro effettivo. E talvolta anche a favore dei prigionieri «liberati». La Croce Rossa Italiana .ebbe solo una funzione sussidiaria561 . La Croce Rossa Internazionale non si trovava neppure in una tale posizione, anche se aveva sempre mantenuto relazioni diplomatiche con il «Terzo Reich» e - in un tempo successivo - con la Repubblica Sociale Italiana562• Le autorità italiane e tedesche si rendevano esattamente conto che il concorso della Croce Rossa Internazionale avrebbe potuto sollevarle da qualche preoccupazione per quanto concerneva l'assistenza agli internati militari, ma non . erano disposte ad accettare che venissero distribuiti pacchi con l' indicazione «Croce Rossa Americana», così come risultava scritto in genere sulle spedizioni fatte dall' ente ginev~ino563 • Comunque, .alla fine di giugno del 1944 il Ministero degli Esteri del Reich si dimostrò meno intransigente in materia di aiuti, perché prese in considerazione la possibilità di accettare pacchi dalla Croce Rossa dell'Italia meridionale. In quel periodo sembrava essere sufficiente che le spedizioni arrivassero dall'Italia e non si attribuiva eccessiva importanza al governo che li avrebbe inviati. E per quant9 concerneva i pacchi della Croce Rossa Internazionale si stava pensando se non sarebbe bastato canc:ellare semplicemente ogni accenno all' America. A quanto pare sarebbe stato accettabile se le merci fossero state contrassegnate come aiuti intemazionali 564 . Nel contesto di simili idee, Vaccari si rivolse direttamente ad Anfuso. Fece presente all'Ambasciatore che l'avanzata delle truppe (561) Croce Rossa Italiana Delegazione Generale per la Germania, Nr. di protocollo 261, Berlin, 25 no vembre 1944, Oggetto: Situazione passata e presente della C.R.T. Programma di sviluppo. Al Consigliere di Stato dott. Coriolano Pagnozzi Commissario della C.R.T., Sede di Campagna. F.to li Delegato Generale della C.R.l., dr.A. Foppian i, ASMAE, busta. 142, posizione 1/3/7: Germania, qui pag. 1-5. (562) Molti particolari al riguardo in CAJANI: Appunti, pag. 97- 105. (563) Diario S.A.I., pag. 30, 23.5.1944, PADF: Appunto sul colloquio avuto dall' ing. Spanio! con il doti. Hendler; e ibid., pag. 52, 5.6.1944: Colloquio avvenuto presso I' A.A. tra il dott. Hendler e l'ing. Spanio!. (564) lbid., pag. 84, 29.6.1944: Appunto in merito al colloquio privato avuto dal Ministro Vaccari e dall'ing. Spaniol con il dott. Hendler.


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alleate in Italia e i bombardamenti aerei sulle vie di comunicazione fra la Repubblica di Salò e la Germania rendevano sempre più difficile 1' assistenza ai connazionali prigionieri. Sapeva che Anfuso - come del resto egli stesso - era contrario per motivi politici ad un intervento della Croce Rossa Internazionale, ma occorreva nei contempo esaminare se convenisse o meno prendere contatto con quella organizzazione. A -suo avviso lo si sarebbe potuto fare nel quadro di un invio di singoli pacchi «dal territorio occupato dal nemico» . E Vaccari si riferiva a tale proposito proprio alle già citate considerazioni del Ministero degli Esteri ~el Reich. Siccome il Capo deJla Sezione Giuridica di questo Ministero - Erich Albrecht doveva recarsi prossimamente a Ginevra per chiarire i rapporti fra il «Terzo Reich» e il Comitato "Internazionale della Croce Rossa, gli italiani avrebbero dovuto approfittare di quella occasione per precisare la loro posizione565 . Anfuso rispose 'il 30 giugno. Concordava pienamente con Vaccari in merito all'inserire la Croce Rossa Internazionale nella questione degli aiuti materiali agli internati militari. Sostenne però che i tedeschi avrebbero dovuto far consegnare i pacchi arrivati dalla Svizzera dai loro uffici competenti all' organizzazione assistenziale italiana. Le spedizioni dovevano inoltre risultare effettuate dalla sola Croce Rossa e prima di consegnare i pacchi voleva che venisse aggiunta sugli stessi l'indicazione dell'ente incaricato della distribuzione, ossia il Servizio Assi stenza Internati. Secondo Anfuso sarebbe stato così chiaro per tutti che la Repubblica di Salò non intendeva rinunciare al ruolo di potenza protettrice. Nessuno avrebbe potuto perciò nutrire il sospetto che Mussolini volesse abbandonare gli internati militari privi di ogni protezione566 . Una volta chiariti in (565) R.f:'./66, 23/6/44 XXII, Ali ' Amba~ciatore d'Italia filippo Anfuso, f.to Vaccari, PADF. (566) Ambasciata d' llalia, Berlino, lì 30 Giu. 1944, Anno XXII, Ministro Marcello Vaccari Capo del S AI. Berlino (annotazione manoscritta: N 88/RP.S 2.7.44), F.to Anfuso, PADF. Queste le osservazioni di Anfuso circa le procedure da stabilire: «Rapporti del SAI con le autorità germaniche, rapporti di queste ultime con la Croce Rossa Internazionale. Ragione di tale specificazione: La Germania è rappresentata nella Croce Rossa Internazionale e in seno ad essa è in grado di intrattenere, per sua parte, in forma precisa e aperta, anche con le Potenze nemiche egualmente rappresentante i rapporti di ogni genere eh~ gi uridicamente intercorrono tra nemici. L'Italia, sebbene rappresentata, non è nelle stesse condizioni ».


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tal modo i rispetti vi punti di vista, Anfuso e Vaccari attesero l'esito del viaggio che avrebbe compiuto in Svizzera Hendler al posto di Albrecht567 . L' I I luglio Vaccari ebbe poi un interessante colloquio con due delegati della Croce Rossa Internazionale, il dott. Roland Marti e il dott. Robert Schirmer. .Concordarono che Ginevra avrebbe inviato medicinali· per un valore complessivo di 20.000 franchi svizzeri direttamente a vari Lager scelti dal Ministro italiano. Pacchi che avrebbero recato la sola indicazione «Croce Rossa Internazionale per accordi presi con il S.A.I.»·. Vaccari chiese di procurargli anche trenta apparecchi per pneumotorace, siringhe per iniezioni ed altri medicinali per combattere tubercolosi e malaria. Non doveva costituire un problema, visto che i suoi interlocutori ritenevano che in Svizzera potevano essere rese disponibili grandi quantità di prodotti tutti provenienti dagli Stati Uniti o dalla Gran Bretagna e con l'unica indicazione «Croce Rossa Internazionale». Ginevra era tuttavia disposta ad inviarli solo se fossero stati consegnati sicuramente ai medici dei Lager o ai fiduciari degli internati militari alla presenza di un delegato della Croce Rossa Internazionale, perché il Comitato Internazionale avrebbe avuto così la possibilità di controllare l'esatta destinazione del materiale inviato. Considerando i fatti sinora esposti, non si poteva in effetti escludere che i tedeschi avrebbero usato diversamente quei medicinali, sottraendoli cioè agli internati militari. D'altra parte ciò sarebbe stato sempre possibile una volta partiti gli incaricati della Croce Rossa Internazionale. Poiché il personale del Lager poteva requisire le medicine in ogni momento. I delegati vollero del resto ribadire che la loro richiesta non celava il proposito di effettuare dei controlli in forma non ufficiale, nei campi di prigionia. Si rendevano naturalmente anche conto che simili decisioni non potevano essere prese .dal Vaccari, ma soltanto dal Ministero degli Esteri del Reich e dal Comando Supremo della Wehrmacht. Ciononostante erano interessati a conoscere il parere del Capo Ufficio Assistenza Internati. Questi dichiarò con disarmante franchezza di accettare con viva riconoscenza la loro offerta, anzi, era costretto a farlo. L'impossibilità di trovare i medicinali in (567) Diario S.A.I., pag. 93, 5.7.1944, PADF: Colloquio tra l' ing. Spanio! ed il dott. _Hendler. Cfr. anche ibid., pag. 101, 10.7.1944: altro colloquio Spaniol-Hendler.

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Germania e le difficoltà incontrate nel procurarle in Italia non gli lasciavano altra scelta. Senza ·considerare che il numero degli ammalati e dei decessi era in continuo aumento. Vaccari assicurò, concludendo, che avrebbe sostenuto con molta decisione presso la controparte tedesca i propositi illustrati 568. Nell'estate del 1944 la consegna dei citati pacchi con generi alimentari creò non pochi problemi, perché, oltre all'imballaggio, anche il loro contenuto indicava la provenienza dalla Croce Rossa Americana. Un espediente poteva essere quello di non aprire i pacchi e di consegnarli dirnttamente alle cucine dei Lager569 . Ma ciò presupponeva una fiducia quasi illimitata nell 'ammini strazione del campo e non vi era proprio motivo per averne. D'altra parte non si deve dimenticare che . Berlino in fin dei conti si era sempre dimostrata scettica verso una tale forma di assistenza. Aiuti che come disse il Console generale v. Druffel a Vaccari - non dovevano in nessun caso diventare uno strumento politico dell ' avversario570. Una frase che suonava poco entusiasta. Dopo aver concordato il passaggio degli internaci allo «status» di lavoratori civili, sia il Ministero degli Esteri del Reich sia l'Ufficio Assistenza ebbero l'esatta sensazione che sarebbe stato ormai molto più difficile ottenere gli aiuti del Comitato Internazionale della Croce Rossa. Non si poteva escludere del tutto una qualche assistenza agli ammalati, anche se era noto che Ginevra faceva molta attenzione a non eludere con le proprie attività il blocco alleato imposto alla Germania e alla Repubblica Sociale Italiana. Gli internati in procinto di cambiare «status» non dovevano aspettarsi l'arrivo di pacchi già per il fatto che avrebbero rappresentato una rottura del blocco571 . Alla fine di luglio arrivò comunque (568) Ibid., pag. 102 sg., 11 .7.1944: Appunto s.ul colloquio che ha avuto luogo presso la sede del S.A.I. tra il Ministro Vaccari, l'ing. Spanio! ed i delegati della Croce Rossa Internazionale, doti. Marti e dott. Schirmer. Vaccari acccennò ai delegati che sarebbe stato eventualmente costretto a rivolgersi alla Croce Rossa Internazionale per far affluire degli ospedali in Genn ania, dal momento che le autorità tedesche non era no molto solleci te nell'autorizzare il rimpatrio degli ammalati. (569) Ibid., pag. 107, 16.7. 1944: Appunto sul colloquio che ha avuto luogo tra l'ing. Spanio! e il dott. Hendler nell'abi tazioRc di quest'ultimo. . (570) Ibid., pag. J 13. 16.7. 1944: Appunto sul colloquio che ha avu to luogo tra il Ministro Vaccari e il Console generale von Druffel nell ' abitazione di quest' ultimo. (571 ) Ibid .. pag. 122, 25.7. 1944: Appunto su conversazioni avute dal Ministro Vaccari e dall'ing. Spanio! con l' Ambasciatorct Albrecht e con il dott. Hendler dcll'A.A.


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nei La,ger almeno una parte dei medicinali richiesti a suo tempo da Vaccari572 . Resta da aggiungere che la Croce Rossa Internazionale continuò ad interessarsi degli internati, diverse migliaia dei quali vissero nei camri di prigionia fino al crollo del «Terzo Reich». Ed all'inizio del 1945 il C.I.C.R. riuscì a far accogliere definitivamente le sue richieste. Il Reich millenario di Hitler era ormai agonizzante. Solo che la tanto ritardata vittoria su quella amministrazione tirannica non stava apportando in pratica nessun vantaggio alle vittime dell'ultima ora. La Croce Rossa Internazionale non dovette infatti superare -i soli ostacoli tedeschi italiani, ma anche quelli frapposti dagli stessi Alleati. Questi si opposero per i più svariati motivi. Poiché gli internati militari erano diventati in massima parte lavoratori civili, asserirono per esempio che l'invio di pacchi equivaleva a un aiuto materiale ai propri nemici. Impedirono pertanto, ma non per questo solo motivo, tale assistenza573 • C'è comunque da chiedersi se all'inizio del 1945 fosse ancora possibile fornire validi aiuti. In base a quanto scritto - nel complesso a propria difesa - da Armando Foppiani, che il 14 agosto aveva sostituito Vaccari nell'incarico di Capo del Servizio Assistenza Internati, già nel mese di febbraio non fu più possibile assistere in modo concreto i circa 38.000 militari italiani che, in base alle informazioni in suo possesso, si trovavano ancora nei La,ger. Generi alimentari, indumenti e corrispondenza risultavano bloccati al confine. Impossibile ormai - secondo quel che egli diceva visitare i campi di prigionia. Gli uffici erano deserti. Egli stesso e la maggior parte dei suoi collaboratori fecero ciò che era negato agli internati: si recarono in Italia574 . In merito aUe attività svolte sino a quel momento dall'Ufficio Assistenza Internati e da altri enti esistono numerosi dati, che però non concordavano pienamente. In base alle statistiche del Ministero degli Esteri dell'Italia fascista vennero inviati in Germania sino al 23 dicembre 1944s7 s:

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(572) Cfr. CAJANI: Appunti, pag. 103. (573) Ibid., pag. 105. (574) Lettera a Mussolini, Milano 25 marzo 1945, XXIII, f.to dr. Armando Foppiani, ASMAE, busta 28, posizione 62/2/4, qui pag. 3. (575) Ministero degli Affari Esteri, P.C. 305, 23/12/44/XXIII, Appunto per il Duce sull'assistenza agli internati, ACS, S.P.d.D., busta 5 1, F 618.

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291 carri ferroviari con generi alimentari; 57 carri ferroviari con indumenti vari; 148 carri ferroviari con singoli pacchi destinati a più di 500.000 intemati576. Anfuso invece fornì il 4 novembre 1944 al Comitato interministeriale il seguente riepilogo di carri ferroviari dell'Italia e arrivati in Germania577 : spediti 250 carri con generi alimentari, di cui 172 giunti a destinazione; spediti 4 carri con sigarette, di cui 3 giunti a destinazione; spediti 17 carri con indumenti vari, di cui 2 giunti a destinazione. L'Ambasciatore non era in possesso di dati precisi relativi al numero di pacchi, ma riteneva che ne fossero arrivati dall'Italia in Germania circa 350.000. Nella stessa occasione Ugo Busatti, direttore del Servizio Assistenza Italiani all'Estero presso la Croce Rossa Italiana, fece presente che stava diventando sempre più difficile provvedere alle persone ancora internate, in quanto risultavano suddivise in piccoli gruppi di 200 o 300 uomini nelle più diverse località. E considerata la situazione in cui si trovavano i trasporti tedeschi doveva certamente essere un vero problema far arrivare aiuti di qualsiasi geuere ai vari campi di lavoro. Probabilmente mancavano molto spesso perfino i tronchi ferroviari di raccordo, mentre non si riuscivano più ad ottenere i mezzi necessari per il trasporto su strada. (576) Il recapito dei pacchi subì notevoli ritardi a causa di problemi organizzativi e tecnici, come - ad esempio - la mancanza di mezzi per il loro trasporto. Il 20 maggio 1944 arrivarono per esempio a Vienna 15 carri ferroviari con singoli pacchi, ossia con quelle spediuoni indirizzate personalmente agli internati ·dai loro congiunti ed amici: Diario S.A.I., pag. 25, 20.5.1944, PADF. Il 7 giugno 1944 (ibid., pag. 55) risultavano inoltrati ai destinatari soltanto 60.000 pacchi, mentre altri 50.000 giacevano ancora a Vienna. Mancavano fondi e carburanti. Soltanto iJ 10 luglio 1944 (ibid., pag. 101) venne comunicato che la distribuzione dei pacchi si sarebbe conclusa entro breve tempo. Un altro caso è quello dei 20.000 pacchi che si erano accumulati alla stazione Schlesischer Bahnhof di Berlino, mentre ne arrivavano ogni giorno· degli altri. E ciò soltanto perché il Comandante dello Stalag m D si era rifiutato di distribuire i pacchi ai comandi di lavoro, nonostante fosse tenuto a farlo. R:P. 12, 21 aprile 1944-XXII, Al Conte di San Marzano Ministero Affari Esteri S.A.l. Verona, f.to Vaccari, PADF. Néllo Stalag llI Cdi Alt Drewitz la distribuzione dei generi alimentari giunti dall'Italia ai 600 comandi di lavoro che dipendevano da questo Stalag incontrò notevoli difficoltà per la mancanza di autocarri da adibire al trasporto: Diario S.A.I., pag. !06, 15.7.1944, PADF: Colloquio con il So~derfùhrer Dr. Wien dello Stalag III C. (577) Verbale della riunione del Comitato interministeriale, 4 nov. 1944 (vds. precedente pag. 699, nota 520), pag. 2 sg.


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Nella sua ampia relazione sulle attività svolte nel 1944 dalla Croce Rossa Italiana a favore sia degli internati sia degli ex internati il Commissario dell'ente, Coriolano Pagnozii, distinse per quanto concerne l'invio di generi alimentari ai militari italiani due diverse fasi 578• Durante la prima di queste fasi, ossia dal 31 maggio al 30 settembre, vennero spediti nel territorio del Reich 270 vagoni ferroviari con i seguenti carichi:

Gallette Paste alimen tari Riso Zucchero Marmellata Lalle condensato Formaggio fondente Legumi secchi

1.161.9 I 7 77 .200 441.760 591.400 292. 100 111.252 217.811

Totale in generi alimentari

2.904.050 chili

chili chili chili chili chili chili chili 10.610 chili

Calcolata una presenza mensile nei Lager del Reich e del «Governatorato Generale» pari in media a circa 487 .000 internati militari, ogni prigioniero avrebbe dovuto quindi ·ricevere - in linea meramente teorica - sei chili scarsi di integrazione vitto. Anche nel caso ideale sarebbero stati pertanto distribuiti a ciascun internato soltanto 1.500 grammi al mese di generi alimentari, e non i cinque chili previsti. Furono secondo questo rapporto inoltre spediti 3.712 colli con merce non meglio specificata e 19.807 chili di tabacco, pari ad una razione mensile di dieci grammi a testa, sempre ammettendo la possibilità di distribuire in misure eguali quei quantitativi. Ma purtroppo si possono accertare i Lager di destinazione dei trasporti dall' Italia per il solo periodo compreso tra il 23 maggio e il 10 luglio 1944. Il 30 settembre il Comitato interministeriale decise di sospendere l'invio di generi alimentari. I funzionari volevano prima accertare quanti internati dovevano rimanere nei campi di prigionia, (578) Croce Rossa Italiana Il Commissario, Relazione sull'attività della C.R.1.-A.l.E. nell'anno 1944, f.to Consigliere di Stato Dott. Coriolano Pagnozzi, ACS, S.P.d.D., busta 2, F 25. li documento - di 19 pagine - non è datato, ma dovrebbe essere stato scritto nel 1945 in quanto si riferisce al periodo fino al 31 dicembre 1944 (pag. 6). I valori medi relativi al numero degli internati sono stati riportati in base ai dati statistici di questa indagine.


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ma un mese dopo, il 1° novembre, venne ordinato di riprendere la spedizione di viveri. Sino al 31 dicembre, ossia fino al termine della seconda fase di questa attività, partirono dall'Italia diretti in Germania - sempre secondo Pagnozzi - 15 carri ferroviari con i seguenti quantitativi di generi alimentari:

Gallette Paste alimentari Riso Zucchero Marmellata Latte condensato Totale in generi alimentari

48.051 chili 309 ·chili 37.800 chili 7.400 chili 800 chili 8.604 chili 102.955 chili

Calcolati in base ad una media mensile, dal l'° novembre al 31 dicembre 1944 si trovavano ancora nei Lager del territorio del Reich circa 88.000 italiani. Ciò significa che, nella migliore delle ipotesi - anche per quanto concerne una regolare distribuzione - ciascun prigioniero avrebbe ricevuto 1.200 grammi di integrazione vitto, ossia 600 grammi al mese, pari a 20 grammi giornalieri. Per tutto il periodo compreso tra il 31 maggio e il 31 dicembre - affermava inoltre il Commissario della Croce Rossa - furono spediti in Germania 415 colli di medicinali. · Considerato quanto sinora detto circa lo stato a dir poco vergognoso degli indumenti indossati dagli internati militari, ci si deve adesso chiedere cosa venne fatto a tale riguardo. Era previsto che la Croce Rossa Italiana avrebbe inviato agli internati militari e civili (questi ultimi stimati da Anfuso nel maggio 1944 pari a circa 6.000 uomini579) 400.000 pacchi, contenenti ciascuno una camicia, un paio di mutande, due paia di calze ed una tuta da lavoro580. I dati di cui si dispone non consentono purtroppo di stabilire quali militari abbiano ricevuto dei capi di vestiario. In base a quanto riferito da

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(579) Amqasciata d.'ltalia Telespresso N. 03935 (vds. precedente nota 548: ASMAE, busta 65), qui pag. 8. Oltre 3.000 di questi internati civili si trovavano nei Lager della Sassonia, dove le condizioni di vita erano particolarmente dure. (580) Croce Rossa Italiana Comitato Centrale, 27 maggio 1944 (vds. precedente nota 557: ACS, S.P.d.D., busta 2), qui allegato n. 3.


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Pagnozzi risulta soltanto che nel periodo del 7 settembre al 31 dicembre 1944 vennero effettuate diverse spedizioni ma esclusivamente destinate agli . ex internati militari. Si apprende comunque dalla sua relazione che furono inviati dall'Italia in Germania complessivamente · 53 carri ferroviari con il seguente carico58 1: 101.591 paia di scarpe, 121.024 paia di calze, 30.204 mutande, 87.797 maglie, 135.393 camicie, 39.367 paia di pantaloni, 9.344 giacche, 17.699 pullover, 63 .796 asciugamani, 51.000 fazzoletti, 935 berretti e 30.200 zainetti. Nel 1945 si fece ancora ben poco per aiutare i militari italiani. Come già detto, h maggior parte degli addetti al Servizio Assistenza Internati tornò in Italia 1'8 e il 9 febbraio. La Croce Rossa si preoccupò di conseguenza di assistere quasi esclusivamente i connazionali ricoverati negli ospedali civili e militari. Gli italiani ancora prigionieri, come pure gli ex internati e gli stessi civili, poterono eventualmente usufruire di quegli aiuti. Già qualche tempo prima, all'incirca alla fine del 1944, tale organizzazione aveva cercato di dedicarsi nuovamente con maggiore vigore ai suoi compiti effettivi in campo medico e sociale582 . Per quanto concerneva però l'aiuto materiale nel primo trimestre del 1945, rimaneva ormai ben poco da fare, dato che da tempo mancava di tutto: In febbraio ·si ebbero però due piccole sorprese. Si venne .infatti a sapere che nei magazzini di una ditta berlinese giacevano da mesi circa 2.000 pacchi in quanto p1ivi di un indirizzo completo, mentre nel ricovero antiaereo dell'Ambasciata ve ne erano pressappoco altri 9.000. E le rappresentanze della Repubblica (581) Vds. precedente nota 578: ACS, S.P.d.D., busta 2, qui pag. 14 sg.; ibid., pag. 17, con l'accenno che la Croce Rossa Italiana aveva provveduto anche al trasporto di 523.868 pacchi affluiti da diverse località italiane nei posti di raccolta di Milano e Pontebba. Pacchi che contenevano presumibilmente anche capi di vestiario. Secondo questo documento erano inoltre partiti cinque carri ferroviari sempre: carichi di indumenti, raccolti in seguito atl una iniziativa dell'Arcivescovo di Milano. Sull'attività de l Cardinale Ildefonso Schuster, che era stato incaricato dal Papa di occuparsi degli internati italiani in Germania, cfr.: Verbale de lla riunione del Comitato interministeriale, 4 novembre l 944 (vds. precedente nota 520: ASMAE, busta 201), qui pag. 4. Mussolini avrebbe accolto con soddisfazione l'iniziativa intesa a raccogliere vestiti per gli «ex internati». (582) Ambasciata d'Italia Berlino Ispettorato Sanitario per i Lavoratori ex Internati in Germania, 18 clic. 44 (vds. precedente nota 489: ACS, S.P.d.D., busta 2), qui pag. 1 sg. Si noti inoltre che i rappresentanti della Croce Rossa Italiana, oltre a criticare aspramente il Servizio Ass istenza Internati, erano soliti considerarlo come organizzazione parziale della stessa Croce Rossa. Nella già citata relazione Chi urco parlò infatti di una «figliazione».


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di Salò che esercitavano ancora le loro funzioni nella Capitale tedesca cercarono di distribuire nel miglior modo possibile quegli 11.891 pacchi583 . Anche nel 1945 il rimpatrio dei militari ammalati continuò a creare problemi del tutto particolari nel quadro delle attività assistenziali. Ma prima di affrontare questo argomento si ritiene di dover parlare ancora una volta di un aspetto particolare degli aiuti materiali inviati agli italiani. Si tratta qu i delle numerose annotazioni scritte di volta in volta nelle pagine del Diario del Servizio Assistenza Internati. Perché solo in questo documento sono ·riportati con esattezza - anche se per un periodo relativamente breve - il numero di carri ferroviari partiti per la Germania, il giorno della spedizione, il loro luogo di destinazione e il carico trasportato. Particolarmente interessante appare il confronto dei dati della documentazione del Servizio Assistenza con quanto qui sopra riportato. C'è tuttavia da considerare che non tutti i trasporti giunsero indenni agli Stalag previsti e che nel periodo preso in esame si stava provvedendo a rifornire soltanto i campi per sottufficiali e militari di truppa. Ciò significa necessariamente che i dati raccolti indicano a rigor di termini esclusivamente gli sforzi compiuti in un determinato momento dal regime di Mussolini per migliorare le condizioni di vita dei prigionieri. Sono invece impossibili conclusioni a carattere generale sugli effetti pratici, cioè sull'influenza esercitata da tali provvedimenti sulle condizioni di vita degli internati. Dal 17 maggio il Servizio Assistenza Internati stava attendendo che partissero per la Germania con la prevista frequenza giornaliera i 20 vagoni merci con gli aiuti destinati ai militari italiani 584 • I treni sarebbero arrivati in un primo tempo alle stazioni di Innsbruck, Singen e Villaco per essere poi avviati alla stazione più vicina al Lager da rifornire. Poiché l'organizzazione assistenziale italiana, a differenza di quella per i prigionieri di guerra (583) Cfr. la Relazione sull'attività assistenziale della C.R.I. (vds. precedente nota 50 1. ACS. S.P.d.D., busta 2), qui pag. 7 sg. (584) Diario $ .A.I., pag. 22, 17.5.1944, PADF: Comunicazione telefonica del 17 maggio 1944 con il conte di San Marzano. Vi si trova anche l'accenno alla spedizione· - dal 1° al 7 maggio - di 34 carri ferroviari con pacchi per singoli internati. U1.10 dei quali - con 1.418 pacchi destinati allo Stalag IX A di Ziegcnhai ri e allo Stalag IX Cdi Bad S ulza - era stato distrutto da un attacco aereo.


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francesi, non disponeva di propri autocarri, l'incarico di provvedere al trasporto dalle stazioni di arrivo era stato affidato ai comandanti dei singoli Stalag5 8 5 • Il primo treno merci destinato per conto del Governo fascista ai Lager tedeschi partì dalla stazione. di Milano il 1° giugno586 • Fino al 17 dello· stesso mese seguì soltanto un secondo convoglio. Si trattò complessivamente di 28 carri ferroviari che, oltre ad alcuni medicinali e ad un certo numero di libri, trasportavano soprattutto gallette587 . Come risulta dallo specchio seguente, vennero effettuate spedizioni regolari soltanto dal 24 al 29 giugno588, ma con un totale di soli 45 vagoni invece dei 120 programmati. Un piano dei trasporti che fallì già alla fine di giugno per motivi di natura sia finanziaria sia tecnica, dovuti questi ultimi a determinate esigenze del traffico ferroviario 589 • Il conte di San Marzatio, che si occupava dei trasporti in partenza da Verona, ebbe dopo circa sei settimane l'impressione «di una disorganizzazione e di uno sfasciamento» sempre crescen-

(585) Ibid., pag. 26, 22.5. I944: Colloquio avvenulo presso l'Ambasciata d 'Italia (S.A.I.) tra l'ing. Spanio! ed il dott. Hendler. (586) lbid., pag. 47, 1.6.1944: Comunicazione telefonica del 1° giugno col S.A.l. di Verona. Dei 20 cani ferroviari di questo treno - carri che vennero probabilmente sganciati durante il viaggio attraverso la Svizzera, ma che transitarono tutti per Basilea - soltanto 11 raggiunsero Singen. Ancora alla fine di giugno erano in corso - con esito ignoto - le . ricerche dei restanti 9. Con ogni probabilità erano stati fatti proseguire per errore in al tra direzione. Cfr. ibid., pag. 57, 9.6., pag. 59, 12.6., pag. 62, 12.6., pag. 64, 15.6., e pag. 76, 22.6.1944. (587) Ibid., pag. 69: Elenco dei vagoni galletta partiti dall'Italia fino al 17 giugno 1944; ibid., pag. 71 , 19.7.1944: il Servizio Assistenza Internati di Verona comunicava che a Padova c'erano 45 cani ferroviari con zucchero, riso e marmellata in attesa di essere avviati attraverso Tarvisio in Germania. Cfr. inoltre ibid., pag. 80, 24.6.1944, dove è scritto che i carri venivano ancora caricati, ma che sarebbero partiti il 26 giugno. (588) I dati della tabella 23, pag .. 728, tengono conto di numerose annotazioni del Diario S.A.l. Nel testo sono state apportate, ma senza dar loro un particolare rilievo, le correzioni necessarie, derivanti dal fatto che sono state corrette o modificate successivamente le registrazioni fatte in un primo tempo, relative a movimenti, situazioni relative a cariche, stazioni e giorni di partenza e ai campi di destinazione. Cfr. in proposito: pag. 69, 17.6.; pag. 80, 24.6.; pag. 81, 26.6.; pag. 83, 28.6.; pag. 85, 30.6.; pag. 89, 3.7.; pag. 91 , 4.7.; pag. 92, 5.7.; pag. 101, 10.7_.; e pag. 121, 24.7.1944. Non sono stati invece considerati i treni per i quali non si poteva indicare la data precisa della loro partenza. Cfr. a tale riguardo ibid., pag. 89, 3.4.1944, dove veniva comunicato da Mazzolini che 13 carri ferroviari sarebbero partiti il 23 giugno «dalla zona adriatica e da Padova». Ancora più vaga la nota relativa alle spedizioni in Serbia e Czestochowa, ibid., pag. 97, 6.7.1944. (589) Ibid., pag. 100, 8.7.1944: Comunicazione telefonica del S.A.I. di Vero'na.


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ti» 590. Ed in effetti dall' 8 al 22 luglio nessun carro ferroviario con generi alimentari del Servizio Assistenza Internati partì dall ' Italia. Una stasi causata non solo dai succitati problemi tecnici e finanziari, ma anche, e soprattutto, dall 'atteggiamento passivo della Croce Rossa Italiana. L 'Ufficio di Vaccari protestò presso il Ministero degli Esteri fascista per lo scarso impegno dimostrato dai responsabili di quella organizzazione assistenziale, visto che ad esempio a Verona giacevano grandi quantità di merci. Il fatto che malgrado ciò siano stati inviati in Germania durante tutto il mese di luglio soltanto dieci vagoni di gallette, costituì davvero uno scandalo59 1. Nel seguente specchio appare subito evidente la scarsa varietà dei generi spediti. Su un totale di 94 carri ferroviari, 49 risultano carichi di sole gallette, 23 di marmellata, 11 di marmellata e zucchero, 4 di solo zucchero, 5 di paste alimentari e 2 di riso. Erano destinati a 35 Stalag su un totale di 69 campi di prigionia con ufficiali o sottufficiali e militari di truppa italiani che si trovavano nel territorio del Reich o del «Governatorato Generale» all ' inizio delJ 'estate del 1944. Ammesso che i carri siano arrivati effettivamente a destinazione, 34 dei 35 Lager ricevettero le gallette, 6 anche la marmellata, 13 - sempre oltre la galletta - marmellata e zucchero, 4 ebbero teoricamente in aggiunta ai generi già citati anche le paste alimentari, mentre a due Lager fu di stribuito il riso. Questi due ultimi, ossia gli Stalag III A e VI I risultano così - ma solo rispetto agli altri - i campi meglio riforniti, mentre uno Stalag ricevette soltanto marmellata, anche se in compenso ben due vagoni in una volta sola. In base al piano dei trasporti, lo Stalag VI I di Fichtenhain - a cui appartenevano il 1° luglio 28.616 internati militari - era l'unico campo al quale risultavano destinati tutti i generi alimentari spediti dall'Italia: 3 vagoni di gallette, 2 di paste alimentari., 1 di riso, l di marmellata nonché 1 di zucchero e marmellata. (590) lbid., pag. 101, 10.7.1944: Comunicazione telefonica del $.A.I. di Verona. (591) Ibid., pag. ,-, 118, 22.7. 1944: Comunicazione telefonica col S.A.I. di Verona. In quella situazione il Servizio Assistenza Internati volcv, spedire direttamente ali' Ufficio Assistenza di Berlino un vagone ferroviario·con un carico ·,1isto di me.dicinali, libri, giomali, ecc. La sospensione dell'inivio di treni con i ·generi alimentari non significava necessariamente anche la sospensione delle spedizioni di pacch i singoli. Verso il 22.7. sarebbe passato così attraverso la stazione di Singen un vagone che trasportava 2.000 pacchi individuali per gli internati dello Stalag 367 di Ci.cstochowa.


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Tabella 23 - Carri ferroviari spediti dall'Italia in Germania con generi alimentari destinati agli internati militari italiani -:-- 1° giugno- 7 luglio 1944 l.)md1

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Fonte: Diario S.A.1., pag . 47- 101, 1.6. - 10.7. 1944, PA OF . 'loia: Le pagine del Diario non sono numerate ed è stato l"autore (O. Schreiber) a provvedere alla loro numerazione.

89

93 94


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Qualora si consideri il modo veramente inadeguato in cui furono ripartiti i viveri da spedire e i notevoli ritardi di tempo che caratterizzarono le singole spedizioni, è lecito chiedersi come mai non si pensò da parte italiana di inviare in Germania vagoni ferroviari con carichi misti. Si deve inoltre ricordare che nei Lager indicati dallo specchio si trovava nei mesi di giugno e luglio 1944 la massa dei prigionieri italiani, ossia 407.000 uomini. Ma questi internati erano a loro volta suddivisi in numerosissimi comandi di lavoro e ciò creava ulteriori, enormi difficoltà ai fini di una distribuzione di generi alimentari che fosse più o meno uguale per tutti. Tenuti presenti questi diversi aspetti non ci si deve meravigliare se le misure adottate dal Governo di Mussolini per assicurare agli internati militari una integrazione del vitto si rivelarono in ultima analisi un'opera frammentaria. I destinatari o non si accorsero neppure di quei tentativi o non ne riportarono - alla luce dei risultati ottenuti - una durevole impressione. Ai vagoni che andarono persi e alle varie difficoltà quando si trattò di distribuire il carico arrivato a destinazione, andava aggiunto il fatto che i quantitativi di generi alimentari spediti dall'Italia non erano commisurati in nessun modo al fabbisogno degli uomini che soffrivano la fame nei Lager. E quando Vaccari constatò amaramente nel suo compendio del dicembre 1944 che «non [era] stato fatto nulla» per gli internati militari, espresse senz'ombra di' dubbio un giudizio veritiero592 . Sarebbe ozioso ridiscutere la questione delle responsabilità di questo fallimento. Ancor prima della liberazione dell'Italia dalla Repubblica di Salò e dall' occupazione tedesca, i rappresentanti del Servizio Assistenza Internati e quelli della Croce Rossa Italiana cercarono di tutelare ia propria immagine con tutta una serie di reciproche, pesanti accuse. Uno sguardo al carico dei treni da trasporto fa inoltre capire che probabilmente non si uattò soltanto di una capacità organizzativa oltremodo carente o di uno scarso impegno del personale. Si deve invece ritenere che lo stato fantoccio di Mussolini, costretto a pagare un enorme tributo in generi alimentari non solo alle truppe della Wehrmacht presenti in Italia ma anche al Reich - ossia alla popolazione tedesca - evidentemente (592) All' Ambasciaiore Conte Serafino Mazzolini Sottosegretario agli Affari Esteri, Salò, 20 Dicembre 1944, f.to Vaccari, PADF, qui pag. 20.


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non era più in grado di prestare la dovuta assistenza ai cittadini italiani prigionieri che si trovavano in Germania. Se ora, come annunciato, si confrontano i dati del Diario del Servizio Assistenza Internati con quelli della relazione di Coriolano Pagnozzi e d1 altri documenti, risultano alcune incongruenze593 . In base alle annotazioni del ~inistero degli Esteri della R.S.I. ed alle statistiche della Croce Rossa Italiana, dal 31 maggio 1944 fino alla fine dell'anno furono spediti in Germania 285 oppure 291 carri ferroviari con generi alimentari. Secondo Pagnozzi vennero inviati già entro il 30 settembre 270 vagoni che, oltre a gallette, zucchero e marmellata, trasportavano anche 111 tonnellate di latte condensato, 217 tonnellate di formaggio fondente e 10 tonnellate di legumi secchi. Sorprende quindi constatare che i primi 94 carri ferroviari partiti dalle stazioni italiane dall'inizio di giugno fino alla fine di luglio - ossia un terzo di tutti i vagoni spediti - secondo il Servizio Assistenza Internati non contenessero latte condensato, formaggio e nemmeno legumi secchi. Se entrambe le annotazioni fossero esatte, quei generi alimentari sarebbero stati trasportati con i 176 carri ferroviari che, in base alla relazione della Croce Rossa Italiana, partirono per la Germania da] 1° agosto al 30 settembre. Non lo si può escludere in via assoluta, ma non si capisce come mai si vollero intensificare in modo tanto rilevante gli invii di generi alimentari proprio dopo gli accordi del 20 luglio relativi al cambiamento di «status» degli internati militari. E si deve considerare in questo contesto anche il fatto che era stato in un primo tempo deciso di concludere l'operazione relativa al passaggio dall'internamento al lavoro civile entro il 31 agosto. Senza dimenticare che a metà lugli o 1944 il Capo Ufficio Assistenza di Verona temeva-questa almeno la sua impressione - che i rifornimenti di viveri agli internati minacciassero il collasso594 . Simili considerazioni fanno sorgere alcuni dubbi su lla credibilità delle statistiche redatte a cura del Ministero degli Esteri di (593) Vds. precedente pag. 720-724. (594) vds. precedente pag. 726. Sulla situazione a fine luglio/primi di agosto, quando si delineò lo scioglimento del Servizio Assistenza Internati, cfr. i seguenti documenti che confennano indireuamente i già citati dubbi in merito ad un incremento dell'auività assistenziale: Ambasciata d'Italia, Al Capo del Servizio Assistenza Sede, Berlino 5 agosto 1944, F.to Anfuso, PAOF; e ibid., Appunto del dr. Rubini in data 8 agosto 1944 XXIT: Colloquio con Anfuso sul futuro del Servizio Assistenza Internati.


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Mussolini e sui dati resi noti dalla Croce Rossa Italiana. Alla fine resta comunque il dubbio se siano più attendibili le notizie dell'Ufficio di Vaccari o quelle fornite dalla cerchia di Pagnozzi, Anfuso e Mazzolini, o come far concordare questi dati. Ma ai destinatari, ossia agli italiani internati nei campi di prigionia interessavano soltanto i carichi dei vagoni giunti effettivamente nei loro La,ger. Secondo Anfuso595 ne· arrivarono sino alla fine di" ottobre 172, e ciò significa che si deve quindi ritenere che il 37% del carico complessivo di alimenti segnalato in partenza daJla Croce Rossa Italiana non sia mai giunto nei La,ger. E se ciò risponde al vero, gli aiu,ti prestati dalla Repubblica Sociale Italiana agli internati militari si ridussero in effetti ad una «quantité négligeable». Uno degli aspetti più difficili delle relazioni italo-tede~che era quello del rimpatrio di certi prigionieri. Si trattava in primo luogo di favorire gli ammalati596 e Vaccari scrisse che solo dopo snervanti procedure burocratiche e innumerevo~i colloqui s~ riuscì finalmente a far tornare in Italia - suddivisi in gruppi - almeno gli ammalati gravi. L'arrivo del primo treno venne all'inizio previsto per il 31 marzo 1944, mentre gli altri convogli, con i quali era stato concordato di far rimpatriare fino a 10.000 ammalati sarebbero poi seguiti a intervalli di dieci giorni. Ma i tedeschi. affermarono improvvisamente di non poter mettere a disposizione i mezzi di trasporto necessari: gli italiani avrebbero quindi dovuto provvedervi in proprio con i loro treni-ospedale, due dei quali si trovavano già nel territorio del Reich, perché requisiti dalla Wehrmacht591 . Il rimpatrio degli ammalati ebbe fi_nalmente inizio il 15 maggio59 8 con un treno diretto a Verona. Contrariamente agli accordi presi in precedenza circa le procedure - oltremodo compJicate - a cui attenersi per la scelta, fu nel contempo disposto con (595) Vds. precedenie pag. 721. · (596) Diario S.A.I., Proemio, pag. 4, 3.12.1943, PADF. (597) Ambasciata d'Italia - Serv. Assistenza, n. 6.213, 11 aprile 1944 (vds. precedente nota 547: ASMAE, busta 45), qui pag. 3. (598) Nota Verbale, P. Civ. 305, 21.9.1944-XXII, ASMAE, busta 34, posizione Gennania 5/8; Diario S.A.l., pag. 36-39, 26.5.1944, PADF: Verbale di riunione, qui pag. 39. In base a questo verbale i tedeschi avevano acconsentito al rimpatrio di due scaglioni di 5.000. ammalati ciascuno. Ma non si conosce quanti ne siano effettivamente rientrati in Italia. Lo stesso Anfuso disse che «l'anno scorso alcune aliquote di malati gravi furono rimpatriate»; Verbale della riunione dei Consoli italiani, 12/13 gennaio 1945 (vds. precedente nota 479: ASMAE, busta 65), qui pag. 25.


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frase lapidaria599 : «In futuro anche i prigionieri di guerra italiani (sic) gravemente feriti o con gravi malattie dovranno essere rimpa·triati senza essere sottoposti ad un preventivo controllo medico a cura di una commissione mista». Una decisione molto promettente, tenuto conto che nel mese di giugno fu presa persino in esame la possibilità di accelerare i rimpatri previsti600. Per quella concessione esistevano però precisi motivi. Le condizioni degli ammalati erano talmente gravi che in caso di ritardi nel loro trasferimento minacciava la necessità di dover costruire ospedali appositi per loro6or . Proprio a tale proposito non può che destare una certa sorpresa il viaggio compiuto in Italia nel mese di luglio dal maggiore medico Dibowsk.i e dal Console Czibulinski per discutere con l' SS-Obergruppenfiihrer Wolff della prosecuzione dell'azione. Una operazione che si era già arenata per problemi relativi al ricovero. Al Ministero degli Esteri del Reich - come apparve evidente nel corso di un incontro con l'Ispettorato della sanità - si era favorevoli al rimpatrio. Per gli internati tornati in patria si sarebbe dovuto allestire a Bergamo un ospedale con 5.000 posti letto. Ma durante i colloqui avuti cial 27 al 31 luglio Wolff fu irremovibiie e decise che «per motivi di ricovero e propagandistici» non si dovevano più inviare in Italia altri treni cor. internati militari inabili al lavoro o da curare negli ospedali. Un :veto dell' SS-Obergruppenfiihrer che non impedì al maggiore medico Dibowski di far sottoporre al feldmaresciallo Keitel - · ma senza alcun successo - la proposta di ordinare l' esecuzi9ne di quei trasporti senza tener conto delle riserve che erano state avanzate602 . · (599) Wi G IV, Berlin, den 15.6.1944, Tatigkei tsbericht fiir die Zeit vom 1.4.44-31.5.44, BA-MA, H 20/120. Il Capo reparto prigionieri di guerra presso il Comando Supremo della Wehrmachr era responsabile per tuuo ciò che concerneva l' organizzaàone di questi trasporti, mentre l'Ispettorato di Sanità dell'Esercito doveva proyvedere alla fase esecutiva. Lo stesso Mussolini insisteva per far ri mpatriare inm(ediatamente gli invalidi di guerra; non gli impmtava - come già per·quanto riguardava gli insigniti della Medaglia d'Oro - se questi erano passati o meno dall ' altra parte. All'inizio di giugno si parlava di 300 inval idi che dovevano eGsere .dmpatriat.i (e di tre decorati <li Medaglia d'Oro): Diario S.A.T., pag. 48 sgg., 2.6.1944, PADF: Colloquio del Generale Toussaint col Ministro Vaccari a San Pietro in Cariano, qui pag. 49. (600) Diario S.A.J., pag. 76, 22.6.1944, PADF: Appunto sul colloqu io che ha avuto luogo ali' A.A. tra l'ing. Spanio! e il dotl. Hendler. (601) Ibid., pag. 102, 11.7.1944 (vds. anche precedente nota 568) (602) Wi O IV, Berlin, 7.9.1 944, Tatigkcitsbericht fiir die Zeit vom 17.44-31.8.44 (Kriegsgefangenenwesen), BA-MA, H 20/120. Cfr. in proposi to: Diario S.A.l., pag. 107,


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Per quanto riguarda i «motivi propagandistici» addotti da Wolff c'è da annotare che egli qui probabilmente si riferiva alle immagini suscitate dai reduci 603 e il generale delle Waffen-SS si preoccupava - giustamente dal suo punto di vista - degli effetti che avrebbero potuto avere sull'opinione pubblica. Come è noto, lo stesso Mussolini accennò durante l'incontro avuto con Hitler il 20 luglio alle conseguenze negative avute sugli italiani dallo spettacolo penoso offerto da esseri umani ridotti in condizioni quasi indescrivibili604. In ogni caso - in seguito alla succitata opposizione di Wolff, che aveva assunto proprio allora le funzioni di «Generale Plenipotenziario deJle FF.AA. Germaniche del Reich in Italia>> - il rimpatrio degli ammalati fu sospeso due mesi dopo il suo i:nizio. Al più tardi nel mese di settembre, il Ministero degli Esteri di Salò appreso con ogni probabilità in via non ufficiosa cos'era stato deciso i.n luglio dai tedeschi - volle reagire richiamando l 'attenzione di Berlino sui danni politici che avrebbe sicuramente provocato un simile rifiuto. Si sarebbero infatti diffusi malumori e delusioni fra le famiglie degli internati, informate già da settimane che era stato autorizzato il rimpatrio dei loro cari605 . Ma il divieto interessava naturlamente e soprattutto gli stessi internati. Nello Stalag III B di Fi.irstenberg si trovavano ad esempio circa 200 ammalati gravi, affetti in genere da tubercolosi. Da due mesi stavano sperando nel timpatriÒ promesso ed i continui rinvii fecero subentrare alla fine una rassegnazione che peggiorò ulteriormente il loro stato di salute. Data la situazione, sotto ogni aspetto preoccupante, e dei numerosi decessi provocati dalle condizioni sanitarie, il Governo fascista chiese nuovamente, ma anche questa 16.7 .1944 (vds. precedente nota 554); ibid., pag. I 12 16.7.1944 (vds. precedente nota 555). Si era dunque .già sparsa la voce che i tedeschi volevano impedire i rimpatri per motivi politici. Notizia smentita categoricamente dal Con,5ole generale v. Drnffel. Il diplomatico asserì che si sarebbe per il momento provveduto a rimpatriare soltanto gli ammalati meno gravi e gli internati che potevano essere trasportati. E proprio a tale riguardo pregò Vaccari d i esercitare le dovute pressioni sulla C roce Rossa Italiana per indurla ad aiutare gli enti tedeschi nell'alles tire a Bergamo un ospedale permanente e due ospedali provvisori.' (603) Per Esteri Posta Civile 305, Berlino, 4 agosto 1944 XXII, Riservato, f.to Anfuso, PADF. (604) DEAKIN: /)ie brutale Freundschaft, pag. 808 sg. (605) Vds. precedente nota 598: ASMAE, busta 34.


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volta senza successo, di inviare un treno-ospedale a Fi.irstenberg606. Vi si oppose il Comando Supremo della Wehrmacht. Questo, in occasione del cambiamento di «status», aveva in effetti assicurato all'Ambasciata di Anfuso che avrebbe ripreso quei trasporti di ammalati, ma questo soltanto quando in Italia sarebbero stati disponibili gli impianti necessari per il loro ricovero 607 . Nef frattempo però la situazione medico-sanitaria nel territorio del Reich aveva assunto aspetti davvero drammatici. Alla fine di agosto il nuovo Capo del Servizio Assistenza Internati comunicò al suo Governo che una «sensibile aliquota» di militari ammalati sarebbe sicuramente morta se non si fosse provveduto ad un loro tempestivo rimpatrio. E a causa dell'imminente cambio di stagione il numero di decessi avrebbe subito «un balzo enorme». I rappresentanti del Reich - sempre secondo Foppiani - non dimostravano tuttavia molta fretta per «l'elemento umano improduttivo». Pareva cioè che fosse loro indifferente se gli ammalati morivano o meno. Chiedeva di conseguenza che il Governo di Salò provvedesse al più presto a far allestire ospedali ed altri luoghi di cura per gli affetti da tubercolosi, in quanto proprio questi costituivano la maggioranza dei casi più gravi. Non c'era comunque tempo da perdere, perché gli stessi tedeschi consegnarono all'Ambasciata di Mussolini un elenco di 1.727 casi di TBC, 2.435 affetti da altre malattie e di 2.057 inabili al lavoro (con un totale quindi di 6.219 internati militari) che non potevano essere curati e guariti nel territorio del Reich608 . Dopo la richiesta di aiuto immediato da parte di Foppiani, Mazzolini cercò di accellerare i preparativi in Italia609 . In un primo tempo il Comando Supremo della Wehrmacht sembrò effettivamente disposto ad inviare in Italia almeno i casi urgenti. Ma si presentarono probabilmente ulteriori difficoltà. In ogni caso l'Ambasciatore Anfuso (606) P. Civ. 305, 6 settembre 1944-XXII, Nota Verbale, all'Ambasciata di Germania Fasano, ASMAE, busta 34, posizione Germania 5/8. (607) Verbale della riunione dei Consoli italiani in data 12/1 3 gennaio 1945 (vds. precedente nota 479: ASMAE, busta 65), qui pag. 25. (608) Lettera del dr. Foppiani, senza data, con l'allegato: Internati Militari Italiani i·n nota per il rimpatrio (Posizione al 20.8.1944), ACS, Carte Barracu, busta 3, F 155. (609) lbid., Ministero degli Affari Esteri Il Sottosegretario di Stato 115095, P.C. 305, il I OOttobre 1944-XXII, Med. d'Oro Francesco Maria Barracu Sottosegretario alla Presidenza P.d.C. 713, f.to Mazzolini; e ibid., Ministero degli Affari Esteri Il Sottosegretario di Stato, Urgente, P.C. 305, 12 ottobre 1944-XXH, Med. d' Oro Francesco Maria Barracu (vds. sopra).


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comunicò il 4 novembre che circa 7 .000 malati gravi sarebbero stati rimpatriati non appena il Governo di Mussolini fosse stato in grado di ricoverarli in relazione alle loro specifiche necessità610 . E quest' ultimo aveva bisogno di molto tempo. Alla fine di dicembre venne però detto che il problema era risolto e che il rimpatrio di 8.000 «ex internati» ammalati era in via di preparazione611 . In dicembre gli uffici competenti concordarono anche i dettagli per quanto concerneva il transito dei convogli degli ammalati attraverso il territorio svizzero. Furono stabilite inoltre le direttive per lo smistamento e la cura degli ammalati tornati in Italia6 12 • Nel frattempo il numero di coloro che dovevano essere assolutamente rimpatriati per motivi di salute era salito a 15.000 uomini 613 : un totale che comprendeva militari ancora internati ed ex prigionieri 614 . E il fatto che alcuni uffici del Governo fascista parlassero solo di ex internati lo si deve attribuire a ben precisi motivi propagandistici. Il 10 gennaio 1945, dopo aver ottenuto finalmente l'autorizzazione dalF SS-Obergruppenfuhrer Wolff «al trasferimento nell'I(6i0) Verbale della riunione del Comitato interministeriale per l'assistenza agli ~x internati avvenuta il giorno 4 novembre 1944 presso il Ministero degli Affari Esteri, ASMAE, busta 201, posizione Gennania 1/1-F-5, qui pag. 4 sg. (6 1I) Appunto per il Duce, 23. 12.1944 (vds. "j:irecedente nota 575: ACS, S.P.d.D .• busta 51), qui pag. 2. Nell'appunto veniva Lrattata soltanto la questione del rimpatrio degli ex internati affetti da qualche malattia. Per quanto concerne i dettagli in merito al ri mpatrio dei feriti e degli ammalati vds. Sottosegretario di Stato per l'Eserci to de l Ministero delle Forze Annate, Protocollo N. 1298/0/9-13, P.d.C. 7 13, lì 22 Dicembre 1944-XXIU, Oggello: Rimpatrio militari feriti e malati dalla Gennania, Al Ministero degl i Affari Esteri, Il Sottosegretario di Stato Carlo Emanuele Basile, ASUSSME, cartella 37, F: Militari rimpatriati dalla Germania (I-I); et ibidem: Sottosegretario di Stato per l'Esercito de l Ministero delle Forze Annate, Direzione Generale dei Servizi Logistici, Direzione Centrale di Sanità Militare, N° 7/lnt. prot. P.d.C. 717, 29/XII/1944-XXIII. Oggetto: Rimpatrio militari feriti e malati dalla Germania, Il Direttore della Sanità Militare, f.to Gen. Medico Pietro Ran1pi. (612) Ambasc iata d'Italia Berlino Ispettorato S.anitario per i Lavoratori ex Internati in Gennania, 23 Dicembre 1944-XXIII, Piano tecnico per lo smistamento e la cura degli ex-internati malati-feriti concordato Lra il consulente sanitario e Delegato Generale per la C.R.l. in Germania e la Direzione Generale di Sanità Militare e Pubblica del Ministero degli Interni, ACS, S.P.d.D., busta 2, F 25. (613) Croce Rossa Italiana Il Commissario, Relazione (vds. precedente nota 578: ACS, S.P.d.D.• busta 2), qui pag. 18. (614) Ministero degli Affari esteri, Relazione sull'attivil~ svolta dalla Direzione Generale degli Affari Generali dal giorno del suo trasferimento nell ' Italia settentrionale alla fine di gennaio 1945. XXIII. ACS, S.P.d.D., busta 76, F 647, SF 3, qui pag. 53 sg. Anche qui veniva indicata la cifra di 15.000. Si sperava di far rimpatriare sino a tutto febbrai~ circa 2.000 malati.


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talia settentrionale degli internati militari italiani gravemente ammalati», fu possibile concordare ·nel corso di un incontro italotedesco i particolari tecnici della seconda fase del rimpatrio 615 • Dovev,mo essere rimpatriati: <<gli inabili al lavoro, in primo luogo se invalidi di guerra o in seguito ad infortuni; i feriti di guerra di Russia, Grecia, nei Balcani o in Croazia», nonché coloro risultati affetti da mali incurabili o per i quali non si poteva prevedere una guarigione entro tre-quattro mesi, i quali vennero pertanto «dichiarati da una commissione medica tedesca non idonei a qualsiasi tipo di servizio». Non sarebbero stati invece rimpatriati i cosiddetti «intrasportabili .(i moribondi)». Si trattava di persone che, in base a quanto diagnosticato, sarebbero morti durante il viaggio o dopo il loro arrivo in Italia616. Il che significava che gli internati che si trovavano nelle condizioni più miserabili non sarebbero neanche capitati sotto gli occhi degli italiani dello stato di Mussolini. Il 4 marzo 1945 Chiurco chiese al Ministro dell'Ambasciata svizzera, Hans Frolicher, il permesso di transito per i treni-ospedale. In tale occasione assicurò la Missione diplomatica elvetica che si trattava di un trasporto su base volontaria e di quei soli internati militari ed ex internati che avevano i loro congiunti nell'Italia settentrionale. Era previsto di far rimpatriare in un secondo tempo anche gli ammalati dell'Italia meridionale. Chiurco ricordò inoltre che «sin dai primi giorni di gennaio 1945 premeva per iscritto e a voce presso il Capo della Delegazione del Comitato Internazionale della Croce Rossa in Germania, dott Marti, per ottenere il permesso di transito dei treni-ospedale attraverso la Svizzera». Fino a quel momento lo aveva fatto evidentemente senza successo, visto che il 4 marzo il Delegato generale chiese ancora una volta che Berna fosse tanto comprensiva da autorizzare per il momento il transito di (615) Kgf.. den 28.2.1945, Beitrag zum Kriegstagebuch fiir Monat Januar 1945, BA-MA, H 20/120, qui pag. 2. Si basava essenzialmente sul piano elaborato dal prof. Chiurco e approvato dai tedeschi (vds. precedente nota 612). (616) Croce Rossa Italiana Delegazione Generale per la Gemiania, Nr. di protocollo 1191 /4-B, Berlino 4.3.1945, An die Schweizerische Gesandtschaft in Berlin. Oggetto: Riickfiihrung der kranken IMI und ex-IMI aus Deutschland nach Italien, durch die Schweiz, ACS, S.P.d.D., busta 76, F 647, SF 6, qui pag. 2 sg. I treni-ospedale dovevano percorrere la linea Lindau-Chiasso-Como e partire in base àl seguente ordine di priorità: I. Gèirlitz, 2. Zeithain, 3. Vienna (Kaisersteinbruch, Pupping, Gneixendorf), 4. Berlino (Magdeburgo, Brandeburgo), 5. Amburgo (Wietzendorf, Sandbostel, Fallingbostel) e 6. Norimberga, ibid., pag. 5.


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«almeno» sette treni-ospedale. Ciascun convoglio avrebbe trasportato dai 300. ai 400 malati con l'iscrizione «Croce Rossa», ma anche per quanto concerneva tutte le altre questioni di interesse generale l'Italia fascista si sarebbe attel)uta esclusivamente alle norme della Convenzione di Ginevra del luglio 1929617 . In base alla relazione di Chiurco sulle attività della Croce Rossa Italiana il comportamento del Governo svizzero non appare molto comprensibile. Perché il Comando Supremo della Wehrmacht, il Ministero degli Esteri del Reich e la Croce Rossa Itapana avevano già concordato che il primo treno sarebbe partito il 25 gennaio e lo stesso Console svizzero a Milano aveva comunicato che le autorizzazioni previste erano state concesse dal suo Governo. Nulla sembrava quindi più opporsi al transito dei convogli e tutti gli interessati erano pienamente consapevoli che occorreva provvedere subito a quei trasporti senza perdere altro tempo. I tedeschi stavano nel frattempo sgomberando la Prussia orientale ed avevano dovuto abbandonare proprio allora gran parte della Slovacchia; il 26 gennaio i russi erano penetrati sino a Frisches Haff, isolando così la Prussia orientale ed avevano sfondato la posizione difensiva tedesca nella zona industriale dell'Alta Slesia, mentre 1' offensiva delle Ardenne sul fronte occidentale, in cui i tedeschi avevano riposto tante speranze, poteva considerarsi ormai fallita in ogni suo settore fin dal 23 dicembre 1944. Avvenimenti ben noti a tutti, anche nella Confederazione elvetica. Ciò nonostante, fatto da vero sorprendente, il suo Governo cominciò a temporeggiare. Bema non rispose neppure alle domande del Ministero degli Esteri tedesco: come conseguenza il primo treno-ospedale proveniente da Gorlitz arrivò così a Varese soltanto il 27 marzo, ossia con otto settimane di ritardo618 • (617) Ibid., Croce Rossa Italiana Delegazione Generale per la Germania Nr. di protocollo l l 91/4-B, Berlin, 4, Marz 1945, Herrn Minister Fréihlicher (sic) Schweizerische Gesandtschaft Berlin, f. to Chiurco. I militari da rimpatriare dovevano firmare la seguente dichiarazione (ibid., pag. 4 sg.) «Il sottoscritto (generalità e grado), militare dell'Esercito italiano, internato in Germania nel Lager di. .. da11'8 settembre 1943, affetto da ... chiede di · essere ricoverato in uno degli ospedali di Como, Varese, Milano, Vialba, Busto Arsizio, Garbagnate, Brescia, Bergamo o in altro luogo a cura del Comitato della Croce Rossa di Milano». · (618) Relazione sull'attività assistenziale della C.R.l. (da gennaio al 31 marzo 1945), 6.4.1945 (vds. precede!)te nota 501: ACS, S.P.d.D., busta 2), qui pag. 12 sg. Vds. anche: Sitzung beim Auswa.rtigen Amt Bcrlin - 28. Marz 1945: Wichtige Prpbleme betreffend


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Questi ammalati - senza tener conto dei rimpatriati nel maggio e giugno 1944 - non erano tuttavia i priµii internati o ex prigionieri che tornavano in Italia. Altri ex prigionieri o lavoratori affetti da qualche_malattia erano stati già rimpatriati in seguito ad · accordi intercorsi fra il Plenipotenziario generale per l'impiego della mano d'opera e il Commissariato Nazionale del Lavoro. In questo contesto era stato creato a Verona un «Centro raccolta lavoratori ammalati provenienti dalla Germania». Il centro serviva fra l'altro come luogo di convalescenza degli ammalati. Appena giunti al confine, i · rimpatriandi d'ambo i sessi dovevano consegnare tutta la valuta tedesca in loro possesso, ricevendo in cambio 300 lire (pari a 30 Reichsmark). Il viaggio era caratterizzato da molteplici ostacoli, al punto che occorrevano dai quattro ai cinque giorni per il solo percorso dal Brennero a Verona. E quando arrivavano finalmente al Centro raccolta, quegli italiani non servivano certamente da insegna per la Repubblica di Mussolini619. Le loro condizioni si potevano nel migliore dei casi definire miserevoli. La maggior parte di loro era vestita di soli stracci, raramente avevano le scarpe ed erano riconoscibili a prima vista come ammalati. Questi esseri umani sfiniti soffrivano il freddo e la fame, senza avere neppure i soldi per qualche acquisto. E dato che intemierte Italiener, ACS, S.P.d.D., busta 76, F 647, SF 6, qui pag. 1 sg. In questa esposizione di Chiurco si trovano alcune precisazioni relative al transito dei treni-ospedale in territorio svizzero. Il 13 marzo 1945 Berna autorizzò quel transito, ma chiese di piombare tutti i vagoni e di comunicare subito il numero di vetture e quello delle persone che avrebbero accompagnato i malati. Il primo treno-ospedale con 360 «internati militari» giudicati non idonei a svolgere una qualsiasi attività, arrivò verso le 18.00 del 26 marzo 1945 nella stazione svizzera di St. Marghereten. Per quanto concerne le difficoltìt precedenti cfr. anche GIANNOCOLO: Gli internati, pag. 87 sg., dove è riportato un documento in proposito: «Pro tocollo di una conversazione con l'inviato Albrecht dell'ufficio degli est.eri al 1°.3.45 relativo al trasporto di internati militari italiani nell'Italia Settentrionale attraverso I.a Svizzera». Debbono essere sbagliate le informazioni su 730 internati militari ammalati e abbandonati a Gorlitz alle truppe sovietiche, poiché il l O marzo la città era ancora - come prova anche il succitato trasporto avvenuto verso la fine del mese - nelle mani dei tedeschi. Vds. precedente nota 616 in merito al trasporto da Gorlitz. (619) Ubersetzung, Verona, den 10.1.1945, Sammelstelle fiir kranke Arbeiter, die aus Deutschland zuriickgekehrt sind., ACS, Uffici di polizia, busta 6, F 6, SF 45. Da notare che le somme in danaro sottratte agli italiani alla stazione di confine vennero inviate alla Reichsbank. Questa poi, dopo <<alcuni controlli» doveva trasferire quegli importi alla Banca Nazionale del Lavoro, banca che fu a sua volta costretta ad accertare gli indirizzi dei singoli lavoratori interessati al pagamento. Una procedura che richiese mesi senza la garanzia di un sicuro successo.


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nel territorio del Reich non ricevevano nemmeno le assegnazioni necessarie, non potevano acquistare nulla neanche laddove erano ancora in grado di pagare. Da simili rapporti si ricavano ulteriori indicazioni istruttive sulla vita degli internati militari dopo il cambiamento di status. Considerando la miseria patita dagli italiani nel Reich, appare degno di nota che nel gennaio 1945 giacessero negli uffici postali della Repubblica di Salò più di 500.000 pacchi contenenti fra l'altro - a quanto pare - anche vestiario destinati ai connazionali che lavoravano in Germania. Mancavano i mezzi di trasporto per spedirli al di là delle Alpi. Certi appunti del Servizio di sicurezza tedesco in Italia si riferivano anche essi ai cittadini italiani «liberi» e alle esperienze da loro fatte nel nord. Si può . ad esempio leggere: «I lavoratori e gli ·ex internati militari non fanno mistero .della loro avversione per la Germania, perché secondo quel che dicono sono stati trattati molto male ed attribuiscono in parte le loro coridiz~oni di salute alle scarse cure e ad un vitto insuffici,ente. Gran parte dei rimpatriati hanno la tubercolosi, ad uno stadio tale che non consente pressocché più la guarigione». È da presumere che nemmeno in Italia si sarebbe potuto più far molto per quelle vittime dell 'econo- . mia bellica tedesca: I rimpatriati furono accolti per non più di dieci-quattordici giorni negli ospedali o convalescenziari. Poi venivano dimessi - o meglio, abbandonati a se stessi - dopo aver consegnato loro 500 lire o, in casi eccezionali, dalle 800 alle 1.000 lire. Detto importo, che il Plenipotenziario generale tedesco residente a Lecco si riservava in ogni singolo caso particolare, può essere giustamente definito «ridicolo». Non era infatti possibile aiutare con questi importi gli ammalati, e nessuno doveva meravigliarsi se questi italiani d'ambo i sessi distrutti dal lavoro svolto in Germania facevano <<come colonne per affissioni viventi una propaganda contraria alle assicurazioni .altrimenti tanto promettenti del Reich». Il trattament.o riservato agli italiani in Germania era però già noto molto tempo prima del rimpatrio degli ammalati nel 1945. Si pensava che solo un «pazzo» avrebbe potuto ancora credere ad un'attività da svolgere nel Reich a buone condizioni. Queste c'·erano effettivamente state prima della guerra, ma ormai uno doveva essere un «folle o un suicida» per lavorare per l' economia bellica tedesca. Le condizioni fisiche di coloro che non potevano essere dimessi


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dagli ospedali perché gravemente ammalati o perché non possedevano «effettivamente più dei vestiti», tanto da non poter più uscire in strada, non facevano infatti che confermare e rafforzare tale convincimento620 . L'atteggiamento nei confronti dei tedeschi non dipendeva tuttavia dal solo stato fisico. Basterà ricordare che gli ex internati militari tornati in Italia nei ·mesi di marzo e aprile 1945 - anche quando le loro condizioni di salute erano buone ed il vestiario decente - non si astennero dall'esercitare una dura critica, considerata disfattista dagli esponenti del regime fascista621 . Il grande esodo degli schiavi del lavoro italiani dallo stato di Hitler ebbe inizio al più tardi nel marzo 1945. In base al calcolo del Capo di Stato Maggiore del Comandante Superiore Sud-Ovest, inviato ai vari Commissari in capo tedeschi e ad altre autorità n~ll'Italia settentrionale, circa 50.000 di questi uomini sfruttati verso la fine del mese si stavano avvicinando alla proptia pattia. 11 generale Hans Rottiger dimostrò in tale occasione molto buon senso _nell'esprimere, ormai rassegnato, il seguente giudizi0 622 : «Considerata la situazione e tenuto anche conto dei motivi del loro rimpatrio, non ci si può opporre a questo ritorno con qualche speranza di s_uccesso». Si poteva ,compiere al. massimo il tentativo di incanalare la fiumana dei rimpatriandi. Il generale non escludeva la possibilità di veder crescere sempre più quella marea umana. Ed è proprio quanto accadde. A metà aprile si avviarono verso il confine (620) Ibid., Der Befehlshaber der Sicherheitspolizei und des SD in ltalien, Verona, den 15.1.1945, Sonderbericht, An die Ref. III D, III B, III C, Betreff: S timmung der, wegen Krankheit oder rn·validitat, aus Deutschland zuriickkchrcnden ital. Arbeiter und ehemaligen Militarinteroierten. (621) Ministero delle Forze Armate Gabinetto Ufficio Generali Ispettori, Prot. N. 1187/M. 12, P.d.C. 867, 8 apr. 1945, Oggetto: Rientro internati. Al Ministero delle FF.AA. Gabinetto, Lto il Generale di Divisione Federico Magri, ACS, Mi nistero delle Forze Armate, busta 7, F 12. (622) 0.B. Stidwest (Obkdo. H.Gr. C) la T Nr. 9035/45 geheim, 30.3.1945, gez. Rottiger, BA-MA, RH 19 X/60. Vds. anche: Il Sottosegretario di Stato per la Marina, P.d.C. 873, 18 aprile 1945-XXJJI, Al Maresciallo d'Italia Rodolfo Graziani, Ministro delle Forze Armate, f.to Gemelli, ASUSSME, cartella 37, F: Militari rimpatriati dalla Germania (l-1 ). Gemelli inviò un rapporto del comandante Galeazzi riguardante l'affluenza di decine cli migliaia di militari italiani al Brennero. Galeazzi scrisse che tali uomini giungevano in Italia in condizioni deplorevoli: «In gran parte sono laceri e scalzi oltreché affamati». Scrisse inoltre che si erano verificati casi di' mortalità dovuti a lla fame quando già si trovavano in Italia. E Gemelli confessò l'assoluta insufficienza di assistenza da parte germanica ed italiana.


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italo-tedesco circa 100.000 persone fra lavoratori, lavoratrici ed ex internati italiani, provenienti - come pare - in gran parte dalla zona di Stoccarda. Nel frattempo le autorità delrltalia settentrionale si erano preparate all'arrivo dei connazionali bisognosi di aiuto623 . Il rimpatrio dei lavoratori italiani - compresi quelli coatti cominciò così prima ancora della fine ufficiale della Germania nazionalsocialista. Un ritorno che avvenne spesso in condizioni davvero caotiche li portò in una terra rimasta occupata dalle truppe tedesche fino al 2 maggio 1945, quando alle 14.00 entrò in vigore la resa del Gruppo di Annate C - al comando del generale Heinrich v. Vietinghoff-Scheel - che era stata già sottoscritta il 29 aprile. Una vera ondata di uomini si infranse sul confine dell'Italia nel periodo precedente e successivo alla caduta del «Terzo Reich». Trascinava verso le loro case internati militari, ex internati e lavoratori che erano stati deportati in Germania come «schiavi» o vittime della «caccia all'uomo» , così come quelli che, impiegati all'inizio come volontari a favore dell'economia tedesca erano poi ingannati dalla propaganda. Quel che arrivava spesso erano letteralmente dei relitti. Esistenze distrutte, logorate, spossate e alla deriva. Si incontrarono particolari difficoltà nello stabilire la loro esatta entità numerica e, a quanto risulta, non si riuscì sopra~utto a distinguerli a seconda delle varie categorie, E come sarebbe stato comunque possibile? L'Italia si trovava in uno stato d'emergenza e stava in parte sperimentando un cambiamento radicale delle strutture di potere. Senza considerare i problemi dovuti all'accertamento dello status avuto in Germania. Quanti di loro erano in possesso di una documentazione chiara e completa? Difficile distinguere con sicurezza chi - già internato nei Lager - si era offerto volontariamente di lavorare da quelli che furono in pratica ~ostretti a farlo dopo aver cambiato il loro «status» nelì' estate del 1944? L' unica cosa generalmente accertabile con sicurezza era l'appartenenza alle Forze Armate italiane prima dell'8 settembre 1943. Date le circostanze non fa meraviglia che manchino statistiche accettabili sul

(623) Ministero degli Affari Esteri, P.C. 305, lì 16 aprile 1945-XXlll, Appunto, F.to Rogeri, ACS, S.P.d.D., busta 76, F 647, SF 7.


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rimpatrio degli internati militari dall'area di potere tedesco nonooccupava della questiostante vi fosse un ufficio apposito che

si

ne624.

Alla luce di quanto sinora detto in merito all'assistenza materiale a favore degli internati militari, appare evidente che questa fu tutt'_al più solo accennata o· sporadica. Il fatto non cambia per l'interesse apparentemente sincero ad aiutare i prigionieri dimostrato da alcuni rappresentanti del Servizio Assistenza. Anche Mazzolini, la vera mente direttiva del Ministero degli Esteri della Repubblica Sociale Italiana, impersonava qui una figura positiva, per cui non sarà necessario approfondirne i motivi. È ovvio che i fascisti agivano nell'interesse del fascismo. Aspettarsi qualcosa d'altro non sarebbe realistico; anche se i vincoli posti dall'ideologia non potevano tuttavia escludere che l'uno o l'altro agisse in base a criteri ispirati all'umanità. Però le buone intenzioni non bastavano per mettere veramente in moto qualcosa. Non appare illecito rilevare che da parte tedesca non tutti fecero ostruzione per quanto concerne l'assistenza agli internati. Ma si trattò - in ambito ufficiale - di casi sporadici, nella misura in cui era richiesta umanità. Perché le concessioni fatte agli internati tutelavano di norma gli interessi della Wehrmacht e dell'economia tedesca. Così fu, verso la metà del 1944, quando le esigenze dovute all'evolversi degli avvenimenti costrinsero alcune autorità e altri enti ad assumere un atteggiamento pragmatico non più orientato esclusivamente a1lo sfruttamento totale della mano d'opera ma anche alla salvaguardia della capacità lavorativa. II primo a mani(624) In merito alle indicazioni del la Relazione ufficiale ita liana sul rimpatrio devono essere espresse notevoli riserve, specie per quanto concerne la classificazione dei rimpatriati ed ai dati numerici. Le indicazioni qui riportate non hanno comunque trovato riscontro nei dati riportati dalle fonti italiane e tedesche. Cfr. Ministero della Guerra, Ufficio Autonomo Reduci da prigionia di guerra e Rimpatriati, Relazione sull'attività svolta per il rimpatrio dei prigionieri di guerra e internati 1944- 1947, Roma 1947. Citato, fra l'altro da TORSIELLO: Le operazioni delle unità italiane, pag. 683; vds. anche ROCHAT: Memorialistica pag. 53 sg., dove l'autore esprime un giudizio molto critico sulla attendibilità delle cifre pubblicate nel succitato testo. Questi i dati relativi ai rimpatriati indicati dalla Relazione ufficiale: dalla Germania: 14.033 ufficiali, 599.158 sottufficiali e militari di truppa; dalla Francia: 1.06 1 ufficiali, 29.520 sottufficiali e militari di truppa; dagli Stati balcanici (isole comprese): 1.640 ufficiali, 97.979 sottufficiali e militari di trnppa; dalla Svizzera: 1.979 ufficiali, 12.918 sottufficiali e militari di truppa. Senza considerare i militari che tornarono in Italia dalla Svizzera, i reduci dai campi di prigionia tedeschi sarebbero stati quindi 743.391.


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festare · comprensione per un adeguato trattamento degli internati militari italiani fu il Ministero degli Esteri del Reich. Si può del resto riassumere che per la difettosa organizzazione, le carenze in campo economico, le pressioni esercitate a ben precisi fini ed i risentimenti ideologici non vi fu un sostegno materiale a favore dei soldati internati degno di nota. I militari italiani deportati nei campi tedeschi, ossia le vittime dell'8 settembre 1943, percepirono, e nel migliore dei casi solo sporadicamente, qualcosa di questi sforzi positivi ai quali si è accennato. La maggior parte di loro vegetava soffrendo fame e freddo nei rispettivi Oflag e Stalag. E l'impegno privato dei connazionali soccorrevoli spesso si infrangeva già contro i problemi nei trasporti. Difficoltà dimostrate, fra l' altro, da quel già citato mezzo milione di pacchi ancora giacenti nel 1945 presso gli uffici postali dell'Italia settentrionale in attesa di essere spediti ai posti di lavoro o ai campi di prigionia cui erano destinati.

d) Ingiustizia e disumanità del diritto - I «reati di omicidio» alla vigilia della liberazione Al loro rientro in patria degli italiani provenienti dalla Germania raccontarono di aver dovuto compiere a piedi tutto il percorso da alcune località nei pressi di Hannover sino al confine, perché nel «Terzo Reich», ormai prossimo al suo crollo definitivo, non funzionavano più i vari mezzi di trasporto 625 . Ciò significava senz'ombra di dubbio, una marcia lunga, faticosa e piena di stenti attraverso un territorio in cui difficilmente potevano aspettarsi un qualche aiuto. Ciò nonostante quegli uomini - militari reduci dall ' internamento, ex internati oppure i cosiddetti lavoratori civili liberi - erano dei fortunati poiché alla fine riuscirono a tornare in Italia. Per un numero non meglio accertato dei loro compagni di sventura il soggiorno coatto nello stato nazionalsocialista· si concluse invece in modo analogo a quanto già accaduto a migliaia di militari italiani nel corso delle operazioni di disarmo svolte dalla Wehrmacht dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943. Alla vigilia della liberazione divennero infatti vittime degli assassinii od omicidi (625) Vds. precedente nota 621: ACS, Ministero delle Forze Annate, busta 7.


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volontari commessi da tedeschi in divisa. Una differenza che aveva peso soltanto per quanto concerneva la commisurazione della pena da parte dei giudici che giudicavano i colpevoli, in quanto simili sottigliezze giuridiche non potevano più influire sul destino di coloro che furono impiccati o fucilati in modo spietato, In base all'arido linguaggio forense vengono denominati in genere reati di omicidio. Dalla logica della difesa degli accusati si evince che dal loro modo di agire non scaturivano sensi di colpa. Essi avevano ucciso degli uomini, è vero, ma lo fecero perché ne avevanò ricevuto l'ordine e agirono di conseguenza nel senso voluto dall'autorità statale, di cui si riconoscevano soltanto quali organi. esecutivi. Un simile modello comportamentale lo si può registrare sia nelJ' ambito dei crimini commessi ai danni dei prigionieri di guerra italiani dopo l'armistizio del 1943 che per le mostruose bestialità compiute nei mesi di marzo ed aprile del 1945. Ed è di queste che si parlerà principalmente qui di seguito. Ci si deve chiedere a questo punto: come si giustificarono sotto il profilo meramente giuridico - gli autori di simili delitti dopo il .1945? Lo fecero innanzitutto richiamandosi al cosiddetto Katastrophenerlass (decreto per casi di catastrofe) del Reichsfi.i.hrer-SS e al paragrafo 47 del Codice penale militare. Detto decreto trae origine dall'estate 1943 . Nel corso dei violenti bombardamenti subiti dalla città di Amburgo il Hohere SSund Polizeifi.i.hrer (la più alta autorità locale delle SS e della polizia) aveva ordinato di propria iniziativa di fucilare, «senza sottoporli ad un qualsiasi giudizio, dei saccheggiatori stranieri colti sul fatto». Himmler approvò questa procedura a posteriori, dandone comunicazione a quanto pare con una circolare a tutti gli Hohere SS- und Polizeifi.i.hrer. E nell'autunno del 1943 lo stesso Himmler decise di sostituire detta circolare con un decreto speciale per attribuire un «sicuro fondamento giuridico» a quelle disposizioni che si sarebbero dovute d'ora in avanti applicare in casi simili. Non si deve infatti ignorare che nel corso e in seguito ai succitati bombardamenti, detenuti evasi dal carcere ed elementi stranieri avevano saccheggiato la città anseatica commettendo gravissimi crimini. Come Geheime Reichssache (documento segretissimo di interesse del Reich) questo decreto doveva ·essere «portato a conoscenza di tutti gli uffici esecutivi interessati». Le autorità del Reich non pubblicarono mai in forma ufficiale detto Katastrophenerlass, ma anche


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dopo il 1945 alcuni giuristi hanno sostenuto che malgrado ciò il decreto fu giuridicamente vincolante. Per quanto concerne il contenuto del decreto si può infatti leggere in una perizia: «Da questo gli Hoheren SS-Polìzeifa.hrer venivano autorizzati in caso di catastrofe - incuranti delle autorità altrimenti competenti in loco - a prendere provvedimenti in proprio, a far eseguire nei casi più gravi persino la pena di morte, qualora a seguito della distruzione dei centri di trasmissione non sia stato più possibile chiedere disposizioni dai superiori»626 . Il problema vero, quello della possibihtà, garantita dalla legge, di potersi adeguatamente difendere nelle vesti di imputato, qui non aveva alcuna importanza. Un decreto ormai introvabile, il cui contenuto, ricostruito in base ai ricordi dei suoi esecutori - interessati naturalmente a citarlo a proprio discarico - offrì proprio a questi la possibilità, se ritenuto opportuno, di precisarne il testo con particolari per loro vantaggiosi oppure di illustrarne le sole linee a carattere generale. In altri termini, era sempre possibile aggiungere o togliere qualche frase a seconda delle necessità personali. Trascorsi infatti due anni daHa perizia citata, venne affermato che, in base a quel decreto: «I Comandanti Superiori delle SS e della polizia oppure i Capi delle centrali di polizia (Chefs der Polìzeileitstellen) erano autorizzati nelle cosiddette zone colpite da catastrofi a condannare a morte i saccheggiatoti di qualsiasi nazionalità e senza limitazioni per gli appartenenti ai popoli dell'Est». Si riferì a questa versione per esempio il Dr. B., Consigliere governativo a Francoforte sul Meno, che aveva fatto giustiziare «senza un particolare procedimento, e relativa sentenza» - otto italiani ritenuti colpevoli di saccheggio627 . Si può persino ammettere che il fatto si fosse eventualmente verificato e che forse quegli uomini lo avessero commesso. Ma senza una regolare indagine che si prestasse in qualche modo ad una verifica e tenuto conto sia dell'impossibilità da parte degli interessati di avvalersi di un'assistenza legale o quanto meno di difendersi nel corso di un regolare (626) Proprio a tale riguardo: Begl. Abschrifl! Der sog. Katastrophenerlass, Rechtsgiiltigkeit und Befolgungspflicht. Rechtsgutachten, Ffm. Falkenstein, den 30.XI.1951, NHAH, Nds. 721 Hildesheim Ace. 106/80, 158, foglio I 82a-c. (627) Dr. jur. F.B., Hildesheim, den 12. Juni I 953, An den Herrn Vorsitzenden des Schwurgerichts bei dem Landgericht Hildesheim, NHAH, Nds. 721 Hildesheim Ace. 106/80, 159, foglio 123.


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procedimento, sia delle ulteriori difficoltà create agli stranieri della lingua tedesca, ogni decisione presa dopo il · 1945 si è basata in genere su quanto asserito da una sola delle parti, ossia dai rappresentanti del regime nazionalsocialista. Le vittime non erano più in · vita e non si poteva consultare una qualsiasi documentazione scritta. Senza voler esaminare la questione del fondamento giuridico e del carattere vincolante sotto il profilo giuridico, si deve in ogni caso constatare che, nel quadro dell'accertamento del diritto dopo il 1945, il Katastrophenerlass continuò a proteggere gli sgherri di una organizzazione criminale, ai quali in passato - ammesso che sia effettivamente esistito - aveva consentito più di qualche atto arbitrario, anche dopo il crollo del «Terzo Reich». Così come accadde al già citato Consigliere governativo ed SS-Sturmbannfuhrer Dr. B., quando fu chiamato a rispondere di omicidio. La Corte d'Assise che lo giudicava dovette emanare una sentenza assolutoria628 e non aveva probabilmente altra scelta. Il succitato paragrafo 47 del Codice penale militare offrì ai militari della Wehrmacht che eseguirono ordini criminali una via di uscita non meno comoda e sicura per liberarsi dalle responsabilità personali, dato che questo paragrafo precisava: «Se nell'esecuzione di un · ordine di servizio viene violata una legge penale, il solo responsabile è il superiore che ha impartito quell'ordine». In un ambiente dove vigeva il principio di ordine e obbedienza, il disposto del paragrafo serviva probabilmente, nei casi dubbi, a togliersi qualche peso dalla coscienza. Il dipendente poteva essere tuttavia accusato di «concorso nel reato» qualora avesse ecceduto nell' eseguire l'ordine o fosse stato a conoscenza che «l'ordine del superiore riguardava un'azione finalizzata ad un reato [di carattere] civile o militare» 629 . Il paragrafo 47 quindi, mentre stabiliva che gli appartenenti alle Forze Armate tedesche - anche dopo .il 1933 - non avevano né la facoltà né il dovere di eseguire ordini criminali, sottraeva nel contempo da ogni procedimento giudiziario tutti coloro i quali avendone o meno il diritto - si fossero difesi in modo convincente appellandosi alla clausola della consapevolezza. È lecito supporre· che _quel paragrafo 47 non facesse che accrescere l'ignoranza ed (628) lbid. (629) Der ProzejJ gegen die Hauptkriegsverbrecher, voi. 2, pag. 178.


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attenuasse gli scrupoli morali specie in tempo di guerra, quando erano in gioco delle vite umane, ossia il bene più prezioso in uno stato di diritto. Un episodio accaduto dopo l'armistizio italiano e narrato dalla scrittrice Lydia Stephan può spiegare ancor meglio ciò che si è voluto sinora dire. Un giorno, la. Stephan conversò con un fisico americano di origine tedesca, che godeva di grande considerazione. Nel settembre 1943 questi - soldato semplice diciannovenne - si trovava con la sua unità nell'Europa meridionale. Rice".ette allora l'ordine di uccidere o fors'anche di assassinare un ufficiale italiano, ossia il suo camerata di ieri. "Egli stesso, nel linguaggio degli ordini, parlava di «fucilare». Il carnefice e la vittima si diressero quindi verso il luogo dell'esecuzione l'uno accanto all'altro oppure l'uno dietro l'altro. Ad un certo momento il candidato alla morte cominciò a parlare, ma non in lingua italiana - che il soldato non avrebbe forse capito - bensì in un corrente tedesco. L'ufficiale tirò fuori dalle tasche delle fotografie. Mostravano la moglie ed i figli. Accennò alla sua giovane guardia che lo avrebbe potuto facilmente far andare. Conosc~va il terreno, si sarebbe nascosto, la guerra doveva comunque. essere vicina alla fine. Sarebbe stato tanto semplice accogliere quell'appello al sentimento umano, conservare il figlio ad una madre, il marito alla moglie e un padre ai suoi figli. Bastava spaiare un colpo in aria e dire di aver eseguito l'ordine. Tuttavia il soldato tedesco non lasciò fuggire il compagno d'armi che non gli aveva fatto nulla e chiedeva di aver salva la vita. Non lo risparmiò, lo uccise, anche se non era necessario farlo e, molto probabilmente, senza la coscienza di aver commesso un'ingiustizia. Dal suo punto di vista non aveva fatto altro che compiere il proprio dovere: aveva eseguito l'ordine ricevuto, di cui era responsabile un'altra persona. Non vi sarebhe nulla da aggiungere, se non una semplice osservazione. Mentre il famoso scienziato raccontava questa sua storia tanto deprimente quanto purtroppo vera, stava gustando la sua seconda coppa di fragole con panna montata. Si tratta certo di un fatto marginale, ma vale la pena ricordarlo, perché riflette quella mentalità che era sintomatica di quel diffuso atteg- . giamento verso l'uccidere per ordine ricevuto, descrivibile come indifferenza o disinvoltura. Se l'apparenza non inganna, l'ex appartenente della Wehrmacht non sentì il peso di quanto aveva fatto né nel 1943 né nei decenni successivi. Continuava così a vivere, come


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molti altri, con la piacevole e scagionante sensazione di non aver commesso nessun reato ai sensi del Codice penale militare. Vi furono tuttavia uomini che dopo simili episodi non riuscirono più a trovare la loro serenità spirituale, pur non essendo così direttamente coinvolti come il non meglio identificato fisico. Uno di questi, l'allora ventenne caporalmaggiore Gustav Striibel, testimone nel noveJllbre 1943 di un crimine di guerra, diede sfogo per iscritto a quel gravoso ricordo dell' «orribile assassinio». Lo fece con lo spirito analitico dell'accademico, ma non con freddezza e distacco, bensì con sgomento, alla ricerca di una spiegazione dell'incomprensibile. In quel novembre il giovane prestava serv1Z10 presso una compagnia della Divisione «Bra~denbtirg» che risultava ufficialmente a disposizione del Servizio informazioni militari/servizio spionaggio e controspionaggio, ma che veniva in realtà impiegata da tempo per condurre con la massima tempestività operazioni di controguerriglia nell'area balcanica. A metà del mese la sua compagnia conquistò una cittadina al confine settentrionale del]' Al. bania, dove prima dell'armistizio diversi ufficiali italiani stavano riprendendosi dalla malaria. Dopo 1'8 settembre, vista occupare quella località dai partigiani, gli ufficiali italiani si erano allontanati ed avevano cercato, rifugio nei dintorni presso alcuni contadini. Stavano quindi ancora vivendo grazie alla compassione altrui e ripagavano quella ospitalità con dei lavori manuali. Il Comando tedesco di Belgrado lo venne a sapere e fu probabilmente il Gruppo di Armate Fa dare l'ordine di catturarli. Un'azione che non creò il minimo problema, dato éhe si <<trovavano delatori a sufficienza ed i ricercati erano troppo indeboliti dalla fame e dalla fe,bbre per poter fuggire». Ma i 59 prigionieri sembravano non aver capito bene quale sarebbe stata la loro sorte. Totalmente «all'oscuro» qualcuno salutò i militari della Wehrmacht «come amici al momento della cattura». Alla compagnia era stato dettò in un primo tempo di condurre gli ex alleati ad Ocrida, ma le piogge torrenziali avevano trasformato in poche ore il corso quasi asciutto del Drin i Zi in una corrente tanto impetuosa da distruggere quasi subito l'unico ponte disponibile. Il reparto era rimasto pertanto.isolato e «Belgrado», per «alleggerire» le proprie truppe, ordinò di «liquidare gli italiani». Questa «idea folle» provocò reazioni molto diverse: «Mentre la maggioranza restò indifferente, alcuni sudtirolesi che avevano optato per la


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Germania, si lasciavano andare ad idee di vendetta. Allo stesso tempo altri proponevano di rispedire per ora gli ufficiali dai contadini». Il comandante della compagnia, un tenente ventitreenne fu irremovibile e motivò la sua decisione disumana con la frase: «Ma questi sono soltanto degli italiani! ». Si manifestò in effetti quel «solito razzismo» , di cui si è già più volte parlato, che non era affatto rivolto - come ha osservato giustamente Strtibel - «contro i soli ebrei e slavi» e che non può essere assolutamente ritenuto «male congenito ed esclusivo di fanticì nazisti». I prigionieri italiani dovevano essere ammassati in un ovile vuoto che si trovava vicino al luogo della loro esecuzione, situato lungo la scarpata: «Da qui le vittime furono tirate fuori ad una ad una e condotte verso il fiume. Dovevano inginocchiarsi sull'orlo della scarpata in modo che i loro corpi cadessero automaticamente giù dal ripido pendio dopo il colpo alla nuca. Se ciò non riusciva, bastava un calcio; gente disposta a sferrare calci ce n'era a sufficienza». Era il tenente che provvedeva personalmente all'esecuzione. E i candidati alla morte? Questi non potevano ignorare cosa stesse accadendo fuori dell'ovile e si sarebbero svolte fra loro scene commoventi. Ma all'improvviso uno degli ufficiali più anziani cominciò a pregare ad alta voce una preghiera che fece ammutolire poco alla volta chi gridava o piangeva. Un «coro di orazioni» andò quindi incontro all'eccidio. La maggioranza degli italiani dimostrò in quell'occasione un contegno ammirevole. Un ufficiale, mentre stava per inginocchiarsi, «rise in modo sprezzante» e si gettò con un gran balzo nel fiume in piena. Il 22 novembre il fiume trascinò i cadaveri di 41 militari italiani, seguiti due giorni dopo dagli altri 18 massacrati. Erano tutti ammalati, deboli, innocui e assolutamente innocenti . Li s i volle sterminare solo perché creavano qualche fastidio. Nessuno si prese la cura di annotare i loro nomi e, molto probabilmente vennero e sono ancora considerati dispersi630,. Nei libri e nei vari documenti consultati non si sono trovate altre testimonianze del genere. I colpevoli in genere facevano riferimento alla strumentalizzazione dell ' uomo in guerra per alleggerirsi soggettivamente da una colpa oggettiva. Ciò dovrebbe aver reso più facile il continuare a vivere a coloro che perpetrarono i massacri tra i prigionieri italiani a Cefalonia, Corfù, Coo e in altre (630) Cfr. STEPHAN: Groschenromane; e STROBEL: ltaliener.


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località. ancora. A questi luoghi della crudeltà e dell'orrore - perché non possono essere definiti altrimenti - se ne aggiunsero altri, specie nel 1945. La situazione delle fonti disponibili non facilita però in nessun modo .una ricerca intesa ad avvicinarsi quanto più possibile alla verità storica. Forse- si spiega così fra l'altro il perché le atrocità commesse a danno degli italiani continuarono a scatenare speculazioni e notizie sensazionali rivelatesi dopo qualche tempo prive d'ogni fondamento. Si può ricordare a questo proposito che sin dal 1944 venne ripetutamente accennato al presunto sterminio di circa 2.000 militari italiani nella fortezza di Leopoli631 . Ancora nel 1988 si sparse la (631) In seguito alla pubblicazione deY risultati cui è pervenuta dopo mesi di ricerche una Conunissione d'inchiesta italiana, la c·itata asserzione può ritenersi invalidata, Ministero della Difesa: Relazione conclusiva, comple~sivarnente. È stato criticato direttamente - o in un contesto più ampio - il modo di procedere della Commissione. Cfr. soprattutto REVELLI: La commissione, pag. 451-455; dello stesso autore: L'ultimo frome, pag. XV-XXVI e pag. LU-LXII; ROCHAT: Gli IMI nella storiografia, pag. 46-49; e CAJA NI: Deblin come Leopoli, pag. 55-58. Comunque sia, detta Commissione doveva accertare esclusivamente quale attendibilità attribuire al cosiddetto «caso Leopoli». È una cosa diversa chiedersi se vi possano essere state fucilazioni di italiani in qualche luogo nei dintorni della città. Anche se non esistono prove convincenti al riguardo, nessuno può escludere del tutto una tale eventualità. Si deve tuttavia ammettere che poi non si parla più del caso originale Leopoli (per quanto riguarda il compito originario della Commissione vds. però anche la posizione di REVELLI: L'ultimo fronte, pag. XIX). Nel frattempo, piuttosto, le ricerche si sono indirizzate verso alu·i fatti avvenuti nei dintorni della città. Per quanto se ne sa, all' inizio del 1990 da parte sovietica sono stati consegnati alla Procura Militare Italiana nuovi documenti sull'eccidio di soldati italiani presso Leopoli. Bisogna attendere il risultato di questa nuova indagine. A prescindere da questo, sarebbe veramente sorprendente se venisse presentato qualcosa di diverso dalle testimonianze oculari. Si deve considerare infatti che l'allora Governo sovietico ha intavolato la questione degli omicidi che sarebbero avvenuti a Leopoli già nel corso del processo ai criminali di guerra di Norimb,erga. Nel periodo successivo Mosca non ha addotto prove che potessero dare una svolta alle discussioni ancora in corso. Pertanto non c'è da pensare che gli sforzi attuali possano non portare a risultati assolutamente convincenti. Per quanto riguarda però il presunto eccidio di circa 2.000 militari italiani a Leopoli si possono citare anche i risultati negativi delle indagini svolte in merito dalla Zentrale Stelle der Landesjustizverwaltungen zur Aujklarung vo11 NS-Verbreche11 (Ufficio Centrale delle Amministrazioni giudiziaria per l'accertamento dei crimini nazisti) di Ludwigsburg. Rivestono notevole interesse per quanto concerne il presunto eccidio di 2.000 militari italiani: Verbale dell'interrogatorio del teste Augustin Klernencjewitsch, Leopoli, 13.9. 1944; e il verbale dell'interTOgatorio dello stesso teste, Leopoli, 15.9. I 944; inoltre: Protokoll der Kornmission ftir die Feslstellung und Untersuchung der von den deutsch fascrustischen Eindringlingen in der Stadt Lemberg begangenen Kriegsverbrechen. Lemberg, den 1.-6. t l .1944 (verbale della Commissione per le indagini e gli accertamenti relativi ad atti criminosi commessi da elementi fascisti tedeschi penetrali nella città di Leopoli), ZLANS, II 302 AR 507/57; nonché 6.2.1987, Angebliche Erschie/3ung von etwa 2000 inlernierten


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voce di un eccidio di 10.000 internati militari a Deblin632 . Dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale si parlò dei 1.500 morti nelle cantine del mercato di Danzica633 e dei 1.000 e 2.000 prigionieri italiani uccisi rispettivamente a Siedlce e Chelm. Le ricerche compiute nell'accertare i maltrattamenti disumani inflitti agli internati militari e tali da provocarne talvolta la morte, non hanno trovato però prove concrete a conferma di questi supposti massacri 634 • D'altra parte non è possibile chiarire con assoluta certezza tutti i dubbi espressi in proposito 635 , mentre si può

italienischen Offizieren und Soldaten im Herbst und Winter 1943/44 (Presunta fucilazione di circa 2.000 ufficiali e<l altri militari italiani nel!' autunno e inverno 1943/44 ), ZSLANS, 302 AR-Z 242/76; inoltre: Staatsanwaltschaft bei dem Landgcricht Stuttgart, 12.5.1966, An klageschrift Ks 5/65 Schwurgericht Stullgart gegcn R . und andere, ZLANS, 12 Js 1464/61. Sa.r ebbero anche da considerare: Dok. Nr. USSR-6, Miucilungen dcr Aul3erordcn tlichen Staatlichcn Kommission zur Festste llung und Untcrsuchung der Schandtaten der faschistischen deutschen Eindringlinge, SANii, Bestan<l KY-Anklage (ani concernenti i processi ai criminali di guerra - accusa); e ibid., Dok. Nr. USS R-68. verbali delle escussioni dei testi del 13 settembre 1944. Entrambi i documenti non sono stati pubbli cati nei volumi de l processo a carico dei princi pali crimi nali di gue rra. In meri to ad una argoment azione· indire tta contro i presunti aui deliuuosi commessi a Leopoli, cfr. inoltre: BA, R 52 IIl/3, R 52 111/3, R 52 lll/3à e NS 19n664. Riguardo alle reazioni provocate 1987 dopo la publicazione di nuove notizie s ul «caso Leopoli», vds. KL/NKHAMMER/WOLLER: Verwirrende Berichte, pag. 696 sgg. Per quanto si riferisce ad ulteriori presunti crimini· compiuti a danno di italiani nei Lager polacchi, vds. soprattullo DATNER: Crimes, pag. 240 sg., con delle gravi accuse che non sono però dimostrate da prove convincenti. Poco soccorrevole in proposito è il già citato testo di WJLCZUR: Le tombe; ma si confronti inoltre Niewola dello stesso autore. (632) L'infondatezza della noti zia non ha impedito di susc itare viva eco nella stampa. L'unico ad approfondire l'argomento è stato CAJANI: Deblin come Leopoli, pag. 55-98, che scrive in pag. 64: «Finché non emergeran no nuove prove, insomma, possibilmente attraverso sistematiche esumazioni , non si può affermare c he a Deb.lin ci furono massacri di italiani, e neppure un'alta mortalità dovuta a stenti e malauie». E Wilczur, la cui presa di posizione in merito al presunto massacro di Deblin è pubblicata da Cajani come appendice I. ibid .. pag. 69 sgg., afferma: lo «sterminio di 10.000 italiani nell a fortezza di Deblin è priva di basi». L'autore ringrazia il dott. C laudio Sommaruga per avergli consentito di prendere vis ione della relazione trasmessa al Ministero de lla Difesa italiano s ulla «Missione in Polonia a Dcblin e Chelm». svolta il I 3 e 14 giugno 1988. Un testo che conferma come non esistano indizi e tanto meno prove in merito al massacro. (633) Deposizione di Andrea Magni in: Ministero deg li Affari Este1i,. D.G.A.P. - IX, Roma 29 marzo 1946, Presunto eccidio di prig ionieri di guerra italiani a Danzica ASUSSME. cartella 2256. (634) Cfr. per Danzica, Chelm e Sie.dice: Crimini nazisti, ASUSSME, cartella 176. (635) È quanto accenna Sommaruga nella sua relazione inviata al Ministero de ll a Difesa italiano (vds. precedente nota 632), ossia c he nei pressi di Chelm vi potrebbero eventua lmente essere degli italiani uccisi. escludendo tuttavia che si possa trauare di ufficiali dello Stalag 319.


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sostenere senza timori di smentita che i prigionieri italiani dovettero pagare un enorme tributo di sangùe e che molti di loro vennero assassinati dai propri guardiani. Il 15 "dicembre 1943 le SS uccisero nel campo di concentramento Dora, situato a pochi chilometri di distanza da Nordhausen in Turingia, sette alpini costretti a lavorare sotto terra. Questi uomini non volevano essere trattati peggio dei loro compagni di prigionia polacchi e russi ed avevano detto al sorvegliante che avrebbero continuato a lavorare solo dopo aver ricevuto l'integrazione del vitto a quelli concessa. Tenuto conto che svolgevano un lavoro oltremodo faticoso per 12-18 ore al giorno si trattava di una richiesta più che giustificata. Ma venne segnalato soltanto che non volevano più lavorare senza specificare il motivo del loro rifiuto. Le SS arrestarono gli alpini e li uccisero il giorno dopo senza averli interrogati o, quanto meno, ascoltati636 . Sìmili fatti si sarebbero verificati durante tutto il periodo dell'internamento o della prigionia, ma fu soprattutto · verso la fine della guerra che la brutale violenza aumentò a dismisura. In base a quanto raccontato da un cappellano militare, le SS uccisero il 13 febbraio 1945 a Brenna nell'Alta Slesia quindici ex militari italiani che fuggiti dal loro Lager durante un bombardamento aereo, si erano poi uniti ai partigiani. Furono nuovamente catturati nel corso di un combattimento e i tedeschi ne fucilarono immediatamepte due assieme agli altri partigiani russi e polacchi ancora vivi. Rinchiusero subito dopo i rimanenti tredici italiani in una piccola baracca, alla quale le SS diedero successivamente fuoco, facendo così morire quegli italiani carbonizzati dalle fiamme. È anche noto che il 3 marzo 1945 la Gestapo «massacrò» a Teschen tre internati per motivi che non è stato mai possibile accertare637 . Nell ' aprile 1945 i guardiani del campo di concentramento di Buchenwald uccisero almeno 26 italiani, che vennero poi sepolti nel cimitero di Bad Gandersheim638 . E sempre a Buchenwald persero la (636) LOPS: Caduti italiani nei principali Lager, pag. 58. (637) Ibid., pag. 60 sgg., con l'indicazione dei nomi. (638) Jbid., pag. 62 sg., con l'indicazione dei nomi Non risulta comunque chiaro se vi siano anche dei militari. Uno dei deceduti risulta appartenere al campo di concentramento di Dachau.


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vita non meno di 416 militari a causa di esecuzioni, maltrattamenti, debilitazione fisica o malattie6J9. Cinque militari italiani sopravvissuti che, assieme ad altri 137, erano stati avviati al «campo di punizione AZ di Pothoff» perché non avevano voluto collaborare in nessun modo con i tedeschi, hanno descritto un atto delittuoso che sarebbe stato commesso quando la guerra stava già per finire. Con l'avvicinarsi degli Alleati, le cui truppe erano ormai giunte a pochi chilometri da Osnabrtick,. il campo venne sgomberato. Il convoglio fu bombardato e già molti prigionieri persero la vita nel corso di quella incursione aerea, mentre gli altri - sempre secondo il racconto - vennero trucidati dal personale di scorta. E sfuggirono al massacro, oltre ai cinque italiani che riuscirono ad evadere dal campo prima del suo abbandono, soltanto due o tre persone640. In effetti quanto accadde in quelle ultime settimane di guerra può essere definito un «inferno nell'inferno». Lo confermano anche gli episodi verificatisi nel campo di educazione al lavoro di Unterliiss. Una località che la memorialistica cita con maggior frequenza, descrivendola come un vero inferno. Vegetavano in quel campo assieme a prigionieri di altre nazionalità circa 70 militari italiani, fra i quali 56 ufficiali. Da parte tedesca erano stati privati del loro «status» di militari e contro la loro volontà erano· diventati lavoratori civili, cioè lavoratori forzati. A causa della resistenza opposta furono successivamente rinchiusi nel campo di punizione e il 9 aprile quando le SS abbandonarono Unterltiss, i guardiani del campo uccisero con un colpo alla nuca, oltre a diversi malati, anche un tenente italiano 641. Circa 90 detenuti di quel Lager cominciarono infine ,a incamminarsi per una marcia a piedi verso est di quasi 110 chilometri. E fra quegli uomini che avanzavano più o meno faticosamente e passarono l'Elba nei pressi di Domitz si trovavano cinque ufficiali e (639) lbid.. pag. 63-76, con i nomi di 2 11 morti. Nella cifra indicata sono compresi anche ·q11egli italiani che persero la vita nei campi secondari di Buchenwald. . (640) MORANDI: Strajlager, pag. 134 sgg. (641) DESANA: Italiani in piccoli luoghi, pag. 15- 19. L'autore, già internato militare e prigioniero a Unterliiss, si occupa anche di altri Lager. Nel suo testo descrive gli aspetti particolari della vita in quei luoghi e i motivi del rifiuto ad ogni forma di collaborazione con i regimi fascista e nazionalsocialista. Su Unterliiss, che viene citato più volte nel corso della descrizione, cfr. anche CAPPUCCIO: Gli ufficiali dello Strajlager, pag. 79.


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sette soldati dell'ex Regio Esercito italiano. Il gruppo di prigionieri si assottigliava à vista d'occhio, perché le SS uccidevano a sangue freddo chi non poteva più camminare o coloro che cercavano di fuggire - ma si trattava di tentativi disperati - durante i frequenti attacchi aerei. Non lo si può dimostrare, ma si deve presumere che tra quei prigionieri uccisi vi fossero anche i sette militari di truppa italiani. Lo si ritiene perché dopo la guerra non si seppe più nulla di loro; un silenzio da considerare molto strano, qualora avessero superato la <<marcia della morte», tenuto conto delle numerose ed accurate indagini proprio per quµnto concerneva Unterlliss e del pubblico dibattito su quell'orribile campo» 642• Un altro crimine rivela una crudeltà quasi incredibile. Venne commesso nell 'aprile 1945 vicino a Treuenbrietzen. In questa cittadina, situata a circa 50 chilometri a sud-ovest di Berlino e che contava allora più di 10.000 abitanti, c'erano due imprese tedesche che impiegavano prigionieri di guerra, mano d'opera straniera ed altri lavoratori coatti. Si trattava della ditta Kopp & Co., che produceva munizioni per la fanteria e proiettili traccianti, e l'azienda Dr. Kroeber u. Sohn, specializzata in strumenti di precisione. La ditta Kopp & Co. utilizzava per la sua produzione sia la fabbrica A, situata a circa due chilometri fuori della città, sia la fabbrica S a Selterhof, una località a circa cinque chilometri da Treuenbrietzen, con un impianto ausiliario a Roderhof. I quasi 3.000 lavoratori coatti e prigionieri di guerra assegnati all'impresa - italiani, belgi, francesi, olandesi, polacchi e russi - vivevano in baracche costruite nelle vicinanze degli impianti di produzione. Anche il Lager per gli uomini impiegati dalla ditta del Dr. Kroeber si trovava in una zona a poca distanza dai capannoni I lavoratori erano controllati dai sorveglianti aziendali posti alle dipendenze - a quel che si dice di ufficiali della Wehrmacht. Dopo la guerra, nel corso di indagini intese ad accertare se a Treuenbrietzen fossero stati effettivamente commessi reati di omicidio, vennero presi in considerazione lituani, russi, francesi, appartenenti alla Hitlerjugend e anche italiani. Qui interessano soltanto (642) Lettera del Senatore Paolo Desana (27.10.1989), uno degli ufficiali sopravvissuti alla marcia della ·morte. Per il suo lavoro l'autore si è potuto avvalere del generoso aiuto e delle preziose ed esaurienti informazioni nonché del materiale offertogli a suo tempo dal Senatore Desana.


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questi ultimi, anche se il rapporto ufficiale sulle indagini sulla loro sorte si limitava a costatare che nell'aprile 1945 «cittadini italiani» vennero costretti a recarsi dalla fabbrica A in direzione del comune di Nichel, nel circondario del Belzig. Qui, nei cosiddetti «Weinbergen» (probabile nome di una radura), sarebbero stati uccisi «dalla Wehrmacht o dalle SS». E non si arrivò a formalizzare l'ac·c usa perché, nonostante gli interrogatori di numerosi testimoni, non si riuscì a configurare in maniera concreta quanto accaduto643 • Pare che le autorità incaricate dell'inchiesta abbiano rinunciato a sentire quei quattro militari italiani che sfuggirono all'eccidio, solo perché si gettarono tempestivamente a terra, venendo così coperti e protetti dai cadaveri dei loro camerati uccisi. I soldati Edo Mangialardi, Germano Cappelli, Antonio Ceseri e Vittorio Verdolini, pur non essendo in grado di fare i nomi dei colpevoli di quella strage, avevano raccontato già nel 1945 cioè poco tempo dopo il reato cos'era successo nei «Weinbergen». In base alla loro versione dei fatti, le truppe sovietiche avevano occupato Treuenbrietzen la sera del 21 aprile. Per i prigionieri di guerra ed i lavoratori coatti sembrava essere arrivata la libertà, perché i loro guardiani avevano preso il largo. Ma gli stessi russi rion erano rimasti nella città, e il 23 aprile ritornò a sorpresa a Treuenbrietzen un altro reparto tedesco. Tutti gli stranieri, suddivisi per nazionalità, dovettero riunirsi in un unico La.ger. In merito allo «status» . degli · italiani vi è qualche contraddizione: Antonio Ceseri asserì che dal 22 agosto 1944 venivano tutti considerati lavoratori civili, ma il 23 aprile i soldati tedeschi li avrebbero definiti nuovamente internati militari per poterli uccidere come «badogliani». Edo Mangialardi e Germano Cappelli sostennero invece che nelle fabbriche di Treuen.brietzen venivano impiegati sia .lavoratori civili italiani sia internati militari. E i tedeschi avrebbero separato questi ultimi dagli altri per condurli poi via sotto scorta. Presso un sottopassaggio della linea ferroviaria WittenbergPotsdam la · colonna incontrò altri reparti della Wehrmacht e il (643) Der Generalstaatsanwalt der DDR, An den Leitenden Oberstaatsanwalt Koln, Berlin, den 29.4.64; e koln, den Ù.8.1970, An das Hessische Landeskrimìnalamt, Abt: V SK, Wìesbaden, ZSLANS, 117 AR 1579/65.


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capitano, i cui uomini conducevano via le vittime, riferì in quell'occasione ad un ufficiale più elevato in grado di aver catturato « 150 prigionieri italiani». Restano oscuri i dettagli discussi dagli ufficiali. Dopo una buona mezz'ora gli internati militari - che trasportavano adesso cassette di munizioni - ripresero a camminare. Qualcuno cominciò ad avere un oscuro presentimento, un atroce sospetto che si rivelò più che fondato non appena percorsi altri 1.500 metri. Gli italiani dovettero appoggiare le cassette di munizioni sul l'orlo di una specie di cava di sabbia, al centro della quale poi si ammassarono. Il capitano ordinò il fuoco e i tedeschi cominciarono ad investirli sparando da uria distanza di cinque o sei metri. Ai quattro italiani che giacevano sotto i corpi crivellati dei loro connazionali sembrò che quel massacro non avesse mai fine. Udirono le grida di terrore quando vennero esplosi i primi colpi, le invocazioni disperate dei feriti a~le loro madri, le risa sfrenate degli assassini e la loro cinica domanda rivolta ai votati alla morte: :«w_o ist marna? (dov'è la mamma?)». Poi il silenzio interrotto subito dopo dai colpi di una pistola, una pistola che si avvicinava sempre più per porre fine all I agonia dei feriti con un proiettile sparato alla loro testa, ma che · sembrava nel contempo minacciare anche i quattro eh~ si erano nascosti. Ebbero fortuna, non vennero visti, riposavano vivi ed atterriti in una fossa comune. Passarono lì vicino ·altri militari tedeschi che si sarebbero divertiti a sparare anche .loro contro quegli italiani ormai morti. Nei ricordi dei sopravvissuti il terrore durò due ore e forse più, finché, dopo aver udito qualche rumore non vennero coperti da un sottile strato di sabbia. Subentrò dopo, ma non seppero dire quando un silenzio di tomba, si fece notte e cominciò a piovere. Solo allora osarono uscire dalla fossa per nascondersi nel bosco vicino, sperando di incontrare al più presto i nemici dei tedeschi. Due di loro accompagnarono nell'agosto del 1945 gli incaricati del Governo di Roma sul luogo dell'eccidio. Non ebbero la minima difficoltà a trovarlo. Le salme giacevano ancora sotto uno strato di sabbia tanto sottile da far individuare i loro contorni. Dal terreno .emergevano qui un cranio e poco più in là degli arti, mentre nell'aria tutt' attorno ristagnava l'odore nauseabondo della putrefazione. Yen-


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nero esumate in tutto 125 vittime italiane, di cui l 11 ·identificate644 . Uomini che non avevano commesso reati di nessun genere e ai quali nulla si poteva rimproverare se non di essere italiani! Le notizie sui fatti accaduti nel campo di educazione al lavoro di Liebenau - che dipendeva dalla Centrale della Gestapo di Hildesheim - non appaiono tanto sicure come le testimonianze rese dai superstiti di Treuenbrietzen. I detenuti in questo campo venivano costretti a lavorare nella fabbrica di polveri della Montan lndustriewerke, che era stata presa in appalto dalla Società a responsabilità limitata Eibia - diretta dalla ditta Wolff & Co. di Walsrode - per prodotti chimici 645 . Detenuti che venivano impiegati dalla direzione della ditta per i lavori di impianto e di potenziamento della fabbrica, ricevendo un trattamento uguale a quello previsto per i campi di concentramento delle SS. Con un vitto sufficiente soltanto sulla carta, ma in realtà per nulla commisurato agli sforzi compiuti, dovevano lavorare duramente per 17 ore al giorno (dalle 05.00 alle 22.00). Calci e percosse erano all'ordine del giorno. Era inoltre previsto un «trattamento speciale» per i recalcitranti, il che significa che le SS li facevano torturare. Da una statistica molto probabilmente inesatta e incompleta, si può apprendere che, in meno di 18 mesi e nel corso di una detenzione che sarebbe dovuta durare ufficialmente dai 21 ai 56 giorni, .furono registrati fra i prigionieri 250 casi di decesso. Nella misura in' cui non si trattava di esecuzioni per «insubordinazione» o «sospelH tentativi di fuga» (ne vennero segnalati sette casi) le altre cause di morte indicate si prestano a varie interpretazioni. È infatti difficile rendersi conto di come e del perché 180 prigionieri morirono in seguito a «disturbi circolatori» ed altri 28 per «debolezza fisica e insufficienza cardiaca»646. Non (644) Ministero della Guerra, Gabinetto, Prot. N. 220107/II 232.l.4., P.M. 3800, Roma, 18 Settembre 1945, Oggetto: Atrocità naziste: massacro di Prigionieri italiani. A,lla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Gabineuo - Roma. Allegato L; Comando Centro Raccolta Ex Prigionieri di guerra, N. 45 di prot., Luckenwalde, lì 29 Agosto 1945, Oggetto: Riconoscimento delle salme di italiani massacrati da soldati tedeschi a Nichel di Treuenbrietzen (Belzig) il 23 aprile 1945, f.to Ettore De Blasio, Il Generale di divisione Comandante del Centro Raccolta Ex Prigionieri, ASUSSME, cartella 174. Cfr. inoltre i documenti pubblicati da LOPS: Documenti sui caduti, pag. 68-73 (con i nomi delle salme identificate e l'accenno ad unità delle SS quali responsabili dell'eccidio, il che non può essere tuttavia dimostrato); stesso autore: Caduti italiani nei principali Lager, pag. 50. (645) BOMHOFF: Liebe11<1u, pag. 170. (646) lbid., pag. 175.


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appare in ogni caso esagerato affermare che qui era il lavoro che li distruggeva. Dopo che nell'aprile del 1943 vennero ultimati i lavori di potenziamento degli impianti di produzione di Liebenau, il campo di educazione al lavoro - già funzionante dal novembre 1941647 o forse sin dal gennaio 1-940648 - si trasferì nel mese di maggio a Lahde, una località a circa sei chilometri da Minden. Ne consegue che a Liebenau - o quanto meno in quel campo - non possono esservi stati rinchiusi degli internati militari. Nel caso che vi fossero stati inviati cittadini italiani, dev' essersi trattato in questo caso dei cosiddetti lavoratori · stranieri. In effetti vissero in quella piccola località dal 1939 al 1945 - ma non tutti contemporaneamente circa 1.200 italiani64 9 . Quando nella memorialisticà si parla di internati militari che furono trasferiti presumibilmente .: ai primi di aprile del 1945 dal «campo di punizione» di Liebenàu in un Lager della Gestapo nei pressi di Hannover650, ci si trova certamente di fronte ad uno scambio, del resto non inconsueto. Detenuti di altre nazionalità riferirono infatti dopo la loro liberazione che le autorità tedesche li avevano avviati nel novembre 1944651 o addirittura ancora nel febbraio del 1945652 nel campo di educazione al lavoro di Liebenau. Accadde molto probabilmente che, dopo il trasferimento, i detenuti provenienti.da Liebenau abbiano continuato a chiamare con questo stesso nome il nuovo campo, nome che venne così appreso e usato anche dai prigionieri arrivati in un tempo successivo nel Lager di (647) Ibid., pag. 175, dove l'autore scrive che il Lager «venne costiiui to nel novembre 1941 a 'Moor' nella Eickhofer Allee)). (648) Comité International de la Croix-Rouge, Vorliiufiges Veneichnis, pag. 494. In base ai documenti della Procura regionale di Verden, dal novembre 1941 all'aprile 1943 vi sarebbe siato a Liebenau un campo di educazione al lavoro, ZSLANS, 414 AR 346/62 (2 Js 226/62). (649) BOMHOFF: Liebenau, pag. 172. (650) Cfr. LUSETTI: Lager Xl - B, pag. 239; il 27.7.1945 I'autor sostiene di aver letto proprio nel giornale come sarebbe finito il «martirio» dei detenuti nel «famoso campo di ilisciplina». Si riferisce a tale riguardo alla relazione dell'internato militari (o ex internato) Guerrino Facon, che egli riporta integralmente a pag. 240-243. Un breve accenno a questo massacro si trova anche in PIASENTI: Il lungo inverno, pag. 284. Secondo Piasenti le vittime italiane sarebbero state 560, ma la cifra non è sicuramente esatta. (651) Bezirkskomrnission zur Untersuchung von NS-Verbrechen in Lodz, Az.: OKL/Kpp. 72/75, Zeugenvemehmungsprotokoll vom 26. Januar 1977 beim Rayongericht in Lodz, ZSLANS, 414 AR 346/62. (652) OBENAUS: Seelhorster Friedhof, pag. 255, dichiarazione del capitano del.l'Esercito sovietico Peter Palnikow in data 1.5.1945.


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Lahde653 . Ed è altresì probabile che ci si volesse in tal modo riferire alle immutate, tremende condizioni di vita, di cui Liebenau era diventato un vero simbolo. Il campo di educazione al lavoro di Lahde era stato costituito dalle SS all'inizio del maggio 1943 e dipendeva dalla Centrale della Gestapo dì Hannover. In certi periodi vi furono rinchiusi fino a 880 persone. A parte qualche tedesco, in prevalenza cittadini di religione ebraica, la massa dei detenuti era costituita dai cosiddetti «stranieri scansafatiche». Dal maggio 1943 ai primi di aprile del 1945 furono avviati complessivamente a Lahde circa 7.000 uomini. Alcuni rimanevano nel Lager per il periodo previsto,· ossia fino ad un massimo di 56 giorni, ma altri anche a tempo indeterminato. Molto spesso Lahde assolveva le funzioni di Lager di transito per i campi di concentramento del1e SS, ove finivano in genere gli «irrecuperabili», oppure serviva come «luogo d'esecuzione» per prigionieri condannati a morte. La massa dei detenuti era impiegata nella costruzione del bacino artificiale di Windheim, oppure per l'impianto di una centrale elettrica che la ditta Polensky & Zollner stava realizzando per la Preussische-Elektrizitats-AG. Altri 40 o· 50 uomini lavoravano in via permanente presso la ditta SchaumburgerSteinbrtiche (cave di pietra) di Steinbergen654 • Alcuni testimoni affermarono che questa succursale rappresentava un vero «campo di punizione» del Lager di educazione al lavoro. Dal lavoro estre~amente gravoso nelle cave facevano ritorno esclusivamente uomini totalmente distrutti e non più in grado di lavorare655 . Senza volersi soffermare ulteriormente su quanto di orribile accadeva in quel campo656, anche perché le caratteristiche di simili (653) Ciò lo suppone anche Obenaus per il caso Palnikow, cfr. ibid .. pag. 255, noia 88. (654) Der Obcrstaatsanwall, Biclefeld, den 1.4.1960, An den Untersuchungsrichter be im Landgericht Bielefeld, Betrifft: Strafsache gegen Karl Winkler u. A. wegen Mordes; e: Beglaubigte Abschrift. Vgf. (o.O.), Il) Einrichcung und Zweck des Lagers (Lahde), pag. 13 e 71 sg., ZSLANS, 414 AR 1488/69. Cfr. anche Comilé lnternationale de la Croix-Rouge: Vorlaufiges Verzeichnis, pag. 493. (655) Deposition on oath of J.L., July 23th 1946, ZSLANS, JAG 26 1 AEL Lahde. (656) Un testimone allora impiegalo presso J'ammini ;!razione del campo fece a questo proposito la seguente deposizione: ,;Durante la mia perma,1enza nel Lager i prigionieri non avevano cc1to abbastanza da mangiare. Donnivano in baracche sovraffollate su tavolacci di legno, con una o mezza coperta ciascuno. Lava1oi e latrine erano insuffi cienti, le baracche sporche e piene di pidocchi. I prigionieri non ricevevano materiali per la pulizia. Non venivano dati asciugamani o spazzole e si dislribuiva solo raramenie del sapone. Il loro


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Lager sono state appena descritte . parlando di Liebenau, c'è da considerare che numerosi crimini commessi a Lahde e Steinbergen - se riferiti a maltrattamenti o uccisioni di detenuti considerati cittadini delle · «nazioni alleate»657 - costituirono l'oggetto principale di quattro processi istituiti da tribunali militari britannici. Vennero accusate 27 persone, quattro delle quali furono condannate a morte ed una all'ergastolo. I giudici inflissero inoltre 20 anni di reclusione a due imputati, 15 anni ad altri due, 10 anni ad un imputato, 5 anni ad un altro, 4 anni a due imputati, 1 anno ad altri tre e 3 mesi di reclusione agli ultimi due condannati. Ne vennero quindi assolti soltanto nove. Tutte le pene di morte furono poi commutate - per interposta grazia - nell'ergastolo. Ma nessuno dei principali responsabili di quei crimini ha scontato completamente la sua pena. Al più tardi nel 1960 venne rilasciato - per ultimo - lo stesso direttore del campo, mentre sembra che un condannato sia morto durante il periodo di detenzione658 • . Si è ritenuto necessario illustrare più approfonditamente il rapporto esistente fra Liebenau e Lahde, perché proprio in merito a questi due Lager nacquero notevoli confusioni, almeno per quanto concerne gli internati militari. Esistono inoltre indizi tali da far ritenere - anche se ciò non sembra sia stato sinora considerato con vestiario era costituito quasi esclusivamente di stracci e ricevevano altri indumenti solo quando erano ormai mezzi nudi. Indumenti tolti ai prigionieri morti. La biancheria mancava del tutto a 2/3 dei prigionieri. Sono entrato una sola volta nell'infenneria e, a mio avviso, non appariva sufficientemente pulita. I prigionieri che venivano picchiati non ricevevano poi le necessarie cure mediche». Citato in base a Deposition on oath of J.L. (vds. precedente nota 655). (657) 3 Ws 35/60 OLG Hamm, VU 2/60 LG Bielefeld, 5 Js 329/58 StA Bielefeld, Beschluss Strafsache gegen [...] Karl Winkler (u. A.) wegen Mordes und Korperverletzung mit Todesfolge, 9.8.1960. Si trattava soltanto di stabilire se continuare gli accertamenti per l'uccisione di cittadini tedeschi. La 3a Sezione penale della Corte di Appello di Hanun rispondeva affennativamente a questa domanda. Una decisione contraria al parere espresso dalla 2" Camera penale del Tribunale di Bielefeld che il 20.5.1960 aveva respinto l'istanza in data 10.5.1960 della Procura diretta contro quanto disposto il 4.5.1960 dal Giudice istruttore di Bielefeld in merito alla sospensione dell'istruttoria preliminare: 5 Js 329/58 StA Bielefeld, VU 2/60, Beschluss in Voruntersuchungssache. Il 26.7.1961 la 2• Camera penale (estiva) di Bielefeld decise di prosciogliere da ogni accusa gli imputati di omicidio e lesioni corporali, pag. 21 -27 e pag. 87-90, ZSLANS, 414 AR 1488/69. (658) Il processo principale si svolse dal 22 gennaio al 14 febbraio 1947 a Wuppertal. Seguì un secondo processo dal 3 al 23 marzo 1948 ad Amburgo. Questo, come il primo e terzo processo prese in esame quanto accaduto a Lahde. Il quarto processo si occupò invece dei fatti di Steinbergen, pag. 69 sg., ZSLANS, 414 AR 1488/69.


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la dovuta attenzione - che fra le persone uccise sia al momento dell'abbandono del campo di Lahde, sia più Lardi al cimitero di Seelhorst a Hannover, vi fossero degli internati militari o degli ex internati italiani. Non si possono comunque ricostruire quei fatti con assoluta certezza. Secondo la relazione di Guerrino Facon, purtroppo di stampo alquanto 'impressionista e quindi con diverse lacune per quanto riguarda lo sviluppo cronologico che non consentono di fornire risposte esaurienti a determinati interrogativi, si può tracciare il seguente quadro: all'inizio di aprile le truppe americane non erano ormai molto lontane da Lahde e la direzione del campo aveva già cominciato ad organizzarne lo sgombero totale. Nel corso di questi preparativi i guardiani ordinarono a quindici prigionieri, fra i quali Facon, di recarsi all'infermeria. Raggiunti i locali indicati si presentò agli occhi di quegli uomini uno spettacolo orrendo. Appartenenti alle SS avevano impiccato alla crociera delle finestre o freddato con un colpo alla nuca 55 detenuti ricoverati all' infermeria. Si trattava di persone ritenute a quanto pare troppo deboli per poter abbandonare il campo con le proprie forze. E fra i trucidati Facon riconobbe un amico con cui aveva affrontato quel triste destino dai giorni del trasferimento dall'area balcanica659. Questo racconto differi sce in qualche particolare da altre descrizioni delle ultime ore trascorse nel Lager, ma quanto riferito da testimoni tedeschi conferma nel complesso i ricordi dell'ex detenuto italiano. Il Pubblico Ministero elencò per esempio tra i vari reati commessi nel campo di Lahde anche l'ordine impartito dal suo direttore di uccidere il giorno prima della pa1tenza circa 70 persone. In base alla deposizione della guardia E.W. quell'ordine venne eseguito660 e si disse, in questo contesto che furono individuati e uccisi i malati che non erano in grado di camminare661 . Persino uno (659) LUSETI1: Lager XI - B, pag. 240 sg., a causa del modo cli esprimersi del Facon nori si può dire con certezza se all'inizio furono tutti impiccati, ossia se il «colpo alla nuca» doveva soltanlo abbreviare l'agonia. (660) Beglaubigte Abschrift. Vfg. (o.O.), In.) Strafbare Handlungcn, pag. 72; e: Der Oberstaatsanwalt, Bielefeld, den 1.4.1960, An den Untersuchungsrichter bcim Landgericht Biclefeld, Betrifft: Strafsache gegen Karl Winkler u. A. wegen Morde.~, pag. 13, ZSLANS, 414 AR 1488/69. (661) Der Untersuchuogsrichter beim Landgcricht Bielefeld, V.U. 9/60, Erkliiruog des Angeschuldigten Karl Winkler, Hanoover, den 30.9.60, pag. 55 sg .• ZSLANS, 414 AR 1488/69.


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degli accusati dichiarò che al momento dello sgombero mancava un certo numero di prigionieri ammalati. Un fatto di cui sembrò in 1.rn primo tempo molto sicuro, perché gli avevano consegnato i «relativi biglietti». As~erì al tempo stesso di non sapere nul1a se, da chi e in base a quale ordine i pazienti fossero stati eventualmente uccisi. Successivamente lo stesso ex guardiano sostenne persino di. non essere poi tanto certo che i detenuti assenti fossero stati ammalati662 . Qualunque sia stata la verità, è ovvio che un imputato cerchi di discolparsi. In ogni caso si può constatare una evidente concordanza fra la deposizione del teste E .W: relativa a1I'eccidio dei malati e la descrizione dell'ex internato italiano. Oltre tutto Facon espose quei fatti con notevole anticipo rispetto al processo del Tribunale militare britannico di Wupperta1, che prese per la prima volta in esame il «caso Lahde» nel 1947. Qualora non si voglia sostenere che questi abbia mentito, è lecito affermare che durante i preparativi per l'abbandono del campo di educazione al lavoro di Lahde, vennero trucidati dei detenuti ammalati, fra i quali si trovava almeno un ex militare italiano. Gli altri prigionieri di Lahde, suddivisi in tre colonne di 250-300 uomini ciascuna, cominciarono a dirigersi verso Hannover e, almeno a quanto pare vi fu un numero imprecisato di fucilazioni663. Il 4 aprile, dopo due giornate di marcia - o addirittura tre in base ad altre fonti 664 - i detenuti arrivarono nella prigione della Gestapo situatata n~IIa ex lsraelitischen Gartenschule (scuola israelitica di giardinaggio e orticoltura) di Ahlem nei pressi di Hannover665. Ciò che accade successivamente a quel1e 800 persone sarà (662) Der Untersuchungsrichter beim Landgericht Bielefeld, V.U. 9/60, Erklanmg des Angeschuldigten Wil helm Brockmeyer, Hannover, den 30.9.60, pag. 50 (e vds. precedente nota 661, pag. 56, in merito a quanto asserito sui malati mancanti), ZSLANS, 414 AR 1488/69. Il direttore del Lager K. Winkler ammise soltanto che prima dello sgombero del campo e in seguito ad una direttiva avuta da Hannover aveva fatto fucilare venti polacchi e russi, accusati di furto ai danni della ferTovia, di saccheggio e di aver avuto rapporti intimi con donne tedesche. Cfr. al riguardo OBENAUS: Seelhorster Friedhof. pag. 237, nota 5. (663) Deposition on oath of J.L., Ju ly 23th 1946, ZSLANS, JAG 261 Arbeitserziehungslager Lahde; e: Der Untersuchungsrichter beim Landgericht Bielefeld, V.U. 9/60, Erklarung des Angeschuldigten W ilhelm Brockmeyer, Hannover, den 30.9.60, ZSLANS, 414 AR 1488/69. (664) Facon parlò di una marcia a piedi durata due giorn i, LUSETI'l: Lager Xl - B, pag. 241. (665) In base a quanto asserito da K. Winkler le colonne camminarono per tre giorni, OBENAUS: Seelhorster Friedhof. pag. 236, e ibid., nota 2. Secondo altri testimoni i detenuti


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trattato in questa sede solo prendendo in esame la questione dell'uccisione di internati militari o ex internati italiani. . Sembra sicuro che, ancor prima dell'arrivo dei prigionieri, l' SS-Obersturmbannfuhrer e Consigliere superiore di governo Johannes Rentsch, da cui dipendeva la Centrale della Gestapo di Hannover (morto, a quanto si dice, suicida)? avesse deciso di eliminarne un certo numero «nell'interesse della popolazione civile». In un primo tempo avrebbe voluto farne uccidere 200 ancora nel campo di Lahde, l'ordine relativo fu dato da Rentsch la notte sul 31 marzo. Ma si dimostrò essere ormai troppo tardi per quell'azione prevista da tempo e da eseguire all'avvicinarsi degli Alleati. Rentsch dispose quindi <<di uccidere all'occasione» i 200 detenuti «durante la marcia»666 . A quanto risulta le vittime del trasferimento non furono così numerose. L' Obersturmbannfuhrer aveva perciò preso acèordi con l'amministrazione del cimitero di Seelhorst per farvi trucidare i . detenuti . Questi - in totale 154 o 155 furono scelti sia fra i prigionieri già presenti ad Ahlem sia tra quelli arrivati dal Lager di Lahde con una selezione durata quasi tre ore667 . Facon ha descritto il fatto tanto deprimente con poche, ma efficaci parole. Ricorda che i guardiani separarono alla morte 126 uomini da quelli provenienti da Lahde e, dopo averli contati più volte, distrussero i loro sarebbero invece arrivati ad Ahlem già il 2 aprile oppure soltanto dopo il 4 aprile (cioè il 5 o il 6 di questo mese). Il Comité Intemational de la Croix-Rouge, Vorlaufiges Verzeichnis, pag. 493, ha scritto che il campo di educazione al lavoro di Lahde si trasferì ad Hannover il 4/5 apriie 1945. Ciò confermerebbe quanto dichiarato dall' imputato, poi assolto, J.L. di aver abbandonato Lahde con l'ultimo trasporto di prigionieri il 4 o 5 aprile. Si potrebbe ritenere che le varie colonne di marcia si siano trasferite in giorni diversi, il c~e spiegherebbe a sua volta le differenze relative alla data di arrivo, ZSLANS, JAG 261 (vds. precedente nota 663). (666) OBENAUS: Seelhorster Friedhof, pag. 236 sg ..A quanto pare furono giudicati «meritevoli di morte» quei detenuti che erano stati imprigionati perché ritenuti colpevoli di «atti crudeli o di gravi reati contro là prop1ietà» oppure per aver avuto «rapporti sessuali proibiti». Nel campo di Lahde si trovavano inoltre dei prigionieri per i quali era prevista l'esecuzione oppure l'invio in campi di concentramrnento di 3° grado (ibid., pag. 240). Si ignorano i motivi esatti di queste pene, ma all'inizio, in base ad una circolare di Himmler in data 2 gennaio 1941, dovevano essere avviati ai campi di concentramento di 3° grado «tutte le persone arrestate per aver commesso gravi colpe, specie· se nello stesso tempo criminali pregiudicati ed asociali, ossia difficilmente ricuperabili», BROSZAT: Nationalsozialistische Konzentrationslager, pag. 107. Ma, come già illustrato con l'esempio del cosidetto «KugelErlass», anche i prigionieri di guerra e gli internati militari potevano essere considerati - in caso di fuga - elementi da 3° grado ed inviati di conseguenza a Mauthausen. (667) OBENAUS: Seelhòrster Friedhof, pag. 240.


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documenti personali668. Un impiegato di Ahlem affermò invece che le persone votate alla morte furono 154, di cui 56 già detenute in prigione e 98 provenienti dal campo di educazione al lavoro. Non si dispone di notizie esatte per quanto concerne le suddette cifre e la nazionalità dei detenuti uccisi. Si è in genere propensi a ritenere che le vittime fossero cittadini sovietici, anche se - esumate le salme il 2 maggio 1945 - fu possibile identificare senza possibilità di dubbi soltanto cinque russi. Da quella fossa comune, dove non si può escludere vi siano stati sepolti anche italiani massacrati, la commissione incaricata estrasse i corpi di 153 uomini e di una donna, uccisi - così la perizia medica - «da colpi alla testa esplosi da dietro da brevissima distanza» 669; Se quanto asserito da Facon risponde al vero, si deve ritenere che fra quegli uomini, oltre ai russi, vi fossero anche degli italiani. La Gestapo lo inviò con i rimanenti prigionieri a lavorare e, in base alla descrizione da lui stesso fatta del luogo, il giorno del massacro venrie impiegato nelle immediate vicinanze se non addirittura all'interno di quel cimitero. Al termine della selezione delle vittime si era recato con i suoi compagni alla stazione di Ahlem. Doveva essere il 5 aprile, ma non è possibile stabilirlo con certezza. Sempre secondo il suo racconto·, incontrò lungo la strada una «breve colonna» di prigionieri italiani scortati da poliziotti con relativi cani. Chiese dove fossero diretti e si sentì rispondere che nessuno lo sapeva. Facon si convinse tuttavia che si trattava di suoi connazionali fatti scegliere da Rentsch670. Non si può comunque escludere che avesse incontrato quei 20 o 30 detenuti inviati sotto scorta il pomeriggio· del 5 aprile al cimitero per scavare la fossa comune già delimitata dai tedeschi . E almeno per quanto concerne questi uomini (668) LUSETII: Lager Xl - B, pag. 241 , Risu lta molto simile la deposizione dell'ex guardiano E. W . su quanto accaduto dopo l'anivo ad Ahlem: «Poi vennero chiamati 80 detenuti [fra i pr:gionieri adunati] che dovettero consegnare tutti g li oggetti cli valore, i docume nti ed i bagagli a mano. Vennero rinchiusi senza cibo in una cella relativamente piccola». Citato in base a OBENAUS: Seelhorster Friedhof, pag. 242 sg. (669) OBENAUS: Seelhorster Friedho_f, pag. 24 1 e pag. 258. La commissione medica accertò: «Le salme erano nella maggior parte in abito civi le, in parte nell'abbigliame nto dei prigionieri di guerra (un iformi tedesche riti nte) oppure nell'uniforme delle Forze Armate russe». (670) LUSEITI: Lager Xl - B, pag. 241.


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si può ritenere con ragionevole certezza che appartenessero al gruppo di persone che si prevedeva di uccidere671 . Il mattino del 6 aprile Facon aveva cominciato da poco a lavorare, quando vide raggiungere l'ingresso del cimitero da una «lunga colonna» di uomini scortati da tedeschi. Riconobbe con spavento anche degli italiani 672 . Dal luogo dove si era nascosto riuscì a vedere che venivano costretti a scavare la terra, sollecitati dalle percosse dei guardiani a svolgere quel lavoro più rapidamente. In base alla sua relazione, sarebbero stati tutti detenuti provenienti dal campo di Lahde (indicato erroneamente da lui col nome di «Libenau» ), che continuarono a scavare anche dopo l'intervallo di mezzogiorno. Non trascorse molto tempo e i tedeschi procedetero alla fucil azione. Dagli atti processuali dei tribunali militari britannici risulta che nelle prime ore antimeridiane del 6 aprile una colonna di lavoro trasportata su automezzi mosse verso il cimitero per ultimare i lavori iniziati il giorno prima. Verso le nove arrivò a piedi il gruppo principale dei candidati alla morte. Questi non presero parte al lavoro di scavo, che ebbe presumibilmente termine alle dieci circa. Poco dopo i tedeschi cominciarono ad uccidere i detenuti 673 . Appaiono evidenti le discordanze relative ai tempi, orari che non si possono in alcun modo far coincidere, neanche tenendo presente che le esecuzioni durarono fin quasi alle 14.00. D'altra parte si deve ricordare che contraddizioni o incompatibilità emersero anche nel corso o dal confronto di quanto dichiarato dai testimoni tedeschi, dagli imputati e da un capitano russo sopravvissuto. Per Facon, che avrebbe visto due fosse, l'eccidio si iniziò facendo avanzare di volta in volta sei prescelti in gruppi da tre presso l'orlo della fossa. Lì i detenuti dovevano sedersi con le braccia incrociate sul petto. Si sparava alle loro spalle da brevissima distanza, in modo da farli ~adere in avanti nella fossa. Il testimone (67 1) OBENAUS: See/horster Friedhof. pag. 243. (672) LUSETTI: Lager Xl - 8, pag. 24 1. 1-'acon scrisse: «Quando.po tei riconoscerli, mi cadde il cuore: italiani!». Anche se a prima vista si potrebbe dare questa interpretazione, ciò non significa in nessun caso che si trattasse di soli italiani ed i fatti storici dimostrano chiaramente il contrario. (673) Jbid., pag. 241 sg.; e OBENAUS: Seelhorster Friedhof, pag. 243 sgg., dove (nota 49), dopo aver trattato con molti 1>articolari il tema della data in cui. vennero uccis i, l'a4tore ritiene che ciò avvenne il 6 aprile 1945.


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ricordava di aver 'visto morire in quel modo 24 uomini. Quando quell'orribile visione minacciava di farlo uscire di senno, si era allontanato sentendo ancora dietro di sé le raffiche delle pistole mitragliatrici674 . Il quadro delineato dagli autori del crimine o da altri testimoni oculari non fu in linea di massima molto diverso da quanto descritto da Facon. Anche queste deposizioni confermarono 1' impiego di pistole mitragliatrici. Furor10 uccisi per primi i prigionieri usati come becchini. Sistemati in gruppi di quattro sull'orlo della fossa e col viso rivolto in avanti, erano stati trucidati alle spalle dai guardiani. La massa delle vittime venne successivamente costretta a scendere in gruppi di 25 nella fossa comune e .a sdraiarsi con la faccia a terra. I tedeschi sparnvano alle loro teste e chi non moriva subito veniva freddato con un colpo di pistola alla nuca. Due o tre prigionieri del gruppo successivo dovevano poi ricoprire i cadaveri con un po' di terra e subito dopo si ripeteva il raccapricciante rituale fino a che non ne restò in vita nessuno675 . Non si riuscì a stabilire neppure in via approssimativa quanti italiani si trovassero effetti vamente fra quei morti. Dalle indicazioni frammentarie già citate si potrebbe ritenere che siano stati dai 20-30, ma non sarà mai possibile accertarne il numero esatto. Si può invece affermare, che tra i trucidati al cimitero di ·s eelhorst vi erano ex militari italiani provenienti dal campo di educazione al lavoro di Lahde. Un altro eccidio di ex internati militari italiani fu compiuto a Kassel il Sabato santo, ossia il 31 marzo 1945 676 . Alla fine del mese le truppe americane si stavano avvicinando da sud e da sud-ovest alla città ormai distrutta per più dell' 80%, ma dichiarata in quella settimana «fortezza» nonostante le mancassero ormai da tempo i difensori. Le varie autorità si erano già ritirate prudentemente ad est, seguite dal Comandante Superiore delle SS e della polizia, Josias (674) LUSEITI: Lager Xl - B, pag. 242 sg. (675) OBENAUS: Seelhorster Friedhof, pag. 244. (676) Negli atti processuali vengono denominati ,<lavoratori civili». L'autore ha avuto conferma che si trattava di ex militari e prigionieri di guerra italiani da una dichiarazione scritta rilasciatagli il 6 giugno l 988 dal Signor Pietro Maset: Circolo dei Veneti nel Mondo. Associazione Emigrati Padovani Assia (A.E.P.A.) 1964, Associazione Trevisani nel Mondo, Delegazione UNAIE per l'Assia, Kassel, 6.6.1988, la Presidenza, Prot. n. 20/88/pm. L'autore ringrazia il Prof. Dr. Dietfrid Krause-Yilmar per la sua gent ile assis tenza a tale riguardo.


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principe di Waldeck-Pyrmont, che preferì il Venerdì santo per voltare le spalle a quella specie di fortezza67 7 . La situazione si presentava davvero disperata, ma . ciò non impedì alle SS e alla polizia di Kassel di commettere ancora nel marzo 200 omicidi, e tra le vittime vi erano anche degli italiani67 8. Verso mezzogiorno di sabato venne comunicato al Comandante della polizia di sicurezza cittadina, l' SS-Sturmbannfiihrer Consigliere di governo Franz Marmon, che alla stazione fetrnviaria Wilhelmshohe erano stati compiuti dei saccheggi679 . Nello stesso 'tempo il Marmon fu invitato, presumibilmente dal Comandante della fortezza - un generale della Wehrmacht - a intervenire contro i responsabili. Lo Sturmbannfiihrer riunì un gruppo di circa dieci persone scelte tra i suoi dipendenti e li inviò sul posto, ordinando loro di uccidere i saccheggiatori incontrati. Un fatto confermato dopo la guerra da almeno sette testimoni. Egli affermò invece di aver soltanto gridato ai suoi: «Signori, non portatemi prigionieri che non potremmo custodire, nutrire e neppure legare agli alberi» . Di fronte al Tribunale Marmon cercò di. dare ad intendere·- ma senza riuscirvi - che con quella cinica espressione non voleva assolutamente esortare a sterminare i saccheggiatori catturati. Il piccolo reparto si avviè> verso la stazione Wilhelmshohe guidato dal segretario di polizia giudiziaria W ., giudicato dai testimoni come persona fidata, onesta ed esperta, per il quale il Tribunale escluse abusi di autorità680 . Gli agenti della polizia di pubblica sicurezza e della Luftschutzpolizei (polizia per le questioni concernenti la protezione antiaerea) avevano nel frattempo provve(677) Urteil in der Schwurgerichtssache gegen den kaufmannischen Angestell ten und ehemaligen Regierungsrat sowie Leiter der geheimen Staatspolizeistellc in Kassel, Franz Marmon, Kassel , den 5.2.1952, (36 pagine), pag. 4 sgg., NHAH, Nds. 72 1 Hildesheim Ace. 106/80, 160. (678) Vds. KRAUSE-VILMAR: Ausldndische Zwangsarbeirer, pag. 407-4 11, con l'uccisione degli ex internati italiani, i cui nomi - qualora noti - sono trascritti nel testo. (679) La descrizione si attiene agli alti processua_li (vds. precedente nota 677). pag. 19 sgg. Franz Marmon, un giurista, diventato nell'ottobre I944 Direttore della Gestapo a Kassel , nella Settimana santa del I 945 anche Comandante della polizia di sicurezza, aveva alle proprie dipendenze contemporaneamente la polizia giudiziaria (letteralmente: criminale). Aveva allora 36 anni. (680) NHAH, Nds. 72.l Hildesheim Ace. 106/80, 160 (vds. precedente nota 677), pag. 23.


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duto a isolare la zona interessata. Davanti alla stazione si trovavano moltissimi tedeschi che, almeno in. parte, si erano resi anch'essi responsabili del saccheggio. Come si poté infatti dimostrare furono proprio dei Givili tedeschi i primi a forzare i vagoni di un convoglio della Wehrmacht carico di generi alimentari e di altre merci. Gli italiani, che stavano lavorando nei pressi della stazione per riparare i binari ferroviari, entrarono in un tempo successivo nei carri già aperti per prendersi anche loro scatolette di carne, margarina, burro, tabacco ed altri oggetti di vario genere. Qualche tedesco li aveva persino spinti a farlo, perché la guerra era ormai finita e gli americani sarebbero entrati fra poche ore in città681 . Il Comandante de] reparto W. ordinò all'inizio agli operai addetti ai binari di tornare nel loro treno di servizio, treno che venne poi accuratamente perquisito. Un interprete non molto pratico della lingua italiana chiese a ciascun lavoratore dove fosse stata presa la merce trovata in loro possesso e, al termine di questa indagine, W. fece rinchiudere in due vagoni vuoti 78 italiani, ai quali gli uomini di Marmon trovarono generi sottratti al convoglio della Wehrmacht. Esitò, quindi come tutti gli altri interessati a rendere senz'altro esecutivo l'ordine di fucilazione ricevuto dal Comandante della polizia di sicurezza. Il teste Z., appartenente al reparto, disse di aver proposto di dare un calcio a tutti i prigionieri e di lasciarli andare. Ma W. non volle prendersi una simile responsabilità e si allontanò dalla zona della stazione per chiedere a Marmon ulteriori disposizioni. Quando tornò dopo circa 45 minuti - oppure un'ora apparve molto ·agitato e disse che «per ordine de] Comandante» si dovevano fucilare i lavoratori italiani. Ai tentativi compiuti per dissuaderlo dall'osservare quell'ordine, rispose che la direttiva di Marmon doveva essere attuata, visto che non voleva essere «messo al muro» per rifiuto di obbedienza. Il tutto si concluse così con il dramma a cui si è già accennato. Gli ex internati dovettero recarsi in gruppi di sei oppure otto persone in una zona di orticelli situata nei pressi della ferrovia. Qui, sistemati sull'orlo di un cratere scavato da una bomba, vennero uccisi alle (681) Deposizione del teste italiano R.A.; citata da KRAUSE-VILMAR: Ausliìndische Zwangsarbeiter, pag. 408. Il testimone fece inoltre notare che gli ex internati - costretti a rimanere in carri merci privi di finestre, mentre i tedeschi disponevano di vagoni passeggeri - non avevano ricevuto il 31 marzo nulla da mangiare ed erano pertanto molto affamati.


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spalle dagli uomini del reparto. Non appena eliminato un gruppo ne veniva condotto un altro sul luogo dell'esecuzione. Questa procedura disumana si ripeté fino a quando nessuno dei 78 italiani fu più in vita. I loro compagni sopravvissuti solo perché non poterono essere accusati di saccheggio, si videro costretti a sotterrare in quel cratere persone trucidate per un po' di margarina, di burro_o di salsicce in scatola. Poche settimane dopo, nel maggio 1945, le forze di occupazione fecero esumare le salrne682. Il principale responsabile, dopo essersi nascosto per anni sotto falso nome, fu arrestato nell'agosto de] 1950 a Waiblingen , nel Baden-Wiirttemberg683 . Il tribunale davanti al quale comparve, si convinse che Marmon aveva impartito personalmente l'ordine di fucilare i 78 italiani684 . Riguardo alla valutazione storica di simili reati di omicidio pare opportuno illustrare - in forma molto sintetica - anche _il giudizio giuridico sugli avvenimenti alla stazione Wilhelmshohe di Kassel 685 . Ed è soprattutto interessante accertare quali decreti, direttive, ordini o altri dati di fatto reali potevano servire da fondamento giuridico per l'esecuzione degli ex internati italiani, esecuzione che non si riferì va nemmeno ad una sentenza della Corte marziale. (682) Cfr. ibid.,,pag. 409 sgg. Oltre alle salme di 78 italiani, di cui 68 identificate, venne esumata anche quella di un igno10 cittadino russo ucciso immediatamente da _un appartenente alla scorùl che lo aveva visto appoggiato ad un albero con un pacchetto di burro, ibid., pag. 408. (683) NHAH, Nds. 721 Hildcsheim Ace. 106/80, 160 (vds. precedente nota 677), pag. 4. KRAUSE-V ILMAR: Ausliindische Zwangsarbeiter, pag. 409, riassume l'istruttoria antecedente il procedimento. Un processo intentato n~l 1945 dal Governo militare americano venne sospeso nel I 947, ossia furono interrotte le relative indagini per motivi rimasti sconosciuti. Nel 1948 la Procura di Kassel si assunse il caso in seguito ad una denuncia di un cittadino di Strasburgo ed accusò nel 1949 gl i appartenenti identificati a quel reparto che aveva ucciso i lavoratori italiani. Ma con un preciso riferimento al paragrafo 47 del Codice penale militare rutti gli imputati furono assolti, perché sostennero in modo presumibilmente credibile di aver fatto parte all'ultimo momento del Volkssturm (milizia popolare). Non dovevano essere quindi giudicati in base al Codice penale civile, bensl secondo quanto previsto da quello mil itare. In altre parole: riuscirono a far ricadere la colpa su chi aveva impartito l'ordine, ossia sull'allora irrepcrbile Mannoo. (684) NHAH, Nds. 721 Hildesheim Ace. 106/80, 160 (vds. precedente nota 677) pag. 24. Per altri due capi di accusa che si riferivano ugualmente a reati di omicidio, il Tribunale assolse F. Marrnon .sempre in base a quanto previsto dal paragrafo 47 del Codice penale militare: ibid., pag. 19. (685) Sulle seguenti considerazioni, cfr. ibid., pag. 24-36.


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Trattandosi di un saccheggio, entrava in gioco il succi4lto Katastrophenerlass del Reichsfuhrer-SS dell'autunno 1944>>. Marmon non poteva tuttavia avvalersi di quella disposizione dubbi_a per il semplice motivo che dal giorno prima ·del massacro, quando la massima autorità delle SS e della polizia di Kassel aveva abbandonato la città, le funzioni, proprie della sua carica venivano di conseguenza esercitate . dall'Ispettore della polizia di sicurezza diventatone il sostituto. Soltanto questi e non l'imputato - che era come è noto solo il Comandante della polizia di sicurezza e Capo della Gestapo - avrebbe potuto quindi ordinare l'esecuzione riferendosi al Katastrophen.erlass e sempre ammesso che si fossero ravvisati in quel saccheggio i presupposti specifici per una sua · applicazione686 . D'altra parte erano stati affissi naturalmente anche a Kassel dei manifesti con il chiaro avvertimento: «Chi saccheggia viene fucila- · to!». Da considerare inoltre che proprio durante la Settimana santa del 1945 la radio avrebbe dlffuso il Katastrophenbefehl (ordine per i casi di catastrofe) di Himmler con la precisazione che «ogni persona armata doveva uccidere subito i saccheggiatori sorpresi sul fatto» 687 . Il tribunale cominciò col motivare con molta precisione che il cosiddetto Katastrophenbefehl del marzo 1945 era «privo di ogni validità giuridica, in quanto appariva evidente a tutti l'illegalità del suo disposto». Pertanto l'ordine non poteva togliere ali' azione di Marmon il suo «caratt~re di illegittimità>> 688. Ma questa afferma(686) In quel periodo il Tribunale di Kassel non era ancora in possesso della succitata perizia giuridica (vds. precedente nota 626) ed espresse il suo parere in base alle indicazioni avute dal principe Josias di Waldeck-Pyrmont, che interpretò quel decreto in modo conforme al suo significato letterale, ossia che «i n situazioni di estrema gravità, nel corso di attacchi aerei e in mancanza delle autorità giudiziarie, i Comandanti Superiori locali delle SS e della polizia erano autorizzati ad adottare le misure ritenute necessarie, specie nei confronti dei saccheggiatori»: NHAH, Nds. 721 Hildesheim Ace. 106/80, 160 (vds. precedente nota 677), pag. 25. (687) Ibid., pag. 6 e pag. 25 sg. (688) lbid., pag. 25 sgg. I giudici rilevarono inoltre che in seguito al Ka1astrophe11befehl la vita dei cittadini dipendeva dal)' arbitrio e dagli errori di chi aveva il diritto di usare le armi. Un ordine contrario «alle norme più elementari della salvaguardia della vita umana», ossia del «bene più prezioso» in ogni stato civile. Lo Stato ha il dovere di proteggerla e - se del caso - può condannare a morte i criminali stessi solo dopo un regolare processo. In breve, la ·questione era in questi termini: «colui che, in nome dello Stato, uccide un uomo sul quale non è stata ancora pronunciata la sentenza, commette egli stesso un crimine». Ci si doveva attenere sempre al principio che un individuo umano può essere ucciso esclusivamente dopo e in base


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zione di principio non era poi tanto importante, dato che nel caso concreto, ossia il saccheggio alla stazione Wilhelmshohe, non esistevano i presupposti per applicare il Katastrophenbefehl. Perché quando arrivò sul posto il piccolo reparto guidato dal segretario di polizia giudiziaria W., gli italiani in seguito uccisi avevano già da tempo portato a termine il loro reato. Non erano stati pertanto : «sorpresi sul fatto»689. Nel giustificare le misure estreme nei confronti dei saccheggiatori, veniva in genere affermato che si trattava dì un «ubergesetzlichen Notstand» (stato di emergenza non previsto dalla legge). Veniva così definito l' «Unrechtsausschliessungsgrund» (motivo che esclude il carattere di illegalità di un determinato atto), un principio sviluppato dalla giurisprudenza tedesca. Questo «motivo» stabiliva che non va ritenuta azione illegale quella commessa «violando un bene tutelato dalla legge di scarso valore al .fine di salvaguardare un bene di valore maggiore». Ciò sìgnifica che si sarebbe potuto eventualmente giustificare l'eccidio dei 78 cittadini italiani compiuto a Kassel nell'unico caso in cui si fosse reso inevitabile, «per impedire un male maggiore, cioè saccheggi e assassini ai danni della popolazione civile tedesca costituita prevalentemente da donne e bambini». Di un tale pericolo non si poteva proprio parlare alla stazione di Wilhelmshohe. Si deve infine osservare che la situazione in atto nella città consentiva al Comandante della polizia di sicurezza di imprigionare senza difficoltà gli italiani per farli poi giudicare in base alle procedure in vigore da una Corte marziale690 . Il Tribunale riconobbe Marmon «colpevole dì omicidio premeditato», ma gli concesse nel contempo le attenuanti, in quanto 1' ex Sturmbannfiihrer - un giurista a pieno titolo - si sarebbe alla sentenza di un tribunale ed alla esigenza di procedere ·all'esecuzione èlella sentenza nel modo prescritto dalla legge.. E quanto detto andava comunque osservato «anche in periodi eccezionali» e «soprattutto anche in guerra». Perché neppure allora «si poteva giustiziare senza una condanna il colpevole catturato dopo il fatto» . (689) lbid., pag. 32. (690) lbid., pag. 28 sg. I giudici constatarono che Marmon non aveva preso assolutamente in esame la possibilità di pronunciare una sentenza in base alla legge marziale. Aveva inoltre ordinato di fucilare i saccheggiatori senza conoscere cosa stesse effettivamente accadendo alla stazione. Degno di nota è inoltre il chiarimento (ibid., pag. 31) che il Katastrophenbefehl non rientrava nei casi previsti dal paragrafo 47 del Codice penale militare, perché non si trattava di una disposizione personale relativa ad un singolo caso.


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«trovato in un errore colposo riguardo all'illegalità del suo operato». Là pena?- Due anni di reclusione furono ritenuti una punizione commisurata, due anni per settantanove vite . umane: settantotto italiani e un russo691 . Quali «martiri>> di Hildesheim sono ricordati quei prigionieri ed ex internati italiani vittime della giustizia della Gestapo nella Settimana santa del 1945. L'antica città vescovile aveva già subito il 3 e 14 marzo dei p~santi bombardamenti, ma l'incursione più tremenda venne compiuta giovedì 22 marzo. La vecchia e vera Hildesheim sprofondò sotto.. la gragnola delle bombe dirompenti, degli spezzoni e delle bombe incendiarie. Tre giorni durante i quali «morirono quasi mille persone e si contarono a migliaia i feriti gravi e leggeri»692. In base a quanto allora segnalato, le bombe distrussero oltre il 70% delle abitazioni, creando così circa 50.000 senzatetto693 . Nelle diverse fabbriche della città lavoravano anche degli italiani694. Pare che la maggior parte di loro provenisse dal campo di Barienrode, distante solo pochi chilometri da Hildesheim, ma non si può escludere che ne arrivasse anche un certo numero da altri Lager'>95 • Ii 26 marzo circa 500 di questi lavoratori, allontanati in (691) Nel maggio del 1991 la città di Kassel ha collocato una lapide nella Bahnhofstrasse, in ricordo dell' «Eccidio dei prigionieri di guerra italiani» e di un cittadino russo. Riguardo a quest'ultimo cfr. KRAUSE-VILMAR: Ausliindische Zwangsarbeiter, (pag. 409):scrive che il Tribun~le si astenne per motivi incomprensibili dal promuovere un'azione giudiziaria per l'uccisione del lavoratore civile russo. (692) Cfr. in merito al bombardamento della çittà, TETCH: Hildesheim, pag. 139 sgg.; a pag. 143 si accenna brevemente «allo sterminio di 80 lavoratori italiani». (693) Beglaubigte Abschrift: Bericht an die H.GStA. in Celle. Betr.: Fliegerangriff auf Hildesheim am 22.3.1945, H. 27.3.45, gez. F., NHAH, Nds. 721 Hildesheim Ace. 106/80, 159, foglio 120. (694) Cfr. i resoconti di FOSSATT/BICCHI: Martiri, pag. 316 e pag. 319. Biechi rileva espressamente che nel marzo 1945 lavorava come «internato militare>> a Hildesheim. Fossati scrive che era stato inviato a lavorare presso le fabbriche Trilke. (695) Dr. B.R., Mestre lì 3-2-1953, An deo Oberstaatsanwalt-Hildesheim (traduzione), NHAH, Nds. 721 Hildesheim Ace. 106/80, 161, foglio 49. L'originale italiano ed una copia della traduzione si trovano in: NHAH, Nds. 721 Hildesheim Ace. 106/80, 163, foglio 114 sg.; cfr. ibid., foglio 117 sg., L.T., Poiana Maggiore, li febbraio 1953, Al Pubblico Ministero Staatsanwaltschaft Hildesheim (copia della traduzione in: NHAH, Nds. 721 Hildesheim Ace. 106/80, 162, foglio 44 sgg.). TI T. si trovava durante la Settimana santa in città quale «Delegato all'Assistenza degli allora Internati Militari Italiani dei campi di concentramento del distretto di Hildesheim». Quali possibili Lager di provenienza degli italiani, ha indicato: «Lager 6001, 6007, 6125 (Neuhoft), 6133 (Voss-Werke Sarstedt), K.do 6067 K.G. (Peine), 6075 (Zucker-Fabrik, Baugruppe Steudal Magdeburgo), Senking-Werk (Hildesheim), K.do Walter Konneken (Hoenhomen), usw.». R. scrive invece (vcls .sopra) che gli italiani. com'egli


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precedenza da Hildesheim, tornarono in città per provvedere allo sgombero delle macerie696. Su quanto accaduto in seguito si dispone di testimonianze in parte contraddittorie, ma è comunque certo che fra il 26 e il 29 marzo un gran numero di italiani fu ammazzato a Hildesheim. Le esecuzioni ebbero luogo al cimitero e nella piazza del mercato. Al più tardi nel dicembre 1945 la Croce Rossa Italiana era in possesso di un elenco compilato fino al 4 novembre di quello stesso anno con i nomi di 65 italiani uccisi . Almeno 18 di questi erano stati identificati con certezza dai loro stessi commilitoni mentre pendevano dalla forca sulla piazza. Il sacerdote che aveva provveduto a trascrivere i nomi di quelle vittime, accennò già allora che i connazionali uccisi dal 26 al 28 marzo erano in realtà probabilmente 132697 . Anche dalle indagini svolte a cura degli enti alleati emerse che i «prigionieri italiani» morti a Hildesheim per cause innaturali potevano arrivare a 130, e in quest'occasione si parlò di forse 32 strangolati nella piazza del mercato698 . E poiché alcuni testimoni sostenevano che le vittime italiane erano state «sotterrate» in una fossa comune del cimitero principale di Hildesheim, la Croce Rossa Italiana pregò l'amministrazione cittadina di esumare quelle salme per poterle identificare699 .

.

stesso (senza considerare Barienrode) appartenevano tutti allo Stalag Xl B di Fallingbostel e sarebbero arrivati da Klein Btilten passando da Peine. (696) Così in LOPS: Caduti italiani nei principali Lager, pag. 5 1· 54, con la relazione di Don Romeo Rusconi , che si basa su quanto asserito da testimoni oculari. ·sul 26 marzo 1945 cfr. pag. 51. Il resoconto è stato pubblicato anche da P!ASENTI: li lungo inverno. pag. 301 · 304. (697) RUSCONI: Testimonianze, pag. 53· 58; LOPS (vds. precedente nota 696) riporta un elenco di 94 vittime italiane con i rispettivi nomi, pag. 54 sgg. Tre di questi vengono indicati anche da L.T. nella sua dichiarazione (vds. precedente nota 366) come di:\ lu i stesso identificati. (698) Hildesheim lnte lligence Section. B.A.0.R., Confidential HiS/244, 9 Mar '48, Subject: Alleged hanging of Italian PWs at Hildesheim, To: 3 Area Intelligence Office (2) «B» Section, NHAH, Nds. 721 Hildesheim Ace. 106/80, 156. Ci si è avvalsi delle dichiarazioni di cinque testimoni. (699) Croce Rossa Italiana Ufficio per la Bassa Sassonia, Hannover den 24.8.48, Prot. Nr. 16. 19/Suchdienst, An den Oberbiirgermeister von Hildesheim, NHAH, Nds. 721 Hildeshc im Ace. 106/80, 156, foglio 80 La Croce Rossa riteneva che i morti fossero 135. Lo scavo della fossa com une ebbe inizio il 30 agosto 1948 (ibid., aggiunta in data 2.9.48). TEICH: Hildesheim. pag. 143, scrive erroneamente che le salme furono trovate in quella fossa soltanto nel 1951.


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L'apertura della fossa rivelò 208 cadaveri, coperti da circa 80 centimetri di terra, che giacevano gli uni sugli altri in quattro o cinque strati. Ben 16 delle 17 donne e 135 dei 191 uomini erano completamente nudi. Una donna ~veva ancora il bavaglio alla bocca, mentre si vedevano ·indossò agli uomini non denudati degli abiti civili oppure l'uniforme dei campi dj concentramento delle SS. Dal collo di quattro cadaveri maschili non era stata tolta neppure la corda. In mancanza di piastrine di riconoscimento o di qualsiasi altro oggetto che potesse facilitare l'identificazione gli addetti al cimitero non furono in grado di stabilire la nazionalità delle salme e tanto meno il loro nome. Ciò nonostante il Primo Direttore amministrativo di Hildesheim riteneva eviqentemente che fossero stati sepolti in quella fossa comune «i 135_. italiani assassinati»700•. Nel settembre 1949 gli Alleati diedero l'autorizzazione che i tribunali ordinari tedeschi esercitassero la giurisdizione nel procedimento a carico dell'ex Commissario di polizia giudiziaria e SS-Hauptsturmfuhrer Heinrich Huck e_d altri a causa dei fatti di Hildesheim701 • L'accusato aveva assolto dal settembre 1944 al maggio 1945 le funzioni del Capo dell'agenzia succursale della Gestapo in quella città. Un ufficio che dipendeva direttamente dalla Centrale di Hannover702• (700) Stadt Hildesheim Friedhofsamt IX G., Hildesheim, den 7.9.1948, Betr.: Bericht iiber die Ùffnung des Massengrabes in der Abtl. VI. a. links, Reihe 9. E: Der Oberstadtdirektor, 6.9. 1948, Betr.: An Croce Rossa Italiana Ufficio per la Bassa Sassonia Hannover, NHAH, Nds. 721 Hildesheim Ace. 106/80, 156, foglio 80 (tergo) e foglio 81. Le salme vennero nuovamente sepolte nella fossa comune, richiusa il 4 settembre 1948. Il Primo Direttore amministrativo (Oberstadtdirektor) è un funzionario di carriera che in determinate città tedesche si occupa di questioni amministrative, sollevando in larga misura il sindaco da tali incombenze. Viene nominato da Consiglio comunale e resta in carica per 12 anni o anche a vita. (701) Land Legai Department, HQ Lanci Niedersachsen, Hannover, 229 HQ CCG (BE) BAOR.5. 6 September, 1949, To: Generalstaatsanwalt Celle, Subject: Crimes against Humanity involving Allied Victims, NHAH, Nds. 721 Hildesheim Ace. 106/80, 156. (702) Huck si costituì agli americani il 27 maggio 1945 e dopo essere stato internato sino al settembre 1947 venne estradato in Francia con l'accusa di omicidio, deportazione e saccheggio. Il procedimento penale fu sospeso nel 1948. Il 10 novembre 1949 la Corte d'Assise di Hannover gli inflisse una condanna legalmente valida di un anno e sei mesi di reclusione per «crimini contro il genere umano in coincidenza con estorsione di confessione in cinque casi nonché per lesioni corporali nell' esercizio delle sue funzioni» . Nella sua sentenza il Tribunale aggiunse che «durante l'udienza l'imputato aveva contestato in modo insolente» le accuse: 2 Ks 8/49, 28a 18/49, Urteil des Schwurgerichts des Landgerichts Hannover aro 10.11.1949, NHAH, Nds. 721 Hildesheim Ace. 106/80, 156 (15 pagine,


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Le indagini svolte dalla Procura regionale di Hildesheim non intendevano accertare il destino delle 208 persone morte, bensì stabilire la responsabilità avuta da Huck e da sei dei suoi dipendenti in quei reati di omicidio703 . Fra questi andava inclusa anche l'esecuzione di circa 80 italiani - ammessa dallo stesso imputato704 - nella prigione ausiliaria della polizia presso il cimitero principale, di cui si parlerà in seguito. Come si arrivò a quel massacro? In base ai ricordi degli internati militari sopravvissuti e che si trovavano a Hildesheim la Settimana santa, i fatti si svolsero nel modo seguente. 11 violento bombardamento del 22. marzo aveva distrutto, oltre a numerosi edifici, anche dei magazzini situati nelle vicinanze della stazione. Enormi quantità di generi alimentari erano ormai in preda alle fiamme. Molti tedeschi e stranieri si recarono sul posto per salvare di quelle merci - soprattutto formaggio in scatola - , destinate alla sicura distruzione, qualcosa per il proprio fabbisogno. I guardiani tedeschi del deposito, distrutto dalle bombe e dall' incendio, invitarono gli italiani, giunti da Barienrode per i lavori di ricupero e sgombero, a fare altrettanto. E questi, affamati · com'erano, non se lo fecero dire due volte. Più tardi, ossia nelle ore serali del 26 marzo, pattuglie di polizia perquisirono i gruppi di lavoratori che stavano tornando al loro Lager. È dimostrato che circa 100 uomini - cioè il grosso di una colonna di marcia - furono citazione a pag. 15). Inoltre il Tribunale per la denazificazione di Bielefeld - includendo la succitata pena del 10 novembre 1949 - lo condannò ad una pena complessiva di due anni e sei mesi di reclusione per «aver fatto pane. sciente, della Gestapo e delle SS»: Der Untersuchungsrichter VU 3/50, Hildeshcim, 23.1. 195 l, Vcrnehmung Huck, NHA H. Nds. 72 1 Hildesheirn Ace. 106/80, 157, fogli 90-95. Nel corso di questi due processi non venne trattata l'uccisione degli italiani. (703) I nomi furono comunicati - in occasione del _procedimento del novembre 1951 dai corrispondenti della stampa. Nell'archivio della città di Hildeshcim esiste una raccolta dei relativi ritagli di giornale. L'autore ringrazia il Direttore dell ' Archivio, Dr. Borck, per il suo conese aiuto. (704) Cfr. al riguardo quanto asserito da Huck alla polizia giudiziaria· (letteralmente: criminale) di Hildesheim il 23 novembre 1949 e al Procuratore di Celle il 5 aprile 1950, NHAH, Nds. 721 Hildesheim Ace. 106/80, 156, foglio 110 sgg. e foglio 165 sgg.; ibid., Ace. I 06/80, 157. fogli 98-104, dichiarazione di. Huck al Giudice istrullOfe presso il Tribun ale provinciale, VU 3/50, Hildesheim. 25 gennaio 1951, e foglio 108-114, dichiarazione cli Huck allo stesso Giudice istruttore in data 1.2.1951. Nelle sue dichiarazioni l'accusato ha dato una descrizione particolareggiala di come si erano svolti i fatli. li mandato di cattura venne emesso I' I 1.12.1950: VU 3/50 Haftbefchl ! Der Untersuchungsrichter beim Landgericht, ibid., Ace. 106/80, 157, foglio 25. ·


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rinchiusi quella stessa sera nella prigione del cimitero principale705 . Un altro testimone oculare riferì un episodio simile, ossia che la Gestapo aveva arrestato tutti coloro - fra i quali anche 26_italiani - che stavano cercando quanto di commestibile si poteva ancora trovare fra i resti di un magazzino viveri della Wehrmacht completamente distrutto 706 . Uomini che ebbero un presentimento o che sapevano già cosa sarebbe loro accaduto. Uno di questi avrebbe infatti gridato di salutare suo cugino, perché doveva morire; un altro sollevò una scatoletta di formaggio urlando: «Vedi queste, vedi? Per queste mi fanrio morire». E venne effettivamente ucciso dagli uomini di Himmler7 07 . Non si vuol certo mettere in dubbio che dopo i bombardamenti aerei la situazione fosse oltremodo difficile e talvolta caotica. Ma è veramente possibile comprendei-e o addirittura giustificare provve' ' dimenti tanto brutali, sino a richiedere la soppressione di vite umane con il solo generico accenno «all'attività criminosa della gentaglia saccheggiatrice [composta] di indigeni e· stranieri»708 ? Vi sono stati testimoni tedeschi vissuti al tempo del «Terzo Reich» che hanno richiamato l'attenzione non solo sulla mostruosità delle esecuzioni di Hildesheim, ma anche sul fatto che, in base a quanto da loro «notato», evidentemente «nessun prigioniero di guerra era stato peggio» degli internati militari italiani709 . Il Capo del 3° distretto di polizia di Hildesheim, illustrando con molti particolari il modo in cui venne concepita e condotta a termine l'azione contro quei saccheggiatori da impiccare - secondo il Capo della locale Gestapo - «senza il minimo riguardo», fece mettere a verbale di essersi rivolta al Comandante della polizia municipale ed al suo vice affinché venisse «risparmiato un trattamento ingiusto» a trenta italiani trovati in possesso di «scatolette di carne carbonizzate» 11 0 . .

(705) (706) (707) (708)

Cfr. LOPS: Caduti italiani nei principali Lager, pag. 51 sg. Così il racconto di E. Biechi, cfr. FOSSATI/BICCHI: Martiri, pag. 319. LOPS: Caduti italiani nei principali Lager, pag. 52 sg. Perizia di un professore tedesco nell ' anno 1951 (vds. precedente nota 626), foglio

182 c. (709) F.F., Helfer in Steuersachen, Alfeld/L., den 13.6.1953, An den Obcrstaatsanwalt Hildeshe.im, NHAH, Nds. 721 Hildesheim Ace. 106/80, 1~9. foglio 166 sg. (710) Deposizione del Polizei-Meister (sottufficiale di polizia a livello maresciallg) 0.D. alla polizia giudiziari.a attualmente Clausthal-Zellerfeld, 16.10.1943, NHAH, Nds. 721 Hildesheim Ace. I06/80, 156, foglio 89 sgg. Quanto asserito da D. coincide con la descrizione di Biechi e la completa per quanto concerne determinati particolari (vds. precedente nota 706).


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Ma non poté far nulla per salvarli. Perfino un appartenente alla Gestapo dichiarò dopo il 1945 di aver detto allora ad Huck che «viveri, formaggio in barattoli ormai bruciati ecc.» trovati in possesso degli italiani non erano certo un buon motivo per «punirli con la morte»71 1. Un altro agente della Gestapo di Hildesheim definì «prive di qualsiasi valore» le scatolette trovate ai prigionieri italiani7 12 , barattoli che furono pagati con vite umane713 • Ciò si verificò con straordinaria crudeltà nella prigione ausiliaria della polizia nella quale i detenuti furono portati dopo èssere stati rinchiusi in un primo tempo nella camera mortuaria ebraica. La Procura regionale valutò la maniera nella quale ebbe luogo l' impiccaggione come «disprezzo per le emozioni interiori delle vittime». Si parlò di un ulteriore tormento per i condannati che avrebbe potuto essere sicuramente evitato. Come avrebbero provato le indagini, bisognava basarsi sull' «animo insensibile e crudele» di tutti gli imputati714 . Una impressione avuta soprattutto nell'apprendere cosa accadde nel marzo 1945 in quel cimitero centrale. Nel riunire le varie tessere rappresentate dai fatti contenuti nelle dichiarazioni degli imputati e dei testi, si ottenne per quanto concerne l'eccidio compiuto nelJa prigione ausiliaria della polizia un tempo baracca per le malattie contagiose - più o meno la D. fece mettere a verbale che «circa 30 italiani» furono riuniti nella zona di Hohnsen dove vennero loro tolti quei barattoli rutti bruciacchiati dalle fiamme provenien1i dal magazzino militare della Wachsmuthstrasse. Dalle sue indagini emerse che gli italiani «erano stati impiegati sotto sorveglianza da parte della Wehr111Llcht per sgomberare le m acerie del magazzino della Wehrmacht, completamente distrutto dal bombardamento. Al tennine del lavoro, gli appartenenti alla Wehrmacht addetù alla sorveglianza degli italiani, si sarebbero impadroniti di un certo numero di scatoletté di carne trovate sotto le macerie. Avrebbero autorizzato anche gli italiani, che erano chiamati a sorvegliare, a ponare via con sé di queste scatolette». D. aveva fra l'altro parlato di quel fatto proprio con due italiani. (71 1) Deposizione del teste K.W. alla polizia giudiziaria di Hildesheim in data 28 febbraio 1950, NHAH, Nds. 721 Hildesheim Ace .. 106/80, 156, foglio 15 f. (712) Ibid., (senza il numero del foglio), deposizione del teste W.W. alla polizia giudiziaria di Hildesheim in data 2 ottobre 1949. (713) Per quanto concerne la «ricerca di tracce storiche», si: deve ricordare che immediatamente prima dell'arrivo in città delle truppe americane, la Gestapo di Hildesheim aveva bruciato tutto il suo carteggio e, molto probabilmente, anche l'elenco con i nomi dei giustiziati: cfr. Kriminalpolizei - S - . Ermittlungsergebnis, Hildesheim den 25.11.1949, NHAH (vds. precedente nota 711), foglio 116-119. (714) Dei- Oberstaatsanwalt 3n Js 1671/49, Hildesheim, dèn 14.6.1951, An das Landgericht - Strafkammer - Hildesheim Anklageschrift, NHAH, Nds. 721 Hildesheim, Ace. i06/80, 157, foglio 138-157, citazione al foglio 156 sg.


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seguente immagine715 • Sembra - ma si tratta di asserzioni molto · dibattute nel corso del processo - che Huck avesse reso noto alle vittime l'ordine di impiccagione, avvalendosi di un prigioniero, trovato fra i detenuti, che parlava.il tedesco. L'ordine doveva essere stato impartito - ma anche in quest'occasione alcune cose restarono poco chiare - dal già citato Consigliere superiore di governo Rentsch, che dirigeva la Centrale della Gestapo di Hannover. Al termine di questa presunta notifica della condanna a morte, gli uomini della Gestapo toglievano ai detenuti tutti gli oggetti di valore e continuavano ad accertarne le generalità, come avevano cominciato a fare nella camera mortuaria ebraica. Subito dopo due ausiliari russi portavano a cinque alla volta i circa ottanta italiani dalla guardiola verso il lato sud della prigione. Veniva usata come patibolo una stanga di ferro incastrata nel frontone ovest dell'edificio e sostenuta da un .palo. All'inizio le vittime dovevano disporsi col viso rivolto al muro della casa. I carnefici conducevano il primo candidato alla morte sul luogo dell'esecuzione. Questi doveva poi salire sul tavolo posto sotto la forca ed il boia, da una scala a pioli, gli metteva il cappio intorno al collo, dava un colpo al tavolo e l'impiccato cominciava la sua agonfa. Mentre questi stava morendo, seguiva la seconda vittima che vedeva così il suo amico o camerata impiccato e saliva sul tavolo rimesso nel frattempo a posto, trovandosi molto vicino al compagno di sventura che lo aveva preceduto, sentiva il laccio intorno al collo, avvertiva il rovesciamento del tavolo e il suo corpo cominciava ad oscillare lottando senza speranza contro la morte. Questa procedura disumana venne ripetuta fino a veder pendere tutti e cinque i corpi dalla stanga di ferro. Dopo venti minuti i cadaveri venivano ricuperati e ammucchiati coricati sul fianco. Seguivano altri cinque italiani e così via sino a quando non furono tutti morti. A fungere da carnefici erano i due russi al servizio dei tedeschi, aiutati da qualche agente della Gestapo. La brutale esecuzione durò complessivamente dalle 19.00 circa alle primissime ore del mattino dopo, cioè alle 02.30 o 3.00. Tra le 22.00 e le 24.00 gli uomini della Gestapo interruppero quel massacro per cenare. (715) Senza voler considerare le incoerenze delle singole deposizioni rese dai testi, la descrizione si attiene in linea di massima all'atto di accusa del Procuratore di stato (vds. precedente nota 7 I4 ), foglio 148 sgg.


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Si ricordarono del pasto serale ma non dei visi già cadaverici delle loro vittime, di quelle espressioni di terrore, della disperazione, dei gemiti, delle grida e delle imprecazioni di chi non poteva fare più nulla per aver salva la vita. Lo riferirono invece altri detenuti rimasti rinchiusi in quella baracca non più utilizzata per i suoi scopi originari - quando vennero liberati dagh americani716 . Sono avvenimenti che non si possono dimenticare ed in nessun modo capire. Non ci si deve quindi meravigliare se qualcuno allora presente in città affermò dopo vari anni che i martiri di Hildesheim «vennero giustiziati solo perché erano italiani e perché avevano fame». Quest'uomo assisteva ufficialmente i suoi connazionali e doveva ben sapere cosa. stava dicendo 7 17 • Vi furono quindi uomini che privavano della vita altri esseri umani a causa di un barattolo bruciacchiato di formaggio e chi li avrebbe potuto salvare disse a quelli che stavano aspettando la morte «che ora dovevano rassegnarsi al loro inevitabile destino», in quanto egli non era in grado di cambiare le cose poiché doveva eseguire un «ordine»718 • Come è stato ripetutamente visto esistono senz'altro racconti di internati militari che al di là delle Alpi conobbero persone diverse da queste. Una esperienza di questo genere è stata.raccontata da un prigioniero o da un ex internato, il quale si mostrò convinto che nel detto mese di marzo del 1945 una anziana donna gli avesse salvato la vita a Hildesheim. Ma si tratta solo della metà della storia, visto che c'è da aggiungere che la donna sconosciuta salvò il ventiduenne italiano dalla furia scatenata dei suoi stessi concittadini, ossia daitedeschi719. · Il 30 novembre 1951 la Corte d'Assise di Hildesheim pronunciò finalmente la sua sentenza. Sei ex dipendenti di Huck vennero assolti, mentre questi fu condannato a cinque anni di reclusione ed alla perdita per due ~nni dei diritti civili720 . Gli (716) LOPS: Caduti italiani nei principali Lager, pag. 53. (717) Secondo quanto scritto da L.T. (vds. precedente nota 695). (718) Der Untersuchungsrichter beim Landgericht. VU 3/50, Hildesheim den 1.2.1951, Vemehmung des Angeschuldigten Huck, NHAH, Nds. 721 Hildesheim Ace. 106/80, 157, foglio 108-114, citazione al foglio 112. . (719) Raccontato cosl, per quanto lo riguarda, da G. Fossati, cfr. FOSSATJ/BICC\-II: Martiri, pag. 318 sg. _ (720) 3 Ks. 4/51 Haft! i.Jrteil des Schwurgerichts Hildesheim vom 30.11.195 1, NHAH, Nds. 721 Hildesheim Ace. 106/80, 158, foglio 46-69.


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avvocati difensori interposero appello e vinsero la causa721 • Il 16 giugno 1953 la Corte d'Appello del Tribunale di Hildesheim assolse infatti Huck dalle imputazioni per cui era stato condannato nel novembre 1951 722 . Questa volta fu la Procura regionale a ricorrere723, senza attendersi però «un probabile successo tenuto conto dei risultati dell'assunzione delle prove»724 . Fu chiamata comunque a decidere la Corte federale, la cui 5a Sezione penale respinse il 9 febbraio 1954 la richiesta di revisione perché ritenuta «chiaramente infondata» e confermò in tal modo la sentenza assolutoria del giugno 1953. Un 'assoluzione resa possibile e sia inevitabile sotto il profilo giuridico sia dall'errore scusabile commesso dall'imputato concernente la sentenza di Corte marziale del Consigliere superiore di governo Rentsch, sentenza determinante ai fini del processo anche se mai dimostrata in modo incontestabile e pronunciata probabilmente in maniera illegale, alla quale si riferì ostinatamente Huck per giustificare il propro operato, sia dal noto paragrafo 47 del Codice penale militare725 . In quel periodo si stavano svolgendo altre e più vaste indagini -· iniziate già nel 1952 - per accertare quanto accaduto nel marzo 1945 nella piazza del mercato di Hildesheim. Nel corso del procedimento di cui si è fatto appena cenno, l'accusa sostenne che erano stati impiccati in quella piazza - e sempre per ordine di Huck - tre lavor~tori dell'Europa orientale. Frattanto si erano presentati dei testi che riferirono in merito all'uccisione di italiani nella stessa piazza, ma senza aver potuto riconoscere gli autori de] crimine. Il 22 luglio 19.5 4 il Procuratore di stato dispose perciò il non luogo a procedere, sia perché dall'inchiesta sino allora svolta non erano emersi sospetti tali da giustificare nuove accuse nei confronti di Huck sia per la mancanza di elementi che consentissero di indiv.i (721) Ibid., foglio 41a, lettera scritta il 3 dicembre 195 1 dal difensore di Huck alla Corte di Assise al Tribunale di Hildesheim. (722) 3 Ks. 2/52, Urteil des Schwurgerichts beim Landgericht in Hildesheim vom 16.6.1953, NHAH, Nds. 721 Hildesheim Ace. 106/80, 159, foglio 112-124. (723) Ibid., foglio 187-190: Der Oberstaatsanwalt - 3 Ks. 2/52 - , Hildcsheim den 20.8.1953. Si tratta dei motivi del ricorso. Appello interposto già il 16 giugno 1953. (724) Der Oberstaatsanwalt - 3 Ks. 2/52 - Hildesheim den 17.6.1953, An den Niedersachsischen Minister der Justiz in Hannover, NHAH, Nds. 721 Hildesheim Ace. 106/80, 165, foglio 115 sg. (725) 5 StR 642/53, Sentenza della 5• Sezione penale della Cotte federale di giuslizia in data 9 febbraio I 954, NHAH, Nds. 721 Hildesheim Ace. 106/80, I 59, foglio 204-207.


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duare altri colpevoli726. Era vero, ma non è questo l'aspetto che interessa in primo luogo la presente indagine. Qui non si tratta infatti di ricercare in primo luogo i colpevoli, bensì le vittime italiane che si trovavano fra i morti nella piazza del mercato di Hildesheim. E proprio a tale proposito alcune testimonianze hanno consentito di apprendere interessanti particolari, anche se - come accade quasi sempre - fra loro non del" tutto concordi. Diversi internati militari hanno fra l' altro raccontato o scritto che i corpi degli uccisi rimasero in parte esposti per alcuni giorni al «ludibrio dei passanti». Sempre in base a quanto riferito, gli italiani che passavano per la piazza erano costretti a fermarsi davanti a quei cadaveri. Testimoni oculari italiani hanno inoltre descritto come si svolsero effettivamente le esecuzioni. I loro connazionali dovevano recarsi a tre alla volta sino al patibolo. Toglievano il laccio dal collo di chi era stato già impiccato e ne posavano il cadavere in disparte. Sali vano poi uno dopo l'altro sullo sgabello posto sotto la forca, si legavano il laccio al collo, e il carnefice faceva ribaltare lo sgabello727 . Dopo la guerra testimoniò delle esecuzioni anche il direttore del tribunale provinciale, dottore in legge C.H., allora sottotenente e ufficiale d'ordinanza presso il Landesschiitzenbataillon li (battaglione difesa territoriale) dislocato .a .. Hildesheim. È probabile che per quanto concerne quei fatti la s.uà descrizione sia stata la più dettagliata di tutte. Fece scrivere a verbale di essersi recato il 27 o 28 marzo 1945 nella piazza del mercato, dove si era riunita diversa gente. Lì aveva visto una forca con cinque uomini già impiccati. Uno di loro si stava ancora muovendo con una certa energia, il che gli fece credere che fosse stato «appeso» immediatamente prima del suo arrivo. Avvicinatosi a circa quattro metri dal patibolo, si era accorto che sotto l'impalcatura giacevano d_µe cadaveri,_uno dei quali con un (726) Der Oberstaatsanwalt, 3 Js 1369/53, Hildesheim, den 14,8, 1954, An den Niedersachsischen Minister der Justiz in Hannover, NHAH, Nds. 721 Hildesheim Ace, 106/80, 159, foglio 13, con l'accenno alla direttiva per la sospensione del provvedimento del 22.7.1954, (727) LOPS: Caduti italiani nei principali Lager, pag, 53; del tutto simile la descrizione di Biechi che menziona anche colpi alla nuca, FOSSATI/BICCHI: Martiri,· pag. 320. Non esatta invece l'indicazione del documento pubblicato da Lops sui .130 italiani che sarebbero stati strangolati il 27 e 28 marzo 1945 nella piazza del mercat~·. Una cifra che si riferisce probabilmente al totale di cittadini italiani impiccati a Hildesheim.


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cartello recante la scritta: «Chi saccheggia viene ucciso» . I carnefici erano uomini delle SS. I prigionieri, prima che arrivasse il loro turno, dovevano partecipare al ricupero della salma di chi li aveva preceduti. Erano pertanto costretti ad afferrare quei morti mentre uno dei carnefici, salito su una scala a pioli, scioglieva la corda dal collo dell'impiccato. Corpo che veniva poi gettato a terra senza troppi riguardi. Subito dopo il successivo condannato saliva su un bidone alto circa 60 centimetri, gli si passava la corda attorno al collo - corda che veniva fissata al gancio della forca da un uomo delle SS - e si legavano le mani dietro alla schiena. Al segnale del carnefice, un suo aiutante molto corpulento ribaltava il bidone di benzina. Il condannato oscillava così appeso alla corda, ma era sempre quel grasso aiutante che, per accelerarne lo strangolamento, afferrava il corpo agonizzante ai fianchi sollevando le proprie gambe. Chiesto cosa stesse accadendo, gli avevano risposto che si giustiziavano degli stranieri «in massima parte italiani». Il dottor C.H. confermò inoltre che ci furono colpi alla nuca e che le vittime arrivavano a gruppi di tre direttamente dal municipio al patibolo. Dovevano poi sdraiarsi bocconi nelle vicinanze della forca, con il viso rivolto al selciato, per farli stare «completamente distesi sul terreno», l'aiuto carnefice dava loro «un forte calcio nel sedere». Poi il primo dei tre riceveva un secondo calcio, doveva alzarsi, salire sul bidone - e morire. Sembrava comunque che il tutto si svolgesse con notevole celerità. Quando il testimone di quelle barbare esecuzioni andò nella direzione dalla quale, arrivavano i candidati alla morte, vide nei pressi della facciata laterale del munìcipio distrutto nove o dodici uomini in «ordine di marcia», ossia adunati in righe di tre persone e sorvegliati da uomini delle SS. Condannati «con lo sguardo rivolto alla forca, che tremavano, si lamentavano, pregavano e si facevano il segno della Croce». Sembravano in parte ancora molto giovani, ma apparivano tutti ridotti in pessimo stato, come persone vestite di stracci, magre, sfinite ed affamate. Mentre si trovava ancora vicino alle vittime, ·una delle quali pregava ad alta voce e invocava probabilmente il nome di «Maria», era arrivato il grasso aiutante del boia per portar via i prossimi tre votati alla morte. L'ufficiale della Wehrmacht, allontanatosi dai prigionieri e aggirate le rovine del municipio, aveva visto per terra diversi


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cadaveri; potevano essere dieci, dodici e fors'anche più, ma - a quanto ricordava - non certo di meno. I morti da lui visti sarebbero stati quindi in totale 23. Degli 11 sicuramente impiccati 9 erano morti davanti ai suoi occhi. Giunti al patibolo, quegli uomini rimanevano «assolutamente silenziosi». Quest'ultima constatazione trova conferma nelle dichiarazioni di testimoni italiani. Ed i tedeschi presenti? Erano «in genere donne» e seguivano «piuttosto indifferenti» quel che avveniva sotto ai loro occhi728 • Chiesero la parola inoltre alcuni testimoni provenienti dall'Italia che avevano dovuto assistere ali' eccidio nel mari.o del 1945 ed avevano appreso dalla stampa nazionale notizie sul processo di Hildesheim729 . Uno raccontò che il mattino del 28 marzo era stato portato da una località vicina nella piazza del mercato di Hildesheim, dove dovette assistere forzatamente ali' esecuzione insieme ad altri compagni di sventura. E chi guardava da un'altra parte veniva picchiato con uno sfollagente. Il suo resoconto differì in alcuni particolari da quello dell'ex ufficiale della Wehrmacht, ma confermò nel contempo l'accaduto nelle sue linee generali e il fatto che· le SS impiccarono in quella piazza numerosi dei suoi connazionali730. Il già citato «Delegato all 'Assistenza» degli internati militari . scrisse che la mattina del 29 marzo, Giovedì santo, i tedeschi minacciarono di condannarlo a morte, quando - giunto nella nota piazza del mercato - voleva identificare, come sarebbe stato suo diritto, le salme di 14 persone appena impiccate731 • Anche il succitato ex internato militare che doveva recarsi il 28 marzo a Hildesheim non fu in grado di aggiungete qualcosa di (728) Dr. jur. C.H., Landgerichtsdi rektor, Hannover, den 19.8. I952, Ausserung, NHAH, Nds. 721 Hildesheim Ace. I 06/80, 158, foglio 176-180. Altri testimoni confermarono cum grano salis la descrizione di C.H., cfr. in merito: Abschrift! Vfg. 22.7.1954 (Vennerk dcs Staatsanwalts), NHAH, Nds. 721 Hildesheim Ace. 106/80, 162, foglio 133 sgg. (729) An das Landgericht Hildesheim, Trient (Italien) 26. I I. I 952, «Anzeige» von G.D.R gegen Heinrich Huck, NHAH, Nds. 72 1 Hildesheim Ace. 106/80, 163, foglio 66 sgg. (730) Ibid., Al Sig. Presidente della Corte di Assise di Hildesheim, Trento, lì 23 gennaio 1953; e _ibid., foglio 71 sg.: Lettera della Procura a G.D.R. con le questioni sottopostegli. Traduzione della risposta in data 23 gennaio 1953: NHAH, Nds. 721 Hildeshcim Ace. 106/80, 162, foglio SO sg. (731) Al Pubblico Ministero Staatsanwaltschaft Hildesheim, Poiana Maggiore, 11 febbraio 1953, L.T., N~AH. Nds. 721 Hildesheim Ace. 106/80, 163, foglio 117 sgg. (con · traduzione).


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nuovo ai fatti avvenuti, ma lo si deve nuovamente citare per un motivo del tutto .diverso732. Un «informatore del!' Ambasciata tedesca» - non si sa bene perché - avrebb.e dovuto indagare per accertare il suo passato politico e i motivi per cui era stato internato. L'informatore non fornì le notizie richieste, ed è probabile che non abbia voluto farlo, ma non volle escludere che dietro a quella offerta di aiuto di questo ex internato si celasse «qualche oscuro motivo». Aveva un cognome «non propriamente ariano» e perciò non si doveva escludere che le sue «dichiarazioni in Tribunale sarebbero state del tutto diverse da quelle desiderate dall'ufficiale delle SS incriminato» . .E seguiva la frase significativa733 : «Anche per un italiano sarebbe stato poi più che sorprendente se si fosse offerto di discolpare l'imputato accusato dell'esecuzione di 80 dei suoi connazionali». E non dovrebbe essere stato solo questo garante sconosciuto a sentire e ragionare in quel modo, specie in quegli anni . Come avrebbero potuto altrimenti sentirsi innocenti gli uomini accusati di . vari tipi di omicidio, pur ammettendo di aver commesso quelle azioni? Per loro le fucilazioni e le iinpiccagioni ordinate o eseguite non erano vietate e tanto meno illegali. Non esistevano complessi di colpa, ma solo un malinteso o simulato senso del dovere734 . Fu giustamente sostenuto che, nonostante il crollo nel 1945, ben pochi autori di crimini - e ve ne furono a tutti i livelli e in ogni ambiente dello stato nazionalsocialista - ebbero dubbi sulla legalità del loro operato735 • Quanto allora accaduto non lo si può assolutamente spiegare in modo razionale. Sembra comunque che l'approssimarsi della fine del «Terzo Reich» - ossia di un sistema che forse come nessun (732) Fu l'Ambasciata tedesca a Roma a richiamare l'attenzione della Procura su R. Cfr.: Der Oberstaatsanwalt - 3 Ks. 2/52 -, Hildesheirn, den 26.1.1953, Herrn Dr. B.R., NHAH, Nds. 72 1 Hildesheim Ace. 106/80, 161 , foglio 48 sg.; e: Oberstaatsanwalt Hildesheim, Mestre lì 3/2/1953, B.R., NHAI-1, Nds. 721 Hildesheim Ace. 106/80, 163, foglio 114 sg. (con traduzione). (733) Der Niedersachsische Minister der Justiz 4 107 E - lII 3.b/4 501/50, Hannover, den 3.3.1953, An den Oberstaatsanwalt in Hi ldesheim, NHAH, Nds. 721 Hildesheim Ace. 106/80, foglio 66. (734) A titolo di esempio ci si può riferire in proposito al processo di Hildesheirn, cfr.: Der Oberstaatsanwalt 3/2 Js 1671/49, Hildesheim, den 14.6.1951, Anklageschrift, NHAH, Nds. 721 Hildesheim Ace. 106/80, 157, foglio 138-157-, qui foglio 153. (735) OBENAUS: Seelhorster Friedhof, pag. 247.


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altro aveva incoraggiato sentimenti delittuosi nei confronti dei suoi avversari e delle persone dichiarate tali - avesse suscitato fra i più fanatici sostenitori del regime una nuova e forte carica di energia criminale. Questa si rivolse spesso contro tutti gli stranieri, ma nei casi descritti - in modo programmato contro gli italiani. Vennero commesse ingiustizie e in parte si riuscì a punire i misfatti. Al tempo stesso si conoscono però molti casi in cui, malgrado fossero stati dimostrati senza ombra di dubbio gli atti criminosi sino agli stessi reati di omicidio, non fu possibile condannare formalmente dei colpevoli sotto il profilo umano, perché, come già in precedenza scritto, le precise norme giuridiche lo impedirono. E proprio in tali casi appare evidente la disumanità del diritto e non solo dal punto di vista delle vittime. Sempre a questo proposito si vogliono ricordare ancora una volta due fatti. Simili atrocità non furono commesse soltanto quando il conflitto stava ormai per finire e dai soli tedeschi - anche se questo era l'oggetto della presente indagine. Tutto ciò è una verità lapalissiana, come il fatto che gli esecutori di questi crimini di stato non costituivano un gruppo esclusivo fonnato da appartenenti delle SS o delle loro organizzazioni. Ne facevano parte piuttosto anche moltissimi militari della Wehrmacht, come dimostrato non in ultimo dal modo di trattare i disprezzati prigionieri di guerra o internati militari itali.ani dopo l' 8 settembre 1943, un disprezzo che ebbe per conseguenza sofferenze incalcolabili ed innumerevoli morti.



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V. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Dall'intento di interpretare la storia degli internati militari italiani quale componente dei rapporti tra Italia e Germania durante la seconda metà del conflitto è risultata una descrizione che tratta in modo relativamente dettagliato la parte dei potenti · e dei loro complici. D'altra parte non sarebbe stato accettabile - almeno sotto il profilo storico - illustrare la sorte di quei militari italiani osservandola soltanto «dal basso», ossia dal punto di vista delle vittime, perché sin dall'inizio quegli uomini non furono altro che giocattoli nelle mani dei detentori del potere e, nello stesso tempo, una specie di mercanzia contrattata in modo pragmatico nel quadro degli affari politici. Lo si può comprendere dalla insensibile tranquillità con cui Badoglio mise in conto all'atto dell'armistizio la prigionia di guerra per centinaia di migliaia di suoi connazionali. Anche il modo in cui le Forze Armate italiane furono abbandonate 1'8 settembre dalle massime autorità militari è indicativo di un tale stato di cose. Uno stato di cose che si manifestò . inoltre nel contesto delle misure predisposte da entrambe le parti per l'uscita dell'Italia dalla guerra. Esso appare evidente anche dal piano elaborato da Hirnmler già nel luglio 1943, che prevedeva, in un primo tempo di far disarmare con l'inganno gli italiani, per poi deportarli al servizio dell'industria degli armamenti tedesca. TI tiro alla fune tra il regime nazionalsocialista e quello fascista riguardo all'impiego dei militari italiani catturati conferma infine, e non da ultimo, la tesi di una concezione calcolatrice mercantilistica di un problema umano. In altre parole: nel dramma iniziato con l'armistizio italiano ben pochi si interessarono alle vittime che 1'8 settembre 1943 implicava. Vittime che, se sopravvissute ed ancora in possesso delle proprie facoltà fisiche e mentali, poterono narrare al termine dell'internamento tutte le soffer:enze patite nei campi di prigionia tedeschi. I loro ricordi altro non sono se non testimonianze di inestimabile valore storico e documenti di una mancanza di senti-


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menti umani _tanto assoluta, da lasciare sbigottiti. Ma è in primo luogo la documentazione redatta da chi era allora investito di poteri decisionali a consentirci di apprendere per quali motivi e in che. modo quei militari divennero oggetto di ogni possibile arbitrio e del desiderio di vendetta. Ciò significa che le due facce della medaglia, delle quali un lavoro sugli internati militari deve tener conto, risultano riconoscibili solo dalla prospettiva degli autori e da quella delle vittime. Il metodo e la base documentaria della presente indagine hanno cercato di soddisfare questo requisito. Qualche lettore potrà ritenere che gli aspetti statistici siano stati talvolta affrontati e approfonditi in maniera fin troppo computistica. Ma non è sembrato logico sommare o confrontare con i dati di per sé già dubbi e contradditori riportati dalle fonti ufficiali o da altri testi a carattere letterario qualche altro e non verificabile dato. Nell'ambito di una ricerca statistica si doveva mirare piuttosto a dei risultati che consentissero di definire con la maggior precisione possibile l'aspetto quantitativo dell'internamento. Chi vuole infatti affrontare il tema degli internati militari senza conoscere, ad esempio, quanti furono gli italiani disarmati, il numero degli uomini effettivamente avviati ai campi di prigonia, in quali categorie vennero suddivisi i prigionieri, quanti ne furono impiegati dai tedeschi in attività lavorative oppure dove rimasero precisamente, non ha - ali' atto pratico - l'idea esatta di ciò che vorrebbe descrivere. Sono stati tuttavia gli uomini il vero oggetto dello studio. Tutti i temi tratrati, compreso quello relativo alla consistenza numerica, sono serviti a gettare luce sul loro destino. Volendo dare uno sguardo retrospettivo, sono da ricordare per esempio le seguenti esposizioni, · tesi e risultati, e appare opportuno integrarli con qualche altra considerazione. Quando la mésalliance contratta da Hitler e da Mussolini tra il 1936 ed il 1939 - mantenuta in un primo tempo ancora in vita dal maresciallo Badoglio e dagli altri eredi del Duce dopo la sua caduta il 25 luglio 1943 - si infranse definitivamente per l'uscita dalla guerra 1'8 settembre, i tedeschi e gli italiani si videro riportati emotivamente in uno stato d'animo simile per qualche aspetto a quello del 1915/16. Da parte tedesca si gridò nuovamente al «tradimento», anche se non vi era - ora come allora- né motivò, né giustificazione. Ma in quel periodo la riflessione sembrava tanto


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poco richiesta quanto la lealtà. Il fariseismo, la slealtà e un odio verso tutto ciò che era italiano, non spiegabile solo con l'armistizio, dominavano il momento. Il ritiro dell'Italia dal conflitto - al riguardo non vi sono dubbi - fu contraddistinto da numerose carenze politiche, militari e organizzative. Non viene però in genere considerato il fatto che l'intransigenza dei vertici nazionalsocialisti - verso gli interessi nazionali di Roma ben noti a Berlino - ebbe una notevole influenza sul modo in cui l'Italia uscì dalla guerra. I tedeschi in effetti non lasciarono alcuna scelta agli italiani nell'attuarla. La decisione del Governo ilaliano rispecchiava certamente qualcosa di più di un mero calcolo politico; e la reazione tedesca non va altribuita alla sola indignazione per l'accaduto. Qui si manifestarono delle differenze nelle strutture sociali. Per spiegare cosa si intende dire, basterà ricordare gli scioperi indetti per vari motivi già ·nel marzo 1943 con la partecipazione di quasi 300.000 operai italiani. Il 18 febbraio invece, ossia poche settimane prima, Goebbels aveva formulato nel Palazzo dello Sport quella domanda tanto suggestiva quanto tristemente famosa. Fu accolto da un applauso frenetico e da una risposta che non lo sorprese affatto. I presenti volevano a viva voce la guerra totale, anche se avrebbe superato tutto ciò che si era potuto sino ad allora immagi nare. Non per niente il Minisqo .del Reich per la Propaganda fu molto sarcastico nel definire il contegno del suo uditorio come «ora dell'idiozia» 1 - e quella fu. Anche nello stato di Hitler c'erano senza dubbio dei lavoratori ostili al regime nazionalsocialista, ma non vennero mai organizzati veri e grandi scioperi. E non si può spiegare in maniera soddisfacente l'assenza di reazione da parte tedesca con il terrore che regnava fra la popolazione. Lo stato di cose appare infatti più complesso, perché implicava inoltre fattori e meccanismi d'azione di una specifica cultura politica, la cui genesi risaliva a periodi ·ormai remoti della sloria tedesca 2 • Comunque sia, non si può approfondire il tema in questa sede. Nella situazione, quale si stava delineando nell'estate del 1943, si dimostrò decisiva la determinazione della maggior parte dei tedeschi ( l) Der Zweite Weltkrieg in Bildern und Doumenren, pag. 360 sg. (2) MANN: Gesi11e1e Welt, pag. 348-385 e pag. 643-666.


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a resistere «sino alla fine» . Non potevano semplicemente capire che per molti italiani esisteva ancora una correlazione fra lotta e vittoria. A sud delle Alpi la maggioranza della popolazione riteneva insensato continuare a combattere, tenuto conto che una vittoria non rientr3:va ormai da tempo fra le possibilità delle «Potenze dell' Asse». Per capirlo non occorreva essere esperti in arte o scienza militare e neppure aver ricevuto informazioni del tutto riservate. Ogni persona dotata di buon senso era in grado di valutare quanto stava effettivamente accadendo. Nel luglio 1943, dopo lo sbarco alleato in Sicilia, il Governo italiano doveva porre quanto prima fine alla guerra. Nella Città Eterna la ragion di stato era richiesta. L'autoconservazione nazionale esigeva senza possibilità di alternative, che si ponesse termine ad un assurdo sacrificio di vite umane e all'inutile distruzione di tanti beni materiali. In breve: fin quando una nazione continua ad essere intatta, non sviluppa una mentalità autodistruttiva. Proprio perché gli italiani evitarono un simile atteggiamento, è da considerarsi decisamente tragico che le logiche conseguenze che il Governo italiano finalmente trasse dagli avvenimenti militari in corso, furono fonte di indicibili dolori e di ulteriori rovinose distruzioni. L'Italia conobbe una crudele guerra fratricida. La Wehrmacht ed i nemici dei tedeschi usarono il Paese come teatro di guerra, e le ferite prodotte in quel periodo nella società italiana sono rimaste dolorosamente aperte ancora per molto tempo dopo la fine del secondo conflitto mondiale. Nella tarda estate del 1943, liberato ormai dai soldati tedeschi, Mussolini creò uno stato fantoccio denominato in un primo tempo Stato nazionale repubblicano d'Italia e a partire dal 1° dicembre 1943 Repubblica Sociale Italiana. A cosa poté in effètti servire lo dimostra non per ultimo il fatto che i cittadini italiani furono costretti a svolgere ogni genere di attività a favore dell'economia bellica nazionalsocialista. E per supplire alla mancanza di volontari, i tedeschi organizzarono quella che venne ufficialmente chiamata caccia agli uomini o agli schiavi. Per circa venti mesi l'Italia di Mussolini assolse il ruolo di provincia de] «Terzo Reich». I suoi abitanti dovettero subire ogni genere di arbitrio da parte delle forze di occupazione e fin dal settembre 1943 ebbero l'esatta sensazione di essere sfruttati e depredati. Accaddero fatti incredibili e a conferma di ciò si può ricordare che lo stesso Kesselring - ossia il


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feldmaresciallo che, per sua ammissione, aveva nutrito dopo 1'8 settembre soltanto odio per gli italiani - nell'estate 1944 si vide costretto, per porre freno alle orde di saccheggiatori, a ordinare la fucilazione senza preventivo procedimento penale dei suoi dipendenti riconosciuti colpevoli di tali misfatti. Fra le vittime di quelle atrocità commesse dalla Wehrmacht, dalla polizia e dalle SS non mancarono donne, vecchi e bambini. Furono soprattutto le truppe italiane disarmate dai reparti tedeschi a dover sopportare le conseguenze di questo contegno a proprio esclusivo piacimento, senza il minimo riguardo per la legge · e la morale, nonché per i diritti e gli interessi della gente italiana. L'8 settembre 1943 l' Italia aveva alle armi approssimativamente 3.700.0003 uomini. Circa 416.000 di questi dovettero arrendersi nell'area di giurisdizione del Gruppo di Armate B, ossia nelle regioni settentrionali e centrali della penisola, mentre nella zona di Roma e nell 'Italia meridionale, vale a dire nel territorio sotto la (3) Mancano dati precisi per quanto riguarda la forza effettiva delle FF.AA. alla data dell'annistizio. È però possibile inquadrare la situazione numerica nell'estate 1943. La Regia Marina disponeva al I O agosto di 14.953 uffic ia li e contava nel C.R.E.M. 244. 129 sottufficiali e truppa. Si trattava di complessivamente 259.082 militari, dei quali imbarcati: 3.724 ufficiali e 70.879 sottufficiali e truppa, cfr. FIORA V ANZO: L 'organiu.azione, pag. 347 sg., pag. 361 e pag. 366. Dagli atti del Ministero Aeronautica, Direzione Generale Personale Militare risulta per la Regia Aeronautica - secondo le cortesi infonnazioni dell' Uffi cio Storico dello Stato Maggiore dell'Aeronautica - alla data del 30 giugno 1943 una forza comp lessiva alle armi di 8.057 ufficiali, 1.400 allievi ufficiali e 169.316 sottufficiali e truppa, cioè 178.773 uomini. La Guardia di Finanza disponeva nell'estate 1943 di circa 40.000 militari, cfr. OLIVA: I.A Guardia, pag. IX. Per il Regio Esercito, alla data del 31 maggio disponiamo dei seguenti dati: 143.804 ufficiali, 187.119 sottufficiali e 2.668.101 uomini di truppa. ,A questa cifra di 2.999.024 militari si devono aggiungere l 0.484 uomini avviati nello scacc hiere balcanico, non ancora presi in forza alla fine di maggio. Pertanto la forza complessiva ammontava a 3.009.508 unità. La maggior parte di queste - 105.149 ufficiali, 135.314 sottufficiali e 1.868.671 soldati di truppa - erano dislocati in territorio nazionale, cfr. Stato Maggiore Regio Esercito, Ufficio Mobilitazione, 6" Sezione, allegato al fg. n. 21/229082/6 del 29 agosto 1943, Ripartizione territoriale della forza effettiva alle armi alla data del 31 maggio 1943, ASUSSME, cartella 1509 B. Sulla base dei dati statistici citati, si può concludere che la forza effettiva delle FF.AA. ammontava a circa 3.500.000 uomini. MONTANARI: Grecia, pag. 906, però, per esempio indica all a data del 1° aprile I943 un a forza effettiva del so lo Esercito ita li ano, di 3.704.000 militari. Se questa cifra della relazione ufficiale corrisponde alla verità si dovrebbe assumere un totale per le FF.AA. di circa 4. I !!J.000 uomi ni nell'aprile 1943. Le perdite in Africa Settentrionale ed in Sicilia non spiegano p: rò una riduzione di quasi 700.000 soldati. Pertanto è più realistico assumere èhc la forza effettiva delle FF.AA. nel mese di settembre superasse i 3.700.000 uomini. Data· la si tuazione statistica si tratta però d i una congettura contestabile. Cfr. in proposito ROCHAT: L'esercito italiano in pace e in guerra, pag. 262-304.


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giurisdizione del Comandante Superiore Sud (Sud-Ovest dal mese di novembre 1943), furono costretti a consegnare le armi circa 102.000 militari italiani. La 19a Armata disarmò nella Francia meridionaie al massimo 59.000 militari. Nell'Europa sud-orientale vennero disarmati dalla 2a Armata corazzata circa I 65.000 italiani in Jugoslavia e Albania, mentre altri 265.000 furono costretti ad arrendersi alle truppe del Gruppo di Armate E, responsabile per la Grecia e le isole del Mediterraneo orientale. In totale, quindi, dovettero deporre le armi 1.007.000 militari, ma non tutti vennero avviati ai campi di prigionia o vi rimasero. Quest'ultima «vittoria» della Wehrmacht, che portò ai soldati di Hitler un enorme bottino - secondo in ordine di grandezza aveva cause diverse e alquanto differenziate. Sono da citare per esempio gli errori dei vertici politici e militari italiani. Questi prepararono in ritardo, e .con ordini poco chiari, le loro Forze Armate alla nuova situazione. Soprattutto però abbandonarono le truppe a se stesse nei giorni decisi vi tra 1' 8 e l' 11 settembre. Un'importanza quasi determinante va senza dubbio attribuita alle misure predisposte da parte tedesca e intese a conseguire scopi ben precisi - sia pure a lungo termine - nell'ipotesi di un abbandono di campo degli italiani, ritenuto probabile al più tardi dopo la perdita dell'Africa settentrionale. Le divisioni della Wehrmacht nell'Europa del Sud e Sud-Est conoscevano esattamente cosa avrebbero dovuto fare non appena ricevuta la parola convenzionale «Achse» che dava il via alle contromisure. Non sono inoltre da sottovalutare l'insufficiente armonizzazione dei piani italiani e alleati, le carenze strutturali del Regio Esercito ed altre insufficienze ancora. Un · fattore determinante fu poi quello del mancare alla parola data da parte dei generali di Hitler, i quali promisero in perfetta malafede ai loro ex alleati che li avrebbero rimpatriati una volta avessero consegnato le armi . Fuori dalla madrepatria gli eventi non avrebbero preso il corso che presero senza il perfido inganno, l'imbroglio sleale e l'abuso vergognoso della fiducia che troppi ufficiali italiani ancora riponevano nei vecchi compagni d'armi. D'altra parte, da un punto di vista storico si potrebbe senz'altro avere comprensione per i provvedimenti e le azioni dei tedeschi, qualora corrispondenti alle costrizioni o alle esigenze della politica di potenza. Ma non si limitarono a quanto era necessario. Hitler ed i vertici della Wehrmacht impartirono invece tutta una serie di ordini criminali che non

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potevano trovare in alcun modo una pur rmmma giustificazione. Non si trattò infatti di una reazione commisurata alla situazione, bensì di vendetta. Alcune di queste direttive sono assolutamente uniche nella storia del secondo conflitto mondiale. Perfino nel corso della guerra di sterminio in Russia non sono stati mai emanati simili ordini. Ai russi, infatti, i tedeschi concessero almeno il diritto di difendersi, mentre nei confronti degli italiani la difesa militare contro l'aggressione armata fu considerata come atto meritevole di morte. Era criminoso fucilare in base alla legge marziale come franchi tiratori i comandanti italiani se questi non riuscivano ad indurre i loro soldati a consegnare le armi entro il tempo di un ultimatum a breve scadenza. Nel processo a carico dei «generali tedeschi del Sud-Est», accusati di crimini di guerra, venne esplicitamente asserito che tutti i soldati del Re che si opposero all'azione di disarmo soddisfacevano, in quanto belligeranti, tutte le condizioni poste dalla Convenzione dell' Aja. Non potevano in nessun caso essere classificati come franchi tiratori4 • Come crimine di guerra si configurava inoltre l'esecuzione di quegli ufficiali i cui dipendenti lasciavano cadere le proprie armi nelle mani dei ribelli o che agivano assieme ai partigiani. La Wehrmacht deportò i sottufficiali ed i militari di trnppa di questi reparti al fine di impiegarli al lavoro nella zona di operazioni dell'Esercito sul fronte orientale, sempre contravvenendo al diritto internazionale. È da definire criminoso un ordine del XXII Corpo d'Armata da montagna, impartito con l'espressa autorizzazione del Gruppo di Armate E, che prevedeva la fucilazione - senza formalità alcuna dei soldati italiani trovati in abiti civili. I generali responsabili

(4) Nel .riferirsi alla esecuzione degl.i ufficiali italiani della Divisione «Bergamo», definita dai giudici di Norimberga «illegale e del tutto ingiustificata», fu considerato anche lo «status» dei militari italiani dopo 1'8 settembre 1943. Secondo quanto esposto all'inizio della sentenza, «i tedeschi, nel loro intento di disarmare le Forze Armate italiane e di costringerle alla resa, erano aggressori». Con questa affermazione il Tribunale non chiarì il termine di «internati militari», ma privò di ogni fondamento l'asstll'cta tesi - sostenuta anche dopo il 1945 - che gli italiani che si opponevano all'essere disarmati fossero stati dei «franchi tiratori». KV-Prozesse, Fall VII: Stidost-Generale, A 118, U-10388, SANti.


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scavalcarono con la loro disposizione i principi più elementari della legge marziale. Ed è certo che degli italiani persero la vita in seguito a questo ordine. Il Kugelerlass del 4 marzo 1944, al quale successivamente nessuno ammise di aver aderito, era finalizzato aII' assassinio di uomini. Prevedeva che gli ufficiali ed i sottufficiali , italiani non impiegati in attività lavorative e catturati durante tentativi di fuga venissero consegnati - così come i prigionieri di guerra di altre nazionalità - alla Polizia segreta di stato. Gli uomini di Himmler avrebbero poi provveduto a trasferirli con la massima segretezza al campo di sterminio di Mauthausen, un Lager dove sarebbero stati eliminati con un colpo alla nuca mentre si fingeva di misurare la statura o neIIe camere a gas qualora molto numerosi. L'ordine di Hitler di non far prigionieri a Cefalonia non era certo per lui eccezionale, ma comunque criminoso. E i reparti della Wehrmacht, nell'attenèrsi a quella barbara direttiva, massacrarono migliaia di militari italiani sebbene questi stessero deponendo le anni o desiderassero di arrendersi. Anche una disposizione del Comandante in capo della Kriegsmarine, il grande ammiraglio Donitz, di condannai:e in base alla legge marziale gli ufficiali aventi ruoli direttivi a Supermarina e presso altri enti della Marina italiana, qualora ritenuti responsabili di azioni militari contro le Forze navali tedesche, esortava al crimine. Una grave violazione del diritto internazionale in tempo di guerra era costituita dalla direttiva di trasportare dalle isole greche al continente i prigionieri italiani senza tener conto di mezzi di salvataggio disponibili a bordo delle navi da trasporto. Probabilmente non si potrà mai dire con certezza quanti dei più di 13.000 uomini che annegarono in seguito all'affondamento di quei mercantili ·assolutamente sovraccarichi p~rsero la vita esclusivamente a causa della suddetta direttiva, ma devono essere stati parecchi. Lo si può comprendere anche da ciò che accadde neII 'estate del 1944, quando la Kriegsmarine - nel quadro del ripiegamento dall'area sud-orientale del Gruppo di Annate F - dovette trasportare in Grecia i militari della Wehrmacht dislocati nei vari capisaldi delle isole. La situazione per quanto concerneva i trasporti si presentava ancor più difficile, gli affondamenti furono più numerosi rispetto al 1943, ma le perdite di personale risultarono veramente minime. Un rispannio di vite umane dovuto soprattutto alla disponibilità di


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mezzi di salvataggio commisurata al numero degli uomini presenti a bordo, alle misure di sicurezza messe in atto ed ai soccorsi prestati durante e dopo gli affondamenti. Furono soltanto pochi gli ufficiali tedeschi che si rifiutarono di eseguire quegli ordini palesemente criminosi e riconosciuti come tali. Nessuno di loro dovette poi subire conseguenze gravi o particolannente dannose per la propria carriera. Nel comportamento verso le Forze Armate italiane si manifestarono un pauroso scadimento dell'etica professionale in seno alla Wehrmacht e un disprezzo totale del diritto internazionale in tempo di guerra da parte dei vertici politici e militari tedeschi. Ha ben poca importanza che la maggior parte dei soldatì tedeschi non commise - per puro caso - simili atrocità. Poiché lo sterminio dei militari italiani avvenne dietro specifico ordine delle massime autorità tedesche, non esiste il minimo motivo per presumere che la massa delle truppe - qualora chiamata ad eseguire tali' ordini - si sarebbe . astenuta dal compierlo. Il numero delle vittime della disciplina inflessibile si aggira fra un minimo di 5 .200 ed un massimo di circa 6.300 militari italiaµi d'ogni grado uccisi. Sin dall'inizio la direzione del Reich intendeva impiegare nell'economia be1lica tedesca come lavoratori coattì quegli italiani che rifiutavano di continuare a stare dalla parte di Hitler o di Mussolini. In un primo tempo ciò riguardava solo i sottufficiali e i militari di truppa, ma a partire dal secondo semestre del 1944 un numero sempre maggiore di ufficiali si vide impiegato - in violazione al diritto internazionale. Circa 600.000 ex appartenenti alle Forze Armate italian~ - ripartiti fra fabbriche ed aziende d'ogni genere nonché presso la stessa Wehrmacht - dovettero lavorare nel territorio del Reich e in quello occupato militarmente dai tedeschi per gli obiettivi bellici della Germania nazionalsocialista. Il loro impiego rappresentò un notevole alleggerimento della precaria situazione nel settore della mano d'opera. E proprio per questo motivo desta meraviglia il trattamento riservato loro dai tedeschi, i quali, senza esagerare, consideravano. quei lavoratori . coatti come dei veri schiavi militari. Il trattamento dei militari internati nei campi tedeschi comporta che l'occuparsi della loro sorte si risolve inev.itabilmente in una documentazione della mancanza di umanità, del disprezzo per i propri simili, delle umiliazioni, portate a sempre nuovi eccessi da


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una sadica fantasia, delle vessazioni fisiche e psichiche, nonché dello sfruttamento spietato. Scrivere di questo particolare gruppo di prigionieri del «Terzo Reich» significa parlare dei maltrattamenti inflitti loro dai guardiani e sorveglianti; raccontare di luoghi dove si volevano distruggere gli uomini con la privazione del cibo, l'isolamento, le punizioni corporali, la mancanza di assistenza sanitaria ed il vedersi rifiutata quella spirituale; narrare dell'odio dimostrato nei loro confronti dalla maggior parte della popolazione tedesca, sempre nella misura in cui avevano contatti con questa; illustrare le conseguenze avute dalle malattie e dalla debilitazione fisica e psichica; e offrire una testimonianza dei troppo numerosi decessi per cause naturali, anche se èerto non normali, nonché di quelli - non rari - violenti. Vi furono delle eccezioni nel comportamento verso gli italiani, ma sembra che siano state rare. Indubbia è inoltre l'esistenza di diverse condizioni di vita nei Lager. Negli Stalag la vita era in genere ancora più dura che negli Oflag. Nei Balcani la situazione si . presentava peggiore che in qualsiasi altro luogo, fatta eccezione per i campi di punizione e quelli di concentramento delle SS, nei quali pativano anche degli internati militari. A prescindere da certe eccezioni e diversità, la maggior parte dei prigionieri visse il periodo dell 'internamento letteralmente come un inferno. Alla fine delle sofferenze il bilancio fu deprimente: circa 20.000 morti nei Lager in base all~ infonnazioni tedesche - una cifra che dovrebbe essere certamente incompleta; circa 5.400 internati morti o dispersi nella zona di operazioni dell'Esercito sul fronte orientale; circa 13.300 che persero la vita nell'affondamento delle navi da trasporto; fino a 6.300 trucidati. Senza tener conto dei caduti in combattimento si tratterebbe già di 45.000 morti. Alla luce di quanto accadev.a nei campi di prigionia della Wehrmacht, non ci si deve sorprendere se vi furono degli internati che scelsero di collaborare. Si presume che tra i 180.000 ed i 194.000 italiani degli 800.000-810.000 prigionieri lasciarono i Lager, disposti a combattere, a lavorare o ad adoperarsi come ausiliari al servizio dei tedeschi o in qualità di soldati per l'Esercito fascista di Mussolini. In genere i «volontari» e i «fedeli all'alleanza» della prima ora trascorsero nei campi di prigionia soltanto un periodo molto breve.


CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

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Si possono ricostruire abbastanza fedelmente i motivi che li indussero a passare dall'altra parte. Chi si decise ben presto a questo passo vantava in genere una affinità ideologica con il fascismo. Non furono probabilmente pochi coloro che presero tale decisione per motivi opportunistici. L' uno o l'altro avrà ceduto semplicemente per debolezza umana. Quando sopraggiunse l'inverno e nei La.ger mancavano contemporaneamente vestiario adeguato e vitto sufficiente, mentre tra gli internati dilagavano le epidemie e l'isolamento dalle proprie famiglie si faceva sempre più pesante, il tormento della fame, il freddo, la preoccupazione per le famiglie e l'angoscia per la sopravvivenza spezzarono spesso la volontà di resistenza anche di quegli italiani che fino a quel momento si erano rifiutati di collaborare. Per rendersi conto di quanto stava accadendo in quei mesi nei campi di prigionia è sufficiente leggere i rapporti di funzionari fascisti che non potevano certo essere sospettati di ostilità verso i tedeschi. Parlavano di uomini che si trascinavano come scheletri umani o segnati dagli edemi da fame, istupiditi in conseguenzfi della prigionia o che avevano perduto l'uso della parola. Alla fine del 1944 migliaia di internati militari ammalati sarebbero stati il più delle volte votati a sicura morte se non si fosse provveduto a rimpatriarli, perché in Germania i loro mali erano considerati · inguaribili. Nonostante tutto la massa dei soldati italiani disarmati ebbe la forza di resistere alle offerte e alle pressioni. Fin dai primi giorni da questa forza si sviluppò una resistenza cosciente che pare essere stata motivata soprattutto politicamente ed eticamente da sentimenti antifascisti - intesi in forma molto elementare, cioè non teorizzata. L'opposizione e la resistenza erano alimentate da numerose e varie fonti. È difficile delimitarle esattamente tra di loro. Ma ~i tratta di una questione più che altro accademica, dato che dal punto.di vista nazionalsocialista o fascista emerge chiaramente che Salò e Berlino attribuivano al comportamento di questi internati che non volevano collaborare il significato di una risposta negativa alla guerra e al potere dei due dittatori. E qualora si accetti di considerare il suddetto fenomeno nel modo appena indicato, si deve anche .ammettere l'esistenza di una decisa ed estesa resistenza passiva, non raramente accompagnata da quella attiva, di questi prigionieri.


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A prescindere da questo, vi sono diversi indizi che dimostrano che tale rifiuto dava nel contempo anche una risposta al trattamento inumano ricevuto dagli internati militari dai tedeschi. Il termine scelto personalmente da Hitler per designare i militari italiani rinchiusi nei canwi di prigionia si prestò a numerose speculazioni. Era evidentemente una denominazione scelta per trarre in inganno, che stava a significare un contributo formale alla stabilizzazione della posizione politica di Mussolini all'interno del Paese. Ma in pratica gli italiani durante l'internamento, contrariamente alle affermazioni della propaganda nazionalsocialista, non si videro in una posizione migliore, bensì in genere peggiore di quella dei prigionieri di guerra di altra nazionalità e a volte persino di quella dei prigionieri sovietici. Quale conseguenza diretta del rennine ideato da Hitler, la Wehrmacht poté pretendere dagli ex alleati che si attenessero a tutte le norme previste per i prigionieri di guerra, senza accogliere i concomitanti impegni stabiliti dalla Convenzione di Ginevra del I 929. Gli internati quindi dipesero totalmente dalla benevolenza tedesca. Con questa manovra Hitler ed i vertici delle Forze Armate tedesche esclusero anche il Comitato della Croce Rossa Internazionale dall'assistenza agli italiani, in quanto non riconosciuti ufficialmente come prigionieri di guerra. E si garantirono nel contempo la più assoluta libertà d'azione per quanto concerneva il Servizio Assistenza Internati, ossia quell'ente creato dalla Repubblica di Salò allo scopo di prestare qualche aiuto ai prigionieri italiani. Perché, nei casi controversi,' i suoi delegati potevano rivolgersi soltanto al proprio Governo, che altro non era se non una marionetta nelle mani di Berlino. Un'affermazione che non è in alcun modo smentita dal fatto che Hitler nel luglio 1944 aderi alla richiesta del Duce di far assumere agli internati lo «status» di lavoratori civili. Questa concessione scaturì esclusivamente da considerazioni utilitaristiche relative alla situazione dell'economia bellica. La crisi ben nota di personale del «Terzo Reich» esigeva di ottimizzare la produttività della mano d'opera disponibile e si sapeva che il rendimento degli italiani era in genere piuttosto scarso. Anche quel micidiale sistema del vitto commisurato al rendimento non cambiò di molto questo stato di cose, mentre certi miglioramenti delle condizioni di vita specie una alimentazione sufficiente - portavano a reazioni posi-


CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

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tive. A questo punto il regime nazionalsocialista cercò di raggiungere il suo st opo - tra l'altro - attraverso il cambiamento di «status» nell'agosto/settembre 1944. Per Berlino il passaggio ad un rapporto di lavoro civile non comportava alcun rischio, dato che quegli uomini «liberi» non erano autorizzati a tornare a casa. I vertici del Reich speravano che gli italiani - fatta tuttavia éccezione per alcuni gruppi esclusi dal cambiamento di «status» - sarebbero caduti in quel nuovo inganno. Pare però che solo un terzo abbia scelto volontariamente di modificare la sua posizione. Il resto lo fecero i tedeschi ordinando loro di transitare nella categoria dei cosiddetti lavoratori liberi, quando si accorsero che minacce o altre misure coercitive non ottenevano il risultato voluto. Pur vivendo ora al di fuori dei reticolati, continuavano ad essere prigionieri in Germania dato che un ritorno in Italia era da escludersi. Poco o nulla mutò in merito all'atteggiamento della popolazione nei loro confronti e per quanto concerneva trattamento, vitto, vestiario e salario si trovarono relegati fino al maggio 1945 al penultimo posto di un singolare ordinamento gerarchico del mondo del lavoro tedesco . . Davanti al comportame·nto nei confronti dei militari italiani c'è da chiedersi se questo rappresentasse un avvenimento straordinario, una spontanea reazione impulsiva o se si debba invece esaminare quanto accaduto sotto l'aspetto dell'ideologia e dell'indottrinamento nazionalsocialista. Risposte che in un simile contesto si potevano fornire soltanto verificando quale fu in realtà l'atteggiamento in genere assunto dai tedeschi verso un qualsiasi italiano, paragonando i tratti comuni e le differenze nel trattamento subito dagli internati militari, dai lavoratori coatti italiani nonché dai «fedeli all'alleanza». Nell'affrontare questo particolare problema risultò innanzitutto che le singole categorie di italiani erano trattate in maniera diversa. È verosimile che la fustigazione formale o l'uso delle armi da fuoco venissero riservati agli internati militari: Questi ultimi e i lavoratori coatti deportati dall'Italia venivano trattati nel peggiore dei modi. I fedeli all'alleanza potevano fruire di qualche agevolazione, specie di carattere materiale, ma non sottrarsi ai maltrattamenti, alle umiliazioni e al disprezzo dei tedeschi .. Infatti, fra i prigionieri di guerra e gli internati militari morti, vi erano quelli uccisi dal personale di guardia sempre pronto a sparare, come pure altri che, sebbene


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disposti a combattere o a fungere da ausiliari, erano stati condannati con eccessiva «generosità» dalla giustizia militare tedesca. Nonostante le numerose differenze nei dettagli, nel quadro generale del · trattamento riservato ai singoli gruppi si manifesta l'influenza avuta dai principi ideologico-razzisti sull'atteggiamento sprezzante dell'umanità usato nei confronti degli italiani. Ciò venne alla luce nel modo più limpido nella perversa preoccupazione espressa nell'estate del 1944 dal Capo della Cancelleria del Partito, che il passaggio degli internati al rapporto di lavoro civile potesse compromettere «la purezza del sangue tedesco». Al suo atteggiamento corrispondeva il fatto che gli internati militari erano classificati al di sotto dei prigionieri di guerra affini per razza ai tedeschi. La collocazione degli italiani tra gli appartenenti ad una razza inferiore trova ulteriore confenna nell'intenzione di Berlino di attribuire ad essi - in una Europa dominata dal «Terzo Reich» il ruolo di un mero popolo di lavoratori. Si annunciava qui una .variante particolare di quello «Stato di schiavi» ideato dalle SS5 . L'uomo italiano, pur non raggiungendo ancora l'infimo livello degli slavi, non era più giudicato degno di impugnare le armi. Tutto ciò fu così chiaro da indurre gli stessi rappresentanti della Repubblica di Salò ad infonnare il loro Governo. Nell'ambito di un·a tale analisi si deve considerare anche la sfera politica, senza tuttavia limitarsi esclusivamente alle relazioni fra l'Italia e la Germania dopo l' 8 settembre: l' annistizio senza dubbio influì sull'atteggiamento assunto dai tedeschi, ma d'altra parte non fu affatto una sorpresa. Per questa ragione la reazione tedesca deve essere interpretata e spiegata in una visiçme d'insieme e nel contesto della continuità o discontinuità ideologica della politica di potenza della Germania. Si dovrebbe allora prendere soprattutto in considerazione l'idea che dell'Italia ebbero i più importanti rappresentanti politici e militari del «Terzo Reich», ed esaminare come tale idea mutò sotto l'influsso dello sviluppo strategico, dall'entrata in guerra di Mussolini il 1O giugno 1940 alla sua caduta il 25 luglio 1943. (5) Seguendo la formulazione di Speer nel caratteri 4zare il sistema di dominio progettato dalle SS nel periodo del dopoguerra, ordine economico compreso: SPEER: Sklavenstaat, in particolare pag. 406-423.


CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

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Può essere provato6 che, dall'inizio di dicembre 1940, il regime hitleriano - malgrado le difficoltà dirette causate dal declino italiano per la condotta di guerra della Wehrmacht considerasse il crollo della posizione dì grande potenza dell'Italia come un vantaggio per il Reich in una prospettiva a lungo termine, e cioè nel contesto del riorqipamento europeo nel dopoguerra. Dopo la caduta di Mussolini, infatti, due obiettivi, di cui si parlava da molto tempo, sembravano finalmente realizzabili: lo spostamento della frontiera italo-tedesca fino a sud del Veneto e l'egemonia della Gennania in tutto il Mediterraneo orientale. Più interessante ancora è tuttavia il fatto che Hitler e la sua cerchia motivarono esplicitamente e continuamente - /le loro pretese o aspirazioni con una presunta decadenza razziale degli italiani. Si tratta di un razzismo che si diffuse dal vertice del «Terzo Reich» - dove furono emanati gli ordini criminali - fino al livello più basso. Ma per evitare eventuali malintesi si deve sottolineare che la questione dei motivi dell'avvilente trattamento degli italiani da parte dei tedeschi ha più di una risposta. Su di esso influirono numerosi fattori, tra cui soprattutto fattori storici e fattori legati alla situazione del momento particolare. Oltre a ciò tuttavia deve essere presa in considerazione una spiccata motivazione razzistica. Nel caso italiano si tratta certamente di un razzismo non paragonabile a quello che ha portato al genocidio commesso nei confronti degli ebrei; quello manifestato verso gli italiani fu un razzismo che non ebbe come scopo lo sterminio, bensì il declassamento nazionale, ma che ciò nonostante strappò via migliaia di vite umane. Centinaia di migliaia di internati o di prigionieri costituivano altrettanti destini individuali, e perciò, sia detto ancora una volta, non tutti fecero le stesse esperienze. Ma nonostante le agevolazioni avute nell'uno o nell'altro Lager e malgrado le buone intenzioni dimostrate da certuni nel voler prestare - con ben scarsi risultati una certa assistenza ai propri connazionali, la primavera del 1945 segnò per la massa degli ex internati e di coloro che si trovavano ancora nei campi di prigionia la fine di un periodo infernale. Per una cifra non meglio precisata di quei militari già appartenenti al Regio Esercito italiano il tempo della prigionia finì tuttavia così come si era iniziato per migliaia dei loro compagni (6) SCHREIBER: Due popoli, pag. 95- 124.


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con dei veri e propri massacri. Località come Pothoff, Unterltiss, Brenna, Lahde, Hildesheim, Kassel e Treuenbrietzen significano la morte violenta di 500-600 internati militari. Parallelamente agli eventi definibili in parte come orge di sangue, inscenate dai fanatici sostenitori del regime del «Terzo Reich» che stava crollando, ebbe inizio l'esodo dallo stato hitleriano degli schiavi del lavoro italiani. Al più tardi dal marzo 1945 si abbattè sul confine italiano una vera ondata umana, trascinando con sé internati militari, ex internati e lavoratori coatti o volontari. Fu anche quello il momento in cuì uscirono dalle scene della Storia i protagonisti più importanti del dramma che aveva richiesto la partecipazione degli internati militari nel ruolo delle vittime. Il 28 aprile i partigiani, sorpreso il Duce in fuga, lo uccisero nelle immediate vicinanze di Giulino di Mezzegra7 • Hitler si suicidò due giorni dopo nella sua capitale del Reich ridotta in cenere. Gli internati che tornavano a casa non furono toccati dalla morte dei . due. Per molti di loro la normalità era ancora lontana, cioè restarono segnati e soffrirono per le conseguenze tardive della loro prigionia. Come già scritto all'inizio, non mancano libri e saggi sui prigionieri di guerra o lavoratori coatti che si trovavan? in Germania dal 1939 al 1945. Nemmeno i tedeschi hanno dimenticato i loro militari catturati allora dal nemico. Nella sola opera8 : Zur Geschichte der deutschen Kriegsgefangenen sono state scritte da diversi autori più di 10.000 pagine sulla sorte subita dai tedeschi in prigionia - per non parlare di tutta l'altra letteratura in proposito. Persino sotto quest'aspetto gli internati militari italiani non hanno ottenuto una riparazione. Nel consuntivo storico del dominio nazionalsocialista e di quello fascista non hanno trovato né in Germania né in Italia - dove almeno vengono ricordati, dove sono state pubblicate le loro memorie, dove esiste l' A.N.E.I. ed è stato concesso un numero elevato di ricompense al valore9 - il posto al quale avrebbero avuto diritto per il loro comportamento e per quel vero e proprio martirio fisico e morale patito nei La.ger tedeschi. Un martirio che non hanno «vissuto come i bruti», scrive Guareschi, che (7) Molti particolari al riguardo in KUB Y: Verrat auf deutsch, pag. 536-545. (8) Poiché alcune parti di questo ampio contributo alla storia dei prigionieri di guerra tedeschi sono state pubblicate suddividendole in <<tomi», l'opera completa - incluse le due appendici - consta di 20 volumi. (9) Cfr. TORSIELLO: Le operazioni delle unità italiane, pag. 647-654.


CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

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continua 10 : <<Non ci siamo rinchiusi nel nostro egoismo. La fame, la sporcizia, le malattie, la disperata nostalgia delle nostre mamme e dei nostri figli, il cupo dolore per l'infelicitĂ della nostra terra non ci hanno sconfitti. Non abbiamo dimenticato mai di essere uomini civili, uomini con un passato e un avvenireÂť. Fu proprio cosĂŹ. E soprattutto per questa ragione desta meraviglia. che nell'insieme, dopo aver subito tradimento, disprezzo, maltrattamenti e migliaia di morti, si sia steso su di loro per troppo tempo un velo di immeritato silenzio.

(10) Cfr. GUARESCHI: Diario clandestino, pag. XII.



ELENCO DELLE ABBREVIAZIONI

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Elenco delle Abbreviazioni AA Abt. (A btl.) Abw.

Ace. ACS ADAP Adj. Adm. AEL A.E.P.A. Aff. Poi. (A.P .) Ag.

A.G. AHA A.H.Qu. A.I.E AlfZG AIWM

A.K. Allg. A.N.E.I. Ang. Ani. Anm. A.O. (AO) AOK (A.0.K.) A.Pi.Fii Arb.-Kdo

ARMIR Arti. A.S.E. ÀSMAE ASUSSME ASUSSMM

Auswartiges Amt (Ministero degli Affari Esteri tedesco) Abteilung (reparto, ufficio, sezione) Abwehr (Servizio Informazioni Militari/Servizio di spio naggio e controspionaggio della Wehrmacht) Accession (accensione [di un archivio]) Archivio Centrale dello Stato Akten zur deutschen auswartigen Politik (Documenti Diplomatici Tedeschi) Adjutant (aiutante) Admiral (ammiraglio) Arbeitserzichungslager (campo di educazione al lavoro) Associazione E mifrati Pado vani Assia Affari Politici Amtsgruppe (sezione di un ufficio) Aktiengesellschaft (società per azioni) Allgemeins Heeresamt (Direzione Affari Generali dcli' Alw Comando dcli' Esercì to Armee-Hauptquartier (Quartier generale o Comando di Armata) Assistenza Italiani all'Estero Archlv des lnstitutes fiir Zeitgeschichte (Archivio dell'Istituto di Storia contemporanea) Monaco Arcbive Imperia! War Museum Londra Armeekorps (Corpo d'Armata) Allgemein(es) (generalmente, in generale, generale) Associazione Nazionale Ex Internati Angelegenheit (aggiunta ad un numero di protocollo) Anlage (allegato, annesso) Anmerkung (annotazione·, osservazione, nota in calce) Abwehroffizier (ufficiale addetto alla sicurezza) Armeeoberkommando (Comando di Armata) Armee-Pionier-Fiihrer (Comandante del Genio di Armata) Arbeitskommando (comando di lavoro/distaccamento di lavoro) Armata italiana in Russia Artillerie (artiglieria) A Sua Eccellenza Archivio Storico del Ministero Affari Esteri Archivio Srorico dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito Archivio Storico dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Marina


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I MILITARI ITALIANI INTERNATI NEI CAMPI DEL TERZO REICH

Aufl. Ausl. ausl. Arb. AWA Az. (A.Z., A)

Auflage (edizione, tiratura, incarico, condizione) Ausland (estero) auslandische Arbeiter (lavoratori stranieri) Allgemeines Wehrmachtsamt (Direzione Affari Generali del Comando Supremo della Wehrmacht) Aktenzeichen (numero di protocollo)

b.

bei(m) (presso) Bundesarchiv (Archivio Centrale Federale di Coblenza) Kriegsgefangenen Bau- und Arbeitsbataillone (battaglioni edili e di lavoro per prigionieri di guerra) BA-MA Bundesarchiv-Militararchiv (Archivio federale-Archivio militare di Friburgo) . BAOR British Army of the Rhine (Armata Britannica.del Reno) Batl. (Btl.) Bataillon (battaglione) BAV Besondere Anordnung fiir die Versorgung (disposizione particolare per l'approvvigionamento) Bd Band (volume) B.d.E. ¡ Befehlshaber des Ersatzheeres (Comandante dell'Esercito territoriale o Comandante della Riserva) BE British Embassy ~Ambasciata britannica) bearb. bearbeitet (trattato, evaso) Befehlshaber (Comandante) Befh. Befh.H.Geb. Befehlshaber Heeresgebiet (generale del territorio sotto l'amministrazione militare di un Gruppo di Armate nella zona di operazioni dell'Esercito) begl. beglaubigt (autenticato, legalizzato, convalidato) betr. (Betr.) betrifft (oggetto [di pratica], concernente) BI. Blatt {foglio) B.Nr. Buch-Nummer (numero di protocollo o di registrazione) BR ,Botschaftsrat (Consigliere d'Ambasciata) BRAM Biiro Reichsaussenminister (Ufficio del Ministro degli Esteri del Reich) Br.B.Nr. (Brb.Nr.) Brief-Buch-Nummer (numero di protocollo o di registrazione) BRT Bruttoregistertonnen (tonnellate di stazza lorda) Briiko Briickenbaukommando (reparto .costruzioni ponti) Bv.T.O. Bevollmachtigter Transportoffizier (Ufficiale plenipotenziario per i trasporti) bzw. beziehungsweise (rispettivamente, relativamente, ossia) BA BAB

cav. C.B.

eco CdSSHA

cavalleria sigla per sommergibili tascabili italiani della classe C.B. (di circa 35 t. in emersione) Contro! Commission for Germany (Commissione di controllo per la Germania) Chef des SS-Hauptamtes (Capo dell'Ufficio centrale delle SS)


ELENCO DELLE ABBREVIAZIONI

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Chef d. Dt. Polizei Chef der Deutschen Polìzei (Capo della polizia tedesca) Chef der Heeresriistung (Capo degli Armamenti dell'Esercito) Chef HRiist Chef des Kriegsgefangenenwesens (Capo reparto prigionieri di guerra Chef Kriegsgef. presso il Comando Supremo della Wehrmacht) Chef Wehrmachtsanitiitswesen (Direttore generale della Sanità presso Chef WSan il Comando Supremo della Wehrmacht) chiffriert, Chef (cifrato, capo) Ch. Comitato Internazionale della Croce Rossa C.I.C.R. Compagnie (Compagnia) Co. (Co) Corpo Reale Equipaggi Marittimi C.R.E.M. Croce Rossa Italiana C.R.I . Cecoslovacchia C/S Corpo di Spedizione Italiano in Russia CSIR Capo di Stato Maggiore C.S.M. (CSM) contro tedeschi C.T.

den (il, del) Direzione Affari Commerciali Documenti Diplomatici Italiani Deutsche Demokratische Republik (Repubblica Democratica Tedesca) Dirigent (dirigente) Dg. des Generalstabs (di Stato Maggiore) d.G. D.G. (Direz. Gen.) Direzione Generale Direziope Generale Affari Commerciali D.G.A.C. Direzione Generale Affari Politici D.G.A.P. dass heisst (cioè, vale a dire) d.h. Direzione Generale degli Italiani all'Estero O.I.E. Direzione Generale Affari Politici Dir. Gen. Poi. Division (divisione) Div. Divisionsgefechtsstand (posto comando divisionale) Div. Gef. Std. Decreto Legge, decreto {egislativo D.L. (d.l.) des Monats (del mese) d.M. Difesa Nazionale D.N. Deutsch(e, es) (tedesco/hi) Dt. (dtsch.) Durchgangslager (campo di transito dei prigionieri) Dulag

d. DAC DDI DDR

E . O. e p.c.

Eri. eri. E-Transport

F

Einsatzort (località di comando, non precisata per motivi di sicurezza) e per conoscenza Erlass (drecreto, ordinanza, editto) erliiuter (illustrato, spiegato) Eisenbahntransport (trasporto ferroviario)

contrassegno - unito a numero per piccole navi scorta tedesche o per motozattere della Kriegsmarine


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I MILITARI ITALIANI INTERNATI NEI CAMPI DEL T ERZO REICH

F. (F)

F. (FS) · F.A. FdU Fest.Gren.Rgt. Fest.Pi.Kdr. FF.AA. Ffm fg. F.H.Qu. Fkpt. Fla- (Flak) Frhr. Fii Stab

g. (Geh.) GA Gab. (GAB, gab.) GABAILG GBA Geb. Geb.A.K. Geb.Div. Gef.Std. geh. Kdos Gen.Bevollm. Gen.d.Artl'. Gen.d.Sich:Tr. Gen.Kdo GenObst. Gen.Qu. Gen.Stab. Genstb.d.H. (GenStdH) Germ. gez. GFM GK G.K. G.K. (Gk, g.K. g.Kdos, GKds., Gkds)

Fascicolo Fernschreiben (telex) Fiihrungsabteilung (Reparto o Ufficio Operazioni o anche Stato Maggiore) Ftihrer der U-Boote (Comandante dei sommergibili) Festungs-Grenadierregiment (reggimento granatieri da fortezza) Festungs-Pionier-Kommandeur (Comandante del Genio da fortezza) Forze Armate Frankfurt am Main (Francoforte sul Meno) Fonogramma Fiihrer-Hauptquartier (Quartier generale del Fiihrer) Fregattenkapitii.n (capitano di fregata) Flugzeugabwehrkanone (artiglieria contraerea, cannone contraereo) Freiherr (barone) Fiihrungsstab (Stato Maggiore)

geheim (segreto) contrassegno - unito a numero - per navi vedetta tedesche, esclu· sivamente nel Mediterraneo Gabinetto Gabinetto Assistenza Italiani Lavoratori in Germania Generalbevollmii.chtigter ftir den Arbeitseinsatz (Plenipotenziario per l'impiego della mano d'opera) Gebirgs- (da montagna) Gebirgsarmeekorps (Corpo d'Armata da montagna) Gebirgsdivision (divisione da montagna) Gefechstsstand (posto comando) Geheime Kommaridosache (segretissimo) Generalbevollmii.chtigter (Plenipotenziario generale) Generai der Artillerie (generale di artiglieria, equivalente a generale di Corpo d'Armata) Generai der Sicherungstruppen (Generale Comandante delle truppe di sicurezza) Generalkommando (Comando di Corpo d'Armata) Generaloberst (generale d'Armata) Generalquartiermeister (Intendente generale) Generalstab (Stato Maggiore) Generalstab des Heeres (Stato Maggiore dell'Esercito) Germanisch(es) (germanico) gezéichnet (firmato) · Generalfeldmarschall (feldmaresciallo) contrassegno - unito a numero per piccole imbarcazioni d i scorta della Kriegsmarine Generalkonsul (Console generale)

Geheime Kommandosache (segretissimo)


ELENCO DELLE ABBREVIAZIONI

GmbH G.N.R. Gr. G. R. Gren. g.Rs. GTD W

H. Ha Poi H .G. (H.Gr.) H .Gr.Kdo H.GstA. Hiwi HJ HM B H.M.S . Hpt.Abt. H.Q. H.Qu. HR Hrsg.• hrsg. HSln

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Gesellschaft mit beschrankter Haftung (società a responsabilità limitata) Guardia Nazionale Repubblicana Gruppe (gruppo, raggruppamento, squadra) Gcsandtscha ftsrat (Consigliere di legazione) Grenadiere (granatieri) geheime Reichssache (segretissimo. documento di interesse del Reich) Die geheimen Tagesberichte der Deutschen Wehrmachtfi.ihrung (rapporti giornalieri segreti della Direzione della Wehr macht tedesca nella seconda guerra mondiale)

Heft (quaderno, dispensa, fascicolo) Handelspolitische Abteilung des Auswiirtigen Amtes (Sezione Politica commerciale del Ministero degli Affari Esteri) Heeresgruppe (Gruppo d i Armate) Heeresgruppenkommando (Comando Gruppo di Armate) Haupt-Generalstaatsanwalt(schaft) (Primo P rocuratore generale, Procura ·generale) Hilfswillige (ausiliari volontari) Hitlerjugend (Gioventù hitleriana) Hamburg (Ambu rgo) His Majesty's Ship (nave di Sua Maestà) Hauptabteilung (reparto principale o divisione) Head Quarters (Quartier generale) Hauptquart ier (Q uartier generale) Heeresrustung (Ufficio degli Armamenti dell' Esercito) Herausgeber, herausgegeben (editore, edito) Heeressanitatsinspek tion (Ispettorato di Sanità dell'Esercito)

l.M .A. I. M. 1. Insp.d.L.West i.V.

im Auftrag (d'ordine, nel nome di. ..• incaricato da ...) Italiener-Baubataillone (battaglioni edili costituiti da italiani) Infanterie-Division (divisione di fanteria) im Generalstab (in servizio di Stato Maggiore) incaricato del grado superiore Internationales Komitee vom Roten Kreuz (Comitato della Croce Rossa Internazionale) Interministcrieller Ausschuss (Comitato intermi nisteriale) Internati Militari Italiani Inspekteur der Luftwaffe West (Ispettore della Luftwaffe Ovest) in Vertretung (in rappresentanza, per procura)

JAG Jg.Div.

Judge Advocat Generai (Procuratore di stato) Jagerdivision (divisione cacciatori)

i.A. 1-Bau-Btle !.D. i.G. i.g.s. I.K.R.K.


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I MILITARI ITAj.JANI INTERNATI NEI CAMPI DEL TERZO REICH

Kawi K.D.Gen. (Kdr.Gen.) Kdo Kdr. (Kdt.) Kdr.Kgf. Kdt. Kdtr. (Kdtur.) Kfz. K.Gef.Std. (K.G.St.) Kgf. (Kr. Gef.) Kgf.Bez.Kdt. Kg!. K.H.Q.

KK Kl. K.N.A.

Komm(and).Gen. Kpfgr. KR Kriegsverw. KTB Kult Poi Zw

KV kv (k.v.) KZ K.z.S.

L LD Leg.Rat. lfd. Lft.Kdo. LG Lgt.Gen. Lw. Lw.Fil.Stab Lw-Feld-Div.

Kampfwillige (combattenti volontari) Kommandierender Generai (Generale Comandante) Kommando (Comando, ma anche reparto) Kommandeur (Comandante) Kommandeur der Kriegsgefangencn (Comandante dei prigionieri di guerra) Kommandant (Comandante) Kommandantur (Comando) Kraftfahrzeug (automezzo, autocarro) Korpsgefechtsstand (posto comando di Corpo d'Annata) Kriegsgefangene(r) (prigioniero/i di guerra) Kriegsgefangenenbezirkskòmmandant (Comandante distrettuale per prigionieri di guerra) Koniglich (regio, reale) Korps-Hauptquà rtier (Quartier gene rale di Corpo d'Armata) Korvettenkapitiiri_. (c~pitano di corvetta) Klasse (classe) Korps-Nachrichten-Abteilung (reparto trasmissioni di Corpo d 'Armata) Kommandierender Generai (Generale Comandante) Kampfgruppe (gruppo di combattimento) indicativo di urgenza o di precedenza nei telex Kriegsverwaltung (amministrazione militare) Kriegstagebuch (diario di guerra) Kulturpolitische Abteilung im AA, Referat Zwischenstaatliche Verbiinde des In- und Auslandes (Sezione Politica culturale del Ministero degli Affari Esteri, reparto associazioni internazionali nella Germania e ali' estero) Kriegsverbrecherprozesse (processi a carico dei criminali di guerra) kriegsverwendungsfahig (abile arruolato) Konzentrationslager (campo di concentramento) Kapitiin zur See (capitano di vascello)

se riferito a mezzi corazzati, indica un carro leggero Luftwaffenverwaltungsamt (direzione amministrativa della Luftwaffe) Legationsrat (Consigliere di legazione) launfend(er) (corrente) Luftflotten-Kommando (Comando di Flotta Aerea) Landgericht (Tribunale provinciale) Luogotenente generale Luftwaffe (Aeronautica tedesca) Luftwaffenfiihrungsstab (Stato Maggiore della Luftwaffe) Luftwaffen-Felddivision (divisione da campo della Luftwaffe)


ELENCO DELLE ABBREVIAZIONI

M.-Stammlager M. (Ma.) Markdo (Mar.Kdo.) Ital. MAS (M.A.S.) Med. MGM M.Gr.Kdo (M.Gr.) M.Gr.Sild Mii. Mil.lnt M.M.I.G. mob. mot. MVO

nachr. N.Btl. N.d.A. Nds. N.d.T. NHAH NIK

N.R.P. NS Ns. NSDAP NSFK NSFW (NSF/OKW)

O.B. (OB,Ob.) Ob.d.H. Ob.d.L. Ob.d.M.

81 I

MannschaftsstammlĂ ger (campo di prigionia per sottufficiali e militari di truppa) Marina Marinekommando ltalien (Comando Marina tedesca in Italia) Motoscafo antisommergibile Medaglia Militargeschichtliche Mitteilungen (rivista storica militare) Marinegruppenkommando (Comando di una definitiva zona marittima) Marinegruppenkommando Sild (Comando Marina Sud) Militar- (militare) Militarinternierte (internati militari) Missione Militare Italiana in Germania mobilitazione motorizzato Marineverbindungsoffizier (ufficiale di collegamento della Marina)

nachrichtlich (per conoscenza) Nachrichten-Bataillon (battaglione trasmissioni) Nota dell'Autore Niedersachsen (ijassa Sassonia) Nota del Traduttore Niedersachsisches Hauptstaatsarchiv Hannover (Archivio Centrale di Stato della Bassa Sassonia - Hannover) Nilrnberger Internationaler Kriegsverbrecherprozess (Processo internazionale di Norimberga per i crimini di guerra) Numero Riservato Personale nazionalsozialistisch (nazionalsocialista) Nièderschrift (scritto, verbale, protocollo) Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei (Partito nazionalsocialista tedesco) Nationalsozialistisches Fliegerkorps (Corpo aereo nazionalsocialista) Nationalsozialischer Filhrungsstab im Oberkommando der Wehrmacht (Stato Maggiore per l'indottrinamento nazionalsocialista presso il Comando Supremo della Wehrmacht)

Oberbefehlshaber (Comandante in capo, Comandante superiore, Comandante Supremo) Oberbefehlshaber des Heeres (Comandante in capo dell'Esercito) Oberbefehlshabe_r der Luftwaffe (Comandante in capo della Luftwaffe) Oberbefehlshaber der Kriegsmarine (Comandante in capo della Kriegsmarine)


81 2

I MILITARI ITALIANI INTERNATI NEI CAMPI DEL TERZO REICH

Oberkdo (Obdko, 01:ierkommando (Comando Supremo, Alto Comando o sempliceOkdo) mente Comando) Oberqu.M. (O.Qu.) Oberquartiermeister (Intendente capo) 0.8.S. Oberbefehlshaber Siid (Comandante Superiore Sud) ohne Datum (senza data) o.O. Oberfeldkommandatur (Comando Superiore delle truppe di sicurezza OFK nella zona retrovie) Campo di prigionia per ufficiali Oflag Offizier (ufficiale) Offz. Oberkommando des Heeres (Alto Comando dell'Esercito) OKH Oberkommando der Luftwaffe (Alto Comando della Luftwaffe) OKL OberkommĂ ndo der Kriegsmarine (Alto Comando della KriegsmaOKM rine) Oberlandesgericht (corte d'appello) OLG Op. operativ (operativo, operazioni) OP.Abt. Operationsabteilung (Ufficio Operazioni) Op.(H) Capo Ufficio Operazioni dell'Esercito presso lo Stato Maggiore Operativo del Comando Supremo della Wehrmacht ordinamento Ord. Organisation(s) (organizzazione, ordinamento) Org. Org.Abt. Organisationsabteilung (reparto, ufficio ordinamento) .o.u. Ortsunterkunft (sede, localitĂ di comando, non precisata per motivi cli sicurezza)

p.A. PA PADF Pak Panzergren. P.C. (P.d.C.) P. Civ. Pers. Pi. Pi.Btl. P.M. Poi. Poi.

rM

Pos. POW (PW) P.R. (PR) Pr.Nr. Prop.

per Adresse (presso) Politisches Archiv des Auswiirtigen Amtes (Archivio Politico del Ministero degli Esteri - Bonn) Archivio Privato professore Renzo De Felice - Roma Panzerabwehrkanone (cannone controcarro) Panzergrenadiere (granatieri corazzati, fanti meccanizzati) Posta da campo Posta Civile personale Pionier-, (pionieri, soldati del Genio) Pionier-Bataillon (battaglione del Genio) Posta Militare Politische Abteilung des Auswartigen Amtes (Sezione Politica del Ministero degli Esteri tedesco) Reparto speciale presso la Sezione Politica del Ministero degli Esteri per questioni militari, difesa del Paese, reparto di collegamento con il Comando Supremo della Wehrmacht e le tre Forze Armate) Posizione Prisoner of War (prigioniero di guerra) Personale Riservato Priifnummer (numero di controllo) propaganda


ELENCO DELLE ABBREVIAZIONI

813

Pz.Gren. Pz.K.

protocollo, verbale Abteilung Protokoll (Protocollo del Ministero degli Esteri tedesco) Protokollnummer (numero di protocollo) Panzer (carro armato) Panzerarmeeoberkommando (Comando dell' Ar mata corazzata) Panzerdivision (divisione corazzata) Panzerdivision «Hermann Goring» (Divisione corazzata «Hermann Goring))) Panzergrenadicr (unito all'indicazione di reparti: granatieri corazzati) Panzerkorps (Corpo d'Armata corazzato)

QdC Q.G. Qu.

Quaderni del Centro Studi sulla deportazione e l' internamento Quartier generale Quartiermeister(abteilung) (Intendente/ Intendenza)

R. RAM

regio/a; Sezione Giuridica del Ministero degli Esteri tedesco Reichsaussenmi nister (Ministro o Ministero degli Esteri del Reich) Reichsbevollmachtigter (Plenipotenziario del Reich) Referat (ufficio o sezione, incaricato, reparti) Reserve- (della riserva, di complemento) Reichsfilhrer (vds. RF-SS) Reichsfilhrer-SS (una carica della NSDAP equivalente a Comandante in capo delle SS e dal 17 giugno 1936 in unione personale Capo della polizia tedesca, carica questa statale) Regiment (reggimento) riservato Reichskriminalpolizeiamt (Ufficio centrale della polizia criminale del Reich) Reichsminister (Ministro del Reich) Riservato Personale Reichssicherheitshauptamt (Ufficio c,entrale per la sicurezza del Reich) Repubblica Sociale Italiana· Rtistungsamt Arbeitseinsaizfragen (reparto per questioni relative al1'impiego in attività lavorative presso la Direzione generale degli armamenti) Rtistung und Kriegsproduktion (Armamenti e Produzione bellica)

Prot. Prot. A Prot. N. Pz. Pz.AOK Pz.Div. Pz.Div.H.G.

RBV Ref. Res. R.F. RF-SS

Rgt. Ris. (RIS) RKPA RM R.P. RSHA R.S. I. RtiA.Arb.

RuK

s.

s. SA sac. SAH S.A.I. S.A.I.E.

Seite (pagina) segreto Sturmabteilung (reparto d'assalto del NSDAP) sacerdote Staatsarehiv H~burg (Archivio di Stato - Amburgo), Servizio Assistenza Internati militari e civili Servizio Assistenza Italiani all'Estero (presso la Croce Rossa Italiana)


814

I MILITARI ITALIANI INTERNATI NEI CAMPI DEL TERZO REICH

S.A.I.M.I. San.SANu SD Sdf SE-Aktion Seetr. serv.

Servizio Assistenza Internati Militari Italiani Sanitats- (della Sanità) Staatsarchiv Nurnberg (Archivio di Stato - Norimberga) Sicherheitsdients der SS (Servizio di sicurezza delle SS) Sonderfiihrer (incaricato speciale) ~ Sonder-Einberufungsaktion (azione di reclutamento straordinario) Seetransport (trasporto marittimo) servizio SF sotto fascicolo S.I.M. Servizio Informazioni Militari S In Sanitatsinspektion (Ispettorato della Sanità) Sipo Sicherheitspolizei (Polizia di pubblica sicurezza) SK Sonderkommission, ·s onderkommando (commissione speciale, comando o reparto speciale) Skl. Seekriegsleitung (Direzione operativa della Kriegsmarine, in pratica: Stato Maggiore dell'Alto Comando della Kriegsmarine) SkL/QuA Quartiermeisteramt der Seekriegsleitung (Intendenza della Seekriegsleitung) S.M. Stato Maggiore S.M.E. Stato Maggiore dell'Esercito sonst. sonstige (altro, ulteriore) sog. sogenannt (cosiddetto) sowj. sowjetisch(e) (sovietico/a) S.P.d.D. Segreteria Particolare del Duce S.P.R. (SPR) Segreto Personale Riservato S.R.P. (SRP) Segreto Riservato Personale ss Schutzstaffel der NSDAP (Milizia di protezione del NSDAP) SS-Gruf. SS-Gruppenfuhrer (nel contempo era anche generale di Divisione delle Waffen-SS) SS-Pz.K. SS-Panzerkorps (Corpo d'Armata corazzato delle Waffen-SS) SS-Pol.Pz.Gren.Rgt. SS-Polizei-Panzergrenadierregiment (reggimento granatieri corazzati polizia-SS) St. Stelle, Stab (Ufficio o Stato Maggiore) St.A. Staatsanwalt(schaft) (procura, procuratore, pubblico ministero) Stalag Mannschaftsstammlager (campo di prigionia per sottufficiali e militari di truppa) St.Qu. Stabsquartier (sede del comando) St.S. Staatssekretar (Segretario di Stato)

TA Tb (Tgb.) Tb (TBC) Tgb.Nr. (TNr.) Trsp.-Kdtr (en)

.

contrassegno - unito a numero - per torpediniere tedesche già appartenenti alla Marina italiana o francese Tagebuch (diario) Tuberkolose (tubercolosi) Tagebuchnummer (numero di protocollo o registrazione) Transportkommandantur(en) (Comando(i) di trasporti)


ELENCO DELLE ABBREVIAZIONI

u. u.a. u.A. u.d. UdSSR Uffz. uk USA usw.

V.

V.

Verw. VFG (Vfg.) VfZG vgl. VS

vu WASt. Wehrm. WFST (WFSt.) Wi. WiGIV WKdo Wm.Befh. WNV

WPr WR W San

z.B. z.b.V. z.d.A. z.Hd. zit. (Zit.)

815

und (e) unter anderem (fra l'altro) und Andere (e altri) und den (e del) Union der Sozialistischen Sovjetrepubliken (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche) Un tero ffizier (sottufficiale) unabkommlich (insostituibile, indispensabile) United States of America (Stati Uniti d'America) und so weiter (eccetera)

von (predicato nobiliare, da, di) vorlaufig (provvisorio, temporaneO", per il momento: se unito a segnature numeriche d'archivio) Verwaltung (amministrazione) Verfiigung (disposizione, provvedimento, ordinanza) Vierteljahrshefte fiir Zeitgeschlchte (rivista di storia contemporanea) vergleiche (confronta) Verschlussache (documento riservato) Voruntersuchung (inchiesta preliminare, istruttoria)

Welirmachtauskunftsstelle (ufficio informazioni della Wehrmacht) Wehrmacht (Forze Armate tedesche) Wehrmachtfiihrungsstab (Stato Maggiore Operativo del Comando Supremo della Wehrmacht) Wirtschaft (economia, dell'economia, economico) Ispettore sanitario per i prigionieri di guerra nel reparto scienza e questioni sanitarie del Comando Supremo della Wehrmacht Wehrkreiskommando (Comando di Regione militare) Wehrmachtbefehlshaber (Comandante della Wehrmacht nella zona soggetta all'amministrazione delle-Forze Armate tedesche) Wehrmachtnachrichtenverbindung (trasmissioni della Wehrmacht o reparto trasmissioni delle Forze Armate tedesche presso lo Stato Maggiore Operatiyo del Comando Supremo della Wehrmacht) Wehrmachtpropaganda (reparto propaganda del Comando Supremo della Wehrmacht) W_ehrmach t-Rechtsabteilung (Sezione Giuridica presso il Comando Supremo della Wehrmacht) Wehrmachtsanitatswesen (SanitĂ della Wehrmacht) zum Beispiel (per esempio) zur besonderen Verfiigung (per uso speciale) zu den Akten (agli atti) zur Hand (sue proprie mani, S.P.M.) zitiert (citato)


816

ZSLANS-V

z.V.

I MILITARI ITALIANI INTERNATI NEI CA~PI DEL TERZO RE!CH

Zentrale Stelle der Landesjustizverwaltungen zur Aufkliirung von NS-Verbrechen, Ludwigsburg (Ufficio Centrai.e delle Amministrazioni giudiziarie regionali per l'accertamento di crimini nazisti Luqwigsburg) zur Verfiigung (a disposizione)

Abbreviazioni per le sezioni negli Uffici Operazioni dell'Esercito:

la la/Org.

lb le

Ic/AO Id Ila Ila/Org. Ilb

Capo Ufficio Operazioni (ma anche Ufficio Operazioni) Sezione Ordinamento dell'Ufficio Operazioni Capo Ufficio Logistico (ma anche Ufficio Logistico) Ufficiale addetto alle Informazioni sulla situazione operativa del nemico e alla_Sicurezza; Assistenza morale Ufficiale alle dipendenze di le, addetto in particolare alla Sicurezza Capo Ufficio Addestramento (ma anche Ufficio Addestramento) I O Aiutante (Addetto al Personale ufficiali) Addetto all'ordinamento presso l'Ufficio Personale 2° Aiutante (Addetto al Personale sottufficiali e militari di truppa)


FONTI E BIBLIOGRAFIA

I. Fonti inedite 1. Archivio Centrale Federale Coblenza (BA)

Ministero del Reich per gli Armamenti e la Produzione bellica R 3/ 1820

R 3/ 1956 R 3/ 3285

Planungsaml, Lage, Emwicklung, Planungen auf dem Gebiet des Arbeitskriiftebedarfs und -einsatzcs und der Leistungssteigerung im Bercich der gesamten Riistungswirtschaft, insbesondere Beschii ftigung, Bezahlung, Behandlung von Kriegsgefangenen, 1942-1945 Fremdarbeiter Italien 1944 Sammlung von Hauserlassen, Ru ndschreiben und dergleichen des Reichsministers fiir Riistung und Kriegsprod uktion , 1943-1 945

Ministero del Reich per l'Economia R 7/ 1067 R 7/ 10 72

Arbeitscinsatz u.a . ita lienischer Militiirinternierter im Bergau, 1944 Arbeitseinsatz u.a. italienisyh~r Militiir intcrnierter im Bcrgbau, 1943

Ministero del Reich per il Lavoro R 41 /30 R 41 / 173a

Handakten des Regierungsamtmanncs Lorenzen (ABt. I e), betr.: Haushalts-, Kassen- u nd Rechnungswescn des Ministeriums, 1941-1945 Arbeitseinsatz italienischer Militiirinternierter und Zivilarbeiter, 1944

(Nuova) Cancelleria del Reich R 43 11/ 65 1 R 43 II / 682a R 43 II / 682b R 43 II / 682d

Arbei1seinsatz im Kriege, Bd 7, Dczember 1943-0ktober 1944 Arbeitseinsatz Organisation Todt, 1943-1945 Kricgsmallnahmen in Italien, Behandlungen italienischer Militiirinternierter, 1943-1945 Entlassung ita lienischer Militiirinternierter

Cancelleria del Governatorato Generale R 52 ll/2 1

R 52 11/207

Schriftwechsel des Generalgouverneurs Dr. Frank mit fiihrenden Personlichkeitcn lta liens, 1940-1944 Tagebuch Hans Frank , l.9.1943-19. 10. 1943


818

I MILITARI ITALIANI INTERNATI NEI CAMPI DEL TERZO REICH

Reparro Centrale per l'amministrazione inrerna (Governatorato Generale) R 52 111/2 R 52 III/3

R 52 Ill/3a

Vorbereitung zur Riiurnung des Generalgouvernements Bd 2 , Marz-April 1944 Vorbereitung zur Raumung des Generalgouvernernems Bd 3, April-Juli 1944 Die rnilitarische Lage im Generalgouvernemcnt (Kriegstagebuch), 1944

Ufficio centrale per la sicurezza del Reich R 58/397

Behandlung von Kriegsgefangenen (Sarnrnlung von Runderlasse), Bd 3, 1943-1945

Posti di polizia nei territori annessi e occupali R 70 Polen/197

Polizeidienststellen in Polen, 1944

Ufficio centrale e segreteria personale def Reichsfuhrer-SS NS 19/2664 NS 19/3891

Verschiedenes, 1943-1944 Unterlagen , 1943

2. Archivio Federale -

Archivio Militare Friburgo (BA-MA)

Wehrmacht (Forze Armate tedesche) Comando Supremo della Wehrmacht/Stato Maggiore Operativo RW 4/v.508a RW 4/v.684 RW 4/v.686 RW 4/v.902

Grundsiitzliche Richt linien ii ber die Behandlung der Soldaten der italienischen Wehrmacht und Mili z, Neuvereidigung, 1943-1945 FiihrererlaJ3 vorn 13 .9 . I943 ii ber Sicherung der italienischen Kriegswirtschaft OKW/ WFSt/Qu., Italien, Wirtschaft - Allgemein, September 1943-Marz 1945 Volkerrecht - Kriegsgefangene, 1943-1944

Servizio Informazioni Militari del Comando Supremo della Wehrmacht RW 5/v.498 RW 5/v.685

Tagebuch Oberst i.G. Erwin Lahouscn, 2. Abteilung Arnt Ausland/ Abwehr im OKW (Leiter), Bd 2, 13.4.1941-3.8.1943 Akten Referat II 5, Bd 6, 31.5.1943-6 .11.1943

Direzione Affari Generali del Comando Supremo della We~rmacht RW 6/v.8

Ital ienische Militarinternierte, 1943- 1944


FONTI E BIBLIOGRAFIA

RW 6/v.26 RW 6/v.270 RW 6/v.273 RW 6/v.451 RW 6/v.452 RW 6/v.482K RW 6/v. 534 RW 6/v.546 RW 6/v.547 RW 6/v.548

819

Amtsgruppe Wehrmacht verwaltung, Januar 1942-Mai 1945 Abt. Kriegsgefangenenwe§en/Chef Kriegsgef., Sarnmelrniueilungen Nr. 1-10 (16.6.1941-9.2.1942) und Befehlssammlung Nr. 11-50 (l l.3.1942-1 5.1.1945) Abt. Kriegsgefangenenwesen/Chef Kriegsgcf., Allg. Gr. VI, Kriegsgefangenenlager, November 1943-Dezember 1944 Bestànd an Kriegsgefangcnen im OKW-Bereich, Kriegsgef.Org. (Id), 1.1.1943-1.12 .1943 Bestand an Kriegsgefangenen im OKW-Bereich, Kricgsgcf.Org. (Id), ab 1.10.1944: Reichsful)rer-SS u. Befehlshaber des Ersatzheeres, Chef des Kriegsgefangenenwescns (Gr. l/2), I. l.1944-1.12.1944 Wehrkreiskarte OKW / Kriegsgefangenenwesen/ Org. (Id), 1.2.1944 Obersichten zum Gesamtbestand an Kriegsgefangenen, 1.1.1942-1.1.1944 Wch rmacht-Verlust-Wesen, Zusarnrnenstellungen IV, WFStab, AugustDezember 1943 OKW/WFSt/Org (Vb), Zusammenstellungen Kriegsgefangene und Italienische Militiirinterniertc, Januar 1944 bis Juni 1944 Zusammenstellungen Kriegsgefangene und Militiirinternierte, WFSt/ Org (Vb), Juli-Dezember 1944

Uffici per l 'economia bellica ne/l'Europa Sud-orientale RW 29/41 RW 29/106

Kriegscagebuch des Wehrwirtschaftsstabes Sudost fiir die Zei t vom I. Juli bis 30. September 1944 Ocr Deutsche Wehrwirtschaftsoffizier Athen (Wehrwirtschaftsstab Gricchenland), Lageberichte, l. l.1943-31.12.1943

Direzione generale economica per l'Est RW 31/38 RW 31/40 RW 31/246 RW 31/252

Wirtschaftsstab Ost Stab Abt. I/le, Kriegstagebuch, l. l.1944-31.3.1944 Wirtschaftsstab Ost Stab Abt. 1/c, Kriegstagebuch, l.4.1944-30.6.1944 Chef Gruppe Landwircschaft, Erniihrungsfragen, 1943 Chef Gruppe Landwirtschaft, Ernii.hrungsfragen, 1944

Direzione Affari Generali del Comando Supremo della Wehrmacht/Ufficio informazioni della Wehrmacht sulle perdite di guerra e sui prigionieri di guerra RW 48/v.12 RW 48/v. 14

Referat VIII, Behandlung der Kriegs_gefangcnen im allgemeinen, 1939-1945 Referat VIII E.V., Gefangenenziihlung, 21.I0.1939-12.5.1944

Esercito Alto Comando dell'Esercito/Stato Maggiore de/l'Esercito RH 2/v.636 RH 2/v.637 RH 2/v.837 RH 2/v.839

Westliches Mittelmeer - Chefsachen, 19.5.1943-11.7.1944 l lc - Italien, Verschiedencs, Allgemein, 13.5.1943°29.3. 1944 Kriegstagebuch GenStdH/ Organisationsabteilung, Anlagen Bd VII 2, 28.10. 1943-4.11.1943 Kriegstagebuch GenStdH /Organisationsabteilung, Anlagen Bd VII 3, 3.11.1943-16.11.1943.


820

I MILITARI ITALIANI INTERNATI NEI CAMPI DEL TERZO REJCH

RH 2/v.2621 RH 2/v.2678 RH 2/v.2918 RH 2/v.2943

OKH/Fremde Heere Ost, Beute- und Verlustzahlen der Roten Armee, 22.6.1941-20.6. 1944 OKH/GenStdH, 73 d, Behandlung russicher Kriegsgefangener in deutscher Kricgsgefangenschaft, I944-1945 Attaché-Abteilung, I 934-1943 OKH, Ib, Deutsche Wehrmach t, lfd. Bd 4, 1.8.1943-Juli 1944

Ispettore generale delle truppe corazzate presso l'Alto Comando de/l'Esercito RH 10/12

Akte A, Bd I , Organisation, Allgemeines, 15.3.1943-29.12.1943

Generale del genio e delle fortificazioni presso l'Alto Comando dell'Esercito RH 11 IIJ/ 75

Allgemeines, Organisation, Aufgaben und Erfahrungen in der deutschen Landesbefestigung, I 943-1945

Ispettorato della Sanità dell'Esercito RH 12-23/v.5 RH 12-23/v.SK-l

Handakte Privat CtiefWSan/HSin/Wi 6 IV, Oberstabsarzt Di G IV, Referent fiir Kriegsgefangenenwesen Wehrkreiskarte OKW/Kriegsgefangenenwesen/ Org. (Id), 15.12.1943

Ispettore della Sanità dell'Esercito H 20/111 H 20/120

Verschiedenes, 1944 Tatigkei1 sberich te, I944-1945

Direzione Affari Generali dell'Alto Comando dell'Esercito

RH 15/233

Organisation Todt, 1944

Gruppo di Armate Centro

RH 19 Il/202

Anlagen zum Kriegstagebuch H.Gr. Mitte Fiihrungsabteilung, Akte XIX, Allgemein, Heft IO, l.2.1944-31.3.1944

Gruppo di Armate Nord RH 191ll/J2

RH 19 IIl/624

Chefsachen Ruf3Jandfeldzug, Bd I, 5.1. -21.9.1943 Quartiermeister, Kriegstagebuch 1944/I , I. I. I944-31.5. I 944

Comandante Superiore Ovest, Comando del Gruppo di Armate D RH 19 IV/ I I

Kriegstagebuch la, J.J0. -31. 10.1943


FONTI E BIBLIOGRAFI A

821

Comando del Gruppo di A rmate E RH RH RH RH RH

19 19 19 19 19

VII / I VIJ /2 VI I/ IO VII / 11 VII/12

R H 19 VIJ/ 14 RH RH RH RH RH RH

19 19 19 19 19 19

VJl/15 VII / 16 Vll/ 17 VII/ 18 VII /23a VII/23b

RH 19 Vll/24 RH 19 VIl/24 RH 19 VII /25 RH 19 VII/27 RH 19 VII/30 R H 19 VII/ 32 . RH 19.VII/33 R H 19 VII/34 RH 19 VII /35a RH 19 VII/ 36 RH 19 VIl/ 42 RH 19 VII/ 45

H.Gr. E, Abteiluog la, Kricgstagebuch, 4. l.1 943-31.12.1943 H .Gr. E, Abtcilung la, Kriegstagebuch , Dezember 1943-August 1944 H .Gr. E , Kriegstagcbuch Fiih rungsabteilung, 1.9. 1943:3 I. I0.1943 H. Gr. E, Kriegstagebuch Fii hrungsabteilung, 1.l.1 943-31.12.1943 Oberkomm ando H.Gr. E, Tagesmeld ungen an O.B . Siidost, l.5.1943-31.12. 1943 Bevollmachcigter Transportoffizier H .Gr. E, Tatigkeitsberich te (mit Anlagen) , 25.8.1943-3 1.12.1943 H.Gr. E, Kriegstagebuch Nr. 2, Bd 1, l.1.1944-29.2. 1944 H.Gr. E, Kriegstagebuch Nr. 2, Bd 2, l.3.1944-30.4.1944 H.Gr. E, Kriegstagebuch Nr . 2, Bd 3, l.5 .1944-30.6.1944 H .Gr. E, Anlagen zum Kriegstagebuch Nr. 2, Mai 1944 H.Gr. E, Fiihrungsabteilung, Verschiedenes 1943-1944 Anlagen zum Kriegstagebuch Nr. 2 Oberkommando H.Gr. E, Verschiedenes, 1943-1944 Anl agen zum Kr iegstagebuch Nr. 2 Obcr ko mmando H .Gr. E, Verschiedenes, 1943- 1944 Anlagen zum Kriegstagebuch Nr. 2 Oberkommando H.Gr. E, Verschiedenes, 1943-1944 H. Gr. E, Kriegstageb~ch Nr. 3, Bd I, l.7.1 944-3 1.8.1 944 H .Gr .E, Kri egs tagebu ch Nr . 3, Fiihrungsa bteilung, Bd 3, l.l0.1944-31.10. 1944 H.Gr. E, Anlagen zum ~ebuch Nr. 3, Bd I, I. 7.1944-19. 7.1944 H.Gr. E, Anlagen zum Kri~ebuch Nr. 3, Bd 2, 14. 7.1944-31. 7.1944 H .Gr. E, Anlagen zum Kri~ ebuch Nr. 3, Bd 3, I. 8.1944-19. 8. 1944 H .Gr. E, Anlagen zurn Kriegstagebuch Nr. 3, Bd 4, 20. 8.1944-31. 8.1944 H.Gr. E, Anlagen rum Kri~ebuch Nr. 3, Bd 5, I. 9.1944-18. 9.1944 H.Gr. E, Anlagen zum Kri~ebuch Nr. 3, Bd 6, 19. 9.1944-30. 9.1944 H .Gr. E, Anlagen zum Kriegstagebuch Nr. 3, Bd 12, 20.12.1944-31.12.1944 H .Gr. E, Anlagen zum Kriegstagebuch Nr. 3, Befehlsgliederungen Oberkommando Heeresgruppc E cinschliefilich der umerstcllten Verbande, Mili. tarbefehlshaber Griechenland sowie Kommandierender Generai der Deutschen Luftwaffe in Griechenl and, 30.8.1943-15.7. 1944

Gruppo di Armate B RH 19 lX/ 16

Anlagen zum T iltigkeitsberìcht Abt. le des Oberkommandos der H.Gr. B, 30.7. 1943-14.1 1.1943

Comandante Superiore Sud/ Sud-Ovest, Stato Maggiore del Comandante Superiore Sud-Ovest e Comando del Gruppo di Armate C RH .19 X/ 6 RH 19 X /7 RH 19 X/9 RH 19 X/ 12 RH 19 X/ 14

Abkommen zwischen dem deutschen Oberbefehlshaber Siid und dem Befehlshaber der italienischen Truppen um Rom, 10.9. 1943 H eeresgruppe C/0.B. SQd, Propagandamaterial, September 1943 H eeresgrup pe C/0.B. Siid Fii hrungsabteil ung, Ic-Meldu ngen, 18.5.1943-30.9.1943 O .B. Siid (Siidwest), Ab t. le, Feindnachrichten, 16.6. 1943-23.2.1944 · O.B. Siid~vest/H.Gr. C, Besondere Ano rdnungen fiir ital. Verba nde und ital. H ilfswillige im Bereich O. B. Siidwest, 1944


822

I MILITARI ITALIANI INTERNATI NEI CAMPI DEL TERZO REICH

RH 19 X/36 RH 19 X/56

RH 19 X/57 RH 19 X/58 RH 19 X/59

RH 19 X/60

O.B. Siidwest/H.Gr. C, Fiihrungsabteilung, Grundsatzliche Befehle, Januar-Juni 1944 O.B. Siid (Siidwest)/H.Gr. C, Aufstellung sowie Tatigkeit des Verbindungsstabes der Deutschen Wehrmacht beim Duce, Oktober ·194~-April 1945 O.B. Sudwest/H.Gr. C, Inspekteur der italienischen Verbande beim O.B. Sudwest, Dezember 1943-April 1945 O . B. Sudwest/H.Gr. C, Italienische Wehrmacht , Allgemein, l. l.1944-31.10.1944 O.B. Sudwest/H.Gr. C, Zusamrnenarbeit mit der italienischen Wehrmacht sowie Beurteilung und Verwendung von italienischen Soldaten in der deutschen Wehrmacht, Dezember 1944-April 1945 0.B. Siidwest/H.Gr. ç, Erfassung von italienischen Arbeitskraften insbes. fur den Einsatz in Rustungsbetrieben in Deutschland, Dezember 1944April 1945

Comandante Superiore Sud-Est, Comando del Gruppo di Armate F RH 19 XI/2 RH 19 XI/14 RH 19 Xl/32 RH 19 Xl/33 RH RH RH RH RH RH RH RH RH RH RH

19 XI/56 19 Xl/57 19 Xl/58 19 Xl/59 19 Xl/60 19 Xl/61 19 Xl/62 19 Xl/63 19 Xl/64 19 Xl/65 19 Xl/78

RH )9 XI/79 RH 19 Xl/80

Anlagenband zu O.B. Sudost (OKdo.H.Gr.F), Ia-Chefsachen, 19.9.1943-5. 12. 1944 O.B. Sudost (OKdo. H.Gr. F), Kriegstagebuch Nr. 3, 1.7. 1944-31.12.1944 Gliederungen Oberbefehlshaber Sudost und Oberkommando der H .Gr.F, August 1944 Anlagen zum Kriegstagèbuch des O.B. Sudost (OKdo. H.Gr. F), 29.8.1944-11.11.1944 Generai des Transportwesens Sudost, Tatigkeitsbericht 21.-30.9.1943 Generai des Transportwesens Sudost, Tatigkeitsbericht 1.-1O. IO. I943 Generai des Transportwesens Sudost, Tatigkeitsbericht 11.-20.10.1943 Generai des Transportwesens Sudost, Tiitigkeitsbericht 21.-31.10.1943 Generai des Transportwesens Siidost, Tatigkeitsbericht 1.-10.11.1943 Generai des Transportwesens Sudost, Tatigkeitsbericht 11.-20.11.1943 Generai des Transportwesens Siidost, Tatigkeitsbericht 21.-30.111943 Generai des Transportwesens Sudost, Tatigkeitsbericht 1.-10. 12. 1943 Generai des Transportwesens Siidost, Tatigkeitsbericht 11.-20.12.1943 Generai des Transportwesens Siidost, Tatigkeitsbericht 21.-31. 12. 1943 Anlagen-Mappe I zum Kriegstagebuch Nr. I des O.B. Sudost (OKdo.H.Gr. F) O.Qu., 1.7.1944-31.12.1944 Anlagen-Mappe 2 zum Kriegstagebuch Nr. 1 des O.B. Sudost (OKdo. H.Gr . . F) O.Qu., 1.7.1944-31.12.1944 Oberbefehlshaber Siidost (H.Gr.F): Die groOe Absatzbewegung im Siidosten, Hauptquartier, Januar 1945

Comando della 10• Armata RH 20-10/55 RH 20-10/56

A.0.K. IO, Kriegstagebuch-Anlagen Nr. 1-1 93 b zum Kriegstagebuch Nr. I, 8.8. 1943-12.9.1943, mit Tatigkeitsbericht I e vom 1.9.43-10.9.43 A.O.K . 10, Kriegstagebuch Anlagen Nr. 195-455 zu Kriegstagebuch Nr. I, 12.9.1943-20.9.1943, mit Tatigkeitsbe,icht le vom 12.9. 1943-20.9. 1943


FONTI E BIBLIOGRAFIA

823

Comando della 19° Armata RH 20-19/7

RH 20-19/13 RH 20-19/253 RH 20-19/275

Kriegstagebuch Armeegruppe Felber (Gen.Kdo. LXXXIII. A .K.), 20.6.· 13.8. 1943, ObKdo.v.Sodenstern (Gen.Kdo.LXXXIII.A.K.), 14.8.· 24.8.1943, Armeeoberkommando 19, 24.8-31.12. 1943 Anlagen zum Kriegstagebuch A.O.K. 19, Tagesmeldungen der Abt. la, 20.6.1943-31.12.1943 A.0.K. 19, O.Qu., Kriegstagebuch, J.7.1943-31.12. 1943, mit Tatigkeitsberichten der Abteilungen Ila, Ilb, IVc, !Vd; A.O. Kraft; Feldpostamt 591 Tatigkeitsbcricht des Bevollmiichtigten Transporcoffiziers beim Armecoberkommando 19, Mai 1943 bis Dezembcr 1943

Comando della 2" Armata corazzata Pz. A.0.K.2, la, Kriegstagebuch Nr. 4, 23.8.1943-31.12.1943 Pz.A.0 .K.2, la, Anlagenband 2 ium Kriegstagebuch Nr. 4, 23.8. 1943-29. Jt .1943 Pz.A .O.K.2, la, An lagenband 3 zum Kriegstagebuch Nr. 4, RH 21-2/v.593 26.8. 1943-20. 10:1943 Pz.A.0 .K.2, la, An lagcnband 4 zum Kriegst agebtich Nr. 4, RH 21-2/v.594 5.9. 1943-30.11.1943 RH 21-2/ v.595a,b Pz.A.0.K.2, la, An lagenband 5 zum 'Kriegstagebuch Nr . 4, l.12. 1943-31.12.1943 Pz.A.0.K.2, la, Anlagenband 7 zum Kriegstagebuch Nr. 4, RH 21-2/v .596 23.8.1943-31.12. 1943 Pz.A.O.K.2, la, Anlagenband 17 zum Kriegstagebuch Nr. 4, RH 21-2/v.603 23.8.1943-31 .12.1943 Pz.A.0.K.2, la, Anlagenband 18 zum Krie!\stagebuch Nr. 4, RH 21-2/v.604 2.10.1943-23 .12.1943 Pz.A.0.K.2, la, Anlagenband 26 zum Kriegscagebuch Nr. 4, Un ternehRH 21-2/v.612 men Thule, Geiserich, Ziethen und Wildsau, 23 .8.1943-31.12.1943 Pz.A.O.K.2, la, Anlagenband 28 zum Kriegstagebuch Nr. 4, RH 21-2/v.614 7.9. 1943-4.10.1943 Pz.A.O.K.2, la, Anlagenband 31 zum Kricgstagebuch Nr. 4, LagebeurRH 21 -2/v.617 teilungen, 15.9.1943-1.1 1.1943 Pz.A.0.K.2, Anlagen zum Kriegstagcbuch Nr. 4, la, Tagesmeldungen, RH 21-2/v.621 27.8.1943-9.10.1943 Pz.A.0.K.2, lc/AO, mit Anlagen, 15.8.l943-3l.12. 1943 RH 21-2/ v.733 Pz.A.O.K.2, O .Qu., Anlagen I zum . Kriegstagebuch Nr. 4, RH 21-2/v.797 27.8.1943-31. 10.1943 Pz.A.0 .K.2, O.Qu, A nl agen II zum Kriegstagebuch Nr. 4, RH 21-2/v.799 1. 1l.1943-31 .12.1943 Pz.A.O.K.2, O .Qu., Kriegstagebuch, 16.8.1943-31.12.1943 RH 21-2/ v.837 Pz..1)..0.K.2, Berichte iiber die Versorgungslage, Beuteerfassung, RH 21-2/v.840 13.9.1943-18.5. 1944 Pz.A.O.K.2, Raumungs- und Evakuierungsmat:lnahmen, Februar 1943RH 21-2/v.848 Januar 1945

RH 21-2/v.590 RH 21-2/v .592

Comandante della Zona delle Retrovie dell'Esercito RH 22/112

Kommandierender Generai der Sicherungstruppen Siid, Anlagen zum Kriegstagebuch, Sondermappe »Geheime Kommandosachen« Bd 3, 1943


824

I MILITARI ITALIANI INTERNATI NEI CAMPI DEL TERZO REICH

RH 22/115

Kommandierender Generai der Sicherungstrnppen Sud, la, Kriegstagebuch Anlagen, Bd 8, Az. VI: Verbiindete, !9.9.1943- 11.11.1943

Comando del XIV Corpo d'Armata corazzato RH 24-14/72 RH 24- 14/75 RH 24-14/81

la, Kriegstagebuch Nr. 5, 8.9.!943-3!.12.1943 . Anlagen zum Kriegstagebuch Nr. 5, Taktische Meldungen, Hefl 1, 8.9. 1943-30. 9. 1943 An lagen zum Kriegstagebuch Nr. 5, Anlagenheft I, 8.9. 1943-30.9 .1943

Comando del XXII Corpo·d 'Armata da montagna RH RH RH RH RH

24-22/2 24-22/3 24-22/16 24-22/17 24-22/27

Kriegstagebuèh Nr. I, la, 24.8. 1943-3 1.12. 1943 Anlagen zum.Kriegstagebuch Nr. 1, Nr. 1-180, 8.8.1943-1 1. 10. 1943 Ic-Unterlagen, September - Dezeinber 1943 Ic-Unterlagen, September '. Dezember 1943 Tatigkeitsbericht der Abteilung II a/b zum Kriegstagebuch Nr. 1, 24.8.1943-31. 12. 1943

Comando di Corpo d 'A rmata Witthoft RH 24-73/4 RH 24-73/13 RH 24-73/14

Anlagen zum Kriegstagebuch Nr. I des Gen.Kdo. Witthoft, 1.9. 1943-31.12.1943 Kriegstagebuch Nr. I, Qu. Gen.Kdo Witthoft, l.9.1943-31.12.1943 Anlagen zum Kriegstagebuch des Gen.Kdo Witthoft, l.9.1943-3!.12.1943

Comando del LXXVI Corp,o d'Armata corazzato RH 24.- 76/5 RH 24-76/7

Anlagen zum Kriegstagebuch, l.9. 1943-20.9. 1943 Anlagen zum Kriegstagebuch, l.11.1943-2.2.1944

. 22° Divisione di fanteria RH 26-22/51 RH 26-22/54 RH 26-22/55 RH 26-22/159

Kriegstagebuch Nr. 13 der Abt. la des Stabes der 22. Jnf. Div., l. l.1943-31.12.1943 Anlagen zum Kriegstagebuch Nr. 13 der Abt la des Stabes 22. lnf. Div., Bd 3, 3.8. 1943-18. 12. 1943 »Kampfgruppe Miiller« in der 22 . lnf. Division, Kriegstagebuch 21.11.1943-10.3. 1944 Gefechts.b erichte Kampfgruppc Miiller: Einnahme Insel Coo 3. 10 .5.10.1943; Erobenmg Insel Leros 12.11.-16. I 1.1943; Beseizung lnsel Samos 22.11.-25.11.1943

Divisione d'assalto «Rhodos»!Comandante Egeo orientale

RH 26-1007/1 RH 26-1 007/2

Kriegstagebuch Nr. I der Sturmdivision Rhodos, mii Anlagen, 4.6.1943 -30.6.1943 Kriegstagebuch Nr. 2 der Sturmidivision Rhodos, I. 7 .1943-31.12.1943


FONTI E BIBLIOGRAFIA

RH 26-1007/5 RH 26-1007/6 RH 26- 1007/7 RH 26-!007/8 RH 26-1007/9 RH 26-1007/12 RH 26-1007/14 RH 26- 1007/ 15 RH 26-!007/19 RH 26-1007/22 RH 26-1007/23 RH 26-1007/25 RH 26-1007/27 RH 26- 1007/29 RH 26 -1 007/ 32

825

An lagen zum Kriegstagebuch der Stumdivision Rhodos, I. 7 .194331.12.1943, Anlagen 144-304 (September) Anlagen zum Kriegstagebuch der Sturmdivision Rhodos, l.7.194331.12.1943, An lagen 305-380 (Oktober) Anlagen zum Kriegstabuch der Sturmdivision Rhodos, 1.7. I943-31.12.1943, Anlagen 381 -427 (Novcmber) Anlagen zum Kriegstagebuch der Sturmdivision Rhodos, I. 7 .194331.1 2. 1943, Anlagen 428-478 (Dezember) Gefechtsberichte iiber den Kampf um die Tnsel Rhodos, 8.9.1943-11 .9. 1943, Anlage 222a zum Kriegstagebuch der Sturmd ivision Rhodos Kriegstagebuch Nr. 3 der Sturmdivision Rhodos (Rekonstruktion), l. I . 1944-3 0.6.1944 Anl agen vom Kr iegstagebuc h Nr. 4, Kommandant Ost-Àgiiis, 1.7 .1944-27 .9. 1944 Fiihrungsabtcilung, la, Anlagen zum Kriegstagebuch Nr. 4, Bd 2, JuliAugust 1944, Anlagen 88- 169 Fii hrungsabteilu ng , la, Kriegstagebuchanlagen fiir Miirz 1945 Sturmdivision Rhodos Abt. le, Tiitigkeitsbericht fiir die Zeit vom I. 7 .· 31. 12.43, Mappe I Feindlage, Anlagen 1-46 Sturmdivision Rhodos Abt. le, Tiitigkeitsbericht fiir die Zeit vom 1.7.1943-31.12. 1943 Kommandant Ost-Àgais, Abt. le, Tiirigkeitsbericht fiir die .Zeit vom 1.7 .1944-15.9.1944 Abt. la, Tatigk eitsberichte Abt. Ila/b zum Kriegstagebuch der Sturmdivision Rhodos fiir die Zeit vorn l.7. 1943-31.12.1943 Kriegst agebuch der Sturmdivision Rhodos Qu. Abreilung, 1.7 .1943-31.12. 1943 Anlagen zurn Kriegstagebuch der Sturrndivision Rhodos, 1.7.-31.12. 1943, Anlagen 251 -344

1 • Divisione da rnomagna RH 28- 1/ 1 IO RH 28-1(1 17 RH 28-J/ 119

1 Geb.Div. la, Anlagen zum Kriegstagebuch Nr. 7, Bd 3 (»Achse«), Befehle und Meldungen der Divisionen, 2.8. 1943-29.9. 1943 Kriegstagebuch, la, Anlage: Gefechtsbericht d.Div. Kdr. iiber den Angriff auf die Insel Korfu am 24./25.9.1943 I. Geb.Div./la, Abtransport dcr Italiener (Anlagen zum Kriegstagebuch Nr. 7), ll.9.1943 -4.11.1943

Generale Plenipotenziario tedesco in Croazia RH 3 I 111/4

Sammelakte verschiedene Resso n s, 1943- 1944

Generale Plenipotenziario delle Forze Armate Germaniche in Italia RH 31 Vl/6 RH 31 Vl/7

·aev.Gen.d.Dt. Wehrmacht in ltalien, Anlagen zum Kriegstagebuch, I .I . 1944-9.2. 1944 Bev.Gen. d.Dt. Wehrmacht in llalien, A nlagen zum Kriegstagebuch, I0.2.1944-15 .3.1944


826

RH 31 Vl/8 RH 31 VI/9

I MILITARI ITALIANI INT ERNATI NEI CAMPI DEL TERZO REICH

Bev:oen.d.Dt. Wehrmacht in Italien, la, Anlagen zum Kriegstagebuch, 16.3:1944-1.5.1944 Bev. Gen.d.DL Wehrmacht in Italien, Anlagen zum Kriegstagebuch, 16.5. 1944-31 .5.1944

Comandi e Stati Maggiori di collegamento RH 31 X/1

RH 31 X/2

RH 31 X/3

RH 31 X/5

RH 31 X/6

RH 31 X/7

RH 31 X/8

Deutschér Generalstab beim ita lienischen Armeeoberkomrnando 11 / Armeegruppe Siidgriechenland, Kriegstagebuch Nr . I des Deutschen Generalstabs beirn i(alienischen A. O .K. 11 bzw. Arrneegruppe Siidgriechenland, 19.7.1943-4. 10.1943 Deutscher Generalstab beim italienischen Armeeoberkommando 11/ Armeegruppe Sii dgriechenland, la, Anlagen zum Kriegstagebuch Nr. I , Befehle des italienischen A.0.K. 11 und der Armeegruppe Siidgriechenland; Lagebeurteilungen und -Meldungen, 27.7. 1943-3.10.1943 Deutscher Generalstab beim italienischen Armeeoberkommando 11/Armeegruppe Siidgriechenland, la, Anlagen zum Kriegstagebuch , Bd 2, Tagesmeldungen, 27.7.1943-3. 10.1943 Deutscher Generalstab·. beim italienischen Arrneeoberkommando 11, Armeegruppe Siidgriechenland, la, Anlage 2 zum Kriegstagebuch, le· Lageberichte, 4.9 .1943-28:9 . 1943 Deutscher Generalstab beirn italien ischen Armeeoberkommando 11/Arrneegruppe Siidgriechenland, le, Anlage I zum Kricgstagebuch , lcMeldungen, 28.7.1943-4. 10.1943 Deutscher Generalstab beim italienischen Armeeoberkornma ndo 11/Armeegruppe Siidgriechenland, Anlagen zum Kriegstagebuch, Tatigkeisberich te dcr Quartcrmeisterabteilung, 19.7 . 1943-4. 10.1 943 Deutscher Verbindungsstab bei der italienischen Hccrcsgruppe Est/ Abwicklungsstelle, Bericht iiber die Ereignisse in Albanien vom 8.bis 15 Sept. 1943, 15. 11.1943

Campi di prigionia, Reparti di lavori e di costruzioni di prigionieri di guerra RH 49/ 9

RH 49/35 RH 49/37 RH 49/101 RH 49/104 RH 49/118

Stammtafeln Frontstalags, Dulag 200, 202-205, 213, 220-223, 230-232, 240, 241 Sta lag IV D Torgau, Sammlung Verfiigungen OKW/Chef Kriegsgef., 1943-1944 Kriegsgefangene, Allgemeines, 1943-1945 Mannschaftsstarnmlager IV D Torgau, Unterlagen, Januar 1942-April 1945 Unterlagen Kontrolloffizier Nauendorf (Saalkreis), Marz 1941-April 1945 Arbeit-Bataillon (L) IO, September 1944-Februar 1945

Comando di Regione militare Xl/I RH 53-13/140

Auslandische Soldaten, 22.8. I 944- 13. 2. 1945

Comando di Regione militare del Governatorato Generale RH 53-23/42

Anlagen zum Kriegstagebuch Wehrkreiskornrnando Generalgouvernement Nr. 1677- 1798, l.7. 1943-30.9.1943


FONTI E BIBLIOGRAFIA

RH 53-23/43

827

Anlagen zum Kriegsta_gebuch Wehrkrei skommando Generalgouvernemem Nr. 1799-1908, I.I0.1943-31.12.1943

Kriegsmarine (Marina Militare tedesca) I

Direzione operativa della Kriegsm arine (Seekriegsleitung) RM RM RM RM RM

7/52 7/ 53 7/54 7/55 7/ 98

RM 7/114 RM 7/ 116 RM 7/215 RM 7/2 16

RM 7/237 RM 7/238 RM 7/239 RM 7/ 260 RM 7/265 RM 7/ 306 RM 7/8 11

RM 7/ 950

I. Seekricgsleitung Kriegstagebuch Teil A , Bd 49, I .9.1943-30.9. 1943 I. Seekriegsleitung Kriegstagebuch Tcil A, Bd 50, 1.10.1943-31.10.1943 I. Seekriegsleitung Kriegstagebuch Tei l A, Bd 5 1, I. I J.1 943-30. 11.1943 I. Seekriegsleitung Kriegstagebuch Teil A, Bd 52, I .12.1943-31. 12. 1943 I. Seekriegsleitung Kriegstagebuch Teil B, Heft V, Anlagen allgemcinen Inhalts zum Teil A, Bd 8, Juni-Dezcmber 1943 I. Seek riegsleitung Kriegstagebuch Tei l B, Heft VIII, Volk er rech t, Politik , P ropaganda (Wocheniibersichten), Bd 4 , Jànuar 1943-Januar 1945 I. Seekriegsleitung Kriegstagebuch Teil B, Hefl IX, Lageiibersich1 Mittelmeer-Àgais - Sc hwarzes Meer, Bd 2, Janu ar 1943-November 1944 I . Seekricgsleitung Kriegstagebuch T cil C, Heft VJll, Vo lker- und Scckriegsrecht, Politik und Propaganda, Bd 5, l.l.1943-31.12 . 1943 I. Seek riegsleitung Kriegst agebuch Tcil C, Heft Vlll, Anlagenheft zum Kriegs1agebuch fiir Volker- und Seekriegsrecht, Po litik und Propaganda, Bd 5, 1943 I. Seekriegsleitung Kriegstagebuch Teil C, Heft XIV, Deutsche Kriegfiih ru ng im Mittelmeer, Bd 4, Mai-Oktober 1943 I . Seekriegsleitung Kriegstagebuch T eil C, Heft Xl V, Deutsche Kriegfiihrung im Mittelmeer, Bd 5, Oktober-Dczember 1943 I. Seekriegsleitung Kriegstagebuch Teil X, Heft XIV, Deutsche Kriegfiihrung im Mittelmeer, Bd 6, Janu ar 1944-Januar 1945 I. Seekriegsleitung Kriegstagebuch Teil Ca, Grundlcgende Fragen der Kriegfiihrung, Bd 4, Januar-Dezember 1943 I. Seekricgsleitung Kriegstagebuch Tei l Ce, Anlagen personlicher Art, Juni I 943-0ktober I 943 I. Seekriegsleitung Kriegstagebuch Teil Dle, Tagesberichte Mittelmeer, Agiiis, Schwarzes Meer, Bd 4, l.5.1943-31.12.1943 I. Seekriegsleitung Kriegs1agebuch Teil D, OKW / WFSt (Kopie), Beuneilung der personellen und materiellen Riistungslage der Wehrmacht (M onatsmeldung), Januar 1945 Seekriegsleitung, Mittelmeer Akte 11.1 6, »Alarich und Konstantin« , »Achse« Op., Juli 1943-0ktober 1943.

Comando Marina Sud RM RM RM RM RM RM RM RM RM

35 35 35 35

111/ 61 111/ 62 Jll / 63 111/ 64

35 111165 35 35 35 35

111/ 66 111/67 111/ 68 111/70

Kriegs1agebuch Kriegstagebuch Kriegslagebuch Kriegstagebuch Kriegstagebuch Kriegstagebuch Kriegstagebuch Kriegstagebuch Kriegstagebuch

M.Gr.Kdo. M.Gr.Kdo. M.Gr.Kdo. M.Or. Kdo. M.Or.Kdo. M.Gr.Kdo . M.Gr.Kdo . M.G r.Kdo. M.Gr.Kdo.

Siid, Sud, Sud, Siid, Siid, Sud, Siid, Sud, Siid,

l. 9.1943- 15.9. 1943 16.9.1943-30.9.1943 I.I 0.1943-15.1 0. 1943 16 . 10. 1943-31.I0:1943 l.11.1943-1 5.ll.1943 16.11.1943-28.11.1943 29 . ll.1943-1 5.12. 1943 16. 12.1943-31. 12. 1943 I. l.1944-15.1.1944


828

RM RM RM RM RM RM

I MILITARI ITALIANI INTERNATI NEI CAMPI DEL TERZO REICH

35 35 35 35 35 35

III/71 111/72 111/73 111/188 lll/189 111/226

Kriegstagebuch M.Gr .Kdo. Siid, 16. l.1944-31. 1.1944 Kriegstagebuch M.Gr.Kdo. Siid, l.2. 1944-15.2.1944 Kriègstagebuch M.Gr.Kdo. Sud, 16.2. 1944-29.2.1944 Kriegstagebuch Seetransportreferent, 6 .4. I941-30. IO. 1943 Kriegstagebuch Seetransportreferent, l.11.1943 -17 .11.1944 Seetransportreferent M.Gr.Kdo.Siid, Akte militarische Transportangelegenhciten, Februar 1944-November 1944

Ammiraglio Comandante dell'area Adria M 729/P G46530

Kriegst agebuch des Kommandier enden des Admirals Adria, 16. 10.1944-3 1. 10. 1944

Ammiraglio Comandante dell'area Egeo M 717/PG46162 M 717 / PG46J63 M 717/PG46164 M 717/PG46165 M 717/PG46166 M 717/PG46167 M 717/ PG46J70. M 718/PG46J74 M 718/PG46177 M 718/PG46178 M 718/ PG46180 M 718/PG46198 M 718/PG46199 M 7 l 8/PG46200 M 720/ P G46201 M 720/PG46202 M 720/PG46203 M 720/ PG46204 M 720/PG46205

Kriegstagebuch Admiral A.gais, Kriegstagebuch Admiral Agais, Kriegstagebuch Admiral A.giiis, Kriegstagebuch Admi ral Aga is, Kriegs tagebuch Admiral Agiiis, Kriegstagebuch Admiral Agais, Kriegstagebuch Admiral Agais, Kriegstagebuch Admiral Agais, Kriegstagebuch Admira l Agais, Kriegsrngebuch Admiral Agiiis, Kriegstagebuch Admiral A.giiis, Kriegs tagebuch Admiral Agii is, Kriegstagebuch Admiral Agais, Kriegstagebuch Admiral A.gais, Kriegstagebuch Admiral Agais, Kriegstageb uch Admiral Agais, Kriegstagebuch Admiral Agais, Kriegstagebuch Admi ral Agais, Kriegstagebuch Admiral Agais,

I. 1.1944-15. 1.1944 16. I.I 944-31. I. I 944 I . 2. 1944-15. 2.1944 16. 2. 1944-29. 2.1944 I. 3.1944-15. 3. 1944 16. 3.1944-31. 3.1944 I. 5.1944-15. 5.1944 I. 7.1944-15. 7.1944 16. 8. 1944-31. 8.1944 1. 10. 1944-15.J0.1944 16. I0. 1944-24. 10. 1944 I. 9. 1943-15. 9.1943 16. 9. 1943-30. 9.1943 1.10.1943-15.10.1943 16.10.1943-31.l0.1943 l. 11.1943-15. 11.1943 16. 11 . 1943-30. J J. I943 l.1 2. 1943-15.12.1943 16. 12. 1943-31. 12. 1943

Capo dei trasporti mari/fimi nell'Egeo M 686/PG45847

Kriegstagebuch des Seetransportchefs Aga is, Bd I , 1.7 . 1944-30.9. 1944

Direzione generale trasporti mari/fimi Egeo/Pireo M 667/P G45473

M 667/PG45474 M 667/ PG45475 M 667/PG45580 M 667/PG45581 M 667/ PG45582

Kriegstagebuch Kriegstagebuch Kriegsrngebuch Kriegstagebuch Kriegstagebuch Kriegstagebuch

Seet ransporthauptstelle Seetransporthauptstelle Seet ransporthauptstelle Seetransporthauptstelle Seetransporthauptstelle Seetra nsporthauptstelle

Agais, Agais, Agais, Agais, Agais, Agais,

I. 1.1944-3 I. 3. 1944 I .4. I 944-30.6 .1944

I.7. 1944-31.8. I944 I . 10. 1943- 15. IO. I 943 I . I 1. 1943-15. I I . 1943 I .12.1943-31 .12. 1943


FONTI E BIBLIOGRAFIA

829

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Comandi territoriali della Luftwaffe RL 19/122

Allgemeines, Juni 1944-April 1945

Lasciti N 422/15

Nachlass Generai Hans Rottiger, Heft 5, Verfahren gegen Gencralfeldmarschall Albert Kessel ring 1944-1947, Inhalt: Ba ndenkamp f in Italien 1944, E nschiessung von Frauen, Grcisen und Kindern, Erschiessu ngsbefchl

3. Archivio Politico del Ministero degli Esteri di Bonn (P A) Ufficio del Segretario di Stato Akten betr. Italien Akten betr. Italien Akten betr. Italien Akten betr. Italien Az. Kriegsgefangenenfragen

Bd Bd Bd Bd Bd

I 6, I. September 1943 bis 22. Septcmber 1943 17, 23. September 1943 bis 15. Oktober 1943 18, 16. Oktober 1943 bis 3 1. Dezember 1943 19, I. Januar 1944 bis 30 Aprii 1944 I, 8.10.1942-31.10. 1943

Ufficio Ribbentrop 35/1

Akten betr. ltalienisches Materiai SS-Oberfiihrer Likus, I 935- 1941

Diritto internazionale, diritto bellico Az. 26 Nr. 13b Italien

Bd I , 1944

Ambasciatore per incarichi speciali Ritler Handakten Ritter

Bd 62, Kriegsgefangene, 7. l.1 944-28.8 .1944

4. Archivio di Stato Amburgo (SAH) Ente per l'alimentazione e l'agricoltura I Ab Vlll 4"

Verpllegung der Kriegsgefangencn und Ostarbeiter, Geseczliche Vorsch rifcen und Rundschreibcn I943-1945


830

I MILITARI ITALIANI INTERNATI NEI CAMPI DEL TERZO REICH

Ab VIII 4d

Verpflegung der Kriegsgefangenen und Ostarbeiter, Allgemeines 1943-1944

Camera di commercio distrettuale 9 Handakte des Leiters·der Abteilung Industrie, 1942-1943

5. Archivio Centrale di Stato della Bassa Sassonia Hannover (NHAH) Archivio Centrale di Stato della Bassa Sassonia Hannover, Nds. 721 Hildesheim Ace. 106/80, 156 Ace. 106/80, 157 Ace. 106/80, 158 Ace. 106/80, 159 Ace. 106/80, 160 Ace. 106/80, 161 Ace. 106/80, 162 Ace. 106/80, 163 Ace. 106/80, 165

Staatsanwaltschaft bei dem Landgericht in Hildesheim, Strafsache gegen Huck, Bd I Staatsanwaltschaft bei dem Landgericht in Hildesheim, Strafsache gegen Huck, Bd Il Staatsanwaltschaft bei dem Landgericht in Hildesheim, Strafsache gegen Huck u.a., Bd III Staatsanwaltschaft bei dem Landgericht in Hi ldesheim, Strafsache gegen Huck wegen Totschlags und Mordes, Bd IV Staatsanwaltschaft Hildesheim, Handakten zur Strafsache gegen Huck u.a., Bd I Staatsanwaltschaft bei dem Landgericht Hildesheim, Handakten zu der Strafsache gegen Huck ·u.a. Staatsanwaltschaft bei dem Landgericht Hildesheim, Handakten zu der Strafsache gegen Huck Staatsanwaltschaft bei dem Landgericht (Hildesheim), Vorverfahren gegen Huck (1946-) 1952-1954 Staatsanwaltschaft bei dem Landgericht Hildesheim, Berichtsheft zur Strafsache gegen Huck

6. Archivio di Stato Norimberga (SANii) Atti di accusa contro i criminali di guerra

Dok. Nr.USSR-6 Dok. Nr.USSR-6B

Processi di criminali di guerra Fall VII A I 18, Siidost-Generiile

7. Archivio dell'Istituto di Storia contemporanea Monaco (AlfZG) PS-657 Fa 195/11

Partei-Kanzlei der NSDAP Reichsminister der J ustiz


FONTI E B1BL!OGRAF1A

831

NG/ d 801-900

Kaiser-Wilhelm-lnstitut fiir Arbeitsphysiologie, Berichte Uber Ernahrungsgroflversuch an ausliindischcn Arbeitskriiften, 1944 Nl/ d 15351-1 5520 Wirtschaftsberichte Fried. Krupp, Friedrich-Alfred- Hiitte, 1944 ED 187/1 -2 T iiubcr, Fritz, Aufzeichnungcn iiber die Tatigkeit in Kriegsgefangenenlagern der Wehrmacht und Erlebnisse in amerikan ischer Gefangenschaft, 1942-1945 Prozefl SS-Obergruppenfiihrcr und Generai der Waffen-SS Kart Wolff Mc 25

Microfilm

MA 192 MA 240 MA 460

8. Ufficio Centrale delle Am,ministrazioni giudiziarie regionali per l'accertamento dei crimini nazisti Ludwigsburg (ZSLANS-V) ¡ Raccolta URSS Ord. Nr. 418 Ord. Nr. 419

117 A R 1579/65 302 AR-2242/76 414 AR 346/ 62 414 AR 1488/69 12 JS 16461 19 JS 285/77 JAG 261

Vorermittlungsvcrfahren wegen NS-Verbrechen in Treucnbrietzen Lemberg Arbeitserziehungslager Liebcnau/ Kreis Nienburg Arbei tserziehungslager Lahde/Weser Anklageschrift Ks 5/65, 12.5 .1966 Anzeigensache gegen Unbekannt, 28.4.1977 Arbeitserziehungslager Lahdc/Weser

9. Ufficio informazioni della Wehrmacht (Deutsche Dienststelle) Berlino

Befehlshaber des Ersatzheeres Chef des Kriegsgefangenenwesens (Gr. 1/2) Zusammenstellung der Kriegsgefangenen im ReĂŹch einschliel3lich Marine, Luftwaffe und Norwegen 1945 10. Archivio Centrale dello Stato Roma (ACS) Segreteria Particolare del Duce, Carteggio ordinario, Periodo Badoglio. 25 luglio-8 settembre

1943 Busta 25 / 8


832

I MILITARI ITALIANI INTERNATI NEI CAMPI DEL TERZO REICH

F 3 F 15 J,3usta 25/9 F 29

Articoli di giornale Corrispondenza varia Dati Statis tici

Segreteria Particolare del Duce, Carteggio riservato R.S.l. , 1943-1945 Busta 2

F 25

Croce Rossa Italiana 1944-1 \145

Busta 4

F 28 SF 5

Guardia Nazionale Repubblicana Carabinieri

Busta 12

F 60 SF6 Busta 15 F 71 F 74

Situazione Provincie Ex-Austriache Venezia Giulia

Vaccari Truppe tedesche in Italia

Busta 16

F 91 SF I SF 2 SF 3 SF 4 SF 6 SF 8 Busta 22 F 148

Rapporti italo-tedeschi Lettere e colloqui di Mussolini Militari internati in Germania Varie Costituzione Esercito Repubblicano e rapporti militari Condizioni dei lavoratori in Germania Province Ex-Austriache.

Balcani

SF I Situazione politico-militare F 153 · Missione Militare Italiana in Germania SF I Canevari SF 2 Chirico SF 3 Princivalle SF 4 Morera SF 6 Relazioni sull'attività svolta dalla Missione Militare ll~liana in Germania SF7 Lettere del Duce circa la costituzione dell'Esercito Repubblicano Busta 33

F 275

Contingente di operai richiesto dalla Germania, 1944

Busta 36

F 329

Generale Ezio Rosi, 1943-1944

Busta 39

F 347 SF 21

Grandi Unità Missione Militare in Germania e Ufficio dell'Addetto Militare - Relazioni e rapporti


FONTI E BIBLIOGRAFIA

SF SF SF SF

22 23 24 26

833

Promemoria e lettere inviate dal Maresciallo Graziani Rapporti con i tedeschi Dati statistici sulla forza delle divisioni italiane Propaganda e assistenza alle Forze Armate

Busta 51 Internati italiani in Germania

F 618 Busta 61 F 630 SF 6C SF 9 Busia 68 'F 642 SF I SF 2 SF 4 SF 6 SF 70 SF 7L

Partito Fascista Repubblicano Situazione politico-militare in Toscana Rapporti e verbali d i carattere militare (Commissione Epurazione Mil!tare)

Ministero della Difesa Nazionale (poi delle Forze Armate) Costituzione delle FF.AA. Repubblicane. Problemi organizzativi e disposizioni generali Dati statistici sulla formazione delle nuove FF.AA. Repub blicane Renitenti alla Leva - Disertori Colloqui Graziani -Kesselring Rapporti con le autoritĂ germaniche Sit uazione politico-militare nei Balcani

Busta 71

F 643

Ministero della Difesa Nazionale Sottosegretario pe r l'Esercito SF 3 Situazione personale SF 6 Costituzione delle divisioni italiane in Germania

Busta 72

F 644 SF 2 SF 7 Busta 76 F 647

Ministero della Difesa Nazionale, Sottosegretario di Stato per la Marina Promemoria per il D uce (28/ 12/194i-t/7/ 1944) Verona (processo)

Ministero degli Affari Esteri Relazioni sull'attivit Ă svolt a dalle direzioni generali degli affar i generali, degli affari politici e degli italiani all 'es tero SF 5 Rapporti italo-tedeschi (19/ 10/ 1943-21/ 4/ 1945) SF 6 Croce Rossa Italiana. Delegazione generale per la Germania (4/ 3/ 19456/4/1945) SF 7 Addetti Mili tari italiani al!' estero (Badogliani) SF 3

Busta 80 Ministero dell'Interno F 650 SF 10 AttivitĂ politica del clero, aprile t944-gennaio 1945 SF I l Rapporti con i tedeschi (26/ l l/1943-8/ 8/ 1944)

Presidenza del Consiglio dei Ministri Gabine/10 R. S. l. , 1943-1945 Busta 39 F 1-2-1 N. 01378

Ufficiali, sottufficiali e militari di truppa che rientrano dalla Germania loro sistemazione


834

I MILITARI ITALIANI INTERNATI NEI CAMPI DEL TERZO REICH

N. 02161 N. 02498

Ufficiali già appartenenti a lle disciolte Forze Armace dello Stato. Rifiuto di prestare giuramento in caso di richiamo alle Forze Armate Repubblicane Ufficiali e Ammiragli - provvedimenti a loro carico

Busta 77

F 19-8 N . 2028 N. 3762 N. 5882 Busta 127 F 136

Militari Internati in Gerf!lania - Corrispondenza, questioni varie ed altre Assistenza familiare aglì italiani arruola ti nelle Forze Armate Tedesche Collocamento in pensione di ufficiali e sottufficiali internati

Internati

Ministero delle Forze Armate R.S.l., 1943-1945 Busta 7

F 12

Rientro militari internati

Carte Barracu Busta 2 F 61

Croce Rossa Italiana -

Comitato Centrale

Busta 3

F 155

Servizio Assistenza Internati civili e mili tari in Germania

Wehrmacht. Uffici di polizia e comandi militari tedeschi in Italia, 1943-1945 Busta 5 F 6 SF SF SF SF

l 4

9 13

Arbeitseinsatz in Reich · Werbung fiir den freiwilligen Arbeitseinsatz Effektive Grenzzahlcn der abgestellten Arbeitskriifte Auskammung bei Bandenaktionen Varie

Busta 6

F 6 SF 20 SF 45

Lavoratori italiani in Germania Lohniiberweisungen der italienischen Zivilarbeiter und ehemaligen Militiirinternierten aus dem Reich Situazione dei lavoratori italiani rientraci da lla Germania e degli ex internati a causa di malattia o invalidità

11. Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri Roma (ASMAE) Ministero degli Affari Esteri, Repubblica Sociale Italiana 1943-1945, Gabineuo Busta 4 Posizione Italia 6 Posizione 6/1

Partito Fascista Repubbl icano e Assoc iazioni dipendenti Passaggio dei Fasci all'Estero


FONTI E BIBLIOGRAFIA

Busta 8 Posizione Italia I I Posizione 11/1 Posizione 11/ 14 Posizione 11/ 1-2 Busta 12 Posizione P 12 Busta 28 Posizione Italia 62 Posizione 62/2/1 Posizione 62/2/4 Busta 31 Posizione Germania I Posizione Germania 1/ 1 Posi zione Germa nia 1/2 Posizione 1/8 Posizione 1/9 Busta 33 Posizione Germania 6 Posizione 6/ 1 Busta 34 Posizione Germania 5

Busta 36 Posizione Grecia 1/ 1 Posizione Italia I /22 Busta 37 Posi zione Romania I Posizio ne Romania 1/ 1 Posizione Serbia 1

835

Questioni militari Militari Italiani rimpatriat i dalla Grecia Volonta ri in Germania; volontari italia ni nelle S.S. Germaniche e Costituzione reparti italiani Formula di giuramento

Canevari Emilio

Questione S.A.I. 1944 Assistenza agli Internati Civili e Militari (Costi tuzione ed organizzazio ne del Servizio Assistenza) Servizio Assistenza, Ufficio di Berlino - parte generale

Affari politici Situazione politico-militare e relazioni italo-tedesche, rapporti dell'Ambasciatore Anfuso Informazioni politico-militari Lettere del Duce al Filhrer Incidenti fra autoritĂ tedesche e italiane

Fasci in Germania Miscellanea 1944-1945

Copie di Appunti e Note verbali della Direzione Generali Affari Commerciali e Politici e Generali

Situazione politico-militare e rapporti con le AutoritĂ germaniche Isole Ionie Affari politici Rapporti sulla situazione politico-militare interna. Relazioni italo-romene Internati mil itari

Ministero degli Affari Esteri, Repubblica Sociale Italiana 1943-1945, Affari Politici Busta 45 Posizione Italia l /8

Campi di concentramento in Germani a

Busta 48 Posi zione Italia 11/ 12

Affari Politici

Busta 65 Posizione Germania I

1943-1945


836

I MILITARI ITAL!ANI INTERNATI NEI CAMPI DEL TERZO REICH

Posizione I / 2 Posizione Posizione Posizione Posizione

1/ 3 1/11 1/15 l / 19

Clearing merci e clearing salari dei lavoratori italiani in Germania Lavoratori italiani in Germania Consolati in Germania Collettività italiane in Germania Divisioni italiane in addestramento in Germania

Minisrero degli Affari Esteri, Affari Politici 1931-1945 Busta 74 Posizione Germania I

Rapporti Politici, Parte Generale I943

Busta 75 Posizione Germania 1-2

Rapporti tedesco-italiani 1943

Busta 76 Posizione Serbia 1/3

Militari Italiani in Serbia

Busta 78 Posizione Germania 7

Rapporti politici

Busta 79 Posizione Germania A83

Lavoratori stranieri in Germania

Ministero degli Affari Esteri, Repubblica Sociale Iraliana /943-/945, Affari Generali Busta 142 Posizione 1/3 Posizione 1/3/7

Croce Rossa Italiana e Internazionale Germania

Busta 145 Posizione 1/4 Posizione 1/4/14

Prigionieri di guerra Militari italiani internati in Germania, parte generale

Busta 148 Posizione Il/ I/ I Posizione Il/ I/ 13 Posizione 11/1/35

Gazzella ufficiale Notizie e questioni politico-militari (segreto) Riunione dei Consoli italiani nel Reich, l~ e 13 gennaio 1945

Busta l 51 Posizione Il/ 4 Posizione 11/4/JO Posizione 11/4/12

Tutela interessi italiani con la Germania Eccidio di Murazzano Reparto di lavoro a Borgoforte

Busta 152 Posizione II/4/ A Posizione II/4a/2 Posizione Il/ 4a/3 Posizione Il/ 4a/7 e 8 Posizione ll/4a/1 4

Forze Armate italiane Propaganda per i militari italiani inquadrati nelle Forze Armate germaniche Trattamento dei militari italiani in Germania Reparti italiani combattenti in Balcania Matrimoni di militari italiani in servizio nella «Wehrmacht»


FONTI E BIBLIOGRAFIA

837

Busta 164 Posizione IV/2a/24

Connazionali in Germania e territori occupati. Assistenza legale

Busta 165 Posizione IV /2/7

Servizio Lavoro

Ministero degli Affari Esteri, Repubblica Sociale Italiana 1943-1945, Affari Commerciali Busta 201 Posizione Germania 1/1-A Lavoratori italiani in Germania Visita in Germania del Commissario Nazionale del lavoro dott. Posizione 1/1-Aa Eugenio Marchiandi, 18-24 luglio 1944 Lavoratori italiani in Germania - Trattative per la s횢pulazione Posizione 1/1-Ac di nuovi accordi Corrispondenze di carattere generale e verbali delle riunioni Posizione 1/1-F-5 Busta 204 Posizione Germania I/23 Posizione 1/23-A

Trattative italo-tedesche per la sistemazione dell'economia italiana (pratica generale) Trattative italo-tedesche per la sistemazione dell'economia italiana 1944/45

12. Archivio Storico dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito Roma (ASUSSME) Ministero de({a Guerra - Gabinetto (H-1) Cartella 58

Croce Rossa Italiana 6.11.1943-24.2.1944

Carteggio del Comando Supremo e deUo Stato Maggiore Generale (/-3) Cartella 27 Cartella 62 Cartella 163

F n째 I: Balcani - Situazione militare I0.5.1943- 13.6.1945 F n째 1: Diario Storico - Documenti 1943 F n째 3: Prigionieri in mano tedesca 1944-1945

Diari Storici del Comando Supremo Cartella 1444 Cartella 3050

maggio-settembre 1943 1.-6.9. 1943

AUegati ai Diari Storici del Comando Supremo Cartella Car-tella Cartella Cartella

1497 1500 1501 1502

17 .-22.6.1943 1.-6.7.1943 7.-12,7.1943 13 .-17.7.1943


838

Cartella Cartella Cartella Cartella Cartella Cartella

I MILITARI ITALIANI INTERNATI NEI CAMPI DEL TERZO REICH

1503 1504 1504/A 1504/ B 1504/C 1504/D

18.-22.7.1943 23.-26.7.1943 27 .-31.7 .1943 1.-10.8.1943 11.-20.8.1943 21.-31.8.1943

Diari Storici dello Stato Maggiore del Regio Esercito Cartella 1509/B Cartella 2256 Cartella 2271/A

Dati statistici dena forza 1932-1946 Prigionieri di guerra (notizie varie) F n ° 1: Situazione dei prigionieri di guerra e internati militari

Diario Storico del Comando 9• Armata - Ufficio Operazioni Cartella 1313

l .5.1943-30.6.1943

Diario Storico del Comando XIV Corpo d'Armata Cartella 1322

l.5. 1943-30.6.1943

Documenti (IT) Forze Armate Italiane restituiti dagli U.S.A. (M-3) Cartella 72

Diario Storico del Comando della 2• Armata, Ufficio Ordinamento Situazione settimanale della forza e tabella complessiva delle perdite sofferte dalle unità dipendenti dal giugno all'agosto 1943

Stato Maggiore del Regio Esercito Cartella 1 Cartella 6

Vari Uffici (7-10)

Vari documenti Internati 18.10.1943-18.ll.1944

Repubblica Sociale Italiana I943-1945 (1-1) Cartella 24 Cartella 37 Cartella 52

Costituzione di Grandi Unità, Gruppo Armate Liguria, Comando Corpo d'Armata Lombardia , Ministero Affari Esteri (carteggio vario) Marina, Militari rimpatriati dalla Germania, Notiziario del Ministero della Cultura popolare, Nebbiogeni Ufficiali in servizio nell'Esercito Repubblicano, Ufficiali internati in Germania, Ufficiali a disposizione

Carteggio della Commissione Leopoli Cartella 174 Cartella 176

DGAP 1/94346 Atrocità tedesche in Germania (generalità) DGAP 1/94445 Crimini nazisti


FONTI E BIBLIOGRAFIA

839

13. Archivio Storico dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Marina Roma (ASUSSMM) Stato Maggiore Generale della Regia Marina Cartella Canella

Ammiraglio Emilio Brenta Ammiraglio Luigi Mascherpa

14. Archivio privato professore Renzo De Felice Roma (P ADF) Ambasciata d'Italia (R.S.l.) Servizio Assistenza Internati - Gabinetto Diario Storico S.A. I. Documentazione Vaccari

9.9.1943-15.5. 1944 (proemio) e 16.5.1944-30.7. 1944 (diario regolare) 1943-1945 (i documenti sono stati sempre citati integra!mente nelle note in quanto privi di indicazioni numeriche o convenzionali)

15. Archivio dell'lmperial War Museum Londra (AIWM) Gruppo di Armate B AL 1709/ 1 AL 1709/2

Kriegstagebuch Heeresgruppe B 14.9.1943-20. 10.1943 Kriegstagebuch Heeresgruppe B 21.10.1943-20.1 1. I943

Divisione corazzata «Hermann Goring» AL 2841/ EDS 373 Kriegstagebuch Nr. 3, Pz. An. Regt. Hermann Gèiring, 12.8.1943-14.9.1943


840

I MILITARI ITALIANI INTERNATI NEI CAMPI DEL TERZO REICH

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I MILITARl ITALIANI INTER NATI NEI CAMPI DEL TERZO REICH

Zur Geschichte der deutschen Kriegsgefangenen des Zweiten Weltkrieges. Hrsg. von Erieh Maschke Bd 1,1: BOHME, Kurt W., Die deutschen Kriegsgefangenen in Jugoslawien 1941-1949, Bielefeld 1962 Bd 1,2: Die deutschen Kriegsgefangencn in Jugoslawien 1949- 1953, Bielefeld 1964 Bd'2: CARTELLIERI, Diethcr, Die deutschen Kriegsgefangenen in der Sowjetunion. Die Lagergesellschaft. Eine Untersuchung der zwischenmenschlichen Beziehungen in den Kriegsgefangenenlagern, Miinchen I 967 Bd 3: FLEISCHHACKER, Hedwig, Die deutschen Kriegsgefangenen in dcr Sowjelunion. Der Faktor Hunger, Miinchen 1965 Bd 4: RATZA, Werner, Die deutschen Kriegsgefangenen in der Sowjetunion. Der Faktor Arbeit, Miinchen 1973 Bd 5, J-3: BÀHRENS, Kurt, Deutschc in den Strallagern und Gefangnissen der Sowjetunion, Miinchen 1965 Bd 6: SCHW ARZ, Wolfgang, Die deutschen Kriegsgefangenen in der Sowjetunion.Aus dem kulturellen Leben, Miinchen 1969 Bd 7: BÒHME, Kurl W., Die deutschen Kriegsgefgangenen in sowjctischer Hand. Eine Bilanz, Miinchen 1966 Bd 8: ROBEL, Gert, Dic deutschen Kriegsgefangenen in der Sowjetunion. Antifa, Miinchen 1974 Bd 9: BòSS, Otto, Die deutschen Kriegsgefgangenen in Polcn uncl der Tschechoslowakei, Mtinchen 1974 Bd 10, I: JUNG, Hermann, Die deutschen Kr.iegsgefangenen in amerikanischer Hand. USA, Miinchen I 972 Bd 10,2: BOHME, Kurt W., Die deutschen Kricgsgefangenen in amerikanischer Hanel. Europa, Miinchen 1973 Bel 11,1: WOLFF, Helmut, Dic deutschen Kriegsgcfangenen in britischer Hand. Ein, Ùberblik, Miinchen 1974 Bd 11,2: FAULK, Henry, Die deutschcn Kriegsgefangenen in Grof.lbritannien. Reeducation, Miinchen 1970 Bd 12: JUNG, Hermann, Die cleutschen Kriegsgefangenen im Gewahrsam Belgiens, der Niederlande und Luxemburgs, Miinehen 1966 Bel 13: BOHME, Kurt W., Die deutschen Kriegsgefangenen in franzosischer Hand, Munchen 1971 Bd 14: Id., Geist uncl Kultur der deutschen Kriegsgefangenen im Western, Miinchen 1968 Bd 15: MASCHKE , Erich, Die deutschen Kriegsgcfangenen des Zweit.en Weltkrieges. Eine Zusammenfassung, Mtinchen 1974 Beiheft 1: RECK, Michael, Tagebuch aus sowjetischer Kriegsgefangenschaft 1945-1949. Aufzeichnungen, Miinchen I 967 Beihcft 2: BOHME, Kurt W. und Helmut Wolff, Aufzeichnungen iiber die Kriegsgefangenschaft im Westen Mtinchen 1973 Der Zweite Weltkrieg in Bildern und Dokumenlen. Hrsg. von Hans-Adolf Jacobsen und Hans Dollinger. Bd 2: Der Weltkrieg I 941 - 1943, Wiesbaden 1963


IND ICE DEI NOMI GEOGRAFICI

Indice dei nomi geografici Le localitĂ indicate nelle tabelle non sono riportate dal presente indice Agri nion 69, 185 Ahlem 762, 764 Alaerma 648 Alba 139 Albenga 139 Alessandria 130, 148 sg. Algeri, 114 Alimnia 235, 372 Altburgund 397, 507, 589, 628 Alt Drewitz 512, 721 Amburgo 474, 508, 51 I, 546, 660 sg., 686 sg., 708, 736-744, 760 Amorg6s 234 sg. Ancona 131, 292 And rij evica 268 Andros 233 sg. /\nticitera (Cerigotto) 246, 370 Anzio 133 Aosta 178 Apollachia 648 Apollona 648 Arezzo 131 Argenton = lssoudun Argolis 185, 205 Argostoli 35 1, 357 Artotina 188 Asciano 129 Asclipio 648 Asti 139 Astypalaia (Stampalia) 238 sg., 367, 372 Atene 50, 72, 184 sg., 187, 192, 195 sgg., 199, 215 s~. 254,256,326,336,338,370,387,391 Auschwitz 674 Bad Gandersheim 752 Bad Sulza 227, 633, 725 Baesweiler 533 Balta 276, 278, 280 Banja Luk a 189, 249

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I MILITARI ITALIANI INTERNATI NEI CAMPI DEL TERZO REICH

Bari 130 Barienrode 772 sg., 775 Bar-le-Due 477 Barletta 161, 163 Basilea (Base!) 726 Bastia 136 sg., 164 Bathorn 504, 607, 619, 633 Belgrado 187, 195, 199,202,223,253,256, 325,328,330,334 sgg. , 394, sg., 409, 535, 643 sgg., 708, 748 Belluno 149 Belzig 755 Benjaminowo 5 13,518,608 sgg. Benzen 604 Berat 255, 271 Bergamo 149, 15 1, 732 sg. , 737 Berlino 9, 12, 20, 36, 55, 77, 82, 90, 116, 255, 307, 343, 395,397, 401, 453, 467, 478 sg., 482, 484 sgg., 490, 493 sgg. , 498, 514 sg. , 518, 521, 523 , 531, 536, 550,557, 565, 581 sg., 589,600 sg., 611, 633,645,679 sg., 688,698, 701 sgg. , 708 sg., 721,736,754 Biala Podlaska 518 sg. Bibbiena 28 Bielefeld 760, 775 , Bijelo Polje 263 Bilisht 213 Bitola 257 Bochum-Hovel 666 Bologna 78, 88 sgg., 93-96, 126, 128 , 130 sg., 138, 148, 17 1 Bolzano 127, 130, 148 sg., 321 sg., 640 Bonifacio 136 Bor 410, 641 sg. Bordeaux 438, 454 Borsh 213 Bortigali 135 8ra 146 Brazza (Brac) 179 Brandeburgo 736 Brema 329, 687 Bremervorde 609 sg . Brenna 752, 800 Brescia 18, 139, 147 sgg., 737 Breslavia 593, 688 Brindisi 112 sg. , 134, 145 Brod 190, 544 Bruck Leitha 544 Buchenwald 315, 537, 752 sg. Bukarest 278, 282 Buonconvento 129 Busto Arsizio 737


INDICE DEI NOMl GEOGRAFICI

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Caccia 127 Cagliari 130 Calato 221 Calcide 217 Calino 237 sg., 371 sg. Campiglia Mariltima 129 Campochiaro 223, 648 Campomarino 133 sg. Candeliusa 235 Canea (La) 354 sg., 359 Casalecchio 88 Casale Monferrato 139 Casamozza 136 Caso 230, 235 Cassibile 84, 86 sgg., 99 sgg., 108, 112 Castel di Sangro 168 Castellam·m are di Stabia 163 Catanzaro 132 Càttaro (Kotor) 249, 253 sg., 261, 263, 265 Cecina 129 Cefalonia 185, 188, 194, 204-212, 237,245 sg., 334, 338 ,341,35 1,357 sg., 364,366, 370, 372, 694, 749, 792 Cesena 320 Chalon-sur-Saone 31 I Chelm 512 sg., 518,638 sg., 751 Chiasso 736 Chio 238, 240, 372 Cirquenizza 179 Citera (Cerigo) 218, 246, 370 Città del Vaticano 58 sg., 60, 167 Civitanova 131 Civitavecchia 133 Clamecy 477 Colonia 463, 687 Como 736 sg. Costanza (Konscanza) 280 sgg. Coo 217, 235-238, 245,287,340, 367, 371 sg., 749 Corfù 185,204 sgg., 208-21 1, 2 14,237,245 sg., 287,334,341,355 sg., 364, 366,370, 372, 694, 749 Corinto 69, 185 , 188 , 200,508 Corsica 88, 91 sg., 96, 118 sg., 129, 132, 135 sgg. , 164, 169, 694 Coree 136 Cracovia 277, 5 I 7 Cremona 138, 149 Creta 118,185, 187,1 94, 21 8 sg., 230,235,246,259,331,336,338,342,348,353, 357360, 364, 366 sg., 370 sgg. Cuneo 28, 128, 146 Curtea-de-Arges 279


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I MILITARI ITALIANI INTERNATI NEI. CAMPI DEL TERZO REICH

Curti 133 Czestochowa (Tschenstochau) 511 sg., 514,517,557,631, 639 sg. , 726 sg. Dachau 537, 752 Danilovgrad 260, 269 Danzica 686, 751 Darniza 277, 280 Deblin 516, 640, 699, 751 Delvine 213 sg. Demonte 147 Dessau 676 Devoli 255 Dnepropetrovsk 279 Domitz 753 Dora = Buchenwald Dortmund 617 sgg ., 622, 666 Dresda 491, 688 Drogobyc/Stryi 641 Durazzo 181 , 249, 253 sgg., 334, 409 El-Alamein 29,38 Elba 91, 129, 131, 169 Elbasan 181,270 Ellrich 315 Erkenschwick 666 Esseg 391, 395 Eubea 69, 185, 189,215,217,246, 336, 370 Fallersleben 674 Fallingbostel 5 I 2, 582, 604-607, 609, 6 I I, 67 I, 673 sg., 736, 773 Fasano 495, 560, 593 Feltre 45-48, 53, 57, 70 sg., 74 Ferrara 148 Fichtenhain 727 Firenze 19 sgg., 24, 129 sgg., 139, 148,301, 320 Fiume 127, 147, 179, 319 sg. Florina 199,212 sg., 217,326,338 sg. Forlì 304, 320 Formia 161 Francoforte sul Meno 745 Frascati 131, 157 Frosinone 132 Fiirstenberg 704, 733 sg. Fullen 18, 622, 633 Furnoi 243 Gaeta 90, 98, 133, 161 sg. Gaidaro 362 Galaxidion 188


INDICE DEI NOMf GEOGRAFlCJ

Gap Ì75, 436 Garbagnate Mjlanese 737 Garda 126, 149 Gemona del Friuli 138 Genova 66, 91, 128, 130 sg., 138, 143 sg., 148, 171,634 Ginevra 20 sg., 82,221,225 sg. , 329,403,458,533,650,697,712, 737, 796 Giulino di Mezzegra 800 Gneixendorf 633, 736 Gorlitz 582, 611, 736 sgg. G6rizia 320 Grado 127 Grafenwohr 522, 545 Grahovo 260 Gran Sasso d'Italia 105 Grasse 171 Graudura 223 Gravia 336, 338 Graz 689 Grenoble 175 Gross Hesepe 622 sg. Gruda 249, 263, 266 Halle 513, 678 Hallendorf 606, 674 Hammerstein 587, 597 Hannover 457,604,687, 743, 758 sg., 761 sgg., 764 Harzungen 315 Hattingen 666, 669 Hemer 582 Herne 666 Herrnsdorf 676 . Heuberg 522 Hildesheim 610, 757, 772-777, 779 sgg., 783,800 Himaré 214 Hoenhomen 772 Hohnsen 777 Hyères 171, 175 Ikaria 237, 243 Innsbruck 54, 323, 689, 725 Ioannina (Jannina) 184,197,205,217 fos 235 Iraklion 355 Iserlohn 582 Issoudun (Argenton) 477 Itaca 208, 246, 364, 370 lvangrad 268

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I l'vflLTTARI ITALIANI INTERNATI N EI CMvfPI DEL TERZO REICH

Jadogina 643 Jannadi 648 Kaisersteinbruch 544 sg., 677. 736 Kalamata 336 Kaltern 149 Karditsa 213 Karlovac 179, 249, 272 Karls ruhe 686 Karditsa 213 Karpenesion 188 sg. Kassel 658, 766 sg., 769-772, 800 Kastoria 216, 339 Kéa 233 Kiel 687 Kiew 279 Kirchmoser 676 Klagenfurt 689 Klein-Bulten 773 Klein-Koris 676 Kolasin 268 Komarom 390 Korce 212, 216, 339 Kosovska Mitrovica 249, 335, 643 Kragujevac 93 . 189 · Kraljevo 252, 254 Krefeld 463 Kiistrin 512 Kythnos 233 Ladispoli 133 Lahde 758-763, 756 sg. , 800 L ' Aja 82,309, 79 1 Lamia 189, 199, 326, 336, 387 Lamsdorf 623 Lanslebourg 176 Lapovo 536, 641 Larissa 199, 215, 326, 387 La Spezia 95, 128 sg., 143 sgg., 148, 292 Lecco 739 Leipsoi 243 Lemno 358, 372 Leopoli 18, 226, 276, 518, 528, 641, 643, 750 sg. Lero 217 sg., 227, 237-242, 244 sg., 287,303,331,340, 342 sg., 345,348,366 sg., 371 Lésbo 372 Leucade 246, 370 Levadia 199, 326 Levita 238 Lianokladi = Leianoklàdion 336 Liebenau 757-760 Lindau 736


INDICE DEI NOMI GEOGRAFICI.

Lipsia 708 Lisbona 80, 82, 84 sgg. Livorno 130, 145 Londra 512 Lubiana 138, 179 sg., 441 Lublino 515 sg. Luckenwalde 504-507 , 512, 589 sg., 675 Ludwigsburg 508 Maddalena (La) 80, 145 Madrid 84, 100 Magdeburgo 674, 736, 772 Malta 84, 97 Manfredònia 153 Mannheim 657 Mantova 127, 130, 138, 316 sg., 320 sg., 334 Maratea 134 Marizza 648 Marsiglia 173, 310 sg. Marzabotto 27 Massa Carrara 130, 148 Mauthausen 432 sgg., 763, 792 Mega16polis 336 Mentone 128 Meppen 384 Merano 323 Metkovié 266 Mignano 168 Milano 78, 96, 126, 130 sg., 139 sg., 146-149, 166,321,697,724,726,737 Milo 364, 372 Minden 758 Mirampéllu 230 Mitrovica (Sremska Mitrovica) 189, 268 Monacò di Baviera 283, 308, 686, 708 Mondane 177 Monfalcone 139 Montalcino 129 Montefollonico 129 Montepulciano 129 Monterotondo 133 Montpellier 172 Moosburg sull'Isar 527, 633 Mostar 249, 266, 291 Mudros 358 Miihlberg/Elbe 61 I Miinsingen 453, 487 sg., 493, 522, 537 Murazzano 28 Mykonos 233

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l MILJTARl lTALIANI INTERNATI NEI CAMPI DEL TERZO REICH

Napo li 19, 86, 90, 98, 124, 130, 162, 164-168, 170,286,300 sg., 316, 514 Naxos '234 sg., 357 Nea-Kokkin ia 336 Nea-Psychikon 336 Nehrybka 640 Neuhoff 772 Neu Versen 504, 522, 619-622 Nevers 477 Nichel 755 Niedersachswerfen 315 Nikolajevska 279 Nikolaos 357 Niksié 259 sg. Nisch 328 Nisiro 372 Nizza 128, 174, 449 Nola 162 sg. Nordhausen 752 Norimberga 432 sg., 529, 590, 594, 633 , 636, 676, 684, 686, 736, 750 Novara 139, 320 sg. Nova Siri 134 Novi Pazar 328 Nuraminis 135 Oberlangen 597 , 607 Ocrida 748 Oesti 279 Ogulin 249 Ohrid 249 Olchowce 640 Orbetello 129 Ortona 168 Oschersleben 676 sg. Osijek = Esseg Osnabrilck 753 Os tia 98, 158 Ostrozac 249 Padova 127, 148, 329, 726 Paraéin 644 Parma 138, 148 Paros 234 Passo 246 Pacrnos 243 Patr asso 185, 188 , 35 1, 355 . 357 Paxoi 208, 214, 364, 370 Peé 257 Peine 772 sg. Pelasgia 189


INDICE DEI NOMl GEOGRAFICI

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Perugia 131,676 Pervomajsk 278 Pescara 112, 129 sg. Peveragno 648 Piacenza 131 Piedicolle 127 Pienza 129 Pikulice 640 Piombino 131 Pirano 127 Pireo 233 , 336, 348, 358, 361 sgg., 371, 387 sg. Pisa 130 sg., 139 Pistoia 130, 139, 320 Plaski 269 Pljevlja 249 Podgorica 183, 259, 269 Pola 139 sg., 143, 320, 334 Pontebba 724 Porto Vecchio 136 Posen 504 Potenza 133 Pothoff 753, 800 Potsdam 755 Prevesa 205 Prilep 257 Prizren 181 Przemysl 512 sg., 517, 640 Psito 648 Pupping 736 Putignano 136 Quebec 107, 114 Radom 415 ·Ragusa (Dubrovnik) 182, 250, 267 sgg. Rastenburg 486 Ravenna 147 Reggio Calabria 134, 153 Reggio Emilia 138 Rheinhausen 656, 666 Rimini 147 Risan 260 Riva del Garda 149 Roderhof/Treuenbrietzen 754 Rodi 42, 118, 183, 187, 218-221, 223, 227 , 229 sg., 232 sg., 235 , 242,244, 336, 338, 340343 , 346, 348 sgg., 361, 367-373, 436, 585 Roma 30, 41 , 43, 47, 50, 55-60, 63, 65, 71 sg., 75, 77, 80, 85 sgg., 95 sg. , 98-105, 112 sg., 123, 130-133, 138, 145, 153 sg., 156-160, 170 sg., 180,196,255,285 , 290 sg., 302, · 304, 315 sg., 456, 499, 572, 598, 626, 634, 694, 788 sg . Rothenfelde 671 sg. Rzecyca 415


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I MILITAR1 ITALIANI INTERNATI NEI CAMPI DEL TERZO REICH

Saarbriicken 686 Salaco 648 Salerno 86, 90, 98 sg ., 103, 132, 153 sg. , 156, 161 sg., 166 Salò 477 sg., 495, 513, 535, 633 Salonicco 60, 69, 93, 187, 192,2 17,349, 370, 372, 387, 391, 508 Saluzzo 146 Salzgitter 674 Salzhof 698 Samo 218,23 1 sg., 236 sgg ., 242-246, 331, 343,345 , 372 Sandbostel 329, 508-511, 590, 604, 607-6 11 , 613,616, 633, 736 S. Giovanni d'Asso 129 San Marino 91 San Quirico d'Orda 129 San Regolo 129 San Remo 148 San Simone 28 Sankt Margrethen 738 Santa Maura (Levkas) 185, 364 Sant'Anna di Stazzema 27 Santorino 235, 331 San Vincenzo 129 San Vito 168 Sarande 213 sgg. Sardegna 91 sg., 96, 118, 129, 132, 135 sgg., 154,169,694 Sarstedt 772 Sassari 135 Scarpanto 118,218,229 sg., 235,340, 348, 357, 360, 372 Schellrode 227 Schocken 202, 397, 507, 512, 546, 557, 589, 628-633 Scutari 18 l, 249, 255 Sebenico 179, 249 Sedan 477 Seelhorst 763 , 766 Selterhof 754 Senj 249 Senne 522 Sérifos 233 Seteia 357 Shiak 255 Sicilia 31, 34, 44, 49, 86, 103 sg., 123 , 788 Siedlce 518,636, 751 Siena 130 Sifnos 233 Simi 239, 372 Sinj 249, 265 Singen 725 sgg. Skaramanga 387 Skopje 257, 409 Skyros 23 I sg. , 246 Siano 266 Slavonski Brod 325, 328 Smederevo 391 Smirtala 205


INDICE DEI NOMI GEOGRAFICI

Sofia 187. 253 Sospel 128, I 71 Soveria Mannelli 134 Spalato 179, 249, 263 sgg. Sremska Mitrovica = Mitrovica Stampalia = Astypalaia Steinbergen 759 sg. Stia 28 Stoccarda 226, 460, 688, 741 Stryj 641 Suda 352, 358~sg .• 364 ., Susa 146 Susaka 179 • Susak-Fiume 148 Syros 233 Tangeri 79, 8Z, 85 Taranto 134, il43, 145, 153 Tarnopol 641 .. Tarvisio ()4, 74-77, 79, 81 sg., 89, 91, 94,127,138,726 Tebe 185, 200, 336, 387 Teheran 218 Telos 235, ·372 Tepelene 314 Terracina 132, 161 . Teschen 19, 6]3-626; 672, 752 T~orn 557, 589, 631 sg., 634 sg . . Tinos 233 Tirana 180 s~ 248, 250, 253-257, 267, 270, 409 Titel 391 Titova Korenica 269 Tivoli 132 c. Tolone 128, 171 sgg. Torgau 403, 5)5, 526, 584 Torrenieri 129 Torino i1, 78, 128, 130, 139 sg., 147-150, 166, 176 sg., 634 Trento 91 , 127,149 Treuenbrietzen 754 sg., 757, 800 Treviso 1'30, 139, 146 sg. Trianda 648 Trieste 91, 127, 130, 138,140,255,261 , 319 sg., 334,441 Trilj 265 . Tripolis 336

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I Mll.JTARI ITALIANI INTERNATI NEI CAMPI DEL TERZO REICH

Udine 127, 130, 146, 148 Oberlingen 314 Unterliiss 463, 592, 753 sg., 800 Urosevac 328 Valence 178 Valona 249, 253 sgg. Varese 737 Varsavia 515, 609 Vati 648 Venafro 168 Venezia 58, 91, 112, 126, 147 sg. , 334, 349, 514 Verona 127, 138, 147 sg., 430,514, (i33 sgg ., 696,701 sgg., 726 sg., 731, 738 Vialba 737 Vienna 188, 689, 708, 715, 721, 736 Villach 725 Villafranca di Verona 147 Villa San Giovanni 134 Villingen 527 Vinadio 147 Viterbo 129 sg. Vitina 185 Vitte! 629, 634 Vranishte 214 Waiblingen 769 Walsrode 604, 690, 757 Wedderwarden 604 Wiesbaden 491 Wietzendorf 18, 508, 528, 587, 590, 596 sg., 604, 607 sg., 610-616 Windheim 759 Witten 660 Wittenau 581 Wittenberg 755 Wolfenbiittel 606 Wolfsburg 671 sg. Wuppertal 760, 762 Zacinto 201, 246, 364, 370, 372 Zagabria 190,199,223,249,293,325 , 328, 334 sg. Zajerzierce 640 Zaprèsié 190, 249 Zara 179, 249, 334 sg. Zeithain 611, 736 Zemun 643 Ziegenhain-725


INDICE DEI NOMI

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Indice dei Nomi Avvertenza: I gradi e gli incarichi indicati nell'indice si riferiscono generalmente ai ranghi e posti occupati durante il periodo trattato nel libro, cioè non corrispondono sempre all'ultimo grado della carriera. Quando non è stato possibile provare il rango ricoperto da un ufficiale italiano nel mese di settembre I 943 le indicazioni usate si r iferiscono alla graduatoria del I O luglio 1943. Nel caso di una grafia diversa per un unico nome l'indice segue quella usata nelle graduatorie uffic iali.

ABETZ, Otto - Ambasciatore tedesco a Parigi dall'8.8. 1940 a l 25.8. 1944. Abetz mantenne questo titolo anche dopo che le truppe americane e francesi furono entrate a Parigi 564 ACQUARONE, duca Pietro - Min·istro della Casa Reale, dal 1939 anche amminist ratore delle finanze e dei possedimenti reali 82, 84, li 6 ADAM l, Giuseppe - colonnello, Comandante la fanteria della Divisione di fanteria « Perugia>} 215 AELDERT, Ludwig - Console generale, · Console tedesco a Ragusa 268 ALBERT, Alessandro - generale di Brigata, Sottocapo di Stato Maggiore del Gruppo Armate Est a Tirana 252, 256 ALBRECHT, Erich - Ministro di I • classe, Dirigente ministeriale e Capo della Sezione Giuridica del Ministero degli Affari Esteri a Berlino dall'J.4.1943 574, 717 sgg., 738 AMBROSIO, Vittorio - generale d'Armata dal 29 .10.1942, Capo di Stato Maggiore Generale (Coma ndo Su premo) d al J.2. 1943 al 17. 11.1943, Ispettore generale del Regio Esercito dal 18.11.1943 al 31.7.1944 40 sg., 45 sgg., 52, 60, 65, 67, 70 sg. , 74-80, 82 sg., 87, 89, 93, 100, 102, 105 , 112, 116 AMBU, Giuseppe - capitano, Segretario Particolare del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri (R.S.l.) 633

AMÉ, Cesare - generale di Divisione dall' 1.1.1942, Capo del Servizio Informazioni Militari dal 20.9. 1940 al 18.8 .1943 58 AMICO, Giuseppe - gener"ale di Divisione dall' 1.1.1942, Comandante della Divisione di fanteria «Marche}} 268 AMODIO, Mario - colonnello, Comandante italiano dello Zweiglager (campo secondario) per internati militari di Grofi Hesepe 622 sg. ANFUSO, Filippo, dott. - Ambasciatore della Repubblica Sociale Italiana a Berlino, Sottosegretario di Stato agli Esteri dal 19.3.1945 36, 65,283,307,395,413 , 445,454,464,467, 473 , 477, 486-490,493 sg., 499,501 sgg., 510, 514, 523-526, 529 sg., 540,542 sgg., 546-549, 555,557, 565~ 568, 574-582, 588, 594, 598, 600, 627, 629, 63 1,635,655, 674-682, 691, 699-703, 706, 710 sg., 716 sg., 721 , 723, 730 sg., 734 · ANGHEBEN, T ullio - tenente di vascello, dall' aprile al 18 maggio 1945 Comandante italiano dello Stalag X B di Sandbostel. Prima della sua cattura questo ufficiale di complemento aveva ricoperto la carica di Capo dell' ufficio idrografico presso Marisudest a Atene. Egli arrivò a Sandbostel 1'8.8.1944 610 ANNOVAZZI, Giuseppe, dott. - Capoufficio del Servizio Assistenza Internati a Belgrado 645, 701, 708


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I MfLlTARI ITALIANI INTERNATI NEI CAMPI DEL TERZO REICH

ANTONESCu, Mihai, prof. - Vicepresidente rumeno, Ministro degli Esteri e della Propaganda dal 22.6.1941 al 23.8.1944 283 ARIENTI, Carlo - capitano, membro del Servizio Assistenza Internati 701 AR1S1o, Mario - generale di Corpo d' Armata designato d'Armata dal 20.8.1943 , Comandante della 7" Armata, poi R.S.l. 133, 155 ARNIM, Hans-Jurgen v. - generale d'Armata dal 3. 12.1942, Comandante del Gruppo di Armate «Afrika» dal 9.3.1943 al 12.5.1943 40 ARRIGHJ , Ernesto, dott. - Console d'Italia (R.S.I.) a Nizza 449 · ASINARI SIGRAY DI SAN MARZANO, conte Luigi Gabriele, Console 1• classe, dal 20.3.1944 Capo dell'ufficio di Verona del «Servizio Assistenza Internati civili e militari in Germania», dall'ottobre 1944 addetto alla Direzione Generale Italiani al1'Estero (R.S.I.) 574, 726 Azzr, Arnaldo - generale di Divisione dall' 1.1.19.43, Comandante della Divisione di fanteria «Firenze» e dal 28 settembre 1943 Comandante del «Comando truppe italiane della montagna» con sede in Arbona 269 sgg. BAADE, Ernst-Gtinther - colonnello, generale di Brigata dall' 1.2.1944 e generale di Divisione dal)' 1.8.1944, Comandante tedesco dello Stretto di Messina dal 14.7.1943 al 23.8.1943, Comandante del « Wehrmacht-Einsatzstab» in Italia (Stato Maggiore per l'impiego operativo della Wehrmacht in Italia) dal 23.4.1943 al 27.10.1943, Comandante della 90" Divisione granatieri corazzati dal 20.12.1943 al 9.12.1944 162 BACKE, Herbert, dott. SSObergruppenfuhrer, Segretario di Stato al Ministero per l'Alimentazione e l' Agricoltura del Reich, ha assunto la guida del Ministero come Segretario di Stato dal 23.5.1942, Ministro titolare dall'l.4.1944 670 BADER, Paul - generale di Corpo d' Armata dall' I. 7. I 942, Comandante delle truppe germaniche in Serbia, Comandante del XXI Corpo d'Armata da montagna 0

dal 25.8.1 943 al 31.3.1944189, 249,260, 269 BADOGLIO, Pietro, duca di Addis Abeba, marchese del Sabotino - maresciallo d'Italia dal 17.6.1926, Cap::, di Stato Maggiore Generale dal 17.6.1926 al 4.12.1940, contemporaneamente ricoprì le cariche di Capo di Stato Maggiore dell'Esercito dal 4.5.1925 ali' 1.2.1927, Governatore della T ripolitania e della Cirenaica dal 28.12.1928 al 31.12.1933, Comandante Superiore in Africa Orientale dal 28.11.1935 al 31.5.1936 e Viceré d'Etiopia dal 9.5 .1936 all'll.6.1936, Capo del Governo e Primo Ministro Segretario di Stato dal 25.7.1943 al 22.4.1944 e dal 22.4.1944 al 18.6.1944 (il 16..5 .1944 la dizione «Capo del Governo» è stata sostituita con quella di «Presidente del Consiglio dei Ministri», fu mantenuto l'attributo di «Primo Ministro Segretario di Stato») 30, 47-50, 52sgg., 57 sg., 62 sg., 65, 73, 78-83, 85 sgg., 95, 97-100, 102106, 109, 115 sg., I 19,123,227,242,248, 250sg.,436,447, 457,505,598,648, 785 sg. BALCK, Hermann - generale di Divisione, dall'J.11.1943 generale di Corpo d'Armata, dal 3.4.1943 al 30.6.1943 Comandante della Divisione di fanteria «GroJ3deutschland», dal 15.11.1943 Comandante del XXXXVIII Corpo .d'Armata corazzato 300 BANCALE, Emilio - generale di Corpo d'Armata ·dall' 1.1.1941, Comandante del XV CorpQ d'Armata 128 BARBIERI, Alberto - generale di Corpo d'Armata dall'l.1.1941, Comandante del Corpo d'Armata di Roma 133 BARRACU, Francesco Mar ia - Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri (R.S.I.) dal settembre 1943 all'aprile 1945 530, 629 BASILE, Carlo Emanuele - P refetto (R.S.I.) di Genova dal 25.10.1943 al 26.6.1944, Sottosegretario di Stato per l'Esercito del Ministero delle Forze Armate dal 27.6.1944 735 BASSO, Antonio - generale di · Corpo d'Armata dall' 1.1.1942, Comandante del XIII Corpo d'Armata (Sardegna) dal 1.2.1940 al 31.10.1943 135


INDICE DEI NOMI

BASTIANINI, Giuseppe, dott. - Ambasciatore, Governat0re della Dalmazia, Sottosegretario agli Esteri dal 7.2.1943 al · 25.7. 1943 38 sg., 44 BATTIFOGLIA, Giuseppe - Capo del Servizio Disciplina del Partito Fascista Repubblicano 516 BECKER, August-Herrmann - capitano di corvetta, Capo dello Stato Maggiore tedesco presso l'Ammiraglio Comandan te italiano di La Spezia nel periodo agostosettembre 1943, poi a disposizìone del Comando Marina tedesca in Italia 301 BECUZZI, Emilio - generale di Brigata dal 9.6.1942, Comandante della Divisione di fanteria «Bergamo» 264 BELOW, Nicolaus v. - colonnello, aiutante di Hitler per la Luftwaffe (Aeronautica Militare) dal 16.6.1937 al 29.4.1945 53 BERGER, Gottlob-Christian SSObergruppenfiihrer e generale di Corpo d'Armata delle Waffen-SS, dall'J.1.1940 Capo dell'Ufficio centrale delle SS (SSHauptamt), contemporaneamente ricoprì dall' 1.10.1 944 l'incarico di Capo per le questioni concernenti i prigionieri di guerra e dal 25.9.1944 que llo di Capo di Stato Maggio re d ella milizia popolare (Volkssturm). Fu inoltre Capo dello Stato Maggiore politico (20.8. I 943) nel Ministero del Reich per le ·regioni o rientati occupate e Generale tedesco nella Slovachia (31.8. i 944) 402 sg., 487 sg., 503 BERIO, Alberto - Consigliere dell'Ambasciata italiana ad Ankara fino al dicembre 1942, dal 5.8.1943 Console generale italiano a T angeri 79 sg., 82, 84 sg., 100 BESSEL, Hans - generale di Brigata dall' 1.4.1943, Capo del Comando di collegamento tedesco presso il Gruppo di Armate Est a Tirana dal marzo al settembre 1943; finì la guerra come generale di Corpo d'Armata e Comandante del genio del Gruppo Armate C in Italia 181, 252-256 BETTINI, Elio - colonnello, Comandante del 49° reggimrnto di fanteri a della Divisione di fanteria «Parma)) 2 10 BEYER, Franz, dott. - generale di Divisione, generale di Corpo d'Arm at a dall'l.7.1944, Comandantedella 44• Divisione di fanteria « Ho ch- und

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Deutschmeister» dal!' I .3. I 943 al 31.1 2.1 943 138 BIEI.FELD, Harald - Ministro presso la Sezione P olitica del Minis1ero degli Esteri 1edesco, dal 18.1.1944 assegnato alla legazione 1edesca a Berna 502, 695 sg. B1RCK, Ernst-Ludwig - tenente colonnello in servizio di Stato Maggiore, I 5 • Divisione granatieri corazzati 162 B1scmm, Antonio - Maggiore Generale Capitaneria Porto 635 81scuOLA, Livio colonnello dal!' 1.1.1941, Capo del Nucleo della Missione Militare Italiana (R.S.I.) a Belgrado 535, 719 BISEO, Attilio - generale di Brigata aerea dal 25.12. 1940, dal 15.2.1942 al 27.8.1943 Comandante degli intercettori «Leone» a Treviso, data di immissione nelle F F.AA. repubblicane i1aliane 9.9.1943 486 BISMARCK, Otto Christian, principe v. Ministro di 1• classe dell'Ambasciata di Germania a Roma dal 1940 al 1943 90, 95 Bnoss,, Gervasio - generale di Divisione dall' 1.7. 1940, nel settembre 1943 comandante del Il Corpo d'Armata con sede a Firenze 129 BLAHUT, Theodor, dott. - Ministro consigliere presso la Sezione Politica culturale del Ministero degli Esteri tedesco, Capo d i Kult Poi Zw 504 BLOCK, Lothar v. - generale di Brigata dal I' 1.2.1942, Comandante dei prigionieri di guerra della IV Regione militare dal 20.2.1 9<13 al 26.3 .1 945 581,655 sg. BLUMENTHAL, H . - imprenditore ad Amburgo 660 BLUMENTRITT, Giinther - generale di Divisi one, generale di Corpo d'Armata dal!' 1.4.1944, Capo dì Stato Maggiore del Gruppo di Armate D dal 24.9. I 942 al 9.9.1944 310 BOEHNCKE, Justus - tenente colonnello in servizio di Stato Maggiore presso lo Stato Maggiore Operativo del Comando Supremo della Wehrmacht 3 10 BOGEN UND SCHONSTEDT, Walter V, - CO· lonnello in servizio di Stato Maggiore, Capo dì Stato Maggiore del Comandante militare in Grecia 196


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l .MILITAR I ITALIANI INTERNATI NEI CAMPI DEL TERZO REICH

BotOGNA, Pietro - Prefetto della Provincia di Forlì da l 12.3. 1944 al 8.11. 1944 (R.S. I.) J05 BOLLA, Luigi dott. - Console presso il Minisiero degli Esieri (R.S.I.) 574 BoNOMI , l vanoe, avvocato - Presidente de l Consiglio dei Ministri da l 4.7.192 1 al 26.2. 1922, Presiden1e del Consiglio dei Ministri, Pri mo Ministro Segretario di Stato dal 18.6.1944 al 12.12. 1944 e dal 12.12.1944 al 21.6.1945 598 BORGHESE, principe .Junio Valerio - capitano di fregata, Comandante della X Flottiglia MAS della Marina, dal settembre 1943 Comandante delle omonime unità delle R.S.I., dal 26.2. 1944 Capo di Stato Maggiore della Marina (R .S.1.) 30 1 BORMAN N, M a rt in SSObergruppenfiihrer, guida del Reich (Reichsleiter) del NSDAP dall'ottobre 1933, contemporaneamente dal 12.5.1941 Capo della Cancelleria del Partito, dal 12.4. 1943 segretario del Fiihrer, 1944 nomina10 Ministro del Reich 32, 43, 142, 534 sg., 562,564,647,652,683 BosCHIERO, Giovanni - capitano, Capo del «Centro Assistenza Militari Italiani Internati>> in Francia 3 I O BRANDNER, J ohann - maggiore in servi zio di Stato Maggiore dall 'I.S. 1943, Ib della 1• Divisione alpina, la della 4• Divisione alpina nell'agosto' 1944 204 BRAND T, Rud o lf , dott. SSOberst11rmbannf11hrer, Consigliere minis1eriale, Capo dell'Ufficio del Ministro presso il Ministero degli Interni del Reich, addeuo personale di Himmler 470 BRENTA, Emilio - am miraglio di Divisione dall '8. I l.1940, dall'8.4.1943 Co mandanie della 5° Divisione (nave Duilio), dall 'agosto 1943 al 13.9.1943 Capo del Comando Militare Marittimo Au tonomo dell'Alto Adri atico con sede a Venezia 635 BRIGNOLE, Giuseppe - tenente di vascello, medaglia d'oro 518, 609 BROCKMEYER, Wilhclm - membro del personale del campo di educazione al lavoro di Lahde 762 BORKNER, Leopold - ammiraglio di Divisione dall'l.10. 1943, Capo del dipart imento estero del Servizio In formazioni

Militari/ Servizio di spionaggio e controspionaggio presso il Comando Supremo della Wehrmach t dal 15.6. 1938 · al 23. 5.1945 709 BUHLE, Walter - generale di Divisione, dall' 1.4.1944 generale di Corpo d'Armata, dal 15.2.1942 Capo dello Stato Maggiore dell 'Esercito presso il Comando Supremo della Wehrmacht, dall'l.2. 1945 Capo degli Armamenti dell'Esercito 483, 485, 492, 494, 496 BULDJNI, Attilio - internato militare 169, 302, 329 BuscH, Ernst feldmaresciallo dall'l.2.1943, Comandante in capo del Gruppo di Armate Centro dal 12.10.1943 al 27.6.1944 427 BusATTI, Ugo - Direttore del Servizio Assistenza Italiani all'Estero presso la Croce Rossa Italiana (R.S.I. ) 721 BUTTLAR-BRANDENFELS, Horst V. (vds. Treusch von Buttlar-Brandenfels) CALVI DI BERGOLO, conte Giorgio Carlo - generale d i Divisione dal 29. 10.1942, Comandante della Divisione corazzata «Centauro», dal 10 al 23 settembre 1943 Comandante iialiano della Piazza di Roma 157 sgg. CAMPBELL, Sir Ronald H ugh - dal 1940 al 1945 Ambasciatore britannico a Lisbona 80 sg., 84 C AMPIONI, Inigo - ammiraglio di Squadra dal 21.9.1936, Governatore e Comandante delle truppe nell'Egeo dal 31.10. 1941 all'll.9.1943 183 sg., 187, 220, 229,231 sgg. , 633, 6°35 sg. CANARIS, Wilhclm - ammiraglio di Squadra dall' 1.1.1940, Capo del Servizio Infor mazioni Militari/ Servizio spionaggio e controspionaggio presso il Comando Supremo della Wehrmacht dall'aprile 1938 al febbraio 1944, nel luglio 1944 Capo ciel Comando speciale per la guerra economico-commerciale, arrestato dalla .. Gestapo il 23.7.1 944 e ucciso il 9.4.1945 58, 64 CANEVARI, Emilio - col grado di colonnello e generale di. Brigata Segretario generale al Ministero della Difesa (R.S.1.), dal 9.11.1943 al 18. 12. I 943 Capo della M issione Militare Italiana in Germania con il grado di generale di Divisione, do-


INDICE DEI NOMI

po a disposizione del Ministro FF.AA. (R.S.I.) 453,472,477,482 sg., 485-499, 509 sg., 519 sg., 546, 555 sg., 636 CAPASSO TORRE DI CAPRARA, conte Gio vanni - Ambasciatore addetto al Ministero degli Esteri della R.S.l 283 CAPIZZI, Manlio - generale di Brigata dall'!.1.1942, addetto al Comando territoriale di Milano nel 1945 275 CAPPELLI, Germano - soldato italiano 755 CARACCIOLO DI FEROLETO, barone Mario - generale d'Armata dal 14.11.1942, Comandante della 5• Armata sottrattosi alla cattura dei tedeschi a seguito dei fatti dell'8 settembre 1943; collocato nella r.i serva il 26.2.1944 129 sg., 636 CARBONI, Giacomo - generale di Corpo d'Armata dall'l.1.1943, il 18.3.1943 fu · trasferito al Ministero della Guerra, il 27.7. 1943 nominato Comandante del Corpo d'Armata motocorazzato e il 23.8.1943 Commissario straordinario del S.I.M. conservando il Comando del Corpo d'Armata fino all'8.9.1943, cessa dal servizio permanente 1'1.2.1945 87, 98 sg. , I 16, 132, 156 sgg., 169 CARNAZZI, Cesare Augusto, dott. - ex Consigliere nazionale, Prefetto della Provincia di Aosta dal 25.10.1943 al 12.5.1944 617 CARTA, Angelico - generale di Divisione dell' 1.1.1942, Comandante della Divisione di fanteria «Siena» a Creta 202 CASALES, Ferruccio - sottotenente 513 CASTAGNA, Giacomo - generale di Divisione dall' 1.7 .1940, Comandante del XXX Corpo d'Armata 135 CASTELLANO, Giuseppe - generale di Brigata dal 30.8.1941, generale addetto allo Stato Maggiore Regio Esercito dal 5.2.1943 al 6.9.1943; a disposizione dello Stato Maggiore Generale per incarichi speciali, Capo Missione Militare italiana in Algeri dal 7.9.1943 al 31.7.1944 83-86, 99 sgg., 108 sg. CAVIGLIA, Enrico - Ministro della Guerra dal 18.1.1919 al 23.6.1919, promosso al grado di generale d'Esercito nel novembre 1919 e nel giugno 1926 al grado di maresciallo d'Italia. Tentò di assumere do-

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po la fuga qel Re e di Badoglio responsabilità d.i governo a Roma 157 CESERI, Antonio - soldato italiano 755 CHIMINELLO, Ernesto - generale di Brigata, Comandante della Divisione di fanteria «Perugia>> 213, 215 CHIOSTRI, Manfredo - dal novembre 1943 incaricato d'affari designato del Governo Mussolini a Parigi, dal novembre 1944 Direttore generale del perso nale al Ministero degli Affari Esteri (R.S.I.) 539 CHIURCO, Giorgio Alberto, professore medico, Prefetto di Siena dal 25 . IO. 1943 al I. 7. I944, poi consulente sanitario presso l'Ambasciata d'Italia (R.S.I.) a Berlino e dal dicembre 1944 all' aprile 1945 Delegato Generale della Croce Rossa Italiaria (R.S.l.) in Germania 527,599,610 sg., 613,616,692 sg. , 724, 736 sgg. CHRISTIANSEN. Friedrich - generale di Squadra Aerea dal 20.4. 1938, Comandante della Wehrmacht in Olanda dal maggio 1940 al febbraio 1945, contemporaneamente Comandante in capo della 25• Armata 443 CHURCHILL, S,ir Winston Spencer - P rimo Ministro e Ministr o della Difesa della Gran Bretagna dal 10.5 . 1940 al 25.7.1945 87,103,242 C!ANETTI, T ullio - Consigliere nazionale e Min istro delle Corpora zioni dal 19.4. 1943 al 25 .7.1943 634 CIANO, nobile Galeazzo, conte di Corteilazzo - Ministro degli Affari Esteri dal!' 11.6.1936 al 6.2. I 943, successi vamente Ambasciatore presso la Santa Sede sino alla fi ne di luglio del 1943 65,633 sg. C!GALA-FULGOSI, conte Alfonso - generale di Divisione nella riserva 1943, fu richiamato nel settembre 1942, Comandante della XVII brigata costiera, successivamente Comandante militare della Piazza di Spalato fino al settembre I 943 266 CLOOIUS, Cari - Ministro 1• classe, Diretto re generale di Ministero dal 9.11.1944, Incaricato particolare per negoziati di politica commerciale presso il Ministero degli Affari Esteri tedesco 461


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1. MILITAR I ITALIANI INTERNATl NEI CAMPI DEL TERZO REICH

COCCONCELLI, Edgardo - capitano, in servizio al Comando del Gruppo Arma-. te Est a Tirana 251 sg., 256 CONSOLI, Giuseppe - generale di Brigata dall' 1.1.1942, Comandante dei raggruppamenti 35°, 36°, 55° e 56° sull'isola di Rodi 220 CORDERO LANZA DI MONTEZEMOLO, Giuseppe - colonnello, Capo della Segreteria (Governo Badoglio luglio I 943) 52 CZIBULINSKI, Alfred, dotl. - Console tedesco a Palermo sino al luglio 1943 732 D' AJETA (vds. Lan za d' Ajeta) DALMAZZO, Renzo - generale di Corpo d'Armata designato d'Armata dal 20.2.1943, Comandante della 9° Armata 181, 250sgg., 255,257 sg., 326,629, 634 D'ALOJA, Giuseppe - avvocato e tenente colonnello (R.S.l.) 520 o·ARLE, Federico - generale di Divisione dal 1.7. I 942, Generale Comandante del s~tlore «Z», cioè nella zo na di ScutariKosovo 18 1 DAVISO DI CHARVENSOD, Carlo - contrammiraglio dal 9.4.1942, dal 10.5.1942 Capo del Comando Zona Mari ttima delle isole italiane dell'Egeo con sede in Rodi 635 DE AGAZIO, Alberto - generale di Brigata dall'l.7. 1940, Comandante dell'arti glieria presso il Comando Superiore Albania a Tirana 630 DE A NGELIS, Carlo - contrammiragl io dal 13.9.1942, dal 27.3.1941 Addeno Navale italia no a Berlino 635 DE BLASIO, Ettore - generale di Divisione dal 5. I l. 194 I, Comandante della 3 • Divisione celere «Principe Amedeo Duca d'Aosta» (P.A.D.A.), nel 1945 Comandante del «Centro Raccolta Ex Prigionieri» 757 De BONO, Emilio - maresciallo d'Italia dal 16. 11.1935, dal 1939 al 1940 Ispettore delle Truppe d'Oltremare, dal 1940 al 1942 Comandante Gruppo Armate Sud 633 DE CASTIGLIONl, Maurizio Lazzaro - generale di Divisione dall' 1.7.1942, Comandante della Divisione alpina «Pusteria>1 175

De C1A, Amedeo - generale di Divisione dall'l. 1.1941 , Comandante della 223• Divisione costiera, alla fine del 1944 a disposizione S.M.E. (R .S.L) per incarichi speciali 556 De COURTEN, con te Raffael e - ammiraglio di Divisione, dal 5.4.1 945 ammiraglio di Squadra Navale, dal marzo 1943 al 26.7.1943 Sottocapo di Stato Maggiore della Marina, dal 27.7.1943 Ministro della Marina e Capo di Stato Maggiore della Marina, il 14.7.1944 abbandonò l'i ncarico di Ministro del la Marina ed il 31. 12.1946 lasciò la ca rica di Capo di Stato Maggiore della Marina 116, 144 sg. DEHNeR, Ernst - generale di Corpo d 'Armata dall' !.I 2. 1942, Comandante del LX IX Corpo d'Armata da l 17.7.1943 al 31.3. 1944 190 DELLA BONA, Guido - generale di Corpo d'Armata dall ' l .1.1942, Comandante del XX VI Corpo d'Armata 184, 203 DELL'OLIO, Nicola - sergente segnalatore della Marina italiana 360 DELTETTO, Ettore - generale di Brigata da ll' 1.1 . 1941, Generale Comandante del-· la Zona mi litare d i Napoli 165 sg. Dc STEFANIS, Giuseppe - generale di Corpo d'Armata dal 14.11.1942, Souocapo di Stato Maggio re dell'Esercito dal 3.5 .1943 all 'l l.9.1943 , Comandante del LI Co rpo d'Armata da l 14.9. 1943 I 16 D10owsK1, Karl, dott. - maggiore medico, dall' 1.9.1944 teneme colonnello medico. Ispettore di Sanità per i prigion ieri di guerra nel repa rto ·scienza e questio ni sanitarie del Coma ndo Supremo della Wehrmacht 732 DIETL, Alberi - colo nnello in servizio di Stato Maggiore, Capo di Stato Maggiore del XXII Corpo d'Armata di montagna 195,341 D1 GIORGIO, Umberto - generale di Divisione dal 19.7.1939, Comandante della difesa territoriale di Rom a 630 DI SAN CASSIANO, Alessandro Fioré - colonnello 504, 619 DI SAN MARZANO, (vds. Asinari Sigray di San Marzano)


,INDICE DEI NOMI

DONITZ, Karl - grande ammiraglio dal 30.1 . 1943, Comandante in capo della Kriegsmarine da.I 30.1.1943, Capo dello Stato tedesco da)l'J.5.1945 32, 41, 81, 143 sgg., 282,301,438,499, 792 DòRNBERG, Alexander, barone v. - Ministro di 1° classe, Capo del Protocollo al Ministero degli Affari Esteri tedesco 514, 700 DOERTENBACH, Ulrich - Consigliere di legazione relatore presso la Sezione Politica del Ministero degli Affari Es teri tedesco, Capo del reparto Italia e Santa Sede (Poi IVa) 576 sg. DOLFIN, nobile G iovanni - Prefetto di Ferrara dall'l.2.1943 all'J.9.1943, aderì alla R.S.l., Prefetto a disposizione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Segretario particolare del Duce e poi Direttore generale degli Affari Generali al Ministero degli Affari Esteri di Salò 310, 439, 490, 498, 635 DOLLMANN , Eugen SS·Obersturmbannfiihrer, dal 9.1 1.1943 SSStandartenfiihrer, Incaricato personale di H immler a Roma 40, 43 DRESLER, Adolf, doti. - Capo dell'Uffi. cio centrale del Reich (Reichshauptamtsleiter) nel «Governatorato Generale>) e Capo dell'Ufficio stampa di Hans Frank 631 DRUFFEL, Ernst v., dott. - Console generale presso la Sezione Politica del Ministero degli A ffari Esteri tedesco e addetto in particolare agli internati militari italiani 536, 567 sg., 570,583,628,678, 708 sg., 713 sg. , 719, 733 DRUM, Karl - generale di Divisione, Comand ante della 11• Divisione cam pale dell'Aeronautica e Comandante del distretto aereo Francia Ovest, dall' I. 7. 1944 generale di Corpo d'Armata Aeronautica 196 DUSMET DE SMOU RS, Davide - generale di Brigata, Comandante militare della Piazza di Ragu sa fino aJ settembre 1943 630 E1BL, Karl - generale di Corpo d'Armata dall'l.3.1943 (postumo), Comandan te del XXIV Cor po d'Armata corazzato fino al 21.1.1943 276

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EISENHOWER, Dwight David - generale d'Armata, Comandante in capo delle Forze Armate alleate nell'area del Mediterraneo dal febbraio 1943 al 23.12.1943, dal 24.12.1943 Comandante in capo del1' Armata alleata da sbarco (Allied Expeditionary Forces) per l'invasione nella Normandia 84-88, 97 sg., 102 sg., 114 sgg., 242 sg. ERDMANNSDORFF, Otto V. - Ministro di I• classe con l'incarico di dirigente ministeriale e vicecapo della Sezione Politica del Ministero degli Affari Estri tedesco 627, 700 EWALD, Roland - caporale fuciliere 652 FABRIS, Telemaco - militare del 16° battaglione Guardia di Finanza 355 FACCJN, Giovanni - colonnello, Sottocapo di Stato Maggiore della 1• Armata 163 FACCIOLI, Raffaello - maggiore degli Alpini 516 FACON, Guerrino - prigioniero ita liano nel campo di educazi one al lavoro di Lahde 758, 761 -766 FAGIUOLI, Vincenzo - Ministro e nel luglio 1943 Incaricato particolare per questioni finan ziarie ed economiche della Grecia (poi R.S.I.) 43, 715 FALKENHA USEN, Alexander V. - generale di Corpo d'Armata dall' I. 9. I 940, Comandante militare in Belgio e nella Francia settentrionale dal 20.5.1940 al 14.7.1944 441 FALKENSTEIN, Sigismund, barone V. - generale di Brigata Aerea, Capo dì Stato Maggiore presso il Comando Sud-Est della Luftwaffe 243 FANIZZA, Ruggero - tenente colonnello, Sottocapo di Stato Maggiore del Comando Superiore delle Forze Armate dell'Egeo con sede a Rodi 220 FAPPIONJ, Fabio - tenente colonnello, Comandante dei volontari repubblicani dell'Oflag 73 in Norimberga 1944 636 FARINACCI, Roberto - politico, Segretario · del Partito nazionale fascista (gennaio 1925 - marzo 1926), riparato in Germania sul fìnire del luglio 1943 55


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I MILITARI ITALIANI INTERNATI NEI CAJ'vlPI DEL TERZO REICH

fELBER, Hans - generale di Corpo d'Armata dall'l.8.1940, dal 15.8.1943 Comandante militare Sud-Est, dal 26.9.1944 al 27.10.1944 Comandante in capo del Distaccamento d'Armata (ArmeeAbteilung) Serbia 63, 187, 641 FELMY, Helmuth - generale di Squadra Aerea, Comandante in capo della Armee: gruppe Sudgriechenland dall'8.9.1943 al 4.10.1943, successivamente Comandante militare Grecia meridionale 69, 185, 188, 195, 197,199,201 sg. FERRERO, Alberto - generale di Corpo d'Armata dal 29.10.1942, Comandante del XXIII Corpo d'Armata 127 FERRONI, Armando - generale di Brigata Aerea dal 23.3.1941, dall'8.12.1942 Comandante del Comando Aviazione Albania con sede a Tirana, aderì alla R.S.!., collaboratore del S.A. I., successivamente in servizio al Ministero degli Affa ri Esteri di Salò 517 sg., 629 FEURSTEIN, Valentin - generale di Corpo d'Armata, Comandante del LI Corpo d'Armata da montagna 55, 126, 145 FISCHBOCK, Hans, doti. - dal maggio 1940 commissario generale per la finanza e l'economia presso il Commissario del Reich per i territori occupati dei Paesi Bassi 564 FISICHELLA, Giovanni Battista - tenente colonnello medico e direttore dell'infermeria dello Stalag 367 Tschenstochowa dal 19.12.1943 al 9.8.1944 640 FoERTSCH, Hermann - generale di Divisione, dall' 1.11 .1944 generale di Corpo d'Armata, Capo di Stato Maggiore del Gruppo Armate F dal 23.8.1943, Comandante della 21 • Divisione di fanteria dal 28.3.1944 254 dal FOPPIANI, Armando, dott. 14.8.1944 al febbraio 1945 Capo del S.A.I. e Delegato Generale della C.R.I. in Germania fino al dicembre 1944 307 sg., 393,397,574,599,716,720,734 FoRGillRO, Arnaldo - generale di Corpo d'Armata dal 26.2.1943, Comandante militare dell'isola di Rodi 220 FORIS, Bernhard Karl Waldemar v. - colonnello, Comandante tedesco del campo di prigionia di Sandbostel e poi di quello

di Fallingbostel 607 FORMATO, Romualdo tare italiano 207

cappellano mili-

FoRST, Gunther von der - capitano di vascello, contrammiraglio dall' 1.4.1944, Capo di Stato Maggiore dell'Ammiraglio Comandante del! 'area Egeo dal febbraio 1943 al novembre I 943 196 FORTUNATO, Arturo - generale di Brigata dal!' 1.7.1 940, Comandante del genio in · Grecia 634 FRANK, Hans, dott . SAObergruppenfiihrer, dal 12.10.1939 al 1945 Governatore generale nella Polonia 63, 699 FREYTAG VON LORINGHOVEN, Wessel, barone - colonnello dall' 1.1.1943, in servizio presso lo Stato Maggiore dell'XI Corpo d'Armata, dall'agosto 1943 Capo della Sezione B del Servizio Informazioni Militari/Servizio spionaggio e controspionaggio del Comando Supremo della Wehrmacht 58 FRICKE, Kurt - ammiraglio di Squadra dall' 1.4.1942, Comandante in capo del Comando Marina Sud dal marzo 1943 al dicembre 1944 232 sg., 334,341 , 343 sg., 347, 349 sg . FRIDERICI, Erich - generale di Corpo d'Armata dall'l.4.1939, Generale Comandante del territorio sotto l'amministrazione milita re del Gruppo di Armate Sud e Comandante delle truppe di sicu rezza in tale zona dal 27.10.1 941 all'l.7. 1944 277 sg., 280 FRIES, Walter - generale di Brigata , generale di Divisione dall' 1.1.1944, Comandante della 29" Divisione granatieri corazzati dall'l.3.1943 al 31.8.1944 123 FROLICHER, Hans - Ministro plenipotenziario di Svizzera a Berlino 736 FROHWEIN, Hans - Ministro di 2• classe, sostituito permamente dell' Ambasciatore per uso speciale presso il Ministero degli Affari Esteri tedesco Karl Ritter 142, 322, 445 sg., 461,473 FROMM, Fritz - generale d'Armata dal 19.7.1940, Capo degli Armamenti dell'Esercito e Comandante della Riserva (Ersatzheer) dall' 1.9.1939 al 20.7.1944 402


JNDICE DEI NOlvfl

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ne di Politica commerciale del Ministero deFuoco, Renato - nel settembre 1943 sotgli Affari Esteri italiano, Presidente deltotenente nel 350° Autoreparto pesante 279 la commissione governativa italiana per le trattative economiche italo-tedesche 461 GALEAZZI, Alberto - capitano di corvetta, ufficiale di collegamento (R.S.l.) presG1GUOLI, Emilio - generale di Divisione so il Comando .Marina tedesca jn Italia dall' 1.1.1942, Capo di Stato Maggiore del 740 Gruppo Armate Est a Tirana 252 GAMBARA, Gastone - generale di Corpo GINO, Luigi - colonnello, Comandante d'Armata dal 6.6.1941, Comandante deldel presidio di Sira e Comandante del 7° l'XI Corpo d'Armata, aderì alla R.S.J. , reggimento fanteria della Divisione di diventò Capo di Stato Maggiore dell'Efanteria «Cuneo» 231 sercito repubblicano fascista 179 sg. , 629 GANDIN, Antonio - generale di Divisione GIORDANI, Antonio - Sopraintendente aldal 12.10.1942, Comandante della Divi: i'Assistenza Religiosa agli operai italiani sione di fanteria «Acqui» a Cefalonia in German.ia 699 205-208 G LAISE VON HORSTENAU, Edmund, dott. GANDINI, Cesare - generale di Brigata - generale di Corpo d'Armata a dispodal!' 1.7 . i 942, Capo di Stato Maggiore sizione presso il Comando Supremo deldella 11 • Armata 200 la Wehrmacht, Generale Plenipotenziario GARDINER, William Tudor - colonnello tedesco in Croazia dall'aprile I 941 al statunitense del «Troop Carrier Com24.9.1944, nominato SA-Gruppenfiihrer mand» 98 sg., nel 1943 187, 293 0ARIB0LDI, Italo - generale d'Armata dal G LORIA, Alessandro - generale di Corpo 29.10.1942, Comandante dell'8a Armata d' Armata dal 15 .12.1942, Comandante 127, 274, 629, 633 del XXXV Corpo d'Armata 127 GASPARE, Vittorio - carabiniere 677 GAZZERA, Pietro - generale di Corpo GNAMM, Walther, dott. - generale di Bri- · d'Armata designato d ' Armata dal gata Aerea, impiegato nell'ambito del 2.7.1933 , come generale di Divisione MiGruppo Armate Est a Tirana, presso il nistro della Guerra dal 12.9. 1929 al Comando operativo della Luftwaffe 253, 22.7.1933, Senatore, Governatore del 255 sg. Galla-Sidamo in Etiopia, dopo l'armistiGOEBBELS, Joseph, dott. - ·Ministro del zio 1943 Alto Commissario del Regno d' IReich per l'Educazione popolare e la Protalia per i prigionieri di guerra 279 paganda dal 1933 al 1945, dal 25.7.1944 GELOSO, Carlo - generale d'Armata dal contemporaneamente Plenipotenziario 29. IO. 1942, fino al maggio 1943 Comandel Reich per l'impiego totale in guerra dante del!' Il• Armata, nel settembre 1943 «a disposizione>) a Roma 66 32,- 34, 36 sg., 50, 54, 56, 60 sgg., l 15, 124, 283, 457, 489, 787 GEMELLI, Bruno - tenente colonnello, Ministro plenipotenziario, SottosegretaGONZAGA DEL VODICE, don Ferrante rio di Stato per la Marina (R.S.I.) dal generale di Brigata dall' 1.7.1940, Coman21.2.1945 740 dante delJa 222• Divisione costiera 162 GIACCONE, Leandro - tenente colonnello, GORING, Hermann Wilhelm - marescialCapo di Stato Maggiore della Divisione lo del Reich dal 19.7.1940, Ministro del corazzata «Centauro» 157 sg. Reich per l'Aviazione dal 5.5.1933 e GIANG RECO, Francesco - generale di Bridall' 1.6.1935 contemporaneamente Cogata dall' I. 7 . 1942, catturato presso la 2 • mandarte in capo della Luftwaffe, è staArmata a Knin, ex comandante della Dito desti uito dalle sue molteplici cariche visione di fanteria «Zara» 634 nell'aprile 1945 per ordine di Hitler 38, GIANNINI, Amedeo - Ambasciatore, Se346,432,452, 549,572,642 natore, direttore generale presso la Sezio-


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I MILITARI ITALIANI INTERNATI NEJ CAMPI DEL TERZO REICH

GOTTARDI, Luciano - Presidente della confederazione fascista dei lavoratori dell'industria dal 6.5 .1943 al 25.7. 1943 633 Gozzi, marchese Giorgio - Console della R .S.l. a Belgrado 535, 641, 644 sg. GRAEVENITZ, Hans V. - generale di Brigata, dal!' 1.8.1944 generale di Divisione, Capo reparto prigionieri di guerra presso il Comando Supremo della Wehrmacht e contemporaneamente ispettore dei campi di prigionia dal!' 1.1.1942 al 31.3.1944 482,515, 5 19, 526 sg., 535,650 sgg. , 654 GRANDI, Dino, conte di Mordaro, avvocato - Ministro degli Affari Esteri dal 12.9.1929 al 20.7 . 1932, Ministro di Grazia e Giustizia dal 12.7.1939 al 6.2.1943, Presidente della Camera dei Fasci e delle Corporazioni dal novembre 1939 al luglio 1943 48, 55, 84, !09 GRAZIANI, Rodolfo, marchese di Neghelli - maresciallo d'Italia dal 9.6.1936, Ministro della Difesa Nazionale (dopo il 6. I .1944 Ministro delle Forze Armate) nel Governo italiano fascista dal 23 .9.1943 al 28.4. 1945 160, 477-483, 485, 487, 495. 498, 524 sgg., 530, 539, ·546, 557, 593, 629, 63 I, 634, 708 GRIFFINI, Mario, dott. - Luogotenente generale, Presidente del Tribunale Speciale per la difesa dello Stato Alca Italia (Parma 1944) 635 GRIMAL DI , Paolo - generale di Brigata dal!' 1.1 .1942, ex comandante della Divisione di fanteria «Bergamo>>, catturato a Spalato il 29.9.1943 634 GROLMAN, Hemuth v. - colonnello, generale di Brigata dall'l.12.1943, Capo di Stato Maggiore della 2 • Armata corazzata 246 GROSCH, Walther - generale di Divisione Aera, Generale per il personale strank r~) della Luftwaffe 532, 544 GROSSI , Enzo - capitano di vascello, Comandante dei somme rgibili italiani con base a Bordeaux 301 , 438, 454 G ROTE, Otto v. - Consigliere di legazione, dal 15.5.1944 consigliere di legazione di 1• classe presso la Sezione Politica del Ministero degli Affari Esteri tedesco fino a settembre 1944 138 G UARIGLIA, Raffaele, barone di Vituso,

dott. - Ambasciatore ad Ankara, nominato Ministro degli Affari Esteri il 26.7.1943, la sua nomina fu revocata 1'11.2.194465, 76, 81 sg. , 87, 90, 95,105, I 16 G UZZINAfl, Alberto - tenen:e colonnello, Comandante italiano dello Stalag XI B cli Fallingbostel 607' GYLDENFELDT, Heinz V. - generale di Brigata dall' 1.7.1943, generale di Divisione dal 9.1 1.1 944, Capo dello Stato Maggiore operativo tedesco presso il Comando della I 13 Armata italiana, dall'8.9. l 943 Capo di Stato Maggiore della Armeegruppe Sudgriechenland e dal 15 .10.1943 Capo di Stato Maggiore della 4• Armata 69 sg., 186, 192-195, 197 sg., 202 H ARSTER, Wilhelm, dott. SSBrigadefuhrer e generale di Brigata della polizia, Comandante della polizia di pubblica sicurezza e çiel Servizio di sicurezza delle SS a Verona 430 HAUSSER, Paul - SS-Obergruppenfiihrer e generale di Corpo d'Armata delle Waffen-SS, dall'ottobre 1943 Comandante del XIV Corpo d'Armata corazzato 126 HENDLER, Alfred, dott. - assistente scientifico presso la Sezione Giuridica del Ministero degli Affari Esteri tedesco 568, 574, 576, 583, 631, 675, 698, 705-708, 7 11-716, 718 sg., 726,732 HER R, Traugott - generale di Corpo cl' Armata dall' 1. 9. I94 3, Comandante del LXXXVI Corpo d'Armata corazzato dal 25.6. 1943 al 23.11.!944 132,160,303 HEWEL, Walter - SS-Brigadefiihrer, Ministro plenipotenziario per uso speciale e delegato permanente del Ministro degl i Esteri tedesco presso, il Fuhrer dal 31.3.1943.al 30.4.1945 59,477 H JDAKA, Shirokuro - Ambasciatore giappo nese a Roma, dal 9.3 .1944 Ambasciatore presso il Governo della Repubblica Sociale Italiana, con sede a Venezia 44 H JLGER, Gustav - Consigliere d'Ambasciata nell ' Ufficio del Ministro degli Esteri tedesco 122, 500, 695 HJMMLER, Heinr ich - Reichs/uhrer-SS (Comandante Supremo delle SS) e Capo della polizia tedesca, Commissario del Reich per il rafforzamento dei caratteri


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d ' Armata dal 20.4. I944, Comandante del nazionali tedeschi, Ministro dell'Interno XIV Corpo d'Armata corazzato dal del Reich, dal 21.7.1944 anche Capo de15.9.1942 al 24.10.1943 132, 161, 168 gli Armamenti dell'Esercito e Comandante della Riserva (Ersatzheer), dal HucK, Heinrich - SS-Hauptsturmfuhrer 2.12.1944 al 24.1.1945 Con1andante del e Commissario di polizia criminale 774 Gruppo di Armate «Obersg., 777-780 rhein», dal 24.1.1945 al 31.3. I 945 ColMBRIANI, Francesco - colonnello, Comandante del Gruppo di Armate «Weichmandante del presidio dell'isola di Scarsel» 33 sg., 39 sg. , 43, 121,402 sgg., 430, panto 229, 360 432 sg., 435,463,470, 474 sgg., 487, 503, li\IPALLOMENl, Antonio - sergente mag534,543,547,59Isg., 744,763,770,785 giore del genio 674 HIRSCHFELD, Harald V. - maggiore, lNFAN'rE, Adolfo - generale di Divisione dall' 1.12. I 943 tenente colonnello, cadudal 21.1.1942, Comandante della Divisioto il 18 .l.1945 col grado di generale di ne «Pinerolo», dal 20.9.1943 ComandanBrigata (generale di Division.e - postute del Comando Forze Armate italiane in mo - il I O gennaio 1945), Comandante Grecia 215 del 98° reggimento cacciatori della F DiIPERTI, Gerolamo - maresciallo ordinario visione da montagna dall'ottobre 1943 al652 l'agosto 1944 206, 210 JAc0Bucc1 Almerico di Guglielmo - geHITLER Adolf (anche Fiihrer) - dal nerale di Brigata, addetto alla zona mili30.1. Ì933 Cancelliere del Reich, dal tare di Brescia 590 12.8. 1934 Fiihrer e Cancelliere del Reich JANDL, Johann - lenente colonnello in e Comandante supremo della Wehrservizio di Stato Maggiore, Capo del Comacht, dal 19.12.1941 contemporaneamando di Collegamento delle Forze Armente Comandante in capo dell'Esercito mate Germaniche presso il Duce, IO sg., 19 sg., 30-34, 36-47, 49 sg., 53-65, dal!' 1.2.1944 contemporaneamente Ad68, 73 sg., 76, 81, 89 sg., 92, 103 sg., 106, detto della Wehrmacht presso il Governo 109, 116, 122 sg., 137, 139 sgg., 143, 146, della R.S.l 505 163, 207, 218, 226, 232 sgg., 236, 238, JooL, Alfred - generale di Corpo d' Ar242,261 sg.,265,269,274,276,282,292 mata, dal 30.1.1944 generale d'Armata, sg., 317 sg., 320,322,325 , 343-349, 354, Capo dello Stato Maggiore Operativo del 384,398,401 sg., 432sgg., 437, 444-448, Comando Supremo della Wehrmacht dal 451 sg.,454, 460,463,472,475,477,479 28.8.1939 al maggio 1945 53, 61 sg., 64, sg., 482 sg., 488, 490, 492, 495 sg., 499 90 sgg., 104, I 19 sg., 123 sg. , 283, 288, sgg., 509,.528, 540 sg., 548 sg., 554, 560292, 347, 349, 462, 531 567, 569-574, 580, 582 sg., 601,615,633, .TORS, Heinrich - SS-Obergruppenfiihrer 635, 651 sgg., 668,681,683, u95 sg., 698, dal ·21.6.1943, generale di Divisione del709, 712sg., 720,733,786,790, 792sg., la polizia e generale di Divisione delle 796, 799 sgg. Waffen-SS, Capo del gruppo amministraHOARE, Sir s·amuel .John Gurney - Amtivo B presso l'U ffìcio centrale delle SS basciatore britannico a Madrid dal giugno (SS-Hauptamt) 488, 503 1940 all'ottobre 1944 84 JOTTNER, Hans - SS-Obergruppenfuhrer HOFER Franz - Obergruppenfiihrer del e generale cli Corpo d'Armata dell_e Corp~ automobilistico nazionalsocialista, Waffen-SS, Capo della centrale operatJGauleiter (capo del distretto) e Governava (SS-Fiihrungshauptamt). Dipendevatore del Reich nel Tirolo e Vorarlberg e no tra l'altro da lui le uni tà combattenti, contemporaneamente - dal 10.9.1943 ali repati addestramento , le truppe di riserla primavera del 1945 - Commissario va e le scuole della Wajfen-SS. Dal Supremo per la Zona d'operazione Al21.7.1944 - ufficialmente dal 1.10. 1944 penvorland 55 - rappresentante permanente di Himmler come Comandante della Riserva e CaHUBE, Hans Valentin - generale di Corpo degli Armamenti dell'Esercito 475 , 547 po d'Armata dall' 1.10.1942, generale


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I MILITAR[ lTALIANl INTERNATI NEI CAMPI DEL TERZO REICH

] UNGE, Wolf - capitano di vascello, Capo dell' U fficio operazion i marittimi dello Stato Maggiore Operativo del Comando Supremo della Wehrmacht dall'aprile I 939 ali' agosto 1943 41 , 60 JUNKER, Werner - Consigliere di legazio. ne di I• classe, dal 14. 12. I 943 Consigliere di legazio ne relato re presso la Sezione Politica commerciale del Ministero degli Affari Esteri tedesco, dal 21. 12.1 943 assegnato all'Ufficio d el Plenipotenziar io particolare dello stesso Ministero per il Sud-Est a Belgrado 644 KA LTEN BR UNNER ,

Ernsl

SS-

Obergruppenfuhrer e generale di Corpo d'Armata della pol izia, Capo della polizia di pubblica s icurezza e del Servizio d i Sicurezza nonché dell'Ufficio centrale per la sicurezza del Reich 40, 432 KAMPTZ, Gerhard v. - capitano di vascello d all' I.7 . 1943, Comandante della 4' flottiglia di navi scorta e Comandan te tedesco delle forze navali di sicurezza nel lo Stretto di Messina fino all'agosio 1943 144 KAUFMAN N, Karl O t to Kurt - SS Obergruppenfuhrer, Gauleiter e dal maggio 1933 Governatore del Reich di Amburgo, dal 1939 Commissa rio del Reich della Regione militare X, Commissario del Reich per la navigazione marittima 283 , 287 KEHRL, Hans - SS-Brigadefuhrer, P residente della came ra di commercio e industria della Provincia Niederlausitz, Capo dell'Uffici o p rog ram mazio ne e materie pri me al Ministero del Reich per gli Armamenti e la Produzione bellica 468 KEITE L, Wilhelm - feldmaresciallo dal I 9.7 .1940, Capo del Comando Su premo della Wehrmacht dal 4.2.1938 al maggio 1945 46, 54, 70, 75 sgg., 94 sg., 118 , 120 sg. , 141, 207, 222, 286, 299, 310, 315, 372,385, 402, 432sg., 449, 466sg. , 471 sg. , 485 sg., 488 , 490, 492 sg., 495 sg. , 537, 539, 563, 577,615,652 sgg., 660, 732. K ELLE R, Georg colonnello dall' 1.4. 1941, Comandame del distre!lo K prigionieri di guerra, imp iegato da ll'll.2. 1943 al 4.9.1943 a Vinnica (Ucraina) e dal 5. 9. I943 al I O. 1. 1945 a ì'vtancova. C omandante dello Stalag

xvrrr A di Wolfsberg dal 19.3.1945 all'8.5.1945 317, 320 sg. KENNAN, George F. - di plomatico statunitense, Incaricato d ' affari a Lisbona ne l 1943 84 KESSELRING, Albert - feldmaresciallo dal 19.7.1940, Comandante Superiore Sud dal 2.12.1941 al 20. I 1.1943, Comandante Superiore Sud-Ovest e Com andante in Capo del Gruppo di Armate C dal 21.11.1943 a l m arzo 1945 28, 55, 60-64, I 12, 119, 124 sg., 131 sg., 139, 153-160, 162-164, 168 sgg., 285, 298, 300, 303 sg., 313,315 sg., 318,322,415,430,440,524, 572, 788 KIESERITZKY, Gustav - ammiraglio d i Divisione dall'J.3. 1943, Ammiraglio Comandante dell'area Mar Nero dal febbraio al novembre 1943 281 KLAMROTH, Bernhard - tenente colonnello in servizio di Stato Maggiore, Capogruppo nell' Uffi cio organizzativo dello Stato Maggiore d ell'Esercito tedesco 73, 186 KLEEMANN, Ulric h - generale di Divisione, generale di Corpo d'Armata dall' 1.9.1944, Comandante della Divisione d'assalto «Rhodos» e Comandante dell'area Egeo orientale dal maggio 1943 all 'agosto 1944 42,220 sg. , 223 , 225 , 228 · .. sg., 232, 344 sg. Ku.JGE, Giinther v . - feldmaresciallo dal ·I 9. 7. I 940, Comandante in capo del Gruppo di Armate Centro, dal luglio 1944 al 16.8. 1944 Comandante Superiore Ovest e Comandante in capo dc:I Gruppo Armate D 34 KRAATZ, Gustav Franz Ferdinand - tenenre colonnello in sen izio di Stato Maggiore, addetto al Comando Supremo della Wehrmacht 90 KRAL·T, Heinrich, prof. dott. - direttore dell'lstituto-Kaiser-Wilhelm per la fisiologia d el lavoro di Dortmund 668 KRElSC'H, Leo - contrammiraglio, ammiragl io di Divisione dall' 1.1.1 945, Comandante dei som mergibili ted eschi impiegati nel Mediterraneo dall'agosto 1943 al gennaio 1944 144 sg.


INDICE DEI NOMI

LAHOUSEN, nobile v. Vivremont, Erwin colonnello in servizio di Stato Maggiore, dall'l.1.1945 generale di Brigala, Capo dei Il reparto del Servizio Informazioni Militari/Servizio spionaggio e controspionaggio presso il Comando Supremo della Wehrmacht dall' 1.9.1939 ali' 1.8 .1943 58 LAMMERS, Hans Heinrich, dott. - SSObergruppenfiihrer, Ministro del Reich e Capo della Cancelleria del Reich 564, 569 LANGE, Werner - ammiraglio di Divisione dal!' 1.4.1943, Ammiraglio Comandante dell'area Egeo (Forze navali) dal febbraio 1943 al novembre 1944 193,. 196, 198,208,232 sgg., 239, 342-345, 348, 353, 362, ·373 LANZ, Hubert - generale di Corpo d' Armata dall'l.4.1943, Comandante del XXII Corpo d'Armata da montagna dal : 22.2.1943 187, 195 sgg., 203 sg., 206 sgg., 21 I , 213, 284, 341 LANZA, Gustavo - colonnello, Comandante del 129° reggimento di fanteria della Divisione di fanteria «Perugia» 214 LANZA D'AJETA, Blasco, marchese - dal febbraio 1943 Consigliere d'Ambasciata all'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede 80 sgg., 84 LEGGIO, Felice :_ colonnello, Comandante del 10° reggimento di fanteria della Divisione di fanteria «Regina» e Comandante militare a Coo 236 LEONARDI, Priamo - contrammiraglio dal 25.9.1942, dal 10.1.1943 Capo di Stato Maggiore presso il Comando Militare Marittimo in Provenza (MariprovenzaTolone), nel luglio 1943 Comandante della Piazza marittima di Augusta-Siracusa (Mari-piazza-Augusta) 635 LERICI, Roberto - generale di Divisione dall' 1.1.1940, Comandante del IX Corpo d'Armata 134 LEWlNSKI, detto v. Manstein, Erich Fritz Georg Eduard v. - feldmaresciallo dall'l.7.1942, Comandante in capo del Gruppo di Armate Sud (già Don) dal novembre 1942 al marzo 1944 278 LEY, Robert, dott. - Capo dell'organizzazione del Reich per il Partito nazionalsocialista tedesco e Capo del Fronte del Lavoro tedesco 563 sg., 662, 687

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LEYERS, Hans, dott. ing. - generale di Brigata dall' 1. 1.1943, Plenipotenziario generale del Ministro del Reich per gli Armamenti e'la Produzione bellica in Italia dal settembre 1943 al 1945 297 LEYSER, Ernsl v. - generale di Corpo : d'Armata dall' 1.12. 1942, Comandante del XV Corpo d'Armata da montagna dall' 1.11.1943, dall' 1.8.1944 Comandante del XXI Corpo d'Armata da montagna 189 LIEBEL, Willy - SA-Obergruppenfi.ihrer, sindaco di Norimberga, Capo dell' Ufficio centrale presso il Ministero per gli Armamenti e la Produzione bellica 564 LIETZMANN, Joachim - ammiraglio di Divisione dall' 1. 10.1943, Ammiraglio Comandante dell'area Adria (Forze navali) dal settembre 1943 al dicembre 1944 255 L1cuoR1, Franco, dott. - Commissario · per gli Armamenti nel Ministero per la Produzione bellica italiana (R.S.I.) 293 LINDE, Kurt - colonnello in servizio di Stato Maggiore, dall' I .2.1944 generale di Brigata, Capo di Stato Maggiore presso la Direzione Affari Generali del Comando Supremo della Wehrmacht 510 LISI, Orlando - artigliere del 19° reggi mento artiglieria della Divisione di fanteria da montagna «Venezia» 273, 643 LòHR, Alexander _ generale d'Armata Aerea dal 3.5. 1941, Comandante Superiore Sud-Est dal 28.12. I 942 al 25 .7.1943 e contemporaneamente Comandante in capodelGruppoArmateE,dal26.7.1943 al 24.3. l 945 esclusivamente Comandante del Gruppo di Armate E 93 , 187, 192, 195 sg., 199, 201 -205, 207 sg., 212, 224, 232, 238, 243 sg., 246, 326, 345, 348 sg., 372, 393 Low1scH, Werner - contrammiraglio, ammiraglio di Divisione dall' 1.7. I944, Addetto Navale a Roma dall'aprile I 939 al settembre 1943, successivamente, fino all'ottobre dello stesso anno «a disposizione» del Comando Marina tedesca in Italia 57 LOMBARDI, Giuseppe - ammiraglio di Divisione dal 18.9.1940, dal 3.6.1942 al 12.9.1943 Comandante del Comando Militare Marittimo in Grecia Occidentale (Marimorea - Patrasso) 185, 635


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I l'vlTLlTA RI lTALlANl INTERNATI NEI CAMPI DEL TERZO REICH

LUNGERSHAUSEN, Carl-Hans - generale d i Brigata, dall' 1.9.1943 generale di Divisione, Comandante dalla 90 3 Divisione granatieri corazzati dal 23.5. 1943 al 20.12.1943 135 LUS IGNAN I, Lu igi - colonnello, Comandante del 18° reggimento di fanteria della Divisione di fanteria «Aqui» e Comandante militare di Corfù 209 sg. MACKENSEN, Eberhard V. - generale d 'A rmata dal 6.7.1943, Comandante in capo della 14• Armata dal 5.1 1.1 943 al 6.7.1944 318 MACKENSEN, Hans Georg v. - Ambasc.iatore di Germania a Roma dal 19.3 .1938 al 7.8.1943 39, 43 sg., 54, 57, 76 MACMILLAN, Harold - rappresentante del Gabinetto di guerra britannico presso il Quartier generale alleato nell'area del Mediterraneo dal 1942 al 1945 86 MAGISTRATI, (dei conti) nobile, Massimo - inviato st raordinario e Ministro plenipotenziario di 2• classe a Sofia dal 1940 al 1943, Capo della legazione del Regno d ' Italia a Berna dal luglio 1943 al IO. 12. I 944 579 MAG LI, Giovanni - generale di Divisione dall ' 1.1.1940, Comandante del VII Corpo d'Armata e Comandante in capo delle Forze Armate italiane in Corsica 136 MAGLIANO, Emi lio - generale di Brigata da l 20.11. 1942, nel settembre 1943 Comandante interin ale della Divisione alpina «Pusteria» 175 MAGLIONE, Luigi - cardinale, Segretario di S tato della Santa Sede, prefetto della Sacra Congregazione per le questioni ecclesiastiche di carattere straordinario 44 MAGN I, Andrea - testimone nel noto caso Danzica 75 1 MAGRI, Federico - generale di Divisione, nel dicembre 1944 a disposizione (R.S.I.), 1945 addetto al rimpatrio degli italiani presso il Ministero delle Forze Armate, Gabinetto, Ufficio Generali Ispettori 740 MALAGUTI, Bruno - generale di Divisione da l I. 7 .1942, Comandante della Divisione di fanteria «Torino» 634 MANFREDINI, Umberto - colonnello (R.S.l.) dal novembre 1943 Capo dello

Stato Maggiore italiano presso il Comando Supremo della Wehrmacht 490 MANGIALARD!, Edo - soldato italiano 755 MANSTEIN, Erich V. (vds. Lewinski detto V. Manstein) MANZI , Luigi - generale di Divisione dall' 1.1.1941, Comandante della Divisione di fante ria «Aosta», dal 4.4.1943 Comandante del III Corpo d'Armata 69, 185 MARCHESI, Luigi - maggiore, collaboratore del generale Castellano 11 6 MARCHIANDI, Ernesto (nei documenti anche nominato Ettore e Eugenio), dott. Commissario Nazionale del Lavoro (R.S.l.) da l 7.1 2._ 1943 461 sg., 566, 570 sg., 574 MARGHINOTTI, Mario - generale di Divisione dall' 1. 1.1 940, Comandante dell'VIII Corpo d'Armata 69, 185 MARIA JOSÉ Dr SA VO!A - Principessa di Piemonte, consorte del Principe ereditario Umberto di Savoia, Regina d'Italia maggio-giugno 1946 65, 84 MARINELLI, Giovanni - Consigliere na zionale, Sottosegretario alle Comunicazioni dal 5. 11.1939 al 13.2. 1943, membro del Gran consiglio del fascis mo dal gennaio 1935 al luglio 1943 633 MARMON, Franz - SS-Sturmbannjuhrer e Consigliere di governo, Comandante della polizia di pubblica sic urezza e Diretto re della Gestapo a Kassel 767-771 MAROLD, Fritz - maggiore, vicecomandante del 57° reggimento di art iglieria contraerea 166 MARRAS, Efisio Luigi - ge nerale di Corpo d'Arma ta dall' 1.1.1943, Addetto Militare a Berlino dal 16.9. Ì939 a11'8.9 . 1943 e, nel contempo, Generale italiano presso il Comando Supremo della Wehrmacht dal giugno 1940 53, 57, 66, 76, 90 MARTJ , Roland , dott . - Capo della Delegazione del Comitato Internazionale della Croce Rossa in Germania dal maggio 1940 al dicembre -1945 697, 7 18 sg., 736 MASCMERPA, Luigi - capitano di vascello dal 29.10. 1941,j.g.s. dal 20.9.1943, Comandante.delle truppe italiane a Lero dal settembre 1943 al dicembre 1943, gli fu


INDICE DEl NOMI

Conferito - alla memor_ia - il grado di contrammiraglio, per merito di guerra, con anzian ità di grado 11.11.1943 241, 633, 635 sg. M,".TTEUCCI, Pellegrino - ammiraglio di Divisione dal 16.10.1940, dal 16.11.1942 Comandante del Comando Militare Marittimo in Provenza (Mariprovenza - Tolone) 634 MATTIOLI , Riccardo - generale di Brigata dall' 1.1.1942, ex comandante della Divisione di fanteria «Piemonte» 251 MAUCKE, Wolfgang - tenente colonnello, XIV Corpo d'Armata corazzato, da colonnello nel 1944 Comandante del 115° reggimento granatieri corazzati 164 MA YER, Francesco - generale di Brigata dal!' 1.7.1943, Comandante del Raggruppamento unità celeri della 9• Armata italiana fino al settembre I 943 181 MAZZOLINI, Serafino, avvocato, dott. Ministro plenipotenziario, Direttore generale Personale e Affari Generali al Minist~ro degli Affari Esteri dall'aprile all'agosto 1943, Segretario generale del Ministero degli Affari Esteri della R.S. I. dall'ottobre 1943 all'8.3 . 1944, poi Sottosegretario di Stato agli Esteri fino al 23 .2. I 945 20, 307, 397, 4 I 3, 494, 502, 514, 520, 536, 543, 549, 556, 568, 574, 627,644,703,712 sgg., 726, 73 1,734,742 MEENDSEN-BOHLKEN, Wilhelm - ammiraglio di Divisione dall' 1.6.1944 con anzianità di grado dall'l.3.1943, Comandante del Comando Marina tedesca in Italia da.I 5.3. 1943 al 18.5.1943 e dal 12.8 .1943 al 18.7 .1944 143, 145 MEIER-WELCKER, Hans, dott. - tenente colonnello in servizio di Stato Maggiore, Capo Ufficio Operazioni presso il Comando del Comandante della Wehrmacht in Sardegna e Corsica dal settembre all'ottobre 1943 164 MEISSNER, Otto, dott. - Ministro senza portafoglio e Capo della Cancelleria della Presidenza del Fiihrer e Cancelliere del Reich dal 1934 al 1945 698 MELLINI PONCE DE LEON, Alberto, dott. - funzionario del Ministero degli Esteri della R.S.I 567 MERCALLI, Camillo - generale di Corpo

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d'Armata dall' 1.1.1940, Comandante del XXXI Corpo d'Armata 134 MERCI, Lucillo - capitano, ufficiale di collegamento presso il Consolato Generale d'Italia (R.S.I.) a Salonicco nel dicembre 1943 64 1 MESSE, Giovanni - maresciallo d'Italia dal {2.5. 1943, dal 18.11.1943 all'I.5.1945 Capo di Stato Maggiore Generale del Regno d'Italia 40, 274, 409 sg., 439 MEuRER, Friedrich Wilhelm - colonnello, dall'ottobre 1944 sostituto dell 'SSObergruppenfiihrer Berger nell'incarico di Capò per le questioni concernenti i prigionieri di guerra 403 MINIGUTTI, Marcello - delegato di 1• classe del Servizio Assistenza Internati 644 MISCHI, Archimede - generale di Corpo d'Armata dall' I. I. I942, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito della R.S.I . e dal luglio 1944 contemporaneamente Comandate del Comando Controguerriglia (COGU) 490 MIRBACH, Dietrich, barone v. - Consigliere di legazione nell'Ufficio del Segretario di Stato al Ministero degli Esteri tedesco e relatore personale del barone Steengracht v. Moyland 557 MOELLHAUSEN, Eitel Friedrich - Consigliere d'Ambasciata nell' Ufficio di Rahn 565 Mo1zo, Riccardo - generale di Divisione Comandante generale dell'Arma dei Carabinieri dal 30.11.1935 al 27.10.1940, poi a disposizione del Ministero della Guerra per incarichi speciali, generale di Corpo d'Armata fuori quadro e Prefetto della pro vincia annessa di Lubiana dal 12.8.1943 al 9.9.1943 634 MOLDENHAUER, Sigfried - Capitano, 3• Divisione granatieri corazzati 164 MoNCHIERI, Lino, prof. - nel settembre 1943 allievo ufficiale 457, 582, 604 M9NDINO, Uberto - generale di Corpo d'Armata dall' 1.7.1942, Comandante del XXV Corpo d'Armata 181 MONTEZEMOLO, Giuseppe (vds. Cordero Lanza di Montezemolo)


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I MILITARI ITALIANI INTERNATI NEI CAMPI DEL TERZO REICH

MoRERA, Umberto - generale di Brigata, dall'inizio del 1944 Addetto Militare e Capo della Missione Militare Italiana (R.S.I.) in Germania 391-396, 416, 452 sg., 499, 522, 524 sg., 540 sgg., 545-552, 588 sg., 594, 597, 708 sgg. MOLLER, Friedrich-Wilhelm - generale di Divisione, dall' l. 7 .1944 generale di Corpo d'Armata, Comandante della 22 • Divisione di fanteria dall'agosto 1942 a l marzo 1944, Comandante della fortezza di Creta dal luglio al settembre 1944 235 sg., 238, 240, 244, 345 MOLLER, Heinrich - SS-Gruppenfuhrer e generale di Divisione della polizia, Capo dell'Ufficio I.V «Gestapo» nell'Ufficio centrale per la sicurezza del Reich 431 MONCH, Gerhard - capitano, 19° Armata tedesca 176 MUSSOLINI, Benito (anche Duce) - Duce del Fascismo, Primo maresciallo dell'Impero dal 1938, Comandante delle t ruppe operanti su tutti i fronti dal 1940, Presidente del Consiglio dei Ministri, poi Ca·po del Governo, dal 31.10.1922 al 25.7.1943, dal settemb re 1943 al 28.4.1945 Capo dello Stato e del Governo delJa R.S.I. 11 sg. , 14, 20, 23 sg., 28 sg., 32sgg., 36-41, 43-58, 64sgg., 70, 72, 81 sg., 93, 103, 105 sgg., 109 sg., 115, 122, 170, 227, 231, 274, 276,282,293, 301, 305, 320, 385 , 393, 397, 435 sgg., 440, 444 sgg., 451,453 sg., 457,460, 462, 464 sg., 472, 475-479, 482 sg. , 485-502, 504-510, 518 sg., 522-525, 529 sgg., 536, 538, 540 sg., 543 , 548 sg., 555, 560 sg., 563 sg., 566 sg., 569-574, 580-583, 587, 593, 599, 628, 633 sgg., 655, 675, 678, 681,700,703,709, 712, 714sg., 717,724, 732 sg., 786, 788, 793 , 796, 798 sgg. MUSSOLINJ, Vittorio - figlio del Duce, Commissario dei Fasditaliani all' estero dal novembre 1943 514, 708 MUTSCHMANN , Martin SAObergruppenfuhrer, Governatore del Reich nella Sassonia dal 1933 al 1945, dall' l.9.1939 anche Commissario per la Difesa del Reich nella Regione militare IV 627 NEGRI, Pietro - capitano di vascello, dal 1933 addetto al grande ammiraglio Paolo Thaon di Revel, richiamato nel 1943 634

NELTE, Otto, dott. - difensore del feldmaresciallo Keitel al processo di Nor imberga contro i criminali di guerra 432 NEUBACHER, Hermann SA Obergruppenfuhrer, Ministro di 1• classe, Plenipotenziario del Ministero degli Affari Esteri tedesco per il Sud-Est, Incaricato speciale del Reich per le questioni economiche e finanziarie di Grecia 43, 293, 644, 709 NEUHAUSEN, Franz - Console generale, maggiore della Luftwaffe e NSFKGruppenfuhrer, Plenipotenziario generale per l'economia in Serbia e Plenipotenziario generale per le miniere di minerali metalliferi nel Sud-Est 641 sg. 0BERKAMP, Karl, cavaliere del Reich v. SS-Brigadefuhrer e generale di Brigata delle Waffen-SS dal 30.1. 1943, Comandante della Divisione da montagna di volontari delJe SS «Prinz Eugen» 264 sg. 0DENIGO, Armando - Ministro del Governo della R.S.l. a Bucarest 282 OLLEARO, Alfonso - generale di Corpo d'Armata dal 29. 10.1942, Comandante del XXII Corpo d'Armata 17 1 ORSENIGO, Cesare - a~çiYeScovo titolare di Ptolemais in Libia, Nunzio apostolico in Germania dal 1930 695 sg. , 698 OSHIMA, Hiroshi - generale, Ambasciatore del Giappone a Berlino dal novembre 1938 all'ottobre 1939 e dal febbraio 1941 al 1945 82 OXILIA, Giovanni Battista - generale di Divisione dal 31.1. 1942, Comandante della Divisione di fanteria da montagna «Venezia», nel Ministero Bonomi dal 18.6.1944 al 12.12.1944 Sottocapo di Stato Maggiore dell'Esercito.e Sottosegretario di Stato al Ministero della Guerra, dal 12.3.1945 Comandante generale della Guardia di Finanza, fu nominato consultore nazionale il 22.9.1945 268 sg. PACHER, Ferruccio, dott. - membro della Delegazione per la Balcania della Croce Rossa Italiana (R.S. I.) 715 PAGNOZZI, Coriolano, dott. - Consigliere di Stato, Commissario della Croce Rossa Italiana nella R.S.I. 599, 722 sgg., 730 sg.


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INDICE DEJ NOMJ

PALNIKOW, Peter - capitano della Armata Rossa 758 sg. PARESCHI, Carlo, dott. - Consigliere nazionale, Ministro dell'Agricoltura e Foreste dal 26.12.1941 al 25.7.1943, membro del Gran consiglio del fascismo dall'ottobre 1941 al luglio 1943 633 PARIANI, Alberto Tancredi - generale di Corpo d'Armata dal 15.6.1936, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito dal 7. I 0. 1936 al 3.11.1939 e Sottosegretario· alla Guerra (fino al 31. IO. 1939), trasferito nella riserva per età dal 27. 12.1942, richiamato in servizio, il 17.3 .1943, presso il Ministero degli Affari Esteri, fu nominato nello stesso mese Luogotenente generale del Re Imperatore in Albania 252 PAVESI, Gino - ammiraglio di Divisione dal 12.9.1942, nel 1943 ispettore delle scuole del C.R.E.M 635 PAVOLINI, Alessandro, dott. - Ministro per la Cultura popolare dal 31.10.1939 al 6.2.1 943, dal 14.9.1943 al 28.4.1 945 Segretario del Partito fascista repubblicano 493, 495, 514 PELLIGRA, Salvatore - generale di Brigata dall' 1.1 .1942, Comandante dell'artiglieria del XVIII Corpo d'Armata 266 PENTIMALLI, Riccardo - generale di Divisione dal!' I. 1.1940; Comançlante del XIX Corpo d'Armata 134 sg., 163 PERTICI, Vinicio - . tenente Armi Navali 511 , 639 PETERSEN, Erich - generale di Squadra Aerea dall'l.11.1942, dall'l.8 .1943 sino · alla fine del I 944 Comandante del IV Corpo da Campo della Luftwaffe 172 PFITZNER, Joseph, dott . - viceborgomastro di Praga 35 PFLUGRAT, Kurt - generale·di Divisione dall'l.4.1942, dal 25.8.1943 al luglio 1944 Comandante del settore Salonicco-Egeo 187,189,211 sgg . ·PHLEPS, Arthur - SS-Obergruppenfuhrer e generale di Corpo d'Armata delle Waffen-SS, Comandante del V Corpo d'Armata da montagna delle SS, nel contempo Comandante Superiore delle SS e della polizia in Transilvania 328 P IAZZONI, Sandro - generale di Divisione

dal!' I. 1.1941, Comandante del VI Corpo d'Armata 182, 266 sgg. PICCARDI, Leopoldo, dott. - Consigliere di Stato, Ministro delle Corporazioni (dopo il 9.8.1943 Industria, Commercio e Lavoro) dal 26.7. 1943 al 16.11 . 1943 52 P lETRUCCIO, dott. - membro del «Fascio» in Germania 475 sg. PIO XII, (Eugenio Pacelli) - papa dal febbraio 1939 all'ottobre 1958 58 sg., 724 PLEHWE, Friedrich-Karl v. - JTiaggiore, primo assistente del!' Addetto Militare tedesco a Roma e' capo Ufficio Operazioni del Generale tedesco presso il Quartier generale delle Forze Armate italjane 39, 64 POLlCARDI, Raffaele - generale dj Bdgata, Comandante del genio del XVIII Cor~ po d'Armata 266 . PRINCIVALLE, Aldo - gener ale di Brigata dal!' 1.7.1941, Comandante della Divisione di fanteria motorizzata «Brennero», dopo il settembre 1943 addetto alla costi- . tuzione delle Divisioni della R.S.I. in Germania 510, 531, 539 PRJNZINO, Albert, prof. dott. - Direttore del reparto Italia presso l'Istituto tedesco di scienze straniere, assegnato a°Jl' Ambasciata di Germania a Roma con l'incarico di Plenipotenziario. generale per l' Istituto culturale tedesco, dal novembre 1943 Presidente dell'Istituto tedesco a Venezia 28 PUNTONI, Paolo - generale di Divisione dall'l.7.1941, aiutante di campo generale di Vittorio Emanuele III dall' 1. 1.1939; primo aiutante di campo generale dei Re Imperatore del 23.3 .1 940 al 9.5. 1946 79, 116 RABATTI, Carlo - sottotenente di artiglieria del 268° gruppo obici 149/19 643 RAEDER, Erich, dott. h.c. - grande ammiraglio dall' 1.4. 1939, Comandante in capo della Kriegsmarine dall' 1.6. 1935 al 30.1.1943 (dall'l.10. 1928 al 31.5.1935 come ammiraglio di Squadra Capo dell'Alto Comando della Marina), dal 30.1.1943 sino alla fine della guerra Ispettore ammiraglio çlella Kriegsmarine 36 ·

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I MILITARI ITALJANI fNTERNATI NEI CAMPI DEL TERZO REICH

RAHN, Rudolf, dott. - Ministro di I• classe, dal 30.8 .1943 ha diretto come Incaricato d'affari l'Ambasciata di Germania a Roma, dal 12.9.1943 ha assolto il compito di Plenipotenziario del Grande Reich tedesco in Italia e dal 16.9.1943 quello di Plenipotenziario del Grande Reich tedesco presso il Governo nazionale fascista, il 5.11 .1943 fu nominato Ambasciatore tedesco a Fasano 28, 105, 116, 122,299,305, 444sgg., 464,471,473,476 sg., 481,490,493 sgg.,, 497,499 sg. , 507, 524, 536, 565, 572, 593, 675, 697 RAMPI, Pietro - generale medico, Direttore della Sanità Militare (R.S.l.) 735 RAUCCI, Fernando - colonnello fanteria Comando 9• Armata a Tirana e, successivamente, Comandante del Comando di Zona militare di Peza alle dipendenze del Comando truppe italiane della montagna del generale di Divisione A. Azzi 270 sg. REICHERT, Hans-Joachim, cavaliere v. Consigliere d'Ambasciata presso l' Ambasciata di Germania Bellariva 498 REINECKE, Hermann - generale di Corpo d'Armata dall' 1.6. 1942, Direttore Affari Gene r ali de l la ,Wehrmacht dall'l. 12.1939, dall'J.J.1944 contemporaneamente Capo del NSFW 484,491 sg., 532, 555 , 654 REISOLI-MATTHIEU, Gustavo - generale di Divisione, Comandante del XIII Corpo d' Armata 135 REMOLD, Josef - colonnello, Comandante del 99° reggim ento cacciatori delle alpi della J • Divisione da mo ntagna dal marzo 1943 al marzo I 944 203, 211 RENDULIC, Lothar dott. - generale di Corpo d'Armata dal!' 1.12.1942, generale d'Armata dall' 1.4. 1944, dal 15.4.1943 Comandante in capo della 2 • Armata corazzata e dal 26.6.1944 Comandante in capo della 20• Armata da montagna 93, 189, 248, 256 sgg., 261 sg. , 326 RENTS CH, Johannes SSObersturmbannfuhrer e Consigliere superiore di governo, capo della direzione della Gestapo a Hannover 763 sg., 778, 780 REUMONT, Alfred Gustav Hubertus Maria v., dott. - colonnello dall' 1.11.1943, addetto alla Direzione Affari Generali del

Comando Supremo della Wehrmacht 459, 539, 579, 584 RIBBENTROP, Joachim V. - dal 5.2.1938 al 30.4. 1945 Ministro degli Affari Esteri del Reich, da l 20 .4.1940 SSObergruppenfuhrer 38 sg., 57, 61, 74, 76, 81, 95, 105,282,292,402, 464,475 sgg., 567, 641, 676, 678 sg., 695 sg. , 709 RlCCARDI, Arturo, nobile dei conti - ammiraglio d'Armata dal 29.10.1942, Capo di Stato Maggiore della Marina e Sottosegretario di Stato per la Marina dall'8.1 2.!940 al 27.7.1943 57 RICHTHOFEN, Wolfram, barone V. - feldmaresciallo dal 16.2.1943, Comandante in capo della 2• Flotta aerea dal giugno 1943 all'ottobre 1944 61,538 R1orno, Battista G. - Console 516 RIGHI, Umberto - tenente 329 RtNTE LEN, Enno, v. - generale di Corpo d' Armata dall' l .7 .J942, dall' 1.10.1936 al 31.8.1943 Addetto Militare tedesco a Roma e dal giugno 1940 anche Generale tedesco presso il Quartier generale delle Forze Armate italiane 39, 62, 64, 67, 76 sg., 90, 92, 95 RITTER, Karl - Ambasciatore per incarichi speciali presso il Ministero degli Affari Esteri tedesco, Segretario generale del Consiglio permanente delle Potenze del Tripartito e Capo del reparto Poi I M 120, · 444 sg., 477 RIZZARDTNI, Giovanni Battista - capitano, primo Comandante italiano del campo di prigic:m ia Wietzendorf (poi Oflag 83) fino al 9.2.1944 528,614 ' RIZZOLI, Luciano - avvocato, addetto al S .A. l. 706 ROATTA, Mario - generale d'Armata dall'l.7.1943, dall'l.6.1943 al 18.11.1943 Capo di Stato Maggiore dell'Esercito 52, 70-73, 76, 78 sg., 89-92, 94, 99, 102, 107, 112 ROBOTTl, Mario - generale di Corpo d' Armata dal!' 1.1.194 I , dal!' I. 4. 1943 generale designato d'Armata, Comandante della 2 • Armata dal febbraio al settembre 1943 179 sg., 634


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INDICE DEI NOMI

Rocco, Aldo - Capitano, 1944 adetto al Nucleo di Belgrado della Missione Militare Italiana in Germania (R.S.I.) 710 ROETTIG, Otto - generale di Divisione, dall'l.8.1943 generale di Corpo d'Armata, daU' 1.7.1943 all'ottobre 1944 Ispettore generale per le questioni concernenti i prigionieri di guerra della Wehrmacht 401 RòTTIGER, Hans - generale di Divisione, dal 30.1.1945 generale di Corpo d'Armata, dal 5.6.1944 Capo di S~ato Maggiore del Gruppo di Armate C 740 ROGERI, Delfino, conte di Vellinova - diplomatico, addetto al Ministero degli Esteri (R.S.l.), Ambasciatore dell'Italia fascista a Berlino 532, 741 ROMERO, Federico - generale di Divisione dal 30.6.1938, Comandante del I Corpo d'Armata 171 ROMMEL, Erwin - feldmaresciallo dal 22.6.1942, Comandante in capo del Gruppo di Armate B dal 13 .7.1943 a l 17.7.1944, impiegato in Italia dall'agosto al 20 novembre 1943 60 sgg. , 89 sg., 92 sg., 124, 126 sg., 13 1, 138, 144, 147 sg., 150 sg. , 154, 170,298 sg., 313, 318 sg., 321 sg., 415, 436, 464 RoNCAGLIA, Ercole - generale di Divisione dall' l. l.l 940, Comandante del XIV Corpo d'Armata 183., 259 ROOSEVELT, Franklin Delano - Presidente degli Stati Uniti d'America dal 9.3.1933 al 12.4. 1945 44, 87, 103 ROSER, Paul - allievo ufficiale francese 592 ROS I, Ezio generale d'Armata dall'l.7.1943, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito dall'l.2. 1943 al 17.5.1943, Comandante del Gruppo Armate Est dal 18.5 .1943 all' ll.9.1943 60, 68, 181 sg., 186,248, 250-257, 633 , 635 Rosi, Vittoria - consorte del generale Ezio Rosi 251 , 635 Rossi, Carlo - generale di Corpo d ' Armata dal 2t:.12.1940, Comandante del XVI Corpo d'Armata dal 1.8 .1941 all'8.9.1943, catturato dai tedeschi a La Spezia 129 Rossi, Francesco - generale di Corpo d'Armata dal 19.10.1942, Sottocapo dello

Stato Maggiore Generale (Comando Supremo) dal 6.2. 1943 all'l .1.1 944 67, 69, 74, 76, 90, 94 Rossi, Silvio - generale di Brigata, nel 1943 Capo Reparto Operazioni de l Comando Supremo 66 RUBIN I, Augusto, dott. - vicecapo del Servizio Assistenza Internati 576 sgg., 583, 101, RuoE, Friedrich - amm iraglio di Divisione, Capo dello State Maggiore tedesco presso Supennarina dal 24:3. 1943 al 18.5.1943, dal 19.5.1943 al 12.8. 1943 Coma ndante del Comando Marina tedesca in Italia 60 sg., 64 RUNDSTEDT, Gerd v. - feldmaresciallo dal 19.7.1940, Comandante Superiore Ovest e Comandante in capo del Gruppo di Armate O dal 15.3.1942 a l 2.7 .1944 e dal 5.9.1 944 al 9.3.1945 172,177, 310, 448 SAIDELLI, Alfredo - capitano di corvetta nella Ma rina della R.S.I 547 SALMlNGER, Josef - tenente colon nello, Comandante del 98° reggimento cacciatori delle alpi della 1• Divisione da montagna dall'aprile all'ottobre 1943 203 SANDALLI, Renato - generale di Divisione Aerea dal 12.11.1942, Ministro per l'Aeronautica e Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica dal 27 .7 .1 943 al 18.6.1944 11 6 SAN MARZANO, (vds. Asinari Sigray di San Marzano) SANSONETTI, Luigi - ammiraglio di Squadra dal 12.1.l 942, Sottocapo di Stato Maggiore della Marina dal 24.7.1941 al 19.4.1944, contemporaneamente membro del Comitato Superiore P rogetti tecnici, dal 20.4. I 944 ali' 1.2.1951 Presidente del Consiglio Superiore di Marina 144 sg. SAUCKEL, Fritz - SS-Obergruppenfiihrer, Governatore del Reich e Gauleiter (capo del distretto) della Turingia, Plenipotenziario generale per l'i mpiego della mano d'opera dal 21.3 .1942 al 29.4.1945 12 1, 429, 464, 468 sgg., 473 sg. , 540 sg., 562572, 578, 658 sg., 663 SCAMMACCA, Michele, barone - addetto al Ministero degli Affari Esteri italiano (R.S.I.) 277

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I MILITARI ITALIANI INTERNATI NEI CA1"1Pl DEL TERZO REICH

SCAMPICCHIO, dotl. - memb ro del {<Fascio» in Germania 475 sg. SCHIRMER, Robert, dott. - delegato del Comitato della Croce Rossa Internazionale in Germania dal settembre 1941 al mar zo 1945 697, 718 sg. maggiore SCHL Ull ECK, Hei nr ich dall' 1. 12.1942, addetto al nucleo tedesco di collegamento presso il Comando del Gruppo di Armate Est a T irana 250, 252 sgg. , 256 sg. Sc HMJDf, Paul Otto, dott. - Ministro di I • classe, interprete primario del Ministero degli Affari Esteri, Capo del reparto informazioni e stampa 702 SCHMI OTMUB ER , August SS Standartenfiihrer e Comandante del 14° reggimento della Divisione da montagna, volontari delle SS «Prinz Eugen», successivamente come SS-Brigadefiihrer e generale di Brigata delle Waffen-SS Comandan te della stessa divisione 267 sg. Sc HUSTE R, Ildefonso - cardinale, arcivescovo di Milano e Incaricato pontificio p~r gli italiani internati in Germania 724 Scifo, Rosario - capitano, Incaricato dell'atti vità culturale nei campi di prigionia Bcnjaminowo e Sandbostel 609 sg., 636 sgg. SCOTI, Alberto - tenente colonnello, addetto al Comando della 11 • Armata italiana a Atene come Capo Ufficio Operazioni 193, 198 SCUERO, Antonio - generale di Corpo d ' Armata dal 4.10.1942, Sottosegretario di Stato alla Guerra dal 24.5 .1941 al I 3.2.1943, dal 5.5.1943 Comandante del V Corpo d'Armata 179, 634 SENGER UNO ETTERLIN, Fridolin V . - generale di Divisione, dall' l .1.1 944 generale di Corpo d'Armata, Comandante della Wehrmacht in Sardegna e Corsica dal settembre all'ottobre 1943, Comandante del XIV Corpo d'Armata corazzato dal 23.10.1943 al 2 .5.1945 132,136,163 sg., · 177 SEQu 1, Roberto - generale di Brigata dall' 1.1 .1 942, come generale di Divisione nel settembre 1943 Capo di Stato Maggiore del Comando Superiore delle Forze Armate dell'Egeo 220

SERTOLI, Arnaldo - ex Consigliere nazionale 617, 619 S1x, Alfred Franz, prof. dott. - SSBrigadefiihrer, Ministro di I• classe con la denominazione ufficiale Dirigente ministeriale, Capo della Sezione Politica culturale del Ministero degli Affari Esteri tedesco dal 1943 al 1945 507 SMITH , Walter Bedcll - generale di Brigata statunitense, Capo di Stato Maggiore prasso il Comando delle Forze Armate alleate nell'area del Mediterraneo dal 6.2. 1942 al 24.12. 1943 84, 86 sg., 99 SOOENSTERN, Georg v. - generale di Corpo d'Armata dall'l.8.1940, Comandante in capo della 19• Armata dal 24.8.1943 al 30.6.1944 171 sgg. , 175 SOLA RI, Arturo - contr ammiraglio dall' 1.1.1943, dal 25.1.1943 Comandante dell'arsenale della Marina a La Spezia 635 SOLOARELU , Mario - generale di Divisione dall' 1.1.1942, Comandante della Divisione di fanteria «Cuneo» con Quartier generale a Samo 231 sg., 244 SOMMAR IVA - tenente colonnello 486 SONNLEITHNER, Franz v. - Ministro 1 • classe e come Dirigente ministeriale incaricatO della guida del quadro (personlicher Stab] del Ministro degli Affari Esteri del Reich 411 SoRtCE, Antonio - generale di Brigata dall' 1.1.1943, Sottosegretario di Stato alla Guerra dal 13.2. I 943 al 26.7.1943, nominato Ministro della Guerra il 26.7.1943, la sua nomina fu revocata I' 1.2.1944 116, 157 SORRENTINO, Rosario - generale di Brigata, Capo Segreteria Militare nel Ministero delle Forze Armate della R.S.I. 540 SPANIOL, Renato, ing. - addettO al Servizio Assistenza Internati 568, 574, 578, 628,631, 675, 697 sg., 705, 707 sgg., 711 716, 718 sg. , 726, 732 SPARZANI, Giuseppe - contrammiraglio dall' I. I. 1943 , addetto allo Stato Maggiore della Marina dal 17.9.1942, aderì alla R.S.l. nel settembre I 943, Capo di Stato Maggiore e Sottosegretario di Stato per la Marina del Ministero delle Forze Armate dal 16.2.1944 al 21.(26.)2.1945. Ha ces-


INDICE DEI NOMI

899

Comandante della 1• Divisione da monsato dalla carica di Sottosegretario di Statagna dal 17.12.1942 202 sg., 213 to jl 21.2.1945 (successore fu il Ministro STRAZZERI, Gustavo - ammiraglio di Diplenipotenziario Bruno GemelJi) e da visione dal 13.9. 1942, dal 22.5 .1943 Coquella di Capo di Stato Maggiore il mandante della Piazza Militare Maritti26.2.1945 (vds. Borghese) 438 ma di P ola 635 SPATOCCO, Carlo - generale di Corpo STRONG, Kenneth W .D. - generale di Brid'Armata dall' 1.7.1941, Comandante del gata britannico, Capo del Il reparto delIV Corpo d'Armata I 81 lo Stato Maggiore del ge nerale Eisen hoSPEER, Albert, prof. dott. ing. - Ministro wer 85 del Reich per gli Armamenti e la ProduSTROBEL, Gustav - nel 1943 caporal magzione bellica dall'8.2.1942 al 29.4.1945, giore 748 sg. Plenipotenziario generale per le questioni relative agli armamenti del Piano quaSTUDENT, Kurt - generale di Squadra Aedriennale, Ispettore generale per l' ente rea dal 29.5. I 940, Comandante dell'Xl stradale, Plenipotenziario generale per Corpo Aereo dall' J.1.1941 al 30.4.1944 l'acqua~ l'energia, Plenipotenziario per 55 sg., 64 sg., 105 sg., 132, 157 la regolazione dell'economia edile 56, 292, TARANTINI, Manlio - ammiraglio di Divi410,462,467,470 sg., 49 1 sg., 562,569 sione dal 9.4.1942 , Comandante del Co· sg., 572, 606, 664, 798 mando Militare Marittimo in Albania con SPEIDEL, Wilhelm - generale di Squadra sede a Durazzo dal 2.3.1943 ali' 11.9.1 943 Aerea, dall'agosto 1943 Comandante mi635 litare in Grecia 187, 195 TAUBER, Fritz - Sonderfuhrer (incaricato SPICACCI, Guglielmo - generale di Divispeciale) dell'U fficio propaganda del Cosione dal 18.1.1942, Comandante della mando Supremo della Wehrmacht 605 Divisione di fanteria «Messina» 634 sgg. , 6 10 SPIGO, Umberto - generale di Corpo TAYLOR, Maxwell Davenport - generale d'Armata dal 29.10. 1942, Comandante di Brigata statunitense, Comandante deldel XVIII Corpo d' Armata 179 l' art iglieria della 82• Divisione av iotNI· sportata 98 sg., 101 STAHEL, Rainer - generale di Brigata Ae· rea, Comandante tedesco della Piazza di TAYLOR, Telford - generale di Brigata Roma dal 10.9.1943 al 30.10.1943 158 statunitense, accusatore al processo di Norimberga contro i criminali di guerra STALIN, Josef Wissarionowitsch - Segretario generale del Comitato centrale del 142 Partito comunista dell'Unione Sovietica, T ESTA, Pie tro - tenente colo nnello, CoPresidente del Consiglio dei commissari mandante italiano del campo di prigionia del popolo, maresciallo dell'Unione So· di Wietzendorf (Oflag 83) dal 9.2.1944 al vietica 38 29.7 .1945 528,614 sgg. STEENGRACHT VON MOYLAND, Gustav THIERACK, Otto Georg, dott. - dal 1942 Adolf, barone - SA -Standartenfuhrer al 1945 Ministro del Reich della Giustizia dal 9.11.1940, Segretario di Stato del Mi533 nistero degli Affari Esteri tedesco dal TOJO, Hideki - generale, dal 18.10. 1941 31.3.1943 all'8.5 . 1945 82, 477 sg. , 499, al 20.7. 1944 Presidente del Consiglio dei 502, 525 ,528,544, 547,557 sg. , 564 sg., Ministri giapponese 44 567, 675 sg., 696, 698, 700, 702 ToNELLA, Guido - giornalista, caporedatSTEINER, Felix - SS-Obergruppenfuhrer e tore del giornale «La Voce della Patria» generale di Corpo d'Armata deJle 489, 504 Waffen-SS, Comandante del lii Corpo T ONITTO, Angelo - -tenente colonello d'Ar mata corazzato germanico delle SS dall'8.5 . 1942, assegnato ali' Addetto Mi190 litare a Berlino 1944 530 STETTNER, Walter , cavaliere v. GrabenhoTORRE, Giovanni_ (vds. Capasso) fen - generale di Brigata dall' 1.11.1943 ,


900

I MJLITARI ITAUANI INTERNATI NEI CAMPI DEL TERZO REICH

TORRI, Alberto - capitano di fregata 28.l sg. TOUSSAINT, Rudolf - generale di Corpo d'Armata dall' 1.9.1943, Generale Ple nipotenziario delle Forze Armate Germaniche- in Italia dal 10.9 . 1943 al 25.7.1 944 320, 572, 732 TRACUZZI, Carmelo - ufficiale internato a Czestochowa 518 TREUSCH VON BUTTLAR-BRANDENFELS, Horst - colonnello, dall' l. l. 1944 generale cli Brigata, Capo Ufficio Operazioni presso lo Stato Maggiore Operativo del Comando Supremo della Wehrmacht dal gennaio 1942 al novembre 1944 445 Tuccì, Carlo - generale di Divisio ne dal 19.10.1942, Capo di Stato Maggiore della 9• Armata 252 UMBERTO DI SAVOIA - Principe di Piemonte, Principe ereditario, fino al settembre 1943 Comandante del Gruppo di Armate Sud, da l 1942 maresciallo d'Italia, Luogotenen te generale del Regno dal giugno 1944 al magio 1946, Re d'Italia come Umberto II - dopo l'abdicazione di Vittorio Eman uele llI il 9.5.1946 - per poche settimane, in esilio in Portogallo da l 13.6.1946 57 , 64, 128,599 UNGARO, Mario - tenente colonnelo del 7° reggimento fanteria della Divisione di fanteria «Cuneo» cli stanza a Sira 244 UTILI, Umberto - generale di Brigata dal 29.10.1942, Capo Ufficio Operazioni dello Stato Maggior e de ll' Esercito 109 VACCAR I, Marcello - maggiore, Commissario dei Fasci italiani all'estero e Capo del S.A.LM .I. dall'ottobre al novembre 1943, quale Ministro Capo del Servizio Assistenza Internati (S.A.l.) presso I' Am basciata della R.S. l. a Berlino dal febbraio fino alla fi ne di luglio I 944; e dal 27 .6. I 944 in un ione personale Delegato Ge nerale della Croce Rossa Italiana in Germania 20, 307, 469, 486 sg. , 489, 509 sg., 513-520, 523 sg., 526-529, 533 , 539, 546, 555-565, 567 sg., 570, 572, 574-577, 582,593,599,602,604, 627 sgg., 63 1 sg., 639, 644 sg., 658 sg., 675, 691 , 694, 697, 699 sgg. , 703 sgg., 707-714, 7 16-720, 729, 73 1 sgg. V ARANO, Alberto -

addetto alla sezione

Assistenza internati del.la Croce Rossa Italiana (R.S.l.), ne l maggio 1944 Commissario Prefetto della C.R .I. e nel giugno Presidente Generale della stessa organizzazione 714 sg. VECCHIARELLI, Carlo - generale di Corpo d'Armata dall' I. I. 1940, come generale designato d ' Armata Comandan te de lla 11 • Armata dal 3.5 . I 943 al 19.9. I 943 69, 184, 186, 192- 199, 202,205,216, 256, 633 VELTHEIM, Albrecht v. - colon nello, ufficiale di collegamento della 2• Flotta Aerea presso l'Ambasciata cli Germania a Fasano 680 VERCELLINO, Mario - generale d'Armata dal 29. 10. 1942, CÒmandame della 4• Armata fino al settembre 1943 63, I 28 , I 7 1 VERD I, Ugo - colon nello, Divisione di fante ria «Bergamo» 266 VERDOLONI, Vittorio - soldato ital iano 755 VJETINGHOFF-SCHEEL, Heinrich V. - generale di Corpo d' Armata, dal 17.9.1943 generale d'Armata , Comandante in capo della 10• Armata dal 15.8.1943 al 25.10.1 944, Comandante Superiore Sudovest e Comandante in capo de l Gruppo Armate C dal 26.10.1944 a l 15 .1.1 945 e dal 10.3. 1945 a l 2.5. 1945 132 sgg. , 155 sg., 741 VISCONTI-PRASCA. Sebastiano - generale d'Armata dall' l. 7. I 940, collocato in congedo nel novembre 1940 634 V1SCONTI-VENOSTA, Giovanni, marchese di Sastegno e Ca' del Bosco, dott. - Sottosegretario di Stato agli Esteri nel Minis tero Bonomi dal 18.6.1944 al 12. 12.1944 279 V1THTI, Leo nardo, conte,- Direttore generale degli Affari d'Europa e del Medite rraneo al Ministero degli Affari Esteri dal 1942 65 VITTORIO EMANUELE Ili (anche Re e Sovra• no), Re d' Italia dal 29.7. 1900 al 9.5.1946 13, 47 sg., 54, 57 sg. , 65, 79 sg., 82, 86 sg., 103, 105, 109, 112 sg., 11 5 sg., 155, 227, 233, 269, 27 1, 281,444,447 , 457, 513, 535, 554, 598 sg. V1VALDA, Lorenzo - generale di Brigata dall'l.7.1941 , Comandante della Divisione a lpina «Tau rinense» 259


IN DICE DEI NOMJ

Vo u , Emilio -

generale di Brigata dall' 1.1.1942, Addetto Militare italiano a Budapest fino al 19.9.1943 634 WAGNE R, Gerh ard - contrammi raglio dall'l.3. 1943, Capo del I Reparto della Seekriegsleitung (Stato Maggiore della Marina) dal giugno 194 1 al giugno 1944, ammiraglio per uso speciale presso il Comandante in capo della Kriegsmarine dal giugno 1944 all'aprile 1945 143 WAIZENEGGER, Heinz - maggiore dello Stato Maggiore, ufficiale assistenziale presso il Capo dello Stato Maggiore Operativo del Comando Supremo della Wehrmacht 90 WALDECK-P YRMONT, Josias Georg Wilhelm Adolf, principe ereditario v. - SSObergruppenfahrer e generale di Corpo d ' Armata delle Waffen-SS, dal 1939 Comandante Superiore delle SS e della polizia della regione Fulda-Werra con sede del comando a Kassel 767, 770 WALDHEIM, Kurl - tenente, nel settembre 1943 addetto allo Stato Maggiore della Armeegruppe Siidgriechenlànd 202, 336 WARLI MON T, Wa lter - generale di Divisione, dall'J.4.1944 generale di Corpo d'Armata, dall' 1.1. I 942 al 6.9. I944 vicecapo dello Stato Maggiore Opera ti vo del Coma ndo Supremo dell a Wehrmacht 15 sg., 578 WEBER, Gerhard - capitano di corvena, dal settembre al novembre 1943 Comandante della I • Flott iglia cacciasommergibili, a disposizione del Comando Marina Sud da l novembre 1943 al gennaio 1945 231 WEICIIS AN DER GLON, Maximilian, barofeldmaresciallo ne von und zu dal!' I .2.1943, Comandante Superiore Sud-Est e Comandante in capo del Gruppo Armate F dal 26.8. 1943 al 25.3. 1945 93, 187, 190sg., 193,199,201,222 sgg., 237 , 254, 283 sg. , 343, 349, 372 sg., 392, 394 WErss, Alois - caporale tedesco 677 WEIZSACKER, Ernst, baro ne V . - dal 19.3. 1938 alla fine di marzo 1943 Segretario di Stato al Ministero degli Affari Esteri tedesco, dal 30. 1. 1942 SSBrigadefahrer, dall' aprile 1943 sino alla fine della guerra Ambasciatore tedesco presso la Santa Sede 50 , 59, 152

901

WESTHOl'F, Ad olf colonnello, dal!' 1. 1. 1945 generale di Brigata, Capo reparto prigionieri di guerra presso il Comando Supremo della Wehrmacht e contemporaneamente ispettore dei campi di prigionia dall'l.4.1944 469,527 WESTPHAL, Siegfried - generale di Brigata dall ' 1.3.1943, Capo Ufficio Operazioni nello Stato Maggiore del Comandante'Superiore Sud dall' 1.2. I 943 al 20.11.1943 155-1 58 WrEN, dott. - Sonderfilhrer (incaricato speciale) presso lo Stalag III C Alt Drewitz 594, 72 1 WJNKLER, Karl - Comandante del campo di educazione al lavoro di Lahde 762 W1NTER, August - generale di Bri gata, dall' 1.8.1944 generale di Divisione, Capo di Stato Maggiore del Gruppo Armate F, dall' 1.1 2.1944 vicecapo dello Stato Maggiore Operativo del Comando Supremo della Wehrmach t 243, 356 WnTAS, P aul , cavaliere v. - generale di Brigata, dal 21.8.1941 al 30.4.1944 Comandante dei prigionieri di guerra nel Governatorato Generale 515 WrTTHOFT, Joachim - generale di Corpo d'Armata dall' 1.3. 1942, Comandante delle truppe di copertura nell'area di responsabilità del Gruppo Armate B dal 27. 8.1943 al 20. 11.1943, Comandante della zona di copertura Alpenvorland dal 10.10.1943 all'l.9.1944 117, 126, 138, 150, 152 sg. , 30 1 sgg. , 31 7, 319 sg., 323 sg. WoLFF, Karl - SS-Obergruppenfuh rer e generale di Corpo d'Armata delle Waffen-SS dal 30. 1.1942, dal 9.9. 1943 massima autorità delle SS e della polizia in Italia, dal 21. 9. 1943 consulente speciale per le ques tion i di pu bblica sicurezza del Governo fascista repubblicano e, dal 26. 7. I 944, anche Generale Plenipotenziario delle Forze Armate Germaniche in Italia 59, 103, 3 1'9, 321,429,543, 732 sg., 735 ZANGEN, Gustav-Adolf v. - generale di Corpo d' Armata dall' 1.6.1 943, Comandante del LXXXVII Corpo d'Armata dal!' 1.8.1943 a l 20.1. 1944 126


902

f MI LITARI ITALIANI INTERNATI NEI CAMPI DEL TERZO REICH

Giovanni - generale di Corpo d'Armata dall' 1.1.1941, dall'aprile 1943 Comandante del XVII Corpo d' Armata 133 ZANNINI, Licurgo - generale di Corpo d'Armata dall' 1.1.1943, Comandante del XXIV Corpo d'Armata 127 ZANNONI, Franco - contrammiraglio dal 31.7.1943, dal 20.11.1942 al luglio 1943 Capo di Stato Maggiore presso il Comandante ÂŤMarina VeneziaÂť e successivamente Comandante della Piazza Marittima di Venezia 633 ZANUSSI, Giacomo - generale di Brigata dall' 11.6.1943, Capo dell'Ufficio del CaZANGHIERI,

po di Stato Maggiore dell'Esercito dal giugno al settembre 1943 85 sg., 110 Goffredo - tenente colonnello, Capo di Stato Maggiore del Comando truppe italiane della montagna dal 28.9.1943 al 15.11.1943 271

ZIGNANI ,

Ernst - tenente colonnello in servizio di Stato Maggiore, dal maggio 1943 al novembre 1944 presso lo Stato Maggiore del Comandante Superiore Sud/Sudovest e Comandante in capo del Gruppo di Armate C (dopo il 20.11.1943) 157

ZOLLING,

'



INDICE DELLE FOTOGRAFIE

' I - Prigionieri italiani catturati dai tedeschi a Monterotondo (Roma) il 10.9.1943. 2 - U fficiali italiani aderiscono alla richiesta tedesca di deporre le armi. 3 - Militari italiani disarmati vengono a vviati a i primi centri di raccolta . 4 - La Via Cassia presidiata da mezzi corazzati italia ni. 5 - Reparti mot0rizzati tedeschi all'interno di Roma. 6 - Popolazione civile coinvolta negli scontri. 7 - Un italiano interrogato eia un ufficiale tedesco . 8 - Prigionieri italiani in trasferimento sotto scorta tedesca. 9 - Convogli di internati militari in partenza per la Germania.

10 - Stazione ferroviaria di Wietzendor f. 11 - Gruppo di internati militari si avvia dalla stazione verso il campo. 12 - Internati militari appena giunti in un campo cli concentramento. 13 - Internati militari dentro un campo di concentramento. 14 - Un cappellano fra due alpini. 15 - Personale tedesco e italiano incaricato cli servizio al campo tra internati. I 6 - Cimitero del campo cli Wietzendorf (O flag 83) . 17 - La madonnina di _un campo di concentramento. 18 - Internati militari del campo di Sandbostel (Stalag X B). I 9 - Internati militari in un campo di concentramento.

20 - Alpini addestrati in Germania rientrano in Itafja. 21 - Alpini addetti ai servizi trasportano una carretta di rifiuti. 22 - L'interno della baracca di un campo di concentramento . 23 - La torre di sorveglĂŹanza vista dall'interno di una baracca. 24

Cerimonia dell'alzabandiera in un campo di concentramento dopo la liberazione.


25 - Reduci al loro rientro in Italia dalla prigionia vengono assistiti dal personale di un distretto . ¡ 26 - Dritto e rovescio di una scheda di rimpatrio di un internate militare in Germania.

Foto I, 2, 3, 4 da Benedetto Pafi a Bruno Benvenuti, Roma in Guerra. Immagini inedite settembre 1943-giugno 1944, Edizione Oberon, Roma, 1985. Foto, 5, 6, 7, 8 da BA-MA (Friburgo), Bild MA 41 -3, Zugang 215/79, Nr. 32, 38, 42, 44. Foto 10, Il, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 19, 21, 22 da A.N.E.I. (Roma). Foto 9, 20 da Arrigo Petacco, Come eravamo negli anni di guerra. Cronaca e costume, De Agostini, Novara 1984.

Foto 18, 23, 24, 25, 26 da Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito (Roma)



FOTOGRAFIE


'


L_ 1

La Resa


2

Il Disarmo

3

L'inizio della ÂŤLunga marciaÂť


4

C'è chi decide di resistere ...

5

e combattere


~

-

¡ ..- --~~Si cattura ...

lii

e si interroga


8

P rigionieri in marcia ...

9

. . . verso l'ignoto


10

Una stazione e .. .

. .. l'arrivo


..

12

13

Nel lager. ..

... ha inizio la ÂŤLunga attesaÂť


14

Un conforto ...

15

... nella vita monotona


Le vittime ...

16

,,5PE:S

NOST~- --

--,- ::SA~\ "É ....,,,_...,..

17

... e la speranza


La vita continua ...

. . . sempre eguale


20

21

Alcu ni ritornano prima ...

altri attendono ancora


22


Si torna ...

24

25

a casa


CENTRO DI RACCOLTA DI .....

Aft 'OOIIUlllR~'

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La conclusio ne della lunga marcia




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