I REPARTI D’ASSALTO ITALIANI NELLA GRANDE GUERRA (1915-1918)

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STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO UFFICIO STORICO

Basilio Di Martino Filippo Cappellano

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REPARTI D'ASSALTO ITALIANI NELLA GRANDE GUERRA

(1915-1918)

Roma 2007


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PRESENTAZIONE Nella lunga storia dell'Esercito Italiano quello dei reparti d'assalto è un breve capitolo che la repentina soppressione di questa specialità della fanteria, e più ancora la caratterizzazione della loro simbologia come parte integrante della liturgia del successivo regime fascis ta, hanno relegato tra le pagine meno note e meno frequentate della storiografia della Grande Guerra. E' invece un capitolo importante, e non soltanto perché strettamente collegato alle vicende di un anno , quello che va da Caporetto a Vi ttorio Veneto, che è forse la pagina più bella nella storia dell'Esercito Italiano. L'esperienza delle "fiamme nere", ma tra loro c'erano anche le "fiamme verdi" degli alpini e le "fiamme cremisi" dei bersaglieri, è infatti il frutto di un'elaborazione originale sul tema della rottura dei fronti trincerati, con l'obiettivo di ridare alla fanteria, o meglio ad una sua componente altamente qualificata, la capacità di condurre con i propri mezzi il combattimento, manovrando non intorno ma all' interno della sistemazione difensiva dell'avversario. Da c iò l'attenzione per la preparazione fisica e spirituale del combattente, la cura posta nell' addestramento individuale e di reparto, condotto con una larghezza di mezzi ed un'i ntensità fino ad allora sconosciute, e la ricerca di quelle soluzioni in termini cli equipaggiamento ed armamento che, nel lasciare la più ampia libertà nei movimenti , permettessero di combinare a tutti i livelli fuoco, movimento ed urto con la massima efficacia possibile. L'esempio delle truppe d'assalto austro-ungariche era certamente presente nella mente di quanti, primi fra tutti Bassi e Grazioli, ma non va dimenticato il tanto discusso Capello, tra la primavera e l' estate del 1917 curarono l'organizzazione dei primi battaglion i. Questi presentarono subito caratteristiche tanto peculiari da rendere impossibile il ricondurli ad un qualunque modello d'oltralpe, proponendo altresì una innegabile discontinuità con quellé formazioni d'assalto a livello di plotone o di compagn ia che erano state occasionalmente costituite da qualche comando di grande unità. I reparti d'assalto ebbero una loro propria peculiare connotazione sotto tutti i punti di vista, dall'uniforme, alla struttura organica, all'addestramento, all 'impiego ed anche al reclutamento, dal momento che li si voleva composti esclusivamente da volontari , e si distaccarono nettamente dalla massa di fanteria. Rappresentavano un tipo nuovo di combattente, a cui s.i richiedevano audacia ed iniziativa e che si intendeva impiegare solo a ragion veduta, sulla base dì una preparazione minuziosa che includeva un accurato studio preventivo del terreno e dell ' obiettivo, fino al punto da simulare l'operazione su una replica per quanto possibile fedele delle posizioni da attaccare. Uomini speciali per compiti speciali dunque, l'azione dei quali Capello accostava in modo suggestivo al colpo di pugnale vibrato all'improvviso e subito ritirato, ma anche uomini non sempre facili da comandare, noti per la loro esuberanza e per un senso della disciplina non certo in linea con gli schemi e la tradizione del Regio Esercito. Sul loro rendimento molto incideva la personalità degli ufficiali, ed i reparti cli maggior successo furono guidati da figure di assoluto rilievo, primo fra tutti il futuro maresciall o

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d'Italia Messe. Con la costituzione delle grandi unità d'assa]to nell'estate del 1918 se ne avviò la trasformazione da strumento di rottura a strumento di manovra, fino al punto di valorizzare la loro connotazione di unità "leggere" per inserirle nel contesto cli formazioni mobili, sperimentate sul campo con qualche successo durante l'u ltima fase della battaglia di Vittorio Veneto. Il parallelo sviluppo della fanteria, che sembrava destinata ad ereditare molte delle loro caratteristiche, ed una mai sopita diffidenza per la loro assoluta atipicità, portarono al rapido scioglimento di tutti i reparti d'assalto negli anni dell'inquieto dopogue1Ta. Ne rimase il ricordo, presto sfumato in una leggenda carica di troppi significati per permettere di distinguere al cli là del suo velo la realtà di un'esperienza comunque importante per la storia dell'Esercito Italiano e della Grande Guerra.

Questo libro, frutto di Junghe ricerche d'archivio condotte essenzialmente presso l'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, si propone di ricostruire le tappe di questa esperienza, una esperienza che, a differenza di quanto avviene per altre componenti della Forza Armata, non può essere ripercorsa sulla base cli una documentazione ordinata e chiaramente identificata. Ati pici anche in questo, i reparti d'assalto hanno lasciato pochi ed incompleti diari storici, ma le tracce del loro passaggio sono presenti ovunque e lentamente, dal mosaico pazientemente ricostruito, tornano a vivere ed a schierarsi su un ideale teITeno di parata. Come in un giorno lontano dell ' agosto del 1918 quando a Granze delle Frassinelle, nel ricordo del Piave e nell 'attesa di Vittorio Veneto, celebrarono la loro apoteosi . Questo volume viene finalmente a colmare una vistosa lacuna della produzione editoriale dell'Ufficio Storico, che troppo a lungo ha trascurato proprio l'esperienza più innovativa ed originale dell'evoluzione tattica ed organica dei 145 anni di storia dell'Esercito Italiano. Ringrazio pertanto gli autori per la lunga e paziente opera di ricostruzione delJe vicende di una delle più famose e gloriose specialità della fanteria, le cui tradizioni sono oggi tramandate dal IX Reggimento d'Assalto, denominato "Col Moschin" in ricordo della vittoriosa azione condotta dagli uomini del IX Reparto cl ' Assalto di Messe. Altro motivo cli soddisfazione è quello di riconoscere gli autori quali Ufficiali superiori in servizio delle Forze Armate, cosa che non accadeva da diversi anni nell'ambito della produzione editoriale dell 'Ufficio Storico.

IL CAPO UFFICIO STORICO Col. Matteo Paesano

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ALLE ORIGINI DEGLI ARDITI: GUERRA DI TRINCEA E PICCOLE OPERAZIONI

llo scoppio della guerra l'ordinamento del Regio Esercito non prevedeva uni tà specificamente destinate a compiti di rottura, come non le prevedeva l'ordine di battaglia degli. altri eserciti chiamati a scendere in campo. r reparti di fanteria si presentavano come un corpo omogeneo, uniformemente armato di fucile e baionetta ed unifo rmemente addestrato al combattimento, all'interno del quale l' unica significativa differenziazione era data dalJa sezione mitragliatrici su due armi assegnata ad ogni. battaglione. Si trattava del resto dì una presenza che in molti casi era tale soltanto sulla carta, data la ben nota carenza di armi di questo tipo nel maggio 1915. Se al riguardo le difficoltà di approvvigionamento impedivano dì dare attuazione alle previsioni del1' ordinamento Spingarcli, che già nel 19 IO aveva fissato questo livello cli dotazione, nessun ostacolo incontrò un altro provvedimento che sembrava rompere l'uniformifa della massa ed avviare un processo di specializzazione legato al compito eia svolgere. Con il Regolamento d'esercizi per la fanteria del 30 giugno 1914 era stata creata la figura dell'esploratore, qualifica attribuita ad elementi scelti che clava diritto ad uno speciale distintivo costituito da una stelletta a sei punte, in argento od oro per gli uffic iali ed in lana nera per la truppa, portato sulla manica sinistra a dieci centimetri dalla spalla. I militari di truppa selezionati come allievi esploratori i.n virtù delle loro doti ''.fìsiche, intellettuali e d'arditezza", come previsto sul n° 300 del Giornale Militare del 27 giugno I 914, dopo un breve periodo dì preparazione venivano esaminati da una commissione reggimentale incaricata di verificarne l'effettiva idoneità. Ultimata la selezione, i nomi degli idonei erano pubblicati sull'ordine del giorno ed iJ distintivo, insieme con un certificato che attestava la qualifica conseguita, veniva loro consegnato davanti a tutto il reparto in una solenne cerimonia. Sul piano prati co, a distinguerli dal grosso della fan teria, oltre ad un addestramento particolare, finalizzato all'esplorazione ed alla ricognizione vicina, erano un trattamento speciale, caratterizzato da un vitto più abbondante e da più lunghi periodi di riposo, e l'autorizzazione a non portare lo zaino per essere più rapidi e sciolti nei movimenti. Ogni compagn ia poteva costituire una propria pattuglia esploratori della forza cli quattro o cinque uomini agli ordini di un uffic iale o di un sottufficiale. Dalla loro riuJ1ione nasceva il plotone esploratori reggimentale, cli forza variabile ma di solito non superiore agli ottanta uonùni ed articolato in tre gruppi, ciascuno agli ordini di un ufficiale e strutturato a sua volta su quattro pattuglie. Il regolamento, diramato prima che il campo di battaglia avesse affermato la superiorità della difesa sull' offesa, trasformando la guerra manovrata in guerra di cordone, assegnava a questi uomini il compi to cli saggiare il terreno davanti alle colonne in marcia e sui loro fianchi per prevenire eventuali sorprese, impedire l' infiltrazione dì analoghi nuclei spinti in avantj dall'avversario, prendere contatto con le forze conti-apposte. Nel caso queste fossero già sistemate a di fesa, l'attività di ricognizione doveva svilupparsi lungo tutta la fronte e possibilmente oltre la linea degli avamposti per individuare i punti di forza dell 'organizzazione difensiva e la sua articolazione, come pure le direttrici di avanzata che potessero consentire al grosso di portarsi alle minime distanze senza esporsi al fuoco. Come per le unità esploranti d i ogni tempo la loro missione sì poteva riassumere con le parole "vedere e riferire in tempo utile", espressione che, nell'esaltare la loro funzione cli "occhi" del comandante e nel renderla assolutamente preminente, lascia anche intendere l'opportunità di evitare il combattimento e di ricorrere alle armi soltanto in casi estremi. L'addestramento degli esploratori era dunque final izzato a metterli in grado di orientarsi su un terreno sconosciuto e dì sfruttarne le caratteristiche per avvicinarsi senza

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essere visti, al fine ultimo cli determinare la consistenza e le intenzioni dei reparti avversari con i quali fossero entrati in contatto 1. Durante il periodo della neutralifa tutti i reggimenti di fanteria costituirono il loro reparto esploratori e lo stesso fecero i battaglioni alpini, ma a.Ilo scoppio delle ostilità l'impostazione che si era voluto dare a queste piccole unità specializzate si rivelò inadeguata e superata dagli eventi. Dopo il primo sbalzo offensivo e non appena i due eserciti vennero a contatto, l' idea di sviluppare una intensa attività cli esplorazione attraverso l'impiego cli pattuglie irraggiate sul terreno non sopravvisse al confronto con la realtà della guerra cli trincea, dominata dalla presenza di sistemi di fortificazioni campali che si fronteggiavano a distanza ravvicinata. L' attività degli esploratori non ebbe quindi modo di svilupparsi nelle forme previste, se non in alcuni tratti del fronte montano dove il terreno aveva portato i contendenti ad attestarsi su posizioni relativamente lontane, ma restava il fatto che si trattava di elementi scelti, ai quali, come risulta anche dalla diaristica, ci si rivolgeva cli preferenza per il servizio agli avamposti e quello di perlustrazione oltre i reticolati. Per forza cli cose si cominciò quindi a considerarli da un diverso punto di vista, ipotizzandone un tipo di impiego più in linea con le necessità ciel momento. Questo atteggiamento si concretizzò in iniziative mirate a dar vita a reparti specializzati nel pattugliamento aggressivo della terra di nessuno e nell'esecuzione di colpi di mano, in aderenza allo spirito cli una delle prime circolari diramate dal Capo cli Stato Maggiore dell'Esercito. Il 27 maggio 1915, nell'invitare i coma11di delle armate e della Zona Carnia ad improntare la condotta delle operazioni a criteri quali "ardimento, spirito offensivo, conquista della superiorità morale sul. nemico", il tenente generale Luigi Cadoma si era infatti soffermato sull'opportunità cli stimolare un atteggiamento aggressivo nelle minori unità e soprattutto negli elementi esploranti . A tale scopo potevano servire s.ia un'intensa attività cli pattuglia che i colpi di mano effettuati ai danni degli avamposti avversari, azioni tutte da incoraggiare e premiare2. Tn mancanza di disposizioni di dettaglio queste direttive portarono a soluzioni diverse sulla base delle esigenze derivanti dalla situazione .locale. La Valsugana presentava a questo riguardo condizioni ideali per la grande distanza che separava le posizioni italiane dalla linea di difesa prescelta dal comando austro-ungarico, appoggiata eia un lato al form.idabile caposaldo montano ciel Panarotta e dall'altro alle pendici del Monte Cimone, al margine nordoccidentale dell'altopiano di Lavarone. Lo spazio rimasto tra i due schieramenti si era ridotto significativamente in agosto, quando tra il 15 ed il 16 del mese la 15" Divisione si era portata dalla Linea Ospedaletto - Pieve Tesino, occupata subito dopo l'inizio delle operazioni, alla linea più avanzata individuata dal corso del torrente Maso, con i due appoggi d'ala rappresentati dal Monte Civeron a sinistra e dal Monte Cima a destra, e si era ulteriormente ristretto sul finire cli quel)o stesso mese, quando il giorno 25 venne occupato il grosso centro abitato di Borgo dopo aver cacciato l'avversario dal cocuzzolo boscoso di Monte Salubio che lo domina da nord. Tuttavia, nonostante i due successivi spostamenti in avanti, gli italiani non erano ancora a contatto con la linea principale cli resistenza predisposta dall' avversario e ne erano anzi divisi da una larga fascia di terreno in cui figuravano non solo masi sparsi ma anche interi paesi, come Roncegno, Torcegno, Ronchi, Marter e Novaledo. Questi centri abitati ormai deserti , come pure i boschi ed i campi circostanti, furono teatro di un'intensa attività cli pattuglia che vide ugualmente impegnate le due parti e che, pur senza dar luogo a combattimenti cli rilievo, fu la causa di frequenti scaramucce. In questo scenario il tenente Cristoforo Baseggio, un volontario di 46 anni dall 'avventuroso passato 3 che aveva in precedenza tenuto il comando della Compagnia VolQntari Alpini Chieti - L'Aquila , riuscì a

1 G. Pennella, l{:, nostra regolamentazione /ailico-logistica riassunta e riordina/a per affìnità di m'[/omemo, Tip. La Speranza, Roma, 1915, pp. l08 - 117. 2 Comando Supremo, Carattere offensivo da imprimere alle operazioni, n° 246 del 27 magg io 1915. 3 Cristoforo Baseggio era nato nel 1869 a Milano da un noto nvvocato triestino. Intrapresa la carriera militare e conseguita la nomina ad ufficiale, se ne era allontanato nel l 898, per poi par~ecipare con le truppe britanniche alla campagna del Sudan ed alla gue!1'a contro i boeri . Era stato quindi in Marocco ed era riapparso in Libia durante la guerra italo-turca, alla quale aveva preso parte come volontario. Lasciato nuovamente l'esercito dopo la concl usione ufficiale delle operazioni, si era trasferito a Parigi,

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far.approvare un suo progetto per la costituzione di un reparto speciale da impiegare per l'esplorazione e l'esecuzione di imprese particolarmente arrischiate. Grazie al sostegno del comandante della 15" Divisione, maggior generale Farisoglio, l'idea trovò ascolto ai vertici dell'annata ed il 16 ottobre 1915 venne uffic ialmente costituita la Compagnia Volontari Esploratori. Il reparto, nominalmente alle dipendenze ciel V Corpo d'Armata ma dislocato presso la I sa Divisione a Castel Ivano, aveva come centro cli mobilitazione jl deposito del 29° Reggimento Artiglieria da Campagna, a Firenze, e poteva teoricamente contare su un organico cli 13 ufficiali , 30 sottufficiali , 450 soldati e 120 conducenti per gli altrettanti muli in dotazione, con due sezion i mitragliatrici. La forza effettiva fu però di soli to non superiore alla metà di quella prevista, a causa tanto de.lle perdite guan to ciel rinvio al corpo cli provenienza degli elementi meno idonei. 1 volontari agli ordini cli Baseggio provenivano da tutte le arm i e specialità, a significare la volontà di raccogliere il meglio di quanto fosse disponibile ovunque si potesse trovarlo, e questa peculiarità trovava un riscontro nella struttura del reparto. I sei plotoni erano infatti uno cli alpini, uno di bersaglieri , due di fan ti , 4 uno di finanzieri ed uno misto, con carabinieri, cavalleggeri, artiglieri, genieri e personale dei servizi . Durante il tardo autunno e l' inverno la compagnia si spinse cli frequente nella vasta terra cli nessuno per perlustrare i centri abitati e g li edifici isolati e contrastare l'analoga attività svolta dalle pattuglie avversarie, ma relativamente poche furono le occasioni per ingaggiare combattimento. All' inizio cli novembre il reparto esordì occupando temporaneamente Roncegno dopo un breve scambio cli fucilate con piccoli nuclei austro-ungarici annidati tra le case, per poi ritirarsi dopo aver recuperato parte degli oggetti d'arte rimasti nella villa incustodita del professor De Giovanni, un illustre medico padovano che doveva evidentemente avere buone entrature presso ìl Comando Supremo. A questa prima missione del tutto atipica non tanto nell'esecuzione quanto negli scopi, fecero seguito ripetute puntate verso Cima Valpiana, forcella Valsorda ed il Montalon, effettuate tra il 5 ed il 10 novembre in preparazione ad un tentativo della 15" Divisione cli impossessarsi della linea cli cresta nel tratto più occidentale ciel lungo crinale dei Lagorai. L'operazione fu bloccata dal maltempo e dalle abbondanti nevicate che resero impossibi le operare alle alte quote e la compagnia Baseggio tornò così al suo compito di esplorazione a largo raggio nell'ambiente meno ostile del fondovalle, senza trascurare cli spingersi nelle sue scorrerie sul versante settentrionale della Valsugana. Il 30 novembre venne rastrellato il villaggio d i Torcegno, non ancora abbandonato eia tutti i suoi abitanti, prendendo come ostaggi il sindaco e la maestra, noti per le loro simpatie nei confronti del)' Austria e sospettati di svolgere attività di spionaggio ai dann i dell'Italia. Il ritorno si tradusse in una lunga scorreria nel corso della quale, dopo aver attaccato e messo in fuga una pattuglia appostata in un gruppo di masi alle pendici cli Monte Collo, i volontari esploratori diedero alle fiamme le malghe ed i fien ili incontrati per togliere all'avversario possibili punti cl ' appoggio. Il loro cammino attraverso i boschi ed i campi della valle fu così segnato eia una lunga scia cli fuoco fino ali ' arrivo a Roncegno, dove verso l'alba sostarono brevemente prima cli dirigersi verso le linee italiane lasciando liberi i due prigionieri. li bagliore degli incendi ed il breve scambio cli fucilate a cui era seguito qualche co.lpo d'artiglieria aveva creato un quadro altamente drammatico, ma la compagnia rientrò senza perdite e senza averne inflitte all'avversario, nonostante lo scompiglio provocato. Della stessa natura fu l'incursione ciel 16 d icembre sulle pendici di Monte Collo, ordinata dal comando della 15" Divisione per accertare se fosse o meno presidiato in forze il gruppo d i edifici a quota 1562, allora noto come Glockentunn per la presenza di una sorta di piccolo campanile in legno. ln quei paraggi era stato infatti segnalato un intenso movimento di uomini e cli salmerie, circostanza che aveva indotto a sospettare la presenza di un comando o quanto meno cli un centro di rifornimento. Il piano d'operazione prevedeva una manovra a tenaglia, in cui una compagnia dell'83° Reggimento Fanteria, Brigata

da dove era rientrato nel maggio 1915 per arruo larsi. La Compagnia Volontari Alpini Chieti - L'Aquila era stata costituita a Chieti nel maggio 19 15 ed all' inizio cli giugno era stata inviata nella zona di Fcltre, dove i suoi 86 uomi ni non avevano però avuto troppe occasioni per mettersi in luce. Progressivamente depauperata nei rangh i dalla malattia, dall 'allontanamento dei meno validi e clall ' invio ai corsi ufficiali di altri, fu sciolta ufficialmente il 30 aprile 19 16 . 4 La nutrita rappresentanza della Guardia di Fi nanza era una conseguenza cie l fatto che la 15" Divisione aveva a disposizione tre battaglioni costieri del corpo, il VII, il XVII cd il XVIII, impegnali soprattutto nel presidio delle posizioni cli seconda linea.

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Venezia , e la Compagnia Volontari Esploratori avrebbero dovuto convergere sull'obiettivo rispettivamente dalla sinistra e dalla destra, salendo da Roncegno lungo due diverse direttrici di marcia. I due reparti, mossis.i all'alba, non poterono però portare a termine il loro compito in quanto entrambi andarono ad urtare contro un'inattesa resistenza. I fanti vennero bloccati poco oltre le case di S. Anna dalla fuci leria e dal fuoco di armi automatiche, mentre i volontari esploratori, dopo aver occupato il maso Ronclise ed i casolari della Trenca senza trovare praticamente opposizione, furono costretti a fermarsi davanti agli edifici di m alga Presa, emersi improvvisamente dalla nebbia e difesi da un robusto drappello avversario. Superato lo sbandamento iniziale gli uomini cli Baseggio riuscirono a mettere in fuga gli austro-ungarici, ma era ormai pomeriggio inoltrato e con l'avvicinarsi del tramonto la loro situazione diventava ogni minuto più critica. Sulla sinistra non vi era infatti traccia della compagnia clell' 83° ed il fianco destro rimaneva esposto ad eventuali attacchi provenienti dalle sovrastanti posizioni dì M onte Collo, favoriti dalla nebbia e dall ' incipiente oscurità. Baseggio decise quindi di ripiegare su S. Anna, con una lenta ritirata su un terreno difficile, con impervi valloni coperti di boschi, ma senza rinunciare a distruggere con il fuoco gli edifici incontrati. Quando la compagnia arrivò nelle vicinanze della località dove erano ancora impegnati i fanti della Venezia era ormai calata la notte buio e questa ci rcostanza, insieme con il fatto cli arrivare da una direzione inattesa, fu all'origine cli un caso di "fuoco amico" fortunatamente senza conseguenze. Accolti da ripetute scariche di fucileria, i volontari di Baseggio, dopo aver tentato senza esito cli farsi riconoscere, presero un'altra strada per scendere a Torcegno e cli qui raggiungere Telve. Con loro portavano il corpo del caporale rimasto ucciso nel primo scambio di colpi a malga Presa. All' inizio di febbraio il reparto occupò Marter, sulla destra del Brenta, venendo rilevato nel giro di qualche giorno da una compagnia di alpini del Battaglione FeLtre. Il breve periodo trascorso in quel villaggio nel cuore cieli' inverno, con i turni dì vedetta nella neve, le frequenti pattuglie, il precario riparo offerto dalle case diroccate, l'organizzazione dei rifornimenti ancora da impiantare, ebbe pesanti conseguenze dal punto di vista san itario. Al rientro a Strigno i ranghi della compagnia si erano talmente assottigliati per il gran numero cli ammalati da non poter mettere insieme più cli 160 uomini validi. In queste condizioni i volontari presero parte alle operazioni per conquista di Monte Collo, un rilievo boscoso affacciato sulla Valsugana che con i suoi 1.824 metri costituisce l'estrema propaggine di uno sperone che si distacca verso oriente dalla catena dei Lagorai. Tenuta dagli StandschUtzen del Battaglione Reulte ll, la posizione fu espugnata nel pomeriggio del 9 febbraio eia due compagnie del Battaglione Feltre e dalla compagnia Baseggio, con un'impresa resa più difficile dalla neve alta e dal freddo intenso. Durante la notte il gelo avrebbe tormentato i vincitori in misura pari se non superiore al tiro cli repressione delle artiglierie austro-ungariche e fu in quelle ore che i volontari, dopo aver avuto un solo morto nel corso dell'attacco, si trovarono a dover conteggiare altri due caduti e quattordiei feriti quando una granata centrò la malga abbandonata dove un buon numero aveva cercato riparo. Fino a questo momento le azioni della compagnia Baseggio si erano concretizzate in scorribande nella terra di nessuno, movimentate di quando in quando dal)' incontro occasionale con qualche distaccamento avversario, ma l'azione cli Monte Collo, seppure non particolarmente sanguinosa, rappresentò un deciso cambiamento e fu la premessa del ben più duro impegno che i volontari avrebbero dovuto sostenere in aprile. Per la prima volta infatti i volontari esploratori furono utilizzati per assalire posizioni trincerate, secondo modalità del tutto analoghe a quelle di un normale reparto di fanteria. Per il momento tuttavia il brusco abbassamento della temperatura ed il susseguirsi delle bufere cli neve imposero una tregua forzata , con entrambi i contendenti impegnati a lottare soprattutto contro la natura ostile. 11 23 febbraio una grossa valanga investì a forcella Magna. le baracche ciel Battaglione Alpini Val Brenta. Non vi furono vittime, dal momento che miracolosamente furono salvati tutti quelli che erano rimasti sepolti dalla neve, ma le comunicazione con il fondovalle vennero interrotte e la posizione rimase isolata. Baseggio ed i suoi uomin i ebbero così un'altra occasione di mettersi in luce, affrontando un nemico non meno temibile delle truppe imperial-regie. J collegamenti furo no infatti ristabiliti con l'intervento di 120 uomini della Compagnia Volontari Esploratori, saliti il giorno 25 a riaprire la strada ed a portare viveri e legna per le stufe. Con il ritorno dì condizioni atmosferiche accettabili e l'arrivo della primavera prese corpo un nuovo ciclo cli operazioni offensive miranti a guadagnare altro te1i-eno e portare la 1sa Divisione a ridosso della linea

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Il percorso della ricognizione sul Col S. Giovanni della Compagnia Baseggio (C. Baseggio, La compagnia arditi "Baseggio", Tstiluto Editoriale Veneto, Venezia, 1929, pag. 40)

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Il percorso della ricognizione sul Glockenturm seguito dalla Compagnia Baseggio (C. Baseggio, La compagnia arditi "Baseggio", Istituto Editoriale Veneto, Venezia, 1929, pag. 70)

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principale di difesa dell'avversario, in previsione di ulteriori e più consistenti iniziative. In questo quadro due compagnie clell' 84° Reggimento Fanteria e la Compagnia Volontari Esploratori ebbero il compito cli impadronirsi dell'antico eremo di S. Osvaldo, situato a quota 1450 all' estremità della dorsale che da Monte Broi, contrafforte orientale del Panarotta, si stacca in direzione sud. Con la conquista cli quella posizione il comando ciel V Corpo cl' Annata, da cui dipendeva la l.5" Divisione, intendeva consolidare il risultato ottenuto con l' occupazione di Monte Collo ccl al tempo stesso creare le premesse per un'avanzata in cresta il cui obiettivo doveva essere lo stesso Monte Broi. ln questo modo si sarebbe raggiunto il duplice scopo cli aggirare dall'alto Novaledo e Barco, obbligando l'avversario a sgombrare entrambe le località, e di investire da vicino il vitale caposaldo del Panarotta, portando una seria minaccia all'integrità dello sbarramento della Valsugana. Data la sua importanza, era prevedibile che la posizione sarebbe stata difesa con accanimento, e fu quindi prevista ed attuata una preparazione d'artiglieria che peraltro, sul terreno boscoso ed in forte pendenza, ebbe effetti limitati. Quando perciò verso mezzogiorno del 4 aprile, dopo una lunga e faticosa marcia iniziata prima dell' alba, gli uomini di Baseggio si affacciarono sull'ampia radura di Pdt del Voto, trovarono ad attenderli elementi del I Battaglione del I O Reggimento Landschi.itzen appostati in un solido trincerone ricavato al margine superiore di quello spiazzo scoperto ed in ripida salita. Per raggiungere S. Osvaldo era necessario superare questo primo ostacolo ma la fucileria e le raffiche cli mitragliatrice che al mini mo movimento spazzavano il terreno non lasciavano dubbi sull' esito di un eventuale allacco frontale. Questa fu però la mossa decisa da Baseggio che, senza auenclere l'appoggio della 2a Compagnia dell'84°, in avvicinamento sulla sua destra, lanciò in avanti il suo plotone bersaglieri, dando al plotone alpini il compito di proteggerne il fianco destro. L'assalto, condotto eia un plotone isolato su un terreno ancora innevato ed in forte pendenza, ebbe un esito disastroso. Dei cinquanta uomini usciti dal bosco soltanto otto riuscirono a farv i ritorno illesi ed anche il plotone alpini subì perdite non trascurabili. JI tentativo cli superare cli slancio le difese cli Prà del Voto costò infatti ai bersaglieri 15 morti, 22 feriti e 5 dispersi, mentre gli alpini lamentarono a loro volta 7 morti e 3 dispersi. Il giorno dopo l' azione ven ne ripetuta dopo un nuovo bombardamento cl' artiglieria, protrattosi dalle 5,30 alle 9,30, ma questa volta la soluzione venne cercata in un movimento aggirante: la 3• Compagnia dell'84° avrebbe dovuto minacciare dalla destra i difensori per facilitare l'avanzata sul fianco opposto della Compagnia Volontari Esploratori e della 2" Compagnia. In questo modo il trincerone fu espugnato senza troppe difficoltà, con i LanclschUtzen più preoccupati di cercare rifugio nel bosco, verso le sovrastanti trincee cli S. Osvaldo, che cli contrastare il passo agli attaccanti. La rapida ritirata lasciò soltanto quattro prigionieri nelle mani dei volontari, ma a rialzarne il morale fu soprattutto il fatto che, in stridente contrasto con quanto era avvenuto il giorno prima, le perdite furono molto contenute, con un ufficiale ucciso, un altro ferito e soltanto quattro feriti tra la truppa. Confortato dal successo ottenuto ed intenzionato a sfruttarlo, Baseggio salì immediatamente verso S. Osvaldo con una sessantina cli uomini senza peraltro riuscire nell'intento. I difensori, messi in allarme dai rumori del combattimento, erano ben vigili e con poche raffiche di mitragliatrice obbligarono i volontari a desistere dal loro tentativo. Non restava che agire cli viva forza. Ridisceso a Prà del Voto, il comandante della Compagnia Volontari Esploratori concordò allora con i comandanti delle due compagnie del!' 84° un piano basato su una riedizione della manovra aggirante riuscita quella mattina. l'Vlentre i fanti avrebbero costituito le due branche della tenaglia destinata a chiudersi attorno al cocuzzolo cli quota 1450, i suoi volontari avrebbero attaccato al centro, lungo lo stesso .itinerario già percorso in serata. Tutto sembrava perfettamente predisposto ma alle 7 ciel mattino del 6 aprile, quando il plotone alpini della compagnia di Baseggio piombò sulla trincea più avanzata, il movimento delle due ali era appena abbozzato, né avrebbe avuto la possibilità cli svilupparsi nel corso della mattinata. Il fuoco delle mitragliatrici appostate sul crinale dietro la chiesetta e l' intervento dell'artiglieria austro-ungarica, impedirono ai fanti di appoggiare come previsto l'attacco dei volontari, sui quali ricadde quindi tutto il peso dell ' azione, trasformatasi in un altro attacco frontale contro una posizione saldamente fortificata e difesa con tenacia. Per quattro volte gli uomini di Baseggio riuscirono a penetrare nella trincea più avanzata ed altrettante ne furono ricacciati, lasciandosi alle spalle un numero crescente di morti e di feriti. Il plotone alpini ed il plotone finanzieri vi furono letteralmente annientati, finché verso mezzogiorno, con la compagnia ridotta a non più di una cinquantina cli uomini, Baseggio decise cli sospendere l' azione.

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In tre giorni il reparto aveva perso circa 150 uomini, un dato agghiacciante dal momento che era pari ai tre quarti della forza con cui era entrato in combattimento, e che significava anche la pratica impossibilità di ricostituirlo, se non indebolendo troppo le altre unità della divisione. Del resto con il progressivo ridursi dell'ampiezza della terra di nessuno era venuta meno anche la necessità di dispon-e di un reparto esploratori cli quelle dimensioni, ed il 12 aprile, nei pressi di Scurelle, la Compagnia Volontari Esploratori venne sciolta, facendone rientrare i superstiti alle unità di provenienza. Nel dopoguerra alcuni commentatori, e pr.imo fra tutti lo stesso Baseggio, cercarono di stabilire un ideale collegamento tra la vicenda del reparto e quelle successive dei reparti d'assalto, facendo leva, fra l'altro, anche sull'appellativo di Compagnia della Morte con cui fu informalmente conosciuto, e che è certamente meritato alla luce degli avvenimenti di quei tragici giorni di aprile. 11 reparto voluto ed organizzato dal capitano Baseggio aveva però avuto come compito primario quello dell ' esplorazione e questo compito aveva disimpegnato con indubbia efficacia per buona parte della sua non lunga esistenza. I combattimenti di Monte Collo e di S. Osvaldo ne avrebbero potuto segnare la trasformazione in qualcosa di d.iverso, ma, a prescindere dal loro risultato finale, alla Compagnia Volontari Esploratori mancò sempre quell'elemento caratterizzante dei futuri reparti d'assalto rappresentato dal peculiare addestramento e dalle atipiche modalità di impiego. Ne ebbe forse lo spi rito di corpo ma non la preparazione, e neppure l'equipaggiamento appositamente studiato. I metodi cli combattimento, infine, ricalcavano quelli della fante ria senza alcun aspetto innovativo, come conferma l'episodio di S. Osvaldo in cui la decisione venne cercata attraverso ripetuti assalti frontali alla baionetta. È dunque eccessivo parlare di "prefazione emica del!' arditismo italiano", come recita una lapide apposta sulla chiesetta nei cui pressi si consumò il suo desti no, e la sua esperienza deve essere vista in una diversa prospettiva, senza con questo sminuire il coraggio dei volontari di Baseggio. A questo riguardo appare particolarmente significativo il fatto che, prima ancora di questo tragico epilogo, U comando del V Corpo cl ' Armata si fosse rivolto ai comandi dipendenti per invitarli a studiare la possibilità cli creare presso ogni reggimento un nucleo 'cli esploratori, organicamente costituito e specificamente attrezzato non soltanto per un' attività cli ricognizione ma anche per l'esecuzione di colpi di mano. Si trattava in sostanza cli ridare vita ad un provvedimento cl' anteguerra, interpretandolo sulla base delle condizioni ciel momento e superando una situazione che aveva portato, di fatto, al riassorbimento elci preesistenti plotoni esploratori nella massa della fanteria. Nella mente del tenente generale Gaetano Zoppi dovevano essere ben presenti sia le possibilità che i limiti della Compagnia Volontari Esploratori, operante già da qualche mese in Valsugana, e dalle indicazioni date ai suoi sottoposti si comprende chiaramente qual i fossero a suo parere gli errori da evitare. In primo luogo è evidente la volontà di eliminare i problemi derivanti da un' eccessiva autonomia, quale quella cli cui aveva goduto Baseggio, e di inserire l'azione di questi reparti in un contesto ben delimitato, nel quale non trovavano posto le scorribande notturne, gli incendi e le devastazioni più o meno gratuite. I nuclei esploratori dovevano essere inquadrati in una catena gerarchica che non si prestasse ad equivoci e le loro azioni mirare sempre ad uno scopo chiaramente individuato. Inoltre non dovevano mai restare in ozio ma essere costantemente impegnati in quelle esercitazioni che meglio si prestavano ad affinarne le capacità ed a migliorarne l' efficienza in relazione al loro particolare compito. Eliminato l'alone avventuroso e garibaldino che aveva circondato i volontari esploratori della Compagnia della Morte, si mirava ad avere dei soldati che non disperdessero inutilmenle le loro energie ma le conservassero ed anzi le potenziassero in vista di azioni eia preparare con meticolosa cura. Accanto alla necessità di un addestramento finalizzato, Zoppi individuava l'opportunità di dotare ogni nucleo cli una piccola salmeria, nell' intento cli facilitarne gli spostamenti, e cli una sezione pistole-mitragliatrici5 , allo scopo cli assicurargli un appoggio cli fuoco

5 La mitragliatrice leggera Fiat-Revclli, meglio conosciuta come pistola-mitragliatrice, fu speri mentata nell ' agosto del l 9 15

e subiLO avv iala alla produzione. Destinata ad essere di stribuita nella misu ra di due sezioni di due armi per battaglione di fanteria, alpini. bersaglieri e Guardia di Finanza, quest'arma a due can ne, calibro 9 mm, arrivò ai reparti a partire dai primi giorni dell'aprile 1916.

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diretto, suggerendo infine di concedere con larghezza ricompense in denaro e licenze premio in occasione di operazioni ben riuscite. Queste direttive di massima definiscono dei provvedimenti in term in i di addestramento, armamento e trattamento che differenziano in modo netto i nuclei esploratori dai normali plotoni cli fanteria ed anticipano alcune delle soluzioni adottate un anno dopo, in un ambito più generale di quello del V Corpo cl' Armata, per la costituzione elci reparti d ' assalto. La sensazione che se ne ricava è che l'esperimento Baseggio fosse stato attentamente osservato e studiato nell 'intento di arrivare ad una soluz ione più avanzata. Non è quindi del tutto errato ipotizzare che, all'origine della decisione di sciogliere la compagnia dopo i fatti di aprile, vi sia stata anche la considerazione che questa aveva ormai esaurito la sua funzione. Del resto, dato lo spirito che vi si era creato, e tenuto conto dei suoi precedenti., sarebbe stato diffici le anche ri costituirla su basi diverse. In virtù di queste caratteristiche, i nuclei esploratori voluti da Zoppi si configurano come un primo embrione dei reparti d'assalto e ad essi, più che alla Compagnia della Morte, si possono pertanto far risalire le origini di tali unità. Con tali premesse è certamente interessante scorrere il testo del documento diramato il 16 marzo 1916 per invitare i comandi cli divisione ad approfondire l' argomento 6. COMANDO DEL V CORPO D'ARMATA

./6 Marzo 1976

Ne 1751 DI PROT S.M OGGETTO: Costituzione di nuclei esploratori.

Al Comando della 15" Divisione ecc.

È m.io inrendimento che sia costituito in ogni reggirnento di fanteria e bersagl. di E. P. ed M.M. un nucleo di esploratori; formato di personale ardito, svelto, pratico del terreno. da impiegare per imprese speciali per e.1plorazioni e come guide. l Comandi cui è diretta la presente ne studino subito l'organizzazione e l'equipaggiamento tenendo presente che: a) ogni nucleo dovrà essere composto di un centinaio di uoniini (tra graduati e soldati) con due 4/ìciali. Il 42° bgt. bers. M.M. costituisca un nucleo di 30 - 40 uomini con un ufficiale. b) gli uomini dovranno essere non solo fisicamente e moralmente idonei ma volontari; gente di particolare audacia e disprezZo del pericolo, adalla per imprese notturne e ben familiariz zata con il terreno. c) inizialmente il personale dovrà essere tratto dalle compagnie del reggimento senza in esse sostituirlo; in seguito sarà rimpiazzato con complementi che si richiederanno in più poco per volta - in ,nodo che alla fine ogni nucleo verrà a risultare esuberante rispetto alla.forza organica del reggimento. d) i superiori Comandi sono propensi a dotare ogni nucleo di una piccola salmeria e di una sezione mitragliatrici, che in avvenire prossimo saranno molto probabilmente assegnate. e) si largheggerà in premi in denaro ed in licenze allorché saranno compiute dai nuclei operazioni veramente utili ed ardite. Perché il loro impiego sia logico, opportuno e redditizio i Comandi di divisione traccino delle brevi norme per l'impiego e la dipendenza basandosi sugli scopi che questo Comando si prefigge di raggiungere colla costituzione di del/i nuclei. Si prescriva che debbano essere evitate: scorrerie inconcludenti e senza obbiettivi ben determinati, inutili incendi e distruzioni e supe,jlui consumi di energie che menom.ino le condizioni di pe1.fetta disponibilità dei reparti in qualsiasi momento. Le azioni affidate ai nuclei do vranno essere bene precisate nello scopo dalle autorità cui i nuclei stessi verranno assegnati per le operazioni. 6 Comando V Corpo d'Annata, Costiruzione di nuclei e.1plorntori, n° 175 I S.M. del I 6 marzo I 9 I 6, AUSSME, Rep. B-4, Racc. 9059, 15' Divisione Fanteria.

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I nuclei poi 11011 dovra11110 essere mai tenuti in o:io, perché questo sarebbe in modo speciale nocivo alla loro efficienza militare; essi invece dovra111w venire occupali nelle istruzioni speciali, consone alla natura ed a/Lo scopo di defli reparti. Gradirò conoscere ciò che sarà studiato e proge1ta10 in dipendenza della presente.

IL TENENTE GENfRALE Conwndanre del Corpo d'Armata Zoppi

A fronte della richiesta con cui terminava la lettera. sia pure non senza qualche perplessità a giudicare dal fatl'o che trascorsero divers i giorni, il 27 marzo il comando della I 5• Divisione si rivolse a sua volla ai comandi dipendenti invitandoli ad inoltrare al più presto delle proposte. Le risposte, in particolare quelle delle brigate Siena e Venezia e del XLT Battaglione Bersaglieri, affivarono prima della fine del mese e furono sostanzialmente concordi nel s uggerire che il nuc leo esploratori reggi mentale dovesse essere un reparto autonomo , alle direlle dipendenze del comando di reggimento, nel prevederne una struttura non a plotoni ma a squadre. comandate da sottufficiali o graduati. e nel raccomandare che l'armamento comprendesse almeno due bombe a mano per soldato. Considerazioni comuni relative alla natura della regione dove era schierata la divisione cd al problema irrisolto del superamento dei reticolati portarono poi gli interpellati a suggerire che l'equipaggiamento venisse integrato dal necessario per agevolare i movimenti in montagna e per rompere le barriere di filo spinato. Alle pinze tagliatili ed ai tubi di gelatina esplosiva dovevano perciò aggiungersi robuste corde muni te di ganci e solidi alpenstock. Sulla base di queste indicazioni la lS3 Divisione rispose in data 8 ap1ile al V Corpo d'Amrnta rilanciando le medesime proposte ed aggiungendovi alcune riflession i s ui compiti da affidare ai reparti così costituiti. li loro campo d'impiego doveva essere rappresentato da Lutte quelle operazioni nelle quali pi ù che la quantità fosse importante la qual it~1, con l'accortezza quindi di non utilizzarli in ostituzione delle normali unità di fanteria per non esporli ad un eccessivo logoramenlo e lasciare nel contempo infiacchire lo spirito combattivo della massa degli altri soldati. Particolarmente forte era la preoccupazione che un impiego incontrollato di questi nuclei scelti comportasse perdite tali da richiedere, per riempire i vuoti, l'allontanamento di tutti i migliori elementi dalle compagnie, con il risultato di indebolirne troppo la compagine7 : ''L'impiego del nucleo do vrebbe limitarsi al servizio di esplorazione e per il compimento di audaci imprese nelle quali più che il numero ha importanza la qualità degli uomini. Dovrebbe impedirsi assolutamenle di affidare al nucleo compiti che potrebbero affidarsi ai soliti reparli perché ciò demoralizzerebbe la massa ed esporrebbe il nucleo a subire f orti perdite che dovrebbero essere rimpiazzate softraendo alle compagnie la maggior parie di quegli oflimi elementi che sono per così dire l'anima di esse e che con /'esempio trascinùw tutti gli altri". Questo timore si sarebbe riproposto neg li stessi tern1ini anche in futuro , quando si sarebbe attivato il reclutamento dei reparti d'assalto propriamente detti, ed il fatto di trovarlo espresso quasi negli stessi termini già nella primavera del 1916 è un ulteriore elemento che consente di individuare nei repa1ti esploratori voluti dal V Corpo d ' Armata l'origine di una precisa linea evolutiva. Al riguardo la lettura della circolare diramata il 15 aprile eia quello stesso comando permette di individuare a ltre analogie, come la sostituzione del fucile con il moschetto, la consistente dotazione individuale di bombe a mano, l'equipaggiamenLo alleggerito ma anche integrato con dotazioni speciali , il possibi le impiego per colpi di mano ai danni di vedette e piccoli posti, la di spensa dai turni di guardia e dai servizi di corvéc, la previsione di premi in denaro e di licenze per meriti particolari . I componenti del reparto, della forza di tre ufficiali e cento uomini di truppa, con il sostegno cli un nucleo di sanità composto da un aiutante cli sanità e quattro portaferiti. e cli

7 Comando 15" Divisione F,mteria, Organizzazio111 ed eq1ii1wgg iamen10 cli nuclei esplora10ri, dcll'8 aprile 1916, AUSSME. Rep. 1:3-4, Racc. 9089, 15" Divisione Fanteria. 1

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11 °

1079 0 1,. Riservatissimo


una salmeria di otto muli con i rispettivi conducenti, dovevano essere scelti in virtù delle loro caratteristiche fisiche e morali, tra le quali in primo luogo l ' ardimento e lo spirito combattivo. Di. contro non si può non rilevare che l'attenzione rimane centrata sulla funzione esplorante, il che giustifica l'ampia dotazione di mezzi di segnalazione, e che la mancanza cli mezzi efficaci per spezzare i reticolati, data l'ancora limitata diffusione delle bornbarde, porta ad attribuire ai nuclei esploratori un ruolo preminente anche a questo riguardo. Il taglio e la distruzione dei reticolati figurano infatti esplicitamente tra i possibili compiti, subito dopo quelli dell'esplorazione vicina e della g uida dei reparti d'attacco, e l'addestramento comprende voci quali l'impiego di scudi e corazze e la distruzione dell' ostacolo passivo con i tubi esplosivi o con allri mezzi, quali le pinze taglialìli. Era poi scomparsa la sezione pistole mitragliatrici, inizialmente prevista, per il dichiarato intento di non appesantire troppo il nucleo ma con il risultato di privarlo di una componente essenziale per poter agire in modo autonomo e della quale la sezione mitragliatrici assegnata in caso di necessità non poteva compensare la mancanza8. 15 aprile 1916

COMANDO DEL V CORPO D'ARMATA CIRCOLARE NORl'vlE PER LA COSTITUZIONE DEI NUCLEI ESPLORATORI Al COi'vlANDJ: Divisioni 15': 34", 35" Settore Val Lagarina Sbarramento Agno-posina Esaminate le varie propostefcme circa la costituzione dei nuclei esploratori, determino che i comandi dipendenti nel costituire, presso i c0t7Ji, i nuclei stessi si attengano ai seguenti criteri:

1° ORGANIZZAZIONE I nuclei saranno cosi costituiti: Per ogni reggirnento di fanteria o bersaglieri: 1 capitano com.andante - 2 ufficiali subalterni in sottorciine - IO sottiifficiali o w-aduati - 90 soldati - 1 aiutante di sanità - 4 portaferili - 8 conducenti con un caporale. Salmerie: 8 muli (4 porta viveri e casse di coltura - 2 porta cartucce, granate a mano, esplosivi vari - I porta bagaglio - l di riserva). Per ogni battaglione alpini (o bgl. Bersaglieri autonomo): ] id/iciale subalterno comandante - 40 uomini (tra cui 2 sottufficiali e 4 graduati) - 2 portC!feriti - 4 conducenti. Salmerie: 4 niu/i (2 porta viveri e casse di cottura, 2 porla esplosivi, bagaglio, ecc.). Il personale deve essere scelto per arditezza, slancio, spirito di lotta e per qualitàfìsiche. Nei reggimenti di.fanteria il nucleo sarà diviso in due plotoni. Nei battaglioni bersaglieri ed alpini il nucleo verrà diviso in squadre.

2° EOUIPAGC/AlvlENTO ED ARMAMENTO Gli esploratori devono essere niuniti di: indumenti di lana e passamontagna - nwntellina con cappuccio - elmetto tipo fì"ancese - scarpe soli-

8 Comando V Corpo cl· Armata. Norme per la cos1i111zione dei n11clei esp/ora1ori. I 5 aprile 1916, AU5S.1v1E. Rep. B-4, Racc. 9089, I5' Divisione Fanteria.

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de e ben.ferrate - scarpe di.feltro per attutire i rumori - sacco alla tirolese - tascapane (per granate a mano) - coperta leggera - attrezzi leggeri da zappatore - guanti e pinze speciali per i reticolati - una robusta piccozza a scure ù1fìlata nel cinturino. Per l'armamento questo Comando cercherà di dare agli esploratori il moschetto anziché i/fucile, da potersi portare a tracolla. Dotazione viveri e cartucce: 4 razioni viveri di riserva - almeno 200 cartucce per soldato (da trasportarsi in parte colla salm.eria) - 4 granate a mano dei tipi S.l.PE. o B.P.D. (con riserva sulla salmeria). Dotazione del nucleo (da portarsi in parte colla salmeria): qualche binocolo - carte topogrl{fiche - bussole - taccuini per avvisi - 2 corde manila per plotone lanterne: 2 comuni per plotone e 1 lampadina elettrica per squadra. Scudi e corazze. 4 bandiere per segnalazioni e 2 pistole Very con relative cartucce per ogni plotone.

3° SEZIONE MJTRAGLIATRTCI Per non appesantire il nucleo, converrà assegnargli una sezione tratta dai reparti cui appartengono, solo quando ciò sia ritenuto utile.

4° JSTRUZTONE L'istruzione dei nuclei alla quale devono continuamente e con somma cura attendere gli i~ffìciali preposti, sarà svolta soprattutto praticamente intorno ai seguenti punti: Esplorazione accurata, dovendo poi gli esploratori servire di guida ai reparti nell'attacco. Orientamento e lettura delle carte. Segnalazioni - Gli esploratori debbono essere esercitali a semplici segnalazioni con bandiere e pistole Ve1y, e possibilmente alla lettura della telegrqfia ottica. Lancio di granate a mano. Impiego di scudi e corazze. Posa dei tubi esplosivi e distruzione in genere dei reticolati. Ricerca di mine e fogate per evitarne lo scoppio. · lnterruzioni tele.foniche e loro allacciamento con nostri apparati spia. 5° TMPIEGO Converrà che i nuclei operino generalmente riuniti tutt'al più divisi per plotoni: di regola non si do vranno mai scindere i plotoni stessi. I nuclei esplorato risaranno impiegati principalmente per i compiti seguenti, che a volta a volta debbono essere loro nettamente stabiliti e precisati: Esplorazione vicina Guida ai reparti di attacco Taglio e distruzione dei reticolati Colpi di mano su posti di vedella e di osservazione isolati Determinazione dei posti di osservazione nemici per metterli fuori causa al più presto nell'attacco interruzione delle cornunicazioni tele.fòniche. Disturbare i lavori del nemico, specie di notte. 6° PRElvll Gli uomini dei nuclei potranno essere dispensati dai turni di guardia in trincea, dai servizi di corvée ecc. - 18 -


Quelli che si saranno maggiormente distinti nelle azioni verranno premiati con: 1° - Encomi 2° - Premi in denaro- da srahilirsi volta a volta dal Comando dì reggimento su proposta del!' Ufficiale comandante il nucleo. 3° Licenze - che saranno proposte dal Comando di rer;gimen.lo colla relativa motivazione.

I Comandi cui è diretta la presente faranno pervenire sollecitamente a questo la richiesta dei materiali vari di cui essi hanno bisogno perché i nuclei siano dotati ed equipaggiati come prescrivono lepresenti norme. Il TENENTE GENERALE Comandante del Corpo d'Armata Zoppi

La formazione dei nuclei esploratori di reggimento e di battaglione fu rallentata dalla necessità di raccogliere i molti materiali speciali ed era ancora in corso quando sul fronte del V Corpo d'Armata si abbatté il colpo di maglio dell'offensiva di primavera, meglio conosciuta come Strafexpedition. Superata questa difficile prova il processo ripartì , anche se ì nuclei così costituiti avrebbero perso alcune delle caratteristiche individuate nella circolare, in particolare la special.izzazione nel taglio dei reticolati, a tutto vantaggio cli altre funzioni quali il servizio di pattuglia e l'esecuzione di colpi di mano. Come tali avrebbero operato a lungo, sfruttando le possibilità offerte dal fronte del Trentino, prima di essere sostituiti dai plotoni arditi reggimentali, con i quali avrebbero condiviso il fatto di essere parte integrante cli un reggimento fanteria o bersaglieri, o di un battaglione alpini, e non alle dirette dipendenze dei comandi di grande unità. Esperienze analoghe furono vissute anche sul fronte dell'Isonzo, dove più accanito era lo scontro con le armate imperial-regie. Ai fini dì una ricerca delle origini dei reparti d'assalto, dopo aver esaminato il caso del V Corpo d ' Armata è dunque opportuno spostarsi in questo settore e soffermarsi su quanto avvenne presso il VI Corpo d'Armata, dove in quegli stessi mesi ciel 1916 si registrarono alcune iniziative particolarmente interessanti alle quali non fu certo estranea la contemporanea presenza cli alcuni ufii.ciali dalla forte personalità. All' inizio del maggio 1916 il VI Corpo d ' Armata era schierato di fronte alla testa di ponte di Gorizia con l' I I a Divisione a sinistra, nel settore Peuma - Poclgora, e la 12" a destra, in quello Calvario - Lu cinico. La grande unità, che inquadrava anche tre battaglioni bersaglieri ciclisti, li, VI e IX, ed il 3° Reggimento Artiglieria da Campagna, era agli ordini del tenente generale Luigi Capello, alla cui influenza si deve la costituzione presso i reggimenti cli unità scelte, naturale evoluzione dei nuclei esploratori. Nelle sue Note di Guerra, scritte subito dopo la fine del conflitto e pubblicate dall'editore Treves, Capello avrebbe dedicato qualche pagina a quei primi mesi del 1916 denunciando come la guena di trincea avesse indebolito l'attitudine alla manovra a tutti i livelli ed inciso negativamente anche su.ll ' aggressivìtà delle truppe. Ciò risultava tanto più evidente in una situazione nella quale, cessate le operazioni cli grande portata, l'esercito aveva avuto l'ordine cli mantenere le posizioni raggiunte. Dal momento che la linea aveva in molti punti un andamento infelice, l' avversario era stato pronto a sfruttare il vantaggio datogli dal terreno ed aveva preso l'iniziativa, attaccando i tratti più deboli ed esposti allo scopo di mantenere vivo lo spirito combattivo delle sue truppe e di causare nel contempo il maggior danno possibile sia sul piano materiale che sul piano morale. Erano nate così quelle che l'allora comandante del VI Corpo cl' Armata avrebbe definito "azioni di prelevamento", in quanto il loro risultato più evidente era la cattura cli prigionieri, per darne quindi in poche righe una descrizione tanto sintetica quanto efficace9 :

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L. Capello, Note di Guerra, Voi. 1, Fratelli T reves Editori, Milano, I 920, pp. 226 - 227.

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"È noto come queste operazioni fossero condotte. Una breve ed illlensissima preparazione d "artiglieria svolta su /a,~~a f rome o su più punti per tenerci incerti; seguiva un violento attacco sul pumo prescelto iniziato, generalmente con caralfere avvolgente, da patluglie d 'assalto sostenute da qualche compagnia. La nostra trincea era quasi sempre conquistata, il presidio o ucciso o fatto prigioniero (in gergo ''prelevato"); poi alcuni drappelli del genio facevano saltare la trincea e dopo pochi istanti tutti rientravano nelle loro linee col bottino, pronti a ricominciare alla prima favorevole occasione. Ed i 11ostri dopo alcune ore o all'indomani rioccupa vano più o meno tranquillamente la posizione, rifacevauo la trincea ed aspettavano il bis''. Per Capello le ragioni della riuscita di queste azioni era da ricercare non solo nel! ' accu rata pre parazione ma anche se non soprattutto nella capacità di quei rcpar1i di muoversi con agilità tra le trincee ed i reticolati, dando prova di una abilità manovriera che rnancava al Regio Eserci to, dove prevalevano lo schematismo dell 'allacco fronta le, non temperato da un giudizioso scaglionamento in profond ità delle forze, e l'ossess iva ricerca cie l collegamento sui fianchi. Date queste carenze di fondo, nonostanrc l' innegabi le valore dimostrato dalle unità di volta in volta impegnate, i tentativi di replica non andavano di solito a buon fi ne, e l'eventuale successo iniziale era annullato dal J'ulmineo contrattacco. Per po!Te rimedio ad un tale stato di cose era necessario mettere mano ad una decisa riorganizzazione dello strumento, innanzitutto clal punto di vista della dottrina d ' impiego, cosa che il Comando Supremo si accingeva a fare con le nuove direttive che sarebbero state emanate nell'estate, cd occorreva anche predispors i ad operare ai minori livelli con piccole unità in grado di compiere quel ti po di azioni che così bene riuscivano all'avversario. Con questo obiettivo Capello invitò i suoi comandanti di divisione ad organizzare al più presto nell 'ambito cli. ogni reggimento "squadre composte di uomini scelti ed arditi per operazioni offensive e per ricognizio11i arrischiate" 10. Non ne era f issalo né il numero né la composizione ed i comand i dipendenti erano lasciati liberi di trasformare in questo senso le squad re già costitu ite per compi ti legati innanzitutto alla distruzione delle d ifese accessorie ed all 'apertura dei varchi nei reticolati. Ciò che contava non era tanto individuare una so luzione " pulita" dal punto di vista ordinativo, quan to incoraggiare un comportarnenro il più possibi le aggressivo del.le truppe, attraverso l'organ izzazione di drappelli d i elementi scelti destinati a compiere puntate offensive e colpi cli m ano al fine d i catt urare uomini e materiali. Q uale potente fattore cli richiamo avrebbe dovuto servire la co nsapevolezza che tutte le manifestazioni di s lancio e di aggressività, individu ali e colletti ve, sarebbero state adeguatamente premiate con la concessione cli licenze e facil itazioni di ogni genere. Entrambe le divis ioni si adeguarono alla volontà ciel comandante di corpo d 'armala, ma è soprattutto presso la 12'1 che l' iniziativa, sovrapponendosi ad un' altra già in corso. s i sviluppò in una direzione che anelava addirittura oltre le intenzioni di Capello. Per comprendere come q uesto sia potuto accadere, cd al tempo stesso completare il quadro delle esigenze che suggerivano la creazione di unità speciali , è necessari o premettere che la di visione era contemporaneamente impegnata nella costitu:.done cli una ..compagnia scudati", autorizzata a titolo cl.i esperi mento dal C omando Supremo. Alrinizio ciel 1916 il problema posto dal reticolato non aveva ancora trovalo una soluzione efficace. L'artiglieria, penalizzata dalla carenza di munizioni e dalla limitata disponibilità di idonee bocche da fuoco, troppo spesso non riusciva ad aprire i varchi necessari alla fan teria e questa doveva provvedervi in prop rio, face ndo precedere l'uscita delle ondate d'assalto dall ' intervento di pattug lie armate di pinze tagliafili e di tubi esplosivi, da infilare sollo l'int,ico dei fili spinati. Si trattava di un compito rischioso che richiedeva un elevato tributo di sangue e spesso senza ne ppure il conforto di risultati soddisfacenti . Nel tentativo di facili tare l'avvicinamento attraverso la te1Ta di nessuno e contenere le perdite furono utilizzati diversi dispositivi di protezione, dalle corazze individuali agli scudi , con ris ultali purtroppo cli gran lunga inferiori alle attese. Il problema era tuttavia talmente sentito che, in mancanza di meglio, ven ne preso in seria considerazione un modello di scudo proposto g ià ne ll ' agosto del 191 5 dal capitano Pompeo Masera. all'epoca in servizio presso il Comando Genio della 4a Armata.

'°

Comando 11• Divisione di Fanteria, Squadre i1er opera:ioni offe11sÌl'e e per rirng11i::Jo11i ardile. n° 6367 R delr8 maggio 19 16. AUSSME. Rep. E-5, Racc:. 17, V I Corpo d. Arm,1la. Patlllglic cl elle per operaz ioni ard ite.

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Lo scudo Masera era uno schermo metallico studiato per dare protezione ad un gruppo di tre ti ratori che poteva essere scomposto in tre parli per creare altretlanti ripari individuali e per il trasporto a dorso di mulo. Se realizzato in buon acciaio era in grado di fermare una pallottola di fucil e sparata ad una distanza di trenta metri , senza per questo dover superare lo spessore di 4 mm, ma nessun stabilimento siderurg ico italiano aveva la capacità di produrre lamiere d'acciaio con queste caratteristiche cd era necessario ricorrere all a ditta francese Creusot, i cui impianti dcli' Alta Savoia erano già impegnati nelle commesse per l'esercito d'oltralpe. Si trattava qu indi di una soluzione costosa e dai lunghi tempi di realizzazione, inconven ienti che spiegano la cautela del Comando Supremo nel prendere in considerazione la proposta pervenutagli dalla 4" Armata. L'esito positivo cli un esperimento compiuto sul San Michele sul fin ire ciel 1915 servì però a superare ogni dubbio ed il 17 gennaio 191 6 venne ordinata la costru7.ione cli 2.250 scudi tripli Masera . Si trallava soltanto di un pri mo passo, dal momento che il problema tecnico non era l'unico da superare. L'esperienza fatla con materiali similari e le loro stesse caralleristiche cli peso e cli .ingombro suggerivano infatti d i dare al personale destinalo ad utilizzarli un addestramento specifico. Da ciò l'idea, nata in seno al Riparto Operazioni del Comando Supremo, di creare delle speci ali com pagnie "scudate", alle quali affidare il compi to d i saggiare e rompere le difese accessorie de ll ' avversario per aprire la strada all'inuzione della fanter ia. Nel promemoria fi rmato il 20 maggio 19 16 dal Capo Ufficio Affari Vari, tenente colon nello Sc ipione Scipioni, si legge che la proposta iniziale prevedeva cli equipaggiare con i 2.250 scudi com missionati non meno di quaranta compagnie, dotate di 60 di tali dispositivi ognuna, 50 di pronto impiego e IO di ri serva, ponendole alle dirette dipendenze dei comandi di divisione, a similitudine delle compagnie zappatori del genio 11• Durante l' attività di coordinamento interno al Comando Supremo, Scipioni aveva raccolto il parere favorevole dell 'Uffi cio Tecnico. ma si era scontrato con l' opposizione dell ' Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, preoccupato dall'idea di dover dar vita in breve tempo ad un tal numero di unità speciali e favorevo le invece ad un approccio più graduale. Per cogl iere l'opportunità offerta dall'i mm inente disponibilità dei primi cento scudi, pronti alla consegna entro la fine del mese, egli dec ise quindi di accogliere questa indicazione ripiegando sulla costituzione immediata di due compagnie, quale pri mo passo di cui valutare g li effetti prima di decidere se dare o meno ulleriore corso all' iniziativa. In questi termin i la proposta venne accolta dal Capo Riparto Operazioni, l'allora maggior generale Armando Di az, il quale nel dare il suo assenso volle tuttavia sottolineare il carattere sperimentale del provvedimento, a significare che esistevano ancora forti dubbi sulla effettiva praticabilità di questa strada: " Concordo sulla proposta. Ritengo però eh.e le 2 cornpagnie debbano essere costituite a semplice titolo cli esperimento". Era evidente che per avere significalo le prove avrebbero dovuto essere eseguite sul fronte che rappresentava il principale terreno cli scontro con l'esercito della monarchi a danubiana e non sorprende quindi sapere che il compito fu affidato alla 3a Armata. L' ultimo giorno ciel mese di maggio I 9 I 6 un telegramma comunicava così al comando dell'armata del duca d ' Aosta la prossima assegnazione di cento scudi Masera, con l' invito a costituire due compagnie scuciate della fo rza di 400 uomini l'una 12 . Le due divisioni interessate avrebbero dovuto essere la 22", appartenente ali ' Xl Corpo cl ' Armata e schierata sulle pendici del S. Michele, che g ià contava tra le sue fi le dei nuclei scudati, ed un'altra che il comando d 'armata avrebbe dovuto indicare e per la quale la scelta cadde sulla 12". Queste indicazioni di massima vennero riprese ed integrate pochi giorni più tardi eia una direttiva ciel Comando Supremo che precisava una volta per tutte compiti , struttura ed equipaggiamento delle due unità 13. Dopo aver confermato che le compagnie sarebbero state costituite presso due divisioni di prima linea, la 22a e la 12", ed aver annunciato che l'addestrame nto cli entrambe sarebbe stato curato da un ufficiale appositamente designato, veniva ricordato

11 Comando Supremo. Riparto Operazioni, Ufficio Affari Vari. Cos1it11::,io11e di due compagnie di scudClfi, Promemoria del 20 maggio 19 I 6, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 178, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobi lit:1zionc, Repart.i Specinli. 12 Comando Supremo. Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. n° 20912 Mob. <lei 3 I maggio 19 I 6, AUSSME, Rep. F-4. Racc. 178. 13 Comando Supremo. Uflìcio Ordinamento e Mobilitazione. Compagnie provvisorie di srnda ri, n° 4576 del 7 giugno 19 16, AUSS1'v1E. Rep. F-4. Raec. 178. Comando Supremo. UHic:io Ordinamento e Mobilitazione. Reparti Speciali .

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che il loro compito era quello di aprire la strada alle fanterie utilizzando al meglio gli scucii per portarsi a ridosso dei reticolati, e che sulla base del loro rendimento si sarebbe deciso se mantenerle in vita od addirittura aumentarne il numero. L'organico veniva ridimensionato a 4 ufficiali e 200 uomini di truppa, armati con il moschetto modello 91 per cavalleria. Il processo di formazione fu piuttosto lungo e soltanto il 20 luglio le due compagnie, riunite a Campolonghetto, poterono i11iziare l' addestramento speciale sotto la guida del capitano Masera. Con l'evoluzione dei mezzi bellici, ed in particolare con l'entrata in scena delle bombarde in occasione dell'offensiva d ' agosto, l'interesse per gli scodati sarebbe però rapidamente calato. Furono costituiti altri reparti, anche a livello reggimentale, ma l'esperimento non avrebbe avuto gli sviluppi ipotizzati nel mese di maggio. Alcune compagnie erano ancora in vita l'anno seguente, rappresentando ormai soltanto un problema per i comandi che non trovavano più alcun utile impiego per un mezzo intrinsecamente pesante e poco maneggevole, cli nessuna o quasi utilità nelle mutate condizioni del campo di battaglia. Il tipo di addestramento non si prestava neppure ad una loro rapida trasformazione in reparti cli arditi, come quelli che stavano nascendo un po' dovunque nella tarda primavera del l 917, e del resto i tentativi fatti di impiegare gli scuclati in azioni di pattuglia avevano dato cattivi risultati. Nel complesso il bilancio non poteva dirsi positivo a riprova del fatto che gli scudi metallici, per quanto perfezionati, non erano e non potevano essere la soluzione al problema della distruzione ciel reticolato e dell' attraversamento della teffa di nessuno 14 . Non restava che prenderne atto, tanto più che con la diffusione dei nuovi mezzi cli offesa studiati per la guerra di trincea, ed in particolare dei diversi modelli di bombarda e lanciabombe, non sussistevano più le ragioni che a partire dal giugno 1916 avevano portato alla costituzione cli reparti scudati. Il 5 luglio 1917 il Comando Supremo ne ordinò quindi lo scioglimento, stabilendo che il provvedimento trovasse attuazione cinque giorni dopo. Ufficiali e truppa avrebbero dovuto essere impiegati quali complementi per la fanteria, mentre i materiali sarebbero stati versati alle rispettive intendenze cl' armata. Nel tornare a questo punto alla tarda primavera del 1916 ed agli avvenimenti in corso presso la 12" Divisione, si vede che questa grande unità era impegnata a dar vita simultaneamente ad una compagnia scudata secondo le direttive del Comando Supremo ed alle squadre speciali per operazioni offensive volute dal comando cli corpo d ' armata. L' esperienza fatta nelle trincee di quota 240 e del Calvario, contro i cui reticolati si erano più volte sanguinosamente infranti gli attacchi della fanteria, avevano suggerito di dare anche a questo secondo tipo cli reparti speciali un ruolo collegato al superamento di quelle apparentemente invincibili barriere. Nonostante il moltiplicarsi dei mezzi a disposizione, ormai ben superiori per numero e potenza a quanto era stato utilizzato nelle offensive d'autunno, non vi poteva essere l'assoluta certezza cli riuscire ad aprire i varchi necessari e di dare a questi l'ampiezza e la profondità indispensabili. Erano tutti elementi che occorreva accertare prima di lanciare l'assalto e questo avrebbe dovuto essere appunto il compito di pattuglie appositamente addestrate ed organizzate, compito tanto importante da giustificare l'appellativo di ''pattuglie elette" proposto dal comando di divisione 15• Si trattava di qualcosa di diverso dalle normali pattuglie eia ricognizione ed i loro componenti, volontari o meno che fossero, avrebbero dovuto essere selezionati in funzione delle prove di coraggio già fornite e delle qualità dimostrate. Ad ogni compagnia era richiesto di costituire una pattuglia formata da un graduato e quattro soldati, tutti con

14 Comando Xl Corpo d' Armala. Stato Maggiore, Repar/o scudati della 21" divisione, n" 4952 del 7 giugno 1917, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 178, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, Reparti Speciali. L' Xf Corpo d'Armala nel caldeggiare lo scioglimenlo dei reparti scuclati esistenti, ed in paiticolare di quello della 21' Divisione, ne tratteggiava in questi termini la vicenda: "f reparti sc11dati che sono s1ati alle dipendenze di questo corpo d'armata hanno reso in passato buoni servi-

gi: questi però sono da attribuirsi più all'opera personale di qualche valomso u.f]iciale che appartene,,a ai reparti suddetti che alle loro qualità tecniche. lmpieg(t(i come patlugliatori gli scudati hanno dato non buoni risultati''. La compagnia scudaLa di questa divisione, organizzata nel gennaio 1917 ed aggregata al 29° Reggimento Fanteria (Brigata Pisa), fu sciolta in agosto, quando la grande unità si trovava alle clipendenz.e della 6" Armata. 15 Comando l 2" Divisione di Fanteria, Pattuglie eleue, n° 5371 RS del 27 giugno 19 I6, AUSSME, Rep. E-5, Racc. 17, VI Corpo cl' Annata, Pattuglie elette per operazioni ardite.

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Un plotone della compagnia "Baseggio", con in bella evidenza le due mitragliatrici in dotazione

TI capitano Baseggio dà gli ordini per una scorreria in Valsugana

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Attacco nor.turno ai reticolati . Pattuglie della m.orte, onore a voi!


"cuore e fegato sani", attingendo se necessario anche al numero di quelli già segnalati per la compagnia scudata, e di farli affluire il 30 gi ugno a Villanova sullo ludrio. In quella località, dove ciascuno dei quattro reggimenti della divisione doveva a sua volta inviare un ufficiale subalterno con le stesse qualità, i prescelti sarebbero stati addestrati a tagliare i reticolati con le pinze, a farli saltare con i tubi esplosivi e ad utilizzare al meglio le bombe a mano e gli scudi di protezione. Il corso non aveva una durata prefissata ma doveva comu nque concludersi nel più breve tempo possibile, ed a questo scopo doveva avere un indirizzo esclusivamente pratico, evitando inutili perdite di tempo. Inoltre era previsto che l'attività svolta a Villanova avesse uno scopo selettivo, al fine di accertare I' effettiva idoneità dei convenuti a far parte delle pattuglie, con i rischi ma anche con i vantaggi associati, dal momento che, per incoraggiare le adesioni , era stabilito un soprassoldo giornaliero. Premi in denaro o sotto forma di giorni di licenza avrebbero poi ricompensato quanti si fossero distinti nel servizio di pattuglia ed avessero ottenuto risultati concreti contro i reticolati nemici. L'iniziativa della .1.2a Divisione, con la particolare interpretazione data alla sue precedenti direttive, non ebbe l'approvazione del tenente generale Capello che, dopo aver annotato sulla circolare istitutiva delle "pattuglie elette" un imperioso "no! parlarmene", precisò la sua posizione con una breve lettera datata 30 giugno 1916 16 . Alla base delle sue perplessità era la preoccupazione che l' intervento delle pattuglie, finalizzato a verificare lo stato dei reticolati dopo il ti ro cli distruzione dell'artiglieria ed eventualmente a perfezionarne i risultati, determinasse un tempo morto tra l'azione dell' artiglieria e quella della fanteria, mentre era invece suo espresso intendimento che l' una fosse l'immed iata prosecuzione dell ' altra. Da diversi mesi si stava lavorando per raggiungere l'obiettivo cli una piena fusione tra l'azione delle due anni , portando la fanteria ad uscire dalle trincee senza attendere la fine ciel bombardamento di preparazione e ad avanzare sotto l' arco delle traiettorie per piombare sull'avversario prima che avesse modo di sistemarsi a difesa. li far precedere lo scatto della fanteria dall'usci ta di pattuglie esploranti comprometteva questo disegno e creava le condizioni per un sanguinoso insuccesso. Da qui il richiamo a quella concezione dell'azione offensiva che aveva maturato nel tempo, con l' impetuosa avanzata cli tutta la fanteria sotto la protezione dell'artiglieria, senza attendere l'esito di una ricognizione che avrebbe soltanto concesso ali' avversario del tempo prezioso, e l'indicazione cli collocare invece gli uomini muniti cli pinze e tubi esplosivi nelle prime ondate perché se necessario potessero aprire la strada ai loro compagni: "Il tiro di artiglieria ed i mezzi vari di distruzione do vranno spazzare le difese accessorie nemiche e Le fanterie avanzare sotto l'arco delle traiettorie dei nostri pezzi e sollo la protezione del tiro d'ù'?fìlata dei piccoli cannoni, risolutamente, senza attendere il responso di pattuglie. ben decise ad abbattere esse stesse i reticolati se in qualche tratto questi non fossero ancora completamente distrutti. .. . Decisione risolutezza ed impeto coroneranno della vittoria il nostro attacco." Su queste basi la proposta non veniva bocc.iata ma piuttosto riorientata: le " pattuglie elette" non dovevano esplorare il terreno prima dell'uscita delle ondate d 'assalto e nel caso preparare loro la strada, ma muovere alla loro testa, rompendo le barriere che ancora ne ostacolavano l' avanzata e precedendole nella trincea avversaria. Questa trasformazione, almeno su lla carta, veniva attuata immediatamente, al punto che già l' 1I luglio Capello poteva informare il comando della 3" Armata della creazione nell'ambito delle sue unità di fanteria di "speciali pattuglie composte di m.ilitari arditi", destinate alle imprese più pericolose1ì. Nel contempo rilanciava la proposta già avanzata dalla 12• Divisione, di concedere a questi uomini un distintivo speciale da portare sulla manica della giubba, in analogia a quanto avveniva per altre specializzazioni. Al comandante del VI Corpo d'Armata non sfuggiva il significato simbolico che un tale esplicito riconoscimento avrebbe potuto avere, contribuendo ad alimentare lo spirito cli emulazione dei migliori elementi di ogni reparto. L'attenzione rimaneva però concentrata sul problema del reticolato e sul modo di

16 Comando VI Corpo d ' Armala, Pattuglie e/elle, n° 396 I R.S. ciel 30 giugno I 9 I 6, AUSSME, Rep. E-5. Racc. 17, VI Corpo cJ",\ rmata, Pattuglie elette per operazioni ard ite. 17 Conrnndo VI Corpo d'Annata, Distintivi per militari arditi, clell' I I luglio I 916, AUSSME, Rep. E-5, Racc. 17, VI Corpo cl ' Armata, Pattuglie elette per operazioni ardite.

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superarlo, al punto che per il distintivo veniva suggerito di utilizzare la sagoma di un pezzo di filo spinato, di un tubo esplosivo o di una pinza, in alternativa ad un' altra sol uzione, quella del teschio, che anticipava uno dei simboli cari ai riti dell'arditismo. Ad un'analisi anche superficiale non può sfuggire che tutte le iniziative del primo anno di guerra finalizzate alla costituzione di reparti speciali avevano come scopo il controllo della terra di nessuno, là dove le linee contrapposte si fronteggiavano a distanza, o la distruzione dei reticolati, in quei settori dove i due schieramenti erano a stretto contatto. Tanto nell'uno quanto nell'altro caso era stata presa in considerazione la possibilità di impiegare questi nuclei scelti per colpi di mano ma si trattava soltanto di una ipotesi alternativa di impiego. Tra i loro compiti non era poi previsto quello di agire come truppe di rottura, se non limitatamente ai primi elementi dell' organizzazione difensiva avversaria. Una tale caratterizzazione traspare anche dai distintivi adottati o proposti: la compagnia organizzata dal capitano Baseggio portava la stella a sei punte degli esploratori ed in questa luce si deve soprattutto guardare alla sua azione, e le "pattuglie elette" del VI Corpo cl' Annata avrebbero dovuto avere un emblema che non lasciava dubbi sul loro compito primario. L'addestramento non si differenziava da quello previsto nei regolamenti d' antegue1Ta, se non per quanto si riferiva all'impiego dei mezzi di distruzione, e nel caso della Compagnia Volontari Esploratori che operò in Valsugana non si ebbe neppure questa distinzione. Con la comparsa della bombarda e con il restringersi delle zone non direttamente controllate dall'uno o dall'altro dei contendenti , queste formazioni non avrebbero più avuto ragione cli esistere, essendo venute meno sia l' esigenza di un'attività esplorativa che la necessità cli intervenire per aprire i varchi nelle difese accessorie. Il compito dell'esplorazione vicina avrebbe potuto essere svolto da elementi scelti delle normali unità cli fanteria e, quanto al combattimento vero e proprio, dei reparti speciali fino ad allora sces i in campo solo la compagnia Baseggio era stata impegnata in azioni cli grande portata, ma con modalità che non si differenziavano da quelle comunemente adottate. Da questa rapida panoramica si può comprendere che nell ' estate ciel 1916, pur in presenza di chiari segnali di tendenza, i concetti che avrebbero portato alla formazione dei reparti cl' assalto dovevano ancora giungere alla piena maturazione. In quegli stessi mesi furono tuttavia fatti dei passi signi ficativi e non a caso ad opera cli uomini destinati a rivestire un ruolo di rilievo nelle successive vicende di questa specialità. L'ambiente dove si cominciò a pensare ad una radicale trasformazione dei metodi tattici in vigore, superando lo schema delle ondate d'attacco, di per sé poco flessibile, per dare all'azione un carattere più dinamico e manovriero attraverso l'intervento mirato di elementi scelti, fu ancora quello del VI Corpo d' Armata. Se le "pattuglie elette" e le "compagnie scuciate" potevano essere viste semplicemente come altrettanti tentativ.i di soluzione al problema del superamento delle difese accessorie, elementi ben più innovatori si ritrovano in uno studio elaborato tra giugno e luglio dal colonnello brigadiere Francesco Saverio Grazioli, dal 26 maggio al comando della Brigata Lambro. L'interesse per questi temi, ed ovviamente l'urgenza ciel momento, avevano già portato Grazioli a presentare in primavera, mentre era capo cli stato maggiore del Xlll Corpo d'Annata, uno studio per la costituzione cli una brigata speciale mista, formata eia un reggimento di ascari libici e da due reggimenti cli fanteria italiani , appoggiati da nuclei cli specialisti e soprattutto eia un complesso di armi d' accompagnamento comprendente due batterie da montagna o someggiate ed una batteria di lanciatorpedini Bettica su 18 armi 18 . Dopo un periodo di intenso e mirato addestramento della durata cli almeno un mese la brigata avrebbe potuto essere impiegata con compiti cli rottura su un qualsiasi tratto del fronte tenuto dalla 3" Armata operando secondo un ben preciso schema d'azione all'interno del quale ciascuna delle sue componenti aveva uno specifico ruolo. Superata di sorpresa la prima linea di difesa ed a viva forza la seconda, l'obiettivo da raggiungere erano le posizioni dell ' artiglieria e gli elementi vitali dell'organizzazione difensiva dell'avversario, mirando a scardinarla del tutto ed a riguadagnare così una volta per tutte l ' iniziativa. Secondo Grazioli infatti, i pur notevoli progressi fatti in relazione sia all ' artiglieria che alle armi da trincea, con riferimento sia ai materiali che ai concetti di impiego, a nulla sarebbero

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Grazioli F.S., Progetto di attacco a.fondo con una brigata informazione speciale, aprile 1916.

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serviti se non si fosse avuto a disposizione "un nucleo di fanteria capace e risoluta ad andare a fàndo per affermare con un progresso tangibile e notevole su un punto di speciale importanza la riuscita dell 'attacco ". Indicata in 600 metri circa l'ampiezza del fronte da investire, lo studio sottolineava l'importanza della sorpresa, con la raccomandaz.ione che la brigata venisse inserita in linea dando il cambio alle truppe a presidio del tratto di linea interessato uno o due giorni prima della data fissata e curando in particolare il posizionamento ed il mascheramento delle armi d'accompagnamento, in modo che al momento opportuno fossero in grado di aprire il fuoco inattese ed alle brevi distanze. L'attacco doveva essere sferrato nelle ore notturne, senza preparazione d'artiglieria, con l'intervento di nuclei di guastatori per aprire i varchi necessari nei reticolati al cui superamento dovevano però servire soprattutto delle speciali passerelle flessibili che lo stesso Grazioli stava facendo approntare. In questa fase era previsto l'intervento della maggior parte del contingente di ascari libici, nell'intento di sfruttarne lo slancio naturale e la scioltezza dei movimenti, sostenuto da due battaglioni almeno cli fanteria nazionale. A raccomandare poi il largo impiego della componente "coloniale" era poi anche una valutazione di tipo "psicologico" , nella evidente convinzione che l'inattesa comparsa degli ascari, e soprattutto la loro attitudine nel combattimento corpo a corpo, avrebbero scosso il morale dell ' avversario facendo vacillare la volontà di resistenza. Da ciò l' indicazione cli utilizzarli per formare i nuclei destinati ad irrompere per primi nelle trincee per eliminarne i difensori, scegliendo per questo compito "i più sanguinari eferoci". Armati "con soli coltelli o con baionetta o con zagaglia e tutto al più con pistola", superati i reticolati dovevano agire "alla spicciolata col compito essenziale di far piana pulita nella trincea conquistata, senza dar quartiere e senza far prigionieri, e ciò per tenvrizzare i difensori". Occupata così la prima linea, all'alba sarebbe stata attaccata la seconda, con un'azione di forza in cui avrebbero avuto un ruolo fondamentale le due batterie da montagna e la batteria di lanciatorpedini ai fini della distruzione del reticolato antistante e degli elementi principali della sistemazione difensiva. Per approfittare della inevitabile crisi dell'avversario ed avere una ragionevole certezza di trovarlo non ancora saldamente attestato a difesa, era necessario evitare qualsiasi soluzione di continuità tra la prima e la seconda fase dell'attacco, procedendo quindi senza indugio a rinforzare, e nel caso sostituire, i già provati reparti del primo scaglione con un'aliquota cli forze fresche pari ad almeno due battaglioni. Superato anche questo ostacolo, Grazioli ipotizzava che si sarebbe rotta ]a situazione di equilibrio della gueffa cli trincea, anche perché difficilmente vi sarebbe stata una terza linea di difesa già organizzata in tutti i suoi elementi e l'artiglieria sarebbe stata impreparata a fronteggiare i nuovi ed improvvisi sviluppi. L'ultima fase dell' azione avrebbe quindi visto il dilagare della brigata nelle retrovie, con il compito di piombare innanzitutto sulle batterie avversarie e di occupare posizioni tatticamente importanti per favorire l'avanzata di altre forze. Il ruolo delle truppe di colore sarebbe stato quello di accentuare il disorientamento e lo scompiglio, sottraendosi alla prevedibile reazione con la mobilità e l'irruenza e trovando sostegno nelle altre componenti della brigata. Il progetto, che aveva una indubbia originalità anche in relazione al tentativo di utilizzare le caratteristiche vere o presunte delle truppe coloniali ai fini di una sorta di guerra psicologica, non ebbe seguito per l'aperta opposizione del Ministero delle Colonie, restio a lasciare sguarnite le colonie, senza considerare i forti dubbi in merito alla loro effettiva adattabilità al fronte italiano ed al tipo di guerra che vi si combattevaJ9. Il suo accantonamento, che significò anche il definitivo tramonto di qualunque ipotesi cli impiego cli reparti eritrei o libici sul fronte italiano, non incise però più di tanto sulle convinzioni dì Grazioli, che anche una volta passato al comando della Lambro continuò a studiare nuove soluzioni per l'impiego della fanteria. La Brigata Lambro, costituita in aprile, aveva avuto il battesimo del fuoco sul! ' Altopiano cl' Asiago, nei primi giorni della Strcifexpedition, con perdite tali eia dover essere ritirata dalla linea e riportata in pianura per esservi ricostituita. Questo compito impegnò Grazioli nei mesi di giugno c luglio, ed è a questo

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Ministro delle Colonie, n" 3093 Urgentissima Riservatissima del 15 aprile 1916, AUSSME, Rep. E-2, Racc. 21, Comando Corpo di Stato )Vlaggiore 1915- 1917, SiLuazione in Eritrea e Libia.

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periodo di relativa tranquillità trascorso nelle retrovie che risale un documento intitolato Plotoni speciali, senza altra indicazione di data che non quella giugno - luglio 191620 . Il comandante della Lambro aveva avuto modo di .studiare le fo rme della guena moderna e cli capire i limiti dei mezzi a disposizione e delle procedure in vigore durante il suo precedente incarico di capo di stato maggiore del Xlll Corpo d'Armata, una grande unità che sul finire ciel luglio 1915 era entrata in linea sul Carso, tra i.l villaggio di San Martino cd il Sei Busi , alle dipendenze della 3a Armata. Si era così reso conto di come l'azione offensiva della fanteria, imperniata sul succedersi di fitte ondate d'attacco destinate a rinnovare una pressione lineare su l tratto di fronte interessato, avesse ben poche possibi lità di riuscita, se non a presso cli gravi perdite, contro una difesa basata sul binomio reticolato - mitragliatrice. Anche se l'artiglieria fosse stata in grado cli rimuovere le barriere di filo spinato, cosa che nel 1915 non era ancora possibile, il metodo delle ondate rincalzantesi l' un l'altra non avrebbe potuto comunque assicurare lo sfondamento di organizzazioni difensive sempre più articolate, nelle quali accanto alle armi automatiche avevano un ruolo determinante le bocche da fuoco di piccolo calibro ed il sapiente gioco dei contrattacchi. In sostanza esisteva uno squilibrio di fondo tra difesa ed offesa che per essere sanato imponeva la ricerca di soluzioni diverse, in grado cli ridare spazio alla manovra e di superare il concetto d i azione della fanteria come semplice urto dì massa, contro un avversario "ammorbidito" dall' artiglieria. li I O agosto la Lambro fu assegnata al VI Corpo cl' Armata, per entrare in linea con la 24a Divisione tra San Floriano ed Oslavia21 , e Grazioli ritrovò così Capello, che aveva conosciuto quando comandava la 25a Divisione ciel XIII Corpo d' Annata e di cui quindi conosceva bene non soltanto il carattere energico e risoluto, ma anche il non comune interesse per tutto quanto atteneva alla tattica ed ai problemi collegati. È quindi ragionevole che gliene abbia parlato alla prima occasione utile, ma dal momento che si era ormai al culmine dei preparativi per la Sesta Battaglia dell'Isonzo, in cui il corpo d'armata di Capello avrebbe avuto un ruolo fondamentale, è da ritenere che questa opportunità non sì sia presentata se non dopo il termine delle operazioni e quindi nella seconda metà del mese. Nel frattempo Grazioli aveva posto in atto il progetto di cui nel documento riassumeva Je motivazioni cli fondo e gli elementi costitutivi. Il punto di pa1tenza era dato dalla constatazione che la guerra aveva messo in luce la necessità di procedere ad una specializzazione della fanteria, sempre meno assimilabile ad una massa omogenea armata ed addestrata in modo uniforme, e dalla convinzione che in quest'ambito dovevano trovare spazio nuclei posti alle dirette dipendenze dei comandanti per preparare, appoggiare e sviluppare l'azione principale. Un tentativo in tal senso era stato fatto con la creazione degli esploratori cli fanteria, già previsti nelle regolamentazione d'anteguerra e chiamati ad essere gli occhi delle loro unità ed i tentacoli utilizzati per saggiare l'organizzazione difensiva dell ' avversario, ma questo tipo di impostazione non era più sufficiente. Pur senza richiamarle esplicitamente, Grazioli giudicava evidentemente inadeguate anche le altre iniziative di varia natura che sì erano susseguite in quei primi mesi di guerra, tutte in qualche modo legate alla figura dell'esploratore e condizionate dal problema del reticolato, ed insisteva invece sull' importanza di altri compiti sussidiari, da interpretare sia in chiave offensiva che in chiave difensiva. Da qui l'idea di poter clispo1Te di "speciali drappelli arditi, alla diretta dipendenza del Comandante la Unità e destinati essenzialmente ad attacchi o contrattacchi parziali di sorpresa preparatori dell'attacco o contrattacco principale; e, in determinale circostcmzefavorevoli, ad infiltrarsi attraverso le prime linee nemiche per esercitare un 'azione di so17Jresa sul.fianco o sul tergo dell'avversario frontalmente impegnato dal co1po principale". Si trattava quindi cli nuclei scelti ai quali affidare la cattura di specifici elementi cieli' organizzazione difensiva avversaria e con i quali reagire dinamicamente ad eventuali iniziative, puntando in entrambi i casi a sfruttare la velocità e la sorpresa, insieme con la capacità cli sviluppare in proprio un'intensa azione di fuoco.

Comando Briguta /,am/Jro. P/01oni speciali, giugno-luglio 1916, AUSSME, Rep. E-5, Racc. 17, VI Corpo d'Armata. Patruglie elette per operazioni ardile. 21 In previsione della Sesta Battagliu dcli' Isonzo il VI Corpo d' Armata era stato portato a sei divisioni, con un totale di non meno cli 74 battaglioni. In prima schiera, du sinistra a destra, erano schierate nell' ordine la 45", la 24", I' I I" e la I 2'. alle loro spalle erano la 43" e la 47". Sviluppatasi tra il 6 cd il 16 agosto. la Sesta Battaglia dell'Isonzo fu una chiura vittoria delle armi italiane, con l'eliminazione della tesla di ponte di Gorizia e la conquista della ci.ttà, mentre sull'altopiano carsico l'avanzata portò la 3• Armata oltre il Vallone di Doberdò. 20

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Di particolare interesse è il modo .in cui Grazioli si soffermava sul concetto cli infiltrazione, ipotizzando che, ogni qualvolta le vicende della battaglia avessero portato ad una rottura della continuità del fronte, questi drappelli avrebbero potuto e dovuto approfittarne per lanciarsi in profondità. La stessa organizzazione delle difese, ancora dì tipo lineare e non a zona, e con il grosso delle forze d i solito schierato sulla prima linea, ne avrebbe favorito l'azione ed offerto la possibilità dì ottenere risultati altrimenti impossibili. Alle spalle delle trincee avanzate gli attaccanti si sarebbero infatti imbattuti in caverne ricovero nelle quali gli occupanti , colti di sorpresa dalla rapidità dell'avanzata, avrebbero potuto essere facilmente imbottigliati, in batterie cli lanciabombe e cli cannoni prive di difesa vicina, in depositi di munizioni e di materiali, con la possìbilifa quindi di neutralizzare i reparti di rincalzo prima che fossero in grado di intervenire, togliere ai difensori il loro supporto di fuoco ed eliminare anche le loro fonti cli rifornimento. Inoltre questi stessi drappelli, sbucando improvvisamente alle spalle o sul fianco degli elementi ancora attivi delle difese cli prima linea, avrebbero contribuito a determinarne il crollo ed allargato la breccia a vantaggio dello sforzo principale. La capacità di sfruttare la copertura eventualmente offerta dal terreno e la disponibilità cli anni automatiche erano due fattori determinanti per il successo, come avevano recentemente dimostrato gli austroungarici durante la loro riuscita irruzione sul)' Altopiano d'Asiago, muovendo a cavallo della Val d ' Assa. Proprio a quell'esperienza, cli cui il comandante della Lambro aveva certamente sentito parlare dagli uflìciali superstiti della brigata, veniva espressamente ricondotto il concetto di "ù1fì.ltramento offensivo" che doveva ispirare l' impiego dei drappelli arditi. Questa circostanza conferma sia l'attenzione con cui Grazioli guardava a tutte le innovazioni in campo, sia il carattere davvero innovativo delle idee contenute nel documento in esame. Dopo tali premesse, il piccolo fascicolo, non più cli dieci pagine, compilato per servire da guida a tutti gli ufficiali della brigata, proseguiva affrontando i temi della costituzione, dell' addestramento e dell'impiego dei plotoni speciali. In merito al primo aspetto veniva detto che il nucleo fondante doveva essere costituito dai migliori esploratori , prelevandone in media otto per compagnia. Si trattava infatti di elementi che davano buone garanzie relativamente alle loro doti fisiche e di carattere, ed inoltre già preparati a svolgere quei compiti di. esplorazione vicina che rimanevano comunque tra quelli previsti per i drappelli ardi ti . Con l'anlusso cli al tri elementi scelti sarebbe stato così possibile formare in ogni reggimento tre plotoni di una trentina di uomini ciascuno, articolati in tre pattuglie e rinforzati ognuno da una sezione pistole-mitragliatrici. ln virtù ciel peso contenuto e della sua maneggevolezza, quest'arma cli recente distribuzione era infatti. ritenuta particolarmente indicata per fornire un supporto di fuoco da impiegare al momento più opportuno, contando non tanto sull ' effetto materiale quanto su quello morale. nelle occasioni in cui sarebbe entrata in azione alle minime distanze, di sorpresa e da una direzione inattesa. Tali provvedimenti non avrebbero però portato ad alcun risultato se il personale non avesse risposto aJJe attese e soprattutto se gli ufficiali preposti non fossero riusciti a fare del loro plotone "uno strumento agilissimo, pronto. obbediente ma in special ,nodo ù1fiamnwto cli grande spirito l~ffensivo". Era un obiettivo non facile da raggiungere in poco tempo e per tale ragione Grazioli aveva voluto ri unire i plotoni speciali in una compagnia affidata ad un ufficiale di sua fiducia e dipendente direttamente dal comando di brigata sia per gli aspetti disciplinari che per quelli amministrativi. Sì trattava di una soluzione che anticipava l'idea dei campi d'istruzione per reparti d ' assalto, quali sarebbero stati organizzati un anno dopo presso le due annate cieli' Isonzo, ed elementi caratteristici dì quelle soluzioni si ritrovano anche nei programmi istruz.ionaU dei plotoni speciali, dove figura un esplicito richiamo all'importanza di un ' adeguata preparazione fisica. A tutti infatti erano richieste in ugual misura forza , robustezza ed agilità, nonché la capacità di coprire rapidamente lunghi percorsi e di superare ostacoli cli ogni genere. Ali' attività svolta durante l'orario delle esercitazioni si aggiungeva quella da svolgere sui campi da gioco nelle ore 1ibere, sempre sotto la gu ida degli ufficiali, con il potente stimolo a ben fare rappresentato eia frequenti gare cli marcia. cli corsa, cli salto, cli arrampicata, cli lancio di bombe a mano. Al cli fuori cli queste indicazioni relative alla preparazione fisica dei plotoni, il rema clell ' acldestramento veniva sviluppato per sommi capi, avendo come riferimento i compiti che i plotoni speciali avreb-

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bero potuto essere chiamati a svolgere ed additando come guida il Regolamento degli esercizi della fanteria, con specifico riferimento alle paiti dedicate all' attività delle pattuglie e degli esploratori. Si tratta quindi della parte meno innovativa ed interessante del documento, il che però si spiega se si considera che Grazioli era ben consapevole cli non avere molto tempo a disposizione prima che la sua brigata fosse riportata in linea e cli doversi quindi accontentare di una sommaria ed accelerata preparazione. 11 concetto dell'infiltrazione non veniva dimenticato, come non era accantonata l'idea che il suo scopo ultimo fosse quello di assalire di sorpresa elementi retrostanti dell'organizzazione difensiva dell'avversario, ma gli veniva dedicato molto meno spazio che in premessa, a tutto vantaggio dell'attività esplorativa, cons.iderata in tutti i suoi aspetti:

"E pertanto detti plotoni dovranno essere addestrati a compiere, a seconda dei casi. le seguenti missioni: a) esplorare sui fianchi e sul tergo di colonne o di linee nemiche; b) raccogliere sui particolari topografici del terreno quei dati che possono occorrere a questo Comando per ben regolare l'azione della Brigata; c) opporsi all'attività esplorativa di pattuglie o di drappelli analoghi nemici; d) segnalare la presenza di forze nemiche e fornire a questo Comando in tempo utile la maggior possibile copia di notizie sulla situazione e l'entità di esse e sul loro contegno; e) cooperare occorrendo a proteggere lo schieramento della nostra forza; .fJ una volta preso il contatto col nemico, conservarlo, continuando a.fornire utili informazioni; g) se necessario assicurare la occupazione preliminare di determinati punti, in attesa dell'arrivo di maggiori forze; h) durante il combattimento vicino della fanteria assumere il contegno audacemente offensivo, infi.ltrandosi dovunque sia possibile per piombare eventualmente e di sorpresa su organi fiancheggianti nem.icì o su elementi retrostanti meno vigili o meno preparati a difesa; i) non potendo far altro, provvedere alla sicurezza dei fianchi delle nostre truppe, opponendosi alla infiltrazione di pattuglioni o di piccoli reparti nemici." La contraddizione con quanto indicato in premessa è solo apparente, perché fin dall'inizio Grazioli aveva espresso la convinzione che l'impiego dei plotoni speciali dovesse essere in qualche modo assimilato a quello della cavalleria nell'esplorazione vicina, di cui dunque ereditavano le funzioni aggiungendovi quella dell'infiltrazione. L'elenco non esauriva del resto il quadro dei compiti da affidare a queste piccole unità. In presenza di sistemi di fortificazioni campali quali quelli che si fronteggiavano sull'Isonzo molte delle missioni indicate perdevano infatti di significato, o lo mantenevano solo in relazione ad una ipotetica rottura del fronte che trasformasse la natura stessa del conflitto. Proprio la consapevolezza di una tale s.ituazione aveva indotto il comandante della Lambro ad ampliare il campo d'azione dei plotoni speciali per includervi una casistica più attinente allo scenario della guerra di trincea. Il loro ruolo avrebbe dovuto essere quello di costituire pattuglie da combattimento, da lanciare nella terra di nessuno verso le posizioni avversarie, di solito a stretto contatto con le proprie, per integrare e potenziare l'azione degli esploratori di battaglione. In questo ambito i compiti da svolgere diventavano individuare e riconoscere le direttrici d'avanzata che potevano offrire una copertura alle truppe attaccanti, identificare gli elementi della sistemazione difensiva avversaria ed accertarne lo stato di efficienza, soprattutto in relazione agli organi di fiancheggiamento, accertare con una costante opera di osservazione la posizione ed il livello cli vigilanza delle vedette. Esaurita così la fase della preparazione, al momento dell'azione, quando si fosse arrivati all'uscita delle fanterie, i plotoni speciali dovevano costituire i "tentacoli del corpo di assalto", muovendo all' avanguardia per segnalare alle ondate che li seguivano quale fosse l'effettiva situazione delle difese, con particolare attenzione per quegli elementi soliti svelarsi all'ultimo istante per prendere cli sorpresa gli attaccanti ed investirli con fuoco d'infilata. Fino a questo punto si era ancora nel campo dell'esplorazione, sia pure adattata alle particolari condizioni imposte dalla realtà della guerra, ma, come in precedenza tra le funzioni dell'esplorazione vicina era stata inserita l'infiltrazione, così anche in questo caso il ventaglio delle opzioni si allargava ad include-

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re un compito di rottura, quale testa d'ariete delle colonne d'attacco. Armati di sole bombe a mano e di armi bianche, questi drappelli dovevano muovere per primi, "per piombare risolutamente, attraverso i varchi, nelle trincee nemiche per far strada così al corpo d'assalto ".

COMPOSIZIONE DI UN PLOTONE SPECIALE Ufficiali subalterni Com.te Plotone Nucleo Esploratori Capo nucleo Capi pattuglie Esplorato1i Sezione Pistole-mitragliatrici Com.te Sezione Capi squadra Porta arma Po1ta scudi Portatori caricatori Com.te rep. munizioni Portatori munizioni

Sottufficiali

Caporali o cap. magg.

Soldati

Muli

Carrette

Note

J (l) J

3 (2)

27

1

2 2 2 8 (3)

1

12

(4)

2 2

Muli da salma Muli da tiro Carrette

I

Totale plotone

2

1

6

36

2

-

Totale compagnia (6 plotoni)

12

6

36

246

16

2

(5) (6)

(1) (2) (3)

Il nucleo esploratori è diviso in 3 patluglie. 9 esploratori sono specializzati come lanciatori di bombe. Il reparto munizioni della sezione pistole-mitragliatrici non era di solito impiegato in azione ma adibito ai rifornimenti ed utilizzato per ripianare le perdite. (4) Impiegati anche per il trasporto degli scudi delle pistole-mitragliatrici durante i trasferimenti. (5) 2 muli ogni 3 plotoni. (6) 1 carretta ogni 3 plotoni. L'armamento individuale degli esploratori era costituito dal moschetto mod. 91 con 200 ca1tucce, i 9 lanciatori di bombe a mano avevano cinque di tali ordigni a testa, del tipo lenticolare, SIPE o BPD.

Il progetto di Graziali tendeva ancora a caratterizzare i plotoni speciali come nuclei di esploratori appositamente selezionati e preparati , secondo una linea di tendenza già emersa altrove, ma ne proiettava le funzioni oltre i limiti dell'azione esplorante e, senza lasciarsi condizionare dal problema dell'apertura dei varchi nelle baniere cli filo spinato, ne disegnava un ruolo all'interno dell'organizzazione difensiva dell'avversario, prima come elementi di rottura, poi come protagonisti cli un'infiltrazione in profondità destinata a scardinarne gli elementi fondanti. Esploratori, reparti scudati, pattuglie elette erano tutti destinati a veder esaurito il loro compito una volta raggiunto lo spalto della trincea avversaria, non così le formazioni speciali della Brigata Lambro, alle quali veniva chiesto di essere pronte a spingersi in profondità per sfruttare ogni possibile opportunità di successo. È questa l'autentica innovazione concettuale che si può rintracciare nei plotoni speciali e che, insieme con la cura posta nell ' istruzione ginnico-sportiva e con la pre-

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senza di un'arma di supporto, permette di vedere in loro gli autentici precursori dei reparti d'assalto del Regio Esercito. Lo studio di Grazioli trovò certamente in Capello un lettore attento e del resto non è difficile indivi duare un 'eco delle sue tesi in una breve d irettiva che il comandante del VI Corpo d'Armata inviò sul finire del mese di lugl io ai suoi comandan ti di divisione 22 . Dopo aver ricordato come eia parte avversari a fosse sempre più frequente l'impiego di "piccoli manipoli cli gente svelta e risoluta provveduti di mitragliatrici, i quali lanciane/osi arditamente innanzi si sono infiltrati nelle nostre formazioni per sorprenderle e molestarle ", Capello :si diceva certo che il ricorso a queste tattiche avrebbe potuto dare ottimi risultati anche nell'esercito italiano, "considerata la incontestabile superiorilà fisica e morale del nos, ro soldato ". Il tempo a disposizione prima dell ' ormai imminente offensiva non permellcva di procedere alla costituzione di reparti di questo tipo in maniera organica, dando lo ro un' impostazione comune presso tutte le divisioni del corpo d ' armata. Era però possibile utilizzare secondo questi stessi criteri quelle piccole unità "speciali", create presso i reggimenti riunendo gli esploratori ed i milit,u-i con qualifiche particolari per svolgere compiti specifici quali resplorazione e l'apertura di varch i. Occorreva quindi fin alizzarne l' addestramento per svilupparne l'attitudine all'infiltrazione, con l'obiellivo di portarle ad operare all' interno dell'organizzazione difensiva avversaria e ad impiegare con efficacia nel combattimento ravvicinato le pistole-mitragliatrici, certo più maneggevoli delle mitragliatrici pesanti ed in grado di sviluppare comunque un notevole volume cli fuoco: "A tali plotoni di uomini rolnwi e audaci, verranno assegnate una o due mitra[?liatrici-pistola "FJAT"' con o senza scudo, il che permetterà loro, un.a volta penetrati nelle posizioni nemiche, di prendere posbone sul rovescio di esse e di sviluppare intensa ed efficacissima azione di fuoco contro le retrostanti unirà nemiche, rincalzi accorrenti, elementi jìanche[?gianti, ricoveri, gallerie, caverne. batterie, mitragliatrici, bombarde, e1c. ere." Oltre all'armamento ed all'addestramento era poi necessario curarne in maniera particolare l' inquadramento, dal momento che molto sarebbe dipeso daJla capacità degli ufficiali . Queste lince di indirizzo, che antici pavano futuri sv iluppi in relazione sia alle modalità di impiego sia al ru olo assegnato alle armi automatiche cli prevista dotazione. furo no riprese dai comandi di divisione, in ottemperanza ciel resto ad una precisa indicazione cli Capello, anche se è improbabile che le direttive di dettaglio subito emanate abbiano avuto effettiva alluazione nei pochi giorni che mancavano all'in iz io della Sesta Battagl ia dell'Isonzo. Ne rimane tuttavia traccia i n documenti come quello e laborato dalla 11a Divisione che, in data 27 luglio, ordinava alle sue due brigate, Cuneo e Treviso, di provvedere senza indugio a riconfigurare in tal senso le squadre cli guastatori, o "squadre per operazioni oj~ Jensil·e", già costituite presso i reggimenti con il compito di precedere le ondate d'attacco per completare J'apertura dei varchi nelle barriere cli filo spinato ed aprire le pri me brecce nelle clifese 23 . In particolare era ora necessario coordinarne l'impiego con quello degli esploratori e delle sezioni pistole-mitragliatrici, fonde ndo questi tre c lementi in un tutto armonico, "pe1fetta111ente c10ìatato ed addestrato". Con questo intento presso ogni battaglione, e sotto la diretta s upervisione del comandante, si sarebbero dovute svolgere delle esercitazioni dedicate, secondo un tema adclestrativo comprendente il passaggio dei reticolati e la creazione al di là di questi ed oltre la prima linea di una sorta di testa di ponte da cui agire con il fuoco contro gl i altri e lementi dell ' organi zzazione difensiva. Gli uomini di queste squadre dovevano avere l'equipaggiamento ordinario della fanteria, senza zaino, ed il loro armamento doveva essere integrato da tre bombe a m ano. Il comando di divisione attendeva i rapporti sulle prime esperienze per il 5 agosto. una data che cadendo nell'i mmediata vigilia del g iorno fissato per l'avvio delle operaz.ioni contro la testa di ponte di Gorizia ed i suoi appoggi d 'ala lascia intende re come q ueste disposizioni ben diffici lmente abbiano potuto avere effetti pratici, se non forse presso la Brigata Lambro, dove è ragionevole ritenere che Grazio li si fosse già attivato.

22

Comando V I Corpo d'Armata, Repani speciali esplor(l/ori co11 111itragliorrici- pistola FIAT, n° 4754 R.S. del 24 luglio 1916. 23 Comando 11" Divisione, Reparti speciali esploratori con 111i1rogliorrici-pisrole F /A"J'. 11° 9927 del 27 luglio 19 16.

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II 6 agosto 1916 la Lambro con cinque dei suoi sei battaglioni aveva come obiettivo la conquista di quota 188 e del Dosso del Bosniaco24 . L'attacco sferrato alle 16, portò alla cattura cli entrambe le posizioni ma la seconda dovette essere abbandonata in serata perché troppo esposta al fuoco dell'artiglieria austro-ungarica. Il mattino dopo la brigata riprese definitivamente il Dosso del Bosniaco e nel corso della giornata fu scavalcata dalla Brigata Etna, passando in seconda schiera per aver modo cli riordinarsi dopo le gravi perdite subite, calcolate in non meno di 32 uffic iali e 1.200 uomini cli truppa25 . Passato l'Isonzo nella notte su1 I O agosto, la Lambro mosse all'alba da Borgo Carinzia verso Cronberg, alle falde del San Gabriele, a nord-est di Gorizia, dove urtò contro robuste fasce cli reticolato che non aveva possibilità di sfondare. Su queste posizioni, dopo un ultimo tentativo di portarsi avanti effettuato il 14 agosto, i suoi fanti ri masero attestati al termine della battaglia. Le relazioni ufficiali non permettono di sta bilire se e quanto i plotoni speciali furono impiegati nel corso degli attacchi del 6 e del 7 agosto, condotti su un terreno sconvolto dall'artiglieria ma dove l'intreccio dei fili metallici ancora costituiva un serio ostacolo, né in che misura contribuirono a stabil ire il contatto con le posiz ioni organizzate sulle alture a nord-est cli Gorizia. L'andamento delle operazioni ne suggerisce un ruolo cli rottura negli assalti a quota 188 ed al Dosso del Bosniaco, ed una funzione esplorante durante la successiva avanzata oltre i sobborghi cli Gorizia, ma al riguardo non sono emerse indicazioni certe. È invece un fatto che Graziali affrontò di nuovo l'argomento reparti speciali nel marzo dell'anno seguente e che a quella data il suo interesse e la sua competenza in materia erano tanto conosciuti da i.ndurre il comandante di divisione a sottoporgli in visione una memoria preparata dal capitano Giuseppe Alberto Bassi sull'impiego delle pistole-mitragliatrici. Bassi comandava ali' epoca il III Battaglione del 150° Reggimento Fanteria della Brigata Taranto, che con la Lambro era inquadrata dal mese di ottobre nella 48a Divisione agli ordini del maggior generale Gaetano Giardino, ed aveva già avuto modo di mettersi in luce nei combattimenti sulle pendici del S. Marco, durante le tre spallate autunnali. Promosso maggiore per merito cli guerra dopo la Nona Battaglia dell'Isonzo, questo comandante di battaglione andava eia tempo riflettendo sulla situazione determinata dal prevalere della difesa sull'offesa e sul sostanziale fallimento del tentativo cli rompere una tale condizione di stallo con il semplice potenziamento dei mezzi cli distruzione. Ne era derivato il sistema della battaglia cli materiale e dell'offensiva ad intermittenza, mirante a logorare progressivamente la capacità cli combattimento dell'avversario, senza alcuna possibilità di realizzare uno sfondamento risolutivo. Una tale impostazione, del tutto in linea con il concetto di guerra d'attrito ormai imperante, aveva il risultato cli svilire l'elemento uomo, con il prevalere delle doti cli tenacia e di resistenza sull 'aggressività e sulla capacità di offendere. Come detto efficacemente da Salvatore Farina in un 'opera di fondamentale importanza per la storia dei reparti d' assalto, queste caratteristiche si erano smarrite nella trincea, "scuola dì.fiwicescana rassegnazione", ed era ora necessario riscoprirle con un tipo cli addestramento che sviluppasse l'abitudine al pericolo, la combattività e la capaci fa di fronteggiare le situazioni più disparate26 . II problema di fondo era andare oltre l'idea delle "spallate" per arrivare a ricreare le condizioni della guerra di movimento su un terreno potentemente organizzato a difesa. Era l'obiettivo che in Francia si era cercato di raggiungere con il carro armato e che stava lentamente portando ad una sostanziale trasformazione dei metodi cli combattimento della fanteria, con la messa a punto ad opera dell'eserci to tedesco cli quella tattica dell'infiltrazione cli cui Grazioli aveva intuito il possibile impatto dopo averne visto un 'embrionale appl icazione sull' Altopiano di Asiago. Su queste basi concettuali è anche possibile definire un elemento distintivo caratteristico dei reparti d'assalto, elemento distintivo che è appunto dato dalla capacità di condurre una "guerra di movimento in terreno organizzato" su cui Farina insiste e che lo porta arigettare l'idea della compagnia Baseggio come unità d'assalto ante litteram.

24 Il 1/206° era in riserva divisionale con un battaglione dell 'altra brigata della 24° Divisione, l'i1bruzzi. 25 Stato Maggiore Esercito, Uflìcio Storico, L'Esercito Italiano nella Grande Guerra (1915-1918). Voi.III, Le operazioni

del [916, Tomo 3°, pag. 85. 26 S. Farina, Le /ruppe d'assalto iwliane, Stab. Tip. Il Lavoro Fascista. Roma, 1938, pp. 31 -34 .

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È un'impostazione che si può certamente accogliere e che, se da un lato permette di afferrare l'aspetto innovativo dei reparti d'assalto, dall'altro consente di escludere da un tale contesto quelle formazioni volute ed organizzate per rispondere a peculiari esigenze della guerra di trincea ma non destinate a proiettare la loro azione all'interno delle difese avversarie. Come si è già avuto modo cli dire era questo il caso non solo dei reparti cli esploratori, tra i guaii può essere annoverata la compagnia Baseggio, ma anche delle compagnie scuciate e delle pattuglie elette. Con la memoria sulla Costituzione ed impiego delle sezioni pistole mitragliatrici, datata 8 novembre I916, Bassi intendeva andare oltre questo limite, in parte già superato dai plotoni scelti della Lambro, imprimendo un carattere nuovo al combattimento della fanteria27 . Nella sua visione piccoli nuclei armati di moschetto, pugnale e bombe a mano, sostenuti dal fuoco di armi automatiche leggere e maneggevoli, dovevano incunearsi tra le maglie della difesa per aprire la strada alle ondate d'assalto. Il ragionamento muoveva dalla constatazione che l'elemento caratteristico della gLien-a moderna era la macchina, e che questa, nelle sue varie forme, doveva quindi essere adattata alle esigenze di impiego. Ciò valeva anche per la scelta dell'arma automatica d'appoggio, necessariamente indirizzata verso una soluzione già disponibile. Nonostante i suoi difetti, come l'elevata cadenza di tiro e la scarsa gittata, la pistola-mitragliatrice Fiat-Revelli, un'arma a due canne calibro 9 mm alimentata con caricatori da 25 colpi, poteva fornire un buon rendimento, con pochi interventi di modifica intesi a renderla più maneggevole e semplice da utilizzare, senza affrontare le incognite di una riprogettazione incompatibile con l'urgenza del momento. Un punto di forza era il peso relativamente contenuto, non superiore ai 21 chilogrammi inclusa la cassetta con gli accessori, ai quali però si aggiungevano i 26 dello scudo metallico di protezione. Il primo provvedimento suggerito da Bassi era dunque l'eliminazione di questo, che rendeva l'arma troppo pesante e ne limitava le possibilità cli impiego nel corso dell'assalto, e della cassetta accessori, da affidare come lo scudo al reparto portamunizioni della sezione. Dopo aver dato così una maggiore mobilità alla pistola-mitragliatrice, ne veniva facilitata la messa in postazione con l' appl.icazione di un bipiede metallico, leggero e robusto al tempo stesso, trasportato in un'apposita borsa dal caposquadra. L'ulteriore inconveniente derivante dalla nota difficoltà d'innesto dei due caricatori, che nell'oscurità della notte e nella concitazione del combattimento poteva rendere l'arma inutilizzabile, o comunque comprometterne la celerità di tiro, veniva risolto con l'applicazione di una guida finalizzata a far scorrere il caricatore nella posizione corretta. Esauriti gli aspetti tecnici, Bassi passava ad affrontare quelli ordinativi e di impiego. In merito ai primi la sua opinione era che fosse opportuno riunire le sezioni reggimentali in un gruppo affidato al comando di un ufficiale subalterno, per ottenere in questo modo una maggiore unità di indirizzo nell'addestramento e facilitarne l'impiego a massa. Il numero cli sezioni teorico avrebbe dovuto essere di 12, stante la previsione cli assegnarne due per battaglione, ma la produzione era in forte ritardo e nell'autunno del 1916 non vi erano più di tre o quattro sezioni per reggimento. Anche con un organico così ridotto il Gruppo Mitragliatrici Leggere Reggimentale vagheggiato da Bassi sarebbe stato uno strumento formidabile, soprattutto in considerazione delle varianti proposte per l'armamento e l'equipaggiamento del personale e dei conseguenti criteri di impiego. La sezione tipo, agli ordini cli un sottufficiale, era divisa in un reparto tiro, a sua volta articolata in due squadre, ciascuna con un caporalmaggiore o caporale caposquadra, un porta arma tiratore e quattro porta caricatori, ed un reparto munizioni, anch'esso ripartito in due squadre, ognuna composta da un caporalmaggiore o caporale, un porta scudo e cinque porta munizioni. Per rendere il reparto tiro sufficientemente agile e manovriero, oltre all'abolizione dello scucio e della cassetta accessori ed all'introduzione ciel bipiede, era prevista una distribuzione dei 100 caricatori di scorta che ne vedeva 18 trasportati dal caposquadra nella stessa borsa del bipiede, 10 affidati al porta arma e 18 ad ogni porta caricatori in apposite custodie cli latta. Inoltre, per sottolineare il carattere cli aggressività che avrebbe dovuto ispirare l'impiego del reparto, era individuata la necessità cli modificare per tutti l'armamento individuale

S. Farina, Le truppe d'assalto italiane, Stab. Tip. li Lavoro Fascista, Roma, i 938, pp. 35-37. La memoria è riportata integralmente in appendice al volume. 27

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sostituendo il fucile con il moschetto ed introducendo un pugnale ed un cinturone porta bombe, con l'eccezione dei porta arma tiratori , armati soltanto con una pistola a rotazione per difesa personale. Le ragioni di questa scelta erano e rimangono facilmente intuibili, in relazione ad uno scenario che era quello di una lotta condotta alle min.ime distanze negli angusti spazi delle trincee: "Nel combattimento ravvicinato ed in specie co1po a corpo, che sarà quello più frequente nelle azioni di tali arditi nuclei, il lancio di bombe a mano e l'impiego del pugnale sostituiscono vantaggiosamente l'azione di fuoco dei fucili per rintuzzare attacchi di ardite pattuglie nemiche a tergo e sui fianchi". Le proposte riguardanti la struttura e l'armamento introducevano quelle relative all' impiego, ispirate da considerazioni non troppo diverse da quelle che avevano suggerito a Grazioli la formazione dei "plotoni scelti". Un'arma automatica leggera e maneggevole era ritenuta la più adatta alle caratteristiche del confronto in atto, sia per costituire la punta di lancia nel corso degli attacchi, facilitando l'eliminazione dei centri di resistenza sopravvissuti al bombardamento di preparazione, sia per assicurare con immediatezza il supporto di fuoco necessario a respingere i prevedibili ed inevitabili contrattacchi. Da qui l'implicita raccomandazione di collocare il reparto nelle prime ondate, con il compito di facilitare l'irruzione delle altre e permettere il successivo consolidamento delle posizioni raggiunte: "Giudico opportuno che alle prime ondate, costituite da Lanciatori di bom.be a mano, siano assegnate in maggior numero pistole mitragliatrici, col compito di proteggere le ondate d'assalto, so1prendere l'avversario col fuoco ed anche facilitare la Lotta aspra e lenta nei camminamenti ed all'imbocco delle gallerie e delle caverne dove siannidano i nuclei nemici sji1ggiti all'azione dell'artiglieria. Rese impossibili così le minacce avversarie, specie sui fianchi, mentre le ondate potranno procedere senza esitazione, Le pistole mitragliatrici si porteranno sulle posizioni da conquistare, qffermandovisi con i lanciatori di bombe per sostenere il primo urto del contrattacco nemico, dando modo alle mitragliatrici pesanti, che le seguono, di appostarsi nei punti più opportuni." All' impiego statico delle mitragliatrici pesanti, viste sostanzialmente come armi da posizione, si contrappone quindi quello dinamico delle pistole-mitragliatrici, che costituiscono l'elemento di forza dei nuclei d'assalto ed assicurano l'indispensabile supporto cli fuoco agli uomini armati di bombe a mano e pugnali nella loro azione di rottura. Ciò è vero anche nella difensiva, in quanto Bassi ritiene opportuno che le sezioni mitragliatrici siano tenute in attesa nei ricoveri per accorrere poi a difesa dei punti minacciati, costituendo il nerbo di una reazione dinamica che deve vederle integrare con il loro fuoco erogato alle minime distanze l'azione delle mitragliatrici pesanti, chiamate ad arrestare l'avversario con una cortina di fuoco. In tal modo la mitragliatrice leggera Fiat-Revelli, pur con tutti i suoi limiti, diventa il nucleo fondante della squadra d' assalto e, in ultima analisi, di una squadra di fanteria modernamente concepita come una piccola unità al cui interno si fondono diverse componenti, in grado di sviluppare in proprio i tre elementi del combattimento, fuoco , movimento ed urto. Giardino studiò a lungo la memoria di Bassi e fu soltanto in primavera che ritenne di pronunciarsi sia pure in termine interlocutori, congratulandosi con il suo autore ma precisando anche cli voler attendere le valutazioni del comandante della Brigata Lambro, a cui riconosceva una "spec~fica competenza", prima di inoltrarla lungo la scala gerarchica28 . Erano trascorsi diversi mesi, troppi forse pure per un documento cli certo meritevole di un attento esame. Come messo in rilievo in una documentata biografia di Grazioli, il fatto che Giardino non precisi la data in cui gli aveva trasmesso lo studio può però lasciar intendere che ciò sia avvenuto durante il corso dell'inverno, il che sembrerebbe delineare una p.iù ragionevole successione temporale degli eventi29 . Il comandante della divisione in sostanza potrebbe aver trattenuto il documento per qualche settimana, prima cli girarlo a Grazioli, ormai dal mese di agosto maggior generale, che verosimilmente ne prese spunto per perfezionare la sua vecchia idea. In proposito la documentazione disponibile non permette di arrivare a conclusione certe, ma è un fatto che il 7 marzo 1917 il comandante della Lambro inviò ai suoi due comandanti di reggimento una direttiva in cui riprendeva ed ampliava i 28 Comando 48" Divisione. Ufficio Stato Maggiore, Memoria del capitano Bassi Sig. Giuseppe sulle pistole mitragliatrici, n° 1949 Op. del 6 aprile 1917, in S. Farina, op. cit., pag. 36. 29 L. E. Longo, Francesco Saverio Crazioli, Stato Maggiore Esercito, Ufficio Storico, Roma, 1989, pag. 97-98.

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concetti alla base della formazione dei plotoni speciali30. Lo scopo era quello di costituire al più presto "reparti speciali di attacco per operazioni offensive generali e parziali quali ad esempio: di colonna d'attacco; colpi di mano; incursioni di sorpresa; immediati contrattacchi, ecc." La portata del provvedimento era ben superiore a quella dello studio compi.lato all'inizio dell'estate. Non si parlava più d i plotoni ma cli compagnie, eia riunire eventualmente in un battaglione speciale o battaglione d'assalto. Ogni compagnia della brigata doveva infatti fo rmare un plotone speciale d i trenta uomini , scelti tra i migliori per ardimento e per capacità, dei quali una metà poteva essere tratta dal numero 31 cli quelli già avviati a freq uentare i corsi cli specializzazione per lanciatori di bombe a mano e da fucile . L'ufficiale subalterno, sottotenente od aspirante, preposto al comando di ogni plotone, era anch'esso da individuare tra quelli in possesso di doti di carattere e di capacità professionali di prim'ordine, e le stesse caratteristiche, unite ad una spiccata attitudine quale istruttore, dovevano contraddistinguere il tenente messo a capo del nucleo speciale, da creare in seno ad ogni battaglione riunendo i quattro plotoni. 1 tre nuclei special i d i ciascun reggimento formavano a loro volta un reparto speciale, comandato da un capitano, ed i due reparti speciali potevano dar vita ad un'unità a livello cli battaglione, affidata ad un ufficiale superiore scelto dal comandante della brigata. Al battaglione d 'assalto così costituito dovevano essere assegnate le quarte sezioni mitragliatrici reggi mentali e soprattutto tutte le sezioni pistole-mitragliatrici disponibil i, un particolare che non sorprende, dato il rilievo che già nella formazione dei plotoni speciali era stata data alle anni automatiche cli tipo più leggero e maneggevole. Pochi giorni dopo, nuove disposizioni portavano a quaranta uomini la consistenza organica dei plotoni e ribadivano la possibilità di riunirli per l'addestramento e per l'impiego in un organismo a livello di cornpagnia32 . Per ogni battaglione si sarebbe così avuto un nucleo omogeneo forte di centoventi uomini, il che significava poter disporre in ogni reggimento cli un reparto cli trecentosessanta elementi scelti e, nel caso, poter creare un vero e proprio battaglione d'assalto mettendoli entrambi agli ordini cli un unico comandante. In un momento in cui il Regio Esercito cominciava seriamente ad affrontare il problema della specializzazione degli elementi costi tutivi del plotone cli fante ria e delle sue modalità di impiego, anche l'attenzione di Grazioli era però rivolta soprattutto alla più piccola delle unità speciali di cui aveva voluto la costituzione e dalla quale bisognava iniziare a costruire. Il 16 marzo chiese quindi ai comandi di reggimento di fargli avere le loro idee in merito all'impiego tattico elci plotoni arditi operanti isolatamente. Il diario storico del 206° Reggimento Fanteria conserva la risposta del colonnello Silvestri, inviata due g iorni più tardi, nella quale vengono ribaditi concetti già noti, confermando il radicarsi cli una visione dei reparti speciali in cui, accanto a compiti di esplorazione e collegamento, in qualche modo retaggio ciel passato, fig urano i temi dell' irruzione improvvisa, dell'infiltrazione, della rottura del fro nte a favo re delle colonne sopraggiungenti alle loro spallc33 . Dal punto cli vista tecnico è poi interessante la netta preferenza

Comando Brigata Lambro, Cos1ituzione nuclei speciali nella Brigata, n'-' 1277 op. del 7 ma rzo 19 17, AUSSME, Diario Storico 206° Reggimento Fanteria, l O marzo - 15 marzo 19 I 7, Rep. B- l , Racc. l 37D 1407d. :li li corso, organizzato in risposta alla circolare n" 2540 del Comando Supremo relativa alla specializzazione dei compiti della fanLeria, era in effetti in iz.iato quello stesso 7 marzo, con la partecipazione, a turno, per ogni plotone, cli dodici uomi ni quali lanciatori di bombe a mano e dieci uomini come lanciatori di bornbe da fucile. La durata prevista era di quindici giorni, con l'obiettivo di avere squadre specializzate nell'uno o nell'altro tipo di ordigno, in grado di lanciare rispeui vamente una bomba a mano ad una distanza di 25-30 metri ed una da Cucile fino 100 metri (Comando Brigata Lambro, Corso di frmcia1ori di /Jo1nhe a mano e col fucile , n° 1279 del 7 marzo 1917, AUSSME, Diario Storico 206" Reggimento Fanteria, l" marzo - l 5 marzo I 9 l 7, Rep. B-1 , Racc. l 37D 1407d). Con le analoghe iniziative finalizzale al perfezionamento nell'impiego delle mitragliatrici , volute dalla stessa circolare, questi corsi costituirono un grosso sforzo diretto alla modernizzazione della fant.eria italiana e delle sue tecniche di combattimento. Non è sbagliato individuare nel generai.e innalzamento del livello cli preparaz.ione che ne derivò, uno degli elemenli che crearono le premesse per un rapido sviluppo dei reparti d'assalto. 32 Comando Brigata Lambro, Costituzione nuclei speciali nella Brigara, n° 1433 op. del 13 marzo I917, AUSSME, Diario Storico 206° Reggimento Fanteria, 1° marzo - 15 marzo 19 17, Rep. B-1, Racc. I3ìD 1407d. 33 Nella sua breve comunicazione, il comandante del 206° Reggimento Fanteria si esprimeva in questi termini : 30

"La costiwzione e l'impiego lattico dei plo1oni arditi ritengo sia di vera utilità pralica. 1vfoLte sono le occasioni che si possono presenlare per il loro impiego, e cioè: I ) Irruzione improvvisa in trincee nemiche per l'occupazione, rimanendovi saldamente fino all'arri1>0 degli altri reparti.

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11 poligono d ' addestramento presso Russiz, voluto eia! comandante della Brigata Lam/Jm, maggior generale Grazioli, nello schizzo annesso al doc umento in cui erano illustrati i criteri da seguire per l' istruzione dei plotoni arditi, utilizzando anche la ricostruzione cli un sistema difensivo articolato su due linee (Comando Brigata Lambro, Poligono per esercitazioni con i mezzi ausiliari per la fanteria, n. 1955 ciel 27 marzo 1917)

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Il piano d'attacco della Brigata Lambro alle posizioni del S. Marco, con l'impiego in prima schiera dei banaglioni l/2067°, I/205° e TII/205°, con il quale dovevano operare due plotoni del reparto d 'assalto della 2a Armata. Il compito ciel Ill/205° era risalire il costone che dalla cima ciel S. Marco scende tra Casa Scoperchiata e Casa ciel Canuninamento avvolgendo il monte eia ovest e da sud, in collegamento sulla destra con le tmppe della 59a Divisione che avrebbero dovuto muovere all'attacco dalla Cava Sud (Comando Brigata Lambro, Ordine cli Operazione n. 2 del 12 agosto I917, AUSSME, Rep. B- I, Racc. l 37D 1392c, Diario Storico Brigata f..,cun/Jro)


per la bomba a mano, più adatta della bomba per fucile alle esigenze degli arditi per un'azione che si voleva rapida ed impetuosa, accompagnata dalla preoccupazione che gli incidenti, piuttosto frequenti anche a causa dell'ancora scarsa dimestichezza con tali ordigni, potessero compromettere il tutto portando i soldati a guardare a questi ordigni con diffidenza e sfiducia. Success ivamente, sempre entro il mese di marzo, veniva precisato il programma delle esercitazioni 34 , che includeva temi quali "snidare il nemico dai suoi nascondigli con getto di bombe seguito da lotta cmpo a corpo - assalire mitragliatrici ancora in funzione in appostamenti .fiancheggianti colpire l'avversario da appostamenti vicini alle su.e trincee con lancio di bombe a mano, per poi affrontarlo alla baionetta - lotta a colpi di bombe, entro camminamenti - allargare l'occupazione di un tratto di trincea conquistato - assalto di so17)resa .. . ". Per svilupparli Grazioli fece allestire nel poligono dei bombardieri lungo la strada Subida - Russiz un tratto di sistemazione difensiva completo di tutti i suoi elementi, reticolati, trincee, canuninamenti, ricoveri, appostamenti per mitragliatrici e lanciabombe, rappresentativo sia delle soluzioni in materia di fortificazioni campali adottate dall'avversario che dì quelle proprie del Regio Esercito. È significativo il fatto che questa struttura, voluta per consentire l'istruzione tecnica e tattica sui sempre pitt numerosi mezzi ausiliari a disposizione della fanteria, vale a dire bombe a mano e da fucile, armi automatiche, lanciatorpedini, lanciabombe, dovesse essere utilizzata la mattina, dal lunedì al sabato, a giorni alterni dai due reggimenti della brigata, rimanendo riservata, tutti i pomeriggi, ai plotoni ardW di entrambi e la domenica alle compagnie mitraglieri. Dell'impiego dei plotoni speciali nella loro configurazione iniziale rimane traccia nel diario storico della brigata, che alla data del 26 febbraio 19.17 riferisce dell'irruzione di un plotone di arditi in un tratto di trincea nei pressi di Belpoggio, a nord-est cli Gorizia, conclusasi con la fuga dei difensori, e dell' incendio del cosiddetto Boscone, appiccato da un altro verso la mezzanotte dello stesso giorno. Di maggior rilievo la precedente azione della notte tra 1'11 ed il 12 febbraio, in cui, dopo un primo tentativo fallito, due plotoni arditi ciel 205° Reggimento Fanteria riuscirono a riconquistare a colpi di bomba a mano la trincea del saliente di Casa Due Pini, persa nella tarda sera del 9 dalla 5" Compagnia ciel 206°. All'inizio cli marzo la Lambm andava a riposo a Subida, ed è appunto durante quelle settimane trascorse nelle immediate retrovie che venne ridisegnata nei termini indicati l'organizzazione dei reparti speciali, subito messa alla prova in una serie di esercitazioni tattiche svolte sul terreno di Monte Quarin. La prima di queste fu organizzata nelle ore pomeridiane del 4 aprile, per espresso desiderio del Comandante della Zona di Gorizia, il tenente generale Capello, ora alla testa di un complesso cli forze che era in tutto e per tutto assimilabile ad un'annata. Vi presero parte i plotoni arditi del 206° Reggimento Fanteria, tre sezioni pistole-mitragliatrici dello stesso reggimento e le tre compagnie mitragliatrici di brigata. Analoghi eventi addestrativi si svolsero il 9 ed il 10 dello stesso mese sul vicino Colle di S. Giorgio, facendo operare insieme plotoni di arditi e sezioni mitragliatrici in preparazione ad una manovra di più ampio respiro diretta dal comandante della brigata e svoltasi il giorno 11 con l'intervento dei reparti arditi di entrambi i reggimenti, delle sezioni pistole-mitragliatrici e delle compagnie mitragliatrici. Doveva trattarsi di una sorta di dimostrazione conclusiva e Capello, dì cui si può sempre intravedere la presenza sullo sfondo, aveva voluto che vi assistessero non solo il comandante della 43a Divisione e quello della Brigata Taranto, ma anche i comandanti dei corpi d'armata VI ed VIII. Di lì a poco la brigata sarebbe tornata al fronte, nel ben noto settore oltre Gorizia, davanti al San Marco, con il 206° in prima schiera ed il 205° di rincalzo. L'l l maggio Grazioli ne avrebbe ceduto il comando

2) Azione s11i jìanchi del! 'a vversario. 3) Collegamento tra i reparti. 4) Precedere le colonne d'attacco. s01pre11dere il nemico, disorienlar/o. 5) Costituire 1111clei di esplorazicme. 6) !nfìltrasi di s01presa ira gli elememi avl'ersari, causando disoaline e facendo prigionieri. 34 Comando Brigata Lambro, Poligono per esercitazioni con i mez.z.i ausiliari di fanteria, n° 1955 op. del 27 marzo 1917. AUSSME, Diario Storico 206° Reggimento Fanteria, 16 marzo - 31 marzo I 917, Rep. B- 1. Racc. 137D 1408d.

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al più anziano dei suoi comandanti cli reggimento, il colonneUo Rognoni del 205°, ma si era ormai alla vigilia della Decima Battaglia dell'Isonzo. Il bombardamento di preparazione cieli' artiglieria italiana iniziò alle 4,30 ciel 12 maggio e continuò fino alle 11,30 del 14, ora in cui, stando al diario storico della Lambro, "pattuglie ardite" del III/206° sì spinsero ad occupare i varchi aperti nei reticolati. Contemporaneamente la sezione Bettica del reggimento iniziò a battere con tiro accelerato i reticolati davanti alle posizioni del Forti no e di Casa D.iruta, per cessare il fuoco alle 11,45 e pennettere così agli arditi di lanciarsi verso le quote 200 Nord e 200 Sud, marcando la linea raggiunta con i dischi di segnalazione. A mezzogiorno nuclei scelti del II/206c erano attestati a Casa Due Pini, Dosso ciel Palo e q. 171, ma a questo punto si scatenò il fuoco cli repressione dell'artiglieria austro-ungarica che in pochi minuti annientò queste punte avanzate. Alle loro spalle il JIJ/206° aveva intanto superato la prima linea di trincee, solo per essere a sua volta arrestato da una tempesta di fuoco. Verso le 13, con l'intensificarsi della pressione avversaria, il battaglione iniziò a retrocedere, riuscendo a mantenere le posizioni solo grazie al sopraggiungere del I/205°, che riuscì anche a riproporre l'attacco a q. 200 Nord, dove i suoi fanti fecero una ventina cli prigionieri. Tenninato così il primo giorno della battaglià, e trascorsa senza eventi di rilievo la giornata del 15 maggio, la Lambro, a meno del IJ/205° rimasto in linea con la Taranto, sarebbe stata inviata a Villanova per riordinarsi. li racconto dei fatti del 14 maggio, per quanto stringato, lascia la sensazione che ad un iniziale rapido superamento delle difese più avanzate sia seguita una penetrazione in profondità cli piccoli nuclei, costituiti dai plotoni arditi, che però, rimasti isolati, furono in breve sopraffatti. Un peso considerevole nel determinare il fallimento dell'attacco aveva certo avuto la potenza di fuoco dell'artiglieria austro-ungarica, ìl cui tiro di sbarramento e dì repressione costituivano un ostacolo ben più difficile da neutra Iizzare dei reticolati, ma questa constatazione non deve far passare in secondo piano il fatto che i plotoni speciali avevano almeno in parte conseguito il loro scopò. Il meccanismo andava certo perfezionato, ma l'idea di foiido rimaneva valida. Questa almeno dovette essere la conclusione a cui arrivò Grazioli, nella sua nuova veste di comandai1te della 48" Divisione, e prova ne è che non solo J 'addestramento venne continuato ma iniziò anche a coinvolgere l'altra brigata della divisione, la Taranto, a sua volta chiamata a dar vita a plotoni di arditi. In questo scenado ricompare il nome dj Bassi, associato prima ad una non meglio precisata "operazione ardita", tentata senza esito nella notte tra 1'11 ed il 12 giugno contro una postazione in caverna nella zona cli Boscone, poi all'istruzione degli arditi della 48• Divisione sul campo di Russiz. Fu su quel terreno che il 19 luglio Bassi diresse un'esercitazione alla quale, insieme ai reparti speciali della divisione, presero parte una sezione di artiglieria someggiata, la sezione Bettica della Lambro ed un numero imprecisato di apparecchi lanciafiamme. Un tale evento, svoltosi alla presenza sia cli Cadorna che di Capello, quindi dei vertici del Regio Esercito, rappresental' ideale punto di partenza della storia dei reparti d'assalto veri e propri, quali vennero a configurarsi presso la 2a Armata sulla base delle circolari emanate in quello scorcio cl' estate. Prima di proseguire oltre lungo questo cammino, è però opportuno fare un passo indietro e cercare di identificare il percorso parallelo compiuto dal punto di vista regolamentare, segnato da una progressiva evoluzione degli ordinamenti e della dottrina d' impiego nell'ambito della quale alcuni fatti possono essere visti come altrettante pietre miliari lungo la strada che porterà alla costituzione dei reparti d'assalto. Finora infatti sì sono es,uninate iniziative a carattere più o meno locale, ristrette ali' ambito della divisione o del corpo d' armata, senza prendere in considerazione gli atti di potenziale .interesse prodotti nell'ambito del Comando Supremo. La famosa circolare "Attacco frontale e ammaestramento tattico", diramata da Cadorna il 25 febbraio 191 5, non affrontava il problema ciel combattimento a livello delle minori unità. Come indicato dal titolo, oggetto di questo opuscolo di 62 pagine era soprattutto l'azione offensiva, interpretata secondo l'unico schema dell'attacco frontale. Il Capo cli Stato Maggiore del Regio Esercito fu in seguito aspramente criticato per aver rifiutato a priori qualunque possibilità di manovra e per non aver saputo far tesoro degli insegnamenti dì precedenti conflitti, quali l'anglo-boero ed il russo-giapponese, come pure per non essere riuscito a valutare nella sua interezza il significato degli avvenimenti sul fronte francese. In effetti, ad un esame più sereno e meno condizionato dal successivo andamento delle operazioni, Cadorna non appare più colpevole e meno lungimirante dei comandanti in capo degli altri eserciti in campo, e più in generale

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delle gerarchie militari di tutta Europa. Altre colpe possono essergli addossate, soprattutto per quanto riguarda il problema del governo del personale e l'incapacità di dar vita ad un'organizzazione di comando modernamente intesa, basata su un effettivo lavoro di stc?[f. ma dal punto di vista delle concezioni tattiche ben poco può essergli addebitato. Ovunque queste erano infatti fondate sul principio dell'offensiva ad oltranza, e per tutti, come risultato cli un'evoluzione iniziata intorno alla metà dell'Ottocento e proseguita cercando di tenere il passo con i progressi tecnici nel campo degli armamenti, l'attacco si traduceva nell' azione d i ondate successive cli tiratori che, con l' appoggio diretto dell'artiglieria da campagna, dovevano soverchiare l'avversario, dominandolo con il fuoco mentre, sfruttando il terreno, si avvicinavano a distanza utile per l'assalto alla baionetta, momento risolutivo del combattimento. Le offensive cieli' estate e cieli' autunno del 1915 rivelarono una realtà ben diversa e soprattutto misero l'esercito a diretto confronto con i problemi della guerra di trincea. La successiva pausa invernale fu utilizzata anche per rielaborare le lezioni apprese ma pose a sua volta nuovi problemi, associati al mantenimento delle posizioni raggiunte, al proseguimento di una minima attività operativa, al riordinamento dei reparti. Disposizioni in merito furono diramate con la circolare n° 1086 del 28 novembre 1915, Nonne generali per l 'inverno, il cui capitolo iniziale, intitolato sign ificativamente Operazioni invernali, si soffermava sul tema delle "piccole operazioni" , intendendo per tali azioni cli minore entità eseguite da piccoli reparti composti eia clementi scelti ed apposi tamente addestrati. L'obiettivo di Caclorna era innanzitutto evitare che l'esercito, durante la stagione invernale, si limitasse ad un'attività cli vigilanza passiva. La neve, che già interessava ampi tratti della linea di contatto tra i due contendenti , non doveva essere considerata soltanto un ostacolo ma anche un prezioso alleato, in grado di diminuire se non di annullare l'efficacia delle difese accessorie. Su un terreno così modificato si poteva e si doveva quindi sviluppare un'attività intesa a tener vivo lo spirito combattivo delle truppe ed a migliorare ove possibile l'andamento del fronte, con l'impiego di reparti agili e manovrieri, in grado di agire rapidamente e cli sorpresa dopo un attento studio del percorso da compiere e delle posizioni da assalire: "Le operazioni in parola dovranno essere organizzme con sornma cura e predi.\posle in ogni particolare; dovranno essere condotte con. decisione, celerità e di sorpresa. Verranno perciò affidate a minori riparti costituiti con iente scelta, riposata, bene equipaggiata, comandate da capi arditi e valenli; le colonne pesanti dovranno essere escluse." A queste indicazioni seguiva un esplicito accenno all'opportunità cli impiegare in appoggio le mitragliatrici , portate in avanti a spalla o su piccole slitte, e di utilizzare ove possibile nuclei di sciatori, chiamati in particolare a compiere "arditi colpi di mano, anche e specialmente di notte". Molto più stringate le istruzioni in merito alle misure da adottare in chiave difensiva per garantirsi nei confronti di analoghe iniziative. Caclorna si aspettava che l'avversario avrebbe tentato a sua volta cli migliorare le proprie posizioni e di mettere a segno qualche colpo cli mano, e per contrastarlo raccomandava "un 'accorta e mai rallentata vigilanza". la massima cura nel predisporre i collegamenti, sia lateralmente che in profondità, ed un adeguato schieramento dei rincalzi, tali da facilitarne il tempestivo accorrere sulle posizioni minacciate. Sono in nuce i concetti poi ripresi ed ampliati in altre circolari dove, nel quadro più generale della guerra di trincea, sarebbe stato espressamente affrontato il tema delle piccole operazioni. Ad integrazione cli queste direttive, e sempre allo scopo di mantenere alta la pressione sull'avversario, all'inizio di dicembre le due armate schierate sul fronte dell'Isonzo vennero invitate ad attrezzarsi per procedere con i metodi propri delle operazioni d'assedio, e quindi con lo scavo di camminamenti di approccio e "parallele". Il cosiddetto attacco "metodico" avrebbe dovuto articolarsi in tre tempi, avvicinamento ai reticolati, loro distruzione, conquista della posizione nemica. li primo tempo si identificava con i lavori di approccio, spinti fino ad una distanza che le direttive della 3" Armata fissavano in 30 metri, il secondo, in attesa della distribuzione delle bombarde, con l'azione delle squadre porta tubi, il terzo con I' assalto seguito dall'immediato rafforzamento della posizione conquistata. In realtà il precipitare della stagione, l'inadeguata preparazione ad affrontarne l' inclemenza e la crisi di uomini e cli materiali vissuta dal Regio Esercito in quei difficili mesi invernali avrebbero impedito alle armate di mantenere il livello di attività auspicato, rallentando, se non fermando del tutto, i lavori cli approccio, che solo in primavera avrebbero avuto nuovo impu lso.

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A sottolineare la portata della crisi sta il fatto che, come già si è avuto modo di rilevare, soprattutto tra gennaio e febbraio l'iniziativa fu costantemente nelle mani degli austro-ungarici, in un succedersi di operazioni a carattere locale spesso coronate dal successo. Nella regione dell'Alto Isonzo, a nord di Plezzo, respinto il 1° gennaio un primo attacco, venne perduta il 12 febbraio la vetta del Cukla, ed a nulla valse il tentativo di riconquistarla effettuato da reparti della Divisione Speciale Bersaglieri nella notte sul 2.1.. Sempre nella zona di Plezzo, a quota 493 dello Javorscek, il 27 gennaio fu prima perduta e poi riconquistata un'altra importante posizione ccl incursioni si registrarono anche il 3 gennaio sulle pendici del Vodil, il 22 febbraio a quota 1186 del Mrzli, il 25 nel sottosettore di Peuma. Da parte italiana si rispose con due azioni di mostrati ve effettuate dalla 3a Armata, cd in particolare dal suo XI Corpo cl' Arnrnta, sul fronte S. Michele - S. Martino il 25 gennaio ed il 4 febbraio. ln questo quadro, dove trovavano posto numerosi episodi similari di minore portata, un particolare rilievo ebbero i due successivi attacchi, sferrati a distanza di dieci giorni, il 14 ed il 24 gennaio, che ridiedero alla 58" Divisione austro-ungarica il controllo del crinale di Oslavia, tra il Grafenberg a sud ed il Sabotino a nord, annullando il principale risultato ottenuto dal Vl Corpo d' Armata nel corso della Quarta Battaglia dell' Isonzo. Tenuto conto de.LI'importanza che era stata data alla conquista di Oslavia, quei fatti d'arme furono analizzati con particolare attenzione dal Comando Supremo e lo indussero a rivolgersi ai comandanti delle armate e della Zona Carnia per sottolineare come l'andamento delle operazioni al fronte non fosse assolutamente in linea con le disposizioni a suo tempo impartite35 . Cadorna rilevava infatti di aver prescritto nelle circolari di fine novembre " ... una vigile altività rivolta a tener desto nelle truppe lo .\pirito comhattivo e a migliorare con proficui risultati parziali la nostra linea d'occupazione", aggiungendo che queste piccole operazioni avrebbero anche consentito di prendere contatto con le unità contrapposte, identificarle ed accertarne le intenzioni attraverso la cattura di prigionieri. Tutto questo non era però avvenuto e l'avversario, reso più audace dall'assoluta inattività, aveva potuto raccogliere forze consistenti nel settore di Oslavia distogliendole da altri punti del fronte. La lettera non sì soffermava oltre su questo argomento e tenninava invece con l'invito a studiare ed a mettere a punto sui rispettivi tratti di fronte azioni controffensive da tradurre in atto non appena l'avversario tentasse un altro colpo quale quello cli Oslavia. È però evidente che l'implicito richiamo del Capo di Stato Maggiore non rimase inascoltato e contribuì alla genesi di quelle iniziative locali che, soprattutto sul fronte dell'Isonzo, portarono alla costituzione dei primi reparti speciali. Se si escludono queste direttive suggerite dalla situazione del momento, bisogna an-ivare all'estate del 1916 per incontrare un documento di ampio respiro che, sulla base dell'esperienza maturata, affrontava non soltanto il problema della condotta del combattimento ma anche quello dell'organizzazione del "servizio di trincea" nel suo insieme. Diramata il 10 luglio 1916, la circolare "Criteri d'impiego della fanteria nella guerra di trincea" avrebbe rappresentato un passaggio fondamentale nell'evoluzione della regolamentazione d'impiego, al punto che i successivi interventi del Comando Supremo, sia sotto Cadorna che sotto Diaz, si sarebbero limitati a rivederne alcuni aspetti. Il Capo VI, dedicato al "servizio di trincea" , tratta in successione della disposizione delle truppe, del loro avvicendamento e delle modalità da seguire nell' esecuzione dei lavori di rafforzamento. In merito al primo punto Cadorna, con un implicito riferimento a quanto si era verificato sul fronte della 1a Armata in occasione dell'offensiva austro-ungarica cli maggio, sottolinea come il tenere in trincea più forze di quanto strettamente necessario non sia di nessuna utilità. Così facendo si aumenta anzi la vulnerabilità del dispositivo, che offre all'avversario un bersaglio più denso e compatto, e non si facilita l'azione della difesa, agevolata invece eia uno scaglionamento in profondità delle truppe. Lo schieramento dovrebbe quindi prevedere rincalzi di battaglione e riserve a livello di reggimento alle spalle delle compagnie di prima linea, a loro volta disposte con parte delle forze nella trincea più avanzata, con funzioni di vigilanza, ed il rimanente in rincalzo di compagnia. In termini pratici ciò significa che un battaglione di fanteria può avere due

35 Comando Supremo, Segreteria del Capo di Stato Maggiore, Offensive locali e manovre contm}Jensive, n° 1373 G. Riservatissima Personale del 20 gennaio 19 I 6, AUSSME, Rep. E- 1, Racc. 282, 4" Armata, Sistema,.ione Difensiva.

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compagnie in prima linea, ciascuna con un plotone nella trincea più avanzata e tre in rincalzo, ad una distanza di 50-100 metri, e due compagnie in posizione arretrala, 200 o 300 metri dietro i rincalzi delle compagnie in prima schiera. Un reggimento dovrebbe invece disporsi con due battaglioni affiancati, scaglionati in profondità nel modo descritto, ed uno in riserva, 400-500 metri alle spalle dei rincalzi di battaglione. In uno scenario che vedeva le opposte trincee correre spesso a brevissima distanza le une dalle altre era essenziale mantenere una continua ed attenta sorveglianza sull'attività del nemico e vigilare nel contempo sull'integrità della linea tenendo sotto controllo la terra cli nessuno. Da ciò l' importanza del servizio di sicurezza affidato a vedette che la normativa voleva .sistemate a due a due nelle trincee più avanzate od all'esterno della linea, in rip,u-i dissimulati tra i reticolati, i cosiddetti piccoli posti. Gli uomini impegnati in questo servizio, delicato e pericoloso soprattutto nelle ore notturne, quando entrambi i contendenti si spingevano fuori dalle trincee ed esisteva quindi la concreta possibilità cli essere sorpresi da pattuglie nemiche, dovevano essere forniti di bombe a mano e razzi da segnalazione, per poter dare tempestivamente l'allarme, e ricevere il cambio ogni due ore. Dietro lo schermo dei piccoli posti gli uomini d.i presidio nella trincea avanzata, dove l'ufficiale di guardia aveva la responsabilità complessiva ciel buon funzionamento del servizio di sicurezza, dovevano essere pronti ad intervenire al richiamo delle vedette per rilanciare l'allarme via telefono o con staffette e ricacciare eventuali puntate avversarie. Di notte, quando il buio assicurava una maggiore libertà di movimento, questa organizzazione era integrata da pattuglie che uscivano a perlustrare i reticolati e la terra di nessuno e si avvaleva di mezzi illuminanti dei quali gli ufficiali responsabili del servizio potevano all'occorrenza chiedere l'intervento per facilitare l'osservazione del ten-eno e delle posizioni nemiche. Oltre al servizio di sicurezza, alle truppe in linea era affidata l'esecuzione dei lavori necessari per rafforzare le posizioni, migliorare le condizionj di vita jn trincea e, nell'imminenza cli un'offensiva, facilitare la manovra di avvicinamento con la costruzione cli camminamenti di approccio e di trincee di partenza. L'importanza della fortificazione campale sia nella difesa che neU' attacco era apparsa subito chiara ed il tempo disponibile era quindi regolarmente sfruttato per eseguire nuovi lavori in terra o per migliorare queHi esistenti. Progettati nelle loro linee essenziali dai comandi di brigata e di divisione, di solito in aderenza ad un piano generale concepito a livello di armata tenendo conto dell'impostazione offensiva o difensiva delle operazioni future ed ovviamente deile caratteristiche del terreno, questi interventi venivano eseguiti dai reparti che si avvicendavano in trincea. Di massima i soldati lavoravano nottetempo nelle posizioni avanzate e di giorno in quelle meno esposte, cercando per quanto possibile dì non richiamare l'attenzione dell'avversario. La circolare raccomandava a questo proposito di evitare il vociare inutile e di non mostrarsi allo scoperto senza ragione, ma il rumore, soprattutto quando si trattava di terreno roccioso, difficilmente poteva essere soffocato ciel tutto. La sicurezza della posizione doveva essere comunque garantita il che, nel caso dei lavori da effettuare in prima linea e dì quelli dì approccio, comportava rafforzare l'occupazione della trincea più avanzata attingendo ai rincalzi delle compagnie in prima schiera, mentre un'adeguata turnazione tra servizio di sorveglianza e servizio di scavo doveva assicurare un'equa distribuzione del carico di lavoro tra i plotoni. Per i compiti più difficili o per accelerare la conclusione degli interventi in atto, ogni battaglione di fanteria disponeva poi di un proprio reparto zappatori, della forza cli 88 uomini, al cui ufficiale comandante spettava sempre la direzione tecnica dei lavori, e poteva contare se necessario sull'apporto dei reparti del genio in organico alla divisione. Per alleviare la tensione e la fatica dei turni di trincea la circolare prevedeva periodi di riposo regolati "in modo da conciliare il benessere fisico e morale delle truppe colle esigenze della situazione, del c:lima, dei lavori in corso e della entità delle .forze disponibili". Secondo il dettato deUa normativa nessun reparto avrebbe dovuto essere tenuto nelle trincee avanzate per più di 24 ore e nessun battaglione permanere in prima linea più cli otto giorni, limite che saliva a quindici per il reggimento. Questa regola, il cui rispetto poteva essere in teoria assicurato da regolari rotazioni all'interno delle singole unità, era però spesso violata per rispondere a necessità contingenti. Il sussistere di condizioni particolarmente difficili su un tratto dì fronte o di contro l'inattività ciel nemico, la necessità cli portare a termine lavori cli notevole importanza o la mancanza di forze di riserva per dare il cambio ai reparti in linea potevano allungare i turni di trincea.

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Le norme non escludevano ciel resto una tale possibilità, e cercavano piuttosto cli farvi fronte prevedendo periodi di riposo tanto più lunghi quanto maggiore fosse stata la permanenza in li nea e quanto più forti i disagi e le perdite. I giorn i trascorsi nelle retrov ie, in località non battute dal fuoco, dovevano servire a recuperare energie fisiche e mentali, restituire coesione ai reparti e permettere di curarne l' addestramento. In molte occasioni invece le necessità della macch ina bellica portavano ad impiegare i repaiti scesi dalle trincee in lavori stradali, nella costruzione di linee di difesa arretrate, nell' approntamento cli baraccamenti, facendo passare in secondo piano sia la cura del morale che le esigenze ac\destrative. In queste condizioni ben difficilmente il periodo di permanenza nelle retrovie poteva davvero servire, come avrebbe voluto Cadorna, a far riacquistare ai soldati lo "slancio offensivo" intorpidito dalla permanenza in trincea. Le norme avrebbero disposto altrimenti, ma soltanto nel 1918 i turni di trincea clivent.arono regolari e venne accantonata la prassi di logorare i reparti a riposo impiegandoli senza risparmio come mano d' opera per le più diverse esigenze. L'interesse del Capo di Stato Maggiore a mantenere vivo lo spirito offensivo dei reparti in linea, evitando che si lasciassero prendere dalla routine della trincea e finissero col subire l'iniziativa dell'avversario come troppo spesso era accaduto durante l' inverno, furono con tutta probabilità le ragioni che spinsero Cadorna a dedicare un intero paragrafo al problema delle "piccole azioni di trincea". Nella circolare del luglio 19 I 6 questo tema venne infatti affrontato per la prima volta in maniera espl.icita, inquadrandolo in termini che resteranno val idi anche in seguito, come appare chiaramente dalla lettura ciel passo: "PICCOLE AZIONI DI TRINCEA - Nei periodi di sosta delle operazioni è necessario conquistare e man.tenere dovunque l'ascendente morale sul nemico. Ciò si ottiene con continue, piccole azioni, svolte da pattuglie o da riparti audaci, che aprano brecce nei reticolati nemici, tormentino l'avversario con lancio di bombe, con colpi di man.o sui suoi osservatori più esposti, sui suoi trinceramenti, ecc., che richiamino le sue riserve sotto il.fìwco della nostra artiglieria. Non importa se essendo riusciti in tal modo ad occupare una trincea nemica, si ritenga poi opportuno ahhandonarla: l 'essenziale è di prendere prigionieri all'avversario, per deprimere il morale di quest'ultimo ed avere itfformazioni." Attraverso l'azione di piccoli nuclei scelti sì voleva tenere sotto pressione l'avversario, con ìl fine ultirùo cli intimorirlo e quello immediato d i strappargli dei prigionieri dai quali poter avere preziose informazioni. li problema era però quello cli mettere i n pratica queste direttive, ineccepibili dal punto cli vista concettuale. Per quanto le prestazioni in combattimento dell'esercito italiano fossero risultate almeno pari a quelle dei suoi avversari , e nonostante la vittoria difensiva sugli altopiani nel maggio-giugno 1916 e l'importante successo ottenuto nella Sesta Battaglia dell'Isonzo avessero rappresentato un prezioso tonico per il morale, la massa della fanteria non aveva una preparazione adeguata. Non mancavano le azioni a carattere locale dirette a rettificare qua e Ià l'andamento del fronte, ma nell 'attività dì pattuglia dì soli to non si andava oltre la prassi dell'esplorazione della terra di nessuno e ciel controllo dei reticolati, tentando occasionalmente la cattura cli qualche vedetta avanzata. Le iniziative indirizzate alla costituzione dì pattuglie elette e plotoni speciali, come pure i tentativi di ind irizzare in modo più aderente alla realtà ciel conflitto l'attività degli esploratori, anelavano nella d irezione desiderata, ma si sviluppavano in un ambito limitato. Serviva un provvedimento di carattere più generale che, interessando tutta la compag ine del Regio Esercito, ed in particolare le armi combattenti, fanteria, cavalleria, artiglieria e genio, permettes·se di individuare all'interno delle singole unità quegli elementi sui quali maggiormente si poteva contare per le "piccole azioni di trincea". Più ancora che con la creazione della figura dell'esploratore, rimasta legata ad una visione del combattimento superata dalla realtà dei fronti contrapposti, si sarebbe in questo modo intaccata l'immagine della fanteria come blocco omogeneo cli individui uniformemente addestrati, aprendo la strada per quella specializzazione dei compiti attuata a partire dal 1917. La concessione di premi sotto forma di piccole somme di denaro e di brevi licenze era già da tempo un sistema largamente adottato per neutralizzare lo spirito di conservazione del soldato ed incoraggiarlo a compiere le azioni più arrischiate, sulla base cli un ragionamento in cui la certezza cli riuscire si combinava con l' attesa di una ricompensa. La speranza di guadagnare qualche decina di lire, e più ancora la possibilità di tornare per qualche giorno in famiglia, erano un potente stimolo ad offrirsi come volontari anche

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per quei compiti, com.e il taglio dei reticolati e la posa di tubi di gelatina esplosiva, che erano notoriamente i più pericolosi. In una situazione quale quella dei primi mesi di guerra, non vi erano però alternative praticabili, data l'impotenza degli altri mezzi di cl.istruzione disponibili, ccl i comandi si videro spesso costretti a ricorrere a questi sistemi per poter aprire una breccia nelle siepi di filo spinato. Dopo le prime iniziative spontanee prese a livello di grande unità, il 9 ottobre l 915 il Comando Supremo eiettò i criteri da seguire con la circolare n° 3624, Premi in denaro e licenze per atti di valore. Le due forme di ricompensa non si escludevano l'un l'altra e potevano essere attribuite entrambe, con l'accortezza di non superare la somma di 100 lire, per "le necessità di massima economia, raccomandate dal Ministero della Guerra", nel caso dei premi in denaro, e di fissare il numero e la durata delle licenze senza dimenticare le necessità operative.

R. ESERCITO ITALIANO Comando Supremo Reparto Operazioni Ufficio Affari Vari Sezione Istruzione e Disciplina lì 9 ottobre 1915

N. 3624 di prot.

OGGETTO: Premi in denaro e licenze per atti di valore Ai Comandanti d'Annata, della Zona Carnia e delle truppe direltarnente dipendenti (distribuzione estesa fino ai Comandi di reggimento) e per conoscenza: al J\llinistero della Guerra Allo scopo di estendere a Utile le unità e regolare con un(f'orme criterio la concessione cli Licenze e premi in denaro per spronare i militari a compiere atti di valore e di arditezza, si prescrive quanto segue: l) I Comandanti di grandi unità potranno premiare con la concessione di brevi licenze e con gratffì.cazioni in denaro, quei rnilitari che volontariamente si prestino a cmnpiere individuali operazioni ardite e pericolose, come il taglio di reticolati, il collocamento di tubi esplosivi, la ricerca di niine sul territorio battuto dal nernico, l'uscita dalle trincee sotto i/fuoco per il ricupero di feriti ecc. 2) l due premi, della breve licenza e della gratificazione in denaro, potranno anche cumularsi. 3) i Comandanti cli grandi unità, autorizzati a concedere i premi, ne/l'emanare le norme che riterranno opportune per la concessione dei medesimi, terranno presente: a) Le necessità di massima autonomia, raccomandate dal Ministero della Guerra e da questo Comando (Circolare 3553 del l. ottobre) e che ogni singolo premio non possa mai superare la somma di L. 100. b) L'opportunità che la concessione delle brevi licen ze ai militari coraggiosi ed arditi abbia un limite, nel numero e nel tempo, nelle necessità di guerra.

Il Sottocapo cli S.M. dell'Esercito Porro

Nel testo si parla di "operazioni ardite e pericolose" e di ''militari coraigiosi ed arditi", termini che servono a sottolineare l' eccezionalità dell'impresa cd il coraggio richiesto a chi ne era stato protagonista e non sottintendono l'introduzione di una nuova qualifica.

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I medesimi aggettivi, e con lo stesso significato, si ritrovano nella successiva circolare n° 6250 del 14 maggio 19 16, Premi in denaro per la cattura dei prigionieri, con la quale, nel!' intento di stimolare l'aggressività delle truppe, vengono fissata l'entità dei premi per la cattura di prigionieri. Le somme stabilite, 10 lire per ogni soldato o graduato, 20 lire per un sottufficiale od un aspirante e 50 lire per un ufficiale, devono essere co1Tisposte solo nel caso la cattura sia il frutto "dell'audace iniziativa o di un'ardita azione compiuta da un gruppo di uomini, non comandati da ufficiali". Proprio questa precisazione chiarisce lo spirito del provvedimento che, ancora una volta con la prospettiva di una gratifica in denaro, si propone di scuotere i militari di truppa dall'atteggiamento di passiva attesa portato dalla vita di trincea erisvegliarne l'ardore combattivo. Il passo successivo, con il quale il termine "ardito" cessa di essere soltanto un aggettivo e diventa una vera e propria qualifica, è rappresentato dalla circolare n° 158 IO del 15 agosto 1916, Norme per la concessione del distintivo per militari arditi. Nel documento non si parla più soltanto di premi in denaro o cli licenze ma, sempre con riferimento alla truppa, si introduce una gratifica morale, con l'istituzione di un distintivo destinato a quei militari che, volontariamente, si siano più volte portati nella zona battuta dal fuoco per portare a termini "compiti particolarmente arditi". TI distintivo per "militari arditi" è costituito dalle cifre reali ricamate in argento sormontanti il nodo di Savoia e va portato sulla manica destra della giubba, a metà distanza tra il gomito e la spaJJa. Il suo simbolismo, che chiama in causa la casa regnante, ne sottolinea l' alto significato, a cui corrispondono anche norme precise per la sua concessione. Quesla, decisa dal comandante di reggimento o di battaglione autonomo su proposta del comandante di compagnia, è infatti sanzionata dalla consegna di un certificato speciale, deve essere pubblicata sull'ordine del giorno e va trascritta sul libretto personale e sul foglio matricolare. Il numero dei militari che possono fregiarsene non dovrà mai essere superiore ad un ventesimo dell'organico di guerra del reparto e per mantenerne il valore morale è necessario che nel concederlo non si venga mai meno a criteri di equità e di giustizia. La circolare indica tra i compiti che possono portare ad ottenere la qualifica di militare ardito la posa cli tubi esplosivi ed il taglio dei reticolati , le incursioni nelle trincee nemiche, le ricognizioni diurne e notturne, l' esecuzione durante il giorno di lavori in posizioni particolarmente esposte, la scalata di picchi e la traversata di ghiacciai, l'allacciamento d i fili su linee telefoniche avversarie, in un elenco che include le situazioni tipiche della guerra di trincea ed alcuni aspetti peculiari ciel fronte italo-austriaco. Ciò che conta è soprattutto che l'atto compiuto, ferma restando la condizione della volontarietà, sia tale da segnalare per arditezza e coraggio chi ne sia stato protagonista. La circolare comprende infine un breve accenno al ruolo che i "militari arditi" sono chiamati a svolgere. Per quanto non venga detto in modo esplicito, il distintivo di cui si fregiano li individua come elementi dai gual i attendersi sempre un elevato rendimento, ed ai quali ricorrere nelle circostanze più difficili. I comandanti sono quindi espressamente invitati a non eccedere in tal senso, per non consumare troppo rapidamente una preziosa risorsa e non svuotare i reparti dei loro elementi migliori. La figura dell'ardito così tratteggiata è quella di un combattente sperimentato, che più volte si è volontariamente cimentato nelle imprese più pericolose ed al quale guardare nel momento in cui ci sia da tentarne delle altre. Detto questo è e rimane un soldato tra gli altri della sua unità, sia pure in possesso cli una speciale qualifica, come attesta il fatto che la circolare non contempla la possibilit~t di riunire pennanentemente i militari arditi in formazioni organiche, eia utilizzare per compiti speciali. Il suo campo d' azione sono la trincea e la terra di nessuno, addestramento ed equipaggiamento non sono diversi da quelli della massa della fanteria ed ha ben pochi punti di contatto con il tipo cli combattente nuovo a cui in quello stesso periodo pensavano uomini come Grazioli e Bassi. Nella circolare del 15 agosto 1916 è quindi lecito vedere un altro momento del processo di trasformazione della fanteria itali ana, ma non l'atto cli nascita dell'ardito quale si sarebbe manifestato nel 1917 sotto il segno delle Fiamme Nere. Tuttavia rimane il fatto che l' incoraggiare l'iniziativa e l'aggressività anche tra i gregari andava nella stessa d irezione delle sperimentazioni condotte dal comandante della Brigata Lam.bro e come queste creava le premesse per nuovi sviluppi.

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LE STURMTRUPPEN E LA CIRCOLARE N. 6230 DEL MARZO 1917

el capitolo primo è stato tracciato il processo evolutivo dei precursori delle truppe d'assalto e degli studi di alcuni ufficiali illuminati che crearono l'humus favorevole al germogliare dell' idea che maturò in forma ufficiale solo il 5 luglio 1917. Sulla decisione di Cadorna dì costituire il corpo degli arditi, sanz.ionata con la circolare n. 2 I 000 del Comando Supremo, quanto influirono le notizie riportate dal Servizio Informazioni sull' impiego nei campi cli batlaglia europei delle Sturmtruppen tedesche e austdache? Jn sostanza, gli ardìtì furono ìl frutto dell'evoluzione del pensiero tattico italiano o sì ispirarono ad un tipo di organizzazione già attuata dal nemico? Se è vero che le prime esercitazioni dimostrative deì reparti d ' arditi addestrati dal maggiore Bassi svolte alla presenza del comandante della 2" Armata, e del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, che indussero dì lì a breve il Comando Supremo ad autorizzare la nascita del I Reparto cl' Assalto, si svolsero nel giugno 1917, è altrettanto vero che Cadoma emise nel marzo 1917 una circolare che ordinava ai reparti di fanteria di prendere a modello un programma di istruzioni callurato agli austriaci per l'addestramento dì nuclei di ardìtì. In effetti le prime segnalazioni sulla presenza di reparti d'assalto nelle file dell' esercito austro-ungarico giunsero in Italia nel gennaio 19 I 7. "Risulta da ripetute dichiarazioni di prigionieri, che presso l'esercito nemico si stanno organizzando speciali riparti d'assalto (Sturmabteilung) della forza di circa 30 uomini per ogni battaglione di fanteria, formati di uomini scelti e arditi, con lo speciale incarico di precedere i battaglioni nell'assalto delle posizioni nemiche, di aprire varchi nei reticolati e di sorprendere l'avversario con violento lancio di bombe a mano. I reparti in parola vengono addestrati in speciali corsi della durata di circa 3 sellimane, specialmeme al lancio di bombe a mano (per cui si indicono anche speciali gare con premi) ed alla distruzione dei reticolati. Gli uomini appartenenti a questi riparti godono di uno speciale trattamento nel rancio e nei servizi, avendo vitto migliore e più abbondante ed essendo dispensati da qualsiasi servizio di guardia e dì fatica. La notizia viene segnalata per il caso possa essere presa in considerazione ed attuata per le nostre truppe." 1 Esattamente un mese dopo, la notizia venne confermata dall' ìnten-ogalorio di due prigionieri austriaci, catturati sul monte Zebio dalle truppe del XX Corpo d'Armata, che riferirono di un corso d ' addestramento per truppe d'assalto (Stunntruppenkursus) istituito a Levico e basato sul perfezionamento nel lancio di granate a mano, nella manovra dì avvicinamento e di assalto alle trincee nemiche e nell ' impiego di lanciabombe pneumatici e cli mitragliatrici2 . Il 13 marzo, fu la volta della 2a Sezione Informazioni del comando 3" Armata a riferire col notiziario n. 332 "informazioni desunte dall 'interrogatorio di un prigioniero boemo del jagdkomrnando del 2 I° fanteria catturato dinanzi alle nostre linee di q. 144 la notte sull 'i i marzo 1917. (. .. ) Alle dipendenze dirette del comando del 21 ° fameria c'è uno Stre?fkorps, che si compone di un .lagdkommando e di una Handgranatemve,.ferabteilung (sezione lanciatori di granate a mano). Sono poi amministrali dallo Streifkmps: la Minenwe,jerahteilung (sezione lanciabombe), la Granatenwerferabteilung (sezione lanciagranate) e la Flammenwe1ferabteilung (sezione Lanciqfiamme). Il Jagdkommando ha una forza complessiva di circa 250 umnini, così raggruppati: due Jagdziige (plotoni da caccia) di circa 50 uomini ciascuno, comandanti uno da un sottotenente, l'altro da un a(fiere; e due

N

1 Promemoria del Reparto Operazioni del Comando Supremo alla Segreteria del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito in data 23 gennaio 1917, Reparti d'assalto nell'esercito a.11. 2 Promemoria di servizio n. 9 del Centro Informazioni ciel comando XX corpo d' armata in data 23 febbraio 1917, Corso d'istruzione per tr11ppe d'assalto (da due prigionieri (lustriaci del 73° reggimento difimteria).

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Sturmpatrouillen (palluglie d'assalto) di circa 75 uomini ciascuna, comandati da un O.ffizierstellvertrete1: Le due Sturmpatmuitlen. non sono suddivise organicarnente in squadre o in pattuglie, ma forniscono pattuglie di forma variabile a seconda dei bisogni e dei compiti ad esse tr[fidate. (. .. ) Quando il cmnando decide di effettuare un colpo di mano, i compiti assegnati ai vari reparti del Jàgdkomman.do sono i seguenti: precedono Rii uoniini dei Jagdzuge, il cui primo compito è quello di aprire il varco nei reticolati nemici alle Sturmpatrouitlen; seguono gli uomini di queste (in quel nwnero che è giudicato necessario per la speciale operazione da compiere) generalmente divisi in tre frazioni, una per attaccare fi·rmtalmente, le due altre per attaccare lateralmente: queste irrompono nelle trincee avversarie, dopo avere spezzato colle pinze tar;lia .fili i reticolati che non fossero stati interamente distrutti dagli uoniini dei Jagdziige e, appena penetrate nelle trincee si dividono in due gruppi, che volgono a destra e a sinistra, devastando le trincee. gettandovi lo scompiglio, asportando tutto quello che è possibile asportare. intanto, gli umnini dei Jagdziige si precipitano alla lor volta sulla posizione, che hanno il compito di mantenere, coadiuvati dagli Handgranatenwerfe1; sintanto che le Sturmpatrouilten abbiano compiuto La demolizione e la razzia." Nel marzo 1917, l'esistenza delle Sturmtruppen non era ormai pit1 un segreto, tanto che la stampa degli Imperi Centrali ne cominciava a glorificare le imprese. "ln un articolo del noto critico militare Fabius pubblicato sulla Neu.e Freie Presse del 3 febbraio u.s. sono riportate alcune notizie sulla costituzione e sull'impiego delle Stosstruppen, dei Jagdkornmando (questa denominazione sembra però sia stara già abolita) e delle Streifabteilungen (reparti d'assalto). Essi sono sostanzialmente distaccamenti da ricognizione ai quali sono c{!Jidati compiti in gran parte analoghi a quelli che, nella guerra cli m.ovimemo, sono assegnati alle pattuglie di esplorazione sul campo di battaglia. Nella guerra cli posizione occorre stabilire l'andam.ento dellaJi-onte nemica, conoscere la forza che presidia Le trincee, la dislocazione delle batterie e delle bombarde, l'entità dei lavori difensivi, e riconoscere il terreno ri.\petto alla possibilità di avanzare. Questi compiti, completati con altri quali: disturbare il nemico, metterlo in allarm.i, far sorprese, catturare prigionieri, distruggere ripari, ecc. sono assegnati agli anzidetti reparti d'assalto ai quali viene impartita una speciale istruzione. L'avanzata dei reparti d'assalto può aver luogo tanto dopo, ed al caso anche durante la preparazione de/fuoco di artir;lieria, quanto di sorpresa senza preparazione d 'artiglieria. ( ... ) 3" Il successo riportato nei primi colpi di mano svolti sul fronte italiano dalle Stunntruppen nel tardo inverno 1917 e le innovative metodologie di combattimento adoltate dal nemico, impressionarono non poco il Comando Supremo, tanto da indtme Cadorna ad emanare la circolare n. 6230 del marzo 1917, diretta fino ai comandi di brigata, che riferiva su "alcune notizie relative alla costituzione ed ali 'impiego dei reparti d'assalto presso l'Esercito austro-ungarico, qffi.nché la conoscenza dei metodi d 'azione seguiti dall'avversario l~f/i·a il m.ezzo, non solo di opporvisi con adeguati procedimenti, ma altresì di adottare, ogni qual volta se ne presenti la convenienza, analoghi sistemi." La circolare n. 6230 riportava notizie d'indole generale sulle Sturmtruppen ed, in allegato, il programma addestrativo dei primi dodici giorni del corso per truppe d'assalto tenuto a Levico4 . Nella stessa direttiva, Caclorna ordinò ai comandi d'armata che i metodi delle truppe d'assalto austro-ungariche trovassero pratica applicazione "sia in speciali azioni simulate, durante i periodi di addestramento della truppa, sia nelle operazioni, convenientemente armonizzando l'impiego dei militari arditi e degli elementi specializzati a seconda delle circostanze e dello scopo da raggiungere, senza beninteso, addivenire a mod(ficazioni di carattere organico delle unità." La conoscenza dell'organizzazione delle Sturmtruppen, che gli austriaci avevano a loro volta mutuata dall'esercito tedesco, fu quindi fondamentale per la nascita del corpo degli arditi e quantomeno fa-

3 Promemoria n. 6 dell'Ufficio Situazio ne e Operazioni di Guerra del Comando Supremo in data 3 marzo 191 7, Notizie sttl· l'impieio delle truppe d'assalto (Stosstruppen - truppe d'urto; .Jagdkommando - co111w1di di cacciatori; Streifabteilunge11 - re· parti d'irruzione).

Queste informazioni erano state tratte dal diario personale del prigioniero austro-ungarico, tale caporal maggiore Kun Reinwart, catturato sul monte Zcbio e dal verbale dell'interrogatorio di un disertore del IV/73" battaglione contenuto in un promemoria della Sezione Informazioni dell' Ufficio Situazione e Operazioni di Guerra del Comando Supremo in data 24 marzo 1917. Il I O aprile, lo stesso Ufficio, comunicò altre notizie sulle nuove tecniche <l'assalto austro-ungariche ricavate dall'interrogatorio di due prigionieri del Il/100° battaglione catturati sul Carso. 4

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vorì la sua affermazione in seno all'arma di fanteria. Se nei primi due anni di guerra nessuno dei reparti speciali, come le compagnie della morte o le compagnie scuclati, anelarono oltre l'impiego sperimentale, né tanto meno ottennero l'avvallo ciel Comando Supremo per una maggiore diffusione, l'esperimento degli arditi ciel maggiore Bassi trovi'>, invece, terreno fertile nella diffusione tra i reparti nemici delle Sturrntruppen. La decisione cli Caclorna di promuovere corsi di addestramento per lo svolgimento cli particolar.i compiti offensivi della guerra di trincea, ispirati a programmi d ' istruzione del nemico, si ricollegava alla circolare n. 2540 Specializzazione dei compiti della fanteria, emanata alla fine cli gennaio del 1917. Il Capo cli Stato Maggiore dell'Esercito, dopo aver preso atto dello scarso livello addestrntivo della fanteria italiana, intendeva elevare il rendimento in combattimento dei reparti, migliorandone il grado di preparazione tecnica nella conduzione degli assalti e ne11' impiego di armi speciali quali le bombe a mano e le armi automatiche. Il Comando Supremo, all'epoca, non aveva ancora maturato il proposito della costituzione di reparti speciali autonomi dal resto della fanteria, concepiti per condurre peculiari azioni belliche di carattere eminentemente offensivo, come sarebbe diventato nel corso dell'ultimo anno di guerra il corpo degli arditi . Nel marzo 1917, gli arditi erano visti piuttosto come nuclei cli truppe scelte, particolarmente addestrati, che operando nell'ambito dei battaglioni e elci reggimenti di fanteria di appartenenza, erano in grado cli aprire la strada alle colonne di attacco nelle azioni offensive cli largo respiro od eseguire piccoli colpi di mano contro tralli cli trincea nemici in periodi di stasi dei combattimenti. Si trattava, in pratica, di militari equiparab.il.i agli specializzati, quali gli esploratori, i lanciatori di bombe a mano e eia fucile , selezionati tra i migliori elementi per particolari doti fisiche e morali, ai quali veniva impartito un addestramento che li qualificava quali assaltatori scelti ed ai quali veniva riconosciuto un trattamento cli favore nell 'esenzione eia taluni servizi di prima linea e sotto iI profilo amministrativo. Solo dopo aver assistito in giugno alle esercitazioni degli arditi di Bassi sul campo esperienze di Russiz ed aver appreso della diffusione delle Sturmtruppen in tutte le grandi unità austro-ungariche e tedesche, Cadorna si decise a costituire il I Reparto d'Assalto. Mentre però gli austriaci rimasero fermi alla concezione delle Sturmtruppen quale punta cli lancia cli normali reparti di fanteria, di consistenza mai superiore al battaglione, gli arditi furono ben presto organizzali in reparti autonomi alle dirette dipendenze delle armate, arrivando nel 1918 ad inquadrare un intero corpo d'armata d'assalto su due divisioni idoneo all'esecuzione cli manovre cli sfondamento e sfruttamento ciel successo a carattere strategico. Gli arditi diven nero ben presto vere e proprie truppe speciali, con specifiche uniformi, segni distintivi e mostrine, diverse da quel le della fanteria, eia cui tendevano a distaccarsi anche nello spirito, formando una specialiti:"t autonoma, al pari dei bersaglieri e degli alpini. Il personale che affluiva nei reparti di marcia degli arditi abbandonava il reparto cli appartenenza, assumendo come centro di mobilitazione ai fini amministrativi e matricolari il deposito del 66° fanteria. "Risulta in modo indiscutibile che i reparti d'assalto italiani derivarono dalle Sturmtruppen innanzi tutto come impostazione generale, cioè come tentativo di ovviare alla diminuita combattività ed all'insiitficiente addestramento della massa della fan teria con lo sviluppo di unità d'urto, selezionate e convenientemente preparate, cui era affidato il d({fìcile compito di guidare gli assalti e di alzare il morale dell'esercito. Le Sturmtruppenfuron.o inoltre certamente prese a modello per molti asperti del reclutamento, addestramento, armamento e impiego ( ... ) il punto di radicale differenza da cui dovevano derivare gli elem.enti di superiorità de~li arditi, .fii nel rapporto con la massa della fanteria. Le Stunntruppen i,~falfi rimasero sempre parte integrante delle unità di fanteria, perché erano indispensabili per innervare u.na compagine onnai corrosa da una profonda crisi di stanchezza; .furono quindi truppe scelte cui non si chiedeva di mod(ficare l'impianto e La con.dotta della battaglia, ma di trascinare fa massa passiva. (. .. ) Gli arditi invece si svilupparono come corpo a sé stante, con un .forte distacco dalla fanteria e quindi un elevato spirito di corpo e possibilità di azione assai maggiori; fumno in sostanza truppe speciali, con un ruolo autonomo nella battaglia, e non truppe scelte destinate soltanto a sostenere lafanteria. 5"

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Giorgio Rochat Gli arditi della Grande Guerra. Origini. ballaglil' e miti Libreria Editrice Go riziana, (ìorizia, 1997. pp.

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Ai fini del raffronto con l'organizzazione degli arditi, occon-e ripercorrere in breve la storia clell'orclinamento delle Sturmtruppen austro-ungariche. Il primo battaglione d'assalto apparso sul fronte italiano fu quello creato dall' 11 a Armata nel marzo 1917. Nello stesso mese ebbe successo la prima importante azione compiuta da distaccamenti cli Sturmtruppen a livello di compagnia ai danni del Regio Esercito. In agosto, l'Alto Comando austriaco sciolse i battaglioni d'assalto posti alle dirette dipendenze delle armate, adottando il criterio che l'addestramento delle truppe d 'assalto venisse esteso a tutta la fanteria. Lo scopo era quello di non allontanare definitivamente gli ufficiali e i soldati istruiti dai loro corpi di appartenenza per riunirli in reparti d'assalto autonomi ed evitare di depauperare in questo modo le unità di fanteria dei migliori elementi. Si intendeva elevare progressivamente la qualità della fanteria di linea ed il livello addestrativo nel servizio d'assalto dei vari reggimenti divisionali, facendo frequentare i corsi Sturmtruppen a tutto il personale cli interi reparti organici. In ogni divisione venne creato un battaglione d'assalto, incaricato dell 'addestramento delle compagnie di fanteria divisionali. Su.lla falsariga dell'esercito tedesco, nell'aprile 1918, il Comando Supremo austro-ungarico ordinò alle armate cli costituire, in seno a ciascun corpo d'armata, i cosiddetti gruppi d'urto con i battaglioni d 'assalto divisionali, i battaglioni di fanteria che avaveno ultimato il corso d'addestramento d ' assalto, aliquote di batterie da montagna tratte dai gruppi di artiglieria divisionale, con l'aggiunta di reparti ciel genio e elci servizi. Tornando alle truppe d'assalto italiane, sulla base delle direttive cli massima, fin troppo generiche, emanate dal Comando Supremo con la circolare n. 6230, a partire dalla fine del marzo 1917, i comandi di corpo d'annata e di divisione iniziarono i preparativi per l'organizzazione elci corsi per arditi. Occorreva progettare e sperimentare tutto, dalla preparazione degli ufficiali incaricati di svolgere le istruzioni alla scelta dei criteri di selezione della truppa, dalla composizione organica dei reparti alla ricerca degli armamenti e degli equipaggiamenti da dare in distribuzione, dall'organizzazione dei poligoni alle competenze aministrative. Il comando ciel XX Corpo d 'A rmata emanò le seguenti disposizioni di massima: "I) I corsi potrebbero avere La durata di 15-20 giorni e svolgersi nelle immediate retrovie del territorio di ciascuna divisione. 2) Allo scopo di ottenere un complesso di elementi veramente eccezionali, la scelta degli individui dovrebbe essere rir;orosa e lùnitata, per esempio, alla proporzione di uno per ogni conipar;nia di.fanteria di linea e due per ogni compagnia di bersaglieri o di alpini. 3) I.fanti scelti potrebbero essere raggruppati in piccole ed agili squadre di otto uomini, compreso il capo-squadra. Un ufficiale subalterno prenderebbe il comando di due o tre squadre. Autorizzo fin d'ora i comandi di divisione a distribuire ai fanti scelti, durante e dopo il corso, una speciale razione viveri, nonché, dal giorno di chiusura del c:orso in poi, un soprassoldo giornaliero. Composizione della razione ed entità del soprassoldo saranno determinate dai comandi di divisione. Autorizzo inoltre a promettere.fin d 'ora a detti militari una licenza di quindici r;iorni, da usujh1irsi dopo il cmnpimento delle azioni, sempreché il fante si sia lodevolmente condotto.6" Il comando della .13• Divisione si soffermò, tra l'altro, sulla composizione dell'armamento e dell'equipaggiamento e sulla formazione organica dei reparti d'assalto: "Trattandosi di reparti eminentemente mobili, e dipendendo, di regola, la buona riuscita delle loro azioni, soprattutto dalla celerità con cui verrebbero svolre, è ovvio che l'armamento e l'equipaggiamento devono rispondere anzitutto ai requisiti della leggerezza e della esiguità del volume. Pertanto: tutti gli uomini dovrebbero essere armati di moschetto; la lotta nella quale essi verrebbero normalmente impiegati, si svolgerebbe naturalmente sempre corpo a corpo: ne deriva la necessità che tutti gli uomini portino armi adeguate; pugnale, bombe a mano, eventualmente anche pistola, specie i graduati. Non sempre i reparti d'assalto verrebbero a trovar i reticolati del tutto distrutti: occorrerebbe in tal caso la loro opera per completare l'apertura dei varchi. Ne deriva la necessità che i militari che li com.pongono abbiano pinze taglia.fili. Sovente poi, come nelle stesse circolari è spec{ficatamente contemplato, i reparti d'assalto potranno essere costretti a soffermarsi, per non essere la resistenza nemica del tulio spezzata, nei pressi delle trincee nemiche, o penetrati in queste attendere subito al rovesciamento delle d(fese: occorrerebbe quindi portassero il picozzino ( qualche uomo la vanghetta) injìlato nella cintola, ed un certo numero di sacchetti (5-6) per ciascuno, dentro la tasca da

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Foglio n. I 1693 in data 20 marzo 1917 del Cornanclo XX Corpo d ' Armata-Stato Maggiore, Reparti d'assalw.

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pane. A proteggere il massimo possibile gli arditi componenti i reparti d'assalto potrebbe essere loro distribuito l'elmo Farina, che, se per la sua pesantezza, potrebbe nuocere alla sveltezza di chi lo porta, ottimamente sen1e però per la protezione a brevi distanze, specie nell'evenienza che dovessero gli uomini arrestarsi e d~f'endersi prima di penetrare nelle d?f'ese nemiche. Talvolta, specie nella ver(fica dei varchi in seguito a bombardarnenti, potrebbe essere utile l'impiego degli scudi Masera; riterrei quindi opportuni che tutti i componenti dei reparti in esame vengano addestrati all 'uso ed al montaggio di essi, salvo, ben inteso, a sen1irsene ove occorrerà e sempre in quelle azioni nelle quali l'impiego di tali scudi fosse indicato. Ad aumentare il numero delle bombe che ciascun uom.o dovrebbe sempre aver seco, ed a renderne più agevole il trasporto, proporrei venissero distribuite le borse porta-bombe. Composizione dei reparti d'assalto. Eccessivamente numerosi mi sembrano quelli dell'esercito nemico. Poche squadre sono sufficienti allo scopo e danno la possibilità di una migliore scelta e di avere elementi che volontariamente si prestino. Proporrei quindi che fossero, con due umnini per compagnia, formati tre nuclei comandati ciascuno da sceltissimo graduato di truppa (preferibilmente sotlufj-ìciale), tutti da un ufficiale, che dovrebbe aver anche cura di addestrare costantemente i suoi uornini agli .speciali metodi di attacco, cui verrebberv chiamati. Con Lre squadre, di 8 uomini ciascuna, e normalmente a disposizione di ciascun bauaglione ognuna, si a vrebbe modo, anche nell'eventualità di impiego di battaglioni isolati o di minori reparti, di contare su uno dei nuclei d'assalto. ( ... ) Ai reparti d'assalto proporrei venisse destinata, per essere impiegata di concerto con quelli, qualche pistola mitragliatrice. Ciò che manca al nemico, noi di.1poniamo di un'arma che ottirnamente si presta, per la facilità di trasporto e d'impiego, nelle azioni dei piccoli nuclei di cui trattasi. ( ... ) Tale arma potrebbe continuare a far parte organicamente della propria sezione, salvo a ricevere il trattamento di.favore dei reparti d'assalto. e ad essere con questi impiegata.7" La 52" Divisione organizzò, a partire dal 2 aprile 1917, due corsi d'istruzione per squadre d'assalto di reparti alpini della durata di diciotto giorni , sotto la sorveglianza ed il controllo di un ufficiale superiore: " Ciascun battaglione alpino costituirà una squadra di selle uomini compreso il caposquadra ( in media due uomini per ciascuna compagnia, preferibilmente volon.tarij. Un ufficiale subalterno sarà preposto all'istruzione, poi all'impiego di due - tre squadre. Il programma di istruzione dei corsi sarà quello allegato alla circolare n. 6230 in data 14 corrente del Comando Suprerno. con quelle poche varianti che le speciali caratteristiche del terreno, sui quali gli alpini dovranno agire, e l'esperienza dei comandanti dei gruppi alpini interessati, potranno consigliare. ( ... ) Trattamento speciale dei militari dei reparti d'assalto. Dal giorno della chiusura del corso in poi: soprassoldo giornaliero di L. O, 75; speciale razione viveri giornaliera; dispensa da tulli i servizi di fatica ,· qualifica di fante scelto d'assalto; licenza di I O giorni, da concedersi dopo il buon esito di ciascuna azione, a quei militari (ufficiali compresi) che si siano maggiormente distinti; concessione del distintivo di militare ardito dopo La partecipazione a due azioni, anche se i/fante, pur avendo compiuto il proprio dovere, non ha potuto distinguersi in modo speciale; concessione delle onor(fi.cenze al valore, indipendentemente dai premi .finora spec~ficati a quei militari che hanno avuto occasione di distinguersi in particolar modo; in caso di cattura di armi e di prigionieri, premi in danaro, nei limiti.fissati dalle disposizioni vigenti. 8" Si riporta la relazione finale ciel primo corso per arditi organizzato nell'aprile 1917 dal comando della 13" Divisione: "Si è dato impulso all'addestramento dei reparti d'assalto nel compiere operazioni con azione di sorpresa, tendenti a disturbare il nemico, nel concorrere alle azioni preparate con l'aprire la strada alle colonne d'attacco, irrompendo con impeto, coll'aiuto di lancio di granale a mano offensive ed incendiarie nelle trincee avversarie. Nelle azioni di sorpresa si è fatto uso di scudi Masera, necessari per dar modo a pochi uomini di soffermarsi nelle vicinanze delle trincee nemiche, per lancio di granate incendiarie, per valutare l'entità dei lavori nemici e delle linee di accesso alle posizioni, l'andamento delle

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Foglio n. l l 30 in data 26 marzo 1917 del comando 13" Divisione cli Fanteria, Riparti d'assalto. Venne decisa la costituzione in ciascun reggimento di tre reparti <l'assalto, uno per battaglione; ogni reparto era compost.o di otto soldati e due graduati, uno dei quali possibilmente sottufficiale o caporal maggiore. Il corso, della durata di quindici giorni, era direlto da un ufficiale superiore (foglio n. 1288 in data 2 aprile 1917 del comando 13" Divisione cli fanteria , Ripani d'assalto). S Foglio n. 445 in data 29 marzo I 917 del comando 52" Divisione cli fanteria, Riparti d'assalro.

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Linee etc., per prendere d'infilata con tiro di.fucileria trincee avversarie. Si è cercato sopra lltlto di abilitare i singoli militari, componenti i reparti, nel lancio di granate a mano di diverso tipo, dalle posizioni di a terra, in ginocchio, in piedi ed a distanze varie dai 15 ai 25 metri. (. .. j A corso ultimalo si è eseguita una esercitazione di attacco simulato di trincea nernica, quale preparazione di azione offensiva, con lancio di bombe a mano tipo Sipe e bombe incendiarie Carasco, con taglio di reticolati e sbarramenfO di camminamenti di accesso a trincee avversarie con fuoco di pistole mitragliatrici. Si è proceduto in ultimo ad una gara di lancio di granate a mano con premi, alla costituzione de.fì.nitiva dei reparti e alla classificazione dei singoli militari nei reparti.9" Lo svolgimento dei prinù corsi per arditi fu improntato all'insegna dell'improvvisazione, senza direttive applicative cli dettaglio provenienti dal centro, con ufficiali istruttori non preparati preventivamente al particolare compito eia assolvere, con durata dei corsi diversa eia reparto a reparto, con armamenti in distribuzione e organici provvisori delle unità d ' assalto difformi. Così, alcuni reparti ebbero in dotazione scucii portatili tipo Daigrè, mentre altri quelli pesanti tipo Masera; alcune formazioni ricevettero gli elmi Farina, mentre a.ltre conservarono gli elmetti tipo Adrian. Come arma bianca per il combattimento corpo a corpo si poteva ricorrere alla baionetta, al picozzino o all'attrezzo leggero, non essendo ancora diffuso il pugnale. Le squadre arditi dei vari battaglioni ebbero un numero variabile cli uomini, eia sette a dieci. Altre grandi unità preferirono organizzare reparti d'assalto a livello plotone e compagnia. Nella primavera ciel 1917, l'organizzazione degli arditi era ancora a livello pionieristico. Si sentiva la mancanza cli un ente addestrativo centrale per la valutazione e la sperimentazione delle tecniche cli comhattìmenlo più appropriate e dei mater.i ali in distribuzione, per la qualifica degli ufficiali istruttori, per lo studio dei piani addestrativi. Tra l'altro, non tutte le grandi uniù ebbero modo cli costituire le squadre arditi e i comandi cli corpo d'armata e dì divisione, in assenza cli precise disposizioni impartite dal vertice, agirono coi.ne meglio ritennero opportuno, improvvisando reparti d'assalto cli varia composizione organica. ln molti comandi mancò poi la convinzione sull'utilità stessa degli arditi e l'entusiasmo necessari. Così, il cornando del XXIX Corpo d ' Armata, nel giugno 1917, "in seguito alle notizie accertale sullape1:fezionata organizzazione dei reparti d'assalto nem,ici ed aLlo scopo di comrapporre a truppe scelte nem,iche, truppe che posseggano gli stessi requisiti.fisici e morali", dispose perché presso ogni comando di battaglione clipcnclcntc si costituisse un plotone della forza cli 40 uomini, assegnandovi graduati ed uomini tratti dalle compagnie e scelti fra i decorati al valore, gli arditi, i lanciatori cli granate. ·'tali drappelli, pur non.formando per ora reparti amm.inistrativwnente autonomi, verranno riuniti per una istruzione speciale di 15 giorni nei pressi del comando di reggimento e battaglione alpini e dipenderanno in massim.a, a istruzione ultimata, dai rispettivi cmnandi cli reggimento o di bal!aglione alpino. Non presteranno servizio in trincea, non saranno addetti a lavori, ma attenderanno esclusivmnente al pivprio pe1:[eziona,nento professionale; verranno invece, o indrappellati o divisi in pc//tuglie di compagnia, usati pei servizi di pattuglia o pei colpi di mano, sia di giorno che di notte. Dovranno godere di un trattamento tale da far si che i comandati vi rimangano volentieri e non man.chino f!,li aspiranti che desiderino di entrarvi. 10" Presso le divisioni del VII Corpo d'Armata, invece, furono costituite temporaneamente quattro compagnie (una per reggimento) di nùlitari arditi e specializzati "da impiegare in azioni di piccola guerra per disturbare il nemico, per prendergli anni e prigionieri, per sconvolgergli le difese, per completare il servizio di sicurezza delle nostre pattuglie di ricognizione, ecc." Il XXV Corpo d ' Armata, solo in luglio, provvide all'addestramento cli militari arditi. "Perché le piccole e ardite operazioni, fatte con azione di sorpresa, tendenti a catturare prigionieri, a riconoscere i Lavori avversari, ecc. abbiano a sortire pieno successo, è necessario che il personale destinatovi a far parte sia accuratmnente scelto ed istruito. Com 'è noto, il ne,nico ha istituito da tempo reparti d'assalto il cui compito è in gran parte quello che da noi si assegna generalmente alle pattuglie. Sottanto che la scelta dei componenti cli quei reparti risponde ad un criterio stretto cli spe-

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Relazione in data 2 1 aprile 1917 dei reparti d'assalto della l 3" Divisione a firma del direttore del corso, maggiore Dotto dei Dauli. IO Foglio n. J 0224 in data 19 giugno 1917 del comando XXIX Corpo cl· Armaw - Stato Maggiore, Reparti d'a.ualto.

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cializzazione, mentre da noi a tale specializzazione non si è ancora addivenuti. Però, richiamandomi alla circolare n. 6230 del Comando Supremo, deside,v che presso i dipendenti corpi si formino dei gruppi con compiti presso a poco analoghi a q/,lelli dei reparti d'assalto austriaci. armonizzando l'impiego degli arditi con quello degli specializzati, in modo da avere sempre disponibili almeno un centinaio di uomini presso ogni reggimento. dai quali Lrarre esclusivamente gli e/ernenti per le pattuglie. 11" La costituzione nell 'ambito ciel XXlX Corpo d'Armata dei plotoni arditi di battaglione cli fanteria ed alpini determinò lo scioglimento dei nuclei esploratori dei reggimenti cli fanteria e dei battaglioni alpini. Il personale ed i materiali speciali degli esploratori confluirono in g ran parte nei costituendi plotoni arditi, il cui addestramento venne completato e perfezionato attraverso corsi della durata di tre settimane svolti in uno speciale campo di istruzione presso Ronchi nel luglio-agosto 1917 12. Solo nel corso dell'estate 1917, il Comando Supremo provvide ad uniformare e disciplinare meglio la preparazione degli arditi attraverso una serie d i circolari: n. 21000 del 5 luglio I 9 I 7 Addestramento dei reparti d'assalto, n. 111660 in data 26 giugno 1917 Riparti d'assalto, n . 106890 in data 5 luglio I 9 I 7 Trattamento spettante al personale dei reparti d'assalto, n. 117050 in data 21 settembre 1917 Equipaggiamento, armamento, composizione organica dei reparti d'assalto. Intanto, le conoscenze su quanto andava facendo il nemico in tema cli truppe d ' assalto si erano approfondite grazie anche alla collaborazione degli eserciti alleati. In particolare, il Bureau lnterallìes cli Parigi, tramite la Sezione M ciel Servizio Informazioni, trasmise nel maggio I 917 un ' informativa di fonte russa sull' impiego delle SLurmtruppen sul fronte orientale: "Le condizioni altuali degli attacchi e della difesa di posizioni .fàrt(fìcate hanno indotto il nemico a formare truppe speciali di assalto, non molto numerose (un battaglione .forse) costituite da soldati scelti in uniLà specialmente allenate. Inoltre in tutti i reggimenti di fanteria si istruiscono sezioni esploratori. Sturmbataillon cl'cmnata. Hanno lo scopo la partecipazione a grandi operazioni, com.e per esempio lo ~fondare una zona fortificata dal nemico o arrestare con comrattacchi la sua offensiva. L'esisLenza di Sturmbataillon der Deutschen Sudannee è stata provata in base a documenti, con timhro a urnido apposto su una lettera in data l I gennaio 1917. Stando a dichiarazioni di prigionieri, per la .formazione di un tal battaglione si prendevano uomini scelti, di preferenza cacciatori di età non superiore ai trenta anni: questo tanto negli elementi tedeschi che negli elementi austriaci. Lo Sturmbataillon della 3" armata austriaca è aggreiato allo stato maggiore del!' armata a Dolin: si compone di 5 compagnie. (. .. ) Tutti gli t4ficiali sono ausrriaci e la maggior parte ha già avuto occasione di familiarizzarsi colle operazioni d'assalto al fì'onte wzglo:francese, dove sono stati per un mese aggregali ad uno Sturmbataillon tedesco nel seuore della Somme. Il battaglione dispone di molti mezzi tecnici, tra gli altri: una sezione m.itragliatrici, una lanciamine, una lanciabombe, una proiettori e una colonna di automobili tale da poter trasporLare in una sola volta il battaglione completo con tutto il materiale. Oltre a quanto sopra vi sono anche lanciqfianune di modello grande e piccolo. A detta di alcuni prigionieri si ha in progetto di aggiungere allo SLurmbataillon d'annata degli obici da montagna e delle automobili blindate. Oltre lo Sturmbcuaillon d'armata costituente unilà fallica indipendente, a disposizione esclusiva dell'ai-mata, hanno Luogo nella città dì Dolin dei corsi d'istruzione detti Sturmkurs. Ad essi prendono parte 20 uomini di ogni reggimento dell'armata, che per tre set Limane si istruiscono sul modo di attacco di posizioni fortificate. Finiti i corsi di istruzione gli ufficiali ed i soldati ritornano ai loro corpi, dove vanno a costituire delle sezioni d' esploratori nelle compagnie o nei batlaglioni d'assalto. I corsi vengono imparriti in base a istruzioni elaborale e svolte i11 programmi tedeschi. L'istruzione e l'organizzazione delle sezioni d'assalto so110 tenute segrete. Le istruzioni scritle Pengon.o consegnate agli ufficiali dei corsi perché ne facciano lettura, poi vengono loro ritirate. 13"

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Foglio n. 197 in data I O luglio 19 l ì ci el comando XXV Corpo <l' Arm ata. Rep{lrtì d '{ISS{l/to. Foglio n. 10785 in data 18 luglio 191 ì del cornando XXIX Corpo <l'Armata, Repar1i d '(lssal10 - Sciogli111e11to nuclei

esplora1ori. 11 Nota n. 3499 Co1111mic{lzioni i11 (/(Ifa 9 maggio /':)/7 (Fonte rnsso) - Dichiarnz.ioni f(l/1!! d(I prigio11ieri in data 7 marzo da Notizie d 'indole generale - Austria Ungheria e Germania - Sezione M.

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L'attività del Servizio Informazioni italiano rivolta alla racco.lta di dati sulle Sturmtruppen, fu coronata da pieno successo nel maggio 1917 con la cattura in un posto comando nemico sul Carso della pubblicazione Nonne per l'istruzione delle truppe d'assalto, emanata dal Comando Supremo austro-ungarico nel dicembre 1916 e tradotta dal tedesco a cura del comando della 3a Armata. Altre informazioni su li' argomento giunsero al Comando Supremo italiano, sempre nella primavera del I 9 I 7, col bollettino n. 1774 dell'Ufficio Informazioni del comando 2a Annata Notizie desunte da ulteriore interrogatorio di due ufficiali disertori del V/37 Schutzen (già noti), col notiziario n. 540 della Sezione Informazioni ciel comando 3a Armata, J:òrmazione, organizzazione, istruzione dei riparti speciali presso le unità austriache dislocate sulla fronte carsica, e col notiziario n. 29 dell'Uttìcio Informazioni del comando 1a e 6a Armata. In sintesi, la nascita degli arditi deve molto all'affermarsi in campo nemico delle Sturmtruppen. I primi corsi per truppe d'assalto sorsero in Italia per contrapporre all'avversario formazioni analoghe di soldati scelti e ben addestrati all'attacco di posizioni trincerate. L'idea degli arditi faticò non poco a far breccia nel Comando Supremo italiano, che fino al 1917 si era mostrato poco ricettivo alle proposte di costituzione di reparti speciali o cli volontari (garibaldini, irredenti, skiatori, ecc.), al di fuori degli ordinari schemi tattici e organici della fanteria di linea. Le Sturmtruppen contribuirono, quindi, non poco a far recedere Cadorna da posizioni eccessivamente retrive e conservative in campo dottrinale e degli ordinamenti, accelerando l'istituzione del corpo delle fiamme nere. Con la circolare n. 6230 la figura dell'ardito vide una significativa evoluzione da semplice qualifica di riconoscimento per atti di valore compiuti durante il servizio in trincea, sancita con la circolare n. 1581() del 15 agosto 1916, a quella di militare selezionato tra i migliori del proprio reparto, per lo svolgimento di uno speciale corso adclestrativo in cui erano apprese tecniche di assalto e di colpo di mano contro posizioni fortificate, d'impiego di vari tipi di armi, di combattimento corpo a corpo. Mancava ancora da compiere l'ultimo passo, cioè quello cli riunire permanentemente i frequentatori dei corsi per truppe d'assalto in reparti organici autonomi, alle dirette dipendenze cli grandi unità, ma per giungere a ciò occorrerà aspettare l'estate del 1917.

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L'ESPERIENZA DELLA 2a ARMATA E GLI SVILUPPI DEL 1917

' atto di nascita dei reparti d'assalto del Regio Esercito è la circolare n° 111660 R.S. del 26 giugno 1917 con cui il Comando Supremo invitò i comandi d'armata a costituire, sotto la data del 1° luglio, un'unità speciale della forza almeno di una compagnia, formata esclusivamente eia volontari tratti di preferenza dai reggimenti bersaglieri. Il documento, classificato Riservatissimo e firmato dal Sottocapo di Stato Maggiore, tenente generale Carlo Porro, rappresentava il punto di arrivo cli un processo iniziato da tempo che aveva avuto i suoi momenti salienti negli esperimenti effettuati in momenti successivi presso il VI Corpo cl' Armata e la 2" Armata, nonché nelle disposizioni date in marzo in merito all'impjego dei militari arditi per repl icare con i loro stessi metodi alle azioni delle truppe d'assalto austro-ungariche. La comparsa delle Sturmtruppen aveva dato lo spunto per richiedere ai comandi al fronte un atteggiamento più aggressivo, utilizzando al meglio le possibilità offerte dalla specializzazione della fanteria, ma i vertici militari anche in quella circostanza non avevano voluto intervenire sulla struttura dei reparti, escludendo in modo espl.icito modifiche permanenti alla loro struttura organica, e quindi la possibilità di riunire i nùlitari con qualifica di ardito in uni tà speciali. Nella realtà plotoni speciali, destinati all'esecuzione di colpi di mano ed a compiti di rottura, erano stati costituiti un po' dovunque, non soltanto sul fronte dell'Isonzo, e nell'ambito dell'annata del tenente generale Capello l'iniziativa di alcuni ufficiali aveva portato alla creazione di unità a livello di battaglione, sia pure non su base permanente in ossequio alla volontà del Comando Supremo. La circolare Riparti d'assalto veniva a rimuovere questo ostacolo, anche se le riserve a lungo nutrite si riflettevano nella raccomandazione di non incrinare la solidità della compagine dei reggimenti bersaglieri con l'allontanamento cli un numero troppo alto dei migliori elementi. Il reparto d'assalto d'armata poteva ora essere organicamente costituito e da.I punto di vista ordinativo doveva essere inquadrato in un reggimento bersaglieri, con la previsione di portarlo in un futuro non troppo lontano alla consistenza di un battaglione. Affidato ad un capitano anziano scelto tra quelli che per le loro doti di intelligenza e cli coraggio e per la loro personalità potevano meglio riuscire a sviluppare nei loro uomini gli indispensabili sentimenti di ardimento e cli disciplina, il reparto sarebbe stato fornito di mitragliatrici Fiat-Revelli, pistole-mitragliatrici con bipiede e supporto per poter essere utilizzate da un tiratore in posizione eretta, lanciatorpedini Bellica, lanciabombe, lanciafiamme portatili e telefoni da pattuglia. Si trattava di un armamento di tutto rispetto, individuato evidentemente sulla base degli esperimenti condotti presso la 2a Armata, ma lasciato indefinito dalla circolare che invece invitava i comandi d' armata a far pervenire eventuali proposte entro il 15 luglio, insieme con una breve relazione sulla consistenza già raggiunta e sulla località di alloggiamento scelta per il periodo di istruzione. Più dettagliate le indicazioni relative all 'equipaggiamento individuale, comprendente moschetto, pugnale cd una mezza dozzina di bombe a mano, insieme con una pinza tagliafili ed un picozzino, ma anche a questo riguardo il documento si limitava ad indicaz.ioni di massima e rimandava la decisione finale ad una valutazione dei suggerimenti provenienti dalle armate. Allo stesso modo restava indefinita la questione del trattamento speciale da prevedersi per gli appartenenti ai reparti d'assalto, e ad una successiva direttiva veniva rinviata anche la definizione del programma d'addestramento tipo e delle modalit~t di impiego. Entrambi questi aspetti sarebbero stati coperti a distanza cli pochi giorni in altrettante circolari, diramate sotto la data del 5 luglio. Il trattamento dei reparti d'assalto fu oggetto della circolare n° 106890 che trattava in successione il tema degli alloggiamenti, quello dei turni di servizio in trincea e quello, non meno importante, del trattamento economico, aggiungendo poi alcune brevi indicazion i in merito ai premi ed al distintivo da conce-

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clere a quanti avrebbero fatto parle cli queste nuove unità 1• Si trattava cli disposizioni di massima, intese a fissare delle linee guida che i comandi di grande unità avrebbero dovuto sviluppare, integrandole sulla base dell'esperienza ma senza perdere cli vista 1' obiettivo cli rafforzare sia l'aggressività che la capacità cli valutare in modo appropriato le situazioni, due caratteristiche che Caclorna riteneva di fondamentale importanza. l reparti dovevano essere alloggiati in località delle retrovie attrezzate con quanto necessario per consentire di recuperare le energie fisiche e morali e soprattutto situate in prossimità del poligono dove si sarebbe svolto l' addestramento. Data l'intensità delle esercitazioni, e la necessità cli non interromperne la continuità, i reparti non potevano essere impiegali in altre attività sia pure necessarie al funzionamento del campo, e quindi tulli i lavori di sterro o di costruzione. i servizi di guardia e di piantone, la pulizia degli accantonamenti erano affidati ad un distaccamento proveniente da altre unità. Per lo s tesso motivo, come pure per non logorarne la forza in compiti che non erano loro propri, i reparti dovevano essere esclusi "in modo assoluto" dai turni di servizio in trincea, anche se cli quando in quando potevano salire in linea per delle brevi ricognizioni sul terreno dove più era probabile il loro impiego. Per il trattamento economico la circolare, mentre rimandava ad un apposito decreto ministeriale tuttora eia emanare, stabiliva la concessione di un soprassoldo per i mi litari di truppa pari a 0,30 lire per i sottufficiali ed a 0,20 lire per caporali e soldati. Nulla di preciso veniva eletto in merito al vitto, che i comandi d 'armata erano lasciati liberi cli determinare, tenendo conto del maggiore sforzo fisico richiesto, ed anche in merito ai premi , sia in denaro che sotto forma di brevi licenze, era lasciata loro la facoltà cli determinare caso per caso l'entità ciel premio e la durata della licenza. Del tutto indefinita rimaneva invece la questione del distintivo, per cui si rimandava alle norme che sarebbero state emanate dal ministero. Il problema dell'addestramento venne affrontato da un 'altra articolazione del Coimmdo Supremo, l'Ufficio Affari Vari e Segreteria ciel Riparto Operazioni, con la circolare n° 2 1000, anch'essa firmata dal Capo c.H Stato Maggiore del Regio Esercito che nel testo si espresse infatti in prima persona2 . Dopo aver richiamato le sue direttive cli marzo, con le quali aveva invitato i comandi a selezionare e preparare nell'ambito delle normali unitù di fanteria alcun i elementi per compiti speciali, e quelle di fine g iugno, con le quali aveva ordinato cli procedere alla costituzione di veri e propri reparti d'assalto, Cadorna precisava i criteri ai quali avrebbero dovuto ispirarsi i programmi d'addestramento. La sua intenzione non era quella di dettare un programma cl' istruzione. dal momento che proprio per la natura atipica di questi reparti non riteneva opportuno vincolare lo spirito d'iniziativa dei responsabili della loro formazio ne, ma piuttosto quella di definire della linee guida sulle quali tornare in futuro con nonne cli dettaglio . Per il momento era sufficiente tenere ben presente lo scopo per cui erano stati costituiti e su queste basi definire gli obiettivi da raggiungere. I compiti peculiari dei reparti d'assalto erano l'esecuzione di colpi di mano finalizzati alla cattura cli prigionieri od all'occupazione sia pure temporanea cli elementi dell'organi zzazione difensiva dell 'avversario, o, alrernativamente, il costituire le ondate di testa nelle operazioni di più ampio respiro condotte eia altre truppe. Per poterli svolgere con enìcacia l'addestramento doveva essere intenso ed avere carattere continuativo, il che comportava. come esplicitamente indicato nella circolare, che i reparti non dovevano essere impiegati nel normale servizio di trincea e tanto meno nelle estenuanti corvée. Al tempo stesso era opportuno che gli alloggiamenti fossero situati in una località tranquilla, nei cui pressi doveva essere allestito un ampio poligono, attrezzato con lutti materiali necessari e sistemato in modo da riprodurre una porzione della sistemazione difensiva tipo e finanche della terra di nessuno, con il terreno sconvolto dalle esplosion i. Nell'addestramento venivano distinte una "istruzione generale" ccl una "istruzione speciale". La prima era mirata a preparare l'individuo dal punto del fisico ed a metterlo in grado di impiegare efficacemente tutti gli strumenti di offesa e di difesa a sua disposizione, per poi armonizzarne l'azione con quella

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Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, Trauamen10 spellwae al persuna/e dei riparti d'assalto, n° I06890 R.S. del 5 luglio 19 17, AUSSME, Rcp. E-1, Racc. 1J3, 2" Armata, Costituzione reparti cl' assalto. 2 Comunclo Supremo, Riparto Operazioni, Ufficio ;\ffori Vari e Segreteria, 1\ddes1ramen10 dei riparti d'assalto, n° 21000 del 5 luglio 1917.AUSSME, Rcp. E- 1, Racc. 113, 2" i\rmata,Costituzioncrcpani d'assulto.

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degli altri elementi del reparto nell'ambito di esercitazioni d'insieme ispirate dalla natura dei compiti normalmente affidati ai reparti d'assalto, la seconda era invece finalizzata a preparare una specifica operazione. A questo scopo, previo un accurato studio del terreno e dell'obiettivo, anche attraverso l' uso d i fotografie e l'esame delle deposizioni di prigionieri. l' ''istruzione speciale" doveva concretizzarsi nella ripetizione in poligono, utilizzando una ricostruzione quanto più possibile fedele della posizione da assalire, delle diverse fasi dell'azione, fino a raggiungere la certezza che ognuno conoscesse perfettamente il suo compi to e che, di conseguenza, il tutto potesse svolgersi con un soddisfacente livello di automatismo. Cadorna non aggiungeva altro e concludeva chiedendo ai comandanti d'armata cli essere informato delle disposizioni di dettaglio che avrebbero a loro volta diramato e del Iivello di efficienza via via raggiunto dai reparti. I criteri da lui dettali contenevano però significativi clementi cli novità, tra i quali risaltano l'attenzione per la preparaz.ione fisica del combattente ed il concetto stesso d i "istruzione :,peciale", due elementi che ven ivano a caratterizzare i reparti d'assalto differenziandoli dal resto della fa nteria e nel loro insieme disegnavano una nuova figura di combattente ed un modo d iverso di concepire il combattimento, uscendo dai rigidi scherni della guerra di trincea. Nel complesso si può dire che I' "isiruzione generale" aveva come risultato quello di sviluppare nel singolo la fidu cia nelle proprie possibilità, I' "istruzione speciale" gl i permetleva invece di comprendere il suo ruolo nel quadro dell'azione affidata al reparto, a tutto vantaggio della capacità di interpretarlo al meglio anche quando fosse venuta meno l' azione di comando. Prima cli procedere oltre, si ritiene doveroso sottolineare che la circolare ciel 26 giugno non sembra ispirata tanto dal desiderio di dare una risposta appropriata alle azioni delle truppe d'assalto austro-ungariche, qoanto dalla volontà d i introdurre un elemento nuovo nei metodi cli combattimento della fante ria italiana. L'aver ricostruito quanto era in precedenza avvenuto sul fronte dell'Isonzo, ed in particolare in seno alla 2a Armata grazie alla lungimiranza cli Graziali ed alle intuizioni cli Bassi, porta infatti ad affermare l'orig inal ità cli questa impostazione ed a rigettare l' idea che i reparti d'assalto italiani siano soltanto una copia rivista e corretta delle Sturmtruppen austro-ungariche. Una tale interpretazione può valere per la circolare cli marzo, che traeva origine proprio dalla scoperta di questa nuova tipologia d i minaccia e dalla necessità di fronteggiarl a, ma non per la circolare cli giugno, che arrivava dopo mesi d i studi ed esperimenti effettuati sotto lo sguardo attento del tenente generale Capello. Secondo questa visione, i nuovi reparti non potevano essere la semplice espansione ciel modello ciel plotone costituito al momento dell ' esigenza con militari arditi, già organizzato presso diverse unità, e dovevano rappresentare invece lo strumento con cui scardinare l'organizzazione difensiva dell 'avversario, sia in occasione delle grandi offensive che nell 'ambito cli arti tattici di portata più limi tata. Non a caso il Comando Supremo si premurò dì salvaguardarne la specificità, mantenendoli nettamente distinti sotto tutti i punti cli vista dai plotoni arditi , rigettando ogni proposta cli parificazione. Il Comando della 1" Armata ad esempio, che in giugno aveva deciso di formare presso ogni ballaglione dei plotoni d'assalto cli quaranta uomini, solleci tò in agosto l' estensione a questi drappelli dello stesso trattamento economico e dello stesso eq uipaggiamento, con moschetto e pugnale, dei reparti d'assalto 3. Nella sua ris posta l'Ufficio Ordinamento e Mobili tazione, pur ri-

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Comando I' Armata, Stato Maggiore, Ispezioni ui riparti uniiti e d 'assalto. Pari/ìca,.ione del loro trc111ame1110 ed equipaggiamento, n" 45368 del 13 agosLo 191 7, AUSSML Rep. F-4, Racc. 200, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. Nel riferire l'esito di ispezioni da lui effeuuate ai repart i d'assa lto ed arditi dell'armata. il tenente ge nerale Pecori Gi raldi, dopo aver segnalato che l'addestrame nto procedeva in modo soddisfacente, anche se sarebbe stato necessari o attendere ancora prima di vederlo concl uso, s i dichiarava convinto clell' opporllln ità cli assimilare ai reparti d 'assalto i plotoni che i battaglioni stavano costjtuenclo riunendo i militari ardi ti, in modo da evitare dannosi confronti. L'ordine di procedere alla formazione di questi plotoni era stato dato il 16 giugno, dopo una lunga riflessione sui contenuti della circolare n" 6230 diramata il 14 marzo dal Comando Supremo e sull'organiu.azione dei reparti d ' assalto austro-ungarici. I quarantn uomini clovev.1110 essere forniti dalle quattro compagnie del battaglione scegliendoli tra i rnilitari cli trnppa con la qualifica di ardi to, oppure tra i deco rali al valore e tra gli specializza ti come lanciatori di bombe a mano. Dopo un addestramento cli quindici giorni impartito presso i comandi di brigata o di reggim ento, dovevano essere escl usi dal servizio cli trincea e dalle corvéc per essere impiegati ne i se rvizi di pattuglia e per l'esecuzione di colpi di mano, godendo di un trattamento tale da rendere <lppctib.ilc il fa rne parte (Co mando I'' Armata, Stato Maggiore, Riparri di assalro, n" 33085 Riservatissimo del 16 g iugno 1917, ACSSME, Rcp. F-4, Racc. 200, Cornando Supremo, Uffi-

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conoscendo che si aveva al momento una evidente disparità di trattamento tra due tipologie di unità. molto affini, ribadì l'intenzione di mantenerle ben distinte, evidentemente persuaso che una diversa soluzione potesse farne venir meno le caratteristiche peculiari e compromettere l'esito ciel processo di formazione in corso 4 . Le motivazioni di fondo della circolare n°1 l 1660 s.i possono dunque individuare nell' affermarsi di un'idea che, nata nell'ambiente della 2" Armata, dove aveva trovato terreno fertile, era poi stata accolta dai vertici dell'esercito, sensibilizzati da Capello ed a loro volta non insensibili alla necessità di percorrere nuove strade per rilanciare l'azione della fanteria, proseguendo nella direzione di una progressiva specializzazione delle sue componenti. In questo quadro il ruolo delle truppe d'assalto austro-ungariche perde quindi di importanza, pur rimanendo uno dei fattori che hanno contribuito ad accelerare il processo ccl al tempo stesso un prezioso termine di riferimento. Le armate risposero nel giro cli pochi giorni alla sollecitazione del Comando Supremo, anche se la mancanza cli disposizioni di dettaglio le portò a adottare soluzioni diverse, soprattutto in relazione alla struttura organica. Presso la l • Armata del tenente generale Guglielmo Pecori Giraldi il compito di procedere alla formazione di un reparto d'assalto fu affidato al V Corpo d ' Armata, che a sua volta attivò la IV Brigata Bersaglieri, in aderenza ad una delle indicazioni della circolare. Forse per la disponibilità di un'intera brigata di Fiamme Cremisi, o forse per l'interesse con cui il comandante del corpo d'annata, tenente generale Gaetano Zoppi, aveva già guardato in passato all'idea di creare elci reparti speciali, U livello della risposta fu addirittura superiore a quanto richiesto. Il 5 Jugl io 1917, con i nuclei di arditi già esistenti in seno alla brigata e con volontari provenienti dai suoi due reggimenti, 14 ° e 20° , venne infatti costituito un battaglione d 'assalto forte di ottocento uomini ripartiti in quattro compagnie. 11 reparto, che dipendeva amministrativamente dal 14° Reggimento Bersaglieri, fu immediatamente equipaggiato con la giubba aperta da ciclista e con gli scarponcini da alpino con calzettoni cli lana in sostituzione delle fasce mollettiere, sfruttando la libertà concessa dal Comando Supremo per adottare una soluzione pratica e tale eia facilitare la scioltezza dei movimenti. L'armamento individuale, costituito dal moschetto modello truppe speciali, dal pugnale e dalle bombe a mano, era quello indicato dalla circolare, ed era prevista l'assegnazione di mitragliatrici, lanciabombe e lanciafiamme5. Al battaglione in via di formazione presso la IV Brigata Bersaglieri la la Armata affiancò un plotone d'assalto di cavalleria, articolato su due plotoni di venti uomini ciascuno, tutti volontari provenienti dai sette squadroni esistenti presso i tre corpi d'armata dipendenti. Il lungo addestramento necessario a compensare la mancanza cli una preparazione specifica nel combattimento a piedi impedì però cli impiegare il reparto in azione prima che il Comando Supremo, all'inizio di ottobre ne decidesse lo scioglimento, non ritenendo opportuno portarlo al livello minimo di compagnia previsto per le unità d ' assalto nel timore di impoverire eccessivamente i reparti a cavallo. Nel settore clell' Altopiano dì Asiago la 6" Armata si attenne alla lettera delle disposizioni e nella prima quindicina di luglio diede vita ad una compagnia d'assalto aggregata al 5" Reggimento Bersaglieri del XXII Corpo d' Armata6. Dislocato a Sasso, presso la testata della Val Frenzela, il reparto comprendeva vo-

cio Ordinamento e Mobilitazione). Nell'adeguarsi a queste disposizioni i corpi d'armata le avevano interpretate alla luce dell'esigenza primaria cli non indebolire la forza delle compagnie cli fanteria, che all'inizio dell'estate del I9 I 7 era ancora fissata in 200 uomini. Con questo intento il XXIX Corpo d'Armata, che aveva anche scelto di addestrare tutti i plotoni dei buu.aglioni di fanteria ed alpini in un unico campo d'isl ru;;ione istituito nei pressi cli Ronchi, aveva contestualmente sciolto i proprj reparti esploratori (Comando XXIX Corpo d'Annata, Reparti d 'assalto. Scioglim.ento nuclei esploratori, n" 10785 Op. del 18 luglio 1917, AUSSlV1E, Rep. F-4, Racc. 200, Comando Supremo, Urtìcio Ordinamento e Mobilitazione). 4 Comando Supremo, Ufficio Or<linamenLo e Mobilitazione, n° I I 6082 R.S. del 18 agosto 1917, AUSSM.E, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e MobiliLazione 5 Comando 1• Armata, Stato Maggiore, Riparti d'assalto , n° 39529 del 17 luglio 1917, AUSSME, Rcp. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. 6 Comando 6' Armata, Stato Maggiore, Costituz.irme di un reparto d'assalto difcmteria, n° 43572 Riservatissimo del 3 agosto 1917, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 200, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione.

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lontari provenìenli dalle unità di fan teria e bersaglieri dell'armata. Armamento ed equipaggìamenlo rispondevano al dettato della circolare del 26 giugno, ma i moschetti sarebbero arrivati soltanto dopo qualche settimana e questo ritardo, insieme con qualche difficoltà a raggiungere il previsto organico cli duecento uomini, cond.izìonò inizialmente il programma delle esercitazioni. li comando d ' armata si riprometteva di accrescere la forza del reparto attraverso la formazione di una seconda compagnia, ma solo quando questa ulteriore sottrazione cli forze non avrebbe pregiudicalo l'efficienza dei reggimenti, e per il momento si limitò a costituire presso il XXII Corpo cl ' Armata anche un reparto d'assalto di cavalleria7. Aggregato al reparto d'assalto d i fanteria, e di conseguenza dislocato anch'esso a Sasso, questo avrebbe dovuto avere un organico di 60 uom ini, tratti dagli squadroni di. cavalleria dell 'armata e distribuiti in due plotoni. Non fu però possibile raccogliere un numero sufficiente cli volontari ed il reparto d'assalto di cavalleria della 6a Armata venne perciò ad essere formato da un solo plotone con una forza cli 35 uomini. Creato ufficialmente il 5 agosto, sarebbe stato scìollo il l O ottobre, in aderenza alle direttive che fissavano per le unità d'assalto il livello minimo cli compagnia. Sul versante orientale del sal iente trentino anche la 4" Annata si era tempestivamente attivata dando incarico alla 56" Divisione cli provvedere all'organizzazione del reparto, dislocato a Prade, in Val Lozen, ed inquadrato dal punto di v.ista amministrativo nel 13° reggimento Bersaglieri. Le domande di ammissione furono piuttosto numerose, al p unto da permeltere la formazione di un'unità a livello di battaglione, con tre compagnie della forza dì duecento uomini ed una quarta costituita per metà. Nel segnalare al Comando Supremo quesla situazione, l'armata ili uslrò anche la particolare struttura che intendeva dare alle compagnie, articolate in otto plotoni cli venticinque uomin i suddivisi in cinque squadre una delle quali armata di pistola-mitragliatrice. La proposta, che concretizzava un contributo di pensiero cli certo più signifi cativo cli quello fornito dalle armate l" e 6", conteneva anche l'indicazione di assegnare una sezione mitragliatrici ed una lanciafiamme ad ogni compagnia e di prevedere a livello di reparto una sezione di lanciatorpedini Bettica ed una di lanciabombe Minucciani. Il particolare ambiente geografico in cu i operava la 4" Armata faceva infine propendere per un equipaggiamento da montagna e per una sostanziosa integrazione della razione viverì 8 . Presso la 3" Armata fu il XJTI Corpo cl' Armata ad avere il compito dì procedere alla costituzione di un reparto d' assalto secondo lo schema di mass ima suggerito dalla circolare. L' esplicita indicazione cli attingere dai reggimenti bersaglieri venne soddisfatta richiedendo volontari aì due reggimenti della II Brigata ed avendone una risposta soddisfacente, almeno dal punto cli vista numerico, dal momento che fu possibile formare un battaglione dì tre compagnie cli duecento uomini ciascuna. Creato sotto la data del I O lugl io, il reparto affiancava all'equipaggiamento ed all ' armamento individuale previsti una dotazione cli non meno di venti pistole-mitragliatrici e quattro sezioni lanciafiamme. L'assenza cli armi pesanti, qual i milragliatrici e lanciabombe, era presumibilmente dovula alla volontà di non rallentarne l'azione, nonché suggerita dalla considerazione che queste sarebbero state comunque lasciale indietro sulle linee dì partenza. li reparto, aggregato all' 1 1° Reggimento Bersaglieri fu oggetto di un intenso addestramento sul poligono di Chiopris per tutto il mese di luglio e per le prime settimane d'agosto, prima di essere im pegnato in combattimento nel corso cieli' 11" Battaglia dell'Isonzo, alle dipendenze della Brigata J\!lurge9 . In quella circostanza il suo comportamento lasciò però a desiderare, soprattutto per la tendenza a disunirsi dopo l'assalto iniziale, nella convinzione forse d i avere così esaurito il proprio compito, e prima della fine del mese ne

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Comando 6" Armata, Costituzione di un reparto d'assalto di cavalleria, n° 40759 del 23 luglio 1917, AUSSME, Rep. F-2. Racc. 174, 6" Annata. 8 Comando 4• Armata, Stato Maggiore, Ripani d'assalto, 11 ° 7466 Op. del 17 luglio I 91 7 , AUSSME Rep. F-4, Racc. 200, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. La razione alimentare proposta prevedeva 750 grammi di pane invece <li 700 e 300 gramnù di carne invece cli 250, con un uumento minirno della quantità di pasta o cli riso, portala da 190 a 200 grammi. Doveva poi diventare giornaliera la distribuzione di 25 centilitri di vino o cli 15 centilitri di marsala. normalmente prevista tre volte la settimana. 9 La Brigata M 1.trf!,e, con i reggimenti cli fanteria 259" e 260°, era inquadrata con la II Brigatu Bersaglieri nella 28" Divisione. Questa faceva parte del XIII Corpo cl' Annata insieme alle divisioni 33', 34" e 45".

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venne così deciso lo sc ioglimento, lasciando per il momento l' annata del duca d'Aosta priva cli questo tipo di unità. Accanto al reparto d'assalto formato da bersaglieri, la 3" Armata costituì presso i corpi d 'armata XI, XIII e XXIII dei reparti d 'assalto cli cavalleria della forza di 5 ufficiali e 120 uomini di truppa 10 . Destinati a combattere a piedi, questi reparti modificarono il loro equipaggiamento mutuandone alcuni elementi, come le fasce mollettiere, dalla fanteria, e come questa vennero addestrati, in particolare per quanto riguarda il reparto del XIII Corpo d'Armata, le cui esercitazioni si svolsero sotto il controllo ciel battaglione d'assalto. Nessuno dei tre completò tuttavia la preparazione in tempo utile per poter essere impiegato e, come avvenne per gli analoghi reparti della l" e della 6a Armata, furono sciolti ali' inizio di ottobre. La risposta della 2" Armata, la grande unità che più aveva esplorato il tema delle truppe d'assalto, arrivò in due tempi. In un primo momento, non appena ricevuta la circolare del 26 g iugno, Capello ord inò al XXIV Corpo cl' Armata di incaricare la 47" Divisione della formazione di una compagnia d ' assalto secondo le modalità dettate dal Comando Supremo 11. Ordinata su quattro plotoni, con una forza totale di circa 260 uomini, la compagnia fu formalmente costituita il 5 luglio, alle dipendenze amministrative del 4° Reggimento Bersaglieri. ed iniziò subito l'addestramento su un terreno appositamente attrezzato nei pressi dei suoi baraccamenti di Lovisce, nella valle dello ludrio, secondo un programma che il comandante d 'armata ridusse da quattro settimane a dodic i giorni in considerazione dell'imminente offensiva. Mentre la compagnia d'assalto formata da bersaglieri prendeva in questo modo forma, Capello chiese ed ottenne eia Caclorna cli poter costituire, a titolo sperimentale, anche un reparto d'assalto composto eia elemen ti provenienti dalla fanteria. Nel dare il suo assenso il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito volle però precisare che l' iniziativa non avrebbe dovuto essere attuata a scapi to dell 'effici enza dei reggimenti cli fan teria, come sarebbe avvenuto se fossero stati privati elci loro migliori elementi, e limitò perciò l'aliquota che ogni battaglione avrebbe potuto fornire a non più di quattro o cinque uom ini, lìssanclo nel contempo per il reparto un tetto massimo cli cinquecento uomini 12 . Sulla base cli questa autorizzazione, il comandante della 2• Armata si apprestò a sfruttare l'esperienza maturata dalla 48" Divisione, incaricandola di sovrintendere alla costituzione di un reparto d ' assalto formato da voJontari provenienti da tutti i suoi corpi d'armata (Il , IV, VI, Vlll, XIV, XXIV e XXVII), forte cli 13 ufficiali e 490 uomini cli truppa ripartiti in due compagnie 13. Quale località cli raccolta veniva designata Pradis, sede del battaglione complemen tare della Brigata Ta ranto, e non a caso, in quanto il comando era affidato al maggiore Giuseppe Bassi ciel 150° Reggimento Fanteria. I volontari dovevano affluire a Pradis entro la sera del 2 1 luglio e dal giorno 25 il reparto sarebbe stato aggregato per gli aspetti amministrativi e discipl inari ad uno dei reggimenti della divisione. Per quanto riguardava l'equipaggiamento, Capello si limitò a prescrivere che la giubba da ciclista sostituisse la giubba da fanteria, e per l'armamento inclivicluale a ribadire quanto già stabilito dal Comando Supremo, aggiungendovi due sacchi a terra e precisando che la dotazione di bombe a mano poteva variare eia un minimo di quallro ad un massimo cli dodici, in fu nzione della specializzazione dei compiti. Il miglioramento vitto proposto consisteva in una razione giornal iera di vino e caffè ed in un aumento d i cinquanta grammi della razione cli pasta. Piè1 incisive erano le indicazioni relative alla str uttura ciel reparto ed al programma delle eserci tazioni. J 6 ufficiali ed i 225 o 245 uomini di truppa di ciascuna compagnia erano ripartiti in una squadra a clis-

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1 Comando 3" Armala, Stato Maggiore, Reparli di assalio di cavalleria. n° 22 122 del 13 luglio 1917. AUSSME, Rcp. E- l , Racc. 113, 2° Armala, Costituzione reparti d'assalto. 11 Comando 2" Annata. Stato Maggiore. Reparti d'assal!o, 11° 2527 Op. del 30 gi ugno 1917, AUSSME, Rep. E-1, Racc. 113, 2'' Armata, Costituzione reparti d'ass alto. 12 Comando Supremo, Repan o d'assalto di farue ria di linea , n" 107286 R.S. del 15 luglio 19 17, i\USSME. Rcp. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e }.fobilitazione . Il messaggio, firmato dallo stesso Cac.lorna. è indirizw to direttamen te al co mandarne della 2' Armata, il che conferma che si trattava della risposta ad una ric hiesta che Capello aveva fatto personalmente al Capo cli Stato Maggiore. 13 Comando 2" Armata, Riparto d'assaho d'Armala. 11 ° 2944 Op. del 18 lug lio 19 17. AUSSME, Rep. F-4 , Racc. 200, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione.

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posizione del comandante ccl in quattro plotoni, a loro volta suddivisi in quattro squadre di forza compresa tra i nove e gli undici uomini. In funz ione ciel ruolo che avrebbero dovuto svolgere, plotoni e squadre avevano un armamento diverso, secondo un' impostazione mirante ad attrezzare il reparto per metterlo in condizioni di realizzare una rapida penetrazione all'interno del dispositivo di difesa dell'avversario, assicurando in particolare la disponibi lità di un numero adeguato cli anni di supporto. I primi tre plotoni si conlìguravano come plotoni d'attacco ed avevano i loro punti di fo rza ne ll a presenza cli una pistola-mitrag liatrice e di un lanciafiamme, dati in dotazione rispettivamente alla I• ed alla 4• squadra, mentre il quarto era un plotone d i sostegno, in grado di erogare un notevole volume di fuoco grazie alla presenza di un a sezione mitragliatrici su due armi e cli una squadra armata di pistola-mitragliatrice, alimentate entrambe da una squadra portatori, ma in grado anche cli rincalzare l'azione degli altri tre ploton i con l' intervento della squadra "d'attacco", armata di moschetto, hombe a mano e pugnale, che ne completava l' organico. Del tutto particolare la struttura della squadra a disposizione, forte di 45 uomini tra i quali erano i serventi dei due lanciatorpedini e dei due lanc iabombe in dotazione alla compagnia , gli operato ri di almeno altri quattro lanc iafiamrne, g li uomini aclcletti all'impiego delle cariche esplosive, la pattuglia di telefonisti , munita cli quattro apparecchi da campo con quattro chilometri cli filo. Ne derivava un armamento di reparto d i lutto rispetto, comprendente due mitragli atrici pesanti, quattro pistole mitragliatrici , due lanciabombe, due lanciatorpedini con un numero di lanciafiamme variab ile da otto a dodici, secondo una quantiricazione identica a quel la contenuta nella proposta g ià avanzata a proposito della compagnia d 'assalto d i bersagl ieri fo rmata dalla 47a Divisione 14 . Nel giro di pochi giorni però le indicazioni di massima relative alla struttura ed all'equipaggiamento si erano fatte molto più dettagliate, nel senso di una s pecializzazione dei compiti che incideva anche s uUe dotazioni indi vidual i. Se infatti in ogni plotone le due squadre dette d'attacco e la sq uadra pistola-mi tragliatrice avevano moschetto, pugnale e bomba a mano , nella misura cli quattro o sei ordigni per uomo, la squadra eletta "d' assalto", oltre agli addetti al lanciafiam me comprendeva soltanto lanciatori di bombe a mano, con una dozzina cli ordigni a testa. L'addestramento doveva essere condotto su un terreno cli esercitazione cli cui Capello lasc iava la scelta al comandante della 48" Divis ione ma sul quale indicava la necess ità di realizzare sia una palestra all'aperto, con attrezzi ginnici ed ostacoli di vario genere, che un poligono per le esercitaz ioni, con una zona dove fosse riprodotto un tratto cli sistemazione d ifens iva tipo. li programma delle esercitazioni, coerentemente con le disposizioni già date per la compagnia bersaglieri, doveva essere svolto in non più di dodici g iorni ed in propos ito Capello, invece d i definire un calendario delle attività, indicava l' obiettivo che intendeva raggiungere, vale a dire mettere il reparto in grado d i portare efficacemente a termine dei colpi di mano, e le capacità che a questo scopo av rebbe dovuto sviluppare a livello individuale e collettivo. Le esercitazioni avre bbero q uindi avuto come momento culminante l'attacco ad un tratto di trincea, con o senza appoggio d 'artiglieria, durante il quale si sarebbe verificato il li vello cli preparazione raggiunto dalla compagnia nel suo insieme in relazione a lle d iverse fasi dell ' azione, dall'eventuale avanzata sotto l'arco delle traiettorie, all'apertura dei varchi, all ' irruzione in una trincea, al man lenimento della pos iz ione fi no al sopraggiungere dei rincalzi. Jn sostanza la circolare della 2" Annata del 18 luglio, nel rifarsi espi icitamen te alle norme diramate in materia di addestramento dal Comando Supremo, le traduceva in un programma di dettaglio nel quale figuravano , come è ovvio, terni g ià s viluppati dai plotoni spec iali della Brigata Lambro e della 48a Divisione. Per questa ragione, come pure per iJ fatto di precisare il punto di vista di Capell o in merito all ' impiego dei reparti d ' assalto, il docu mento nel quale vengono date queste ind icazioni merita di essere riprodotto integralmente.

14 Comando 2• Armata, Riparro d 'assalto, n° 2898 Op. del 16 luglio 19 17. AUSSME, Rep. r-4, Racc. 200, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mohilitazione.

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ALLEGATO N. 5 Al FOGLIO N. 29447 DEL 18 LUGLIO 1917

REPARTO D'ASSALTO - PROGRAMMA D 'lNSEGNAMENTO

PREMESSA L'azione tipica che un reparto d 'assalto è chiamato a compiere è il colpo di mano. Preparato a quesLo, compirà - senza speciali preparazioni - quel mandato che gli verrà affidato se chiamalo ad agire in concorso con altre truppe. E poiché il colpo di mano generalmente si compie di notte e quasi sempre nelle ore che precedono l'alba od all'alba (ore in cui i nervi dei dffensori - in tensione tutta la notte - si rilasciano) è intuitivo che molti degli esercizi individuali, di squadra e d'insieme vogliono essere eseguiti di notte: aLla luce della luna, alla luce ddfusa delle stelle, ali 'oscuro più pro.fondo, attraverso la nebbia, etc ESERCIZI INDIVIDUALI Esercizi di ginnastica agli attrezzi e ad ostacoli vari - esercizi di lotta. Lancio di bombe a mano (esplodenti - incendiarie - jiunigene) - in direzioni swbilite contro bersagli a livello, in alto, in basso. - dalle posizioni di in piedi, in ginocchio, a terra, in corsa. - da una trincea, da traversone a traversone. - Per interdire un camminamento, per bloccare una caverna. Uso del pugnale: per es. contro fantocci di stoppa. Uso della corazza, specialmente per parte dei distruttori di reticolati; uso degli scudi; uso della pinza Lagliqfili per completare varchi o per rimuovere cavalli di Frisia. Esercizi sui vari sistemi di rimozione o di distruzione di reticolati ( cariche esplosive - bombe da bombarda da 58B mediante esploditori - lanciat017Jedini Bettica) Esercizi di osservazione diurna e notlurna tendenti ad esaminare la forma e la consistenza delle difese nemiche, l'andamento della zona d'attacco etc. Tiro col moschetto. Tiro delle mitragliatrici pesanti nostre e nemiche, delle pislole milra[?liatrici, dei lanciabombe. Impiego del lancic4iamme portatile. Esercizi sul riattamento delle difese. ESERCIZI DI SQUADRA Esercizi d'insieme, di ginnastica applicativa e sull'uso dei vari mezzi. Esercizi di ricognizione - collegamenti - segnalazioni - telefoni. Esercizi di rapida uscita dalle trincee con vari mezzi e modi. Modo di ripararsi dalle (?fJese nemiche. Esercizi sul modo di superare La linea degli ostacoli avversari. Avanzata di.fi"onte e di.fianco delle squadre lanciatori cli bornbe. Avanzata di fronte e cli_fianco delle squadre di attacco, di pisLole, di mitragliatrici, sotto La guida e protezione delle squadre lanciatori di bombe. Esercizi di contrassalto. Esercizi sul modo di procedere all'attacco di una trincea :-.pazzando il nemico da essa. Espugnazione di traversoni, di caverne., di elementi fiancheggiami. Attacco di un .fortilizio. Catlura prigionieri e bottino. Esercizi vari della squadra guastmori ESERCIZI D'INSIEME Tendono ad armonizzare le varie squadre in azioni concrete. Attacco di una posizione nemica ( elemento di trincea, elemento jiancheggianle, fortino, posto avan zato etc.) a distanze brevissim.e (dieci - venti metri)a distanze medie (50 - 100 m.) a distanze forti (100 e

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più metri) previa disrruzione dei reticolati: di sorpresa mediante bombe da 58 con esploditore: con tubi esplosivi; con lanciatorpedini; col concorso delle bombarde e delle artiglierie. Avanzata ed attacco sotto l'arco della traiettoria. ESEJ\IJPIO DI lvlODALITÀ D'IMPIEGO SU UN ELEMENTO Di TRINCEA a) attacco preceduto ed accompagnato dal tiro delle artiglierie b) attacco senza artiglierie Caso a) La squadra a disposizione concorre - se può - con le Bettirn ad aprire i varchi, completa i varchi con i tubi esplosivi. Attraverso i varchi penetrano i lanciatori di bombe dei tre plotoni (quelli del 1° di.fi·onte e quelli del 2° e del 3° di.fianco) seguiti dalle squadre di atlacco dei rispettivi plotoni che dilaga/lo nella trincea distruggendo materiali, catturando prigionieri ere. Gli uomini con il lanciqfianune o precedono nel dilagamento le squadre d'attacco o agiscono subito insieme con i lanciatori di bombe. Le squadre pistole-mitragliatrici seguono a sostegno per mantenere la occupazione in altesa delle truppe ordinarie concorrendo ad inji·angere gli eventuali contrassalti. L'impiago del IV plotone dipende dallajìsionomia dell'azione. Caso h) La squadra a disposizione provvede all'apertura dei varchi - con le Bettica o con i tubi. L'azione segue come nel caso a). La 48" Divisione decise di sistemare il campo d'istruzione dei reparti d'assalto nella località cli Sdricca, situata lungo il corso del lìume Natisone ad un chilometro dall'ahitato di Manzano, ccl il 30 luglio Grazioli inviò al comando d'armata una dettagliata relazione in cui non solo fotografava la situazione del momento ma inoltrava anche alcune proposte suggeritegli dalla sua esperienza 15 . Le due compagnie d'assalto erano ancora in via di formazione, con significative carenze negli organici , sia tra gli ufficiali che tra la truppa, ed il campo era ancora privo di baracche. Data la stagione calcia, e considerata la necessità di procedere innanzitutto alla costruzione cli quanto necessario per le esercitazioni, il fatto di tenere per il momento il reparto attendato non era visto come un problema, tanto più che i lavori erano già avviati ed il progressivo definirsi delle esigenze da soddisfare avrebbe consentito di finalizzarli in modo razionale. Tre reparti zappatori della Brigata Ravenna erano intanto impegnati a realizzare il poligono e le sue strutture accessorie, incluso un complesso di trincee, camminamenti, postazioni per mitragliatrici e reticolati il cui completamento avrebbe permesso di dare i contenuti necessari ad un addestramento Limitato per il momento alla ginnastica, all'impiego delle bombe a mano, alla scherma con il pugnale ed alla preparazione di telefonisti, segnalatori, mitraglieri, addetti ai lanciabombe. Nonostante l'innegabile ritardo già accumulato, vi erano concrete possibilità di poter raggiungere per il 10 agosto un soddisfacente livello di preparazione, anche perché Grazioli intendeva seguire il metodo già adottato per i plotoni arditi della sua divisione ed avvalersi anzi di questi come istruttori per le esercitazioni più complesse, contando sullo spirito cli emulazione che si sarebbe inevitabilmente sviluppato. Le proposte scaturite dall'esame della situazione esistente erano mirate .in parte a rendere più efficace l'attività addestrativa ed in parte a perfezionare l'equipaggiamento e l'armamento. Le prime si concretizzavano nella richiesta di destinare a Sdricca una sezione cli bombarde eia 58B da utilizzare nel corso delle esercitazioni per aprire varchi nei reticolati, una squadra cli minatori del genio per la costruzione di gallerie e la preparazione cli mine, un proiettore a supporto delle esercitazioni notturne, una squadra cli zappatori del genio ed una centuria di lavoratori in sostituzione dei reparti zappatori di fanteria per l'esecuzione di tutti i lavori necessari al funzionamento ciel campo scuola. Più contenuto, ma forse più interessante, l'elenco delle seconde, con la richiesta dell' assegnazione permanente cli un ufficiale medico, il suggerimento di adottare per tutti gli arditi il maglione da ciclista, da indossare sotto la giubba a collo aperto, la raccomandazione di aggregare al reparto una sezio-

15 Comando 48" Divisione, Re/a::.ione sulla ·'Scuola dei reparti d'assalto della 2" Armata ,. , n" 5289 Op. del 30 luglio 1917, AUSSME, Rep. E- 1, Racc. I 13, 2" Armata, Costituzione Reparti d ' Assalto.

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La località cli Sclrieca di Manzano, sede della scuola elci reparti d ' assalto della 2 8 Armata (Comando 43<, Divisione, Relazione sulla "Scuola dei Reparli d'assalto della 2a Armata", n. 5289 Op del 30 lugl io 1917, AUSSME, Rep. E-1 , Racc. 113. 2 8 Armata, Costituzione. reparti d'assalto)

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Scala appr.v ...1: 200. 000 Lo schieramento delle forze contrapposte la sera del 18 agosto 1917 sul fronte della 2a Armata

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ne di artiglieria da montagna. Tutte sarebbero state accolte ma due acquistano un rilievo particolare alla luce degli avvenimenti successivi: la presenza di una sezione fotoelettrica era strumentale al tipo di operaz.ioni vagheggiato da Capello, che si sostanziava nel colpo di mano eseguito nottetempo, e sarebbe stata sfruttata nel forzamento dell'Isonzo, mentre la raccomandazione relativa all'assegnazione di una batteria da montagna avrebbe portato a completare la panoplia delle anni d'accompagnamento del reparto con una sezione someggiata di cannoni da 65/17. Grazioli concludeva la sua relazione con una nota di indubbio ottimismo, fondata su quanto aveva potuto osservare nel corso di due successive ispezioni, sottolineando come la severa selezione effettuata avesse sollevato di molto il tono del reparto, soprattutto dal punto di vista del morale, e come l'intenso addestramento anziché deprimerlo sembrasse anzi rinvigorirlo, mentre si stava sviluppando un forte spirito di corpo: "Nelle due visite da me fatte agli arditi ho riportato una oflima impressione del 'elemento uomo. La rigorosa scelta fatta à non poco contribuito a sollevare ìl morale dei presenti. il lavoro è intenso al campo, ma è fatto allegramente, con animo sereno; ferrea la disciplina ma anche in questo campo è confortante il fatto che la punizione più grave è dagli arditi considerata L'e.\pulsione dal reparto. Credo insomma che sul reparto stesso si possano.fondare le migliori speranze per il futuro." L'accenno all'opportunità di una accurata selezione dei candidati, essenziale per l'efficienza dei reparti d'assalto, non era stato fatto a caso e rispondeva ad una precisa richiesta del comando d 'armata. Mentre infatti si completava a Pradis il concentramento dei volontari per le due compagnie d'assalto di fanteria, ed a Sdricca iniziava l'allestimento degli alloggi e ciel poligono, Capello aveva dovuto intervenire per contrastare con la massima decisione la tendenza cli troppi comandanti di reggimento a fornire graduati e soldati che non soltanto non avevano le caratteristiche fisiche e morali necessarie ma che spesso non avevano neppure fatto domanda di trasferimento. La recente richiesta cli uomini per i reparti d'assalto di fanteria era stata dunque vista come l'occasione per liberarsi cli elementi indesiderati, il che non era certo accettabile. Ne erano derivati provvedimenti disciplinari a carico di undici colonnelli ed il perentorio invito a sostituire immediatamente i militari di truppa risultati non idonei, facendo affluire a Sdricca i loro rimpiazzi entro il 27 luglio 16 . In fondo alla lettera con cui esprimeva la sua contrarietà e ribadiva in tennini perentori la richiesta di alimentare in modo adeguato le due compagnie, Capello aveva annotato di suo pugno le parole "dare assicurazioni", e la conclusione della relazione di Grazioli deve dunque essere interpretata anche con questa chiave di lettura. A Sdricca Bassi aveva intanto rilmito le due compagnie e la compagnia bersaglieri in un battaglione d'assalto che inquadrava anche una sezione someggiata da 65/17, ed avviato l'addestramento secondo il programma diramato dalla 2" Armata il 18 luglio, programma alla cui stesura aveva certamente contribuito in maniera determinante. Con le compagnie articolate su quattro plotoni d'attacco ed un plotone specialisti, ed il plotone d'attacco a sua volta sudd iviso in quattro squadre, una d ' assalto, annata prevalentemente di bombe a mano, e tre d'attacco, delle quali una "pistol.ettieri", equipaggiata cioè con due pistole-mitragliatrici, veniva introdotto l'ulteriore elemento di novità della cosiddetta "coppia tattica". Cementata dal particolare rapporto di cooperazione e di mutuo appoggio che si stabiliva tra i suoi componenti, chiamati a sostenersi reciprocamente in ogni circostanza, la coppia diventava la pedina elementare, grazie alla quale anche la squadra poteva essere disaggregata e riaggregata in funzione delle esigenze ciel momento. Alle singole coppie potevano infatti essere assegnati compiti diversi, a tutto vantaggio della flessibilità dell'azione, condotta con un dispositivo che non aveva più nulla della schematica rigidità dell' attacco ad ondate, e della capaciti't di insinuarsi all'interno della organizzazione difensiva dell'avversario, dal momento che l'operare con una formazione che si pou·ebbe definire "a frattura prestabilita" eliminava anche i tempi di sosta normalmente imposti dopo l'urto iniziale da.Ila necessità di riordinare la formazione e ristabilire i vincoli organici.

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Comando 2• Annata, Riparti d'assalto d 'Annata, 11° 3101 Op. ciel 25 luglio 1917, AUSSME, Rep. E- 1, Racc . 113, 2° Armata, Costituzione Reparti d'Assalto.

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Gli altri concetti innovatori messi a punto sul campo d'istruzione dì Sdricca furono l'impiego della bomba a mano di tipo offensivo, il celebre petardo Thevenot, in modo dinamico, lanciandolo cioè in corsa non per preparare l'irruzione ma per accompagnarla, e la sostituzione del pugnale brandito nel pugno alla baionetta inastata sul fucile, una modifica che, oltre ad essere funzionale al combattimento alle brevi distanze, aveva anche un forte impatto emotivo che giocava a vantaggio dell' assaltatore. Se l'introduzione della coppia era la premessa per formazioni di combattimento più articolate e flessibili, la scelta del pugnale e della bomba a mano, con l'impiego dinamico e non statico di questa, rispondeva ali' esigenza di mantenere alto il ritmo dell'azione, permettendo nel contempo cli combinare ai più bassi livelli fuoco, movimento ed urto. Per la stessa ragione, passando dalla coppia alla squadra ed al plotone, il reparto disponeva nel suo ambito di anni d'appoggio collocate ai diversi liveUì organici, in modo da poter contare durante l'azione sul supporto di fuoco necessario, soprattutto nel momento cruciale dell'assalto, quando questo per poter essere efficace avrebbe dovuto essere erogato alle minime distanze ed in modo quanto più aderente possibile. Ecco dunque la presenza di una sezione pistole-mitragliatrici, sia pure con organico ridotto a quello di una squadra, nell 'ambito cli ogni plotone, ed a livello di compagnia la presenza del plotone specialisti, con una sezione mitragliatrici su due armi. Mentre le pistole-mitragliatrici si muovevano con le squadre d'attacco, le mitragliatrici pesanti. come i lanciabombe ed i cannoni da 65/17, accompagnavano l'assalto assicurando anche in questa fase, quando l'artiglieria e le bombarde cessavano od allungavano il tiro, l'indispensabile appoggio di fuoco fino alla conquista dell' obiettivo ed al successivo consolidamento della posizione. A queste innovazioni nei metodi di combattimento, che si collocavano nel solco della progressiva trasformazione della fanteria da tempo avviata, imprimendo però a questo processo una forte accelerazione ed anticipando soluzioni destinate a diventare patrimonio comune degli eserciti moderni, si accompagnava la già più volte citata attenzione per la preparazione fisica del soldato. Fin dall' inizio l'istruzione dei reparti d'assalto contemplava attività ginniche e sportive, ed i campi erano dotati cli palestre con attrezzi di vario genere, ma presso la 2' Armata questo tipo di formazione ebbe un particolare sviluppo, al punto che all'inizio cli settembre Capello chiese ed ottenne di poter disporre per qualche tempo a Sdricca ciel direttore della Scuola di Ginnastica Militare, capitano Giovanni Racchi, e di tre dei suoi sottufficiali istruttori 17 . Oltre a razionai izzare le attività già praticate, Racchi avrebbe introdotto la boxe, la lotta giapponese ed il lancio del giavellotto. Nel frattempo , pochi giorni prima dell' inizio dell'offensiva d ' agosto, il reparto d'assalto della 2" Armata era stato ulteriormente rafforzato. Il 14 agosto infatti Capello aveva comunicato ai corpi d'armata dipendenti di aver ottenuto la preventiva autorizzazione del Comando Supremo a costituire una terza compagnia d'assalto di fanteria 18. In questo caso non sarebbe però stato necessario raccogliere altri volontari: I.a nuova compagnia avrebbe dovuto essere costituita riunendo tutti i militari arditi della 48" Divisione con i loro ufficiali, il che avrebbe semplificato di molto il processo e permesso quindi di rispettare la data del 16 agosto fissata dal comandante d'armata. In sostanza venne così sfruttato quanto era stato real izzato dal maggior generale Grazioli nei mes.i precedenti, prima come comandante della Brigata Lambro, poi, con l' intervento dello stesso Bassi, come comandante della 48a Divisione. È da rilevare in proposito che le idee di Graziali, oltre all'attenzione di Capello, che ne aveva costanlernente seguito le iniziative, avevano trovato accoglienza anche presso il comandante dell' Ylll Corpo cl' Armata, tenente generale Carignani, eia

17 Comando 2" A rmata. n° 4562 del 2 settembre I 917, AUSSME, Rep. F-4, Racc. l 99, Comando Supremo. Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. 18 Comando 2• Armata. Co.Hiwzione del riparto d 'assallo su rre compagnie, n° 3677 Op. del 14 agosto 1917, AUSSMF., Rep. F-4, Racc. 200, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. La richiesta era stata inoltrata il giorno prima con un telegramma in cui, per superare possibili esitazioni del Comando Supremo, venivano precisate le modalità che si sarebbero seguite: "Terza compainia sarà costiluita co11 militari ardili della 48" Divisione che hanno già cornpiula speciale istruzione". Con lo stesso messaggi.o Capello comunicuva anche che le altre due compagnie di fanteria e la compagnia bersaglieri avevano completalo l'addestramento e potevano considerarsi pronte ad entrare in a7.ione (Comando 2• Armata. Stato Maggiore, n" 3650 Op. ùel 13 agosto 1917, AUSSME, Rep. E-1, Rac:c. 113, 2" Armata, Costituzione Reparti d' Assalto.)

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cui dipendeva la 4ga Divisione. Il 7 luglio, richiamando l'esperienza maturata in merito all 'organizzazione di reparti di arditi, esperienza che non poteva non essere che quella della divisione di Grazioli, ordinava alle s ue due divisioni, 7a e appunto 48", di procedere nell ' ambito di ogni reggimento alla costituzione di un plotone arditi di circa settanta uomini, lasciando la massima libertà in merito ai temi dell'equipaggiamento e ciel trattamento, ma precisando che dovevano essere dispensati dai servizi di trincea e dalle corvèe ed indicando compiti e modali tà addestrative che ricalcavano le disposizioni date a s uo tempo da Grazioli ed anticipavano nell'essenza i contenuti delle successive direttive dell'armata 19 . Come è fac ilmente comprensibile, la 48" Divisione, che aveva già imboccato questa strada e che doveva lim itarsi a rivedere la consistenza organica dei suoi plotoni arditi, era stata in grado di adeguarsi rapidamente alle disposizioni cli Carignani, creando così un serbatoio di uomini preparati sia nel fisico sia nello spirito che non era sfuggito a Capello. Per portare il reparto d ' assalto cli fanteria a tre compagnie, alle quali si aggiungeva la compagnia bersaglieri, era stato quindi immediata la decisione cli util izzare quanto già esisteva, anche in considerazione del fatto che il momento dell'azione era ormai vicino. Le disposizioni ciel 14 agosto non rig uardavano soltanto l'ampliamento degli organici del reparto d'assalto cli fanteria, Capello infatti con la stessa comunicazione ordinava che i suoi componenti sostituissero le loro mostrine "con.fì,an11ne nere a due punte di panno nero tipo hersaglieri ". Quella data è dunque anche l'effettiva data cli nascita di questo particolare modello di mostreggiatura destinato a diventare uno dei simboli dell 'arditismo. A proporla era stato il tenente colonnello Bassi, nel ricordo ciel capitano Pietro Fortunato Calvi, suo antenato di parte materna, che nel 1848 aveva guidato contro gli austriaci le milizie cadorinc portando al collo la cravatta nera dei carbonari, ma la sua adozione era stata piuttosto contrastata. In un primo tempo il Comando Supremo, contrario ad una eccessiva proliferazione cli emblemi e segni distintivi, aveva infatti ri tenuto che a caratterizzare gli arditi dei reparti d'assalto sarebbe stato sufficiente un distintivo da braccio ccl aveva quindi rigettato la proposta, approvando invece il disegno dell'emblema elaborato dalla 2a Armata con l'apporto dello stesso Bassi. Costituito eia un gladio romano con il motto FERT cli casa Savoia inciso sulla crociera, circondato eia un ramo di alloro e eia uno cli quercia, il distintivo venne sottoposto all'approvazione del Ministero della Guerra il 4 luglio e da questo sanzionato con la circolare n° 455, pubblicata sul Giornale Militare del 12 luglio 191720 . Realizzato in lana nera per l' uniforme da combattimento, ed in filo d 'oro d'argento e nero per le altre, rispellivamente per ufficiali sottufficiali e truppa, doveva essere portato s ulla manica sinistra della giubba. Risolto rapidamente il problema del distintivo, rimaneva quello delle mostrine, che secondo alcune fonti fu sbloccato da un intervento personale di Vittorio Emanuele lil dopo una sua visita a Sclricca del 29 luglio 1917. Così almeno lascia intendere Farina, e la s ua testimonianza cli prima mano ha un valore che non si può certo disconoscere, tuttavia le fonti documentali fanno supporre un cammino diverso e portano a sfumare la portata cieli' azione del sovrano 21 . Il 12 agosto l'ufficiale di collegamento del Comando Supremo presso il comando della 2a Armata, capitano Radice, inviava all'U fficio Operazioni ccl Affari Generali un promemoria in cui, nel ri fe rire di una conversazione avuta con il tenente generale Capello, riportava due specifiche richieste, entrambe motivate con l' esigenza cli dare completa applicazione alla circolare n°1 l 1660 del 26 giugno 22. La prima era relativa alla possibilità di costituire una terza compagnia d ' assalto di fanteria, sfruttando gli elementi già perfettamente istruiti disponibili in seno all' armata ccl in particolare, come noto, presso la 4ga Divisione, la seconda rigu ardava invece l' adozione cli "mostrine di panno

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Comando VIII Corpo d ' Annatu, Stato Maggiore, Ricostituzione di repa ni arditi, 11 ° 2 102 Op. del 7 luglio 1917, AUSSM E, Rep. E-1, Racc. I 13, 2" Armai.a, Costitu zione Repart i d'A ssai LO. li termine ricostituzione che fi gura nell'oggetto del docurnento lascia intendere che i plotoni dovevano avere un organico diverso da quello previsto dal comandante del la 48" Divisione. 20 Comando Supremo, Unìcio Ordinamento e Mobilitazione, Speciale dis1in1ii:o per i reparti d'assailo, n° 106907 R.S. del 4 luglio 19 17, L 'esercito italiano nella Grande Guerra ( I 9 I 5 - I 9 I 8), Voi. VI, Tomo 2", Le istruzioni falliche del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito ( /917 • 1918), Stato Maggiore Esercito Unìcio Storico, Roma 1980, pp. 25:ì-254. 21 S. rari na, op. ciL., p. 4:ì-45. 22 Comando Supremo, Uflìcio Situazione cd Operazioni di Guerra, Riparli d'assalto, n" 16668 del 12 agos to 1917, AUSSME, Rep. E- 1, Racc. 11:ì, 2" Annata, Costituzione Reparti cl' Assalto.

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nero, a.fiamma tipo bersagliere, sul colletto a bavero rovesciato tipo bersaglieri ciclisti". Radice aggiungeva che questa mostreggiatura era già utilizzata in via sperimentale da una delle compagnie formate con elementi provenienti dalla fanteria di linea e le valutava favorevolmente sia dal punto di vista dell'estetica che dal punto cli vista della praticità. Dal contenuto cli questa comunicazione appare evidente che a due settimane dalla visita del re al campo d'istruzione dei reparti d'assalto della 2• Armata il Comando Supremo non si era ancora espresso, tuttavia quell'evento doveva aver messo in moto un processo che avrebbe presto dato i suoi frutti. Come si è già visto, infatti, il 14 agosto l'uso delle fiamme nere per le compagnie d' assalto di fanteria sarebbe stato autorizzato dal comando d ' armata. Nella seconda metà di luglio erano intanto stati definiti altri aspetti dell'organizzazione dei reparti d'assalto, ed in particolare quelli relativi alla dotazione cli armi automatiche e di lanciafiamme. Un primo telegramma datato 23 luglio aveva stabilito che, per non alterare le caratteristiche delle unità d ' assalto, mescolandovi personale cli diversa estrazione e soprattutto elementi volontari con elementi trasferiti d'autorità, le sezioni mitragliatrici fiat in organico, previste nella misura di una per compagnia, avrebbero dovuto essere costituite da personale tratto dai ranghi dei reparti 23 . Le armate poteva decidere se provvedere in proprio all'istruzione nell'uso dell'arma od inviare ì prescelti presso la scuola mitraglìeri cli Brescia, una soluzione che peraltro sarebbe stata generalmente scartata a favore della prima. Sotto la stessa data altri due messaggi sanzionarono invece l'assegnazione del materiale per due sezioni pistole-mitragliatrici ad ogni compagnia d'assalto e di quattro sezioni lanciafiamme portatili ad ogni reparto a livello dì battaglione, il che significava una sezione per compagnia24 . Il personale destinato ai lanciafiamme doveva essere inviato il 28 luglio presso la Direzione Lanciafiamme cli Risano per un corso di specializzazione della durata massima cli 25 giorni. Nel precisare le intenzioni ciel Comando Supremo questi provvedimenti arrivavano però in un momento in cui presso le armate il processo di costituzione dei reparti era già in atto ed intervenendo in corso d'opera introdussero inevitabilmente dei ritardi. Esemplare il caso dei lanciafiamme, che sarebbero stati disponibili solo ad agosto inoltrato. Il reparto d ' assalto della 2• Armata ebbe il battesimo del fuoco nell'Undicesima Battaglia dell'Isonzo, a pochi giorni dall'aver completato la preparazione. Il 15 agosto Capello assegnò le prime due compagnie d'assalto di fanteria al XXVTI Corpo d'Annata, la terza all'Vlll e la compagnia bersaglieri al XXIV. Il reparto non avrebbe quindi agito riunito agli ordini di Bassi ma diviso in tre aliquote, delle quali due destinate a facilitare il passaggio di forza dell'Isonzo eia parte dei corpi d'armata XXIV e XXVJT ed una ad operare con la 4W Divisione, eia cui del resto provenivano i suoi uomini, contro le posi7.ioni cli Belpoggio e del San Marco, ad est cli Gorizia. In tutti i casi restava stabilito che le compagnie avrebbero dovuto essere impiegate senza snaturarne le caratteristiche, e quindi con le modalità tipiche ciel colpo di mano per catturare punti di forza dell'organizzazione difensiva avversaria ed aprirvi una breccia, facendole immediatamente sostituire eia altri reparti non appena avessero portato a termine il loro compito. Perentoriamente esclusa era l'eventualità cli lasciarle in trincea. Nella notte tra il 18 ed il 19 agosto le tre compagnie assegnate ai corpi d'armata XXIV e XXVII, in parte con i traghetti organizzati dai pontieri ed in parte sulle passerelle costruite sotto la protezione dell'oscurità, passarono l' Ison7.o per dare la scalata alle alture sulla riva sinistra, a copertura delle prime teste di ponte tra Loga ed Auzza. Superate cli slancio le trincee di pi-ima linea, fanti e bersaglieri ebbero un ruolo importante nella conquista delle posizioni cli Monte Fratta ed altrettanto bene, anche se con minor fortuna, si comportò la compagnia destinata a svolgere un ruolo di rottura a favore della 4W' Divisione. Nel suo complesso il reparto aveva fornito una prova ampiamente soddisfacente e ciò lasciava ben sperare per il futuro, soprattutto se fosse stato possibile impiegarlo riunito agli ordini ciel suo comandante. Tuttavia anche nell'azione ciel San Gabriele del 4 settembre ne vennero utilizzate soltanto tre compagnie, chiamate

23 Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, n° 115438 R.S. Mob. Speciale ùel 23 luglio 1917. AUSSME, Rep. M-7, Racc. 38. Circolari del Comando Supremo. 24 Comando Supremo. Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, 11° I 15440 e n" 117541 R.S. Mob. Speciale ciel 23 luglio 1917, AUSSME, Rcp. M-7. Racc. 38, Circolari del Comando Supremo.

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ad aprire la strada alla Brigata /\mo sfruttando il loro addestramento per avanzare sotto l'arco delle traiettorie e piombare sui difensori prima che potessero uscire dai ricoveri e prendere posizione. Gli arditi di Bassi anche in questa circostanza non vennero meno alle attese e riuscirono ad espugnare quelJ 'allUra insanguinala, ma la reazione dell ' artiglieria austro-ungarica, che con il suo tiro di sbarramento fren ò l'accorrere dei rincalzi, del resto non abbastanza pronti a seguire le compagnie cli punta, ed un certo disordine determinatosi nelle fi le italiane, dove non pochi uomini del reparto d'assalto. rimasti privi di ufficiali eritenendo di aver ormai esaurito il loro compito, iniziarono a ritirarsi anzitempo, impedirono di consolidarne la conquista. La sommità del San Gabriele tornò così nelle man i degli austro-ungarici e pochi g iorni dopo un deciso contrattacco annullò tutti i guadagni territoriali ottenuti il 4 settembre, rigettando g li italiani verso la sella di Dol ed il Monte Santo. I superstiti delle tre compagnie erano stati ritirali dal campo d i battaglia la sera stessa del 4 settembre. Questa volta le perdite erano state gravi e le settimane successive sarebbero state ded icate a ricostruire la compagine ciel reparto, inquadrando ed addestrando nuovi volontari. Il terreno di Sdricca era in quel periodo particolarmente affollato dal momento che, incoraggiato dalla buona prova forn ita dai suoi arditi all ' inizio dell'offensiva d'agosto, il comandante della 2• Armata aveva chiesto di poler costituire altri due battaglioni per un totale cli sei compagnie di fanteria, una cli bersaglieri ed una di al pini25 . Nella richiesta, presentata con carattere di urgenza, veniva precisato che ad ogni reggimento d i fanteria sarebbero stati rich iesti dodici uomini , mentre era di quindic i i I contributo richiesto sia ai battaglioni bersaglieri che ai battaglioni alpini. L' autorizzazione, datata 31 agosto, anivò neU' arco di ventiqu attro ore ma Capello doveva essere sicuro ciel parere favorevole del Comando Supremo. Senza attendere il messaggio cli conferma, g ià il giorno 30 aveva diramato le disposizioni del caso, specificando non solo l'entità del contributo richiesto ai reggimenti ed ai battaglioni in termini di sottufficiali, graduati e soldati, ma anche l'aliquota di ufficiali che ogni corpo d 'armata avrebbe dovuto fornire26 . I mili tari di truppa dovevano di massima essere volontari, scelti tra i più robusti ed i più abili nel salto e nel lancio delle bombe a mano, due caratteristiche che erano viste come una sicura garanzia del possesso delle doti fi siche necessarie, e con lo stesso intento per caporali e soldati era al tresì prescritta un'età inferiore ai 23 anni. Il requisito del celibato rispondeva invece alla necessità di avere a disposizione uomini che non fossero condizionati dal pensiero e dalle esigenze della famiglia lontana. Nel designare come luogo di raccolta il campo cli Sdricca, e nell'affidare la costituzione e l'addestramento dei due battaglion i alla supervisione del tenente colonnello Bassi, sotto l'alta direzione del comandante del XXVIII Corpo d' Armata, Capello ribadiva che per l' impiego sarebbero stati alle sue dirette dipendenze e richiamava il contenuto delle direttive in merito al trattamento ed all' uniforme. A questo riguardo è interessante rilevare come l' uso della giubba da ciclista in combinazione con il maglione fosse onnai un fatto assodato e come in luogo delle fiamme nere fosse contemplato per alpini e bersaglieri l' uso delle loro tradizionali mostrine. La creazione di altri due battaglioni e la contemporanea esigenza di ripianare le perdite di quello g ià esistente detenninarono un improvviso aumento della richiesta di volontari che la 2• Armata non riuscì a soddisfare con la prontezza che avrebbe voluto il suo comandante, come traspare dal l' invito rivolto il 5 settembre ai comandi cl i corpo d ' armata affinché venisse intensificata l'attività di reclutamento27 , e come soprattutto emerge dal rapporto inviato il 6 settembre dal comandante del XXVlll Corpo d'Armata, magg ior generale Alberico Albricci28 . Le otto compagnie erano numerate progressivamente da 5 a 12, proseguendo quindi la numerazione delle quattro riunite nel reparto d 'assalto costituito prima dell'Undicesima

25 Comando 2• Armata, 11° 4432 Op. speciale del 30 agosto I 9 I 7, AUSSM F.., Rep. F-4, Race. I99. Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. 26 Comando 2" Armata, Cos1i111zio11<' di due nuovi ba//ag/ioni d'assalto, n° 466 I Op. del 30 agosw 1917, AUSSM E, Rep. E- 1, Racc. I 13. 2• rumata, Costituzione reparti d' assa lto. 27 Comando 2• Armata. Volonwri per bm1ag/io11i d'assalto, n" 4691 Op. del 5 settembre 1917, AUSSME, Rep. E-1. Racc. I 13, 2• Armata, Costitu zione reparti d'assalto. 28 Comando XXVIII Corpo d 'Armata, Stato Maggiore, RefCl : ione sui hattaglioni d 'assal!o, 11° 389 Op del 6 settembre 19 I7 , AUSSME, Rep. E-1, Racc. 113, 2' Armata, Costituzione reparti d'assalto.

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Il terreno ad oriente dell'Isonzo dove ebbe iI battesimo del fuoco il reparto d'assalto del la 2a Armata (S. Farina, Le truppe d'assalto ila liane, Federazione Nazionale Arditi d'Ttalia, Roma, l 938, pag. l 94)

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-.]

N I

Le posizioni au/il.ro-ungaric:he di riva /i inistra, dell' Isonzo e del San Gabriele (AUSSME, Rep. E-5, Racc. 9, V I Corpo cl ' Armata, Bainsizza agoslcH;etternbrc: 19 17)


sa,

Battaglia dell'Isonzo, con l' 8", composta da bersaglieri, aggregata alle compagnie 6" e 7", composte cli fanti, nel primo dei due nuovi battaglioni e la 12", formata da alpini, inquadrata nel secondo con le altre tre, 9", 10" ed 1 la, costituite con elementi provenienti dalla fanteria. L'organico per quanto riguardava la truppa era in linea con i 180 uomini previsti, con addirittura un leggero margine che permetteva di coprire i vuoti aperti dall ' allontanamento degli elementi meno idonei, e lo stesso poteva dirsi per i graduati, il numero dei quali era fissato in 15 per compagnia, mentre critica era la situazione degli ufficiali e dei sollufficiali. 11 numero di quelli arrivati a Sdricca era infatti assolutamente insufficiente a fronte cli organici teorici che prevedevano sei ufficiali ed otto sottufficiali per ognuna delle compagnie ed il problema era reso ancora più grave dalla scarsa motivazione cli molti, come era evidenziato dal fatto che meno della metà degli ufficiali era costituita da autentici volontari. Inoltre, nel caso degli alpini, Albricci aveva rilevato anche una certa insoddisfazione per il nuovo ruolo, derivante dal fatto che l' allontanamento dal loro battaglione e dall ' ambiente della montagna veniva vissuto come la perdita di una specificità di cui anelavano orgogliosi. Non insensibile a questo stato d'animo il comandante ciel XXVIll Corpo d'Armata suggeriva perciò che .i reparti cl' assalto alpini fossero separati dalle analoghe unità formate con elementi provenienti dalla fanteria e preparati in previsione di un impiego sul terreno a loro più fanùliarc. Dopo aver analizzato la situazione, presentandone un quadro nel quale erano evidenti i segni lasciati dallo sforzo sostenuto dalla 2a Armata, e più in generale dal Regio Esercito in occasione dell'offensiva d'agosto, il rapporto passava ad elencare le misure adottate per mettere al più presto in efficienza i nuovi battaglioni. A tal fine, stante la mancanza di un numero sufficiente cli moschetti e pugnali , il tenente colonnello Bassi aveva avuto ordine di intensificare l' istruzione formale e l'istruzione ginnico-sportiva, in modo eia mettere alla prova i più indecisi ed arrivare così al loro allontanamento, curando nel contempo la preparazione al combattimento individuale e l'addestramento con le bombe a mano. Completate le dotazioni e portati a numero gli organici di ufficiali e sottufficiali, i due reparti avrebbero potuto completare la loro preparazione nell'arco di un paio cli settimane, durante le quali avrebbe potuto essere portato a tennine l'allestimento del campo cli Sdricca, puntando in particolare a sostituire Je tende con baracche. Nel contempo Albricci raccomandava cli risolvere anche il problema dell'amministrazione del personale, fino ad allora gestito dai depositi dei reggimenti cli provenienza, con conseguenti diffìcoltà nella trattazione della documentazione matricolare e delle questioni amministrative, assegnando il personale dei reparti d ' assalto in forza ad un unico deposito, quello ciel 2° Reggimento Fanteria di Udine. Quest'ultima proposta presupponeva una decisione che andava oltre le competenze dell'annata ed il 15 settembre veniva perciò inoltrata da Capello al Comando Supremo. Con l'occasione, in risposta ad una precisa richiesta di informazioni sullo stato delle iniziative in corso, veniva segnalato che i primi due battaglioni, ciascuno su tre compagnie di fanti ed una di bersaglieri, erano pronti ali' impiego e che il terzo lo sarebbe stato a breve. La risposta anivò da Udine tre giorni più tardi, con un telegramma che sanzionava l'attivazione ciel deposito del 2° Reggimento Fanteria come centro di mobilitazione e stabiliva nel contempo per i tre battaglioni la denominazione di I, JT e III Reparto cl' Assalto29 . Queste disposizioni davano il via ad una serie cli interventi che, completando ed ampliando le direttive emanate all' inizio dell'estate, miravano a mettere ordine nelle iniziative prese dai comandi d ' armata ed a ricondurle all'interno di un unico disegno. Tale era lo scopo dichiarato della circolare n° 117050 R.S., Equipaggiamento, armamento e composizione organica dei riparti di assalto, emanata il 21 settembre dall'Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. Veniva così formalizzata l'adozione della giubba eia bersagliere ciclista con bavero aperto e rovesciato su cui erano applicate le "fiamme nere", se il reparto era costituito prevalentemente con volontari provenienti dai reggimenti cli fanteria, oppure le fiamme da bersagliere, se questa era l'origine della maggior parte elci suoi componenti. Non si faceva menzione degli alpini ma a questa evidente dimenticanza sarebbe stato posto rimedio pochi giorni dopo, con una modifica del testo che prevedeva le fiamme verdi se il reparto era costituito da elementi

29 Comando Supremo. Uffic io Ordinamento e Mobilitazione, 11° 10463 del 18 sellernhre 1917. AUSSME, Rcp. F-4, Racc. l.99, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione.

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provenienti in maggioranza dagli alpini 30 . L'elmetto con il fregio dell 'arma di provenienza e con i1 numero del reparto d'assalto, il moschetto modello '9 1, il pugnale, un paio di pinze taglìafili, una sacca porta bombe, la maschera antigas ed una vanghetta completavano l'equipaggiamento cli base, a cui i comandi di armata erano lasciati liberi dì aggiungere ciò che ritenessero opportuno in funzione cli partico lari esigenze locali. Tu tti dovevano portare il distintivo con il gladio, mentre non si faceva menzione del fez di colore nero, che sarebbe stato in trodotto soltanto dopo qualche mese, e come copricapo da indossare al posto dell'elmetto quando non in azione era invece indicato il normale berretto, con il fregio del!' arma ed il numero del reparto. La circolare individuava nella compagnia "il riparto d'assalto più piccolo" ed escludeva in modo esplicito la possibilità dì avere "plotoni d'assalto organicamente e permanentemente costituiti come elementi a sé stessi", ponendo così un freno al diffonde rs.i di un fenomeno che veniva visto con preoccupazione in quanto incideva negativamente sulla forza delle compagnie dell'arma di provenienza, alle quali venivano oltretutto sottratti i migliori elementi. Una serie di tabelle definivano quindi l'organico tipo per il battaglione e I.a compagnia d'assalto, nonché per le sezioni mi tragliatrici, pistole-mitragliatrici, lanciafiamme e lanciatorpedini che ne facevano parte. La forza totale risultava di 26 ufficiali e 940 uomini di truppa, con riferimento ad un reparto strutturato su tre compagnie ed una sezione lanciatorpedini, con una configurazione dunque ben diversa eia quella su quattro compagnie definita dalla 2• Armata e verso la quale si stavano orientando anche le altre grandi unità. Assente era la sezione di artiglieria someggiata voluta da Bassi per il suo reparto d'assalto, sostitu ita da una sezione lanciatorpedini su sei armi, mentre nelle singole compagnie, articolate in quattro plotoni di tre squadre, erano inserite una sezione mitragliatrici su due armi, una sezione pistole-mitragliatrici con quattro ed una sezione lanci afiamme con dodici apparecchi di manovra. In totale vi erano dunque diciotto tra mitragliatrici e pistole-mitragliatrici , sei lanciatorpedini e dodici lanciafiamme, una dotazione cli tutto rispetto che, all'occoffenza, poteva essere accresciuta con l'assegnazione di qualche sezione di lanciabombe. Tutti i reparti d'assalto dovevano essere portati a questo organico tipo, ma la circolare lasciava un margine di manovra ai comandi cli armata, liberi di apportarvi le modifiche suggerite da particolari esigenze di impiego. Assolu tamente tassativa era invece l'indicazione di considerarli come "riparti autonomi costituiti dal centro di mobilitazione che per ciascuno verrà indicato". Queste direttive arrivavano quanto mai opportune in quanto il numero dei reparti d 'assalto si stava moltiplicando. Il 14 settembre la F Armata, che alla fine di agosto aveva perso il battaglione d'assalto della IV Brigata Bersaglieri, trasferito con questa sul fronte clell' Isonzo, ed era quindi rimasta con il solo reparto d'assalto di cavalleria costituito presso i Cavalleggeri di Piacenza, aveva avuto ordine di creare un nuovo reparto d'assalto cli q uattro compagnie, con personale tratto dai reggimenti di fanteria 31 . Nel dare queste disposizioni il Comando Supremo assicurava l'invio dei materiali necessari per quattro sezioni mitragliatrici F iat ed otto sezioni pistole-mitragliatrici. Dieci giorni pit1 tardi, il comando d'armata a fronte della circolare del 21 settembre, chiedeva cli essere autorizzato a portare a livello di compagnia il plotone d'assalto dei Cavalleggeri di Piacenza, avvertendo che ciò avrebbe però richiesto la disponibilità di complementi con i quali riempire i vuoti che si sarebbero aperti negli squadroni 32 . La risposta fu di sciogliere il plotone, trasferendo al reparto in via di costituzione quanti ne avessero fatto domanda, e contemporaneamente un altro messaggio stabiliva che il nuovo battagl ione fosse denominato IX Reparto d' Assalto 33 .

,o

Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobili tazione, Equipaggiamen10, armamento e composizione organica dei reparli d'assalto, n° 130280 R.S . del 29 settembre 19 17, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Uffìcio Ordinamento e Mobilitazione. 31 Comando Supremo, Ufficio Orùinumento e Mobilitazione, n" I I 68 I 8 del 14 settembre 1917, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e l'v1obilitazione. 32 Comando 1• Armata, Stato Maggiore, Riparti assai.io cavalleria, n° 5398 I Riservatissimo del 24 settembre I9 17, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilita,.ione. 33 Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mob ilitazione, n" I 1721 I e n° 11210 del 26 settembre 1917, AUSSM E, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mob ilitazione.

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La scelta del numerale non veniva spiegata ma rispondeva a1 disegno in via di attuazione di assegnare ai reparti d'assalto una numerazione progressiva comune a tutto il Regio Esercito. Alle dipendenze del comando della l" Armata erano passate in quei giorni anche le forze schierate su11' Altopiano cl' Asiago, in precedenza inquadrate nella(·/ Armata, e con queste altre due unità d'assalto, una compagnia mista di fanti, alpini e bersaglieri ed un plotone di cavalleggeri. Riportata questa situazione al Comando Supremo, il tenente generale Pecori Giraldi ne ebbe l'ordine di sciogliere il secondo nonché l'indicazione cli far assumere al primo la denominazione di XVI Reparto cl' Assalto e dì far portare ai suoi uomini le fiamme da bersaglìere34. Successivamente, su sua specifica richiesta, il comandante della 1" Armata sarebbe stato autorizzato a portare il XVI ali ' organico tipo su tre compagnie ed anche, ove lo ritenesse opportuno, a togli ere una compagnia al IX per costituire così il nucleo di un altro reparto d'assalto35 . Quando questo avveniva l'armata del Trentino era tornata a disporre della lV Brigata Bersaglieri e del suo battaglione d'assalto, ora ufficialmente designato con il numero TV ma ancora organizzato su quattro compagnie. Poco prima che il reparto ripartisse con la brigata per il fronte dell 'Isonzo, passando alle dipendenze della 2" Armata, Pecori Giraldì venne invitato a valutare l'opportunità di togliergliene una, come aveva gi~t fatto con il XVI, per farne la prima pedina di un ' altra unità a lì vello di battaglione. In questo modo si sarebbe fatto un altro passo in avanti verso l'obiettivo cli avere per ogni corpo d'armata un reparto d' assallo su tre compagnie, in aggiunta a piccoli re partì d'assalto alpini36. Queste almeno erano le intenzioni dichiarate dal Comando Supremo nel messaggio diretto al comando della 1• Armata che si affrettò ad adeguarsi. Il 17 ottobre veniva comunicato che la 4a Compagnia del IV Reparto cl' Assalto sarebbe passata a giorni alle dì pendenze del X Corpo d'Armata, come nucleo fondante del suo reparto d'assalto, che il XVI era già stato portato a tre compagnie e che con elementi in esubero del lX e nuovi volontari provenienti da tutti i reparti dell 'armata si sarebbe costituito il reparto d 'assalto ciel XXIX Corpo cl' Armata. Due giorni dopo questi provvedimenti venivano sanzionati con un messaggio che assegnava il numero XXIII a quest'ultimo ed il numero XXIV al reparto d'assalto del X Corpo d ' Armata37 . In questo modo negli ultimi giorni cli ottobre la la Annata poteva contare su un reparto a pieno organico, il XVI, e tre, IX, XXIII e XXIV, a diversi livelli di approntamento. Presso la 4• Armata la costituzione cli nuovi reparti avvenne con un processo più lineare, a partire dall'unica unit~t a livello di battaglione costituita in luglio le cui quattro compagnie vennero assegnate sotto la data del 21 settembre ai corpi d'armata I e IX, alla 56" Divisione ed al settore Val Costeana, diventando in sequenza i reparti d'assalto V, VI, VII ed VJTI 38 . Destinati anch'essi ad essere portati in futuro ad un organico cli tre compagnie erano costituiti di fanti i primi due, di bersaglieri il terzo e di alpini il quarto. Per quanto riguarda il resto del fronte alpino, il 1° ottobre il Comando Zona Carnia aveva costituito un reparto d'assalto della forza di una compagnia, a cui sarebbe poi stata attribuita la denominazione di XVIll Reparto d' Assalto39, e ad occidente del Garda il III Corpo cl' Armata era stato autorizzato quello

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Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. ne 130252 R.S. del 29 settembre 1917, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Uflìcio Ordinamento e MobiliLazione. 35 Comando Supremo, Uflìcio Ordinamento e Mobilitazione, n° 130555 R.S. del 9 ouobre 1917. AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Uflìcio Ordinamento e Mobilitazione. La richiesta di Pecori Giraldi, avanzata 1'8 otLObre. era stata motivata con il desiderio di disporre di un repan.o d'assalto su tre compagnie, il IX, per i tre corpi d'armata schierati Lra il Garda e I' Astico, e di un altro, il XVI, per i tre in linea sull'Altopiano di Asiago. La risposta andava oltre e gli permetteva di abbassare ulteriormente il rapporto tra il numero dei corpi d' armata e quello dei reparti d'assalto. 36 Comando Supremo, Uflìcio Ordinamento e Mobilitazione, n° 130630 R.S. del 14 ouobre 1917, /\USSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo. Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. 3 7 Comando Supremo, Uflìcio OrdinamcnLO e Mobilitazione, n° 13080 I R.S. del I9 ollobre I 917, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo. Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. 38 Comando Supremo, 11 ° 117075 R.S. M.ob. Speciale del 23 settembre 1917, AUSSME, Rep. E-1 , Racc. 300, 4° Armata, Reparti d'Assalto 1917. 39 Comando Supremo. Ufficio Ordina1.11ento e Mobilitazione. n° 130424 R.S. del 5 ottobre 1917.

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stesso giorno a costituire il XVII, anch'esso per il momento su una sola compagnia. con l'organico fi ssato dalla circolare ciel 2 1 settembre40 . Dopo la deludente esperienza ciel reparto d'assalto costituito nell'estate presso I' 11° Reggimento Bersaglieri . la 3a Annata si accinse nuovamente a dar vita ad unità d i questo tipo a seguilo della ci rcolare 11° I I 7050 del 21 settembre. Tn quei giorni il XXIIl Corpo d ' Armata iniziò a fonnarc un battaglione d'assalto composto prevalentemente da bersaglieri, ma fin dal primo momento il comando d'armata ritenne di dover ampliare la portata di questa iniziativa con la costituzione cli un reparto d 'assalto per ognuno dei corpi d'armata di pri ma linea. Accanto all e fiamme cremisi ciel reparto in via di forma:lione presso il XXIIT, l' XL il XllI ed il XXV avrebbero dovuto avere ognuno un repano di fiamme nere. con organizzazione, equipaggiamento ed armamento secondo il dettato della circolare41 . Tutti dovevano essere costituiti esclusivamente eia volontari che i corpi d' armata in teressati potevano trarre eia tutte le truppe alle loro dipendenze. nonché da quelle dei corpi d ' annata di seconda schiera. A questo scopo il VTT doveva concorrere alla formaz ione del battagl ione ciel XITT ccl il Corpo d'Armata A assistere con tre brigate il XXV e con il resto delle s ue truppe rxr. Inollre era possibile attingere volontari anche dagli squadroni di cavalleria in organico, cd a ques to riguardo al XX V era data la possibilità cli rivolgersi anche agli squadroni de lla Divisione di Cavall eria, mentre l' X T ed il X IIT potevano estendere la ricerca di volontari rispettivamente agli squadroni del Corpo d ' Armata A ed a quelli del VI. Il processo di formazione doveva sv ilupparsi con gradualità, e quindi per ogni reparto si sarebbero costituiti inizialmente tre nuclei di compagnia da portare agli organici previs ti man mano che si fossero resi disponibili i volontari necessari , creando poi in un secondo tempo le sezioni mitragliatrici, lanc ia fiamme e lanciatorpedini . Nel far ciò i corpi d 'armata erano invitati a ris pettare i vincoli organici preesistenti , assegnando alla stessa compagnia e poss ibilmente allo stesso plotone tutti i militari provenienti dalla stessa brigata e dallo s tesso reggimento. L'obiettivo dichiarato era que llo di raggiungere nel pi ù breve tempo possibi le un elevato livello di coesione e di affiatamento, in modo da evitare gli inconvenienti che si erano verificati durante l' offensiva d'agosto con il reparto d'assalto dell' 11° Reggimento Bersaglieri. I corpi d' armala erano lasciati liberi di scegliere le località dove raccogliere il loro reparto d'assalto, da aggr~gare per il momento come quarto battaglione ad uno dei loro reggimenti, ma il comando d' armata si ri servava di riunirli in un 'unica localit~t per dare un indirizzo maggionnente unitario all'addestramento e per prepararli ad agi re insieme. Dopo aver dato queste indicazioni, il documento della 3• Armata proseguiva prec isando i compiti dei reparti d' assalto ed i c riteri da seguire per il loro impiego, con specifico riferimento al tema delle piccole operazioni , ritenute essenzial i al fine di mantenere l' iniziativa nei periodi di stasi tra le azioni principali. Ven ivano così riaffermati i concetti che avevano ispirato la creazione di queste unità, chiamate ad aprire la strada alle colonne d'attacco senza però dimenticare la possibilità di utilizzarle per completare la disorganizzazione cl i un avversario battuto e per condurre appunto "operazioni di pi<.:cola g uerra". Finaliz7.atc alla cattura di prigionieri e cli armi. a causare scompig lio ed al larme od a migl iorare localmente la linea del fronte, queste dovevano essere effetr.uate "in modo da co11sei1tire sempre pratici risultati, a ./ìne di appassiona rvi le truppe d'assalto, promuoverne Lo spirito di emulazione, accrescerne la fidu<.:ia nelle proprie forze". Erano quindi importanti anche nel quadro dell'addestramento ma per non anelare incontro ad un sicuro insuccesso. ed avere quindi un effetto oppos to a quello desiderato, non bisognava eccedere nel numero né dare a tali az ioni un carattere di periodici tà ed era indispensabile prepararle con cura, ricercando la puntuale cooperazione dell'artiglieria cd inquadrando in un complesso armonicamente costruito tutte le forze a disposizione, dai reparti di rincalzo alle anni eia trincea. A questo riguardo era fondamenta le procedere ad uno studio acc urato del terreno, ripartire con chiarezza i compiti e verilìcare la validità delle predisposizioni real izzate con esercitazioni d'assieme condotte in uno scenario il più possibile simile a

.io Conrnndo Supremo. Ufficio Ordinamento e MobiliLar.ione, n° 1303 1O R.S. del l O ottobre 191 7. AUSSMR. Rep. F-4. Racc. l 99. Comando Supremo. Ufficio Orclinamenlo e Mobilitazione. 41 Comando 3• Armata, Stato Maggiore. Ripani d'assafro. 11° 32755 del 28 settembre 1917. AUSSME. Rcp. E-5. Racc. 23. VII Corpo d' Armala.

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queilo reale. Infine, per non dissipare inutilmente un patrimonio prezioso, i reparti d'assalto dovevano essere impiegati con oculatezza, riportandoli in efficienza dopo ogni azione anche con il ricorso a periodi di riposo non interrotti eia inutili fatiche, come del resto imponevano le direttive del Comando Supremo: "/ reparti d'assalto non concorreranno di massima nei turni di trincea e di lavoro. Ne sarà .fallo parco impiego perché non veniano a mancare nei momenti 11.ei quali possono occorrere veramente. Dopo che sono stati impiegati si dovrà largheggiare con essi in ricornpense, in premi in denaro. in licenze." In mancanza cli disposizioni chiare ed inequivocabili in merito alla numerazione dei reparti, lo stesso 28 settembre la 3" Armata propose di indicarli con lo stesso numerale ciel corpo d'annata che li aveva costituiti, suggerimento che venne però respinto dal Comando Supremo, dal quale arrivarono invece l' indicazione che si stava adottando una numerazione progressiva secondo la data di costituzione, e la richiesta di informazioni in merito al livello di efficienza raggiunto42 . Ovviamente questo non poteva ancora essere molto elevato e nel fornire i dati richiesti la 3a Armata precisò infatti che, mentre il reparto ciel XXlll Corpo d ' Armata aveva raggiunto il 9 ottobre la forza di 28 ufficiali e 770 uomini di truppa e poteva dirsi ormai formato, gli altri tre erano ancora largamente incompleti. Tutti erano comunque concentrati a Borgnano dove era stato impiantato il campo d'istruzione 43 . Rimaneva aperta la questione dei numeri distintivi, risolta soltanto il 13 ottobre, quando il Comando Supremo decise che il reparto di bersaglieri costituito dal XXIII Corpo d'Annata assumesse il numero XIX e che a quelli di fiamme nere dei corpi d'armata Xl, XIII e XXV fossero assegnati nell'ordine i numeri XX, XXI e XXJT44. Il ritardo con cui si era arrivati a questa decisione era dovuto in parte alla lentezza con cui la 3a Armata aveva risposto alla richiesta di informazioni ed in parte a]la situazione che si stava verificando presso la 2" Armata, dove il quadro rimaneva molto fluido anche per una innegabile resistenza ad adeguarsi alle ultime direttive. Il 21 settembre Capello, con la preventiva autorizzazione ciel Cornando Supremo, aveva dato il via alla formazione cli altre otto compagnie cl' assalto di fanteria riunite in due unità a livello di battaglione, e cli due compagnie di bersaglieri, attingendo a tutti i corpi d'armata alle sue dipenclenze45 . Il numero degli uomini che ognuno doveva fornire era calcolato in funzione della sua forza, ma nella sostanza a ciascuna di queste otto grandi unità era richiesto di far arrivare a Sclricca per la sera ciel giorno 26 l'equivalente cli una compagnia di fanteria, insieme con i contingenti di bersaglieri dei corpi d'armata lV e XIV. Per i mili tari di truppa la preferenza doveva essere accordata a quelli già in possesso della qualifica di ardito, ma altri elementi cli valutazione da considerare, oltre al coraggio dimostrato in passato, erano la vigoria fisica e l'abilità nel salto e nel lancio delle bombe a mano, in linea con le indicazioni fornite all'atto della creazione dei reparti 11 e III. Tutti comunque dovevano essere volontari, celibi e cli età non superiore ai 23 anni, criteri anche questi già noti, mentre era invece nuova la precisazione di escludere tassativamente quanti fossero in attesa di giudizio. Si voleva così evitare che la richiesta di uomini per i reparti d'assalto costituisse per i comandi l'occasione di liberarsi cli elementi indesiderati e per i singoli un'opportunità da sfruttare per ritardare il momento della resa dei conti, a tutto svantaggio ciel tono morale delle nuove unità. Una sele7.ione severa era dunque necessaria, nonostante i problemi di reclutamento incontrati in passato. Per superarli Capello contava peraltro sull'effetto deJJe disposizioni relative al trattamento di favore spettante ai reparti d'assalto, nella certezza che, se sufficientemente conosciute, avrebbero stimolato nuove adesioni, e ne sollecitava quindi la diffusione: "Già ebbi a raccomandare che le disposizioni relative a questo trattamento fossero portate a conoscenza nei reggimenti; insisto perché ahbiano la maiiiore di-

4~

Comando Supremo, Unìcio Ordinamento e Mobilitazione, n° 130261 R.S. del 29 settembre 191 ì , AUSSl'vlE, Rep. F-4, Racc. 200. Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e M.obilitazione. 43 Comando 3• Armata, Stato Maggiore, Repani d'assalto , n" 3429 I dell' I I ottobre I9 I 7. AUSSMF., Rep. F-4, Racc. 200, Comando Supremo, Uflicio Ordinamento e Mobilitazione. 44 Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e ìVlobilitazione, ne I 30674 R.S. ciel 13 ottobre 1917, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 200, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e l'vlohilitazione. 45 Comando 2• Armala, Costituzione di 1111ovi reparti d'assalto, n° 5194 Op. del 2 1 settembre 1917. AUSSME, Rep. E- I, Racc. 113, 2" Arnrnta, Co$liLuzione reparti d'assalto. La 2" Armata cornprendeva a quella data i corpi <l'annata IL IV, VI, Vlll, XIV, XXIV, XXVII e XXVIII.

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vulgazione, convinto che moltissimi (ufficiali e truppa) non hanno chiesto di far parte dei riparti d'assalto perché ignorano i vantaggi che detti reparti godono." Oltre ad incrementare il numero dei reparti d'assalto, il comandante della 2a Armata fissò delle linee gu ida per il loro impiego nel Cùrso dell'autunno e del l'inverno, nell'ipotesi che, anche a causa delle condizioni climatiche, questo sarebbe stato limitato all'esecuzione di colpi di mano per catturare prigionieri o rettificare tratti fronte, e ad azioni controffensive locali intese ad annullare i vantaggi che l'avversario fosse eventualmente riuscito ad ollenere con analoghe iniziative46 . li tema delle "piccole operazioni offensive" veniva affrontato in questa sede richiamando le direttive già emanate in materia e puntualizzandone alcuni aspetti , primo fra tutti q uello della preparazione. Capello ricordava infatti che "nessuna operazione o.ffre garanzia di buon esito se non è stata antecedentemente preparata nei suoi più minuti particolari e con la dovuta cura". Accanto ad una oculata scelta del punto dove vibrare il colpo e ad un minuzioso studio del terreno e delle difese da superare, era essenzi ale armonizzare l'azione della fanteria con quella dell ' artiglieria, all'insegna di quella cooperazione tra le due armi che le direllive non si stancavano di richiedere e che da lungo tempo era vista come una condizione irrinunciabile. Per ingan nare l'avversario il ti ro delle artigli erie e de lle bombarde non doveva essere limitato al trallo di fronte prescel to ma indirizzato anche contro i settori contigui. in modo da trarre in inganno l'avversario. e sempre ai fin i della sorpresa questo bombardamento preliminare doveva essere violento e di breve durata. Fatte queste precisazioni, il documento passava a riepilogare i criteri che in ogni occasi one dovevano ispirare l'impiego dei reparti d'assalto, come utilizzare soltanto le forze strettamente necessarie, non logorarli con una permanenza prolungala in trincea, sostenerli con reparti di fanteria ad immediato contatto ai quali affidare il consolidamento delle posizioni conquis tate. Non si doveva mai dimenticare che si trattava di una risorsa preziosa, che andava impiegata a ragion veduta e salvaguardandone ad ogni costo l'efficienza cd il morale. Su q uesto concetto. contenuto anche nel poco pili tardo documento della 3" Armata g ià citalo, Capello si soffermava a lungo, prendendone Io spunto per un raffron to con i reparti d'assalto avversari basato sugli eventi dell'Isonzo e del San Gabriele, raffronto dal quale emergeva nu ovamente e con prepotenza il problema della preparazione. Da questo punto cli vista infatti l'avversario era stato fino a quel momento superiore, e soltanto se q uesto divario fosse stato colmato si sarebbero potuti ottenere quei successi che la qual ità delle truppe a disposizione permetteva di ipotizzare: "Si deve sempre tener presente che i reparti d'assalto rappresentano elementi preziosissimi che ad ogni costo debbono essere sottratti non solo all'esaurimento ma anche alla depressione. La loro forza risiede nell 'audacia, nell'impeto, nell'aggressività, nella elevata coscienza di sé stessi. Debbono, perciò, essere impiegati in azioni, arrischiate bensì, ma aventi in sé tutti gli elementi di un sicu,v successo; non debbono mai essere destinati ad un insuccesso! I nostri reparti d'assai/o sono indubbiamente superiori a quelli del nemico; nessuna delle operazioni 1entate dall'avversario può essere paragonata a quella compiuta dai nostri al passaggio dell'Isonzo e sul S. Gabriele. Con tali elementi a disposizione si può sicuramente affermare che la riuscita di un'operazione è in modo assoluto indipendente dalla qualità delle truppe e che risiede escl11sivame1ue nella scelta del punto d'attacco e nella preparazione dell'attacco. I piccoli successi austriaci, più che alla bontà intrinseca degli uomini che li hanno conseguiti, sono da attribuire alla minuta e precisa preparazione, nella quale il nemico purtroppo finora ci fu maes/ro. Coi nostri reparti d'assai/o noi dobbiamo metterci in grado di ottenere d' or innanzi una più che palese superiorità sull'avversario." Queste conclusioni sarebbero state rafforzate dall 'esito dell 'azione del 29 sellembre nei pressi di Madoni, sul l'Altopiano della Bainsizza, dove una compagnia del li Reparto d' Assalto conseguì un brillan te successo reso possibile dall'accurata preparaLione e sottolineato dal numero elci prigionieri callurati. In quella circostanza, come già era avvenuto sul S. Gabriele, ad impressionare gli osservatori furono la ra-

~6 Comando 2• Armata, Impiego dei reparli d 'assaflo, n° 5229 Op. del 21 sencmbre 1917, AUSSME, Rcp. E-1, Racc. 113, 2• l\nnata, Costituzione reparti c1·assalto.

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pidità dell'azione e l'irruenza inarrestabile dell'assalto, due elementi che emergevano anche dagli interrogatori dei prigionieri. L'esistenza degli arditi era infatti ormai ben nota ed anzi il rapido diffondersi di voci e notizie incontrollate aveva contribuito ad ingigantirne la fama, come risultava con chiarezza eia dichiarazioni cli ufficiali e soldati, uniformemente improntate ad una involontaria ammirazione, troppo generalizzata per essere soltanto il risultato del tentativo di giustilìcare la propria sconfitta e compiacere il vincitore. Questo almeno è ciò che risulta dalla lettura del Bollettino n° 2372 ciel comando della 2" Armata, intitolato Gli arditi e la loro tattica nel giudizio e atrraverso le impressioni degli 1,dficiali e della truppa nemici, diramato con la classifica Riservatissimo intorno alla metà di ottobre4 ì. Si era in presenza di un nuovo modo cli combattere fondato sulla ricerca della sorpresa, su li 'urto improvviso e violento, sull'aggiramento dei punti forti della difesa e su una penetrazione in profondità diretta a bloccare i rincalzi ne.i loro ricoveri che sconcertava chi era abituato a fronteggiare attacchi condotti ad ondate successive e preceduti da lunghi bombardamenti d i preparazione. A tutto ciò si aggiungeva l'impatto psicologico dell'uso ciel pugnale, un fattore che era stato considerato da chi aveva ideato l'armamento dei reparti cl' assalto e che sembrava trovare riscontro nella realtà dei fatti, contribuendo a costruire l'immagine dell'ardito: "Un qualcosa di leggendario pare che comincia a circolare presso il nemico questi nuovi reparti d'assalto che per alcuni sarebbero costituiti da "alpini '', per altri da "bersaglieri", e per la maggioranza sarebbero un corpo speciale di "siciliani" elemento questo che sembra rappresenwre presso il nem.ico l'essenza del carattere meridionale ardente, impulsivo, irruento. La maestria nell'uso del pugnale che gli ardili serrano normalmente fra i denti per avere libere le mani al getto delle bombe, forse richiama l'ùnmagine del coltello per cui gl'italiani in genere ed i meridionali in specie sono all'estero .~favorevobnenle reputati e concorre ad ispirare di tali nostre truppe un salutare terrore." Dall'unione di fatti reali con stereotipi di varia natura, eia quello che portava ad identificare il soldato italiano con l'alpino od il bersagli ere a quello di matrice razziale che attribuiva agli uomini del sud una particolare propensione all'uso ciel coltello, nasceva un'immagine cli grande suggestione che non spiaceva certo ai comandi italiani, sicuramente soddisfatti del numero di prigionieri che gli arditi riuscivano a catturare mentre erano ancora nei loro ricoveri, impossibilitati ad opporre un' efficace resiste11Za, e che docilmente si avviavano verso le retrovie sotto la scorta cli pochi feriti leggeri. Alla base del successo dei reparti d 'assalto c'erano però soprattutto elementi concreti, senza i quali la leggenda non sarebbe neppure nata, e questi venivano correttamente identificati nella capacità di avanzare cli slancio sotto l'arco delle traiettorie, realizzando così la massima sorpresa, e nell'attitudine al combattimento a distanza ravvicinata, condotto a colpi cli bomba a mano e sempre finalizzato a superare rapidamente le posizioni d i prima linea per raggiungere il più rapidamente possibile quelle retrostanti ed i ricoveri delle riserve . Dal momento che, se si esclude l'intervento del reparto d'assalto della IV Brigata Bersaglieri nei combattimenti di agosto su Monte Maio, i soli ad essere andati al fuoco erano i reparti d ' assalto della 2a Annata, Capello poteva essere giustamente soddisfatto dei risultati ottenuti. Al tempo stesso però proprio la consapevolezza di quanto aveva realizzato, e la convinzione di essere uno degli artefici della nuova specialità, lo portavano ad accettare con difficoltà quelle iniziative del Comando Supremo che considerava una ingiustificata ingerenza. Un tale atteggiamento si presta a spiegare la resistenza con cui vennero accolte le direttive finalizzate ad allineare l'organizzazione delle unità d'assalto della 2" Armata al contenuto della circolare del 21 settembre. Trasmesse il 30 seltembre, queste prevedevano la riduzione a tre delle compagnie di ciascun reparto e la creazione di reparti omogenei di fanti, bersaglieri ed alpini che ne frtceva salire il numero a nove48 . I reparti venivano poi numerati in accordo alla numerazione progress iva unica, comune a tutto il Regio

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S. Farina, op. cit. Allegato 2, pp. 380-382. Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, Riparti d'assalro della 2" Armala, n°117 l 18 RS del 30 tembre l917, AUSS1v1E, Rep. E-L Racc. 113, 2" Armma, Costituzione reparti d' assalto. 48

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seL-


Esercito, basata sulla data di forma zione. Lasciali i primi tre posti ai primi tre reparti della 2a Armata, il quarto veniva occupato dal reparto d'assalto della IV Brigata Bersaglieri, mcnLre i numerali V, VI, Vll ed VIU erano assegnati ai reparti della 4a Armata, ed il fX al reparto d'assalto di fanteria della 1a Armata. Già attribuici anche i numeri dal XVI al XXI V, rimanevano liberi i numeri dal X al XV. che avrebbero quindi dovuto contraddis tinguere i sci reparti d 'assalto della 2n Annata ottenuti per trasformazione dei tre voluti da Capello il 21 settembre. Nelle inLenzioni del Comando Supremo, infatti, le d ue n uove compagn ie bersaglieri ed una delle due compagnie similari già esistenti avrebbero dovuto confluire nel X Reparto d' Assalto. destinato ad essere composto interamente eia bersaglieri. la com pagnia alpini del IfT doveva essere il nucleo ini ziale di un XJ Reparto cl ' Assallo, composto di fiamme verdi, i due reparti d 'assalto di fanteria di più recente formazione avrebbero dovuto essere rin umerati XJf e xrn perdendo nel contempo le loro quarte compagnie che avrebbero dato vita al XIV, lasciato inizialmente su due compagnie soltanto, mentre la compagnia d 'assalto cli bersaglieri non inquadrala nel X sarebbe s tata il primo nucleo del XV Reparto d'Assalto. Capello non applicò queste direttive e si preparò a repli care con una nota in cui sottolineava l'opportunità di lasciare a quaLtro il numero delle compagnie d i ogni reparto, così da poterlo scindere in due aliquote di forza adeguata, l'una per l'assal to e l'altra per rintuzzare l' inevitabile ritorno offensivo clell' avversario49. rnoltre era a suo parere più conveniente fondere fan ti e bersaglieri nelle stesse unità, così da sviluppare un nuovo spirito ùi corpo, ed estendere an:li il reclutamento degli arditi a tutte le armi e specialità. La sola ecce:lione avrebbero poLuto essere gli alpini, per i quali, facendo proprie le considerazioni cli Albricci, riteneva essenziale la conoscen:la della montagna e la fam iliarità con le peculiari caratteristiche di quel terreno. oltretutto diverse da regione a regione. ln ogni caso egli riteneva che il Lipo di organizzazione realiaato a Sclricca, con sei reparti numerati progressivamente ed ormai , ad eccezione dell ' ultimo, pronti ad entrare in azione, non dovesse essere alterata per non vanificare gli sforzi già fatti. La risposta redalla in questi termini rimase a livello cli bozza, verosimilmente a causa di altri e pi ù pressanti esigenze e soprattutto per i problemi di salute che poco dopo la metà cli ottobre costrinsero Capello ad allontanarsi dal suo posto di comando50, impedendogl i un eventuale intervento personale a sostegno delle proprie tesi. Il 20 ottobre la siluazione era comunque ancora quella di sellembre e ad un sollecito dell'Ufficio Ordinamento e Mobil itazione il capo di stato maggiore della 2n Armata, colonnello brigadiere Silvio Egidi. non poteva far altro che rispondere in questi termini 51 : '· Poiché la sistemazione dei reparti d'assalto è questione delicata che sta molto a cuore al conwndante titolare del 'Armata 11011 si è potuto interpellare in proposito S.E. il Generale Capello durante la sua recente malattia, né oggi perché parte in breve licenza. Sarà premurosa cura cli questo Comando, appena prefata Ecce/le11za avrà riassunto il Comando dell 'Armata, di.fornire esauriente riscontro al.foglio 117118 R.S. del 30 Settembre e.a." Sulla base di queste comunicazioni è evidente che la 2" Armata mantenne i suoi sei reparti, come del resto risulta anche dalla memorialistica, senza dare corso a nessuno dei provvedimenti definiti dal Comando Supremo. Contemporaneamente però all'Ufficio OrdinamenLO e Mobilitazione si delle per sconlato che questo fosse avvenuto o che quanto meno fosse sul punto cli avvenire . utilizzando quindi la nuova numera:lionc nelle comunicazioni successive. A q uesto riguardo è esemplare il promemoria compilato il 4 ottobre 1917 per il colonnello Ugo Cavallero dell'Ufficio Operazioni e Affari Generali nel quale viene presentato un punto di situazione ricapitolando i momenti salienti della breve sLOria del la specialità 52 :

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Comando 2• Armata, Riparli d'assetilo de/fa 2• Armata. s.n. dcli' ouobre 1917. AUSSMt:, Rep. E- 1, Racc. I 13, 2" Arenala, Costituzione reparti d'assalto. 50 Un auacco di nefrite emorragica costrinse Capello a lasciare interinalmente il comando della 2• Armata al tenente generale Luca Montuori dal IO al 22 ottobre. 51 Comando 2' Armata. Co1111111ica::.io11e 11rge111e. n° 8075 Op. del 20 ouobre 1917. AUSSME. Rcp. r -4. Racc. 200, Comando Supremo. Ufficio Ordinamc:nto e Mobilitazione. 52 Comando supremo. Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. Promemoria per Col. Cav. Carnl/e,v. n° 130443 del 4 ottobre I 917. AUSSME. Rep. M -22. Repa11i d·assalto.

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"Com'è noto, fu inizialmente stabilito (26 giugno 1917) che ogni armata dovesse costituire un solo riparto d'assalto della forza di almeno una compagnia, aumentabile in seguiro fino alla.forza d'un battaglione. La buona prova fatta dai riparli d'assa/ro presso la 2" Armata indusse/V i comandi d'annata a richiedere l'autorizzazione di costituire nuovi riparti d 'assalto: autorizzazione che volta a volta.fu data. Con circolare 117050 del 21 settembre u.s. vennero fissate le formazioni dei riparti in parola; venne altresì concordato con S.E. il sottocapo di S.M. che lafonnazione dei riparti d'assalto dovesse tendere ad ottenere in genere un battaglione di tre compagnie per ogni cm7Jo d'armata. Oggidì tale sistemazione non è ancora raggiunw, ma vi si tende gradualm.ente, in base alla disponi bilità di complementi e alla necessità di non depauperare troppo le unità di fanteria degli elementi 1nigliori. A questo riguardo occorre ripetere che, all'infuori dei riparli d'assalto, rimangono sempre, presso i reggimenti di fanteria, gli arditi: sicché, mentre il riparto d'assalto serve in genere per operazioni che interessano l'intero corpo d 'armata (o eventualmente una divisione di questo o un tralto speciale difron te), i riparti d'arditi possono essere impiegali per colpi cli mano, per piccole operazioni sul tratto cli.fronte che interessa il reggimento. Tenuto conto della progressività della costituzione dei riparti d'assalto, si comprende come il fil C.d'A. non abhia avuto prima d'ora un riparto d'assalto, ma i soli riparti di arditi. Il riparto del Ili corpo è in costituzione. i riparti costituiti o in costituzione alla data odierna sono i seguenti:

r

riparto

d 'assalto

forza

I hgl. su 3 cp. fanteria

costituito

2"A.

Il Il! IV V VI VJJ Vfll IX

» » » » » » »

»

»

»

»

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» » » » » » »

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X

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Xl Xll

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Xlll

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>>

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XIV

xv XVI XVll

>>

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» » »

»

»

»

»

»

»

»

»

»

»

bersaglieri fanteria 1 cp fanteria 1 cp bersaglieri 1 cp 1 cp alpini 1 bgl. su 4 comp .I bgl. su 2 cp. bersagl.

40,4, 4aA 4°A 4aA 4aA

in costiluz. l"A. in fase di riordinamento presso la 2" A., I cp. alpini come da ordini I hgl. su. 3 cp . .fant. di questo » comando intesi a >> sistemare i riparti d'a. » 2 » di detta annata su 2 o 1 cp. bersagl. - altipiani in costituzione I compagnia - lll C.A. 1 comp. » 3"A. 1 bgl. di 3 compagnie fanteria 3(1A. » » » » 3°A. » bersaglieri » » » Xfl 1 compagnia C.A.

I riparti della 3" annata non sono ancora numerati perché si attende la risposta ad alcuni questiforniulati da tempo a detta armata. !1iìne si fa presente che i riparti su I compagnia costituiscono in. genere il nucleo diJilfuri battaglioni; così come verrà scisso il IX riparto in due o più riparti. Si trattava di un quadro esauriente che però presentava alcune inesattezze, dovute alla mancanza di informazioni aggiornate, come nel caso della 3a Armata, che si accingeva a formare quattro e non tre reparti d'assalto, e soprallutto della 2" Armata, per la quale la situazione riportata si riferiva a quanto pre-

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scritto ma non rifletteva quanto esistente53 . La situazione reale alla vìgilia dello sfond amento di Caporcllo può invece essere sintetizzata così: - III Corpo d ' Armata, XVTT Reparto d' Assalto; - la Armata, reparti d'assalto IX, XVI, XXIII e XXIV; - 4" Annata, reparti d'assalto V, VI, Vll ed VIIT; - Zona Carnia (XTI Corpo d'Armata). XVIII Reparto d'Assalto; - 2" Armata, reparli d'assalto I, Il, TU, IV, V, e VI a Sdricca, reparto d'assalto della IV Brigata Bersaglieri in arrivo nella zona di Luico; - 3" Armata, reparti d'assalto XIX, XX, XXI, XXII. Si aveva quindi una doppia numerazione che portava ad avere tre coppie di reparti contraddistinti dallo stesso numero, una del le q ual i nell'ambito cli una stessa armata, e lasciava sulla carta i reparti X, XI, XII. XIII. XIV e XV, citati in alcuni documenti ma mai esistiti nella realtà, almeno in questa fase della guerra e con questa connotazione. Quale che fosse il sistema di numerazione cd indipendentemente dalla struttura organica delle unità. in poche settimane si stava realizzando una forte espansione delle truppe d'assalto, il che significava incrementare la ricerca cli volontari , sempre però con l'accortezza di non impoverire troppo il potenziale umano deì reparti cli provenie nza. Per ampliare il bacino cli alimentazio ne, ed anche per venire incontro alle richieste pervenute da più parti. il 14 ottobre Comando Supremo decise di consentire il trasferimento ai reparti d ' assalto cli ufficiali e truppa di tutte le armi combattenti, e quindi non solo della fanteria e delle sue specialità come era stato fino ad allora. Nella circolare n° 13071 O R.S., Militari che possono essere incorporati nei riparti d'assalto, questa possibilità era offcrla a tulli coloro che, appartenendo alla cavalleria, all' artì glieria, al genio o ai carabinieri reali , ne avessero fatto richiesta scritta al proprio comandante di corpo. Ovv iamente l'ammissione era subordinata ad un giudizio di idoneità che doveva essere formulato al termine di un perìodo cli prova dal comandante ciel reparto d'assalto al quale i singoli volontari sarebbero stati assegnati. Gli idonei venivano presi in forza e trasferiti ai fini amm inistrativi al centro di mobililazione del reparto, disposizioni che però non si applicavano ai carabinieri, che sarebbero stati soltanto aggregati ed avrebbero continuato a ricevere i loro assegni. Questa parte della circolare venne però annullata a distanza di poche settimane quando, ferme restando le disposi ?.ioni relati ve alle altre armi, fu sospesa l'ammissione dei carabinieri54 . Le ragioni di un tale cambiamento sono facili da intuire. Gli impegni ai quali i carabinieri dovevano far fronte erano già troppo gravosi ed il rapporto con i reparti d 'assalto era sempre più improntato ad una forte conflillualità, dovuta in larga misura all 'atteggiamento degli arditi, inclini ad un a interpretazione mollo particolare della disciplina soprattutto all 'esterno dei loro accantonamenti. Gli incidenti erano piuttosto frequenti ed in qualche C~Lso si era arrivati all'uso delle armi, come ad esempio era avvenuto il 2 ottobre, con l' aggressione ad un drappello di carabinieri che riaccompagnavano a Sdricca un gruppetto di arditi trovati ad Udine senza permesso55 . Ne era seguito uno scontro nel quale dai sassi si era passati alle bombe a mano, alle quali i militi avevano risposto con co lpi di moschetto che avevano ferito due fiamme nere. Assediati in una cascina, i carabinieri avevano potuto sottrarsi alla violenla reazione soltanto grazie all'intervento cli alcuni ufficiali che a fati ca erano riusciti ad evitare che la situazione sfociasse in un vero e proprio linciaggio. Subito dopo l'Ufficio Ordinarnenlo e Mobilitazione dovette intervenire per chiarire un altro punto dell 'organizzazione e del l'inquadramento dei reparti d'assallo che le armate dell' Isonzo, ed in particolare

53 Dal momento che il promemoria porta la data del 4 ottohrc non vi figurano i reparti d'assalto XXIII e XXIV. che sarebbero stati formati dalla I" Armata solo successivamente. ed il IV Reparto d"Assalto, quello costituito in seno alla IV Brigata Bersaglieri, compare alte dipendenze della IV Armata, in quanto ancora aggregato al XVIII Corpo d'Armata, passato all'armata del Cadore dopo lo scioglimento del comando della 6a Armata. 54 Comando Supremo, Ufficio Ordinamcmo e Mobilitazione. n° 131793 R.S. del 14 novembre 1917. AUSS\!IE. Rep. F-4, Racc. 200, Comando supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. 55 Comando XXVII I Corpo d' Armata, Conflitto fra carabùiieri e militi del Bauaglione d'Assalto, n° 1291 Riservato del 4 ottobre 1917, Al.iSSME, Rep. E- 1. Racc. 113, 2' Armata, Costitu zione reparti d'assalto.

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La situazione sul San Gabriele il 5 settembre 19 l 7 (AUSSME, Rep. E-5, Racc. 9, VT Corpo cl' Annata, Bainsizza agosto-sellembre 1917)


La situazione del XX Corpo ct· /\rmam il 18 novembre 19 17. Vi compare la dislocazione del VI Reparto ct· Assalto bersaglieri in riserva alle pendici delle Melene, ne l settore Elella 29a Divisione. e del I Reparto cl' Assalto in Val Brenta. presso Carpanè. nel sellore della s2a (AUSSME. Rep. F-2. Racc. I 35, 6" Armata)

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la 3", ipotizzavano cli riunire in formazioni a livello cli reggimento. A questo riguardo dalla 3" Annata era arTivala anche la proposta di istituire la carica di comandante dei reparti d'assalto d'armata, assimilato in tutto e per rutto ad un comandante di reggimento . Nel respingerla l' uffic io ritenne opportuno precisare che l'impiego di più reparti riuniti in una formazi one di livello superiore rappresentava un fatto eccezion,tle e ribadire l'orientamento ad assegnarne organicamente uno per corpo d'annata56 . Poteva invece essere non solo oppo1tuno ma addirittura necessario, per avere unità di indirizzo. fare in modo che il loro addestramento facesse capo ad un solo ufficiale, scelto tra i comandanti di re parto d'assalto o tra i comandanti di reggimento cli fa nteria dell ' armata. C iè> significava riconsiderare la posizione non solo del tenente colonnello Giuseppe Pavone, che già ricopriva quel ruolo a Borgnano e che la 3a Armata aveva segnalato come possibile comandante dei suoi reparti d'assalto. ma anche del tenente co lonnello Bassi, che sovrintendeva all'attività del campo di Sdricca. Entramb i infatti, per il loro grado, non avrebbero potuto avere il comando di un reparto ed avrebbero piuttosto dovuto assumere quello di un reggimento, ove avessero l'anzi an ità ed i requisiti necessari. In considerazione però del fatto che si era ancora nella fase di formazione, veniva concesso di mantenere per il momen to i due ufficiali al loro posto, ma senza le inden nità e le prerogative ciel grado superiore. Il primo reparto d'assalto ad entrare in a1.ione per contrastare l'avanzata delle truppe austro-tedesche della 14a Armata fu il battaglione della TV Brigata Bersaglieri, impegnato con il resto della brigata a fronteggiare le avanguardie della 12a Divisione slesiana nella 7.ona cli Luico già nella notte tra il 24 ed il 25 ottobre. L' abbandono di queste posizioni, conseguen te all a caduta del bastione del Kolovrat, portò la brigata a retrocedere s u Cepletischis e di qui nella giornata ciel 26 pri ma su Savogna e poi sulla linea PurgessirnoCastcl del Monte, ultima barriera mo ntana prima della pianura. Nei combattimenti sostenuti il 25 ottobre e nei successivi ripiegamenti da una posizione all'altra, il reparto aveva perso una larga parte dei suoi effettivi ed in condizioni analoghe si trovava la brigata. Al mattino del 27, prima di lasciare Castel del Monte, quanto restava del TV Reparto d'Assalto venne assorbilo dal 20° Reggimento Bersaglieri con il quale rimase durante la ritirata, sostenendo una serie di combattimenti di retroguardia sul Torre. sul Tagliamento, sulla Livenza e sul Monticano. Passato il Piave ai ponti del la Priula il 9 novembre, la IV Brigata Bersagl ieri venne mandata a riordinarsi ai margini cieli ' Altopiano d' Asiago. dove il 17 arrivò dal comando della 13 Annata l'ordine di procedere alla ricostituzione del reparto d'assalto. Grazie al rientro nei ranghi degli sbandati, ccl alla restiruzione della compagnia in precedenza ceduta al XXIV, in un paio di giorni il rinato TV Reparto d'Assalto fu in grado cli schierare Lrc compagnie, sia pure a ranghi ridotti, ccl in q uesta formazione venne inviato in tutta fretta nella zona d i Foza, a disposizione della 29" Divisione che lo impiegò immediatamente nella regione delle Melette. dove si faceva sempre più forte la pressione del l' l F Armala austro-ungarica. Dopo essere staro impegnato nei contrattacchi su l costone della Meletta Davanti. il 21 novembre il reparto. la cui compagine era ancora molto fragi le, venne riportato ne lle retrovie per completarne la riorgan izzazione e pem1cttergli di assorbire ed addestrare i complementi, molti della classe 1899, senza più richiamarlo in azione per il resto dell 'anno. Nella battaglia cl ' arresto sul! ' Altopiano cl ' Asiago furono impiegaci anche tre dei qualtro reparti del la 1a Armata, prima il XV I, entrato in azione a Gallio il 1O novembre, poi il IX, lancialo al contrattacco il I 8 novembre a Monte Fior, ed infine il XXIV, uti lizzalo soltanto nei combattimenti per il possesso di Monte Melago, tra il 24 ed il 25 dicembre. l tre reparti furono riportati nelle retrovie e falli scendere in pianura soltanto dopo Natale, quando ormai il fronte si era stabilizzato, ma sol tanto il X VI ed il XXIV sarebbero stati riordinali e riportali in effi cienza. Il IX , che il XX Corpo d'Armata a cui era stato assegnato aveva

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Comando Supremo, Uffic io Ordinamento e Mobilitazione. Co111(111da11te dei repani d"assalto. n" 130839 R.S. de l 22 ottobre 1917. Lo stesso 18 ottobre in cui aveva inoltrato la sua proposta, il co mand o de lla 3" Armata aveva anche nvviato la fo rmazione di una fanfara dei reparti ct·assalto. da costituire a Borgnano con volomari che avessero anche le necessarie doti artistiche. Il provvedimento. c he riOeueva la volontà di creare un·unità a livello di regg imento. non avrebbe avuto seguito sia per la presa di posizione del Comando Supremo. sia per g li avvenime nti seguiti allo sfondamento del fronte il 24 ottobre (Comando 3° Armata, Stato Maggiore, Pmifàra per i reparti cl"us.rn/10. n" 35300 dt:I 18 ottobre 19 17, AUSSME. Rep. F-2, Racc. 18, 3" /\rrnata, Costitu zione e reclutamento reparti ,r assalto. 1917).

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difficoltà ad alime ntare e che si era fatto la fama di repa1to turbolento, fu sciolto il 14 gennaio 1918 concentrandone gli elementi validi nel XVI. Anche i repa1ti d'assalto della 4a Armata a1Tivarono al mese di dicembre duramente provati , dopo aver seguito la ritirata dal Cadore svolgendo prevalentemente compiti di retroguardia ed aver preso parte ai primi combattimenti per la difesa del massiccio del Grappa. Particolarmente critica la situazione del V, che dopo essere stato impiegato sul Monte Piana, dove tra il 22 ed il 23 ottobre venne sventato un tentativo austro-ungari co d i cacciare gli italiani dal caratteristico tavolato di sommità, si era battuto prima nella zona di Sappada, poi nei paraggi di Quero, ed infine nella zona Monfenera-Monte Tomba, subendo perdite tali da suggerirne lo scioglimento. Sciolto il 6 dicembre, il V sarebbe però rinato a fine anno, quando, a fronte di precise disposizioni ciel Comando Supremo lìnalizzate ad avere un reparto d'assalto per ogni corpo d 'armata, la 4a Armata ordinò ai corpi d ' annata Vi, IX e XYnI di procede re, rispettivamente, alla riorganizzazione dei reparti Vlll, Vl e Vll, ed al XXVll di provvedere a ricostituire il V57. Formati in un primo tempo da una sola compagnia, tutti avrebbero dovuto essere portati gradualmente all 'organico previsto. Non diversa la vicenda del XYIU Reparto cl' Assalto, organizzato dalla Zona Carnia e forte al momento della ritirata di una sola compagnia. Dopo essersi battuto al ponte di Navarons ed a Forcella Clautana, riuscì a portarsi sulla destra del Piave cd il 18 novembre venne trasferito alla 4' Armata, per essere scio lto il l O gennaio facendone confl uire i resti nel Vl Reparto d'Assalto. Sul fronte de ll' Isonzo i reparti d ' assalto dell a 3' Armata vennero inseriti fin dal 27 ottobre nel dispositivo di copertura incaricato di proteggere il ripiegamento. Il XIX seguì il XXllI Corpo cl ' Armata lungo l'i tinerario Portogruaro - Tezze - Musile - Meolo senza sostenere combattimenti di rilievo. Concluse quindi la ritirata in condizioni d iscrete e per questo motivo venne destinato insieme al XX al settore del Basso Piave, dove i due battaglioni vennero riuniti in un' unità di fo rmazione agli ordini del tenente colonnello Pavone posta alle dipendenze della 61' Divisione. Il XX ed il XXIl operarono invece con la retroguardia d 'armata, imperniata sulla 4a Divisione del tenente generale Pao lini , e furo no ripetutamente in azione sulla linea ciel Tagliamento e su quella della Livenza prima cli passare a loro volta il Piave. Mentre il XX anelò subi to a rafforzare le difese del Basso Piave, il XXII vi fu destinato in un secondo momento, ma le sue condizioni erano tali da escl uderne un eventuale impiego in prima linea. 1 reparti XIX e XX si alternarono invece nelle trincee di Cavazuccherina fino al 16 dicembre, quando l'arrivo della III Brigata Bersaglieri permise cli ritirarli nella zona cli S. Biagio di Callalta, dove il XIII Corpo d' Armata avrebbe dovuto provvedere a riordinarli avvalendosi dell'opera de l tenente colonnello Pavone. Verso quella località furono ri chiamati anche il XX.li ed il XXI, che dopo aver fatto parte della retroguardia del Xlll Corpo d'Armata, con la q uale era stato duramente impegnato sulla linea della Livenza, aveva poi partecipato ai combattimenti intorno all'ansa di Zenson per l'eliminazione della piccola testa di ponte creatavi dall ' avversario. In un primo tempo la penuria di complementi era tale che fu deciso di sciogliere il XXIl, c he nato per ultimo era sempre stato sotto l'organico previsto, per rinforzare il XXI, ma con il consolidarsi del fronte ed il migliorare delle condizioni delle tiuppe l'armata decise di ricoslituirlo in modo da avere la disponibilità ùi un reparto d 'assalto per ognuno dei suoi corpi cl' armata. I sei reparti d ' assalto creati dalla 2• Armata erano raccolti a Sclricca quando si scatenò l'offe nsiva au stro-tedesca. 1 provvedimenti degli ultimi giorni, intesi a rafforzare l' organizzazione d ifensiva dell ' armata, avevano portato all'allontanamento delle due batterie someggiate già assegnate alla scuola. Inoltre Bassi aveva avuto l'ordine di preparare i suoi battaglioni ad eseguire contrattacchi locali , nel quadro di quel progetto di difesa attiva che Capello avrebbe voluto realizzare. Nulla tullavia accadde fino alle 23 del 24 ottobre, soltanto a quell'ora infatti i primi cinque reparti furon o fatti partire in autocarro alla volta di Ci vidale

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Comando 4• Annata, Stato Maggiore, Reparti d'assalto, n° 15498 Op. del 29 dicembre 191 7, AUSSME. Rep. E-I , Racc. 300. 4" Armata. Reparti d"Assalto 19 I 7. A proposito della netta distinzione voluta tra reparti d'assalto e plotoni arditi, <.:on lo stesso messaggio il comando cl',mnata ribadi va che l'eventuale costituzione <li nut:lei di arditi doveva avere caratte re del tutto transitorio e rispondere al soddisfacimento di necessità contingenti, per. non impoverire ulleriom1ente le compagnie prelevandone tutti i migliori elementi. In ogni caso questi reparti nulla dovevano avere in comune con i reparti d'assalto propriamente detti.

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del Friuli, agli ordini di B ,L'iSi. Trascorsa l'intera giornata del 25 e buona parte di quella seguente nell'antica cittadina fri ulana, il 26 ottobre i reparti I, TI, IV e V furono messi a disposizione del XXVII Corpo d'Armata del tene nte generale Pietro Badoglio per raffo rzare la difesa de l bastione montuoso del Korada ed eventualme nte contrattaccare da quelle posizioni le forze avversarie che calavano verso la pianura lungo le valli del Natisone. Nel frattempo il III veniva messo temporaneamente a disposizione del XXVIII Coq)o cl ' Armata per concorre re alla d ifesa del fondovalle dello ludrio. I quattro battaglioni agli ordini di Bassi arrivarono a desti nazione a tarda sera, dopo aver incontrato lungo la marcia i segni evidenti di una rotta di proporzioni impensabili, e vi trascorsero la notte all'addiacc io. La s ituazione era ormai ta.le da non lasciar spazio a nessuna delle due ipotes i d i impiego ed all' alba gli arditi ebbero l'ordine d i ripiegare s ui baraccamenti d i Val Cosbana, da dove nella tarda mattinata del 27, nel quadro della ritirata generale s ulla linea del Tagliamento. furono fatti proseguire per Cusignacco, dietro il Torre . l n quel la locali tà, raggiunta pe r lo più a piedi dato lo scarso numero d i a utocani a disposizione, sufficienti so lo per q ua lche compagnia. per le armi pesanti e per i viveri di riserva, afnuirono anche i reparti III e VI, riportando a sei il numero dei battaglioni a disposizione cli Bassi. La matti na del 28 ottobre il loro schieramento vedeva le compagn ie l " e 4° del II Reparto d'Assalto distribuite in linea di avamposti lungo il Torre, le compagnie l ", 2" e 3a cie l T e la 2a del II Cuss ignacco, con la 4• Compagnia del l s istemata non lontano, a C ase Paparorti. i reparti IU, TV. V e VI, con le due res tanti compagnie del IJ ed il comando a S. Osvaldo, nei pressi di Udine. Da queste posizioni il I Reparto d'Assalto, rinforzato da due plotoni del TT, venne inviato da Badog lio a bloccare l'avanzata cli clementi avversari c he da Beivars puntavano su Udi ne, ordine che il reparto eseguì impegnandosi in fu riosi scontri a cava] lo della s trada d a Udine a C ividale e tra le case del sobborgo cli San Gottardo. Min acciato di aggiramento s u e ntrambi i fia nchi e forteme nte premuto sul fronte, il reparto ripiegò combattendo s u Porta Pracchiusa per poi tentare u n'ultima resis tenza del centro della cirtà, intorno al castello, dove i superstiti fu rono sopraffalli. Sfuggì alla distruzione s oltanto la 1• Compagnia che rimasta separata dal grosso riuscì a superare il Tagliamento per raggiungere il 1° nove mbre a Sacile il resto del raggruppamento B assi. Questo era stato diviso in due s ubito dopo l'allontanamento del I Reparto d ' Assalto: mentre il II con una compagnia del lV e ra stato inviato al ponte della De li zia per rafforzare la difesa dì quel vitale punto di passaggio sul Tagliamento, gli altri q uattro reparti, guidati dallo s tesso Badoglio . avevano imboccato la circonvallazione di Udine e preso la via di Martignacco, dove erano arrivati all'imbrunire respingendo lungo la s trada le puntale di pattuglie armale dì mitragliatr ic i. li giorno dopo, 29 ottobre, il comanda nte del XXVII Corpo cl' Armata si al lontanò lasciando a Bassi l'ordine di copr ire con i suoi uomini la ritirata delle truppe dirette al Tagliamento ed al ponte di Pinzano lungo l' itine rario Fagagna-S. Daniele. Ne segu.irono una serie di vivaci scontri di re trogu ardia conclus i s ul perimetro della Lesta di ponte di Pinzano, che gli arditi lasciarono nella notte sul 31 per raccogliersi prima a Saci le e quindi, il 3 novembre a Pieve di Soligo. L'intenzione di Bassi era quella di concede re ai s uoi uomini un breve periodo di riposo, r iordinare i reparti e rifornirli di armi e munizioni, ma corne e ra s tato diflìcile ritirarli dalla l inea del fu oco per la resistenza dei comandi che li avevano alle dipendenze, così fu d ifficile tenerl i a lungo fuori dall'azione. Il 6 novembre il Comando Supremo ordinò alla 2• Armata d i prolungare quant.o più possibile la res istenza ne l settore di sinistra della sua retroguardia, sulle colline tra Conegliano e Vittorio Ve neto, per consentire alla 3• Armala di completare il suo schie ramento sulla destra del Piave. L'indomani questi ordini venivano integrati dall 'analoga richiesta di coprire le vie di accesso al ponte di Vidor, sbarrando la valle ciel Soligo in concorso con 1'ala destra della 4a Armata e presidiando le alture di Conegliano. Tn mancanza d i altre riserve da schierare nella zona di contatto tra le d ue armate fu deciso di affidare questo compi lo al gruppo elci reparti d'assalto della 2" Armata, c he per addestramento e spi rito combattivo offrivano le più a mpie garanzie in merito alla capacità di svolgere un 'efficace azione ritardatrice. Alle IO del 7 novembre B assi ricevette dal comando d'annata l'ordine di ritardare il più poss ibi le l' avanzata delle avanguardie che per C ison di Valmarino e lungo la direttrice Corbanese - S. Pietro cli Feletlo si dirigeva no verso il Piave. Contempora neamente avrebbe dovuto inviare uno dei suoi reparti a rin-

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forzare le difes e dell a tes ta dì ponte d i Vidor, punto di passaggio obbligato sia per le truppe della 4" Armata che per l'ala sinistra de lla retroguardia dell a 2•. Destinato a questo compito il IV Reparto cl ' Assal to, i reparti II, ITI e VI fu rono schierati sul la fascia collinosa lra Susegana e S. Pietro di Feletto cd il V, insieme con la superstite compagnia cie l I, venne inviato verso Follina per cooperare con elementi della 4° Armata a sbarrare la via del $oligo. Ad ogni reparto fu assegnato un settore d'azione a cavallo d i una delle direttrici di marcia convergenti s u Vie.lor, individuando lungo ogn una cli esse le località dove imporre all ' avversario una battuta d'arresto. TI VI Reparto, che operava su ll a destra ed era attestato a Corbanese, doveva retrocedere s u Vidor per S . Piet1·0 di Feletto. S . Mari a cli Feletto , Barbisano, F alzè cli Piave, Vidor. il Il eia Refronto lo doveva ripiegare attraverso Pieve di So ligo, Scrnaglia, Moriago, M osnigo, mentre la via cli ritirala de l IIL dislocato inizi almente a Solighetto , passava per Farra di So ligo, Col S. Martino e Col Bertaldo. I t re reparti erano nelle posizioni stabilite alle 16 del 7 novembre ed alla s tessa ora il V, che av rebbe dovuto cond urre la s ua azione di retroguardia attraverso C ison di Valrnarino, Folli na, Miane, S. Pietro di Barbozza e S. Giovanni , si trovava a L ago, s ull'alto corso del Soligo. Fu proprio in ques ta zona che il matti no dopo si accesero i primi scontri. Gli arditi del V riuscirono a contenere la crescente pressione delle avang uardie della 50" Divisione aus tro-ungarica fi no al tramo nto . quando si sganciaro no per attestarsi a Follina, lasciando degli avamposti a Ci son di Val marino. Allo stesso modo il VI Reparto cl' Assalto ri uscì a mantenere le sue posizioni per tucto il giorno, prima di ritirarsi su S. Maria di FeletLO, mentre il II ed il III non vennero attaccati. L' arretramento dei reparti pìù premuti. ed il sopraggiungere dell' oscurità determi narono una pausa nei co mbattimenti che durò fin o al mattino ciel 9 novembre. Con la luce del giorno tornarono infatti a farsi avanti pattuglie esploranti inviate a sondare la solidità della linea ciel So ligo e verso le 10 si manifestarono i primi attacchi in forze su S. Maria di Fe letto, Pieve cli Soligo e Soligo, sostenuti dal fuoco cli batterie cli piccolo calibro fatte affl uire nella notte. Poco dopo mezzogiorno il VI, minacc iato di aggiramento. ripiegò dietro il torrente Lierza ma il II ed il Ill contesero all'avversario il possesso dei ponti sul Soligo fi no al primo pomeriggio, per poi riti rarsi a loro volta quando Bassi ebbe l' ordine cli portare le s ue forze s u posizioni più arretrate, a protezione della tesla di ponte di Vidor. Nel frattempo il V reu·ocedeva combattendo lasciando Follina per schierarsi dietro il torrente Raboso e successivamente sulle alture cli S. Stefano. La fine del giorno trovò il V Reparto cl' Assalto a S . Giovanni, il VI a Falzè di Piave ed il Il tra Sernaglia e Moriago in coll egamento col Hl, d isteso tra Moriago e Colbertaldo. La notte trascorse in una nervosa attesa, rotta soltanto eia qualche isolato colpo di fucil e sparato contro pattuglie in esplorazione, ma all'alba, secondo un copione ormai consolidato, questi cauti sondaggi si trasformarono in decise puntate offensive. dirette soprattutto contro Scrnaglia, M oriago e Colbertaldo con l'appoggio dell'artiglieria eia campagna. Gli arditi rimuzzarono g li attacchi fi no alle 9, ora in cui secondo gli ordini ruppero il contatto. li deflusso attraverso il ponte cli Vidor fu inaspettatamente ostacolalo dai difensori che convinti di essere sotto attacco aprirono il fuoco contro i reparti in ripiegamento per cessarlo soltanto quando alcun i parlamentari vennero inviati a chiarire l'equivoco. I reparti d'assalto II, IJI e VTriuscirono così a portarsi s ulla sponda des tra ciel Piave, e lo stesso poté fare, sia pure co n maggio re difficol tà il V che, preso tra due fuochi, sfuggl agli inseguitori passando a guado il fiu me a nord di Bigoli no. Ultimo a ritirarsi fu il IV Reparto cl ' Assalto, schierato ad immediata protezione del ponte alle spalle di una p ri ma linea di difesa tenuta dagli alpini dei gruppi I 2° e 14°. Da questa posiz ione, nel pomeriggio fu lanc iato per due volte al contrattacco per contenere altrettanti tentativi cli sfondase il perimetro difensivo ed alle 18 si assunse il compito di proteggere il ripiegamento degli alpi ni, per ri manere ancora saldamente attestato sulle trincee di seconda linea, sostenendo ripetuti attacchi puntualmente respinti, fi no alle 20. A quell 'ora, allentatasi la pressione, gl i arditi si ritirarono a loro volta dietro il Piave e subito dopo il ponte venne fatto saltare. I reparti d 'assalto dell a 2° Armata avevano subito forti perdite nei combattimenti sostenuti dalle po rte di Udine alle rive de l Piave, ma rappresentavano ancora un complesso di forze non trascurabile , soprattutto in una situazione difficile come quella che il Regio Esercito doveva affrontare dopo la ritirata clull'Isonzo e da l C adore. Convinto che l' aggressività degli ardi ti ed il loro particolare addestra-

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mento avrebbero poluto essergli utili qualora la lotta sul Grappa avesse avuto un andamento sfavorevole, l' J 1 novembre il comandante della 4a Armata, tenente generale Di Robilant, chiese di poterne disporre, assicurando che li avrebbe impiegati solo in caso di assoluta necessità e comunque secondo le loro caratteristiche58 . Ottenuto l' assenso del Comando Supremo, Di Robilant li mise alle dipendenze del IX Corpo d'Armata, che con le divisioni 17° e 1s• presidiava il fronte tra il Monte Tomba e Vidor, nel settore dove l'organizzazione difensiva imbastita lungo il Piave si raccorciava alJe difese del massiccio del Grappa. I sei reparti, ormai ridotti a meno di 2.000 uomini, furono tenuti in riserva, così come promesso, ed il loro impiego si limitò al presidio della linea di massima resistenza tra Vettorazzi e Castelli, dove il 18 novembre vennero schierati a titolo precauzionale dalla 18" Divisione. Questa esigenza venne meno a fine mese, in concomitanza con la sostituzione del IX Corpo d'Armata con il XXXI Corpo d'Armata francese , ed il 5 dicembre gli arditi della 2" Armata furono radunati a Cartigliano, in provincia di Vicenza59 . Lo stesso giorno il Comando Supremo ordinò lo scioglimento dei loro reparti e la formazione con i l.700 uomini disponibili cli due nuovi reparti d'assalto su tre compaonie, denominati T e Il e destinati alla I" Armata60 . Ad essi si sarebbe aggiunto una decina cli -giorni b ~più tardi il III, costituito presso il V Corpo d ' Armata ereditando il numerale ed il centro di mobilitazione cli un altro dei reparti disc.iolti 61 . Quest'ultima decisione, come ciel resto i provvedimenti già presi per il riordino dei reparti già esistenti, era un chiaro segnale della volontà dei vertici dell'esercito di mantenere in vita la specialità nonostante il difficile momento ed i problemi che la loro riorganizzazione avrebbe comportato. Non si trallava però di una decisione scontata e qualche dubbio in merito all'opportunità di perpetuare l'esperienza dei reparti d'assalto era indubbiamente affiorato. Si trattava di unità speciali , che assorbivano una grossa percentuale degli elementi più validi della fanteria e delle sue specialità, e che per il loro addestramento ed equipaggiamento assorbivano risorse apparentemente sproporzionate alla loro consistenza. Il loro tratta-

58 Comando 4• Armata, n" 12091 dell' 1I novembre 1917, AUSSME. Rep. F-4 , Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Or-

dinamento e Mobilitazione. 59 Comando 4• Armata, ne I 3978 ciel 4 dicembre I 9 17, AUSSME, Comando Supremo, Rep. F-4, Rucc. 200, Uflìcio Ordinamento e Mobilitazione. Nell'annunciare la decisione di riunire a Cartigliano quanto reslava dei reparti d'assall<> della 2" Armata, Di Robilant non ne nascondeva le precarie condizioni, spianando in qualche modo la via alle successive decisioni del Comando Supremo: ,;Si .fci però presente che tale truppa dopo lungo periodo di azione ha /Jisog110 di riposo e riordi11wnen10 per riacquistare efficienza ora ,nolro diminuita" .

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6 Comando Supremo, Uflìcio Ordinamento e Mobilitazione, n" 139698 del 5 dicembre I 9 17, AlJSSM E, Rep. F-4, Racc. Comando Supremo, Ufncio Ordinamento e .iVlobilitazione. È interessante osservare che uil messaggio dell' Uflìcio Ordinamento e Mobilitazione recita tesLualmente: "Si intendono sciol!i riparli assa/10 3 ° et /Oc e1 I I° e/ 12° e/ 13° et /4 ° et /5°". Il Comando Supremo continuava dunque a fare rifcrirnemo a reparti che non erano mai esistili. 61 Comando 1• Armata, ne 72072 ciel 15 dicembre 1917. AUSSME, Rep. F-4 , Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. La proposta della l" Armata relativa alla ricostiltnione del III Reparto c1·Assalto presso il V Corpo d' Annata fu approvata dal Comando Supremo il 18 dicembre. Il centro di mobilitazione, comune ai reparti J e 11 , era il deposito del 2° Reggimento Fantcri.i a Firenze. Un documento della 1° Armata consente di fOLografare la situazione dei suoi reparti d'assalto alla data del 16 dicembre, prima quindi degli ultimi combattimenti sostenuti sull' Altopiano di Asiago. Il XXIII (XXIX Corpo d'Armata), con tre compagnie ed una forza di 29 uflìciali ed 840 uomini di Lruppa era considerato in buone condizioni cli efficienza, nonostante la mancanza di una sezione mitragliaLrici, e così pure il XXIV (X Corpo d'Armata). con 22 unìciali e 629 uomini di truppa, nonostante fosse privo cli una sezione mitragliatrici, due sezioni pistole-miLragliatrici ed una lanciafiamme. Più precarie le condizioni degli allri, a partire dal IV (XXVI Corpo d'Armata), che contava 35 ufficiali ed 840 uomini di truppa, distribuiti in tre compagnie, ma mancava delle sezioni mitragliatrici e lanciatorpedini, di due sezioni pistole mitragliatrici ed una sezione lanciafiamme, e soffriva le conseguenze della lunga permanenza in lineu, conclusa con una sosta in una zona contaminata dall'iprite, per continuare con il XVI (XXII Corpo d'Armata), che aveva una sola compagnia, con 12 ufficiali e 280 uomini cli truppa ed era privo di tutte le armi di reparto, e con il IX (XX Corpo d'Armata), l'one di 29 ufficiali e 535 uomini di truppa in merito al quale veniva formu lato un lapidario giudizio che ne avrebbe segnato il destino ··scarsu ejjìcienza per difetto di amalga ma". Completavano il quadro i due reparti in ri.cosLituzione con elementi provenienti dalla 2" Armata, con una forza complessiva di 70 ufficiali e 2.200 uomini di truppa, cd il reparto in costituzione presso il V Corpo d'Armata, forte per il momento cli I 6 uHiciali e 500 uomini di truppa (Comando 1• Armala, 11° 73823 del l 6 dicembre I 917, AUSSME. Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione). J 99,

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mento di favore attirava inevitabilmente gelosie e critiche, alimentate queste ultime dal comportamento molto disinvolto deg.li arditi, inclini ad interpretare la disciplina in modo ciel tutto particolare e ad assumere comportamenti assolutamente estranei alla mentalità dominante. In questo clima era nata e si era sviluppata una sorta di "leggenda nera", che individuava negli appartenenti ai reparli d 'assalto gli autori di saccheggi e furti registrati lungo le vie dell a ritirata. Al riguardo sono piuttosto esplicite alcune fonti cliaristiche mentre ben poco emerge dai documenti ufficiali , un fatto questo che sembrerebbe confermare l'interpretazione che vede nelle accuse agli arditi soprattutto il frutto di voci e dicerie incontrollate, alimentate dalla loro fama. Questa era anche l'opinione espressa dall'Ufficio Ordinamento e Mobilitazione in un promemoria indirizzato all'Ufficio Operazioni e Affari Generali del Comando Supremo, dal quale emerge una posizione favorevo le ai reparti cl'assalto62 . Dopo averne illustrato la nascita e lo sviluppo. ed averne richiamato i concetti di impiego, il documento, e laborato verso la fine di novembre, ne esaminava il rendimento e la situazione elci momento, per concludere poi con al.cune proposte per il futuro , intese innan:t.itutto a rimuovere le caratteristiche negative e ad eliminare quei comportamenti dai quali nascevano le critiche più forti. In merito al rendimento non mancavano gli elementi di valutazione. Tutti i reparti, ad eccc:t.ione ciel XVll e ciel XXIII, avevano avuto modo di entrare in azione e nello svolgere i loro compiti cli retroguardia si erano nel complesso ben comportati, confermando le qualità messe in mostra durante r estate dai primi battaglioni costituiti dalla 2a Armata. A riprova del fatto che non era però in discussione il loro rendimento in combattimento quanto piuttosto la loro disciplina, il promemoria non dedicava al primo aspetto più di un paio di righe e si soffermava invece ben più a lungo sul secondo. In quest'ambito, dopo aver riconosciuto che quello degli arditi era un ambiente difficile, precisava che gli episodi davvero eclatanti erano stati pochi c che al più i rapporti parlavano di manifestazioni di rumorosa esuberanza al momento di lasciare g li accantonamenti, bollando poi le notizie relative ad episodi accaduti durante la ritirata come voci in buona parte prive cli fondamento: "Rendimento. Fu buono fin dal 'inizio, parecchi riparti d'assalto furono anche citati nel bolletrino di guerra anche in questi ultimi tempi ( l" Armataj. All'ufficio non pervenne,v mai lagnanze circa i riparli stessi. Qualche giorno prima dell'offensiva austriaca giunsero soltanto da parte di qualche ufficiale vaghe in.formaziolli verbali circa il contegno noll troppo corretto tenuto dai riparti d'assalto della 2" Armata nelle loro zone di riposo: in genere si parlava di "fantasie" compiute da qualche riparto prima della partenza per la fronte, con lancio di bombe e sparo di fucili per intimidire (senza scopi ultimi però) la popolazione civile, ma col semplice desiderio di fare delle "bravate". Non risulta nulla di ufficiale, altres'l, circa la legienda di violenti saccheggiatori creatasi ùuomo agli arditi della 2° Armata durante la nostra ritirata al Piave." Respinte così le accuse più gravi, ri maneva comunque l'evidenza innegabile di un comporLamento spesso oltre i limiti del consentito e che fac ilmente poteva degenerare in fatti incresciosi. Da ciò una serie di proposte che, partendo dall'assunto che dai reparti d ' assalto si potevano ottenere eccellenti risultati, a patto cli impiegarli in modo corretto, arrivavano a sottolineare la necessità di curarne l'inquadramento affidandoli ad ufficiali capaci ed energici ed a raccomandare una rigorosa disciplina, puntellata da misure energiche come l' allontanamento dei più turbolenti e lo scioglimento di que i reparti dove gli episodi cli indisciplina fossero più frequenti ed avessero carattere collettivo. Entrambe queste misure erano ritenute particolarmente efficaci perché comportavano la perdita di tutti i privilegi. tra i quali in primo luogo l'esenzione dai servizi cli trincea: "Proposte dell 'uifìcio. Quest'ufficio ritiene che i riparti in parola, come dimostra l'esperienza del passaro, se ben impiegati possano dare utile rendimento. Gli elementi di essi, nella massima parte votomari, robusti, pieni di vita, rolli alle fatich e, sono buoni elementi di guerra, sia considerati isolatamellfe. sia nella loro collettività. Hanno trai/amento

62 Comando Supremo. Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, Promemoria circa la costi1u,.irme dei ripa/'li d'assa/10. s.n., AUSSME, Rcp. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e MobiliLazione.

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economico e vitto speciali, ciò che contribuisce, insieme al fatto che vengono di massima sottratti al disagio continuativo della trincea, a renderli attaccati alla loro specialità. Dato il carattere di ogni singolo individuo è forse difficile mantenere fra Loro la disciplina, specie nelle posizioni arretrate, che vengono considerate come posizioni di riposo; i riparti in parola abbisognano perciò d'ufficiali energici, risoluti, senza.false debolezze. Provvedimento repressivo può essere quello di allontanare dai riparti d'assalto gli elementi che per indisciplina se ne rendono indegni. Occorrerebbe inoltre prescrivere la più severa disciplina anche e soprattutto ,iegli accantonamenti e ordinare, eventualmente, lo scioglimento di quei riparti presso i quali si manifestino atti collettivi di indisciplina. Come provvedimento immediato, infine, sembra salutare quello di procedere ad una tempestiva selezione degli elementi, allontanando quelli che per cattiva condotta tenuta o per cattivi propositi manifestati, possano inquinare la bontà della massa." L'idea di cancellare i reparti d'assalto dall'ordinamento del Regio Esercito ebbe vita breve, proprio per il prevalere di tesi come quelle esposte in questo documento, nelle quali emergeva in primo luogo la validità delle loro prestazioni in combattimento. Il problema della disciplina era però reale, e del resto non veniva negato, pur respingendo le accuse più gravi, ed il tipo di misure suggerite ne indica l'effettiva portata. I primi a farne le spese furono verosimilmente proprio i reparti della 2" Armata, al centro cli troppe dicerie, per i quali non si può escludere che la decisione di scioglierli e riorganizzarli in due nuovi battaglioni fosse suggerita anche dalla volontà di dare un chiaro segnale per il futuro 61.

63 Il secondo volume della relazione della Commissione d'Inchiesta incaricato di indagare sugli eventi verificatisi tra il 24 ottobre ed il 9 novembre, intitolato "Le cause e la responsabilità degli avvenimenti"; dedica poche righe ai reparti <li assalto (pp. 186-187), riferendosi ad alcune deposizioni non meglio precisate per sottolineare come gli arditi della 2" Armata fossero stati protagonisti di episodi cli violenza, di saccheggi ed in generale di atti cli indisciplina. Nulla viene detto di più preciso e l'entità del fenomeno rimane indeterminata. Si può quindi ragionevolmente ammettere che incidenti si siano ceno verificati ma è lecito anche ritenere che numero e portata ne siano stati ingigantiti. Non è nemmeno da escludere che dietro le critiche all'organizzazione dei reparti d' assalto della 23 Armata ed alla loro scarsa disciplina vi sia l'intenzione di colpire lo stesso Capello. È comunque significativo che la Commissione contrapponga alla situazione di quello scorcio del 19 I7, quella determinatasi nel 19 I 8, dopo i provvedimenti di riordino voluti dal Comando Supremo e l'instaurazione di una disciplina più salda.

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LE TRE DIREZIONI DE LL'ATTACC O DI CO~RAD

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Da E. Caviglia, Le I re battaglie del Piave, Mondadori Ed., Milano 1934, pag. 32

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Te~za direzio11e



L'EVOLUZIONE ED IL RUOLO DEGLI ARDITI NELL'ANNO DELLA VITTORIA

a situazione dei reparti cl' assalto all' i.nizio del 1918, quando l'avvenuta stabilizzazione del fronte permise di dedicare ogni sforzo all'opera di riorganizzazione del Regio Esercito, è fotografata in un documento dell'Utììcio Ordinamento e Mobilitazione ciel Comando Supremo che, sotto la data dell' 8 gennaio, elenca 21 reparti d'assalto, tra quelli già costituiti e quelli in via di costituzione. Questo è il quadro che ne risulta 1: - III Corpo d'Armata, con il XVII Reparto cl' Assalto; - 1• Armata (Corpi d'Armata XXIX, V, X , XXVI, XXll, XXV e XX), con i reparti JV, IX, XVI, XXIII e XXIV, già costituiti, ed i reparti I, Il e III in ricostituzione; - 4• Armata (Corpi d'Armata IX, VI, XVIII e XXVll), con i reparti V, in ricostituzione, VI, VII ed VIII, già costituiti; - 3a Armata (Corpi cl' Armata VIII, XI, XIII e XXX), con i reparti XIX, XX, XXI e XXll; - 2° Annata (Corpi d'Armata I, XXVIII e XXX), in riordinamento nelle retrovie con il solo X Reparto cl' Assalto, dipendente dal I Corpo cl' Armata, in via di formazione; - 5" Armata (Corpi d'Armata II, XII e XIV), in ricostituzione a sud del Po, con i reparti Xl, XII e XIII in costituzione. Con lo scioglimento del IX, avvenuto di lì a pochi giorni, il totale sarebbe sceso a 20, un numero che era il risultato s.ia delle riduzioni determinate dalla cancellazione cli tre reparti della 2a Armata e del reparto della Zona Carnia, sia delle decisioni che in dicembre avevano portato alla nascita di quattro nuovi reparti. Il primo di questi era stato il X, nato il 19 dicembre per rimpiazzare nell'ambito ciel I Corpo cl' Armata il V, passato nel frattempo alle dipendenze di un'altra grande unità, il XXVll Corpo d'Armata. e poco dopo era stata la volta dei tre reparti della 5" Armata. A differenza di quanto era avvenuto per il X, il processo che aveva portato alla loro formazione non era stato privo di ostacoli. La 5" Annata era stata costituita per raccogliere alcune grandi unità da riordinare e rimettere in efficienza, quali i corpi d ' armata II, XII e XIV, affidandone il comando al tenente generale Capello. Questi, non appena preso possesso del nuovo incarico, si era immediatamente interessato della sorte dei reparti d'assalto della sua vecchia 2a Armata ed aveva chiesto di poterne tornare a clispo1Te. La risposta era stata negativa ed anzi, nel confermare per iscritto quanto aveva anticipato in una conversazione telefonica, il nuovo Sottocapo di Stato Maggiore, Pietro Badoglio, dopo aver precisato che quei battaglioni erano stati i.ncorporati in un'altra annata e non potevano essere restituiti, lo invitava a concenlrare gli sforzi ai fini della preparazione delle unità di fanteria dell' armata ed a curare piuttosto l'addestramento dei militari ar-

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1 Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, Riparti d'assalto, n° 141005 R.S. del1'8 gennaio 1918, AUSSME, Rep. M-7, Racc. 22, Reparti d' Assalto 1917-1918 (cfr. anche L'Esercito Italiano nella Grande guerra (1915-1918), Voi. V, Tomo I bis, Le operazioni del 1918. Gli avvenùnenti dal gennaio al giugno. Documenti, pp. 24-25). Il documento identifica anche i centri di mobilitazione dei singoli reparti che erano il deposito del 2° Reggimento Fanteria a Firenze per i reparti f, II, III e X, il deposito del 2° Reggimento Bersaglieri a Roma per il IV, il deposito del 23" Reggimento Fanteria a Novara per il V, il deposito del 45° Reggimento Fanteria a Ozieri per il VI, il deposito del 3° Reggimento Bersaglieri a Livorno per il VII, il deposito del 7° Reggimento Alpini a J\,1ilano per l'VIII, il deposito del 13° Reggimento Fanteria a L' Aquila per il IX, il deposito del 36° Reggimento Fanteria a Modena per i reparti XI, XII e Xlii, il deposito del 5° Reggimento Bersaglieri a Savona per il XVI, il deposito ciel 18° Reggimento Fanteria a Chieti per il XVII, il deposito dcll ' 8" Reggimento Bersaglieri a Verona per il XIX ed il XXIV, il deposito del 55° Reggimento Fanteria a Siena per il XX, il XXI cd il XXII. il deposito dcl1'80° Reggimento Fanteria a Verona per il XXIII.

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diti distribuiti tra le compagn ie2 . Capello doveva peraltro aspettarsi una risposta di questo tipo e da qualche giorno. convinto che no n avrebbe più ri visto i suoi arditi di Sdricca, aveva già ordinato a i suoi tre corpi d ' armata di provvedere, entro la prima decade cli gennaio alla costitu7.ione di altrettanti "battaglion i di esploraz io ne e d' assalto··. destinati a sostituire gli antichi reparti d'assalto d'armata 3. Di questi i nuovi battaglioni erano gli eredi. nonostanre il nome suggerisse compiti legati ad una possibilità di guerra in campo aperto come quella che aveva caratteriuato la ritirata. A parte J'esplorazione. l' impiego doveva infatti essere Io stesso. come pure l'equipaggiamento e l' armamento, senza dimenticare le fi am me nere ed il distintivo con il gladio, cd anche il recl utamento doveva avvenire con le medesime modalità, face ndovi affluire g li c lementi più inte lligenti ed arditi e dando la preferenza ai volontari. Una pregiudiziale era però quella della buona condotta . aspetto s ul quale Capello non era disposto a transigere, evidentemente toccato dalle voci che erano c ircolate s ui reparti d'assalto e deciso a stroncare alla radice ogni comportamento lesivo del loro buon nome. La dettagliata circolare con cu i ordinava la costituzione dei battaglioni dedicava un lu ngo paragrafo al problema della discipl ina, nel quale veniva sotto lineata la necessità cli evitare che un atteggiamento disinvolto cd esuberante degenerasse in comportamenti riprovevoli, che o ltretullo avrebbero costituito un pessimo esempio per le altre truppe. Da ciò !"esigenza di incorporarvi soltanto uomini di sicuro aflìdamento sotto tutti i punti cli vi sta. e di affidarne il comando ad u ffi ciali energic i e risoluti. in grado di far valere il loro ascendente morale. Tutti i prescelti dovevano essere intimamente persuasi che il valore non si misurava dalle bravate compiu te in esercitazione o negli accantonament.i e nei loro dintorni, ma dal rendimento offerto sul campo di battaglia, e che soltanco q uesto poteva giustificare il trattamento di favore di cui godevano. T batlaglioni dovevano raccogliersi entro la fine dell'anno in un campo d'istruzione presso Medesano, agli ordini del maggiore Ettore Guasco del 271 ° Reggimento Fanteria, per iniz iarvi l'addestramen to sotto la supervisione del comandante del TI Corpo d'Armata, tenente generale Alberico A lbricci. Questo tipo di organizzaz.ione rifletteva quella di Sdricca ed anche la prevista struttura organica dei reparti, prevista su quattro compagnie, delle qual i tre di fanti ed un a cli bersaglieri, si ricollegava all'esperienza della 2• Armata4 . La comunicazione di Badoglio del 20 dicembre determinò la sospensione delle azioni g ià avviate ma Capello non si diede per vinto e riuscì alla fine a spuntarla, pur dovendo accettare che i suoi tre reparti abbandonassero la stru ttura su quattro compagnie per passare a quella stabilita dall a circolare cli settembre del Comando Supre mo, con tre compagnie cd una sezione lanciatorpedini ed ogni compagnia con quattro plotoni appoggiati eia due sezioni pistole-mitragliatrici , una sezione mitragliatrici ed una sezione lancialìamme. Questo almeno è q uanto si può des umere da una sua lettera del I O gennaio 1918 nella quale. dopo aver indicato quale avrebbe dovuro essere l'articola7.ione dei reparti , indicava ai corpi e.rannata le modalità da seguire per la loro costituzione e fissava al tempo stesso la data ciel 22 gennaio come tenninc ultimo per il completamento delle operazioni necessaiie 5. In premessa veniva poi precisata la denominazione attribuita a ciascuna unità nell 'ambito della successione numerica comune a tutto il Regio Esercito, identificando come XI Reparto cl' Assalto quello che sarebbe stato costituito dal XII Corpo d'Armata, come XII quello del XIV e come XIII quello ciel II. TI resto delle disposizioni riproponeva nel la sostanza il contenuto delle precedenti direttive. con qualche dcrtagl io in più in merito alle procedure da seguire per il recl utamento, ribadiva gli stessi concetti in merito all a disciplina e confermava il ruolo che il tenen te ge-

2 Comando Supremo. Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, n° 140342 R.S. del 20 dicembre 19 17. AUSSME. Racc. M-22. Reparti ù"assalto, 1917 - 1918. 3 Comando 5' Armala, Staio Maggiore, CostitLdo11e dei bat/(/g/ioni di esplora::.io11e e lf"assalw. 11° 283 Op. del 17 dicembre 191 7. AUSSJvlE. Rep. F-2. Racc. 88, S"c 9• Armala, Repani ù"assallo. 4 L'organico stabilito per le compagnie fo rmale con element i provenienti dalla fanteria era ùi 5 ufficiali (un capitano e quarlro subalterni comandami di plot0ne) e 162 militari di truppa. e di 4 ufficiali e 152 militari di truppa organizzale su tre plotoni per quelle formate da bersaglieri. 5 Comando 5" Armata. Reparti d' esplora;.ùme e rl 'assalto, 11° 349 Op. elci I O gennaio I 9 I 8, AUSSME, Rep. f.-2, Racc. 88, 5" e 9" Armata. Reparti d'assalto.

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nerale Albricci e soprattutto il maggiore Guasco, avrebbero dovuto svolgere. Anche l'equipaggiamento era quello già noto, inclusa la prevista sostituzione della gavella piccola da fanteria con la gavetta grande da alpino, già espressamente ordinata con la circolare cli dicembre e suggerila da considerazioni relative al trattamento ed all'impiego dei reparti 6. L'energia di Capello e l'accorta opera dei comandanti da lui prescelti diedero buoni frutti prima della fine di gennaio, nonostante il ritardo con cui era stata avviata la formazione dei reparti. È di quei giorni infatti un rapporto redatto in termini molto positivi dall'ufficiale di collegamento del Comando Supremo presso il comando d'armata e visionato sia da Diaz che dai suoi due sottocapi, Badoglio e Giardino, come risulta dalle annotazioni su una copia conservata presso l'archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercite/. Secondo il parere del capitano Marazzani, questo il nome dell'unìciale, i tre reparti avevano già raggiunto un buon livello dì preparazione ed anche il problema della disciplina, grazie alle severe misure adottate, poteva dirsi ampiamente sotto controllo. La misura della bontà dei risultati raggiunti era data dal fatto che i reparti raccolti a Medesano sarebbero stati presumibilmente in grado cli entrare in azione entro un paio cli settimane:

27 gennaio 1918 OGGEITO: Reparti d'assalto AL COMANDO SUPREMO - Per Ufficio Situazione

Il raggruppamento d'assalto della 5" Armata è formato su tre reparti della forza complessiva di 3000 uomini circa. Dipendono disciplinarmente dal Il corpo, e S.E. il xenerale Alhricci in persona ne ha la sorveglianza diretta. In pochi giorni essi hanno acquistato la .fisionomia e la sostanza che devono avere tali truppe. Entusiasnio, ardire, scioltezza, istruzione di carattere l?ffensivo e disciplina ferrea sono le caratteristiche principali di questi reparti d'assalto. Se da prima fra essi vi erano elementi poco atti fi.sicamente e nwralmente, forse per il cattivo sistema dei comandi inferiori di far Jiwri i deboli di corpo e di animo, per il pronto intervento personale di S.E. il Comandante l'Armata, che con speciale cura si interessa dei reparti d 'assalto, essi vennero eliminati quasi completamente. Volentieri e volontarian1.ente tutti desiderano rimanere nei reparti d 'assalto e la peggior punizione che ad essi si può dare è quella di mandarli ai loro corpi di provenienza sebbene sappiano che per ora in licenza non vanno e la disciplina è il{flessibile. L'istruzione è in.tensa e.fatta praticamente con bornbe e mitragliatrici. L 'esercitazione di presa di posizione non si limita mai a un solo obiettivo ma a rutti i successivi che si possono verosùnilmente supporre. La ginnastica è curata molto, Le compagnie si recano all'istruzione sempre di corsa. Vi sono talune che fanno, a quella cadenza, anche quartro chilometri. Invierò appena possibile i programmi d'istruzione redarti dal comandante del raggruppamento in seguito alle direttive dategli dal comando d'armata. Ufficiali e soldati delle altre unità assistono a quelle esercitazioni. Mancanze gravi ne sono avvenute qualcuna nei primi giomi; ora non più. Manca ancora una buona quantità di corredo speciale a queste truppe.

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La maggiore capienza della gavetta era una conseguenza non tamo delle razioni più abbondami quanto della necessità cli disporre di un recipiente da utilizzare unche corne contenitore per la cottura dei cibi, stuntc il fallo che i reparti avrehhero potuto trovarsi in situazioni in cui nessuna cucina avrebbe potuto rifornirli. Da ciò l'indicuzione che gli esploratori dovessero essere istruiti a prepararsi da soli il rancio nella gavetta. 7 Reparli d'assa/10, s.n. del 27 gennaio I918, AUSSME, Rep. E-2, Racc. 93.

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Questi soldati mi hanno fatto ottima impressione. Il maggiore Guasco, comandante il raggruppa1nento, assicura che con altri i 5 giorni d 'istruzione si sente pronto ad assolvere qualunque compito che ad esso venga assegnato. COLLEGAMENTO 5° ARMATA Capitano Marazzani

Il rappo1to costituisce una confenna dell'attenzione con cui Capello curava i suoi reparti d'assalto e della validità di misure, quali l'allontanamento immediato dei più turbolenti e dei meno idonei, ai fin i del mantenimento della disciplina, nonché del perdurare della tradizione di Sdricca in materia di preparazione fisica ed addestramento, un aspetto che anche presso le altre armate era trattato ormai allo stesso modo. Nel prenderne visione Diaz rimase favorevolmente impressionato e nel suo commento espresse l'intenzione di creare presso la S' Armata "una vera e propria scuola di addestramento", dove inviare i reparti non ancora sufficientemente addestrati. Nulla infatti doveva essere lasciato intentato per elevare il livello di preparazione. Se poi i reparti fossero stati davvero ben istruiti, il Capo cli Stato Maggiore si riproponeva di presentarli agli alleati dell'Intesa, quale espressione ciel rinato esercito italiano. Di questi intendimenti soltanto il secondo si sarebbe tradotto in realtà, con la presenza cli missioni alleate e di visitatori stranieri cli alto lignaggio a diverse esercitazioni degli arditi dell' una o dell'altra armata. Non avrebbe invece avuto seguito l'idea di fare ciel campo d'addestramento di Medesano una sorta cli scuola centrale per i reparti d'assalto, la formazione dei quali avrebbe continuato ad essere curata dalle singole armate. Il campo di Medesano venne anzi soppresso il 30 marzo I 918, trasferendo i reparti alle dirette dipendenze dei corpi d'armata8 . L'abbandono del progetto cli realizzare un centro di formazione, nel quale preparare i reparti di nuova formazione e rimettere in efficienza quelli che si fossero logorati al fuoco, lasciava questa incombenza alle armate, alcune delle quali, come la I a, la 3a e la 5", avevano già allestito dei campi d'istruzione, mentre le altre l'avevano decentrata ai corpi d'armata. Rimaneva però irrisolto il problema dei complementi e del loro addestramento, come pure quello ciel recupero di quanti, costretti a lasciare il reparto a causa cli feriti o di malattie, fossero successivamente tornati idonei al servizio. Per i reparti d'assalto non esisteva infatti alcuna struttura per il rifornimento di uomini imperniata su unità complementari e di marcia equesta mancanza si faceva sentire nel momento in cui si rendeva necessario riempire i vuoti. Negli ultimi giorni di febbraio era stata formalmente avanzata dalla 3a Armata la proposta di costituire per i suoi reparti un battaglione complementare, da utilizzare sia come serbatoio da cui attingere, sia come centro di istruzione per le reclute, dove fornire una preparazione cli base ed uniformare il livello di addestramento prima di avviarle alla loro destinazione 9. 11 suggerimento venne accolto dal Comando Supremo, o forse arrivò quando una decisione in tal senso era ormai imminente. Il fatto certo è che il 4 marzo 1918 venne ordinato alle armate di procedere gradualmente alla costituzione di un reparto d' assalto di marcia 1°.

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Comando 5° Armata, Stato Maggiore, Scioglimento del campo d'istruzione dei reparti d 'assa/10, n" 941 Op. del 22 marzo 19 I 8, AUSSME, Rep. F-2, Racc. I 13, 5" e 9" Armata, Reparti d 'assalto, I 9 I 8. Il provvedimento porta la firma del tenente generale Di Robilant, subentrato a Capello il 7 febbraio, giorno in cui sia Cadorna che Capello vennero messi a disposizione della commissione d'inchiesta creata per indagare sulle responsabilità della rotta di Caporeuo. Si può ritenere, considerati i precedenti, che Capello avrebbe invece cercato di trasformare la struttura dandole il carattere di un raggruppamento permanente al fine di mantenere accentrnte le unità d'assaHo. H 30 marzo i reparti d'assalto XI e XIII, quest'ultimo sotto il comando di Guasco, passarono alle dipendenze rispettivamente dei corpi d' armata XII e II. Il XII Reparto cl' Assalto aveva già lasciato il raggruppamento alla lìne di febbraio per seguire il XIV Corpo cl' Armata nelle Giudicarie, passando a far parte della 7" Annata. 9 Comando 3" Armata, Stato Maggiore, Reparto complemenrare per battaglioni d'assalto, n" 5205 1\.1. del 22 febbraio 1918, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. IO Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, Reparti d'assalto di marcia, n° 148690 R.S. del 4 marzo 1918, AUSSME, Rep. M-7, Racc. 22.

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Dato lo scopo di fornire ai reparti complementi già perfettamente addestrati, la circolare istitutiva assegnava al reparto di marcia la funzione di riunire tutti i militari cli un'annata che desiderassero far parte delle unità d'assalto, fornire l'istruzione di base della fanteria a quelli provenienti dalle altre armi ed addestrare tutti alle modalità di combattimento degli arditi , procedendo nel frattempo ad un'attenta opera di selezione basata tanto sulle caratteristiche fisiche quanto sulle caratteristiche morali. In relazione alla funzione recupero, il reparto doveva invece incorporare gli arditi dimessi dagli ospedali e dai depositi di convalescenza, come anche i militari non provenienti dai reparti ma avviati a cura del Ministero della Gueffa al deposito del 66° Reggimento Fanteria a Reggio Emilia, centro di mobilitazione al quale dovevano far capo tutti i reparti cl' assalto di marcia. Dal momento che si trattava di unità con compiti di formazione e selezione, il Comando Supremo ne escludeva in modo assoluto l'impiego in combattimento, proibizione che non sempre sarebbe stata rispettata, e lasciava invece facoltà alle armate di prevedere esercitazioni congiunte con i reparti d'assalto propriamente detti al fine cli avere un indirizzo unitario nell'addestramento . L'organico era fissato in funzione del numero dei reparti da alimentare: per le armate 13, 2", 38, 4a e 6a il reparto d'assalto di marci.a doveva essere organizzato su tre compagnie, per la 5a e la 7a su due soltanto. Era stabilita una dotazione di armi di reparto ma ovviamente ridotta rispetto alle unità "da combattimento". Ogni battaglione, contraddistinto dallo stesso numerale dell'annata a cui apparteneva, doveva infatti avere una sezione lanciabombe Stokes ed una lanciafiamme, mentre ad ogni compagnia erano assegnate una sezione mitragliatrici Fiat ed una pistole-mitragliatrici. Questa organizzazione venne messa in piedi e divenne operante nel giro di qualche settimana anche se con tempi diversi , con ritardi che furono più consistenti per la 2• Armata e per le armate di nuova costituzione, la 6\ costituita i.l l O marzo, e la 7", costituita il 25 febbraio. La comparsa di queste due nuove grandi unità nell' ordine di battaglia del Regio Esercito significò anche il trasferimento di alcuni reparti d'assalto. Così il 25 febbraio il XII passò alle dipendenze della 7a Armata seguendo il XIV Corpo cl' Armata, destinato ad affiancarsi al III per presìdiare il settore delle Giudicarie, ed il 2 marzo i reparti I, II, IV e XVI, pur rimanendo nella regione clell' Altopiano di Asiago, furono ceduti dalla la alla 6a Armata, forte al momento di quattro corpi d'armata (XX, XXII, XXV e XXVI). Nella primavera del 1918 le modifiche allo schieramento non furono però causate soltanto da trasferimenti. L'obiettivo di avere in ogni annata tanti reparti d'assalto quanti erano i corpi cl' armata dipendenti non era stato dimenticato ed il rapido miglioramento delle condizioni dell'esercito permetteva ora di adottare le misure necessarie. All'inizio di febbraio le armate 2a e 3" si erano scambiate un corpo d ' armata: la 3a aveva ceduto il XIII ricevendo in cambio il XXVIII. In questo modo l'armata del duca d'Aosta perse anche il XXI Reparto d'Assalto, che seguì il XIII Corpo cl' Annata, e venne così a trovarsi con soli tre reparti di questo tipo, dal momento che il XXVIII ne era privo 11. Per ovviare a questa situazione e pareggiare il numero delle grandi unità con quello dei reparti d'assalto, il 21 febbraio ne venne costituito un altro, con ufficiali e uomini cli truppa provenienti dalle diverse unità del XXVIII Corpo d'Armata. Quale numero distintivo gli venne assegnato il XVIII, rimasto libero dopo lo scioglimento del reparto della Zona Carnia. Analoghi provvedimenti riguardarono i contingenti schierati nei Balcani. Il 16 marzo XVI Corpo d'Armata operante in Albania fu autorizzato a costituire un reparto d'assalto 12, inizialmente della forza di una compagnia, e lo stesso si verificò il giorno 26 per la 3Y Divisione, impegnata in Macedonia, autorizzata anch'essa a formare una compagnia d'assalto 13 . Per continuare la sequenza della numerazione, i due nuovi reparti d'assalto furono denominati rispettivamente XXV e XXVI. II secondo fu costituito il 22 aprile, il primo

11 A seguito di questo scambio la 3° Armata rimaneva formata dai corpi d'armata VIII, Xl, XXlll e XXVIII, con i reparti d'assalto XIX, XX e XXII. 12 Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, n° 149078 R.S. del 16 marzo 1918, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. 13 Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, 11° 150044 R.S. de l 26 marzo 1918, AUSSIVIE, Rep. F-4, Race. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione

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I I

all'inizio cli maggio e contemporaneamente ne venne avviata la trasformazione in battaglione, mentre il XXVI sarebbe sempre rimasto a livello cli compagnia. In quegli stessi giorni lo schieramento dei reparti d'assalto sul fronte italiano veniva completalo con la costituzione di due nuove unità a livello di battaglione, destinate al XV111 Corpo cl' Armata della 4" Armala ed alla 52" Divisione della 6" Armata. Il 9 aprile 1918 il XV111 Corpo d ' Armata era stato rilevato in linea sul massiccio del Grappa dal XXX al quale, nello scendere in pianura, aveva lasciato il VII Reparto d'Assalto. Per ripristinare la situazione preesistente, che vedeva un reparto d'assalto per ogni corpo d'armata, il comando della 4a Armata aveva chiesto ed ottenuto cli poter costituire un'altra unità cli questo tipo, che avrebbe dovuto essere contraddistinta dal numero IX, rimasto libero dal mese cli gennaio. Quando però il processo di formazione venne effettivamente avviato, i criteri di numerazione erano cambiati ed il reparto nacque il 20 maggio 1918 avendo come numero distintivo lo stesso del suo corpo d'armata, il XVIIT. Nell'ambito della 6a Armata fu invece costituito sotto la data del 16 maggio il XIV Reparto d' Assalto, composto interamente da alpini provenienti dalle file della 52" Divisione con la quale avrebbe dovuto operare. Il foglio n° 173723 R.S. del 26 aprile 1918, con cui il Comando Supremo aveva autorizzato la 4" Armala a creare un reparto d'assalto per ìl XVIII Corpo d' Armata, conteneva disposizioni di carattere più generale esplicitate dal titolo stesso ciel documento, Assegnazione organica dei reparti d'assalto. Raggiunto l'obiettivo dì parificare il numero dei reparti d'assalto a quello dei corpi d'annata, veniva dato mandato ai comandi d ' armala di assegnare organicamente i reparti di cui disponevano ai corpi d'armata dipendenti, tenendo conto dei loro precedenti e della maggiore o minore conoscenza di questo o quel tratto dì fronte. Tali disposizioni, che si applicavano anche ai reparti XXV e XXVI, assegnati l' uno al XVI Corpo cl' Armata, l'altro alla 35" Divisione, lasciavano alle armate la possibilità di impiegare direttamente i reparti d ' assalto, riportandoli temporaneamente alle loro dipendenze, ma sottol ineavano anche la stabilità del nuovo legame, precisando che i reparti avrebbero dovuto seguire i corpi d 'armata d'appartenenza negli eventuali trasferimenti eia un settore all'altro del fronte. Naturale ed immediata conseguenza di questo provvedimento fu la decisione cli allribuire ai reparti lo stesso numero del corpo d ' armata a cui appartenevano, presa per semplificare ìl problema della denominazione e ribadire il vincolo cl.i dipendenza. Lo stesso criterio venne seguito per i due reparti dipendenti dalla divisioni 3Y e 52", mentre nulla cambiava per i reparti d"assalto di marcia, sempre contraddistinti dal numero dell' armata alla quale appartenevano. Con la circolare n° 350 R.S. del 10 maggio venne quindi stabilito che, a partire dal giorno 20 dello stesso mese, i reparti avrebbero cambiato denominazione secondo questo schema 14 : - I Reparto cl' Assalto (Centro di Mobilitazione Deposito 2° Regg. Fant. - Firenze) - XX Reparto d'Assalto; - 11 Reparto cl' Assalto (Centro cli Mobilitazione Deposito 2° Regg. Fant. - Firenze) - XXII Reparto cl' Assalto: - lIJ Reparto cl' Assalto (Centro dì Mob.ilitazione Deposito 2° Regg. Fant. - Firenze) - V Reparto cl' Assalto; - IV Reparto cl' Assalto (Centro di Mobilitazione Deposito 2° Regg. Bers. - Roma) - XXVI Reparto cl' Assalto; - V Reparto cl' Assalto (Centro cli Mobìlitazi.one Deposito 23° Regg. Fant. - Novara) - XXVII Reparto cl ' Assalto; - VI Reparto cl ' Assalto (Centro cli Mobilitazione Deposito 45° Regg. Fant. - Ozieri) - IX Reparto d'Assalto; - VH Reparto cl ' Assalto (Centro cli Mobilitazione Deposito 3° Regg. Bers. - Livorno) - XXX Reparto cl' Assalto;

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Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, Numerazione dei riparti d'assa/10, AUSSl'v!E, Racc. M-22, Reparti d'assalto, 1917-19 18

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- VIII Reparto d'Assalto (Centro di Mobilitazione Deposito 7° Rcgg. Alp. - Milano) - VI Reparto d'Assalto; - IX Reparto d'Assalto (Centro di Mobilitazione Deposito 65° Rcgg. Fant. - Cremona) - XVTIT Reparto cl' Assalto; - X Reparto d'Assalto (Centro di Mobilitazione Deposito 2° Regg. Fant. - Firenze) - I Reparto d' Assalto; - XI Reparto d'Assalto (Centro di Mobilitazione Deposito 36° Rcgg. Fant. - Modena) - XII Reparto d' Assalto; - XII Reparto d'Assalto (Centro di Mobilitazione Deposito 36° Regg. Fant. - Modena) - XIV Reparto d'Assalto; - Xlll Reparto d' Assalto (Centro cli Mobilitazione Deposito 36° Regg. Fant. - Modena) - TI Reparto cl' Assalto; - XIV Reparto d' Assalto (Centro di Mobilitazione Deposito 6° Regg. Fant. - Verona) - LTT Reparto d'Assalto; - XVI Reparto cl' Assalto (Centro cli Mobilitazione Deposito 5° Regg. Bers. - Savona) - XXV Reparto d'Assalto; - XVll Reparto d'Assalto (Centro cli Mobilitazione Deposito 18° Regg. Fant. - Chieti) - IIl Reparto d'Assalto; - XVIII Reparto cl' Assalto (Centro cli Mobilitazione Deposito 55° Regg. Fant. - Siena) - XXVlll Reparto cl' Assalto; - XIX Reparto d'Assalto (Centro di Mobilitazione Deposito 8° Regg. Bers. - Verona) - XXTTI Reparto d'Assalto; - XX Reparto cl' Assalto (Centro cli Mobilitazione Deposito 55° Regg. Fant. - Siena) - XI Reparto d'Assalto - XXI Reparto d'Assalto (Centro cli Mobilitazione Deposito 55° Regg. Fant. - Siena) - XTlI Reparto cl ' Assalto; - XXII Reparto cl' Assalto (Centro cli Mobilita;,,ione Deposito 55° Regg. Fanl. - Siena) - VIII Reparto cl' Assalto; - XXIII Reparto cl ' Assalto (Centro di Mobilitazione Deposito 80° Regg. Fanl. - Verona) - XXIX Reparto cl' Assalto; - XXIV Reparto d'Assalto (Centro cli Mobilitazione Deposito 8° Regg. Bers. - Verona) - X Reparto d'Assalto; - XXV Reparto d'Assalto (Centro cli Mobilitazione Deposito 15° Regg. Fant. - Caserta) - XVI Reparto cl' Assalto; - XXVI Reparto d'Assalto (Centro di Mobilitazione Deposi lo 61 ° Regg. Fant. - Parma) - XXXV Reparto cl' Assalto. Al cli fuori cli questo schema rimaneva il XXXI Reparto cl' Assalto Alpino, costituito in quei giorni dalla la Armata con l'organico cli una compagnia, al quale fu attribuita una numerazione progressiva che nulla aveva a che vedere con la sua dipendenza dal comando d'armata e con il quale il totale dei reparti d'assalto esistenti saliva a 26. Alla data del I O giugno la loro distribuzionei ricalcava quindi quella dei corpi d'armata e delle divisioni che li avevano in organico e procedendo dallo Stelvio verso il mare puè> essere riassunta in questi termini: - 7a Armala, dallo Stelvio al Garda, reparti llI e XIV assegnati ai corpi d'annata lil e XIV; - la Armata, dal Garda alla Val d ' Astico, reparti XXIX, V e X assegnati nell'ordine ai corpi d'armata XXIX, V e X, e XXXI Reparto d ' Assalto in via cli formazione; - 6" Armata, dalla Val cl' Astico aJla valle del Brenta compresa, reparti XIII e XX, assegnati nell 'ordine ai corpi d'annata XIII e XX, e LII assegnato alla 52" Divisione; - 4a Armata, claUa valle ciel Brenta esclusa a Pederobba, sul Piave, reparti IX, VI, XVIII e I, assegnati nell'ordine ai corpi d'armata IX, VI, XVIII e I; - 101 -


- 8" Armata 15 , da Pederobba a Palazzon, reparti XXVII, VIII e XXX, assegnati nell'ordine ai tre corpi d'armata con lo stesso numero; - 3• Armata, da Palazzon al mare, reparti XI, XXVIII e XXIII, assegnati ai corpi d'armata XI, XXVIII e XXIII; - 9a Armata 16, in riserva, reparti Xll, XXII, XXV e XXVI, assegnati ai corpi d'armata XII, XXII, XXV, XXVI; - 11 Corpo d'Armata, in Francia, II Reparto d'Assalto; - XVI Corpo d'Armata, in Albania, XVI Reparto d'Assalto; - 3Y Divisione, in Macedonia, XXXV Reparto d'Assalto. La definizione di norme chiarificatrici in merito alla collocazione organica dei reparti d'assalto ed alla loro denominazione è soltanto l'aspetto più evidente dell'attenzione con cui nella prima metà ciel 1918 il Comando Supremo seguì le problematiche proprie di queste unità. Nello stesso ambito si collocano infatti le severe prescrizioni in materia cli disciplina, con la richi.esta di relazioni periodiche ai comandi che le avevano alle loro dipendenze, e la tendenza a standardizzare struttura, equipaggiamento ed armamento sulla base del contenuto delle diretti ve emanate a cavallo cieli' estate ciel 1917. Se infatti in precedenza era stato lasciato alle armate un buon margine cli autonomia, nel corso dei mesi dedicati alla riorganizzazione dello strumento nùlitare si cercò cli far sì che le unità d'assalto avessero caratteristiche uniformi e di evitare il più possibile il ricorso a soluzioni locali. Un tale intendimento "normalizzatore" non escludeva la possibilità per le armate di avanzare delle proposte ma comportava comunque l'immediato accantonamento di quelle che non rientravano negli scherni consolidati. A tal proposito è significativa la sc)lte delle proposte formulate in campi diversi e con un intervallo temporale di un mese prima dalla 2a e poi dalla 4a Armata. Il 17 aprile il tenente generale Giuseppe Pennella, subentrato a Di Robilant alla testa della 2a Annata, nel trasmettere il suo rapporto sullo stato di efficienza e sulla condotta dei due reparti cli cui all'epoca disponeva 17, VIII e XXVII, lo accompagnava con alcuni suggerimenti relativi al reclutamento, all'organizzazione dei complementi , all'uniforme e, ultimo ma non per questo meno rilevante per il suo significato simbolico, al modo di rendere gli onori 18 . In merito al primo aspetto veniva raccomandato di escludere tassativamente i militari con precedenti penali e di fissare requisiti fisici in parte determinati oggettivamente, come la statura che Pennella voleva compresa tra 1,60 ed 1,75 metri, ed in parte caratterizzati in modo piuttosto vago con i termini "rohustezz.a .fisica, sveltezza, ardimento". Quanto all'organizzazione dei complementi, veniva proposto di far corrispondere a ciascun reparto una compagnia del reparto d 'assalto di marcia d'annata, a cui far affluire dai depositi sia i rimpiazzi che i "recuperi", vale a dire i feriti ed i malati guariti e rientranti dalla convalescenza. Alle proposte sul reclutamento il Comando Supremo rispose richiamando le disposizioni già impartite e sostanzialmente in termini negativi 19 . L'incorporamento di militari con cattivi precedenti penali non era certo incoraggiato, ma nemmeno escluso a priori, dal momento che il buon comportamento in prima linea poteva anelare a vantaggio degli interessati, con il beneficio della riduzione o della cancellazione della pena. Questa interpretazione possibilista, che vedeva nel servizio nei reparti d'assalto uno strumento di riscatto e di redenzione, non era ciel resto in contrasto con le disposizioni intese a rafforzarne la disciplina e ad elevarne il tono morale. Rimanevano infatti in vigore le direttive emanate fin dal mese cli dicembre per l'immediato allontanamento cli quanti si fossero dimostrati indegni di appartenervi 20 . Non un divieto

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Fino al 31 maggio 1918 indicata come 2" Armata. Fino al 31 maggio 1918 indicata come 5" Armata. 17 Si trnttava dei reparti XXII e V che il 20 maggio sarebbero diventati VIII e XXVII. 18 Comando 2° Armata, Proposte relative ai reparli di assalto, 11° 6029 Mob. del 17 aprile l 918, AUSSME, Rcp. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. 19 Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, Proposte relative ai repani di assalto, n° 102 R.S. del 3 maggio 1918, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. 2 Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, Riparti d 'assalto , n" 1.39532 R.S. del 15 dicembre 1917, AUSSME, Rep. E-1, Racc. I. J 3, 2" Armata, Costituzione reparti d' assalto. 16

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assoluto quindi, ma una valutazione caso per caso delle singole situazioni basata sull'atteggiamento degli interessati e sul I.oro effettivo desiderio di redimersi che lasciava ai comandanti la responsabilità della decisione. Allo stesso modo veniva rigettato il suggerimento di fissare dei requisiti ben precisi in termini di statura, un rifiuto che può sembrare strano trattandosi di alimentare dei reparti scelti ma che il Comando Supremo motivava con la volontà di non sbarrare la strada a coloro che dimostrassero di avere comunque le qualità necessarie. I criteri cl ' ammissione restavano quindi quelli fissati dalla circolare del 14 ottobre, con la sola modifica derivante dal fatto che la selezione iniziale avveniva ora presso i reparti d'assalto cli marc:ia. Questi, in accordo con uno dei suggerimenti di Pennella, potevano nel caso essere utilizzati per compagnie, raccogliendo cioè in una stessa compagnia i "recuperi" del medesimo reparto d'assalto, ma cli questa possibilità non doveva essere fatta una norma. Le altre proposte non ebbero, a quanto sembra, un riscontro altrettanto puntuale ed il loro esito deve essere giudicato dagli eventi successivi. Su queste basi si può quindi concludere che venne bocciata l'idea di adottare per gli ufiìciali una camicia grigio-celeste con colletto ripiegato e cravatta nera da indossare in sostituzione ciel maglione quando lontani dal fronte, fuor.i servizio od in licenza, mentre, sia pure con qualche perplessità, venne autorizzato, in sostituzione del regolamentare movimento con il moschetto, il presentat' arm con il braccio levato ed il pugnale sguainato nel pugno, il tutto accompagnato dal grido "A noi!". Questa suggestiva coreografia, nata presso il XXVII Reparto cl' Assalto, allora conosciuto ancora 21 come V, conobbe una rapida fortuna ed ebbe una altrettanto rapida diffusione al di fuori della 2" Armata . Ancora più deciso il modo in cui furono rigettate le proposte della 4a Armata. Verso la fine cli maggio il suo comandante, tenente generale Gaetano Giardino, forte della buona prova fatta dai suoi reparti d' assalto in una serie di piccole operazioni sul massiccio del Grappa, suggerì cli strutturarli su quattro compagnie invece che su tre e di articolare il reparto cl' assalto di marcia in un numero di compagnie pari a quello dei reparti da alimentare 22. A supporto della prima proposta Giardino affermava che in questo modo, stante il fatto che i corpi d'armata avevano ognuno due divisioni e che queste a loro volta inquadravano ciascuna due brigate, si sarebbe potuto stabilire un solido legame tra le brigate e le compagnie ciel reparto d'assalto di uno stesso corpo d'armata, prevedendo una diretta corrispondenza tra gli uni e le altre ai fini dell'alimentazione e dell'impiego. In altri term.Jni , pur mantenendo l'unità organica ciel reparto, le singole compagnie avrebbero dovuto essere alimentate ognuna da una diversa brigata, con evidenti vantaggi per l'affiatamento, ed essere impiegate sul fronte della "loro" brigata nel caso di operazioni a livello di compagnia. La seconda proposta era l'immediata conseguenza di questo tipo cli rapporto: per non incorporare direttamente nelle compagnie gli ufficiali ed i soldati provenienti dalle brigate li si sarebbe fatti transitare

21 Al di fuori delle font.i ufficiali. così viene descritta la nascita del grido e ciel movimento a cui si sarebbe presto accompagnato: L'"11 noi" jìi infatti, prim{I di ogni altro reparto, il grido di guerra del XXVII. Fu così. Si era nelfehlmiio 1918: in quei giorni, il Mag1:iore (maggiore Luigi Freguglia, comandante del XXVII Reparto d' Assalto, N. d' A.), cui l'esotico "Urrah", allora in uso nelle grida, scof/ava le labbra e provocava un senso mal celato di ripugnanza, srava ricercando, coi suoi uJjìciali un mollo con cui lo si paresse sostituire. "Non sappiamo che farcene di questo inrernaz,ionale "urrah 1 ". Vogliamo un nwtto italiano; qualcosa che racchiuda nel breve giro di una o due parole, il nostro programma di vita··. Fu un granfrugare ... la vittoria spettò tu//avia a Freguglia . "A Noi! ... vi piace? No11 è questo il nostro 111omen10 7 A chi sarà sempre riservara la gloria e la gioia di osare l'impossibile?" Acdainazioni entusiastiche ed urla a far cadere il soffirro: A Noi! ... A Noi! ... A Noi! ... E ca/lii e bortiglie, alla 1nensa, a decrerare un trionfo. L'indoma11i stesso, a.I comando di "presemawrm" gli Arditi gridarono per la prima vofra il nuovissimo grido. Effetto sorprendente. lv/essisi sulla Fia dell'innovazioni, gli Arditi non. si fermarono lì. il capitano Anchise Pomponi ebbe la felice idea di sosiituire al vecchio "presen.tatann" col moscherro, il gesto suggestivo del pug11ale che si leva balenando nel pugno serrato. La prova d'assieme della Compagnia Monte Piana emusiasmò. Freguglia inoltra senz'altro regolare domanda di aurorizzazio11e al Comando del XXVll Co1po di Armata. La risposta non si fece arrendere: lo "f\ Noi" e il "presentatarm ardito" ebbero così il riconoscimento uJ]ìciale"(C. A. Muggio, in XXVll Bartaglio11e d'Assalto, Ed. Carnaro, Milano, 1937, pp. 100101 ). Dal comando cli corpo d'armata la proposta sarebbe arrivata al comando d'armata e di qui ai vertici del Regio Esercito, mentre nel frattempo questa modalità di rendere gli onori si sarebbe diffusa per imitazione, eia un reparto all'altro, come suggerisce la stessa fonte: "Nell'aprile il Reparto si sposrava a Sulzano Veneto affiancandosi, per poco, al XIII ed a/l'Vlf/. Qui l'entusiasmo e la bellezza degli i\rditi di rì·eguglia operarono il contagio." 22 Comando 4° Armata, Ufficio Operazioni, Reparti d'assalro, n° 7989 Op. del 22 maggio 1918, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 200, Comando Supremo, Uflìcio Ordinamento e Mobilitazione.

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li te1Teno della Battaglia dei Tre Monti (S. Farina, Le truppe d 'assalto italiane, Federazione Nazionale Arditi d ' Italia, Roma, 1938, pag. 258)

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...... ou,

Schizzo allegato all'Ordine di OpcrnLione n. I emanato il 19 gennaio 1918 dal XXII Corpo d'Armata con indicate le direttrici d'attacco assegnate alle diverse unità, ed in particolare alla Brigata Sas.rnri. con il I Reparto d'Assalto, nel settore orientale. verso Col del Rosso e Col d'Echclc. ed al 5° Reggimento 13ersaglieri con il li Reparto d' Assalto, in quello occiclentale, verso Monte Valbella. Alla sinistra del 5° Reggimento Bersaglieri è visualizzata anche l 'azione del 20° Reggimento Bersagl ieri. con una compagnia del IV Reparto d' Assalto. verso le pendici orientali cli Monte Siscmol, Ronco di Carbon e Stentle. Tra Pennar e Zocchi le frecce tratteggiate indicano infine l'azione dimostrativa cli elementi del 14° Reggimento Bersaglieri (AUSSIVIE, Rep. E-5. Racc. 128. XX II Corpo d'Armata, Relazioni Battaglia dei Tre Monti)


per il nucleo corrispondente del reparto cli marcia, dove si sarebbero amalgamati con i complementi provenienti dai recuperi e da altre unità del l'annata, ricevendovi l'istruzione cli base. Sì trattava cli proposte ragionevoli e fondate , che però avevano il difetto cli creare un sistema d.i relazioni piuttosto rigido e soprattutto cli richiedere la sottrazione aì reparti cli fanteria cli un buon numero dì uomini, dì certo tra i migliori, per poter procedere alla formazione delle quarte compagnie e per dare ai nuclei dei reparti cli marcia una consistenza accettabile. Con queste argomentazioni, difficilmente confutabili, Badoglio, in qualità di SoLtocapo cli Stato Maggiore, rispose riconoscendo la validità delle proposte ma anche dichiarandone la non fattibilità 23 . Mancavano gli uomini ed i mezzi per un tal potenziamento dei reparti esistenti ed inoltre, nel caso di corpi d'armata articolati su tre divisioni, non sì sarebbe comunque potuto avere l'auspicata corrispondenza tra brigale e compagnie d'assalto. Sempre la scarsa disponibilità di risorse e soprattutto di uomini sconsigliava di frazionare i reparti d'assalto cli marcia e suggeriva piuttosto di tenerli uniti, per poter rinforzare indifferentemente l' uno o l'altro reparto di prima linea. Al cli là della maggior o minore fondatezza delle proposte avanzate dai due comandi d'armata, l'atteggiamento del Comando Supremo appare ispirato dalla precisa volontà di tenere sotto controllo l' universo dei reparti cl' assallo attraverso il rispetto del eiettato delle circolari ed il rifiuto cli soluzioni suggerite dall'esistenza cli condizioni particolari o nate dall ' iniziativa di singole personalità. Un peso non minore devono di certo aver avuto considerazioni relative alla necessità di evitare una troppo rapida espansione della specialità, difficilmente sostenibile ed attuabile solo a scapito della qualità del materiale umano, ed all'opportunità dì stroncare sul nascere quelle manifestazioni di esuberanza che potevano con facilità degenerare e dar luogo a spiacevoli incidenti. Erano questi inconvenienti che il Regio Esercito non poteva permettersi ed i suoi vertici quindi, pur mantenendo in vita la specialità, puntarono a darle un organizzazione che la collocasse senza scossoni nella più ampia struttura dello strumento militare. Da ciò la decisione cli assegnarli organicamente ai corpi d'armata, il richiamo al rigoroso rispetto delle direttive in vigore, la richiesta di periodici rapporti sullo stato della disciplina, la riduzione dell' ampia autonomia dì cui i primi reparti avevano goduto sul campo di Sdrìcca. Parallelamente, come giustamente rilevato da Rochat in uno studio non recentissimo ma di indiscutibile valore 24, la priorità andava al rafforzamento delle normali unità di fanteria, curandone l' addestramento e potenziandone l'armamento con una serie di provvedimenti che sarebbero sfociati verso la fine del conflitto nella definizione di un battaglione "tipo", che non aveva più nulla in comune con il battaglione di fanteria del 1915. In questo quadro i reparti d'assalto continuavano ad avere un ruolo importante in virtù del loro addestramento, ciel loro spirito di corpo e della loro combattività, ma non erano più lo strumento privilegiato con cui risolvere i1 problema dell'offensiva. L'obiettivo perseguito da Diaz e dai suoi più diretti collaboratori era quello di ridare centralità al ruolo della fanteria, messa in grado di risolvere ìl combattimento coordinando strettamente la sua azione con quella dell'artiglieria ed utilizzando la sempre più ampia gamma di mezzi a sua disposizione. Gli sforzi indirizzati a migliorare armamento, addestramento, condizioni cli vita e preparazione morale della fanteria dì linea determinarono un innegabile incremento delle capacità operative dei battaglioni, in termini sia di manovra sia di volume di fuoco , che limava il margine dì superiorità dei reparti d'assalto nelle operazioni offensive. Gli arditi venivano così ad essere una specialità dalla fisionomia del tutto particolare, a cui affidare compiti importanti e rischiosi ma cli portata limitata e non risolutiva, mentre rimaneva determinante l'azione della fanteria. Più che a consolidare i1 ruolo dì eccellenza di queste truppe scelte, i vertici dell'esercito puntarono ad un rafforzamento armonico di tutto lo strumento militare italiano, agendo proprio su quelle leve, addestramento, armamento, morale, che erano anche gli elementi caratterizzanti i reparti d'assalto. Questi sarebbero stati utilizzati nell'esecuzione di colpi dì mano durante le lunghe pause operative che caratterizzarono ìI. 1918, un tipo di impiego non esclusivo in quanto proprio anche delle unità di fanteria ed in parti-

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Comando Supremo. Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, Riparti d'assal10 n° 772 R.S. del 29 maggio 1918, AUSSME. Rep. F-4, Racc. 200, Comando Supremo, Uflìcio Ordinamento e Mobilitazione. 24 G. Rochat., Gli arditi deL/a Grande Guerra. Origini, Battaglie e Miti. Ed. fcltrinelli, Milano, 1981 , pp. 58-63.

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colare dei loro plotoni d'assalto, e per aprire una prima breccia nel!' organizzazione difensiva del!' avversario in occasione dell'offensiva finale. Tra questi due estremi si colloca l'esperienza della battaglia difensiva di giugno, durante la quale i reparti, indivisionati e non, furono tenuti inizialmente di riserva per poi essere impiegati in azioni controffensive. Erano questi compiti che avrebbero potuto essere svolti da normali unit~t cli fanteria e l'impiego dei reparti d'assalto era motivato non tanto dalla mancanza di alternative valide quanto dal fatto che le loro particolari caratteristiche e, non ultima, la loro fama, costituivano un'ulteriore garanzia di successo. Alla luce cli queste considerazioni i primj mesi del 1918 possono essere interpretati come un periodo di "normalizzazione" il cui primo atto pub essere simbolicamente fatto coincidere con la partenza di Bassi, che verso la fine del dicembre 1917 venne destinato al comando cli un reggimento di fanteria, il 76° della Brigata Napoli. La nuova destinazione cli colui che gli arditi vedevano come il loro fondatore non aveva alcun significato punitivo ed era una conseguenza della normale progressione di carriera, come pure della già citata decisione del Comando Supremo di non prevedere l'incarico di comandante dei reparti d'assalto d'annata, decisione che comportava sia per Bassi che per Pavone, entrambi con il grado di tenente colonnello, il trasferimento ad un altro incarico cli livello adeguato. Nulla di strano dunque, ma così non la pensarono gli uomini di Bassi che sul campo di Longara, al momento del loro passaggio alla 1" Armata, vollero testimoniare ancora una volta la loro fedeltà all' antico comandante, con un gesto che aveva anche un preciso valore polemico. Le acclamazioni al nome cli Bassi che seguirono il rituale saluto al sovrano, al termine del discorso di saluto ciel capo di stato maggiore dell' armata, non ebbero conseguenze: si era trattato di una manifestazione innocua ed il brigadiere generale Ambrogio Clerici l'aveva correttamente interpretata. Si trattava però dell ' espressione dello stesso malessere con cui i veterani di Sdricca avrebbero salutato il nuovo corso, visto come uno stravolgimento dello spirito che aveva animato le loro prime esperienze. Un riflesso di questo stato d'animo si trova negli scritti di alcuni ufficiali dei reparti d ' assalto, in primo luogo Farina e Giudici, e soprattutto del secondo. Entrambi arditi della prima ora, non avevano accolto cli buon grado i provvedimenti che avevano accompagnato la riorganizzazione dei reparti ali' inizio del 1918, nei quali avevano visto l'intenzione di ricondurli ad un ambito più tradizionale, attenuandone la specificità ed avvicinandoli a normali reparti di fanteria25 . Le critiche si accentravano sulla ristrutturazione dei reparti, avvenuta con l'imposizione dell'organico fissato dalle circolari, che escludeva, o almeno non prevedeva, la ''coppia" e la suddivisione ciel plotone in squadre con ruoli diversi, e sulle modalità del1' adclestramento, ritenuto non più appropriato a temprare combattenti destinati a portare le fiamme nere: "La stessa organizzazione dei reparti ne soffrì molto. Scomparso l'uso delle coppie, laformazione speciale delle compagnie, dei plotoni, delle squadre e la pericolosa quotidiana prova del jiwco e la selezione degli elementi, i reparti divennero dei battaglioni scelti di.fanti". Anche la distribuzione dei reparti tra i corpi d'armata non fu accolta cli buon grado, sia perché ritenuta un ostacolo all'autonomia di cui fino ad allora avevano goduto, sia perché i comandi che si trovavano ad avere a disposizione un reparto cl' assalto non sempre sapevano impiegarlo in modo opportuno. Se su questo punto i critici potevano aver ragione, anche in considerazione del fatto che non tutti i settori del fronte offrivano le stesse opportunità per l'utilizzo cli unità d'assalto, ancor più fondato è il giudizio negativo sul loro moltiplicarsi a partire dalla tarda primavera del 19 18. L'espansione delle fiamme nere avrebbe infatti portato con sé difficoltà cli reclutamento risolte soltanto in parte con l' utilizzo di reclute e con trasferimenti d'autorità dai reggimenti, a discapito della qualità ciel materiale umano. L'opinione di Giudici è al riguardo inequivocabile: " ... gli Arditi non s'improvvisano né si trovano facilmen te con una circolare diramata ai corpi. Ne seguì fatalmente che nei novissimi reparti, costituitisi nella primavera del I 918, ai pochi elementi volontari ed ottimi, qua e là raccolti, si trovò unita una ,nassa di gente comandata che dell'ardito non ebbe altro che l'unifonne e a cui dell 'ardito mancò l'istruzione e l'allenamenro."

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P. Giudici, Reparti d'assalto , Casa E<liLrice Alpcs, Milano, 1928, pp.39-42.

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li 1918 si aprì per gli arditi con la "battagli a dei Tre Monti" , che a lla fine di gennaio testimoniò la ri trovata capaci tà offensiva del Regio Esercito portando tra il 28 ed il 29 gennaio alla riconquista di Col del Rosso (metri 1.270), del Col d'Echele (metri 1.108) e di Monte Valbella (metri 1.312), tre importanti quote dell'Altopiano d ' Asiago perdute il 23 dicembre durante l' ultimo s ussulto dell'offensiva d ' autunno. La caduta cli quelle posizion i aveva sospinto la difesa a ridosso delle ultime balze prima della pianura ed aperto all'avversario la via della Val Frenzela che gli avrebbe potuto consenti re di sboccare sul fondovalle del Brenta. Era quindi necessario ripristinare quanto prima la situazione preesistente per ridare respiro all'organizzazione difensiva ed allontanare la minaccia. Con questi intenti venne preparala l'operazione affidata alla 33" Divisione del tenente generale Carlo Sanna. adeguatamente rinforzata per l'occasione. Le forze radunate s u quel trauo di fronte comprendevano le brigate di fanteria Sassari, Liguria e Bisogno, la IV Brigata Bersaglieri con i reggi menti 14° e 20°. il 5° Reggimento Bersaglieri , c inque battaglioni alpini ed i reparti d 'assalto I. 11 e IV, ag li ordini rispettivamente del magg iore Giuseppe Ambrog i, del capitano Ugo Abbondanza e del pari grado Am into Carello, ai qual i azi one durante si aggiunsero il XVT ed il

XXIV T1 piano d'operazione prevedeva una intesa preparazione d'artig lieria su un tratto di linea molto più ampio ciel fronrc d'attacco, con con testuale apertura di varchi nei reticolati in modo da lasc iare l'avversario inceito e disorientalo. q uindi un · azione sussidiaria affidata a reparti alpini su lla sinistra clclla Val Frcnzela, contro il Monte Cornone ed il Sasso Rosso, ed infine l'assalto alle tre cime da parte cli altrettanle colonne. La più occidentale, con i bersaglieri del 5° preceduti dal IT Reparto d 'Assalto, doveva agire verso Monte Valhel la uscendo dalle trincee di Cima Echar e Busa del Termine, le altre due. sboccando da q uota 1282 di Monte Melago con gli arditi del maggiore Ambrogi rincalzati dai fanti della Sassari. dovevano avvolgere la prima Col de l Rosso. puntando su Case M elaghetto, la seconda Col d ' Echcle, con obiettivo Case Cotti e Fonte. TI bombardamento preliminare ebbe inizio nel pomeriggio ciel 27 gennaio lungo tutta la linea cli contatto sull'altopiano . per lasciare il campo alle 7,30 delrindomani al tiro di distruzione diretto su lle posiz ioni dei tre monti ed al tiro cli interdizione mirato alle vie d ' accesso. La reazione dell'artiglieria aus troungarica fu relativamente debole, ma le colonne d ' attacco incontrarono una forte resistenza che impedì al 11 Reparto d'Assalto ed al 5° Reggimento Bersaglieri cli raggiungere in giornata gli obiettivi previsti. Al calare della noue gli attaccanti erano aggrappati alle fa lde ciel monte, in una posizione che gli avrebbe consentito di rinnovare il tentativo alle prime luci dell 'alba se avessero avuto adeguati rinforzi. Ciò J'u quanto puntualmente avvenne. con l'intervento dei battagl ioni della TV Brigata Bersaglieri e del XVT Reparto d'Assalto, cd alle 9,30 del 29 gen naio la sommità di Monte Yalbella era saldamente in possesso degli italiani. Col del Rosso e Col d 'Echele lo erano già dal primo pomeriggio del giorno prima, quando g li arditi del 1 ed i fanti della Sassari erano riusciti a piegare un avversario tenace e co mbattivo, che non aveva esitato a tentare di rovesciare la situazione con ripetuti e violenti contrattacchi. li successo ottenuto suggerì al comando ital iano il tentativo cli sfrullarlo a fondo, con occupazione delle posizion i di Melaghetto antistanti ai tre monti, ma il tentativo effettuato nella giornata ciel 30 gennaio dal XXIV Reparto cl ' Assalto fu vanificalo dalla forti ssima reazione dell'avversario ccl a questo punto le opcra:Lioni vennero sospese. La "ballaglia dei Tre Monti'' venne opportunamente celebrata dai bollettini, che sottol inearono le gravi perdite inllitte agli austro-ungarici, con la cattura di oltre 2.500 prigionieri, sci cannoni di vario calibro, un centinaio cli mitrag liatrici e parecchio altro materiale bellico. l mesi seguenti fu rono caratterizzati da una sostanziale stasi delle operazioni durante la quale i due contendenti si prepararono per quello che avrebbe dovuto essere lo scontro risolutivo. In un tale scenario acq uistavano una nuova importanza le "operazioni cli piccola guerra", quale s trumento per raccogliere inform azioni. imporre la propria iniziativa all'avversario e verificare contemporaneamente sia il morale che il livello di preparazione delle truppe. Da questo punto di vista non si può non rilevare che in questa particolare forma di confron to l'esercito italiano prese decisamente il sopravvento, nonostante non mancassero gli errori ed i fa llimenti. 1 reparti d ' assalto vi ebbero come è ovvio un ruolo, ma questo fu meno rilevante di q uanto si potrebbe immaginare. Da un lato infatti i reparti stessi spesero i primi mesi del 1918 in un'o-

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pera di riorganizzazione e cli preparazione che era ancora più impegnativa per quelli già utilizzati nella "battaglia dei Tre Monti", dall'altro l'intenzione del Comando Supremo e dei comandi d'armata era quella di imp.iegare in primo luogo le unità di fanteria schierate in linea, secondo un ' impostazione che tendeva ad elevare l'addestramento e quindi il rendimento dell'arma nella sua generalità, evitando di creare differenziazioni al suo interno. T battaglioni di arditi a disposizione dei comandi di grande unità ne erano una componente scelta, ma non erano e non dovevano essere l' unica da impiegare in azione. A tutto questo occorre poi aggiungere che l'andamento stesso ciel fronte imponeva precise limitazioni. Nei tratti più aspri, dove le linee si fronteggiavano correndo su posizioni cli alta montagna, era indispensabile l'impiego di elementi specializzati, buoni conoscitori ciel terreno, quali si potevano trovare fra le truppe alpine, e vi era comunque poco spazio per il tipo di azione tipico dei reparti d'assalto. Non a caso tra lo Stelvio ed il Garda i tentativi effettuati interessarono soprattutto la regione delle Giudicarie ed in parte quella del Tonale. In pianura gli avversari erano invece separati da una larga barriera fluviale, non facile da superare, e sul resto del fronte non mancavano le zone impervie, clinìcilmente praticabili e fortemente organizzate a difesa, come sul Pasubio e sulla dorsale dello Zugna. L'attivifa dei reparti d'assalto si sarebbe dunque concentrata a cavallo della Val Lagarina, in Vallarsa, sull'Altopiano d'Asiago e soprattutto sul ,nassiccio ciel Grappa, per l'energico impulso che a questo tipo cli azioni diede il comandante della 4" Armata, tenente generale Giardino. Ben poco, anche a causa delle condizioni climatiche, sarebbe peraltro avvenuto fino a primavera inoltrata e soltanto in aprile si sarebhe registrato un discreto numero di operazioni cli piccola guerra da parte dei reparti d'assalto. Si segnalarono in particolar modo il XXIII in Val Lagarina, con i colpi di mano eseguiti nella zona di Marco il giorno 2 ed in quella cli Sano il 20, il III in Vallarsa, con l'azione ciel 24 aprile nei pressi di Valmorbia sulla sinistra della valle, !'VIII sul Grappa, con le irruzioni tentate a Gt Tasson ed in Val Cesilla, rispettivamente il 2 ed il 29 aprile, il XXIV nella regione della Val Posina, con l'incursione nella conca di Laghi del giorno 14, il XXI sull' A ltopiano cl' Asiago, con una piccola operazione a Stoccareddo il 30 ed infine il V, con le ricognizioni oltre il Piave delle notti sul 5 e sul 1426 . li XXIII, non impegnato durante la battaglia d'arresto, era stato il primo ad entrare in azione, con un riuscito colpo cli mano su Sano il 20 gennaio a cui erano seguiti due tentativi meno fortunati, nella zona di Marco il 4 febhraio ccl a Tierno il 5 marzo. A determinare l'improvviso incremento cli attività del mese di aprile non furo no soltanto i fattori ambientali ed il completamento dei programm i di addestramento. Tra l'autunno del 19 17 e la primavera del 1918 l'argomento "colpi di mano" aveva figurato di rado nelle comunicazioni dei vertici m ilitari , impegnati a guidare una delicata opera cli ricostruzione e consolidamento, ma sul finire di marzo, superato il periodo più critico, il generale Diaz lo affrontò in modo diretto e senza mezzi termini 27 . L' ordine cli eseguire "picc;ole ardire operazioni allo scopo non solo di mantenere alto lo spirito combattivo delle truppe, ma essenzialmente di catturare dei prigionieri per procurarci delle notizie" era di per sé una conferma della ritrovata compattezza dell'esercito e di una rinnovata volontà di agire. Le motivazioni erano sempre quelle più volte indicate in passato dal suo predecessore ed immutati nella sostanza erano pure i criteri che dovevano guidare l'esecuzione: preparazione accurata e meticolosa, chiara definizione degli scopi, impiego di piccoli reparti composti da elementi arditi e risoluti. Eventuali insuccessi non dovevano essere motivo di preoccupazione, né per i comandanti, né per le truppe, dal momento che per riuscire ad imporsi all'avversario era prima cli tutto necessario osare. Nessuna titubanza quindi, e nessun timore delle conseguenze di un esito negativo, se tutto era stato preparato nei modi dovuti . A riprova cli un diverso approccio alla gestione dell'elemento uomo la circolare terminava con raccomandazione di concedere immediatamente, sul campo, le ricompense al valore a quanti si fossero distinti per ardimento e coraggio personale. Inoltre le pattuglie che fossero rientrate con dei prigionieri avrebbero dovuto avere un premio in denaro cli

I numeri distintivi dei reparti sono quelli antecedenti al cambio cli denominazione avvenuto in maggio. Co111an<lo Supremo, Uflìcio Openizioni, Colpi di mano, n°9465 del 29 marzo 1918. in L'l:se,àto ltalia110 nella Grande Guerra ( 1915 . /9/8), Voi. VI, Torno 2°, Le istruzioni tattiche del Capo di Swto Maggiore dell'Esercito 191 ì · 1918, Ufficio Storico dello Stato Maggiore EsercilO. Roma. 1980, pag. 405. 26

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100 lire per ogni prigioniero catturato ed in più una licenza premio cli 10 giorni per ciascuno dei suoi componenti. Più che sull'efficacia di eventuali sanzioni per i responsabili dei fallimenti, si puntava dunque su uno spirito di emulazione alimentato dalla promessa di ricompense immediate e tangibili. Favorite dal ritorno della bella stagione si moltiplicarono le incursioni nelle trincee nemiche, seguite con attenzione dai comandi di grande unità che si preoccupavano di registrarle puntualmente nei loro rapporti. Proprio da queste fonti risulta che non pochi furono gli en-ori, dovuti all'inesperienza e ad una ancora scarsa comprensione dei nuovi metodi di combattimento. Troppi , come ebbe a far rilevare dopo poche settimane il Capo di Stato Maggiore28 , facevano affidamento solo sulla sorpresa e trascuravano l'altro importante fattore del successo che era la preparazione. Non si trattava tanto di tendere un agguato ma piuttosto di impostare e condurre un vero e proprio combattimento, sia pure su scala ridotta, che andava studiato nei dettagli a livello cli brigata o di reggimento e condotto con l' impiego di tutti i mezzi necessari. Al largo impiego delle armi offensive ora in dotazione alla fanteria, bombe a mano, pistole-mitragliatrici, lanciafiamme portatili , bisognava unire l'azione dell'artiglieria e delle bombarde per aprire la via agli assalitori e proteggerli nel corso dell'azione, controbattendo le bocche da fuoco avversarie ed anestando i probabili contrattacchi. La cooperazione tra fanti ed artiglieri rimaneva determinante per il successo di queste azioni, sulle quali si continuava a puntare anche per evitare che le truppe rimanessero inerti e togliere l'iniziativa al nemico, proprio mentre si faceva sempre più probabile un suo ritorno offensivo: "È del massimo interesse che queste piccole operazioni abbiano largo sviluppo in questo momento, nel quale il nemico manifesta disposizioni offensive. Oltre ad impedire che le nostre truppe si abbandonino ad un contegno inerte e passivo, oltre all 'elevarne il morale e lo spirito offensivo, esse disturbano seriamente la preparazione nemica e danno mezzo, con la cattura di prigionieri, di conoscere a tempo le disposizioni avversarie." Per stimolarne l'esecuzione e poter intervenire a correggere eventuali errori Diaz chiedeva alle armate di riferire settimanalmente in merito alle piccole operazioni effettuate sul loro fronte, descrivendo i metodi utilizzati ed indicando i risultati ottenuti. L'attività di pattuglia si fece così sempre più intensa e, con il succedersi dei colpi di mano, si susseguirono anche i successi, soprattutto dove agivano reparti di arditi ed unità cli fanteria particolarmente addestrate e si realizzava un giusto dosaggio tra sorpresa e preparazione, irruenza e potenza di fuoco. L'inizio di questa nuova serie di azioni può essere fatto simbolicamente coincidere con l'impresa compiuta tra il 10 ed il 14 maggio sul Corno di Vallarsa, poi Corno Battisti, da quello che era ancora il III Reparto d'Assalto. Quello sperone di rocc.ia proteso sulla valle dai contrafforti occidentali del massiccio del Pasubio assicurava all'avversario la possibilità di dominare dall 'alto le posizioni italiane del Monte Trappola e nel contempo costituiva un eccellente osservatorio per il controllo della stessa Vallarsa. Dopo la sfortunata azione ciel Battaglione Alpini Vicenza, che nel luglio del 1916 aveva portato alla cattura degli irridenti trentini Cesare Battisti e Fab.io Filzi, il monte era rimasto nelle mani degli austro-ungarici, saldamente attestati sulla piramide di quota 1761 trasformata con un lungo e sapiente lavoro in un autentico fortilizio , dotato di profondi e solidi ricoveri in roccia collegati da passaggi in caverna ed affacciati all'esterno con un articolato sistema di feritoie. I fianchi ripidi e scoscesi del versante meridionale rendevano ancora più difficile qualunque iniziativa tentata dall'antistante quota 1564, tenuta dagli italiani, mentre l'ampia sella che lo raccordava alle posizioni cli Monte Testo e Monte Spii facilitava l'afflusso di rinforzi. In un tale scenario l'unica via percorribile era quella di una manovra aggirante, sfruttando uno dei due ripidi valloni che staccavano il Monte Corno dai fianchi del Pasubio. Fu scelto di utilizzare quello orientale, la Valle dei Foxi , e di sviluppare simultaneamente un'azione dimostrativa frontale, con l'intervento sia cli elementi del III che cli reparti della Brigata Murge. All'alba del 10 maggio, dopo un breve bombardamento preliminare, gli attaccanti riuscirono ad .irrompere di sorpresa sulla sella alle spalle della 28

Comando Supremo. Ufficìo Affari Generali, Piccole operazioni (dfensive, n° !45 ciel 20 aprile 1918, in L'Esercì/o ltalia11efla Gra11de Guerra ( 1915 - 1918), Voi. VI, Tomo 2°, Le istruzioni tattiche del Capo di Stato iv!aggiore dell'Eserciw 1917 . 1918, Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito, Roma, 1980, pag. 428.

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guglia rocciosa ed un pugno cli arditi anivò a penetrare di slancio all'interno del complesso sotterraneo. A questo punto la reazione avversaria sostenuta dall'artiglieria e da contrattacchi condotti con grande determinazione u·asformò il colpo di mano in un' aspra battaglia protrattasi per più giorni e risolta a favore degli italiani soltanto il 13 maggio, quando una sparuta pattuglia di arditi ciel III, guidata dal tenente Sabatini, con un'impresa dal sapore alpinistico scalò un tratto di parete per piombare nella caverna dove erano annidati gli ultimi difensori e costringerli alla resa. Il resto del mese vide una serie cli ben riusciti colpi di mano tra i quali si colloca però lo sfortunato attacco sfenato il 23 maggio dal XXIX Reparto d'Assalto e dal T Reparto cl' Assalto cli Marcia sulla dorsale dello Zugna. Non adeguatamente preparata e condotta su un terreno diflìcile, l'azione naufragò contro la risoluta resistenza di un avversario ben appoggiato dalla sua artiglieria e si concluse con un sanguinoso insuccesso. Altrove le cose andarono diversamente: sul Grappa il 15 maggio il IX Reparto d'Assalto, allora identificato ancora come VI, fece irruzione in due tratti delle trincee di prima linea del!' Asolone ed il 29 18 elementi clell'VITI, poi VT, portarono a termine un colpo di mano contro le posizioni di Cà Tasson , sull'Altopiano cli Asiago nella notte sul 20 fu il Xlll ad agire con buoni risultati nella zona di Melaghetto, replicando l'azione in quella tra il 6 ed il 7 giugno, mentre sul Basso Piave si segnalò il XXIll, con due ben riuscite operazioni nella zona di Capo Sile, il 19 ed il 26 maggio, che fruttarono un buon numero di prigionieri e permisero di rettificare l'andamento del fronte. Anche ad occidente del Garda si ebbe una significativa attività, con la partecipazione del TlI Reparto d'Assalto ai combattimenti che tra il 25 ed il 26 maggio strapparono all'avversario il controllo della conca di Presena e della regione dei Monticelli e con le incursioni ciel XIV tra la Val Giudicarie ed il Garda, sul costone del Mascio il giorno 18 ed a Costa di Salò il 23. Ad interrompere la sequenza arrivarono in giugno la ridistribuzione dei reparti, conseguente alla costituzione della Divisione "A", la divisione d'assalto che il 10 giugno ne assorbì nove riuniti in tre gruppi d'assalto, e subito dopo il duro impegno della Battaglia del Solstizio, che interessò sia la neonata divisione, sia i reparti rimasti in seno alle armate. Il 15 giugno 1918, all'inizio dell'ultima offensiva sferrata dagli eserciti della monarchia danubiana, l'ordine di battaglia della specialità comprendeva anche i nuclei iniziali elci reparti cli nuova formazione destinati a sostituire quelli ceduti alla nuova grande unità di livello divisionale. Contraddistinti dallo stesso numerale dei corpi d'armata di prevista assegnazione, premettendo la cifra romana L per distinguerli da quelli preesistenti, questi reparti furono costituiti attingendo sia ai reparti d'assalto di marcia sia ad altre unità cli fanteria. Nacquero così nello spazio di pochi giorni, tra il I O ed il 15 giugno, i reparti LXIV presso la 7• Armata, LV e LX presso la 1\ LXITI e LXX presso la 63, LVTIT ed LXXX presso .1'8", LXII e LXXII presso la 9', nessuno dei quali poté essere approntato in tempo per partecipare alla battaglia. Con questi provvedimenti il quadro d'assieme veniva ad essere il seguente: - Divisione "A", reparti V, X, XX inquadrati nel I O Gruppo d'Assalto, XII, Xlll e XIV nel 2°, Vlll, XXII e XXX nel 3°; - 79 Armata, dallo Stelvio al Garda, reparti III e LXIV (in formazione) assegnati ai corpi cl' armata lll e XIV;

29 L'intensa auività dei reparti d'assalto della 4" Armma intorno alla metà di maggio fu oggetto di un proclanrn del tenente generale Giardino nel quale, dopo aver ricordato le azioni degli arditi, comprese quelle del I Reparto d'Assalto nella valle dell'Ornic e verso Fener e del XXX sul Monte Spinoncia, invitava i comandi dipendenti ad impiegare in questo tipo di operazioni anche la fanteria ordinaria, per farle acquisire la necessaria fiducia nelle proprie capacità. Nulla doveva essere lasciato intentato per riaffermare, alla minima occasione propizia. la superiorità tecnica e morale sull'avversario conseguente all'avere saldamente l'iniziativa: Gli scopi m.ili,ari e morali da me pre.fissmi cominciano ad essere raggiunti. Soprallullo comincia a stabilirsi nelle nostre truppe ed in quelle nemiche il se,uimento che la superiorità è la nostra. Ai ripetuti e duri colpi, il nemico non ha saputo Jìnora reagire che con sterili quanto rabbiosi tentativi di mppresaglia con artiglieria .... Nelle operazioni.finora compiute hanno avuto parte preponderante i reparti di assalto e gli arditi dei co1pi. Nulla di meglio, per cominciare. iv/a ora, dopo la pratica dimo strazione fatta sotto ai suoi occhi, bisogna passare gradualmente all'alle11wnento tecnirn e morale della fan teria ordinaria, che è capacissima, e lo sperimenterà con 01"[/oglio, di arrivare da sola a fare i suoi buoni colpi, saltando addosso al nemù:o". (Cornando 4" Armala, Stato Maggiore, l'alluglie. piccole operm:.ioni, colpi di rn.ano, n" 8025 Op. del 21 maggio 1918, Rcp. E-1, racc. 275, 4• Armala, Colpi di mano maggio-settembre 1918.

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Schema dello schieramento della 1a Am1ata alla data del 2 maggio 1918. con indicati 1a Armata)

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reparti d'assalto XXlll, III e XXXIV (AUSS:'vlE, Rep. E-1. Racc. 19.


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Il terreno e le posizioni del Monte Spinoncia, nel massiccio del Grappa. teatro del colpo di mano eseguito dal XXX Reparto d'Assalto, VII fino al 20 maggio, nelle prime ore del mattino del 2 1 maggio (AUSSME, Rep. E- 1, Racc. 275, 4" Armata, Colpi di mano, maggio-settembre 1918)


- la Armata, dal Garda alla Val d'Astice, reparti XXIX, assegnato al XXIX Corpo cl' Armata, XXXI, già esistente, LV e LX, in via cli formazione, con il LV ed il LX destinati ai corpi d'armata V e X; - 6• Armata, dalla Val d' Astico alla valle del Brenta compresa, reparti LXlll e LXX, entrambi in via di formaz ione, destinati nell' ordine ai corpi cl' armata XIII e XX, e LII, assegnato alla 52• Divisione; - 4• Armata, dalla valle del Brenta esclusa a Pederobba, sul Piave, reparti lX, VI, XVIII e I, assegnati nell'ordine ai corpi d'armata IX, VI, XVlll e I; - 8" Armata30, da Pederobba a Palazzon, reparti XXVII, già esistente, e LVIII, in via di formazione, assegnati nell ' ordine ai corpi d ' armata XXVII ed VIII ; - 3" Armata, eia Palazzon al mare, reparti XI, XXVII1 e XXIJJ, assegnati ai corpi d'armata XI, XXVIII e XXIII; - 9" Armata, in riserva nella pianura veneta, reparti XXV e XXVI già esistenti, LXll, LXXII ed LXXX in via di formazione , assegnati nell' ordine ai corpi d'annata XXV, XXV I, XII, XXII e XXX; - li Corpo d 'Armata, in Francia, II Reparto d'Assalto; - XVI Corpo cl' Armata, in Albania, XVI Reparto cl' Assalto; - 35a Divisione, in Macedonia, XXXV Reparto d ' Assalto. Dei reparti presenti sul fronte .italiano tutti ebbero un ruolo durante la Battaglia del Solstizio, ad eccezione ciel III, rimasto in riserva durante i combattimenti del 13 giugno intorno al passo del Tonale, dei reparti della la Armata, non investita dall'offensiva, e di quelli in fo rmazione. Sul fronte della 6· Armata, dove l'urto avversario fu contenuto e si esaurì nell'arco di ventiquattro ore, il LII Reparto d'Assalto fu impegnato il 17 giugno in un'azione controffensiva diretta a riprendere il controllo della dorsale dì Costalunga, per dare così sicurezza alle retrostanti posizioni di Cima Echar e creare le premesse per un' avanzata a cavallo dell.a dorsale fino alla sommità di Monte Valbclla, uno dei pochi pegni territoriali rimasti nelle mani degli attaccanti , perduto ancora una volta, come in dicembre, insieme al Col del Rosso ed al Col d'Echele. L' obiettivo fu raggiunto .solo in parte per l'accanita resistenza incontrata, ma gli arditi riuscirono comunque a scardinare l'organizzazione difensiva allestita dagli austro-ungarici ed a facilitare il compito dei reparti del 3° Reggimento Bersaglieri e della Brigata Pinerolo che tra il 18 ed il 19 giugno si assicurarono il definitivo possesso di Costalunga. Più ad oriente, oltre il solco del Brenta, se il I ebbe un ruolo marginale, i reparti Vl e XVIII furono impiegati sul Grappa in vibranti contrattacchi, rispettivamente nella regione tra il Monte Pertica ed il Monte Asolone ed in quella dei Solaroli. Mentre il VI riuscì il 15 g iugno nel compito cli ristabilire l'integrità della linea, il XVIII non fu in grado cli fare altrettanto né nella giornata del 17 g iugno, né in quella ciel 4 luglio, e la stretta e ben di fesa dorsale dei Solaroli, cli diflìcile accesso ed esposta al tiro concentrico delle artiglierie avversarie, respinse anche un ultimo tentativo effettuato dagli arditi il giorno 14. Decisamente più fortunata l'azione del IX Reparto d'Assalto del maggiore Giovanni Messe, lanciato al contrattacco nella regione più occidentale del Grappa durante il pomeriggio ciel 15 gi ugno per riconquistare le posizioni perdute dal IX Corpo cl' Armata neJJa mattinata. Condotto con slancio e sfruttando al meglio l'azione dell' artiglieria, impegnata prima ad airestare la progressione degli attaccanti, poi ad accompagnare l'avanzata degli arditi, il contrattacco garantì quella sera stessa il possesso del Col Fagheron e del Col Fenilon, allontanando la minaccia dalla strada Caclorna, la vitale arteria che alimentava la difesa del Grappa. Il giorno dopo, nelle prime ore del mattino, venne ripreso anche il Col Moschin, annullando ciel tutto la penetrazione realizzata dalle truppe austro-ungariche nella cosiddetta "regione dei Colli Alti" all'inizio dell'offensiva. Un successo di questa portata, reso più evidente dalla cattura di oltre quattrocento prigionieri, era stato reso possibile dalla velocità dell'assalto, dall'abilità con cui gli arditi avevano messo a frutto il loro particolare addestramento nel combattimento ravvicinato, dall'efficace cooperazione dell'artiglieria e dalla prontezza con cui gli attaccanti si erano lanciati in avanti sotto l'arco delle traiettorie, piombando su un avversario che non aveva ancora avuto il tempo ed il modo di assestarsi a difesa. L'incidenza dì questi fat-

30 Fino al 31 maggio

19 18 indicata come 2" Armata.

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tori, ed in particolare dell'ultimo, su questa brillante e indiscutibile vittoria trova conferma negli avvenimenti del 24 giugno, quando il reparto di Messe tentò invano cli impadronirsi del Monte Asolone. Di fronte ad una ben più solida organizzazione difensiva ed in presenza di un'efficace reazione dell'artiglieria avversaria, gli arditi riuscirono sì a raggiungere la cima, ma furono poi costretti ad abbandonarla dall' irruenza dei contrattacchi. Nella zona del Montello insieme al XXVll, utilizzato dal comando dell'8a Armata fin dal 15 giugno per chiudere una pericolosa breccia davanti a Giavera, entrò in azione il XXVI, scagliato l'indomani nella mischia verso Nervesa per ristabilire una .situazione compromessa dal cedimento delle linee cli difesa avanzate. Entrambi i reparti raggiunsero il loro obiettivo, anche quando, come avvenne per il XXVII, non potevano contare sul sostegno di reparti di fanteria ad immediato rincalzo. L' iffuenza della loro azione, costantemente improntata ad un elevato spirito offensivo e tesa ad accorciare le distanze per massimizzare l'effetto, anche psicologico, delle bombe a mano e dell'arma bianca, valse ad avere ragione di forze superiori di numero, pur se già provate dalla lotta sostenuta per aver ragione delle prime difese, e non preparate a fronteggiare contrattacchi così determinati cd in qualche modo condotti al di fuori delle regole. Non a caso entrambi i reparti furono decorati al valor militare, con medaglia d' argento il XXVII e con medaglia cli bronzo il XXVI, con una differenziazione che riconosceva il maggior sforzo che il primo aveva dovuto sostenere nella dura lotta combattuta, pressoché da solo, sulle balze ciel Montello sopra Giavera, intorno alla cosiddetta Casa Bianca. Dei tre reparti della 3a Annata, tutti in azione entro la giornata ciel 15 giugno, l' Xl venne impiegato nella zona tra Villanova e Fagarè per contenere prima e contrattaccare poi la penetrazione avversaria nel settore dell'XI Corpo d'Armata, il XXVlll agì tra Villa Premuda e Zenson cli Piave, il XXIII tra iJ canale Fossetta e Capo Sile. Frammischiati con reparti di fanteria, gli arditi rimasero in linea per più giorni, in un impiego atipico che li vide alternare il presidio cli improvvisate linee cli difesa ai contrattacchi sferrati per alleggerire la pressione o per riguadagnare terreno con la conquista cli un gruppo di case, cli un boschetto, ciel ciglio di un fosso. In queste condizioni il loro intervento non poté essere risolutivo ma servì comunque a rinvigorire la resistenza cd a frenare l'avanzata delle truppe austro-ungariche. Particolarmente rilevante fu a questo riguardo il contributo del XXlll, decorato con la medaglia d'oro al v,tlor militare, e del XVIII, a cui andò una medaglia d' argento. Sul fronte della 3a Armata operarono anche il XXV, che il 17 giugno venne messo a disposizione dell' XI Corpo d'Armata per essere poi impiegato a S. Pietro Novello e sul Fosso Palumbo, e l'intera Divisione cl' Assalto, che ebbe il battesimo ciel fuoco quello stesso giorno. Entrata in azione nel tardo pomeriggio in corrispondenza della zona di contatto tra i corpi d'armata XXVIII e XXlll, con il compito d.i. recidere la testa di ponte creata dall'avversario nella zona di Fossalta, la divisione organizzò un dispositivo d' attacco su tre colonne, lanciate con direttrice nord-sud ad investire le linee austro-ungariche tra Fossalta e Capo d' Argine. Le vicende della battaglia, descritte con maggior dettaglio in seguito, trattando delle grandi unità cl' assalto, videro una rapida avanzata della colonna centrale e di quella di destra, mentre quella di sinistra venne in parte risucchiata nei furiosi combattimenti scatenati da un improvvisa irruzione di forze austro-ungariche dall' ansa di Zenson, nel settore del XXVlll Corpo d' Armata ed alle spalle degli arditi. In questa situazione, e con l'irrigidirsi della resistenza davanti alle altre due colonne, presto vigorosamente contrattaccate, l'attacco perse di slancio e non ebbe l' esito sperato. Lo .stesso risultato ottenne un nuovo tentativo effettuato l'indomani, muovendo dalla linea ciel fosso Palombo sempre verso Capo cl' Argine e Fossalta. Il successo iniziale, non adeguatamente alimentato, fu vanificato dal ritorno offensivo austro-ungarico, e come il giorno prima la lotta si frantumò in una serie di combattimenti isolati con i quali gli arditi riuscirono alla fine a contenere ed a ricacciare l'avversario, mantenendo quanto meno il possesso delle posizioni di partenza. Impiegata troppo presto, contro un avversario che non aveva ancora raggiunto il punto culminante della sua offensiva e che avanzava ancora sullo slancio del successo iniziale, la Divisione "A" aveva potuto arrestarne la progressione, grazie anche al contributo delle unità di fanteria schierate in quel settore, ma non svolgere il ruolo decisivo per cui era stata chiamata in linea. - 115-


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Schieramento delle forze contrapposte all'alba del 15 giugno 1918


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La regione del Basso Piave, dove tra il 17 cd il 19 giugno 1918 ebbe il battesimo del ruoeo la I" Divisione d'Assalto (carta scala 1:25.000 del!' Istituto Geografico Militare, edizione I938, allegata al volume di O. Zoppi . Due volte con gli arditi sul Piave, Zanichelli Ed., Bologna, 1938)


Subito dopo la vittoriosa conclusione della Battaglia del Solstizio i reparti d ' assalto della 3" Armata, per quanto duramente provati, furono impiegati nelle operazioni per la riconquista ciel terreno tra il Piave Vecchio ed il Piave Nuovo . Schierati tra Capo Sile ad occidente ed il corso del Piave Nuovo ad oriente, e rinforzati dal III Reparto d'Assalto di Marcia, il 4 luglio i reparti Xl, XXIII e XXVIII sferrarono una serie di attacchi diretti a scardinare la tenace resistenza avversaria ed a rilanciare l'az ione della 54a Divisione. Con la riconquista della linea del Piave Nuovo, che rendeva molto più forte il tratto di fronte più vi cino al mare allontanando l'avversario dalla laguna di Venezia, si chiuse il ciclo operativo iniziato il 15 giugno ed iniziò un nuovo periodo di attesa e cli preparazione, vissuto in una prospettiva rovesciata, non più in chiave difensiva ma in chiave offensiva. Prima ancora della fine delle operazioni sul Basso Piave, l'organizzazione dei reparti d ' assalto era stata nuovamente modificata con la costituzione, sotto la data del 27 giugno, di un'altra divisione, che prendendo il numerale 2• si affiancò alla Divisione "A", ridenomi nata la Divisione cl' Assalto. nel Corpo d'Armata cl' Assalto agli ordini del tenente generale Francesco Saverio Grazio li. La struttura divisionale restava di tipo ternario, articolata cioè in tre gruppi con tre unità a livello di battaglione, ma in ciascuno di questi uno dei tre reparti d'assalto veniva sostituito da un battaglione bersaglieri. L'in serimento dei battaglioni bersaglieri era stato suggerito dalla convinzione di poter così avere una componente in grado cli assicurare nel!' offensiva una pronta ed efficace azione di rincalzo e di garantire nella difensiva una maggiore solid.ità allo schieramento, senza comprometterne le caratteristiche di agilità e scioltezza. Questa soluzione permetteva inoltre di sottrarre alle armate un numero minore di reparti d'assalto rispetto ad una configurazione basata esclusivamente sugli arditi. Per creare la nuova divisione furono infatti tolti a quella già esistente i reparti V, XIV e XXX, sostituiti dai battaglioni di fiamme cremisi I, Vll e IX, e vennero prelevati dalla 4° Armata i reparti I e VI, ai quali fu aggiunto il XXV, distaccandolo dal suo corpo d'armata inquadrato nella 9a. A differenza di quanto era avvenuto prima della Battaglia del Solstizio, non venne effettuato alcun tentativo per sosti tuire con analoghe unità di nuove formazione i reparti confluiti nel Corpo cl' Armata d' Assalto. Gli organici della specialità erano infatti cresciuti al punto che, in un momento in cui il Regio Esercito viveva una forte crisi cli complementi, non era poss ibile ripianare le perdite della pur vittoriosa battaglia difensiva e simultaneamente procedere alla creazione di altri battaglioni di arditi. Si arrivò così alla decisione di sciogliere sei dei nove reparti in via di formazione , mantenendo in vita soltanto il LV, il LXX ed il LXXII. Il 27 giugno i nuclei iniziali del LX, del LXll, del LXIII e del LXIV andarono in parte a rinforzare i reparti della la Divisione d'Assalto ed in parte a formare il reparto di marcia destinalo ad alimentare il Corpo d'Armata cl' Assalto. Due giorni prima il LVIII e l'LXXX avevano riversato il loro personale nel XXVII e nel LXXII. A fronte di questa situazione non era più possibile mantenere il legame tra corpi d'armata e reparti d'assalto sanzionato uffic.ialmente in aprile ed all'inizio di agosto venne pertanto stabilito di considerare i reparti non confluiti delle due divisioni come truppe suppletive d' armata, ,ùle dipendenze dirette di quei comandi di grande unità e non più dei comandi cli corpo d'armata 31 • Rimase inalterata l'organizzazione dei reparti cli marcia, ai quali restò affidato il compito di provvedere non solo all'alimentazione dei reparti d'assalto di linea della loro armata ma anche alla selezione degli aspiranti arditi ed alla loro istruzione di base. Una traccia della generale difficoltà del Regio Esercito a rifornire di uomini le unità al fronte, stante l'avvenuto impiego della classe 1899, si ha nella contemporanea decisione, contenuta nella stessa circolare a firma Badoglio, cli distribuire tra i reparti d ' assalto di rn,ucia un certo numero di volontari della classe '900, appena arruolati. Restava però inteso che, in linea con il generale orientamento a preservare le recitite del 1900 per lo sforzo risolutivo previsto neJJa primavera ciel 1919, questo provvedimento aveva soltan-

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Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, Riparti d'assa/w, n°3J 175 R.S. del l " agosto 1918, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 200, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione.

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to lo scopo di impartire a quei ragazzi l'addestramento necessario, e ne era pertanto tassativamente escluso l' impiego in azione 32 . Come risultato dell'insieme dì queste decisioni, e di alcuni trasferimenti di grandi unità da un settore all' altro del fronte 33 , nei primi gi.orni di agosto la situazione dei reparti d'assalto veniva ad essere così definita: - 1a Divisione d'Assalto, reparti X e XX inquadrati nel l" Gruppo cl' Assalto, XII e X1II nel 2°, Vlll e XXII nel 3°, insieme rispettivamente ai battaglioni bersaglieri l , VII e IX; - 2• Divisione d'Assalto, reparti XIV e XXV inquadrati nel 4° Gruppo d 'Assalto, I e V nel 2°, VI e XXX nel 3C, insieme dspettivamente ai battaglioni bersaglieri VIII, XV e LV; - 7• Armata, dallo Stelvio al Garda, con il lil Reparto d'Assalto; - 1a Annata, dal Garda alla Val d' Astico, reparti XXlX, XXXI e LV; - 6a Armata, dalla Val d' Astico alla valle del Brcnt.a compresa, reparti LII e LXX; - 4" A rmata, dalla valle del Brenta esclusa a Pederobba, sul Piave, IX Reparto d'Assalto; - 3a Armata, da Pederobba a Palazzon, reparti XXVTT e LXXII; - 3• Armata, da Palazzon al mare, reparti XI, XXVI e XXVIII; - 9a Armata, in riserva nella pianura veneta, reparti XVIII e XXIII; - II CoqJo cl' Armata, in Francia, 11 Reparto d'Assalto; - XVI Corpo d ' Annata, in Albania, XVI Reparto d'Assalto; - 35" Divisione, in Macedonia, XXXV Reparto d' Assalto. La struttura interna dei reparti venne anch'essa modificata con un provvedimento che l'avvicinava a quella del battaglione di fanteria, differenziando dagli altri i reparti inquadrati nelle grandi unità cl' assalto. Secondo guanto stabilito dalla circolare n° 117050 del 21 settembre 1917 le mitragliatrici erano ripartite fra ]e compagnie e lo stesso avveniva per gli apparecchi lanciafiamme. Sul finire di giugno il comando del Corpo d'Armata cl ' Assalto propose di superare una tale impostazione, giudicata valida per i reparti destinati ad agire isolati ma non per quelli raggruppali in unità maggiori, al fine di consentirne un impiego più razionale e di averne una gestione specialistica34. Per rispondere a questa duplice esigenza le tre sezioni mitragliatrici, al momento distribuite fra le tre compagnie, avrebbero dovuto essere riunite in una compagnia mitragliatrici, destinata a diventare la quarta compagnia cli ogni reparto, ed una soluzione analoga veniva suggerita per le sezioni lanciafiamme, da ridurre ognuna ad otto apparecchi mettendole alle dirette dipendenze del comandante dì reparto, e per le sez ioni Stokcs di reparto, da trasferire alle dipendenze del comando di gruppo. 11 tenente generale Grazioli andava anche oltre, e raccomandava cli riunire le tre compagnie mitragliatrici divisionali di ciascuna divisione d'assalto in un gruppo agli ordini di un ufficiale superiore, a cui affidare funzioni ispettive per quanto atteneva a tutte le armi automatiche in dotazione alla grande unità. La proposte relative alle mitragliatrici ed ai lanciafiamme vennero approvate dal Comando Supremo, mentre fu rigettata quella relativa all'accentramento a livello di gruppo delle sezioni Stokes. Al 32 L' ipotesi di utilizzare le reclute della classe 1900, inquadrate da graduat.i di truppa delle classi piLL anziane, venne esaminata dal colonnello Ambrogio Bollati, Capo Ufficio Ordinamento e Mobilitazione in un promemoria datato 5 luglio 19 J 8. Lo studio individuava un'esigenza di 6500 uomini con i quali portare a numero i reparti esistenti e ricostituire quelli disciolti fino ad avere, accanto alle due divisioni d'assalto, un totale di 21 reparti distribuiti fra i corpi d'armata. Bollati si spingeva ad ipotizzare, con queste unità, la costituzione su base di opportunità di reggimenti e brigate d'assalto a disposizioni delle armate, per l'esecuzione di azioni di portata più ampia di quella del colpo di mano senza dover ricorrere alle divisioni d'assalto. Insieme con la decisione di risparmiare la classe 1900, a far accantonare il progetlC> contribuì con tutta probabilità anche questa impostazione, che lasciava presupporre la divisione dell'esercito in una componente d'assalto ed una da trincea, in antitesi con la visione dei vertici militari (Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e i'v1obilitazione. Rico.Hituzione di reparti d'assalto, del 5 luglio 1918, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e l\fobililazione). 33 Nel corso del mese di luglio il XXIII Corpo cl' Armata passò dalla 3" alla 9" Armata, venendo sostituito dal XXVI. ed il XVlll passò dalla 4" alla 9", alle cui dipendenze rimase dal 19 luglio al 15 agosto per tornare quindi alla 4° Armata. I reparti d'assalto XXIII, XXVI e XVUI seguirono i movimenti dei rispettivi corpi d' armata. un evento che in seguito non si sarebbe più ripetuto a causa del nuovo inquadramento come truppe suppletive d'armata. 34 Comando Corpo d'Armata d' Assalto, Stato Maggiore, Ripartizione di armi ausiliarie 11ei reparti d'assa/10, n° 1049 Op. Riservato del 30 giugno l 918, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 200, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione.

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riguardo è interessante rilevare come il rifiuto venisse motivato con l'opportunità cli avere una struttura analoga a quella del battaglione cli fanteria, che comprendeva appunto una sezione lanciabombe Stokes insieme a tre compagnie fucilieri ed una 1nitragliatrici35 . li provvedimento che riguardava le sezioni mitragliatrici fu in tempi diversi esteso anche ai reparti d'assalto non indivisionati e può essere interpretato come un altro momento di quel processo di "normalizzazione" in atto dall'inizio dell'anno. In questa prospettiva assume un particolare sign ificato un'altra direttiva diramata in quegli stessi giorni, con la quale, ufficializzando una situazione cli fatto, veniva costituito nell' ambito cli ogni reggimento cli fanteria o bersaglieri un nucleo specializzato nel]' esecuzione di colpi di mano e piccole azioni cli trincea. Per quanto la documentazione non lo dichiari in modo esplicito, è ragionevole vedere in questo provvedimento l'inte1nione di compensare la sottrazione ai corpi d'armata di molti dei loro reparti d'assalto e nel contempo la volontà di proseguire sulla strada della speciali zzazione e del potenziamento delle normali unità di fanteria, mettendole in grado cli condurre autonomamente operazioni di "piccola guerra" . Con la creazione dei plotoni d'assalto reggimentali la circolare 11° 17000 R.S. ciel 26 giugno 1918 dell'Ufficio Ordinamento e Mobilitazione ciel Comando Supremo veniva a regolamentare ciò che già si verificava presso i reparti, fissando organici ed inquadramento delle piccole unità36 . Per quanto riguardava invece il loro impiego rimandava alle nonne in vigore per i reparti d'assalto, con la raccomandazione esplicita di non utilizzarli nei turni cli trincea e risparmiarli per i loro compiti peculiari. La specificità del ruolo era sottolineala dal pugnale in dotazione e dall ' uniforme simile a quella degli arditi, con g iubba eia bersagliere ciclista e distintivo elci reparti d'assalto sul braccio sinistro. 11 legame con il reggimento era vi sualizzato dal numero s ul frontale dell'elmetto e dalle mostrine della brigata applicale al bavero aperto. Inquadrato nella compagnia comando, il plotone d ' assalto reggimentale doveva essere formato prelevando cinque uomini da ciascuna delle nove compagnie fucilieri, assorbendovi i militari con qualifica cli ardito ai sensi della direttiva ciel 1916 non ancora transitati ai reparti d' assalto, senza quindi alcun aumento della forza complessiva del reggimento. Non era prevista una dotazione permanente cli armi automatiche, ma mitragliatrici e pistole-mitragliatrici potevano all'occorrenza essergli assegnate sottraendole temporaneamente ai battaglioni., ed alcuni dei suoi uomini dovevano quindi essere addestrati al loro impiego. L'organico stabi lito e.radi un ufficiale subalterno, lenente o sottotenente, un maresciallo o sergente maggiore quale vicecomandante, quattro sergenti o caporalmaggiori quali comandanti di squadra, quattro caporali e trentasei soldati divisi in quattro squadre caratterizzate da una diversa specializzazione. La prima era destinata ali ' impiego delle mitragliatrici Fiat-Revelli e la seconda delle pistole-mitragliatrici Villar-Perosa, mentre la terza e la quarta squadra erano formate da elementi specializzati nel lancio cli bombe a mano e nel combattimento con pugnale e fucile , a cui peraltro erano addestrati tutti i componenti del plotone. I plotoni d'assalto potevano essere impiegati isolatamente per operazioni locali oppure riuniti per brigata o per divisione, in modo da dar vita ad una o due compagnie, per eventuali azioni cli più ampio respiro. In questo caso, secondo una procedura analoga a quella seguita in campo avverso per le Stunntruppen, dovevano essere restituiti al reggimento d'appartenenza al termine dell'esigenza. In sostanza gl i arditi reggimentali rimanevano parte integrante dei reggimenti di appartenenza, come rimarcato dal fatto che non avevano diritto al vitto speciale previsto per i reparti d'assalto ma soltanto al soprassoldo giornaliero, una questione che fu oggelto dì ripetute richieste cli chiarì menti e che venne risol ta in questi termini dal Comando Supremo solo dopo un paio di mesi 37 . Addestramento ed impiego erano

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Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mohilitazione, n° 17257 R.S. Mob. dell' 11 luglio [917, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 200, Comando supremo. Ufficio Ordinamento e Mobilitazione: "Per quanto riguarda sezioni Stokes ritienesi che unalogame111e a quanto avviene presso liii/i ballaglioni J<ulleria conve11ga lasciare organicamente asseg11a1e le se::.ioni stesse ai comanda11ti di riparto d'assal,o; nulla vie1a che i comandi di g ruppo possano nel campo 1u1tico di.l'tril>uire diversamente 1ali sezioni ". 36 Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobi litazione, Plotoni d 'as.rnlw reggi111e111ali, n" lìOOO R.S. ciel 26 giugno 1918, in L'Esercito Italiano nella Grande Guerra ( /915 - /918) . Vol. V. Tomo 2° bis. Le operazioni del 1918. La conclusione del con/Zillo, Ufficio Storico Stato Maggiore Esercito. Roma, 1988, pag. 387. 37

Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, 11°32336 ciel 6 settembre 19 18, AUSSME, Comando Supremo, Utticio Ordinamento e l'vlobilitazione.

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simili a quelli degli arditi dei reparti d'assalto, con la differenza rappresentata dalla mancanza cli una dotazione organica di armi d'accompagnamento. Se per mitragliatrici e pistole-mitragliatrici si seguiva la strada della temporanea assegnazione, mantenendo almeno metà dell'organico ben addestrato al loro uso, non altrettanto avveniva per lanciafiamme e lanciabombe. I comandi potevano però affiancare al plotone d' assalto un'aliquota della sezione lanciafianune reggimentale ed assicurargli l'appoggio diretto di una delle sezioni lanciahombe Stokes dei battaglioni. Questa organizzazione sarebbe stata mantenuta quando, all'inizio dell ' autunno, le disposizioni per la costituzione di plotoni d'assalto vennero estese al Reggimento Marina ed ai battaglioni alpini. Se nel primo caso l'estensione interessava un'unità che era in tutto e per tullo simile ad un reggimento di fanteria, sia pure strutturato su quattro invece che su tre battaglioni, nel secondo comportava una notevole sottrazione di forze alle singole compagnie, non meno cli quindici uomini per ognuna cli esse al fine di avere un'unità della stessa forza stabilita per i plotoni d'assalto reggimentali. L'iniziativa era partita proprio dalla 7• Armata, quella che operava sulle regioni più impervie del fronte e che per questa ragione, oltre a contare un buon numero di battaglioni alpini, aveva in più occasioni sostenuto la poca idoneità dei reparti d'assalto ad operare su quel tipo di terreno, dove qualunque operazione richiedeva non solo un lungo studio preliminare ma anche una eccellente conoscenza. della montagna ed una grande familiarità con l'ambiente. A questo scopo presso i battaglioni alpini 1ci1ano st,\ti da tempo organizzati piccoli reparti composti da elementi scelti ed addestrati, l'impiego dei guaii già avveniva sulla base elci criteri fis sati dalla circolare n° 17000 R.S. del 26 giugno. Su queste basi intorno alla metà cli settembre il comando della 7" Armata aveva proposto cli riconoscere ufficialmente l'esistenza cli questi plotoni, assimilandoli a quelli creati presso i reggimenti di fanteria e bersaglieri ed applicando loro le stesse nonne in materia di inquadramento, equipaggiamento ed addestrarnento 38 . La proposta, fondata anche s ull'autonomia che contraddistingueva l'impiego dei battaglioni. alpini, pur inquadrati in gruppi 39 , venne fatta propria dal Comando Supremo che il 28 settembre impartì alle annate le disposizioni del caso, sulla bdse elci contenuti della circolare cli giugno integrati con l'indicazione che ogni compagnia avrebbe dovuto fornire un contingente di quindici uomi.n i40. Inoltre, riprendendo un altro suggeri mento avanzato dalla 7a Armata, all'interno di ciascun gruppo alpino uno dei plotoni d'assalto avrebbe dovuto essere comandato da un tenente ed avere un sottotenente quale vice comandante, in modo da facilitare la riunione dei tre plotoni in un ' unità a livello di compagnia ove se ne fosse presentata la necessità. L'ultimo provvedimento di rilievo che interessò i reparti d'assalto nella fase finale del conllitto fu la circolare n° 22760 con cui il 1° agosto l 9l8 l'Ut1ìcio Affari Generali del Comando Supremo intese regolamentare una volta per tutte la questione dell'uniforme. Disposizioni in merito erano state emanate più di un anno prima, all'atto della costituzione della specialità, e precisate dopo pochi mesi nell'ambito delle direttive che definivano organici ed equipaggiamento. L'interpretazione era sempre stata piuttosto libera, a volte con la benevola tolleranza dei comandi, il che aveva dato luogo a quesiti intesi a chiarire I'interpretazione da dare a certe norme o ad interventi finalizzati ad evitare eccessi, ma con la creazione delle grandi unità d'assalto era venuto il momento di dettare norme inequivocabili, tali da rappresentare indubbiamente un altro passo sulla via della "normalizzazione" dei reparti d'assalto. Da questo stesso punto di vista possono essere interpretati due interventi cli luglio del Comando Supremo, con il primo dei quali veniva ricordato che il divieto per la truppa cli recarsi in licenza con le armi valeva anche per gli arditi ed il loro pugnale41, mentre con il secondo veniva ribadito che, dato anche il suo significato morale, la divisa dei

38 Comando 7• Armata, Plotoni di assalto alpini, n° 4708 Orci. Mob. del 17 settembre 1918. AUSSl'v1E, Rcp. F-4, Racc.

200, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mohilitazione. 39 I battaglioni alpini non operavano inquadrati in reggimenti ma in gruppi, a loro volta riuniti in raggruppamenti. Nel I 918 i gruppi. numerati da I a XX, avevano assunto una struttura organica hen definita, con tre bauaglioni , due compagnie mitragliatrici, un gruppo di aniglieria da montagna, un rcpano cannoncini da 37 mm., una sezione lanciafiamme. 4 Comando Supremo. Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, Plotoni d'assalto di bauaglio11e alpino , n° 44255 del 28 settembre 1918, AUSSME. Rep. F-4, Race. 200, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. 41 Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, n° 15779 del 3 luglio 191 8.

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reparti d'assalto non poteva essere indossata se non da coloro che ne facevano effettivamente parte, significando con questo che, ad eccezione di mutilati ed invalidi, quanti erano esonerati o trasferiti perdevano il diritto a vestirla42 . La circolare del 1° agosto, Uniforme dei reparti d 'assalto, rappresentava quindi il punto d 'arrivo di un lungo percorso iniziato con i quesiti dì alcuni comandi d'annata in merito alla regolarità o meno della giubba a collo aperto ed orientato verso una precisa direzione dai due provvedimenti di luglio, anch ' essi firmati eia Badoglio43 . Nel documento venivano descritti con precisione sia capi di vestiario ed equipaggiamento, sia le mostreggiature ed i distintivi prescritti per le diverse componenti delle unità d'assalto. Vi compare per la prima volta il fez nero, copricapo previsto per la truppa in alternativa all'elmetto. Questo doveva portare il numero ciel reparto in carattere romano sovrastato dalla corona reale e per gl.i ufficiali era sostituito non da] fez ma dal regolamentare berretto grigioverde con il fregio delle truppe d'assalto in 1.ana nera. Per tutti era prevista la g iubba da ciclista con il collo aperto per una lunghezza di non più di quindici centimetri misurati dal collo, precisazione mirante evidentemente a contrastare eventuali eccessi, e con le fiamme nere, su fondo turchino per i mitraglieri, applicate al bavero. Altri segni distintivi erano il numero romano del reparto in lana bianca sul margine esterno delle controspalline e sul braccio sinistro il distintivo delle truppe d'assalto, in oro per gli ufficiali ed in lana nera per la truppa. Completavano la tenuta dell'ardito i pantaloni da bersagli ere ciclista, gli stivaletti da fanteria con fasce mollettiere, la camicia anch'essa cli colore grig ioverde, indossata con il colletto rovesciato ed una cravatta nera, portata però soltanto nelle parate ed in libera uscita. Scompariva il maglione da ciclista, tollerato fino a consumazione, sostituito dal farsetto a maglia regolamentare. L' annamento era composto dal moschetto da cavalleria modello 1891 e dal pugnale, mentre l'equipaggiamento individuale comprendeva un sacco del tipo da cavalleria per la conservazione del corredo, una cintura con cinque giberne da bersagliere ciclista ed un attrezzo leggero da zappatore, vanghetta, picozzìno-zappetta, pinza taglìafili o mannarese, in funzione della loro distribuzione all'interno della compagnia44 . Venivano stabiliti anche i distintivi per gli appartenenti alle divisioni d ' assalto non inquadrati nei reparti. Ufficiali e truppa in queste condizioni , come gli addetti ai comandi di gruppo e cli raggruppamento, dovevano portare sul! ' elmetto e sulle controspalline il nu mero arabo cieli' unità seguito dalla lettera G per il gruppo od R per il raggruppamento. I bersaglieri conservavano inalterata la loro uniforme, con iJ distintivo d'assalto al braccio sinistro, e così pure i militari d ' artiglieria e genio, ma senza distintivo. li distintivo era precluso anche agli addetti ai servizi, al carreggio ed alle salmerie, che vestivano I'unifor-

42

Comando Supremo, Ufficio Affari Generali, Uniforme dei militari dei reparti d 'assalto, n° 235 1Odel 30 luglio 19 18. Un quesito di questo tipo, apparentemente inspiegabile se si considera il contenuto del la cin:olare del 21 settembre 1917, venne posto in aprile dal comando della 1• Armata, dopo che in più cin:ostanzc ufficiali interven uti per riportare soldllti dei reparti d ' assalto ad un uso corrello dell 'unifonne si erano sentiti rispo ndere che la giubba aperta ed a collo rovesciato era di foggia regolamentare. La risposta del Comando Supremo, a quel che si intuisce dalle annotazioni in calce, fu tranquillizzante, richiamando le disposizioni in vigore per i bersaglieri ciclisti che avevano una ten uta analoga. Era stato invece stigmatizzata come contraria ai regolamenti la consuetudine di portare sulla fascia nera al braccio sinistro, segno di lutto per la morte in guerra di uno o più familiari, un numero di stellette pari al numero di questi. (Coma ndo l'Armata, Stato Maggiore, Uniforme dei miLitari dei ripani d'assalto. Segni di lwto con stellette, n° 29388 del 18 aprile 1918, AUSSM E, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione) 44 Per ogni compagnia la medesima circolare prevedeva una dotazione di 50 vanghette. 50 picozzini-zappctta, 25 pinze tagliafili e 10 mannaresi. L' introduzione del sacco, sebbene suggerita nel documento con cui in luglio lo stesso comando del Corpo d' Armata d' Assalto aveva proposto al Comando Supremo l'uniforme, l'armamento e r equipaggiamento da adottare, non fu accettata di buon grado dagli arditi, che nell'abolizione dello zaino e di quant' altro potesse assom igliarli vedevano uno dei vantaggi e dei simboli della loro condizione. In proposito così si espresse Paolo Gi udic i: '·Fu abolito lo zai,io per ragio11i pratiche e morali. Ormai è 11010 per esperienza che u,ia delle cause che rendono noiosa al soldato la vi1a miliwre, è il pesante fardello eh ' egli è costretto a portare. L'Ardito, privo di zaino, già si crede prii:ilegiato fra gli altri e ne guadagna il buonumore. Né, d'altro canto, a lui che aveva gli accantoname,iti fissi, da cui rimaneva .fi.wri per le azioni belliche al massimo una settimana, era ,iecessario lo zaino. Bastava il tascapane per i viveri e gli indumenti di prima necessità" (P. Giudici, op. cit. pag. 34). Con queste premesse il sacco, seppure mo tivato dalla necessità di una maggiore autonom ia logistica associata ad una prospettiva di guerra di movimento, veniva visto come un ''martirio" intollerabile. 43

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me della fanteria con le fiamme nere su l bavero ed erano armati cli moschetto o fu cile '91 con baionetta. Il 6 novembre 1918 queslo divieto sarebbe stato in parte cancellato da Grazioli che, in qualità di comandante del Corpo d'Armata d ' Assalto, intese così premiare il comportamento dei suoi uomini, almeno di quanti appartenevano alle anni ed ai corpi combattenti45 : "A titolo di premio per il magnifico

contegno renuto da tutte le truppe del Corpo d'Annata d'assalto durante le operazioni che condussero alla grande vittoria di Vittorio Veneto, concedo che tutti i reparti del Cmpo d'armata a qualunque arma e corpo combartente appartengano portino sul braccio il jì-egio da arditi. Tale concessione è estesa anche al personale combattente dei comandi di divisione". Alla fine di settembre l'insieme delle formazioni d'assalto, inclusi i plotoni reggimenlali ma esclusi i plotoni arditi cli battaglione non ancora creati, e tenuto conto anche dei reparti d'assalto cli marcia, arrivò a contare un totale di 34.000 uomini, secondo i dati raccolti dal Comando Supremo e trasmessi al Ministero della Guerra nel rispondere ad una richiesta di informazioni su queste unità e sul corpo dei bersaglieri proveniente dalla missione militare statunitense46 . Nel momento della sua massima espansione questa componente ciel Regio Esercito aveva raggiunto una forza complessiva non troppo lontana eia quella cli una delle sue componenti "Lraclizionali", i bersaglieri appunto, che alla stessa data erano in tutto 54.000 inquadrati in dodici reggimenti ed otto battaglioni di bersaglieri ciclisti, due dei quali, di forza ridotta, assegnati alle due divisioni d 'assalto. Con l'esclusione di questi ultimi , rutti i reparti bersaglieri, secondo quanto precisava nella sua risposla il Comando Supremo, erano impiegati come fanteria di linea. Da ciò discendeva, sia pure in modo non esplicito, che la definizione di truppe scelte valeva innanzitutto se non esclusivamente per gli arditi. Dopo la conclusione della Battaglia del Solstizio, l'attività operativa, oltre che dalle consuete azioni di disturbo, interdizione e controbatteria dell'artiglieria, venne ad essere rappresentata nel corso dell' estate da operazioni di portata limitata, che si inquadravano nel conlesto della cosiddetta "piccola guerra". Non a caso fu diramata in luglio una nuova circolare47 che raccomandava cli non dare tregua al nemico con piccole operazioni offensive da preparare con cura ed esegu ire con decisione, impiegandovi tutti i mezzi ritenuti necessari. Nel chiedere alle armate un comportamento aggressivo, il Comando Supremo si proponeva da un lato di tenere i mpegnate le forze austro-ungariche, vincolandole al teatro ilaliano ed impedendo il possibile invio di rinforzi in Francia, dall 'allro cli accrescere nei soldati la fiducia in sé stessi. Sempre presente era ovviamente l'obiettivo immediato della cattura cli prigionieri, allo scopo cli accertare l'ordine di battaglia deU' avversario, attraverso l' identificazione delle unità in linea, e cli acquisire informazioni sulle sue intenzioni. Accanto a questi scopi dichiarati vi era poi l'obiettivo di procedere alla reltifica di alcuni tratti del fronle, rogliendo agli austro-ungarici i pochi guadagni territoriali realizzati con l'offensiva cli giugno o creando le premesse per ulteriori e più importanti iniziative. In entrambi i casi si trattava di operazioni di un certo ril ievo per le quali furono utilizzati cli preferenza i reparti d'assalto, mentre un buon numero delle azioni di minor portata, esemplificate dal pattugliamento aggressivo della terra di nessuno e dal colpo di mano a livello cli plotone rinforzato, furono eseguite dai reparti di fanteria, bersaglieri od alpini già schierati in prima linea sui tratti di fronte interessati. Nonostante lo sforzo generale di far propri i concetti alla base delle "piccole operazioni offensive", il metterli in atto si rivelò più difficile del previsto ed il successo delle azioni organizzate dai comandi locali fu condizionato da una molteplicità cli fattori, tra i quali la disponibilità di truppe già addestrate ad eseguirle, ed in particolare di reparti cli ardi ti, e l' attitudine mentale di capi e gregari. Questi due fattori pesavano soprntlutto in quei settori dove regnava da tempo una relativa tranquillità e la guerra cli posizione

45 Comando Corpo d'Annata d'Assalto, Stato Maggiore, Ordine di Corpo d'annata, n° 15140 del 6 novembre 19 18, AUSSME, Rep. B-4, .Racc. 3020 bis, 2" Divisione d'Assalto. 46 Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, Dati relatilii {I/le .f<mnaz.ioni d"assalto e ai bersaglieri, n° 32478 R.S. del 29 settembre 19 18, AUSSME, Rep. F-4. Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. 47 Comando Supremo, Ufficio Operazioni, Allivi1à delle truppe in linea, n° l 2352 Riservatissimo del 22 luglio 1918, in L'Esercito Italiano nella Grande Guerra (191 5 · 1918), Vol. Vl, Tomo 2°, Le istruzioni 1u11iche del Capo di Srato 1'vfaggiore dell'Esercito 1917 - 1918. Ufficio Storico Stato Maggiore Esercito, Roma, 1980, pag. 464.

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aveva portato istintivamente comandi e truppe a dedicare tutta l'attenzione al problema della difesa. Si aveva così una difficoltà di fondo ad agire secondo i canoni della " piccola guerra" che la sola buona volontà non bastava a superare, almeno in tempi brevi . Il quadro fu comunque più ricco di luci che cli ombre, pur non mancando gli insuccessi, a volte anche dolorosi. Aci iniziare la serie delle incursioni nelle linee austro-ungariche fu il XXIX Reparto d' Assalto, con un ben riuscito colpo di mano eseguito nella notte su l 24 giugno nei press i di Sano, nel settore Monte Altissimo - Val Lagarina. Lo stesso reparto fu protagonista il giorno 3 agosto della riconqu ista delle posizioni del Dosso Alto di Zures, alle estreme propaggini settentrionali del l'Al tissimo, là dove il monte cala rapidamente verso Loppio e l'omonimo lago ormai scomparso. L' azione, che riportava in mani italiane uno dei pochi pegni territoriali persi nella battaglia di giugno, fu ben preparata ed altrettanto ben condotta, con la distruzione ciel presidio che lasciò nelle mani degli arditi 176 prigionieri48 . Il 15 luglio sul Grappa una compagn ia del VI, messa temporaneamente a disposizione della 4" Armata, ebbe un ruolo determinante nella riconquista ciel cosiddetto Roccolo di Cà Tasson, mentre sul Piave il XXVII riprese le ricognizioni oltre il fiume nella notte sul 2 luglio, con un'incursione in fo rze davanti a Fontigo. Accanto alle azioni riuscite si dovettero registrare degli insuccessi, parziali o totali. Un esempio dei primi è dato dall'intervento sull'Altopiano d'Asiago dei reparti Xli e XIII che, distaccati presso la 6" Armata con l' intero 2° Gruppo cl' Assalto, presero parte tra 1'8 agosto ed il 9 agosto ad una grossa azione nella zona dei "Tre Monti". L'insufficiente preparazione e la scarsa conoscenza del terreno impedirono agli arditi di dare alla penetrazione nelle linee avversarie la profondità e l'effic acia voluta, causando inoltre perdite piuttosto sensibi li. Il terreno difficile e la valida organizzazione difensiva dell'avversario fecero invece fallire gli attacchi sulla dorsale dei Solaro li ciel 5 e del J5 luglio, che videro l' impiego del XVIIl e cli una compagnia del XXX, ed allo stesso modo non riuscì il tentativo cli espugnare le posizioni di Monte Maio, in Val Posina, effettuato il 30 agosto dal XXXI Reparto d'Assalto con l'appoggio di elernenti ciel LV e cli reparti della TV Brigata Bersaglieri. Dopo un successo iniziale, gli arditi, non adeguatamente sostenuti e vigorosamente contrattaccati, fu rono costretti a ripiegare sulle linee cli partenza, anche in questo caso con perdite rilevanti . Oltre aJle operazioni portate a termine o tentate con l'intervento dei reparti d' assalto, nei mesi cli luglio ed agosto si ebbe lungo tutto il fronte una serie cli azioni minori ad opera delle unità schierate sulle prime linee, in parte riuscite ed in parte no. Non si poteva certo pretendere che l'avversario si limitasse a subire senza reagire, ma la percentuale delle seconde restava ancora alta, ed è in questo dato di fatto, come pure nell 'eco degli insuccessi registrati dai reparti d'assalto sull 'Altopiano cl' Asiago ed in Val Posi na, che si deve individuare la ragione di fondo di un nuovo intervento ciel Comando Supremo. All'inizio cli settembre il Sottocapo cli Stato Maggiore Pietro Badogl io si rivol geva alle armate per additare ancora una volta come cause di insuccesso la preparaz.ione insufficiente e soprattutto la volontà di condurre ugualmente l'azione anche quando il nemico era all'erta49 . La sorpresa deve essere un "attributo caratteristico di s(ffatte operazioni, le quali devono essere preparate accuratarnen.te, ma col più rigoroso riserbo", ed ogni sforzo deve essere fatto per salvaguardarla, tenendo ali' oscuro di guanto si sta preparando anche le truppe in linea. Se malgrado le precauzioni prese, si ha il sospetto fondato cli una fuga di notizie, è preferì-

48 L'azione ùel XXIX Reparto d'Assalto. eseguita di sorpresa e senza preparazione ù'artiglieria, fu additata quale esempio di operazione ben preparata e ben condotta in un documento del Comando Sllprerno che citava anche un colpo di mano eseguito poche ore prima dal 108° Reggimento Fanteria francese sull' Altopiano di Asiago. Nel ricevere il documento il comandante della 4• Annata, tenente generale Giardino, vi annotò sopra l'indicazione cli rilanciare ai cornanùi ùi corpo d'armata l' incitamento dei vertici ciel Regio Esercito "senza cirare esempi. e ranto meno l'esempio.fiw1c<!se. (citazione che 11011 merirano di ricevere)". Queste parole indicano chiaramente la comprensione e l'apprezzamento cli Giardino per gli sforzi compiuti dai suoi uomini nelle ripetute azioni sul Grappa tra giugno e luglio. 49 Comando Supremo, Ufficio operazioni , Piccole opera z.ioni (~/Jensive e colpi di mano, n° 13 197 G.ivl del 4 settembre 1918. in L'Esercito lraliano nella Grande Guerra ( 1915 - 1918), Voi. V, Tomo 2° bis, La condusione del conflitto, Ulficio Storico deJlo Stato Maggiore Esercito. Roma, 1988, pag. 490.

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bile sospendere i preparativi e rimandare il tulto ad un momento successivo50 : . . . e quando, per circostanze fortuite, la segrete-:,w venga a mancare e si sappia il nemico vigile e preparato alla difesa, piut1osto che qffrontarlo con scarse possibilità di successo, si differisca l'impresa a condi-:.ioni più propizie di tempo e di luo1;0 ". I mesi di settembre e dì ottobre. fo rse come conseguenza di questo richiamo ma soprattutto grazie ad una migliore preparazione. videro i reparti d'assalto mettere solitamente a segno i loro colpi. li giorno 11 seltembre il XXIX agì ancora una volta con s uccesso nei pressi d i Sano, alle falde dell'Altiss imo, quella notte stessa il XXVIII portò a termine con s uccesso un colpo cli mano nella controansa di Gonfo. sul Piave, e quattro g iorn i più tard i il VI cd il XVIlI presero parte sul G rappa ad una riuscita operazione intesa a migliorare l'andame nto della linea. strappando all'avversario imporranti posizioni a Cà Tasson ed a Malga Val dei Pez. Il 14 settembre, intanto, il LXX e reparti della Brigata Livorno si erano impadronir.i del lo sbarramento della Grottella, in Val Brenta. con la cattura di parecchi prig ionieri . Seguirono il giorno 22 un riuscito colpo di mano de l l Reparto d'Assalto nella valle del l'Ornic ed il 4 ottobre un' incursione de l XXV nelle trincee d i Monte Pe rtica. anch'essa portata fe licemente a termine. Riuscì invece solo parzialmente l ' inuzio ne tentata I' 11 ottobre dal Lll e dal LXX ne ll a zona delle Portecche, sull' Altopi ano d' Asiago, mentre fallì del tutto, per le oggettive diflìcoltà proposte dal terreno e per a lcune sfortunate circostanze, l'ambizioso colpo di mano che il LV. rinforzato da l XXX I, avrebbe dovuto eseguire il 18 di quello stesso mese partendo dal le caverne ciel Corno Battisti. Indipendentemente dai risultati e dagli errori che con tinuavano ad essere commessi sia in fase di preparazione che in fase di esecuzione. l'attività o lrre le linee si era mantenuta vivace ed intensa per tutta l'estate, con un importante conrributo degli ard iti. Nonostante gl i occasionali rovesci. e pur con risultati non sempre pari alle aspettative, il Regio Esercito aveva preso con decisione l'iniziativa nel campo della " piccola guerra" e. tenuto conto cli quan to facevano l' aviazione e l' artig lieria, poteva dirsi raggiunto lo scopo d i vi ncolare sul fro nte ital iano la massa dell 'esercito austro-ungarico imponendo la p ropria iniziativa. Al tempo stesso si avevano importanti conseguenze sul morale degli uomini. dal momento che si diffondeva il convincimento di essere ormai superiori all'avversario cd in qualche mis ura questa sensazione cominciava a serpeggiare anche tra le fil e nemiche. Una immedi ata conferma si aveva dal forte sq uilibrio nel numero dei prigionieri. favorevo le agl i italiani in un rapporto di d icci a uno, e dal costante flu sso di disertori 51 .

PRIGIONIERI CATTURATI DALL'ESERCITO JTALL\NO E DA QUELLO AUSTRO-UNGARICO TRA LA BATTAGLIA DEL SOLSTIZIO E LA BAT'lì\GLIA DI VITTORIO VEI\'ETO

LUGLIO AGOSTO SETTEM BRE OTTOBRE Totale

Prigionieri austro-ungarici

Prigionieri italiani

468 15 19 1324 813

55 100

4124

331

50

176

li riferimento è con llllla probabilità alrazione di Monte Maio. la cui prepar.izione em staia vero- imilrm:nle tradita da due disertori della IV Brigata Bersaglieri. ma anche in mancanza di inc identi così clamorosi un a insistente a11ivi1à di ricogni7ione, una insolita vivaci tà dcll ' ar1 ig lieriu cd u11 a inconsueta an imazione nelle prime lince potevano far mancare la s<>rpresa. Le sH:sse inconfondih ili uniformi degli arditi, se viste da lle vedette. erano un uiot ivo di allarme, al punto t: he in qu alche caso fu raccomandato agli uflìciali dei reparti d "assallo di rinu nciare alla loro tipica tenuta durante le ricognizioni preliminari. nelrimmi11cn1.a di un·opc razione. 51 I dati sono trai.I.i da Comando supre mo. Uflìcio operazioni, Piccole op ern~ioni offe11si1•e <' ("()/pi di 111r11w . 11° 13197 G.M de l 4 sctlemhre 19 18, in L ' /:,'sercito lraliunu nella (ì rande Guen ·t1 ( 1915 - /91 8). Vo i. V, Tomo 2° bis, I.a co11c/11sion l' del coiifli110. Uflìcio Storico dello Stato \ faggiorc Esercito, Roma. 1988, pag. 653.

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L'inesorabile logoramento della compagine della Duplice Monarchia faceva certo sentire i suoi effetti, ma il vittorioso esito di molti scontri non può essere attribuito solo al cedimento interno dell'avversario. L'esercito della monarchia danubiana rimaneva infatti ancora saldo, soprattutto in quelle unità formate da soldati di nazionalità tedesca ed ungherese, ed in più occasioni gli attaccanti furono costretti ad impegnarsi in duri combattimenti non sempre dall'esito favorevole. Le ragioni di questa sostanziale superiorità sono quindi da ricercare nella maturità dello strumento militare italiano più che nell'incipiente crollo dell'impero asburgico. Nel quadro dei preparativi per l'offensiva finale, al Corpo cl' Armata d' Assalto venne assegnato il compito di aprire la strada ali' 8" Armata del tenente generale Caviglia, costituendo con le sue due divisioni l'avanguardia dei corpi d'armata XXII ed VIII, e venne altresì rivista la distribuzione dei reparti d'assalto alle dipendenze delle annate allo scopo di rafforzare innanzitutto la 4\ chiamata ad esercitare sul Grappa uno sforzo concomitante a quello risolutivo prodotto sul Piave dalle truppe di Caviglia. Ad essere penalizzate furono l'armata di riserva e le due armate schierate tra lo Stelvio e l' Astico, un ampio settore nel quale la natura del ten-eno precludeva qualunque iniziativa di vasta portata ed era quindi previsto di limitarsi a "fissare" le forze contrapposte fino a quando non si sarebbero create le condizioni per un'avanzata generale. Intorno alla metà di ottobre la 9• Armata cedette così il XXIII, la 1• i.I LV e la 7" il Ill, destinati i primi due ad operare inizialmente con il VI Corpo cl ' Armata ed il terzo con il XXX. Cambiò invece dipendenza, ma non settore d'azione, l'XI Reparto d'Assalto che il 12 ottobre passò con l'XI Corpo d'Armata alla nuova 10• Armata italo-britannica, rimanendo sul Piave. Altri cambiamenti interessarono i reparti operanti sul fronte francese e su quello albanese. In Francia, infatti, al II Reparto d' Assalto, distintosi nei combattimenti di luglio alla Montagna di Reims, si affiancò il XXXII, costituito il 20 settembre. In Albania, sotto la data del 10 ottobre, venne invece sciolto il XVI, in ragione delle poche opportunità di impiego e delle notevoli diffico ltà ad alimentarlo in modo adeguato. Alla vigilia della Battaglia di Vittorio Veneto lo schieramento dei reparti d'assalto, incl use le formazioni di marcia, era dunque il seguente: - l • Divisione d'Assalto, reparti X e XX inquadrati nel 1° Gruppo d'Assalto, Xli e Xlll nel 2°, VIII e XXII nel 3°, insieme rispettivamente ai battaglioni bersaglieri I, VII e IX; - 2" Divisione d'Assalto, reparti XIV e XXV inquadrati nel 4° Gruppo cl' Assalto, I e V nel 2°, VI e XXX nel 3°, insieme rispettivamente ai battaglioni bersaglieri VIII, XV e LV; - Gruppo cl' Assalto di Marcia, per il Corpo d' Armata cl' Assalto, con i reparti d'assalto di marcia X ed XI ed il Battaglione di Complemento Ciclisti; - 7• Armata, dallo Stelvio al Garda, priva di reparti d'assalto di linea e con il solo Vll Reparto d'Assalto cli Marcia; - l • Armata, dal Garda alla Val d' Astico, reparti XXIX e XXXI, oltre al I Reparto cl' Assalto di Marcia; - 6· Armata, dalla Val cl' Astico alla valle del Brenta compresa, reparti LII e LXX, con il VI Reparto d' Assalto di Marcia; - 4a Armata, dalla valle del Brenta esclusa alle Porte di Salton comprese, con i reparti IX, XVIII, XXIII e LV, insieme al IV Reparto cl' Assalto cli Marcia; - 12" Armata, dalle Porte di Salton escluse a Pederobba, nessun reparto d'assalto; - 8" Armata, da Pederobba a Palazzon, reparti XXVII e LXXII, II Reparto d'Assalto di Marcia; - 1O" Annata, da Palazzon a Fagarè di Piave, XI Reparto cl' Assalto; - 3" Armata, da Fagarè di Piave al mare, reparti XXVI e XXVIII, III Reparto cl' Assalto di Marcia; - 9a Armata, in riserva nella pianura veneta, nessun reparto d'assalto di linea, V Reparto cl' Assalto di Marcia; - II Corpo d'Armata, in Francia, reparti IJ e XXXII; - XVI Corpo cl' Armata, in Albania, nessun reparto d'assalto; - 35" Divisione, in Macedonia, XXXV Reparto d'Assalto. L'andamento imposto alle operazioni dalle condizioni meteorologiche e dalla piena ciel Piave fece sì che i primi ad entrare in azione fossero i quattro reparti della 4a Armata, impegnati fin dal 24 ot-

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Lo schieramento delle forze contrapposte alla sera del 23 ollobre 1918


N oc I

da A. Dupont, Villorìu Veneto, Roma, 1929


PONTI SUL PIAVE PER LA BATTAGLIA OJ VITTORIO VENETO

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da E. Caviglia, Le tre battaglie del Piave, Mondadori Ed .. Milano, 1934. pag. 127

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PIAN A DELLA SERNAGLIA

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La piana della Semaglìa, con le località teatro dei combattimenti sostenuti dalla I a Divisione d'Assalto dopo il passaggio del Piave, tra il 26 ed il 29 ottobre 1918 (carta scala l :25.00 dell'Istituto Geografico Militare, Edizione 1938, allegata al volume dì O. Zoppi, Due volte con gli arditi sul Piave, Zanichelli Ed., Bologna, 1938)


tobre in furiosi attacchi alle posizioni del Monte Prassolan, obiettivo di aliquote del XXIJJ e del LV, e del Monte Pertica, dove agì il grosso del XXlll. Tutti gli attacchi, per quanto condotti con veemenza e nel quadro di un disegno che vedeva gli arditi agire come truppe di rottura, precedendo consistenti colonne di fanteria, scontarono una preparazione affrettata e si scontrarono con una solida organizzazione difensiva. La decisione di agire a fondo sul Grappa era stata del resto presa all'ultimo momento, sempre comunque quale sforzo secondario rispetto ali' attacco del!' 8" Armata attraverso il Piave. Le condizioni del fiume e l'impossibilità di gettare i ponti fecero invece cadere il peso dell'offensiva interamente sulla 4" Armata, fino a tutto il 26 ottobre. Il giorno 25 vennero gettati nella mischia il XVlll, ancora sul Prassolan, ed il IX, lanciato alla conquista dcli ' A solone con il Col della Berretta quale obiettivo finale. Anche questi attacchi, dopo un successo iniziale vennero frustrali dal ritorno offensivo dell' avversario, ben sostenuto dal tiro cli sbarramento della sua artiglieria che quella italiana, a causa sia ciel poco tempo avuto per registrare i tiri sia della pessima visibilità, non riusciva a contrastare. li XVIII tornò in azione l'indomani, in un infruttuoso attacco al Col della Martina che finì con l' esaurirne le forze, il lX, il XXIII ed il LV furono invece inviati a riordinarsi nelle immediate retrovie per essere richiamati in linea il 29 ottobre, con il compito di guidare le tre colonne d'attacco scagliate contro l' Asolone senza risultati decisivi. Uscirono così cli scena il XXIII ed il LV, logorati al punto da non poter essere più utilizzati, mentre il IX ed il XVTTT furono riportati in linea il 31 ottobre, per partecipare quali reparti di punta all'inseguimento delle forze avversarie in ritirata. Il IX penetrò così in Valsugana ed arrivò a Borgo, dove entrò il 3 novembre, il XV lI1 fu invece raggiunto dalla notizia del!'armistizio quando era nella zona cli Fiera di Primiero. I combattimenti sostenuti sul Pertica valsero al XVIII la medaglia d'argento al valor militare ed anche il IX avrebbe visto il suo sacrificio sul!' Asolone riconosciuto nella motivazione della decorazione dello stesso metallo concessagli per il valore dimostrato prima in giugno e poi in ottobre. Nella notte tra il 26 ed il 27 ottobre era intanto arrivato il momento ciel LXXII Reparto d'Assalto, riuscito a passare in parte sulla sponda sinistra del Piave nei pressi di Case Mira. 1 circa 150 uomini rimasti isolati dalla forza delle acque e dal tiro di sbarramento dell'artiglieria austro-ungarica non si persero d'animo e riuscirono a prendere contatto sulla loro sinistra, verso Falzè, con il 2° Gruppo della l" Divisione d'Assalto, proveniente dalla testa cli ponte della piana cli Sernaglia. La loro tenacia ed il loro coraggio guadagnarono al reparto, uno degli ultimi ad essere stato costituito, la medaglia d'argento al valor militare. L'altro reparto clell'8" Annata, il XXVII, rimase invece bloccato sulle riva destra insieme al grosso del XXVll Corpo d'Armata fino al mattino ciel 29 ottobre, quando, mettendo a frutto l'esperienza maturata nelle ripetute ricognizioni sul Piave, riuscì in meno di dodici ore a gettare una passerella alle Grave di Ciano, permettendo così anche alla Brigata Reigio di passare il fiume. Gli arditi cli entrambi i reparti furono poi impegnati nell'inseguimento dell'avversario lungo la valle ciel Piave e verso il Cadore: il XXVll fu fermato dall'armistizio a Cencenighe, oltre Agordo, il LXXII concluse la guerra rastrellando il bellunese. Sempre sul Piave, nella notte sul 26, I'XT Reparto d ' Assalto si attestò con gli elementi cli punta clell'XI Corpo cl' Annata sull ' Isola Maggiore, alle Grave di Papadopoli, per portarsi quindi sulla sponda sini stra nelle prime ore del giorno 27 e concorrere alla creazione di una prima testa di ponte, azione che gli sarebbe valsa la medaglia cli bronzo al valor militare. Un compito analogo ebbero il XXVI ed il XXVllI, che il 30 ottobre, quando si mosse la 3" Armata, guidarono il passaggio a viva forza ciel fiume, rispettivamente nella zona cli Grisolera ed in quella di Romanziol. I due reparti rimasero costantemente in avanguardia nella successiva avanzata fino al Tagliamento ed oltre. L'ultima località raggiunta dal XXVI prima della conclusione delle ostilità fu Muzzana, il XXVIII terminò invece la guerra a S. Vito al Tagliamento. Gli accaniti combattimenti intorno a Romanziol, insieme con quelli sostenuti in giugno a sud del Montello, sarebbero stati ricordati nella motivazione della medaglia d'argento concessa a questo reparto. Il fronte della 6" Armata, sull'Altopiano di Asiago, si mise in movimento la sera del 31 ottobre ed i due reparti d'assalto, LIT e LXX, sbucando dalla regione dei "Tre Monti", superarono nella notte le prime Linee di difesa e si impadronirono l'indomani del bastione montuoso delle Melette, per riportarsi

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quindi verso Asiago con un ampio movimento avvolgente attorno al Monte Mosciagh che fruttò la cattura di prigionieri e materiali. Lo stesso 2 novembre, nel pomeriggio, entrò in azione anche la I" Armata, i I cui XXIX Reparto cl ' Assalto fu protagonista dello sfondamento delle linee difensive del.la Val Lagarina e della s uccessiva rapida marcia su Rovereto e Trento, raggiunta il giorno dopo, mentre il XXXI risaliva il solco della Val cl' Astico e scalava il piccolo altopiano cli Luserna impadronendosi del!' omonimo forte. Di queste azioni la più importante e certo la più ricordata è quella del XXIX, al quale valse una medaglia di bronzo al valor militare, concesssagli anche per l'azione cli agosto sul Dosso Alto di Zures. La vicenda delle due divisioni d'assalto in quelle decisive giornate d ' autunno può essere richi amata qui per sommi capi, ricordando come ad esse fosse affidato un compito di rottura analogo a quello affidato ai reparti a disposizione delle armate. Le avverse condizioni atmosferiche più che la reazione avversaria, che pure ci f u e fu indubbiamente violenta e decisa, almeno nelle prime ventiquattro ore, impedì che la manovra potesse avere lo svolgimento previsto. Nella notte sul 27 ottobre la 2" Di visione d ' Assalto non riuscì a superare il Piave, bloccata con l' intero VIII Corpo d'Armata dall' impossibilità di gettare i ponti, e la forza della corrente contribuì in misura determinante anche ad isolare sulla sponda sinistra la I a, che pure era riuscita a raggiungere la piana cli Sernaglia. Superata la linea più avanzala, organizzata in modo discontinuo lungo l'argine ciel fiume, i suoi gruppi d ' assalto riusci rono prima dell'alba a sfondare la retrostante "linea dei Mulini" e ad affermarsi sulla "linea dei villaggi", espugnando g li abitati di Sernaglia, Mosnigo, Moriago e Fontigo trasformati in altrettanti punti di forza della difesa. Il mancato passaggio dell'altra divisione d ' assalto non consentì però di attuare la prevista conversione sulla destra, oltre Falzè ed i1 Soligo, dove avrebbe dovuto trovarsi quella grande unità, ed il crollo dei ponti alle spalle degli arditi e clegl i elementi di punta ciel XXlI Corpo d 'A rmata trasformò l'azione da offensiva in difensiva. Durante la giornata del 27, infatti , la 1• Divisione cl ' Assalto e gli altri reparti che sulla sua scia avevano passato il Piave furono costretti a ripiegare sulla linea Sernaglia - Villamatta per contenere i vigorosi contrattacchi austro-ungarici 52 . L'.indomani la situazione si stabilizzò ma soltanto il giorno dopo fu possibile riprendere l'avanzata, grazie all'entrata in azione del XVIll Corpo cl' Armata che, passato il fiume alle Grave cli Papadapoli, prese a risalire la sponda sinistra allargando di ora in ora la breccia. Lo stesso giorno anche la 2a Divisione cl ' Assalto ri uscì a portarsi oltre il Piave per poi avanzare in direzione di Susegana e Vittorio Veneto, dove convergevano anche le avanguardie della l". Di qui , mentre la Jà Divisione d'Assalto veniva trattenuta in zona per riorganizzarsi, la 2a venne lanciata in un rapido inseguimento che ne avrebbe portato le avanguardie nella conca di Dobbiaco . L'az ione dei reparti d ' assalto durante l'ul ti mo atto della Grande Guerra su l fronte italiano fucome sempre improntata da slancio e decisione, sottolineati sia dalle perdite sia dalle ricompense, indi viduali e collettive, ma confermò anche quelli che ne erano i limiti tipici, ormai ben noti. Nell'attacco a posizioni fortemente organizzate, come era avvenuto sul Grappa, gli arditi non riuscirono andare oltre un successo iniziale, presto annullato dalla reaz ione avversaria, e ciò sia per l'insufficiente preparazione d 'artiglieria che caratterizzò quella fase della battaglia, sia per la consueta difficoltà ad organizzare a difesa, con i mezzi a disposizione, il terreno guadagnato. L'intervento dei rincalzi, che in tal senso avrebbe potuto essere determinante, non sempre avvenne nei tempi e nei modi dovuti, ed a nulla sarebbe valso rinnovare lo sforzo a distanza di poche ore o di pochi giorni. l due elementi che più di ogni altro determinavano il s uccesso delle loro azioni erano l'accu rata preparazione e la sorpresa, il 24 ottobre la prima non fu possibile e la seconda venne a mancare, come conseguenza dei

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tre gruppi d'assalto della t• Divisione furono tutti decorati al valor militare. i primi due con medaglia di bronzo, in r.iconoscimento sia delle azioni di giugno che di quelle di ottobre, il terzo con medaglia d·argento. con una motivazione che richiamava soltanto il suo ruolo nell'ul1:ima battaglia. Il 3" Gruppo vi aveva av uto del resto il compito più duro ed impegnativo, essendo chiamato a costituire ed a tenere una linea difensiva fronte a nord nella piana di Sernaglia, mentre gli altri due gruppi effettuavano la conversione a destra che, secondo i piani frustrati dalle circostanze, avrebbe dovuto portarli a prendere contatto con la 2" Divisione cl· Assalto.

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movimenti di truppe dei giorni precedenti e del bombardamen to d 'artigl ieria. ln queste condizioni non restava altra poss ibilità che aprirsi la strada a viva forza, contando sulla velocità e sull'addestramento al combattimento negli spazi ristretti delle difese trincerate, e fu quello che g li arditi tentarono ripetutamente di fare ne lle giornate del 24. del 25, del 26 e ciel 29 ottobre , senza peraltro poter mantenere i modesti guadagn i territoriali che il loro sacrificio , e quello elci fanti che li seguivano, era riuscito ad ottenere. Altrove l'azione dei reparti non inquadrati nelle divisioni d ' assalto si svi luppò secondo un copione diverso, ed all 'esperienza degli arditi del Grappa può accostarsi soltanto quell a ciel LXXII Reparto d'Assalto, rimasto isolato sul la sponda sinistra del Piave e sottrattosi all'annientamento soltanto per la tenacia e la capacità combattiva dei suoi uomini, ma in questo caso, come nel caso della l " Divisione cl ' Assalto, la crisi si era determinata so prattu tto per le condizioni proibitive del fiume. Fu infatti più agevole l'azione dei reparti della 3" Armata , che pure dovettero combattere duramente per affermarsi a Grisolera ed a Romanziol, c dell'XT, impegnato alle Grave cli Papadopoli. In entrambi i casi il collegamento con la sponda di partenza venne infatti mantenuto, il che assicurò l'afflusso dei rincalzi e degli indispensabili rifornimenti di viveri e soprattutto di munizioni. Sul resto del fro nte poi, i reparti d ' assalto della l" e della 6" Armata vennero lanci ati all'attacco quando in pianura e sul Grappa le sorti della battagl ia erano decise. In Val Lagarina, come in Val cl ' Astico e sul1' Altopiano cl' Asiago, ciò che contava era far presto e penetrare in profondità il più rapidamente possibile, una volta spezzata l' ancor solida corazza esterna. Gli ardili, in virtù della loro irruenza e della loro agili tà, rappresentavano lo strumento ideale s ia per aprire la breccia iniziale, sia per lo sfruttamento del successo, come nel caso cleUa colonna lanciata da Marco verso Rovereto e Trento. In altre condizioni , durante l' inseguimento lungo la va lle del Piave e verso il Cadore, le stesse caratteristiche permisero a i reparti d ' assalto di agire efficacemente nell'ambito cli complessi di truppe celeri, con il compito di vincere la resistenza delle retroguardie e di agganciare il grosso delle fo rze in ritirata pri ma che potesse sottrarsi alla cattura.

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Schema dell'azione affidata alla 13 Divisione d'Assalto per la cattura della linea dei villaggi nella piana di Sernaglia, con l'indicazione degli obiettivi assegnar.i all'artiglieria ed i percorsi delle colonne d'attacco (AUSSME , Rep. B-4, Racc. 3014 bis, l" Divisione d ' Assalto)

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LE TRE TESTE DI PONTE ALLA MATTINA DEL 27 OTTOBRE 1918 M.Moncader

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Da E. Caviglia, Le tre battaglie del Piave, Mondadori Ecl., Milano, 1934, pag. 176

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La situazione della l 11 Divisione d'Assalto la sera ciel 27 ottobre, con il grosso delle forze raccolto in riserva a Fontigo cd il resto ripartito tra Moriago, Sernaglia e la riva sinistra ciel Rio Rahoso (AUSSME, Rcp. B-l, Racc. 141S 2053c Diario Storico I O Raggruppamento cl' Assalto, 1 I giugno 19 I 8 - 30 novembre 1918)

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Elementi cli un plotone d' assal to reggimentale della brigata "Sassari " a Santa Lucia. La giubba con collo aperto e bavero rovesciato sul maglione a collo alto, il distintivo in lana nera sul braccio sinistro cd il pugnale alla cintola ·c~Vratterizzano anche visivamente gli arditi reggimentali (AUSSME)

Con gl i arditi mitraglicri durante l' avanzata travolgente delle nostre truppe. Per quanto non sia speciricato l'immagine può essere ricondotta all 'ambiente della Val Lagarina ed ali ' azione del XXIX Reparto cl' Assalto durante l' offensiva finale (AUSSME)

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Arditi di un reparto d' assalto non identificato in una delle loro tipiche manifestazioni cli esuberanza nel corso dell.a grande guerra (la presenza del generale De Bono suggerisce trattarsi di mili lari del IX Reparto d' Assalto)

Una particolare soluzione adottata per rendere più rnobile la mitragliatrice Fiat-Revel li. T reparti d'assalto italiani non ebbero mai in dotazione una vera mit.ragliatrice leggera sul modello della Lewis britannica o ciel fucile mitragliatore Maclsen danese ed il ricorso al treppiede "umano" non poteva che essere una soluzione di ripiego

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"Si paite per il fronte: è una fes t.a" 1 Il trasporto in autocarro dagli accantonamenti al fronte nell'imminenza dell'azione, e le manifestazioni di esuberanza che accompagnavano la partenza rientravano nell'iconografia dei reparti d'assalto

Estate 1918. Dame della Croce Rossa Americana distribuiscono doni agli arditi in Altino, nelle retrovie della 3" Armata

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Un plotone d'assalto rende gli onori , davanti a lutti la piccola mascoue. La giubba da bersagliere ciclista ed il maglione a collo alto ne sottolineano la specificità del ruolo, anche se l'arma d 'ordinanza è il fucil e modello '91 e non il più maneggevole moschetto in dotazi.one ai reparti d'assalto (AUSSME)

Sergente maggiore degli arditi in una fotografia da studio tipica cli quegli anni. La sua appartenenza ai reparti d' assalto è indicata dalle vistose "Fiamme" sul bavero rovesciar.o (AUSSME)

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LE GRANDI UNITÀ D'ASSALTO

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idea cli superare il livello organico ciel battaglione per arrivare ad allestire formazioni d'assalto a livello almeno d_i brigata, sembra essersi affa~cc iata 1~er_ la pri m~t volt.a in !e1:mini. con~reti ::'.Ila mente del maggior generale Francesco Saveno Graz1olt nel penoclo 111 cm ncopnva hncanco di capo di stato maggiore della 4a Armata, e segnatamente tra la fine del 1917 e l'inizio del 1918 1• Salvatore Farina nel suo volume Le truppe d'assalto italiane suggerisce un'origine più remota di questo concetto, riferendo, prima degli eventi di Caporetto, in merito all'addestramento cli alcuni battaglioni d'assalto della 2a Armata ad agire nell'ambito di un complesso di forze comprendente anche una brigata dì cavalleria ed alcune autoblindomitragliatrici, destinato a sfruttare un eventuale sfondamento verso Tarnova, e menzionando quindi un colloquio in dicembre tra Badoglio e Bassi in cui il secondo si sarebbe dichiarato decisamente contrario all'ipotesi di dar vita ad un corpo d'armata d'assallo 2 . Nel primo caso non si sarebbe però trattato dì un'unità organica, bensì di un raggruppamento cli forze costituito per una specifica esigenza, mentre nel secondo quel sondaggio del nuovo Sottocapo di Stato Maggiore del Regio Esercito non avrebbe avuto seguito. Non si sbaglia dunque, anche in considerazioni delle sue precedenti iniziative, ad attribuire a Grazioli il ruolo di precursore per quanto riguarda il concerto di grande unità d'assalto. Spenti gli ultimi fuochi della battaglia d ' arresto, la stasi delle operazioni che caratterizzò i primi mesi del 1918 gli permise di dedicare u na parte ciel suo tempo a fissare sulla carta i lineamenti di base cli un'unità di nuovo model lo, le cui caratteristiche salienti avrebbero dovuto essere l'agilità e la potenza dì fuoco, assicurata da una larga distribuzione, estesa ai minimi livelli organici, cli armi ausiliarie della fanteria quali mitragliatrici e lanciabombe, piuttosto che dalla presenza cli una forte componente cl' artiglieria che ne avrebbe appesantito i movimenti. Tutto ciò traspariva dal nome stesso che Grazioli le attribuì di Corpo Leggero Speciale Bombardieri-Mitraglieri, ipotizzandone l'articolazione su tre Brigate Speciali a loro volta formate eia due Reggimenti Speciali ciascuno su due battaglioni 1 . All' origine di questo progetto vi era un'attenta analisi delle forme che aveva assunto il combattimento e del ruolo che poteva svolgervi la fanter ia, alla qual.e si accompagnava una valutazione delle condizioni della fanteria italiana in quella fase ciel conflitto fondata su dati cli prima mano. Come egli stesso ebbe in seguito a dichiarare alla commissione d'inchiesta incaricata di far luce sui fatti dell'autunno 1917, nell'estate della Bainsizza, quando era al comando della 48" Divisione, Grazioli aveva dovuto riconoscere che le truppe non avevano più un autentico slancio offensivo e davano segni di evidente stanchezza4 . Nei ripetuti attacchi al S. Marco aveva avuto difficoltà a far uscire dalle trincee la fanteria anche dopo una prolungata preparazione d ' artiglieria, al punto eia veders i costretto a dividerla in una componente da trincea ed una componente eia attacco. Le condizioni della massa dei combattenti erano a suo parere tali che per raggiungere gli obiettivi sperati era necessario ·'avere delle truppe speciali, educale alla manovra offensiva, ciò che non si poteva assolutamente avere da /ruppe costrette alla vi/a di trincea". Accanto alle reiterate offensive, anche la stessa permanenza in trincea concorreva dunque a

1 Grazi oli assunse l'incarico di capo di stato maggiore della 4• Armata il 22 novembre I 917 e lo te nne fino al 27 apri le del !' anno seguente, quando venne inviato a ricoprire lo stesso incarico presso la 5" Annata (LE Longo, Francesco Saverio Graz.io/i. Ufficio Storico Stato Maggiore, Roma, 1989. pp. l 23-124). 2 S. Farina, Le rruppe d 'assalto italiane, Federazione Naz ionale Arditi d'Italia, Roma, 1938. pp. 28, 230. 3 F. S. Grazioli. Prugelfo di costituzione di grondi unità wrriche spC'ciali. 15 fehbraio 1918. AUSSME, Rep. L- 13, 1-'ondo

Grazia li. 4 Verbal i della Commissione d' Inchiesta, seduta antimeridiana del 26 luglio l 9 l 8, audizione del ceste tenente generale Francesco Grazioli, AUSSME, Rep. L-13, Fo ndo Graziali.

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deprimere lo spirito combattivo dei reparti e ad annullarne slancio e capacità di manovra. Dopo il ripiegamento dietro la linea del Piave ed il successo ottenuto nella battaglia d'arresto, la situazione era significativamente cambiata, ma a questo mutamento non era estranea la strategia d'attesa adottata dall'Intesa in generale e dall'Italia in particolare. La favorevole conclusione delle operazioni di fine gennaio che vanno sotto il nome cli Battaglia dei Tre Monti indicava una ripresa morale e materiale dell' esercito italiano, ma non si può dimenticare che in quella circostanza erano state impiegate unità scelte e sperimentate, rag ion per cui era ancora lecito nutrire dei dubbi sulle effettive possibilità, in chiave offensiva, della massa della fanteria. In previsione di eventuali, future iniziative, a breve od a lunga scadenza, Grazioli era indotto a ritenere che solo una fanteria cli nuovo modello, da lui definita "speciale" , potesse condurre a fondo l'attacco e rappresentare uno strumento davvero risolutivo nel momento culminante del combattimento. Addestramento, armamento ed equipaggiamento appositamente studiali le avrebbero consentito di avere ragione cli forze numericamente superiori ma non altrettanto ben preparate, ed in questa prospettiva il numero non era più un vantaggio ma piuttosto un elemento di impaccio: "Piccoli reparti di questa fanteria speciale, bene inquadrati, bastano largamente a sostituire con vantaggio, nell'attimo critico dell 'assalto, riparti molto più grossi di fanteria coniune procedenti faticosamente ad ondate dense e vulnerabili". L'esperienza suggeriva che nell'attacco il fucile fosse ormai cli poca utilità, e che dovesse essere sostituito dalla bomba a mano e soprattutto dalla mitragliatrice, "la piccola e Leggera macchina che è capace di concentrare in sé stessa, se ben maneggiata e tatticamente bene impiegata, l'azione ed il ji,toco di ben più numerosa jètnte ria ". Secondo questa impostazione, in cui si può cogliere 1'eco delle iniziative avviate da Grazio li quando era al comando della Brigata Lambro prima e della 43• Divisione poi, tutto stava nello studiare un impiego delle armi automatiche che ne esaltasse il ruolo, facendone l'ossatura delle formazioni tattiche ed il perno della manovra. Un ruolo di primo piano dunque, e non ausiliario anche durante il comballimento offensivo, allo scopo di potenziare la capacità di fuoco delle singole unità e di renderle nel contempo più agili e mobili. Alla mitragliatrice si dovevano affiancare altre armi d' appoggio, quali bombarde, lanciabombe, lanciafiamme, in un complesso armonico in grado cli rispondere a tutte le esigenze del campo di hattaglia moderno. Bombe a mano a livello individuale ed armi automatiche, o comunque idonee ad agire efficacemente alle brevi e medie distanze senza appesantire la manovra a livello di reparto, erano quanto necessario per una unità del livello cli brigata, con organici ridotti ma largamente dotata cli mitragliatrici per compensare la diminuzione del numero cli fucili. Equipaggiate anche con un buon numero cli lanciabombe, mortai e lanciafiamme, ai quali si aggiungevano cannoncini piccolo calibro, tali brigate dovevano essere riunite nel numero di tre alle dipendenze cli un comando di livello superiore, identificato nel corpo d'annata, saltando il livello divisionale. Questo comando doveva altresì accentrare nelle sue mani l'artiglieria campale e pesante campale destinata ad appoggiarne l'azione, nonché l'insieme dei servizi necessari per vivere ed operare. Per le brigate era proposta una struttura su due reggimenti, con un'aliquota di armi d'accompagnamento direttamente dipendente dal comandante, comprendente tre compagnie mitragliatrici, due batterie su sei pezzi cli cannoncini da 37 mm, una batteria di bombarde tipo Van Deuren su nove armi ed una sezione lanciafiamme. La formula binaria veniva replicata per i reggimenti, per i quali era prevista un'articolazione su due battaglioni. Nell'am.bito di questi si sarebbe realizzata una netta prevalenza della componente mitragliatrici , costituita da due compagnie, rispetto a quella d'assalto, armata solo di bombe a mano e pugnale ed organizzata su una compagnia. L'organico del battaglione sarehbe stato completato eia due sezioni pistole-mitragliatrici, da due sezioni lanciabombe Stokes e dal reparto zappatori, ed altre due compagni mitragliatrici, insieme con una sezione lanciabombe Thevenot, dovevano essere alle dirette dipendenze del comando cli reggimento. L'abbondanza di anni d'accompagnamento giustificava la denominazione cli Corpo Leggero Speciale Bombardieri - Mitraglieri che può tuttavia risultare fuorviante. Nelle intenzioni cli Grazioli doveva infattj trattarsi e.ti una unità cli fanteria dalle caratteristiche spiccatamente offensive, in grado di imporsi all'avversario grazie alla potenza di fuoco cli cui disponeva ed alla possibilità di svilupparla alle minime distanze, proiettando in avanti le compagnie mitragliatrici di battaglione per affiancare e sostenere l'azione

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della compagnia d'assalto. Attraverso la fusione di una componente addestrata a comhattere con le bombe a mano ed il pugnale con una componente largamente dotata di armi automatiche, si sarebhe realizzata quella armonica combinazione di fuoco , movimento ccl urto da lungo tempo auspicata, anche se al primo di questi tre fattori veniva comunque allribuito il ruolo principale, sottolineato dal rapporto numerico tra compagnie d'assalto e compagnie mitragliatrici. A questo riguardo Grazioli era del resto molto esplicito: "Il segreto del successo della nuova formazione che si propone e del conseguente particolare sistema di attacco, sta tutto nella rapidità e nella scioltezza con le quali sapranno m.anovrare i reparti mitragliatrici, alla cu.i potenza di jiwco è qffì.dato si può dire ogni atto del combattimento, successivo alla distruzione delle difese nemiche, salvo naturalmente quello materiale dell'assalto che non può essere condotto se non da poca, ma scelta ed aggressivafanteria.''. Era un 'impostaz.ione che puntava a ridare centralità alla fanteria, ma ad una fanteria ben diversa di quella che si era dissanguata sul Carso e sugli altipiani, la cui azione si era troppo spessa concretizzata nell'urto ossessivamente ripetuto contro una sistemazione difensiva che l'artiglieria avrebbe dovuto preventivamente distruggere. Già nel 1916, e soprattutto nel corso del I 917, si era cercalo cli superare questa concezione attraverso un processo di specializzazione e con la distribuzione cli nuovi e sempre più numerosi strumenti di offesa. Nell'ultimo anno di gueJTa questo processo aveva trasformato radicalmente il battaglione di fanteria, e di lì a poco avrebbe preso corpo il progetto di una nuova struttura organica, il cosiddetto battaglione "tipo" , che prevedeva una distribuzione capillare di armi automatiche, presenti a livello di plotone sotto forma cli moschetti automatici e mitragliatrici leggere nelle tre compagnie "moschettieri" e dì mitragliatici pesanti nella compagnia mitragliatrici 5. La proposta cli Grazioli .si collocava quindi in un solco già tracciato, ma tentava di imporre al processo una decisa accelerazione attraverso l'impiego di una tipologia di armamenti già in dotazione ed il recupero di strutture organiche già presenti nell'ordinamento del Regio Esercito. Ecco quindi l'utilizzo delle mitragliatrici tipo Fial-Revelli e delle pistole-mitragliatrici all'interno del battaglione speciale, coma già avveniva nei normali battaglioni cli fanteria, e delle mitragliatrici tipo St. Etienne nelle compagnie mitragliatrici reggimentali e cli brigata, in analogia a quanto già avveniva per le compagnie mitragliatrici cli brigata e divisionali. Non era quindi necessario attendere la messa a punto di nuovi modelli di armi, e lo stesso poteva dirsi per lanciabombe e bombarde, con la collocazione a livello di battaglione di sezioni Stokes, soltanto raddoppiandone il numero rispetto a quanto al momento previsto, e cli bombarde Thevenot e Van Deurcn ai livelli ordinativi superiori . Per quanto riguardava l'impiego venivano avanzati alcuni suggerimenti , con la raccomandazione di provvedere ad una loro definizione più puntuale dopo un periodo cli sperimentazione eia compiersi sul terreno d'esercitazione dei Monti Berici, se non con un intero corpo d'armata almeno con una brigata. Nell'attacco, tenuto conto ciel volume cli fuoco che potevano erogare i suoi clementi costitutivi, e della necessità cli non offrire bersagli troppo densi all' artiglieria avversaria, la brigata speciale avrebbe dovuto occupare un fronte di circa duemila metri. Il tiro di distruzione sarehbe stato eseguito dai mezzi in dotazione al corpo d'armata, un gruppo di cannoni pesanti campali ed uno di obici pesanti campali integrati da un reggimento di artiglieria da campagna e dalle bombarde Van Deuren, nonché dalle artiglierie di medio e grosso calibro messe a disposizione per l'occasione. Al momento dell' assalto ogni battaglione avrebbe lanciato in avanti la compagnia armata cli bombe a mano e pugnali distribuita in due ondate di circa cento uomini l'una, la prima fiancheggiata dalle due sezioni pistole-mitragliatrici, la seconda accompagnata da almeno due sezioni mitragliatrici Fiat, senza treppiede per essere più leggere e maneggevoli. Queste armi erano destinate innanzitutto a permettere il consolidamento della linea raggiunta, dove sarebbe stato immediatamente proiettato anche il reparto zappatori per i primi lavori cli rafforzamento. Le altre quattro sezioni mitragliatrici del ballaglione dovevano sostenere l'attacco dalla linea cli partenza per poi portarsi a loro volta in avanti a scaglioni in modo da dare alle nuove posizioni la solidità necessaria. Il loro posto sarebbe stato preso dalle compagnie mitragliatrici reggimentali, chiamate a schierarsi in modo eia poter sviluppare 5 Comando Supremo, Sezione lslruzion i, Ragioni e scopi dell'esperimento per la rrasjrmnazione organica e dei procedimenti ta11ici del Btg. di fanteria, del 24 settembre 1918. in l'Esercito Italiano nella Grande Guerra ( 1915 · 1918). Voi. VI, Tomo 2°, le isrruzioni tatriche del Capo di Staro 1'v!aggiore de/l' Esercito ( 1917 · !918j, pp. 482 - 491.

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un'azione di fiancheggiamento per proteggere, insieme con le sezioni lanciabombe Stokes dei battaglioni, le truppe attestate più avanti. In questo scenario le mitragliatrici di brigata costituivano una massa di fuoco di manovra a disposizione del comandante di brigata. Meno dettagliale le indicazioni relative al l' impiego delle brigate speciali nella difensiva, l'accento era tullavia messo anche in questo caso sulla componente mitragliatrici, da scaglionare in profondità per esaltarne l'efficacia, mentre alla componente d'assalto veniva lasciato il compito del contrattacco. Grazìoli riteneva possibile costituire un corpo d ' armata speciale per ognuna delle armate, senza impoverirne sensi bi Imente gli organici di prima linea, ed arrivare così a disporre di una aliquota cli fanteria d'attacco per ognuna cli esse. li progetto, verosimilmente perché troppo innovativo. ma forse anche perché concretizzava una suddivisione della fanteria in due aliquote di differenti caratteristiche poco gradita ai vertici dell' esercito, non ebbe seguito. Non si può peraltro escludere una sua qualche influenza nel processo di definizione del battaglione "tipo", ed a maggior ragione nella maturazione del concello di grande unità d 'assalto, pur dovendosi riconoscere che le divisioni create nel giugno del 1918 avrebbero av uto una connotazione appunto "d'assalto", senza quella abbondante distribuzione dì armi d ' appoggio, ed in particolare di mitragliatrici, che caratterizzava la visione dì Grazioli. Il quale ciel resto non si perse d'animo e, passato il 27 aprile alla Armata, sempre con l'i ncarico di capo di stato maggiore, mise a punto un progetto per Ja sua trasformazione in armata di riserva mobile strategica, i cui caratteri distintivi dovevano essere la massima mobilità, la prontezza cli impiego e l'altitudine alla guerra manovrata in campo aperto 6. La sua fanteria avrebbe dovuto essere una fanteria d'assalto, costituita da reparti leggeri ma ampiamente dotati di mitragliatrici, secondo la stessa concezione che aveva ispirato il progello ciel Corpo Speciale Leggero Mitraglieri - Bombardieri, della cui validità Grazioli era dunque assolutamente convinto. Lo studio, la cui modernità trova conferma nell'importanza allribuita alla presenza cli una robusta componente aerea, anch'essa con compili spiccatamente offensivi e non semplicemente dì concorso, venne trasmesso in maggio al Comando Supremo senza peraltro essere preso in considerazione e venendo anzi bollato da Badoglio come un insieme di ''Disserta zioni inutili,

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non fondare sulla situazione". Era un nuovo e forse più cocente insuccesso, a cui peraltrn sarebbe ben presto seguita una soddisfazione eia tempo attesa e certo meritata. In novembre, nell'inviarlo presso la 4• Armata come capo cli stato maggiore, lo stesso Diaz gli aveva assicurato il comando di un corpo cl' armala non appena le circostanze lo avessero consentito. Ora quel momento era venuto. Dall' operato e dagli scritti di Grazioli emergeva un'attenzione per il problema dell' impiego della fanteria ed una familiarità con il terna delle truppe d'assalto che ne facevano il naturale e più autorevole candidato per il comando del Corpo d'Armata cl' Assalto, incarico che gli fu effettivamente conferito il 10 giugno 1918, all'atto della costituzione di questa grande unità del tolto atipica per il Regio Esercito. Ad ispirare la creazione cli grandi unità d'assalto era la volontà di disporre cli una massa d'urto potente ed al tempo stesso agile e manovriera da poter utilizzare in chiave offensiva e controffensiva inserendola al momento opportuno nello schieramento. Si trattava di replicare su scala maggiore il concetto di impiego del reparto d'assalto, con l'obiettivo di r.iuscire in questo modo a realizzare la rottura su un ampio tratto ciel fronte e di passare immediatamente al suo sfruttamento, con una rapida avanzata in profondità in grado di tramutare il successo tattico in successo strategico. Tutto questo non era ancora codificato quando il Corpo d'Armata cl' Assalto venne effettivamente costituito il I.O giugno 1918 a Montegalda, nel vicentino, ed il compito di definirne i criteri di impiego e le modalità d ' azione ricadeva quindi sul comandante appena designato, il che contribuisce a spiegare perché la scelta cadde proprio su Grazioli. Alle sue dipendenze furono poste la Divisione Cecoslovacca, che il 18 giugno sarebbe stata trasferita alla 1" Armata, e soprattutto la Divisione "A", ridenominata in seguito Ia Divisione e.I' Assalto. 6 Comanùo Y Armata, ufficio Operazioni, Swdio sulla fomwz.ione e preparazione del/'11rmma . n° 1733 op. ciel 4 maggio 1918, con allegato lo stuùio del ge nerale Graz.iuli, Fonnaz.io11e prepara::.ione di una riserva mobile strategica, in L'Esercito Italiano nella Grande Guerra ( 1915 - 1918), Voi. V, Le opera::.ioni del /9/8, Tomo 2° bis, La conclusione del confli110, pp. 491 - 5 I 3, efr. anche L. E. Longo, op. ci t, pp 127- J 29.

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La dislocazione delle uni là del Corpo d 'Armata ''A" il I O giugno 19 I 8. Treparti d 'assalto della Divisione "A" sono raccolti intorno a Veggiano, Arlcsega, Mestrino, Villafranca e Limena, a nord-est cli Montegalda, sede ciel comando del corpo d'armata ed a nord-ovest cli Sarmeola, sede ciel comando di divisione. La divisione cecoslovacca è accantonata più ad occidente. tra Mossano, S. Germano dei Berici, Org iano. Sossano e Albettone (AUSSME, Rep. B-1 , Racc. I 20S I b, Diario Storico Corpo cl' Armata cl' Asalto)


LA SITUAZIONE SULLA FRONTE ITALIANA NEL GIUGNO 1918

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da E. Caviglia, Le tre battaglie del Piave, Mondadori Ed., Milano, 1934, pag. 64


Ufficialmente costituita l' 8 giugno agli ordini del maggior generale Ottavio Zoppi con sede del comando a Villa Arrigoni, a Sarmeola, la Divisione "A" comprendeva nove reparti d'assalto tolti alle armate ed inquadrati in tre formazioni a livello di reggimento. Completavano l'organico unità di supporto ed aliquote dei servizi, che le davano comunque una configurazione "leggera", stante il fatto che la componente cl'mtiglieria era limitata ad un gruppo da montagna. Più ricca la dotazione di mitragliatrici, con la presenza di sei compagnie, a cui si aggiungevano due reparti cannoncini da 37 mm tolti alle brigate Trapani e Murge per ridurre i tempi e consentire il rapido completamento deJla nuova grande unità. La struttura dei reparti d'assalto rimaneva inalterata, ma a ciascuno veniva assegnata una salmeria di cinquanta muli ed a due cli essi venivano aggregati i reparti cannoncini. L'avvenuta costituzione della divisione, nel cui impianto è possibile riconoscere una traccia dei progetti elaborati da Graziali, venne sanzionata il mattino dell' 11 giugno in una spianata nei pressi di Mestrino, dove Zoppi presentò i reparti ai comandanti cli raggruppamento e di gruppo appena insediati, pronunciando poi insieme a tutti i suoi uomini il giuramento di compiere sempre e comunque il loro dovere7 .

DIVISIONE "A" Comandante: Magg. Gen. Ottavio Zoppi Capo di Stato Maggiore: T. Col. Mario Campi 1° Raggruppamento Reparti d'Assalto - Col. Brig. Paolo Tommasini (Arlesega)

1° Gruppo Reparti d'Assalto - Col. Carlo Grillo (Arlesega) - V Reparto d 'Assalto - Cap. Alfredo Giulia (Arlesega) - X Reparto d'Assalto - Cap. Alfredo Gualtieri (Lissaro) - XX Reparto d'Assalto - Magg. Enrico Ponzio (Veggiano) 2° Gruppo Reparti cl' Assalto - Col. Roberto Raggio (Mestrino) - Xli Reparto d'Assalto - Magg. Domenico Ottanelli (Mestrino) - XIII Reparto cl' Assalto - Magg. Giorgio Moro-Lin (Montegalda) - XIV Reparto d'Assalto - Magg. Cesare Ambrogetti (S. Maria di Veggiano) 3° Gruppo Reparti d'Assalto - Col. Carlo Trivulzio (Limena) - Vlll Reparto d'Assalto - Magg. Paolo Vagliasincli (Taggi di Sopra) - XXII Reparto d'Assalto - Cap. Ugo Abbondanza (Limena) - XXX Reparto d'Assalto - Magg. Luigi Marotta (Villafranca Padovana) Compagnie Mitragliatrici 279\ 317•, 589", 1769'\ 1770", 1780• (Campodoro) XLIV Gruppo Artiglieria da Montagna - batterie 126\ 144'\ 146a (Grisignano) 91 ° Battaglione Zappatori (Campodoro) 122" Compagnia Telegrafisti (Sarmeola) 162a Sezione Carabinieri Reali (Montegalda) 227° Plotone Carabinieri Reali (Sanneola) 4• Compagnia Milizia Territoriale (Grisìgnano) 70a Sezione Sanità. (Rubano) 75" Sezione di Sussistenza (Ronchi di Campanile) 144a Reparto Someggiato (Vìllafranca Padovana) 170• Reparto Someggiato (Montegalda) Autosezione (Sarmeola)

7 Comando Divisione "A", Stato Maggiore, Giuramento della Divisione. n° 17 Ris. del I Ogiugno 19 ·1s, AUSSME, Rep. B4, Racc. 3015, I" Divisione d'Assalto, Sciogli.mento e costituzione.

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La divisione era tale solo cli nome dal momento che, per quanto riguardava la struttura di comando ed i mezzi cli collegamento e di supporto, tutto doveva ancora essere organizzato. Lo stesso comando di divisione contava un solo ufficiale, oltre al capo di stato maggiore, ed i comandi di raggruppamento e cli gruppo esistevano soltanto sulla carta. In questa situazione una delle prime disposizioni impartite da Zoppi fu che i reparti continuassero per i l momento ad amministrarsi in modo autonomo, così come erano ahituati a fare. Era una scelta obbligala, che tuttavia non facilitava la trasformazione di un insieme di nove battaglioni dalla provenienza più disparata e dalla spiccata individual ità in un complesso armonico e ben amalgamato. TI raggiungimento di questo obiettivo incontrava già, infatti, la resistenza degli stessi reparti, che avevano cli massima accolto con disappunto l'inquadramento in una struttura cli visionale, in netto contrasto con la posizione cli larga autonomia e di privilegio di cui avevano goduto nel trovarsi alle dirette di pendenze cli un comando d i corpo d ' armata. Se allo scarso entusiasmo si unisce l'assoluta mancanza di addestramento ad agire in formazioni cli livello superiore al battaglione, ben si comprende l'entità del problema che Grazio li e Zoppi avevano di fronte, trovandosi per cli più a dover costruire di sana pianta l' intelaiatura cli una grande unità, dalle caratteristiche del tutto nuove, ed a doverne definire anche i concetti cli impiego. Nul la infatti era ancora stato stabilito in merito all' uso che si sarebbe dovuto fare del Corpo d ' Armata d'Assalto ccl in particolare della Divisione "A" . Questo aspetto del problema venne affrontato eia Grazioli il pomeriggio ciel 12 giugno in una conferenza tenuta ai comandanti di divisione, accompagnati dai rispettiv i capi di stato maggiore, ai comandanti di brigata e d i reggimento e, per la sola Divisione ''A", ai comandanti di battaglione, un particolare che lascia capire come si volesse in qualche modo riconoscere ai reparti d'assalto una loro precisa individualità nonostante l'avvenuto inquadramento in gruppi 8. L'esordio ciel comandante del Corpo cl' Armata d' Assalto lascia chiaramente intuire che il compito che attendeva i convenuti non era stato ancora precisato. Grazioli infalli disse subito che intendeva anelare oltre le poche parole pronunciate in occasione della cerimonia del giuramento della divisione d'assallo e fis sare in modo chiaro ed inequivocabile le linee guida alle quali tutti avrebbero dovuto attenersi. Per far questo era innanzitutto necessari.o avere ben presente il ruolo del si ngolo reparto d' assalto e sforzarsi di interpretarlo con riferimento ad un'entità ben più vasta e complessa. 11 passaggio dalla dimensione del reparto a quella del corpo d'armata non significava soltanto un aumento di forza ma doveva essere lello ed interpretato in funzione delle prospettive che una tale trasformazione offriva. I punti fermi eia tenere bene a mente erano rappresentati dall ' impiego in chiave offensiva o controffensiva, dall a rapidim dell'azione e dall' elimi nazione cli tutte quelle componenti e quel.le strutture non funzional i alle esigenze cli una massa d'assalto ed al tipo di impiego che questa poteva avere: "Il concelto della massa d'assalto permane in quanto: I) Scopo quasi unico del Corpo d 'Armata sarà l'azione decisamente offensiva sia nella suaform.a più pum, sia nella sua forma derivata, ma molto simile di contro.ffen:,;iva. 2) Le modalità mediante le quali tale azione dovrà svolgersi, do vmnno rivestire quel carattere di sommarietà, di speditezza, di rapidità che sono prvprie di un.a massa d'assalto. 3) Gli organi ed i mezzi destinati a far .fiuizionare una tal massa, saranno i p iù agili possibili, e quindi i più semplici ed i più snelli, rinunziando ad ogni.funzione che n.011. sia direttame/1.le connessa alle più immediate esigenze dell'azione (~ffensiva." lnclivicluali questi criteri fondamentali , peraltro relativi alla sola Divisione ''A" perché ben diversa era la fisionomia della Divisione Cecoslovacca, tulli erano chiamati ad adoperarsi per far sì che la grande unità fosse in grado cli rispondere nel più breve tempo possibile alle aspettative del Comando Supremo, quale pedina da tenere all a mano per ogn i evenienza. Con queste premesse il compito della divisione era chiaro: inserirsi in un 'operazione già organizzata per assicurarle la potenza d ' urto necessaria, sfruttando al meglio le predisposizioni cli carattere logistico ccl operativo poste in essere dai comandi in linea, prime fra tutte quelle relative alla preparazione d 'arti8

Comando Corpo d'Armata A, Con{erenz.a te11wa il 12 giugno ai Comandanti di Divisione, di Brigata, di Reggime!llo, e Raggrupparnento di Fameria, di Gruppo d 'A rtiglieria e del Bali. Genio del Co,po d "Arma/c.1A, AUSSME, Rep. B-1, Racc. 120 S I a, Diario Storico Co rpo ù" Armala d'Assalto.

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glieria. Da ciò la possibilità di limitare a guanto strettamente indispensabile la struttura dei servizi divisionali, che al momento dell ' entrata in azione si sarebbero appoggiati alla rete già esistente in loco, e la decisione di prevedere per il corpo d'armata, ed in particolare per la Divisione "A" , una componente d'artiglieria idonea soltanto all'appoggio diretto, attraverso il tiro d'accompagnamento e cli sbarramento vicino, rispettivamente durante e dopo l'assalto. Ad incrementare il numero delle batterie a disposizione, includendovi un'aliquota di maggior calibro, avrebbero provveduto il comando d'armata interessato o lo stesso Comando Supremo. ln proposito Grazioli preannunciava che questa seconda ipotesi si sarebbe potuta verificare soprattutto ne.I caso cli un'azione controffensiva, diretta a sbarrare iI passo ali' avversario qualora fosse riuscito ad aprire una breccia nelle difese. Il suo pensiero era evidentemente rivolto alla situazione esistente in pianura, lungo il Piave, in quanto subilo dopo aggiungeva che in tal caso, come poi sarebbe in realtà avvenuto, la divisione si sarebbe trovata ad operare in campo aperto, su un terreno solcalo eia linee difensive, da canali e da siepi sui quali appoggiare la manovra. Tutto ciò aveva portato ad una configurazione delle varie componenti riassunta in questi termini: I) Fanteria e suoi mezzi ausiliari di o,ff'esa, al comple10. 2) Artiglieria, leggerissima, per il solo compito di accompagnamento vicino durante l 'mtacco o di primo sbarrarnento imm.ediato ad attacco riuscito. Come quantità quest'arrigtieria verrà aumentata :,;1,d posto, a seconda delle esigenze dell'azione. 3) Genio, il puro indispensahile per le strette esigenze delt 'attacco, vale a dire per i favori di accompagnamen.Lo de/l'attacco e per un primo sommario rcifforza1nento del Lerreno conquistato, sul quale poi interverrebbero altre truppe per compiervi un 'organizzazione difensiva cornpleta. Data questa struttura la chiave ciel successo stava nella sorpresa, accompagnata da un' estrema velocità negli spostamenti e rafforzata dall'attitudine a preparare una qualunque azione in tempi brevissimi, sulla base di una rapida ricognizione sul terreno e di un altrettanto rapido apprezzamento della situazione locale. In questo quadro la pedina fondamentale era i.I battaglione, o reparto d 'assalto, a cui si riconosceva la capacità di impostare ed eseguire un qualsiasi atto tattico a carattere sia offensivo che controffensivo, sottolineando però la necessità che allo slancio si accompagnasse sempre una corretta gestione delle forze a disposizione, in ossequio al principio dell'economia. A tal riguardo Grazioli raccomandava cli utilizzare le armi ausiliarie, e soprattutto le mitragliatrici, nel modo più efficiente possibi le. In linea con i concetti da lui già espressi in passato, i comandanti erano quindi invitali a studiarne un impiego che ne facesse l'ossatura ciel reparto, sia nell' attacco che nella difesa del terreno conquistato, ed a considerare i fanti come il completamento di questa struttura portante. A livello superiore i comandi cli gruppo dovevano avere una funzione di coordinamento nei confronti delle tre pedine alle loro cli pendenze, integrandone l'azione con i mezzi ausiliari di volta in volta assegnati, rappresentati in primo luogo dalle compagnie mitragliatrici divisionali, che Grazioli avrebbe visto volentieri riuni te in gruppi per avere a disposizione uno str umento sufficientemente manovriero ed al tempo stesso in grado di creare un efficace sbarramento di fuoco. Sulla stessa falsariga doveva svilupparsi l'azione ciel comando cli raggruppamento, al quale però sarebbe spettato coordinare l'intervento dell ' artiglieria, in relazione ai due compiti del tiro d'accompagnamento vicino e del tiro di primo sbarramento, mobile o fisso. Nel far questo era però necessario evitare soluzioni troppo complesse, mutuate dall'esperienza degli eserciti alleati e tali da richiedere un' abbondanza di mezzi cli collegamento che al momento non esisteva, per percorrere invece strade più semplici ma più sicure, in aderenza alJa natura di un impiego che si concretizzava nella velocità e nella brutalità cieli' assalto: "Non lasciamoci traviare in questo campo da imi1azioni esotiche venute recenLemente troppo in onore, ma che non sono attuabili con la realtà alquanto deficiente di mezzi di collegamento che noi possediamo. Gli attacchi a tipo orario e certe altre rq/jinmezze ultime della guerra non sono per noi. Oltre che non corrispondenti alla nostra natura esse non possono conciliarsi col tipo della nostra azione che, per conservare il suo carattere di assalto, dovrà essere semplice, quasi brutale, un po' a lipo antico se si vuole, guidata direttamente dal 'occhio dei comandanLi e con mezzi di collegamento sicuri e quindi di semplicità rudimentale; ma non per questo potrà riuscire meno utile come lo dimostra l 'esperienza della guerra vissuta in quesLi ultimi tempi, da noi e altrove.''

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Le parole del comandante di corpo d'armala, improntate da una chiara visione del potenziale della grande unità ma anche da un sano realismo, rimandarono i convenuti ai loro reparti con qualche cettezza in più, e con la convinzione che molto restava eia fare. Nel frattempo Grazioli cominciò a verificare le possibilità di impiego su diversi tralti del fronte e, su specifica indicazione deJ Sottocapo di Stato Maggiore dell 'Esercito, quella sera stessa si recò a Breganze, per un colloquio con il comandante della 6" Armata inteso a verificare le opportunità che potevano aversi sull'Altopiano di Asiago. L'indomani, insieme allo stesso Badoglio, proseguì i sondaggi incontrando a Brescia il comandante della Armata, per poi recarsi il 14 giugno presso il comando del XIV Corpo d' Armata allo scopo cli approfondire l'ipotesi emersa in quella sede di un'azione nel settore delle Giudicarie. Ricognizioni e studi dovettero però essere immediatamente accantonati con l'inizio dell'attesa offensiva austro-ungarica tra l' Aslico ed il mare, un evento che schiudeva la prospettiva di un impiego in chiave controffensiva del corpo d'armata e soprattutto della Divisione "A", secondo quanto lo stesso Grazioli aveva anticipato nella conferenza del 12 giugno. Nella tarda mattinata de] 15 giugno la situazione determinatasi nella parte più occidentale del massiccio del Grappa indusse il Comando Supremo a mettere la divisione del maggior generale Ottavio Zoppi a disposizione della 4a Armata, ma il venir meno della spinta avversaria portò all'immediata revoca dell'ordine di movimento. Le ore seguenti e l' intera giornata del 16 furono spese nel completare i preparativi per la partenza per il fronte, mentre di ora in ora si faceva sempre più probabile un intervento nella zona del Montello o nel settore del basso corso del Piave. Quando in serata Graz.ioli ebbe per telefono eia Badoglio l'ordine di recarsi presso il comando della 3a Armata a Mogi iano Veneto, per mettersi a disposizione del duca d'Aosta, fu chiaro quale delle due ipotesi era destinata a concretizzarsi. TI successivo fonogramma con l'ordine che proiettava la Divisione "A" sul fronte della 3" Armata arrivò durante l'assenza di Grazioli, che poco dopo la mezzanotte, arrivato finalmente a Mogliano Veneto, venne informato dallo stesso Emanuele Filiberto della difficile situazione determinatasi nel settore del XXIH Corpo d'Armata, costretto ad abbandonare le sue posizioni sul Piave ed a ritirare l'ala sinistra sulla linea del Meolo. La tappa successiva fu quindi il comando di questo corpo d'armata, dove Grazioli arrivò verso l'una del mattino ciel 17 per concertare l'impiego della Divisione "A" in un'azione controffensiva verso Fossalta e S. Donà di Piave. Con quest'ultimo intervento il comandante del Corpo d'Armata cl' Assalto uscì di scena, non potendo intervenire direttamente sulla condotta delle operazioni destinate a svolgersi sotto la direzione del comandante del XXIII, il parigrado Carlo Petitti di Roreto. Egli non aveva tuttavia dimenticato quanto aveva scritto nello studio per la creazione di un'armata di manovra, con una forte componente di aviazione, ed in mattinata raggiunse il Comando Supremo per accordarsi con il Comandante Generale di Aeronautica, maggior generale Luigi Bongiovanni, in merito alle modalità eia seguire per coordinare eventualmente l'azione delle squadriglie con quella della divisione d'assalto. Il fauo che dal colloquio non sia scaturito alcun risultato di rilievo, dato anche l'andamento che avrebbe assunto la battaglia, conferma le difficoltà che, soprattutto per problemi dì collegamento pressoché insormontabili, esistevano nel coordinare l'azione delle forze di terra con i mezzi aerei in situazioni ad alta dinamica, ma dimostra anche l'attenzione di Graziali per gli aspetti più innovativi del combattimento. La Divisione "A" aveva intanto iniziato nelle prime ore del 17 giugno il trasferimento verso il fronte dalle zone di radunata cli Mestrino, Limena ed Arlesega, rispettivamente per il 2", per il 3° e per il I 0 Gruppo, ultimo a muoversi alle 2,30. TI movimento venne effettuato in autocarro dai reparti cl' assalto, dalle compagnie mitragliatrici e dal battaglione zappatori, ed a piedi dal gruppo di artiglieria eia montagna. Nonostante la relativa brevità del tragitto, a causa della lentezza delle operazioni cli imbarco e dell'intasamento delle strade il trasferimento nella zona tra Roncade e Vallà richiese parecchie ore e venne completato soltanto verso mezzogiorno. A quell'ora Zoppi aveva già poluto prendere visione dell'ordine di operazioni, illustratogli in mattinata da Petitti di Roreto, ed aveva già definito lo schieramento da far assumere ai suoi reparti. TI concetto d'azione, concordato nella notte dai due comandanti di corpo d'armata, era quello di recidere, con azione violenta e decisa, la testa di ponte che l'avversario aveva costituito nella zo-

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na di Fossalta. Così infatti recitava il documento nel quale il comandante del XXllI Corpo cl' Armata precisava .le sue intenzioni 9 : "Intendo oggi chiudere e strozzare l 'irruzione nemica con due violente azioni di contrattacco nelle direzioni: a) dalla fronte Los.son - G01whetto verso le due successive linee di capisaldi Capo d'Argine - Osteria di Fossalta, e Croce - Gradenigo, proseguendo poi energicarnente a cavallo dell 'Argine di S. Marco e colla destra lungo il Gorgazzo per tagliare al tergo l'irruzione nemica e ricostituire la nostra linea; h) dal fronte C. Malipiero - C. Be/lesine contro la linea del Gorga zzo, appoggiando la destra alla

zana inondata." La prima di queste due azioni era atlidata alla divisione d ' assalto, alla quale, nel concederle l' appoggio del LIII Gruppo Artiglieria da Montagna, veniva richiesto di provvedere alla protezione del suo fianco sinistro estendendo il fronte d'attacco fino ad includervi il caposaldo di Fossalta, peraltro nel settore ciel XXVIII Corpo d'Annata, e mantenendo il saldo possesso della linea dell'argine davanti all'ansa di Gonfo, al momento occupata dall'avversario. A questo scopo la divisione poteva disporre della Brigata Bergamo, posta per l' occasione alle dipendenze di Zoppi. Contemporaneamente le veniva tuttavia richiesto di organizzare il suo dispositivo d'attacco in modo da includervi anche una "una piccola colonna di forze adeguate" eia avviare verso Capo d'Argine lungo il canale della Fossetta, secondo una direzione convergente rispetto a quella dello sforzo principale. Detto che l'azione verso il Gorgazzo era affidata alla Brigata Bisagno, rinforzata da un battaglione cecoslovacco e da una batteria da montagna, il documento proseguiva con una dettagliata illustrazione del compito dell' artiglieria, alla quale era richiesto di effettuare tiro di distruzione sulle due successive linee di capisaldi e tiri di ingabbiamento lungo la linea ciel Gorgazzo e lungo la riva del Piave a protezione dei fianchi della divisione d'assalto, con particolare attenzione per l'ansa di Gonfo da dove potevano venire pericolosi contrattacchi. Naturalmente non doveva essere dimenticato il tiro di controbatteria, previsto per tutta la durata dell'azione, come pure quello di ingabbiamento sul fianco verso il Piave, mentre quello sul fianco verso il Gorgazzo avrebbe dovuto cessare non appena i fanti della Bisagn.o fossero an-ivati nelle vicinanze. Per il tiro di distruzione era invece prevista una serie di spostamenti a tempo, collegati al presunto sviluppo dell' operazione. L'artiglieria avrebbe cominciato a martellare i capisaldi trenta minuti prima dello scatto delle fanterie, battendo contemporaneamente anche il terreno antistante, fino alla linea di partenza. Trascorsa questa mezzora, mentre gli arditi iniziavano l'avanzata, tutte le batterie dovevano concentrare il tiro sui capisaldi per spostarlo dopo altri trenta minuti su quelli retrostanti, in modo da lasciare il campo agli attaccanti. Dopo un'altra mezzora lo stesso meccanismo sarebbe stato replicato nei confronti della seconda linea, con lo spostamento del tiro ad oriente di questa. Si trattava quindi di far progredire lo sbarramento di fuoco all'unisono con la progressione degli attaccanti, accompagnandoli da un obiettivo all'altro secondo una ben precisa scansione temporale che nelle intenzioni doveva permettere agli arditi di piombare sui loro obiettivi non appena il bombardamento si fosse spostato più avanti, dopo un'avanzata effettuata sotto l'arco delle traiettorie. Per dare corpo a questo disegno, secondo il quale l'impeto travolgente dei reparti d'assalto si sarebbe giovato anche del fatto che l' avversario non aveva ancora avuto né il tempo né il modo di sistemarsi a difesa, Zoppi divise le sue forze in tre colonne d'attacco ed una aliquota di riserva. Al centro il 1° Gruppo, con i reparti V e XX, doveva agire tra la strada di Pralungo e lo scolo Correggio, a cavallo della strada Albera - Capo d'Argine, con obiettivo quest'ultima località verso la quale doveva convergere eia sud, muovendo lungo la strada parallela al canale Fossetta, anche il XJT. A nord ed all ' ala sinistra dello schieramento d'attacco il 3° Gruppo aveva invece il compito di puntare su Fossalta ed Osteria di Fossalta con due dei suoi tre reparti, rispettivamente !'VIII ed il XXll, rincalzati dal XXX, e cli assicurare nel contempo la protezione del fianco sinistro. l reparti XIII e XIV del 2° Gruppo erano desti nati a rimanere inizialmente in riserva. 9 Comando XXllf Corpo d ' Armata, Stato Maggiore, Ordi11e d 'operaz.ione 11° 4, n° 2702 Op. del 17 giugno 1918, ore 11,30, AUSSME, Rep. B-4, Racc. 30 I4 bis, l' Divisione d' Assalto, Ordini d 'Operazione.

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L'ordine di operazione fissava l' ora dello scatto delle fanterie alle 17 ma il ri tardo con cui la divisione poté assumere lo schieramento previsto, dovuto all'intasamento delle strade nella zona Roncade - Vallio - Fornaci, ne impose il rinvio di un'ora. A complicare ulteriormente la situazione, un improvviso ritorno in forze dell'avversario nella zona cli Zenson diede corpo ad una delle preoccupazioni della vigilia, presentando una minaccia immediata alle spalle della colonna di sinistra e nel contempo creando le premesse per scardinare del tutto il fronte tenuto dal XXVIII Corpo cl' Annata, schierato lungo il Piave alla sinistra ciel XXTTJ. Nel quadro cli un'azione mirante a stabilire lm fronte continuo sulla destra del Piave, ed a collegare quindi fra loro le teste di ponte creale dai corpi d'annata VII e XXTII, la 9" Divisione di Cavalleria appiedata, che costituiva l'ala sin istra della prima di queste due grandi unità, entrambe inquadrate nella 5" Armata austro-ungarica, o Armata cieli ' Isonzo, aveva sfondato le difese italiane davanti a Zen son. Nel corso della giornata anche la 57" Divisione, ala destra ciel XXIII Corpo cl' Armata ausu-o-ungarico, si era mossa con lo stesso obiettivo, tagliando in direzione nord-ovest l' ansa di Larnpol per congiungersi con la 9". La divisione di cavalleria appiedata, dopo aver superato verso le 14 la resistenza del caposaldo di Villa Premuda, aveva intanto spinto le sue avanguardie oltre il fosso Palombo in direzione di S. Pietro Novello e Monastier, portandosi a ridosso del sistema difensivo arretrato organizzato lungo il corso ciel Meolo. La priorità in campo italiano diventava così ristabilire la situazione preesistente, e questo intento portò a stravolgere l' intero disegno cli manovra. TI 3° Gruppo era in marcia sulla strada eia Monastier a Pralungo per raggiungere la prevista posizione di partenza davanti a Fossalta, quando, poco prima delle 16, il XXII Reparto d 'Assalto ebbe dal tenente generale Giulio Latini, comandante della 2Y Divisio ne, unica divisione di prima linea del XXVIII Corpo e.I' Armata 1°, l'ordine di deviare dalla sua direzione cli marc ia e di dirigersi sulla sinistra verso S. Pietro Novello, per poi raggiungere il fosso Palombo. L' intervento ciel reparto, affiancato dal XXV, messo a disposizione cli Latini dal comando cli corpo d'armata, raggiunse quan to meno lo scopo di ricacciare l'avversario oltre il piccolo canale, lungo il quale si raggiunse nella notte un precario equilibrio. Nonostante l'iniziativa di Latini fosse ampiamente giustificata dalle circostanze, come in seguito avrebbe lealmente riconosciuto lo stesso Zoppi 11 , la forza d 'urto della colonna direrta su Fossalta ne era stata dimezzata. Il solo VIII Reparto cl' Assal to, obbligato anche a combattere su due fronti per coprirsi sul fianco sini stro, non fu più nelle condizioni cli proseguire l'avanzata e s i trovò anzi costretto a difendersi dall'azione della 57• Divisione austro-ungarica. Sul suo fianco sinistro era intanto entrato in linea il XXX, che a partire dalle 17 era stato progressivamente risucchiato in azione per il cedimento della linea del Palombo. Il reparto, collegato sulla destra con l' VIII, era così venuto a trovarsi schierato fronte a nord a co-

IO La 25" Divisione. con le brigate Ferrara (reggimenti 47° e 48°) ed AveL/ino (reggimenti 23 1° e 232°), alla data del 15 giugno l 9 I 8 teneva il tratto di fronle da Isola di Sopra. a sud di Salgareda, a Casa Gradenigo, a nord della linea ferroviaria per S. Donà di Piave, pari a circa quauordici chilometri. occupando con le. sue truppe un sistema difensivo che aveva la profondità cli tre. In difficoltà nel contenere le forze avversarie sboccate dall'ansa di Zenson. la divisione era stata via via rinforzata con tre battaglioni della Brigata .Ionio, due battaglioni ciel II Gruppo Bersaglieri Ciclisti ed il XXVIII Reparto d'Assalto. Nel primo pomeriggio del 17 giugno, persi dopo aspra lotta il caposaldo cli Villa Prernuda e quello cli Ronche, si trovava schierala lungo una linea che dal Palombo per Casa Guarnieri arrivava all'ansa cli Lampul, mentre ai Slloi lati, I' 11" Divisione sulla sinistra, rinforzata dal XXV Reparto d'Assalto e da un battaglione della Brigata A11cona, la Divisione "A" sulla destra. si preparavano a contrattaccare. Fu proprio in quel frangente, verso le ore 16, che gli austro-ungarici attaccarono in forze le difese dell'argine <li S. Marco davanti all'ansa <li Lampo!. Preparato da un violentissimo fuoco d'artiglieria l"attacco guadagnò rapidamente te1Teno, risalendo il fiume verso Zenson e premendo verso il Pal.ombo lungo la direllrice Casa Cappellini - Casa Bozzoli Ninni - Casa Levi. 11 Così si sarebbe in seguito espresso il comandante della Divisione '"A'': "Il nemico, irrompendo improvvisamente dal/'an za di Zenson, e ava.11w11do in. massa su S. Pietro Novello, minacciava di aprire un'ampi(I breccia tra il XXIII ed il XX\llll Corpo,

cadendo inoltre a tergo della Divisione d'Assalto .... Comp reso il pericolo, egli 110n esitò un isw111e a stendere la 111a110 sulle trup pe della mia colonna di sinistra, che trovav(lnsi in quei pressi, perfar loro compiere u11a com,ersione a nord-ovest, e lanciarle sul .fìwu:o della massa avversaria. Quel bravo Ce11era{e 11011 si era lascialo intimidire dalle eventuali respon.rnhilità, e non aveva nemmeno perdwo il tempo per chiedermi prima l'autorizzazio11 e. Egli ben sapeva che la miglior coopemzione tallica è sempre quella che si fonda sul cameratismo. e che po!eva perciò contare s11 di me." O. Zoppi, Due volte con gli arditi sul Piave. Ed. Zanichelli, Bologna, 1938, pp. 27-30.

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Schema della manovra ani data al la I a Divisione d' Assalto nel corso delle operazioni controffensive del 17- 18 gi ugno 1918 (S. Farina, Le truppe d'assalto italiane, Federazione Nazionale Arditi d ' Ital ia, Roma. 1938, pag. 290)

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Il terreno della zona Fossalta, Capo d ' Argine, Losson in una carta che evidenziando le linee di difesa ed i capisaldi organizzati dal Regio Esercito in previsione dell'offesa austro-ungarica ne mette in luce la fitta compartimentazione e spiega l'importanza allrihuita al possesso di queste località


pertura della strada che da Monastier per Fornaci e Pralungo portava a Fossalta. In un succedersi cli cruenti scontri, che finirono con l'impegnare tutte le compagnie ciel reparto, venne in questo modo imbastita una linea di difesa aJla cui sinistra si apriva però un'ampia breccia, chiusa soltanto alle 21 dall'arrivo del XIII Reparto d'Assalto, distaccato dalla riserva divisionale. L'ora tarda e la situazione sul terreno escludevano qualsiasi ipotesi di azione offensiva, ma la notte fu comunque movimentata dai numerosi allarmi e dai brevi e violenti combattimenti scatenati da ripetuti tentativi di infiltrazione ad opera di forti pattuglie dotate di mitragliatrici. L'altro reparto di riserva, il XIV, era stato inizialmente avviato in direzione di Osteria, in corrispondenza del punto dove la strada da Monastier per Fornaci e Pralungo si innestava in quella eia Capo d' Argine a Fossalta. Destinato ad affiancare sulla destra l' V111, il reparto era alle 2 J attestato oltre Pralungo, pronto a balzare all'assalto, quando l'azione era stata sospesa, in considerazione della necessità che la divisione assicurasse innanzitutto l'integrità delle posizioni al momento occupate. Durante la notte il XIV venne anzi ritirato da quel tratto cli fronte e fatto rientrare a Monastier, cli dove fu fatto proseguire per il fosso Palombo andando ad affiancare il XXII. Al profilarsi della minaccia proveniente dall'ansa di Zenson e da quella cli Lampo!, il comando di divisione aveva prudentemente fermato la marcia dei tre reparti ciel 1° Gruppo in località Fornaci, sulla strada da Monastier a Pralungo, e li aveva fatti schierare nei presi di Case Meneghel con fronte a nord, verso il Piave, per bloccare eventuali infiltrazioni. Alle 18 la situazione sembrava essere migliorata ed il gruppo ebbe l' ordine cli riprendere la marcia per portarsi il più rapidamente possibile sulle posizioni cli partenza previste. Mezzora più tardi gli arditi erano sulla linea dello scolo Palombo, nel tratto tra la strada di Monastier e lo scolo Correggio, dove quasi subito Ii raggiunse l'ordine cli sospendere l'azione. A differenza degli altri due gruppi, costantemente in allarme anche dopo il tramonto, il I O Gruppo trascorse una notte tranquilla, disturbata soltanto da una pioggia leggera ma insistente e eia qualche occasionale colpo d'artiglieria. Nelle prime ore del 18 giugno gli venne però sottratto il X Reparto cl' Assalto, inviato ad affiancare il XXII ed ìl XIV sul tratto più settentrionale ciel fosso Palombo, acl oriente di S. Pietro Novello 12 . Agli ordini del colonnello Grillo passava invece il XII, peraltro ancora impegnato a sud di Capo d'Argine Questo reparto, operante sulla sinistra della Brigata Bisagno, era stato l'unico ad entrare in azione alle 18 secondo le modalità previste. Dopo un inizio promettente, che lo aveva portato a raggiungere in meno di un'ora la linea fenoviaria e la stazione di Fossalta, il Xll era venuto a trovarsi in difficoltà per i veementi contrattacchi c per la mancanza di collegamenti sui due fianchi. In quelle condizioni avanzare su Capo cl' Argine era stato impossibile ed anzi, dopo aver chiesto invano rinforzi, nelle prime ore della notte il reparto, per non essere tagliato fuori, aveva dovuto ripiegare ed attestarsi qualche centinaio di metri davanti alla sua linea di partenza. Su queste posizioni sarebbe rimasto anche la mattina dell'indomani, quando verso le 11 contenne prima e ricacciò poi un tentativo di sfondamento nel settore tra Casa Malipiero e Casa Bellesine. L'intenzione di sfruttare il successo difensivo per premere su un avversario indebolito e scosso si scontrò con l'ordine di sospendere l'azione e cli prepararsi a raggiungere la nuova destinazione in vista cli un nuovo tentativo dì controffensiva su vasta scala. Nella giornata del 17 giugno, se non fu possibile sviluppare il piano d'azione previsto, l'intervento degli arditi della Divisione "A" valse almeno ad imporre una battuta d'arresto all'avversario, respinto con pesanti perdite in una serie di scontri al di fuori di qualunque disegno organico, combattuti da piccoli gruppi, a livell.o cli compagnia e cli plotone, su un terreno fortemente cornpartimentato ed in una situazione in cui i collegamenti erano quanto mai precari. Come riferisce il diario storico della divisione 13, a queste azioni aveva potuto dare "una certa unità soltanto lo spirito di cameratismo e di cooperazione tra i vari reparti". In queste condizioni l'aggressività e l'iniziativa dei reparti d'assalto si rivelarono preziose, pur in un contesto che non era certo quello immaginato al momento in cui erano stati chiamati in linea. Era

12 Insieme agli arditi tenevano quel trntto di fronte clementi della Brigata Jonio, della Brigata Ferrara e del Il Gruppo Bersaglieri Ciclisti. 13 Diario sLOrico I" Divisione cl' Assalto ( I I giugno 19 I8 - 31 gennaio J 919). AUSSME, Rcp. B-1 , Racc. I280 0- ! 603b.

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infatti evidente che l' avversario non aveva ancora esaurito la sua capacità offensiva e che, per quanto la sua situazione sulla sponda sinistra fosse precaria, era ancora in grado di assumere con decisione l'iniziativa. Ne risultò l'impossibilità di raggiungere gli obiettivi previsti , come si può rilevare senza equivoci da una rilettura della battaglia condotta sulla base dei rapporti dei reparti più che del diario storico divisionale. Questo, infatti, nel narrare gli eventi del 17 giugno ne fornisce una ricostruzione sommaria, nella quale campeggia la sottrazione di forze avvenuta a vantaggio della 25" Divisione e viene espressamente citata la conquista, sia pure temporanea, delle località di Fossalta, Osteria, Croce e Capo cl' Argine. L'andamento cieli' azione porta invece ad escludere che ciò sia avvenuto, anche se rimane la possibilità che l' Vlii Reparto cl' Assalto abbia effettivamente raggiunto le case di Fossalta prima di essere costretto a ripiegare. I documenti esaminati nulla di preciso dicono in proposito e, non disponendo di una relazione di reparto, è ragionevole concedere almeno il beneficio ciel dubbio al racconto ciel maggior generale Zoppi. Resta il fatto che il contrattacco della divisione d'assalto andò ad urtare contro un ' iniziativa avversaria di uguale intensità, dando il via ad una fase di accaniti e furiosi combattimenti, così come correttamente puntualizza il diario divisionale nel ricordare il bottino fatto dagli arditi: "Come il gran nwnero dei prigionieri e mitragliatrici rapidamente presi dai due reparti che jìirono mandati a spezzare l 'attacco nemico proveniente da nord. dimostrò la serietà dell'attacco sresso, così !'in.gente numero di prigionieri e di mitragliatrici presi nelle azioni ad est, dimostrano, insieme alle perdite subite, la durezza della lotta ivi a lungo cornbolluta". Il riferimento è nel prim.o caso ai reparti XXII e XXX, nel secondo ai reparti Ylll,

XIV e XII. Come conseguenza dell'andamento della battaglia e degli spostamenti cli reparti via v.ia ordinati, all'alba del 18 giugno il 3° Gruppo, in linea nel settore centrale, nella zona di Pralungo, si trovava ad essere formato dai reparti VIII, Xlll e ),(XX, tutti agli ordini del comandante del Xlll, maggiore Giorgio MoroLin, dal momento che il colonnbrù.t Trivulzio era stato ferito in combattimento, il 2° Gruppo, schierato sulla sinistra lungo il fosso Palombo e sempre comandato dal colonnello Raggio, affiancava invece al XIV i reparti X e XXll, mentre §Ulla destra, sulla linea del Palombo tra Pralungo e Losson, il l O Gruppo del colonnello Grillo inquadrava, oltre ai reparti V e XX, anche il XII, per il momento ancora ingaggiato in combattimento a sud della stazione di Fossalta. Il nuovo schieramento, e la situazione determinatasi sul terreno, significavano che la Divisione "A", inserita inizialmente in linea in corrispondenza ciel punto di contatto tra il XXVJII Corpo d ' Armata a nord ed il XXIll a sud, si trovava ora a gravitare nel settore ciel primo, e soprattutto a svolgere un ruolo che, dal punto di vista della condotta delle operazioni, era strettamente connesso al compito a questo affidato. Grazioli se ne rese conto in un colloquio telefonico con l'ufficiale di collegamento inviato presso il comando divisione e ne informò il comando della 3° Armata, a Mogliano, che trasferì immediatamente la Divisione "A" alle dipendenze del XXVIll, insieme alla Brigata Bergamo. Per il momento era innanzitutto necessario allontanare l'avversario dal caposaldo di S. Pietro Novello, ristabilire la continuità della linea sia verso destra, lungo lo scolo Palombo, sia sulla sinistra, verso !'XI Corpo d'Annata, per raggiungere in un secondo tempo l'allineamento Ronche - Capo cl ' Argine e riprendere infine il terreno fino ali' argine di S. Marco. Queste direttive, che prevedevano l' attivo concorso dei due corpi d'armata d'ala, XI e XXlll, furono emanate nelle prime ore ciel 18 giugno e crearono le premesse per le disposizioni di dettaglio diramate subito dopo dal XXYlII Corpo d'Armata. Secondo l'Ordine d'Operazione n° 5 , diffuso alle IO del rnattino 14 , la Brigata Bergmno, raccolta tra Fornaci e S. Pietro Novello, doveva sostituire con due battaglioni i reparti d'assalto che presidiavano il tratto cli linea tra Casa Gasparinettì e Casa Carrer, metterne un terzo a disposizione della 25" Divisione e tenere i tre rimanenti pronti a muovere a rincalzo della Divisione "A". A questa era invece ordinato di ripartire i suoi reparti in due colonne d'attacco, ai due lati della 2Y Divisione, per lanciare quindi quella di destra verso la linea Fossalta - Capo cl' Argine e quella di sini-

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Comando XXVIII Corpo <l' Armata, Stato Maggiore, Ordine d 'Opera::.ione 11 ° 5, n° 132 Op. Riservatissimo Segreto del I8 giugno 1918, AUSSME, Rep. B-4, Racc. 3014 bis. I• Divisione d'Assalto, Ordini d'Opera,.ione.

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stra verso il canale Palombo. nel tratto fra Casa Olivotti a destra, pre nde ndovi contatto con la 25' Divi sione, e Casa Florian a s inistra, collegandosi con estrema ala destra <lei!' Xl Corpo d'Annata. Successivamente la stessa colonna doveva proseguire l'avanzata fino a raggiungere il canale Zenson e di qui l'argine di S. Marco. sempre in collegame nto con I' Xl Corpo d'Armata. Così fianchegg iata la 25" Divisione av re bbe dovuto a sua volta portarsi in avanti per rioct:uparc la linea dei capisaldi , ed in particolare quell i cli Villa Premuda e Casa C appelli ni. L'azione, che doveva essere conclorta "con q11ell'impeto tmvolgeme che è precipuo caralleristico dei battaglioni d'assalto'', sarebbe stata preparata e sostenuta dall'artiglieria con modalità dive rse per le due colone. Sulla destra, dove avrebbero fatto sentire la loro vot:e anche le batterie del XXIll Corpo cl' A rmata, mezzora prima delr ora fissata per il balzo in avanti degli arditi sarebbe stato realizzato un concentramento cli fuoco sulla linea O steria - Capo d 'Argine. Allo scot:care dell 'ora H il tiro sarebbe stato allungato e.li cinquecento metri, per cessare solo quando quelle posizio ni fossero state in saldo possesso degli attaccanti. Più articolato il piano di intervento relativo all'ala sinistra, a causa dell'esistenza cli obiellivi cli primo e di secondo tempo. Con il concorso <li bocche da fuoco dell'XI Corpo d'A rmata l'artiglieria doveva iniziare tre nta minuti prima dell'ora Ha spazzare il terreno compreso fra il caposaldo cli Monastier e fosso Palombo - scolo Palombo, spostare il tiro sul canale Zenson quando g li arditi fos sero arrivati sul primo obiettivo e concentrarlo infine sull'argine di S. Marco tra Casoni e Zenson per appoggiare l' ultima fase dell'operazione. Per tutta la sua durala dovevano inoltre essere battuti sia i capisald i di Villa Premuda e di Casa Cappellini , sia l'ansa di Lampol per preveni re poss ibi li contrattacchi dall'una o dall 'altra parte. Dopo una mattinata impegnata a far raggiungere ai reparti le posizioni p reviste, arrivò dal coma ndo del XXVllI Corpo d'Armata la comunicazione c he fissava l'ora H alle 16. All'ala destra. il colonnello Grillo, in attesa del l'arri vo del XII , schierèJ il V Reparto cl ' Assalto a cavallo del lo scolo Correggio, fiancheggiato a s inistra dal XX. Entrambi dovevano puntare su Capo d 'Arg ine curando nel contempo il collegamento d'ala. il XX verso Palazzo Frant:eschini con il 3° Gruppo d'Assalto. proiettato verso O steria di Fossalla e Fossalta. il V oltre lo scolo Pcrissino e da ultimo verso la stazione di Fossalta. Il Xll, che soltanto allora s tava affluendo in zona. sarebbe rimasto in rincalzo sulla linea di partenza. Per quanto riguarda il 3° Gruppo, il temporaneo ritiro dalla linea dei reparti Xlll e XXX lo aveva lasciato con il solo VITI in prima schiera. All'ora convenuta il XX avanzò cli slancio e verso le 17 aveva il controllo di Capo d'Argine e della strada per Possalta fino a Palazzo Franceschini. I prigionieri e le armi catturati davano la misura del successo che però rischiava cli essere compromesso dalla situazione che s i era de terminata ai suoi fian chi: sulla sinistra infatti si era crealo un vuoto, dovuto al ritardo imposto all'azione dell'VIII da un veemente attacco austro-ungarico che in quel settore aveva anticipato l'azione degli italiani, mentre sulla destra le due compagnie del V c he operavano oltre lo scolo Correggio erano state a loro volta ralle ntate dal tiro d'infilata di mitragliatrici appostate tra le s iepi e nelle case verso lo scolo Pcrissino. Anche il lianco destro era quindi scoperto e per rimediare a questa situazione vi fu inviato il X TT Reparto ct· Assalto. affiancandolo al V. In questo modo venne peri'> impegnata l'unica riserva immediatamente d isponibile, senza con q uesto riuscire a migliorare la situazione dell' ala s inistra, dove il XlI, schierato a sud di Losson, si arenò a sua volta in una rete <li nidi di mitragliatrice trovandosi ben presto in difficoltà sotto i ripe tuti e violenti contrattacchi. In breve tempo la si tuazione s i fece insosten ibi le, soprattutto per il XX, premuto di fronte e minacciato cli aggi ramento su entrambi i fi a nchi. Ahbanclonato Capo cl' Argine. il reparto cercò inutilmente di attestars i <lavanti allo scolo Palombo, solo per essere costretto a ripiegare dietro il canale quando l'a1Tetramento del V e del XJJ in direzione cli Losson aprì una nuova brecci a s ul s uo fianco destro. Ne seguirono nuovi furiosi combattime nti, con l' inte rvento cli reparti cli fanteria cli rincalzo, e quando verso le 21 la ca lma tornò su questo tratto di fronte il I O Gruppo e ra di nuovo sulle posizioni dalle quali s i e ra mosso pot:he ore prima. Nel frattempo il 3° Gruppo, nonostante l'accani ta resistenza incontrata, aveva potuto raggiungere le località di Fossalta ed Osteria cli Fossalta con i re parti VIJI e Xlll, mentre il XXX e ra stato impegnato per ricacciare gl i attacchi provenienti dalla zona cli La1n pol. L'avanzata a cavallo della strada per Monastier -

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Osteria era stata però fortemente contrastata all'ala destra, dove operava l'Vlll rimasto quindi più arretrato con il risultato di scoprire il fianco del XX. Alle 21, quando questo reparto aveva abbandonato Capo d'Argine, la linea italiana correva in modo tutt'altro che continuo da Losson ad Osteria, proseguiva per Fossalta e piegava poi ad occidente verso Ronche e Casa Gasparinetti. Nella notte tuttavia queste posizioni, troppo esposte, dovettero essere abbandonale sotto l'incalzare dei contrattacchi con conseguente ripiegamento sul Palombo. La colonna cli sinistra comprendeva i reparti XIV, XXII e X, ai quali era stato aggiunto il XXV, già a disposizione clell'XI Corpo cl' Armata e trasferito nella circostanza al XXVIII. Così rafforzato il 2° Gruppo doveva muovere alle 16 dalle posizioni tenute lungo il Fosso Palombo, da Casa Moro a Casa Florian, per puntare sul canale di Zenson ed andare ad attestarsi tra Casa Levi e Casa del Bosco. In un secondo tempo gli stessi reparti avrebbero dovuto proseguire verso l'argine cli S. Marco, tenendosi in contatto sulla sinistra con l'XI Corpo d'Armata. L'attacco ebbe un inizio promettente ma, oltrepassato di slancio il fosso Palombo che costituiva l'obiettivo di primo tempo, si scontrò con un'analoga iniziativa dell'avversario la cui artiglieria aveva aperto il fuoco alle 15,30, battendo con tale violenza le linee italiane lungo lo scolo Palombo a nord di Pralungo e la zona di Fornaci da non lasciare dubbi in merito alle sue intenzioni. Dopo aver rigettato indietro gli attaccanti , ed in particolare gli arditi ciel XIV, peraltro non adeguatamente sostenuti, gli austro-ungarici superarono a loro volta il Palombo e per un attimo sembrò addirittura che si potesse materializzare uno sfondamento in direzione di S. Pietro Novello e Monastier. Costretto a dirottare parte delle sue forze verso sud, dove era in azione l'altra colonna della Divisione "A", l'avversario non riuscì tuttavia a sfruttare il momento favorevole e, per quanto frammischiati, senza collegamenti ed in gran parte privi cli ufficiali, arditi, fanti e bersaglieri poterono respirare e riguadagnare in serata la linea del Palombo, presidiata nella notte eia elementi delle brigate, Ancona, Avellino, Ionio, Bergamo, del II Gruppo Bersaglieri Ciclisti e da quanto rimaneva dei reparti d ' assalto. Il giorno dopo, 19 giugno, la Divisione "A" rimase attestata suUe sue posizioni senza più prendere parte con forze consistenti ad altre azioni controffensive. Zoppi propose tuttavia al XXVIII Corpo cl' Armata cli appoggiare con un'azione dimostrativa in direzione cli Fossalta, affidata ad alcune pattuglie di arditi, l'attacco che nel pomeriggio la Brigata Bisagno avrebbe sfen-ato da sud verso Capo d'Argine, e di fornire nel contempo un'avanguardia di rottura ai due battaglioni della Sassari lanciati da Losson verso lo stesso obiettivo. La diversione fu affidata a due pattuglie di una quarantina di uomini del XTIJ, fatte avanzare verso Ronche e Fossalta, mentre il 1° Gruppo fornì un reparto di formazione di un'ottantina di arditi per l'attacco a Capo d'Argine. Questi riuscirono effettivamente a raggiungere la località precedendovi i fanti della Sassari, ma per il ritardo con cui questi li seguirono ed a causa della mancata avanzata della Risagno, duramente contrastata già sulla linea d.i partenza, ancora una volta la posizione non poté essere tenuta 15. Alimentare diversamente lo sforzo sarebbe stato del resto impossibile. Tutte le riserve cli settore erano state richiamate più a nord, dove si era manifestato un altro attacco in forze nella zona cli Monastier e dove i reparti ciel 2° Gruppo, r.inforzati d'urgenza da elementi del 1°, tra i quali l'intero Xli Reparto cl' Assalto, dovettero battersi duramente per annullare una nuova penetrazione realizzata dall'avversario in direzione cli S. Pietro Novello. Pur costretti a cedere terreno, gli arditi, mescolati ad unità di fanteria e con l'appoggio cli unità dei bersaglieri e cli cavalleria, riuscirono a contenere l'urto ed a stabilire una linea difensiva davanti a quella località e lungo la strada da Fornaci a Pralungo. Ugualmente impegnato davanti a Fossalta ed a Ronche era nel frattempo il 2° Gruppo cl' Assalto, investito sia frontalmente che sul fianco sinistro. Proprio perché ingaggiati in combattimento, i tre reparti agli ordini di questo comando di gruppo, Vlll, XIII e XXX, furono gli ultimi ad essere ritirati dal fronte la

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Così si esprime al riguardo il già cit:.ito diario storico della l" Divisione d' A~salto: "La Bisagno. che duranle i preparativi per il nuovo arracco. avei:a do vuto perdere una parte del terreno valorosamenle guadagnato nella 1wtte e nel matlino, non poté procedere; m.entre 11011 si è po1uto appurare per quale ragione i hattaglioni della Sassari 11011 abbiano tenuto stretto collegamento con la 1es1a cl'assalto ''.

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sera del 20 giugno, quando anche su quel tratto di linea la situazione sembrò stabilizzarsi. Grazioli aveva sollecitato il ritiro della divisione fin dal mattino del 19 giugno, nella convinzione che la sua capacità d'urto si fosse ormai esaurita e che fosse necessario riordinarla, portando nel contempo a termine quel processo di costruzione della struttura cli grande unità interrotto in modo brusco dalla partenza per il fronte. II resto della Divisione "A" li aveva quindi preceduti cli ventiquattro ore, raggiungendo la stazione di S. Michele del Quarto da dove in treno aveva proseguito per Lonigo e le nuove zone di accantonamento nel vicentino, nella zona compresa tra Lon igo, Orgiano, Barbarano e S. Germano dei Berici.

PERDITE DELLA DIVISIONE "A" NELLA BATTAGLIA DEL SOLSTIZIO

Uccisi V

X

xx XII XIII XIV

4 1 ,.., _,

10 5 11

2

xxx

5 2

Uccisi

Feriti Dispersi

2 2 5

vm XXJJ

Totali

Ufficiali

Reparto

4

2

8

3 6 10

8 13 5

6 12

38 20 14 23 26 28 27 26 66

Truppa Feriti Dispersi

Totali

25 25 50 31

96 31 114 169 126 97 83 76 127

Il

159 76 178 223 163

130

255

11 39 7 1

121 141

200

3 9 l l Batteria da 37 mm 6 l 5 91 ° Btg. Zappatori 122a Cp. Telegrafisti 1524 925 331 74 268 4 54 16 TOTALI Dati ricavati dalla Relazione sommaria sui fatti d'arme dei giorni 17-18-19 sul basso Piave durante la controffensiva della 3" Armala, Comando J" Divisione cl' Assalto, n. 196, AUSSME, Rep. L-13, Fondo Grazioli

Era giunto il momento di procedere ad una valutazione complessiva di questo primo esperimento di impiego di una grande unità d'assalto, valutazione da cui emergeva un quadro con luci ed ombre. I dati numerici indicavano la perdita cli 1.598 uomini a fronte della cattura cli 1.834 prigionieri, tra i quali 34 uffic iali, 128 mitragliatrici e numeroso altro materiale, a cui si aggiungevano dieci cannoni da campagna e due pezzi da 210 recuperati. Questi numeri, se pure davano una misura dell'asprezza della lotta, non erano sufficienti a spiegare quanto era successo, ed in particolare il sostanziale fallimento ciel tentativo di restringere, se non cancellare, la testa di ponte avversaria. Nella sua analisi riportata nel diario storico divisionale e ripresa in una breve e succinta relazione inviata al comando della 3a Armata 16 , Zoppi affermava che la causa cli ciò era eia ricercarsi in un' insutlìciente alimentazione dello sforzo e nella veemente reazione avversaria, dovuta anche al fatto che gli attacchi ai quali cli volta in volta aveva preso parte la sua divisione si erano scontrati con analoghe iniziative austro-ungariche. Ciò però signilìcava che l' intervento degli arditi era valso quanto meno a contenere la spinta dell'avversario e ad impedirgli ogni ulteriore avanzata, aITecanclogli gravi perdite e scompaginandone i piani, un risultato a cui aveva contribuito la caratteristica propria dei reparti d'assalto di difendersi contrattaccando. Oltre alle perdite, esemplificate dal numero dei prigionieri, gli austro-ungarici avevano dunque dovuto subire l'iniziativa dei suoi uomini, senza mai

16 Comando 1• Divisione d'Assalto, Relazione sommaria s11i Jèwi d'arme dei giorni 17-18-19 s11! basso Piai,e duranle la co11troffensiva della 3a Armata, n. I 96 s.i.d.. AUSSME. Rcp. L- 13, Fondo Grazi oli .

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riuscire ad attestarsi al cli qua del Palombo, un modesto rigagnolo assunto ad improvvisa notorietà durante quei giorni di battaglia. Nel dopoguerra il comandante della Divisione "A" avrebbe ripreso ed ampliato queste considerazioni, con l'obiettivo di dare una più precisa e puntuale interpretazione degli avvenimenti. Passato il Piave e costituita una lunga e stretta testa cli ponte, nel settore dove la grande unità si era trovata ad operare gli austro-ungarici potevano disporre dei punti d'appoggio rappresentati dalle anse di Zenson, di Lampol. e cli Gonfo, dai quali erano in grado cli muovere al contrattacco per fronteggiare i ritorni offensivi dagli italiani, facilitati in questo dal fatto che le tre anse con gli antistanti capisaldi cli Villa Premuda, Ronche, Fossalta, Capo d'Argine e Croce venivano a costituire una vera e propria tenaglia difensiva. In queste condizioni si generava una situazione cli equilibrio che né l'uno né l'altro elci contendenti era in grado di rompere e che tendeva a ristabilirsi dopo ogni tentativo 17 : "La battaglia andava a ondate: un'ondata italiana riusciva, sì, a dare una spinta al nemico e a farlo retrocedere, ,na poco dopo un' ondara austriaca respingeva momentaneamente gli Italiani, e poi da capo". Nelle intenzioni cli chi aveva chiamato in linea la sua divisione, l' intervento degli arditi avrebbe dovuto essere risolutivo, ma questo non era stato possibile a causa sia della situazione sul terreno, sia delle condizioni stesse deila grande unità. A parere cli Zoppi infatti questa decisione era venuta troppo presto e sarebbe stato più opportuno pazientare fin quando l'avversario non avesse cominciato a dare segni di stanchezza, a meno di un improvviso e drammatico crollo che peraltro nulla lasciava presagire. Al contrario la Divisione "A" era stata lanciata nella mischia senza un chiaro disegno e senza un preventivo orientamento, non appena scaricata dagli autocarri, con il risultato che quando il momento propizio sarebbe fornimente arrivato, nella giornata del 19 giugno, non sarebbe più stata in grado di offrire il contributo necessario . Le conseguenze di un impiego sbagliato, con 1' obiettivo cli riconquistare al più qualche villaggio, erano state amplificate dalle condizioni della divisione, costituita soltanto da pochi giorni ed ancora priva di quelle strutture atte a fare di un ' insieme di reparti una grande unità. In proposito le parole con cui Zoppi concludeva la sua relazione non lasciano dubbi: "Con tutto ciò la DiPisione d'Assalto ha reso il 50% meno di quello che una Divisione d'Assallo deve poter rendere. Il 40% le era tolto a priori dall'inesistenza di una qualsiasi organizzazione perchéfummo sorpresi all'inizio della nostra organizzazione. Basti dire che io con tre Ufficiali del mio Stato Maggiore dovevo com.andare a ciascuno dei 9 Reparti, corrispondere direttamente con ciascuno di essi. essendo i Com.aneli di Gruppo (reggimento) e cli raggruppamento in condizioni di Comando negativo. l Colonnelli avevano dovuto scegliersi lì per lì un Ufficiale e alcuni portaordini". Non meno grave l'insufficiente dotazione di petardi, quantificata in "nem.meno mezzo per individuo", il che rappresentava un serio inconveniente data l'importanza attribuita a quegli ordigni, utilizzati sia in attacco che in difesa e considerati non a torto il simbolo stesso dell'ardito e la ragione del sentimento di superiorità sull'avversario che lo animava: "Io credo che nessun guerriero nemico o alleato maneggi il petardo con la disinvoltura e la potenza del nostro Ardito". La relazione ciel comandante della divisione d'assalto, che nella sua stringatezza forniva comunque dei motivi di riflessione, era stata preceduta da un ben più ampio promemoria preparato subito dopo il termine delle operazioni, e verosimilmente il 19 giugno, dal suo superiore diretto. Grazioli aveva infatti seguito eia vicino l'andamento dei combattimenti, facendo la spola tra i comandi dei corpi d'armata XXlll e XXVIII ed il posto comando della Divisione "A", fino a formarsi una ben precisa opinione già alla sera del 18 giugno. L'indomani infatti, dopo aver trascorso la notte a Mogi iano, era rientrato al proprio comando per procedere verosimilmente alla stesura del documento, prima di raggiungere nuovamente il comando della 3n Armata per sollecitare il ritiro della Divisione "A", ed il giorno dopo si era recato presso la sede del Comando Supremo, dove aveva avuto modo di incontrare Diaz. Il fatto che il comandante del Corpo cl' Armata cl' Assalto abbia avuto diretto accesso al Capo di Stato Maggiore dell' Esercito in un momento in cui la Battaglia ciel Solstizio era ancora in pieno svolgimento, è una indiretta conferma dell'attenzione con cui

17

O. Zoppi, Due Folte con gli arditi sul Piave, ZanicheJ]j Ed., Bologna, 1938, pag. 20.

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}'esperimento veniva seguito dai responsabili dello strumento militare italiano. Nel corso de] colloquio Grazioli ebbe modo di illustrare le sue impressioni sull'azione svolta dalle truppe d'assalto e sulle caratteristiche dei reparti, nonché di presentare alcune proposte riassunte nel promemoria consegnato all'atto del congedo. Il documento, intitolato Osservazioni e proposte desunLe dalla prima esperienza d'impiego di una grande unità d 'assalLo, prende spunto dalle vicende di cui il suo autore era stato testimone, riproponendo in forma estremamente sintetica alcune delle considerazioni di Zoppi, per poi affrontare in tre diversi paragrafi i temi del valore morale, della composizione organica e dell'impiego tattico della divisione 18. Secondo Grazioli l'aver impiegato in combattimento la divisione prima di averne potuto completare la struttura ed amalgamare le diverse componenti attraverso un ciclo cli esercitazioni aveva sì causato degli inconvenienti, ma aveva anche permesso cli valutarne caratteristiche ed esigenze in modo più rapido e significativo cli quanto sarebbe stato possibile fare su qualunque terreno cli manovra. Una tale opporLunità era stata da lui sfruttata per mettere a punto il promemoria, allo scopo di sottolineare gli aspetti positivi e di suggerire i provvedimenti più idonei a correggere quelli negativi, evitando così che sotto l'i nflusso di valutazioni troppo frettolose l' esperimento venisse accantonato. Per respingere subito qualsiasi proposito negativo sul futuro della divisione il primo aspetto preso in esame era quello del valore dimostrato sul campo, valore che veniva giudicato altissimo. l singoli reparti, dei quali il comando aveva rispettato la specificità senza imporre un modello uniforme, avevano operato con uno slancio ed un vigore che traevano alimento dalla preparazione dei singol i e dal ricordo delle imprese che ciascun reparto aveva già compiuto. Il loro impiego era stato improntato a criteri validi dal punto di vista tattico, anche se per la precipitazione con cui era stata messa in campo la divisione era stata più insieme dì unità cli fanteria che non quel complesso armonico di fanteria, artiglieria leggera e genio che era nelle intenzioni. L'ardore dimostrato dalle "fiamme nere", e l'irruenza con cui si erano r.ipetutamente lanciate all 'assalto, erano poi stati una preziosa forma cli propaganda spontanea, che era servita in più cli una circostanza a rianimare i combattenti delle altre armi e specialità che si erano trovati al loro fianco. Da tutto questo nasceva l'auspicio che la Divisione "A" fosse solo un primo passo e che attorno ad essa si costituisse una grande unità d'assalto di livello superiore nella quale Grazioli , rifacendosi evidentemente alle sue precedenti proposte, vedeva "i/ jì.ore della rwstrn fanteria e la più alta e concreta espressione della.forma d'attacco, libera dalle pastoie della vita di trincea e dalle catene di una troppo minuziosa e troppo schematica preparazione". Fatte queste premesse il promemoria affrontava i I tema della composizione organica, in merito alla quale non vi erano osservazioni di rilievo. Veniva infatti ribadita la validità della formula ternaria, con tre gruppi di tre battaglioni inquadrati in un raggruppamento agli ordini di un brigadiere generale quale comandante della fanteria divisionale. Questa struttura, che l'esercito italiano aveva adottato per alcune divisioni nell'estate del l 917, salvo poi ritornare alla più tradizionale configurazione con quattro unità a livello di reggimento, veniva infatti ritenuta agile e ben rispondente alle necessità del combattimento. Più articolate erano le considerazioni relative all'armamento, sia individuale che di reparto. Al primo punto figurava la necessità di assicurare un ' abbondante dotazione cli bombe a mano offensive, l'arma che costituiva il solo mezzo cl' offesa individuale veramente risolutivo. In linea con quanto avrebbe scritto Zoppi nella sua relazione, Grazioli affermava, sulla base dell'esperienza vissuta, che di questi ordigni non vi era mai un numero sufficiente e che ogni sforzo avrebbe dovuto essere fatto per averne ampie scorte da utilizzare solo in battaglia. Il loro valore preminente rispetto alle altre armi dell'ardito veniva infatti affermato a chiare lettere: "huppe d 'assalto senza bombe o.ffensive hanno valore m.età. La bomba e il coltello sono le armi più indispensabili. Il moschetto ha un valore minore." Il passo successivo veniva dedicato alle armi automatiche, il numero delle quali, con una sezione mitragliatrici ed una pistole-mitragliatrici per compagnia, era giudicato soddisfacente. Con realismo il documento riconosceva che averne di più avrebbe forse

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Comando Corpo d' Armata "A". Stmo Maggiore, Osservazioni e proposte de.rn111e da/1(1 prima esperienza d'impiego di

ww grande unilù d'assalto, Diario Storico Corpo d'Annata d'Assalto. Rep. B-1 , Racc. 120S I a, !b.

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appesantito troppo le formazioni e che per un tale sviluppo si sarebbe dovuto attendere l'entrata in servizio cli un tipo più leggero, maggiormente idoneo ad un impiego offensivo. Il requisito della leggerezza valeva anche per le armi delle compagnie mitragliatrici divisionali, per le quali veniva raccomandata la riunione in un'unità a livello di gruppo, in modo da avere a disposizione uno strumento agile e nel contempo in grado di sviluppare una potente azione di fuoco, e per gli apparecchi lanciafiamme, utili per spazzare le trincee ed i ricoveri ma ancora troppo pesanti. Positivo infine il giudizio in merito ai lanciabombe Stokes, presenti nella misura cli una sezione su sei armi per reparto ed idonei ad aprire rapidamente un varco in reticolati non troppo consistenti , lamentando però che troppe sezioni fossero ancora equipaggiate con i meno va.lidi lanciatorpedini Bettìca, eia sostituire quanto prima. Esaurito l'esame dei mezzi in dotazione, nel documento venivano avanzate proposte intese a coITeggere alcuni dei difetti apparsi evidenti sul campo e ad enfatizzare le caratteristiche cli agilità e prontezza delle grandi unità d'assalto. Durante la battaglia era risultato evidente come lo slancio e l'impeto propri degli arditi potessero portare ad un'azione tumultuosa e disordinata, a detrimento della possibilità di rafforzarsi rapidamente sulle posizioni raggiunte e di riprendere con prontezza l'avanzata. Da questa constatazione Grazioli derivava la necessità di inserire nell'organico della div.isione degli elementi che ad uno spiccato valore offensivo unissero la caratteristica di costituire un chiaro punto cli riferimento sia nell'attacco che nella fase ciel consolidamento sugli obiettivi conquistati. Questo ruolo egli intendeva affidare alle mitragliatrici, ma la soluzione ottimale sarebbe stata l'acquisizione di carri armati leggeri tipo Renault, di produzione francese, quantificandone l'esigenza in due compagnie di venticinque carri ciascuna. Il loro compito sarebbe stato di appoggio diretto nel corso dell ' attacco, potendo seguire ed accompagnare le truppe d'assalto. Più della mobilità ne era apprezzata la protezione, in ossequio alla concezione del carro da fanteria che si stava allora delineando, il che portava a vedere in questi mezzi delle postazioni di mitragliatrici corazzate e semoventi in grado di farsi valere anche nel cuore ciel combattimento senza risentire dell' azione delle armi automatiche avversarie ed anzi controbattendole efficacemente: "Esse hanno l'inestimabile pregio di resistere al tiro delle mitragliatrici, che è lo ostacolo maggiore al nostro impiego, poiché dato il carallere travolgente del nost,v attacco ed il conseguente .frammischiwnento che avviene ji-a amici e nemici, il tiro dell'artiglieria nemica rappresenta per queste truppe un pericolo minore". Insieme al carro armato, secondo una concezione innovativa che peraltro non avrebbe avuto attuazione, veniva proposta l'adozione di stazioni radiotelegrafiche leggere, anch'esse di modello francese, per risolvere il problema dei collegamenti tra i comandi di divisione, di raggruppamento e di gruppo. Era infatti necessario non solo fornire agli attaccanti un mezzo in grado di assicurare un adeguato supporto cli fuoco fino alle minime distanze, costituendo l'ossatura dcli' attacco, ma anche mantenere la certezza dei collegamenti, al momento affidati ai piccioni viaggiatori ed ai posti cli coITispondenza, stante l'inadeguatezza ciel servizio telefonico una volta iniziata la battaglia. Le successive raccomandazioni affrontavano il problema della rapidità di manovra sul campo cli battaglia, attraverso la disponibilità di mezzi e materiali idonei a consentire il superamento di ostacoli quali i reticolati, e quello della prontezza con cui la grande unità doveva potersi rischierare, da assicurare con la costituzione cli un deposito in cui poter versare al primo ordine di movimento tutto quanto non fosse strettamente necessario. CaITi armati, stazioni radiotelegrafiche campali, mezzi per il superamento cli ostacoli e soluzioni idonee a facilitarne il rapido riposizionamento: concetti che Grazioli aveva già formulato e che ora riproponeva, in chiave innovativa, con l'obiettivo di fare delle grandi unità d ' assalto non solo uno strumento di rottura ma anche, se non soprattutto, una pedina di manovra da tenere alla mano e lanciare in campo non appena se ne presentasse l'opportunità. Sulla base di questi concetti, che differenziavano nettamente questo tipo cli unità dalle unità di fanteria, veniva infine affrontato l'esame dell'impiego fatto della Divisione "A". Questo era avvenuto in linea con quanto prospettato nella conferenza del 12 giugno, vale a dire con l'inserimento sul fronte di un'armata già schierata a cui era seguita un'azione controffensiva diretta a chiudere una breccia aperta nell'organizzazione difensiva. La validità cli queste idee aveva trovato conferma nell'impelo travolgente e nella rapi.dità di movimento di cui la divisione aveva saputo dar prova, ma sul campo erano anche emersi incon-

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venienti dei quali non si poteva non tenere conto. Il funzionamento del comando, un organismo appena abbozzato ed ancora privo di molti dei suoi elementi , aveva lasciato molto a desiderare, una deficienza resa più grave dalle difficoltà incontrate nei collegamenti, pur in parte giustificate dal frammischiamento dei reparti, dall'andamento confuso della lotta e dalle caratteristiche stesse del terreno, intersecato da canali e coperto di boschetti e filari di alberi. Inoltre si era manifestata una forte difficoltà a ritirare i reparti dal combattimento, sia per lo slancio con cui si erano gettati nella bat.taglìa, facendosi coinvolgere in scontri locali, sia per la tendenza dei comandi in linea a trattenere i reparti d'assalto messi temporaneamente a loro disposizione. Dal momento che i due inconvenienti citati in precedenza potevano essere risolti potenziando la struttura del comando e migliorando mezzi e metodi cli collegamento, è soprattutto su questo aspetto che sì accentrano le critiche ciel comandante ciel Corpo d'Armata d'Assalto. Una tale tendenza, per quanto comprensibile, impedisce un impiego corretto dei reparti d' assalto, destinati a svolgere un'azione violenta ed in massa ma concentrata nel tempo, ragion per cuì è necessario provvedere alla loro sostituzione subito dopo l'attacco, evitando di logorarli nel presidio di linee d i di fesa come invece si era verificato dopo il 18 giugno e fino alla notte sul 2 1: "Questa cognizione è essenziale per l'esistenza stessa di tali truppe e per conservare a loro carattere speciale che resterebbe distrutto da un impiego non consentaneo alla loro natura, quale è quello di tenere definitivamente per più giorni posizioni occupate di slancio.... Converrebbe chiarire l'equivoco con una breve circolare, perché tutti siano compresi eh.equeste nuove grandi unità sono MAGLI che battono il colpo e poi debbono essere ritratti, lasciando ad altre forze il compito di .sfruttare e conservare i risultati del colpo menato con quelle". Dall'idea di fendente introdotta da Capello a quella del maglio, secondo la similitudine utili zzata da Grazioli, il punto rimaneva lo stesso: era necessario ritirare 1e unità d'assallo non appena queste avessero assolto al loro compito. In caso contrario si sarebbe avuto un inutile dispendio di energie ed un numero più alto di perdite, già ingenti dalo il tipo di impiego. Ne sarebbe risultato aggravato il problema dei complementi, per il risolvere il quale veniva raccomandato di estendere la base di reclutamento volontario a tutto l'esercito, magari utilizzando dei reclutatori scelti tra i migliori ed i più valorosi dei "fanti d'assalto" . La conclusione del documento ribadiva che le grandi unità cl ' assalto erano un fatto compiuto e che nella loro essenza rispondevano alle esigenze di capacità cli manovra e mobilità tipiche della guerra moderna, costituendo al tempo stesso uno stimolo ed un esempio per la massa della fanteria: " .. . tali unità debbono essere non un elemento poco simpatico di vera specializzazione particolaristica; ma uno strumento corri:,pondente ad una necessità dinamica essenziale della guerra moderna e oltre a ciò un pennanente esempio e un centro di attrazione e propaganda coi fatti, su tutta la massa della nostra fanteria, di quello spirito di travolgente aggressività che deve contrastare, anche nei periodi di sosta, l 'inevitabile raffreddamento ed appesantimento dovuto alla vita di trincea." Le argomentazioni di Graziolì dovettero essere favorevolmente accolte, se già il 22 giugno gli venne preannunciata dal Comando Supremo la decisione cli dare il via libera alla costituzione cli una seconda divisione d'assalto. A questo scopo gli furono messi a disposizione, sotto quella stessa data, ì reparti d' assalto I e VI, tolti alla 4° Armata 19 , il LXII, ancora in via di costituzione presso la 9a Armata2!\ e l'intero 1° Reggimento Bersaglieri con i suoi tre battaglioni. Con quest'ultimo provvedimento si intendeva inserire

19 Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. n° 16792 R.s. l'vlob. Speciale del 22 giugno 1918, /\USSME. Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. La scelta faceva seg uito ad un precedente telegramma del 21 giugno con cui il Comando Supremo aveva chiesto al co mando dell a 4° Armata di mellere a disposizione due dei suoi quattro reparti d'assalto, operando la scelta sulla base dei dati di forza del momento. Era stata quindi la stessa 4" Armata ad indi care il I ed il VI, precisando che sarebbero stati pronti a muovere la sera dell'indomani, 22 giugno, rispettivamente da Castelfranco e eia Bassano, anche se il trasferimento del VI sarebbe effettivamente avvenuto soltanto il 29 giugno. Per quanto riguardava il I Reparto d ' Assalto la forza era indicata in 30 ufficial i e 660 uomi ni di truppa. con i materiali per Lre sezioni mitragliatrici, tre sezioni lancialìamme ed una se,.ione lanciatorped ini Bettica. 2 Comando Supremo, Uflìcio Ordinamento e Mobi litazione, n° 16749 R.S. Mob. Speciale del 21 giugno 1918. AUSSME. Rep. F-4, Racc. 200, Comando Supremo. Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. L'ordine inviato alla 9° Armata richiedeva anche di completarne le tre compagnie entro la data limite de l 24 giugno, ricorrendo se necessario al trasferimento d'autorità dei militari arditi presenti nelle compagnie di fanteria dell ' armata.

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nelle divisioni d ' assalto una componente "pesante", in grado di operare cli concerto con gli arditi con compiti di rincalzo e di consolidamento delle posizioni conquistate, ponendo così rimedio ad una carenza dei reparti d'assalto, troppo "leggeri" per struttura ed armamento, senza dover attendere un concorso esterno che, come l'esperienza aveva dimostrato, era spesso tardivo e comunque condizionato dalla mancanza cli addestramento comune e di familiarità reciproca. Il 23 giugno, mentre i reparti VIII, XII e XX passavano temporaneamente a disposizione dcll'8a Armata, per una progettata azione sul Montello resa inutile dalla ritirata austro-ungarica, erano trasferiti al Corpo d'Armata cl ' Assalro anche il XXV, sottratto alla 9" Armata 21 , ed i reparti in via cli costituzione LX, LXlll e LJV. Quel giorno il Comando Supremo chiariva anche il modo in cui questi reparti dovessero essere utilizzati con un telegramma a firma Badoglio che riprendeva indicazioni da lui stesso date a voce il giorno prima. I tre gruppi d'assalto della nuova divisione dovevano essere formati con tre reparti prelevati dalla I" Divis.i one e con i tre reparti già s perimentati tolti alle annate, mentre ufficiali e truppa di quelli in via di formazione sarebbero stati utjlizzati per riportare al livello previsto gli organici delle compagnie degli al tri e per dar vita ad un reparto d'assalto di marcia22 :

16864 R.S. MOB. SPECIALE - Co11f'erma et integrazione disposizioni verbali comunicasi quanto segue (stop) fre riparti assalto detta i° Divisione Assalto do vranno essere impiegati per costituire con I° et 6° riparto assalto (provenienti 4" A rmata) 4° et 5° et 6° gruppo assalto (stop) Rimanente battaglione potrà formarsi con i° compagnia 64° riparto assalto che est completa formata con elementi istruiti et che già hanno comhatr.uto, nonché con comando del 25° riparto assalto et sue due compagnie che debbono esserejì1se in una sola, nonché con una compagnia in completa efficienza del 63° riparto assalto (stop) Rimanenti aliquote dei riparti assalto 63° et 64° nonché intero 62° riparto assalto rimangono disposizione codesto comando per compleLCLre subito divisione A (compagnie su 150 anziché sui i 64 come stabilito dalla circolare I 17050 del 21 settembre) et per formare un riparto d'assalto di marcia che prenderà nom.e riparto assalto di marcia A centro di mobilitazione deposito 66°.f'anteria stop GEN. BADOGLJO. In queste dettagliate disposizioni non vengono nominati i battaglioni bersaglieri ma nelle intenzioni d i Grazioli ,questi dovevano essere distribuiti tra i gruppi d'assalto. ln questo modo, mantenendo la configurazione ternaria, i gruppi avrebbero avuto ciascuno due reparti d ' assalto ed un battaglione bersaglieri. Il 24 giugno la Divisione "A" cedette così i reparti V, XIV e XXX, ricevendo in loro sostituzione i battaglioni bersaglieri I, VII e IX, già ciel I O Reggimento e da poco rimpatriati dalla Libia. Ridenominata 1" Divisione d ' Assalto il 25 giugno, quattro più tardi avrebbe ricevuto anche il III Battaglione Bersaglieri Ciclisti ccl il 5° Squadrone Cavalleggeri di Piacenza, che andarono a costituire un nucleo di truppe celeri alle dirette dipendenze ciel comando di divisione. Nel frattempo la 2• Divisione cl ' Assalto veniva formalmente costituita il 27 giugno, agl i ordini del maggior generale Ernesto de Marchi con sede del comando ad Albettone, nella zona dei Colli Euganei 23 . La grande unità era però ancora largamente incompleta, potendo contare soltanto su cinque dei sei reparti che le erano destinati, dal momento che il VI sarebbe arrivato il giorno 29, e su alcune componenti dei servizi24. I tre battaglion i di fanti piumati richiamali anch'essi dalla Libia e destinati dal 29 giugno a completare l'organico dei suoi gruppi d'assalto sarebbero infatti arrivati in luglio, rispettivamente il giorno 2 il lll, il giorno 7 il LV ed il giorno 8 il XV, mentre la struttura divisionale si andava via via definendo con l' arrivo delle altre componenti. Il 28 giugno giungevano ad Albettone i plotoni carabinieri 406° e 409° insieme con

21 Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, n° 16863 R.S. Mob. Speciale del 23 giugno 19 18, AUSSMF., Rcp. F-4, Racc. 200, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. li movimento ven ne attuato il 24 giugno, la forza del XXV era di 9 uffic iali e 415 uomini dì truppa. 12 Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, 11° I 6864 R.S. Mob. Speciale del 23 giugno I9 I 8, AlJSSME, Rcp. P-4, Racc. 200, Comando Supremo. Ufficio Ordinamelllo e Mobilitazione. 23 Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, 2° divisione d 'assalto, n° 16880 R.S. del 24 giugno 19 18. 24 Il 24 giugno erano state assegnate alla costituenda grande unità 1'86° Sezione sanità e la 65'' Sezione Sussistenza.

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il 19° Autodrappello. il 29 venivano assegnati l'Xl Battaglione Bersaglieri Ciclisti , il 6° Squadrone Cavalleggeri di Piacen~a ed il Xll Gruppo Artigl ieria da Montagna, il 30 era la volta delle compagnie mitragl iatrici 279°, 317" e 589", cedute dalla I" Divis ione d'Assalto e ripartite tra i tre battaglioni bersaglieri, il 2 lug lio si formava il gruppo mitragliatrici divis ionale con le compagnie 388". 521 a e 621 a provenient.i dal 5° Reggimento Mitraglieri di Marcia, il giorno 3 aITivavano metà della 7 1a Compagnia Telegrafisti e due reparti cannoncini da 37 mm, già appartenenti alla Brigata Taro ed alla IT Brigata Bersaglieri ed ora aggregati rispettivamente al XIV ed al I Reparto cl' Assalto 25 , il 4 le autosezioni 17" e 18", il 7 la 222" Compagnia Zappatori, già ciel 91 ° Battaglione della la Divisione d' Assalto 26. 1'8 la Compagnia Presidi aria ga C. La c.:ostituzionc di una seconda divisione d' assalto, e la presenza cli una signific.:ativa componente di bersaglieri. portarono anche a ridisegnare l' organizzazione per la gestione dei c.:omplemen ti. 11 3 luglio l'appena costi tuito Reparto d'Assalto cli Marcia ' 'A" venne div iso in due. ciancio vita ai reparti d'assalto di marcia X ed XI, ai quali s i aggiunse un reparto bersagl ie ri cli marcia. Il primo compito di questa struttura, destinata in seguito ad essere ancora modificata ma senrn stravolgerne g li elementi portanti , fu accogliere i 3.000 complementi ani vati il 5 luglio dal deposito ciel 66" Reggimento Fanteria, ai qual i ne seguirono altri 2.500 il giorno 10. Era evidente il tentativo di portare al livello previsto gli organic.:i ciel corpo d 'armata e di creare una riserva a cui poter attingere. Si trattava però in massima parte di reclute senza esperienza di combattimento . per cui fu ancora più gradita l'ulteriore iniezione di forze che si ebbe in quegli s tessi giorni con l'assorbi mento di quanto restava di quattro dei sei battaglioni dei gruppi bersaglieri ciclisti Il e IV, composti da veterani già provati sul campo di battaglia. Assegnati entrambi al Corpo cl ' Armata d'Assalto il 25 giugno . cedettero rispettivamente i bartaglioni XI e TTI alle due divisioni d 'assalto e fu rono quindi sciolti. Scomparvero così i battaglioni bers aglieri ciclisti 11, VJ, IX e X, che nei primi giorni di luglio vennero distribuiti tra i battaglioni bersaglieri incorporati nei gruppi d'assalto, a meno cli una aliquota destinata al reparto bersaglieri di marcia27 . Al termine di questi movimenti l' ordine di battaglia della due divisioni veniva ad essere il seguente:

l a DIVISIONE D 'ASSALTO Comandante: Magg. Gen. Ottavio Zoppi Capo di Stato Maggiore: T. Col. Mario Campi 1° Raggruppamento d. Assalto (Col. Brig . Paolo Tommas ini) - J O Gruppo cl' Assalto (Col. Carlo Grillo), con i reparti d ' assalto X e XX ed il I Battaglione Bersaglieri rafforzato dalla 390• Compagnia Mitrag liatrici - 2° Gruppo d'Assalto (Col. Roberto Raggio), con i reparti d'assalto XII e Xlll ccl il Yll Battaglione Bersaglieri rafforzato dalla 392" Compagnia Mitragliatrici - 3° Gruppo d 'Assalto (Col. Roberto Bertolotti 28 ) . con i reparti d'assalto VIII e XXll ccl il IX I3attaglione Bersaglieri rafforzato dalla 393a Compagnia Vlitragliatric.:i

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Da questa aliquota della 71" Compagnia Telegrafisti sarebbe nata la 168" Compagnia Telegrafisti. entrata in funzione il 23 luglio, i reparti cnnnoncini delle brigate Taro e Il Bersaglieri sarebbero stati sostiLUiti il 3 ngosto dni reparti cannoncini 10° e 14°, di nuova formazione, rientrando alle rispettive brigmc. 26 Il 91° Ballaglione Zappatori rimase così strutturalo su due compagnie. 220'' e 22 l •. 1\lla 222° si sarebbe affiancata la 153•, ceduta il 27 agosto dalla 4" Armata. dando vita al 92" Ballaglionc Zappatori costitui to il I scllembre 1918. 27 Corpo d' Armata d. Assalto, Stato .\faggiore. Sciog fiment o dei Ratwglio11i bersaglieri ciclisti 2°, 6° e 9°. n" 1760 Ylob. ciel 7 luglio 19 18, AUSSM E, Rep. 13- 1. Racc. I 20S la, Diari o Storico, Allegato 58. Il 11Gruppo Tkrsaglieri Cic listi , che il 15 gi ugno 1918 apparteneva al XXVIII Corpo d'Armata. comprendeva i battaglioni bersaglieri ciclisti Il . X ed Xl , il !V Gruppo. alla stessa data inquadrato nel XX!II Corpo d'Armata, era invece formato dai bauaglioni li i. VI e IX. Lo ~cioglimento dei qua11ro battaglioni pili provati nella Bauag lia del Solsti zio era srnto deciso dal Comando Supremo il 24 g iugno. come pure lo scioglimento dei comandi di gruppo Il e IV. Rimasero in vil'a gli altri due gruppi bersaglieri cic listi esistenti. l {hauaglioni IV. V. XII) e lii (battaglioni I. VI. VII). che in 011obrc sarebbero ~tali assegnati rispeniva meme alle div isioni di cavalleria l' e 4". 28 Il colonnello l3crtoloni. giù comandante del 1° Reggimento Bersaglieri. assunse il comando ciel 3" Gruppo il 24 giugno in sostitu:r.ione del parigrado Trivul1.io, ferito nella Batl.lglia ciel Sobtizio passato il 27 giugno al comando del 6° Gruppo de lla 2" Divisione d'Assalto. O

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- reparti cannoncini da 37 mm delle brigate Trapani e Murge 29 Ill Battaglione Bersaglieri Ciclisti Compagnie Mitragl iatrici Divisionali 1769", 1770", l 780a Compagnia Presidiaria 43*' F 5° Squadrone Cavalleggeri di Piacenza IX Gruppo Artiglieria da Montagna30 (batterie 25\ 26\ 27") 91 ° Battaglione Zappatori (compagnie 220a e 221 ") 122" Compagnia Telegrafisti Plotoni Carabinieri 227° e 375" 70" Sezione Sanità, con i reparti someggiati 144° e 170° 75a Sezione Sussistenza I 6° Autodrappello e 14" Autosezione Ufficio Postale N° 142 2" DIVISIONE D'ASSALTO Comandante: Magg. Gen. Ernesto De Marchi Capo di Stato Maggiore: T. Col. Renzo Dalmazzo 2° Raggruppamento d'Assalto (Brig. Gen. Paolo Anfossi) - 4° Gruppo d ' Assalto (T. Col. Giorgio Della Chiesa d'lsasca 31 ), con i reparti d'assalto XIV e XXV ed il III Battaglione Bersaglieri rafforzato dalla 279" Compagnia Mitragliatrici - 5° Gruppo d ' Assalto (T. Col. Giovanni Battista Degli Oclcli), con i reparti cl ' assalto I e V ed il XV Battaglione Bersaglieri rafforzato dalla 317a Compagnia Mitragliatrici - 6° Gruppo d'Assalto (Col. Carlo Trivulzio), con i reparti d'assalto VI e XXX ed il LV Battaglione Bersaglieri rafforzato dalla 589" Compagnia Mitragliatrici - reparti cannoncini eia 37 mm delle brigate Taro e TI Bersaglieri

XI Battaglione Bersaglieri Ciclisti Compagnie Mitragliatrici Divisionali 38W, 521", 621" Compagnia Presicliaria sa C 6° Squadrone Cavalleggeri di Piacenza XII Gruppo Artiglieria eia Montagna (batterie 34\ 35\ 36") 222• Compagnia Zappatori 7 l" Compagnia Telegrafisti (metà) Plotoni Carabinieri 406° e 409° 86" Sezione San.ità, con i reparti someggiatj 186° e 286° 65a Sezione Sussistenza 19° Autoclrappello, autosezioni 17" e 18" Ufficio Postale n° 147 Completavano !'organico del Corpo d'Armata d'Assalto il 412° Plotone e la I62a Sezione Carabiniari, il Gruppo Reparti d'Assalto di Marcia, il Reparto Bersaglieri di Marcia, il comando del II Gruppo Cavalleggeri di Piacenza, peraltro privo dei suoi due squadroni assegnati alle divisioni, la Compagnia Presi-

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Il 3 agosto 1918 i reparti cannoncini da 37 mm delle brigate Trapani e Murge sarebbero stati sostituiti dai reparti cannoncini cli nuova formazione I O e 12° rientrando alle loro brigale. 30 Il 25 giugno 1918 il XLIV Gruppo Artiglieria da Montagna era stato trasferito alla l" Annata e sostituito dal IX. 31 Sostituito il 19 luglio dal T. Col. Enrico Fasulo.

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diaria 4a D , una componente genio, con le compagn ie telegrafisti 68" e 73\ la 51 a Sezione Radiotelegrafica e la 12a Sezione Fotoelettrica, assegnata per cooperare all'addestramento notturno dei reparti, cd un complesso di servizi comprendente il 54° Autodrappello, l'Ufficio Postale n° 83 ed il Tribunale Militare. Sebbene non ancora al completo, il corpo d'annata ebbe la defi nitiva consacrazione nella cerimonia del 29 giugno ad Orgiano, in cui Vittorio Emanuele lll , accompagnato da Diaz e dal comandante della 9" Armata, passò in riv ista le truppe della 1• Divisione d'Assalto ed una rappresentanza della 2a. presenziando poi alla consegna del le decorazioni al valore concesse a quanti si erano distinti nell a vittoriosa Battagl.ia del Sol stizio. Il plauso del sovrano, rimasto favorevolmente impressionato dall'aspetto e dal contegno dei reparti , rappresentava un eccellente viatico per il molto lavoro che restava da fare. Era infatti necessario non solo completare la struttura delle divisioni ma anche addestrarne le diverse componenti ad operare come un tutt' uno, prima a livello di gruppo e poi a livello di divisione, attraverso una serie di esercitazioni di complessità crescente che avevano anche lo scopo di abituare q uadri e gregari ad un tipo di guerra di movimento lontana dall'esperienza della trincea e per la quale occorreva sviluppare una specifica attitudine alla manovra. Grazioli aveva idee chiare in merito a ciò che doveva chiedere ai suoi uomini ed in queste idee è fac ile riconoscere gli stessi concetti da lui espress i in più occasioni nell 'arco di due anni , fin da quando era al comando della Brigata Lambro. Questo è infalli ciò che appare dalla lellura de l testo della conferenza tenuta il 24 giugno ad Orgiano, presso il comando della 1° D ivisione d'Assalto, ai comandanti di divisione, di raggruppamento, di gruppo e di battaglione 32 . La sua intenzione era quella di sviluppare le linee d i indirizzo generale date nel precedente incontro del 12 giugno fino a trasformarle in indicazioni particolareggiate per i due minori livelli di comando, alle quali far riferimento sia sul terreno di esercitazione che sul campo di battagl ia. Dopo aver richiamato le trasformazioni organiche in arto, con r inserimento elci battaglioni bersaglieri come terzi battaglioni dei gruppi , la riduzione da sci a tre delle compagnie mitragliatrici div isionali , e la prevista disponibilità di una piccola componente di forze altamente mobili, costituita da cavalleggeri e ciclisti, il comandante del Corpo d ' Armata cl' Assallo passava a dettare le norme di impiego tattico a partire dal reparto cl' assalto, indicato come l'un ità tattica fondamentale. Con le sue tre compagnie integrate eia tre sezioni mitragl iatrici, sei sezioni pistole-mitragl iatrici e tre sezioni lanciafiamme, questo doveva avere come suo impiego tipico l'azione offensiva o controffensiva a carattere travolgente. Altrellanto stringata la definizione delle sue modalità di intervento, ne ll' evidente scopo di richiamare e fi ssare l'attenzione dell'uditorio: "il più semplice possibile, come si conviene a riparti che debbono agire "brutalmente··. marciare dirilli allo scopo per le vie più ,\picee". Con questo intento si doveva investire l'avversario, sia che si trovasse in campo aperto sia che fosse attestato in trinceramenti già sconvolti dal ti ro di distruzione, con una prima ondata estremamente diradata form ata da agili nuclej d i venti o trenta uomini con una sezione pistole-mitragliatrici. li loro compito era quello di "pe,forare ad ogni cos10 dovunque è possibile la fronte nemica, gettarsi ardilamente sul rovescio, apportarvi il disorientamento, lo slegamento e Lo scompiglio senza alcuna preoccupazione di sicurezza propria di collegamento o altro". Si trattava di una riproposizione della tattica dell ' infiltrazione che l'esercito italiano aveva dovuto imparare a proprio spese no n molti mesi prima e di cui Grazioli aveva ben capito l' essenza, come traspare dalla sua convinzione che il successo anche di uno solo cli questi nuclei poteva portare risultati d i portata inestimabile. Per riuscire la loro azione doveva però innestarsi su quella dell 'artiglieria, secondo un concetto ormai ben noto che richiedeva ai i primi assalitori di piombare sull' avversario pressoché contemporaneamente alle ultime granate. Per enfatizzare q uanto fosse importante evirare soluzioni di continuità, e rendere ancora più evidente J'effeuo che puntava ad ottenere, il conferenziere fece uso di una sim ilitudine cli indubbia efficacia: "Tali nuclei debbono rappresentare il proiettile umano c:he d 'un balzo viene a completare lo sgretolamento della linea nemica, già sconvolta dal tiro di dislruzione dell'artiglieria". A for-

32 Istruzioni tattiche per le grandi unità d'assalto. 2° conferenza agli l.([/ìciali del corpo d'armaw d'assalto (Orgirmo 24 giugno 1918), AUSSME, Rcp. B- 1. Racc. I 20S la, Diario Storico Corpo d' Armata <l'Assalto, Allegalo 29 bis.

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marli doveva essere destinata una delle tre compagnie del reparto, caratterizzata come la compagnia d'assalto per eccel.lenza ccl addestrata ad agire con queste modalità su qualunque tipo cli ten-eno. Con i suoi 150 uom.ini, la conferenza si tenne infatti prima della decisione ciel Comando Supremo di portare l'organico a 164, la compagnia poteva dar vita a sei nuclei, e coprire così agevolmente un fronte d' attacco di trecento metri. Al momento dell ' azione ad essa dovevano dunque essere assegnate tutte le sezioni pistolemitragliatrici del reparto, in modo eia realizzare la desiderata densità cli armi automatiche, senza però pretendere l'impossibile. Le loro caratteristiche non erano infatti tali da far pensare ad un utilizzo con tiro mirato e se ne doveva piuttosto sfruttare l'effetto morale alle brevissime distanze. Alle spalle dei nuclei della prima ondata ed a stretto contatto con essi avrebbe avanzato il resto ciel reparto, con le altre due compagnie nella formazione più opportuna in funzione del teffeno ma evitando sempre un inutile addensamento, sostenute ccl accompagnate dal tiro delle mitragliatrici. Una volta raggiunto l'obiettivo, mentre i primi assal itori avrebbero proseguito nella loro azione sul rovescio e sui fianchi della posizione, l'ondata di rincalzo si sarebbe riorganizzata sul margine tattico ciel terreno occupato con uno schieramento la cui ossatura sarebbe stata costituita dalle sezioni mitragliatrici nel frattempo sopraggiunte. Alle sue spalle intanto i lanciafiamme avrebbero provveduto al rastrellamento delle trincee su perate, con particolare attenzione per i ricoveri dove potevano ancora annidarsi degli avversari decisi a resistere. Sulla base cli questi indirizzi Grazioli intendeva fossero condotte tutte le esercitazioni, con l' obiettivo di arrivare ad un'effettiva specializzazione dei nuclei della prima ondata nella tattica clcll ' inlìltrazione e ad una reale preparazione del grosso ciel reparto ad agire con "la meccanica dell'urto travoliente ", senza esitazioni od incertezze, tanto meno per cercare riparo dal tiro dell'avversario. Nello scenario che si presentava il solo modo di sfuggire al tiro cli sbarramento deJJ'artiglieria sarebbe stato il portarsi il più rapidamente possibile al corpo a corpo con la fanteria avversaria ed analogamente, per neutralizzare le 1nitragliatrici, non vi era altra scelta se non quella cli aggredirle avvolgendole sui fianchi. Nell'impeto dell'assalto, condotto sfruttando al meglio gli effetti materiali e morali deJJe armi a disposizione, era dunque non soltanto la chiave della vittoria ma anche la sola speranza cli sopravv ivenza: "La salvezza sta ne/La corsa in avanti e nel! 'infondere il terrore nel nemico che si ha di fronte". Definito in questi termini l' impiego dei reparti d'assalto, il passaggio al livello superiore, quello del gruppo, significava soprattutto chiarire il ruolo ciel battaglione bersaglieri. A questo riguardo, muovendo dall' ipotesi che il gruppo d 'assalto avrebbe assunto di norma uno schieramento a carattere spiccatamente offensivo, con i due reparti d ' assalto in prima linea disposti per ala ed il battaglione bersaglieri alle loro spalle, i compiti di questa terza pedina si concretizzavano in un'azione di rincalzo e sostegno finalizzata al consolidamento delle posizioni conquistate ed al contenimento degli immancabil.i contrattacchi . Nel caso poi che l'attacco non fosse riuscito, ed i reparti d'assalto fossero stati costretti a retrocedere, spettava ai bersaglieri coprirne la ritirata e rintuzzare eventuali tentativi di inseguimento, tanto più pericolosi quanto più, come spesso avveniva, il riflusso degli attaccanti fosse stato disordinato e caotico. Il battaglione cli fiamme cremisi doveva dunque rappresentare nelle mani del comandante di gruppo lo strumento da utilizzare per risolvere situazioni impreviste e per integrare l'azione dei reparti d' assalto con l'intervento al momento opportuno di un complesso in grado di combinare fuoco ed urto secondo modalità più tradizionali, privilegiando solidità e potenza rispetto allo slancio ed all'irruenza proprie delle altre due pedine. Per questa ragione l'addestramento ciel battaglione bersaglieri doveva svolgersi secondo le norme in vigore per la fanteria, differenziandosi quindi eia quello degli arditi, con l'accortezza cli prepararlo ad agire in modo coordinato con le altre due componenti del gruppo mediante frequenti esercitazioni d'insieme. Un capitolo a parte, e non a caso il più lungo, era dedicato alle mitragliatrici, una circostanza che non stupisce se si considera il ruolo cli primo piano che Grazioli aveva sempre attribuito a queste armi, opportunamente divise tra pesanti e leggere. Delle seconde l'esercito italiano non possedeva che un surrogalo, la pistola-mitragliatrice, la cui corta gittata era adatta alla lotta negli spazi ristretti delle trincee e dei camminamenti ma non ne permetteva un impiego in chiave offensiva o difensiva analogo a quello cli armi come la britannica Lewis, vere e proprie mitragliatrici tanto leggere da poter essere trasportate ed utilizzate da un solo uomo. Della Lewis Grazioli aveva sollecitato l'adozione, ma per il momento non poteva far

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-Ai combattenti della 2• Divisione d'assalto. Con oggi la grande famiglia de.Ila 2' Divisione .d'Assalto . può dirsi veramente costituita. N·_e facevano p.11rte -finora i riparti d'assalto ), V, VI, XIV, XXV e XXX, tempràti alle più dure lotte ed ai p11,: aspri cim_enti. che formarono l'ammirazione cfelle truppe che combatterono al loro fianco ed· il .térrpre del, ne~ico che, li conobbe audici, astuti, trayolgenti.. ' ,·. . . Pe( e~si ~grii . Ìl?ioile fu un sucèesso .éd \ Ji1a .~itto;ia. Sul ·medio. Piave il . 1•; .. sul : Monte Corro, ·. stil Ji~~~!bjo;· in Vai ··Mo'ib\a! ' a. Lo~sò~ ·di pj~~~ il ?\ sU!i.' Asòlone, sul p'ertica; sul Grappa il 6°: in _Val. . .. Ctiiè~~? s~I 1vi. Masero,·s·u Ci~~a d'oro; a Foss~ltà di Piave il 14°; in Val Suga~a, à1ie',J\,teiette di Gallio, .. . .: :, .,.... .. . . ' . . ·.: · , .. . .. , . . . . . . ..... : . _. . : al Col del Rosso, al CoJ .d' Echele, a Monte Valbella, a fosso Palumbo il 25°; a C_ima Còlaiti, a· Fontana · : S~~d, ~- M. Fqnla1~~1:· à M. Spi~oncia, à Fossalià il 30•, dimostrarono èome ~òmbattÒno ie Ìia~me ne~e. A .taii Reparti, pèr com'plebir~ la nostra famiglia; · sono venuti ora ad aggiungersi. u· Iii, il . xv ed· il' LV battagliclne bersaglieri. Sono nuovi a .questo genere di guena, ma conoscono _le aspr~zze della . lotta e , la beÙ~·zzà .della vittorja, ~ vantano tradi~ioni glorio.se. consacrale nei nomi di Scheleidina,- Kars . Birit~·,· S~i~ra Sçiat/Herlrii, Ainzara, Bir Tobras, B~chamez, Sidi Said, Zuara, Begdaline, Assab~, fondue '. · _ben -:a°aicir, ·Misu.r.àta; Taorga; SAhal. . . . . e;1nero · o .ve~ranno a prendere posto d'onore in tali reparti i bersaglieri di alcuni· battaglioni .ciclisti che, per· imprescindibili r~gioni organiche, vennero sciolti. Sono fieri soldati, provati in cento ·occasioni, che sempre hanno dato prove di alto valore e che portano con loro lò slancio ·e la bravura · tradizionali nei reparti da cui provengono. . , Abbiamo con noi il 12' gruppo d'Artiglieria da montagna che, rotto ai . più duri cimenti, ha scelto per, diyis.i' \ ~.no·n .co~oscere difficoltà, non teinere il pericolo,,. Sarà un aiuto formidabile nell'azione, · , un -ele~~nto preiiòs~·- nella·. preparazione. . • . . . . · · L'\l? :ba.ttaglio\1e bers.agÙèri ciclisti di superbe tradizioni · ed uno ·sqiiaclrone . dei gloriosi Ussari di f>i~cen ~-~ tòmpiélan9 ·quasi la nostra famiglia à ciii ~errà ad aggi1;111gersi, presto un: batÌaglione del genio t~!to-i-a in1p~g'nàto s~l campo della lotia a consolidare i frutti . dell' ultima grande vitto~ia . .- . ·... - . .:. ' ,. . . . . ' . . . ... . . . '' . , ·\..

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I destfni della nostra . Patria riposano St;l valore dei suoi sold~ti ed a voi, che si~te l' es1fressione più bella delle vi,rlt1 ·niilitari dell'Italica gente, speita l'onore di dare largo co~tributo al ~ompirne~to cicli' opera iniziata claj npstri padri. ,'· . Facéiamo· nos'tro. il grido' di guerra che essi lanciarono nell'iniziare la grande .opera e che fu fin .. :.' · / .j

d1 allora 'il .tèrtor"e delle schi.e~e nen1iche. Affilate i vostri pugnali: ,ve.rrà prestò il giorno in cui il nemico dovrà conoscere di qual tempra · siano le vostre ·armi, quale fiamma sia per la 2." Divisione d'Assalto il suo grido di guerra " SAVOIA •.

IL MAGGIORE GENERALE

12 luglio 1918

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Comando della 2a Divisione d'Assalto Arditi della 2a Divisione, La. data del 21 ngof:'.to deve restare tra. le più memorabili della vostn1 ~tOl'ia, dopo quelle ddle azioni in cui col vostro irnngue e_ eol yo.stro yalore rnPr-itnste lii odierna consacrazione. La i;;olemw co11segrm delle inr-,;egne al Yalore fatta chl, S. M. il RE, la <'oneessione del Capo di S. 3I. dell'Esercito dei pennoni ai vostri reparti e la consegna {li esii ehe S. 2\1. Cùm.nndante Supremo dell'Esercito volle perscmalmc-ute. fare ai rostri _com.ancbn t i alla presenza delle rappresentanze militari Eistere ·di tutte le nazioni ehe cmnh:.lttono per la libertà del mondo, sono l'ap-0teosi del vostro vn.lot·e, il riconoscimento di quanto aYete fatto in pas.sato, · J'eè.pressione delb frrm.:1 ed introlln:bile fiducia che i sùmmi Capi dell'Esercito ed il Paese hanno in mi. Sugli sten,chrdetti bianchi e ned ci fu conce.~so come emblerrw della Divisione l'aquila, simbolo di maestà., di forza P di <;orngg.io, l 'aquila che fu l'ins,>,gna dei legionari di Roma, che con N'apoleone spi.ccò il volo aralda e tutrice di nuove libertà) l'aquil.n la ,signorn e regina cli quelle alpi che Idclio 1Hl asseg1mto all'Italia nostra come froutiern ed al cli là delle quali solti.1,nto il n em ie-o potrù tornarfi fratello. Il vùstro 1-ingt·nia.inento diceste ·s tamane col triplke, altfo,·,simo grido. )fa qu el g1·ido non suonò solo ringrnzinrnEmto e non rimase soffocato nella superba ùonea che fu stamane cornice a cos1 grnndi.ol'.lo qua,dro. Quel grido ,se11tirorw i popoli a.llei-l.ti e disse loro ehe Ititlia non dorme sugli allori del Gra,ppa e del PfaYe, ma che continua il suo <Sforzo immenso e che per esso Yi .son-8 suoj figli ('}Ì(~ fatie;:1no, sudano, si preparano jn silenzio sognando l'ora. del più grnude ciment,). E nueanclo altre frontiere il vo3tro gri.do è stato udito da quel nemico che Yi to1wse<> e ~a chi sia. nella lotta l'ardito <l'Italia : causa di nuoYo ;;;gomento l'..nnì. per lui qne.-;ta, rinnontta promess,1 dell,1- più fiera ed eletta ~foyentù d'Italia che Yolontar.iamente ,.<;i offre n unon~ e p iù trnlne imprese pel' la, ]?atl'fa ehe ;sente, che n10l1~; che cmnlrntte sicnra del suo domani. l\fa oggi al nem ico non (· ginutn che l'e.co del Yostro grido. Yenga , venga presto il g.iol'no in c:ui e i .si.a dato g('ttare il nostro gl'ido di gue1Tn luw:iandoei su di lni all'~1ttncc-o e sm·ù nllora ur)o di furo1·c ~catenato, cli n >loutù incrnll,ìhile, di gioia s nhlime. Allo1·,1, sollernte lo :-:guardo al nero e hianc :) stendard·J che il battesimo ckl s.,rngue aYrà ric·orrsncr:Mo ; Yi tol'l1erù spontaneo il. ricordo ,di quest/or,1 e• dnl p1·ùfoud.o del <;1to1·e, -daffes;;e1·e tutto frem ente ed e!',nltante <li Yittoria, c•1·nmpc,rù nncoi·n ùua rnltn H gl'i·rl<> di « \'IL\. IL RE)). 21 Agosto 1918. IL )lAC GIOR G E:\'ERALE

Comandante della Divisione De Marchi

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altro che trarre quanto possibile da ciò che aveva a disposizione e ribadire pertanto il ruolo delle sezioni pistole-mitragliatrici nell ' ambito della prima ondata d'assalto, ritenendo assurdo ed improponibile pretendere di impiegarle come normali mitragliatrici. Da ciò l' esigenza di avere sezioni più snelle ed agili, grazie anche all' adozione della versione dell'arma munita di calciolo che la rendeva più maneggevole ed in grado perciò di meglio svolgere un compito definito come "lanciare a momento opporluno raffiche brevi ed improvvise, alle spalle del nemico, sgusciando sul terreno coperto, arrivando di sorpresa sui rincalzi e sui numerosi cn~rtani di r(fornimenro che sono dietro le linee nemiche". La pistola-mitragliatrice poteva risultare efficace solo se utilizzata come arma d'assalto, a complemento delle bombe a mano offensive che erano l' arma per eccellenza dell'ardito, e come queste traendo una larga parte del suo rendimento dall'effetto morale che poteva avere se messa in azione di sorpresa ed alle minime distanze. Diversa la funzione delle mitragliatrici pesanti, delle quali veniva però lamentato un impiego troppo spesso improprio che comportava inutili perdite o dava scarsi risultati. A questo proposito ne veniva sottolineata la funzione di appoggio e di sostegno il che, in antitesi a quanto raccomandato per le pistole-mitragliatrici, rendeva opportuno mantenerle in postazione durante l'assalto, possibilmente su posizioni dominanti e fiancheggianti , assegnando a ciascuna sezione un compito ben definito nel quadro generale dell'azione e prevedendone lo spostamento soltanto se necessario al suo svolgimento, oppure ad assalto concluso, per definire l'ossatura del nuovo schieramento sulla quale ricostituire la compagine del reparto, inevitabilmente frantumata dalle vicende ciel combattimento. Date queste premesse, veniva ritenuto poco opportuno mantenere nel corso clell' attacco le sezioni mitragliatrici distribuite tra le compagnie e si raccomandava piuttosto dì riunirle in un complesso alle dirette dipendenze del comando cli reparto, a cui sarebbe comunque spettato precisarne lo schieramento ed i compiti sulla base di criteri quali scaglionamento in profondità per dare continuità all'azione dì appoggio e protezione ai fianchi, automatismo di intervento, fuoco di sbanamento a coronamento del successo. La funzione delle mitragliatrici pesanti era così assimilabile a quella dell'artiglieria, della quale rappresentavano l'indispensabile complemento: "Quando una massa d 'urto monta all'assalto, in quel critico momento nel quale iljì1oco distruttore dell 'artiglieria deve necessariamente essere spostato per non o.ffendere i nostri, allora qualche cosa ci vuole che: a) lenga inchiodato il nemico con tiro falciante, a screstare, per obbligarlo a stare a testa bassa nei resti delle sue trincee e dei suoi canuninamenti, perché non veda ciò che sta avvenendo davanti a lui; b) sia pronto a sbarrare con .fuoco intenso e falciatore qualunque velleità di controffensiva nemica, specie sui fianchi del corpo d'assalto; c) sia capace di far piovere sull'immediato rovescio della posizione nemica una rqffica di pallottole, sia pur disordinata, ma non per questo meno logorante e disturbatrice." Tutto ciò richiedeva un addestramento specifico, durante il quale affinare particolarmente la capaciù dei comandanti di sezione di studiare il terreno per individuare gli appostamenti più opportuni in relazione al compito loro affidato. Agli altri "mezzi ausiliari di fuoco" la conferenza dedicava uno spazio cli gran lunga inferiore. In merito ai lanciabombe era confermata l'intenzione di completare la transizione dai Bettica ai più pratici e potenti Stokes, prevedendone l'impiego sia durante la fase cli preparazione che durante la fase di esecuzione, in particolare contro reticolati non troppo consistenti e nidi di mitragliatrice svelatisi ali' improvviso. A questo riguardo, in analogia a quanto già proposto per le mitragliatrici, veniva suggerito cli riunire le sezioni di battaglione alle dipendenze del comando cli gruppo, in condizione di meglio indirizzarne I' intervento e curare il rifornimento di munizioni. Per i cannoncini da 37 mm, dei quali erano evidenziate la mobilità e la celerità di tiro, era invece prescritto un utilizzo per scopi specifici, quali la distruzione di appostamenti per mitragliatrici attraverso l'imbocco delle feritoie, iJ tiro cli disturbo eseguito d'intìlata su trincee e camminamenti, il tiro di interdizione su punti di passaggio obbligato. Per ottenere qualche risultato dovevano però agire di sorpresa, cambiando rapidamente posizione per sfuggire al! 'inevitabile reazione. Più originale, e di certo più in linea con l'esperienza dei reparti d'assalto, erano le indicazioni relative alle artiglierie leggere in dotazione. Il gruppo di artiglieria da montagna di cui ciascuna divisione d.isponeva poteva essere impiegato riunito, alle dipendenze del comandante, o distribuito nella misura di una

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batteria per gruppo d'assalto, in funzione delle circostanze e secondo quel concetto cli elasticità nella scelta della soluz ione tattica che Grazioli non si stancava di raccomandare. Tanto nell 'uno quanto nell 'altro caso il compito affidato a quelle piccole bocche da fuoco era quello cli "assicurare iL fuoco di accompagnamento vicino nell'assalto". secondo modalità ed automatismi da mettere a punto nel corso delle esercitazioni, nelle quali occorreva allenare i nuclei della prima ondata ad avanzare sotto l'arco delle traiettorie e preparare l'arti glieria a passare immediatamente dal tiro cli accompagnamento al tiro di sbarramento davanti o sui fianchi degli attaccanti, non appena conquistata la posizione. Al genio, alla cavalleria ed ai ciclisti il conferenziere dedicava poche parole, limitandosi a precisare che intendeva affidare loro compiti particolari, per la preparazione ciel terreno prima e dopo l'assalto nel caso degli zappatori, "lavoratori tecnici per l'assalto" , ed in relazione a funzioni cli avanguardia, fiancheggiamento ed inseguimento nel caso delle altre due componenti, puntando sulle loro caratteristiche di mobili tà. La lunga esposizione si concludeva con alcune raccomandazioni relative a temi di carattere generale, come il problema dell'infiltrazione, il principio dell ' economia delle fo rze, l'importanza dello studio del nemico e la cura da dedicare ai collegamenti. In merito al primo aspetto Grazioli lamentava di aver ancora senti to parlare con preoccupazio ne durante l'ultima battaglia dell' inlìltrazione di nuclei delle truppe d' assalto austro-ungariche. Una tale preoccupazione non era giustificata per chi era chiamato ad essere uno specialista di questa tattica. Le unità cl' assalto non dovevano curarsi di intercettare i tentativi di infiltrazione dell'avversario, ma lasciare questo compito ai reparti alle loro spalle, e mirare invece a stroncarli sul nascere, infiltrandosi a loro volta in profondità ovunque fosse possibile. Il successivo richi amo al principio dell 'economia delle forze era suggerito dall'evidente timore che le risorse umane a disposizione venissero inutilmente sprecate, il che sarebbe stato ancora più grave nel caso dei reparti d'assalto che tante cure richiedevano per la loro preparazione. La commozione per la sorte che inevitabilmente attendeva tanti dei suoi uomini si accompagnava qui ad una lucida analisi e ad un forte richiamo che il comandante elci Corpo cl ' Armata d'Assalto esprimeva in questi termini: "Nell'ultime azioni da noi fatte ho guardato con profondo rimpianto uno dei nostri arditi eroicamente caduto. Non solo rimpiangevo la bella e balda gioventù mietuta, ma pensavo al danno che la perdita cli quelfi,ero .W)ldato d 'assalto rappresentava per la nostra causa. Si tenga conto di ciò. La vita è nulla quando si tratta di difendere la Patria, ma la vita per la Patria va spesa bene e la vita di un soldato ardito benissùno. S i economizzino dunque le.fòrze, non spendendole poco (che sarebbe un errore) ma spendendole bene." È questo il nostro preciso dovere di capi; per questo abbicuno il grado; con questo ci accaparreremo la stima dei nostri soldati che ci daranno allora ancora di più cli quello che noi a Loro chiederemo." Le ultime considerazioni riguardavano lo studio del nemico, cli importanza fondamentale per un tipo di g uerra, quale q uello proprio delle unità d'assalto, che basava le sue possibilità cli successo su una profonda conoscenza delle capacità e delle modalità d' azione del l'avversario, ed il problema dei collegamenti, di cui veniva sottolineata Ja delicatezza, del resto emersa chiaramente anche in occasione del battesimo del fuoco della Divisione "A". A questo proposito veniva raccomandato che ogni divisione affidasse ad un suo ufficiale compiti di ispezione e cli sorveglianza sull'efficienza e sull' impiego dei mezzi disponibili, tra i quali ven ivano elencati motociclisti , ciclisti, portaordini , bandi.ere a lampo di colore e colombi viaggiatori, indicando però anche in prospetr.iva la possibilità di avere presto in dotazione stazion i radiotelegrafiche leggere. Tanta vari.età cli mezzi e l' indeterminatezza stessa in cui veniva per il momento lasciato il problema fan no capire come la sua soluzione fosse tutt'altro che semplice e sicura, nonostante gli sforzi fatti. L' insieme di questi concetti venne riproposto con poche modifiche nelle Norme per l'impiego rattico delle Grandi Unità d'assalto , diramate da Grazioli i1 l O luglio 33 . Ferme restando anche nel la lettera le

:u Comando Corpo <l' /\rrnata cl' Assalto, Nonne per l'impiego 1a11ir.:o delle Grandi Un il à cl'as.rn/to. n° I 130 Op. Riservatissimo del 1° luglio 19 18. in !.'Esercito Italiano nella <ìmnde Guerra (1915 - /9/8), Voi. V. Le operazioni del 1918, Tomo 2° bis, La conclusione del cmiflitto, U~icio Storico Stato Maggiore Esercito, Roma, 1988, pp. 516 - 535.

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norme per l'impiego tattico della fanteria e dei suoi mezzi ausi liari esposte nella conferenza del 24 giugno, venivano ampliate nei contenuti quelle relative ali' artiglieria ed al genio e soprattutto veniva definito in modo più puntuale il ruolo degli e lementi "celeri". In merito all' artiglieria veniva confermato che nel caso di una grande unità d ' assalto, chiamata ad operare s ul fronte di un·armata già sch ierata sui cui mezzi poteva quindi contare, era sufficiente disporre di un certo numero cli batterie cli piccolo calibro per l' azione di accompagnamento e di s barramento vicino . Ciò richiedeva non solo affiatamento tra fanti ed artiglieri ma anche una spiccata attitudine cli questi ultimi a reagire automaticamente al manifestarsi di nuove situazioni e la capacità di integrare l'azione dei loro can noni con quella delle mitragliatrici, in modo eia creare s ul davanti della massa d 'assalto uno sbmrnmento di fu oco continuo e nello stesso tempo tanto flessibile da poter essere concentrato là dove si presentasse una minaccia. Questo risultato poteva essere raggiunto con ripetute esercita:t.ioni congiunte nelle quali i comandanti di raggruppamento e di gruppo dovevano acquisire r abitudine a far manovrare in modo armonico i battaglioni e le batterie ai loro ordini. Non era invece il caso di compilare complicate tabelle dei tempi per coordinare razione delle diverse componenti, né di affidarsi a q uesto scopo ad un'organizzazione dei collegamenti il cui funzionamento non avrebbe comunque potuto essere perfetto. Le soluzio ni dovevano essere semp lici e fondarsi sia sull'addestramento comune sia sulla capacità di intervento diretto dei capi: "Certe mffìnatezze di impiego tattico combinato non sono per noi, che abbiamo per caratferistica una irruenza ed una brutalità quasi rudimentale di azione, che richiede mezzi estremamente semplici e la più larga parre al comando diretto coll'occhio e con la voce dei capi ''. Per quanto riguarda il genio, ne veniva sottolineato il ruolo nell'impianto e nella gestione elci vari mezzi di comunicazione, dal telegrafo, al telefono, alle s tazioni radio ed olliche, alle colombaie, e g li veniva affidato il compito di garantire in una cornice di unitarietà e cli sicu rezza il funzionamento dei collegamenti, attraverso l'attivazione presso l' ufficio genio del corpo d 'armata di un organo centrale con funzio ni ispettive. Al genio era inoltre attribuila la responsabi lità ciel funzionamento delle staz ioni fotoelettriche, utili durante gl i allacehi notturni sia per accecare i difensori con il loro fascio luminoso, e coprire così l' avanzata degli truppe d' assalto, sia per visualizzare le direttrici cli avvicinamento all'obiettivo. La presenza nell'organico della d ivisioni d ' assalto di squadroni cli cavalleria e battaglioni ciclisti, insieme con la previ sta assegnazione di sezioni rnit.ragliatrici montate su motocarro7.7.etle e di autoblindomitragliatrici, forniva infine lo spunto per a lcune considerazioni che le proiettavano in uno scenario diverso, nel quadro di operazioni manovrate in campo aperto, possibili sia ne l caso di uno sfondamento delle linee avversarie sia nell'eventualifa cli una nuova rottura del f'ronte italiano. In questa ipotesi gli elementi "celeri.. potevano essere riuniti in un complesso tallico nel quale la capacità di movimento a largo raggio della cavalleria e la sua fo rza d ' urto, esaltata sempre dal fattore sorpresa. doveva essere coord inata con la potenza cli fuoco delle sezioni mitragliatrici e dei fucilieri ciclisti per realizzare l'avvolgimento e la di struzione dei nuclei cli res istenza. Allo stesso modo, a parti rovesciate. queste formazioni miste potevano contras tare efficacemente, e con le loro stesse armi , similari formazioni avversarie lanciate a ll'inseguimenro o sguin7.agliate nelle retrovie con il com pilo di crearvi il caos. La visione di Grazioli a questo proposito era assolutamente lucida, sia in chiave offensiva che in fase difensiva. con il richiamo a concetti tradizionali , tipicamente associati alr impiego della cavalleria, ma anche con un' anticipazione di concetti desti nat i ad affermarsi in fut uro. con l' avvento delle formazioni motocorazzate: "Questo tipo di manovra di nuclei misti di mitraglieri ciclisti e cavalieri. con carattere più di guerriglia che 11011 di azione regolare, potrà costituire, allorché esreso su vasta f ronte mediante nuclei oppor11111amente illrervallati, un ottimo sisrema per avan::,are sia offensivamente contro 1111 11e111ico disordinato e disperso per I ·avvenuto sfondamento delle proprie linee, sia c:ontroffensivam.ente per opporre un ostacolo alla foga incalzante di analoghi gruppi nemici che, dopo lllla irnr::,ione attraverso le nostre linee, ten dano a portare lo scompiglio nelle nostre retrovie." li quadro di riferimento era stato nel fraltempo completato dal Capo di Slato Maggiore dell 'Esercito con un circolare nella quale aveva puntualizzato il ruolo delle grandi unità cl'assallo. demandando al comando del Corpo cl' Armata d 'Assalto la defin izione delle norme cli dettaglio in materia cli prer,arazione ccl

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impiego, cosa che Grazioli avrebbe appunto fallo con la sua circolare ciel 1° lugl io34 . Diaz aveva nell' occasione stabilito che le grandi unità d'assalto avrebbero sempre agito inserendosi fra altre grandi unilà per costituire "le punte acciaiate dello schieramento complessivo ". Da ciò derivavano la necessità di un impiego escl usivamente offensivo, o controffensivo, e fondato sulla sorpresa per non logorarle inutilmente, nonché la previsione di un impiego a massa nella direzione decisiva, con tassativa esclusione cli qualunque ipotesi cli frazionamento tra più settori del fronte. Il loro schieramento doveva avere un'estensione proporzionale alla profondità dell'avanzata che si intendeva realizzare, tale comunque da permettere cli raggiungere con un solo balzo le posizioni delle batterie di medio e grosso calibro avversarie, ed a similitudine cli quanto prescritto per i singoli reparti d'assalto era necessario ritirarle non appena avessero raggiunto i loro ob.iettivi , affidando ad allre forze il proseguimento dell'azione e lo sfruttamento ciel successo. Da queste caratteristiche di impiego discendeva la loro connotazione cli unità "leggere", dotate soltanto di artiglieria da montagna con funzioni di accompagnamento, dato l'obbligo per le armate nel cui schieramento si sarebbero inserite di fornire gli altri mezzi necessari. Il tutto sulla base di una preparazione meticolosa, curata nei minimi dettagli e fondata su una chiara conoscenza della situazione generale, come pure su un buon affiatamento con le grandi unità chiamate a sostenerle ed a continuarne 1' azione. Messo a punto l'impianto normativo dj base era ora necessario raggiungere il livello di preparazione auspicato, attraverso un'attività addestrativa finalizzata a tradurre in pratica i contenuti delle circolari ed in particolare a rimediare a quelle carenze in termini di amalgama e di coesione che erano emerse sul campo cli battaglia. A tal proposito vi erano eia vincere forti resistenze, dipendenti dal fatto che i comandanti cli reparto si erano nel tempo abituati a godere cli un'ampia autonomia e guardavano quindi con diffidenza ad una situazione che li vedeva inseriti in un organismo di livello superiore. Un tale atteggiamento era stato anticipato eia Grazioli, consapevole dell ' individualismo che permeava a tutti i livelli le truppe d'assalto e delle differenze che esistevano tra reparti provenienti da esperienze diverse ccl inclini ad interpretazioni differenti delle direttive in materia di disciplina e di impiego. Verso la fine di giugno nel tratteggiare un ritratto cieli ' ardito aveva volutamente parlato di spirito guerriero più che militare, intendendo con questo che l'ardore individuale andava a volte a scapito dell'unità d'azione del reparto, aggiungendo però che esisteva comunque nei reparti uno spirito cli corpo molto sentito, rafforzato dalla consapevolezza delle belle prove,fornite35 . Il coesistere cli un acceso individualismo e cli un forte attaccamento all'unità cli cui si faceva parte non favoriva certo il processo di consolidamento delle divisioni appena costituite, ostacolato anche dal regime particolare con cui i singoli reparti erano stati fino ad allora gestiti ed amministrati, alle dirette dipendenze cli comandi di grande unità, e quindi con ampi margini cli manovra e senza un indirizzo unitario. Disponibile a salvaguardare quanto di positivo vi poteva essere in uno spirito di corpo alimentato dalle tradizioni nate sul campo cli battaglia, Grazioli non intendeva però tollerare il persistere di particolarismi che riteneva assolutamente dannosi, ed ancor meno comportamenti dai quali trasparisse un rifiuto aprioristico dei nuovi concetti. Poche settimane dopo la circolare del l O luglio il comandante del Corpo cl' Armata cl' Assalto si rivolse perciò nuovamente ai suoi ufficiali esprimendo la convinzione che le sue disposizioni fossero state ormai correttamente interpretate e confidando nel fatto che l'intervento dei comandanti cli divisione, cli raggruppamento e cli gruppo sarebbe stato sufficiente a rimuovere gli ultimi dubbi ed a convincere quanti ancora si mostrassero recalcitranti cli fronte aUe esigenze di uno sforzo collettivo. In caso contrario si doveva procedere senz'altro all'allontanamento dei dubbiosi e dei testardi, senza attendere oltre o tentare altre stracle36 :

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Comando supremo, Ufficio Segreteria - Sezione Istruzioni, Grandi unità d'assalto, n" 38 del 26 giugno 19 J 8, in L'l:,sercito lralian.o nella Grande Guerra ( 1915 - 1918), Voi. V, Tomo 2° bis. Uffìcio Storico Stato Maggiore Esercito, Roma. 1988. pp. 514 - 515. J:i Comando Corpo d'Armata d'Assalto, Stato Maggiore, Spiriw e disciplina delle truppe, n" 986 ciel 29 giugno I 9 I 8, AUSSME, Rep. B- 1, Racc. I20S I a, Diario Storico Corpo d' Armata cl' Assalto, Allegato 41. 36 Comando Corpo d'Armata d'Assalto, Stato Maggiore, Impiego tattico . n° 2908 ciel 19 luglio 1918, AUSSME, Rep. B-1 , Racc. 120S la, Diario Storico Corpo d' Armata d ' Assalto, Allegato 66.

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"Dover insistere troppo su questo punto equivarrebbe ormai a perdere tempo prezioso, ciò che sarebbe delitto in una guerra come questa, che trasforma, si può dire, ogni giorno i propri metodi tallici e che richiede perciò nei capi di ogni grado la massima agilità mentale e volitiva, impirata sempre e soltanto alle esigenze di carattere generale, che sono le essenziali. E pertanto gli incapaci, i caparbi, i particolaristi, i gretti di spirito siano eliminati senz'altro dall'ambiente delle grandi unità d'assalto, nelle quali ogni vano attrito deve essere prontamente levigato, ogni sforzo dev'essere fatto per portarsi, dal basso e dall'alto, con.fervida ejì·esca iniziativa, all'avanguardia delle idee nuove d'impiego che la guerra via via va mettendo in luce.'' Nel contempo, per valorizzare l' esperienza già maturata a livello di battaglione e non disperdere il prezioso patrimonio già accumulato, veniva bandito un concorso per la stesura di "norme pratiche di ùnpiego tattico del battaglione d'assalto, costituito come è ora coi suoi fanti arditi e con tutti i mezzi ausiliari", invitando a parteciparvi i comandanti dei reparti d'assalto ed indicando come premio per il miglior lavoro Ja sua pubbl icazionc a completamento delle direttive già emanate ed il posto d'avanguardia nella prima operazione d'assieme condotta dal corpo cl' armata37 . Analoghe resistenze trovò l'introduzione del sacco eia ardito, decisa per avere un 'autonomia logistica cli almeno quattro giorni e poter così fronteggiare l'eventualità che, iniziata l'azione, non fosse più possibile assicurare un regolare flusso di rifornimenti. Si trattava d i una decisione in aperto contrasto con le disposizioni già in vigore per i reparti cl' assalto, per i quali l'abolizione dello zaino rappresentava sia un segno distintivo che un ambito privilegio, e fu quindi accolta con un certo malumore. Anche in questo caso una tale reazione era stata prevista da Graziali che, nel diramare Je relative disposizioni, per imporne il rispetto non si limitò a minacciare sanzion i disciplinari ma volle spiegarne Je ragioni, ricordando il diverso ruolo dei reparti inquadrati nelle grandi unità d'assalto rispetto a quelli rimasti autonomi 38 : "È necessario anzitutto che apparisca chiaro a ciascun ufficiale la.fondamentale di;[ferenza esistente fra il reparto d 'assalto isolalo, dipendente organicam.ente da un corpo d'annata, ed un reparto facente parte di una grande unità di assalto; d?fferenza che si riflette essenzialmente nell'impiego tattico del reparto stesso, il quale, m.entre nel primo caso era chiamato ad agire con una operazione singola, limitata ed episodica sul jìwi.te di armate in linea, nel secondo caso verrà a costituire parte integrante di un grande organismo creato per compiere azioni di vasta portata comprendenti il travolf?imento di intieri sistemi d?fensivi nemici ed il dilagamento al di là dei sistemi stessi, fin dove sarà con ogni 4lJ/W possibile di giungere per impedire ad ogni costo una nuova stabilizzazione della fronte neniica. ln ogni circostanza è evidente che non sarà in alcun modo possibile attendere il regolare affluire dei r?fornimenti da tergo, di più, in alcune operazioni affidate ad una Grande Unità d'Assalto tanto più sarà necessaria, e richiesta imperiosamente ad essa, l 'autonomia, la quasi indipendenza logistica." L'esigenza, quantificata in quattro giornate di autonomia, era particolarmente sentita nel caso dei viveri e poteva essere soddisfatta portando nel sacco almeno due razioni di riserva, aumentabili a quat.tro in casi particolari. Nel sacco dovevano anche trovare posto gli oggetti di concdo di uso più immediato, gavetta con cucchiaio, tazza, fazzoletto, un paio cli calze e pezze eia piedi di ricambio, coperta, telo da tenda, un sacco a terra, insieme con il pacchetto di medicazione e l'immancabile fez nero, il tutto per un peso di poco superiore ai sei chilogrammi. La dotazione cli munizioni era di 120 cartucce per moschetto mod. 91

37 Con il carteggio della 2" Divisione ct· Assalto sono conservati alcuni degli studi presentati ed in particolare quelli prodotti dai comandanti dei reparti J e V. Entrambi riprendono le indicazioni di Grazioli e si riallacciano al contenuto di norme preesistenti, sottolineando l'impo1tanza della sorpresa, la necessità di un'avanzata condotta sotto l' arco delle traiettorie e l'opportunità di una prima ondata formata da nuclei composti da elementi pa1ticola1mente scelti ed addestrati , sostenuti dalle pistole-mitragliatrici del reparto. Il nucleo agisce tipicamente per inlìltrazione, avanzando con una formazione flessibile ed adattabile al terreno, nella quale gioca ancora un ruolo la ··coppia", di paesani, cli parenti o di amici, quale pedina base del combatl.imento. I due studi non presentano elementi di novitil, limitandosi ad esporre concetti già noti, ed è questo forse il motivo per cui il concorso non sembra aver avuto un vincitore. 38 Comando Corpo d' Armata cl' Assalto, Stato Maggiore, Armamen/o ed equipaggiamento di guerra delle truppe dipendenti, n° 4301 Op. ciel J agosto 19 I 8, AUSSME, Rep. B-1. Racc. l 20S I b, Diario Storico Corpo d' Armata d'Assalto, Allegato 3. O

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distribuite in q uattro giberne e di sei bombe a mano, tjpicamente quattro offensive tipo Thevenot e due incendiarie tipo Olergon, portate nella tasca posteriore della giubba, per un totale di altri sei chilogrammi. Una scorta più consistente di munizion i non era ritenuta necessaria, sia perché avrebbe fatto crescere troppo il peso dell'equipaggiamento, sia perché si contava d i risolvere il problema utilizzando le armi catturale all'avversario. Completavano le dotazioni individuali il respiratore di modello britannico, portato a tracolla sul petto, la borraccia ed uno strumento leggero da zappatore portati alla cintola, ed ovviamente il moschetto ed il pugnale. Identico l' equipaggiamento del personale delle sezioni mitragliatrici, lanciabombe e lanciafiamme, ad eccezione dei porta-arma che non avevano né moschetto né sacco ardito e portavano gli oggetti di corredo nella tasca in sosti tuzione delle bombe a mano. Questo non era invece necessario nel caso delle pistole-mi tragliatrici nelle quali il porta-arma rinunciava soltanto al moschello, sostituito dalla pistola-mitragliatrice con calciolo, e tutti avevano nella tasca solo quattro bombe a mano per lasciare spazio a dodici caricatori di riserva, il che permetteva cli eliminare le cassette portamunizioni e di rendere così la sezione più ag il e e manovriera. Nonostante un mugugno piuttosto generalizzato, di cui si trova eco nella memorialistica, l' idea del sacco ardito non fu accantonata e venne anzi sanzionata, nella forma del sacco eia cavalleria, dalla contemporanea circolare con cui il Comando Supremo fissò nei dettagli uniforme ed equipaggiamento dei reparti d 'assalto. Le direttive d'impiego e le nuove soluzioni in materia d i equipaggiamento furono messe alla prova in una serie di esercitazioni in cui ebbero un particolare rilievo quelle a livello di gruppo, miranti a costruire la capacità d i agire in modo coordinato nell'ambito di complessi cli livello su periore al battaglione, abituando nel contempo i reparti ad avanzare sotto l'arco delle traiettorie. L'azione manteneva il carattere violento e travolgente proprio delle truppe d ' assalto ma superava la d imensione locale, tipica del colpo cli mano, per guanto riguardava sia la durata che gli effetti, e si sviluppava con l'intervento in funzione di appoggio ravvicinato delle bocche da fuoco ciel gruppo cl' artiglieria da montagna e delle compagnie m itragliatrici divisionali, eventualmente integrate da batterie cli magg ior calibro. Questo ciclo addestrativo fu aperto dal I O Gruppo il 4 luglio sulle colline cli Alonte, secondo un tema che contemplava l' attacco a successive linee di trincee, e proseguì con la diretta supervisione di Graziali, che il 10 luglio assisté ad un'esercitazione d'assieme del 3° Gruppo d'Assalto con il concorso ciel IX Gruppo Artiglieria eia Montag na a Monte della Torre per poi riunire a rapporto gli uffi ciali e commentarne l' andamento, sottolineando gli inconvenienti emersi ed indicando i provvedimenti correttivi. La stessa attenzione venne riservata alle analoghe esercitazioni effettuate dal l O Gruppo sullo stesso terreno e dal 2° a Monte Molinetto, rispettivamente l' 11 ed il 12 luglio, ed ancora ciel I" Gruppo il giorno 13 ad est di Alonte. In questa ci rcostanza il rituale rapporto fu sfruttato per illustrare brevemente, ad un uditorio che li stava sperimentando sul campo, i concetti che dovevano guidare l'impiego delle mitragliatrici nell' offensiva e l'azione dei reparti d'assalto in relazione a quella delle unità cli fanteria chiamate a consolidarne il successo. Il livello di preparazione dei gruppi della l" Divisione cl ' Assalto fu oggetto cli un' immediata verifica il 18 luglio, sul terreno cli esercitazione cli Monte Molinetto, alla presenza di Diaz e della commissione cl' inchiesta costituita per indagare sui fatti dell'ottobre 19 17 39 . Il risultato dovette essere soddisfacente dal momen to che al termine della manovra il Capo cli Stato Maggiore dell'Esercito volle riunire gli ufficiali ciel gruppo cli formazione che l'aveva svolta per esprimere il suo compiacimento, sfruttando al tempo stesso l'occasione per esporre le ragioni che avevano portato alla costituzione delle grandi unità d ' assalto. La 2" Divisione aveva intanto iniziato a sua volta le esercitazioni a livello di gruppo sul terreno cli Monte Altore, dove, sempre sollo lo sguardo attento di Graziali, si avvicendarono i gruppi 4°, 5° e 6°, rispettivamente il 16, il 19 ed il 22 luglio, e poi ancora il 4° ed il 5° il 28 ed il 3 1 luglio. Ogni volta alla concl usione deJl ' evento addestrativo segu iva una minuziosa analisi del suo andamento, come sarebbe ac39 Nom inata con il R.D. n°35 del 12 gennaio 19 18 ed insed iata il 15 febbraio, la commissione parlamentare d' inchiesta era presieduta dal generale <l'esercito senatore Carlo Caneva e composta da tre membri militari e tre membri civili. Avrebbe concluso i suoi lavori il 15 giugno 19 19.

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caduto ancora il 23 agosto, quando al termine cli un'esercitazione del 5° Gruppo cl' Assalto Grazioli ebbe a sottolineare la necessità cli garantire in ogni circostanza i collegamenti, che in questo caso erano invece venuti meno. I singoli reparti svolgevano nel frattempo esercitazioni a livello cli battaglione il cui scopo era soprattutto quello di allenarli ad avanzare sotto l'arco delle traiettorie e di perfezionare l'affiatamento con artiglieri e mitraglieri, secondo uno schema sperimentato il 13 luglio clall'VJII Reparto d'Assalto e claJ XII Gruppo Artiglieria eia Montagna a nord di Toara, ancora alla presenza ciel comandante ciel Corpo cl' Armata cl' Assalto. Ugual.mente curata era la preparazione delle aliquote di cavalleria e cli ciclisti, per le quali vennero organizzate speciali esercitazioni anche a partiti contrapposti, come quella che il I O luglio vide i due squadroni dei Cavalleggeri di Piacenza fiancheggiati ciascuno da una compagnia cli bersaglieri ciclisti confrontarsi in campo aperto. In relazione ad uno scenario di questo tipo, che prefigurava una situazione di guerra di movimento conseguente ad uno sfondamento ciel fronte, Grazioli chiese cli poter avere a disposizione l' intero reggimento con l' obiettivo cli approfondire attraverso esercitazion i d'assieme il problema dell'impiego di formazioni miste comprendenti unità di cavalleria e reparti di ciclisti, per dar vita ad uno strumento capace di cooperare con le truppe d'assalto sia nel caso di un'offensiva su vasta scala, sia nell'ipotesi di operazioni controffensive40 . La richiesta venne però respinta, con la motivazione che gli altri tre squadroni dei Cavalleggeri di Piacenza erano indispensabili alla Ia Armata per il servizio di sicurezza nelle retrovie. Scartata per lo stesso molivo la possibilità cli attingere alle altre armate, il Comando Supremo, con una comunicazione a firma Badoglio, autorizzò invece esercitazioni congiunte con i reggimenti della l" Divisione di Cavalleria41 , "nell'intento di consentire anche su più vasta scala lo sviluppo dell'addestramento parallelo delle grandi unità d'assalto e di unità mùte di cavalleria e ciclisti". In questa autorizzazione è la genesi della grane.le manovra organizzata nella regione tra il Bacchiglione ed il Brenta nella seconda metà cli agosto. I primi accordi furono presi già il 1° agoslo durante un incontro con il comandante generale dell'Arma di Cavalleria, Vittorio Emanuele di Savoia-Aosta, Conte di Torino, avvenuto presso il comando del Corpo cl ' Armata d'Assalto a Montegalda proprio per esaminare la possibilità di una esercitazione congiunta a livello di grandi unità. L'idea che il suo corpo d' armata potesse essere il primo nucleo cli una massa mobile di manovra era sempre stata presente neJJa mente di Grazioli ed ora gli veniva offerta l'occasione di tradurla in atto, sia pure in uno scenario simulato, con il fine ultimo di metterne a punto le modalità cli impiego per operazioni svolte su terreno aperto e pianeggiante in combinazione con consistenti reparti di cavalleria. Avuto ufficialmente il via libera, gli fu quindi facile impegnare il suo stato maggiore, con il concorso ciel comando della l" Divisione cli Cavalleria, nel.la delìnizione del tema dell'esercilazione, eia lui illustrato il 19 agosto al conte cli Torino ed agli ufficiali delle sue due divisioni e della divisione di cavalleria in una conferenza tenuta a Montegalcla42 . Nella premessa veniva ricordato che il Corpo cl' Armata e.I' Assalto non doveva essere visto come la semplice riunione cli reparti preesistenti ma come uno strumento nuovo, concepito per dare una risposta al problema apparentemente insolubile posto dai fronti trincerati e dal costante prevalere della difesa sull'offesa, con l'obiettivo cli restituire ali ' azione un carattere dinamico e di superare i limiti dell'i mpostazione metodica a lungo dominante: "Esso è nato quando, dall'ipnotizz.azione generale verso la "guerra di trincea e l'attacco metodico" che per ragioni varie imperversarono nei prùni tre anni di guerra europea, le menti niilitari più af?ili e più giovanilmente innovatrici ritornarono con crescente entusiasmo al concetto unico fondarnentale della

4 o Comando Corpo d ' Armata cl' Assallo. Stato Maggiore, Dipe11de11za tattica temporanea del Reggimento Cavalleggeri di Piacenza, n" 2859 Op. Riservato Speciale del 18 lugli.o 191 8, AUSSME, Rep. F.3, Racc, 94. Corpo d'Armata d'Assalto. luglio -

ottobre 1918. '1 1 Comando Supremo, Ufficio Operazioni. n° 12540 G.M. del 4 agosto 19 18, AUSSl'vlE. Rep. F-3, Racc. 94, Corpo d'Armata cl' Assalto. lu2.lio - ottobre 1918. 42 Cornancl; Corpo cl' Armata d'Assalto. Esercitazio11e co111bi11ata svoltasi il 27 agosto 19 I 8 .fra Racchiglio11e e Rre11ta, AUSSME, Rep. B-1 , Racc. 120S 1b. Diario Storico Corpo d' Arnrnta d ' Assalto. Allegato 35.

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SCHIZZO

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Granze delle Frassinellc. Schizzo con l' indicazione dello schieramento dei reparti delle due divisioni d'assalto per la cerimonia della consegna delle decorazioni e elci gagliardetti e con le istruzioni per il successivo sfilamento in parata davanti al palco reale (AUSSME, Rep. B- I, Racc. I20S I b, Diario Storico Corpo d'Armata cl' Assalto)

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SCHIZZO

N~ 1

A CEQVARCS! S,CQOCE

A ROVOLO,~

Granze delle Frassinelle. Predisposizioni per la cerimonia del 21 agosto 1918 con l'intervento del Re d'Italia accompagnato dai generali Diaz e Badoglio. Nello schizzo sono indicati il luogo della rivista e le vie di accesso (AUSSME, Rep. B-1, Racc. 120S lb, Dia1io Storico Corpo cl' Armata d' Assalto)

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guerra, in quanto è per sua natura, fenomeno dinamico e non statico. e alla conseguente necessità di prepararsi gli strumenti adatti: a) per arrivare a questa guerra di movimento, .\fondane/o le muraglie costituite dalle zone fortificate e dai poderosi schieramenti di artiglieria; b) per condurre con speranza di successo la guerm di movimento, non appena prodollo lo sjòndamemo." Realizzata una breccia nella fascia fortificata delle difese, ìl Corpo d'Annata d'Assalto doveva costituire il nucleo di una massa di manovra intorno al quale aggregare le forze più mobili e manovriere disponibili, all ' azione delle quali avrebbe potuto dare peso e consistenza. Sì trattava quindi di fondere in un unico strumento truppe celeri, quali la cavalleria, i ciclisti, le autoblinclomilragliatrici , e truppe d'assalto, ind.ividuando le modalità più idonee per farle agire come un tutt'uno pur in presenza di caratteristiche di mobilità e dì velocità diverse. Solo in questo modo sarebbe stato possibile avere una massa di manovra a cui chiedere cli svolgere quelle funzioni cli avanguardia, cli inseguimento o, nel caso, di retroguardia, che in passato erano richieste alla cavalleria, e proprio questo era il fine ultimo dell' esercitazione, vale a dire identilìcare i problemi e proporre le soluzioni. Tutto ciò senza idee preconcette, e quindi utilizzando tutto quanto si aveva sottomano, anche quelle componenti, veniva detto con evidente allusione alla cavalleria, per le qual i poteva sembrare non vi fosse più un ruolo da recitare nella guerra moderna. TI tema proposto per questa prima esercitazione a carattere sperimentale corrispondeva ad una delle possibili ipotesi cli impiego, con un' avanzata dal Bacchiglione al Brenta ali' inseguimento dì un avversario che, battuto sul primo dei due lìumi, si ritirasse ordinatamente dietro il secondo. La scelta non era casuale, una tale eventualità era infatti nei voti di lulli per il giorno in cui il Regio Esercito avrebbe ripreso l'offensiva e passato a sua volta il Piave. Dal momento che non si sarebbe trattato di una rotta erano previste la presenza di forti e combattive retroguardie ed una persistente azione di contrasto, appoggiata a caseggiati organizzati a difesa, interruzioni stradali e zone interdette clall 'iprite, e condotta prevalentemente da nuclei altamente mobili cli cavalleria e dì ciclisti con numerose mitragliatrici. In questo scenario l'avanzata avrebbe dovuto coprire un fronte il più ampio possibile con colonne agili ma ben armate, con all a testa gli elementi più mobili, cavalleria, ciclisti, autoblindomitragliatrici, in grado di aver rapidamente ragione di resistenze improvvisate o di fissare con il loro fuoco reparti avversari più consistenti in attesa ciel sopraggiungere degli elementi dì rincalzo destinati a rilanciarne l'azione, ruolo questo tipicamente assegnato alle truppe d'assalto che dovevano seguire a piedi od in autocarro. Ogni colonna doveva quindi comprendere un 'aliquota di tutte le componenti della massa cli manovra, scaglionate dalla testa verso la coda in funzione della loro velocità d'avanzata, ed impegnare una fronte proporzionale alla consistenza delle unità d'assalto che ne facevano parte. Un fattore di fondamentale importanza per permettere ai due comandanti cli manovrare nel modo più opportuno le loro forze era ìl buon funzionamento elci collegamenti, ccl a questo riguardo si faceva affidamento anche sull'intervento dei velivoli da osservazione, soprattutto per poter determinare la posizione relativa e la situazione delle diverse colonne. La manovra si svolse il 27 agosto. La 2a Divisione cl' Assalto con la I" Brigata di Cavalleria e tutte le autoblindomitragliatrici della I" Divisione cli Cavalleria vi recitò il ruolo del "partito azzurro", con il compito di incalzare il ripiegamento dietro il Brenta del "partito rosso", rappresentato da reparti della l" Divisione d' Assalto, e di impadronirsi del ponte di Curtarolo. Le operazioni, iniziate alle 6,30 con l'avanzata simultanea delle tre colonne "azzurre" attestate lungo la provinciale Padova - Vicenza, ebbero termine alle 18,30 con gli azzurri che premevano sulla linea principale di resistenza e dilagavano verso il ponte di Curtarolo. Il giorno seguente ne venne riesaminato l'andamento e Grazioli , ìn qualità di direttore dì esercitazione, si riservò il compito di trarre le conclusioni. Dopo aver sottolineato la convinta partecipazione cli tutti, una partecipazione che forse era stimolata dal terna stesso della manovra43 , la sua analisi riguardò soprat4 :i Vale la pena cli riproporre le parole usate dal comandante del Corpo cl' Armma d' Assalto per illustrare l'impegno ùi cui tutti avevano dato prova: ,;Questa passione e questa serietà erano forse suscitate dal quadro generale, virn e l'erosimile. della 111m10vrn. evide111e o tutti, pe,Jìno ai soldati .... Oltre a ciò, probabilmente per istinto, il nos11·0 pensiero camhiava nome a quei due fiumi. !{ nostro pensiero correva ad altri.fiumi ai quali twti pensiamo con viva passione. Qualche cosa di simile ti q11effo che abbiamo sperimentato ieri tra Bacchiglio11e e Brenta potrebbe doman i awerarsi - come tutti speriam.o - fra Piave e Liven za, .fi'a Livenza e Tailiamento, .fi'a Tagliamento e l.wnz.o.

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tutto il ruolo ed il rendimento delle truppe celeri, con considerazioni improntate alla massima franchezza ed ispirate da una sicura comprensione della realtà della guerra moderna. Venne infatti giudicato negativamente il rendimento della cavalleria, almeno in relazione al modo in cui era stata impiegata. Le gravi perdite che i reparti montati avrebbero subito nella realtà non erano giustificabili e neppure necessarie, dal momento che gli stessi risultati si sarebbero potuti ottenere ponendo alla testa delle colonne soltanto reparti cli ciclisti sostenuti eia autoblinclomitragliatrici e da automezzi armati con cannoncini cli piccolo calibro. Contingenti di cavalleria, al più della forza dì uno squadrone, avrebbero potuto procedere alle loro spalle, raccordando l'avanguardia con il grosso costituito dalle truppe d'assalto e tenendosi pronti ad approfittare di eventuali cedimenti dell'avversario. La manovra aveva invece valorizzato l'impiego dei battaglioni ciclisti e soprattutto delle autoblindomitragliatrìcì, che potevano costituire una valida alternativa ai can-i armati in un terreno come quello delle pianure italiane, caratterizzato da una fitta rete stradale, a patto cli rafforzarne la protezione, dotandole dì corazzature più spesse e gomme a prova di pallottola. Mezzi con queste caratteristiche avrebbero potuto essere impiegati con modalità spiccatamente offensive, lanciandole in avanti insieme ai ciclisti fin quando la resistenza non si fosse fatta troppo forte, per poi utilizzarle come perni cli manovra per le altre truppe, sempre però con l'accortezza dì non lasciarle troppo tempo ferme per non esporle al tiro dell'artiglieria. Grazioli sì rendeva infatti conto che la corazzatura non era sufficiente e che ad essa si dovevano accompagnare un sapiente sfruttamento del terreno ed una elevata mobilità, due aspetti che durante l' esercitazione non erano stati adeguatamente curati: "Le autoblindate sono state trattenute troppo tempo ùnmobili solfo probabile tiro di artiglieria; ciò è contrario al loro carallere d'ùnpiego perché esse trovano la invulnerabilità, oltreché nella corazza e nella copertura o_ffe1:ta dal terreno, nella propriafac:ilità di rapido spostamento''. Nçl complesso, nonostante qualche problema nei collegamenti, il dispositivo cli manovra imperniato su èolonne divise in due grandi scaglioni, uno d ' avanguardia, composto eia truppe celeri, ed uno di combattimènto; formato dalle truppe d'assalto, aveva dimostrato la sua validità e, una volta oliati i meccanismi che dovevano regolare i rapporti tra i suoi vari elementi, avrebbe potuto essere efficacemente riproposto. Con l'esercitazione in campo aperto del 27 agosto il Corpo d ' Armata d'Assalto aveva fatto un altro importante passo avanti nella sua preparazione; assumendo una fisionomia che ne faceva uno strumento unico ,nell'ambito dell'esercito italiano, con compiti sia di rottura che di manovra. Le ipotesi di impiego che fino a quel momento erano state concretamente studiate avevano però preso in considerazione soltanto la prima cli queste due caratterizzazioni , in 1:elazione alla possibilità dì aprire una larga breccia in specifici settori del froli.te. ·u primo eh questi studi, avviato nel mese cli giugno, riguardò una eventuale operazione nella regione delle Giudicarie, tra il Chiese ed il lago cli Garda. Dopo la Battaglia ciel Solstizio il Comando Supremo accarezzò infatti per qualche tempo l' idea di approfittare di una situazione che vedeva l'avversario fortemente sbilanciato, con il grosso delle sue forze tra I' Astico ed il mare, per attaccarlo in un diverso settore del fronte, replicando la manovra per linee interne che nell'agosto del 1916 aveva portato alla conquista cli Gorizia. Dopo una serie di ricognizioni sul terreno venne elaborato uno schema d'azione che prevedeva l' impiego cli una divisione d'assalto rinforzata eia un gruppo alpino su tre battaglioni per la conquista ciel massiccio Monte Cadria - Nozzolo e di due gruppi d'assalto appoggiati da altretlante batterie eia montagna per l'aggiramento dello sbarramento fortificato dì Lardaro e la successiva irruzione in Val Giudicarie, in direzione dì Tione, attraverso la regione Gaverdina - Altissimo. Sul fianco destro cli queste forze una divisione cli fanteria, rinforzata dal rimanente gruppo d'assalto, muovendo dalla Val Concei e dalla Val cli Ledro avrebbe dovuto attaccare ed occupare le posizioni di Monte Pari e Cima d'Oro, per parare eventuali minacce dalla regione di Riva. Premessa indispensabile per la riuscita dell'operazione era la completa distruzione ad opera dell'artiglieria delle difese del Nozzolo e del Caclria, a cui doveva seguire una altrettanto efficace azione di contrnbatteria, anche in considerazione deJJa distanza che le colonne d'attacco, pur fatte avvicinare il più possibile durante la notte, avrebbero comunque dovuto percorrere. Non bisognava però dimenticare che ci si trovava ad operare in una zona cli montagna, ben poco adatta alle caratteristiche dei reparti d'assalto, e questo fattore, insieme alla solidità dell'organizzazione difensiva, portò Grazìoli a - 181 -


dubitare della possibilità di ottenere i risultati sperali, se non a prezzo cli forti perdite. Nel presentargli il suo studio si rivolse quindi al comandante della 7a Armata, tenente generale Giulio Tassoni, prospettandogli apertamente le sue più che motivate riserve44 : "Concludo compiendo il dovere di dichiarare nettamente a V.E. che ritengo trattarsi di una operazione molto aspra e di prevedibile nozevole logoramento ed anche, sotto un certo punto di vista, non assolutamente adatta alle caratteristiche speciali di truppe d'assalto; e ciò dico nonostante io senta fortemente l'onore di condurre tali truppe sulle orme di Garibaldi e col mandato di riprendere la marcia proprio colà ove Egli dovette interromperla". Non è noto come queste parole vennero accolte, ma è un fatto che gli studi proseguirono fino al 17 luglio, quando l'idea cli un'offensiva nelle Giudicarie fu definitivamente accantonata. A questa decisione del Comando Supremo è ragionevole credere che, oltre alle difficoltà di carattere generale relative alla scarsità di complementi ed ai timori cli una nuova iniziativa austro-tedesca, contribuirono i dubbi e le perplessità di quanti, come Grazioli, avevano avuto modo di valutarne le effettive possibilità di riuscita. Nel giro di un paio di settimane tuttavia la situazione generale migliorò in misura significativa, con l'inizio della controffensiva alleata in Francia ed il conseguente allontanarsi della minaccia sul fronte italiano. In risposta anche alle sollecitazioni francesi venne quindi posta allo studio l'ipotesi di un'azione a fondo sul1' Altopiano di Asiago e nella zona del Pasubio, da eseguire una ventina di giorni dopo che fossero stati resi disponibili dalla Francia un migliaio di autocarri , un consistente quantitativo di proiettili caricati all'iprite da usarsi soprattutto per la controbatteria ed un piccolo numero di carri armati per facilitare la rottura del fronte. L'offensiva, indicata convenzionalmente come Ipotesi F, sarebbe stata al centro delle trattative con gli alleati fino a settembre inoltrato, per poi essere messa da parte una volta accertata l'imposs ibilità di ricevere il concorso auspicato. Nel quadro degli studi preliminari relativi alla regione degli Altipiani fu presa in esame la possibi lità di utilizzare anche il Corpo d'Armata cl' Assalto ed a questo proposito il 21 luglio il suo comandante si incontrò con il comandante della 6· Armata per concordare un eventuale impiego delle sue truppe con funzioni di rottura nel settore tra la Val d ' Assa e la Val Frenzela. La ricognizione effettuata J' indomani salendo alle posizioni cli Cima Echar, eia cui poteva dominare il terreno dell'azione, ed un colloquio il giorno 22 a Bassano con il comandante ciel XX Corpo cl' Armata, responsabile cli quel tratto di fronte, gli permisero di presentare già il 25 luglio un primo studio45 . Da questo emergeva innanzitutto la convinzione che l'operazione avrebbe avuto senso solo se mirata a rovesciare completamente la situazione esistente sull'altopiano, cacciando l'avversario dal terreno compreso tra la Val d' Assa e la Val Sugana in modo da affacciarsi su questo solco vallivo ed attestarsi su posizioni da dove fosse possibile prendere d'infilata le forze austro-ungariche sul Grappa. Per raggiungere questo risultato occorreva però sfondare una robusta fascia difensiva organizzata ai piedi degli scoscesi bastioni montuosi affacciati da nord su Asiago e Gallio e superare in un secondo tempo il poderoso ridotto naturale delle Melette ben munito di artiglierie. In un tale scenario, escluso un attacco frontale al massiccio delle Melette per il ripido versante meridionale, non esistevano che due possibili direttrici d'attacco lungo le quali impegnare il Corpo d ' Armata cl' Assalto per lo sforzo risolutivo, una volta che unità di fanteria avessero aperto una breccia nella prima cintura cli difese. Ad occidente si poteva pensare ad un'avanzata a cavallo della Val di Nos e della Val Campomulo, due caratteristici solchi vaJlivi con andamento nord-sud, dalle cui testate era possibile raggiungere la regione di Cima Portule ed il ciglio settentrionale dell ' Altopiano, ad oriente una soluzione alternativa poteva essere rappresentata da un'energica puntata sempre in direzione sud-nord da Foza verso Monte Lisser attraverso l'alta Val Gadena. Entrambe richiedevano la neutralizzazione con largo uso cli proiettili a gas delle artiglierie delle Melette, nonché nel primo caso di quelle appostate a cavallo del-

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Comando Corpo d' Armata d' AssalLo, Stalo M.iggiore, Progetto somrnario d 'attacco nel terreno ad oriente del Chiese, n° 1406 Segreto del 5 luglio 1918, AUSSl'vl E, Rep. 8-1, Racc. l 20S I a, Diario Storit:o Corpo cl' Armata d' Assalto, Allegato ne 55. '15 Comando Corpo d' Armata d'Assalto, Stato Magg iore, 1-1ppunli sulle condizioni nelle quali potrebbero essere adoperare grandi unità d'assalto in una offensiva aforido sugli a/ripiani, 25 luglio 19 18, AUSSME, Rcp. B-J, Racc. 120S J a, Diario SLOrit:o Corpo d'Armata d'Assalto, Allegato n° 67.

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l' Assa nella regione Monte Erio - Campolongo - Monte Mosciagh, in grado di prendere sul fianco la massa attaccante, nel secondo di quelle schierate sui versanti occidentali del Grappa, da dove potevano agire sul fianco ed alle spalle dei reparti diretti su Monte Lisser. Inoltre non si poteva dimenticare la natura del teneno che, qualunque fosse stata la direttrice d'attacco prescelta, era tale da rallentare di molto l'avanzata, impedendole di avere quel carattere di azione travolgente che avrebbero dovuto imprimerle le truppe d'assalto. Nel complesso l'Ipotesi F veniva giudicata com.e un'operazione molto impegnativa, nella quale si sarebbero incontrate difficoltà non diverse da quelle che, a parti rovesciate, le forze austroungariche avevano trovato nei loro attacchi degli ultimi mesi del 1917. La possibilità di attuarla con successo veniva a dipendere dalla situazione generale, la cui evoluzione avrebbe potuto condizionare la capacità e soprattutto la volontà di resistenza dell ' avversario. Queste sono le conclusioni a cu.i arrivò Graziali ed è interessante notare come, in realtà, durante la Battaglia cli Vittorio Veneto, la situazione sull'altopiano si sarebbe sbloccata soltanto dopo lo sfondamento della linea del Piave ed il crollo delle difese del Grappa, quando cioè, come da lui previsto, il quadro generale sarebbe diventato tale da rendere improponibile una prolungata resistenza sui monti a nord di Asiago. Il problema di un eventuale impiego del Corpo d'Armata cl' Assalto sugli altipiani fu ripreso in esame verso la fine cli agosto, quando sembrò che l'Ipotesi F potesse di nuovo concretizzarsi, ma si trattò di un fuoco di paglia e questi studi non avrebbero avuto seguito. Allo stesso modo rimasero sulla carta i progetti presentati nell' ordine, nella prima metà di settembre, dalle armate 4", 8" e 3a. Nessuno prevedeva un impiego a massa delle truppe d'assalto, proponendo .invece la distribuzione cli gruppi o singoli reparti tra i corpi d'annata e le divisioni, secondo uno schema che Grazioli non avrebbe potuto certo condividere e che comunque non gli fu mai sottoposto. Se durante l'estate le divisioni d'assalto non furono impiegate in azione come tali, lo furono invece alcune delle unifa che ne facevano parte. Per quanto il suo comandante fosse contrario ad un impiego di singole componenti, che avrebbe fatto ciel corpo d'armata un semplice serbatoio di reparti d'assalto, le prime azioni eseguite dopo la Battaglia del Solstizio furono a livello di compagnia. In questo caso peraJtro la scelta rispondeva ad una logica precisa, interessando due reparti che, per i loro trascorsi, avevano già una buona fam iliarità con il ten-eno sui cui avrebbero dovuto operare. Era questa una delle condizioni riconosciute necessarie per il successo di un colpo cli mano e questa condizione, nel caso di un'azione nella regione del Grappa, soddisfacevano i reparti d'assalto VI e XXX, fino a non mollo tempo prima alle dipendenze della 4" A rmata. 11 L' il luglio la 2" Compagnia del VI e la 3" Compagnia del XXX furono trasferite nella zona della 4 Armata a disposizione la prima del VI Corpo cl' Armata, la seconda del XVlll, ed il 15 luglio entrarono in azione rispettivamente a Cà Tasson e sulla dorsale dei Solaroli. Dei due colpi di mano soltanto il primo ebbe successo, mentre il secondo incontrò una forte resistenza che vanificò lo slancio degli arditi ed i minuziosi preparativi fatti per preparare e sostenere la loro azione. Esaurita questa breve parentesi i reparti tornarono all' attività adclestrativa. L'obiettivo di Grazioli era tuttavia quello cli sperimentare quanlo prima sul campo i risultati ottenuti a livello di gruppo, mettendo a frutto il lavoro fatto sui terreni d'esercitazione. A fine mese il livello di preparazione raggiunto gli sembrò adeguato e propose quindi al Comando Supremo di mettere al pi11 presto alla prova il suo corpo d'annata, suggerendo anche che, qualora non fosse ancora venuto il momento di dare il via ad operazioni di vasta portata, fosse almeno preso in considerazione l'impiego cli singol i gruppi d'assalto in operazioni a carattere locale 46 . Solo in questo modo sarebbe stato possibile finalizzare il periodo di. preparazione e mettere a punto procedure e modalità d'azione, eliminando gli ultimi dubbi e le residue resistenze di quanti ancora non erano riusciti ad adattarsi del tutto alla nuova dimensione. A fronte di questa proposta venne chiesto alle armate di indicare l'eventuale necessità di unità d ' assalto per i loro colpi di mano e, come risulta da un'annotazione di Badoglio in calce ad una copia del do-

46 Comando Corpo d ' Armata d'Assalto, Stato Maggiore, ,1ddestramenlo Lattico ed impiego delle truppe dipende111i, n° 4107 Op. del 29 luglio J 918, AUSSME, Rep. B-1. Racc. l 20S I a, Diario Storico Corpo d ' Armata d'Assalto, Allegato 11° 67.

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cumento di Grazioli, le risposte furono discordi47 . Si espresse infatti negativamente la 4a Armata, la I" e la 3" si riservarono di fare richieste concrete, cioè finalizzate a specifiche operazioni, la 6" non si pronunciò e soltanto la 7" chiese tre battaglioni. Questa esigenza era collegata ad una prevista azione nella zona del Tonale per la quale il 1° agosto le venne quindi messo a disposizione l'intero 1° Gruppo d'Assalto con il reparti X e XX ccl il I Battaglione Bersaglieri, forti in totale di 2.400 uomini . Il giorno 3 arditi e bersaglieri partirono in treno eia Lonigo con destinazione Edolo, in Val Camonica, tra scene dì entusiasmo delle qual i il diario storico del Corpo cl' Armata d' Assalto offre puntuale testimonianza: "Nel mattino 1ni reco a Lonigo ed assisto alla partenza del 2° e 3° scaglione, .formati clal 1° Btg Bersaglieri e dal XX Reparro d'Assalto. Le truppe partono acc/a,nando e con 1nanzfestazioni di un sentilo, proniettente entusiasmo ".

Nel quadro dì una complessa operazione organizzata dal III Corpo cl' Armata, il 1° Gruppo cl' Assalto avrebbe dovuto attendere che reparti alpini si assicurassero il controllo del Torrione ciel Tonale su un lato e dei Monticelli sull'altro prima di scavalcare il passo e dilagare in Val Vermiglio. Più voJte rinviato per il cattivo tempo, l'attacco venne inlìne sferrato il 13 agosto, senza i risultati sperati. Venuta meno la pregit1dìziale della conquista dei due pilastri laterali della difesa, il gruppo d'assalto non fu neppure impegnato in azione e, dopo essere rimasti inutilmente in attesa per altre ventiquattrore, arditi e bersaglieri vennero ritirati dalla linea. Le avverse condizioni atmosferiche ed i ripetuti rinvii avevano finito con il compromettere la sorpresa che di una simile azione era premessa indispensabile. Tornati in pianura e scesi dal treno alla stazione cli Poiana Granfion , gli uomini del 1° Gruppo d'Assalto rimasero accampati nelle vicinanze di Bastia, in attesa della solenne cerimonia in programma a Granze delle Frassinellc, dove il giorno 21 il re avrebbe consegnato i gagliardetti ai reparti ciel Corpo d' Arniata d'Assalto. Era nel frattempo già rientrato alla l" Dì vis.ione d'Assalto il 2° Gruppo, con i reparti XII e XIJl ed il VII Battaglione Bersaglieri, messo a disposizione della 6a Armata il 7 agosto e partito quella sera stessa in autocarro per gli al tipiani; tra le ormai ben note dimostrazioni cli entusiasmo e di esuberanza. li gruppo si portò 'ir1 linea nel settore ciel XJTT Corpo d'Armata dove nella notte sul 10 i due rep~lrti d\Ìssalto assalirono Je linee avversarie, neJ settore cli Col ciel Rosso il XU, sostenuto da reparti della Brigata Padov4 (11 T' e I 18° Reggimento Fanteria), e tra MonteVal Bella e Stenfle il XTII. I due attacchi, parte di un'azione cli più ampio respiro clie interessava tutto il fronte dell'Altopiano cl' Asiago, non ebbero il successo sperato. Dopo essere penetrati nelle prime linee avversarie facendovi ùlcuni prigion ieri, gli arditi furono costretti a ripiegare dalla violenta reazione dell'artiglieria avversaria seguita eia c)ecisi contrattacchi. L'irruzione oltre la terra cli nessuno non aveva potuto del resto avvenire di slancio, a causa della presenza di fasce di reticolati ancora intatte, e l'oscurità della notte non aveva certo facilitato le cose, data anche la ben scarsa conoscenza che gli arditi avevano del terreno con il quale non avevano avuto modo cli familiarizzare. Il 12 agosto il gruppo tornò ai suoi alloggiamenti ed alle dipendenze della Ia Divisione cl' Assalto, con un trasferimento in autocarro che il diario storico divisionale precisa essere avvenuto senza incidenti, una puntualizzazione che lascia intendere come il caso opposto fosse tutt' altro che infrequente. L'esito insoddisfacente dell'operazione portò ad una sorta dì inchiesta sul comportamento dei due reparti d'assallo che ne individuò le cause nella mancata sorpresa e nella scarsa conoscenza ciel terreno. Ciò fornì a Grazioli l'occasione dì rilanciare la sua proposta, ind icando al Sottocapo cli Stato Maggiore dell'Esercito l'opportunità di indirizzare ciascuno dei sei gruppi verso una delle sei armate in linea, in modo da permettere ai loro ufficiali dì acquisire una buona familiarità con la possibile zona d'operazioni mediante ripetute ricogni zion i sullo stesso tratto cli fronte 48 . Questa idea sarebbe però rimasta sulla carta e del resto si può ritenere che non sarebbe stata ovunque accolta con favore, come dimostra l'esito del già ricordato sondaggio preliminare effettuato dal Comando Supremo. Il nulla cli fatto che aveva contraddistinto l' ìm-

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Comando Corpo d"Annata d'Assalto, Stato Maggiore, Addes1rame11/o 1a11ico ed impiego delfe !ruppe dipendenti, n° 4107 Op. ciel 29 luglio 19 18, AUSSME, Rep. F-2, Racc. 94, Corpo d'Armata d'Assalto, luglio- ottobre 1918. 48 Comando Corpo d'Annata cl' Assalto. Stato Maggiore. Relazione su .fcttti d'anni, n" 5136 Riservato Personale ciel I 7 agosto 1918, AUSSME, Rep. F-3, Racc. 199. 4" Armala, Reparti d'Assalto.

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piego del Je Gruppo al passo ciel Tonale ed i risultati inferiori alle attese ottenuti negli stessi giorni dal 2° Gruppo nella zona dei Tre Monti davano infatti nuova forza alle voci cli quanti, nei comandi d'armata, non vedevano con favore questo modo di utilizzare i reparti ciel Corpo d'Armata cl' Assalto. Le critiche prendevano spunto dal fatto che queste unità, nonostante la loro preparazione ccl il loro indiscusso spirito comhaltivo, non avevano la necessaria familiarifa con il terreno, inconveniente molto serio soprattutto in zona cli montagna. Per superare questo problema si sarebbe dovuto farli permanere più a lungo in trincea, il che però era contrario alla lettera ccl allo spirito delle norme che ne regolavano l'impiego ed inoltre avrebbe fatalmente compromesso la segretezza elci preparativi, in quanto la loro presenza sarebbe stata tradita dalla caratteristica uniforme, mettendo in allarme l'avversario. Anche in questo caso vi poteva essere un rimedio, con il travestire eia fanti gli arditi, ma rimaneva invece senza risposta un'altra e più sentita obiezione, legata alla convinzione che fosse dannoso dare alle truppe in linea l'impressione che per le operazioni offensive si sarebbero utilinati reparti fatti appositamente affluire. Il morale ne avrebbe indubbiamente risentito e si sarebbe sviluppata la pericolosa convinzione che il loro ruolo fosse prevalentemente, se non esclusivamente, difensivo, a discapito della capacità di agire con efficacia anche al cli fuori della trincea. Se a tutto questo si aggiunge la naturale tendenza dei comandi d'armata ad impiegare per operazioni a carattere locale unità sotto il loro totale controllo, e le possibilità che in tal senso offrivano sia i reparti d'assalto ancora a loro disposizione, sia i plotoni d' assalto reggimentali, risulta chiaro come mai a questi due primi esperimenti non ne seguirono altri. Una decisa opposizione all'utilizzo di elementi del Corpo d'Annata d'Assalto sul massiccio ciel Grappa si trova ad esempio in un documento del 3 settembre ] 918 con il quale, dopo aver richiamato i motivi che lo rendevano inopportuno, l'Ispettore elci Reparti cl ' Assalto della 4a Armata espresse in proposito un parere decisa.mente 11egativo 49 :.1 tratti del fronte dove poteva essere tentàto un colpo di mano erano poc11.i, lungo l'Orn1c e yerso ·Fener nel ?ett<~re ciel I CorpQ cl' Armata, in Val Calcino nel settore ciel XVIll, vers9. il Roccolo di Cà Tasso·n in q1.Ìello ciel VI e coi1tro il cosiddetto "Fortino Régina" in quello del IX. La secoùda e la ieria .ipotesi erano queJle clie offrivano le migliori prospettive ma sempre in relazione ad azioni · dj portata limÙ,ìta, eia .eség~ìirsi .corr l' int~rvent6 al piì1 di un grùppo. Òecisarnente irnproponibi le é;.a. i1wece un impiego deWi n'tero çorpo d'armata,:sul Grappa non vi. er.a -sp'azio per .schierarlo e 1' indole deì'sJ.1bi uoinini ·aYrebbe'ài cc'rto resodifficile il (JJ'.OlJ]ema delladisciplinà. . . . .: Il comporùti11ento degli uomini ·di Grazi oli' si manteneva petò ·generalm.ent~ buono e le mancanze clisc~plinari non erano particolarmerìte numerose: A fronte cli questri· si tu.azione, e tenuto conto della necessid1 compleu~re ~11 ptù pr~sto la prcpara~ioné delle due divisi6ni dando ài loro uomini un'esperienza diretta della vita al fronte, il Comando Supremo stabilì che entrambe facessero un turno cli trincea. Con questa prospettiva il IO settembre venne ordinato il trasferimento ciel Corpo cl' Armata d'Assalto nella zona cli Castelfranco, con la 2• Divisione dislocata a nord della cittadina, nel territorio della 4• Armata, con comando a Loria, e la I a accantonata a sud, nel territorio clell'8"Armata, con comando a Campodarsego. Il movimento fu effettuato a piedi in tre tappe, a partire dalla notte sul 13 per le truppe della 2a Divisione e da quella successiva per le truppe della 1". Cessava così la loro dipendenza dalla 9• Armata, alla quale per il momento continuava però a far capo il comando cli corpo d'armata con le truppe cd i servizi direttamente dipendenti. Questo frazionamento della struttura era un chiaro indice del fatto che ben difficilmente le sue truppe avrebbero operato riunite e che con tutta probabilit~t le divisioni sarebbero state impiegate sotto comandi diversi. 11 Non appena arrivata a destinazione, la 2" Divisione d'Assalto venne messa a disposizione della 4 Armata che a sua volta la assegnò al Vl Corpo cl' A rrnata, con l'ordì ne che a partire dal 17 settembre elesse al cambio alla 15" Divisione, schierata tra il Monte Pertica e l' Asolone, rimanendo in linea per quindici giorni. Oltre a mantenere l' integrità del fronte la 2" Divisione d'Assalto doveva tenersi pronta ad eseguire le piccole operazioni che le sarehbero state eventualmente ordinate e soprattutto proseguire i lavori di raf-

49 Comando 4" Armata, Promemoria. lrnpiego repar1i d'as.l'alto del Corpo c1·Armatu A .. AUSSl'v!E, Rep. f-3, Racc. I 99. 4" Armata, Reparti d' Assalto.

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forzamento delle posizioni e cli costruzione delle linee arretrate, anche in relazione all'approssimarsi dell'inverno. A suo sostegno dovevano rimanere sul Grappa le artiglierie ed otto delle venti compagnie mitragliatrici della 15" Divisione50. lJ periodo cli permanenza in lìnea fu privo di avvenimenti rilievo e caratterizzato, oltre che da una significativa attività di pattuglie, dai frequenti bombardamenti d'artiglieria e soprattutto dal freddo intenso e pungente. Più impegnativo il compito affidato in quegli stessi giorni a due dei suoi reparti d'assalto, trasferiti anticipatamente alla 4" Armata per eseguire altrettanti colpi di mano. Il VI aveva lasciato i suoi alloggiamenti già l' 11 settembre, per prepararsi ad una nuova azione sul costone cli Cà Tasson, portata a termine il 17, il l, passato dal g iorno 13 alle dipendenze della 70a Divisione del I Corpo cl' Armata, agì invece sulla riva destra dell'Ornic nella notte sul 22 settembre. Quel giorno stesso, svolto il suo compito, si ricongiunse con il resto della divisione e con il VI, rientrato a sua volta il 1.9. Il 5 ottobre ebbero inizio le operazioni per la restituzione clel1a linea alla lY Divisione e tre giorni più tardi la 2" Divisione d'Assalto era di nuovo in pianura, questa volta nella zona di Riese, con comando a Castel di Godego, ed alle dipendenze dell'8" Armata. Subito prima cli ricevere il cambio la grande unità aveva lasciato un altro segno della sua presenza sul Grappa con una riuscita incursione di due compagnie ciel XXV Reparto d'Assalto nelle posizioni austro-ungariche di Monte Pertica al mattino del 4 ottobre. Il 18 settembre il comando del Corpo d'Armata cl' Assalto aveva intanto iniziato ad operare dalla nuova sede di Castefranco Veneto, con il che l'operazione trasferimento poteva dirsi conclusa. Tre giorni più tardi Graz.io.li perse, sia pure solo temporaneamente, anche l'altra sua divisione, per la quale an-ivò l'ordine cli passare dalla mezzanotte del 21 alle dipendenze dell'8a Annata al fine cli effettuare il previsto periodo di servizio in prima linea. La grande unità doveva rilevare la 57a Divisione del XXII Corpo cl' Armata nel settore a sud-est delle Grave di Ciano, nella zona ciel Montello, procedendo al cambio nelle notti tra il 26 ed il 30 settembre. Stava però maturando il progetto dell'offensiva che avrebbe portato alla conclusione del conflitto ed in questa prospettiva il movimento fu sospeso il giorno 29, con l'ordine per la grande unità di raccogliersi nella zona cli Veclelago sistemando il comando a Castelfranco Veneto. Il .l O ottobre, nell'evidente tentativo di rafforzarne la potenza dì fuoco senza tuttavia appesantirla, le venne assegnato un secondo gruppo di artiglieria da montagna, il XXIX, con I.e batterie 56\ 60a e 723, in corso di trasferimento dalla l" Armata, ed il 3 un analogo provvedimento interessò la 2" Divisione d'Assalto, alla quale fu destinato il XXIV, con le batterie 11 a, 19a e 100". La nuova dislocazione era funzionale al tipo di impiego che si stava delineando per il corpo d'armata e lo stesso significato ebbe la comunicazione del Comando Supremo del l O ottobre che lo metteva con tutte le sue componenti, inclusi i reparti di marcia, alle dipendenze de11'8" Annata. li disegno dì manovra in via di definizione prevedeva un attacco a fondo attraverso il Piave, lungo la direttrice Falzè - Vittorio Veneto con l'obiettivo di separare le armate austro-ungariche della pianura da quelle della montagna, e cli soffocare in particolare la 6", schiacciandola contro i monti e staccandola dalle sue vie di alimentazione. Al Corpo cl' Armata cl' Assalto era assegnato il compito di costituire la punta di lancia dell'armata del Montello e per iniziare a consolidarne le modalità esecutive quello stesso pomeriggio, accompagnato dai due comandanti di divisione, Grazioli si recò presso i comandi dei corpi d'armata VIII e XXII, per i quali avrebbero dovuto operare rispettivamente La 2" e la la Divisione d'Assalto. Gli incontri, che videro intervenire in qualche occasione anche il comandante dell 'armata, tenente generale Enrico Caviglia, proseguirono nei giorni seguenti fino a concretizzarsi il 19 con una direttiva di massima che poneva le due divisioni al1e dipendenze dei due corpi d ' armata per il forzamento del Piave ed a sfondamento avvenuto ne stabiliva il ritorno nell'ambito del Corpo cl' Armata d'Assalto per una rapida e decisa avanzata su Vittorio Veneto. A disposizione di Grazioli sarebbero sempre rimasti i battaglioni bersaglieri ciclisti III ed XI ed i reparti di marcia, che per ogni eventualità il 25 ottobre ebbero l'ordine di lasciare la zona cli Montegalda -

so Comando VI Corpo cl' Armata, Entrata in linea della 2" divisione d'assalto nel settore occidentale del \Il Cmpo d'Arma ta, n° 5540 R.S. Riservata Personale del I5 settembre 19 J 8, AUSSME, Rep. BI, Racc. 120S lb, Diario Storico ciel Corpo cl' Armata d'Assalto.

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Mestrino, dove erano ancora acquartierati per portarsi più vicino al fronte, sulla sinistra del Brenta, tra S. Giorgio in Bosco e Curtarolo, e di lì a Povegliano. La 2" Divisione cl' Assalto si trasferì nel settore clell'VIII Corpo cl' Armata durante la notte tra il 22 ed il 23 ottobre e la notte seguente la 1• raggiunse il XXII. Le ultime direttive emanate dal comando del Corpo d'Armata d'Assalto avevano anticipato i lineamenti dell'azione che sarebbero state chiamate a compiere, distinguendone nettamente due fasi 51. In un primo tempo si sarebbe trattato di un'azione di rottura, con "carattere spiccatissimo di attacco di viva forza di posizioni fort(ficate, sia pure sconvolte da un formidabile tiro di distruzione". Era un tipo di operazione per cui le due divisioni si erano lungamente preparate e per la quale, considerato il carattere "leggero" delle unità d'assalto, dotate soltanto di batterie di piccolo calibro per il tiro cli accompagnamento e di sbarramento vicino, era indispensabile il concorso dell'artiglieria pesante campale e d'assedio clell'8" Armala, sia per il tiro di distruzione che per il tiro cli controbatteria. Quanto provato in esercitazione doveva ora essere messo in pratica, con l'entusiasmo dato dalla certezza che il momento decisivo era arrivato. La preparazione fisica doveva essere intensificala, in modo che tutti fossero sufficientemente allenati a superare le diflìcoltà non trascurabili proposte dal terreno che, una volta superato l'ostacolo del fiume, presentava una larga fascia fangosa seguita da una pianura percorsa eia numerosi piccoli corsi d'acqua, ed in tutti doveva essere ben chiara la necessitit cli dare all'attacco il carattere travolgente proprio delle truppe d' assalto. I reparti erano chiamati ad aiutarsi. l'un l'altro nell'avanzata, sbloccando con manovre aggiranti quelli che fossero stati fermati dal fuoco avversario, ed i comandanti dovevano indirizzarne e coordinarne la rapida progressione mantenendosi ben orientati sulla situazione generale con l'ausilio cli mezzi di collegamento rapidi e sicuri , sfruttando a questo scopo tutti gli strumenti disponibili. Un principio basilare era quello di agire sempre e comunque con spirito offensivo, nella certezza che andare avanti non sarebbe comunque stato un errore, quale che fosse la situazione dei reparti vicini, senza dimenticare di combinare il fuoco con l'urto, con un accorto impiego delle armi automatiche a disposizione. In questi termini la leggera consistenza delle unità d'assalto, purché vi fosse un robusto sostegno da parte della grande unità superiore, non era una debolezza ma un punto cli forza, in virtù della maggiore flessibilità delle formazioni e della superiore agilità cli manovra che ne derivavano. Tutto del resto doveva essere subordinato alla rapidità ed all'impeto, ricercando a questo scopo le soluzioni più semplici ed immediate con l'unico scopo di mantenere il ritmo clell' avanzata: "Niente manovre elaborate, niente rqtfinatezze di ondate od altro. Semplicità ed irresistibilità. Niente esitazioni per allineamenti o per rigidismo di manovra. Di cento che partono ne arriveranno dieci, ma quei dieci risolveranno la situazione. Sta ai capi coordinare l'avanzala dei più animosi col ritardo dei meno arditi o dei più ostacolati dal terreno e dal nemico". Aperta una breccia nello schieramento avversario sarebbe inizialo il secondo tempo dell'operazione, con il passaggio ad una fase di guen-a di movimento per la quale pure era stata condotta una preparazione mirata ma che comunque sarebbe stata più semplice, dal momento che non sarebbe più stato necessario farsi largo tra difese ben organizzate e scaglionate in profondità quali quelle allestite lungo il corso ciel Piave. L' attenzione di tutti doveva dunque essere concentrata sulla prima fase, e cioè su quello che la direttiva definisce con un'efficace espressione lo "sfondamento della corazza" ed in quella fase le divisioni d'assalto dovevano costituire "la punta acciaiata " clell'8" Armata a cui spettava il compito cli passare il fiume ccl avanzare su Vittorio Veneto, fiancheggiata sulla destra daJla l O" Armata e sulla sinistra dalla 12". Per quanto le due divisi on i avessero entrambe un ruolo di rottura, la di pendenza da corpi d'armata diversi le portava ad agire in settori contigui ma con modalità ed obiettivi differenti, secondo quanto stabilito negli ordini di operazione emanati dai loro comandanti alla vigilia deJla battaglia. Per la I" Divisione d'Assalto, chiamata ad essere l'avanguardia del XXII Corpo d' Armata, l'Ordine di Operazione n° l emanato il 22 ottobre dal maggior generale Zoppi iniziava con poche parole che erano

SJ Comando Corpo d' 1\rmata d ' Assalto, SLato Jvlaggiore, Direllive, 11° J2649 Op. del 17 ottobre 1918, AUSSME, Rep. E-5, Racc. 230, Corpo d' Annata d'Assalto, Direttive Battaglia di ViLtorio Veneto.

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Le strutture logistiche ed addesm1tive della F' Divisione cl' Assal to alla data del 5 settembre I9 I 8, Sulla carta sono individuate le località dove si trovano i poligoni di tiro e per il lancio delle bombe a mano ed i campi sportivi utilizzati dai reparti, come pure "le località Ol'e le tmppe prendono il hagno e dove lavano la biancheria" . (Comando Ia Divisione d'Assalto, Stato Maggiore, 11. 1200 Op ciel 5 settembre 1918, in AUSSME, Rep. B-4, Racc.3015, I:, Divisione d'Assalto). Appare evidente !"elevata incidenza della divisione su un territorio relativamente ristretto, il che rende ancora più significativo il successo dell'azione svolta dai comandi per ridurre al minimo gli incidenti con la popolazione

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Il terreno e le difese di Monte Pertica, nel massiccio del Grappa, in uno schizzo allegato all'ordine di operazione emanato dalla 2" Divisione d'Assalto il 2 ottobre 1918 per il colpo cli mano che sarebbe stato eseguito con successo nelle prime ore del giorno 4 ottobre dal XXV Reparto d'Assalto (AUSSME. Rep. B-4, Racc. 3020, 2a Divisione d' Assalto)


al tempo stesso un incitamento ed un auspicio52: "Sfonderenw su tutto i/fronte del Piave". A questa semplice frase, che sugli uomini in attesa dovette avere l'effetto cli una scossa elettr.ica, seguivano una stringata illustrazione del compito assegnato alla divisione ed una altrettanto breve quanto efficace puntualizzazione del modo in cui Zoppi intendeva assolverlo. La piana di Sernaglia, dove la divisione avrebbe dovuto costituire una solida testa di ponte nel corso della prima fase dell'offensiva, si presentava come una zona attraversata eia torrenti e canali, cosparsa cli casolari e villaggi intervallati da filari di alberi e boschetti, chiusa su U'e lati, ad ovest, a nord e ad est, da una cortina di colline e sul quarto dal corso ciel Piave. TI margine orientale era marcato anche da un affluente di riva sinistra del grande fiume, il torrente Soligo, che, incassato per un lungo tratto, da Pieve di Soligo ad Osteria del Boffot, tra due pareti a picco, correva davanti alle alture di Collalto e S. Salvatore come un fossato ai piedi delle mura di una fortezza. Gli elementi topografici che caratterizzavano la piana erano stati sfruttati dalla 6" Armata austro-ungarica per appoggiarvi la sua organizzazione difensiva. Ad una catena di piccoli posti distribuiti lungo il gradino di riva sinistra, alto non più di un paio di metri e nel complesso un ostacolo di poco conto, seguiva una linea di resistenza appoggiata alla cosiddetta roggia dei Mulini, un canale largo circa due metri e profondo in media uno, con argini alberati. Alle spalle della linea dei mulini correva la linea dei capisaldi, o dei villaggi , imperniata sugli abitati abbandonati e semidistrutti di Mosnigo, Moriago, Fontigo, Sernaglia, Villamatta e Falzè, davanti ai quali il rio Rosper ed il rio Raboso, per quanto guadabili in pit1 punti, costituivano un ostacolo non trascurabile. Di tutti il più importante era Sernaglia, su cui convergevano a raggiera le strade che attraversavano la piana rappresentando altrettante direttrici sia per il prosieguo dell'offensiva, sia per gli immancabili contrattacchi con i quali l'avversario avrebbe cercato cli schiacciare la testa di ponte. Era quindi essenziale prendere e mantenere ad ogni costo quel villaggio, per poi sboccarne offensivamente verso gli obiettivi di secondo tempo. In questo contesto Zoppi si proponeva di procedere risolutamente con una parte delle sue forze fino alla linea dei villaggi, per catturare le batterie sistemate in quella zona e dare così sicurezza al passaggio del Piave eia parte del grosso del XXII Corpo cl ' Armata, e di proiettare nel contempo l'aliquota principale sulla destra per collegarsi con la 2" Divisione d'Assalto e l'VIII Corpo d'Armata provenienti da Nervesa: "Passato il Piave superare le successive linee nemiche per raggiungere rapidarnente la linea dei villaggi JV!oriago - Sernaglia, spingersi sulle hatterie dislocate in tale zona per impadronirsene e costiruirsi in temporanea testa di ponte. Estendere risolutamente l'azione verso il rvvescio delle difese avversarie di Falzè, attraversare il Soligo e impossessarsi delle alture di Guizza e di Col/alto prendendo collegamento colle truppe dell'Vlll Corpo d'Armata ... . .. Il mio concetto d'azione è questo: Costituire il.fronte della suddetta testa di ponte col minimo delle forze capaci di conquistarla e dì mantenerla - operare col massimo delle forze verso gli obiellivi orientali, al cui raggiungimento dovrà concorrere una colonna manovrante a nord di tulle le difese nem.iche com.prese fra il Piave, il parallelo di Semaglia - tra il Raboso e il Soligo. Agire con la massima rapidità per sorprendere". In aderenza a questo concetto operativo Zoppi affidò l'azione verso nord, e la conquista della linea dei villaggi, al 3° Gruppo rinforzalo dal XII Reparto cl' Assalto e da una batteria da montagna, e destinò gli altri due gruppi, con cinque reparti d'assalto, il gruppo rnitraglieri divisionale ed altre due batterie da montagna, agli ordini del brigadiere generale De Gaspari, all'attacco verso est, oltre il Soligo e fino alla linea Collalto - Guizza - q. 198 di Villa Jacur53 . Le truppe di De Gaspari dovevano attraversare il Piave dietro il 3° Gruppo ed iniziare la loro avanzata solo quando il fronte nord della testa di ponte fosse stato sufficientemente consolidato per non correre il rischio cli essere assalite sul fianco ed alle spalle. La scelta del momento più opportuno per dare il via a questa fase della manovra era quindi una decisione partico-

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Comando l • Divisione d'Assalto, Ordine di Operazione n° J del 22 ottobre I9 I 8, AUSS.tvlE, Rep. B-1 , Raee. I 28D OJ603b, Diario Storico l" Divisione d'Assa lto ( 11 giugno l 9 l 8 - 31 gennaio 1919). 53 Le tre batterie destinate a passare il Piave erano quelle del JX Gruppo, il XXIX doveva rimanere uhneno inizialmente in postazione sul saliente del nord de l Montello per appoggiare con il suo fuoco le operazioni sulla spondu opposta.

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larmente delicata e veniva lasciata al comandante del 1° Raggruppamento d ' Assalto, con l'accordo che se le condizioni fossero state tali da sconsigliarla perché troppo rischiosa i suoi due gruppi d'assalto sarebbero stati utilizzati in parte per allargare ad oriente la testa di ponte, impegnando le difese di Villamatta, ed in parte per coprire gli accessi a Sernaglia. De Gaspari era comunque invitato ad eccedere in audacia piuttosto che in prudenza, "conte ad unità d'assalto si conviene", ed a fare ogni sforzo per portarsi quanto prima con le sue due colonne sulla .sinistra del Soligo, occupare il pianoro cli Barbisano ed aggirare da nord le alture di Collalto. Il cattivo tempo e la piena del lìume impedirono che le operazioni per il passaggio a viva forza del Piave potessero avvenire come previsto il 24 ottobre e l' indomani imposero un ulteriore rinvio d.i ventiquattro ore. Solo nella tarda serata del 26, diminuita la forza della co1Tente, venne iniz.iata con il favore dell' oscurità la costruzione dei tre ponti e delle tre passerelle destinati alla Ia Divisione cl' Assalto, sotto la protezione del XII Reparto d ' Assalto traghettato a fatica sull'altra sponda per costituirvi tre piccole teste d.i ponte in corrispondenza dei tre punti di passaggio previsti. Le condizioni rimanevano però difficili, diverse barche con i primi nuclei del XII furono travolte dalle acque e le passerelle, nonostante gli sforzi dei pontieri, non poterono essere gettate. Proseguì invece sia pure a fatica la costruzione dei ponti. ll primo a toccare la riva sinistra fu il ponte B di Fontana del Buoro, ultimato verso le 23, sul quale cominciò subito a passare XXII Reparto d'Assalto lanciato verso Molino Manente e Moriago. Zoppi, dal suo posto di comando avanzato alle falde del Montello, sentì il primo scoppio di bomba a mano arrivare dall'altra sponda dieci minuti prima della mezzanotte, in una pausa dell'artiglieria, ed ebbe così la certezza che l'azione era in corso. Più a valle, in corrispondenza di Casa dei Faveri, il ponte C destinato al IX Battaglione Bersaglieri diretto su Fontigo era invece ben lontano dall'essere completato, mentre a buon punto era il ponte D, gettato davanti a Casa Biadene a favore dell'Vlll Reparto d ' Assalto, che per Latteria avrebbe dovuto muovere su Sernaglia. La furiosa reazione dell' artiglieria austro-ungarica, che svanito l'effetto sorpresa aprì il fuoco verso le 23, rese ancora più difficile una situazione già critica per la violenza della corrente. l ponti ne furono più volte inten-otti e, sebbene venissero sempre riattati grazie all'abnegazione ed alla tenac.ia dei pontieri, la tabella di marcia ciel 3° Gruppo ne fu inevitabilmente compromessa. Il suo comandante, maggiore Nunziante54 , cercò di rimediare alla mancata costruzione ciel ponte C dirottando i bersaglieri del IX verso il ponte B, sulle orme del XXII Reparto cl' Assalto, ma nonostante ogni sforzo fu soltanto verso le 2,30 del 27 ottobre che i suoi reparti, sostenuti del Xli, furono in grado di assalire la linea elci mulini. Sotto una pioggia dirotta e guadato il fosso con l'acqua al petto, arditi e bersaglieri superarono con facilità una fascia poco profonda di reticolati sui quali il tiro dell' artiglieria italiana aveva avuto scarso effetto ed ebbero ben presto ragione dei difensori, facendo i primi prigionieri e catturando le prime cli molte mitragliatrici. Riordinatosi, il 3° Gruppo proseguì verso la linea dei villaggi , mentre l'artiglieria spostava il tiro sui nuovi obiettivi. Nonostante il buon sostegno di fuoco , la lotta per il possesso di questi capisaldi fu molto più aspra di que.lla sostenuta sulla roggia. Vi erano mitragliatrici appostate ovunque, tra le siepi, sul ciglio dei fossi , tra le rovine delle case, e la crescente ampiezza del fronte cl' attacco obbligò i reparti a disperdersi in piccoli nucle.i. In questa fase lo spirito d'iniziativa e l'addestramento degli arditi si rivelarono una carta vincente, anche là. dove il pur accurato ed intenso bombardamento di preparazione poco aveva potuto. I combattimenti tra le rovine dei villaggi, dove le case erano state trasformate in fortini, furono cruenti ed accaniti ma alle 4,30 il lX Battaglione Bersaglieri aveva il controllo di Fontigo, aJJe 6 il XXII con l'appoggio del Xll si era impadronito cli Moriago e mezzora più tardi l' VIII si era garantito il possesso di Sernaglia ed aveva spinto alcune pattuglie al quadrivio Alla Croce, a nord ciel paese. A rincalzo elci reparti d'assalto e dei bersaglieri stavano intanto sopraggiungendo i primi reparti della Brigata Mantova (57" Divisione55), subito inviati a rinforzare le posizioni cli Moriago. Alle 7 ,30 il perimetro della testa cli

54 11 maggiore Nunziante ricopriva in quei giorni l'incarico di comandante interinale del gruppo. 55 La 57° Divisione con le hrigate Man.1ova e Pisa avrebbe dovuto secondo .i p.iani rilevare la l' Divisione d'Assalto per

consentirle di sviluppare la seconda fase della manovra.

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ponte era individuato da una linea ideale che dalla località Le Rive passava per il gomito del rio Rosper a nord di Fontigo, proseguiva per Sernaglia ed il quadrivio Alla Croce e piegava a destra fino ad arrivare al rio Pateanello. L'artiglieria austro-ungari.ca dalle colline intorno alla piana non era ancora entrata massicciamente in az ione, ma erano giù iniziati i contrattacchi, condotti eia piccoli reparti con il metodo dell' infiltrazione, ed era eia attendersi che la reazione avversaria, fino a questo momento contenuta senza clinìcolt~t, si sarebbe presto intensificata. Mentre tutto questo avveniva intorno a Sernaglia, il 1° Gruppo d'assalto del colonnello Grillo ed il 2° del colonnello Anselmi avevano a loro volta passato il Piave e, dopo essersi radunati l' uno a Cason, l'altro a Casa Sartori, alle 5 avevano iniziato l' avanzata verso l'obiettivo intermedio individuato dalla linea Casa Campagna - Case Moro - Villamatta da dove avrebbero dovuto muovere in direzione del Soligo. De Gaspari aveva organizzato le sue forze in due colonne cli pari consistenza: a nord i reparti d ' assalto XX e X, schierati per ala, il primo a sinistra ed il secondo a destra, a sud il XITI, seguito dal VII Battaglione Bersag lieri. Entrambe le colonne comprendevano anche una batteria eia montagna ed una sezione del genio, ed a disposizione ciel comando di raggruppamento rimanevano il J Battaglione Bersaglieri e le tre compagnie mitragliatrici divisionali. L'avanzata, rallentata eia una serie cli scontri confusi e slegati che valsero almeno a rendere sicuro il terreno alle spalle della linea dei villaggi, portò la colonna meridionale, costituita dai reparti del 2° Gruppo, ad impadronirsi con relativa facilità cli Villamatta, dove gli arditi del XIII entrarono verso le 8,30, e la colonna settentrionale a prendere posizione nei pressi di Sernaglia. L' asprezza dei combattimenti e l' entità delle forze austro-ungariche ancora presenti in zona è evidenziata dal fatto che durante questa fase del]' azione, assimilabile ad un gigantesco rastrellamento, vennero fatti circa 1.500 prigionieri e furono prese una cinquantina di mitragliatrici, oltre a quattro bombarde ed a due pezzi d' artiglieri a. A questo punto le due colonne avrebbero dovuto procedere verso il Soligo, quella settentrionale lungo la d irettrice Sernaglia - Casa Campagna - Masarole - Boaria Donegal - Osteria Boffot, quella meridionale dal quadrivio cli q.117 ad est di Villamatta per quota 113 a nord di Falzè tino a Chiesola. L' avanzata sarebbe stata protetta sul fianco sinistro eia uno sbarramento cli fuoco fisso, creato dall ' artiglieria immediatamente a nord ciel parallelo di Sernaglia, fra questo villaggio ed il Soligo, e preceduta da uno sbarramento mobile che dal meridiano di Casa Campagna sarebbe stato spostato in avanti a sbalzi per poi concentrarsi sulle difese avversarie oltre il torrente. Sulla destra la sicurezza doveva invece essere garantita dalla colonna sud, più arretrata rispetto ali' altra ed incaricata sia di eliminare eventuali centri di resistenza tra Villamatta e Falzè, sia di intercettare quegl i elementi austro-ungarici che dalle loro posizioni cli prima linea avessero cercato di sfuggire al movimento aggirante con una veloce ritirata verso nord. Uno dei presupposti di questa manovra era infatti che i difensori di Falzè fossero impegnati frontalmente dai reparti della 60a Divisione che avrebbero dovuto attraversare il Piave in quel punto, preceduti dal LXXII Reparto d' Assalto 56 . La furia delle acque aveva però a tal punto ostacolato la costruzione del ponte destinato alle truppe della 60a che all'alba, quando fu giocoforza abbandonarne i lavori, il passaggio non era ancora possibile. Erano rimasti così isolati i centocinquanta uomini del LXXU che, raggiunta la sponda destra con una difficile e contrastata operazione cli traghettamento, vi avevano costituito una piccola testa di ponte a sud di Cao Villa, tra Case Mira e Boaria del Magazzino, dopo essersi impadroniti delle trincee più avanzate. In questa situazione per la colonna di destra non si trattava più di bloccare dei fuggiaschi ma di montare un vero e proprio attacco contro forze ancora organizzate a difesa . Nonostante l' efficace appoggio dell' artiglieria, anche la marcia dell'altra colonna f u più contrastata del previsto, a causa delle molte mitragliatrici appostate un po' dovunque e del fuoco d 'infilata di batterie di piccolo calibro in postazione al margine settentrionale della pianura. Una prima battuta d'arresto si ebbe davanti a Casa Campagna, tenacemente difesa ed espugnata soltanto dopo un aspro combattimento, e

56 A questo scopo la 27" Compagnia Pomieri avrebbe dovuto gettare dava nti a Falzè il ponte E, per permettere ai fanti della Brigata Porto ,Waurizio di raggiungere gli arditi ciel LXXII, traghettati in precedenza oltre il Piave. L'altra brigata della 60• Divisione. la Piemonte, doveva invece raggiungere l'altra sponda seguendo la 573, sui ponti già utilizzati dalla 1• Divisione d'Assalto.

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più avanti la colonna fu costretta nuovamente a fermarsi all'altezza della carrareccia da S. Michele cli Falzè a Falzè, in corrispondenza ciel tratto tra q.120 e q. 113. Erano ormai le 10 e, per vincere la forte resistenza incontrata, si rese necessario far intervenire il l Battaglione Bersaglieri , fino ad allora rimasto in riserva. Ridato in questo modo slancio all'avanzata, il X Reparto cl ' Assalto mosse contro le posizioni di Boaria Donegal e Chiesola, impadronendosene verso le 11 e facilitando così anche l'avanzata della colonna sud. Questa, sempre con il XII Reparto cl ' Assalto in prima schiera, aveva oltrepassato alle 1O q.117 ad oriente cli Villamatta e, meno molestata dall'artiglieria ma sempre tormentata dalle onnipresenti mitragliatrici, aveva raggiunto Cao di Villa e quindi Falzè, dove dopo un aspro combattimento aveva preso contatto con il LXXII Reparto d'Assalto, rompendone così l'isolamento, per affiancarsi quindi verso le 12,30 alla colonna nord all'altezza cli Chiesola. Come risultato di questa avanzata, finalizzata sempre a tendere la mano alle truppe dell'VIII Corpo d ' Armata che però non avevano potuto passare il Piave, i due gruppi d'assalto si trovavano nel primo pomeriggio del 27 ottobre attestati lungo una .linea che eia Villamatta, tenuta eia una compagnia, proseguiva debolmente presidiata da poche pattuglie fino a Boaria Donegal, dove riprendeva consistenza prima cli piegare verso sud attraverso Casa Collalto, Chiesola e Falzè. Lo schieramento dei due gruppi, addensati nel tratto da Boaria Donegal e Falzè per l'azione oltre il Soligo contemplata dal disegno di manovra originale, lasciava dunque un'ampia breccia tra l'ala sinistra a Boaria Donegal e l'abitato di Sernaglia, dove iniziava iJ tratto cli linea presidiata dalla 57" Divisione. Non si trattava cli imprudenza né di un'errata interpretazione degli ordini eia parte del brigadiere generale De Gaspari, secondo i piani infatti la simultanea avanzata clell ' VIII Corpo cl' Armata verso il Col della Tombola avrebbe dovuto garantire a sufficienza la sicurezza del lato orientale della testa di ponte, dal momento che in una tale si tuazione gli austro-ungarici non avrebbero avuto la possibilità cli concentrare in quel punto forze tali da costituire una seria minaccia. Nessun reparto di quella grande unità, ad eccezione di pochi clementi della 2" Divisione d'assalto, era però riuscito a raggiungere la sponda sinistra ciel Piave davanti a Ncrvesa e questo fatto metteva in grave pericolo le due colonne proiettate verso il Soligo che si trovavano a fronteggiare un avversario non altrimenti impegnato e soprattutto ad avere il fianco sinistrn coperto soltanto eia un velo cli sicurezza. Non appena tutto questo fu chiaro, e mentre ancora era in corso l'avanzata, Zoppi, in accordo con il comandante del XXll Corpo d'Armata, tenente generale Giuseppe Vaccari, ordinò a De Gaspari di non avventurarsi troppo verso est per non mettere in pericolo l'integrità della testa di ponte e di riportare il grosso delle sue forze sul meridiano cli Villamatta. L'ordine arrivò però troppo tardi, quando i due gruppi d'assalto erano già impegnati in combattimento tra Chiesola e Falzè, e, soltanto verso le 16 il 3° Gruppo, che avrebbe potuto proteggere il loro fianco sinistro prendendo posizione lungo la linea Sernaglia - Casa Campagnola - Masarole - Boaria Donegal, venne sv incolato dalla linea dei villaggi dove fu sostituito dalla Brigata Pisa della 57a Divisione. Alle 16,30, secondo quanto riporta la relazione della la Divisione d'Assalto57, l'avversario lancio picco.le ma numerose colonne d'attacco sia verso Chiesola, Casa Collalto e Boaria Donegal, dove vennero respinte, sia nel vuoto tra Boaria Donegal e Sernaglia, dove la tattica clel1' infiltrazione ebbe ovviamente buon gioco. Attraversata la breccia gli attacchi si concentrarono in due di rezioni, da nord-est verso Fontigo e da nord verso Falzè, allo scopo cli prendere sul rovescio entrambi i tronconi dello schieramento italiano e di far crollare le difese della testa cli ponte. Il primo tentativo venne bloccato dal tiro cli sbarramento dell'artiglieria, il secondo fu invece sul punto di riuscire: "impegnando d'un Lratto vivamente i rincalzi del Generale DE GASPARJ ed il tergo di tutta la sua .fiwue, creò una situazione molto seria superata non soltanto dal valore dei soldati ma anche e sovrntutto dalla prontezza e dalla calma di detto Generale e dei suoi due Colonnelli, i quali sotto le rqffiche delle mitragliatrici nemiche e subendo gravi perdite nei loro stessi stati maggiori, organizzarono con fermezza una nuova fronte di d(fesa compiendo veri e propri atti di manovra''.

57 Comando 1• Divisione d ' Assalto. Relazione sulle operazioni offensive dal 26 al 30 otto/Jre 1918, 11 ° 139 Op. ciel 10 novembre 191 8, AUSSME. Rep B-1. Racc. 1280 01603b. Diario Storico l' Divisione d'Assalto IO giugno 1918 - 3 1 gennaio 1919.

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Lo schieramento della I a Divisione d'Assalto nell'imminenza del passaggio del Piave, all'inizio della Battaglia cli Vittorio Yenet.o (AUSS.ME, reP. E-5, Racc. 230, Corpo d'Annata d' Assalto, Dircllive Battaglia di Vittorio Veneto)


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T ponti, le passerelle ed i traghetti che avrebbero dovuto permettere il passaggio della l" Divisione d'Assalto (Ordine di Operazione n. l del 22ottobre 1918,

AUSSME, Rep. B-4, Racc. 3014 bis, 1'1 Divisione d'Assalto)


Rimanere in una posizione tanto esposta sarebbe stato estremamente rischioso, tanto più con il sopraggiungere dell ' oscurità, eia ciò la decisione di De Gas pari di ripiegare sull'allineamento Casa Campagna - Villamatta, dando maggiore solidi là al fianco orientale della testa di ponte e permettendo al 3° Gruppo ed anche al 2° cli sostenere i fanti della Pisa nel contenere la puntata verso Fontigo e nel mantenere le posizioni di Sernaglia. Con il ripiegamento si era infatti accorciato il perimetro eia difendere e si era messo ordine in una situazione che l' irrompere dell'avversario attraverso la breccia di Villamatta aveva reso mollo confusa, dando così modo anche ali ' artiglieria cli organizzare al meglio il tiro cli sbarramento a protezione delle nuove posizioni. La notte sul 28 ottobre non vide combattimenti cli rilievo, tuttavia le condizioni delle truppe del XXII Corpo d'Armata nella piana di Sernaglia restavano molto difficili. Sul greto erano ammassati migliaia di prigionieri, che in caso di nuovi attacchi avrebbero potuto facilmente tentare cli ribellarsi e riprendere le armi , ed i ponti, di cui soltanto il D era stato riattato a fatica con il favore dell'oscurità, erano al mattino di nuovo interrotti. Prima che l'artiglieria avversaria distruggesse nuovamente il ponte cli Cà Biaclene erano riusciti a passarvi un battaglione della Brigata Messina e quasi tutta la 60" Divisione, ma a preoccupare non erano tanto i rinforzi quanto i rifornimenti di viveri e soprattutto di munizioni. Dopo una giornata di duri combattimenti che aveva pericolosamente abbassato il livello delle scorte, questi erano infattj limitati a quanto potevano trasportare le barche che riuscivano a vincere la corrente sfidando il tiro dell'artiglieria austro-ungarica. Con il nuovo giorno alle imbarcazioni si sarebbero aggiunti i velivoli delle squadriglie ciel XXI Gruppo, impegnati in una sorta di ponte aereo attraverso il Piave per lanciare a bassissima quota cassette cli munizioni. 1 collegamenti erano invece assicurati dagli eliografi e dai colombi viaggiatori, ma un ruolo particolare lo ebbe il reparto nuotatori della l" Divisione d'Assalto, un centinaio cli uomini organizzati dal capitano Remo Pontecorvo, molti dei quali attraversarono più volte il fiu me in piena per far arrivare a destinazione le comunicazioni più importanti. Non era un'impresa da poco, come riconosce apertamente la già citata relazione ciel maggior generale Zoppi: Per dare un 'idea delle di[fìcollà basti accennare che i nuotatori pur valentissimi rifiutarono di trasportare su.Ila riva destra Ufjìciali feriti delle varie unità che offrivano loro regali anche di varie migliaia di lire ". Data la situazione, era naturale che non si pensasse a riprendere l' iniziativa e che si guardasse anzi con una certa preoccupazione alla possibilità di una nuova e più decisa controffensiva. Questa però non si materializzò e dopo il tramonto, quando furono gettati nuovamente i ponti e sulla destra cominciò a passare il Piave anche l' Vlll Corpo cl' Armata, fu chiaro che il momento critico era ormai alle spalle. Mentre arrivavano le prime notizie di un generale ripiegamento della 6a Armata austro-ungarica, messa in crisi dalla manovra del XVIII Corpo cl' Armata che dalle Grave di Papadopoli stava risalendo rapidamente il Piave prendendo sul fianco i difensori, la 11' Divisione cl' Assalto si preparò a tornare in azione. I tre gruppi furono riuniti tr a le 19 e le 23 dietro il torrente Rosper, tra le località di Latteria e di Mulini, dove furono riforniti cli viveri e munizioni. L'obiettivo erano ancora le alture oltre il Soligo, verso le quali la divisione avrebbe dovuto marciare con le sue forze riunite e dalle quali avrebbe dovuto puntare verso Colle della Tombola per assecondare l'avanzala clell ' VIII Corpo cl' Armata. Raggiunti da Zoppi nelle prime ore del mattino, alle 5,45 del 29 ottobre arditi e bersaglieri iniziarono a muoversi con il I O Gruppo a sinistra, nella zona cli Sernaglia, ed il 2° a destra, nei pressi di Villamatta. Il dispositivo ricalcava quello adottato il 27 settembre ma questa volta vi era alle loro spalle il 3" Gruppo seguito dalla Brigata Porto Maurizio. L' avanzata, debolmente contrastata dalle ultime retroguardie avversarie, si svolse in condizioni ben diverse rispetto a due giorni prima. Alle 1O le due colonne di lesta erano sul Soligo, dopo aver ripreso Falzè e Chiesola. Il torrente venne superato senza difficoltà e prima di procedere oltre i reparti sostarono brevemente sulla linea Casa Gallo - Casa Lucchetta - trivio cli quota 194. Nel frattempo la 2a Divisione cl' Assalto era già arrivata a Monte Cucco ed a Col di Guardia, obiettivi in precedenza assegnati alla l ", e di conseguenza la sua direttrice cli marcia venne riorientata verso S. Maria di Feletto e q. 136, a nord della confluenza del rio Pola7.7o nel torrente Valbone. Oltrepassata anche questa posizione, la marcia, che ormai non incontrava più ostacoli, proseguì lìno a raggiungere verso le 19 Col Capriolo, dove quasi senza combattere furono fatti gli ultimi prigionieri e venne catturata l'ultima mitragliatrice.

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Con questo balzo in avanti la la Divisione d'Assalto era venuta a trovarsi scaglionata lungo la strada tra Cozzuolo e Forrneniga con le pattuglie di punta alle porte cli Vittorio Veneto. Non vi sarebbe però stato l'atteso ingresso trionfale nella cittadina liberata. Alle 5,40 del 30 ottobre arrivò infatti dal comando ciel XXII Corpo cl' Armata una comunicazione che la restituiva al Corpo e.I ' Armata d 'Assalto, con l' ordine di raccogliersi poco lontano, nella zona tra Rua di Feletto e Formeniga. Fu una decisione che suscitò non poco mugugno tra le truppe che si vedevano private della soddisfazione cli entrare da vincitori nelle provincie liberate e che la interpretarono come un segnale della volontà cli accantonare l' esperienza delle truppe d'assalto. Di questi sentimenti si sarebbe folto interprete qualche anno dopo lo stesso Zoppi58: "/ miei Arditi ne sojfi'irmw assai. Per cause che sarebbe stato difficile scoprire, ,na che certamente risiedevano nelle prevenzioni che certe anime in arretrato nutrivano ancora verso gli Arditi, considera.ti gente pericolosa o quasi, .fìwri del campo di battaglia, i Reparti d'Assalto venivano privati della onesta gioia, che a nessuno quanto ad essi sarebbe spettata: quella cioè di riemrare nelle terre della Patria che gli Arditi avevano un anno prima, ovunque eransi trovati a cornhattere. accaniwmente - come è arcinoto - di;f'eso contro l'invasore". Non vi sono prove certe che giustifichino le amare considerazioni ciel comandante della I a Divisione d'Assalto, ma se si considerano le decisioni che in seguito sarebbero state prese in merito alla dislocazione de.i reparti d ' assalto, la fama che li circondava e le vicende della specialità nel dopoguerra, vi sono fondate ragioni che queste fossero ampiamente motivale. A Zoppi ed ai suoi uomini restava la consapevolezza del dovere compiuto, ed il conforto cli cifre eloquenti. Entrata in campo con una forza combattente cli 8.756 uomini , la I a Divisione d'Assalto aveva avuto tra il 26 ed il 30 ottobre 293 morti, 823 feriti e 56 dispersi, in buona parte travolti dalle acque ed annegati nel Piave. Negli stessi giorni aveva catturato circa 3.500 prigionieri, 36 cannoni di piccolo e medio calibro, 168 mitragliatrici, 1.516 fucili, 5 lanciabombe da trincea, 6 bombarde e molto altro materiale. La partecipazione della 2" Divisione d'Assalto alla Battaglia di Vittorio Veneto fu condizionata dal maltempo e dalla piena ciel fiume in misura ancora maggiore che per la divisione gemella. Gli ordini diramati dal maggior generale De Marchi il 22 ottobre stabilivano che la grande unità, dopo aver passato il Piave come avanguardia delle due divisioni clell' VTII Corpo cl' Armata, 48" e 58", sfondasse la fascia fortificata organizzata su tre linee ai piedi delle colline sulla riva sinistra lìno a raggiungere la linea Col della Tombola - S. Salvatore - Susegana da cui proseguire per Colle cli Guardia, Monte Cucco e Casa Belvedere, prima di lasciare il passo alle truppe che la seguivano59 . La sua azione cli sfondamento, proprio perché tale e destinata ad essere rapida e decisa, non era collegata a quella delle unità in azione ai suoi fianchi , se non a quella clelia l" Divisione d'Assalto, la cui puntata oltre il Soligo avrebbe dovuto facilitarle il compito. Portata a termine la "rottura", la 211 Divisione d'Assalto doveva riunirsi alla I a per passare ad una fase di guerra "manovrata". Consapevole della re lativa "leggerezza" delle sue formazioni , De Marchi faceva un grande affidamento sul concorso dell'artiglieria, il cui tiro cli distruzione avrebbe dovuto abbattersi in successione sulle tre linee cli difesa oltre il Piave in modo eia distruggerne gli ostacoli passivi in misura tale da permettere il passaggio degli attaccanti. Successivamente le batterie avrebbero accompagnato l' avanzata con successivi concentramenti di fuoco in corrispondenza cli linee prestabilite, sulla base di una tabella dei tempi, modificabile nel caso, con segnali convenuti o comunicazioni fatte tempestivamente pervenire ai comandi. Per il tiro cli accompagnamento vicino, analogamente a quanto avrebbe fatto Zoppi, Dc Marchi ripartì uno dei suoi due gruppi eia montagna tra i tre gruppi d 'assalto e lasc iè> l'altro in postazione sulla riva destra, da dove gli sarebbe stato possibile indirizzare l'azione dei suoi pezzi secondo le necessità del momento. Queste direttive furono vanificate prima dalla piena, che impose un rinvio delle operazioni per il passaggio del Piave alla notte sul 27 ottobre, poi dall'azione combinata delle acque e dell'artiglieria austro-

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O. Zoppi, op. ciL, pp. 104-105. Comando 2" Divisione d'Assalto, Staio Maggiore, Ordine d' Opera::.ione n e I. ne 1438 Op. ciel 22 ottobre 19 18, AUSS ME, Rep. B-1, Diario Storico 2• Divisione d'Assalto. 59

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ungarica che anche nella notte sul 28 impedirono la costruzione dei due ponti e delle due passerelle previste tra Nervcsa e Casa Pastrolin. Fu possibile traghettare sull'altra sponda solo un'aliquota ciel V Reparto cl' Assalto ed alcuni elementi del I, creando così una piccola testa cli ponte destinata a rimanere isolata e ad essere presto sopraffatta. I tentativi fatti quella stessa notte e la notte successiva riuscirono infatti a recuperare solo una parte di quegli uomini, lasciandone circa 250 a combattere fino all'esaurimento delle munizioni ed aJl' inevitabile fine. La prigionia dei superstiti sarebbe però stata molto breve, dal momento che presto la battaglia sarebbe stata decisa a favore delle anni italiane. TI 28 ottobre le condizioni erano ancora proibitive e la situazione generale rimaneva incerta. L'Vlll Corpo d ' Armata era bloccato sulla destra del Piave e il tenente generale Caviglia, nell' affidarne il comando a Grazioli, gli chiese di portare al più presto le sue tre divisioni, 48", 53• e 2• Divisione d'Assalto, sull'altra sponda, per sostenere l'azione del XXII a monte e della 10• Armata a valle, nonché per concretizzare quella puntata su Vittorio Veneto che rappresentava l'essenza del disegno di manovra messo a punto nelle settimane precedenti . Ogni sforzo venne dunque fatto affinché, mentre lo schieramento avversario cominciava a dare segni di cedimento, il passaggio potesse avvenire quella notte stessa, nonostante il fiume fosse ancora ostile. Era però notevolmente diminui ta la forza di reazione dell' artiglieria austro-ungarica e questa circostanza, malgrado il persistere di serie difficoltà tecniche causate dalla violenza delle acque, permise di gettare un ponte davanti a Nervesa, per la 48" Divi.sione, ed uno a vaile dei ponti della Priula, per la 2a Di visione d ' Assalto. In seconda schiera seguiva l' altra divisione dell'VTII Corpo d'Armata, la 58", che avviò una brigata su ciascun ponte. La divisione d 'assalto ìniziò il passaggio alle 5,30 e due ore dopo era in marcia verso Susegana e San Salvatore, da dove avrebbe dovuto proseguire fino alla linea Casa Belvedere - M. Cucco - Colle della Guardia. Questi obiettivi furono raggìunti verso mezzogiorno, dopo aver piegato lungo il camm ino la resistenza cli elementi di retroguardia, particolarmente forte intorno al castello di San Salvatore, e catturato qualche centinaio di prigionieri con diverse mitragliatrici e due cannoni. Nel pomeriggio arrivò dall'VJIT Corpo cl ' Anmlta l'ordine di puntare il più rapidamente possibile su Vìttorio Veneto, seguendo un itinerario che s.i sviluppava a nord-ovest cli Conegliano, meno diretto di quello contemporaneamente indicato alla 58" Divisione ma tale da permettere di sboccare anche verso Revine Lago, con l'obiettivo di tagliare la via di fuga alle unità austro-ungariche che ancora si battevano sulle colline di Soligo e cli Refrontolo ed in Val Mareno. Raggiunta così nella notte la zona di S. Maria di Feletto, la d ivisione si portò il giorno dopo ad occupare Monte Fiai con il 4° Gruppo cl' Assallo e Monte Altare con il 5°, mentre u na colonna al comando dello stesso De March i, con il 6° Gruppo d'Assalto, il XXIV Gruppo Artiglieria da Montagna e I.e compagnie mìtragliatrici divisionali, calava per Rua cli Felelto e Manzana su Vittorio Veneto, dove i suoi elementi di punta sarebbero entrati verso mezzogiorno unendosi alle avanguardie della 58" Divisione. Su queste posizioni la grande unità avrebbe dovuto per il momento fermarsi, in accordo alle disposizioni diramale in serata dall'8" Armata che, mentre sollecitavano Grazioli ad incalzare senza indugio l'avversario in ritirata, gli ordinavano di raccogliere la P Divisione d 'Assalto tra S. Pietro cli Feletto e Formeniga e la 2a nella conca di Serravalle. Tenuto conto della manifesta intenzione dell 'avversario di sfruttare l'opportunità offertagli dal terreno per rallentare il più possibìle l'inseguimento, il compito cli proseguire l'avanzata sulla strada per Fadalto e Ponte nelle Alpi venne affidato alla 48" Divisione, relativamente più fresca in quanto tenuta in riserva durante la giornata ciel 30 ottobre. Nonostante la decisione con cui, al!' alba del 31, il comandante di questa, tenente generale Michele Salazar, avviò le sue truppe per la stretta valle, questa manovra non riuscì. La forte resistenza incontrala bloccò la divisione davanti a Collesci, e Grazioli, preoccupato ciel ritardo ma al tempo stesso desideroso di contenere le perdite, si risolse a far intervenire il 6° Gruppo d'Assalto per eliminare l'ostacolo contando sulla sua ag ilità e potenza d'urto. Superata senza difficoltà la stretta cli Fadalto, gl i arditi dei reparti VI e XXX attaccarono alle 6,30 le posizioni di Collesei , tenute da forze pari ad almeno un battaglione con otto mitragliatrici. Per quanto l' azione venisse condotta soprattutto cercando cli far cadere le difese per aggiramento, risalendo sui due lati le scoscese pendici della montagna, il combattimento richiese l'intervento anche del LV Battaglione Bersaglìeri e, forse per la decisione cli privilegiare la manovra rispetto all' urto, si protrasse fino alle 15, quando gli austro-ungarici batterono finalmente in ritirata. Risolta così la situazione, il 6° Gruppo lasciò nuo-

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vamente il passo alla 48a Divisione per ritornare a Serravalle60 . La strada per Ponte nelle Alpi era però ancora lunga e nuove azioni ritardatici erano sempre possibili. Per fronteggiare questa eventualità Grazioli ritenne opportuno tentare un movimento aggirante che O sfruttasse le limitate possibilità offerte dalla viabilità della regione e nelle prime ore del I novembre lanciò sulla strada ciel Bosco del Cansiglio una colonna celere composta dal IJ1 Battaglione Bersaglieri Ciclisti, da due plotoni di arditi, dal 6° Squadrone Cavalleggeri di Piacenza e da una batteria da montagna, agli ordini ciel tenente colonnello Pirzio Biroli, con il compito di raggiungere Fana d ' Al pago, alle spalle delle forze che ancora fronteggiavano la 48" Divisione. Grazie anche a questa iniziativa, la situazione si sbloccava nel corso della giornata ed a sera entrambe le colonne anivavano a Ponte nelle Alpi. Le difficoltà incontrate dalla 48" Divisione nella giornata del 31 ottobre, ed in parte anche in quel la del l O novem hre, avevano però suggerito di impostare la successiva avanzata nel Cadore secondo criteri diversi, privilegiando anzitutto la rapidifa d'azione per non dare all'avversario il tempo cli organizzare nella stretta valle ciel Piave, ed in particolare tra Ponte nelle Alpi e Perarolo, altre posizioni di resistenza sulle quali imporre successive battute d'arresto agli inseguitori. Per questo compito serviva una divisione meno stanca della 48" e la scelta cadde sulla 2a Divisione d'Assalto, certo anche nel ricordo dell'attenzione dedicata durante l'estate al problema della guerra in campo aperto ed al tema de.Il'azione combinata cli elementi "celeri". Nella giornata del 2 novembre la divisione venne fatta avanzare da Serravalle a Ponte nelle Alpi ed il mattino del 3, passato il Piave su una passerella e scavalcata la 4W', iniziò la marcia verso Longarone. facendosi precedere da un 'avanguardia composta dal XXV Reparto d ' Assalto, dai battaglioni bersaglieri ciclisti 1II ed XI, dalla 34• Batteria ciel XII Gruppo Artiglieria eia Montagna e da una compagnia ciel 92° Battaglione Zappatori, agli ordini del suo capo di stato maggiore, tenente colonnello Renzo Dalmazzo. Questa decisione diede in breve i frutti sperati. Verso mezzogiorno la colonna Dalmazzo, vinta la resistenza delle retroguardie, era a Longarone e nel pomeriggio, mentre i suoi zappatori gettavano sotto il fuoco dell'artiglieria un ponte sul Maè, aveva ragione anche delle forze austro-ungariche ancora appostate sulle alture ad est dell'abitato. Alle 13 il XXV Reparto cl' Assalto occupava eia un lato Olantreghe e dall'altro Castel Lavazzo, per poi proseguire in direzione di Ospitale, dove entrò alle 15 e venne più tardi raggiunto dal lil Battaglione Bersaglieri Ciclisti. Proprio allora, alle 16,30, si presentò ai suoi avamposti un parlamentare per chiedere la cessazione delle ostilità sulla base dell' armistizio appena firmato a Villa Giusti. La sua entrata in vigore era però fissata per le 15 dell'indomani e, su ordine deJ comando dell'VIII Corpo d'Armata, subito informato della cosa, I'uflìciale fu riaccompagnato nelle sue linee. L'avanzata riprese il mattino ciel 4 novembre in direzione di Pieve di Cadore, con in avanguardia il III Battaglione Bersaglieri Ciclisti e la 15n Squadriglia Autoblinclomitragliatrici, portatasi in avanti utilizzando il ponte costruito il pomeriggio precedente dagli zappatori ciel 92° Battaglione, mentre un'altra colonna formata dal XXX Reparto cl' Assalto e clall'XI Baltaglione Bersaglieri Ciclisti si inoltrò in Val Maè muovendo su Forni cli Zoldo. Travolte le ultime retroguardie a Perarolo, l'avanguardia attraversò Pieve di Cadore poco dopo le 14 e si lanciò immediatamente in Val Boite dove nei pressi dell'Hotel Dolomiti agganciò e sorpassò una grossa colonna cli 4.000 uomini con 300 cavalli, 21 cannoni e parecchio carreggio che venne così catturata. Al momento della cessazione delle ostilità la 2" Divisione cl' Assalto si trovava con le sue punte avanzate nella valle ciel Piave a Calalzo, davanti al ponte clistrutt.o dagli austro-ungarici in ritirata, ed aveva in Val Cordevole l'Xl Battaglione Bersaglieri Ciclisti a Selva di Cadore, in Val Maè il XXX Reparto cl' Assalto a Forni di Zoldo ed in Val Boite una sezione della 15" Squadriglia Autoblindomitragliatrici con elementi del III Battaglione Bersaglieri Ciclisti all'Hotel Dolomiti, oltre Borea cli Cadore. Dal momento in

60 Secondo quanto riportalo nel diario storico della 2" Divisione <l'Assalto. nella giornata del 31 ottobre il 6° Gruppo ebbe 2 mori.i e 19 feriti, perdi te relativamente leggere che fanno supporre un'avanzata rallentata soprattutto dal terreno e condotta con una cert.i prudenza. evitando assalti frontali. Decisamente più gravi le perdite dei difensori, che lasciarono nelle mani degli auaccanti 40 prigionieri e sul terreno un numero imprecisato di morti.

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cui aveva passato i] Piave, al mattino del 29 ottobre, aveva fatto oltre 4.500 prigionieri e preso non meno di 30 pezzi d ' artiglieria e cli una ci nquantina di mitragliatrici. Le sue perdite, di gran lunga inferiori a quelle dell'altra divisione d'assalto, erano state di 38 morti e 128 feriti. Le due divisioni d'assalto operarono durante la Battaglia cli Vittorio Veneto in condizioni ben diverse: la F fu infatti utilizzata in un'azione di rottura, con l'ulleriore difficoltà rappresentata dal superamento cli un fo rmidabile ostacolo naturale quale un fiume in piena, la 2a ebbe il compito di condurre un'azione cli inseguimento su un terreno che favoriva il compito delle retroguardie avversarie. Entrambe eseguirono quanto fu loro richiesto nel migliore dei modi e nel valutarne le prestazioni non si può dimenticare che le esigenze ciel mornento le portarono ad agire in un contesto molto differente da quello sperimentato più volte su l terreno di esercitazione. La 1a Divisione cl' Assalto, dopo aver portato a termine secondo i piani la prima fase della sua azione, con la conquista della linea elci villaggi e la marcia verso il Soligo ciel grosso delle sue forze, si trovò improvvisamente coslrella a difendersi per il mancato sopraggiungere dei reparti di rincalzo, rimasti bloccali oltre il Piave dalla rottura dei ponti. In questa situazione, ed in uno scenario che era quello di una lotta in campo aperto, seppe reagire alJa minaccia cli aggiramento con una appropriata manovra cli ripiegamento e con l'iniziativa e l'aggressività di capi e gregari. La lotta tra Sernaglia, Fontigo e Yillamatta si sviluppò certo in modo caotico, ma questa fu una delle conseguenze della situazione in cui la divisione era venuta a trovarsi e delle condizioni ambientali , più che il risultato cli errori di comando o cli carenze addestrati.ve. Dato il modo in cui la breccia fu chiusa e la situazione ristabilita si può anzi concludere che comandi e truppe risposero in modo più che adeguato aUe attese. Anche la presunta "leggerezza" delle divisioni d'assalto non trova riscontro nei combattimenti della piana di Sernaglia, dove la fanteria poteva comunque contare soltanto su.Ile sue armi d'accompagnamento e doveva aftìclarsi all'azione dell ' artigl ieria rimasta sulla destra del Piave. L'organ izzazione del fuoco cli distruzione prima e cli sbarramento poi fu a questo riguardo rispondente agli scopi, sia nella prima fase della battaglia, sia durante la crisi causata dai contrattacchi del pomeriggio del 27 ottobre, sia durante l' avanzala su Falzè ed il Soligo ciel 29. La presenza cli un'artiglieria divisionale più potente dei due gruppi da montagna in dotazione poco avrebbe aggiunto, dal momento che in ogni caso avrebbe dovuto agire dall ' altra sponda del Piave. Per quanto riguarda la 2a Divisione cl' Assalto, venuta meno l'esigenza di aprire una breccia nelle difese avversarie, il suo contributo alla vittoria delle armi italiane prese la forma cli un lungo inseguimento per strade di montagna, durante il quale i suoi diversi elementi seppero integrarsi alla perfezione per imprimere alla loro azione l'andamento voluto dal comando dell'VIII Corpo d ' Armata. Anche in questo caso, e tenuto conto delle limitazioni dei mezzi disponibili, il rendimento fu più che apprezzabile. Ben diffici lmente su un terreno come quello della valle del Piave sarebbe stato possibile fare cli meglio, anche disponendo di una capacità di autotrasporto ed eventualmente di un maggior numero di mezzi blindati eia combattimento, che comunque avrebbero avuto serie difficoltà ad avanzare su strade intasate da colonne di truppe e di carreggio cd interrotte in più punti dalle distruzioni che accompagnavano la ritirata. Il fatto che la 15" Squadriglia Autoblindomitragli.atrici abbia raggiunto la testa dell'avanguardia prima del tennine fissato per le ostilità è un risultato che sottolinea gli sforzi dei genieri per riattare il ponte sul Maè, e più in generale per ripristinare una viabilità sconvolta. Alla fine del conflitto, con la sola temporanea eccezione del 4° Gruppo d'Assalto inviato per pochi giorni a Sillian, in Austria, come truppa d'occupazione, e rientrato il 15 novembre, il Corpo d'Armata cl' Assalto venne raccolto nei dintorni di Viuorio Veneto. Nella cittadina simbolo della vittoria nei giorni 4, 7 ed 11 novembre si svolsero le cerimonie per la consegna ai battaglioni bersaglieri dei gagliardetti che gli arditi dei reparti d'assalto avevano voluto offrire ai loro compagni, ma ormai la vicenda della grande unità era g iunta al termine. Dopo essere stato trasferito il 21 novembre da Vittorio Veneto a Colle Umberto per far posto al comando della 4a Armata. il Coq:io d'Annata d'Assalto venne sciolto il 28 di quello stesso mese, lasciando per il momento a sopravvivergli le due divisioni.

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IL CORPO D' ARiVIATA D'ASSALTO A VITTORIO VENETO (24 OTTOBRE 1918) Co.mandante: Ten. Gen. Francesco Saverio Grazioli Capo di Stato Maggiore: Col. Edoardo Bessone (dal 3 1 ottobre Col. Rodolfo Bianchi d'fapinosa) 162" Sezione e 412" Plotone Carabinieri Gruppo Reparti cl' Assalto di Marcia (reparti d'assalto di marcia X ed XI) Battaglione Bersaglieri Ciclisti di Marcia Battaglione Speciale '·A" Nucleo bersaglieri per formazione sezioni motomitragliatrici Comando TI Gruppo Cava/leggeri dì Piacenza 15' Squadriglia Autoblindomitragliatrici (dal 25 ottobre) 73a Compagnia Telegrafisti 12" Compagnia Fotoeletricisti 51 a Sezione Radiotelegrafica 72° Autoreparto e 65" Autosezione (costituiti il 29 agosto)) Tribunale di Guerra Ufficio Postale n° 83 JTI Battaglione Bersaglieri Ciclisti (Magg. Carlo Tosti) - temporaneamente tolto alla 1° Divisione d'Assalto) XI Battaglione Bersaglieri Ciclisti (Magg. Boaro) - temporaneamente tolto alla 2• Divisione d' Assallo)

l" DIVISIONE D'ASSALTO Comandante: Magg. Gen. Ottavio Zoppi Capo di Stato Maggiore: T. Col. Mario Campi 1° Raggruppamento cl' Assalto (Brig. Gen. Oreste Dc Gaspari) - 1" Gruppo cl ' Assalto (Col. Carlo Gri Ilo), con i reparti cl' assalto X (M agg. Alessandro Parisi) e XX (Magg. Enrico Ponzo), ed il I Battaglione Bersaglieri (Magg. Marco Giovannardi Corclli) rafforzato dalla 390a Compagnia Mitragliatrici -2° Gruppo d'Assalto (Col. Pietro Anselmi), con i reparti d'assalto XII (Cap. Alarico Manescalchì) e XIII (Magg. Giorgio Moro-Lin), ed il VII Battaglione Bersaglieri (Magg. Vladimiro Bellucci) rafforzato dalla 392" Compagnia Mitragliatrici -3° Gruppo cl' Assalto (Col. Roberto Bertolotti), con i reparti d' assalto Vlll (Magg. Giuseppe Nunziantc) e XXII (Magg. Raffaele Di Orazio), ed il IX Battaglione Bersaglieri (Magg. Carlo Gotti) rafforzato dalla 393• Compagnia Mitragliatrici -reparti cannoncini da 37 mm IO e 12° Gruppo Mitragliatrici Divisionali (compagnie 1769", 1770", 1780a) Compagnia Presicliaria 43" F 5° Squadrone Cavalleggeri di Piacenza IX Gruppo Artiglieria da Montagna (batterie 2Y, 26°, 27") XXIX Gruppo Artiglieria da Montagna (batterie 60", 58\ 72°) 91 ° Battaglione Zappatori (compagnie 220" e 221 ") 122" Compagnia Telegrafisti

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Plotoni Carabinieri 227° e 365° 70" Sezione Sanità, con i reparti someggiati 144° e 170° 7Y Sezione Sussistenza 16° Autodrappello, autosezioni 15" e 16" Ufficio Postale N° 142

2a DIVISIONE D'ASSALTO Comandante: Magg. Gen. Ernesto De Marchi Capo di Stato Maggiore: T. Col. Renzo Dalmazzo 2° Raggruppamento cl' Assalto (Brig. Gcn. Paolo Anfossi) -4° Gruppo d'Assalto (T. Col. Enrico Fasulo), con i reparti d'assalto XIV (Magg. Vito Mannaccio) e XXV (Magg. Giovanni Solano), ed il III Battaglione Bersaglieri (Magg. Filippo Brogliato) rafforzato dalla 279a Compagnia Mitragliatrici -5° Gruppo d'Assalto (T. Col. Pasquale Galiani), con i reparti d'assalto I (Magg. Luigi Guglieri) e V (Magg. Tranquillino Carissimo), ed il XV Battaglione Bersaglieri (T. Col. Roberto Morozzo della Rocca) rafforzato dalla 317" Compagnia Mitragliatrici -6° Gruppo cl' Assalto (Col. Carlo Trivulzio), con i reparti d'assalto VI (Magg. Mario Re) e XXX (Magg. Umberto Augusti), ed il LV Battaglione Bersaglieri (Magg. Ettore Del Tetto) rafforzato dalla 589" Compagnia Mitragliatrici -reparti cannoncini da 37 mm 10° e 14° Gruppo Mitragliatrici Divisionali (compagnie 38W, 521 ", 621 •) Compagnia Presidiaria 8" C 6° Squadrone Cavalleggeri di Piacenza XII Gruppo Artiglieria da Montagna (batterie 343, 35", 36") XXIV Gruppo Artiglieria da Montagna (batterie 11 a, 19", 100•) 92° Battaglione Zappatori (compagnie 153" e 222" Compagnia Zappatori 122a Compagnia Telegrafisti Plotoni Carabinieri 406° e 409° 86a Sezione Sanità 65a Sezione Sussistenza 19° Autoclrappello, autosezioni 17" e 18" Ufficio Postale 11° 147

NOTA - Il Battaglione Speciale "A" era stato costituito a seguito di una direttiva del Comando Supremo ciel 12 settembre 1918 che si proponeva di sperimentare un nuovo tipo cli struttura del battaglione fanteria con una larga dotazione cli armi automatiche e di altri mezzi sussidiari (lanciabombe, lanciafiamme cannoncini). A questo scopo dovevano essere costituiti tre battaglioni "tipo", due a cura della 9• Annata, uno dei quali, costituito da reclute della classe 1900, presso il Corpo cl ' Armata d' Assalto, ed uno presso la Scuola di Perfezionamento di Fanteria U.M .. li bauaglione "tipo" ciel Corpo d'Annata d'Assalto sarebbe stato sciolto il 26 novembre.

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Foto di gruppo della 60" Batteria d'artiglieria da montagna (XXIX Gruppo) assegnata alla 1a Divisione d 'Assalto (AUSSME)

I combattimenti della piana di Sernaglia imposero alla Ia Divisione cl' Assailo un tributo di sangue piullosto alto. I corpi cli arditi dell ' 8" Annata caduti sulla linea cli prima resistenza sono oggcllo della pietà dei superstiti

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Esercitazione coi lanciafiamme di un reparto d'assalto a Bussolengo (AUSSME)

Esercitazione di t.iro con mitragliatrici Saint. Et.ienne in un poligono nelle retrovie (AUSSME).

..

Arditi si addestrano al lancio del petardo. L'assenza cli proiezione cli schegge consentiva al Jam:iatore di rimanere nella posizione in piedi (AUSSME)

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Granze delle Frassinelle, 2 1 agosto I9 I8. Il Re Viuorio Emanuele III e il generale Diaz assistono alla sii lata dei reparti d'assalto del Corpo d'Armata cli Grazioli (J\USSME)

Granze delle Frussinelle, 2 I agosto I9 18. Davanti alle autorità e sotto rocchio della cinepresa sfi la il V Reparto d'Assalto (AUSSME)

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Caporale bersagliere di un plotone di arditi reggimentale armato di moschetto mocl. 91 eia cavalleria. In bella evidenza il distintivo sul braccio sinistro, in lana nera come l'insegna di grado, ed il pugnale ciel tipo "a manico di lima" portalo alla cintura (.lVIGR)

Granze delle Frassinelle, agosto 1918. Premiazione e rivista a reparti arditi della 1a Divisione cl' Assalto (MGR 7/2787) /

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-


QUADRO RIASSUNTIVO DEI REPARTI D'ASSALTO REPARTI D'ASSALTO OTTOBRE 191 8

15 GIUGNO 1918

GENNAIO 1918

OTTOBRE 191 7

TV'

J3 Armata

IV

1° Armata

XXVI 9• Armata (XXVT C.d' A.)

XXVI

3" Armata

IX XVI

1• Annata 1• Am1ata

xvr

1° Armata

xxv

xxv

2° Div. cl' Assalto

XXlll 1.• Armata

XXJJT

t• Armata

XXIX

1• Armala

XXIV 1° Armata 12 2° Armata II3 2° Armata IlJ4 2° Armata

XXIV J TI

1° Armata 1° Armata 1• Armata

nrs

l" Armata

V

x9

2• Armata

I

XIX

3° Annata

JV6

2° Armata

y7 yys

2" Armata 2" Armata

XVIII Zona Carnia (XII C. d 'A.) XIX 3" Armata xx

3" Armata

XXI 3" Armata xxII2 3" Armata

V VI VII VIII

4" Armata 4" Armata 4" Armata 4" Armata

xx XXI XXII

V

VI VII VIII

3" Armata 3° Armata 3• Annata

4° Asmara 4• Armala 4" Armata 4• Annata

9° Annata (XXV C.d'A.) XXIX 1° Armata (XXIX C. d' A.) 1° Div. cl' Assalto X xx 1° Div. cl' Assalto XXTT 1• Div. d'Assalto

xxn

1• Div.d'Assalto I• Div. d'Assalto 1° Div. d'Assalto

l" Div. d'Assalto

V

2° Div. cl' Assalto

4" Armata (I C.d'A.)

T

2" Div. d' Assalto

XXIII 3• Armata (XXlll C.d' A.) XI 3" Armata (Xl C.d'A.) XIII 1• Div. d' Assalto VIII 1• Div. d'Assalto XXVIII 11 3°Armata (XXVlll C.cl'A .) XXVII 8" Armata (XXVll C.d'A .) IX 4" Annata (IX C.d'A.) xxx 1• Div. d'Assalto VI 4° Annata (VI C.d'A.)

1 Reparto d'Assalto della TV Il rigata Bersaglieri. 19 17. facendone confluire i superstiti nei reparti I e Il ricost.ituiri presso la t• Armata. 3 Disciolto nel dicembre 1917. facendone confluire i superstiti nei reparti I e li ricostituiti presso la 1• Armata. 4 Disciolto nel dicembre 19 1ì. facendone confluire i superstiti nei reparti .I e [I ricostituiti presso la l" Armata. 5 Costituito nel dicembre 1917, con parte del personale del preesistente .lii Reparto d' Assalto della 2" Annata. 6 Disciolto nel dicembre 19 I ì . facendone confluire i superstiti nei reparti le TT ricostituiti presso la l" Annata. 7 Disciolto nel dicembre 1917, focendonc confluire i superstiti nei reparti le II ricostituiti presso la l" Annata 3 Disciolto nel dicembre I91ì. facendone confluire i superstiti nei reparti I e Il ricos1i1uiti presso la l' Armata 9 Cosritoilo nel dicembre 1917 presso il I Corpo d'Annata 10 Part.ecipò alla Banagl ia di Vittorio Veneto inquadrato nella 4' Armata. 11 Costituito come XVTII nel febbraio I918.

2 Discio.lto nel dicembre

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X xx

XXIII

9" AnnatalO

XI XIII VIII XXVIII

IO" Armata 1• Div. d'Assalto Ia Div. cl' Assalto 3" Armata

XXVII

8" Armata

IX xxx

4• Armata 2• Div. d'Assalto

VI

2• Div. cl' Assalto


OTTOBRE 1917

GENNAIO 19 I8

15 GIUGNO 1918

xvm 12 XI

5" Armata

XII

5" Armata

Xll XIV

XIII

5" Armata

Il

4" Annata (XV!Il C.d ' A.)

XV!Il 4" Armata

1• Div. d'Assalto

Xll XIV

l" Div. d'Assalto Il C. d'Armata (Francia)

LII'3 6" Annata (52" Div.)

XVII

III C.cl' A.

XVII

III C.cl'A.

OTTOBRE 19 I8

II LII

l" Div. d' Assalto

2" Div. d' Assalto Il C. d' Armata (Francia) 6" Armata

LXX

6" Annata (XX C.cl'A.)

LXX

6" Armata

!Il

7" Annata (!Il C. cl' A.)

III 14

7" Annata

XVI 15 XVI C. cl'A. (Albania)

XVI

XVI C. cl' Annata (Albania)

XXXI l" Armata XXXV 16 35" Divisione (Macedonia)

LV LVlll

l" Armata (V C.d'A.)

XXXI

I" Armata

xxxv

35" Divisione

(Macedonia) LV 17

I" Armata

8" Armata (Vlll C.cl'A.)

LX

l" Armata (X C.cl'A.)

LXII

9" Armata (XII C.cl 'A.)

LXlll

6" Armata (XIII C.d' A.)

LXIV 7" Armata (XIV C. d'A.) LXXII 9" Armata (XXII C.d'A.)

LXXII 8" Armata

LXXX 9" Armata (XXX C.d' A.)

xxxn

12 Cos1i111i1onel maggio

1918. Cosrituilo nel maggio 1918. 14 Partecipò alla Battaglia di Yitrorio Veneto inquadrato nel la 4" Annata. 15 Costituito come XXV nell'aprile 1918. 16 Costituito come XXVI nell'aprile 191 8. 11 Partecipe> alla Battag lia di Vittorio Veneto inquadrato nella 4" Armata. 13

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TT C.d'Armata (Francia)


REPARTI D'ASSALTO DI IVIARCIA GIUGNO 1918 T

n nr IV V

VT VTT "A"

T n

I" .Annata

8" Armala 3" Armma 4" Armala 9" Armata 6" Armala 7" Armala Divisione d'Assalto

m TV V VI VTT X

XI

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OTTOBRE 1918 I" Armata 8" Armata 3" Armata 4" Annata 9" Armata 6" Armata 7" Armata Corpo <l' Arrn. cl' Assalto Corpo d' Arrn. cl' Assalto



I REPARTI D'ASSALTO NEL DOPOGUERRA

L'Esercito Italiano in Albania nel 1920 La presenza italiana in Albania risaliva al dicembre 1914, quando un corpo di spedizione occupò Valona, a tutela degli interessi nazionali nel paese delle aquile, formalmente indipendente dal 1913.'' Alla fine del 1915 gli austro-ungarici avanzarono nel nord del paese fino a Durazzo, seguendo la ritirata dell'esercito serbo, mentre all'inizio del 1916 i bulgari occuparono Berat, Monastir, Elbasan, affacciandosi con pattuglie fino al mare a nord cli Valona. Intorno a questa città si erano intanto concentrate le forze italiane che, assunto gradatamente il controllo dell'Albania meridionale espellendone i greci e fermata l'avanzata delle forze degli Imperi Centrali alla Voiussa, nel febbra io 1917 stabilirono il contatto con le truppe fran cesi provenienti dalla Macedonia, e nel giugno dello stesso anno occuparono Prevesa e la regione ciel Pindo. Nel maggio l'Esercito Italiano di concerto con l'alleato francese passò all ' offensiva raggiungendo Berat in luglio e, dopo aver assorbito quello stesso mese una massiccia controffensiva in autunno, in unione con le truppe francesi, avanzò verso nord su Tirana e Durazzo. A Scutari si insediò la commissione cli controllo dell'Intesa, ma la Francia mantenne fino al giugno 1920 il possesso dei circondari di Corizza, Starova e cli una parte cli quelli di Berat e Skrapari , mentre il resto dell'Albania, ad eccezione della riva sinistra del Drin Nero, occupata dai serbi, era sotto l' influenza italiana. Nel 1917, il proclama di Argirocastro ciel generale Ferrero aveva già promesso l'indipendenza all'Albania sotto la protezione italiana, così nel dicembre I 918 si costituì a Durazzo un governo provvisorio albanese presieduto da Turhan pascià. L'Italia appoggiò il nascente stato albanese fornendo anche assistenza finanziaria, aiuti sanitari e alimentari ed intervenendo nel settore dei lavori pubblici, non rimanendo comunque intenzionata a mantenere truppe in Albania, considerata come un protettorato, ed in particolare a garantirsi il pieno possesso della città di Valona, importante ai fini del controllo dell' accesso al mar Adriatico. I rapporti italo-albanesi così ben presto si guastarono, anche a seguito dell'accordo italo-greco del luglio 1919 che impegnava l'Italia a sostenere le rivendicazion i elleniche sul!' Albania meridionale in cambio del riconoscimento del mandato italiano sullo stato albanese e della sovranità su Valona. In gennaio correnti politiche albanesi ostili al protettorato italiano convocarono a Lushnja un'assemblea che dichiarò decaduto il governo provvisorio filoitaliano di Durazzo e proclamò Tirana nuova capitale dello stato. L'azione politica italiana, anche per contrasti tra il comandante delle truppe italiane in Albania, generale Settimio Piacentini, ed il commissario del governo colonnello Castoldi, non seppe arginare il crescente movimento di protesta il cui obiettivo era la piena indipendenza da Roma. La scarsa conoscenza delle vicende albanesi cieli' alto commissario governativo, che lo portò ad appoggiare apertamente la ribellione di Essad pascià sostenuta dalla Iugoslavia contro il governo di Tirana, indebolì ancor cli più la posizione italiana. Il rifiuto dì Castoldi cli appoggiare l'autorità centrale contro l' insun-ezione essadista, convinse definitivamente gli albanesi che l' Italia fosse consenziente alle rivendicazioni territoriali iugoslave e greche e decisa a non ritirars.i dalla regione di Valona. L'acuirsi della crisi albanese, e la consapevolezza ciel comando italiano della debolezza dell'apparato mjlitare in Albania, indussero il generale Piacentini, nel maggio 1920, al ritiro dei presidi sparsi nel paese ed al ripiegamento verso le città costiere di Alessio, Durazzo, Valona e S. Quaranta. Si trovavano allora in Albania due divisioni (13a e 36", con 3 brigate di fanteria, un raggruppamento alpini, un reggimento bersaglieri ed uno squadrone di cavalleria) ad organici però largamente incompleti. per il congeclamento di molte classi di leva e l' insorgere della malaria che aveva falcidiato i ranghi al punto * Il 29 dicembre 19 14 sbarcò a Valona iI I0° Reggimento Bersaglieri, accompagnato da una batteria da montagna e da altri elementi di supporto.

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che alcune compagnie cli fanteria erano ridotte ad una forza cli 20 uomini, inferiore a quella di un plotone. A peggiorare la situazione intervennero la crisi politica in Italia, che portò il 12 maggio alla caduta del governo Nitti, e la concomitante crisi economica che rese insostenibili per il bilancio dello stato spese cli occupazione come quelle in Anatolia e nei Balcani. li concentramento delle truppe sulla costa si svolse, comunque, in ordine senza quasi opposizione da parte delle milizie albanesi. All'indebolimento della posizione italiana si contrappose il rafforzamento ciel governo albanese attraverso l'intesa col partito di Essad, che aveva abbandonato i propositi di lotta armata, e l' intervenuto accordo con i greci, che rinunciarono alle mire sui territori di confine ciel Korcano. Gli albanesi poterono quindi concentrare le loro forze contro l'unica potenza occupante presente in Albania. 1 Il generale Piacentini, intanto, aveva ;·accolto le proprie truppe nel campo trincerato di Valona (3 reggimenti cli fanteria con 800 uonùni, 34 sezioni mitragliatrici ed una batteria da montagna, cui si aggiunsero 2 reggimenti della Brigata Udine e 3 battaglioni alpini ritirati eia Alessio), a Santi Quaranta - Porto Palermo (2 reggimenti con 700 uomini, 16 sezioni mitragliatrici ed una batteria eia montagna) e a Tepeleni (200 uomini, 4 sezioni mitragliatrici e 2 pezzi d'artiglieria), località questa inglobata nel campo trincerato di Valona. Le richieste urgenti di rinforzi inoltrate a Roma rimasero inascollale, e Piacentini dovette così affrontare il previsto allacco albanese con reparti dagli organici largamente depauperati ed indeboliti nel fisico dalle febbri malariche. Fu commesso, inoltre, l'errore cli sottovalutare le capacità belliche degli albanesi e si ampliarono eccessivamente i perimetri difensivi delle città, disperdendo le poche forze disponibili in piccoli presidi sparsi e capisaldi, destinati ad essere facilmente aggirati e tagliati fu01i. Le ampie possibilità cli infiltrazione attraverso le larghe maglie dello schieramento italiano vennero abilmente sfruttale dagli insorti , che al prezzo di gravi perdite in tre giorni cli lotta catturarono oltre 800 prigionieri e conquistarono cinque capisaldi della cinta perimetrale esterna. La resistenza più accanita fu opposta nei capisaldi di Giormi e cli q. 155 in Val Sushica, dove caddero 57 italiani, tra cui 12 ufficiali, e 57 rimasero feriti.2 TI pesante scacco subito allarmò il governo italiano, che decise l'invio in Albania della Br.igata Piacenza, del IO raggruppamento d'assalto di stanza a Trieste e di una squadriglia di autoblindate. li generale Piacentini provvide, intanto, a ritirare su Valona tutte le forze residue, compreso il 1oc Reggimento Bersaglieri ridotto a 250 uomini. li 9 giugno, gli albanesi, imbaldanziti dalla vittoria, intimarono l'abbandono della città di Valona, ormai circondata da circa 5-6.000 rivoltosi, ed alle ore 04.00 del I O giugno sferrarono un nuovo attacco contro l' intero perimetro difensivo. L'az.ione, svolta con intento diversivo a nord, ebbe particolare violenza a sud e ad est, specialmente contro il sobborgo di Kanìna, il cui castello era difeso da un centinaio cli operai spontaneamente offerlisi cli partecipare alla difesa. Dopo quattro ore cli battaglia il tentativo fu respinto, grazie soprattutto al contrattacco alla baionetta cli due battaglioni alpini. In concomitanza con l' attacco all'esterno, si ebbe all'interno la sollevazione del quartiere musulmano di Valona prontamente sedata dall'intervento di un centinaio di carabinieri reali e cli un reparto cli formazione costituito da militari carcerati in attesa cli giudizio, che avevano chiesto di riprendere le anni e di combattere.3 Con i rinforzi giunti da Alessio e dall'Italia, la situazione del presidio cli Valona migliorò notevol mente. Erano disponibili ora 3.700 uomini, compresi gli ardili del l" Raggruppamento, giunti il 15 giugno, e 9 batterie cli artiglieria. Si decise quindi di svolgere un' azione cli alleggerimento per affermare la volontà di resistenza e rastrellare i dintorni ciel campo trinceralo. L'operazione, iniziata all'alba del 19, ebbe un iniziale successo, ma poi si arrestò per taluni errori di esecuzione e per la difficoltà cli agganciare le formazioni nemiche, più mobili, sfuggenti ed a loro agio in terreni montuosi. Il nuovo governo nazionale, presieduto eia Giolitti, si mostrò più favorevole al riconoscimento clell'inclipenclenza albanese, ribadendo però l'intenzione di non rinunciare al possesso cli Valona, e decidendo l'invio di nuovi rinforzi. Senonché la situazione politico-sociale italiana andò aggravandosi a tal punto da riflettersi sulla disciplina dei reparti designati, alcuni dei quali si opposero all'invio in Albania. Torbidi tra le truppe sì verificarono a Trieste, a Brindisi ed il più grave cli tutti ad Ancona, presso l' 11 ° Reggimento Bersaglieri. Po-

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Entro maggio del I 920. i corpi di spedizione anglo - francesi avevano completato il ri ti ro dall'Albania. G. Moscarclelli Valona 1920 Roma, 1955 , pp. 9-11. 3 M. :Vlontanari Le !ruppe i1alia11e in Albania (anni 1914-1920 e /9]9) SME - Ufficio Storico. Roma, 1978, pag. 215 .

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LA SITUAZIONE IN ALB ANIA NEL 1920

dopo il ripiegamento sul la costa ( 10 maggio)

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LA DIFESA DI VALONA il 23 luglio 1920

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sto di fronte da un lato all ' intenzione dello Stato Maggiore di inviare a Valona nuove unitt,. dall'altro alle veementi proteste dei socialisti contro la partenza di altJi soldati per l'Albania, il Governo decise di soprassedere all'invio cli nuove Lruppc. I n cambio mandò un nuovo plenipotenziario al posto dell ' inetto Castoldi. La notizia diede nuovo slancio agli albanesi e mortiticè) gli animi dei difensori di Valona. Il Comitato di di fesa nazionale albanese, ricevuti armi ed equipagg iamenti lasciali dai francesi a Scurari e Coriza, pensò che fosse giunto il momento giusto per cacciare a mare g li italiani. Alle 03.00 del 23 luglio circa 4.000 albanesi lanciarono un nuovo violento attacco alle posizioni italiane. Lo sforzo offens ivo fu portato su tutto l' intero svi luppo di 20 km del perimetro difensivo, che in alcuni punti fu pedino superato, ma l' insuccesso fu totale e le perdite albanesi molto gravi. Dopo 8 ore d i furi osi combattimenti, l'esito della battaglia fu deciso da un term contrattacco portato dal IX e XX Reparto d. Assalto, con l'appoggio del tiro delle artiglierie delle navi della Regia Marina alla fonda nel porto cli Valona e l' intervento di bombardieri Caproni provenienti d,ù campi d' aviazione della Puglia. La mancanza di riserve impedì cli sfruttare la vittoria e battere defi nitivamente gli albanesi, che avevano subito perdite di gran lunga più gravi di quelle italiane pari a 39 morti e 115 feriti. Il tempo giocava però a favore del governo di Tirana, cui sarebbe bastato assediare per qualche mese il campo fortificato di Valona, lasciando alla malaria il compito di ridmTc la capaci tà difensiva del contingente italiano. Il 2 agosto 1920, così, venne lìrmato tra i rappresentanti dei due governi un protocollo di intesa che riconobbe la sovranità albanese sulla città di Valona e quella italiana sull' isolotto d i Saseno prospiciente la baia di Valona. Con gli accordi di Tirana l' Italia si impegnava, altresì, a riconoscere l'integ1ità territoriale albanese. Il 7 agosto il governo Giolitti annunciò in parlamento il completato ritiro delle truppe italiane dal litorale albanese, tranne il presidio di Saseno, che rimase in poslo ancora per poco.

Le operazioni del Reggimento d'Assalto a Valona nel luglio 1920 Il comando della Brigata cl' Assalto cd il Reggimento d'Assalto giunsero in Alban ia da Trieste il 15 giugno 1920. Il giorno successivo. il tenente colonnello Giovanni Messe assunse il comando interinale del reggimento, mentre la brigata era al comando del generale De Gaspari. NcJ pomerigg io del 15 e del 16, gli ufficiali compirono una rapida ricognizione della linea difensiva nella zona cli Can ina e furono sommariamente orientati sul ten-eno e sulla situazione generale dal comandante del 2° Gruppo Alpino. Gli arditi non ebbero il tempo cli prendere confidenza con le posizioni di Valona ed il nemico, che già il 19 giugno ricevettero il compito di effettuare una puntata offensiva a hrevc raggio in direzione di Drnsciovizza allo scopo cli conquistare le posizioni di May e Sturos, dove erano appostati elci pezzi d 'artiglieria nemici, e di rastrellarvi la popolazione ed il bestiame. 11 giorno precedente l'azione, una compagnia del IX Battaglione d'Assalto ebbe l' incarico cli effettuare una sortita dal perimetro difensivo, appoggiata daUa Squadriglia Autoblindo, per ricercare due aviatori di marina abbattuti con il loro idrovolante nella zona di Giuherina. Nella notte del 19 giugno il reggimento d'assalto dette inizio all 'a1.ione articolato in due colonne d'attacco, la prima composta dal fX Battaglione d'Assalto e comandata dal tenente colonnello Messe, la seconda agli ordini del colo nnello Sassi, costituita eia X, XX e XXII Battaglione d'Assalto, Battaglioni Alpi ni Dronero e In.tra, una sezione artiglieria da montagna da 65, 1sa Squadrigl ia Autoblindate, un drappello ciel genio. La colonna Messe favori ta dall'oscurità e dalla nebbia, raggiunse il proprio obiettivo, occupando M ay e Staros, ma venne presto bloccata e costretta a ripiegare dopo cinque ore cli combattimenti da superiori forze nenùche che, sfruttando a loro vantaggio la perfetta conoscenza ciel terreno per poco non riuscirono ad accerchiarla. La colonna principale, dopo un promettente inizio, fu anch'essa conti·attaccata e avvolta in ogni d irezione da preponderanti forze nemiche. L' avanzata delle autoblindate venne bloccata eia una tagliata stradale e gli equipaggi pressati da vicino dovettero fare ricorso al lancio di bombe a mano per riuscire a rompere il contatto. li ripiegamento sulle basi di p,u·tenza avvenne con ordine e si completò entro la notte del 19 giugno. 4 Così De Gaspari commentò il combattimento, sottolineandone la particolare natura dello sconti·o con le bande irregolari albanesi:

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Diario storico <lei comando della Brigata <l'Assalto del 19 giugno I 920.

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L'esperienza di questa giornata m 'induce nella convinzione che noi ci troviamo di .fi-orue ad un nemico, il quale com.batte un po' come le bande abissine o libiche. La pe,j'erra conoscenza del terreno_. la celerità di spostam.enti di cui egli è capace, la sua natura guerriera, la sua organizzazione in bande, sono tutti fattori che non possono consigliargli di impegnarsi a fondo in cornbaflimenti vasti e di lunga durata. 11ll 'attacco egli contrappone lievissima resisten za, la sua arma è il ripiegamento sul .fì'onte mentre si prepara al contrallacco sui .fianchi o su uno di essi. Noi avanzando, lo sentiamo innanzi a noi, abbiamo l'impressione di coglierlo allungando il braccio ma, quando stiamo per afferrarlo, egli ci .1fugge di mano e ci allira lentamente dove sa che con rapide e abili 1nosse potrà aver ragione di noi. ln questo com.battimento noi abbiamo manovrato col grosso delle nostre forze per il basso e col nucleo minore per l'alto. A ciò hanno indotto le ù1fornwzioni sulla dislocazione delle ,(orze nemiche. Dopo l'esperienza di oggi, che ci ha dimostrato con quale rapidità l'avversario possa spostare le sue riserve anche verso l'alto, a mio giudizio è necessario manovrare per l'avvenire sempre per L'alto, limitando ad una missione di guardiaflanco le non numerose truppe che dovranno manovrare per il basso. lv/a non basta. Sin dall'inizio si sono proiettate troppe forze sulla prima linea sino ad avere una linea quasi ininterrotta, debole ovunque e sostenuta da rincalzi ù1.siffficie11ti. In avvenire sembra debba convenire tenere sul /i-onte un velo di pattuglie ardite, vigilanti_. che, sostenute da piccoli rincalzi, diano all'avversario l'impressione di assecondarne inconsciamente La tattica di agguato, ed avere a conveniente distanza una o due forri masse di manovra pronte a lanciarsi al contrattacco sul fianco o sul teJ}?O di esso, quando nella credenza di aver raggiunto l 'intento. egli attacchi e circuisca la nostra linea. che dovrà essere addestrata a ritirarsi in tempo, i11vitando così il nemico aU'inseguimento e agevolando il nostro contrattacco. Ultima considerazione che non posso a m.eno di fare è che il reggùnento d'assalto dal giorno del suo sbarco a quello dell'operazione non ha avuto alcuna notte di un neppure relativo riposo. nati i reparti sono stati tenuti sin da/L'inizio sotto la pressione della inuninenza di un attacco nemico che non si è mai manifestato e perciò svegli e in armi tutte le notti. Malgrado ciò hanno risposto col consueto slancio e ardimento, perché per essi il combattimento è urwfesta. 5 Le perçlite subite nell' azione furono di 2 utlìciali morti e 5 feriti (uno dei quali degli alpini), 12 militari cli truppa morti (due dei quali alpini), 81 feriti (60 dei quali arditi) e 6 dispersi. L' insuccesso fu dovuto essenzialmente alla scarsa conoscenza ciel terreno e dello schieramento nemico, all'affrettata preparazione che non diede il tempo alle truppe d'assalto di ambientarsi nel nuovo teatro operativo. Il giorno 20 giugno Bassi assunse il comando del Reggimento d'Assalto. Alla data ciel 1° luglio 1920 questo contava 1.765 effettivi, dei quali 60 in organico al comando, 386 al IX Battaglione, 520 al X, 421 al XX e 378 al XXII. Il 25 giugno un plotone ciel X Battaglione d ' Assalto tentò senza fortuna un colpo di mano contro un nucleo di nemici che con azione di cecchinaggio molestava le linee italiane. Il plotone venne quasi annientato con la perdita di un ufficiale, 3 arditi dispersi e 17 fra morti e feriti, salvati, questi ultimi, solo dalla sortita di due autoblindate. 6 Il 27 giugno rimpatriò il comando della Brigata cl ' Assalto. Dopo l'azione ciel 19 giugno, il generale Piacentini aveva assegnato al Reggimento cl' Assalto il ruolo cli riserva mobile del presidio cli Valona. A tale scopo erano stati assegnati al reparto degli autocarri per facilitarne il tempes tivo intervento nei punti minacciati ed erano state eseguite esercitazioni mirate ad impratichire i comandanti e la truppa nell'esecuzione cli contrattacchi volti a riconquistare quelle posizioni importanti, quali i capisaldi del perimetro difensivo, che fossero andati perduti nel corso dei combattimenti. I battaglioni d'assalto potevano anche essere impiegati unitariamente o per compagnie per rinforzare settori ciel fronte minacciati di sfondamento, schierandosi nelle trincee cli prima linea per sostituire i reparti più logorati o solamente per potenziarne la capacità difensiva. L'azione degli arditi poteva essere appoggiata dalle autoblindate Ansaldo Lancia 1Z della 15a Squadriglia, alcune 5 6

Foglio n. 53 in data 20 giugno 1920 del comando della Brigala d' A~salto, Relazione sul fa110 d'armi del 19 corrente. Foglio n. I 09 in data 2 luglio I 920 del. comando della Brigala cl' Assalto, Operazioni compil11e dal comando della brigata

e dal reggimento d 'assalto dal 12 al. 27 fiÙtfi/10 I 920.

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delle quali vennero schierate a Babiza, base avanzata del reggimento. Nei combattimenti ciel 23 luglio il Reggimento cl' Assalto vide impegnati tutti i suoi battaglioni che svolsero un ruolo fondamentale nel ricacciare indietro il nemico, assicurando la vittoria alle armi italiane. Nel settore nord della cinta fortificata di Valona, dove si svolsero tre attacchi dimostrativi degli insorti, intervenne il X Battaglione d'Assalto con mezza compagnia mitraglieri e mezza compagnia cli arditi per rinforzare le difese di g. 203 indebolite dalle perdite. L'attacco principale nemico si svolse di notte ne l settore sud e, data la preponderanza numerica degli albanesi appoggiati anche dal fuoco cli artiglierie, fece registrare lo sfondamento della prima linea italiana tra i monti Longia e Messovun tenute da reparti cli fanteri a e dagli alpini del Battaglione Dronero. Appena avuta notizia del rovescio, il comando della 36a Divisione fece convergere sul settore minacciato il IX Battaglione cl' Assalto e due compagnie del XX, col compito di contrattaccare e ripristinare la situazione. Rimanevano in riserva il XXII Battaglione cl' Assalto e i restanti reparti del XX. Il primo contrattacco, portato da una compagnia del IX, si infranse con gravi perdite contro il fuoco degli albanesi appostati nelle trincee appena conquistate. Analoga sorte subì un secondo contrattacco sferrato da quattro compagnie ciel IX e del XX appoggiate eia reparti bersaglieri e del II Battaglione del 95° Fanteria. L'azione degli arditi, sebbene non coronata da successo, era stata però tempestiva ed aveva impedito al nemico cli sfruttare il successo e cli dilagare all'interno ciel campo trincerato. Intanto il fuoco delle artiglierie italiane anelava concentrandosi nel punto minacciato grazie anche ali' apporto cli un aereo SVA che dirigeva il tiro delle artiglierie navali postate a terra e a bordo delle navi contro le retrovie nemiche daJ quale giungevano rinforzi e rifornimenti cli munizioni, mentre sezioni di artiglieria someggiate da 65A, da sbarco da 76S e da 75 Krupp venivano spostate dai settori del fronte non impegnati, ricorrendo anche al trasporto su autocarri , per sostenere i contrattacchi delle fanterie e due aerei da bombardamento Caproni colpivano i concentramenti di truppe nemici con bombe e raffiche di mitragliatrici (un Caproni, colpito dal tiro contraerei, fu costretto ad un atterraggio d'emergenza a Valona). Il comando de l reggimento d'assalto ciel colonnello Bassi fu spostato in posizione avanzata, prima su q. 209 poi sul monte Messovun, per dirigere il terzo contrattacco e coordinare meglio il fuoco d ' accompagnamento delle artiglierie. Notato un accenno di r ipiegamento del nemico, il IX Battaglione d 'Assalto si lanciò i mmediatamentc alJ 'attacco, senza aspettare il tiro di preparazione clcl1' artiglieria, subito segui to dalle compagnie del XX appostate sul monte Long ia. L'azione irruenta degli arditi ebbe ragione delle forze nemiche che batterono in ritirata precipitosa lasciando sulle posizioni 7 mitragliatrici precedentemente catturate agli italiani. 7 Così riferisce la relazione del comando del reggimento d'Assalto: I ribelli annidatisi su q. 203 resistono benché accerchiati e non volendosi arrendere sono pugnalati, pochissimi riescono a fuggire inseguiti dal fuoco. La linea è completmnente ripristinata. Una compagnia del IX btg. d 'assalto viene spinta all'inseguimento, che può aver Luogo solo per breve tratto, poiché la mancanza cli comunicazioni e di mezzi di segnalazione impediscono comunicare all'artiglieria di Kanina di spostare il tiro. I pochi superstiti nemici, con fuga disperata, cercano raggiungere le Giuherine e la valle di Kisbarda, inseguili dal tiro delle mitragliatrici e delle artiglierie. 8

Le perdite subite nell'azione dal Reggimento d ' Assalto furono piuttosto pesanti: 10 morti e 31 feriti tra la truppa e 2 morti (capitano Ivo Opitari e sottotenente Manlio Pistoni) e 8 feriti tra gli uffi ciali. Nel pomeriggio il IX Battaglione venne ritirato dalla linea e sostituito sulle posizioni riconquistate dal XXII. Nel combattimento ciel 23 luglio gli arditi vennero impiegati come truppe cli riserva d.i pronto intervento per l'esecuzione di contrattacchi contro penetrazioni nemiche.

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Foglio n. 3745 in data 26 lug lio 1920 del comando 36" Divisione di Fanteria, RC'lazio11e cronoloiica delle varie operazioni durante il co1nl1a11imen/o del giomo 23 /11gfio 1920. 8 Foglio n. 302 in data 25 .l uglio 1920 ciel comando Reggimento d'Assalto, Relazione sul.fallo d'armi del 23 luglio 1920.

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La dislocazione del reggimento d 'assalto mira a potere sfruttare lo slancio e l'aggressività di queste truppe in una loro azione tempestiva e fulminea di contrattacco, nell'eventualità di un attacco notturno o diurno dei ribelli in.forze, sia oltre la linea per inseguire il nemico ricacciato, come pure per precipitarsi, avvolgendoli, sui ribelli che fossero riusciti in massa a penetrare in uno o più tratti della nostra linea. 9 Tenuti saggiamente riuniti ed alla mano nelle immediate retrovie, dotati di autocarri per il pronto trasferimento verso i settori del fronte minacciati, i battaglioni d'assalto si comportarono secondo le aspettative del comando di Valona. 11 primo contrattacco, anche se infruttuoso e condotto senza il coordinamento con l'artiglieria, fu lanciato alle 06.15, dopo solo un'ora e mezzo dall'ordine cli intervento ciel comando superiore. Entro le 10.30 la situazione era stata ristabilita e il nemico volto in fuga grazie ad altri contrattacchi portati con forze sempre maggiori. La reallività dei rincalzi e delle riserve era stata particolarmente curata e stimolata dal Comando Truppe Albania nei giorni precedenti l'attacco nemico, mediante giornaliere esercitazioni di contrassalto e contrattacco diurne e specialmente notturne lungo varie direzioni, aventi lo scopo di completare la conoscenza delle linee avanzate e di quelle retrostanti ed impraticlùre i comandanti e la truppa sull'andamento del terreno di prevedibile impiego. Non mancmono studi e ricognizioni per l'effettuazione di piccole azioni di disturbo al di fuori del perimetro difensivo, da effelluarsi col favore della sorpresa contro pattuglie nemiche che si fossero avvicinate troppo alla linea dei reticolati. Delenninante per la vittoria, più dell'azione delle truppe d'assalto, fu però la superiore potenza di fuoco italiana, assicurata dalle artiglierie navali, tra cui quelle dell'incrociatore San Marco, dall'aviazione e dalle bocche da fuoco campali , anche se in maggioranza costituite da pezzi di piccolo calibro. Particolarmente efficace si rilevò il tiro d'infilata dei cannoni del L Gruppo Artiglieria da Montagna appostati a Canina, che venne lodato dagli stessi arditi del IX Battaglione d'Assalto:

Azione delle artiglierie di terra. Fu molto efficace in tutti i momenti, così durante l'avanzala dei ribelli, conie nel momento in cui questi giunsero ai reticolati e li oltrepassarono, come il1fine durante l'inseguimento. All'azione delle artiglierie si devono ir~f'atti attribuire le maggiori perdite subite dal nemico. Azione delle artiglierie navali. Fu oltima essa pure, e concorrente in particolar modo a battere in ,nodo molto efficiente tutta la zona ad est della fascia di sicurezza concordata preventivamente coll 'lspelloralO delle Siluranti, fascia distante dalla nostra prima linea 1.500 metri. li .fi,ioco quasi ininterrotto che durante tutw l'azione (sia di giorno che di notte) dette artiglierie continuarono, battendo dopo le ore 10 i baraccamenti di Drasciovizza, il ponte di Drasciovizza e la rotabile a cavallo di tale ponte, in cui gli aerei segnalavano continuo transito di pedoni e di carri, deve avere causato perdite notevoli al nemico, completandone la grave sco,~fltta. IO Le perdite inflitte al nemico furono gravi, valutabili in molte centinaia:

Sulle nostre posizioni da Canina a Chiqf Cociut e lungo la strada di arroccamento e sui pendii sollostanti sono stati contati più di 100 cadaveri del nemico. Altri se ne vedono col binocolo giù nella piana. Lunghe strisce sanguigne sul terreno di ritirata del nemico dimostrano che sono stati da lui portati via molti cadaveri e feriti. 11 Il Reggimento d'Assalto, sempre al comando cli Bassi, ora colonnello, fece rientro a Trieste il 19 agosto 1920 col piroscafo Bormida.

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Foglio n. 3095 in data 22 giugno 1920 del comando 36" Divisione di Fameria. Foglio n. 3905 in data 5 agosto l 920 del comando 36" Divisione di Fanteria, Relazione sullo svolgim.ento dell'azione del giorno 23 luglio 1920. 11 Foglio n. 887 in data 25 luglio 1920 del comando settore sud (Brigata Verona), Relaz.ione sui }<wi d 'arme del giorno 23 luglio 1920. lO

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èo/(ÀNDò,"'DELLA i8 /Viarzo /919. Al:LE MIE FIAMME, lo sono qui sbarcato ieri. Fra quattro o cinque giorni tutta la Divisione - . l.a 1a Divisione d'assalto! - ragazzi! --- sarà qui riunita.

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Jnt.auto io vì rac;con1a111lo ili· ,i.dal.i.urvi pre;;t.o ,tl!' a.mhie,i't.c. di pel'f'ezionar,, sempri' .ptb fa vostrn isteu1.,io;1e collettiva, di stare sempre rii buon animo .11. di hu.on umore, Cu~·at(• le 1:0,;t.i'('- armi; il ,·o,:tro eqnipaggiamcnt.o ,~ la vo,:; t ra per.soua. !

;011 dime~ticnle n1ai ,·h e i no,;tri conòazionali. gli indigeni. e· gli <:ltr,rnicri che ,rui «imorano, h,wao gli 11c<:hi lis;;i su cii voi. ehe. essi vedono per la prima volta. . Tutti sanno chi ::;iòtc . tutti sannù che fostt~ i va.lorosis,;imi del.ia. nostrn. grande gu,m:i; lf· che primi fost,-,, baiza.ndo frnmen!i olt1·f: il Pjav~. n giungerr eon . travolgente · attrtcc1i · ~no alle a1'tiglierie nemiche.. · · ~fo molte. pei'sone purtroppo, per eotpa dì .ilcuni poehì rna.;;eaìwtti, l'i gintlìcai,o sr.-. condo non lusiHghieri prègio.dizi: Vincete subito qtwsti. pregiu.di,zi (! ::.i,Ùe anche qoi "ott.o ogni af<pett.o soldati sceJlL e. eioè scelti anche in dìsciplina e in cducazfooc. Rispettate fa pubblica forza , n sP vi sem l11·erf, t.;t/ora di · notar<~ · crualchc ma.nca ll7..l . di i·iguardo noli initatev.ì. ·· G·li .uomini fm·li (come siele ·voij non devono of'l'endérsi per le picco!~~ ,;or;c Gent~ ·di splendido spirito italiano, quali ·voi siete, deve passa.re sorridendo. su Lutto . Sq;:t·idevat.e uccidendo e morendo, sorridei!' aèhmquc sulle esigenie· della piccola

Tiht giwtidiana. · · · fci -che vi amo così, I.o sapete, vi voglio sempn~. cosl perchè è mia ambizione di sa- . pen; i circondati di quella simpatia. Luf.ta ~peciale che mi meritate. · Tenete present.e che rfon è possibile aprire quotidianamente a tutt~ le truppe le porte .'·di Tripoli, e cerca.te di creare dove siete gli sv.i,ght, i pasr;:atempi e le risorrse che .l a vosb-a ,. genialità: e il mare vicino vi suggeriram10, To e ì vostri Ufficiali. vi aiuteremo su!.,ito i questo scopo.

N.on dim~nticftte che noi siamo qui per ricorclal'e agli ara bi la cori venieuza che essi. · .•anno di lavorare pttcìficamente s6tto la Bandiei·a Italiana, e perciò, vivendo dignitosi in· ~ezzo ad essi, rispettate .i toro costumi, .le loro donne e i: !oro averi. Chi mancherà a questo dovere,· che è anche dovere di interesse ·nazionale. mi l.l'over-A. eontro di lui con tutta. la mia severità. (Siete dunque chfo1·ainentc avvèrtitì). . 0.\.fffdo R voi, mie Fiamme, l'onore Vostro di Arditi, e facciano tutti che ognuno veda. i•. Voi non soltanto i giovani e piò gloriosi veterani della Grande Guér.ra, ma anche ì fo'rti e bl'ìlla,nti. campioni popolari rlella ~civiltà. e della bellcz,m Jtnliana.

iL MAGGIOR QENFAALE COMANDANTE C>ELl.A DIVISIONE

{.I<> OTTAV?? ZOPPt.

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Il dispiegamento in Libia Nel corso del conflitto mondiale la presenza italiana in Libia si era ridotta alla fascia costiera con diverse discontinuità. TI presidio dei maggiori centri abitati era garantito da un buon numero di forze (circa 80.000 uomini nell 'ottobre 1918), abbondantemente fornite di artiglierie e protette da imponenti lavori di fortificazione campale. Gli arabi controllavano tutto il retrotena e si spingevano, specie in Tripolitania, a breve distanza dalle principali città della costa. Nel marzo 1919 gli italiani mantenevano il possesso di Tobruk, Derna, Gurenna (Cirene), Merg, Bengasi in Cirenaica e cli Homs, Tripoli e Zuara in Tripolitania. In previsione del trattato di pace, sembrò importante che l'Italia potesse riaffermare con decisione il proprio dominio sulla colonia libica. Terminate le ostilità, il Ministero delJe Colonie chiese quindi al Comando Supremo un rafforzamento della presenza militare in Libia allo scopo di poter ampliare la zona sotto il controllo delle truppe nazionali. Verso la fine di novembre, Diaz dispose così la costituzione di un robusto corpo di spedizione destinato a rinforzare i presidi italiani e a consentire la ripresa delle azioni offensive. La I a Divisione cl' Assalto, in considerazione della sua combattività, delle elevate capacità manovriere e della discreta dotazione di mezzi meccanici, venne prescelta per far parte del corpo cli spedizione, unitamente alla 38" ed alla 81" Divisione cli fanteria. In vista del suo impiego in Africa, la divisione perse le unità di cavalleria e di bersaglieri ciclisti, acquisendo, invece, in organico la 15" Squadriglia Autoblinclo. 12 Per il trasferimento in Libia la grande unità impiegò oltre un mese. La partenza dal porto cli Venezia del primo contingente è datata 21 febbraio a bordo del piroscafo Taormina, i mercantili Sofia e Belvedere sbarcarono a Tripoli il resto del I O Gruppo d' Assalto entro il 28 febbraio. Il comando della divisione agli ordini ciel generale Zoppi, venne stabilito a Tripoli , insieme al IX Gruppo di Artiglieria eia Montagna, mentre il I" Gruppo d'assalto si dislocò tra Gurgì e l'oasi di Gargaresc. Il secondo contingente giunse a Tripoli tra il 17 ed il 28 marzo, ma la navigazione venne funestata da un incidente occorso al piroscafo Umbria che, incappato in una mina, dovette riparare nel porto cli Bari per evitare l'affondamento. Tra gli arditi del 3° Gruppo d'Assalto si registrarono 3 morti, 18 feriti e 82 dispersi. 13 Per la calma dimostrata nel sinistro del!' Umbria, il generale Zoppi assegnò l'appellativo di " Serenissimo" al XXU Reparto cl' Assalto. 14 Al 1° marzo 1919 si trovavano in Libia circa 80.000 uomini tra nazionali e truppe di colore, con 26 batterie cli artiglieria di vario calibro. Pur disponendo di forze rilevanti il comando militare della Libia tentò di giocare la carta della trattativa per ottenere pacificamente la sottomissione delle tribù arabe. JJ 23 febbraio il capo dell'Ufficio politico militare richiese per lettera un incontro con i capi ribelli "per sapere .finalmente in modo preciso quali siano i !mv desiderata e soprattulfo gli intendimenti politici dai quali sono f:,pirati". Insomma, si tenta, prima di porre mano alle armi, cli addivenire ad una soluzione pacifica, se è possibile, o almeno di chiarire la situazione relativamente all'ipotesi che i ribelli obbediscano ad un piano preordinato, con il fine, guadagnando tempo e con l' aiuto cli "fattori esterni", di conseguire una autonomia politica od una indipendenza relativa. 15 In marzo si svolse il primo infruttuoso incontro tra una delegazione italiana guidata dal generale Tardi ti e rappresentanti dei ribelli. Nell'aprile le trattative subirono un arresto a causa della rinnovata decisione di alcuni capi arabi di tornare a richiedere l'indipendenza politica, riconoscendo all'Italia solo una generica forma di protettorato. Il Governo cli Tripoli inviò allora un ultimawm ai capi della Giamuria, riservandosi di agire con le armi per riconquistare l'intera colonia. Sotto la minaccia cli una ripresa in grande stile dei combattimenti, i capi dissidenti abbandonarono ogni ulteriore proposito di totale indipendenza, addivenendo all'accordo sulla base di quanto proposto dal Ministero delle Colonie. Si giunse così il 21 aprile alla firma del relativo protocollo. noto come pace di Khallet esc-Zeitun, che garantiva alle popola-

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La grande unità mosse dagli acquartieramenti della zona di Treviso. Fonogramma n. 287.3 in data 23 marzo 19 I 9 ciel comando I" Divisione d'Assalto. 14 Diario storico del comando 3° Gruppo Reparti cl' Assalto, giorno 30 marzo 19 19. 1.5 Governo della Tripolitania, Le fa si della "rlfensiva politirn" in data 8 marzo 1919.

13

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zioni della Tripolitania una larga autonomia politica assicurata da un Consiglio di Governo. A questo protocollo fece seguito l'emanazione di un bando governatoriale che revocavé\ le taglie a suo tempo poste su alcuni capi arabi. Veniva anche sospesa la programmata azione di sbarco per la rioccupazione d.i Misurata, dove si. trovavano reclusi numerosi prigionieri italiani. Questi , circa 600, vennero rilasciati pacificamente fra i mesi di aprile e di luglio d.ietro il pagamento di ingenti somme. Il I O giugno venne promulgato in forma solenne lo Statuto che prevedeva, tra l' altro, la costituzione di un parlamento, la libertà di stampa e di riunione, l'uso della lingua italiana e di quella araba su un piano paritetico, l'esenzione per un certo periodo di tempo da imposte e tasse, l'esclusione dagli obblighi cli leva. A seguito di questo accordo e dell'iniz.io della pacificazione, che portò alla rioccupazione pacifica di importanti località quali Azizia, Misurata e Sirte, il corpo di spedizione venne fatto rimpatriare. 16 L'arrivo in Libia degli arditi coincise quindi con un periodo di intensa attività diplomatica e di stasi delle operazioni militari, ragione per cui la di.visione d'assalto non ebbe modo di partecipare ad alcuna azione bellica. Le uniche perdite subite furono quelle per malattia e quelle per annegamento a seguito dell'urlo del piroscafo Umbria con la mina. Il generale Garioni, comandante delle forze in Libia, assegnò compiti d.i riserva alla divisione d'assalto, schierando la 33a e 1'81 3 Divisione su posizioni avanzate nella Tripolitania occidentale. li 3 marzo il 1° Gruppo d'Assalto, costituito dal XX e X Reparto d'Assalto e dal I Battaglione Bersaglieri , si schierò nel caposaldo di Fonduk el Toghar lungo la carovaniera Tripoli - Azizia, svolgendo servizio d'avamposti, composto ciascuno da una compagnia fucilieri, una compagnia mitragliatrici e una sezione autoblindomitragliatrici. 17 L' 11 marzo si svolsero esercitazioni di aerocooperazione con idrovolanti della 286" Squadriglia, con prove di collegamento tra fanteria e velivoli, ed una dimostrazione della 15" Squadriglia Autoblindomitragliatrici alla presenza ciel Governatore, generale Garioni. Le prime esperienze di movimento e di stazionamento in terreno desertico consigliarono la costituzione, nell'ambito di ciascun reparto d'assalto, di un plotone zappatori forte di 60 uomini 18 e la trasformazione da carreggiate in someggiate delle compagnie mitragliatrici, elevando a 20 il numero dei muli tratti dalle salmerie dei reparri. 19 Per il rifornimento in combattimento di viveri e munizioni si dispose il ricorso agli autocarri dell'autosezione divisionale. Allo scopo di favorire la celerità e la facilità di movimento dei reparti nella marcia su terreni sabbiosi si decise di ridurre l'equipaggiamento del soldato, portando ali' immediato seguito delle truppe - con i soli muli delle salmerie complementari dei reparti - l'indispensabile per una prima giornata di trasferimento. 20 Il 14 marzo il generale Garioni diram.ò l'ordine di operazioni n. 1 per l'occupazione di forza di Azizia ad opera dell' 81 • Divisione. La divisione cl' assalto ricevette iI compito di fungere eia riserva generale a disposizione ciel Governatore de.Ila Tripolitania.21 Il 17 marzo fu aggiornato il piano di avanzata su Azizia mediante l'ordine di operazione n. 2.22 Il 18 ed il 21 marzo furono ripetute le esercitazioni di aerocooperazione con i reparti del I O e 2° Gruppo d'Assalto. Il comando di divisione dispose lo svolgimento di ricognizioni a breve raggio intorno agli attendamenti e lungo le probabili direzioni di marcia e l'invio di pattuglie cli collegamento e cli sicurezza lungo le carovaniere che dipartivano eia Fonduk el Toghar. 23 Il 15 aprile alcuni ufficiali della divisione svolsero una ricognizione delle coste intorno a Misurata a bordo del cacciatorpediniere Lanciere. Il piano operativo studiato dal comando della divisione d'assalto prevedeva l'occupazione di Misurata Marina e la liberazione dei prigionieri italiani ivi reclusi, mediante la costituzione cli due teste di sbarco

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L. Tuccari / governi militari della Libia (191 1 - 1919) tomo I - testo, SME- Ufficio Storico. Roina, l994, pp. 237 -238. Foglio n. 3446 in data 22 aprile 19 l 9 del comando 1" Divisione d ' Assalto, Norme per gli a vamposti. 18 Foglio n. 262 in data 7 marzo 1919 del comando 1° Raggruppamento d' Assalto, Costituzione dei reparti zappatori pei 17

repani d'assalto. 19 · Foglio n. 3 I 7 in data 14 mau.o I 919 del comando 1° Raggruppamento cl ' Assalto, Costituzione delle compagnie mitragliairici som.eggiate. 2 Foglio n. 338 in data 20 mari.o 1919 del comando 1° Raggruppamento d' assalto, Salmerie. 21 Foglio n. 3807 in data 14 marzo 19 I 9 del comando l • Divisione d' Assalto, Ordi11e di operazione n. / . 22 Foglio n. 3150 in data 17 marzo 1919 del Governo della Tripolitania - Stato Maggiore, 01di11e di operazio11e 11. 2. 13 Foglio n. 2937 in data 26 marzo 19 I9 del comando l" Divisione d'Assalto. Il 12 aprile, a seguito del falli memo delle trattative con i ribelli, venne diramalo con foglio n. 4099 un terzo ordine di operazione contro Azizia, destinato anch' esso a rimanere lettera morta.

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La dislocazione del I O Raggruppamento cl' Assalto in Tripolitania alla data ciel 13 marzo 19 l 9 (AUSSME , Rep. B-4, Racc.30 15, I a Divisione cl' Assalto)


RE.PARTO COMPLEMENTARE D'ASSALTO

La dislocazione del l" Gruppo <l' Assalto e ciel Reparto Complementare della I" Divisione cl' Assalto in Tripolitania il 12 marzo 19 I9 (AUSSME, Rep. B-4, Racc. 30 I 5, Ia Divisione cl ' Assalto)


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La dislocazione delle uni tà de lla I a Divisione cl' Assalto in Tripolitania all u data del 15 maggio 1919 (AUSSME, Rep. B-4, Racc. 30 I 5, I a Divisione cl' Assalto)


ad est e a ovest della c.ittà accompagnate da un'azione dimostrativa condotta via temi da parte del presidio di Homs. 24 In data 16 aprile lo schieramento della 1• Divisione d'Assalto era il seguente: comando deJla divisione, 365° e 227° Plotone Carabinieri, 16° Autodrappello dislocati a Tripoli; comando del 1° Raggruppamento d ' Assalto, 3° Gruppo d' assalto (VTTT, XII Reparto d'Assalto e IX Battaglione Bersaglieri) e gruppo mitraglie1i divisionale (1769", 1770a e 1780" Compagnia) nell' oasi di Gurgi; 1° Gruppo (X, XX Reparto d'Assalto e l O Battaglione Bersaglieri) e 2° Gruppo d'Assalto (XII, XTTT Reparto d ' Assalto e VII Battaglione Bersaglieri), XCI Battaglione Genio Zappatori, 122" Compagnia Telegrafisti, 70" Sezione di Sanità, 75" Sezione Sussistenza nell'oasi di Gargaresc; IX e XXIX Gruppo Artiglieria da Montagna, 15" e 16" Autosezione, 209" Squadra Weiss a Bu Meliana. 25 Annullata l'operazione contro Misurata ed allentata la tensione con le bande armale arabe, i reparti della divisione si clcclicarono allo svolgimento di esercitazioni. a fuoco ed a lavori stradali, fino alla sospensione del servizio d'avamposti a Fancluk el Toghar a partire dal 23 maggio. 26 Il 9 giugno iniziarono le operazioni rimpatrio, che si conclusero entro il 4 luglio con lo sbarco a Venezia degli ultimi reparti del 3° gruppo eI' assa1·to.-?7

4. La disciplina Il mantenimento del.la disciplina tra i reparti arditi se costituiva un problema già in tempo di guerra, lo divenne in misura ancora maggiore dopo l' armistizio. Costituiti esclusivamente per compiti cli combattimento, insofferenti alla disciplina formale ed al controllo dei carabinieri, gli arditi non si trovarono a loro agio nel periodo cli pace. I servizi di presidio, le parate, l'addestramento di mutine non si confacevano allo spirito dell'ardito, che bramava il pericolo, l'azione di guerra, il confronto con il nemico. I reparti d ' assalto, anche se esaltati dai comunicati ufficiali e dalla stampa, erano guardati con un certo sospetto dai vertici dell'Esercito per la loro disciplina troppo disinvolta e per la tendenza a far parte a sé rispetto alle altre specialità e armi. I privilegi loro concessi nella vita di guarnigione rispetto ai normali reparti di fanteria non erano più giustificati da un maggior rischio. 28 Si cercò di risolvere il problema inviando oltremare i reparti d'assalto, prima il Libia, poi in Albania, in zone dove erano in corso operazioni belliche, finché non venne presa la decisione del loro scioglimento. Tre furono gli eventi che misero a dura prova il tono disciplinare delle formazioni d ' assalto nel biennio 1919-1920: l'impresa fiumana di D ' Annunzio, l'invio in zona cl'operazioni in Albania, l'impiego in ordine pubblico. Nel settembre 1919, il 3° Gruppo d ' Assalto fu tra le prime unità dell' Esercito a ribellarsi e ad unirsi alla colonna cli D'Annunzio in marcia verso Fiume. L'esempio ciel tenente colonnello Repelto, comandante del 3° Gruppo, fu seguito dall' VIU Reparto d ' Assalto, con alla testa il maggiore Nunziante, con 8 ufficiali e 250 uomini di truppa, e dalla 2a Compagnia ciel XXIl. 29 Un altro gruppo di arditi ciel XIII Reparto d'Assalto, momentaneamente bloccato da un deciso intervento dal generale Ferrari, comandante della 45• Divisione, non ubbidì all'ordine di rientrare agli accantonamenti e si diresse anch'esso su Fiume. 30 Alcuni ufficiali generali si recarono tempestivamente a Fiume per indurre i rivoltosi a rientrare nei ranghi. Tale

24 Foglio

n. 3062 in data 2 aprile I 9 I 9 del comando I• Divisione cl' AssallO. Comando I' Divisione <l'Assalto Dislocazirme dei coma,uli, truppe e servizi dipendenti in data 16 aprile 1919. La 15" Squadriglia Autoblindate era stata distaccata presso il comando 81' Divisione. 26 Fogli n. 717 in data I I maggio 1919 Lavori stradali e n. 757 in data 21 maggio I 919 Soppressione del sen:izio d 'avamposti a Fonduk Toghar del comando I O Raggruppamento ci ' Assalto. 27 Diario storico ciel 3° Gruppo d' Assalto. 28 V. Galli nari L'Esercito ltaliww nel primo dopoguerru 1918 - 1920 SJV1E - Ufficio Storico, Roma, I980, pag. 69. 29 V. Gallinari, op. cii. pag. 143. TI diario storico ciel III Gruppo d'Assalto così riferisce l'evento: ll tenente colonnello Repello (cmnandan.Le il gruppo), con parecchi militari (ufficiali e /ruppa), con !'Vili Reparto al completo e una compagnia del XXJI Reparto si porta a Fiume al seguito del Ten. Colonnello D'Annunzio. 30 Il XIII Reparto era stato sobillato dal capitano Venturi, già comandante della 2" Compagnia ed in servizio presso il comando ciel generale Grazioli a Fiume. 25

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iniziativa non ebbe successo ed accrebbe enormemente la confusione, provocando l'impressione che i secession.isti avessero un largo seguito anche tra gli alti comandi. Così il diario storico ciel l O Raggruppamento cl' Assalto riporta i convulsi avvenimenti del 12 settembre: Il comando della 45a Divisione comunica alle ore 9 al Gen. De Ga:ipari che questa notte 150 uomini del disciolto Battaglione Volontari Fiumani sono usciti da Fiume con l'intento di occupare la linea d'armistizio. informa che ha già comandato tre colonne (composte ciascuna di una compagnia dell' Vlll Reparto) per arrestare i volontari lungo le comunicazioni Volosca - Castua - Clana convergenti su Fiume. informa inoltre che al posto di sbarramento di Contrida sono stati arrestati circa 50 militari e 4 uffìciali del Xlll Reparto d'Assalto. Invita il Comandante del Raggruppamento a.fare un'inchiesta e riferire quanto prima alla Divisone. Alle ore 9 il com.a ndo della 45a Divisione trasm.ette un altro fonogramma che mod(fica il primo nella parte che riguarda l'invio delle tre colonne dell'Vlll Reparto incontro ai volontari fiumani: tali colonne devono venir comandate dal comandante di Raggruppamento. Un altro fonogramma della stessa ora ordina che sia intens{ficata al massimo grado la vigilanza per impedire attraversamento della linea d'armistizio. (. .. ) Il Comandante del Raggruppamento appena ricevuto il fonogranuna si reca al Comando del Il Gruppo per aprire un'inchiesta sull'allontanamento dei 50 militari e 4 ufficiali del XIII Reparto. Alle ore 15 invia al Comando della 45° Divisione e per conoscenza alla 1° Divisione d 'Assalto la relazione sull'inchiesta corredata da un rapporto del Comandante il XIII Reparto Maggiore cav. Sirigatti. Il Comando del Il Gruppo come da richiesta verbale comunica che nessun militare del Xll Reparto d'Assalto e 7° Battailione Bersaglieri si è allontanato. Il Comando della 45° Divisione alle ore I 5 informa che nuclei iugoslavi approfitterebbero attuale situazione per passare linea armistizio. invita ad intens{ficare la viiilanza segnalando subito eventuali novità. Alle ore 16.35 il Comandante di Raggruppamento chiede al Ili Gruppo se si siano ver{ficate assenze fra militari e truppa dipendenti. Alla stessa ora arriva a Bisterzo il Capitano Biffi della 45" Divisione: questi comunica che il Comandante del Ili Gruppo Colonnello Repetto con l'intero Comando, tutto l'Vlll Reparto col Comandante lvfaggiore Nunziante et una compagnia del XXll Reparto hanno raggiunto Fiume prendendo parte alla spedizione su quella città organizzata e comandata dal Ten. Col. D 'Annunzio. Comunica inoltre che Comandante XXVJ Corpo d 'Armata invita il Comandante del Raggruppamento a recarsi immediatamente a Fiume per persuadere le truppe dipendenti che hanno defe zionato a ritornare entro la linea di armistizio. Contemporaneamente it?f'orma che i 50 arditi e i 4 ufficiali che erano stati inviati su autocarri al Comando del Il Gruppo, violando l'ordine ricevuto si sono recati a Fiume. (... ) Il Cornandante del Raggruppamento parte per Fiume col Capitano Doro ed il Generale De Ga.\pari e giunge verso le ore 18. Poco dopo arriva anche il Comandante la Divisione d'Assalto. In un locale del Palazzo del Governatore a Fiume i due generali convocano il Ten. Colonnello Repetto e il 1'vlaggiore Nunziante per persuaderli della necessità di ritornare con le loro truppe al lo,v posto inconsultamente abbandonato. Durante il colloquio interviene il Ten. Colonnello D'Annunzio, il quale dichiara in modo reciso ch'egli ha il giuramento degli ufficiali e degli arditi che con lui si sono recati a Fiume, soggiungendo che se essi intendono tradirlo sono liberi di farlo. Tanto il Ten. Colon.nello Repetto quanto il Maggiore Nunziante danno miserando a:ipetto di sé poiché non pronunciano verbo, tengono contegno dirnesso, non hanno la risolutezza e la jiw,zchezza dell'qffermazione dell 'atto compiuto. La riunione si scioglie senza ch'essi abbiano manifestato i loro propositi: ed il Comandante della Divisione, nello scioglierla, ordina che per le ore 22 tutti gli arditi non impiegati in servizio siano riuniti in un locale dell'accantonanienlo, intendendo egli parlare direttamente ad essi. All'ora fissata il Comandante della Divisione parla agli arditi. Non sono molti: turt'al più 200: si ha l'impressione che si sia abbondato nei servizi per sottrarre alla parola del Capo quanto più gregari si p oteva. La parola del Comandante della Divisione è calda, appassionata, persuasiva, e, dopo aver.fatto appello al sentimento dei suoi arditi, egli ordina con tutta la solennità richiesta dal momento, che ognuno ritorni al suo posto d'onore. Purtroppo l'ubriacatura dell'entusiasmo ha maggior presa che il sentimento del dovere sugli animi dei ribelli e nessuno ritorna al suo posto. Verso le ore I antimeridiane del 13 settembre il Comandante della Divisione e quello del Raggruppamento, convinti dell 'inutilità di una loro per-

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COMANDO DELLA 1a DIVISIONE D'ASSALTO -----·~--- · - -Tl"ipoli., :](; maggio 1919.

Alle mie « FIA1\\ME ! >> Rimpatriamo -

La illùminata saggezza. del n-overno della 'l.'ripolìtania

ha dato all' [tali a la. più sicura e n o!Jile sovranità su queste terre senZfl ricor-

rere all'impiego delle armi: ecco una nuova e grandiosa prova di quella forza morale ifol'iana in cui risiedono le solid e basi del nostro avvenire,

perchè l'avvenire appa,rtiene ai popoli di più elevata coscienza , non a quelli di cui la inumana. ingordigia e il senile cinismo preannunciano la decadenza. Voi che vibrat.e del puro ~ ~\\!.'«'& spirito d i rnodernit.à e d' italianità, esultatene, ·O Vittoriosi di ieri e dì domani 1 Sbarcheremo nella bella Venezi ,1 che c i salu tò partenti --· e io chiedo a viascuno di voi di sbal'care col proposito orgoglioso e fermo di dimostrare che le « J<'iamnie » della L Divisio rie d'Assalto nullc.ft hanno penh.1,to del loro a,ltissimo spirito e della loro lieta e ~ivile dìscìplùia . . Vi chie.do di passare per le t erre d'Halia sorriderit.i e severi Ztd un tempo, come l'ora impon é, e come· richiede la, realizzazione del nostro sogno: che questa Divisione sen,pre vilt.oriosa, nata· or è un anno per lut.le le vittorie italiane, non venga· se iolla. mai, e sopràvviva alla guerra con il compi lo mMnifico di custodire le tradizioni di ~loria d i tutti gli Arditi d'Italia:. L'adempimento d i questo voto, d ipende - io lo so pe r certo - da voi, cioè dalla disciplina e da.I contegno che manterrete in Palria. . Affido ai miei ottim i ·Ufficiali questo com.pilo che involge la loro responsabilità e che impegna d i front.e é\, me lo dichiaro solennemente - il loro avvenire cli « Arditi » . ~/

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'-''

Coloro i quali rivedranno prim a cl i me .le sponde dell'amatlssima Patria .le guardino e le amrnirino salutandole in mio nome. .Mai esse r,i sonq slate care quanto . nell'ora attuale in . cui noi dobhiamo rifare col pensiero tutto l'u.spro cammino della .guerra villoriosa e ricordare ad uno ad uno i nostri Morti, per da.re all'anim a nostra, offesa daJJe basseiie altrui, i.I d ivino e fiero con.t'orlo di sentirci pìù fn alto di tutU. Fiume non ~ ancora italiana - e la Giustizia no11 è ancoi-a stata da.hl nl mondo.

Questi d1.ie crediti del popolo italiano abhiamo li sempre fissi nel cuo re e siano febbre n8ll e nostre vene. Bnon via.g-gio ragazzi ! Il Vostro Oomandante di Divisione.l

l'\. C'ienerdle O. ZOPPI - 229-


manenza a Fiume, ritornano alle rispettive residenze. ( ... ) Il Comando della 45° Divisione alle ore 24 prolungandosi l 'assenza del generale De Gaspari dispone che il Colonnello Berti, Com.andante della Brigata "Sesia", assuma il comando dell'intera linea di armistizio fino al ritorno del Comandanle del Raggruppamento. 3 1

Le conclusioni contenute nel rapporto del comandante deJla l" Divisione cl' Assalto sull'evento tesero ad escludere il coinvolgimenlo o la complicità cli alti ufficiali. Ho saputo che nell'opera istigatrice, che fu limitatissima, vaga, rapida, senza insistenze, come è di buona norma in simili approcci, si accennava al favore di S.A. il Duca d'Aosta, e si assicurava che io avrei partecipato all'impresa. Si sarebbe anche accennato alla favorevole tolleranza del Governo. (. .. ) Gli elementi defezionati si trovavano, non per loro scelta, proprio lungo l'itinerario percorso dalla colonna D'Annunzio da Castua a Fiume e a strellissimo con.tatto delL 'entusiasmo travolgente della colonna stessa; e se si pone mente che tali elernenti erano giunti a Fiume senza alcun materiale di urgente necessità (la truppa alle ore 23 del 12 non aveva ancora mangiato) e ad altri piccoli segni credo sia lecito affermare che il grave atto da essi compiuto sia da addebitarsi a un 'improvvisa esaltazione prodotta da D'Annunzio e avente sua base nei forti sentùnenti suscitati dalla questione .fiumana, nelle passioni agitatesi recentemente fra i combattenti e dalle quali i nostri ufficiali si sono poco alla volta lasciati attrarre, e nell'educazione e nello spirito di queste truppe speciali. 32

Il giorno 14, il tenente colonnello Repetto si presentò sulla linea dell'armistizio invitando il comandante della 3" Compagnia del XXII Reparto d'Assalto a seguirlo a Fiume, senza ottenerne però l'assenso. Nello stesso giorno una colonna di quattro autocarri che trasportavano i bagagli e gli zain i degli insorti si diresse per errore a Fiume anziché a Sesana presso il comando logistico della divisione d'assalto. Il 19 ottobre si registrò il tentativo di diserzione della fanfara dell'VIII Reparto d'Assalto, costituita da una ventina di arditi , che, sobillata dal tenente Corvaglia infiltratosi nell' unità travestito eia ferroviere, tentò cli fuggire a Fiume a bordo cli un autocarro. li 24 ottobre 1919 fu la volta del XJT Reparto d'Assalto che tentò di clefezionare,a Fiume. Un buon numero degli arditi riuscì nell'impresa, ed alcuni, per evitare l'arresto, ricorsero anche al fuoco di fucileria diretto contro i carabinieri. 33 Alle 14,30 circa di ieri 24 sono stato informato d'urgenza al mio domicilio, dal sergente scritturale del mio comando per incarico del Colonnello Anselmi che tutto o quasi il Xll reparto aveva defezionato per Fiwne valendosi di autocarri preparati in prossimità delta casa di tolleranza a circa tre chilometri da Aidussina sulla strada di Vippacco. La notizia era stata data da parecchi arditi del reparto i quali non avevano voluto allontanarsi ed eran tornati all'accantonamento alla spicciolata. (... ) È da deplorarsi che si sia affidato un intero reparto ad un tenente aiutante maf{giore. A mio avviso il colonnello avrebbe dovuto tenerlo nei pressi degli accantonamenti e intervenire egli stesso all'istruzione col reparto. Egli non poteva né doveva ignorare quale è oggi l'anima colleuiva dei nostri reparti e specialmente quella dei giovani iifjiciali. ( ... ) Sembra che questa levata in massa che da Fiume si tenta fra i nostri arditi (e specialmente di reparti organici) debba avere qualche scopo che va al di la dell'italianità di Fiume, ormai troppo ~fruttata. Il sottotenente Perri alla m.ia domanda che cosa intendesse rag-

31 Diario

Storico del I O Raggruppamento d'Assalto, giorno 12 settembre 1919. Foglio n. 652 in data 15 ottobre 1919 del comando l" Divisione d'Assalto a firma del generale Zoppi. Sul colloquio avulO con gli ufficiali superiori Reperto e Nunziante a Fiume, Zoppi fornisce un'altra versione: " Il colonnello Repetto e il maggiore Nunzicmte mi dichiarano di essere stati 1rascinaii dai propri soldcai cui non Jì,rono in grado di imporre il ritorno. Il co111egno di questi due ufficiali superiori.fti profondame111e confi.1so e indeciso - il loro pianto e le umili giust(/ìcazioni non mi piacquem. Nessuna.fierezza era in loro. Piccole anime chiamate a un ges/0 grande ." (Diario storico del comando 1° Divisione d'Assalto). 33 La propaganda favorevole all'ammutinamento era stata svolta dal tenente Masperi, in congedo a Fiume e già ufficiale del V reparto d'assalto, i cui veterani erano confluiti nel XII e nel XIII Reparto d 'Assalto. 32

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giungere con queste tardive defezioni, lasciò sfuggirsi che era cosa segreta eh 'egli non avrebbe mai svelato. Ciò coryérmerehbe le supposizioni di un qualche atto di politica interna. Se oggi si è riusciti a sventare in parte e a scompaginare il tentativo lo si deve alla fortunata imprevidenza dei dirigenti il movimento, i quali non hanno pensato ad interrompere le linee telefoniche. Poiché io mi illudo ancora m.eno oggi di quello che già non mi illudessi tre giorni fa pel tentativo dell'Vlll reparto. Nei capi non abbiamo più le nostre truppe d'assalto in m.ano. Un anno d'inazione e tulle le cause esterne che si sono andate rnan mano accumulando, hanno fatto si che, malgrado tutti i nostri sforzi, esse oggi seguano con la loro anima collettiva avventurosa, coloro che di nuove avventure fanno ad esse larga promessa. Credo perciò di dover concludere come concludevo tre giorni fa. La divisione non può rimaner più oltre nella zona attuale, se non vogliamo eh' essa ci scompaia in breve volgere di tempo dalle mani. 34 Il 25 ottobre sul giornale "TI popolo d' Italia" app,u-vero due sottoscrizioni collettive di L. 1.000 ognuna pro - Fiume, una del XII Reparto cl' Assalto e l'altra del IX Battaglione Bersaglieri, anch'esso inquadrato nella J3 Divisione d'Assalto. Tale iniziativa venne duramente eonunentata dal comandante della grande unità, il quale ricordò con una circolare interna il divieto imposto dal regolamento di disciplina ai nùlitari di farsi iniziatori di sottoscrizioni a sfondo politico.35 Il comandante del XXVII Corpo cl' Armata, generale Ferrero, minacciò di ridurre la 1• Divisione d'Assalto a un solo gruppo "fiamme nere" e un gruppo "fiamme rosse'". 36 A seguito di questi avvenimenti, constatata la dubbia affidahililà degli arditi nel presidio della linea d ' armistizio a causa della sensibilità mostrata verso i richiami propagandistici dannunzian i, i comandi decisero di allontanare da Fiume la la Divisione cl' Assalto. Nonostante il trasferimento dalla zona di confine, le defezioni continuarono anche se su scala minore: tra il 20 ed il 23 febbraio 1920 un 'al tra trentina di arditi, in maggioranza del XX Reparto d'Assalto, abbandonarono la propria uni tà per recarsi a Fiume, mentre il 13 dicembre I 919 era stato segnalato un progetto analogo, poi abortito, tra gl i elementi del XII. L' immagine degli arditi venne ulteriormente offuscata da un grave incidente verificatosi a Gradisca durante la parata militare per i festeggiamenti dell' 11 novembre, genetliaco del Re Vittorio Emanuele III. Nel corso dello sfilamento dei reparti, una autoblindata della 15" Squadriglia, inquadrata nella I• Divisione cl' Assalto, sparando a salve con le mitragliatrici, lasciò partire una raffica di colpi ordinari che uccise il capo di stato maggiore della divisione, il tenente colonnello Campi e una s pettatrice, c ferì il colonnello Grillo, comandante del 1° Gruppo d ' Assalto. 37 Il rapporto sul tragico evento del comandante cli divisione così concludeva:

Il proiettile S. Etienne trovato nella salma del compianto tenente colonnello Campi in seguito ad autopsia esclude i vaghi dubbi rappresentali dagli ufficiali della squadriglia autoblindata circa la possihilità che le vittime siano state colpite da anni estranee all'autoblindata stessa. L 'inchiesta che continua si propone di scoprire se vi sia stata intenzione delittuosa o un fatale errore. Sebbene io propenda per la seconda ipotesi, non posso ancora escludere la prima, che potrebbe trovare sua causa non in un sentimento di odio verso gli ufficiali, nia eventualmente in un più esteso sentimento di odio sociale com.e man{festazione anarcoide. Già fin da ieri il comando ha chiesto alle varie questure delle città a cui appartengono i mitraglieri infonnazioni personali sui medesimi. (. .. )La fatale iniziativa del comandante della squadriglia. capitano Fontana, è imperdonabile, né egli può cercare attenuanti nel passato, perché in questa divisione non si.fecero mai tiri di mitragliatrici se non. contro bersagli e per esercizi di tim. Purtroppo nella mattinata del! ' i i durante lo sfilamento delle truppe di questo presidio le autoblin-

34

Allegato al diario storico del I e Raggruppamento cl' Assalto: foglio n. 1434 in data 25 ottobre 19 I 9 all' oggetto Defezioni

da pane del Xli reparlo a firma del brigaclier generale De Gaspari. Allegato al diario storico del I O Ragg ruppamento cl' Assalto: foglio n. 1465 in data 27 ottobre 19 19 ali' oggetto Sottoscrizioni collettive pro - Fiurne. 36 Diario storico comando 1• Divisione d' Assalto, giorno 27 ouobre I 9 I9 . 37 Diario storico del l" Raggruppamento d ' Assalto, giorno I I novembre 1919. 35

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dare spararono alcune poche cartucce ridotte a salve e nessuno ne fece oggelfo di rimprovero. Risulta che il compianto colonnello Campi udendo i colpi da lungi abbia esclamato: "Ecco una buffonata del capitano Fontana". Evidentemente egli, riservandosi di rimproverarlo poi, non intervenne sul momento, mai più inimaginando che nel pomeriggio egli stesso sarebbe rimasto vitti111a di una ripetizione. 38

All'inizio dell'estate ciel 1920 l'opposizione contro l'invio di nuove truppe in Albania divenne più violenta e minacciosa. Si proclamavano scioperi ferroviari per impedire i movimenti dei reparti e si svolgeva fra le truppe una propaganda che spesso diveniva istigazione all'insubordinazione. 39 L'acceso clima politico del Paese e la dura opposizione delle forze socialiste all' impegno italiano in Albania coinvolse anche le truppe d'assalto, che il giorno prima della partenza eia Trieste per il porto cli Valona presero parte ad una manifestazione cli protesta contro la guerra. Varie decine di arditi in divisa parteciparono a cortei pacifisti che sfociarono in conflitti a fuoco per .le vie della città ed in un tentativo cli assalto alla caserma dove alloggiavano le "fiamme nere". Le operazioni cli imbarco, iniziate il giorno 12 giugno 1920, si svolsero in una atmosfera cli tensione che costrinse il piroscafo Pietro Calvi, ad una partenza precipitosa dal porto di Trieste per prevenire una nuova dimostrazione cli piazza ostile alla gueffa in Albania. La nave partì in tutta fretta lasciando a teffa diversi bagagli, sei carrette e numerose casse cli munizioni. Una fonte riporta che soltanto 400 uomini circa di due battaglioni d'assalto salirono sulla nave sospinti dai carabinieri. TI Ministro della Guerra, allarmato per l'evento, lasciò arbitro il comandante della 36" Divisione di far sbarcare o meno glì ardili a Valona, nel timore che essi potessero inquinare la disciplina dei reparti schierati in Albania. 40 Vengo it?f'ormato daL Comando del Settore che si è saputo, da ù{fornwzioni segrete, che alcuni arditi del X Battaglione si sono recati alla Camera del Lavoro per chiedere il suo intervento allo scopo di impedire la partenza delle truppe per l'Albania. Ne ir?f'ormo il Comandante del Batta/ione perché indaghi e perché disponga per un accurato servizio di vigilanza e di ù~f'ormazione unitamente a quello dei Carabinieri Reali. La sera verso le ore 22.30 all'Hotel Savoia. vengo informato dal Generale Castagnola che una cinquantina di arditi unitisi ad una colonna di un paio di centinaia di dimostranti, si sono diretti schiamazzando verso la caserma Rozol. Ordino a lutti gli Ufficiali degli ardiri che sono al Savoia di recarsi im.mediatam.ente in caserma ad impedire che il corteo dei dimostranti venga a contatto con la truppa. lvii reco anch'io in automobile co/à e giunto in caserma vengo informato che si era colà presenrata una colonna di arditi e di socialisti che avevano tentato di penetrare in caserma. Ne era seguita itna colluttazione durante la quale era rimasto .ferito l'Ufficiale di guardia, tenente Spano. Inoltre, parecchi arditi, dall'intemo della casenna, scavalcando il muro di cinta, si erano uniti atta colonna dei dimostranti. Entm nel cortile della c:aserma ove tmvo qualche centinaio di arditi che schiamazzano nell'oscurità non essendo illuminata là caserma. Con parole acerbe e roventi impongo a tutri di rientrare nelle camerate e vengo senz'altro uhbidito; la truppa si ritira nel più assoluto silenzio. Poco dopo la colonna dei dimostranti urlando si avvicina nuovamente alla caserma. Tutti gli ufficiali presenti acconvno verso di essa per indurre gli arditi - non ,notti - a rientrare in caserma, e mentre la quasi totalità di essi ubhidisce alla voce dei loro ufficiali, questi vengono accolti a fucilate e a colpi di rivoltella da parte dei bo,;ghesi. Dopo un breve scambio di fucilate la colonna si allontana. Resta gravemente ferito un sergente degli arditi. Data l'evidente gravità delle minacce all'esterno. ordino che in ognuno dei padiglioni in cui sono a/loggiati gli arditi si riunisca una compagnia di picchetto armato e che la 3" compagnia del XXT! Raltaglione disponga un servizio di vigilanza attorno al niuro di cinta e presso l'ingresso della caserma, dove invio pure una sezione di mitragliatrici. A varie riprese si hanno nutrite scariche di fucileria tra gli arditi cli guardia e la colonna che tenta d'avvicinarsi nuovamente alla caserma. Rimane ferito il Capiremo Vantini del JX Battaglione e vengono arre-

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Foglio n. I I58 in ùatu 13 novembre 1919 del comando I• Divisione <l'Assalto. Gallinari L'Esercito lwliano nel primo dopoguerra 1918 - 1920. Sì'vlF. - Ufficio Storico, Roma. I980. pag. 177. 40 G. Moscarclelli \!alo11a 1920, Roma, 1955, pag. 13.

39 V.

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stati due bo,ghesi trovati in attitudine sospetta presso la caserma. Il Colonnello Torrieri. Capo di stato maggiore del Coniando zona, che era stato inviato in automobile alla caserma Rozot per prendere conoscenza della situazione, è aggredito durante la strada dai dimostranti, fatto segno di fucilate e costretto a discendere dalla vettura. Gli viene ordinato di darsi prigioniero, egli tenta di d?fendersi con la pistola, ma viene disarmato. Ciò nonostante riesce a .fuggire e viene colpito, per fòrtuna leggermente, da una pugnalata ad una spalla e raggiunge la caserma Rozol.4 1 L'episod io di Trieste non rimase un fatto isolato. Il 26 giugno, in Ancona, i bersaglieri clcll' 11. 0 Reggimento, pronti per essere imbarcati, si asserragliarono nella caserma, dove erano clandesti namente penetrati istigatori sovversivi, immobilizzarono i pochi uffic iali ed aprirono il fuoco contro i carabinieri accorsi aristabilire l'ordine. I rivoltosi si impossessarono anche di autoblindo con le quali effettuarono due raid all' interno della città, uccidendo un maresciallo dei carabinieri e ferendo altri mil iti. L' intervento del comandante ciel reggimento e d i altri ufficial i servì a riportare la calma e alla ragione gli insorti, ma l'ordine di partenza fu revocato 42 . Il 30 g iugno a Cervignano, fanti ciel 23° Reggimento Corno, occuparono lo scalo ferroviario, rifiutandosi di partire per Trieste nel timore di essere poi imbarcati alla volta dell' Albania.43 A Bri ndisi, un certo numero d i arditi destinati in A lbani a si ribellò, venne a conflitto con i carabinieri , dei quali assaltò la caserma col risultato di un morto e venti feriti, ed aprì il fuoco contro il p iroscafo, su cui si trovavano il comandante ed i ri manenti compagni, tentando cli impedirne la partenza.44 Gli arditi coinvolti nella rivolta appartenevano in gran parte alla compagnia di formaz ione autonoma "Fiamme Nere" costituita a Cervignano nel giugno 1920 per raccogliere gli ardili risultati assenti per g iustificato motivo dal reparto al momento della partenza della Brigata d' Assalto per l'A lbania. Dei 155 arditi partiti eia Cervignano .in treno il 26 giugno con destinazione Brindisi, solo 60 gi unsero effettivamente a Valona, gli altri disertarono durante il viaggio o approfittarono della rivolta scoppiata a Bri ndisi per allontanarsi. Facevano parte del drappello anche una ventina cli ard iti, sospettati di aver preso parte ai moti di T rieste del 12 giugno, scortati eia un nucleo di carabinieri. Nel corso del viaggio, il treno fu costretto a diverse soste a causa elci concomitanti fatti cli Ancona e venne più volte avvicinato da civi li che istigarono alla diserzione gli arditi o minacciarono di bloccare il treno. Per malaugurata coincidenza proprio nel giorno della partenza da Brindisi si lesse sui giornali la dichiarazione ciel Capo del Governo che non avrebbe più mandato truppe in Albania.45

Al porto il ploione del 10° battaglione d 'assalto entrò per intero nel piroscqfo "Molfetta}:, il 9° che seguiva subito si fermò per il fermarsi di pochi che erano in testa, i quali si misero a gridare: "non vogliamo partire" e rivolgendosi ai già imbarcati gridavano ancora: "scendete, scendete, vigliacchi, crumiri". Ufficiali e sottufficiali cercarono di reprimere subito quanlo accadeva. lo, dopo un tentativo di poter parlare fatto dal tenente colonnello della Tappa, tentativo sopraffatto dalle voci dei soliti arditi, mifeci innanzi e ottenuto un po' di silenzio dissi: "se qualcuno vi ha fatto torto voglio pagarlo io, sparate sul vostro capitano mo promettete di partire". Vi fu un momento di esitazione ma il soliro gruppo ebbe il sopravvento e seguito da altri si diresse verso una via laterale gridando: "andicmw; andiamo, non vogliamo partire, vigliacchi, non siamo volontari". Li seiuii e feci un ultimo tentativo per toglierli dal confallo dei molto bmghesi che gicì facevano causa comune con loro. Proposi di riportarti in caserma ed attendere ordini superiori. Non avevo cessato cli parlare che dalla distanza di circa 200 passi fui fallo segno a sei colpi di moschetto. Avevo avuw la vertenza di non distribuire le

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Diario storico ciel comando brigata d' assalto del giorno Il giugno l 920. M. Paolini / falli di Ancona e /'I / 0 bersaglieri (.giugno /920) in «Memorie Storiche Militari 1981'·, Roma. 1982, pp. 446

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V. Galli nari. op. cit., pag. I 86.

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Moscardelli, op. cir. pag. 14. La rivolta di Ancona, durata due giorni e che coinvolse anche elementi del 17° Reggimento cli Fanteria ed insorti civili, rappresentò il più grave momento cli crisi dell'Esercit.o llaliano del dopoguerra, dopo l'impresa fi umana di D'Annunzio. 45 Foglio n. 8342 in data 4 settembre 1920 del comando 10° Divisione di Fanteria - Stato Maggiore. 44 (ì.

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cartucce né a Cervignano né lungo il viaggio, quindi la situazione mi si presentò netta davanti. I borghesi avevano rifornito di munizioni gli arditi e lom stessi già sparavano con pistole. Gridai: "i veri ardili con il vostro capitano". E mi asserragliai sul "Molfena" sotto jìwco già intenso. Aiutato validamente dagli i~fficiali e sottiffficiali e arditi decisi, disposi la difesa del piroscafo. Venne tolto il pontile per prima cosa, messi al sicuro gli uomini senza rnunizi.oni e furono disposti degli uom.i.ni per non aver deLLe sorprese dalla parte del mare. Qualcuno disponeva di qualche caricatore e fit risposto con parsimonia al fuoco. Corsi in cerca del comandante la nave e disposi il mio pi.ano e cioè: radiotelegrtifare alla torpediniera che doveva scortarci e alla difesa marittima darci le cartucce che potevano trovarsi. a bordo, tagliare i cavi e prendere il lai;go al più presto possibile cogli imbarcati. Dopo molte insistenze ollenni una quarantina di pacchetti di caricatori. Fu la salvezza. klolti arditi si munizionarvno ed il fuoco si fece vivo tanto da tenere a distanza gli anarcoidi che tentavano di avvicinarsi al piroscafo. Occorreva tagliare i cavi per fare la manovra di spostamento dalla banchina. Corsi in cucina ed armai di due coltelli un sergente ed un ardito, un.o a prua ed uno a poppa. Il cuciniere per nota comica di quanto accadeva, voleva una ricevuta dei coltelli, l'ho dovuto minacciare perché aderisse alla mia richiesta. Il.fuoco durò circa un'ora e un quarto. Non appena il pericolo fu scongiurato gli arditi fedeli intonarono l'inno guerresco loro, come dopo la vittoria della grande guerra co,nbattuta. 46

A seguito dei gravi episodi cli Trieste e di Brindisi, il comando della brigata d ' assalto deferì altribunale di guerra della città giuliana 21 arditi per il reato di rivolta e di diserzione e 29 per il reato cli diserzione, mentre al tribunale di guerra cli Bari vennero deferiti 64 arditi per il reato cli diserzione. 47 L'impiego in ordine pubblico dei reparti d ' assalto dette un minor numero di problemi rispetto a quelli preventivati, anche se non mancarono gli incidenti, più o meno provocati. Il 4 aprile 1920, a Medea, in risposta allo sfilamento di. un corteo sotto il comando ciel Reggimento cl' Assalto, un gruppo di arditi in libera uscita fece irruzione in un' osteria, abituale ritrovo di militanti del partito socialista, strappando bandiere rosse ed altri simboli e costringendo i dimostranti ad allontanarsi dal paese. li 9 aprile poi ufficiali e sottufficiali ciel reggimento invasero la casa di un noto propagandista locale, scatenando una campagna di stampa sul quotidiano "Il lavoratore" contro la presenza a Medea e in tutto il Friuli degli arditi. Per tutta risposta un loro ufficiale irruppe nella direzione del giornale schiaffeggiandone il direttore. 48 Nell' ottobre 1920 alcuni arditi attaccarono un comizio socialista a Palmanova: l'intervento ciel colonnello Bassi salvò la vita all'oratore. 49 Anche nel dopoguerra non fu dunque facile per i comandanti tenere alla mano le truppe d'assalto, il cui temperamento animoso e rissoso, anche tra gli stessi ufficiali, era difficile da controllare. Nel dicembre 1918, il comandante del 2° Raggruppamento dovette intervenire con una circolare interna per ridurre le vertenze cavalleresche che scoppiavano soprattutto tra gli uffìciali più giovani. Rilevo con rincrescimento che da alcun tempo, con eccessivafi·equenza, avvengono fra g li ufficiali dipendenti dei fatti spiacevoli che debbono risolversi con soluzioni cavaLleresche. Nella loro quasi totalità le questioni incresciose trovano origine in futili m.o tivi, e d'un subito si passa alle parole volgari ed insultanti, ai modi grossolani, agli schic![fi ai pugni. (. .. ) Non discuto il duello; può.fors 'anche rappresentare l'unico mezzo per risolvere difficili e delicatissime situazioni come il taglio di un nodo gordiano; ma allora deve essere lotta violenta, armala mano, e deve perciò trovare la sua ragione in gravissimi motivi d'onore. Nella più grande parte dei casi invece i motivi sono futili e sciocchi, e l' importanza del duello si proporziona all'importanza della causa; diventa un.a modesta schennaglia con

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Rapporto in data 30 giugno 1920 del capitano Ugo Nobi le. comandante la Compagnia Autonoma "Fiamme Nere", sui fatti di Brindisi. 4 7 Foglio n. 43482 in data 5 agosto 1920 del comando del Corpo d'Annata di Trieste - Stato Maggiore, Denunce ardili. 48 Diario storico del I O Reggimento d'Assalto. 49 S. Farina, op. cit., pp. 340- 341.

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l 'intenzione reciproca di non farsi troppo male, quando non è che un meschino gesto di dubbia teatralità; una pagliacciata quasi sempre - mi si perdoni la parola brutale - che qualche volta purtroppo, senza volerlo, .finisce traf{icamente. so Prima del trasferimento della l • Divisione d'Assalto nelle vicinanze cli Trieste, il comandante della grande unità si preoccupò di raccomandare la massima disciplina, soprattutto durante la libera uscita, quando più frequenti erano le intemperanze:

A Trieste e nei sobborghi non si va nelle ore che non siano di libera uscita se non per urgenti ed importanti conunissioni, e muniti di regolare permesso. Evitare in modo assoluto quel continuo via vai di uomini a piedi, in hicicletta, su carri, ecc. che purtroppo sempre si ver(fìca tra gli accampamenti e i centri vicini. Non abbiamo alcun diritto nelle case circostanti l'accampamento e perciò nulla pretendere e lulli lo sappiano. (. .. j Si insisti perché spicchi la nostra bella caratteristica del saluto a tutti i nostri superiori. I soldati non escano mai in meno di due alla volta; ,nai un ardito deve trovarsi solo per la città o per la campagna. S l Nel complesso i fatti citati descrivono uno scenario turbolento in cui non mancarono episodi di aperta ribellione che vanno però interpretati anche alla luce del particolare momento storico. Ed in questo quadro è addirittura sorprendente che non si siano verificati fatti ancora più gravi, anche a livello nazionale. In proposito sembra che non si siano avuti tentativi di sovversione, anche se alcune fonti riportano un fallito progetto insurrezionale, sventato il 7 luglio 1919 a Roma, cbe prevedeva la sollevazione del reparto d'assalto accasermato al forte di Pietralata con il supporto di elementi clel1'81 ° Reggimento cli Fanteria e di squadre armate di anarchici. 52

Evoluzione ordinativa nel dopoguerra e scioglimento delle unità d'assalto U no dei maggiori problemi dell'ordinamento dell'Esercito che si presentarono nel dopoguen-a fu quello della sorte delle truppe d'assalto. Se lo spirito che le animava ed il tradizionale scarso senso di disciplina esteriore mal si conciliavano con .il periodo di pace ed i rischi di un loro eventuale impiego in compiti di ordine pubblico e deponevano a sfavore della permanenza degli arditi nel quadro organico della Forza Armata, d ' altra parte, pareva altrettanto sconveniente rinunciare del tutto al principale risultato in campo tattico - dottrinale maturato nell'esperienza di oltre quattro anni di conflitto. Gli arditi , infatti, erano stati la principale se non l'unica novità organica53 introdotta nell'Esercito Italiano tra il 1915 ed il 1918, novità che non ebbe riscontro nelle altre forze armate dell'Intesa. Inoltre, se l'ispirazione origi naria venne dal modello austro - tedesco, gli arditi seppero evolversi in modo autonomo ed originale fino a configurarsi come la realtà più innovativa e frutttifera dell'arte militare italiana del XX secolo. Il dibattito che sorse sul loro destino in seno al vertice militare nazionale non fu molto animato e tutte le correnti di pensiero si allinearono alle proposte del generale Graziali, comandante ciel Corpo d'armata d'assalto, che per primo intervenne sulla scottante questione. Già a fine novembre 1918, Grazioli, che larga parte aveva avuto nell' affermazione e nello sviluppo delle truppe d'assalto, in un promemoria inviato al Comando Supremo, ne propose senza mezzi termini lo scioglimento a pace conclusa o, in alternativa, il loro impiego in colonia. Premesso che caratteristica essenziale degli arditi non fosse tanto uno speciale armamento, quanto uno speciale addestramento ed una particolare forza morale, Graziali è dell'opinione che "la stessa denominazione di truppe di assalto delinea il loro i!ffìcio, ufficio che

50 Foglio n. 1097 in data 30 dicembre 1918 del t;Omando 2° Raggruppamento d'Assalto Contegno degli 1.dfìciali. 51

Foglio n. 3960 in data 9 agosto 1919 del comando I" divisione cl'assallo. Grispignini Gli arditi del popolo a Roma. Due aspe/li par1icolari della loro storia in "Storia contemporanea" , 1986, n. 5, pp. 854 - 861. 53 Le truppe corazzate non fecero in tempo ad affermarsi nel corso del w nllino, così come il battaglione di fanteria di nuovo tipo, rimasto allo stato sperimentale. 52 M .

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naturalmente perde ogni sostanziale significato col cessare la guerra in azione." Sarebbe, dunque, stato difficile in tempo cli pace mantenere saldo il costume disciplinare in una truppa avvezza al risclùo, alla sfrontatezza verso il nemico e verso l'ordine costituito, amante dello scontro ad ogni costo. "Cessata la guerra, cessara l'occasione di 1nenare le ,nani, di dar prova della loro audacia, di.far bottino, di.farsi belli delle loro imprese, la loro narura scapigliata ed esuherante o si perderà, e allora diventeranno ordinaria fanteria che non giusti.fìcherebbe le forme esterne e l'appellativo iif.fìciale loro proprio, ovvero persisterà ed allora sarà estremamente difficile a chicchessia a contenerla, di evitare deplorevoli infrazioni disciplinari e forse reati, che ofjìtscherebbero la loro stessa.fama gloriosa andatasiforrnando con la guerra.{. .. ) Neppure mi persuade l'idea di lasciarne un battaglione modello per ogni grande unità permanente. A che servirebbe ? O il loro tipo di addestramento è buono, e allora visto che si tratterà in sostanza di puro e semplice addestramento è meglio estenderlo a tutta la fanteria. Ed anzi è questo il mio pensietv, !>pecie per quanto riguarda l'addestramento fisico." Grazioli, mostrandosi contrario ad un loro impiego in compiti di sicurezza pubblica iq Paese, per il pericolo che potessero cadere " in una specie di pretorianismo" piuttosto che tutelare il principio cieI11autorità dello Stato, si espresse, invece, a favore dell'invio degli arditi in Africa, a disposizione del M'inistero delle Colonie, come truppa metropolitana a reclutamento volont.ario, compresi gli ufficiali.54 I presupposti cli Graziali erano indubbiamente realistici e si basavano sulla profonda conoscenza dello spirito e del ·rendimento di truppe che aveva avuto modo cli plasmare e preparare al combattimento per lunghi mesi. Le conclusioni non appaiono, invece, altrettanto condivisibili perché implicarono la cancellazione d'un colpo della sintesi dell' evoluzione della fanteria italiana nella grande guerra e riportarono, di lì a breve, la situazione organica e la preparazione spirituale e materiale al combattimento a quelle cl'anteguen-a. Le tesi di Grazioli, comunque, vennero fatte proprie dal suo d.iretto superiore, il generale Caviglia, comandante del1' 8" Armata, ed ebbero vasta eco anche presso il vertice militare, da sempre diffidente verso ogni formazione con base di reclutamento volontaria. Così vennero commentate dall'Ufficio Operazioni del Comando Supremo: Sembra che le considerazioni .fàtte da S.E. Grazioli, fi'utto della sua esperienza di comandante delle truppe d'assalto, debbano essere favorevolmente cu.x.:olte. li periodo di pace, mentre non può consentire l'esplicazione delle spec(!ìche qualità positive di tali truppe, rende per contro dWìcile il sopportarne e .frenam~ le qualità negative, ,\JJecialmente morali, che solo possono ammettersi quando si debba .\jhatare al sommo grado le prime. Le tradizioni di valore e di addestramento do vranno essere conservate ed anzi queste ultime serviranno a rappresentare il lùnite al quale tendere nell'istruzione delle giovani truppe. Praticamente per addivenire, a suo tempo, allo scioglimento, si dovrà meltere gli arditi nella scelta o di passare in colonia, o di rientrare al deposito; in colonia potrebbero costituire reparti a sé o servire ad inquadrare truppe di reclutamento locale. ll loro traltamento, in quest'ultimo caso, non potrà però essere diverso da quello fatto agli elementi metropolitani che già inquadrano truppe indigene. Agli elementi di buoni precedenti potrebbe essere ammesso il passaggio nei CC.RR. 55

In calce al promemoria, il Sottocapo di Stato Maggiore dell'Esercito, generale Badoglio, riportò le seguenti note: " Si può procedere poi per gradi. Lasciare diminuire i contingenti nella smobilitazione. Poi abolire i battaglioni sciolti e i plotoni reggimentali. Poi le divisioni." Fu quello che in realtà avvenne. A rincarare la dose intervenne, all'inizio di dicembre, una lettera ciel comandante della F Armata, il generale Pecori Giraldi, che auspicava il rapido allontanamento dei reparti d ' assalto dal quadro organico della propria grande unità. Ne/Le attuali condizioni, essendo venute 1neno le ragioni per le quali furono costituiti, i militari dei dipendenti reparti d'assalto non possono più trovare utile impiego nel territorio di questa armata, non potendo neppure essere adibiti, per il loro spirito e la loro disciplina tutto aftè1tto .\peciale, ai lavori di 5' 1 A. Rovig:hi L' !Jserci10 !lalicm o nella Grande Guerra ( /915 - I 9 I 8) volum e V. torno 2 bis Le op erazioni del 1918 ( la co11clusio11e del cm!f7itto) Documenti, SME - U flìcio Storico, Roma, I 988, pp. 142'.l - 1428. 55 Comando Supremo - Utfo:io Operazioni, promernoria Sorte possihife delle truppe d'a ssalto in data 30 novembre 1918.

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sgombero e recupero dei materiai.i catturati od abbandonati dal nemico, lavori che attualmente vengono eseguiti dalla maggior parte delle truppe dipendenti. D'altra parte la condotta di tali militari lascia parecchio a desiderare, anche nei rapporti con le popolazioni civili, essendo non ù1frequenti atti di violenza, casi di fitrti. rapine, ecc. che irnpressionano ~favorevolmente le popolazioni medesime; di guisa che queste truppe speciali rappresentano nell'attuale momento un elemento di disordine e di callivo esempio, che occorre senz 'altro ed in ogni modo eliminare al più presto. E pertanto .farei le seguenti proposte: i) eliminare dai reparti di assalto gli elementi più indisciplinati, .facendoli rientrare ai reparti di provenienza e sottoponendoli a speciale sorveglianza; 2) eseguire il trasferimento nell'Arma dei CC. RR. di tutti quelli che ne esprimessero il desiderio; 3) incorporare i reparti d'assal.to dipendenti nelle divisioni A., già costituite, per quell'impiego che cotesto Comando credesse opportuno e più rispondente alle particol.ari attitudini di tali truppe, o in mancanza, disporre il lom invio in colonia.56

li Comando Supremo decise, comunque, cli procedere con cautela, riducendo progressivamente il numero di unità cl' assalto ed inviando in Libia quelle rimanenti. Si volle evidentemente evitare al momento di prendere una decisione definitiva sullo scioglimento delle "fiam me nere". L'Ufficio Ordinamento e Mobilitazione del Comando Supremo appariva, infatti, più possibilista sulla !oro sorte finale specificando di preferire l'ipotesi cli un invio in colonia a quella cli una completa soppressione dei reparti d'assalto. 57 Vi era forse anche il timore che una soppressione improvvisa e repentina ciel corpo potesse dar luogo ad inci denti e sollevazioni fra gli arditi, di cui era ben noto il fiero ed orgoglioso spirito di corpo. L' impressione generale era comunque che gli arditi, terminata la guerra, costituissero ormai un peso per l'Alt.o Comando, che non vedeva l'ora cli disfarsene. li dibattito interno al Comando Supremo si concluse a metà dicembre con l'inoltro al Ministro della Guerra di una lettera firmata da Badoglio che, affermando la volontà cli non disperdere le tradizioni ed il retaggio storico degli arditi, ne auspicava il trasferimento in Libia per contribuire ai progettati piani cli riconquista della colonia. L'orientamento era quello di abolire completamente le truppe d'assalto dall' ordinamento delle grandi unità cli .stanza in Patria, confinandole in colonia e trasformandole, così, in una sorta di Legione Straniera a reclutamento esclusivamente volontario, per risparmiare le truppe cli leva da un poco attraente impiego in Africa. Fra le grandi unità per raiioni molteplici e varie, ma in particolar modo in dipendenza delle loro tipiche caratteristiche di reclutamento, di.formazione e di impiego, sarebbero certo, non ultim.e, destinate asparire le divisioni e i reparti d 'assalto. A parte la considerazione che le unità sopradelle, formate da truppa scelta e di provata solidità, hanno, specialmente nelle ultime recenti azioni bel.liche, compiuto gesta di valore e di sl.ancio, a parte il fatto che un ben inteso spirito di co11Jo ne cementa ancor più la compagine salda, non sarebbe forse opportuno specialmente per ora, addivenire alla totale soppressione di esse e distruggere così., improvvisamente un patrùnonio di tradizioni e di gloriose vicende, che per quanto recente è certamente suscettibile di essere valorizzato e posto in grado di rendere utilmente alla Patria. D'altra parte, venuto a cessare in gran parie lo scopo delle formazioni d 'assalto, è bene che esse vengano gradualmente ridotte, sia per non mantenere nei riguardi dei confronti con le altre unità militari che continuano a godere un trattamento di speciale favore, sia per evitare inconvenienti di carattere disciplinare quali sono sempre possibili da parte di truppe aventi spiccato spirito aggressivo e costrette ora all'inazione. Risulta con sicurezza che, fra il personale delle divisioni e dei reparti d'assalto molti sarebbero coloro (ufficiali e truppa) che accetterebbero volentieri di recarsi in colonia per un periodo cli tempo anche lungo purchéfosse conservato alle unità di cui verrebbero ajèLr parte le qual(fiche, le caraffe-

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Foglio n. 91634 in data 6 dicembre 19 18 del comando 1• Annata - Stmn Maggiore Militari dei reparti d 'assalto. Promemoria n. 56474 in data 9 dicembre 19 18 del Com.indo Supremo - Ufficio Ordinamento e Mobilitazione Circa /"impiego dei mi/i,ari dei reparti e delle divisioHi d'assalto a firma del generale Barbasetti. La causa degli arditi era stata perorata presso il Comundo Supremo dal Capo di stato rnaggiore della 2" Divisione d' Assalto. Sì

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ristiche e l'impiego di "reparti d'assalto". Prem.i e rafferme distribuiti con oculata larghezza dovrebbero naturalmente contribuire a rendere più copiosa e sicura l'qffluenza dei volontari, per molti dei quali, preoccupazioni di indole esclusivwnente economica, potrebbero far desistere dall'arruolamento. Da un breve calcolo approssimativo si è potuto dedurre che la.forza che si verrebbe in tal modo a raccogliere, sarebbe tale da permettere agevolmente di costituire, con buone garanzie di fimzionamento, e senza necessità di introdurvi elementi estranei ai reparti arditi, una unità costituita come le attuali divisioni di assalto, con le stesse caratteristiche di leggerezza ed elasticità e manovrabilità che sembrano appunto bene adatte per unità destinate ad operare in colonia. In considerazione di ciò e allo scopo di non svalutare l'opera svolta.finora dai reparti di assalto, si.fa presente quanto sopra a cotesto Ministero per il caso che esso ritenesse di valersi degli elementi sopra ricordati per la costituzione di qualche unità coloniale di volontari, il cui rendimento dovrebbe, prejèribilmente, essere informato a rigide norme restrittive basate principalmente, oltre che sull'idoneità fisica, sullo stato di servizio e sulle benemerenze dei singoli. Si avrebbe in tal ,nodo una unità formata con truppe veramente scelte ed ardite e particolcmnente adatte allo speciale impiego cui si vorrebbe adibirle e di rendimento certamente superiore; si otterrebbe anche in tal modo un risparmio nelle truppe attive da impiegare nell'avvenire in colonia, evitando anche quei turni cui si sarebbe costretti a ricorrere nel caso di impiego di truppe non volontarie. Giova considerare, inoltre, al riguardo, che la cosa sembrerebbe attuabile, con convenienza, anche dal punto di vista politico, per ragioni sulla cui evidenza non è mestiere soffermar:s·i. 58

Il destino delle unità di assalto era così segnato ancor prima della smobilitazione e del riordinamento provvisorio dell'Esercito determinato dal Ministro della Guerra, generale Albricci, con Regio Decreto 2143 del 21 novembre 1919, che naturalmente non includeva tra le formazioni di fanteria, unità di arditi 11 comando del Corpo d'Annata d'Assalto fu sciolto il 28 novembre 191859, mentre tra il gennaio e il febbraio 1919 fu la volta cli tutti i reparti d'assalto non indivisionati.60 Disponesi che sotto la data del 25 corrente seguenti reparti d'assalto vengano sciolti a cura dei rispellivi comandi d'armata stop 55° e 29° della rannata stop 26° e 28° della 3" armata stop 27° e 23° della 4aarmata stop 52° della 6" armata siop 9° dell '8" armata stop 11° et 18° et 23° della 9a armata stop. Personale i!fficiali appartenente reparti predetti dovrà essere segnalato disponibile Ufficio Personale questo Comando stop Personale truppa dovrà venire inquadrato incorporato plotoni assalto reggimentali aut compagnie mitragliatrici aut sezioni lanciafiamme aut lanciabombe appartenenti unità dipendenti singole armate. 61

TI 1° gennaio 1919 vennero sciolti il Raggruppamento d'Assalto dì Marcia e l'l 1° Gruppo d'Assalto di Marcia. li personale di truppa fu assorbito dal 10° Gruppo di Marcia, che a sua volta seguì, dopo breve tempo, la stessa sorte. 62 Il 25 febbraio , la 2• Divisione cl' Assalto, venne raggiunta dall'ordine di scioglimento nella sua sede cli Pordenone: 63 58

Foglio n. 56661 in data 14 dicembre I 918 del Comando Supremo - Ufficio Ordinarnento e Mobilitazione Unità di assalto. Fonogramma n. 8294 in data 28 novembre 1918 del comando 8" Armala. a seguilo del Lelegramma n. I 155 I O del Comando Supremo - Ufficio Operazioni speciale. Il comandante del Corpo cl' Armata d'Assalto, generale Grazio li, ven ne destinato al comando occupazione Fiume. Le due divisioni d'assalto passarono alla temporanea dipendenza del XXVII Corpo d' Armata. 60 V. Gallinari, op. cit., pag. 70. 61 Telegramma del Comando Supremo n. 57915. Il testo tratto dal diario storico del LII Reparto cl' Assallo, riporla per errore due volte il XXIII Reparto d'Assalto. 62 Fogli n. 2183 in data 30 dicembre 1918 del comando 2" Divisione d'Assalto e n. 205 in data I I gennaio I919 del comando IX Corpo d'Annata. Il 24 gennaio fu sciolto il reparto complementare di marcia della 2• Divisione cl' Assalto, a premessa della soppressione della stessa grande unità. (Diario storico del conrnndo 2" Divisione d ' Assalto). 63 Al momento dcJJo scioglimento la divisione inquadrava, oltre al 2° Raggruppamento cl ' Assalto. il li e l' Xf Battaglione Bersaglieri Ciclisti, il XII cd il XXIV Gruppo da Montagna, il XLVI Gruppo Obici Pesanti Campali, il XCII Battaglione Genio Zappatori, la 168" Compagnia Telegrafisti, la 17" e l8" Autosczione, la 65" Sezione Sussistenza, 1'86° Sezione Sanità, 1'8° Compagnia Presidiaria, il 19" Aut.odrappello e due plotoni carabinieri reali. 59

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Comando 2" Divisione assalto a datare 25 corrente dovrà considerarsi sciolta stop Scioglimento dovrà avvenire secondo modalità stabilite ci reo lare 56477 del/' 11 dicem.bre questo Comando stop Truppe et servizi dipendenti da predetto Comando dovranno essere così destinati stop Comando 2° Raggruppamento assalto et 4° gruppo assalto (XIV et XXV reparto) et reparto complementare a disposizione 9" Armata stop 5° gruppo assalto (l et V reparto) a disposizione 4" armala srop 6° gruppo assalto (VI et XXX reparto) a disposizione 3" armata stop Comando 2° Raggruppamento assalto, gruppi et reparti assalto et reparto complementare predetti dovranno essere sciolti a cura Comandi annata cui sono stati rispettivamente assegnati stop Sc:ioglùnento reparti dovrà però avvenire solamente dopo che essi abbiano raggiunte unità che devono rinforzare srop Personale ufficiali appartenente comandi et reparti citati dovrà essere segnalato disponibile Ufficio personale questo Comando srop Personale truppa proveniente fanteria dovrà venire incorporato plotoni assalto reggimentali aut compagnie mitrailiatrici aut sezioni lanciafiamme et lanciabombe aut reparti fanteria appartenenti unità dipendenti singole annate stop Rimanenti militari secondo norme emanate con telegramma 58080 di questo Comando saranno incorporati unità dipendenti armate della rispettiva Arma et specialità stop. 64

In pratica, a meno cli un anno dalla fine della guerra il corpo degli arditi era ridotto al comando della 1• Divisione d ' Assalto ed ai sei reparti d 'assalto dipendenti. Gli organici dei reparti di fanteria previsti dall'ordinamento Albricci non prevederanno più i plotoni arditi reggimentali, né sezioni lanciabombe né sezioni lanciafiamme, né reparti cannoncini da 37 mm. Già entro l'agosto 1919 con circolare n. 13080, l' organico del reggimento cli fanteria era tornato identico a quello d'anteguerra e dotato esclusivamente, come materiale d'armamento, dì fucili e mitragliatrici pesanti.65 Nella primavera del 1919 vi fu un tentativo del Ministro della Guerra Caviglia di rilanciare la specialità, attraverso la ricostituzione di alcuni reparti cl' assalto destinati ai comandi di corpo d'armata e di divisione territoriali, ed in questo quadro il 1° maggio 1919 il generale Pirzio Biroli venne nominato Ispettore dei reparti arditi ciel territorio. 66 TI Mini stro giustificò a posteriori il suo atteggiamento ondivago verso le truppe d'assalto, cli cui aveva proposto prima lo scioglimento nel novembre 1918 e poi la parziale "resurrezione" all'epoca della sua presenza al dicastero della Guerra, con la necessità di controllare gli arditi smobilitati e politicizzati che andavano agitando con manifestazioni violente le piazze d'ltalia. 67 La partecipazione sempre più vistosa di arditi per lo più in congedo a tumulti a sfondo politico, indusse lo stesso Presidente del Consiglio Orlando a richiedere a Caviglia urgenti provvedimenti e in sostanza lo scioglimento della specialità. In agosto, anche il nuovo Primo Ministro Nìttì espresse forti preoccupazioni sulle iniziative a sfondo politico dell'associazione Nazionale Arditi d ' Italia. L'impresa fiumana, con il passaggio nelle file dannunziane nel settembre ottobre 1919 di due reparti a livello cli battaglione, assestò un altro duro colpo all'immagine degli arditi Intanto, entro i primi cli luglio era stato còmpletato il rimpatrio dalla Libia della 1• Divisione cl' Assalto, che venne schierata in Emilia per assolvere compiti dì ordine pubblico e controllo del territorio. Il comando di cli visione ebbe sede a Correggio e quello ciel l O Raggruppamento a Guastai Ia. Per l'impiego in servizio di pubbl ica sicurezza il generale Zoppi emanò le seguenti norme: La truppa porta seco la dotazione completa di cartucce. Nessuna bomba. ( ... ) Saranno lasciati alla sede i militari di cattiva condotta o quelli strettarnente necessari per la sorveglianza dei locali e m.ateriali, con graduati e ufficiali per inquadrarli. Ufficiali e soldati dovranno sempre essere armati. Uomini o re-

64 Tclcgrarnma

cin:olare n. 70390 in data 13 febbraio 1919 del Comando Supremo - Ul'lìcio Ordinamento e Mobilitazione. Foglio n. 18554 in data 16 febbraio 1919 del comando 8" armata Scioglimento 2" Divisione d'Assalto. 65 Circolare n. 13080 in data 27 agosto 1919 del Ministero della Guerra - Divisione Stato Maggiore Provvisoriafonnazione dei reggimenti fanteria che prestano se,viz.io in zona territoriale. Venivano soppressi i seguenti elementi: le compagnie mitragliatrici di brigata, le sezioni lanciabombe, lanciafiamme e pisLOle mitragliatrici, il plotone d' assalto reggimentale, il reparto cannoncini da 37F, le salmerie. 66 V. Gallinari, op. ciL, pag. 70. 67 G. Rochat, op. ciL., pag. 127.

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parti evireranno di essere in qualsiasi modo sorpresi in condizione da non poter reagire o comunque intervenire in d(fesa dell'ordine. Sentinelle, 1,dficiali con la truppa mai isolati. E vitare quanto più è possibile i piccoli distaccamenti sia per non disperdere le forze sia perché i piccoli distaccamenti essendo comandali da idfìciali molto giovani o da graduati poco esperti, non danno sufficiente garanzia di sapere esplicare aLl'occorrenz.a queLla saggezza quella energia e quel tallo che in servizio così delicato sono necessari. Ricordo che quando si è in servizio di Pubhlica Sicurezza non si devono concedere né libera uscita né permessi inclividualì e che vige il Codice Penale dello stato di guerra.68

Nella seconda quindicina di luglio, la l" Divisione d'Assalto venne spostata alla frontiera orientale col compito del controllo della zona d' armistizio. AI 1° agosto 1919, il comando di divisione si trovava a Sesana; il 20 settembre ad Aidussina, il 7 ottobre a Gradisca.69 Per impedire il passaggio a Fiume di ulteriori reparti defezionati o cli militari isolati, il comandante ciel 1° Raggruppamento d'Assalto emanò le seguenti disposizioni: Informo per opportuna norma che posti 10-9-8-6 vengono.fort(fìcati e barricati in modo da impedire transito veicoli stop Consegna posti sbarramento è di interdire a qualunque costo il passaggio della linea d'annistizio da Fiume e per Fiume ai reparti defezionati stop Impedire che militari o civili diretti a Fiume passini linea d'annistizio senza speciale autorizzazione Comando XXV! co,po d'arma ta stop Catturare militari isolati eh.e comunque si presentino ai posti di controllo per rientrare in zona di annistizio stop Per ordine superiore la presente consegna sarà.fatta osservare anche a costo di .fa/ uso delle armi stop Saranno deferiti inunediatarnente al tribunale di guerra i co,nandanti dei posti che non faranno eseguire a qualunque costo la consegna avuta stop Non si tratta più di compagnia, ma di ribelli che calpestano in modo indegno la disciplina stop. 70

Tn ottobre venne definitivamente disciolta una parte dei reparti d'assalto appartenenti ai comandi territoriali, il cui personale venne assegnato alla la Divisione d ' Assalto. Giunsero così in rinforzo al l O Raggruppamento d'Assalto due compagnie del corpo d'armata di M ilano al comando ciel tenente colonnello Alberralli, mentre da Genova giunsero 290 complementi e 12 ufficiali del IV Reparto cl' Assalto, al comando ciel capitano Morra, che servirono alla ricostituzione clell ' Vlll e del XXII Reparto d'Assalto i cui organici erano stati falcidiati dalle diserzioni verso Fiume. Presso il comando di raggruppamento e quello dell'VIII Reparto cl' Assalto si costitui rono gli uffici stralcio per i disciolti reparti dei corpi d 'armata di Genova e di M ilano. L' .l l ottobre 1919 giunsero ad Aidussina altri 150 arditi trasferiti eia Alessandria, che vennero assegnati al XX Reparto d'Assalto, segu iti il giorno seguente da 34 elementi provenienti dal XXVIII Corpo d'Armata. Il comando di raggruppamento segnalò, infine, che il previsto arrivo dei complementi ciel disciolto reparto d ' assalto ciel corpo d 'armata cli Firenze era stato annullato per ragioni di ordine pubblico. Per fronteggiare ulteriori tentativi di sortita cli emissari fiumani dopo lo sbarco navale di un gruppo d' arditi a Belvedere cl' Aquileia e l' uscita cl i autoblindo mitragliatrici, il comando della divisione d 'assalto dispose il rafforzamento degli sbarramenti stradali con una serie di muretti a secco, alti un metro e larghi almeno 60 cm, disposti a "dente di sega" lungo le arterie che adducevano a Fiume, in modo eia precludere il libero transi to agli autoveicoli privi di autorizzazione. Gli sbarramenti stradali dovevano essere muniti cli almeno una mitragliatrice. Le consegne prevedevano il fermo ed il controllo cli tutti gli automezzi compresi quelli di ufficiali generali e quelli aventi gagliarclelli cli qualsiasi colore. 71 68 Foglio n. 3573 in data 16 luglio I 919 del comando I" Di visione d' Assalto, Ordini e diretlive per i reparti partenri in servizio di P. S. Altre nonne erano contenute nel foglio n. 3 13 1 in data 18 luglio 19 19, Predisposizioni circa il servizio d'O.P. del comando I" Raggruppamento d'Assalto e nel fog lio n. 4087 in data I 9 luglio I 9 I 9, \ligilanza servizio 1e/efonico del comando I•

Divisione d'Assalto. 69 Diario storico del comando 1• Divisione d'Assalto. La grande unità aveva riottenuto in organico la 15" Squadriglia Autohlindo. 70 Fonogramma n. 996 in data 14 settembre 19 19 del comando 1° Raggruppamento cl ' A ssalto a firma del generale De Gaspari 7 1 Fogli n. 964 in data J O novembre 1919 Consegna degli s/Jarrwnenli del comando I• Divisi one d' Assalto e n. I 64 in data I O novemhre 1919 del comando I e Raggruppamento cl' Assa lto Provvedimenli con/ro even1uali colpi di mano da parte di emissari

da Fiume.

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Nell'autunno del 1919, il comando della I" Divisione d ' Assalto ricevette dall'8" Armata il compito di pianificare una eventuale operazione contro la Iugoslavia con obiettivo l'occupazione di Lubiana. L'azione era subordinata "a palese. sicura decisa offesa che contro le nostre truppe fosse effettuata da reparti S.I-1.S. Il Superiore comando intende in quella eventualità di agire con la massima energia e celerità nell'intento di troncare subito ogni velleità belligera dell'avversario, colpendolo i centri suoi di principale importanza.''72 Il 4 novembre, una rappresentanza cli circa 200 arditi decorati partecipò alla parata per le celebrazioni della vittoria nella grande guerra. La selezione venne operata dall'Ispettorato degli arditi territoriali traendo il personale dai reparti in Paese e dalla divisione d'assalto. L'uniforme eia portare al seguito per la truppa fu: tenuta di panno grigio - verde, camicia grigio - verde da ardito con cravatta nera, scarpe con mollettiere o calzettoni, elmetto metallico con prese.ritti fori già praticati per il fregio che verrà distribuito a Roma, moschetto, buffetterie con pugnale o sciabola baionetta, sacco da ardito, fez. li personale della rappresentanza della l" Divisione cl ' Assalto, insieme a quelle delle allre formazioni dell'8" Armata, venne aggregato a.I IX Reparto Arditi Territoriale cli Roma. La cerimonia consisterà: nello sjtlamento per le vie della città di un corteo di rappresentan ze del!' Esercito e della Marina; nella consegna alla presenza cli S.lvl. il Re delle ricompense al Valore concesse alle Bandiere, Stendardi e Labari ( ... ) Consegna delle Medaglie: alla cerimonia della consegna delle medaglie parteciperanno i gruppi ed i reparti che ollennero durante la guerra qualche ricompensa al Valore. Ad essi prirna della consegna delle decorazioni verrà dato un Labaro. i gruppi ed i reparti decorali sono: 3c gruppo d'assalto. Reparti: 2°, 6°, 9°, 11°, 18" 23°, 24°, 26°, 27°, 28°, 29° e 72c. Per ricevere in consegna Labari e ricompense al Valore questa Divisione invierà a Roma: 1) per il 3° gruppo d'assalto il colonnello Grillo, quale colonnello veterano della divisione fin dalla sua fondazione, Capo della rappresentanza, un soltotenente o tenente porta Labaro dell'Vlll o del XXll reparto d'assalto, un ardito (fiamme nere) del 1° gruppo d'assalto, un caporale o caporal m.aggiore (/iamme nere) del 2° gruppo d'assalto, un sergente o sergente maggiore del 9° battaglione bersaglieri, un aiutante di battaglia dell'Vl!J o del XXll reparto d'assalto (quest'ultimo dovrà essere scelto nel/'8° reparto se l'i{fficiale porta Labaro è del 22° o viceversa); 2) per il 6° reparto d'assalto interverranno: il maggiore Stagno, già comandante del reparto, un L~ffìciale porta Labaro e 4 m.ilitari di truppa scelti nella divisione fi-cl coloro che hanno appartenuto al 6° reparto d'assalto; 3) per il 27° reparto d'assalto: il maggiore Freguglia, già comandante del reparto, con. una rappresentanza analoga a quella indicata per il maggiore Swgno. Le rappresentanze suddetle costituiranno la scorta d'onore del rispettivo Labaro. Tutte le rappresentanze dovranno essere formale scegliendo colla massima cura il personale (prestanza fisica, disciplinatezza, tenuta) Lenendo presente che tutti debbono essere decorati al valore e possibilmente più volle decorati e feriti di guerra. 73 ·

Alla vigilia delle elezioni politiche di novembre, il Comando Supremo decise cli ritirare dalla frontiera orientale la divisione d 'assalto, ormai ridotta a 4.000 uomini per effetto ciel congedamento di gran parte delle classi di leva che avevano partecipato alla grande guerra. Il Presidente del Consiglio Nitti ed il Ministro della Guen-a Albricci, nutrendo forti apprensioni sulla disciplina dei reparti d'assalto, non acconsentirono però al trasferimento, nel timore che gli arditi potessero essere coinvolti nelle contese politiche che sconvolgevano le piazze del Paese. Come conseguenza Badoglio mise a punto un progetto cli trasformazione organica della divisione d ' assalto. Questa andava ricostituita con un raggruppamento d'assalto, che doveva comprendere un gruppo di tre reparti arditi, X, XX e XXII, considerati i più sicuri, e il l O Reggi -

72 Foglio n. 120 l O in data 24 onobre I 919 del comando del XXVIII Corpo cl· Armata - Stato Maggiore, E ven1uale opera zione su Lubiana. 73 Foglio n. 6108 in data 13 ottobre 1919 del comando I" Divisione d'Assal to, Cerimonia per la festa della Villoria.

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mento Bersaglieri, e con il IV Raggruppamento Alpini. Sulla base cli questa pianificazione, l' 8° Armata emanò, verso la fine di dicembre, gli ordini relativi. 74 Sciolti gli altri tre reparti d'assalto superstiti, la divisione sarebbe risultata composta per oltre tre quarti eia alpini e bersaglieri.75

Nell'ordinamento provvisorio dell'Esercito testé concretato e basato strettamente sulle esigenze della situazione attuale e su rigorose necessità del bilancio, non è stato possibile contemplare La conservazione di particolari reparti d'assalto che, già istituiti per imprescindibili necessità di guerra, dopo aver brillantemente e generosamente, pienamente assolto il compito ad essi qffidato, con mio vivo rincrescimento, non possono esser definitivamente mantenuti. D 'altra parte, considerate le esigenze dei reparti delle varie armi e servizi contemplate dall'ordinamento provvisorio e l'attuale situazione sulla quale sono ancora mobilitate numerose truppe di .frontiera e al/ 'estero, questo 1\rfinistem non può assegnare alcun complen1ento della classe 1900 ai reparti d'assalto tuttora esistenti, i quali. dopo il congedo già di.\posto della classe 1896, rimarranno costituiti con i soli valorosi elementi delle classi 97 - 98 - 99 che fecero già parte di dette truppe durante la guerra, risulteranno notevolmente ridotti di forza. Poiché in zona d'armistizio rimarranno ancora mobilitati alcun.i reparti, questo Ministero provvederebbe quindi. in un primo tempo all'invio graduale come complementi alle unità della Divisione d'Assalto di tulli gli elementi rimanenti presso i reparti arditi in Paese, ad eccezione, se sarà necessario, di quelli appartenenti ai reparti della :,pecialità dipendenti dai Comandi di Corpo d'Armata di Bari e di Palermo, dato lo speciale servizio che colà cmnpiono. Successivamente, allorché pure i reparti della Divisione d'Assalto dovranno notevolmente essere ridotli e nella considerazione che anche a chiamata ultimara della classe J 900, i reggimenti bersaglieri risulteranno deficienti di forza, essendo stati tratti dai medesimi ben 3.000 complementi per l'Arma di Cavalleria, questo Ministero si propone di immettere gli elementi di forza di detta Divisione nei rer;gimenti bersaglieri. Per quanto particolarmente r(flette gli idfi.ciali dei reparti d'assalto attualmente dislocati in territorio, questo Ministero si riserverebbe di trasferirli ai reggirnenti bersaglieri dislocati nella stessa sede o in quella più prossima alla loro attuale residenza, per evitare ad essi ulteriori trw,ferimenti. 76 ln data 10 gennaio 1920 fu sciolto il comando della 13 Divisione d'Assalto. Rimase in vita, con sede a Capriva, il 1° Raggruppamento cl' Assalto formato eia: 1° Gruppo cl' Assalto su X, XX e XXII Reparto cl' Assalto; l O Reggimento Bersaglieri d ' Assalto su I, Vll e IX Battaglione Bersaglieri cl' Assalto; XI Battaglione Bersaglieri Ciclisti e lY Squadriglia Autoblindo. Il 14 gennaio, ordine verbale del generale Caviglia, il 1° raggruppamento assunse il nome di la brigata d'assalto, mantenendo gli stessi organici, il I O Gruppo prese il nome di I O Reggimento cl' Assalto, mentre i reparti furono ridenominati battaglioni, mantenendo inalterato il numerico. Intanto, il 4 gennaio 1920, il XX aveva assunto la denominazione de "L' Audace" .77 Il 14 febbraio giunsero i complementi del disciolto 7° Reparto Territoriale d'Assalto cli Ancona, pari ad una forza cli 2 ufficiali e 58 arditi, seguiti il 28 febbraio eia 8 ufficiali e 183 uomini del disciolto 12° Reparto Territoriale cl' Assalto cli Palermo. Dato l'esiguo numero di complementi ricevuti in rinforzo, venne temporaneamente abbandonata l'idea della ricostituzione cli un quarto battaglione d'assalto. Nella stessa epoca, giunsero al comando della brigata d'assalto richieste di trasferimento cli ufficiali per i reparti d'assalto territoriali di Roma, Torino, Bologna e Milano. Il 7 marzo 1920 il comando della P Brigata cl' Assalto si spostò a Cormons, con j reparti dipendenti impiegati per il controllo della li-

Foglio 11. 31100 in data 22 dicembre 1919 del co mando s• Armata, Scioglimento delle divisioni 78", 56", 79". Promemoria in data 9 dicembre 1919 del Comando Supremo - Reparto Operazioni - Ufficio "O" , Reparli d'assal10 c foglio n. 30507 in data 7 dicembre 1919 del Comando Supremo - Reparto Ordinamento e Servizi - Ufficio Mobilitazione, Reparli 74 75

d'assa/10. 76 Foglio 77

n. J9420 del dicembre 1919 del !Vlinislero della Guerra - Divisione Stato Maggiore - Sezione 3", Reparli d 'assalto. Dinrio storico del l O Raggruppamento d' Assalto.

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nea di confine e in compiti di ordine pubblico. Il Comando generale delle regie truppe in Venezia Giulia, che aveva sostituito il disciolto comando dell ' 8" Armata, dispose che per opportunità politica la denominazione ufficiale della brigata e dei reparti dipendenti venisse variata da quella d'assalto in quella di riserva. Il I O aprile venne sanzionata Ja soppressione dei reparti cannoncini e delle sezioni pistole mitragliatrici e la riduzione di. carreggi e salmerie.78 Il 14 aprile giunse da Roma il IX Battaglione Territoriale d'Assalto che andò a rinforzare l'organico della brigata. Durante il viaggio di trasferimento si registrò l'allontanamento arbitrario di 8 arcliti. 79 Il giorno 17 aprile arrivò il VI Reparto Ten-itoriale d 'Assalto di Bologna che costituì la terza compagnia del IX Battaglione, con una forza pari a 3 ufficiali e 120 arditi, cui si aggiunsero pochi elementi del disciolto I Reparto d'Assalto Territoriale cli Torino. 80 IJ 30 aprile 1920, la grande unità riassunse la denominazione cli brigata d'assalto. Il 1° maggio 1920 la brigata d'assalto era formata da: reggimento d'assalto con sede a Medea su 4 battaglioni d ' assalto, reggimento bersaglieri con sede a Pola su 3 battaglioni bersaglieri, un battaglione bersaglieri ciclisti ed una squadriglia autoblindate con 8 macchine. Il 9 giugno, il comando brigata, il reggimento cl' assalto e la squadriglia autoblindo ricevettero l'ordine di partenza per l'Albania. Dopo la parentesi albanese del giugno, il comando brigata venne rischierato in Friuli Venezia Giulia con sede del comando a Barcola. L' 11 luglio passò alle dipendenze della brigata la compagnia autonoma "fiamme nere", che venne disciolta il 15 successivo. Il 19 agosto fece rientro a Trieste anche il reggimento d'assalto, che si dislocò a Palmanova. La compagnia volontari per l'Albania, rimpatriata col reggimento, passò aggregata al XX Battaglione cl' Assalto. A segu ito di vari incidenti di frontiera con truppe iugoslave, il comando della l O" Divisione di Fanteria di Trieste dispose alla fine di settembre l'invio cli 4 plotoni di arditi sulla linea d'armistizio, da avvicendarsi ogni 15 giorni a cura dei comandi cli battaglione d'assalto. Nello stesso mese la brigata aveva perduto dal proprio organico il reggimento bersaglieri. Il 27 ottobre venne inaugurato in forma solen ne a Sernaglia il monumento ai caduti della la Divisione d'Assalto nel corso della battaglia di Vittorio Veneto. li 4 novembre per la cerimonia cli consegna delle ricompense collettive alle anni, corpi e reparti coinvolti nel conflitto mondiale, intervenne a Roma una rappresentanza della brigata d'assalto con i labari del 1°, 2° e 3° Gruppo d ' Assalto e ciel IX Battaglione d'Assalto. Il 17 novembre il reggimento d'assalto si sciolse, contraendosi in battaglione. Questo, assunto il numerico cli XX, si compose della 9\ 10a, 20a e 22" compagnia con sede a Cormons. Il generale Caviglia, comandante generale delle regie truppe Venezia Giulia, così sanzionò lo scioglimento: Non è senza vivo rammarico che in obbedienza ad esigenze organiche superiori debbo ordinare la soppressione dei tre battaglioni d'assalto e del comando di reggimento. l\Tati in un'ora solenne e grave della nostra guerra, ne hanno vissuta la fase culminante e decisiva; vita breve; ma intensa e lwninosa; il cui glorioso ricordo rimarrà imperituro nelle menti e nella storia della nostra epica lotta. Ad essi a quanti ebbero l 'onore di farvi parte va oggi il mio saluto rnemore e riconoscente. 81 Ricevuta la notizia dello scioglimento del corpo degli arditi, D'Annunzio inviò al colonnello Bassi il seguente messaggio: "Al Capo degli Arditi. Questo non è un. incitamento, e non è neppure un appello. È un saluto silenzioso, il saluto di un cuore italiano che sanguina da combattente a combattente, da Fiam ma a Fiamma."

78 Foglio n. 548 in data I" aprile 1920 del comando Brigala di Riserva, Congedmnento della classe 1897 (I " semesrre) e prov vedimenti organici che ne conseguono. 79 Foglio n. 621 in data 15 aprile 1920 del comando Brigata di Riserva, Costiruzio11e del IX battaglione d'assalto. 8 Foglio n. 660 in data 20 aprile del comando Brigata di Riserva, Costituzione IX battaglione d'assalto. Ebbe un organico di tre compagnie fuc ilieri ed una compagnia mitragliatrici su 2 sezioni. 81 Foglio n. 16620 in data 6 novembre 1920 del Comando generale delle regie truppe Venezia Giulia, Rid1.1zio11e del Reggi1ne1110 d'assalto ad un batraglione.

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Entro la fine di novembre, il superstite battaglione d'assalto si trasferì a Casarsa, per passare poi a Udine il l3 dicembre l 920. li 25 dello stesso mese anche l'XI Battaglione Bersaglieri Ciclisti si contrasse in compagnia ciclisti della Venezia Giulia. Nel dicembre 1920 il generale De Gaspari conservava il comando della brigata d'assalto, composta dal I O e 5° Reggimento Bersaglieri e dal XX Battaglione cl' Assalto. La compagnia ciclisti Venezia Giulia passò alle dipendenze della 10" Divisione, così mentre la lY Squadriglia Autoblindo andò alla 45a. li 1° gennaio 192 1 la brigata d'assalto risultava composta da: l 0 Reggimento Bersaglieri con il I, Yll e IX battaglione; 5° Reggimento Bersaglieri con l'Yfll, XXIV e Xll battaglione: XX Battaglione d'Assalto su 5 compagnie (9\ 1oa, 20\ 22a e sa mitraglieri). Il 13 gennaio giunse il preavviso dell'ordine di scioglimento del 5" Reggimento Bersaglieri, del comando brigala e del XX Battaglione d' Assalto.82 Il .19 gennaio, il comando della divisione di cavalleria emanò la disposizione cli scioglimento del XX Battaglione cl' Assalto sotto la data del 28 febbraio 1921 e di costituzione sotto la stessa data della 20• Compagnia d ' Assalto con sede a Palmanova. Il 20 febbraio , il comando dell' 11" Divisione decretò lo scioglimento del comando della Brigata cl' Assalto e la costituzione ciel suo Ufficio stralcio.

82 Foglio n. 22 in data 13 gennaio J92J del comando Brigata d'Assalto, Movimenti e scioglime111i di reparti. Il l" Reggi rnenio Bersaglieri fu trasferito a Napoli entro il 20 febbraio l 92 l.

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~tlàritf( ;;ili,à'..Ì~ncea d~Ì· -ii1oiite salyàtore foste degni del ·norrie · vostro. ·· , · ·, '· . È'.j:i[;an,~ò ·àlfi~1e ·ghìi;sc·ia . giandc ora .della Patria tutti ·bravamente còrhb.àttesté, oltre il Pia-ve• ~11pej-~to,: _neJJa b~ttaglia di Vittorio, consacratrice in cospetto dj tµtto il . mondo, de lla a!brià:d' Ìtalia. · ·· b ~· •.. - .... • . .. '\", E: qÙiodi: èorreste - addietro l'ondeggiare ctég!Ì stendardi clie i( Re d' italià · ha dàfr .··. ' g1Jld,a, é)Ì \'Ostro - cor-rè;t~ per le valli nipestri.del Cadoi:e liberato, sopra il nemico vi;to ma nbn f~gger1te anco r.i, ;ino ai!.' acqua c~rula della Drava vorticosa. Era con voi - ;cndicato. alfin.e · gr.andè spirito di Pietro Calvi. . : : <,-,:;:Lq°1igi1r ·1a .. giie;·ra, : ed: aUora ìi bràccio gagliardo . avvezzo a trattare l' ~rmè rìpçese lp' :···~trli~~w~ è!~/-I~y;rp pèr afotarn i pove~etti _d; q~ni raz~a,. d'.9g'.1i . nome, e con questi la. lnano· . v~~fri .posse1it_e pàrti il pane sacro . . . ç>ggi, nell'ora dù_lorosa del distacço; il vostro Generai.e vi ri ngrazia e vi saluta: soldati o-i~vrr1èttl del 900 che ~ tornate. al lavoro àppena in(errotto e veterani di tante battaglie che rest~te. a guardar fieramente il nirny.ò terniine del!' Italia grande. , ·' i Vi aécoù1pagi1i nella vita il mio ardente augurio; nell'opera paziente della pace rifulga· · ancÒrà· la grande anima vostra _costantémente pronta al dono ed all'ardimento.

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I Reparti d'Assalto



I REPARTO D'ASSALTO

ell' autunno ciel 1917 il I Corpo d ' Armata, all'epoca inquadrato nella 4a Armata e schierato sul fronte ciel Cadore e ciel Comelico, aveva alle dipendenze il V Reparto d ' Assalto, della forza cli una compagnia. Dopo essere stato impiegalo tra il 22 ed il 23 ottobre a Monte Piana, questo reparto era stato trasferito il 10 novembre al IX Corpo d'armata, con il quale prese parte alla prirna difesa ciel Grappa. Rirnasto cli conseguenza privo di unità d'assalto, il comandante ciel I Corpo d'Armata, tenente generale Settimio Piacentini, si rivolse il 14 dicembre al comando della 2" Armata, la grande unita alle cui dipendenze era venuto a trovarsi dopo aver avuto il cambio in linea dal XXXI Corpo d'Armata francese , per chiedere l' autorizzazione a costituire un battaglione di questo tipo, ove non fosse possibile tornare a disporre del V. A sostegno della sua richiesta, Piacentini dichiarava che tra le truppe ai suoi ordini non sarebbero certo mancati i volontari ed aggiungeva che il fatto cli trovarsi al momento in riserva gli avrebbe permesso di dare all'addestramento l' impulso necessario 1• Il problema venne prospettato al Comando Supremo che nel giro di pochi giorni rispose autorizzando sotto la data ciel 19 dicembre la costituzione di un reparto d'assalto cli fanteria strutturato su tre compagni.e che avrebbe dovuto prendere il nome cli X. Corne centro cli mobilitazione venne designato il deposito del 2° Reggimento Fanteria in Firenze. Per quanto riguardava le armi pesanti, le sezioni mitragliatrici ed il materiale per la sezione lanciatorpedini sarebbero stati forniti dal Comando Supremo, lasciando alla 2" Armata l'incombenza di equipaggiare le sei sezioni pistole-mitragliatrici e di inviare immediatamente alla scuola cli Montecchio Emilia il personale destinato alla sezione lanciafiamme2 . Il TCorpo cl ' Armata tornò in marzo alla 4a Armata ed entrò in linea tra il 18 ed il 20 di quel mese nel settore Osteria di Monfenera - Pederobba, sostituendovi con la sua 70" Divisione la 46" Divisione Chasseurs francese e venendo così a costituire l'ala destra. dell'armata ciel Grappa. Data la particolare delicatezza cli questo tratto ciel fronte , il cui sfondamento avrebbe permesso all'avversario di aggirare sia i difensori del Grappa che la linea ciel Piave, l'altra divisione del corpo d'armata, la 24'\ era in seconda schiera con il duplice compilo cli proteggere le spalle della 4a Armata e di irrobustire la saldatura con la 2". La situazione delle Iinee contrapposte, con gli i.tal iani trincerati s ulla dorsale Monfenera - Tomba e gli austro-ungarici attestati sull'altro versante della conca cli Alano, determinava un 'ampia terra di nessuno sul fondo della conca stessa e verso il corso del Piave, dove l'avversario manteneva una catena cli piccoli pos ti e punti d' appoggio sistemati sui modesti rilievi collinari e nei caseggiati sparsi sulle pendici orientali della dorsale, là dove questa cala verso il fiume, e sulle sponde del torrente Ornic che corre a sud cli Alano con andamento eia ovest ad est. In questo scenario, dopo qualche tentativo in aprile, il X Reparto cl' Assalto cominciò ad operare con una certa intensità all ' inizio di maggio, quando la 24" Divisione aveva da poco dato il cambio alla 70", preparando ed eseguendo con varia fortuna una serie cli operazioni finalizzate alla cattura di prigionieri. Si trattò quindi cli incursioni effettuate da forze cli norma mai superiori alla compagnia, culminate nell'altacco ad uno o più avamposti, ove possibile preparato dall'artiglieria con tiro di cl istruzione e cli "ingabbiamento", seguito da un rapido rientro nelle proprie linee. Nei primi dieci giorni di maggio tre successive "piccole operazioni" ebbero lo scopo di accertare, in primo luogo con la cattura di prigionieri, la presenza nel settore della 20a Divisione Honved che alcune

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1 Comando I Corpo <l' Armata, Ufficio Operazioni, Reparto d'{ls.rnilo, n° 2497 Op. del 14 dicembre 1917, AUSS ìvlE, Rcp. F-4, Racc. 199. Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. Reparti d' assalto. 4" Armata. '.! Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. n° 140304 R.S. Moh. del 19 dicembre 1917. AUSSMF., Rep. F-4. Racc. I 99, Comando Supremo. Ufficio Ordinamento e Mobilitazione.

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voci davano in trasferimento verso il fronte francese. La prima di queste si sarebbe dovuta concretizzare in un colpo di mano su Fener da parte di una compagnia di formazione del X, costituita da 120 uomini scelti personalmente dal comandante del reparto, capitano, in seguito maggiore, Luigi Guglieri, e ripartiti in quattro plotoni. In proposito è in qualche modo sorprendente la scelta di non ricorrere ad una delle compagnie organiche ciel X, ma questa insolita decisione può forse essere interpretata come un segnale del fatto che il processo di fonnazione del reparto non era ancora completato. A sostegno ed a protezione degli arditi avrebbe agito una compagnia ciel 264° Reggimento Fanteria (Brigata Gaeta), mentre l'appoggio di fuoco dell'artiglieria si sarebbe articolato in due fasi: nella prima, della durata di dieci minuti, tra 1'1,15 e 1'1,25, i medi calibri a disposizione del corpo d ' armata, ed in particolare quelli del 14° Raggruppamento d'Assedio, avrebbero eseguito tiro di distruzione sulle zone cli prevista irruzione, nella seconda, della durata di un'ora ed immediatamente successiva, sarebbero invece intervenute le batterie di piccolo calibro divisionali con tiro di ingabbiamento per coprire la permanenza degli attaccanti ne11e linee avversarie. I cannoni del 20° Raggruppamento Pesante Campale sarebbero a loro volta entrati in azione per controbattere l'artiglieria avversaria ove questa avesse tentato di interferire. Per quanto riguarda le modalità d'esecuzione, la compagnia ciel 264° avrebbe dovuto attestarsi a Casera Alta per proteggere le spalle della compagnia del X che sarebbe penetrata in Fener muovendo da Prà di Spada. Nell' ordine di operazioni emanato dalla 24" Divisione era precisato che la successione delle diverse fasi sarebbe stata regolata dai tempi scanditi da orologi preventivamente registrati e che la compagnia d'assalto, dopo aver distaccato a protezione dei fianchi un plotone sulla sinistra, sulla strada Fener Faveri, fronte ad occidente, ed un mezzo plotone su11a destra, sulla strada provinciale per Fener, con fronte verso il Piave, avrebbe fatto i1rnzione nell'abitato aprendosi il passo attraverso eventuali reticolati con attrezzi da guastatore, quali asce, mazze e pinze, e facendo largo uso di bombe a mano per paralizzare l'avversar.io ed impedirgli, con il fragore delle esplosioni, di percepire la fine ciel tiro cli distruzione. Dato l'obiettivo dell'operazione, non ci s.i doveva preoccupare di raccogliere armi e materiali ma soltanto di fare dei prigionieri, come pure di prendere ai nemici uccisi il piastrino cli riconoscimento, il benetto e le carte personali, in una parola tutto quanto potesse servire alla loro identificazione. Ultimato il loro compito, gli ard iti sarebbero rientrati il più rapidamente possibile, risalendo al coperto da11a vista e dal tiro il vallone cli Bqlde, uno dei profondi solch i che incidono il Monfenera in direzione di Fener, e richiamando i due nuclei di fiancheggiamento con il lancio cli razzi Yery a stelle bianche, rosse e verdi. L'operazione, preparata nella più assoluta segretezza con l'esplicito divieto di far uso di comunicazioni telefoniche e l'ordine di riconere soltanto ai fonogrammi a mano, venne eseguita nelle prime ore ciel 6 maggio. Nonostante la cura posta nell'organizzarla non diede i risultati attesi. L'artiglieria di medio calibro iniziò puntualmente il tiro cli distruzione all' 1,15 e lo sospese dieci minuti più tardi per lasciare spazio al!' azione della fanteria. A causa cieli' oscurità e della nebbia, poco dopo aver lasciato la posizione cl' attesa la compagnia d'assalto perse coesione e si divise in due tronconi tra i quali venne a mancare qualunque collegamento. 11 comandante, capitano Galanti, rimasto con due plotoni e senza notizie degli altri due, discesi nel vallone cli Bolde, ritenne cli non poter più proseguire e decise di rientrare nelle linee italiane, dopo aver dato alle 2,15 il previsto segnale di "ritornata calma" per far cessare il tiro di ingabbiamento. 11 rientro degli arditi, seguiti dai fanti deJla compagnia di sostegno a cui Galanti aveva dato il medesimo ordine, avvenne alla spicciolata e si completò soltanto dopo le 5 del mattino, quando rientrarono anche gli ultimi ritardatari dei due plotoni che si erano spinti più avanti, raccolti da due pattuglie del T/264° inviate a questo scopo nella terra di nessuno. Il fallimento dell 'operazione, conclusasi peraltro senza perdite ad eccezione cli tre feriti leggeri colpiti da schegge di granata dell'artiglieria italiana, ed i rapporti contrastanti inoltrati dai partecipanti, alcuni dei quali asserivano di essere arrivati fino alla chiesa di Fener, determinarono un severo richiamo del comandante del I Corpo cl' Armata ed originarono un'inchiesta indirizzata a chiarire eventuali responsabilità. Non era del resto la prima volta che il reparto veniva meno alle attese e soprattutto, stando alle parole del comandante del corpo d'armata, era già accaduto che gli arditi del X perdessero i collegamenti disperdendosi in piccoli nuclei. Dal momento che la nebbia e l'oscurità non potevano costituire una scusante, in quanto avrebbero anzi dovuto favorire la sorpresa, è evidente che le cause andavano ricercate in un pro-

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16 flprile 1918

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Colpo di mano su Fener, al le falde deJ Monfcnera, eseguito nella notte sul I 6 apri le I 9 I 8 da un plotone del X Reparto d 'Assalto, con il sostegno di una pattuglia di copertura del I49° Reggimento fanteria (AUSSME, Rep. B-1 , Racc. llOD 14a, I Corpo d ' Annata, Operazioni Vario 1918)

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Il teatro dell'azione eseguita dal X Reparto d'Assalto, dall 'indomani I Reparto d' Assalto, nella notte sul 20 maggio 1918. La legenda unita allo schizzo originale permette di identificare la prima casa e ntrando in paese da sud ( I), occupata da un piccolo posto, il casello ferrov iario a sud della stazione (2) anch'esso attrezzato a difesa, la casa lungo la mulattiera che scende a Fener da q. 262, dove furono trovati anni ed indume nti (3), la casa pure a sud cli Fener, ad un centinaio di metri dall'abitato e ad o riente della strada, organizzata come avamposto. li numero 10 identifica una vecchia trincea abbandonata, i numeri 6, 7 ed 8 sulla sinistra ciel Piave corrispondono a barconi in secca e materiale da ponte abbandonato (A.USSME, Rep. B- 1, Racc. I 10D 14a, I Corpo d' Annata, Operazioni Vario 19 18)

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blema di inquadramento ed in un addestramento carente3 . Questa conclusione è nella sostanza confermata dall'esito delle due operazioni effettuate nelle notti sull ' 8 ed il 10 maggio. In entrambi i casi pattuglie di arditi del X Reparto d'Assalto, sostenute da pattuglie di fanti della Brigata Gaeta, avrebbero dovuto procedere al rastrellamento della te1Ta di nessuno, lungo il Piave, a cavallo della ferrovia e della strada tra S. Giacomo e Fener, e nella valle del torrente Ornic allo scopo di fare dei prigionieri ai danni di qualche piccolo posto avversario. Data la natura delle due operazioni, per favorire la sorpresa si rinunciò ad una preparazione d'artiglieria, fermo restando che le batterie della 24a Divisione sarebbero state pronte ad intervenire con tiro cli interdizione e cli ingabbiamento su obiettivi predeterminati, qualora il comandante ciel reparto impegnato nell'incursione lo avesse richiesto con il lancio di razzi a stelle verdi e bianche dalla sua pistola Very. Come sempre, a titolo precauzionale nel caso di una reazione dell'artiglieria austro-ungarica diretta sulle linee italiane, i reparti di fanteria cli presidio in trincea dovevano essere tenuti al riparo nei loro ricoveri per tutta la durata cieli' azione. All' 1 clel1'8 maggio 2 ufficiali e 65 uomini di truppa del X, suddivisi in quattro pattuglie che comprendevano anche 2 ufficiali e 24 fanti ciel 263° Reggimento, uscirono dalle trincee ciel Molinetto, presso la strada provinciale, e si diressero verso nord, mentre prendevano posizione i reparti di protezione, incaricati di coprirne i fianchi e proteggerne la ritirata. Un plotone ciel 264° Reggimento Fanteria, rinforzato da una sezione pistole-mitragliatrici, si appostò così sulle pendici del costone di Prà di Spada ed una pattuglia ciel 263° scese nel Vallone di S. Giacomo. Secondo i piani le quattro pattuglie, nelle quali la presenza di elementi ciel reggimento di fanteria schierato a presidio di quel tratto di fronte aveva lo scopo di favorire un miglior orientamento sul terreno, avrebbero dovuto scendere verso il Piave e portarsi sulla strada Pederobba - Fener all'altezza di S. Giacomo, per poi risalire il fiume muovendo a cavallo della strada e della ferrovia fino a raggiungere l'abitato di Fener. Dopo esservi penetrati, forzando i reticolati con gli attrezzi in dotazione, arditi e fanti sarebbero quindi rientrati risalendo il costone di Prà di Spada. Nella realtà ancora una volla i collegamenti vennero meno e l'azione delle pattuglie venne ad essere tanto slegata e caotica da renderne difficile la ricostruzione. Le due pattuglie più orientali avanzarono ai lati della linea feffoviaria ed arrivarono alla stazione di Fener dove si videro la via sbarrata da un reticolato profondo una decina di metri dietro il quale furono individuate tre vedette. A questo punto l'accorrere cli altri soldati fu all'origine di un breve scambio di fucilate che gli incursori ritennero di aver risolto a loro favore, avendo visto cadere almeno tre avversari. Venuta meno la sorpresa, e nell'imposs ibilità cli aprirsi un varco in un reticolato tanto profondo, gli ufficiali decisero di rinunciare a proseguire l'azione e le due pattuglie riguadagnarono le linee italiane, l' una al Molinetto, verso le 4,45 , l'altra alle 5,20, alle trincee di Panigasse. Il piccolo scontro a fuoco, nel quale gli arditi avevano avuto tre feriti, aveva avuto luogo poco meno di due ore prima. Le fucilate e gli scoppi delle bombe a mano alle porte di Fener si erano quasi sovrapposti ai rumori del combattimento che verso le 3,20 le altre due pattuglie avevano ingaggiato con un piccolo posto nemico nei pressi cli Osteria, con il quale, nella loro avanzata a cavallo della rotabile, erano venute a contatto dopo aver oltrepassato un reticolato. Gli arditi avevano cercato di aggirarlo risalendo le pendici di Monte Le Castella ma nell'oscurità e nella nebbia i due piccoli reparti si erano disgregati e tra le 5 e le 5,30 i loro componenti erano rientrati alla spicciolata nelle linee italiane sovrastanti. Il ripiegamento venne protetto oltre che dai due nuclei cli copertura anche dal tiro di interdizione e di ingabbiamento che, ad ogni buon conto, il comando della 24" Divisione aveva ritenuto opportuno ordina3 Comando I Corpo d' Armata, X Reparto d'Assal10, 11° 1591 del 6 maggio 1918, AUSSME, Rep. B-J , Racc I !OD 14a, I Corpo d'Armata, Operazioni Varie 1918. Il tono della lettera indirizzata al comando della 24' Divisione non lasca adito a dubbi: "Prego codes/o comando di voler esprirnere a quello del X reparto d 'assalto il mio vivo ramnwrico per il mancato successo del colpo di mano su Fener tentalo la nolfe scorsa. Non è la prima volta che il reparto d'assalto non corrisponde a q11a1110 si pOlrebbe e dovrebbe pretendere da l11i e sopratr11tto biasimevole è la facili là con cui gli uomini perdono il collegamento e la coesione. Ciò che 11011 può essere spiegalo né zanto meno scusa/o dalla neh/Jia o dalla oscurità le quali anzi dm 1rebbero favori re queste piccole azioni di sorpresa. La mia presente disapprovazione generica non Ìl!firma, ben i111eso, le disposizioni che crederò di prendere contro chi, in seguiro ai ri.rnltali dell'inchiesta in corso, siasi di111.o s1ra10, per i11dolenza o per debolezza o per qualunque altra ragione, impari al suo compito."

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re, sia pure con una cadenza ridotta, dopo aver ricevuto le segnalazio1ù relativi ai colpi d'arma da fuoco ed agli scoppi di petardo e bom ba a mano nei pressi di Osteria e cli Fener, lungo il presunto percorso delle pattuglie. Si trattava però di una misura non necessaria, in quanto eia parte austro-ungarica non vi fu alcun tentativo di inseguimento. Le perdite degli incursori furono minime, un sergente ucciso davanti ad Osteria da una bomba a mano avversaria ed undici feriti, tra i quali un ufficiale, ma lo scopo dell' operazione non era stato raggiunto e di ben poca consolazione era il fatto di aver acquisito una migliore conoscenza della sistemazione difensiva a sud di Fener, rivelatasi ben più solida cli quanto atteso. Nella notte sul 1O maggio due grossi nuclei di arditi del X calarono verso il torrente Ornic sotto la protezione di alcuni plotoni della Brigata Trapani con l' obiettivo di portarsi oltre il piccolo corso d'acqua e tentare da questa parte la stessa operazione di rastrellamento conclusasi due giorni prima con un nulla di fatto. Il nucleo cli sinistra, sceso verso Ronchi, superò senza difficoltà il torrente e si spinse fino alla località Molino dei Faveri, senza trovare traccia dell'avversario, per poi rientrare nelle trincee del Monfenera seguendo lo stesso percorso dell'andata. TI nucleo di destra invece, iniziata dieci minuti dopo la mezzanotte la discesa verso il caseggiato di Caola ed il corso clell'Ornic, riusciva verso l'una a superarne con gli elementi di pu nta il ripido ciglione di riva sinistra, alto in quel punto non meno cli otto metri , e ad appostarsi sotto i reticolati retrostanti. Mentre però il grosso affrontava a sua volta la breve scalata, l' allarme lanciato da una vedetta scatenava una vivace reazione con scariche di fucileria e lancio cli bombe a mano. Con un razzo Very il comandante degli arditi chiese l'intervento dell'artiglieria divisionale, fino a quel momento impegnata in un blando tiro di ingabbiamento, e cercò poi di dare l'assalto alla posizione mentre, gridando ordini a voce spiegata, tentava di far credere all ' attacco di un inesistente battaglione. Lo stratagemma non ebbe tuttavia successo e cli fronte al reticolato intatto ed accanitamente difeso l'ufficiale si vide costretto ad ordinare la ritirata. J1 grosso degli arditi rifluì nelle linee italiane verso le 4,30, con una trentina cli feriti tra i quali due ufficiali, ma fino all'alba ed oltre altri arrivarono alla spicciolata, segno che anche in questa operazione i nuclei di incursori si erano sfaldati, sia pure sulla via ciel ritorno. L'andamento dell ' azione era stato seguito dalle posizioni del Monfenera attraverso i rumori del combattimento e verso I' 1,25 dalle linee italiane era stato sentito anche l'urlo di Savoia che aveva accompagnato il tentato assalto. Subito dopo l'attenzione çli tutti era stata distratta dall'artiglieria austro-ungarica entrata in azione dalle posizioni di Monte Bastia, Segusino e Monte Cornella per battere con insistenti e frequenti salve cli batteria le trincee del Monfenera e la valle deJI ' Ornic. Su richiesta della 24" Divisione i medi calibri avevano risposto con tiro di controbatteria ma verso le 2 il duello si placava ed un'ora più tardi sul fronte regnava la calma. Soltanto le batterie italiane, dal momento che non era stato visto alcun segnale di "cessata operazione", continuarono il tiro cli interdizione, ma con cadenza dimezzata, ed alle 4 ebbero l'ordine cli cessarlo del tutto. Nel suo rapporto settimanale al comando della 4a Armata il I Corpo d'Armata si premunì cli precisare che soltanto la prima delle tre operazioni era stata un assoluto insuccesso, soprattutto perché condotta fiaccamente, mentre le alt.re avevano almeno permesso di accertare lo stato delle difese intorno a Fener, ed in particolare la presenza cli robusti reticolati, sorvegliati da posti di guardia, sistemati a sbamunento degli accessi da sud e da ovest. Tuttavia lo scopo della cattura di prigionieri era stato mancato e vi erano altri motivi per tracciare della settimana un bilancio non certo esaltante. Furono questi gli aspetti che Piacentini volle sottolineare in un documento inviato qualche giorno più tardi alle sue due divisioni, nel quale affennava senza mezzi termini che le tre operazioni erano completamente fallite4. I rilievi che Piacentini intendeva fossero portati a conoscenza di tutti gli ufficiali ed i soldati del X Reparto cl' Assalto, come pure dei reparti che avrebbero potuto trovarsi a cooperare con gli arditi, riguardavano il costante venir meno di. tre requisiti fondamentali per la riuscita di un'azione notturna, vale a dire il silenzio, la coesione e la volontà cli riuscire. In merito al primo, il fatto che il percorso dei nuclei

4 Comando r Corpo cl' Annata, Operazioni 1101turne, 11°1749 del 16 maggio 1918, AUSSME, Rep. B-1, Racc. llOD, 14a, I Corpo cl ' Armata, Operazioni varie 1918.

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d'assalto fosse stato regolarmente punteggiato da colpi di fucile e da scoppi di bombe a mano tradiva la poca serenità. di spirito dei loro componenti, spinti forse ad agire in questo modo dall' inconscio desiderio di farsi coraggio o dalla speranza cli impressionare il nemico. Qualunque ne fosse stata la causa questo comportamento era assolutamente deprecabile perché serviva soltanto ad avvertire l' avversario dell'avvicinarsi degli incursori ed a metterlo in grado di farvi fronte. Quanto al secondo, il comandante ciel I Corpo d'Armata non poteva non rilevare come tutti i rapporti segnalassero il rientro alla spicciolata degli uomini nell'arco di tre o quattro ore, lasciando intendere come i plotoni si fossero sbandati al primo accenno di resistenza. Ciò spiegava perfettamente la mancata riuscita delle azioni ed era anzi un caso fortunato che le perdite non fossero state ben maggiori e che nessun uomo fosse rimasto in mano agli austro-ungarici. Ordine e coesione non dovevano dunque venir meno ed il fatto che ciò si fosse verificato era indice cli scarsa disciplina nella truppa e cli mancanza di polso negli ufficiali. Gli ufficiali erano toccati direttamente anche dall ' ultimo dei rilievi mossi da Piacentini, che individuava un denominatore comune alle tre azioni nella mancanza cli determinazione, al punto da dubitare che i reparti fossero davvero arrivati fin dove asserivano di essersi spinti. Se veniva meno la volontà cli riuscire a nulla valeva preparare al meglio le operazioni, né impartire le raccomandazioni più appropriate. La severa rampogna si concludeva con un incitamento che chiariva anche lo scopo, forse non a tutti chiaro, di questo tipo di azioni: "Ho parlato chiaramente perché nessuno fraintenda. La stima immensa e la fiducia illimitata che ho nelle truppe del corpo d 'armata, mi fanno sicuro che, nelle successive operazioni notturne, eh.e è indispensabile compiere per avere notizie del nemico che abbiamo di fronte, otterremo i risultati che speriamo; questi, ,nentre saranno di grande giovamento per tenere orientali i comandi superiori, daranno poi alte truppe la giusta soddi.~fazione ed il meritato premio che derivano da operazioni ben riuscite". Il X Reparto cl ' Assalto avrebbe avuto ben presto un' altra occasione per tentare, sullo stesso tratto di fronte e con lo stesso scopo, la cattura di prigionieri. I tre tentativi non riusciti avevano perlomeno consentito di tracciare un quadro più. preciso delle difese eia superare e su queste basi, accantonata l'idea di un colpo di mano basato essenzialmente sulla sorpresa, venne messo a punto un piano che contemplava un'azione diversiva contro la linea delle piccole guardie sulla sponda sinistra dell'Ornic ed un concorso dell'artiglieria non piì1 limitato a tiri di ingabbiamento e di interdizione. Le batterie cli medio calibro messe a disposizione dal comando del I Corpo cl' Armata avrebbero dovuto sviluppare un' azione di distruzione tra le 1.8,30 e le 23,45 del giorno x-1, a partire cioè da un'ora in cui c'era ancora luce sufficiente per permettere agli osservatori cli aggiustare il tiro sia sugli ostacoli posti a sbarramento degli accessi a Fener eia nord-ovest e da sud, verso il cimitero e la stazione ferroviaria, sia sul reticolato disteso lungo la sponda sinistra clell'Ornic, tra La Madonnetta e le prime case cli Alano. Qui però già alle 22,45 il tiro cli distruzione avrebbe dovuto essere sospeso e sostituito dal tiro di ingabbiamento dei piccoli calibri, per lasciare spazio all'irruzione di un plotone della Brigata Taranto che dal vallone di Casera Val Guerra aveva il compito di assalire gli avamposti oltre il torrente. Contemporaneamente sarebbe iniziato il tiro cli ingabbiamento nel settore cli Fener, sovrapposto al tiro di distruzione fino alle 23,45 e proseguito dopo il termine cli questo fino alle 3,45 del giorno x. In questo intervallo di tempo si sarebbe svolta l' azione principale con la partecipazione cli una compagnia del X, su tre plotoni, una sezione pistole-mitragliatrici ed una sezione lanciafiamme, e di un plotone di fanti della Brigata Gaeta. La compagnia del reparto d'assalto, agli ordini del capitano Francesco Santoro, scendendo da Casera Alta per la mulattiera che sbocca a sud cli Fener, doveva penetrare nel paese da sud e spingersi fino al margine settentrionale dell' abitato. A protezione del suo fianco sinistro il plotone della Gaeta sarebbe sceso da Bolde per attestarsi tra il cimitero e la chiesa, così da poter respingere eventuali contrattacchi provenienti da Faveri. 11 dispositivo cli sicurezza, a vantaggio dei reparti destinati a penetrare nelle linee nemiche, era costituito da altri cinque plotoni di fanti appostati sugli speroni che dalla dorsale del Monfenera calavano verso l'Ornic: un plotone del 144° a nord di Pascoletto, due plotoni del 143° rispettivamente a nord delle località di Caron e di Comet, due plotoni del 264° oltre Forzellette ed a Prà cli Spada. li loro compito era quello -255-


di coprire lo spiegamento dei nuclei cl' assalto e di coprirne il ripiegamento dalle sponde dell'Ornic e dalle case di Fener, pronti ad intervenire per faci li tarne il disimpegno qualora il loro intervento fosse richiesto dall'uno o dall'altro nucleo con il lancio di razzi a stelle bianche e rosse alternate. Con l'eccezione di questa situazione di emergenza, era prescritto che i reparti d'attacco facessero uso dì razzi di segnalazione, in questo caso a stelle verdi, soltanto per dare il segnale d i "operazione fin i la" al momento cli prendere la via del ritorno. Questa incombenza era affidata al comandante della compagnia del X, a c ui spettava il ruolo principale, e lo stesso razzo sarebbe stato il segnale della ritirata anche per i due distaccamenti di fanti. A ribadire l'importanza di agire nel massimo silenzio, evitando quei comportamenti che avevano contribuito a far fallire i precedenti tentativi, arditi e fanti avevano l'ordine cli non far uso delle armi da fuoco e delle bombe a mano se non attaccati. Allo stesso modo la sezione lanciafiamme e la sezione mitragliatrici che accompagnavano i plotoni del X dovevano astenersi dall' intervenire con le loro armi se non per assoluta necessità. La preparazione venne affinata nella seconda decade di maggio con un accurato studio delle posizioni avversarie, fatto con binocoli a forte ingrandimento dagli osservatori di Monte La Castella e dalle trincee di Panigasse, e con ripetute ricognizioni lungo i percorsi di avvicinamento, ad opera cli pattuglie spinte nottetempo fi no al margine meridionale di Fener. Tutto era pronto per la notte sul 20 maggio, il giorno x degli ordini cli operazione, ma per quanto si fosse cer.c ato di prevedere ogni possibile evenienza, il colpo di mano avveniva in un settore già messo in allarme dai precedenti tentativi e questa circostanza non poteva non condizionarne l' esecuzione. La preparazione d'artiglieria, iniziata regolarmente alle 18,30 del 19 maggio, si sviluppò in accordo ai piani con il passaggio agli orari convenuti dal tiro cli distruzione al tiro di ingabbiamento. Anche l'azione diversiva si svolse senza inconvenienti ed il plotone del 144°, sceso alle 22,45 da Casera Val Guerra, si portò senza incontrare resistenza sulla carrareccia della Maclonnetta, dove, sempre indisturbato, rimase appostato fino all'alba. Delle due azioni su Fener, quella secondaria, affidata ai fanti della Gaeta, fu anch'essa senza storia, mentre una forte opposizione incontrarono gli arditi. La compagnia ciel X agli ordini del capitano Santoro, formata dai plotoni del tenente Blangini e dei sottotenenti }..faida e Lavè, con una forza di 35 uomini ciascuno, era stata trasportata in autocarro presso il comando de,! lll/263° la sera del 18 maggio e la mattina dopo tutti gli ufficiali ed i sottufficiali erano andati in ricognizione sul costone di quota 262 per studiare il percorso eia compiere ed il terreno su cui avrebbero dovuto agire. La sera del giorno 19 i plotoni uscirono uno dopo l',ùtro alle 21,45, procedendo in linea di fia nco preceduti e fiancheggiati da pattuglie di sicurezza. li capitano Santoro marciava in testa alla colonna e con lui si trovavano il sottotenente Lavè e la squadra incaricata del trasporto dei tubi Bangalore, lunghi cilindri metallici riempiti con gelati na esplosiva da utilizzare per squarciare i reticolati. La marcia si svolse in perfetto ordine ed in assoluto silenzio anche quando, nei pressi di Prà di Spada, gli arditi dovettero attraversare una zona battuta dall' artiglieria nemica, ev identemente messa in allarme dall' attività delle batterie italiane ed impegnata ad interdire le vie di avvicinamento a Fener. Poco oltre Santoro ordinò una breve sosta, dato l' anticipo sull 'ora prevista per l' irruzione, e fece poi riprendere la marcia muovendo con i plotoni in linea a cavallo della mulattiera Casa Marcon - Fener. l due plotoni d'ala avevano il compi to di proteggere i fianchi e davanti al plotone cli centro, ad una distanza di circa cinquanta metri, procedeva la pattuglia d'avanguardia del sottotenente Lavè. In questa formazione la compagnia arrivò alle 23,40 a quota 262, eia dove gli arditi poterono osservare l'azione delle batterie cli medio calibro che stavano completando la fase del tiro di distruzione su Fener e su i suoi accessi. Cinque minuti dopo, all 'ora fissata, si lanciarono giù per il pendio ed avevano percorso appena un centinaio cli metri quando l'avanguardia fu investita dalle fucilate provenienti da una inattesa linea cli piccoli posti. Qualche ardilo rispose al fuoco ma gli ufficiali, in aderenza all ' ordine cli non sparare, se non in caso cl i assoluto bisogno, misero subito termine a questo scambio di colpi e lanciarono in avanti i loro uomini. Gli occupanti dei piccoli posti, una serie d i buche per tiratore intervallate di una trentina di metri e scavate di recente, non aspettarono l'urto e si ritirarono rapidamente in direzione della strada Fener - Pederobba con gli arditi alla calcagna. Nell 'insegu imento la pattuglia cli testa, a cui si era aggregato il capitano Santoro con uno dei suoi uomini, venne a trovarsi distaccata di

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un centinaio di metri ed in questa situazione fu investita cli fronte e su l fianco dai colpi partiti da una casa lungo la strada provinciale e da postazioni sul fianco del piccolo costone che eia quota 262 scende verso Fener. Contemporaneamente dalla casa venivano lanciati dei razzi rossi e subito I' artiglieri a nemica apriva un intenso fuoco cli sbarramento anche con l'impiego di granate a gas. La pattuglia di testa con i due ufficiali proseguì sullo slancio ed arrivò alle prime case dove catturò un soldato ungherese dal quale gli arditi appresero che il paese era fortemente presidiato. A questo punto, ritenendo esaurito il suo compito, Santoro ordinò di tornare indietro ma dopo poche centinaia di metri il suo gruppo fu assalito da più lati . Sia lui che il sottotenente Giuseppe Maida furono feriti da schegge cli bombe a mano e lasciati indietro come morti, mentre il resto ciel loro drappello riuscì ad aprirsi un varco ed a ripiegare sul resto del reparto trascinando il prigioniero. Al rumore del combattimento il grosso della compagnia aveva cercato raggiungere l'avanguardia ma non era riuscita a superare la zona battuta dall'artiglieria ed era venuta a trovarsi a sua volta sotto il fuoco dei tiratori appostati sul costone cli quota 262. Era da poco passata l'una e la notte era ancora lunga, ma fallita la sorpresa e con tutto il settore in allarme non era pensabile insistere nell' azione. Gli arditi iniziarono così a piccoli gruppi la risalita verso le linee italiane, avviando per primi i feriti e, sotto buona scorta, il prezioso prigioniero. Ultim i a rientrare, dopo le 4 del mattino, furono i due ufficiali rimasti , attardatisi con alcuni uomini ad attendere i ritardatari ed a cercare i dispersi della pattuglia di punta. Il ritorno alla spicciolata di qualche altro ardito permise poi di rivedere il conteggio iniziale che dava un totale di 14 dispersi, tra i quali il comandante di compagnia ed un comandante di plotone. Ullimate le verifiche, oltre al capitano Santoro ed al sottotenente Maicla, il X lamentò in quell'incursione su Fener altri otto dispersi e quattro feriti. Per qmmto nel ripiegamento la compagnia si fosse frazionata in più gruppi , ben poco poteva essere imputato ai protagonisti dell ' azione. La marcia di avvicinamento ed il combattimento erano stati affrontati con slancio e gli ufficiali avevano sempre tenuto alla mano i loro uomini guidandoli con polso fermo. Un maggior ordine nella fase di rienu·o sarebbe certo stato auspicabile ma le sue modalità erano state imposte dalle vicende del combattimento, e forse anche dal desiderio d i mettere quanto prima al sicuro il prigioniero catturato. L'essersi trattenuti nella terra di nessuno per cercare i compagni mancanti testimoniava poi lo spirito di corpo del reparto, cli cui si sarebbe avuta un ' altra prova nei giorni seguenti. Una pattuglia di otto volontari al comando di un ufficiale, infatti, chiese ed ottenne cli uscire a cercare i corpi dei due ufficiali nella notte sul 24 maggio, senza peralu·o trovarne traccia. Per il momento i comandi erano soddisfatti ed il X Reparto d' Assalto aveva riscattato i recenti fallimenti. L'indomani dell'azione, alle 10,30, sul campo d'esercitazione ciel Vll Reparto cl' Assalto a nord di Chiesa, il comandante della 4a Armata, davanti al X ed a due battaglioni della 70a Divisione schierati in armi , decorò con la medaglia d' argento al valor militare il capitano Santoro, il tenente Maida, il sergente Colangelo e l'ardito Zurini.. Una medaglia cli bronzo andò ai due ufficiali superstiti e ad altri due arditi del reparto. Per tutte ricordiamo la motivazione della decorazione concessa al capitano Santoro5: "Comandante di una compagnia d 'assalto attaccava una posizione nemica d~fesa da numerose forze con animo deciso e con esemplare vigore, portatosi in testa all'avanguardia della colonna circondata da forze superiori, sotto violento fuoco nemico, non perdeva di mira il compito suo ed affermava ancora ai dipendenti di dovere e volere giungere a qualunque cosro alla in.eta. Cadeva inseguendo con parte dei suoi uomini i nemici .fuggenti". Quando il generale Giardino premiava il valore degli arditi del X, il reparto aveva appena cambiato in I il numerale che lo contraclclistingueva, a seguito delle disposizioni ciel Comando Supremo che ailineavano, a partire dal 20 maggio, il numerale dei reparti d'assalto a quello dei corpi d'armata d'appartenenza. Come tale non ebbe però modo cli distinguersi dal momento che, nel settore Tomba - Monfenera, la Battaglia del Solstizio non diede luogo ad alcuna significativa azione delle fanterie. Esauritasi l'offensiva au·5 Dati per morti, Sanloro e l\faida erano stati in realtà catLurali e rientrarono entrambi al term ine del conflitto. I l capitano fu protagonista di uno sfortunato tentativo di fuga che si concluse con una nuova cattura dopo sedici giorni (AUSSME, Rep. F- 1I , Commissione inleJT(Jgatrice dei prigionieri di guerra restituiti dal nemico, Reparti cl' Assallo).

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stro-ungarica, il J Reparto d'Assalto fu trasferito il 22 giugno al Corpo d'Armata A per anelare a far parte della 2a Divisione cl' Assalto, costituita il 27 giugno 19186. Inserito nel 5° Gruppo d'Assalto, con il V Reparto d'Assalto ed il XV Battaglione Bcrsaglieri7, che sarebbe però arrivato soltanto il 9 luglio sistemandosi a Zovon , il reparto venne dislocato inizialmente a Veggiano e quindi dal 2 luglio a Boccon, nei pressi di Vò Centro, dove era accantonato il comando di gruppo con il V. Il giorno dopo gli veniva aggregato il 2° Reparto Cannoncini da 37 mm, già appartenente alla Il Brigata Bersaglieri 8. Con il passaggio alla grande unità iniziava un nuovo ciclo d'addestramento in cui diventava preminente la capacità dei reparti cli operare in una dimensione che non era più quella della compagnia o del battaglione. Nell'estate del 19 18 i momenti salienti dell'attività istruzionale furono quindi le esercitazioni a livello cli gruppo, effettuate cli solito con il sostegno del gruppo d'artiglieria da montagna divisionale, che il 5° Gruppo iniziò il 19 luglio sul terreno d'addestramento cli Monte Allore, alla presenza ciel comandante del Corpo cl' Armata cl' Assalto, tenente generale Francesco Saverio GrazioH. Rinforzato da qualche decina cli complementi, il reparto partecipò alla cerimonia del 21 agosto, a Granze delle Frassinelle, in cui il Re d'Italia passò in rassegna il corpo d'armata consegnando lo stendardo di combattimenro ai reparti d'assalto e decorando gli arditi distintisi nei recenti fatti d ' annc, fu impegnato in un'esercitazione del 5° Gruppo a Monte Altore il 23 agosto, finalizzata a mettere a punto le procedure per i collegamenti, e quattro giorni dopo prese parte tra il Brenta ed il Bacchiglione ad una manovra di più ampio respiro, con l' intervento di tutta la divisione, dedicata al tema della guerra in campo aperto. li 13 settembre il I lasciò temporaneamente la sua divisione, nel frattempo in corso di trasferimento nella zona di Riese, e fu trasportato in autocarro a Obledo, a disposizione della 70a Divisione per un'azione sull'Ornic, nello stesso settore dove aveva operato in maggio. Il compito assegnatogli era la cattura dei posti avanzati che gli austro-ungarici avevano sistemato sulla sponda destra del torrente sul costone di Casa Forzellettc, tra Val Forzellette e Val Bront, ed a Case Caola. Studiata con molta cura dal comandante del reparto, maggiore Luigi Guglieri, la piccola operazione fu portata a termine nella notte sul 21 con l'intervento cli due plotoni e cli una sezione pistole-mitragliatrici della l" Compagnia del capitano Carletto e di un identico contingente della Y Compagnia del capitano Imbi mbo. J due distaccamenti uscirono dalla linea elci posti avanzali poco dopo le 21 ed iniziarono l'avvicinamento ai loro obiettivi, presidiati da una sessantina di uomini, con una formazione che prevedeva palluglie d'attacco e pattuglie di copertura. Nel caso della la Compagnia diretta contro Casa Forzellette le due pattuglie d' attacco, forti ciascuna di 23 uomini al comando di un ufficiale e destinate ed investire il poslo d'osservazione dai due lati, potevano contare sull'appoggio non solo cli una sezione pistole-mitragliatrici, appostata alla testata di Val Bolde a protezione del fianco si nistro, ma anche di una grossa pattuglia di una quarantina cli uomini armati di carabine automatiche O. V.P., con il compito di portarsi sul costone tra Val Bront e Val Bolde ed eliminarvi gli elementi avversari che eventualmente vi fossero appostati. L'ordine di osservare il massimo silenzio, l'assoluto divieto cli usare razzi cli segnalazione, con la conseguente disposizione di agire sulla base di unarigorosa successione dei tempi, la raccomandazione di privilegiare le bombe a mano al momento dell'assalto, danno il tono dell'azione durante la quale, per riconoscersi nell'oscurità, gli arditi portavano un bracciale bianco. L'esito fu però sul punto di essere compromesso dall'inopinato intervento cieli' artiglieria, che per circa mezzora, tra le 23,15 e le 23 ,45, sviluppò una vivace azione di fuoco battendo la valle dell'Ornic e la conca di Alano, e dall'indecisione delle pattuglie della 3" Compagnia, che poco dopo la mez-

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Il 21 giugno 19 18 il .l Reparto d ' Assalto con tava 30 ufficiali e 660 uomini di truppa, con 33 muli, 17 carrette, 3 sezioni rni trag liatrici , 3 sezioni lanc iafiam me ed una sezione lanciatorpedini Bettica. Il reparto fu prescelto per il trasferimento alla grande unità in formazione proprio perché, insieme al VI che lo avrebbe seguito, si distingueva dagli altri reparti d'assalto della 4° Arrnata per essere in huone condizioni di enìcienza, grazie al fatto di non aver troppo sofferto nella Battaglia del Solstiz io. 7 Il XV Battaglione Bersaglieri aveva fatto in precedenza parte deJJe forze schierate a presidio della Libia. 8 Il 3 agoslo 19 18 il 2° Reparto Cannoncini da 37 mm fu sostitu ito dal 14°, sempre aggregato al I Reparto d'Assalto. L'altro reparto cannoncini assegnato al 2" Raggruppamento cl ' Assalto, il 10°, era aggregato al XIV Reparto cl' Assalto del IV Gruppo. Il 2° Reparto Cannoncini rientrò quello stesso giorno al la II Brigata Bersaglieri.

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Schema del colpo di mano eseguito nella valle dell' Ornic nel la notte sul 2 I settembre 1918 da elementi ciel I Reparto d' Assalto, con indicati gli obiettivi ed i percorsi assegnati ai diversi distaccamenti d'attacco (AUSSME. Rep. B-1 , Racc. 1100 14a, I Corpo d'Annata, Operazioni Vario 1918)

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zanotte, al primo accenno di resistenza, rinunciarono a spingere a fondo l' attacco per poi ritirarsi su ordine del comandante di compagnia dopo un breve ed inconcludente scambio di colpi. Il portaordini inviato ad accertarne la situazione non trovò più la compagnia nella posizione prevista ma l'incertezza sulla sua sorte fu di breve durata: alle 2,30 una telefonata avvertì Guglieri che era appena rientrata, con un paio di feriti. A guell' ora si era già conclusa ma in modo ben diverso anche la parte dell'operazione affidata alla compagnia del capitano Carletto. Le sue due pattuglie d ' attacco alle 0,50 avevano puntualmente assalito dai due lati l'avamposto di Casa Forzellette avendo ragione con le bombe a mano ed i moschetti del piccolo presidio, i cui superstiti si erano dati alla fuga inseguiti anche dal fuoco della pattuglia di copertura annata di carabine automatiche, portatasi in posizione senza trovare resistenza. A questo punto, soprattutto dalla direzione della Val Bront, si delineava un deciso ritorno offensivo dell'avversario, appoggiato dal fuoco di una mitragliatrice, e benché il tentativo fosse respinto, il maggiore Guglieri, preoccupato del fatto che ormai tutto il settore era in allarme, e nella convinzione che insistere non avrebbe portato ad alcun risultato, alle 2,20 inviò al capitano Car.letto l'ordine di rientrare. La P Compagnia si ritirò ordinatamente, attraverso il tiro di interdizione che batteva le pendici del Monfenera, ed alle 3,30 il suo comandante fu l' ultimo a riguadagnare le linee italiane. L'azione era riuscita solo in parte, ma nulla poteva essergli imputato, come del resto il maggiore Guglieri avrebbe riconosciuto nel suo rapporto, riservandosi di proporlo per una ricompensa e stigmatizzando invece il comportamento dell'altro comandante di compagnia. Per la 1• Compagnia il bilancio dell'operazione fu di una decina di avversari abbattuti in combattimento ed un prigioniero catturato, al prezzo di perdi te relativamente contenute, 4 morti ed 8 feriti. Questo risultalo, insieme alla tenacia con cui aveva insistito nell' azione ed all'ardore combattivo di cui i suoi uomini avevano dato prova, giustificavano ampiamente l'elogio indirizzato al reparto dal comandante della Brigala Trapani, responsabile cli quel tratto cli fronte. Esaurito il suo compito, il I Reparto cl' Assalto si ricongiunse il 22 settembre alla divisione, nel frattempo salita in prima linea sul Grappa, nel settore Asolone - Pertica, venendo trasportato in autocarro da Obledo alla Valle dei Lebi per sostituire sulla cosiddetta linea di sbarramento delle Pendane un battaglione del 21 ° Reggimento Fanteria. Il 27 settembre gli ardili rilevarono i bersaglieri ciel XV Battaglione nelle trincee di prima linea di Monte Coslon, dove rimasero fino a] 6 ottobre, quando, nel quadro della sostituzione della 2a Divisione cl' Assalto con la 15" Divisione di Fanteria, lasciarono le loro posizioni per radunarsi a Semonzo e di qui proseguire per Riese. Gli spostamenti non erano però finiti, in previsione ciel prossimo passaggio alle dipendenze dell'8a Armata la divisione fu concentrata nella zona di Castelfranco ed il I Reparto d'Assalto, con il resto ciel 5° Gruppo, venne sistemato intorno a Salvarosa. Dieci giorni dopo la divisione ebbe l'ordine cli raggiungere le posizioni di partenza per il balzo oltre il Piave ed i movimenti necessari per assumere il nuovo schieramento iniziarono la sera ciel 21 ottobre, portando il 5° Gruppo cl' Assalto a disporsi a cavallo della strada Camalò - Povegl iano. Da qui il gruppo, rinforzato da una batteria da montagna, si mosse sotto una pioggia battente alle 17 del giorno 24 per attestarsi sulla riva ciel fiume a nord-ovest cli S. Andrea, solo per essere richiamato tre ore più tardi, quando alla 2a Divisione cl' Assalto venne comunicato che l'operazione era sospesa a causa della piena del Piave. Trascorsa in attesa di ordini la giornata del 25 ottobre, ancora segnata da lunghe ore di pioggia, il I Reparto d ' Assalto tornò a prendere posizione sull' argine destro del Piave tra Nervesa e Casa Pastrolin, nel settore assegnato al 5° Gruppo, nel tardo pomeriggio del 26. I primi traghetti lasciarono la sponda alle 19,15 da Villa Berti e da Casa Pastrolin, trovandosi ben presto a lottare con una forte corrente che trascinò alla deriva una buona metà della decina di barche messe in acqua, ed altrettanto difficile si dimostrò la costruzione delle passerelle9. Un quarto d ' ora dopo iniziò il traghettamento anche del V Reparto cl ' Assalto, l'altro reparto cli prima schiera del gruppo, sotto un furioso tiro cli sbarramento cieli' artiglieria austro-ungarica. In queste condizioni i traghetti riuscirono a portare oltre il Piave solo una metà ciel V e meno cli

9 Il 5° Gruppo d' Assalto avrebbe dovuto passare il (ìume con i due traghetti messi in opera da Villa Berti e Casa Pastrolin. dei quali solo il secondo fu effetti vamente attivato, ed una passerelle ed un ponte di barche presso Casa Pastrolin.

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una compagnia del I Reparto d'Assalto. Data la violenza della reazione avversaria e la forza della corrente ponti e passerelle erano stati spinti a non più di 40 o 50 metri dalla riva, risultato raggiunto a fatica ed a prezzo cli perdite non trascurabili tra i pontieri, quando verso le 2 del mattino la passere.Ila a monte cli Nervesa venne spezzata dall'urto cli un rottame trasc inalo dalle acque ed i suoi galleggianti anelarono a finire contro quella di Casa Pastrolin, rompendo anche questa in due tronconi. La clistruz.ione del troncone di ponte di barche in allestimento presso questa località fu invece dovuta all' azione dell'artiglieria avversaria ed a nulla valse l'ordine ciel comando di divisione di concentrare uomini e mezzi per completare almeno un passaggio. Ben presto fu infatti chiaro che l'operazione, anche per la stanchezza dei pontieri e l' esaurirsi delle scorte di materiale, non aveva possibilità di riuscita. Mentre i reparti avevano l' ordine di ripiegare sulle posizioni di attesa per sottrarli al bombardamento, i pontieri tentarono di recuperare con le imbarcazioni rimaste gli uomini lasciali sull 'altra sponda, ma anche quest'ultimo sforzo fu in buona parte vanificato dalla piena. Rimasero tagliati fuori sulla riva opposta 8 ufficiali e 210 arditi ciel V, e sull'Isola Lucca 35 arditi del I al comando ciel sottotenente Chirici. Questo piccolo drappello, attaccato di fronte e sui fianchi da forze superiori munite cli mitragliatrici, si schierò a semicerchio con il fiume alle spalle e riuscì ad organizzare una resistenza efficace. Sebbene fosse stato possibile stab.ilire un collegamento a mezzo di nuotatori , tutti i tentativi cli rifornire e rinforzare Chirici ed i suoi arditi furono frustrati dalla piena e dal fuoco di sbarramento dell'artiglieria austro-ungarica. Dopo le 2 del mattino, deciso ormai il rinvio del passaggio del Piave eia parte della 2a Divisione cl ' Assalto, si tentò cli nuovo il recupero cli quegli uomini, ma le barche inviate a questo scopo non riuscìrono a vincere la forza della corrente e furono trascinate a valle . La piccola testa di ponte sarebbe stata spazzata via il giorno dopo e sorte non migliore avrebbe avuto quella creata dal V Reparto cl' Assalto. Se si escludono .i due nuclei rimasti isolati oltre il fiume, la divisione non aveva subito perdile particolarmente gravi ed a soffrire era stato quasi esclusivamente il 5° Gruppo. Ai suoi reparti infatti appartenevano non solo gli uomini destinati alla morte od alla prigionia al di là delle acque impetuose del fiume, ma anche buona parte elci 101. feriti , degli 8 morti e dei I O d ispersi registrati dalla grande unità nella notte sul 27 ottobre. La situazione oltre il Piave, a nord e soprattutto a sud del settore elci Montello, stava intanto volgendo a favore delle armi italiane e per sfruttare il momento propizio Ja 2" Divisione d ' Assalto ebbe l'ordine di tentare di nuovo il passaggio nella notte sul 29 ottobre. Il 5° Gruppo, con i due reparti cl ' assalto ridotti nei loro effettivi 10, si portò sulla riva sinistra per primo, seguito nell ' ordine dal 6° e dal 4°, utilizzando un ponte di barche gettato poco a valle del ponte ferrov iario della Priula. Il movimento, iniziato alle 6,25 del mattino, fu completato senza incontrare opposizione verso le 9, ora in cui il gruppo si trovava attestato con tutti i suoi reparti sulla riva orientale ciel canale Piavesella. Da queste posizioni arditi e bersaglieri proseguirono verso S. Salvatore, dove arrivarono alle 10,50 avendo catturato lungo la strada una compagnia austro-ungarica e fatto un abbondante bottino di armi e materiali. Dopo una breve sosta, appena disturbata dall'intervento di quattro mitragliatrici, subito ridotte al silenzio uccidendone i serventi, il 5° Gruppo si rimise in marcia alle 18 in direzione di S. Pietro di Felelto. Entrati io questa località alle 3,30 del 30 ottobre, al termine di una marcia notturna rallentata soprattutto, se non soltanto, dal pessimo stato delle strade, i due reparti d 'assalto ed il XV Battaglione Bersaglieri ebbero l'ordine di portarsi a Serravalle e Vittorio. La colonna, messasi in movimento alle 8,30, sboccò verso le 15 nella conca cli Revine, dove la testa andò ad urlare contro uno sbarramento difeso eia m itragliatrici. Si trattava di una retroguardia lasciata a copertura della ritirata di cui una compagnia del I Reparto d' Assalto ebbe rapidamente ragione. In questo combattimento, l' ultimo sostenuto dal reparto, un numero imprecisato di prigionieri e cli mitragliatrici si aggiunse al g ià ingente bottino fatto durante l'avanzata.

io Oltre ai 254 uomin i rimasti tagliati fuori . appartenevano ai due reparti d'assalto ciel 5" Gruppo una huona parte dei 10 1 feriti dal bombardamen to dell ' artiglieria austro -ungarica della notte sul 27 e la totali tà degli 8 morti e dei IO dis persi registrali dalla divisione a seguito del fallito tentativo di passare il Piave.

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Nella tarda sera del 30 ottobre l'avanguardia anivò a Serravalle e nella notte vi fu raggiunta dal grosso. Dopo due giorni passali in quella località, il 2 novembre nuovi ordini avviarono il 5° Gruppo verso Ponte delle Alpi ma le interruzioni stradali, e soprattutto la distruzione del ponte su l Piave, imposero una sosta a Cadola. Qui una compagnia del I Reparto d'Assalto fu aggregata alla colonna del tenente colonnello Pirzio Biroli, organizzata dal comando di divisione e composta dal III Battaglione Bersaglieri, da una batteria di artiglieria da montagna e dal 6° Squadrone Cavalleggeri di Piacenza, con il compito cli avanzare sulla sinistra del Piave su Dogna e Longarone. Il mattino seguente, superato il Piave su una passerella improvvisata, il 5° Gruppo si portò a sua volta a Longarone, ed il 4 novembre, lasciato il paese alle 11, prese la strada di Pieve cli Cadore, distaccando all' altezza di Perarolo il I Reparto d'Assalto, fatto proseguire per Borea cli Cadore dove venne raggiunto dalla notizia del!' armistizio. Trascorsi alcuni g iorni, durante i quali fu impiegato per disciplinare l' afflusso dei prigionieri , a seguito degli ordini che stabilivano il concentramento del.la divisione tra Serravalle e Vittorio il I Reparto cl' Assalto si trasferì a Colle Umberto. In quella zona rimase fi no agli ultimi giorni del febbraio 1919, quando venne sciolto contestualmente allo scioglimento della 2• Divisione cl' Assalto.

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II REPARTO D'ASSALTO

eì primi giorni del 1918 il II Corpo d'Armata, in riordinamento a sud ciel Po nell'area dì Parma, ebbe I' or~linc .di pro.cedere alla costituzione. di un reparto cl' assalto .che avrebbe ~ovuto a~sun.1ere la clenom1naz1one d1 XIII. La struttura prevista era su tre compagnie ed una sezione lanciatorpedini Bettica, con ciascuna compagnia articolata a sua volta in quattro plotoni , due sezioni pistole-mitragliatrici, una sezione mitragliatrici modello l 907F ed una sezione lanciafiamme. L'onere di fornire il personale necessario venne ripartito tra le due divisioni ciel corpo d ' annata agli ordini del tenente generale Alberico A lbricci , ciancio all' 8• il compito cli provvedere ad una compagnia con le sue due sezioni pistolemitragliatrici, a due plotoni ed una sezione pistole-mitragliatrici di un'altra, alle tre sezioni lanciafiamme, alla sezione lanciatorpedini ed al comando di battaglione, ed incaricando la 3" di riempire i ranghi dei quattro plotoni e delle due sezioni pistole-mitragliatrici della terza compagnia, cli completare la seconda con altri due plotoni ed una sezione pistole-mitragliatrici, cli formare le tre sezioni mitragliatrici 1• Gli uomini da destinare ai reparti d'esplorazione e d ' assalto, denominazione adottata dal comandante della 5" Armata, tenente generale Luigi Capello, per sottolineare la sua intenzione di preparare l'annata ad agire in campo aperto, ma anche per aggirare il divieto ciel Comando Supremo relativo alla ricostituzione cli reparti d'assalto in seno alla grande unità ai suoi ordini 2 , dovevano essere scelti tra i più intelligenti ed arditi. L'essere volontari costituiva un titolo di preferenza ma non era cli per sé un requisito, il che significava che i comandanti potevano proporre gli elementi a loro giudizio più idonei, ed anche l'aver fatto parte cli uno dei preesistenti reparti d'assalto non comportava l'automatica ammissione nelle file dei nuovi battaglioni. Per tutti, volontari o meno, era infatti necessario che i superiori gerarchici ne garantissero le doti personali e le qualità militari. All 'esigenza di effettuare un 'attenta opera di selezione si accompagnava quella, non meno sentita, cli mantenere una rigorosa disciplina. Sulla base dell'esperienza maturata tra l'estate e l'autunno era infatti ormai ben noto che il particolare addestramento impartito a questi reparti, ed il cl ima che vi si sarebbe instaurato, improntato ad una generale spigliatezza, avrebbero favorito manifestazioni di esuberanza non sempre controllate e comunque suscettibili cli degenerare in qualcosa di molto meno accettabile. Un iforme ccl equipaggiamento previsti erano quelli stabiliti dalle circolari, con qualche variante suggerita dalla situazione. Alla giubba da bersagliere ciclista con bavero rovesciato e fiamme nere si accompagnava l' elmetto con il fregio degli arditi ed il numero distintivo del reparto, ma il fucile o moschetto modello 91 era sostituito dal fucile Lebel cli fornitura francese, una chiara conseguenza delle difficoltà causate dalla perdite cli magazzini e depositi durante la ritirata. Altre dotazioni peculiari, diverse da quelle del normale soldato di fanteria, erano la borsa portabombe in sostitu7.ione del tascapane e la gavetta grande, del tipo in uso alle truppe alpine, alle quali si aggiungevano la maschera antigas e la pinza tagliafili, distribuita alternativamente al picozzino od alla vanghetta.

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Comando 8" Di visione di Fanteria, Rep{lrti d' esplorazio11e e d'assalto , 3 gennaio 1918, AUSSME, E-5. Racc. 5, li Corpo d' Annata. Costituzione reparti d'assalto. 2 Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, telegramma 11° 140342 R.S. Mob. Speciale del 20 dicembre 1917. Il messaggio, Jìrrnato dal Sottocapo di Stato Maggiore Badoglio, rispondeva negat.ivamente alla richiesta di riavere i reparti d ' assalto già appartenenti alla 2' Annata e rigellava anche quella di costituirne di nuovi, indicando invece l'opportunità di intensificare l'addcstramenLo dei militari "urditi" inquadrati nel.le compagnie di fanteria. Questo il testo: Seguito conwnicazione telefonica segnalo a \!.F.. che reparti assai/O appartenenti a 2"i\rmatafurmw incorporati a/Ira grande 11nitù et non possono essere restituiti. Stop. Tenuto conto poi della necessità rivolgere ulfle cure a addestramento unità fanteria di codesta armata et della opportunità 11011 privarle dei loro elementi migliori desidero non sia effettuata costituzione riparti assalto 1111ovi ma sia i111ens(!ìcaw istr11zio11e ardili di ciascuna compagnia fante ria. Stop. Generale BADOGLIO. 1

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li 10 gennaio, a meno degli uomini destinati a formare le sezioni lanciafiamm e, partiti il giorno 5 per la scuola cli Montecchio Emilia, il reparto venne raccolto a Medesano e sotto la stessa data, agli effetti matricolari ed amministrativi, tutto il personale passò alle dipendenze ciel deposito del 36° Reggimento Fanteria a Modena, centro di mobil itazione designato per i tre battagl ioni costituiti dai tre corpi d'armata della 5" Armata. Mentre infatti il 11 Corpo d'Armata dava vita al XIII, il XII faceva altrettanto con !' XI ed il XIV con il XII. Le modali tà esecutive erano Je stesse per tutti ed unica era anche la zona di raccolta, l'area cli Medesano, sede ciel Raggruppamento Reparti cli Esplorazione e cl' Assalto affidato al maggiore Ettore Guasco, già ciel 271 ° Reggimento Fanteria, al quale sotto la supervisione del comandante del II Corpo cl ' Armata e ra stato dato l'incarico di curare la preparazione di base dei tre reparti 3 . Prima cli poter dare all ' addestramento lo sviluppo desiderato si rese però necessario riempire i larghi vuoti creati eia una prima selezione che aveva portato all'allontanamento di non pochi ufficiali e gregari. Per il solo XIII ciò significò reperire non meno di 170 uomini da far affluire immediatamente a Medesano, integrando il numero dei volontari con elementi selezionati sulla base dei criteri già noti. Le due divisioni ed il 2° Reggimento Bersaglieri, all'epoca dipendente dal corpo d'armata, furo no invitati a provvedere in appena due g iorni, tra il 16 ed il 18 gennaio, ma lo sforzo dovette dare i suoi frutti se due settimane più tardi , in data 2 febbraio, il raggruppamento passò alle dirette dipendenze del comando d'armata. Ciò significava che il periodo della formazione e dell' istruzione di base si era concluso c che l'opera cli controllo ed indirizzo del ten ente generale Albricci non era più necessaria. Del resto proprio in quei giorni, tra il 1° ccl il 12 febbraio, la 5" Armata si stava trasferendo a tappe dall 'Emilia alla zona ad occidente ciel lago d i Garda. Lo spostamento, motivato dalla decisione di costituire una riserva strategica da impiegare nel caso cli una violazione della neutralità svizzera eia parte tedesca, venne compiuto in assetto cli guerra e finì con il rappresentare una sorta cli esame per le truppe, in uno scenario che non era più quello della trincea ma presupponeva la capaci tà di manovrare in campo aperto. li XIII fu accantonato a Palazzolo, dove rimase fino al 16 marzo quando venne sistemato con iI comando a Villa Cappuccirù e le tTe compagnie nelle locatità di Sedena, Carzago e Drugolo. In quegli stessi giorni il raggruppamento si trasformò in campo d'istruzione dei reparti d'assalto, accantonando la parola esplorazione, ed il maggiore Guasco ne ebbe la direzione assumendo nel contempo il comando de.I XIII. Il capitano Guglielmo Scognamiglio, che Io aveva avuto inizialmente ai suoi ordini, rimase come comandante cli compagnia. Anche in questo periodo non venne meno un' attenta opera cli sorveglianza e prevenzione intesa ad evitare che la naturale vivacità delle truppe d'assalto portasse ad incresciosi atti cli disciplina. In una relazione ìnv.iata il 7 aprile al comando de lla Y Armata, Albricci ricordava come gli strumenti adoperati a questo scopo fossero stati una rigorosa selezione dei candidati e l' immediato allontanamento degli elementi più riottosi4 . Queste misure, unite all'attenzione costantemente rivolta al problema della disciplina, avevano permesso di contenere il numero e la gravità degli inc.identi ma non cli eliminarli ciel tutto. A quella data era infatti in corso un'inchiesta per mancanze cli lieve entità ed e1l~1 stato necessario procedere all'epurazione di un certo numero di militari che non possedevano i requisiti inorali necessari. Per stroncare una volta per tutte questi comportamenti il comandante del 11 Corpo cl' Armata aveva anche minacciato l'allontanamento e la sostituzione di tutto il personale, se questo non avesse risposto alle sue aspettative: "Inoltre ho partecipato a tutti, ufficiali e truppa, la mia decisione di provocare il rinnovcunento totale del personale se esso non si porrà decisaniente sulla via del dovere non solo al fuoco, ma anche nel rispettare la disciplina, base del vero valore". Esaurito questo aspetto, Albricci , il cui intransigente atteggiamento stava comunque dando i suoi frutti, aggiungeva che il TI era in piena efficienza e perfettamente addestrato, in grado di dare buona prova di sé alla prirn.a occasione. Nel frattempo , svanita una possibilità di impiego nel settore delle Giudicarie, prendeva corpo l' ipotesi cli un trasferimento in Francia, ufficialmente confermata il 12 apri le. Sei giorni più tard i partiva il primo I

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Xl e XIII furono s istemati a Medesano, il XII nella vic in a Fclegara. Comando II Corpo d' Armala. Stato Maggiore, Relazione sul Xfll repano d'assalto, n° 899 Op. del 7 aprile 1918, AUSSME, Rep. F-2. Racc. I 13. 5' e 9" Armata, Reparti d' assalto . 4

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scaglione ed il 27 aprile il Il Corpo d'Annata si trovava riunito nei campi d'istruzione della zona di Mailly-le-Camp, nei pressi di Arcy sur Aube, nelle retrovie del Gruppo Armate del Norcl5 . Il XIJI partì eia Peschiera il 23 aprile ed arrivò a destinazione il giorno dopo, venendo dislocato a Viapres-le Petit. Il campo d'istruzione dei reparti d' assal to era stato sciolto il 20 aprile, con il passaggio dell'XI e della 32" Batteria eia Montagna al XII Corpo cl ' Armata6. Le prime settimane in terra di Francia furo no spese per perfezionare l'addestramento ed esercitare le truppe nell'impiego delle granate e dei fucili lanciabombe in dotazione agli alleati d'oltralpe e distr.ibuiti ora anche al lI Corpo cl' Armata, nonché per familiarizzare con le procedure in uso per i collegamenti e per la cooperazione con l'artiglieria. A completamento di questo ciclo istruzionale che interessò tutte le componenti della grande unità, fu deciso cli far effettuare alle due divisioni un turno cli trincea in un settore relativamente tranquillo ciel fronte, dove prima l'una e poi l'altra avrebbero dovuto dare il cambio ad una divisione francese. La prima ad andare in linea fu la 3", che a partire dal 13 maggio rilevò la 120" Divisione francese nelle Argonne, alle dipendenze del XIII Corpo cl' Armata. Il settore affidatole era quello dell' Aire, ad occidente di Verdun tra Avocourt e Boureilles, dove la divisione si schierò con tre reggimenti in linea ed uno in riserva, avendo con sé anche il XIV Gruppo Cannoni Pesanti Campali, due delle quattro compagnie mitragliatrici di corpo d ' armata ed il XIII Reparto d'Assalto, dislocato a Passavant. Questo primo periodo al fronte non fu segnato eia eventi di rilievo, le truppe della 3" Divisione si dedicarono soprattutto al rafforzamento delle posizioni ed alla consueta attività di pattuglia intesa ad evitare sorprese ed a prendere contatto con l'avversario. li XIII, rinumerato come Il a partire dal 20 maggio 7 , rimase a Passavant anche quando il settore, tra il 27 ed il 31 maggio, passò ali' 8" Divisione, e lasciò le Argonne soltanto quando questa, al termine del turno di trincea, s.i trasferì tra il 15 ed il 19 giugno nel settore dell' Ardrc, ad occidente dì Rcims 8. Il tenente generale Albricci aveva sollecitato dal generale Pétain un impiego più attivo del suo corpo d ' armata, ferma restando la condizione che questo avrebbe dovuto rimanere riunito sotto il suo comando. La richiesta era stata subito accolta ed il 7 giugno era arrivato il trasferimento alle dipendenze della 5" Armata, lungo il saliente creato ad ovest di Reims dall' ultima grande offensiva tedesca. In quel settore, dove la situazione era ancora incerta ed il fronte non stabilizzato, la 3a Divisione aveva assunto nelle notti dall' 11 al 13 giugno la responsabilità del tratto a nord dell' Ardre, tra la 2" Divisione Coloniale francese a destra e la malconcia 19" Divisione britannica a sinistra. L'8" Divisione al suo arrivò rilevò i britannici , prolungando verso sud il fronte affidato al corpo d'annata che venne così ad avere la responsabilità dell' intero settore dell' Ardre, dal villaggio di Vrigny a destra, dove era ìn contatto con la divisione coloniale, a quello cli Champlat a sinistra, dove si collegava con il V Corpo cl' Armata francese. Il fiume Arclre corre in direzione nord-ovest fino a confluire nella Vesle, percorrendo nella prima parte ciel suo cammino un'ampia valle pianeggiante delimitata sui due lati da altrettante dorsali collinose che si staccano con lo stesso andamento dalla cosiddetta Montagna dì Reims, dove il modesto corso d ' acqua ha la sua sorgente. Queste due dorsali dalle pendici fittamente coltivate a vigneti sono sormontate eia una successione dì piccoli e grandi boschi, dei quali i più importanti erano a destra quello di Reims, alle spalle di Vrigny, ccl a sinistra quello des Eclisses, a ridosso del rilievo più settentrionale della catena conosciuto con il nome di Montagna di Bligny. La linea tenuta dal corpo d'armata italiano appoggiava la sua destra alle alture che da Vrigny salgono alla Montagna di Reims, attraversava l' Ardre e si collegava alle posizio5 Al momento della partenza per il fronte francese il Il Corpo cl' Armata comprendeva la 3' Divisione, con le brigate Napoli e Salerno cd il 4° Reggimento Artiglieria da Campagna, 1'8" Divisione, con le brigate Alpi e Brescia cd il 10° Reggimento Artiglieria da Campagna, il 9° Raggruppamento Artiglieria Pesante Campale, il Xlll Reparto d' Assalto, il Il Gruppo Cavallq./geri di Lodi, oltre ad uniL~L minori ed elementi dei servizi, per un totale di 1.747 ufficia li e 5 I.079 uomini di truppa. 6 Il Xli si era già allontanato all 'inizio di m.irzo, quando aveva seguito il XIV Corpo d' Armata trasferito alla 7" Armata. 7 Sempre a partire dal 20 maggio, centro di mobilitazione del reparto diventèi il deposito del 36c Reggimento Fanteria a Modena. 8 Il XIII Reparto d'Assalto fu runica unità del II Corpo d'Annata che rimase nelle Argonnc per l'intero periodo in cui vi ruotarono le due divisioni ed i reparti aggregati: mentre 1'8° Divisione dava il cambio alla 3'. il XVIII Gruppo Obici Pesanti Campali rilevava il XIV e le due compagnie mitragliatrici di corpo c1·armata venivano sosti tuite dalle altre due.

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ni del V Co1vo cl' Armata poco a nord della Marna. Dato questo schieramento il compito affidatogli era quello di sbarrare la vallata ed impedire all'avversario cli superare la Montagna di Reims, coprendo così ad occidente la città e proteggendo i passaggi sulla Marna nella zona cli Epernay. Se questi fossero caduti nelle mani dei tedeschi la piazzaforte di Reims e l'intero I Corpo d 'Armata Coloniale sarebbero rimasti tagliati fuori e sarebbe stato seriamente minacciato anche il fianco sinistro della 4a Armata francese. Proprio l' occupazione della città cli Reims, insieme con l'ampliamento del saliente di ChateauThierry creato dalla precedente offensiva, era l'obiettivo immediato che l' alto comando germanico si proponeva di raggiungere nel preparare per la metà di luglio una nuova operazione su vasta scala, il cui fine ultimo era quello di richiamare e tenere impegnate a sud le riserve francesi in vista di un attacco a fondo contro le forze britanniche in Fiandra. Le prime notizie al riguardo erano arrivate al comando francese all'inizio del mese e ben presto, sia pure senza conoscere i dettagli del piano, si ebbe la certezza che l'avversario intendeva attaccare ai due lati di Reims. Di conseguenza vennero subito adottate le contromisure necessarie, con lo spostamento delle riserve verso il settore minacciato, il rafforzamento delle difese, impostate secondo il concetto della difesa in profondità con una linea avanzata debolmente presidiata destinata ad assorbire il primo urto, una linea di resistenza più arretrata, ad una distanza tale da poter sfuggire al bombardamento che avrebbe investito le posizioni più avanzate, ed ancora più indietro un complesso di unità tenute alla mano per contrattaccare i reparti avversari che avessero superato la linea di resistenza. Al concetto di una difesa tenacemente abbarbicata al terreno si sostituiva dunque, secondo una impostazione eia tempo largamente accettata, un meccanismo cli tipo elastico, fondato sulla capacità cli reagire dinamicamente e di assorbire l'urto all ' interno della fascia delle difese. Nel caso particolare del II Corpo d 'Armata questa impostazione avrebbe portato anche a schierare una divisione francese, la 120", messa agli ordini di Albricci, in seconda linea alle spalle dell ' 8", che si riteneva destinata a sostenere l'urto principale. Nel settore dell' Ardre il TJ Repano d'Assalto fu accantonato a Champillon, come parte della riserva di corpo d'armata, e come tale fu avvicinato al fronte in occasione degli attacchi sferrati dall'avversario contro le posizioni della Montagna di Bligny nelle notti sul 23 e sul 24 giugno, per poi essere protagonista con una delle sue compagnie del colpo cli mano organizzato su quello stesso tratto cli linea in quella dal 2 al 3 luglio. L' importanza cli questo modesto rilievo dalla somrnitù tondeggiante e quasi del tutto priva di vegetazione stava nel fatto che i suoi 197 metri permettevano di spingere lo sguardo in fondo alla vallata cieli' Ardre, facéndone un eccellente osservatorio. La sua particolare posizione al vertice di un piccolo sal iente circondato su tre lati e la vicinanza dell'avversario avevano impedito alle truppe britanniche di sistemarlo efficacemente a difesa e 1'8" Divisione aveva ereditato un insieme di elementi di trincea e buche con pochi tratti di reticolato, senza avere poi il tempo o la possibilità cli fare di meglio. Il valore tattico dell'altura e lo stato delle sue difese ne facevano l'ovvio bersaglio cli qualunque iniziativa che i tedeschi avessero voluto intraprendere su quel tratto di fronte, tanto più nell'imminenza di operazioni cli vasto respiro per le quali la s ua conquista avrebbe costituito un 'ottima premessa. Di fronte all'8a Divisione si era schierata nella notte tra il 18 ed il 19 giugno la 123° Divisione sassone, proveniente dalla relativamente tranquilla zona di Verdun e comprendente tre reggimenti della riserva, 106°, 178° e 351 °. Dopo un primo tentativo nella notte sul 23 , i sassoni sferrarono a ventiquattrore di distanza un nuovo e più deciso attacco alla Montagna di Bligny, impegnandovi un battaglione del 351 ° Reggimento, ed al retrostante Bosco des Eclisses, dirigendovi elementi del 106°. L'azione, impostata sulla sorpresa e preparata perciò da un bombardamento d'artiglieria violento ma di breve durata, fu in buona parte stroncata dal tiro di s barramento delle batterie italiane e francesi del settore. Soltanto alla punta estrema del saliente reparti del 351 ° riuscirono a far indietreggiare la 9• Compagnia ciel IIJ/51 ° e ad avanzare fino al punto più alto della collina, occupandone la linea di cresta. Dopo qualche difficoltà iniziale, dovuta al cattivo fu nzionamento dei mezzi di collegamento che impedì di determinare con immediatezza il punto dove la linea aveva ceduto e la direzione dello sforzo avversario, 1'8" Compagnia dal versante est e due plotoni della 6a da quello ovest ristabilirono la situazione, senza tuttavia riuscire ad eliminare i piccoli nuclei rimasti appostati in angolo morto a ridosso della prima linea italiana. Fallito ogni altro tentati vo di averne ragione, Albricci fece avvicinare al settore della Brigata Alpi due compagnie del TI Reparto d'Assalto, nella consapevolezza di avere così alla mano anche un valido strumento da i.mpiegare controf-

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Da M. Caracciolo, Le truppe italiane in Francia , Mondadori, Milano, l 929


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Da M. Caracciolo, Le truppe italiane in Francia, Moncladori, Milano, 1929


fensivamente se l'avversario, come lasciavano intendere i movimenti segnalati nel pomeriggio, avesse ritentato l'impresa. Cib avvenne dopo il tramonto, alle 22 cli una lunga giornata estiva, secondo modalità simili a quelle ciel precedente tentativo, vale dire preparazione d'artiglieria intensa ma cli breve durata ed avanzata della fanteria sotto l'arco delle traiettorie, con un dispositivo d'attacco imperniato su numerose mitragliatrici leggere spinte in avanti con gli elementi di punta. L'urto investì questa volta il tratto tra la Montagna di Bligny e l' Ardre, dove la 7" Compagnia ciel 51 ° Reggimento Fanteria, dopo aver perso tre ufficiali su quattro, fu costretta a cedere terreno, e dove, in aderenza ad uno stesso copione, .il contrattacco sferrato dalle unità di rincalzo del 51 °, ccl in particolare dalla 3" Compagnia, valse a riportare la situazione al punto cli partenza senza che fosse necessario l'intervento delle due compagnie d'assalto. Le dimensioni degli scontri avvenuti nelle due notti sono messe in evidenza dai dati relativi alle perdite. Il rapporto inoltrato dal II Corpo cl' Armata al Comando Supremo non precisa quelle tedesche, se non in relazione al dato elci 14 prigionieri catturati insieme a due mitragliatrici, e per quelle italiane riporta il dato cli 17 uffici.ali, dei quali tre uccisi e 14 feriti, e 161 uomini di truppa, con 27 caduti, 114 feriti e 20 dispersi 9 . Sono cifre consistenti, che lasciano intendere come non si fosse trattato di semplici azioni cli pattuglia ma di operazioni cli ben più ampia portata, condotte con uno scopo preciso. TI comandante del Il Corpo d'Armata si dichiarò soddisfatto del comportamento dei suoi uomini, e più in generale del funziomunento dell'organizzazione della difesa, sia pure riservandosi di indagare su quanto era davvero successo nel settore della 7" Compagnia, ed al tempo stesso si propose di dare maggiore sicurezza al saliente allargandone la base, o quanto meno cacciando l'avversario da quelle posizioni sul versante occidentale alle quali era rimasto aggrappato nelle immediate vicinanze della trincea italiana più avanzata. Questo intendimento veniva rafforzato da un nuovo attacco subito nella notte sul 29 giugno, che con l'abbandono forzato di un avamposto determinò un'ulteriore anche se leggera flessione della linea, e venne tradotto in pratica nelle prime ore del 3 luglio 10. li compito di ripristinare l'integrità della linea quale era prima del 23 giugno venne affidato alla Brigata Alpi il cui comandante, colonnello brigadiere Peppino Garibaldi, decise cli impostare l'azione sulla sorpresa. Con questo intento la prima ondata venne suddivisa in sette piccole colonne d'attacco, approssimativamente della forza di un plotone, comprendenti i reparti arditi reggimentali e le sezioni lanciafiamme della brigata, insieme con la 2" Compagnia del TI Reparto cl' Assalto. Nell'ordine, dalla sinistra alla destra ciel fronte d'attacco, vale a dire a cavallo della dorsale dal pendio digradante ad ovest verso Chambrecy e Ville-en-Tardenois e ad est verso la valle dell' Arclre, avrebbero agito il l O Reparto Arditi ciel 51 ° Reggimento Fanteria, il 3° Reparto Arditi del 52°, la 2" Compagnia del II, riparti ta in quattro colonne, ed il 2° Reparto Arditi del 52°. Le due sezioni lanciafiamme, 94" ciel 52" e 95a ciel 51 °, avrebbero fiancheggiato la compagnia del capitano Scognamjg]io, schierandosi negli intervalli tra questa ed i plotoni di arditi reggimentali. Raggiunti i loro obiettivi queste truppe scelte dovevano essere rilevate dai reparti cli fanteria della seconda ondata, composta dalle compagnie fucilieri, sei in tutto, dei battaglioni 11 e III del 52° Reggimento Fanteria, con due sezioni mitragliatrici Fiat. Il dispositivo d'attacco era completato da due compagnie cli fanti del 51°, destinate a presidiare le trincee di partenza alle spalle delle ondate d'assalto 11 . Come nelle precedenti occasioni l'operazione si sarebbe sviluppata nel cuore della notte, una scelta suggerita dalla necessità di sottrarre gli attaccanti al tiro concentrico delle artiglierie avversarie. L'ora fissata per lo scatto delle fanterie era l' 1,30 del 3 luglio ma .i ritardi nella messa a punto dei collegamenti telefonici con le posizioni da dove si sarebbero mosse le colonne d'attacco imposero un rinvio di 35 minuti. La 2" Compagnia del II Reparto d'Assalto, forte di 5 ufficiali e 190 uomini di truppa, era arrivata in prima linea, a.I centro del settore d'attacco, circa trenta minuti dopo la mezzanotte, e si era schierata con il

9 Comando II Corpo d ' Armata, Stato Maggiore, Azioni nemiche sulla fivnre tenuta dal corpo d'armata, n° I 694 Op. Riservalo Personale del 25 giugno 1918, ,\USSME. Rep. f -3, Racc. 45, II Corpo d ' Armala in Francia. Relazioni varie. IO Comando Il Corpo cl ' Armata, SLalo Maggiore, Avvenime111i dal 25 giugno al 4 luglio. 11° 19 15 Op. Riservato del 7 luglio 19 18. AUSSME, Rep. F-3, Race. 45, Il Corpo cl' Armata in Francia. Relazioni varie. 11 Comando Brigala A lpi, Rapporto sul combc111i111e1110 avvenuto nella notte dal 2 al 3 l,uglio 1918 sulla ,'vlontagna di Bligny, n° 3248 Riservatissimo del 4 luglio I9 18, AUSSME, Rep. F-3, Racc. 45, li Corpo cl' Armala in Francia, Relazioni varie.

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l Plotone e la sezione mitragliatrici a sinistra, di fronte al boschetto cli quota I 97 che ne costituiva I' obiettivo, il 2° ed il 3°, con una sezione pistole-mitragliatrici, sul resto ciel versante ovest della Montagna cli Bligny, il 4 ° ed una sezione pistole-mitragliatrici sulla destra. Per quanto l'azione della compagnia dovesse essere strettamente coordinata con quella degli arditi reggimentali , questi rimanevano agli ordini dei rispettivi comandanti cli plotone, ed il capitano Scognamiglio doveva limitarsi a dare a tutti il segnale d 'attacco per assicurare la contemporaneità dello scatto. Le sette piccole colonne erano quindi alle dipendenze di quattro diversi comandanti , il che non favoriva certo uno sviluppo unitario dell'azione ed introduceva fin dall'inizio un elemento di debolezza nel piano d'operazione. A complicare ulteriormente le cose sopraggiunsero i razzi illuminanti che, in concomitanza con l'inizio dell'avanzata, vennero lanciati da un avversario verosimilmente insospettito dai movimenti e dai rumori percepiti attraverso la tena cli nessuno. Per quanto all'accendersi dei primi bagliori gli allaccanti cercassero di nascondersi, la loro presenza non passò inosservata. Subito si alzarono dei razzi rossi per richiedere il tiro cli sbarramento ed entrarono in azione le mitragliatrici. Nonostante questo la 2" Compagnia continuò nella sua azione riducendo al silenzio e catturando due cli queste anni appostate al margine del boschetto dopo averne ucciso i serventi con i petardi e le bombe a mano. Uno solo fu tanto veloce acl arrendersi eia essere risparmiato. I plotoni 2° e 3° sostarono brevemente sulle posizioni raggiunte prima cli lanciarsi verso una seconda linea cli buche per tiratore e nidi cli mitragliatrice distante una cinquantina cli metri, espugnata senza fare prigionieri e lasciando sul terreno i corpi cli parecchi avversari abbattuti a colpi di bomba a mano e cli pugnale. Sulla destra la loro avanzata era stata seguita dal 4° Plotone e dagli arditi reggimentali ciel TI/52°, mentre sull'altro lato meno favorevolmente si era sviluppata l'azione del 1° Plotone, alla cui sinistra gli arditi reggimentali ciel 1/51 ° e del III/52° erano stati bloccati eia mitragliatrici appostate in buche abilmente dissimulate nel boschetto e nei campi di grano sulle pendici verso Charnbrecy. Presi d'infilata i due plotoni avevano subito pesanti perdite ed a ben poco era servito l'immediato invio a loro sostegno di due plotoni ed una sezione pistole-mitragliatrici della 7° Compagnia del llI/52°. L'intervento cli questi rincalzi aveva permesso di raggiungere il margine orientale del boschetto rna non di procedere oltre, sia per I' intensificarsi del tiro di sbarramento che per il moltiplicarsi delle armi automatiche in azione. Il fallimento dell'ala sinistra aveva lasciato scoperto il fianco della compagnia Scognamiglio il cui 1° Plotone riuscì a raggiungere il margine nord del boschetto subendo però qualche perdita e lasciando lungo la strada la sezione mitragl iatrici , costretta a prendere posizione per controbattere il fuoco avversario. Sul fianco destro, approfittando ciel fatto che il plotone arditi ciel II/52° era rimasto arretrato, poco prima delle 3 si pronunciò un contrattacco appoggiato dalle mitragliatrici e dalla fucileria. La minaccia venne fronteggiata eia Scognamiglio spostando una parte dei suoi uomini dal centro della linea verso il settore minacciato dove il 4° Plotone, così rinforzato, ebbe buon gioco prima a fermare gli attaccanti a colpi di moschetto e poi a respingerli con un nutrito lancio cli petardi. Pochi minuti più tardi, verso le 3, 15, la 2a Compagnia veniva rilevata da reparti del Il/52° e lasciava la linea di combattimento. Subito dopo l'avversario sferrava un secondo e più violento contrattacco che incrinava la resistenza di questi reparti e poneva le premesse per un terzo e decisivo sforzo, favorito da un rallentamento nel tiro di sbarramento dell'artiglieria italiana. Riguadagnate così le loro posizioni, i tedeschi tentarono cli sfruttare il momento favorevole lanciando tra le 5 e le 6 una serie di attacchi ai due lati di quota I 97 contro la linea di partenza italiana, senza peraltro ottenere alcun risultato di fronte ad una resistenza che si rivelò comunque insuperabile, pur se costretta a contare quasi esclusivamente sull'azione delle armi automatiche a causa dell'inefficacia del concorso cieli' artiglieria. Tornata la calma, rotta saltuariamente da qualche raffica di mitragliatrice e eia isolati colpi d ' artiglieria, venne il momento cli tentare un bilancio. Le perdite erano state piuttosto pesanti, in particolare tra le file della Brigata Alpi che lamentava I O utliciali e 131 uomini di truppa fuori combattimento, con 8 caduti accertati, 105 feriti e ben 38 dispersi, a testimonianza del fatto che questi reparti avevano dovuto lasciare all'avversario il terreno dello scontro. Molto più contenute infatti le perdite della 2a Compagnia, che assommavano ad un ufficiale ferito, due morti e ventiquattro feriti tra la truppa. Nessun disperso, come è del resto leg ittimo attendersi, dal momento che gli arditi ciel capitano Scognamiglio avevano avuto il cambio prima che i tedeschi sferrassero i due ultimi contrattacchi. La compagnia aveva avviato verso le retrovie

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italiane nove prigionieri ed era rientrata con tre mitragliatrici ed una decina di fucili. Un bottino modesto che andava però considerato alla luce delle particolari modalità con cui si era svolto il combattimento impostato sulla sorpresa e sul rapido superamento di qualunque ostacolo. In sostanza non c'era stato tempo per fermarsi a fare prigionieri e quegli avversari che non erano stati abbastanza svelti ad alzare le mani erano stati immediatamente abbattuti. Lo stesso capitano Scognamiglio nel rapporto inoltrato al comando del II Corpo d'Armata lascia pochi dubbi al riguardo, tratteggiando un quadro in cui non c'era posto per esitazioni di qualunque genere e nel quale anche la pietà aveva poco spazio . Occorreva far presto e stroncare senza indugio ogni tentativo di resistenza 12 : "L'esiguo numero di prigionieri.fatto è stato una conseguenza del procedimento tattico seguito dalla compagnia. La sorpresa da operare imponeva la grande rapidità dello spostamento in avanti e quindi l'annientamento celere ed inunediato di Lutto ciò che costituiva ostacolo all'avanzata. Al nemico sono state inflitte perdite sensibili in morti e feriti. SìJecialmente i tedeschi rimasti nelle buche per non aver fatto in tempo ajì1ggire o per aver voluto jèire della resistenza son.o caduti tutti sotto i colpi di petardo o di pugnale. Quasi tutti gli arditi sono rientrati c:on il pugnale intriso di sangue". La compagnia d'assalto era stata rilevata prima della conclusione dell'azione e non era stata quindi impegnata nella sua ultima parte, nel corso della quale la reazione avversaria aveva vanificato i pur modesti risultati ottenuti e minacciato anche le posizioni di partenza. L'attacco era stato però condizionato in modo negativo soprattutto da enori commessi in fase di impostazione, enori che, nel trasmettere il rapporto del suo subordinato, il maggiore Guasco non esitò a rimarcare. La prima ondata era stata composta con elementi non omogenei fra loro in termini di preparazione ed addestramento, ed il mancato rispetto ciel principio dell'unicità cli comando ne aveva minato ulteriormente la compattezza. li rapporto della Brigata Alpi, presentato all'8" Divisione già il giorno 4, si limitò ad una particolareggiata descrizione dei fatti, in cui, nell'ambito di un generale apprezzamento per il comportamento della truppa e dei suoi capi, era esplicitamente elogiata la condotta della compagnia del Il Reparto d'Assalto, ed era invece individuata nell'insufficiente apporto dell'artiglieria durante il succedersi dei contrattacchi una delle cause, se non la principale, dell'insuccesso patito. Nel trasmettere il documento al Il Corpo d'Armata il comando clell'8" Divisione volle però sfumare questo g iudizio, sottolineando come rutti avessero fatto il possibile, inclusa l'artiglieria. Qualcosa non aveva funzionato ma le ragioni erano da ricercare nella rapidit?t con cui le fanterie avversarie avevano oltrepassato la zona battuta dal tiro di sbarramento e nella mancata predisposizione di un meccanismo di richiesta semplice e rapido in grado di attivare non appena necessario l' indispensabile contropreparazione, sulla base di dati precalcolati 13: "Parrebbe (come quasi sempre succede in azioni che non hanno esito felice) che l'artiglieria non avesse completamente coadiuvato. Il numero dei colpi sparati, la continuità del tiro (che si pretende avrebbe dovuto essere intenso per cinque ore) e che effettivamente non è mai cessato, riducendo i cannoni bisognevoli di visita per il loro fun zionamento, dimostrano che anche l'artiglieria ha fatto quanto poteva. Certamente i risultati dell'artiglieria non poterono avere completa efficacia perché le fanterie nemiche oltrepassarono la zona di

12 Comando II Reparto d 'Assalto, Relazione colpo di memo su Montagne de Bligny , n° 253 dcll'8 luglio 19 18, AUSSME, Rep. F-3, Racc. 45, II Corpo cl' Armata in Francia. Relazioni varie. La circosrnnza trova conferma nel racconto di un protagonista d'eccezione, il sottotenente Kurt Suckert. in seguito noto come Curzio Malaparte, all'epoca al comando della 94" Sezione Lanciafiamme. Malaparte sottolinea anch'egli come l'azione fosse basata sulla sorpresa e sulla rapidità, il che aveva portato ad escludere di farla precedere da una preparazione d'artiglieria, ed aggiunge che il tratto da percorrere allo scoperto era troppo lungo, non meno di cinquecento passi, per un colpo di mano. La sua sezione operò sul fianco sinistro della compagnia d 'assalto del capitano Scognamiglio e, sia pure falcidiata nei ranghi, riuscì a raggiungere il suo obiettivo. '?von p01eva1110 fare prigio11ieri e 11011 ne fa cemmo" sono le parole con cui descrive il momento culminante dell' azione, quando dopo aver auraversato il tratto scoperto sotto il fuoco delle mitragliatrici ed aver ripreso fiato al margine <lei boschetto cli quota I 97, aveva aggirato la posizione per penetrarvi alle spalle dei difensori. Svolto il suo compito, Malapane, rimasto con pochi uomini e nella consapevolezza cli non poter resistere ad un contrattacco, rimandò indietro i feriti e rimase in linea con i pochi ancora incolumi fino al momento del definitivo ripiegamento. (P. Giacomel, Tu col cannone, io coljitcile, Gaspari Editore, Udine, 2003. pp. 75-77) 13 Comando 8" Divisione Fanteria, Relazione sul comhattimento della no/le 2/3 luglio sulla Montagna di Bligny, 11° 2167 Op. del 6 luglio 1918, AUSSME, Rep. F -3, Racc. 45, li Corpo cl' Armata in Francia, Relazioni varie.

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sbarrmnento. Se vi fu pecca è forse quella di non aver preveduto e predisposto perché, non appena rivelatesene la necessità, si eseguisse, senza bisogno di laboriose spiegazioni, un tiro di contropreparazione minutamente studiato in base a quanto si poteva prevedere nella siluaz.ione... ". Non altro poteva essere imputato agli artiglieri. L'ultima parola spettava ovviamente al tenente generale Albricci, che nel riferire al Comando Supremo fece sua la tesi che non vi fossero precisi rilievi da nmovere 14 . L'operazione era fallita ma le truppe si erano ben comportate ed avevano inflitto all'avversario perdite sensibili. Tuttavia, per U futuro, sia il comandante clell'8" Divisione che quello della Brigata Alpi vennero invita6 a realizzare un maggiore scagliomunento in profondità delle forze disponibili ed a cercare un migliore accordo tra fanteria ed artiglieria. Per il momento occorreva soprattutto preparasi a sostenere la nuova offensiva che l'alto comando tedesco intendeva sferrare nella regione della Marna, tra Chatcau-Thierry e Dormans nell'intento di richiamare a sud parte delle forze alleate schierate nelle Fiandre. La battaglia ebbe inizio alle 23,30 del 14 luglio con il fuoco di contropreparaz.i one deJle batterie francesi ed italiane al quale l'artiglieria avversaria replicò con estrema violenza pochi minuti dopo la mezzanotte, dando il via al previsto bombardamento cli preparazione. L'effetto di questo uragano di fuoco fu notevole soprattutto sul fronte della divisione cli sini stra, 1'8", dove l'allestimento delle difese era stato rallentato dai combattimenti intorno alla Montagna cli Bligny e dove per un lungo tratto la linea di sicurezza e la retrostante linea cli resistenza si confondevano quas i, il che esponeva al bombardamento uno schieramento relativamente denso. Propr.io questo settore fu il primo ad essere attaccato, con la ben nota tattica dell ' infiltrazione che portò le fanterie tedesche ad aprire una larga breccia in corrispondenza del Bois des Eclisses ed a superare quasi ovunque entro le 6 del mattino la linea cli resistenza, vanamente contrastate dall'accanita resistenza cli nuclei isolati e eia contrattacchi locali organizzati con le forze disponibili sul posto 15 . Ben presto vennero raggiunte le posizioni deU' artiglieria da campagna, con il risultato che buona parte dei cannoni del 10° Reggimento dovettero essere fatti saltare o messi fuori uso as portandone gli otturatori, e verso le 9 ciel mattino I' 8" Divisione aveva ormai esaurito la sua capacità di combattimento. Uno sfondamento di più ampia portata fu impedito dalla presenza in seconda linea della 120" Divisione francese , messa in precedenza a disposizione ciel Il Corpo d'Armata, che assorbì l'urto di un avversario comunque logorato da.i combattimenti già sostenuti, e dalla tenuta della 3a Divisione, che riuscì a mantenere ferma la sua ala destra limitandosi a ripiegare la sinistra per raccordare la prima e la seconda linea. Dopo qualche ora di pausa l'attacco venne rinnovato nel pomeriggio, con obiettivo la sinistra del corpo d'armata, ma questa volta l'avversario venne ricacciato dalla 120" Divisione rinforzata da alcuni battaglioni italiani prelevati dalla riserva. fn questa fase entrò in azione anche il II Reparto cl ' Assalto, lanciato al contrattacco in direzione di Neuville aux Larris per ripristinare il collegamento con il V Corpo d'Annata francese temporaneamente perduto. A sera la battaglia si spense con il corpo d'armata italiano in una situazione difficile ma meno critica di quanto per qualche ora si era temuto. Allo sfondamento della prima linea non era infatti seguito il cedimento della seconda e l'avanzata avversaria poteva dirsi per il momento contenuta. Questa sensazione trovò conferma durante la mattinata ciel 16 luglio, in cui l' avversario tornò ad attaccare il settore di sinistra, in co1Tispondenza del Bois de Courton, senza peraltro riuscire a realizzare progressi significativi anche perché le brecce aperte in un paio cli punti nello schieramento della 120" Divisione e sul fronte dei reparti senegalesi del V Corpo cl' Armata furono tempestivamente chiuse eia successivi interventi ciel reparto del maggiore Guasco, le cui compagnie vennero impiegate con successo per annullare questi tentativi di penetrazione. La situazione rischiò però di precipitare nel pomeriggio, quando a partire dalle J 6 l'avversario

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Comando II Corpo d'Armata, Stato Maggiore, A.wenimemi dal 25 giugno al 4 luglio, n° 1915 Op del 7 luglio 1918, AUSSME, Rep. r-3, Racc. 45, Il Corpo d' Armata in Francia, Relazioni varie. 15 Il tiro di conLropreparnzione delle balterie alleate non riuscì nell'intento di frenare sul nascere l' impelo della fanteria tedesca: iniziato con un anticipo di soli trema minuti e su un terreno boscoso nel quale piccoli burroni ecl avvaJJamenti offrivano ampie possibilità di riparo, causò perdile molto lievi ai reparti che si preparavano ad attaccare e scarsi risultati ottenne anche nei confronti cleJJ'artiglieria avversaria, il cui programma non fu minimamente alterato.

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:~·,,r'\ Mondadori, Milano, 1929


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CO~_A_~DO SU-FR..E·l \ltO Comunicati annessi al Bollettino· di Guerra .N. ] 226 <~el 30 Settt"mbre 19f8 ;

In Fl'anchi, nella giornata del 28, le nostre truppe, in armonia con l'offensiva svolta sulla lorq sinistra da.Jl' Arruata del· general~ Mangiu, hanno attaccato sulla froute Presles ~ Vieil Arcy - Villers e11Payères. Vinta la vivace resis~enza oppost,1 dal nemico sulle sue 1>-rime !Tnee, es-se banno forzato a ovest di Vieil - Arcy il passaggio del Canale laterale dell'Aisne e del fiume Aisne ·e avanza.no verso Nord-Est inca.Jzando il nemico oìtre lo Ohemin des Da.mes.

If presidente del1a Repubblica Francese, distribuendo le ricompense per la vittoriosa. battaglia combattuta nello scorso agosto sulla Marna, ba concesso la Croce di Gu~rra con palme alJa Bandiera dell' 89° fanteria ed al II riparto d'assalto. Alla prima per la ten~tce resistenza opposta dal reggi- · mento, dopo un intenso bombardamento durato più giorni, a violenti attacchi nemìci e per lo -slàncio dei suoi vittoriosi contrattacchi; al secondo per le ripetuté p rove di grande spirito di sacrificio e per l'occupazione' di un importante caposaldo stra:ppato in dura lotta al nemico.

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i nvestì in forze l'intero settore dal Bois de Courton al fi ume Ardre e riuscì a sfondare in più punti la seconda linea di difesa, arrivando in prossimità cli Nanteuil e spingendosi in prossimità sia ciel posto comando della 3a Divisione che cli quello della 120". TI pronto intervento dell ' artiglieria, chiamata da Albriccì a concentrare il tiro sul tratto di fronte più minacciato, e l'entrata in linea della fanteria della 14a Divisione francese, subito ordinato dallo stesso comandante del Il Corpo cl' Armata a sostegno della 120\ valsero ad impedire che la penetrazione superasse i due chilometri dì profondità, mentre l'infaticabile TJ Reparto cl' Assalto con i suoi ripetuti contrattacchi riusciva a mantenere il contatto con il V Corpo cl' Armata. Chiusa ancora una volta la falla e mentre la furia dell ' avversario si andava spegnendo, si poteva pensare a ripristinare la situazione iniziale ed ìn primo luogo a cacciare i tedeschi dal Bois de Courton. Il contrattacco, ordinato per la mattina del 17 luglio, si scontrò con un nuovo tentativo avversar.io in direzione cli Nanteuil, e per tutta la giornata attacchi e contrattacchi si susseguirono su tutta la linea senza che fosse possibile riguadagnare le posizioni perdute ma con l'indubbio risultato di impedire alle forze germaniche ogni ulteriore progresso. Nella notte il II Reparto d' Assalto venne messo a disposizione della 3a Divisione e lasciò quindi il settore cli sinistra per portarsi nei pressi cli Fermè cl' Heurtebise, pronto ad intervenire a sostegno del 75° Reggimento Fanteria, che dopo aver visto respinto un contrattacco lanciato verso il Bois du Petit Champ faticava a mantenere le sue posizioni cli fronte ad un poderoso ritorno offensivo dell'avversario. Chiamati in causa direttamente da Albricci, gli arditi del maggiore Guasco videro così riconosciuta la loro abilità nel combattimento in campo aperto, in cui avevano saputo tenere testa alle agguerrite e celebrate truppe cl' assalto tedesche. Lo scenario non cambiò il 18 luglio, con i reparti italiani e francesi del JT Corpo d'Armata protesi verso la riconquista della vecchia prima linea ed i loro avversari decisi a raggiungere quanto meno Reims, ma a modificare sostanzialmente la situazione venne l' inizio della poderosa controffensiva francese contro il fianco occidentale del saliente di Chateau-Thierry, in direzione del nodo ferroviario di Soissons, cli vitale importanza per l'alimentazione delle truppe tedesche impegnate verso la Marna. L'iniziativa passava alle forze dell' Intesa ed in questo quadro le unità che avevano combattuto la battaglia difensiva nota come Seconda Battaglia della Marna o, per quanto riguarda il II Corpo cl' Annata, Battagl ia dell' Arclre, vennero sostituite da forze fresche. La grande unità italiana fu quindi scavalcata nella notte tra il 19 ed il 20 luglio dal XXII Corpo cl' Armata britannico ed a manovra effettuata venne riportata nella zona cli Arcis-sur-Aube per esservi riordinata. All' ultima fase delle operazioni , tra il 20 ed il 24 luglio, presero però parte le sue artiglierie, lasciate in linea, ed un gruppo di manovra formato dal II Reparto d'Assalto e dai battaglioni di fanteria I/76° e I/89°, relativamente meno provati 16 , rinforzati dalle compagnie mitragliatrici di corpo d ' armata 1616", 16 17\ 1618a e 1619". Questo reggimento cli formazione, costituto il 19 luglio agli ordini del comandante ciel 76° Reggimento Fanteria, tenente colonnello Giuseppe Bassi, già comandante del 1 Reparto d' Assalto della 2" Armata e responsabile della scuola cli Sdrìcca di Manziano nell'estate ciel 1917, venne messo a disposizione della 2" Divisione Coloniale francese, schierata alla destra del II Corpo cl' Annata. Secondo le disposizioni impartite dal comando della 3a Divisione, di concerto con il comando della divisione coloniale, all'alba del 20 luglio il l/76° avrebbe dovuto trovarsi al Bois cles Grands Savarts e gli altri due battaglioni ad est del Bois de Vrìgny, mentre le compagnie mitragliatrici sarebbero rimaste per il momento in riserva 17. L' affollamento delle vie cli comunicazione determinato dal passaggio dei reparti della 62a Divisione britannica che si stava portando ad occupare le posi.z ioni comprese tra la Maisonnette e la Fermè cl' Heurtebise impedì però agli italiani di ragg iungere le località designate se non verso mezzogiorno, con l' ulteriore inconveniente cli dover compiere l'ultima parte del percorso in pieno giorno e su un terreno scoperto, battuto da un violento tiro dì interdizione con largo impiego di granate caricate a gas. Quel giorno gli attacchi sfemlli dalle truppe francesi affiancate da due divisioni britanniche fresche incontrarono una feroce resistenza e portarono ad esigui guadagni territoriali. Le forze tedesche, mentre sul 16 111/76°

era stato impegnato in azione solo nella giornata del 17 luglio e quello stesso giorno era arrivato al fronte da Parigi il 1/ 89°, che aveva partecipato nella capitale alle celebrazioni del 14 luglio. 17 Comando :l" Divisione di Fanteria, Truppe italiane alle dipendenze della 2" divisione coloniale, n" 6535 del 19 luglio 19 I 8, AUSSME, Rep. F-3, Racc. 45, II Corpo d'Armata in Francia, Relazioni varie.

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fianco occidentale del saliente, di f ronte alla 6a ed alla 10a Armata, cedevano lentamente terreno, tenevano fenno sull' Arclre, davanti alla 5\ per facilitare il ripiegamento dei reparti che si erano spinti oltre la Marna. Visto l'esito di questi primi tentativi, il comando francese decise cli rinnovare lo sforzo non prima del 23 luglio, in modo eia poter contare su una preparazione meno affrettata. Dopo due giorni di attesa, alle 23 ciel giorno 22, il tenente colonnello Bassi fu quindi informato che l'obiettivo assegnato al suo reggimento era il costone che tra il bosco cli Naveau ad est ed il hosco di S.te Euphraise ad ovest scende a Mery-Prémecy, ad occidente di Vrigny. Sulla sinistra sarebbe stato in contatto con il 159° Reggimento francese, lanciato alla conquista del bosco cli S.te Euphraise, sulla destra avrebbe avuto il 23° Reggimento Coloniale, incaricato cli espugnare le posizioni del Bois de Naveau. Il dispositivo d ' attacco studiato da Bassi vedeva il reparto d'assalto in formazione diradata in prima schiera, con compiti cli rottura, ed un centinaio cli metri alle sue spalle il 1/76° a destra ed il 1/89° a sinistra, celati nelle pieghe del terreno in modo da sottrarl i per quanto possibile al tiro di interdizione e contropreparazione. Per facilitare la sorpresa la 2a Divisione Coloniale aveva escluso qualunque preparazione d 'artiglieria, annullando anche il bombardamento prel iminare di trenta minuti previsto in un primo tempo, ed aveva invece stabilito che la fanteria sarebbe stata preceduta da uno sbarramento mobile cli fuoco, o ''barrage roulant", spostato in avanti di cento metri ogni quattro minuti. Il compito affidato ai battaglioni italiani era tutt' altrn che semplice, sia perché l'obiettivo era stato indicato soltanto poche ore prima, il che insieme al fi tto bosco non aveva permesso di individuare con precisione l' ancl,'imento della linea e la consistenza delle sue difese, sia perché, qualora i 1 159° non fosse riuscito ad espugnare il Bois de S.te Euphraise, le mitragliatrici che vi erano appostate avrebbero potuto agire cl' infilata contro l'ala sinistra del reggimento di manovra. L'ordine di attacco venne dato alle 11 e, secondo i rapporti, lo slancio cli arditi e fanti fu tale da portarli a precedere addirittura Io sbarramento mobile sulle posizioni d i prima linea, individuate dalle località Bosco Quadrangolare, Moul.in de Mery e Fermè de Mery, attraversando rapidamente la zona battuta dalle armi leggere e dal tiro di batterie di piccolo e medio calibro. Messi in fuga od uccisi i difensori, i battaglioni dì Bassi vennero subito lanciati alla conquista della linea cli difesa retrostante, allestita lungo la strada Mery - Premecy - Guex e protetta da reticolati ancora in larga parte intatti. Su queste posizioni, che costituivano evidentemente la linea principale cli resistenza, la lotta fu più accanita e sanguinosa ma si concluse lasciando ancora una volta gli italiani padroni del campo. In una serie cli brevi e furiosi scontri all'arma bianca gli attaccanti fecero 102 prigionieri, tra i quali cinque ufficiali, e si impadronirono dì dieci mitragliatrici, tre cannoni eia 77 mrn ed un cannone francese cli medio calibro, nonché delle dotazioni ciel posto comando di settore, carte geografiche e piccioni viaggiatori inclusi, e del posto di medicazione 18 . Alle 13,20, quarantacinque minuti prima dell'ora stabilita, il reggimento di manovra aveva raggiunto i suoi obiettivi ed aperto così la via ali' avanzata del 23 ° Reggimento Coloniale. Sulla sìn istra iI mancato successo del 159° Reggimento aveva però lasciato un vuoto cli circa quattrocento metri in direzione del Bois de S.te Euphraise, dando corpo ai timori della vigilia, e solo verso le 18, dopo aver ripetutamente chiesto rinforzi per chiudere quella falla, Bassi ebbe a disposizione una compagnia ciel 90° Reggimento Fanteria, Brigata Salerno, alla quale seguirono a notte avanzata un battaglione del 79° Reggimento francese e tre delle quattro compagnie mitragliatrici cli corpo d'armata. Con queste forze venne rafforzata l'organizzazione difensiva di una linea che andava dal Bois de Naveau alla strada Mery - Premecy, impiegando in particolare le compagnie mitragliatrici per costituire un robusto caposaldo a guardia ciel fianco sinistro. Nel frattempo, intorno alla mezzanotte, il II Reparto cl' Assalto era stato ritirato dalla prima linea per essere inviato a riposo a Champillon.

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L'andamento dello scontro, cosl come può essere ricostruito <lai rapporto di Bassi, lascia intendere che sulla prima linea gli attaccanti furono fronteggiati soltanto <la nuclei di copertura e che soltanto sulla seconda incontrarono una decisa opposizione, secondo gli schemi classici della difesa in profondità. L'esplic ito richiamo all 'uso dell 'arma bianca. soprattutto nella mischia accesasi intorno ai cannoni, se eia un lato suggerisce un largo uso del pugnale da parte degli arditi, dall ' altro può essere un espediente retorico utilizza to per sottolineare l'asprezza dello scontro (Comando 3• Divisione <li Fanteria. Comando Reggimento cli Manovra, Relazione sugli avvenimenti s,,oltisi nelle giornate del 20-21 -22-23 e 24 luglio 1918, 28 luglio 1918, AUSSME, Rep. F-3, Racc. 45, II Corpo d'Armata in Francia, Relazioni varie).

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A ventiquattro ore di distanza, dopo una giornata dedicata al consolidamento delle posizioni, lavoro spesso disturbato dal fuoco dell'artiglieria tedesca, il reggimento di manovra affidato al tenente colonnello Bassi sarebbe stato sciolto ed i suoi reparti avviati a loro volta verso le retrovie. Su un totale di 1.354 combattenti, tra il 20 ed il 24 luglio aveva avulo 6 morti e 25 feriti tra gli ufficiali, 45 morti, 363 feriti ed 85 dispersi tra la u·uppa, numeri ai quali il reparto d'assalto aveva contribuito con un ufficiale morto ed otto feriti e con 10 morti, 113 feriti e 33 dispersi tra la truppa 19 . Lasciata la zona dell ' Arclre il II Corpo d'Armata andò a riordinarsi nella regione cli Arcis-sur-Aube da cui era parti to per il fro nte ed il reparto d'assalto del maggiore Guasco venne accantonalo a Premierfait. Il 7 agosto la grande unità ital iana venne posta agli ordini della 2a Annata e tra l' 11 ccl il l 3 agosto la sua 3a Divisione tornò in linea nel settore di Varennes, in Argonne, seguita dopo pochi giorni clall' 8", tenuta inizialmente in riserva. Il periodo cli riposo era stato molto breve, ma l'alto comando francese, presa ormai l'iniziativa, intendeva mantenerla qualunque costo. Il fronte delle Ardenne era tuttavia relativamente calmo, il che dava la possibilità di completare 1' inquadramento dei complementi, tratti dalle formazioni di marcia e dalle truppe ausiliarie operanti in Francia, perfezionandone nel contempo l'addestramento. Il Il Reparto d'Assalto fu dislocato in questo periodo prima a Ville-sur-Cousanccs e poi dal 21 agosto a Passavant, senza perallro aver modo cli entrare in azione. Il 26 agosto una sua rappresentanza fu invece presente a Futeau, quando il Presidente della Repubblica Poincaré volle passare in rassegna le truppe italiane, ed ebbe anzi un ruolo cli primo piano in quanto il suo gagliardetto, insieme alla bandiera dell'89° Reggimento Fanteria, venne decorato con la croce cli guerra con palma, a riconoscimento del valore dimostrato nei combattimenti di metà luglio. A questa decorazione il reparto avrebbe in seguito aggiunto una medaglia d ' argento al valor militare, concessa per gli stessi fatti d ' arme con questa motivazione: "Durante la r;rande offensiva tedesca del luglio 1918, combattendo con magn{fico slancio, portò mirabile concorso nel rendere incrollabile la d(f'esa delle posizioni (([fidate alle truppe italiane, ristabilendo, coi suoi vigorosi ed instancabili contrattacchi, la situazione tre volte comprvmessa. Nel periodo della controffensiva, con impeto travolgente, penetrava nelle linee nerniche conquistando da solo una munitissima posizione e catturando numerosi prigionieri, mitragliatrici, cannoni. Reims, Francia, 15 - 25 luglio 1918" Nei primi giorni di settembre venne deciso di trasferire il corpo d'armata su un fronte più attivo, nuovamente alle dipendenze della 5a Armata ed ancora nella reg ione cli Chateau-Thierry. TI movimento venne effettuato tra il 7 ed il 22 cli quello stesso mese, portando le due divisioni in linea sull ' Aisne ad est di Soissons, tra Presle el Boves e Villers en Prayeres, all'estrema sinistra della 5" Armata, ed in quest'ambito dal 15 settembre la nuova sede del reparto venne ad essere Mareuil en Dole. Mentre i reparti in linea lavoravano a rafforzare le loro posizioni e prendevano conoscenza con il terreno furono eseguite alcune piccole operazioni finalizzate a rettificare in qualche punlo il tracciato della linea ed alla cattura di prigionieri. In una cli queste, nella notte sul 24 settembre, un plotone del 11 ed uno del 52° Reggimento Fanteria tentarono un colpo cli mano contro il castello di Mantenon che venne trovato deserto. Veniva intanto messo a punto il progetto di una nuova offensiva alleata mirante ad eliminare il saliente che la linea ciel fro nte formava in coITispondenza del massiccio di Laon. Le operazioni avrebbero dovuto avere inizio tra il 26 ed il 27 ciel mese, con l'intervento delle armate francesi l" e 10" ad occidente, 4° francese e I" americana ad est, 5" francese al centro, sulla fronte dell' Aisnc. Il I.I Corpo cl' Armata non vi ebbe in un primo momento un ruolo cli primo piano e tra il 27 ed il 28 settembre si limit() a concorrere

19 In uno specchio riassuntivo compilato dal capitano Scognamiglio il 24 luglio 19 18 le perdite del ll Reparto d' Assalto nella Battaglia dell' Arclre. relativamente quindi all' intero periodo compreso tra il 15 ed il 24 luglio, sono indicate in 26 l uomini fuori combattimemn. con un morto e quindici feriti Lra gli ufficiali, 20 morti accertati, 15 l feriti e 74 dispersi tra la truppa (Il Reparto d'Assalto, Specchio del/a forza del Reparto, 24 luglio 19 18, AUSSME, Rep. E-5, Racc. 3, II Corpo d'Armata, Riassunto giornaliero operazioni e dislocazioni 1918). Da questi dati risulta quindi che il reparto, enlrato in azione con una forza di 934 uomini, versò il maggior tributo di sangue proprio durante i cornbatLi rnenti sostenuti nell' arnbito ciel reggimento di manovra. In totale, sempre tra il 15 ed il 24 luglio, il II Corpo d'Armata. su un tOLale cli circa 24.000 combattenti, perse 9.334 uomini. dei quali circa 4.000 caduti in combattimento. e quasi alLrettanti prigionieri, molti dei quali feriti (M. Caracciolo, Le !ruppe italiane i11 Francia, Jvlondadori , Milano. 1929, pp 132-133).

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con la sua artiglieria all' azione del III Corpo cl' Armata francese, schierato alla sua destra, ed a tenere agganciate con una insistente attività di pattuglie le forze avversarie che aveva di fronte. Quando il g iorno 28 arrivò la notizia che i tedeschi iniziavano a ripiegare davanti alla 1o• Armata, Albricci chiese al comando della Y cli poterne assecondare il movimento in avanti, gravitando con le sue forze sulla sinistra. In questo n1odo avrebbe potuto evitare di assalire frontalmente e tentare invece di far cadere per manovra le formidabili posizioni dell' altopiano dello Chemin des Darnes, oltre il corso del!' Aisne ed il parallelo Canal Latéral, davanti alle quali la 5" Annata incontrava forti difficoltà. L'operazione prendeva il via all'alba del 29, con la 3" Divisione che, passando in parte dal territorio deUa 10" Armata, riusciva a superare fin dal primo mattino il canale ed il fiume, e con 1'8a che sviluppava un'energica pressione frontale lungo il canale. L'indomani la 3" Divisione allargava l' iniziale testa di ponte .intorno a Chavonne con la conquista del paese cli Soupir ed aveva quindi l'ordine di continuare nella sua azione con obiettivo il canale Aisne-Oise che taglia diagonalmente l' altopiano. Tra i rinforzi inviati in questa fase a nord dell' Aisne vi fu una compagnia del reparto, fatta affiuire in autocarro per concorrere alla conquista dell' importante posizione della Croix sans Tète, espugnata dagli arditi nel corso della giornata del 2 ottobre di concerto con i fanti del 90° Reggimento Fanteria, catturandovi diversi prigionieri con cinque mitragliatrici. L'indomani l'avanzata continuò contrastata soprattutto dalle numerosissime mitragliatrici appostate un po' dovunque, per controbattere le quali venne assegnata ad ogni reggimento una batteria d'artiglieria eia campagna, ed in serata la 3" Divisione aveva il dominio del terreno ad occidente del canale Aisne-Oise. A questo punto il II Corpo cl' Annata venne messo alle dipendenze della 10" Armata, con la quale meglio avrebbe potuto coordinare il proseguimento dell 'azione verso la cresta dello Chemin des Dames ed il retrostante corso dell' Ailette. In questo quadro il 4 ottobre Albricci ordinò alla 3" Divisione di attaccare le alture ad oriente del canale ed all'8a di lasciare la sola Brigata Alpi a sud dell' Aisne e cli far passare a nord ciel fiume la Brescia, schierandola alla destra della 3a Divisione. Questi movimenti furono eseguiti nella notte sotto un prolungato tiro d'interdizione con largo uso di gas che causò non poche perdite, ed a mezzogiorno, dopo un breve bombardamento di preparazione, reparti delle brigate Brescia, Salerno e Napoli si lanciarono all' attacco preceduti da una compagnia del reparto d'assalto. Il fuoco delle mitragliatrici, i reticolati in gran parte ancora intatti ed il tiro di sbarramento dell ' artiglieria, che continuava intanto a battere con ~iri a gas gli scaglioni arretrati, non permisero che di realizzare pochi e modesti guadagni territoriali, quasi ovunque annullati dai successivi contrattacchi. L' avversario era evidentemente deciso a resistere e contro la sua salda organizzazione difensiva era necessaria una preparazione più accurata cli quella che era stato possibile imbastire in poche ore. La conferma si ebbe il giorno dopo, quando nuovi tentativi portarono ad un identico risultato, ed il comando d'armata decise allora una breve sosta per riorganizzare le forze, sostituire le unità più provate e perfezionare l'occupazione del terreno ad occidente del canale. Da parte del IJ Corpo cl' Armata se ne approfittò per dare allo schieramento delle artiglierie un carattere più spiccatamente offensivo e per rafforzare ulteriormente l'ala sinistra. A determinare la fine della sosta furono gli indizi che già il 9 ottobre segnalarono il prossimo ripiegamento dell' avversario. Svanito rapidamente ogni dubbio, l'avanzata riprese su tutta la linea la mattina del 10, con la Brigata Alpi che passava di slancio l' Aisne mentre le altre tre potevano finalmente superare il canale, vincendo la resistenza di robuste retroguard ie alle quali strappavano prigionieri e mitragliatrici. All ' una della notte tra iI IO e l' 11 ottobre la 3" Divisione occupava la cresta dello Chem in des Dames, seguita in g iornata dall'8", ed al tramonto ciel giorno 11 il II Corpo d'Armata era sul!' Ailette, dove le sue avanguardie urtarono contro una soJ ida linea di difesa, la cosiddetta Ailettc Stellung, che non poteva essere superata senza l'appoggio dell' artiglieria. Non vi fu però il tempo cli sostare. Le prime batterie furono fatte rapidamente avanzare per le malridotte strade dell ' altopiano ed il 12 ottobre l'avanzata venne ri prese attraversando il fiume su tutto il fronte ed assecondando il movimento in avanti dei corpi d ' armata dì sinistra. Ostacolate soprattutto dalle interruzioni stradali predisposte dall'avversario, le due d iv isioni ital iane raggiunsero la sera del l 3 ottobre la ferrovia Laon - Reims, tra Couchy e Mauregny-en-1-Iayc, ed il giorno dopo 1'8a Divisione arrivò a Sissonne, davanti alla Hunding Stellung, una poderosa linea difensiva allestita fin dal 1914, protetta sul davanti dal Canal cl' Assechement e da un larga fascia dì fossati ed acquitrini, che impose una battuta d'arresto a tutta la 1O" Annata. In trentasei ore il II Corpo d 'Armata aveva compiuto -278-


un balzo in avanti di diciotto chilometri varcando due corsi d' acqua, I' Aillete e la Bièvre, sui quali tutti i ponti erano stati di strutti, e superando ostacoli di ogni genere, dalle mine alle zone contaminate con l'iprite, ma ora, di fronte all'irrigidirsi della resistenza di un avversario deciso a non cedere più terreno, era costretto a fermarsi per riorganizzarsi. Un primo provvedimento, deciso per aumentare la forza combattente delle due divisioni, fu l'assegnazione a ciascuna cli esse di un reparto cl ' assalto e di due delle quattro compagnie mitragliatrici normalmente alle dirette dipendenze ciel corpo d'armata. Il 15 ottobre, mentre il XXXII, dì recentissima costituzione, veniva messo a disposizione della 3" Divisione, il 11 Reparto d'Assalto era aggregato alla 8\ insieme con le compagnie mitragliatrici 161 7a e 1618•, e dislocato a Montaigu, presso il comando di quella grande unità. All 'alba del 21 ottobre, nel quadro di una serie di piccole operazioni organizzate per saggiare la consistenza delle difese e catturare prigionieri, un suo nucleo fu impegnato in un colpo di mano contro il caseggiato cli Chauffour che portò all'eliminazione cli un pericoloso nido cli mitragliatrici con la cattura delle armi e dei loro serventi. Il fronte occidentale rimase fermo fino al 31 ottobre, quando le forze dell'Intesa ripresero l'iniziativa a partire dal settore delle Fiandre. Si mossero quindi le annate britanniche, lungo una direttrice individuata dal corso del fiume Sambre, e le due armate americane dell'ala destra, tra le Argonne e la regione cli Verdun. A partire dal 5 novembre entrarono in azione anche le annate francesi al centro dello schieramento e con esse il II Corpo d'Armata italiano. Sulla destra l'avanzata cieli' s• Divisione non incontrò grossi ostacoli ed in serata le sue avanguardie entravano a Dizy-le-Gros, più d itlìcile il compito della 3", che all'estrema sinistra dovette superare una forte resistenza a Chivres, domata soltanto nel primo pomeriggio, prima di potersi lanciare a sua volta all'inseguimento raggiungendo le retroguardie nemiche a Bucy-JePierrepoint. Alla fine della giornata le truppe italiane erano attestate su una linea ad oltre dodici chilometri dalle loro posizioni di partenza. Il 6 novembre venne superato J'Hurtaut, impiegando nuclei cli arditi per costituire delle piccole teste cli ponte e facilitare la costruzione delle prime passerelle, ccl al calare della sera il corpo d'armata si trovava schierato lungo la riva meridionale del fiume Sen-e, tra Moncornet a sinistra e Rozoy-sur-Serre a destra. Nella notte, sotto una pioggia insistente, venne forzata anche questa barriera fluviale e, vinte le resistenze delle retroguardie lasciate a Rouvroy e Parfondeval, l' inseguimento non conobbe più pause, tra il moltiplicarsi dei segni della precipitosa ritirata dell'esercito tedesco. Il mattino dell' 11 novembre una pattuglia del 19° Reggimento Fanteria, Brigata Brescia, entrava per prima nell'antica citfa di Rocroi e poco prima delle 11, ora fissata per la fine delle ostilità, il IJ Battaglione dello stesso reggimento arrivava sulla sponda sinistra della Mosa. Con questo atto dal profondo significato simbolico il IJ Corpo d'Armata concludeva la sua vicenda di guerra in terra di Francia, dopo essere stato protagonista dell' incalzante avanzata degli ultimi giorni come lo era stato dei combattimenti nella valle cieli' Ardre e sullo Chemin cles Dames . Il reparto d' assalto del maggiore Guasco che aveva operato nell'ultimo mese con rs• Divisione senza aver modo d i distinguersi in modo particolare, rimase con questa grande unità anche durante il successivo periodo cli guarnigione in Belgio, accantonato prima a Chilly e poi, dai primi giorni del 19 I 9, a Flamiage. Il rimpatrio del corpo d'armata, avvenuto tra il 18 febbraio e 1'8 marzo, lo avrebbe portato a Modena, dove, con una consistenza numerica sempre più ridotta dal congedo di molti dei suoi uomini, rimase fino allo sciogl imento, avvenuto in diccmbre 20 . li 9 marzo 1919, prima di raggiungere quella che fu la sua ultima sede, aveva preso parte a Torino alla grande rivista in Piazza Vittorio Emanuele II con cui la città subalpina aveva salutato il rientro del II Corpo cl ' Armata, presente ìl tenente generale Gaetano Giardino.

20 Il rientro in Italia del Il Reparto d' Assalto e soprattutl.o la sua prevista dislocazione, erano stati visti con qualche preoccupazione dovuta al ti more di incidenti, non certo da esdudersi dato il particolare e.lima politico e la nota esu beranza deg li arditi . li Comando Supremo in data l7 febbraio 19 19 aveva perciò lasciato libero il Il Corpo cl'Armatu di procedere allo scioglime nto del reparto pri ma del rimpatrio. raccomandando di prendere tutte le misure nec.:essarie ad evita re problemi cli carattere disciplinare. Il suggerimento non era stato però accolto, forse anche per l'imminenza della parte nza dalla Francia, ecome previsto il reparto era slaLO fatto rientrare ed inviato a Modena. In questa città alla data del 5 maggio contava 18 ufficiali e 310 uomin i cli truppa.

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La regione del canale Aisne-Oise e dello Chemin c.les Dames e le operazioni del II Corpo cl' Armata tra il 26 settembre ed il 14 ottobre (M. Caradcciolo, Le truppe italiane in Francia, Monclaclori, Milano, 1929)


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li balzo finale del II Corpo d'Armata fino alla M.osa (M. Caracciolo, Le truppe ilClliane in Francia, Mondadori , Mi lano, 1929)


TI presidente francese Poincaré decora arditi italiani del Il Corpo d 'Armata (AUSSME)

La montagna cli Bligny (AUSSME)

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Giovane ardito adottato dal II Reparto cl' Assalto (AUSSME)

Reparti del II Corpo cl' Armata sfilano a Torino al rientro dal fronte francese (AUSSME

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III REPARTO D'ASSALTO

L

a proposta del lII Corpo d ' Armata di procedere alla costituzione di una compagnia d'assalto, avendo a riferimento la circolare 117050 ciel 21 settembre che fissava equ ipaggiamento, armamento e composizione o rganica di queste unità, fu approvata dal Comando Supremo il l O ottobre I 9 17, con l' indicazione che la compagnia avrebbe preso il nome di XVII Reparto d'Assalto, nell'evidente intento cli proseguire nella s uccessione numer.ica aperta dalla 2" Arrnara 1• Avuto l'assenso richiesto, il comandante de l corpo d 'armata, tenente generale Vittorio Camerana, stabilì che il reparto si sarebbe radunato 1'8 ottobre a Rocca d' Anfo, sul lago di Idro. e che il personale avrebbe dovuto essere scelto tra i militari che già avevano la qualifica cli arditi, con preferenza per i volontari 2 . Tutti avrebbero dovuto portare al seguito il loro equipaggiamento, in particolare le borse portabombe, il moschetto ed il pugnale, ma all 'arrivo avrebbero ricevuto la caratteristica g iubba da bersagliere cicli sta con il bavero ripiegato e le fiamme nere. L'onere era stato ripartito tra le due divisioni dipendenti richiedendo alla Y d i fornire un plotone di arditi di fanteria, uno di arditi alpini ed una sezione pistole- mitragliatrici pure cli alpini , ed alla 6" di contribuire con due plotoni di arditi di fanteria ed una sezione pistole-mitragliatrici formata da alpini. Alla 6" Divisione era richiesto di mettere a disposizione anche un uffic iale in grado di assumerne il comando, mentre, per quanto riguardava le armi di reparto, la sezione mitragliatrici e la sezione lanciafiamme sarebbero state fornite dal Comando Supremo, prelevandole dalle scuole di specialità, e la sezione lanciatorpedini avrebbe dovuto essere creata con elementi cli entrambe le divisioni. Il XVTT veniva messo alle dipendenze della 6· Divisione per l'addestramento e per gli aspetti amministrativi disciplinari ma il III Corpo cl ' Armata avocava a sé le decisioni in merito all ' impiego. In linea con queste d isposizioni il comandante dell a 6" Divisione, maggi or generale Annibale Raffi, già nel mese di ottobre si recò personalmente ad is pezionare il reparto appena costituito. Nel suo rapporto sottoli neò anzitutto il fatto di aver trovato una situazione soddisfacente da l punto di vista della disciplina, il che è una tac ita conferma delle preoccupazioni suscitate al riguardo dagli arditi, e riferì q ui ndi di incertezze nell ' impostazione delle attività addestrative. a livello sia individuale che di reparto, per le qual i si preoccupò di dare precise indicazioni. L'istruzione g innica richiedeva l'allestime nto nel corrile della caserma cli una palestra a c ielo aperto. con attrezzi quali trave di equilibrio e parallele, che la truppa avrebbe dovuto essere incoraggiata ad utilizzare anche nei momenti I iberi dal servizio . Per l'addestramento al combattimento era invece necessario creare nel poligono g ià esistente un percorso cli guerra, o "campo d 'ostacol i", ed una posizione fortificata "tipo", che il reparto avrebbe dovuto addes trarsi ad espugnare nel più breve tempo possibile. Ciò però non era sufficiente, in considerazione de lla natura imperv ia del fronte affidato al Tll Corpo d ' Armata, ed al comandante del XVII Reparto d'Assalto, capitano Arturo Barbieri, veniva perciò raccomandalo cli preparare i suo i uomini ad a ffrontare e s uperare con l'aiu to di corde, scale e rampini le difficoltà proposte dal terreno, mettendoli regolarmente di fronte a situazion i rappresentative di quelle che avrebbero potuto incontrare nella realt?t, e di far effelluare esercita:1,ioni cli questo tipo sia di giorno che cli notte. L' uso delle bombe a mano e la scherma con il pugnale dovevano pure essere oggetto di particolare attenzione, e per perfezionarsi in questa seconda fo rma di lotta gl i arditi del XVII avrebbero dovuto regolarmente affrontarsi in veri e propri tornei, sostituendo i pugnali con simulacri di legno fless ibile.

1

Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. 11° 130310 Mob. del 1° ottobre 1917. AUSSME, Rep. F-4. Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobili taz ione. 2 Comando lil Corpo d ' Armala, Stato Maggiore, Cos1it11zione del J7° Repar10 d'Assai/o, n° 72 19 del 5 ottobre 191 7, AUSSME. Rep. B-l. Racc. J 12D 180c. lii Corpo d ' Armata. Costit uzione unità e reparti.

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Le attività connesse all'approntamento ciel reparto impegnarono il resto del 1917 e fu soltanto con il nuovo anno che il III Corpo d'Armata, ritenendo ormai conclusa questa fase, chiese alle divis.ioni dipendenti di dare un maggiore impulso alle cosiddette "piccole operazioni". Il fronte dal lago cli Garda alla frontiera svizzera era all'epoca ripartito fra tre grandi unità in quanto alla fine del 1917 la 20• Divisione era stata inserita nello schieramento in corrispondenza della Val Daone, lasciando alla 6" il tratto più meril'impervia regione dei ghiacciai cieli' Adamello e dionale, marcato dal solco della Val di Ledro, ed alla clell'Ortles-Cevedale, con i passi del Tonale e dello Stelvio. Su questa parte del fronte la montagna imponeva ovunque la sua legge il che, mentre da un lato consentiva di diradare lo schieramento, fidando sulle asperità naturali, dall'altro faceva di qualunque operazione un'impresa alpinistica, da studiare e preparare come tale. La richiesta inoltrata negli ultimi giorni cli gennaio era quindi rivolta soprallutto alle due divisioni schierale più a sud, dove le linee contrapposte correvano lungo solchi vallivi. Tn entrambi i casi larisposta mise però in evidenza le forti difficoltà comunque create dal terreno e dalla particolare situazione locale, lasciando intendere che ben poco era lecito attendersi eia incursioni e colpi di mano, per guanto questi fossero preparati con cura ed eseguiti con decisione. La 20" Divisione rispose che l'avversario non aveva organizzato nel suo settore un sistema di avamposti e "piccole guardie" contro il quale fosse possibile agire d ' impeto e di sorpresa. I posti di osservazione e cli guardia erano invece sistemati in quota od in posizione tale, data anche l'ampiezza della terra di nessuno, da richiedere un impegno dj forze ed un'organizzazione cli portata ben superiore ad un colpo di mano. Accantonata perciò l'idea di agire contro questi obiettivi, l'intenzione era piuttosto quella cli sorprendere e catturare qualcuna delle pattuglie che nottetempo si avvicinavano alle linee italiane, un obiettivo peraltro non facile eia raggiungere come provavano i tentativi fatti a vuoto in gennaio. Non diverso nella sostanza il pare del comando della 6a Divisione. Nella zona di Bezzecca il terreno e la sistemazione difensiva austrn-ungarica non lasciavano spazio ad una "piccola operazione", mentre nel resto del settore della Val cli Ledro la distanza da percorrere per avvicinarsi alle linee avversarie e le numerose pietraie da attraversare rendevano difficile, se non impossibile, il portarsi di sorpresa a distanza d'assalto. Anche in questo caso la soluzione migliore sembrava dunque quella dell ' imboscata notturna ad una pattuglia uscita in esplorazione e tentativi in tal senso erano già stati fatti in Val Marza, a Molina, a Biacesa, a Dosso Prighen, senza peraltro alcun risultato. L'avversario infa~Ji non si era fatto vedere o, come era avvenuto nei due casi in cui si era stabilito un contatto, si era sottratto al combattimento ripiegando precipitosamente sulle sue linee. Ciononostante erano allo studio nuovi colpi cli mano con obiettivo località che si sapeva essere frequentate da pattuglie austro-ungariche o sede occasionale di "piccoli posti'', ed uno di questi avrebbe dovuto essere eseguito quanto prima su quota 1100 di Val Giumella, a nord di Biacesa, da due plotoni del XVII Reparto d' Assalto 3 . 11 XVII si trovava dalla fine di gennaio a Voltino, sulla sponda occidentale del Garda, e qui fu raggiunto il 16 febbraio dall ' ordine di movimento per l'operazione cli Biacesa. I due plotoni designati, il l 0 ed il 4°, partirono nel pomeriggio per Caclrioni, lasciando negli accantonamenti di Voltino l'altra metà del reparto, impegnata nelle esercitazioni quotidiane, e Ia sera del giorno dopo salirono a Biacesa, da dove, al22, proseguirono lungo la mulattiera per Santella. li 1° Plotone, che aveva compiti di copertura, si attele _ stò a quota 809, mentre il 4°, diviso in squadre, circondava Ja quota 1100 e ve1~0 le 3 ciel mattino penetrava nella posi zione, costituita da una caverna e da un paio cli elementi di trincea, trovandola deserta. La presenza di stufe e cli fili telefonici che correvano verso ]e posizioni retrostanti lasciava intendere che il piccolo avamposto veniva utilizzato soltanto come punto d'appoggio, occupato durante il giorno ed abbandonato di notte proprio per evitare che il presidio fosse vittima di un colpo cli mano. Esaurito il loro compito i due plotoni del XVII rientrarono senza inconvenienti nelle linee italiane e nella stessa giornata del 18 febbraio erano cli nuovo a Voltino. Nel frattempo il Comando Supremo aveva deciso di affidare il fronte dal Garda alla frontiera con la Svizzera ad una nuova armata, la 7\ che si sarebbe costituita il 25 febbraio. La grande unità comprendeva

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3 Comando 6' Divisione, i11tività sulla fiw11e , 11° 890 SM Riservatissimo del 14 febbraio .I 918, AUSSME, Rep. B-1, Racc. I l 2S 109b, III Corpo d'Armata, Piccole operazioni offensive 1918.

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due corpi d'armata, il lll, sulla sinistra, disteso da Pizzo Scalino a Monte Listino, ed il XIV, inserito in linea sulla destra, da Monte Listino al Garda. Nel quadro di questa riorganizzazione il XVll Reparto d' Assalto restava al III Corpo d'Armata ed il 28 febbraio lasciò dunque la zona del Garda e la Val di Ledro per la Val Camonica, dove l'indomani, l O marzo, venne accantonato nelle caserme del Passo del Mortirolo, alle dipendenze della Y Divisione4 . Nella nuova sede venne intensificato l'addestramento d'alta montagna ma il reparto ebbe ben poche occasioni di entrare in azione, almeno fino al ritorno della buona stagione. Per guanto il comando della 7" Armata insistesse sulla necessità di mantenere un atteggiamento aggressivo, allo scopo di catturare dei prigionieri e di migliorare ove possibile l'andamento della linea del fronte, nel settore del III Corpo d'Armata esistevano oggettive difficoltà dovute sia alle caratteristiche geografiche e climatiche della regione, che vedevano spesso le due parti contrapposte impegnate a lottare soprattutto contro la furia degli elementi, sia alla scelta dell'avversario cli ritirare gli avamposti più isolati per raccogliere le sue forze in una solida fascia di resistenza in cui non esistevano punti deboli ed elementi staccati. In questo scenario sarebbe stato necessario agire cli forza piuttosto che di sorpresa, con la certezza che l'attacco ad un qualunque tratto della linea di difesa avrebbe determinato J'intervento dei tratti contigui ed impegnato quindi uomini e mezzi in misura sproporzionata ai risultati cercati. Queste considerazioni si ritrovano in tutte le comunicazioni inviate in marzo ed in aprile dai comandi di divisione al comando del Ili Corpo d'Armata e da questo rilanciate al comando d'annata, ma dalla documentazione emerge anche chiaramente che ciò non riuscì ad allentare la pressione. Un tentativo di soluzione di compromesso venne cercato con l'intensificare l'attività cli pattuglia ed il dare a questa un carattere più aggressivo. Le direttive parlano esplicitamente della necessità cli tendere agguati alle pattuglie nemiche e di inseguire vigorosamente quelle che fossero state scoperte nell'atto di avvicinarsi alle posizioni italiane, ma anche questo non fu ritenuto sufficiente dall'armata e la 5a Divisione ebbe comunque l'ordine di far studiare ed esegui.re dei colpi cli mano. Questi, affidati ai battaglioni in linea, senza l'intervento degli arditi del XVII, non portarono peraltro a risultati significativi. In marzo pattuglie raggiunsero il rifugio Lares, le ridottine della Vedretta di Lares e gli appostamenti presso Capanna Cedech senza riuscire a prendere contatto con l'avversario. Ciò confermava l'abbandono eia parte austro-ungarica delle posizione più avanzate ed esposte, sottolineando nel contempo l'impossibilità di portare a temine con successo una qualunque operazione che avesse le caratteristiche ciel colpo cli mano 5: "Lo studio e l'esame accurato dei comandi tattici non ha permesso finora di poter precisare l'attuazione cli nuove piccole azioni, ciò in conseguenza della situazione nemica ritratta in gran parte su linee di difesa intimamente collegate. Lo scarso numero di occupazioni siaccate esistenti da parte nemica e la distanza rilevante che le separa dalle nostre occupazioni rendono d(fficile l'attuazione cli colpi di ,nano a meno che non si voglia agire contro difese ed occupazioni nemiche di maggior entità, nel qual caso occorrerebbe impiegare truppe e mezzi più rilevanti: tali azioni però rivestirebbero carattere di vere e proprie operazioni e non già di colpi dì mano o piccole azioni di sorpresa." Studi e ricognizioni continuarono, per mettere a punto dei progetti da eseguire non appena si presentasse l'occasione favorevole, ed anche per rispondere in qualche modo alle ripetute sollecitazioni de] comando della 7a Armata6, ma non fu certo un caso che il XVII rimanesse sostanzialmente inoperoso fino a primavera inoltrata. Dopo una ricognizione sulle prime Iinee dell'alta Val Camonica, effettuata il 21 mar-

4 Dopo essere passai.O a far parte della 7• Armata. il III Corpo d'Armata si schierò con la 5" Divisione in prima linea e la 6· in riserva. La 20• Divisione fu portata in riserva d'armata. 5 Comando 5" Divisione, Colpi di mano, n" 1797 SM del ] ap rile 191 8, AUSSME, Rep. B-l , Racc. l 12S 109b, III Corpo cl' Armata, Piccole operazioni offensive 19 18. 6 La latente insoddisfazione della 7• Armarn per questo stato di cose è provata anche dal modo in cui fu sottolineata la riuscita di un colpo di mano effettuato nella noue sul 2 aprile da un reparto del Battaglione Alpini Adamello sulla sinistra del Ponale, nel settore del XIV Corpo d' Annata, con la cattura di quattro prigionieri. Nell'esprimere il suo compiacimento per il successo dell'operazione, il tenente generale Tassoni ritenne cli dover aggiungere una significativa nota di commerno: "L'azione svolta nel0

la scorsa nolle risponde bene alle direttive ed agli ordini da me impartiti al riguardo: valga il 1nio elogio di sprone per insistere nella at1ivi1à da me voluta su tutto il fiw1te dell 'anna/a ". (Comando 7'' Armata, Stato Maggiore, Cattura di prigionieri, n° I I87 Op del 2 aprile 191 8, AUSSME, Rep. B- 1, Racc. l 12S 109b, lii Corpo d' Annata, Piccole operazioni offensive 1918).

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zo da due plotoni e dalla sezione lanciatorpedini, il reparto fu posto in preallarme a fine mese, in previsione di una piccola operazione che poi non si concretizzb, e null'altro accadde fino alla seconda metà di maggio. Anche il progetto cli colpo di mano contro la piccola guardia cli Osteria dei Locatori, nella zona del Passo del Tonale, messo a punto nei minimi dettagli dal capi tano Barbieri ipotizzando l'i mpiego di un plotone e di una sezione pistole-mitragliatrici, con l'appoggio delle batterie cli piccolo calibro ciel settore, non fu preso seriamente in considerazione dalla sa Divisione. Dopo averlo trasmesso al comando del III Corpo d' Axmata, il comandante della divisione, maggior generale Luigi Piccione, si affrettò a precisare il suo punto cli vista, ribadendo le perpless ità ed i dubbi suscitati dalla natura ciel terreno, dalla stagione inclemente, dallo schieramento adottato dall'avversario. Nonostante la stagione piuttosto avanzata, la presenza della neve, che avrebbe obbligato gli arditi ad agire indossando carnici bianchi, sottolineava le peculiari caratteristiche del tratto di fronte tenuto dalla divisione, dove ogni azione si configurava inevitabilmente come un'operazione d'alta montagna, la cui esecuzione richiedeva una preparazione lunga ed accurata, nonché il verificarsi di favorevoli condizioni cl imatiche e di luce. In questo tipo cli scenario il concorso cieli' artiglieria nella preparazione cieli ' attacco era spesso poco efficace e poteva anzi risultare controproducente, dal momento che di rado riusciva a neutralizzare tutti gli elementi cieli' organizzazione difensiva e finiva anzi col far mancare la sorpresa, condizione essenziale ed irrinunciabile su un terreno dove una sola mitragliatrice od un pugno di ti ratori potevano bloccare con facilità un reparto ben più numeroso. Un' azione di fuoco diretta ad isolare le posizioni eia attaccare, od a fermare un' eventuale inseguimento nella delicata fase del rientro al termine dell ' incursione, poteva essere piì:t utile, ma nel complesso poco si poteva sperare da .iniziative cli questo genere. Al momento non era quindi opportuno disperdere risorse ed energie in colpi cli mano di dubbia riuscita ed era piuttosto preferibile puntare su operazioni di portata più vasta, quale quella in preparazione nella zona del ghiacciaio del Presena, che peraltro, data l'entità dei preparativi richiesti, non potevano essere frequenti. Il comandante della sa Divisione si preoccupava anche d i rimarcare che la scarsa attività dei mesi precedenti ed i risultati non certo soddisfacenti ottenuti erano dovuti non a scarso impegno o ad incapacità delle truppe, ma piuttosto agli ostacoli creati dalla montagna 7 : "l tentativifi.nora compiuti .furono affidati a comandanti ed a gregari scelti, arditi e sicuri. Conosco personalmente gli ufficiali che guidarono i drappelli e sento il dovere di affermare che essi sono il .fìore dei nostri baldi alpini, cui Lo spirito aggressivo non è inferiore alta perizia alpinistica ed aUo sprezzo di ogni petù:olo. Se non riuscirono nel! 'intento ciò è dovuto non alla mancanza di buona volontà ma alle speciali condizioni della m.ontagna che nell'ultimo mese si mantennero quasi sempre pessime." Sebbene il documento terminasse con il suggerimento di evitare comunque cli mettere in allarme il fronte della Val Camonica nell'imminenza dell ' azione in regione Presena, nelle valutazioni del maggior generale Piccione le ragioni di opportunità avevano però un peso relativo ed incidevano in misura ben maggiore le considerazioni relative alla pecul iarità ciel settore affidato alla sua divisione, considerazioni che in quelle stesse settimane lo portarono a contrastare il progetto di dare al XVII Reparto d' Assalto la consistenza organica di un battaglione. Il 5 maggio 1918 il Comando Supremo ordinò infatti di allineare la struttura del reparto a quella prevista dalle circolari , disponendo affinché venissero costituite le due compagnie ancora mancanti. Al termine cli questo processo, proprio in considerazione della zona di impiego, due delle tre compagnie avrebbero dovuto essere formate da elementi provenienti dai reparti alpìni 8 . Il III Corpo d ' Armata si affrettò quindi ad attivare in proposito il comando della sa Divisione, al quale fu richiesto di scindere la compagnia esistente in due nuclei , uno comprendente gli elementi provenienti dalla fanteria e l'altro quelli provenienti dagli alpini, e cli iniziare a partire da questi la formazione

7 Comando 5" Divisione di Fanteria, Piccole operazioni offensive, n° 8 I94 SM del 19 maggio 1.918, AUSSME. Rep. B-1, Racc. I l 2S I 09b, lil Corpo d'Armata, Piccole operazioni offensive 19 l 8. 8 Comando Supremo, n" 173 RS del 5 maggio I 9 I 8, AUSSME, Rep. 8 - l, Racc. I I2D l 80c, lii Corpo d'Armata. Costituzio ne unità e reparti.

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di due compagnie, una di arditi cli fanter.ia ed una cli arditi alpini. Per completarle, e per formare la terza compagnia, si sarebbe dovuto attingere al VII Reparto d'Assalto cli Marcia e, se necessario, direttamente ai reparti alpini e di fanteria dipendenti dalla divisione. Al comando della 7" Armata venne invece chiesto di fornire l'ufficiale superiore destinato ad assumere il comando una volta completata la trasformazione in battaglione. Piccione rispose il 16 maggio ciancio assicurazione che avrebbe proceduto all'ampliamento del XVII Reparto cl' Assalto non appena portata a termine l' ormai prossima operazione nella regione Tonale - Presena, indicata in codice come operazione M , ma espr1menclo al tempo stesso un parere nettamente contrario. A suggerirgli una presa di posizione tanto decisa erano le ormai note considerazioni relative alle caratteri stiche dell'alta montagna, che egli vedeva, non a torto, come un terreno adatto all ' impiego di piccoli nuclei e non di un ' entità delle dimensioni di un battaglione, nonché tale eia presentare situazioni topografiche molto diverse da settore a settore, che solo una lunga permanenza poteva permettere di conoscere a fondo e di sfruttare in modo adeguato. Un reparto d ' assalto tenuto normalm.ente nelle retrovie per essere impiegato cli quando in quando sull'uno o sull'altro tratto di fronte non poteva avere quell'intima conoscenza dei. più minuti particolari topografici che in quelle zone era la premessa per il successo di una qualunque operazione e la sua creazione otteneva soltanto l'effetto di sottrane ai battaglioni alpini gli elementi migliori, che invece avrebbero potuto essere più utilmente utilizzati per costituire plotoni di arditi nell'ambito dei reparti di appartenenza, secondo una prass i già consolidata. Questa era appunto la soluzione alternativa caldeggiata dal comandante della 5" Divisione che, per dar forza alle sue conclusioni, richiamava gli scarsi risultati ottenuti fino a quel momento dal XVII, proprio in quei giorni ridenomìnato III Reparto d'Assalto in aderenza alle disposizioni che attribuivano alle unità cli questo tipo lo stesso numerale ciel loro corpo d'annara 9: "fn conclusione ritengo eh.e la costituzione di un balfaglione d'assalto in una zona così .\pecia/e, riesca non soltanto di poco vantaggio, ma non raggiungerebbe il fìne stesso che essa si propone, cioè il compimento delle azioni ardite. Ritengo invece che la riunione di uomini ardili e specializzati in ciascuno dei piccoli riparti alpini ( compagnie) come si pratica attualmente, costituisca la soluzione che meglio risponde alle caratteristiche d'impiego delle truppe di montagna. Prova ne sia la scarsa applicazione eh.e il 3° Reparto d'assalto ha potuto .finora avere nella zona, per quanto non manchi ad esso né coraggio né abilità manovriera. e sia comandato da ufficiali quanto mai arditi e volenterosi, e questo comando abbia cercato tutte le occasioni per impiegarlo.'' Per quanto questi dubbi fossero fatti propri dal comando del III Corpo cl' Armata, insieme con la proposta che li accompagnava, la 7" Annata non aveva intenzione cli contrastare le direttive ciel Comando Supremo ed il 21 maggio, con una lettera firmata dal suo stesso comandante, tenente generale Giulio Tassoni, ribadiva la necessità cli procedere quanto prima alla prescritta trasformazione in battaglione. Nulla impediva però cli mantenere dei nuclei di arditi presso i reparti alpini , dal momento che sarebbe stato necessario sottrarre a ciascun battaglione non più cli una dozzina cli uomini, data la possibilità cli attingere al Vll Reparto cl' Assalto cli Marcia, e nel contempo veniva concesso di rimandare il tutto alla conclusione dell'operazione M. Nel settore del Tonale fin dall' inizio dell'ostilità l'avversario si era saldamen te insediato a Passo Paradiso, a sud del valico che restava così scoperto sul lato destro, ed aveva in questo modo obbligato gli italiani ad attestarsi sul retrostante crinale del Castellaccio. Le brillanti operazioni condotte sui ghiacciai clall' Adamello dalla Y Divisione nel corso della primavera ciel 1916 avevano portato al controllo cli buona parte cli quell'aspra regione, ed ass.icurato la conquista delle creste tra la Val Genova e la Conca di Presena, ma non avevano cacciato le forze austro-ungariche dalle posizioni che dominavano la conca, e tantomeno eia quelle del Passo Paradiso e del sottile crinale roccioso dei Monticelli. Per risolvere una volta per tutte questa situazione, e rafforzare il possesso dell'ampio valico del Tonale togliendo al tempo stesso al9 Comando 5" Divisione Fameria, '/i-(1.~(ormazione del 3° Repar10 d 'assallo in bnttagfirme su Ire cornpagHie, n° 2915 SM del I 6 maggio 19 I 8, AUSS1'v1E, Rep. B- L Racc. ll2D J80c, III Corpo cl' Armata, Costituzione unità e rcpart.i.

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l'avversario un comodo osservatorio sul l'alta Val Camonica, la 5a Divisione fu incaricata nel marzo ciel 1918 di mettere a punto un progetto di azione offensiva eia attuare entro il mese di maggio con le sole forze disponibili nel suo settore. L'ordine di operazione elaborato in aprile prevedeva l' impiego di cinque battaglioni alpini, Monte Grane,n, Monte Mandrone , Cavento , Edolo e Pallanz.a, e del III Reparto d' Assalto, con il sostegno di 188 pezzi d'artiglieria di vario calibro e di 12 bombarde eia 240. Era anche stabilila un'articolazione in due fasi, individuando gli obiettivi di primo tempo nella cresta del Marroccaro, in Cima Presena e nel Monte Zigolon, e quelli cli secondo tempo nelle riclottine cli Conca Presena, nel Passo Paradiso e nei Monticelli. La lunga e minuziosa preparazione, che incluse il potenziamento della rete delle mulattiere e delJe strade a ridosso ciel fronte ed un addestramento specifico dei reparti a muovere su terreno impervio e sotto il fuoco, avrebbe dovuto concludersi entro il 15 maggio, data inizialmente fissata per l'esecuzione, ma il protrarsi di condizioni atmosferiche oltremodo difficili per tutto il mese di aprile e nei primi giorni ciel mese successivo ne imposero lo slittamento al 25. La notte precedente, mentre il tiro di interdizione dell'artiglieria si abbatteva sulle vie di comunicazione nelle immediate retrovie austro-ungariche, i reparti si portarono sulle posizioni di partenza con una marcia resa lenta e faticosa dall'imperversare della tormenta. La manovra di avvicinamento fu conclusa con successo, anche se con qualche ritardo causato dalla bufera e nonostante la slavina che travolse la 282" Compagnia del Pallanz.a, ed alle 7,30 del 25 maggio, mentre il tempo accennava a migliorare, fu dato il via alla fase ciel tiro cli distruzione. Quattro ore più tardi sì mossero le fanterie. Dalla Conca Mandrone salirono rapidamente verso lo Zigolon e la cresta del Marroccaro plotoni arditi dei battaglioni alpini Cavento, Monte lv/androne, Edolo, Pallanza e Val Baltea seguiti dalle tre compagnie ciel Battaglione Mome Mandrone. Gli arditi del Cavento, che avevano ìn rincalzo la 160" Compagnia del Monte Mandrone, furono i primi a raggiungere ìl loro obiettivo, impadronendosi poco dopo mezzogiorno della vetta dello Zigolon, a 3.040 metri cli quota, dove furono catturati una sessantina di prigionieri. Allo stesso modo gli altri quattro plotoni arditi, sostenuti dalla 161 " Compagnia, ebbero buon gioco nella conquista delle posizioni della Cresta del MaiTOccaro e del Passo Presena, tra Conca Mandrone e Conca Presena, ma furono necessari quattro assalti, e l' intervento prima della 159a Compagnia del Monte Mandrone, poi della 309a ciel Cavento, per avere ragione dei difensori cli Cima Presena. Con un' azione degna di essere ricordata anche dal punto dì vista alpinistico, gli alpini arrivarono sulla vetta da tre lati ed alle 21 questo baluardo cli roccia e di ghiaccio era nelle loro mani, insieme con una quarantina di prigionieri e due cannoni da montagna. La seconda fase dell'operazione M ebbe inizio quella notte stessa con il tiro cli preparazione dell'artiglieria che, poco dopo la mezzanotte, cominciò a martellare le ridottine di Conca Presena, il Passo Paradiso e la cresta dei Monticelli. Le prime posizioni a cadere furono le quattro piccole ridotte distribuite intorno ai laghetti cli Presena, espugnate una dopo l'altra tra le 3 e le 4 del mattino dai plotoni arditi dei battaglioni 1vfonte Granero e Val d'Intelvi e dalle tre compagnie ciel Battaglione Edolo. Il lll Reparto cl' Assalto, ancora costituito da una sola compagnia, si impadronì nel frattempo del Passo Paradiso, coadiuvato dall'azione dei plotoni arditi dei battaglioni Tolmezzo, Monte Rosa e Val Brenta, che ne impegnarono eia nord il presidio dopo aver faticosamente risalito il canalone digradante verso la sella del Tonale. Uguale successo ebbero a giorno fatto gli attacchi lanciati in rapida successione dal Battaglione Cavento contro la ridotta indicata con il nomignolo di "Sgualdrina" e contro il torrione di quota 2.921, ultimi punti d'appoggio dell'avversario in regione Presena. Rimaneva la cresta dei Monticelli e contro dì questa mossero verso le 11 gli arditi del III e gli alpini della 52a Compagnia dell' Edolo. l primi da nord, dal versante del Tonale, i secondi da sud, dal versante della Val Presena, operando con l'appoggio dell'artiglieria ne espugnarono una a una le punte e le bocchette, a meno della quota 2.432, all'estremità orientale ciel lungo ed affilato crinale. Grazie al costante afflusso cli rinforzi, ìl suo presidio riuscì infatti a vanificare tutti gli sforzi della 52a Compagnia. Con questa unica eccezione, quando a sera l'operazione fu sospesa tutti gli obiettivi potevano dirsi raggiunti. I fastidiosi osservatori arroccati sui Monticelli erano stati eliminati e le difese del Tonale avevano ora un saldo appoggio d'ala destra. L'ottima prova fornita dai plotoni arditi dei battaglioni alpini, impiegati per aprire la strada ali.ecolonne d'attacco ed aggredire di slancio posizioni rese formidabili dalla natura, sembrava dar ragione al

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maggior generale Piccioni ed alla tenacia con cui ne aveva dìfeso ìl ruolo e l'importanza nello scenario dell'alta montagna, ma al loro confronto non aveva sfigurato il III Reparto d'Assalto, intervenuto nella seconda fase della battaglia. Insìeme ai battaglioni alpìnì maggìormente impegnati, gli ardìti del lll furono infattì citati nel bollettino cli guerra del 27 maggio, che riassunse in questi terminì l'andamento ed i rìsultatì de.i due giorni cli battaglìa: "Nella regione del Tonale i nostri alpini, combattendo in mezzo a difficoltà di terreno rese asprissime dai ghiacci e dalla accanita resistenza nemica, hanno consacrato con la vittoria l'alba del quarto anno della nostra guerra. L'operazione iniziata il giorno 25, è proseguita ininterrottarnente nella nolte sul 26 e nella f?iornata di ieri. La cima del Zigolon (3040 nietri) col sottostante costone delle JV!arocche, la cima Presena (3069 metri), quattro volte attaccata con estrema bravura, la Conca dei Laghi di Presena, il Passo del Monticello (2550 metri) e il costone a oriente di esso vennero strappati al nemico e sono in nostro possesso. Le nostre truppe mostrarono tutte grande ardimento e valore: meritano speciale menzione il terza riparto d 'assalio e i battaglioni alpini ''Cavento", Edolo" e "Mandrone". Le perdite ù1flitte all'avversario sono f?ravi. L'ammirevole cooperazione delle artiglierie e Lo slancio dell 'attacco hanno reso assai Lievi quelle subite da noi 1°. Vennem finora coniati 870 prigionieri - .fi'a i quali 14 ufficiali - 12 cannoni, 14 bombarde e mortai da trincea, 25 m.itragliatrici, molte centinaia di fucili. Abbondanti materiali d'ogni genere sono rimasti nelle nostre mani ... " Superata l'esigenza M non vi era più ragione cli ritardare la trasformazione in battaglìone del Hl Reparto cl' Assalto ed il 28 maggio il III Corpo d'Armata emanò le ultime disposizioni al riguardo, precìsanclo che l'unica compagnia già esistente sarebbe diventata una delle due compagnie "alpine" previste, che la seconda sarebbe stata formata con elementi tralli dalle due divisioni dipendenti, 5a e 75", che la terza, "di fanteria", sarebbe stata costituìta con ufficiali e truppa provenienti dal VII Reparto cl' Assalto di Marcia 11 . Inoltre il comando della 7" Annata avrebbe provveduto a far affluire ìl personale necessario per le due sezioni mitragliatrici, le due sezioni pistole-mitragliatricì e la sezione lanciafiamme ancora mancanti. TI comandante della 5" Divisione, evidentemente ormai rassìcurato in merito ai plotoni arditi dei battaglioni alpini, non mosse allre obiezioni ed il processo venne finalmente avviato. Il III Reparto d'Assalto venne costìtuito con l' organico richiesto a far data dal 6 gìugno, agli ordini del maggìore Giuseppe Dilaghi, e dislocato con il comando e la l" Compagnia a Malonno e con le altre due compagnie, di nuova formazìone, ìn baracche sistemate un chilometro a sud del paese. r problemi non erano però finiti, in quanto mancava ancora il comandante e le compagnie erano tutte sotto organico 12 . Inoltre la configurazione del reparto fu subito modificata per dargli una caratterizzazione totalmente alpina: l' 11 gìugno la 7° Armata ordinò al III Corpo d'Armata cli cedere la compagnia cli fanti al XIV, dove avrebbe contribuito a formare il LXIV Reparto cl' Assalto, e di sostituirla con una dì "fiamme verdi" creata con elementi scelti tratti dai suoi battaglioni alpini, volontari o meno che fossero 13. Date le sue condizioni non sorprende che il JTI abbia avuto un ruolo margìnale nella giornata del 13 giugno, in cui venne fermata e ributtata sulle posizioni cli partenza la I" Divisione austro-ungarica, annui-

IO Le perdite subite dai reparti italiani impegnati in combauimenLo nel corso dell'azione M furono in totale di 2 morti e 12 feriti tra gli ufficiali, 58 morti, 153 feriti e 3 dispersi tra la truppa. 11 La 75° Divisione era stata costituita il 23 maggio con ùue raggruppamenti alpini, il III cd il V, e le era stato affidato il settore della Valtellina, limitando quello della 5" aJla Val Camonica. La 6° Divisione era intanto stata trasferita al XIV Corpo ù' Armata e schierata nel settore Giudicarie. 12 Alla data cle11'8 giug no, oltre al comandante, mancavano al III Reparto d' Assalto non meno di 250 uomini. (Comando 5'' Divisione, 'frasformazione del riparto d'assal!o , n° 3749 SM dell'8 giugno I 918, AUSSME, Rep. B-1 , Racc. I l2D 180c, III Corpo d'Armata. Costituzione unità e reparti). 13 Comando 7" Annata, Stmo Maggiore, Cos1iiuzione del 64° reparto d 'assal!o e co1npletamen10 del 3", n° 2378 Orù. Mob. ciel!' I I giugno 1918, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 1.99, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione.

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Jando così nell'arco di ventiquattro ore la puntata offensiva attraverso il Passo del Tonale, la cosiddetta operazione Valanga, concepita come minacciosa mossa d ' apertura dell' ultima offensiva dell'esercito della monarchia danubiana. Gli arditi erano infatti in riserva, a disposizione della 5" Divisione ins ieme con cinque battaglioni alpini, e soltanto un nucleo del reparto venne chiamato all'azione nella tarda mattinata, per affiancare la 52a Compagnia del Battaglione Edolo nel vano tentativo di riprendere la quota 2.545 dei Mon ticelli , la cui riconquista fu l' unico vantaggio di un qualche valore ottenuto dall'avversario. La rapida vittoria difensiva ottenuta dal 111 Corpo cl ' Armata fece svanire la minaccia sul fronte della Val Camonica ed il 27 giugno, finita l'esigenza, il reparto tornò a Malonno. Nella loro sede gli arditi ciel III ripresero l'addestramento mentre si lavorava per completare gli organici e le dotazioni di armi e mezzi 14 . La l" Compagnia, in condizioni migliori delle altre in quanto formata con gli uomini che già facevano parte del reparto prima della sua trasformazione in battaglione, venne aggregata il 9 luglio al TV Raggruppamento Alpino in vista cli una prossima operazione diretta alla riconquista del Corno di Cavento 15 e, contemporaneamente, all'occupazione della cresta Stablel - Mcnecigolo. Questo duplice attacco avrebbe dovuto inquadrarsi in un'offensiva di più ampia portata sul fronte della 7a Armata a cui il Comando Supremo aveva cominciato a pensare dopo la vittoria ottenuta s ul Piave. Il progetto fu poi accantonato, a causa delle notizie, peraltro infondate, su un possibile nuovo massiccio sforzo cieli ' AustriaUngheria con il concorso dell ' alleato tedesco, ma fu dato il via libera alle due operazioni, con l'obiettivo cli consolidare il possesso della regione elci ghiacciai e di assumere il controllo della testata della Val Genova. li 19 luglio il terreno aspro e tormentato e le solide difese realizzate sul Cavento non riuscirono a fermare gli alpini del Val Balteo, che portarono a termine la loro scalata poco dopo le 10 del mattino, impadronendosi della vetta e catturando sessantuno prigionieri, cinque mitragliatrici ed un cannone da montagna. Non altrettanto successo ebbero la 1" Compagnia del III Reparto d ' Assalto ed i plotoni d 'assalto dei battaglioni alpini Cavento, Edolo e Tonale. Con un'impresa alpinistica degna di rilievo, alcuni arditi raggiunsero la vetta dello StabJel ed un piccolo nucleo riuscì anche a portarsi sul retrostante Stablelin, grazie ad una scaletta cli comunicazione miracolosamente intatta, ma vi rimase isolato quando l'artiglieria austro-ungarica distrusse quel precario collegamento. J successivi tentativi di attraversare con corde il canalone che separa lo Stablel dallo Stablelin furono vanificati dal tiro delle mitragliatrici e dei cannoni da montagna. Vista l'inutilità degli sforzi, l'attacco fu sospeso e gli arditi ripiegarono sulle posizioni italiane clell' Ago Mingo. Nessun altro avvenimento di rilievo si verificò fino alla tarda sera del 5 agosto, quando due compagnie, la 2" e la 3", furono trasportate in autocarro da Malonno alle Case di Viso, sopra Ponte di Legno, e fatte proseguire a piedi nel pomeriggio ciel giorno seguente per il grande villaggio militare di Ercavallo. Secondo i piani avrebbero dovuto effettuare un ' incursione in Val di Noce, con il compito di metterne a soqquadro le difese fino all'altezza cli Malga Palù, ma anche in questa circostanza il repentino volgere al peggio delle condizion.i atmosferiche sembrò dare ragione a chi sosteneva l'impossibilità di frequenti operazioni di "piccola guem1" in alta montagna. Nelle prime ore cieli' 8 agosto, con i reparti già raccolti nelle posizioni cli partenza, lo scatenarsi di una vera e propria bufera di vento e di neve portò all' annullamento degli ordini ed al rientro degli arditi prima ad Ercavallo e poi a Malonno. Le stesse compagnie lasciarono di nuovo i loro accantonamenti l' J l agosto, per tornare in autocarro alle Case d:i Viso, dove pernottarono all'addiaccio. Risalita al mattino la mulattiera di Ercavallo, gli arditi del 111 si raccolsero in serata sulle pendici occidentali della Punta Ercavallo, rimanendovi in attesa di ordì-

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Al 21 gi ugno 1918 la situazione faceva registrare un se nsibile miglioramento rispetto all' ini zio del mese. Il reparto era ancora privo di comandante ma disponeva del numero di ufficiali previsto e l'organico contava 224 uomini per la l' Compagnia. 220 per la 2•, 200 per la 3°. Il punto debole era l'addestramento, sopratllltto quello a livello di compagnia e di reparto. 15 Il Corno di Civcnto. nel gruppo del) ' Adamello, è la cima più altu del crinale c he separa la Veci retta della Lobbia e la Vedretta di Fumo dalla Vedretta cli Lares. Conquistata dagli alpini del Battaglione \la/ Ba/tea il 15 giugno 19 17, con il concorso dei hmtaglioni sciatori I e ll, venne ripresa esattamente un anno dopo, con un abile e fortunato colpo di mano dalla Hochgebù~rtskom.panie 29/11, un reparto delle truppe da montagna austro-un gariche specializzato ne lle operazioni ad alta quota. Il 19 luglio 19 18 la vena sarebbe tornata definitivamente in mani italiane, sempre ad opera degli alpini del Val Baltea per i quali la sua riconquista era diventata un punto d'onore.

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ni. E rano infatti inseri ti tra le forze di riserva che il III Corpo d' Armata aveva costituito per una nuova operazione affidata alla 5a Divisione nella zona ciel Tonale, da svolgere contemporaneamente ad una puntata verso la Val di Genova, con obiettivo la cresta Stablel - Menecigolo, ed all'attacco che più a nord la 75" Divisione avrebbe lanciato contro Monte Mantello e Punta S. Matteo. Dopo ripetuti rinvii imposti dal maltempo, i l via fu dato nelle prime ore del 13 agosto. Ben sostenuti dall'artiglieria, reparti dei battaglioni alpini Monte Ortles e Mondovì riuscirono ad impadronirs.i intorno a mezzogiorno sia della Punta S. Matteo, quota 3684, che del Monte Mantello, quota 3537, togliendo all' avversario un importante punto di osservazione sulla Val Gavia ed acquistando il controllo della Vedretta Dosegù. Questa impresa, compiuta su un terreno impossibile, attraversando stretti crinali e ripidi versanti cope1ti di ghiaccio e superando la resistenza cli forze numerose e ben trincerate, compensò soltanto in parte il sostanziale insuccesso degli attacchi della 5" Divisione. Per quanto si fosse rinunciato ad operazioni di ampia portata, qualora i battaglioni alpini cli questa grande unità fossero riusciti ad impadronirsi ciel Torrione d' Albiolo, del Monte Tonale Orientale, del Monticello e dell'Alpe cli Paiole, vale a dire delle posizioni che da nord e da sud dominano il passo, l'intera linea ciel Tonale sarebbe stata scardi nata, dando la possibilità cli irrompere in forze nell' alta Val Vermiglio. Un eventuale successo in questo settore offriva quindi ampie opportunità cli sfruttamento ma alla sera ciel 13 fu chiaro che, dopo un favorevole inizio, gl i attaccanti erano stati ovunque bloccati e non diversamente erano anelate le cose tra lo Stablel ed il Menecigolo. L'indomani l'artiglieria ricominciò il tiro di preparazione a cui però non seguì nessun nuovo attacco. Visto lo stato delle truppe, fortemente provate dall'avversario e dalla montagna, e considerata la saldezza delle difese, prevedibilmente presto rinforzate dai reparti segnalati in avvicinamento lungo la Val Vermiglio, i comandi superiori ordinarono alla Divisione di sospendere l'operazione. La sera stessa le due compagnie del IIl Reparto d'Assalto furono fatte rientrare alle Case cli Viso ed il 15 agosto si ricongiunsero a Malonno alla I" Compagnia. Il resto del mese e buona parte cli quello successivo furono scanditi dal ritmo regolare dell' addestramento e soltanto il 27 settembre la l' Compagnia si allontanò per qualche giorno passando temporaneamente a disposizione ciel XIV Corpo cl' Annata. li progetto di colpo di mano all' origine cli questo movimento era relativo ad un'azione sul costone ciel ~fascio, al limite orientale del settore Val Chiese, sui monti ad ovest del Garda, che era sostanzialmente la ripetizione di una "piccola operazione" già effettuata in maggio dal XIV Reparto cl' Assalto. Ora toccava al ITT, la sola unità di questo tipo ancora a disposizione della 7a Armata dopo che in giugno il XIV era passato a far parte della divisione d ' assalto. A sollecitare una qualche iniziativa di tal genere era stato lo stesso Comando Supremo che in una lettera del 20 settembre aveva fatto rilevare come, da parte deJJ'armata, a fronte di una apprezzabile attività esplorativa, non vi fosse stata un'analoga intensità in termini cli incursioni e colpi di mano. Nell'arco dell'estate, infatti, soprattutto nel settore del III Corpo d'Armata, poche erano state le azioni di rilievo e tutte ormai piuttosto lontane nel tempo. Questo atteggiamento, per quanto motivato dalla particolare configurazione del fronte, contrastava con la necessità cli mantenere alta la pressione sull'avversario anche in un periodo cli relativa stasi delle operazioni, allo scopo di deprimerne ulteriormente il morale, già scosso dagli avvenimenti cli giugno, e di rafforzare la sensazione di superiorità che si stava diffondendo tra le truppe italiane. Da ciò l' invi to a dare un nuovo impulso a questo genere di azioni, senza tralasciare il fronte del III Corpo d'Armata, dove la sella del Tonale poteva offrire delle interessanti prospettive in virtù ciel terreno meno accidentato 16 . Per il momento la priorità fu però data alla regione tra il Chiese ed il Garda, dove le possibilità erano maggiori anche se comunque limitate a tratti cli fronte già ripetutamente oggetto cli analoghe "attenzioni". Nella notte sul 3 ottobre la J" Compagnia si ammassò nel bosco di larici ad occidente ciel costone del Mascio con il compito d i attaccare l'avamposto cli quota 1707, per risalire poi verso il piccolo posto di quota 1750 avendo a rincalzo una compagnia del 128° Reggimento Fanteria. Dal momento che l'azione si fondava sulla sorpresa, l'artiglieria non doveva intervenire se non su richiesta, per battere con tiro cli distru-

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16 Comando Supremo, Ufficio Opcra,.ioni. Piccole operazioni. n° I 3523 GM del 20 se1tembre l 918, AUSSME, Rep. F-2, Raee. 255. T Armata. Operazioni offensive e colpi cli mano.

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zione i due obiettivi, in modo da costringere i difensori a cercare riparo nelle caverne, agire con tiro d'interdizione contro le vicine posizioni di Grotta Bianca, collegate da un camminamento alla quota 1750, controbattere le batterie avversarie. Dovevano invece intervenire autonomamente al momento dell'assalto tutte le mitragliatrici appostate sulla prima linea, per investire con il loro fuoco le posizioni retrostanti distribuite alle spalle del costone lungo un ampio semicerchio che dalla sella del Nozzolo passava per quota 1800 ed arrivava a Grotta Bianca. L' operazione doveva essere accompagnata da un'incursione del plotone d'assalto reggimentale del 127° Reggimento Fanteria che in Val Chiese, portatosi sulla riva sinistra all' altezza di Cologna, avrebbe puntato su Madonna Dolorata e quindi su Cusonc, per rastrellare l' abitato prima di ripiegare per la stessa via. AH' alba gli arditi della 1a Compagnia balzarono su quota 1707, che trovarono deserta, e proseguirono con lo stesso slancio verso il secondo obiettivo a protezione del quale aprirono subito il fuoco le artiglierie dei forti cli Por, del Corno, cli Larino e di Malga Ringia. Il tiro di sbarramento fermò l'avanzata e obbligò gl i attaccanti a retrocedere, dopo aver respinto alcune pattuglie austro-ungariche uscite a loro volta dalie trincee. Il reparto perse un ufficiale, il tenente Benedetti, morto più tardi per le ferite subite, mentre altri sei uomini, rimasti bloccati nei pressi d.i quota 1707 per tutta la giornata, rientrarono nelle linee italiane con il favore della notte. Nel frattempo, l'azione sussidiaria in Val Chiese aveva portato i trenta uomini ciel plotone d'assalto del 127° a scontrarsi tra Cusone e Creto con una forte pattuglia avversaria mettendola in fuga. Uno degli avversari rimase sul terreno ed un altro venne catturato, i fanti lamentarono a loro volta un morto e sette feriti , tra i quali l'ufficiale in comando. L'esito dell'operazione confermava le difficoltà poste dal terreno e dalla particolare configurazione delle due linee contrapposte, appoggiate a forti posizioni in quota e separate da un'ampia fascia di terra di nessuno, ma restava ancora da tentare la via della sella ciel Tonale, all'altra estremità ciel fronte della 7" Armata. Con questo obiettivo, in risposta alle indicazioni del Comando Supremo, il maggiore Dilaghi lavorò alla preparazione di due piccole operazioni da effettuare contemporaneamente, ad opera delle altre due compagnie ciel reparto, l'una alI' Alpi Paiole, uscendo dalla Ricloua Oberdan al Tonale, l'altra contro la posizione avanzata dei Cacaoli , uscendo dalla Forcella cli Montozzo. In ciascuna delle due azioni, eia eseguire di s,orpresa, operando nottetempo e senza alcuna preparazione d'artiglieria, era previsto l'impiego di due plotoni, uno dei quali con compiti cli copertura. Ollre al moschetto ed al pugnale, ogni ardito doveva portare con sé sei petardi Thevenot ed una bomba incendiaria Carasco, e calzare scarpe di corda per non far rumore durante l'avvicinamento. Tutto era pronto ma l'occasione favorevole non si presentò, dato il perdurare cli condizioni atmosferiche avverse, e ben presto l'intero reparto fu trasferito alla 4a Armata, nei cui ranghi combatté sul Monte Grappa durante la Battaglia di Vittorio Veneto. Nel complesso l'esperienza del TIJ Reparto d'Assalto in Val Camonica era stata deludente ma nel giudicarne l'operato non si può prescindere dalle già più volte sottolineate caratteristiche di quel fronte, lungo il quale gli avversari si fronteggiavano su posizioni d'alta montagna ed erano spesso impegnati in una difficile lotta contro le forze della natura. Tutto questo venne ribadito più volte dal comandante del TTI Corpo d'Armata, ed ancora alla fine di settembre, in una sua comunicazione alla Armata, il tenente generale Camerana volle sottolineare che lo scarso numero cli colpi da mano da parte delle divisioni alle sue dipendenze non poteva e non doveva essere attribuito a lassismo od a scarsa combattività 17 . Inoltre le operazioni cli maggio e di luglio sull'Adamello, come pure quelle cli agosto nella zona del To nale ed alla testata della Val Genova, avevano richiesto un notevole sforzo e suggerito di non logorare anticipatamente le forze disponibili, necessarie anche per parare eventuali attacchi dell'avversario, sulla falsariga dell'operazione Valanga di giugno. Alla fine cli settembre la situazione era sensibilmente diversa ed erano perciò allo studio diversi progetti, l'attuazione dei quali fu però seriamente compromessa dal sopraggiungere del maltempo, come avvenne per le due azioni in programma sulla sella del Tonale e nella conca di Montozzo.

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Comando III Corpo d'Armata, Piccole Operazioni Offensive, n" IJ096 del 25 settembre 1918, AUSSME, Rep. B- l, Racc. l I2S I09b, lil Corpo cl' Armata 1918. Piccole operazioni offensive.

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NeJla seconda metà del mese di ottobre, con la messa a punto dello schieramento delle annate per la battaglia finale, il TTI Reparto d'Assalto venne trasferito alla 4a Armata ed assegnato al XXX Corpo d'Armata. Questa grande unità aveva il compito di impadronirsi delle dorsali dei Solaroli e dello Spinoncia, e di sviluppare quindi la sua azione procedendo verso nord in direzione del Monte Tomatico e di Feltre. Su queste basi il suo comandante, tenente generale Umbe1to Montanari, intendeva agire innanzitutto contro le posizioni dei Solaroli ed i due contrafforti laterali Col del Cuc-Monte Forcelletta ad ovest e Monte Valderoa ad est, allo scopo di togliere all'avversario da un lato iJ dominio sull'alta valle dello Stizzon, dove avrebbe dovuto agire il contiguo VI Corpo d'Armata, schierato sulla sinistra, e dall'altro il controllo ciel fronte tra il Col dell'Orso e le pendici settentrionali di Monte Medata. Si trattava di espugnare posizioni saldamente orgaiùzzate a difesa, con postazioni in caverna per armi leggere, mitragliatrici e cannoni da trincea, l'azione delle quali sarebbe stata potentemente integrata dall'incrociarsi del fuoco delle batterie di ogni calibro appostate sui monti circostanti. Anche il terreno rappresentava un ostacolo formidabile, imponendo all'attaccante di risalire un ripido e boscoso pendio come nel caso del Col del Cuc o di scalare un nudo crinale roccioso come sui Solaroli. Non a caso tutti i tentativi effettuati nel corso dell'estate per strappare all'avversario qualcuna di quelle quote erano falliti. L'attacco al Col del Cuc ed al Monte Forcelletta, ali' estrema sinistra del settore del XXX Corpo d'Armata, fu affidato alla Brigata Bologna (47" Divisione) che lanciò il lll/39°, rinforzato dalla 2" Compagnia ciel IIT Reparto cl' Assalto, dal plotone d'assalto reggimentale e da una sezione lanciafiamme contro la prima delle due posizioni, ed il l/40°, con il plotone d'assalto reggimentale ed un'altra sezione lanciafiamme contro la seconda 18 . Gli arditi del Ill e gli arditi reggimentali erano alla testa delle colonne d'attacco e furono quindi i primi ad uscire dalle trincee di partenza alle 7, I 5 ciel 24 ottobre, dopo una preparazione d'artiglieria insolitamente lunga per il 1918, durata oltre quattro ore. Lo sforzo fatto per "ammorbidire" le difese si rivelò subito giustificato anche se non sufficiente. La prima colonna trovò i reticolati di quota 1270 quasi intatti e sotto il fuoco dell 'artiglieria riuscì a superarli solo per andare ad urtare contro un'altra siepe di filo spinato dove fu fermata dal tiro d'infilata di invisibili mitragliatrici. Fortemente assottigliati nei ranghi, fanti ed arditi si attestarono tra gli anfratti della montagna ed al riparo di quanto restava del bosco, impegnando da vicino il nemico. Nel fratte mpo l'altra colonna aveva guadagnato terreno verso la vetta del Forcelletta, superando cli slancio le difese più avanzate, dove furono catturati alcuni prigionieri ed una mitragliatrice, ma fu a sua volta costretta a fermarsi quando era ormai vicina all'obiettivo. Il comando della Bologna tentò di rilanciare l'azione con l'intervento dei due battaglioni cli rincalzo a disposizione della brigata, I/39" e 111/40°, ma questa terza colonna lanciata nell'intervallo fra le altre due, lungo la valletta senza nome tra il Col ciel Cuc ed il Forcelletta, riuscì soltanto a portare più avanti l' ala destra, mentre sul resto del fronte i reticolati intatti e le onnipresentj mitragliatrici impedirono qualunque ulteriore progresso. Particolarmente micidiale si rivelò in questa fase razione delle armi appostate su quota 1186, un cocuzzolo interposto tra le due alture contese. Le altre due compagnie del III Reparto d'Assalto avrebbero dovuto operare sui Solaroli, ripartite fra le quattro colonne, costituite ognuna da un battaglione, organizzate dalla Brigata Lombardia per dare l' assalto a quella spoglia ed aspra dorsale, ma la loro marcia di avvicinamento fu ritardata dalla congestione delle immediate retrovie e non furono quindi in grado di prendere posizione in tempo utile. Il tiro di contropreparazione dell 'artiglieria austro-ungarica e le rabbiose raffiche delle molte mitragliatrici entrate in azione quando i fanti uscirono allo scoperto respinsero tre delle quattro colonne prima ancora che potessero superare i reticolati, trovati in molti punti ancora intatti, e solo la quarta, la più orientale, formata dal 1/74°, riuscì a penetrare nella selletta tra il Valderoa e quota 1672 e ad impadronirsi della cosiddetta "posizione dell' Istrice", dove i suoi fanti catturarono 250 prigionieri e 3 mitragliatrici 19. Di qui tentò cli proce-

18 li III Reparto d'Assalto era stato messo a disposizione della 47a Divisione soltanto il 23 ottobre. l suoi uomi ni avevano quindi av uto ben poco tempo per studiare il terreno su cui sarebbero stati chiamati ad agire. 19 Delle altre colonne la prima, raccolta nelle trincee del Col dell'Orso, aveva come obiettivi di primo tempo la "trincea dell'Abete", le posizioni di Malga .Murelon e la quota 1580, e come obieLtivo di secondo tempo la quota 1676, contro la quale avrebbe agito da sud esL la seconda colonna, muovendo dalle trincee di quota 167 I, mentre la Lerza avrebbe dovuto aggredire la cortina tra quota J676 e 1672, nonc hé la stessa quota I 672.

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clere oltre ma la violenza elci contrattacchi la obbligò a retrocedere ed a chiedere anzi rinforzi per mantenere quel piccolo vantaggio territoriale. Verso mezzogiorno ebbe così modo cli entrare in azione la l" Compagnia del capitano Barbieri, rafforzata da un plotone della 3• ed affiancata da due compagnie ciel III/74°, fino ad allora in riserva divisionale. Nonostante questo intervento la posizione fu perduta e poté essere riconquistata solo in serata, lanciando nella battaglia anche il Battaglione Alpini Levanna, ceduto dall'SO· Divisione ed appena arrivato su lla scena. I duri combattimenti attorno all'"Istrice", con il succedersi di attacchi e contrattacchi , causarono forti perdite soprattutto tra i fanti della Lombardia e gli arditi ciel III, che questa volta non poterono essere ritirati dalla lotta e rimasero sul posto, con la prospettiva di un'altra dura giornata di battaglia. Per il 25 ottobre gli ordini ciel XXX Corpo cl' Armata assegnavano alla 47a Divisione il compito di portare a termine la conquista dì Col del Cuce di Monte Forcelletta, sulla si nistra del suo fronte d'attacco, e di cooperare sulla destra con la soa Divisione nell'attacco ai Solaroli20. I resti della 2a Compagnia del IJI Reparto d'Assalto si scagliarono così nuovamente contro il Col ciel Cuc insieme con il IIJ/39°, ma il primo attacco sferrato verso le 8 del mattino, dopo una intensa preparazione d'artiglieria, si infranse contro un'accanita resistenza sostenuta dal fuoco di mitragliatrici appostate in caverna, contro le quali nulla aveva potuto il bombardamento preliminare, e sorte non migliore ebbero i reiterati sforzi compiuti nel corso della giornata. Meglio andarono le cose sul Forcelletta, dove le bombarde ed i cannon i da montagna furo no in grado cli ridurre al silenzio tutti i nidi di mitragliatrice e cli aprire così la via verso il cuore della posizione, la cui conquista in serata fu il frullo di un'azione avvolgente che fruttò anche un centinaio di prigionieri . Le altre due compagnie ciel lll presero parte nel pomeriggio all ' attacco sferrato da reparti del 74° Reggimento Fanteria contro la selletta tra quota 1672 dei Solaroli ed il Valderoa, in cooperazione con gli alpini del Battaglione Levanna. Anche qui la difesa ebbe la meglio, grazie all'abile dosaggio tra l'azione di sbarramento e di interdizione dell'artiglieria ed i puntuali contrattacchi della fanteria. Su tutto il fronte ciel XXX Corpo d'Armata l'unico tangibile risultato della giornata fu il consolidamento delle posizioni di Monte Forcelletta, mantenute a prezzo di gravi perdite. La situazione generale imponeva però cli insistere, allo scopo cli distogliere l'attenzione dell'avversario dal Piave dove la sera seguente avrebbe avuto inizio l'attesa offensiva, ed il 26 ottobre la lotta tornò quindi ad infuriare sulle contese posizioni ciel Col ciel Cuc e dei Solaroli. Le prime furono finalmente conquistate nel pomeriggio dopo che nelle prime ore del mattino era stata espugnata l'antistante quota 1186. Questo successo aprì la strada all'attacco decisivo lanciato sulla sinistra del fronte della Brigata Bologna alle 15, 15, al termine di un violento bombardamento di preparazione e contemporaneamente all'azione condotta contro i Solaroli dalla Brigata Lombardia. Quanto restava della 2" Compagnia ciel III costituì la prima ondata, insieme con il plotone d'assalto e la 147" Compagnia del Battaglione Alpini Monte Pelmo, entrato in linea nella notte, mentre la seconda era formata dai fanti del IJJ/39°. Dopo una accanita lotta corpo a corpo, ,ùle 16,50 il Col del Cuc rimase nelle mani degli attaccanti che vi catturarono 352 prigionieri e 16 mitragliatrici . Il successo conquistato a caro prezzo dalla Brigata Bologna e dai reparti alle sue dipendenze fu l' unico risultato cli rilievo ottenuto dalla 4a Annata nel terzo giorno dì battaglia in quanto, dopo un promettente inizio, sul resto ciel suo fronte gli attacchi erano stati ovunque respinti. A sera la 2" Compagnia venne ritirata nelle retrovie e 11011 fu quindi coinvolta nei duri combattimenti del 27 ottobre, quando l' avversario passò a sua volta all'offensiva 21 . Furono invece ancora in azione le due compagnie rimaste aggrappate sotto quota 1672 dei Solaroli, lasciate in linea nonostante per le perdite subite avessero perso qualunque

20 La 47" Divisione (maggior generale Nicola Gualtieri) inquadrava le brigate Bologna (reggimenti 39° e 40°) e Lombardia (73° e 74°). la 50" (brigadiere generale Arturo Maggi, poi dal 26 ouobre maggior generale Gastone Rossi) le brigate Aosta (5° e 6°) ed Udine (95° e 96°). 2 1 Nella giornata del 27 ottobre il 74° Reggimento Fanteria ed i reparti aggregati non operavano più alle dipendenze della 4T Divisione ma agli ordini della 50". La sera precedente infatti, per facilitare il coordinamento con la concomitante azione della Brigata Aosta contro il Monte Valderoa. le truppe che avevano costituito la terza e la quarta colonna del dispositivo d' auacco ai Solaroli erano state messe alle dipendenze cli ques ta.

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capacità operativa e malgrado lo stesso comandante ciel reparto ne avesse sollecitato il riti ro già il giorno prima. Quando alle ore 15 il comando del XXX Corpo d'Armata ne autorizzò il ripiegamento era ormai troppo tardi. Schierale sulla selletta ciel Valderoa insieme con i resti del lJ/74° vi furono colte cli sorpresa e sopraffatte eia due battaglioni della 17" Divisione Schi.itzen, piombati sul loro fianco sinistro scendendo dai Solaroli dopo aver vinto la resistenza di quanto restava ciel Battaglione Alpini Aosta, dissanguatosi il giorno prima su quello stesso terreno. Non furono quindi molti gli arditi che nella notte si ritrovarono presso il comando della 47" Divisione, dietro la cosiddetta linea dei costoni Il 30 ottobre 1918, quando i s uperstiti ciel III Reparto d'Assalto scesero dal Grappa per raccogliersi nei pressi di Crespano, mancavano all'appello 19 ufficiali e 350 uomini di truppa22 . Tra gli assenti erano il comandante e l'aiutante maggiore, tenente Renato Bini, entrambi fatti prigionieri il giorno 28, e non venne quindi compilato il diario storico di guei tre giorni di battaglia, ricostruiti dalle sommarie annotazioni nei documenti delle grandi unità con le quali le tre compagnie avevano operato23 . Riordinato alla meglio ed affidato interinalmente al capitano Croce, il reparto ritornò al ITT Corpo cl' Armata e venne dislocato a Trafoi , in Val Venosta, nel settore presidiato dalla sa Divisione. Qui, sul finire dell'anno, furono presentale a carico dei suoi uomini diverse denunce per furti ed atti di vandalismo compiuti negli alberghi della zona. L'immediata inchiesta disposta dal comando di corpo d'armata accertò che le accuse erano esagerate, dal momento che buona parte dei danni lamentati era stata in effetti causata dall'azione delle artiglierie italiane prima dell'ultima avanzata e che non poche colpe avevano le truppe austro-ungariche, datesi al saccheggio durante la ritirata, e gli stessi valligiani che avevano approfittato della confusione di quei giorni. Tuttavia di qualche episodio erano stati indubbiamente colpevoli gli arditi, anche se non era possibile precisare l'entità dei danni o l'identità dei colpevoli, e ciò rischiava di compromettere gli sforzi dei comandi italiani di evitare qualunque ragione cli attrito con la popolazione. Poco controllato dai suoi ufficiali, dei quali l'inchiesta aveva rivelato la negligenza e la mancanza di energia, il lll era indubbiamente troppo turbolento e la situazione della zona troppo delicata, data la larga maggioranza di lingua tedesca, per correre il rischio cli altri incidenti. 11 13 gennaio 1919 il comando della P Armata, da cui ora dipendeva il Ili Corpo cl' Armata, ne ordinò perciò lo scioglimento, "per gravi ragioni disciplinari", con la dispersione dei suoi uomini tra i reggimenti cli fanteria ed i battaglioni alpini 24 .

22 Il diario storico della 47' Divisione riporta 3 morti, 13 feri(i e 3 dispersi tra gli ufficiali e 27 caduti accertati, 172 feriti e 104 dispersi tra la truppa nella sola giornata del 24 ottobre. In sostanza oltre un terzo del reparto era fuori comballirnento dopo le prime ventiquattro ore di battaglia. La stessa 47'' Divisione elencò poi la 2" Compagnia del lii Reparto d'Assalto tra i reparti che più si erano distinti e non casualmente, dato il ruolo che la compagnia aveva avuto nella conquista del Col del Cuc. Su quella quota aveva perso il suo comandante, tenente Pozzi, ed uno dei cnrnandanti di plotone, tenen te Carrara. 23 Il maggiore Dilaghi ed il tenente Bini. arrivati a Dobbiaco, riuscirono a fuggire il 1° novembre con tre dei loro uomini approlìttando del caos che regnava nelle relrovie austro-ungariche. Dopo essere giunti lìno a Lubiana in treno, viaggiando su un convoglio di truppe bosniache, raggiunsero Trieste la sera del .1 e si presentarono al comando italiano. 24 Comando I" Armata, Stato Maggiore, Scioglime1110 del lfl Repar10 d';1ssafto, n° 889 Riservato Speciale del 13 gennaio 19 l 9, AUSSl\·1E, Rcp. F-4, Racc. I 99, Comando Supremo, Uflìcio Ordinamento e Mobilitazione.

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LEGGENDA

OI.Jllll\l'Olfèse nemiche •

Truppe oporantl

D

Truppe di riserva

p r i ma fase

Truppe operanti

Truppe di .riHrva

seconda fase

Riserva a dlsposizlono dol Comand.ante dulJt.

1ruppe

--~~~~-a~~efen4ta di sbarramonto· ~-

.

~ a s s e principali d ' artiglieria

• • • • • Linea di o·c cuparlone avanz~ta ad oper.~111· ,,: avvenuta

L'operazione del Tonale per la conquista della conca di Presena e dei Monticelli (dalla carta n. 27, L' Esercito Italiano nella Grande Guerra (1915-1918), Voi. V Le operazioni de l 1918, Tomo 1-ter, Roma, 1980)

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V REPARTO D'ASSALTO

risultati ottenuti dalle prime quattro compagnie d'assalto all'inizio dell'Undicesima Battaglia dell'Isonzo furono ritenuti dal comando della 2a Armata tanto lusinghieri da inclun-e il tenente generale Capello a sollecitare il 30 agosto 1917 l'autorizzazione del Comando Supremo a costituire altri due battaglioni dello stesso tipo 1• Nella richiesta, dopo aver precisato che un tale passo era comunque consentito dalla forza dell'armata, veniva indicato il proposito di procedere alla formazione cli una compagnia cli alpini e di una di bersaglieri, richieclenclo quindici volontari per battaglione, e di sei compagnie di fanteria, prelevando con le stesse modalità dodici uomini da ogni reggimento. L'autorizzazione veniva concessa formalmente il giorno dopo, a firma del Sottocapo cli Stato Maggiore del Regio Esercito, tenente generale Porro, ma Capello doveva esserne a conoscenza da prima in quanto già il 30 agosto, contestualmente alla richiesta ufficiale indirizzata ai vertici dello strumento militare italiano, aveva inviato ai corpi d'annata dipendenti istruzioni precise e dettagliate2 . I volontari dovevano essere celibi, avere un ' età non superiore ai 23 anni e possedere spiccate caratteristiche di ardimento e prestanza fisica, aspetto quest'ultimo da valutare sulla base dell'abilità nel sal to e nel lancio delle bombe a mano. li reclutamento doveva essere incoraggiato con una diffusione capillare del.le disposizioni relative all'impiego dei reparti d ' assalto, che escludevano espressamente sia il servizio cli trincea che i servizi di corvée, ed al trattamento loro spettante, con un soprassoldo di trenta centesimi per i sottufficiali e di venti per caporali e soldati, come pure una razione supplementare giornaliera di vino e caffè ed un incremento di cinquanta grammi della razione di pasta. L'afflusso cli volontari al campo di Sdricca, campo d'istruzione dei reparti d'assalto della 2a Armata, fu però inferiore alle attese, come lascia intendere l'invito ad ampliare l'attività di recl utamento che a distanza di pochi giorni venne rivolto ai comandi cli corpo d'armata 3 , e come soprattutto traspare da un rapporto datato 6 settembre 1917 del XXVIII Corpo d'Armata, la g rande unità a cui era stata affidata la supervisione dell'attività di Sdricca. Dal documento risulta che le nuove compagnie erano state numerate progressivamente da 5 a 12, proseguendo quindi la numerazione iniziata con le quattro compagnie del reparto d'assalto costituito prima dell 'Undicesima Battaglia clell'Isonzo4 . li III Reparto d'Assalto inquadrava tre compagnie di fanti, 9", H? ed 11", e la compagnia alpin i, numerata come 12a. L'organico per quanto riguardava la truppa era in linea con i 180 uomini stab iliti, dal momento che le compagnie ne contavano rispettivamente 193, 197, 224 e 213, con addi rittura un esubero tale eia permettere cli coprire senza problemi i vuoti aperti dall'allontanamento degli elementi meno idonei. Lo stesso poteva dirsi anche per i graduati, previsti nel numero cli 15 per compagnia e dei quali se ne avevano 39 per la compagnia alpini e nell'ordine 14, 10 e 15 per le tre compagnie cli fanteria, mentre critica era la situazione degli ufficiali e dei sottufficiali. A fronte dei 6 uffi-

I

1 Comando

2• Armata, n° 4432 Op. Speciale ciel 30 agos to 1917, AUSSME, Rep. F-4, Racc. l 99, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. 2 Comando 2• Armata, Cosiiruzione di due nuovi battaglioni d 'assalzo, n° 4461 Op ciel 30 agosto I 917, AUSSME, Rep. El, Racc. 113, 2" Annata, Costituzione reparti d'assalto. Negli ultimi giorni di luglio era già stato costitui to un reparto d' assalto su due compagnie, formate da vo lontari provenienti dai reparti di fanteria. Queste però, insieme ad una terza, pu re dell..i stessa estrazione, ed alla compagnia organizzata all'inizio di luglio con elementi tratti dai reggimenti bersaglieri, erano confluite nel reparto d'assalto d ' armata poi im piegato nell'offensiva d'agosto e nelle operazioni che in seuembre avrebbero avuto per epicentro il San Gabriele. L·origine dei reparti d'assalto costituiti successivamente dalla 2" Armata deve quindi essere ricondotta alle disposizioni emanate alla fine di agosto. 3 Comando 2" Armata, Vo/011tari per battaglioni d 'assallo, n° 4691 Op. del 5 settembre 1917, AUSSME, Rep. E-1, Racc. I I 3, 2° Armata, Costituzione reparti d'assalto. 4 Comando XXVIII Corpo d'Armata, Stato Maggiore, Relazione sui ixutaglioni d'assalro. ne 389 Op. del 6 settembre 19 I7, AUSSME, Rep. E- 1, Racc. l I 3, 2° Armata, Costituzione reparti d 'assallo.

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ciali ccl 8 sottufficiali che ognuna avrebbe dovuto avere, la 9" Compagnia aveva due ufficiali, un aiutante di battaglia e due sergenti, la 10" tre ufficiali, un aiutante di battaglia e tre sergenti, l' I I" due ufficiali ed un sergente, e soltanto la 12" poteva considerarsi al completo con cinque ufficiali, un aiutante di battaglia ed otto sergenti. Un problema a parte era quello della qualità: se per la truppa l'elemento uomo fornito dai reggimenti poteva dirsi discreto, nonostante i rispettivi comandanti avessero trattenuto molti validi candidati, diverso era il caso dei graduati e dei sottufficiali , e soprattutto degli ufficiali. Meno della metà erano infatti davvero volontari, e cli questi alcuni si erano presentati come tali per metters.i in ,nostra agli occhi elci loro superiori più che per effettivo convincimento, altri erano stati stimolati dai loro comandanti cli reggimento ed un paio erano stati addirittura estratti a sorte. A proposito della compagnia alpini il comandante del XXVIII Corpo d ' Armata, maggior generale Alberico Albricci , aveva poi avuto la sensazione di un diffuso disagio, il che lo aveva indotto a riunire gli ufficiali e ad invitarli a parlare liberamente. Era così venuto a sapere che essi, pur pronti a svolgere il loro compito, non ne erano intimamente soddisfatti, e che lo stesso sentimento era condiviso dai loro uomini. Tra le "fiamme verdi" lo spiri to cli corpo era talmente sentito che l'allontanamento dal battaglione per andare a far parte dei reparti d'assalto veniva in qualche modo vissuto come una diminuzione di stato, tanto più che il tipo cli addestramento impartito a Sclrtçca tendeva ad omogeneizzarli con i fanti ed i bersaglieri, senza alcuna considerazione per la loro specificità e per la loro familiarità con l'ambiente della montagna. Albricci nel s uo rapporto dimostra di comprendere questo atteggiamento e si spinge a proporre che eventuali reparti d' assalto alp.ini siano diversamente inquadrati e preparati rispetto alle analoghe unità formate con elementi provenienti dalla fanteria: "L'alpino ha un pnfondo attaccamento al suo bauaglione, al suo terreno, al suo impiego. Tolto dal suo ambiente, dai compaesani, a prepararsi assieme a reparti di fanteria teme di non fare la guerra alpina e difficilmente si lascia persuadere che sarà impiegato come desidera. Anche il terreno non è quello che occorre. Per preparare il riparto d'assalto alpino ci vuole la roccia, la neve, occorre l'ascendente dell ' Ufficiale vecchio lupo della montagna. Espongo perciò il parere che il reparto di assalto alpino sia preparato a parte in più adatte condizioni di Comando, di dipendenza e di località." Questa p nalisi, lucida e precisa, non sarebbe rimasta fine a sé stessa, come prova il fatto che il 30 settembre, nel proporre una diversa organizzazione dei reparti d ' assalto della 2a Armata, il Comando Supremo avrebbe stabilito di separare la compagnia alpini del III Reparto cl' Assalto per farne il nucleo di un XI Reparto d'Assalto, costituito interamente da elementi provenienti dalle truppe da montagna ccl appoggiato ad un centro di mobilitazione alpit1i. Le vicende dell'autunno 1917 non avrebbero permesso che queste indicazioni si traducessero in provvedimenti concreti , è però significativo che in seguito si sarebbe cercato cli dare ai reparti d'assalto destinati ad operare in montagna una loro specifica connotazione e che, nel contempo, il rendimento su quel tipo di terreno delle unità di arditi formate con elementi provenienti dalla fanteria sarebbe stato spesso insoddisfacente. Dopo aver descritto una situazione che in qualche modo rifletteva il particolare momento vissuto dalla 2a Armata e dall'intero Regio Esercito nella tarda estate ciel 1917, quando erano ancora aperte le ferite lasciate dall'offensiva d'agosto ed il morale non poteva non risentire dell' apparente impossibilità cli trovare su l campo la via della vittoria, Albricci si soffermava sui provvedimenti adottati per mettere al più presto in efficienza i due nuovi battaglioni. Per rafforzare la disciplina e mettere alla prova i meno entusiasti e volenterosi il tenente colonnello Giuseppe Alberto Bassi, responsabile ciel campo di Sdricca, aveva avuto ordine di dare un maggiore sviluppo all'istruzione formale ed alla preparazione ginnico-sportiva, senza trascurare l'addestramento al combattimento individuale ed in particolare all'impiego delle bombe a mano. Molto di più per il momento non era possibile fare, data la mancanza dei moschetti e elci pugnali necessari per armare gli uomini, e data anche l' esigenza di completare i quadri ufficiali e sottufficiali. Eliminate queste carenze, i due reparti sarebbero stati verosimilmente in grado di entrare in azione dopo un periodo cli preparazione d.i una quindicina di giorn i, necessari anche per completare la costruzione delle baracche, con le quali sostituire le tende che la bella stagione ancora permetteva di utilizzare, perfezionare l' organizzazione del servizio sanitario, a cui mancavano almeno due ufficiali medici, aumentare la dota-

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z.ione di mezzi di trasporto, portando da tre a sei il numero degli autocarri assegnati al campo di Sdricca. Da definire era infine il problema dell'amministrazione del personale, tuttora gestito dai depositi dei reggimenti di provenienza, con conseguenti difficoltà nella trattazione della documentazione matricolare e delle questioni amministrative. A parere del comandante ciel XXVIII Corpo d'Armata tutto ciò avrebbe potuto essere evitato trasferendo il personale dei reparti d'assalto alle dipendenze amministrative cli un unico deposito, quello del 2 ° Reggimento Fanteria di Udine. Quest'ultima proposta veniva fatta propria dal comando d'armata che il 15 settembre la inoltrava al Comando Supremo. Con la stessa comunicazione, in risposta ad una precisa richiesta sullo stato delle iniziative avviate, veniva anche segnalato che i primi due battaglioni, ciascuno su tre compagnie di fanti ed una di bersaglieri, potevano considerarsi pronti e che soltanto il terzo era ancora in formazione. Tre giorni più tardi un telegramma da Udine sanzionava l'attivazione ciel deposito del 2° Reggimento Fanteria come centro di mobilitazione e fissava anche ufficialmente la denominazione delle tre unità, stabilendo che assumessero il nome di I, II e 1II Reparto cl' Assalto5 . Questo intervento dei vertici clell' esercito era il primo segnale della precisa volontà cli mettere ordine in un'attività che si stava sviluppando separatamente presso le varie armale e che nel caso della 2" aveva avuto in quel periodo una forle accelerazione. Dopo aver infatti autorizzato il tenente generale Capello a procedere ad un'ulteriore espansione dell'organ izzazione dei reparti d'assalto della sua armata, con la formazione di allre due unità a livello di battaglione, ciascuna su quattro compagnie cli fanti , e di due compagnie cli bersaglieri, il Comando Supremo tornò a farsi vivo l'ultimo giorno ciel mese con nuove e precise direttive. Trasmesse il 30 settembre, queste riducevano a tre il numero delle compagnie di ciascun reparto e, con la prevista creazione di reparti omogenei cli fanti , bersaglieri ed alpini ne facevano sali re il numero a nove, contraddistinti dai numerali I, Il, lll, X, XI, Xll, Xlll, XIV e XV. Contestualmente veniva infatti stabilita una numerazione progressiva unica comune a tutto il Regio Esercito e basala sulla data cli formazione. Lasciati i primi tre posti ai primi lre reparti della 2a Armata, il quarto veniva occupato dal reparto d'assalto della IV Brigata Bersaglieri, creato da tempo in seno alla la Armata, al cui reparto d'assalto di fanteria era invece attribuito il numero IX, mentre i numerali V, VT, VII ed VIII contraddistinguevano i reparti costituiti dalla 4a Arrnata 6. Cappello non accolse cli buon grado queste indicazioni e si preparò a replicare con una nota in cui sottolineava l'opportunità di lasciare a quattro il numero di compagnie di ogni reparto, così eia poterlo scindere in due aliquote cli pari forza, l'una per l'assalto e l'altra per rintuzzare l'inevitabile ritorno offensivo dell'avversario. Inoltre era a suo parere più conveniente fondere fanti e bersaglieri nelle stesse uniti\, così eia sviluppare un nuovo spirito cli corpo, ed estendere anzi il reclutamento degli arditi a tutte le armi e specialità. La sola eccezione avrebbero potuto essere gli alpini, per i quali, facendo proprie le considerazioni cli Albricci, riteneva essenziale la conoscenza della montagna e la familiarità con le peculiari caratteristiche di quel terreno, oltretutto diverse eia regione a regione. Anche sul numero e sulla numerazione dei reparti il comandante della 2" Armata aveva una propria posizione, ovviamente diversa da quella ciel Comando Supremo. Egli riteneva infatti che l'organizzazione delle unità d'assalto cli Sdricca, fondata su sei reparti numerati progressivamente ed ormai, ad eccezione dell'ultimo, completali in tutte le loro componenti, non dovesse essere alterata per non compromettere quanto già era stato fatto.

5 Comando Supremo. Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. 11° 10463 del 18 settembre 1917, AUSSME, Rcp. F-4,, Racc. 199. Comando Supremo, Urlìcio Ordinamento e Mobilitazione. 6 Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. Riparli d 'assalto de/In 2" Armala, n" 11711 8 RS del 30 settembre 1917, AUSSME, Rep. E-1. Racc. 113, 2à Armata, Costilllzione Reparti d'Assalto. Secondo g.li intendimenti del comando Supremo espressi in questo docun1ento le due nuove compagnie bersaglieri, cd umt delle due compagnie similari gi1Lesislenti. avrebbero dovuto conl'luire nel X Reparto cl' Assalto, destinato quindi ad essere composto interamente eia bersaglieri . la compagnia alpini del III doveva essere il nucleo iniziale di un XI Reparto d'Assalto. a caratterizzazione appunto "alpina". i due reparti d'assalto di fanteria di piL1 recente formazione avrebbero dovuto essere ri numerali Xli e XIII, nonché portati eia quauro a lre compagnie per dar vita al XIV. inizialmente pertanto su due compagnie solt.inl.O, mentre la compagnia d' assalto di bersaglieri non inquadrata nel X sarebbe stata il primo nucleo del XV Reparto d'Assalto.

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Le vicende personali di Capello, costretto proprio in quei giorni a lasciare il suo posto per motivi di salute, e gli avvenimenti di fine ottobre sulla fronte isontina, non pennisero che questo confronto avesse ulteriori sviluppi. Da più fonti risulta però l'esistenza presso la 2a Armata cli non più di sei reparti d'assalto al momento della rottura ciel fronte a Caporetto, ed è quindi probabile che le direttive del 30 settembre non siano state mai attuate, in attesa che la questione venisse chiarita una volta per tutte dallo stesso Capello. In mancanza cli riscontro, presso il Comando Supremo la prevista riorganizzazione venne invece considerata come un fatto compiuto e ciò può spiegare la diversa numerazione riportata in alcuni documenti, nei quali vengono elencati dei reparti che in effetti non furono mai costituiti. L'offensiva austro-tedesca trovò il lII a Sclricca, agli ordini del capitano Michele Campo. Il 24 ottobre a tarda sera, con i reparti I, II, IV e V, venne trasferito in autocarro a Cividale del Friuli , ed il giorno dopo, mentre gli altri qu attro battaglioni, riuniti sotto il comando di Bassi, venivano messi a disposizione del XXYll Corpo d'Armata del tenente generale Pietro Badoglio, attestato in quelle ore lungo una linea che andava dalla valle dello Iudrio al costone del Coracla, il lII era assegnato al XXVIII Corpo cl' Armata, e più precisamente alla 2Y Divisione, per prolungarne lo schieramento sulla destra e conco1Tere così alla difesa del fondovalle dello Iuc1rio7 . Risalita la strada che costeggia il torrente, il reparto prese posizione in serata nei pressi ciel villaggio di Mischiek dove rimase fino al pomeriggio del 26, quando venne fatto arretrare a Cosson per costruirvi una linea di trincee che raccorciasse le posizioni di Castel del Monte a sinistra con quelle ciel Corada sulla destra. Questo tipo di impiego non teneva certo conto delle caratteristiche dei reparti d'assalto, ma nell'urgenza del momento il comando d'armata ritenne di dover proiettare in avanti tutto quanto aveva sottomano, nel tentativo dimostratosi poi vano di arrestare l'offensiva su posizioni in qualche modo organizzate a difesa. Nella confusione di quelle ore era anche inevitabile che gli ordini si succedessero agli ordini, con il conseguente susseguirsi di faticosi spostamenti da un punto all'altro cli un fronte che ormai esisteva soltanto sulle carte dei comandi. TI reparto aveva appena finito di disporre le sue compagnie sui due versanti della valle che questi sforzi furono vanificati dall 'ordine di avviarsi verso il Planina, dove arrivò alle 9 del 27 ottobre passando a disposizione della Brigata Livorno. Il precipitare della situazione rese ben presto superate anche queste disposizioni e prima dell'alba del 28 la posizione venne abbandonata per ripiegare su Manzano via Connons. Qui il TIT Reparto d'Assalto fu raggiunto da nuovi ordini che nelle prime ore del pomeriggio lo avviarono a Villanova dello ludrio, da dove ripartì nella notte imboccando la strada Cormons - Udine. Arrivato a Brazzano venne messo a disposizione della 1oa Divisione e seguì così questa grande unità lungo un itinerario che lo portò a attraversare dì nuovo Manzano e ad passare per Buttrio prima di dirigere su Risano, località in cui entrò alle IO di sera. A Pavia d'Udine si erano già avuti i primi scontri con pattuglie austro-tedesche, ma nonostante i ripetuti trasferimenti ed il disordine che regnava lungo le strade il reparto si manteneva ancora compatto e dopo una sosta di appena quattro ore ripartì in buon ordine e con tutte le misure di sicurezza in direzione di Codroipo, con l'obiettivo di passare il Tagliamento al ponte della Delizia. Lungo strade secondarie ed in mezzo a gruppi di sbandati che gettate le armi camminavano indifferenti ad ogni cosa, gli arditi arrivarono a Pozzecco, solo per trovarvi l'allarmante notizia che la via per il ponte era sbarrata e che punte avanzate avversarie erano molto vicine. Il comandante del III decise di proseguire comunque, e schierati i suoi uomini in ordine cli combattimento lasciò il paese alle 10 del mattino del 30 ottobre, dando per ogni evenienza appuntamento a tutti a Codroipo. La marcia in formazione aperta, con Je compagnie in linea di fronte ed ampiamente distanziate, fece però perdere coesione al reparto che sfuggì di mano al capitano Campo. li cambiamento di direzione verso Latisana, deciso quando si ebbe la certezza che il ponte della Delizia non era più praticabile, non arrivò a conoscenza dell'estrema ala destra, con la conseguenza che una parte della Y Compagnia continuò la marcia su Codroipo e vi venne sopraffatta.

7 La 25" Divisione, schierata dal giorno prima su una linea che andava da M. Mladesena al Corada, aveva ceduto la mattina del 26 un a brigatn al XXVIT Corpo d ' armata ed un'altra al Vll, rimanendo con la sola Brigata Ionio, distesa tra M . Mladesena e Purgessimo, ai due lati del Natisone. Nelle ore seguenti si sarebbe inserito sulla sua destra il VII Corpo d ' Armata, tra Purgessimo e lo lu<lrio, mentre al XXVII sarebbe rimasto per il momento affidato il seuore tra lo Iudrio ed il Corada, in collegamento sulla destra con il XXIV.

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Il resto del reparto, dopo aver sostenuto duri scontri prima a Flambro e poi Vanno, riuscì a discendere il Tagliamento seguendone la riva sinistra fino a Latisana. ccl a passare quel ponte verso mezzogiorno. Util izzato in un primo tempo per organizzare il deflusso degli sbandati, il 3 novembre quanto restava del III era a Pieve di Solìgo, insieme agli altri reparti cl' assalto, dove poté avere qualche giorno di riposo pri ma cli tornare in azione nel pomeriggio del 7, quando il raggruppamento Bassi ebbe l'ordine di ritardare il più possibile l'avanzata delle colonne austro-ungariche verso il Piave, lungo le strade che tra Cison di Valmarino e S. Pietro cli Feletto convergevano sul ponte cli Vidor. Il III in particolare ebbe il compito dì coprire la direttrice Solighetto - Farra di Soligo - Col S. Martino - Colbertaldo - Viclor. l combattimenti, iniziati il mattino del giorno 8, proseguirono ad intermittenza per due giorni, con il reparto attestato su successive posizioni cl i resistenza, prima sul Soligo. poi tra Morìago e Colbertaldo, finché alle 9 del .I O novembre ebbe l'ordine di ripiegare sulla de.stra ciel Piave. Attraversato il fiume a guado, sfidando una forte corrente resa più impetuosa dalle recenti piogge, il III, i cui ranghi si erano fortemente assottigliati durante la ritirata e che aveva perso diversi uomini anche nel passaggio del Piave, venne a trovarsi insieme ai resti degli altri reparti d'assalto della 2a Armata a Crocetta, nei pressi di Montebelluna, nelle immediate retrovie della 4a_ Data la situazione diflìcile che questa doveva fronteggiare , I' 11 novembre il suo comandante, tenente generale di Robilant, chiese cli poterli avere ai suoi ordini, con la precisazione che lì avrebbe impiegati in combattimento solo in caso di necessità ed in azioni nelle qual i potessero far valere le loro caratteristiche. Avuto l'i mmediato assenso del Comando Supremo, gl i arditi furo no messi alle dipendenze ciel IX Corpo d'Armata, che con le divisioni 17• e 18" presidiava ì1 fronte tra il Monte Tomba e Vidor raccordando l'organizzazione difensiva imbastita lungo il Piave con quella che si anelava impiantando .sul massiccio del Grappa. Come stabilito, i battaglioni di Bassi furono tenuti in riserva ed in questa veste a partire dal 18 novembre vennero impiegati dalla l W Divisione per occupare a scopo precauzionale la linea di massima resistenza tra Vettorazzi e Castelli. La necessità cli richiamare in azione gli arditi si presentò sul Monfenera, dove il l 9 novembre unità germaniche erano riuscite a raggiungere la linea d.i cresta in corrispondenza del punto più alto della dorsale ed a formarvi un piccolo saliente che minava l'i ntegri tà della linea tenuta dalle b rigate Basilicata e Calabria. Per eliminarlo il comando ciel IX Corpo d 'A rmata decise di agire all' alba del 22 novembre e di far partecipare all'azione una compagnia di formazione ciel llI Reparto d'Assalto. L'ordine di movimento arrivò la sera del 21 e venne eseguito verso la mezzanotte . Tre ore più tard i il capitano Campo, con gli ufficiali designati a prendere parte al contrattacco, si recò sulle posizioni più avanzate per una sommaria ricognizione dei luoghi ed alle 5 gli arditi iniziarono a schierarsi per l'attacco, in cui avrebbero avuto il ruolo di avanguardia cli rottura. Prima ancora però che potessero lanciarsi in avanti sì scatenò l'artiglieria avversaria, dando il via ad un fu rioso bombardamento, sicuro preludio ad un attacco in forze. Gli ufficiali , per non essere annientati sul posto, scelsero di scagliarsi in avanti con i loro uomini, ed andarono così ad urtare contro gli attaccanti . Nel furioso scontro che ne seguì gli arditi subirono pesanti perdite senza ottenere i risultati sperati a causa della fortissima resistenza incontrata, ma la loro azione valse comunque ad imporre agli attaccanti una battuta d'arresto ed a rallentarne la prevista ripresa offensiva, così come risulta da un fonogramma inviato alle 8, 15 di quel giorno dal comandante della 17a Divisione al comando ciel IX Corpo d'Armata: "Il battaglione di assalto lanciato questa mattina alle ore 5 contro l'occupazione nemica del Monfenera si è potuto avvicinare molto ma poi è stato arrestato da soverchiantiforze nemiche che lo hanno cosi.retto a rientrare nelle nostre linee dopo avere perduto circa una compagnia stop Il nemico procedendo nel suo attacco è riuscito ad ù1filtrarsi in un tratto di trincea in corrispondenza della compagnia di destra del 92° .fanteria creando quindi una soluzione di continuità fra destra 92° e sinistra 18° battaglione bersaglieri stop Azione nemica.fu sostenuta da un bonibardamento di estrema violenza stop È stato ordinato per intanto di riprendere subito il collegamento .fra il 92° fèm.teria ed il 18° battaglione bersaglieri con un'occupazione rientrante.fronte al nemico stop ... Da come si è sviluppata l'azione tenuto con.lo anche delle due puntate segnalate con le novità di Slamattina e data la segretezza con cui l'azione stessa fii preparata ritengo che nemico avesse per stamatlina deciso forte attacco che avrebbe avuto certamente esito più favorevole a suo riguardo se non fosse swto arrestato da inaspettata azione del battaglione d'assalto."

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Non vi furono però immediati sviluppi ed i superstiti del distaccamento che con il capitano Campo era salito sul Monfcnera tornarono a Castelli. Dopo essere rimasti in riserva fino all'entrala in linea ciel XXXI Corpo d'Armata francese, chiamato a rilevare il IX alla fine cli novembre, i sei reparti d'assalto della 2a Annata furono radunati il 5 dicembre a Cartigliano, in provincia di Vicenza. Quello stesso giorno, su precisa disposizione del Comando Supremo, furono sciolti ed i superstiti della ritirata, circa 1.700 uomini, riuniti in due nuclei messi a disposizione della J" Annata. A partire da questi nuclei sarebbero stati immediatamente ricostituiti su tre compagnie i reparti Te TT8. 11 III rinacque pochi giorni più tardi su iniziativa del comando della 1• Armata. Il 15 dicembre il tenente generale Guglielmo Pecori Giralcli si rivolse infatti al Comando Supremo per proporre la costituzione presso il V Corpo cl' Armata di un nuovo battaglione d'assalto a cui attribuire lo stesso numero ordinativo già assegnato al primo dei disciolti reparti della 2" Armata, mantenendo come centro di mobilitazione il deposito del 2° Reggimento Fanteria, ora operante eia Firenze9. L'armata ciel Trentino, in quel periodo duramente impegnata sull'Altipiano cli Asiago, contava sette corpi d'annata, nell'ordine da occidente ad oriente XXTX, V, X, XXVI, XXV, XXII e XX, per i quali disponeva dei reparti d' assalto XXIII (XXIX Corpo cl' Armata), IV (XXVI Corpo cl' Armata), XXTV (XXVI Corpo cl' Armata), XVI (XXII Corpo cl' Armata), IX (XX Corpo cl' Armata). Sebbene fossero nel contempo in ricostituzione i reparti I e II, che al 16 dicembre avevano una forza compless.iva di 70 ufficiali e 2.200 uomini, vi era ancora la possibilità cli atti ngere alle unità del V Corpo d'Armata e su queste basi l'autorizzazione a procedere venne concessa il I 8 dicembre. Sistemato nella Valle dell' Agno e forte inizialmente di 16 ufficiali e 500 uomini di truppa, il nuovo III Reparto cl' Assalto fu pronto ad entrare in azione alla fine di gennaio, ma le caratteristiche ciel fronte tenuto dal V Corpo cl' Armata, dominato dalle posizioni d'alta montagna del massiccio del Pasubio, ed il li mitato spazio di manovra offerto dai due adiacenti solchi vallivi dell' alla Val Posina ad oriente e della Vallarsa ad occidente, impedirono qualunque iniziativa offensiva fino a primavera inoltrata. Soltanto nel mese di aprile, a scioglimento delle nevi ormai avvenuto, il comando della 29a Divisione fu finalmente in grado di organizzare una serie di " piccole operazioni'' sui due versanti della Vallarsa, in prossimità dei piccoli abitati di M.atassone e di Valmorbia 10 . All'epoca il reparto, dopo essere stato dislocato in marzo a Staro, sulla strada tra Recoaro e Valli dei Signori, oggi Valli del Pasubio, si trovava di stanza a Camposilvano, in Val d'Illasi, agli ord.ini del capitano Alfredo Giulia. Il primo progetto elaborato dal comando della Brigata Treviso fu presentato al comando cli divisione a Piano di Vallarsa il 15 aprile. Era previsto che all 'operazione, eia eseguirsi cli sorpresa, prendessero parte due plotoni della 2a Compagnia del III Reparto d'Assalto ed un nucleo cl i arei iti del IJ/ I00°, comandati eia

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Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, telegram ma 11° 139698 del 5 dicembre 1917, AUSSME, Rep. F-4., Racc. I99, Cornando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilituzionc. Il messaggio ordina esplicitamen te lo scioglimento dei reparti Ili. X, Xl, XII, XIII, XIV e XV, lasciando intendere che il Comando Supremo riteneva che fossero state alluate le disposizioni del 30 settembre. Signilìcativamente invece il messaggio con cui la 4• Armata segnalava il 4 dicembre la prossima concentrazione a Cartigliano degli arditi della 2• Armata parla di sci battaglioni d'assalto. 9 Comando 1• Armata, telegramma n° 72072 del 15 dicembre 191 7, AUSS.tv1E, Rcp. F-4,, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. IO La 29" Divisione del maggior generale Giuseppe Boriani aveva assunto la responsabilità del fronte della Vallarsa nella seconda metà cli febbraio, in concon1itanza con la soppressione <lei Comando Seltore Vallarsa. Ne facevano parte le Brigate Murge, schierata sulla destra con i reggimenti 259° e 260°, ciascuno con un battaglione in prima linea ed uno cli rincalzo, e frevi.1·0 , con il I 00° Reggimento Fanteria in prima linea sulla sinistra della valle ed il 99° in riserva, insieme ai due restanti battaglioni della Murge. La divisione contava poi sul 59° Reggimento Artiglieria da Campagna, sul XLVIII Gruppo da Montagna, su due gruppi d'artiglieria d'assedio, LXIV e XCII. su tre sezioni bombarde, sul 2 1IO Bauaglione Milizia Terri toriale, sul LXXVI Battaglione Zappatori e sulla 128° Compagnia Telegrafisti, nonché su ben diciotto compagnie mitragliatrici, in relazione ai particolari compiti cli difesa che le erano affidati. Completavano l'organico del V Corpo d"Armata la 55" Divisione. a presidio ciel Pasubio, e la 69'. a sbarramento dell'alta Val Posina. È da notare che la Brigata Treviso, precedentemente formata dai reggimenti I 15" e 116°, era stata sciolta nel novembre 19 I7 per essere ricostituita il 28 febbraio I 9 I8 con i reggirnenti 99° e I 00°.

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un ufficiale, tutti agli ordini del comandante della 2" Compagnia, tenente Pietro Tongiorgi. Lo scopo era la cattura di prigionieri ai danni del presidio del posto avanzato di quota 890, situato sulla sinistra della Vallarsa in corrispondenza dell' abitato di Zanolli, sopra la strada che da Albaredo risale la valle e che, lasciato Foppiano, dopo aver toccato quel gruppo di case prosegue per Matassone. Secondo il progetto, proprio lungo questa strada, intcn-otta dalla linea ciel fronte, avrebbe dovuto muovere alle ore 22 di un giorno da stabilire una pattuglia di diciotto uomini della 2" Compagnia del III. Uscito dallo sbam1mento di Matassone, il piccolo drappello avrebbe attraversato nel più assoluto si lenzio Zanolli, che si sapeva non presidiato, ed avrebbe preso posizione allo sbocco del vallone a nord di quota 890 in modo eia tagliare la ritirata ai suoi occupanti. Sistemata così la trappola, tre quarti d'ora più lardi, e cioè alle 22,45, si sarebbe mosso un plotone m isto formato eia due squadre del reparto ccl una di ardì.ti del II/100°, guidate eia ufficiali. Le prime due avrebbero puntato verso la quota e la selletta a nord cli questa, in modo da isolare e sorprendere il piccolo posto, mentre la terza avrebbe risalilo il versante fino ai trinceramenti cli quota 900, mettendosi in condizione da poter intervenire in caso di necessità. Di rincalzo al plotone misto, il restante plotone della 2" Compagnia si sarebbe attestato a Zanolli, per entrare in azione soltanto qualora l'avversario avesse tentato qualche contromossa inattesa o si fosse reso necessario facilitare il disimpegno degli elementi incaricati del colpo cli mano, ed a Zanolli sarebbe stato impiantato anche un posto di medicazione con un caporalmaggiore di sanità, quattro portaferiti, due barelle ed una scorta dì bende. Non era previsto appoggio d'artiglieria, ma i due cannoncini da 42 mm appostati a Matassone dovevano rimanere puntati su quota 890, pronti ad aprire il fuoco nel caso fosse stato dato l'allarme durante l'avvicinamento degli attaccanti, e le batterie ciel settore avevano l'ordine cli tenersi pronte per ogni evenienza. Svolto il loro compito, tutti i distaccamenti dovevano ripiegare verso lo sbarramento, nel massi mo silenzio ed evitando cli ammassarsi sulla strada, dove prevedibilmente si sarebbe fatta sentire la reazione dell' artiglieria austro-ungarica. L'operazione, che combinava l'azione frontale della squadra incaricata dell'assalto diretto alla quota con il movimento aggirante cli quella diretta alla sellerta a nord e con l' imboscata preparata lungo l'unica possibile via di ritirata verso il fondovalle ciel Leno, venne eseguita nella notte tra il 18 ed il I 9 aprile senza ottenere alcun risultato. li piccolo posto veniva infatti occupato soltanto la notte, cd evidentemente non tutte le notti, dal momento in quella circostanza la posizione fu trovata deserta. TI mancato incontro con l'avversario lasciava tuttavia sperare che un'azione cli sorpresa fosse ancora possibile, ed un nuovo progetto in tal senso venne presentato dalla Brigata Treviso il 28 aprile. Fermo restando l'impiego di due plotoni della 2" Compagnia del III Reparto d ' Assalto, per un totale di sessanta uomini, il 100° Reggimento Fanteria era chiamato a fornire quaranta arditi, divisi in due pattuglie guidate ciascuna eia un ufficiale. Come durante il precedente tentativo, tutti avrebbero dovuto avere con sé il fucile con la dotazione completa di cartucce, un tascapane con quattro bombe a mano e la maschera antigas di tipo britannico. TI concetto operativo veniva modificato, puntando tutto sul movimento aggirante che un drappello del lll, della forza di quaranta uomini, avrebbe dovuto compiere dall'alto, risalendo il versante fino a l .300 metri per poi calare lungo un canalone alle spalle di quota 890. Dispostosi a catena, il piccolo reparto doveva procedere da nord verso sud rastrellando il terreno tra la quota e la rotabile Zanolli - Foppiano. Nel frattempo un ufficiale e venticinque arditi del 100° avrebbero occupato Zanolli, schierandosi a cavallo della strada con fronte a nord, ed un' altra pattuglia cli quindici uomini dello stesso reggimento, sempre a.I comando cli un ufficiale, avrebbe preso posizione più oltre, a sud della quota, per sbarrare il passo a quegli avversari che avessero cercato scampo verso il fondovalle, gettandosi giù per il canalone cli Fornace. Infi ne il resto ciel contingente fornito dal III, venti uomini con un ufficiale, doveva appostarsi nel bosco sotto la strada, per completare l'accerchiamento e contrastare eventuali pattuglie austriache. In considerazione della natura del terreno, impervio e coperto di vegetazione, i quattro nuclei si sarebbero mossi ad orari diversi a partire dalle 21 , .in modo da essere in posizione alle 23,30, quando il plotone rinforzato sceso alle spalle del piccolo posto avrebbe iniziato il rastrellamento. Per quanto studiata nei n,jnìmi dettagli, l' operazione si risolse ancora una volta con un nulla di fatto. In proposito, alla data del 29 aprile 1918, il diario storico della Brigata Treviso riporta: " ... nella notte due plotoni del !Il Rep, d 'Assalto ed un plotone arditi del 100° Regg.to tentarono catturare pattuRlìe nemiche su q. 890 e nel bosco sottostante la rotabile di Zanolli. Rientrarono all'alba nelle nostre linee senza aver -305-


potuto catturare prigionieri." Le aspre pendici dello Zugna e la natura sfuggente ed elusiva ciel dispositivo avanzato avversario, costituito da una rete di avamposti occupati solo occasionalmente e raccorciati dall'azione di pattuglie, non consentivano agli arditi di mettere a segno il colpo pur preparato con cura. La stessa complessità del dispositivo cl ' attacco di volta in volta spiegato sul terreno era verosi milmente un elemento che giocava a sfavore, dato che i movimenti dei diversi drappelli difficilmente potevano passare del tutto inosservati. È quindi probabile che in entrambe le occasioni il colpo sia andato a vuoto anche perché, in qualche modo, era stato avvertito. Rimane però il fatto che su quel tratto cli fronte, grazie anche all'entrata in azione del III, gli italiani avevano assunto decisamente l' ini ziativa, come del resto sarebbe stato confermato dagli avvenimenti di maggio. Sempre sulla sinistra della Vallarsa, alle 22 del 19 maggio un plotone del reparto sarebbe uscito ancora una volta dalle linee di Matassone per scortare in una missione di propaganda una pattuglia della compagnia cecoslovacca a disposizione del V Corpo cl ' Armata. Lasciati i manifestini presso i reticolati austro-ungarici, il drappello rientrò senza inconvenienti alle 2 del mattino. Due g iorni più tardi, nella notte sul 22, un altro plotone di ardi ti ed una pattuglia di cecoslovacchi si sarebbero appostati nella stessa zona nell 'intento cli intercettare qualche pattuglia austro-ungarica, senza peraltro incontrarne nessuna. Mentre la 2" Compagnia tentava invano di venire alle mani con l'avversario tra Zanolli e quota 890, miglior fortuna aveva la 3a sull'altro versante della valle. Alle 21 del 24 aprile due plotoni agli ordini dello stesso comandante d i compagnia, tenente Carlo Sabatini, uscirono dagli avamposti italiani a g. 850, sulle falde occidentali del Pasubio, per calare dall'alto sul fianco delle posizioni avanzate austro-ungariche di Valmorbia e di Dosso. I due piccoli abitati si trovavano infatti al vertice di un piccolo saliente che la linea avversaria formava sulla destra orografica della Vallarsa, davanti al cocuzzolo roccioso occupato dall'incompiuto forte cli Pozzacchio e sotto le imponenti pareti rocciose ciel Monte Trappola e del Monte Spil. Questa particolare situazione aveva ispirato il piano messo a punto nei giorni precedenti, secondo il quale i due plotoni ciel lll, dopo essersi aperto un varco nel reticolato elettJificato che avvolgeva la posizione, dovevano dividersi per sbarrare da un lato la strada di fondovalle e le due mulattiere che portavano a Pozzacchio e procedere dall'altro a rastrellare Dosso e Valmorbia per eliminarne o catturarne il presidio. A disposizione di Sabatini, e pronto ad intervenire in caso cli necessità, sarebbe stato anche il plotone arditi della Brigat;i Murge, appostato a Case Tese, a breve distanza dal margine anteriore delle d ifese di Valmorbia. Non era previsto appoggio d'artiglieria, dal momento che si puntava tutto su l fattore sorpresa, e qualora l'andamento dell 'operazione fosse stato sfavorevole gli attaccanti avrebbero dovuto disimpegnarsi contando solo sulle proprie forze. L'azione si sviluppò in assoluta aderenza ai piani. Mentre gli ard.iti della lv/urge s i attestavano in rincalzo nei pressi di Case Tese, Sabatini ed i suoi uomini arrivarono inosservati a circa cento metJi dalla "Casa Isolata", nei pressi della quale avrebbero dovuto tagliare il reticolato. Contrariamente alle attese la casa era occupata da un piccolo posto, incaricato con tutta evidenza cli vigilare proprio sulle vie d'accesso dall'alto al sottostante caseggiato di Dosso . Accortisi per tempo di questa presenza indesiderata ed imprevista, gli arditi si avvicinarono strisciando alla barriera cli fili metallici ccl iniziarono l'apertura del varco. Secondo quanto emerge dal rapporto, occorreva superare una triplice barriera. Dopo una rete verticale c'era infatti una seconda fascia di reticolato, formata eia una rete orizzontale cli filo spinato fissata a paletti alti circa mezzo metro, e quindi, ad una decina di metri di distanza, una siepe di filo elettrificato dell 'altezza di un metro e mezzo. La complessa operazione venne portata a termine senza inconvenienti e soprattutto senza suscitare allarme, ed una volta oltre l'ostacolo i due plotoni si diressero verso i loro obiettivi. Una pattuglia di venti uomini guidati dall'a.iutante di battaglia Paride Bonsagni, si portò rapidamente passando sotto i roccioni dello Spii alle spalle ciel caseggiato di Dosso e prese posizione vicino al cimitero di Valmorbia per sbarrare la via d'accesso dal forte Pozzacchio. Contemporaneamente una seconda pattuglia, al comando ciel tenente Alberto Cauti, si diresse verso Dosso, ed una terza, con il tenente Sabatini, si occupò della "Casa Isolata" , i c1l.i sei occupanti vennero fatti prigionieri dopo aver avuto il tempo cli sparare un solo colpo di fucile. La pattuglia di Cauli aveva intanto lasciato Dosso, dove aveva fatto un prigioniero e si era diretta su Valmorbia, prendendo cli mira l'ultima casa vicino alla chiesa che si sapeva sistemata a

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Schizzi descrittivi dell'azione eseguita da due plotoni del Ili Reparto d'Assalto in Vallarsa, nella notte tra il 24 ed il 25 aprile 1918, con obiettivo gli avamposti austro-ungarici di Valmorbia (AUSSME, Rep. B-1, Racc. ll4S 25le, V Corpo d' Armata, Operazioni 1917-19 18)

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SCfìLR ":'- 1~2500 La zona del Corno di Va li arsa, o Corno Battisti, teatro del l'azione che tra i I 9 ed il 14 maggio 1918 assicurò agli italiani il possesso della cima, con il determinante intervento de l lTT, poi V, Reparto d' Assallo (AUSSME, Rep. B- 1, Racc. l 14S 25J e, V Corpo d' Armata, Operazioni 1917-1918)

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caposaldo. Gli occupanti erano ormai all'erta e tentarono di respingere gli arditi a colpi di fucile e di bombe a mano, ma qualche petardo lanciato attraverso le finestre fu sufficiente ad indurne un primo gruppo ad uscire con le mani in alto. Gli altri furo no stanati piì:1 tardi, quando gli uomini di Cauli, ai quali si era aggiunta la pattuglia Bonsagni, fecero irruzione nell'edificio. Sabatini, lasciata la "Casa Tsolata", aveva nel frattempo raggiunto la "Casa Rossa", all'ingresso ciel paese lungo la strada di fondovalle, trovandola però deserta. Con i suoi uomini aveva allora tagliato il reticolato in questo punto, in modo che i due plotoni con i loro prigionieri potessero rientrare da questa parte nelle linee italiane, ed aveva poi d.istrutto un lungo tratto ciel reticolato elettrificato prima di ritirarsi. Mezzora dopo la mezzanotte tutto era foùto, senza alcun tentativo cli reazione da parte dell'avversario e senza che si rendesse necessario l' intervento del plotone della Murge. L'operazione aveva fruttato la cattura di diciannove prigionieri, tra i quali un sottufficiale, e secondo le deposizioni raccolte negli interrogatori almeno tre uomini sarebbero stati uccisi durante il breve scontro tra le case diroccate di Valmorbia. Il III Reparto cl' Assalto doveva invece lamentare soltanto tre fe riti leggeri, colpiti eia schegge di bombe a mano. Era un buon inizio ed i partecipanti all' azione furono tutti premiati con qualche giorno di licenza 11 • Sul fronte della Vallarsa, non toccato da avven imenti di rilievo dopo l'estate del 1916, eia parte italiana si stava intanto preparando un nuovo e più clamoroso colpo dì mano . L'obiettivo era il Monte Corno, la cui massiccia mole si stacca solitaria suJ fianco occidentale ciel massiccio del Pasubio, tra il Monte Trappola a sud ed il Monte Spil a nord, che domina entrambi dall ' alto dei suoi 1.765 metri . La sua posizione ne faceva un naturale osservatorio, difficilmente accessibile se non attraverso la selletta che lo raccorda alla retrostante quota 1801, oggi quota 1778. Proprio su questa selletta si era consumata il IO luglio 1916 la vicenda di Cesare Battisti e Fabio Fìlzi che, catturati nel corso d i uno sfortunato attacco del Battaglioni Alpini Vicenza, erano stati impiccati due giorni dopo a T rento, nel fossato del Castello del Buonconsiglio. Neì primi mesi ciel 1918 i comandi italiani avevano deciso di sbarazzarsi una volta per tutte della cosiddetta "Spia della Vallarsa" ccl in febbraio era iniziato lo scavo di una galleria cli mina a partire dal le posì.zioni avanzate cli Monte Trappola. In maggio, quando tutto era pronto, l' attento esame delle informazioni fornite da disertori e prigio nieri e la convinzione che la conquista cli un tale caposaldo, apparentemente inespugnabile, avrebbe avuto un significato ben maggiore della sua distruzione, contribuirono se non ad accantonare, almeno a far passare in secondo piano l' idea cli far saltare la cima del Monte Corno. Gli interrogatori avevano infatti rivelato che il progetto della mina non era più un segreto e che nelle viscere del monte si stava lavorando alacremente ad una galleria di contromina che avrebbe dovuto intercettare e distruggere quella italiana. Nel contempo i dati raccolti in meri to alla sistemazione difensiva ed aJJ ' atteggiamento del presidio lasciavano i ntendere che un'esplosione sotterranea non era l'unica allernativa. L' insieme di queste notizie venne raccolto sul finire della prima decade cli maggio in un promemoria ciel Centro Informazioni "S" del V Corpo cl' Armata, mirato a fornire un quadro di situazione esauriente a supporto di una decisione che non poteva più essere rinviata. Dal documento risu lta che un primo, prezioso contributo informativo era venuto eia alcuni ufficiali del 22'-' Reggimento Fanteria, presentatisi in novembre alle linee ital iane cli RoncaJto. Le loro dichiarazioni, fondate su una conoscenza maturata nell'arco dei nove o dieci mesi durante i quali la loro uni tà era stata in Yallarsa, avevano confermato l'importanza attribuita alla posizione, costantemente rafforzata con lavori in roccia, ed era anche emerso come questa, in virtù della sua posizione e dei suoi apprestamenti difensivi, fosse ritenuta pressoché inespugnabile. Vi erano invece oggettivi elementi dì debolezza in quanto, come osservato dagli stessi disertori, nel caso di un attacco di sorpresa le poche truppe dì presidio a quota 1801 avrebbero avuto d iffico ltà a prestare aiu-

11 Nell'occasione furono concesse licenze premio a 2 unìciali e 53 uomini cli truppa ciel reparto d' assalto, la totalità della forza effettivamente impiegata, dal momento che i 25 uomini del plotone arditi della Brigata Mw;,;:e non entrarono in azio ne. Sabatini fu premiato anche con il passaggio in servizio attivo.

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to alla guarnigione del Corno, raggiungibile attraverso un unico camminamento prevedibilmente battuto dall'artiglieria italiana. Né vi erano alla mano altri rinforzi, dal momento che le riserve di settore erano raccolte a Malga Cheserle e le truppe a guardia del più vicino Monte Testo dipendevano da un altro comando. Queste notizie avevano trovato in seguito riscontro nelle parole di altri disertori, ultimi dei quali un soldato del 157° Battaglione Landsturm, presentatosi il 3 maggio, ed un minatore polacco, da due anni nella zona tra Monte Spil e Monte Corno, datosi prigioniero soltanto il giorno 7, da cui si era avuto un quadro definitivo delle difese esistenti, al momento presidiate da elementi della 1• Brigata Kaise1jtiger 12 , come pure l'indicazione che i lavori di contromina erano prossimi al completamento. Le dichiarazioni di quest'ultimo, ritenuto oltremodo attendibile sia per la sua nazionalità che per la sua esperienza, avevano convinto il comandante del V Corpo cl' Armata, maggior generale Giovanni Ghersi, a rompere gli indugi. L' 8 maggio Ghersi comunicò alla 1" Armata l'intenzione di agire di forza per espugnare la posizione ed impadronirsi anche della retrostante quota 1801, senza peraltro escludere l'ipotesi di far brillare la mina nel caso che l'operazione fosse fallita 13 : COMANDO V CORPO D'ARMATA

8 ivlaggio 1918

n" 3126 Op. RISERVATO PERSONALE OGGETTO: A zione su Monte Corno

AL COMANDO la ARMATA Da disertore polacco presentatosi al M. Trappola il mattino del 7 corr., le cui indicazioni hanno grande carattere di veridicità, questo Comando è venuto a conoscenza che il nemico sta apprestando, con lavori già molto avanzati, una galleria di contromina per sconvolgere i nostri noti lavori di M. Como. Allo scopo di impedire che l'avversario nel corso di pochi iiomi abbia a sconvolgere il nostro lungo lavoro di ,nine ho deciso che 29a Divisione con pochi reparti scelti fra le sue truppe esegua nella notte sul 10 Maggio un'azione per impadronirsi di M. Corno e per spingere possibilmente l'occupazione.fino a q. 1801; donde poi, s{stemate le posizioni, si abbia in seguito agevolato il compito di un'eventuale azione innanzi. L'azione di fuoco sarà data dalle batterie della 29a e della 55a Divisione. Sarà caricata la nostra mina di M. Corno allo scopo sia di farla brillare nel caso che, non riuscendo il colpo di mano, convenisse prevenire il nemico nel suo tentativo di contromina, sia nel caso che, non potendo mantenere la posizione conquistata fosse utile far saltare la sonunità di M. Como insieme col presidio che il nemico vi avesse mandato per rc{fforzarla.

IL MAGGIOR GENERALE Comandante il Cmpo d'Armata GHERS!

Lo stesso giorno il comandante della Brigata lv/urge, colonnello brigadiere Eugenio Lombardi, preparava l'ordine di operazioni con cui intendeva dar corpo alle decisioni dei suoi superiori 14: " È mio inten-

12

La l" Brigata Kaisc1jligcr, agli ordini del colonnello brigadiere Oswald Eccher von Eccho von Marienberg. comprendeva il Ie ed il 2° Tiroler Jager Regiment (TJR). Dopo essere stata impiegata a partire da novembre sull' Altopiano cl' Asiago, era tornata nella zona Pasubio -Vallarsa in marzo, presidiando con il IO TJR le posizioni del settore del Roite, affidate durante l'inverno a reparti territoriali (Landstunn), e rilevando nel settore Pasubio con il 2° TJR i battaglioni del 4°. Monte Corno rientrava nel sottosettore Roite Ovest, difeso dal 11/1 ° TJR del tenente colonnello Hogn. 13 Comando V Corpo d' Annata, Azione su Monte Como, n° 3126 Op. Riservato Personale dell'8 maggio 1918, AUSSME, Rep. B- 1, Racc. I I4S 25 lc, V Corpo li' Armata, Operazioni I 9 I 7 - I 9 I 8. 14 Comando Brigata Murge, Azione offensiva al Monte Corno e q./801, n° 439 Op. Riservatissimo dell'8 maggio 1918, AUSSME, Rep. 8 - 1, Racc. ll4S 25 le, V Corpo d ' Armata, Operazioni I 917 - I 918.

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La sistemazione difensiva di Monte Corno (eia L' Esercito Italiano nella Grande Guetrn (1915-19 18), Voi. V, Le Operazioni del 1918, Tomo 2-ter, Roma 1988)

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N

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La linea dif'cnsiva italiana in Vallarsa nel maggio 1918. (Estratto dalla carta n. 23, L'Esercito Italiano nella Grande Guerra (1915-1918), Voi. V Le operazioni ciel 191 8, Tomo 2-tcr, Roma, 1988)


dimento attaccare di sorpresa il nemico sulle posizioni che occupa a M. Corno e q. 1801 allo scopo di catturare il presidio ed 4fermarsi sulle posizioni". All'azione, basata sulla sorpresa e condotta perciò senza preparazione d ' artiglieria, dovevano prendere parte la 2a Compagnia del III Reparto d'Assalto, una compagnia della Brigata Murge , un plotone arditi della stessa unità ed una squadra di genieri. Per quanto il comando fosse affidato ad un ufficiale della Murge, il capitano Botta, il compito di espugnare Monte Corno e q. 1801 era assegnato agli uomini del III, con il sostegno diretto ciel plotone arditi della brigata, mentre i fanti sarebbero rimasti in rincalzo. Da parte italiana si conoscevano ormai con un buon livello cli dettaglio le caratteristiche della sistemazione difensiva della zona e questo fatto trova immediato riscontro nelle particolareggiate istruzioni che costituiscono il cuore dell 'ordine di operazioni e che dimostrano come non si ignorassero i problemi posti dal terreno. Le ripetute ricognizioni avevano portato ad individuare un itinerario di avvicinamento che partiva dalla base del Corno Destro, a q. 1637, e si sviluppava nella parte alta ciel Vallone dei Foxi, aggirando ad oriente il Monte Corno, per riprendere quota sotto i roccioni di q. 1655 fino ad imboccare il canalone a nord-est cli questa. li percorso, tutt'altro che agevole, anche perché doveva essere affrontato di notte, avrebbe portato la 2" Compagnia ciel flI a raccogl iersi in un punto nei pressi di q. 1739, a nord di Monte Corno e ad breve distanza dal margine occidentale della sella tra questo e q. 1801, in corrispondenza di un varco nei reticolati lasciato aperto dagli austro-ungarici per permettere l' uscita delle loro pattuglie. Per allargare la breccia nella barriera di filo spinato ed attrezzare l'ultimo tratto, il nucleo di testa era ad ogni buon conto munito di pinze, ramponi e corde. L'assalto sarebbe stato sferrato tra le 2 e le 3 ciel mattino, con obiettivo innanzitutto il M. Corno, che avrebbe dovuto essere immediatamente collegato con le antistanti posizioni italiane di Cima Alta e del cosiddetto Corno Sinistro, e quindi la q. 1801. Essenziale era garantirsi il possesso del primo obiettivo e metà della compagnia avrebbe perciò dovuto sistemarvisi a difesa, lasciando agli altri due plotoni il compito di procedere verso il secondo. In proposito il documento recita testualmente: " ... L'azione sarà svolta nel seguente modo: a) Il plotone di tesla appena oltrepassato il varco procederà arditamente verso il Corno ove prenderà possesso della posizione dopo aver ridotto all'impote11za e catrurato tutti i ddensori: detto plotone dovrà provvedere subito al collegamento col presidio di Cima Alta a mezzo di scale e di telefono atrraverso la feritoia bassa aperta dal nemico sulla parete meridionale del Corno e si collegherà colte truppe del Corno sinistro, inoltre procederà subito al rciffòrzamento della posizione con fimite a q. 1801. b) Il secondo plotone occuperà la selletta con .fìwite a nord, mettendosi a cavaliere di q. 1739 ove procederà subito al rc!ffòrzam.ento; detto plotone ha anche l 'incarico di catturare i posti nemici messi a guardia della selletta e deifi.anchi di essa. c) Il terzo e quarto plotone procederanno arditamente alla conquista della q. 1801 disponendosi a seniicerchio co11 la destra sui roccioni del Fortino (sud-est di q. 1801) e con la sinistra ai roccioni ad ovest della quota; detti plotoni oltre al sollecito rqfforzamento della posizione hanno anche il compito di fare la polizia dei camminamenti, delle trincee e delle caverne esistenti nella zona che occuperanno e :,pecialmente di quella del Fortino, distruggendo tutto quanto potrebbe tornare utile al ne,nico in caso di ritorno o.flensivo. d) Il secondo plotone, appena conquistata la q. 1801, vi si recherà a rirforza del 3° e 4° Plotone; sarà sostituito da un plotone della compagnia del la Brigata Murge. e) la Compagnia della Brigata Murge di rincalza, sarà impiegata dal Comandante delle truppe operanti a seconda del bisogno e del!' evenienza del combattirnento. f) Il plotone arditi della Murge, ammassato in precedenza sul Corno Sinistro, appena collegatosi col primo plotone d'assalto, passando sul terrazzo sovrastante la vedetta N° I e per la vicina.feritoia della caverna austriaca si recherà sul Corno per concorrere al raJfòrzamento della posizione; porterà seco il materiale di ra.fj'orza,nento ammassato sul Corno Sinistro. g) la squadra del Genio appostata su Cima Alta, all 'avviso del Comandante del 7° Plotone d'assalto, stabilirà subito il collegamento tra Cima Alta ed il Corno, indi farà passare sollecitamenLe il materiale

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di rafforzamento facendosi coadiuvare dal presidio di Cima Alta, e si recherà poi a rafforzare la posizione del Corno e quella di q. 1739. h) Ad azione ultimata il Comandante delle truppe operanti procederà ad una sollecita sistemazione delle medesùne in modo che all'alba il nemico non abbia a sorprenderle allo scoperto o in movimento. Le armi nemiche catturate devono subito essere rivolte verso di esso. Tutte le truppe devono essere ,nesse in condizione di poter rintuzzare qualsiasi contrattacco nemico. i) Le posizioni conquistate debbono essere mantenute ad ogni costo. l) L'artiglieria, secondo gli ordini verbali, si terrà p,vnta ad intervenire al primo segno e coi segnali prestabiliti." All'ultimo momento sarebbe stato deciso di impiegare in rincalzo l'intero reparto arditi della Brigata Murge, senza però alterare nella sostanza il quadro d'insieme. Impiego di poche forze, ma scelte e ben orientate sulJa situazione, ed immediato consolidamento dei risultati ottenuti attraverso lo sfruttamento sapiente degli stessi lavori in roccia realizzati dall'avversario: queste le caratteristiche salienti di un'operazione in cui molto, se non lutto, veniva a dipendere dalla possibilità dì cogliere effettivamente di sorpresa i difensori e di serrare I.e distanza prima che potessero riaversi. Data questa condizione essenziale, lo stesso avvicinamento alle posizioni dalle quali balzare all'assalto rappresentava una fase particolarmente delicata dell'operazione. Le cautele necessarie a far sì che il passaggio di parecchie decine cli uomini fosse quanto più silenzioso possibile ritardarono dì molto la marcia della 2a Compagnia, già rallentata dall'oscurità e da un percorso difficile che obbligava gli arditi arisalire ripidi canaloni. Secondo le disposizioni i riflettori delJa Vallarsa si alternarono nell'illuminare le Cime cli Monte Spil e Monte Testo, nel tentativo di facilitare indirettamente l'avanzata, ma alle 3 del mattino del 10 maggio la compagnia era ancora lontana dalla posizione dove avrebbe dovuto raccogliersi per lo scatto. L'alba si avvicinava e, mentre gli arditi della Murge erano già sul Corno Sinistro ed i genieri a Cima Alta, verso q. 1739 non si scorgeva ancora alcun movimento. Quando sembrava che l'azione fosse ormai fallita, improvvisamente, alle 5 in punto, dalle linee italiane si videro gli arditi del III irrompere sulla selletta. Il plotone lanciato contro Monte Corno raggiunse di slancio l'i,mbocco delle gallerie e penetrò nel loro interno, i difensori della selletta vennero travolti dal resto della compagnia, ma la sorpresa r.iuscì solo parzialmente. Lo scoppio dei petardi chiamò alle armi il presidio di q. 180 l che reagì immediatamente con un violento anche se disordinato fuoco di mitragliatrici e bombarde diretto contro la selletta e contro gli accessi al sistema sotterraneo cli Monte Corno. Nel giro dì pochi nùnuti per gli arditi diventò così impossibile sia proseguire l'azione da quella parte, sia portare aiuto al drappello che si era lanciato dentro le caverne. Costretta a ripiegare sotto le rocce eia dove era balzata all'assalto, la 2" Compagnia vi sì riordinò per tornare all'altacco, ma fu ben presto chiaro che sulla selletta, spazzata dalle raffiche delle mitragliatrici, non era piL1 possibile mettere piede, se non andando incontro a morte certa. A causa di questi sviluppi la situazione, dopo due ore dall'inizio delle operazioni, era tutt' altro che incoraggiante. Alle 7 ciel mattino il grosso della compagnia ciel lll Reparto d'Assal to si trovava tra i roccioni a sud-est di q. 1801, impossibilitata a proseguire, due plotoni di arditi della Brigata Murge erano al Corno Sinistro, agli ordini del capitano Messina, e due a Cima Alta, con il capitano Baratono, insieme con la squadra del genio e con una sezione mitragliatrici del III, una cui sezione lanciafiamme era più in basso, alla Bocca cli Leone, presso l'ingresso delle gallerie scavate dagli italiani nelle viscere del Monte Corno. L'unico risultato era stato ottenuto dal piccolo nucleo di due ufficiali e dodici arditi della 2" Compagnia trincerato ali' interno delle caverne del Corno dove teneva prigionieri i superstiti ciel presidio. Quei pochi uonùni non avrebbero potuto resistere a lungo se non avessero ricevuto dei rinforzi ed alle 8 il capitano Messina ordinò ad uno dei plotoni della Murge a sua disposizione di raggiungerli ad ogni costo, passando dal cosiddetto Canalone Battisti, sulle pendici occidentali del monte. Benché battuto dalle mitragliatrici e dalle bombarde, era questo il percorso più diretto. Su un terreno scosceso, dove muoversi era di per sé un'impresa, il plotone fu letteralmente decimato, lasciando per strada un morto e venticinque feriti, ma il comandante, pur ferito, riuscì a raggi ungere l'imboccatura di una caverna con dieci dei suoi

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uomini ed a prendere contatto con la pattuglia del III. La loro situazione rimaneva però difficile, data l'impossibilità di far affluire altri rinforzi con la luce del giorno, e la protezione indiretta dello sparuto drappello venne affidata all'artiglieria. Le batterie italiane, chiamate all' azione dal comandante della Murge, fecero calare sulla selletta uno sbarramento cli fuoco che stroncò sul nascere qualunque tentativo austro-ungarico cli ripristinare l'integrità delle difese di Monte Corno. Intanto i genieri, aiutati dai fanti, lavoravano tra mille difficoltà, per mettere in comunicazione in qualche modo le posizioni italiane con quelle espugnate dagli arditi, riuscendo per il momento a stabilire soltanto un collegamento telefonico. Nell'intento di assicurarsi una volta per tutte il possesso della posizione, alle 10,25 il colonnello brigadiere Lombardi diede ordine ai capitani Messina e Baratone di portarsi con i rimanenti tre plotoni arditi della brigata all'interno di quella fortezza di roccia che era il Monte Corno, seguiti non appena possibile da quanto restava della 2 11 Compagnia del Ill, nel frattempo rientrata nelle linee italiane dal Vallone dei Foxi ed avviata verso Cima Alta. Messina doveva anche rilevare il capitano Botta, di cui la relazione della Brigata Murge dice che era molto scosso nel fisico come nel morale 15. Erano direttive chiare ma non facili da attuare, in quanto non era stata ancora aperta una via alternativa alla selletta per accedere alle caverne occupate dagli arditi. Questo importante risultato fu ottenuto soltanto verso mezzogiorno, utilizzando, come del resto previsto dall'ordine cli operazione, la feritoia prospiciente le posizioni italiane di Cima Alta. Si trattava di un collegamento precario, attrezzato con scale e corde per superare i salti di roccia ed esposto al tiro delle mitragliatrici austro-ungariche, ma permise comunque ai due plotoni di arditi della Murge in attesa da quella parte di raggi ungere a piccoli gruppi l'interno del sistema di gallerie, ed allo stesso modo di sgombrare i 35 prigionieri che fino a quel momento avevano custoditi in una caverna. Nuove truppe venivano intanto avvicinate al teatro dell'azione e sempre verso mezzogiorno la 29" Divisione mise a disposizione della brigata le altre due compagnie del IIl Reparto cl' Assalto, al comando del capitano Giulia, due compagnie, 4a es•, del 100° Reggimento Fanteria, al comando ciel maggiore lacobucci, e l'intero III Battaglione del 259°, al comando del maggiore Cancleloro. Questi movimenti erano ancora in corso quando alle 16 si pronunciò un primo contrattacco. Le vedette appostate al di fuori degli sbocchi delle gallerie conquistate segnalarono gruppi di avversari che scendevano lungo i camminamenti di q. 1801 e l'allarme fu subito trasmesso alle batterie, il cui intervento fu sufficiente a sventare questo tentativo. I Kaise1jager tornarono a farsi sotto due ore più tardi, con pattuglioni armati di mitragliatrici preceduti da un intenso fuoco d'artiglieria, solo per essere nuovamente ricacciati verso la quota 1801 dall'intervento della 1a Compagnia del III Reparto d'Assalto, arrivata verso le 19,30 a rinforzare i difensori di Monte Corno, portando il prezioso apporto di una sezione mitragliatrici e cli una sezione pistole-mitragliatrici. Gli attaccanti iniziarono a ritirarsi in disordine alle 20,15 ed alle 21 tutto era finito. A quell'ora la dislocazione delle forze italiane vedeva a Monte Corno, o meglio al suo interno, il piccolo nucleo della 2a Compagnia che vi aveva fatto irruzione per primo, affiancato dalla 1• Compagnia e dal reparto arditi della Brigata Murge. La 3" Compagnia del reparto d'assalto era al Corno Sinistro, pronta per ogni evenienza, le due compagnie ciel 100° Reggimento Fanteria in r.incalzo a Bocca di Leone e pure in rincalzo era il III/259°, distribuito tra Bocca cli Leone, Cima Alta ed il Corno Sinistro. Completavano lo schieramento un plotone di genieri, dislocato a Cima Alta per consolidare i collegamenti, ed una compagnia cli duecento lavoratori del Genio, tenuta alla mano per lo stesso scopo. Nella notte vennero ritirali da Monte Corno il drappello della 2• Compagnia ed il reparto arditi cli brigata, lasciando la posizione nelle mani della 1• Compagnia rinforzata da due sezioni mitragliatrici dello stesso reparto d'assalto e eia una sezione della 1298" Compagnia Mitragliatrici. Le due compagnie ciel 100° salirono invece a Cima Alta per collaborare al trasporto dei rifornimenti . I lavori di rafforzamento delle difese e cli consolidamento dell'unica via di accesso continuarono per tutta la notte, costantemente disturbati dai lanciabombe appostati a q. 1801 e sulla vicina q. 1735 che causarono non poche perdite tra

15 Comando Brigata Mw;ge, Relazione .l'ulfal/o d 'arme compiuto dai dipmden1i reparti sul ,'vfonte Como, dal f.iiorno 9 al giorno 14 magf.iio 1918, n° 473 Op. del 19 maggio I 918, AUSSIVIE, Rep. B-1, Racc. 114S 25 le, V Corpo d'Armata, Operazioni

1917 - 1918.

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le file dei lavoratori. Anche l'artiglieria avversaria fu molto attiva, battendo con continuità gli imbocchi delle caverne, ed in queste condizioni il maggiore Candeloro, al quale era stato affidato il comando di tutte le truppe operanti a Monte Corno, si vide costretto a chiedere un rinvio di ventiquattro ore del nuovo attacco a q. 1801 ordinatogli dal comando cli brigata. Lo stato di esaurimento dei suoi uomini e la precarietà delle vie d'accesso non lasciavano altra scelta. La giornata cieli' 11 maggio fu spesa lavorando a sistemare le posizioni solto l'incessante tiro di repressione delle batterie austro-ungariche e l'onnipresente minaccia delle mitragliatrici, con l'obiettivo primario cli rafforzare le difese contro possibili attacchi eia q . 1801. Lo stesso scopo si proponevano le disposizioni impartite sul far della sera, quando l'oscurità incombente poteva facilitare le eventuali mosse dell'avversario. Alle 19,25 dal comando della Murge fu ordinato cli procedere quanto prima all'occupazione ciel piccolo cocuzzolo di quota 1736, immediatamente a nord di Monte Corno, per sottrarre agli attaccanti un pericoloso punto d' appoggio e dare nel contempo più respiro ai difensori. Tiratori scelti vennero appostati tra i roccioni ed all'imbocco delle caverne con il compito di prendere di mira le feritoie degli antistanti trinceramenti austro-ungarici, illuminati a partire dalle 21 dai fasci luminosi dei riflettori che spazzavano anche il Monte Testo da un lato ed il Roite clall' alti-o. Proprio mentre venivano attuate queste misure, l' intensificarsi clell' azione clell' artiglieria austroungarica, che nel giro di pochi minuti assunse le caratteristiche del bombardamento di preparazione, lasciò intendere che l'atteso contrattacco era imminente. Erano infatti passate da poco le 21 quando, tra le vampe delle esplosion i e lo scrosciare delle raffiche cli mitragliatrice, le vedette scorsero i primi gruppi di attaccanti che scendevano verso la selletta. Il pronto intervento dell'artiglieria e l'azione fiancheggiante delle mitragliatrici appostate ai Sogi Alti non riuscirono questa volta a spezzare l' impeto cieli' assalto e davanti a Monte Corno si accese ben presto un furibondo combattimento a distanza ravvicinata. A far pendere la bilancia a favore degli italiani fu l ' intervento di un plotone cli arditi della Murge, venuto al contrattacco dalle posizioni del Corno Sinistro. Alle 22 gli austro-ungarici erano in piena ritirata verso q. 1801, lasciandosi però alle spalle non solo morti e feriti ma anche un nucleo di una ventina di uomini che si era aperto il passo fino alla sommità del Corno dove aveva potuto appostarsi sfruttando gli elementi di trincea e le caverne della preesistente organizzazione difensiva 16 . 11 III Reparto cl' Assalto ed i fanti mantenevano il possesso ciel sistema di gallerie e dei suoi s~occh i, ma dovevano ora tener conto cli questa presenza sulle loro teste. Dalle loro posizioni i Kaise1jager potevano ostacolare seriamente, se non impedire, qualsiasi movimento da e per le caverne del monte, fidando sul fatto che difficilmente avrebbero potuto esserne scacciati. Per farlo gli italiani dovevano uscire allo scoperto sulla selletta e risalire la china, con la certezza cli essere presi alle spalle dalle mitragliatrici di q. 180 I, o scalare le pareti cli roccia quasi verticali che sugli altri lati fasciavano la cima. Si determinava in tal modo una pericolosa situazione di stallo di cui era difficile prevedere g li sviluppi ma che non lasciava molti margini cli riuscita agli italiani, tanto più che l'artiglieria austro-ungarica continuava a mantenere il monte sotto un assed io di fuoco . Il resto della notte fu utilizzato per rifornire il presidio di acqua, viveri e munizioni e per dare il cambio alla la Compagnia del III, sostituita dalla 3a ed inviata con la 2" a riordinarsi nelle retrovie. La non facile operazione fu effettuata attraverso il passaggio creato nella feritoia cli Cima Alta, senza trovare troppi ostacoli da parte dell'avversario, e subito dopo, alle 3,30 del 12 maggio, il 1° Plotone della compagnia d'assalto tentò col favore dell'oscurità di occupare il piccolo risalto roccioso a nord di Monte Corno, già obiettivo dell ' azione abortita la sera precedente. Non appena però gli arditi si affacciarono agli sbocchi delle caverne, le bombe a mano gettate dal nucleo nemico che occupava la vetta li obbligarono a cercarvi nuovamente riparo. All'alba la situazione era dunque immutata, con gli italiani asserragliati all'interno del monte e gli austriaci impossibilitati a scacciarli ma in posizione tale da impedire loro qualunque movimento all'esterno.

16 Il contrattacco era stato sferrato dalle riserve del settore Roite. la 7" Compagnia del I" TJR e la 4" del 2" TJR, al comando del capitano Pfeffcr.

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Era chiaro che eliminare il drappello annidato sulla cima costituiva la premessa indispensabile non solo per qualunque iniziativa verso q. 1801 ma anche per potersi spingere oltre un precario controllo degli sbocchi ciel sistema sottenaneo ed acquisire il definitivo possesso della "Spia della Vallarsa". Ordini in tal senso furono impartiti da Lombardi al maggiore Candeloro fin dalle prime ore del mattino, non appena constatato il fallimento dell'attacco degli arditi, ma il comandante della Brigarn Murge non ignorava quanto fosse arduo darvi esecuzione sotto il fuoco concentrico delle mitragliatrici e delle bocche da fuoco appostate lungo tutto il versante dal .Monte Spii al Roite. Significativamente Lombardi, dopo aver inviato queste disposizioni al comandante del truppe sul Corno, si affrettò ad informare il comando della 29a Divisione dell'impossibilità di stabilire in quelle condizioni la prevista linea di avamposti sulla selletta a copertura degli imbocchi delle caverne. Al tempo stesso, deciso a rafforzare con ogni mezzo le posizioni raggiunte, egli chiese la costruzione di una teleferica a mano tra Cima Alta ed il Corno, sfruttando la ben nota feritoia, e cli un ' altra più potente da Cima Alta verso il Monte Trappola e le retrovie, per dare così soluzione al problema dei rifornimenti. Tutto lasciava dunque pensare che si stesse determinando una situazione cli precario equilibrio destinata a protrarsi ciel tempo, e questa sensazione sembrò trovare conferma quando, trascorsa un 'altra giornata priva dì eventi di rilievo, alle 4,25 del 13 maggio forze austro-ungariche tentarono di irrompere di sorpresa nelle posizioni italiane senza farsi precedere dal rituale bombardamento cli preparazione. Il tempestivo allarme lanciato dalle vedette ed il fuoco cli sbarramento dell'artiglieria irnpedirono che il tentativo avesse l'esito sperato, ribadendo implicitamente che se da un lato era difficile procedere verso q.1801, dall'altro non era più facile riconquistare il Monte Corno. Come conseguenza cieli ' attacco respinto, la 29" Divisione rafforzò la sua presa sull'arcigna montagna a guardia della Vallarsa con l'invio di una sezione di lanciabombe Stokes, appostata in mattinata a Cima Alta così eia poter tenere sotto tiro la cima ed il tratto cli terreno tra il Corno Sinistro e la selletta. Pressoché isolato, il presidio di vetta era verosimilmente destinato a cedere con il passare ciel tempo, ma una tale conclusione non era comunque certa, data l'ostinazione con cui le truppe austro-ungariche sferravano i loro contrattacchi, e quel pugno cli uomini rappresentava pur sempre una fastidiosa spina nel fianco. A tutto ciò sì aggiungevano considerazioni cli altra natura: Monte Corno non avrebbe potuto dirsi italiano finché la sua vetta non fosse stata espugnata, in caso contrario la propaganda della duplice monarchia avrebbe avuto buon gioco nel sostenere che la montagna era ancora sotto il controllo delle truppe imperial-regie. Cacciare i Kaise1jager dalle loro posizioni non era tuttavia semplice, L' unica via d'accesso relativamente agevole, attraverso la selletta, avrebbe costretto gli attaccanti ad uscire dagli sbocch i delle gallerie, tenuti costantemente sotto tiro, ed a risalire la china volgendo le spalle alle mitragliatrici dì q. 1801, sotto il fuoco concentrico dell'artiglieria del Pasubio. Da ogni altro lato sarebbe stato invece necessario risalire balze scoscese di roccia friabile, per un'altezza cli quasi cinquanta metri, realizzando un'impresa di assoluto rilievo dal punto di vista alpinistico che il minimo allarme avrebbe potuto trasformare in tragedia. Questa via fu perèl quella prescelta nel primo pomeriggio del 13 maggio dal comandante della 3a Compagnia. Posta la sorpresa come condizione essenziale, e deciso quindi ad agire con pochi uomini scelti, il tenente Sabatini chiamò l'aiutante cli battaglia Giovanni Degli Esposti ordinandogli di trovare tre volontari e cli munirsi di una fune. A rispondere alla chiamata furono gli arditi Lorenzo Brancato, Francesco Cataldo ed Edoardo Torri. T cinque uomini armati cli petardi e di pugnale uscirono dalla ferito ia davanti a Cima Alta ed iniziarono la scalata nel più assoluto silenzio, in angolo morto rispetto agli occhi vigili su q. 1801 e seguiti con ansia dalle trincee italiane. La relazione del comando della Murge così racconta quei lunghissimi minuti: Alle ore 15 del giorno 13 maggio il Tenente Sabatini comandante la 3" compagnia d'assalto con u11 Aiutante di Battaglia e tre arditi della suddetta cornpagnia, passa11do per le feritoie prospicienti Cima Alta tenta di arrivare suita Cùna di M. Corno, superando i 50 rnetri di roccia quasi a picco ivi esistenti. Dopo circa 40 metri di pericolosa ascesa stabilisce la prima cordata; quindi, a mezzo di scala umana sorpassa le ultime rocce, giungendo presso la cima del monte. Quivi giunto strisciando carponi sul terreno impervio e in.forte declivio s'avvicina al muricciolo a secco del camminamento nemico, che adduce allo spiazzo antistante le caverne occupate dal nemico. L'avanzata è difficile. Si segue con ansia dolorosa

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quei 5 emi che hanno dinnanzi la mitragliatrice ed il precipizio alle spalle. Il nemico sembra non vigilare; ma una p ietra cadendo può dare l'allarme. fmprovvisamente i 5 arditissimi balzano all'attacco pugnalando le vedette sgominate e terrorizzate dalla sorpresa e uccidendo gli altri con bombe a mano. Dei 26 nemici componenti il presidio di Cima Battisti, il Comandante (ufficiale) e 5 militari di truppa sono fatti prigionieri, 5 restano bloccati nella caverna e gli altri tutti gravemente feriti o uccisi sul campo. Cataldo e Torri erano a terra feriti piuttosto seriamente ed a Sabatini rimanevano soltanto due u0111ini, ma la strada era ora aperta e, seppure con difficoltà, i primi rinforzi non tardarono a raggiungerlo. Si trattava di alcune squadre di arditi della sua compagnia, una delle quali fu subito impiegata per sistemare a difesa la posizione, mentre un'altra venne spinta verso la selletta, con il compilo di stabilire un collegamento con le linee italiane utilizzando il preesistente camminamento austro-ungarico. li modo in cui aveva condotto l'azione valse a Sabatini la medaglia d ' oro al valor militare, concessagli motu proprio dal re il 3 luglio 1918 con questa motivazione l7 : Primo sempre ai cimenti, personificazione vera delle più elette virtù militari, con alto :;7Jirito di abnegazione magnifico ardire, con una scalata che ebbe del prodigioso poté prùno, esempio ai quattro arditi che lo seguirono, sotto i vigili occhi delle vedette nemiche, audacemente pionibare su numeroso presidio avversario, col quale ingaggiò violento corpo a corpo. Nessuno dei nemici fu salvo, i più fi1mno uccisi e nella mischia rotolarono pei dirupi. Sei ne catturò, compreso l'ufficiale comandante del presidio. frittosi poscia raggiungere da forte nucleo dei suoi, si ajf'ermò saldamente sulla posizione. M. Como, 13 maggio 1918. Lo stringato racconto, teso ad esaltare la magnifica impresa dell'ufficiale ed a sottolinearne le difficoltà, descrive abbastanza fedelmente l'andamento e l'esito finale dello scontro, senza peraltro menzionarne l'ultima fase. Quando infatti Sabatini organizzava la difesa ciel Corno, restava da risolvere il problema del piccolo gruppo ancora asserragliato in una caverna insieme con una mitragliatrice, e tutt'altro che intenzionato ad arrendersi. Alle 17 vi si provarono cinque arditi, irrompendo nel ricovero ed ingaggiandovi un breve combattimento nel quale tre dei cinque difensori furono uccisi e gli altri due feriti. Questi due superstiti erano ancora decisi a resistere ed in qualche modo riuscirono a restare padroni della caverna, trattenendo con loro uno degli italiani, anch'egli ferito . Pur senza alcuna possibilità cli scampo respinsero per tutta la notte le intimazioni di resa, nella speranza di essere liberati eia un contrattacco, e cedettero le armi solo alle ore 13 del giorno dopo, quando fu chiaro che Monte Corno era perduto. La reazione s u cui contavano i due strenui difensori della posizione non c'era in effetti s tata o almeno era stata piuttosto tard iva. Soltanto alle 20,30 l'artiglieria austro-ungarica aveva infatti sviluppato un potente concentramento di fuoco su guella che era più che mai Cima Battisti. Subito controbattuta dall'artiglieria italiana, era tornata silenziosa dopo una ventina cli minuti e non era più intervenuta, rimanendo in silenzio anche quando, alle 22,1 5, un accenno di contrattacco era stato bloccato dal tiro di sbarramento delle batterie italiane. Alle 23 la calma era tornata sul fro nte della Vallarsa, con Monte Corno saldamente tenuto dalla 3a Compagnia e dalla 2• Sezione Mitragliatrici del III Reparto d'Assalto, affiancate dalla 1• Sezione della 1298a Compagnia Mitragliatrici e eia un nucleo di una ventina di uomini della compagnia

17 Carlo Sabatini, nato ad Alessandria nel 1891, era stato chiamato alle armi nel giugno 1915 ed aveva combatltno nell 'estate sul Sabotino con il 34° Reggimento Fanteria. Ammesso al corso ufficiali e nominato aspirante in novembre, era stato destinato al!' 11 ° ReggirnenLO Fanteria. Promosso sottotenente nel gennaio 1916, in agosto aveva preso parte con quel reggimento alla battaglia per la conquista di Gorizia rimanendo ferito al braccio e meritando una medaglia d' argento al valor militare. Dopo tre mesi di ospedale e convalescenza era tornato al fronte in ottobre, con i.I grado di tenente, per assumere il comando di una sezione mitragliatrici. Come tale aveva combattuto sul Carso e sulla Bainsizza, prima con la Brigata Brescia, poi con la Brigata P11glie. In settembre si era presentato volontario alla scuola degli arditi della 2" Armata a Sdricca, dove gli era stato assegnato il comando della I" Compagnia di uno dei reparti d'assalto in via di formazione, il IV secondo la numerazione dell'armata. Durante la ritirata dall'Isonzo al Piave prese parte con i suoi uomini ai cornbmtimenti presso il ponte della Delizia, sul Tagliamento, alla difesa del ponte di Vidor ed alla lotta sul Monfenera. Con il Ifl Reparto d'Assalto fìn dalla sua costituzione. aveva avuto il comando della 3• Compagnia che tenne fino al 29 novembre l 9 l 8, quando passò volontariamente al XIII Reparto cl' Assalto destinato in Libia con la l" Divisione cl' Assalto. Gli altri componenti della pattuglia furono decorati di medaglia d'argento, decorazione che per Degli Esposti si aggiungeva alla medaglia di bronzo al valor militare guadagnata nell'azione di Valmorbia e preannunciava la seconda medaglia d'argento che avrebbe meritato neJJa Battaglia del Solstizio.

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zappatori divisionale. Nelle viscere cli Cima Battisti era anche insed.iato il comando ciel lll/259°, i cui reparti erano distribuiti tra Cima Alta e Bocca di Leone, insieme con la 2a Compagnia del I 00" Reggimento Fanteria. Il bilancio dell'operazione iniziata il 10 maggio e conclusa il 14, poteva dirsi ampiamente positivo nonostante la mancata conquista cli q. 1801, e ciò non solo per l'importanza attribuita al Monte Corno dal punto di vista tattico, ma anche, se non soprattutto, per l' insieme dei significati legati a Cima Battisti. 11 ricordo del martire trentino clava all'impresa un valore morale che ne superava cli gran lunga quello materiale, pur non da sottovalutare, trattandosi cli una posizione sapientemente rafforzata e non a torto ritenuta inespugnabile. Ad onta delle difficoltà superate, le perdite non erano state particolarmente gravi . Il 259° Reggimento Fanteria lamentava un ferito tra gli ufficiali, 4 morti, 54 feriti, ed un disperso tra la truppa, quasi tutti colpiti dall'artiglieria, il III Reparto d' Assalto due feriti tra gli ufficiali, 5 morti, 30 feritj ed un disperso tra la truppa 18 . Per quanto riguarda gli austro-ungarici, i prigionieri furono in tutto 93, inclusi due ufficiali, ed i morti conteggiati sul Corno 58, ai quali è da aggiungere il numero imprecisato cli quelli rimasti sulla selletta e nei canaloni. L'elenco dei materiali catturati riporta un cannone da 70 mm, due mitragliatrici, due lanciafiamme, parecchi fucili con le relative munizioni, due apparecchi telefonici, due motori a benzina con altrettanti perforatrici ed un geofono. Gli strumenti ed i mezzi rimasti nelle mani degli arditi confermavano l'entità dei lavori che l' avversario stava eseguendo nelle viscere ciel monte, sia per rafforzarne le difese che per proteggersi dalla temuta mina italiana. Questa ormai non era più necessaria e lo stesso J4 maggio, dopo che alle ore 12 la responsabilità della difesa era stata assunta dal capitano Baratono ciel 260° Reggimento Fanteria alle dipendenze ciel comandante ciel 259°, colonnello Rancher, responsabile dell'intero settore, una lunga teoria cli fanti accelerò il lavoro cli sgombero deU'esplosivo dalla camera cli caricamento. Contemporaneamente si provvedeva al trasporto a Cima Alta dei materiali necessari alla costruzione di una teleferica destinata a mettere la posizione in comunicazione con Monte Trappola. Il resto del percorso avrebbe dovuto essere coperto con una teleferica a mano, la cui realizzaz.ione era stata fino ad allora bloccata dall ' interferenza dell'artiglieria austro-ungarica ma era ora resa imperativa dalla situazione determinatasi sul Corno Battisti. Il mantenervi un presidio adeguato imponeva infatti di dare al problema dei rifornimenti una soluzione diversa da quella del trasporto a braccia lungo la difficile via dal Corno Sinistro alla feritoia sulla parete sud ciel monte, attrezzata con corde e scale. Mentre da parte italiana si cercava di consolidare le posizioni raggiunte, da parte austro-ungarica non ci si rassegnava al fatto compiuto. Il valore simbolico ciel monte e la risonanza stessa che l'operazione aveva avuto stimolavano propositi di rivincita, tanto più che la sommità ciel Corno Battisti era sempre dominata da g. 1801 e la via della selletta restava aperta. Dopo un tentativo effettuato alle 21 del 14 maggio, nettamente respinto nonostante fosse stato preceduto da un breve bombardamento cli preparazione diretto sul Monte Trappola e su Bocca di Leone con il chiaro intento di isolare i difensori, nelle prime ore del 17 venne compiuto uno sforzo più serio e determinato. Alle 3,40 due colonne, provenienti una da q. 1801, l'altra, sulla destra, dal canalone Battisti, attaccarono di sorpresa le nuove posizioni italiane . La prima, in cui fig uravano alcuni lanciafiamme, si lanciò contro l'imboccatura delle caverne, la seconda, sostenuta dal fuoco delle mitragliatrici che aveva al seguito, risalì il pendio di Cima Battisti e se ne impadronì, scacciandone il plotone che la presicliava 19 . Il bilancio delle perdite, che riporta da parte italiana un morto e tre feriti, è un chiaro indizio cli quanto abbia pesato il fattore sorpresa, con il presidio cli vetta sopraffatto e messo in fuga senza troppe difficoltà. Sembrava dovesse ripresentarsi la stessa situazione risolta con il colpo cli mano ciel tenente Sabatini, e così sarebbe probabilmente stato, se l'immediato concentramento di fuoco realizzato dalle artiglierie ital iane della Vallarsa

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Le perdite subite dai reparti del genio e dalle unità di fanteria impegnate nella realizzazione di una via d'accesso e nel trasporto dei materiali fìssano il totale generale a 3 uflìciali feriti, e 12 cadu ti, 110 feriti, 2 dispersi tra la truppa. l9 Comando Brigala Murge, Relazio11e riassuntiFa dei falli d'arme e dei lavori difensivi eseguiti sul Como Hartisti dalle ore 12 del 14 maggio 1918 alle ore 8 del 24 stesso mese, n" 518 Op., AUSSME, Diario SLorico Brigata Murge 18 aprile 19 I8 - 31 maggio 1919, Rep. B-1 , Race. 138D 1650b.

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non avesse costretto entrambe le colonne a mollare la presa, lasciandosi alle spalle parecchi morti ccl anche due apparecchi lanciafiamme. Una grossa pattuglia uscita subito dopo dalle gallerie salì poi fino alla vetta che trovò deserta e si affrettò a rioccupare. Le condizioni cli vita sul Corno Battisti restavano difficili e. data anche l'insistenza con cui i Kaiserj tiger tentavano di riprenderne il possesso, era opportuno non solo ridurre al minimo il periodo di pennanenza su quelle posizioni ma anche presidiarle con clementi scelti e cli sicuro affidamento. Nella notte sul 18 venne perciò dato il cambio ai difensori, sostituiti eia una compagnia cli formazione ciel 260° Reggimento Fanteria, composta interamente eia volontari, dalla 313" Compagnia Mitragliatrici , schierata con tre armi in postazione e tre in riserva aJl'interno delle gallerie, dall'8a Sezione Pistole Mitragliatrici del 259° Reggimento Fanteria e da metà della 157a Sezione Lanciafianune del III Reparto d'Assalto, che sistemò quattro dei suoi apparecchi agli sbocchi del sistema sotterraneo verso la selletta e due sulla cima. Inoltre, a riprova del fatto che ci s i attendeva un nuovo contrattacco, venne lasciato a disposizione ciel comandante del presidio, capitano De Vita del 260C, anche un nucleo di venti arditi della 3" Compagn ia del III. Durante la giornata del 18 maggio su tutta la linea regnò una calma inattesa, rotta soltanto da qualche isolato colpo di cannone diretto sulle posizioni italiane della Valle dei Foxi, mentre dalle due parti si lavorava a sistemare le nuove difese. Dopo il tramonto alcuni rumori sospetti dalla spalla settentrionale della selletta tra il Corno e q. 1801 provocarono l' intervento dell'artiglieria italiana. L'improvviso concentramento cli fuoco ricacciò verso le loro linee gli austro-ungarici intenti a stendere un nuovo reticolato ma suscitò anche l'immediata replica delle batterie avversarie, che bersagliarono a lungo Cima Alta, Monte Trappola ed il Corno Sinistro, ostacolando sia il trasporto dei rifornimenti che i lavori di rafforzamento in corso. Nonostante queste indesiderate attenzioni, nel corso della notte venne completata la teleferica a mano tra Cima Alta ed il Corno Battisti, destinata a trasferire con il favore dell'oscurità i viveri, le munizioni ed i materiali portati a Cima Alta con la teleferica del Monte Trappola, e venne avviata la costruzione cli una passerella per arrivare più comodamente alla scala che saliva alla feritoia davanti a Cima Alta. Contemporaneamente nuovo impulso veniva dato ai lavori in corso per collegare la vecchia galleria di mina alle gallerie del Corno Battisti e realizzare così un accesso comodo e sicuro alla posizione. A protezione di questa si iniziava intanto a stendere un reticolato, mentre si rafforzavano gli elementi di trincea agli sbocchi del!~ gallerie e si predisponeva la chiusura di queste con porte di ferro. ln una quiete relativa trascorse anche il 19 maggio, ma verso la mezzanotte le mitragliatrici appostate agli sbocchi del sistema sottenaneo dovettero aprire il fuoco per arrestare e disperdere piccoli nuclei che tentavano cli avvicinarsi lungo il camminamento cli q. 1801. Rinnovato più tardi, il tentativo venne bloccato dal fuoco di sbarramento dell ' artiglieria ed intorno alle 3 del mattino del 20 un contrattacco ricacciò definitivamente i Kaise1:jtiger verso le loro posizioni. li rapporto della Brigata Murge indica che tra le file italiane si ebbe nella circostanza soltanto un caduto e nulla dice in merito alle perdite dell'avversario. Più che di un deciso ritorno offensivo dei Kaiserjager dovette comunque trattarsi di un'azione finalizzata a riconoscere il terreno ed a saggiare la consistenza delle difese, in preparazione cli una mossa più decisa. Una nuova puntata a carattere evidentemente esplorativo venne fatta poco dopo le 4,30 del 21 da una pattuglia avvicinatasi alle linee italiane risalendo il Canalone Battisti per ritirarsi dopo aver lanciato qualche bomba a mano contro il piccolo posto al suo sbocco, ma nei gionù seguenti null' altro sarebbe successo ed i lavori cli rafforzamento proseguirono indisturbati. Nella notte sul 22 venne completato il primo ordine di reticolati , si iniziò a stenderne un secondo e fu portata a termine la costruzione della passerella da Cima Alta alla scala per la feritoia d'arrivo della teleferica a mano, la notte seguente si continuò a migliorare questa via d'accesso iniziando lo scavo di scalini nella roccia sotto la feritoia e si rafforzò ulteriormente la trincea sulla selletta, in quella sul 24 venne abbattuto l'ultimo diaframma cli roccia tra la galleria di mina italiana e la galleria ciel Corno, mettendo in comunicazione i due sistemi sotterranei. Con la teleferica a mano di Cima Alta e quella del Monte Trappola che funzionavano regolarmente anche il problema dei rifornimenti sembrava risolto. Nel frattempo , mentre nessun cambiamento avveniva nel distaccamento del III, era continuata la turnazione tra i reparti della Murge. Dopo che nella notte sul 19 maggio la 3133 Compagnia Mitragliatrici era stata sostituita dalla 1297", in quella tra il 21 ed il 22 la compagnia di volontari del 260" aveva avuto il -320-


camb.io da una compagnia pure di volontari dell'altro reggimento della Murge, agli ordini del capitano Colombo20. li colpo che i Kaise1jager stavano preparando venne vibrato la sera ciel 25 maggio, dopo un'altra giornata trascorsa senza incidenti. Alle ore 21 l' artiglieria austro-ungarica aprì improvvisamente il fuoco contro la cima e gli sbocchi delle due gallerie principali. In breve tempo questi vennero ad essere completamente ostruiti dai detriti , bloccando all'interno ciel monte il grosso dei suoi difensori. Nel frattempo forti nuclei cli Kaise1jager calavano da q.1801 lungo il vecchio canuninamento e si ammassavano a ridosso del reticolato, per poi varcarlo di slancio con l'aiuto cli una passerella un'ora più tardi, nel momento in cui le batterie allungavano il tiro. Oltrepassate le trincee sguarnite, gli attaccanti si erano lanciati verso la cima incontrando lungo la salila la sola opposizione ciel sottotenente Bartolomeo Martinengo, del 259°, che stava scendendo con alcuni uomini a collocare un piccolo posto a guardia della sclletta. Ucciso l' ufficiale in un breve quanto impari scontro, i Kaiserjtiger avevano avuto rapidamente ragione anche del presidio della vetta, assalito con le bombe a mano e costretto a cercare scampo sul rovescio della posizione, per la scala di corda che scendeva alla feritoia della teleferica. li perfetto coordinamento tra l'azione cieli' artiglieria ed i movimenti degli assalitori, quel tanto di fortuna che aveva messo fuori gioco le difese affacciate sulla selletta, la velocità con cui era stata risalita la china e, non meno importante, la superiorità numerica realizzata nei confronti dei difensori, erano altrettante componenti di un successo che 1iportava la sommità del Corno Battisti in mani austriache. Non appena la notizia arrivò al maggiore Rovicla ciel 260°, responsabile di quel settore del fronte, questi si affrettò ad ordinare al capitano Colombo di passare immediatamente al contrattacco. Con gl i sbocchi verso la selletta bloccati, l'unica possibilità era quella di raggiungere la cima per la stessa via eia cui erano scesi gli uomini che avrebbero dovuto difenderla, contando su l fatto che il tiro di repressione dell' artiglieria italiana avrebbe impedito ai nuovi occupanti di affacciarsi sullo strapiombo. Era il momento di chiamare in azione gli arditi di quello che dal 20 maggio era diventato il V Reparto d'Assalto, prendendo lo stesso numerale del corpo d ' armata a cui apparteneva. Al comando del distaccamento della 3" Compagnia ancora sul Como era il tenente Vittorio De Santis e fu quindi a lui che Colombo affidò l'incarico. Verso Je 23 l'ufficiale use} con i suoi uomini dalla feritoia della teleferica e si portò sulla cima utilizzando la scala cli corda. Come previsto l'artiglieria aveva costretto i Kaise1jager a cercar riparo nelle cavernette già occupate dagli italiani, ma mentre gli arditi si avvicinavano al loro obiettivo aveva necessariamente dovuto spostare il tiro. Gli austro-ungarici, superiori cli numero, ebbero quindi il tempo cli guarnire le trincee e di passare al contrattacco, costringendo De Santis ed i suoi a ritirarsi per la stessa strada. Al fallimento di questo primo tentativo seguiva un intensificarsi dell'azione delle opposte artiglierie, entrambe con l'obiettivo cli isolare le posizioni avversarie per favorire eia una parte il consolidamento del successo ottenuto e dall' altra un nuovo contrattacco. Le batterie italiane indirizzarono quindi un violento fuoco di sbarramento sulla sellctta, sul rovescio di q. I 801 e sulle provenienze dal Roite, mentre quelle avversarie battevano con la stessa furia la Bocca cli Leone ed il Corno Sinistro. Intorno alla mezzanotte una forte pattuglia del 259° respingeva senza difficoltù elementi avversari che cercavano di avvicinarsi al Corno dalla parte del Canalone Battisti e da quel momento l'iniziativa tornava definitivamente agli italiani. Verso 1'1,30 ciel 26 maggio il maggiore Rovicla si portava all'interno della gaJleria del monte con venti uomini dell' 8" Compagnia ciel 259° per organizzare un nuovo contrattacco a cui avrebbe dovuto prendere parte anche De Santis con i suoi arditi. Su suo ordine l'artiglieria italiana aveva ripreso a martellare la cima del monte ma la possibilità di tornare ad usare la scala di corda era comunque da escludersi, in quanto eia quella parte l'avversario sarebbe stato certamente all'erta. Fu quindi deciso di passare dalla selletta, il che richiedeva la riapertura di almeno uno degli sbocchi chiusi dall'artiglieria austro-ungarica all'inizio dell ' azione. Gli sforzi di una squadra di lavoratori della 202° Compagnia riuscivano a liberare

20 Nei dieci giorni tra il 14 ed il 24 maggio i reparti dei due reggirnenti della Brigala Murge dislocati sul Corno Balli si e nelle posizioni vicine lamentarono tre uomini di trnppa uccisi e ventiquattro feriti il 259°. un morto e quattro feriti il 260°, ariprova del fallo che si tratti'> di una fase interlocutoria dei combattimenti per il controllo della ·'Spia della Vallarsa" . Quasi tulli erano stati raggiunti da schegge di granata mentre erano impegnati nei lavori di consolidamento delle posizioni.

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dopo due ore l'uscita nord e da quella parte, alle 4,15 , Rovida fece uscire una pattuglia mista cli fanti e di arditi guidati da De Santis, mentre ordinava al capitano Colombo cli simulare con pochi uomini un nuovo tentativo dalla parte della feritoia della teleferica. L' operazione riuscì perfettamente: il piccolo reparto di formazione lanciato al contrattacco colse di sorpresa i Kaiserjager, provati anche dal lungo bombardamento subito, e li mise in fuga uccidendone un buon numero. Alle 5,15 del 26 maggio il Corno Battisti era di nuovo interamente italiano. Il brillante esito dell'azione riscattava ampiamente il cedimento della sera prima, come sottolineava il raffronto tra le perdite subite dai due contendenti. In uno scontro in cui non vi erano stati prigionieri, i Kaiserj~iger avevano lasciato una ventina di caduti sulla vetta ed altri giacevano nei canaloni e sulla selletta. Tra le file italiane il 259° Reggimento Fanteria registrava, oltre alla morte del sottotenente Martinengo, l'uccisione di due soldati ed il ferimento di altri venti, ed il V Reparto cl' Assalto contava in tutto cinque feriti. Questi numeri lasciano trasparire che l'attacco dei Kaiserjager la sera del 25 maggio trovò ben scarsa opposizione, e che il presidio di vetta, colto di sorpresa eia forze soverchianti, si affrettò a cercare scampo lungo l'unica via cli fuga. Di contro l' azione che portò arditi e fanti a riconquistare definitivamente Corno Battisti fu molto più sanguinosa, almeno per i difensori, ma con tutta probabilità non molto più contrastata. Il tributo di sangue pagato dagli austro-ungarici si spiega infatti anche con il fatto che la loro via cli ritirata, oltre ad essere molto più lunga ed esposta, li portava necessariamente a doversi aprire un varco tra gli attaccanti saliti dalla selletta. All'imbrunire ciel 29 maggio forti pattuglie austro-ungariche furono respinte dal fuoco di slxmamento dell'artiglieria mentre si avvicinavano ai reticolati , e lo stesso esito ebbe un altro tentativo effettuato nella notte sul 31. L' episodio chiuse il breve ciclo operativo apertosi in Vallarsa il 10 maggio, precedendo di poco la partenza del reparto per una nuova destinazione. Lasciato il V Corpo d'Annata, gli arditi del capitano Giulia scesero in pianura e I' 8 giugno passarono a far parte della divisione d'assalto o Divisione "A" in via di costituzione. Insieme con il X ed .il XX, il reparto venne inquadrato nel 1° Gruppo d'Assalto ciel 1° Raggruppamento, agli ordini del colonnello Carlo Grillo. Dislocato nei pressi cli Padova ad Arlesega, dove aveva sede anche il comando cli gruppo, il V si era appena sistemato nei nuovi alloggiamenti quando, nel primo pomeriggio del 15, ebbe l'ordine cli tenersi pronto a muovere con il minimo preavviso. L' inizio dell'attesa offensiva austro-ungarica chiamava in azione la nuova grande unità, nonostante questa non avesse avuto ancora il te.m po di curare l'amalgama dei reparti e di prepararli ad agire inseriti in formazioni a livello di reggimento e cli brigata. Questa eventualità si concretizzò nelle prime ore del giorno 17, con l'immediata pa1tenza in autocarro verso il settore della 3" Armata. La divisione doveva infatti prendere parte ad una controffensiva su vasta scala mirata ad eliminare l'ampia testa di ponte creata dalla 5a Armata austriaca sul basso corso del Piave, dove la difesa era stata costretta ad arretrare sulla linea Fossalta - S. Donà - Capo Sile. Le autocolonne ciel 1° Gruppo lasciarono Arlesega all' 1,30 del mattino ed arrivarono a Roncade alle 9, da dove i tre reparti d'assalto raggiunsero a piedi la zona di schieramento iniziale, sulla destra del fiume Vallio, tra Cà Pesaro e Cà Giustiniani. Secondo gli ordini diramati dal XXIII Corpo cl' Armata la divisione doveva muovere al contrattacco dalla linea Losson - Casa Gorghetto per raggiungere i capisaldi di Capo d'Argine a sud e di Osteria di Fossalta a nord. Successivamente il secondo tempo cieli' azione avrebbe dovuto portarla sulla la linea Croce - Gradenigo, proseguendo poi lungo l'argine di San Marco appoggiando la destra al Fosso Gorgazzo. In questo quadro gli arditi del colonnello Grillo avrebbero dovuto attestarsi sullo scolo Palombo, nel tratto compreso tra Casa Palazzotto ed il caposaldo di Losson, tenuto da reparti della brigate Jonio e Bisagno, con il compito cli puntare su Capo cl' Argine 2 1. Sulla sinistra sarebbero stati in collegamento con il 2°

2 1 La Brigata Jonio (rcggimemi 221 ° e 22°) faceva parte con la Potenza della 53" Divisione, inquadrata nel XXVIII Corpo d'Armata della 3" A.rmata nrn tenuta inizialmente a disposizione del Comando Supremo. Restituita ali' armata già il mattino del I 5 giugno, era stata schierata in un primo tempo sulla linea Meolo - Vali.io. Nel pomeriggio di quello stesso giorno era stata data in rinforzo al XXVIII Corpo d' Armata e da questo messa alle di.pendenze della 25" Divisione, che l'aveva impiegata nei contrattacchi sferrati il I 6 giugno verso l' argine cli S. Marco e l'ansa del Gonfo. Dopo un promettente inizio. che aveva portato alla rioccu-

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Gruppo d'Assalto, diretto su Osteria di Fossalta, mentre su.Ila loro destra avrebbe agito un battaglione del la Brigata Bisogno. Lo scatto delle fanterie era fissato alle 16, dopo una breve preparazione d'artiglieria, ma la situazione caotica determinata dalle alterne vicende della battaglia impedì di rispettare questi tempi. Alle Fornaci, poco oltre Monaslier, sulla strada per Pralungo, l'incrocio con la Brigata Ancona impose una prima sosta inattesa22, ed alle l.6,30, già con un consistente ritardo sull a tabella di marcia, il profilarsi di una possibile minaccia sulla sinistra, dall'ansa di Lampo!, indusse il comando di divisione a fermare i reparti del I° Gruppo poco oltre la località di Fornaci, sulla strada da Monastier a Pralungo. Per bloccare eventuali infiltrazioni il gruppo si schierò con fronte a nord, verso il Piave, e vi rimase fino alle 18, quando arrivò l'ordine di riprendere la marcia e di portarsi il più rapidamente possibile sulle posizioni cli partenza designale. La linea della scolo Palombo venne raggiunta soltanto alle 18,30 ma quasi contemporaneamente arrivò anche l' ordì ne di sospendere l'azione. Le truppe affrontarono la notte all'addiaccio sulle posizioni da dove avrebbero dovuto muovere all'assalto, disturbate soltanto da una pioggerella insistente e da qualche colpo d'artiglieria. Nelle prime ore del 18 giugno la situazione tornò però a farsi critica lungo il tratto settentrionale dello scolo Palombo ed alle 2,45 il colonnello Grillo ebbe l'ordine di inviare uno dei suoi tre reparti a rinforzare il 2° Gruppo d'Assalto, in azione nei pressi di Casa Meneghel , sulla strada Pralungo - Fornaci, per contenere la spinta avversaria verso Meolo e Monastier. Avviato in quella direzione il X Reparto cl' Assalto, Grillo fu informato che in cambio passava ai suoi ordini il XJT, già del 2° Gruppo, del quale non gli era però nota la posizione23 . Dopo una mattinata trascorsa senza novità di rilievo, verso le 13 arrivò dal I Raggruppamento d' Assalto l' ordine di attaccare nel pomeriggio il caposaldo di Capo d'Argine. Lo scatto delle fanterie era fissato per le 16 e .sarebbe stato preceduto da un bombardamento di preparazione della durata di trenta minuti, trascorsi i quali, ed in concomitanza con l'inizio dell'avanzata, l'artiglieria avrebbe concentrato il tiro per un'altra mezzora sui capisaldi di Capo cl' Argine ed Osteria, in modo da permettere agli attaccanti di portarsi a distanza d'assalto sotto l'arco delle traiettorie. Sempre senza notizie del XII, a cui però il 2° Gruppo aveva assicurato cli aver comunicato il cambio di dipendenza, Grillo stabilì di agire con i due reparti a sua disposizione, schierando il V a destra, con il fianco sud appoggiato allo Scolo Correggio, ed il XX a sinistra, nei pressi cli Palazzotto, con direttrice d'avanzata individuata dalla strada Albera - Capo cl' Argine. L'ordine di operazione da lui diramato chiarisce sia i suoi intendimenti che il più generale concetto d ' azione della divisione cl' assalto: "ln seguilo ad ordine del Comando della Divisione, oggi la Divisione d'Assalto dovrà operare con la massima energia e decisione per la conquista dei seguenti obiettivi: pazione di Fossalta, la violenta reazione avversaria obbligò gli italiani a ripiegare dietro lo scolo Palombo, <love i reparti della .Ionio vennero a trovarsi schierati tra Casa Gorghctto e Losson. La Brigata Bisagno (reggimenti 209" e 210°) apparteneva alla 33"

Divisione. Assegnata in un primo tempo al XXVIII Corpo d'Armata, aveva sostitui to il giorno 16 la Jonio tra Meolo e Vallio. ma già in serata insieme a tutta la divisione era stata trasferita al XXIII, in linea sulla destra del XXVIII. Impegnata in azioni controffensive il 17 giugno, aveva guadagnato terreno trn il canale Fossetta ed il fosso Mi.Ile Pertiche, creando però con la sua avanzata un vuoto pericoloso a sud della linea Losson - Meolo, per cui in serata era stata fatta ripiegare sulle posizioni di partenza. Questi movimenti avevano portato il 209° Reggimento Funtcria ad immediato contatto con il 222", sulla linea del Palombo, all'estrema destra ciel XXVIII Corpo cl' Armata. 22 La Brigata AncoM (reggimenti 69° e 70°) faceva parte della 7'' Divisione che inquadrava anche la Bergamo (reggimenti 25° e 26°). Questa divisione era stata messa u disposizione del XXVIII Corpo d' Armata alle 8 del mallino del 17 giugno, togliendola al XXV, appartenente all'armata di riscrvu (9"). Destinata in un primo tempo a presidiare con tutte le sue forze la linea lv1eolo - Vallio, rilevandovi la Brigata Bisagno, avrebbe poi ce<lutO la Bergamo alla divisione d'assalto, occupando con l'Ancona quel sistema difensivo. Proprio nell'esecuzione di questi movimenti il cammino della brigata si incroci/'> con quello ciel l e Gruppo. 23 Secondo il disegno cli manovra iniziale il XII Reparto d'Assalto avrebbe dovuto agire eia sud in direzione di Capo d' Argine, ugevolando così l'azione del l Gruppo. In quelle ore si trovava attestato sulla linea ferroviaria che corre a sud dellu località assegnutagli come obiettivo e sarebbe stato raggiunto dall'ordine di portarsi a nord di Losson, nei pressi di Casa Albera, soltanto alle 11 del l 8 giugno. Verso le 18 di quello stesso giorno, ad azione in corso, il comandante del XII si sarebbe presentmo al colonnello Grillo per riferirgli di avere il suo reparto nei pressi di Meolo e chiedergli gli ordini del caso. Invituto a raggiungere al pi11 presto la linea dello scolo Palombo e concorrere quindi all'attacco ciel gruppo, di sua iniziativa decise di punture su Capo d'Argine muovendo dalle posizioni comprese tra l'Ospedale ed il casello ferroviario ad ovest di Casa Panciera. Il XII riuscì ad o.1trepassarc Io scolo Pcrissino ma non a rnantenere le posizioni raggiunte. O

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Fosso Palumbo da Casa Moro a Casa Florian - operazione qffidata al 2° Gruppo Fossalta ed Osteria di Fossalta - operazione affidata al 3° Gruppo Capo d'Argine - operazione affidata al 1° Gruppo agli ordini del sottoscritto. Per quest'ultima operazione a cui concorreranno i Reparti V - Xli - XX prescrivo quanto segue: V Reparto: sbucando o..ffensivwnente dalla linea aflualmente occupata dal 209° - 222° Fanteria, punterà su Capo d 'Argine costituendo l'ala destra dell'attacco. XX Reparto: sbucando dalla linea già citata punterà pure su Capo d'Argine che cercherà di conquistare ad ogni costo in unione col V Reparto, estenderà la propria occupazione .fino a Palazzo Franceschini, dove troverà collegamento con le truppe del 3° Gruppo che alla stessa ora scatteranno per La conquista del capisaldi Osteria di Fossalta e Fossalta. Per assumere il collegmnento con il 3° Gruppo sarà bene che Palazzo FranceschinJ e località adiacemi formino obiettivo speciale di u.na della compagnie del Reparto. il V estenderà la sua occupazione almeno.fì.no alla stazione di Fossalta ove troverà collegarnen.to con le truppe alla su.a destra. Il Xli Reparto assumerà per ora la.formazione in ondate pronto a scattare dalla linea di partenza al primo cenno. I Comandanti di reparto quando si saranno assicurata la conquista del caposaldo ne daranno avviso lanciando un razz.o rosso. Il V e XX Reparto senza ricevere ulteriori ordini scatteranno dalla linea di partenza già designata alle /6 (sedicij precise. !/_fuoco di preparazione d 'artiglieria inizierà alle 15,30 battendo l'obbiettivo da raggiungere e quelli intermedi. Alle ore 16, e fùw alle 16,30 concentrerà il suo tiro sugli obiettivi da raggiungere (capisaldi). alle I 6,30 allungherà il suo tiro di circa 500 metri. Ricordo che il Sig. Comandante la Divisione mette fin d'ora a disposizione cli ogni reparto 2 medaglie d'argento e 6 di bronzo da concedersi subito sulle semplici proposte dei Comandanti dei Reparti. Il sottoscritto si troverà durante l'azione nelle trincee occupate dal 209° fanteria, presso la strada l'Albera, in tale località dovranno essere niandati avvisi, richieste niunizioni, ecc." Nell'es.ecuzione cli questi ordini il capitano Giulia schierò la la Compagnia a nord dello scolo Correggio, tra il canale e la strada dell'Albera, a stretto contatto con la l" Compagnia del XX, e le altre due a sud, prendendone direttamente il comando. Proprio da questa parte l'avanzata incontrò subito forti difficoltà in quanto il lìanco destro ciel reparto, lasciato scoperto, era preso d'infilata dalle mitragliatrici appostate tra le siepi e nelle case verso lo scolo Perissino. Mentre quindi verso le 17 la 1a Compagnia occupava Capo cl' Argine insieme alla la Compagnia del XX, fronteggiando con successo l'immediato contrattacco, a sud dello scolo Correggio il resto del reparto non riusciva ad aver ragione degli avversari trincerati a Casa Ghiotto ed a Casa Fantinello. Pur sotto una crescente pressione delle forze austro-ungariche contrapposte, la situazione rimase di stallo fin verso le 19 quando venne colpito a morte il capitano Giulia. Perso il loro comandante e già privi di un buon numero dei loro ufficiali, uccisi o feriti nel corso del combattimento, gli arditi delle due compagnie cominciarono a ripiegare lentamente sulle posizioni cli partenza, seguiti eia quelli ciel XII che li avevano affiancati suila destra. Rimaneva così ciel tutto scoperto il fianco destro dei reparti a nord del Correggio, ai quali, dopo aver già dovuto abbandonare Capo cl' Argine, non restava altra scelta che ritirarsi a loro volta dietro il Palombo. L'imprevisto arretramento dei reparti V e XII in direzione di Losson, ed il relativo disordine che lo caratterizzò, crearono un vuoto nella linea di difesa, subito chiuso eia un contrattacco sferrato dal XX con l'apporto della l" Compagnia del V, rimasta a nord del canale, e di elementi di unità di fanteria e bersaglieri ciclisti presenti in zona. Con la notte i combattimenti persero d'intensità e la responsabilità della linea tornò ai reparti di fanteria. Gli arditi del V, come del resto l' intero 1° Gruppo, passarono in riserva e non furono direttamente impegnati nel contrallacco lanciato il giorno 19 da reparti delle brigate Sassari e Bisagno, concorrendo soltanto alla formazione di un nucleo cli ottanta volontari chiamato a svolgere compiti di rottura a favore dei fanti. Quella sera stessa, alle 22, dopo un rinvio determinato da un violento attacco abbattutosi alle

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20,30 sulle trincee del Palombo, il reparto venne avviato verso le retrovie ed insieme al XX si portò per Losson, Meolo e Madonna del Vallio a Roncade, dove arrivò alle 3 del 20 giugno. Nei due giorni di combattimenti aveva perso 8 ufficiali e 154 uomini di truppa24 . Tornato ad Arlesega, il V, affidato dal 25 giugno al maggiore Raffaele De Magistris, f u trasferito alla 2• Divisione d'Assalto, costituita il 27 giugno, ed insieme al J Reparto cl' Assalto inquadrato a partire da quella data nel 5° Gruppo del colonnello Giovanni Battista Degli Ocldi. Dopo aver incorporato il l O luglio le sezioni lanciafiamme 128\ I 29a e 173", come pure la so2• Sezione Salmerie, il reparto lasciò l' indomani i suoi alloggiamenti per spostarsi con il 5° Gruppo a Vò Centro. Il successivo 9 luglio ai due reparti d'assalto si affiancò il XV Battaglione Bersaglieri , rientrato dalla Libia e proveniente dal deposito dell' 11 ° Reggimento ad Ancona. Al completo di tutti i suoi elementi il 5° Gruppo portò a termine la sua prima esercitazione d'assieme il 19 luglio, sul terreno di M. Altore, con il concorso dei cannoni del XJJ Gruppo Artiglieria da Montagna. L'esercitazione, a cui assisté il comandante del Corpo cl' Armata d ' Assalto, maggior generale Francesco Saverio Grazioli, segnò l'inizio di un intenso ciclo addestrat.ivo reso necessario anche dall' esigenza di preparare ed assorbire i complementi che dalla seconda metà di luglio cominciarono ad arrivare nmnerosi dai reparti di marcia. Il V ricevette un primo contingente di 50 uomini il 20 luglio, per poi accoglierne ad intervalli di due settimane 98 il 4 agosto e 46 il 18. Subito dopo prese parte il giorno 21 alla cerimonia cli Granze delle Frassinelle, dove Vittorio Emanuele III passò in rivista il corpo d 'armata d'assalto accompagnato dai generali Diaz e Badoglio, per poi prendere parte il 23 agosto ad un'esercitazione di gruppo tra M. Madonna e M. Altore e tra il 25 ed il 26 agosto alla manovra a livello cli divisione intesa a verificare il funzionamento dei servizi e dei collegamenti nel corso di un'avanzata in terreno aperto. Svolta tra il Bacchiglionc ed il Brenta, !.'esercitazione presupponeva che forze avversarie, contrattaccate, si fossero sottratte al contatto. Compito della 2a Divisione cl' Assalto era passare il Bacchiglione per incalzare l'avversario e riprendere la linea del Brenta, occupando il ponte di Curtarolo. Ricevuti altri 50 complementi il 29 agoslo, nella notte tra l' 11 ed il 12 settembre il reparto iniziò la marcia di trasferimento che in tre tappe, coperte tutte di notte, lo avrebbe portato con il resto della divisione nella zona di Riese e quindi sul Grappa, dove, allo scopo di completare la propria preparazione con un turno cli servizio in prima linea, a partire dal .l. 9 settembre la 2a Divisione cl' Assalto sostituì la I 5" Divisione (VI Corpo d'Armata) sul tratto di fronte q. 1490, q. 1503, M. Coston, M. Rivon. Con il 1 Reparto d ' Assalto temporaneamente a disposizione della 70a Divisione per un colpo di mano nella valle dell'Ornic, in corrispondenza della porzione più orientale del fronte ciel Grappa, il V lasciò Riese insieme al XV Battaglione Bersaglieri a mezzogiorno ciel 18 diretto a Prati di Borso. l due battaglioni arrivarono a destinazione alle 6 del mattino e nel primo pomeriggio i bersaglieri diedero il cambio nel settore di M. Coston al II/22° (Brigata Cremona). li V si portò in linea il giorno dopo, rilevando dopo l'imbrunire il 111/22° a M. Rivon25 . Su queste posizioni il reparto rimase fino al 28 settembre, quando le lasciò al III Battaglione Bersaglieri per prenderne il posto nelle trincee di seconda linea di Osteria Cibera, passando nel contempo alle dipendenze tattiche ciel 6° Gruppo26 . Proprio durante la permanenza sul Grappa, il comando fu assunto dal capitano Francesco Navarra Viggiani, che il 23 settembre prese le consegne dal maggiore Tranquillo Carissimo il quale, a sua volta, aveva sostituito il 2 agosto il parigrado De Magistris. L'allontanamento cli questo ufficiale, ritenuto in poco più di un mese inadatto al comando di un reparto d'assalto, era avvenuto nel delicato momento in cui si stava cercando di amalgamare la nuova divisione d'assalto dandole uno spirito ed un'anima. De Magistris, oltre ad aver dimostrato uno scarso ascendente sui suoi uomini, il che era particolarmente negativo tra gl i ar-

24 Il deuaglio delle perdite è di 4 morti, 2 feriti e 2 dispersi tra gli ufficiali. 26 morti, 94 feri ti e 34 dispersi tra la truppa. 25 Il I Reparto d ' Assalto sarebbe ri entralo al 5" Grnppo il 23 settembre e la sera stessa avrebbe dato il cambio al l/22'' sulla

cosiddella linea delle Penclane, completando la sostituzione dei reparti del 22" Reggimento Fan teria con quelli del gruppo. 26 Questa rotazione di reparti tra le posizioni di prima linea e quelle di sbarramento alle loro spalle significò anche che il lii Battaglione Bersaglieri passò temporaneamente alle dipendenze del 5° Gruppo, dando il cambio al V Reparto d'Assalto anche da questo punto cli vista.

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diti, non aveva impresso alla sua azione l'energia necessaria. Come altri ufficiali dei reparti d'assalto aveva accolto con contrarietà I.a formazione di una grande unità che gli toglieva quell'autonomia a cui aveva sempre aspirato e di cui, se il reparto fosse rimasto autonomo, avrebbe potuto godere. Per quanto possa sembrare sorprendente, non era un caso isolato, il che è facilmente spiegabile considerando lo spirito dei reparti d'assalto, ed il. combatterlo impegnò seriamente i comandanti di raggruppamento e di gruppo. 116 ottobre, nell'ambito delle operazioni per il cambio tra la 2" Divisione d'Assalto e la 15" Divisione, alla quale tornava la responsabilità della linea, il V scese a Semonzo e quindi a Riese, di dove il giorno 8 si trasferì nella zona di Salvarosa. La grande unità a cui apparteneva era stata infatti spostata verso Castelfranco, sistemando il comando nella cittadina, sede anche del 2° Raggruppamento d'Assalto, e distribuendo nei paraggi i suoi reparti27 . Passata il 10 ottobre aIIe dipendenze clell'W Armata, il giorno 22 la divisione fu da questa assegnata all'VlII Corpo cl' Annata, destinato a recitare un ruolo di primo piano nel!' imminente offensiva, e contemporaneamente raccolta nella zona tra Cusignana, Arcade, Povegliano, Camalò e Case De Marchi, a ridosso della linea del fronte. L'Ordine di Operazione n°1, disamato lo stesso giorno dal comando divisione, precisava che i suoi tre gruppi avrebbero dovuto passare il Piave precedendo le divisioni 48" e ss•, sfondare la fascia fortificata organizzata su tre successive Linee di trincee tra il fiume e J.e falde meridionali delle colline di Conegliano, impadronirsi di queste alture e raggiungere prima la linea Colle della Tombola - S. Salvatore - Susegana, poi quella Colle di Guardia - M. Cucco - Colle Belvedere. Su queste posizioni arditi e bersaglieri sarebbero stati rilevati dalle truppe della 48a Divisione. Il passaggio del fiume doveva avvenire per quanto possibile di sorpresa, traghettando innanzitutto sulle isole Bombarde e Lucca i nuclei incaricati di proteggere la costruzione dei ponti e di superare l'ultimo tratto per raccogliersi sotto il gradino naturale al limi tare del greto sulla riva sinistra. Il 5° Gruppo cl' Assalto, rinforzato da una batteria eia montagna, si mosse dalle sue posizioni di attesa a cavallo della strada Ca.malò - Povegliano alle 17 del giorno 24, sotto una pioggia battente, per attestarsi su.Ila riva del fiume a nord-ovest cli S. Andrea con i due reparti d'assalto presso l'argine ed il battaglione bersaglieri alle loro spalle. Richiamato dopo tre ore, quando alla 2• Divisione d'Assalto venne comunicato che l'operazione era sospesa a causa della piena del Piave, trascorse in attesa di ordini la giornata del 25 ottobre. Un p1iglioramento delle condizioni meteorologiche dopo lunghi giorni di pioggia, lo riportò sulI'argine destro tra Nervesa e Casa Pastrolin, nel tardo pomeriggio del 26. Le operazioni di traghettamento iniziarono alle 19, 15 da Villa Berti per il I Reparto d'Assalto ed alle 19,30 da Casa Pastrolin per il V, in presenza di una forte corrente e sotto il tiro cli sbarramento dell'artiglieria austro-ungarica. La prima barca messa in acqua nel punto dove era in attesa il V fu subito colpita in pieno e distrutta, tuttavia, sia pure con grande difficoltà, altre sette poterono essere varate. Furono così traghettate, a diverse riprese, parte della I a Compagnia e tutta la 3", insieme con il comando di reparto. Di più non fu possibile fare, né c'era da sperare nella costruzione di ponti e passerelle. Nel frattempo infatti i pontieri, lottando contro la c01Tente e sfidando il bombardamento, non avevano potuto spingersi a più di 40 o 50 metri dalla riva ed anche questo risultato, faticosamente raggiunto dopo ore cli sforzi, venne ben presto annullato. Verso le 2 del mattino, la passerella a monte di Nervesa fu spezzata da un rottame trascinato dalle acque ed i suoi galleggianti andarono a loro volta ad urtare contro quella cli Casa Pastrolin rompendola in due tronconi. La distruzione ciel ponte di barche in allestimento presso questa località fu invece opera dell'artiglieria. Gli elementi di punta già passati sull'altra sponda vi rimasero così tagliati fuori , anche perché l'ordine del comando di divisione di concentrare uomini e mezzi per gettare almeno una passe-

27 Alla data del 10 ottobre, con il 5° Gruppo d ' Assalto a Salvarosa, il 4° Gruppo d' Assalto era dislocato a sud di Vallà ed il 6° ad est della stessa loca.lità. Oltre ai suoi due reparti d ' assalto ed al bauaglione bersaglieri, con le rispett.ive salmerie, il 5° Gruppo inquadrava anche il 14° Reparto Cannoncini da 37 rnrn , aggregato al I Reparto, e la 317• Compagnia Mitragliatrici, in rinforzo al battaglione bersaglieri. Analoga la formazione del 4° Gruppo, che aveva il l0° Reparto Cannoncini da 37 mm aggrega to al XIV Reparto, e la 279• Compagnia Mitragliatrici, assegnata al suo bauaglione bersaglieri, mentre il 6° aveva soltanto la 589" compagnia mitragliatrici, inserita nel battaglione bersaglieri.

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re1la si rivelò hen presto impossibile da eseguire. I reparti ebbero l'ordine d i ripiegare sulle posizioni di attesa per sottrarsi alle attenzioni dell' artiglieria austro-ungarica, mentre i pontieri tentavano di recuperare a mezzo di imbarcazioni gli uomini su1la riva sinistra, tentativo anche questo vanificato in larga misura dalla corrente. Le sei barche impegnate nella difficile operazione riuscirono a riportare indietro soltanto 180 uomini cosicché ali ' alba, quando i traghetti si fermarono, erano ancora oltre il Piave un drappello di 36 arditi ciel I Reparto d'Assalto, tra i quali un uffici ale, ed 8 ufficiali e 21 O arditi del V. Dopo aver passato il fiume il reparto si era ammassato con la 3• Compagnia ciel tenente Sabatini sulla destra e la I.' sulla sinistra, dietro il pronunciato gradino ciel prato quasi interamente scoperto e privo di vegetazione che limitava il g reto. Qui vennero affrettatamente scavate delle buche per tiratore e, soprattutto sul fianco destro, furono improvvisati degli appostamenti per pistola-mitragliatrice. Dopo che alle 3 venne dato l'ordine di ripiegare una parte degli arditi poté essere recuperata, ma all' alba la 3a Compagnia era ancora quasi al completo oltre il Piave, insieme con una sezione pistole-mitragliatrici della I•, e con loro si trovava anche il capitano Navarra. Durante il giorno gli arditi furono mi tragliati da alcuni velivoli da caccia e soprattutto oggetto di ripetuti concentramenti di fuoco che al tramonto si trasformarono in un violento bombardamento protrattosi fino alle 23. A quell ' ora arrivò la notizia che era iniziata la costruzione di un altro ponte e che comunque, ove questo tentativo non fosse riuscito, si sarebbe provveduto ad evacuarli. Mezzora più tardi la fanteri a avversaria, dopo un pr.imo attacco diretto a saggiare la saldezza della difesa, attaccò in forze sul fianco sinistro, sostenuta dal fuoco di diverse mitragliatrici. La resistenza, dopo una giornata vissuta sotto costante pressione e senza alcuna certezza in merito alla possibilità cli essere riforniti o quanto meno evacuati, non fu così decisa come era nelle attese. Venne infatti catturata quasi al completo la sezione mitragliatrici della 1a Compagnia ed anche sull'altro fi anco, dove pure l' attacco aveva avuto un carattere soprattutto dimostrativo, caddero nelle mani degli austro-ungarici due pi stole-mitragliatrici con i loro serventi. Quanto stava accadendo sul lato destro indusse Sabatini a non eseguire l'ordine di Navarra di effettuare con la sua compagnia una co nversione a sinistra, limitandos i ad inviare da quel.la parte una ventina di uomini. Fallì così il tentativo cli tagliare la ri tirata agli attaccanti che poterono ritirarsi con i loro prigionieri. La conseguenza più grave cli questo primo assalto notturno fu il disordine che causò tra le file degli arditi, scompaginandone la già precaria organizzazione difensiva. Lo sconcerto ed il nervosismo erano tali che colpi cli moschetto continuarono ad essere sparati nella notte anche quando il comhattimento era cessato da parecchi minuti e soltanto l'intervento del comandante del reparto valse a far cessare il fuoco. Riorganizzati alla meglio i superstiti, Navarra ebbe un breve colloquio con Sabat.ini dal quale emerse chiaramente che la situazione era pressoché disperata. Le munizion i cominciavano a scarseggiare, i feriti erano numerosi e molti anche i colpiti dai gas diffusi dalle granate caricate a liquidi speciali impiegate daU'artiglieria austro-ungarica. Inoltre, se da un lato non vi era traccia di soccorsi né della promessa evacuazione, dall' altro l'avversario, consapevole delle critiche condizioni della piccola testa di ponte, non avrebbe tardato a sferrare un nuovo attacco. Proprio in quei frangenti l'arrivò di una barca inviata a sgomberare i feriti spinse Sabatini e gli al tri ufficiali rimasti , il tenente Mario Giordano ed il sottotenente Carlo Ceridona ad incoraggiare Navarra ad approfi ttarne per andare a chiedere soccorsi. Dopo qualche resistenza l' invito venne accolto e guando l'imbarcazione si allontanò Sabatini si trovò al comando di due ufficiali e 65 uomini che ripartì in tre nuclei, assumendo personalmente il comando di quello di destra ed aflìdanclo quello di centro a Ceridona e quello di sinistra a Giordano. Proprio sul fianco sinistro, come già durante il primo attacco, si scagliò verso le tre del mattino un reparto austro-ungarico forte di sessanta o settanta uomini e sostenuto dal fuoco d 'infilata cli alcune mitrag liatrici. Spazzato rapidamente via il nucleo Giordano, gli attaccanti cominciarono a premere verso il centro, portandosi nel contempo sul greto in modo eia prendere tra due fuochi il sottile schieramento degl i arditi. Sotto il nuovo urto il nucleo cli centro, rimasto senza munizioni, rifluì disordinatamente verso l'ala destra, incalzato dagli austro-ungarici che, senza più sparare, avanzavano gettando bombe a mano. In pochi minuti tutto era finito , Sabatini cd i suoi uomini furono sopraffatti e catturati, senza poter opporre un'estrema resistenza dato il disordine e la superiorità numerica di un avversario giunto ormai alle brevissime distanze.

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Sabatini sarebbe riuscito a fuggire dalla prigionia due giorni dopo ed a raggiungere il suo reparto il 1° novembre, ma i fatti di quella notte sul Piave e la loro conclusione avrebbero avuto uno spiacevole strascico nell'immediato dopoguerra. Dopo il suo passaggio al XIII Reparto cl' Assalto alla fine cli novembre, alcuni ufficiali ciel V sarebbero infatti venuti a conoscenza di apprezzamenti poco lusinghieri sul suo vecchio reparto. Offesi, decisero di chiedergli delle spiegazioni e, ove queste non fossero state soclclisfacenti, di presentargli un cartello cli sfida. Con questi intenti il tenente Ugo Taormina si recò con due compagni da Sabatini per un breve e burrascoso incontro che, ben lontano dal risolvere la questione, ne amplificò la portata, a causa dell'accusa di codardia lanciata dallo stesso Taormina al culmine dell'accesa discussione. L'accaduto venne a conoscenza del comandante del 5° Gruppo cl' Assalto, colonnello Pasquale Galiani, che, dopo aver inflitto quindici giorni cli arresti al focoso ufficiale, ne informò il comando di raggruppamento con la precisazione d i aver avviato un'inchiesta sulla condotta del tenente Sabatini durante il passaggio del Piave28 . Voci su quanto era accaduto quella notte dovevano però già circolare eia tempo e causare qualche imbarazzo anche per il passato dell'interessato, stante il fatto che Galiani concludeva la sua comunicazione sottolineando l'opportunità cli agire con cautela: "Il fatto che il Ten. Sabatini è decorato della medaglia d'oro concessagli di motu proprio da S. Maestà il Re consiglia di essere molto cauti e nello stesso tempo approfondire bene le indagini prima di emanare un giudizio, e ciò a giustificazione del tempo trascorso finora senza poter chiudere l'inchiesta." L' inchiesta a cui accennava il comandante del 5° Gruppo venne portata a termine negli ultimi giorni di dicembre, dopo aver interrogato tutti i militari presenti quella notte sulla sponda sinistra ciel Piave ed aver effettuato, alla presenza di Sabatini e degli ufficiali che erano stati con lui, un sopralluogo per identificare sul terreno le posizioni occupate dagli arditi e la direzione degli attacchi avversari. I risultati trasmessi al comando di raggruppamento nei primi giorni cli gennaio furono sconcertanti e lasciarono più di un dubbio sul modo in cui si erano davvero svolti i fatti. Le dichiarazioni contrastanti dei protagonisti e le ricognizioni sul terreno dello scontro portarono tuttavia Galiani a concludere che al comandante della 3" Compagnia potevano addebitarsi sia una inaspettata mancanza di risolutezza durante il combattimento. sia, circostanza molto più grave, la decisione di abbassare volontariamente le armi. Alcuni testimoni affermavano infatti di averlo visto disteso nella sua buca nel corso dell'ultimo attacco, ed altri di averlo sentito esprimere l'intenzione di arrendersi nel momento in cui l' ala sinistra ciel suo schieramento veniva travolta, per inviare subito dopo uno dei suoi uomini con un fazzoletto bianco sul moschetto ad offrire la resa. Queste conclusioni furono fatte proprie dal comandante ciel 2° Raggruppamento cl ' Assalto, all'epoca il colonnello Edoardo Bessone29 , che, nel trasmettere la relazione di Galiani al comando cli divisione, le accompagnò con alcune valutazioni certo no n favorevoli all'ufficiale sotto inchiesta. Ne emergevano sia un 'esplicita condanna ciel comportamento tenuto nella fase cruciale cieli' azione, sia l'accusa di essersi arreso con il proprio reparto30 : " ... Pur temprando la crudezza della parola "nascosto in una buca" e dando ad essa il significato meno brutto; pur ammettendo che in condizioni precarie conie quelle degli arditi del 5° Reparto (terreno scoperto -.fiume alle spalle con incerta prvbabilità cli soccorsi - dominio del fuoco avversario - obbligo di tenersi sulla difensiva e di risparmiare più a lungo possibile forze, uomini e munizioni) non bisognava esporsi inutilmente, né m.a gari compiere atti sterili di vano eroismo; sta di fàtto che il tenente Sabatini, mantenutosi eccessivamente al coperto e per troppo tempo, non ha potuto esplicare una proficua attiva azione di comando in mornenti che dovettero essere tragici; fu inerte e passivo; fu come un compagno di sorte coi suoi soldati e non il capo animatore che incuora e spinge; c:osì egli dovette fatalmente subire

28 Comando 5° Gruppo d'Assalto, Ten. Sabatini Sig. Carlo. n° 431 Riservato del 19 dicembre 1918, AUSSME, Rep. B-4, Racc. 3020, 2" Divisione cl' Assalto. 29 Il colonnello Bessone, già capo di stato maggiore del Corpo cl ' Armala d'Assalto, aveva assunto il comando del 2° Raggruppamento d'Assalto il 9 novembre in sostituzione del colonnello brigadiere Paolo Anrossi , destinato alla Brigata Granmieri di Sardegna. 3 Comando 2° Raggruppamento d'Assalto, 'Jenellle Sabatin.i, n° l I 33 Riservato Personale del IO gennaio 19 19, AUSSME, Rcp. B-4, Racc. 3020. 2" Divisione cl ' Assalto.

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l'azione nemica, non opponendo ad essa che la meccanicità di uno scarso fuoco dì moschetreria, reso ancora meno efficace dall'oscurità e dal nascondersi dei tiratori che certo imitavano il loro i(f{tciale." Le circostanze attenuanti associate alle condizioni particolari in cui era venuta a trovarsi la testa di ponte del V non rendevano dunque meno severo il giudizio, cd il tono si faceva ancora più duro, fino alle estreme conseguenze, nel commentare l'accusa più grave: " ... Pur concedendo al tenente Sabatini tutte le possibili attenuanti (mancanza di aiuti - assenza quasi di munizioni - m.ìnaccia di accerchiamento - stanchezza - abbattimento morale - ecc.) sta sempre il fatto che e8li si arrese volontariamente col proprio reparto.facendo verso il nemico i segni convenzionali. Tale atto trova la sua sanzione punitiva nell'art. 9 I capo 3° parte l" del Codice Penale Militare e perciò ritengo che per tale motivo il tenente Sabatini debba essere deferito al giudizìo del tribunale militare di guerra." Se però da un lato il passato dell'accusato rendeva più gravi le mancanze che gli erano addebitate, dall' altro, per lo stesso motivo, era necessario considerare attentamente il da farsi, tanto più che Sabatini respingeva decisamente le accuse, soprattutto le più gravi. Inoltre, se molte erano le testimonianze a lui contrarie, suffragate in larga misura dai riscontri sul terreno, numerose erano anche quelle a suo favore. 11 suo atteggiamento poteva indispettire, soprattutto alla lucè delle esagerazioni da lui stesso ammesse che si trovavano nel racconto di quanto era successo prima e dopo la cattura, fino al ritorno al reparto dopo la fuga dalla prigionia, ma si trattava pur sempre cli un ufficiale decorato personalmente dal sovrano con la più alta ricompensa al valor militare. Da ciò la raccomandazione cli interessare della questione anche il comandante della I• Divisione d ' Assalto, non tanto perché questi aveva avuto per un breve periodo alle proprie dipendenze il V Reparto d ' Assalto, quanto perché l' inchiesta era scaturita dalle affermazioni cli alcuni dei suoi ufficiali. Chiamato in causa, il maggior generale Ottavio Zoppi rispose al parigrado Ernesto De Marchi, con una lettera in cui, dopo aver riconosciuto la correttezza delle conclusioni del colonnello Bessone, sottolineava l'opportunità di evitare lo scandalo derivante eia un processo ad un decorato di medaglia d'oro, anche in considerazioni delle numerose circostanze attenuanti. Queste non erano soltanto legate alle difficili condizioni in cui si erano trovati i difensori della testa di ponte ma includevano anche l'allontanamento ciel comandante del reparto, un fatto che certo non giovò al morale dei soldati e fece venir meno l'autorità d i comando nel momento più difficile. Del resto, gli altri ufficiali rimasti non erano stati più energici o decisi di Sabatini ed a tutti poteva essere rimproverato qualcosa, a testimonianza cli un generale stato di esaurimento fisico e morale 3 1: "Molti in quella notte hanno commesso errori o colpe_. ciò rivela un arn.biente depresso dalle circostanze, e oggi.forse non serenissimo nelle accuse ... ". I dubbi restavano, e nel difendersi l'accusato aveva spesso usato toni sopra le righe, ma la gloria ciel Corno Battisti non poteva essere offuscata da un processo dal dubbio esito, fondato su dichiarazioni che potevano anche essere ispirate da malcelata invidia o da un desiderio di rivalsa nei confronti di chi quella gloria aveva forse fatto troppo pesare. TI fascicolo fu chiuso, senza indagare più oltre su una notte che restituisce ad una dimensione più umana e più vera il protagonista cli un' impresa comunque leggendaria. La guerra del V Reparto cl' Assalto non era finita con l'annientamento della testa cli ponte che tanto avrebbe dato da discutere nell'immediato dopo guerra. 11 grosso del reparto si trovava infatti sulla sponda destra, ancora agli ordini del capitano Navarra, e passò il Piave nella notte sul 29 ottobre, alla testa del 5° Gruppo, a sua volta avanguardia della 2a Divisione d'Assalto, utilizzando un ponte di barche gettato poco a valle ciel ponte ferroviario della Priula. TI movimento, .iniziato alle 6,25 ciel mattino, fu completato senza incontrare opposizione verso le 9, ora in cui il gruppo venne a trovarsi attestato sulla riva orientale ciel canale Piavcsella. Da queste posizioni arditi e bersaglieri proseguirono verso S. Salvatore, dove arrivarono alle I 0,50 avendo catturato lungo la strada una compagnia austro-ungarica e fatto un abbondante bottino di armi e materiali. Dopo una breve sosta, appena disturbata dall'intervento di quattro mitragliatrici, subito ridotte al silenzio uccidendone i serventi, il gruppo si rimise in marcia alle 18, arrivando a S. Pietro cli

31 Lettera personale del maggior generale Zoppi al maggior generale Erneslo De Marchi, comandante la 2° Divisione ù ' Assalto ciel 13 gennaio J919. AUSSME. Rep. B-4, Racc. 3020, 2" Divisione ù ' Assalto.

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Feletto alle 3,30 ciel 30 ottobre, al termine d i una marcia notturna rallentata soltanto dal pessimo stato delle strade. Da questa località i due reparti d 'assalto ed il XV Battaglione Bersaglieri partirono alle 8,30 con obiettivo Sen-avalle e Vittorio. La colonna sboccò verso le 15 nella conca di Revine, dove venne brevemente anestara da uno sbarramento stradale protetto dal fuoco di alcune mitragliatrici, rapidamente superato grazie all'azione cli una compagnia del I Reparto d 'Assalto. Nella tarda sera del 30 ottobre l'avanguardia an-ivò a Serravalle. Dopo due giorni passati in quella località, il 2 novembre nuovi ordini avviarono il 5" Gruppo verso Ponte deUe Alpi ma le interruzioni stradali , e soprattutto la distruzione del ponte sul Piave, imposero al grosso una sosta a Cadola, mentre una compagnia del I Reparto d'Assalto veniva aggregata alla colonna celere del tenente colonnello Pirzio Birol i, composta dal III Battaglione Bersaglieri, da una batteria di artiglieria eia montagna e dal 6° Squadrone Cavalleggeri cli Piacenza, lanciata dal comando cli div isione verso Longarone. Nel pomeriggio ciel giorno seguente, superato il Piave su una passerella improvvisata, il 5° Gruppo si portò a sua volta a Longarone, ed il 4 novembre, lasciato il paese alle 11, prese la strada di Pieve di Cadore, distaccando all'altezza di Perarolo il I Reparto d'Assalto, con il compito di portarsi a Borea d i Cadore. Al momento dell'entrata in vigore dell'armistizio il gruppo era sulla strada cli Pieve cli Cadore, che avrebbe raggiunto alle 18, dislocando poi il V Reparto d 'Assalto a Tai ed il XV Battag lione Bersaglieri a Valle di Cadore. Trascorsi alcuni giorni, durante i quali fu impiegato per disciplinare l' afflusso dei prigionieri , con il concentramento della divisione tra Serravalle e Vittorio il V Reparto d 'Assalto venne ad essere accantonato dal 10 novembre a Scomigo, dove rimase fino alla seconda metà cli dicembre quando si trasferì nella non distante località di S. Giacomo di Vegl ia, già sede del comando di gruppo. Un ultimo spostamento della divisione, attuato tra il 10 ed il 20 gennaio, portò il reparto oltre il Tagliamento, ad Arzone, dove venne sciol to alJa fine del mese di febbraio a cura delJa 4" Armata, contestualmente allo scioglimento della 2" Divisione cl ' Assalto.

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dellò-

r Armò-t&

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Schieramento della la Armata alla data del 1° aprile 1918 con indicata, fra l'altro, la dislocazione dei reparti d'assalto XXlll, in Val Lagarina, nel territorio del XXIX Corpo cl' Armata, del XXIV, nella regione ciel Novegno, a nord cli Schio, ne l terriLorio ciel X Corpo d' Armata, e ciel lll, a nord di Recoaro, nel terri to rio del V Corpo cl' Annata. I tre reparti sono indicati con il numerale arabo e non con quello romano (AUSSME, Rep. E-2, Racc. 88, la Armata)


DA

RILIEVI

FOTOGRAMMETJCl

- - - Linea italia.na pt'ima dell'aziono

·... . .::/f,.'.,.

Da L'Esercito Italiano nella Grande Guerra (1915-1918), Voi. V, Le Operazioni del 1918, Tomo 2-t.er, Roma 1988

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I conquistatori di Monte Corno. TI tenente Carlo Sabbatini decorato cli Medaglia d'Oro al Valor Militare con i suoi compagni decorati di Medaglia d'Argento (ISCAG)

Ancora una immagine del tenente Sabbatini decorato per l'az ione di Monte Corno Battisti insieme alla madre

(ISCAG)

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Granze delle Frassinelle, 21 agosto 1918. Il Re ed il Capo cli Stato Maggiore dell'Esercito alla rivista delle divisioni d'assal to (AUSSME)

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Vista ciel Monte Corno Battisti dalle posizioni nemiche ciel Pasubio (AUSSME)

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VI REPARTO D'ASSALTO

l VI Reparto cl' Assalto fu costituito in seno alla 4" Armata come VIII, nel settembre 191 7, per trasformazione della 4" Compagnia ciel battaglione d'assalto cli cui il comando d'annata aveva iniziato la formazione nel mese di luglio. Alla fine dell'estate le quattro compagnie, della forza nominale cli 200 uomini, erano assegnate ai corpi d'armata I e IX, alla 56" Divisione ed al Settore Val Costeana e fu proprio quest'ultima che il 23 settembre, su disposizione del Comando Supremo, venne riclenominata VIII Reparto d ' Assalto 1. Come il cambio di denominazione lascia intendere, la compagnia, che al momento aveva una forza effettiva di 5 ufficiali e 68 uomini di truppa, e poteva contare su.I supporto cli una sezione mi tragliatrici Fiat, una sezione pistole- mitragliatrici ed una sezione lanciafiamme portatili, avrebbe dovuto essere gradatamente portata all'organico di un battaglione. Questo intendimento rimase però sulla carta, anche, se non soprattutto, per la riluttanza del comando di settore, che si identificava con il comando del 6° Raggruppamento Alpino, a sottrarre ai battaglioni i loro migliori elementi. Il nucleo già esistente venne tuttavia rafforzato portandolo a circa 90 uomini ed il processo cli inquadramento ed addestramento dei volontari, provenienti prevalentemente da reparti alpini, non era stato ancora completato quando gli eventi di fine ottobre obbligarono l'armata ad abbandonare le sue posizioni ed a ripiegare sul massiccio del Grappa e dietro il corso del Piave. La ritirata sconvolse l'ancora fragile compagine del reparto che, al comando del tenente Arduino Polla, venne impegnato il 10 novembre a difesa dell' ultima testa di ponte a Vidor per prendere poi parte il giorno 22 ai combattimenti sul Monfenera, nell'ambito della 17" Divisione (IX Corpo d'Armata), insieme con il III Reparto d ' Assalto già della 2" Armata. In dicembre l'VIII Reparto d'Assalto fu trasferito al VI Corpo d ' Armata, in seno al quale avrebbe da quel momento in poi operato venendo nuovamente utilizzato tra il 18 ed il 20 cli quel mese sul Monte Asolone, nel quadro degli attacchi lanciati dalle fanterie del corpo d'annata, ed in particolare dalla Brigata Pesaro. Di quei giorni sul massiccio del Grappa, che videro il reparto consumarsi al fuoco della battaglia fino a ridursi a non più di una ventina di uomini, rimane la traccia luminosa della medaglia d'oro al valor militare concessa motu proprio da Vittorio Emanuele III al suo comandante che, ferito sul Monfcnera, aveva guidato i suoi uomini anche nell'assalto ali' Asolone, dove ebbe alt.re tre ferite 2 . Conclusasi con il successo delle armi italiane la battaglia d'arresto, la 4a Armata, sulla base di precise disposizioni del Comando Supremo, mise mano alla riorganizzazione dei suoi reparti d ' assalto, dando ordine ai corpi d ' armata VI, IX e XVIII di provvedere rispettivamente per i reparti VIJI, VI e VII, ed al XXVll Corpo d ' Armata di curare la ricostituzione del V. Per accelerare il processo, ed in considerazione del limitato numero di arditi disponibili, fu stabilito di allestire inizialmente una compagnia d'assalto dalla quale far nascere le altre, procedendo alla costituzione del comando di battaglione soltanto quando ne sarebbe stata pronta una seconda. Inoltre una delle compagnie avrebbe dovuto essere formata interamente con elementi provenienti dalle truppe da montagna e portare perciò sul bavero le fiamme verdi invece delle fiamme nere 3 . Nei primi giorni di gennaio del 1918, il 6° Raggruppamento Alpino aveva già avviato la ricostituzione dell'VIII Reparto d'Assalto, affidato al capitano Guido Graziosi e dislocato ad Apocastello, una frazione di Borso del Grappa, richiedendo dieci uomini, possibilmente volontari, a ciascuno dei suoi otto baltaglioni e prevedendo di fare a meno inizialmente sia della sezione mitragliatrici che di quella lanciafiamme4 . Per il suo progressivo ampliamento fino a raggiungere l' organico di una compagnia, ed ai fini dell'ulteriore ere-

I

1 Comando Supremo, n° I 17075 R.S. Mob. Speciale del 23 settembre 191 7, AUSSME, Rep. E-1 , Racc. 300, 4" Armata, Reparti cl' Assalto I 9 I7. Quale centro cli mobilitazione era già stato designato il clcposit.o ùcl 7° Reggimento Alpini a Belluno.

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scita che ne avrebbe poi consentito la trasformazione in battaglione, si faceva ora affidamento sull ' afflusso di ufficiali e soldati da tutte le unità del corpo d'armata. Era però indispensabile evitare che per privilegiare un rapido aumento degli organici si finisse con l'incidere negativamente sulla qualità dell'elemento uomo. Il tenente generale Stefano Lombardi, comandante ciel VI Corpo d'Annata, si preoccupò perciò in data 5 gennaio di sottolineare come dovessero essere presi in considerazione soltanto volontari, il cui trasferimento, sanzionato preventivamente dal comando di corpo d'armata, sarebbe diventato definitivo soltanto dopo un periodo di esperimento della durata di almeno 15 giorni. L'entità cli un primo contributo cli volontari, con i quali iniziare la formazione di una seconda compagnia, fu fissato pochi g iorni dopo dallo stesso Lombardi in almeno 80 uomini, 20 da c.iascuna delJe brigate di fanteria Bologna, Lombardia e Pesa iv ed altri 20 dal battaglione genio cli corpo d'armata. In mancanza cli volontari si sarebbe potuto ricorrere a designazioni d'autorità, ferma restando la necessità del prescritto periodo di prova. Impartite queste disposizioni, il comandante del VI Corpo d'Armata seguì con attenzione il processo di formazione del reparto d ' assalto sulla base di relazioni quindicinali. Sono proprio queste ad indicare come il complesso delle attività legate all'organizzazione ed all'addestramento richiedesse tempi piuttosto lunghi per giungere ad un livello soddisfacente, e come il livello degli organici restasse comunque lontano dagli obiettivi fissati dalle circolari. Il 1° marzo 191 8 l' unica compagnia del battaglione, il cui comando era stato nel frattempo assunto dal capitano Francesco Pascazio5, si frammentò in tre nuclei di formazione per dar vita ad altrettante compagnie. Posto alle dipendenze disciplinari della 59a Divisione, l'Vlll Reparto d'Assalto alla data del 15 aprile contava 411 uomini distribuiti fra le compagnie e la sezione lanciafiamme. Il livello cli efficienza del reparto era ancora basso, condizionato dal fatto che non più cli 150 arditi avevano raggiunto un buon livello di addestramento, gli altri, in parte perché arrivati alla spicciolata, in parte perché appartenenti all' ultima classe cli leva, quella del 1899, avevano bisogno cli un ulteriore periodo di preparazione prima di poter essere ritenuti pronti al combattimento. Di contro le dotazioni individuali in termini di armamento ed equipaggiamento erano al completo e nel giro di qualche giorno sarebbero stati disponibili i dodici apparecchi portatili della sezione lanciafiamme. Più lentamente procedeva la formazione delle sezioni pistole-mitragliatrici, a cui si stava provvedendo in ragione cli una per compagnia, con l'impiego degli elementi più anziani e già esperti nell'uso dell'arma, e delle sezion i mitragliatrici, per le quali alla disponibilità delle anni Fiat-Revelli necessarie si contrapponeva l'assoluta mancanza di personale addestrato. Nella sua relazione di metà aprile Pascazio ipotizzava cli poter aver a fine mesi circa 300 arditi pronti al combattimento e la sezione lanciafiamme perfettamente efficiente. Due aspetti che stavano particolarmente a cuore ai comandi, e che erano puntualmente trat/

~. QuesLa la motivazione della medaglia d'oro al valor mii.i tare concessa al tenente Arduino Polla il I O febbraio 1918: "Ferito gravemente due volte nella stessa azione disdeg11ò ogni cura. animato dal solo pensiero di offrire alla patria ciò che ancora gli

rimaneva di forze. Fulgida.figura di eroe, rimase imperrerrito sulla posizione sollo /.'infuriare dell'ira nemica, esempio di n1eravigliosa tenacia, .finché colpito una terza volta e iravemente, trascinato al posto di medicazione, trovava l'energia di gridare di voler tornare ancora tra i suoi soldati. Audace rra gli audaci, temprato dal pericolo mortale più volte affrontato, abituato a voler per sé l'impresa più rischiosa e più ardita, in tutti i co111battime11tifi.1 espressione di vero eroismo, tra.1:fondendo col suo valoroso contegno, con la costante audacia la forza e l'energia nei suoi dipendenti. Ponte di Vidor, Monfenera, Asolone, IO novembre - 20 dicembre 1917 ". Alla data del 24 d.icembre l' VIII Reparto d' AssalLo era ridotto a 3 ufficiali e 23 uomini di truppa, ma aveva ancora una buona parte del suo armamento: una mitragliatrice. tre pistole- mi.tragliatrici e tre lanciafiamme (Comando 4 2 Armata, Stato Maggiore, Reparti d'assalto, 11° 14858 del 24 dicembre 1917, AUSSME, Rcp. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e l'vlobiliLazione). 3 Comando 4° Armata, Stato Maggiore, Ufficio Operazioni, Reparti d'assalto, n°l43 Op. del 3 gemrnio 1918. AUSS!v1E, Rep. E-5, Racc. 17, VI Corpo d' Armata. Ovviamente quesL' ultima disposizione poteva valere soltanto per quei corpi d'armata che inquadravano reparti alpini, come appunto il VL 4 Comando 6° Raggruppamento Alpino, 8° Reparto d'Assalto, n° 779 del 31 dicembre 1917, AUSSME Rep. B-4, Racc. 9095, I S3 Divisione. A quella cima il 6° Raggruppamento era composto dal Xli Gruppo, con i battaglioni Val Pellice, Pallanza e lv/onte Granero, e dal XIV Gruppo, con i battaglioni Vcd \laraita, Vcd Cordevole, Moncenisio e Counnayew: Ognuno dei due gruppi poteva contare su tre compagnie mitragliatrici ed altre due erano alle dipenden,.e dirette del comando di raggruppamen to. 5 Il capitano Graziosi rimase all'VIII prendendo il comando della 1° Compagnia, Pascazio, comunque piL1anziano, sarebbe stato promosso maggiore il 3 aprile.

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tari nelle relazioni sull'efficienza del reparto, erano quelli della disciplina, a conferma dei problemi che gli arditi avevano causato e continuavano a causare, e del morale. Per entrambi la si tuazione dell'VIII era ritenuta in aprile decisamente migliore rispetto a pochi mesi prima, ma per giungere a questo risultato era stato necessario procedere ad un'attenta selezione ed allontanare lutti gli elementi che non davano sufficienti garanzie o si erano rivelati troppo turbolenti. Lo spirito di corpo era fortemente sentito dalla maggioranza degli arditi del reparto ed il loro slancio era già stato messo alla prova sul massiccio ciel Grappa in occasione cli una piccola operazione nel settore cli Cà Tasson, per la quale il numero di volontari era stato cli gran lunga superiore alla richiesta. li colpo di mano era stato effelluato da un nucleo cli 3 ufficiali e 32 arditi nelle prime ore del 5 aprile, con perdite limitate, un morto, un disperso, due feriti, ma anche con risultati inferiori alle attese, dal momento che non era stato raggiunto lo scopo cli catturare dei prigionieri. Arrivato sul posto quando era già buio, il piccolo drappello non aveva avuto modo di orientarsi a sufficienza sul ten-eno e non aveva quindi potuto sviluppare la prevista manovra avvolgente sui due lati del posto avanzato austro-ungarico sistemato su un roccione oltre la svolta della mulattiera che in quel punto attraversava il costone di Cà Tasson passando dalla Val dei Pez alla Valle delle Bocchette. Non diverso fu l'esito dell ' analoga azione compiuta nel settore Monte Pertica - Val Cesilla dall'intera l" Compagnia, agli ordini ciel capitano Guido Graziosi, nella notte sul 29. Gli arditi riuscirono a prendere la sommità del Pertica ma non a tenerla, nonostante il pronto intervento di una compagnia ciel 41 ° Reggimento Fanteria (Brigata Modena). La posizione era troppo esposta e pur infliggendo forti perdite all'avversario, gli attaccanti furono costretti a ripiegare, portando con loro 15 feriti, tra i quali un ufficiale, e lamentando anche un morto ed un disperso. Queste operazioni non interrompevano l' attività addestrativa del grosso ciel reparto che, iniziata davvero soltanto ai primi dì marzo, quando era stato intensificato l'addestramento all'impiego delle bombe a mano, proseguiva ora regolarmente sia a livello individuale che di plotone e compagnia. A questo scopo nei pressi di Apocastello era stato allestito un poligono perfettamente attrezzato nel quale, su un ripido pendio, era stata anche realizzata una posizione difensiva con tre ordini di trincee protette da reticolato. li programma della giornata tipo prevedeva nella prima parte della mattinata, dalle 6,30 alle 10,30, il susseguirsi di esercitazioni a fuoco finalizzate a per+ezionare i procedimenti d'attacco, e nel resto della giornata, fino alle 17,30, un' istruzione di carattere ginnico e sportivo, in cui figuravano gare cli salto e di corsa, partite di football, esercizi alle parallele ed alle sbarre, nonché conferenze e letture mirate a curare la preparazione morale della truppa. La particolare natura delle esercitazioni a fuoco svolte dagli arditi con largo impiego di munizionamento reale comportava forti rischi ma gli incidenti furono relativamente poco numerosi, con un morto e due feriti nel periodo marzo-aprile. Con il mese di maggio su esplicita indicazione ciel comandante della 4" Annata, tenente generale Gaetano Giardino, l'attività di pattuglia sul Grappa venne intensificata con un parallelo incremento nel numero e nella portata dei colpi di mano. Nella convinzione che l'atteso attacco nemico fosse ormai ìmmi.nente era imperativo acquisire informazioni sullo schieramento e sulla situazione delle forze contrapposte, disturbarne i preparativi, impedi re o contrastare un'analoga attività da parte dell'avversario e, non da ultimo, mantenere alto lo spirito combattivo delle truppe. ln questo quadro la sera dell' 1 I maggio 1918 la 3" Compagnia, da poco affidata al capitano Ettore Viola, fu m.essa a disposizione della Brigata Massa Carrara, appartenente alla 59" Divisione, per una nuova operazione nel settore di Cà Tasson, contro il caposaldo sistemato sul dorso del costone digradante da quota 1443, oltre la svolta della mulattiera e dietro l'avamposto che era stato l'obiettivo della prima azione del reparto. L' attività di ricognizione e cli studio del terreno impegnò diversi giorni e fu effettuata con scrupolo dal capitano Viola e dagli altri ufficiali nell'intento cli evitare qualunque improvvisazione e dì individuare il modo di portare gli arditi dentro le trincee nemiche nel più breve tempo possibile per poi avvolgere il saliente e procedere al suo rastrellamento. Fu subito scartata l'ipotesi di agire cli notte, sia perché erano quelle le ore nelle quali il nemico di dimostrava più vigile ed attento, sia perché le due fasce di reticolato che proteggevano la posizione erano particolarmente fitte e non presentavano varchi di sorta. Per sfruttare al massimo l'effetto sorpresa Viola, lasciato libero di decidere il momento e le modalità dell'irruzione, decise invece di rinunciare alla preparazione d'artiglieria e di attaccare in pieno giorno, nel momento in cui di solito l'avversario consumava il rancio. Inoltre l' assalto non avrebbe dovuto investire

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la punta ciel saliente, secondo la più ovvia delle direttrici cl' attacco, ma svilupparsi attraverso il valloncello ad ovest di questo, sulla sin.istra del posto di sbarramento italiano che fronteggiava l'avamposto della "svolta", per avvolgere la posizione e coglierne alle spalle il presidio. I cento uomini, tutti volontari, destinati ad eseguire l' operazione sarebbero stati divisi in cinque ploton i dì venti ciascuno. I primi dieci di ogni plotone avrebbero portato delle grosse fascine di legna che, gettate sui reticolati, dovevano permetterne il rapido superamento, un'operazione non facile che fu ripetutamente provata nella pineta di Cà Tasson, mentre venivano messi a punto i particolari del!' attacco. Alle 11 ciel mattino del 18 maggio il segnale fu dato dalla scarica di bombe a mano che eliminò il piccolo posto sistemato all' estremità del saliente, la cosiddetta "trincea della svolt.a", a non più di sei metri dalle posizioni italiane più avanzate. Subito dopo gli arditi uscirono all'assalto, mentre le cinque armi della 134 1• Compagnia Mitragliatrici (251 ° Regg imento Fanteria) battevano la trincea nemica e le batterie da campagna della divisione "ingabbiavano" con il loro fuoco il caposaldo per impedire l'accorrere di rinforz i. Superati i reticolati con l'aiuto delle fasc ine, gli uomini del capitano Viola ebbero rapidamente la meglio sui difensori sorpresi dall'irruenza dell'attacco. Le vedette riuscirono a malapena a lanciare l'allarme prima di essere sopraffatte a colpi cli pugnale e la stessa sorte ebbero i serventi d i due mitragliatrici, ai quali mancò il tempo cli aprire il fuoco. Il resto del presidio, valutato in circa mezza compagnia, non ebbe modo di tentare alcuna resistenza. In pochi minuti le non meno cli quattrocento bombe a mano lanciate ali' interno dei ricoveri, nelle baracche e nei cam minamenti ne e bbero rapidamente ragione, e sullo slancio gli arditi si spinsero tanto in profondità eia cogliere ancora a mensa, in una baracca al riparo cli un roccione, un g ruppo di una quindicina di ufficiali, anche questo annientato con le bombe a mano ed i petardi al primo cenno cli reazione. Si trattava cli un indubbio successo, ollenuto con perdite minime, dal momento che la 3a Compagnia doveva per il momento lamentare soltanto la morte di uno dei comandanti di plotone, il sottotenente Vittorio Biolato, alla cui memoria sarebbe stata in seguito concessa la medaglia d'argento al valor militare. A questo punto però dai tratti cl i trincea adiacenti e da posizioni di seconda linea ben dissimulate aprirono il fuoco almeno tre mitragliatrici e, minacciati a loro volta cli aggiramento, gli uomini di Viola si videro costretti a ritirarsi senza poter completare la manovra che avrebbe dovuto recidere alla base il saliente. Il ripiegamento, effettuato risalendo un ripido pendio ed attraversando fasce cli reticolato ancora intatte, fu il momento pitt critico dell'azione e non a caso in questa fase vennero abbandonate le anni catturate e si assottigliò di molto la schiera dei prigionieri. in serata J' avversario tentò cli replicare con un 'analoga incursione, ma l'iniziativa venne stroncata s ul nascere dal pronto intervento dell ' artiglieria e dalla presenza oltre i reticolati di alcune pattuglie del I Battaglione ciel 251 ° Reggimento Fanteria, la cui azione valse a ricacciare indietro quanti si erano avvicinati. Uscita all'assalto con una forza cli 6 ufficiali e 100 uomini cli truppa, la 3a Compagnia ebbe un ufficiale ucciso, il sottotenente Biolato, e quattro feriti, e tra la truppa un morto, diciassette feriti e quattro dispersi, quasi certamente caduti nella convulsa fase finale del combattimento. Nonostante lo slancio degli attaccanti e l'accurato lavoro di preparazione, il colpo di mano studiato dal capi tano Viola non era riuscito fino in fondo sia per la forte resistenza incontrata dopo il successo iniziale, sia perché, al momento cruciale, gli arditi, spintisi troppo in avanti, avevano corso il rischio di essere tagliati fuori. A causa della v icinanza tra le linee, infatti, il pur efficace tiro di ingabbiamento non aveva potuto battere i tratti trincea sui due lati del saliente dai quali era stato quind i possibile all'avversario prendere d'infilata gli attaccanti e far afflui re rinforzi nel punto minacciato. Gli arditi avevano perciò dovuto ripiegare rapidamente, prima che la breccia si chiudesse alle loro spalle, ed in questa fase avevano subito le perdite maggiori, con il ferimento di ben quattro ufficiali , tra i quali il comandante, colpito alla gamba destra mentre usciva dalla trincea per riattraversare la terra di nessuno. Proprio il fatto che rutti gli uffic iali fossero stati messi fuori combattimento venne indicato come una delle cause ciel parziale insuccesso nella relazione inoltrata dalla 59" Divisione al comando ci el VI Corpo cl ' Armata ma ne lla real tà, come ri sul ta anche dalla memorialistica6, a quel punto era già stata ordinata la ritirata. Di certo gli uomini dell' VIII Reparto d' As-

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Si veda in particolare E.A.. Rosa, L. Lommi, Gli arditi s11/ Grappa, ltiner a Progetti, Bassano, 2003.

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salto non avevano nulla da rimproverarsi. Oltre ai tre prigionieri riportati, uno dei quali morto quasi subito per le ferite, restava il fatto , ben evidenziato nella stessa relazione, che era stato comunque raggiunto lo scopo di infliggere ali' avversario perdite rilevanti anche se non quantificate, di portare lo scompiglio nelle sue linee, di ottenere inclicazion i. sul loro andamento e sulla loro efficienza7 . L'azione, che riaffermava la combattività delle truppe e ribadiva le peculiari caratteristiche dei reparti d'assalto, venne ricordata nel bollettino di guen-a del 19 maggio con queste parole: "A nord del Monte Grappa nostri arditi irruppero sul costone di Cà Tasson infliggendo perdite al nemico e riportando prigionieri". Lo stesso giorno Giardino volle decorare personalmente gli uomini che più si erano distinti nel breve combattimento e più tardi il capitano Viola, che era stato l'ideatore del colpo di mano ed era stato proposto dal comandante della 59a Divisione, tenente generale Cassinis, per la più alta ricompensa al valore, fu decorato con l'Ordine Militare di Savoia con una motivazione che ne esaltava le capacità di comandante: "Viola Ettore, capitano dei reparti d'assalto. Comandante di una compagnia d'assalto preparò accuratamente e diresse con perizia un'ardita operazione di sol'presa contro un munitissimo saliente nemico. Sprezzante di ogni d?fjicoltà, alla testa dei suoi uomini nei quali aveva saputo trasfondere il suo ardente entusiasmo, superati i reticolati nemici si slanciava con impeto irresistibile e coraigio mirabile sulla trincea che rapidamente e con intenso lancio di bombe a mano sconvolse annientandone il presidio. fàtto segno ad intensissimo fuoco di mitragliatrici e di fucileria ed attaccato da forze superiori, dopo una lotta cmpo a corpo fu costretto a ritirarsi riportando dei prigionieri. Rimasto ferito non leggermente si rammaricava solo di dover abbandonare per qualche tempo il proprio reparto. Mirabile suscitatore di energie ed esempio costante di ardimento e di alto sentimento del dovere. Cà Tasson (Monte Grappa), 18 maggio 1918" Compiuta l'azione, il 23 maggio la 3a Compagnia si riunì al resto del reparto, che dal giorno l7 era passato agli ordini del capitano Guido Andriolo Stagno e dal 20 aveva assunto la denominazione di VI Reparto cl' Assalto, in seguito alla decisione del Comando Supremo di far coincidere il numerale dei reparti d'assalto con quello del corpo d'armata di appartenenza. Addestramento ed esercitazioni ripresero senza che si verificassero eventi di rilievo fino al 13 giugno, quando gli arditi lasciarono i loro accantonamenti in pianura per salire sul Grappa, a Case Bordignon, in Val d'Oro, a disposizione della 15" Divisione. Questa divideva con la 59" il fronte tenuto dal VI Corpo d'Armata, dal Monte Asolone alla Croce dei Lebi, ed era schierata con la Brigata Pesaro in prima linea e la Brigata Cremona di rincalzo. Nella stessa giornata del 13 giugno, poco prima che il reparto si muovesse per salire in Val d'Oro, era stato proprio il comandante della Cremona ad ispezionarlo su ordine del comando cli corpo d'annata per accertarne il livello di eftlcienza8 . La breve visita rivelò una situazione insoddisfacente per quanto riguardava l'alimentazione in termini di personale e non trascurabili deficienze in materia cli armamento ed equipaggiamento. 11 completamento degli organici ed il ripianamento delle perdite avvenivano infatti con elementi forniti direttamente dalle quattro brigate del corpo d'armata, mentre nullo era ancora il flusso dal battaglione d 'assalto di marc.ia delJ'armata. Ciò causava il duplice inconveniente di sottrarre ai reggimenti molti degli uomini rnigliori e di mettere a disposizione del reparto soldati che non possedevano nemmeno i rudimenti di base del particolare addestramento dell'ardito. Veniva quindi bocciato nella sostanza il recente provvedimento con cui il tenente generale Lombardi, comandante del VI Corpo d'Armata, nell'intento di stabilire uno stretto legame tra gli arditi ed i fanti, e forse anche per risolvere in qualche modo il problema dei complementi nell'attesa che iniziasse a funzionare il battaglione d'assalto di marcia, aveva stabilito che le tre compagnie del reparto fossero alimentate ciascuna da una diversa brigata: la la Compagnia dalla Cremona, la 2• Compagnia dalla Pesaro, la 3" Compagnia dalla Massa Carrara e dalla Modena. In materia di armamento l'ispezione individuò invece la necessità di completare la dotazione di moschetti, sostituendo il centinaio di fucili ancora in uso, e di assicurare una disponibilità di almeno cinque petardi The-

7 Comando 59' Divisione di Fanteria, Colpo di mano sul saliente nemico di Q.1443, 11°4200 Op. del 18 maggio 1918, AUSSME, Rep. E- I, Racc. 275, 4° Armata, Colpi di mano maggio-settembre I918. 8 Comando Brigata Cremona, n°1052 Ris. del 13 giugno 1918, AUSSME, Rep. E-5, Racc. 17 , VI Corpo d ' Armata, Reparti cl' Assalto.

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venot per ardito, garantendo nel contempo una fornitura mensile dì almeno 4.000 di questi ordigni, per permettere l'addestramento degli ultimi arrivati e dar modo al reparto nel suo insieme cli mantenersi in esercizio. Il petardo Thevenot, per le sue caralteristiche cli bomba a mano offensiva, era infatti l'arma che più di ogni altra rispondeva alle particolari esigenze d i un reparto d' assalto. Nel complesso la relazione compilata al termine dell' ispezione dipingeva una situazione che risentiva dì una forse troppo rapida crescita della specialità e della priorità presumibilmente accordata ad altre necessità cieli ' esercito. Nulla veniva eletto ciel livello cl' addestramento generale e di reparto ma l' improvvisa partenza per il fronte lasciava intendere che hen presto questo sarebbe stato messo alla prova. Alle ore 3 del 15 gi ugno 1918 l' inizio ciel violento bombardamento cieli' artiglieria austro-ungarica, a cui subito rispose il tiro di contropreparazione delle batterie italiane, diede il via all'ultima offensiva della Duplice Monarchia. Dalla sua posizione cli attesa, sotto una pioggia cli proiettili caricati a gas lacrimogeno, il VI si spostò a nord della camionabile che saliva a Cima Grappa, spingendo avanti delle pattuglie con l' incarico di riconoscere le posizioni individuate dalle quote 1242, 1316, 1392 e 1474, sulle quali il reparto iniziò a schierarsi poco più cli un'ora dopo, in risposta ad un ordine del 22° Reggimento Fanteria. Con questo movimento gli arditi venivano ad occupare una linea quasi trasversale all'andamento del fronte, a diretta protezione della strada nel tratto da Osteria la Cibera alle falde di Monte Coston e destinata ad esserne l' ultima difesa se non avesse tenuto lo sbarramento della Val Cesilla, il profondo solco tra il Monte Pertica ed il Monte A.solone che rappresentava una delle vie d'accesso alla sommità del massiccio. Tra le 6 e le 6,30, favorita dalla nebbia che ne copriva i movimenti, la 60" Divisione austro-ungarica si lanciò all' attacco lungo le tre direttrici cli Val Cesilla, Monte Pertica e Val dei Pez. Le fan terie imperialregie, contrastate nella loro azione dai fanti della Cremona, riuscirono a penetrare oltre la testata della Val CesiUa fino a raggiungere Monte Rivon e Monte Coston, sul Pertica ricacciarono indietro i difensori aggrappati in contropendenza sulle pendici meridionali ciel monte e proseguirono fino a q.1581, davanti a Cima Grappa, in Val dei Pez conquistarono le quote 1443 e 1503 cli Cà 1àsson e si affacciarono sulla Val dei Lebi. Ogni ulteriore progresso da questa parte venne però impedito dall'intervento dell'artiglieria italiana, entrata con forza in azione non appena dissipatasi la nebbia. I contrattacchi organizzati dal VI Corpo cl' Armata con l'intervento delle riserve permisero poi di riconquistare le posizioni perdute fino al completo ripristjno della situazione di partenza nella giornata del 16 giugno. In questo q uadro il VI Reparto cl' Assalto fu impegnato nel settore Monte Coston - Monte Rivon, dove l'arrivo dì rinforzi aveva permesso all' avversario di rinnovare lo sforzo fino ad aver ragione della resistenza del I/239° (Brigata Peswv) . Aveva così potuto catturare la quota 1503 del Coston, eia cui alcune pattuglie si erano infiltrate verso la Val d'Oro, sfilando sulla destra del VI Reparto cl' Assalto e minacciando così la strada Cadorna, arteria di vitale importanza per la difesa. li contrattacco della 15a Divisione fu lanciato alle ore 15 dal II/239° con l' intervento del VI ed in particolare della sua 3a Compagnia. Gli arditi erano stati posti sin dalle 7 ciel mattino alle dipendenze tatti che della Brigata Pesaro ed avevano contribuito a contenere .in mattinata la progressione dell'avversario. Alle 15 vennero concentrati a sud-est della quota 1503, intorno alla retrostante quota 1520 cli Monte Coston, che ne è anche la più al ta e domina da nord la strada Cadorna, ed un'ora più tardi ebbero l' ordine di rioccupare la linea sui cui erano stati schierati al mattino, eia quota 1316 a quota 1474, e soprattutto cli spingersi sulla destra fino a quota 1503, che ne rappresentava il naturale prolungamento, per concorrere a richiudere la breccia. Fu così che mentre la l" Compagnia agiva sulla sinistra, tra le quote 1316 e 1392, e la 2" si schierava al centro, da quota 1392 a quota 1474, la 3" affiancò i fanti nel compito più difficile. Su quota I 503 fu infatti necessario combattere duramente, prima per aver ragione di una decisa resistenza, poi per respingere ripetu ti ritorni offensivi . L'avversario non si rassegnò facilmente a cedere quella posizione e solo alle l 9 la quota poté d irsi riconquistata. Il VI ebbe nella giornata del 15 giugno 4 morti e 26 feriti, tra i quali 6 ufficiali , perdite quasi tutte registrate dalla 3a Compagnia. La notte fu relativamente cal ma, movimentata soltanto dalle pattuglie austro-ungariche che di quando in quando tornavano a saggiare le difese di Monte Coston. Del resto, almeno sul Grappa, l'offensiva si era ormai esaurita e non a caso, con il nuovo g iorno, mentre altrove si sviluppavano gli ulti mi contrattacchi italiani, nel settore del Coston furono gli arditi ciel VI a prendere l'iniziativa. Pattuglie mandate in ricognizione eia quota 1503 verso la -340-


vicina quota 1490 del Monte Asolone la trovarono virtualmente sgombra e nel pomeriggio la posizione venne quindi occupata dal JIT/239°, con l'appoggio della sezione lanciafiamme del VI Reparto d'Assalto. Mentre la battaglia sul fronte della 4" Armata volgeva al termine, e veniva quindi meno l' esigenza che lì aveva fatti salire in linea, gli arditi ciel VI ebbero il cambio da un battaglione del 240c Reggimento Fanteria. Le compagnie 1a e 2a tornarono quel pomeriggio stesso ai baraccamenti in Val d'Oro, dove il giorno dopo le raggiunse la 3". Il J8 giugno, a sancire il ritorno ad una situazione cli normalità, la I 5" Divisione ordinò che il reparto sì trasferisse a Colli Vecchi e lo rimise a disposizione del VI Corpo cl' Armata. Sul Piave la lotta continuava tuttavia ad infuriare e nel quadro dei provvedimenti intesi ad alimentare la controffensiva ìl 21 giugno il VJ Reparto d 'Assalto fu fatto scendere a Case Piovego, presso Borso, da dove il giorno dopo proseguì in autocarro per Bassano e eia qui in treno per Poiana d i Grantìon, non lontano da Padova, passando a disposizione ciel Corpo d ' Armata d'Assalto. Il 23 giugno anche in pianura la battaglia si chiudeva con un netto successo delle armi ita liane ed alla mezzanotte di quello stesso giorno ,gli ardW furono riportati in autocarro a Case Piovego senza essere stati impiegati in combattimento. Un nuovo trasferimento era però imminente, il 27 gi ugno venne infaui avviata la costituzione della 2" Divi sione d'Assalto ed il VI, desti nato a farne parte, partì nuovamente eia Bassano nel pomeriggio ciel 28 per arrivare a Poiana in serata e sistemarsi nella notte a Zovon. Due giorni più tardi la visita ciel comandante della divisione, tenente generale De Marchi, ne sancì il definitivo passaggio a questa grande unità, nel cui ambito il VI, insieme con il XXX Reparto d'Assalto ed il LV BattagJione Bersaglieri, anelò a formare il 6° Gruppo d 'Assalto agli ordini del tenente colonneUo Trivulzio. In pianura, con il caldo soffocante dell'estate, gli arditi ripresero l'addestramento in previsione di un impiego a massa del Corpo d'Armata cl' Assalto, ma questa attività di preparazione fu due volte interrotta, prima in luglio e poi in settembre, da altrettante azioni a carattere locale sul massiccio ciel Grappa. Nell'organico della 4" Armata il VI Reparto d'Assalto non era stato infatti sostituito e Ju dunque nuovamenle chiamato in linea nel famili are settore ciel VI Corpo d'Armata ed in paiticolare nella zona, già ben nota, di Cà Tasson, nelle due occasioni in cui quel corpo d'armata volle procedere ad una import.ante rettifica della linea del front.e. Nel corso della fallita offens iva di giugno l'avversario era riuscito ad impadronirsi del cosiddetto Roccolo di Cà Tasson, sul falde orientali del Monte Pertica. Questa posizione, identificata come quota 1503, dominava le posizioni italiane nella zona di Malga Valpore e poteva costituire un' ottima base cli partenza per un attacco diretto contro Cima Grappa. Il Vl Corpo d'Armata aveva tentato di eliminare questa minaccia già tra il 6 ed il 7 luglio, senza peraltro riuscirvi dal momento che i reiterati attacchi d i reparti del 252° Reggimento Fanteria (Brigata Massa Carrara) erano stati respinti dal tiro incrociato delJe mitragliatrici. Al terzo tentativo, nel primo pomeriggio del giorno 6, i fanti erano riusciti a mettere piede sulla quota solo per esserne ricacciati da un deciso conlrattacco ed a nulla era servito rinnovare lo sforzo l'indomani. Dopo altri d ue assalti fall iti l'azione fu sospesa e nei giorni seguenti il comando del VI Corpo cl' Armata ne riesaminò con attenzione l'andamento per individuare le cause del fallimento e procedere su basi diverse alla sua ripetizione. Da questo studiò derivò la decisione di far intervenire nell'azione tutte le artiglierie del corpo d'armata e della 4a Armata, di impiegare forze di fanteria più consistenti, cli svil uppare l' attacco su tre diretlrici, in modo da avvolgere la posizione sui due lati , cli far guidare le tre colonne eia reparti d'assalto ed infine di distrarre l'avversario con un'azione diversiva verso Monte Pertica. Affidata alla 59" Divisione, l'operazione vide impegnati i battaglioni 11/41 °, III/41 ° e TII/252°, con il l/41 ° in riserva. La testa d'ariete era rappresentata dai quattro plotoni d'assalto reggimentali delle brigate Modena e Massa Carrara, dalla 208• Sezione Lanciafiamme e dalla 2a Compagnia del VJ Reparto d ' Assalto, che il 12 luglio, sal utata dallo stesso comandante della 2a Divisione d' Assalto9, aveva lasciato i suoi accantonamenti per trasferirsi sul Grappa, a Casoni Campodoro. Il 15 luglio, alle 4,30 del mattino, le artiglierie aprirono il fuoco ed un' ora più tardi, mentre da quindici minuti era gii1 in corso sul Pertica l'azione dimostrativa a livello di pattuglie, scattarono in avanti le 9 Il giorno dopo, 13 luglio. la 2" Compagnia fu raggiunLa da altri elementi del VI Reparto d'Assallo. la 2" Sezione Mitragliatrici e la 61" Sezione Lancialìamrne. secondo un'impostazione che vedeva gli arditi agi re sempre con il più ampio concorso delle armi di reparto.

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tre colonne d'attacco. La 2" Compagnia, ammassata nella selletta tra quota 1489 e 1503, piombò sulla posizione impadronendosene dopo dieci minuti di lotta accanita e proseguì sullo slancio verso la quota 1443, dove gl i arditi catturarono altri prigionieri ma non riuscirono a rimanere, venendo costretti a ripiegare su quota 1503. La loro azione diede però modo ai fanti del 41 ° di completare il rastrellamento dell.e posizioni conquistate e di iniziarne il consolidamento, con l'intervento degli zappatori della I 89a Compagnia, tenuta a disposizione proprio a questo scopo. A questo punto, secondo le norme che regolavano l'impiego dei reparti d ' assalto, la compagnia fu ritirata in riserva su l rovescio della quota, mentre sul fronte tornava una strana calma rotta a sera inoltrata da un violento bombardamento d ' artiglieria che interruppe le comu nicazioni con le linee avanzate ed aprì la strada al.l' inevitabile ed atteso contrattacco. Favoriti dalla nebbia, verso le 23 elementi avversari riuscirono a penetrare nelle trincee e la situazione confusa che vi si determinò fu risolta soltanto dal sopraggiungere delle riserve tenute alla mano. Gli arditi del VI appoggiarono così i fanti nel ripristinare l'integrità della linea ed alle 2 del mattino, superata la crisi, tornarono in riserva in attesa di nuovi ordini. Il mattino dopo, con l'esaurirsi della reazione austro-ungarica, l'operazione poté dirsi riuscita e la 2a Compagnia scese in pianura per riunirsi al resto del reparto, riordinarsi e riempire i numerosi vuoti aperti nelle sue file. Per quanto vittorioso, il combattimento aveva infatti comportato perdite sensibili, seppure non quantificate nel diario storico del reparto 10 . Il costone del Roccolo cli Cà Tasson fu anche il teatro dell'operazione organizzata dalla 59" Divisione intorno alla metà di settembre. La proposta di un colpo di mano mirato non solo a catturare prigionieri ma anche a risolvere una volta per tutte la situazione in quel settore con la conquista delle quote 1443, 1413 e 1337, fu presentata il 4 settembre e venne approvata il giorno dopo dal comando del VI Corpo d'Armata L' operazione avrebbe dovuto svolgersi simultaneamente a due azioni organizzale dalle divisioni schierate sui due fianchi della 59a: sulla destra la l" Divisione (XVIII Corpo d ' Armata), avrebbe tentato di impadronirsi ciel Col del Cuc, mentre sulla sinistra l'altra divisione ciel VI Corpo d'Armata, la 153, avrebbe effettuato un colpo di mano contro i piccoli posti aus tro-u ngarici sulle pendici orientali del!' Asolone. Le tre operazioni, ed in particolare le due di portata maggiore, si condizionavano reciprocamente e l'esi to dell'attacco della I • Divisione eiettava addirittura l'entità della rettifica che si sarebbe potuto attuare sul fronte della 59". Dato il particolare andamento del terreno infatti, solo se la la Divisione fosse riuscita a prendere ed a tenere il Col del Cuc sarebbe stato possibile pe1; la 59a puntare alla conquista dell'intero costone del Roccolo, da quota 1443 a quota 1337, mentre l'occupazione si sarebbe dovuta limitare alle quote 1443 e 1413 se sulla destra l'attacco non fosse riuscito a progredire oltre Malga Val dei Pez ed addirittura alla sola quota 1443 se fosse fallito del tutto. L'azione avrebbe dovuto avere il carattere di un ' irruzione improvvisa per cui il ruolo principale fu affidato al VI Reparto d'Assalto al completo, temporaneamente distaccato dalla 2" Divisione d ' Assalto con tutte le sue sezioni mitragliatrici, pistole-mitragliatrici e lanciafiamme, rinforzato dai quattro plotoni cl' assalto reggimentali delle brigate i'vlodena e Massa Carrara, da due plotoni zappatori ciel genio, dalla 145• Sezione Lanciafiamme e da due sezioni di cannoncini da 37 mm. Questo complesso di forze venne messo agli ordini del comandante del 42° Reggimento Fanteria, colonnello Schezzi, che avrebbe potuto contare anche sul JJT/42° per rinforzare le ondate d'attacco e presidiare le posizioni eventualmente conquistate. Secondo quanto stabilito dall' ordine di operazioni, il bombardamento di preparazione non sarebbe dovuto durare più di 15 minuti, per poi trasformarsi in tiro di accompagnamento, ingabbiamento ed interdizione, allo scopo di bloccare l'accoITere dei rincalzi nemici, al momento dello scatto delle fanterie. Il VI Reparto cl ' Assalto schierato in prima linea si sarebbe mosso con le sue tre compagnie ripartite in altrettante colonne procedendo sulla dorsale ciel Roccolo e sui suoi fianchi. Raggiunta la quota 1443, il compito di rastrellarla sarebbe stato lasciato alla seconda ondata, comprendente i quattro plotoni d'assalto e le sezioni cannoncini, che vi si sarebbe poi rafforzata con il concorso dei plotoni zappatori , mentre gli arditi del VI IO Per questa azione su Cà Tasson indicazioni precise sono invece date dal diario storico della 2• Divisione d' Assalto che quantifica le perdite della compagnia in un ufficiale ucc iso ed uno ferito, ed in 5 morti, 5 dispersi e 41 feriti tra la truppa.

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avrebbero proseguito verso l'obiettivo ultimo di quota 1337. Nella notte infine le truppe d'assalto avrebbero dovuto avere il cambio dal III/42°. 1 movimenti necessari per realizzare lo schieramento previsto furono comp.iuti nella notte sul 14 settembre e nel pomerigg.io del 15, contemporaneamente alle ricognizioni compiute in prima linea dagli ufficiali e dai graduati del VI Reparto cl' Assalto per studiare il terreno e la sistemazione difensiva dell'avversario. Alle 6 del mattino del 16 settembre le batterie della 59° Divisione affiancate dall' artiglieria del coq)o d'armata aprirono il fuoco, integrando con un intenso e violento bombardamento la metodica opera di distruzione iniziata nei giorni precedenti. Dopo un quarto d'ora le U'e colonne d'assalto si lanciarono allo scoperto subito accolte da micidiali e ben dirette raffiche di mitragliatrice che frenarono l'avanzata della colonna di sinistra ma non quella della colonna di centro, che alle 6,22, nonostante le gravi perdite subite, era già su quota 1443, e della colonna di destra, che riuscì anzi a spingersi fino a quota J413, senza però potervi rimanere. La lotta si sviluppò quindi soprattutto attorno a quota 1443, prima per neutralizzare le numerose mitragliatrici annidate tra le rocce, in particolare sulla sinistra del fronte d'attacco, poi per contenere i contrattacchi avversari. Grazie anche all'intervento delle truppe della seconda ondata, e della 7° Compagnia del 42° Reggimento Fanteria fatta affluire in linea alle 6,50, verso le 7 la prima fase dell' operazione poteva dirsi completata ma a questo punto l'intensificarsi della reazione dell' artiglieria nemica che, pur controbattuta da quella italiana, aveva buon gioco nell'agire d' infilata dalle posizioni ciel Prassolan e del Pertica, fu il preludio ad un primo ritorno offensivo della fanteria austro-ungarica. Questo si pronunciò verso le 8,30, sostenuto da un poderoso fuoco cli sbarramento e cli interdizione mirato alle provenienze dal Grappa. Gli arditi ed i fanti della 7° Compagnia, ai quali si erano aggiunti nel frattempo gli uomini clell'8", intervenuti tempestivamente a rincalzo, riuscirono a respingere gli attaccanti con l'appoggio di un efficace tiro di sbarramento, ma era chiaro che la partita non poteva ancora considerarsi chiusa. A rinforzare l'occupazione della quota fu perciò inviato il resto del JTI/42°, vale a dire la 9" Compagnia con la 1454" Compagnia M itragliau-ici, e contemporaneamente, su richiesta del comando della Modena, fu fatto avanzare ad immediato rincalzo delle truppe in prima linea il I/251 °, fino a quel momento in riserva divisionale, sostituendolo nella sua posizione cli attesa con il 11/251 °, già ammassato nella Galleria Vittorio Emanuele sotto Cima Grappa. "Troppa.fanteria e deL resto le perdite lo avevano detto!" , avrebbe poi commentato il tenente generale Gaetano Giardino, comandante della 4° Annata, a margine della relazione della 59" Divisione 11 , ma sul momento, di fronte ad una pressione crescente, i comandi interessati non avevano trovato un' altra risposta. L'avversario non clava del resto tregua, a riprova dell'importanza che dalle due parti veniva attribuita a quel costone che domina la testata della valle ciel torrente Stizzone e divide la Valle della Bocchette dalla Valle dei Pez, proponendosi come vero e proprio antemurale della cima più alta ciel massiccio. Altri due contrattacchi condotti con estrema decisione furono infatti respinti alle 12,30 ed alle 15,20, sempre con l'apporto prezioso del tiro di sbarramento dell'artiglieria, ed in queste condizioni più che riprendere l'avanzata verso quota 1413, come ordinato dalla Brigata Modena, sembrò opportuno rafforzare la difesa. 11 nemico non tardò infatti ad attaccare di nuovo, prima alle 16,45, poi alle 19,55, ed il secondo tentativo fu rigettato soltanto dopo un'ora di lotta a colpi di bombe a mano. La notte non portò una u·egua ed anzi altri tre attacchi, sempre alimentati da nuove forze, furono sferrati uno dopo l' altro alle 22,35, all' 1,25 ed alle 2,50. L' ultimo diede luogo ad una nuova fase di combattimenti a distanza ravvicinata, protrattasi fin quasi alle 5 ciel 17 settembre, quando gli arditi ed i fanti ripiegarono oltre la linea di cresta, anche per sottrarsi al tiro dell'artiglieria nemica che aveva continuato ad imperversare negli intervalli tra un attacco e l'altro. Quota 1443, sebbene stretta da vicino, tornava così in possesso dell' avversario ma la 59" Divisione non si rassegnò a questo risultato ed imbastì subito un nuovo sforzo offensivo con l'intervento ciel I/251 °. Per dar tempo all'artiglieria di rifornirsi di munizioni fu tuttavia necessario posticipare l'assalto a mezzogiorno del 17. A quell'ora nuclei del VI Reparto cl ' Assalto iniziarono l'avvicinamento alla linea di cresta nel tentativo di sloggiarne il nemico e cli aprirsi la strada verso quota 1413. Ne derivò un altro confuso scontro che permise agli arditi cli tornare brevemente in possesso delle posizioni perdute al mattino e di 11

Comando 59° Divisione di Fanteria, Relazione sull'operazione per la conquista di q. 1443, n" 7215 Op. del 21 settembre I 918, AUSSME, Rep. E-L Racc. 275, 4" Armata. Colpi di mano. Maggio - Settembre l 918.

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oltrepassarle in più punti prima di essere nuovamente costrelli a ritirars.i oltre il crinale. Rinforzati dal I/251 °, i resti del VI e dei plotoni cl' assalto reggimentali tornarono ali' attacco alle 15 ed alle 17, 10, respinti ogni volta dai concentramenti di fuoco dell'artiglieria nemica, e soltanto a.Ile 18,30, in un ultimo sforzo, riuscirono a riguadagnare parte del terreno perduto pur senza riconquistare la quota. Il calare della notte pose fine ai combattimenti e con l'oscurità, in una calma inattesa rotta soltanto da isolati scrosci di fucileria e dallo scoppio di qualche bomba a mano, il VI Reparto d 'Assalto ed il IIl/42° furono ritirati dalla linea che rimase affidata al 1/251 ° rinforzato dalla 511 ° Compagnia Mitragliatrici. Questi movimenti, che riducevano la densità dell'occupazione in termini di uomini ma infittivano lo schieramento delle mitragliatrici , suggellarono il ritorno ad un'impostazione di tipo difensivo e la rinuncia, almeno temporanea, a nuove iniziative in questo settore del fronte. A fronte di perdite ciel nemico verosimilmente gravi ma imprecisate, se non nel numero dei prigionieri catturati, non più di 21 a riprova di una reazione pronta e decisa, le perdite complessive subite dai reparti italiani impegnati nell'operazione furono di 92 morti, tra i quali 12 ufficiali, 605 feriti e 70 dispersi, in buona parte appartenenti al Vl Reparto d'Assalto. Per quanto infatti anche il III/42° fosse stato molto provato, ed il reggimento dovesse lamentare un totale cli 36 morti e 203 feri ti, il reparto d'assalto uscì dall'azione virtualmente dimezzalo, soprattutto tra gli ufficiali, che contarono 5 morti, incluso un comandante di compagnia, il capitano Carlo Corte, un disperso ed 8 feriti, compreso il comandante, capitano Guido Anclriolo Stagno, cd il cappellano, lenente don Giacomo Salsa 12 . Nei ranghi della truppa 30 furono i morti accertati, 36 i dispersi, quasi tutti caduti rimasti sul terreno controllato dall 'avversario, e ben 255 i feriti . I superstiti, portati in autocano a Vallà già il 19 settembre costituirono la base su cui il reparto venne ricostruito, per essere poi posto il 2 ottobre agli ordini cli un nuovo comandante, il capitano Ottorino Pascarìni. Per l'azione cli Cà Tasson, e per le azioni di giugno e luglio, fu concessa al VI Reparto cl ' Assalto la medaglia di bronzo al volor militare con questa motivazione: Forte ed agguerrito, partecipò con tenacia e valore a tre azioni successive, dando efficace contrihuto di eroismo e di sangue alla radiosa vittoria delle anni d 'Italia. Monte Grappa, 15 g iugno e 15 luglio 1918: 16-17 settembre 1918. Tra i dispersi di Cà Tasson fu in un primo tempo elencato il comandante della 3" Compagnia, capitano Ettore Viola, di cui sì erano perse le tracce nella fase più convulsa dei combattimenti sulla quota 1443, segnata dal succedersi dei contrattacchi austro-ungarici. L'ufficiale era stato catturato mentre, risalendo da solo le pendici occidentali ciel costone, cercava di prendere contalto con l'aliquota del reparto che procedeva lungo il crinale. Avviato verso le retrovie sotto la scorta d i due uomini, ad una svolta della mulattiera si era sbarazzato di una delle guardie scaraventandola nella profonda valle sottostante ed era poi sparito verso l'alto, tra la vegetazione e le rocce, per presentarsi qualche ora dopo agli avamposti italiani in Val Stizzone. Il suo rocambolesco ritorno contribuì a fargl i meritare la medaglia d ' oro al valor militare che avrebbe per sempre legato il suo nome a quello di Cà "làsson ed al Monte Grappa: "Comandante di una co,npagnia arditi, la condusse brillantemente all'attacco di importanti posizioni, sollo l'intenso tiro di artiglieria e mitragliatrici avversarie. Avute in.genti perdite nella compagnia, magn.(fi.co esempio di audacia e di ardimento, con un piccolo nucleo di uomini conLinuò nell'attacco e giunse per primo, con soli tre dipendenti, nella posizione da occupare. Caduti m.olti icfficiali di altri reparti sopraggiunti, assunse il coniando di quelle truppe e con esse e con i pochi superstiti della sua compagnia respinse in un.a norte ben undici.fitriosi contrattacchi nernici, sempre primo nella lotta. Rimasto solo, circondato dagli avversari, fatto prigioniero, dopo tre ore si liberò con violemo corpo a corpo della scorta che lo accompagnava e rientralo nelle nostre linee, con mirabile entusiasmo riprese irnmediata,nente il comando di truppe, respingendo con fulgida tenacia nuovi e forti contrattacchi del nemico, incalzandolo per lungo tratto di terreno ed infliggendogli gravissùne perdite. Monte Grappa, 16 - 17 settembre 1918" 12 Oltre al capitano Carlo Co rte, nei combattimenti ciel 16 e del 17 settembre su quota 1443 di Cii Tasson caddero i tenenti Giovanni Zoani e Bruno Galli eù i souotencnti Luciano Romei e Francesco Barbi. Periti in modo più o rneno grave furono il capitano Guido Andriolo Stagno, i tenenti Saverio Gangemi ed Arcangelo ·raneli i, i. sottotenenti Ugo Ruggeri, Ugo Parravicini. Costanzo Peta, Deliberato, ed il cappellano don Giacomo Salsa. L' ufficiale disperso era il tenente Giuseppe Gurl'ol ino.

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Nelle osservazioni riportate in chiusura della relazione sul fatto d'arme, il comandante della 59• Di visione, maggior generale Isidoro Zampolli, elogiò il comportamento delle truppe, rimaste saldamente aggrappate al terreno sotto l'uragano di fuoco dell'artiglieria, ed ebbe parole di apprezzamento anche per l' operato delle batterie italiane, sempre pronte a seguire la fanteria nei suoi sbalzi in avanti e ad ingabbiare le posizion i di volta in volta occupate. L'eccezionale consumo cli munizion i ne aveva condizionato l' az ione durante il secondo giorno d i lotta ma questo inconveniente era, a suo parere, dovuto all'eccezionale accanimento con cui l'avversario aveva ripetutamente contrattaccato più che ad errori di calcolo. Detto ciel buon funzionamento dei collegamento, che data la soppressione delle comunicazioni telefoniche sulle posizioni avanzate erano stati mantenuti soprattutto con mezzi ottici, favoriti nella circostanza dalle buone condizioni di visibilità, Zampolli lamentava le difficoltà incontrare nel rifornire le truppe in azione, potendo utilizzare soltanto una mulattiera per cli più esposta di giorno alla vista ciel nemico, e concludeva con il sospetto che nei giorni immediatamente precedenti l'azione il nemico fosse stato rnesso in allarme dall'intensificarsi delle ricogni zioni, dall'incremento del traffìco sulla strada del Grappa ed anche dalla maggiore attività dell' artiglieria. Giardino non dovette essere troppo soddisfatto della relazione, che non individuava le cause dell ' insuccesso. e, dopo aver annotato un "Malissimo!" accanto alle frasi che ipotizzavano il possibile venir meno ciel segreto, volle ritornare sull'argomento in una breve nota inviata il l O ottobre al V1 Corpo cl ' Armata. 11 primo punto da lui toccato fu proprio quello della sicurezza, nella convinzione che il fattore sorpresa fosse essenziale per la riuscita di un qualunque colpo cli mano, ed in proposito ribadì la necessifa di verificare con cura che le attività preliminari non fornissero all'avversario preziosi indizi, ferme restando le disposizioni che prescrivevano di sospendere e rimandare un'azione quando vi fosse il fondato sospetto di una qualche violazione del segreto. Il comandante della 4" Armata stigmatizzò poi l'impiego cli forze troppo numerose in rapporto al terreno ed al fronte cl' attacco, il che, portando all'addensarsi dei reparti intorno a quota 1443, in una zona esposta e priva cli ripari adeguati, aveva causato perdite più numerose del necessario, e sviluppò infine alcune consideraz.ioni in merito alla condotta stessa dell'azione. Dopo aver ammesso che nonostante tutto il colpo d i mano era almeno in parte riuscito, dal momento che Ja quota 1443 era stata occupata, volle sottolineare il fatto che, per mantenere il possesso di una posizione come quella, elevata sul terreno circostante, era necessario spingersi ben oltre la l.inea cli cresta. Nell ' ipotesi di non poter raggiungere di slancio questo risultato, piuttosto che impegnarsi in una serie cli logoranti attacch i e contrattacchi era meglio desistere ed accontentarsi dei risultati ottenuti in termini materiali, con la cattura di prigionieri ed armi , ed in termini morali, con l'affermazione della propria superiorità sull'avversario. Ciò però sarebbe stato possibile solo se la situazione determinatasi sul terreno fosse stata nota con chiarezza ai comandi superiori, messi così in grado di prendere le decisioni più opportune, o, in via alternativa, se ai comandi in sottordine fosse ro stati preventivamente dati ordini chiari e precisi sul significato eia dare ad un ' operazione cli per sé di portata limitata. In questo modo sarebbe stato possibile arrivare senza indugio, anche nell ' ipotesi cli un'interruzione delle comunicazioni, ad una decisione in merito all'opportunità cli mantenere le posizioni raggiunte o ripiegare senz'altro sulla linea di partenza. Da queste parole si può rilevare come fosse ancora presente la tendenza ad insistere nell'azione anche quando questa aveva raggiunto il suo punto culminante e come a volte la volontà degli alti comandi cli tutto controllare, combinata forse con la mancanza d'iniziativa dei livelli intermedi , togliesse all ' azione di comando la flessibilità necessaria per adattarsi alla situazione sul terreno. Nell' ambito del disegno cli manovra per l'offensiva cli fine ottobre, concepito dal Comando Supremo e perfezionato dal. tenente generale Caviglia, il passaggio del Piave eia parte dei tre corpi cl' armata di prima schiera dell' W Armata avrebbe dovuto essere preceduto e fac ilitato dall' azione delle due divisioni ciel Corpo d' Armata d'Assalto, con il compito di costituire le prime teste di ponte, coprire la costruzione dei ponti, rompere la corazza difensiva dell 'avversario ed agire quindi quale punta di lancia nell'avanzata su Vittorio Veneto. A questo scopo, nell'inun inenza della battaglia, le due divisioni d ' assalto furono avvicinate alla linea del fronte e fu così che il VI Reparto d' Assalto si accampò il 21 ottobre intorno a Case Pinnarello, presso Sovegliano, inviando il giorno dopo una pattuglia in ricog nizione davanti a Nervesa. La 2a Divisione cl ' Assalto avrebbe infatti dovuto agire in quel settore, quale avanguardia e truppa di rottura del-

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l'Vlll Corpo d'Armata, ma nella notte sul 26 ottobre il forzamento del Piave fu fortemente ostacolato dalla piena del fiume e dalla reazione dell'artiglieria avversaria. Mentre sulla sinistra il XXII Corpo d'Armata con la 1a Divisione d'Assalto riuscì ad irrompere nella piana cli Sernaglia, sul fronte dell'VIIJ Corpo d'Annata il tentativo di gettare i previsti ponti di barche si risolse in un fallimento e quegli elementi del 5° Gruppo d'Assalto che erano stati traghettati oltre il fiume vi rimasero isolati. Gli arditi del VI, che nella giornata del 26 erano stati ammassati in località Macello di Nervesa per prepararsi a passare nella notte il Piave, furono fatti rientrare ai loro accampamenti di Case Pinnarello, per sottrarli ad un'eventuale reazione dell' artiglieria avversaria. Avrebbero raggiunto l'altra sponda solo alle 6,30 del 29 ottobre, quando la situazione si era ormai sbloccata, attraversando il fiume su un ponte dì barche appena costruito presso il Ponte della Priula. 11 reparto si diresse su Susegana, che raggiunse alle 10 del mattino, e di qui, con due compagnie in prima schiera ed una di rincalzo, proseguì su Belvedere, dove sostò brevemente dalle 13 alle 18 per poi muovere come avanguardia del 6° Gruppo d'Assalto s u S . Maria di Feletto. In questa località gli arditi arrivarono verso la mezzanotte e pernottarono all'addiaccio, rimettendosi in marcia all' alba in direzione dì Vittorio Venero. Fu in questa giornata in cui la vittoria si profilava sempre più vicina che il diciannovenne sottotenente Angelo Parrilla, passato tra ì primi il Piave e lanciatosi con una pattuglia di cinque uomini verso il castello di Susegana per catturarne l'ancora numeroso presidio, cadde in combattimento meritandosi la medaglia d'oro al valor militare: "Chiesto ed ottenuto il comando della pattuglia di punta, composta di cinque arditi, aLLa testa di essa precedeva il proprio reparto d'assalto. Avuto sentore della presenza di imprecisate forze nemiche in un fabbricato, dopo averne mandato sollecito avviso al proprio comandante, risolutamente e per primo si slanciava nel fabbricato stesso, affrontandone, con insuperabile audacia, a colpi di bom.be a mano, i d(f'ensori di gran lunga più numerosi. Alla violenta reazione di questi, impegnava, insieme ai suoi, un 'accanita mischia co,po a corpo, abbattendo un ujjìciale avversario. Pugnalato a sua volta, continuava disperatamente, coi suoi arditi, nella strenua ed impari lotta, mettendo fuori combattimento num.erosi nemici, .finché. crivellato di colpi, gloriosamente cadde,fulgido esempio di eroico valore. Castello di Susegana, 29 ottobre 1918. L a resistenza delle armate austro-ungariche s.i riduceva ormai ad una successione di atti episodici scollegati fra loro ed in questo scenario il VI Reparto d'Assalto entrò alle 17 nella cittadina, accolto dal l'entusiasmo della popolazione in festa. I giorni seguenti lo videro impegnato prima, .il 31 ottobre, nell'assicurarsi il controllo della alture immediatamente a nord dì Vittorio Veneto, attestandosi intorno alla chiesa di Sant' Augusto, quindi nel proseguire verso Serravalle, raggiunta la sera dello stesso giorno, Ponte nelle Alpi e Longarone, dove arrivò ris pettivamente il 2 ed il 3 novembre. Dopo l'armistizio il VI Reparto d'Assalto fu accantonato in izialmente a Serravalle, quindi a Fregona dal 14 dicembre ed a Castions dal 18 gennaio. La sua ultima tappa fu Trieste, dove arrivò il 26 febbraio 1919 per esservi sciolto il giorno 28, negli stessi g iorni in cui cessava di esistere la 2a Divisione d' Assalto.

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Le linee contrapposte sul Grappa, dai Solaroli al Monte Pertica (E.A Rosa, L. Lommi, Gli arditi sul Grappa, Ed. Itinera ProgeHi, Bassano, 2003)

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Quota 1443 del Monte Grappa, 16- 17 Setlernbre 1918. Azione in cui il capitano Eltore Viola meritò la Medaglia d ' Oro al Valor Militare (AUSSME)

Esercitazione di un reparto d'assalto "Fiamme Verdi" in terreno appositamente ricreato sul modello di quello incontrato sul campo di battaglia reale con reticolati, parapetti e trincee

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Colpi di mano sul Grappa ciel I 6 settembre I 918. (Estratto dalla carta n. 10, L'Esercito Italiano nella Grande Guerra (1 915- 19 J 8), Voi. V, Le operazioni del 19 18. Torno 2-ter, Roma I 988)

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VIII REPARTO D'ASSALTO

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ultimo dei reparti d'assalto creati in seno dalla 3" Armata prima degli eventi di Caporetto venne costituito il 5 ottobre 1917 a Fogliano dal XXV Corpo d'Armata. Affidato al capitano Manfredi Costanzo e strutturato inizialmente in tre nuclei di compagnia, venne preso in forza dal 267° reggimento Fanteria come quarto battaglione e trasferito il giorno 10 a Borgnano, località designata ad ospitare il centro cli formazione per gli arditi dell' annata del duca d'Aosta 1• Il 14 ottobre i reparti d'assalto della 3" Armata, fino a quel momento privi di numerale identificativo, ricevettero per ordine del Comando Supremo i numeri distintivi XIX, XX, XXI e XXII, rispettivamente per i reparti in costituzione presso i corpi d'annata XXIII, Xl, XIII e XXV, con centro di mobilitazione il deposito dell'8° Reggimento Bersaglieri di Verona per il primo ed il deposito ciel 55° Reggimento Fanteria cli Treviso per gli altri tre2 . Il XXII Reparto cl' Assalto nacque dunque come un reparto di "Fiamme Nere", composto cioè davolontari provenienti soprattutto dalla fanteria, anche .se le difficoltà iniziali di reclutamento, conseguenti al fatto che rispetto agli altri corpi d'armata il XXV poteva attingere ad un minor numero di unità, portarono non solo ad ampliare la base di alimentazione, richiamando le disposizioni del Comando Supremo che permettevano di incorporare anche gli elementi cli altre armi che ne facessero domanda, ma anche ad estendere la ricerca tra le truppe e gli organi di .servizio dell'Intendenza d'Armata ed a prevedere il trasferimento nei suoi ranghi dei volontari in esubero negli altri tre reparti 3. II processo di formazione delle nuove unità, rallentato anche d,ùla reshtenza opposta da diversi comandanti di reggimento a privarsi di elementi di solito tra i migliori, era ancora in pieno sviluppo quando gli avvenimenti di fine ottobre interruppero l'iter delle esercitazioni presso la scuola di Borgnano. Il 25 ottobre al comandante della 4" Divisione, tenente generale Giuseppe Paolini, venne atlidato il comando della riserva d' annata, costituita dalle brigate, Granatieri di Sardegna, Pinerolo, Veneto e Catania. Con queste forze Paolini avrebbe dovuto proteggere il ripiegamento della 3a Armata occupando in successione le linee convenzionalmente indicate come linea delle teste di ponte, linea degli argini e linea degli abitati, la prima subito oltre l'Isonzo, le altre due sulla destra del fi ume, coprendo nel contempo il fianco sinistro, messo in pericolo dalla ritirata della 2" Armata. Questi ordini diventarono esecutivi il 27 ottobre, in concomitanza con le disposizioni per il ripiegamento sulla destra del Tagliamento dei tre corpi d'armata in linea, da nord a sud XI, Xlll e XXIII, e dell'Vlll, schierato all'immediata sinistra della 3" Armata ma fino a quel momento dipendente dalla 2a. Al generale Paolini venne precisato che oltre a coprire alle spalle e sul fianco settentrionale il movimento di ritirata sulla linea del torrente Cormor, avrebbe anche dovuto coordinare la difesa della linea di Palmanova, tra Santa Maria la Longa a nord e Bosco Grande a sud, da parte di unità distaccate a questo scopo dai quattro corpi d'armata. Per rendere la retroguardia ai suoi ordini più autonoma, e nel ritenere che ciò non sarebbe stato possibile se fosse stata composta soltanto da reparti cli fanteria, gli furono contestualmente assegnati, oltre ai due squadroni dei Cavalleggeri di Udine già a sua disposizione, il II Gruppo Battaglioni Bersaglieri Ciclisti, con i battaglioni V, IX, X, XII, il V Gruppo Artiglieria Pesante Campale con cannoni da 105 mm, il 51 ° Reggimento Artiglieria da Campagna, con le ot-

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Il XXV Corpo d'Armata (Lenente generale Edoardo Ravazza) all'inizio dell' ottobre l 917 comprendeva la 4• Divi~ione, con le brigate Granatieri di Sardegna e Bar/ella (reggimenti I 37° e I38°), e la 14°, con le brigale Acqui (17° e 18°), Piacenza ( I 11° e J 12°), Caser/a (267" e 268°). Nel corso del mese il corpo d' armata venne rilevato i.n linea dal XIII, a cui cedette la 14" Divisione avendone la 33°, con le brigate Vene/o (255° e 256°) e Pinerolo ( 13° e 14°). 2 Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, n° 130674 R.S. Mob. Speciale del 13 ottobre 1917, AUSSME, Rep F-4, Racc. 199, Comando Supremo Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. 3 Comando 3" Armata, Stato Maggiore, Reparti d'assalto, n° 34895 del 15 ottobre 1917, AUSSME, Rep. E-5, Racc. 222, XXX Corpo d ' Annata, Reparti d'Assalto 1917-1918.

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to batterie distribuite due per brigata, ed il XXII Reparto d 'Assalto. Quest'ultimo venne messo in marcia sulla strada Chiopris - Jalmicco - Palmanova, con destinazione Codroipo, mentre le quattro brigate di faoleria, nell'ordine Granatieri di Sardegna, Pinerolo, Veneto e Catania , si schieravano in successione eia nord a sud a nord sulla linea Chiopris - Romans - Villesse - Villa Vicentina - S. Valentino. La notte sul 28 ottobre e l'intera g iornata successiva trascorsero senza avvenimenti di rilievo. Rotto il contatto, la marcia delle colonne dirette oltre il Tagliamento si svolse senza intoppi e soltanto in serata pattuglie di bersaglieri ciclisti segnalarono la presenza cl i element.ì avversari a Premariacco, tra Udine e Cividale del Friuli. A far accelerare il movimento, rendendolo di conseguenza più d ifficile eia coordinare, intervenne l' aggravarsi della situazione della 2a Armata che, impossibili tata a far transitare tutte le sue truppe dai ponti che le erano stati assegnati ed incalzata dall'avversario, venne autorizzata ad utilizzare g li itinerari più settentrionali della 3a, destinati inizialmente ai corpi d'armata VITI ed XL Nel pomeriggio le forze di copertura agli ordini di Paolini ebbero quindi l'ord.ìne di abbandonare le loro posizioni e cli sfi lare attraverso la linea cli Palmanova per portarsi a presidiare la linea del Cormor. Il movimento fu effettuato in ordine, con pattuglie di cavallegger.ì in coda a ciascuna colonna con compiti di sicurezza, anche se la Brigata Veneto dovette occupare per qualche ora il tratto da Jalmicco a Privano della linea di Palmanova in sostituzione della Lecce, attardatasi per un disguido a S. Vito. Il XXII Reparto d'Assalto era stato intanto raccolto a Talmassons, dove si trovava il mattino del 29 ottobre ad immediato rincalzo delle quattro brigate che stavano ripiegando dietro la linea del Cormor. La notte sul 30, dato il minaccioso premere a nord delle forze avversarie che avevano sfondato il fronte della 2" Armata, le truppe di copertura furono fatte anetrare dietro il corso del torrente Stella che, per essere inguadabile, sembrava offrire l'opportun ità di imporre agli inseguitori una battuta cl 'anesto. Il mattino dopo Paolini, incontrato il XX Reparto d'Assalto a Rivignano, lo aggregò alle sue forze e lo impiegò per costituire un primo schermo di difesa dei ponti di Madrisio, minacciati eia un avversario che stava ora scendendo in forze lungo il Tagliamento. Dietro questo dispositivo di protezione, presto rinforzato dalla III Brigata Bersaglieri, le quattro brigate ebbero l'ordine di sganciarsi e di passare sulla riva destra, la Granatieri di Sardegna e la Veneto sul ponte di Madrisio, la Pinerolo e la Catania su quello di Latisana. Mentre le tre brigate più a sud non ebbero difficoltà a rompere il contatto, la Granatieri dì Sardegna ripiegò sotto la pressione dell' avversario e riuscì a disimpegnarsi solo dopo aver sostenuto duri scontri a Bertiolo, dove un battaglione del l O Reggimento copriva lo sfilamento della brigata, ed a F lambro, dove fu catturato il comando del 1° e venne violentemente attaccata la colonna ciel 2° Reggimento, il cui comandante cadde in combattimento. Insieme ai granatieri ripiegarono sulla destra del Tagliamento anche gli arditi ciel XXII Reparto d'Assalto. Con la 3" Armata sulla sponda destra ciel fiume, e con la speranza di poter rimanere su quelle posizioni, la retroguardia perdeva la s ua ragion d ' essere e veniva quindi sciolta, restituendo la Brigata Veneto aH'XI Corpo d'Armata e la Brigata Catania al XXIII, mentre la 4a Divisione tornava alle dipendenze del XXV e gli altri elementi restavano a disposizione del comando d'armata. Nel giro cli poche ore questa decisione venne però riconsiderata e la sera ciel l O novembre Paolini, chiamato a conferire al comando d ' armata, si vide assegnare il comando di una riserva destinata a svolgere funzioni cli retroguardia nell' eventualità, tutt'al.tro che improbabile, di dover riprendere a breve la ritirata. Di questo complesso di forze facevano parte le brigate Granatieri di Sardegna, Pinerolo e Tevere , il 5 JO Reggimento Artiglieria da Campagna con tutti i servizi della 4° Divisione, ed i due reparti d ' assalto XX e XXII, riuniti agli ordini del tenente colonnello Giuseppe Pavone, già responsabile ciel centro addestramento di Borgnano. I compi ti che il gruppo Paolini, sch.ierato alle s palle dei corpi d'armata in linea sul Tagliamento, avrebbe dovuto svolgere nell'eventualità cli un ripiegamento generale dietro la linea del Piave, furono precisati dalla 3a Annata poco più dì ventiquattro ore dopo. Queste forze avrebbero agito sotto la supervisione deJ tenente generale Sagramoso, il quale aveva anche il comando diretto dì tutti ì reparti celeri e della retroguardia della 2" Armata, e sarebbe loro spettato proteggere le spalle ed il fianco sinistro della 3\ cooperando anche a parare eventuali minacce contro la 2a. A tale scopo veniva fissata una prima posizione di sbarramento, sulla quale contenere per qualche tempo l'incalzare dell'avversario , in corrispondenza della linea Ordenigo - Casarsa -Cordovado, ed una seconda, su cui proteggere il passaggio della Livenza, s ulla

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linea Mure - Fralline - Annone. Da ultimo era individuata una posizione di resistenza, da tenere per il tempo necessario a consentire al grosso di sistemarsi sulla destra del Piave. Identificata dai corsi d'acqua Monticano e Piavon, questa era delimitata a nord dalla linea di contatto con la 2" Armata ed a sud dal paese di Chiarano, oltre il quale i corpi d'armata Xlll e XXIII dovevano garantirsi la sicurezza della ritirata con forze proprie. Sulla base di queste direttive, l' ordine cli lasciare linea del Tagliamento, pervenuto nel pomeriggio del 4 novembre, trovò la Brigata Granatieri di Sardegna nella zona di Sesto al Reghena, la Pinerolo nella zona di Bannia e la Tevere in quella di Taieclo, mentre i due battaglioni d'assalto erano a Marzinis, all' estrema sinistra dello sch ieramento, con l'incarico cli assicurare il collegamento verso Meduna con la 2• Armata. La retroguardia doveva attendere Io sfilamento dei grossi prima cli ripiegare a sua volta, ma nonostante questo venisse completato soltanto verso le 8,30 del mattino del 5 novembre, il movimento fu compiuto senza interferenze da parte dell'avversario che non aveva ancora ripreso contatto. Più a nord la situazione era però preoccupante e, per parare eventuali minacce ai vitali punti di passaggio sul Piave, il generale Paolini ebbe l' ordine di inviare immediatamente la Brigala Tevere a costituire una testa cli ponte a copertura dei ponti della Priula. L' incalzare degli avvenimenti non permetteva il rispetto dei piani prestabiliti e le restanti forze di retroguardia attraversarono senza sostare la linea del Mure per prendere posiz.ione dietro la Livenza. Solo quando questa fosse stata abbandonata dalle forze cli copertura della 2a Armata questi reparti avrebbero potuto retrocedere sulla linea Monticano - Piavon. Nel contempo lo spostamento verso nord della linea d.i contatto tra le due armate, che ora passava a settentrione dell' abitato di Tremeacque, impose un rischieramento delle brigare di fanteria e l'entrata in linea dei due reparti d' assalto. Nella notte sul 6 il gruppo Paolini, i cui movimenti non erano ancora disturbati dall' avversario, venne così a trovarsi lungo la Livenza con la Brigata Pinerolo nel tratto da Tremeacque fino ad un punto cinquecento metri a nord del ponte cli Meduna, il gruppo dei reparti d' assalto nel tratto cli un chilometro a cavallo dello stesso ponte, la Granatieri di Sardegna eia cinquecento metri a sud del ponte di Meduna fino aJ ponte cli Lorenzaga, in attesa che la difesa di questa posizione venisse assunta dalla retroguardia del Xlll Corpo d'Annata, in ritardo sulla tabella di marcia a causa della stanchezza delle truppe. I ponti cli Tremeacque, Meduna e Motta vennero inizialmente difesi da piccole teste di ponte sulla riva sinistra e vennero fatti saltare soltanto verso mezzogiorno, ali ' avvicinarsi d.i pattuglie austro-ungariche, e subito dopo venne ripiegato anche il ponte cli equipaggio cli Lorenzaga. Di fronte ai reparti d'assalto l'avversario, penetrato in forze nel paese di Mecluna ormai indifeso, vi trovò nel campanile un ottimo osservatorio da cui seguire i movimenti degli italiani sull'altra sponda, e nelle case affacciate sul fiume deJle eccellenti postazioni per le sue armi automatiche, con le quali aprì sugli arditi un fuoco micidiale, giovandosi del fatto che l' andamento si nuoso del corso d'acqua gli consentiva di prenderne d ' infilata le posizioni. La pressione rimase costante durante la notte e si estese anzi gradatamente a tutta la linea della Livenza, con il susseguirsi cli scariche di fucileria e di raffiche di mitragliatrici. Il fatto che l'artiglieria non avesse segu ito le avanguardie evitava guai peggiori, ma era evidente che l'avversario intendeva saggiare la reazione dei difensori mentre nei paesi conquistati cercava di procurarsi i mezzi per attraversare il corso d'acqua. L'ordine per le retroguardie della 3" Annata era però quello di mantenere le posizioni fino a nuovo ordine, come del resto doveva fare anche la retroguardia della 2a Armata, e ne venne curata quindi l'organizzazione con l'impianto di una linea d ' osservazione sostenuta da appostamenti per mitragliatrici sistemati in modo da poter agire a loro volta d'infilata. In questo modo, nonostante l'arrivo davanti a Motta di Livenza cli alcune batterie di piccolo calibro, fu possibile resistere per tutto il 7 novembre e frustrare sul nascere, grazie al sostegno delle batterie eia campagna del 49° Reggimento, appena messo a disposizione dal comando d'armata, qualunque tentativo cli forzare la Livenza. Le posizioni furono abbandonate soltanto nella tarda serata, a segu ito della notizia che la 2" Armata aveva dovuto ritirarsi sulla linea S. Pietro cli Feletto - Conegliano - Monticano. Gli ordini impartiti alle 21 avviarono dietro il Monticano la Brigata Pinerolo, i reparti d'assalto XX e XXII e l'ala sinistra della Brigata Granatieri di Sardegna, obbligata a tenere ancora la destra sulla Livenza, per garantire il collegamento con la retroguardia del XIII Corpo d'Armata, messa anch'essa da poche ore agli ordini ciel tenente ge-

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nerale Paolini insieme a quella del XXIII4 . Proprio quest'ultima fu costretta nella notte a ripiegare sul Piavon da consistenti forze avversarie provenienti da S. Stino, con la conseguenza che anche le forze di copertura ciel XIII e l'ala destra dei granatieri ebbero l'ordine di arretrare. Se da questa parte l'inseguimento si faceva incalzante, al punto da obbligare la brigata granatieri a sostenere duri combattimenti per potersi sganciare, più monte il ripiegamento dalla Livenza al Monticano fu effettuato senza inconvenienti, ad eccezione della comparsa di alcune pattuglie agguerrite e ben armate nel settore degli arditi. Sul Monticano le forze della retroguardia generale d'armata, così chiamata per distinguerla da quella dei singol i corpi d'armata, si disposero con la Pinerolo tra Camino e Palazzo Reveclin, i reparti d'assalto XX e XXII tra Palazzo Revedin e Sala di Sotto, la Brigata Granatieri di Sardegna tra Sala di Sotto e Lorenzaga. Queste posizioni furono tenute fino a mezzogiorno dell'8 novembre, quando arrivò l'ordine di retrocedere sulla linea ciel Piavon, su cui Paolini fin dal giorno prima aveva fatto schierare la Brigata Caserta appena messa a sua disposizione. Questa volta gli austro-ungarici erano molto più vicini e vincendo la resistenza delle pattuglie cli copertura, approfittando pure ciel fatto che i repaiti d'assalto avevano lasciato in anticipo la linea, riuscirono a superare rapidamente il Monticano allargandosi per minacciare verso sud la via cli ri tirata dei granatieri e verso nord quella della Brigata Pinerolo, di cui a Palazzo Revedin venne anzi catturato il comando del 14° Reggimento Fanteria. Per quanto quest'ultimo episodio fosse deplorevole, il compito della retroguardia era ormai finito. La sua ala sinistra, schierata con la Pinerolo da Oderzo a Frassené e con la Granatieri di Sardegna eia Frassenè a Chiarano, con i due battaglioni di arditi in riserva a Fossalta Maggiore, iniziò nella notte a portarsi a scaglioni sulla destra del Piave attraversando il fiume a Ponte di Piave. Mentre la 4• .Divisione, riorganizzata con le brigate Granatieri di Sardegna e Siena e con il 30° Reggimento Artiglieria da Campagna, passava alle dipendenze del XII Corpo d'Amata, posto in riserva alle spalle della 3a Annata, i due reparti d'assalto che ne avevano condiviso la sorte, dopo essere stati raccolti a Povegliano, furono nel volgere di pochi giorni destinati ad un altro settore del fronte. Il XX venne infatti assegnato il 14 novembre al Comando Difesa Marittima di Venezia ed inviato nel settore ciel Basso Piave, il XXII, inizialmente destinato a rimanere con la divisione, accantonato prima a Trevisetto e poi a S. Cipriano, lo raggiunse due giorni più tardi nei pressi di Cava Zuccherina. Il reparto, già sotto organico quando aveva lasciato Borgnano, si era ulteriormente indebolito durante la r.itirata ed ebbe quindi un ruolo marginale nei combattimenti per il controllo del terreno paludoso ed in buona parte allagato tra il Piave Vecchio ed il Piave Nuovo 5. Il 16 dicembre l'entrata in linea della TlJ Brigata Bersaglieri permise cli ritirare dal fronte i reparti d'assalto XX, XXI e XXII, fino ad allora dislocati in quel settore agli ordini del tenente colonnello Pavone, e cli concentrarli nella zona di S. Biagio di Callalto dove già si trovava il XXI per poterli riordinare e rimettere in efficienza, riempendo con nuovi volontari i vuoti nelle loro file. IJ XXII venne dislocato a Fornaci di S. Floriano di Callalta ma le sue condizioni ed il generale bisogno cli complementi erano tali che fu deciso di scioglierlo e di farne confluire i resti nel XXI. Questa decisione, che avrebbe dovuto mettere la parola fine alla breve storia del battaglione, venne ben presto riconsiderata. Il comando del XIII Corpo cl' Armata, a cui la 3• Armata aveva affidato il compito di sovrintendere alla riorganizzazione delle sue unità d'assalto, riuscì infatti ad ottenere che il XXII venisse ricostituito, a partire dal nucleo di 10 ufficiali e 175 uomini di truppa passato nei ranghi del XXI. Il 26 dicembre il tenente generale Ugo Sani poteva così scrivere al suo parigrado Enrico Caviglia, comandante clell'VITI Corpo d'Armata, annunciandogli la rinascita del reparto sotto la stessa data e chiedendogli

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La retroguardia del XIII Corpo d'Annata, schierata il 7 novembre da Lorenzaga al ponte di Corbolone, era composta dal LXIX Battaglione Bersaglieri, dal XXI Reparto d'Assalto, da uno squadrone del Reggimento Piemonte Reale e da tre autocarri armati di mitragliatrici, quella del XXIII, da Corbolone al mare, comprendeva invece il comando della Brigata Arezzo con il 225" Reggimento Fanteria, il 146° Reggimento Fanteria e sette batterie da campagna. 5 Oltre alle perdite subite in combauimento, il reparto aveva visto le sue fila assottigliarsi durante la p1ima fase della ritirata e delle marce che l' avevano caratterinata, nel corso delle quali non pochi elementi avevano perso contauo ed erano stati catturati prima cli poter passare il Tagliamento.

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di interessarsi personalmente per favorire l'afflusso d i volontari dalle sue due divisioni, 4W e 53a6. Caviglia non fu insensibile a questo invito e l'attività cli propaganda a favore dell'arruolamento negli ardi ti diede i frutti sperati. Dopo due settimane il XXII contava una forza presente di 11 ufficiali e 426 uomini di truppa, dei quali peraltro 31 in procinto di essere rinviati ai corpi di provenienza perché non idonei fisicamente, e si accingeva a riceverne altri che l'VTII Corpo cl' Armata stava raccogliendo a Castagnole. Alla stessa data, 10 gennaio 1918, erano già state costituite le sezion i pistole-mitragliatrici e mitragliatrici e tutto questo lasciava sperare che, nonostante una selezione piuttosto severa, il reparto avrebbe potuto raggiungere quanto prima l'organico previsto. Alla fine di gennaio l'VIII Corpo d 'A rmata venne rilevato in linea dall'XI Corpo d 'Armata britannico e passò alle dipendenze della 2" Armata, al momento in riserva con i corpi d 'annata XIII e XXVII, dislocando le sue due divisioni nella zona di Camposampiero. Per il XXII Reparto cl ' Assalto questo cambiamento , che comportò il trasferimento a Paviola il 1° febbraio, non alterò nella sostanza il quadro cli un' attività di preparazione che era incentrata sull'addestramento a livello di singoli come di plotone, compagnia e battaglione, e che presentava difficoltà ben maggiori di quelle incontrate nel raccogliere nuovi volontari. Verosimilmente fu per la consapevolezza di queste difficoltà che, due mesi più tardi, mentre la 2" Armata stava schierandosi lungo il Piave dando il cambio alle truppe britanniche, i reparti d'assalto XXII, XIII e V, insieme con il II Reparto d 'Assalto cli Marcia i n via di formazione, furono ri uniti in un raggruppamento agli ordini del colonnello Teodoro Alessi. Assunto l'incarico il 27 marzo, Alessi inviò una settimana più tardi al comando d'armata un primo rapporto in cui, nell'ill ustrare la situazione in termini cli efficienza e disciplina dipingeva un quadro con più ombre che luci 7 . Pochi giorni gli erano stati sufficienti per capire che si era ancora lontani dal livello di efficienza che era lecito attendersi da un reparto d'assalto e che anche la disciplina, nonostante le energiche misure adottate, lasciava molto a desiderare. Se in parte, e soprattutto per il primo aspetto, potevano entrare i n g ioco anche fattori materiali, come la mancanza di un numero adeguato di moschetti ed addiri ttura di pugnali, l'i nsufficien te distribuzio ne di alcuni capi di vestiario peculiari degli ardi ti, quali i maglioni grigiovercli8 , la d.isponibil ità cli un numero di carrette d i battaglione ben inferiore alle d.iciassette previste, con ovvie conseguenze sulla mobilità dei reparti, la causa principale di un tale stato di cose era da lui individuata nelle caratteristiche dell ' elemento umano. Un primo fattore da considerare era il sistema cli reclutamento della truppa, che portava spesso tra gli arditi elementi privi delle caratteristiche fisiche e morali necessarie, problema questo che si sarebbe dovuto superare in fu turo con l'attivazione dei reparti d 'assalto di marcia, incaricati di procedere ad una prima selezione dei candidati . Non meno importante era il deficiente livello cli addestramento, con forti e preoccupanti lacune a tutti i livelli, solo in parte scusabili con il fatto che sia il V che il XXII erano stati ricostituiti a parti re da nuclei di forza molto ridotta. Ciò che più incideva negativamente era però a suo parere la mancanza in molti ufficiali dei requisiti necessari, il che acuiva i problemi cli inquadramento derivanti dai troppo frequenti cambi di comando in unità che invece avrebbero avuto bisogno di continuità dì indirizzo e di una guida ferma ed autorevole: "L'arditezza porta generalmente nel soldato vivacità di caralfere. Ecco la necessità di graduati ed Ufficiali di tatto, ma energici e risoluti. Il soldato è una pietra focaia che produce generose sc.:in.tille; basta saperla battere". Da ciò una valutazio ne del tutto negativa per quei giovani ufficiali che si offrivano volontari per i reparti d'assalto senza una solida motivazione ma soltanto perché attratti dalla caratteristica uniforme o dall'illusione che in quelle unità, al cli fuori dei brevi pe6

Comando X 111 Corpo cl' Annata, Ricostituzione del XXII Reparto d' as.l'alto, n° I 5926 Scrv. del 26 dicembre I 917, AUSSME, Rep. E-5, Racc. 32, VIII Corpo d' Armata, Reparti cl' Assalto. Secondo le disposizioni impartite in precedenza dalla 3" Armata per il riordino dei reparti d'assalto, per faci litare le operazioni di ricevimento dei volontari questi dovevano essere fatti afflu ire al reparto di destinazione ogni domenica, evitando arrivi alla spicciolata nel corso della settimana. Nel caso dell'Vlll Corpo d' Armata la località di raccolta era Castagnole, sede della Direzione Corsi d'Istruzione del corpo d'armata. 7 Raggruppamento Reparti d' Assalto della 2• Armata. Rapporto informativo sulle condizioni di efficienw e disciplina dei Reparti d'Assalto, N° 8 Riservatissimo del 4 aprile 1918, AUSSME, Rep. E-5, Racc. 32, VIII Corpo d' Armata, Reparti d' Assalto. 8 Nel rapporto del colonnello Alessi viene individuata la necessità di disporre quanto prima di 700 moschcttj, 700 pugnali, 1.200 maglioni e 1.200 fasce molleLLiere, in pratica dcll' occorrente per un intero repmto.

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riodi di azione, si potesse godere di lunghi periodi di tranquillità. Al combattimento gli arditi dovevano invece arrivare con una preparazione continua ed intensa, che doveva lasciare ben poco spazio al riposo, ed a tal fine i nuovi orari dell'attività giornaliera voluti da Alessi prevedevano una serie di impegni molto più fitta che in precedenza. In questo modo, eliminando le occasioni per oziare, si sarebbe alleviato anche il problema del mantenimento della disciplina, al momento tanto serio da far registrare in una settimana ben tre deferimenti al tribunale militare di guerra per altrettanti militari ciel raggruppamento, accusali disfattismo, d'insubordinazione con minaccia a mano armata e di ingiustificato allontanamento dal reparto. Il tutto nel quadro d.i una vasta epurazione che portava ad allontanare quegli ufficiali e quei soldati che non davano sufficienti garanzie. In sostanza Alessi vedeva anzitutto un problema di inquadramento, da risolvere con la scelta di ufficiali cli caratteristiche adeguate, cd in secondo luogo un problema cli organizzazione delle attività, per il quale la .soluzione stava in un programma di esercitazioni tanto fitto da tenere gli uomini lontano da pericolose tentazioni. Tutto dunque veniva ricondotto alla personalità dei comandanti, mentre minor peso avevano a suo parere il carattere e l'indole dei .soldati, pur riconoscendo l'opportunità di tenere in considerazione anche questi aspetti per la selezione iniziale. Dislocato dal 1° marzo a Salzano, sulle pendici ciel Monte Baldo, il XXII Reparto d'Assalto fu assegnato organicamente all'VIII Corpo d'Armata sul finire di aprile e ne assunse il numero identificativo il 20 maggio, quando da venti giorni si trovava ad Albaredo cl' Adige. La tappa successiva fu Taggi di Sopra, nei pressi di Limena, dove il reparto, nel frattempo passato agli ordini del maggiore Paolo Vagliasindi, venne trasferito come conseguenza del suo passaggio alla costituenda divisione d'assalto, o Divisione "A". L'VIJI andò a formare con il XXIJ ed il XXX il 3° Gruppo cl' Assalto, comandato dal tenente colonnello Carlo Trivulzio. Due mesi cli addestramento intenso ed i provvedimenti in tennini cli personale voluti eia Alessi, culminati nell'arrivo dì un ufficiale brillante e capace quale Vaglias.indi, avevano determinato un sensibile miglioramento in ternùni cli efficienza ed anche dal punto di vista disciplinare la siruazione si presentava sotto una luce molto più favorevole. Di questa nuova compattezza si sarebbero presto avute le prove. AII' 1,30 del 17 giugno il 3° Gruppo venne trasferito in autocan-o a Roncade, nel quadro ciel più generale spostamento dell'intera Divisione "A", chiamata ad entrare in linea tra il XXIJJ ed il XXVTIT Corpo d'Armata p,er sviluppare l'azione di contrattacco intesa ad annullare la penetrazione realizzata dall' avversario sulla sponda destra del Piave. L'ordine cli operazione emanato dal XXIII Corpo d'Armata quel mattino stesso affidava alla divisione il compito d.ì muovere verso est dalla fronte Losson - Gorghetto per raggiungere in un primo tempo la linea Capo cl' Argine - Osteria cli Fossalta - Fossalta e quindi l'allineamento Croce - Graclenigo, proseguendo a cavallo dell'argine di S. Marco per recidere alla base la testa di ponte contro la quale, dalla fronte Casa Malipiero - Bellesine, avrebbe simultaneamente operato la Brigata Bisagno rinforzata da un battaglione cecoslovacco. Per permettere alla Divisione "A" di proteggere il suo fianco sinistro da eventuali minacce provenienti dall'ansa di Gonfo le veniva messa a disposizione la Brigata Bergamo. Lo scatto delle fanterie era fissato alle 17 e mezzora prima l'artiglieria avrebbe iniziato il tiro di distruzione contro la prima linea di capisaldi, da Fossalta a Capo cl ' Argine, per spostarlo alle 17 ,30 sulla seconda. Per tutta la durata dell'azione le batterie avrebbero anche dovuto assicurare la protezione elci fianchi con tiro di interdizione lungo la riva del Piave e davanti all'ansa cli Gonfo. L'intasamento delle strade nella zona Roncade - Vallio - Fornaci impedì ai reparti di raggiungere le posizioni di partenza in tempo utile e l' inizio dell'operazione dovette essere ritardato cli un ' ora. Alle 18 la colonna di destra, formata dal 1° Gruppo, e con la quale operava di conserva da sud il XII Reparto d' Assalto del 2° Gruppo, riuscì ad avanzare abbastanza rapidamente verso Capo d ' Argine e soprattutto verso Fossalta. Non così sulla .sinistra, dove la colonna formata dal 3° Gruppo, e già ridotta ai soli VIII e XXII, dal momento che il XXX Reparto d'Assalto era stato trattenuto in riserva divisionale, aveva visto la sua forza ridursi ulteriormente quando il comandante della 25a Divisione (XXVIII Corpo d'Armata), tenente generale Giulio Latini, non avendo più truppe dì riserva a sua disposizione, aveva dirottato il XXII verso il fosso Palombo per contenere una pericolosa puntata avversaria. Contrastato di fronte e minacciato alle spalle, il solo Vlll Reparto d'Assalto non fu più in grado di proseguire nella prevista avanzata lungo la corda dell'ansa di Gonfo, all'estrema sinistra del fronte d ' attacco, e si vide anzi costretto a passare sulla difensiva,

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mentre il comando cli divisione provvedeva a ridistribuire le sue forze. I due reparti del 2° Gruppo fi no a quel momento in riserva furono così dirottati sulla sinistra per appoggiare il 3°, e se necessario sostituirlo, ed il comando ciel complesso di forze che si sarebbe così costituito venne affidato al colonnello Roberto Raggio. Data la situazione creatasi ogni idea di azione offensiva doveva però per il momento essere accantonata per cercare innanzitutto di mantenere le posizioni e respingere ripetuti tentativi di sfondamento. Per tutta la notte fu così un succedersi di scontri cruenti ed accaniti nei quali gli arditi riuscirono a ricacciare i tentativi di infiltrazione di pattuglie numerose e ben armate, catturando prigionieri e mitragliatrici. Come conseguenza di queste azioni, e degli spostamenti cli reparti via via ordinati, all'alba del 18 giugno il 3° Gruppo si trovava ad essere formato dai reparti Vili, Xlll e XX, tutti agi i ordini ciel maggiore Giorgio Moro-Lin, dal momento che il tenente colonnello Trivulzio era stato ferito in combattimento. Il 2° Gruppo, comandato dal colonnello Raggio, affiancava invece al XIV i reparti X e XXll, appartenenti rispettivamente al I O ed al 3° Gruppo. Per il 18 giugno la divisione d'assalto, messa a disposizione del XXVIIJ Corpo d'Armata, ebbe da questo l'ordine di sviluppare un'azione controffensiva indirizzata su due diverse direttrici. All'ala sinistra il 2° Gruppo, nella sua nuova formazione , rinforzato dal XXV Reparto d 'Assalto, doveva muovere dalle posizioni tenute lungo il fosso Palombo, da Casa Moro a Casa Florian, per puntare sul canale di Zenson ed attestarsi tra Casa Levi e Casa ciel Bosco. In un secondo tempo gli stessi reparti avrebbero dovuto proseguire verso 1' argine di S. Marco, tenendosi in contatto sulla sin istra con l' XI Corpo d'Armata. Più lineare, almeno nella sua definizione, il compito del 3° Gruppo, che sulla destra doveva rinnovare il tentativo di raggiungere e tenere la linea Fossalta - Osteria - Capo d 'A rgine e tenerla fin quando non avesse avuto il cambio da truppe ciel XXIII Corpo cl' Annata. Condotta con le stesse modalità per quanto riguarda la preparazione cl' artiglieria, vale a dire tiro di distruzione iniziato mezzora prima dello scatto delle fanterie e spostato quindi in avanti in funzione dei progressi realizzati, l'operazione ebbe anche lo stesso esito di quella ciel giorno prima. Ad una rapida progressione iniziale, seguì infatti un ritorno in forze dell'avversario, i cui tentativi cli infiltrazione su un terreno fortemente compartimentato da siepi e canali portarono ad uno spezzettamento della lotta in singoli episodi, lasciando al termine la situazione sostanzialmente invariata. Dopo il 18 giugno gli arditi della Divisione "A" non presero più parte ad azioni controffensive, ad eccezione delle pattuglie distaccate presso le brigate Sassari e Bisagno per appoggiarne un nuovo contrattacco, e furono invece duramente impegnati durante la giornata ciel 19 e la notte sul 20 per arrestare un nuovo tentativo avversario in direzione di S. Pietro Novello. Pur costretti a cedere terreno, i reparti d'assalto della Divisione "A", combattendo mesco.lati ad unità di fanteria, riuscirono a contenere l'urto ed ari stabilire una linea difensiva davanti a quella località e più a sud, con andamento ovest - est, lungo la strada eia Fornaci a Pralungo. L'VTTT la lasciò per portarsi a Casale sul Silc insieme con il Xlll ed il XXX nella tarda serata del 20 giugno, quando il resto della divisione era già stato ritirato dal fronte da ventiquattrore. Questi tre reparti, trattenuti in linea più a lungo perché a stretto contatto con l'avversario ed impossibilitati a disimpegnarsi, proseguirono a piedi per S. Michele del Quarto iI giorno 21 ed in serata salirono sui treni che li avrebbero portati a Lonigo, nella zona di accantonamento della divisione. Nella Battaglia del Solstizio l'VTTT Reparto cl' Assalto ebbe cinque ufficiali feriti e 16 caduti, con 79 feriti e 18 dispersi tra la truppa, per un totale di 113 uomini fuori combattimento. Era uno dei reparti che avevano sofferto di meno e ciò spiega perché il 23 giugno fosse scelto con il XII ed il XX per far parte cli un gruppo di inseguimento costituito agli ordini del colonnello Grillo, comandante del 1° Gruppo, ed avviato in tutta fretta in autocarro verso Nervesa per incalzare un avversario che aveva ormai sgombrato il Montello. Rientrato in treno il 26, !'VIII venne dislocato a Campolongo, rimanendo a far parte del 3° Gruppo anche dopo la costituzione, in data 27 giugno, di una seconda divisione d'assalto 9. 9 A seguito dcllu costi tuzione della 2" Divisione d' Assalto. la Divisione "A", ridenominata I" Divisione d' Assalto, le cedette i reparti V, XIV e XXX, sostituiti rispettivamente dai battaglioni I, VII e IX del l O Reggimento Bersaglieri. li 3° Gruppo, alla cui testa il posto del tenen te colo nnello Trivulzio fu preso dal colon nello Roberto Benolotti, già comandan te del I O Reggimento Bersaglieri, venne così ad essere costituito dai reparti d'assalto VIII e XXII e dal IX Battaglione Bersaglieri.

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Nel corso dell'estate l'attività del reparto fu finalizzata all'addestramento, sia livello individuale che, soprattutto, a livello di reparto e di gruppo, fatto questo che per gli arditi, abituati a manovrare in piccole formazioni costituiva una novità significativa. Passato in luglio agli ordini del maggiore Giuseppe Nunziante, !' VIII svolse la prima esercitazione di questo tipo nei giorni 9 e 10 di quello stesso mese, sul terreno di Monte della Torre, sviluppando il tema della conquista e della successiva organizzazione a difesa di una linea di trinceramenti, aspetto quest'ultimo che i reparti d'assalto, per caratteristiche strutturali ed atteggiamento mentale, trovavano difficoltà a padroneggiare. TI 9 agosto il 3° Gruppo, con il concorso del gruppo mitragliatrici divisionale e cli una batteria da montagna 1°, svolse invece tra Villa del Ferro ed Orgiano il tema del superamento di una fascia di terreno attrezzata a difesa con nidi di mitragliatrice e della costituzione di una linea cli difesa su cui sostare per la notte, per poi prendere parte alla manovra a partiti contrapposti che il giorno 26 vide impegnata l'intera divisione tra Brenta e Bacchiglione. Tra queste attività si inserì la giornata del 21 agosto a Granze delle Frassinelle, in cui le truppe delle due divisioni d'assalto vennero passate in rassegna da Vittorio Emanuele III ed i reparti ricevettero dal re i gagliardetti. Nel frattempo i comandi provvedevano a completare gli organici e le dotazioni con il risultato che all'inizio di settembre il quadro era complessivamente soddisfacente, almeno per i reparti d'assalto, mentre carenze organiche si avevano ancora per i battaglioni bersaglieri. Per quanto riguarda l'VIIT, alla data del 3 settembre veniva riportata soltanto la mancanza di cinque ufficiali, a cui peraltro venne subito posto rimedi.o con il trasferimento di due ufficiali dal XX e di tre dal X, dove invece si avevano degli esuberi. Il completamento degli organici, almeno cli quelli dei reparti d'assalto, non era stato un obiettivo facile da raggiungere in un periodo in cui l'esercito risentiva di una generale mancanza di complementi. Non a caso negli ultimi giorni di luglio il comandante del neocostituito Corpo d'Armata d'Assalto, tenente generale Francesco Saverio Graziali, nell'accogliere la proposta del comandante della 1a Divisione cl' Assalto, tenente generale Ottavio Zoppi, in merito all'allontanamento di 66 uomini dichiarati non idonei, non gli aveva nascosto le sue preoccupazioni per il futuro, dal momento che il corpo d'armata poteva contare soltanto sui suoi reparti cli marcia che inquadravano elementi per la maggior parte molto giovani ed ancora eia istruire. Lo invitava pertanto a considerare attentamente nuovi casi del genere ed a cercare piuttosto il /modo di ottenere il massimo rendimento anche dagli elementi meno docil i e più turbolenti, con un sapiente dosaggio degli strumenti premiativi e coercitivi a sua disposizione 11. 11 quadro non cambia nel mese cli settembre, anche se successivi trasferimenti verso oriente lasciano intendere che qualcosa si sta preparando. Nell'ambito di un più generale avvicinamento al fronte della divisione, il giorno 12 il 3° Gruppo lasciò i suoi alloggiamenti nella zona di Campolongo e S. Germano dei Berici per trasferirsi a piedi in tre tappe nelle vicinanze cli S. Giorgio delle Pertiche, dove !'VIII Reparto d' Assalto venne accantonato a S. Michele delle Badesse. A questo movimento ne seguì un altro verso la fine del mese, quando, con il passaggio alle dipendenze ciel XXII Corpo cl' Armata, il 26 settembre la P Divisione d'Assalto ebbe l'ordine di prepararsi a sostituire in linea la sr Divisione. Il 3° Gruppo si portò così il 27 a Salvatronda, poco oltre Castelfranco Veneto, lungo la strada per Treviso, e cli qui proseguì l' indomani per Caonada, alle falde meridionali ciel Montello, dove i suoi reparti si attendarono ai lati della strada Montebelluna - Selva. Tutto era pronto per dare il cambio ai fanti ma l'ordine che avrebbe dovuto portare arditi e bersaglieri nelle trincee lungo il Piave venne improvvisamente annullato. La 1a Divisione cl' Assalto tornò invece temporaneamente nelle retrovie ed il 3° Gruppo distribuì i suoi reparti nella zona tra Castelfranco e Vedelago. Fu una permanenza di breve durata: il 7 ottobre nuove disposizioni riportarono la divisione aridosso del fronte ed il 3° Gruppo venne ad essere dislocato nella zona cli Fossalunga, con l' Vlll Reparto accampato lungo la strada per Carpeneclo, nei pressi di Casa Marzano, il XXll sulla strada Vedelago - Istrana

JO La 1• Divisione d'Assalto disponeva di un Gruppo Mitragliatrici su tre compagnie. 1769'', 1770" e 1780°, e del IX Gruppo 1-\.rtiglieria da Montagna, con le batterie 25°, 26" e 27". 11 Comando Corpo d'Armata A, Stato Maggiore, ,Wilitari non idonei al servizio nei reparti d'assalto, n° 533 Op. del 28 luglio 1918, AUSSME, Rep. 8-4, Racc. 3015, 1• Divisione d'Assalto.

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ed il IX Battaglione Bersaglieri in località Le Fornaci. Nei giorni seguenti, nonostante il maltempo e le condizioni di visibilità spesso tutt'altro che favorevoli, gli ufficiali si recarono più volte sul Montello per studiare il terreno oltre il fiume dove la divisione avrebbe dovuto operare, e nella notte sul 23 ottobre il 3° Gruppo si trasferì a Volpago preparandosi a raggiungere le previste zone di attesa. L' Ordine di Operazione 11° 1 diramato il giorno prima dal comando cli divisione stabiliva che la grande unità, dopo aver passato il Piave e superato la linea di difesa allestita lungo la cosiddetta "roggia dei Mulini", raggiungesse il più rapidamente possibile la "linea dei villaggi", individuata dagli abitati di Mosnigo, Moriago, Fontigo, Sernaglia, Villamatta e Falzè, trasformati dagli austro-ungarici in altrettanti punti d'appoggio tra i quali correvano due piccoli corsi d' acqua, il rio Rosper ed il rio Raboso. Messe fuori gioco le batterie dislocate in quella zona, arditi e bersaglieri dovevano coprire il passaggio del XXII Corpo cl' Armata e procedere quindi verso est attraversando il Soligo per impadronirsi delle alture di Guizza e Collalto e prendere contatto sulla destra con la 2" Divisione d'Assalto e con l'VIJI Corpo cl ' Armata. L'esecuzione cli questa manovra era affidata ai gruppi d'assalto 1° e 2°, agli ordini ciel brigadiere generale Oreste De Gasperi, mentre l'irruzione nella piana di Sernaglia e la costituzione di una testa di ponte con fronte a nord era compito ciel 3° Gruppo, rinforzato da due compagnie del Xll Reparto d'Assalto, dalle compagnie mitragliatrici 1769a e 1770a del Gruppo Divisionale, aggregate rispettivamente al XXII ed ali' VIU, e dalla 27" Batteria da Montagna. In esecuzione di questi ordini alle ore 20 del 23 ottobre il 3° Gruppo si mosse per prendere posizione sul Montello con il comando ad osteria dei Favcri, J'VIII Reparto d'Assalto ad est della strada 11° 10, il XXII a cavallo della strada n° 12 ed il IX Battaglione Bersaglieri sulla strada n° 11. Il colonnello Bertolotti si era improvvisamente ammalato e fu il maggiore Nunziante a prendere il comando ciel gruppo e delle unità di rinforzo, mentre il suo posto alla testa clell'Vlll veniva preso dal capitano Giuseppe Vianello. Fu quindi Nunziante ad informare i comandanti di reparto degli obiettivi loro assegnati: Moriago per il XXII, Sernaglia per l ' VIIT, Fontigo per i bersaglieri del IX. Quanto alle due compagnie del XII, restava stabilito che avrebbero inizialmente operato in pattuglie suddivise tra i tre reparti, dei quali avrebbero costituito l'avanguardia. La piena del fi ume e le pessime condizioni atmosferiche, caratterizzate da una pioggia insistente, imposero di rinviare il passaggio ciel fiume prima al 25 e poi al 26 ottobre, quando il migliorare ciel tempo ed il calare delle acque permisero di iniziare alle 21 le operazioni per la costruzione dei ponti. Per le esigenze ciel 3° Gruppo questi avrebbero dovuto essere tre, uno per ciascuna colonna d'attacco, ma la conente era ancora tanto forte che dopo due ore di lavoro era stato completato il "B'', destinato al XXII, ed era quasi ultimato il "D", su cui avrebbe dovuto passare l'VIII, mentre non era stato neppure cominciato il "C", assegnato al IX Battaglione Bersaglieri. Senza attendere oltre, Nunziante ordinò ai due reparti d' assalto cli portarsi immediatamente sull'altra sponda ed ai bersaglieri di incolonnarsi dietro il XXII sul ponte "B". Poco prima della mezzanotte gli arditi potevano così superare la linea di vigilanza organizzata sul primo gradino oltre il greto della riva sinistra ed organizzarvisi per il balzo successivo. Alle 2 del 27 ottobre, sotto una pioggia torrenziale, le tre colonne puntarono decisamente verso gli obiettivi loro assegnati, aprendosi un varco con le pinze nei reticolati antistanti la "roggia dei Mulini". Mentre l'Vlll era intento in questa operazione, nuclei muniti di nùtragliatrici tentarono di aggirarlo, approfittando della copertura offerta da una oscurità resa più fitta dalle condizioni meteorologiche. Sventata questa minaccia con un deciso contrattacco, e messo in fuga l'avversario con la cattura di prigionieri e cli anni, il reparto espugnò sullo slancio anche la linea dei Mulini, impadronendosi di tre pezzi d ' artiglieria, di altre mitragliatrici ed incrementando in misura notevole il numero dei prigionieri. Lo stesso esito ebbero al centro e sulla sinistra gli attacchi dei bersaglieri del lX e degli arditi del XXII, per cui, dopo una breve sosta per ricompattare i ranghi, il 3° Gruppo poté dirigersi verso la linea dei villaggi. L'avanzata, contrastata dal tiro cli sbarramento dell'artiglieria e dalle raffiche delle numerose mitragliatrici appostate ovunque vi fosse un appiglio tattico, culminò nell'attacco ai tre centri abitati individuati dagli ordini del 24 ottobre. Alle 4 ,30 il IX Battaglione Bersaglieri era padrone di Fontigo e due ore più tardi gli arditi cieli' VIII avevano il controllo di Sernaglia, eia dove alcune pattuglie si spinsero fino al quadrivio I Alla Croce a nord del paese. Meno bene erano andate le cose per il XXII Reparto cl' Assalto che davanti

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a Moriago andò a finire sotto lo sbarramento di fuoco dell' artiglieria italiana e venne quindi costretto a ripiegare sulla roggia dei Mulini nell'attesa che, come era avvenuto senza inconvenienti a Fontigo e Sernaglia, le batterie allungassero il tiro. Per rilanciarne l'azione il comandante del 3° Gruppo gli inviò in rinforzo le due compagnie del XII e così rafforzato il reparto riuscì ad avere ragione dei difensori, proseguendo sullo slancio fino al Lonente Rosper, subito oltre l'abitato. All'alba I' l l" Divisione di Cavalleria Honvecl appiedata tentò di riprendere queste posizioni con la tattica dell'infiltrazione ma il 3° Gruppo cl' Assalto ebbe buon gioco nel far avanzare i nuclei avversari all'interno delle s ue linee per poi circondarli e distruggerli. Nel corso della mattinata la 57a Divisione, che aveva passato il Piave alle spalle della I a Divisione cl' Assalto, si portò con la Brigata 1vfantova sulla linea del .rio Rosper, tra Moriago e Sernaglia, e con la Brigata Pisa sulla destra di questa località. li IX Ballaglione Bersaglieri poté così essere ritirato dietro Fontigo ed anche !'VIII Reparto cl' Assalto passò in posizione cli rincalzo alle spalle dei fanti della Mantova, mentre restarono in linea con la Pisa il XXll e le due compagnie del XII. Da quella parte l'avversario sarebbe tornato a premere in forze nel pomeriggio, riuscendo a riprendere temporaneamente Sernaglia per poi esserne ricacciato dagli sforzi congiunti cli fanti ed arditi. Nuovi contrattacchi si sussegu irono nella notte e nella giornata del 28 ottobre, in una situazione generale resa difficile dall'interruzione dei ponti e dalla conseguente impossibilità di alimentare la testa dì ponte, senza però intaccare seriamente la linea difensiva organizzata dalle truppe del XXTT Corpo cl' Armata. Il 3° Gruppo fu impegnato soprattutto con !' VIII Reparti d'Assalto e con il IX Battaglione Bersaglieri per sostenere la Brigata Pisa, ma con il trascorrere della giornata l'azione dell'avversario iniziò a perdere mordente e ben presto i contrattacchi cessarono ciel tutto. GI i avvenimenti verificatisi più a valle stavano infatti determinando il crollo ciel fronte e le forze austro-ungariche erano in piena ritirata. Durante la notte sul 29 ottobre il gruppo venne raccolto sulla linea dei Mulini e verso le 4 avviato lungo la strada Fontigo-Villamatta, verso il settore orientale della testa di ponte ormai in rapida espansione, fino a raggiungere il ponte sul rio Raboso, dove avrebbe dovuto sostare quale riserva divisionale. Perse le due compagnie del XII, ritornate in quelle ore al 2° Gruppo, e le due compagnie mitragliatrici , rientrate al Gruppo Mitragliatrici della divisione e sostituite dalla 17801\ il 3° Gruppo venne spostato nel pomeriggio verso Collalto Il 30 ottobre la di.vis.ione tornò a disposizione del Corpo cl' Armata d'Assalto con l'ordine di raccogliersi tra Ceneda e Rua cli Feletto per esservi riordinata. Il 3° Gruppo, il c ui comando veniva ripreso quello stesso giorno dal colonnello Bertolotti, si sistemava nella zona dì S. Pasqua e Bagnolo, lungo la strada Conegliano - Manzana, con i reparti accantonali a Bagnolo !'VIII, a Casa Mongesa il XXII, a Casa Olivo il IX Battaglione Bersaglieri. Senza più entrare in azione, vi avrebbero atteso l'armistizio ciel 4 novembre. L'VIII Reparto d ' Assalto, tornato agli ordini ciel maggiore Nunziante, poteva così precisare il conteggio delle perdite che per il periodo dal 26 al 30 ottobre risultarono cli un morto e sette feriti tra gli ufficiali, 10 morti e 157 feriti tra la truppa, per un totale cli 175 uomini fuori combattimento, il che ne riduceva la forza complessiva a 517. Le perdile furono più che compensate dall'arrivo di 3 ufficiali e 282 uomini di truppa, ma era ormai il 6 novembre e la Grande Guerra si avviava a conclusione su tutti i fronti. Nelle settimane a venire l' VJJT, come gli altri reparti ciel 3° Gruppo che dal 15 novembre era agli ordini del tenente colonnello Raffaele Repetlo, fu impegnato in esercitazioni e nella sistemazione degli alloggi, per i quali a partire da quello stesso giorno venne trovata una migliore collocazione nei locali di Villa Sassai. Con il nuovo anno il gruppo lasciò la zona di Conegliano per avvicinarsi a Treviso, con i suoi reparti a Paderno, ad eccezione del XXII accantonato a S. Andrà, e spostarsi sul finire di gennaio a Mortellago, in provincia di Venezia, con l'Vlll Reparto cl' Assalto a Peseggia ed il battaglione bersaglieri a Scorzè. li trasferimento nei pressi della città lagunare preludeva all' imbarco per la Libia dell ' intera l" Divisione d'Assalto. Le partenze si susseguirono neLl ' arco cli un mese, a cominciare dalla metà di feb braio, e gli ultimi a partire furono proprio gli arditi ed i bersaglieri del 3° Gruppo. li 17 marzo l'VTII

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si imbarcò con il IX Battaglione Bersaglieri sul piroscafo Belvedere ed arrivò a Tripoli nel primo pomeriggio del giorno 22, dopo una tranquilla traversata movimentata soltanto da un breve scalo a Siracusa. l due reparti, destinati entrambi all'oasi di Gurgi, ad occidente di Tripoli ed immediatamente a sud della pista per Zanzur, nello stesso settore dove, verso la costa, nei pressi cli Gargaresch, erano dislocati gli altri due gruppi della divisione, piantarono gli accampamenti ed attesero l'arrivo del XXII che insieme al comando di gruppo li avrebbe raggiunti soltanto il 28 marzo. Al largo delle coste pugliesi il vapore Umbria aveva urtato una mina ed era riuscito a fatica a raggiungere il porto di Bari, con il r.isultalo che il secondo scaglione ciel l O Gruppo aveva dovuto lamentare la perdita cli parecchi uomini, affogati nella stiva allagata ed aveva potuto riprendere il viaggio con un'altra nave soltanto dopo qualche giorno. La permanenza in Libia non fece registrare avvenimenti di una qualche importanza. Gli arditi dovettero confrontarsi con il clima a con l'ambiente del deserto, ccl imparare anche a conoscere i costumi delle popolazioni locali, ma non ebbero occasione cli confrontarsi con i guerriglieri arabi, neanche quando le compagnie dell ' VIll iniziarono dal 14 maggio il turno di servizio all'avamposto di Fonduk el Toghar, sostituendo i reparti del 2° Gruppo. Ogni compagnia doveva rimanere sul posto per sei giorni ma questo servizio, che fino ad allora era stato svolto a livello cli battaglione, venne definitivamente sospeso a partire dal 23 maggio. Gli accordi raggiu nti con i capi ribelli avevano infatti portato il governo della Tripolitania a ritenere che il periodo di lotta aperta fosse ormai superato e che, in un quadro politico più rassicurante, il servizio degli avamposti potesse essere alleggerito, affidandolo a piccoli nuclei tratti dalle truppe eritree e libiche. In questo nuovo scenario venivano meno le ragioni che avevano suggerito il trasferimento in Africa della l" Divisione d'Assalto che infatti venne rimpatriata in giugno. Il giorno 29 l'Vlll lasciò Tripoli a bordo della nave Zenson che salpò per Venezia avendo a hordo anche due compagnie del IX Battaglione Bersaglieri. Arrivati a destinazione la sera del 3 luglio, gli arditi furono trasferiti in treno in Emilia, nuova zona di raccolta per la divisione, dove il reparto venne accantonato a Guastalla 12 . In questa cittadina sarebbe però rimasto soltanto per poche settimane, la situazione al confine orientale ed i contrasti non troppo latenti con il neonato Regno dei Serbi, Croati e Sloveni motivarono infatti un nuovo trasferimento della P Divisione d' Assalto prima della fine ciel mese. Partito in treno il 20 luglio da Guastalla, nel pomeriggio ciel 22 l'VTII arrivò alla stazione cli Longatico, dove cli poche ore lo aveva preceduto il XXII. Prima della fine di luglio il 3" Gruppo aveva assunto la dislocazione prevista nella zona cli Postumia 13 , dove sarebbe rimasto fino al 29 agosto, giorno in cui sarebbe stato ritirato sul Carso, ad occidente di Trieste, con i suoi tre reparti distribuiti nell'ordine tra Comen, Cohinaglava e Goriansko. Il 9 settembre un nuovo spostamento, parte in treno e parte a piedi, lo riportò sulla linea di armistizio e questa volta in Istria, in fondo al golfo del Carnaro, con il comando a Castua insieme al XXII e con l' VIII a Mattuglie, mentre il battaglione bersaglieri veniva schierato più lontano dalla costa, nel settore di Ciana. Era un momento di forte tensione a causa della situazione di Fiume, città i cui forti sentimenti di italianità si scontravano con le esigenze della diplomazia e della politica, inutilmente intente a cercare di disinnescare una situazione potenzialmente esplosiva. Tre giorni più tardi Gabriele D'Annunzio alla tesla cli una piccola autocolonna entrò nella città per riaffermarne l'appartenenza all'Italia e mettere il mondo davanti al fatto compiuto. Tra quanti lo seguirono nell'impresa, vi furono il tenente colonnello Repetto, con alcuni elementi del comando cli gruppo, l'VJll Reparto d'Assalto pressoché al completo e la 2" compagnia ciel XXIT. L'VIII cessò virtualmente di esistere quello stesso 12 settembre. A Vippacco, dove quanto restava del 3° Gruppo fu trasferito in autocarro il giorno 20, ne venne ricostituito un embrione agli ordini del tenente Cesare Spallulo con gli addetti alle salmerie, che non avevano seguito il maggiore Nunziante forse perché 12 Il 7 luglio, con l'arrivo de l resto del gruppo proveniente in treno da Taranto, il 3° Gruppo Reparti d ' Assalto aveva il comando e l'Vlll Reparto d' ,'\ssalLo a Guastalla, il XXII a Luzzara ed il lX Battaglione Bersaglieri a Gualtieri. 13 Il diario sto rico del gruppo indica le località di Grascè come sede ciel comando e ciel XXII Reparto d'Assalto, Gorice per l' Vlll e Cruscevic per il IX Battaglione Bersaglieri.

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sistemati lontano dal resto ciel reparto, e con gli uomini che via via rientravano dalla licenza. Una nuova iniezione di forze si ebbe I' 1 J ottobre, quando al reparto, accantonato dal 6 a Prebacina, dopo il prevedibile allontanamento del gruppo dalla linea di armistizio, venne assegnato un buon numero di complementi, ma il destino delle unità d 'assalto era ormai segnato. Per evitare nuove defezioni il gruppo venne ulteriormente allontanato dal confine ed in dicembre era in Friuli, con il comando a Mariano, il XXII a Moraro, il battaglione bersaglieri a Romans e l'VIJT tra S. Vito a Tagliamento e Campoformido, quest'ultimo alle dipendenze ciel Comando Aeronautica dell'8a Armata per lavori di sistemazione dei campi d'aviazione, un compito dal sapore vagamente punitivo. L' VIII Reparto d'Assalto fu sciolto il 10 gennaio 1920 andando a confluire nel X, destinato a rimanere in vita insieme con il XX ed il XXII nell'ambito del l O Gruppo cl' Assalto, dal 14 gennaio riclenominato Reggimento cl' Assalto.

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IX REPARTO D'ASSALTO (la Armata - 1917)

113 settembre 1917 il comando della 1a Armata segnalò al Comando Supremo il fatto che, a causa del tra_sferimento alla 6" Armata del reparto cl'a~sa_lto format~) dalla ~V Brigata Bersagli~ri,_si ~rovava a disporre soltanto dell'analogo reparto cost1tmto presso 11 Reggimento Cavalleggeri di Piacenza., forte di soli due sottufficiali e quaranta cavalleggeri al comando di un ufficiale dello stesso reggimento. A questa implicita richiesta venne risposto il giorno dopo con l'autorizzazione a costituire un battaglione d'assalto su quattro compagnie formate da elementi tratti dai reggimenti di fanteria clell' armata1. Il compito di prov vedervi fu affidato al V Corpo cl' Armata, attingendo primariamente dai due reggimenti della Brigata Piceno. Il diario storico del reparto riporta infatti , sotto la data del 21 settembre, l'arrivo a S. Caterina cli Tretto, un piccolo villaggio sulle falde meridionali del Monte Novegno, di 11 ufficiali e 329 uomini di truppa del 235° Reggimento Fanteria, e di 9 ufficiali e 326 uomini di truppa del 236°. A questo primo contingente se ne aggiunse l'indomani un altro di 140 uomini, provenienti dal raggruppamento dei quarti battaglioni dei reggimenti di fanteria 65°, 66°, 80°, 157°, 158° e 219° , temporaneamente schierato in Vallarsa ed inquadrato nella 55" Divisione. Infine, in funzione della struttura su quattro compagnie, il 26 settembre gli furono assegnate otto sezioni pistole-mitragliatrici, con un totale di 8 ufficiali e 216 uomini cli truppa. Sotto la stessa data il Comando Supremo, nell' attribuirgli il numero distintivo IX, stabilì anche che vi fossero trasferiti i cavalleggeri che, a seguito dello scioglimento del reparto d'assalto di cavalleria, ordinato sempre il 26 settembre, avessero chiesto di non tornare al reggimento, preferendo andare a far parte della nuova unità d' assalto 2 . Il quadro dei provvedimenti per la costituzione del reparto si completò il giorno 27 con la decisione della la Armata di individuare come centro di mobilitazione quello de.l 236° Reggimento Fanteria, presso il deposito del 13° a l' Aquila3 . Nel frattempo era stato dato il via all'addestramento, con esercitazioni di attacco in ten-eno montuoso che culminavano nel lancio di bombe a mano dal basso verso l' alto. L'intento era non solo quello di preparare il reparto ad agire in Val Posina, ma anche quello di favorire l'amalgama delle sue componenti e soprattutto di verificare l'effettiva idoneità come arditi dì quanti nel volgere di pochi giorni erano arrivati a S. Caterina. Da questo punto di vista fu subito chiaro che il processo era stato probabilmente troppo rapido e che i comandi chiamati a fornire un contributo ne avevano approfittato anche per liberarsi di elementi indesiderati. Questo era vero in particolare per i 140 uomini provenienti dalla Vallarsa, tra i quali soltanto 13 erano i volontari e ben 17 i condannati per reati cli varia natura. Il reparto avrebbe dovuto

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Comando Supremo, Uflìcio Ordinamento e Mobilitazione, ne l 16818 del 14 seuembre 1917, 1\USSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. 2 Lo scioglimento del reparto d ' assalto dei Cavalleggeri di Piacenza rifletteva una volontà più generale del Comando Supremo, che proprio in quei giorni decise di sopprimere i reparti d ' assalto cli cavalleria, portando tra le file degli altri reparLi d'assalto quanti ne avessero fatto domanda. Nel caso specifico il provvedimento era stato in qualche modo sollecitato: il 24 seuembre infaui, il comandante della 1a Armata, tenente generale Guglielmo Pecari Giraldi, aveva proposto di portare il plotone d'assalto esistente almeno a livello di compagnia, accompagnando però la proposta con la precisazione che, ove ciò fosse avvenuto, sarebbe stato necessario riempire i vuoti che si sarebbero aperti nei ranghi degli squadroni. La soluzione a questa difficile equazione veniva implicitamente indicata dallo stesso Pecori Giraldi, con il suggerimento di tra1Te i componenti <lei reparti d'assalto da tutte le armi e specialità (Comando I' Armata, Stato Maggiore, Riparti assalw cavalleria, n° 5398 l Riservatissimo del 24 settembre 1917, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo Uflìcio Ordinamento e Mobilitazione). 3 Comando 1• Armata, Stato Maggiore, Riparti d'assalto, n° 54360 ciel 27 settembre 1917, AUSSME, Rep. F-4 , Racc. 199, Comando Supremo Ufficio Ordinamento e Mobilitazione

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quindi essere snellito e ad accelerare questa decisione arrjvò la circolare ciel Comando Supremo che fissava equipaggiamento, armamento e composizione organica dei reparti d'assalto. In linea con queste disposizioni, il 27 settembre fu presa la decisione cli ridurre a 164 uomini la forza delle compagnie, inizial mente stabili ta in 200, e di rimandare ai reparti d i provenienza i 17 condannati, restituendo nel contempo al 236° Reggimento Fanteria 136 militari in esubero, scelti tra i meno idonei. Non era ancora tutto, la prevista struttura su quattro compagnie non era infatti in linea con quella definita dalla circolare ed il 29 settembre il reparto venne perciò riorganizzato s u tre soltanto, costituite con i migliori elementi, con il contemporaneo trasferimento degli altri al Battaglione Complementare. Raggiunta finalmente la fisionomia prescritta, il IX Reparto d' Assalto, posto agli ordini del capitano Gennaro Pensieri, riprese l'attività istruzionale a livello individuale e collettivo sulla base anche di specifiche disposizioni del comando dj corpo d'armata, alle quali non era certo estranea la personalità del generale Zoppi. La sua riota Esercitazioni Reparto d'Assalto, pervenuta già il 28 settembre, prescriveva fra l'altro che le compagnie facessero a turno servizio agli avampòsti dei diyersi sottos_ettori della Val Posina, allo scopo di familiarizzare con il terreno e prepararsi a compiere piécole operazioni finalizzate alla cattura di prigionieri. L' interruziòne del diario storico alla data ciel 30 settembre4 non permette cli accertare se e quanto queste? intrndimento si sia tradotto in pratica, tuttavia è verosimile che il reparto, pur in iz iando ben presto guestoitipo di' turnazione, non sia stato impiegato in azione. Nel frattempo era aITivata sul fronte trentino la 69· Divisione, destinata al V Corpo cl' Armata, con le brigate Cat(liizaro e Pallanza. Questa grande unità assunse la responsabil ità del Settore Posina 1' 8 ottobre, a copertuni del versante meridionale cli questo solco vallivo e della cortina montuosa che dal Pasubio arriva al M tjùte Novegno, facendo schermo da nord a Schio ed alla pianura vicentina. Sotto quella stessa data il cqmanclo del corpo d 'armata le assegnò la Brigata Piceno, che sarebbe stata sostituita nelle file della 55• Divisione dalla Catanzaro, ed il IX Reparto d'Assalto. Gli a;v,;<v.enimenti di fine ottobre sull'Isonzo non ebbero ripercussioni immediate in Val Posina ma ben presto flt:i~cessario attingere a questo come ad altri settori montani ciel fronte per rinforzare le grandi uni tà più duramente impegnate. L' ll novembre 1917, in esecuzione di un ordine ciel V Corpo d' Armata, il reparto lasciò così Santa Caterina per portarsi ad Osteria di Granezza, su ll 'Altopiano di Asiago, come unità di riserva.a disposizione del XXII Corpo cl' Armata. Sull'altopiano, fermi i corpi d'armata di s inistra e di centro, XXVI e XXII, il XX Corpo d'Armata aveva lasciato le sue posizioni tra il 4 ed il I O novembre per disporsi a copertura della regione delle MeIette, assecondando in questo modo il movimento del XVIII che alla sua destra arretrava a difesa del Canale di Brenta e delle propaggini occidentali ciel massiccio del Grappa. Il movimento fu subito seguito dall 'avanzata delle contrapposte forze austro-ungariche che lo stesso 10 novembre occuparono 1' abitato cli Gallio ed il Monte Ferragh, per poi tentare di infiltrarsi in Val Frenzela, naturale via d 'accesso alla valle ciel Brenta. Si estendeva così sul fronte degli altipiani la battaglia d'arresto che già .infuriava sul Piave e sul Grappa. Dopo la caduta del caposaldo cli Monte Longara, la difesa si irrigidì sulla linea Meletta Davanti - Monte Fior - Monte Castelgomberto - Monte Tondarecar, contro di cui l'avversario si accanì inutilmente fino al 24 novembre. Seppure sottoposta ad una notevole pressione la linea infatti tenne e riuscì a logorare le forze dell'attaccante al punto da imporgli una pausa per riordinare le sue forze e prepararsi ad un nuovo tentativo. Nelle alterne vicende della lotta più volte gli austro-ungarici si impadronirono di importanti posizioni ma i contrattacchi subi to organizzati riuscirono sempre a chi udere le falle ed a ripristinare la situazione iniziale, assicurando il possesso ciel "nodo" delle Melette. In questo quadro la giornata ciel I 5 novembre fu segnata dalla perdita del costone della Meletta Davanti e dal concretizzarsi di una pericolosa infiltrazione alla testata di Val Miela, verso le pendici di Monte Fior, che rischiava cli scardinare l'intero sistema difensivo. Contenuta la penetrazione, il maggior generale Giuseppe Boriani , comandante della 29• Divisione a cui era affidata la difesa delle Melette, organizzò per l'alba del 18 novembre un contrattacco diretto a riconquistare quelle posizioni e ad allontanare la pressio-

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Diario Storico-Militare IX Battag lione d ' Assalt0, settembre 1917, AUSSME, Rep. B- l, 141 S, 2065c.

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ne dal caposaldo di Monte Castelgomberto. Dopo una breve preparazione d'artjglieria, della durata di non più cli mezzora, alle 6,30 il IX Reparto cl ' Assalto, indicato come ' 'battaglione d'assalto" nei documenti dell'epoca e messo a disposizione della 29" solo il giorno prima, avrebbe dovuto muovere verso il cosiddetto Torrione di Monte Fior per aggirare a nord la testata della Val Miela ed aprire così la strada agli alpini del Battaglione Monte Pasuhio. Questi avrebbero dovuto scavalcare gli arditi per attestarsi a Malga Slapeur, mentre sulla Melelta Davanti avrebbe agito il Battaglione Alpini Monte Stelvio di concerto con reparti della Brigata Pemiia. Il lX balzò ali ' assalto all'ora prevista ma il tiro incrociato delle mitragliatrici ne arrestò lo slancio poco oltre i varchi nei reticolati. Solo verso mezzogiorno, al terzo tentativo preceduto eia un nuovo concentramento di fuoco , i suoi uomini riuscirono ad irrompere nelle posizioni del Torrione, subito rincalzati dagli alpini del Pasubio che ne presero saldamente possesso. La vittoriosa conclusione clell' azione fu sottolineata dalla cattura di 250 prigionieri, tra i quali cinque ufficiali, di 5 mitragliatrici e di 400 fucili. Alpini e fanti non riuscirono invece a riconquistare la Meletta Davanti che rimase nelle mani dell'avversario. Svolto il loro ruolo di truppa cli rottura, gli arditi del IX furono ritirati nelle retrovie, a S. Giacomo di Lusiana, per esservi riorganizzati e tornare poi in linea. Sebbene motivato dalla necessità di consolidare i risultati appena ottenuti, la prospettiva di un immediato ritorno in azione non fu accolta di buon grado da una parte almeno del reparto, il che avrebbe dato lu~go ad una clamorosa protesta sfociata in un incidente dalle gravi conseguenze. La sera ciel giorno 19, mentre era in marcia verso Monte Fior, il reparto venne attaccato a colpi di fucile e con il lancio di bombe a mano da alcuni dei suoi stessi uorni ni5, lasciando sul terreno otto feriti. Il comandante, fatto rientrare subito il reparto ai suoi alloggiamenti, con una rapida indagine arrivò ad individuare i colpevoli in tre caporali ed otto soldati, dei quali ordinò l'immediata fucilazione. Cinque di quegli uomini riuscirono tuttavia a rendersi irreperibili cd a sfuggire ad una sorte ormai segnata. Per uno dì loro si trattò soltanto cli un breve rinvio, il giorno dopo cade infatti nelle mani dei carabinieri e venne fatto fucilare all'istante, gli altri quattro, almeno per il momento, riuscirono invece a far perdere le loro tracce. La causa scatenante di un tale comportamento era stato il convincimento cli alcuni di aver già compiuto interamente il loro dovere, da cui era scaturita la decisione di impedire con ogni mezzo la partenza. Per quanto episodi analoghi si fossero già verificati in passato in alcune unità, e sempre in concomitanza con la partenza per il fronte , questa volta se ne erano resi protagonisti gli uomini di un reparto d'assalto ed a renderlo ancora più grave era la situazione del momento, che vedeva il Regio Esercito impegnato allo stremo per contenere la spinta avversaria. Quanto verificatosi sulla strada per Monte Fior gettava poi un'ombra sulla tenuta del reparto e sulle capacità del comandante e degli ufficiali. L'inchiesta escluse responsabilità dirette ciel capitano Pensieri, ma si conc.l use comunque con l'invito a fare il possibile per rafforzare il morale dei suoi uomini, se necessario procedendo anche ad una nuova e più rigorosa selezione. Con questo intento il 20 novembre il IX fu fatto scendere a Valstagna da dove il 25 proseguì in treno per Bassano. Nel frattempo il Comando Truppe Altipiano aveva stabilito che i tre reparti cl' assalto, l V, IX e XVI, posti alle sue dipendenze, fossero assegnati rispettivamente ai corpi d'armata XXVI, XXII e XX, riservandosi cli spostarli dall' uno all'altro in caso di necessità. Il tenente generale Ricci Armani, all'epoca al comando delle truppe del!' altopiano, non doveva essere troppo soddisfatto dell'impiego che fino a quel momento era stato fatto dei reparti d'assalto. Nel comunicare l'assegnazione organica dei tre reparti ai corpi d'armata dipendenti, volle quindi precisare che dovevano essere utilizzati per colpi cli mano o per azioni controffensive, e non a presidio di trincee, per essere subito dopo ritirati in località che assicurassero "un certo benessere di vita" e si prestassero "per le speciali istruzioni" , in modo da poter essere prontamente rimessi in efficienza6. 5 Comando 1• Armala, Stato Maggiore. Increscioso episodio avvenuto nel 9 ° riparto d 'assalto, 11° 39 l 38 del 24 novembre 1918, AUSSME, Rcp. B- 1, Racc. l 05D 89b, Diario Storico l • Armata. 6 Comando Truppe Altipiano, Stato Maggiore, Bartaglioni Assal!o, n° 62759 del 29 novembre 1917, AUSS.tvlE, Rep. F-2, Racc. I 35, 6" Annata, Reparti d ' Assalto 1917-I918.

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Dopo un paio di giorni di riposo il IX tornò così sull'altopiano, qove sarebbe rimasto in riserva a Sasso, nel settore del XXII Corpo d'Armata, a disposizione della 2• Divisione. A seguito dell'allontanamento di un centinaio di elementi, ritenuti non idonei, il 29 novembre la forza del reparto era di 17 ufficiali e 680 uomini di truppa, con una carenza cli circa trecento unità rispetto all'organico previsto. Pochi giorni dopo la seconda fase della battaglia d ' arresto lo avrebbe riportato in azione. Il 4 dicembre, quando l' 11 • Armata austro-ungarica riprese l'offensiva, il reparto, insieme con la IV Brigata Bersaglieri e con la Brigata Toscana , era in seconda linea alle spalJe della 2a Divisione che teneva il fronte dal monte Sisemol al Monte Zomo con la Brigata Liguria ed il 5° Reggimento Bersaglieri. Più a destra, sulle Melette, dal Monte Zomo a Monte Baclenecche, era schierata la 29• Divisione ciel XX Corpo d'Armata, e fu questa grande unità, che inquadrava la Brigata Perugia, i reggimenti bersaglieri 4°, 6° e 12° e sei battaglioni alpini, a sostenere l'urto principale. Nel corso della giornata furono perduti in rapida successione il Tonclarecar, il Castelgombero ed il Monte Fior, i cui difensori furono presi alle spalle dai reparti austro-ungarici insinuatisi in Val Vecchia, nel cuore della regione delle Melette. Si apriva così una larga breccia al centro dello schieramento che Boriani cercò in qualche modo di chiudere con l'impiego del IX Reparto d'Assalto, cedutogli nel pomeriggio dal XXII Corpo cl' Armata. Pensieri ed i suoi uomini arrivarono nei pressi di Foza, dove era il comando della 29a Divisione, quando era ormai notte e furono subito inviati a prendere posizione sul costone che da Foza sale al Monte Miela. Le notizie in merito alla situazione sulle Melette erano poche e confuse ed il reparto prese posizione a mezzacosta nella convinzione di avere ancora davanti reparti italiani. Con la 3• Compagnia al centro e la F in linea alla sua sinistra, la 2• era schierata sulla destra a copertura del fianco ritenuto più esposto. A causa dell'affrettata partenza da Sasso gli arditi avevano al seguito soltanto le pistole-mitragliatrici ed una dotazione individuale di munizioni limitata a qualche caricatore per il moschetto. Data la gravità della situazione, l'intendimento del comandante della 29a Divisione era quello di rompere il contatto ed arretrare quanto restava delle sue forze su una linea che dal Sasso Rosso correva a sud delle Melette raccorciandosi al Buso con la 2a Divisione, fino a quel momento in grado cli respingere tutti gli attacchi al Monte Zomo. A questa proposta il comando della la Armata replicò con l'ordine cli contr,ittaccare e con la promessa di rinforzi. Nelle prime ore ciel 5 dicembre Boriani imbastì perciò un dispositivo d'attacco che, fidando nell'arrivo di forze fresche, avrebbe dovuto vedere una colonna guidata dal IX Reparto d'Assalto dirigere sul Monte Badenecche e più ad occidente un'altra risalire verso Monte Spii per poi procedere, a secondo delle circostanze, verso il Tondarecar od il Castelgomberto. La prevista azione controffensiva non ebbe peraltro modo cli concretizzarsi sia per il crescere della pressione avversaria, sia per il mancato arrivo dei due reggimenti, 10° ed 85°, che avrebbero dovuto costituire il nerbo delle due colonne. In queste condizioni la divisione era costretta a fro nteggiare l'avversario con i resti di reparti già duramente provati in combattimento, distribuiti lungo una linea discontinua in cui gli arditi ciel IX, impiegati come normale truppa di fanteria, si trovavano inseriti sul costone di Foza tra il XXIII Battaglione Bersaglieri ed il II/130° . A partire dalle 6 ciel mattino l'artiglieria austro-ungarica aveva intanto cominciato a battere quelle posizioni fortemente esposte e sulle quali non vi era stato il tempo di allestire trincee e ricoveri, aprendo ampi vuoti nei ranghi dei reparti aggrappati al pendio. Alle 10,30, vista l'impossibilità di prolungare la difesa o addirittura di contrattaccare, la 29a Divisione iniziò il ripiegamento sulla linea Stoccareddo - S. Francesco - Sasso Rosso, a sbarramento della Val Vecchia e della strada per Valstagna. Nella confusione del momento, con i collegamenti ormai saltati, gli ordini non furono però ricevuti eia tutti in tempo utile e, quando forti pattuglie austro-ungariche apparvero poco dopo sul fianco destro, i reparti più avanzati rimasero tagliati fuori. Gli arditi del IX ed i bersaglieri del XXIII, dopo aver sostenuto fino alle 2 nei pressi di Casera Montagna Nuova l'urto dell'avversario lanciato all'inseguimento, riuscirono però a sganciarsi ed a scendere da.Ila Meletta di Foza per portarsi sulla linea prestabilita. Il 6 dicembre l' 1 I a Armata austro-ungarica riuscì ad impadronirsi anche del Sisemol, su cui si era attestata la 2a Divisione, costretta ad abbandonare il Monte Zomo dall'arretramento della 29•, e fu questo

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l'ultimo atto della seconda fase della battaglia d'arresto. La lotta su.ll'altopiano si sarebbe riaccesa il 23 dicembre ma ai combattimenti che si protrassero sino al giorno di Natale non avrebbe più preso parte il IX Reparto cl' Assalto, riportato nelle retrovie nonostante avesse ancora una discreta consistenza numerica7. La successiva sosta delle operazioni permise di considerare con più attenzione la situazione del reparto, che il XX Corpo d'Armata, tenuto conto delle carenze organiche, della necessità di provvedere ancora all'allontanamento di una cinquantina di uomini non idonei8, nonché delle difficoltà a reperire altr.i volontari tra le file già depauperate delle divisioni dipendenti, propose di contrarre a due compagnie. Le difficoltà di reclutamento che avevano condizionato il IX fin dalla nascita continuavano dunque a farsi sentire e, in un quadro generale fortemente critico, quale possibile alternativa venne ventilata l'ipotesi di scioglierlo per riempire i vuoti di altri reparti cl' assalto. Fu questa l'idea che alla fine prevalse ed i1 14 gennaio 1918, d'ordine del comando della la Armata, il IX Reparto d' Assalto venne sciolto a Longara, presso Vicenza, dove era stato trasferito il giorno 6. I suoi uomini andarono a rinforzare il XVI, accantonato nella stessa località.

7 Il I O dicembre 1917 il IX Reparto d' Assalto contava ancora 23 ufficiali e 495 uomini d.i truppa, ripartiti in tre compagnie, con 8 mitragliatrici e 16 pistole-mitragliatrici. 8 Il 27 dicembre 19 17 l' organico era cli 30 ufficiali e 567 uomini cli truppa, dai quali bisognava sottrarre i 7 ufficiali ed i 45 soldati destinati a rientrare quanto prima ai loro reparti. Come sempre la non idoneità era dovuta al fatto che si trattava di elementi non volontari ma comandati, di elementi troppo anziani o di elementi assolutamente inadaui per carattere ed attitudine a far pane cli un reparto d'assalto.

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La situazione delle forze contrapposte sull'Altipiano di Asiago il 2 1 novembre l 917 (da P. Schiarini, La Battaglia d'Arresto sull'Altipiano di Asiago, Comando ciel Corpo di Stato Maggiore, Ufficio Storico, Roma, 1934)

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IX REPARTO D'ASSALTO

I IX Reparto d'Assalto nacque in seno alla 4a Armata come VI, nel settembre l 917, per trasfonnazione della 2a Compagnia del reparto di cui il comando d'armata aveva iniziato la formazione nel mese di luglio 1. Assegnato al TX Corpo cl' Annata, fu costi tuito ufficialmente il 23 settembre, con centro di mobjlitazione il deposito ciel 45° Reggimento Fanteria, ma il processo di inquadramento ed addestramento dei volontari, provenienti dalle quattro brigate di fanteria, Reggio, Alpi, Calabria, Torino, inquadrate nelle due divisioni del coq)o d' annata, era ancora in corso quando, con il precipitare degli eventi, i suoi uomini ed il loro comandante, capitano Martini, furono impiegati quale estrema retroguardia a copertura della ritirata dal Cadore, passando il Piave sul ponte di Vidor. Nella gravità ciel momento il problema della riorganizzazione del VI, come clegl i altri tre reparti d ' assalto, V, VTT e VIII, che la 4• Armata stava preparando, venne messo da parte per essere ripreso in considerazione soltanto con lo stabilizzarsi del fronte, alla fine di dicembre. Fu allora dato incarico ai corpi d'armata VI, TX e XVIII di prendersi cura rispettivamente dei reparti VIII, VI e VII, ed al XXVTT Corpo cl' Armata cli curare la ricostituzione del V. Dato il limitato numero di uomini a disposizione, e tenendo conto delle particolari esigenze di addestramento degli arditi, per ogni reparto fu stabilito di allestire inizialmente soltanto una compagnia, dalla quale far poi nascere le altre. Inoltre una delle tre compagnie così formate avrebbe dovuto essere costituita con elementi provenienti dalle truppe eia montagna, e portare perciò sul bavero le fiamme verdi invece delle fiamme nere 2 . Rinsanguato con i superstiti del V e del XVIII, già appartenente alla Zona Carnia, ed accantonato a Pove cli Bassano, ai piedi del Grappa, alla data del 24 dicembre il Vl Reparto cl' Assalto era articolato su due compagnie, con due sezion i mitragliatrici, quattro sezioni pistole-mitragliatrici e due sezioni lanciafiamme, per una forza totale di 21 ufficiali e 547 uomini di truppa. Il loro grado di addestramento era ritenuto buono, il che facilitava l'opera dì ricostituzione, anche tenuto conto della necessità di allontanare i meno idonei e del trasferimento di alcuni dei suoi elementi non provenienti eia truppe alpine ad altri reparti dell'annata. II complesso delle attività cli selezione, inquadramento ed addestramento richiese il resto dell'inverno e dovette superare non pochi ostacoli in un momento in cui tante erano le esigenze a cui l'esercito doveva far fronte. Mancavano gli uomini, l'equipaggiamento era incompleto e, nonostante gli sforzi degli ufficiali, anche la disciplina lasciava a desiderare. Con tutto questo, in occasione ciel tentativo di riconquista ciel Monte Asolooe effettuato nei giorni 14 e 15 gennaio dal VI Coq)o cl' Armata con il concorso del IX, un plotone del VI Reparto cl' Assalto, tenuto inizialmente in riserva di corpo d'armata, fu impegnato a sostegno dell'azione del 140° Reggimento Fanteria (Brigata Bari) sul costone tra quota 1440 ed Osteria il Lepre3. All'inizio di febbraio il comando passò al maggiore Giovanni Messe che diede un deciso impulso all'istruzione individuale ed alle esercitazioni a livello cli reparto, facendo rapidamente del VI uno strumen-

I

1 Comando

Supremo, 11 ° I I 7075 R.S. Mob. Speciale ciel 23 settembre 19 17, AUSSME, Rep. E- 1., Racc. 300, 4" Armata, Repaiti d'Assalto 19 17. 2 Comando 4" Armata, Staio Maggiore, Ufficio Operazioni, Reparti d 'assalto, n" J43 Op. ciel 3 gennaio 191 8. AUSSME, Rep. E-5, Race. 17, VI Corpo d' Annata. 3 L' intervento di un pienone ciel VI, ugli ordini del sottotenente Aurelio Rossi nelle operazioni di quei giorni sull'Asolone è così ricordato nelle memorie di uno degli ufficiali del reparto, il tenente Alheno Businelli: ''li sottorenente Rossi, con 1u1 plotone, è andato a fare un colpo di mano sul/'i\solone. Occorreva far prigionieri gli uomini di un poslo avanzato per cos1rinierli. a can tare. L'azione 11011 è riuscita 17erché gli Arditi, una vo!la sul posto, hanno ucciso tulli i nem.ici. Il Rossi. che si è ba/tufo 111ag11ifirnmell/e, è 1oma10 legierme11teferi10 e co11 la pro17oslll di una medaglia d'argento. Lo inFidio." A Businelli, Gli 1\rditi del IX, Ed.

Ardita, Roma, 1935, pag. 58.

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to valido ed efficiente. Di questa incisiva azione del nuovo comandante s.i trova traccia anche in alcune pubblicazioni del dopoguerra ed in particolare nel libro dell'allora tenente Alberto Businelli che può essere considerato il memorialista del reparto 4 : ''Il nuovo comandante è quale ce lo figuravamo: un costruttore di primissimo ordine. Non sono molti giorni che è venuto.fra noi e già la fisionomia del reparto è cambiata, si sente un "comando" e questo non dispiace a nessuno. Cli arditi lo hanno notato con compiacenza e non si sono peritati di spiattellarlo a noi Ufficiali durante le istruzioni teoriche pomeridiane". Messe, proveniente dal 57° Reggimento Fanteria, dove aveva comandato un battaglione, e già decorato di due medaglie d ' argento, era riuscito a guadagnare fin dal primo istante la fiducia ed il rispetto dei suoi uomini, e l'impatto che la sua personalità ebbe sul reparto è una chiara conferma del ruolo determinante che la fi gura del comandante aveva nelle unità d ' assalto. 11 l O aprile 19 18 il reparto aveva un organ ico d i 19 ufficiali e 460 uomini cli truppa, ripartiti su due compagnie, e quindi ancora lontano da quello previsto. Solo un mese dopo, pur senza un reale aumento della forza, comunque non superiore a 20 ufficiali e 431 uomini di truppa, sarebbe stata avviata la formazione della terza compagnia, prelevando un plotone da ciascuna delle altre, e questo processo sarebbe stato accelerato in maggio dall'arrivo di circa duecento complementi, grazie ai quali il reparto, diventato IX il 20 maggio, poteva contare ,tlla data del l O giugno sullo stesso numero di ufficiali ma su 657 uomini di truppa. Il consolidarsi della struttura ed il progredire dell'addestramento, caratterizzato da una forte attenzione per l'istruzione ginnico-sportiva, permisero in aprile di iniziare l'attività di pattuglia sul fronte del IX Corpo cl' Armata, schierato con le divisioni 1.7a e 18" all'ala sinistra della 4a Armata, da Rocce Anzini, sul Brenta, a Monte Asolane, nel cuore ciel massiccio del Grappa. Nei gionù 18 e 19 cli quel mese ufficiali e graduati della 2a Compagnia sal irono in linea nel settore di Casere Cestarotta per studiare il terreno e la sistemazione difensiva avversaria in previsione cli un colpo d i mano da effettuare nella notte sul 20. L' azione fu affidata al plotone ciel tenente Guido Palma che all'ora stabilita uscì con i suoi uomini dai reticolati per andare ad appostarsi nella boscaglia sul pendio davanti alla casa. Per quanto tutto fosse stato fatto nel massimo silenzio, le vedette austro-ungariche sentirono o videro qualcosa perché subito dalle loro trincee cominciarono ad alzarsi dei razzi illuminanti. Per una mezzora gli arditi rimasero immobili, in attesa, poi l'ufficiale ~i avvicinò con due uomini ai reticolati per iniziare il taglio dei fi li metallici ma il loro tentativo cli aprire u~ varco fu subito interrotto da raffiche cli mitragliatrice sparate alla cieca e clall' alzarsi cli una nuova serie cli razzi. Ritornata la calma, un 'ora e mezza più tardi gli arditi tornarono ad accostarsi all'intreccio dei fil i metallici, solo per ripiegare nuovamente non appena, dall 'improvviso animarsi. della posizione e dall'accorrere di rinforzi, fu chiaro che il nemico era ancora in allarme. In queste cond izion i il colpo di mano non aveva alcuna possibilità cli riuscire e l'ufficiale non ebbe altra scelta che ordinare ai suoi uomini di rientrare. Quello che era ancora il VI Reparto d 'Assalto tornò in azione nella notte sul 15 maggio, impegnando due compagnie nella reg ione cieli' Asolone in altrettante piccole operazioni studiate di concerto con il comando della Brigata Basilicata (17a Divisione). Affidate entrambe alla direzione del maggiore Messe, avrebbero dovuto essere eseguite simultaneamente, irrompendo di sorpresa nelle posizioni di quota 1486 e 1520 per catturarvi dei prigioni.eri ed impadronirsi di materiale bell ico . Allo scopo di assicurarne la simul taneità, nei giorni precedenti venne stesa una linea telefonica dedicata tra i due punti cli raccolta delle truppe d'assalto mentre, per garantire la sorpresa, fu deciso di agire in una notte scura e possibilmente piovosa, condizioni che si presentarono appunto tra il 14 ed il 15 maggio. Le due azioni non raggiunsero del tutto lo scopo prefissato ma d iedero la conferma del livello cli efficienza e di prontezza del reparto. A mezzanotte, arditi della 2" Compagnia del capitano Angelo Zancanaro ed un nucleo di elementi scelti del 92° Reggimento Fanteria uscirono in silenzio dalla lunetta davanti a quota 1486 e si portarono senza essere scoperti a ridosso dei reticolati nemici. Qui nei giorni precedenti si era ritenuto di individuare due piccoli varchi che però, visti da vicino, si rivelarono soltanto come degli avvallamenti nel reti-

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A. Businelli, Gli Arditi del IX, Ed. Ardi ta, Roma, 1935, pag. 59.

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colato la cui continuità era comunque assicurata da gabbioni di filo spinato adagiati in buche cli granata. L'ostacolato fu superato sollevando i gabbioni quel tanto che fosse necessario per scivolarvi al di sotto ed una volta al di là gli uomini della 2a Compagnia e gli arditi reggimentali del 92°, preceduti eia un fitto lancio di petardi Thevenot, si lanciarono sugli appostamenti delle vedette e sul piccolo posto sistemato sulla sommità della quota. L'irruzione era tanto inattesa che i di fensori ebbero il tempo cli sparare soltanto qualche colpo di fucile e quelli che non fuggirono furono rapidamente sopraffatti. Sul terreno rimasero i cadaveri di due delle vedette e due feriti, subito trasportati verso le linee italiane. Uno solo arrivò vivo, l'altro tentò di strozzare l'ardito che lo portava sulle spalle e fu da questi finito, lasciandone il corpo nella terra di nessuno. La contemporanea azione verso quota 1520 dell' Asolone era stata condotta da un 'aliquota della l" Compagnia ciel capitano Umberto Pinca e da un nucleo cli arditi ciel 9 l O Reggimento Fanteria. Gettatisi fuori dalle trincee con lo slancio che era lecito attendersi dai reparti d'assalto, erano stati presto scoperti alla luce dei razzi illuminanti. Accolti da un intenso fuoco cli fucileria e dal lancio cli bombe a mano, avevano proseguito l'avanzata rispondendo con il lancio dei loro petardi e, grazie ai varchi trovati nei reticolati, erano riusciti a penetrare in qualche punto nella trincea nemica, senza peraltro poter progredire oltre né tantomeno far prigionieri per la violenza della reazione avversaria, sostenuta ben presto anche dall'artiglieria. Dopo un ultimo scambio di bombe a mano gli arditi si erano perciò ritirati. Le perdite del reparto d'assalto furono di due ufficiali ed undici uomini di truppa feriti per la 2" Compagnia e cli otto uomini cli truppa feriti per la l •, ai quali si aggiungevano il comandante del nucleo arditi ciel 92° Reggimento Fanteria, tenente Mario Marani, caduto in combattimento, e due dei suoi uomini rimasti feriti. Come mise in rilievo il rapporto subito inoltrato dal comando della 17a Divisione5, le due operazioni erano state ben studiate, lo slancio e l'ardore non erano mancati e l'essere penetrati in due punti della linea avversaria, nonostante l'attenta vigilanza, aveva avuto per le truppe il significato di dare una lezione all'avversario ed affermare la superiorità in questo tipo di operazioni. Il risultato sperato non era stato raggiunto ma, oltre alle perdite presumibilmente inflitte agli austro-ungarici, restavano la bella dimostrazione di combattività offerta dagli arditi ed il positivo effetto che le due operazioni avevano avuto sul morale. Furono questi aspetti ad essere sottolineati dal comandante della 4a Armata che, infatti , accanto alla frase che lamentava la mancata cattura dì un buon numero cli prigionieri, appose di suo pugno questa significativa annotazione "ma se ne hanno ammazzati parecchi il risultato c'è e come!". Jl tenente generale Giardino volle anche far arrivare il suo apprezzamento ai reparti interessati ed il 17 maggio scrisse in questi termini al IX Corpo cl' Armat.a6: "Mi compiaccio del contegno della truppa dipendente da codesto comando durante l'azione dell'flsolone (q. 1520 - q. 1486) eseguita la notte sul 15. Se il nume,v dei prigionieri è limitato ed è mancato il bottino, rim.an.e pur sempre come risultato, tutt'altro che scarso, il fatto d'essere penetrati nelle linee nemiche, d'aver.fatto ritirare eia esse il nem.ico e di avergli inflitto notevoli perdite. L'azione risulta ben studiata e minuziosamente preparata. Di ciò va dato giusto merito al comandante la brigata Basilicata ed al comandante il JX btg. d'assalto ai quali prego comunicare il mio vivo compiacimento." Il mattino del 15 giugno 1918, durante le prime ore della Battaglia ciel Solstizio, la 27a Divisione austro-ungarica, favorita anche dalla nebbia che gravava sulla zona, superò rapidamente le difese di prima linea ciel IX Corpo cl' Armata, disteso da Rocce Anzini aU' Asolone con la 17a Divisione (brigate Calabria e Bari) in prima schiera e la 18" schierata alle sue spalle, con una brigata (Abruzzi) in riserva di corpo d 'armata sulla cosiddetta "linea dei capisaldi" e l'altra (Basilicata) in pianura, tra Romano Alto e Bassano, in riserva d'armata. Dopo aver conquistato il Col del Miglio l' avversario proseguì nella sua azione venendo 5

Comando l 7° Divisione di Fanteria, Piccola operazione contro 1vfonte Asolan e e quota 1486, n° 29 13 op. del 15 maggio 1918, AUSSME Rep. E-l, Racc. 275, 4° Armata, Colpi di mano. ·Maggio - Settembre 1918. 6 Comando 4° Armata, A zione in regione Aso/011e, n° 764 l op. del 17 maggio l 918, AUSSME Rep. E- l, Racc. 275, 4" Armata, Colpi di mano. Maggio - Settembre 1918.

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arrestato su lla destra, davanti al Monte Coston ed in Val Damoro, ma trovando spazio sulla sinistra, dove riuscì ad intaccare la "linea dei capisaldi" . Qui infatti caddero in rapida successione le posizioni ciel Col Fenilon (1.397 m), del Col Fagheron ( 1.31 5 m), di Palazzo Negri, e fu prima aggirato e quindi conquistato il Col Moschin ( l.278 m). Per quanto l'avanzata venisse contenuta graz ie anche all'intervento dell ' artiglieria dell'ala destra della 6a Annata, che dall'altopiano cli Asiago aprì il fuoco sulle colonne austro-ungariche non appena il dissiparsi della nebbia ne rivelò i movimenti, la situazione rimase critica, con il concreto pericolo cli un ulteriore sfondamento che permettesse agli attaccanti di aggirare la linea cli resistenza dell'annata e calare verso Bassano. A presidio cl i quel settore, dopo il ripiegamento verso destra della Brigata Calabria , rimanevano infatti solo i resti dei battaglioni dell'Abruz.zi, duramente provata dalla lotta sulla linea dei capisaldi. A rinforzare questa brigata stava salendo la Basilicata al cui comandante, colonnello brigadiere Giorgio Boccacci, fu affidata la responsabilità della difesa di quel tratto di linea. Dopo aver sbarrato la Val Pertuso con il primo dei suoi battaglioni (I/91 °), e costruito così un argine a copertura del fianco e delle spalle delle truppe in posizione alla sua destra, Boccacci decise di passare al contrattacco, utilizzando a questo scopo il IX Reparto cl' Assalto, messogli a disposizione dal comando della 18a Divisione. Gli arditi ciel maggiore Messe, inizialmente in riserva di corpo d ' armata nella Valletta degli Spini erano passati in mattinata alle dipendenze della 18" Divisione e da questa erano stati trasferiti a Casere Campeggia. Qui furono raggi unti dall'ordine di portarsi a Col del Gallo, agli ordini del comandante della Basilicata a cui Messe si presentò alle 12,1 5. Questi gli illustrò la sua intenzione di procedere inizialmente alla riconquista ciel Col Fagheron, per servirsene come punto d'appoggio da cui muovere in un secondo tempo contro il Col Fenilon, e di puntare infi ne sul Col Moschin. L'azione del reparto sarebbe stata appoggiata dall'artiglieria, che aveva avuto l'ordine di intensificare il tiro di sbarramento sul tratto Fenilon Fagheron - Col Raniero, e sostenuta dal 1/9 1° del maggiore Valletti. Fissati così i lineamenti dell'azione, gli uom ini di Messe, per quanto stanchi per le marce cli trasferimento del mattino, furono lanciati immediatamente all ' attacco in modo eia non dare all' avversario il tempo cli rafforzarsi sulle posizioni raggiunte e sfruttare nel contempo la circostanza che lo vedeva ormai da qualche ora sotto un violento bombardamento d 'artiglieria. Alle ore 14 la la Compagnia mosse con decisione contro Palazzo Negri, Casa del Pastore e Casa dei Briganti, obiettivi questi ultimi due rispettivamente cento e duecento metri ad occidente ciel primo. Eliminati i nuclei che vi erano appostati, e catturate le prime tre m itragliatrici, la compagnia si diresse contro il ridotto cli quota 1318 e se ne impadronì altrettanto rapidamente, dovendo però lamentare in questa operazione la morte ciel suo comandante, il capitano Umberto Pinca. Nel frattempo la 2" Compagnia del capitano Zancanaro7 aveva ripreso il Fagheron, sulla cui cima era stato trovalo un piccolo ridotto dove un ufficiale del genio, il capitano Rossone, e dieci soldati ancora tenevano testa agli austro-ungarici, e si era gettata contro le posizioni di Chiesa S. Giovanni dove, dispersi i reparti avversari che le presidiavano, ristabilì il contatto con la Brigala Calabria. Nei ricoveri ricavati sul pendio sotto la chiesa furo no bloccati ed annientati diversi nuclei di difensori, in una lotta senza quartiere testimoniata dal basso numero cli prigionieri, appena sed ici tra i quali un uffic iale. Come risultato di questa prima fase delle operazioni, sviluppatasi e conclusasi in non più cli un quarto cl' ora, venne rioccupata tutta la linea che eia quota 13 I 8 arrivava al Fagheron e da qui correva verso Col Spiazzoli. Mentre il JX si riordinava su lle posizioni raggiunte, il 1/91 ° s.i disponeva alla sua sinistra, verso

ì Al capitano Angelo Zancanaro, già decorato con una medaglia di bronzo al valor militare per l'azione di gennaio sull' Asolone, fu concessa per il ruolo avuto nei combattimenti del 15 e del 16 giugno 191 8 la medaglia d' argento al vator militare con questa motivazione: "Nella conquista di alcune posizioni di vitale importanza conduceva la propria compagnia con slwicio e for-

za 1rnvolge11te. Al/Ci 1esta dei suoi arditi, primo Jì·a i primi. 111Cif.inifìco per sereno wraf.igio e sprezzo del pericolo, con sca1tofi.tlmineo raggiungeva l'obiellil'o, circondava il 11.e1nico molto più fone di numem e dopo .fiera lolla l'obbligava allo resa. Coronava l'ardita azione catlurando 27 ufficiali, 250 uomini di truppa, 17 mi1ragliatrici e n11111eroso ma1eriale bellico. Col Fagheron, Col

Moschin, 15 - 16 giugno 1918 ". Durante la Seconda Guerra Mondiale Zancanaro fu uno dei protagonisti della resistenza nella zona di Feltre e, catturato. fu passato per le anni il 19 giugno 1944. Ebbe la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

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il fianco della montagna che precipita nel Brenta, a garantire la continuità del fronte. Bloccata così definitivamente la pericolosa penetrazione avversaria e completato il rastrellamento della zona, Messe spinse alcune pattuglie in ricognizione verso il Col FcniJon ed il Col Moschin, arrivando ad accertare che entrambe le posizioni erano fo rtemente presidiate. Sulla base cli queste informazioni venne preparata la seconda fase clell' azione che avrebbe dovuto avure esecuzione dopo l'aITivo ciel battaglione di testa del 92° Reggimento Fanteria. L' attesa si protrasse fino alle 19, quando finalme nte si affacciarono in linea i primi elementi ciel II/92° del tenente colonnello Moni, ed a questo punto il colonnello brigadiere Boccacci in un breve incontro informò iJ comandante del 92°, colonnello Mariotti, dei suoi piani per la riconquista del Col Fenilon e del ruolo che i diversi reparti vi avrebbero avuto. Alle 20,20 fu comunicato a Messe che dieci minuti più tardi l' artiglieria avrebbe iniziato il tiro cli repressione su quelle posizioni e su quelle del Col Moschin, per continuarlo fino alle 22, ora fissata per l'assalto. Gli arditi, seguiti da una compagnia del T/91 ° e dal plotone d'assalto reggimentale ciel 91 °, ini ziarono l'avvicinamento alle 21, sotto l'arco delle traiettorie, e quando l'artiglieria allungò il tiro furono pronti a scattare all'assalto. Risalito d'i mpeto il pendio, avvolsero in un lampo la somm ità del Fenilon immersa in un'oscurità resa ancora più tale da una fitta nebbia che le vampe dei lanciafiamme e gli scoppi elci petardi riuscivano appena a squarciare. L'avversario si batté con un coraggio disperato ma la furia dell'assalto non gli lasciò scampo e quanti dei difensori non furono pronti ad arrendersi vennero uccisi sul posto. A lle 23 il Col Fenilon era sotto il pieno controllo del IX Reparto cl' Assalto, nelle cui mani rimasero cinque ufficiali, ottanta uom ini cli truppa, quattro mitragliatrici e numeroso altro materiale. Gli uomini cli Messe ri masero a presidiare la linea, protetti sulla sinistra dalla compagnia del T/91 ° e dal nucleo ardi ti dello stesso reggimento, fin quando alle 3 del 16 giugno, dopo aver distrutto più cli una pattuglia nemica avvicinatasi troppo ai reticolati, non ebbero il cambio dal Il/92°. Scesi a riordinarsi sul rovescio cli quota 13 18, gl i arditi del IX si prepararono per l'ultimo atto. Una volta assicuratosi il possesso ciel Fenilon, il comandante della Basilicata intendeva infatti completare a sua controffensiva con riconquista cli Col Moschin. Messe ne fu informato alle 4, con la stessa comunicazione in cui gli si diceva che avrebbe avuto a rincalzo il II/92° del tenente colonnello Tomassetti e che lo scatto sarebbe dovuto avvenire alle 7, ora in cui era previsto che l'artiglieria allungasse il tiro. Con questi ordini alle 6 del mattino il reparto d'assalto, seguito dal battaglione del 92°, lasciò la quota 1318, già servita come base cli partenza per l'attacco al Col Fenilon, raggiunse la strada che passa ai piedi di quell'altura e si ammassò nella selletta cli Col Moschin. Per un qual.che contrattempo l'artiglieria, dopo aver aperto il fuoco in ritardo continuò a bombardare la posizione anche dopo l'ora prevista, ma alle 7 gli arditi si lanciarono comunque all'assalto e dieci minuti più tardi arrivarono sulla quota. Il Col Moschin fu espugnato in meno di un quarto d'ora con il totale annientamento ciel presidio di cui. si salvarono solo guanti vennero fatti prigionieri. Furono catturati 27 ufficiali e 250 uomini di truppa, insieme con non meno cli 17 mitragliatrici e con un cannoncino da trincea, e vennero riprese due batterie da montagna con il loro munizionamento, una colon na cli venti muli ed altro materiale che era stato perduto al mattino del 15 giugno. Affi data la posizione al II/92°, il IX Reparto d ' Assalto tornò in riserva dietro quota 13 18 dove fu final mente possibile procedere ad un conteggio definitivo delle perdite subite nell'arco delle due giornate cli combattimenti. Oltre alla morte del capitano Pinca si doveva registrare il ferime nto di un altro ufficiale, il capitano Teobaldo Vantini, comandante della 3a Compagnia, e tra la truppa si avevano cinque morti ed ottanta feriti. Per quanto dolorose, erano perdite contenute che raffrontate ai risultati raggiunti confermavano l'effi cacia dell' azione del reparto. Al maggiore Messe, in riconoscimento del modo con cui aveva preparato e guidato l' attacco, venne concesso l' Ordine Militare cli Savoia con una motivazione che era anche un tributo al coraggio ed all'abilità dei suoi uomini: Comandante di battaglione di assalto, contro nemico forte di numero e di armi, baldanzoso di recente vittoria, tradusse in allo con singolare valentia gli ordini per riconquistare il terreno perduto. All'attacco di successive munite posizioni tra4use nei suoi arditi il suo personale valore, la entusiastica fede nel buon successo; con perizia coordinò gli .~f'orzi di altre rruppe allo scopo, onde in breve ternpo, con mi-

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rabile slancio, posizioni di capitale irnportanza tornavano in nostro potere con larga cattura di prigionieri e di armi. Col Fagheron, Col Fenilion, 15 giugno 1918, Col Moschin, 16 giugno 1918 Ad un prezzo relativamente basso il IX era riuscito a ripristinare la situazione iniziale nel settore più fortemente minacciato dell'intero fronte del Grappa. Ben sostenuti dall'artiglieria e validamente rincalzati dai fanti della Basilicata, gli arditi avevano dimostrato cosa fosse lecito attendersi dalle truppe d'assalto. È però indubbio che avevano potuto avvantaggiarsi di una situazione in cui le linee contrapposte erano ancora fluide ed il nemico non aveva avuto il tempo dì rafforzarsi sulle posizioni raggiunte. In queste condizioni l'addestramento, lo slancio e l'elevato morale, nonché l'abilità con cui erano state impostate e condotte le tre fasi dell'operazione, avevano avuto buon gioco ma in uno scenario diverso, come lo stesso IX avrebbe dovuto ben presto sperimentare, il risultato era tutt'alu·o che scontato. Per il momento i combattimenti culminati nella riconquista deJ Col Moschin sembravano sottolineare l'opportunità di impiegare a massa i reparti d'assalto, senza frantumarli in compagnie, in tutte quelle operazioni per le quali premesse indispensabili fossero la rapidità e l'impeto. Veniva inoltre confermato che doveva essere loro garantito un abbondante rifornimento cli munizioni, e soprattutto di bombe a mano, anche azione durante, cosa che per il IX era stato possibile fare tra una fase e l'altra della battaglia. Ritornato alle dirette dipendenze del IX Corpo cl' Armata il reparto, che poteva contare ancora su 21 ufficiali e 583 uomini di truppa, si trovava accampato alla testata della Valletta dei Spini quando al mattino del 24 giugno ebbe l'ordine cli portarsi in Val Damoro a disposizione del comandante della Brigata Bari. Sul fronte della 4" Armata la Battaglia del Solstizio era terminata già il 17 giugno, quando gli ultimi contrattacchi avevano nella sostanza ripristinato quasi ovunque la situazione di partenza. La favorevole evoluzione degli avvenimenti sul fronte del Piave indusse tuttavia il comando d'armata ad ipotizzare già nel breve termine operazioni controffensive cli più ampia portata, nell'intento di sfruttare il prevedibile momento dì crisi clell 'avversario. Il 23 giugno il tenente generale Giardino ordinò perciò che i corpi d' armata dipendenti si tenessero pronti ad incalzare un eventuale ripiegamento e che, ove questo non si verificasse, il VI ed il IX attaccassero comunque le posizioni antistanti con le forze a loro disposizione. In quest'ordine è la causa degli assalti lanciati sulle pendici del Monte Asolone dai fanti della Brigata Bari e dagli arditi del IX Reparto d'Assalto nel pomeriggio del 24 giugno. Il IX ayeva lasciato già alle 6 del mattino il suo accampamento ed era arrivato alle 7,30 in Val Damoro, dove Messe fu informato dal comandante della Bari di quanto si stava preparando. L'artiglieria avrebbe aperto il fuoco alle 1.4 e due ore dopo era previsto lo scatto delle fanterie, con il reparto d'assalto ad aprire la via al 139° Reggimento. Messe ed i suoi uomini si portarono in posizione risalendo la Val Damoro, attraversando senza esitare il tiro di interdizione delle batterie austro-ungariche sotto il quale subirono le prime perdite ed alle 15,30 il reparto era ammassato sulla posizione cli partenza, negli sbancamentì cli quota 1473. La prima a balzare all'assalto avrebbe dovuto essere la 2a Compagnia, seguita nell'ordine dalla 3 8 e dalla 13 • Il duello delle opposte artiglierie non concedeva un attimo dì respiro ed anzi la violenza del bombardamento si intensificò con l'avvicinarsi dell'ora dell'assalto. Dall'una e dall'altra parte ciel fronte non sì risparmiavano munizioni ed in questo inferno di fuoco alle 16 in punto il IX scattò in avanti con l'ormai ben noto slancio, seguito da vicino dal 139°. In questo momento s i rivelarono le mitragliatrici austro-ungariche appostate sulla quota 1520 cieli' Asolone, alla testata di Val Pesaro e sul costone ovest di quota 1473. Le prime ondate ne furono falciate ma il resto delle "fiamme nere", sotto l'imperversare delle batterie nemiche che sviluppavano ora una intensa azione di sbarramento riuscì a penetrare negli elementi di trincea più avanzati e ad eliminarne i difensori, per poi avventarsi contro le posizioni delle micidiali mitragliatrici. Sulla sinistra del fronte d'attacco il plotone d'assalto reggimentale ciel 139° sì impadronì del centro di fuoco a quota 1421 ciel cosiddetto "Costone Basilicata", costringendo l'avversario a ripiegare oltre 1a Val Scura, sulle posizioni di quota 1420 che occupava prima dell'offensiva. Al centro e sulla destra il IX d.ilagò sulla quota 1486 e puntò sulla sovrastante quota 1520. Con il succedersi delle ondate la lotta si fece sempre più sanguinosa e ben presto si trasformò in un furibondo corpo a corpo nel quale gli arditi, con bombe a mano e pugnale, risalirono lentamente il pendi.o fino a raggiungere con un ultimo sforzo la vetta. L' assalto decisivo vide alla testa del reparto il suo stendardo, portato dall 'ardito Ciro Scianna, abbattuto poco dopo tra le braccia cli

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Messe da una raffica di mitragliatrice e morto baciando il tricolore dopo aver raccolto le ultime forze per gridare ancora una volta "Viva l'Italia!". La corsa pazza dietro lo stendardo e dietro il loro comandante aveva permesso agli arditi di aver ragione dei d ifensori , uccisi o catturati in buon numero, ma sotto l'imperversare dell 'artiglieria che apriva dei vuoti terribili neJJe loro file e pressati dai rincalzi che accorrevano dai ben protetti ricoveri della Valle deJJe Sa]ine fu loro impossibile mantenere la posizione. Sempre facendo fronte all'avversario, il IX ridiscese dalla quota senza lasciare indietro neppure un ferito e si attestò sulle vecchie posizioni italiane di prima linea, dove sostenne il tiro cli repressione cieli ' artiglieri a austro-ungarica che segnò l' ultimo atto del combattimento. Nelle notte gli uomini di Messe ricacciarono e distrussero alcune pattuglie scese in esplorazione dall ' Asolone ed all'alba, avuto il cambio dal I39°, lasciarono la linea per scendere ai loro accantonamenti di Pove, attraversando anche questa volta il tiro di interdizione dell' avversario. Il IX Reparto cl' Assalto si era battuto con lo stesso slancio e lo stesso coraggio dimostrati nella battaglia per i "Colli Alti" ma questa volta si era scontrato con un nemico saldamente sistemato a difesa e ben sostenu to dalla sua artiglieria. In queste condizioni la temporanea conquista dell' Asolone era stato un successo effimero e pagato a caro prezzo. Le perdite furono infatti gravissime, con 16 ufficiali feriti dei 20 usciti all'assalto e non meno di 24 morti e 200 feriti tra la truppa, su un totale cli 450 uomini impegnati 8 . Una buona parte dei feriti poté però essere recuperata presso il reparto e con il rientro cli quanti, per vari motivi, non avevano partecipato al combattimento del 24 giugno, due giorni dopo il IX aveva una forza di 16 ufficial i e 457 uomini di truppa. Nessun disperso, e quindi nessun prigioniero lasciato nelle mani degli austro-ungarici, a testimonianza dello spirito con cui il reparto si era battuto. Emblema di questo spiri to fu la figura del suo portastendardo, l'ardito Ciro Scianna, gi~t decorato cli medaglia di bronzo per l'azione del 15 maggio e di medaglia d'argento per i combattimenti del 15 e del 16 giugno sul Col Fenilon e sul Col Moschin, alla cui memoria il 30 agosto fu concessa motu proprio dal Re la medaglia d'oro al valor militare con una stringata ma significativa motivazione: "Soldato di altissimo ardimento, in aspra baflaglia, sotto un micidialissimo tiro di fltcileria e cli mitragliatrici nemiche e fra tragiche Lotte corpo a corpo, portava con irresistibile slancio lo stendardo del battaglione d'assalto alla testa delle ondate, infiammando i compagni entusiasti del suo coraggio. Sulla vetta raggiunLa, colpito in pieno petto, cadeva nell'impeto della sua superba audacia, dando al tricolore l'ultimo bacio ed alla Patria l 'ultimo pensiero col grido di "Viva l'Italia". Monte Asolone, 24 giug no 1918.'' A Pove, dove erano a riposo, il 30 giugno gli arditi del IX ebbero la visita del comandante della 18a Divisione, maggior generale Giovanni Arrighi, in una cerimonia segnata dalla consegna di numerose decorazioni al valor militare concesse sul campo.L' indomani, sul terreno d i esercitazione presso Crespano, i decorati furono passati in rassegna dal comandante della 4" Armata, poi dopo aver incorporato il 2 luglio non meno di 230 complementi provenienti da] IV Reparto cl' Assalto di Marcia ed il giorno 5 altri 70 destinati alle sezioni mitragliatrici, il reparto riprese a pieno ritmo l' addestramento. Le esercitazioni tattiche, svolte prevalentemente nella zona di Monte La Gusella, sviluppavano il tema dell'attacco a posizioni rafforzate, in cooperazione con l'artiglieria e le armi di trincea, e quello de.li' accerchiamento e cattura di nidi di mitragliatrice e posti isolati, in linea con le due forme d 'impiego previste per i reparti d'assalto chiamati sia ad agire come truppe di rottura, sia ad effettuare colpi di mano. Questa attività di preparazione sarebbe proseguita fino all 'immediata vigilia dell 'ultima battaglia, che il IX avrebbe affrontato con una forza di 27 ufficiali e 721 uomini d i truppa lasciando il 24 ottobre gl i accantonamenti di Pove per portarsi in Val Damoro, a disposizione della Brigata Bari. Quel giorno il IX Corpo d'Annata, chiamato a costituire il fianco sinistro clell' Armata del Grappa nell'offensiva tendente a raggi ungere la zona Val Cismon - Fel tre per separare così le armate austro-ungariche del Trentino da quelle ciel Piave, aveva dato l'assalto alle posizioni di Prà ciel Gobbo, con la 17• Di-

8 Tra gli ufficiali feriti vi era il comandante della I a Compagnia, capitano Mannuccio .tvlannucci, che morì poco dopo. Il reparto perse così nel giro cli qualche giorno tutti i suoi comandanti di compagnia.

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visione, e dell'Asolone, con la 18", scontrandosi con un'accanita resistenza sostenuta dall'azione d'infilata delle batterie schierate oltre il solco del Brenta, sull 'Altopiano di Asiago, ed imperniata su ben dissi mulate postazioni di mitragliatrici, molte deJJ.e quali in caverna. L'attacco, a cui le pur numerose batterie non avevano potuto assicurare un appoggio adeguato, dal momento che molte avevano appena preso posizione e non erano quindi ben orientate sul terreno, si era ben presto arenato. L' iniziale successo ottenuto da.Ila 18" Divisione era stato annullato dai contrattacchi provenienti dalla Valle delle Saline e dalle posizioni di Cason delle Fratte, sui due fianchi delle truppe della Brigata Bari che sullo slancio avevano scavalcato la cima dell' Asolone. Nonostante non si fosse ottenuto alcun risultato duraturo, la penetrazione realizzata nel primo tempo dell'azione sembrava indicare che soltanto in questo settore vi fosse una qualche possibili tà di riuscita, data la solidità delle difese di Prà del Gobbo e del Col Caprile contro le quali si erano infranti gli sforz.i della 1.7• Divisione. Per la giornata del 25 ottobre il comandante del IX Corpo cl ' Armata, tenente generale Emilio De Bono, decise perciò di insistere con la 1 Divisione lungo la di rettrice Asolone - Col della Berretta, per poi effettuare una conversione a sinistra ed apri re la strada alla 17a, e con questo intendimento mise il IX Reparto cl' Assalto a disposizione della I s•. Il dispositivo d'attacco fu organizzato su quattro colon ne, costituite princ ipalmente dalle truppe della Bari, come già era avvenuto il giorno precedente. La colonna di sinistra, con i battaglioni 1/140° e 11/140°, avrebbe dovuto puntare su Casera Col del Vecchio, sul fianco occidentale dell ' Asolone, la colonna di centro, con gli arditi del IX e la 6a Compagnia del 139° Reggimento Fanteria, aveva il compito cli impadronirsi della quota 1486 e di ripulire la Valle delle Saline, la colonna di destra, comprendente il TT/1.39° e le restanti due compagnie del III/139°, era incaricata di impadronirsi della vetta, quota 1520, e cli procedere lungo la dorsale verso il Col della Berretta, avendo l'appoggio cl i una colonna di fiancheggiamento i cui due battaglioni , I/60° e 11/79°, avrebbero allaccato le posizioni di Cason delle Fratte. Alle 5,30 del mattino il IX prese posizione nelle trincee di prima linea davanti alle quote I 486 e 1440 e di qui osservò l' azione dell'artiglieria che alle 8 iniziò il tiro cli distruzione, giud.icato efficace e ben diretto soprattutto contro la vella. Un quarto d'ora più tardi le prime pattuglie si portarono oltre i reticolati per poter piombare sulle trincee nemiche non appena le batterie avessero allungato il tiro ed alle 8,28 , addirittura due minuti prima che ciò si verificasse, l'intero reparto balzò all'attacco. La 3a Compag nia puntò decisamente verso quota 1486 mentre la 1a .segui ta dalla 2" si lanciò contro la selletta fra le due quote maggiori del!' Asolone, allargando la sua azione sulla destra fi no ad investire le posizioni di vetta. Subito dopo si mossero anche le altre colonne. Sulla sinistra i due battaglioni del 140° fu rono violentemente contrastati dall'artiglieria nemica per cui la loro azione non ebbe modo cli svilupparsi, sulla destra la colonna del 139° riuscì invece a sfondare ed a raggiungere con i suoi elementi avanzati la quota 1520, catturandovi una cinquantina cli prigionieri e proseguendo verso la retrostante quota 1487, cinquecento metri a nord del!' Asolane, dove fu stabilito il collegamento con la colonna di centro . L' irruenza dell'assalto aveva infatti sorpreso e travolto i difensori delle prime linee tra quota 1440 e quota 1486 dove gli arditi del IX si erano rapidamente affermati . Lasciata la compagnia ciel 139° a pres idiare quelle posizioni, Messe aveva inviato la sua 3" Compagnia a rastrellare il rovescio di quota 1486 ed a bloccare con il concorso di due plotoni della la la Valle delle Saline, per eliminarvi nei loro ricoveri i reparti di rincalzo, e con il resto del reparto si era diretto a quota 1487. Di qui tentò cli proseguire verso il Col della Berretta sostenendo l ' avanzata di nuclei della colonna cli destra e spingendosi con questi fino alJa zona di Casera Spadoni e Casera Spalazzari, dove si era arenato l'attacco il giorno prima e dove anche questa vol ta un massiccio contrattacco lanciato da reparti della 40" Divisione Honved rovesciò la situazione. A questo punto ciel combattimento il IX era ridotto a non più di quattro plotoni. In considerazione delle difficoltà incontrate dalla colonna diretta su Cason delle Fratte, Messe aveva infatti ritenuto necessario dirigervi un plotone per garantirsi eia eventuali .sorprese ma così facendo la forza d'urto del reparto si era ulteriormente ridotta e la frammentazione delle compagnie, insieme con il d.isordine causato dalla lotta nelle trincee, ne aveva ciel tutto disorganizzato la compagine. Secondo una relazione del comandante della Bari, brigadiere generale Ruggeri, il IX era a questo punto dell'azione totalmente sfuggito cli mano al suo comandante cd i suoi elementi a quota 1487 talmente framm ischiati con i fanti ciel 139" da non poter più agire quale truppa

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di rottura. Un parere analogo venne espresso nel diario storico-mil itare ciel reggimento dal comandante ciel 139°, colonnello Mazzucco, secondo il quale sulla linea più avanzata si sarebbero trovati alla sinistra del suo l1l Battaglione soltanto nuclei sparsi di arditi con il loro comandante e pochissimi ufficiali . In queste condizioni non sorprende che solo pochi elementi isolati riuscissero a spingersi ancora più avanti, in direzione del Col deJla BeITetta, venendo ben presto ricacciati indietro. Il contrattacco in forze della divisione ungherese, ben sostenuto dal fuoco dell'artiglieria e dal tiro delle mitragliatrici appostate sulle cime e sulle dorsali circostanti, si abbatté sui fanti ciel 139" e sugli arditi del IX obbligandoli a ripiegare e ad abbandonare alle 9,15 la vetta dell ' Asolone. Le due colonne rientrarono nelle linee cli partenza verso le 10 e neJla ritirata Messe e gli uomini che erano con lui dovettero sostenere una dura lotta per aprirsi un varco attraverso reparti nemici che, riusciti a sboccare dalla Valle delle Saline malgrado l'azione di contenimento della 3a Compagnia, minacciavano di tagli.ari i fuori . La relazione compilata dal comandante del IX Reparto cl' Assalto fornisce un quadro sostanzialmente diverso della fase cieli' azione seguita alla conquista di quota 1487. Secondo questo documento gli arditi avrebbero proseguito sullo slancio fino a raggiungere ed a catturare le posizioni del Col della Berretta e cli Col Bonato, poi cedute sotto la crescente pressione dell' avversario. fl ripiegamento sarebbe avvenuto lentamente, tentando di mantenere almeno le quote 1486 e 1520. senza riuscirvi anche per il violento tiro cli repressione scatenato per errore su quelle posizioni dall'artiglieria italiana, e rompendo il cerchio stretto attorno agli arditi dall'avversario lanciato al contrattacco. Questa versione viene peraltro definita inverosimile in un documento del Comando del Corpo di Stato Maggiore allegato al diario storico del lX Reparto d'Assalto e presumibilmente riconducibile agli anni Venti, nel quadro delle indagini relative alle proposte per la concessione cli decorazioni al valor militare9. Sulla base delle due testimonianze citate, di quanto riportato in relazioni di parte austriaca dello stesso fatto d'armi , nonché dell'impossibilità che un'azione così articol ata avesse potuto svolgersi nell'arco di un'ora e mezza, e cioè tra le 8.30, ora cieli ' assalto, e le 10, ora in cui le truppe della J8' Divisione si ritirarono sulle linee di partenza, il documento ritiene la narrazione degli eventi proposta da Messe dettata dalla volontà cli magnificare oltre misura le imprese degli arditi e ne fornisce invece una descrizione che è nella sostanza quella qui riportata, accolta del resto anche dalla rel azione ufficiale italiana 10 . Nella versione cli Messe si può forse scorgere anche l'intenzione di giustificare il fall imento dell' azione con l'intervento di fattori esterni, quali il lamentato errore dell 'artiglieria ed il carente appoggio avuto dai reparti di fanteria, ma a sua scusante si può dire che, rimasto con il nucleo comando a quota 1487, non aveva avuto modo di verificare quanto affermato dai superstiti delle pattuglie d ' avanguardia e ben poco aiuto avevano potuto elargii gli ufficiali, molti dei quali uccisi o feriti nel corso dell 'assalto. La sua narrazione dei fatti fu quindi basata su notizie di seconda mano ma certo, come si è già detto, ad ispirarla contribuì anche il desiderio più o meno inconscio di esaltare l'operato dei suoi uomini. Di questo però gli arditi ciel IX non avevano davvero bisogno, il loro comportamento nella giornata del 25 ottobre era stato comunque ammirevole. Dopo aver risalito cli slancio le pendici dell' Asolone avevano raggiunto la dorsale proiettata verso il Col della Berretta e si erano impegnati in duri combattimenti nella Valle delle Saline, riportando gravi perdite e sottraendosi a stento all'accerchiamento. A loro si doveva la cattura d i una buona parte dei circa 600 prigionieri avviati nelle retrovie dalla Brigata Barì ed a testimonianza ciel loro sacrificio stavano, in modo eloquente, le cifre delle perdite, 5 morti ed 8 feriti tra gli ufficiali, 30 morti, 140 feriti e 6 dispersi tra la truppa. Tra gli ufficiali caduti era il comandante della 3" Compagnia, capita-

9 L'affermazione che gli arditi del IX Reparto cl' Assalto sarebbero arrivati al Col della Berretta, insieme ad clementi del 139° Reggimento Fanteria, si trova anche nella relazione del IX Corpo d'Armata, compilata peraltro a qualche mese di distanza su fonti di seconda mano e con l'intento di dare una visione d'assieme dell'azione del corpo d'armata più che allo scopo di tentare un<-1 ricostruzione puntuale dei singoli episodi (Comando IX Corpo d' Armata, Uflìcio Operazioni, Relazione sulle operazioni svolte dal 24 ottobre al 4 11ol'e111bre 1918, n° I 0482 op. del 20 dicembre 1918, AUSSME. Rep. E-5, Racc. 34, IX Corpo d'Armata, Relazioni combattimenti Battaglia di Vittorio Veneto). 10 StaLo Maggiore Esercito, Ufficio Storico, l'Esercito italiano nella Grande Guerra (1915 -19/8), Voi. V, Le operazioni del 19 18, Torno 2, La conclusione ciel conflitto, Roma, 1988, pp. 462-464.

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no Picaglia, ucciso mentre interveniva in soccorso di Messe, rimasto tagliato fuori con il portastendardo ed un pugno di arditi 11 , mentre tra i feriti era lo stesso portastendardo, il sottotenente Dario Vi tal i, che aveva degnamente raccolto l'eredità cli Scianna. Gravemente ferito, perso l'occhio destro, era rimasto al suo posto ed aveva avuto una parte attiva nel rompere l'accerchiamento. li suo coraggio gli valse la medaglia d'oro ,ù valor militare, con questa motivazione: "Portastendardo di un battaglione "Fiamme Nere" in un fì.erissùno comhattim.ento fece sventolare alto il tricolore alla testa delle prime ondate, Ìl'ffiammando ed entusiasmando i soldati. Convinto dell 'importanza morate del sacro segnacolo di vittoria, lo tenne spiegato nei punti più pericolo.\·i e più 1ninacciati, anche quando intorno a lui imperversava la distruzione e la morte. Ferito gravemente con la perdita di un occhio, r?fiutò di lasciare il com.battimento. Accerchiato con altri pochi compagni da forze superiori, con sublime slancio si scagliò in violenta ed impari lolla, riuscendo col suo eroico ardimento a far abbassare Le armi al reparto nemico che gli aveva tagliata la ritirata. Solo a combattimento ultimato si sottopose alle cure mediche. Fulgido esempio di eroismo e di alte virtù militari. Monte Asolone - Col della Berretta, 25 ottobre 1918." Nella notte sul 26 ottobre la Brigata Bari ed il IX Reparto d ' Assalto furono ritirati dalla prima linea e portati nella zona di Monte La Gusella per esservi riordinati. L'indomani l' attacco alle posizioni dell' Asolone venne rinnovato dalle fanterie della 21" Divisione le cui due brigate, Forlì e Siena, avevano sostituito la Bari, ma anche questa volta dopo aver scavalcato la vetta e raggiunto quota 1487 gli attaccanti furono costretti a ripiegare sulle trincee di partenza. La causa dei ripetuti insuccessi era da ricercare nella eccezionale solidità delle difese, contro le quali poco aveva potuto una preparazione d'artiglieria organizzata in pochi giorni, senza il sostegno di uno studio meticoloso della sistemazione difensiva dell'avversario, e nella stessa configurazione del terreno, che forniva ai comandi austro-ungarici il modo di tenere al coperto i rincalzi nelle profonde vallette laterali ed obbligava le colonne d'attacco a procedere lungo dorsali strette e battute. Dopo tre giorni d i battaglia affrontati in queste condizioni il comando della 4a Armata ordinò una sosta delle operazioni per dare ai reparti qualche giorno per riposare e prepararsi ad un nuovo sforzo. Sul fronte del IX Corpo d'Annata le giornate del 27 e del 28 ottobre trascorsero così senza eventi di rilievo, pur in presenza cli interventi di fuoco dell'artiglieria e di azioni di pattuglia dirette a tenere sotto pressione l'avversario e ad impedirgli di inviare altrove le sue riserve. L' offensiva venne ripresa il 29, sulla base dello stesso concetto d ' operazioni del 26 ottobre ma con il concorso di un maggior numero di bocche da fuoco per preparare e proteggere l'avanzata sulla direttrice Monte Asolone - Col della Berretta della Brigata Calabria. Rinforzata da ben tre reparti d'assalto questa avrebbe poi dovuto convergere ad ovest su Col Caprile, obiettivo s u cui, non appena si fosse pronunciato il successo di questa manovra avvolgente, avrebbe puntato frontalmente anche I.a 17" Divisione. Le forze disponibili vennero organizzate in tre colonne d'attacco, guidate ognuna da reparti di arditi e disposte due in prima schiera ed una in rincalzo. Alla prima colonna, o colonna A, comprendente le compagnie 1a e 2" del IX Reparto d 'Assalto, i battaglioni di fanteria II/60° e III/ 60°, e due compagnie mitragliatrici, era affidato il compito di superare la vetta dell' Asolone, lasciando una compagnia cli fan teria ed una mitragliatrici a Cason delle Fratte, a protezione del fianco destro da eventuali contrattacchi provenienti dalla Val Cesilla, mentre alla seconda, colonna C, con il III Battaglione ciel 59° Reggimento Fanteria, il XXIII Reparto d 'Assalto, la 3" Compagnia del IX Reparto cl' Assalto, i plotoni d'assalto reggimentali delle brigate Calabria, Siena, Bari, Forlì, Basilicata, era chiesto di fiancheggiare sulla sinistra l'azione della colonna A, agendo contro la linea individuata dalle quote 1440 e 1486 per poi penetrare in Val delle Saline. Si trattava di un compito particolarmente delicato, come dimostrava l'esperienza dei primi giorni di battaglia, e ciò aveva portato ad assegnarle un'aliquota particolarmente consistente di truppe d'assalto. La terza colonna, costituita eia un altro battaglione ciel 59°, dalle compagnie l • e 2a del LV Reparto cl' As-

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Gli altri ufficiali caduti erano i lenenti Pal.1.n a e Micaglia, morti sulla prima linea austro-ungarica i1 quola 1486, cd i tenenti Da Pozzo e Messeni, ucci.si nei confusi combattimenti tra quota 1487 ed il Cason delle hatte.

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salto e da due compagnie di mitragliatrici divisionali, doveva seguire la prima fino al Col della Berretta e quindi scavalcarla per procedere su quota 1292 e di qui sul Col Caprile. Una volta conquistate, le posizioni di vetta cieli' Asolone avrebbero dovuto essere affidate ad un nucleo di occupazione fornito dalla Brigata Siena, con i battaglioni 11/32°, III/32c ed una compagnia zappatori, quelle più avanzate ad un altro composto da due battaglioni della Forlì , I/43° e 111/44°, da una seconda compagnia zappatori e da due compagnie mitragliatrici. Il fronte d'attacco aveva un'estensione di circa due chilometri, dalla quota 1440 alle pendici orientali dell' Asolone, all'altezza ciel Cason delle Fratte, lungo i quali l'equivalente di circa otto battaglioni italiani si preparava ad assalire i cinque battaglioni austro-ungarici cli prima schiera, appartenenti alla 4a Divisione, sostenuti da sei battaglioni della 28", tre sistemati ad immediato rincalzo nella Valle delle Saline ed a Casera Spadoni e tre cli ri.serva al Col della Berretta. Alle 7 ciel mattino le tre colonne erano in posizione ed il lX Reparto cl' Assalto si trovava ad avere le due compagnie destinate a costituire l'avanguardia della colonna A nei trinceramenti aUa sinistra del cosiddetto "Fortino Regina" e la compagnia aggregata alla colonna C nelle trincee del Laghetto. Il bombardamento di preparazione ebbe inizio alle 9 e fu subito evidente che all'elevato volume di fuoco non corrispondeva altrettanta precisione. Davanti agli uomini di Messe la maggior parte dei colpi delle bombarde risultò corta e cli questo inconveniente il comandante del IX si preoccupò di avvertire con un biglietto il comandante della colonna. Il rapido peggiorare del tempo, con il sopraggiungere di una densa nebbia accompagnata da un fastidioso nevischio, non semplificò certo le cose, accecando gli osservatori e rendendo pitt difficili i collegamenti. Dopo 25 minuti di bombardamento, la prima ondata uscì dalle trincee, scivolò sotto i reticolati e si avvicinò alle linee nemiche, tanto vicino alla zona battuta dall'artiglieria che più di un ardito venne ferito da schegge delle stesse granate italiane. Dieci minuti più tardi, alle 9,35, le batterie allungarono il tiro per lasciar spazio allo scatto delle fanterie ed il IX, seguito dai due battaglioni della Calabria, s.i rovesciò nelle posizioni austro-ungariche di prima linea ed in breve raggiunse la quota 1520, debolmente presidiata, e la scavalcò per proseguire lungo la dorsale verso il Col della Berretta. Nel frattempo, come previsto, una compagnia del 60° si spingeva verso Cason delle Fratte. Fu a questo punto che numerose mitragliatrici appostate negli anfratti del terreno e nelle buche di granata aprirono il fuoco da distanza ravvicinata e, per quanto il loro tiro fosse impreciso per la scarsa visibilità, nelle file degli attaccanti si aprirono i primi vuoti. Per ridurle al silenzio gli arditi furono costretti ad ingaggiare un duro combattimento con le bombe a mano, ma eliminate le prime altre entrarono subito in azione e quanto avveniva sul fianco sinistro contribuì a frenare ulteriormente l'avanzata. La colonna C, guidata dal XXIII Reparto cl' Assalto, era stata infatti investita da un intenso fuoco di mitragliatrici non appena si era affacciata alla Valle delle Saline, dopo aver superato la selletta tra le quote 1440 e 1486, e contrattaccata a sua volta di fronte e sul fianco destro non aveva potuto assolvere al suo compito di fiancheggiamento. Intuito ciò che stava accadendo, e consapevole del pericolo che poteva venire dalla Valle delle Saline, Messe distaccò in quella direzione un plotone rinforzato con lanciafiamme ma il piccolo reparto si trovò presto a mal partito nel!' affrontare le forze cli gran lunga superiori che, uscite dai ricoveri, salivano al contrattacco. Altri plotoni del IX vennero perciò risucchiati nella lotta mentre la situazione sull'altro fianco si faceva altrettanto seria. La compagnia che avrebbe dovuto occupare il Cason delle Fratte non era infatti riuscita a raggiungere l'obiettivo, dal momento che per la nebbia le era venuto a mancare l'appoggio dell'artiglieria, ed anche sulla destra si profilava quindi la minaccia di un contrattacco. Con tutto questo, in uno scenario caratterizzato dall ' assoluta mancanza di visibilità e dall' improvviso svelarsi di sempre più numerosi centri di fuoco, gli arditi del IX riuscirono a ricacciare il nemico in fondo alla Valle delle Saline, a collaborare alla conquista della quota 1486 ed a guadagnare teneno verso il Col della Berretta, arrivando nei pressi di Casera Spalazzari, mentre un plotone di fiamme nere ed un nucleo cli arditi reggimentali volgevano in fuga un reparto nemico sorpreso sul rovescio delle posizioni di Cason delle Fratte. La nebbia era tanto fitta che gli avversari si riconoscevano come tali solo all'ultimo istante, il che dava vita a violenti e brevi scontri all'arma bianca ed a colpi di bombe a mano. Un temporaneo miglioramento della visibilità mise allo scoperto le dense formazioni dei reparti austro-ungarici che muovevano al contrattacco dalla Val

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Cesilla, dal Col Caprile e dai valloni che risalivano dalla Valle del Brenta, puntando contemporaneamente contro il Monte Asolone e la quota 1486. Le mitragliatrici immed iatamente messe in azione ne rallentarono lo slancio, ma il diradarsi della nebbia facilitava anche l'azione delle armi automatiche avversarie che dalla riconquistata quota 1440, da Prà del Gobbo, dal Col Caprile e dalla Casera Col della Martina incrociavano i loro tiri sulla nuda dorsale, e quella dell'artiglieria, fi no ad allora pressoché silenziosa. Arditi e fanti contrattaccarono a loro volta e la lotta proseguì con ,ùterne vicende finché il sopraggiungere cli altre truppe fresche non li obbligò a retrocedere verso le linee cli partenza. Per spezzare l'impeto dell'avversario sarebbe stato necessario disporre di altre unità di rincalzo ma i reparti che componevano le tre colonne d' attacco erano già tutti impegnati e non vi erano altre fo rze alla mano. Nel ripiegamento, effettuato combattendo e sotto il tiro dell 'artiglieria austro-ungarica, il frammi schiamento delle truppe fece temere il peggio ma fortunatamente nuclei dei reparti cl' assalto JX e LV, insieme con alcuni reparti del 60° Reggimento Fanteria, riuscirono a contenere la pressione dell'avversario ed a garantire un certo ordine alla ritirata, protetta dai due battaglioni della Siena che avrebbero dovuto occupare le posizioni cieli' Asolone. Grazie anche al loro intervento fu rintuzzato il tentativo di inseguimento e vennero ricacciati i pochi elementi che erano ,)usciti a penetrare nel "Fortino Regina". Poco dopo le l l tutti i reparti erano rientrati nelle trincee, dove rimasero i battaglioni della Calabria mentre gli arditi furono riportati nelle retrovie per esservi riorganizzati. Malgrado il coraggio e la tenacia dimostrati dalle truppe l' azione era fallita. Le cause potevano essere individuate nella nebbia, che aveva fatto venir meno 1'appoggio cieli' artiglieria, ed in particolare impedito il tiro di interdizione destinato a bl.occare l'accorrere dei rincalzi, e nella decisa volontà di resistenza di un avversario oltretutto superiore di numero. Dal punto di vista del!' andamento del combattimento il fatto che la quota 1486 non fosse stata catturata simultaneamente alla vetta cieli' Asolone aveva impedito alla colonna Cdi neutralizzare le forze attestate nella Valle delle Saline ed obbligato di conseguenza la col01111a A ad impegnarsi anche in quella direzione, con un ulteriore d ispendio cli forze che ne aveva indebolito la spinta. Considerata la consistenza delle forze schierate dall'avversario nella regione dell' Asolone è peraltro molto dubbio che, anche qualora questo inconveniente non si fosse verificato, l'operazione avrebbe potuto svolgersi secondo i piani. Nel pop1eriggio il 60° reggimento Fanteria rinforzato dal lTI/32° avrebbe dovuto ripetere l' attacco ma il ritardo nella trasmissione degli ordini ed un violento fuoco cli contropreparazione fecero sì che si muovesse solo una compagnia ciel JJ/32°. Dopo essersi impossessati di slancio della cima cieli' A solone, i fanti della Siena furono contrattaccati e respinti sulle loro posizioni. Si concl udeva così una giornata in cui il IX Corpo d'Armata aveva avuto 79 ufficiali e l.320 uomini di truppa fuori combattimento. Il IX Reparto d' Assalto, ridisceso a riposo a Pove di Bassano, aveva versato il suo tributo di sangue con 13 ufficiali, dei quali 5 uccisi in combattimento ed 8 feriti , e con 215 uomini cli truppa, un totale in cui figurano 44 morti , 160 feriti ed 11 dispersi. I suoi arditi potevano vantare la cattura di almeno 20 mitragliatrici ma di un numero relativamente basso di prigionieri, compreso nel totale di 163 indicato per le tre colonne d'attacco, a testimonianza dell'accanimento con cui si era combattuto dalle.due parti in una serie di scontri feroci alle minime distanze nei quali la resa era spesso una scelta impossibile. Il medagliere del IX si arricchì di un' altra medaglia cl' oro, quella concessa alla memoria del tenente Maurizio Zanfarino, già decorato di due medaglie d'argento per il comportamento tenuto in giugno sul Col Moschin e sull' Asolone al comando di una sezione mitragliatrici del reparto. Per l'ultima battaglia, pur distaccato nelle retrovie, l'ufficiale aveva chiesto ed ottenuto di partecipare all'azione ed era stato ucciso da una delle innumerevoli e micidiali mitragliatrici dopo aver sostituito il porta stendardo, gravemente ferito: "Ufficiale di altissimo ardimento, già distintosi in precedenti fatti d'armi, troncò volontariamente la licenza di cui stava jì·uendo quando seppe che il battaglione era sul punto di iniziare una nuova offensiva, e da L({ficiale al vettovagliamento insistette per essere portato sulla linea del fuoco. bi fiero vittorioso combattimento, funzionando da aiutante maggiore di battaglione d'assalto, diede prove luminose del più puro eroismo. Acceso da sacro entusiasmo, fieramente percorse più volte il terreno di com.battimento, spazzato in modo micidiale dal fuoco di artiglieria e di numerosissime mitragliatrici, per dirigere reparti e consigliare ed incitare i combattenti. Con un pugno di prodi si slanciò contro il nemico minaccioso, im- 380-


pegn.an.do fierissima lotta corpo a corpo e riuscendo a spezzarne l'impeto. Ferito gravemente il portastendardo del reparto, impugnò il tricolore, sollevandolo, nel fragore della battaglia, ad incitamento, come simbolo della vittoria. Colpito a morte da una pallottola di mitragliatrice che gli trapassava la gola, si abbatté di colpo, ma, facendo appello alle sue ultime forze, si rizzò sulle ginocchia e, con voce rantolante, in faccia al nemico lanciò l'ultimo grido " Viva l'ltalia". Monte Asolone - Col della Benetta, 29 ottobre

1918." Nella notte sul 31 ottobre le divisioni austro-ungariche del Gruppo Belluno abbandonarono le posizioni fino ad allora così. accanitamente difese ed iniziarono la manovra di sganciamento che avrebbe dovuto portarle a schierarsi sulle linee tenute prima degli eventi dell' ottobre 1917. Il movimento di ritirata venne però avvertito dalla 4a Armata già nelle prime ore del mattino e subito, prima ancora che Giardino ne desse l'ordine, su tutto il fronte dal Brenta al Piave le truppe si lanciarono all'inseguimento. Vinta la resistenza delle ultime retroguardie, le divisioni del Grappa guadagnarono rapidamente terreno sulle dorsali settentrionali del massiccio e dal numero dei prigionieri e delle bocche da fuoco catturate fu subito chiaro che ben difficilmente l'avversario avrebbe potuto portare a termine il suo progetto. In serata gli alpini dei battaglioni Exilles e Pieve di Cadore entrarono a Feltre e nelle stesse ore, certo ormai ciel fatto che la ritirata si stava trasformando in una rotta, il comandante della 4" Armata fissò gli obiettivi per l'indomani. Il IX Coq)o cl' Armata avrebbe dovuto raggiunger~ la linea Grigno - Monte Agaro per consolidare il possesso della conca feltrina e procedere poi ad avvolgere il versante nord-orientale dell'Altopiano di Asiago per bloccare da quella parte la via di ritirata all' 11a Annata austro-ungarica. In questo quadro alla 21 • Divisione, schierata sulla sinistra, fu assegnata come direttrice di marcia la valle ciel Brenta, mentre la 17\ operante sulla destra, avrebbe agito lungo la strada che da Arsiè per Cima Campo arrivava al Col della Cimogna. Per facilitarne la marcia ed agevolare il superamento di eventuali resistenze di retroguardia, furono messe a disposizione della 21 a Divisione due compagnie ciel IX Reparto cl' Assalto, che tornarono perciò in azione appena due giorni dopo la dura prova sostenuta sull' Asolone. La certezza della vittoria rendeva però più sopportabile questo nuovo sforzo, ed alle 14 ciel 1° novembre gli arditi salirono con l'entusiasmo dì sempre sugli autocarri che li avrebbero portati a Cismon. Da questa località proseguirono a piedi fino a Tezze dove passarono alle dipendenze della Brigata Siena che agiva a cavallo del Brenta come brigata cli testa. La la Compagnia, insieme con i due plotoni d' assalto reggimentali, fu destinata a costituire l'avanguardia del 31 ° Reggimento Fanteria, operante sulla destra, mentre la 2• venne assegnata con lo stesso compito al 32°, che avanzava sulla sinistra. Ripresa l'avanzata il 2 novembre, all'ingresso di Grigno la col01ma cli destra ebbe i primi scontri con reparti di retroguardia ma nonostante la presenza di numerose mitragliatrici gli arditi ebbero rapidamente la meglio, catturando le armi ed i loro serventi. Oltrepassato il paese, la colonna ciel 31 ° dovette sostenere un altro duro scontro alle porte di Ospedaletto per piegare un'accanita resistenza imperniata su nidi di mitragliatrice in caverna, intesa a permettere ad un ultimo treno cli lasciare la stazione ed a guadagnare il tempo necessario per far saltare i ponti e distruggere le armi pesanti ed i materiali non trasportabili. Nel combattimento il IX ebbe tre morti, il comandante di plotone tenente Ludovico Laini e due soldati, e sette feriti tra i guaii un altro ufficiale, il tenente Piero Castelbarco. Nel frattempo l' altra colonna, dopo aver dovuto combattere all'altezza di Grigno per superare a colpi cli bombe a mano la resistenza opposta da reparti nemici muniti cli mitragliatrici e sostenuti dal fuoco di cannoni da montagna, aveva catturato un buon numero cli prigionieri nelle gallerie delle strada della Barricata prima cli vedersi la via sbanata davanti a Selva dal tiro cli mitragliatrici appostate in caverna davanti al Coston del Gobbo. Appoggiate da una sezione eia montagna, due pattuglie di arditi della 2° Compagnia le ridussero al silenzio con i lanciafiamme e le bombe a mano, senza però riuscire a catturare i serventi che, vista la mala parata, si misero in salvo fuggendo per una galleria che scendeva a Coston del Gobbo, dove tornarono ad appostarsi in altre caverne per rinnovare il tentativo di resistenza. Il sopraggiungere dell'oscurità mise per il momento fine al combattimento ma alle 5,30 del giorno 3, prima del far del g iorno, pattuglie cli arditi riuscirono ad aggirare la posizione, catturandovi 40 uomini e le loro armi. Da quel momento le due colonne non trovarono più ostacol i e nel proseguire l' avanzata, oltre a liberare prigionieri italiani adibiti al servizio delle teleferiche e dei depositi di munizioni, rastrellarono - 381 -


piccoli gruppi cli sbandati tra i quali alle falde del Monte Civaron una pattuglia di otto uomini che aveva il compito di far saltare un grosso deposito di munizioni fra Castelnuovo ed Ospedaletto. Nella mattinata la colonna di sinistra occupò Olle, quella cli destra Strigno e Castelnuovo, e verso le 15 gli arditi del IX ed i fanti della Siena entrarono per prinù a Borgo. Qui furono scavalcati dal l O Squadrone del Reggimento Cavalleggeri Padova, che avrebbe continuato l'inseguimento fino a raggiungere alle 10 di sera la città di Trento dopo aver attraversato nella sua rapida marcia Levico e Pergine. Gli arditi del IX, che nell'ultima giornata di combattimenti avevano avuto altri due mortj ed otto feriti, trascorsero la notte nella stazione di Borgo ed in questa località attesero l'armistizio. Il 7 novembre le due compagnie furono riportate in autocano a Pove. Si concludeva così la vicenda di guerra del IX Reparto d'Assalto il cui stendardo venne decorato con una medaglia d'argento al valor militare nella cui motivazione risuona l'eco dei combattimenti sostenuti sul Grappa nelle cruciali giornate del giugno e dell'ottobre 1918: "Per l'irrefi·enabile audacissimo impeto onde d'un solo balzo raggiunse sanguinosamente formidabili importanti posizioni. Col Moschin 16 giugno 1918, Col della Berretta 25 ottobre 1918. " Sciolto una prima volta H 25 gennaio 1919, il IX Reparto d'Assalto venne ricostituito a Roma nel giugno cli quello stesso anno agli ordini ciel maggiore Alessandro Parisi prima e del tenente colonnello Messe poi, a seguito di un temporaneo ripensamento sull'opportunità di mantenere in vita la specialità. Nell'aprile del 1.920 il reparto fu inviato in Friuli e da qui in Albania, dove rimase dal giugno all' agosto dello stesso anno, durante le ultime fasi della presenza italiana in quelle terre. Di quel periodo sono da ricordare l'azione del 19 giugno, che vide il IX impadronirsi del villaggio cli Majesturos, nel quadro di u na operazione mirante ad allentare la stretta intorno aJJ.a testa cli ponte di Valona, fallita per il mancato successo della concomitante p untata di un'altra colonna verso Drascioviza, ed il contrattacco del 23 luglio sul Monte Messovum, con il quale venne risolta la crisi determinata da un improvvisa irruzione delle bande albanesi. In quest'ultimo combattimento il IX era agli ordini del tenente colonnello Domenico Mondelli in quanto Messe, ammalato, era stato rimpatriato da pochi giorni. Dopo lo sgombero di Valona il reparto tornò in Friuli e venne definitivamente sciolto il 17 novembre a Palmanova.

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Il VI Reparto d'Assalto, agli ordini del capitano Messe, durante il periodo di addestramento a Pove. In evidenza le anni automatiche in dotazione, mitragliatrici e pistole mitragliatrici

Messa al campo per gli arditi del IX Reparto d ' Assalto, già VI, con il maggiore Messe accanto allo stendardo. Sotto la giubba a collo aperto e rovesciato è ben evidente il maglione nero a collo alto

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),

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Gli ufficiali ciel IX Reparto d' Assallo dopo le azioni combattute nel corso della battaglia del Solstizio. Al centro del gruppo il loro comandante Messe con i gradi da maggiore e alla sinistra, col cappello alpino, il capitano Angelo Zancanaro

TI tenente Zanfarino Maurizio caduto a Col della Berretta - Monte Asolone il 29 ottobre 1918 (AUSSME)

TI sottotenente Dante Micaglio caduto sul monte Asolone il 26 ottobre 1918

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li capitano Enrico Picaglia caduto il 25 ottobre l 918 su I monte Grappa alla testa della 2a compagnia del TX Reparto d'Assalto "Fiamme Nere" (AUSSME)

IX 0 REPARTO D'ASSALTO

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Col Moschin. Vedette sulla cima dell' altura (ISCAG)

Il Col Moschin dopo la riconquista da parte ciel IX Reparto cl' Assalto (TSCAG)

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il "torrione" di Monte Fior visto dalla Meletta Davanti in un'immagine che ne sottolinea il ruolo di bastione naturale (BDM)

Propaggini ciel Col Moschin (AUSSME)

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X REPARTO D'ASSALTO

!timo dei reparti d'assalto costituiti durante il 1917, il XXIV venne formato nel mese di ottobre dalla 1a Armata a Campo Iolanda, sulla strada per Piovene allo sbocco della Val cl' Astico, nell'ambito del X Corpo d'Annata ed alle dipendenze disciplinari della 911 Brigata di Marcia, con centro di mobilitazione il deposito dell ' 8° Reggimento Bersaglieri a Verona. Alla data del 16 dicembre il reparto figurava ancora in istruzione, con un organico di 22 ufficiali e 629 uomini di truppa, provenienti da unità cli fanteria, bersaglieri ed alpini, distribuiti in tre compagnie, due sezioni mitragliatrici , quattro sezioni pistole-mitragliatrici, due sezioni lanciafianune ed una sezione lanciatorpedinj. La situazione determinatasi sull' Altop iano d'Asiago a seguito della caduta delle Melette, aveva però indotto il comandante della 1• Armata a metterlo già il 7 dicembre a disposizione del Comando Truppe Altipiani, insieme con il 217° Reggimento Fanteria (Brigata Volturno), ordinandone il trasferimento nella zona di Magnaboschi. Di qui fanti ed arditi avrebbero potuto agire controffensivamente sul fianco del!' avversario, ove questo fosse riuscito a sfondare la nuova linea cli difesa Pennar - Cìma Echar - Monte Valbella - Portecche - Zaibena - Col d'Astiago 1• Lo spostamento ebbe luogo il 10 dicembre ma quell' ipotesi di impiego non si concretizzò perché la lotta sull'altopiano conobbe un lungo periodo di stasi e si riaccese soltanto al mattino del 23 dicembre, quando forze austro-ungariche riuscirono a raggiungere il Col del Rosso ed a spingersi fino a Stoccarecldo, vanamente contrastate dalla 2a Divisione. Tra i provvedimenti subito adottati dal Comando Truppe Altipiani per tamponare la breccia vi furono l'immediata assegnazione al XXII Corpo d'Armata, responsabile di quel settore ciel fronte , di uni tà di rincalzo guaii il 5° Reggimento Bersaglieri ed il 9° Reggimento Fanteria, ed il trasferimento ad Osteria di Granezza del 217° Reggimento Fanteria e del XXIV Reparto d' Assalto, che si sarebbero così trovati a distanza tale da poter intervenire rapidamente in caso di necessità. Nelle prime ore del 24 dicembre due battaglioni bersaglieri, XLVI e XXIV, con il IJTJ9° ed una compagnia ciel XVI Reparto d'Assalto contrattaccarono in direzione di Col del Rosso, incontrando una forte resistenza e sostenendo una violenta reazione di fuoco dell'artiglieria avversaria che nel tiry di sbarramento impiegò anche i grossi calibri. L'attacco venne ripetuto più volte con l'intervento ciel XXIV Reparlo d'Assalto, senza peraltro riuscire a riprendere la posizione, e lo stesso esito ebbero i tentativi effettuati il giorno di Natale, caratterizzato da furiosi combattimenti tra il Col ciel Rosso ed il Col d' Echele, in un succedersi di assalti e contrassalti che logorarono in ugual misura attaccanti e di fensori ma permisero almeno cli stabilizzare la situazione e garantirono il saldo possesso delle retrostanti posizioni cli Monte Melago. La lotta, a cui il reparto aveva preso ancora parte sia in attacco che in difesa, si spense in serata e calò così il sipario sulla battaglia d'arresto. Tra morti e feriti il XXIV aveva perso in due giorni 8 ufficiali e 180 uomini di truppa. Un tale tributo di sangue e la tenacia di cui aveva dato prova gli valsero la medaglia di bronzo al valor militare con questa motivazione: "Con tenace abnegazione e valore, in due giorni di aspra e sanguinosissima lolla, riconquistava importanti posizioni, mantenendone saldamente il possesso contro i ripetuti violenti contrattacchi di soverchianti forze nem.iche. Monte Melago, 24 - 25 dicembre 1917 ". Ridotto a 12 uftìciali e 400 sottufficiali e soldati, il reparto venne ritirato prima a Campo Mezzavia, nelle immediate retrovie, e poi il 30 dicembre fatto scendere in pianura a Contrada Maggiore, ancora nei pressi cli Piovene, per esservi ricostitui to. Sarebbe rimasto in quella località, nuovamente inquadrato nella

U

1 Contemporaneamente, sempre il 7 dicembre, il tenente generale Pecori Giraldi assegnò al Comando Truppe Altipiani anche il XXV Corpo d'Armata, con l' indicazione di impiegarlo per presidiare la linea marginale dell ' altopiano, ullirna barriera prima della pianura.

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9a Brigata di Marcia ed alle dipendenze della 32" Divisione, per un mese esatto, durante il quale due suoi

plotoni interruppero l'attività aclclestrativa per un effettuare un infruttuoso colpo di mano sul caseggiato di Collegio, nella conca di Laghi, a nord della Val Posina. Nella notte sul 23 gennaio gli arditi irruppero nella posizione con l'obiettivo di sorprendere e catturare il piccolo presidio ma la trovarono deserta e dovettero quindi ripiegare con un nulla di fatto. Il 30 gennaio, mentre la Battaglia dei Tre Monti volgeva al termine, una colonna di autocarri riportò il XXIV sul1' Altopiano di Asiago, dove venne fatto scendere ad Osteria Puffele per poi essere avviato in linea tra il Monte Val Bella ed il Col del Rosso. Tra il 27 ed il 29 gennaio la 33a Divisione, con le brigate Sassari e Bisagno, la IV Brigata Bersaglieri, il 5° Reggimento Bersaglieri ed i reparti d'assalto I, II, IV e XVI, era riuscita a riprendere queste due cime ed il vicino Col d'Echele, consolidandone il possesso nella giornata del 30. A questo punto, per migliorare ulteriormente la nuova linea cli difesa ed assicurare la saldatura delle posizioni di Monte Valbella con quelle di Col del Rosso, il XXII Corpo cl' Armata, a cui faceva capo quel settore ciel fronte, ordinò di procedere all'alba dell'indomani all'occupazione di Casera Melaghetto. L'operazione doveva essere eseguita di sorpresa, sotto la direzione della IV Brigata Bersaglieri e con il concorso sulla sinistra della Brigata Bisagno, dal Monte Valbella, e sulla destra della Brigata Sassari, dal Col del Rosso. 11 compito venne affi dato al XXIV che, muovendo alle 5,30 dopo una breve preparazione d'artiglieria, raggiunse di slancio l'obiettivo ma fu presto costretto ad abbandonarlo per il mancato concretizzarsi dell'intervento dei reparti di fan teria, bloccati dal tiro dell'aitiglieria austro-ungarica. Il successivo contrattacco mise add.irittura a rischio il possesso di Monte Valbella e fu solo verso le 9 che la crisi poté dirsi superata con il ristabilimento della situazione iniziale. L'azione avrebbe dovuto essere ripetuta il giorno dopo con l'impiego dell'intera Brigata Bergamo, destinandone un reggimento al primo urto e tenendone l'altro di riserva, e ancora del XXIV Reparto cl' Assalto. La preparazione d'artiglieria, finalizzata ad incapsulare la zona cli Casera Melaghetto ed a disarticolare l'organizzazione difensiva, battendo anche le zone di radunata dei rincalzi in Val Stenfle ed in Val Fonda, avrebbe dovuto protrarsì per non più di un'ora, dalle 7,30 alle 8,30 del mattino. Subito dopo si sarebbero mossi i fanti della Bergamo, con due colonne d'attacco, una dalle pendici orientali di Monte Valbella, l'altra da quota 1234 di Col del Rosso. Al centro gli arditi avevano il compito cli impadronirsi dell'altura di,Casera Melaghetto (quota 1218), balzando all'assalto con un leggero ritardo rispetto alle due colonne laterali che avrebbero così richiamato l'attenzione dell' avversario. La sera stessa ciel 31 gennaio l'operazione venne peraltro sospesa, in considerazione sia della stanchezza delle truppe, sia del fatto che lo scopo di allontanare l'avversario dal margine dell'altopiano era stato raggiunto. Insistere oltre, contro una difesa ormai in allarme e ben organizzata, avrebbe portato soltanto ad aumentare l'elenco dei morti, dei feriti e dei dispersi. Ritirato dalla prima linea il 1° febbraio, il XXIV rimase fino al 4 in posizione di rincalzo a ridosso di Monte Valbella, alle dipendenze ciel 209° Reggimento Fanteria (Brigata Bisagno), e fu quindi avviato ai baraccamenti di Vittarolo, campo di riordino e di addestramento dei reparti d'assalto del Comando Truppe Altipiani, venendo nel contempo restituito al X Corpo cl' Armata e da questo posto di nuovo sotto il controllo della 32a Divisione2. La sosta a Vittarolo non si protrasse dunque oltre le ventiquattro ore e già il 5 febbraio il reparto si portava a Caussa, località cli acquartieramento subito a nord di Schio, dove sarebbe rimasto fino alla fine di m,u-zo, impegnato a ricostruire la sua compagine attraverso l'inquadramento dei nuovi volontari ed un intenso addestramento che accomunava vecchi e nuovi arditi. Il 27 marzo, su ordine della 32• Divisione, il XXIV venne avvicinato al fronte, spingendo due del le sue compagnie a ridosso della prima linea. Questa decisione fu verosimilmente presa anche a causa cli un preciso richiamo del comando della 1• Armata, che pochi giorni prima aveva rimproverato ai corpi d'annata dipendenti una sostanziale inattività, anche là dove il terreno e l'andamento delle Linee contrapposte avrebbero permesso di tentare con successo qualche colpo cli mano con l'impiego dei reparti ~ Dopo la Battaglia dei Tre Monti il reparto aveva una forza di IO urlìciali e 320 uomini di truppa (Comando Truppe altipiani , Ufficio Servizi, fonogramma n° 98 del 4 febbraio I 918, AUSSME, Rep. F-2, Racc. 135, 6" Armata, Rcpart.i d'Assalto 1917 - 1918).

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d'assalto. Nulla invece era stato fallo, e da ciò l'invito ad organizzare quanto prima qualche azione indirizzala alla cattura di prigionieri per trarne informazioni e mantenere al tempo stesso alto lo spirilo combattivo di queste unità, da troppo tempo inutilizzale . l comandanti dei corpi d 'armata V. X, e XXJX, rimasti alle dipendenze ciel tenente generale Pecari G iraldi dopo la ricostituzione della 6a Armata, erano quindi invitati ad avvalersene il più spesso possibile nell 'esecuzione di quelle "piccole operazioni" per le quali erano state create, ed a vincere la tendenza dei comandi ad avvalersi soltanto delle truppe già ai loro ordini 3. 11 reparto d'assalto del X Corpo cl' Annata venne così ad essere dislocato con il comando e la 2a Compagnia a Bosco, su l piccolo altipiano di Tretto alle falde meridionali del Novegno, con la l a Compagn ia a Case Bedini in Val d' Astico e con la 3a a Bazzoni, in Val Posina, alle spalle delle posizioni di prima linea del Monte Gamoncla. Il terreno su cui era schierato il corpo cl' armata offriva poche opportunità per un colpo di mano, in quanto le linee austro-ungariche correvano in posizione dominante sugli scoscesi fianchi dei profondi solchi vallivi formati dall ' Assa, dall' Astico e dal Posina. Nel settore della 9a Divisione qualche probabilità di riuscita pareva esserci lungo il fondovalle dell' Astico e nella parallela Val Riofreddo, mentre nel settore della 32" le opzioni si riducevano alla conca di Laghi , al termine di una diramazione della Val Posina, avvolta a sud e ad est dalle posizioni italiane del Monte Gamonda e del Monte dei Calgari, ad ovest e ad nord dalle posizioni austro-ungariche sistemate sull'aspra dorsale di Monte Maio e lu ngo la cosiddetta Corona di S. Marco, dal Monte Maggio al Monte Toraro. Pressoché impossibile tentare qualcosa sul fronte dell ' altra divi!ìione de.I X Corpo d 'Armata, la 12", lungo il quale le forze contrapposte si fronteggiavano sulle due rive ciel burrone fo rmato dal basso corso del!' Assa. Dato lo scenario, non sorprende che il primo tentativo fosse effettuato proprio da una pattuglia del la 3n Compagnia. Alle 22,30 del 30 marzo un nucleo cli arditi composto da 2 ufficia li e 25 uomini di truppa al comando del lenente Ettore Vivani uscì dalle trincee del Passo de.Ila Lazza, a nord del punto d' appoggio di Monte dei Calgari , e si diresse verso i ripidi contrafforti che dom inano la conca di Laghi da settentrione. Dopo averli costeggiati procedendo verso ovest, ed aver lasciato sulla sinistra il piccolo abitato di Castellan, verso mezzanotte la pattug li a arrivò all'i mbocco della stretta e ripida Val Scarabozza, intagliata nell ' orlo roccioso della conca, ed a questo punto piegò decisamente a sud per scendere verso il caseggiato di Collegio, dove avrebbe dovuto fare qualche prigioniero a spese del piccolo posto che vi era insediato. Dopo un quarto d'ora di appostamento, gli arditi furon o scoperti, ed al lancio di razzi i.lluminanti sia da Collegio che dalle posizioni più in alto seguì subito un fitto fuoco cli fucileria e di mi tragliatrici. Mentre anche l'artig lieria si univa al coro, con tiro di interdiz ione sulla possibile via di ritirata, Vivani deci se di tentare un'azione di forza, scontrnndosi però con il profondo reticolato che proteggeva la posizione. Ri luttante a darsi per vinto, l'ufficiale iniziò a tagliare con la sua pinza i fi li metallici, in uno sforzo generoso immediatamente stroncato dal colpo di fucile che lo ferì a morte. Nell ' impossibilità di aprirsi un varco e con un numero crescente di feriti, la pattuglia non poté fare altro che ripiegare, cosa che f ecc con ordine, sempre sotto il fuoco e senza abbandonare il corpo del suo comandante. Alle 3,30 tutti erano rientrati al Passo della Lazza. Su 27 uomini , dieci erano stati feriti, compresi il tenete Vivani, riportato esanime da quattro arditi , ed il suo secondo in comando, sotlotenente Francesco Coccia. Una settimana più rardi fu il turno della 1• Compagnia, ma le pattuglie spinte in Val d ' Astico nella notte tra il 7 e 1' 8 aprile si scontrarono con paltuglie austro-ungariche uscite a loro volta in esplorazione e dovettero rientrare dopo un breve scambio cli fuc ilate. Maggior fortuna ebbe un secondo tentativo nella conca di Laghi: all'alba del 14 aprile la 3" Compagnia fece uscire dal passo dell a Lazza un 'altra pattuglia che riuscì a superare i reticolati senza essere scoperta ed piombare cli sorpresa su un nido cli mitragliatrice, catturando l' arma, una Fiat-Revell i cli preda bellica, dopo averne ucciso i serventi. Questo successo incoraggiò un nuovo colpo cli mano su Collegio, località che però restava ben di fesa ed il cui presidio ebbe quindi buon g ioco nel respingere il tentativo effettuato tra il 9 ed il 10 maggio. Anche in questa circostanza, come già era successo il 30 mar7.0. g li arditi furono scoperti mentre cercavano di aprirsi un varco nella 3 Comando l" Armata, S1ato tvlaggiorc, Spirito oj/e11sivo delle tmppe e impiego dei riparti d'assalto in relazione alla situazione at111ale. n° 22555 del 24 marzo I 9 I8, /\ USSME. Rcp. E-1 , Racc. I9. I• Armata. Colpi di mano e piccole operazioni, I 9 I8.

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triplice barriera di filo spinato e furono costretti a ritirarsi sotto il fuoco dell'artiglieria e con quattro feriti nelle loro file. D a quel momento il XXIV non sarebbe più stato impegnato in azione, presumibilmente a causa sia delle diffi coltà frapposte dal terreno sia del perdurare della tendenza ad affidare le "piccole operazioni" ai reparti già sotto mano, ed un riflesso di questa situazione si può cogliere nella comunicazione con cui il 23 aprile il comando d'armata invitava a ritirare la compagnia dislocata in Val Posina, da troppo tempo su quelle posiz ioni di prima linea a detrimento della sua effic ienza. Nel frattempo però il ripetersi di azioni di questo tipo ad opera dei reparti d'assalto ciel V e ciel XXIX Corpo d'Armata, ed in particolare del secondo, permetteva alla l" Armata di presentare un quadro d'insieme decisamente più soddisfacente, al punto eia meritarsi alla fine di aprile l'elogio di Diaz, che la additava come esempio alle altre armate. Raccolto in pianura nei pressi cli Marano, .il XXIV venne ridenominato X Reparto d' Assalto il 20 maggio, ma non avrebbe più avuto modo cli agire presso il corpo d'armata che lo aveva formato e di cui portava il numerale. Il 9 giugno 19 18 andò infatti a formare, con il V ed il XX, il 1° Gruppo d' Assalto del O l Raggruppamento, costituito sotto quella stessa data ad Arlesega, nei pressi cli Padova, agli ordini del colonnello Carlo Grillo ed inquadrato nella Divisione cl' Assalto, o Divisione "A". Dislocato a Lissaro, non lontano dalla sede del comando di gruppo, il reparto, affidato al maggiore A lfredo Gualtieri, venne raggiunto nel primo pomeriggio del 15 dall 'ordine di tenersi pronto a muovere con il minimo preavviso. Era infatti iniziata la Battaglia ciel Solstizio e l'ipotesi cli un imminente impiego della grande unità appena costituita si faceva sempre più concreta. Alle 20,30 del 16 gi ugno arrivò al comando d i divisione a Sarmeola l'ordine di portarsi in camion a Roncade, a disposizione della 3a Armata, e la comunicazione immediatamente inoltrata ai reparti diede il via alle partenze. Le autocolonne del IO Gruppo si mossero da Arlesega all' 1,30 ciel mattino ed arrivarono a Roncade alle 9, eia dove i tre reparti d'assalto raggiunsero a piedi la zona di schieramento iniziale, sulla destra del fiume Vallio tra Cà Pesaro e Cà Giustiniani. Appena presa posizione, nuovi ordini avviarono il gruppo verso lo scolo Palombo, nel tratto compreso tra il Palazzotto ed il caposaldo di Losson, per attaccare successivamente, nel quadro della manovra controffensiva concepita dal XXllI Corpo cl' Armata, il caposaldo cli Capo cl' Argine e la località di Osteria cli Fossalta. Sulla sinistra gli arditi del colonnello Grillo sarebbero stati in collegamento con iJ 2° Gruppo d'Assalto, mentre sulla loro destra avrebbe agito un battaglione della Brigata Bisagn.o. Lo scatto delle fanterie era fissato alle 16, dopo una breve preparazione d' artiglieria, ma la situazione caotica determinata dalle alterne vicende della battaglia impedì di rispettare questi tempi. Durante l'avvicinamento alla linea cli partenza il profilarsi di una possibile minaccia sulla loro sinistra indusse poi il comando a fermare i reparti poco oltre la località cli Fornaci . La linea della scolo Palumbo venne così raggiunta soltanto alle 18,30 e l' attacco, già ritardato di un' ora, venne quindi rimandato all'indomani. Nel frattempo il 2° Gruppo d' Assalto, a Casa MenegheJ, sulla strada Pralungo - Fornace, era già duramente impegnato in combattimento ed alle 3,30 del 18 giugno il colonnello Grillo ebbe l'ordine di inviargli in rinforzo uno dei suo i tre reparti . Aci essere prescelto fu il X, che venne così ad essere inquadrato nella più settentrionale delle due colonne in cui la Divisione d'Assalto riorganizzò il suo dispositivo d' attacco4. A questa colonna era assegnato il compito cli ripulire innanzitutto il terreno tra il caposaldo cli S. Pietro Novello e lo scolo Palombo per procedere quindi verso l'ansa cli Zenson, l'altra doveva invece agire verso sud-est con obiettivo la linea Fossalta cli Piave - Capo cl' Argine. La duplice azione controffensiva, sostenuta da alcuni battaglioni della Brigata BetiJamo, venne avviata alle 16 con l'efficace appoggio dell'artiglieria. L'ala sinistra riuscì ad avanzare abbastanza rapidamente e rinforzata eia alcuni battaglioni di fanteria gettati successivamente nella battaglia sem brò in grado di poter raggiungere il Piave. L' impossibilità di alimentare ulteriormente lo sforzo e la crescente pressione dell'avversario impedirono però cli fare 4

Con il X Repan.o d'Assalto lasc iarono il 1° Gruppo anche i 3 uflìciali ed i 38 uom ini di truppa del reparto cannoncini da 37 mm della Brigata Trapani, assegnato al raggruppamento d' assalto quando era stata costitui ta la divisione ed alla partenza da Arlesega aggregato al XX.

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altri passi in avanti ed anzi verso le 20 gli attaccanti furono costretti a ripiegare sulle posizioni di partenza. SuJla destra sin dall'inizio l'avanzata fu molto più contrastata ed anche in questo caso le posizioni conquistate dovettero poi essere abbandonate. Negli intendimenti del comando della 3• Armata i reparti della Divisione d'Assalto avrebbero dovuto essere ritirati nella giornata del 19 e raccolti sulla destra del Sile, nel frattempo però veniva concordato con la 33" Divisione che nel primo pomeriggio cli quello stesso giorno nuclei di arditi guidassero l'attacco della Brigata Sassari diretto a riprendere gli obiettivi ai quali si era dovuto Iinunciare la sera precedente. Dopo due giorni di duri combattimenti non si poteva più parlare di unità organiche e la testa d'ariete fu quindi formata con volontari. Iniziata alle 13, dopo una preparazione d'artiglieria di trenta minuti, l'operazione vide il distaccamento formato da una trentina di uomini del 2° Gruppo cl' Assalto agire dimostrativamente verso Ronche e Fossalta, per richiamarvi almeno una parte delle riserve nemiche, ed il p:iù consistente reparto di formazione del I O Gruppo cl' Assalto, formato da 3 ufficiali ed 80 uomini di truppa, muovere eia Losson e raggiungere Capo d' Argine, senza peraltro potervisi mantenere perché non prontamente rincalzato dai due battaglioni della Sassari che lo seguivano. In serata, verso le 21, il grosso della divisione, a meno dei reparti Vlll, XIII e XX.X, destinati a rimanere in linea ancora per ventiquattro ore, iniziò a ripiegare su Roncade eia dove nella notte proseguì per Casale sul Sile. Il 20 giugno dalla stazione cli S. Michele ciel Quarto la grande unità al completo partiva per Lonigo. L'ultimo reparto a arrivare a destinazione fu proprio il X che, trasportato per errore prima a Verona e poi a Vicenza, si ricongiunse agli altri soltanto il giorno 22. Nella nuova zona di accantonamento il reparto venne dislocato a Villaga, ma già il 23 giugno fu trasferito a Spessa, dove nel frattempo si era insediato il comando cli gruppo5 . In quella località venne ripreso l'addestramento, con particolare attenzione per le esercitazioni a livello di reparto e di gruppo, con tema predominante l'attacco a posizioni fortificate, e furono gradatamente assorbiti i complementi venuti a riempire i vuoti. Il 29 giugno Vittorio Emanuele III passò in rivista nei pressi di Orgiano quella che era diventata la 1a Divisione d'Assalto, ma al di là di questo augusto riconoscimento al valore ed alla fama degli arditi, non vi furono eventi di rilievo fino al l 0 agosto, quando il 1° Gruppo d'Assalto venne messo dal Comando Supremo a disposizione della 7• Armata per una prevista offensiva nella zona ciel Tonale intesa a migliorare le posizioni tenute a cavallo ciel passo sia in chiave difensiva che in chiave offensiva. Il trasferime nto nella nuova zona d'operazioni iniziò il giorno dopo, a notte inoltrata, ed i reparti cominciarono a sbarcare alla stazione di Edolo a partire dal primo pomeriggio del 3 agosto. Mentre il tempo si metteva decisamente al brutto e cominciava a piovere, il comando cli gruppo si sistemò a Corteneclolo, a cinque chilometri da Edolo, sulla strada cieli' Aprica, con i reparti distribuiti nelle località vicine, in parte nelle case ed in parte nelle tende. Il X , con una forza cli 21 ufficiali ed 807 uomini di truppa, venne accantonato a Santicolo. Il tempo accennò a inigliorare il giorno 6 e l'indomani mattina il colonnello Grillo ne approfittò per salire in ricognizione ali' ampia sella del Tonale con i suoi tre comandanti di battaglione. Dopo aver studiato con cura le vie d'accesso ed il terreno su cui si sarebbe dovuta svolgere l'azione, venne stabilito cli schierare il X Reparto d'Assalto a ridosso dello sperone della Ridotta Oberdan ed il XX con una compagnia nel vallone di Baita Faita e le altre due nel vallone clell' Assa, tenendo il I Battaglione Bersaglieri in riserva a Vescase. Alle 20 arditi e bersaglieri lasciarono Cortenedolo con una colonna di 120 autocarri che, dopo aver attraversato Edolo e risalito 1' alta Val Camonica, li scaricò poco prima di mezza?Otte a Ponte cli Legno. Il resto della marc:ia di avvicinamento fu compiuto sorto una pioggia battente, dal momento che le condizioni atmosferiche erano di nuovo peggiorate, e la situazione non accennò a migliorare nemmeno al mattino. Continuava a piovere, le cime dei monti erano coperte cli neve e faceva molto freddo. Data la situazione l'operazione venne sospesa, dopo aver sentito anche il comandante della .1.• Divisione cl' Assalto, arrivato al Tonale nel primo pomeriggio, ed alle 16 i reparti ridiscesero a Ponte di Le-

5 Lo stesso giorno il V Reparto d'Assalto lasciò il gruppo per andare a formare la nuova 2" Divisione d ' Assalto, lasciando il suo posto al l Battaglione Bersaglieri.

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gno per tornare in autocarro ai loro alloggiamenti. Il cielo sereno e la temperatura mite che salutarono l'alba dell'8 agosto arrivarono troppo tardi per un nuovo cambiamento di programma, ma il giorno 9 per quanLo il cielo fosse tornalo nuvoloso presentò condizioni ancora accettabili e quando il 10 apparve il sole fu deciso di ripetere il tentativo. Alle 19,30 ciel 12 agosto gli autocani ripartirono da Cortenedolo per Ponte cli Legno e nella notte le truppe raggiunsero le loro posizioni di attesa. Alle 4, secondo i piani, le artiglierie aprirono il fuoco ma il bombardamento, che avrebbe dovuto terminare alle 9,30, proseguì invece fino a sera, accompagnando l' azione dei battaglioni alpini che agivano sui due lati senza che gli arditi, con loro sorpresa, ricevessero alcun ordine di attacco. Con il nuovo giorno arrivò anche un nuovo ordine di operazioni che modificava nella sostanza i precedenti, in considerazione del fatto che i risultati ottenuti erano ben poca cosa. Il 1° Gruppo d ' Assalto avrebbe dovuto investire le posizioni dell'Alpe Tonale e della prateria del Tonale, tenendosi in collegamento sulla sinistra con il Battaglione Alpini Tolmezzo e sulla destra con il Battaglione Alpini Monte Rosa, diretti il primo contro Monte Tonale, il secondo ad aggirare la cresta dei Monticelli. Anche questa volta però gli arditi non avrebbero avuto modo di entrare in azione: avuta notizia dell'avvicinarsi di consistenti rinforzi avversari dalla Val Vermiglio, e ben a conoscenza dello stato cli esaurimento dei reparti alpini, il comando della 5" Divisione decise verso le 11 di sospendere l'attacco, proprio quando i reparti d'assalto avevano cominciato ad avanzare sotto l' arco delle traiettorie. A sera l'ordine venne ribadito ed arditi e bersaglieri ciel 1° Gruppo lasciarono il Tonale. Non vi sarebbero più risaliti, dopo qualche gi.orno cli attesa, infatti, il 18 agosto ripartirono in treno da Edolo, con destinazione la stazione di Poiana Granfion . L'attenzione era ora concentrata sulla rivista che il re avrebbe passato al Corpo d'Annata d 'Assalto il giorno 21 , in localit~t Granze di Frassenelle, nei pressi di Bastia, evento a cui il X non prese parte perché proprio alla vigilia venne messo in quarantena a Spessa, per un sospetto caso di colera. L'isolamento venne mantenuto per tre sett.imane cosicché il ritorno alle normali attività precedette di poco la marcia di trasferimento che in tre tappe, tra il 13 ed il 15 settembre, portò i reparti del l O Gruppo nella zona di Borgoricco. Erano iniziati i preparativi per l'ultima offensiva ed in questo quadro il 28 settembre l'intera di.visione veniva avvicinata al fronte, con la prospettiva di dare il cambio alla 57a Divis ione, schierata sul Montello, p~r completare il proprio addestramento con un periodo cli servizio in trincea. Dopo una prima tappa a Vedèlago, il X Reparto cl ' Assalto, ora agli ordini ciel maggiore Alessandro Parisi, proseguì il 29 per Selva con il resto del 1° Gruppo, preparandosi a prendere posizione durante la notte nel tratto dalla strada n° 6 a Casa Serena. All'ultimo istante l'ordine venne però annullato e tutti i reparti della I" Divisione cl' Assalto furono fatti rientrare a Vedelago dove ripresero l'addestramento a livello cli compagnia e di reparto, sviluppando i temi tattici usuali e curando come sempre anche l'istruzione ginnica e quella all'uso delle anni. Era chiaro che l'attesa non sarebbe stata lunga ed infatti nella tarda serata del 22 ottobre il 1° Gruppo lasciò cli nuovo Vedelago per tornare sul Montello, dove si raccolse lungo la strada n° 12 ed intorno a Casa Zanatta. L'ordine di prepararsi a passare il Piave fu diramato ai comandanti di reparto dopo il tramonto del 25 ottobre ma il maltempo impose un rinvio di ventiquattro ore. Alle 20 il 1° Gruppo, rinforzato da mezza compagnia di legionari cecoslovacchi, eia una sezione della 26" Batteria da Montagna e da un plotone del genio, lasciò la sua zona cli raccolta e due ore più tardi si trovava attestato nei pressi del punto dove avrebbe dovuto essere gettato il ponte "C". Arrivata la mezzanotte il lavoro dei pontieri, a causa della forza della corrente, era ancora ben lontano dalla fine e poco piì:t tardi, su ordine ciel comando di raggruppamento, il colonnello Grillo avvi.ò i suoi uomini verso il ponte "D", trecento metri più a monte, passandolo con il suo nucleo comando e con il reparto d.i testa che era il X. Subito dopo la struttura cedette sotto la spinta delle acque e, nell'attesa che il passaggio fosse ripristinato, gli arditi del. X vennero ammassati in posizione defilata dietro l'argine. Alle 3,30 il I O Gruppo era finalmente tutto sulla sponda destra e, procedendo lentamente nell ' oscurità resa più fitta dalla folta vegetazione e da un temporale scoppiato nel frattempo, raggiunse un'ora dopo Casa Casona, punto di partenza stabilito per l'avanzata verso il Soligo ed al di là di questo verso l'obiettivo finale di Collalto. Con il XX Reparto d'Assalto in avanguardia la marcia fu relativamente

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spedita ma non indisturbata. Le prime significative resistenze ad opera di nuclei sparsi e di armi automatiche appostate tra gli alberi furono incontrate dietro la roggia dei Mulini e poterono essere superate solo schierando in linea due compagnie del XX. Catturate le prime mitragliatrici e radunati circa 400 prigionieri, l'avanzata riprese sempre più contrastata man mano che gli arditi si avvicinavano a Sernaglia. Per averne ragione il X Reparto d ' Assalto venne tolto dalla sua posizione di rincalzo per essere portato in linea sulla destra del XX e con il suo intervento alle 8,30 gli arditi raggiunsero le case del villaggio. Fino a quel momento il bottino fatto dal l O Gruppo dopo aver lasciato Casa Casona era di circa un migliaio di prigionieri, quaranta mitragliatrici, quattro bombarde, due cannoni da 75 mm ed un cannoncino da 37. Dopo una breve sosta per riordinare i reparti che le vicende del combattimento avevano inevitab.ilmente frammentato, il gruppo proseguì nella stessa formaz ione, X Reparto cl' Assalto a destra e XX a sinistra, verso il Soligo, lungo la direttrice casa Campagna - Masarole - Boaria Do negal. In questa fase la colonna del l O Gruppo cl' Assalto, che procedeva con le misure di sicurezza provate in tante esercitazioni, fu più volte oggetto del!' attenzione di batterie cli piccolo calibro che facevano fuoco dalla sua sinistra e dovette impegnarsi duramente per raggiungere prima, verso le 10, la linea Donegal - Chiesola, poi, un'ora dopo, Case Collalto - Chiesola. Sia nel primo che nel secondo caso l'assalto decisivo fu sferrato da due compagnie del X, che aveva rilevato il XX quale reparto di testa e che alla fine si attestò sulla linea piì:t avanzata, con il rinforzo d.i due compagnie del I Battaglione Bersaglieri rimasto fino ad allora in riserva. Nonostante il successo ottenuto sul suo fronte, la posizione del 1° Gruppo d'Assalto a mezzogiorno del 28 ottobre non era delle migliori . Il fianco sinistro era infatti completamente scoperto ed esposto lungo tutto il tratto fino a Sernaglia, ed anche sulla destra non era stato possibile stabilire un saldo collegamento con il 2° Gruppo, che ancora non era riuscito a distendersi oltre Falzè. Per sottrarsi al pericolo clel1' aggiramento, Grillo fece arretrare l'ala sinistra, rinforzandola con la compagnia mitragliatrici del battaglione bersaglieri e contemporaneamente mise al corrente della situazione il comandante ciel 2° Gruppo, che alle 13 ,30 riuscì a stabilire il contatto cl' ala occupando il tratto di fro nte da quota 118 a Falzè. Questi provvedimenti erano appena stati attuati che la linea venne investita da ripetuti e violenti contrattacchi e verso le 16, per quanto le posizioni fossero state mantenute, dato il vuoto esistente sul fianco sinistro dove la notte avrebbe favorito eventuali infiltrazioni, venne disposto un ulleriore arretramento, prima soltanto dell' ala sinistra, quindi di tutto il dispositivo, chiamato a ripiegare su Villamatta. Alle 18,30 questo movimento era ultimato quando un nuovo ordine portò il gruppo ancora piì:t indietro, verso Fontigo, su una linea che corrispondeva in sostanza al margine della prima testa di ponte. Qui il X ed il battaglione bersaglieri vennero dislocati in riserva a Fontigo, a meno delle loro compagnie mitragliatrici che presero posizione con il XX sul fronte a nord ed a nord-est di Sernaglia, in collegamento con reparti della Brigata Pisa. L'intera manovra cli ripiegamento eia Collalto a Fontigo si era svolta ordinatamente anche perché non disturbata dall'avversario. La notte tra il 27 ed il 28 ottobre non portò novità di rilievo e nulla di rilevante accadde anche il giorno dopo, quando in serata il XX Reparto d ' Assalto e le due compagnie mitragliatrici di rinforzo passarono a loro volta in riserva a Fontigo. Poco dopo tutto il gruppo si trasferì in località Latteria, dove rimase in attesa cli ordini. Questi arrivarono nelle prime ore del 29 ed alle 6,45 il X Reparto d'Assalto, con il XX alla sua destra ed il battaglione bersaglieri in rincalzo, si trovava attestato a quota 117 a sud-est di Sernaglia, pronto a marciare di nuovo verso il Soligo con obiettivo finale Colle della Tomba. Disturbata soltanto a tratti da qualche colpo d'artiglieria, l'avanzata si svolse senza difficoltà fino a Chiesola, da dove una compagnia del X ed una ciel XX furo no distaccate in avanguardia con il compito di passare il Soligo e prendere posizione sulle alture cli S. Anna. Con lo schieramento austro-ungarico sul Piave ormai in piena crisi, anche questo movimento fu effettuato senza incontrare resistenza. Alle l 0,30 l'avanguardia venne raggiunta dal grosso e subito dopo il I O Gruppo, a seguito cli nuove istruzioni, si diresse verso Colle di Guardia dove arrivò quattro ore pi ì:t tardi per proseguire quindi verso S. Maria di Feletto, raggiunta alle 17 senza dover sostenere alcun combattimento. Qui si schierò con fronte a nord, disponendo in prima linea il X Reparto d'Assalto ed il I Battaglione Bersaglieri. Nei tre giorni trascorsi dal passaggio del Piave il gruppo

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aveva perduto 17 ufficiali e 267 sottufficiali e soldati, con una percentuale cli dispersi relativamente alta, dal momento che questi erano 92, tra i quali due ufficiali 6. Mentre iniziava l'ultima fase della battaglia, la 1a Divisione d ' Assalto venne raccolta nella zona cli Vittorio Veneto, senza più prendere parte ai combattimenti. li X venne ad essere dislocato lungo la strada di Cozzuolo, a sud-ovest di Villa Gentile dove aveva sede il comando cli gruppo, ed in questa posizione lo trovò l'armistizio. Le settimane seguenti videro il riordinamento ciel reparto, come delle altre unità facenti parte della divisione, in relazione al previsto trasferimento della grande unità in Libia. Tn questo quadro si ebbe la sostituzione degli elementi delle classi più anziane con elementi delle classi 1895-1 900, provenienti dalla 2a Divisione d'Assalto destinata a rimanere in Italia e ad essere sciolta. Tl 3 gennaio 1919 il X si spostò con l'intero 1° Gruppo nella zona di Quinto di Treviso, dove fu accantonato in località S. Alberto, a cinque chilometri dal paese, e di qui partì il 22 febbraio con destinazione Venezia per imbarcarsi sul piroscafo Belvedere insieme ad un' al iquota del I Battaglione Bersaglieri. La nave mollò gli ormeggi l'indomani e, seguendo il Sojìa su cui era imbarcato il resto del 1° Gruppo d'Assalto, fece rotta su Gallipoli, attraversando un Adriatico in cui la navigazione era resa ancora pericolosa dalle molte mine, e quindi su Tripoli, nel cui porto il piccolo convoglio entrò al mattino del giorno 28 . Le operazioni di sbarco si svolsero rapidamente ed in serata arditi e bersaglieri erano accampati ad ovest dell'oasi di Gargaresch. Le settimane a venire sarebbero state scandite dall'attività istruzionale e da occasionali marce di acclimatamento nel deserto, alle quali si aggiunse sul finire di marzo il servizio all'avamposto di Fonduk el Toghar, che i reparti disimpegnarono a rotazione con turni cli otto giorni fino al 20 aprile, quando il 1° Gruppo lasciò questo compito al 2°. Con il battaglione bersaglieri impegnato a partire dal 12 maggio in lavori stradali nei press·i di Azizia, il X, e con esso .il XX Reparto cl ' Assalto, alternarono riviste ed esercitazioni fino al 6 giugno, giorno in cui arrivò l'ordine cli prepararsi al rimpatrio. Tre giorni dopo il X salì a bordo del piroscafo Leopoli, mentre il comando di gruppo ed il XX si imbarcavano sul Brasile ed il I Battaglione Bersaglieri restava in attesa dell'Ahbazia. TI porto cli destinazione era Venezia, lo stesso da dove erano partiti per l'Africa, ma il clima politico rovente cli quei giorni imponeva alcune precauzioni. Sebbene le navi fossero entrate in porto già il 14, lo .sbarco avveone soltanto nella tarda serata del giorno dopo e fu seguito da un' immediata partenza in treno per Novellara. Dalla cittadina emiliana i reparti proseguirono per le località di accantonamento, Fabbrico per il X,e Campagnola Emilia per il XX, nelle quali, impegnati nelle abituali esercitazioni, sarebbero rimasti fino agli ultimi giorni di luglio, quando la divisione venne convogliata verso la frontiera orientale. Tl 1° Gruppo fu dislocato nell'entroterra triestino ed il X si ritrovo così a Sto1je, salvo una breve parentesi, dall' 11 al 20 agosto, nella zona cli Comen, in quelle che una volta erano le immediate retrovie delle armate austro-ungariche del Carso, con il compito di provvedere al recupero del materiale bellico ancora abbandonato sul terreno in grandi quantità. Sul finire dell'estate, e precisamente il 15 settembre, alla I" Divisione d'Assalto fu affìdata la responsabilità della linea di armistizio nel tratto dal Monte Celagora a Zoretici. Di conseguenza si ebbe un nuovo trasferimento ciel gruppo d'assalto del colonnello Grillo che, rinforzato dal IX Battaglione Bersaglieri del 3° Gruppo, avrebbe dovuto presidiare il settore più meridionale di quel tratto di linea, compreso il Monte Cifri e Zoretici. Lo stesso giorno arditi e bersaglieri partirono in treno eia Sesana per Bisterza, dove il X sarebbe dovuto rimanere in riserva a disposizione ciel comando di divisione. Mentre però si attendeva di dare il cambio ai reparti ii1 linea, la sera del 17 nuovi ordini, originati evidentemente dal desiderio di scongiurare diserzioni in massa verso Fiume, occupata il 12 settembre dai legionari di D' Annunzio, sospesero questi movimenti ed avvi aro no la divisione verso un'altra destinazione. li X lasciò Bisterza

6 Il diario storico del 1° Gruppo cl' Assalto riporta 3 morti, l2 feriti e 2 dispersi tra gli ufficiali, 35 morti, 142 feriti e 90 dispersi tra la truppa, senza ripartire questi numeri tra i reparti. Qualche indicazione in piÌ"1 si ha dal diario storico del 1° Raggruppamento cl' Assalto, che elenca gli ufficiali uccisi, feriti o dispersi, permettendo così di rilevare che il X Reparto cl' Assalto era quello che aveva probabilmente più sofferto: tra i suoi ufficiali si contavano infatti un morto, sei feriti ed un disperso, pari a circa il 50% delle perdite del gruppo, cd analoga percentuale è dunque lecito aLtendersi per la truppa.

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nel pomeriggio del 18 con una colonna di autocarrì che lo portò in serata a S. Daniele. Contemporaneamente il comando ciel 1° Gruppo si sistemava a Kobclil e, sempre ìn autocarro, gli ardì ti del XX raggiungevano la zona di Slap mentre i bersaglieri del I si portavano a S. Vert. Nelle settimane seguenti il reparto passò agli ordini del maggiore Domenico Prìore e fu trasferìto al confine tra il Friuli e la Venezia Gìulìa, nell'ambìto di uno spostamento dell'intera divis.ione d'assalto. Alla fine di novembre il X sì trovava così a Merna, il XX a Sdraussina, sede anche del comando dì gruppo, ed ìl I Battaglione Bersaglieri, ìdenrificato ora anche come "La Mannora", a Gradisca d'Isonzo. Il reparto sopravvisse allo scioglimento della 1• Dì visione d'Assalto e, dopo aver accolto neì suoi ranghi ufficiali e truppa del discìolto vm, dal 10 gennaio 1920 formò con il XX ed il XXll il nuovo 1° Gruppo d'Assalto, diventato Reggimento d'Assalto il 14 gennaio. Nuovamente a presidio dì un tratto della linea di armistizio tra il 17 febbraio ed il 17 marzo, quando il Reggimento d'Assalto vi sostituì ìl 25° Reggimento Fanteria, il X era alla fine di marzo nella zona di Trieste. Dal capoluogo giulìano partì il successivo 12 giugno per l'Albania, a bordo del piroscafo Pietro Calvi, seguendovi ìl reggimento che dall'aprile inquadrava anche il ricostituìto lX Reparto d'Assalto. Appena arrìvati gli arditi ebbero modo di prendere parte ai combattimenti che tra il 19 ed il 20 giugno si svolsero a ridosso del campo trincerato cli Valona,. Nell'occasione il reggimento ebbe 15 morti ed 87 feritì ed altre perdite si ebbero negli scontri del 23 luglio, tra il Monte Longia ed il Monte Messovum, che costarono 12 mortì e 38 feriti. Con ìl definitivo ritiro delle truppe italiane dall'Albania, il reggimento rimpatriò il I 9 agosto sul piroscafo Bormida per tornare i.n Friulì. I reparti IX e XXII vennero sistemati a Palmanova, il X a Medea ed il XX a Cormons. Il X Reparto d'Assalto fu sciolto insieme al IX ed al XXII il successìvo 17 novembre, contestualmente allo scioglimento del Reggimento d'Assalto. Il suo nome sopravvisse però ancora per qualche tempo, dal momento i numeri clistintivì dei quattro reparti IX, X, XX e XXII, furono attribuiti alle quattro compagnìe del XX Reparto cl' Assalto, l'ultimo rimasto in vita, scìolto il 28 febbraio 192 1.

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Le posizioni tenute dalla 9a Divisione, X Corpo d'Armata, nella primavera del I 9 I 8. Nel mese di maggio venne messo a punto il progetto di un 'azione che avrebbe dovuto portare la 9" Divisione a prendere possesso dell 'altopiano di Tonezza. Una compagnia del X Reparto cl ' Assalto rincalzata da un battaglione di Fanteria, avrebbe dovuto impadronirsi delle posizioni chiave cli I\fonte Selvaggio partendo dalle trincee avanzate dei Sogli Bianchi. L'operazione rimase sulla carta data l'evoluzione della situazione generale. Nella carta sono anche visibili il Passo della Lazza e la zona di Laghi, in cui il reparto fu più volte impegnato in azioni di pattuglia (Comando X Corpo cl ' Annata, Stato Maggiore, Azione del X Corpo cl' Armata, n. 2394 Op del 23 maggio 19 I 8, AUSSME, Reg. 3-5 , Racc. 40, X Corpo d'Annata, Piccole Operazioni , 1918)

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Durante un' azione sul Tonale: arditi lungo i camminamenti nell'agosto 1918 (MGR)

Fornaci di Fossalta. Rincalzi lungo la strada di Ponte di Piave (AUSSME)

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XI REPARTO D'ASSALTO

ul fini re del settembre 1917 il comando della 3• Armata decise di dar vita ad altri reparti d'assalto in aggiunta a quello, formato prevalentemente eia bersaglieri, in costituzione presso il XXIII Corpo d' Armata 1. L'esperienza dì oltre due anni di guerra aveva dimostrato che le sorti dì un'offensiva si decidevano durante le sue fasi iniziali, quando era possibile sfruttare al meglio la preparazione per superare con perdite contenute la resistenza dell'avversario. Tutto veniva dunque a dipendere dall'azione delle prime ondate ed a questo concetto avrebbe dovuto ispirarsi l'addestramento della fanteria, che però solo lentamente e con difficoltà avrebbe potuto essere portata nella sua totalità ai livelli desiderati. Fermo restando questo obiettivo, era quindi necessario clispo1Te di nuclei particolarmente preparati, da impiegare per aprire la strada alle altre truppe e facilitare l'azione d'insieme della massa, come pure per condurre piccole operazioni finalizzate alla cattura cli prigionieri, alla raccolta cli informazioni , a tenere in allarme l'avversario. I corpi d ' armata Xl, XIII e XXV erano perciò invitati a creare ciascuno un battaglione d'assalto con volontari provenienti da tutte le unità alle loro dipendenze, inclusi gli squadron i di cavalleria. I tre reparti, che avrebbero portato le "fiamme nere", sarebbero stati costituiti gradualmente, a partire da nuclei di compagnia via via ampliati fino a raggiungere gli organici previsti ed integrati con le previste sezioni mitragliatrici, pistole-mitragliatrici, lanciatorpedini e lanciafiamme. Mentre per le prime tre tipologie di armi cl' accompagnamento era però possibile attingere direttamente dai ranghi delle brigate cli fanteria, dove già figuravano in organico, per l'ultima si dovevano individuare i volontari eia inviare alla scuola di specialità di Risano. L'XI Corpo d'armata interpretò le disposizioni ricevute in un modo del tutto peculiare, ciancio incarico alle sue divisioni, 31 • e 58\ di procedere ciascuna alla formazione cli una compagnia d'assalto, da far confluire entro qualche giorno nel nuovo battaglione2 . Il luogo cli raccolta degli arditi della 3• Armata era Borgnano, piccolo paese tra Medea e Connons, e fu qui che il 14 ottobre 1917 venne attribuito il numerale XX al reparto composto da elementi provenienti prevalentemente dall'XI Corpo cl ' Armata, con la contemporanea designazione del deposito del 55° Reggimento Fanteria a Treviso quale centro di mobilitazione3 . Affidato al maggiore Adolfo Tani, il reparto fu oggetto di un'attenta selezione intesa ad allontanare i meno idonei, e sottoposto ad un intenso addestramento condotto sotto la direzione del tenente colonnello Giuseppe Pavone, responsab ile della preparazione e dell'istruzione degli arditi, senza trascurare la disciplina, cura dell'uniforme e pulizia degli alloggi comprese. Il precipitare degli eventi non diede però il tempo di sviluppare il programma previsto oltre la fase dell'istruzione g innica cli base, e prima ancora di aver iniziato le esercitazioni con le bornbe a mano il XX venne chiamato in azione. La sera ciel 27 ottobre il reparto, messo a disposizione del suo corpo d' armata dal tenente colonnello Pavone, ebbe infatti l'ordine di avviare il carreggio verso il Tagliamento e cli portarsi a Peteano, risalendo le colonne in ritirata, per coprire il ripiegamento delle ultime truppe rimaste sulla riva s inistra del!' Isonzo e la distruzione del ponte. Nelle prime ore ciel 28 ottobre, non appena il ponte venne incendiato dalla compagnia granatieri che ne aveva avuto l'incarico, il XX prese la strada di Gradisca, dove arrivò alle 7,30 del 28, per poi proseguire sotto una pioggia dirotta per Romans quale estrema

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Comando 3" Armata, Stato Maggiore, Riparti d'assalto, n° 32755 del 28 settembre 1917, AUSSME Rep. E-5, Racc. 32, Vl!l Corpo d'Annata, Reparti d ' Assalto. 2 Comando 31• Divisione, Stato .tvlaggiore, Disposizioni esecuzive per la costituzione del Battaglione d'assalto defl'Xl Corpo d'Annata, n° 3735 del 4 ottobre 1917, AUSSME. Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo Ufficio Ordinamento e l'vfobilitazione. 3 Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, 11° J 30674 R.S. Mob. Speciale del 13 ottobre 19 17, AUSSME, Rep F-4, Racc. 199, Comando Supremo Uflìcio Ordinamento e Mob ilitazione.

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retroguardia del corpo d'armata. Le tappe successive furono Crauglio, Versa e Palmanova, raggiunta in serata ed illuminata dal bagliore degli incendi appiccati ai magazzini. La notte sul 29 venne trascorsa nelle baracche di Fauglìs e quella successiva ad Ariis. Arrivato a Rivignano al mattino del 30 ottobre, il reparto, invece di proseguire per Cordovado secondo gli ordini già avuti, fu inserito nel dispositivo di difesa dei punti di passaggio sul Tagliamento ed incaricato dal comando della 4a Divisione cli schierarsi tra Camino di Codroipo4 , Gorizzo e Molino della Sega per chiudere il passo alle forze avversarie che da nord avessero tentato di minacciare il ponte di Madrisio. Fin dal giorno 27 la 4a Divisione del tenente generale Giuseppe Paolini aveva infatti avuto il compito di coprire il ripiegamento dell'armata sulla destra del Tagliamento, predisponendo successive linee di resistenza su ciascuna delle quali sostare per il tempo necessario a permettere al grosso di oltrepassare quella più ad occidente5. Paolini disponeva delle brigate Granatieri di Sardegna, Pinerolo, Veneto e Catania, dei quattro battaglioni del II Gruppo Bersaglieri Ciclisti e del XXII Reparto d' Assalto, ma quando, verso le 17 del 30 ottobre, arrivò la notizia che più a monte i ponti di Codroipo, investi ti da vicino, erano stati fatti saltare, queste forze erano ancora impegnate sulla linea del Cormor. Da qui la decisione di utilizzare il XX Reparto d'Assalto, togliendolo all'XI Corpo d'annata, e di inviargli successivamente in rincalzo reparti della III Brigata Bersaglieri, dipendente dal XIll Corpo d'Armata ed incaricata della difesa della testa di ponte di Madrisio. Il maggiore Tani sistemò il comando a S. Pietro e nell'impossibilità di costituire una linea continua dislocò la 1a Compagnia a Camino di Codroipo, la 2a a Gorizzo e la 3a a Molino della Sega ordinando che il collegamento tra l'una e l'altra fosse tenuto a mezzo cli pattuglie. In serata gli arditi erano in posizione e la notte trascorse in una relativa calma, segnata solo dal passaggio degli ultimi sbandati, anche se la pioggia non dava tregua ed in quelle condizioni non c'era alcuna possibilità di ricevere i1 rancio. II tentativo cli requisire dei viveri in un borgo vicino fu frustrato dall'intervento di pattuglie nemiche e per quella volta il reparto dovette accontentarsi di quel poco che i suoi uomini avevano ancora con loro. All'alba le avanguardie del gruppo Hofacker si affacciarono davanti agli avamposti del XX e nel corso della mattina la pressione si fece insostenibile. La 2a Compagnia, minacciata d'accerchiamento, si ritirò verso le 9 su Santa Marizza, dove venne ben presto raggiunta dalla 3", la la invece rimase in buona parte tagliata fuori e non più di yna trentina di uomini riuscirono a ricongiungersi al resto ciel reparto. Per evitare la stessa sorte, dal momento che pattuglie armate di mitragliatrici erano già segnalate intorno a Gracliscutta, Tani ri piegò su Varmo da dove, su ordine della III Brigata Bersaglieri, passò sulla destra del Tagliamento. Il 2 novembre il comando della 3" Armata stabilì che J' ulteriore ripiegamento sulla linea ciel Piave sarebbe stato effettuato per scaglioni, ed in questa prospettiva le fo rze assegnate al generale Paolini, comprendenti ora le brigate Granatieri di Sardegna, Pinerolo, Tevere, il II Gruppo Bersaglieri Ciclisti ed i reparti d'assalto XX e XXII, avrebbero dovuto gravitare sulla sinistra per contenere eventuali attacchi provenienti da nord e nel contempo parare eventuali minacce contro la 2" Armata. La retroguardia doveva quindi ripiegare lungo gli itinerari più settentrionali, portandosi prima sul Livenza, tra Tremeacque e Lorenzaga, e poi sulla linea Monticano-Piavon, tra gli abitati di Oderzo e Chiarano. In questo modo avrebbe coperto direttamente la ritirata dei due corpi d'armata cli sinistra, Vlll ed Xl, ma non quella dei due corpi d'annata di destra, Xlll e XXIII, che avrebbero dovuto guardarsi le spalle con forze proprie. Il XX Reparto d' Assalto, ridotto a poco più di duecento uomini, non venne impegnato sul Tagliamento ed il 5 novembre, sempre con compiti cli copertura, prese posizione a Meduna di Livenza, rimanen-

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La località è oggi ind icata sulle carte come Camino al Tagliamento. Le linee di resistenza, preventivamente individuate, erano la linea delle "leste di ponte" sull'Isonzo (Pieris - Bogliano Cassegliano - San Pietro - Fogliano - Moriano), la linea degli "argini" (Isola Morosini - Papariano - Turriaco - Fratta - Versa), la linea degli "abitati" (Belvedere - San Lorenzo - San Valentino - Villa Vicentina - Ruda - Campolongo - Tapogliano - Medea), la linea di Palmanova (S. Maria la Longa - Palmanova - Bagnaria Arsa - Torre Z uino), la linea del Cormor (Lestizza - S. Anclrat - Carlino). Quest' ultima venne raggiunta il mattino del 29 ottobre e tenuta fino al la sera del 30, quando i reparti agli ordini di Paolini ebbero l' ordine cli portarsi sulla destra del Tagliamento sfilando attraverso le forze di copertura schierate sullo Stella. Il giorno dopo la 3'' Armata ultimava il ripiegamento oltre il fiume. 5

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dovi fino a notte fonda per accogliere gli ultimi ritardatari e tenere a bada le prime avanguardie degli inseguitori. Gli arditi passarono quindi sulla sponda destra, dove si schierarono lungo l' argine, in contatto sulla sinistra con la Brigata Pinerolo ed a destra con il XXII Reparto cl' Assalto. Il ponte fu fatto saltare verso le 8 del mattino, pochi istanti prima che il paese venisse occupato, e ben presto tra le due rive iniziò un fitto scambio di colpi che continuò per tutto il giorno e riprese l'indomani, con l'intervento di qualche pezzo d'artiglieria di piccolo calibro che gli austro-ungarici avevano fa tto arrivare nella notte. Con il tramonto i tentativi di forzare il passaggio, iniziati già la notte precedente lungo tutto il corso del Livenza, si fecero sempre più insistiti soprattutto a Motta ed a S. Stino, ma con il grosso della 2a e della 3a Armata ormai oltre il Piave non c'era più ragione di insistere nella difesa di quelle posizioni ed alle 2 1 le retroguardie ebbero l'ordine di ripiegare. 11 reparto, accompagnato da un autocarro che gli arditi avevano armato di mitragliatrici , prese la via Ponte di Piave, sostando tutto l' 8 novembre a Fossalta Maggiore e passando il fi ume all'alba del 9, in coda alla Brigata Granatieri di Sardegna. Esaurita la loro funzione di retroguardia, i due reparti d'assalto già a disposizione di Paolini furono avviati a Povegliano, dove gli arditi del XX rimasero soltanto pochi giorni, in quanto subito destinati, insieme al XIX, a rinforzare le difese del Basso Piave. 11 14 novembre furono trasferiti in autocarro a S. Giuliano di Mestre e cli qui trasportati per via d ' acqua lungo i canali della laguna fino a Cavazuccherina, l'odierna Jesolo. Con i due reparti d 'assalto venne costituito un raggruppamento, agli ordin i del tenente colonnello Pavone, impiegato nel servizio di trincea nel settore del Cavallino, tra Cavazuccherina ed il Canale Cavetta. Il XX andò subito in linea e delle due compagnie rimaste la 3" fu schierata a presidio di una piccola testa di ponte in corrispondenza del paese, nel punto dove il Canale Cavetta si stacca dal corso del Sile, in collegamento sulla destra con il Battaglione Monfalcone della Regia Marina e sulla sinistra con reparti della Guardia di Finanza, la 2• venne spinta più a monte, verso Capo Sile. 1 due reparti, che ormai erano battaglioni solo sulla carta, si alternarono per oltre un mese nel presidio della prima linea, contrastando l'attività delle pattuglie avversarie ed i loro tentativi di infiltrazione fino al 16 dicembre, quando, con l'arrivo della III Brigata Bersaglieri, fu possibile ritirarli e raccoglierli nella zona di S. Biagio di Callalta, dove già si trovava il XXI Reparto cl' Assalto. Il XX, che aveva svolto due turni di trincea, fu raggiunto dall'ordine di movimento mentre si trovava in riserva a Casa Gamba, località non lontano dalla spiaggia, a sud-ovest di Co1tellazzo, dove si era portato il 9 dicembre dopo aver avuto il cambio dal XIX6. Accantonato a Pero, piccolo borgo della campagna trevigiana che una cintura di reticolati e trincee stava trasformando in uno dei capisaldi del campo trincerato di Treviso, il reparto, come le altre tre unità similari della 3" Armata, fu posto alle dipendenze del XIIT Corpo d'Armata, che avrebbe dovuto riordinarlo e riportarlo in condizioni di efficienza avvalendosi dell' opera del tenente colonnello Pavone, già responsabile della scuola di Borgnano7 . L'intervento d.i questo ufficiale, ben conosciuto e rispettato dagli arditi, era particolarmente opportuno nel caso del XX, che dal 4 dicembre era privo ciel comandante titolare, destinato ad altro incarico e sostituito soltanto il 22 gennaio 1918 dal maggiore Umberto Augusti8 . Le disposizioni diramate dal comando della 3• Armata per il ripristino della piena efficienza dei reparti d'assalto non entravano nel merito dei programmi d 'addestramento, lasciati alla responsabilità di Pavone sotto il controllo del comandante del Xlll Corpo d 'annata, tenente generale Ugo Sani, e si sofferma-

6 I] XX lasciò la linea di cornbaLtimento con una forza che un documento della 3" Annata datato 14 dicembre indica in 20 uffi ciali e 478 uomin i di truppa, con 9 mitragliatrici, il che lascia intendere il rientro nei ranghi di un buon numero di arditi separati dal reparto dalle vicende della ri tirata. Non aveva più sezioni lanciafiamme. (Comando 3• Armata, Stato Maggiore, Battaglioni d'assalto, n° 40242 del 14 dicembre 1917, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione). 7 Comando 3" Armata, Stato Maggiore, Ballaglioni d'(lssalto, n° 40675 del 19 dicembre 19 17, AUSSME, Rep. E-5, Racc. 32, Vili Corpo d' Armata, Reparti d ' Assalto. 8 In questo intervallo di tempo il XX Reparto d ' Assalto fu affidato prima al capitano Chi erici, fino al 9 gen naio, e poi al capitano Della Rocca.

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vano invece sul problema del loro completamento. A questo scopo veniva ordinato di dare la massima d iffusione alle disposizioni relative al trattamento previsto per gli arditi, intendendo così incoraggiare la presentazione di nuove domande di trasferimento, e era individuato il bacino cli alimentazione dei singoli reparti, che per il XX era costituito dall ' XI Corpo d'Armata e dalla Brigata Granatieri di Sardegna. Così come era stato fatto in autunno, l'afflusso dei volontari di truppa destinati alle compagnie fucilieri e mitraglieri ed alle sezioni lanciatorpedini e lanciafiamme doveva essere rego lamentato facendo Ii arrivare a drappelli la domenica e non isolatamente od in piccoli gruppi durante la settimana. Soprattutto, l'accesso ai ranghi dei reparti d 'assalto non doveva essere indiscriminato, ed il comando del XIII Corpo d'Annata doveva farsi carico dell'allontanamento di tutti coloro che risultassero privi dei requisiti necessari, sia fisici che caratterial i. In poche settimane il riposo e l'addestramento diedero i loro frutti, mentre i ranghi degli arditi tornavano a riempirsi 9. Con il processo cli ricostituzione ormai avviato, ed i reparti ad una condizione accettabile, pur se non ancora del tutto soddisfacente, non era più necessario tenere in piedi una organizzazione dedicata quale quella creata alla metà cli dicembre, anche perché i corpi d'armata premevano per tornare a disporne. L'l l gennaio 1918 la 3a Armata ordinò perciò il ritorno dei reparti d'assalto alle loro dirette dipendenze ed il conseguente trasferimento nei rispettivi settori. Il tenente colonnello Pavone venne richiamato al comando d' armata ed il compito di completare la preparazione dei reparti d'assalto fu lasciato alle grandi unità d'appartenenza, che avrebbero anche dovuto mantenerne vivo lo spirito combattivo attraverso l'esecuzione d i piccole operazioni sul loro fronte. Il XX, assegnato all' XJ Corpo d'Armata, già si trovava nel territorio di questo e rimase quindi. nei suoi accantonamenti cli Pero, presso la 31 • Divisione, fino ai prinù giorni di febbraio, quando sembrarono prendere corpo le voci in merito ad una imminente azione oltre il Piave. Il 3 febbraio arrivò infatti dalla 31" divisione l'ordine di portarsi in linea nei pressi cli Fagarè per un' operazione sull'Isola Caserta. All'entusiasmo con cui fu salutata questa notizia, seguì ben presto una profonda delus.ione quando si venne a sapere che l'obiettivo era soltanto il recupero della gran quantità di legname accumulata in un deposito a cielo aperto . L' isola si trovava sì in una sorta cli terra di nessuno ed era spesso raggiunta da pattuglie austro-ungariche, ma si trattava comunque di un compito più simile alle aborrite corvée che ad un colpo di mano. Quella p otte poterono essere traghettati oltre l' ul timo braccio del fiume soltanto due plotoni ed il resto del reparto rimase inoperoso sulla riva destra del Piave per poi rientrare a Pero. Due giorni dopo l'operazione fu ripetuta con l'intervento di tutto il XX, grazie alle passerelle gettate dal genio. Augusti spinse in avanti delle pattuglie di sicurezza, appostò una compagnia ai margini delle Grave cli Papaclopoli e ne impegnò un'altra nel trasporto del legname dall'Isola Caserta all'Isola Capri e da questa al la riva destra, dove la terza compagnia provvedeva a farlo arrivare al punto di raccolta di Casa Zolcli . Una sezione mitragliatrici e due sezioni pistole-mitragliatrici erano in postazione con ciascuna compagnia, a protezione di un lavoro che, iniziato alle 21, continuò per tutta la notte, con il recupero, puntualmente registrato dal diario storico, di 80 quintali di legna e 500 fascine. Al rientro negli accantonamenti l'umore degli arditi non era certo dei migliori e forse anche per questo motivo a partire dalla notte seguente il peso della corvée venne ridotto, con l' invio a turno di una sola compagnia. Pur così alleggerito, si trattava comunque di un compito accettato malvolentieri, come presto sottolinearono le canzonette nate spontaneamente sul "battaglione della legna" ed i distintivi a forma di ceppi incrociati che qualcuno cominciò a sostituire al distinti vo regolamentare da ardito. Forse anche per effetto di queste lagnanze, il 15 febbraio il reparto fu sostituito in questo compito eia un battaglione della Brigata Caserta, continuando ad assicurare la protezione delle operazioni con uno dei suoi plotoni fino al 19 febbraio, quando il recupero, che aveva fruttato rnediamente quaranta quintali di legna per notte, fu finalmente completato. Una nuova occasione di confrontarsi con l'avversario parve presentarsi verso la fine d i febbraio, con il trasferimento del reparto a Meolo, nel settore del Basso Piave, dove il XXIII Corpo cl' Armata aveva allo 9 In questa fase il XX Reparto d ' A ssalto accolse per qualche giorno i resti del XXII quando questo, nella seconda metà di dicembre, fu temporaneamen te sciolto. Si trattò cli una breve parentesi in quanto il XXII Reparto d'Assalto venne ricostituito prima della fine del 19 17.

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studio una grossa operazione per la riconquista del terreno acquitrinoso ed ìn larga parte allagato tra ìl Piave Vecchio ed il Piave Nuovo. Arrivati a Meolo .il giorno 21, glì arditi proseguirono l'indomani per Altino. Un plotone fu subi to distaccato nelle trincee di Capo Sile, da dove ad iniziare dal 27 febbraio e per tre notti consecutive fu fatta uscire una grossa pattuglia a caccia cli informazioni e di prigionieri, senza peraltro ottenere alcun risultato. I primi due tentativi vennero infatti frustrati dai reticolati, nel terzo f urono raggiunti alcuni piccoli posti trovati deserti. Il reparto, rimasto in attesa ad Altino dove aveva comunque ripreso l'addestramento, ebbe l' atteso ordine cli avvicinarsi al fronte il 10 marzo. La 61a Divisione lo schierò nel settore dì Intestadura, con la 2• Compagnia a Paludello, in riserva, e le altre due a Casa Franceschin i. L'inizio dell'operazione era previsto per il giorno dopo ma all'ultimo momento fu annullata da un contrordine e nella notte sul 13 gli arditi lasciarono le loro posizioni ad un battaglione del 145° Reggimento Fanteria per raggiungere Portegrandi, dove l'indomani furono passati in rassegna dal duca cl ' Aosta, e quindi tornare a Pero. Neppure questa volta il reparto aveva avuto modo di entrare in azione e la mezza dozzina di feriti lamentata negli ultimi due mesi era dovuta soltanto ad incidenti in addestramento. Con l'arrivo della bella stagione le opportunità non sarebbero però mancate. Tornato alle dipendenze dell' XI Corpo d'Armata, Augusti ebbe l' incarico di studiare subito una piccola operazione a livello di pattuglia da effettuare sull'Isola di San Pietro. Messa a punto con una serie di ricognizioni negli ultimi giorni del mese, l'azione avrebbe dovuto essere effettuata nella notte sul 31 marzo ma la velocità della corrente impedì le operazioni dì traghettamento e tutto dovette essere rimandato. Alle 21 del 5 aprile tre pattuglie, costituite ognuna da otto arditi al comando di un ufficiale, furono portate sull' isola da imbarcazioni del genio pontieri e ne iniziarono cautamente l'esplorazione. Una delle tre si scontrò con una pattuglia avversaria e la mise in fuga dopo un breve scambio cli bombe a mano, Il rumore del combattimento aveva però dato l'allarme e ben presto l'artiglieria austro-ungarica aprì il fuoco. Non potendo più contare sul fattore sorpresa, le tre pattuglie riguadagnarono con l'aiuto dei pontieri l' Isola Sabbia, portando con loro quattro feriti e lasciandosi dietro un morto, il caporale Turchetto, primo caduto ciel reparto nel. 1918, il cui corpo fu recuperato dopo due notti di pericolose ricerche. L'operazione valse un encomio solenne del comandante della 3" Armata e fu la premessa ad altre due ricognizioni, mirate questa volta all'Isola Caserta, portate a termine nelle notti sul 25 e sul 26 maggio senza prendere contatto con l'avversario. Le disposizioni del Comando Supremo che attribuivano ai reparti d 'assalto lo stesso numero dei corpi d'armata dai quali dipendevano fecero sì che dal 20 maggio il reparto fosse ridenominato XI e che come tale passasse pochi giorni dopo agli ordini del maggiore Riccardo Feclozzi. Si era ormai nell'imminenza dell'attesa offensiva austro-ungarica ed una delle prime preoccupazioni del nuovo comandante fu quella di scegliere una località al di fuori cieli' abitato di Pero dove portare i suoi uomini quando l' artiglieria avversaria avesse aperto il fuoco. 11 momento venne alle 3 ciel mattino del I 5 giugno e l'immediato allontanamento degli arditi dai loro accantonamenti servì effettivamente ad evitare inutili perdite, dal momento che ben presto una delle case dove erano alloggiati fu colpita e sventrata. Nel settore dell'Xl Corpo d'Armata che, comandato all'epoca dal tenente generale Giuseppe Paolini , aveva in linea eia Palazzon a Salgareda la 31" Divisione a sinistra e la 45" a destra, l'avversario riuscì a passare il Piave da un lato verso Candelù e dall' altro verso Fagaré. Delle due direttrici d'attacco la più pericolosa si rivelò ben presto la seconda, dove gli austro-ungarici arrivarono fin dal mattino ad occupare Fagarè e La Fossa, impegnando i battaglioni cli seconda linea della 4Y Divisione 10 . Esaurite le proprie riserve, questa si vide costretta a chiedere rinforzi al comando di corpo d 'armata che a sua volta chiese cli poter disporre di una delle brigate della 23a Divisione (Pugile e Vl Brigata Bersaglieri), trattenuta a disposizione del Comando Supremo nei pressi di Carbonera, e nel frattempo le assegnò l'XI Reparto d'Assalto. Alle 9,20 gli arditi ebbero quindi l'ordine cli puntare su Villanova per rinforzare la Brigata Sesia, ma si IO La 45° Divisione inquadrava le brigate Sesia (reggimenti 20 1° e 202°), schierata a sinistra fra Sette Casoni e Casa Eroli con il 20 l O Reggimento Fanteria in prima linea cd il 202° in seconda, e la Brigata Cosenza schierata a destra, da Casa Eroi i a Salgareda, con i reggimenti 243" e 244°, anch'essi scaglionati in profondità.

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erano messi da poco in marcia allorché nuove disposizioni dettate dall'aggravarsi della situazione ne dirottarono una compagnia a sostegno del IIl/202°, impegnato sull ' Argine Regio, mentre le altre due avrebbero dovuto proseguire e mettersi agli ordini del comando del 202°. La la Compagnia si avviò così per il quadrivio delle Crosiere e Casa Alberghetti fino a prendere posizione in prima linea, dove perse quasi subito il suo comandante, capitano Vincenzo Marchesi, colpito al cuore mentre era in ricognizione, e nel corso della giornata contribuì a rigettare quattro successivi attacchi. Il resto ciel reparto arrivò verso le 11 a Casa Marcon e prese posizione lungo il corso del Meolo, con la 2" Compagnia presso Villanova, e la 3" a destra presso Molino Nuovo. Da queste posizioni la 2a Compagnia si sarebbe mossa verso le 13 per portarsi sulla strada Le Crosiere - Molino Vecchio - Saletto e contrattaccare sul fianco destro le forze avversarie che si erano infilu·ate tra San Bartolomeo e Villanova. Benché contrastata dal tiro di mitragliatrici appostate sull'argine che causarono non poche perdite, tra le quali il ferimento del comandante, tenente Renzo Di Giacomo, l'azione, svolta da pattuglie rinforzate da anni automatiche, riuscì a ristabilire la situazione ed esaurito il loro compito gli arditi tornarono a schierarsi sul Meolo. Dopo il tramonto contrattacchi su più vasta scala, ai quali però l'XI non prese parte, trascorrendo una notte relativamente tranquilla, portarono alla riconquista di Fagarè, della Fossa, del Molino della Sega e del caposaldo di Casa Prampolini, con il risultato di annullare la sostanza della penetrazione realizzata dalle forze austro-ungariche nel settore della 3 F Divisione e di consolidare la difesa nel settore della 45", in cui erano via via affluiti reparti della Brigata Potenza e dell' 8° Reggimento Bersaglieri 11 . Nel pomeriggio ciel 16 giugno la pressione tornò a farsi forte, soprattutto sul fronte della Brigata Cosenza ed in parte su quello della Sesia. Come conseguenza di questi nuovi attacchi il reparto fu ulteriormente frammentato , con l'invio della 2" Compagnia verso l' Argine Regio ed il cosiddetto "fortino triangolare", nella zona dove già si trovava la F, e della 3a sulla destra del caposaldo di Casa Verduri, dietro il Canale Zero, dove prese posizione tra il V Battaglione Bersaglieri Ciclisti a sinistra ed il 13° Reggimento Bersaglieri a destra. In entrambi i settori gli arditi furono impiegati come truppe di fanteria per contenere gli incessanti attacchi avversari e rinforzare la difesa là dove, come a Casa Verduri, la siniazione minacciava di farsi insostenib.ile. In effetti questo caposaldo era in serio pericolo e tutta la destra della 45" era sul punto di essere sfondata. 11 temporaneo attenuarsi della spinta avversaria e la contemporanea entrata in linea di reparti dell' 11a Divisione, chiamata a rilevare la 45", diedero però respiro alla difesa ed al mattino del 17, mentre veniva organizzata una vasta azione controffensiva sul fronte dell'armata, la situazione si presentava sostanzialmente immutata. L'XI Corpo d'Armata aveva il compito di riconquistare Candelù, Saletto, Fagarè e Bosco di Callalta e rioccupare così la linea di resistenza iniziale, potendo contare sull'ulteriore rinforzo rappresentato dalla Brigata Volturno. Il contrattacco, pianificato per le 17, fu anticipato da un poderoso ritorno offensivo delle forze austro-ungariche che investì soprattutto la 31 a Divisione. Ne derivarono una serie di combattimenti cruenti e disordinati, in un quadro generale reso più confuso da forti e prolungati rovesci di pioggia, al termine dei quali, pur senza aver raggiunto gli obiettivi prestabiliti, si era realizzata una condizione di equilibrio tra le due parti contrapposte. Le tre compagnie dell'XI Reparto d'Assalto erano state raccolte tra Casa Pastori e Casa Verduri, all'estrema sinistra della 45a Divisione, e da questa posizione di attesa affluirono immediatamente in linea non appena, poco prima delle 17, si delineò l' attacco avversario. Mescolati ai fanti, gli arditi prima fermarono gli attaccanti con il fuoco delle loro mitragliatrici, poi si lanciarono al contrattacco incalzandone la ritirata. La 3" Compagnia, spintasi troppo in avanti e rimasta isolata, andò ad urtare contro un'inattesa resistenza e si trovò ben presto accerchiata, riuscendo a stento a spezzare il cerchio dì fuoco che la serrava ed a riguadagnare a colpi di petardo le trincee dì partenza. La notte, continuamente squarciata dal bagliore dai razzi illuminanti, non fece registrare combattimenti di rilievo ed anche l'indomani non si ebbero azioni di grande portata ma piuttosto un susseguirsi di attacchi e contrattacchi a carattere locale. Verso le 13 l'intensificarsi del fuoco cieli' artiglieria austro-ungarica segnalò l'imminenza di uno dì tali attacchi nel settore dove si trovava il reparto ed un'ora e mezzo più 11 La Brigata Potenza faceva parte con la Ionio della 53" Divisione, inizialn1ente in ri serva a disposizione del Comando Supremo tra Casa Nardari, Cendon e S. Elena, 1'8° Reggimento Bersaglieri costituiva con il 13° la Vl Brigata Bersaglieri.

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tardi la fanteria austro-ungarica attaccò a plotoni affiancati. La lotta infuriò per circa due ore senza che la difesa cedesse ma con il rinnovarsj dell'urto e l'allargarsi dei vuoti nelle file degli arditi l'avversario riuscì ad infiltrarsi sui fianchi della 2a Compagnia ed a prenderla alle spalle. Il piccolo reparto continuò a battersi senza accogliere gli inviti alla resa con il risultato che ben pochi poterono sfuggire e ricongiungersi alla la Compagnia impegnata a Casa Pastori. Meno premuta, la 3• Compagnia poteva intanto riportarsi in avanti e senza troppe perdite rioccupare la riva del Meolo nelle vicinanze di Molino Nuovo. Su questo tratto del fronte, affidato ora alla responsabilità della Brigata Pavia (11" Divisione) la giornata si chiudeva con una preoccupante breccia tra Casa Martini e Molino Nuovo. L'azione a cui aveva preso parte la 3a Compagnia aveva però assicurato il possesso di una posizione di partenza ideale per procedere alla rjconquista della seconda cli queste due località, e eia qui sarebbe infatti partita la colonna di sinistra ciel dispositivo d'attacco organizzato il 19 giugno dall'l la Divisione per ripristinare la continuità della linea. A questa fase della battaglia l'XI partecipò lasciando i.n posizione, a salvaguardia delle trincee di partenza la l • Compagnia, che aveva assorbito i resti della 2\ e lanciando verso Molino Nuovo la 3\ affiancata da pattuglie del V Battaglione bersaglieri Ciclisti. Gli arditi ed i fanti piumati riuscirono ad impadronirsene ed a mantenerne il possesso nonostante i decisi contrattacchi , come pure riuscì a fare il resto della colonna di sinistra tra Casa Pavan e Casa Lione, ma non le altre due colonne, rigettate indietro da un furente ritorno offensivo dell'avversario. Da quel momento in poi l'XI rimase a presidiare le posizioni raggiunte, concorrendo a stroncare i sempre più fievoli attacchi dell'avversario finché nel corso della giornata ciel 21 non venne ritirato dal fronte ed avviato a Carbonera di Treviso per esservi riordinato. Rimase però in linea la 3° Compagnia, meno malconcia ed in grado cli allineare ancora 125 uomini, che il 23 giugno andò a formare con i battaglioni bersaglieri ciclisti IV e V il gruppo tattico Corselli, a cui era affidato il compito cli inseguire il nemico in ritirata oltre il Piave. Il gruppo si mosse da S. Biagio di Callalta alle 14,15, articolato in tre colonne, con i bersaglieri ai lati e gli arditi al centro, e puntò in questa formazione sull'Argine Regio, che avrebbe dovuto occupare da un punto a nord di Castello fino alla stazione di Fagarè. Le forze austro-ungariche erano ormai oltre il fiume e questo obiettivo fu quindi raggiunto senza difficoltà in poco più di un'ora, per poi spingere delle pattuglie in esplorazione verso la riva, dove rimasero fin quando non vennero rilevate da reparti di fanteria. L'intera operazione fu disturbata soltanto dall' artiglieria avversaria, dato che sulla destra del Piave erano rimasti solo pochi elementi isolati, subito catturati. La 3• Compagnia ebbe il cambio da elementi ciel 121 ° Reggimento Fanteria (Brigata Macerata) alle 10,30 del 24 giugno. In questo atto conclusivo della Battaglia ciel Solstizio non aveva subito perdite ed aveva catturato quattro prigionieri, una mitragliatrice e tre bombarde. Nei giorni precedenti, e soprattutto fino al 19 giugno, il reparto aveva invece dovuto sostenere scontri ben più sanguinosi. Il 21 giugno infatti il maggiore Fedozzi, nel rappresentare all'Xl Corpo d'Annata la situazione delle due compagnie che si trovavano a Carbonera, indicava un totale di 13 ufficiali e 280 uomini di truppa mancanti, tra morti, feriti e dispersi , con una rilevante percentuale di questi ultimi, calcolati in 176, ed aggiungeva di non poter fornire una situazione completa in quanto non disponeva dei dati della 3• Compagnia, ancora impegnata in azione 12 . La forza combattente era ridotta a non più dì 15 ufficiali e 316 arditi, oltre la metà dei quali appartenenti alla sezione Stokes ed alle sezioni mitragliatrici, pistole-mitragliatrici e lanciafiamme, il che spiega la proposta di fondere le due compagnie in una sola e di mantenere questa struttura finché non fosse stato possibile contare su un congruo numero di complementi. Anche se si fossero incorporati gli 80 ausiliari cli fanteria addetti ai servizi, e nonostante la 3• Compagnia contasse ancora 125 uomini, non sarebbe stato comunque possibile riportare rapidamente l'XI ai livelli organici previsti. 11 reparto rimase dunque per il momento su due compagnie, l" e 3\ ed in questa formazione riprese l'attività addestrativa, con l'istruzione ginnica e l'addestramento individuale al combattimento infram-

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11° Battaglione d'Assalto, Rela zione sull'impiego del Reparto Helle giornale dal 15 aL 21 corrente, n° 2759 del 21 giugno 1918, AUSSME, Rcp. E-5, Racc. 47, Xl Corpo d'Annata, Relazioni operazioni giugno 1918. Nel dettaglio i dati disponibili davano 4 morti, 4 feriti c 5 dispersi tra gli ufficiali, inclusi i due comandanti di compagnia, uno ucciso e l'altro disperso, e 29 caduti accertati, 79 feriti e 172 dispersi tra la truppa. Buona parte dei dispersi erano da intendersi come caduti non ancora recuperati, anche perché la battaglia era ancora in corso.

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mezzati eia esercitazioni di attacco a posizioni trincerate. Per gli arditi ciel maggiore Feclozzi il momento di andare a riposo non era ancora arrivato. Il 2 luglio 1918 il XXIII Corpo cl' Armata, schierato all'ala destra della 3a Armata, dava il via ad un'operazione mirata a riconquistare il terreno tra Piave Vecchio e Piave Nuovo con il duplice intento di allontanare una volta per tutte la minaccia che gravava su Venezia e procedere ad una significativa rettifica dell'andamento del fronte. Ad agire furono la 54a Divisione, con un dispositivo su due colonne, lanciate all'attacco da Porte di Taglio e Capo Sile in direzione sud-est con obiettivo Passerella, e la 4" Divisione, che inviò una colonna da Cortellazzo in direzione nord-est, verso Palazzo Bressanin, lungo il corso del Piave Nuovo, per completare così da sud l'accerchiamento dell'avversario, ed organizzò cinque colonne minori con il compito di impegnarlo frontalmente. L'avanzata su direttrici convergenti delle due divisioni incontrò una forte resistenza che ne rallentò sensibilmente la progressione al punto che il comando della 3a Armata ritenne di dover raccomandare il massimo risparmio della fanteria, i cui ranghi erano già stati svuotati dalla battaglia cli giugno, ed un più largo impiego dell'artiglieria, finalizzato a demolire i centri cli resistenza e ad interdire il passaggio del Piave Nuovo. Nel contempo, per ridare slancio all'azione, mise a disposizione del XXIII Corpo d' Armata i reparti d'assalto XI e XXVTII. Se si considera che entrambe queste unità erano state duramente provate, la decisione di rilanciarle nella mischia a così breve distanza tempo è un chiaro indice di quanto affidamento si facesse sugli arditi. L'ordine di movimento raggiunse !'XI Reparto cl' Assalto alle 13 ciel 3 luglio, nel mezzo di un'altra giornata cli esercitazioni sul poligono della 45" Divisione. Un'ora dopo le fiamme nere partivano in autocarro per Croce eia dove proseguirono a piedi verso il fronte, nel settore della più orientale delle due colonne della 54a Divisione. Il repai:to venne schierato davanti a Casa Trezza, con la 1• Compagnia a sinistra nelle vicinanze cli Casa del Negro e la 3" nei pressi Casa Bosco. Più oltre, prolungando lo schieramento ad ovest cli Casa Gradenigo fino all'argine del Piave Nuovo, prese posizione una compagnia ciel III Reparto d'Assalto di Marcia, forte cli 200 uomini. Il fatto che gli arditi fossero arrivati in linea dopo il tramonto, e non avessero quindi àvuto modo di studiare il terreno ed orientarsi sulla situazione, suggerì di rinviare ali' indomani il previsto attacco. Verso l'alba prima a lanciarsi in avanti fu la compagnia di marcia, su bi to investita frontalmente dalle raffiche cl.i cinque mitragliatrici e presa cl ' infilata da altre tre anni automatiche appostate alla sua sinistra sull'argine. Le perdite furono relativamente lievi, 4 morti e 64 feriti, ma l'attacco venne comunque bloccato ad appena un centinaio di metri dalla linea di partenza. Nel frattempo l' artiglieria italiana, che durante la notte aveva sparato solo qualche colpo, intensificò rapidamente la sua azione, debolmente contrastata da quella avversaria, mentre eia entrambe le parti si facevano sentire i fucili e le mitragliatrici. In questi frangenti la 3a Compagnia dell'XJ, avuto l'ordine cli concorrere con il XXIII Reparto d'Assalto alla conquista di Casa Bosco, fece uscire in esplorazione una pattuglia che accertò la presenza cli consistenti forze avversarie sia nel caseggiato sia nel fosso lungo la strada per Casa Gradenigo. La compagnia, dopo aver stabilito il collegamento con la sinistra del XXIII, si lanciò con questo all'assalto non appena, verso le 16, il bombardamento di preparazione lasciò spazio allo scatto delle fanterie. Nonostante una ostinata resistenza, la posizione cli Casa Bosco venne conquistata, con la cattura da parte degli arditi clell' XI cli 33 prigionieri, con un'intera sezione mitragliatrici ed un lanciabombe, e subito dopo fu la volta degli avversari appostati lungo la strada che presi di fianco ed alle spalle furono a loro volta costretti a cedere, lasciando nelle mani degli assalitori altri 54 prigionieri tra i quali 6 ufficiali. Il successo, frutto dello slancio degli arditi, certo favorito anche dalla prolungata azione dell 'artiglieria, fu pagato al prezzo cli un ufficiale gravemente ferito, il sottotenente Giovanni Bella, e cli due morti, cinque feriti e due dispersi tra la truppa. Questo risultato, e quello ottenuto dalle pattuglie che il reparto aveva inviato verso Casa del Negro, dove avevano messo in fuga a colpi cli petardo gli occupanti di alcuni piccoli posti e catturato altre tre mitragliatrici, non significavano però la fine della lotta. In serata e nel corso della notte l'avversario tornò a farsi minaccioso e riuscì anche a riconquistare parte ciel terreno perduto prima di essere definitivamente ricacciato. In questa fase gli arditi si batterono insieme ai fanti del 153° Reggimento (Brigata Novara) e l'Xl ebbe ancora un morto, tre feriti e quattro dispersi tra la truppa.

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A questo punto il XXIII Corpo d'Armata ritenne che i reparti d 'assalto avessero ormai esauri to la loro fu nzione e che in vista di ulteriori contrattacchi fosse più opportuno rafforzare le posizioni della 54a Divisione, occupandole saldamente con unità di fanteria. ln effetti un nuovo ritorno offensivo nel settore di Casa Bosco si sarebbe verificato verso la mezzanotte ma sarebbe stato anche l' ultimo: durante la g iornata del 6 lugl io le forze austro-ungariche, minacciate dall 'avanzata della 4a Divisione, ruppero il contatto ed iniziarono a ripiegare oltre il Piave Nuovo. Il pronto inseguimento da parte delle truppe della 54• Divisione, ed in particolare della Brigata Granatieri di Sardegna, portò però le due colonne a prendere conta tto verso mezzogiorno con la colonna principale della 4a Divisione e determinò l'accerchiamento e la successiva cattura cli un consistente numero di unità. Mentre tutto questo si verificava, !' Xl, ritirato dalla linea cli combattimento nel primo pomerigg io ciel 5, rifluiva verso Croce in piccoli gruppi, per evitare che il movimento venisse scoperto, e la sera stessa veniva riportato in autocaJTo ai suoi accantonamenti. TI resto dell'estate vide prima la ricostituzione organica ciel reparto, ri tardata dalla malaria che infuriava sul Basso Piave, poi la ripresa delle esercitazioni a livello di compagnia e di battaglione, ma nessun'altra azione di gueJTa. Soltanto dopo il trasferimento a Breda, avvenuto il 15 settembre, gli arditi dell'XI sarebbero tornati ad affacciarsi sul Piave, con un distaccamento di 70 uomini inc~~ricato del trasporto di barche sull'Isola Caserta. Questa operazione non era però ancora collegata ai preparativi per la battaglia decisiva che si concretizzarono soltanto dopo la metà di ottobre, ed era piuttosto rife rita alla necessità di garantire i mezzi di collegamento al presidio che vi era stato dislocato ed a possibili azioni contro l'antistante Isola Maggiore. Il 12 ottobre 1918 l' XI Reparto cl' Assalto passò con il suo corpo cl' armata alle dipendenze della 10• Annata, costituita sotto quella data ed affidata al generale britannico Lord Cavan, comandante delle truppe britanniche in Italia 13• L' armata aveva il compito di passare il Pjave all ' altezza delle Grave di Papadoli, sulla sinistra de11' 8a Armata ciel tenente generale Caviglia che il disegno di manovra ciel Comando Supremo chiamava a svolgere i1 ruolo principale. Tra i due comandanti venne concordato che le truppe britanniche ed italiane di Lord Cavan avrebbero occupato la grande isola delle Grave nelle notti precedenti all'inizio dell' offensiva, fissato per .il 24 ottobre, così da poter superare di slancio al momento dovuto il braccio cli fi ume stretto e poco profondo che la separava dalla riva sinistra. Nell' ambito di questo progetto il reparto venne messo a disposizione della 37a Divisione, che l'XI Corpo cl ' Armata aveva disposto in prima schiera con la 23• di rincalzo 14 . Gli ardi ti lasciarono Breda nel primo pomeriggio del 23 ottobre e, dopo aver sostato in serata a Canclelù, nelle prime ore ciel mattino del 24 anelarono a prendere posizione sull ' Isola Caserta, insieme a due battagl ioni della Brigata Macera ta e ad altrettanti della Brigata Foggia. La costruzione di un ponte cli equipaggio fra la riva destra del Pi ave e l'isola, per quanto iniziata dopo l'imbrunire e portata a ternùne dai pontieri nel giro di poche ore, non era però passata inosservata, e così pure era stato notato il successivo afflusso di U'uppe su quella stretta lingua di terra. L'artiglieria austro-ungarica cominciò quindi a far senti re la sua voce, mentre la forza della corrente, con il fiume ingrossato dalla pioggia che continuava a cadere, e l'attenta vigilanza del presidio dell'Isola Maggiore, non permettevano ai fanti ed agli arditi di procedere oltre. L'XI Corpo cl' Armata non fu quindi in grado di fiancheggiare il movimento del XIV Corpo cl' Armata britannico, del quale più a monte due battaglione erano stati traghettati dai pontieri italiani sulle Grave cli Papadopoli, e nella notte fu anzi deciso di far ripiegare il grosso delle forze attestate sull' Isola Caserta per non esporle inuti Imente alla reazione cieli' avversario. L' XT Reparto cl' Assalto tornò a Breda, mentre nei suoi uomini si faceva strada la convinzione che anche questa volta, come già era successo in passato, l'operazione sarebbe stata cancellata. Alle 16 del 25 ottobre vennero invece rimessi in marcia ed alle 22, in un pallido chiarore lunare che lasciava inten-

La 10• Armuta comprendeva il X/V Co,ps britanni co, con le divisioni 7• e 23•, e l' XI Corpo cl ' Annata ita liano. L'XI Corpo d'Armata, agli ordini del tenente generale Giuseppe Paolini, alla data del 24 ottobre 19 18 comprendeva la 23' Divisione, con le bri gate bersaglieri VI (reggimenti 8° e 13°) e VII (reggimenti 2" e 3°) ed il 40° Reggimento Artiglieria da Campagna, e 37", con le bri gate di fo nteria ,'vlacerata (reggimenti 12 I O e. 122°) e Foii ia (reggimenti 280° e 28 l' ) ed il 42° Reggimento Artiglieria da Campagna. 13

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dere un sia pure temporaneo miglioramento delle condizioni atmosferiche, il reparto ritornò sull'Isola Caserta con il III/122° (Brigata Macerata) ed il III/28 1° (Brigata Foggia). Il passaggio a guado sull'Isola Maggiore non era ancora possibile, dato il livello delle acque, e gli arditi la raggiunsero a mezzo di imbarcazioni poco dopo la mezzanotte. La testa di ponte iniziale venne consolidata senza incontrare resistenza e le pattuglie spinte in esplorazione tra i cespugli si assicurarono rapidamente il controllo cieli ' isola, catturando una mezza dozzina di prigionieri ed aprendo la via agli altri due battaglioni. Con l'Isola Maggiore, infatti, l'avversario aveva perso anche la possibilità di tenere sotto controllo il braccio di fiume che la separava dalla Caserta ed i pontieri poterono quindi costruire in tutta fretta due passerelle per il passaggio dei fanti. Subito dopo l'XI raggiunse a guado le Grave di Papadopolì, dove già si trovano reparti della 7a Divisione britannica, e con i battaglioni di fanteria III/122°, V281 ° e Ill/281 ° ne completò senza difficoltà l'occupazione. Ali' alba del 26 ottobre il reparto si trovava attestato lungo il Fosso Borongot, nella parte sud-orientale delle Grave, dove la nebbia favoriva intanto l'afflusso di uomini e rifornimenti. In quella posizione sarebbe rimasto fino al calare della notte, quando si portò al margine orientale delle Grave per andare a costituire l'estrema destra del dispositivo d ' attacco della 37" Divisione 15. L' operazione disturbata da una pioggia battente e più ancora dal fuoco dei cannoni e delle mitragliatrici dell'avversario, prese il via alle 6,45 ciel 27 ottobre. L'acqua non era profonda e l'ultimo braccio del Piave avrebbe dovuto essere superato a guado. La corrente era però ancora forte e, dopo aver tentato inutilmente di passare, gli arditi si diressero sulla sinistra, dove i fanti della Macerata avevano trovato un passaggio più facile. Travolti i posti avanzati, scalarono l'argine ed iniziarono a ripulire la trincea che si stendeva verso Fornace cli Roncadelle. Nonostante la resistenza accanita, pugnali e lanciafiamme, con l'abituale accompagnamento di petardi Thevenot, ebbero buon gioco ed in questa fase furono fatti circa 250 prigionieri e catturate 18 mitragliatrici. Il reparto aveva il compito di garantire il fianco destro della Brigata Macerata, e più tardi della VI Brigata Bersaglieri che nella tarda mattina entrò in linea tra gli arditi ed i fanti. A partire dal primo pomeriggio si dispose quindi perpendicolarmente all'argine, spingendo delle pattuglie ad esplorare la campagna circostante. Intanto le vicende della battaglia avevano determinato una soluzione cli continuità tra lo schieramento, dei bersaglieri e quello dei fanti della Macerata dove ben presto con l'incalzare dei contrattacchi si verificarono le prime pericolose infiltrazioni. Per non essere aggirata la VI Brigata Bersaglieri ripiegò in serata sull'argine e per assicurare la continuità della linea l'XI Reparto d'Assalto fu costretto a seguirne il movimento, mantenendo però il possesso di Borgo del Molino, ed anche la Brigata Macerata dovette ripiegare la sua ala destra. Con la notte i combattimenti cessarono e fino all' alba del 28 non si ebbero che allarmi occasionali, causati dall'avvicinarsi cli qualche pattuglia venuta a riconoscere le posizioni occupate dagli italiani. Alle 7 del 28 ottobre, precedute da uno sbarramento mobile spostato in avanti di cento metri ogni cinque minuti, le fanterie dell'XI Corpo cl' Armata mossero all'attacco. Nel settore della 23a Divisione, proiettata ariconquistare innanzitutto le posizioni abbandonate il giorno prima, si mossero la VI Brigata Bersaglieri, con in prima schiera l' 8° Reggimento, e le fiamme nere dell' XI Reparto d'Assalto, passate alle dipendenze di questa grande unità di cui costituivano l'ala destra. Alle 9 fu raggiunto il Rio Bidoggia e, dopo aver respinto davanti a Roncadelle un paio di risoluti contrattacchi, l'avanzata venne ripresa fino ad arrivare nel pomeriggio sull'allineamento Casa Stringhella - Roncadelle - Fornace. Non si trattò di una passeggiata: l'avversario aveva attrezzato a difesa i numerosi caseggiati della zona e gli arditi dovettero espugnarli uno ad uno, facendo ricorso a tutte le loro anni e chiedendo in qualche circostanza l'appoggio di un cannone da montagna. Nell'attacco a questi centri di resistenza, tutti ben muniti di armi automatiche, le perdite non furono leggere e tra i primi a .cadere vi fu in mattinata lo stesso comandante dell'XI, ferito mortalmente all'addome da una pallottola di mitragliatrice mentre dava indicazioni per l'assalto ad una delle prime case fortificate incontrate nell'avanzata. 15

La 37a Divisione aveva organizzato sei colonne d'attacco, ognuna della forza di un battaglione. Da sinistra a destra erano schierati i tre battaglioni del 28 I O Reggimento Fanteria, il 1/122°, il IJ/122° ed appunto l'XI Reparto d'Assalto.

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Passato agli ordini del capitano Gaetano Contarella, nel corso della giornata ciel 29 ottobre il reparto rimase attestato tra Borgo ciel Molino e Fornace, a copertura del fianco della 23a Divisione, mentre l'XI Corpo d'Armata si spingeva verso il Monticano. A lle 17 la 23a fu però messa alle dipendenze della Y Armata, in procinto di entrare a sua volta in azione, e per agevolarne il passaggio sulla riva sinistra del Piave la divisione ebbe l'ordi ne di puntare l'indomani sulla fenovia Oderzo - Ponte di Piave, ed investire così sul fianco le forze austro-ungariche che fronteggiavano l'armata ciel duca d'Aosta 16 . Dopo una notte in cui le pattuglie inviate in esplorazione non trovarono quasi traccia del nemico, nelle prime ore del mattino ciel 30 ottobre gli arditi assalirono le posizioni avversarie tra Roncadelle ed il Piave, facendo più di 150 prigionieri. Verso le 13 alcuni plotoni furono inviati insieme ad elementi della VI Brigata Bersaglieri verso Ponte di Piave e Vigonovo, due località saldamente difese per le quali I' Xl dovette sostenere una serie di duri scontri tra le case abbandonate e diroccate di Ponte di Piave prima di avere il controllo del paese. Le ultime resistenze furo no soffocate alle 17 con la cattura dì altri 200 prigionieri. Nella notte il reparto tornò alle dipendenze della 37" Divisione, schierata sul Monticano, e con questa marciò l'indomani verso il Livenza, senza incontrare resistenza fino a quando raggiunse il paese di Motta. Le armate austro-ungariche erano infatti in piena ritirata ed avevano ormai abbandonato il territorio ad occidente di quel corso d ' acqua sul quale, dopo la distruzione dei ponti, erano però state lasciate robuste retroguardie. A Motta di Livenza gli arditi furono accolti festosamente dagli abitanti e rimasero fino al mattino del 2 novembre, quando la 37a Divisione, cli cui l' XI Reparto d ' Assalto costituiva l'ala destra, riuscì finalmente a forzare il passaggio, impedito fino a quel momento dalla resistenza dei nuclei dì copertura e dalla mancanza di imbarcazioni. I primi elementi del reparto, chiamati da un ragazzo che li avvertì dell'allontanamento delle ultime retroguardie avversarie, raggiunsero il paese di Meduna prima ancora dell'alba, passando sui resti del ponte. Accolti con gioia dagli abitanti, gli arditi rastrellarono l'abitato e proseguirono in direzione del Tagliamento attraverso i segni inequivocabili della rotta dell' esercito austroungarico, precedendo il resto del corpo d'annata. La tappa successiva fu Azzano Decimo, dove l'XI arrivò lo stesso 2 novembre senza più spingersi oltre, dal momento che la 37a Divisione passò quello stesso gior: no in riserva cli corpo d'armata. Per il valore dimostrato durante la Battaglia di Vittorio Veneto il reparto venne citato nel bollettino di guerra del 31 ottobre 17 e fu decorato con una rnedagl ìa di bronzo al val or mi~ litare con questa motivazione: Con alto valore degno della sua recente ma fulgida storia, offrì alla vittoria finale il valido contributo della sua indomita energia, della sua abnegazione e del suo irresistibile slqncio. Piave - Riva si nistra, 26 ottobre - 2 novembre 1918. Cessate le ostilità, il reparto rimase con I' Xl Corpo d'Armata anche dopo l' 11 novembre, quando questo passò alla 9a Armata, e fu dislocato prima a Podgora, e quindi a Liga, nella valle dello Iudrio. Fu sciolto il 27 gennaio 1919 trasferendone il personale nei plotoni d'assalto reggimentali, nelle compagnie mitragliatrici e nelle sezioni lanciafiamme e lanciabombe dell'armata 18.

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In sostituzione della 23°, all' XI Corpo cl' Armata venne assegnata la 10° Divisione, prelevata dalla riserva a disposizione

del Comando Supremo. 17 Bollettino di guerra n° 1260 del 3 1 ottobre l 9 I8: "// successo delle nostre annate si delinea radioso. Il nemico è in rotta ad oriente del Piave e riesce stentatamente a contenere la incalzante pressione delle nostre truppe sulla fronte montana. Nella pianura e sulle Prealpi Venete le nostre armate pun.lClno irresislibilmente sugli obiettivi loro assegnati. Le masse avversarie s'incanalano tumultuariamente nelle valli m.ontane e cercano di raggiuniere i passaggi del Taglia.mento. Prigionieri, cannoni, materiali, magazzini e depositi pressoché intatti cadono nelle nostre mani. .... La brigata Campania ( 135° e 136°), la VI briiara bersaglieri (8° e J3°), !'Xl reparto d'assalto hanno meritato l'onore di particolare citazione." 18 Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, n" 579 I 5 R.S. Mob. Speciale del 22 gennaio 1919, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. Dell' Xl Reparto d'Assalto fece parte nella primavera del 1918 il sottotenente Alessandro Tand ura, ori ginario di Vittorio Veneto, che negli ultimi tre mesi di guerra svolse per conto dell'Ufficio Informazioni dell'S" Armata una importante e rischiosa missione informativa in territ0rio occupato, <love venne paracadutato 1'8 agosto. Per la sua opera gli fu concessa la medaglia d' oro al valor mili tare.

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La dislocazione delle unità della 10a Armata il 24 ollobre 19 J 8, con indicata la posizione cieli' XI Reparto cl' Assalto (HQ Tenth Army, G.103 del 24 ottobre 1918, AUSSME, Rep. F-2, Racc. 94, 10a Armata, Operazioni)


XII REPARTO D'ASSALTO

l XII Reparto d'Assalto nacque come XI il 3 gennaio 1918, a seguito delle disposizioni impartite dal comandante della 5" A rmata, tenente generale Luigi Capello, in merito alla costituzione di un battaglione di esplorazione e d'assalto presso ciascuno dei tre corpi d'armata dipendenti, XII, XIV e II, in fase di riorganizzazione nella pianura emiliana a sud del Po. Dei tre battaglioni, articolati su tre compagnie ed una sezione lanciatorpedini, quello contraddistinto dal numerale romano XI venne formato nell' ambito del Xll Corpo d'Armata del tenente generale Giulio Tassoni. Alle sue due divisioni, 26• e 348, fu richiesto di costituire ognuna sei plotoni di assalto e tre sezioni pistole-mitragliatrici, stabilendo inoltre che, per completare l'organico previsto, l'una provvedesse alla formazione di tre sezioni mitragliatrici Fiat e l'altra di tre sezioni lanciafiamme e della sezione lanciatorpedini. Sotto la spinta di Capello U processo di formazione dei tre reparti, riuniti in un raggruppamento agli ordini del maggiore Ettore Guasco ed alle dipendenze del II Corpo d'Annata del tenente generale Alberico Albricci, fu portato a termine entro il 21 gennaio, ma a quella data restava ancora molto da fare in relazione a due aspetti fondamentali quali l'addestramento e la selezione del personale. In merito al primo fu avviato un programma che, secondo la prassi dei reparti d'assalto, univa alla cura per la preparazione fisica ciel singolo ed all'istruzione individuale nell'uso delle armi umt serie di esercitazioni finalizzate a perfezionare la manovra d'assieme a livello di pattuglia, di plotone, di compagnia e di reparto, nell'ambito di temi tattici sviluppati con il concorso dell' artiglieria da campagna e da montagna oltre che delle armi d'accompagnamento in dotazione, mitragliatrici, lanciafiamme, lanciatorpedini, lanciabombe. L' esistenza di un comando di raggruppamento, e la soluzione adottata in merito alla sua dipendenza, valsero a dare unità di indirizzo a questa attività ed a facilitarne il controllo. Non a caso, una volta ritenuto soddisfacente il livello cli addestramento raggiunto, questa struttura fu sciolta ed in data 30 marzo i reparti d'assalto tornarono in seno ai rispettivi corpi cl' annata 1• Per quanto riguarda il secondo aspetto, l'obiettivo di fare del reparto una compagine scelta venne perseguito allontanando immediatamente tutti coloro che per caratteristiche fisiche o caratteriali non davano sutlìcienti garanzie di riuscita o avevano semplicemente cercato tra gli arditi il modo di sottrarsi al servizio di prima linea. Insieme a costoro vennero anche allontanati gli elementi troppo turbolenti ed indisciplinati , e ciò anche in risposta a precise direttive del Comando Supremo che prescrivevano di mantenere rigorosamente la disciplina con tutti i mezzi a disposizione, epurazione compresa, e senza esitare, se rite2 nuto necessario per evitare incidenti, a scegliere località di accantonamento lontane dai centri abitati . In proposi to il 28 marzo 1918 il tenente generale Capello, nel rilanciare ]a segnalazione pervenuta dal Comando Supremo riguardo ad atti di indisciplina e di vandalismo ai danni della popolazione, esprimeva a chiare lettere la sua ferma determinazione a fare in modo che ciò non si verificasse presso la sa Armata3: "È mio preciso intendimento che fatti del genere non abbiano a ripetersi nei reparti d'assalto della 5° Armata il cui motto deve essere: "prepotenti si, ma solo al di là delle trincee nemiche"". A queste parole faceva seguito l' ordine cli procedere ad un accurato esame degli ufficiali e della truppa, rispedendo immediatamente ai reparti cli provenienza coloro che non dessero affidamento cli "saper accoppiare al co-

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1 Il XII Reparto d' Assalto aveva già lasciato il raggruppamento alla ti ne di febbraio per seguire il XIV Corpo d 'Armata nelle Giudicarie, passando a far parte della 7" Armata. A quella data restavano quindi alla S3 Ann ata i reparti Xl e XIII ed il V Reparto cl ' Assalto di Marcia, costituito ali' inizio di marzo. 2 Comando Supremo, Unìcio Affari Generali, Riparti d'assalto, n° 28754 del 25 marzo I 9 I 8, AUSSME, Rep. F-2, Racc. 113, S3 e 9" Armata, Reparti <l' Assalto 19l8. 3 Comando 5' Armata, Stato Maggiore, Disciplina dei reparti d'assalto, n° 1086 del 28 marzo 1918, AUSSME, Rcp. F-2, Racc. 11 3, 5" e 9' Armata, Reparti cl' Assalto 1918.

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raggio personale quello spirito di istintiva nobiltà d'animo eh.e è requisito spontaneo dì ogni valoroso". Ciò fatto, agli ufficiali era comunque richiesto di esercitare per il futuro la più stretta sorveglianza sui loro dipendenti e di evitare nel modo più assoluto che questi si recassero in libera uscita con pugnali e bombe a mano. La preoccupazione di evi.tare incidenti con la popolazione, motivata nel caso della Y Armata anche dal fatto che i suoi tre reparti si trovavano accantonati nelle retrovie e ben lontani non solo dal fronte ma anche eia una prospettiva di impiego a breve termine, portava infine Capello a richiedere ai comandanti dei corpi d'armata interessati una relazione sullo stato di efficienza e sul comportamento dei loro reparti d'assalto. Il primo rapporto relativo all'XI Reparto cl' Assalto fu inviato dal XII Corpo d'Armata il 7 aprile e confermò in parte i timori di Capello. JI reparto, accantonato nei pressi di Custoza dopo il trasferimento della 5a Armata a sud del Garda avvenuto intorno alla metà di febbrai.o , poteva essere considerato al completo, dal momento che il centinaio cli uomini ancora mancante sarebbe arrivato entro pochi giorni. Non vi erano da segnalare gravi infrazioni disciplinari né lamentele da parte della cittadinanza, ma gli arditi davano ancora adito a parecchi rilievi dal punto di vista ciel comportamento formale e della cura dell'uniforme, con l'uso generalizzato di tenute e fregi non regolamentari. li giro cli vite applicato dal comando della 34a Divisione, a cui il XII Corpo d' Armata aveva affidato la sorveglianza sulla disciplina del reparto, valse a rimuovere in breve tempo questi problemi e già a fine aprile la situazione si presentò più soddisfacente. Ad eccezione dei cinque casi cli diserzione verificatisi durante il mese4, non vi erano da segnalare mancanze di rilievo, il morale del reparto era alto ed il nuovo comandante appena arrivato, maggiore Domeni co Ottanelli, dava le più ampie garanzie. Sotto la sua guida si sperava che l' Xl avrebbe potuto completare in breve tempo una preparazione che lasciava ancora a desiderare nell 'addestramento all' uso delle bombe a mano, fino a quel momento rallentato dalla mancanza cli ordigni, e nel livello cli istruzione della terza compagnia, tuttora incompleta e con un elevato numero di elementi cli nuova assegnazione nei suoi ranghi. Una nota positiva era rappresentata dal fatto che la sezione lanciabombe Stokes, creata in sostituzione della sezione lanciatorpedini in analogia a quanto avveniva nei battaglioni di fanteria, era già in piena efficienza, ma di contro mancava una batteria d'artiglieria da montagna da impiegare nelle esercitazioni, inconveniente questo che a breve sarebbe stato in qualche modo eliminato. Non i~pegnato in azione, il reparto, che il 20 maggio venne ridenominato XII prendendo lo stesso numerale ciel corpo d'armata, ebbe modo cli sviluppare un intenso programma d'addestramento i cui effetti non tardarono a farsi sentire, come risulta dalla relazione trasmessa in data 3 giugno al comando della 9a Armata5. Alle lusinghiere valutazioni sull'operato del maggiore Ottanelli e degli altri ufficiali, seguivano alcune considerazioni ugualmente positive sull'addestramento, sulla disciplina e sul morale. Ormai al completo di uomini e materiali, il XII si esercitava giornalmente nella scherma col pugnale e soprattutto nel lancio delle bombe a mano di tipo offensivo, senza trascurare ovviamente l'istruzione ginnica di base, ed effettuava regolarmente manovre sul campo che contemplavano l'avanzata sotto l'arco delle traiettorie, con il concorso cli una batteria da montagna, la 32\ poi sostituita da batterie da campagna fornite prima dal 12° e quindi dal 18° Reggimento. Questo programma era culminato in esercitazion i più articolate nelle quali, oltre a far intervenire tutte le anni in dotazione, ed in special modo mitragliatrici e lanciafiamme, l'avanzata degli arditi era stata seguita da reparti di fanteria con il compito di sostenerne la progressione e consolidarne le conquiste, secondo un tema tattico tipico dell' impiego di queste unità. Dal punto di vista della disciplina, un aspetto sotto il quale i reparti d'assalto erano troppo spesso carenti, la situazione era buona, giudizio che non veniva modificato dai due casi di mancato rientro dalla licenza ordinaria registrati in maggio, in consi.deraz:ione forse della relativa diffusione di questo fenomeno tra i ranghi del Regio Esercito. Il morale era elevato, alimentato da un forte spirito di corpo, e questo atteggiamento trovava 4

Si trattava di "diserzioni all'interno" che si concretizzavano di solito .in un mancato rientro dalla licenza od in rientro in

ritardo. 5 Comando Xli Corpo d'Armata, Relazione sull 'efficienza del Xli repal'to d'assalto, n" 2766 Op. del I 3 giugno 1918, AUSSME, Rep. F-2, Racc. 88, 5" e 9" Armata, Reparti d'Assalto. La 5' Armata venne ridenominata 9° Armata a far data dal 1° giugno 1918.

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conferma nel tono della corrispondenza di ufficiali e soldati, evidentemente controllata con attenzione dalla censura anche per individuare con prontezza eventuali note di scontento e possibili fonti di disordine. La relazione terminava affermando che "il Xll reparto d'assalto dà pieno affidamento di essere un reparto di truppa solidamente costituito e bene addestrato". Con questo viatico 1'8 giugno gli arditi del maggiore Ottanelli entrarono a far parte della divisione d'assalto, o Divisione "A", venendo dislocati a Mestrino ed inquadrati nel 2° Gruppo d'Assalto del colonnello Roberto Raggio, comprendente anche i reparti XIII e XIV ed a sua volta inquadrato nel 1° Raggruppamento cl' Assalto con altri due gruppi di tre reparti ciascuno. Il momento del battesimo del fuoco sarebbe venuto pochi giorni dopo, nella fase più critica della Battaglia del Solstizio, quando alla divisione venne assegnato il compito di contrattaccare le forze austro-ungariche passate sulla riva destra del Piave nel settore della 3" Armata. L'ordine di movimento arrivò la sera del 16 giugno e nella notte i tre gruppi d'assalto lasciarono in autocarro le zone d'accantonamento con destinazione Roncade e Vallio, da dove proseguirono a piedi, non senza difficoltà per l'intasamento delle strade, verso le posizioni di partenza, sul lato occidentale della lunga e stretta testa di ponte creata dall'avversario. Staccato dal 2° Gruppo, il XII venne invece inviato nel settore della 61• Divisione ed inserito nel dispositivo d'attacco della Brigata Bisagno, sul lato meridionale del saliente, con il compito di puntare su Capo cl' Argine, procedendo da sud-ovest verso nord-est a cavallo del canale Fossetta. Alle 17, ora di previsto inizio della controffensiva, il reparto era schierato sulla sinistra della Bisagno con la 1a Compagnia ad oriente del canale di fronte a Casa Malipiero, davanti al tratto di linea tenuto dal CVI Gruppo Bombardieri, la 2a sull'altra sponda, in collegamento sulla sinistra con il I/81°, e la 3" in rincalzo sulla strada che costeggia il canale6. li rinvio alle 18, reso necessario dal ritardo con cui le altre colonne arrivarono in posizione, venne sfruttato dagli arditi per aprire i varchi nei reticolati, il che, al momento cieli' attacco, permise alle due compagnie di testa di arrivare d'impeto sui fanti del 55° Reggimento K.u.K., vincendone la resistenza in un accanito combattimento sviluppatosi intorno a Casa Di Rosa sulla destra ed a Casa Olivotti sulla sinistra, dove, a sostegno della 2• Compagnia, si rese necessario far entrare in azione la 3a. L'intervento della compagnia di rincalzo servì anche a sventare un tentativo di aggiramento verso Casa Selvatico, nel settore del 1/81°, ed il grosso del reparto, protetto in questo modo sul fianco sinistro, poté avanzare fino a raggiungere la linea ferroviaria in corrispondenza della stazione di Fossalta. Qui, a partire dalle 18,55, gli arditi dovettero sostenere i contrattacchi ripetutamente sferrati da ingenti forze scagliate in avanti in masse compatte, senza peraltro cedere terreno se non quando su entrambi i fianchi la situazione iniziò a farsi preoccupante. Sulla destra infatti gli austro-ungarici erano arrivati al fosso Gorgazzo, e sulla sinistra avevano raggiunto Casa Selvatico. Ripiegate le ali per evitare un possibile accerchiamento, il XII rimase attestato sulla linea ferroviaria mentre il suo comandante chiedeva insistentemente almeno un battaglione di rinforzo alla Brigata Bisagno, senza peraltro ottenerne l'aiuto sperato. La brigata era infatti a sua volta duramente impegnata ed anche il battaglione cecoslovacco che le era stato messo a disposizione era ingaggiato in combattimento sulla destra degli arditi , e stava anzi retrocedendo lentamente dopo aver subito forti perdite. Data l'impossibilità di avere rinforzi, alle 22 il maggiore Ottanelli si vide costretto a ripiegare a sua volta, sottraendosi alla pressione di un avversario che sulla destra, superato il Gorgazzo, era già mTivato a Casa Gradenigo. Il reparto si schierò su una linea che era cli duecento metri più avanzata di quella lasciata alle 18 e su questa respinse nella notte tre vigorosi attacchi senza perdere altro terreno. La giornata ciel 17 giugno si chiuse con la 61• Divisione distesa tra Meolo ed il Taglio del Sile, con la Brigata Bisagno al centro, tra Casa Malipiero e fosso Mille Pertiche, su posizioni che erano sostanzia!-

6 Né la Brigata Bisagno né la Brigata Torino, a cui apparteneva 1'81 ° Reggimento Fanteria, facevano organicamente parte della 61" Divisione (XXIIJ Corpo d' Armata), le cui brigate erano l'Arezzo e la Catania. Si trattava invece di unità che erano state successivamente coinvolte nella lotta su quel tratto di fronte sia perché, come nel caso dell'81°, presidiavano posizioni cli seconda linea sulle quali avevano ripiegato i reparti più avan;r.ati, sia perché, come nel caso della Bisagno, appartenente alla 33• Divisione, vi erano aftluitc in rinforzo. Era invece già inizialmente inquadrato nella 61" Divisione il 2° Reggimento Bombardieri, il cui CVI Gruppo presidiava la linea di partenza del XIl Reparto d'Assalto.

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mente le stesse dalle quali era partita al contrattacco. All'alba dell'indomani la 46" Divisione austro-ungarica cercò di sfondare la linea nel tratto tra Casa Malipiero e Casa Belles.ine, .il suo poderoso urto venne però contenuto dagli arditi e dai fanti e riuscì soltanto a far an-etrare gli italiani sulle loro posizioni del giorno prima. Verso le 11 furono anzi le fiamme nere ad approfittare dell'attenuarsi della pressione ed a contrattaccare sui due lati del canale, ricacciando indietro per quasi un chilometro un avversario fortemente indebolito dalle perdi te subite. Visto il buon esito della sua iniziativa, Ottanelli avrebbe voluto spingersi ancora più avanti, sfruttando il momento favorevole, ma dal comando della Bisagno ebbe invece l'ordine di fermarsi, in attesa di nuove disposizioni per una ripresa offensiva su vasta scala. Subito dopo il reparto venne infatti ritirato dalla linea di combattimento ed avviato verso Casa Albera, a nord di Losson, nel settore del XXVIII Corpo cl ' Armata. Il XII passava così alle dipendenze del I O Gruppo cl ' Assalto che avrebbe dovuto costituire l'ala destra della I" Divisione d'Assalto in un'operazione intesa a ristabilire la situazione sul fronte di quel corpo d'armata, accantonando per il momento l' idea di rinnovare l'azione verso sud-est tentata il giorno prima. Obiettivo del gruppo era la linea Fossalta - Capo d'Argine. Il reparto si schierò sulla destra del fronte d'attacco, a sud cli Losson, tra il casello ferroviario ad occidente di Casa Panciera e la località "L'Ospedale", ed alle 17 iniziò l'avanzata. Nonostante l'intensa preparazione d'artiglieria, cominciata trenta minuti prima e trasformatasi al momento dell'assalto in uno sbarramento di fuoco collocato cinquecento metri oltre Capo cl' Argine, gli arditi incontrarono una forte resistenza sostenuta da vigorosi contrattacchi, e poterono a stento oltrepassare lo scolo Perissina per poi raggiungere lo scolo Co1rnggio tra Casa Ghiotto e Casa Fantinello. Quest'ultima venne incendiata con i lanciafiamme causando lo scoppio delle munizioni che vi erano accatastate. Da questo lato il contrattacco della divisione d'assalto non fece ulteriori progressi, tuttavia le posizioni raggiunte furono mantenute, mentre sul resto del fronte il terreno conquistato dovette essere abbandonato, arretrando sulla linea Losson - Casa Sacerdoti - Scolo Palombo. Ritirato ancora una volta nelle immediate retrovie, il mattino del 19 giugno il XII era in riserva nei pressi di Casa Albera, a disposizione del l O Gruppo d'Assalto. Verso mezzogiorno fornì 2 ufficiali e 65 arditi, tutti volontari , alla Brigata Sassari che doveva ritentate l'azione verso Fossal ta e Capo d'Argine. Suddivisi in pattuglie, questi uomini avrebbero dovuto precedere ed accompagnare i fanti, sfruttando al meglio la loro ~bilità nell'uso dei petardi e del pugnale per eliminare i centri di fuoco. L'attacco fu sferrato alle 13 e portò in poche ore alla conquista di Fossalta, Osteria e Capo d' Argine. A questi successi si contrappose però l'aggravarsi della situazione più a nord, dove la linea del Palombo era stata sfondata e S. Pietro Novello era già sotto attacco. Alle 13 Ottanelli ebbe quindi ordine dal comandante del l O Gruppo cl' Assalto di raccogliere il reparto e cli guidarlo insieme ad altre tre compagnie del gruppo verso Pralungo, per contribuire a stabilire una linea di difesa lungo la strada che da quella località porta a Fornaci. Sotto il fuoco cieli' artiglieria austro-ungarica gli arditi raggiunsero rapidamente Pralungo, dove Ottanelli lasciò le tre compagnie dategli in rinforzo, schierandole a nord della strada in direzione cli Fornaci, e con il suo reparto proseguì in direzione di Casa Meneghel, dove arrivò verso le I 5 per mettersi subito a disposizione del comando del 2° Gruppo cl' Assalto. Con questo quanto mai gradito rinforzo il colonnello Grillo organizzò un contrattacco in direzione cli Casa Zamberlan e dello Scolo Correggio nel corso del quale le compagnie 2a e 3" del Xll catturarono I 50 prigionieri e 13 mitragliatrici. Allontanata così la minaccia, Ottanelli, con un nucleo di arditi della 3" Compagnia, oltrepassò il fosso riconquistando Casa Levi. Quindi, dopo aver spinto in avanti, "prima con la persuasione, poi con la violenza", come recita il suo rapporto, elementi del I/70° e del II/70° che sulla sua destra tentavano dì ripiegare oltre lo scolo Correggio, si preoccupò di ristabilire l' integrità della linea cercando il collegamento a destra con la Brigata Bergamo ed a sinistra con una compagnia del XX Reparto d'Assalto, provvedendo infine a far sgombrare da Casa Levi una trentina di feriti del 70° Reggimento Fanteria, tra i quali un comandante di battaglione e due ufficiali subalterni ormai rassegnati ad essere catturati. Nella notte il reparto ebbe l'ordine cli disimpegnarsi per raccogliersi a Roncade, insieme con il resto ciel 2° Gruppo, e procedere quindi su Capo Sile. Tra il 17 ed il 19 giugno aveva avuto 10 feriti tra gli ufficiali e 13 morti, 164 feriti e 43 dispersi tra la truppa, per un totale dì 220 uomini fuori combattimento. Si trattava cli perdite non trascurabili ma neppure particolarmente gravi, a riprova del fatto che la necessità

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di ritirare i reparti d'assalto dalla linea dì combattimento era motivata soprattutto dall'esigenza di ripristinare la compagine organica delle unità, venuta meno nel furore della lotta, e dì reintegrare le dotazioni di muni zioni e bombe a mano. II 21 giugno il XII partì in treno da S. Michele del Quarto per Lonigo, eia dove raggiunse a piedi Sossano, nella zona cli accantonamento assegnata al 2° Gruppo cl' Assalto. Prima però che il XII potesse sistemarsi nei suoi alloggiamenti, il mattino ciel 23, insieme all'VIII ed al XXX venne avviato in autocarro verso Nervesa agli ordini del comandante del IO Gruppo, colonnello Grillo. L'idea era quella di utilizzare gli arditi per incalzare la ritirata dell'avversario oltre il Piave ma questa era ormai praticamente completata. La colonna Grillo, composta dai reparti d'assalto meno provati, non ebbe quindi modo cli entrare in azione ed il 26 giugno si ricongiunse al resto della divisione. Le settimane successive furono caratterizzate eia un'intensa attività addestrativa che non conobbe soste fino al 7 agosto, giorno in cui l'intero 2° Gruppo cl' Assalto, con i reparti XIT e Xlll ed il VII Battaglione Bersaglieri, venne trasportato in autocarro sull'Altipiano cl' Asiago, a disposizione del XIII Corpo d'Armata. Questo movimento, che avveniva contemporaneamente allo spostamento del 1° Gruppo in Val Camonica, rispondeva all'esigenza di tenere sotto pressione l'avversario con iniziative cli carattere locale ed offensive d i portata limitata ed intendeva sfruttare a questo scopo la particolare situazione determinatasi nel settore della 6" Armata. Nei primi giorni dell'agosto 1918 le informazioni disponibili suggerivano che l' .1 I" Annata austroungarica intendesse arretrare la sua prima linea portandola ai piedi delle alture a nord cli Asiago. In effetti, soprattutto davanti ai corpi d'armata britannico e francese, le posizioni occupate dalle forze austro-ungariche risultavano molto esposte alla vista ed al tiro e ciò aveva portato alla decisione cli ripiegare, abbandonando posizioni troppo vulnerabili e cl.i lìmitato valore tattico. Il movimento, secondo quanto era stato rìferito da un disertore, avrebbe dovuto compiersi il IO agosto, e che l'operazione fosse inuninente lo indicavano anche i tiri di aggiustamento effettuati cli quando in quando dall'artiglieria avversaria sulla propria linea avanzata. La sera ciel 5 agosto la questione fu affrontata dal comandante della 6" A.rmata, tenente generale Luca Montuori , con il generale francese Jean Cesar Graziani, comandante del Xli Corpo d' Armata transalpino, e con Lord Cavan, il generale britannico a capo del XIV Corps, in una riunjone a cui intervenne il Sottocapo di Stato Maggiore del Regio Esercito, Pietro Badoglio. La proposta cli Montuori era di cogliere l'occasione per attaccare prima che l' avversario potesse assestarsi sulle nuove linee e puntare con decisione a raggiungere l'allineamento Canove - Monte Rasta - Monte Catz - Monte Longara. Di fronte alle perplessità dei generali alleati, preoccupati che questa avanzata ponesse le loro truppe in una sìtuazione cli inferiorità, portandole su posizioni meno favorevoli cli quelle al momento occupate, Badoglio sottoli neò l'effetto morale che si sarebbe ottenuto se i soldati austro-ungarici avessero avuto l'impressione di ritirarsi non spontaneamente ma perché costretti a farlo. Cavan non respi nse questa interpretazione ma precisò che solo i due terzi della sua artiglierìa avrebbero potuto appoggiare un attacco in forze, dato il poco tempo a disposizione, e ribadì che gli obiettivi indicati avrebbero potuto essere mantenuti solo ad un prezzo che non era disposto a pagare. La nuova prima linea si sarebbe infatti snodata al di là degli spazi aperti dell'altopiano e, oltre ad essere difficile da rifornire, sarebbe stata pressoché ovunque sovrastata dalle alture sulle quali l' 1.1" Armata andava ad attestarsi. In sostanza si sarebbe rovesciata la situ azione esistente. Diverso sarebbe stato se l'attacco fosse stato spinto fino Monte Mosciagh e Monte Brio, dando maggiore profondità alle nuove posizioni e migliore copertura alle vie di accesso. La 6" Armata non era però pronta ad intraprendere un'operazione tanto impegnativa ed i quattro generali convennero che al più sarebbe stato possibìle dare il via a due ìncursioni su vasta scala, una ad opera dei britannici nella notte sul 9 agosto ed una ad opera dei francesi in quella successiva. Sul fronte ciel XIII Corpo d'Armata, dove il terreno era più difficile e l' avversario non dava segno di volersi ritirare, la pressione sarebbe stata comunque tenuta alta con colpi di mano a livello di pattuglia ed azioni dì portata più vasta affidate ad unità dì arditi . In questo quadro si collocava lo spostamento del 2° Gruppo, i cu i due reparti d'assalto sostarono brevemente a Marostica per poi raggiungere già nella giornata dell' 8 agosto le loro posizioni di attesa, Rubbio, presso il comando della 26" Divisione, per il XII, e Case Fratte, presso la 14", per il XIII, che in serata

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sarebbe stato raggiunto dai bersaglieri ciel VII, destinati a rimanere in riserva. Il mattino dopo gli arditi raggiunsero le prime linee su Col ciel Rosso e sulle pendici del Monte Valbella e contemporaneamente l'artiglieria iniziò il tiro di distruzione sulle trincee e sui reticolati, senza peraltro ottenere risultati significativi nonostante il protrarsi ciel bombardamento per l'intero pomeriggio. Con il calar della sera l'azione delle batterie scemò d'intensità fino a cessare del tutto, mentre eia parte austro-ungarica veniva mantenuto un vivace tiro di interdizione sui camminamenti dì accesso e sulle immediate retrovie. L'avversario si era evidentemente accorto di quanto si stava preparando e quando verso le 23 due compagnie del XII, sostenute da elementi della Brigata Padova (117° e 118° Reggimento Fanteria), scattarono all'assalto, riuscirono a travolgere un piccolo posto avanzato ma non a penetrare nelle trincee di prima linea, protette da reticolati ancora intatti e difese da mitragliatrici in piena efficienza7 . Dopo aver respinto un tentativo di contrattacco, gli arditi ripiegarono sulla linea di partenza portando con loro alcuni prigionieri. Nel combattimento era stato ferito lo stesso comandante ciel reparto, maggiore Ottanelli, con altri quattro uffici ali, e tra la truppa si contavano 13 morti e 62 feriti, dei quali 25 gravi . Andamento non molto diverso ebbero l'azione cli due colonne ciel 118° Reggimento Fanteria verso Stoccareddo e, nel settore della 14a Divisione, quella del Xlii Reparto cl' Assalto, tra Monte Val bella e Stenfle, e di reparti della Brigata Lecce, ad ovest di Melaghetto. Ovunque il raggiungimento degli obiettivi previsti fu compromesso dalla presenza di fasce di reticolati ancora intatti e dalla scarsa conoscenza che i reparti d'assalto avevano del terreno, inconveniente particolarmente grave nel caso di un'azione condotta di notte e contro un avversario saldamente sistemato a difesa. Secondo la prassi dei reparti d'assalto gli arditi lasciarono immediatamente la prima linea per tornare negli accantonamenti di Rubbio e Case Fratte, eia dove il 12 agosto furono riportati in autocarro alle loro sedi di pianura. Tornato a Sossano il XII riprese la serie delle esercitazioni, interrotta il 21 agosto dalla cerimonia di Granze delle Frassinelle, in cui Vittorio Emanuele llI consegnò alle unità i pennoni di combattimento, e successivamente dalla esercitazione svolta in campo aperto nei giorni 25 e 26 dalle due divisioni d'assalto e dalla 1" Divisione di Cavalleria sul terreno tra Brenta e Bacchiglione. Sul finire cli settembre il reparto si spostò a Fossalunga e di qui a Giavera, nel!' ambito di un avvicinamento al fronte della 1a Divisione d'Assalto che doveva preludere ad un impiego della grande unità a presidio di un tratto di prima linea nel se~tore del Montello. Gli ordini in merito vennero annullati il giorno 30 ma la divisione rimase a ridosso del fronte del Piave ed il XII Reparto cl' Assalto iniziò così il mese di ottobre negli accantonamenti di Fossalunga8. Nell'imminenza della Battaglia cli Vittorio Veneto il 2° Grnppo d'Assalto ebbe l'ordine cli portarsi sul Montello e di schierarsi nel tratto compreso tra la strada 11° 9 e la strada n° 10. Il movimento fu eseguito nella notte sul 23 ottobre ed il giorno dopo furono completati i preparativi per il passaggio del Piave, nell'ambito dei quali il XII Reparto cl' Assalto, meno una compagnia, venne aggregato al 3° Gruppo cl' Assalto, prendendo posizione a cavallo della strada 11° 11. Le due compagnie, agli ordini ciel capitano Alarico Marescalchi, avrebbero dovuto operare suddivise in pattuglie alla testa delle tre colonne d'attacco formate dal gruppo, destinate a passare il Piave su altrettanti ponti per puntare su Sernaglia quella costituita dall'VIII Reparto d'Assalto, su Fontigo quella del IX Battaglione Bersaglieri, su Morìago quella del XXII Reparto cl' Assalto. Il gruppo, agli ordini ciel maggiore Giuseppe Nunziante9, che aveva il compito di aprire la strada al resto della divisione, incontrò non poche difficoltà nel passare il fiume . Le barche che avrebbero dovuto portare sull'altra sponda i primi elementi furono infatti travolte dalla co1Tente e non pochi arditi scomparvero tra le acque. La violenza delle acque ostacolò a tal punto l'opera dei pontieri che

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Il piccolo posto davanti al saliente italiano di Col del Rosso era stato occupato nella notte del 7 agosto dal plotone d'assalto reggimentale del I I 8° Reggimento Fanteria ma era stato poi riconquistato dall'avversario dopo un aspro combattimento. Data la sua posizione era destinato a diventare l'epicentro della lotta anche nella notte tra il 9 ed il 10 agosto. O 8 Il I ottobre XIII Reparto d 'Assalto era accampato nei pressi di Cà Lattes, il VII Bauaglionc Bersaglieri era accantonato a Carpenedo con il comando di gruppo a Cà Rczzardina. Il 4 ottobre I918 il 2" Gruppo d'Assalto passò agli ordini del colonnello Pietro Anselm.i, che prese così il posto del colonnello Roberto Raggio, trasferito ad altro incarico il 26 settembre. 9 Il maggiore Nunziante aveva sostituito soltanto il 23 ottobre il colonnello Bertolotti, improvvisamente ammalatosi.

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alle dieci, dopo un'ora di lavoro, solo due dei tre ponti previsti erano stati completati . Senza attendere oltre, Nunziante lanciò i suoi uomini oltre il fiume, sotto una pioggia torrenziale, avviando i bersaglieri del IX sullo stesso ponte utilizzato dal XXII Reparto d 'Assalto. Nelle prime ore del mattino, dopo aver superato di slancio la linea di vigilanza a ridosso del greto, arditi e bersaglieri si impadronirono delle retrostanti posizioni della cosiddetta "linea dei mulini", identificata dalla omonima roggia, e, dopo una breve sosta sfruttata per riordinarsi, assalirono la "l inea dei villaggi", con un' azione fortemente contrastata dal tiro di sbarramento dell' artiglieria nemica e dalle raffiche delle mitragliatrici appostate tra le rovine delle case ed in mezzo alle siepi. I bersaglieri riuscirono comunque ad impadronirsi di Fontigo, imitati dagli arditi dell'VITI, che avanzarono rapidamente su Sernaglia, ma non da quelli ciel XXII, .l a cui avanzata su Moriago venne frenata dal tiro della stessa artiglieria italiana, ancora non allungato a sufficienza. Mentre gli ard iti ripiegavano sulla linea dei mulini, Nunziante decise di ripetere il tentativo rinforzando il XXII con quanto restava delle due compagnie del XII ed assicurandogli il sostegno dei fanti della Brigata Mantova, che nel frattempo stava a sua volta passando il Piave. Il nuovo attacco venne sferrato alle 10,30 e questa volta gli attaccanti riuscirono nel loro intento, irrompendo a passo di corsa in Moriago ed eliminandone in un furioso corpo a corpo i difensori, tra i quali i serventi di alcuni cannoni eia campagna che fino all'ultimo continuarono a far fuoco con alzo zero. Assolto il loro compito, i due reparti si spinsero oltre il paese attestandosi lungo il corso del torrente Rosper e rimasero poi con i fanti della Mantova a presidiare la linea raggiunta. Durante la notte e nella giornata ciel 28 ottobre l'avversario contrattaccò ripetutamente, solo per essere ogni volta sanguinosamente respinto lasciando prigionieri ed armi nelle mani degli italian i. Un momento di crisi si ebbe nel vicino settore di destra, tenuto dai fanti della Pisa, dove in più punti nuclei armati cli mitragliatrici riuscirono ad infiltrarsi oltre la prima linea, ma qui la situazione fu prontamente ristabilita dall'intervento del IX Bersaglieri e dell'VIII Reparto d'Assalto, che a differenza dei loro compagni impegnati a Moriago erano stati portati in riserva sulla linea dei mulini, tra il quadrivio di Latteria e Molino Frezza. li 29 ottobre la resistenza austro-ungarica cominciò a vacillare ed il 3° Gruppo riprese ad avanzare in direzione di Collalto, senza però le due compagnie del XII che nel frattempo avevano avuto l'ordine di ritornare al loro reparto 1°. La compagnia rimasta con il 2° Gruppo d'Assalto aveva intanto operato con il XIII Reparto d'Assalto, passando il Piave subito dopo la mezzanotte del 27, partecipando all'avanzata su Villamatta e prendendo poi parte ai duri combattimenti che nella giornata del 28 ottobre infuriarono tra Chiesola e Falzè, sotto l'incalzare dei contrattacchi austro-ungarici. Ali' alba del 29 il 2 ° Gruppo ebbe l'ordine di procedere su Falzè, con il XIII Reparto d'Assalto in testa seguito dal VII Battaglione Bersaglieri e dagli arditi del XII, tenuti in riserva a disposizione del comandante del 1° Raggruppamento d 'Assalto, brigadiere generale De Gaspari. L'avanzata incontrò scarsa resistenza e fu intralciata soprattutto dall'iniziale sovrapporsi della direttrice di marcia del gruppo a quella della Brigata Porto Maurizio, inconveniente presto risolto con la spostamento verso nord dei fanti. Poco dopo le 9 fu raggiunto l'abitato di Falzè, un' ora più tardi arditi e bersaglieri passarono a guado il Soligo ed iniziavano ad occupare le alture oltre il piccolo corso d'acqua. Nel primo pomeriggio nuovi ordini avviarono il 2° Gruppo verso Monte Cucco ed il I O verso Col della Guardia, obiettivi entrambi raggiunti senza difficoltà. Di qui il 2° Gruppo venne mandato ad occupare S. Maria di Feletto, dove il diario storico registra l'incontro con i primi abitanti delle terre invase e la loro festosa accoglienza agli arditi, e dove venne trascorsa la notte, con i reparti sistemati a difesa ma senza trascurare di spingere forti pattuglie in esplorazione lungo la strada da Conegliano a Rua di Feletto e di prendere collegamento con l'VIII Corpo d'Armata, portando così a termine i compiti delineati dagli ordini di operazioni. Il mattino seguente il gruppo avrebbe avuto l' ordine di sbarrare proprio questa rotabile e con questo intento si mise in movi-

IO Tra il 26 ed il 28 ollobre il 3° Gruppo d'Assalto, rinforzato dalle due compagnie del XII, dalla 27• Batteria da Montagna e dalle compagnie mitragliatrici d ivisionali J769" e 1770", aveva avuto I I morti, 13 feriti cd un disperso tra gli uffic iali, 38 morti, 440 feriti e 143 dispersi tra la truppa. I dispersi erano stati quasi tutli registrati nella prima notte di battaglia e molli cli loro erano scomparsi durante le contrastate operazioni per il passaggio del fiume. Molto alta la percentuale dei ferit.i, un buon numero dei quali lamentavano però feri te leggere che non richiedevano lo sgombero verso le strutture sanitarie.

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mento alle 9 avendo il XII Reparto cl' Assalto a sinistra, diretto su Osteria della Guizza, ed il XIII a destra, diretto su Casa Sette Pini , mentre il VII Bersaglieri ed il gruppo mitraglieri divisionali seguivano in posizione di rincalzo al centro dello schieramento. Alle 10,30 l'occupazione di queste località era cosa fatta e le colonne vennero spinte più avanti, oltre il Monticano, fino a raggiungere Campo dell'Orto e Cozzuolo dove i reparti si accamparono in attesa cli nuove disposizioni. Null'altro sarebbe però accaduto fino alla cessazione delle ostilità. L' .l l novembre il trasferimento nella vicina località di S. Pietro in Barbozza diede il via ad una serie cli brevi spostamenti in zona che portarono il gruppo a trovarsi il giorno 14 con il comando a Palazzo Giustiniani, il XII Reparto d'Assalto ai casolari di Ogliano, il XIII nelle adiacenze di Villa dell' Armi ed i] VII Battaglione Bersaglieri a Monticello. Il resto dell'anno sarebbe trascorso senza eventi di rilievo, con il succeders.i dei giorni scandito dal ritmo delle esercitazioni, e soltanto nei primi giorni del 1919 nuovi ordini avrebbero determinato il trasferimento nella zona di Mogliano. I reparti si spostarono a piedi, tra il 2 ed il 3 gennaio, e vennero accantonati a Villa Calligari il XII, nel collegio dei Salesiani il XIII ed a Villa Canderbelli il VII Bersaglieri, con il comando di gruppo a Villa Palma. Questi movimenti erano il preludio all'imbarco per la Libia, nuova destinazione della la Divisione d'Assalto, che sarebbe avvenuto nel porto cli Venezia nella prima metà cli febbraio. II XII, insieme con elementi ciel XIII, fu trasferito a bordo del piroscafo So.fw il 13 febbraio per mezzo di pontoni del genio lagunari che caricarono gli arditi a S. Giuliano, e lo stesso giorno il resto ciel 2° Gruppo raggiunse in treno Venezia per prendere posto sul piroscafo Taormina , sul quale si imbarcò anche il comandante della divisione, tenente generale Zoppi. L'indomani furono salpate le ancore ed il 17 il Taormina arrivò Tripoli, precedendo di un giorno il Sofia. Le operazioni di sbarco, pur disturbate da un forte vento che impedì alle navi cli avvicinarsi alla banchina ed obbligò ad utilizzare delle maone per il trasbordo di uomini, quadrupedi e materiali, furono portate rapidamente a termine ed il 19 febbraio i reparti erano sistemati nella prevista zona di attendamento, tra l'oasi cli Gargaresch ed il mare, con il XIII Reparto d'Assalto sul lato orientale seguito nell' ordine dal XII e dal VII Battaglione Bersaglieri. La permanenza sulla "quarta sponda'' non diede modo agli arditi cli impegnare in combattimento con un avversario che sfuggiva il contatto, accontentandosi di controllare l'interno, e quando in giugno iniziarono i preparativi per il rimpatrio i diari storici annotavano soltanto l'attività istruzionale svolta quotidianamente ed il periodico turno di servizio all'avamposto di Fond uk el Toghar. Il XII lasciò il porto di Tripoli il 26 giugno sulla Regia Nave Tocra ed arrivò il 30 a Venezia, per poi proseguire verso Carreggio, in Emilia, dove si sistemò il 4 luglio, mentre il resto ciel 2° Gruppo, rimpatriato lo stesso giorno con il piroscafo Brasile, si distribuiva tra Carpi, dove vennero accantonati il comando ed il XIJJ Reparto cl' Assalto, e Bagnolo in Piano, località di accantonamento dei bersaglieri del VII. La dislocazione della 1a Divisione d'Assalto nelle province emiliane rispondeva ad esigenze cli ordine pubblico in un momento storico particolarmente turbolento. Pochi giorni dopo il loro aITivo gli arditi del XII, e con loro l'intero 2° Gruppo, furono infatti inviati a Bologna a disposizione dell'autorità di pubblica sicurezza. Il reparto venne alloggiato con il comando di gruppo nella Casa ciel Popolo di Porta Lame, rimanendovi consegnato dal 18 al 22 luglio, finché l'allentarsi della tensione non lo riportò alle normali attività 11• All'orizzonte vi era però un nuovo trasferimento, nel quadro dello spostamento cieli' intera divisione verso il confine orientale lungo il quale esisteva una situazione di contrasto latente con il neonato Regno dei Serbi, Croati e Sloveni. Il 2° Gruppo venne dislocato nella zona di Divaccia, nella quale rimase dal 31 luglio al 13 agosto, per poi essere trasfer.ito prima a Servola e quindi il giorno 30 a S. Pietro ciel Carso, con il compito di rilevare la VII Brigata Bersaglieri lungo la linea cli armistizio. Il XII ebbe la responsabilità ciel settore Monte Nevoso, individuato dalle località cli Vratenski Hrib e Cifri, su cui schierò una compagnia d'assalto e la compagnia mitragliatrici, tenendo le altre due compagnie in riserva a Dolina Leskova. 11

Il luglio del 1919 vide scioperi ed agitazioni contro il carovita che interessarono soprauutto l'Italia centrosettentrionale e furono concentrali nella prima metà del mese. Nei giorni 20 e 21 si ebbe invece uno sciopero di solidarietà con l'Unione sovietica e con il regime comunista ungherese.

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Il turno di vigilanza si concluse il 19 settembre, giorno in cui arditi e bersaglieri del 2° Gruppo vennero trasportati in autocarro in una nuova zona di accantonamento che per il XII era individuata dalle località di Aidussine e Fuzine. L'allontanamento dal confine non impedì però che una consistente al iquota del reparto si allontanasse il 24 ottobre per raggiungere D'Annunzio a Fiume, città di cui il poeta aveva preso il controllo il 12 settembre. Non meno di 17 ufficiali e 169 uomini di truppa tentarono di raggiungere la città del Quarnaro, ed in buona parte vi riuscirono, dal momento che soltanto 5 ufficiali e 32 soldati furono fermati lungo la strada. Probabilmente anche per scoraggiare altre diserzioni, tra il 10 ed il 12 novembre il comando del 2° Gruppo venne spostato a Capriva, dove prese stanza anche il VII Battaglione Bersaglieri, mentre gli arditi ciel XIII furono accantonati a Moggio Udinese e quelli del XII alloggiati in baracche a Gemona, entrambe località ben lon tane dall'Istria e da Fiume. TI Xll Reparto d'Assalto fu sciolto il 10 gennaio I 920, facendone assorbire ufficiali e gregari dal XX del 1° Gruppo Reparti cl' Assalto. Dopo il maggiore Domenico O ttanelli ne avevano tenuto il comando prima il capitano Alarico Manescalchi , fino al dicembre 1918, e poi il pari grado Tranqui!Jino Carissimo.

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Schema dell'azione affidar.a alla la Divisione d' Assalto per la cattura della linea dei villaggi nella piana di Sernaglia, con l'indicazione degli obiettivi assegnati all'artiglieria ed i percorsi delle colonne d'attacco (AUSSME, Rep. B-4, Racc. 3014 bis, Ia Divisione d'Assalto)

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XIII REPARTO D'ASSALTO

n reparto d'assalto formato da volontari provenienti dal XIII Corpo d' Annata venne costituito il 7 ottobre 1917 a Borgnano, sede della scuola impiantata dalla 3" Armata ed affidata al tenente colonnello Giuseppe Pavone. Una settimana dopo il reparto, al cui comando era stato posto il capitano Alula Taibel ed al quale era stato attribuito il numero XXI, aveva già raggiunto una buona consistenza numerica, verosimilmente perché nell'ambito ciel XIII Corpo cl' Armata i comandi cli reggimento non erano stati troppo restii a permettere l'arruolamento di volontari, accettando, sia pure a malincuore, un esodo che inevitabilmente li privava di alcuni dei migliori elementi ai loro ordini. Terzo dei quattro reparti d'assalto numerati da XIX a XXII che l'armata del duca d'Aosta formò a partire dall'ultima decade di settembre, il XXI era ancora in addestramento a Borgnano quando il fronte venne sfondato a Caporetto. Restituito al suo corpo cl' armata il 27 ottobre, ebbe inizialmente il compito di proteggere il ripiegamento del comando di quella grande unità, che seguì a Rivignano, dove trascorse la notte sul 31, e quindi oltre il Tagliamento, passandolo sul ponte di Madrisio la mattina ciel 1° novembre. La sera stessa il reparto arrivò a Sesto al Reghena, dove rimase fino al giorno 5 quando, partito il comando del XIII Corpo d'Armata, venne svincolato dal suo compito di scorta ed inserito nel dispositivo di retroguardia. Nell'eventualità cli un ulteriore ripiegamento già il 2 novembre il comando della 3a Armata aveva stabilito che l'abbandono della linea del Tagliamento sarebbe stato effettuato per scaglioni , a partire dalla sinistra dello schieramento. In questa prospettiva le forze cli copertura alle dipendenze del generale Paolini, con le brigate Granatieri di Sardegna, Pinerolo, Tevere, il Il Gruppo Bersaglieri Ciclisti ed i reparti d'assalto XX e XXII, avrebbero dovuto gravitare eia quella parte, per contenere eventuali attacchi provenienti da nord e nel contempo concorrere a parare possibili minacce contro la 2" Armata. Nel ritirarsi dovevano quindi utilizzare gli itinerari più settentrionali tra quelli assegnati all' armata del duca d'Aosta, portandosi prima sul Livenza e poi sulla linea Monticano-Piavon, tra gli abitati di Oderzo e Chiarano. In questo modo avrebbero protetto la ritirata dei due corpi d'armata di sinistra, VIII ed Xl, ma non quella dei due corpi d'armata cli destra, XIII e XXIII, che avrebbero dovuto guardarsi le spalle con proprie retroguardie. Il XXI Reparto cl' Assalto si trovò così ad essere incluso nella retroguardia ciel XIII Corpo cl' Armata insieme con il LXIX Battaglione Bersaglieri, gli squadroni 2° e 4° del Reggimento Piemonte Reale Cavalleria e tre autocan-i armati di mitragliatrici, una combinazione ritenuta ottimale per contrastare le rapide puntate delle avanguardie austro-tedesche, imperniate su grosse pattuglie cli ciclisti, motociclisti e cavalieri, con un'abbondante dotazione di armi automatiche, che con la loro azione miravano a creare confusione nelle colonne in ritirata ed a rallentarne, se non ad impedirne, la marcia verso i ponti del Piave. Dopo due successive soste lungo la fen-ovia a sud di Fossalto e lungo il rio Cao Maggiore, queste forze si attestarono sul Livenza, tra Lorenzaga e Corbolone, con l'ordine di mantenere la posizione il più a lungo possibile, in collegamento sulla sinistra con il gruppo Paolini e sulla destra con la retroguardia ciel XXIII Corpo d'Armata, composta da un reggimento della Brigata Catania , un reggimento della Brigata Arezzo e due squadroni del Reggimento Cavalleggeri di Caserta. In questo ruolo il reparto sostenne il primo combattimento cli una certa importanza il giorno 6, nei pressi cli Casa Papadopoli, dove riuscì a respingere un tentativo d'infiltrazione al prezzo cli due ufficiali feriti e tre morti e quattordici feriti fra la truppa. Alla sera del 7 novembre, con la maggior parte della 3" Armata ormai sulla destra del Piave, le unità cli retroguardia, passate tutte agli ordini cli Paolini, ebbero l'ordine di sganciarsi e portarsi sulla linea del Piavon, per permettere una prima organizzazione della difesa e soprattutto per dare protezione al ripiegamento della 28 Armata che più a nord stava lasciando la linea del Monticano. Il mattino successivo trovò il XXI schierato intorno a Cessalto, avendo a destra il LXIX Battaglione Bersaglieri, disteso tra i campi da-

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vanti a S. Maria di Campagna, ed alle spalle e sulla sinistra reparti della Brigata Caserta operanti in funzione di retroguardia dell'XJ Corpo d ' Armata. 1 due squadroni cli cavalleria erano in riserva a S. Maria di Campagna, insieme con i tre autocarri armati , pronti ad intervenire per rinforzare l'uno o l' altro tratto del fronte e per contrastare eventuali infiltrazioni cli elementi mobili che potessero minacciare le vie di comunicazione. Le prime pattuglie austro-ungariche apparvero verso mezzogiorno, segu.ite nel giro cli mezzora da forze più consistenti che ben presto iniziarono a sondare la linea del Piavon, concentrando i loro sforzi soprattutto tra Chiarano e Cessalto. Questi tentativi furono puntualmente respinti, sia pure con gravi perdite, ma dato l'accentuarsi della pressione, ed in considerazione del fatto che la 2a Armata aveva ormai pressoché ultimato la sua ritirata, nella tarda serata il comando della 3" Armata dispose che anche le ultime forze di copertura ripiegassero oltre il Piave. Il movimento a scaglion i ebbe inizio alle 23 e proprio durante questa delicata operazione l'avversario tornò a farsi minaccioso, soprattutto sulla destra dello schieramento della retroguardia ciel XIII Corpo d'Armata. 1 bersaglieri, duramente provati nel corso della giornata, cedettero e rifluirono a piccoli gruppi sul Il/267° (Brigata Caserta) già incolonnato sulla strada di Noventa dopo essere intervenuto nel tardo pomeriggio in loro sostegno 1, e verso la mezzanotte la località cli S. M aria di Campagna, dove si trovava il comando della retroguardia, venne improvvisamente attaccata su più lati eia forti pattuglie armate di mitragliatrici e bombe a mano. Ne seguì una serie cli confusi combattimenti che coinvolsero anche gli arditi, fino a quel momento rimasti ben saldi sulle loro posizioni ma ormai a loro volta in fase cli ripiegamento. Un plotone del XXI fu sul punto cli essere tagliato fuori e riuscì a sfuggire alla cattura grazie all'oscurità, attraversando il ponte di S. Donà con il resto del reparto pochi minqti prima che, all'alba del 9 novembre, questo passaggio fosse fatto saltare2 . Sulla destra ciel Piave il reparto venne assegnato aU'VIII Corpo d'Annata e raccolto in località Croce, prima di essere avviato 1' 11 novembre verso S. Biagio di Callalta. L'indomani elementi della 44a Divisione SchUtzen si impadronirono di sorpresa dell'ansa di Zenson, in corrispondenza ciel punto di contatto tra i corpi d ' armata XXIII e XIII, ed il XXI Reparto d ' Assalto fu immediatamente restituito a quest'ultimo. Gli arditi del maggiore Taibel parteciparono così ai contrattacchi portati quello stesso giorno eia reparti delle brigate Acqui, Caserta e Novara e rinnovati il I 3 novembre con il concorso della Pinerolo e della Sesia, con il risultato cli contenere ma non di annullare la penetrazione realizzata dal l'avversario. Slancio ed ardimento non erano però mancati ed il XXI aveva ben figurato accanto a reparti di fanteria già temprati al '.fuoco della battaglia, guadagnandosi una citazione nel bollettino di gueJTa del 19 novembre: " .. . Nella pianura la vigilanza delle nostre truppe, tra le quali per il vivo valore dimostrato negli scorsi giorni meritano ancora speciale menzione i battaglioni bersaglieri 64°, 68°, 69° nella zona di Fagarè: il XXI battaglione d'assalto e riparti della brigata Granatieri (1° e 2°) e Catania ( 145° e 146°), nell'ansa di Zen.son, ha impedito al nemico di rinnovare qualsiasi tentativo di passaggio del Piave ... ". Ritirato dalla linea ed accantonato a Roncade il giorno 14 per esservi riordinato e rinsanguato, il reparto, rimasto con circa 300 dei 900 uomini con i q uali aveva lasciato Borgnano, sarebbe ancora tornato in azione a Zenson ilA dicembre, in occasione di un nuovo tentativo di eliminare quella testa di ponte effettuato dalla III Brigata Bersaglieri. Anche questa volta la resistenza nemica, imperniata su un buon numero di postazioni per mitragliatrici ricavate nell.'argine e sostenuta dall' artiglieria, si rivelò troppo forte per poter essere schiacciata e quella stretta porzione cli terra sarebbe quindi rimasta in mano alle truppe austro-ungariche fino al 1° gennaio 1918.

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Il LXIX Battaglione Bersaglieri aveva avuto gravi perdite negli scontri del pomeriggio, in panicolare in una delle sue compagnie, l' I I", letteralmente decimala. Per rinforzarlo era stato trattenuto in zona un battaglione della Brigata Caserta (11/267°) in fase di ripiegamento, ed era stato fatto affluire uno squadrone del Reggimento Cavalleggeri di Caserta, ottenuto in rinforzo dalla retroguardia del XX Il I Corpo d'Annata. Proprio questa unità sarebbe rimasta tagliata fuori nei combattimenti della notte. 2 Negli scontri sostenuti tra Livenza e Piave il XXI lamentò in tutto tre feriti ed un disperso tra gli ufficiali, tre morti e 22 feriti tra la truppa. Si trattava di perdite non troppo pesanti, a riprova del fatto che la ritirata della 3• Armata non era stata incalzata con eccessivo vigore dall'avversario e che il reparto, pur impegnato in compiti di copertura, non aveva dovuto sostenere combattimenti di retroguardia particolarmente accaniti.

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Per il XXI fu questa l'ultima azione del 1917 in quanto subito dopo venne inviato a S. Biagio di Callalta per esservi ricostituito3. Nella stessa zona affluirono verso la metà di d icembre anche gli altri tre reparti d'assalto dell'armata, dislocati rispettivamente a Spercenigo il XIX, a Pero il XX, a Fornaci di S. Floriano di Callalta il XXII, e posti dal giorno 19 alle dipendenze del XIII Corpo cl' Annata. Si trattava di unità ridotte ai minimi termini dai combattimenti di retroguardia sostenuti durante la ritirata e dalla successiva permanenza in linea nel settore del Cavallino, ai margini della laguna cli Venezia, e che dovevano ora essere rinsanguate e riportate in condizioni di piena efficienza. Questo era appunto il compito che la 3a Armata aveva affidato al tenente generale Ugo Sani, comandante del XIII Corpo d 'Annata, mettendogli a disposizione per sovrintendere al riordinamento ed all'addestramento dei reparti il tenente colonnello Pavone, già responsabile della scuola di Borgnano4 . Con lo stesso provvedimento, firmato da Emanuele Filiberto cli Savoia, l'armata aveva ordinato cli dare la massima diffusione alle disposizioni relative al trattamento previsto per gli arditi, intendendo così incoraggiare la presentazione cli nuove domande di trasferimento, ed aveva stabilito quali delle grandi unità dipendenti avrebbero dovuto alimentare i singoli reparti d'assalto. Nel caso del XXI il bacino di al.imentazione era costituito dallo stesso XIII Corpo d ' Armata e dalla 4a Divisione, e così come attuato tra settembre ed ottobre i volontari di truppa presentatisi durante la settimana dovevano essere radunati presso i rispettivi comandi ed avviati a destinazione la domenica. Questo però solo per la truppa, i n quanto per gli ufficiali il comando d ' armata si riservava di vagliare le proposte pervenute tenendo conto del fabbisogno dei singoli reparti indicato settimanalmente dal XIII Corpo cl' Armata. Parallelamente al completamento degli organici deJJe compagnie fucilieri e mitraglieri si doveva poi procedere alla formazione delle sezioni lanciafiamme mancanti, inviando il personal.e designato a frequentare i corsi di speciali tà presso la scuola di Montecchio E mil ia. Le successive tre setti mane furono sufficienti a portare a buon punto il processo cli riorganizzazione dei reparti, tanto che 1'11 gennaio 1918 il comando d' armata decise di chiudere questa fase e cli restituirli ai rispettivi corpi cl' armata, invitati a non trascurarne comunque l' addestramento ed a ravvivarne lo spirito combattivo con l'esecuzione di qualche piccola operazionc5 . Anche il problema disciplinare era stato avviato a soluzione, con un'accurata epurazione che aveva eliminato dai ranghi ciel XXI alcuni ufficiali e molti militari di truppa dal comportamento tutt'altro che esemplare, sia in servizio che fuori. Durante i giorn i dell'addestramento le violazioni commesse non erano state particolarmente gravi ma in queste decisioni pesava la volontà dei comandi cli tenere sotto controllo la situazione e di prevenire possibili problemi futuri, evidentemente nel ricordo d i incidenti verificatisi nel corso della ritirata, con qualche ardito del XXI protagonista di non meglio precisati atti di vandalismo. Il 1° febbraio 1918 la 3a Armata riceveva dalla 2" iI XX VllI Corpo d ' Armata e le cedeva i I XIII, che passava in riserva alle spalle dei corpi d' annata XXVII ed VIJT in linea eia Pederobba a Palazzon. Per il XXI Reparto cl' Assalto, passato lo stesso giorno agli ordini del capitano G iorgio Moro-Un, questo movimento non ebbe conseguenze dirette, se non il trasferimento a Salzano, a nord di Mirano, presso Mestre, dove gli arditi continuarono la loro attività addestrativa sotto l'attento controllo del comando cli corpo d 'armata. È infatti di quei giorni un documento con cui il tenente generale Sani volle fissare le linee guida ed i criteri da seguire nella preparazione ciel reparto, passandone in rassegna i diversi aspetti morali e materiali6.

3 L' afflusso di complementi e la temporanea fusio ne con il XXII fecero rapidamente salire la fo rza ai 17 uffic iali ed ai 568 uomin i di truppa, con cinque mitrag l.iatrici e tre sezioni lanciafiamme, riportati in un documento della 3" Annata data to 14 dicembre. (Comando 3• Armata, Stato Maggiore , Ba11ag/ioni d'assalto, n" 40242 del 14 dicem bre 1917, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione) 4 Comando 3" Armata. Stato Maggiore, Battaglioni d'assalto, n° 40675 del 19 dicembre 1917, AUSSME, Rcp. E-5, Racc . 32, VIII Corpo d'Armata, Reparti d' Assalto. 5 Comando 3" Armata, Stato Maggiore, Bclllaglioni d 'assa/10, n° 359 Op. del 11 gennaio 1918, AlJSSME, Rep. E-5, Racc. 88, XIII Corpo d'Armata, Reparti d' Assalto. 6 Comando Xlii Corpo d'Armata, Preparazione materiale morale del 21 ° Battaglione d'Assalto, N° 439 Serv. del 2 febbraio 19 18, AUSSME, Rep. E-5, Racc. 88, XIII Corpo d ' Armata, Reparti d'Assalto.

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Concepita verosimilmente nel momento in cui il XXI era tornato alle dipendenze del XIII Corpo d'Armata, la direttiva esordisce affermando la necessità di convincere i soldati dell'importanza di un addestramento insistito e minuzioso, i cui singoli atti devono essere puntualmente spiegati dagli ufficiali. Solo una convinta e partecipe adesione ai temi delle esercitazioni può infatti renderle davvero produttive, e soltanto la loro continua ripetizione può far nascere quell'abitudine a svolgere i compiti assegnati sulla base di precisi automatismi cosc.ientemente maturati. li raggiungimento di questo obiettivo è considerato essenziale per poter reagire alla situazione che si determina in combattimento, quando "la volontà e la percezione subiscono una forte attenuazione mentre la sensibilità nervosa si accresce accendendo a sua volta la percezione difatti o sintomi che contribuiscono a porre un freno ai nostri centri inibitori". Aci una tale analisi delle reazioni del singolo combattente, che ha il diritto cli essere messo in grado di ottenere il massimo risultato anche nelle peggiori condizioni e comunque senza inutili sacrifici, segue una puntualizzazione del ruolo della squadra, nella quale viene individuato "l'elemento base ed essenziale dell'istruzione come della vita organica e disciplinare dei reparti". Da ciò l'importanza del ruolo del comandante di squadra, al quale deve essere data tutta l'autorità necessaria, accertandosi però che ne sappia fare buon uso e rimuovendo senza esitare quelli che si dovessero dimostrare deboli ed incerti. Il miglior metro di misura delle loro capacità sarà il modo in cui faranno uso della libertà d'azione loro concessa e si deve perciò lasciarli comandare, senza aver paura dei possibili errori, che anzi potranno fornire dei validi temi istruzionali a vantaggio di tutti. In questi concetti, come in precedenza nell'attenzione posta alla psicologia del soldato durante l'azione, il documento ciel XIII Corpo cl' Armata ha toni sorprendentemente moderni e fotografa con precisione le caratteristiche richieste all'ardito, nel quale ad un cuore saldo e ad un fisico pronto a rispondere ad ogni richiesta si deve accompagnare una chiara visione della situazione da affrontare e del compito eia svolgere. Nel contempo la squadra vi è chiaramente delineata come la pedina fondamentale del combattimento, in quanto nella sua azione si devono fondere ed armonizzare gli atti del singolo, sulla base delle indicazioni impartite dal suo comandante. In sostanza, se l'addestramento indivìduale deve curare la preparazione del soldato mettendolo nelle condizioni di muoversi agilmente sul campo cli battagl ia, avendo ben presente ciò che gli è richiesto, l'istruzione a livello di squadra deve essere finalizzata ad annullare e sostituire l'in,dividualismo del singolo ed a dar vita ad uno strumento che sia al tempo stesso solido e snello. Lo scopo da perseguire è quello di fare della squadra un tutt'uno, perfettamente affiatato, le cui azioni vengono ad essere il risultato dì una sola volontà in cui confluiscono quelle dei singoli: "La squadra riunendo queste volontà deve intonarle alla mente del comandante in modo che in ogni circostanza il capo squadra non abbia che da dare il primo comando, meglio: che da dare il primo cenno, ed in seguito abbia da sentirsi i suoi uomini legati ad una sola volontà: la sua; da un solo animo: il suo." A livello superiore, plotone e compagnia, l'addestramento deve essere mirato a preparare il reparto ad agire con tutte le sue armi e con il concorso di tutte le specialità che ne fanno parte. Nelle esercitazioni di plotone deve quindi essere sempre previsto l'impiego almeno della pistola-mitragliatrice, se non della mitragliatrice e del lanciafiamme, e nel caso della compagnia l'impiego di tutti i mezzi, inclusa la sezione lancìatorpedini, deve essere la norma. In questo modo si intende sviluppare in tutte le componenti del reparto la stessa agilità e capacità di manovra che è propria dei plotoni fucilieri, nella convinzione che soltanto in questo modo sarebbe possibile un'effettiva combinazione degli sforzi a tutto vantaggio del rendimento complessivo. Non a caso tutti devono acquisire una buona familiarità con l'uso delle bombe a mano ed il lancio di questi ordigni, da far effettuare il più sovente possibile con bombe reali, deve rappresentare il momento culminante non solo dell'istruzìone tattica ma anche delle sessioni di esercizi ginnici. Nell ' istruzione giornaliera si nasconde sempre ìl pericolo della routine che può svuotarla di significato. Per evitare che l'addestramento finìsca con il ridursi ad una successione di attività svolte soltanto per riempire l'orario giornaliero, il programma delle esercitazioni, definito mese per mese, deve essere rivisto giornalmente dagl.i ufficiali, nel!' ambito di riunioni a livello di compagnia e di battaglione, e rimodulato sulla base dei risultati ottenuti e delle manchevolezze riscontrate. Sanì si preoccupa però che di questo processo siano fatti partecipi anche i gregari, che devono sapere quali esercitazionì siano previste e per-

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ché ..A sottolineare questa precisa volontà di ottenere da tutti una convinta partecipazione, Sani indica ai comandanti il preciso dovere di verificare quanto i loro uomini siano consapevoli di ciò che devono fare ed anticipa l'intenzione di verificare di persona il rispetto di queste disposizioni: "Il comandante di ba/taglione ed i comandanti di compagnia durante l'istruzione si assicurino personalmente con frequenti domande che questa prescrizione di capitale importanza sia da lutti sempre osservata, né si accontentino di frasi vaghe le quali denotano che si sta all'istruzione soltanto per impiegare il tempo ad essa dedicato dall'orario. Ogni qualvolta io debba intervenire alle istruzioni del battaglione d'assalto controllerò e constaterò personalmente quanto qui prescrivo". L'ultima parte della direttiva è dedicata alla disciplina, in merito alla quale il comandante del reparto è chiamato a svolgere un'opera assidua e costante con riferimento a tutto ciò che attiene alla cura della persona, dell'uniforme e dell'equipaggiamento, all 'ordine ed alla pulizia degli alloggiamenti, alla pronta esecuzione degli ordini ricevuti. L'ambiente dei reparti d'assalto rimane evidentemente un ambiente diffi cile e, a testimonianza di un problema ancora non del tutto risolto, Sani ritiene necessario stigmatizzare con toni aspri ogni tipo di sopraffazione ai danni della popolazione e ribadire l'inviolabil.ità della proprietà altrui. La scrematura attuata durante la ricostituzione del reparto ha senza dubbio migliorato la situazione, ma i furti e gli atti di vandalismo verificatisi in passato hanno lasciato una memoria difficile da cancellare e dato agli arditi una fama che ingigantiva la portata di qualunque incidente. Il comandante del XIlI Corpo d'Armata non è disposto a lasciar conere ed in proposito le sue parole non lasciano dubbi: "È sciocca cosa la prepotenza in casa propria, sintomo soltanto di anùno debole e cuore pavido di chi vuole atteggiarsi a coraggioso. intendo che il mal seme di questa pianta velenosa, se mai esistesse, venga tosto e con qualunque mezzo estirpato e disperso. Così dicasi per tutto quanto può intaccare direttamente od indirettamente il sacro rispetto della proprietà altrui. È cosa vergognosa l'am,nettere soltanto che il venir meno a questo dovere che nel mondo civile distingue l'uomo onesto dal disonesto possa essere come un attributo del soldato cm·a(?g ioso ". 11 XXI continuò a perfezionare il suo addestramento, procedendo nel contempo ad assorbire nuovi volontari e ad allontanare gli elementi che non davano sufficienti garanzie cli riuscita, o si dimostravanò assolutamente refrattari alla disciplina, fino al 12 aprile, quando, seguendo le sorti del Xlll Corpo d' Armata, trasferito dalla 2• alla 6° Armata, si portò a Conco, sull'Altopiano cli Asiago. Sempre agli ordini di Moro-Lin, nel frattempo promosso maggiore, il reparto aveva raggiunto un buon grado di efficienza ed anche il comportamento dei suoi uomini veniva ora definito esemplare, sia in servizio che fuori. L'ultima conferma si era avuta nella marcia di trasferimento verso la nuova destinazione, un evento visto sempre con qualche preoccupazione per la poss.ibilità di incidenti e di atti di insubordinazione, durante la quale gli arditi si erano comportati in modo irreprensibile7 . Sull'altopiano le sue tre compagnie vennero messe a disposizione delle brigate Teramo, Lecce e Pine,vlo, inquadrate la prima nella 28" Divisione e le altre nella 14\ allo scopo di preparare ed eseguire qualche colpo di mano in aderenza alle disposizi.oni del Comando Supremo che invitavano le armate ad intensificare questo genere cli operazioni. Dopo aver impiegato alcuni giorni a studiare con cura il terreno e la situazione delle linee contrapposte, il reparto ebbe modo di dar prova del suo grado di efficienza il 30 aprile, con un'incursione a livello di compagnia tra le case di Stoccareddo ed una puntata offensiva a livello di plotone contro le trincee che collegavano l'abitato al versante nord di Col ciel Rosso. Le due azioni portarono alla cattura cli dieci prigionieri e tre mitragliatrici, permisero la distruzione di un paio di riservette a ridosso della prima linea e fruttarono precise informazioni sul dispositivo avversario in quel settore, centrando quindi tutti gli obiettivi tipicamente assegnati alle cosiddette operazioni di piccola guerra.

Comando XIII Corpo d' Armata, Condizioni di efficienza del 2/ 0 Ba11aglione d'Assalto, 11° 1592 Op. del 18 aprile 19]8, AUSS1v1E, Rep. E-5, Racc. 88, XIII Corpo d"Annata, Repartj d'Assalto. Le marce di Lrasferimento di reparti di fanteria, soprattutto nel caso di un avvicinamento al fronte, erano staLe in passato occasione di proteste più o meno clamorose, a volte con gravi conseguenze. Per quanto riguardava gli arditi, la preoccupazione era però causata soprattutto dalla possibilità di incidenti dovuti all'eccessiva esu beranza ed all'uso delle armi individuali per sottolineare il passaggio del reparto nei centri abitati od in prossimità di accantonamenti di truppa. 7

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Questo primo successo fu pagato con perdite contenute anche se comunque dolorose, con due feriti tra gli ufficiali ed un morto e quattro feriti tra la truppa. Due settimane più tardi, il 16 maggio, il XXI rilevò un battaglione della Teramo in prima linea, prendendo in consegna il tratto individuato come "Frazione 5", allo scopo di preparare ed eseguire un nuovo colpo di mano, indirizzato contro le posizioni di Melaghetto. Affidata alla 2a Compagnia del capitano Giovanni Sparaini, l'azione fu eseguita nella notte del 20 e vide gli arditi rientrare con quindici prigionieri e quattro mitragliatrici, al prezzo di un ferito tra le loro file. Portato a termine anche questo compito, il reparto, che proprio il 20 maggio aveva cambiato il proprio numero distintivo in XIII, tornò a Conco il 23 , per rimanervi soltanto qualche giorno. All ' inizio cli giugno gli uomini del maggiore Moro-Lin furono infatti rimandati in trincea con l'ordine cli prepararsi per una nuova azione, questa volta nel settore della 14• Divisione. La decisione di colpire in quel momento ed in quel punto era una diretta conseguenza delle voci che con sempre maggiore insistenza davano per imminente l'ultimo disperato assalto dell' Austria-Ungheria, preannunciato da indizi chiari ed inequivocabili quali-l'arrivo sul fronte italiano di nuove unità, lo spostamento delle artiglierie in posizioni più avanzate, la creazione di importanti depositi di munizioni e materiali a ridosso delle prime linee, l'aumento dell'attività di propaganda nei reparti. In questo scenario l'acquisire informazioni aggiornate sulla forza e sulle intenzioni del nemico era per il XIII Corpo d'Armata un'esigenza vitale. Nel settore di questa grande unità, schierata su un fronte di cinque chilometri da Cima Echar a Case Ruggì, si trovavano infatti le importanti posizioni dei "Tre Monti", che oltre al dominio della strada della Val Frenzela garantivano un minimo di profondità alla difesa, allontanando il nemico dalla linea marginale dell'altopiano. Qui, più ancora che sul resto del fronte della 6a Armata, una flessione della 1 linea di combattimento avrebbe potuto essere molto pericolosa e dare all' l l" Armata austro-ungarica la possibilità di sboccare nel piano e tagliare le linee di comunicazione delle divisioni impegnate sul Grappa e sul medio corso del Piave. L'incursione si proponeva cli accertare l'entità dei preparativi effettuati nel piccolo saliente StenfleMelaghetto e di distruggere quanto fosse già stato approntato in termini di depositi di materiali ed appostamenti per bombarde, mitragliatrici e cannoncini da trincea. Erano necessarie segretezza e rapidità, dal momento cl1e su quel tratto della sua prima linea l'avversario esercitava un'attenta sorveglianza ed avrebbe potuto far rapidamente convergere il tiro del.le batterie appostate su Monte Mosciagh, nel bosco di Gallio e tra,i costoni delle Melette. Per orientarsi preventivamente sul terreno ed acquisirne una buona conoscenza, così eia potersi muovere senza difficoltà guando sarebbe venuto il momento, a partire dai primi di giugno gli arditi ciel Xlii si mescolarono ai fanti della brigata Lecce (265° e 266° Reggimento Fanteria) nel presidio delle trincee di Monte Valbella8 e nel contempo l'artiglieria iniziò con cautela a distruggere le difese passive lungo le vie di penetrazione previste. L'apertura dei varchi nei reticolati avvenne infatti gradatamente nell'arco di due giorni, operando allo stesso modo anche su altri punti del fronte per non rivelare l'obiettivo designato. Alle 10 della sera del 7 giugno l'artiglieria del Xlll Corpo d'Armata iniziò a tirare salve cli batteria in modo apparentemente casuale, preparandosi a concentrare il fuoco intorno alla zona di irruzione a partire dall' 1,55 del mattino con lo scopo di creare una fascia cli interdizione. Se la sorpresa non fosse riuscita e nelle trincee avversarie fosse stato dato prematuramente l'allarme, il comandante dell'operazione poteva richiedere con segnali prestabiliti di anticipare l'inizio del bombardamento ed anticipare di conseguenza anche l'ora dell'assalto. Al termine dell 'azione il tiro doveva essere spostato sulle prime linee nemiche per coprire il ripiegamento e fermare eventuali inseguitori. Le forze d'attacco erano ripartite in una colonna principale, formata da due compagnie del XIII Reparto d 'Assalto delle quali una destinata all'irruzione e l'altra di rincalzo, ed in due colonne secondarie 8

La brigata Lecce formava con la brigata Pinerolo (13° e 14° Reggimento Fanteria) e con il 24° Reggi1pento Artiglieria la 14" Divisione, comandata dal maggior generale Gherardo Pantano. Questa grande unità, inquadrata con l:i 28° nel XIII Corpo d'Armata, aveva alle dipendenze, oltre a reparti del genio e dei servizi, due gruppi del 4° Raggruppamento d'Assedio, due del 1° ed altrettanti gruppi d'artiglieria francesi.

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scaglionate sulla destra e composte ciascuna da un plotone di fanti del 266° Reggimento Fanteria. Alla prima era assegnato j) compito di impegnare due mitragliatrici sistemate in caverna davanti alla prima linea, alla seconda quello di assalire il tratto di trincea nei pressi di Casa Melaghetto. A protezione della ritirata il plotone arditi del 3° Reggimento Bersaglieri doveva schierarsi in ordine sparso nella terra di nessuno ed in riserva, pronta per ogni evenienza, rimaneva la terza compagnia del Xlll. Alle 22 i reparti erano attestati presso gli sbocchi offensivi preparati nei reticolati delle linee di Monte ValbeJJa e 45 minuti p.iù tardi, accertatosi che l'oscurità fosse abbastanza fitta da coprire l'avvicinamento, il maggiore Moro-Lin ordinò di attraversare la fascia di filo spinato. Nel più assoluto silenzio e senza destare alcun allarme gli attaccanti andarono ad attestarsi su una piccola dorsale boscosa a circa cento metri dal reticolato nemico, quindi , nell 'attesa dell'ora fissata, alcuni arditi si portarono più avanti per riconoscere e segnalare i varchi ma questo movimento non passò inosservato ed all'immediato, nutrito lancio di razzi illuminanti seguì un vivace fuoco di fucileria che in breve si estese a tutto il settore. A questo punto Moro-Lin decise di valersi dell'autonomia concessagli e 48 minuti dopo la mezzanotte ordinò l'assalto. Contemporaneamente, con .il segnale convenuto, faceva iniziare il tiro di interdizione a cui l'avversario rispondeva con un violento fuoco di shmTamento diretto sulle linee italiane e con tiri di controbatteria indidzzati nella zona di schieramento delle artiglierie del XIII Corpo d'Armata, nella regione Montagna Nuova - Col d' Astiago. Gli arditi erano però già penetrati nelle trincee e con i petardi ebbero ben presto ragione dei difensori, abbattuti o messi in fuga. Mentre una parte degli incursori si lanciava all'inseguimento e distruggeva appostamenti e predisposizioni realizzati alle spalle della prima linea, il resto della compagnia di irruzione, con l'aiuto di due plotoni di quella di rincalzo e cli due pattuglie di zappatori del genio, provvedeva a devastare le posizioni più avanzate. Il ripiegamento venne effettuato a scaglioni lungo le pendici orientali di Monte Valbella, su un percorso diverso da quello dell'anelata per sfuggire all' intenso fuoco cli repressione e sbarramento. Alle 2.30 tutto era finito. A giudicare dal numero dei cadaveri rimasti nelle trincee e nei camminamenti erano state inflitte al nemico perdite pesanti e gli arditi rientrarono con 50 prigionieri, alcuni dei quali feriti, sei mitragliatrici, tre lanc:iabombe, un riflettore, un lanciarazzi e materiale vario, lasciandosi alle spalle una bombarda da 220 mm fatta saltare perché troppo pesante per essere trasportata. L'incursione era riuscita grazie al buon coordinamento tra i diversi nuclei e tra i loro movimenti e l'azione dell'artiglieria, reso possibile dall 'aver identificato con chiarezza i tempi dell'azione e stabilito pochi e semplici segnali di sicura interpretazione per apportare al piano le varianti imposte dalle necessità del momento. Infine, grazie allo stratagemma di seguire al ritorno una via diversa da quella più breve e diretta percorsa all'andata, le perdite tra gli arditi erano state molto contenute anche nella delicata fase del rientro nonostante la reazione prolungata ed intensa delle batterie nemiche. Le perdite italiane furono infatti di 2 morti e 22 feriti tra le colonne d'attacco e, per effetto della massiccia rappresaglia del!' artiglieria avversaria, di 11 morti e 47 feriti, 23 dei quali leggeri, tra i reparti rimasti a presidio della prima linea9. L'esito dell'azione di Monte Valbella ribadiva il buon livello di preparazione del XIII Reparto d' Assalto che in due mesi sull'altopiano si era imposto in più occasioni all'avversario ed aveva permesso al suo corpo d'armata cli mantenere costantemente l'inizi.ativa. Con queste eccellenti credenziali Moro-Lin ed i suoi uomini lasciarono 1'8 giugno l'Altopiano di Asiago per scendere in pianura ed entrare a far parte della divisione d'assalto del maggior generale Zoppi. Accantonato dal giorno 11 a Montegalda, a metà strada tra Vicenza e Padova, il reparto venne riunito con il XII ed il XIV nel 2° Gruppo d' Assalto agli ordini del colonnello Roberto Raggio. Messa in preallarme già il 14 giugno, la divisione ebbe l'ordine di entrare in azione due giorni più tardi, con il compito di contrattaccare le forze austro-ungariche che il 15 erano riuscite a costituire una lunga e stretta testa di ponte nel settore della 3" Armata. Trasportato in autocarro a Roncade nella notte, il 9 fn un quadro di pi(1 ampio respi ro, e cioè in rela,.ione alla preparazione della battaglia di Censiva, il co.lpo di mano di Mon· te Yalhella raggiunse peraltro solo in pane i suoi obiettivi. Gli interrogatori dei prigionieri, quasi llltti della 42" Divisione Honved ungherese, confermarono che l'attacco sugli altopiani era questione di giorni ma le devastazioni causate dall'irruzione non avrehbero inciso più di tanto sull'andamcmo dei combattimento del 15 giugno.

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2° Gruppo proseguì a piedi in mattinata per Madonna di VaHio, andando a schierarsi con i reparti Xlll e XIV in posizione di riserva nell'ambito del dispositivo d' attacco divisionale proiettato verso Fossalta e Capo d'Argine, e con il XII distaccato sulla destra per agire da sud verso il secondo cli questi capisaldi. Iniziato nel pomeriggio l' att.acco, il gruppo venne chiamato in azione alle 18, dirigendo il XIV Reparto d'Assalto verso Osteria ed il XIII su Fossalta, in rinforzo al 3° Gruppo del tenente colonnello Trivulzio. Entrato in combattimento alle 21 con il compito di chiudere una pericolosa falla apertasi sul fianco sinistro dove forti reparti avversari si erano spinti oltre il fosso Palombo, il XIJT si trovò a combattere su un teITeno sconosciuto, percorso in ogni direzione da piccoli canali e frammentato in una miriade di appezzamenti coltivati. ln queste condizioni, rese più difficili dall'oscurità e dalla pioggia e nelle quali era impossibile dare all'azione un carattere organico, il reparto fece valere lo slancio dei singoli e l'addestramento svolto a livello di squadra e di plotone, con il risultato cli costringere gli austro-ungarici a ripiegare oltre il fosso. A mezzanotte, quando una calma precaria scese sul teatro della lotta, gli arditi di Moro-Un si trovavano attestati lungo il Palombo e potevano vantare la cattura di 212 prigionieri e 12 mitragliatrici. Il 18 giugno la divisione d'assalto avrebbe dovuto i.nnanzitutto consolidare la situazione sul fianco est, con la riconquista del terreno tra il fosso Palombo e l'argine di S. Marco, prima dì procedere verso gli obiettivi ciel giorno prima. I suoi reparti furono di nuovo organizzati su due colonne d ' attacco, dirette l' una sulla destra verso Fossalta e Capo cl' Argine, l'altra sulla sinistra verso l'ansa cli Zenson, ed una colonna dì riserva, costituita ancora dal 2° Gruppo. Il XIII abbandonò così in mattinata il tratto di linea presidiato durante la notte per raccogliersi nelle immediate retrovie. I suoi arditi non erano però destinati a restarvi a lungo, verso le 13 infatti l'avversario, strappando l'iniziativa ed anticipando di un' ora l'azione degli italiani, tornò a premere in forze su un fronte di oltre un chilometro a cavallo della strada Fossalta - Fornaci dì Monastier. L'attacco, preceduto da un breve ma intenso bombardamento cli preparazione, mise a dura prova la tenuta della linea cli resistenza abbozzata lungo il fosso e richiese I' irrunediato intervento delle riserve. li reparto fu lanciato nella battaglia verso le 14 ed il suo immediato contrattacco contribuì a ristabilire l'integrità della posizione, mentre altri 400 prigionieri si aggiungevano a quelli fatti nella notte. Nel frattempo il tenente colonnello Trivulzio, ferito durante il bombardamento di preparazione, aveva dovuto lasciare il comando del 3° Gruppo al maggiore Moro-Lin ed il XIII era così passato agli ordini ciel capitano Sparaini 10 • Sotto la guida di questo ufficiale sarebbe stato lanciato in serata sul fianco di reparti austro-ungarici penetrati nuovamente sulla sinistra dello schieramento, catturando una settantina di prigionieri e ristabilendo il collegamento con le unità che tenevano la linea più a nord. Dopo aver tenuto la posizione fino al mattino ciel 19, il XIII era stato rilevato e portato nuovamente in riserva, in previsione di un altro attacco, fissato anche questa volta per il pomeriggio. Da due giorni costantemente impegnata a rigettare i ripetuti ritorni offensivi dell'avversario, la divisione d'assalto non era però in condizioni di rinnovare lo sforzo. Fu perciò deciso che i suoi reparti fornissero soltanto delle grosse pattuglie di volontari per un'azione dimostrativa in appoggio all'attacco che unità fresche avrebbero sferrato in direzione di Capo d'Argine. Gli arditi del XIII avevano ancora voglia di battersi e per designare i quaranta uomini richiesti si dovette ricorrere al sorteggio tra i molti che si erano offerti. Le due pattuglie così formate si spinsero fino alle prime case di Ronche, richiamando l'attenzione di forze notevolmente superiori ed ingaggiando con queste un duro combattimento. I s uperstiti riuscirono poi a sganciarsi, ma erano appena rientrati quando l'intensificarsi dell'azione dell'artiglieria nemica annunciò un nuovo attacco. TI bombardamento investì la 3a Compagnia ed il posto di medicazione del repa1to, uccidendo tre ufficiali ed otto arditi e ferendone altri diciannove. Contemporaneamente gli austro-ungarici tornarono ad assalire in forze il punto dello schieramento dove già avevano fatto breccia nei due giorni precedenti ed ancora una volta riuscirono a penetrarvi . Verso le 19, mentre le prime avanguardie, ben protette dalla loro artiglieria, si spingevano d'un balzo fino a Fornaci di Monastier, altri reparti investirono il fronte a cavallo della strada che da quella località va a Fossalta, con il risultato che il 3° Gruppo d ' Assalto, oltre ad essere minacciato sul fianco, veniva ora ad essere assalito anche cli fro nte. Moro-Lin, dopo aver ordinato a tre dei quattro reparti alle IO li 3" Gruppo d'Assalto poteva contare in quel momento su quauro reparti d'assalto, VIII, X, XXX e XIII, avendo ricevuto in rinforzo il X dal IO Gruppo ed il XIII dal 2° e trasferito il XXII alla riserva divisionale.

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sue dipendenze (VIII, X, XX) di resistere ad oltranza, affidò al XUJ il compito di contrattaccare sul fianco le forze che erano riuscite a penetrare sul lato sinistro dello schieramento e di richiudere ancora una volta la falla. Il reparto, per quanto provato dai combattimenti sostenuti e con numerosi vuoti nei ranghi, si scagliò in avanti con tutti i suoi lanciafiamme in prima linea ed in due ore cli duri scontri a distanza ravvicinata riuscì ad impedire il precipitare della situazione. Lo slancio degli arditi e l'effetto delle lingue di fuoco permisero non solo di rigettare l' avversario, ma anche cli avviare nelle retrovie circa 800 prigionieri insieme con un numero imprecisato di mitragliatrici, e di catturare quattro cannoni eia campagna. L'efficacia dell'azione e la sua perfetta riuscita risaltano nel raffronto con le perdite subite, un solo ardito ucciso e tredici feriti, tra i quali un ufficiale, tutti per schegge di bomba a mano o colpi di armi bianche. Il 21 giugno il XIII Reparto d'Assalto ebbe il cambio da un battaglione della Brigata Firenze e poté essere ritirato sulla destra del Sile. Dopo quattro giorni cli combattimenti quasi continui lamentava 3 morti e 7 feriti tra gli ufficiali e 32 morti e 94 feriti tra la truppa. Il rendimento fornito, sottolineato da un bottino dì oltre 1.500 prigionieri, almeno 32 mitragliatrici e 4 pezzi d' artiglieria, era stato all'altezza dell'attenzione dedicata alla preparazione ciel reparto . Lo stesso 21 giugno il XIII partì in treno dalla stazione dì Lonigo per Sossano, a sud dei Monti Berici, zona designata dì accantonamento ciel 2° Gruppo 11 . Nella nuova sede l'istruzione individuale e le esercitazioni a livello di plotone, di compagnia e cli reparto, necessarie anche per amalgamare i complementi venuti a riempire i vuoti, furono intervallate da esercitazioni a livello dì gruppo, svolte sul terreno di Monte Molinetto secondo il tema tattico della conquista cli un tratto di linea e della sua organizzazione a difesa. La composizione stessa del 2° Gruppo d' Assalto era cambiata, come conseguenza del fatto che i reparti V, XIV e XXX erano stati trasferiti il 24 giugno dalla l • alla 2a Divisione cl' Assalto, in via di formazione, e sostituiti con i battaglioni bersaglieri I, VJJ e IX. Era quindi necessario perfezionare l'intesa tra le diverse componenti del gruppo, nell'ambito ciel quale i bersaglieri del VII Battaglione avrebbero tipicamente dovuto rincalzare e sostenere gli arditi dei due reparti d'assalto rimasti, XII e XJII, incrementandone la forza d'urto nell'attacco e rafforzandone la capacità di difesa. Il 7 agosto, dopo diverse settimane trascorse in addestramento, il 2° Gruppo cl' Assalto al completo venne trasportato in autocarro a Marostica e l'indomani fatto proseguire con lo stesso mezzo per l'Altopiano di Asiago, a disposizione ciel XIII Corpo cl' Armata. Questo movimento, che avveniva contemporaneamente allo spostamento del 1° Gruppo in Val Camonica, si inquadrava in un'iniziativa intesa a sfruttare la particolare situazione determinatasi nel settore della 6a Armata, dove l' 1 Ia Armata austro-ungarica si preparava a ripiegare ai piedi delle alture a nord di Asiago. li movimento, imposto dal fatto che le posizioni occupate erano troppo esposte alla vista ed al tiro, avrebbe dovuto compi.ersi il 10 agosto, e che l'operazione fosse imminente lo indicavano anche i tiri di aggiustamento che cli quando in quando l' artiglieria austro-ungarica già effettuava sulla propria linea avanzata. Il comandante della 6a Armata, tenente generale Luca Montuori, aveva proposto di aggredire l'avversario prima che potesse consolidare la nuova sistemazione difensiva e di cogliere l'occasione per avanzare fino all'allineamento Canove - Monte Rasta - Monte Catz - Monte Longara. In questo modo non solo si sarebbe guadagnato altro terreno sull'altopiano ma soprattutto si sarebbe alimentata nelle truppe dell' 11a Armata la sensazione di ritirarsi non dì propria iniziativa ma perché costrette a farlo. Questa possibilità venne discussa in una riunione presieduta dal Sottocapo di Stato Maggiore del Regio Esercito, Pietro Badoglio, ma finì con l'essere accantonata a causa dei dubbi espressi dal generale francese Jean Cesar Graziani, comandante del XII Corpo d'Armata transalpino, e da Lord Cavan, il generale britannico a capo del XIV Corps, le due grandi unità alleate che con i corpi d'armata italiani XIII e XX formavano la 6a Annata. I due alti ufficiali alleati erano infatti preoccupati che questa avanzata avrebbe finito col porre le loro truppe in una situazione di inferiorità, portandole su posizioni meno favorevoli di quelle al momento occupate, in quanto difficili da rifornire attraverso gli spazi aperti dell' altopiano e quasi ovunque dominate

11 Il 24 giugno il maggiore Moro-Lin riprendeva il comando del reparto lasciando il 3° Gruppo d' Assalto al colonnello Roberto Bertolotti. Il XIII era accantonato nella frazione di Colleredo, con il comando sistemato nell'edificio della scuola.

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dalle alture sulle quali l' 11 a Armata sarebbe anelata ad attestarsi. Per evitare che questo si verificasse l' attacco avrebbe dovuto essere spinto fino Monte Mosciagh e Monte Erio, ciancio così maggiore profondità aI1e nuove posizioni e migliore copertura alle loro vie di accesso, ma la 6" Armata non era pronta ad intraprendere un' operazione tanto impegnativa e fu quindi convenuto di limitarsi ad accentuare la pressione suIJ'avversario con due incursioni su vasta scala, ad opera dei britannici nella notte sul 9 agosto e dei fran cesi in quella successiva. Contemporaneamente, sul fronte ciel XIII Corpo d'Armata, dove il terreno era più difficile e l' avversario sembrava intenzionato a mantenere le sue posizioni, sarebbero stati eseguiti dei colpi cli mano con l'intervento cli reparti d'assalto. Con queste premesse, nelle prime ore deI1'8 agosto il XIII arrivò a Case Fratte, sede del comando della 14a Divisione, dove in serata sarebbe stato raggiunto dai bersaglieri del VII Battaglione, destinati. a rimanere in riserva, ed il XII si raccolse a Rubbio, presso il comando della 2(?. li mattino dopo gli arditi raggiunsero le prime linee, a Col ciel Rosso quelli del XII e sulle pendici di Monte Valbella quelli ciel XIII. L'artiglieria, che già nella giornata dell' 8 aveva battuto trincee e reticolati, senza peraltro ottenere risultati significativi, intensificò la sua azione protraendola per l'intero pomeriggio ma riuscendo soltanto a richiamare l'attenzione dell'avversario. Il tiro di interdizione che ben presto investì i camminamenti dì accesso lasciò chiaramente intendere che l'effetto sorpresa era svanito e quando alle 23 ,25 il XIII Reparto cl' Assalto si lanciò all' attacco anelò ad urtare non soltanto contro fasce dì reticolati ancora in buona parte intatti , ma anche contro una salda difesa sostenuta dal fuoco di sbarramento dell'artiglieria e rafforzata eia un buon numero di mitragliatrici. Lo slancio degli arditi li portò dentro la prima linea avversaria, dove si scontrarono con elementi delle truppe d'assalto austro-ungariche prima di ripiegare con 64 prigionieri ed un bottino di dieci mitragliatrici e due bombarde. Gravi comunque le perdite, con un uffic iale ucciso, il tenente Amato Coletti, e cinque feriti, tra i quali i capitani Giovanni Sparaini e Fernando Mariani, e con 8 caduti ed 88 feriti, dei quali 16 gravi, tra la truppa. Andamento non molto diverso ebbero l'azione di due colonne del 118° Reggimento Fanteria verso Stoccareddo e, nel settore della 26" Divisione, quella ciel XJJ Reparto cl' Assalto. Ovunque il raggiungimento degli obiettivi previsti fu compromesso dall'incompleta apertura dei varchi nei reticolati, dalla mancata sorpresa e dalla scarsa conoscenza del terreno, inconveniente particolarmente grave nel caso di un'azione condotta di notte e contro un avversario saldamente sistemato a difesa. La decisione di far affluire gli arditi sulle posizioni di partenza all' ultimo momento era stata presa per salvaguardare la sorpresa/ma questa era comunque fall ita e di contro le fiamme nere non avevano avuto il tempo di orientarsi a sufficienza sulla situazione. Secondo la prassi dei reparti d ' assalto, sia il XII che il XIII lasciarono immediatamente la prima linea per tornare negli accantonamenti cli Rubbio e Case Fratte, da dove il 12 agosto furono riportati in autocarro alle loro sedi di pianura. Rientrato a Collereclo il reparto prese parte il 21 agosto alla cerimonia di Granze delle Frassinelle, in cui Vittorio Emanuele III consegnò ai reparti d'assalto i gagliardetti cli combattimento, e successivamente alla manovra svolta nei giorni 25 e 26 dalle due divisioni d ' assalto e dalla l3 Divisione di Cavalleria tra Brenta e Bacchiglione. Sul finire di settembre il XIII si spostò a Fossalunga e cli qui a Giavera, nell' ambi~ to cli un avvicinamento al fronte della 1a Divisione d'Assalto che sembrava preludere ad un impiego in linea della grande unità nel settore del Montello. Gli ordini in inerito vennero annullati il giorno 30 ma la divisione rimase a ridosso ciel fronte ciel Piave ed il XIII Reparto cl' Assalto iniziò così il mese cli ollobre negli accantonamenti di Cà Lattes 12 . Il 23 ottobre, insieme a tutta la l" Divisione cl' Assalto, chiamata a costituire l'avanguardia del XXII Corpo cl' Armata, il 2° Gruppo d'Assalto si portò sul Montello e prese posizione in località Busa Castel Sotterra, tra la strada n° 9 e la strada n° 10, cedendo contemporaneamente al 3° due delle tre compagnie ciel XII Reparto cl' Assalto. 11 passaggio del Piave era previsto nella notte del 24 ottobre ma le piogge tor-

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IO ottobre XIII Reparto et' Assalto era a Fossalunga, il VII Battaglione Bersaglieri a Carpeneclo ed il comando di gruppo a Cà Rezzardina. Il 4 ottobre 19 18 il 2° Gruppo d' A.s salto passò agli ordini del colonnello Pietro Anselmi, che prese così il posto ciel colonnello Roberto Raggio, trasferito ad altro incarico il 26 settembre.

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renziali ed il fiume in piena lo fecero rinviare cli due giorni. Alle 21 ciel 26 ottobre il gruppo, rinforzato dalla 1780' Compagnia Mitragliatrici divisionale, eia una mezza compagnia cli legionari cecoslovacchi e da un plotone ciel genio, scese lungo la strada n° 10 fino al punto di passaggio assegnato. La corrente era ancora forte ed il ponte che gli arditi ed i bersaglieri avrebbero dovuto utilizzare fu gettato con guasi due ore di ritardo. Il XIIJ, che costitu.iva l'avanguardia del gruppo, poté guindi attraversare il filone principale della corrente soltanto verso la mezzanotte, per poi superare a guado il braccio secondario che ancora lo divideva dalla sponda nemica. Il fiume rimaneva ostile e le sue acque impetuose trascinarono via quattro arditi prima che gli clementi di punta del reparto riuscissero a mettere piede sulla riva sinistra ed a sorprendere le vedette nemiche aprendo la via al grosso. Ali' 1,30 il passaggio era compiuto ed alle 2,15 il XIII, a cui era stata aggregata la rimanente compagnia ciel XII, iniziò l'avanzata verso il torrente Soligo, su cui, passando a sud di Fonti go, avrebbe dovuto collegarsi alla 2a Divisione cl' Assalto. Alla sua spalle procedeva il VII Battaglione Bersaglieri. Sotto l'infuriare di un violento temporale che rendeva la notte ancora più buia, e su un terreno acquitrinoso, cosparso di boschetti e cespugli , seminato di ostacoli di ogni genere, il reparto deviò però dalla direzione cli marcia prevista e puntò ad est. Dopo poche centinaia cli metri andò ad urtare contro una posizione trincerata che si snodava lungo la "roggia dei mulini" dalla quale fu accolto con il fuoco cli fuc ili mirragliatric.i e bombarde. Ne seguì un duro scontro nel quale, dopo un'iniziale esitazione, gli arditi del maggiore MoroLin, superati i reticolati , penetrarono nella trincea e vi ingaggiarono furiosi combattimenti corpo a corpo che nel giro di un 'ora li portarono ad avere il pieno controllo della posizione. Cessalo il temporale e vicina ormai l'alba, il XIII tornò a spingersi in avanti e sul far ciel giorno si impadronì del quadrivio di Villamatta, un'altra posizione sistemata a difesa e fortemente presidiata, la cui conquista fruttò anche la cattura di circa cinquecento prigionieri, due cannoni ed otto bombarde. Seguirono alcune ore di pausa, sfruttate per riordinare le compagnie, sgombrare i prigionieri ed i feriti e ristabilire il contatto con i bersaglieri del VII. Alle 13 tutto era pronto per riprendere l'avanzata verso Chiesola e Falzè, località che il XIU, sempre in avanguardia, raggiunse un 'ora dopo, cercando di collegarsi sulla sinistra, lungo la strada del cimitero a nord ciel paese, con il l O Gruppo cl ' Assalto. Lo sbalzo successivo avrebbe dovuto portare gli ardi ti sul corso del Soligo ma da quella parte la 2" Divisione d'Assalto non era riuscita a passare il Piave e l'avversario occupava ancora saldamente le alture di S. Anna e cli Collalto dalle quali dominava il terreno dell'avanzata. Le gravi perdite subi te dalle avanguardie sotto il tiro dell'artigl ieria e delle mitragliatrici impedirono ben presto qualunque ulteriore progresso, e con l' infiltrarsi in Falzè di grosse pattuglie nemiche si manifestò anche il pericolo cli un aggiramento del fi anco destro che un contrattacco sferrato alle 15 dal Xlll Reparto d' Assalto non riuscì ad annullare. Falzè rimase nelle mani dell'avversario ed a questa minaccia se ne aggiunse verso le 17 un'altra, 0 con la crescente pressione esercitata sul fianco sinistro, dove rimaneva labile il collegamento con il l Gruppo. La mancanza cli truppe di rincalzo con cui contrastare q uesta manovra ed il contemporaneo esaurirsi delle scorte cli viveri e munizioni, tanto più preoccupante perché i passaggi attraverso il Piave erano ora interrotti e gl i unici rifornimenti arrivavano dall'aviazione, indussero il comando ciel l O Raggruppamento cl' Assalto ad ordinare la ritirata di entrambi i gruppi su una posizione più arretrata intorno all'abitato di Villamatta. Il movimento fu coperto dal Xlll, passato agli ordini ciel capitano Giovanni Host Venturi, fi umano, dopo che il maggiore Moro-Lin era stato ferito eia schegge di bombe a mano alle gambe ed all'addome mentre guidava una delle sue compagnie nel fallito contrattacco su Falzè. Il ripiegamento fu completato senza troppe difficoltà e grazie all' accorciamento del fronte il reparto, come pure il VII Battaglione Bersaglieri, poté essere inviato nella notte in rinforzo alla Brigata Pisa, impegnata a difendere l'abitato di Sernaglia. Schieratosi verso le 23 a sud-est della località, il Xlll, per quanto provato da ventiquattro ore cli combattimenti e quasi privo di munizioni, fu ancora in grado di respingere gli attacchi dell' avversario e di passare a sua volta al contrattacco, catturando un centi naio di prigionieri. Il 28 ottobre il 2° Gruppo rimase a protezione di Sernaglia, per poi raccogliersi in serata sulla linea dei mulin i, dove fu raggiu nto dalle due compagnie del XII Reparto d' Assalto che avevano operato con il 3°. All'alba del 29, sulla base di ordini ricevuti nella notte, il gruppo si diresse nuovamente verso Falzè,

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con il XIII Reparto d'Assalto in testa seguito dal VII Battaglione Bersaglieri e dagli arditi del XII, per il momento a disposizione del comandante del 1° Raggruppamento d'Assalto, brigadiere generale De Gasperi. L'avanzata incontrò scarsa resistenza, al punto che i maggiori ostacoli vennero dall'iniziale sovrapporsi della direttrice di marcia del gruppo con quella della Brigata Porto Maurizio. Sbrogliato l'ingorgo, Falzé fu raggiunto poco dopo le 9 ed un'ora più tardi arditi e bersaglieri passavano a guado il Soligo, occupando le alture oltre il piccolo corso d'acqua. Nel primo pomeriggio nuovi ordini avviarono il 2° Gruppo verso Monte Cucco facendolo poi proseguire per S. Maria di Feletto, dove il diario storico registra l' incontro con i primi abitanti delle terre invase e la loro festosa accoglienza. La notte trascorse con i reparti sistemati a difesa intorno a quella località mentre forti pattuglie venivano spinte in esplorazione lungo la strada da Conegliano a Rua cli Feletto per stabilire il contatto con l ' VIII Corpo cl' Armata. Il mattino seguente il gruppo si rimise in marcia alle 9, con il Xll Reparto d' Assalto a sinistra, diretto su Osteria della Guizza, ed il XIII a destra, diretto su Casa Sette Pini, con in rincalzo il VII Bersaglieri ed il gruppo mitraglieri divisionale. Alle 10,30 l'occupazione cli queste località era cosa fatta e l'avanzata proseguì oltre il Monticano, fino a raggiungere Campo dell'Orto e Cozzuolo, dove i reparti sarebbero rimasti fino alla cessazione delle ostilità. Tra il 27 ed il 30 ottobre il XIII Reparto cl' Assalto aveva avuto 4 morti e 3 feriti tra gli ufficiali, incluso il comandante, e 14 morti e 18 feriti tra la truppa, quasi tutti il primo giorno della battaglia dal momento che nella successiva avanzata non aveva incontrato alcuna seria resistenza. L' 11 novembre il trasferimento nella vicina località cli S. Pietro in Barbozza diede il via ad una serie di brevi spostamenti che il giorno 14 portarono il gruppo ad avere il comando a Palazzo Giustiniani, il Xll Reparto d'Assalto ai casolari cli Ogliano, il XIII nelle adiacenze di Villa clell' Armi ed il VII Battagl ione Bersaglieri a Monticello. Il resto dell'anno sarebbe trascorso senza eventi cli rilievo, con il succedersi dei giorni scandito dal ritmo delle esercitazioni fino al trasferimento nella zona di Mogliano, attuato tra il 2 ed il 3 gennaio 1919 in previsione dell'imbarco della la Divisione d'Assalto per la Libia 13 . li 13 febbraio il reparto fu portato a Venezia, in parte su pontoni del genio lagunari ed in parte in treno, ed imbarcato con il resto del 2° Gruppo cl' Assalto sui piroscafi Sofia e Taonnina, sul quale prese posto anche il comandante della divisione, tenente generale Zoppi. L'indomani furono salpate le ancore ed il 17 il Taormina arrivò Tripoli , precedendo di un giorno il Sofia. Le operazioni cli sbarco si svolsero senza incidenti, nonostante un vento tanto forte eia impedire alle navi cli avvicinarsi alla banchina, ed il 19 febbraio i reparti erano sistemati nella prevista zona cli attendamento, tra l'oasi cli Gargaresch ed il mare, con il XIIl Reparto d'Assalto sul lato orientale seguito nell'ordine dal Xli e dal VII Battaglione Bersaglieri. In Libia gli arditi non ebbero modo cli entrare in azione ed i giorni furo no scanditi dal ritmo delle esercitazion i giornaliere e dall'alternarsi dei battaglioni nel presidio dell'avamposto cli Foncluk el Toghar, senza che si dovessero registrare avvenimenti di rilievo. Dal diario storico ciel 2° Gruppo cl' Assalto risulta soltanto, alla data del 22 marzo, il grave atto di insubordinazione cli un ardito del XIII, responsabile cli aver colpito con una pugnalata un caporalmaggiore dello stesso reparto e per questo condannato a venti anni cli prigione dal tribunale cli guerra. I contatti in corso a livello politico avrebbero ben presto portato ad un accordo con la guerriglia ed in questa situazione non vi era ragione cli protrarre la permanenza della 1a Divisione d'Assalto. Nel mese cli giugno la grande unità venne quindi fatta rimpatriare. Passato nel frattempo agli ordini del capitano Argentino, il XIII lasciò il porto di Tripoli il 26 giugno con il piroscafo Brasile ed arrivò il 30 a Venezia. Dalla città lagunare venne fatto proseguire con il comando di gruppo per Carpi, mentre il XII Reparto cl' Assalto raggiungeva Carreggio ed il VII Battaglione Bersaglieri veniva accantonato a Bagnolo in Piano. La dislocazione della I" Divisione d'Assalto nelle province emiliane rispondeva ad esigenze cli ordine pubblico in un momento storico particolarmente turbolento. Il 17 luglio, pochi giorni dopo il loro arri13 A Mogliano Veneto il XII Reparto d' Assalto venne accantonato a Villa Calligari, il

XIII nel collegio dei Salesiani, il VII Battaglione Bersaglieri a Villa Canderbelli, mentre il comando di gruppo era a Villa Palma. Nel frattempo il maggiore Moro-Lin aveva ripreso il comando del reparto ma i postumi della ferita lo obbligarono a lasciarlo al capitano Silvio Parodi proprio nei giorni in cui si preparava la partenza degli arditi per la "Quarta Sponda".

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vo, gli arditi del XIII, e con loro l'intero 2° Gruppo, furono messi a disposizione dell'autorità dj pubblica sicurezza di Bologna. Il reparto, alloggiato nella caserma Petravellara con una compagnia in una chiesa di via Manzoni, sarebbe rimasto nel capoluogo emiliano, rigorosamente consegnato in caserma e pronto per ogni evenienza, fino al 22 luglio, quando l'allentarsi della tensione non lo riportò alla normali attività. Chiusa questa parentesi, alla fine di luglio un nuovo trasferimento portò la divisione verso il confine orientale, lungo il quale perdurava una situazione cli contrasto latente con il neonato Regno dei Serbi, Croati e Sloveni. Il 2° Gruppo venne ad essere dislocato nella zona di Divaccìa, nella quale rimase dal 31 luglio al 13 agosto, per poi essere trasferito prima a Servola e quindi il giorno 30 a S. Pietro del Carso, rilevando la VII Brigata Bersaglieri lungo la linea dì armistizio. Il XII, il cui comando era stato assunto in quei giorni dal maggiore Fernando Sirigattì, ebbe la responsabilità del settore Javornìk, tra il Monte Javornìk ed il Monte Bìkagora. Il turno di vigilanza, svolto tenendo in prima linea una compagnia d'assalto e la compagnia mitragliatrici, con le altre due compagnie in riserva a Casa Javornik, si concluse il 19 settembre, giorno in cui arditi e bersaglieri del 2° Gruppo vennero trasportati in autocarro in una nuova zona di accantonamento intorno ad Aidussina, dove il XIll venne dislocato a S. Croce. Il 12 settembre alcuni ufficiali ed una dozzina di arditi avevano disertato per seguire D'Annunzio a Fiume e questo trasferimento aveva verosimilmente lo scopo di evitare che il fenomeno, tutt'altro che isolato, assumesse proporzioni troppo vistose. Nel reparto non si verificarono altre diserzioni ma l'avventura fiumana continuava ad attrarre gli arditi ed in ottobre nell'ambito della divisione sì ebbe a registrare l' allontanamento di altri gruppi di ufficiali e soldati. Anche per questo motivo tra il 10 ed il 12 novembre il comando del 2° Gruppo venne spostato a Capriva dove prese stanza anche il VJT Battaglione Bersaglieri, mentre gli arditi venivano accantonati ben più lontano dal confine, a Gemona quelli del XII ed a Moggio Udinese quelli del XIII. Il XIII Reparto cl' Assalto fu sciolto il 10 gennaio 1920, trasferendone ufficiali e gregari al XXII, destinato a rimanere in vita in seno al 1° Gruppo d' Assalto prima ed al Reggimento cl' Assalto poi.

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Schizzo del terreno su cui si svolse l'azione della notte tra il 6 ed il 7 giugno I918, con indicato l'andamento della pri ma Unea nemica, e cartina illustrante i movimenti delle tre colonne d'attacco, la principale formata eia elementi ciel XJU Repa1to d'Assalto, e le due d' appoggio, composte eia elementi della Brigata Lecce (da Notizie Militari n. 4 , 19 I 8)

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Elementi del XIII Reparto d'Assalto con il loro gagliardello nel settore del basso Piave, dove il reparto fu impiegato durante la Battaglia ciel Solstizio, nel giugno 1918

Ufficiali del XTIT Reparto d'Assalto, in una foto databile al periodo dell' immediato dopoguerra. In bella evidenza i particolari del l'uni forme, con le fiamme nere sul bavero rovesciato ed il distintivo con il gladio sul braccio sinistro

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XIV REPARTO D'ASSALTO

I XIV Reparto d'Assalto nacque da uno elci tre "battaglioni cli esplorazione e d'assalto" costituiti il 3 Armata, all'epoca comandata gennaio 1918 a Medesano, in provincia cli Parma, nell 'ambito della dal tenente generale Luigi Capello ed in fase di riordinamento nelle retrovie a sud del Po. Contraddistinto dal numerale romano Xll ed affidato al capitano Pasquale Santoro, il reparto venne creato dal XIV Corpo cl' Armata richiedendo alle sue due divisioni di costituire ciascuna sei plotoni di assalto e tre sezioni pistole-mitragliatrici, così da poter avere tre compagnie cli quattro plotoni, e stabilendo che, per completare l'organico previsto, una divisione provvedesse alla fo rmazione delle tre sezion i mitragliatrici Fiat e l'al tra delle tre sezioni lanciafiamme e della sezione lanciatorpedini 1• Capello si proponeva di completare questo processo entro il 21 gennaio ed in effetti all' inizio del mese di febbraio il Xll Reparto cl' Assalto e le due unità similari, riunite in un raggruppamento agli ordini del maggiore Ettore Guasco, erano già impegnate in un intenso programma d i esercitazioni che curava in modo particolare l'istruzione ginnica e privilegiava l' impiego di mitragliatrici e bombe a mano2 . Il raggruppamento d ipendeva disciplinarmente dal II Corpo d'Armata del tenente generale Albricci, che ne seguiva personalmente la preparazione e dedicava una particolare attenzione al problema della selezione degli uffic iali, dei sottufficiali e dei soldati che chiedevano cli farne parte. Vennero così rispediti rapidamente ai reparti di provenienza i non idonei e quanti erano volontari solo cli nome, provvedendo anche ad allontanare gli elementi più turbolenti, il che valse a ridurre in modo significativo i casi di indisciplina e gli incidenti con la popolazione lamentati nei primi tempi. A seguito della costituzione della 7a Armata avvenuta il 25 febbraio , il XIV Corpo d'Armata, ormai in buone condizioni di efficienza, venne tolto alla 5" e trasferito alla nuova grande unità, con la responsabilità del tratto cli fronte dal Monte Listino al Garda. Il XII Reparto cl' Assalto, che dopo Medesano era stato dislocato a Felegara, allo sbocco in pianura della valle del Taro, e che dal 14 febbraio, in conseguenza del trasferimento della sa Armata a sud del Garda, si trovava a Bussolengo, ad occidente di Verona, lasciò così il raggruppamento per portarsi il 13 marzo a Bagolino, nella Valle del Caffaro, ed il 26 a Cimego, in Val Chiese. Entrambe queste località si trovavano a ridosso del fronte delle Giudicarie, settore in cui, a causa dell'orografia tormentata e della lontananza dalle principali vie di comunicazione, non si erano avuti eventi bellici di rilievo. Non a caso le direttive diramate il 3 marzo 19 18 dal Comando Supremo assegnavano alla 7a Armata un compito eminentemente difensivo, soprattutto nelle Giudicarie, dove doveva essere mantenuto ad ogni costo il possesso della Valle cli Ledro sbarrando nel contempo la valle del Chiese, unica potenziale direttrice d'avanzata. Questa situazione, insieme alla solidità delle opposte organizzazioni difensive, consolidate in oltre d ue anni di stasi operativa, ed alla scarsa conoscenza che i comandi e le truppe avevano dell'ambiente montano in genere e della regione in particolare, spiega la sostanziale inattività del XIV Corpo d'Armata durante buona parte della primavera. Pur nella consapevolezza delle oggettive d ifficoltà esistenti, il comandante del XIV Corpo d 'Armata ribadì peraltro più volte nel corso del mese di marzo l'esigenza di assumere un atteggiamento più aggressivo, se non con l'effettuazione di colpi di mano,

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XIV Corpo d' Armata del tenente generale Pier Luigi Sagramoso inq uadrava le divisioni 21° e 22". Nel corso di queste esercitazioni il reparto, stando alla sintesi storica compilata in data I I luglio 19 18, ebbe nell'arco di ven ti giorni 2 morti ed una novantina di fe ri ti, il che era piullosto insolito anche per i reparti d 'assalto, presso i quali l'addestramento aveva connoLati piuttosto realistici cd era condotto con larghezza di mezzi (XIV Reparto d'Assalto, Sunto del Diario Storico del Reparro, l I luglio 1918, AUSSME, Rep. 8-4, Racc. 3020 bis). 2

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almeno con una più intensa attività di pattuglia che non escludesse qualche incursione nelle posizioni austro- ungariche3: ''Se La presente situazione tattica nelle Giudicarie, in conseguenza della complessa organizzazione difensiva delle due parti, non consente una larga scelta nelle effettuazione di azioni offensive basate sulla sorpresa, e tali da o.ffi-ire un risultato che giustifichi almeno lo sforzo, pur tuttavia lascia completamente aperto il cwnpo all'attività dei piccoli reparti e delle pattuglie nel tendere agguati ai nuclei nemici, nel tentare imboscate, nell 'e.ffettuare ricognizioni ardite, e puntate audaci oltre le linee avversarie". I comandi venivano perciò invitati ad alimentare lo spirito aggressivo dei loro uom ini, accantonando l'idea che fosse impossibile agire e dando invece il massimo impulso a questo tipo di operazioni, così come del resto voleva il Comando Supremo, anche attraverso la concessione di premi in denaro e cli licenze straordinarie a quanti fossero riusciti a catturare prigionieri od a ottenere comunque informazioni utili. Queste esortazioni portarono ad un effettivo incremento dell'attività lungo il fronte tra il Chiese ed il Garda anche se con risultati limitati. Dopo un colpo di mano degli alpin i del battaglione Adamello nella zona ciel Ponale, che nella notte sul I O aprile fruttò la cattura di quattro prigionieri , fu il XII Reparto cl ' Assalto ad organizzare ed a porre in essere un'articolata azione cli pattuglie in Val Chiese, con obiettivo la località cli Castel Romano sul versante sinistro della valle. L' operazione fu eseguila nella notte tra il 7 ed 8 aprile con lo spiegamento sul terreno cli ben cinque pattuglie per un totale cli 100 arditi del la 2• Compagnia, agl i ordini del capitano Luigi Bertolinì, e può essere ricostruita nei minimi dettagli grazie alla relazione inoltrata al comando della 22" Divisione, responsabile cli quel tratto cli fronte, dal comandante del reparto 4 . Uscite dalla linea degli avamposti davanti a Cimego verso le 21, le due pattuglie destinate a tentare il colpo cli mano su Castel Romano, composte ognuna cli venti uomini con una pistola- mitragliatrice ed agli ordini del sottotenente Piero Polenghi e del tenente Ambrogio Greco, sì di ressero la prima verso la ch iesa di San Martino, sul fianco della valle, l'altra verso Cologna, per piombare sull'obiettivo da due lati. Le altre tre pattuglie, pure di venti uomini con una pistola-mitragliatrice, avevano compiti cli copertura. Guidate dal sottotenente Nino Zenari, ciel tenente Francesco Capello e dell'aiutante cli battaglia Mentore Capello, dovevano attestarsi rispettivamente davanti alla ch iesa, cli San Martino, oltre Cologna, in località Madonna Addolorata, e presso il ponte sul Chiese a Prezzo, mantenendo le posizioni fino al termine dell'azione e ad avvenuto ripiegamento delle due pattuglie principali. La direzione dell 'operazione era affidata al capitano Bertolini, che con un piccolo nucleo comando doveva procedere tra le due pattuglie di centro, mentre a disposizione ciel capitano Santoro, per un eventuale intervento a protezione della ritirata, restavano un plotone della 2" Compagnia con la sezione mitragliatrici e la sezione lanciafiamme. Le pattuglie cli copertura non incontrarono ostacoli di sorta nello svolgere il loro compito. La p rima, dopo aver constatato che la chiesa cli San Martino non era presidiata, ne scalò il campanile per issarvi in segno cli sfida una bandiera e si schierò sul costone antistante, dove rimase fino alle 5 ciel mattino, la seconda attraversò Cologna senza trovare traccia cieli ' avversario né incontrare alcun abbozzo cli apprestamento difensivo e sì attestò a Madonna Addolorata, per ripiegare alle 4,30, la terza, ultima a rientrare, attraversò le linee al le 5,30 non avendo nulla da segnalare, dal momento che Prezzo era stato trovato deserto e nessuno si era affacciato dal ponte sul Chiese. Ben più animata la vicenda della pattuglia ciel tenente Polenghi. All ' 1,30 gli ard iti arrivarono senza essere scoperti davanti a Castel Romano, un robusto edificio quadrangolare a due piani cli una quarantina cli metri per lato, sormontato eia spalti merlati ed attrezzato a difesa con una cintura di cavalli cli Frisia. L'ufficiale con una dozzina dei suoi uomini riuscì ad apri rsi un varco nel reticolato ma mentre il piccolo gruppo cercava di portarsi sul retro

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Comando XIV Corpo <l'Armata, Colpi di rnano, n° il 85 del 28 marzo I 918, AUSSME, Rep. E-5, Racc. 92, XIV Corpo d' A1mata, Colpi cli mano. 4 Comando 22° Divisione di Fanteria, Piccola operaz.ione compiuta dal XII Ba11. d 'Assalto, n° lOJ 74 Op. ciel 9 aprile I 9 I 8, AUSSME, Rep. E-5, Racc. 92, XIV Corpo d' Armata, Colpi di mano.

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della costruzione fu scorto da una sentinella. Per quanto questa fosse subito abbattuta con un colpo cli pistola, l'allarme era ormai dato ed in un attimo gli spalti si coronarono cli difensori. Nello stesso instante un razzo bianco richiamò il tiro di sbarramento delle artiglierie del forte di Por, del Dosso dei Morti e del Nozzolo, attirando i fasci cli luce di non meno di sei riflettori subito puntati verso il castello. Gli arditi replicarono al fuoco dei difensori con il lancio cli bombe a mano e con le raffiche della loro pistola-mitragliatrice, e riuscirono anche a sfondare il portone posteriore ed a gettarsi nel vano d'ingresso dove per qualche minuto si batterono a corpo a corpo nell ' oscurità con gli avversari accorsi a sbarrare loro il passo. Era però evidente che la sorpresa era fallita e che, data la superiorità numerica dell'avversario, forte di una sessantina di uomini con sei mitragliatrici, il prolungare il combattimento avrebbe solo fatto aumentare le perdite, anche perché non vi era traccia dell'altra pattuglia d'attacco. Polenghi decise quindi cli sganciars i ed alle 2 , 15 la sua pattuglia era sulla via del ritorno, inseguita dai fasci dei proiettori e sempre sotto il fuoco dell'artiglieria. Ad aiutarne il disimpegno sopraggiunse la pattuglia ciel tenente Greco che, dopo aver attraversato Cologna senza difficoltà, a causa del terreno impervio non aveva potuto completare in tempo utile la manovra di aggiramento dal lato ciel fiume. Gli arditi rientrarono con sei feriti, tre dei quali colpiti gravemente durante il breve scontro nel chiuso del!' androne, e nelle loro file mancavano altri tre uomini dei qual i non si avevano notizie. Per quanto lo scopo cli catturare dei prigionieri non fosse stato raggiunto, e nonostante le perdite subite, i partecipanti alla piccola spedizione avevano dato una prova cli combattiviù cli cui i comandi s uperiori si dichiararono soclclisfatti5 . Il 9 aprile, immediatamente dopo l'operazione di Castello Romano, il reparto venne trasferito a Bandone, presso il Lago cli Idro, dove il 29 aprile si ebbe l' avvicendamento tra il capitano Santoro, che ne aveva tenuto il comando dalla costituzione, ed il maggiore Cesare Ambrogetti. Nel frattempo le operazioni di "piccola guerra" nel settore della Val Giudicarie continuarono ad avere il carattere del pattugliamento della terra cli nessuno, là dove il terreno e l'andamento del fro nte lo consentivano, con occasionali imboscate a drappelli nemici e qualche tentativo cli sorpresa ai danni dei piccoli posti. Si trattava cli un' impostazione che non rispondeva alle aspettative del Comando Supremo che infatti non avrebbe mancato cli far sentire molto presto la sua voce. L'occasione fu data dal fallimento di due azioni effettuate dal reparto nella notte sul 2 maggio, una in Val Daone, con obiettivo ancora Castel Romano, l'altra nel settore Ampola - Ponale, contro la posizione di quota 1750, a nord ciel Mascio. La prima era stata affidata alla 2• Compagnia che, uscendo dalle linee sulla sinistra del Chiese alle 22, 10, aveva distaccato due plotoni ed una sezione mitragliatrici in pos izione di rincalzo, sul costone di San Martino ed avviato un altro plotone lungo la strada per Cologna, con il compito di svolgere un'azione dimostrativa a sud del castello, nei pressi di Madonna Addolorata, mentre il plotone destinato all ' irruzione si portava sul lato nord percorrendo la mulattiera ad est di S. Martino e delle case di Cologna. Tutt i i reparti erano in posizione verso l' una del mattino, ora in cui, con quindici minuti di anticipo, l'artiglieria aprì il fuoco su Castel Romano con un tiro di distruzione che causò qualche danno all ' edificio ma lasciò praticamente intatti i reticolati. li tiro venne allungato all' 1,30, trasformandosi in tiro di interdizione a nord della località per i piccoli calibri ccl in tiro cli disturbo su Por per i medi calibri, e s imultaneamente i due ploto ni di arditi destinati all ' azione dimostrativa ed a quella principale si lanciarono in avanti, l'u no verso Madonna Addolorata , per attirarvi l ' attenzione dell'avversario con il lancio cli bombe a mano, l' altro verso il lato nord ciel castello. Fermato dalla barriera cli filo spinato questo drappello fu scoperto dalle senti nelle e respinto a raffiche di mitragli atrice, né miglior esito ebbe un secondo tentativo effettuato alle 2,45, contando sul fatto che la vigilanza si fosse allentata. Tre arditi strisciarono sotto i reticolati e si avvicinarono alla porta per farla saltare, senza tuttavia riuscirvi per l'immediata reazione ciel presidio. A questo punto l 'azione venne sospesa e l' in tero dispositivo venne ritirato. Il bilancio della tentata incursio ne

5 Due dei tre arditi di spersi si presentarono al le linee italiane al mattino del 9 aprile. Perso il contatto con i loro compagni durante la concitata fase del rientro, avevano trascorso la giornata dell'8 nascosti nella terra di nessuno.

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si riassumeva in tre feriti, uno de.i quali grave, ed in non meno di 1.599 colpi di vario calibro sparati dalle batterie del settore. Nelle stesse ore si era svolta l'azione nella zona di M. Mascio, dove la ia Compagnia aveva fatto uscire tre pattuglie di venti uomini al comando di un ufficiale, seguite da un plotone di protezione. La pattuglia di centro fu scoperta e ricacciata dagli occupanti ciel piccolo posto a colpi di fucile e di bombe a mano e le altre due, che avrebbero dovuto rispettivamente aggirare sulla destra la posizione per attaccarla alle spalle ed occupare sulla sinistra il camminamento che la metteva in collegamento con le posizioni della Grotta Bianca, per tagliare ogni via cli ritirata, vennero fermate dalla neve alta e dal terreno impraticabile. Nessun ferito ma anche nessun prigioniero, questo il risultato dell'azione che, come quella verso Castel Romano, a detta dei comandi avrebbe potuto essere condotta con maggiore ardimento. Questa fu del resto anche l'opinione del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, che dopo aver ricevuto il consueto rapporto settimanale sulle "piccole operazioni" rispose al comandante della 7a Armata, tenente generale Tassoni, in termini che non davano adito a replica:

R. ESERCITO ITALIANO Comando Supremo Ufficio Operazioni

N. l 0406 di prot. G.M. Risposta a/foglio 2238 del 4 con:

8 maggio 1918

OGGETTO: Piccole azioni offensive. A S.E. il Comandante dell'Armata

Le piccole operazioni svolte nella settimana decorsa presso codesta armata, quali risultano dalla relazione sopra citata, non ri.~pondono al concetto di piccole operazioni offensive, di cui alla circolare del Comando Supremo 9465 G.M. del 29 marza e.a.. Non possono di.fatto essere considerate tali le normali ricognizioni di pattuglie né gli agguati tentati nella settimana da reparti del Ili Corpo. D'altro Lato le due piccole azioni svolte nel settore Giudicarie presentano un'incertezza ed una timidezza di sviluppo che rivelano deficienza di quello spirito aggressivo che deve informare ed animare queste piccole operazioni. L 'E. V vorrà pertanto richiamare i comandi dipendenti perché gli scopi prefissi con la circolare ricordata siano effettivamente raggiunti, con i metodi da questo comando indicati. IL CAPO DI S.M. DELL'ESERCITO A. Diaz

II richiamo di Diaz fu immediatamente rilanciato da Tassoni ai due corpi d'armata dipendenti, III e XIV, ribadendo l'idea da lui già espressa che alle pur non trascurabili difficoltà frapposte dal terreno non si sopperiva nella misura auspicata con l'ardimento e con la preparazione. La seconda era addirittura più importante ciel primo, in quanto fiducia ed ardire potevano essere alimentati soltanto dalla sicurezza che nulla fosse stato trascurato per assicurare la riuscita cli un'operazione. Troppo spesso invece così non era, per cui le incertezze riscontrate nell'esecuzione erano da attribuirsi al convincimento che questo tipo di azioni, per le loro dimensioni, non richiedessero cure particolari. Nello stigmatizzare questo disinteresse

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dei comandi, il comandante della 7" Armata ne ribadiva invece l'importanza, anche ai fini della formazione sul campo degli ufficiali6 : "Ci si convinca che in fatto di preparazione non vi sono operazioni "grandi" o "piccole" ma tutte sono da considerarsi ugualmente importanti e tali da richiedere l'attenzione e la cura dei comandanti anche di grado elevato. È ora più che mai necessario l'addestramento pratico dei quadri: nessuna occasione più propizia di questa, anche per rettificare gli errori e colmare le inevitabili manchevolezze che si rivelassero." Evidentemente non troppo persuaso che il messaggio fosse stato compreso, T~tssoni tornò pochi giorni dopo sull'argomento per chiarire che le piccole operazioni richieste non dovevano essere confuse con le azioni di pattuglia abitualmente svolte su tutto il fronte nel quadro della normale attività di vigilanza per saggiare le intenzion i dell' avversario e garantirsi da possibili sorprese7 . Si trattava invece di azioni che, seppure esegui te con forze limitate, dovevano proporsi uno scopo ben determinato ed essere condotte con la decisione necessaria per conseguirlo, avvalendosi del concorso delle artigl ierie, delle bombarde e di ogni altro mezzo cli offesa a disposizione. Gli errori, soprattutto se causati eia inesperienza, potevano essere scusati, mentre non potevano esserlo l'incertezza e la mancanza di determinazione alla base del fallimento dei tentativi delle ultime settimane. Tra questi vi era anche quello recentissimo effettuato nella notte tra il 9 ed il 10 maggio, ancora contro quota 1750 ciel costone del Mascio, da pattuglie dì arditi reggimentali dei reggimenti 124° e 50° e conclusosi con un nulla cli fatto in quanto gli attaccanti erano stati scoperti e ricacciati mentre si avvicinavano all' obiettivo8 . Nel darne notizia al Comando Supremo il comandante della T' Armata aveva riconosciuto che, nonostante le sue raccomandazion i, le piccole operazioni svolte dal Garda allo Stelvio continuavano ad essere caratterizzate dalle manchevolezze già segnalate ed a fruttare risultati irrisori, aggiungendo cli aver ribadito ai comandi di coq)o d' armata l'esigenza di dare a questa attività un maggiore impulso. Ciò non bastò però ad evitare un nuovo intervento di Diaz, sotto forma di un telegramma dal tono secco e perentorio9: "Scarsi risultati et attuazione piccole operazioni presso cotesta armata dimostrano che esse aut non sono sufficientemente studiate et predisposte oppure non sono condotte con decisione e volontà di riuscire, conseguentemente non si rischiara situazione su cotesta fronte mentre truppe non acquistano sufficiente allenamento... " Dato il tenore del messaggio, fu accolta con evidente sollievo la buona riuscita cli un nuovo tentativo sul costone del Mascio, portato a termine nella notte sul 18 maggio da quello che due giorni più tardi sarebbe diventato il XIV Reparto d'Assalto e che dall' 11 maggio si trovava accampato nella sella tra Monte dei Pini e Monte Giovo, non lontano da Storo, proprio in previsione dì un impiego in quella zona. La scelta cli agire contro un obiettivo già oggetto cli ripetuti attacchi può indubbiamente sorprendere, ma si trattava di una soluzione obbligata, dal momento che sul fronte ciel XIV Corpo d'A rmata la neve ancora alta in Val Caffaro e le impetuose ed inguadabili acque del Chiese in Val Daone restringevano le possibilità di azione alla Val Chiese ed al settore Ampola-Ponale. Sul fondovalle del Chiese

6 Comando 7" Armata, Stato Maggiore, Piccole operazioni ciffensive, n° 2433 Op. del 9 maggio 19 18, AUSSME, Rep. F-2, Racc. 255, 7• Armata, Operazioni offensive e colpi di mano. 7 Comando 7" Armata, Stato Maggiore, Piccole operazioni offensive, n° 2534 Op. ciel 12 maggio I 918, AUSSME, Rep. F2, Racc. 255, 7" Armata, Operazioni offensive e colpi di mano. 8 L'operazione era stata studiata dalla 6" Divisione, all'epoca incaricata della difesa del settore Giudicarie avendo alla destra l'altra divisione del XIV Corpo cl' Armata, la 20", entrata in linea il 20 apri le in Val cli Ledro in sostituzione della 2 1°, passata in riserva. Due pattuglie di arditi del 124° Reggimento Fanteria (B rigata Chieti) risalirono il cost0ne del Mascio per attaccare frontalmente il piccolo posto, dist1irbati nell' avanzata dal fascio di luce di un riflellore che dalle retrostanti posizioni del Nozzolo spazzava con insistenza il terreno. Tre successivi tentativi di irruzione, tra l' 1 e le 3 de l mattino de l IO maggio, furono stroncati con il lancio di bombe a mano ed il fuoco delle arm i individuali finché gli attaccanti non rinunciarono ridiscendendo verso le linee italiane. Il previsto contemporaneo aggiramento sulla destra, dal lato della Va l Croina, ad opera di una pattuglia del 50° Reggimento Fanteria (Brigata Parma, 20" Divisione) rimase appena abbozzato perché i fanti, scoperti a mezza strada, furono respi nti dall'intervento di alcuni Lanciabombe. 9 Comando Supremo, n° I 0631 Op. de l 16 maggio I 918, AUSSME, Rep. F-2, Racc. 255, 7" Armata, Operazioni offensive e

colpi di mano.

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l'avversario era ormai in allarme, e soprattutto aveva rafforzato le difese della rocca di Castel Romano al punto che un a nuova incursione contro quell'obiettivo avrebbe richiesto una preparazione tale eia porla al di fuori cieli ' ambito delle "piccole operazioni". Alla 6a Divisione restava quindi una sola possi bilità, data appunto dal costone del Mascio con la piccola guardia di quota 1750, mentre nel settore Ampola-Ponale, su i monti ad ovest ciel Garda, la 20' Divisione aveva allo studio un 'azione contro le posizioni di Costa di Salò. L'operazione ciel i\1ascio venne studiata dal comando della Brigata Chieti in combinazione con un simultaneo colpo di mano contro l'altra posizione avanzata austro-ungarica di Grotta Bianca, situata più ad occidente ed alla medesima quota altimetrica. Avvolto eia una debole cintura cli reticolati, il cocuzzolo roccioso cli quota 1750 ciel Mascio derivava la sua forza dalla posizione dominante e dalla distanza che gli eventuali assalitori avrebbero dovuto percorrere, nonché dalla protezione assicurata dalle posizioni retrostanti, distribuite a semicerchio lungo una corona di cime. Una corta trincea ne difendeva il fianco sinistro, coprendo le provenienze dalla Val Croina, ed un camminamento trasversale lo metteva in collegamento con la quota 1750 di Grotta Bianca, tenuta da una ventina di uomini con una mitragliatrice. Da questa si sviluppava verso est la catena di posizioni che, passando per le quote 1800, 1930 e 2034, incombeva dall'alto sul cocuzzolo facendone un obiettivo difficile da raggiungere ed impossibile da tenere anche qualora ne fosse stato scacciato il presidio. Il terreno però non giocava soltanto a favore dei difensori e proprio perché scosceso ed accidentato offriva la possibilità cli portarsi in angolo morto fino a distanza d' assalto. Per sfruttare questa opportunità ai firii della sorpresa, l'ordine cli operazioni diramato il 16 maggio dal Comando Zona Val Chiese stabiliva di rinunciare alla preparazione d'artiglieria e prescriveva alle batterie divisionali e di corpo d'armata di aprire il fuoco solo al momento culminante dell 'azione, per impedire che dalle altre posizioni si intervenisse in soccorso dei difensori dei due avamposti. All'atto ciel ripiegamento degli attaccanti il tiro avrebbe dovuto invece essere concentrato sulle stesse posizioni cli Grotta Bianca e del ]\fascio, per completarne la distruzione ed evitare che l' avversario le rioccupasse immediatamente e fosse così in grado cli interferire con questa delicata fase dell'operazione. Disposizioni precise fissavano anche i compiti delle mitragliatrici appostate in prima linea, alle quali era richiesto di concentrare il fuoco sugli appostamenti cle.Ue arnii automatiche contrapposte, sulla base di dati cli puntamento ed alzo accuratamente controllati durante il giorno, individuavano la struttura dei collegamenti, fondata sull'uso di razzi eia segnalazione per regolare l' azione del) ' artiglieria ma anche sull ' impiego del telefono, esteso a mezzo di collegamenti volanti fino alle posizioni di attesa, oltre le prime linee, dei reparti d' attacco, defin ivano l'organizzazione ciel servizio cli sanità, con portaferiti al seguito di tutti i plotoni per evitare nel modo più assoluto che qualcuno potesse essere lasciato indietro. L'azione contro il presidio cli quota 1750 cli Grotta Bianca era affidata ad un plotone arditi ciel 124° Reggimento Fanteria rinforzato eia un ufficiale e dieci uomini della 245a Batteria Bombarde, da ottanta volontari ciel JT/124° e eia tre plotoni del reparto d'assalto, nwi agl i ordini ciel capitano Zambianchi, comandante della 63 Compagnia ciel 124°. L'atto risolutivo era affidato agli arditi reggimentali ciel 124°, che avrebbero aggirato la posizione risalendo un canalone sul suo fianco occidentale, e ad una metà dei volontari ciel IJ/124°, che l'avrebbero assalita fro ntalmente, uscendo dal cosiddetto "bosco nero", mentre il resto delle truppe a disposizione avrebbe atteso alla base del canalone, pronto ad intervenire a rincalzo degli uni o clegl i altri nel caso che, fallita la sorpresa, fosse stato necessario agire di forza. La cattura del presidio cli quota 1750 ciel Mascio era invece il compito assegnato ad altri tre plotoni del reparto d'assalto, due dei quali destinati a svolgere compiti di rincalzo e di protezione; Dal momento che le due azioni avrebbero dovuto essere simultanee, l'ordine d'attacco al plotone chiamato ad irrompere nella posizione sarebbe stato dato telefonicamente dal maggiore Giaccone del 124°, a cui era affidata la direzione di entrambe, nel momento in cui i reparti diretti contro la quota 1750 cli Grotta Bianca avrebbero iniziato l'ultima fase dell'avvicinamento. Il plotone doveva agire diviso in tre squadre. La più forte, fo rmata da venti uomini, avrebbe aggirato il fianco occidentale del costone tenendosi in angolo morto fino a raggiungere il camminamento proveniente da Grotta Bianca per discenderlo ed arrivare alle spalle dei difensori , le altre due, rispettivamente di dodici e cli otto uomini, avrebbero agito la prima sul fianco est, -444-


con l'obiettivo di penetrare nella trincea che si sviluppava da quel lato, la seconda direttamente eia sud, lungo la linea cli massima pendenza. Lo scaglionamento dei tempi di partenza avrebbe dovuto assicurare la simultaneità delle due azioni, e dunque il reciproco sostegno, anche nel caso di un mancato funzionamento dei collegamenti telefonici, tuttavia ì comandanti erano invitati a trovare, caso per caso, la soluzione migliore per portare comunque a termine il loro compito e garantirsi la cattura di prigionieri. Dopo quanto era successo nelle ultime settimane non vi era più spazio per incertezze ed esitazioni ed il comandante della Brigata Chieti, responsabile del settore Val C hiese, colonnello brigadiere De Vecchi, termjnava le sue dettagliate disposizioni con parole che lasciavano chiaramente intendere come un altro fa llimento fosse fuori discussione. Bisognava riuscire, e riuscire ad ogni costo 1°: "La estrema importanza degli scopi eh.e i comandi superiori si prefiggono rende doveroso per i comandanti e per le truppe di riuscire nelle azioni, portandole a termine con pieno successo anche se si dovesse oltrepassare il limite del semplice colpo di mano, anche a costo di perdite, ed impegnando nel ,nodo più completo tutta la forza predisposta per la azione. Perciò ripeto che, pur mancando la sorpresa, le azioni dovranno proseguire fino al raggiungimento degli obbiettivi, ed essenzialmente mirando a trarne prigionieri." La duplice operazione, a vantaggio della quale fu anche simulato un tentativo dì passare il Chiese in Val Daone, si svolse secondo i piani almeno nelle sue fasi iniziali e sul costone del Mascio. I reparti uscirono dalle linee italiane alle 22 del 17 maggio e furono in posizione dopo la mezzanotte nei punti di raccolta previsti. Mentre però gli arditi del Xll riuscirono ad iJTompere di sorpresa a quota 1750 e ad ucciderne o metterne in fuga i difensori per poi ripiegare con tre prigionieri, i plotoni dì fanti e cli arditi diretti verso Grotta Bianca furono scoperti durante l'avvicinamento ed inquadrati dal fascio luminoso dei riflettori appostati sul Nozzolo. Per quanto avessero superato un primo ordine di reticolati e si fossero portati sotto la posizione, si videro costretti alla ritirata dalla reazione dell'avversario, che aveva ormai occupato le trincee, e dall' avvicinarsi dell'alba. Il successo ottenuto sul costone del Nozzolo valse comunque a compensare l'insuccesso cli Grotta Bianca e fu salutato con soddisfazione dagli alti comandi, tanto più che il cocuzzolo di quota 1750 si era dimostrato in precedenza un obiettivo non facile. li tenente generale 1àssoni vi vide un buon inizio ed additò l'azione come un chiaro esempio di ciò che era possibile ottenere a patto cli voler osare. Come in precedenza non erano mancati i rimproveri, così ora non mancarono le ricompense, anche nell'intento di ribadire che le iniziative valide e coraggiose sarebbero state sempre apprezzate, indipendentemente dai loro risultati 11. Meno soddisfatto Tassoni fu dei rapporti che gli arrivarono sull'operato dell'artiglieria, secondo i quali la mancata sorpresa della Grotta Bianca poteva in parte ricondursi al fatto che alcune batterie avevano aperto il fuoco prematuramente. All'intraprendenza ed allo spirito d'iniziativa doveva dunque unirsi una intelligente visione degli scopi eia raggiungere e la capacità cli non lasciarsi trasportare dagli eventi. Un ulteriore passo in avanti nella tecnica del colpo cli mano fu fatto pochi giorni dopo con l'azione di quota 1333 cli Costa di Salò compiuta dalla l" Compagnia dell'ormai XIV Reparto d'Assalto. La compagnia non aveva partecipato alle operazioni della notte sul 18 proprio in previsione cli questa azione che il suo comandante, capitano Vincenzo Ponzi, aveva progettato accuratamente su incarico ciel comandante della 20" Divisione, maggior generale Lorenzo Barco, con una serie di ricognizioni nelle notte precedenti. L'ordine di operazioni diramato il 20 maggio dal comando divisione fissava come obiettivo la cattura del presidio di quota 1333 ma aggiungeva che, qualora questo non fosse stato raggiunto, gli attaccanti avrebbero dovuto spingersi più avanti, per rastrellare il terreno tra la quota e le soprastanti posizioni di

IO Comando Zona Val Chiese, Ordine di operazione per l'auacco della posizione nernica di Grolla Bicmca e di quow 1750 del lv/ascio, 11 ° 216 Riservat.O Personale del 16 maggio I9 I 8, AUSSME, Rep. F-2, Racc. 255, 7• Armata, Operazioni offensive. e colpi di mano. 11 Comando 7" Armata, Piccola operazione nella notte sul 18 con:, 11° 2740 Op. del 18 maggio 1918, AUSSME, Rep. F-2, Racc. 255, 7" Armata, Opera,,ioni offensive e colpi di mano.

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quota 1400 e quota 1337. Oltre alla la Compagnia del XIV, con le sue sezioni mitragliatrici, pistole-mitragliatrici e lanciafiamme, dovevano prendervi parte un drappello cli cinque artiglieri al comando di un aspirante, tutti volontari, ed un plotone di finanzieri tratto dalle compagnie 8° e 911 della Regia Guardia di Finanza. L'appoggio dell'artiglieria si sarebbe dovuto concretizzare nell'apertura dei varchi nei reticolati, nel tiro di accecamento contro le tre quote, nel tiro di interdizione a monte cli queste stesse posizioni, per impedire sia l'arrivo di rinforzi che il ripiegamento dei loro presidi, nel tiro di sba1rnmento a protezione della fase di rientro. Le prime due fasi si sarebbero dovute sviluppare per 30 minuti a partire clall' 1,30, dopo di che le batterie sarebbero passate al tiro di interdizione, continuandolo finché il capitano Ponzi non avesse segnalato con il lancio di razzi il successo dell'operazione e l'inizio del rientro, oppure la necessità cli proseguire oltre quota 1333. Nel primo caso si sarebbe dovuto iniziare il tiro di sbarramento, nel secondo il tiro sarebbe stato invece allungato ulteriormente per assecondare l'avanzata verso le altre due quote. Una parola convenzionale avrebbe dovuto faci litare il riconoscimento durante l'azione ed evitare incidenti cli "fuoco amico" al momento dell'irruzione. A tutti i partecipanti al colpo di mano, e soprattutto agli ufficiali, era raccomandato di non portare al seguito alcun documento, di servizio o personale, e cli fare ogni sforzo per riportare indietro gli eventuali feriti. Sulla base degli ordini ricevuti, il capitano Ponzi, a cui rimase il comando dell'operazione nonostante il maggiore Ambrogetti avesse volu to accompagnarlo 12, divise arditi e guardie di finanze in due distaccamenti, evidentemente per poter sfruttare al meglio la buona conoscenza ciel terreno assicurata alle "Fiamme Gialle" dalla prolungata permanenza su quel fronte. Il primo, comprendente il plotone di finanzieri al comando del tenente Pozzi, una squadra, due pistole-mitragliatrici e mezza sezione lanciafiamme del XIV Reparto cl' Assalto al comando del tenente Blauco, mosse da Molina di Ledro alle 21,30 del 22 maggio e si diresse verso quota 1400, il secondo, con due plotoni della 1• Compagnia del XIV, una squadra di finanzieri, al comando rispettivamente ciel tenente Asso e del sottotenente Brullo, e con la pattuglia cli artiglieri cieli' aspirante Veronesi, due pistole-mitragliatrici e due lanciafiamme, lasciò Mezzolago alla stessa ora e costeggiando il cocuzzolo di Fior della Bolla attraversò la Val di Dromai e si spinse verso quota l.333 , eia dove avrebbe poi dovuto piegare a destra verso quota 1400 per collegarsi con il distaccamento Pozzi. Gli altri due plotoni di arditi con la sezione mitragliatrici si raccolsero agli ordini del capitano Ponzi in un canalone sotto quota 1333, pronti ad intervenire per rilanci:ue 1' azione o proteggere il ripiegamento. L'operazione si svolse esattamente come previsto. La piccola colonna salita eia Molina di Leclro si portò in posizione durante il bombardamento d'artiglieria ed alle 2, dopo aver superato senza ostacoli il limite inferiore delle difese, assalì divisa in tre nuclei la ridotta a quota 1550 sotto Cima d'Oro. li largo uso di bombe a mano e l'impiego dei lanciafiamme permisero di aver rapidamente ragione del presidio ed al termine del breve e cruento scontro arditi. e finanzieri contarono una trentina di nemici uccisi e nove prigionieri. Presa la via del ritorno, si sbarazzarono anche di una pattuglia che aveva tentato di intercettarli, e dopo aver portato così ad undici il numero dei prigionieri ed abbattuto almeno altri due uomin i ridiscesero a Molina. Nel frattempo la colonna di sinistra era penetrata nell'avamposto di quota 1333, dove trovò una lunga galleria rinforzata in cemento, con tutta evidenza occupata fino a pochi minuti prima, ed imboccò quindi il camminamento che metteva in comunicazione la posizione con quella di quota 1400, incurante delle mitragliatrici, delle bombarde e dei piccoli calibri che avevano cominciato a battere la zona. Anche quota 1400 venne trovata deserta, sebbene i cavalli di Frisia malamente disposti a bloccare sia il camminamento che l'entrata delJa caverna ricovero, ed i materiali sparsi disordinatamente tutt' intorno, lasciassero capire come il piccolo posto fosse stato abbandonato da poco. Richiamati dal rumore del combattimento ingaggiato a quota 1550, il tenente Asso ed il sottotenente Brullo si precipitarono da quella parte con i 12

Come di norma, il comandante dei reparti direttameme impegnati aveva la responsabilità della condotta deJJ'azione su.I terreno ma agiva sotto la supervisione di un ufficiale a cui era affidata la direzione complessiva dell ' operazione, in questo caso il colonnello Da Sacco, già comandante del "reggimento misto", formato provv isoriamente nel settore Ampola-Ponale con i quarti battaglioni dei reggimenti 4 1°, 42° e 123°, tre compagnie mitragliatrici e le compagnie s• e 9• della Regia Guardia di Finanza, agl i ordini dei capitani Gaetano Di Prima e Luigi Longo e dislocate a Pian di Puro.

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loro uomini ma riuscirono solo a disperdere nuclei di avversari che intendevano ostacolare il ripiegamento del distaccamento Pozzi. Alle 6 del mattino tutti si ritrovarono a Tiarno, dove un'ora più tardi li incontrò il comandante della 20" Divisione, che aveva seguito l'operazione dall'osservatorio di San Martino. Il maggior generale Barco volle infatti congratularsi immediatamente con i partecipanti all'azione per l'incontestabile successo ottenuto, frutto della meticolosa preparazione dei giorni precedenti, della decisione da tutti dimostrata in fase di esecuzione, della precisione con cui l'artiglieria aveva assicurato il suo appoggio. A fronte degli oltre trenta morti austro-ungarici e degli undici prigionieri, che fruttarono l'inunediata concessione di altrettante licenze premio, sei agli arditi, quattro ai finanzieri ed una agli artiglieri, i rapporti indicavano in lutto una quindicina cli feriti leggeri, solo sette dei quali avevano dovuto essere ricoverati in ospedale. Tutto sembrava aver funzionato a dovere, a cominciare dall' intervento dell'artiglieria che aveva preparato e protetto l'avanzata dei due distaccamenti con un consumo complessivo di non più di un migliaio di colpi , per un quarto di medio calibro e per tre quarti di piccolo calibro. È bensì vero che il comandante del XIV Corpo cl' Armata attribuì proprio all'allarme causato dalla preparazione d'artiglieria l'affrettata evacuazione delle quote 1332 e 1400, dove forse si sarebbero potuti fare altri prigionieri, ma è anche vero che proprio la protezione dell'artiglieria aveva permesso all'altra colonna s.i spingersi senza inconvenienti fino a quota 1550. Non mancavano dunque i motivi di soddisfazione e lo stesso Diaz volle esprimere il suo compiacimento con un telegramma inviato il 25 maggio. La sola nota stonata fu il ritardo con cui il tenente Pozzi segnalò il mancato rientro cli due delle sue guardie di finanza, dopo avere inutilmente cercato di rintracciarle spedendo una pattuglia a ripercorrere il terreno dell'azione. I due uomini erano stati verosimilmente uccisi l'uno nella ridotta conquistata, da una raffica cli mitragliatrice sparata da Cima d'Oro, l' altro pure da raffiche di mitragliatrice ma più in basso, nel corso del ripiegamento. Il bilancio delle perdite dovette così essere aggiornato con l' aggiunta di due dispersi e l'ufficiale ebbe un severo richiamo dal maggior generale Barco, senza ulteriori conseguenze grazie al suo buon comportamento durante il colpo di mano 13 . Con l'azione di Costa di .Salò il XIV Reparto d'Assalto confermò cli essere diventato uno strumento efficace, in grado di colpire con buoni risultati nonostante i problemi posti dal terreno e dalla distanza Lra le linee contrapposte, che imponeva lunghe e pericolose marce di avvicinamento. Tuttavia l'operazione aveva esaurito anche l'elenco degli obiettivi possibili ed in futuro sarebbe stato necessario tornare ad agire nelle stesse zone, con la prospettiva cli trovare difese rafforzate ed una vigilanza più attenta. 11 reparto, che il 25 maggio era rientrato a Bandone, non sarebbe però rimasto a lungo nel settore delle Giudicarie ed i suoi giorni con il XlV Corpo d'Armata erano finiti. L'8 giugno fu infatti trasferito alla 9a Armata e scese in pianura, a S. Maria di Veggiano, nei pressi di Padova, per andare a far parte della divisione d'assalto in via di formazione. Gli arditi del XIV furono inquadrati nel 2° Gruppo d'Assalto del colonnello Roberto Raggio, comprendente anche i reparti XII e Xlll ed a sua volta inquadrato nel 1° Raggruppamento d ' Assalto con altri due gruppi d'assalto di tre reparti ciascuno. La situazione determinatasi sul fronte del Piave, ed in particolare nel settore della 3" Armata, dopo il primo giorno dell'offensiva austro-ungarica, spinse il Comando Supremo a disporre l'immediata entrata in azione della Divisione ''A" con il compito cli contrattaccare le forze austro-ungariche passate sulla riva destra e contenerne, se non eliminarne, la penetrazione. L' ordine di prepararsi al trasferimento arrivo al XIV la sera del 16 giugno e nella notte una colonna cli autocarri portò gli arditi a Roncade, da dove al mattino proseguirono a piedi per Madonna di Vallio. L' attacco era fissato per il pomeriggio ed il 2° Gruppo, destinato inizialmente a rimanere di riserva, fu

13 Il ruolo di primo piano avuto dal contingente della Guardia di Finanza nell' azione della notte sul 23 maggio era stato sottolineato in tutti i rapporti. In paiticolare il capitano Ponzi aveva voluto rimarcare il comportamento del tenente Pozzi e dei suoi uomini avanzando la proposta di sei medaglie d ' argento al valor mi.litare, numero che acquista maggior significato se lo si raffronta con le due medaglie d'argento e le nove cli bronzo proposte dallo stesso ufficiale per gli arditi della sua compagnia (14° Reparto d'Assalto, Rapporto sullo svolgimento de/L'az.ione compiwa nella notte dal 22 al 23 sulle Coste di Salò , n° 60 Op. del 23 maggio 1918, AUSSME, Rep. F-2, Racc. 255, 7° Annata, Operazioni offensive e colpi cli mano).

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chiamato in azione verso le 18, dirigendo il XIV Reparto d'Assalto verso Osteria ed iJ XIII su Fossalta. L'avvicinamento avvenne sotto il tiro dell'artiglieria nemica che causò qualche perdita ed alle 21 il XIV si trovava attestato oltre Pralungo, pronto allo scatto, quando l 'azione fu sospesa. La violenta reazione dell'avversario aveva infatti obbligato la Divisione "A" a schierarsi con fronte ad est, sul fosso Palombo, abbandonando ogni ulteriore tentativo di raggiungere gli obiettivi previsti. In un tale scenario prima le compagnie 2" e 3\ poi anche la 1a, vennero inviate durante la notte a Monastier per rinforzare il XXII Reparto cl' Assalto, in precedenza duramente impegnato a contrastare il tentativo avversario di portarsi in forze oltre il fosso, minacciando in questo modo il fianco sinistro della divisione. A fronte di questa situazione per l'indomani, 18 giugno, fu deciso che la divisione d'assalto rinunciasse ad agire verso sud-est per ristabilire innanzitutto la situazione ad est, con la riconquista del ten-eno tra lo scolo Palombo e l'argine di S. Marco. A questo scopo i suoi reparti di arditi furono organizzati in un dispositivo d'attacco articolato su due colonne, una, sulla destra, diretta verso Fossalta e Capo d ' Argine, l'altra, sulla sinistra, proiettata verso l'ansa di Zenson, individuata come obiettivo di secondo tempo una volta assicurato il possesso della linea del fosso e ripulito il terreno antistante. Il XIV era inserito nella seconda colonna con le compagnie 2" e 3• in prima schiera e la 1• in riserva in località Cappelletta, presso Casa De Mollo. L'attacco fu sferrato alle 16, dopo una breve preparazione d 'artiglieria, ed il fosso Palombo fu raggiunto ed oltrepassato di slancio con la cattura di parecchi prigionieri. La successiva avanzata venne però a scontrarsi con forti contrattacchi avversari e, non adeguatamente sostenuta, si trasformò ben presto in una lotta disperata per mantenere il terreno conquistato. Gli arditi, pur battendosi con tenacia, furono costretti a ripiegare sulla linea di partenza e soltanto in serata riuscirono quanto meno a riportarsi sul fosso Palombo. In questa fase ebbe modo di distinguersi la 1a Compagnia del capitano Vincenzo Ponzi. Chiamata in azione per rastrellare il terreno dietro la testa della colonna, facendo così 35 prigionieri tra i quali 3 ufficiali, la compagnia contribuì poi validamente a respingere il contrattacco austro-ungarico e prese infine parte all'ultimo sbalzo offensivo. Nel corso della notte, frammischiata ad unità di fanteria e di cavalleria, rigettò almeno tre puntate avversarie e spinse a sua volta oltre il fosso delle pattuglie che rientrarono con altri 9 prigionieri. II 19 giugno il XIV rimase attestato lungo il Palombo, con buona parte della divisione, e su quella linea contrastq nel primo pomeriggio un nuovo ritorno in forze dell'avversario, in un susseguirsi di attacchi e contrattac~hi che vide gli arditi fare largo uso cli bombe a mano e pugnali ed il reparto subire gravi perdite, tra le quali lo stesso maggiore Ambrogetti, ferito in combattimento, e perdere quasi tutte le armi automatiche, messe fuori uso o catturate. La conseguenza più grave di questi scontri fu che, anche a causa del ferimento ciel suo comandante, la compagine organica del reparto venne meno. Dopo aver ripiegato combattendo lungo la strada per S. Pietro Novello e Monastier, alcuni uffic iali e gregari si attestarono presso la Cappelletta, mentre altri presero parte all'ultimo contrattacco che, con l ' intervento della cavalleria, permise dì ristabilire la situazione. Nella notte guanto restava ciel XIV si raccolse a Roncade agli ordini del capitano Ponzi per essere ritirato dal fronte con il resto della divisione d ' assalto. In tre giorni di combattimenti aveva avuto 13 ufficiali e 273 uomini di truppa uccisi, feriti o dispersi, ed aveva catturato circa 200 prigionieri con diverse mitragliatrici e parecchio altro materiale 14 . Il 21 giugno il reparto lasciò in treno le retrovie del fronte del Piave per raggiungere Lonigo e di qui Sossano, zona cli accantonamento del 2° Gruppo cl' Assalto, ma con la fine della Battaglia del Solstizio ar14

Il già citalO su nto del di.ario storico del repa rto indica in 4 ufficiali e 50 arditi i caduti accertali alla data cieli' I I luglio. l combattimenti del 19 giugno sul Fosso Palombo avrebbero avuto uno strascico insolito nell'immediato dopoguerra a causa di un'inchiesta disciplinare a carico del capitano Ponzi e di altri ufficiali del reparto, tra i quali si era da tempo diffusa l'abitudine di giocare d' azzardo. Soprattutto nel periodo antecedente all'arrivo del maggiore Ambrogetti il vizio del gioco sarebbe stato tanto radicato da portare alcuni ufficiali, e tra questi proprio il capitano Ponzi, ad accumulare debiti per centinaia se non migliaia di lire. Un alterco avvenuto nel mese di agosw avrebbe attirato l' auenzionc dei superiori su questa situazione, anche per il sospeuo emerso a carico di Ponzi di aver voluto favorire qualcuno dei suoi creditori nelle proposte di ricompense al va lore per alleggerire così il suo debito. I verbali delle deposizioni non permettono di chiari.re la veridicità dell'accusa ma indicano con certezza l'esistenza tra i quadri del reparto di rapporti poco chiari e di co mportamenti non sempre corretti, che contribuiscono a spiegarne il rendimento non sempre soddisfacente (AUSSME, Rep. B-4, Racc. 3020, 2" Divisione cl' Assalto).

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rivà anche un cambio cli dipendenza. Tre giorni più tardi veniva infatti destinato alla costituenda 2" Divisione cl' Assalto e trasferito a Bastia d i Rovolon, a circa 15 chilometri eia Padova. Con il XXV Reparto d'Assalto ed il III Battaglione Bersaglieri in rientro dalla Libia formava il 4° Gruppo d'Assalto agli ordini del tenente colonnello Giorgio Della Chiesa cl ' lsasca. Nelle settimane seguenti il reparto venne riordinato riempiendo i vuoti creatisi nelle sue file con i complementi provenienti dai reparti cli marcia ed il 3 luglio gli fu assegnata una sezione cli cannoncini eia 37 mm proveniente dalla Brigata Tam, in attesa che ne fosse pronta una in via cli formazione 15 . Nell'ambito di questa riorganizzazione il XIV ebbe anche un nuovo comandante, il maggiore Stefano Simone, arrivato il 6 luglio a sostituire il maggiore Ambrogetti. Passato agli ordini del tenente colonnello Enrico Fasulo il 19 luglio, il 4 ° Gruppo effettuò il giorno 28 la prima esercitazione a ranghi completi sul terreno di Monte Altore, alla presenza ciel comandante della 9" Armata, tenente generale Paolo Morrone, e manovre a livello di gruppo, con l'intervento dei due reparti d'assalto e del battaglione bersaglieri, furono eseguite anche il 6 ed il 16 agosto, prima della grande rivista passata dal Vittorio Emanuele III al Corpo d'Armata d' Assalto il 21 agosto, a Granze delle Frassinelle. L' attività acldestrativa dell'estate culminò nella manovra a livello di divisione effettuata tra il 25 ed il 26 agosto in campo aperto, tra il Bacchiglione ed il Brenta, secondo un tema che vedeva la 2• D ivisione cl' Assalto incalzare un avversario in ritirata. La cura posta nel far operare il gruppo come un tutto unico rispondeva non solo all' esigenza di sviluppare l'addestramento ad un livello superiore a quello cli battagl ione ma anche alla necessità cli superare i particolarismi dettati da un malinteso spirito di corpo. A questo riguardo proprio il XIV Reparto d' Assalto aveva visto con riluttanza ridursi l'autonomia cli cui ufficiai i e soldati avevano in precedenza ampiamente goduto ed aveva accolto con evidente malumore il regime più severo imposto dal comando cli divisione. Solo l'opera di persuasione di alcun i ufficiali e lo stretto controllo operato dal comandante d i gruppo avevano evitato che la situazione degenerasse con manifestazioni di aperta insofferenza e permesso di superare una crisi di assestamento acuita dai ripetuti cambi di comando 16 . Verso la metà cli settembre la 2a Divisione d ' Assalto ebbe l'ordine cli trasferirsi nella zona cli Riese, con un movimento eseguito in .tre tappe, nelle notti sul 12, sul 13 e sul 14 settembre per poi salire in linea sul Grappa, nel settore ciel VI Corpo d ' Armata dando il cambio alla 15" Divisione sul tratto di fronte quota 1490 - quota 1503 - M onte Rivon - Monte Coston. Il X IV si mosse il giorno J7 con il resto del 4° Gruppo, lasciando l' accampamento di S . Vito per portarsi a Prati di Borso, e nella notte sul 20 sostituì un battagl ione del 21 ° Reggimento Fanteria (Br.igata Cremona) nel presidio delle trincee d i quota 1490. Il 28 settembre, dopo un periodo di permanenza in trincea sostanzialmente privo di eventi significati vi, in cui gli arditi furo no impegnati nel rafforzamento delle posizioni e nel pattugliamento della terra di nessuno, il XIV ebbe il cambio dal XXX Reparto cl' Assalto (6° Gruppo) e passò i n seconda linea sul rovescio di Monte OrcP. Il periodo di servizio al fronte della divisione si chiuse 1'8 ottobre, con la rest.ituzic.me alla I 5" Divisione della responsabilità del settore. Il XIV era sceso in pianura il giorno prima insieme con il III Battaglione Bersaglieri, per ricongiungersi a S . Vito di R iese con il XXV, reduce eia un riuscito colpo cli mano sul Monte Pertica. S. Vito fu una breve tappa nell' avvicinamento al Piave, dove la 2• Divisione d'Assalto avrebbe dovuto agi re agli ordini clell'VTII Corpo d'Annata nel corso dell'imminente offensiva. Il 13 ottobre il 4° Gruppo al completo si spostò a Vallà e nella notte sul 22 proseguì per S. Rocco, scaglionanclo i suoi reparti a nord-est fl reparto cannoncini aggregato al XIV Gruppo era quello in organico al gruppo d'assa lto. Il cambio tra il repan o temporaneamente sottratto alla Brigata 'ftuv e quello appos itamente costitui to con personale dei reparti d'assalto di marcia avvenne il 3 agosto. 16 La situazione era stata puntualmente segnalata nella relazione qu ind icinale presentata il IO agosto dal capo del centro di visionale di propaganda e vigilanza, capitano dei carabinieri Vincenzo làormina, il quale, ne l passare in rassegna i singoli reparti, aveva rilevato come, in un quadro d' assieme ampiamente soddisfacente, i problemi maggiori dal punto di vista della disc iplina e della preparazione morale ven issero dal XIV Reparto d'Assalto, dove troppi erano riluttanti ad accettare il passaggio alle dipendenze di una grande un ità ed il controllo che ne derivava 17 Ad opera dell 'artiglieria nemica, che aveva più vo lte bombardato trincee e ricoveri, il reparto aveva avuto due morti e cinque feriti il 23 settembre ed un morto e quallro feriti il 25. 15

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della strada per Grisignano. Da qui gli arditi si mossero alle 17 del giorno 24, sotto una fitta pioggia, per attestarsi sulla riva del fiume nei pressi di Nervesa, in attesa di passare sull'altra sponda. Lo stato ciel Piave era però proibitivo ed in serata le truppe vennero rimandate ai loro accampamenti. Con il tempo che rimaneva cattivo e la piena che non accennava a calare, un leggero mlglioramento si ebbe soltanto il 26 ottobre e fu così che alle 18,30 di quel giorno il 4° Gruppo, e con esso il XIV Reparto d'Assalto, tornò ad ammassarsi a Nervesa. La conente era ancora molto forte, il che rese ben presto vano il lavoro dei pontieri, e quando l'artiglieria ausu·o-ungarica aprì. H fuoco l'operazione venne nuovamente sospesa. Per superare il Piave la 2a Divisione d'Assalto dovette attendere la notte sul 29, quando venne avviata in autocarro verso Ponte della Priula dove attraversò il fiume su un ponte cli barche reso transitabile in sicurezza dalla rapida avanzata delle truppe italiane e britanniche portatesi sull'altra sponda più a vaHe. Il 4° Gruppo fu l'ultimo dei tre gruppi d'assalto della divisione ad effettuare il passaggio e ne seguì l'avanzata prima verso le alture di Susegana e quindi verso la linea Casa Belvedere - Monte Cucco, obiettivi raggiunti entro mezzogiorno senza incontrare una seria resistenza. Nelle prime ore ciel 30 ottobre arditi e bersaglieri del 4° Gruppo arrivarono a S. Pietro di Feletto eia cui proseguirono al mattino per Monte Fiai e nel pomeriggio per Serravalle. Con il grosso della 2" Divisione d'Assalto raccolto tra Vittorio e Senavalle, il 4° Gruppo si trasferì l'indomani a S.Anclrea. li 2 novembre la divisione riprese l'avanzata attestandosi in serata tra Ischer e Cadola, con il 4° Gruppo a Lastreghe ed il 6° a Cugnan, per sorpassare al mattino dopo la 483 Divisione a Ponte nelle Alpi e continuare l'inseguimento. Nel quadro cli queste operazioni, il 4 novembre il XIV marciò su Pieve cli Cadore inserito in una colonna che comprendeva i gruppi d'assalto 4° e 5° ed i gruppi d'artiglieria da montagna XII e XXIV, con in avanguardia il III Bersaglieri Ciclisti e la 15" Squadriglia Autoblinclomitragliatrici. Dopo aver incontrato ancora una qualche resistenza a Perarolo, l'avanzata proseguì senza ostacoli ed alJe 15 le prime pattuglie entravano Calalzo. Con la fine delle ostilità, la divisione venne radunata nella zona compresa tra S. Giacomo cli Veglia, Vittorio e Seravalle, ad eccezione del 4° Gruppo d ' Assalto e del 24° Gruppo da Montagna che, agli ordini del colonnello Fasulo, vennero inviati a Padola, in Val Comelico, e di qui, attraverso il Passo di Monte Croce di Comelico e Sesto, a Sillian, per prevenire una ipotetica iniziativa germanica in quella direzione e proteggere lµ linea ferrov iaria della Val Pusteria da atti di vandalismo e cli sabotaggio ad opera delle truppe in ritirata o di elementi locali, cercando al tempo stesso cli garantire un ordinato deflusso dei resti dell'esercito austriaco. Partita alle 11 del 6 novembre da Calalzo, la colonna anivò a Sillian due giorni più tardi, rimanendovi fino al 14, quando , dopo l'allontanamento degli ultimi reparti austriaci , passò le consegne al 15° Gruppo Alpini per ricongiungersi il 19 novembre al resto della divisione. Accantonato in un primo tempo a Sarmede, ad oriente di Vittorio Veneto, tra il 16 ed il 20 gennaio 1919 il XIV si spostò con la 2a Divisione cl' Assalto nella zona di Pordenone, venendo dislocato a Valvasone, non lontano dal Tagliamento e dai ponti della Delizia, insieme al XXV Reparto d'Assalto. Il 25 febbraio, con lo sciogl imento della divisione, passò a disposizione dell'XI Corpo cl' Armata e fu a sua volta sciolto entro la fine del mese. Dopo il maggiore Ambrogetti si erano succeduti al comando del reparto il capitano Ponzi, quale comandante interinale fino al 6 luglio, il maggiore Stefano Simone fino al 31 luglio, il capitano Camillo Coppini fino al settembre 1918 e per ultimo il maggiore Vito Mannaccio.

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Le due azioni contemporanee cli Castel Romano e di q. l 750 di M . Mascio effettuate da altrettante compagnie ciel XII, poi XIV, Reparto cl' Assalto nella notte sul 2 maggio 1918 (AUSSME, Rep. F-2, Racc. 255, 7~ Armata. Piccole operazioni offensive e colpi di mano)

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XVI REPARTO D'ASSALTO

ei primi giorni di marzo del 1918 il XVI Corpo cl' Armata, operante in Albania agli ordini del tenente generale Ferrero, cbjese l'autorizzazione a costituire un reparto d'assalto della forza inizialmente di una compagnia. li 18 marzo il Comando Supremo rispose in termini positivi, attribuendo al reparto il numero distintivo XXV ed assegnandogli come centro cli mobi litazione il deposito del 15° Reggimento Fanteria a Caserta. Avviata subito e con buoni risultati la ricerca di volontari, il successivo 9 aprile il comando del XVI Corpo d'Armata diramava le disposizioni di dettaglio 1. L'organico del reparto doveva essere quello fissato dalle circolari per le unità d'assalto a livello di compagnia, con una sezione mitragliatrici, due sezioni pistole-mitragl iatrici, una sezione lanciabombe, da formare a Valona, ed una sezione lanciafiamme, fornita dal deposito della specialità di Montecchio Emilia. Dall'Italia dovevano ,mivare anche quegli oggetti cli vestiario, come i maglioni e le gi ubbe eia ciclista, non disponibili nei magazzini in Albania, od almeno non disponibili in quantità sufficienti. li comando del reparto era affidato al capitano Giovanni Amighini, proveniente dal Battaglione Complementare della Brigata Savona, il quale doveva provvedere ad individuare i piì:t idonei tra i nove subalterni volontari, e procedere ad una analoga scrematura tra la truppa. Posto alle dipendenze della 38a Divisione per tutto ciò che atteneva alla disciplina ed all'istruzione, il XXV avrebbe dovuto essere da questa alloggiato in una località possibilmente non colpita dalla malaria e nei pressi di un comando cli reggimento che potesse tenerlo costantemente sotto controllo. Se la prima delle due rich ieste era molto difficile da soddisfare in un territorio come quello delle regioni costiere deU' Albania, dove la malaria era all'epoca il nemico forse più pericoloso, la secondarifletteva l'attenzione con cui Ferrero seguiva la nascita ciel reparto, in merito al cui imp.iego si riservava ogni decisione e dal quale molto si attendeva. La 38a Divisione era perciò invitata a verificare innanzitutto l'effettiva idoneità degli uomini che ne riempivano i ranghi, con particolare attenzione per il comandante e per gli ufficiali, ed a defi nire quanto prima un programma d'istruzione. Questo avrebbe dqvuto essere impostato con un carattere essenzialmente pratico, attrezzando opportunamente un poligono nei pressi degli alloggiamenti, senza però trascurare la preparazione morale, e soprattutto avrebbe dovuto essere completato entro iJ 20 maggio. Per facilitare il raggiungimento di questo obiettivo tutte le licenze furono per il momento sospese. L'incarico di sovrintendere all'addestramento del XXV venne affidato al comandante ciel 15° Reggimento Fanteria (Brigata Savona), i cui primi rapporti dovettero essere poco incoraggianti se già alla metà di aprile si rese necessario avviare al reparto altri ufficiali subalterni per sostituire quelli giudicati inadatti per attitudine e capacità2 . Anche in merito al comandante furono sollevati dei dubbi, senza però arrivare a proporne la sostituzione, mentre, per quanto riguardava la truppa, a fine mese ne venivano messe in rilievo sia le migliorate condizioni fisiche e morali, sia la mancanza di un' adeguata preparazione al combattimento. Gli effetti della permanenza in Albania, dove gl i eserciti si fro nteggiavano a distanza e poche erano le occasioni di scontro, come pure l'insufficiente addestramento cli base comune ad una larga parte del Regio Esercito, risaltavano evidenti nel momento in cui si doveva dar vita ad un'unità d'assalto. Allo stesso modo le particolari modalità d' im11iego degli arditi mettevano in luce l'impreparazione di molti ufficiali. a guidare i loro uomini in uno scenario diverso da quello imposto dalla guerra di trincea. Il condurre

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XV I Corpo cl' Armala, Cosiiruzione del 25° Reparto d'Assallo, 11° 32427 RR ciel 9 aprile 1918, AUSSME, Rep. B- 1 Racc. I 17D 20g, Diario Storico XVI Corpo d' Armata, Allegali. 2 Comando 15'' Reggimento Fanteria, 25° Reparto di assalto , n° 429 Riservalo del 28 aprile 1918, AUSSME, Rep. B-4, Racc. 3034, 38" Divisione. 1 Comando

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piccoli reparti in azioni nelle q uali era determinante l'iniziativa insieme con la capacità cli leggere il terreno ed adattarsi alle situazioni per sfruttare ogni più piccola opportunità andava oltre il livello di preparazione della maggior parte dei subalterni . In queste condizioni vi era da dubitare seriamente della possibilità di rispettare il limite temporale fissato dal corpo cl' armata, ma l' ottimismo non doveva mancare e, forse sostenuto eia progressi più rapidi del previsto, portò Ferrero a rich iedere in data 6 maggio il permesso cli portare il reparto a livello di battaglione. La trasformazione non avrebbe avuto bisogno che di un min.imo contributo della madrepatria, precisazione quanto mai importante data la perdurante riluttanza dei vertici ciel Regio Esercito a sottrarre risorse al fronte principale. Tutto ciò che veniva richiesto dall'Italia era infatti l'invio di due ufficiali medici, di due sezioni lanciafiamme complete, nonché dei materiali e dei quadrupedi necessari per due sezioni mitragliatrici. Ottenuta due giorni dopo una risposta positiva, sia pure accompagnata dall'invito a costituire le sezioni mitragliatrici attingendo alle scorte disponibili in Albania, il I Omaggio il XVI Corpo d'Armata si rivolgeva ai comandi dipendenti per sollecitare la ricerca di altri volontari3. Data l'urgenza cli formare le altre due compagnie, tutte le domande di trasferimento presentate da fanti, bersaglieri, guard.ie di finanza, cavalieri dei reparti montati od appiedati, avrebbero dovuto comunque essere inoltrate, anche quando non accompagnate eia pareri unanimemente favorevo li. Ferrero si augurava che queste fossero numerose, sottolineando che il loro numero sarebbe stato un buon indice dello spirito dei reparti, una frase che non lasciava dubbi in merito a ciò che i comandanti avrebbero dovuto fare, ed estendeva la ricerca ai reparti di fanteria della milizia territoriale, nel chiaro intendimento di sfruttare ogni possibile risorsa, fissando nel contempo come termine ultimo la fi ne del mese. Prima che queste disposizioni potessero tradursi in fatti concreti, il XXV ebbe il battesimo ciel fuoco nel quadro cli un'offensiva organizzata nella regione del fiume Osum cli comune accordo con l'Armata Francese d 'Oriente, schierata più all'interno verso Coritza. Scopo del l'operazione era guadagnare teneno verso nord, fino ai monti clell'Ostrovitza, per dare continuità al fronte tenuto dalle forze dell'Intesa tra i monti cieli' Albania ed appoggiarlo saldamente da una parte, verso il mare, alla catena della Malakastra, dall ' altra al lago cli Ocrida. Le linee contrapposte correvano ad una certa distanza le une dalle altre ed erano identificat~ più da una successione di avamposti, spesso presidiati da bande irregolari reclutate sul posto, che da sistemazioni trincerate quali quelle esistenti sul fronte italiano o su quello francese. Soltanto sul basso e med io corso della Voiussa e lungo il perimetro ciel campo trincerato di Valona era stato realizzato un sistema continuo cli fortificazioni campali, ma anche in questo settore le forze avversarie si fronteggiavano eia lontano. S ull 'Osum le truppe regolari austro-ungariche, valutate in un paio cli battaglioni sostenuti da altrettante batterie cli piccolo cal ibro, presidiavano una linea cli resistenza individuata dai vjl)aggi distribuiti in successione lungo la clispluviale tra questa valle ed il parallelo vallone di Cerevocla. Davanti a questa linea erano schierati un migliaio di irregolari albanesi , distribuiti in distaccamenti di forza variabile tra i cinquanta ed i cento uomini sistemati negli abitati a fondo valle, ed altre bande comprendenti circa cinquecento uomini prolungavano lo schieramento verso l'interno, fronteggiando nella zona del Che Iisoni i primi reparti francesi. Data la natura del terreno e l'organizzazione delle forze contrapposte, il XVI Corpo d'Armata aveva affidato al colonnello brigadiere Trebolcli il compito cli ricacciare l'avversario oltre il vallone cli Cerevoda, e d i prendere contatto sulla destra con le unità alleate, avendo ai suoi ordini un gruppo tattico articolato su due colonne principali ed un distaccamento con una larga presenza cl i unità albanesi. L' azione doveva essere condotta privilegiando la ricerca della sorpresa e la rapidità cli esecuzione, senza troppo preoccuparsi cli mantenere durante l'avanzata il collegamento tra l'una e l'altra componente del dispositivo, nella convinzione che questo avrebbe potuto essere più facilmente assicurato una volta raggiunto il ciglio tattico della clispluviale che costituiva l' obiettivo finale. 3 Comando XVI Corpo d'Annata, telegramma n° 34444 ciel 10 maggio 19 18, AUSSME, Rep. B- 1 Racc. 117D 20g, Diario Storico XVI Corpo d ' !\nnata, Allegati.

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Secondo le disposizioni impartite eia Trebolcli l' 11 maggio 4 , il XXV Reparto cl' Assalto, ora agli ordini ciel tenente colonnello Amedeo Bracciafen-i ma costituito sempre eia una sola compagnia, era inserito nella colonna centrale, guidata ciel tenente colonnello Giuseppe Ponte e comprendente anche la 1• Legione Milizie Albanesi, meno il 6° Vessillo, il LIV Gruppo eia Montagna, meno la 122a Batteria, e le bande del sottogruppo Quagliarella. Dopo aver superato l'Osum al ponte di Lapani con le bande in avanguardia, la colonna doveva avviare la 1" Coorte Milizie Albanesi verso Coprecica e Ghercova, e di qui verso Ciafa, Borova, Podhum e Birsaca, occupando il crinale e cercando il contatto con il distaccamento operante sulla destra, ed inviare il XXV a stabilire oltre Ciafa il collegamento con la colonna cli sinistra. Delle forze restanti, il LIV Gruppo da Montagna doveva appoggiare l'avanzata e concorrere al rafforzamento delle posizioni conquistate, mentre la 2a Coorte, con due dei suoi tre vessilli, era destinata inizialmente a rimanere in riserva nella valle clell' Ambul. Quanto alle altre colonne, sulla sin istra il maggiore Tavoni, con il Battaglione Complementare della Brigata Tanaro e le bande del sottogruppo Babbi, aveva il compito di passare il fiume al ponte cli Sciarocla per attestarsi quindi tra Cerevoda e Bolen, prendendo contatto sul fianco desU'o con il XXV, sulla desU'a il distaccamento ciel capitano Sclaverano, dopo aver raggiunto Grabocica eia Caltani con le bande del sottogruppo Dattoli e dal ponte di Radovicica con quelle ciel sottogruppo Vacchina, avrebbe proseguito lungo la direttrice Staravecica - Birsaca per coprire il fianco della colonna di centro e stabilire il collegamento con i francesi. Per facilitare la rapidità dei movimenti le truppe dovevano avere un equipaggiamento leggero, comprendente però l'intera dotazione di cartucce, integrata da quattro bombe a mano per i militari qualificati come lanciatori , due razioni cli viveri di riserva, il pacchetto da medicazione e l'attrezzo leggero per i lavori campali. Una volta raggiunte le posizioni indicate, i singoli comandanti avrebbero distribuito le loro fo rze in modo da occupare i punti più vantaggiosi per la difesa e garantito la sicurezza della linea con l'impiego delle bande schierate in modo da costituire uno schermo cli protezione. L'offensiva ebbe inizio alle 6,30 del 15 maggio, con concentramenti cli fuoco eseguiti a scopo diversivo dall'artiglieria italiana sulle posizioni austro-ungariche lungo la Voiussa, suscitando la vivace reazione cli alcune batterie da 105, diretta soprattutto contro gli abitati di Novoselo, Bisciani e Trevlazeri, e con puntate offensive che lasciarono nelle mani degli attaccanti qualche irregolare albanese. Nel frattempo le colonne d'attacco si avvicinavano in silenzio e protette dall'oscurità ai loro obiettivi, secondo un concetto d'azione che faceva totale affidamento sul fattore sorpresa, al punto da escludere qualunque preparazione d'artiglieria. Superato così l'Osum, i reparti italiani e le bande albanesi inserite nel loro d.ispositivo ebbero rapidamente la meglio sui primi centri di resistenza incontrati ed affrontarono la salita delle alture a nord del fiume per affacciarsi al vallone di Cerevoda ed assicurarsi il controllo della linea di cresta. Ormai prossimi agli obiettivi assegnati, gli attaccanti si scontrarono però con reparti regolari austro-ungarici, accorsi a dar man forte agli elementi albanesi ai quali era affidata la sicurezza della linea. T ripetuti contrattaccati diretti soprattutto contro il fianco sinistro, obbligarono la colonna Tavoni a retrocedere verso il ponte di Sciarova, di cui riuscì a fatica a mantenere il possesso, e costrinsero ad indietreggiare anche la colonna Ponte, i cui reparti si aggrapparono alle alture di Coprecica. Il calare dell'oscurità interruppe i combattimenti e d.iede modo al gruppo tattico Trebolcli di riorganizzarsi e predisporsi a riprendere l'iniziativa. Il primo a rimettersi in movimento fu il distaccamento di destra. TI gruppo bande Sclaverano, che nel tardo pomeriggio era stato costretto a ripiegare sulla sinistra clell'Osum, ripassò il fiume prima ancora dell'alba e marciò su Ponarit per collegarsi in quella località alle truppe francesi. Al centro la colonna Ponte, pur contrastata con accanimento dall'avversario, e nonostante il terreno difficile, riuscì nel pomeriggio a riprendere Coprecica, mentre la colonna di sin istra, più duramente provata, rimase per il momento al di qua ciel fiume, limitandosi a controllare il ponte di Sciarova ed il guado vicino. Così rilanciata, l'operazione proseguì nella giornata ciel 17 secondo il medesimo copione. Con il Battaglione Complementare della Brigata Tanaro sempre fermo sulla sinistra dell' Osum, la colon4 Comand o Gruppo Tattico Ersek Liaskoviki, Ordine d'Opcra,.ione n° I, Atracco ed occupazione della linea Cerevoda Borova - alture ad est della strada Podhum - Birsaca, 11 maggio 19 I 8, AUSSME, Rep. B-1 Racc. 117D 20g, Diario Storico XVI Corpo ù' Armata, Allegati.

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na centrale ricacciò le forze austro-ungariche da Ghercova e nel primo pomeriggio raggiunse Podhum con il 3° Vessillo Milizie Albanesi, avanzando con il 2° su Borova e con il XXV Reparto cl' Assalto, affiancato dal l O Vessillo, su Ciafa. Alle spalle cli queste unità la 2" Coorte aveva sua volta un vessillo in marcia verso Ciafa, un altro in riserva a Ghercova ed il terzo a protezione delle batter.ie da montagna. A Coprecica, per coprire la via dei rifornimenti, era stata fatta intanto affluire la 157" Batteria da Montagna, tenuta inizialmente in riserva, insieme con una compagnia del XVIII Battaglione della Guardia di Finanza. Un'altra compagnia ed una sezione mitragliatrici dello stesso battaglione erano state invece inviate a presidiare il costone di Visoscica per proteggere il fianco sinistro della colonna di centro ed agevolare l' avanzata che la colonna cli sinistra avrebbe dovuto iniziare l'indomani mattina verso Cerevocla e Bolen. La crisi era ormai alle spalle e nella giornata del 18 maggio tutti gli obiettivi previsti vennero raggiunti. Con i reparti attestati lungo una linea da Cervoda a Bacica, in saldo collegamento con gli alleati francesi, era il momento dei bilanci. L'operazione dell'Ostrovitza si era conclusa con un chiaro successo malgrado le difficoltà create dalla presenza di forze regolari avversarie più consistenti ed agguerrite del previsto. Nel complesso tutte le unità nazionali ed albanesi avevano fornito un rendimento più che accettabile, riuscendo a superare non solo l'ostacolo dell'avversario ma anche quello ciel te1Teno. Relativamente gravi le perdite, che ammontavano a 264 uomini fuori combattimento, 63 albanesi e 20 I italiani, tra i qual i 46 caduti accertati e 56 dispersi. A soffrire di più erano stati i fanti della Taro, il XXV, che pure si era costantemente trovato nel vivo dell 'azione, era stato meno provato non solo perché ì contrattacchi sul suo fro nte erano stati meno violenti che non nel settore cli sinistra, ma anche perché, verosimilmente, i suoi uomini avevano un'esperienza che mancava al Battaglione Complementare ed il loro addestramento al combattimento, per quanto incompleto, era superiore. Non precisate le perdite avversarie, valutate in circa trecento uomini, da aggiungere ai prigionieri catturati nei tre giorni cli battaglia, 84 albanesi e 2 austriaci. Tornato nella sua sede di Balaban e diventato XVI il 20 maggio, a seguito delle disposizionj del Comando Supremo che allineavano il numerale dei reparti d'assalto a q uello del loro corpo d'armata, nel corso delle settimane seguenti il reparto vide affluire altri volontari, non però nella misura che sarebbe stata necessaria per completarne la trasformazione in battaglione. Il problema non era tanto quello della quantità quan,to quello della qualità. I nuovi arrivi sarebbero stati forse sufficienti se non fosse stato necessario allontanarne un buon numero perché non in possesso delle doti fis iche e morali richieste. Ben presto si dovette constatare che l'invito a favorire le domande di trasferimento al reparto d' assalto era visto da molti comandi come l'occasione ideale per liberarsi degli elementi più indisciplinati, se non addirittura di quelli indagati per reati di vario genere, dal furto alla diserzione. Il fenomeno raggiunse proporzioni tali che il comando del XVI Corpo cl' Armata ritenne dì dover intervenire per stroncare questa deleteria abitudine. Il 16 giugno tutti furono quindi invitati ad interpretare correttamente le disposizioni impartite in merito all'arruolamento nel reparto d'assalto, aggiungendo che, mentre il comandante del XVI era autori zzato a rinviare senza indugio ai reparti di provenienza tutti i militari in queste condizioni, i comandanti cli coq)o sarebbero stati ritenuti personalmente responsabili dell'idoneità fisica e morale dei loro cancliclati5 . Con tutto questo le possibilità offerte dalla situazione delle truppe italiane in Albania, in continua lotta con la malaria, non erano tali eia permettere un' ampia scella e le disposizioni del tenente generale Ferrere se eia un lato valsero a migliorare il tono morale del reparto, dall' altro ne frenarono la crescita al punto che non raggiunse mai gli organici previsti. Alla data ciel 29 agosto il XVI contava in tutto 444 uomini, tra i quali 21 ufficiali, ed era in grado di schierare una sola compagnia con le previste sezioni mitragliatrici, lanciabombe e lanciafiamme. Nel corso dell'estate il reparto venne impiegato sia nell'offensiva congiunta italo-francese della prima metà di luglio, sia nei combattimenti in ritirata seguiti alla controffensiva austriaca alla fine ciel mese. La genesi cli questo ciclo operativo si può far risalire all'intenzione di allontanare ulteriormente l'avversario dal campo trincerato cli Valona, con la conquista delle alture della Malakastra a nord della Voiussa, tra 5 Comando XVI Corpo d' Armata, Reclutamellto di personale per il i 6" Reparto d'assalto, n° 37314 R de l 16 giugno 19 18, AUSSME, Rep. B-4, Racc. 3034, 38" Divisione.

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il mare ed il corso dell'Osum. La possibilità di agire congiuntamente con l'alleato francese, che stava intanto preparando un'offensiva sull'alto Devoli, ed allo stesso tempo il desiderio di salvaguardare una zona di jnfluenza nell'Albania settentrionale precedendovi le truppe clell' Armata d'Oriente, portarono ad ampliare gli scopi dell'operazione, che il 12 giugno venivano espressamente indicati nell 'occupazione dell'importante centro politico cli Berat e di tutta la regione a sud del Semeni. Con lo stesso documento dal carattere assolutamente confidenziale con cui segnalava questi intendimenti ai suoi più stretti collaboratori , Ferrero individuò anche i lineamenti generali dell'offensiva, che avrebbe dovuto svilupparsi in tre tempi lungo due direttrici principali, all'interno verso Berat, muovendo da Ciafa Giava lungo la valle dell'Osum, e lungo la costa verso Fieri. Nella prima fase il comandante delle milizie albanesi , tenente colonnello Ponte, schierato all'estrema destra del fro nte d'attacco con le sue milizie integrate da alcune bande irregolari ed appoggiate eia un battaglione ciel. 204° Reggimento Fanteria, due battaglioni della Guardia di Finanza e due batterie da montagna, doveva puntare su Ciafa Devris, mentre verso la costa le artiglierie del corpo d'armata e quelle delle navi avrebbero bombardato a scopo dimostrativo le alture della Malakastra. Subi to dopo, assicurato così il fianco destro, avrebbe avuto inizio il secondo tempo dell 'azione, con attacchi convergenti su Ciafa Giava e su Fieri, seguiti dall'avanzata su Berat. Le posizioni tra Ciafa Giava e Lapani erano l'obiettivo delle truppe agl i ordini ciel maggior generale Vincenzo Rossi, comandante delle Truppe dell ' Albania Meridionale, che nella circostanza poteva contare su alcune bande, sulla Brigata Tanaro, a meno del battaglione impiegato con la colonna Ponte, sul I 01° Reggimento d i Marcia e sul XVI Reparto cl' Assalto, con il sostegno cli una batteria cli cannoni pesanti campali da 105 mm, due batterie di obici pesanti campali eia 149 mm e sei batterie da montagna. Alla loro sinistra doveva agire la colonna del maggior generale Giovanni Albertazzi, comandante del Settore Sud, con il 10° Reggi mento Bersaglieri ed un paio di batterie da montagna, e verso la costa quella del maggior generale Arturo Nigra, comandante della 38a Divisione, diretta su Fieri, aggirando ad occidente la Malakastra, e quindi su Berat, con la Brigata Verona , il 16° Reggimento Fanteria, meno un battaglione, quattro squadroni dei Cavalleggeri di Catania, due dei Cavalleggeri di Palermo e lo Squadrone Sardo, quattro batterie da campagna e cinque da mont.agna. TI terzo ed ultimo tempo avrebbe visto intervenire la colonna del colonnello Ezio Babbini, comandante ciel 15° Reggimento Fanteria, con il suo reggimento e tre batterie eia montagna lungo la direttrice Selist - Romz - Ciafa Nitas - Sfir - M. Sinia. Mentre i comandanti designati delle colonne cl' attacco elaboravano i loro ordini dì operazione, che Ferrero voleva ispirati ad un' unica norma, quella della massima decisione, i reparti venivano gradatamente portati al livello cli preparazione richiesto ed avviati verso le zone di raccol ta. In questo quadro il 18 giugno il tenente colonnello Bracciaferri ebbe l'ordine di approntare un nucleo della forza cli una compagnia, con la sezione lanciafiamme, la sezione mitragliatrici, una sezione pistole-mitragliatrici e due sezioni Lewis, e di tenerlo pronto per il giorno 27 al trasferimento in autocarro ad Han Vinocasit, dove contemporaneamente sarebbero dovute arrivare le salmerie, messe in marcia per tempo, e dove sarebbe passato alle dipendenze ciel comandante della Brigata Tanaro. Il reparto non era dunque in grado di dare di più ed anche questo contributo poteva essere assicurato solo riunendo gli elementi migliori e meglio addestrati, a riprova delle difficoltà che incontrava il suo ampliamento a.bat.taglione6. Lo stesso g iorno il tenente generale Ferrero informò il comando dell'Armata d'Oriente che le sue truppe sarebbero state pronte a partire dal 30 giugno e che contava sulla concomitanza dell 'azione francese per facilitare l'avanzata su Ciafa Devris della sua ala destra. L'offensiva iniziò il 6 luglio proprio su quel lato e si estese al resto del fronte il mattino seguente, dopo che le diverse colonne ebbero raggiunte nella notte le posizioni di partenza. Sulla sin istra le fanterie della colonna Nigra scattarono in avanti alle 4,45 , dopo un bombardamento cli preparazione cli 45 minuti ad opera delle artiglierie della piazza e dei monitori britannici al largo della costa, investendo le posizioni della Malakastra ed incontrando una resistenza tenace, soprattutto a Poiani e Levani, di cui la Brigata Tanaro ed il 16° Reggimento Fanteria ebbero ragione nel primo pomeriggio. Nel frattempo i sette squadroni 6 Comando XVI Corpo d' Armata, hnpiego del reparto d'assalto, ne 406 Riservatissimo Personale del 18 giugno l 918, AUSSME, Rep. B-1 Racc. l 17D 20g, Diario Storico XVI Corpo d'A nnata, Allegati.

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di cavalleria avevano aggirato le alture dalla pianura costiera ed erano arrivati al Semeni. La loro rapida avanzata, nel corso de1la quale catturarono cinque velivoli ed altrettanti aviatori sul campo d'aviazione a nord di Fieri, portò lo scompiglio nelle retrovie avversarie e fruttò parecchie centinaia dì prigioni.eri. Nel pressi ciel ponte di Metali la loro impetuosa cavalcata fu però fermata da11e raffiche di alcune mitragliatrici ben appostate. La mancata cattura cli questo punto cli passaggio segnò il culmine della loro azione. L' accorrere cli altre forze austro-ungariche, il rumoreggiare dei prigionieri, saliti intanto ad un migliaio circa, e non da ultimo la stanchezza dei cavalli, indussero gli squadroni a ripiegare su Poiani, dove si ricongiunsero alla fanteria. Le truppe del maggior generale Rossi entrarono in azione alle 4 del mattino, accolte dal fuoco del1' artiglieria e delle mitragliatrici. L'accanita resistenza incontrata ne rallentò sensibilmente l'avanzata, e lo stesso accadde all'estrema desU'a ai reparti lanciati verso Ciafa Devris, sotto il comando del brigadiere generale Treboldi, penalizzati anche dal mancato concorso dei francesi. Delle altre due colonne, i bersaglieri del 10° Reggimento trovarono anch'essi una forte resistenza che ne rallentò la progressione, ed il 15° Reggimento Fanteria tentò cli sfruttare il successo dell'ala sinistra, gettando nel pomeriggio un ponte sulla Voiussa. Il fronte si rimise in movimento al mattino dell' 8 luglio e questa volta senza conoscere battute d ' arresto. La colonna Nigra, rinforzata eia quattro squadroni appiedati dei Cavalleggeri di Catania tratti dalla riserva di corpo cl'armata 7 , espugnò nel pomeriggio il caposaldo di Monte Licovum, ul timo significativo ostacolo a sud cli Fieri, raggiunta in serata eia alcune pattuglie, la colonna Rossi, dopo essersi impadronita già al mattino delle alture di Giava e del Parasboar, raggiunse nel pomeriggio Corocaf, la colonna Treboldi occupò Ciafa Devris e si preparò a proseguire l'avanzata verso Tomoriza. Il giorno dopo vennero occupate sia Fieri che Berat e sulla sinistra del fronte d'attacco, mentre l' avversario si ritirava oltre il Semeni facendo saltare i ponti di Metali, la cavalleria iniziò a risalire il corso del fiume con l'ordine di raggiungere al più presto il ponte di Ura Hassan Beyut, verso il quale marciava anche la colonna Babbini. Le forze regolari austro-ungariche ed i loro ausiliari albanesi si ritiravano rapidamente verso nord per non rimanere intrappolate tra l'Osum ed il Serneni, incalzate dalle colonne italiane che trovavano ormai nel terreno impervio e quasi privo cli vie di comunicazione il maggiore se non l'unico ostacolo. Il XVI venne lanciato all'inseguimento lungo la strada Rahova - Corocaf e superata questa località nel primo pomeriggio proseguì suila via di Berat. Alle 16 si trovava all'altezza cli Molini cli Giabochica e poteva segnalare di aver fatto sedici prigionieri e catturato un intero deposito di munizioni. Nei giorni seguenti si ebbe il progressivo stabilizzarsi del fronte lungo il corso del Semeni e nell'ansa del Devoli a nord di Berat, in collegamento sulla destra con le U'uppe francesi. Il 13 luglio arrivò l'ordine cli sospendere l'offensiva e sistemare a difesa le posizioni raggiunte, provvedendo nel frattempo arastrellare i nuclei avversari rimasti tagliati fuori ed il molto materiale di ogni genere abbandonato dalle truppe in ritirata. Il XVI diede il cambio ai fanti del 15° Reggimento Fanteria nel presidio del ponte di Ura Hassan Beyut, importante punto cli passaggio sull'Osum. Soddisfatto dei risultati ottenuti, il comando italiano non si sarebbe spinto oltre, dando la priorità al rafforzamento della linea su cui si trovavano attestate le sue truppe, se dal comando dell'Armata d'Oriente non fosse stata prospettata una ripresa dell'offensiva con obiettivo il corso ciel fiu me Skumbi e la città di Elbasan. Una proposta in tal senso venne avanzata il 14 luglio in una lettera del generale Franchet cl'Esperey, portata a Ferrero da un ufficiale francese arrivato in volo a Valona, nella quale si indicava come fine

7 Secondo il concetto d'azione disegnato dal tenente generale Ferrero con la sua direttiva del 12 giugno, oltre ai quattro squadroni la riserva comprendeva un battaglione del 16° Reggimento Fanteria. Alle spalle delle colonne d'attacco, la prima linea rimase affidata ad unità della Guardia di Finanza e della Milizia Territoriale, nonché ai battaglioni complementari delle brigate di fan teria. Nella cosiddetta Sottozona Osum, lungo il fronte normalmente tenuto dalla Brigata Tanaro, erano schierati il battaglione complementare della stessa brigata, il XIV Battaglione Guardia cli Finanza, ed i battaglioni territoriali 24° e 29 I 0 , lungo la Voiussa il fronte del l 0° Reggimento Bersaglieri fu affidato al 5° Battaglione della Milizia Territoriale e quello della 33• Divisione venne presidiato dai battaglioni complementari delle sue due brigate, Sa vona e Verona, affiancati dai battaglioni territoriali 9°, 61 ° e 18 I 0 •

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ultimo la separazione delle forze austro-ungariche cl' Albania da quelle bulgare operanti in Macedonia. Pur non nascondendo le sue perplessità, motivate innanzitutto dalla mancanza di uomini e di mezzi, il comandante del XVI Corpo d'Armata comunicò la richiesta al Comando Supremo, e nel frattempo diede il via ad alcune operazioni intese a preparare il terreno per l' eventuale nuova offensiva ed a rinsaldare il collegamento con l'Armata d' Oriente. Mentre continuavano le operazioni di rastrellamento dell'ampia ansa del Devoli, sulla destra dello schieramento due sottogruppi cli tre bande ciascuno furono fatti avanzare fin dal giorno 15 nella regione tra il Devoli e lo Skumbi, in di rezione cli Gostima. Dopo i primi, facili progressi, gli albanesi incontrarono una crescente resistenza e per rilanc.iarne l'azione il maggio generale Rossi inviò in loro sostegno alcuni reparti nazionali, ai quali nella tarda sera del I 6 luglio si aggiunse il XVI, rich iamato da Ura Hassan Beyut ed inviato a Petrohoncli. L' indomani gli arditi furono impegnati in combattimento sul costone di Frasari, eia cui alcuni pezzi cl' artiglieria e numerose mitragliatrici sbarravano la via per Gostima, senza peraltro che il loro intervento servisse a sbloccare la situazione. Con il passare dei giorni diventava intanto sempre più probabile una controffensiva austro-ungarica su vasta scala, come stavano ad indicare i rapporti di varia fonte relativi all'arrivo di ingenti rinforzi. 11 24 luglio Ferrero si vide quindi costretto a rivedere le disposizioni già impartite per la sistemazione del fronte al fine di contrastare con decisione qualunque iniziativa che nel settore orientale minacciasse Berat ed in quello occidentale puntasse a riprendere le alture della Malakastra. Dal momento che le forze a disposizione non permettevano di assicurare l' integrità della linea, la difesa avrebbe dovuto essere condotta con azioni manovrate, risponclenclo ad eventuali attacchi con energici contrattacchi, sferrati facendo convergere sul punto m inacciato tutti i reparti disponibili. Nel caso la pressione si fosse fatta insostenibile le truppe del settore orientale, comprendenti le milizie albanesi, un reggimento della Brigata Tanaro, due battaglioni della Guardia di Finanza ed il XVI Reparto cl' Assalto, dislocato con un gruppo d'artiglieria eia montagna tra Ura Hassan Beyut e Kalfani , dovevano cedere lentamente terreno fino alle posizioni di Ciafa Glava, mentre nel settore occidentale, ad ovest dell' Osum, le forze cli copertura, composte da due reggimenti di cavalleria, un reggimento della Brigata Verona, due battaglioni della Savona, se costrette dovevano ripiegare sulla Malakastra. Le prime avvisaglie di quanto stava per accadere si ebbero il 28 luglio, quando il tentativo cli acquistare il pieno controllo del saliente del Devoli si scontrò con un'accanita resistenza. Ben presto l'atteggiamento avversario si trasformò da difensivo in offensivo, esercitando con forze soverchianti una pressione che diventò rapidamente insostenibile. Buona parte del terreno conquistato fu perduto nel giro cli quarantotto ore ed il 30 luglio Ferrero si vide costretto a rivolgersi ai suoi comandanti di divisione e di brigata con una comunicazione dal tono inequivocabile8: "Innanzitutto raccomando di tenere alto il morale delle truppe. Siano in azione gli organi di propaganda: dire ai soldati che noi ricacceremo il nemico - che il ripiegamento serve a guadagnar tempo e forze: abbiano tutti fede e ferma volontà - tenere costantemente contegno aggressivo." Le preoccupazioni del comandante del XVI Corpo d'Annata non erano infondate dal momento che le sue truppe erano ora schierate poco oltre le posizioni eia cui si erano mosse il 7 luglio. Sulla destra la colonna Treboldi doveva mantenere il possesso ciel massiccio del Tomor, presidiando nel contempo Ciafa Devris per garantirsi da eventuali tentativi di aggiramento per la valle della Tomoritza, la Brigata Tanaro con un battaglione della Guardia di Finanza e tre grupp.i di batterie da montagna aveva il compito cli difendere la linea Zelenich - Ciafa Glava - Corocaf - Parasboar - Skroponia, in collegamento sulla sinistra con il 15° Reggimento Fanteria, oltre il quale la 38" Divisione era incaricata cli difendere ad oltranza le alture della Malakastra. Ovunque la difesa doveva essere organizzata non per linee continue ma per capisaldi, e condotta negli intervalli tra l'uno e l'altro con reazioni dinamiche, caratterizzate da rapidi concentramenti cli forze e da un largo uso di armi automatiche. In questa fase delle operazioni, protrattasi per sei giorni, e durante il successivo periodo di consolidamento delle nuove posizioni, il XVI Reparto cl' Assalto continuò acl essere impiegato sulla destra dcll' O8 Comando XVI Corpo d'Armata, Direttive. n° 449 del 30 luglio 19 18, AUSSME, Rcp. B- I Racc. 117D 20g, Diario Storico XVf Corpo d'Annata, Allegati.

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sum e si sarebbe trovato in questo settore, nei pressi di Ciafa Darz, anche nell'ultima decade cli agosto, in occasione di una nuova offensiva avversaria che portò ad abbandonare nuovamente Berai. Il XVI ripiegò su Lapani e lasciò la regione dell'Osum per passare alle dipendenze della 33a Divisione. Fortemente provato dai precedenti combattimenti il reparto fu schierato in seconda linea lungo la Voiussa, nel tratto tra la confluenza della Sciuscizza e Carbonara, insieme a quanto rimaneva del Battaglione Complementare della Brigata Savona, ad un battaglione d i Milizia Territoriale ed al gruppo appiedato Cavalleggeri di Lodi. Si poneva ora il problema cli ricostituirne la compagine ma il protrarsi della pressione austro-ungarica, che si esaurì soltanto a settembre inoltrato, quando l'arrivo cli rinforzi dall'Italia permise di rovesciare il rapporto di forze, impedì cli darvi rapidamente soluzione. La permanenza in una zona malarica finì con il peggiorare le condizioni del reparto, mentre si comlnciava a dubitare dell'opportunità di mantenerlo in vita. Sul fronte albanese erano infatti poche le possibilità di utilizzare gli arditi nel modo a loro più consono, stante la distanza che di solito correva tra le linee contrapposte e la particolare struttura di queste, imperniate su pochi capisaldi costantemente occupati, .Protetti da uno schermo di vigilanza costituito dalle miLizie locali integrate da pattuglie delle truppe regolari. Inoltre la costituzione dei plotoni d'assalto reggimentali, avviata anche in Albania, se da un lato metteva a disposizione uno strumento adatto per l'esecuzione di eventuali colpi di mano, riducendo ulteriormente le possibilità cli impiego ciel XVI, dall'altro ne impoveriva il già scarso bacino di alimentazione. Alla luce cli queste considerazioni, il 6 ottobre, mentre era in corso l'offensiva finale che avrebbe portato le truppe italiane ad Elbasan, Durazzo, Scutari e S. Giovanni di Medua, il tenente generale Fer.rero ch.iese al Comando Supremo di essere autorizzato a sciogliere il reparto ed a riutilizzarne uomini e materiali all'interno del corpo d'armata. Nessuno più cli chi aveva la responsabil ità del comando in loco poteva essere miglior giudice in materia ed il IO ottobre 1918 l'Ufficio Ordinamento e Mobilitazione rispose affermativamente, ponendo fine alla breve vicenda del XVI Reparto cl' Assalto 9.

9 Comando Supremo, Uffìcio OrclinamenLO e Mobilitazione, n° 44663 R.S. Mob. Speciale del IO ottobre 1918, AUSSME, Rcp. F-4, Racc. 199, Cornando Supremo, Uflìcio Ordinamento e Mobilitazione.

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La regione di Valona in una carta su cui sono evidenziate le posizioni austro-ungariche del Monte Licovum alla data del 3 1 agosto 1917 (AUSSME, Rep. B- 1, racc. l l7D 14g, Diario Storico XVI Corpo d ' Armata)


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Brancati, legionario trentino di Arco del XVI, poi XXV, Reparto d ' Assalto (MGR)

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XVIII REPARTO D'ASSALTO (Zona Carnia)

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1 Comando Zona Carnia, che si identificava con quello del XII Corpo cl ' Armata, avviò la costituzione di

un reparto d'assalto della forza di una compagnia il 24 settembre 1917, a fronte di una specifica richiesta del Comando Supremo pervenutagli il giorno prima. Le operazioni necessarie furono portate rapidamente a te1mine dalla 26" Divisione, ed il 1° ottobre il reparto venne formalmente costituito a Paluzza. Il gettito dei volontari era stato sufficiente a formare da subito quattro plotoni e due sez.ioni pistole-mitragliatrici, nonché a reperire il personale per due sezioni lanciafiamme, subito inviato presso la scuola di Risano. Mancavano ancora la sezione mitragliatrici Fiat e la sezione lanciatorpedini, ma per queste, secondo quanto previsto, avrebbe provveduto direttamente il Comando Supremo 1. Nel frattempo al reparto fu assegnato il numero XVIII, collocandolo così nell'ambito della numerazione unica per tutto il Regio Esercito stabilita proprio in quei giorni, e ne venne iniziato l'addesU-::unento inviandone il comandante a fare esperienza per una settimana presso il campo d'istruzione dei reparti d'assalto della 2• Armata, a Sdricca di Manzano. Centro di mobilitazione designato era il deposito di Gaeta. Il 16 ottobre il reparto era dislocato a Sutrio, nella valle del But, poco a sud di Paluzza, ed in questa località fu sorpreso dagli avvenimenti di fine ottobre. In conseguenza dello sfondamento realizzato sull'Isonzo dalla 14" Armata austro-tedesca, il 27 ottobre, nelle stesse ore in cui veniva diramato alla 2" ed alla 3• Armata l'ordine di portarsi dietro il Tagl iamento, il XII Corpo d'Armata ebbe l'ordine di ritirarsi verso le prealpi carniche. All'imbrunire vennero abbandonate la Val Fella, la Val Dogna e la Val Raccolana e nella giornata del 28 le truppe della Zona Carnia, incalzate dalle divisioni austro-ungariche 94" e 92\ dalla Divisione fager germanica e dalla 3• Divisione Edelweiss, raggiunsero la linea Paularo - Paluzza - Dogna - Raccolana. Passato dalla mezzanotte alle dipendenze della 2• Armata, sulla base di una disposizione del Comando Supremo dettata dalla necessità di meglio coordinare i movimenti delle due grandi unità, il XII Corpo cl' Armata si portò l' indomani sulla destra del Tagliamento, lasciando anche le valli del But e del Degano. Il suo compito era ora quello cli tenere il più a lungo possibile questa lìnea e quella delle prealpi, da Casera Razzo, dove era .in collegamento con la 4" Armata, fino a Trasaghis, per proteggere il fianco sinistro della 2" ed evitare l'aggiramento dall'alto delle posizioni frettolosamente imbastite in pianura lungo il corso del fiume. La 26" Divisione prese posizione tra Casera Razzo e Monte Corona, con alla sua destra, in successione, le divisioni 36" e 63°. L'apparente stabilizzarsi della situazione aveva fatto sperare che la sosta potesse diventare definitiva ma le cose tornarono a precipitare nella notte sul 3 novembre, quando la 55" Divisione austro-ungarica forzò il Tagliamento al ponte di Comino. Risultato impossibile ripristinare l' integriti:t della linea, venne diramato l'ordine di riprendere la ritirata. Sulla base di disposizioni già diramate la 26" Divisione avrebbe dovuto coprire il deflusso della 4a Armata lungo la Strada di Alemagna, provvedendo anche a sbanare le forcelle Palla Barzana e Clautana, per poi seguirne il ripiegamento verso le posizioni del Grappa e ciel Piave. La funzione di retroguardia venne affidata al gruppo tattico del colonnello brigadiere Danise, composto dal Battaglione Alpini Susa, dai battaglioni bersaglieri XLVII, LVIll e LXIII, autonomo il primo, appartenenti al 16° Reggi mento gli altri, e dal XVIII Reparto cl' Assalto, con l'appoggio cli due batterie someggiate. Nel corso della giornata del 3 novembre queste unità lasciarono le posizioni di Monte Jof e Monte Corona per portarsi nella zona Monte Rest - Salpareit - Redona, dove rimasero fino al pomeriggio del giorno dopo, quando, alle 16,30, il gruppo Danise ebbe l'ordine di ripiegare lungo la valle del Mecluna mantenendo il più a lungo possibile il possesso della stretta di Redona, tra Monte Rosso e Monte Chiaran1 Comando Zona Carnia, Re.parti d'assalto, 11° 5548 del 3 ottobre 1917, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199. Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione.

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deit, occupando Chievolis con una compagnia per sbarrare la Val Silisia e coprendo il bivio da cui si distacca la strada per Frisarco. Da quella parte infatti, lungo l'itinerario Frisarco - Barcis - Cimolais - Longarone, il gruppo avrebbe dovuto proseguire il ripiegamento, a meno della compagnia inviata a Chievolis la cui via di ritirata era 1a mulattiera di Forcella Clautana. Fino a questo momento l'avversario non era stato particolarmente attivo ma verso le 21 gli arditi del XVIII ed i bersaglieri del LVIll Battaglione, arrivati al tramonto al bìvìo cl' Agnul per proteggere il ponte cli Navarons, ebbero un duro scontro con reparti della 5Y Divisione austro-ungarica ìn cui persero non meno di 7 ufficiali e I 00 uomini cli truppa. Al mattino del 5 novembre l'avversario prese decisamente l'iniziativa ed investì con l' appoggiò dell'artiglieria il già provato LVIII. Il battaglione, rimasto senza munizioni venne accerchiato e distrutto dopo essersi battuto all'arma bianca ed anche il XVIII inviatogli in soccorso perse la metà degli effettivi, pur riuscendo a sfuggire all'accerchiamento. Con il contemporaneo arretramento del gruppo Battistoni2 , che avrebbe dovuto sbarrare le provenienze da Meduno e che era invece stato costretto a ripiegare verso Forcella Palla Barzana, il ponte cli Navarons passò sotto il controllo dell'avversario ed il gruppo Danise si vide sbarrata la prevista via di riti.rata lungo la strada Navarons - Andreis - Barcis. L'intervento del Battaglione alpini Susa a sostegno dei superstiti ciel XVIII valse ad arrestare l'avanzata delle forze austro-ungariche sulla sinistra del Meduna e con l'arrivo del LXIII Battaglione Bersaglieri venne sbarrato anche ìl versante destro della valle. Schieratesi con fronte ad est ed a sud, queste truppe riuscirono a coprire la mulattiera cli Forcella Clautana, che veniva ora ad essere l' unica possibile via di ritirata anche per i reparti ancora a Rendona, XLVII Battaglione Bersaglieri Autonomo e 26" Batteria Someggiata. li gruppo o~mise si trovava perciò in una situazione critica, ma prima cli autorizzarne il ripiegamento il comandante ciel XII Corpo d'Armata, tenente generale Tassoni, gli ordinò dì cercare notizie delle due divisioni, 36a e 63\ rimaste bloccate tra le prealpi carniche. Fallito questo tentativo, il 6 novembre Danise fu autorizzato a ritirarsi su Forcella Clautana, movimento che venne completato in serata, inviando nel contempo il LXIll Battaglione Bersaglieri a presidiare la Forcella Caserata 3 . Una prima pattuglia avversaria, forte di una trentina di uomini ed armata con rnitragliatr.ici, si avvicinò alla Forcella Clautana verso le 17 cli quello stesso giorno, immediatamente messa in fuga ed inseguita per un tratto da un plotone del XVTIJ che trç)Vò due cadaveri sul terreno. Verso la forcella si stavano portando la XLlll Brigata Schi.itzen, della 22a Divisione, ed il battaglione da montagna del WUrttemberg, appartenente all' Alpenkorps tedesco, data perèl la conformazione del valico, situato a 1.437 metri di quota, incassato tra alte pareti di roccia ed accessibile solo per la mulattiera che sale da fondovalle con una successione di stretti tornanti, il comandante della 22", maggior generale Ruclolf Mi.iller, aveva deciso di limitarsi per il momento a saggiare la consistenza delle difese e di rimandare la sua conquista al1'8 novembre, dopo un'adeguata preparazione d'artiglieria. Nella giornata del 7 si ebbero percièl solo delle puntate esplorative, mentre i primi colpi cominciavano a cadere sulla posizione, senza peraltro che avesse modo di concretizzarsi la prevista azione dì forza. Nella notte le forcelle Clautana e Caserata vennero infatti abbandonate ed i reparti del colonnello brigadiere Danise ripiegarono sugli sbocchi delle valli Cellina e Settimana per poi proseguire per Longarone, Belluno, Feltre e Cismon. Con la ritirata dietro la linea del Piave giunse al termine anche la breve vita del XVIll Reparto cl ' Assalto della Zona Carnia. Arrivato il 12 novembre a Nove di Bassano e trasferito il 18 alla 4° Armata, venne dislocato il 21 a S. Pietro in Gù ed infine il 1° gennaio 1918 a Crespano, dove fu sciolto. I superstiti vennero incorporati nel VI Reparto d'Assalto.

2 All'alba del 5 novembre il gruppo tattico Battistoni, agli ordini dello stesso comandante de lla 26" Divisione, comprendeva i resti del Battaglione Alpini Val Leogra, i resti ciel III Gruppo Bersaglieri Ciclisti, un battaglione di formazione con personale di varia provenienza, per una forza complessiva cli nòn più di 700 combattenti. 3 Il gruppo Danise si trovava alla sera ciel 6 novembre con il XLII Battaglione Bersaglieri, i resti del LVIII, il Battaglione Alpini Susa, il XVJU ReparlO d ' assalto, tre compagnie mitragliatrici con un totale di ouo armi e la 26" Batteria Someggiata con due pezzi a Forcella Clautana, e con il LXIII Battaglione Bersaglieri a Forcella Caserata.

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XVIII REPARTO D'ASSALTO

l 28 aprile 1918 il Comando Supremo, nel disporre l'assegnazione organica dei reparti d'assalto ai corpi d'armata in ragione di uno per ciascuno di essi, ordinò anche la costituzione di un nuovo battaglione cli questo tipo presso la 4" Armata, in modo da avere anche nell'armata del Grappa un numero di reparti pari al numero dei corpi d'armata. Costituito su tre compagnie e destinato al XVIIJ Corpo cl' Armata, il reparto avrebbe avuto come centro di mobilitazione il deposito del 65° Reggimento Fanteria a Cremona e sarebbe stato contraddistinto con il numero IX 1. Le modalità esecutive vennero definite dal comando cli corpo d'armata il 5 maggio, ma cinque giorni dopo una nuova direttiva stabilì che i reparti d 'assalto assumessero lo stesso numerale del loro corpo d'armata per cui il reparto nacque come XVIII. Un'altra variante fu imposta dalla disponibilità di uomini, che impose di rivederne la struttura organica ed in particolare il numero delle compagnie. Il XVIII Reparto d' Assalto venne costituito il 20 maggio, con elementi provenienti dalle quattro brigate ciel XVIII Corpo d'Armata, e dislocato nella zona di Castello, presso San Zenone, con il comando a Villa Castello. Alla data del 1° giugno 1918 era articolato su due compagnie, ciascuna con una sezione mitragliatrici, due sezioni pistole-mitragliatrici ed una sezione lanciafiamme, e su una sezione lanciatorpedini Bettica, per un totale di IO ufficiali e 620 uomini di truppa agli ordini del capitano Lionello Attias. Il comando del corpo d'armata, nel fotografarne la situazione, sottolineava da un lato il fatto che nei ranghi figuravano soltanto volontari, dall'altro l'attenta opera di selezione effettuata per eliminare quanti non avessero le caratteristiche fisiche o morali richieste ed in particolare coloro che vi fossero stati trasferiti loro malgrado. I nuovi arditi si dimostravano volenterosi e disciplinati, in servizio e fuori, ed il numero delle domande di ammissione faceva ritenere che già entro la metà di giugno sarebbe stato possibile costituire la terza compagnia2 . Questo progetto non poté però concretizzarsi per il precipitare degli eventi, con il sopraggiungere cieli ' attesa offensiva austro-ungarica. Alla vigilia della Battaglia del Solstizio il reparto si trovava nelle retrovie ciel XVJTI Corpo d ' Armata che con le sue due division i, la e 56a, assicurava la difesa del sai iente dei SolaroIi, al centro dello schieramento italiano sul massiccio del Grappa, dove sul finire cli maggio aveva rilevato il XXX. Le vicende della battaglia in quel tratto del fronte videro l'avversario realizzare modesti guadagni te1Titoriali ma l'urto fu comunque violento ed a titolo precauzionale nel pomeriggio ciel 15 giugno il reparto, passato nel frattempo agli ordini del maggiore Michele De Sarno fu spostato a Monte Medata, diventato caposaldo cli prima linea dopo la perdita delle quote I 672 e l 676 dei Solaroli. L'offensiva austro-ungarica sul fronte del XVIII Corpo cl' Armata si esaurì nelle prime ore del giorno 16 ed il suo fallimento lasciò spazio ai contrattacchi miranti a ripristinare del tutto la situazione iniziale con la riconquista delle due quote e delle posizioni di prima linea che ad esse si appoggiavano. Alle 4 del mattino un primo tentativo, effettuato per cresta da due compagnie del 24° Reggimento Fanteria, partendo dalla quota 1671, fu stroncato dalla pronta reazione delle mitragliatrici e dell'artiglieria ed un secondo, fissato per la tarda mattinata, fu rinviato per dar tempo ai fanti di riorganizzarsi e far affluire in linea gli arditi. Un terzo ed ultimo contrattacco venne sferrato quindi nelle prime ore ciel 17 giugno, affiancando all'azione per cresta, condotta da due compagnie cli fanti del 24° e eia una del XVIII Reparto d'Assalto, un'azione diversiva verso Malga Solarolo affidata all'altra compagnia del XVIII. Anche questa volta la te-

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1 Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, Asseg11azione organica dei reparti d'assa/10, n° 173275 R.S. del 28 aprile 1918, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Utfo:io Ordinamento e Mobilitazione. 2 Comando XVIII Corpo d'Arma(a, Costi1uzio11e del X\1//l Reparto di Assalto, n° 3439 Op. del I O giugno 1918, AUSSME, Rep. F-3, Racc. 199, 4" Armata, Repani cl' Assalto.

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nace resistenza dell 'avversario, sempre ben sostenuta dal concorso dell'artiglieria e dall 'et1ìcace intervento delle mitragliatrici, non permise di ottenere risultati concreti. A fronte della cattura di una decina di prigionieri e di nove mitragliatrici, tra il 16 ed il 17 giugno la 56" Divisione doveva registrare un morto, due feriti e quattro dispersi tra gli ufficiali, quindici morti, centodue feriti e quarantaquattro dispersi tra la truppa, guasi tutti appartenenti ai reparti della Brigata Como maggiormente impegnati nei contrattacchi. Non note, ma certo non meno sensibili, le perdite del XVIII Reparto d'Assalto. La situazione alla testata del saliente vedeva intatta la linea di resistenza Casonet - Col dell'Orso Monte Meclata - quota 1292 - Porte di Salton, a nord della quale, davanti al Col dell 'Orso, la difesa si appoggiava alla quota 1671 per poi ricollegarsi, con una successione di posti staccati distribuiti sul ripido pendio che eia Malga Solarolo sale alla linea cresta, alla vecchia linea avanzata quota 1672 - Monte Medata, la cui estremità sinistra, data la perdita della quota 1672, era ora rappresentata da una posizione fortificata nota come "scoglio 37". La riconquista delle quote 1672 e 1676 dei Solaroli era ri tenuta essenziale ai fini della tenuta del saliente e nella giornata ciel 24 giugno la 56" Divisione organizzò un nuovo attacco, con l' impiego di quanto restava ciel XVUT Reparto d'Assalto, di quattro compagnie cli fanteria, due reparti zappatori, quattro sezioni mitragliatrici, una sezione lanciabombe Stokes ed una sezione lanciafiamme della Brigata Como. Secondo quanto recita l'ordine di operazioni diramato il 23 giugno dal comando divisione queste forze furono ripartite in quattro nuclei 3 . Contro la quota 1676, che in quanto più vicina per via di cresta alle posizioni italiane cli quota 1671 costituiva l'obiettivo di primo tempo, avrebbe agito una colonna ammassata tra il Col dell ' Orso e la quota 1671 e composta da 50 arditi del XVIII, da11'8" Compagnia, dal III Reparto Zappatori, da una sezione mitragliatrici, da una sezione Stokes e da una sezione lanciafiamme del 24° Reggimento Fanteria. In rincalzo, per occupare le posizioni riconquistate, si sarebbero mosse le compagnie 4a e 5• del 24° ed un'altra sezione mitragl iatrici dello stesso reggimento, mentre un secondo nucleo di 50 uomini del XVJU Reparto d' Assalto, appostati inizialmente cento metri a nord di Malga Solarolo, avrebbe dato la scalata alla cortina tra quota 1676 e quota 1672 per convergere quindi sulla prima, prendendone alle spalle i difensori. Non appena questi reparti avessero raggiunto i loro obiettivi, sarebbero entrati in azione gli altri due nuclei, diretti contro la retrostante quota 1672. La colonna d'attacco principale era in questo caso s;omposta da una compagnia di fanteria, la 6° ciel 23° Reggimento, e da una sezione mitragliatrici , con in rincalzo il II Reparto Zappatori dello stesso reggimento, raccolti sullo "scoglio 37", alle falde orientali,della quota 1672, mentre altri 50 arditi del XVlll, dislocati a Col dell'Orso con il comandante del reparto, formavano il secondo nucleo d'attacco, destinato ad agire lungo il crinale. Simultaneamente all' operazione sulla dorsale dei Solaroli, una compagnia ciel 37° Reggi mento Fanteria, Brigata Ravenna, avrebbe effettuato un colpo di mano contro la cosiddetta "altura dell'Abete", con l'obiettivo di creare un diversivo e, se possibile, catturare dei prigionieri. Il concorso d'artiglieria sarebbe stato assicurato dai medi calibri del XVlll Corpo d'Armata e da quelli dei corpi d'armata adiacenti, I e VI, chiamati a svolgere soprattutto azione di controbatteria, e dai piccoli ca! ibri del 13 ° Reggimento Artiglieria da Campagna della 56• Divisione e del 23 ° della 1a, nonché dai pezzi dei gruppi d'artiglieria da montagna Belluno e Torino-Aosta, messi a disposizione dal comando di corpo d'armata. Questo complesso di bocche da fuoco avrebbe dovuto entrare in azione trenta minuti dopo la mezzanotte, con il tiro di distruz.ione delle batterie di medio calibro del XVIII Corpo d'Annata sulla quota 1676 e su un tratto cli 150-200 metri ciel crinale alle sue spalle, ed un' azione a carattere diversivo delle batterie eia campagna della la Divisione contro le posizioni del Monte Spinoncia. Mezzora dopo, mentre i medi calibri trasformavano il loro tiro in tiro di ingabbiamento per isolare la quota, sarebbe venuto il turno delle altre batterie di p.iccolo ca!ibro. Il I Gruppo del 13 ° Artiglieria da Campagna e l' intero Gruppo eia Montagna Torino -Aosta dovevano concentrare il loro fuoco contro !'"altura cieli' Abete", il Il Gruppo del 13° e le batterie del 23° non ancora impegnate dovevano battere il crinale ed i punti di passaggio obbligato, il Gruppo da Montagna Betluno doveva accecare le mitragliatrici avversarie. Per svolgere questo compito, 3 Comando 56" Divisione di Fanteria, n" 4449 Riservatissimo del 23 giugno 1918, Ordine d'Operazio ni per la riconquista dei Solarol i Q.1676 e 1672, AUSSME, Rep. E-5, Racc. 102, XVIH Corpo <l'Armata. Operazione dei Solaroli.

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essenziale per il successo dell'operazione, dieci dei suoi pezzi erano stati spinti in avanti, sulla linea Col dell'Orso - Monte Medata e sistemati in modo che due avessero per campo d'azione il costone che da quota 1676 scende in Val Stizzon, quattro la quota 1676 ed altri quattro la cortina tra questa e quota 1672. Alla stessa ora, l'una del 24 giugno, avrebbero iniziato l'avanzata i primi due nuclei, regolando con il lancio cli razzi Yery lo spostamento in avanti del tiro dei piccoli calibri. Quando il primo nucleo fosse giunto a distanza d'assalto dalla quota 1676 avrebbe dunque segnalato con razzi verdi ai quattro pezzi del Gruppo Belluno che battevano la quota di spostare il tiro sulla cortina retrostante ed al resto dei piccoli calibri di dirigere il loro fuoco sulla quota 1672. Allo stesso modo, quando più tardi, dato il più lungo percorso da compiere, fossero giunti a distanza d'assalto i 50 arditi del secondo nucleo, altri razzi verdi avrebbero avvertito i pezzi da montagna che stavano tirando sulla cortina tra 1e due quote di allungare il tiro sulla quota 1672. In questo modo, mentre i primi due nuclei si lanciavano sul loro obiettivo, nessun aiuto sarebbe potuto venire a quota 1676 dalla quota retrostante. Conclusa positivamente questa prima fase dell'azione, il lancio di razzi notturni a pioggia d'argento avrebbe dato il via alla seconda, segnalando alle fanterie di iniziare l'avanzata ed agli artiglieri del II/13° e delle batterie della 1• Divisione che facevano fuoco sulla quota 1672 di passare al tiro cli ingabbiamento. Aci agire contro la quota sarebbero quindi rimasti soltanto gli otto pezzi da montagna, che avrebbero continuato il tiro cli accecamento fin quando razzi Very cli colore verde non avrebbero segnalato che il nucleo d'attacco principale era riuscito a portarsi a distanza d'assalto risalendo il fianco orientale del crinale. Anche per quota 1672 il segnale del successo, destinato innanzitutto a far avanzare i rincalzi, sarebbe stato il lancio di razzi a pioggia d ' argento. Più semplici. le modalità d'esecuzione del colpo di mano affidato alla compagnia della Ravenna: all'una le batterie ciel I/13° e del Gruppo da Montagna Torino-Aosta avrebbero iniziato a battere Monte Forcelletta ed i suoi rovesci, lungo il percorso che le fanterie avrebbero dovuto seguire, per poi allungare il tiro 15 minuti dopo, all'uscita dei fanti dalle trincee. Alle 0,30 del 24 giugno tutto era pronto, ma non appena le batterie di medio calibro aprirono il fuoco l'artiglieria austro-ungarica replicò con un preciso tiro di sbarramento indirizzato tra le quote 1671 e 1676 e davanti alla cortina tra quota 1676 e quota 1672. All'azione dell 'artiglieria si unirono ben presto diverse mitragliatrici il che determinò inevitabilmente l'arresto dell' avanzata degli arditi del XVlll che dovevano guidare l'attacco del nucleo principale contro la prima delle due quote. A peggiorare le cose venne anche il tiro corto dei medi calibri italiani che obbligò gli attaccanti a ritirarsi per non subire inutili perdite. Solo dopo qualche tempo, con l'affievolirsi ciel fuoco di sbarramento, i reparti del primo nucleo riuscirono a portarsi a distanza d ' assalto e poterono lanciare i segnali convenuti, richiedendo l'allungamento del tiro sugli obiettivi retrostanti e chiamando all'azione i pezzi da montagna per accecare le mitragliatrici. Subito però queste tornarono a farsi sentire, senza che di molte potesse essere individuata la posizione dal momento che erano sistemate in caverne. Poterono perciò agire indisturbate ed agli attaccanti fu presto chiaro che l' intera posizione era stata ben poco danneggiata dal bombardamento. La particolare confonnazione del terreno su cui doveva procedere il primo nucleo, una cresta stretta ed affilata, impediva inoltre lo spiegamento dei reparti e ne frenava lo slancio, esponendoli alle precise raffiche delle armi automatiche che ben presto stroncarono anche l'avanzata del secondo nucleo del XVIII, il cui compito era quello di aggirare la quota. Il combattimento proseguì senza portare ad alcun risultato fino alle 4,30, con il progressivo intervento di tutta la forza d'attacco. A quell'ora il comandante della 56a Divisione, maggior generale Alessandro Vigliani, decise cli sospendere l'operazione, nella convinzione che insistere, in un'azione studiata per riuscire d'impeto, non avrebbe portato a nulla, e che all'avvicinarsi dell'alba era invece imperativo ritirare in posizione meno esposta i pezzi eia montagna e preparasi a far fron te ad un'eventuale replica dell'avversario. Le perdite subite dai nuclei d'attacco erano di 2 feriti tra gli ufficiali e di 18 morti e 63 feriti tra la truppa. La contemporanea incursione effettuata dall'altra brigata della divisione aveva avuto un inizio promettente. Ali' I ,30 la 5a Compagnia del 37" Reggimento Fanteria aveva occupato di slancio il trincerone dell'"altura dell'Abete", ad occidente cli Col dell'Orso, un successo sottolineato dalla cattura di 14 prigionieri e 2 mitragliatrici. I fanti si erano però attardati suUa posizione finché, verso le 6, una colonna austro-

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ungarica, valutata della forza di due compagnie, muovendo dal bosco e dai roccioni a nord dell' al tura li aveva aggirati passando sotto le posizioni del 24° Reggimento Fanteria, mentre il trincerone era battuto da mitragliatrici piazzate sul Col del Cuce su quota 1676. Nonostante le perdite subite ad opera di una mitragliatrice messa in azione dai fanti della Ravenna, gl i attaccanti. riuscirono a portarsi a distanza ravvicinata e nella lotta a colpi di bombe a mano e cli pugnale furono quasi subito feriti a morte il capitano comandante la 5" Compagnia ed uno dei suoi subaltern i. La posizione era ormai perduta ed uno degli ufficiali rimasti ordinò la ritirata. Sotto la pressione avversaria circa 70 uomini, 27 dei quali feriti, riuscirono a riguadagnare le linee italiane, ma ben 40, morti o prigionieri, non rientrarono. Il comando d'armata avrebbe voluto che l'azione dei Solaroli fosse ritentata il giorno dopo, in concomitanza con altre operazioni di assestamento del fronte ad opera dei corpi d'annata VI e IX, ma il generale Yigliani ritenne che il reiterare immediatamente lo sforzo non avrebbe portato ad alcun risultato e sarebbe stato anzi pericoloso per la tenuta della linea, dato lo stato di esaurimento delle fanterie della Bdgata Como, ininterrottamente impegnate in combattimento dal 15 giugno. Non meno provato era il XVlll Reparto cl' Assalto, ed in queste condizioni, tenuto conto anche delle difficoltà frapposte dal terreno e del consolidarsi della difesa austro-ungarica, che poteva sfruttare a proprio vantaggio gli elementi dell' organizzazione difensiva creata in precedenza dagli italiani, non vi poteva essere alcuna speranza di successo. li comandante del XVIII Corpo d'Armata, maggior generale Luigi Basso, accolse il parere del suo divisionario e se ne fece interprete nei confronti della 4a Armata, proponendo di rimandare un nuovo attacco alle quote di cresta dei Solaroli e di procedere invece immediatamente al rafforzamento delle posizioni ed al cambio delle truppe in linea. Il tenente generale Giardino accettò in linea di massima il suggerimento, condividendo l'opinione che non fosse conveniente insistere in presenza di un avversario ormai in allarme e fosse piuttosto opportuno prendere tempo per preparare con cura un nuovo tentativo da effettuare con truppe fresche, ma in una comunicazione riservata e personale ribadl al maggior generale Basso l'importanza dei Solaroli, il cui possesso dava all'avversario la possibilità cli dominare il saliente occupato dal XVIII Corpo cl ' Armata, e la necessità quindi di rioccupare al più presto le due quote, senza peraltro richiedere per questo un sacrificio troppo alto aila fanteria. Da ciò l'esigenza cli evitare quelle incongruenze che, a suo modo di vedere, avevano caratterizzato l'azione del 24 giugno. In proposito, nell'ipotesi di agire di notte, GJardino sottolineava l'impossibilità di ridurre al silenzio le mitragliatrici con tiri di precisione, a causa delle ovvie difficoltà cli puntamento, e suggeriva pi uttosto di annullare l'efficacia di quelle armi facendo leva sulla sorpresa. Inoltre il comandante della 4a Armata non poteva fare a meno di osservare come ll prolungarsi della permanenza della 5° Compagnia del 37° Reggimento Fanteria sull' "altura del !' Abete", dominata sulla sinistra dalla quota 1676, avesse comportato perdite altrimenti evitabili, e come invece sarebbe stato opportuno richiamare i fanti non appena delineatosi il fallimento dell 'attacco alla quota sovrastante4. Con queste premesse la Brigata Ravenna ebbe l'ordine cli organizzare un nuovo attacco per le prime ore del mattino del 4 luglio. Affidata la direzione dell'operazione al comandante del 37° Reggimento Fanteria, colonnello Della Noce, il comandante della brigata, brigadiere generale Di Sambuy, stabilì di lanciare contro quota 1676 una compagnia del XVIII Reparto d' Assalto ed il 11/37°, e di impiegare simult.aneamente contro quota 1672 l'altra compagnia del XVIII ed il III/38°. L'azione avrebbe dovuto svolgersi in due tempi, facendo della quota 1676 la base di partenza per l'attacco a quota 1672, con una successione delle due fasi scandita dal lancio di razzi Very di colore verde e rosso che avrebbe anche regolato il tiro d' accompagnamento dell'artiglieria. A questo proposito l'ordine di operazioni del 2 luglio prevedeva che i varchi nei reticolati fossero aperti preventivamente dall'intervento dei medi calibri e che i piccoli calibri dell' artiglieria divisionale martellassero violentemente per dieci minuti, dalle 3 alle 3,1 0, le trincee nemiche antistanti quota 1676. Subito dopo il tiro si sarebbe trasformato in tiro di interdizione, mantenendo però fino alle 4,25 le caratteristiche cli tiro cli distruzione, contro le posizioni di quota 1672. I medi calibri avrebbero collaborato battendo le vie d'accesso e le zone di raccolta dei rincalzi, mentre due sezioni da 4 Comando 4" Armata, Ufficio Operazioni, Operazione Solaro/i. 24f\lJ/l 8, Rep. E-5, Racc. I02, XVIII Corpo d' Armal:a. Opera7,ione dei Solaroli.

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9994 Op. del 26 giugno 1918, AUSSME,


montagna appostate a Col dell' Orso ed a quota 1671 avrebbero accompagnato con il loro fuoco le colonne d ' attacco allo scopo di "accecare" le mitragl iatrici dell'avversario. Nell'imminenza dell'attacco, la constatazione che l'artiglieria e le bombarde non erano riuscite ad apr.ire i varchi nei reticolati portò ad affidare questo compito ad alcune squadre di zappatori del genio che, armati cli tubi di gelatina, lo portarono a termine verso le 2 del mattino. Alle 3 entrarono in az ione i cannoni delle batterie da campagna e da montagna e dieci minuti dopo, secondo i piani , gli arditi della compagnia del XVIII inserita nella prima colonna d'attacco si lanciarono all'assalto cli quota 1676 raggiungendola dì slancio e consolidandovisi con il sostegno della 6a Compagnia del Il/37°, scattata due m inuti più tardi sulle orme del reparto d'assalto. In un quarto d'ora la posizione fu conquistata con largo impiego di petardi Thevenot e di lanciafiamme e subito dopo, richiamati dal lancio cli razzi verdi, vi si portarono anche una seconda compagnia fucilieri e la compagnia mitragliatrici de] II/37° . . .Tutto sembrav,i pronto per il secondo tempo dell'azione, il ·cu i segnale di aperlura sarebbe stato il lancio di razzi rossi, quando si scatenò il tiro di repressione dell'avversario che causò le prime perdite, e dopo un quarto d'ora si pronunciarono i primi contrattacchi, provenienti sia dalla quota 1672, per la linea di cresta, che dalla Valle dello Stizzon. Le due mitragliatrici messe in azione non riuscirono a frenare lo slancio dei rincalzi austro-ungarici e ben presto la lotta assunse le caratteristiche di uno scontro a distanza ravvicinata, condotto a colpi di bombe a mano. In queste condizioni la quota I 676 venne nuovamente perduta, malgrado il sopraggiungere di una compagnia del battaglione destinato a proseguire l'azione verso quota 1672 e della restante compagnia de] XVIIl Reparto cl' Assalto, ìl cui intervento fu però prezioso per coprire la ritirata ed arrestare un tentativo di manovra avvolgente messo in atto aì danni del II/37°. Benché condotta con decisione e con indubbio valore, l' azione si era tradotta in un nuovo fallime nto, sìa a causa degli ostacoli frapposti dal terreno, che impediva lo spiegamento delle colonne d'attacco, che a ragione dell'organizzazione difensiva austro-ungarica, oltretutto messa in allarme dagli attacchi dei giorni precedenti e dai preparativi troppo evidenti. Le perdite erano state piuttosto gravi dato che, pur non potendo ancora precisare il numero dei caduti e dei dispersi tra la truppa, la relazione inviala lo stesso 4 luglio dalla 56a Divisione al XVIII Corpo cl' Armata precisava che i feriti erano stati I 56 e che tra gli ufficiali si erano avuti due morti, sette feriti e quattro dispersi5. Le due quote dei SolaroLi erano tuttavia troppo importanti per potervi rinunciare. Un altro attacco fu quindi sferrato il 15 luglio, ed ancora una volta alla riconquista delle quote 1676 e 1672 venne affiancata l'occupazione del "trincerone dell'Abete" , occupazione che si sarebbe dovuta estendere alla linea che da questo arrivava a Malga Murelon ed a quota 1580. Questa volta però l' attacco al " trincerone de]]' Abete", che sarebbe stato preparato da un lancio di gas fosgene lungo il canalone che degradava verso la Val Stizzon, finalizzato a neutralizzare le truppe di rincalzo, avrebbe dovuto precedere l'assalto alle due quote dei Solaroli, nell'intento di bloccare poi da questa posizione gli inevi tabi Ii contrattacchi lanciati contro i reparti impegnati sulla dorsale. Affidato ad un battaglione della Brigata Ravenna, il Il/37°, ed alla 3° Compagnia del XXX Reparto cl' Assalto, distaccata per l'occasione dalla 2a Divisione cl' Assalto, il tentativo fu respinto dal pronto intervento dell' artiglieria e delle mitragliatrici, nonostante il lancio del gas fosse stato eseguito con successo. Il comando della Brigata Ravenna, a cui era affidata la direzione dell'operazione, decise tuttavia di ripetere l'attacco il mattino dopo, con l'impiego del I/38°, organizzando così una terza colonna da affiancare alle due già previste, formate da reparti della stessa Brigata Ravenna e della Brigata Como. TI XVIII Reparto d'Assalto, o meglio quanto ne restava, doveva costituire l'avanguardia della colonna cli centro del nuovo dispositivo d'attacco. L'azione era stata concepita secondo l'ormai tradizionale schema che vedeva un bombardamento cli preparazione concentrato nel tempo e nello spazio seguito immediatamente dall'irruzione della fanteria, mentre l'artiglieria si dedicava all 'interdizione ed alla controbatteria. Per sfuggire al tiro cli contropreparazione, che inevitabilmente s.i sarebbe subito abbattuto sulle trincee di partenza e sui camminamenti di ac5 Comando 56' Divisione di Fanteria, Relazione sull 'auacco di quota I 676, n° 47 11 Op. del 4 luglio 1918, AUSSME, Rep. E-5, Racc. 102, XVIII Corpo d'Armata. Operazione dei Solaroli. Rep. B-1 , Racc. !27D 1435A, Diario Storico 56" Divisione, 1.12.1917 - 31.7.1918, con relativi allegati.

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Il piano d ' azione predisposto dal XVIII Corpo cl' Armata per la riconquista dei Solaroli, da eseguirsi tra il 13 ed il 14 luglio 1918, per quanto riguardava la cattura del "trincerone dell'abete", inclivicluata come azione di I O tempo, ed il mallino del g iorno I5 per quanto riguardava le tre colonne di destra, centro c sinistra, destinate a sviluppare la fase risolutiva. Sono indicate anche le azioni dimostrative in Val Calcino ed alle Porte di Salton affidate alla Ia Divisione (AUSSME, Rep. E-5, Racc. 102, XVIII Corpo cl' Armata, Azioni offensive I 9 18, Operazione de i Solaroli)


cesso, i reparti attaccanti furo no fatti uscire nel momento stesso in cui le batterie aprirono il fuoco, alle 4, 10 ciel 15 luglio. Questo accorgimento diede in un primo tempo i frutti sperati. La colonna di destra, composta da reparti del 23° Reggimento Fanteria, raggiunse rapidamente la quota 1672 e se ne impadronì in pochi minuti, catturandovi tre ufficiali ed una trentina di uomin i d i truppa, per poi proiettare un nucleo lungo la dorsale, verso il cocuzzolo interposto tra le quote 1672 e 1676, ed un altro verso la cosiddetta "posizione dell'istrice", all'estremità nord dei Solaroli, con l'obiettivo cli occupare la trincea che da Stalla dell' Agnella saliva ad avvolgere da settentrione la quota. La colonna di centro, formata dal 1/37° e da un'aliquota del XVIII Reparto d'Assalto, balzò all'assalto dieci minuti più tardi, muovendo sotto l' arco delle traiettorie ed impadronendosi subito della quota 1676 eia dove fanti ed arditi cercarono cli proseguire lungo la dorsale per stabilire il contatto con l'altra colonna. Nel frattempo una seconda aliquota del XVIII scavalcava una trincea che da Val Stizzon saliva verso quota 1676 e si portava a sua volta su quella posizione, g iungendovi da nord. Il concentramento cli fuoco subito realizzato da artiglierie di. ogni calibro impedì però di sviluppare ulteriormente l' azione. Sulle due quote arditi e fanti furo no subito investiti da un micidiale tiro cli repressione a cui si accompagnò un al trettanto violento tiro di sbarramento con una vera e propria cortina di fuoco calata sulle pendici occidentali ed orientali e sullo stretto crinale verso quota 1671 che impedì sia J'at1lusso cli rincalzi che l'arrivo di rifornimenti. In queste condizioni vennero respinti i primi contrattacchi provenienti dalla Val Stizzon ma quando l'avversario cominciò a premere anche dalla linea cli cresta la situazione si fece ben presto insostenibile. Con l'esaurirsi delle bombe a mano e delle munizion i, e con il crescere delle perdite, non restò altra scelta che abbandonare le due quote per riguadagnare le linee di partenza. Alle 6 ciel mattino tutto era finito ed un altro tentativo, programmato per le 8, dopo una ripresa di fuoco dell' artiglieria, non ebbe neppure modo di concretizzarsi. L'avversario sviluppò infatti un tiro di contropreparazione tanto violento da inchiodare nelle loro trincee i reparti pronti all' assalto. Non diverso da quello dei. due attacchi principali fu l'andamento dell'azione collaterale diretta contro la "trincea dell'Abete": il 1/38° e la 3" Compagnia del XXX Reparto d'Assalto se ne impadronirono d i slancio solo per esserne ricacciati ed il loro secondo tentativo fu stroncato sul nascere. Per quanto preparata con cura l'azione era fallita e con gravi perdite. Le due brigate della 56" D ivisione ebbero 5 ufficiali uccisi, 16 feriti ed uno disperso, e tra la truppa si contarono 83 morti., 554 feriti, 152 dispersi, per un totale di 811 uomini fuori combattimento, due terzi dei quali appartenenti ai reparti del 23° impegnati su quota 1672. A questi numeri sono eia aggiungere i 3 ufficiali feriti ed i 100 arditi del XVIJI conteggiati come morti, feriti o dispersi, una categoria quest' ultima nella quale, oltre ai prigionieri, erano ovviamente compresi i molti caduti rimasti oltre le linee e non recuperati. Nulla dunque poteva rimproverarsi ai reparti e le cause dell'insuccesso non potevano nemmeno essere individuate in un deficiente appoggio dell'artiglieria, il cui intervento era stato ben diretto e nelle fasi culminanti del combattimento effettuato con una tale celerità di tiro che almeno una decina di pezzi del 13° Reggimento Artiglieria da Campagna ne erano stati messi fuori uso e dovevano ora essere sostituiti. L'esito dell'operazione era stato invece deciso dal massiccio intervento dell' artiglieria nemica che aveva avuto buon gioco nel far convergere sulla dorsale il tiro di batterie cli ogni calibro, favorita in questo dal fatto che le colonne d'attacco ed i rincalzi erano costretti a percorrere un terreno difficile ed esposto. Di contro le forze austro-ungariche potevano m uovere al contrattacco da posizioni defilate ed in angolo morto, contro le quali si poteva agire soltanto con i mortai, con la conseguenza che il tiro di sbarramento ven iva ad essere d i gran lunga meno efficace. Da ultimo il ripetersi degli attacchi aveva determinato un livello cli attenzione tale da non lasciare alcuna possibili tà di sorprendere l'avversario e gli aveva permesso di mettere a punto un' organizzazione difensiva secondo cui, ove non fosse riuscito all'artiglieria di bloccare sin dall'inizio l' attacco, battendo le zone cli radunata, le posizioni perdute venivano riconquistate con l'azione combinata del tiro di repressione già predisposto e dei contrattacchi lanciati da reparti tenuti alla mano nei loro ricoveri. ln questo scenario la riconquista dei Solaroli poteva essere tentata con successo solo se inserita in un'azione di portata mol to più ampia che minacciando altre posizioni di uguale importanza obbligasse l' avversario a disperdere il suo fuoco . Era significativo infatti, come rilevò il tenente generale Basso in una relazione inviata al comando cl' annata, che i contemporanei attacchi d iversivi

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sferrati dalla l • Divisione su obiettivi minori avessero suscitato una reazione molto meno vivace6. Da quella parte infatti la Brigata Emilia aveva potuto impadronirsi senza troppe difficoltà del "caposaldo III" e della quota 1240 alle Porte di Salton. Una immediata ripetizione dell'attacco ai Solaroli era da escludersi sia per le condizioni cli efficienza delle due brigate di fanteria della 56a Divisione, in linea eia più cli trenta giorni e duramente provate, sia perché non vi erano più reparti d'assalto utilizzabili, dal momento che dall'inizio della Battaglia ciel Solstizio tutti o quasi gl i ufficiali del XVIII erano stati uccisi o feriti e larghi vuoti si erano aperti nelle file della truppa. In considerazione anche della situazione ciel reggimento d'artiglieria divisionale, la cosa più urgente era rafforzare le posizioni del Col dell'Orso per evitare che un improvviso attacco austro-ungarico, portato durante questo periodo cli crisi, determinasse la caduta di quel caposaldo sospingendo la difesa sulla linea cli base ciel saliente. Per aiutare i fanti a ripristinare le posizioni cli prima e di seconda linea, in buona parte devastate dall'artiglieria austro-ungarica, e ad impiantare i reticolati al momento inesistenti, nella notte sul 16 luglio furono fatte salire in linea quattro compagnie di zappatori del genio. Zappatori ed arditi si incrociarono negli stretti camminamenti, nelle stesse ore infatti il XVIII Reparto d' Assalto scendeva in pianura per esservi ricostituito. Il 19 luglio anche il XVIII Corpo cl' Armata lasciò il Grappa, passando a far parte della 9" Armata, la grande unità in riserva a disposizione ciel Comando Supremo. Il suo posto in linea fu preso dal XXX, che lo tenne fino agli ultimi giorni di agosto, quando il XVIII tornò a schierarsi sul massiccio montuoso che domina Bassano. A quella data il XVlll Reparto cl' Assalto era però già stato trasferito alle dirette dipendenze della 4• Armata, a seguito della decisione del Comando Supremo di trasformare in truppe suppletive d'armata i reparti non inquadrati nelle due divisioni d'assalto. Dopo le dure prove sostenute sui Solaroli, il reparto, accantonato ora a Villa Fietta nei pressi cli Paderno, era stato rinsanguato in luglio eia 200 complementi forniti dal IV Reparto cl' Assalto cli Marcia ai quali il 29 agosto se ne aggiunsero altri 49 provenienti dallo stesso reparto e 434 dal V. Quest'afflusso di forze fresche permise di riportare a livello gli organici e di avviare finalmente la costituzione della 3" Compagnia, ma richiese anche una nuova fase d.i scrutinio che diede risultati non del tutto soddisfacenti. Reperire materiale umano idoneo per i reparti cl' assalto non era sempre facile, come prova il fatto che 29 dei nuovi arriyati furono giudicati non idonei dal punto di vista fisico, e nonostante tutto in molti comandi perdurava la tendenza a considerare la richiesta cli personale come un'occasione per liberarsi cli elementi indesiderati. In questa circostanza furono infatti non meno di 43 gli arditi che dichiararono di essersi proposti come tali non cli loro volontà ma perché comandati dai rispettivi reggimenti. Il mese cli settembre vide la 4" Armata assumere un contegno decisamente aggressivo ed impostare una serie di azioni a carattere locale dirette non solo alla cattura di prigionieri ma anche a guadagnare spazio in avanti, migliorando le proprie posizioni con la cattura degli elementi più avanzati di quelle avversarie. Questo atteggiamento, se eia un lato permise cli verificare la capacità combattiva dei reparti e cli tenere sotto pressione le forze austro-ungariche contrapposte, d~ll 'altra causò perdite ingenti e portò ad occupare posizioni spesso troppo esposte che fu poi giocoforza abbandonare. Ben presto il Comando Supremo avrebbe perciò chiesto all'Armata del Grappa di ricondurre la portata cli queste piccole operazioni all'ambito dei colpi di mano finalizzati alla cattura cli prigionieri e ad imporre al nemico la propria iniziativa, evitando di perseguire ad ogni costo vantaggi territoriali cli dubbia utilità. Prima che ciò si verificasse, l'impostazione voluta dalla 4a Armata fu all'origine delle azioni che il 16 settembre furono condotte simultaneamente su buona parte del fronte dell'armata, nell'ambito delle quali il XVTTT Reparto d' Assalto recitò un ruolo di primo piano. Le truppe ciel XVIII Corpo d'Armata attaccarono infatti in più punti lungo il margine occidentale del saliente deì Solaroli, in Val dei Pez, con obiettivo primario la cattura delle posizioni ciel Col del Cuc, e nei pressi del Col dell' Orso. Queste operazioni si svolsero simultaneamente all'azione condotta sulla sinistra dalla contigua 59" Divisione, mirante alla conquista del Roccolo di Cà Tasson, ed al colpo di mano che l'altra divisione ciel VI Corpo cl' Armata, la 15", in linea sulla sinistra della 6 Comando XVI n Corpo d' Armata, Relazione sulle operazioni del 14-15 luglio, n° 451 O Op. del 15 luglio 191 8, AUSSME, Rep. E-5, Racc. 102, XVIII Corpo cl' Armata. Operazione dei Solaroli.

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59\ effettuò contro i piccoli posti sulle pendici orientali del I' Asolone. Le divei;se operazioni, ed in particol.are quelle delle divisioni I• e 59\ si condizionavano a vicenda in quanto, dato il particolare andamento del ten-eno, il mancato raggiungimento degli obiettivi previsti in uno dei due settori avrebbe imposto la rinuncia ai vantaggi territoriali eventualmente ottenuti nell' altro. La I• Divisione del maggior generale Pio Invrea ripartì compiti ed obiettivi tra le brigate dipendenti dividendo tra di esse anche le tre compagnie del XVIll Reparto d' Assalto alle quali sarebbe spettato guiçlare le colonne d'attacco. Alla Bdgata Emilia fu assegnato il ruolo principale, con il compito di raggiungere in un primo tempo le posizioni di Malga Val dei Pez e Malga Fosso di Confin, per poi proseguire verso il Col del Cuc qualora le truppe della 59° Divisione fossero nel frattempo riuscite ad impadronirsi della quota 1443 del Roccolo di Cà Tasson. In questa azione la brigata avrebbe impiegato due battaglioni di fanteria, IIJl 19° e ll/120°, i due plotoni d'assalto reggimentali della brigata, la sezione lanciafiamme ciel 120° Reggimento Fanteria, due compagnie ed il comando del XVIII Reparto d' Assalto. Contemporaneamente la Brigata Umbria avrebbe svolto un ' azione a carattere dimostrativo, mirata distrarre parte delle forze contrapposte dal settore della Brigata Emilia ed a tenere il nemico nell' incertezza sull'effettiva portata dell'operazione. In questo quadro una compagnia del 53° Reggimento Fanteria ed i due plotoni d'assalto reggimentali avrebbero dovuto affiancare e sostenere la terza compagnia del XVIll nell' att.acco alla cosiddetta " trincea dell'Abete" e al cocuzzolo senza nome tra le quote 1671 e 1676 dei Solaroli. Dopo averne catturato i difensori la prima delle due posizioni avrebbe dovuto essere evacuata, mentre si sarebbe cercato di mantenere il possesso della seconda per guadagnare terreno lungo la dorsale portandosi più vicino alla quota 1676 e dando al tempo stesso maggior protezione alla quota 167 J. Se la quota senza nome era poco più di un posto di osservazione ricavato in elementi di trincea già italiani conquistati il 15 giugno, gli altri obiettivi erano costituiti eia posizioni naturalmente forti, ben attrezzate a di fesa ed altrettanto ben presidiate. La "trincea dell' Abete" era munita di mitragliatrici abilmente appostate e tenuta da non meno di una compagnia, come sarebbe risultato evidente nel corso dell'azione, ed ancora più fornùdabile era il complesso delle difese dei due capisaldi di Malga Val dei Pez e Malga Fosso di Confin. Dalle trincee.italiane di Malga Valpore era ben visibile la triplice fascia di reticolato che proteggeva il primo dei due, costituito da una solida trincea ad anello che con-eva tutt'intorno all' altura e collegato da un profondo camminamento al caposaldo sulle pendici occidentali cli Malga Fosso di Confin. Anche il camminamento che proseguiva verso il Col del Cuc era protetto eia una u·iplice fascia cli reticolato e tutta la linea, che si supponeva presidiata da non meno di un battaglione e mezzo, presentava un buon numero di appostamenti per mitragliatrice. La Brigata Emilia organizzò il suo dispositivo d'attacco su u·e colonne. La prima, con obiettivo Malga Val dei Pez, era sua volta articolata in due nuclei dei quali uno, composto da una compagnia fucilieri ciel II/119°, da due sezioni mitragl iatrici e da un plotone d'assalto reggimentale, avrebbe agito con direttrice d'attacco da sud-ovest verso nord-est, mentre l'altro, formato da una compagnia di arditi del XVIll, avrebbe operato sul fianco opposto, convergendo da sud-est sulla stessa posizione. La seconda colonna, a cui era affidato il compito di attaccare Malga Fosso di Contin procedendo eia est ad ovest, comprendeva l'altra compagnia ciel XVIII, una compagnia fucilieri del Il/ 119° e due sezioni mitragliatrici, la terza, destinata a proseguire l'azione verso Col del Cuc, includeva l' intero 11/120°, il restante plotone d'assalto reggimentale e la sezione lanciafiamme. L'ultima delle sei compagnie fucilieri in organico ai due battagl ion i di fanteria disponibili era destinata a rincalzo delle prime due colonne. Nella notte tra il 15 ed il I 6 settembre, protette da un velo di pattuglie, le truppe si ammassarono in silenzio sulle posizioni di partenza a breve distanza dai reticolati avversari, nel bosco a sud di Malga Val dei Pez la prima colonna e sotto i "roccioni Ravenna" le altre due. Alle ore 6 tutte le artiglierie divisionali, con il concorso dei medi calibri del corpo d'armata, delle bocche eia fuoco del 34° Gruppo Obici Pesanti Campali, delle bombarde e delle mitragliatrici del settore, iniziarono a battere con violenza le trincee di prima linea e le loro vie di accesso. Nel quadro di questa azione, che si sviluppò per non più di un quarto d'ora, due cannoncini da 37 mm appartenenti al 23° Reggimento Fanteria ebbero l'incarico di neutralizzare le postazioni per mitragliatrice di Malga Val dei Pez e Col ciel Cuc. Evidentemente sorpreso, l'avversario non replicò in alcun modo ed alle 6,15 i reparti che componevano le prime due colonne si lanciarono

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verso i loro obiettivi. Le tre fasce di reticolato furono rapidamente superate scavalcandole con l'aiuto di fascine e graticci e gli attaccanti, preceduti eia un fitto lancio di bombe a mano e dalle lingue di fuoco dei lanciafiamme dirette innanzitutto contro le postazioni delle mitragliatrici, irruppero in pochi minuti nei due capisaldi. Il presidio, in parte sorpreso nelle sue caverne ricovero, fu rapidamente sopraffatto ed in buona parte catturato. Sullo slancio l'azione proseguì verso Col del. Cuc in un susseguirsi di brevi scontri che portarono alla cattura di altri prigionieri e di un cannone da montagna da 75 mm, preso con i suoi serventi nei pressi di Malga Fosso di Confin. Punte avanzate si spinsero anche sulla sinistra di Malga Val dei Pez, nell'intento di assecondare l'attacco della 59• Divisione le cui truppe alle 6,45 si erano affermate su quota 1443 e tentavano d.i spingersi più avanti lungo il costone. Data la situazione, il comando della Brigata Emilia ritenne di poter lanciare in avanti la terza colonna ma a causa dell ' interruzione delle linee telefoniche quest' ordine arrivò al Il/120° soltanto alle 7. Quei poch i minuti di ritardo furono fatali perché i difensori del Col del Cuc ebbero il tempo di riaversi dalla sorpresa e di guarnire le loro posizioni, facendo anche affluire le prime unità di rincalzo. Malgrado l'energica resistenza incontrata, la colonna, ben sostenuta dal fuoco dell'artiglieria, riuscì a progredire sulle fal de orientali ciel Col del Cuc ed a respingere un primo contrattacco portato dai reparti sopraggiunti, catturando alcuni prigionieri e puntando con decisione alla vetta. La reazione avversaria, con l'intervento di un numero crescente cli mitragliatrici, cannoncini da trincea e cli pezzi cl' artiglieria cli ogni calibro, si faceva però sempre più forte e la situazione si capovolse quando i fanti del 120° furono nuovamente contrattaccati frontalmente mentre u n altro reparto avversario tentava di aggirarli per tagliare la via di un'eventuale ritirata. Respinta la minaccia frontale, la colonna d 'attacco ripiegò allora in tutta fretta verso i Roccion i Ravenna, abbattendo alcune decine di prigionieri che avevano cercato di approfittare ciel momento critico per tentare la fuga. Il 111120° si riorganizzò sotto i roccioni ma il comando di brigata, vista la violenta reazione dell ' avversario a cui continuavano ad arr.ivare rinforzi, ritenne di non ritentare l'attacco, nella convinzione che ne sarebbero derivate soltanto ulteriori e più gravi perdite, ed ordinò invece al battaglione di prendere posizione tra i Roccioni Ravenna e la Malga Fosso di Confin, in collegamento con il II/119° che si stava consolidando sugli obiettivi raggiunti. A Malga Val dei Pez ed a Malga Fosso d i Confin, dalle 7 in saldo possesso delle prime due colonne, erano infatti subito accorsi due plotoni della 11" Compagnia Genio Zappatori ed il reparto zappatori ciel 1 I 9°, con il compito di rovesciare H fronte delle difese e procedere al loro rafforzamento, ed in serata due plotoni della 63" Compagnia Zappatori si portarono allo stesso scopo sulla linea imbastita dal 111120°. I lavori proseguirono per tutta la notte nonostante il violento tiro di repressione e di interdizione dell'artiglieria austro-ungarica, a cui si accompagnavano un vivo fuoco di mitragliatrici, ed i ripetuti contrattacchi lanciati con il favore dell'oscurità. Oltre al terreno guadagnato, la Brigata Emilia poteva registrare all'attivo la cattura cli circa 200 prigionieri, tra i quali 3 ufficiali, senza contare quelli uccisi nel tentativo di fuga, di dodici mitragliatrici, di un cannone eia montagna, di numerosi fucili e di altro mater.iale bellico di varia natura, che in parte ancora sparso sul terreno della battaglia sarebbe stato raccolto nelle notti seguenti dalle pattuglie inviate in esplorazione. Sul fronte della Brigata Umbria la 3• Compagnia del XVIII Reparto cl' Assalto, divisa in due nuclei, attaccò la "trincea cieli ' Abete" mentre i d ue plotoni d'assalto reggimentali ed una compagnia del 53° Reggi mento Fanteria agirono contro la quota senza nome. Come nell' azione condotta dalla Brigata Emilia le due colonne d 'attacco si schierarono nella notte sulle posizioni di partenza, all'altezza della lunetta sovrastante il " Roccione dell'Abete" l'una e nei posti avanzati davanti a quota 1671 l'altra, e scattarono in avanti alle 6,15, non appena l'artiglieria, dopo un quarto d'ora cli bombardamento di distruzione, allungò il tiro per interdire le vie d'accesso alle due posiz ioni. Il nucleo di destra della compagnia del XVIII raggiunse d ' impeto il roccione, investendo i difensori con una pioggia cli bombe a mano per poi aggirarlo da est e piombare sulla trincea, conquistata in pochi minuti con un furioso combattimento corpo a corpo. Quanti del presidio non caddero sotto i colpi degli arditi si arresero e da questo lato la lotta si concluse con la cattura di una ventina di prigionieri e di due mitragliatrici. Il nucleo di sinistra della compagnia d'assalto era intanto sceso verso un piccolo cocuzzolo sotto il roccione e, trovatolo sgombro, in parte si era diretto verso i ricoved scavati piìl in basso ed in parte aveva risalito il pendio per portarsi sul rovescio

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del roccione dove vennero fatti altri prigionieri e fu catturata una mitragliatrice. Alle 6,40 gli arditi erano padroni della posizione e, secondo gli ordini , i due nuclei si ritirarono portando con loro le lre mitragliatrici ed un centinaio di prigionieri incluso un ufficiale. Sulla quota senza nome l' azione era iniziata allo stesso modo, con una rapida irruzione oltre i reticolati dei due ploton i d'assalto reggimentali che, seguiti eia vicino eia due plotoni della compagnia fucilieri, si erano impadroniti della posizione cacciandone gli occupanti . La reazione avversaria fu però inu11ediata e particolarmente violenta, con un micidiale e terribile fuoco cli repressione e di interdizione che si estese gradatamente alle linee italiane, mentre reparti di fanteria muovevano al contrattacco eia quota 1676 e dal vallone di Malga Murelon. Nonostante il pronto intervento delle batterie italiane di p iccolo e medio calibro, la posizione venne ad essere virtualmente isolata da una cortina cli fuoco che fermò gli altri due plotoni della compagnia fucilier i che stavano accorrendo per consolidare l'occupazione e rilevare i due plotoni cl' assalto. Sulla quota appena conquistata la pressione nemica fu inizialmente contenuta poi, con il crescere dell.e perdite, alle 7 gli arditi ed i fanti della prima ondata l'abbandonarono e ripiegarono combattendo sulle linee di partenza. Data la decisione con cui veniva condotto l'inseguimento, ed in considerazione del perdurare cieli ' azione di fuoco dell' artiglieria, non poteva escludersi che l' avversario tentasse di volgere a suo vantaggio la situazione per guadagnare terreno sui Solaroli. Questa possibilità sembrò concretizzarsi quando le truppe austro-ungariche riuscirono ad impadronirsi sullo slancio dei posti avanzati davanti a quota 1671, e per farvi fronte venne salire in linea la compagnia del 53° tenuta in riserva reggimentale e fu messa in preallarme l'aliquota di rincalzo ciel battaglione schierato a presidio cli Col dell ' Orso. Alle 8,30 la pressione avversaria però si allentava ed i fanti della Umbria rioccupavano la linea avanzata. Il comando brigata intendeva ripetere l'attacco ma l'interruzione delle linee telefoniche impedì di prendere i necessari accordi con l'artiglieria e l'operazione venne quindi sospesa dallo stesso comandante della F Divisione, preoccupato di evitare inutili perdite, quando la fanteria aveva già avuto i nuovi ordini. Ben difficilmente ciel resto si poteva sperare in un successo ora che tutto il settore era in allarme. Gradatamente anche l'azione dell' artiglieria austro-ungarica si affievolì, fino a cessare del tutto verso ]e 12,30. Nel complesso i colpi cli mano organizzati dalla I" Divisione avevano raggiunto lo scopo di impegnare duramente l'avversario catturandogli un buon numero d.i prigionieri ed infliggendogli perdite decisamente superiori alle proprie, pur sensibili. Anche il comandante dell'annata poteva essere soddisfatto, i collegamenti non avevano fu nzionato a dovere in alcuni momenti cruciali ma la maggior parte dei colpi era anelata a segno e si era rinunciato ad insistere in quelle azioni che non potevano riuscire 7. Rimaneva però confermato quanto fosse difficile mantenere le posizioni occupate d ' impeto o sviluppare in profondità l'azione contro posizioni retrostanti ben fortificate e saldamente presidiate. Le azioni più riuscite erano state infatti quelle che avevano avuto per protagonisti gli arditi ciel XVIII, e ciò non solo per il loro particolare aclclestramento, finalizzato proprio ad operazioni di questo tipo. ln un caso avevano guidato l'assalto a due capisaldi avanzati, espugnandoli grazie al puntuale sfruttamento di. un 'efficace preparazione d'artiglieria e del fattore sorpresa, nell'altro si erano ritirati subito dopo aver raggiunto l'obiettivo ed aver eliminato o catturato i difensori. Agli arditi si doveva la cattura della quasi totalità dei prigionieri, 314, con quattro ufficiali, e cli buona parte dell' ingente bottino di armi e m unizioni comprendente un cannone da montagna, due lanciabombe, quindici mitragliatrici e non meno di trenta casse di bombe a mano. Le perdite complessive nella giornata del 16 settembre furono di 2 morti, 20 feriti ed un disperso tra gli ufficiali, 52 morti, 379 fe riti e 36 dispersi tra la truppa. Buona parte dei dispersi apparteneva al II/ 120° e molti erano presumibilmente stati uccisi mentre la colonna diretta su Col ciel Cuc lottava per sottrarsi ali' accerchiamento. A questo tributo di sangue il XVIII Reparto d'Assalto contribuì con 18 caduti , 93 feriti, tra i quali 6 ufficial i, e 6 dispersi, perdite proporzionalmente inferiori a quelle dei due battaglioni

ì A margine della relazione della 1• Divisione il tenente generale Giardi no annotò di suo pugno: "In complesso la caraueristica è: buona riuscita, arresto a ten1po opportuno di quelle che non promettevano. Collegamenti deficiel1li." Comando I' Divisione, Relazione sui faui d'onne svoltisi sul fronte della di visione il iiorno 16 sellembre 1918, AUSSME, Rep. E- I, Racc . 275, 4" Armata, Colpi di mano, marzo - settembre 1918.

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di fanteria, a riprova da un lato della maggiore efficacia dei loro assalti, dall'altro della difficoltà del com­ pito assegnato ai reparti chiamati ad attaccare Col del Cuc e la quota senza nome. La buona fama del XVUI fu in qualche modo offuscata da incidenti verificatisi durante il periodo di riposo trascorso in pianura, a seguito dei quali ·i erano avuti severi provvedimenti disciplinari e quakhe deferimento al tribunale di guerra. Questi fatti, ed il clima di diffidenza e prevenzione creatosi attorno al reparto, non erano stati privi di conseguenze per il morale al punto che all'inizio di ottobre, al momento de] suo ritorno in linea, il comando d'armata ritenne opportuno ricordarne l'ecce11ente comportamento in azione ed invitare i comandi che lo avrebbero avuto ai loro ordini ad adottare quei provvedimenti che, senza intaccare la disciplina, valessero a risollevarne lo spirito. Inizialmente a disposizione del XXX Corpo d'Armata, il XV l ll Reparto d'Assalto venne poi as e­ gnato al VI, schierato con tre divisioni a cavallo della dorsale che unisce Cima Grappa al Monte Pertica, dalle pendici orientalì dell'Asolane fino· a Croce dì Va1pore8 . Nella giornata del 24 ottobre il XVIIl non fu impiegato in combattimento ma venne fatto salire in linea nella notte e posto alle dipendenze della lY Di­ vtsione. A questa grande unità era affidato il compito di attaccare nuovamente il Monte Pertica, la cui ci­ ma, due volte raggiunta nella mattinata del 24 dai fanti della Brigata Pesaro, era stata per due volte perdu­ ta a causa della decisa e vìolenta reazione av'.\!ersaria. Secondo il piano d'operazioni concepito dal comando della Pesaro gli arditi del XVITI avrebbero dovuto precedere il I Battaglione del ,240 ° Reggimento Fanteria lungo il costone che saliva da quota 1504, mentre una seconda colonna, con i] II/240 ° ed una compagnia mitragliatrici, avrebbe svolto suHa destra un'azione di fiancheggiamento, verso Osteria del Force11etto ed il costone di guota 1476, ed il III/240 ° avrebbe agito in ,incalzo, per ridare slancio all azione dopo la conquista della cima e spingere 1 'avanzata fino a quota 1435 di Casera Cima Alta. Un battaglione di formazione composto da quanto restava del I/239 ° e dal lII/239 ° dopo i duri combattìmenti del giorno prima avrebbe invece agito in direzione di quo­ ta 1451 sulla sinistra del fronte d'attacco, per poi impadronirsene una volta cadute le posizioni di vetta. Su disposizione del corpo d'armata l'attacco al Pertica sarebbe stato appoggiato a sinistra da un'azione sviluppata sulle pendici orientalì della Val Cesilla dalla 22a Divisione ed a destra da una puntata di reparti della 59a contro H costone di Cà Tasson. Le batteri; di piccolo e medio calibro aprirono il fuoco alle 7 del mattino del 25 ottobre, con il favo­ re di un'atmosfera eccezionalmente limpida, e continuarono il tiro di preparazione durante l'afflusso delle fanterie sulle posizioni dì partenza. Questo movimento avrebbe dovuto essere completato per le 8, ora in cui secondo i piani· i medi calibri allungarono il tiro per battere le posizioni retrostanti; lungo la dorsale che po1ta al Monte .Prasso]an ed al Monte Roncone, ma proprio il XVIII non riusd a rispettare i tempi a causa dell'affollamento dei cammìnamentì, e per aspettarlo fu necessario posticipare di mezzora l'uscita déùle trincee. L'assalto fu quindi lanciato poco dopo le 8,30. La colonna principale penetrò d'impeto nelle linee avversarie ma ben presto arditi e fantì sì trovarono in difficoltà, energicamente contrattaccati e presi d'infilata sul fianco sinistro dalle mitragliatrici appostate sulla quota 1451, contro le quali non si era anco­ ra fatta sentire l'azione del battaglione dì formazione del 239 ° . Per far tacere quelle armi fu fatto interve­ nire ì] XIII Gruppo di Artiglieria da Montagna, i cui cannoni riuscirono a ridurle al silenzio una dopo l' al­ tra, e con il sopraggiungere del Il/239 ° , tenuto in riserva di brigata, la quota 1451 venne finalmente espu­ gnata. Questo successo permise alla colonna guidata dal XVIII di riportarsi ìn avanti, rinforzata nel frat­ tempo dal lII/240 ° , e di impadronirsi della vetta del Monte Pertica, respingendo i contrattacchi e raffor­ zandosi sulla posizione. A mezzogiorno il combattimento era finito. L'asprezza della lotta ed il ruolo che vi ebbero gli arditi trovano un'implicita conferma nelle due medaglie d'oro al valor militare concesse ad altrettanti ufficiali del reparto. La prima fu conferita con questa motivazione alla memoria del· comandante della 3a Compagnia, capitano Vittorio Leonardi mmto all'indomani dell'azione nell'Ambulanza Chirurgi­ ca d'Armata n °1 per le ferite riportate: "Capitano in un reparto d'assalto, dotato di altissimo ardimento e cli nobilissime virtù di patriota, in 8 Come conseguenza delle direttive del I 8 ottobre che attribuivano alla 4° Armata un nuovo e più impegnativo ruolo, le fu­ rono inviati in rinforzo i reparti III, XXIII e LV, tolti rispettivamente alla 7", alla 9" ed alla l a Annata.

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aspra lotta, sotto il fiwco micidialissimo e in tragiche azioni di corpo a corpo, conquistava con i suoi ar­ diti munitissima posizione nemica. Ferito alla testa, non si allontanava dal suo posto di combattimento, rimanendo sempre l'anima e la forza incitatrice per respingere reiterati contrattacchi nemici. Colpito mortalmente, non cessò mai di incitare l'impeto dei suoi fin.ché esalò l'ultimo respiro. Monte Pertica, 25 ottobre 1918" La concessione della massima ricompensa al valor militare all'aiutante maggiore, tenente Mario Ponzio di San Sebastiano, ferito gravemente ad un gamba9 , sarebbe stata invece accompagnata con queste parole: "Aiutante maggiore di un reparro d'assalto, scorgendo che l'intenso jiwco avversario d'artiglieria e mitragliatrici affievoliva l'ardore dei soldati, spontaneamente si slanciava più volte alla testa di essi al­ l'attacco di una molto difficile ed importante posizione nemica, raggiungendola con i primi ed ingaggian­ do violenta lotta con pugnale e bombe a mano con gli strenui difensori di essa e coi sopraggiunti al con­ trattacco. Rimasto gravemente ferito da pallottola che gli fratturava un femore, non volle essere allonta­ nato dalla lolla ormai ridotta intorno a lui; ma con fulgido valore, ,nirabile forza d'animo ed ardore esemplare, seppe infondere nei pochi rimasti tanta e sì efficace tenacia, da resistere fieramente fin.o aI­ l'arrivo dei rinforzi, salvando così l'importante posizione, con tanto sangue conquistata e difesa. Monte Pertica, Grappa, 25 ottobre 1918 ". U successo ottenuto dagli arditi del XVIll e dai fanti della Pesaro, sottolineato dalla cattura dei di­ fensori superstiti e di 40 mitragliatrici, era stato pagato a caro prezzo ma offriva la possibilità cli prosegui­ re verso il Monte Prassolan, obiettivo di primo tempo fissato dal comando d'armata. Prima però era ne­ cessario consolidare la conquista del Monte Pertica ed a questo scopo, ad una colonna formata dal XVIll Reparto d'Assalto e eia un battaglione cli formazione ciel 239 ° Reggimento Fanteria, fu affidato il compito di impadronirsi del Col della Martina. Anche in questo caso l'attacco sarebbe stato appoggiato eia azioni condotte sui due fianchi dalle altre due divisioni del XVIII Corpo d'Armata, a sinistra dalla 22" Divisione ed a destra, verso Osteria del Porcelletto e Cà Tasson, dalla 59". Alle 7 ciel 26 ottobre, dopo l'ormai rituale mezzora di bombardamento di preparazione, effettuato con l'intervento di tutte le bocche da fuoco dispo­ nibili, le fanterie mossero all'attacco. Ancora una volta gli arditi ed i fanti della colonna d'attacco princi­ pale riuscirono a penetrare nelle maglie della difese di prima linea per poi arrivare fino al Col della Marti­ na nonostante fossero battuti sul fianco sinistro dalle mitragliatrici e dai pezzi di piccolo calibro appostati sul costone del Cason delle Fratte e sul Col della Berretta, dietro il caposaldo clell'Asolane. Fermata da un contrattacco sferrato dalla 48" Divisione austro-ungarica, la colonna venne ben presto a trovarsi in una dif­ ficile situazione per iJ fallimento degli attacchi sussidiaii che avrebbero dovuto sostenerne l'azione sui due fianchi e per il venire meno dell'appoggio dell'artiglieria. 11 combattimento si sviluppava infatti su un terreno in contropenclenza defilato alla vista ed al tiro delle batterie italiane ma terribilmente esposto al fuoco cli quelle austro-ungariche. In queste condizioni il XYIIl Reparto cl' Assalto ed il battaglione ciel 239 ° tennero duro fino a sera, quando una soverchiante pressione li costrinse a ripiegare. Come ovunque sul Grappa l'attacco aveva ur­ tato contro una resistenza ancora più tenace di quella incontrata il giorno prima ed i successi iniziali otte­ nuti al mattino erano stati annullati nel pomeriggio dall'intervento clell'aitiglieria e dei rincalzi. L'avversa­ rio aveva tratto i l massimo vantaggio da un'organizzazione difensiva di cui la 4• Armata non conosceva tutti gli elementi e che era imperniata sull'impiego combinato cli pezzi d'artiglieria e mitragliatrici sapien­ temente appostati per battere il terreno in contropendenza dove gli attaccanti, privi ciel sostegno della loro artiglietia e logorati dalJo sforzo compiuto per superare le prime linee, potevano agevolmente essere ri­ cacciati dalJ'intervento cleJle truppe di rincalzo e delJe riserve, sistemate in posizione defilata a ridosso delle zone cli i1TUzione e degli obiettivi più probabili. Il fattore sorpresa non aveva potuto favorire più di tanto le mosse italiane ed anche la preparazione d'artiglieria, affrettatam�nte preparata ed affidata ad un 9 Il capitano Leonardi aveva già meritato una medaglia d'argento al valor militare per il colpo di mano contro la "trincea del!' Abete'·. in settembre, cd il tenente Ponzio si fregiava di due medaglie d'argento meritate la prima in giugno, sui Solaroli, la seconda in senembre. a Malga Fosso di Confin.

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complesso di batterie in parte appena arrivate su questo fronte, aveva avuto un 'efficacia inferiore alle attese. L'espediente di utilizzare i reparti d ' assalto come testa d'ariete, frammentandoli fra le diverse colonne d'attacco, era servito quasi ovunque ad aprire un primo varco nelle difese ma ne aveva inevitabilmente diluito la fo rza d'urto e causato il rapido logoramento, mentre ì reparti di fanteria che avrebbero dovuto sostenerli non riuscivano a seguirli con la prontezza necessaria e tanto meno a rafforzarsi sulle posizioni raggiunte, sìa perché privi dei mezzi necessari, sia perché non adeguatamente appoggiati dall'artiglieria. Non mancarono dunque gli effori ma il fatto di aver persistito per tre giorni con immutata tenacia nell'attacco ad un sistema difensivo tanto formidabile , senza lasciarsi scoraggiare dai primi insuccessi ed infliggendo gravi perdite alle forze contrapposte, non può che tornare ad onore della 4a Armata e del suo comandante. Per i soldati del Grappa il 26 ottobre era stata un'altra g iornata dj aspri combattimenti e, dal momento che non vi era la possibilità cli sostituire i reparti in linea, di concerto con il Comando Supremo il generale Giardino decise di sospendere temporaneamente l'offensiva per consolidare il possesso delle posizioni conquistate e concedere una pausa cli respiro alla sua fanteria. L'avversario aveva però disposto diversamente e per tutto .il giorno 27 l' annata fu impegnata a respingere una serie di energici contrattacchi, gravitanti soprattutto nel settore dei corpi d'armata VI e XXX. La vetta del Pertica fu per due volte perduta ed altrettante riconquistata, anche con l'intervento del XVIII Reparto cl' Assalto, richiamato in linea in tutta fretta per dar man forte a reparti della brigate Pesaro, Firenze e Mòdena nell'ultimo assalto vittorioso. A sera, mentre i fanti della Modena si attestavano sulle posizioni così aspramente contese, gli altri battaglioni, e con essi gli arditi ciel XVIII, furono ritirati nelle retrovie per esservi riordinati. Il reparto era stato duramente provato in queste prime fasi della battaglia e non fu quindi impiegato il 29 ottobre, quando la 4• Armata riprese l'iniziativa, ma ritornò in azione il 3 1, nel settore ciel VI Corpo d'Armata, per prendere parte all'avanzata generale ed all'inseguimento verso Fe.ltre e la Val Sugana. Alle 5 del mattino il reparto, dopo averle aggirate, irruppe nelle trincee di Cà Tasson, nel frattempo attaccate frontalmente da un battaglione ciel 251 ° Reggimento Fanteria (Brigata Massa Carrara) ed ebbe rapidamente ragione della resistenza dei difensori. La caduta dì quella posizione era un sintomo evidente del ripiegamento in atto ed il VI Corpo d'Armata si affrettò a lanciare in avanti le sue tre divisioni , 22• e 59a in prima schien~, 15' in rincalzo. Inserito nel dispositivo d'avanguardia della 59\ il XVIII Reparto d ' Assalto guidò il 252° Reggimento Fanteria verso ìl Monte Prassolan, e quindi verso il Monte Roncone, raggiunto ed occupato alle 17, da dove alcune pattuglie scesero serata ìn direzione di Arten. In dieci ore era stata percorsa una distanza cli oltre dodici chilometri ìn linea d 'aria, su un teneno difficil e e vincendo la resistenza cli retroguardie ancora agguenite e combattive. 11 1° novembre veniva liberata Fonzaso e nei giorni seguenti gli arditi furono tra le punte avanzate del corpo d'armata in Val Cismon ed a Fiera dì Primiero, raggiunta nel primo pomeriggio del 4 novembre. Il 22 novembre il reparto tornò al XVIII Corpo d' Armata, nel frattempo schierato nella zona di Plezzo, alle dipendenze della 9• Armata, con il compito di sorvegliare la linea di armistizio dal Monte Mangart al Monte Hradica 10 , e venne dislocato a Brischis, piccolo borgo in Val Natisone. L'ordine di scioglimento pervenne al suo comandante del momento, capitano Stefanutti 11, la sera del 24 gennaio 1919 e venne eseguito il mattino dopo, in modo che nel pomeriggio ì suoi uomini potessero partire per raggiungere i reggimenti ai quali erano destinati. Quanto però si verificò nella circostanza conferma da un lato la fama cli reparto turbolento che circondava il XVIII, dall'altro la preoccupazione con cui i comandi affrontavano lo scioglimento di un reparto d'assalto, nel timore di qualche incidente. Proprio per tenere sotto controllo la situazione, il preavviso era stato dato soltanto il giorno 23, ma la notizia non venne trattata da Stefanutti con la dovuta riservatezza.

IO Il comando della 9" Armata aveva sostituito I' 11 novembre quello della 10', prendendo alle sue dipendenze i corpi d' armata Xl e XVUI, ai quali si sarebbe agg iu nto il XXIII, tenuto in ri serva alle spalle dei primi due. 11 Il maggiore De Sarno, ferito eia una scheggia cli granata il 26 ottobre, era stato prima sostituito dal capitano Schiaffino e poi, dopo l'annistizio, dal captano Stefanutti.

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Nel reparto, come del resto nelle altre unità d'assalto, regnava un forte malcontento per quanto stava per avvenire, che gli arditi vedevano come una perdita d'identità ed il disconoscimento dei loro meriti. Se a questo si aggiunge che molti aspettavano ancora di recarsi in licenza, e che gli ufficiali condividevano lo stato d'animo dei loro uomini, si comprende come si fosse in presenza di una miscela esplosiva. La mattina ciel 25 gennaio, ad operazioni cli scioglimento in corso, furono sparati diversi colpi di moschetto e parecchi arditi percorsero armati le vie del paese con alla testa una bandiera la cui asta era sormontata da un pugnale. Il reparto era sfuggito al controllo del suo comandante e, anche se la situazione tornò tranquilla nel giro di qualche ora, quelle manifestazioni e soprattutto l'allontanamento non autorizzato cli un numero consistente di arditi ebbero inevitabilmente dei pesanti strascichi. Stefanutti ebbe due mesi di arresti in fortezza e sanzioni di minore entità furono inflitte ai comandanti di compagnia, al comandante del carabinieri del XVIII Corpo cl' Armata ed ai comandanti di divisione e cli corpo d'armata, con i loro capi di stato maggiore, per non aver svolto un'adeguata opera di prevenzione e vigilanza 12 . Come ebbe a scrivere il tenente generale Morrone, comandante della 9• Armata, se gli ufficiali del reparto non erano stati sufficientemente energici e pronti ad intervenire, ai livelli gerarchici superio1ì poteva essere rimproverato di essersi dapprima disinteressati delle operazioni di scioglimento del XVIII, nonostante la sua fama ed i segnali di malcontento, poi di non essere prontamente intervenuti non appena a conoscenza di quanto stava accadendo, infine di avere informato il comando d'armata con forte ritardo, forse nella speranza cli poter risolvere il problema rintracciando quanti si erano allontanati. Morrone venne infatti a sapere degli incidenti e della fuga soltanto il pomeriggio del 29 gennaio, quando ormai non era più possibile attendere o1tre 13 . Quanto ai militari di truppa, glì assenti furono tutti deferiti al Tribunale cli Guerra per diserzione.

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Comando 9• Annata, Stato Maggiore, XV/Il Reparto d'assalto, n° 26056 Riservato ciel 4 febbraio 1919, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo. Ufficio Orclinamcnt.o e Mobilitazione. 13 Al tenente generale Basso, comandante del XVIII Corpo d'Armata, Marrone inflisse un rimprovero semplice dalla cui motivazione risalta come fosse noto il carattere turbolentO del XVIII ma anche come questa carnu.eristica si accoppiasse ad un deficiente livello di inquadramento cli cui era forse, in parte, una conseguenza: "Sapendo che il XV!ll Reparto d'assalto non aveva buoni quadri ufficiali nel dare l'ordine di scioglimento al dipendeme comando di Divisione omise di far adottare quelle precauzioni che avrebbero assicurato il regolare scioglimento del reparto stesso .... ''. Basso, 11011 poteva ignorare che i reparti d'assa.lt.o "sono organismi delicatissimi i quali hanno bisogno di assidue cure".

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XX REPARTO D'ASSALTO

n risposta alla circolare n° 111660 del 26 giugno 19 .17 con cui il Comando Supremo invitava le armate a costituire_ co~ volontari provenienti dai bersag_li~r~ un_ reparto ~' assalto inizialrn~nte della forza d! una compagma, 11 comandante della 2a Armata attivo il giorno 30 11 XXIV Corpo d· Annata, dandogh tempo fino al 14 luglio per riferire in merito alla consistenza raggiunta dalla compagnia, alla località scelta per il suo accantonamento ed al programma delle esercitazioni 1• Il tenente generale Capello si riservava di approvare o meno eventuali proposte in merito all'equipaggiamento ed all'addestramento, in funzione delle disposizioni che sarebbero state emanate a breve dal Comando Supremo, e sempre alle attese decisioni dei vertici del Regio Esercito rimandava la questione del trattamento speciale, in particolare in termini di razioni alimentari, di cui avrebbero dovuto godere i componenti del reparto in ragione dei maggioti sforzi loro chiesti. Il tenente generale Enrico Caviglia, all'epoca alla testa del XXIV Corpo cl' Armata, rispose puntualmente sotto la data del 14 luglio con un articolato documento che precisava composizione, dislocazione e tipo cli addestramento previsto2 . La compagnia, costituitasi il 5 luglio 1917 presso la 47a Divisione, era strutturata su quattro plotoni, a loro volta organizzati in quattro squadre, e comprendeva elementi accuratamente scelti . Ai cinque ufficiali ed all'aiutante cli battaglia, che non aveva incarichi specifici e restava a d isposizione ciel comandante cli compagnia, si aggiungevano 3 sergenti, 8 caporalmaggiori, 20 caporali e 229 bersaglieri, per un totale di 266 uomini, organico ben superiore a quello della compagnia di fan teria tipo che in marzo era stato ridotto a 200 uomini ed in settembre sarebbe sceso a 175. La località scelta per alloggiare il reparto era Lovisce, dove esisteva un complesso di ampi e comodi baraccamenti nelle cui immediate vicinanze era possibile allestire sia una palestra all'aperto per l'istruzione ginnica, sia un poligono per l'addestramento con le armi. La valle dello Iudrio offriva inoltre un terreno cli esercitazione per l'istruzione a livello di plotone ed.i compagnia molto simile a quello della valle dell'Isonzo, che verosim ilmente sarebbe stato il teatro d'operazion i reale. Riguardo all'equipaggiamento Caviglia proponeva che, in considerazione del ruolo del reparto e del suo previsto impiego per la conquista di posizioni trincerate, l'equipaggiamento individuale fosse costituito da elmetto, moschetto con sessanta cartucce, tascapane per i viveri di riserva, due sacchi a terra, quindici bombe a mano, infilate nel cinturone o trasportate nei sacchi a terra, pugnale, pinza tagl iafil i, vanghetta e maschera antigas. A questa dotazione, che in alcuni particolari, come l'ampia dotazione cli bombe a mano e le loro modalità di trasporto prendeva certamente spunto eia soluzioni adottate in campo avverso, si dovevano aggi ungere a livello di compagnia un numero imprecisato di lanciafiamme portatili, il materiale per quattro sezioni pistole-mitragliatrici, una per plotone, e per una sezione mitragliatrici, nonché otto apparecchi telefonici con non meno cli quattro chilometri cli filo. Nel complesso era evidente l' intenzioi:ie cli attrezzare il reparto per poter lottare con successo negli angusti spaz.i delle trincee, anche attraverso l' utilizzo di strumenti relativamente innovativi e dall'elevato valore psicologico come i lanciafiamme, e cli assicurargli nel contempo la disponibilità cli un elevato volume di fuoco, con armi maneggevoli ed idonee ai rapidi spostamenti. Tutto questo senza trascurare il problema dei collegamenti e dotandolo anzi anche a q uesto riguardo di mezzi abbondanti, pur se di affidabilità limitata, per mantenere i contatti con i comandi prima e dopo l'uscita dalle trincee.

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1 Comando 2" Armata, Stato Maggiore, Repar ti d'assa/10, n° 2527 Op. de l 30 gi ugno I917, AUSSME, Rep. E- 1, Racc. 113, 2" Armala, Costituzione Reparti d'Assalto. 2 Comando XXIV Corpo d'Annata, Riparti d'assalro, 11° 2445 Op. del l4 luglio 191 7, AUSSME, Rep. E-1, Racc. 113, 2" Armata, Costituzione Reparti d'Assa lto .

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In relazione all'addestramento, dopo aver chiesto la disponibilità di bombe a mano austriache e di almeno un paio di mitragliatrici e lanciafiamme del tipo usato dal nemico, il documento illustrava un programma di quattro settimane, strutturato in modo da passare dall'istruzione individuale a carattere essenzialmente ginnico della prima settimana, integrata dal lancio di precisione e di potenza di bombe a mano inerti e dal tiro al bersaglio col moschetto, ad esercitazioni via via più complesse, fino a svolgere nella quarta settimana manovre di attacco a livello cli squadra, di plotone e di compagnia, con l'obiettivo di integrare in un armonico succedersi di azioni quanto provato in precedenza e realizzare il necessario affiatamento tra i vari elementi del reparto. Le due settimane intermedie vedevano l'una il trasformarsi dell 'addestramento ginnico in una serie di esercizi finalizzati a facilitare il movimento sul campo di battaglia, sulla base cli temi che includevano l'uscita rapida eia un trinceramento, l'attraversamento cli un reticolato semidistrutto, l'im1zione in una u'incea, il superamento di una barricata, curando nel frattempo l'abilità nel lancio della bomba a mano, eia diverse posizioni e nelle più differenti condizioni, e nel tiro con il moschetto, con la pistola-mitragliatrice e con la mitragliatrice, l'altra il proseguimento dell'addestramento con le armi individuali e di reparto, la familiarizzazione con le mitragliatrici austriache, l'impiego del lanciafiamme per ripulire ricoveri e caverne, la preparazione e lo stendimento di una linea telefonica, culminando nella ripartizione ciel personale tra le diverse specialità ed in particolare con la costituzione delle sezioni pistole-mitragliatrici, mitragliatrici e lanciafiamme, e dei drappelli di telefon isti, tutti comunque perfettamente addestrati all'uso delle bombe a mano. Il programma non dimenticava il problema della formazione morale, che doveva essere curata con conferenze tenute dal comandante di compagnia, l' istruzione teorica sulle varie armi, incluse quelle in dotazione all'avversario, l'addestramento alla costruzione cli fortificazioni campali, ed a questo proposito la stessa compagnia avrebbe dovuto farsi carico dell'approntamento dei trinceramenti da utilizzare per le esercitazioni d'insieme della quarta settimana. L'inizio del corso era stato fissato da Caviglia al 16 luglio e proprio di quel giorno è un rapporto inviato al Comando Supremo dal capitano Radice, ufficiale di collegamento presso la 2° Annata. Questi, recatosi a Lovisce su espressa richiesta del Riparto Operazioni del comando di Cadorna, evidentemente desideroso di sapere come venissero tradotte in pratica le sue disposizioni, confermava nella sostanza il contenuto della precedente comunicazione del comandante del XXIV Corpo d'Armata, anche per quanto ri guardava la natura ed i contenuti dell'addestramento, ma aggiungeva alcune interessanti notizie in merito alla composizione del reparto e concludeva con alcune considerazioni di un certo interesse sul problema delle esercitazioni. La compagnia, agli ordini del capitano Gaspare Ghirabisi, raccoglieva gli elementi migliori dei quattro reggimenti bersaglieri della 47a Divisione, 4°, 6°, 12° e 21°. Infatti, anche se i volontari erano soltanto una cinquantina, dei quali trenta provenienti dal 6° Reggimento, gli altri erano stati scelti tra quanti avevano la qualifica di ardito o tra le cosiddette cariche speciali, vale a dire tra i soldati specializzati nell'uso delle bombe a mano o qualificati come tiratori scelti. Questa impostazione aveva fatto sì che il reparto, per quanto appena formato, avesse già acquisito una precisa fisionomia e che la grande maggioranza dei suoi componenti sembrasse pienamente all'altezza delle aspettative, sia nel fisico che nel morale. Un'eventuale ulteriore selezione era però necessaria per allontanare i pochi elementi che Radice giudicava non possedere le caratteristiche fisiche e J 'entusiasmo richiesti dalla particolare natura dei reparti d'assalto. In merito ai contenuti del programma d'addestramento, riportato integralmente, il documento precisa l'orario previsto, dalle 5,30 alle 10 per le esercitazioni pratiche e dalle 14,30 alle 17,30 per l' istruzione teorica, ma non contiene osservazioni di rilievo. Viene però evidenziato il fatto che la valle dello Iudrio, pur simile nella sua configurazione a quella dell'Isonzo, con piccoli dpiani coltivati ricchi di vegetazione e con i frutteti digradanti verso il fondovalle, era ben lontana dal presentare gli sconvolgimenti e le distruzioni proprie dei terreni sui quali era passata la furia della battaglia. Questo inconveniente poteva peraltro essere superato attrezzando il poligono con ostacoli creati artificialmente e comunque non era questo l'unico aspetto su cui bisognava ancora lavorare. Dal 5 luglio gli appartenenti al reparto ricevevano infatti il previsto soprassoldo ma il vitto era ancora quello ordinario e l'equipaggiamento speciale, individuale e non, doveva ancora essere fornito. Le misure prese dal XXIV Corpo cl' Armata erano state nel frattempo accuratamente vagliate anche da Capello, che il 18 luglio rispose a Caviglia dichiarando di approvare quanto era stato fatto per la costi-

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tuzione del reparto cl' assalto, per la scelta del campo d'istruzione e degli alloggiamenti, ma esprimendo anche a chiare lettere la sua insoddisfazione per la durata ed i contenuti del programma d'addestramento. Per il dinamico comandante della 2a Armata la successione regolare e cadenzata di esercitazioni pratiche e lezioni teoriche rifletteva un atteggiamento mentale adatto al tempo di pace ed alla vita di guarnigione e non certo ad una situazione in cui tutti erano chiamati a dare il massimo, tanto più che ci si rivolgeva a uomini scelti ed in parte già addestrati, per i quali doveva essere sufficiente un tempo inferiore alle quattro settimane proposte3: "Anche la suddivisione in tempi del programma non è rispondente all'ora che volge, poiché con.ferisce agli ufficiali l'idea cattedratica ed alla truppa l'idea di scolaresca, nel senso che tutti sono predisposti a compiere un 'istruzione in un. dato nume,v di ore ... oggi tutto urge: il tempo stringe, tutte le ore sono utili, sta al comandante concedere il giusto riposo perché più rispondenti siano le membra e più efficaci le istruzioni." Non quattro settimana dunque ma soltanto dodici giorni, indicazione che, insieme alla richiesta di essere tenuto costantemente informato delle condizioni di efficienza e del livello di addestramento raggiunto, compare anche nelle disposizioni emanate quello stesso 18 luglio in merito alla costituzione di un altro reparto d'assalto d'armata, da formare con volontari tratti dalla sola fanteria di linea4 . Una richiesta in tal senso era stata avanzata da Capello a Cadorna pochi giorni prima e questi gli aveva risposto il 15 luglio in termini positivi, anche se l'iniziativa doveva per il momento intendersi a carattere sperimentale ed in proposito il Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito aveva espressamente chiesto di essere tenuto al corrente del livello di efficienza e dei risultati che il reparto avrebbe ottenuto quando impiegato in azione. Al Comando Supremo era inoltre viva la preoccupazione che il succedersi di iniziative di questo genere incidesse in misura negativa sui reggimenti di fanteria, privandoli dei loro migliori elementi. Da ciò la raccomandazione, che accompagnava l' assenso di Cadorna, a non superare l'aliquota di quattro o cinque uomini per battaglione ed a contenere comunque la forza del reparto entro i cinquecento uomini5. Forte di questa autorizzazione, Capello si era immediatamente attivato e con la di retti va del 18 luglio aveva stabilito che la nuova unità fosse costituita presso la 4W Divisione del maggior generale Francesco Saverio Grazioli, inquadrata nell'VIII Corpo d' Armata, e ne aveva affidato il comando al maggiore Giuseppe Bassi del 150° Reggimento Fanteria6. I volontari dovevano affluire a Pradis entro la sera del 2 1 luglio e, dopo una prima scrematura, finalizzata ad allontanare inunediatamente i meno idonei, essere organizzati in due compagnie, ognuna della forza di 225 o 245 uomini, strutturate su una squadra comando e quattro plotoni . Così costituito il reparto sarebbe stato aggregato dal 25 luglio ad uno dei reggimenti della divisione, ma solo per gli aspetti amministrativi e disciplinari, dal momento che, ovviamente, il comando d'armata si riservava ogni decisione in materia di impiego. Equipaggiamento individuale e di reparto, come pure le dotazioni di vestiario, con la giubba da bersagliere ciclista in sostituzione di quella propria della fanteria, ricalcavano nella sostanza il modello della compagnia creata presso il X XIV Corpo d' Armata, mentre per quanto riguardava l'addestramento, da svolgersi sotto l'alta direzione del comandante della 48" Divisione, ed il trattamento spettante al personale venivano espressamente richiamate le circolari diramate dal Comando Supremo all'inizio di luglio. Capello non rinunciava però ad interpretare quelle disposizioni secondo una sua particolare visione e, se per il vitto si limitava a stabilire che l'incremento previsto consistesse in una razione giornaliera di vino e caffè ed in un aumento di cinquanta grammi della razione di pasta, ben più a fondo andava nel ridisegnare l'organico e la struttura delle compagn ie e nel fissare i criteri guida per l' addestramento. 3

Comando 2" Armata, Riparto d'assalto, n" 2878 Op. del 18 luglio 1917, AUSSME, Rep. E-1, Racc. 113, 2" Armata, Costituzione Reparti d ' Assalto. 4 Comando 2" Armata, Riparto d'assalto d'Armata, n" 2944 Op. del 18 luglio 1917, AUSSME, Rep. E- I, Racc. I I 3, 2• Armata, Costituzi.one Reparti d 'Assalto. 5 Comando Supremo, Riparto Operazioni, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, Reparto d'assalto di fanteria di linea, n° .107286 R.S. del 15 luglio I 917, AUSSME, Rep. E- 1, Racc. I I 3, 2" Annata, Costituz ione Reparti d'Assalto. 6 Il 1.50° Reggimento Fanteria formava con il 149° la Brigata Taranw che, con la Lambro faceva parte della 48° D ivisione. Sia Grazioli che in un secondo tempo Bassi si erano già adoperati per la costituzione di reparti speciali ed i loro tentativi erano stati seguili con attenzione da Capello, come illustrato ne l capitolo intitolato Alle origini dei reparti d'assalto.

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Per la compagnia d'assalto veniva stabilita una forza complessiva di 6 ufficiali, capitano comandante compreso, 6 sottu ffi ciali, 14 sergenti o caporalmaggiori, 25 caporalmaggiori o caporali, 180 o 200 soldati per un totale variabile dai 231 ai 25 1 uomini. Ognuno dei quattro plotoni , agli ordini di un uffi ciale subalterno e con un sottufficiale come vice comandante, contava quattro squadre, composte da un sergente o caporalmaggiore quale caposquadra, affiancato da un caporalmaggiore o caporale quale suo vice, ed un numero cli soldati variabile eia 9 ad 11. Allo scopo di poter contare ali ' interno della compagnia su una vasta gamma d i mezzi e di specializzazioni, assicurando così all' unità una sua autonomia operativa attraverso la disponibilità di armi idonee ad assicurare ìl necessario supporto di fuoco durante l'assalto e la penetrazione nelle di fese avversarie, plotoni e squadre avevano compiti e funzioni differenti che sì rispecchiavano nel tipo cli armamento. I primi tre plotoni, identici nella struttura, avevano una squadra, la l •, composta eia elementi specializzati nell'impiego delle bombe a mano, con una dotazione individuale di dodici di tali ordigni, e nell'uso del lanciafiamme, due squadre, 2" e 3", cosiddette "di attacco", armate uniformemente cli moschetto, con la prevista dotazione di sessanta cartucce, e di un numero di bombe a mano variabile eia quattro a sei, e l' ultima, la 4\ con lo stesso equipaggiamento individuale ma armata di pistolamitragliatrice. Il plotone veniva così ad articolarsi in una componente destinata a sviluppare l'azione ed in una componente d i sostegno, con un armamento ottimizzato per agire alle minime distanze ed in spazi ristretti ma in grado anche, in caso cli necessità, di affiancarsi alla prima, in virtù dell'addestramento comune a tutti i membri ciel reparto. La stessa ripartizione cli ruoli si poteva ritrovare a livello di compagnia, dal momento che il quarto plotone, con una sola squadra d'attacco, una sezione mitragliatrici, una sezione pistole-nùtragliatrici ed una squadra portamunizioni, aveva evidentemente il compito di appoggiare gli altri tre con il fuoco delle sue armi automatiche, e che una funzione non diversa aveva la squadra a disposizione del comandante. Questa infatti, con un uffic iale subalterno, due sottufficiali, sette tra sergenti e graduati cli truppa e 36 soldati, comprendeva una sezione lanciatorpedini o lanciabombe su due armi, oltre ad elementi specializzati nell'uso di cariche esplosive, ed era incaricata dell 'apertura dei varchi nei reticolati e dell'accompagnamento degli assalitori . Da ciò l'esigenza cli un addestramento speciale che anelasse ad integrare quello comune a tutta la compagnia, incentrato sull'uso delle armi automatiche e delle bombe a mano, comprese quelle avversai-ie, del lanciafiamme, ciel pugnale, delle pinze tagliafili, degli elmi e degli scucii Farina, dei telefoni da pattuglia. Capello non dettava alcu n programma giornaliero delle attività ma, coerentemente con la posizione gii:1 espressa, ribadiva che la durata massima del corso non doveva superare i dieci giorni, aggiungendo invece alcune indicazioni per l'allestimen to del campo di istruzione. Accanto a baraccamenti adeguati ad ospitare gli ufficiali e la truppa ed a dare ricovero al materiale, dovevano essere allestiti una palestra a cielo aperto, con attrezzi ginnici quali parallele, sbarre e travi, ed ostacoli vari, come fossi, siepi e muri a secco, ed un poligono adatto a permettere l'impiego delle anni da fuoco, con una zona attrezzata a difesa attraverso la realizzazione cli due o più ordini di trincee protetti da reticolati ed integrati da camminamenti, appostamenti per mitragliatrici e ricoveri. Tale organizzazione difensiva doveva essere riprodotta su terreno pianeggiante come pure a mezza costa e sulla sommità di un qualche cocuzzolo, in modo da poter presentare una casistica cli situazioni il più ampia possibile. A fronte cli queste indicazioni la località adatta per accogliere e preparare i nuovi arditi fu individuata dalla 48a Divisione in Sclricca, lungo il corso del fiume Natisone ed un chilometro più a nord dell'abitato di M anzano, nella quale furono subito iniziati i lavori necessari. Tutto però d ipendeva dalla qualità dell'elemento uomo ed a questo proposito Capello, che aveva seguito con attenz.ione gli sviluppi della sua iniziativa, si vide ben presto costretto ad intervenire con decisione. Fu infatti subito chiaro che i reggimenti erano riluttanti a fornire graduati e soldati con i requisiti richiesti. Buona parte degli uomini affluiti a Pradis erano troppo anziani e privi delle qualità fisiche e morali necessarie, e di massima non erano stati neppure interpellati in merito alla loro destinazione. Nel lamentare l' inosservanza dei suoi ordini, Capello punì con alcuni giorni di arresti cli rigore ben undici comandanti di reggimento, precisando poi il numero dei militari inadatti eia sostituire, non meno cli 198, ed aggiungendo che i nuo-

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vi assegnati avrebbero dovuto presentarsi il 27 luglio direttamente a Sdricca, eia quella data sede definitiva del reparto cl' assalto 7 . La situazione, a pochi giorni dall'intervento di Capello, si può desumere dal contenuto di una relazione firmata il 30 luglio dal comandante della 48a Divisione, maggior generale Grazioli, nel rispetto del ruolo affidatogli. Gli organici erano praticamente al completo, con qualche vuoto tra gli ufficiali ed i sottufficiali dovuto all'allontanamento dei meno idonei o dei meno entusiasti, ma nel complesso il quadro era soddisfacente. Il reparto era attendato, dal momento che delle diciotto baracche necessarie solo quattro erano in fase cli avanzata costruzione, il che però, data la stagione, non costituiva un inconveniente. Più grave il ritardo nell'approntamento dei poligoni e dei campi cli istruzione, cosa che imped iva di svolgere il programma previsto e lo limitava ai suoi fondamenti, istruzione ginnica, lotta, scherma col pugnale, lancio delle bombe a mano. Era anche iniziato l'addestramento delle pattuglie cli telefonisti e cli segnalatori , con specifico riferimento all'impiego di bandiere a lampo di colore e cli razzi, e l'addestramento dei serventi delle armi automatiche. Tutto ciò, insieme con i buoni risultati già raggiunti, faceva ben sperare, al punto eia spingere Grazioli ad indicare la data ciel 10 agosto come termine probabile cli questo periodo cli preparazione . Tra le raccomandazioni dirette a perfezionare ulteriormente l' organizzazione ciel campo ve ne erano poi alcune che sarebbero state tradotte in pratica se non nell'immediato certo nel breve termine. Per aumentare il realismo delle esercitazioni il teneno avrebbe dovuto essere lavorato per riprodurre il più possibile lo scenario sconvolto e tormentato del campo cli battaglia e la dotazione di armi ciel reparto avrebbe dovuto essere accresciuta di una sezione cli bombarde da 588 e cli una d'artiglieria eia montagna, per allenare gli arditi ad operare in stretto coordinamento con questi mezzi, mentre l' assegnazione cli un proiettore avrebbe permesso cli svolgere al meglio le esercitazioni notturne. Dopo aver proposto anche, per ragioni cli praticità, cli dotare gli arditi cli un maglione da ciclista da impiegare in combinazione con la giubba aperta, Graziali concludeva il suo rapporto in termini estremamente positivi, sottolineando l'elevato morale e lo spirito cli corpo del reparto e traendone i migliori auspici 8: "Nelle due visite da me fatte agli arditi ho riportalo una ottima impressione detl 'elemenlo uomo. La rigorvsa scelta fatta à non. poco contribuito a sollevare il 1norale dei prescelti. il lavoro è intenso al campo, ,na è fatto allegramente, con animo sereno, ferrea la disciplina, ma anche in questo campo è confortante il.fallo che la punizione più grave è dagli arditi considerata l'espulsione dal reparto. Credo insonuna che sul reparto stesso si possano.fondare le migliori speranze per il.futuro". Che questa fosse effettivamente la situazione è confermato dal nuovo rapporto che il capitano Radice, in qualità cli ufficiale cli collegamento presso il II Corpo d'Armata, inviò il 9 agosto al Comando Supremo. A quella data il reparto aveva inglobato anche la compagnia d'assalto formata da bersaglieri, trasferita a Sclricca dalla precedente sede di Mischek, meno adatta all'addestramento, e si trovava così ad essere articolato su tre compagnie, tutte ormai della forza dì 5 ufficiali e circa 235 uomini di truppa. I volontari erano meno numerosi cli quello che si potrebbe pensare, ma nelle due compagnie di fanteria raggiungevano comunque i due terz.i del totale, con un significativo incremento rispetto ai circa cinquanta bersaglieri presentatisi spontaneamente all'atto della formazione della prima compagnia d'assalto. Gli altri elementi erano stati però selezionati con un processo così rigoroso che, in considerazione anche cieli' ampia base di alimentazione e dell'aliquota relativamente piccola che ogni reggimento aveva dovuto fornire, ne era risultato un complesso di prim'ordine sotto tutti i punti di vista. Le tre compagnie erano alle dipendenze dei rispettivi comandanti ma un'unità cli indirizzo, sia ai fini ciel!' addestramento che ai fini disciplinar.i, era data dalla presenza del maggiore Bassi, incaricato della direzione della scuola. I pochi giorni trascorsi dalla visita cli Grazioli del 30 luglio non erano passati invano, a testimonianza dell'attenzione con cui il comando d' armata seguiva le vicende di Sclricca. Le proposte del comandante della 48" Divisione erano state infatti accolte, soprattutto in merito all'organizzazione del campo. Sul ter7

Comando 2" Armata, Riparti d 'assai/o d'Armata , n° 310 I Op. del 25 luglio 191 7, AUSSME, Rep. E-1 , Racc. 113, 2° Ar-

mata, Costituzione Reparti cl' Assalto. 8 Comando 48° Divisione, Relazione sulla "Scuola dei reparti d'assalto della 2" Armata". n" 5289 Op. del 30 luglio I917. AUSSME, Rep. E- 1, Racc. 113, 2'' Armata. Costituzione Reparti d' t\ssallO.

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reno rotto ed intricato della zona, limitata ad oriente dal corso del Natisene e ad occidente eia una serie di piccole alture boscose, erano stati realizzati un poligono di tiro, un recinto per il lancio deJie bombe a mano, un complesso di trincee con reticolati ed appostamenti per mitragliatrici e bombarde. Una palestra ed un campo di calcio completavano le strutture a disposizione degli arditi che, per le loro esercitazioni, secondo quanto suggerito eia Grazioli, potevano ora contare anche su cannoni eia montagna e bombarde. li termine dei dodici giorni era prossimo a scadere, ma sarebbe stato rispettato grazie anche alla razionale organizzazione delle attività giornaliere, che concentrava le esercitazioni nelle prime ore ciel mattino o nelle ultime ore del pomeriggio, lasciando libere le ore più calde. A favore dell'intensità cieli' addestramento giocava anche il divieto di impiegare i reparti d'assalto in servizi e lavori di qualunque genere, il Ghe li lasciava liberi di dedicarsi completamente alle esercitazioni. Non a caso il campo cli Sdricca era servito da una centuria di lavorator.i e da una quarantina di soldati del genio ed in esso prestavano a turno la loro opera tre reparti zappatori dei reggimenti a riposo nella zona cli Oleis. li 12 agosto un'esercitazione a livello di reparto sanciva la conclusione dell' iter dì fonnazione ed il giorno seguente Capello ne dava comunicazione al Comando Supremo, chiedendo contestualmente cli poter costituire una terza compagnia d'assalto di fanteria con i plotoni arditi dei reggimenti della 43• Divisione . Si trattava cli uomini che erano già passati attraverso un addestramento speciale e per i quali era già prevista la possibilità di operare riuniti in una compagnia di formazione9. Non era quindi necessario ricominciare l'iter addestrativo e verosimilmente anche per questa ragione l'autorizzazione fu prontamente concessa. Il 14 agosto il comandante della 2a Armata poteva così fissare per il successivo giorno 16 la data di nascita della nuova compagnia d'assalto 10• Con la stessa comunicazione Capello compì un altro atto che consolidava l'immagine dell'ardito quale aveva cominciato a delinearsi con l'assegnazione del.la giubba e del maglione da ciclista. Il 16 agosto 1917 fu infatti il giorno in cui, formalizzando quanto a titolo sperimentale era già stato fatto presso una delle compagnie, venne sancito l'uso delle "fiamme nere" per i reparti d'assalto formati con elementi provenienti dalla fanteria: "/ componenti il riparto d'assalto di fanteria sostituiranno le attuali mostrine

con fiamme a due punte di panno nero tipo bersaglieri". Per il reparto, ufficialmente costituito su quattro compagnie delle quali una di bersaglieri, e riunito a Sclricca agli o~:dini di Bassi, ora tenente colonnello, il tempo delle esercitazioni era ormai finito. I preparativi per quella che sarebbe passata alla storia come l'Undicesima Battaglia clell' Isonzo erano quasi ultimati ed in questo quadro Capello volle che i suoi arditi avessero il battesimo del fuoco operando su diversi punti del fronte per facilitare lo sfondamento delle prime linee di difesa austro-ungariche. Il 15 agosto assegnò quindi le compagnie di fanteria P e 2a al XXVII Corpo cl' Armata, la 3• alla 48 3 Divisione, restituendola quindi nella sostanza al comando che l'aveva creata, e la compagnia bersaglieri, ridenominata 4a Compagnia, al XXIV Corpo cl' Armata 11 . Nello stabilire questa ripartizione Capello sì preoccupò di evitare che i reparti d'assalto finissero con l'essere impiegati come normali unità cli fanteria e raccomandò quindi cli sfruttarne le caratteristiche peculiari per trane dal loro impiego il maggior vantaggio possibile. Secondo il comandante della 2• Armata "il riparto dello slancio e del colpo di man.o" deve essere scagliato sui punti dove si prevede maggiore resistenza e comunque utilizzato "in azioni per te quali occorre slancio, energia sagacia e tecnica, ma soprattutto slancio". È quindi necessario che i comandi ai quali è dato cli disporne lo adoperino là dove occonano effettivamente slancio ed ardimento, per ritirarlo immediatamente nelle retrovie una volta terminato ìl suo compito, senza lasciarlo in trincea dove avrebbe 9

Le disposizioni dell'VIII Corpo d'Armata in merito alla costituzione presso ciascun reggimento di un plotone di arditi agli ordini di un ufficiale subalterno, assistito da un aspirante o da un aiutante di battaglia, formato da 6 graduati e 60 gregari divisi in 6 squadre, portano la data del 6 luglio 1917. Destinati ad agire alla testa delle colonne d ' attacco come u·uppe di rottura e ad eseguire colpi di mano nelle trincee avversarie, avevano un addestramento che nelle sue linee essenziali richiamava quello dei reparti d'assalto propriamente detti e come questi erano dispensati dal servizio di trincea in prima linea e dai servizi di corvée. IO Comando 2" Armata, Costituzione del riparto d'assalto su tre compagnie, n° 3677 Op. del 14 agosto 1917, AUSSME, Rep. E-1, Racc. 113, 2• Armata, Costituzione Reparti d'Assalto. 11 Comando 2" Armata, Impiego del riparto d 'assalto, n° 3685 Op. del J 5 agosto 1917, AUSSME, Rep. E- 1., Racc. 113, 2• Armata, Costituzione Reparti d'Assalto.

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dovuto essere subito sostituito da altre truppe. La similitudine usata per sottolineare questi concetti richiama non a caso l'uso del pugnale: "È come il fendente: si vibra e basta". Nelle intenzioni del Comando Supremo l'offensiva dell'estate 1917 sul fronte dell'Isonzo rappresentava la naturale prosecuzione di quella di maggio. La 3' Armata doveva attaccare ancora una volta sul Carso, avendo per obiettivo la zona di Comen, mentre alla 2a spettava il compito di puntare in direzione del1' Altopiano di Temova, avendo però come primo obiettivo l'antistante Altopiano della Ba.insizza. Se il disegno fosse riuscito, l'avanzata delle due annate a cavallo della valle del Vippacco avrebbe determinato il crollo del fronte austro-ungarico e liberato la strada verso traguardi prestigiosi quali Trieste e Lubiana. È tuttavia ragionevole ritenere che il generale Cadorna, rassegnato ormai a condurre una lotta di. logoramento e ben consapevole delle difficoltà che presentava il problema della rottura dei fronti fortificati, si proponesse soprattutto di infliggere un altro duro colpo all'avversario e di guadagnare terreno per dare al suo schieramento sull'Isonzo un più valido assetto difensivo, rimandando alla primavera del 1918 lo sforzo decisivo da realizzare presumibilmente con il concorso alleato. Una difficoltà di non poco conto era costituita dal fatto che l'avversario, ammaestrato dalle precedenti esperienze, aveva realizzato sul suo fronte una solida sistemazione difensiva sfruttando al meglio le caratteristiche del teneno. Questo era vero soprattutto nel tratto dal Monte Santo al mare e nella zona della testa di ponte di Tolmino, potentemente fortificata e saldamente presidiata. Tra questa ed il Monte Santo la linea seguiva il corso cieli' Isonzo con un'organizzazione che, per quanto articolata in profondità, potendo contare alle spalle sul formidabile sostegno rappresentato dall'allineamento Senuner - Jelenik - Kobilek, si presentava più incompleta e meno densamente presidiata, soprattutto nella sua frazione più settentrionale, tra il Senuner ed il Lom di Tolmino. Proprio qui la 2a Armata avrebbe realizzato lo sfondamento che, con la successiva conquista dell'Altopiano della Bainsizza e la minaccia portata al Vallone di Chiapovano, essenziale .linea di arroccamento delle armate dell'Isonzo, avrebbe fatto temere al generale Boroevic il crollo dell'intero fronte da Tolmino al mare. Capello aveva affidato al XXIV Corpo cl' Armata il compito cli forzare l'Isonzo e di impadronirsi delle posizioni chiave del Semmer, dello Jelenik e dell'Osceclrik per proseguire quindi verso il margine occidentale del Vallone cli Chiapov.ano. Alla sinistra del XXIV, il XXVII Corpo d'Armata, dopo aver superato a sua volta l'ostacolo del fiume, doveva fiancheggiarne da nord l'azione investendo l'altopiano dei Lom ed attaccare in un secondo tempo le coJiine cli S.Lucia e S.Maria che coprivano la testa di ponte di Tolmino. A destra il II Corpo cl' Armata, muovendo dalle posizioni che già occupava sulla riva sinistra dell' Isonzo, doveva impadronirsi del M. Santo prima cli avanzare anch'esso verso il Vallone 12. Il bombardamento dì preparazione iniziò sul fronte della 2a Armata alle I 6 del 17 agosto, continuò dopo il tramonto ed aumentò d'intensità all'alba del I 8, proseguendo violentissimo per tutto il giorno con due soli intervalli per controllare gli effetti del tiro cli distruzione sui reticolati e sulle trincee di prima linea. Nella notte furono gettati i ponti e l'indomani il passaggio dell'Isonzo poteva dirsi un fatto compiuto. Posto piede sulla riva sinistra, il XXIV Corpo cl ' Armata superò rapidamente le linee di difesa avanzate, espugnò le posizioni del Semmer, del Fratta, dell'Oscedrik e del Kuk q.711 e nella giornata decisiva del 22 agosto si impadronì ciel bastione difensivo costituito dalla dorsale Jelenik - Kobilek. Il crollo cli questa seconda linea cli difesa aprì la sW,tda all'avanzata del 11 Corpo d'Armata, fino ad allora bloccato davanti alle trincee ed ai reticolati del Monte Santo, che poteva finalmente scavalcarlo ed irrompere nella sottostante conca cli Gargaro. Quello stesso giorno entrò in linea il XIV Corpo d 'Annata, inserito tra il XXIV ed il XXVII, ma questa immissione di forze fresche, rallentata dalla difficile viabilità della zona e dalla strozzatura dei ponti dell'Isonzo, non servì a ridare slancio a)l'offensiva ed a sfruttare il pur importante successo ottenuto.

12 La 2• Armata allineava da nord a sud, dal Rombon al Vippacco, i corpi d'armata IV, XXVII, XXIV, Il, VL VIII e teneva in riserva il XIV. Nel complesso si trmtava di 302 battaglioni, pari ad un terzo dei 900 messi in campo dal Regio Esercito sul teatro di guerra italiano, 2.390 bocche da fuoco di tulli i calibri, l. 199 bombarde. La 3" Armata aveva in linea i corpi d'armata XI, XXV. XXIII, XIJI ed in riserva i.I XXX ed il VII, per un totale di 240 battaglioni, 1.363 pezzi d'artiglieria e 683 bombarde. li generale Boroevic contrapponeva alle due armate italiane i cinque corpi d'armata XV, XXIV, XVI, VII e XXIII che comprendevano 249 battaglioni e I . I 13 bocche da fuoco.

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Il 23 agosto, con il XXVII Corpo d'Annata sempre immobilizzato davanti alle difese dei Lom , la 2• Armata si concedeva una sosta per riordinare i reparti, sostituire quelli più provati, far avvicinare le artiglierie. Questa pausa, per quanto necessaria, permise agli austro-ungarici di rompere il contatto e ripiegare su nuove posizioni approntate in tutta fretta al margine occidentale del Vallone di Chiapovano, uscendo dalla zona battuta dall'artiglieria italiana. Prive del sostegno delle batterie, le fanterie non riuscirono a superare questo nuovo ostacolo e l'offensiva si esaurì davanti a questa linea di difesa, mancando di poco l'obiettivo strategico di spingere l'avversario oltre il vallone. L'avanzata compiuta sull'Altopiano della Bainsizza rimaneva però un risultato rilevante, soprattutto se raffrontato ai risultati ottenuti dalla 2a Annata sul resto del suo fronte. Ad oriente di Gorizia i corpi d'armata dell'ala destra, VI ed VIII, avevano infatti realizzato guadagni territoriali minimi e sulla sinistra del tutto inutili erano stati i tentativi del XXVII contro la testa di ponte cli Tolmino. Ali' interno di questo scenario, le vicende delle quattro compagnie si differenziano in funzione del ruolo affidato ai corpi d' armata ai quali erano assegnate. Per quanto in uno scontro di proporzioni titaniche le azioni di queste unità possano sembrare un dettaglio insignificante, la loro importanza discende dal fatto che si trattava del debutto in combattimento delle nuove formazioni d'assalto e, probabilmente, proprio per questo motivo i rapporti preparati dai loro quattro comandanti furono lett.i con un'attenzione certo non inferiore a quella cli chi oggi si accinge a ripercon-erne il cammino. Le due compagnie messe a disposizione del XXVII Corpo cl' Armata erano state trasferite in autocarro iI I 5 agosto a Kambresko, dove le loro strade si erano divise. La 1a Compagnia del capitano Maggiorino Radicati di Primeglio era stata posta alle dipendenze ciel 144° Reggimento Fanteria della Brigata Trapani, facente ora parte della 22• Divisione, chiamata a passare l'Isonzo tra Selo e Ronzina, ed il 16 agosto era raccolta a Ronzina. Il compito affidatole era quello di costituire sull'altra sponda una prima testa cli ponte davanti a Loga, alle pendici del Monte Fratta, dalla quale, dopo aver ripulito le trincee in corrispondenza del ptinto di passaggio, avrebbe dovuto spingersi sulla sinistra per prendere contatto con la Brigata Ferrara, della stessa divisione, che intanto si sarebbe a sua volta portata sulla sinistra del fiume passando su un altro ponte. Ciò fatto, e dopo aver garantito la sicurezza dei punti di passaggio, la compagnia doveva inviare delle pattuglie a prendere possesso dei due ponti, stradale e ferr~)Viario , sull' Avscek-Potok, piccolo affluente di riva sinistra dell' Isonzo, e rimanere in posizione fino a quando non sarebbe stata rilevata dal III/144°. I 5 ufficiali ed i 195 uomini lasciarono mezzora dopo la mezzanotte del 18 la loro posizione cli attesa a Ronzina ed alle 3 del mattino una prima aliquota della compagnia saliva nelle barche che avrebbero dovuto portarla sull 'altra sponda. Il IV Battaglione Pontieri non aveva potuto infatti mettere a disposizione più di due imbarcazioni ed i plotoni dovevano essere traghettati uno alla volta. Nel frattempo era entrata .in azione la sezione di artiglieria someggiata del reparto che, insieme con le mitragliatrici, era chiamata assicurare l'indispensabile appoggio di fuoco ravvicinato ed a neutralizzare in particolare le armi automatiche dell'avversario. Per rendere il più possibile efficace questa azione era stata portata in linea anche la fotoelettrica in dotazione alla scuola di Sdricca, il cui fascio di luce doveva illuminare i bersagli eia battere ed indicare agli arditi gli obiettivi eia raggiungere, accecando nel contempo i difensori. Tutto era stato accuratamente predisposto ma un'operazione come il passaggio a viva forza di un ostacolo fluviale sistemato a difesa comportava un margine di rischio che non era possibile annullare. li varo dei barconi , per guanto eseguito con ogni cautela, provocò dei rumori e dei movimenti che non sfuggirono alle vedette sull'altra sponda. Le mitragliatrici austro-ungariche aprirono immediatamente il fuoco e benché fossero subito controbattute dalle anni d'appoggio assistite dalla luce ciel rifletto re riuscirono a disturbare non poco le operazioni. La compagnia lamentò una ventina di feriti, ma dopo circa un'ora il piccolo reparto si trovava riunito sulla sponda sinistra a Loga "bassa", pronto a muovere verso Loga "media" per poter dare profondità alla testa cli ponte. Una mitragliatrice che dalle tri ncee di Loga " bassa'' ne bloccava l'avanzata fu eliminata dal movimento aggirante di un plotone, piombato inosservato alle spalle della postazione catturando l'arma e facendo una trentina cli prigionieri, bloccati all'interno di una caverna. Raggiunto così il suo primo obiettivo, Radicati. lanciò alcuni uomini verso Loga "alta", ali' inseguimento degli avversari che, sfuggiti alla cattura, si ritiravano precipitosamente su per la scarpata. Lasciato

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L'azione della l 8 Compagnia ciel reparto d'assalto della 28 Annata nei giorni 19 e 20 agosto 1917 alle pendici del Monte Fratta (AUSMME, Rep. E- 1, Racc. I I 3, 2a Armata, Costituzione reparti d'assalto)

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La regione Belpoggio-San Marco ad oriente di Gorizia (S. Farina, Le truppe d'assalto italiane, Federazione Nazionale Arditi d'Italia, Roma, 1938, pag. 205)

La regione del San Gabriele (S. Farina, Le truppe d'assalto italiane, Federazione Nazionale Arditi d'Italia, Roma, 1.938, pag. 210)

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poi un plotone a rastrellare le posizioni conquistate, proseguì con il resto dei suoi uomini in direzione dei due ponti che erano il suo secondo obiettivo. Nella loro avanzata lungo il corso del fiume gli arditi seguirono la trincea che correva a breve distanza dall'acqua, parallelamente al fiume, catturandovi altri prigionieri e quattro mitragliatrici, fino ad urtare nei pressi del casotto ferroviario a sessanta metri dal ponte in una postazione in caverna dove erano appostate altre due armi automatiche. Nell'impossibilità cli averne ragione, ed in presenza di forze avversarie numericamente superiori, questa avanguardia ripiegò sul resto della compagnia, che nel frattempo l'arrivo del 111/144° aveva liberato dal compito di rastrellare e presi diare la testa cli ponte. Dopo aver riunito i suoi uomini, Radicati tornò sui suoi passi per attestarsi verso le 9 su una linea che, staccandosi dalla riva, correva a circa ottanta metri dai ponti sull' Avscek fino a raggiungere sulla sinistra la curva di livello dei duecento metri, oltre la quale il collegamento con il 144° Reggimento Fanteria, lanciato alla conquista del Fratta, era tenuto da pattuglie. Verso mezzogiorno la compagnia rinnovò per due volte, ma senza risultato, il tentativo di snidare l'avversario dalle sue caverne ed ebbe quindi l'ordine di limitarsi a mantenere la posizione fi nché non sarebbe stato possibile impegnare in quella direzione forze più consistenti. Per il momento il 144° inviò in rinforzo due plotoni del Il Battaglione, insieme ai guaii gli arditi si sistemarono su una linea più arretrata cli una cinquantina di metri ma più adatta alla difesa, per rimanervi fino al pomeriggio del 20 agosto, quando ebbero il cambio da una compagnia dell'altro reggimento della Trapani, il 149°. Tornata sulla destra dell'Isonzo e raccolta a Kambresko, la compagnia poté procedere al conteggio delle perdite, che ammontavano a due feriti tra gli ufficiali e ad un morto, quattro dispersi e trenta feriti tra la truppa. I ponti sull' Avscek non erano stati raggiunti ma era stato comunque coperto il passaggio del 144° ed all'attivo figurava anche la cattura di circa 150 prigionieri, tra i quali due ufficiali, cli cinque mitragliatrici e di una novantina di fucili. Il bilancio era dunque sostanzialmente positivo anche perché la vicende stesse della battaglia sul fronte del XXVll Corpo d'Armata, dove il passaggio del fiume era stato particolmmente contrastato, giustificavano il mancato raggiungimento dell 'obiettivo cli secondo tempo. La 22" Divisione, unità di prima schiera del XXVII Corpo d'Armata, avrebbe dovuto passare l'Isonzo su cinque ponti, portando sull'altra sponda, eia nord a sud, il V Raggruppamento Alpini, su cinque battaglioni ed un gruppo artiglieria da montagna, la Brigata Ferrara, pure con cinque battaglioni ed una batteria eia montagna, la Brigata Trapani, con altri cinque battaglioni e due batterie eia montagna. La reazione delJ ' avversario permise però di gettare nei tempi previsti soltanto il secondo dei c.inque ponti ed impose cli ricorrere altrove a difficili e pericolose operazioni cli traghettamento. Il ponte più meridionale, quello appunto assegnato al 144°, venne gettato soltanto in mattinata e dopo essere stato seriamente danneggiato nel primo pomeriggio poté essere ripristinato soltanto all'imbrunire. Tutto ciò spiega il tempo richiesto dall'afflusso dei repatti della Trapani che oltretutto, anziché risalire il fiume fino alla confluenza dell' Avscek, si lasciarono richiamare dal combattimento accesosi sul Monte Fratta, investito dall'ala sinistra del XXIV Corpo d'Armata. Agli arditi di Radicati era così venuto a mancare il sostegno necessario per spingere a fondo la loro azione. La 2a Compagnia del capitano Italo Porcari, dopo essere rimasta a Kambresko fino alla sera del J 6 agosto, si era portata nel vallone di Pocl-Selo, a d isposizione del comando della Brigata Ferrara che l'assegnò al 47° Reggimento Fanteria. Il suo compito era quello cli raggiungere l'altra sponda a nord cli Auzza non appena i pontieri avessero allestito il traghetto e cli risalire il vallone a sud di Osvje con obiettivo il Na Raunich (quota 511). L'artiglieria e le mitragliatrici avversarie impedirono però le operazioni di traghettamento, colpendo ripetutamente le due barche a disposizione, che cominciarono subito a fare acqua, e causando non poche perdite tra gli arditi ed i pontieri . Nonostante l'intervento cli una sezione someggiata i mirraglieri non poterono essere messi fuori gioco ed all'alba la compagnia era quindi ancora nella sua posizione di attesa, sottoposta per di più al fuoco delle batterie austro-ungariche che indirizzavano il loro tiro di sbarramento all'imbocco del valloncello, con il chiaro intento cli bloccare sul nascere qualunque tentativo di forzare il passaggio. Data la situazione, gli arditi ebbero l'ordine di portarsi più nord, all'altezza della galleria ferrov iaria cli Doblar, per utilizzare il ponte gettato a favore del Battaglione Alpini Belluno. Poco prima cli raggiungerlo, merme procedevano sulla strada di riva destra, furono perè> investiti da raffiche cli mitragliatrice che abbatterono alcuni uomini e ferirono Porcari, costretto a lasciare il comando al sotto-

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tenente Gino Favilli. Attraversato di corsa il ponte per sfuggire al fuoco , la compagnia si riordinò rapidamente sulla sponda sinistra ed agli ordini cli questo ufficiale si mosse verso il nuovo obiettivo indicato dal comandante ciel II/47°, il vallone d.i Osvje ed il gruppo di case omonimo. L'irruenza dell ' assalto permise non solo di superare cli slancio le prime trincee, ma anche di fare parecchi prigionieri e di catturare tre mitragliatrici, un lanciabombe, un cannoncino da 37 mm ed un cannone da 77 mm con i suoi serventi. Senza fermarsi, la compagnia proseguì sullo slancio e ricacciò indietro i rincalzi che muovevano al contrattacco, sospingendoli con le bombe a mano in due caverne in fondo al vallone dove furono costretti alla resa. li bottino si arricchì così cli altre due mitragliatrici, una pistola-mitragliatrice ed un secondo lanciabombe. Nel frattempo la sinistra del reparto, in collegamento con gli alpini, raggiungeva ed occupava il villaggio di Osvje e convergeva sulla vetta del Na Raunich. Portato a termine il suo compito, la compagnia prese contatto sulla destra con la Brigata T'rapan.i e si sistemò a difesa per rimanere in posizione tino alle 18, quando dalla Brigata Ferrara le arrivò l'ordine di riattraversare l'Isonzo. L'indomani ripartì per Sclricca con all'attivo un bilancio oltremodo lusinghiero: oltre a raggiungere l'obiettivo assegnatole aveva costretto alla resa non 1.neno di 150 uomini, compresi tre ufficiali, ed il tutto al prezzo di 28 feriti, tra i quali lo sfortunato comandante cli compagnia, e di 5 dispersi. La compagnia bersaglieri del battaglione d'assalto della 2" Armata operò nelle immediate vicinanze della la Compagnia ed anch'essa con il compito di costituire una prima testa cli ponte a protezione del lavoro dei pontieri. Assegnata al XXIV Corpo cl' Armata, fu da questo messa a disposizione della 47" Divisione, incaricata di attraversare l'Isonzo tra Loga e Canale con la V Brigata Bersaglieri a sinistra e la I a destra, occupare la linea Fratta - Semmer - quota 600 e proiettarsi verso le retrostanti posizioni clell'Ossoinca e di quota 856. ln questo quadro la compagnia, posta alle dipendenze della V Brigata, doveva essere traghettata per prima sulla sponda sinistra, a sud cli S. Peter, per andare ad attestarsi sul ciglione sopra la ferrovia e coprire il gittamento del ponte su cui sarebbe passato il 4° Reggimento Bersaglieri. Poco più a sud, in corrispondenza del punto dove avrebbe attraversato il fiume il 21 ° Reggimento Bersaglieri, appartenente alla medesima brigata, questo ruolo doveva essere svolto dal plotone arditi e da una compagnia dello stesso 21 °, e non diverse erano le disposizioni emanate dalla 1 Brigata, con due plotoni ciel 12° Reggimento Bersaglieri e gli arditi reggimentali incaricati di coprire la costruzione dei due ponti previsti in quel settore. La compagnia, agli ordini del capitano Salvadori , si trovava alle 23 del 18 agosto ammassata sul rovescio ciel roccione di Saint Peter con 6 ufficiali e 205 uomini di truppa. Rinforzata dal r~parto arditi del 4° Reggimento, forte cli un ufficiale e 65 bersaglieri, iniziò poco dopo il passaggio dell ' Isonzo. Sull'altra sponda vennero però traghettati soltanto il comandante e tre plotoni, lasciando il resto ad attendere il completamento del ponte. Al contrario cli guanto accadde altrove, il lavoro dei pontieri non trovò gui grossi ostacoli e venne portato a termine senza troppe difficoltà. Alla mezzanotte il reparto poté perciò riunirsi sotto la ferrovia, tra il Roccione del Diavolo e Loga "bassa", e poco dopo entrò in contatto con l'avversario che tentò di bloccarne l'avanzata con il fuoco delle mitragliatrici appostate alle falde ciel Semmer. Salvadori, ferito da una delle prime raffiche, lasciò il comando al tenente Luigi Stefanoni, il quale lanciò due plotoni sulla destra, per mettere a tacere quelle armi, e contemporaneamente spedì il resto ciel reparto sulla sinistra, per ripulire le caverne dietro il casello ferroviario. Raggiunti questi primi obiettivi, gli arditi proseguirono fino ad occupare quota 300, da dove però, rimasti isolati, dovettero ripiegare verso le 5, per prendere contatto sulla sinistra, lungo la rotabile che costeggiava il fiume, con il XXXVII Battaglione Bersaglieri. Ripristinata così la situazione, la compagnia si riportava in avanti d' iniziativa e rioccupava la quota per poi oltrepassarla e, dopo aver espugnato con il lancio cli bombe a mano una piccola ridotta accanitamente difesa, collegarsi sulla destra con i bersaglieri del XLIII Battaglione. Il reparto sostò sulle posizioni raggiunte, agli ordini del XXXVIl, per tutto il pomeriggio ciel 19 e la notte sul 20 agosto, tornando ad avanzare alle 6 cli quel giorno, quando insieme ad una compagnia dì quel battaglione si avviò verso il Monte Fratta. L'avvicinamento fu lento e richiese parecchie ore ma alle 18 la compagnia d'assalto irrompeva nelle posizioni austro-ungariche e guidava il battaglionef alla conquista di quell'altura, nelle cui trincee e caverne vennero catturati parecchi prigionieri e diverse mitragliatrici. Du-

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rante la notte gli arditi rimasero sul posto e collaborarono a respingere diversi contrattacchi, per ritirarsi quindi alle 7 del 21 agosto, su ordine della 47a Divisione. Per quanto contrastata, la loro azione aveva raggiunto tutti gli obiettivi previsti, inclusa l'occupazione del Fratta, il che allontanava definitivamente l'avversario dalle sue posizioni dominanti di riva sinistra ed assicurava il controllo del versante sinistro del valloncello dell' Avscek. Nonostante la forte resistenza incontrata, prima sulla linea cli mezzacosta e poi su quelle di cresta, questi risultati, insieme con la cattura di 123 prigionieri, fra i quali 3 ufficiali , e di 5 mitragliatrici, non avevano richiesto un tributo di sangue molto più pesante di quello delle altre due compagnie d'assalto impiegate nel primo balzo oltre l' Isonzo. Al rientro a Manzano la 4• Compagnia lamentava infatti la perdita di quattro ufficiali, dei quali tre feriti ed uno disperso, e di 41 uomini di truppa, con 2 morti, 30 feriti e 9 dispersi. Molto più difficile e sicuramente non altrettanto riuscito fu l' esordio della 3a Compagnia del capitano Pedercini, assegnata alla 43• Divisione, in linea ad oriente dì Gorizia, e da questa ripartita tra le sue due brigate, Taranto , reggimenti 143° e 150°, e Lambro, reggimenti 205° e 206°. La divisione del maggior generale Grazioli aveva l'ordine di procedere di concerto con ìl VI Corpo d'Armata all'occupazione di quota 126 di Grazigna e di quota 163, di completare l'occupazione di quota 174 est e dì impadronirsi delle posizioni antistanti il San Marco, vale a di re Belpoggio, quota 200 e Cave, prima di puntare con deci sione sulla vetta. In questo quadro la Brigata Taranto doveva agire sul tratto cli fronte tra quota 126 e Belpoggio, mentre sulla destra la Brigata Lambro doveva spingere due colonne verso quota 200 e le cave per aggi.rare sui due lati il San Marco ed espugnarne quindi la sommità con la colonna di sinistra. Nel settore della Taranio gli attacchi ciel 143° in direzione cli quota 174 est vennero bloccati sulla linea di partenza dalla violenta reazione avversaria. L'azione del 150°, che agiva a cavallo della Val cli Rose con in avanguardia i due plotoni della 3" Compagnia d 'Assalto, ebbe invece maggior successo, grazie anche alla rapidità con cui gli ard.iti penetrarono nelle trincee di Belpoggio, catturandovi una cinquantina di prigionieri con tre mitragliatrici ed un lanciabombe, ciancio modo al lll/150° cli rafforzarsi sulla posizione e di assicurarsene il possesso. Gli arditi rimasero in linea anche durante la notte e per tutta la giornata del 20 agosto prima cli essere ritira.ti e rimandati a Sdricca. l due plotoni che operavano con la Brigata Lambro non riuscirono invece ad ottenere alcun risultato. Entrambi erano stati assegnati alla colonna di destra, composta dal 11/205°, che aveva il compito di muovere dalle trincee cli Casa Scoperchiata e Casa ciel Camminamento per raggiungere in un primo tempo il costone d i Casa Bassa e di lì proseguire verso la frana ciel San Marco, eia dove prendere d'infilata le posizioni cli Cave Ovest. L' azione cli questa colonna, che doveva favorire l'attacco risolutivo della colonna principale, formata dal 1/205° e dal 1/206°, si fondava innanzitutto sulla sorpresa, e proprio per accelerarne l' avanzata le erano stati destinati come avanguardia entrambi i plotoni d'assalto a disposizione della brigata. Nei fatti le cose anelarono molto diversamente. Il tiro di sbarramento dell'artiglieria austro-ungarica decimò la colonna principale impedendole cli andare oltre quota 200, che avrebbe dovuto essere sollanto un obiettivo cli primo tempo, e la colonna di destra venne bloccata allo stesso modo dopo aver espugnato le trincee di Casa Bassa. Fermate così le prime ondate, l'avversario ebbe buon g ioco nel concentrare il fuoco sulle zone di .i rruzione e nel frustrare i reiterati tentativi compiuti dalla Brigata Lambro con l' intervento dei battaglioni cli seconda schiera. In questa situazione venivano meno le ragioni che avevano portato all 'impiego della 3" Compagnia, i cui plotoni vennero quindi farti rientrare nelle trincee di partenza erimandati cti loro accantonamenti. Le perdite, indubbiamente gravi, ammontavano a due morti ed un ferito tra gli ufficiali, 5 morti 44 feriti e 31 dispersi tra la truppa. Colpisce il numero dei dispersi, in buona parte caduti rimasti oltre le linee nel vano tentativo di raggiungere gli obiettivi previsti . Malgrado l'insuccesso registrato sulle alture oltre Gorizia, il debutto ciel battaglione d ' assalto della 2a Armata poteva dirsi senz'altro soddisfacente. Le compagnie impiegate nel forzamento dell 'Isonzo avevano raggiunto la totalità degli obiettivi previsti, con la sola eccezione della 1a che però si era trovata ad operare in condizioni particolari ed era stata infine utilizzata per costituire un fianco difensivo. I criteri adottati dai comandi nell' impiegare queste piccole unità erano stati sostanzialmente corretti ed aderenti alle loro caratteristiche. Tutte poi erano state ritirate dopo aver svolto il loro compito, e comunque evitando cli impegnarle troppo a lungo nel presidio delle posizioni o di logorarle in ulteriori attacchi di dubbia

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riuscita. L'addestramento degli arditi ed il loro particolare equipaggiamento ne avevano favorito la rapida penetrazione ali' interno del dispositivo avversario, dove avevano potuto sorprendere e catturare i difensori prima ancora che riuscissero a prendere posizione. Lo stesso può dirsi per la 3" Compagnia, almeno per i due plotoni che avevano operato in direzione di Belpoggio. Sul fronte della 48" Divisione erano però mancati i risultati sperati e se questo era stato certo dovuto alla solidità di una difesa che si era rivelata troppo fo1te ed organizzata per poter essere vinta facendo leva sullo slancio e sull 'inuenza di piccoli nuclei di assalitori, non si può dimenticare che la decisione di assegnare ad entrambe le colonne un'aliquota dì truppe d'assalto aveva portato a disperdere la compagnia e svuotato di significato H suo intervento. Un centinaio di uomini, per quanto ardimentosi e ben preparati, difficilmente avrebbe potuto svolgere un ruolo decisivo lungo direttrici d 'attacco ampiamente previste dall'avversario e nei confronti di robuste fortificazioni campali protette da una poderosa artiglieria. Le cose sarebbero forse andate diversamente se l'intera compagnia fosse stata lanciata in un'unica direzione, o di questo almeno sembrò essersi convinto il comando della 2" Armata, che per l'attacco risolutivo al San Gabriele decise di impiegare tre delle quattro compagnie del battaglione. Questo era nel frattempo passato agli ordini del capitano Radicati, dal momento che Bassi, con l'avvio delle operazioni per la formazione di altri due reparti d'assalto, era sempre più assorbito dalla direzione della scuola, svolgendo nel contempo un'attività di supervisione su tutto ciò che riguardava queste unità. Nella corona cli alture che avvolge a nord la città di Gorizia il San Gabriele con i suoi 646 metri si interpone tra il Monte Santo a nord-ovest ed i 554 metri del San Daniele a sud-est, staccando verso occidente lo sperone cli Santa Caterina che domina l'Isonzo alla stretta di Salcano. I fianchi ripidi e fittamente coperti da cespugli ne facevano un poderoso baluardo naturale, sapientemente rafforzato con una rete di trincee, camminamenti ed appostamenti in caverna, che poteva essere aggredito soltanto da nord, percon-endo l'ampia sella di Do! che lo raccorda al Monte Santo per muovere quindi verso la cima superando successivamente il cocuzzolo del Velki Hrib, o quota 522, già occupato dalle fanterie del VI Corpo cl' Armata, ed il gradino intermedio di quota 552. L'importanza di questa posizione era dovuta non tanto al controllo che esercitava sulla sella di Dol, attraversata nel suo punto più basso, a 272 metri di quota, dalla strada che da Salcano porta alla conca di Gargaro e di qui all'Altopiano di Ternova, quanto al fatto che il suo possesso permetteva di dominare la valle del Vippacco ad oriente di Gorizia, circostanza questa che ne,,faceva la chiave di volta dell'organizzazione difensiva allestita dagli austro-ungarici alle spalle della città. Le operazioni per la conquista del San Gabriele erano iniziate il 31 agosto ad opera dell'l la Divisione. Dopo un primo tentativo fallito al mattino, il 214° Reggimento Fanteria della Brigata Arno era riuscito nel pomeriggio a portarsi a ridosso del gradino di quota 552, ma la posizione aveva dovuto essere abbandonata in serata. Il reggimento era infatti venuto a trovarsi con il fianco sinistro scoperto per la forte resistenza incontrata dai reparti del 67° Reggimento Fanteria che avrebbe dovuto appoggiarne da quel lato l'avanzata. Nonostante le perdite subite, che il diario storico definisce rilevanti, la Arno venne lasciata in linea ed ai suoi due reggimenti, 213° e 214°, fu affidato l'attacco decisivo. Negli intendimenti del comando di divisione questo avrebbe dovuto essere condotto da più colonne, lanciate in avanti ad ondate per non presentare u n bersaglio troppo compatto all'artiglieria e nello stesso tempo per poter alimentare lo sforzo grazie allo scaglionamento in profondità. L'avanzata doveva essere regolata su successive linee di attestamento, in modo da evitare il framnùschiarsi dei reparti e scongiurare sorprese sui fianchi. L'ordine cli operazioni emanato il 1° settembre dal comando dì brigata dava pratica attuazione a questi concetti articolando il dispositivo d'attacco in tre colonne. Sulla destra un battaglione ciel 214° Reggimento Fanteria avrebbe dovuto muovere in direzione sud-est lungo le pendici occidentali del costone Veliki Hrib - San Gabriele per occupare le trincee di Santa Caterina, al centro u n altro battaglione dello stesso reggimento doveva procedere a cavallo del costone per espugnare in un primo tempo quota 552 e quindi conquistare la vetta, sulla sinistra un battaglione del 213°, muovendo lungo il fianco orientale, aveva per compito la conquista del camminamento che da quota 552 scendeva verso la località Sorgenti per poi convergere in un secondo tempo sulla cima. Il comandante della Arno, maggior generale Renato Rosso, raccomandava di mantenere la formazione delle ondate, all'interno delle quali ognuno doveva avere un com-

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pito ben definito, e di non perdere tempo prezioso per radunare ed incolonnare i prigionieri, operazione per la quale erano sufficienti pochi uomini. La consapevolezza dell' importanza dei contrattacchi nell'organizzazione difensiva dell'avversario lo spingeva inoltre ad evidenziare la necessità di prepararsi a fronteggiarli non appena occupata una posizione, ritirando dalla linea cli combattimento le forze necessarie. La volontà di risolvere una volta per tutte la questione del San Gabriele portò il comando d'annata a decidere di impiegare anche tre compagnie del battaglione d'assalto, la 23, la 3a e la 4\ con il compito di aprire la strada ai reparti di fanteria, di rafforzare la Brigata Arno con il 1/93°, chiamato a svolgere un'azione sussidiaria sul fianco destro, dalle cosiddette Rocce Bianche verso quota 462, e con un battaglione 261 ° Reggimento Fanteria (Brigata Elba), destinato ad assicurare la difesa delle posizioni della sella cli Dol e ciel Veliki Hrib. Inoltre venivano messi a disposizione dell' 11 a Divisione anche i restanti cinque battaglioni della Brigata Elba e, nell'ipotesi di un andamento particolarmente favorevole della situazione, due autoblindomitragliatrici da lanciare sulla strada che dalla sella di Dol porta a Ravnica. Dell'intervento degli arditi l' 11 a Divisione venne informata dal VI Corpo d'Armata il 2 settembre, con una breve comunicazione nella quale, dopo aver precisato che verso le 15 le tre compagnie sarebbero arrivate in autocarro al ponte n° 14 sull'Isonzo, venivano date queste indicazioni di massima in merito al modo in cui avrebbero dovute essere utilizzate 13 : "l tre reparti d'assalto dovranno fare largo uso di bombe ordinarie efumigene, essere impiegati non riuniti ma su tre punti diversi e immediatamente seguiti dalle ondate d 'assalto. l reparti d'assalto sono abituati alla marcia sotto l 'arco della traiettoria. Sia ::,fruttata quindi al massimo tale caratteristica." Per gli arditi si trattava quindi di agire come truppe di rottura, mettendo a frutto il loro particolare addestramento per arrivare sulle posizioni da conquistare prima che i difensori uscissero dai ricoveri dove li aveva costretti il bombardamento di preparazione e sfruttando il loro armamento per spezzarne rapidamente la volontà di resistenza. Il loro slancio non si doveva esaurire una volta raggiunta la vetta ma doveva portarli ad attestarsi più avanti, trascinando le prime ondate delle fanterie, in modo da poter respingere gli inevitabili contrattacchi e dare il tempo ai rincalzi cli rastrellare la quota 646 ed organizzarla a difesa. Queste istruzioni furono recepite dal comando dell' J la Divisione nell'Ordine cli Operazioni 11° 4 che, stilato tenendo conto delle forze disponibili, venne diramato alle 21 del 3 settembre. L'attacco al S. Gabriele avrebbe avuto luogo l'indomani, ad un'ora che sarebbe stata comunicata in un secondo tempo. Il concetto d'azione era invariato e d',ùtra parte il terreno e la situazione non offrivano alternative. Tre colonne avrebbero dovuto convergere sul San Gabriele muovendo dal Veliki Hrib, dalla se)la di Dol e dalle Rocce Bianche, per poi procedere all'occupazione dello sperone di S. Caterina assicurando nel contempo la difesa della sella e del Veliki nei confronti di eventuali contrattacchi. Ciò che era cambiato rispetto all'ordine di operazioni emanato in precedenza dal comando della Arno era l'entità delle forze a disposizione del maggior generale Rosso. Oltre ai due reggimenti della brigata, egli poteva infatti contare sul 1/93°, sulle tre compagnie ciel battaglione d'assalto, su una sezione lanciafiamme e su due compagnie mitragliatrici divisionali, ed aveva ai suoi ordini anche cinque batterie da montagna dei gruppi XXII e XXVI dislocate sulle pendici meridionali del Monte Santo per accompagnare con il loro fuoco l'azione delle fanterie. Questa avrebbe dovuto svilupparsi il più rapidamente possibile, senza troppo preoccuparsi dei collegamenti fra le diverse colonne, dal momento che il raggiungimento degli obiettivi assegnati avrebbe comunque permesso cli ristabilirlo, e senza sostare sulle posizioni via via occupate, il consolidamento delle quali era compito delle truppe di rincalzo. Veniva poi confermato il ruolo di rottura assegnato alle compagnie del battaglione d'assalto, riprendendo le indicazioni in merito al largo uso di bombe a mano e ribadendo che il grosso delle colonne doveva seguirle da vicino. L'efficacia dell'organizzazione difensiva realizzata in quel settore dagli austro-ungarici era ben nota ed altrettanto nota era l'importanza che vi avevano il tiro di sbarramento dell'artiglieria ed i contrattacchi lanciati eia riserve tenute alla mano sul rovescio delle prime linee.Nell'impossibilità di cercare la sorpresa 13 Comando VI Corpo d'Armata, Mez.z.i a disposizione e norme, n° 50 Op. del 2 settembre l 917, AUSSME, Diario Storico 11 • Divisione, Rep. B- J, Racc. 12 Id - 245c.

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variando la direzione di attacco, i comandi italiani cercavano dunque di ottenerla con la rapidità dell'avanzata, preceduta da un bombardamento d'artiglieria di durata non superiore ai trenta minuti, e con il ricorso a quell'elemento di novità rappresentato dall'impiego degli arditi. Quanto al problema dei contrattacchi, l'ordine di operazioni cieli' 11 a Divisione intendeva risolverlo affidando il compito di stroncarli sul nascere all'artiglieria eia campagna e da montagna, e stabilendo nel contempo la necessità cli raggiungere al più presto il versante orientale del San Gabriele, in modo da assicurarsene il dominio, e di organizzare immediatamente a difesa le posizioni raggiunte. A ta.le scopo il fronte delle trincee conquistate doveva essere rovesciato e rafforzato usando il materiale trovato sul posto, con l' accortezza di ricavare per le mitragliatrici delle postazioni da dove potessero agire d'infilata, ed i rincalzi dovevano tenersi pronti a muovere a loro volta al contrattacco. La previsione di una accanita resistenza era implicita nelle prescrizioni relative all'equipaggiamento che i fanti avrebbero dovuto avere al seguito. Non ci si faceva infatti soverchie ìllusioni sulla possibilità di rifornire le colonne d 'attacco durante la battaglia e di conseguenza, oltre ad una scorta di acqua, delle dotazioni cli ogni soldato dovevano far parte non meno di trecento cartucce, cinque bombe a mano e tre razioni di viveri di riserva. Poco prima della mezzanotte del 3 settembre un messaggio cieli' 11 a Divisione informò la Brigata Arno che lo scatto cleUe fanterie era fissato per le 5,15 del mattino. A quell'ora, con l'artiglieria in azione da appena quindici minuti, le compagnie d'assalto scattarono in avanti sotto l' arco delle traiettorie, seguite daUe prime ondate dei fanti. Secondo quanto riferisce il diario storico della brigata, l'avanzata, grazie anche alla tenificante violenza del tiro di distruzione che l'aveva preceduta e che l'accompagnò fino alle 5,30, quando le batterie allungarono il tiro, non incontrò grossi ostacoli, almeno al centro e sulla destra dove maggiormente si era fatta sentire l'azione delle bocche da fuoco italiane. Secondo i piani, la colonna centrale, guidata dalla 2a Compagnia ora agli ordini del tenente Crisanti, superò quota 552 e risalì le pendici occidentali del San Gabriele fino a raggiungerne la vetta per poi calare sull 'altro versante, presto raggiunta dalla colonna cli destra, partita dalle posizioni delle Rocce Bianche, alla cui testa agiva la 4" Compagnia ciel tenente Stefanoni. In pochi minuti gli arditi furono all'imbocco delle caverne dove era ancora al riparo la maggior parte dei difensori, sorpresi dall'irruenza dell'assalto, e li costrinsero alla resa. In questa fase, oltre alle bombe a mano, si dimostrarono preziosi i dieci lanciafiamme al seguito della 2a Compagnia, che con i loro getti di fuoco vinsero le ultime resistenze. La terza colonna, che doveva percorrere il versante meno esposto alla vista ed al tiro delle batterie italiane, dopo aver superato la strada per Ravnica ed aver espugnato il cosiddetto fortino di Do!, non fu invece in grado di proseguire oltre il costone che da quota 526 scende a quota 367, dove ebbe la strada sbarrata da mitragliatrici appostate in caverna e si trovò ad essere assalita sul fianco ed alle spalle da piccoli nuclei di avversari usciti improvvisamente da r.icoveri defilati e ben protetti. Nonostante ciò alle 6,30 la conquista ciel San Gabriele era cosa fatta e mentre i primi gruppi di prigionieri cominciavano a scendere verso la sella, il tenente Salvatore Farina, che aveva sostituito Crisanti ferito nell'assalto, alzava sulla vetta una piccola bandiera tricolore, usando come asta uno dei fucili catturati 14 . Questo segnale di vittoria fu visto dall'osservatorio del VI Corpo cl' Armata sul Sabotino, dove si trovava Vittorio Emanuele III accompagnato da Caclorna e da Capello, e fece sperare in una vittoriosa conclusione della giornata, tanto più che gli assalitori sembravano aver ripreso slancio e progredire rapidamente verso il San Daniele, senza trascurare di rastrellare il terreno per eliminare i nuclei ancora asserragliati nelle caverne. Per alimentare l'attacco, alle 8 il comandante della Brigata Arno fece avanzare a sostegno della colonna di destra una compagn ia del 1/261° ed nello stesso tempo cercò di sbloccare la situazione di stallo 14

L'intenzione degli arditi di alzare un tricolore sulla velia del San Gabriele non appena l' avessero raggiunta era trapelata la sera prima dell' attacco ed il comandante del!' 11• Divisione, maggior generale Bonaini, si era affrettuto a segnalare alla Brigata Arno il suo parere contrario, giustificandolo con i.I timore che l'atto, per quanto encomiabile, avrebbe richiamato l' attenzione dell'artiglieria avversaria proprio nel momento più deli cato, durante il consolidamento delle posizioni raggiun te. La comunicazione, inoltrata alle 22,35 del 3 settembre, aveva ottenuto solo parzialmente il suo scopo: gli arditi avevuno evidenterneme rinunciato ad alzare la "grande bandiera" temuta da Bonaini ma avevano comunque voluto mettere in atto il loro proposito con un tricolore cli dimensioni ridotte, tale da poter aver come usta la canna cli un fucile (Comando 11" Divisione Fanteria, Stato Maggiore, Bandierine tricolore portate dagli arditi, n° 4203 del 3 settemhre 1917, AUSSME, Rep. B-4, Racc. 9058, 11• Divisione Fanteria).

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creatasi sulla sinistra facendo intervenire le altre due compagnie di quel battaglione. Il diario storico della brigata non chiarisce se l'intervento dei rincalzi ottenne l ' effetto desiderato, ma lascia intendere che servì quanto meno a far progredire l'avanzata del 1/93° che, sulla destra, aveva il compito di fiancheggiare i fanti della Arno. Da questa parte venne infatti raggiunta la trincea di Val Cava, facendo parecchi prigionieri e liberando alcuni ufficiali e soldati del reparto d'assalto che, rimasti tagliati fuori, erano stati fatti a loro volta catturati. Il documento non aggiunge altro, ma è facile suppon-e che gli arditi, trascinati dalla foga dell'assalto, si fossero spinti troppo avanti e fossero stati sopraffatti. L' iniziativa ciel comandante della Arno era quanto mai opportuna, la conquista della sommità ciel San Gabriele e delle posizioni circostanti non aveva infatti chiuso la partita. A riaprirla, proprio quando la vittoria sembrava sicura, fu l'artiglieria austro-ungarica che concentrò un violento fuoco di distruzione sulle prime linee dove erano attestati gli italiani e nel contempo fece calare sulle vie d'accesso un micidiale tiro cli sbarramento al quale i rinforzi inviati a consolidare le posizioni raggiunte pagarono un pesante pedaggio. Bloccata così l'avanzata ebbe inizio la sequenza dei contrattacchi, condotti con forze sempre più numerose e regolarmente preceduti da un violento per quanto breve tiro di preparazione. Lo sforzo maggiore venne esercitato contro la colonna di centro che riuscì a prezzo di gravi perdite a mantenere le posizioni raggiunte fin quando, nelle convulse ore entrali di quella drammatica giornata, non fu costretta a sgombrare il versante orientale del monte ed a ripiegare sul rovescio di quota 646, dove i superstiti si aggrapparono al terreno sotto la linea cli cresta. In questa fase, mentre si cercava di rifornire le truppe già in linea, vennero fatti affluire prima gli altri due battaglioni del 261 °, poi il 1/262°, portando nel contempo il ll/262° in riserva a quota 552. Il reparto d 'assalto usciva intanto di scena e, sebbene una tale eventualità dovesse essere prevista, il modo in cui questo avvenne non fu troppo apprezzato eia chi aveva la responsabilità dell'operazione. Sul diario storico della brigata si legge infatti: "Il battaglione di assalto, senza attendere la sostituzione, abbandona le posizioni, determinando soluzioni di continuità che si cerca di colmare colle truppe sopravvenienti". È una frase che contrasta con il racconto di Farina, il quale nel suo libro riferisce che gli arditi sarebbero rimasti in .linea fino alle 19, ora in cui avrebbero dato in consegna le posizioni alla fanteria 15 . In proposito è però doveroso osservare che lo stesso Farina era stato gravemente ferito poco dopo le 14, nel respingere il terzo contrattacco della giornata, e che da quel momento la 2a Compagnia, che già aveva perso il comandante titolare, era rimasta priva di ufficiali. Non molto migliori dovevano essere le condizioni della 4", dal momento che era caduto anche il tene nte Stefanoni, ed è facile quindi immaginare una situazione in cui le tre compagnie d'assalto si trovavano frazionate in piccoli nuclei guidati per lo più eia sottufficiali e da graduati, privi cli ordini ed ormai disperatamente a corto cli munizioni e bombe a mano. Non si può quindi escludere, ed è anzi del tutto verosimile, che alcuni di questi lasciassero la l.inea di combattimento d ' iniz iativa, nella convinzione di aver esaurito il loro compito di truppe di rottura e di non poter più dare alcun utile apporto. Si trattava cli una libera interpretazione delle disposizioni che prevedevano la sostituzione delle unità d'assalto con reparti di fanteria non appena occupata la posizione, un'interpretazione favorita dal disordine causato dal combattimento e dall'allentarsi dei vincoli organici. Questo movimento di r.iflusso doveva essere iniziato però già nella tarda mattinata quando, al momento dell 'assalto, in cui le tre compagnie avevano messo a frutto l'essenza ciel loro addestramento, era seguita la fase del consolidamento sotto l'incalzare dei contrattacchi, un'evenienza che gli arditi non erano preparati ad affrontare, soprattutto dopo aver già bruciato le loro energie e consumato le loro dotazioni. Ciò almeno è quanto si può desumere dalla breve comunicazione cli servizio che alle 13 il comandante dell' 11" Divisione inviò alla Brigata Arno ed ai carabinieri a guardia del ponte 11° 14 16 : "Pregasi clijporre perché elementi reparti d'assalto rimangano sul posto rimandando in linea quelli che eventualmente si fossero ritirati dopo eseguito l 'attacco. Stop. Raccomando fa massima sorveglianza. e la massima energia contro eh.i indebitamente si allontani dalle file. Stop." 15 S. Farina, op. cit., pag. 219. 16

Diario Storico 11" Divisione, Allegati, AUSSME, Rep. B-1, Racc. 12 1d, 244c.

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Questi eventi, che possono far dubitare della saldezza dello strumento forgiato dalla mano di Bassi, devono essere letti alla luce di alcune considerazioni sulle vicende della battaglia e sulla natura stessa delle unità d'assalto. Le perdite che le tre compagnie avevano subito erano state davvero pesanti, con non meno di 61 caduti, tra i quali due ufficiali, ed un numero proporzionalmente alto di feriti. Tutto il loro addestramento era poi finalizzato a trarre il massimo profitto da una rapida e decisa penetrazione nel vivo delle difese avversarie, cosa che gli arditi erano riusciti a fare, e non al mantenimento delle posizioni conquistate, compito che avrebbe dovuto essere svolto dai reparti di fanteria chiamati ad agire di rincalzo. Non sembra quindi generoso sminuirne il contributo come, implicitamente, sembra invece voler fare il diario storico della Brigata Arno, dove vengono messe in rilievo solo due circostanze, entrambe di carattere negativo, quali la cattura degli elementi di punta ed il precoce abbandono delle posizioni. Ne deriva l' impressione cli una scarsa disciplina in combattimento, a tutto detrimento dell'efficacia dell'intervento del reparto. Di contro altre font.i si soffermano sul ruolo svolto dalle tre compagnie d'assalto ed attribuiscono loro l'esclusivo merito della riuscita dell'impresa, mentre l'abbandono della cima e la mancata avanzata verso il San Daniele sarebbero stati causati dal ritardo con cui i reparti di rincalzo ne avevano seguito le orme. Questa opinione fu chiaramente espressa da Bassi in un rapporto trasmesso il 6 settembre al comando d'armata, nel quale sottolineava la necessità di perfezionare l'addestramento delle unità di fanteria per metterle in grado di seguire da vicino le truppe d'assalto, con un'avanzata condotta a sbalzi cli compagnia che le portasse rapidamente oltre la zona battuta dal tiro d'interdizione 17, e venne fatta propria dal tenente generale Capello, che nel primo dopoguerra descrisse in questi termini l'azione del 4 settembre 18 :

"L'attacco era stato preparato col carattere della sorpresa. Ed infatti il ''primo reparto d'assalto" compì brillantemente il compito che gli era stato affidato. Quel manipolo di arditi valorosissimi si gettò con impeto travolgente sul nemico ed occupò di slancio il S. Gabriele. Il presidio nemico fu sgominato e distrutto. Tutti gli austriaci che scamparono alla morte furono fatti prigionieri, compreso il comandante. Né si arrestwvno i valorosi: si spinsero innanzi e raggiunsero anche il Monte S. Daniele! Ma purtroppo i reparti di rincalzo, che avrebbero dovuto raggiungere la posizione conquistata e tenerla, non avanzarono in tempo, mancò loro lo slancio, mancò loro la decisione." Richiamate le fonti, è adesso necessario interpretarle, senza purtroppo poter contare sull'aiuto di una voce autorevqle quale quella della relazione ufficiale italiana, che nelle pagine dedicate alle operazioni di settembre sul San Gabriele non menziona affatto gli arditi 19 . Sulla base delle infom1azioni disponibili è tuttavia ragionevole ritenere che questi, dopo aver svolto efficacemente il loro ruolo di truppe di rottura, spianando la strada non solo alla conquista delle posizioni di vetta ma anche alla cattura di ben 3.127 prigionieri20, avessero 01mai esaurito la loro capacità di combattimento. A questo punto toccava alla fanteria. Secondo il diario storico della brigata, i battaglioni della Arno che componevano il grosso delle colonne d'attacco, avrebbero risposto in pieno alle aspettative. I fanti, infatti, sarebbero riusciti a seguire l'avanzata delle compagnie d'assalto e sulla loro scia a dilagare sull'altro versante ciel San Gabriele. Altre testimonianze, in particolare le già citate Note di guerra di Capello e la relazione di Bassi, lamentano invece uno scollamento tra l'avanguardia ed il grosso dovuta sia a mancanza di slancio e decisione, sia alla rapidità stessa dell' azione degli arditi. Per quanto entrambi avessero buoni motivi per valorizzare l'operato delle truppe d'assalto escagionarle da eventuali accuse, la versione degli eventi data dal comandante della 2a Armata e dal responsabile della scuola cli Sdricca appare convincente. Non si può infatti dimenticare che i reparti di fanteria appartenevano a reggimenti in azione da diversi giorni, già consumati dal fuoco della battaglia, e che il modo di operare delle truppe d'assalto rappresentava una novità assoluta, destinata a sorprendere truppe e comandi allo 17

S. Farina, op. cit., pag. 22'1. Questa raccomandazione di Bassi fu con tutta probabilità all' origine delle disposizioni emanate nella seconda metà di settembre secondo le quali i comandanti di brigata, cli reggimento e di battaglione erano chiamati a presenziare alle esercitazioni dei reparti d'assalto in modo da poter improntare a criteri analoghi l'addestramento delle loro truppe. 18 L. Capello, Note di Guerra, Voi. II, Fratelli Treves Editori, Milano, I 920, pag. 13 I. 19 L'Esercito Italiano nella Grande guerra (1915 - 1918), vol. IV, tomo 2, Le Operazioni del 1917. Gli avvenimenti da iiugno a settembre, Staw Maggiore Esercito, Roma, 1954, pp. 431-435. 20 Sul San Gabriele e nelle posizioni circostanti furono presi all'avversario anche 55 mitragliatrici e 26 cannoncini da t.rincea. Tra i prigionieri vi era, ferito, il comandante della 4• Brigata di Fanteria.

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stesso modo in cui lasciava sconcertati gli avversari. È quindi ragionevole ritenere che il mancato o tardivo sopraggiungere dei rincalzi abbia avuto un peso detenninante sul sostanziale insuccesso dell'operazione ed a questa conclusione nulla toglie la possibilità che alcuni reparti della Arno, come vuole il suo diario storico, siano effettivamente riusciti a raggiungere gli arditi prima che si scatenasse la reazione dell' artiglieria austroungarica. in breve tempo questa avrebbe bloccato qualunque altro tentativo di alimentare l'attacco, nonostante i nuovi battaglioni fatti affluire sulle posizioni cli partenza, e soltanto pochi uomini sarebbero riusciti a rinforzare le unità impegnate sul versante orientale ed attorno alla cima. Con questa interpretazione concorda anche la testimonianza del sottotenente Giorgio Nappi, fatto prigioniero durante la fase conclusiva dell'azione che così ne descrisse i momenti salienti alla Commissione lnten-ogatrice Prigionieri Rimpatiiati21 : "Il mattino del 4 settembre 917, alle cinque precise, tre colonne mossero all'attacco di M. S. Gabriele. Ogni colonna era formata da una compagnia del reparto d 'assalto, rincalzata da un battaglione della Brigata Arno (213° e 214°.fanteria). lo, con la mia compagnia, ero alla colonna di centro. Occupai la posizione in ventiquattro minuti, catturando diverse centinaia di prigionieri che mandai al comando di brigata. Disposi gli uomini nel modo che credei migliore per la difesa, in caso di contrattacco nemico prima che fossero giunti i rincalzi, e mi occupai subito del collegamento. A destra ero collegato. A sinistra, invece, c'erano ancora gli Austriaci. Riferii quattro volte la situazione critica al Comando del 213°fanteria, che avrebbe dovuto essere nella trincea dalla quale eravamo partiti per l'attacco, chiedendo ordini in proposito. Non ebbi rùposta. Del battaglione che doveva rincalzanni non vidi che piccoli nuclei di soldati e qualche ufficiale. Verso le due pom. sentii delle fucilate alle spalle. Gli Austriaci, dalla sinistra, che si trovava in loro possesso, avevano fatta una conversione, formando, così, una specie di linea tra noi e le posizioni retrostanti occupate dai nostri. Quantunque il nemico fosse di numero molto superiore al nostro, che, per giunta, d(fettava di munizioni, (e questo lo avevo anche fatto noto al Comando del 213° fanteria) opposi una resistenza disperata, ù1fliggendogli gravi perdite, prima che rioccupasse le posizioni perdute all'alba." Tn sostanza, cercando di conciliare i diversi punti di vista e di leggere nella giusta luce i documenti e le testimonianze, si può concludere che, se è vero che il successo iniziale fu dovuto in larga misura agli arditi, è anche vero che il successivo abbandono del S. Gabriele fu il risultato della mancanza di familiarità della fanteria con il modo cli combattere dei reparti d'assalto e della tempesta di fuoco che avvolse il monte, esasperando il fenomeno dello scollamento tra le compagnie cli punta ed i battaglioni di rincalzo. Il solo modo per sfuggire alla tremenda risposta delle batterie di ogni calibro dislocate nella zona sarebbe forse stato quello cli rilanciare in profondità l'azione, cosa per la quale mancavano sia le truppe che l'addestramento necessari, sviluppando nel contempo un'attività di controbatteria che non era però stato possibile preparare. In questo scenario si può comprendere come le tre compagnie, frantumate in piccoli nuclei isolati dalle vicende della battaglia e consapevoli cli dover comunque essere ritirate nelle retrovie, abbiano cominciato ad abbandonare la linea di combattimento nella convinzione di aver portato a termine il compito loro affidato, con la conseguenza di suscitare commenti non certo benevoli tra coloro che invece su quelle posizioni dovevano restare. È peraltro doveroso aggiungere che gli arditi ben poco avrebbero potuto ancora dare. Indipendentemente dal disordine determinatosi nei suoi ranghi, il reparto non era più in grado di offrire un efficace contributo al prosieguo della lotta: quando nel pomeriggio venne avviato a Salcano dei circa 450 uomini entrati in azione ne restavano 180 con 6 ufficiali 22 . 21 Commissione Interrogatrice Prigionieri Rimpatriati, Relazione circa la cattura del Sorrotenente Nappi Giorgio del i° Reparto d'Assalto della 2" Armata., AUSSME, Rep. F-1 1, Commissione lnteJTogatrice Prigionieri Rimpatriati, reparti d' Assalto. 22 A titolo di confronto si consideri che anche le unità di fanteria sopraggiunte in rincalzo erano a sera duramente provate e prossime al limite delle loro risorse fisiche e morali. Quando la Brigata Arno venne a sua volta ritirata nella notte sul 7 settembre, i suoi reggimenti lamentavano rispettivamente 888 uomini fuori combattimento il 213° e 1.178 il 214°, ai quali si aggiungevano i 49 uomini persi dalle due compagnie mitragliatrici di brigata. Nel dettaglio il conto delle perdite era per il 213° cli 6 morti, 20 feriti e 16 dispersi tra gli ufficiali, di 38 morti, 501 feriti e 307 dispersi tra la truppa, per il 214° di 6 morti, 3 1 feriti e 5 dispersi tra gli ufficiali, di 92 morti, 609 feriti e 407 dispersi tra la truppa. L'altissima percentuale di dispersi si spiega facilmente se si considera che questi dati sono riportati sul diario storico della brigata alla data del 6 settembre 1917, quando la sorte di molti caduti rimasti sul campo non aveva ancora potuto essere accertata

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Al di là di ogni altra considerazione, rimane il fatto che il comando della 2• Armata, positivamente impressionato dalla rapidità con cui era stata realizzata l'irruzione entro ed oltre le posizioni di vetta, non ritenne di dover modificare le disposizioni già impartite per la costituzione di altri battaglioni dello stesso tipo. Il mese di settembre avrebbe quindi visto un'espansione della specialità che, negli intendimenti del comando d'annata, avrebbe dovuto portare a disporre di sei reparti d'assalto su quattro compagnie ciascuno. Il Comando Supremo volle però intervenire per rivedere questa organizzazione, indicando l'opportunità cli passare ad una stru ttura su tre compagnie, portando il numero dei battagl ioni ad otto, corrispondente al numero dei corpi d'annata di pendenti dal tenente generale Capello, se non a nove, qualora, inizialmente, qualcuno dei reparti fosse stato costituito con un numero inferiore di compagnie23 . Queste indicazioni non vennero però accolte di buon grado ed in ottobre Capello replicò sostenendo la maggiore efficacia di una stru ttura su quattro compagnie, che avrebbe consentito al reparto di disporre cli un'aliquota cli rincalzo più forte, con cui stroncare gli immancabili contrattacchi, e sottolineando nel contempo la convenienza a non alterare un processo già avviato ed un'organizzazione pienamente rispondente alle esigenze del!' armata. Gli avvenimenti di fine ottobre impedirono che il confronto potesse svilupparsi oltre ed i reparti d'assalto della 2" Armata li affrontarono strutturati ancora su quattro compagnie. L'offensiva austro-tedesca li trovò a Sdricca, con una struttura che era quella voluta da Capello e non quella indicata dal Comando Supremo. Dalla documentazione e dalle testimonianze si può infatti ritenere assodato che vi fossero al momento sei reparti d'assalto, più o meno corripleti. Oltre al I, numerale ovviamente attribuito al battaglione che aveva avuto il battesimo ciel fuoco sulla Bainsizza, vi erano il II ed il Ili, già attivati alla metà cli settembre, altri due reparti costituiti nella seconda metà del mese con volontari provenienti dalla fanteria ed il nucleo cli un sesto in via di formazione. Alle 23 del 24 ottobre i pri1ni cinque battaglioni, riuniti agli ordini del tenente colonnello Bassi, partirono a scagl ioni in autocarro alla volta di Cividale del Friuli. Il J Reparto cl' Assalto ciel capitano Maggiorino Radicati cli Primeglio aveva una forza di 18 ufficia li ed 81 Ouomini di truppa. Il pomeriggio del giorno 26, insieme ai reparti II, IV e V, il I fu messo a disposizione del XXVII Corpo d'Armata ciel tenente generale Pietro Badoglio, attestato in quelle ore lungo una linea che anelava dalla valle dello Judrio al costone ciel Koracla 24 . I quattro battaglioni agli ordini di Bassi avrebbero dovuto essere impieg,ati per rafforzare la difesa di quel bastione montuoso o per muovere da quelle posizioni al contrattacco, e con questa prospettiva lasciarono la cittadina in perfetto ordine, dopo aver sfilato nella centrale Piazza Ristori in una dimostrazione di compattezza e cli entusiasmo in forte contrasto con la confusione creata dall'affollarsi di militari e civili in fuga. Lo stesso atteggiamento le fiamme nere mantennero durante la successiva mar·cia notturna, nel corso della quale gli ufficiali dovettero più volte intervenire per sedare tafferugli verificatisi tra i loro uomini e gruppetti di sbandati AJrivati alle falde del Korada nelle prime ore ciel 27, dopo una marcia resa più difficile e penosa dal continuo passaggio di colonne di truppe e carriaggi che scendevano in senso opposto verso la pianura, gli arditi vi trascorsero il resto della notte al!' addiaccio, senza peraltro che nessuna cleJle due ipotesi di impiego si concretizzasse. All'alba, prima ancora di entrare in contatto con l'avversario, furono infatti rimandati

23 Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobil.il.azione, Riparti d'assalto della 2" Armata, n° 1171 18 RS del 30 settembre 1917, AUSSME, Rep. E-1, Cart. 113, 2" Armata, Costituzione Reparti d' AssalLo. Il reparto d'assalto che aveva operato sulla Bainsizza e sul San Gabriele, contraddistinto dal numero romano I a soltol inearne il tiLOlo di primogenito, avrebbe dovuto perdere la compagnia bersaglieri e rimanere così costituito da Lre compagnie di "fiamme nere" e così pure il II, costituito all' inizio di settembre, mentre il III, in via di formazione avrebbe dovuto assumere la stessa struttura perdendo una compagnia composta da elementi provenienti dag li alpini. Le due compagnie ùi ardi li "fiamme cremisi" , ed una delle due compagnie dello stesso tipo costituite dall'armata in settembre, dovevano dar vita al X Reparto d' Assalto, tutto di bersaglieri, mentre la compagnia alpini doveva essere il nucleo iniziale cli un XI Reparto ù' AssalLo. Ne lle inLenzioni del Comando Supremo il quadro sarebbe stato completato da due reparti d'assalto di fanteria , XII e Xlii, anch' essi in via di costituzione, ai quali si sarebbero aggiunti il XIV, ove questi due fossero stati portati da quattro a tre compagnie, ed il XV, in un primo tempo formato dalla compagnia di bersaglieri non confluita nel X . 24 L'altro reparto d'assalto della 2" Armata, all'epoca pienamente costi tuito, il III, era stato assegnato al XXVIII Corpo d'Annata e più precisamente alla 25" Divisione per la difesa del fondo valle dello Iudrio.

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Il I O Reparto cl' Assalto alla difesa di Udine, davanti a Porta Pracchiusa sulla strada per Cividale (Cap. Giorgio Crisanti, l O Reparto d' Assalto, 2" Compagnia, AUSSME, F-11, Commissione Tntcrrogatrice dei prigionieri di guerra rimpatriali. Reparti d'assalto)

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11 ripiegamento del 1° Reparto d'Assalto verso il centro di Udine e la collina del castello, durante l'ultima fase del combattimento ciel 28 ottobre 1917 (Cap. Giorgio Crisanti, 1° Reparto d'Assalto, 2a Compagnia, AUSSME, F-11, Commissione Inten-ogatrice dei prigionieri cli guerra rimpatriati. Reparti d'assalto)

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indietro verso i baraccamenti di Val Cosbana, e cli qui dirottati nella mattinata del 27 verso Cussignacco, dietro il Torre, in conseguenza dell'ordine di ritirata sulla linea del Tagliamento diramato nel frattempo dal Comando Supremo. In questa località avrebbe dovuto raggiungerli anche il VI, ancora a Sdricca, portando a cinque battaglioni la consistenza del raggruppamento agli ordini di Bassi. Gli autocarri messi a disposizione dal 27° Autocentro ed i pochi al seguito dei reparti con le scorte di viveri e munizioni non erano sufficienti per tutti e perciò il I Reparto, dopo aver affidato all'autocolonna le armi pesanti e le dotazioni di riserva, raggiunse la nuova destinazione ancora a piedi, coprendo l'itinerario Dolegna-Spessa-Ipplis-Pradamano in otto ore sotto una pioggia torrenziale ed arrivando a Case Paparotti, all'estremità nord di Cussignacco, alle 21 del 27 ottobre. La marcia di 58 chilometri non scosse la compagine del reparto che al mattino del giorno 28 era al completo a Cussignacco, insieme con la 2a Compagnia del IV, mentre il grosso del raggruppamento d' assalto della 2• Armata, con i reparti II, IV, V e VI, era raccolto a S. Osvaldo, presso Udine, a meno della I• e della 4a Compagnia del II, schierate entrambe sul Torre con funzioni di sorveglianza e primo allarme. Nelle intenzioni di Badoglio la disponibilità di cinque reparti d'assalto gli avrebbe potuto consentire di agire controffensivamente qualora la linea del Tone fosse stata in pericolo. Fu quindi in aderenza a questa impostazione che alle 8 del 28 ottobre, alla notizia della falla apertasi a Beivars, nel settore del VII Corpo d'Annata, diede ordine al l Reparto d'Assalto di dirigersi su Udine e di tagliare la strada alle avanguardie avversarie muovendo lungo la circonvallazione. Ricevuto il messaggio alle 8, mezzora più tardi Radicati si mosse dopo aver organizzato i suoi uomini in due piccole colonne, disponendo sulla destra, al1' esterno e quindi sul lato più esposto, le compagnie 2\ 3a e 4°, agli ordini rispettivamente del tenente Giorgio Crisanti, ciel capitano Pedercini e del capitano Osvaldo Boni, e sulla sinistra la l • Compagnia ciel tenente Enrico Benci rinforzata da due plotoni del II Reparto cl' Assalto. Le condizioni del reparto non erano le migliori, soprattutto perché dei camion con i lanciafiamme, le mitragliatrici e le scorte di munizioni e petardi non si era saputo più nulla. Le squadre d'attacco erano quindi armate quasi soltanto di pugnale e le dotazioni diegli armati di moschetto erano ridotte ai minimi termini. Tutto ciò era stato fatto presente a Badoglio, ma in risposta Radicati aveva avuto l'esortazione a fare del suo meglio, recuperando armi e munizioni lungo la via, e l'assicurazione dell'invio di rinforzi. Sotto la pioggia ed in una fitta nebbia che rendeva difficili i collegamenti le due colonne avanzarono l'una lungo la strada di circonvallazione, l'altra lungo la ferrovia senza trovare traccia dell'avversario fino all'altezza del passaggio a livello sulla strada da Udine a Cividale, dove si scontrarono con pattuglie armate di mitragliatrici. Gli ordini di Badoglio erano di bloccare queste punte avanzate prima che potessero entrare città ed il comandante del l Reparto d'Assalto si affrettò a schierare i suoi arditi in modo da poter assolvere questo compito, con o senza l'aiuto dei reparti già impegnati in combattimento. Nella zona infatti una batteria da campagna ed alcuni drappelli di bersaglieri ciclisti contrastavano la marcia delle avanguardie della 200" Divisione germanica. Inviata la l8 Compagnia verso l'ospedale contumaciale per proteggere il fianco sinistro, Radicati fece spiegare la 2° e la 3a l'una a sinistra e l'altra a destra della strada per Cividale, con l'ordine di cacciare l'avversario dalle case di S. Gottardo e riprendere il controllo del ponte sul Torre oltre quella località, mentre la 4a doveva rimanere in rincalzo alle loro spalle, assicurando nel contempo la protezione del fianco destro, ed i due plotoni del II Reparto d'Assalto erano inviati verso Porta Pracchiusa, per coprire le spalle del reparto da eventuali minacce provenienti eia nord. La lotta per l'abitato di S. Gottardo fu aspra ed accanita ed impegnò ben presto anche la 4a Compagnia, inviata in linea a chiudere un varco apertosi sulla sinisu·a, tra la 1a e la 2". Le pattuglie tedesche che si erano infiltrate tra le case si difesero con tenacia contrattaccando a loro volta e trasformando lo scontro in una successione di episodi isolati ma non per questo meno sanguinosi. In uno di questi, a circa seicento metri dal passaggio a livello, fu sorpreso ed ucciso nella propria automobile il generale Albert von Berrer, comandante del Ili Corpo d'Armata tedesco, spintosi in avanti per verificare di persona la situazione. Nonostante l'irrigidirsi della resistenza, le due compagnie che muovevano a cavallo della strada riuscirono a raggiungere verso le 10,30 la cappella sul bivio nei pressi del ponte, a tre chilometri dalle loro posizioni di partenza. Radicati non aveva però altre riserve se non i due plotoni del Il Reparto d'Assalto, le

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munizioni scarseggiavano e nei ranghi delle sue quattro compagnie i morti ed i feriti avevano lasciati larghi vuoti. Inoltre sui due lati non vi era traccia di reparti italiauj e le pattuglie distaccate a protezione dei due fianchi segnalavano con preoccupante insistenza la comparsa di elementi nemici diretti verso Udine. La minaccia di aggiramento era quanto mai reale ed alle 11 circa, quando l'arrivo di rinforzi permise all'avversario di tornare a premere frontalmente, il comandante del I Reparto cl' Assalto decise cli ripiegare verso la città per tentare una nuova difesa su un fronte più ristretto, lungo la strada di circonvallazione. Gli arditi si disimpegnarono agevolmente, con una serie di sbalzi all'indietro eseguiti in buon ordine sotto la protezione dei due plotoni del H Reparto cl' Assalto e sfruttando la copertura delle case. Il nuovo schieramento vedeva davanti a Porta Pracchiusa a sinistra i resti della 4a Compagnia ed a destra quanto restava della 2a e della 3a, con la la Compagnia distaccata presso Porta Gemona. Non c'erano altri segni di resistenza organizzata e verso le 14 una delle pattuglie inviate ad accertare quale fosse la situazione in città tornò anzi con la notizia che le avanguardie austro-tedesche erano già nell'abitato. Tornava così a farsi concreta la possibilità che il reparto si trovasse accerchiato e per scongiurarla Radicati ordinò di abbandonare anche quella posizione e di ritirarsi verso il centro cli Udine. Lungo l'improvvisata linea cli resistenza la situazione si era del resto fatta insostenibile, dal momento che alla crescente pressione di un avversario imbaldanzito dal successo ed ampiamente dotato cli armi automatiche gli arditi, privi cli mitragliatrici, potevano opporre soltanto il fuoco dei loro moschetti. In questa fase cadde con molti altri il capitano Boni, già ferito nei combattimenti tra le case di S. Gottardo ma rimasto ostinatamente alla testa della sua compagnia. 1 superstiti del.le tre compagnie di Porta Pracchi usa si accorsero ben presto che Udine era ormai perduta: arrivati a Piazza Umberto furono infatti investiti eia colpi cli fucile e raffiche cli mitragliatrice provenienti da più direzioni. Restava la possibilità cli ritirarsi nel castello per tentare un'estrema difesa, ma questa generosa quanto disperata decisione venne vanificata eia una banale circostanza. li cancello d'accesso sulla piazza era chii.iso e mentre tentavano inutilmente di forzarlo gli ultimi combattenti del I Reparto d' A::;sa\to ed il loro comandante furono travolti e catturati, dopo aver sparato gli ultimi colpi e lanciato gli ulti]ni petardi Thevenot. Con il capitano Maggiorino Radicati di Primeglio caddero prigionieri altri 6 ufficiali e 73 uomini di ·truppa. Nella difesa di Udine il reparto, ricostituito dopo l'azione ciel S. Gabriele, era stato letteralmente annientato, il totale dei morti e dei feriti ammontava infatti a 6 ufficiali, 4 dei quali caduti in comb~ttimento, ed a 385 tra graduati ed arditi. Si salvò soltanto la prima compagnia ciel tenente Benci che, rimasta separata dal grosso, e pur ridotta a 3 ufficiali e I02 arditi, riuscì a sottrarsi all' accerchiamento ed a ricongiungersi il 1° novembre a Sacile agli altri reparti d'assalto della 2a Armata. Il raggruppamento Bassi si era portato sulla destra del Tagliamento il 30 ottobre, utilizzando il ponte di Pinzano, punto di passaggio assegnato al XXVII Corpo cl' Armata dopo il crollo avvenuto in mattinata ciel ponte cli Dignano. Rimasto a Sacile fino al I O novembre, due giorni più tardi Bassi ottenne di poter raccogliere i suoi uomini a Pieve di Soligo, per concedere loro un breve periodo di riposo dopo i duri combattimenti di retroguardia sostenuti nella prima fase della ritirata, riordinare i reparti e reintegrarne nei linÙti del possibile le dotazioni di armi e munizioni. Data la situazione generale non ci si poteva illudere sul tempo a disposizione e gli arditi sarebbero ben presto tornati in azione. Il 6 novembre il Comando Supremo ordinò alla 2a Armata cli prolungare quanto più possibile la resistenza nel settore di sinistra della sua retroguardia, sulle colline tra Conegliano e Vittorio Veneto, per coprire ad ogni costo il Piave nel tratto prospiciente il Montello e consentire così alla 3a Armata cli completare il suo schieramento sulla destra del fiume. L'indomani queste disposizioni venivano integrate dall'ordine di sbarrare, con l' aiuto di truppe dell'ala destra della 4a Armata, la valle del Soligo davanti a Cison di Valmarino, in modo eia proteggere anche gli accessi al ponte di Vidor ed impedire l'eventuale aggiramento clelJe forze schierate sulle alture di Conegliano. In questo scenario maturò la decisione cli riportare immediatamente in linea i reparti cl' assalto, sia perché non vi erano altre riserve da spiegare nella zona di contatto tra le annate 2a e 43, sia perché si contava sul loro spirito combattivo, rinvigorito eia qualche giorno di riposo, e sul loro addestramento per contrastare le pattuglie celeri sp inte avanti dall'avversario meglio di guanto avrebbero potuto fare delle unità cli fanteria. Il primo ordine recapitato a Bassi alle 10 del 7 novembre portava la firma del tenente generale Montuori, nuovo comandante della 2a Armata, e gli assegnava il compito di ritardare il più possibile l'avanzata delle

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avanguardie che si dirigevano sul Piave per Cison di Valmarino e lungo la direttrice Corbanese - S. Pietro cli Feletto. Poco dopo gli sarebbe affivato anche l'ordine di inviare uno dei suoi reparti a rinforzare le difese della testa cli ponte cli Vidor, punto cli passaggio obbligato sia per le truppe deUa 4" Armata che per l'ala sinistra della retroguardia della 2a. Avviato in quella direzione il IV Reparto cl' Assalto, i reparti Il, III e VI furono schierati sulla fascia collinosa tra Susegana e S. Pietro di Feletto ed il V, insieme con la compagnia Benci, venne inviato verso Pollina per cooperare con elementi della 4a Am1ata a sbalTare la via del Soligo. Aci ogni reparto fu assegnato un settore d'azione a cavallo di una delle direttrici di marcia convergenti su Vidor, nel quale condurre un'azione cli frenaggio in coITisponclenza cli successive linee di arresto. Per il VI Reparto, che operava sulla destra e doveva compiere il cammino più lungo, l'itinerario partiva da Corbanese e si sviluppava sul percorso S. Pietro di Feletto, S. Maria cli Feletto, Barb.isano, Falzè cli Piave, Viclor, per il II da Refrontolo, località d ' attestamento iniziale, arrivava allo stesso ponte sul Piave toccando in successione Pieve cli Soligo, Sernaglia, Moriago, Mosnigo, mentre per il IJT, dislocato inizialmente a Solighetto, la direttrice di ritirata attraversava Farra di Soligo, Col S. Martino e Col Bertaldo. I tre reparti erano nelle posizioni stabilite alle 16 del 7 novembre ed alla stessa ora il V, che avrebbe dovuto ripiegare sul ponte di Vidor conducendo la sua azione di retroguardia a.ttraverso Cison cli Valmarino, Follina, Miane, S. Pietro cli Barbozza e S. Giovanni, si trovava a Lago, sull'alto corso del Soligo, con la la Compagnia a Tarzo e la compagnia superstite ciel I a Revine. Fu proprio in questa zona che il mattino si ebbero i primi scontri, soprattutto a Revine Lago dove gli uomini del tenente Benci, rinforzati da una compagnia del V Reparto, riusci rono ad imporre una battuta d'arresto all'avanguardia della 50" Divisione austro-ungarica obbligandola a segnare il passo fino a sera25 . Con il tramonto gli arditi ripiegarono su Pollina, lasciando degli avamposti a Cison di Valmarino, ed un balzo indietro fece anche il VI Reparto, che dopo aver mantenuto per tutto il giorno le sue posizioni si ritirò su S. Maria di Feletto. La notte trascorse relativamente tranquilla ma con la luce del giorno riprese l'attività delle pattuglie nemiche inviate a sondare la solidità della linea del Soligo e verso le 10 queste puntate esploranti si trasformarono in attacchi in forze su S. Maria cli Feletto, Pieve di Soligo e Soligo. I tre reparti VI, II e III mantennero con crescente le difficoltà le loro posizioni, impedendo la cattura dei ponti nelle due ultime località fino al pomeriggio, quando Bassi ebbe l'ordine di portare le sue forze su posizioni più arretrate, ad immediata difesa della testa di ponte di Vidor. Verso sera il VI Reparto d' Assalto si attestava così a Falzè cli Piave, mentre il II si schierava tra Sernaglia e Moriago in collegamento col III, disteso tra Moriago e Colbertaldo. Più a nord il V e la compagnia Benci continuavano la loro lotta di retroguardia fino a fermarsi per la notte a S. Giovanni. Tutte queste località avrebbero dovuto essere sgombrate alle 9 ciel 10 novembre ed a quell'ora gli arditi ruppero il contatto dirigendosi verso Vidor. Le scaramucce che si erano riaccese all'alba si trasformarono in veri e propri combattimenti, soprattutto tra Sernaglia, Moriago e Colbertaldo, dove la situazione rischiò di precipitare anche perché i gruppi di arditi dei reparti d 'ass,ùto II e TIJ che si ritiravano verso il ponte furono scambiati dai reparti alpini schierati. a protezione del passaggio per le punte avanzate delle forze austro-ungariche lanciate all'inseguimento. Mitragliatrici e fucili entrarono immediatamente in azione e soltanto l'invio cl.i parlamentari permise di chiarire l'equivoco, consentendo ai due battaglioni di attraversare le linee per portarsi sulla destra del Piave. Le due compagnie del V Reparto d'Assalto e la superstite compagnia del I, prese tra due fuochi, avevano nel frattempo rinunciato a raggiungere il ponte e guadato a fatica il fiume a nord di Bigolino. Sulla sponda sinistra rimase solo il TV Reparto cl' Assalto, che mantenne le sue posizioni per tutto il pomeriggio, insieme agli alpini ciel 12° e ciel 14° Gruppo, per poi coprirne il ripiegamento e ritirarsi a sua volta alle 20, poco prima che il ponte venisse fatto saltare.

25 La tenace resistenza degli arditi valse erfeuivamenle ad impedire che i reparti di punta della 50" Divisione piombassero prematuramente sulla testa di ponte di Vidor e cosLitnì una sorpresa per gli inseguitori. Il generale Konracl Krafft von Dellmensingen. nel riferire gli avvenimenti dell'8 novembre, così ne scrisse nel suo libro Lo sfondamento dell'Isonzo: "Alle ore 9 era giunto

a Vittorio Veneto anche il ll/}8° fc111teria. che subito aveva proceduto verso ovest onde cercare d 'impossessarsi almeno di uno dei ponti sul Piave: ma a Revine Lago era rimasto bloccato per l'intera giornata da forte resiste11za nemica " (K. Von Dellmcnsingen, Lo sfo11dame11to dell'fsonz.o, Ed. Mursia, Milano. i 999, pag. 299).

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Esaurito il loro compito di retroguardia, i resti dei reparti d'assalto della 2• Armata furono messi alle dipendenze ciel IX Corpo d'Armata (4" Armata), che con le divisioni l 73 e 183 presidiava il fronte tra il Monte Tomba e Vidor raccorciando l'organizzazione difensiva imbastita lungo il Piave a quella che sianelava impiantando sul massiccio del Grappa. l battaglioni cli Bassi furono tenuti in riserva ed in questa veste il I 8 novembre vennero impiegati dalla 13• Divisione per occupare a scopo precauzionale la linea di massima resistenza tra Vettorazzi e Castelli. Gli arditi rimasero a presidio di queste posizioni arretrate fino al 30 novembre, quando l'entrata linea del XXXI Corpo cl' Armata francese in sostituzione del IX fece venir meno l'esigenza e permise di radunarli a Cartigliano, in provincia di Vicenza. Qui il 5 dicembre, su precisa disposizione ciel Comando Supremo, i sei reparti furono sciolti ed i superstiti della ritirata confluirono in due reparti di nuova formazione, denominati I e II e destinati alla I." Armata. Il 7 gennaio 1918 il rinato I Reparto d' Assalto, affidato al maggiore Giuseppe Ambrogi 26 , arrivò in autocarro a Vittarolo, località sulle falde meridionali dell'Altopiano d'Asiago sede della scuola dei reparti d'assalto del Comando Truppe Altipiano, per passare poi a disposizione del XXII Corpo d'Armata nel quadro dei preparativi per la cosiddetta Battaglia dei Tre Monti. Il battaglione avrebbe dovuto operare con la Brigata Sassari che, rinforzata anche da un battaglione del 45° Reggimento Fanteria e dal Battaglione Alpini Bassano, aveva il compito di muovere eia Monte Melago per riconquistare le due quote più orientali, vale a dire i 1.276 metri di Col del Rosso ed i 1.108 di Col d'Echele, mentre sulla sinistra, oltre il solco della Val Melago, il 5° Reggimento Bersaglieri ed il II Reparto cl' Assalto, procedendo lungo la dorsale di Costalunga, dovevano lanciarsi eia Cima Echar su Monte Valbella, la cui piatta sommità era individuata dalla quota altimetrica 1376. Nell'ordine di operazione emanato dalla brigata il 22 gennaio il suo comandante, colonnello brigadiere Ferigo, così precisava il compito assegnatole27 : "Far cadere (in collegamento con le truppe che operano sulla sinistra) per avvolgimento le posizioni nemiche di Case Melaghetto, Col del Rosso, Col d'Echele, Case Ruggi, e quindi, per proteggere la sistemazione difensiva di questa linea da parte di altre truppe che seguono, spingere innanzi le truppe ai miei ordini per effettuare l'occupazione avanzata della linea costituita dalle testate di \!alle Fonda - Le Fol Val Fontana - Val Scura.fino allo strapiombo di Val Frenzela ad est di q. 1039." Il documento proseguiva, insistendo sul concetto del!' avvolgimento delle posizioni da conquistare, con istruzioni dettagliate relative a ciascuno dei due obiettivi. Col del Rosso, dirimpetto a Monte Melago dal quale è separato da una leggera depressione ed ha quasi la stessa quota altimetrica, doveva essere espugnato dal 151 ° Reggimento che per l'occasione poteva contare su due compagnie, 2a e 38, del I Reparto cl' Assalto e su un plotone della I.•. Le disposizioni enfatizzavano il concetto dell'irruzione rapida ed improvvisa nelle linee nemiche, effettuata non appena cessato il tiro di distruzione, e facevano affidamento su un doppio aggiramento della quota per determinarne la caduta. Non era infatti previsto un attacco frontale ma piuttosto si puntava ad isolare la posizione, affidandone la cattura materiale a reparti cli rincalzo. Il dispositivo d'attacco era stato conseguentemente articolato su due colonne e su un'aliquota di riserva, alla quale spettava il compito di rastrellare ed occupare le posizioni che queste si sarebbero lasciate alle spalle. Il IV 151 ° con in testa la 2• Compagnia ciel reparto d'assalto doveva schierarsi il giorno prima dell'azione a sud ovest della quota 1282 di Monte Melago, con le compagnie scaglionate in profondità su un fronte di cento metri. Ad immediato contatto sulla sua destra, e quindi a nord-est della quota, doveva assumere lo stesso schieramento il III/ l S 1°, alla cui testa si sarebbe posta la 3• Compagnia, mentre il I/151°, con il plotone della l" Compagnia, sarebbe rimasto inizialmente in posizione d'attesa, occupando con una compagnia il tratto cli linea a destra del III/151 ° e distribuendo le altre ed il plotone di arditi alle spalle di questa. Iniziato alle 7,30 il tiro di distruzione e dopo due ore di fuoco, non appena le batterie avessero spostato più avanti la loro azione, le due colonne d'attac26

Il maggiore Ambrogi aveva in precedenza avu to il comando del VI Reparto cl' Assalto, formato dalla 2" Armata poco prima della crisi del!' ottobre 1917. 27 Comando Brigata Sassari, Ordine d'operazione, n° 247 R.P. del 22 gennaio 1918, AUSSME, Rep. E-5, Racc. llO, XX Corpo d'Annata, Battaglia dei Tre Monti.

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La battaglia dei tre Monti. (Estratto della carta n. 21 . L'Esercito Italiano nella Grande Guc1Ta ( 1915- 1918) Voi. V Le operazioni ciel 1918, Tomo IIter, Roma, 1938)


co dovevano uscire dalle trincee ed avanzare affiancate fino al varco già aperto nei reticolati. I primi ad attraversare la fascia di filo spinato avrebbero dovuto essere gli arditi della 2a Compagnia del I Reparto cl' Assalto, seguiti subito da quelli dalla 3• e quindi nell'ordine dai fanti del JI/151 ° e del TTT/151 °. Oltre la barriera le due colonne si sarebbero ricomposte per procedere separatamente verso i loro obiettivi. Quella ciel Il/151 °, sempre con la 2• Compagnia in testa, doveva sfilare lungo le falde occidentali di Col del Rosso, mantenendosi all'interno del bosco per sfruttare la copertura degli alberi, e dirigersi ad est di Case Melaghetto verso la testata di Val Fonda, dove avrebbe trovato il collegamento con la colonna del 5° Reggimento Bersaglieri che nel frattempo avrebbe dovuto aggirare ad oriente Monte Valbella. Alla sua destra intanto il III/ 151 ° preceduto dalla 3" Compagnia avrebbe seguito un percorso analogo ma più in quota, sempre all'interno della fascia boscosa, per raggiungere lo sperone settentrionale di Col del Rosso e scendere quindi ad occupare la testata di Val Fontana. Entrambe le colonne dovevano procedere ad ondate successive di compagnia, con uno o due plotoni a squadre affiancate neJla prima ondata e gli altri di rincalzo: Le sezioni pistole-mitragliatrici avrebbero rinforzato le prime ondate di ciascuna compagnia, mentre le compagnie mitragliatrici, ripartite le loro sezioni tra le tre compagnie fucilieri del loro battaglione, sarebbero avanzate con le ondate di rincalzo, provvedendo alla sicurezza dei fianchi delle colonne nei confronti cli eventuali attacchi provenienti sia da Monte Valbella che da Col del Rosso e Col d'Echele. Nulla di specifico veniva detto in merito alla formazione d'attacco delle due compagnie di arditi il che lascia presumere che avrebbero dovuto avanzare nella stessa formazione dei fanti. Alle spalle delle due colonne d'attacco, e non appena queste avrebbero cominciato a sviluppare il loro movimento aggirante, si sarebbe mosso il 1/15 J O con il compito di ripulire le trincee di Col del Rosso, prendendone possesso materiale, e di occupare la testata di Val Scura per assicurare il collegamento con i reparti impegnati su Col cl'Echele. La conquista di questo secondo obiettivo era compito ciel 152° Reggimento Fanteria il cui III Battaglione, preceduto dal grosso della l • Compagnia del I Reparto d'Assalto, doveva aggirare la quota sul versante orientale muovendo dal tratto cli linea compreso tra il limite destro ciel settore affidato al 151 ° e Casa Cischietto e passando per il varco aperto nei reticolati sulla selletta ad ovest del colle. Per contenere i tempi dell'azione e sincronizzare il movimento con quello delle due colonne lanciate verso Col del Rosso, alle 7,30, contemporaneamente all'inizio del tiro di distruzione, la compagnia di arditi ed una compagnia del Ill/152° accompagnata da una sezione mitragliatrici sarebbero uscite dalle trincee per raccogliersi rispettivamente dietro Case Cotti ed in un avvallamento del terreno a sud di questi fabbricati, o meglio delle loro rovine. Mentre l'artiglieria procedeva ad aprire il varco nella barriera di filo spinato, la compagnia d'assalto doveva avvicinarsi ad esso quanto pi.ù possibile, lasciando il suo posto di attesa alle altre due compagnie ciel III/152°, anch'esse seguite ciascuna da una delle sezioni mitragliatrici ciel battaglione. Alle 9,30, in concomitanza con l'allungamento del tiro, gli arditi avrebbero cominciato ad oltrepassare la· breccia per poi guidare le tre compagnie del battaglione cleJla Sassari nella manovra di avvolgimento eia est del Col d'Echele. Anche in questo caso era previsto che l'avanzata dovesse avvenire ad ondate di compagnia, con le pistole-mitragliatrici in testa e le mitragliatrici in rincalzo, ma data la portata ciel movimento aggirante l'ultima sezio·ne di armi automatiche pesanti sarebbe stata lasciata a nord di Case Caporai, a protezione del fianco sinistro. L'avanzata avrebbe dovuto portare la colonna ad occupare la testata cli Val Scura, in collegamento con i reparti alpini che dovevano puntare sulla quota 1039 ed affacciarsi sullo strapiombo di Val Frenzela. Al rastrellamento ed all'occupazione materiale di Col d'Echele avrebbe provveduto il I/152°, m.entre il restante battaglione di questo reggimento ed il battaglione del 45° sarebbero rimasti in riserva di &rigata sulle posizioni di Monte Melago dove si sarebbe trovato anche il comando della Sassari. Un ruolo particolare era affidato alle due compagnie mitragliatrici di brigata, 1371" e 1372'\ La prima, appostata all'inizio dell'azione a quota 1282 sud, era chiamata a proteggere l'attraversamento dei varchi da parte delle due colonne dirette contro Col del Rosso, per poi accompagnarne la progressione avanzando per sezioni fino ad attestarsi nei pressi cli Case Melaghetto, la seconda doveva svolgere un analogo compito di protezione a favore della colonna del TTT/152° per andarsi infine ad appostare sulle falde nord-orientali dei due colli, in posizione tale da poter battere le provenienze eia Val Scura. I versanti boscosi di questa valle, come pure quelU di Valle Fonda e Val Fontana, non potevano infatti essere battuti dall'artiglieria italiana, ri-

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spetto alla quale si trovavano in angolo morto, e l'unico modo per evitare che cli qui l' avversario muovesse in forze al contrattacco era sbarrare quanto prima le testate delle valli. Da ciò il concetto ispiratore della manovra, finalizzata ad aggirare i capisaldi sulla sommità dei due colli per mTivare il più rapidamente possibile a chiudere queste vie d ' accesso con uno schieramento iffobustito da un buon numero di armi automatiche. La Battaglia dei Tre Monti ebbe inizio alle 7,30 del 28 gennaio 1918 con il previsto bombardamento d'artiglieria della durata di due ore ed alle 9,30 le fanterie entrarono in az ione. Sulla destra del fronte d ' attacco della Sassari tutto anelò inizialmente secondo i piani ma la pur rapida progressione delle colonne d ' attacco del 151 ° non riuscì ad impedire l' afflusso dei rincalzi e quanto si era temuto inevitabilmente si verificò: dopo averla conquistata cli slancio, fanti ed arditi furono costretti ad abbandonare la sommità di Col ciel Rosso per addossarsi alle sue pendici meridionali. Nelle stesse condizioni venne a trovarsi anche il III/152°, la cui manovra aggirante venne presto bloccata dalla reazione avversaria. Entrambe le quote vennero espugnate nel pomeriggio, dopo una rinnovata ed insistita preparazione d'artiglieria, e rimasero in mani ital iane ad onta dei ripetuti contrattacchi sferrati in serata e nel corso della giornata ciel 29. L' unico risultato ottenuto da un avversario indubbiamente tenace e risoluto f u la temporanea occupazione della selletta di Case Caporai, tra i due colli, dalla quale venne definitivamente scacciato il 30 gennaio, prima che ne potesse fare la base di partenza per qualche pericolosa iniziativa. Con la contemporanea conquista cli Monte Valbella ad opera della IV Brigata Bersaglieri e del 5° Reggimento Bersagl.ieri , insieme ai quali avevano operato gli arditi dei reparti d'assalto li e XVl, la cattura delle posizioni cli Col del Rosso e ciel Col d ' Echele faceva della battaglia ingaggiata negli ultimi giorni di gennaio sull' Altopiano cl ' Asiago un indiscutibile successo delle armi italiane. Il nuovo anno iniziava così sotto buoni auspici, come stavano ad indicare non solo i preziosi vantaggi territoriali conseguiti, che davano respiro alla difesa clell' altopiano allontanando l' avversario dal.la pianura, ma anche i circa 2.700 prigionieri e l'ingente bottino cli armi e materiali comprendente sei cannoni, un centinaio di mitragliatrici, un numero imprecisato cli lanciabombe ed alcune migliaia di fucili. La vittoria fu quindi giustamente esaltata nel bollettino del 30 gennaio, nel quale furono anche citate le unità che vi avevano maggiormente contribuito, tra le quali anche il I Reparto cl ' Assalto: "Conquistati.fì,n dal giorno 28 e mantenuti con grande valore il Col del Rosso ed il Col d'Echele, premuto e sospinto l 'avversario nella regione di Sasso Rosso, ributtati al/'arm.a bianca i numerosi suoi contrattacchi, nella giornata di ieri il successo venne ampliato con l'espugnazione di Monte Valbella. Fortissime .fì,trono le perdite inflitte al neniico che ebbe due divisioni quasi completamente distrutte: ... Durante le azioni dei giorni 28 e 29 l'eroica Brigara "Sassari" ( 151 ° e I 52°) e in particolar modo il 152 ° reggimento fanteria, riconfermò il valore della sua gente e la gloria delle sue bandiere; i reparti di assalto I, Il, XVI, la IV Brigata Bersaglieri (14° e 20°) col suo reparto d'assalto (IV), il 5° Reggimento Bersaglieri, i Battaglioni alpini Val d'Adige, Stelvio, Monte Baldo e Tirano assolsero magnificamente il loro compito e.furono all'altezza del loro nome e delle proprie fulgide tradizioni." Le ragioni ciel successo, che suggellava la ritrovata efficienza ciel Regio Esercito in chiave offensiva e non solo difensiva, potevano essere individuate nell'accurata preparazione, a cui avevano fornito un importante apporto le squadriglie da ricognizione di corpo d'armata operanti sugli altipiani, ed i nuovi criteri che avevano dettato le linee guida per l'azione dell'artiglieria e della fanteria. Con quest'ultima, impiegata secondo concetti che cercavano di dare spazio alla manovra e cli realizzare .una penetrazione in profondità fino a raggiungere obiettivi davvero significativi per il successo dell'operazione, avevano operato nell'ormai classico ruolo di truppe di rottura i reparti d'assalto. Ripartiti in compagnie fi·a le colonne d ' attacco, era toccato a loro aprire la prima breccia nel dispositivo della difesa sfruttando il loro addestramento ed il loro armamento, per poi precedere la fanteria sulle posizioni da conquistare. Ritirato dal fronte subito dopo la conclusione delle operazioni, e riportato a Vittarolo per esservi riordinato, il 25 febbraio 1918 il I Reparto d'Assalto venne assegnato al XXV Corpo cl' Armata, con il quale nei primi giorni cli marzo passò a far parte della 6" Annata, costituita sulla base del Comando Truppe Altipiano con i corpi d'annata XX, XXII, XXV e XXVI. Nella seconda metà di quello stesso mese il XXV Corpo cl' Armata fu però sostituito in linea dal XII Corpo cl' Armata francese e scese in pianura, passando alle dipendenze della 5a Armata, mentre il reparto, rimasto nella sua sede di Longara, passò al XX Corpo

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d'Armata, schierato all'estrema destra dell ' armata, prendendovi il posto del II Reparto d'Assalto trasferito in quegli stessi giorni al XXII Corpo cl' Armata. Dopo poche settimane il I, all'epoca agli ordini del capitano Alarico Manescalchi 28, venne impiegato in una piccola operazione su Monte Spitz, sul versante sinistro della Val Gadena, là dove questa confluisce nella Valle del Brenta, su un terreno in cui gli austro-ungarici erano sistemati in posizione dominante e che, nonostante la quota relativamente bassa, dato che la cima non è più alta di 1.073 metri, aveva tutte le caratteristiche delle operazioni cli alta montagna. La zona prescelta, in conispondenza delle posizioni più avanzate tenute dal XX Corpo d' Armata e dell'ancoraggio d'ala destra dello sbarramento della Val Gadena, vede infatti l'altopiano precipitare verso il fondovalle del Brenta con ripidi salti cli roccia, il superamento dei quali richiede una preparazione ed un addestramento specifici che gli arditi non possedevano. Proprio questa sarà la causa principale del fallimento dell'operazione affidata alla 2a Compagnia ciel capitano Mari.o Mereu e finalizzata alla cattura di un piccolo posto. Sulla base degli accordi presi con il comando del 78° Reggimento Fanteria (Brigata Toscana), responsabile del Sottosettore Val Brenta, una pattuglia di venti uomini guidati dallo stesso Mereu uscì alle 23 del 15 aprile dalla linea delle piccole guardie, avviandosi in direzione nord verso le posizioni avversarie ciel Col di Sera. Altri cinquanta uomini della compagnia si erano intanto appostati in modo da poter intervenire nel caso la pattuglia avesse avuto bisogno di rinforzi o si rendesse necessario ricacciare un eventuale contrattacco. Il capitano Mereu aveva studiato il terreno il giorno prima e l'altro ufficiale che lo accompagnava, l'aspirante Seratto, avrebbe dovuto averne una conoscenza ancora maggiore, dal momento che proprio a questo scopo già più volte si era portato in prima linea. Con tutto questo, verosimilmente a causa dell'oscurità, la marcia d'avvkinamento degl i arditi fu ben presto bloccata da un salto di roccia che Mereu affrontò con decisione, senza però accertarsi di essere seguito dal resto dei suoi uomini. Arrivato in cima, si accorse di avere con sé soltanto un sergente e cinque soldati, ragion per cui, allo scopo di riprendere il collegamento con il grosso della pattuglia, piegò a destra alla ricerca cli un passaggio più facilmente percorribile. Questo suo tentativo non solo rimase senza risultato, ma valse a fargli perdere del tutto l'orientamento, ed a nulla servì il procedere a tentoni, ora sulla destra, ora sulla sinistra, per cercare un qualche particolare del terreno che potesse servire da punto di riferimento. Verso le 4 del mattino il piccolo gruppo finì col trovarsi a ridosso dei reticolati che proteggevano un osservatorio avanzato italiano e qui , mentre Mereu con l'aiuto dell'ufficiale che lo comandava cercava di verificare se fosse ancora possibile tentare qualcosa, arrivò la notizia che il resto della pattuglia era rientrato da poco più di un'ora . 11 ù111imento, che le valutazioni del comando di settore attribuirono alla scarsa preparazione ad operare di notte in montagna, ebbe un doloroso strascico nell' uccisione di uno degli arditi del primo gruppo ad opera di una vedetta italiana, la cui intimazione era rimasta senza risposta. Ai rilievi sulla mancanza di una preparazione adeguata al ten-eno su cui operava il corpo d'armata si aggiunsero perciò anche commenti non ce1to benevoli sull'atteggiamento degli uomini del reparto, accusati apertamente di noncuranza e spavalderia eccessiva, al punto da trascurare l' uso della parola d'ordine29 . Pur con tutte le giustificazioni del caso era chiaro che nella notte tra il 15 ed il 16 aprile troppe cose non avevano funzionato a dovere. Ne seguì un intensificarsi dell'addestramento nella nuova sede di Marsan, raggiunta il 10 maggio, nonché, qualche tempo dopo, la decisione del comando di corpo d'armata di impiegare il reparto d' assalto, dal 20 maggio contraddistinto dal suo stesso numerale, XX, in una regolare attività di ricognizione sulle prime linee.

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11 capitano Manescalchi aveva in precedenza fatto parre de l IV Reparto d ' Assalto del la 2• Armata e ne aveva comandato la 3° Compagnia, l'ul tima a ripiegare attraverso il ponte di Vidor. 29 Comando Sottosettore Val Brenta, Piccola operazione, n° 1643 del 16 aprile 1918, AUSSME, Rep. E-5, Racc. 110, XX Corpo cl' Armata, Operazioni offensive Altopiano di Asiago. In merito alla morte del soldato Antonio Di Liberto, che il rapporto del capitano Mereu riportava senza commenti pur attribuendolo ad una vedetta italiana, il documento è molto preciso e togl ie ogni dubbio sulla natura dell ' incidente : "Questa perdita è do vuta alla spavalderia - si può dire - dei 1nilitari del reparto i quali, avuta comunicaz,irme de/La parola d'ordine, mostrarono di 11011 sapere cosa farne. La vedetta aveva regolarmente dato il "chi va là" prescrillo."

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Secondo una comunicazione diramata il 6 giugno dal comandante della grande unità alle due div isioni dipendenti, 2" e 10\ lo scopo era innanzitutto quello cli far conoscere ad ufficial i e gregari il terreno su cui potevano essere chiamati ad agire30 . Inoltre si voleva mantenere vivo lo spirito combattivo, attraverso l'attività di pattuglia ed il servizio di prima linea, facilitando nel contempo la preparazione cli qualche colpo di mano che la 2• Divisione in particolare avrebbe dovuto studiare con riferimento alle posizioni di fondovalle, dove sarebbe stato più facile agi re con il fine ultimo della cattura di qualche prigioniero. In aderenza a queste disposizioni, delle quali erano fin troppo evidenti le ragioni di fondo, quello che era ora il XX Reparto d'Assalto inviò quel giorno stesso due pattuglie, composte da un ufficiale e dieci uomini di truppa, sul fronte di ciascuna divisione. Le quattro pattuglie avrebbero dovuto operare alle dipendenze dei comandi cli sbarramento di destra e sinistra Brenta, per quanto riguardava la 2" Divisione, e dei settori Monte Cornone - Val Vecchia e S. Francesco - Val Frenzela, per quanto riguardava la 10". Secondo le disposizioni del maggiore Enrico Ponzo, nuovo comandante del reparto, la truppa avrebbe dovuto avere il cambio ogni tre giorni e gli ufficiali ogni sei, in modo da poter acquisire una buona familiarità con il terreno. A modificare sostanzialmente le prospettive di impiego del XX arrivò a distanza di qualche giorno il trasferimento alla divisione d'assalto in corso cli sostituzione. Il 9 giugno 1918, insieme con il V ed il X, il reparto venne così inquadrato nel l O Gruppo d'Assalto ciel l O Raggruppamento, agli ordini del colonnello Carlo Grillo. Dislocato a Veggiano, nei pressi cli Padova, non lontano dalla sede del comando di gruppo ad Arlesega, il XX ebbe nel primo pomeriggio del 15 dall'ordine di tenersi pronto a muovere con il minimo preavviso. L' attesa si protrasse fino alle prime ore del giorno 17, quando la divisione venne avviata nel settore della 3" Armata per prendere parte ad una progettata azione controffensiva, mirata a ripristinare la situazione parzialmente compromessa nei primi due giorni della Battaglia della Solstizio. Le autocolonne ciel 1° Gruppo si mossero eia Arlesega all' 1,30 del mattino ed arrivarono a Roncade alle 9, da dove i tre reparti d ' assalto raggiunsero a piedi la zona di schieramento iniziale, sulla destra ciel fiume Vallio tra Cà Pesaro e Cà Giustiniani. Secondo gli ordini diramati dal XXIII Corpo cl' Armata la divisione aveva il compito di contrattaccare partendo dalla fronte Losson - Gorghetto per raggiungere prima la linea individuata dai capisaldi Capo cl' Argine - Osteria cli Fossalta e successivamente la linea Croce Gradenigo, proseguendo poi lungo l'argine di San Marco appoggiando la destra al Gorgazzo, in modo eia tagliare alla base il saliente creato dalla penetrazione austro-ungarica sulla riva destra ciel Piave. In questo quadro gli arditi del colonnello Grillo vennero fatti attestare sullo scolo Palombo, nel tratto compreso tra il Palazzotto ed il caposaldo cli Losson, da dove avrebbero dovuto avanzare in direzione cli Capo d'Argine. Sulla sinistra sarebbero stati in collegamento con il 2° Gruppo cl' Assalto, diretto su Osteria di Fossalta, mentre sulla loro destra avrebbe agito un battaglione della Brigata Bisagno. Lo scatto delle fanterie era fissato alle 16, dopo una breve preparazione d ' artiglieria, ma la situazione caotka determinata dalle alterne vicende della battaglia impedì di rispettare questi tempi. Durante la marcia d' avvicinamento alla linea di partenza il profilarsi di una possibile minaccia sulla sinistra, dall'ansa di Lampol, indusse infatti il comando di divisione a fermare i reparti del 1° Gruppo poco oltre la località cli Fornaci, sulla strada da Monastier a Pralungo. Venuta meno l'esigenza di intervenire in quella direzione, l'avanzata venne ripresa ma la linea dello scolo Palombo fu raggiunta soltanto alle 18,30, e quasi contemporaneamente arrivò anche l'ordine di sospendere l'azione, già posticipata di un'ora. Con le truppe in attesa sulle loro posizioni, nel cuore della notte fu ordinato al colonnello Grillo cli inviare uno dei suoi tre reparti a rinforzare il 2° Gruppo cl' Assalto, nel frattempo duramente impegnato intorno a Casa Meneghel, sulla strada Pralungo - Fornaci , per contenere una rinnovata pressione avversaria che minacciava cli aprire una breccia verso Meolo e Monastier. In uno scenario reso confuso dal succedersi cli comunicazioni spesso contrastanti e dal l'oggettiva difficoltà a ricostruire la situazione sul terreno, il X Reparto cl' Assalto venne quindi avviato verso Casa Meneghel 31 , mentre Grillo veniva in-

°

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Comando XX Corpo d' Armata, Stato Maggiore, n° 27350 del 6 giugno 1918, AlJSSME, Rep. E-5, Racc. 110, XX Corpo d'Armata, Operazioni offensive Altopiano di Asiago. 31 Con il X Reparto d'Assalto si allontanò anche la sezione cannoncini da 37 mm già appartenente alla Brigata Trapani e passata in forza al I O Raggruppamento d' Assalw. che fino a quel momento era stata aggregata al XX.

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formato che passava ai suoi ordini il XII, già ciel 2° Gruppo, del qual.e non gli era però nota la posizione32. Dopo una mattinata trascorsa senza novità di rilievo, verso le 13 arrivò dal JO Raggruppmnento cl' Assalto l'ordine di prepararsi ad attaccare il caposaldo di Capo d'Argine. Sempre senza notizie del Xll, a cui però il 2° Gruppo aveva assicurato di aver comunicato il cambio di dipendenza, Grillo stabilì di agi.re con i due reparti a sua disposizione, schierando il V a destra, con il fianco sud appoggiato allo scolo Correggio, ed il XX a sinistra, nei pressi di Palazzotto, con direttrice cl' avanzata individuata dalla strada A Ibera - Capo cl' Argine ed in collegamento con il 3° Gruppo lanciato in direzione cli Osteria di Fossalta. Lo scatto delle fanterie era fissato per le 16, dopo mezzora cli preparazione d'artiglieria, che subito avrebbe dovuto concentrare il tiro per altri trenta minuti sui capisaldi di Capo d'Argine ed Osteria in modo da permettere agli attaccanti d.i portarsi a distanza d'assalto sotto l'arco delle traiettorie. li XX fu schierato dal maggiore Ponzo con in prima linea le compagnie 1a e 3". Attraversato lo scolo Palombo dovevano dirigersi rispettivamente la 1", sulla sinistra, verso Casa Franceschini, la 3\ sulla destra, direttamente su Capo cl' Argine, in stretto contatto con il V Reparto d'Assalto. La 2" Compagnia era tenuta inizialmente in riserva, pronta a rincalzare le altre due 33 . L'attacco, veemente ed impetuoso, sferrato puntualmente all'ora prevista superando di slanci.o il canale con l'aiuto cli due ponticelli semicrollati, portò in poco più di venti minuti la 3a Compagnia a raggiungere la strada Capo d' Argine - Fossalta tra Casa Franceschini e Palazzo Franceschini, e la 1• ad attestarsi a circa cento metri eia Capo cl' Argine, in attesa dell'allungamento del tiro per il balzo finale. L'impeto travolgente ·c1egli arditi fruttò in questa prima fase la cattura di un migliaio cli prigionieri, compresi i serventi di quattro cannoni da 105 ed otto pezzi da montagna, sorpresi ad oriente del fosso che corre in direzione nord-sud a circa 250 metri da Capo d'Argine, tagliando la strada dell'Albera. Furono prese anche 36 mitragliatrici, ma altre armi automatiche rimasero attive sul fianco sinistro, dalle posizioni di Casa Sacerdoti nei pressi dello scolo Correggio. Qui avrebbe dovuto agire la compagnia di sinistra del V Reparto cl' Assalto, vale a dire la Ia, che invece aveva seguito la 1a Compagnia ciel XX nella sua avanzata a cavallo della strada dell'Albera, trascurando così di rastrellare la zona. Per rimuovere quella spina nel fianco, Ponzo avviò eia quella parte la sua sezione lanciatorpedini Bettica, ed inviò nel contempo una prima richiesta di rinforzi al comando di gruppo. Dopo,il promettente successo iniziale l'avanzata incontrava infatti una resistenza crescente, soprattutto alle ali, 1'.imaste scoperte a causa del ritardo dei reparti che operavano sui due fianchi. Se da un lato gli arditi del V non erano riusciti a ripulire il terreno lungo lo scolo Correggio, dall'altro, dove agiva il 3° Gruppo d'Assalto, la 3a Compagnia segnalava verso le 17 di non aver più il collegamento con l' VlJI, rimasto attardato, e di aver provvedere a coprire il fianco sinistro distaccando a Casa Franceschini un plotone schierato con fronte a nord. Nonostante fosse stata contemporaneamente inviata un forte pattuglia verso Croce, nell'intento di allargare in profondità la penetrazione realizzata, i movimenti che si percepivano sulla sinistra lasciavano intendere il rischio che l'avversario tentasse da quel lato di portarsi alle spalle del reparto. Rinforzata da parte della 2" Compagtùa, la 3" ebbe allora ordine cli proteggersi verso nord, prolungando il suo schieramento in quella direzione, e di mantenere nel contempo ad ogni costo le posizioni raggiunte lungo la strada cli Fossalta. Ordine di resistere sul posto ebbe anche la 1a

32 Il Xl I Reparto d'Assalto operava in direzione di Capo d'Argine, sul lato meridionale del sali eme che costituiva l'obi et Livo cleJJa comroffensiva, ed era in quelle ore attestato sulla linea ferroviaria che passa a sud della località. L'ordine cli ponarsi a nord cli Losson. nei pressi di Casa Albera, gli sarebbe pervenuto soltanto alle 11 del 18 giugno e verso le 18, ad azione in corso, il suo comandante si sarebbe presentato al colonnello Grillo per comunicargli che il reparto si trovava nei pressi di Meolo e chiedergli gli ordini del caso. Invitato a raggiungere al più presto la linea dello Scolo Palombo, prese invece la decisione cli puntare su Capo cl' Argine da una linea d.i partenza prossima alla località dove al momento si trovava, convinto cli poter così meglio sostenere l'avanzata del gruppo. Schieratosi quindi tra l'Ospedale ed il casello ferroviario ad ovest di Casa Panciera, il XIT riuscì ad oltrepassare lo Scolo Perissino, senza però poter mantenere le posizioni raggiunte. 33 Il XX Reparto d' Assai[() si preparava a scattare in avanti con una forza di 17 ufficiali e 529 uomini di truppa ( I56 della l" Compagnia, 164 della 2", 165 della 3", 28 della Sezione Bellica, 16 del comando). La differenza rispetto ai 26 ufficiali e 628 uomini di truppa che avevano lasciato Veggiano è rappresentata dal personale delle tre sezioni mitragliatrici, lasciate suJJe linee di partenza, e dei due posti di rnedicazione impiantati in corrispondenw dei due ponticelli sullo Scolo Palombo.

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Compagnia che alle 17, sempre sostenuta dalla Ia Compagnia del V, si era intanto assicurata il possesso delle case di Capo d'Argine, dove aveva poi respinto l'immediato contrattacco austro-ungarico. Nel frattempo l' avanzata del grosso ciel V Reparto d'Assalto a sud dello scolo Correggio si era completamente arenata davanti ad un vero e proprio sbarramento di mitragliatrici ali' altezza di Casa Ghiotto. La notizia, arrivata al maggiore Ponzo alle 17,15, significava che anche il fianco destro del XX era ciel tutto scoperto. La prima a concretizzarsi fu la minaccia sul fianco sin istro, dove alle 17,45 una decisa puntata avversaria diretta a tagliare le comunicazioni con le posizioni dello scolo Palombo venne contenuta a fatica. La 3a Compagnia con l'appoggio della 2a riuscì a ripristinare la continuità ciel fronte, contrattaccando in direzione nord e distendendosi lungo una linea che da Casa Franceschini , ancora saldamente tenuta, arrivava al Palombo. Si trattava però soltanto di un sollievo temporaneo: alle 18 un nuovo attacco sostenuto dall'artiglieria ributtò gli arditi da Casa Franceschini e la pressione tornò a farsi forte anche sul fianco difensivo così precariamente imbastito. Dopo una mezzora di furiosi combattimenti la 3" Compagnia, a cui il mancato arrivo del XII Reparto d' Assalto aveva impedito di inviare rinforzi, cominciò a cedere terreno e quasi contemporaneamente la situazione precipitò anche sull'altro lato, verso Capo d'Argine, dove la Ia Compagnia del V, incaricata cli tenere l'estrema destra della linea, non riusciva più a sostenere il fuoco d' infilata delle mitragliatrici appostate sull 'argine del canale Correggio. Vista l'impossibil ità cli resistere sulle posizioni raggiunte nel primo sbalzo offensivo, Ponzo ordinò di abbandonare la strada di Fossalta e cli ripiegare verso il Palombo, attestandosi su un semicerchio ideale che copriva i due punti di passaggio utilizzati all 'inizio dell' azione e passava da Case Botter per arrivare al Coneggio. Nella ritirata dovettero essere abbandonati i cannoni in precedenza conquistati, senza neppure riuscire a metterli fuori uso, data l'inesperienza degli arditi nel maneggio cli tali armi, e furono lasciati sul teneno molti feriti, condannati nel migliore dei casi alla prigionia. Non vi fu del resto molto tempo per prendere posizione sulla nuova linea difensiva, che venne infatti occupata alle 18,45, completando il ripiegamento in appena un quarto d'ora. È quinci.i evidente che il tutto avvenne molto rapidamente, sotto l'incalzare di un avversario che solo l'intervento delle tre sezioni mitragliatrici del XX riuscì a tenere a freno. Nonostante una di queste venisse messa fuori gioco da una ben aggiustata salva d'artiglieria, la linea sembrava poter reggere, ma già alle 19 un ulteriore arretramento del V Reparto cl' Assalto a sud dello scolo Correggio obbligò la 1" Compagnia dello stesso reparto a ritirarsi a sua volta, seguita inevitabilmente dalle compagnie del XX. Il reparto, la cui azione non era stata certo favorita dal fatto che la richiesta di fuoco di sbarramento davanti alle sue posizioni fosse rimasta senza risposta, si sistemò a difesa in modo da continuare a coprire i due ponticelli sullo scolo Palombo, utilizzando come improvvisate trincee i piccoli fossati tra i campi e lungo la strada di campagna che dal primo dei due punti di passaggio andava a Casa Sacerdoti, sulla strada clell' Albera, e da qui all'altra Casa Sacerdoti, sull' argine del Correggio. Sul XII Reparto cl' Assalto, che respinto a sud di Capo cl' Argine stava ora ripiegando su Losson per riorganizzarsi, non si poteva fare affi damento, ma in rinforzo al XX stava arrivando una compagnia del 25° Reggimento Fanteria (Brigata Bergamo), subito utilizzata da Ponzo per rinforzare il suo fianco destro. Anche questo tentativo cli mantenere almeno una testa di ponte oltre il Palombo era tuttavia destinato ad essere frustrato dal venire meno delle scorte di munizioni e di bombe a mano, come pure dall'impossibilità cli avere rinforzi. Poco dopo le 20, quando un nuovo concentramento di fuoco dell' artiglieria austro-ungarica sulle posizioni lungo il canale non lasciò dubbi sull' im minenza cli un nuovo attacco in forze, il comando del 1° Gruppo ordinò il ripiegamento sulla sponda occidentale, effettuato dalle cinque compagnie per scaglioni a partire dalla sinistra ed ultimato entro le 20,30. Sulla destra, oltre il canale Coneggio, la situazione restava invece difficile, anche perché l' arretramento dei reparti d'assalto V e XII in direzione di Losson aveva disorganizzato la difesa e creato un vuoto cli qualche centinaio di metri del quale l' avversario stava per approfittare, come indicava in modo inequivocabile il moltiplicarsi da quella parte delle mi tragliatrici austro-ungariche in azione. Arisolvere la crisi fu un contrattacco organizzato da Ponzo con elementi della sua 1a Compagnia, della in Compagnia del V, della compagnia della Bergamo e con alcuni sbandati del 209° Reggimento Fanteria e dei battaglioni di bersaglieri ciclisti. I circa trecento uomini così raccolti vennero lanciati verso sud, tra il - 513 -


Palombo ad est e strada per Losson ad ovest e riuscirono a chiudere la falla prima che l'avversario potesse approfittarne. Alle 21 la situazione poteva dirsi ristabilita ed i combattimenti calavano finalmente d'intensità. Le tre compagnie del XX ed i reparti che le affiancavano si riorganizzarono dietro la l.inea individuata dal Palombo e dal Correggio, dove trascorsero la notte e rimasero fino alle 22 del 19, quando, dopo aver respinto un ultimo attacco, vennero ritirate dal fronte. Insieme al V, il XX Reparto d'Assalto si portò per Losson, Meolo e Madonna del Vallio a Roncade, dove arrivò alle 3 del 20 giugno. Durante i due giorni di battaglia che lo avevano visto protagonista, il reparto aveva ottenuto un brillante successo iniziale, vanificato dal venir meno dell'appoggio sui fianchi e dall'indisponibilità di truppe di rincalzo, inconveniente quest'ultimo che si può in parte ascrivere alla confusione che caratterizzò i movimenti della divisione cl' assalto ed alla tendenza di troppe delle sue unità ad operare in maniera indipendente e non nell'ambito di una manovra d'assieme. Oltre a questa carenza, spiegabile con il fatto che la divisione, come pure i comandi cli raggruppamento e di gruppo, esisteva soltanto da pochi giorni, era emersa una certa difficoltà degli arditi a mantenere il possesso del terreno conquistato, il che poteva trovare giustificazione nella natura stessa dei reparti d'assalto e nella loro struttura "leggera". L'attitudine a reagire contrattaccando l'aveva in parte compensata, ma aveva anche accelerato l'esaurimento della capacità di combattimento ciel reparto, dovuto sia al disordine che si era creato nei ranghi, si a alle perdite, certo non trascurabili. Dal momento che nel pomeriggio del 19 giugno il XX contribuì solo con pochi uomini al pattuglione di ottanta volontari e tre ufficiali inviato dal l O Gruppo verso Capo cl' Argine, quale avanguardia cli reparti della Brigata Sassari, quasi tutti i 6 ufficiali ed i 181 uomini di truppa mancanti al termine della Battaglia del Solstizio furono messi fuori combattimento nella giornata del 18 giugno. Tra gli ufficiali si contava un solo caduto ma era una perdita particolarmente grave, dal momento che si trattava del comandante della 1a Compagnia, capitano Enrico Benci, ucciso da una raffica di mitragliatrice durante gli ultimi scontri ad oriente dello Scolo Palombo, mentre tra i secondi, oltre ai 110 feriti, 42 dei quali curati presso il reparto, vi erano 6 morti accertati e 65 dispersi, numero in cui vanno certamente conteggiati i caduti rimasti sul teITeno ed i feriti abbandonati durante la ritirata dalla strada di Fossalta. A Roncade il 1° Gruppo, ancora privo del X Reparto d'Assalto che lo avrebbe raggiunto il 21 giugno, rimase solo per poche ore, proseguendo all'alba per S. Michele del Quarto dalla cui stazione ferroviaria partì ali' 1,30 del 21 per Lonigo. In quella zona il XX venne accantonato a Barbarano ma appena due giorni dopo insieme all' VIII ed al XII venne affrettatamente riportato a Selva, nei pressi del Montello, a disposizione del Comando Supremo. L'intenzione era quella di incalzare la ritirata delle forze austro-ungariche oltre il Piave e, nel caso, tentare di slancio il passaggio ciel fiume ma nessuna di queste due ipotesi ebbe tempo e modo di concretizzarsi. Dopo aver trascorso la notte all'addiaccio a Selva, ed essere rimasti in attesa di ordini fino alle 15 del 25 giugno, gli arditi furono avviati a piedi verso Montebelluna e di qui riportati in ferrovia a Lonigo. Il XX si ricongiunse così al I O Gruppo, nel quale nel frattempo il I Battaglione Bersaglieri aveva preso il posto del V Reparto d'Assalto, passato alla 2a Divisione d' Assalto, e prese stanza ad Alonte, mentre il comando di gruppo si sistemava a Spessa con il X, ed i bersaglieri venivano accantonati nelle immediate vicinanze. Prima della fine di giugno il reparto fu passato in rivista a Orgnano dal re Vittorio Emanuele llI insieme al resto della divisione, e trascorse il mese di luglio impegnato in esercitazioni quotidiane tra le quali spiccano quelle effettuate a livello di gruppo sul terreno di Villa del Ferro e di Monte Molinetto, nel!' evidente intento di rimuovere uno dei maggiori inconvenienti emersi dall'esperienza della Battaglia del Solstizio. Unitamente alla ricerca dell'amalgama cli gruppo, la prima parte dell'estate vide l' inquadramento dei complementi venuti a colmare i vuoti, la costituzione, sotto la data ciel 7 luglio, di un drappello zappatori della forza di 51 uomini, a similitudine cli quello esistente nei battaglioni di fanteria, e la celebrazione il 29 luglio dell'anniversario della nascita del reparto, con una cerimonia a cui presenziarono il comandante della divisione, maggior generale Ottavio Zoppi, ed il comandante del corpo d'armata d'assalto, tenente generale Francesco Saverio Grazioli.

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Nel bel mezzo di questo lungo periodo di attesa e di preparazione si colloca il trasferimento in Val Camonica che avrebbe dovuto essere il preludio ad un'azione di vasta portata sul passo del Tonale, con l'intervento su quell'ampia sella prativa dell'intero l O Gruppo d'Assalto. Sulla scia del X, partito dalle stazioni di Spessa e Lonigo nella notte tra il 2 ed il 3 agosto, il XX, forte di 25 ufficiali e 795 uomini di truppa, partì da Corlanzone alle I Odel giorno 3 ed affivò ad Edolo due ore più tardi, proseguendo a piedi per la prevista zona di accantonamento nei dintorni di Cortenedolo, sulla strada de11' Aprica. Nella zona si trovavano già gli arditi del X mentre i bersaglieri del I Battaglione, partiti dalla loro sede di pianura ventiquattro ore dopo, si sarebbero sistemati a Lombio, un chilometro oltre Cortenedolo. Il tempo era piovoso ma migliorò nel pomeriggio del 5, quando la visita di Grazioli ed il breve rapporto tenuto agli ufficiali del gruppo diedero il via agli ultimi preparativi. L'indomani mattina il colonnello Grillo si recò in ricognizione al passo, accompagnato dai tre comandanti di battaglione con i quali definì lo schieramento dei reparti. Dopo aver studiato con cura le vie d'accesso ed il terreno antistante, venne stabilito di schierare il X Reparto cl' Assalto a ridosso dello sperone della Ridotta Oberdan, dove si sarebbe trovato il comando di gruppo, ed il XX con una compagnia nel vallone di Baita Faita e le altre due nella Vali' Assa, tenendo il I Battaglione Bersaglieri in riserva a Vescase. Tutto sembrava pronto ed alle 20 di quella stessa sera arditi e bersaglieri lasciarono Cortenedolo con una colonna di 120 autocani che, dopo aver attraversato Edolo e risalito l'alta Val Camonica, li scaricò poco prima cli mezzanotte a Ponte di Legno. La marcia di avvicinamento fu compiuta sotto una pioggia battente, dal momento che le condizioni atmosferiche erano cli nuovo peggiorate, e la situazione non accennò a migliorare nemmeno al mattino. Continuava a piovere, le cime dei monti erano coperte di neve e faceva molto freddo. Data la situazione l'operazione venne sospesa, con il concorde parere del comandante della 1a Divisione d'Assalto arrivato al Tonale nel primo pomeriggio. Alle 16 del 7 agosto i reparti ridiscesero a Ponte di Legno per tornare in autocarro ai loro alloggiamenti. li cielo sereno e la temperatura mite che salutarono l'alba dell'8 agosto arrivarono troppo tardi per un cambiamento di programma, ma il perdurare cli condizioni favorevoli incoraggiò un nuovo tentativo per il quale venne fissata ]a data ciel 12 agosto, affinando nel frattempo i preparativi con nuove ricognizioni in prima linea. Tdue reparti d'assalto ed il battaglione bersaglieri raggiunsero le loro posizioni cli attesa nella notte sul 13. Alle 4,45 del mattino l'artiglieria iniziò il bombardamento cli preparazione che secondo i piani avrebbe dovuto lasciare spazio alle fanterie a partire dalle 9,30 e che invece proseguì a più riprese fino alle 18, senza che il gruppo ricevesse l'ordine di attacco. La sua azione era infatti subordinata al felice esito di quella dei battaglioni alpini che avrebbero dovuto impadronirsi a nord del passo delle posizioni dominanti del Torrione, del Monte Tonale Orientale e dell ' Alpe Tonale ed a sud assicurarsi il controllo della regione dei Monticelli. A sera questi obiettivi non erano però stati ancora raggiunti e, nonostante sul versante nord del passo i battaglioni Monte Clapier, Tolmezzo e Val Brenta fossero riusciti a guadagnare terreno verso il Monte Tonale Orientale ed oltre il corso del torrente Albiolo, il comando della 5a Divisione decise cli sospendere le operazioni e cli richiamare queste forze sulle posizioni di partenza per ritentare il giorno dopo. Per quanto riguardava i reparti d ' assalto, le nuove disposizioni, diramate alle 5 del 14 agosto, modificavano radicalmente le precedenti. Alle 11, dopo una nuova preparazione d'artiglieria, il 1° Gruppo d' Assalto avrebbe dovuto investire le posizioni clell' Alpe Tonale e della prateria ciel Tonale, tenendosi in collegamento sulla sinistra con il Battaglione Alpini Tolmezzo e sulla destra con il Battaglione Alpini Monte Rosa, diretti il primo contro Monte Tonale, il secondo ad aggirare la cresta dei Monticelli. Anche questa volta tuttavia gli arditi non avrebbero avuto modo di entrare in azione: avuta notizia dell'avvicinarsi di consistenti rinforzi avversari dalla Val Vermiglio e ben a conoscenza dello stato di esaurimento dei reparti alpini , il comando della 5a Divisione decise verso le 11 di sospendere l'attacco, proprio quando i reparti d'assalto avevano cominciato ad avanzare sotto l'arco delle traiettorie. A sera l'operazione venne annullata ed arditi e bersaglieri lasciarono definitivamente il Tonale. Il 18 agosto il 1° Gruppo ripartì in treno da Edolo per Poiana Granfion ed il 21. prese parte alla cerimonia di Granze delle Frassinelle, nei pressi cli Bastia, dove Vittori.o Emanuele llI consegnò ai reparti d ' assalto i loro gagliardetti. Con il X in quarantena a Spessa per un sospetto caso di colera, il XX, atten-

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dato dal giorno 22 lungo la strada Collarzone - Lonigo, riprese l'addestramento con il I Battaglione Bersaglieri, sistemato poco lontano, tra Spessa e Bagnolo, senza che si verificassero avvenimenti di rilievo. Tra il 13 ed il 15 settembre una marcia di trasferimento portò il IO Gruppo al completo da Barbarano a Borgoricco, nel padovano. Le tre tappe, da Barbarano a S. Croce, da S. Croce a Ronchi di Campanile e da Ronchi cli Campanile a Borgoricco, furono compiute senza incidenti ed in perfetto ordine, forse anche grazie all'accortezza di in iziare la marcia ancora a nolte fonda per poter procedere alla sistemazione degli accampamenti nella mattinata e dedicare al riposo il resto della giornata. L'arrivo a destinazione alle 6,30 del 15 settembre segnò l'inizio di una nuova serie di esercitazioni, a completamento della quale, a suggellarne la preparazione in vista dell'offensiva finale, la l" Divisione d'Assalto lasciò il 28 settembre i suoi accampamenti per avvicinarsi al fronte, dove avrebbe dovuto dare il cambio alla 57" Divisione nel settore del Montello. Dopo una prima tappa a Vedelago, a ventuno chilometri da Borgoricco, il giorno 29 il XX Reparto d'Assalto proseguì per Selva con il resto del 1° Gruppo, preparandosi a prendere posizione durante la notte nel tratto di fronte compreso tra le strade n° 3 e n° 6, sulla destra del X, che avrebbe dovuto entrare in linea tra la strada n° 6 e Casa Serena ed alle cui spalle, sulla "linea della corda", si sarebbe schierato il battagl ione bersagl ieri. L'ordine venne però annullato quella sera stessa e la divisione fu richiamata nella zona di Vedelago, dove riprese l'addestramento sviluppando i temi tattici del rafforzamento delle posizioni conquistate e della marcia con misure di sicurezza. La natura stessa di queste esercitazioni ed il fatto che venissero svolte a breve distanza dal fronte era un chiaro indice cli un prossimo impiego in azione, con compiti prevedibilmente di rottura e di penetrazione in profondità nel dispos.itivo avversario. Non arrivò quindi inatteso l'ordine in base al quale, alle ore 22 ciel 22 ottobre il 1° Gruppo lasciò .la zona di Vedelago per tornare sul Montello, percorrendo la strada pedemontana fino ad imboccare la strada n° 12 in direzione del Piave. Alle 2,30 i suoi reparti si attendarono nei pressi di Casa Zanatta in attesa dell'ordine di passare il fiume, ordine che a causa ciel cattivo tempo arrivò soltanto il 25 ottobre e solo per essere annullato in serata a causa del perdurare di condizioni proibitive. li 26 ottobre si annunciò invece sotto migliori auspici e, avvertiti fin dal pomeriggio di tenersi pronti a muovere, arditi e bersagl ieri lasciarono alle 20,30 i loro attendamenti per raccogliersi intorno alle 22 in fondo alla strada n° 12, in prossimità del punto dove avrebbe dovuto essere gettato il ponte C. Nel settore del XXII Corpo d' armata, a.lla cui testa doveva passare il Piave la l" Divisione d'Assalto, era stato previsto il gittamento di quattro ponti, da monte a valle il ponte B a Fontana del Buoro, il ponte C a Casa dei Faveti, il ponte D a Casa Biadene, il ponte E cli fronte a Falzè di Piave, rispettivamente ad opera delle compagnie pontieri 5", 16a, 4a e 27". Tutti avrebbero dovuto essere affiancati da una passerella ed integrati da traghetti, destinati in particolare a permettere il passaggio degli elementi di punta. Quando il l 0 Gruppo, rinforzato da una mezza compagnia di legionari cecoslovacchi, da una sezione della 26a Batteria da Montagna e da un plotone di zappatori, raggiunse la sponda del fiume, le operazioni erano in corso eia un paio cl' ore e procedevano con difficoltà a causa della forza della corrente. L'intervento cieli' artiglieria austroungarica, che intorno alle 23 aprì il fuoco battendo con violenza la sponda destra, non migliorò ce1to le cose e fu presto chiaro che il ponte C non sarebbe stato completato in tempo utile. Informato della situazione dal colonnello Grillo verso la mezzanotte, il comando di raggruppamento ordinò allora che il gruppo utilizzasse il ponte D, situato trecento metri più a valle ed appena ultimato dai pontieri della 4" Compagnia34 . Dopo il passaggio del reparto di testa, il X, e del nucleo comando, la struttura cedette però il sotto la spinta delle acque ed il XX dovette attendere che venisse ripristinata per portarsi a sua volta sull'altra sponda. Alle 3,30 il 1° Gruppo era finalmente tutto sulla sinistra del Piave, in posizione defilata a ridosso dell'argine. Secondo il concetto d'azione ciel maggior generale Zoppi , mentre il 3° Gruppo, rafforzato dal XII Reparto d' Assalto, eia due compagnie mitragliatrici divisionali e da una batteria da montagna avrebbe costituito il fronte nord del.la testa di ponte, il resto della divisione doveva puntare risolutamente verso est, sul rovescio delle difese austro-ungariche nella zona di Falzè, per passare rapidamente il Soligo, affluente di riva sinistra del Piave, e raggiungere l'allineamento Collalto - Casa Guizza - quota 198 di Villa Jacur. Qui, se 34 Il ponte C. nonostante gli sforzi dei pontieri, non poté essere completato ed all'al ba ne venne sospesa la costruzione. Lo stesso accadde per il ponte E.

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tutto fosse andato secondo i piani, avrebbe trovato le truppe dell'VIII Corpo d'Armata, provenienti dalla testa di ponte che nel frattempo la 2a Divisione d'Assalto avrebbe dovuto creare davanti a Nervesa. In linea con questo piano il JO Gruppo, in un'oscurità resa più fitta dalla folta vegetazione e da un violento temporale, si mosse lentamente lungo la riva del fiume fino raggiungere alle 4,30 il punto di ammassamento prestabilito di Casa Casona, da dove mezzora più tardi diresse a nord verso Sernaglia con il XX Reparto cl' Assalto in avanguardia. Per quanto il 3° Gruppo avesse già raggiunto Moriago e Fontigo, la marcia non fu priva di ostacoli. Le prime significative resistenze ad opera di nuclei sparsi e cli armi automatiche appostate tra gli alberi fu tono incontrate a Malborghetto, dietro la roggia dei Mulini , e vennero superate solo dopo una mezzora di combattimento, con l'intervento delle due compagnie di prima schiera del XX, 2a a destra e 3" a sinistra. Raccolte le prime mitragliau-ici catturate e radunati i primi quattrocento prigionieri , l'avanzata proseguì sempre più contrastata man mano che gli arditi si avvicinavano alle località di Fontigo e di Sernaglia. Per averne ragione fu necessario non solo chiamare in prima linea la 3a Compagnia del XX, inizialmente in rincalzo, ma anche far entrare in azione sulla destra il X. 11 succedersi degli scontri su un ten-eno ricco di vegetazione e dove la visibilità era ulteriormente limi tata dal buio della notte, scompaginò i reparti che persero compattezza frantumandosi in piccoli gruppi agli ordini dì ufficiali e sottufficial i. Raggiunto l'abitato di Sernaglia fu perciò necessario riordinare rapidamente le compagnie prima di iniziare alle 9 l'avanzata verso il Soligo, con una rotazione ad angolo retto della direzione cli marcia. Fino a quel momento il bottino fatto dal 1° Gruppo ammontava ad un migliaio d i prigionieri, quaranta mitragliatrici, quattro bombarde, due cannoni da 75 mm ed un cannoncino da 37. Con il X Reparto d ' Assalto a destra ed il XX a sinistra il gruppo, protetto a nord da uno sbarramento di fuoco fisso, creato cl ali' artiglieria tra Sernaglia ed il Soligo, e preceduto eia uno sbarramento mobile, avanzò lungo la direttrice Casa Campagna - Masarole - Boaria Donegal - Osteria Boffot adottando le misure di sicurezza provate in tante esercitazioni. Più volte oggetto dell'attenzione cli batterie di piccolo calibro che facevano fuoco dalla sua sinistra, la colonna incontrò forti resistenze prima a Casa Moro, poi a Casa Campagna ed infine a Casa Collalto, trasformata in un vero e proprio nido di mitragliatrici. Le due compagnie di testa furono costrette a fermarsi verso le 1O su una linea che da Masarole passando davanti a questo caposaldo arrivava al quadrivio di quota 113, a nord di Falzè, e per sbloccare la situazione Grillo dovette far intervenire sulla destra ciel suo fronte d'attacco il resto del X Reparto cl' Assalto, richiamando nel contempo dalla riserva il I Battaglione Bersaglieri. L' azione delle due compagnie del X, affiancate sulla sinistra da pattuglie incaricate cli ridurre al silenzio alcune fastidiose postazioni cli anni automatiche, valse a far progredire l'avanzata che, mentre altre tre mitragliatrici si aggiungevano al bottino fatto, si arrestò alle 11 a nord-est di Falzè, sulla linea Casa Collalto - Chiesola. Nella tarda mattinata del 27 ottobre il 1° Gruppo si trovava così schierato con il XX Reparto cl' Assalto, una compagnia del X, una compagnia bersaglieri e la compagnia mitragliatrici del battaglione bersaglieri tra Boaria Donegal e Casa Collalto, e con il resto del X rinforzato dalle due restanti compagnie bersaglieri da qui a Chiesola. Tanto il fianco sinistro che il fianco destro erano però allo scoperto, in quanto se da un lato non vi erano unità italiane tra Masarole e Sernaglia, dall'altro, verso il Piave, il 2° Gruppo d'Assalto non era ancora arrivato a Falzè, da cui le s ue punte avanzate distavano non meno di ottocento metri. Per parare in qualche modo la minaccia, e contrastare un'eventuale manovra aggirante, Grillo fece arretrare l'ala sinistra, prolungandola con la compagnia mitragliatrici del battaglione bersaglieri, e contemporaneamente informò della situazione il comandante del 2° Gruppo. Così sollecitato questi accelerò l'avanzata delle sue truppe ed alle 13,30 riuscì a stabilire il contatto d ' ala occupando il tratto di fronte da quota 118, presso Chiesola, a Falzè. Il primo pomeriggio fu caratterizzato da una serie cli violenti attacchi sul fronte e sul fianco sinistro che, per quanto respinti, verso le 16 obbligarono il gruppo ad arretrare ulteriormente l'ala sinistra, dove lo schieramento piuttosto diradato lasciava spazio a possibili infiltrazioni, e subito dopo, su ordine del comando cli raggruppamento, a ripiegare su Villamatta, allo scopo di accorciare la linea e darle maggiore solidità. II movimento, iniziato alle 17 ed effettuato a scaglioni a partire dalla sinistra, si svolse ordinatamente e senza interferenze eia parte dell'avversario. Alle 18,30 il comando di gruppo, in posizione di

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estrema retroguardia, arrivò a sua volta a Villamatta, ma a questo punto nuove disposizioni imposero un ulteriore arretramento, su una linea che corrispondeva in sostanza al limite iniziale della testa cli ponte. Di concerto con il comandante della Brigata Pisa, il XX, rinforzato dalle compagnie mitragliatrici degli altri due battaglioni, prese posizione sulla linea cli combattimento a nord ed a nord-est di Sernaglia, con il X ed il battaglione bersaglieri in riserva a Fontigo. Il mancato passaggio del Piave da parte della 2a Divisione d'Assalto e dell'Vlll Corpo cl' Armata, come pure l'interruzione dei ponti cli Fontana del Buoro, aveva messo la l" Divisione d'Assalto e le unità del XXII Corpo d ' Armata in una situazione difficile, eia cui era scaturita la necessità cli consolidare la testa cli ponte, rinunciando se necessario a parte del terreno conquistato, in attesa che venissero ripristinati i collegamenti e che il migliorare delle condizioni atmosferiche permettesse ad altre truppe cli portarsi sulla riva sinistra. La realizzazione di questo piano fu facilitata dal fatto che i contrattacchi austro-ungarici persero d'intensità con il passare delle ore, al punto che sulle posizioni tenute dal XX la notte sul 28 trascorse in una relativa calma e così pure buona parte del giorno dopo, mentre altrove stavano maturando gli eventi che avrebbero portato al crollo del fronte del Piave. Alle 19 del 28 ottobre il reparto e le due compagnie mitragliatrici che lo affiancavano si riunirono a Fontigo al 1° Gruppo, con il quale, sempre in riserva, si raccolsero dietro il torrente Rosper in località Latteria, dove gli arditi vennero finalmente riforniti di viveri e di munizioni. L'indomani, sulla base di ordini arrivati nelle prime ore del mattino, il XX Reparto cl' Assalto, con il X alla sua sinistra ed il battaglione bersaglieri in rincalzo, mosse alle 6,45 da quota 117 a sudest di Sernaglia in direzione del Soligo, sulla stessa direttrice cli marcia di due giorni prima, con l'obiettivo di passare il corso d'acqua a sud di Osteria Boffot e proseguire quindi per Colle della Tomba. Disturbata soltanto da qualche sporadico colpo d'artiglieria, l'avanzata si svolse senza difficoltà fino a Chiesola, dove una compagnia ciel XX ed una del X furono distaccate in avanguardia con il compito di portarsi sul!' altra sponda del Soligo e prendere posizione sulle alture immediatamente a nord di S. Anna, alle quali puntava contemporaneamente anche il 2° Gruppo. Con lo schieramento austro-ungarico sul Piave ormai in piena crisi anche questo movimento fu effettuato senza incontrare resistenza. Alle 10,30 l'avanguardia venne raggiunta dal grosso e subito dopo il gruppo fu avviato da nuove disposizioni verso Colle della Guardia, dove arrivò quattro ore più tardi e di dove proseguì subito in direzione di S. Mar,ia cli Feletto, raggiunta alle 17 senza dover sostenere alcun combattimento. Qui si schierò con fronte a nord, su una linea che da quella località andava a Casa Castelletto, con il I Battaglione Bersaglieri ed il X Reparto cl' Assalto in prima schiera ed il XX in riserva. Nei tre giorni trascorsi dal passaggio ciel Piave il gruppo aveva perduto 17 ufficiali e 267 sottufficiali e soldati, con una percentuale cli dispersi relativamente alta, dal momento che questi erano 92, tra i quali due ufficiali 35 . Nel caso del XX, che aveva iniziato la battaglia con una forza di 21 ufficiali e 685 uomini di truppa, tra i primi si erano avuti cinque feriti ed un disperso, proprio il comandante del reparto, maggiore Enrico Ponzo, il cui corpo non fu mai ritrovato. Mentre iniziava l'ultima fase della battaglia, con l'inseguimento dell'avversario in rotta, la l" Div isione cl' Assalto venne raccolta nella zona di Vittorio Veneto, senza più prendere parte ai combattimenti. Il XX, passato temporaneamente agli ordini del capitano Rodolfo Psaro, venne ad essere dislocato nei pressi cli Villa Gentile dove aveva sede il comando cli gruppo, e qui lo trovò l'armistizio. Le settimane seguenti videro il riordinamento ciel reparto, come de.lle altre unità facenti parte della divisione, in relazione al previsto trasferimento della grande unità in Libia. In questo quadro, mentre il comando veniva assunto il 30 novembre dal capitano Nicola Carriero, si ebbe la sostituzione degli elementi delle classi più anziane con elementi delle classi 1895-1900, provenienti dalla 2a Divisione d 'Assalto destinata a rimanere in Italia e ad essere sciolta.

35 Il diario storico del

J O Gruppo d'Assalto riporta 3 morti, 12 feriti e 2 dispersi tra gli ufficiali, 35 morti, 142 feriti e 90

dispersi tra la truppa, senza ripanire questi numeri tra i reparti. Qualche indicazione in più si ha dal diario storico ciel l" Raggruppamemo d'Assalto, che elenca gli ufficiali uccisi, feriti o dispersi, permettendo così di rilevare che il X Reparto d ' Assalto era quello che aveva probabi.lmente piLL sofferto: tra i suoi ufficiali si contavano infatti un morto, sei feriti ed un disperso, pari a circa il 50% delle perdite del gruppo, ed analoga percentuale è lecito attendersi per la truppa.

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Il 3 gennaio 1919 il XX, si spostò con l'intero 1° Gruppo nella zona di Quinto di Treviso, venendo accantonato a S. Cassiano, sulla strada per Paese, e da qui partì il 21 febbraio con destinazione Venezia, insieme con il comando di gruppo ed un'al iquota del I Battaglione Bersaglieri. In serata furono ultimate le operazioni di imbarco sul piroscafo Sofia ma per mollare gli ormeggi si dovette attendere che l'altra metà del 1° Gruppo venisse sistemata a bordo del Belvedere. Le due navi salparono nella tarda mattinata del 23 febbraio, soltanto per calare le ancore davanti al Udo, dal momento che la fitta nebbia impediva al pilota di riconoscere i canali sicuri attraverso i campi minati. L'indomani la visibilità era decisamente migliore ed ali' alba il piccolo convoglio poté così lasciare le acque della laguna per addentrarsi nell'Adriatico ed arrivare a Tripoli, dopo una tranquilla navigazione, la mattina del 28 febbraio. Gli uomini furono fatti scendere rapidamente a terra e subito avviati a piedi verso l'oasi di Gargaresch. Il 1° Gruppo era infatti destinato ad attendarsi nei pressi deJla costa ad ovest di quella località ed a nord della linea ferroviaria Tripoli - Zanzur. La distanza da percon-ere era breve ed in serata arditi e bersaglieri avevano già impiantato gli accampamenti. Le settimane a venire sarebbero state scandite dall'attività istruzionale e da occasionali marce di acclimatamento nel deserto, alle quali si aggiunse a partire dal 28 marzo il servizio all' avamposto di Fonduk el Toghar, che i reparti disimpegnarono a rotazione con turni di otto g iorni fino al 20 apr.ile, quando il 1° Gruppo lasciò questo compito al 2°. La 1• Divisione d' Assalto doveva rimanere in riserva alle spalle delle altre due divisioni inviate nello stesso periodo dall' Italia, 33a ed 81a, e per questo motivo vennero esaminate diverse ipotesi di impiego a sostegno dell'una o dell'altra grande unità e fu anche considerata l'ipotesi di un'operazione anfibia su Misurata, tutti progetti che rimasero sulla carta. Nella primavera del 1919 fu infatti raggiunto un accordo con le forze ribelli che portò in breve allo smantellamento di buona parte dell'apparato militare allestito in Tripolitania. Con il battaglione bersaglieri impegnato a partire dal 12 maggio in lavori stradali nei pressi di Azizia, il X, e con esso il XX Reparto d'Assalto, alternarono riviste ed esercitazioni fino al 6 giugno, g iorno in cui arrivò l'ordine di prepararsi al rimpatrio. Il 1° Gruppo doveva essere il primo a rientrare in Italia e tre giorni dopo il XX, formato al momento da 22 ufficiali e 917 uomini di truppa, saliva sul piroscafo Brasile insieme con il e.ornando di gruppo. Nella tarda serata la nave lasciò il porto africano insieme al Leopoli, su cui si trovava il X, e seguita l'indomani dall'Abbazia, con a bordo i bersaglieri. Il clima politico di quei giorni imponeva alcune precauzioni e sebbene le navi fossero entrate nel porto di Venezia nel pomeriggio del 14 giugno, lo sbarco avvenne soltanto nella tarda serata del giorno dopo e fu seguito da un 'immediata partenza in treno per Novellara. Dalla cittadina emiliana i reparti proseguirono per le località di accantonamento, Fabbrico per il X, Campagnola Emilia per il XX e Rio Saliceto per il I Battaglione Bersaglieri, arrivato a Venezia il 17, nelle quali, impegnati nelle abiniali esercitazioni, sarebbero rimasti fino agli ultimi giorni di luglio, quando la divisione d'assalto venne convogliata verso la frontiera orientale. In quelle regioni il 1° Gruppo fu dislocato nell'entroterra triestino ed il XX si ritrovo così a Croce, distaccando temporaneamente, tra l' 11 ed il 20 agosto, la sua 2• Compagnia a Voscizza, nella zona di Comen, per collaborare con il X alla raccolta ciel materiale bellico abbandonato sul terreno. Sul finire dell'estate, e precisamente il 15 settembre, alla 1a Divisione d'Assalto fu affidata la responsabilità della linea di armistizio nel tratto dal Monte Celagora a Zoretici. Ciò avrebbe dovuto E_Ortare ad un nuovo trasferimento, con il 1° Gruppo del colonnello Grillo, rinforzato dal IX Battaglione Bersaglieri del 3° Gruppo, incaricato cli presidiare il settore sud, compreso tra le falde meridionali del Monte Cifri e Zoretici. Lo stesso giorno 15 i reparti del 1° Gruppo partirono quindi in treno eia Sesana per Bisterza, eia dove il 17 settembre il XX avrebbe dovuto portarsi ad occupare il sottosettore di sinistra del settore sud, tra il Monte Cifri ed il Monte Sukova, sistemando il comando a Lipa ed avendo alle spalle in riserva il IX Battaglione Bersaglieri. Proprio la sera del 17 settembre invece, quando ormai si attendeva soltanto l'ordine esecutivo, nuove disposizioni, motivate evidentemente dal desiderio di scongiurare diserzioni in massa verso Fiume, occupata il giorno 12 dai legionari di D 'A nnunzio, sospesero questi movimenti e riportarono la divisione verso 1' interno. 11 XX lasciò Bisterza il mattino del 18 con una colonna di autocarri che in serata lo scaricò nella zona di Slap. Contemporaneamente il comando di gruppo si sistemò a Kobdil e, sempre in autocarro, gli arditi del X raggiunsero S. Daniele ed i bersaglieri del I arrivarono a S. Vert. -519-


Nelle settimane successive il 1° Gruppo passò agli ordini ciel maggiore Domenico Priore e fu trasferito al confine tra il Friuli e la Venezia Giul ia, nell'ambito di un arretramento dell'intera divisione d'assal to voluto per allontanare le fiamme nere dalle zone più calde. Alla fine cli novembre il XX si trovava così Sdraussina, sede anche del comando di gruppo, il X a Merna ed il J Battaglione Bersaglieri, identificato ora anche come "La Marmora", a Gradisca d'Isonzo. Il penultimo giorno dell'anno il reparto venne ancora spostato, questa volta a Corno di Rosazzo, per assumere in quella zona tutti i compiti di presidio già svolti dalle compagnie mitraglieri della 56" Divisione, in corso di scioglimento, preparandosi nel contempo ad accogliere circa trecento uomini del Xli Reparto cl' Assalto, anch'esso in procinto cli essere sciolto. li XX, passato in quei giorni agli ordini del maggiore Tranquillino Carissimo, sopravvisse alla l" Divisione d'Assalto, il cui comando cessò di f unzionare il 1O gennaio I 920, ed a partire eia quella stessa data formò con il X ed il XXII il nuovo 1° Gruppo d' Assalto, ridenominato Reggimento d ' Assalto il 14 gennaio. Con il reggimento fu a presidio di un tratto della linea cli armistizio tra il 17 febbraio ed il 17 marzo, rilevando un battaglione ciel 25° Reggimento Fanteria, e quindi dalla fine di marzo venne accantonato nella zona di Trieste, prima di partire per Albania il 12 giugno, a bordo del piroscafo Pietro Calvi. In quella terra inquieta il Reggimento d'Assalto, che dal mese di aprile inquadrava anche il ricostituito IX Reparto d'Assalto, ebbe modo cli impegnarsi immediatamente in combattimento tra il 19 ed il 20 giugno, in occasione di un improvviso attacco sferrato dalle milizie albanesi al campo trincerato di Valona. In quella circostanza gli arditi del IX, che sostennero il maggior peso dello scontro, attaccando e conquistando le posizioni del Majesturos, lamentarono .15 morti ed 87 feriti. Dopo questo esordio il reggimento, alla cui testa il colonnello Bassi sostituì dal 21 giugno il generale De Gaspari, fu tenuto in riserva, con due dei suoi quattro battaglioni, il X ed il JX assegnati rispettivamente al settore nord ed al settore sud, e gli altri due, XX e XXII, trattenuti con due squadriglie cli autoblindo come massa cli manovra in località Fontana Nera, a disposizione del comandante delle truppe di Valona, generale Pugliese. Trascorse poche settimane, mentre i negoziati diplomatici tra il governo cli Roma e quello cli Tirana giungevano ad un punto morto, le bande armate che accerchiavano il campo trincerato tentarono di risolvere la situazione con un atto cli forza. L'attacco fu sferrato alle 2,30 ciel 23 luglio investendo tutto il perimetro ma con lo sforzo principale diretto tra il Monte Messovum ed il Monte Longia. Le linee italiane sul Messovum, debolmente presidiate eia reparti alpini, cedettero sotto l'urto e per chiudere la via per Valona venne lanciato al contrattacco il IX Reparto cl' Assalto. I primi u·e tentativi di riprendere il Messovum, effettuati nell'arco cli tre ore, tra le 5 e le 8 ciel mattino, furono vanificati eia una tenace resistenza sostenuta dal fuoco di parecchie mitragliatrici e fu necessario imbastire un nuovo attacco, con l' intervento di una compagnia del XX, al comando ciel capitano Schininà. Bassi organizzò le forze a sua disposizione in tre colonne, prevedendo un'azione frontale , affidata aJla compagnia del XX, ed una manovra aggirante sui due lati, condotta da due aliquote ciel IX. Preceduti da un bombardamento cli preparazione cli quindici minuti, gli arditi mossero all'assalto alle 9,30 ed in meno di mezzora ebbero ragione degli avversari annidati tra i cespugli e gli anfratti della montagna. La minaccia cli aggiramento convinse a sgombrare in tutta fretta la posizione quanti non erano caduti sotto i colpi di moschetto, le bombe a mano ed i pugnali, ed alle l O l'integrità della linea era ristabilita. La disfatta degli albanesi avrebbe potuto essere ancora più rovinosa se, come previsto, fosse stato lanciato all'inseguimento il XXII, appoggiato dalle autoblindo, ma ordini superiori, motivati forse dalla volontà di non inasprire oltre la situazione, fermarono l'azione e lasciarono all'aviazione il compito cli incalzare l'avversado in fuga. I com battimenti del 23 luglio tra il Monte Longia ed il Monte Messovum costarono al Reggimento cl' Assalto 12 morti e 38 feriti, per la maggior parte colpiti durante i primi tre infruttuosi attacchi . Con il definitivo ritiro delle truppe italiane clall' Albania, il reggimento rimpatriò il 19 agosto sul piroscafo Bormida. Dislocato in Friuli, con i reparti IX e XXII alloggiati a Palmanova, il X a Medea ed il XX a Cormons, venne sciolto il 17 novembre 1920, data in cui uscirono cli scena anche i reparti IX, X e XXII. Il XX, le cui quattro compagnie furono contraddistinte dai numerali dei quattro reparti del Reggimento cl' Assalto, rimase invece in vi ta fi no al 28 febbraio 1921.

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Durante l'assalto ciel monte Fralla il 20 agosto 1917 la fanteria avanza attraverso le posizioni austroungariche sfruttando la protezione dell'artiglieria

Una sezione mitragliatrici all'attacco delle posizioni nemiche sul monte Fratta. L'impiego spiccatamente offensivo delle armi automatiche era nel 1917 contemplato dalle regolamentazioni tattiche in vigore ed era caratteristica peculiare dei reparti d'assalto

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Isonzo. Ponti e passerelle tra A uzza e Canale, poco a valle ciel tratto di fiume forzato dalle tre compagnie del reparto d'assalto della 2a Annata nelle prime ore del 29 agosto 1917 (AUSSME)

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XXII REPARTO D'ASSALTO

a formazione di altri due reparti cl' assalto a livello di battaglione e strutturati su quattro compagnie venne avviata dalla 2" Armata nei primi giorni di settembre del 1917, a fronte di una specifica autorizzazione del Comando Supremo a favore della quale molto aveva pesato il buon rendimento fornito daJJa prima unità di questo tipo durante la Battaglia della Bainsizza 1. I volontari dovevano essere celibi , avere un'età non superiore ai 23 anni e possedere spiccate caratteristiche di ardimento e prestanza fisica, aspetto quest'ultimo valutato sulla base dell'abilità nel salto e nel lancio delle bombe a mano. Per incoraggiarne il reclutamento il comando d'armata raccomandò cli svolgere una puntale opera cli informazione in merito all'impiego dei reparti d'assalto, che escludeva espressamente sia il servizio di trincea che gli ancor più odiati servizi di corvée, ed al loro particolare trattamento, che si traduceva in un soprassoldo di trenta centesimi per i sottufficiali e cli venti per caporali e soldati, come pure in una razione supplementare giornaliera di vino e caffè ed in un incremento di cinquanta grammi della razione cli pasta. A tutto questo si aggiungeva la speciale uniforme, con maglione e giubba a collo aperto da ciclista su cui i volontari di fanteria avrebbero applicato le fiamme di panno nero mentre alpini e bersaglieri avrebbero conservato le loro mostrine. Era infatti previsto che, sul campo d'istruzione di Sdricca e sotto la direzione del tenente colonnello Giuseppe Bassi, comandante dal reparto già esistente, si costituissero sei compagn ie con elementi provenienti dalla fanteria insieme con una compagnia di bersaglieri ed una di alpini, per le quali i battaglioni di queste due specialità in forza all'armata erano chiamati a fornire un contingente di quindici uomini, in aggiunta ai graduati ed ai sottufficiali richiesti a livello si reggimento. I reggimenti cli fanteria avrebbero dovuto a loro volta fornire un contingente cli dodici uomin i di truppa, affiancati da un'aliquota di sottufficiali e graduati fissata a livello di corpo d'armata, ma non tutti risposero nella misura prevista e ciò portò ad avere significative differenze nella forza delle compagnie, come chiaramente indicato in un rapporto datato 6 settembre 1917 del XXVJTT Corpo cl' Armata 2 , la grande unità a cui era stata affidata la supervisione dell'attività del campo cli Sdricca. Dal documento risulta che le compagnie erano numerate progressivamente da 5 a 12, proseguendo quindi la numerazione delle quattro già inquadrate nel reparto d'assalto costituito prima dell ' Undicesima Battaglia dell'Isonzo. Il II Reparto d' Assalto, affidato al capitano Ugo Abbondanza, era formato dalle compagnie 5", 6a e composte di fanti, ed 8", costituita da bersaglieri. L'organico per quanto riguardava la truppa era in linea con i 180 uomini stabiliti, dal momento che le compagnie ne contavano rispettivamente 186, 179, 204 e 276, con un esubero tale eia permettere di coprire senza problemi i vuoti aperti dall'allontanamento degli elementi meno idonei. Lo stesso non poteva dirsi per i graduati, previsti nel numero di 15 per compagnia e dei quali se ne avevano 45 per la compagnia bersaglieri e, nell 'ordine, 6, 12 e 9 per le tre compagnie di fanteria, e soprattutto per gli ufficiali ed i sottufficiali, con l'eccezione ancora una volta della compagnia bersaglieri. A fronte dei 6 ufficiali ed 8 sottufficiali che ogni compagnia avrebbe dovuto avere, la 5" aveva due ufficiali ed un sergente, la 6" tre ufficiali, un aiutante cli battaglia e due ser-

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1 Comando

2" Armata, Costiwz.ione di due nuovi battaglioni d'assalw, 11° 4461 Op del 30 agosto 1917, AUSSME, Rep. El , Racc. 113, 2" Annata, Costituzione reparti d'assalto. Negli ultimi giorni di luglio era già stato costituito un reparto d'assalto su due compagnie, formate da volontari provenienti dai reparti di fanteria. Queste però, insieme ad una terza, pure della stessa estrai.ione, ed alla compagnia organizzata all'inizio di luglio con e lementi tratti dai regg imenti bersaglieri, erano confluite nel reparto d'assalto d'annata poi impiegato nell'offensiva d' agosto e nelle operazioni che i.n settembre avrebbero avuto per epicenLro il San Gabriele. L'origine dei reparti d 'assalto Il e lii deve quindi più propriamente essere ricondotta alle disposizioni emanate alla fine di agosto. 2 Comando XXVIII Corpo d'Armata, Stato Maggiore, Relazione sui bat1aglioni d'assalto, n° 389 Op del 6 seuembre I 9 I7, AUSSME, Rep. E-1, Racc. I 13, 2• Armata, CostiLuzione reparti d ' assalto.

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genti, la 7" pure tre ufficiali ed un aiutante cli battaglia ma nessun sottufficiale, 1'8" quattro ufficiali, un aiutante cli battaglia e ben tredici sergenti. Altrettanto serio era il problema della qualità: se per la truppa l'elemento uomo fornito dai reggimenti poteva dirsi discreto, anche se avrebbe potuto essere migliore data la presenza presso i reparti di altri candidati trattenuti dai rispettivi comandanti, diverso era il caso dei graduati e dei sottufficiali, e soprattutto degli ufficiali, dei quali soltanto pochi erano davvero volontari, qualcuno si era dichiarato tale soltanto per farsi notare ed altri erano stati addirittura estratti a sorte. In sostanza il reparto pagava il fatto cli nascere in un momento in cui l'armata si stava riordinando dop<.) le dure prove di agosto, insieme con la costante riluttanza dei comandanti a privarsi dei loro mjgliori elementi per alimentare le unità d'assalto. Dalla differente risposta dei reparti bersaglieri si può invece desumere sia l'incidenza di un fattore quale il loro particolare spirito di corpo, sia le difficoltà se non la crisi dei reggimenti cli fanteria che, inevitabilmente, avevano dovuto sostenere il peso delle due ultime offensive in misura maggiore rispetto ad ogni altra componente del Regio Esercito. Nel tentativo di superare questi inconvenienti il comandante del XXVlll Corpo d' Armata, maggior generale Alberico Albricci, aveva ordinato di dare un maggiore impulso ali' istruzione formale ed alla ginnastica, in modo da rafforzare la disciplina e scuotere i meno volenterosi, e si era affrettato a chiedere gli ufficiali, i sottufficiali ed i graduati necessari all'inquadramento, avviando nel contempo la costruzione di baracche per alloggiarvi i reparti al momento sistemati in tenda. Data anche la mancanza dei moschetti e dei pugnali che avrebbero dovuto armarli, Albricci non era in grado di precisare quando sarebbero stati pronti ad entrare in azione. Forte del parere di Bassi, riteneva però che ciò sarebbe stato possibile una quindicina di giorni dopo che fossero state eliminate le carenze esistenti in ternùni di personale e di materiale. Nei giorni seguenti, al fine cli accelerare questo processo, gli sforzi furono concentrati sul primo dei due battaglioni con il risultato che già il 15 settembre la 2a Armata poteva riferire al Comando Supremo che soltanto il terzo dei suoi reparti d'assalto doveva essere ancora considerato in formazione e che al primogenito veterano della Bainsizza e del S. Gabriele se ne poteva ora affiancare a pieno titolo un secondo, articolato anch'esso su tre compagnie di fanteria ed una compagnia bersaglieri. Negli intendimenti del tenente generale Capello anche dopo la fine delle operazioni su vasta scala dell'estate la 2a Armata doveva continuare a tenere sotto pressione l'avversario assumendo lungo tutto il fronte un att~ggiamento aggressivo 3 . L'artiglieria, e più ancora la fanteria, erano chiamate a dar corso alle azioni necessarie, con l'esplicito invito ad intensificare l'attività cli pattuglia durante la notte ed a tentare ovunque fosse possibile azioni mirate alla cattura di prigionieri od a piccole rettifiche dell'andamento della linea. In questo scenario trovavano un naturale campo d'azione i reparti d' assalto, per i quali infatti Capello prescriveva nei mesi a venire un impiego finalizzato in chiave offensiva all'esecuzione cli colpi cli mano ed in chiave difensiva allo sviluppo dei contrattacchi necessari per riconquistare quelle posizioni delle quali l'avversario si fosse eventualmente impadronito4 . Affinché queste operazioni potessero riuscire era indispensabile prepararle accuratamente, attraverso uno studio puntuale e particolareggiato del terreno e delle difese da superare, nonché ricercare al massimo grado il vantaggio della sorpresa, rinunciando a questo scopo all'intervento preliminare dell'artiglieria o contenendolo nella durata, con l'accortezza in questo caso di battere un tratto di fronte ben più ampio di quello destinato ad essere investito. Le forze impiegate dovevano essere in modo tassativo soltanto quelle strettamente necessarie a raggiungere il risultato prefissato, con la conseguenza che le richieste dei corpi d'armata miranti ad ottenere l'intervento cli reparti d' assalto dovevano essere limitate all'indispensabile. Le loro modalità di. impiego ne escludevano nel modo più assoluto una lunga permanenza in trincea, dove dovevano affluire soltanto nell'imminenza dell'azione per essere ritirati subito dopo aver svolto il loro compito. TI consolidamento degli obiettivi raggiunti e la loro successiva difesa, come pure compiti quali la scorta dei prigionieri e la custodia dei mate3

Comando 2• Annata, Stato Maggiore, n" 5268 Op del 22 settembre 1917, AUSSME, Rep. E-1 , Racc. 79, 2° Armata, Operazioni settembre 19 I7. 4 Comando 2• Annata, Stato Maggiore, Impiego dei reparti d 'assa/10, n° 5229 Op ciel 21 settembre 1917, AUSSME, Rep. E-1 , Racc. I I3, 2° Armata, CoscitL12ione reparti cl' assalto.

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riali catturati, non spettavano quindi a loro ma alle unità di fanteria chiamate a sostenerli, le quali dovevano mantenersi sempre a stretto contatto. Nella convinzione che i reparti d'assalto fossero uno strumento prezioso, che andava preservato dal logoramento fisico e dalla depressione morale, Capello raccomandava infine di impiegarli in imprese anche arrischiate ma caratterizzate comunque da un'elevata probabilità di successo, il che poteva essere garantito soltanto da un 'accurata scelta del punto d'attacco e da una minuziosa preparazione, due aspetti sui quali il comandante della 2• A rmata tornava ad insistere, sottolineando come proprio all' attenzione con cui erano stati curati fossero da attribuire i risultati ottenuti dalle analoghe formazion i austro-ungariche. Con il I Reparto cl' Assalto in fase di riordino ed il III ancora in formazione, nella seconda metà di settembre fu il II ad essere chiamato in azione. li 11 Corpo d ' Armata aveva deciso fin dal giorno 16 d.i spingere più avanti la prima linea verso l'orlo sud-orientale dell'Altopiano della Bainsizza, puntando alla conquista del caposaldo cli quota 800, a sud del Na Kobil e non lontano dalla località cli Macloni. Di qui un'ulteriore avanzata avrebbe potuto consentire di affacciarsi in posizione dominante sul Vallone cli Chiapovano, vitale Linea di comunicazione delle forze austro-ungariche tra l'Alto Isonzo e la regione dell' Altopiano di Ternova. Date le condizioni delle unità di fanteria, l'operazione, affidata alla 44" Divisione ciel maggior generale Achille Papa, doveva essere svolta con forze limitate, nell'intento cli evitarne un ulteriore logoramento, e con il sostegno dell'artiglieria da campagna e pesante campale del corpo d'armata. Era inoltre previsto l'intervento cli una compagnia d'assalto per aprire la strada ai fanti, ruolo per il quale il comando d'armata designò la Compagnia del capitano Carlo Signorelli, vale a dire la prima delle tre compagnie di fanti del reparto, che il giorno 23 venne messa a disposizione ciel II Corpo d'Armata. Nel comunicare questa decisione, Capello si preoccupò cli ricordare le disposizioni in merito all'immediato ritiro degli arditi al termine dell'azione e cli sottolineare la necessità che i rincalzi di fanteria ne seguissero eia vicino l'avanzata, al fine di sfruttare al meglio la situazione favorevole creata dall'irruzione della compagnia d'assalto evitando sol uzioni cli continuità che avrebbero condannato al fallimento l'operazione5: " Compagnia d'assalto deve essere a immediato contatto rincalzata da altri reparti fanteria cui spetta consolidare e se del caso ampliare risultati ottenuti stop. Tali truppe di rincalzo debbono essere :,,pinte a rapidità di azione dalla convinzione di trovare il vuoto o la completa disorganizzazione là dove sono passati i reparti cl' assalto stop." L'ordine di operazioni a firma del tenente generale Montuori diramato il giorno dopo dal TI Corpo cl' Armata, nel ribadire il ruolo centrale della 44a Divisione le metteva a disposizione tutte le artiglierie e le bombarde io grado cli battere il tratto cli fronte interessato e le assegnava anche la compagnia d'assalto, di cui era anticipato l'arrivo a Ravne in mattinata. Inoltre affidava alla 67" Divisione, schierata sulla sinistra della 44", il compito cli proteggerne il fianco sinistro con la sua ala destra e cli appoggiare invece con l'ala sinistra la concomitante azione della 10• Divisione (XXIV Corpo cl' Armata) contro lo Zgorenivic, modesta altura a nord di Podlaka6. Nel caso in cui entrambi gli attacchi avessero avuto successo, la 67a avrebbe dovuto spingere in avanti anche il proprio centro per impadronirsi dell' altura nota come " Osso di Morto". L'in izio delle operazioni era fissato per le 6,30 del 28 settembre, ma al maggior generale Papa era lasciata la facoltà cli rinviarlo ad un altro giorno, a causa cli particolari condizioni atmosferiche, ed in particolare della nebbia ciel mattino, come pure della eventuale necessità cli perfezionare lo schieramento delle bocche da fuoco. Fu così che, dopo aver aggiustato il tiro nella giornata del 28, artiglieria e bombarde aprirono il fuoco alle 6,30 del 29 settembre sviluppando un tiro di distruzione che il diario storico della 44" Divisione definisce "violento ed ininterrotto". li bombardamento durò tino alle 8 precise, ora in cui si mosse la fanteria, organizzata in tre colonne. Sulla sinistra tre plotoni della 5" Compagnia cl' Assalto appoggiati da una sezione lanciafiamme avevano in rincalzo il IIl/83° con due sezioni pistole-mitragliatrici, una se-

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Comando 2" Armata, Comunicazione Urgenle. n° 5293 Op del 23 settembre 1917, AUSSME, Rep. E-1, Racc. 79, 2" Armata, Operazioni settembre l 9 l7. 6 La 44" Divisione comprendeva le brigate Venezia (reggimenti 83° ed 84°) e Aquila (reggimenti 269° e 270"), con il 40" Reggimento Artiglieria da Campagna, la 67' le brigate Cremona (reggimenti 2 1° e 22°) e Tortona (reggimenti 257° e 258°) con il 23° Reggimento Artiglieria da Campagna.

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zione lanciatorpedini Bettica, una sezione lanciabombe Stokes, al centro il quarto plotone della 5a Compagnia doveva aprire la strada alla l" Compagnia del I/84°, rinforzata da due sezioni pistole-mitragliatrici e da una sezione lanciafiamme, sulla destra .il reparto esploratori della Brigata Venezia con il sostegno diretto di una sezione lanciafiamme precedeva le restanti due compagnie del I/83°, una compagnia mitragliatrici, due sezioni pistole-mitragliatrici, due sezioni lanciatorpedini Bettica, una sezione lanciabombe Stokes. Il compito principale era affidato alle due colonne laterali, decisamente più robuste, che dovevano impadronirsi dei cinque cocuzzoli senza nome che sormontavano la quota, mentre la colonna centrale aveva essenzialmente funzioni di raccorcio. La testa della colonna di sinistra scattò in avanti con dieci minuti di anticipo, per attraversare la terra di nessuno sotto l'arco delle traiettorie e sfruttare al meglio l'effetto sorpresa. La rapidità cieli' azione ottenne il risultato sperato, alle 8,20 i tre plotoni d' assalto coronavano già i cocuzzoli 2, 2 bis e 3 prima ancora che i difensori, scossi dal bombardamento, fossero usciti dalle loro caverne ed avessero potuto organizzare una qualche resistenza. Allo stesso modo si sviluppò l'azione delle altre due colonne, per cui i primi assalitori, lasciato ai reparti ad immediato rincalzo il compito cli rastrellare la posizione e cli consolidarne la conquista, scesero lungo il rovescio dell'altura spargendosi a ventaglio. La 5" Compagnia e gl i esploratori della Brigata Venezia irruppero così nella zona dove erano raccolte le riserve, anch'esse colte di sorpresa dall'irruenza dell'attacco ed impossibilitate a reagire in modo efficace. Altri prigionieri, tra i quali numerosi ufficiali, si aggiunsero a quelli catturati sulla quota e tutto senza che si manifestasse alcuna significativa reazione. L'artiglieria austro-ungarica entrò infatti in azione soltanto verso le 9 e solo due ore più tardi al bombardamento, nel frattempo cresciuto di intensità, seguirono i primi contrattacchi. L'attacco della 44a Divisione, ben preparato ed altrettanto ben condotto, con una eccellente dimostrazione di puntuale cooperazione tra artiglieria, fanteria e reparti d'assalto, si era tradotto in un chiaro successo ciel quale erano una precisa ed innegabile testimonianza i l.039 prigionieri, inclusi 47 uffi ciali, che nel primo pomeriggio vennero avviati nelle retrovie insieme con 15 mitragliatrici. Ad un esame anche sommario dei fatti risaltano da un lato l'abilità delle avanguardie nel mettere a frutto il loro addestramento per irrompere nelle linee nemiche sfruttando al meglio l'effetto del bombardamento di preparazione, dall'altro la capacità ciel grosso delle colonne di non perdere contatto, il che aveva permesso di rafforzare immediatament,e le posizioni raggi unte e cli svincolare gli arditi che poterono così proseguire sullo slancio e seminare lo scompiglio tra i reparti di rincalzo, ben lontani dall'attendersi un simile attacco. Non poco avevano poi pesato la preparazione al combattimento in spazi ristretti, sostenuta dal particolare armamento in dotazione, e l'effetto psicologico dei lanciafiamme durante la fase di "ripulitura" dei ricoveri e delle caverne. Alle spalle dei primi assalitori le posizioni conquistate erano state rapidamente consolidate e saldamente presidiate, il che contribuisce a spiegare come mai quota 800 rimase in mani italiane, nonostante i ripetuti contrattacchi, che si esaurirono soltanto l'indomani mattina, ed il feroce tiro di repressione del1' artiglieria austro-ungarica. Contemporaneamente anche la 67a Divisione era entrata in azione con il I/257° (Brigata Tortona) ed aveva espugnato la quota 756. Non altrettanto bene erano invece andate le cose sul fronte della 10a Divisione, i cui assalti allo Zgorevnice erano stati respinti malgrado il sostegno che la 67a aveva cercato di darle, spingendo contro !"'Osso di Morto" il I/258°. Insistere in quella direzione avrebbe significato far assumere all'operazione proporzioni non desiderate e far salire ulterionnente il totale delle perdite, ragion per cui alle 17 il comando d'annata ordinò di consolidare le pos.izioni raggiunte e cli sospendere gli attacchi7. Preparazione d'artiglieria intensa ma di breve durata ed irruenza dell'assalto, condotto dagli arditi in modo eia arrivare sulle trincee nemiche simultaneamente all'allungamento ciel tiro, erano stati fattori de-

7 Le perdite registrate nella giornata del 29 settembre dalle tre divisioni impegnate furono di 5 morti, 5 I feriti e 4 dispersi tra gli ufficiali, 144 morti, 976 feriti e 244 dispersi tra la truppa. J dati relativi alla Brigala Venezia, desunti dal diario storico della 44• Divisione, sono di 4 ufficiali uccisi e 31 feriti, 74 militari di truppa uccisi, 534 feriLi e I04 dispersi, non è stato invece possibile reperire i dati relativi alla 5" Compagnia d' Assalto, presumibilmente compresi nel toLale delle due divisioni. L'operazione aveva progressivamente assunto dimensioni superiori a quelle preventivate ed il suo esito, come ebbe a commentare Enrico Caviglia, ali' epoca comandante del XXIV Corpo d' A.rmata e futuro maresciallo d'Italia, lasciò l' impressione che se si fosse spinto a fondo,

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terminanti per la conquista cli quota 800 ed avevano contribuito ad assicurare agli attaccanti il vantaggio della sorpresa al momento decisivo. Nell'imminenza dell'azione Capello si era lamentato con Montuori per il fatto che la 5a Compagnia fosse stata portata sul posto con troppi giorni di anticipo ed aveva anche commentato negativamente la decisione di diramare l'ordine di operazione già il 24 settembre, con il rischio di compromettere il segreto, ma a posteriori non poteva non essere soddisfatto ciel risultato. Allo stesso modo del tutto rispondente alle aspettative fu il successivo intervento di un mezzo plotone del II Reparto d'Assalto nel settore del II Corpo d'Armata, dove all'alba dell' 8 ottobre gli arditi si impadronirono di sorpresa di una piccola altura a sud-est di Madoni. In questa circostanza gli assalitori, dopo aver fatto irruzione in un altro punto della linea avevano aggirato la posizione ed avevano preso alle spalle i difensori, evitando così di impegnarsi in un sanguinoso assalto frontale. Mentre si svolgevano questi avvenimenti, l'organizzazione dei reparti d'assalto della 2• Armata veniva ulteriormente ampliata con la costituzione altri tre battaglioni, avendo per tutti come centro di mobilitazione il Deposito del 2° Reggimento Fanteria ad Udine8 . L'offensiva austro-tedesca trovò il II a Sdricca, insieme agli altri reparti d 'assalto della 2a Armata. Con i reparti I, III, IV e V venne trasferito a Cividale il 25 ottobre per essere messo nel pomeriggio dell'indomani, insieme con il I, il IV ed il V, a disposizione del XXVII Corpo cl' Annata del tenente generale Pietro Badoglio, attestato in quelle ore lungo una linea che andava dalla valle dello Iudrio al costone del Korada. I quattro battaglioni cli arditi agli ordini del tenente colonnello Bassi avrebbero dovuto essere impiegati per rafforzare la difesa cli quel bastione montuoso o per muovere da quelle posizioni al contrattacco, ma prima ancora di entrare in contatto con l'avversario furono dirottati nella mattinata del 27 prima verso la Val Cosbana e quindi verso Cussignacco, dietro il Torre, in conseguenza dell'ordine di ritirata sul la linea del Tagliamento diramato nel frattempo dal Comando Supremo9. Nelle intenzioni di Badoglio la disponibilità cli cinque reparti d'assalto, i quattro citati ai quali si era aggiunto il VI, gli avrebbe consentito di reagire controffensivamente qualora la linea del Torre fosse stata in pericolo e fu quindi in aderenza a questa impostazione che il 28 ottobre, alla notizia della falla apertasi a Beivars, nel settore ciel VII Corpo d'Armata, venne lanciato in quella direzione il I Reparto d ' Assalto seguito da due plotoni del II. Gli ardi ti riuscirono a frenare ma non ad arrestare l'avanzata avversaria ed il reparto fu quasi interamente distrutto nei combattimenti alle porte di Udine e nel centro della città. Nel frattempo, con il precipitare della situazione, Badoglio ordinò alle truppe sotto il suo diretto comando cli ripiegare per Martignacco e S. Vito di Fagagna verso il ponte di Dignano per passarvi il Tagliamento. L' operazione venne coperta eia una retroguardia formata dai restanti battaglioni cli arditi, da uno squadrone dei Lancieri di Aosta e da due batterie della 13• Divisione, che, guidati dallo stesso comandante ciel XXVII Corpo d'Armata, percorsero la strada di circonvallazione cli Udine per prendere posizione al bivio cli Martignacco e sostarvi brevemente prima cli riprendere la marcia. Il giorno dopo gli stessi battaglioni affiancarono i bersaglieri ciclisti del III Gruppo in un contrattacco di alleggerimento nei pressi di S. Vito cli Fagagna, mentre i superstiti dei combattimenti s ulla via cli Cividale e dentro Udine ripiegavano oltre il Tagliamento attraverso il ponte di Pinzano, p unto di passaggio assegnato al XXVII Corpo d'Armata dopo il crollo in mattinata del ponte di Dignano. Il 30 ottobre passava sulla destra del fiume anche il resto del gruppo di battaglioni del tenente colonnello Bassi, rimasto fino al tardo pomeriggio sull'altra sponda, a copertura della testa di ponte. In questa prima fase della ritirata i reparti d'assalto, pur tenuti inizialmente alla mano per eventuali il risultato avrebbe potuto essere il crollo dell'intera organizzazione difensiva imbastita dall'avversario dopo l'abbandono dell' Altopiano della Bainsizza. La 2" Armata aveva però esaurito le sue ultime capacità offensive negli attacchi contro il San Gabriele, potenzialmente meno promettenti di un nuovo urto sull'altopiano, peraltro cli più difficile organiuazione, data la necessità di portare in avanti lo schieramento delle artiglierie. Non a caso la data del 29 settembre era stata imposta dall'esigenza di mettere in posizione le bocche da fuoco dell'artiglieria pesante campale e le bombarde. 8 Oltre ai tre reparti già citati, la 2a Armata aveva i due costituiti nella seconda metà di settembre con volontari provenienti dalla fanteria e due compagnie di arditi reclutate nello stesso periodo tra i bersaglieri che costituivano a tutti gli effetti un altro reparto d'assalto. 9 Un altro repart.o d'assalto della 2• Annata, il III, fu assegnato al XXVIII Corpo d'Armata e più precisamente alla 25" Divisione per la difesa de.I fondo valle dello ludrio.

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contrattacchi, erano stati sostanzialmente impiegati come normali battaglioni di fanteria, senza sfruttarne le particolari caratteristiche ed il peculiare addestramento. Le perdite erano state sensibili, pur non potendosi al momento precisare quanti cli quelli che mancavano all'appello fossero effettivamente da annoverare tra i morti , i feriti, i prig ionieri , e quanti dovessero invece essere compresi nel numero degli sbandati. Radunati i superstiti a Sacile il I O novembre, due giorni più tardi Bassi li condusse a Pieve di Soligo per riorganizzarli e metterli in condizione d i tornare in combattimento. Il momento sarebbe venuto nella giornata del 7 novembre, in cui il Comando Supremo ordinò alla 2a Armata di prolungare quanto più possibile la resistenza del settore d i sinistra della sua retrog uard ia sulla l.inea della Livenza e di arretrare poi lentamente sul Monticano, allo scopo di permettere all'ala destra della 4a Armata di defluire dalle montagne. La decisione di rimandarli in linea era stata suggerita dal fatto che avevano potuto godere cli qualche giorno di riposo, ma aveva anche pesato la convinzione che, grazie al loro spirito combattivo ed al loro addestramento, i reparti cl' assalto sarebbero stati in grado di fronteggiare al meglio le pattuglie celeri spinte avanti dall'avversario sfruttando le brecce causate dalla rapida evoluzione della situazione. In questo quadro tre dei battaglioni di Bassi, tra i quali il II, furo no messi alle dipendenze della 33" Divisione per estenderne il fronte verso nord tra Colle Umberto e Tarso, ed un altro reparto venne inviato verso Follina per cooperare con elementi della 4" Armata a sbarrare la Val Mareno. Gli arditi rimasero con le ultime retroguardie anche l'indo mani, stante la perdurante necessità di mantenere il controllo delle colline cli Conegliano per proteggere il ripiegamento delle truppe ciel Cadore, ed il 10 novembre attraversarono il Piave sul ponte cli Viclor poco prima che questo venisse fatto saltare. Ul timato il ripiegamento, il II, come gli altri reparti d'assalto della 2a Armata, passò alle dipendenze del IX Corpo d'Armata (4a Armata), che con le divisioni 17" e 18" presidiava il fronte tra il Monte Tomba e Viclor, raccordando l'organizzazione difensiva imbastita lungo il Piave a quella che si anelava impiantando sul massiccio ciel Grappa. l battaglioni cli Bassi furono tenuti in riserva ed in questa veste il 18 novembre vennero impiegati dalla 18" Divisione per occupare a scopo precauzionale la linea di massima resi stenza tra Vettorazzi e Castelli. Dopo essere rimasti su queste posizioni arretrate fino al 30 novembre, nell'imminenza dell'entrata in linea del XXXI Corpo d'Armata francese chiamato a rilevare il IX gli arditi della 2" Armata furo no radunati a Cartigliano, in provincia di Vicenza. Qui il 5 dicembre, su precisa disposizione del Comando Supremo, i loro reparti vennero sciolti ed i superstiti della ritirata confluirono nei / reparti d'assalto I e II immediatamente ricostituiti a cura della 1a Armata. Il nuovo II Reparto d' Assalto, sempre atfìdato al capitano Abbondanza, chiuse l'anno presso la scuola istituita dal Comando Truppe Altipiano a Vittarolo, nelle vicinanze di Lusiana, e sul finire di gennaio venne messo a disposizione del XXII Corpo d'Annata in previsione dell'operazione diretta a riconquistare le posizioni cli Monte Valbella, Col del Rosso e Col cl'Echele, perdute nei giorni dì Natale, durante l'ultima fase della battaglia d'arresto. Il possesso di queste tre cime, allineate in successione eia ovest ad est, passando dai 1.312 metri elci Valbella ai 1.276 ciel Col ciel Rosso per fin ire con i l. 108 del Col cl' Echeie, era di vitale importanza per il controllo dell 'alta Val Frenzela, naturale linea d'accesso al fondo valle del Brenta, e soprattutto per dare respiro ad un'organizzazione difens iva che in quel settore veniva ad essere pericolosamente vicina al margine estremo cieli' Altopiano di Asiago. Il XXII Corpo cl ' Armata, a cui era stato affidato il ruolo principale, avrebbe impegnato nell'operazione la 33" Divisione, con la brigate Bisagno, Liguria, Sassari, rinforzata dalla IV Brigata Bersaglieri, dal 5° reggimento Bersaglieri e dai reparti d'assalto I, II, e IV. Alle 9,30 del 28 gennaio, dopo due ore cli bombardamento dì preparazione, gli arditi del I Reparto cl' Assalto ed i fanti della Brigata Sassari mossero all'attacco e dopo alterne vicende riuscirono nel pomeriggio ad assicurarsi il controIJo del Col del Rosso e del Col cl'Echele. Non altrettanto successo ebbero invece su J\fonte Valbella il II Reparto cl' Assalto ed il 5° Reggimento Bersaglieri. Delle tre colonne d'attacco uscite dalle trincee di Costalunga e costituite eia altrettanti battaglioni bersaglieri preceduti ciascuno eia una compagnia cli arditi, le due laterali ri uscirono a superare rapidamente i reticolati attraverso i varchi aperti dall'artiglieria e ad iniziare l' aggiramento della posizione su entrambi i Iati, mentre la terza procedeva al centro pronta a precipitarsi sulla quota non appena la tenagl ia si fosse chiusa. A questo punto però un banale equivoco nell ' interpretazione dei razzi di segnalazione, che portò a interpretare un razzo rosso lanciato dalle posizioni austro-ungariche come una richiesta di allungamento del tiro, fece

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Il monumento che in località Cippo degli Arditi, alle falde ciel Montello e di faccia al Piave, nella zona dove s i schierò in attesa il 3° Gruppo cl' Assalto, ricorda il ruolo svolto dalla la Divisione cl ' Assalto ne lla battaglia di Vittorio Veneto (BDM)

Sullo sfondo delle Melette la croce ed il monumento che sulla cima ciel monte Valbella ricordano i reparti che vi combatterono durante la battaglia dei Tre Monti nel gennaio 1918 (BDM).

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L'attacco aJ posto avanzato austro-ungarico della "Piramide" sferrato da elementi del li, poi XXII, Reparto d'Assalto nelle p1ime ore del 30 aprile 1918 muovendo dei piccoli posti scaglionati alle pendici di Monte Spitz, alla confluenza tra la Val Gadena, e la Val Brenta. L'operazione fu condotta dalle due pattuglie di venti uonùni uscite dai piccoli posti n. J e n. 3, menu·e le più piccole pattuglie distaccate ai piccoli posti n. 2, n. 4, n. 5 e n. 6 avevano compiti di cope1tura. L' operazione fallita soprattutto per le difficoltà frapposte dal teffeno, venne 1itentata sempre senza successo nella notte sul 2 maggio (AUSSME, Rep. E-5, Racc. 110, XX Corpo d'Armata, Operazioni offensive Altopiano d 'Asiago)

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venire meno il concorso del fuoco di sba1nmento e favorì così indirettamente il contrattacco che obbligò gli assalitori a ripiegare sulle posizioni di partenza. Monte Valbella fu conquistato il giorno dopo, con l'intervento della IV Brigata Bersaglieli e dei reparti d'assalto IV e XVI. Il II non tornè) più in azione ma venne comunque citato nel bollettino di guerra del 30 gennaio tra le unità che si erano maggiormente distinte in quella che sarebbe passata alla storia come la Battaglia dei Tre Monti. Al termine dell'operazione il reparto venne riportato a Vittarolo per esservi riorganizzato ed il 25 febbraio venne assegnato al XX Corpo d ' Armata, con il quale nei primi giorni di marzo passò a far parte della 6a Armata, costituita sulla base del Comando Truppe Altipiano con i corpi d'armata XX, XXll, XXV e XXVI. Trasferito subito dopo al XXII, lo seguì quando questo scese in pianura, nella zona di Vicenza, e dal 7 marzo venne dislocato a Debba, poco a sud di quella città, per poi essere spostato in aprile a S. Pietro d'Tntrigogna. La precedente dipendenza dal XX Corpo d'Armata, e la presunta familiarità con il fronte che questo presidiava, insieme con l'opportunità di non lasciarlo troppo a lungo inattivo, furono verosimilmente le ragioni che sul finire di aprile riportarono il II in azione ai margini orientali dell'Altopiano di Asiago, dove questo precipita con ripidi salti di roccia sul fondovalle del Brenta. ln quella zona era fallito nella notte sul 16 aprile un colpo di mano tentato da elementi del I Reparto d'Assalto contro le posizioni austro-ungariche cli Monte Spitz, sulla sinistra orografica della Val Gadena, in corrispondenza della confluenza cli questa con la valle del Brenta, e le ragioni dell'insuccesso erano state individuate nelle difficoltà frapposte dal terreno e nella mancanza di uno specifico addestramento degli arditi ad operare in montagna. li fallimento non aveva però significato la cancellazione del progetto, anche perché a spingere all'azione i comandi era il desiderio di replicare ad un'analoga operazione dell'avversario che pochi giorni prima aveva determinato la cattura di un piccolo posto del 78° Reggimento Fanteria. Dopo quanto era successo nella notte tra il 15 ed il 16 aprile era stato tuttavia deciso di sostituire il I con il II Reparto d'Assalto, in concomitanza del resto con il cambio in linea tra la Brigata Toscana e la Brigata Regina. Il lineamenti del colpo di mano furono fissat i il 29 aprile dal comandante di questa, colonnello brigadiere Biancardi, in una comunicazione al comando della 2• Divisione che, a titolo di esempio vale la pena di riportare integralmente nei suoi aspetti essenziali 1°:

1°) All'imbrunire di questa sera sarà dato il camhio ai posti avanzati dello Spitz col riparto arditi del II Battaglione del 10° Reigimento Fanteria, in modo da avere poi sul posto gente fresca e provata da ùnpiegarsi contro eventuali reazioni del nemico e presidiare la linea dopo il ritiro degli elementi d'assalto. 2°) Questi andranno in linea a piccoli nuclei e a notte già.fatta. 3°) È stato calcolato dal comandanle la Compagnia di assalto il tempo necessario alle due pattuglie che muovono dai posti i e 3 per giungere sull'obbiettivo, tempo presso a poco uguale data la natura del terreno lungo il quale si svolgono i due itinerari - del resto assai brevi. 4°) l'artiglieria non interverrà se non richiesta con telefono. Ho conferito stamane al riguardo col Comandante di Gruppo (56° da cam.p. In Val Brenta e batterie da montaina a Col Moschin) per l'inlervento nel caso di forte reazione nemica, precisando i tratti da battere e le batterie che devono intervenire, rimanendo inteso che saranno chiamate per telefono. IO Comando Brigata Regina , Colpo di mano, n° 378, Riservatissimo del 29 apri le 1918, AUSSME, Rep. E-5, Racc. l 10, XX Corpo d'Armata, operazioni offensive Altopiano di Asiago. La Brigata Regina faceva parte della 2" Divisione insieme con la Brigata Livorno ed il 45" Reggimento Artiglieria da Campagna, meno il Il Gruppo ceduto all'altra divisione del XX Corpo d' armata, la 10•, ed insieme con la 4• Batteria Bombarde, cinque compagnie mitragliatrici, il XXV Battaglione Zappatori e la 102' Compagnia Telegrafisti. A sua volta la 10' Divisione inquadrava la Brigata Toscana e la I Brigata Bersaglieri (reggimenti 6° e 12°), insieme con il 56" reggimento Artiglieria da Campagna, il già citato li Gruppo del 45°, il LII Gruppo Artiglieria da Montagna, la 1• Batteria Bombarde, nove compagnie mitragliatrici, !'LXXXVIII Battaglione Zappatori e la 157" Compagnia Telegrafisti. Le due divisioni erano schierate aflìancate, la IO" a sinistra e la 2" a desLra, entrambe con una brigata in prima schiera, rispettivamente la I Brigata Bersaglieri e la Brigata Regina. I bersaglieri erano dislocati su posizioni tatticamente infelici, sotto i roccioni di Val Frenz.ela ed il pianoro di Foza, ovunque dominate dall'avversario, i fanti presidiavano lo sbarramento del Canale di Brenta.

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5°) l collegamenti telefonici tra riparto operante, cmnando di Battaglione retrostante, comandi di Reggimento ( 10°) e di Brigata, sono assicurati. 6°) Nel caso di contrattacco nemico, com.e già dissi, interverranno anche i lanciafìamme portatili dei quali sono provvisti i componenti del reparto d'assalto . Sarà anche questo un segnale ben visibile per l'intervento dell 'artiglieria - ma in massima servirà meglio il telefono. 7°) I reparti retrostanti e laterali sono avvertiti ed interverranno prontamente in caso di bisogno. È avvertito anche, per mezza del Comandante la sezione destra, quello dell'estrema sinistra del !X Corpo d'Armata; avvertirò anche il Cornandante la Brigata Bersaglieri, benché l'azione nostra poco interessi la sua gente. 8°) l portaordini ben scaglionati suppliranno ad eventuali interruzioni telefoniche. 9°) Sono rinforzati i posti di soccorso e di medicazione già impiantati e date disposizioni per il pronto sgombero dei feriti. I0°) Il reparto d'assalto rim.arrà sulle posizioni.fino a quando non verrà integralmente sostituito dagli arditi del 10° Fanteria.

L'insieme di queste disposizioni suggerisce l'idea di una preparazione minuziosa ed accurata che non aveva lasciato nuJla al caso, tanto da definire puntualmente anche il ruolo dei reparti contigui e finanche quello che, nel caso, avrebbero dovuto svolgere le artiglierie ciel IX Corpo d'Armata, grande unità d'ala sinistra della 4" Armata schierata a presidio delle propaggini più occidentali del massiccio del Grappa. In realtà ancora una volta a condizionare negativamente l'andamento dell'azione fu una scarsa conoscenza del terreno da parte dei componenti del reparto d'assalto, una settantina di uomini tratti per lo più dalla 2" Compagnia del capitano Calabrese. Nel definire le modalità d'esecuzione del colpo cli mano, questi aveva stabil ito che il piccolo posto austro-ungarico s istemato sul cocuzzolo roccioso conosciuto per la sua forma come "La Pirarnide", a sud-est di Monte Spitz, fosse attaccato ai due lati da altrettante pattuglie di venti uomini, guidate quella di destra dall'aiutante di battaglia Osvaldo Fabbricati e quella di sinisu·a d,ù tenente Ezio Zm·di. Per poter essere più liberi nei movimenti tutti dovevano avere al seguito soltanto elmetto, maschera antigas, moschetto, pugnale, otto bombe a mano e dieci caricatori infilati in tasca, avendo lasçiato giberne, tascapane e coperta a Valstagna, ultima tappa di avvicinamento al fronte dove avrebbero anche consumato il rancio del g iorno 29. A sostegno delle due pattuglie incaricate dell'esecuzione materiale del colpo di mano, Calabrese aveva previsto di schierarne sul terreno altre quattro, della forza di una mezza dozzina di uonùni, tre delle quali rinforzate da un lanciafiamme con i suoi tre operatori e la quarta da una p.istola-mitragliatrice, e di tenere alla mano il plotone arditi reggimentale ciel 10° Fanteria. Come risulta dal suo rapporto, gli era stato però possibile effettuare una sommaria ricognizione dei luoghi soltanto al mattino dello stesso 29 aprile, quando si era recato a visitare i piccoli posti italiani ai piedi di Monte Spitz, e non aveva avuto quindi né il tempo né il modo di farsi un'idea precisa del percorso che i suoi uomini avrebbero dovuto seguire. Le due pattuglie destinate all'irruzione e le quattro di appoggio lasciarono gli avamposti deJla Brigata Regina intorno alle 3 del 30 aprile favorite da una pioggia scrosciante che contribuì non solo a coprirne i rumori, inevitabili nonostante la consegna ciel più assoluto silenzio e l'accortezza di fasciare i piedi, ma anche a nasconderne alla vista i movimenti. La pattuglia di destra, scaglionati due uomini a protezione cli ciascun fianco , arrivò senza difficoltà sotto il roccione ma dovette fermarsi al cospetto di una parete di roccia apparentemente insormontabile. Poco dopo lo spuntare della luna fece venir meno il favore delle tenebre e l'aiutante di battaglia Fabbricatore, preoccupato anche della comparsa sul suo fianco destro di un drappello avversario forte di una trentina di uomini, ordinò la ritirata. Verso le 4 la pattuglia rientrò nelle linee italiane con un ferito, raggiunto da schegge cli bombe a mano nel breve scambio di colpi con il piccolo reparto austro-ungarico. Sulla sinistra anche la pattuglia ciel tenente Zardi aveva visto la sua azione vanificata dalla presenza di una barriera cli roccia alta una ventina di metri e, dopo aver cercato inutilmente una via più agevole, si era a sua volta disimpegnata quando il lancio di razzi illuminanti dalle posizioni cli Monte Spitz aveva lasciato chiaramente intendere che la sua presenza era stata avvertita. Alle 5,40, sul far del-

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l'alba, tutti gli elementi del dispositivo d'attacco erano stati ritirati ma le motivazioni che avevano suggerito il colpo dì mano restavano evidentemente valide e ad esse si aggiungeva il desiderio cli riscattare J 'insuccesso. Su ordine del comandante del 10° Reggimento Fanteria, responsabile dello Sbanamento della Grottella, l'operazione venne ripetuta nella notte sul 2 maggio, con l'ordine esplicito di sopraffare con il fuo co il piccolo posto della Piramide ove non fosse stato possibile catturarlo. Nel tentativo di evitare un altro fallì mento l'aiutante dì battaglia Fabbricatore trascorse buona parte della giornata del 1° maggio appiattato oltre i reticolati, per studiare il terreno, e prese poi il comando di una delle tre pattuglie cli dieci uomini che la 2a Compagnia fece uscire alle 23. L'esito non fu peraltro diverso, come riferisce il rapporto compilato dal capitano Calabrese 11 , le pattuglie "inoltratesi fin sotto il p. posto nemico ( Piramide) incontrarono le medesime difficoltà di terreno riscontrate nei giorni precedenti e furono costrette a fermarsi a circa 20 m. da detto p. posto". 11 drappello di destra, agli ordini ciel tenente Amedeo Consolini che due giorni prima aveva guidato uno dei nuclei di copertura, venne subito costretto a ripiegare perché investito da un fitto lancio di bombe a mano, mentre la pattuglia di centro del tenente Zardi e quella di sinistra dell'aiutante Fabbricatore, che aveva inuti lmente tentato di aggirare da nord la posizione, s ì impegnarono in un prolungato scontro a fuoco nell'intento dì eliminarne a distanza i difensori. Ali' 1,30 si affiancarono a loro una ventina cli arditi del l 0° Reggimento Fanteri a, lanc iati nello lotta dal capitano Calabrese con l'ordine di sopraffare il piccolo posto e distruggerlo se non fosse stato possibi le mettervi piede, ma l'impossibilità di serrare 1e distanze e la vivace reazione dell'avversario impedirono di spingere a fondo l'azione. Prima dell 'alba gli attaccanti si ritirarono senza perdite ma anche senza aver ottenuto alcun risu ltato, nonostante le grida ed i lamenti sentiti durante il combattimento avessero lasciato l'impressione di aver comunque colpito duro. Così, mentre la 2" Compagnia tornava a Valstagna, riferì il comandante della Brigata Regina nel rapporto inviato il mattino dopo alla 2" Divisione, sottoHneanclo anche come alle prime luci del g iorno dalle posizioni austro-ungariche sovrastanti fossero partite grida d i minaccia e di vendetta 12. Al cli là del bilancio delle perdite, restava però il fatto che l'operazione era ancora una volta fall ita ed il colonnello brigadiere Biancardi ne individuò la ragione nel terreno impervio che assicurava all'avversario un formidabile vantaggio in chiave difens iva. Gli ardi ti si erano trovati in presenza di barriere naturali che solo uomini pratici della montagna e con un equipaggiamento adeguato sarebbero forse riusciti a superare, ma questa non era una loro caratteristica né il loro addestramento era finalizzato ad imprese cli tal genere. Nel prendere atto cli queste conclusioni, e nel trasmetterle al comando cli corpo d'annata, il comandante della 2a Divisione, maggior generale Carlo Filipponi cli Mombello, riten ne tuttavia cli dover osservare che il tutto avrebbe potuto essere evitato se attraverso ricognizion i pi ù accurate si fosse accertata preventivamente l' impercorribilit~t del terreno, e volle anche sottolineare come l'addestramento dei componenti del reparto d' assalto si fosse dimostrato carente anche in relazione alla capacità di preservare e sfruttare il vantaggio della sorpresa 13 . Le bombe a mano erano state lanciate troppo presto, con il solo risultato di dare l'allarme, e dal tono delle sue parole si comprende come questo comportamento non dovesse essere insolito e fosse stato verosi milmente già osservato anche in esercitazione. Ev identemente il II Reparto d'Assalto era stato per troppo tempo lontano dal fronte e soprattutto scontava il fatto di non essere mai stato in precedenza impegnato in colpi di mano. Una parola conclusiva sull'intera vicenda della Piramide venne il giorno dopo dal comandante del XX Corpo cl' Armata, tenente generale Giuseppe Ferrari, che ne riferì alla 6" Armata, soffermandosi sul tema dell'impraticabilità ciel terreno e sull ' impossibilità in quelle condizioni cli poter realizzare la sorpresa senza una preparazione accurata e specifica.

2° Reparto d'Assai[(), 2" Compagnia, Relazione su/l 'ope,w.ione del giomo / 0 Maggio e.a., 2 maggio 1918, AUSSME, Rep. E-5, Racc. I IO. XX Corpo d'Armata, Operazioni offensive Altopiano di Asiago. 12 Comando Brigata Regina, Colpo di mano, n° 6 l 8 Ris. Op. del 2 maggio 19 l 8, AUSSME, Rep. E-5, Racc. 1l O, XX Corpo d'Armata, Operazioni offensive Altopiano di Asiago. 13 Comando 2• Divisione, Stato Maggiore, Piccola azJon.e o.ffe11siva , 11° 5978 Riservato del 2 maggio 19 l 8, AUSSME, Rep. E-5, Racc. 11O, XX Corpo ù' Armata, Operazioni offensive Altopiano di Asiago. 11

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Le parole di Ferrari, che riconoscono comunque la combattività cli cui avevano dato prova gli arditi, ben potrebbero prestarsi a commentare anche altre azioni similari tentate in montagna da reparti che, per quanto scelti, non avevano il tipo di addestramento richiesto, una carenza questa che uno studio affrettato del terreno, non certo in aderenza alle disposizioni diramate in materia dal Comando Supremo, non poteva compensare 14 : "Il non completo successo della piccola operazione è certamente dipeso da una preparazione in-

completa sullo studio del terreno, che certo presenta molte dffficoltà, ma non tali da rendere impossibile la riuscita di un 'operazione come quella di cui trattasi. Ma fra le cause del mancato successo ha indubbiamente molto contribuito una defìciente altitudine delle truppe d'assalto a queste piccole operazioni di montagna nelle quali occorre accortezza, fredda audacia e tenacia, esercitate nelle speciali condizioni che il terreno di montagna presenta. Basta un sasso che rotoli, un grido o, come nel caso presente, una bomba lanciata anzi tempo, per frustrare anche la preparazione più accurata. Sarebbe quindi necessario che nella istruzione dei reparti d'assalto fosse tenuto conto delle speciali condizioni di terreno in cui possono essere chiamati ad operare, e che perciò anche solo a titolo d'istruzione quello assegnato a questo Corpo d'Armata avesse più frequente occasione di familiarizzare con quelle specialissime della fronte di Val Brenta." Dopo l'episodio di Monte Spitz, il II Reparto d'Assalto, che dal 20 maggio assunse lo stesso numerale del suo corpo d'armata e venne quindi ridenominato XXII Reparto d'Assalto, non venne più impiegato al fronte e l' 8 giugno venne trasferito a Limena per essere inquadrato a partire da quella stessa data, insieme con !'VIII ed il XXX, nel 3° Gruppo d'Assalto della Divisione "A". Alla vigilia della Battaglia del Solstizio la divisione ebbe l'ordine di tenersi pronta a muovere in autocarro da un momento all'altro, eventualità che si concretizzò nella notte sul 17 giugno. Lasciata Limena ali' 1,30, i tre reparti del 3° Gruppo d 'Assalto, comandato dal colonnello Carlo Trivulzio arrivarono nei pressi di Roncade a mattino inoltrato e vi sostarono in attesa di ordini. In quelle ore si stava infatti definendo il progetto di contrattacco che la divisione era chiamata a sviluppare inserendosi in linea tra il XXlll ed il XXVIII Corpo cl' Armata. Nell' intento di strozzare il saliente creato dall'avversario sulla sponda destra del Piave, l'ordine di operazione emanato dal XXIII Corpo d 'Armata le affidava il compito di avanzare verso est dalla fronte Losson - Gorghetto per raggiungere in un primo tempo la linea Capo d ' AJgine - Osteria di Fossalta - Fossalta e quindi l'allineamento Croce - Gradenigo. Di qui gli arditi dovevano proseguire lungo l'argine di S. Marco con la destra appoggiata al Gorgazzo, mentre dalla fronte Casa Malipiero - Bellesine avrebbe simultaneamente operato la Brigata Bisagno rinforzata da un battaglione cecoslovacco. Lo scatto delle fanterie era fissato alle 17 e mezzora prima l'artiglieria avrebbe iniziato il tiro di distruzione contro le posizioni austro-ungariche da Fossalta a Capo d'Argine, per spostarlo alle 17 ,30 sui capisaldi di Croce e Gradenigo. Al tiro di interdizione delle batterie era invece affidata la protezione dei fianchi ed in particolare di quello sinistro, che nel suo movimento con direttrice ovest-est la divisione avrebbe inevitabilmente esposto ad attacchi provenienti dall'ansa di Gonfo, sotto il controllo dell'avversario, per parare i quali le fu anche messa a dis posizione la Brigata Bergamo. L' intasamento delle strade nella zona Roncade - Vallio - Fornaci, impedendo ai reparti cli prendere posizione a tempo debito, impose il rinvio dell'azione alle 18 ed a sconvolgere ulteriormente i piani intervenne il concretizzarsi della temuta minaccia sul fianco sinistro. Mentre anche il 1° Gruppo veniva fermato per fronteggiare eventuali pericolosi sviluppi, il 3° Gruppo, già ridotto a due soli reparti dalla decisione di trattenere il XXX in riserva divisionale, si vide sottrarre anche il XXII dal comandante della 2Y Divisione (XXVIII Corpo d'Armata), tenente generale Giulio Latini, per parare quella pericolosa puntata offensiva che minacciava di cadere alle spalle della Divisione "A". Il reparto aveva lasci ato la sua posizione dì attesa alle 15,30 e si era avviato verso Fossalta con due compagnie in colonna seguite alla distanza di circa un chilometro dalla terza. Quando le due 14 Comando XX Corpo d' Armata, Stato Maggiore, Piccola operazione offensiva. sullo Spitz, n" 26478 Op. del 3 maggio 1918, AUSSME, Rep. E-5, Racc. 110, XX Corpo cl' Armata, Operazioni offensive Altopiano di Asiago.

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compagnie arrivarono ali' altezza della località Fornaci, a sud-est cli Monastier, l'ufficiale più anziano presente, capitano Alberto Seragl ia, ebbe da Latini 1' ordine di dirigersi con i suoi uomini verso S. Pietro Novello, di fatto con una deviazione di 90° dalla direzione di marcia prevista, e di qui imboccare la strada per Villa Premuda piegando così a nord-est fino a raggiungere il fosso Palombo per contribuire arginarvi la crescente pressione avversaria. La 25a Divisione, esaurite ormai tutte le sue riserve, era venuta effettivamente a trovarsi in una difficile situazione. La linea del fosso , tenuta dai resti di diverse unità, non aveva ancora ceduto ma non avrebbe potuto reggere a lungo e forti pattuglie armate di mitragliatrici si erano già infiltrate alle sue spalle oltrepassando Casa Alta e spingendosi verso Casa Burato e S. Pietro Novello. Due batterie del reggimento di artiglieria da campagna della divisione, il 51 °, erano state travolte e catturate e le altre erano state costrette a ripiegare sulla destra del Meolo . Di qui la decisione di Latini di lanciare uno squadrone appiedato di Piemonte Reale al contrattacco da Fornaci verso Casa Altar, di inviare una autoblindomitragliatrice sulla strada S. Pietro Novello - Al Bosco per cercare il collegamento con l' 11 a Divisione e di porsi personalmente alla testa delle due compagnie cli arditi dl XXII per tentare cli contenere l'impeto dell'avversario in attesa che arrivassero i due battaglioni ciel 70° Reggimento Fanteria promessigli in rinforzo dal XXVIII Corpo cl ' Armata. Le avanguardie ciel reparto, al primo impegno in combattimento dopo la Battaglia dei Tre Monti, entrarono in contatto con gli austro-ungarici subito a nord cli S. Pietro Novello. Le due compagnie si spiegarono l'una a destra, l'altra a sinistra della strada con fronte a nord-est ed in questa formazione avanzarono di slancio fino al fosso Palombo, con una successione di sbalzi in cui catturarono circa trecento prigionieri e quindici mitragliatrici. Gli arditi liberarono anche un centinaio di militari italiani, in buona parte feriti, e recuperarono cinque pezzi eia 75 mm e tre pariglie delle due batterie cadute in mano al nemico, insieme con un ingente quantitativo di mun izioni. Una volta sul fosso trovarono rapidamente il collegamento sulla destra con la 3a Compagnia del reparto, sopraggiunta nel frattempo, e più oltre con il XXV Reparto cl' Assalto, ma non sulla sinistra, dove fino al mattino seguente sarebbe rimasto un largo vuoto. Nell'avanzata che l'avev.a portata a sua volta sul Fosso Palombo, la 3a Compagnia, proiettatasi sulla destra delle due compagnie di testa non appena queste avevano impegnato combattimento, aveva dovuto superare l'accanita resistenza di nuclei appostati nei mille ripari offerti da un terTeno fittamente compartimentato da siepi, piccoli fossi e boschetti, ed aveva aggiunto altri duecento prigionieri al totale del reparto. Nella notte venne ritirata dalla linea e portata in rincalzo nei pressi di Case De Mollo, in posizione centrale tra le compagnie in prima schiera. Così disposto il XXll respinse nella notte ripetute puntate offensive e trascorse in una relativa calma il mattino del 18 giugno, mentre sulla sinistra prendevano posizione reparti del 70° Reggimento Fanteria (Brigata Ancona) e sulla destra si schierava un battaglione di bersaglieri ciclisti. Per il 18 giugno la divisione d'assalto venne messa a disposizione del XXVIll Corpo cl' Armata allo scopo di ripristinare la situazione iniziale tra il fosso Palombo ed il Piave mediante due contrattacchi sferrati contemporaneamente alle due estremità dello schieramento assunto dalla 2Y Divisione. Come conseguenza degli spostamenti ordinati per preparare il dispositivo d'attacco e di quelli avvenuti durante i confusi combattimenti della sera prima, la composizione dei tre gruppi d'assalto della divisione si era profondamente alterata. Verso mezzogiorno la situazione determinatasi sul campo di battaglia vedeva sulla destra i gruppi cl' assalto l O e 3 °, con i reparti V, XX e XII il primo, VIII, XIII e XXX il secondo, con il compito di avanzare fino ad occupare la linea Fossalta - Osteria di Fossalta - Capo d' Argine, dove sarebbero stati sostituiti da unità di fanteria ciel XXIII Corpo d'Armata, e sulla sinistra il 2° Gruppo, formato ora dai reparti X, XIV e XXll, che, rinforzato dal XXV, doveva muovere dalle posizioni tenute lungo il fosso Palombo, tra Casa Mora e Casa Flomon, per puntare sul canale cli Zenson, nel tratto tra Casa Levi e Casa del Bosco, e di qui procedere verso l'argine di S. Marco, tenendosi in stretto contatto con l'ala destra clell'XI Corpo cl' Armata. Di concerto con i reparti d'assalto avrebbe dovuto agire il I Battaglione del 26° Reggimento Fanteria con il compito di attaccare il caposaldo di Villa Premuda. L'intera azione, secondo quanto recita l'ordine di operazioni emanato dal XXVIII Corpo d'Armata, doveva "essere condotta con quell'impeto travolgente che è precipua caratteristica dei battaglioni d'assalto" e le posizioni raggiunte dovevano -535-


essere mantenute ad ogni costo 15 . L'ora di inizio fu fissata alle 16 e su quel riferimento temporale venne organizzata l'azione cieli' artiglieria:

" a) all'ala destra concentramento difitoco sulla linea Osteria - Capo d'Argine, da iniziarsi all'ora H meno 30'. All'ora H il fuoco verrà allungato di circa 500 metri fino a che non verrà segnalato che la Linea sia in completo nostro possesso. L'azione di artiglieria su questa ala avrà il concorso di quella del XXIII co,po, previ accordi da prendersi tra i due comandanti di artiglieria. Durante tutta l'azione sarà battuta anche l'ansa di G014ò. b) All'ala sinistra l'azione di artiglieria passerà per le seguenti fasi: 1) con inizio all'ora H meno 30': spazzamento della zona compresa tra il caposaldo di Monastier ed il canale Palombo - fosso Palombo; 2) da iniziarsi quando i battaglioni d'assalto abbiano raggiunto il 1° obiettivo: il tiro sarà portato sul canale Zen.son.fra la strada S. Pietro Novello -Al Bosco e Z di Zenson sull'omonimo canale; 3) infine mentre l'ala sinistra dei battaglioni d'assalto tenderà a raggiungere l'argine di S. Marco a Casoni, il tiro dovrà essere portato con grandissim.a intensità su tutto l'argine di S. Marco da est di Casoni a Zenson battendo con grande violenza il terreno retrostante. Durante le tre fasi predette dovranno essere battuti pure colla massima intensità i capisaldi di Villa Premuda e C. Cappellini e la cortina interm.edia ed inoltre il corrispondente tratto del Piave. Mentre l'azione della colonna di destra ebbe almeno inizialmente un andamento favorevo le, la colonna di sinistra venne a trovarsi quasi subito in una difficile situazione. Da questa parte infatti l' attacco italiano si scontrò con un'analoga iniziativa dell'avversario, la cui artiglieria aprì il fuoco simultaneamente a quella del XXVIII Corpo d'Armata sul tratto cli fronte a nord di Pralungo. Subito dopo la fanteria austroungarica comparve in forze tra le strade S. Pietro Novello - Villa Premuda e Fornaci - Zenson, ributtando indietro il XIV Reparto d 'Assalto e forzando la linea del Palombo all 'altezza di Casa Grimani, dove era presidiata dal 11/70°. In uno scenario nel quale non vi era più traccia di collegamenti e di legami organici, l'accanita resistenza delle singole unità ed i contrattacchi locali lanciati d' iniziativa da questo o quel reparto valsero però a contenere la progressione dell'avversario . In serata fu così imbastita una nuova linea cli difesa poco al di qua del fosso Palombo, appoggiata ai punti cli forza di Casa Loschi, Casa Grimani, Casa Olivotti, sulla quale si trovavano frammischiati reparti dei reggimenti 26° e 70°, ciel II Gruppo Bersaglieri Ciclisti e della Divisione "A". Pur in queste condizioni, nelle quali era assai difficile l'azione di comando, nel corso della notte questo coacervo di unità riuscì a riguadagnare la linea ciel Palombo, approfittando dell'inattività dell' avversario. Sulla stessa linea si attestarono pure le truppe della colonna di destra, costrette a ripiegare dal susseguirsi dei contrattacchi e dal mancato successo della colonna cli sinistra. Per quanto riguarda il XXII Reparto d'Assalto, alle ore 16 del 18 giugno la sua 1" Compagnia avanzò per impadronirsi innanzitutto di Casa Mora, da dove una mitragliatrice batteva insistentemente le posizioni degli arditi. L' operazione fu portata rapidamente a termine con la cattura dell' arma e di quindici prigionieri, ma a ques to punto si manifestò l'attacco austro-ungarico e ben presto il reparto fu preso alle spalle da nuclei infiltratisi attraverso la linea italiana. Con rutto questo il XXII rimase fe rmo sulle sue posizioni per oltre tre quarti d'ora e solo quando il s uo fianco sinistro venne a trovarsi completamente scoperto le due compagnie in prima schiera ripiegarono su Casa de Mollo, dove era attestata la compagnia di rincalzo. Il movimento fu eseguito con ordine, sotto la protezione delle mitragliatrici ed eliminando all 'arma bianca quelle pattuglie che cercavano cli ostacolarlo. Alle 19 il XXII, riordinatosi, era saldamente sistemato a di fesa, in contatto s ulla destra con un battaglione di bersaglieri ciclisti e sulla sinistra con elementi del XXV Reparto cl' Assalto, e poco dopo avanzava per riguadagnare il terreno perduto. In questo loro ritorno offensivo gl i ard iti incontrarono una fiera resistenza che pugnali e bombe a mano riuscirono però a vincere. 15 Comando XXVIII Corpo d'Armata, S tato Maggiore, Ordine di Operazione N"' 5. n° 152 Op. del 18 giugno 1918, AUSSME, Rep. B-4, Racc. 30 14 bis, I• Divisione d' Assalto, Ordi ni di operazione 1918.

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Riguadagnata la linea del fosso Palombo con la cattura di una sessantina di prigionieri, il reparto vi trascorse la notte e la mattina successiva in relativa tranquillità. L'attenzione era del resto rivolta al cambio tra la 25n Divisione e la 22• che dopo il. tramonto avrebbe dovuto prenderne il posto. Mentre però si stava predisponendo questo movimento, alle 13, un nuovo pesante attacco investì la linea del Palombo tra Casa Giudici a nord e Casa Regina a sud. Dopo circa venti minuti di bombardamento, l'urto della fanteria austro-ungarica causò il ripiegamento di alcuni reparti del 70° Reggimento e nella breccia così aperta si infilarono prontamente forti pattuglie annate di mitragliau"ici, prendendo alle spalle le truppe che ancora resistevano. A sud cli Casa Regina, lungo la strada da Casa Levi a Casa Romano, il J/70° organizzò immediatamente un fianco difensivo rivolto a nord-est, ma più a nord la linea si sgretolò. Secondo quanto riporta una relazione della 25" Divisione 16 , "Il nemico incalza decisamente. Evitando colla sua tattica caratteristica i punti ed i tratti ove gli si oppone resistenza, dilaga con nuclei arditi, armati e sostenuti da 111.itragliatrici ". Lo slancio portò gli attaccanti a ridosso del caposaldo di S. Pietro Novello e nei presso di Casa Zamuner, nelle vicinat1ze di Fornaci, ma ancora una volta i contrattacchi organizzati dal comando della 25" Divisione con tutte le truppe che gli era stato possibile raccogliere permisero di contenere la penetrazione, grazie anche al costante e puntuale appoggio dell' artiglieria. Il successivo cedimento del fiaùco difensivo creato dai fanti del 70° rischiò di far precipitaré nuovamente la situazione, ristabilita nel corso-della notte dall'arrivo della 22• Divisione che si schierò a sud di S. Pietro Novello, dietro lo scolo Preda e lo scolo Correggio, mentre alle loro spalle lungo la strada Pralungo - Forriaci si raccoglievano i resti ciel 70°. Rimaneva però critica la siti.iazione a nord di S. Pietro Novello dove si era inten-otto il collegamento con la destra dell'Xl Corpo cl' Armata. Nel corso del pomeriggio il XXII era stato costretto a ripiegare ancora una volta dal vuoto apertosi sulla sua sinistra. Lasciata la linea del Palombo, il reparto, sebbene privo di collegamenti, incalzato di fronte e molestato ai fianchi, si ritirò ordinatamente sulla strada Fornaci - Fossalta schierandosi a copertura di questa per ordine del colonnello Raggio. In questi frangenti una pattuglia di arditi si spinse lungo la strada da Fornaci a S. Pieu·o Novello dove all'altezza delle prime case recuperò due pezzi d 'artiglieria da 210 mm caduti nelle mani dell'avversario e fece gli ultimi prigionieri catturati dal XXII nel corso della Battaglia del Solstizio. Alle 20 il reparto ebbe infatti l' ordine cli lasciare il fronte e raggiungere Casale sul Sile. Nei tre giorni di combattimento poteva vantare un totale di oltre 700 prigionieri, ai quali si aggiungevano le 21 mitragliatrici ed il lanciabombe presi al nemico insieme a mollo altro materiale belJico, come pure i 10 pezzi eia 75 mm ed i 2 da 2 l O mm riconquistati. Di contro, su una forza di circa 600 uomini, aveva perso 8 ufficiali e 143 gregari 17 . IL XXII trascorse il 20 giugno all 'addiaccio nei pressi della stazione di S.Michele del Quarto. con il grosso della divisione d'assalto, e l'indomani partì in treno per Lonigo, proseguendo a piedi il giorno 22 per la zona di Grancona, alle falde dei Monti Serici, designata per accogliere il 3° Gruppo. Rimasto a far 18 parte ciel 3° Gruppo anche dopo la costituzione, in data 27 giugno, di una seconda divisione d ' assalto , nel corso dell ' estate il reparto venne ricostituito e riorganizzato a S. Giuliano dei Berici dal capitano Alberto Seraglia, subentrato ad Abbondanza che era stato ferito e catturato durante la battaglia. Una particolare attenzione venne rivolta in questa fase all'addestramento a livello cli gruppo, nell'intento cli superare la diffus a attitudine a non concepire azioni che vedessero l'impegno coordinato di più reparti. La prima esercitazione di questo tipo fu svolta dal 3° Gruppo il 9 ed il 10 luglio sul terreno di Monte della Torre, sviluppando il tema della conquista e della successiva organizzazione a difesa cli una linea di trinceramen16

Comando 25" Divisione Fanteria, Stato Maggiore, Relazione sui fatti d'anne a cui partecipò la 25" Divisione dal I 5 al

21 giugno '/8, AUSSl'vlE, Rep. B-4, Racc. 3014 bis, 1• Divisione d'Assalto, Ordini cli operazione 1918. 17 Nel dettaglio il XXII ebbe 2 morti, 4 feriti e 2 dispersi tra gli uflìciali, 16 morti, 74 feriti e 53 dispersi tra la truppa. Tra i due ufficiali dispersi era lo stesso comandante, capitano Ugo Abbondanza, caduto prigioniero dopo essere stato ferito nel corso della drammatica giornata del 19 giugno. 18 A seguito della costituzione della 2• Divisione cl ' Assalto, la Divisione "A". r idenorninata I" Divisione cl' Assalto, le cedette i reparti V, XIV e XXX, sostituiti rispettivamente dai battaglioni I, VII e IX del J" Reggimento Bersaglieri. Il 3° Gruppo, alla cui testa il posto del tenente colonnello Trivulzio fu preso dal colonnello Roberto Berto lotti, già comandante del 1° Reggime nto Bersaglieri, venne così ad essere costituito dai reparti d'assalto Vili e XXII e dal IX Battaglione Bersaglieri.

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ti. Non troppo diverso fu il tema di quella del 9 agosto, effettuata tra Villa del Ferro ed Orgiano con il concorso del gruppo mitragliatrici divisionale e di una batteria da montagna 19 , con il superamento di una fascia di terreno attrezzata a d ifesa con nidi di mitragliatrice. Di respiro ancora più ampio fu infine la manovra a partiti contrapposti che il 26 agosto vide impegnata tra Brenta e Bacchiglione l'intera 1.• Divisione d 'Assalto in uno scenario cli guerra in campo aperto. Pochi giorni prima, il 21 agosto, a Granze delle Frassinelle, il XXII, come gli altri reparti d'assalto, aveva ricevuto dal re il suo gagliardetto. Gli organici del reparto furono completati all'inizio di settembre con l'arrivo di cinque ufficiali e quaranta uomini di truppa del XII, ed il 12 dello stesso mese, quasi a sottolineare il fatto che il periodo cli preparazione era ormai eia ritenersi concl uso, arrivò l'ordine di lasciare gli alloggiamenti cli S. Germano dei Berici per trasferirsi a piedi in tre tappe nella zona di S. Giorgio delle Pertiche. A muoversi era ciel resto l'intera divisione che il 26 settembre sembrò dovesse concludere la sua marcia di avvicinamento al fronte non solo passando alle dipendenze del XXll Corpo d'Armata, ma anche dando il cambio in linea alla 57• Divisione. Il 3° Gruppo si portò così il giorno 27 a Salvatronda, poco oltre Castelfranco Veneto, lungo la strada per Treviso, e di qui proseguì l' indomani per Caonada, alle falde meridionali del Montello, dove i suoi reparti si attendarono ai lati della strada Montebelluna - Selva. L' ordine che avrebbe dovuto portare arditi e bersaglieri nelle trincee lungo il Piave venne però improvvisamente annullato e, con il ritorno della divisione nelle retrovie, il 3° Gruppo distribuì i suoi reparti tra Castelfranco e Vedelago. Gli eventi incalzavano ed il 7 ottobre la grande uni t~t venne nuovamente avvicinata al fronte sulla base di disposizioni che portarono il 3° Gruppo nella zona di Fossalunga, con l'VIII Reparto accampato lungo la strada per Carpenedo, nei pressi di Casa Marzano, il XXII sulla strada Vedelago - Istrana ed il IX Battaglione Bersaglieri in località Le Fornaci . Il tempo volgeva decisamente al peggio, ma ciò non impedì che nei giorni seguenti, nonostante le condizioni di visibili tà tutt'altro che favorevoli, gli ufficiali, guidati dal maggiore Raffaele Di Orazio, da pochi giorni investito del comando del reparto, si recassero più volte sul Montello per studiare il terreno oltre il fiume dove la divisione avrebbe dovuto operare. L'Ordine di Operazione 11° 1 diramato il 22 ottobre dal comando della 1• Divisione d'Assalto stabiliva che, dopo aver passato il P i.ave e superato la linea di difesa allestita lungo la cosiddetta "roggia dei Mulini", si dovesse raggiungere il più rapidamente possibile la retrostante "linea dei villaggi'', individuata dagl i abitati cli Mosnigo, Moriago, Fontigo, Sernaglia, Villamatta e Falzè, trasformati dagli austro-ungarici in altrettanti capisaldi in parte protetti da due piccoli corsi d 'acqua, il rio Rosper ed il rio Raboso. Messe fuori gioco le batterie dislocate in quella zona, una parte dei battaglioni di arditi e bersaglieri doveva coprire il passaggio del XXII Corpo cl' Armata mentre l'altra avrebbe dovuto spingersi ad oriente, oltre il Soligo, per impadronirsi delle alture di Guizza e Collalto e stabil ire sulla destra un collegamento con la 2• Divisione d'Assalto e con l'VIII Corpo cl' Armata. L' esecuzione cli questa manovra era affidata ai gruppi d'assalto 1° e 2°, agli ordini del brigadiere generale Oreste De Gaspari, la conquista della piana di Sernaglia e la costituzione cli una testa cli ponte con fronte a nord erano invece compito del 3° Gruppo, alle dirette dipendenze del comandante della divisione e rinforzato per l'occasione dal comando e eia due compagnie del XII Reparto cl' Assalto, dalle compagnie mitragliatrici 1769a e 1770· del Gruppo Divisionale, aggregate rispettivamente ai reparti XXII ed VIII, e dalla 27° Batteria da Montagna. In esecuzione di questi ordini nella notte sul 23 ottobre il 3° Gruppo si trasferì a Volpago e la sera dopo raggiunse le previste posizioni di attesa sul Montello, con il comando ad Osteria dei Faveri, l'VIII Reparto cl' Assalto ad est della strada n° 10, il XXII a cavallo della strada 11° 12 ed il IX Battaglione Bersaglieri sulla strada n° 11. In sostituzione del colonnello Bertolotto, improvvisamente ammalatosi, il comando del gruppo e delle unità di rinforzo fu affidato al comandante dell'VIII, maggiore Nunziante. Da questi gli ufficiali del XXII appresero che era stato loro assegnato l' obiettivo di Moriago e che l'Vlll Reparto d 'Assalto ed il IX Battaglione Bersaglieri avrebbero invece puntato su Sernaglia e Fonti go. Le due compagnie del XII sarebbero state divise fra le tre colonne delle quali dovevano costituire l'avanguardia. 19

La 1• Divisione d'Assalto disponeva di un Gruppo Mitragliatrici su tre compagnie, 1769", 1770" e 1780°, e del IX Gruppo Artiglieria da Montagna, con le batterie 25", 26° e 27•.

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Pianificato nella notte sul 25, il passaggio del Piave fu possibile soltanto la sera del 26 ottobre, in presenza peraltro di condizioni non certo ottimali dal momento che il fiume in piena rimaneva un ostacolo di tutto rispetto. Le operazioni per il traghettamento dei nuclei d'avanguardia e per la costruzione dei ponti iniziarono alle 21, sotto una pi.oggia insistente ed in presenza di una coffente ancora forte. Due ore più tardi, nonostante gli sforzi dei pontieri, dei tre ponti destinati al 3° Gruppo era stato completato soltanto il "B", su cui doveva passare il XXII, ed era quasi ultimato il "D", destinato all'Vlll Reparto d'Assalto, mentre il "C", assegnato al IX Battaglione Bersaglieri, non era stato neppure iniziato. Rotti gli indugi, Nunziante ordinò ai due reparti d'assalto di portarsi immediatamente sull' altra sponda ed ai bersaglieri di incolonnarsi dietro il XXII sul ponte "B". All'avvicinarsi della mezzanotte il XXII fu il primo dei tre battaglioni ad investire e travolgere la linea di vigilanza che correva oltre il greto della riva sinisu·a. Dopo una breve sosta necessaria ad arditi e bersaglieri per riorganizzarsi, alle 2 del 27 ottobre, sempre sotto una pioggia torrenziale, le tre colonne del 3° Gruppo puntarono decisamente verso i loro obiettivi. Alla sinistra del fronte d'attacco il XXII superò senza troppe difficoltà la linea dei Mulini, con l'aiuto dei lanciafiamme, e, dopo una nuova sosta resa necessaria dall'esigenza cli ricompattare i ranghi , proseguì verso Moriago assecondato sulla destra dall'avanzata del resto ciel 3° Gruppo. Per quanto la distanza da percorrere fosse relativamente breve, il cammino era reso difficile dalla presenza di mitragliatrici appostate nei fossi e tra la vegetazione, dal tiro di sbarramento dell'artiglieria e dalla minaccia di sempre possibili attacchi sui fianchi, resa più concreta dal fatto che le tre colonne dovevano procedere lungo direzioni divergenti, lasciando così spazio ad eventuali tentativi di infiltrazione. Il reparto ebbe anche la sorte di dover compiere l' ultima fase dell'avvicinamento sotto il fuoco delle batterie italiane che davanti a Moriago non avevano ancora allungato il tiro. Mentre dunque gli arditi dell' VTII ed i bersaglieri del IX si impadronivano di Sernaglia e Fontigo, il XXII era costretto a ripiegare sulla linea dej Mulini e dovette attendere le 10 prima cli potersi riportare in avanti, rinforzato nell'occasione dalle due compagnie del XII e seguito a breve distanza eia reparti della Brigata Mantova. Accolti dal tiro effettuato con alzo zero dei pezzi d'artiglieria appostati in paese, gli ar: diti vi irruppero di slancio e piegarono con i pugnali e le bombe a mano la resistenza dei difensori, proseguendo sullo slancio fino al torrente Rosper, subito oltre 1' abitato, mentre i fanti si fermavano a Moriago. In proposito il comandante della la Divisione d ' Assalto, maggior generale Zoppi, ad azione ancora in corso riferì in questi termini al comando del XXll Corpo d'Armata, facendo tesoro delle poche e frammentarie informazioni disponibili e fidando sulla sua capacità di interpretar!e20 : " .. . È giunto anche alle 9,43 un colombigramma delle ore 6,45 da Moriago inviato dal comandante del XX!l Reparto nel quale è detto che era stato contrattaccato e costretto ad arretrare leggermente. Con i rinforzi giunti ritengo il paese rioccupato e l'azione dell'artiglieria nemica che scorgo dall'osservatorio mi conferma tale convinzione avvalorata anche dal fatto com.e sopra è detto che posto accentramento Molino Manente ha chiesto di spostare il tiro a nord del Ro~pe1: Ho disposto perché sia controllata sul posto la situazione della mia ala sinistra." La conquista di Moriamo fruttò anche un buon numero di prigionieri, catturati insieme alle loro armi, alcuni cannoni e diversi cavalli da tiro. Trascorsa la notte sulle posizioni raggiunte, dove furono respinti diversi contrattacchi, il reparto, con le due compagnie del XII, rimase in linea anche jl 28 ottobre, inserito nello schieramento difensivo della Brigata Pisa 21. ln una situazione resa difficile dall'interruzione dei ponti, e dalla conseguente impossibilità di alimentare come dovuto le truppe passate sulla sponda sin.istra, la giornata fu caratterizzata da una pressione avversaria che, inizialmente insistente, andò attenuandosi con il passare delle ore fino a cessare del tutto in serata, quando il reparto venne raccolto sulla linea dei Mulini con il resto del 3° Gruppo. Per il 29 ottobre l'Ordine di Operazione N° 4 della 1a Divisione d'Assalto affidava ai gruppi 1° e 2°, sostenuti dalle due compagnie mitragliatrici divisionali 1769a e 17703, e da due batterie da montagna, 25a e 26\ il compito di riprendere all'ora X+ 30' l'avanzata verso ed oltre il Soligo, fino a raggiungere la li-

°

2 Comando 1• Divisione d'Assalto, 27 otlobre 1918, ore J0,20, n°41 Op. , AUSSME, Rep. B -4, Racc. 3014 bis, 1• Divisione d'Assalto, Relazioni 1918.

2l

Le brigate Màntova e Pisa facevano parte della 57• Divisione (XXII Corpo <l'Armata).

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nea Villa Jacur - S . Daniele - Col della Tombola per agevolare l'azione del contiguo VIIJ Corpo d'Armata. Il 3° Gruppo, con Ia 1780• Compagnia Mitragliatrici e la 27a Batteria da Montagna, ma senza le due compagn ie del XII restituite al loro reparto, doveva invece trovarsi alla stessa ora schierato lungo il corso del Raboso, a cavallo della strada Fontigo-Villamatta, e rimanervi in riserva a disposizione del comando di divisione. Messosi in movimento verso le 4, all'ora X, identificata da successive comunicazion i con le 6,15, il 3° Gruppo si trovava nella posizione prevista, pronto a sostenere gli altri due gruppi ove le circostanze Io avessero richiesto. Dato il rapido crollo della resistenza austro-ungarica questa eventualità non si presentò e soltanto nel primo pomeriggio ebbe l'ordine cli spostarsi verso Collalto, nei cui pressi, in località Casa Antiga, trascorse la notte. Si concludeva così per gli arditi del XXII Reparto d'Assalto la Battaglia di Vittorio Veneto e nelle stesse ore anche la la Divisione cl ' Assalto uscì di scena. ll 30 ottobre la grande u nità tornò infatti a disposizione del Corpo d'Armata cl ' Assalto che la concentrò tra Ceneda e Rua di Feletto, senza più impiegarla in azione. Il 3° Gruppo, il cui comando veniva ripreso quello stesso giorno dal colonnello Bertolotti, venne distribuito lungo la strada Conegliano - Manzana, con !' VIII accantonato a Bagnolo, il XXII a Casa Mongesa, ed il IX Battaglione Bersaglieri a Casa 0Iivo22 . Nelle settimane a venire il reparto fu impegnato in esercitazioni , finali zzate anche a facilitare l'assimilazione dei complementi, 5 ufficiali e 286 uomini cli truppa arrivati il 6 novembre dalla compagnia complementare, e nella sistemazione degli alloggiamenti, trasferiti a Sconigo e S. Pietro di Sconigo il 15 novembre, Io stesso giorno in cui il comando ciel 3° Gruppo fu assunto dal tenente colonnello Repetto. Un avvicendamento si ebbe in dicembre anche al XXII, con il maggiore Di Orazio sostituito dal parigrado Tommaso Aiello. Per la la Divisione cl' Assalto si stava intanto concretizzando la pros pettiva di un impiego in Tripolitania, a supporto di una serie di iniziative di carattere politico pi ù che militare dirette a riprendere il controllo di quella colonia in larga parte ormai nelle mani dei ribelli. Le operazioni di imbarco avrebbero dovuto aver luogo a Venezia ed in quella direzione il gruppo cominciò a spostarsi all'inizio cli gennaio. Lasciata la zona di Conegliano per quella di Treviso, l'VIII ed il battaglione bersaglieri si portarono a Paderno ed il XXII venne accantonato a S. Andrà, poi negli ultimi giorni del mese, vi fu il trasferimento in provincia di Venezia, con il comando ed il XXII Reparto d'Assalto a Mortellago, l' VIJI a Peseggia ed il battaglione bersaglieri a Scorzè. Le partenze per la Libia si susseguirono nell' arco di un mese, a cominciare dalla metà di febbraio, e l' ultimo a partire fu proprio il 3° Gruppo. Il 19 marzo il reparto si imbarcò insieme con il comando di gruppo sul vapore Um.bria che salpò le ancore l ' indomani facendo rotta verso lo scalo intermedio cli Gallipoli. Il mare agitato rese la navigazione tutt' altro che piacevole ma a tarda sera la situ azione si fece drammatica a causa cli un incidente direttamente collegato alla guerra terminata da pochi mesi: "Alle ore 21.20 il piroscafo urta in una m.ina provocandone lo scoppio ed un lievissimo momento di panico tra la truppa subito represso dalla presenza degli ufficiali. Malgrado il grosso squarcio e l'allagamento della stiva il piroscc?fo, per resistenza della paratia stagna della stiva n° 2 non affonda ma s 'inclina leggermente a destra. La truppa disciplinatissima e calma eseguisce l'ordine di spostarsi tutta asinistra per il contropeso. Il piroscafo prosegue a tutta velocità cambiando rotta, dirigendosi verso Mola di Bari e quindi verso Bari senza bisogno dì soccorso. Durante il tragitto si procede alla cura dei feriti ed al salvataggio di quelli eventualmente rimasti nella stiva allagata." li racconto del diario storico sembra la cronaca di un disastro evitato ma cli disastro si può effettivamente parlare, e con tutta probabilità anche a causa del panico che l' inatteso impatto con la mina alla deriva aveva provocato. Per quanto infatti nel testo si lasci intendere che lo sbandamento fu solo momentaneo e subito controllato dagl i ufficiali, è un fatto che all'arrivo a Bari, insieme ai 18 feriti avviati all ' ospedale 22 Il XXU concluse la Battaglia di Vittorio Veneto con una forza totale di 21 ufficiali e 51 4 uomini di truppa, ripartiti trn il comando, le tre compagnie fucilieri, la compagnia mitragliatrici, la sezione lanciafiamme, la sezione lanciabombe Stokcs, le salmerie.

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militare, vennero sbarcati i corpi di due arditi e si registrò l'assenza di ben 83 uomini, scomparsi in mare, forse trascinati via dall' acqua entrata dalla falla o forse gettatisi fuori bordo al momento dello scoppio e travolti dalle onde senza poter essere recuperati. AI tempo stesso dalla descrizione emerge come la nave fosse stata sul punto cli capovolgersi, il che, date le condizioni ciel mare, avrebbe reso il bilancio certo molto più pesante. L'averlo evitato fu dovuto anche alla prontezza con cui gli ufficiali riuscirono a riprendere alla mano i soldati ed alla disciplina con cui questi, dopo il disorientamento iniziale, ne eseguirono gli ordini, disponendosi in modo da bilanciare il peso dell'acqua imbarcata. Il comportamento del reparto fu dunque nel complesso tale eia giustificare l'appellativo di Serenissimo che in occasione di una visita effettuata il 30 marzo, pochi giorni dopo l'arrivo in Tripolitania, gli venne attribuito dal generale Zoppi . 11 23 marzo il reparto, sempre unitamente al comando di gruppo, lascib in treno Bari alla volta di T~tranto, dove a mezzogiorno del 24 salì a bordo del Taormina. Due giorni dopo la nave levò le ancore ed il mattino del 28 marzo entrò nel porto di Tripoli. Il XXTT poté così raggiungere il resto del gruppo nell'oasi di Gurgi, ad occidente cli Tripoli ed immediatamente a sud della pista per Zanzur. Durante la permanenza in colonia iI reparto, come ciel resto l'intera l" Divisione cl' Assalto, non ebbe modo di prendere parte ad alcun combattimento, e non fece neppure in tempo a svolgere il previsto turno di servizio all'avamposto di Fonduk e! Toghar, sospeso a partire dal 23 maggio nell 'ambito delle misure cli alleggerimento dell'apparato militare della Tripolitania seguite all'accorcio raggiunto con i capi ribelli. L'avvenuta pacificazione fece anche accantonare il progetto di un'operazione dal mare su Misurata, a cui avrebbe dovuto partecipare la divisione, e portò al rimpatrio della grande unità. Ultimo a partire fu proprio il XXII, che lasciò Tripoli il 30 giugno a bordo ciel piroscafo Ferdinando Palasciano su cui si imbarcarono anche il comando di gruppo e parte del IX Battaglione Bersaglieri. Arrivati a Taranto la sera del 3 luglio, l'indomani, con quattro convogli ferroviari, arditi e bersaglieri furono trasferiti in Emilia, nuova zona di raccolta per la divisione, dove il reparto venne accantonato a Luzzara23 . In questa cittadina il XXII rimase dal 7 al 20 luglio, un breve periodo in cui il reparto dovette combattere un'epidemia influenzale che colpì molti dei suoi uomini, per partire quindi verso la linea d'armistizio. La situazione al confine orientale ed i contrasti non troppo latenti con il neonato Regno dei Serbi, Croati e Sloveni avevano infatti suggerito il trasferimento della la Divisione cl' Assalto verso la frontiera, alle dipendenze del XXVIII Corpo d'Annata. Il reparto arrivò alla stazione di Longatico il 22 luglio e prima della fine ciel mese il 3° Gruppo aveva assunto la dislocazione prevista nella zona di Postumia24, dove sarebbe rimasto fino al 29 agosto, quando fu temporaneamente ritirato sul Carso, ad occidente di Trieste, con i suoi tre reparti distribuiti nel!' ordine tra Comen, Cobinaglava e Goriansko. Il 9 settembre un nuovo spostamento, parte in treno e parte a piedi , lo r.iportò sulla linea di armistizio e questa volta in Istria, in fondo al golfo ciel Carnaro, con il comando a Castua insieme al XXII e con !'VIII a Mattuglie, mentre il battaglione bersaglieri veniva schierato più lontano dalla costa, nel settore di Ciana. Era un momento cli forte tensione a causa della situazione di Fiume, città i cui forti sentimenti di italianità non trovavano riscontro nelle decisioni prese dalle grandi potenze alla conferenza di pace di Versailles. Tre giorni più tardi Gabriele D'Annunzio entrava nella città per annetterla al Regno d'Italia. Tra quanti lo seguirono nell 'impresa, vi furono il tenente colonnello Repetto, con alcuni elementi ciel comando di gruppo, l'Vlll Reparto d'Assalto pressoché al completo e la 2a Compagnia del XXII con alla testa il suo comandante, tenente De Dontlnicis. Le due compagnie rimaste continuarono il servizio agli avamposti finché il 20 settembre quanto restava del 3° Gruppo non fu trasferito in autocarro a Vìppacco, semplice tappa prima di raggiungere il 6 ottobre Manzano, nuova sede del comando e del battaglione bersaglieri mentre il XXII veniva sistemato a Schompass ed il ricostituito VIII era accantonato a Prebacina. Non fu questo però l'ultimo spostamento dell'anno: prima della fine del 1919, il gruppo venne ulteriormente allontanato dal confine, soprattutto per 23 li 7 luglio, con l'aITivo del resto del gruppo proveniente in treno da Taranto, il 3° Gruppo Reparti d'Assalto aveva il comando e l'VIII Reparto d'Assalto a Guastalla, il XXII a Luzzara ed il IX Bauaglione Bersagl.ieri a Gualtieri. 24 li diario storico de.I gruppo indica le località di Grascè come sede del comando e del XXII Reparto d'Assalto, Goricc per l'VI II e Cruscevic per il IX Battaglione Bersaglieri.

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scongiurare la possibilità di altre defezioni, e dislocato in Friuli, con il comando a Mariano, il XXII a Moraro, il battaglione bersaglieri a Romans e !'VIII diviso tra S. Vito a Tagliamento e Campoformido. Il XXII Reparto d 'Assalto sopravvisse allo scioglimento della 1a Divisione d'Assalto e, dopo aver accolto nei suoi ranghi ufficiali e truppa del disciolto XIII, dal 1O gennaio 1920 passò con il X ed il XX a far parte ciel nuovo I O Gruppo d ' Assalto, diventato Reggimento d'Assalto il 14 gennaio. Acquartierato inizialmente a Palmanova, agli ordini ciel tenente colonnello Alberto Amante, il reparto fu nuovamente a presidio di un tratto della linea di armistizio tra il 17 febbraio ed il 17 marzo, quando il Reggimento cl' Assalto vi sostituì il 25° Reggimento Fanteria, per trasferirsi quindi alla fine di marzo nella zona di Trieste. Il successivo 12 giugno il reggimento, che dall'aprile inquadrava anche il ricostituito IX Reparto cl' Assalto, partì dal capoluogo giuliano per l'Albania con il piroscafo Pietro Calvi. In quella terra inquieta, dove stava naufragando il progetto di un protettorato italiano, gli arditi furono impegnati in combattimento pochi giorni dopo il loro arrivo, negli scontri che tra il 19 ed il 20 giugno si svolsero a ridosso del campo trincerato di Valona, che costarono al reggimento 15 morti ed 87 feriti, e nuovamente in luglio, tra il Monte Longia ed il Monte Messovum, dove il giorno 23 lamentò 12 morti e 38 feriti. Con la fine dell'avventura albanese il Reggimento cl' Assalto rimpatriò il 19 agosto sul piroscafo Bormida per tornare in Friuli e prendere stanza a Palmanova, dove vennero alloggiati i reparti IX e XXII, con il X distaccato a Medea ed il XX a Cormons. Il XXII Reparto d ' Assalto venne sciolto insieme al IX ed al. X il successivo 17 novembre, all'atto dello scioglimento del reggimento. TI suo nome sopravvisse però ancora per qualche mese, dal momento che i numeri distintivi dei quattro reparti che avevano fatto parte del reggimento, IX, X, XX e XXII, furono attribuiti alJe quattro compagnie del XX Reparto cl' Assalto, l'ultimo rimasto in vita, sciolto il 28 febbraio 1.921.

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XXIII REPARTO D'ASSALTO

I XXIIl Corpo d'Annata .si accinse alla costituzione di un battaglione d ' assalto, formato prevalentemente da bersaglieri e pertanto contraddistinto dalle fiam me cremisi anziché nere, verso la metà del mese di settembre del 1917. Si trattava della prima di tali unità ad essere approntata presso la 3• Armata e fornì quindi il banco di prova per le nonne emanate in proposito verso la fine del mese, che, nell'invitare i corpi d'annata XI, XIII e XXV a seguire la stessa strada, integravano le circolari del Comando Supremo con l'esplicita indicazione di ricorrere esclusivamente a volontari, attingendo a tutte le armi e non soltanto alla fanteria, ed aggiungevano che anche il personale necessario per le sezioni mitragliatrici, lanciatorpedini e lanciafiamme doveva essere selezionato allo stesso modo 1• Il 13 ottobre il reparto venne battezzato XIX con lo stesso telegramma con il quale gli era assegnato quale centro cli mobilitazione il deposito dell' 8° Reggimento Bersaglieri a Verona. A quella data, con una forza di 26 ufficiali e 770 uomini di truppa, si trovava a Borgnano, dove agli ordini del tenente colonnello Giuseppe Pavone era stato deciso cli istituire una scuola per i reparti d ' assalto dell'armata, nell'intento dì dare un'unità di indirizzo ali' addestramento e, nel contempo , facilitare lo svolgimento di esercitazioni d'assieme. La 3a Armata non escludeva infatti la possibilità di riunire i quattro battaglioni, numerati da XIX a XXII, in un reggimento di formazione per azioni speciali, ma di massima il loro impiego sarebbe dovuto avvenire nell'ambito del corpo d'annata che li aveva formati ed al quale continuavano ad appartenere. Il loro compito principale era indicato nell ' aprire la strada alle colonne d ' attacco, con un evidente richiamo alle prove fornite dal reparto d'assalto della 2" Armata sull'Isonzo e sul San Gabriele, ma un ulteriore campo d'azione era individuato nelle cosiddette operazioni cli piccola guerra, dirette alla cattura di prigionieri, alla rettifica dì piccoli tratti di fronte od anche soltanto a tenere in allarme l' avversario. La loro riuscita richiedeva un'accurata preparazione, una grande intraprendenza, un perfetto affiatamento degli arditi con i mezzi chiamati ad appoggiarli, e non poteva prescindere né da uno specifico addestramento, né dalla qualità degli ufficiali, per i quali era espressamente raccomandato che nella maggioranza avessero già maturato una lunga esperienza al fronte. Verso la metà cli ottobre il campo di Borgnano era in piena attività. L'afflusso di volontari era stato inferiore alle aspettative, e soprattutto non distribuito in maniera uniforme tra i vari reggimenti a causa di una diversa interpretazione delle norme e di una maggiore o minore riluttanza a pr ivarsi cli elementi validi , tuttavia il livello di forza almeno dei primi tre reparti poteva dirsi soddisfacente. L'attivifa della scuola venne bruscamente interrotta dall'ordine di ritirata sulla destra del Tagliamento diramato il 27 ottobre dal Comando Supremo, a seguito del quale i reparti d'assalto vennero inseriti nel dispositivo di copertura incaricato di proteggere il ripiegamento. li XIX passò il Tagliamento il giorno 29 ed il 4 novembre proseguì verso il Piave lungo la direttrice Portogruaro -Tezze - Musile assegnata al XXIIl Corpo cl' Annata, arrivando l'indomani a Meolo. Dal momento che la ritirata di questa grande unità era stata relativamente indisturbata, il reparto non aveva dovuto sostenere scontri significativi e nell'ultima fase, dal Tagliamento al Piave, era stato tolto dalla retroguardia. Trasferito il 7 novembre a Ronchi, dieci giorni più tardi raggiunse il XX Reparto cl' Assalto nel settore del Basso Piave, dove i due battaglioni vennero riuniti in un'unità di formazione agli ordini del tenente colonnello Pavone ed alle dipendenze della 61a Divisione. I reparti si alternarono nelle trincee di Cavazuccherina fino al I 6 dicembre quando, con l'arrivo della III Brigata Bersaglieri, fu possibile ritirarli dalla linea e radunarli nella zona dì S. Biagio di Callalta, dove il XIII Corpo cl' Armata avrebbe dovuto provvedere a riordinarli avvalendosi ancora dell'opera del tenente co-

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1 Comando

3• Armata, Stato Maggiore. Riparti d'assalto, n° 32755 <lei 28 settembre 1917. AUSSME, Rep. E-5. Racc. 32, Vlll Corpo d' Armata, Reparti cl ' Assalto.

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lonnello Pavone. Il XIX, a cui era toccato l'ultimo turno di trincea, iniziato il 9 dicembre, venne dislocato a Spercenigo per esservi rinforzato con volontari provenienti da tutti i reggi menti bersaglieri dell'armata2 . In poche settimane i risultati raggiunti furono ritenuti sufficienti, almeno in termini di preparazione di base, ed i reparti vennero quindi restituiti ai loro corpi d'annata che avrebbero dovuto completarne l'addestramento ed alimentarne lo spirito combattivo impiegandoli in colpi di mano ed incursioni nelle linee nemiche. Disposizioni in tal senso furono impartite dal comando della 3" Armata l' 11 gennaio 1918 e così due g iorni più tardi il XIX, da poco agli ordini del maggiore Lorenzo Allegretti, venne trasferito a Portegrandi, una località in prossimità del "taglio" del Sile nel territorio del XXIII Corpo cl' Annata 3. L'inverno finì senza che si avessero avvenimenti di rilievo ma con l'arrivo della primavera il reparto, completati gli organici e portata a termine la preparazione, venne ad essere impiegato in una serie di colpi di mano sulla sponda sinistra ciel Sile, cli fronte allo sbocco del cosiddetto "taglio". Qui la 3" Annata aveva mantenuto dal dicembre J. 917 una p.iccola testa di ponte raccolta intorno alle rovine degli edifici di Agenzia Zuliani che, oltre a costituire un punto di partenza per eventuali futuri ritorni offensivi, assicurava il controllo del canale, fondamentale via di rifornimento per le truppe schierate più a sud, coprendone il corso alla vista ed al tiro. Per questo motivo, oltre a rafforzarne costantemente le difese, già il 14 gennaio 1918 si era provveduto ad allargarne il perimetro senza però che l'azione, condotta dal 2° Reggimento Granatieri con l'intervento di quattro compagnie sostenute eia reparti mitraglieri , bombardieri e zappatori, portasse ad un sostanziale miglioramento della situazione. Dopo una prima incursione effettuata il 10 aprile nei pressi ciel canale ciel Consorzio, ne] mese di maggio l'attività del XIX conobbe un significativo salto di qualità, con tre operazioni in meno di venti giorni fornendo un buon esempio dell'intera gamma di questo genere cli azioni. La sequenza fu aperta nella notte tra il 10 e l' 11 maggio ad est di Casa Bressanin, in corrispondenza della testa di ponte di Capo Sile e sul fronte al momento tenuto dal LIX Battaglione Bersaglieri (13° Reggimento). Alle 23 del 9 maggio si era presentato al comandante di battaglione, maggiore Mariani, il sottotenente Giovanni Turchiarulo con venti uomini del reparto ed un ordine scritto sulla base del quale avrebbe dovuto essergli fornito ogni possibile aiuto per un colpo cli mano da tentare la notte seguente. Prima dell'alba i bersaglieri aprirono così i varchi ne.i reticolati antistanti alle loro posizioni ed in serata, tra le 19,30 e le 20,30, il tiro delle bombarde fece lo stesso in quelli avversari, mettendo anche fuori gioco un piccolo ridotto avanzato che venne colpito in pieno. La pattuglia del XIX uscì dalle linee italiane alle 22 e con cautela, anche a causa ciel continuo lancio di razzi illuminanti da parte degli austro-ungarici, si avvicinò alla trincea avversaria per poi irrompervi di slancio. Ne seguì uno scontro a distanza ravvicinata combattuto a colpi di bomba a mano che causò agli arditi un morto e tre feriti, prima che venisse rotto il contatto. Fu in questa delicata fase dell'azione che il prigioniero catturato da uno degli uomini di Turchiarulo riuscì a fuggire approfittando ciel fatto che il suo guardiano era stato ferito. Il colpo di mano non era dunque riuscito ma il comportamento della pattuglia fu comunque giudicato encomiabile dal maggiore Mariani, il quale non mancò cli sottolineare nel suo rapporto che J'ut1ìciale al comando era tornato ad uscire dalle linee per ben due volte con quattro volontari nel tentativo, alla fine riuscito, cli recuperare il corpo del caduto rimasto nelle vicinanze della trincea nemica. Una seconda incursione, ma di ben più ampie proporzioni e con risultati ben più importanti, venne portata a termine nella notte sul 20 maggio, quando 1' azione degli arditi portò alla conquista delle trincee a sud ciel canale del Consorzio ed inflisse al nemico gravi perdite, con Ja cattura cli 30 prigionieri e due nùtragliatrici della la Divisione di Cavalleria. Su ordine del comando della 61" Divisione, nella mattinata del 15 maggio il maggiore Allegretti aveva effettuato un'accurata ricognizione lungo .il fronte della testa di ponte allo

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Il XIX lasciò la linea di comballirnento con una forza che doveva essere quella riportata in un documento della 3• Armata datato 14 dicembre, pari a 21 uflìciali e 631 uomini di truppa. Poteva però contare su unu sola mitragliatrice e su una sola sezione lanciafiamme (Comando 3' Armata, Stato Maggiore, Battaglioni d'assalto, 11 ° 40242 del 14 dicembre 1917, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo. Ufficio Ordinamento e Mobilitazione). 3 Tra il settembre 1917 ed il gennaio 19 I 8 il XIX Reparto d' Assallo era stato agli ordini inizialmente del maggiore Domenico l'vlonclelli e quindi del capitano Mario Marotta.

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Testa di ponte di Capo Sile, fronte ciel XXIIl Corpo d'Annata. Schizzo preparato dal maggiore Allegretti al tennine di una ricognizione eseguita al mattino del 15 maggio 1918 per studiare il te1Teno in preparazione ad un colpo di mano. Vi sono evidenziati i due settori A e B nei quali la situazione d~lle linee contrapposte, relativamente vicine, lasciava intravedere la possibilità cli agire con successo·(AUSSME, Rep. E-5, Racc. 139, XXIII Corpo d'Annata, Operazioni 1917-1918).

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La sistemazione di fensiva della testa cli ponte cli Capo Sile e le posizioni austro-ungariche a nord del canale del Consorzio espugnate dagli arditi del XXlll Reparto cl' Assalto nella notte sul 27 maggio 1918. Quella che negli ordini cli operazione e nei rapporti viene indicata come Casa Senza Nome è segnata sulla carta come Casa X (da Notizie Militari n. 3, 1918)


scopo di individuare il punto più idoneo per un colpo di mano. Nel tratto a nord, tra il corso del Piave ed il canale del Consorzio, la linea avversaria con-eva molto vicina a quella italiana, ad un distanza non superiore ad una decina di metri, e protetta da reticolati che, molto fitti nei pressi ciel fiume, si facevano più radi verso il canale. Da questa parte Allegretti riteneva possibile tentare un colpo di mano a livello cli plotone, facendo lo precedere ed accompagnare dal tiro delle bombarde, senza però procedere ad una preparazione sistematica, data la vicinanza delle linee contrapposte e la linùtata efficienza delle difese accessorie da superare. Nel secondo tratto, dal canale al Sile, la terra di nessuno aveva un'ampiezza di circa ottanta metri, il che consentiva di ipotizzare una preparazione d'artiglieria affidata ai piccoli calibri ed eseguita senza far sgombrare preventivamente la trincea più avanzata, da cui la compagnia destinata all'in-uzione si sarebbe mossa non appena le batterie da campagna avrebbero aperto il fuoco. In questo modo, grazie anche al fatto che i reticolati si riducevano ad una sottile fascia di cavalli di Frisia, gli assalitori sarebbero riusciti a piombare su un avversario ancora disorientato ed a penetrare nella trincea prima che questa venisse organizzata a difesa. A conclusione della sua ricognizione, il comandante del XIX proponeva di eseguire simultaneamente le due azioni , a nord ed a sud ciel canale del Consorzio, così da disperdere la reazione deJl'avversario, e cli impostarle sulla velocità e sulla sorpresa, contenendo nei tempi e nell 'intensità il bombardamento di preparazione e richieclenclo invece all'artiglieria una più consistente azione cli interdizione in cui ai cannoni da campagna si sarebbero dovute affiancare le bombarde di grosso calibro. Su queste basi venne preparato l'ordine di operazioni datato 18 maggio che fissava l'ora dello scatto degli arditi alle 20,30 dell'indomani e che prevedeva una4 "incursione rapidissima in due punti della linea nemica alla testa di Capo Sile, sul fronte est (Piave Vecchia - Canale del Consorzio) e sud-est (Canale del Consorzio - Sile) allo scopo di fare prigionieri e catturare possibilmente anche mitragliatrici." I varchi nei reticolati dovevano essere aperti dalla 232a Batteria Bombarde da 58A nell'arco della giornata, con tiri distribuiti nel tempo e nello spazio nell' intento di non richiamare l'attenzione dell'avversario sui punti di prevista irruzione5 . Dieci minuti prima dell'ora H le stesse bombarde avrebbero unito la loro voce a quella dei cannoni da campagna per battere con fuoco accelerato le trincee, soprattutto quelle a sud del canale del Consorzio, per poi allungare il tiro nel momento in cui gli arditi sarebbero usciti strisciando dalle linee italiane. L'operazione si svolse esattamente come programmato. Dopo i dieci minuti cli preparazione di fuoco, un plotone della 3a Compagnia nel settore a nord del canale e l'intera 2" Compagnia in quello a sud i1TOmpevano nelle posizioni austro-ungru·iche, tenute da reparti ungheresi di cavalleria appiedata. I cannoni da campagna e le bombru-de avevano già infetto un duro colpo ai difensori quando, preceduti da una pioggia di bombe a mano, gli arditi piombarono in mezzo a loro su·oncando ogni tentativo di resistenza. Nel combatti1nento corpo a corpo vennero abbattuti a pugnalate due ufficiali ed una decina di soldati. Subito dopo i 130 assalitori si ritirarono, con 28 prigionieri, 5 prelevati nel settore nord e 23 nel settore sud, ed un bottino cli armi che ammontava a due mitragliatrici ed un centinaio di fucili. A questo punto, secondo una variante inserita all'ultimo momento nel piano, il loro posto nelle trincee conquistate tra il Sile ed il canale fu preso eia repaiti del LX Battaglione Bersaglieri (13° Reggimento) che si affrettru-ono a rafforzare la posizione per un tratto di circa duecento metri e ad iniziru·e lo scavo dei camnùnamenti per collegarle alla vecchia linea italiana6. L'azione, che era costata al XIX due feriti in tutto, aveva quindi raggiunto non solo lo scopo dichiarato di catturare prigionieri ed anni ma anche quello, definito in un secondo tempo, cli allargare e consolidare il fronte meridionale della testa di ponte. Dopo il ritiro deglì arditi l'artiglieria della 61 3 Divisione mantenne un

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Comando Brigata Arezzo, Piccola azione di guerra da eseguirsi nel giorno X ed all'ora H dal 19° Reparro d'Assalto (Fiamme Cremisi), 18 maggio 19 18, AUSSME, Rcp. E-5. Racc. 139, XXIIT Corpo d' Annata, Operazioni 1917-19 18. 5 La 232• Batteria Bombarde era in organico alla 6 I'' Divisione che inquadrava le brigate Cmania (reggimenti 145° e 146°) e Arezzo (reggimenti 225° e 226°), il 13° Reggimento Bersaglieri, i reggimenti di artiglieria eia campagna 34° e 37°, il Xlii Gruppo Artiglieri.i da Montagna, i gruppi di bombarde XXXI, CVIII e CXXI, il 98° Battaglione Milizia Territorial.e, il XX Battaglione della Guardia di Finanza. 6 Il 13° Reggimento Bersaglieri, con i Battaglioni LIX, LX e LXII, faceva parte della 61 " Divisione e da gennaio alternava i suoi battaglioni a presidio della testa di ponte di Capo Sile. li I O giugno fu ritirato dalla linea per andare a costituire, insieme all'8° Reggimento, la VI Brigata Bersaglieri.

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lento tiro cli interdizione davanti alle posizioni ora tenute dai bersaglieri del LX per stroncare sul nascere l' inevitabile contrattacco. Questo arrivò puntualmente alle 4,30 del 20 maggio, preceduto da un violento bombardamento della testa di ponte, ma il tentativo degli ungheresi di riguadagnare il terreno perduto fu rigettato sul nascere ed anzi una pattuglia uscita più tardi in ricognizione tornò con un altro prigioniero e con due mitragliatrici. Fu in questa fase, successiva al ritiro degli uomini di Allegretti, che da parte italiana si registrarono le perdite più forti: sotto il tiro di repressione dell'artiglieria avversaria e nei quindici minuti del bombardamento cli preparazione la 61 • Divisione, ed in particolare il 13° Reggimento Bersaglieri che presidiava le posizioni contese, ebbe due ufficiali e cinque soldati uccisi e non meno di 23 feriti. li colpo cli mano del XIX Reparto cl' Assalto, venuto proprio alla vigilia del giorno in cui questo avrebbe assunto lo stesso numerale del corpo d 'armata cambiando così la sua denominazione in XXIII, aveva permesso cli migliorare significativamente la situazione a sud ciel canale del Consorzio, ma questa rimaneva critica a nord, dove le posizioni cli prima linea erano a stretto contatto. Per allentare anche qui la pressione venne allora preparata nel giro di pochi giorni una nuova operazione con l'obiettivo di portare il fronte sull'allineamento Casa Senza Nome - Casa Ferro - Casa Pavan. In questo modo, oltre ad espandere ulteriormente la testa cli ponte, si sarebbe rafforzata la linea di difesa accorciandone lo sviluppo ed appoggiandone i lìanchi eia una parte al fiume e clall'allra al terreno inondato alle spalle delle posizioni al momento tenute dagli austro-ungarici immediatamente a nord ciel canale ciel Consorzio. Al tempo stesso l'avanzata avrebbe tagliato l' unica via diretta di comunicazione tra le forze nemiche sui due lati del canale, via cli comunicazione che passava per Casa Ferro e Casa Pavan, ed assicurato il controllo del tratto di fiume tra il gomito della Castalclia e Casa Cibin. L'ostacolo da superare era costituito da due successive linee di trincee, protette da più ordini di reticolato ed allacciate sulla destra ad una non meno solida trincea che correva lungo l' argine ciel Piave Vecchio. Tra le due linee una serie di nidi di mitragliatrice e di piccol i posti formava la cosiddetta "linea dei ridotti", completando l'organizzazione a difesa di un terreno in cui la fitta vegetazione rappresentava un ulteriore e non trascurabile ostacolo. Le possibilità di successo venivano a dipendere dallo sfruttamento del fattore sorpresa, con la necessità di porre in atto misure dirette a salvaguardare il segreto ccl a distrarre l'attenzione dell' avversario, ancora una volta costituito da reparti della l" Divisione cli Cavalleria appiedata. I comatidi delle truppe in linea, informati all'ultimo momento, ebbero l'ordine tassativo cli non trattare l'argomento per telefono ed il XXIII Reparto d'Assalto "Fiamme Cremisi" fu portato sul posto per via d'acqua soltanto la notte precedente quella fissa ta per l'operazione. Con la luce del giorno gli arditi ebbero la possibilità di orientarsi sul terreno e sulle difese da superare ma gli ufficiali ed un buon numero di graduati avevano già effettuato a piccoli gruppi alcune ricognizioni preliminari ed il LIX Battaglione Bersaglieri (13° Reggimento), destinato ad agire di rincalzo, conosceva pedettamente la situazione dal momento che presidiava eia tempo le trincee da dove sarebbe partito l'assalto. A fini diversivi l' attacco fu preceduto da un'azione dimostrativa tra S. Donà e Casa Giusti , dove nei giorni precedenti venne ad arte intensificata l'attività delle bombarde, e poco prima dell'ora fissata l'artiglieria martellò il lato sud-est della testa cli ponte, per lasciar credere ad un nuovo tentativo in quella direzione allo scopo di ampliare il successo ottenuto il 19 maggio. Infine l'apertura dei varchi nel settore designato per l'irruzione venne effettuato dalle bombarde con tiri distribuiti nell'arco di due giorni, con l'accortezza di non superare il normale livello di attività e di non interessare soltanto quel tratto di fronte. L'operazione ebbe inizio cinque minuti prima delle ore 22 ciel 26 maggio 1918, quando sulle posizioni tenute dal 12° Ussari Honved e sulle loro vie di collegamento si abbatté improvvisa la furia delle bocche da fuoco cieli' artiglieria eia campagna e delle bombarde della 61 a Divisione, alla cui azione frontale si unì il fuoco d'infilata delle mitragliatrici e delle bombarde sistemate sulla riva destra, cli fronte a Casa Cibin, da dove potevano prendere di fianco gli ungheresi. Alle 22, mentre le bombarde da 58 cessavano il fuoco e quelle da 240 insieme con i cannoni da campagna spostavano il tiro su lla linea dei ridotti, scattava la prima delle tre ondate d'assalto suddivisa in cinque colonne, a loro volla ripartite in piccoli nuclei. Preceduti dai getti di fuoco cli dodici apparecchi lanciafiamme, gli arditi, che per riconoscersi nell'oscurità portavano al braccio destro un fazzoletto bianco, penetrarono rapidamente nelle trincee di prima li-

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nea dove i difensori, sorpresi nei ricoveri, non furono in grado cli opporre alcuna valida resistenza. Alle 22,03 jl tiro d.i accompagnamento veniva allungato sulla seconda linea e la seconda ondata d'assalto, scavalcati i commi litoni della prima, piombava sui nidi di mitragliatrice e sugli elementi d i trincea della linea intermedia, anche qui avendo in breve ragione dei difensori. Alle 22,12 lo spostamento del tiro dell'artiglieria e delle bombarde dì grosso calibro cento metri oltre la strada da Casa Senza Nome a Casa Ferro era premessa dello scatto in avanti cieli' ultima delle tre ondate organizzate dal battaglione Allegretti. Seguiti da vicjno da due compagnie del LIX Battaglione Bersaglieri, gli arditi si impadronirono in pochi minuti dell'ultima linea di difesa e proseguirono cli slancio per andarsi ad attestare oltre la strada e lungo il fi ume, in direzione di Casa Bressanin, mentre alle loro spalle i bersaglieri si affrettavano a sistemarsi nelle posizioni conquistate ed a rovesciarne il fronte con l'aiuto di una compagnia zappatori. Ad appena un' ora e mezza dall' inizio dell'azione, gli arditi avevano esaurito il loro compito e furono quindi ritirati dalla linea di combattimento, senza o quasi essere toccati dalla disordinata e tardiva reazione dell'artiglieria austro-ungarica contro la testa cli ponte, le passerelle e la sponda destra da Capo Sile alla Castaldia. Un timido contrattacco fu bloccato verso mezzanotte dal tiro cli sbarramento e respinto dai fucili e dalle mitragliatrici del LIX, schierato sulle nuove posizioni da Casa Senza Nome a Casa Pavan, e non maggior successo ebbero i due più vigorosi tentativi della notte seguente. Intanto il bollettino del Comando Supremo aveva già annunciato l'esito vittorioso del colpo di ,nano, tratteggiandone il lusinghiero bilancio: "A Capo Si/e, nella notte sul 27, nostri reparti dei bersaglieri e d'assalio, con pe1fetta cooperazione delle artiglierie ed efficacissimo ausilio di sezioni lanciajìamme irruppero con grande ardire nelle linee nemiche antistanti il settore nord della testa di ponte, travolgendo le successive d(f'ese per una profondità di oltre 750 metri. Malgrado la violenta reazione avversaria, le posizioni raggiunte ji,1.mno tenute. Il nemico subì notevoli perdite: vennero catturati 7 içfftciali, 433 uomini di truppa, 4 bombarde, IO mitragliatrici." Non precisate le perdite della Jà Divisione di Cavalleria in morti e feriti , ma, a giudicare dalle dichiarazioni dei prigionieri e dai segni inequivocabili trovati dalle pattuglie uscite in esplorazione nei giorni seguenti, anche queste furono sensibili. L' azione di Capo Sile, còme le quasi contemporanee operazioni nella regione del Tonale, ebbe largo eco anche fuori d'Italia, dove fu considerata la conferma di una definitiva rinascita dell'eserci to italiano e giudicata cli buon auspicio per i giorni a venire. Lo stesso maresciallo Foch, in qualità di comandante in capo delle armate alleate, inviò a Diaz i suoi complimenti per la brillante condotta delle truppe e l'eccellente dimostrazione cli spirito combattivo che avevano dato. Si trattava in effetti cli uno dei più v.istosi successi ottenuti dai reparti d ' assalto, con il superamento nell' arco dì pochi minuti di tre successive linee di difesa per una profondità cli quasi un chilometro e con la cattura cli 440 prigionieri al prezzo dì due ufficiali uccisi, due feriti ed uno disperso e di 19 morti, 130 feriti e IO dispersi tra la truppa. Dal momento che il rapporto ciel comandante del XXIII Reparto cl' Assalto segnala soltanto un ufficiale disperso ed un morto, due dispersi e ventotto feriti fra la truppa, questi numeri si riferiscono quindi anche alle perdite subite dai bersaglieri e dai genieri durante il consolidamento delle posiz.ion i, ad opera soprattutto dell'artiglieria avversaria. L'ufiiciale degli arditi disperso in azione era il sottotenente Leopoldo Pellas che, lanciatosi in avanti all'inseguimento dell'avversario, con un ardore guerriero ingigantito dal desiderio cli vendicare il fratello, capitano del 2° Reggimento Granatieri cli Sardegna caduto sul Carso durante la Decima Battaglia dell'Isonzo, non aveva più fatto ritorno. Due giorni dopo la sua sorte era stata chiarita dal messaggio lanciato sulle linee italiane da un velivolo austro-ungarico, con un gesto cavalleresco non insolito tra gli aviatori delle due parti. Al giovane ufficiale che rimasto isolato aveva rifiutato cli arrendersi scegliendo cli battersi fino all'ultimo, e che era stato sepolto dall ' avversario con gli onori militari, sarebbe in seguito stata concessa la medaglia d'oro al valor militare con questa motivazione7 :

7 Leopoldo Pellas, nato a Perugia nel 1897, era stato nominalo aspirante nel marzo 19 17, dopo aver frequentato un corso per allievi uflìciali di complemento presso la Scuola di Casena, ed era stato assegnato al 18° Reggimen to Bersaglieri. Sottotenerne in maggio, prese parte alla Decima Battaglia dell'Isonzo, a quella della Bainsizza ed alle operazioni di retroguardia durante la ritirata sul Piave, per poi chiedere di passare negli arditi. Nel marzo 1918 era stato così assegnato a quello che era ancora il XIX Reparto d' Assalto.

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Per profonda coscienza del dovere, per alto spirito di vendetta contro il nemico che gli aveva ucciso il fratello capitano dei granatieri, attaccava fra i primi, benché ferito, ed incalzava l'avversario, e proseguendo quindi con fulgido valore nell'ardita e fortunata azione cissaltava successivamente tre linee, infliggendo al nemico gravi perdite e facendo prigionieri. RaggiuntQ l'ultimo obieUivo, con mirabile tenacia si slanc:iava ancora in avanti; circondato dagli avversari, r(fiutava di arrendersi e si difendeva con straordinaria costanza e con magnifico eroismo fino alla morte, imponendosi all 'ammirazione dello stesso nemico, che due giorni dopo, per mezzo di un messaggio lanciato da un velivolo, annunziò di aver fatto seppellire cogli onori militari il valoroso caduto. Capo Sile, 26 maggio 1918. Ritornato ai suoi accantonamenti, quello che era ora il XXIII Reparto d'Assalto ne ripartì in autocarro alla sera del 14 giugno, per raggiungere il Canale Perissina in posizione di attesa. Tutto lasciava presagire che J' avversario avrebbe sferrato la sua offensiva di primavera nel volgere di poche ore e lo spostamento in avanti negli arditi si inquadrava nei preparativi per respingerla. Alle 3 del mattino ebbe inizio il bombardamento di preparazione che nel settore dove si trovava il reparto, nei pressi della casa del conte Folco, non lontano eia Capo d'Argine, fu effettuato con largo impiego di granate caricate a gas lacrimogeno, senza peraltro compromettere l'efficienza del XXIII. Favorito dalla nebbia e dalla cortina di fumo stesa dall ' artiglieria, l' avversario riuscì a passare il Piave tra Musile e Porte del Taglio ed a spingersi fino a Campagna delle Scuole, dove la presenza di forti avanguardie venne confermata verso le 8,20. Pochi minuti dopo la 61" Divisione ordinava ai due battaglioni del 145° Reggimento Fanteria in riserva divisionale di occupare la linea del Gorgazzo e di prepararsi a contrattaccare in direzione di Intestadura e lungo la linea ferroviaria di S. Donà. Contemporaneamente il XXlll Corpo cl' Armata metteva a disposizione della divisione il reparto di Allegretti, a cui la 61 • ordinava unirsi ai due battagl ioni inviando una compagnia verso la ferrovia e le altre due in direzione di Campagna delle Scuole, sulla strada per Intestadura. Il reparto si mise immediatamente in marcia, dopo aver lasciato tende e coperte perché gli uomin i fossero più leggeri e spediti nei movimenti, ed in formazione diradata attraversò la zona battuta dall'artiglieria. Lungo il terrapieno della ferrovia il XXIII raggiunse la stazione di Fossalta, per poi far fronte ad est e disporsi con le tre compagnie in linea sulla strada del Gorgazzo, ad oriente della strada Croce - Casa Graclenigo.,Di qui la 3° Compagnia venne spinta in avanti sulla sinistra, affivanclo subito a contatto con reparti austro-ungarici attestati a Casa Di Mitri e Casa Biondo, mentre al centro gli arditi avanzavano fino a Casa Ianna e sulla destra rimanevano fermi sulle loro posizioni. Dal momento che sia il centro sia l'ala sinistra erano stati accolti dal tiro incrociato di numerose mitragliatrici, e che la destra correva il rischio di essere aggirata, Allegretti decise di non insistere da quella parte e cli far fare invece fronte a sud alla sua compagnia di destra. Poco dopo dovette prendere una analoga decisione anche per il suo fianco sinistro, dove la 3" Compagnia era sua volta minacciata di aggiramento. In una situazione caratterizzata eia un'estrema fluidità l'avversario aveva infatti optato per una soluzione che affidava ai nidi di mitragliatrice sistemati nelle case e dietro le siepi il compito di bloccare l'avanzata degli arditi mentre forti pattuglie cercavano cli accerchiarli sui due lati. Più che ad attaccare il XXIII doveva dunque pensare a difendersi, e fu ciò che il suo comandante si accinse a fare, portando il centro e l'ala sinistra dietro il Gorgazzo, dove già si stavano raccogliendo elementi del 145° Reggimento Fanteria, anch'essi costretti a trasformare in una disperata difesa il progettato tentativo di contrattacco. A rendere più difficile una situazione già critica venne anche il tiro di repressione dell'artiglieria italiana, che proprio in quei frangenti si abbatté sulle posizioni del reparto con il risultato di mettere istantaneamente fuori combattimento parecchi arditi e tre preziose mitragliatrici. Benché investito dal fuoco delle opposte artiglierie il XXIII dmase su quelle posizioni fino alle 12,20, ora in cui, premuto eia vicino dall'avversario, Allegretti decise di sganciarsi e ripiegare combattendo dietro la linea della Fossetta, mirando con ciò a ritardare il più possibile l'avanzata degli austro-ungarici ed a dare alle truppe retrostanti il tempo di imbastire la difesa. In questo modo, cli fosso in fosso, e sostando per circa mezzora all'altezza del trivio Croce - Casa Gradenigo - Fossetta, il reparto si ritirò ordinatamente e con tutti i suoi feriti fino a prendere posizione verso le 2 tra lo sbocco ciel canale Perissina e le scuole, in collegamento a destra con il III Battaglione Bersaglieri Ciclisti ed a sinistra con il 1/145°. Occupate 1e case nelle

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vicinanze del canale e spinte delle pattuglie in osservazione, gli arditi attesero un nuovo urto che però non si manifestò né in serata né nella notte, movimentate soltanto dalla comparsa cli piccoli nuclei in esplorazione ricacciali con pochi colpi cl i fucile. In sostanza l'avversario dopo aver sfondato al centro lo schieramento della 61" Divisione, era riuscito a superare anche la Hnea del Gorgazzo e ad avanzare verso la linea della Fossetta, senza però poter procedere oltre a causa della salda resistenza delle ali e del consolidarsi della difesa al vertice del saliente, a favore della quale aveva g iocato in modo determ inante l'azione ritardatrice degli arditi Nel frattempo era stata fatta affl uire in zona la 33a Divisione con la Brigata Sassari ed i gruppi bersaglieri ciclisti III e TV per un contrattacco che, nelle intenzioni, muovendo dalla linea Capo d' Argine - Osteria di Fossalta avrebbe dovuto cadere sul fia nco dell 'avversario e recidere alla base la testa di ponte. A questo scopo la Brigata Sassari venne organizzata in due colonne d'attacco, con il 152° Reggimento a sinistra, lu ngo la direttrice indicata dall' argi ne di San Marco, ed il 151° a destra, parallelamente al fosso Gorgazzo. L'avanzata sarebbe stata accompagnata da uno sbarramento mobile creato dall'artiglieria del XXIII Corpo d'Armata e protetta dal tiro di interdizione sviluppato sul fianco sinistro, davanti al Gonfo ed a Fossalta, dalle stesse batterie e sul fianco destro dall'artiglieri a divisionale, e cioè dalle batterie da campagna cieli ' 11°Reggimento.Ad ulteriore copertura del fianco sinistro, esposto ad eventuali attacchi provenienti dall'ansa cli Gonfo, il comando di divisione scaglionò da quella parte !'VIII Battaglione Bersaglieri Ciclisti, ed un ruolo analogo venne affidato sull'altro lato dello schieramento al IV Gruppo Battaglioni Bersaglieri Ciclisti, chiamato a difendere le posizioni sul canale della Fossetta, a sud-ovest di Capo d'Argine, insieme al XXllI Reparto d'Assalto, messo a disposizione della 33a Divisione. L'azione dei fanti dell a Sassari, iniziata alle 4,30 ciel mattino del 16 giugno, si svolse senza eccessiva difficoltà fin quando gli attaccanti non andarono ad urtare contro le pos.izio ni di Croce e Casa Gradenigo, superate nella tarda mattinata dopo accani ti combattimenti che portarono le due colonne d'attacco ad attestarsi lungo la ferrov ia. A questo punto non era più necessario che il XXIII Reparto cl' Assalto ed i bersaglieri c icl isti alla sua sinistra rimanessero ancora sulle loro posizioni ed a mezzogiorno, dopo una brevissima preparazione d'artiglieria, anche queste unità mossero all 'attacco in direzione del Gorgazzo. S uperata la strada della Fossetta il reparto, che procedeva con due compagnie in prima linea ed una cli rincalzo, incontrò dopo circa trecento metri una prima linea di resistenza, costituita secondo uno schema ormai abituale, da nidi di mitragliatrice sparsi sul te!Teno. Sotto la pressione degli arditi gli austro-ungarici ripiegarono lentamente, appoggiandosi alle case, trasformate in capisaldi, ed ai numerosi fossi nascosti dalla vegetazione, senza però riuscire ad anestare la progressione degli uomini di Allegretti che alle 14,30 si trovavano con la destra e con il centro ad oltre due chilometri e mezzo dalla linea di partenza. La sinistra era però rimasta più indietro di quasi un chilometro, a causa delle forti difficoltà incontrate dai bersaglieri ciclisti e eia quella parte la situazione non tardò a peggiorare. Verso le 15 Allegretti venne infatti avvertito che era venuto meno il collegamento e, visto cbiaramente il pericolo di essere aggirato, il maggiore ordinò ai suoi uomini di riguadagnare le posizioni dalle quali erano partiti. Incalzati da un avversario che era tornato a premere in forze, gli arditi si ritirarono combattendo fino a riassumere lo schieramento iniziale lungo la linea della Fossetta, dove verso le 17 respinsero un attacco preparato dall'artiglieria e condotto con decisione ma stroncato dal fuoco dei moschetti e delle mitragliatrici e dal lancio delle bombe a mano. Nonostante gli austro-ungarici rinnovassero più volte il loro sforzo, riconendo eia ultimo anche al trucco cli fingere la resa e di avvicinarsi a mani alzate per serrare le distanze, gli arditi mantennero le loro posizioni ed anzi ripresero l' iniziativa. Allegretti, infatti, decise di cogliere l'attimo di sbandamento conseguente al fallimento di questo stratagemma e lanciò al contrattacco due plotoni agli ordini del tenente Paolo Rubio, insieme al plotone d'assalto ciel 145° Reggimento Fanteria e ad una pattuglia di una trentina cli bersaglieri ciclisti. Questa inattesa reazione fruttò la cattura di prigionieti e di armi ma non valse a ristabilire una situazione che un nuovo ripiegamento dei reparti in linea sulla sinistra avrebbe presto reso insos~enibile. Verso le 19,30 gli arditi vennero investiti alle spalle da raffiche di mitragliatrici provenienti da quella parte ed in queste concliziqni il reparto non poté far altro che ripiegare lungo la strada Casa Olivetti - Casa Rizzetto, fino a prendere posizione nella trincea che sba1Tava quella rotabile.

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Schizzo allegato al fog lio n. 2995 Op del 20 lug lio J918 del comando della 613 Divisione, Ne/azione sui fatti di guerra dal 15 giugno 1918 al 6 luglio 1918, con la posizione occupata dal XXIII Repa1to d'Assalto alla sinistra dello schieramento (AUSSME, Rep. E-5, Racc. 140, XXIII Corpo d' Armata, Relazioni unità dipendenti operazioni giugno 19 18)

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MEDIO

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BASSO

PIAV .E

SCHIZZ O 1

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L'azione per la riconquista del terreno tra Piave Nuovo e Piave Vecchio, nei primi giorni del luglio 1918 (eia G . .Porta, Con 1'8° Fanteria dal Carso al Piave, Comando del Corpo cli Stato Maggiore, Ufficio Storico, Roma, 1934)


Quanto era accaduto al XXUI non era che una repl i ca su scal a ridotta delle vicende della Brigata Sassa­ ri, a sua vol ta costretta a fermars. i pri ma ed a ri tirarsi poi dal concretizzars i della m i nacc i a sul suo fianco sini­ stro, dove !' VIII B attaglione Bersaglie1i Ciclisti ed i reparti di fanteria inviati in rinforzo dalla 25" D i v i s i one non erano ri usciti ad arrestare l a progressi o ne del l ' avversario. La brigata, dopo aver riguadagnato in perfetto ordine le posizioni cli partenza, era stata raccolta a Cà Tron , i n v i sta di nuove prove, mentre l a difesa ven i va ri organizzata sulla l i nea Losson - Meolo, l ungo l a quale la 33" Divisione sch ierava al l a sera del 1 6 giugno il lll Gruppo Bersaglieri Ciclisti, il XXIII Reparto cl ' Assalto, due gruppi de l 2 ° Reggimento B ombardieri 8 e la Bri gata Bisag no. el corso del l a notte tutti i reparti lavorarono a rafforzare le l oro posizioni e così fecero anche gli arditi dì Allegretti , costretti ad uti lizzare i loro pugnal i per suppl ire alla mancanza di attrezzi d i scavo. Sotto l a pro­ tezione di pattugli e spi nte nella terra di nessuno, la linea venne sol i damente attrezzata a difesa, collegando tra loro i vari capisaldi, ed al mattino si presentava in condizioni tali da poter sostenere un attacco con buone speranze cli successo. T1 XXITI non avrebbe però avuto modo cli veri ficarne nei fatti l ' efficienza, verso mez­ zogiorno del 1 8 giugno fu infatti rilevato da un gruppo bombardi e1i per essere trasferito nelle immedi ate re­ trovie a Meolo, dove il reparto sì s i stemò a Casa Corner. Tn u na situazione che rimaneva estremamente fluida, tanto ne l l a notte sul 1 9 che in quella sul 20 la 3 3 a Divisione ordinò d i far usc i re delle robuste pattuglie in esplorazione verso Capo d ' A rg i ne e Cà di Rosa. Con questo intento, alle 3 ciel mattino del 1 9 il capitano Amleto Marrucci si mosse con una sessantina d i uom i n i e rientrò con 5 6 prigionieri e tre m i tragliatri c i , mentre la notte seguente toccò al i ' intera 1 " Compagnia, divisa in cinq ue pattugl i e, che tra la linea fe1Toviaria e la strada Casa R i ggetto - Casa Olivetti si imbatté soltanto i n u n ferito austro-ungarico, ed a d u e plotoni del l a 3a Compagnia, che s u l la destra del l a strada Casa Olivetti Casa Rizzetto non trovarono traccia del nemico nonostante avessero quasi raggiunto la linea della Fossetta. TI bari centro della battagli a si era i n fatti spostato verso Losson, dove il 1 5 1 ° Reggimento Fanteria, dopo aver fatto registrare q ual che progresso, faticava ora a contenere i contrattacchi austro-ungarici. Il comando della 3 3 a Divisione, fatto ripiegare il reggimento dietro il !Vl eolo verso Cà Pesaro, si preoc­ cupò di rafforzare il fronte Meolo - Losson con il 1 5 2 ° e di inv i are i l XXIII verso Losson a disposizione del 1 5 1 °. Il reparto, sfilando dietro l a linea presidi ata dai fanti della Sassari, raggiunse il paese alle 1 2,30 e si ammassò i n attesa nei pressi della chiesa. Dal comandante del 1 5 1 ° Allegretti ebbe l ' ordine cli attaccm:e dopo mezzora i n direzione cli Capo cl ' Argine, con i n ri ncalzo un battaglione di q uel reggi mento. Gl i arditi si sca­ gliarono all ' assalto i n due ondate e, pur incontrando una forte res iste nza lungo la strada che costeggia il ca­ nale Correggio, riuscirono prima acl attestarsi lungo l ' argine e poi ad ap1irsi il passo a col p i di bombe a mano e cli pugnale fino a Case Fantinello, da dove diverse mitragliatrici prendevano d' infilata la strada ed il canale. Per procedere oltre sarebbe stato necessm·io l ' intervento del l ' artiglieria ma q uesto, sebbene richiesto, non si concretizzò ed alle fiamme cremisi, fall ito anche un tentativo di manovra aggirante, non rimase al tra scel ta che rafforzarsi sul posto , trasformando in caposal do una piccola casa davanti al caseggi ato così accan itamen­ te difeso dagli austro-ungarici. La Brigata Sassa ri era infatti duramente i mpegnata a Losson, per quattro vol­ te attaccato da reparti della 46a Divisione Schi.itzen , e non era in grado cli sostenere l ' azione del XXIIJ. Dopo aver respinto verso l e 22,3 0 un contrattacco, il reparto mantenne comunque la posizione per tutta la notte, te­ nendo anzi sotto pressione l ' av versario, continuame nte di sturbato con raffiche di mitragl i atrice e l anci di bombe a mano, e si ritirò sol tanto verso le 4, dietro espresso ordine del 1 5 1 ° Regg i mento Fanteria. Negl i aspri combattimenti intorno a Losson altri due arditi del XXIII, il volontaiio quarantasettenne At­ tilio Verclirosi ed il ventitreeru1e aiutante di battaglia Soccorso S aloni , guadagnarono morendo la massima ri­ compen sa al valor militare, nel solco di una tradizione di cui il reparto poteva certo and ai·e fiero . Nel pome­ riggio ciel 1 9 giugno, quando era arri vato l ' ordine di attaccare, il caporale Verdi ros i era stato tra i primi a lan8 li 2 ° Reggimento Bombard ieri , alle di relle dipenden,:e del comando del XXIII Corpo d ' Arm ata, era l ' ultimo ri masto dei sette reggi menti bombardieri-fucilieri creati nel dicem bre I 9 I 7 ri unendo i reparti di bombardieri che nel l a ri tirata avevano perso armi ed equipaggiamento . Erano costituiti ciascuno da tre gruppi, numerati da CI a CXXI , per c u i il 2 ° Reggi mento i nquadrava i gruppi C I V, CV, CVI, ed articolati su tre batterie d i d uecento uomi n i , una compagnia mitragliatrici, una sezione pista le-mi traglia­ trici . u n a sezione lanciabombe Stokes ed un reparto zappatori.

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ciarsi all'assalto ed era stato colpilo a morte mentre con le sue bombe a mano cercava cli ridurre al silenzio una mitragliatrice9. Questa la motivazione: A quarantasette anni, volontario di guerra in un reparto d'assalto, avendo lasciato famiglia ed interessi, per giovanile fede, per coraggio indomabile, sempre primo in ogni ardita impresa per virtù di parola e di esempio, animatore e suscitatore d'eroismi, trascinò con sé gli arditi della prima ondata in un.fitlmineo contrastato attacco, ricacciando in disordine il nemico. La morte lo colpì nell'impeto dell'assalto, tmncandogli sulle labbra il grido di incitamento e di esultanza. Losson, Basso Piave, 19 giugno 1918 Saloni, ferito nei combattimenti del 15 giugno, aveva lasciato volontariamente l'ospedale eia campo in cui era ricoverato per tornare il reparto e nell'attacco sferrato su Capo d'Argine si era lanciato in avanti con la prima ondata: era rimasto al suo posto anche quando era stato colpito ad un braccio, continuando a guidare i suoi uomini finché non era stato abbattuto da una raffica di mitragliatrice. La motivazione, dettata dal comandante della 3a Armata, ne descrive così l'eroico sacrificio 1°: Allo squillo di battaglia, ancora dolorante per una.ferita, volontariamente usciva da/l'ospedale e raggiungeva la prima linea. Alla testa della compagnia, balzava all'attacco, e, primo fra tutti, superava i reticolati avversari. Ferito ad un braccio si slanciava ancora avanti, finché, colpito in pieno da una rqffì,ca cadeva, consacrando col suo puro sangue d'eroe la posizione conquistata. Losson, Basso Piave, 19 giugno 1918. Il 21 giugno fu una giornata di assestamento in cui il reparto venne inviato prima a Meolo e poi in serata a Trepalacle, dove rimase fino alle 15 del 23, quando fu raggiunto dall'ordine cli portarsi nel settore del Basso Piave, a disposizione del 225° Reggimento Fanteria, per incalzare in direzione cli Capo Sile l'avversario in ritirata oltre il Piave e di lì puntare su Paluclello e prendere contatto con il 226°. Gli arditi di Allegretti raggiunsero per via d'acqua Mezzotaglio verso le 19 e proseguirono lungo l'argine con le compagnie in linea di fila verso il punto dove l'argine cli S. Marco si innesta nell'argine del Taglio del Sile. In corrispondenza di quel passaggio obbligato era ancora attestata una robusta retroguardia che né le bombe a mano né l'intervento dei lanciabombe Stokes riuscirono a snidare. Il solo modo di giungere a contatto e di risolvere il combattimento all' arma bianca, così come gli arditi avevano fatto il giorno 20 tra Losson e Capo d'Argine, sarebbe stato attraversare uno stretto ponticello sul Piave Vecchio sferzato dalle raffiche delle mitragliatrici, andando incontro a morte sicura. Prima era necessario far tacere quelle armi, ma il tentativo fatto a tarda notte con l'intervento di una bombarda venne frustrato dal vento, che ne rese il tiro del tutto impreciso, e fu necessario attendere l'alba e l'entrata in azione dell 'artiglieria. Il XXIIl riuscì così a passare finalmente sull' altra sponda ed alle 6 ciel 24 giugno occupava Capo Sile, catturandovi armi e prigionieri, per poi dilagare fra l'argine di S. Marco ed il fiume. Presa la Castalclia e ripulite le trincee dove furono snidati dei ritardatari, il reparto risalì la riva sinistra del Piave Vecchio verso Paluclello, superando un 'ultima resistenza a Chiesanuova. Alle 13 il collegamento con il 226° era cosa fatta e da quel momento in poi il XXlII rinnovò più volte il tentativo, già abbozzato in mattinata, di raggiungere l'altra sponda del Piave Vecchio, senza peraltro riuscirvi per mancanza di mezzi adeguati. Esaurito il suo compito, il reparto fu messo in Hbert~t nella notte e rientrò Trepalade. Nel corso della battaglia aveva avuto 5 morti e 13 feriti tra gli ufficiali e 53 caduti e 163 feriti tra la truppa, oltre ad una quarantina di feriti leggeri curati al reparto 11. All'attivo, in aggiunta alle perdite imprecisate inflitte ali' avversario negli scontri in cui i suoi uomini avevano fatto largamente ricorso all'arma bianca, il XXIII poteva registrare i J23 prigionieri fatti tra il 16 ed il 19 giugno, i 100 catturati il 24 e non meno di 1O mitragliatrici 12. 9 Attilio Verdirosi nato a Longone Sabino in provincia di Rieti nel 1873, si era arruolato volontario nel novembre 1917, lasciando la famiglia ed il suo impiego di usciere presso l'lsLiluto Internazionale di Agricoltura a Roma. Prestò servizio nel 2° Reggimento Bersaglieri e nell'8°, prima di passare a domanda negli arditi nel febbraio l 918 e raggiungere così il XIX Reparto d' Assalto, con il quale in maggio prese parte alle due azioni di Capo Sile distinguendosi per audacia e generosità. IO Soccorso Saloni nato a Lecce nel 1895 si era arruolato nel febbraio l9 15 come allievo sergente nel 7° Reggimento Bersaglieri. Caporale nel luglio 1915 e sergente nel gennaio 1916, fu decorato con una medaglia cli bronw al valor militare per il comporLamento tenuto nella Decima Battaglia dell'Isonzo, e nel luglio del 1917 passò a domanda al XIX Reparto d ' Assalto seguendone le vicende. Aiutante di bauaglia nell'aprile 1918, Saloni si distinse anche nell'azione di Capo Sile del 26 maggio, in cui meritò una medaglia d'argento al valor militare.

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Il 2 luglio 1918 il XXlll CoqJo d 'Annata, schierato all' ala destra della 3• Armata, iniz iò le operazioni per la riconquista della regione del delta del Piave con il duplice intento di allontanare una volta per tutte l'avversario dai margini della laguna di Venezia e di rettificare sensibilmente l'andamento del fronte portandolo sul Piave Nuovo. La 54" Divisione mosse da Porte di Taglio e da Capo Sile con obiettivo Passerella, mentre la 4" Divisione agì da Cortellazzo in direzione di Palazzo Bressanin. La simultanea avanzata da nord e da sud avrebbe dovuto intrappolare l'avversario nel tem:no acquitrinoso tra Piave Vecchio e Piave Nuovo e permetterne l'annientamento a meno di una precipitosa ri tirata. Nei fatti l'avanzata su direttrici convergenti delJe due divisioni incontrò una forte resistenza, soprattutto nel settore della 54" Divisione, e nel tentativo cli sbloccare la situazione il comando della 3a Armata decise di mettere a disposizione di quella grande unità i reparti d'assalto XI e XXVIII, per quanto ancora in fase di riordino dopo la Battaglia del Solstizio, ed il IIf Reparto cl' Assalto di Marcia, che, affiancandosi a quanto restava del XXIII, permisero cli creare una consistente forza d'urto. Sulla base di gueste premesse, d'ordine ciel XXIII Corpo d'Armata, al mattino ciel 3 luglio il maggiore Allegretti assumeva il comando di un battaglione di formazione composto da tre compagnie del XXVlll ed una del XXIIi, con una forza totale di circa 600 uomini, con il quale nel pomeriggio passava alle dipendenze della Brigata Bisagno. II compito che gli venne subito assegnato fu quello di sfondare le linee nemiche tra Cà del Bosco e Casoni, per poi puntare sulla strada Passerella - Cà Bressanin. Alla sua sinistrn, oltre la strada di Chiesanuova, avrebbe agito l'XI Reparto cl' Assalto, e poiché questo partiva da una linea più affetrata Allegretti avrebbe dovuto attenderlo su una linea ideale che partendo dal.la sponda ciel Piave Nuovo arrivava al limitare del caseggiato cli Cà del Bosco passando per La Trezza. Lo scatto delle fanterie era fissato per l' 1,20 del 4 luglio, dopo una preparazione d'artiglieria di venti minuti. Nel corso della notte il battaglione si ammassò nella trincea cli p1ima linea, presidiata da due battaglioni del 153° Reggimento Fanteria, in attesa che all'ora fissata le batterie aprissero il fuoco. Il tiro risultò però troppo lungo e quando dopo i venti minuti stabiliti Allegretti fece uscire due plotoni di fiamme cremisi le difese erano ancora in pe1fetta efficienza. Gli arditi riuscirono sì a portarsi a distanza d'assalto da Cà del Bosco, ma al momento cli iffompere nella posizione furono accolti da un nutrito fuoco di fucili e mitragliatrici che li obbligò a ritirarsi con morti e feriti. Era evidente che la posizione, proprio per la sua importanza, era fortemente presidiata e tuttavia poco poteva dirsi, per il modo stesso in cui si era svolto il combattimento, in merito al numero dei difensori ed aJI'organizzazione delle difese, nascoste dalla vegetazione. II tentativo venne ripetuto alle 7,30 dall'intera compagnia ciel XXIIl ed anche questa volta gli arditi riuscirono a serrare le distanze ma non a sferrare l'assalto risolutivo, sempre a causa delle numerose mitragliatrici che la preparazione d'artiglieria, pur più accurata, non aveva potuto ridurre al silenzio. Fu però possibile riconoscere con precisione l'andamento della linea di difesa, individuandone il tracciato ad una settantina di metri ad OJÌ\1.nte cli Cà del Bosco ed accertando lo sviluppo dei reticolati. Inoltre, dai prigionieri catturati, Allegretti apprese che la posizione era tenuta da cinque compagnie, di forza ridotta ma con non meno di cinque mitragliatrici ciascuna. Forte di queste informazioni il comandante del XXITI chiese una più intensa preparazione d'artiglieria per il pomeriggio ed alle 16, dopo che Cà del Bosco era stata martellata per un ' ora, attaccò per la terza volta con due compagnie di fiamme nere del XXVIII e la compagnia del suo XXIII. L'azione frontale venne que11

Il 25 giugno 1918 la forza del reparto era di 5 ufficiali e 473 uomini di truppa, il che ne faceva il più efficiente dei tre reparti d'assalw della 3" Anna ta (]'Xl aveva 15ufficialee3 16 arditi, il X.XVIII 8 ufficiali e 350 arditi). 12 fl rapporto del maggiore Allegretti cita espressamente il largo uso del pugnale fatto dai suoi uomini, soprattutto nella giornata del 20 giugno, in cui furono raggiunte punte particolarmente alte di accanimento e la lolla si svolse letteralmente senza quartiere. Nei pressi della strada Losson - Case Fantinello gli ardi ti avrebbero infatti inferto all'avversario "forti perdile in morti e feriti i quali ultimi vengono pugna/a,i sul posto'' e pitl tardi, nel furore della lotta, avrebbero assali Lo allo stesso modo un posto di medicazione. In merito a questo episodio, verificatosi durante l'avanzata su Case Fantinello, Allegretti s i preoccupa però cli precisare che alcuni elci feriti lì ricoverati avrebbero tentato di opporre resistenza, giustificando così in qualche modo la reazione dei suoi uomini: "E' a ques/0 momen/o l'episodio di alcuni Arditi che capilari su un posto di medicazione austriaco uccidono tu ti i iferiti giacché alcuni di essi tentarono di opporre resistenza ". (AUSSME, E-5, Race. 140, XXIII Corpo d'Annatu, Relazioni unità dipendenti gi ugno 1918).

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sta volta accompagnata da un movimento avvolgente sui due lati del caposaldo, favorito dalla vegetazione che permise agli arditi di avvicinarsi senza essere scorti e di irrompere nella posizione prima che gli avversari potessero riaversi dagli effetti ciel bombardamento ed organizzare una qualunque resistenza. Espugnata Cà del Bosco e spinte in avanti delle pattuglie per riprendere il contatto, Allegretti chiese che un battaglione del 210° Reggimento Fanteria avanzasse a chiudere il vuoto creatosi sul suo fianco sinistro a causa delle difficoità incontrate dai reparti che avrebbero dovuto agire da quella parte. L' intervento richiesto tardò però a concretizzarsi e cli conseguenza, quando alle 17 forze equivalenti ad un battaglione contrattaccarono proprio su quel lato, gli arditi furono costretti a ritirarsi sulle posizioni dalle quali erano partiti. Nei combattimenti del 4 luglio il battaglione Allegretti aveva catturato 320 prigionieri e preso otto mitragliatrici e cinque bombarde. Le perdite non erano state lievi ed assommavano a due ufficiali feriti ed 11 arditi morti e 39 feriti per la compagnia del XXIII e ad un ufficiale morto ed uno ferito, con 7 morti, 50 feriti e 16 dispersi tra la truppa, per il XXVIII Reparto cl' Assalto. In serata la Brigata Bisagno ordinò di ripetere l'attacco a Cà del Bosco ma Allegretti fece presente che ben difficilmente l'avversario, ammaestrato da quanto era successo nel pomeriggio, si sarebbe lasciato cogliere ancora cli sorpresa e che avrebbe certamente provveduto ad inviare nel settore dei rinforzi. Inoltre l'intensificarsi dell'azione della sua artiglieria lasciava intendere che stava a sua volta preparando qualcosa ed in queste condizioni tentare ancora non avrebbe portato alcun risultato. Le argomentazioni dell'esperto comandante del XXIII Lrovarono ascolto ed alle 22,30 l'ordine venne revocato. Quasi a confermare l'esattezza delle sue valutazioni, subito dopo arrivò anche l'annunciato attacco austro-ungarico che si esaurì verso le 23, lasciando la situazione inalterata. Gli arditi 1imasero in posizione per tutta la notte, durante la quale le pattuglie inviate in esplorazione poterono accettare che non vi sarebbero stati altri ritorni offensivi, ed alle 1Ociel 5 luglio la compagnia del XXIII venne fatta rientrare a Trepalacle. La partecipazione ciel reparto alla Battaglia ciel Solstizio ed alle operazioni per la riconquista del Basso Piave aveva messo in luce la combattività e la coesione delle fiamme cremisi che in più occasioni erano riuscite a prevalere su un avversario agguerrito e tenace, sfruttando al meglio le caratteristiche peculiari dei reparti d'assalto, quali l'irruenza, l'abitudine al combattimento a distanza ravvicinata, la capacità di agire in piccoli nuclei, capacità esaltate dal solido inquadramento e dalla lunga familiarità tra capi e gregari. Già citato nel bollettino di guerra ciel 25 giugno, al XXIII, unico tra i reparti d'assalto, a conclusione ciel ciclo operativo iniziato il 15 giugno e chiuso il 5 luglio 1918 venne concessa la medaglia d'oro al valor militare, con una motivazione che ne richiamava il sacrificio e l'indomabile ardore: Si slanciò con impewfulmineo su colonne nemiche irrompenti dal Piave, inchiodandole in una ùnprovvisata linea cl(fensiva per ben cinque giorni di mischie furibonde e sanguinose. Richiamato poco dopo nella lotta, vi tornava con. abnegazione sublime, dando validissimo contributo alla riconquista di Capo Sile. Logorv, ma non domo, rinserrava successivamente le su.e diradate .file in un ferreo nucleo di volontari, che il suo nome riportavano sull'ardente campo di battaglia conquistandovi un.formidabile caposaldo. Piave - Capo Sile - Cà del Bosco, 15 giugno - 5 luglio 1918. Il 16 luglio il comando del XXIII Corpo cl ' Armata passava dalla 3" Armata alla 9", la cosiddetta armata di riserva, insieme alle divisioni 7" e 54\ ritirate dalla linea. La grande unità manteneva alle sue dipendenze il XXIII Reparto cl' Assalto, impegnato nelle retrovie in un processo di ricostituzione reso più difficile dal venir meno della tradizionale fonte di alimentazione rappresentata dai reggimenti bersaglieri della 3a Annata. A seguito della sostituzione del XXIII con il XXVI Corpo d'Armata questi infatti dovevano ora inviare il loro volontari al XXVI Reparto d'Assalto, costituito anch'esso da fiamme cremisi. Come conseguenza cli questo stato di cose, ai primi di agosto mentre poteva dirsi soddisfacente la situazione dei quadri, dal momento che all'organico previsto mancava un solo ufficiale subalterno, molto meno lo era quella della truppa, nelle cui file mancavano non meno di 230 uomini. ll comandante del corpo d'annata, tenente generale Carlo Petitli cli Roreto, vedendosi nell'impossibilità di soddisfare questa esigenza, e volendo d'altra parte rimettere quanto prima il reparto in condizioni di piena eftìcienza, chiese alla 9" Annata l'autorizzazione a farvi fronte con volontari tratti dai normali reggimenti cli fante ria che avessero i necessari requisiti in termini di prestanza fisica, buona condotta ed ardimento 13. Ciò significava snaturare in qualche modo il XXIII ma non c'era altra scelta, data la mancanza cli unità di bersaglieri dalle quali poter attingere. Il compito di riportare a numero gli orga-

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nici del reparto venne così affidata al V Reparto cl' Assalto di Marcia, che in seno alla 9a Arn1ata svolgeva questa funzione per tutti i reparli d'assalto, secondo le disposizioni impartite in materia dal Comando Supremo fin dal mese di marzo. L'ultimo giorno cli agosto an-ivarono al XXJTT trecento complementi, un numero superiore a quanto richiesto che venne però subito ridimensionato dalla richiesta di Allegretti di rinviare al corpo di provenienza i 57 che avevano dichiarato di non essere volontari e di essere stati anzi incorporati tra gl i arditi contro la loro volontà. Per il comandante del XXTIJ la volontarietà 1imaneva un requisito fondamentale e la sua richiesta fu dunque accolta, ma nel dare il suo assenso il comandante della 9• Armata, tenente generale Paolo Mon-one aggiunse alcune parole che indicano chiaramente come, per far fronte alla crescita delle unità d'assalto, fosse ormai indis pensabile accantonare alcuni dei principi che ne avevano ispirato la creazione 14 : "Sussiste ancora la condizione della volontarietà? Rispondergli che si sostituiscono ma che si rammenti che, dopo il grande sviluppo delle truppe d'assalto, la volontarietà non è più condizione indispensabile per appartenervi ma se ne tiene conto soltanto nei limiti del possibile". L'appartenenza all'armata di riserva, e soprattutto la necessità di assorbire i nuovi venuti e ricreare quell'amalgama di reparto che tanto bene aveva funzionato al momento della prova, spiegano perché il XXIII non venisse più impiegato in azione fino alla fine di ottobre. L'intelaiatura 1imaneva comunque solida e l'integrazione tra i vecchi bersaglieri ed i complementi cli varia provenienza fu realizzata in modo più che soddisfacente, come avrebbero dimostrato i combattimenti sostenuti sul Grappa, durante la prima fase della Battaglia di Vittorio Veneto. Assegnato alla 4a Armata il 22 ottobre con un preavviso di sole ventiquattro ore, il repruto fu impiegato inizialmente nel settore del Vl Corpo d'Armata, schierato con le divisioni 223, 15a e 59a a cavallo della dorsale che da Ci ma Grappa arriva a Monte Pertica 15 . Proprio alla conquista di questa quota, già teatro di feroci combattimenti, vennero lanciate alle 6 del 24 ottobre due colonne d'attacco, entrambe guidate da una compagnia del XXTTI. Sulla sinistra, sul fronte della 22" Divisione, la 1" Compagtùa costituiva l'avanguardia della colonna costituita da un battaglione della Brigata Roma (T/80°) diretta su quota 1451, ad ovest del Pettica, contro la cui quota più alta (1549) doveva scagliarsi la colonna principale, organizzata dalla lY Divisione con tre battaglioni della Brigata Pesaro ed alla cui testa era stata posta la 3• Compagnia. Gli arditi dovevano svolgere quel ruolo cli truppe di rottura che era stato tra le ragioni che avevano portato alla formazione dei repruti d'assalto ma si trovarono a frufo contro una sistemazione difensiva estremamente efficiente, la cui solidità era stata solo in mini/ ma parte scalfita da un bombardamento cli prepru·azione durato appena trenta minuti e per di più assistito da un'osservazione ciel tiro resa oltremodo precaria dalle pessime condizioni atmosferiche di quei giorni. Con tutto ciò, mentre la colonna di sinistra veniva costretta a fermarsi davanti alle linee avversarie ed a rimanervi, abbarbicata al ten-eno, la 3" Compagnia del XXIII ed i due battaglioni cli prima schiera della Pesaro, 1/239° e llJ/239°, raggiunsero con relativa facilità le trincee più avanzate sul Pettica, ma non riuscirono a progredire oltre e furono anzi costretti ad abbandonarle. Un secondo attacco, sfe1rnto verso le I O con l'intervento del Il/239° e del 11/240° riportò arditi e fanti all'interno delle posizioni austro-ungariche, tenute eia reparti della 48" Divis ione (I Corpo cl' Annata), ma ancora una volta questa precaria conquista non poté essere consolidata sotto il tiro concentrico delle attiglierie avversarie e verso le 14 la nuda cima del Pertica fu nuovamente sgombrata. Gli attaccanti avrebbero avuto maggior successo l ' indomani, grazie anche al fatto che nella lotta fu possibile gettare forze fresche, il XVIII R eparto cl' Assalto ed i due battaglioni della Brigata Pesaro non ancora 13 Comando XXIII Corpo d'Armata, Stato Maggiore, Complemenri per il XX!!! Reparto d'assalto (fiamme cremisi), n° 5580 Sv del 7 agosto 1918, AUSSME, Rep. F-2, Racc. I 13, Y e 9" Armata, Reparti d'Assalto 19 18. 14 XXIII Reparto d'Assalto "Fiamme Cremisi", n° 747R del 3 settembre 1918, AUSSME, Rep. F-2, Racc. 113, 5" e 9" Armata, Reparti d'Assalto 1918. Lo stesso comandante d'armata. nel commentare la richiesta di complementi per il XX III Reparto d' Assalto avanzata il 7 agosto dal tenente generale Petitti di Roreto, dopo aver suggerito la soluzione, poi adottata. di rico1Tere al V Reparto d' Assalto di Marcia, si era chiesto apertamente se non rosse possibile trasferire direttamente i complementi dalla fan teria ai reparb d'assalto, senza passare per questa struttura dedicata. Evidentemente nell'opinione del tenente generale Morrone gli arditi venivano sempre più ad assimilarsi ad una specialità della fanteria e venivano quindi meno alcune loro peculiarità. 15 Il XXIIl Reparto d'Assalto partì in treno dalla stazione di Dossohuono il 22 ottobre e via Verona arrivò all'alba del 23 a Rossano Veneto, da dove una colonna di autocarri lo trasportò sulla sommità del Grappa, scaricandolo nell'ampio spazio davanti alla Caserma Milano.

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impegnati, 1/240° e lll/240°. Verso mezzogiorno la battaglia si spense, lasciando nelle mani degli attaccanti sia il Pertica che l' adiacente quota 1451, dove le due compagnie del XXIII, o meglio quanto ne restava, sarebbero rimaste fino al giorno 27, collaborando a respingere i veementi contrattacchi sferrati dalla 48• Divisione austro-ungarica ed in particolare quello che, proprio nelle prime ore del mattino del 27 ottobre, avrebbe pe1messo all'avversario di rimettere piede per qualche ora sulla cima contesa. La 2a Compagnia era stata intanto impiegata nell'ambito dell'attacco sferrato sempre il 24 ottobre dalla Brigata Cremona, pure appmtenente alla 15a Divisione, verso il Monte Prassolan (quota 1421 ), alle spalle del Monte Pertica lungo il contrafforte che da Cima Grappa, chiudendo ad occidente la Val Stizzon, degrada verso il Monte Roncon. Per raggiungere questa posiz.ione le due colonne d'attacco, vale a dire quella cli sinistra, guidata dalla compagnia ciel XXIII e composta dai battaglioni II/22° e 111 22°, e quella di desu·a, preceduta dalla 3a Compagnia del LV Reparto cl' Assalto e comprendente i battaglioni J/21 ° e 111/21 °, dovevano muovere dalle propaggini di Cima Grappa e proseguire per la Valle delle Bocchette. All'ora fissata, e simultaneamente all'azione delle colonne d' attacco della Brigata Pesaro, gli arditi del XXIII avanzarono sotto l'arco delle traiettorie e travolsero le difese avanzate di Osteria del Forcelletto per poi proseguire di slancio fino a Col del Prà, dove venne sorpresa e distrutta una batteria di medio calibro, e Casera Campigolo. La loro rapida penetrazione non fu però seguita dai reparti cli fanteria ed alle 8,30, dopo aver atteso inutilmente il loro an·ivo, la 2• Compagnia si vide costretta a ripiegare per non essere tagliata fuori eia un avversario i cui contrattacchi si facevano sempre più risoluti. Stessa sorte incontrò la colonna di desu-a, obbligata anch'essa a retrocedere dal tiro d'infilata di numerose mitragliatrici e da un preciso e ben diretto sbarramento d'artiglieria. La sera stessa la 2• Compagnia fu riportata nelle retrovie dove tre giorni dopo fu raggiunta dalle alte due. A differenza di quanto sarebbe avvenuto sul Pertica, sul Prassolan i tentativi effettuati nei giorni seguenti non avrebbero modificato la situazione. Nel complesso, in una serie di azioni che avevano confermato la difficoltà ad agire contro postazioni montane saldamente attrezzate a difesa e ribadito guanto fosse arduo sfruttare il successo iniziale solitamente ottenuto dalla testa delle colonne d'attacco, il XXlll Reparto d'Assalto si era ben comportato. A dimostrarlo stava il numero dei prigionieri catturati e delle armi prese al nenùco: circa 700 uomini, tra i quali una ventina cli ufficiali, e non meno cli venti mitragliatrici per le due compagnie impegnate sul Pertica, un centinaio di uomini cli truppa ed una mezza dozzina di ufficiali tra i quali un capitano d'[u-tiglieria, a riprova del fatto che era stata effettivamente raggiunta la zona cli schieramento delle batterie austro-ungariche, per la 2a Compagnia, che poteva anche vantare un bottino di una decina di mitragliatrici. La giornata del 28 ottobre vide il reparto riunito nelle immediate retrovie, approfittando di una pausa nelle operazioni per riordinare i ranghi, a similitudine di quanto stava facendo l'intera 4a Armata. Il giorno dopo, al riaccendersi della battaglia sul Grappa, l'azione principale si sarebbe svolta nel settore del lX Corpo cl' Armata, chiamato a ripetere l'attacco al Monte Asolone fallito il 26 ottobre. Questa volta il successo avrebbe dovuto essere garantito dal concorso di un maggior numero di bocche eia fuoco per preparare e proteggere l'avanzata sulla direttrice Monte Asolone - Col della Be1Tetta della Brigata Calabria, che avrebbe poi dovuto piegare ad ovest in direzione di Col Caprile, obiettivo su cui, non appena si fosse pronunciato il successo di questa manovra avvolgente, avrebbe puntato frontalmente anche la 17" Divisione, e dal!' intervento di ben tre reparti d'assalto, IX, XXIII e LV, per aprire la strada ad altrettante colonne d'attacco. f:a prima, indicata come colonna A, comprendeva le compagnie 1a e 2a ciel IX Reparto d'Assalto, i battaglioni di fanteria II/60° e ID/ 60° e due compagnie mitragliatrici. Scavalcata la vetta cieli' Asolone, lasciando una compagnia di fanteria ed una compagnia nùtragliatrici a Cason delle Fratte, a protezione del fianco destro nei confronti di eventuali nùnacce dalla Val Cesilla, la colonna doveva proseguire verso Col della Be1Tetta. La seconda colonna, colonna C, con il III Battaglione del 59° Reggimento Fanteria, il XXIII Reparto d'Assalto, la 3" Compagnia del IX Reparto d'Assalto, i plotoni d'assalto reggimentali delle brigate Calabria, Siena, Bari, Forlì, Basilicata, doveva fiancheggiare sulla sinistra l'azione della colonna A, aggredendo la linea individuata dalle quote 1440 e 1486 per poi penetrare in Val delle Saline. La terza colonna, costituita eia un altro battaglione ciel 59°, dalle compagnie l" e 2" del LV Reparto d'Assalto e da due compagnie di mitragliatrici divisionali, doveva seguire la prima fino al Col della Berretta e quindi scavalcarla per procedere su quota 1292 e di qui sul Col Caprile. Per alleggerire il compito delle forze di prima schiera, e fronteggiare gli inevi-

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tabili contrattacchi con unità per quanto possibile ancora non provate, le posizioni di vetta cieli' Asolone, una volta conquistate, sarebbero state affidate ad un nucleo di occupazione forn ito dalla Brigata Siena, con i battaglioni II/32°, III/32° ed una compagnia zappatori, mentre a quelle più avanzate avrebbe provveduto un complesso di forze costituito da due battaglioni della Forlì, I/43° e 111/44°, da una seconda compagnia zappatori e da due compagnie mitragliatrici. Lungo un fronte di circa due chilometri, da quota 1440 alle pendici orientali cieli' Asolone, all'altezza del Cason delle Fratte, l'equivalente di otto battaglioni italiani si preparava così ad investire cinque battaglioni del1a 4a Divisione austro-ungarica, che potevano però contare sul sostegno di ben sei battaglio11i della 28", tre ad immediato rincalzo tra la Valle delle Saline e Casera Spadoni e tre di riserva al Col del1a Ben-erta. Il XXIll Reparto d' Assalto salì in linea per la Val d'Amore nella notte ed all'alba si trovava in posizione nelle trincee fronteggianti le quote 1440 e 1486. L' attacco fu sferrato alle 9,35, dopo una poderosa ma poco precisa preparazione d'artiglieria durata non più di 35 minuti. L'azione della colonna C ebbe inizialmente successo e le due quote furono conquistate di slancio dagli arditi, subito raggiunti dai fanti del III/59°, ma il tentativo di affacciarsi alla Valle delle Saline fu frustrato da violenti contrattacchi che trasfornrnrono ben presto gli attaccanti in difensori. Venuto meno anche l'appoggio dell'artiglieria a causa de]la pessima visibilità dovuta alla nebbia, la colonna C si vide costretta a ripiegare prima sulle posizioni conquistate e poi sulla linea di partenza. L'avversario tentò di sfruttare a suo vantaggio il momento cli crisi conseguente al riflusso del1a colonna d 'attacco ma venne a sua volta contrattaccato e costretto a desistere. A mezzogiorno tutto era finito. Nel frattempo il mancato appoggio della colonna C aveva reso oltremodo critica la situazione clel1a col01111a A, che dopo aver superato 1' Asolone si era trovata con entrambi i fianchi seriamente minacciati. Anche da questa parte non era stato possibile fare altro se non ritornare combattendo alle trincee lasciate poco prima, facendo intervenire a copertura della ritirata i due battaglioni della Siena che avrebbero dovuto occupare le posizioni cieli' Asolone. Poco dopo le 11 tutti i reparti della colonna A e di quella di rincalzo erano rientrati nelle linee italiane, dove rimasero i battaglioni della Calabria mentre le unità d'assalto furono riportate nelle retrovie per esservi riorganizzate. Considerati la situazione sul terreno, il rapporto di forze e l'imposs.ibilità per l'artiglieria di intervenire con precisione neHa lotta, l'azione dell' Asolo ne non aveva troppe probabilità di riuscita ed il fatto che i primi obiettivi. fossero stati conquistati di slancio va quindi ad onore dei reparti che vi presero parte. Il disordine che contrassegnò l' ultima fase del ripiegamento delle due colonne può essere facilmente compreso se si considerano le condizioni in cui avevano dovuto battersi, come pure il fatto che in larga misura si trattava cli unità già duramente provate nel corso della battaglia. Il XXlll Reparto d'Assalto, che dalle quote 1440 e 1486 era tornato con venti prigionieri e cinque mitragliatrici, non ebbe più modo cli entrare in azione. Nei combattimenti sul Monte Grappa tra il 24 ed il 29 ottobre aveva avuto 63 caduti , tra i qual i un ufficiale, 160 feriti, compresi 1O ufficiali, e 4 dispersi, oltre ad una novantina di feriti leggeri curati presso il reparto stesso. Questo tributo di sangue e l'apporto dato soprattutto alle operazioni dei primi giorni su.I Monte Pertica, gli valsero un'altra citazione sul bollettino di guen-a, che alla data del 26 ottobre così recitava: "Nella regione nord occidentale del massiccio del Grappa, i combattimenti, ripresi all'alba, sono continuati l'intera giornata. Sul terreno da noi conquistato il giorno precedente, la lotta ha fluttuato accanita, ma alla.fine la tenacia delle brave truppe della 4° armata ha avuto ragione dei disperati contrattacchi nemici ed il possesso delle contese posizioni è stato m.antenuto ed in più traui ampliato ... Il IX reparto d'assalto si è particolarmente distinto. Alla brigata Pesaro, al XVIII e XX.Ili reparto d'assalto spetta il merito di avere compiuto la difficile conquista del M. Pertica.formidabilmente apprestato a d(fesa dall'avversario ...." Disceso in pianura il XXlll Reparto d'Assalto fu restituito il 22 novembre alla 9a Armata, incaricata del presidio della linea orientale d'armistizio tra il Monte Mangart ed il valico di Nauporto con i corpi d' arnrnta XJ e XVIII, sostenuti dal XXlII dislocato nella zona di Cividale ciel Friuli. Tornato alle dipendenze del XXIll Corpo d'Armata, il reparto fu sciolto il 25 gennaio 1919.

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L'accampamento degli arditi dopo l'azione sul basso Piave nel corso della Battaglia del Solstizio del 1918 (AUSSME)

Gli arditi ciel XXUT Reparto d'Assalto portati in linea con gli autocarri nella regione del basso Piave. La bandiera a stelle e strisce è indicativa della speranza con cui anche in Italia si guardava all'intervento degli Stati Uniti, che prop1io allora cominciava a concretizzarsi, almeno sul fronte francese (AUSSME)

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Di corsa sotto il tiro nemico su passerelle improvvisate. È lo scenario in cui operò il XXIII Reparto d'Assalto nei combattimenti sul basso Piave dei primi giorni del luglio 1918 (AUSSME)

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XXV REPARTO D'ASSALTO

l 29 giugno 1917 il comando della 6" Armata trasmise ai comandi dei corpi d'annata dipendenti, XVIII, XX, XXII e XXVI, la circolare del 26 giugno con cui il Comando Supremo ordinava a far data dal successivo 1° luglio la formazione di un reparto cl' assalto presso ciascuna annata, e precisò nel contempo le modalità con cui intendeva procedere 1• Il reparto, inizialmente della forza cli una compagnia, e quindi non superiore ai 200 uomini, sarebbe stato costituito a cura del XXII Corpo d'Armata presso il 5° Reggimento Bersaglieri2 , con personale prelevato da tutte le unità di fanteria di linea e bersaglieri dell' annata e selezionato sulla base di criteri ispirati dal dettato della circolare. Il documento non lascia dubbi in merito alle caratteristiche richieste ai prescelti ed al ruolo che sarebbero stati chiamati a coprire. Nel reparto avrebbero infatti dovuto confluire " ... coloro che per audacia personale, spirito militare, intelligenza, accortezza e vigore.fisico siano più indicati a ben assolvere i particolari compiti di guerra ai quali il riparto è destinato, in guisa che il riparto stesso risulti scelto sotto ogni punto di vista, animato da ardente spirito aggressivo, anelante all'azione ed a dar prova di sé, e costituisca, oltreché uno strumento capace di ji·uttuose operazioni ardite, anche fonte di emulazione e di elevamento morale per gli altri reparti." Per raggiungere questi obiettivi doveva essere posta una particolare cura nella scelta degli ufficiali, peraltro tutti rigorosamente volontari come pure gli uonùni di truppa, ed era necessario definire quanto prima un dettagliato programma d'addestramento. Questi elementi, insieme con l'elenco nominativo dei prescelti, ufficiali e truppa ed i dati sulla consistenza delle dotaz.ioni di armi ed equipaggiamenti, avrebbero dovuto essere comunicati al comando d'annata quanto prima, e comunque non oltre ìl 10 luglio. Il tono della comunicazione non permetteva indugi ed il XXII Corpo d'Armata rispose puntualmente segnalando che, per quanto il processo di selezione non fosse ancora ultimato, il reparto, posto alle dipendenze della 57a Divisione3 ed affidato al tenente Virginio Anderloni, poteva dirsi fonnato già dal 6 luglio, con un organico di 5 ufficiali e 140 uomini d.i truppa, ripartiti in quattro plotoni suddivisi a loro volta in quattro squadre. La località d'accantonamento era stata individuata in Sasso, verso il margine orientale dell'Altopiano di Asiago, e precisamente a Case Mora, nei cui pressi, sulle falde occidentali di Col d'Echele, con l'intervento di un reparto zappatori del 254° Reggimento Fanteria si stava approntando un poligono per le esercitazioni con le bombe a mano4 . Le dotazioni erano al completo, con l'eccezione delle 5 biciclette e delle 200 pinze tagliafili previste, ancora non disponibili, ed il XXII Corpo d'Armata raccomandava anche l'ass.egnazione permanente di due camion, proposta che il comando d'armata respinse seccamente, come pure venne rigettata quella relativa ad una seconda razione quotidiana di caffè, vino e generi di conforto. Nessuna annotazione invece a margine della proposta di integrare l'armamento individuale con un lanciabombe sperimentale, ideato dal maggiore Emilio Piersantelli, sottocapo di stato maggiore del corpo d'armata. L'arma, del peso di quasi tre chilogrammi, poteva essere impiegata come un fucile, sia da fermo che in movimento, e permetteva di lanciare una bomba a mano offensiva ad una distanza di 200 metri. Le prove effettuate con ordigni inerti avevano dato risultati promettenti e si ipotizzava quindi

I

1 Comando

6" Armata, Costituzione di un reparto di assalto, n° 35599 del 29 giugno 1917, AUSSME, Rep. F-2, Racc. 174, Comando Truppe Altipiano, XVI Reparto d' Assalto. 2 li 5° Reggimento Bersaglieri, battaglioni XIV, XXIV, XLVI, faceva parte della 2" Divisione insieme con la Brigata Toscana, il 45° Reggimento Artiglieria da Campagna, il I Gruppo del 3°, una batteria dell' l 1° cd una del 35", il XXVI Battaglione Genio Zappatori, alcune batterie da posizione, sezioni di bombarde da 588 e da 240, compagnie mitragliatrici. 3 La 57" Divisione formava con la 2" il XXII Corpo d'Armata ed inquadrava le brigate di fanteria lvfantova e Pisa. 4 Comando XXII Corpo d'Armata, Riparti d'assalto, 11°3276 Op. del 10 luglio 19 17, AUSSME, Rep. F-2, Racc. 174, Comando Truppe Altipiano, XVI Reparto d'.Assalto.

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cli poter arrivare molto presto ad un impiego sul campo, non appena ultimata la fase cli messa a punro5 . Nel frattempo si era dato il via alla formazione, presso il reparto stesso, cli una sezione mitragliatrici ed.i due sezioni pistole-mitragliatrici, ed era stato inviato a Risano, presso la direzione del servizio lanciafiamme, il personale necessario a dar vita ad una sezione di apparecchi portatili. Le velate riserve ciel XXII Corpo cl' Armata in merito al processo di selezione apparvero ben presto ampiamente motivate quando apparve evidente che un buon numero degli uomini non avevano le caratteristiche richieste e che alcuni si erano addirittura offerti come volontari soltanto perché attratti dalla possibilità di trascorrere un periodo tranquillo, lontano dalla prima linea6. Il rinvio cli questi elementi ai reparti di provenienza produsse vuoti non trascurabili nei ranghi e comportò una nuova indagine per reperirne altri effettivamente idonei, rallentando cli conseguenza .il processo di formazione della nuova unità. L'attività di addestramento era quindi iniziata eia pochi giorni e stavano ancora affluendo a Sasso gli ultimi volontari, quando il comando della 6a Armata ordinò la costituzione di un reparto d'assalto cli cavalleria, in analogia a quanto si stava facendo presso la l" Armata. Anche in questo caso il compito fu affidato al XXll Corpo cl' Armata, con l'indicazione che il reparto sarebbe stato aggregato al reparto d' assalto cli fanteria, e di conseguenza dislocato anch'esso a Sasso, ed avrebbe dovuto avere una forza cli 60 uomini, tratti dagli squadroni cli cavalleria dell'armata e ripartiti in due plotoni. Addestramento ed impiego sarebbero stati identici , ma ufficiali e soldati avrebbero dovuto conservare la capacità di montare a cavallo in qualunque momento 7 . Vi furono peraltro serie difficoltà a raccogli ere un numero sufficiente di volontari ed il 5 agosto, il reparto d'assalto di cavalleria della 6" Annata venne perciò costituito con l'organico di un solo plotone ed una forza di 35 uomini agli ordini del tenente Vincenzo Boccacci, proveniente dai Cavalleggeri di Padova. Addestratosi insieme alla compagnia d ' assalto cli fanteria per tutta l'estate, seguendo lo stesso programma di istruzione di cinquanta giorni, venne sciolto il 1° ottobre, come conseguenza delle ultime disposizion i del Comando Supremo che escludevano la possibilità di avere reparti d'assalto di livello inferiore alla compagnia. A causa dell' avvenuta soppressione del comando della 6" Armata, tornato ad essere Comando Truppe Altipiano, il provvedimento venne attuato dalla 1" Armata 8. Il personale fu fatto rientrare ai rispettivi reggimenti, con l'eccezione dei pochi volontari che, guidati dal tenente Boccacci, chiesero il trasferimento al reparto d'assalto di fanteria. Passa,to il 10 settembre agli ordini del capitano Serafino Carugati, questo aveva g ià avuto modo di entrare in azione il 17 dello stesso mese, in Valsugana, in occasione del fallito tentativo di sfondamento a Carzano, organizzato con la complicità di irredentisti cechi facenti parte di unità dell'esercito austro-ungarico schierate su quel tratto cli fronte. 1 quattro plotoni della compagnia d ' assalto della 6" Armata, fatti affluire a Strigno dal giorno 14, formarono le prime quattro colonne del dispositivo d'attacco, con il compito cli eliminare altrettanti posti di guardia tra Castellare e Scurelle. Partiti alle 22,15 dalle loro posizioni di attesa presso Castel Tesino, gli arditi portarono a termine questa prima fase dell'operazione senza inconvenienti, assicurandosi il possesso di una testa di ponte ad oriente del torrente Maso. La prima colonna penetrò indisturbata tra 1e rovine di Castellare, facendo prigioniero il presidio dell'avamposto n° I, una 5 li lanciabombe Piersantelli, indicato con la sigla P.E. dalle iniziali dell'ufficiale che lo aveva ideato, si caratterizzava per una cos truzione estremamente semplice cd economica. Era infatti costituito da un bastone di legno o di ferro lungo un metro alla cui estremità era applicato un tromboncino di lancio con il congegno di scatto di un fucile modello 9 I ed una baionetta a pugnale ripiegabile. Venne perfezionato per l'i mpiego di una bomba a codolo del peso di 330 grammi che poteva lanciare lìno a 350 metri, con una cadenza di tiro di 15-20 colpi al minul(). 6 Cornando XXII Corpo d' Armata, Reparto d'assalto, 11° 3408 Op. del 16 lug lio 1917, AUSSME, F-2, Racc. 135, 6" Armata, Reparti d'Assalto 191 7 - 191 8. 7 Comando 6" Armata, Costituzione di un reparto d'assalto di cavalleria, n" 40759 del 23 luglio I 917, AUSSME, Rep. F-2, Racc. 174, 6" Armata, Disposizioni per la cos tituzione dei reparti d'assalto (1917). I corpi d'armata avevano alle dipendenze un piccolo contingente di cavalleria, di norma non superiore allo squadrone. Nel caso della 6" Armata si trattava ciel 3° Squadrone del Reggimento Cavalleria Roma , (X XVI Corpo d'Armata), del .li Gruppo del Reggimento Cavalleria Padova, con gli sq uadroni I O e 5°, (XXH Corpo d'Armata), del 5° Squadrone del Reggimento Cavalleria Piemon/e Reale (XX Corpo d' Armata). del 3° Squadrone ciel Reggimento Cavalleria Pienwnte Reale (XVIII Corpo d ' Armata). 8 Con la soppressione del comando 6" Armata, in data 20 seuembre l 917, venne anche disposto il passaggio del XVIIl Corpo d'Armata alla 4" Armma, lasciando al Comando Truppe Altipiano i corpi d'armata XXVI, XXII e XX.

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quarantina di uomin i ìn tutto con un cannoncino da 37 mm e qualche mitragliatrice, la seconda liquidò i due piccoli posti davanti a Palua, a quota 473 ed a quota 525, e la terza rastrellò l' abitato di Palua, mentre la quarta si impadroniva dì Scurelle. Veniva così aperta la strada alle colonne che avrebbero dovuto passare il Maso e penetrare in profondità nello schieramento avversario, ma è noto che le fasi successive dell'azione ebbero uno sviluppo ben più travagliato e si risolsero in un sanguinoso fallimento. Gli arditi della compagnia d'assalto organizzata dal XXII Corpo cl ' Armata si erano però ben comportati , svolgendo fino in fondo il loro ruolo, e ciò ebbe probabilmente un peso nelle decisioni sul loro futuro. Alla fine dell' autunno, con lo stesso provvedimento che disponeva lo scioglimento del reparto d' assalto di cavalleria, venne infatti stabilito che, sempre sotto la data del 1° ottobre 1917, la compagnia, rientrata a Sasso il 21 settembre, assumesse la denominazione di XVI Reparto cl ' Assalto, ed il successivo 9 o·rtobrè ne veniva autorizzata la trasformazione in un'unità a livello cli battaglione s u tre compagnìe9 . Questa fu curata in tempi brevi dal XXII Corpo cl' Armata, sulla base dì un attento esame degli elenchi di ufficiali e soldati ritenuti potenzial mente idonei per caratteristiche fisiche e morali preparati dai comandi di corpo d'armata. Mentre la compagnia originaria avrebbe portato le fiamme cremisi , a sottolineare il preesistente legame con ìl 5° Reggimento Bersaglieri , le due cli nuova formazione avrebbero avuto le fiamme nere o le fiamme verdi a secondo ciel prevalere nei loro ranghi dì elementi provenienti dai reparti di fanteria o dai reparti alpini. Per il nuovo organico gli alloggiamenti di Sasso non erano però più sufficienti e la sede del XVI Reparto d ' Assalto venne perciò fissata a Foza, a ridosso delle Melette, nelle cui vicinanze, in località Val piana, già esisteva un ampio poligono idoneo per le esercitazioni con le armi da trincea. Il processo fu portato a termine il 26 ottobre, come segnalato dal XXII Corpo cl' Armata al Comando Truppe Altipiano con una comunicazione datata 1° novembre, in cui veniva illustrato nel dettaglio lo stato del reparto. Posto il 27 ottobre agli ordini del capitano Enrico Duranti, il XVI aveva a quella data le tre compagnie previste, la l" Fiamme Nere , la 2" Fiamme Verdi , la 3" Fiamme Rosse, tutte s u quattro plotoni, una sezione mitragliatrici, due sezion i pistole-mitragliatrici, una sezione lanciafiamme, ed una sezione lanciatorpedini di battaglione, per un totale di 32 ufficiali e 724 tra sottufficiali e soldati. Per permetterne l'impiego esclusivo come combattenti , e compensare le carenze organiche ancora esistenti, al reparto erano assegnati un sottufficiale, tre graduati e 49 soldati cli fanteria quali addetti ai servizi ausiliari. Per quanto la sezione lanciafiamme della 1• Compagnia mancasse cli personale addestrato, e le altre due fossero prive anche degli apparecchi, il XVI, formato da elementi giovani ed entusiasti e per la quasi totalità già ben addestrati, era ri tenuto in grado di completare la sua preparazione nel giro cli pochi giorni 10• Ben presto gli avvenimenti avrebbero dimostrato che queste previsioni non erano sbagliate. Tra il 6 ed il 9 novembre, per assecondare l' arretramento della 4" Armata, ed in particolare del XVIII Corpo d'Annata in linea alla sua destra, il X X Corpo cl' Armata ripiegò s ulle posizioni delle Melette assumendo uno schieramento a sbarramento del fronte Val Gadena - Val Brenta. Questo movimento venne assecondato dal contiguo XXII Corpo d ' Armata, che arretrò la sua ala destra verso Monte Ferragh, Gallio, Case Spii, Monte Longara, Meletta Davanti, in modo da mantenere la continuità del fronte e chiudere nel contempo lo sbocco della Val Campomulo verso ìl cuore dell'Altopiano cli Asiago 11 . In questo quadro il XVI Reparto cl' Assalto venne trasferito ìn Val dei Ronchi e tenuto in riserva dì corpo d'annata insieme con il Battaglione Complementi ciel 5° Reggimento Bersaglieri.

9 Il 27 settembre 1917 il reparto, ancora della consistenza di una compagnia, contava 5 ufficiali e 188 uorn ini di truppa. li numero XVI gli fu allribuito il 29 settembre, assegnandogli anche come centro di mobilitazione il deposito del 5° Reggimento Bersaglieri a Savona (Comando Supremo. Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, n" 130252 R.S. Mob. del 29 settembre 19 17, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Uffic io Ordinamento e Mobilitazione. lO Comando Truppe Altipiano, Costituzione del i 6" Reparto d'assai/o, 11° 59975 del 4 novembre 1917, AUSSME, Rep. F2, Racc. 174, Comando Truppe Altipiano, XVI Reparto d'Assa lto. Con l'arrivo del capitano Duranti era stata anche superata la crisi determinata all' inizio cli ottobre dalla rinuncia del capitano Carugati, che aveva chiesto di rien trare al repano di provenienza. Le funzioni di comandante erano state svolte per qualche seLLirnana dal più an zia no dei subalterni, il tenente Boccacci. 11 Le posizioni di Cimitero di Asiago, Laiten. Zocchi , Ferragh, Gallio, Case Spii, M. Longara, quoLa 1624 della Meletta Davanti individuavano la nuova linea di vigilanza, alle cui spalle correva la linea di resistenza Sisemol, Stenlle. Campanelle, M. Zomo.

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L'avversario spinse le prime pattuglie contro la nuova linea di vigilanza nel pomeriggio del 9 novembre e, dopo aver fatto sen-are sotto il grosso, sferrò ìl primo attacco alle 4,30 del giorno 10 contro le posizioni tenute dal 1/77° tra il Monte Ferragh e Gallio. Nell'oscurità si accese una lotta furiosa in cui la sorpresa e la superiorità numerica ebbero rapidamente la meglio. L'altura e l'abitato furono perduti e scomparvero dall' ordine cli battaglia due compagnie e la compagnia mitragliatrici ciel battaglione del 77°. L'apertura cli questa breccia determinò un prematuro e pericoloso arretramento di tutta la linea, con l'abbandono cli Monte Longara, e nel tentativo di tamponare la falla fu ordinato l'intervento delle riserve di corpo d ' annata, mettendo arditi e bersaglieri a disposizione del comandante della Brigata 1òscana, brigadiere generale De Luca. I primi ad arrivare sul posto furono i bersaglieri del Battaglione Complementare, non più di 150 uomini, che alle 6 trovarono Gallio già nelle mani dell'avversario. Il loro intervento riuscì però a contenere la penetrazione delle forze austro-ungariche e ad impedire che queste potessero avanzare in Val Frenzela, il che avrebbe messo in seria difficoltà tutta l' organizzazione di fensiva deJle Melette. Il tempo così guadagnato permise al XVI Reparto cl' Assalto di portarsi a sua volta in linea, alle 8,45 , e quindi di organizzare un contrattacco per riprendere il controllo del paese. A mezzogiorno gli arditi ed i bersaglieri superstiti avevano ripreso una buona metà dell'abitato e la lotta casa per casa continuò fino a sera quando gli austro-ungarici abbandonarono anche la chiesa, dove si erano assen-agliati per un'ultjma resistenza. Nell'azione furono fatti 80 prigionieri ed il X Vl ebbe a lamentare la perdita d.i 6 ufficiali e di 107 sottufficiali e soldati, tra i quali 17 morti, 75 feriti, 15 dispersi 12 . Tra gli ufficiali caduti era il tenente Lamberto De Bernardi, proveniente dai bersaglieri e giunto al reparto soltanto da pochi giorni, alla cui memoria fu concessa la medaglia d'oro al valor rnilitare 13 . Un altro contrattacco condotto eia due battaglioni della Brigata Pisa permise di riprendere anche il Monte Ferragh, ma non fu possibile riconquistare il Longara, il cui possesso sarebbe stato sfruttato dall'avversario nei successivi attacchi contro il bastione delle Melette. La reazione di cuì erano stati protagonisti fanti , bersaglieri ed arditi era valsa ad imporre una battuta cl' arresto alle forze austro-ungariche e costituiva un preciso segnale della capacità di resistenza delle truppe dell'altopiano. Non stupisce quindi che l' episodio, in un momento particolarmente difficile per le arm i italiane, venisse riportato con particolare rilievo nel bollettino del Comando Supremo cieli' 11 novembre: "All'alba di ieri, dopo preparazione di artiglieria cominciata la sera precedente, il nemico, oltrepassata la nostra lifiea di osservazione nei pressi di Asiago, attaccò retrostanti posti avanzati di Gallio e di M. Ferragh (q. 1116) riuscendo dopo viva lotta ad impadronirsene. JL XVJ riparto d'assalto e riparti delle brigate Pisa (29°-30°), Toscana (77°-78°) e del 5° Reggimento Bersaglieri con successivo risoluto contrattacco riconquistarono le posizioni ricacciando l'avversario e.facendo un centinaio di prigionieri...." Il reparto mantenne u n atteggiamento aggressivo anche dopo la riconquista di Gallio ed il giorno 12 attaccò con decisione elementi avversari attestatisi intorno a Case Camona in un'azione che fruttò un'altra cinquantina di prigionieri e permise di liberare alcuni soldati italiani catturati nei precedenti combattimenti . Tornato così alla ribalta, il XVI venne citato una seconda volta nel bollettino del 13 novembre: " ... Presso Camona (est di Asiago) il XVJ riparto d 'assalto attaccò un riparto nemico catturandolo e liberando nostri militari fatti prigionieri in azioni precedenti.. .. ". Successi locali come questo non potevano però rovesciare il corso della battaglia che vedeva l'i niziativa saldamente nelle mani dell'avversario e costantemente all'offensiva. Lo stesso 13 novembre, data la gravità della situazione, il XXII Corpo cl' Armata rinunciò ad ogni.ulteriore sforzo verso il Monte Longara 12

Anche più gravi, in proporzione, le perdite del Battaglione Complementi del 5° Reggimen to Bersaglieri, agli ordini del maggiore Barbieri, che nei combattimenti per Gallio del IO novem bre fu let.t.eralmente dimezzato, lasciando sul terreno 5 ufficiali ed 81 uomini di truppa. 13 Questa la significativa motivazione della decorazione concessa al tenente De Bernardi, c lasse 1898: "Volon1a.rio fin dall'inizio della guerra, giù due volteferi10, caduti due suoi fratelli sul campo volle tornare ancora in prima linea. Comandante di un plotone d'assalto, alla testa dei suoi arditi ajjivntava per primo e respingeva il nemico che, forte di numero, tentcwa di forzare le nostre difese. Ferito, rifiutava ogni soccorso e co111inuava a guidare il proprio reparto in ostinati e ripetwi con1ra11acchi, finché colpito 11uo11a,nente a morte baciava il sacro suolo della Patria e spirava incitando ancora una volta con la parola e col ge sto i suoi soldllli che, esaltati dal fulgido esempio, coronavano l'azione con la villoria. Gallio (Altipiano di Asiago), 10 novembre 1917.

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La situazione delle forze contrapposte sull'Altopiano di Asiago il 3 dicembre I917 (da P. Schiarini, La Battaglia cl' Arresto sull'Altipiano di Asiago, Comando del Corpo di Stato Maggiore, Ufficio Storico, Roma, 1934)

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ed ordinò il ripiegamento sulla linea di resistenza Sisemol - Stenfle - M . Zomo, sulla quale si sarebbero schierati reparti della Toscana, della Liguria e del 5° Bersaglieri. Il XVI Reparto d ' Assalto avrebbe dovuto rimanere in riserva a Case Gianesini, ma l'andamento delle operazioni ne impose il ritorno in linea già il 14 novembre, sul Monte Sisemol, dove fino al 19 presidiò con i suoi uomini una parte delle posizioni affidate ai bersaglieri del 5° e contribuì a respingere reiterati e violenti attacchi che gli causarono non poche perdite. La destinazione successiva furono i roccioni di Monte Fior, nel settore delle Melette, altro punto aspramente conteso dove gli arditi di Duranti furono dal 20 al 23 novembre, per scendere poi a Stoccareddo, nelle immediate retrovie del fronte, e rimanervi a disposizione per ogni evenienza. Durante la perma11enza in quella località, con lo stesso provvedimento del comando d'armata che in data 29 novembre assegnava il IX al XXII ed il IV al XXVI, il XVI Reparto cl' Assal to fu assegnato organicamente al XX Corpo cl' Armata. Con l'inizio della seconda fase della battaglia d'arresto sull'altopiano, il 4 dicembre il XVI venne trasferito da Stoccareddo a Campanelle, alle dipendenze della Brigata Liguria. Dal comandante di questa, colonnello brigadiere Zamboni, Duranti ebbe subito l'ord ine di distaccare un plotone ed una sezione 1n.itragliau·ici su Monte Zomo, all'estrema destra della linea tenuta dalla brigata, per assicurare il collegamento d'ala con la 293 Divisione, e nella notte, alle 2,30 del giorno 5 , l'ordine di spostarsi eia quella parte con tutto il suo reparto, prendendo posizione sulla Meletta di Gallio ad immediato rincalzo della Brigata Perugia. 'Il XVI arrivò a destinazione prima dell' alba e Duranti si presentò al comandante della Perugia, colonnello brigadiere Burzio, da cui apprese che il suo reparto avrebbe dovuto concorrere in giornata ad un contrattacco sferrato con l' intervento di tre reggimenti freschi per riprendere Monte Fior e la Meletta Davanti, entrmùbi perduti il 4 dicembre. Burzio era però piuttosto scettico sulla possibilità che i tre reggimenti fossero davvero disponibili e preoccupato piuttosto di rafforzare le posizioni al momento tenute dai suoi fanti, ordinò che le sezioni mitragliatrici e due sezioni pistole-mitragliatrici del XVI salissero immediatamente in linea. Il resto del reparto, a meno dei quattro plotoni della la Compagnia distaccati a protezione.cli una batteria da montagna a Monte Zomo, fu lasciato in riserva, ammassato sulle pendici meridionali di quota 1680 della Meletta di Gallio ed a disposizione del tenente colonnello Fissore, comandante del 12° Re~imento Bersaglieri anch'esso in linea. II reparto aveva in quel momento una forza nominale di circa 500 uomini, ma tolte le sezioni cedute alla Brigata Perugia e tolti i quattro ploton i di scorta ai pezzi eia montagna, Duranti ne aveva ai suoi ordini non più cli 230. Al mattino del 5 le posizioni delle Melette e d i Monte Zomo furono investite da un violento bombardamento ad opera di medi e grossi calibri con largo uso di granate a gas asfissianti che causò agli arditi le prime perdite. Il tiro dell' artiglieria austro-ungarica non sembrava finalizzato a preparare un attacco ed aveva piuttosto le caratteristiche di un' azione cli disturbo e di interdizione, ma verso le 11,30 la situazione precipitò. Le fanterie avversarie assalirono le linee italiane davanti a quota 1680 e nel giro di pochi minuti, prima che il XVI avesse modo di intervenire, la posizione era perduta. A poch i colpi cli fucile ed a qualche raffica cli mitragliatrice seguì infatti una disordinata ritirata che aveva tutte le caratteristiche di una fuga e che, nonostante le energiche misure adottate, Duranti non riuscì ad mTestare, rimanendo solo con il suo reparto mentre i reparti cli fanteria davanti al XVI si dissolvevano con una rapidità sconcertante. Al riguardo lo stesso Duranti si sarebbe in seguito così espresso 14 : " / due battaglioni della Brigata Perugia che fronteggiavano q. 1680 sostennero con poca energia l'urto nemico; vi.fu breve scambio di.fucileria e bombe a mano; indi si vide ondeggiare la linea ed agitare qualcheftzzzoletto bianco". Il comandante del XVI fece senz'altro aprire il fuoco sui fuggiaschi, senza peraltro riuscire a fermarli, e con le due compagnie rimastegli mosse immediatamente al contrattacco. Questo deciso intervento valse ad imporre all'avversario una temporanea battuta d ' arresto, impedendogli di scendere dal costone della Meletta di Gallio per prendere alle spalle i difensori di Monte Zomo, e gli arditi riuscirono anche a riguadagnare terreno verso quota 1680. Fermate dal fuoco cli fuci li e mitragliatrici, le due compagnie non riuscirono però a riguadagnare le posizioni perdute dalla Perugia e si 14

Commissione Interrogatrice dei Prigionieri Restituiti dal Nemico, Relazione del Capilano Duranti Enrico comandante il /6° Ba11.ne d 'Assalto, AUSSME, Rcp. F-11, I8 giugno I 9 I 8, Commissione Interrogatrice Prigionieri di Gue1Ta, Rcpani. d'Assalto.

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appostarono allora tra le rocce antistanti dove sostennero ripetuti atlacchi senza cedere terreno. La loro azione aveva anche fruttato la cattura di un certo numero di prigionieri che però, a testimonianza dell'asprezza della lotta in corso sull'altopiano, ''.f'urono passati per le armi perché facevano uso di pallottole esplosive". La relazione di Duranti non ne riferisce il numero e non si sofferma sull'episodio, che però è ragionevole ritenere originato da ordini precisi e non soltanto dall'eccitazione causata dalla furia della battaglia. Insieme con il deciso intervento attuato nei confronti degli sbandati, l' incidente dei prigionieri giustiziati è anche una conferma indiretta del temo morale dei reparti d'assalto e della dedizione dei loro uonùni, proprio per questo non disposti a tollerare cedimenti e debolezze. Mentre tutto questo accadeva sul breve tratto cli linea tenuto dal reparto, ai suoi lati il fronte stava ormai cedendo. Sulla sinistra, verso Monte Zomo, l'avversario era riuscito a penetrare nelle trincee, approfittando anche della momentanea crisi determinata dal cambio tra la Brigata Liguria e La Brigata Regiita, ed era andato ad urtare contro la 1a Compagnia del XVI, rimasta di scorta alla batteria da montagna, sulla destra forti reparti scendevano da q. 1824 e, dopo aver attraversato la Val Miela, minacciavano di aggirare la piccola schiera. Il pericolo venne per il momento scongiurato da un plotone affrettatamente tolto dalla linea ed inviato a coprire quel fianco, ma intanto le munizioni cominciavano a scarseggiare e sull'altro lato il ripiegamento della Brigata Liguria verso Campanelle e la Val Frenzela lasciava chiaramente intendere che le Melette erano ormai perdute 15 . La situazione era tale da lasciare un'unica alternativa, quella di un rapido sganciamento e di una altrettanto rapida ritirata, ancora possibile dal momento i reparti austroungarici provenienti dallo Zomo e dalla Val Miela non avevano ancora chiuso il cerchio. In questo modo però l'avversario avrebbe avuto buon gioco nell'intercettare la via della Val Frenzela e nel prendere in trappola la Liguria. Secondo quanto egli stesso avrebbe in seguito riferito, Duranti decise allora di mantenere le posizione per rallentare quanto più possibile la progressione dell'avversario e dar tempo alla brigata di disimpegnarsi . L'ultima fase ciel combattimento sarebbe stata così descritta da] comandante del XVI, ferito e catturato quando iI reparto venne alla fine travolto 16 : "Il battaglione avrebbe potuto disimpegnarsi in parte ma in tal modo il nemico avrebbe avuto modo di rag[?iungere in breve tempo la Val Frenzela ed impedire il ripiegamento della Brigala Liguria; dimodoché si ritenne opportuno dare ordine tassativo di rimanere sul posto sino all'ultimo uomo per ritardare quanto più era possibile l'avanzata. Il combattimento continuò sino alle ore 17 circa; il nemico premendo da M. Zmno e dalla Val Miela, mentre da q. 1680 plotoni d 'assalto rinnovavano i loro attacchi, serrava {la presso i reparti del Batt.11 e già logorati da considerevoli perdite. 1 soldati, con. valore e tenacia ammirevoli, aggrappati al terreno, tenevano testa a forze superiori. Mancate le niunizioni, s'impegnò lotta a pugnale, corpo a corpo, lotta senza quartiere, poiché, da quanto dicevano gli austriaci, dovevano vendicare col 16° Bau.11 e il combatrimento di Gallio ( IO novembre). Il contegno tenuto dai singoli componenti il reparto fit meritevole di elogio, gran parte, i{fficiali e truppa, cadde sul posto, pochi riuscirono a ritorna.re nelle nostre posizioni retrostanti .. . " I1 sacrificio delle due compagnie attestate sul costone della Meletta di Gallio salvò verosimilmente la Brigata Liguria ma significò anche l'annientamento del reparto. In quelle ore di scontri furibond i il XVI fu infatti decimato e la conta dei superstiti che riuscirono a raggiungere le linee italiane si fermò a 7 uffi ciali, a fronte di un organico di 31, ed a circa 200 uomini di truppa, in buona parte appartenenti alla compagnia distaccata a Monte Zomo. Jn queste condizioni il reparto non poteva più rimanere al fronte ed il 6 dicembre ebbe quindi l'ordine di raggiungere Vittarolo per esservi riorganizzato, passando quello stesso giorno agli ordini ciel capilano Renato Rosso. Dieci giorni dopo la sua forza era salita a 12 ufficiali e 280 uomini cli truppa, ai quali si aggiungevano 2 ufficiali appena assegnati ed 80 complementi, ma mancavano del tutto le sezioni mitragliatrici, pistole-mitragliatrici , lanciatorpedini e lanciafiamme. Quando il 23 di-

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Il XVI Reparto d ' Assalto era salito in linea con una dotazione indi viduale di 96 cartucce ed una dotazione complessiva

di non più di 150 petardi Thevenot. 16 Duranti, ferito da shrapnel e fatto prigioniero fu liberato nella tarda primavera del 191 8 per le sue condizioni di salute. La relazione eia lui compilata per la Commissione Interrogatrice permette cli ricostruire le ultime ore del XVI Reparto d' Assalto ed il ruolo che ebbe nella difesa delle Melette.

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cembre il reparto venne messo a disposizione del 78° Reggimento Fanteria, nel vano tentativo di riprendere Col del Rosso e Col d 'Echele, perduti in mattinata, il XVI non fu perciò in grado di dare altro che due nuclei di. ottanta uomini ciascuno. Il primo, lanciato al contrattacco verso Col del Rosso, riuscì a raggiungere l'obiettivo ma non fu poi in grado di mantenere la posizione, presa d ' infilata dal fuoco di parecchie mitragliatrici, il secondo non poté neppure mettere piede nelle trincee di Col d'Echele, ben difese da un cospicuo numero di armi automatiche. La battaglia d'anesto si chiuse il giorno di Natale ed il 26 dicembre i superstiti del XVI lasciarono ancora una volta la prima l.inea per tornare a Vittarolo. In quella località, nei pressi di Lusiana, sulle falde meridionali del]' Altopiano di Asiago, si trovava un grosso complesso cli baracche ed esisteva un poligono adatto per le esercitazioni. Per queste ragioni era stata scelta il 18 dicembre come sede della Scuola per Reparti cl' Assalto del Comando Truppe Altipiano, a cui era affidato il duplice compito di favorire il rapido riordinamento dei reparti dopo un'azione e cli dare una certa uniformità di indirizzo all'addestramento, ancora troppo differenziato in funzione del corpo d'annata cli provenienza. Per far ciò la scuola, posta sotto l' alta direzione del comandante ciel XXII Corpo cl' Armata e da questi diretta con l'aiuto del comandante della IV Brigata Bersaglieri, doveva svilupparsi nelle infrastrutture fino a poter accogliere tre reparti e mettere a punto un programma cl' istruzione in cui accanto all' addestramento individuale, finalizzato soprattutto alJ' impiego dei diversi tipi cli bombe a mano, avevano una parte preminente le esercitazioni a livelJo di plotone e di compagnia, con particolare attenzione per l' avanzata sotto l'arco delle traiettorie, per le manovre cli contrattacco, per l'eliminazione dei nidi di mitragliatrice. A Vittarolo il XVI avrebbe rapidamente ricostituito la sua compagine e l'ultimo giorno cieli' anno poteva già contare su 19 u11ìciali e 497 uomini di truppa, sebbene per la maggior parte ancora in addestramento. La creazione cli una scuola di specialità, oltre tutto limitata a soddisfare le esigenze del Comando Truppe Altipiano non risolveva però il problema più generale della 1a Armata. Lo stesso 18 dicembre, mentre sull' Altopiano di Asiago era ancora in corso la battaglia d'arresto, il tenente generale Pecori Giraldi, nel lamentare come non lutti i reparti d 'assalto avessero dato fino a quel momento il rendimento atteso, ne aveva individuato le ragioni nei criterio d'impiego, non sempre adeguati, e nelle procedure cli reclutamento 17 • In merito al primo aspetto il comandante della 1• Armata ricordava che queste unità non dovevano essere impiegate in. prima linea, per la difesa di posizioni, ma tenute in riserva ed utilizzate come truppe di manovra per condurre un assalto o lanciare un contrattacco. Svolta questa funzione dovevano essere immediatamente ritirale e rilevate eia altre unità di fanteria, evitando di logorarle in compiti per i quali non avevano né la preparazione morale né l' addestramento. Il problema del reclutamento era invece dipendente dalla condizione di volontario richiesta agli arditi, condizione che rendeva più difficile il ripianamento delle perdite. Per assicurare comunque l'alimentazione dei reparti, si era quindi generata la pericolosa tendenza ad incorporare chiunque ne facesse domanda senza alcuna preventiva selezione, a scapito sia del rendimento che della disciplina. La necessità di mettere in piedi un'organizzazione specifica per curare l'alimentazione dei reparti d'assalto era sentita ovunque, e avrebbe portato in marzo alla creazione di reparti d ' assalto di marcia nella misura di uno per armata, ma diventava particolarmente urgente nel caso della P Annata che ali' inizio del 1918 inquadrava sette corpi d'armata, con ben otto battaglioni cli arditi ad un diverso grado di approntamento18. Pochi giorni dopo si arrivò così alla decisione di creare una compagnia complementare in seno ad un reparto già collaudato, dove sottoporre i candidati ad un periodo cli prova che avrebbe dovuto anche permettere cli isolare ed allontanare gli elementi più turbolenti, potenzialmente in grado di rappresentare un esempio deleterio. Naturalmente i comandi erano nel contempo invitati a favorire il passaggio ai reparti d'assalto di quegli elementi che, avendone fatto domanda, dessero buone garanzie cli riuscita, superando la comprensibile riluttanza a privarsi cli uomini che erano tra i migliori.

17 Comando 1• Armata, Riparti d 'assalto, n° 75290 del 18 dicembre 1917, AUSSM E, Rcp. F-2, Racc. 174, Comando Truppe Altipiano, XVI Reparto d' Assal10. 18 All' inizio del 1918 la l" Armata, distesa dal Garda al Brenta, comprendeva, nell'ordine, i corpi d'armata XXIX, V, X ed il Comando Truppe Altipiano con i corpi d 'annata XXVI, XXII, XX e XXV. L'armata di Pecori Giraldi disponeva dei rcpaiti d' assalto I, 11 , III, IV, IX, XVI, XXIII e XXIV.

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La buona prova fornita dal XVI indusse il comando della l" A nn ata ad affidargli il compito di serv ire da centro d i selezione e di formazione iniziale per ufficiali e soldati. A questo scopo venne formata in gennaio una quarta compagnia, con sezioni mitragliatrici, pistole-mitragliatrici e lanciafiam me, che avrebbe dovuto operare come compagnia complementare, riceve ndo tutti i militari che si fossero dichiarati volontari per i reparti d ' assalto per poi verifi carne l'idoneità fisica e morale, eq uipaggiarli e fornire loro l'addestramento di base. Con tale ruolo la compagnia operò per circa due mesi, fin quando queste funzioni non vennero affidare al T Reparto d ' Assalto di Marcia, costituito in marzo. Nel frattempo il XVI, trasferito il 6 gennaio 1918 a Longara, presso Vicenza, poté completare il suo organico di base assorbendo .il IX Reparto cl' Assalto, sciolto in qucJJa stessa loca li tà il giorno 13 a fronte di un provvedimento del Comando Supremo che. neJJ'all ineare iJ numero de i reparti a quello dei corpi d 'annata, intendeva anche favorire il completamento dei rimanenti . Il trasferimento a Longara era stato dettato dalla necessità di lasciare liberi gli alloggiamenti cli Vittarolo per il I Reparto d'Assalto, destinato ad operare con il XXII Corpo d'Armata nella cosiddetta Battagl ia dei Tre Monti, a cui , sia pure in un secondo momento. avrebbe preso parte anche il XVL Con questa operazione, condotta a tennine tra il 27 ed il 3 1 gennaio 19 18, il Regio Esercito tornò a prendere l'iniziativa e riconquistò i tre cocuzzoli cli Monte Valbclla, Col ciel Rosso e Col cl'Echele perduti ne i giorni d i Natale. Allineate da ovest ad est, q ueste altu re. con le loro quote degradanti dai 1.3 12 metri de l Valbclla ai l.108 del Col d'Echelc, passando per i 1.276 del Col del Rosso, si davano appoggio reciproco ed assicuravano il dominio dell ' alta Val Frenzcla, naturale linea d ' accesso al fo ndo valle ciel Bren ta. Ancora più gravido di pericoli era il fatto che da queste posizioni le fo rze austro-ungariche minacciavano da vicino l'estrema linea di d ifesa sull'altopiano e soprattutto il caposaldo del Col d' Astiago che ne costituiva il perno destro. L' operazio ne affidata al XXII Corpo d ' Armata aveva quindi l' obiettivo di riprendere il controllo della testata di Val Frenzela e soprattutto cli dare respiro alla difesa, costretta in un ang usto spazio ai margini dell'altopiano. Non meno importante ne era poi il valore morale, in quanto dopo il successo riportato nella battaglia d 'arresto si sarebbe messa alla prova la capacità delle truppe di tornare ad agire offensivamente. Accuratamente preparato, l'attacco fu sferrato il 28 gennaio e dopo alterne vicende i fanti della Brigata Sassari, con cui agivano gli arditi del I Reparto d 'Assalto ed c lementi elci 45° Reggime nto Fanteria, riuscirono ad impadronirsi del Col ciel Rosso e del Col d' Echele. Fall irono invece i reiterati tentativi del 11 Reparto cl' Assalto e del 5° Reggi mento Bersaglieri di prendere la posizione chiave di Monte Valbell a. La manovra avvolgente sui due lati, che avrebbe dovuto essere integrata frontalmente dall' azione cli una terza colonna, fu vanificata dal venire meno dell'appoggio de ll'artiglieria ne l momento culminante e dai decisi contrattacchi avversari. Il mancato successo, dato il dominio che il Valbella aveva sugli altri due colli. poteva compromettere i risultati ottenuti a caro prezzo sul resto ciel fronte e fu quindi deciso di rinnovare l'attacco il giorno dopo, con l'intervento della IV Brigata Bersaglieri e del XVI Reparto d' Assalto, richiamato da Longara e messo a disposizione del Comando T ruppe Altipiano. Agli o rdini del comandante della brigata bersaglieri, brigadiere generale Renato Piola-Casell i, furono mess i anche i resti de l 5° Reggimento Bersaglieri ed il IV Rep~u-to d'Assalto, per quanto già duramente provato. Queste forze furo no organizzale in un dispositivo d'attacco su tre colonne : - col onna di sinistra, con la 2" Com pagnia del IV Reparto d 'Assalto. i resti del XIV Battaglione Bersaglieri (5° Regg imento) ed il LXI Baltaglione Bersaglieri ( 14° Reggimento), agli ordini ciel comandante del LXI, maggiore Morroni; - colon na centrale, con il XVI Reparto d 'Assalto, il XLVI Battaglione Bersaglieri (5° Reggimento) ed una compagnia del XL (5° Reggimento), agli ord ini ciel comandante del XLVI, maggiore Besozzi; - colonna di destra, con la l" Compagnia del IV Reparto cl' Assalto, il XLIV Battagl ione Bersaglieri (1 4° Reggimento), elementi del XXIV Battaglione Bersaglieri (5° Reggimento) ed il LXX ll (20° Reggimento), agli ordini del comandante del 20° Reggimento Bersaglieri , tenente colonnello Ricciardi. In riserva, a disposizione del comandante ciel 14° Regg imento Bersaglieri, tenente colonnello Reclaelli, a cui era affidato il comando delle truppe, erano il XL Battag lione Bersag lieri ( 14° Reggimento) e due co mpagnie mitragliatrici.

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Dopo una prolungata preparazione d'artiglieria, protrattasi per buona parte della notte, ed integrata da tiri di interdizione sulle zone dove era prevedibile l'ammassarsi dei rincalzi dell'avversario, le tre colonne scattarono in avanti alle 8,30. I progressi furono lenti e pagati a caro prezzo, in un susseguirsi di brevi sbalzi intervallati da soste e temporanei ripiegamenti, ma alle l 0,30 la colonna di sinistra imboccò il camminamento che portava alle posizioni di vetta. Le altre due colonne erano rimaste più indietro, a causa sia del tiro di sbarramento delle batterie austro-ungariche che cieli' accanita resistenza di alcuni nuclei dì difensori. Per ridare slancio all'azione Piola-Casellì ordinò di far entrare in azione la riserva, a sostegno della colonna centrale, e rinforzò quella di destra con un battaglione del 209° Reggimento Fanteria (Brigata Bisagno) 19 . Queste due colonne, per quanto violentemente battute dal tiro di sbarramento, furono così in grado cli riprendere l'avanzata, proprio mentre la colonna cli sinistra veniva contrattaccata e fermata. La battuta d' arresto fu comunque soltanto temporanea, grazie al movimento concentrico delle altre due colonne, e verso l'una del pomeriggio prima i ricoveri in caverna sotto la vetta, poi il .ridotto trincerato sulla vetta stessa, furono espugnati dagli arditi e dai bersaglieri. La battaglia non era però finita: i primi due contrattacchi, lanciati verso la cresta occidentale ciel monte furono respinti, ma il terzo, verso le 15,30, ricacciò indietro il LIV Battaglione Bersaglieri, rimettendo in discussione il possesso della quota. La situazione venne definitivamente risolta verso sera dall'intervento del LXX Battaglione Bersaglieri e di due battaglioni del 209° Reggimento Fanteria. Gli scontri del 30 e del 31 gennaio, per guanto violenti , soprattutto l'ultimo giorno del mese, non alterarono nella sostanza il quadro consolidatosi nella giornata del 29 ed i Tre Monti rimasero nelle mani della 33" Divisione, la cui vittoria fu sottolineata dalla cattura cli 199 ufficiali e 2.500 uomini di truppa, con sei cannoni, un centinaio di mitragliatrici e numerose bombarde20. Il XVI Reparto cl' Assalto fu tra le unità menzionate dal bollettino ciel 30 gennaio: "Durante le azioni dei giorni 28 e 29 l'eroica Brigata "Sassari" ( 151° e 152°) e in particolar modo il 152° reggimento fanteria, riconfermò il valore della sua gente e la gloria delle sue bandiere; i reparti di assalto I, Il, XVJ, la JV Brigata Bersaglieri (14° e 20°) col suo reparto d'assalto (IV), il 5° Reggimento Bersaglieri, i Battaglioni alpini Val d'Adige, Stelvio, Monte Baldo e Tirano assolsero magn(ficaniente il loro compito e fìtrono all'allezza del loro nome e delle proprie.fulgide tradizioni." 1 primi mesi del 1918 furono per il XVI privi di eventi signìficat.ivi. Jl 31 gennaio il reparto anelò a riposo a Longara per poi tornare il 12 febbraio a Vittaroio, nelle immediate retrovie dell'altopiano e scendere ancora in pianura il 16, accantonato a Breganze, dove sarebbe rimasto per oltre un mese fino al 25 marzo. La sostituzione sul fronte dell'altopiano del XXII Corpo d'Armata con il XXV non ebbe conseguenze per il reparto che il 2 marzo sarebbe stato assegnato alla ricostituita 6" Armata insieme agli altri tre reparti d'assalto, I, II e IV, già gravitanti nel settore cieli ' Altop iano di Asiago 21. Il 18 marzo, mentre il XIV Corpo d'Armata britannico sostituiva il XXVI, il XII Corpo cl' Armata francese iniziò a schierarsi in linea al posto del XXV, che scese in pianura raccogliendosi nella zona a nord-ovest di Padova, tra Vigodarzere e Camposampiero, e passò alle dipendenze della sa Armata, in riserva a disposizione del Comando Supremo. Il XVI Reparto cl' Assalto seguì il XXV Corpo cl' Armata, venendo aggregato alla 33• .Divisione e dislocato nella zona di Limena a partire dal 27 marzo. Il 28 aprile 1918, a fro nte della circolare che assegnava organicamente i reparti d' assalto ai corpi d'armata, fu formalmente inquadrato in quello stesso corpo d'armata, cli cui avrebbe assunto il numerale il successivo 20 maggio. 19

Le brigate Bisagno e Liguria erano state messe a disposizione della 33" Divisione, investita dal XXI I Corpo d' Armata dell'organizzazione dell'operazione dei Tre Monti, per essere impiegate a presidio delle trincee <li partenza e delle posizioni conquistate. 20 Le unit.à austro-ungariche impegnate nella Battaglia dei Tre Momi furono le di visioni I06" Landsturm e 2 I" Schiitzen. con elementi della 6a e della 18" e reparti della 179" Brigata eia Montagna. Le perdite maggiori furono subite dalla I 06" Lan<lsturm. 21 La 6" Armata fu ricostituita il 1° marzo 1918 con i quattro corpi d' armata, XX, XXII, XXV e XXVI, giù dipendenti dal Comando Truppe Altipiano. II XXV Corpo cl' Armata era all'epoca costituito dalle divisioni 7" e 33", avendo ceduto in febbraio la 57" al XXII da cui aveva ricevuto la 33". Il trasferimento dei quattro reparti d'assalto I, II, IV e XVI, secondo la nume razione al momento in vigore, fu ordinata dal Comando supremo il 25 febbraio I 918.

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Quello che era ormai il XXV Repatt o d 'Assalto veniva definito come in piena efficienza ed in eccellenti condizioni di morale in una relazione inviata il 31 maggio dal suo comandante al comando di corpo d'armata. TI reparto si era intensamente addestrato a livello di pattuglia. cli compagnia e cli battaglione nei pressi di Teolo, in una serie d i esercitazioni che avevano incluso l'impiego dei lanciafiamme e l'avanzata sotto l'arco delle traiettorie delle artiglierie e delle mitragliatrici. A parere di Rosso, i s uoi uo mini avevano raggiunto un alto livello di preparazione, dimostrando di poter mTivare in questo modo a ridosso dell'obiettivo rapidamente ed ordinatamente, ed altrettanta abi lità avevano raggiunto nel lancio dei petardi Thevenot. Secondo il suo comandante il XXV aveva avuto un comportamento soddisface nte anche dal punto di vista disciplinai-e, aspetto per il quale i reparti d 'assal to davano spesso adito a rilievi e che il comando della 5" Armata aveva raccomandato di curare con particolare attenzione, richiedendo in proposito rapporti mensili. Qualche problema c'era stato ma era stato superato con il deferimento dei responsabili al tribunale militare e per il fu turo vi erano le premesse per un ulteriore miglioramento22 : " . .. dopo l'epura:ione

resasi necessaria, il battaglione porrà maggiormente acquistarsi lafwna che si sta.formando di reparto di fede salda e d'onestà sicura". In quell o stesso periodo, verso la fine di maggio, il XXV C orpo d ' Armata era in corso di trasferimento nella zona Noale - Rialto - Yillafranca - Mirano - Stigliano, a nord-est cli Mestre, in previsione cli un possibile impiego insieme al XXVI a difesa del campo trincerato di Treviso ed in appoggio alla 3° Armata. Questi movimenti si inquadravano neJJe misure adottate dal Comando Supremo in previsione dell'attesa offensiva aus tro-ungarica e portarono il reparto prima a Zelarico, dove rimase dal 2 a l I 5 giugno, e quindi a Casale sul Sile. Poco dopo il mezzogiorno ciel 15 giugno. primo giorno di battaglia, la gravità della situazione determinatasi s ul fro nte de l XXIII Corpo d ' Annata, disteso lungo il Piave da Gradenigo al mare, indusse il comando della 3n Annata a rinforzare quel settore con una della brigate della 33" Divisione, la Sassari, e con alcune unità d'mtiglieria dell o stesso XXV Corpo cl' Armata. L'altra brigata della 33" Divisione, la Bisagno, venne invece impiegata a partire dalle prime ore del 16 giug no a sostegno del XXVIII Corpo d' Armata, schierato inizialmente lungo il Piave tra Salgareda e G raclenigo, prendendo posizione nel sistema difensivo di seconda linea Meolo - ValJio, per disimpegnare le truppe che lo presidiavano23 . Nel frattempo veniva avvicinata allo stesso tratto di fro nte anche la 7a Divisione, le cui d ue brigate, Bergamo ed Ancona, avrebbero dovuto dare il cambio alle truppe impegnate in combattimento sulle posizioni più avanzate. In questo scenario il XXV Reparto d 'Assalto rimase inizialmente a dis posizione del proprio corpo d'armata a Casale Sul Sile, ma ben presto si prospettò la possibilità cli un suo impiego nelle azion i controffensive previste per l'indomani. Il 17 giugno fu infatti caratteriZi:ato dal contrattacco sferrato nel pomeriggio dalla Divisione d 'Assalto, posta alle dipendenze ciel XXlll Corpo d'A rmata, con l'obiettivo di annullare la penetrazione realizzata dal!' avversario sul medio e basso Piave . La grande uni tà, al suo debutto sul campo di battaglia doveva essere affiancata sulla destra eia reparti del XXlll Corpo cl' Armata e sostenuta dall a Brigata Bergamo, incaricata di coprirne il fianco sinistro, mentre l'altra b1igata della 7 3 Divisione sarebbe rimasta a presidiare la linea del Meolo. Con temporaneamente avrebbero dovuto agire anche il XXVIII Corpo d ' Ann ata, in direzione di Fossalta e di S. Andrea di Barbarana, e. ancora più a nord lungo il corso del fiu me, l' XI Corpo d ' Armata, proiettato verso Canclelù - Saletto e Fagarè - Bocca cli Callalla. Proprio a disposizione di quest'ultimo corpo d' armata fu messo il XXV Reparto d'Assalto, che per le 15 venne fatto affluire a S. Pietro Novello. Al loro arTivo gl i arditi passarono agli ordini della 25° Divi-

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Comando XXV 13attaglione d'Assalto, Relazione mensile sull'~ffìcienza e discipline, del reptmo_ n° 131 del 3 I maggio 1918, AUSSME, Rep. F-2, Racc. 88, 5° e 9" Armata, Reparti d' 1\ ssalto. Un giudizio analogo si trova in una relazione del comandante della 33• Divisione. maggior generale Sanna, in cui. alla data del 13 aprile. si sounlinea come il reparto non abbia dato motivo di significative lagnanze in materia di disciplina, soprattutto dopo J"allontanarnento di 3 ufliciali e 30 militari di truppa protagonisti in passato di alcuni incresciosi incidenti, e si esprime apprezzamen to per l'operato del capitano Rosso. 23 La 3• Armata era schierala da Pala7.zon al mare con tre corpi d'armata, nell'ordine. eia nord a sud. Xl. da Palazzon a Salgareda. con le divisioni 3 1" e 45• in prima schiera e 23• in riserva, XXVIII. da Salgareda a Gradenigo, con la 25• Divisione in linea e l,153" in riserva, a disposizione ciel Comando Supremo, XXlll, da Gradenigo al mare, con le divisioni 61" e 4".

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sione (XXVIII Corpo d'Armata) a causa della situazione potenzialmente pericolosa determinata da una puntata offensiva austro-ungarica che, dopo aver costretto ad arretrare il XXVIII Reparto d'Assalto, aveva superato il fosso Palombo ed era arrivata a minacciare sia Monastier che S. Pietro Novello. L'intervento del XXV, affiancato dal XXII, messo a disposizione dal comandante della Divisione d'Assalto, ed il contrattacco effettuato da quanto restava della Brigata Ferrara (25a Divisione), riuscirono a ripristinare la continuità del fronte ricacciando l'avversario oltre il fosso, ma al calar della notte il quadro era tutt'altro che chiaro, anche per il frammischiarsi delle unità dovuto alle confuse vicende del combattimento. Il reparto era intervenuto prima per contenere l'avversario giunto in mattinata a poche centinaia di metri da S. Pietro Novello, presidiando con una compagnia alcuni elementi di trincea tra le strade che da quella località portavano rispettivamente al Bosco ed a Zenson, poi per contrattaccarlo, avendo a rincalzo un battaglione del 25° Reggimento Fanteria (Brigata Bergamo). II contrattacco effettuato dalle compagnie P e 3", le sole a disposizione del capitano Rosso, dal momento che la 2" era stata trattenuta a Casale sul Sile, era ri.uscito a riguadagnare terreno ed aveva portato alla cattura cli parecchi prigionieri e di alcune mitragliatrici, come pure alla riconquista cli qualche cannone da campagna italiano perso nei primi giorni dj battaglia. Nella sua azione il XXV aveva raggiunto il fosso Palombo e lo aveva oltrepassato in parecchi punti, il che però aveva comportato un allargamento del fro nte d' attacco per fronteggiare il quale Rosso aveva chiamato in avanti il battaglione della Bergamo, impiegandolo soprattutto a copertura del fianco sinistro. Nel corso dei combattimenti il XXV si era frammischiato con il XXII al punto che alle 18,30 la situazione sul terreno vedeva la 1• Compagnia sulla destra, lungo il fosso, tra Casa Guarnieri e la strada per Zenson, in collegamento sulla sua destra con elementi di un battaglione bersaglieri ciclisti e sulla sinistra col XXII Reparto cl ' Assalto, e la 3" Compagnia sulla sinistra, oltre il XXll, con il grosso a nord cli Casa Giudici. Circa un'ora dopo l'avversario aveva iniziato a premere in forze proprio sull'ala sinistra, non ancora rafforzata dai fanti, e ben presto pattuglie armate di mitragliatrici erano comparse alle spalle degli arditi. Per sfuggire a questo tentativo di aggiramento la 3a Compagnia era stata fatta ripiegare sullo sbarramento della strada cli S. Pietro Novello da cui era partito il contrattacco, mentre la 1• aveva mantenuto le sue posizioni. In questo modo era stato possibile contenere il ritorno offensivo degli austro-ungarici e respingerne i veementi attacchi fin quando l'arrivo del battaglione ciel 25° Reggimento Fanteria non aveva permesso di rinsaldare la linea a protezione ciel quadrivio cli S. Pietro Novello. A mezzogiorno ciel 18 giugno il reparto era schierato sulla sinistra della 2Y Divisione, tra il caposaldo di S. Pietro Novello ed il Fosso Palombo, insieme con il 70° Reggimento Fanteria (Brigata Ancona), e più a sud lungo il Palombo erano disposti il XXII Reparto d ' Assalto e reparti delle già duramente provate brigate Ferrara, Avellino e Jonio. In vista cli una nuova controffensiva i battaglioni della divisione d'assalto erano stati raccolti all'ala destra cli questo schieramento, meno quattro che, sostituiti da due battaglioni della Bergam.o, si stavano ammassando sull'altro fianco per costituire una seconda colonna d ' attacco. Di questa fu chiamato a far parte anche il XXV Reparto d'Assalto che venne quindi ritirato dalla linea e raccolto a Monastier, a disposizione del comandante del 2° Gruppo d'Assalto, colonnello Roberto Raggio. La 3" Compagnia venne inserita nel dispositivo d ' attacco nei pressi di Casa De Mollo, a sinistra del XXII Reparto d'Assalto ed alla destra del 1/26°, la I" con le sezioni Bettica e Stokes tra il 1/26° a destra ed un battaglione del 70° Reggimento Fanteria a sinistra. L'operazione scattò alle 16 e fece subito registrare i più consistenti progressi proprio ali' ala sinistra, dove gli obiettivi assegnati , il fosso Palombo e più oltre il canale Zenson fino alla strada S. Pietro Novello - al Bosco, furono raggiunti senza troppe difficoltà, al contrario di quanto si verificò all'ala destra, dove i frequenti contrattacchi resero l'avanzata più lenta e fati.cosa. Dopo il tramonto l'avversario iniziò però a premere in forze anche contro l'ala sinistra, ri uscendo nelle prime ore del mattino a far breccia nelle posizioni del 1/26° e minacciando così cli aggiramento la sinistra della I" Compagnia. Gli arditi si videro quindi costretti a ripiegare facendo perno sulla loro destra, con un movimento che fu presto seguito anche dal XXII Reparto cl' Assalto e dal battaglione bersaglieri ciclisti schierato alla destra di questo. Sotto l'incalzare cieli' avversario, riuscito nel frattempo a spingere pattuglie armate cli mitragliatrici tanto avanti da poter prendere d'infilata tutta la linea, il capitano Rosso diede ordine di ritirarsi per pattuglie, in modo da poter reagire nei confronti cli minacce provenienti da qualunque direzione. In questa formazione il reparto, con il XXII ed il

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battaglione bersaglieri ciclisti raggiunse lo scolo Carreggio e si dispose a difesa delle batterie dell '8° Reggimento Artiglieria da Campagna. Alla sera del 19 giugno il XXVlll Corpo d'Armata era a mala pena in collegamento sulla sinistra a Casa Florian con l'XI Corpo d'Armata e sulla destra a Losson con il XXIll, e proprio la necessità di mantenere il contatto con le grandi unità adiacenti avrebbe condizionato i combattimenti del 20 giugno. Il XXV non ebbe però parte in queste vi.cende e fu ritirato dalla linea il 21 giugno, quando la 3a Armata decise di sospendere per il momento gli attacchi. Nei cinque giorni di combattimenti, e soprattutto fra il 17 ed il 19 giugno, il reparto aveva catturato 644 prigionieri e 23 mitragliatrici e ripreso all'avversario otto pezzi d 'artiglieria da 75 mm ed uno eia 149. Le perdite, secondo un rapporto datato 2 1 giugno, assommavano a 2 morti, 5 feriti ed un disperso tra gli ufficiali e 7 morti, 63 feriti e 72 dispersi, in buona parte caduti sul campo, tra la truppa. Uno degli ufficiali caduti era lo stesso comandante ciel reparto, morto il 19 giugno e decorato di medaglia d ' argento al valor militare alla memoria. Il suo posto alla testa del XXV fu preso dal comandante della I" Compagnia, capitano Salvatore Sisto, anch'egli decorato di medaglia d'argento per le azioni h·a il Fosso Palombo e S. Pietro Novello. Tra i feriti di quelle giornate di battaglia vi fu anche il tenente Giuseppe Albertini, la cui medaglia d'oro al valor militare, una delle non molte concesse a viventi, fu accompagnata da una motivazione che ben si presta a chiudere il racconto della partecipazione del XXV Reparto cl' Assalto alla seconda battaglia del Piave, rievocando il coraggio e la tenacia che animarono i suoi uomini 24 : Magnifica figura di ufficiale, in campagna fin dal suo inizio, provato in numerosi combattimenti, in cui brillarono costantemente il suo fulgido eroismo e il suo altissimo spirito di sacr(ficio, comandante di una sezione mitragliatrici d 'assalto, con irresistibile slancio, alla testa dei suoi uomini, muoveva all'attacco di una ben munita posizione nemica, e vi arrivava per primo, distruggendone il presidio. Concentratosi sulla linea conquistata il .fuoco di quattro mitragliatrici avversarie che cagionavano .forti perdite, postava le proprie armi in sito sprovvisto di riparo e, manovrandone una personalmente, le controbatteva efficacemente, riducendole al silenzio. Contrattaccato da forti masse nemiche, unico itficiale in linea e con la sezione ridotta a pochi. uomini, resisteva con di.11Jerata tenacia per oltre due ore, infliggendo forti perdite all'avversario e dando agio ai rincalzi di sopraggiungere. Il giorno dopo, costretta la linea a ripiegare per uno .1fondamento laterale, di propria iniziativa, proteggeva il 1novimento di ritirata con le proprie armi, inf!.iggendo al nemico nuove fortissime perdite e contrastandone per lungo tempo l'avanzata. Esaurite le munizioni ed accerchiato, all'avversario che gli intimava la resa, rispondeva fieramente: "No! son fiamma nera!" ed a colpi di bombe a mano si apriva la strada ponendosi in salvo con le armi. Incontrati i rincalzi, tornava con essi al contrattacco, giuniendo ancora tra i primi sulla posizione, contribuendo validamente a riconquistarla e re.1pingendo poi furiosi contrattacchi. Ferito, non abbandonava il suo posto di combattimento, ed in una azione di pattuglia distruggeva a colpi di bombe una mitragliatrice, metten.done.fiwri combattimento i serventi. Fulgido esempio di tenacia e di valore. S. Petro Novello, Fosso Palombo, 17 - 19 giugno 1918. Al termine della Battaglia del Solstizio il reparto non rientrò al suo corpo d'armata ma, rinforzato con elementi provenienti dai reparti LXIII e LXIV, venne destinato a far parte della 2• Divisione d ' Assalto ed inquadrato con il XIV nel 4° Gruppo cl' Assalto, agli ordini del tenente colonnello Giorgio Della Chiesa d'Isasca25 . Dislocato a Rovolon, nelle settimane seguenti il reparto venne riordinato rafforzandone la

24 Giuseppe Albertini, nato a Milano nel 1892, era entrato in guerra con il 159° Reggimento Fanteria, con il quale, nel 1916 sull'Altopiano di Asiago aveva meritato in giugno i galloni di caporale per merito di gue1Ta ed in luglio una medaglia di bronzo al valor militare. Dopo il corso allievi ufficiali e la nom ina ad aspirante era tornato al fronte nell'agosto del 1917 , offrendosi subito come volontario per il XVI Reparto d'Assalto. Con i gradi di sottotenente aveva combattuto sulle Melette in novembre, dove aveva meritato un'altra medaglia di bronzo, e nel gennaio 1918 durante la Battaglia dei Tre Monti, dopo la quale era stato decorato di medaglia d'argento. Promosso tenente, partecipò alla Battaglia del Solstizio come comandante di sezione mitragliatrici. 25 L'organico del 4° Gruppo fu completato il 2 luglio con l'aiTivo del III Battaglione Bersaglieri, rimpatriato dalla Libia ed accantonato nella zona di Carbonara. li comando di gruppo era a Rovolon (Villa Mazzolo), il XIV Reparto d'A.ssalto a Bastia.

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compagine con l'assegnazione di una terza sezione lanciafiamme, in aggiunta alle due già esistenti, eriempiendo i vuoti creatisi nelle sue file con i complementi provenienti dai reparti di marcia. Agli 80 uomini arrivati il 14 luglio se ne aggiunsero altri 65 il 18, e la precedenza datagli nell'assegnazione dei rimpiazzi conferma quanto il XXV fosse stato provato nei combattimenti di giugno26 . Passato agli ordini del tenente colonnello Enrico Fasulo il 19 luglio, il 4° Gruppo effettuò il 28 luglio la prima esercitazione a ranghi completi sul terreno di Monte Altore, alla presenza del comandante della 9" Armata, tenente generale Paolo Marrone, e manovre a l.ivello cli gruppo, con l'intervento dei due reparti cl' assalto e del battaglione bersaglieri, furono eseguite anche il 6 ed il 16 agosto, prima della grande rivista passata dal Vittorio Emanuele lll al Corpo d'Armata d'Assalto il 21 agosto, a Granze delle Frassinelle. L' intensa attività di quell'estate, che il XXV svolse sotto la guida di un nuovo comandante, il maggiore Giovanni Solano subentrato in luglio al capitano Sisto, culminò nella manovra a livello di divisione effettuata dall'intera 2a Divisione d'Assalto tra il 25 ed il 26 agosto in campo aperto, tra il Bacchiglione ed il Brenta, secondo un tema che richiedeva alla grande unità di incalzare e riprendere il contatto con un avversario che, dopo essere sboccato in pianura ed essere stato contrattaccato, aveva deciso di sganciarsi per riordinarsi oltre il Brenta. Verso la metà di settembre la 2• Divisione d'Assalto ebbe l'ordine di trasferirsi nella zona di Riese, con un movimento eseguito in tre tappe, nelle notti sul 12, sul 13 e sul 14 settembre, per salire quindi in linea sul Grappa, nel settore ciel VI Corpo cl' Armata, e dare il cambio alla 15a Divisione sul tratto di fronte quota 1490 - quota 1503 - Monte Rivon - Monte Coston. Il XXV si mosse il 17 con il resto del 4° Gruppo, lasciando l' accampamento cli S. Vito per portarsi a Prati di Borso, e nella notte sostituì il TI Battaglione del 21 ° Reggimento Fanteria (Brigata Cremona) nel presidio delle trincee di quota 1503. Il 4 ° fu il primo dei tre gruppi d ' assalto della divisione a schierarsi in linea, assumendo la responsabilità del sottosettore di sinistra, ed il XXV fu il primo dei suoi reparti a prendere posizione. TI 26 settembre, dopo un periodo di permanenza in trincea sostanzialmente privo di eventi significativi, in cui gli arditi furono impegnati nel rafforzamento delle posizioni ed in attività di pattuglia nella terra di nessuno, il XXV fu rilevato dal LV Battaglione Bersaglieri e passò in seconda linea a Case Bordignon27 . Si trattò cli un periodo di riposo molto breve in quanto pochi giorni più tardi, nelle prime ore del 4 ottobre, la 1• e la 3" Compagnia ciel reparto tornarono in azione sul Monte Pertica (quota 1549). La proposta di un colpo di mano su questo obiettivo era stata avanzata al comando del VI Corpo cl' Armata dal comandante della divisione, maggior generale De Marchi, dopo un attento studio del tratto di fronte che gli era affidato 28 . Constatato che l'andamento delle linee contrapposte ed il terreno imponevano ovunque di assalire le posizioni nemiche più a monte per poi scendere a valle percorren do la linea o procedendo alle sue spalle, De Marchi aveva scartato l'idea di agire verso l' Asolone, cli recente già obiettivo cli un ' operazione analoga ed aveva invece preso in considerazione la zona del Pertica . Individuato così l'obiettivo, erano stati fissati anche i lineamenti genera] i cieli' operazione, che non avrebbe dovuto vedere impiegate più cli due compagnie, a causa della mancanza cli posizioni di partenza in grado cli accogliere forze più numerose, e svolgersi con il favore clell'oscur.ità e senza preparazione d'artiglieria, dal momento che solo la sorpresa avrebbe potuto permettere di avvicinarsi alle linee avversarie lungo un costone privo di qualunque copertura. Il reparto designato a compierla era il XXV, in quanto era stato il primo a salire in linea e per primo avrebbe avuto il cambio, diventando così disponibile. Il progetto, messo a punto dopo ripetute ricognizioni su l terreno ad opera del comandante e degli ufficiali del reparto, del comando cli gruppo e del comando di divisione, prevedeva che gli attaccanti risalissero il costone che con andamento da nord-ovest a sud-est allaccia la cima del Pertica con l' ossatura 26 L' afflusso dei complementi al XXV Reparto cl ' Assalto continuò in agosto, con 48 uomini il giorno I6 e 100 il 18. 27 Ad opera dell' artiglieria nemica, che aveva più volle bombardato trincee e ricoveri, il reparto aveva avmo un morto ed un ferit0 il 22 settembre, un morto e quattro feriti il 24 e due feriti il 25. 28 Comando 2• Divisione d' Assalto, Progetto colpo di mano, n" I096 Op. ciel 30 settembre 1918, AUSSME, Rep. B-4 Racc. 3020 bis, 2" Divisione cl' Assalto.

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L'azione di Monte Pertica eseguita il 4 ottobre 1918 da due compagnie del XXV Reparto d'Assalto: "Irrompere di so,presa a tergo delle linee nemiche di q. /549 e q. 1451 e sulle CctPerne a sud del Pertica,farvi prigionieri, sconvolgere le difese ed i ricoveri nemici" (Comando 2a Divisione d'Assalto, Stato Maggiore, Colpo di ,nano a Monte Pertica, in AUSSME, Rep. B-4, Racc. 3020 bis, 2a Divisione d'Assalto)

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centrale del massiccio del Grappa. Facilmente percorribile ma stretta ed esposta, questa dorsale era tagliata perpendicolarmente dalle posizioni avanzate italiane cli quota 1504, dove si trovava una trincea protetta da reticolato e munita di caverne in grado di accogliere non più di 40 o 50 uomini. Come se ciò non bastasse, il piccolo posto, indicato sulle carte come "posto fisso 7 bis", era collegato alle posizioni retrostanti da un camminamento che anche per uomini isolati era estremamente pericoloso percorrere di giorno. In considerazione di questi dati di fatto fu deciso cli agire poco prima dell'alba, senza preparazione d'artiglieria per favorire la sorpresa, contando sul fatto che la trincea avversaria, parzialmente sconvolta dal tiro cli distruzione delle settimane precedenti, non aveva sul davanti difese accessori.e se non alcuni cavalli di Frisia tra i quali esistevano ampi varchi. Inoltre si sapeva che la posizione, proprio perché fortemente battuta, era occupata in permanenza solo da vedette e da un paio di mitragliatrici, localizzate una sulla vetta e l'altra sul costone che scende verso Osteria del Forcelletto, e che il grosso del presidio, costituito dal II Battaglione del 120° Reggimento Fanteria, si teneva al coperto nelle caverne e nei ricoveri a tergo del monte. Gli arditi si sarebbero mossi a plotoni affiancati, con in avanguardia una pattuglia cli tre uomini al comando di un ufficiale con il compito di mettere fuori gioco la mitragliatrice segnalata presso la vetta. Per proteggere la loro avanzata la compagnia mitragliatrici del reparto s.i sarebbe schierata a quota 1581, con l'ordine cli tenersi pronta ad aprire il fuoco sia sul Pertica che sul costone cli Osteria del Forcelletto al minimo cenno di reazione. La rimanente compagnia d'assalto si sarebbe invece appostata sul fondo di Val Cesilla e verso Casone del Busetto per coprire la ritirata delle due compagnie d'attacco che, una volta assolto il loro compito, avrebbero dovuto riguadagnare da quella parte le linee italiane. L'artiglieria, chiamata ad isolare il Pertica ed a neu tralizzare i centri cli fuoco ciel Costone delle Fratte e di Col della Martina, avrebbe dovuto entrare in azione cinque minuti dopo l'uscita delle fanterie, realizzando in particolare uno sbarramento mobile ad ovest del Pertica, portandolo gradatamente fino alla curva di livello dei 1300 metri. Uscite alJe 5 dalle trincee, le due compagnie del XXV attraversarono nel più assoluto silenzio il terreno interposto tra le posizioni italiane di quota 1504 e la linea dei piccoli posti austro-ungarici, assecondate dal fascio luminoso di un riflettore sistemato sul Grappa e puntato appositamente sul Pertica per accecare le v~dette. Colti cli sorpresa anche grazie a questo stratagemma, gli occupanti dei piccoli posti non solo non ebbero modo di reagire ma neppure riuscirono a dare l'allarme, e gli arditi poterono così spingere a fondo la loro azione. La compagnia di destra aggirò la cima del Pertica dalla parte del costone di Osteria del Forcelletto e piombò sui ricoveri e sulle caverne dietro quota 1549, stroncandovi qualunque tentativo cli resistenza con le bombe a mano ed i lanciafiamme. Una parte ciel presidio si diede alla fuga verso il fondo valle ma in questo modo finì sotto il tiro di sban-amento aperto alle 5,55 dall'artiglieria italiana per ingabbiare la zona. Nel frattempo la compagnia che agiva sulla sinistra esplorò alcune caverne a sud del Pertica, trovandole sgombre, e puntò quindi sul costone che dal Pertica scende a quota 1451 per ricongiungersi al resto del reparto d'attacco. Portato a termine il loro compito, gli arditi scesero in Val Cesilla, dove nei pressi di Casone Pertica catturarono gli occupanti di un piccolo posto, e di qui rientrarono nelle li nee italiane. Alle 7,30 l'operazione era conclusa. Oltre alle perdite non precisate inflitte all'avversario, il XXV poteva registrare all'attivo la cattura di venti prigionieri, tre dei quali feriti, e di sette mitragliatrici 29 . Le perdite del reparto, molto contenute, erano di due morti, uccisi da un colpo di cannone, e cinque feriti leggeri. La brillante riuscita del colpo di mano era il frutto non solo cli un'accurata preparazione e dello slancio caratteristico dei reparti d'assalto, ma anche dell'ordine e della disciplina che avevano improntato l'azione degli arditi, permettendo di sfrut-

29 La relazione della 2• Divisione d ' Assalto non chiarisce la questione delle perdite inflitte all' avversario nell'azione del Pertica ma lascia intendere che furono rilevanti, soprattutto durante il rastrellamento dei ricoveri e l'inseguimento dei fuggitivi : "Il numero di caduti sia per arma bianca e bombe a mano che coi lanciafiamm.e nelle caverne, sembra sia stato assai rilevante. 1vfol1ifuggenti vennero raggiu111i e passati per le armi, mentre molti vennero uccisi nelle caveme e nei ricoveri ove la sorpresa li colse ed ove venne 1en1ata qualche resistenza ". Comando 2° Divisione d'Assalto, Colpo di mano a Monte Pertica, AUSSME, Rep. 8-4, Racc. 3020 bis, 2" Divisione d'Assalto.

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tare al meglio il fattore sorpresa. Non a caso in questa circostanza la collaudata organizzazione difensiva avversaria si dimostrò del tutto inefficace: la reazione dell' artiglieria fu debole e slegata ed i temuti contrattacchi non si concretizzarono. Secondo la prassi dei reparti d 'assalto quel giorno stesso il XXV fu ritirato dal fronte e riportato in autocan-o a S. Vito di Riese, dove il 7 ottobre venne raggiunto dal resto del 4° Gruppo, sceso a sua volta dal Grappa. Con il maturare degli eventi, S. Vito fu solo una tappa nell'avvicinamento al Piave, dove la 2a Divisione d' Assallo avrebbe dovuto agire agli ordini clell'VIII Corpo d'Annata. li 13 ottobre infatti il 4° Gruppo al completo s.i spostò a Vallà e nella notte sul 22 ottobre proseguì per S. Rocco, disponendo i suoi reparti in posizione cli attesa a nord-est della strada tra questa località e Grisignano. Da qui gli arditi si mossero alle 17 del giorno 24, sotto una fitta pioggia, per attestarsi sulla riva del fiume nei pressi di Nervesa e prepararsi a passare sull'altra sponda. Lo stato del Piave era però proibitivo ed in serata l'operazione fu sospesa, rimandando le truppe ai loro accampamenti. La pioggia ed il perdurare della piena impedirono di rinnovare il tentativo l'indomani e fu soltanto alle 18,30 del 26 ottobre che il 4° Gruppo, e con esso il XXV Reparto d'Assalto, tornò ad ammassarsi a Nervesa. Nonostante gli sforzi dei pontieri, la furia delle acque rese però ancora una volta impossibile il passaggio. Verso le due della notte la passerella in costruzione a monte di Nervesa venne infatti spezzata dall'urto di un galleggiante trasportato dalla corrente e per la rottura degli ormeggi il ponte in costruzione più a sud fu sbattuto contro la sponda destra. Nel frattempo l'artiglieria austro-ungarica aveva iniziato il tiro di contropreparazione e, in considerazione di quanto era successo, come pure per evitare di esporli inutilmente al fuoco, i reparti in attesa furono rimandati ancora una volta agli accampamenti lasciati solo poche ore prima. La situazione si sbloccò nella notte sul 29, per effetto del successo ottenuto più a valle dalla 10a Armata, ed a mezzanotte l'intero 4 ° Gruppo venne trasportato in autocarro al Ponte della Priula dove attraversò il fiume su un ponte di barche appena ultimato, seguendo gli altri due gruppi d'assalto della divisione. Alle 7,30 i suoi reparti si riordinarono presso la stazione ferroviaria di Susegana e si misero quindi in marcia verso Conegliano. La rapida avanzata in mezzo ai resti di un esercito ormai in rotta fu interrotta soltanto da una breve sosta al biv.io Mercatelli - Conegliano ed alle 4 del mattino successivo arditi e bersaglieri an-ivarono a S. Pietro cli Feletto. Anche in questo caso la marcia fu ripresa molto presto e già alle 8 del 30 ottobre il gruppo proseguì per Serravalle raggiunta in serata. Con il grosso della 2" Divisione d' Assalto raccolto tra Vittorio e Sen-avalle, il 4° Gruppo si trasferì l'indomani a S. Andrea. Nel frattempo la divisione aveva costituito un distaccamento celere imperniato sul III Battaglione Bersaglieri Ciclisti, ceduto dalla I" Divisione cl' Assalto, che, insieme con una batteria cli artiglieria da montagna ed il 6° Squadrone dei Cavalleggeri di Piacenza, era stato posto agli ordini del sottocapo cli stato maggiore del corpo d'annata d'assalto, tenente colonnello Pirzio Bi rol i, con il compito di aggirare la stretta di Fadalto passando per il Bosco del Cansiglio e Fairn cl' Alpago ed agevolare così l'azione frontale della 4W Divisione30. Questa manovra avvolgente si sviluppò tuttavia più lentamente del previsto e l'Vlll Corpo cl' Armata, preoccupato anche della mancanza di notizie, ordinò di sostenerla con una seconda colonna volante, affidata al tenente colonnello Lorenzo Dalmazzo, capo cli stato maggiore della 2a Divisione cl' Assalto, composta dal XXV Reparto d'Assalto, dall'XI Battaglione Bersaglieri Ciclisti e da una batteria del Xli Gruppo Artiglieria da Montagna 31 . Questo reparto di formazione si avviò lungo lo stesso itinerario della colonna Pirzio Biroli ma arrivò a Farra d' Al pago quando ormai la 43• Divisio-

30 Il Comando Supremo nella notte sul 1° novembre aveva affidato alJ' 8° Armata il compito di raggiungere il più rapidamente possibile la Val Pusteria ed in questo ambito la 48" Divisione e la 2" Divisione d'Assalto, riu ni te agli ordini del tenente generale Graziali dovevano puntare su Dobbiaco e Monguelfo lungo la direttrice di marcia Ponte nelle Alpi - Longarone - Pieve di Cadore - Cortina d'Ampezzo. fl primo ostacolo da superare era la stretta di Faclalto dove il 31 ottobre la 48' Divisione aveva urtato contro forti retroguardie avversarie costituite da elementi della 25° Divisione. Da ciò la decisione di facilitare il superamento di questo ostacolo con un movimento aggirante a breve raggio, sviluppato sui due lati della stretta da due colonne cli due battaglioni ciascuna della Brigata Tevere, e da un movimento avvolgeme di portata più ampia affidato alla colonna Pirzio Biroli. 3 1 I battaglioni bersaglieri ciclisti III cd Xl facevano parte, rispettivamente, della l" e della 2" Divisione cl' Assalto, alle di rette dipendenze del comando cli divisione.

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ne aveva superato la resistenza delle retroguardie avversarie ed aveva raggiunto il Lago di S. Croce32 . Venuto meno lo scopo della sua azione la colonna Dalmazzo rientrò a Vittorio. Il 2 novembre la 2' Divisione d'Assalto riprese l'avanzata e si addentrò tra le montagne venendo a trovarsi in serata con il 4 ° Gruppo a Lastreghe, il 5° a Caclola ed il 6° a Cugnan. La grande uni tà aveva l'ordine di scavalcare la 48" Divisione e procedere quanto più rapidamente possibile lungo la valle ciel Piave verso Longarone e Perarolo, compito non facile a causa delle numerose intem,zioni stradali e della presenza di agguerriti nuclei di retroguardia ai quali la stretta valle offriva più di un'opportunità per frenare l'inseguimento. Era necessario agire con la massima rapidità per impedire all'avversario di imbastire un'efficace resistenza e fu deciso perciò di lanciare in avanti la colonna celere al comando del tenente colonnello Dalmazzo, modificata nella sua composizione che ora comprendeva il XXV Reparto d'Assalto, i battaglioni bersaglieri ciclisti III ed Xl, la 34a Batteria da Montagna ed una compagnia del 92° Battaglione Genio Zappatori. Alle 8,30 ciel 3 novembre l'avanguardia superò il Piave a Ponte nelle Alpi, sul ponte sommariamente riattato nella notte, ed alle 12 le prime pattuglie di bersaglieri dell'XI entrarono a Longarone provenendo da Mucla di Maé. Il paese non era difeso ma eia alcuni abitanti fu riferito che poco più a nord lungo la valle gli austro-ungarici si preparavano a resistere a Castel Lavazzo e sulle alture ad oriente cli quella località, informazione subito confermata quando eia quelle posizioni aprirono il fuoco parecchie mitragliatrici ed alcuni cannoni da campagna. Dalrnazzo, che si era fermato sul torrente Maè dove la compagnia zappatori aveva iniziato la costruzione cli un ponte cli fortuna per sostituire i ponti distrutti dall'avversario in ri tirata, si affrettò a chiamare a rapporto i comandanti di battaglione, dando al XXV Reparto d'Assalto il compito di eliminare lo sbarramento cli Castel Lavazzo ed all'XI Bersaglieri Ciclisti quello cli rafforzarsi in Longarone e di appoggiare con le proprie mitragliatrici l'azione degli arditi, lasciando per il momento in riserva i bersaglieri del III. A fronte cli questi ordini, iJ comandante ciel XXV fece schierare le sue mitragliatrici in modo eia battere le posizioni occupate a Castel Lavazzo dalle anni automatiche e dall'artiglieria avversarie e distaccò sulla sua sinistra una compagnia, agli ordini del capitano Anemone, in direzione di Podenzoi ed Olantreghe per aggirare dall'alto lo sbarramento. Da una distanza non superiore ai mille metri le mitragliatrici degli arditi ebbero buon gioco non solo nel ridurre al silenzio i cannoni eia campagna ma anche nell' impedirne il recupero, perché i cavalli fatti avvicinare per portarli in salvo furono in parte abbattuti ed in parte messi in fuga con poche e precise raffiche. Tutto ciò, ed il contemporaneo manifestarsi cli una minaccia cli aggiramento sul loro fianco destro, dove gli arditi del capitano Anemone erano ne] frattempo arrivati a Podenzoi, deternùnò nelle file austro-ungariche un momento cli incertezza cli cui il maggiore Solano approfittò per lanciare in un attacco frontale la compagnia del capitano Politano. Se l'artiglieria era stata messa a tacere, le mitragliatrici di Castel Lavazzo erano però ancora attive e sotto i colpi caddero lo stesso Politano ed il tenente Pianini, insieme con nove dei loro uomini , prima che gli arditi r.iuscissero ad eliminarne i serventi rimasti fino all'ultimo aggrappati alle loro armi. Ai quattro cannoni da campagna della batteria sopraffatta all'inizio dell'azione si aggiunsero così sette mitragliatrici 33 . Dopo essersi aperta in questo modo la via, il XXV Reparto d ' Assalto riprese l'avanzata e travolte senza difficoltà alcune deboli retroguardie, grazie anche alla sapiente combinazione cieli' azione sul fondovalle con l'azione dall'alto, sulle pendici di riva destra, raggiunse alle 15 Ospitale, seguito eia vicino dal III Battaglione Bersaglieri Ciclisti. A testimonianza della confusione e dello sconcerto che dominavano in quelle ore nel campo avverso, alle 16,30 si presentò agli arditi come parlamentare, sotto la protezione ciel-

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La colonna Pirzio Biroli aveva dovuto sostenere un duro combattimento nella zona di Casa Mori e, anche a causa del terreno, nelle prime ore del IO novembre era ferma con il grosso a Campon, con punte avanzate a Valdenogher. ad oriente di Farra d'Alpago. La situazione a Fadalto fu però risolta dalla Brigata Tevere che alle 6 si impadronì dell'abitato aprendo la via per Ponte nelle Alpi. La colonna Pirzio Biroli, rinforzata eia una compagnia ciel I Reparto d'Assalto, nella giornata del 2 novembre proseguì l' avanzata sulla sinistra ciel Piave e cooperò poi l'indomani alle operazioni che portarono alla conquista cli Longarone, spingendosi fino a Dogna. 33 Nel combattimento cli Castel Lavazzo il XXV Reparto d'Assalto, oltre agli 11 cadmi, ebbe 23 feriti. Non precisate, ma certo significativamente superiori dato lo sviluppo dell'azione, le perdite dell'avversario.

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la bandiera bianca, il maggiore Henning, capo cli stato maggiore della 25a Divisione austro-ungarica, con la notizia dell'avvenuta firma dell'armistizio e la richiesta cli una immediata sospensione delle ostilità. Non erano però questi i termini convenuti a Villa Giusti e, dopo aver informato il comando avendone l'ordine di proseguire le operazioni, alle 19 Dalmazzo fece riaccompagnare al le sue linee l'ufficiale 34 . Nel frattempo, mentre pattuglie cli arditi si spingevano nei pressi di Perarolo, era arrivato a Longarone il grosso della 2• Divisione cl' Assalto e la colonna Dal mazzo, svolto brillantemente il suo compito, fu sciolta. Nei combattimenti sostenuti aveva catturato trecento prigionieri, tra i quali dieci ufficiali, e si era impadronita di quattro cannoni , diciotto mitragliatrici, tre pistole-mitragliatrici e due lanciafiamme. Il ruolo svolto dal XXV durante l'inseguimento venne riassunto in questi termini dal tenente colonnello Dalmazzo35 : "Il modo che ha svolto l'azione di Castel Lavazzo è un piccolo modello sia di condotta di attacco che di slancio, di audacia, di impeto veramente travolgente. L'azione armonica dei reparti aggiranti dall'alto condotti con slancio e valore dal capitano Anemone, quella della cp. Mitragliatrici e della compagnia di attacco sul fronte, l'impiego tempestivo del rincalzo dall'alto da dove si veniva detenninando l'avvolgimento, il successivo incalzare il neniico senza dargli il tempo di riprendersi, travolgendolo veramente, sono stati tanti piccoli atti taltici perfettamente e sapientemente coordinati e condotti con bravura superiore ad ogni elogio. Il reparto ha confermato le sue splendide rradizioni ed il suo capo, rnagg. Solano si è dimostrato oltre che mirabile preparatore di anùne veramente ollimo comandante". Tornato in seno al 4° Gruppo, al rn.attino del 4 novembre il reparto marciò su Pieve cli Cadore inserito in una colonna che comprendeva i gruppi d'assalto 4° e 5° ed i gruppi d'artiglieria da montagna XII e XXIV, e che aveva in avanguardia il III Bersaglieri Ciclisti con la l sa Squadriglia Autoblinclomitragliatrici. Dopo aver incontrato ancora una qualche resistenza a Perarolo, l'avanzata proseguì senza trovare altri ostacoli ed alle 15, mentre il grosso entrava a Pieve cli Cadore, pattuglie avanzate raggiungevano Calalzo. Dopo la cessazione delle ostilità, il grosso della za Divisione d'Assalto venne ritirato nella zona compresa tra S. Giacomo di Veglia, Vittorio e Seravalle, ma il 4° Gruppo d'Assalto ed il XXIV Gruppo da Montagna, posti entrambi agli ordini ciel colonnello Fasulo, vennero inviati a Paclola, in Val Comelico, e cli qui, attraverso il Passo cli Monte Croce di Comelico e Sesto, a Sillian, per prevenire una ipotetica iniziativa germanica in quella direzione ed al tempo stesso per proteggere la linea ferroviaria della Val Pusteria eia atti cli vandalismo e sabotaggi ad opera delle truppe in ritirata o cli clementi locali. Data la situazione di assoluto caos che regnava nella valle, dove reparti ancora perfettamente inquadrati si frammischiavano a torme cli sbandati e cli ammutinati, Fasulo doveva anche assicurare ogni possibile cooperazione alla commissione insediata a Dobbiaco per controllare lo sgombero delle forze austriache. Partita alle l l ciel 6 novembre eia Calalzo, la colonna arrivò a Sillian due giorni dopo, rimanendovi fino al giorno 14, quando, dopo la resa della Germania ed il ritiro degli ultimi reparti austriaci, passò le consegne al 15° Gruppo Alpini e lasciò la cittadina per ricongiungersi il 19 novembre al resto della divisione. Accantonato a Stevenà, ad oriente di Vittorio Veneto, fino al gennaio ciel 1919, tra il 16 ed il 20 dello stesso mese il XXV si spostò con la 2a Divisione cl' Assalto nella zona di Pordenone, venendo dislocato a Valvasone, non lontano dal Tagliamento e dai ponti della Delizia, insieme al XIV Reparto d'Assalto. Il 25 febbraio 1919, all'atto dello scioglimento della divisione, passò a disposizione del XVlll Corpo d' Armata e fu a sua volta sciolto pochi giorni dopo.

34 Come è noto, a Villa Giusti era stato stabilito che l'armistizio dovesse entrare in vigore soltanto alle 15 del 4 novembre, ma da parte austriaca, per un equivoco mai del tutto chiarito ma che trovava origine nella confusione diffusa ormai ad ogni livello, la notizia dell' avvenuta firma fu interpretata come il segnale di un' immediata cessazione de lle ostilità. 35 Comando 2" Divisione d ' i\ssallo, Relazione sulle azioni dell'avanguardia della 2" Divisione d'Assalto nel giorno 3 novembre 1918, /\ USSME, Rep. B-1 , Racc. 1280 1603b, Diario Storico 2" Divisione d'Assalto, AIJegato n° 64 bis.

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XXVI REPARTO D'ASSALTO

uando il 20 maggio 1918 l'allora IV Reparto d'Assalto venne ridenominato XXVI aveva alle spaIJe un passato di guerra cli tutto rispetto ed un'anzianità di servizio che gli permetteva cli contendere al XX la primogenitura della specialità. All'inizio dell'estate del 1917 la P Armata aveva dato corso alle disposizioni del Comando Supremo relative alla formazione di reparti d'assalto attivando in proposito il V Corpo d'Armata e questo a sua volta aveva affidato J' incarico alla IV Brigata Bersaglieri, nella convinzione che i fanti piumati fossero il naturale serbatoio di alimentazione della nuova specialità. Con queste premesse il battaglione d'assalto venne costituito sotto la data del 5 luglio 1917, facendovi confluire i nuclei cli arditi già esistenti in seno alla brigata e volontari provenienti dai suoi due reggimenti, 14° e 20° , creando un legame che si sarebbe mantenuto a lu ngo, anche dal punto di vista fo rmale 1• La nuova uni tà era infatti inquadrata a tutti gli effetti nella brigata e di pendeva amministrativamente dal 14 ° Reggimento Bersaglieri. Inoltre, segno distintivo non meno import.ante, i suoi uomini portavano al bavero le fiamme rosse e non le fiamme nere, e sull'elmetto avrebbero presto rimesso il tradizionale piumetto. Affidato al capitano Aminto Caretto, il reparto aveva una forza di circa 800 uomini ed era strutturato su quattro compagnie, accantonate nella zona di Valdagno, a Maglio le prime due ed a Novale le altre, delle quali il diario storico ha conservato i nomi dei comandanti: nell'ordine i tenenti Remigio Gattu, Bernardino Sergardi, Edoardo Bordignon ed Enrico Gamba. Il comandante del corpo d'armata, tenente generale Gaetano Zoppi, lo passò in rassegna il 13 luglio, quasi a sottolineare l' attenzione con cui ne aveva seguito la formazione, ed il 19 dello stesso mese gli arditi furono trasferiti in autocarro a S. Caterina cli Tretto, sul versante meridionale del massiccio del Novegno, seguendo la IV Brigata Bersaglieri che il giorno 13 aveva assunto la responsabilità del Settore Posina2. Nel frattempo s.i era provveduto ad equipaggiare il reparto introducendo quelle modifiche ritenu te necessarie a garantire una maggiore scioltezza e libertà di movimenti. Alla distribuzione della giubba da bersagliere ciclista si era così accompagnata quella di scarponcini da alpino con calze di lana e quanto allo zaino se ne proponeva la sostituzione con la valigia in dotazione ai bersaglieri ciclisti, prevedendone il trasporto su autocarri al seguito ciel reparto. A questo proposito il comando della 1"Annata, nel riportare la situazione del momento al Comando Supremo, suggeriva anche l'assegnazione organica cli nove autocarri, uno per il comando e due per ciascuna compagnia, suggerimento che peraltro non venne accolto, con il conseguente accantonamento anche della proposta relativa all'uso della valigia da bersagliere ciclista. Quanto all'armamento erano in corso di distribuzione i moschetti '91 del modello per truppe speciali, i pugnali e le bombe a mano, mentre si era ancora in attesa cli ricevere le mitragliatrici, i lanciabombe ed i lanciafiarnme3. Nella zona della Val Posina dopo l' arresto della Strafexpedition il fro nte si era stabilizzato sui due versanti del solco vallivo con andamento da ovest ad est creato dal torrente Posina, affluente di destra del -

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14" Reggimento Bersaglieri era formato dai battaglioni XL, LIV e LXI, il 20° dai battaglioni LXX, LXXI, LXXfI. Il settore Pos.ina era diviso in due sottosettori, che il comandante della brigata, colonne llo brigadiere Renato Piola Caselli, ripartì tra i suoi due reggi menti stabilendo che il 20°, attestato sul caposaldo del Pruehe in collegamento con la 55" Divisione ed appoggiato sulla destra alle falde di Monte Maio, sba!l'asse la via che scendeva dal Passo della Borcola, e che alla sua destra il 14" presidiasse le posizioni all'estremità orientale del monte e chiudesse gli accessi dalla conca di Laghi alla Val Posina, in stretto collegamento con la 32" Divisione. La brigata si schierò con quattro battaglioni in prima linea, al Pruche, a Casa Betta, sul Maio e sul Cavallaro, e due in seconda linea, u Valle dei Corvi, sotto Malga Campiglia, ed a Collo. 3 Comando J• Armata, Stato Maggiore, Riparti d'assalto, n° 39529 del 17 luglio 19 I 7 , AUSSME, Rep. F-4, Racc. I 99, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. 2

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l'Astìco. A partire dal gi ugno del 1916 gli avversari si erano rafforzati sulle rispettive posizioni e ad un anno di distanza la situazione era sostanzialmente immutata, con gli austro-ungarici attestati sulle creste del versante nord, dal Passo della Borcola al Monte Cimone, con l'interposta cortina della cosiddetta "Corona di S. Marco'' ed il baluardo avanzato del Monte Maio, e gli ital iani trincerati sul versante meridionale, dal Pasubio al Monte Novegno. Grazie al possesso di alcuni punti d'appoggio sul versante settentrionale, sulla destra i Sogli Bianchi ed il Monte dei Calgari, antistanti le posizioni austro-ungariche del Monte Seluggio e del Monte Tormeno, sulla sinistra il Monte Gamonda e 1e quote più orientali del Maio, gli italiani avevano anche il controllo della strada di fo ndovalle, almeno nelle ore notturne, ed erano in condizioni di garantire una maggiore sicurezza alla retrostante posizione principale di resistenza. In tale scenario gli avversari si trovavano in più punti a stretto contatto, una condizione che, nonostante i problemi posti dal terreno, ovunque aspro e scosceso e di difficile percorrenza, poneva le premesse per azioni di pattuglia e colpi di mano miranti alla cattura di prigionieri o, come soprattutto ne] caso del Monte Maio, a migliorare le rispettive posizioni. Con queste prospettive nei giorni successivi al trasferimento sul piccolo altopiano del Tretto il comm~dante e gli ufficiali del reparto si preoccuparono anzitutto cli studiare il terreno. Il 24 luglio si recarono a Costa Perlona, sul versante settentrionale del Novegno da dove potevai10 osserv,u-e a loro agio la parte più orientale della valle, ed il giorno dopo effettuarono una seconda ricognizione a Sogl i Campiglia, all'çtltra estremità ciel solco vallivo. L'oggetto di questo studio furono soprattutto i roccioni di Monte Maio, l'arcigna montagna sulla sinistra dell'alta Va] Posina che aveva sempre respinto ogni tentativo di conquista e che nelle notti seguenti sarebbe stato il teatro d'azione degli arditi del IV. · Dopo aver sbarrato l'alta Val Posina in corrispondenza del caposaldo del Pruche, sul]~ falde orientali del Pasubio, chiudendo cos) le provenienze dal Passo della Borcola, la linea italiana più a{anzata correva parallelamente al corso del torrente ai piedi delle irregolari cuspidi di roccia dei Maio, dalla Val Grande al costone di quota 1500, su un terreno in forte pendenza costituito da lavine e ghiaioni nella metà orientale e parzialmente roccioso nell'altra, fino a sal ire d'un balzo sull 'estremo lembo orientale della dorsale. Qui, davanti e sotto la quota 1500 tenuta dal nemico, si trovava la cosiddetta posizione di Monte Maio, comprendente le difese di quota 1472 e quelle del vicino costone orientale che si allungavano con fronte a nord sul contrafforte che scende verso Tezze Silvestri. Data l'importanza della posizione, naturale base di partenza per qualunque tentativo cli attacco alla cima principale, a quota 1472 già nel settembre 1916 esisteva una robusta tri ncea blindata per tiratori in piedi, davanti alla quale era stato impiantato un reticolato profondo dai due ai quattro metri, particolarmente rafforzato in corrispondenza dell'ala sinistra dove il terreno offriva la più agevole via di avvicinamento. Sul costone orientale il terreno non aveva invece permesso di costruire una vera e propria trincea e la difesa si appoggiava a postazioni isolate per vedette, picco] i nuclei cli tiratori, armi automatiche, senza reticolati di filo spinato in ragione della presunta impraticabilità ciel terreno. Nel tratto dalla Val Grande ai piedi cli q.1500 la linea era tenuta eia un battaglione con il comando a Casa Betta, un secondo, con posto di comando sul costone orientale, presidiava la posizione di Monte Maio, ed un terzo occupava le posizioni di Mogentale - Sella che chiudevano il varco tra il costone orientale ed il Monte Gamonda, con avamposti spinti in avanti sul piccolo altopiano del Cavallaro e sul cocuzzolo di quota 983. Il reparto d'assalto della IV Brigata Bersaglieri tentò un primo agguato nella notte su l 28 luglio, quando ci.nquanta uomini della 4a Compagnia si appostarono tra le rocce ed i crepacci del costone orientale, in prossimità degli avamposti austro-ungarici , e vi rimasero fino all'alba senza che si presentasse un'occasione favorevole. L'operazione venne ripetuta nella notte sul 4 agosto, facendo uscire due plotoni ma sempre senza prendere contatto con 1' avversario, e senza risultato fu anche il dispiegamento di due plotoni della 2• Compagnia nella notte tra il 7 e 1'8 agosto. Gli arditi, usciti a perlustrare il terreno dove la notte prima una pattuglia del 20° Reggimento Bersaglieri si era scontrata con una pattuglia nemica, poterono soltanto recuperare il corpo cli un bersagliere e due fucili austriaci abbandonati. Dopo questi tentativi iniziali, che confermarono le difficoltà poste dalle tormentate e scoscese pendici del monte, all'inizio di agosto, in risposta alle disposizioni del comando d'armata che richiedevano cli impiegare quanto prima il reparto d'assalto in azioni di un qualche significato, venne deciso cli trasferirne

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il comando a Posina e di inviarne in linea a rotazione le quattro compagnie, a cominciare dalla 3a e dalla 4a. Il 9 agosto la prima venne dunque dislocata ad immediato rincalzo del presidio delle posizioni cli quota 1472 e del costone orientale, mentre la seconda anelò a ri nforzare il battaglione che presidiava il settore del Cavallaro. Intanto, nella notte tra 1'8 ed il 9 agosto, il reparto venne impegnato in una piccola operazione intesa ad accertare se il d iroccato abitato del Griso, in fondo alla Val Posina, fosse o meno stabilmente occupato dall'avversario. Nella notte sul 7 la locali t~t era stata raggiunta allo stesso scopo da una pattuglia del 20° Reggimento Bersagl ieri, che vi era rimasta in agguato per oltre ventiquattro ore senza trovare traccia degli austro-ungarici ma nelle prime ore del giorno 8 aveva dovuto sostenere un breve ed aspro scontro contro forze superiori per riuscire a disimpegnarsi. Al rientro era mancato all'appello uno dei bersaglieri e per accettarne la sorre, come pure per chiarire una volta per tutte la situazione al Griso, il comandante della brigata aveva ordinato di ripetere l'azione con l'intervento del battaglione d'assalto. Per prevenire sorprese venne realizzato un dispositivo di copertura con una mezza compagnia a sbanamento della Val Grande ed un plotone sulle pendici ciel Pruche, e la ricognizione venne affidata al plotone dell'aspirante Ivo Lollini. Gli austro-ungarici non si fecero vivi e nelle povere case non fu trovato alcun indizio di un'occupazione a carattere permanente. Sul terreno del combattimento del g iorno prima Lollin i trovò invece il corpo del bersagl iere, ucciso da una pallottola che lo aveva raggiunto alla testa ed ancora con l'arma in pugno, ed a pochi passi un fucile austriaco che venne raccolto e mandato al comandante del V Corpo d'Armata quale omaggio della brigata. L'an-ivo in linea nel sottosettore ciel medio Posina delle due compagnie del battaglione d'assalto diede il via ad una nuova serie di ricognizioni ed appostamenti oltre le linee che vide il capitano Gamba uscire con un plotone dalle trincee ciel Cavallaro nella notte sul 1O agosto ed il tenente Bordignon guidare in quelle stesse ore una qui ndicina di uomini sotto le posizioni nemiche del cosiddetto Roccione del Dito, nei pressi di quota 1500, per poi ripetersi in quelle sull' 11 e sul 18 agosto, sempre senza prendere contatto. La terza volta Bordignon decise però cli lasciare un segno visibile del suo passaggio e, dal momento che quel giorno riconeva il genetliaco della regina Elena, prima di ritirarsi affisse sulle rocce un biglietto in cui era scritto "I bersaglieri in omaggio alla loro regina ". La disponibilità cli un reparto d'assalto ed il fatto che questo stesse acquisendo una buona familiarità con il terreno, imponeva di impiegarlo in modo più redditizio cli gu anto fosse stato fatto finora. L'argomento fu affrontato dal comandante della la Armata, tenente generale Guglielmo Pecori Giraldi, in occasione dell 'ispezione del 18 agosto, durante la quale, accompagnato dal comandante del V Corpo d' Armata e dal comandante della brigata, colonnello brigadiere Pi.ola Caselli, salì all'osservatorio di Cima Fratte, sul versante meridionale della Val Posina, per rendersi conto della s ituazione ed individuare le possibilità d'azione esistenti. Per il momento però si ritenne inopportuno trattenere il reparto a ridosso della prima linea con il rischio di logorarlo inutilmente e lo si r imandò ai suoi baraccamenti di S. Caterina. Nel frattempo il 2° Kaise1jager Regiment che presidiava la dorsale del Maio aveva avuto l'ordine di espellere gli italiani dalle loro posizioni cli quota 1472 e dei roccion i orientali, dalle quali erano in grado di sorvegliare sia il versante verso la Val Posina che il versante verso la conca d i Laghi. Già nel pomeriggio del 18 agosto i bersaglieri osservarono un'inconsueta attività delle artiglierie e delle bombard_e dell'avversario ma alla cosa non fu attribuito un particolare significato anche perché l' indomani il livello di attività tornò nella nonna, con un' unica nota di allarme rappresentata dal prolungato sorvolo della zona da parte di velivoli austro-ungarici . Come i fatti avrebbero dimostrato sì trattava di una verifica dei risultati ottenuti dai tiri ciel giorno precedente e cli un'ultima ricognizione sugli apprestamenti difensivi della IV Brigata. Il 20 agosto le bombarde austro-ungariche tornarono infatti a battere le posizioni del Monte Maio con rinnovata intensità ed alla sera, tra le 20 e le 20,30, dopo una breve preparazione d'artiglieria, gli austro-ungarici mossero all'attacco. Il XL Battaglione Bersaglieri (14° Reggimento) aveva rilevato due giorni prima il LIV e si trovava schierato con una compagnia a quota 1472, una distribuita nei piccoli posti del costone orientale e ciel pianoro di quota l 050 e la terza in posizione cli rincalzo. Le pattuglie dei Kaise1:Figer irrompendo dalla selletta del Dito e dai cosiddetti Roccioni Alti ebbero rapidamente ragione dello sparso presidio dei Roccion i Orientali, in buona parte catturato, mentre al tri attacchi a carattere diversivo

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investivano lo sbarramento di fondo valle e la linea ciel Cavallaro. Ali.e 20, 30 le batterie avversarie, che avevano fino ad allora battuto violentemente sia la quota 1472 che le posizioni di seconda linea sul versante sud della Val Posina, rallentarono il tiro fino a cessarlo del tutto, tranne che nei confronti di quota 1472. Qui , in una s.ituazione in cui il venire meno dei collegamenti telefonici impediva al comandante del XL dj aver informazioni precise su quanto accadeva, gli austriaci attaccarono nuovamente alle 23, riuscendo a penetrare nella trincea sul lato sinistro. li concentramento cli fuoco delle batterie italiane ed il contrattacco sferrato dalla compagnia cli rincalzo permisero tra le 3 e le 4 del mattino di ristabilire da questa parte la situazione iniziale, ma non sul costone orientale, da dove quanto restava del presidio aveva lentamente ripiegato verso il comando di battaglione. Per riconquistare le posizioni perdute vennero inviate a Monte Maio due compagnie del reparto d' assalto (3" e 4 portando nel contempo le altre due a Collo, e nella notte sul 22 agosto due pattuglie di arditi, della forza cli cinquanta uomini ciascuna ed al comando dei tenenti Bordignon e Gamba, mossero dal posto comando del XL e, avanzando sui due lati dei Roccioni Orientali, si spinsero fino al margine meridionale dei Roccioni Alti ed ai piedi del Roccione Centrale, senza tuttavia riuscire a riconquistarli. Il tentativo venne ripetuto la notte seguente dalla 3• Compagnia, con una pattuglia di punta di quindici uomini guidata da Bordignon ed i plotoni del tenente Gatta e del sottotenente Lollini in rincalzo. L' azione avrebbe dovuto svolgersi di sorpresa, senza preparazione d'artiglieria, ed avere inizio alla mezzanotte, ma l'allarme causato dal presunto avvistamento di nuclei avversari davanti a11a linea ciel Cavallaro scatenò un imprevisto duello d'artiglieria che si protrasse per circa un'ora, con conseguente rinvio del!' operazione alle 2 del mattino. Quando fi nalmente gli arditi iniziarono l'avvicinamento, la presenza di pattuglie avversarie suggerì una nuova sospensione, e con l'arrivo dell'alba il tentativo venne rimandato alla notte seguente. Suddivisa questa volta in quattro pattuglie, due in prima schiera e due di rincalzo, agli ordini dei tenenti Bordignon, Lo11ini, Gatta e Buozzi, nelle prime ore del 24 agosto la 3a Compagnia riuscì a riprendere i Roccioni Alti ed il Rocc.ione Centrale senza incontrare resistenza. I1 presidio era infatti costituito da poche vedette che si ritirarono in tutta fretta, lasciando nelle mani degli arditi una mezza dozzina cli fucili e poco altro materiale, tra cui le due bombarde che i Kaise1jager avevano catturato nel loro primo assalto. L'ultimo atto della vicenda si ebbe ventiquattro ore più tardi, quando il tenente Sergardi con due plotoni della sua compagnia perfezionò in modo incontrastato l'occupazione dei Roccioni Alti, ancora una volta senza subire perdite ma anche senza infliggerne al nemico. Sia Pecori Giralcli che Zoppi espressero la loro soddisfazione per l'esito dei cinque giorni di battaglia tra le rocce ciel Maio, ma a dispetto del risultato non tutto si era svolto nel modo dovuto. In una relazione preparata dal comando ciel V Corpo cl' Armata e firmata dallo stesso Zoppi, dopo aver stigmatizzato il fatto che sui Roccioni Orientali la reazione fosse stata molto meno pronta che nei confronti dell'irruzione a quota 1472, veniva messo in rilievo come le operazioni per la loro riconquista non fossero state condotte con la necessaria energia, nonostante la disponibilità di due compagnie d'assalto e l'evidente intenzione dell'avversario di non consolidare la loro occupazione. Sebbene infatti i Kaise1:jager vi avessero stabilito soltanto delle vedette, integrate di notte da appostamenti di pattuglie, erano stati necessari tre successivi tentativi per riprendere il controllo della posizione, e per questo motivo anche il comportamento degli arditi veniva visto sotto una luce non del tutto favorevole, dubitando anzi che dal loro impiego si fosse avuto un effettivo vantaggio4 : "Si sono impiegate ire notti per riprendere le posizioni perdute sulle quali il nemico non volle stabilirvisi come ne avrebbe avuto il tempo ma si limitò a guardarle con pattuglie. Non si concretò subito e in modo completo l'azione da compiere, ed in una sola notle, per riuscire nell'intento; i reparti d'assalto perciò furono incerti nelle loro rnosse. Debbo anzi notare che non si ebbe da loro maggior vantaggio di quello che possono dare reparti ordinari". Ne seguirono provvedimenti disciplinari a carico del comandante del XL Battaglione Bersaglieri e del comandante del 14° Reggimento Bersaglieri, come pure un rimprovero semplice per il colonnello 3

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Comando V Corpo cl' Armata, Relazione sui fatti d'arme Sl'oltisi a lv!. Majo dalla notte sul 21 fino al mattino del 25 corrente, n° 4273 Op. del 28 agosto I 917, allegato al Diario Storico della IV Brigata Bersaglieri.

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brigadiere Piola Caselli, ma nessun provvedimento riguardante il battaglione Caretto, a favore del quale giocarono evidentemente il fatto di essere alla prima vera prova e le oggettive difficoltà poste dal terreno. Del resto è interessante notare che anche tra le file austro-ungariche regnava una certa insoddisfazione. L'obiettivo di cacciare gli italiani dalla quota 1472 non era stato infatti raggiunto, nonostante alcuni elementi fossero riusciti a penetrare nella posizione, e le perdite subite sotto il tiro di sbarramento dell'artjglieria erano state ben superiori al previsto5 . Mancato quello che era lo scopo primario dell'operazione, si era poi rinunciato a contrastare seriamente agli italiani il possesso dei Roccioni Alti e del Roccione Orientale, ritenendo che il difender! i avrebbe richiesto uno sforzo sproporzionato ai vantaggi che ne potevano derivare. Pochi giorni dopo la fine dei combattimenti sul Maio la IV Brigata Bersaglieri con il suo reparto d'assalto lasciò la Val Posina ed il 28 agosto partì dalla stazione ferroviaria di Schio con destinazione S. Maria la Longa ed il fronte dell'Isonzo. Non vi sarebbe però rimasta a lungo, l' 11 settembre, sempre in treno, venne trasferita dai suoi accantonamenti di Palmanova a Feltre e di qui, dopo una breve tappa a Mellame, il giorno 15 si portò Castel Tesino, alle dipendenze della 1Y Divisione. Il trasferimento in Valsugana era collegato al prossimo tentativo di sfondamento che quella divisione si preparava ad effettuare nella notte tra il l 7 ed il 18 settembre con l'aiuto cli alcuni ufficiali e sottufficiali di nazionalità ceca che facevano parte della 1W Divisione austro-ungarica. Da un paio di mesi in contatto con l'Ufficio Informazioni della la Armata, questi irredenti durante il turno di servizio dei loro reparti avrebbero dovuto aprire la strada agli italiani nel "settore Brenta nord", compreso tra il paese di Carzano e lo sbocco nel Brenta del torrente Maso, il cui argine occidentale identificava anche la posizione di resistenza principale. L'obiettivo dell'operazione era occupare le alture ciel Salubio, del Civeron e del Ceolino, spingendosi fino a Roncegno, sede del comando della 18a Divisjone. Gli eventuali ulteriori sviluppi sarebbero stati decisi sulla base dei risultati ottenuti e nelle disposizioni della vigilia non vi era più traccia dei primi ambiziosi progetti, che avevano ipotizzato una penetrazione ben più profonda, con il fine ultimo di scardinare l'intero fronte della Valsugana e di a puntare lungo il fondovalle alla stessa Trento. Le forze destinate ad agire, comprendenti la Brigata Campania, tre battaglioni bersaglieri ciclisti , due battaglioni alpini, i battaglioni LXXI e LXXII ciel 20° Reggimento Bersaglieri, il battaglione d' assalto della IV Brigata Bersaglieri e la compagnia d'assalto della 6" Armata, furono organizzate in ben quattordici colonne chiamate ad entrare in azione in tempi successivi, nell'arco delle cinque fas i in cui era stata suddivisa l'operazione. Data la quantità di truppe impiegata, e tenuto conto dei limitati spazi di manovra offerti dal fondovalle, come pure della capacità delle vie cli avvicinamento al fronte, un' organizzazione tanto complessa era probabilmente necessaria, ma rappresentava anche un elemento di debolezza del piano, dal momento che non lasciava margine di errore. A rendere il tutto più vulnerabile al minimo contrattempo era anche il fatto che buona parte delle truppe era appena arrivata in zona e non aveva quindi avuto modo cli fami liarizzare con il terreno, trovandosi così a dipendere completamente dalle indicazioni delle guide fornite dai cechi. L'ordine cli tenere pronte tre compagnie arrivò a Castel Tesino il 17 settembre ed alle 17 dello stesso giorno gli arditi, chiamati a compiti di avanguardia, erano in posizione. La 2• Compagnia guidava la 9" col01ma, comprendente anche un battaglione del 136° Reggimento Fanteria, che nella terza fase dell'operazione doveva occupare la località di Caverna e le vicine difese sul Maso, le altre due erano distribuite tra le colonne 10", 11• e 13\ destinate ad entrare in azione in un momento successivo e chiamate rispettivamente a completare l'occupazione della linea del Maso fino al Brenta ed a conquistare il Ceolino ed il Salubio. Dopo un promettente inizio, che vide la compagnia d' assalto della 6a Annata eliminare i piccoli posti tra Palua e Scurelle, le cose cominciarono ad anelar male quando la 5" colonna, formata dal LXXII Battaglione Bersaglieri, raggiunse Carzano verso le 2,30. Il progressivo diffondersi dell'allarme ed il mancato sopraggiungere della 6· colonna, composta da elementi dello stesso battaglione, ritardata dagli ingorghi

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R. Strifller, 1'v!onte Majo I 917: un episodio della guerra di mine austro-ungarica, Ayuile in Guerra, n° 5 I 997.

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incontrati negli stretti camminamenti e di rottata verso Telve, costrinse i bersaglieri a fronteggiare un'inattesa resistenza e li espose al mattino a veementi contrattacchi dai quali il battaglione uscì virtualmente distrutto. Nel frattempo le altre colonne, che avrebbero dovuto presentarsi sulla scena in rapida successione e con rigorosa puntualità, videro invece la loro tabella di m.arcia sconvolta dalle difficoltà incontrate nel portarsi sulle linee di partenza e più tardi dall'artiglieria austro-ungarica che nel cuore della notte cominciò a battere insistentemente la zona di Spera. Nel caos che ne derivò gli ordini diramati dalla 15a Divisione per riorganizzare i reparti e riorientarne l'azione anivarono in ritardo e quando arrivarono non furono eseguiti come dovuto. Le colonne 7a ed sa sbagliarono strada ed invece di andare a rinforzare i bersaglieri a Carzano, si diressero a nord cli Palua, senza riuscire a sfondare e venendo anzi costrette a ripiegare su Strigno, la 9°, alla quale era stato confermato l'obiettivo iniziale, si mosse troppo tardi, non prima delle 4,30 del mattino, e venne bloccata non appena oltrepassata Palua dal fuoco delle mitragliatrici appostate sull 'argine del Maso. Si ritirò verso Spera alle 14, quando ormai eia diverse ore l'operazione, risoltasi in un sanguinoso fallimento, era stata sospesa. La 2" Compagnia, l'unica ad entrare in azione, dal momento che le ultime cinque colonne non si mossero affatto, ebbe un morto ed un ferito tra gli ufficiali, due morti , venti feriti ed un disperso tra i bersaglieri. li reparto rimase in Valsugana ancora per qualche giorno, spostandosi a Grigno il 20 settembre ed a Tezza il 27, per poi portars.i a Corte il 10 ottobre, andando con la IV Brigata a far parre della 62• Divisione insieme con la Brigata Salerncf Tra uno spostamento e l'altro il battaglione, che dal 27 settembre su disposizione del Comando Supremo aveva ufficialmente assunto la denominazione di IV Reparto d'Assalto, riprese l'addestramento, culminato nell'esercitazione effettuata dall'intera IV Brigata Bersaglieri a Monte Gusella il 13 ottobre e nella dimostrazione cli cooperazione con autobl indomitragliatrici eseguita il 21. Nello stesso periodo la sua struttura venne allineata al dettato delle circolari. Il 20 ottobre la 4a Compagnia lasciò infatti il IV, che rimase così articolato su tre compagnie ed una sezione lanciatorpedini Bettica, per anelare a confluire nel XXIV Reparto d'Assalto in via cli formazione a Centrale, nei pressi cli Thiene. Come conseguenza della situazione che si andava delineando sul fronte del medio Isonzo, il 21 ottobre 1917 il Comando Supremo ordinò il trasferimento della 62" Divisione dalla 1" alla 2• Armata7 . Il reparto partì in ferrovia da Semonzo l'indomani, diretto a Cividale, da dove il giorno 23 proseguì a piedi per Cepletischis, risalendo il corso ciel Natisone e la valle del torrente Alberane. La 62a Divisione era stata infatti assegnata al Vll Corpo d'Armata che aveva il compito di presidiare le posizioni di seconda linea del Kolovrat e del Mat,~jur, a coperrura delle ali interne dei corpi d'armata di prima linea, IV e XXVII, e di agire controffensivamente ove se ne fosse presentata l'opportunità. Dati i tempi richiesti dal trasferimento in ferrovia e dall'avvicinamento al fronte, al mattino ciel 24 ottobre il grosso della divisione era ancora per via e solo nuclei avanzati della IV Brigata Bersaglieri e della Brigata Salerno si trovavano nella zona di Luico, a sbarramento della sella omonima affacciata sulla valle deU'Isonzo, e sul Monte Matajur. Quando reparti della 12a Divisione slesiana lasciarono il fondovalle per inerpicarsi sul ripido versante destro, con l'intento cli puntare da quella parte sul Matajur, non trovarono quindi resistenza e riuscirono facilmente ad impadronirsi del piccolo abitato cli Golobi dopo aver interrotto la rotabile Iclresca - Luico. Per il possesso cli questo gruppo di case italiani e tedeschi si batterono accanitamente fino al mattino del 25 ottobre, in un susseguirsi cli attacchi e contrattacchi alirnent.ati dai rinforzi che nel frattempo arrivavano alle due parti in lotta. Il tardo pomeriggio e la sera ciel 24 forano spesi dalla IV Brigata Bersaglieri per raccogliere le forze necessarie a rigettare gli slesiani oltre la sella ed in questa fase il IV Reparto cl' Assalto, dislocato in riserva a Cepletischis insieme a due battaglioni bersaglieri, venne inviato verso le 16 a rinforzare il battaglione del 20° Reggimento che avrebbero dovuto condtme l'azione. Due ore più tardi il reparto arrivò a Luico, 6 A quella data il IV Reparto cl' Assalto era strulluratu su quattro compagnie, con quattro sezioni mitragliatrici, otto sezioni pisLOlc-mitragliatrici, quattro sezioni lanciafiamme e due sezioni lanciatorpedini Beu.ica, per un totale di 26 ufficiali e 920 uomini di truppa. ì La notizia del trasferimento fu assolutamente inaspettata, il comandante della 1• Armata soltanto il giorno prima aveva chiesto di poter mettere il reparto a disposizione dei due corpi d'annata, XXII e XXVI, per tentarvi qualche colpo di mano.

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dove le prime due compagnie fu rono fatte sostare incaricando la terza cli cercare il collegamento sui due lati con i due reggimenti, 14° a sinistra e 20° a destra, creando nel contempo uno schermo protellivo davanti al paese. Trascorse altre due ore arrivò l'ordine di avanzare verso Gol obi e così la 1• Compagnia del tenente Gauu e la 2a del tenente Sergardi si portarono a sud del villaggio, con la 3" in riserva insieme alla sezione lanciatorpedin i Betrica. Alle 20 lo schieramento della brigata si presentava con il 20° Reggimento a destra, dalle trincee antistanti Golobi lino al Monte Cucco, in col legamento con la Brigata Amo, e con il 14° a sinistra, a meno del LXI Battaglione trattenuto ancora in riserva, mentre le due compagnie più avanzate ciel reparto d'assalto occupavano il centro della linea. Gli ordini indirizzati da Piola Caselli aI comandante del 20° Reggimento Bersagl ieri recitavano: "Eleme111i avversari sono a Golobi che è la porta della conca di Litico. La nostra afluale linea sovrasta il paesotto. Occorre assoluramenJe cadere sulla stretta dì Go/obi dai .fianchi, riprenderla e riprendere i pezzi ivi lasciati. V.S. ha a sua disposizione una compagnia del LXXI Bat1aglione ed una compagnia del IV Reparto d'Assalto. Faccia studiare bene la linea, riconoscere il frome ed irrompere nel paese. il 14° sulla sin.is1ra che domina Go/ohi dovrà appoggiare l'azione." Oltre al villaggio, arditi e bersaglieri avrebbero quindi dovuto riprendere anche i quattro pezzi di una batteria pesante campale abbandonati ancora in postazione a breve distanza dal l'abitato. Riprendere i cannoni che si trovavano in una sorta cli terra di nessuno non fu diffici le, ma ben diversamente andarono le cose quando si trattò di espellere gli slesiani da Golobi. L'attacco venne lanciato alle 23 ,30 di concerto, con il LXXI Battaglione Bersaglieri che agiva sulla sinistra. A causa di una pericolosa sottovalutazione delle forze avver~c;arie, ed anche dello schieramento a cordone adottato dalla brigata nel tentativo di mantenere il collegamento tra le un ità cli fa nteria ai suo i fianchi , la Brigata Arno a destra e la Brigata Salerno a sinistra, come indicato dall'ordine cli operazioni vi furono impiegate soltanto due compagnie. Malgrado questa situazione di oggettiva inferiorità numerica, e nonostante gl i slesiani avessero avuto modo di rafforzare la posizione e di appostarvi un buon numero di mitragliatrici, dopo alterne vicende l'abitato venne almeno in parte rioccupato verso le 2,30. Si trattò però di un successo momentaneo, le perdite erano state gravi, con non meno di una cinquantina di caduti U'a i ranghi del solo reparto d'assalto, e mentre l' avversario iniziava a premere anche sulle posizioni del LXXII Ballaglione, schierato alla sinistra del LXXI, un contrattacco gli 1idiede il controllo del paese. Un nuovo tentativo per riprendere Golobi fu organizzato verso le 7, rinforzando le due compagnie già impiegate nella notte con una compagnia del LXI Battagl ione ed una compagnia mitragliatrici di brigata, il che riduceva le riserve disponibili alle due restanti compagnie del LXI ed a quanto rimaneva del reparto d'assalto. Con l'intensificarsi della pressione avversaria lu ngo tutto l'orlo della conca di Ltrico arditi e bersaglieri furono però costretti a desistere ed a tentare piuttosto cli mantenere le posizioni. Nel frattempo, su indicazione del comando della 62" Divisione, dalla brigata venivano diramali gli ordini per un eventuale ripiegamento: D'ordine superiore la nuova linea sulla quale dovrà schierarsi la Brigata è la seguente: A cavallo della rotabile di L,uico all'altezza di Cepletischis, la destra sulle fa lde nord di M. S. klartino con l'estrema des1ra a Topo/o; la sinistra alle falde meridionali del M. MaUur con l'estrema sinistra sulla A di M. Graconza. Il 20° Bers. si schiererà sulla destra. ll 14° Bers. si schiererà sulla sinistra. Tl TV Rep. d'Ass. e le Cp. Mifl: Di Brigata (634° e 657u) al ce111ro. La linea attuale di occupazione dovrà essere tenuta più a lungo possibile. Qualora circostanze es1re1ne lo rendessero inevitabile, ripiegheranno prima le ali: 61 ° Btg. e 72 ° Btg. tenendo il cemro sulla rorabile e l'estremità sui versanti opposti. A Cepletischis form eranno una prima ossatura della linea in quelle lrincee. Ripiegamento o scaglioni ordinato, fronteggiando ed arres1011do l'avversario. Darà ordini per il ripiegamento del 61 ° Btg. e del 72° Btg., p el ripiegame1110 degli altri B1g., IV Rep. d 'Ass. e Cp. Miu: di Brigata saranno dati ordini dai rispettivi comandanti di Reggim.ento, di B1g. e di Cp. Mitragliatrici. Mai prima che i Btg. d'ala abbiano eseguilo il loro movimento.

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Il Comando di Divisione si troverà a Cepletischis. Il Comando di Brigata sulla rotabile che sale a M. S. Martino a due km da Cepletischis. Ho schierato attualmente il 61 ° Btg. e Cp. Miti: di Brigata (634°) attraverso la conca alle spalle dei due Regg. in linea. Piota Caselli La lotta sulla sella di Luico continuò fino al primo pomeriggio, quando la comparsa sul fianco destro delle prime avanguardie dell' Alpenkorps ed un deciso ritorno offensivo della 12" Divisione determinarono l' abbandono della posizione. La TV Brigata Bersaglieri aveva pagato il fatto di non avere avuto il tempo di assestarsi sul terreno e di essersi ven uta a trovare improvvisamente a contatto con un avversario ben orientato e reso più audace e sicuro dal successo della rapida penetrazione realiz7,ata a cavallo dell'Isonzo. I due reggimenti si ritirarono a fatica lungo la strada eia Luico a Savogna per schierarsi sulle posizioni di seconda linea tra Cepletischis e Monte San Martino, nel tentativo di chiudere all'avversario una via di penetrazione che poteva rapidamente poltarlo a Cividale. Al centro dello schieramento, fortemente indebolito dalle perdite che i bersaglieri avevano subito prima in combattimento e poi nella ri tirata, du rante la quale nuclei consistenti erano stati tagliati fuori da reparti tedeschi infiltratisi sui fianchi, si trovavano la 3a Compagni a e la sezione Bettica del IV, rinforzate da una compagnia mitragliatrici divisionale, mentre il resto del reparto era defluito verso Monte Maggiore. I nuovi procedimenti tattici adottati dagli avversari avevano lasciato il segno e significativa delle stato d'animo imperante è l' annotazione che w mpare in una relazione allegata al diario storico della brigata: "Violento fuoco di mitragfiarrici, frequenti scariche di fu cileria son le caratteristiche della nottata. Nonosrante le più frequenti raccomandazioni di calma si capisce conte la truppa sia in generale presa da un certo nervosismo e come sia in allarme a qualunque cenno di presenza del nemico." Gl i avveni menti del 26 ottobre, con la caduta del Matajur e Io sfondamento del fron te della Brigata Salerno, obbligarono la brigata bersagl ieri a ritirarsi ancora, costantemente prem uta sul fronte e minacciata d i aggiramento alle ali , pri ma su Savogna, dove resistette fino alle 14, poi nella tarda serata su una linea compresa tra Purgessimo e Castel ciel Monte, al limitare della pianura, dove i suoi resti si raccolsero verso le 22. I ripiegamenti da una posizione ali' altra effettuati sotto la pressione di un avversario che sembrava spuntare inarrestabile da ogni lato ed in mezzo ai segni inequivocabili della sconfitta, accelerarono lo sfaldamento dei reparti del VII Corpo d ' Armata, anche di quelli che meglio si erano battuti, come la IV Brigata Bersaglieri , e ne ridussero rapidamente la forza ,ù minimi termini. TI IV Reparto d'Assalto cessò virtualmente di esistere e quanto ne restava venne incorporato dal 20° Reggimento Bersagl ie ri, a sua volta fortemente ridotto negli effettivi, seguendone le vicende durante la riti rata sulla linea del Piave 8 . li 27 ottobre la brigata, rinforzata da una compagnia mitragli atrici della Brigata Massa Carrara 9, si trovava sul Torre, tra Beivars e S . Bernardo, il 29 era sulla destra del Tagliamento, attraversato al ponte di Pinzano, ed inserita nello schieramento del VII Corpo d 'Armata, o meglio di quanto ne restava, tra Spi limbergo e Cosa, il 6 novembre sulla Livenza, dove i suoi 200 uomini ancora in grado d i combattere costituivano il nerbo del gruppo Piola Case lli , in posi zione di retroguardia tra Ronche e S. Giovanni 10 . Due giorni più tardi era sulla linea del Monticano, a nord della ferrovia Conegliano - Trevi-

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A Castel del Monte. al mattino ciel 27 ottobre. la IV Brigata Bersaglieri era articolata in due nuclei, Lino, ag li ordini de l colcmncllo Bosio con i resti <le i l4° Reggimento. l' altro. ag li ordini ciel maggiore Mozzoni, con qunnw restava del 20°, del IV Reparto d'Assalto, delle compagnie mitragliatrici di brigata e del battaglione complementare. 9 La Brigata Massa Carrara (reggimenti 25 l O e 252°) apparteneva alla 53• Di visione del XXV III Corpo d'Armata, costituito il mattino del 25 ottobre con le divisioni 25" e, appu nto, 53", con il co mpito di occ upare il tratto cli fronte da Monte Jonnaz a Monte Purgessimo. li 27 ottobre il corpo d' armata si ritirò dietro il Torre tra Qualso e S. Bernardo. sulla sinistra qu indi del VII. 10 Il gruppo Pioln Caselli, agli ordi ni del comandante della IV Brigata Bersaglieri. comprendeva. oltre ai resti della brigata, elementi delle brigate Ferrara e Salerno ed undici autoblindomitrnglìmrici. A copem1ra della ritirmn della 2• Armata agivano sulla linea della Li venza altri tre reparti di formazione, comprendenti battag lioni cli bersaglieri ciclisti, compagnie mitraglialJici, alcuni squadroni cli çavallerin. au toblindomitrngliatrici, resti piL1 o meno consistenti cli unità di fanteria, e due divisioni organiche . In 16" e la 33•_

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Schizzo illustrativo dei movimenti della IV Brigata Bersaglieri tra il 24 ed il 27 ottobre 1917, durante il ripiegamento da Luico a Porgessimo e Castel del Monte. Il TV Reparto d'Assalto vi è chiaramente indicato al centro dello schieramento pri ma davanti a Luico, poi a Cepletischis (AUSSME, Rep. B- 1, Racc. 1416c, Diario Storico TV Brigata Bersaglieri)

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Porzione di uno schizzo allegato all'Ordine cli Operazione n. 1 emanato il 19 gennaio 1918 dal XXll Corpo d' Armata, con indicate le direttrici d'attacco assegnale alle unità della 33" Divisione per la riconquista dei Tre Monti. Sulla sinistra è anche indicata l'azione concoITente affidata al la 57a Divisione e condotta dal 20° Reggimento Bersaglieri con una compagnia ciel IV Reparto d'Assalto verso le pendici orientali del Monte Sisemol e le posizioni di Stentle e Ronco di Carbon. Il resto del IV Repaito cl' Assalto vi è riportato in riserva a Monte Melago. Le zone tratteggiate individuano i varcl1i da aprire nei reticolati (AUSSME, Rep. E-5, Racc. 128, XX.il Corpo cl' Armata, Relazioni Battaglia dei Tre Monti)

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so, e nel pomeriggio del 9 attraversò i ponti della Priula portandosi sulla destra del Piave poco prima che fossero fatti saltare 11. La IV Brigata ed il suo reparto d'assalto avevano suscitato una buona impressione nelle difficili giornate tra ottobre e novembre, svolgendo in modo efficace il loro compito di retroguardia, ed anche gli sfortunati combattimenti sulla sella di Luico erano stati improntati eia una combattività riconosciuta dallo stesso avversario. Come logica conseguenza, nelle retrovie dell'Altopiano cl' Asiago, dove i due reggimenti bersaglieri erano stali inviati a riordinarsi, il 17 novembre an-ivò dal comando della 1a Armata l'ordine cli procedere alla ricostituzione del reparto, messo nel contempo alle dipendenze del!' 11a Divisione del XXVI Corpo d' Armata. Venivano così annullate le di:,posizioni ciel 13 novembre, secondo le quali quanto restava del IV avrebbe dovuto confluire nel XXIV Reparto d'Assalto, al quale era gi~t stata in precedenza assegnata la 4• Compagnia. Nei baraccamenti di Cima cli Fonte il capitano Cu·etto raccolse subito gli arditi rimasti nei ranghi durante la ritirata, ai quali si affiancarono quelli della vecchia 4" Compagnia, di cui il 18 novembre il comando d'annata ordinò la restituzione, ed altri che si presentarono nei giorni seguenti. Molti dovettero essere gli sbandati rientrati isolatamente od a piccoli gruppi se appena due giorno dopo il rinato IV Reparto d'Assalto era in grado di schierare tre compagnie, sia pure a ranghi ridotti, e poteva addirittura essere messo a disposizione della 29" Divisione ed inviato in tutta fretta a Foza a bordo di autocani in occas.ione dei contrattacchi sferrati per ricacciare gli austro-ungarici dalla Meletta Davanti. In quel settore l' 11 a Armata austro-ungarica premeva insistentemente da giorni ed iI 15 novembre era riuscita ad affermarsi sul costone della Meletta Davanti, impadronendosi delle trincee attorno all'omonima casara, a quota 1732, e del ridottino a quota 1.704, il che intaccava l'integrità del cosiddetto nodo delle Melette, vero e proprio ridotto naturale a difesa della parte più orientale dell'altopiano. Da ciò l'intenzione di riguadagnare la posizione perduta ed i ripetuti tentativi effettuati in tal senso dalla 29• Divisione tra il 17 ed il 22 novembre, quando gli austro-ungarici ripresero l'iniziativa. In questo quadro nella notte sul 19 la 1• Compagnia del lV Reparto cl' Assalto venne inviata a Monte Fior per rinforzare la branca destra di un attacco a tenaglia che avrebbe visto le allre due compagnie agire dalla sinistra, partendo dalle ultìme propagini meridionali della Meletta Davanti. Rinviata una prima volta, ed iniziata poi alle I9 del giorno 20, l'azione non riuscì e permise soltanto di migliorare la situazione alla testata di Val Miela, dove la 1a Compagnia, che operava insieme ad un battaglione del 130° Reggimento Fanteria (Brigata Perugia) ed a due compagnie alpini dei battaglioni Stelvio e Saccarello, rioccupò le trincee sulle sue pendici occidentali. Il breve combattimento esaurì le limitate capacità operative del reparto che l'indomani, dopo una sosta nei pressi di Foza, venne ritirato a Campo Mezzavia, alle dipendenze della Brigata Toscana, per essere riordinato. In effetti Caretto poteva iniziare solo ora questo lavoro, dal momento che l'immediato impiego sulle Melette, imposto dalla gravità della situazione, gli aveva impedito anche soltanto di abbozzarlo. Il reparto era stato scaraventato nella lotta fidando nelle capacità che aveva in precedenza dimostrato, non certo su una preparazione che non poteva avere, ed in queste condizioni non aveva potuto ottenere risultati eclatanti. A Campo Mez.zavia fu finalmente possibile accogliere gli ufficiali ed i gregari venuti a riempire i vuoti, integrare le dotazioni di a;·mi e materiali, riprendere l' addesu-:unento, e questo nonostante la situazione al fronte rimanesse difficile, tanto che il 24 novembre il colonnello brigadiere Piota Caselli, incaricato con la sua ricostituita brigata bersaglieri della difesa del Monte Sisemol, chiese a Caretto cento dei suoi uomini migliori. Il 1° dicembre il IV, rimasto con una forza cli 17 ufficiali e 556 uomini di truppa, tornava al XXVI Corpo cl' Armata e veniva trasferito a Casera Serona, alle dipendenze tattiche della 12a Divisione, il che 11 Sul Momicano la IV Brigata Bersaglieri aveva operato agli ordini del generale Vigliani, insieme con elementi della brigate Ferrara e Salerno , il 93° reggimento Fanteria della Brigata Messina, cinque battaglioni bersaglieri ciclisti, elementi del Reggimento Cavalleggeri di Sa/uzzo, 18 autoblindomitragliacrici. Il 9 novembre portò a termine .i suoi compiti di copertura agli ordini del generale Zoppi, in un'unità di formazione comprendente anche le brigate Cremona e Tortona ed il 93° Reggimento Fanteria.

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rompeva una volta per tutte il legarne con la IV Brigata Bersaglieri 12. Lo stesso giorno l'arrivo dei primi duecento complementi della classe 1899 sanciva in modo tangibile la rinascita del reparto, rinvigorito da forze fresche e da nuovi entusiasmi. Le settimane seguenti videro successivi spostamenti alle dipendenze di questa o di quella grande unità con riferimento ad ipotesi di impiego che però non si concretizzarono. Dopo essere stato inviato prima a Ronco di Carbone poi cli nuovo a Campo di Mezzavia il 7 dicembre, il IV venne dislocato il 10 ad Osteria di Granezza, località dove venne ripresa l'attività adclestrativa e dove fu vissuto un periodo di relativa stabilità che permise di riprendere anche le esercitazioni sul campo a livello di reparto. Il 16 dicembre la forza presente era cli 35 ufficiali ed 830 uomini di truppa, per due terzi della classe 1899, ripartiti in tre compagnie con altrettante sezioni mitragliatrici, sei sezioni pistole-mitragliatrici, due sezioni lanciafiamme. La sua efficienza era giudicata ancora scarsa, sia perché le molte reclute, pur animate da buona volontà e ricche di entusiasmo, erano del tutto prive di esperienza e dovevano essere adeguatamente istruite, sia perché mancava ancora una buona parte dei materiali necessari per equipaggiare le sezioni lanciafiamme e le sezioni mitragliatrici, tutte di nuova formazione, come pure dei mezzi di comunicazione e di collegamento. A rendere improponibile un suo immediato impiego erano anche le condizioni sanitar.ie, in quanto, durante la permanenza a Campo di Mezzavia, il reparto era finito sotto un prolungato bombardamento d'artiglieria effettuato con granate caricate ad iprite ed a gas lacrimogeno che aveva lasciato strascichi in non pochi bersaglieri 13 . Venti giorni dopo, al momento del trasferimento in pianura, a Fara Vicentina, la situazione era sensibilmente migliorata sia dal punto cli vista sanitario, con il progressivo recupero degli intossicati, che dal punto di vista dell'efficienza quale strumento cli guerra. Il programma delle esercitazioni era ancora lontano dall'essere completato ma il reparto stava acquistando una sua fisionomia, anche se questo aveva significato l'allontanamento di parecchi ufficiali e soldati ritenuti non idonei a far parte di un'unità d'assalto. Alla data del 4 gennaio, quando il IV si trovava da due g iorni a Corosara di Breganze, l'organico era di 25 ufficiali e 648 uomini di truppa, dei quali una sessantina destinati a lasciare quanto prima il reparto, ed erano state costituite la terza sezione lanciafiamme ed una sezione lanciabombe Stokes. Rimaneva tuttavia deficitaria la situazione dei materiali, in quanto una sola delle tre sezioni mitragliatrici era al completo delle dotazioni previste, le tre sezioni lanciafiamme contavano ìn tutto 15 apparecchi anziché 36, la sezione Stokes non aveva munizioni, mancavano le bandiere da segnalazione ed i 6 apparecchi telefonici erano tutti inservibili 14 . Dall' inizio cli gennaio il Comando Truppe Altipiano stava preparando un'azione offensiva diretta a riconquistare le posizioni di Monte Valbella, Col del Rosso e Col d'Echele, perdute nei giorni cli Natale durante l'ultima fase della battaglia d ' arresto. Con il possesso di queste tre cime, allineate in successione eia ovest ad est, passando dai 1.312 metri ciel Val bella ai 1.276 del Col del Rosso per finire con i 1.108 ciel Col d'Echele, l'avversario aveva il dominio dell' alta Val Frenzela, naturale linea d'accesso al fo ndo valle ciel Brenta, e si trovava pericolosamente vicino all'estrema linea di difesa sull'altopiano ed al suo caposaldo di destra del Col d' Astiago. L'operazione fu affidata al XXII Corpo d'Armata, ed in particolare alla 33" Divisione, con la brigate Bisagno, Liguria, Sassari, rinforzata dalla IV Brigata Bersaglieri, dal 5° reggimento Bersaglieri e dai reparti d'assalto I, II, e IV. Il 18 gennaio capitano Caretto ebbe le prime istruzion i 12 Il Comando Truppe Altipiano 1iparlì i suoi tre repani d'assalto fra i corpi d'armata dipendenti assegnando il XVI al XX Corpo d' Armata, il IX al XXII ed il IV al XXv1, con la riserva di spostarli dall'uno all'altro in funzione della situazione. Con lo stesso provvedimento il tenente generale Ricci Armani si preoccupò di ribadire che questi reparti dovevano essere impiegati per contrattacchi o colpi cli mano e non per il presidio di trincee, come invece stava diventando ab.itudinc anche per la difficile situazione sull' altopiano. Svolto il loro compito, essi dovevano essere immediatamente ritirati in località che garantissero buone condizioni cli vita e la possibilità di sviluppare il loro addestramento (Comando Truppe Altipiano, Battaglioni assalto, n° 62759 del 29 novembre I 917, AUSSME, Rep. F-2, Racc. I 35, 6" Armala, Reparti d'Assalto 1917 - ] 918) 13 Comando Presidio Vicenza, n° 65758 ciel 16 dicembre 1917, AUSSME, Rep. F-2, Racc. 135, 6" Armata, Reparti d' Assalto 1917 - 1918. 14 Comando XXVI Corpo d'Armata, Stato Maggiore, fonogramma a mano del 4 gennaio 19 1.8, AUSSME, Rcp. F-2, Racc. 135, 6" Armata, Reparti d'Assalto 1917 - 1918.

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dal comandante della 33' Divisione, tenente generale Carlo Sanna, ed il giorno 25 il reparto fu trasportato in autocmro ad Osteria ciel Puffele. Di qui lo stesso giorno la 3' Compagnia del capitano Ruggero MicheIoni proseguì per Campo Rossi, a disposizione del 20° Reggimento Bersaglieri, che avrebbe dovuto svolgere un ' azione sussidiaria sul fianco sinistro della principale, ed il giorno dopo le altre due compagnie con la sezione Stokes raggiunsero Buso del Tennj ne, dove avrebbero costituito la riserva divisionale insieme ad un battaglione della Brigata Liguria ed a tre compagnie mitragliatrici 1907F. L' attacco fu sferrato alle 9,30 ciel 28 gennaio, dopo due ore cli tiro di distruzione e d'interdizione. Per quanto ripetutamente contrattaccati i fanti della Brigata Sassari, con cui agivano gli arditi del I Reparto d'Assalto, riuscirono nel pomeriggio ad impadronirsi del Col del Rosso e del Col d ' Echele. Non ebbe invece successo l'azione su Monte Valbella ciel II Reparto d ' Assalto e del 5° Reggimento Bersaglieri, costretti a ripiegare da un deciso contrattacco avversario favorito dal prematuro allungamento del tiro del1' artiglieri a italiana. Sul fianco sinistro delle tre colonne dirette su Monte Valbella si era intanto sviluppata l'azione sussidiaria contro le posizioni nemiche di Monte Sisemol, Ronco di Carbon e Stenfle con l' intervento della 3• Compagnia del IV Reparto d 'Assalto. La compagnia, che contava 5 uffic iali e 175 uomini, era salita in li nea alle 2 di notte, raccogliendosi oltre la prima linea in un avvallamento a nord di Malga Costalunga in modo da poter più rapidamente piombare sulle trincee avversarie. Gli arditi, che dovevano costituire l'avanguardia ciel LXX Battaglione Bersaglieri, balzarono all' assalto alle 8,45, a plotoni affiancati e con i singoli plotoni in formazione a cuneo. Superati di slancio i varchi aperti dall'artiglieria nei reticolati, dopo aver raggiunto il fondo della valletta la compagnia piegò a destra, e facendo fronte a nord inuppe nella prima linea austro-ungarica. Qui gli arditi con largo uso di bombe a mano piegarono rapidamente la resistenza dei piccoli posti e ridussero al silenzio le due mitragliatrici che difendevano la trincea di fondovalle, per poi irradiarsi sui due lati. Due plotoni tentarono d.i approfittare della sorpresa per prosegu ire sulla sinistra in direzione di Ronco cli Carbon, subito seguiti dal comandante della compagnia con una trentina di uomini, mentre u n terzo si attestava con l'appoggio di una m itragliatrice sulle pendici orientali ciel Sisemol ed il quarto provvedeva a rastrellare ]a trincea sulla destra. Gli arditi dei due plotoni di sinistra erano arrivati a mezza strada da Ronco di Carbon quando furo no investiti di fianco ed alle spalle dalle raffiche cli mitragliatrici appostate sulle pendici del Valbella, in angolo morto per l'artiglieria italiana. A queste armi altre se ne aggiunsero dalle fal de ciel Sisemol, aprendo larghi vuoti nelle loro file e costringendoli a ripiegare sulla trincea conquistata. Il mancato arrivo dei rincalzi li obbligò però ad abbandonarla, anche per sottrarsi ai tentativi di accerchiamento operati dall'avversario, e verso le 13 i superstiti della compagnia, non più di una quarantina di uomini con il loro comandante, si schierarono a nord-est di Bertigo, rimanendovi fino all' imbrunire, quando furono raggiunti dall ' ordine cli rientrare. La rapida avanzata degli arditi non aveva dato i risultati sperati perché non adeguatamente sostenuta ed il successo iniziale era stato vanificato da un'organizzazione di fensiva che, secondo lo schema della difesa in profondità, coniugava l'azione cli centri di fuoco sistemati in posizione defilata alJe spalle della prima linea con l'immediata esecuzione cli contrattacchi mirati ai fianchi dell'attaccante. Mentre si esauriva l'azione della 3a Compagnia, nelle prime ore del pomeriggio la 2a passava alle dipendenze ciel 14 ° Reggimento Bersaglieri e si portava a Cima Echar, a disposizione del LXI Battaglione Bersaglieri del m aggiore Mozzoni. Verso le 19,30 avanzò ad occupare senza incontrare resistenza la prima linea nemica, dove fece qualche prigioniero e rimase fino alla mezzanotte, per poi ripiegare sul LXI. Nel frattempo pattug lie della 1a Compagnia si spingevano in esplorazione alle falde di Monte Valbella. L'attacco al Val bella venne rinnovato dalla 33" Divisione il giorno dopo, con l'intervento della IV Brigata Bersaglieri e del XVI Reparto cl ' Assalto, richiamato da Longara e messo dalla l" Armata a disposizione ciel Comando Truppe Altipiano. Agli ordini ciel comandante della brigata bersaglieri furono posti anche i resti del 5° Reggimento Bersaglieri ed il IV Reparto d'Assalto, e con queste forze Piola Caselli organizzò un dispositivo d ' attacco su tre colonne: - colonna d i sinistra, con la 2" Compagnia del IV Reparto d'Assalto, i resti del XIV Battaglione Bersaglieri (5° Reggimento) ed il LXI Battaglione Bersaglieri (14° Reggimento), agli ordini del comandante del LXI, magg iore Mozzoni;

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- colonna centrale, con il XVI Reparto d'Assalto, il XLVI Battaglione Bersaglieri (5° Reggimento) ed una compagnia del XL (5° Reggimento), agli ordini del comandante del XLVI, maggiore Besozzi ; - colonna di destra, con la 1a Compagnia del IV Reparto d'Assalto, il XLIV Battaglione Bersaglieri (14° Reggimento), elementi del XXIV Battaglione Bersaglieri (5° Reggimento) ed il LXXII (20° Reggimento), agli ordini del comandante del 20° Reggimento Bersaglieri, tenente colonnello Ricciardi. In riserva, a disposizione del comandante della brigata bersaglieri, erano il XL Battaglione Bersaglieri (14° Reggimento) e due compagnie mitragliatrici. Dopo una prolungata preparazione d'artiglieria, protrattasi per buona parte della notte ed integrata da tiri di interdizione sulle zone dove era prevedibile l'ammassarsi dei rincalzi avversari, le tre colonne scattarono in avanti alle 8,30, precedute ciascuna dalle proprie unit.à di arditi. I progressi furono lenti e pagati a caro prezzo, in un susseguirsi cli brevi sbalzi intervallati eia soste e temporanei ripiegamenti, ma alle 10,30 la colonna di si nistra, con la quale si trovava il capitano Caretto, imboccò il camminamento che portava alle posizioni cli vetta. Le altre due colonne erano rimaste più indietro, a causa sia del tiro di sbarramento delle batterie austro-ungariche che dell'accanita resistenza di alcuni nuclei di difensori, ma l'intervento della riserva a sostegno della colonna centrale e di un battaglione del 209° Reggimento Fanteria (Brigata Bisagno) in appoggio a quella cli destra ne rilanciò l'azione, proprio mentre la colonna di sinistra veniva a sua volta contrattaccata e fermata. Verso l' una ciel pomeriggio la vetta era nelle mani degli italiani ma nemmeno un'ora dopo l'avversario tentava di riprenderla con un primo contrattacco a cui altri ne sarebbero seguiti fino a sera, quando la contesa venne definitivamente risolta dall'intervento del LXX .Battaglione Bersaglieri e cli due battaglioni ciel 209° Reggimento Fanteria. Caretto nel frattempo si era portato all'altra estremità del fronte d ' attacco e con il centinaio di superstiti della l3 Compagnia aveva preso contatto sulla destra con la Brigata Sassari, in posizione tra Col del Rosso e Col d ' Echele, assicurando così la continuità della linea. Nella Battaglia dei Tre Monti il IV Reparto cl' Assalto perse nove ufficiali e trecento uomini di truppa. A suggello ciel tributo d i sangue pagato e dello slancio dimostrato nel guidare le diverse colonne d'attacco della IV Brigata Bersaglieri, fu tra le unità menzionate dal bollettino di guerra del 30 gennaio: "Durante le azioni dei giorni 28 e 29 l'eroica Brigata "Sassari" (151 ° e 152°) e in particolar modo il 152° reggimento,fanteria, riconfermò il valore della sua gente e la gloria delle sue bandiere; i reparti di assalto 1, JJ, XVI, la IV Brigata Bersaglieri ( 14° e 20°) col suo reparto d'assalto (IV), il 5° Reggimento Bersaglieri, i Battaglioni alpini Val d'Adige, Stelvio, Monte Baldo e Tirano assolsero magnijìcamente il loro compito e furono all 'altezza del loro nome e delle proprie.fulgide tradizioni." Alle 8 di sera le due compagnie di Monte Valbella ebbero l'ordine cli rientrare a Buso del Termine. L' indomani, 30 gennaio, recuperati i resti della 3" Compagnia, impegnata il giorno prima in azioni cli pattuglia davanti a Cima Echar, e la sezione Stokes, rimasta a Buso del Term ine, il reparto raggiunse Case Fratta. Trasportato lo stesso giorno in autocarro a Marostica, proseguì in treno per Valdagno, dove avrebbe dovuto essere nuovamente riordinato e riportato in condizioni cli efficienza. Nel contempo passava alle dipendenze della 29" Divisione, all'epoca inquadrata nel V Corpo d ' Armata. Il periodo di Valdagno fu interamente dedicato all' addestramento e si chiuse il 4 marzo, giorno in cui, sulla base delle disposizioni che lo assegnavano al XXVI Corpo d'Armata, il IV Reparto cl ' Assalto si trasferì a Longara, poco a sud di Vicenza 15. La grande unità stava per lasciare l'altopiano e scendere in pianura, nella zona compresa tra Padova e Vicenza, passando a far parte della 5" Annata, tenuta dal Comando Supremo in riserva. II movimento fu effettuato sul finire cli marzo, contestualmente all'entrata in linea nello stesso settore ciel XIV Corpo cl ' Armata britannico, ma per quanto riguardava gli arditi del capitano Caretto non ebbe conseguenze immediate, e solo il 6 aprile si sarebbe avuto u n n uovo trasferimento, questa volta con destinazione Campolongo Maggiore, sul fiume Brenta. Il 10 marzo, intanto, sul campo d'aviazione di Villaverla, il reparto era stato passato in rassegna eia Vittorio Emanuele III in occasione della consegna delle ricompense al valor militare concesse per l'a15 Il cambio cli dipendenza disposto dal Comando Supremo il 25 febbraio 19 18 sarebbe d iventato effetti vo il 17 marzo, quasi due settimane dopo il trasferimento in pianura.

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zione dei Tre Monti di fine gennaio e per quella del Monte Tomba, che negli ultimi giorni di dicembre aveva avuto per protagonisti i Cacciatori delle Alpi francesi. Tra gli uomini del IV vi furono otto decorati di medaglia d'argento aJ val or militare e tre decorati cli medaglia di bronzo, ad ulteriore conferma del ruolo che il IV aveva avuto in quelle memorabili giornate. Non fu quella l'ì.1Jtima occasione in cui il reparto fu oggetto dell'attenzione ciel sovrano, il re d'Italia volle infatti visitarlo ancora il 26 aprile ed il 13 maggio, accompagnato in questa circostanza dal re del Montenegro Nicola, ed in un ideale albo d'onore figura un altro visitatore di sangue reale, il principe di Galles, che il 20 maggio assisté ad una delle sue esercitazioni. Una tale serie cli visite ad alto livello fu certo dovuta alla buona fama che il IV aveva saputo conquistarsi, non solo sul campo di battaglia ma anche nelle retrovie, grazie al comportamento generalmente corretto e disciplinato dei suoi uomini. Questo almeno è quanto si può desumere dalla lettura dei rapporti che il XXVI Corpo d'Armata inviò periodicamente a partire dai primi giorni d'aprile al comando d ' armata, che il 28 marzo aveva chiesto a tutte le grandi unità dipendenti un aggiornamento sulle condizioni cli disciplina e di efficienza dei loro reparti d'assalto. Nel primo di questi rapporti, inoltrato il 4 aprile, il IV veniva definito un reparto cli sicuro affidamento, ben addestrato ed altrettanto ben comandato, con l'unico neo di un' inchiesta condotta dall' 11" Divisione, che lo aveva alle dipendenze disciplinari ed amministrative, a carico di alcuni arditi accusati di aver usato delle bombe a mano per pescare 16. Dalla documentazione disponibile non è possibi le conoscere l'esito dell'inchiesta ma è un fatto che un successivo rapporto del 2 maggio si esprime in termini assolutamente positivi. Dopo averne sottolineato l'alto livello di efficienza, costantemente migl iorato dalla cura quotidiana per l' addestramento individuale, con grande attenzione per l'istruzione ginnica, e d,ùle frequenti esercitazioni a livello di reparto, il comandante del XXVI Corpo d' Armata, tenente generale Vittorio Alfieri, mette in rilievo lo spirito combattivo del lV, alimentato dal ricordo delle azioni compiute, e la sua disciplina, oggetto di cure speciali da parte del capitano Caretto 17 : "Il Comandante si occupa in particolar modo, e in questo io lo appoggio continuamente, a f ar intendere ai suoi soldati che valore ed ardimento, spinti al massimo grado, guadagnano dall'essere contemperati con la disciplina, che va rigorosamente.mantenuta in ogni circostanza. Ed è infatti mantenuta assai bene." Questo stato di cose era il frutto di un 'impostazione di lunga data e non d.i interventi dell'ultimo momento, come risulta anche da un precedente rapporto ciel 5 aprile, trasmesso ali' 11 • Divisione dal comandante della Brigata Perugia, colonnello brigadiere Vincenzo Ponzi, eia pochi giorni incaricato di vigilare sullo stato del reparto. Ponzi rimase favorevolmente impressionato dall ' atmosfera che vi si respirava e dal comportamento impeccabile dei suo.i uomini, aggiungendo alcune considerazioni che evidenziavano il ruolo determinante ciel suo comandante e l'impegno da lui posto nel farne un efficiente strumento di guerra, premendo soprattutto sugli ufficiali 18 : "/ soldati mi sembrano seri e rispettosi; salutano in modo inappuntabile, ed hanno nella scioltezza dei movimenti qualcosa che rimane sempre composto e corretto. Debho dire che gli 14ficiali, anche i più giovani, mi hanno fatto huona impressione. Se il comandante del reparto.fa qualche eccezion.e al riguardo del servizio degli ufficiali, è da credersi che i più giovani di questi, ultimam.ente giunti al battaglione, non si son.o ancora completamente ambientati; ma. la. prontezza e la scioltezza ond'essi mi si sono manifestati durante una Lunga istruzione allo quale assistei m'in.ducono a ritenere ch'essi riusciranno presto ad accontentare le giuste e severe esigenze del capitano coman~lan.te del riparto, il quale ebhe verbalmente ad esprimermi la sua soddi.~fazione in generale per il buon cornportamen.to del suo riparto." Ciò di cui Caretto non poteva invece dirsi soddisfatto era la situazione degli organ ici e, in parte, delle dotazioni. Alla data del 5 aprile il IV contava 28 ufficiali e 623 uomini di truppa, era quindi al completo

16 Comando XXVI Corpo d'Armata, St.ato I\Jaggiore, Rapporto informativo sulle condizioni di efficienza e disciplina del IV Reparro d'Assalto, n° 832 del 4 aprile 1918, AUSSME, Rep. F-2, Racc. I I 3, 5" e 9' Armata, Reparti d' Assalto 1918. 17 Comando XXVI Corpo d' Armata, Stato Maggiore, Condizioni di efficienza del IV Reparto d'assalto , n° 1220 ciel 2 maggio I 918, AUSSME, Rep. F-2, Racc. 113, 5" e 9" Armata, Reparti d' Assai LO I918. 18 Comando 11" Divisione cli Fanteria, Riparti d 'assalto, n° 1401 del 5 aprile 19 18, AUSS ME, Rep. F-2, Racc. I 13, 5" e 9"

Armata, Reparti cl' Assalto l 91 8.

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degli ufficiali ma gli mancavano circa 350 gregaii, già più volte richiesti e per i quali veniva specificata l'opportunità cli trarli dai reparti bersaglieri in modo da conservare quel particolare spirito cli corpo che tanto contribuiva a mantenere salda la disciplina. Giubbe e pantaloni da ciclista erano ancora in numero insufficiente, mentre l'armamento a disposizione bastava ad equipaggiare le tre compagnie, con le loro tre sezioni mitragliatrici e sei sezioni pistole-mitragliatrici, la sezione lanciabombe Stokes e la sezione lanciafiamme. In proposito il comandante del IV riteneva non necessario procedere alla costituzione delle due sezioni mancanti sia per la carenza di uomini, sia perché gli apparecchi in dotazione erano troppo pesanti ed ingombranti, inadatti quindi per un reparto d'assalto che doveva contare soprattutto sulla velocità e sull'agilità. Erano questi due aspetti ai quali presso il IV si dava grande importanza, dedicando molto tempo alla ginnastica ed allo sport in genere, con gare di corsa di velocità e di resistenza, gare di marcia, gare di precisione nel lancio delle bombe a mano. Un mese più tardi il già citato rapporto del 2 maggio riporta ancora la richiesta di almeno 350 uomini di truppa e, a riprova di evidenti difficoltà di alimentazione, contiene un 'annotazione a matita che riduce questo numero a 250. Anche così ridimensionata, l'esigenza non venne però soddisfatta ed il 14 giugno, alla vigilia della Battaglia ciel Solstizio, il reparto perse anzi la 2" Compagnia, destinata a confluire nel LXXU Reparto d' Assalto di nuova formazione. Ridenorninato XXVI a partire dal 20 maggio, il battaglione cli "fiamme rosse" del capitano Caretta si trovava in quel momento ad Ongaris, nella zona cli Treviso, dove aveva seguito il suo corpo d'annata che sul finire di maggio era stato avvicinato al fro nte e dislocato alle spalle cieli' 8" Armata, tra Treviso, Scandolara e Villanova. Quando il 15 giugno le forze austro-ungariche passarono il Piave ed avanzarono sul Montello, il XXVI Corpo cl' Armata, con le sue due divisioni, 11a e 138, venne così ad essere il naturale serbatoio da cui prelevare i rinforzi per rinsaldare la difesa e passare al contrattacco 19 . Con questi intenti, alle 2 del mattino del giorno 16, il Comando Supremo mise a disposizione dell '8a Armata la 13• Divisione ed il XXVI Reparto d'Assalto, che nel frattempo era stato fatto avanzare fino a Quinto cli Treviso. Queste truppe furo no assegnate dal comandante dell'annata, tenente generale Giuseppe Pennella, al suo corpo d'annata cli destra, !'VIII, che in giornata avrebbe dovuto procedere alla riconquista della cosiddetta "caponiera" del Montello e del paese cli Nervesa. Il rep~rto, rimasto con due compagnie con una forza totale di poco più di trecento uomini, venne imbarcato su una colonna di autocarri alle 7 ciel mattino e trasportato a Selva, sul rovescio della contesa altura allungata sul corso del Piave, e, passato agli ordini della Brigata Palermo (reggimenti 67° e 68°), proseguì a piedi per Giavera dove arrivò verso le 13. Le operazioni di trasferimento e radunata della 13• Divisione furono infatti ben pi ù laboriose del previsto e l'attacco, inizialmente fissato per la tarda mattinata, dovette essere posticipato alle 15,30, il che se eia un lato era troppo presto per permettere agli ufficiali delle unità sopraggiunte una sia pur minima farniliarizzazione con la zona, era comunque troppo tardi per sorprendere il nemico prima che gli fosse riuscito di rafforzare la sua testa cli ponte. Il dispositivo d'attacco della 13" Divisione vedeva in prima linea su.Ila sinistra il I/138° ed il II/138°, sulla destra il 11/68° ed il IIl/68°, preceduti dal XXVI. Ad immediato rincalzo era il terzo battaglione cli ciascuno dei due reggimenti, più indietro, in terza linea, un altro battaglione di entrambe le brigate, ed infine i restanti quattro battaglioni. Precedute dallo sbarramento mobile dell'artiglieria da campagna, ed assecondate dal tiro cli interdizione dell' artiglieria pesante cam pale, le fanterie scattarono in avanti all'ora prevista. Benché subito investiti dalle raffiche di numerose mitragliatrici, gli arditi superarono rapidamente la prima linea austro-ungarica e seguiti dai fanti de.I 68° si attestarono tra Busa delle Rane e Bo.iacco. Verso le 19 un altro sbalzo vit-

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Alla data del 15 giugno 1'11" Divisione inquadrava le b1igate Pavia (reggimenti 27" e 28°) e Perugia (reggimenti 129° e 130°), con il 39° Reggimento Artiglieria da Campagna, la 13" Divisione le brigate Barle11a (reggimenti 137° e 138°) e Palermo (reggimenti 67° e 68°), con il 26° Reggimento Artiglieria da Campagna. Ogni divisione contava anche su un battaglione zappatori, una compagnia telegrafisti, quattro compagnie mitragliatrici divisionali ed unil:à bombardieri (una batteria eia 58 per I' 11'' e tre sezioni per la 13°). L' ordine di battaglia del corpo d'armata era completato dal 3° Raggruppamento Pesante Campale, su due gruppi, dal 4° Squadrone dei Cavalleggeri di Lodi, da due compagnie telegrafisti e, ovviamente, dal XXVI Reparto d'Assalto.

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torioso portò la 1a Compagnia al trivio per Collesel delle Zolle, Castelviero e Sovìlla, catturando 99 prigionieri, tra i quali un ufficiale, ed una mitragliatrice, e riprendendo tre batterie da campagna perse il giorno prima. Sulla loro sinistra l'altra colonna d'attacco raggiungeva nella tarda serata la trincea della "capon:iera" ma non riusciva a stabilire il collegamento con la Brigata Aosta, che avrebbe dovuto fiancheggiarne l'azione e che era invece rimasta più indietro. In queste condizioni, nonostante l'intervento della riserva divisionale, esisteva il concreto pericolo di aggiramento e per scongiurarlo nella notte la divisione ebbe l'ordine di ripiegare sulla linea di partenza. 11 XXVI aveva già dovuto abbandonare le posizioni raggiunte, in quanto si era trovato privo di copertura su entrambi i fianchi, e si era ritirato su Boiacco, dove verso le 2 del 17 giugno aveva respinto due violenti contrattacchi. Preso contatto sulla destra con reparti attestati lungo la linea fenoviaria Ponte della Priula - Montebelluna, il capitano Caretto rimase con i suoi uomini ìn quella precaria posizione fino alle 6 del mattino, quando dal II/68° gli venne fatto pervenire l'ordine dì tornare a Giavera. Durante la pausa dei combattimenti che caratterizzò la mattina del terzo giorno di battaglia il XXVI fu rinforzato da un nucleo di 42 complementi trasportati in autoca1To fin nei pressi della linea del fuoco, e così rinvigorito intervenne d'iniziativa con le sue mitragliatrici e con pattuglie di lanciatori di bombe a mano nella lotta improvvisamente accesasì verso le 15 davanti a Giavera. Gli austro-ungarici furono respinti ma nelle stesse ore la pressione avversaria costrinse a rip.iegare i reparti delle brigate Piacenza e Aquila che, fronte al Montello e con la destra sul Piave, presidiavano il fianco difensivo imbastito tra Villa Berti e Nervesa. I contrattacchi sfernlti in serata non riuscirono a chiudere la pericolosa breccia da cui sarebbe stato possibile prendere alle spalle le difese lungo il fiume, e per dare maggior forza ai successivi tentativi il comando di corpo d'armata avviò in quel settore la Brigata Aosta ed il XXVI Reparto d' Assalto20. A partire dalle 6 del mattino del 18 giugno quest'ultimo venne trasportato in autocarro, una compagnia per volta, a Fornace di Calce, da dove raggiunse Casa Pìn a disposizione del 111 ° Reggimento Fanteria (Brigata Piacenza). L'avversario era tornato a premere alle prime luci dell'alba fra Villa Berti e la stazione di S. Andrea, anticipando le mosse della 43.a Divisione, e non appena arrivata la 1• Compagnia venne immediatamente scaraventata nella lotta per tentare di mantenere il possesso della prima di queste due località. Gli austroungarici, dopo aver costretto a ripiegare i fanti del 111 °, avevano però avuto il tempo di attestarsi a difesa e gli arditi urtarono contro uno sba1Tamento di fuoco che in pochi minuti abbatté una cinquantina di uorn:ini, a1Testandone lo slancio. Nel combattimento caddero due degli anziani del reparto, ì tenenti Remigio Gattu ed Ivo Lollini, già più volte segnalatisi in azione. Il secondo, al comando della sezione mitragliatrici Fiat della compagnia, aveva tentato fino all'ultimo di controbattere le mitragliatrici avversarie con il fuoco delle sue armi, e quando queste erano state messe fuori uso si era lanciato a sua volta all'assalto con una decina dei suoi uomini. Il piccolo drappello si era trovato presto a mal partito, Lollini aveva però rifiutato la resa ed aveva continuato a battersi fin quando non era stato ucciso da una pallottola in fronte. Alla sua memoria venne in seguito concessa la medaglia d'oro al valor militare con una motivazione che riassume la sua breve e luminosa vicenda di soldato21 : Già premiato per atti di segnalato valore, ferito e fatto prigioniero, affrontando quasi sicura morte, si liberava, e non ancora guarito, /Ornava a sua domanda al comando della sezione mitragliatrici, tenendolo con singolare bravura. In una prima azione, dando prova di perizia e coraggio mirabili, distruggeva Piace11za (reggimenti li J e 112°) e Aquila (reggimenti 269° e 270°), l'acevano parte con il 52° Reggimento artiglieria da Campagna della 48" Divisione, inquadrata con la 58" (brigate Tevere e Lucca) nell' Vlll Corpo d' Armata. La Brigata 20 Le brigale

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Aosta (reggimenti 5° e 6°) componeva invece con la Brigata Udine (reggimenti 95° e 96°), e con il 20° Reggimento artiglieria da Campagna, la 50" Divisione, messa a disposizione dell'VIII Corpo d' Armata il 16 giugno. 21 Ivo Lollini, nato a Castel d' Aiano di Bologna ne l 1897, si era presentato volontario all'atto della dichiarazione di gL1erra e, diventato aspirante, aveva raggiunto il 6° Reggimento Bersaglieri nell'ottobre successivo. Sottotenente sul lìnire del 1916, avevo preso pane alla Battaglia dell'Ortigara nel giugno I917 ed era stato tra i primi a chiedere di far parte·del repaTto cl'assatto della lV Brigata Bersaglieri. Distintosi nelle azioni sul Monte Maio. era stato ferito e catturato durante la ritirata sul Piave ma erariuscito a fuggire dalla prigionia ed a tornare al reparto, CC?n il guale aveva combattuto sull' Altopiano d'Asiago e sul Monte Valbella dove aveva meritato una medaglia di bronzo al valor militare. Nel giugno del 1918 era stato da poco promosso tenente.

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e costringeva alla resa numerose mitragliatrici avversarie. Procedendo innanzi con la sua sezione, ricuperava due nostre batterie cadute nelle mani del neniico, e ricevuto ordine di ripiegare, si ritirava per ultim.o. Due giorni dopo dava nuove fulgide prove di eroismo, snidando il nemico che ostacolava l'avanzata delle nostre truppe. Caduti alcuni dei suoi serventi ed avute inutilizzate le armi, con una diecina di superstiti si slanciava all'assalto al grido di "Savoia!". Rimasto con pochissimi uomini, continuava a combattere accanitamente. Circondato dai nemici, r~fiutava di arrendersi, finché colpito a morte esalava sul campo la sua anima eroica. Sovilla - Casa Pin, 16-18 giugno 1918. Pur non riuscendo nel suo scopo, l'azione della F Compagnia valse quanto meno ad impedire un ulteriore arretramento e quando sopraggiunse la 3\ seguita da vicino dal I/68°, inviato d'urgenza dal comando deU'VIII Corpo cl' Armata, fu possibile imbastire una linea di difesa tra Casa Pin e Rotonda Biclasio. Il fianco sinistro rimaneva peraltro scoperto e, per garantirsi una qualche sicurezza da quella parte, Caretto dispose alcuni nuclei di arditi lungo la Piavesella e ne spinse altri in direzione di Casa Vedelago. Qui, verso le 16, nel corso ciel contrastato contrattacco sferrato dalla Brigata Aosta, sarebbe arrivato il I Battaglione del 5° Reggimento Fanteria, togliendo il reparto eia una situazione quanto mai precaria22 . La linea poteva dirsi a questo punto stabilizzata e nella notte il XXVI fece uscire a più riprese delle pattuglie per accertare le intenzioni dell'avversario, a sua volta intento a rimettere ordine nelle proprie file. li 19 giugno il XXVI rimase a presidio delle sue posizioni, intervenendo per contrastare un tentativo di infiltrazione verificatosi verso le 15 tra il reparto e la Brigata Aosta, senza prendere quindi parte al contrattacco sferrato· in serata dalla 48" Divis ione nell'an:ibito della grande controffensiva ordinata su tutto il fronte del Piave. Questo scontro, iri cui pattuglie di arditi uscite dalle trincee fecero altri tredici prigionieri, fu l'unico evento di riliev() nell'arco di due giorn i di furiosi e confusi combattimenti che in quel settore ebbero per epicentro Nervesa e Villa Berti. Lasciato ancora in un primo tempo a difesa della linea di partenza, nel corso ciel 20 giugno, quando sembrava che l'avversario, ripresa l'iniziativa, fosse sul punto di sfondare a Casa Pastrolin ed a Rotonda Biclasio, mettendo in serio pericolo la difesa dei ponti della Priula, il XXVI venne spostato per ogni evenienza davanti a Villa Cavalieri. In serata l'attacco venne tuttavia stroncato dalle truppe che già lo fronteggiavano e I~. situazione andò lentamente normali zzandosi, senza che fosse necessario far entrare in azione gli arditi del capitano Caretto. Il loro momento sarebbe venuto più tard i quando, a notte avanzata e nelle prime ore del 21, approfittando dell'affievolirsi della lotta, l'VIII Corpo d'armata incaricò il XXVI di far uscire delle pattuglie alla ricerca di eventuali nuclei cli superstiti dei due battaglioni , T/68° e J/11 2°, rimasti tagliati fuori nei pressi di Villa Berti. Ben presto però gl i arditi, dopo aver cacciato indietro senza difficoltà elementi avversari in servizio di osservazione, si trovarono davanti ad una vera e propria linea di difesa, contro la quale sarebbe stato necessario impegnarsi a fondo. Ciò era al cli là degli scopi dell'azione e secondo gli ordini ricevuti, tanto più che nessun segnale faceva ritenere che a Villa Berti si combattesse ancora, si ritirarono senza spingersi oltre. Rientrate le pattuglie, il reparto venne raccolto tra le due linee ferroviarie che vanno ai ponti della Priula ed in quella posizione di attesa trascorse in relativa calma anche la giornata ciel 22 giugno. li sole del giorno dopo fu salutato dalla notizia che le truppe austro-ungariche erano in pieno ripiegamento. Alle 10,30, avutane conferma dall'interrogatorio di diversi prigionieri, il tenente generale Pennella ordinò cli spingere in avanti delle robuste colonne, ben appoggiate dall'artiglieria, per incalzare la ritirata ed accertare la situazione, senza però indebolire troppo la linea al momento occupata. Sul fronte della 4ga Divisione una prima dcognizione fu effettuata da tre pattuglie del XXVI che, dopo aver raggiunto le prime case diroccate di Nervesa, tornarono per riferire di non aver trovato traccia ciel nemico. Subito venne allora spinto in avanti un battaglione ciel 269° Reggimento Fanteria che, preceduto da una mezza compagnia del XXVI, puntò su Villa Berti ed alle 13 entrò a Nervesa. 22 Il contrattacco della Brigata

Aosta avrebbe dovuto ri cacciare gli austro-ungarici oltre la fe.1Tovia a sud del Montello e creare le premesse per la riconquista di Nervesa. La forte resistenza incontrata permise di riguadagnare soltanto una parte del terreno perduto a sud della ferrovia .

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Si concludeva così la Battaglia del Solstizio ed a mezzanotte il XXVI Reparto d'Assalto aveva l'exdine di portarsi a S. Andrat in attesa di ordini. Tra il 16 ed il 23 g iugno aveva perso 7 ufficiali, dei quali 3 ucdsi in azione, e 92 uomini di truppa, tra i quali 13 caduti accertati. Anche tenendo conto dei complementi incorporati il .17, questi numeri indicavano che un terzo quasi del reparto era stato messo fuori combattimento. Quale giusta ricompensa il XXVI venne citato nel bollettino cli guerra del 21 giugno 1918 e gli fu concessa una medaglia di bronzo al valor militare con una motivazione che rievocava i duri combattimenti sostenuti davanti a Nervesa durante i quali aveva operato sfruttando al meglio le caratteristiche dei suoi uomini, sia all' avanguardia delle colonne d' attacco, sia nelle ripetute azioni di pattuglie effettuate in una situazione in cui il fram mischiarsi degli schieramenti contrapposti ne esaltava le doti cli iniziativa e di ~rdimento 23 : Con arditi impetuosi attacchi contro il soverchiante imbaldanzito nemico, concorreva ad ù1fiwigeme l'impeto ed a sbarrargli lo sbocco di Nervesa. Irresistibile nello slancio, tenace nella resistenza, per otto giorni diede continue prove diforli virtù militari. Montello, 16-23 g iugno 19 18. Il 27 giugno il reparto partì in treno da Istrana con destinazione Lisi.era, nei pressi di Vicenza, dove il 2 luglio ricevette i primi 200 complementi e riprese l'addestramento prima cli essere spostato il 14 lu~lio a S. Michele ciel Quarto, come conseguenza del passaggio del XXVI Corpo d' Armata alla 3" Armata. Con il trasferirp.ento alla riserva generale del XXIII Corpo d'Armata, la grande unità a cui apparteneva il XXVI Reparto d' Ass,ùto ne prese infatti il posto all' èstrema destra dello schieramento. Dieci giorni più tardi il reparto venne cli nuovo trasaferito, questa volta a Cà Gamba, presso Cavazuccherina e non lontano dalla spiaggia. L'estate trascorse senza eventi d.i rilievo, scandita dai ritmi dell 'attività addestrativa, quanto mai necessaria anche per integrare le nuove leve che continuavano ad afnuire, e d isturbata dalla malaria, che in quelle zone pal udose era un nemico subdolo e sempre presente. Le cose non sarebbero cambiate a Trepalade, dove il reparto venne spostato il 26 agosto e dove sarebbe rimasto fino ad ottobre inoltrato, sempre alle dipendenze ciel XXVI Corpo d'Armata, tranne un breve periodo trascorso a Vacil, tra il 4 ed il 14 ottobre, durante il quale sarebbe stato assegnato all' XL L'ora di tornare in azione sarebbe venuta con l' ul ti ma e decisiva offensiva . Al mattino del 23 il reparto fu imbarcato e portato per via d ' acqua a Cavazuccherina, passando alle dipendenze della Brigata Novara (543 Divisione). Nel primo pomeriggio il comando e la P Compagnia erano accantonati a Cà Triruchet, con la 2• Compagnia attendata nelle vicinanze e la 3a sistemata nelle baracche lungo l'argine del canale Cavetta. Su queste posizioni gli arditi del XXVI sarebbero rimasti in attesa fino al 30 ottobre, giorno in cui anche la 3a Armata si mosse per portarsi a s ua volta sulla sinistra del Piave, forzato nei giorni precedenti dalle tre armate schierate più a monte, nell'ordine 12\ e 10". Il XXV I Corpo d 'Armata aveva individuato come obiettivo cli primo tempo il C anale Grassaga, raggiunto il quale le sue due divisioni, 45• a sinistra e 54" a destra, avrebbero dovuto procedere tino alla Livenza. Il ruolo principale era affidato alla 45", che sarebbe anche entrata in azione per prima in modo da affiancare anche temporalmente l'azione del XXVIII Corpo cl' Armata. Al mattino del 30 ottobre la preparazione d'artiglieria in iziò come previsto alle 4 s u tutto il fronte dell' armata, senza susdtare altro che una debole risposta, ed un' ora più tardi cominciarono le operazioni di traghettamento dei reparti di punta, non troppo contrastate dalle retroguardie del XXJJJ Corpo d'Armata austro-ungarico ancora attestate lungo l'argine. Data la situazione, il tenente generale Alfieri decise cli accelerare i tempi nel settore della 54" ed alle 7,45 ordinò che la divisione facesse attraversare al più presto il Piave al XXVI Reparto cl' Assalto nella zona di Grisolera, con l'ordine di prendere e mantenere contatto con il nemico qualora questo si fosse ritirato.

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23 Il bollettino di guerra del 21 gi ugno 1918, nel riferire gli avvenimenti del giorno pm.:edente, recita: "Sul Momello nella giornata di ieri la pressione avversaria è continuata forte, 1na 1ie11ne ovunque amten/.lla dalle nostre truppe che. contrattaccando, riguadagnarono terreno. Tentativi nemici d'avanzata verso occidente e verso sud a11ilnarono particolarmente la lotta ad oriente della linea Casa Cìhe!ler - Bavaria e nei pressi della stazione di Nervesa .... Nella iolla che da più giomi si combaue sull'aspro terreno del ,Wontello, si sono particolarmente distinte, olrre la brigata Pisa. le brigate di fanteria Aosta (5° e 6°) e Mantova ( 113" e I }4°), ... il XXVI ed il X.XVll reparto d'assalto .... ".

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L'ordine venne trasmesso dal comando della Brigata Novara alle 9,30 e Caretto portò immediatamente i suoi uomini sulla sponda del Piave Nuovo per organizzarvi il passaggio del fiume. Presi accordi con le batterie di bombarde schierate su quel tratto di fronte per averne fuoco di copertura, Caretto inviò la 1a Compagnia e metà della 2" ad uno dei due punti previsti per il traghettamento, guidando il resto del reparto al secondo, situato più a valle. Poco più tardi, sotto l'arco delle traiettorie delle bombarde, furono messe in acqua le zemole, quattro per ogni traghetto, ed i primi nuclei attraversarono rapidamente il fiume per oltrepassare di corsa la golena e dare la .scalata all' argine. Sulla sinistra la sorpresa fu completa e ben presto gli arditi furono impegnati a radunare i primi prigionieri ed a completare il rastrellamento della prima linea con l'aiuto dei loro lanciafiamme. Sulla destra invece, la metà del reparto con cui era Caretto venne accolta dalle raffiche cli due mitragliatrici, sotto le quali caddero uccisi il comandante della 3a Compagnia, tenente Lorenzo Censi, ed un sottufficiale, mentre altri cinque o sei uomini furono feriti in modo più o meno grave. Si trattò però cli una battuta d'arresto momentanea, le due armi vennero infatti presto catturate ed i loro serventi uccisi o fatti prigionieri. Messo saldamente piede oltre il Piave, il reparto, superando deboli resistenze, occupò .sulla destra Cà Giazzera e Cà Cesaro e spinse delle pattuglie verso Cà Gattelara e Cà Emo, mentre sulla sinistra arrivò a Grisolera. li paese era ancora occupato eia forze consistenti ed apparentemente decise a combattere, ma anche questa resistenza venne vinta quando la la Compagnia, accerchiato l'abitato, vi penetrò impegnando i difensori in combattimenti corpo a corpo. In questi scontri trovarono la morte il sottotenente Giulio Lusi, con un sottufficiale e due arditi, ed altri rimasero feriti. Alla memoria dell'uffi ciale venne concessa la medaglia d 'oro al valor militare, la seconda a figurare nell' ideale medagliere del reparto 24: Costante, mirabile esempio di slancio, coraggio e puro amor patrio, volontario di guerra, benché inabile alle fatiche per grave .ferita riportata in combattimento, volle dare tulio se stesso alla Patria, ritornando alla ji-onte. Passato un fiume tra i primi, si slanciò alla testa del suo reparto coraggiosamente contro un caposaldo accanitamente d(feso. Colpito a pochi passi da mitragliatrici avversarie, benché morente, fece sventolare iL tricolore in faccia al nemico e spirò inneggiando alla Patria. Grisolera (Basso Piave) , 30 ottobre 1918. Con la conquista di Grisolera, alle ore 13 del 30 ottobre anche la 54• Divisione disponeva di una solida testa di ponte e, con l'avversario in ritirata verso la Livenza, il reparto si trovava con le pattuglie più avanzate a Cà Vianello, Cà Marazzetto e Cà Emo. Fino a questo punto dell ' operazione il XXVI lamentava due ufficiali morti e tre feriti, e quattro m orti e diciannove feriti tra la truppa. Le perdite erano state quindi relativamente Iievi, chiaro sintomo ciel fatto che l'avversario non aveva tentato cli contrastare più di tanto il passaggio ciel fiume, e di contro aveva fatto a scapito delle retroguardie un bottino di oltre 400 prigionieri, tra i quali 15 ufficiali, 4 bombarde, un numero imprecisato di mitragliatrici e molto altro materiale. Alle 14,30 venne ripresa l'avanzata fino a raggiungere il Canale Consorzio, lasciando sulla sinistra, a copertura del fianco, una sezione mitragliatrici a Cà Vianello e spingendo delle pattuglie a Sette Casoni. Rinforzati dal II Battaglione de] 154° Reggimento Fanteria (Brigata Novara) e dalla 1015• Compagnia Mitragliatrici, gli arditi passarono la notte su queste posizioni, senza essere disturbati dall'avversario. Anche alle loro spalle non c'era più nessuno, come confermarono le pattuglie che, inviate a rastrellare il terreno fino all' argine tra Cà Vianello e Cà Trezza, tornarono a mani vuote. Nonostante la combattività dimostrata dalle sue retroguardie, era evidente che il XXIII Corpo cl' Armata austro-ungarico era in piena ritirata verso la Livenza, nella .speranza di trovarvi un appiglio tattico che gli consentisse di frenare l'avanzata degli italiani. Le avanguardie della 3• Armata si mossero in quella

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Giulio Lusi, nato ad Ariano Irpino, classe 1899, si era arruolato volontario non ancora diciottenne nel dicembre J 916 ma solo nell'aprile dell ' anno successivo riuscì a partire per la zona di guerra, destinato al 2° Reggimento Bersaglieri. Sottotenente di complemento in luglio, chiese cd ottenne di entrare nel IV Reparto d'Assalto, con il quale combatté a Monte Maio e prese parte al combattimento di Luico, dove venne gravemente feri to alla spalla destra e meriLò una medaglia d'argento al valor militare. Sebbene ancora sofferente e menomato per la ferita, aveva voluto rientrare al repano nell'estate del 1918, e nell ' atLacco a Grisolera era stato abbattuto da una raffica di mitragliatrice. I suoi uomini accorsi per soccorrerlo lo videro agitare un piccolo tricolore prima di accasciarsi per sempre.

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direzione alle prime luci del 31 ottobre. Con il grosso del suo corpo d'armata ancora impegnato dell'attraversamento del Piave, il XXVI Reparto cl' Assalto prese alle 8 del mattino la strada di Torre cli Mosto, rastrellando accuratamente il ten·eno sui due latj . Vennero così catturati a Cà Caveggio una decina cli uomini con due mitragliatrici ed alle 14 fu raggiunto il Canale Lanzalunga. Mentre gl i arditi provvedevano alla costruzione d i una passerella con i molti rottami sparsi sul posto, pattuglie g uidate da ufficiali vennero inviate verso Cittanova ed una mezza compagnia verso i ponti di Ceggia, per prendere contatto con la 45• Divisione. Attraversato il canale senza trovare opposizione, alle 16 il reparto entrava a Torre cli Mosto, acclamato dalla popolazione, e metteva in fuga i nuclei avversari che si attardavano a completare la distruzione ciel ponte. Sulla Livenza gli austro-ungaric.i erano però decisi a resistere e dalla riva sinistra si sviluppò un vivace fuoco di fucileria e di m itragliatrici a cui si aggiungeva di quando in quando un colpo di cannone o cli lanciabombe. Fatti immediatamente mettere al riparo gli abitanti, il XXVI replicò con le sue mitragliatrici appostate alle fi nestre delle case, ed inviò intanto pattuglie sulla destra, a cercare il collegamento con il Reggimento M arina, e sulla sinistra a prendere contatto con il 1° Reggimento Granatieri di Sardegna25. Da quella parte la mezza compagnia distaccata in direzione di Ceggia aveva da poco preceduto i granatjeri nel paese, e dopo un breve combattimento vi aveva fatto altri prigionieri, tra i quali i nove genieri che avrebbero dovuto far saltare il ponte, e catturato quattro m itragliatrici. Il 1° novembre trascorse in una calma relativa, come del resto su tutto il fronte della 3" Annata, impegnata a portare il grosso delle sue unità sulla Livenza. A Torre di Mosto il XXVI Reparto d'Assalto continuò nello scambio cli colpi con gli elementi di retroguardia ancora trincerati sull'altra sponda e passò il corso d'acqua soltanto all' alba del giorno 2, quando l'avversario aveva da qualche ora sgombrato le sue posizioni e ripreso la ritirata verso il Tagliamento . Catturati tre sbandati del 21 ° Battaglione Jager, il reparto inviò delle pattuglie verso S. Stino di Livenza, dove si trovava la 4Y Divisione, e nel pomeriggio lasciò Torre di Mosto per portarsi a Cà Gaiotto, lu ngo la linea fen-oviaria tra Tezze e Portogruaro, dove trascorse la notte. Al ternùne di questa fase delle operazioni il XXVI, in data 2 novembre, fu ancora una volta citato s ul bollettino di guerra del Comando Supremo, in riconoscimento del ruolo avuto nel passaggio del Piave da parte dell'armata ciel duca cl' Aosta e nell'allargamento verso oriente delle prime teste di ponte: "Nella pianura le divisioni di cavalleria agli ordini di S.A.R. il Conte di Torino, superate le ostinate resistenze nemiche hanno occupato Pordenone e sorpassato il Cellina ed il Meduna. ... Più a sud la 10(' e la 3" armata, ripresa l'avanzata, proseguono verso oriente. Per l 'ardimento e lo slancio dimostrato hanno meritato l'onore della ciiazione l 'intera 23" divisione, il reggimento di R. lVlarina ed il XXV! Reparto d'Assalto appartenente alla 3" armata . .. . ". Il reparto tornò a muoversi il 3 novembre, procedendo in direzione ciel Tagliamento tra le accoglienze festose della popolazione ed i segni inequivocabili della disfatta dell'esercito austro-ungarico. A S. Giusto di Levacla il reparto passò agli ordini del comandante del 1° Reggimento Granatieri, ìl cui primo problema fu quello cli provvedere a sfamare gli arditi che non avevano più avuto rifornimenti da quando avevano passato il Piave. La congestione dei ponti , il pessimo stato delle strade ed anche una scarsa disci plina del traffico avevano impedito di alimentare le truppe lanciate all 'inseguimento e se per le munizioni la cosa non era particolarmente grave, dato l'atteggiamento dell'avversario, lo stesso non poteva dirsi per i viveri, soprattutto nel caso di quelle un it~t che, come il XXVI, erano da più tempo in azione. Risolta la questione con l'aiuto degli abitanti, che diedero spontaneamente quel poco che ancora avevano dopo un anno di occupazione, ed attingendo alle scorte dei g ranatieri, il reparto fu incaricato cli aprire la strada al reggimento , che operava come avanguardia del coqJo d 'armata, e per Portogruaro e Cà Longa arrivò alle 16 a S. Michele al Tagliamento. In quella zona si trovava già il gruppo tattico del tenente colonnello Virzì, della 2" Divisione d i Cavalleria, composto dal VII Battaglione Bersaglieri Ciclisti, dal II Gruppo e da cin25 La Brigata Granatieri di Sardegna faceva parte della 54" Divisione insieme con la Brigata Novara . il 6" Reggimento Artiglieria da campagna, i.I 77° Battaglione Zappatori, la I54' Compagnia Telegrafisti e la 258" Bmteria Bombarde. li Reggimento Marina (ballaglioni Bafì/e, Grado, Caorle e Golamerro) era inquadrato ne lla 3° Armata del cui sc hieramento costituiva l'estrema

ala destra.

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que sezioni mitragliatrici del reggimento Lancieri di Aosta e da due sezioni mitragliatrici dei Lancieri di Mantova, ed era in arrivo l'intera IV Brigata d i Cavalleria 26. Caretto avrebbe voluto portare subi to i suoi uomini sulla s ponda sinistra, utilizzando il ponte ferroviario ancora intatto, ma il reparto venne fermato dalle sentinelle che il comandante della IV Brigata, generale Arnaldo F ilippini, aveva fatto mettere all' imboccatura. In quelle ore si era diffusa la notizia della firma dell'armistizio e ciò, secondo i comandi austro-ungarici, avrebbe dovuto significare un'immediata sospensione delle ostilità. Così non era, ma nell' incertezza del momento la richiesta dei parlamentari avversari di richiamare le truppe che già avevano passato il Tagliamento e la minaccia di far saltare il ponte ottennero il risultato cli bloccare temporaneamente l'inseguimento. Al di là di una comprensibile incertezza su quale fosse effettivamente il dettato dell'armistizio, ad influenzare il comportamento degli ufficiali italiani fu soprattutto la volontà cli evitare a tutti i costi la distruzione del ponte. Data infatti la mancanza di reparti ed attrezzature del genio, ciò avrebbe significato la fine dell'inseguimento e ritardato di parecchie ore, se non di giorni, la liberazione delle terre ancora occupate. Lo stallo venne risolto dall ' intervento del comandante della 54" Divisione, maggior generale Ulderico Pajola, il quale, dopo essersi fatto chiarire la situazione dal comando d'armata, arrivò a S. Michele al Tagl iamento ed informò gli austro-ungarici che l'armistizio avrebbe avuto effetto solo dalle 15 del giorno dopo. Nel frattempo egli ordinò che i bersaglieri ciclisti, il II Battaglione del 1° Granatieri ed il XXVI Reparto d'Assalto passassero immediatamente il ponte per occupare Latisanotta e Latisana. Il caos che regnava sulle vie d'accesso, la presenza di mitragl iatrici all' altra estrem iti't ed il timore che il ponte venisse effettivamente fatto saltare, suggerirono peraltro di procedere con una certa cautela, dando il tempo all' artiglieria cli portarsi in posizione per appoggiare il passaggio. Questa operazione era appena cominciata quando s.i presentarono nuovamente dei parlamentari ad annunciare che le truppe austro-ungariche erano sul punto di sgomberare Latisana. L' avanzata poté così riprendere incontrastata subito dopo la mezzanotte, g uidata dai granatieri e dai fanti del I 53 ° Reggimento Fanteria, mentre gli arditi rimasero in attesa dietro l'argine di riva destra fino alle 7 ,30, quando il comandante della 54" Divisione riunì il reparto per confermare che quel giorno stesso sarebbero finite le ostilità e che era necessario spingersi in avanti in tutta fretta, per guadagnare quanto più terreno possibile prima dello scoccare delle 15. Gli ordini diramati dal XXVI Corpo d ' Armata stabilivano che la 54a Divisione puntasse su Monfalcone lungo la direttrice Latisana - San Giorgio di Nogaro - Vervignano - Villa Vicentina e che una colonna autocarrata organizzata dalla 3a Armata ne precedesse la marcia. In questo quadro il reparto scavalcò il l 0 Reggimento Granatieri, del quale venne a costituire l'avanguardia, e si accodò alla IV Brigata di Cavalleria lanciata verso Cervignano e l' Isonzo. Si trovò così impegnato nel com battimento di Palazzolo dello Stella dove il passaggio del ponte fu accanitamente contrastato da mitragliatrici ed artiglierie di piccolo calibro appostate nell'abitato. Pattuglie del VJI Battaglione Bersaglieri Ci.clisti e ciel XXVI Reparto d'Assalto riuscirono a portarsi sull'altra sponda scivolando sul ponte ferroviario, ancora in buone condizioni, e sui resti cli quello stradale, per poi aggirare s ui due lati il paese. Sostenuti dal tiro della 4a Batteria a Cavallo, arditi e bersaglieri espugnarono quindi le case attrezzate a difesa, permettendo al resto della colonna di gettare una passerella sui pilastri ciel ponte abbattuto e di attraversare lo Stella. Le autoblindornitragliatrici della 7a Squadriglia e le unità autocarrate non avevano però atteso tanto e, disceso il Tagliamento, lo avevano passato a Chiannacis e Pocenis sui ponti ancora intatti, per riapparire oltre Palazzolo alle 11,30. Eliminato questo ostacolo, la IV Brigata di Cavalleria si divise in quattro colonne, le prime due d iret-

26 La 2• Divisione di Cavalleria, del tenente generale Vittorio Litta Moctignani, inquadrava la III Brigata, con i reggimenti Lancieri di Milano e Lancieri Viuorio Enwnuele, la IV Brigata, con i reggimenti Lancieri di 1\os,a e Lancieri di Mantova, il VII Battaglione Bersaglieri Ciclisti, la T Squ adriglia Autoblindomitrngliatrici, il li Gruppo Batterie a Cavallo. La div isione aveva passato il Piave al ponte di Palazzon al mattino del 30 ottobre e dopo aver superato anche la Livenza aveva punLato verso il Tagliamento con l'ordine di. impadronirsi dei punti di passaggio dal ponte della Deliz,ia a Latisana. Lo stesso compito avevano più a monte la 3" Divisione, dal ponte di Pinzano al pome di Bom.icco, e la 4", dal ponte di Bonz.icco al ponte de lla Delizia. Contemporaneamente, all' estrema sinistra, la 1• Divisione cli Cavalleria procedeva verso Stazio ne per la Carnia, seguendo il margine me ridionale del le Prealpi Carniche.

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te su Castions e Paradiso, rispettivamente con i Lancieri di Mantova ed i Lancieri di Aosta, rinforzati da una compagnia di bersaglieri ciclisti, e le altre su Cervignano. Queste ultime si identificavano con il gruppo tattico Virzì, al quale erano stati aggiunti uno squadrone dei Lancieri di Aosta e la 4a Batteria a Cavallo, e nel gruppo tattico del maggiore Noris, costituito due giorni primi con la 7a Squadriglia Autoblindomitragliatrici, dieci sezioni mitraglieri della III Brigata ed una compagnia bersaglieri montate su autocarri. 11 XXVI seguì i due gruppi tattici ed anzi, su richiesta del comandante della squadriglia, un ufficiale ed una ventina di arditi si arrampicarono sulle autoblindo per poterne sostenere più prontamente l'azione. La tappa successiva fu Muzzana, occupata dopo un breve combattimento che vide la compagnia di testa e le autoblindomitragliatrici catturare circa duecento prigionieri. Gli arditi, scavalcati a questo punto dalla cavalleria e dalle unità autocarrate, si fermarono in paese, dove consumarono un rancio a base di pane escatolette di carne prima di rimettersi in marcia alle 15,30 per San Giorgio di Nogaro, ad ostilità ormai concluse. Il drappello montato sulle macchine della 7a Squadri.glia aveva intanto superato il torrente Connor e sostenuto un duro scontro presso Casa Savoiano, dove le autoblindo erano state investite dal fuoco cli mitragliatrici e cannoni eia campagna, prima dì poter proseguire per Tezze di Zuino, Masseria Tre Ponti ed infine Cervignano. In ognuna cli queste località fu necessario combattere per superare gli sbarramenti stradali e costringere alla resa le colonne avversarie via via raggiunte ed oltrepassate. A Si trattava però cli scontri che non avevano più nulla dell'asprezza dei combattimenti di qualche giorno prima e che erano soprattutto il risultato della volontà di resistenza cli qualche isolata retroguardia. 11 4 novembre, tra Palazzolo e Cervignano, il XXVI ebbe infatti a lamentare in tutto sette feriti, tra i quali un ufficiale, ed è ugualmente significativo che a Masseria Tre Ponti le autoblinclomitragliatrici della 7a Squadriglia ed i pochi arditi che le accompagnavano poterono catturare senza colpo ferire non meno di trecento uomini, tra i quali .il comandante e lo stato maggiore della 58" Divisione. Tra il 30 ottobre ed il 4 novembre il reparto, pur in una situazione oggettivamente facilitata dallo sfondamento operato più a monte dalle armate 8" e Hr e dalla crisi dell'esercito austro-ungarico, si era trovato costantemente alla testa del XXVI Corpo d'Armata, prima nel forzamento ciel Piave, poi nell' inseguimento oltre la Livenza ed il Tagliamento, dando una chiara dimostrazione di ciò che ci si poteva attendere da un reparto d'assalto ben inquadrato e conettamente impiegato. Al riguardo è doveroso sottolineare la cooperazione con le unità celeri, e soprattutto con la 7a Squadriglia Autoblindomitragliatrici, in una modalità d'impiego che dava concretezza al tema cli numerose esercitazioni effettuate nei mesi precedenti. Radunato a S. Giorgio di Nogaro alla sera del 4 novembre, il XXVI Reparto d'Assalto venne trasferito a Villa Vicentina il 7 e da qui nel cuore dell'Istria, con una marcia che lo vide a Duino il giorno 8, ad Opicina il 10 ed infine il giorno 11 a Materia, sulla strada tra Trieste e Fiume, nel cuore della zona di occupazione assegnata al XXVI Corpo d 'Annata. L'ordine di scioglimento lo raggiunse nella Venezia Giulia il 27 gennaio 1919, ed il reparto cessò di esistere quattro giorni. dopo. Il XXVI Reparto d'assalto era stato sempre agli ordini ciel capitano Aminto Caretto e questo fatto, unito alla personalità ciel suo comandante, fu tra le ragioni ciel suo buon rendimento dopo l'incerto inizio in Val Posina27 .

AminLo Caretto, sottotenente dei bersaglieri nel l 914 era entrato in guerra con il 4 ° Reggimento e nel I 9 l 6, con i gradi di capitano, era passato al 14°. Ferito nel giugno di quello stesso anno a Monte Zebio, era da poco tornaLO al fronte quando fu chiamato a formare il reparto d'assalto della IV Brigata Bersaglieri. Dopo la guerra, fu in Ci renaica con il X Battaglione Eritreo, tra il 1922 ed il 1926, per poi rientrare in Italia e prestare servizio in divers i reggimenti bersaglieri e dal L936 all'IspettoraLO Truppe Celeri. Nel 1940, con il grado di colonnello, assu nse il comando del 3° Reggimento Bersaglieri con il quale partecipò alla campagna di Jugoslavia e che guidò successivamente in Russia. Su quel fronte Caretto venne ferito gravemente il 2 agosto, nella battaglia per l'ansa di Seralìmovich, sul lìume Don. Spirò tre giorni più tardi ed alla sua memoria fu concessa la medaglia d'oro al valor rniliLare. Con il XXVI Reparto d ' Assalto aveva avuto una medaglia d'argento per le operazioni del giugno 1918 ed una di bronzo per quelle dell'ottobre e del novembre dello stesso anno. 27

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Due fotografie aeree della zona dei Tre Monti scattate in preparazione dell'operazione di fine gennaio e passata alla storia appunto come "battagl ia dei Tre monti". Nelle due immagini, scattate il 13 gennaio 1918 da uno Spad della 7 P1 Squadriglia del XVI Gruppo è ben evidente il tracciato delle trincee sul terreno innevato. Nella prima le annotazioni dell'osservatore identificano il Monte Sisemol al centro e la località di Ronco di Carbon sulla destra, nella seconda è ben evidenziata la posizione di Casera Me laghetto, mentre al centro in basso si trova Monte Yalbella (MGR)

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Una terza immagine della sequenza scattata dal ricognitore della 71 a Squadriglia con il Col del Rosso a sinistra ed al centro, a monte della località cli Cotti, Gìanesoni e Sasso, il Col d' Eche le (MGR)

Mitraglieri cli un reparto d'assal to nella zona del Montello, sulla strada di Giavera si preparano a fermare l' irruzione dì pattuglie austro-ungariche durante i combattimenti ciel giugno l9 18. In questo scenario operò il XXVI Reparto cl' Assalto (AUSSME)

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"Casello ferroviario cli Nervesa poco prima del nostro ritorno nella cittadina". Il XXVI Reparto d'Assalto entrò nella contesa località alle 13 del 23 giugno (AUSSME)

24 giugno 1918. L' argine ciel Piave a Nervesa, con sullo sfondo le rovine della martoriata cittadina (AUSSME)

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XXVII REPARTO D'ASSALTO

1 XXVII Reparto d'Assalto nacque in seno alla 4" Armata, come V Reparto cl' Assalto, nel settembre 1917. ln linea con le disposizioni contenute nella circolare 11°11 1660 diramata il 26 giugno dal Comando Supremo, l' armata aveva chiesto alle unità dipendenti di far affluire tra il 1.5 ed il 20 luglio a Prade, in Val Lozen, gl i ufficiali ed i militari di truppa che si fossero offerti volont;u-i per la costituzione di un reparto d'assalto. Il compito di curare l'organizzazione e l'addestramento del reparto, aggregato dal punto di vista amministrativo al 13° Reggimento Bersaglieri, era stato affidato alla 56" Divisione che con i 31 ufficiai i ed i 679 tra sottufficiali, graduati e soldati presentatisi aveva immediatamente formato tre compagnie di duecento uomini l'una ed avviato la formazione di una quarta 1• Per assicurare un'efficace azione di comando anche nel caso le compagnie si fossero dovuto scindere in piccoli nuclei, e per dare alla struttura la massima flessibilità, ognuna avrebbe dovuto essere strutturata su otto plotoni articolati in cinque squadre cli cinque uomini l'una. Particolarmente forte la dotazione di armi automatiche e di supporto, stabilita nella misura di una pistola-mitragliatrice per plotone, una sezione nùtragl iatrici Fiat ed una sezione lanciafiamme per compagnia, una sezione lanciatorpedini Bettica ed una sezione lanciabombe Minuccian i a livello di reparto. Le disponibilità del momento non permisero però di trachme in pratica questo progetto, ed alla metà di settembre, mentre il reparto si addestrava sul campo d'istruzione della 56" Divisione in Val cli Lozen, mancava ancora la sezione Minucciani ed il numero delle pistole-mitragliatrici era di quattro per compagnia invece delle otto previste2 . Le compagnie furono costituire riunendovi dì massima gli elementi provenienti dalla stessa grande unità, il che lasciava in qualche modo presagire l'instaurarsi di un forte legame tra ciascuna di esse ed uno dei quattro comandi dipendenti direttamente dall'annata: i corpi d'armata I e IX, la già menzionata 56" Divisione ed il Settore Val Costeana. Questa impostazione venne ufficializzata pochi giorni più tardi, il 21 settembre, quando il comando d'armata stabilì che il reparto, per il quale non era ancora stato designato un comandante, venisse suddiviso in quattro compagnie autonome, distribuendole tra quegli stessi quattro comandi nell'intento di fare di ognuna il nucleo iniziale cli un nuovo battaglione. L'ultima parola fu detta il 23 settembre dal Comando Supremo, con una comunicazione che attribuì la denominazione cli V Reparto cl' Assalto alla compagnia assegnata al I Corpo cl' Armata e conseguentemente cli VI, VII ed VITI Reparto d'Assalto alle compagnie dipendenti dal IX Corpo d'Armata, dalla 56a Divisione e dal Settore Val Costeana3. I centri di mobilitazione designati furono, nell' ordine, i depos iti ciel 23° Reggimento Fanteria a Novara, del 45° Reggimento Fanteria a Ozieri, ciel 13° Reggimento Bersaglieri a Livorno e ciel 7° Reggi mento Alpini a Belluno, in aderenza ad una situazione cli fatto che vedeva le prime due compagnie composte prevalentemente eia fanti, eia bersaglieri quella della 56a Divisione e da alpini quella ciel Settore Val Costeana. Il V Reparto cl' Assalto nel momento in cui veniva così denominato comprendeva una compagnia, la la del preesistente reparto d'assalto d'armata, una sezione mitragliatrici e la 20" Sezione Lanciafiamme,

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1 Comando 4" Armata, Stato Maggiore, Riparti d'assalto, n° 7466 Op. del 17 luglio 1917, AUSSME Rep. F-4, Racc. 200, Comando Supremo, Uflìcio Ordinamento e Mobilitazione. La riparti.z ione del geLlito dei volontari tra le grandi unità dipendenti dall ' annata vedeva il I Corpo d ' Armata contribuire con 14 ufficiali e 266 uomini cli truppa, il IX Corpo d' Armata con 15 ufficiali e 20 I uomini di truppa, la 56" Divisione con 2 ufficiali e 55 uomini di truppa ed il settore Val Costcana con alLri 26, ai quali si aggiungevano i 131 provenienti dai diversi organismi dell ' intendenza d'armala. 2 Comando 4" Armata, Stato Maggiore, Riparto d'assa/10, n" 9829 Op. del 17 settembre 1917. AUSSME, Rep. F-4, Racc. 200, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. 3 Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, Lelegramma n" 117075 R.S. Mob. Speciale ciel 23 settembre 1917, AUSSME, Rep. E-1 Racc. 300, 4" Armata, Reparti cl' Assalto 19 I7.

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con una forza totale di 8 ufficiale e 194 uomini di truppa ed una dotazione cli quattro pistole-mitragliatrici, due mitragliatrici e dodici lanciafiamme portatili 4 . Affidato al capitano Anchise Pompon i e dislocato il I 0 ottobre a S. Stefano di Cadore, iniziò ad addestrarsi in un poligono creato in località "la valle", tra le pendici di Col Trondo e le falde di M. Col, dove, in uno spazio limitato, si incontravano le caratteristiche della montagna e quelle delle pianura ed era possibile sviluppare anche il tema ciel combattimento in ambiente boschivo. Alla metà del mese il ten-eno non era però ancora attrezzato con le strutture difensive necessarie a renderlo quanto più possibile simile ad un campo di battaglia reale. La costruzione di trincee, appostamenti per mitragliatrici, ricoveri e caverne doveva iniziare a breve, mentre era già in costruzione la palestra all'aperto di Pian della Mezzola, non lontano dal paese, nei cui pressi era prevista anche la realizzazione di una palestra coperta. Il fatto che questi preparativi fossero ancora in corso significava che l'addestramento non aveva potuto avere lo sviluppo desiderato e che quindi il reparto non poteva ancora essere in piena efficienza. Del resto lo stesso comandante del I Corpo cl' Annata, nel fornire in quei giorni al comando d'armata le indicazioni richieste in merito allo stato del suo reparto d'assalto, aggiungeva alcune proposte relative alla struttura organica che fanno capire come il processo cli formaz ione non fosse affatto completato5 . A parere del tenente generale Settimio Piacentini le cinque squadre previste per plotone avrebbero dovuto essere caratterizzate due come squadre lanciatori di bombe, due come squadre d'attacco ed una come squadra pistola-mitragliatrice. Per i lanciatori di bombe a mano, raggruppati nelle prime due squadre, l'armamento proposto comprendeva pugnale, pistola, dodici bombe a mano, pinza tagliafili, elmo e maschera antigas. La sostituzione ciel moschetto con un'arma corta, il revolver mod. 70/87, era motivata dalla considerazione che il moschetto, portato necessariamente ad armacollo per lasciar libere le mani, poteva impigliarsi con il calcio e la canna nell'attraversamento dei reticolati o di vegetazione intricata, e costituiva comunque un impaccio nei movimenti di rotazione del braccio e torsione del busto. Inoltre alle brevi distanze la pistola era un mezzo di difesa e di offesa più appropriato, e grazie al minor peso consentiva di portare un maggior quantitativo di bombe. Queste proposte an-ivavano in un momento in cui il Comando Supremo aveva da poco emanato specifiche d.irettive sull'organ.izzazione dei reparti d ' assalto, proprio per mettere fine all'anarchia che regnava in materia ed uniformarli ad un unico modello, ma almeno quelle relative all'armamel}tO vennero tradotte in atto, senza attendere la risposta del comando d'annata. Anche presso il I Corpo cl' Armata si era tuttavia consapevoli della volontà dei vertici dell 'esercito di evitare soluzioni estemporanee e non caso il suo comandante concludeva la sua comunicazione segnalando che si stava procedendo a modificare la struttura organica della compagnia d'assalto secondo il dettato delle circolari più recenti, abbandonando quindi l'articolazione su otto plotoni definita in precedenza dalla 4• Armata. Il V non ebbe il tempo di attendere le valutazioni ciel comando cl' armata, e neppure quello cli sfruttare il terreno di esercitazione in allestimento. Pochi giorni dopo, con una struttura ed una preparazione ancora non consolidate, venne infatti messo alla prova sul campo cli battaglia cli Monte Piana, un insolito tavolato lungo due chilometri e largo da 400 a 600 metri, delimitato da pareti strapiombanti su tre lati , verso la Val di Landro a nord-ovest, la Val cli Rienza a nord-est e la Val Popena a sud-ovest. Per quanto dominato dalle posizioni ciel Col di Specie, del Rautkofel e della Torre dei Tre Scarperì, che lo fronteggiavano a nord lungo un ampio arco cli cerchio, il monte permetteva cli controllare la strada della Val Popena, che eia Misurina va ad allacciarsi alla Strada di Alemagna là dove questa piega decisamente a nord per imboccare la Val di Landro in direzione di Dobbiaco, e cli affacciarsi su cli questa prendendola d'infilata per un buon tratto. Il tavolato di sommità, accessibile con una certa facilità soltanto dal versante meridionale, è diviso in due da una piccola sella, la cosiddetta Forcella dei Castrati, in co1Tispondenza della quale correva il confine fissato nel 1866 che aveva lasciato ali' Austria-Ungheria la parte settentrionale, più piccola e ton-

4 Nel dettaglio la 1• Compagnia contava sei ufficiali e I 27 uomini di truppa, la I• Sezione Mitragliatrici un ufficiale e 37 uomini di truppa, con tre carrette, sei muli e due armi tipo Fiat-Revelli, la 20• Sezione Lanciafiamme un ufficiale, 27 uomini di truppa, quallro muli, due carrette e dodici apparecchi portatili. 5 Comando I Corpo d'Armata, Stato Maggiore, Reparto d'assa!To, n° 1723 Op. del 14 ottobre 1917, AUSSME, Rep. E-1, Racc. 300, 4' Armata, Reparti d'Assalto 1917.

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deggiante, e consegnato all'Italia quella meridionale. La toponomastica di guen-a avrebbe attribuito alla prima, che tocca la quota di 2.305 metri, il nome di Monte Piano, mantenendo quello di Monte Piana alla seconda, che raggiunge i 2.324 assicurando un leggero ma non trascurabile vantaggio cli posizione. Allo scoppio delle ostilità gli italian i non avevano in zona forze sufficienti per occupare anche la parte settentrionale e si erano limitati ad assicurarsi il possesso del pianoro s ud. L' iniziativa era quindi passata all'avversario, che il 7 giugno 1915, allo scopo cli dare maggior sicurezza alla Val di Landro cercò di impadronirsi dell'intero tavolato di sommità. Il tentativo fu respinto a fatica, con il risultato di stabilizzare la linea ciel fro nte in con-ispondenza della Forcella dei Castrati. I successivi attacchi sferrati dal Regio Esercito in luglio, in agosto ed in settembre non modificarono nella sostanza la situazione, e soltanto nell'agosto 1916 gli italiani riuscirono a stabilirsi saldamente oltre la forcella, impadronendosi della parte orientale ciel pianoro nord ed avvolgendone da quella parte la cupola rocciosa, sempre in mano agli austro-ungarici, con le trincee conosciute come Guardia Napoleoni.ca, Trincea della Ghirlanda e Fosso Alpino. La Guardia Napoleonica, al margine meridionale del pianoro nord, subito o.ltre la forcella, sarebbe stata in seguito collegata con una galleria alle posizioni del pianoro sud, in modo eia renderla accessibile di giorno come di notte in condizioni di relativa sicurezza, senza dover percorrere allo scoperto il sentiero, esposto al tiro ed alla vista, che attraversava la Forcella dei Castrati. Più oltre era la Trincea della Ghirlanda, così chiamata dal caratteristico tracciato a semicerchio e munita anch'essa di una lunga galleria ricovero, e più avanti ancora il Fosso Alpino, che prendeva nome dal fatto cli correre lungo una valletta con andamento nord-sud tra la cupola del Monte Piano ad ovest ed un piccolo dosso erboso ad est, anch'esso parte della sistemazione difensiva italiana. Ognuno dei due contenden ti aspirava ad assicurarsi il totale controllo del monte, data la sua importanza in chiave difensiva come in chiave offensiva, ma dopo due anni cli guerra vi si viveva una situazione cli stallo che sembrava molto difficile rompere. Alla vigilia dell'offensiva sull 'Isonzo un deciso tentativo in tal senso venne però fatto da reparti scelti dei due Imperi Centrali, al duplice scopo di creare un diversivo e di allontanare una volta per tutte una potenziale minaccia per lo sbarramento cli Vallandro e la strada cli arroccamento della Val Pusteria. Espellere gl i italiani eia Monte Piana avrebbe anche offerto la possibilità di. uno sbocco offensivo verso il Cadore e la strada di Misurina, ma questa era per il momento un'eventualità remota, condizionata dalla piega che avrebbero preso gli eventi sul fro nte delle Alpi Giulie. TI 21 ottobre il comando della 1a Divisione, distesa tra la conca d'Ampezzo ed il limite occidentale della regione delle Tre Cime cli Lavaredo, venne messo in allarme eia un disertore di origine galiziana, l'appuntato lgnatz Hermann Offner, qualificatosi come appartenente alla 238 Compagnia del VI Battaglione del 2° Reggimento Kaiserjager6. Secondo il suo racconto, il Vl/2° Kaise1jager, forte cli quattro compagnie, aveva lasciato il 13 ottobre lo sban-amento di Sesto, dove era stato sostituito dal 169° Battaglione Landsturm, per raccogliersi a Monguelfo (Welsberg) in Val Pusteria. Lungo la strada la colonna aveva incrociato a Villabassa (Niederdorff), poco oltre Dobbiaco, reparti tedeschi con i quali i Kaise1j~iger avevano scambiato qualche parola. Offner aveva così appreso che si trattava cli due compagnie ciel 3° Battaglione Jager del Brandenburgo, arrivate due settimane prima dalla Francia e destinate a partecipare insieme ai Kaise1:jager ad un'azione su Monte Piana. Come sarebbe apparso evidente di lì a qualche giorno, gli Higer non dovevano soltanto assicurare un rinforzo qualificato, ma anche perfezionare l'addestramento dei loro alleati austriaci nella tatlica delle truppe d'assalto e, nel contempo, confondere i comandi italiani con la loro presenza, dando corpo alle voci relative ad un concentramento di truppe tedesche in Tirolo. Trascorsi i primi tre giorni in marce di allenamento sul terreno di montagna, il Vl/2° Kaisetjager era stato inviato il 18 ottobre in una località a sud di Niederdorf, Baci Maistatt o Bagni Pian di Maia, presso la quale su una distesa di prati i cacciatori brandenburghesi avevano disegnato con la calce il tracciato delle posizi.oni italiane. Qui i comandanti cli compagnia avevano radunato i sottufficiali ed i graduati per informarli 6

Il rapporto sull'interrogatorio, insieme ad altri documenti su cui si fonda la ricostruzione deg li avven imenti cli Monte Piana, è allegato alla relazione inoltrala il 26 ottobre dal comando divisione al comando ciel I Corpo d'Armata (Comando 1• Divisione, Relazione sulle azioni a M. PiaM nei giorni 22-23 e 24 ottobre 1917. n° 25795 Riservato Personale del 26 ottobre 1917, AUSSME, Rep. B-4, Racc. 9003, 1• Divisione, Operazioni ottobre 1917).

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dell'operazione e procedere quindi ad una prova generale in cui ognuno doveva raggiungere sul disegno il posto assegnato a lui ed ai suoi uomini. Nonostante si fosse allontanato dal suo reparto il mattino dopo, all'atto della partenza del battaglione da Monguelfo per i baraccamenti in località Sorgenti (Nasswand) in Val di Landro, l'appuntato galiziano era quindi in gr ado di precisare come avrebbe dovuto svolgersi l'azione7. Alle 5 del mattino di un giorno imprecisato ma certo molto vicino, ottanta pezzi d'artiglieria tra i quali cinque mortai di grosso calibro avrebbero concentrato il loro fuoco per cinque minuti sulla Trincea della Ghirlanda, per gli austriaci la Ost Kuppe, poi per due minuti sul Fosso Alpino, indicato come Ost Mulde, e sulla Forcella dei Castrati, sulla quale, dopo una breve pausa, il tiro sarebbe ripreso fino a completare la distruzione dei reticolati e delle altre opere di difesa. A questo punto il lancio cli due razzi verdi avrebbe dato il via alla seconda fase del bombardamento, che avrebbe interessato le trincee del pianoro sud per quarantacinque minuti, riprendendo con rinnovata intensità per un altro quarto d'ora dopo una pausa di cinque minuti , studiata per attirare i difensori fuori dai loro ricoveri facendo credere che fosse venuto il momento della fanteria. Esaurita quest'ultima ripresa cli fuoco sarebbe partita la prima ondata, fo rmata da nove gruppi d'attacco forniti da tre compagnie d'assalto austro-ungariche, e segui ta da due compagnie, 23° e 24", del VI/2° Kaise1::jager rincalzate dalle due compagnie ciel 3° Jager, equiparate in tutto e per tutto a compagnie d'assalto, alle quali spettava il compito di portare a termine la conquista del pianoro sud, obiettivo ultimo dell ' azione. Le restanti due compagnie del battaglione Kaise1jager restavano in riserva, ed in posizione cli attesa, come riserva cli settore, doveva rimanere inizialmente anche il II/2° Kaise1jl:iger che presidiava le posizioni di Monte Piano. Per ogni ulteriore evenienza erano scaglionati in Val cli Lailclro altri tre battaglioni. Le informazion i del disertore dei Kaiserjtiger erano ritenute dal comando del I Corpo d'Armata assolutamente attendibili e questo non solo perché estremamente circostanziate ma anche per la personalità stessa dell'uomo, studente di filosofia all'università di Cracovia, come confermava il suo livello culturale, ed animato da una viva simpatia per la causa dell' Intesa. Le sue parole, puntualmente riferite nella relazione trasmessa alla 4a Armata il 21 ottobre, precisavano anche che l'attacco si inquadrava tra le azioni dimostrative intese a sviare l'attenzione dall'offensiva che truppe austro-tedesche si apprestavano a sfen-are sull' Isonzo. Se quest' ultima considerazione poteva andare a completare un quadro che nei suo i lineamenti essenziali era ormai noto al Comando Supremo ed a quello della 2" Armata, senza peraltro che ciò consentisse cli cambiare il corso degli eventi, il resto delle sue rivelazioni avrebbe dovuto permettere di stroncare sul nascere l'azione di Monte Piana. In realtà anche a questo riguardo le informazioni disponibili non furono sfruttate, o almeno non lo furono fino in fondo . Lo stesso 21 ottobre il I Corpo d'Armata mise il V Reparto d'Assalto a disposizione ciel III Sottosettore, che comprendeva il Monte Piana ed era affidato al maggior generale Pio lnvrea, comandante della Brigata Umbria, e preannunciò per il giorno dopo l'arrivo di un battaglione clell' 11° Reggimento Bersaglieri8 . Una conferma del fatto che qualcosa si stava preparando venne intanto dal prolungato cannoneggiamento delle posizioni di Monte Piana e della GhiJJanda, iniziato verso le 7 del mattino e cessato solo a se-

7 A Sorgenti. o Nasswand, in posizione defilata in Val cli Lanclro, si trovava il centro logistico dal quale venivano alimentate le posizioni cli prima linea ciel Monte Piano e dello sbarramento all'estremità della valle. L' appuntato Offner, con un comportamento che indica come si trattasse di una decìsione presa eia lungo tempo, aveva fatto in modo di ri manere per ultimo nell'accantonamento di Monguelfo e si era diretto verso le alture sul versante nord della Val Pusteria. Con cautela, tenendosi lontano dalla strada, per S. Maria (Aufkirchen), Valle S. Silvestro (Wahlen), S. Candido e Sesto, era arrivato a mezzanotte alle posizioni già occupate dalla sua compagnia ai Piani di Sella (Schellaboden), ai piedi della Crocia Rossa e davanti all'ampia insellatura del Passo Monte Croce di Comelico. Mentre si portava sul versante nord della Valle di Sesto per raggiungere le linee italiane a Lago Nero, si era prima imbattuto in una vedetta, che era riuscito a tranquillizzare con una storia più o meno verosimile, e poi in un piccolo posto, al quale era sfuggito abbandonando il suo sacco alpino e rimanendo per qualche tempo immobile nella neve. 8 L' 11" Reggimento Bersaglieri, costituito dai battaglioni XXVII, XXXIII e XXXIX, era in riserva di corpo cl' armata. Il III Sottosettore era il più settentrionale dei tre sot.toscttori in cui era stato diviso il V Settore, Ampezzo, presidiato dalla Brigata Umbria (reggimenti 53" e 54"), dall'8° Reggimento Bersaglieri, dal Battaglione Alpini \!al Piave e da parte del Fenestrelle, appoggiati dnl I Gruppo del 17° Reggimento A.rtiglieria da Cnmpagna, dnl I Gruppo dèl 25°, da due batterie del I Gruppo del 13°, dalla 6" Batteria Someggiata da 70 mm e dnl 14° Raggruppamento d' Assedio.

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ra, senza peraltro causare perdite significative ai difensori, ben riparati nelle loro caverne, o dann i di rilievo alle difese. Il fragore del bombardamento si era spento da poco quando salirono sul monte gli arditi del V, 2 ufficiali e 120 uomini, immediatamente sistemati nella galleria alle spalle della Trincea della Ghirlanda con l'ordine cli tenersi pronti per un eventuale contrattacco9 . Alle 5 del mattino del 22 ottobre il tiro tambureggiante dell'artiglieria austro-ungarica contro le posizioni italiane cli Monte Piano e soprattutto contro i reticolati, le trincee e le caverne della posizione della Ghirlanda, segnò l'effettivo inizio dell'operazione. Quasi subito gli osservatori italiani rilevarono movimenti di truppe nell'antistante Trincea dei Sassi e le batterie italiane aprirono a loro volta il fuoco con un intenso fuoco di sbarramento. Mezzora più tardi fu notato che il tiro veniva allungato ed il presidio della Ghirlanda, composto da reparti del JTT/54° si affrettò ad usci re dei ricoveri per fronteggiare l'assalto. Questo si abbatté impetuoso e violento soprattutto al centro e sul lato sinistro della posizione, dove i difensori furono in breve sopraffatti da un avversario che faceva un largo uso dei lanciafiamme, spinti in avanti alla testa dei gruppi d'attacco. Il V, uscito a sua volta dalla galleria visto l'andamento della lotta, cercò di ripristinare subito la situazione contrattaccando sui due fianchi delle truppe che avevano messo piede nelle trincee, ed era sul punto di avere il sopravvento quando il sopraggiungere di una nuova ondata forte di almeno duecento uomini lo obbHgò a ripiegare all'interno della galleria ed a trincerarvisi in attesa del momento opportuno. Il reparto era in q'uel momento isolato perché il bombardamento aveva fatto crollare lo sbocco meridionale della galleria, interrompendo il collegamento con il pianoro sud, e lo sarebbe rimasto per qualche ora nonostante il lavoro di ripristino subito iniziato. Isolato e privo cli comunicazioni era anche il presidio del Fosso Alpino. Espugnata la Trincea della Ghirlanda e messi fuori gioco i rincalzi destinati al contrattacco, sembrava che l'obiettivo ultimo dell'operazione fosse a portata di mano. Ad impedire però che le truppe d'assalto austro-tedesche dilagassero oltre la Forcella dei Castrati fu l'artiglieria italiana che, dopo aver aperto fin dai primi minuti un violento fuoco cli sbarramento e di interdizione, non appena nota la situazione iniziò a battere con violenza le posizioni perdute, perdurando fino a sera in quest'azione ed allargandola fino a colpire anche gli accessi alla testata del ripido val!oncello ad ovest della forcella, dove si erano visti movimenti sospetti. Sotto la protezione dell'artiglieria venne riaperta la galleria di collegamento sotto la forcella e si fecero i preparativi per riprendere le posizioni perdute con un contrattacco eia sferrare il mattino dopo. Nel pomeriggio cominciarono ad arrivare gli ulteriori rinforzi fatti affluire d 'urgenza dal comando cli corpo d ' armata: prima i due restanti battaglioni cieli' 11 ° Reggimento Bersaglieri, destinati uno a Tre Croci e l'altro a Fecleravecchia, poi la 3a Compagnia del Battaglione Complementare della Brigata Como ed una sezione mitragliatrici di cavalleria provenienti dal VII Settore, Padola, avviati a Dogana cli Misurina. Come è evidente dalla loro dislocazione, con queste truppe si mirava a parare nuovi attacchi ed a costituire una riserva da tenere alla mano più che a rinforzare il contingente destinato a sferrare l'attacco, compito per il quale si riteneva suffic iente impiegare il reparto d ' assalto ed il battaglione bersaglieri già a disposizione. Più diretto l' impatto suUe operazioni dei rinforzi d 'artiglieria, le batterie da montagna 23" e 64", la 20a Batteria da 1490 ed il V Gruppo Obici Pesanti Campali, su tre batterie, che non tardarono ad unire la loro voce a quella delle bocche da fuoco delle unità già in zona 10 .

9 Il ùato relativo alla forza del V Reparto d'Assalto è ricavato da un documento del comando del III Sottoscttore, che il 24 ottobre riportò al comando della 1• Divisione la forza delle unità arri vate in rinforzo. Dal momento che il documento è indirizzato anche alla sezione sussistenza si intuisce che si trattava di un atto lìnalizzato a regolarizzare le richieste di razioni inoltrate nei giorni precedenti. Per quanto significativamente inferiore alla forza cornplessiva ciel V, il totale di 122 uomini può essere spiegato con il trasferimento a Monte Piana della sola compagnia d'assalto, senza le sue sezioni mitragliatrici, lanciabombe e lanciafiamme, che infatti non sono mai menzionate nei rapporti. Ciò sembrerebbe confermato anche dal fatto che il reparto fu trasportato in autocarro da S. Stefano di Cadore a Dogana, mentre le armi pesanti seguirono carreggiate ed arrivarono quindi in un secondo tempo. IO La 23" Batteria eia Montagna era arrivata nella notte sul 22 ed era stata dislocata a Monte cli Dentro, con il compito di aggiustare al più presto il tiro sulle posizioni di Monte Piano. il V Gruppo Pesante Campale era invece arrivato a Misurina la sera del 23 ed aveva distribuito le sue ballerie negli appostamenti già esistenti al bivio Lago Antorno - Col dei Tocci (24"), ai Roccioni (35") ed al bivio cli Misurina (11"). Proprio perché uvevano preso posizione dopo il tramonto, senza aver la possibilità di aggiustare il tiro, gli obici eia 149 di queste tre batterie aprirono il fuoco solo a giorno fatto.

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La prima mossa fu effettuata dopo il tramonto, quando la 1• Compagnia del XXVII Battaglione Bersaglieri (11 ° Reggimento) ebbe l'ordine cli risalire lo scosceso Vallone dei Castrati, sul fianco orientale della forcella, per unirsi ai difensori del Fosso Alpino. Si trattava di percorrere un sentiero difficile, in parte coperto cli neve e per cli più esposto al tiro dell'avversario che occupava l'orlo settentrionale della forcella, ma i bersaglieri vi riuscirono, aiutati dalla fortuna, ed alle 23 raggiunsero la posizione assegnata. Consolidata così l'occupazione di quella parte del pianoro nord ancora in mani italiane, tutto era pronto per il passo successivo. Alla stessa ora le modalità dell'azione furono indicate dal maggior generale Invrea nell' Ordine di Operazione n° 45. Dopo aver affermato che i risultati ottenuti dall'avversario erano stati limitati grazie alla resistenza dei difensori ed alla reazione dell'artiglieria, il comandante della Brigata Umbria indicava la necessità di prevenire nuovi attacchi ricacciandolo dalle posizioni occupate. A questo scopo ordinava alle artiglierie di piccolo e medio calibro di battere con tiro cadenzato ma continuo le trincee della Ghirlanda e della Guardia Napoleonica, come pure le posizioni antistanti, ben conosciute, e soprattutto quelle che fronteggiavano il Fosso Alpino. Alle 5 del mattino le bocche da fuoco di medio calibro dovevano realizzare un intenso concentramento di fuoco della durata cli dieci minuti contro quegli stessi bersagli, e le batterie di piccolo calibro agire allo stesso modo contro le posizioni austriache della Trincea dei Sassi e del Trincerone. L'allungamento del tiro era previsto alle 5, l O ed in quell'istante il V Reparto d'Assalto, con l' appoggio dei suoi apparecchi lanciafiamme, si sarebbe lane.iato in avanti, segnalando il raggiungimento dell'obiettivo, vale a dire la riconquista dei tratti di trincea perduti, con due razzi Yery a stelle rosse. Se invece fosse stato respinto avrebbe dovuto ripiegare e lanciare un razzo verde, segnale concordato che avrebbe portato l' artiglieria ad effettuare un nuovo concentramento cli fuoco, questa volta della durata di venti minuti, a cui sarebbe seguito un nuovo tentativo degli arditi. A sostegno del V era pronta ad intervenire la 2• Compagnia del XXVII Battaglione Bersaglieri, con il compito di consolidare e mantenere ad ogni costo le posizioni raggiunte. La direzione dell'intera operazione era affidata al comandante del reggimento della brigata che presidiava Monte Piana, il 54°, e lo stesso ufficiale era anche incaricato cli sovrintendere all'opera dei reparti del genio, impegnati a sgombrare i camminamenti dai detriti ed a rimettere in efficienza le posizioni. Una particolare attenzione era infine rivolta al problema dell~ comunicazioni, con l'invito a far sì che non si ripetesse quanto era successo al mattino, quando i collegamenti telefonici ed ottici con Monte Piana, interrotti dal bombardamento, erano stati ristabiliti solo alle 10. L'operazione si svolse esattamente secondo questo schema. Alle 5 l'artiglieria iniziò a martellare le posizioni perdute il giorno prima e dieci minuti più tardi gli arditi del V balzarono all'assalto piombando d'impeto nelle trincee ed abbattendo quanti non furono abbastanza lesti a mettersi in salvo. Nel giro cli pochi minuti la trincea della Ghirlanda era interamente riconquistata ed i bersaglieri, che avevano seguito da vicino il reparto, potevano ristabilire il contatto con i difensori del Fosso Alpino. La notizia arrivò al comando della l • Divisione alle 6 del mattino, con una comunicazione del comando artiglieria ciel V Settore che riferiva di razzi rossi lanciati da Monte Piano, e mezzora dopo veniva confermato dal III Sottosettore che la Trincea della Ghirlanda era stata rioccupata. L'artiglieria avversaria, dopo aver tentato inizialmente di controbattere gue!la italiana, riuscendo a mettere fuori uso un pezzo della batteria da 75A di Monte Piana ed uno eia 75/911 del 13° Reggimento eia Campagna, concentrò il tiro sul teatro dell'azione. Pur inefficace, questa veemente reazione sembrò il preludio ad un nuovo attacco, possibilità alla quale facevano pensare anche i movimenti cli truppe segnalati in Val cli Lanclro e le intercettazioni telefoniche nelle quali si accennava all'arrivo in zona di altri reparti scelti. Il comando del III Sottosettore si affrettò perciò a diramare un nuovo ordine di operazione, il n° 46, con il quale indicava la necessità che tutti si prodigassero con il massimo zelo per il ripristino delle posizioni e delle loro difese accessorie. Al tempo stesso il maggior generale Invrea si preoccupava di impedire all'avversario di conseguire il benché minimo vantaggio iniziale. Dopo aver raccomandato la massima vigilanza durante i lavori di ricostruzione e sistemazione, ordi.nava perciò alle artiglierie del suo sottosettore e del VI Settore (Lavareclo) di sviluppare dopo il tramonto un'azione analoga a quella della notte precedente, con un tiro di sbarramento e di interdizione cadenzato ma continuo sugli stessi obiettivi.

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Il rapido peggiorare delle condizioni atmosferiche e lo scatenarsi di una vera e propria tormenta allontanaron.o la prospettiva di un ritorno offensivo degli austro-tedeschi ed alla sera del 24 ottobre un terzo ordine di operazione firmato da Invrea, il n° 47, sanciva la conclusione delle operazioni, stabilendo che nella notte, senza allentare la vigilanza, al tiro cadenzato e continuo si sostituisse un tiro rado ed intermittente, ed i lavori di consolidamento sulle prime linee fossero portati avanti senza ritardi. Ripristinata l'integrità della linea, era il momento di contare le perdite. La relazione della 1a Divisione non precisa quelle subite dagli austro-tedeschi e si limita a ricordare i molti cadaveri sparsi sul ten-eno, in buona parte vittime dell'artiglieria, e le numerose barelle che dagli osservatori furono viste scendere in Val di Landro nel pomeriggio ciel 23 e nella notte sul 24. Uniformi, mostrine e distintivi confermarono la presenza cli truppe germaniche anticipata dalle confidenze ciel disertore, ed anche i loro reparti di appartenenza, il 3° Battaglione Jager Brandenburghesi ed il battaglione complementare del 2° Reggimento Pionieri della Guardia, che aveva fornito gl i operatori degli apparecchi lanciafiamme. Le perdite italiane nei due giorni di battaglia ammontavano a 2 morti, 6 feriti e 2 dispersi tra gli ufficiali, 30 morti, 93 feriti e 33 dispersi tra la truppa. Le unità pitt provate erano il IIJ/54°, a cui appartenevano i cinque plotoni che presidiavano inizialmente la posizione della Ghirlanda, ed il V Reparto d'Assalto, impegnato in azione sia il 22 che il 23 ottobre 11 . 1 fanti lamentavano due feriti ed un disperso tra gli ufficiali, 12 morti, 22 feriti e 18 dispersi tra la truppa, gli arditi avevano avuto un morto, un ferito ed un disperso tra gli ufficiali 12 , 9 morti 37 feriti e 18 dispersi tra la truppa. La quasi totalità di queste perdite era stata registrata il giorno 22, mentre durante il contrattacco decisivo ciel mattino del 23 si erano avuti soltanto pochi feriti. Questo risultato era dovuto in larga misura all'azione dell'artiglieria che aveva isolato le posizioni di Monte Piano e martellato le trincee da riconquistare con una tremenda efficacia, rendendo insostenibile la situazione delle truppe che dovevano presidiarle. Nell'ordine del giorno diramato lo stesso 23 ottobre dal comandante della l" Divisione, tenente generale Giuseppe Venturi, l'azione delle batterie italiane è perciò debitamente ricordata e l'artiglieria del settore viene menzionata insieme ai reparti di fanteria ai quali aveva aperto la strada.

COMANDO DELLA i° DIVISIONE DI FANTERIA STATO MAGGIORE

addì 23 ottobre 1917

N° 2592 ORDINE DEL GIORNO 23 OTTOBRE 1917

UFFICIALI, SOTTUFFICIALI, CAPORALI E SOLDATI DELLA la DJ\IISIONE

Sono lieto di comunicare che da stamane alle ore 5,30 sventola la nostra santa bandiera sulla posizione della Ghirlanda, strappataci ieri dal nemico con una gran.de preparazione di fuoco d'artiglieria e con. un grande sviluppo di forze. La conquista di quella posizione è stata dovuta aLla tenacia ed ali' ardimento delle belle truppe del Sottosettore, brillantemente coadiuvate dall'artiglieria, che col suo preciso ed efficace tiro, ha saputo spianare la via alla vittoria. 11

Insieme ai cinque plotoni del 54° Reggimento Fanteria si trovavano nella Trincea della Ghirlanda una sezione pistole.mitragliatrici dello stesso reggimento, la sezione mitragliatrici del Battaglione Complementare della Brigata Umbria, parte della 193° Sezione Bombarde e di una sezione lanciafiamme. 12 L' uffic iale disperso era l'aspirante Luigi Gerra, rimasto imbottigliar.o con pochi uomini in un trauo di trincea al momento dell ' imizione delle truppe d'assalto austro-tedesche e fauo prigioniero. Il raeeonto da lui fatto non chiarisce del tu tto la dinamica dell'azione ma ne rende il clima concitato e chiarisce la posizione di svantaggio in cui vennero a trovars i i difensori, sovras tati da un avversario che era arrivato d'impeto allo spalto delle trincee, e conferma anche il fatto che una parte almeno degli ard iti era armata soltanto di pistola, una condizione non ottimale per impostare una di fesa efficace (Commissione Interrogatrice dei Prigionieri di Guerra, A.1piran.1e Ufficiale Gerra Luigi, 24 novembre 1918, AUSS ME. Rep. F- 1 L Commissione Interrogatrice Prigionieri di Guerra, Reparti d'Assalto).

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Segnalo, a titolo di onore, i reparti che con slancio magn(fico e per abnegazione si sono distinti: - 9" e 10" compagnia del 54° Regg. Fanteria; - 5° Reparto d 'Assalto (fiamme nere) - 2" compagnia del 27° Battaglione I 1° Bersaglieri; - 1113° compagnia mitragliatrici; - 6" sezione pistole mitragliatrici del 54° Fanteria; - Sezione mitragliatrici del Btg. Compl. Brigata Umbria; - 193" Sezione Bombarde; . - tutta i 'artiglieria del settore · A tutte le truppe che concorsero all'azione, esprimo la riconoscenza della Patria, per avere saputo strappare al nostro eterno nemico, al quale si erano unite anche truppe germaniche, i pochi elementi ieri dovuti sgombrare, di jìnnte a mezzi e forze soverchianti, e la mia soddisfazione per la novella prova cl' indomito valore dimostrato, che mi dà sicuro affidamento per l'avvenire. Attendo prontamente le proposte di ricompensa al valore che procurerò di ottenere al più presto.

IL TENENTE GENERALE COMANDAN1E DELLA DlVlSlONE Venturi Le proposte attese da Venturi gli affivarono il giorno dopo e portarono all'immediata concessione di 13 medaglie d'argento e 18 d i bronzo al valor militare, mentre altre 11 proposte furono prese in esame più tardi. Tra le prime figurava quella alla memoria del tenente Ruggero De Simoqe, del V Reparto d'Assalto, caduto il 22 ottobre nel momento culminante deLla lotta per la Trincea della Gtlirlanda, commutata nel do· poguerra in medaglia d'oro con questa motivazione 13 : "Comandante di' un plotone d'assalto accorso in difesa di una posizione fortemente attaccata dal nemico, ferito alla bocca da una scheggia di granata, continuava a tenere il comando del proprio reparto, incitando e trascinando con l'esempio, sotto un fuoco violento, i propri soldati. Ferito una seconda volta, . nella lotta qorpo a corpo che ne seguì, ed intimatagli la resa, rispose scaricando la rivoltella e gridando: "Viva l'Italia!". Ferito una terza volta cadeva a terra, ed alla nuova intimazione di resa rispondeva: "No, viva l'Italia!". Una quarta.ferita al cuore lo uccise. Sublime esempio di valore e di amor patrio. Forcella Monte Piana, 22 ottobre 19 I 7 ." La sera stessa del 23 ottobre i superstiti del V furono fatti rientrare a S. Stefano cli Cadore e le posizioni della Ghirlanda rimasero affidate al XXVII Battaglione Bersaglieri. Le perdite erano state indubbiamente forti, ma vi era comunque motivo di soddisfazione per il modo in cui il reparto, prima ancora di aver completato la preparazione, aveva affrontato la prova. Molto certo si doveva al concorso dell' artiglieria, pur tuttavia gli arditi si erano battuti bene, sia nella disperata difesa del giorno 22 che nel veemente assalto del 23, reggendo il confronto con truppe scelte dei due imperi. Ora occorreva riempire i vuoti e portare a termine l'addestramento, il che però non fu possibile a causa dei tragici avvenimenti che si stavano verificando sul lontano fronte dell' Isonzo. Nel giro di pochi giorni la 4" Armata dovette sgombrare il Cadore e ripiegare a presidio del massiccio del Grappa. Il V Reparto cl ' Assalto fu impegnato in azioni di retroguardia a Sappada il 30 ottobre, e tra il 2 ed il 4 novembre allo sbarramento di Val Frison. Ripresa la ritirata alle 21 del giorno 4, il reparto attraversò in successione Tai, Ospitale, Belluno, S. Giustina e Feltre, per arrivare 1'8 novembre a Quero

13 Ruggero De Simone. nato in provincia di Lecce nel 1896, a llo scoppio della guerra si trnvuva ad Alba per motivi di studio e si arruolò volontario nel Bauaglione Ciclisti di Cuneo, con il quale raggiunse lu zona di guerra per svolgervi compiti di portaordini tra i comandi. Allo scioglimento dei reparti volontari tornò in famigl ia, per essere chiamato ulle armi nel febbraio 19 I 6. Ammesso a frequentare un corso unìciali di complemento, in marzo ebbe i gradi di asp irante e venne destinato al 54° Reggimento Fanteria, presso il quale, prestando servizio nell'Alto Cadore, ouenne prima i gradi di sottotenente, in agosto, e quindi quelli di tenente, nel febbraio l 9 l 7. Alla costituzione dei reparti d'assalto fu Lra i primi a chiedere d i farne parte.

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dove il giorno 10 dello stesso mese passò a disposizione del IX Corpo cl' Annata che lo impiegò nella difesa della porzione orientale del Grappa, prima a Monte Cornelia, a nord di Quero, con I.a Brigata Como, fino al 16 novembre, poi dal 23 novembre al 3 dicembre con la Brigata Basilicata a Monte Tomba, ultima barTiera prima della pianura. Già ridotto nei ranghi dopo l'azione di Monte Piana, perse in questi combattimenti altri 5 ufficiali e 77 arditi, e quando fu ritirato dal fronte aveva virtualmente cessato di esistere. Ne fu quindi deciso lo scioglimento ed il 6 dicembre i 4 ufficiali ed i 70 arditi superstiti, raccolti a Casoni di Bassano, vennero incorporati nel VI Reparto cl ' Assalto, dove confluirono anche i resti del XVIll già dipendente dalla Zona Carnia. Il V sarebbe rinato all'inizio d.i gennaio, a seguito delle disposizioni del Comando Supremo che stabilivano la creazione cli un reparto d'assalto presso ogni corpo d'armata. Nell'ambito della 4" Armata i corpi d'armata VI, IX e XVIII ebbero quindi l'ordine di procedere, rispettivamente, alla riorganizzazione dei reparti Vlll, VI e VII, ed il XXVII, al momento in riserva, di curare la ricostituzione ciel V, a cui era assegnato come centro di mobilitazione il deposito del 23° Reggimento Fanteria 14 . La particolare situazione ciel Regio Esercito e la generale carenza di complementi, soprattutto cli complementi addestrati, suggerivano di procedere gradualmente ed il comando d ' annata stabilì perciò di cominciare a formare una compagnia per ogni reparto, procedendo alla costituzione ciel comando cli battaglione solo dopo la formazione della seconda. Nel frattempo occorreva verificare la s.ituazione dei materiali e rimpiazzare le armi automatiche e di accompagnarn~nto perdute durante la ritirata, avendo a rifeùmento la struttura definita in settembre. 11.15 gennaio la 4" Armata inoltrò così al Comando Supremo l'elenco di guanto necessario, elenco dal quale risulta che il V disponeva a quella data cli una sezione mitragliatrici ma mancava delle due sezioni pistole-mitragliatrici, nonché delle sezioni lanciafiamme e lanciatorpedini 15 . Lo stesso giorno il XXVII Corpo cl' Armata iniziò a lasciare la zona cli Bassano, venendo rilevato dal XXX del quale avrebbe preso il posto nella 28 Armata. Questa entrò in linea nella prima metà cli marzo lungo il Piave, schierando i corpi cl' armata VITI e XXV II tra Pederobba e Palazzon e tenendo i I XIII in riserva. Il V Reparto d'Assalto era stato nel frattempo portato all'organico previsto ed il 6 febbraio affidato al maggiore Luigi Freguglia, già addetto all'Ufficio Operazioni ciel comando di corpo d'armata, che si preoccupò non solo di curarne l'addestramento ma anche cli selezionare con cura i nuovi arrivati 16 . Per essere ammessi a pieno titolo a far parte ciel reparto e portarne il fregio era infatti necessario superare un duro ti rocinio cli un mese, il che contribuì a rinsaldare ulteriormente lo spirito cli corpo, già molto forte negli arditi. Freguglia volle anche caratterizzare il reparto negli aspetti più esteriori e, come Gabriele D'Annunzio nell'agosto ciel 1917 aveva imposto agli aviatori delle squadriglie da bombardamento il motto Eja Eja Alalà, così il comandante del V sostituì al grido " urrah! ", comunemente usato al momento cli presentare le armi e come saluto alla voce, l'espressione "a noi!", quale risposta ad una domanda sottintesa: a chi l'onore? a chi la gloria? A questa innovazione introdotta il 14 febbraio un' altra ne seguì quando il capitano Pomponi, rimasto al reparto come comandante della Compagnia Monte Piana, propose di sostituire il tradizionale presentatarm con il gesto del pugnale brandito nel pugno destro ed alzato 14 Comando 4" Armata, Stato Maggiore, Reparti d'assalto, n" 15498 Op. del 29 dicembre 19 17, AUSSME, Rep. E- l , Racc. 300, 4" Armata, Reparti d'Assalto 19 l 7. 15 Comando 4• Armata, Stato Maggiore, lv/(l(eriali per reparli d'assalro, n° 887 Op. del 15 gennaio I 918, AUSSME, Rep. E-1 , Racc. 300, 4" Armata, Reparti d'Assalto I 917. 16 Il problema della qualità dei complementi fu una delle maggiori preoccupazioni dei comandanti, almeno fino a quando non venne messa in piedi una struttura per il rifornimento di uomin i imperniata sui reparti d'assalto di marcia. Era infatti necessaria un ' attenta scrematura per evitare che i ranghi si gonfiassero con elementi assolutamente indesiderabili. Al riguardo, nel riepilogare la sua esperiem,a di quei giorni così si sarebbe espresso il maggiore Freguglia: li rifornil'nenro dei co,nplementi, .fauo con cr(feri errali da parte di alcuni Reggimenti, aveva dato luogo ad un 'accozzaglia di soldali (la maggior parie dei quali disarmati, da veslire, ecc.) molrissimi da eliminare, Ufficiali compresi. 1àluni reparti si erano sbarazzati dei loro peggiori elemmti lasciando a questi i11tendere l'arditismo come una sinecura che. senza avere seriamenre per corrispettivo il sacrificio, doveva assicurare agi di ogni genere, soprassoldi, licenze, disciplina rilassata, istruzione supe1ficiale. Cli illusi in poche ore compresero che /'c111ima del Reparto non li avrebbe tollerati; in pochi iiomi il Reparlo, olrre l'anima, ebbe le "basi" per di venire unfonnidabile Reparto d'Assalro". (L. Freguglia, XXVII Ba11aglione d'Assalto, Ed. Carnaro, Milano, 1937)

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di scatto. Dopo le prime prove effettuate quasi in sordina, la variante venne presentata in aprile al comandante dell'armata, tenente generale Giuseppe Pennella, che la incluse tra le proposte sull 'organizzazione dei reparti d'assalto inoltrate al Comando Supremo, ottenendone, non senza qualche riluttanza, l'approvazione 17 . Pennella, dopo aver ribadito l'opportunità di escludere assolutamente i candidati con precedenti penali, aver proposto di fissare requisiti fisici per l'ammissione ai reparti, aver suggerito di far corrispondere ad ogni reparto d'assalto una compagnia del reparto d'assalto di marcia quale serbatoio per il rifornimento dei complementi, passava a trattare aspetti relativi all'uniforme ed al modo di rendere gli onori. In merito ai primi raccomandava di adottare per gli ufficiali dei reparti d'assalto una camicia grigio-celeste a colletto ripiegato ed una cravatta nera, mentre per i secondi descriveva dettagliatamente la formula introdotta dal XXVII: "Nel presentat'arm, al moschetto sostituire il pugnale che caratterizza la missione dell'ardito nella lotta corpo a corpo. Il movimento dovrebbe essere eseguito in due tempi: Primo tempo: "presentar"_ - l'ardito, col moschetto a tracoll'arm, impugna il pugnale con la destra, col pollice indietro e con le altre dita chiuse in avanti. Secondo tempo: "arm" - l 'ardito, estraendo con vivacità il pugnale dal fodero, lo porta in alto obliquo a destra col braccio disteso e la lama verticale e di piatto, per chi guarda, in modo che risulta con la impugnatura in avanti e al di sopra della testa del compagno di destra. Nell'eseguire il movimento l'ardito lancerebbe il grido "A NOI". Ad ulteriore sostegno della sua proposta il comandante della 2" Armata aggiungeva di suo pugno: "Ho assistito alle prove di questo movimento. Riesce impressionante ed espressivo, oltre che bello". Per quanto si trattasse di una chiara deviazione dai regolamenti, e cli una conferma del fatto che i reparti d'assalto tendevano ad interpretarli con molta disinvoltura, la proposta venne accolta o quanto meno non espressamente rigettata. Se è vero infatti che sulla lettera una mano non precisata, ma verosimilmente quella ciel sottocapo di stato maggiore Badoglio, ha lasciato annotato " ... gli ardili sono già troppo ... arditi", è anche vero che tanto la formula quanto il movimento ebbero una rapida diffusione. I primi due mesi del 1918 videro il reparto a Bolzano Vicentino, nella zona di raccolta della grande unità a cui era assegnato, ed accantonato non lontano dal comando della Brigata Reggio. Di qui il 12 marzo si spostò a Cannignano di Brenta per essere il 13 ad Altivole, il 17 a Vedelago ed il 25 nella sede designata di Salzano, a nord di Mirano, nella frazione Villetta. Tra il 9 ed il 17 marzo il XXVII Corpo d' Armata aveva intanto assunto la responsabilità del tratto di fronte tra Molinetto di Pederobba e Collesel Val cieli' Acqua, rilevando a destra la 23" Divisione britannica con la 51 • Divisione ed a sinistra la 23a Divisione francese con la 66•. li ritorno in prima linea implicava la necessità di prendere contatto con il nemico per riconoscerne lo schieramento e verificare le intenzioni , finalità che potevano essere raggiunte soltanto con un' intensa ed aggressiva attività di pattugliamento sul greto del Piave e tra i molti isolotti che ne costellavano il letto, senza escludere puntate sull'altra sponda. Non appena i suoi corpi d'armata ebbero preso posizione, Pennella, li invitò perciò a studiare ed eseguire piccole operazioni indirizzate alla cattura di prigionieri nelle quali, se ritenuto necessario e previa autorizzazione ciel comando d'armata, avrebbero anche potuto essere impiegati nuclei dei reparti d' assalto fatti affluire al fronte a mezzo di autocarri. li 30 marzo, nel rilanciare queste disposizioni alle sue due divisioni, il comandante del XXVII Corpo d'Armata, tenente generale Antonino Di Giorgio, invitò perciò il maggiore Freguglia ad inviargli un paio di ufficiali e qualcuno dei migliori graduati affinché potessero mettere a punto uno o più colpi di mano 18.

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Comando 2• Armata, Proposte relative ai reparti di assalto, n° 6029 del 17 aprile 19 18, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. Si veda anche L.E. Longo, Francesco Saverio Grazioli, Stato Maggiore Esercito, Ufficio storico, Roma, 1989, pp. 132-133. 18 Comando XXVII Corpo d ' Armata, Stato Maggiore, telegramma 0° 1597 Op. del 30 marzo 1918, AUSSME, Rep. B-1, Racc. I I 90 8d, Diario Storico XXVII Corpo cl' Armata, I O febbraio 1918 - 31 luglio 1918.

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L'attività di pattuglia richiesta da Pennella iniziò ad opera delle brigate di fanteria in linea già nella notte sul 31 marzo, in cui una pattuglia del 45° Reggimento Fanteria raggiunse l'Isola Bologna ed una del 46° arrivò sotto i primi reticolati della sponda sinistra senza suscitare allarme. Azioni come queste, intese ad esplorare il terreno, dare sicurezza alle posizioni retrostanti e, se possibile, tendere agguati a pattuglie austro-ungariche, furono piuttosto frequentj in quello scorcio del 1918, ma non avevano le caratteristiche dell'incursione nelle linee avversarie, un tipo di operazione che richiedeva una preparazione più accurata e che vedeva di solito l'impiego di nuclei di arditi reggimentali e dei reparti d'assalto. Un tentativo di tal genere venne compiuto alla metà di aprile dal V nella zona oltre il Piave individuata dalle località di Cà Bozzola, Casona, Malborghetto e Mulino Frezza, sul fronte della Brigata Campania. Il passaggio del fiume, da effettuarsi con una zattera ancorata davanti a Cascina dei Faveri, dove già prima della guerra era attivo un traghetto, doveva essere protetto da un mezzo plotone che la notte precedente si sarebbe portato sull'altra sponda per rimanervi appostato tutto il giorno. Non era prevista preparazione d'artiglieria ed alle batterie dislocate in zona era richiesto di seguire lo stesso comportamento delle altre notti, con l'ovvia accortezza di non tirare sul tratto di fronte dove avrebbero potuto colpire gli arditi. TI tiro di sbarramento eventualmente necessario per bloccare possibili contrattacchi doveva essere preparato, ma eseguito soltanto su specifica richiesta del comandante del reparto d'assalto, fatta per telefono o con altri mezzi di segnalazione preventivamente concordati. Sempre in tema cli comunicazioni, il segnale della ritirata sarebbe stato dato dall'accensione cli un grande falò sul Montello, in prossimità di Casa dei Faveri 19 . Le cattive condizioni atmosferiche ed il fiume ingrossato impedirono che l'operazione avesse luogo nella notte sul 15 aprile, come inizialmente preventivato, e solo con grande difficoltà il drappello del V poté essere traghettato oltre il Piave ventiquattro ore dopo. L'incontro prematuro con una pattuglia austroungarica nei pressi cli Casoni fece però venir meno il vantaggio della sorpresa. Nonostante avessero avuto la meglio nello scontro, gli arditi dovettero rinunciare e ripiegare ordinatamente sulla riva destra, inseguiti dal tiro di sbarramento dell'artiglieria avversaria diretto sul greto e sulla prima linea italiana tra Ciano e Cascina dei Faveri. All'appello mancava un uomo ed altri due erano feriti . I due mesi successivi passarono senza che eventi di rilievo venissero ad intenompere una febbrile ed intensa attività addestrativa. In questo arco di tempo meritano di essere segnalati solo il trasferimento ad Albaredo, avvenuto il 16 aprile, e soprattutto il cambio di denominazione che il 20 maggio sottolineò l'appartenenza del reparto al XXVII Corpo cl' Armata. Come XXVII avrebbe infatti preso parte alla battaglia difensiva dì giugno. Il 15 giugno 1918 il XXVII Corpo d'Armata occupava la sinistra dello schieramento dell'8a Armata, da Pederobba alla presa n° IO del Montello, con le divisioni 66a e 51 •. Il suo reparto d'assalto, l'unico rimasto all'annata dopo che l'Vlll ed il XXX le erano stati tolti per essere assegnati alla divisione d' assalto appena costituita, faceva parte di un gruppo tattico comprendente anche il 2° Reggimento Bersaglieri ed alcuni squadroni di cavalleria, dislocato tra S. Marco ed Albaredo ed affidato al colonnello Giacchi. Dal momento che il tratto di fronte tenuto dal XXV 11 Corpo d'Armata rimase relativamente tranquillo, il gruppo tattico Giacchi venne impiegato dal comando d'armata nel settore di destra, tenuto dall'Vlll Corpo d'Armata, dove invece il XXIV Corpo d'Armata austro-ungarico superò verso le 11 la terza linea cli di20 fesa, o linea della corda, guadagnando terreno sia sul Montello sia oltre Nervesa . Se da una parte reparti delle divisioni austro-ungariche 31" e 13" Schi.itzen raggiunsero la linea di cresta tra la presa n° 2 e la presa n° 7, dall'altra la 17" iniziò a spingersi verso Sovilla lungo la pedemontana, il che non solo la portò a contatto con lo schieramento delle artiglierie ma la mise in condizione di minacciare di aggiramento le truppe che resistevano sull'altura. A mezzogiorno la gravità della s.ituazione era ormai evidente ed il comandante dell'VII1 Corpo d'Armata, tenente generale Gandolfo, chiese i rinforzi necessari non solo a rinsaldare la difesa sulla quarta ed ultima linea di resistenza, ma anche a riguadagnare le posizioni perdute sia sul Montello che verso Nervesa. L' 8" Amiata, che già aveva messo a dis19 Comando del XXVII Corpo d' Armata, Stato Maggiore, Colpo di mano sulla sinistra della Piave, n° 2041 Op. del 13 O aprile 1918, AUSSME, Rep. B- 1, Racc. 1 I 90 8d, Diario Storico XXVII Corpo d' Armata, I febbraio 19 .18 - 31 luglio 1918. 20 La " linea della corda" era così chiamata perché con il suo andamento tagliava alla base l'ansa di Falzé.

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posizione di Gandolfo il gruppo tattico Giacchi, trasmise la richiesta al Comando Supremo che concesse l'impiego della 47" Divisione ciel XXX Corpo d'Armata, nominalmente alle dipendenze dell ' armata ma trattenuta in riserva generale. Contemporaneamente il comandante dell'VIII Corpo cl' Armata venne invitato a contrattaccare immediatamente con le forze già ai suoi ordini e con il concorso dell'ala destra del XXVII per riprendere le artiglierie cadute nelle mani dell'avversario e riportare la di fesa sul Piave. Su queste basi venne organizzata un'azione controffensiva con l'intervento di tre colonne. Sulla sinistra reparti del XXVII Corpo d'Armata, e precisamente il 45° Reggimento Fanteria (Brigata Reggio), due battaglioni della Brigata Campania e tre batterie da montagna, dovevano puntare da Casa Marseille sul fianco destro del saliente, al centro un'aliquota del gruppo tattico Giacchi, con il XXVII Reparto d'Assalto e gli squadroni di cavalleria, doveva attaccare da Giavera in direzione di Nervesa, sulla destra due battaglioni della 48" Divisione dovevano agire tra l'abbazia cli Nervesa e Collesel di Castelviero. Le tre colonne entrarono però in azione in tempi diversi, obbedendo più all'urgenza ciel momento che ad un disegno organico di manovra, ed i risultati non furono certo quelli attesi. La colonna di sinistra sferrò il suo attacco alle 18,30, con il solo risultato di rinsaldare eia quel lato la linea cli contenimento creata attorno alla testa di ponte, mezzora più tardi fu il lurno della 48" Divisione, i cui battaglioni furono rigettati sulle I.oro posizioni lungo la linea ferroviaria. Al centro si era intanto sviluppato il contrattacco condotto dal XXVII Reparto d'Assalto, dopo che tre squadroni dei Lancieri di Firenze appoggiati da alcune autoblindo avevano ricacciato incliefro pattuglie austro-ungariche penetrate nel frattempo fino alla linea ferroviaria Montebelluna - Susegana. Partito in autocarro da Albaredo poco dopo mezzogiorno, il reparto era arrivato a Selva alle 14 dove Fregùglia aveva avuto da un ufficiale ciel comando della 48" Divisione l'ordine di avanzare sul fronte Giavera - Casa Agostini per ripristinare innanzitutto l'integrità della linea cli resistenza ad oltranza di corpo d'armata, o "linea di chiusura", già intaccata in più punti, e procedere fino alla "linea della corda", in collegamento su11a sinistra con la Brigata Tevere (58a Divisione) e sulla destra con i reparti della 43a chiamati a loro volta al contrattacco. Alla luce cli queste disposizioni, il reparto si schierò su un fronte cli un chilometro in linea d'aria, ma di estensione quasi doppia sul teneno, con la 1" Compagnia Aosta del capitano Pietro Zaninelli a sinistra, la 3" Compagnia ciel capitano Ignazio Pannunzio a destra e la 2a Compagnia Monte Piana del capitano Antonio Tanzarella cli rincalzo presso Sorgente del Forame, alle spalle della 1a_ L'ala sinistra doveva conquistare la dorsale della Madonnetta, dove la linea formava un pronunciato saliente, e scacciare l' avversario dalla Casa Bianca, che per la sua posizione dominante, affacciata sulla pianura, era non solo un importante caposaldo ma anche un prezioso osservatorio, l'ala destra puntare dal basso verso l'alto in direzione di Busa delle Rane. Alle 16,20 una tromba dette il segnale dell'avanzata e sulla sinistra gli arditi si trovarono subito impegnati in una successione cli scontri che di valletta in valletta li fece lentamente anivare neJle vicinanze dei loro obiettivi. La resistenza, sempre più forte man mano che veniva guadagnato terreno, si fece a questo punto insuperabile. La Casa Bianca, oltre ad essere saldamente presidiata, era protetta da un fuoco cli sbarramentò di mortai e lanciabombe che la rendeva letteralmente inavvicinabile. La la Compagnia lanciò inutilmente quattro successivi assalti, tutti respinti con pesanti perdite, tra le quali lo stesso capitano Zaninelli, caduto nel corso del terzo tentativo. Freguglia decise allora cli limitarsi a tenere sul chi vive l' avversario, senza impegnarsi per il momento in altri attacchi a fondo, e di attendere l'oscurità approfittando della pausa per riordinare il reparto e chiamare in linea la compagnia di riserva. Non vi era la possibilità cli avere appoggio dall'artiglieria e l'azione fu quindi conclolta di sorpresa, con la 1a Compagnia che agiva frontalmente mentre I.a 2a aggirava la posizione. Questa volta le bombe a mano ed i lanciafiamme ebbero ragione della resistenza e la Casa Bianca venne espugnata in pochi minuti, catturandovi quattordici soldati del 13° Battaglione d'Assalto austro-ungarico, tre mitragliatrici e due lanciabombe. Gravemente ferito, uscì però di scena anche il comandante della 2" Compagnia. Nel frattempo la 3a Compagnia, dopo aver costretto ad indietreggiare le pattuglie avversarie nelle quali si era imbattuta, era stata in parte risucchiata nei combattimenti per Giavera, riconquistata dagli ard.iti in unione con il 2° Squadrone dei Lancieri di Firenze, e con .il grosso aveva risalito il costone che degrada oltre la chiesa parrocchiale. Il reparto aveva operato suddiviso in pattuglie, piuttosto che in ondate compatte,

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una sce)ta favorita dalle caratteristiche del te1Teno, ricco di vegetazione e tagliato in ogni direzione da siepi e filari cli alberi, e dal fatto che i fronti contrapposti non erano stabilizzati. In questo scenario, che rendeva difficile mantenere una visione d'assieme anche a livello di battaglione, e di contro esaltava l'iniziativa ai JiveJli cli comando più bassi, gli arditi si erano infiltrati tra le maglie dello schieramento avversario facendo valere la loro aggressività ed obbligando l'avversario prima a fermarsi e poi ad indietreggiare. Nonostante le forti perdite, e malgrado il ferimento del suo comandante, la compagnia era riuscita a raggiungere la linea della corda e ad oltrepassarla, fino ad occupare le quote 127 e 173. L' irrigidirsi della resistenza ed il succedersi dei contrattacchi non le pennisero però di rimanervi e la obbligarono a retrocedere fino ad attestarsi davanti al cimitero di Giavera. Rimasero comunque nelle mani degli arditi l'obice da 305 ed i due da 149 rnrn che aveva ripreso all'avversario durante la sua avanzata. Il tributo di sangue versato ed i risultati conseguiti avrebbero valso alla compagnia l'appellativo di Compagnia Montello. Spentasi l'eco di questi scontri, ci si dedicò a rafforzare le posizioni ed a consolidare lo schieramento. Il XXVll fu lasciato in linea, anche se il suo fronte venne ad essere sensibilmente accorciato dal sopraggiungere alla sua destra di due battaglioni del 2° Reggimento Bersaglieri2 1. Assicurati i collegamenti sui due fianchi e rinforzata 1a difesa con tutte le armi automatiche disponibili, comprese quelle appena catturate, il reparto condusse per tutta la notte una continua azione di pattugliamento mirata a mantenere il contatto con l'avversario per evitare sorprese e ad accertare la disposiz.ione delle sue forze. All'alba, co,n il concorso dei due battaglioni bersaglieri, venne ripresa l'iniziativa verso la Maclonnelta, a nord cli Giavera, occupando saldamente l'intera posizione e riguadagnando così la "linea di chiusura". Nell'avanzata, che Freguglia coordinò con segnali cli tromba e che i suoi uomini eseguirono facendosi strada con le bombe a mano ed i pugnali , furono fatti circa quaranta prigionieri e catlUrate tre mitragliatri ci, inoltre vennero recuperati altri quattro obici pesanti campali da 149 caduti il giorno prima nelle mani dell'avversario. ln virtù dell'analogo risultato ottenuto sulla sinistra dalla Brigata Tevere, su tutto il fronte della 58" Divisione la difesa venne riportata in mattinata sulla linea Collesel della Madonna - Busa delle Rane. li resto della giornata fu speso per riordinare i reparti e rafforzare le posizioni, sotto la protezione cli pattuglie costantemente spinte a saggiare le posizioni dell'avversario. 1n quei frangenti l'aggressività e la tensione morale degli arditi si dimostrarono preziose anche per l'esempio che sapevano trasmettere agli altri reparti, esempio a cui ut1ìciali e gregari non esitavano se necessario ad affiancare argomenti decisamente più energici, come in seguito avrebbe ricordato lo stesso Freguglia 22 : "I fuggiaschi di fanteria che in alcune riprese, nel pomeriggio, tentavano di sbandarsi abbandonando la linea nord del "Saliente" alla mia sinistra, provocando panico, furono ricacciati in linea a colpi di moschetto dai miei porta-ordini ed arditi dello S.M. di Battaglione e dal sottoscritto". Sulla destra si sviluppò intanto l' azione della 13a Divisione, che verso le 16, preceduta dal XXVI Reparto d'Assalto, venne lanciata in direzione di Nervesa. Questo contrattacco, condotto in maniera slegata e senza quelle caratteristiche cli sforzo unitario che sole avrebbero potuto farne un atto risolutivo, non ebbe l'esito sperato ma valse quanto a meno a sigillare la testa cli ponte nel tratto compreso tra Bavaria, Sovilla e Nervesa, schiacciando il XXIV Corpo cl' Armata austro-ungarico contro le pendici orientali ciel Montello. Nelle prime ore del 17 giugno il comando d' armata ordinò che la 5 8" Divisione lasciasse la prima linea per raccogliersi nella zona di Albaredo e riorganizzarsi, in modo eia poter costituire una efficiente riserva. Allo stesso modo avrebbero dovuto essere ritirati entro le 18 anche l'intero gruppo Giacchi e la Brigata Aosta, appartenente alla so• Divisione e passata eia poche ore a disposizione dell'Ylll Corpo d'Arma-

2 1 Erano i battaglioni XVII e LVII, il terzo battaglione del reggimento, il IV, era stato inviato a rinforzare .il settore cli sinistra della 58• Divisione, Lra la strada n° IO e la 11° 6, dove si trovavano due battaglioni del 215° Reggimento Fanteria (Brigata Tevere), .i resti del IX Battaglione Genio e due compagnie del 136° Reggime nto Fanteria. fl settore di centro, dalla strada n" 6 a Giavera, era tenuto dai due battaglioni bersaglieri e dal XXVII Reparto d ' Assalto, insieme ai resti del XXXI Battaglione Genio, quel lo di destra. da Giavera alla ferrovia Montebelluna - Nervesa, <lai 1/215'' e dai battaglioni complementari delle brigate Lucca e

Piacenza. 22

L. Freguglia, op. cit., pag 25.

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ta dopo essere stata impiegata dal XXVII. 11 tenente generale Gandolfo cercò inutilmente di ottenere la revoca di queste disposizioni, sottolineando come i tre battaglioni ancora efficienti della brigata rappresentassero la sua ultima riserva e ponendo in evidenza l'importanza del saliente della Madonnetta, saldamente presidiato da arditi e bersaglieri, ma ad annullarle arrivò nel pomeriggio un nuovo attacco in forze sferrato sul tratto di fronte S. Andrea - Casa Schiavonesca. L' urto si abbatté soprattutto sulle posizioni della 48" Divisione, tra Nervesa e 1a ferrovia cli Montebelluna, nel tentativo di allargare la testa di ponte verso i ponti della Priula, ed il costone della Madonnetta ne fu soltanto sfiorato. Il XXVIl Reparto d'Assalto, lasciato a guardia del saliente, sviluppò quel giorno un'intensa attività di pattuglia che gli permise di recuperare gli otturatori di cinque pezzi d'artiglieria, uno da 75 in postazione antiaerea e quattro da 149A, perduti dal1'Vlll Corpo cl' Annata nella giornata del 15, e di rendere inservibili altre sei bocche da fuoco di questo tipo. Tra la vegetazione del Montello furono poi numerosi gli scontri con nuclei avversari che fruttarono la cattura di altri prigionieri. Una pattuglia della 1• Compagnia, penetrata tra le larghe maglie dello schieramento della 13" Divisione Schiltzen, riuscì addirittura a far prigioniero il comandante della 2Y Brigata Schiltzen, maggior generale Enrico Bolzano von Kronstadt, dopo aver messo in fuga la sua scorta. Gravemente ferito, il generale morì prima di arrivare al posto di medicazione del battaglione. La notte passò nella stessa situazione di calma apparente, movimentata da scambi di colpi tra le pattuglie che entrambe le parti spingevano in esplorazione, e così pure il mattino del 18 giugno, in cui venne completato il recupero del cannone da 75 mm. Soltanto nel pomeriggio la crescente attività davanti alle posizioni della Madonnetta fece intuire che si stava preparando un nuovo attacco. Questo arrivò a tarda sera, dopo una breve preparazione d'attiglieria, e investì con tre ondate successive il fronte est del saliente tenuto dalla 1a Compagnia. Grazie alla copertura offerta dalla folta vegetazione erano stati aperti in precedenza tre varchi nei reticolati e gli attaccanti riuscirono così a presentarsi davanti alla trincea, dove furono fermati con un fitto fuoco cli fucili e di mitragliatrici, accompagnato dal lancio delle bombe a mano. Nonostante un maldestro tentativo di fraternizzazione, le fiamme nere non si lasciarono sorprendere e nessuno degli assalitori, appartenenti ad uno dei migliori reggimenti austriaci , il 14° "Hessen", riuscl a mettere piede nelle trincee 23 . Le pattuglie subito lanciate all'inseguimento trovarono sul terreno molti cadaveri e catturarono alcuni prigionieri, oltre ad una mitragliatrice subito messa in funzione. Questa la breve relazione trasméssa clall'VIII Corpo d 'A rmata al comando d'armata: COMUNICATO DELLE ORE 6,30 19 giugno 1918 ore 6,50 DA COMANDO VI/l CORPO D'ARMATA N. 14/196 Op. A completamento notizie date nel comunicato delle ore 1,40 circa attacco tentato dal nemico alle ore 22 di ieri sulla linea a cavallo della strada Giavera - Bavaria informasi che a detta ora un battaglione nemico 1° del 14° Fanteria attaccò su Lre ondate !a fronte est del saliente della Madonnina e tentava fralernizzare con. le nostre linee al grido di "Eoni Italiani, Viva l 'Italia!" stop Fu risposto col fuoco che l'obbligò a ritirarsi lasciando sul terreno numerosi cadaveri stop Fece ricorso a lancio gas giallognolo con puzzo di aglio stop Pattuglie del XXV/l Battaglione d 'Assalto immediatamente dopo l 'azione uscirono per catturare prigionieri e ne hanno condotto finora 18 stop Artiglierie nostre eseguirono tiri su noti obiettivi stop Ad ore 3 eseguirono un. concentramento con gas sulle batterie nemiche di Mandre e di Barco stop Generale Gandolfo 23

Il 14° Reggimento Fanteria, intitolato al granduca d'Assia, aveva un'anzianità cli servizio che risaliva al 1733 ed era reclutato nel distretto di Linz, ragion per cui era composto solo eia elementi di nazionalità tedesca.

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Fu questa l'ultima azione ciel XXVII nella Battaglia del Solstizio. Il reparto non fu infatti impiegato nel grande contrattacco sferrato senza troppa fortuna dall' s• Armata, rinforzata dai corpi d'armata XXX e XXII, nel pomeriggio del 19 giugno. In guelle stesse ore infatti il reparto ebbe il cambio dal 68° Reggimento Fanteria e lasciò il Montello per~orrendo in perfetto ordine la presa n° 5 per raggiungere La Contea, dove sarebbe rimasto in riserva con il gruppo tattico Giacchi. Nei cinque giorni di combattimenti aveva avuto 3 morti e 9 feriti tra gli ufficiali, 55 morti, 1Ol feriti e 6 dispersi tra la truppa24 . Di contro poteva vantare il ruolo avuto nel rimediare alla crisi determinatasi li 15 giugno sul Montello, i pezzi d'artiglieria recuperati ed i circa 130 prigionieri catturati con armi e munizioni. Tutto questo era stato possibile perché il reparto aveva fatto valere al massimo le sue peculiari caratteristiche, trovando nel suo addestramento e nel suo entusiasmo le risorse necessarie per affrontare e ricacciare un avversario agguerrito e numeroso su un fronte che il 15 giugno era di quasi due chilometri25 : "Che avvenne? Avan-

zando, forzatamente a larghi intervalli, "tutli" trovarono "lavoro" perché gli austriaci irrompevano dovunque, "tutti" trovarono il modo di combattere "da Arditi". Cioè "da soli", non facendo da bersaglio con la propria massa, ma sbaragliando il nemico in ogni sua colonna, pattugliane o pattuglietta che si vedeva addentata da gruppi esigui, "non collegati, ma decisi". Quale riconoscimento all'ardore dei suoi uomini ed all'efficacia con cui aveva svolto i suoi compiti il reparto venne citato insieme al XXVI nel bollettino di guerra del 21 giugno, che lo elencò tra le unità che più si erano distinte, ed in seguito il suo gagliardetto venne decorato con una medaglia d'argento al valor militare intesa a premiarne anche il comportamento nella battaglia di ottobre. li 23 giugno la ritirata delle forze austro-ungariche sulla sinistra del Piave riportò l' sa Armata sulla riva del fiume e nel corso del pomeriggio il tenente generale Pennella ipotizzò addirittura che l'inseguimento potesse essere spinto oltre il fiume. Per il momento l'intenzione era quella di portare sull'altra sponda nuclei cli elementi scelti con il compito di crearvi scompiglio, catturare uomini e materiali ed imbastire delle piccole teste di ponte. A questo scopo il comando d'armata smembrò il gruppo Giacchi erimise il XXVII a disposizione del XXVII Corpo cl' Armata, che lo concentrò a Montebelluna, assegnando nel contempo il 2° Reggimento Bersaglieri all' VIII. Le condizioni del fiume non erano però tali da permettere alcuna seria iniziativa. Per più notti d.iverse pattuglie avevano già di tentato raggiungere la riva sinistra a nuoto od a mezzo di imbarcazioni ed alcune vi erano riuscite od almeno si erano spinte sugli isolotti più lontani, suscitando la reazione dell'avversario che aveva aperto il fuoco con fucili e mitragliatrici, indirizzando anche il tiro dell'artiglieria sui punti più minacciati. La notte sul 27 giugno vi si provò un pattugliane ciel XXVII, guidato personalmente da Freguglia e forte di quaranta uomini, che dopo essere riuscito con molte diffico ltà a vincere la velocità della corrente sbarcò sulla riva austro-ungarica ed arrivò a Casa Careggiani, superando indisturbato una linea cli cavalli di frisia e mettendo in fuga una pattuglia che tentava di aggirarlo. Dopo essere rimasto fino ali' alba tra gli avamposti avversari, il pattuglione, che si era tenuto in contatto con la sponda destra a mezzo cli nuotatori portaordini, rientrò senza perdite. Nel complesso era evidente che non esistevano le premesse per ribaltare la situazione e passare all'offensiva, sia pure con obiettivi limitati. In una situazione che vedeva il numero dei tentativi falliti eguagliare se non superare quello dei tentativi riusciti, l'illusione di passare sullo slancio il Piave svanì presto, non solo per l'ostacolo proposto dalle acque ma anche per l'atteggiamento dell'avversario, che tornava a guarnjre in forze le sue vecchie posizioni. Proprio la necessità di acquisire .informazioni sullo schieramento assunto dalle forze austro-ungariche, integrando i dati forniti dall'osservazione aerea con ricognizioni sul posto e con l'interrogatorio di prigionieri, spinse i comandi a prevedere delle puntate esplorative oltre il fiume. Con questo intento il 1° luglio il comandante del XXVll Corpo d'Armata, tenente generale Di Giorgio, inviò precise istruzioni al-

24 I dati ed alcuni particolari relativi alla partecipazione del XXVII Reparto d' Assalto alla Battaglia <lei Solstizio sono tratti

da L. Freguglia, op. cit., e da A. Genova, Noi combattenti a Caporetto e al Piave, Ed. Canova, Treviso, 1968, ed in particolare dal contributo dell'allora tenente Antonio Pagnin, della 3• Compagnia ,Wontello del XXVII, riportato alle pp. 245-255 con il titolo Un battaglione d'assalto alla Battaglia del Solstizio. Pagnin fu ferito il 15 giugno nei combattimenti intorno alla Casa Bianca. 25 L. Fregug!ia, op. cit., pag. 44.

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le due divisioni dipendenti , con una breve comunicazione in cui delineava tempi e modalità di svolgimento dell' operazione26:

I° luglio 1918 - ore 14

N° 3994 Op. di prot. Al COMANDI DELLE DlV!S!ON! 51° e 66° OGGE17 0: Ricognizione sulla sinisrra del Piave

Urge chiarire la situazione del nemico sulla sinistra del Piave determinando la consistenza del suo schieramento. Il comandante della brigata Reggio di:.,porrà perché nella prossima notte sia traghettato sulla riva sinistra un nucleo della maggiore forza possibile consentita dai mezzi di passaggio e dalla durata della notte. Affiderà la esecuzione dell'operazione al Magg. Cav. Freguglia che metto a sua disposizione con due plotoni di "arditi" del XXV!! Battaglione d'assalto. E' pure a disposizione del comandante della brigata Reggio il capitano Gambuzza comandante della 5a compagnia pontieri. Assicurata con un piccolo reparto la protezione dell'approdo (testa di ponte) il resto dovrà spingersi decisamente verso l'interno cercando di catturare prigionieri ed obbligando il nemico a svelare la sua linea di resistenza e l'entità della sua occupazione. La 66" divisione spingerà da parte sua altre pattuglie sulla riva sinistra, collo stesso compito, tentando i guadi nel tratto dove il Piave si suddivide in più filoni. IL TENENTE GENERALE COMANDANTE Di Giorgio

Non era questa la prima ricognizione eseguita oltre il fiume da elementi del corpo d'armata. Dopo i tentativi del 23 e del 24 giugno frustrati dal perdurare della piena, la sera del 30 giugno una pattuglia di tredici fanti della Brigata Cuneo al comando di un ufficiale era stata traghettata sull'altra riva all'altezza di Casa La Montagnola, poco a valle di Pederobba. Sul greto non aveva trovato traccia dell'avversario ma portatasi verso il ciglione aveva potuto constatare che vi si trovavano dei posti di vedetta con i qual.i aveva scambiato qualche fucilata prima di ripiegare. Nel prepararsi ad eseguire il compito assegnatogli, Freguglia sapeva quindi dell'esistenza di una linea non continua di avamposti al limitare del greto, e sapeva anche da altre fonti e dalla ricognizione aerea che alle spalle cli questa si trovava una posizione difensiva nota come la "linea della roggia", dal fosso che ne determinava l' andamento. Sulla base delle informazioni disponibili il comandante del XXVII riteneva tuttavia possibile non solo superare le piccole guardie ma anche attaccare la linea retrostante, con l'obiettivo minimo di catturare qualche prigioniero e quello massimo cli sfondarla davanti a Fontigo, tra Battiferro ad ovest e la strada Casa Rizzola - Molino del Manente ad est, qualora la resistenza non si fosse rivelata troppo forte, e risalirla facendo cadere le posizioni più a monte fino ad attestarsi lungo un perimetro individuato dalle località di Latteria, Fontigo, quadrivio di quota 113, Moriago, ponte sul Rosper a nord dello sbocco ovest di Moriago, Casa Rossetto, Boaria Balbi, Casa Varaghi. Data l'entità delle forze su cui poteva contare, due plotoni del suo reparto con quattro pistole-mitragliatrici agli ordini dei tenenti Giovanni MUrer e Italo Veneziani, due nuclei di arditi con altrettanti apparecchi lanciafiamme, agli ordini dei sottotenenti Visetti e Frescì, un nucleo di arditi nuotatori ed un plotone della 5a Compagnia del 46° Reggimento Fanteria al comando di un aiutante di battaglia, l'occupazione di queste località sarebbe stata effettuata da nuclei isolati che avrebbero dovuto improntare la loro azione alla massima ag26 Il XXVII Corpo d'Armata comprendeva le divisioni 66", con le brigate Cuneo e Messina, schierata sulla sinistra, e 5 I>, sulla destra, con le brigate Reggio e Campania.

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gressività27 . Freguglia non intendeva certo creare una testa di ponte permanente, quanto piuttosto saggiare in profondità lo schieramento dell'avversario e stimolarne la reazione, e data la delicatezza dell' operazione ne assunse personalmente il comando. Le operazioni di traghettamento iniziarono alle 23 sotto la scarpata davanti a Casa dei Faveri e furono portate a termine rapidamente e senza incidenti. Mezzora più tardi, mentre sul Montello veniva acceso il falò che avrebbe dovuto servire da punto di riferimento, i componenti della piccola spedizione si raccoglievano sul greto, dove Freguglia lasciò a protezione delle imbarcazioni un drappello di quattordici fanti comandati da un sergente maggiore insieme con il nucleo nuotatori del XXVII, incaricato cli tenere il collegamento tra le due sponde, ed i telefonisti del reparto, pronti con i loro apparecchi e cinque chilometri cli filo ad assicurare le comunicazioni nel caso gli arditi fossero riusciti a spingersi fino a Fontigo e Moriago. Il primo ordine di reticolati venne incontralo come previsto oltre il margine del greto e venne superato senza difficoltà, rimuovendo i paletti malamente piantati nel teneno e spostando alcuni cavalli di Frisia. Il promettente inizio dell'azione sembrò però dover essere compromesso nel volgere di pochi minuti da un imprevisto quanto banale incidente. Durante l' avvicinamento ad una seconda barriera di filo spinato posta davanti alle linee delle piccole guardie, lo scricch iolare di rami secchi sotto i piedi dell' uomo di punta attirò l'attenzione di una vedetta che lanciò per due volte il chi va là. L'ardito si lanciò in avanti brandendo il pugnale ma l' austriaco lo fermò con un colpo di fucile e si ritirò precipitosamente verso il piccolo posto alle sue spalle. A questo punto i due plotoni ciel XXVII si fecero rapidamente sotto per evitare che l'allarme si propagasse lungo tutta la linea, senza tuttavia riuscire ad impedire che gli occupanti della posizione la sgomberassero in tutta fretta. Abbozzato un tentativo di resistenza con il lancio di qualche bomba a mano, una delle quali ferì ad un ginocchio il tenente Miirer, gli austriaci ripiegarono verso la posizione della roggia. Gli arditi non si fermarono e li inseguirono di corsa, superando di slancio un terzo ordine di reticolati e lasciando sulla destra il caseggiato cli Cà Razzola, evidentemente attrezzato a difesa dal momento che da quella parte arrivarono alcune raffiche di pistola-mitragliatrice. L'inseguimento si arrestò contro i reticolati antistanti il filare di alberi lungo la roggia, mentre dall'altra parte del fosso, su un tratto di fronte di non più cli centocinquanta metri, aprivano il fuoco una ventina di fucili e non meno di cinque mitragliatrici. L'alzarsi cli alcuni razzi rossi fu seguito clall' intervento cieli' artiglieria, peraltro diretto soprattutto sul greto, come per contrastare un tentativo di attraversare in forze il fiume. In considerazione della resistenza incontrata, e consapevole del fatto che l'allarme era ormai stato dato e si stava rapidamente propagando sia a monte che a valle, alle 2 del mattino Freguglia ordinò la ritirata. A ridosso del reticolato venne lasciato soltanto il plotone del tenente Veneziani, con il compito di tentare la cattura di qualche prigioniero, in linea con l'obiettivo principale indicato nel progetto di colpo cli mano. li comandante del XXVII si accertò che il ripiegamento sulla sponda destra si svolgesse senza inconvenienti e verso le 3,30, quando questo fu completalo, si avvicinò al plotone cli Veneziani per verificarne cli persona la situazione ed accertarsi che non venisse lasciato nulla di intentato per raggiungere lo scopo. Un quarto d'ora più tardi fu così presente al furioso combattimento ingaggiato dagli arditi, insieme ai quali si trovavano cinque fanti del 46°, contro due plotoni usciti al contrattacco dalla linea della roggia. Lo scontro si svolse in un campo cli grano e vide il plotone Veneziani uscirne vincitore. Gli attaccanti furono respinti a colpi di moschetto e di petardi Thevenot, con perdite certamente superiori a quelle ~ubite dagli arditi, ma Veneziani, che era stato ferito due volte, alla schiena e ad un braccio, ed aveva ucciso di sua mano due degli assalitori, ritenne inutile rimanere ancora in una posizione tanto esposta, di fronte ad un avversario attento e vigile, e si ritirò a ridosso ciel primo ordine di reticolati al limitare del greto, dove trascorse il resto della giornata. Nel frattempo dalla sponda destra si seguiva con ansia l'andamento dell'operazione, tanto più che alle 4,20 l'artiglieria avversaria aprì il fuoco su un'ampia fronte battendo con violenza insolita la zona del Montello e soprattutto il greto del fiume, la prima linea italiana e la strada lungo il crinale. Il bombardamento non perse di intensità prima delle 7,15 , a conferma del fatto che gli uomini di Freguglia erano stati 27 Comando XXVJI Battaglione d'Assalto,

Azione offensiva sulla sinistm del Piave, 11° 1200 del 3 luglio 1918, AUSSME, Rep. E-5, Racc. 180, XXVII Corpo d'annata, Piccole operazioni luglio - settembre 1918.

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considerati l'avanguardia di forze ben più consistenti, ed a quell'ora l'osservatorio di Casa dei Faveri riferì al comando della Brigata Reggio che il comandante del XXVII si trovava con alcuni uomini sulla riva sinistra, presso il punto di sbarco, e che più avanti, verso Casa Carraggiani , era appostato il plotone del tenente Veneziani. Cessato il fuoco dell'artiglieria, null'altro successe fino a sera quando un nuovo bombardamento si abbatté sulla linea delle piccole guardie, non ancora rioccupate da forze austro-ungariche, e sul greto della riva sinistra, senza peraltro interessare la zona dove erano in attesa gli arditi. Con l'oscurità Freguglia ordinò a tutti di raggiungere la riva e verso le 23 il suo distaccamento era di nuovo sulla sponda italiana, dopo aver riattraversato indisturbato il Piave sulle imbarcazioni dei pontieri. Oltre ai due comandanti di plotone feriti, e rimasti comunque al loro posto, il XXVII doveva registrare undici feriti tra la truppa e quattro dispersi28 . Di questi nel suo rapporto Freguglia precisò che tre erano da ritenersi caduti durante il contrattacco, elogiandone nel contempo le qualità militari, mentre in merito al quarto avanzava un'ipotesi cli tutt'altro genere, non nascondendo la possibilità di una diserzione: " ... si ritiene passato al nemico, data la minaccia di fucilazione su di lui incombente per avere al mattino abbandonata la linea di combattimento". Il commento finale espresso con le parole "cattivo soggetto " lascia trasparire la delusione più che l'imbarazzo di un comandante che tanto si era adoperato per fare del suo reparto un'unità scelta, allontanandone quanti non sembravano possedere le caratteristiche richieste29 . Per quanto non fosse stato raggiunto lo scopo di catturare dei prigionieri, l'azione aveva confermato che la linea delle piccole guardie lungo il greto era presidiata a larghi intervalli, percorsi di notte da pattuglie, ed aveva permesso di accertare che I.a retrostante "linea della roggia" era invece occupata in forze, con largo impiego di mitragliatrici, e protetta da due fasce di difese accessorie, corrispondentj al terzo ed al quarto ordine di reticolati incontrati dai due plotoni ciel XXVII. Uno scenario cli questo tipo, se da un lato evidenzìava la trasfonnazione in chiave difensiva delle posizioni occupate dalle annate austro-ungariche sulla sinistra del Piave, e guincli l'ìntenzìone dell'avversario di rimanervi a lungo, dall'altro significava che eventuali colpi cli mano sarebbero probabilmente andati a vuoto per la mancanza di obiettìvi, a meno di non voler attaccare la linea della roggia. Così infatti Freguglia concluse il suo rapporto: "Ritengo più facile sfondare la linea nemica per marciare in avanti che non l'eseguire colpi di mano su nuclei quasi imponder(lbili, d(fficilmenle individuabili e facilmente capaci di sottrarsi alla cattura". Furono queste anche le valutazioni del comando del XXVII Corpo d'Annata che per qualche gìorno ordinò di interrompere le piccole operazionì oltre il Piave, allo scopo di far allentare la vigilanza, per poi riprenderle con l'obiettivo cli piombare sulle posizioni attrezzate a difesa e farvi dei prigionìeri. Nell'ambito del fronte tenuto dal corpo d'armata l'attenzione veniva spostata verso la zona delle Grave di Ciano e cli conseguenza l'incarico di mettere a punto il progetto di un colpo di mano veniva affidato alla 66a Divisione, con l' apporto del comandante della 5" Compagnia Pontieri, che aveva già eseguito delle ricognizioni per individuare i punti di passaggio più adatti 3°. In esecuzione di queste direttive, nella notte sul 21 luglio la Brigata Cuneo fece traghettare sull'Isola Verde un pattuglia di venti uomini, formata da soldati "arditi" dei suoi battaglioni, per assalire le posizionì di Casa Settolo Bassa. Respinta pìù volte dal fuoco di mitragliatrici e fucili, la pattuglia ripiegò verso il punto dove l'attendeva il barcone dei pontieri ed uno dei gruppj nei guali si era nel frattempo divisa smarrì la strada ed arrivò troppo tardi, quando ormai l'alba era vicina. Dei sette uomini che lo componevano, tre riuscirono a rientrare a nuoto, due annegarono nel tentativo e gli altri, dopo essere rimastì nascosti tutto il giorno, furono recuperati la sera dopo.

28 Il 46° reggimento fanteria ebbe a lamentare nella stessa operazione un ferito ed un disperso. Sia Veneziani che Mlirer furono decorati di medaglia d'argento al valor militare, 29 Secondo il diario storico del XXVJ.I Corpo d'Annata, due arditi del XXVII furono recuperati nelle prime ore del 4 lug lio, il che, considerando che Freguglia compilò il suo rapporto il giorno 3, riduce a due il numero dei dispersi nella notte sul 2 luglio. 3 Comando XXVII Corpo d' Armata, Stato Maggiore, Piccole operazioni passaggio Piave , n° 4091 del 6 lu glio 1918, AUSSME, Rep. E-5, Racc. 180, XXVII Corpo d ' Armata, Piccole operazioni luglio - sellembre 1918.

°

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Il fallimento di questa operazione sembrava confermare i dubbi espressi dal maggiore Freguglia in merito alla possibilità di portare a termine qualcosa di più significativo delle ricognizioni notturne compiute di frequente da piccole pattuglie. Passarono però soltanto due settimane e toccò al XXVII mandare nella stessa zona uno dei suoi plotoni. Questa volta lo scopo non era la cattura di prigionieri ma coprire un nucleo di contatto cecoslovacco guidato dal tenente Quaranta dell'Ufficio Informazioni dell' 8a Armata. La Brigata Cuneo doveva fornire due guide pratiche del terreno per aver già attraversato il fiume nello stesso settore e la 5" Compagnia Pontieri doveva assicurare i mezzi per il traghettamento, due barconi con i loro equipaggi agli ordini del tenente Moresco, un ufficiale esperto che aveva ricoperto lo stresso ruolo nelle azioni del 30 giugno e del 21 luglio. Con l'occasione sarebbero stati portati sulla sponda sinistra anche un ufficiale del genio e cinque telegrafisti incaricati di impiantare una stazione d'intercettazione telefonica. La pattuglia si mosse alle 22 del 5 agosto eia un punto nei pressi ciel chilometro 31 della strada Onigo - Pederobba e superò senza incontrare ostacoli i due filoni principali del fiume. Il plotone ciel XXVII, agli ordini del sottotenente Battaglia, prese posizione in parte sull' Isola Verde ed in parte su un isolotto senza nome poco più a monte, i cecoslovacchi ed i telegrafisti proseguirono raggiungendo a guado la riva. Non appena arrivati a terra vennero però scoperti ed al grido dì allarme lanciato da una vedetta seguirono immediatamente raffiche cli mitragliatrice e colpi di fucile, mentre nel cielo si alzavano razzi illuminanti. Non restava altro da fare che ripiegare sotto la protezione dei due nuclei di copertura ed alle 2,30 del 6 agosto tutto era finito. L'aver incontrato l'avversario in una posizione più avanzata cli almeno trecento metri rispetto a quanto indicato dalle pattuglie inviate in esplorazione nelle notti precedenti aveva capovolto il fattore sorpresa ed a questa circostanza il tenente generale Di Giorgio fece risalire la causa del nuovo fallimento. Restava comunque il fatto che, ad onta delle difficoltà incontrate, reparti italiani riuscivano a passare il fiume con buona regolarità ed a portarsi a contatto con le posizioni austro-ungariche, imponendo all'avversario la loro iniziativa. Sulla base dì queste premesse sul fronte della 66, Divisione venne avviata la preparazione di un'azione di più ampia portata ché avrebbe dovuto articolarsi in due operazioni separate ma contemporanee, l'una, più a monte, all'altezza di Onìgo, contro le posizioni di Bigolino ad opera dei plotoni d'assalto del 46° Reggimento Fanteria e dei due reggimenti della Brigata Campania , l',ùtra all'altezza di Crocetta Trevigiana, contro Bosco e Casa Rivalta, con l'impiego del XXVII Reparto d' Assalto. Qualora s ì fossero pronunciati contrattacchi in forse , e se richiesto con il lancio cli razzi a pioggia d'argento in un caso e verdi nell'altro, le due zone di irruzione dovevano essere ingabbiate dal tiro dei piccoli calibri dell'artiglieria divisionale e dalle raffiche delle armi delle compagnie mitragliatrici. Le bocche da fuoco dei quattro raggruppamenti d'assedio e del raggruppamento pesante campale a disposizione del corpo d'annata avevano l'ordine di tenersi pronte a svolgere azione di controbatteria e ad integrare il tiro di ingabbiamento delle batterie da campagna con concentramenti di fuoco su aree predefinite, "ovuli", intorno alla testa di ponte più settentrionale e con cortine di fuoco ai due lati dell'altra. Pianificate inizialmente per la notte sul 6 settembre, le due operazioni furono rinviate a quella sul 20 ed infine annullate per una serie di ragioni alle quali non furono certo estranei il cattivo tempo di quelle settimane e l'inizio dei preparativi per la battaglia finale. Venne invece eseguita, nella notte tra il 21 ed il 22 settembre, un'azione diretta a riprend'ere il controllo dell'Isola Verde, da cui erano state scacciate le piccole guardie messevi dalla Brigata Cuneo. Sotto il diretto comando del maggiore Freguglia, vi fu impegnata al completo la 3" Compagnia, agli ordini del capitano Arturo De Martiis, e si concluse con la rioccupazione cli quel lembo di terra da cui era facile spingersi in ricogn izione sulla riva sinistra. A partire dagli ultimi giorni di agosto il XXVII era stato sempre più spesso impegnato in ricognizioni sull' altra sponda, mirate sia ad individuare i punti di passaggio più agevoli, sia ad accertare la consistenza della prima linea avversaria. Pattuglie più o meno numerose avevano quindi affrontato le acque del Piave nelle notti sul 29 e sul 30 agosto, e poi in quelle sul 1°, sul 2 e sul 20 settembre. Dopo l'azione delO l'Isola Verde, altre puntate esplorative furono fatte nelle notti sul 25 e sul 27 settembre e sul I ottobre, e nel frattempo, il giorno 8, il comandante del reparto aveva volato come osservatore su un velivolo della

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squadriglia addetta al corpo d ' annata, per studiare anche dall' alto la sistemazione difensiva dell'avversario da Bosco a Casa Rivalta 31 . Accantonato il progetto cli un colpo di mano, con il mese di ottobre venne deciso di impiegare il XXVII in una attività di pattug lia a carattere continuativo sul fronte della 5 la Divisione32 . li reparto avrebbe dovuto fornire tre pattuglie, una cli ventuno arditi al comando di un ufficiale per il sottosettore di si nistra, o sottosettore A, e due di 29 arditi guidate anch'esse da un ufficiale in quello cli destra, o sottosettore B. La prima doveva appostarsi sull'Isola Campania, le altre sull'Isola Giulia e sull' Isola Senza Nome, davanti al "Capitello", e per tutte l'appostamento, finalizzato anche a tendere imboscate ad eventuali pattuglie avversarie uscite in esplorazione, doveva avere una durata compresa tra le ventiquattro e le quarantotto ore, in funzione delle situazione del momento e delle valutazioni del comandante. Un elemento importante, che doveva essere considerato con attenzione prima di far uscire le pattuglie, era rappresentato dalle condizioni ciel fiume, in quanto i luoghi di appostamento potevano essere raggiunti solo con i barconi della 5" Compagnia Pontieri. Una volta sul posto, le possibilità di successo dipendevano dalla capacità degli arditi di non farsi scoprire e di mantenersi al coperto, soprattutto durante il giorno. Per ogni evenienza le pattuglie avevano in dotazione razzi a pioggia rossa con i quali, nel caso si fossero trovate a mal partito e fossero state costrette a ripiegare, potevano richiedere il tiro cli sbarramento dell ' artiglieria divisionale su posizioni predeterminate, ed erano inoltre munite cli mezzi ottici di segnalazione, quali le lampade Donath, per poter richiedere di essere riportate sulla sponda destra prima del tempo prestabilito. Il servizio di agguato, regolato dai comandanti di sottosettore, iniziò nella notte su11'8 limitatamente alle isole Campania e Giulia a causa delle difficoltà proposte dal fiume , ingrossato dalle recenti piogge, e proseguì per una decina di g iorni senza che si verificassero eventi degni di nota prima di essere sospeso nell'imminenza dell'offensiva, quando la violenza della piena lo rese impossibile. Le stesse condizioni atmosferiche condizionarono l'inizio dell' offensiva d'ottobre, imponendo un rinvio cli quarantotto ore dell' attacco attraverso il Piave e creando forti difficoltà al passaggio quando questo venne finalmente tentato. Il settore del XXVII Corpo d'Annata era quello dove la situazione era più sfavorevole, al punto che il suo comando aveva chiesto al XXII, schierato alla sua destra, ed alla 12• Armata, sulla ?ua sinistra, di poter far passare parte delle proprie forze sui ponti gettati nei loro settori . Fu solo in questo modo che nella notte sul 27 ottobre poterono portarsi sull'altra sponda due compagnie della Brigata Campania a davanti a Pederobba e la Brigata Cuneo con due compagnie della Messina sul ponte di Fontana del Buoro. Fallì infatti a causa della forte con-ente il tentativo di gettare due passerelle, una fra il torrente Curogna e Covolo, l'altra alle Grave di Ciano, mentre non fu nemmeno iniziato il ponte che la 25" Compagnia Pontieri avrebbe dovuto costruire ad Abbazia, cli fronte a Vidor. L'operazione fu tentata nuovamente nella notte sul 28, questa volta ad opera della 26a Compagnia Pontieri, tenuta fino a quel momento in riserva d ' armata, in quanto la 25a era stata trasferita alla 12" Armata per ricostruire il ponte di Molinetto di Pederobba distrutto dall'artiglieria austro-ungarica. I lavori ebbero però inizio troppo tardi e fu necessario sospenderli quando la zona cominciò ad essere battuta dal fuoco delle mitragliatrici appostate sulle alture di fro nte. Nel frattempo si faceva sempre più critica la situazione della Brigata Cuneo , rimasta praticamente isolata sull' altra sponda, ed il comando di corpo d'armata, dopo aver disposto cli tentare cli rifornirla di munizioni e di viveri con ogni mezzo, ricorrendo anche ai velivoli delle squad1iglie da ricognizione, diede incarico al XXVII Reparto cl' Assalto cli allestire una passerella alle Grave cli Ciano. Il reparto era stato fatto avvicinare alla riva nella speranza di farlo passare sull'altra sponda dal ponte di Vidor e si trovava quindi già in posizione, inoltre i suoi uomini, in virtù della prolungata attività di pattuglia svolta, avevano una buona conoscenza del fiume, certo superiore a quella dei reparti di fanteria clis31 Si trattava della 114a Squadriglia, montata sui biposto Pomilio, che svolgeva servizio d' aniglieria per il XXVII Corpo d'Armata. 32 Comando 51" Divisione, n° 4451 Riservatissimo Personale ciel 7 ottobre 19 18, AUSSM E, Rep. E-5, Racc. 180, XXVII Corpo d'armata, Piccole operazioni luglio - settembre 1918.

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ponibili. Il XXVII rappresentava quindi l'unica alternativa possibile nel momento in cui non vi erano più compagnie pontieri a disposizione. 11 tentativo poteva essere effettuato solo con il favore dell'oscurità e bisognò quindi attendere la sera prima che gli arditi si meltessero all ' opera, riuscendo in cloclici ore di lavoro a completare la passerella su cui nelle prime ore del mattino del 29 ottobre passarono reparti della Brigata Reggio33. Tutto il fronte era ormai in movimento e le unità che via via raggiungevano l'altra sponda potevano finalmente spingersi oltre gl i angusti limiti delle prime teste cli ponte. 11 30 ottobre il XXVII passò a sua volta il fiume e seguì l'avanzata del suo corpo d'armata verso le Prealpi Bellunesi e la Valle ciel Piave. Nella giornata del 31 ottobre proprio sul Piave, tra Busche e Belluno, fu d.i nuovo chiamato a sostituirsi ai pontieri per favorire il passaggio della 51 a Divisione diretta alla Val d' Agordo. La forza delle acque e l'opposizione delle unità avversarie appostate sull'altra sponda impedirono però la costruzione della passerella che gli arditi avrebbero dovuto gettare nella zona cli San Felice, e la divis ione fu costretta ad utilizzare i resti del ponte di Busche. Il pessimo stato delle strade, sconvolte dai combattimenti, e la d istruzione dei ponti creavano notevoli difficoltà all'inseguimento condotto dal XXVII Corpo cl' Armata e non sorprende quindi che mentre i reparti del genio ed alcuni reparti d'artiglieria venivano impiegati per rialtare le rotabili., anche nella giornata ciel 1° novembre elementi del XXVH Reparto d ' Assalto avessero il compito cli gettare un'altra passerella all'altezza cli Nave, nei pressi di Mel. Gli ul tim i giorni di guerra videro il reparto avanzare nella Valle d' Agordo insieme con il TI/46° ed il 4 novembre bloccare a s ud cli Agordo, in località Ponte A lto, una forte retroguardia del 2° Reggimento Bosniaco e costringerla alla resa, facendo prigion ieri 17 ufficiali e 550 uomini cli truppa. Alle 15, ora fissata per la cessazione delle ostilità, i due battaglioni enu·avano a Cencenighe. Nell'immediato dopoguerra il XXVII Reparto cl' Assalto rimase nella zona cli Belluno con il suo corpo d'armata, dal 23 novembre alle dipendenze del comando della 4a Armata insieme con i corpi d ' armata VIII e XXII 34 . Dopo un breve periodo a Bribano il reparto fu accantonato dal 15 novembre a Mel, dove disimpegnò compiti di presidio e si prodigò per l'assistenza alla popolazione, affamata e provata da un anno di occupazione, coinvolgendo nell' iniziativa il comitato di dame genovesi che l' 11 agosto, in una cerimonia a Maser, gli aveva clonato il gagl iardetto. Il I 9 dicembre Freguglia, trasferito alla 1• Divisione d'Assalto in partenza per la Libia, lasciò il comando al maggiore Michele Lotti. A distanza cli poco più di un mese, il 25 gennaio I 919, il XXVII Reparto d ' Assalto venne sciolto35 . La motivazione della medaglia d'argento concessagli per il valore dimostrato nella Battaglia ciel Solstizio e per l'abnegazione cli cui aveva dato prova in quella cli Vittorio Veneto, ne ricorda anche l'alto senso della disciplina, con un implicito riconoscimento dell'opera svolta dai suoi ufficiali e primo fra tutti dal maggiore Freguglia che lo aveva formato e forgiato: Rompendo con assalto travolgente un tratto considerevole della linea nemica, e conquistando otto pezz,i di artiglieria e nwnerose rnitragliatrici, concorreva in modo decisivo a ristabilire, in un settore gravemente c01npromesso, la situazione. Arrestandosi sulla linea prescrittagli, la mantenne con tenacia e valore contro violenri e ripetuti contrartacchi dell'avversario, nonostante le gravissime perdite subite (Montello, Casa Bianca, 15-19 giugno 1918). Si distinse anche nella battaglia di Vittorio Veneto (26 ottobre - 4 novembre 191.8). Fu sempre modello di disciplina, di ardore guerresco e di abilità manovriera".

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Le brigate Campania e Reggio appartenevano alla 5 l" Divisione, le brigate Cuneo e Messina alla 66". I comandi della 4° e dell'8" Annata si scambiarono in quei giorni le grandi unita dipendenti: mentre il comando della 4• assumeva la responsabilità della reg ione Carnia Cadore, ereditando i corpi d'armata VJII , XXfl e XXVII, il comando dell ' 8" prendeva alle sue dipendenze il Corpo d' Armata d ' Assalto (meno la 1° Divisione d' Assalto, ri masta con !'VIII), i corpi d'armata VI, Xl, XXX e la 52" Divisione Alpina. 35 Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mob ilitazione, 11° 57915 R.S . .Mob. Speciale del 22 gennaio l 9 19, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 200, Comando Supremo, U fficio Ordinamento e Mobilitazione. 34

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Trincee italiane sul Monte Piana verso le Tre Cime di Lavaredo (FC)

Tl cippo che su Monte Piana ricorda il sacrificio ciel tenente Ruggero De Simone. TI giovane ufficiale, classe 1896, era arrivato al fronte il febbraio 1916 ed in marzo era stato destinato a l 54° Reggimento Fanteria, con il quale era rimasto fino a l fobbraio 1917, quando era passato al 13° Bersagl ieri (BDM)

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Il pianoro meridionale di Monte Piana cd il sentiero che taglia la testata ciel vallone dei Castrati visti dai resti cli una trincea austro-ungarica. Di qui mossero all'attacco i reparti d'assalto austro-tedeschi (BDM)

Ufficiali del XXVll Reparto cl ' Assalto, in posa verosimilmente l' 11 agosto 1918, in occasione della breve cerimonia in cui un comitato patriottico genovese g li aveva clonato il gagliardetto (AUSSME)

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SCALA I : 25000 Linea di chiusura Direttrici assegnate alle Compagni~ Direttrici effetti vamerite segui te S.lt.uazione raggiunta ore 7 ( I6. V! J ~ -_. L'azione del XXVIT Repa1to d' Assalto il 15-16 giugno 19 J 8 tra Giavera e Casa Bianca (AA.VV., XXVII Battaglione d'Assalto, Casa Editrice Carnaro, Nlilano, 1937, pag. 21)

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COMAND·O VII1° DEL CORPO D' ARMA·TA T

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Al Comando . del XXVII ·Corpo d' Armata · . . . ,;.

'add_i; 20 Gi_ugno:

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Già' a voce èb~i a manifestare__ir IJlÌO viv.o plai.isò . aJI' opera del' 270 "BaH~gHone .

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d'Assalto çiurante le difficili giornate del Montello; e già, su mia _indicazione, ebb1(i:I_\;Iòr.oso .

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r,eparto ·co~sacrato solenne.mente · nel bollettino del Co~and·o Suprémo il suo erois~:o:_:": ·, •· Mi è caro tu.ttavia ripetere ai bravi soldati il _mio plausò e il mio ringrazia~into)er . ....·.... -~ ·, ..

la cooperazione vibrant'e · di fede e di ardinierto data alle tn,1ppe dell'Vlll èo~po ·.éArm_ afa impegnate in duri combattimenti a trattenere con indoma tenacia sulle pendici contese la_fiu;... · tnana nemica,

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· . Già al Comandante il Battaglione e a[ Brigadiere Generale. Papa chiesi· un 'e.I:en._co çfr pr.oposte di. ricompense per co_loro che più avevano mtritato dalla Patria nei fortuna.s{:fior ..ni; prego c.Òdesto Comando di volerne sollecitare i' inv.io; affinchè pronto segue ~Ila

~! perkplo

Sarò

ù premio

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f~f.isa. l!- .

dovuto ~i prodi.

_grato sé tali miei sentimenti e proposite codesto C_omandb vorrò partedpàre

ufficiai i e ai soldati dél Battai:;(lione, a testimonianza del mio riconoscente ricordo e

deH'affe~:

ftuosa memore soli.darieià delle mie truppe .

IL TENENTE GENERALE . Coinandante . del Corpo ct!. Armat~.. f~) · A,, GANDOLFO .

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che pri1110 fra i primi ull11 1c11w ,'dlu I Coll).

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A f:!lu:io&u <, untorc,t,a 1ut•1nori·1

Conci1111,lini, comh1,1te11ti ,. , nn/.(Ìllnli del Cudutu. }5 gÌU/!OU }<)}Il

La C:t~a Hi;n1n1 •l,·1 \lo111<'ll11. alra:-:-allo d<·ll:i q11al1• 1·:ttld,·. in 1,·:-la ai :-11oi \rdi1 i. i I , alor·i:-o C:ip. J>i,·ro Z:111i1wlli.

In ,dio: Il 1,•,10 11,•lla lapitl,· poi-la :-11lla ,·a,a ilai l11di~ia11i.

In ricordo del cap. Piero Zaninelli. (da AA.VV., XXVII Battaglione d'Assalto, Casa Editrice Carnaro, Milano, I 937)

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La regione del Montello, dove nel giugno 1918 operarono i reparti XVI, XXVTT e XVIII


XXVIII REPARTO D'ASSALTO

I XXVIII Reparto d'Assalto ven ne formato a Cendon, piccolo paese sulla riva sinistra del Sile, il 2 1 febbraio 1918 con 13 ufficial i e 765 uomi ni di truppa provenienti dalle diverse unità ciel XXVlll Corpo d'Annata, schierato sul basso e medio Piave ed inquadrato nella 3" Armata 1• Posto agli ordini del capitano di cavalleria Paolo Vivaldi Pasqua, il reparto, che sarebbe stato indicato come XVIII fino al 20 maggio, quando come gli altri avrebbe preso il numero del corpo cl' annata a cui apparteneva, iniziò ben presto l'addestramento nella campagna trevigiana, utilizzando una piccola ansa del Sile come poligono per .il lancio delle bombe a mano. Queste esercitazioni, che vedevano gli arditi lanciare contro il bersaglio i loro petardi Thevenot e seguirne immediatamente la traiettoria, così eia arrivare sul bersaglio subito dopo l'esplosione, costituivano una parte importante del programma giornal iero, insieme alla ginnastica ed alla scherma con il pugnale, e causarono non pochi feriti per lo scoppio prematuro o troppo ritardato cli qualche ordigno. Grazie anche all'opera di supervisione del tenente colonnello Giuseppe Pavone, incaricato cli sovrintendere all 'addestramento dei reparti d'assalto della 3• Armata, l'intensa attività svolta giornalmente diede presto i suoi frutti e nel giro di poche settimane il reparto fu pronto ad entrare in azione. In quel periodo alle armate era richiesto di studiare ed eseguire colpi cli mano nelle linee nemiche allo scopo cli imporre la propria iniziativa all'avversario, rafforzare il morale e, nel contempo, acquisire informazion i cli prima mano attraverso la cattura d i prigionieri e l'esplorazione delle posizioni più avanzate. Questo genere di operazion i, peraltro condotte da tutte le unità schierate in prima linea, rappresentavano il naturale impiego degl i arditi negli intervalli tra le grandi battaglie e fu quindi anche il banco cli prova del reparto, che portò a termine la sua prima incursione nella notte tra il 16 ed il 17 aprile. Una pattuglia della 2a Compagnia, guidata dal sottotenente Anton io Fulmini, venne traghettata oltre il fiume nell 'ansa cli Gonfo e vi rimase per circa due ore, senza riuscire a catturare prigionieri pur avendo sostenuto un breve scontro nel quale erano stati abbattuti a pugnalate due avversari e tre arditi erano rimasti feriti. Data la presenza cieli' ostacolo fluviale i colpi di mano sulla riva sinistra del Piave non erano troppo frequen ti ed inoltre si trattava del battesimo del fuoco del reparto, due ragioni sufficienti per far sì che l'azione venisse citata all'ordine del giorno dal comandante del XXVIII Corpo cl' Armata, tenente generale Giovanni Croce: Ieri 16, nelle prime ore del mattino, una pattuglia del diciottesimo battaglione d'assalto, a mezzo di barca condotta da soldati del quarto genio pontieri passava il Piave in corrispondenza del/' ansa di Gonfo. Penetrata in trinceramenti nemici vi rimaneva per ben due ore, e dopo aver ucciso col pugnale due austriaci ripassava il .fìume riportando utili Ùfformazioni sulla occupazione nemica in quel tratto di fronte. Lieto di segnalare alle truppe del Corpo d'Armata questa azione di valore, tributo l'encomio solenne al comandante della pattuglia ed a tutti gli altri militari che hanno preso parte all'operazione. Questo encomio sia anche il mio saluto augurale al giovane battaglione d'assalto che così brillantemente ha injziato la sua ardimentosa vita di guerra. Trasferito a Biancade il 18 maggio, ed attendato nei pressi di Villa Morosini dal 24, il reparto, nel frattempo diventato XXVIII, eseguì una seconda operazione di questo genere il 2 giugno, ancora nell' ansa cli Gonfo. Questa volta vennero inviate oltre il fiume verso le 2 del mattino quattro pattuglie di quindici uomini ciascuna, al comando dei tenenti Ottaviano Colzi ed Angelo Nucci e dei sottotenenti Antonio Fulmini, Piero Pegna e Callisto Naclalini. Per arrivare ali ' allra sponda fu questa volta necessario attraversare lo sbarramento cli fuoco eretto dall 'artiglieria austro-ungarica, la sorpresa era infatti fallita e soltanto l'oscurità della notte evitò che gli arditi venissero respinti con perdite mentre ancora si trovavano in mezzo alla corrente. La prima imbarcazione venne sì rovesciata da un lancio cli bombe a mano, ma era ormai vicina alla

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li XXVIII Reparto cl ' Assalto aveva come centro di mobilitazione il deposito del 55° Reggimento Fanteria a Siena.

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riva ed il sottotenente Pegna non ebbe difficoltà a raggiungerla a nuoto con i suoi uomini, per poi Janciarsi nella trincea più avanzata dove uccise due avversari. Con l'arrivo delle altre imbarcazioni iniziò tra gli arditi attestati lungo la riva e gli austro-ungarici appostati nelle loro trincee uno scambio cli colpi che continuò fino alle 4 quando l'avvicinarsi dell'alba suggerì agli italiani di ritirarsi. Le quattro pattuglie ripiegarono lasciandosi alle spalle un disperso e portando con loro un morto e dodici feriti, tra i quali i tenenti Colzi e Nucci, il sottotenente Nadalini ed il caporalmaggiore Giovanni Caminati, che sarebbe spirato al posto di medicazione dopo aver invitato i compagni a vendicarlo. Come il 16 aprile, non erano stati fatti prigionieri, a riprova delle difficoltà a mettere a segno un colpo di mano quando i due schieramenti contrapposti erano così nettamente separati. Da questo punto di vista l' operazione era dunque fallita ma restava il fatto che le quattro pattuglie avevano passato il Piave nonostante l'opposizione incontrata ed avevano poi ripiegato praticamente al completo, dopo aver richiamato per un paio d'ore l'attenzione dell' avversario. Il bombardamento d 'artiglieria che alle 3 del 15 giugno segnò l'inizio della Battaglia del Solstizio, colpendo prima i comandi, le zone di schieramento delle aniglierie e le posizioni cli seconda linea per abbattersi in un secondo tempo sulle linee avanzate, trovò il XXVIII Corpo cl' Armata attestato da Salgareda a Graclenigo con la sola 25a Divisione, in quanto l'altra di.visione, la 53", era raccolta tra Cendon e S. Elena a disposizione del Comando Supremo2 . Alle 8 del mattino le truppe austro-ungariche passarono il Piave all'altezza di Casa Cento ed obbligarono i difensori a ripiegare dietro il Gorgazzo. A quell'ora la 53a Divisione era già stata restituita al corpo d'armata ed aveva iniziato a schierarsi alle spalle della 25\ lungo la linea Meolo - Vallio - Roncade, verso la quale erano in marcia anche gli arditi ciel XXVIII. Il reparto, forte cli 18 ufficiali e cli circa 500 uomini di truppa, aveva avuto ordine alle 6 ciel mattino di raggiungere Madonna del Vallio, dove venne lasciato in attesa disteso nei prati fino alle ] 9,15, ora in cui salì sugli autocani che lo portarono a Cascina Olivotto, sulla strada da S. Pietro Novello a Zenson, a disposizione della Brigata Ferrara, nel settore di sinistra della 25° Divisione. La forte pressione in conispondenza dell' ansa di Zenson aveva costretto la brigata ad arretrare nella tarda mattinata sull 'argine di S. Marco e nel primo pomeriggio, dopo il fallimento di un contrattacco, ad un'ulteriore ritirata sulla linea Villa Premuda Canale di Zenson. Nel frattempo la situazione si era fatta pericolosamente incerta alle ali estreme del XXVIII Corpo cl' Armata, dove forze austro-ungariche erano riuscite ad incunearsi rompendo la continuità della linea e dove erano già stati impegnati due dei tre battaglioni cli bersaglieri ciclisti. L' invio in linea ciel reparto d 'assalto si inquadrava quindi nel progetto cli una controffensiva generale, per la quale erano stati presi accordi anche con i corpi d'armata adiacenti, XI a sinistra e XXIII a destra. Non appena arrivato a destinazione, il capitano Vivaldi Pasqua ebbe infatti ordine dal comandante della Brigata Ferrara di muovere all'attacco in direzione dell'argine cli S. Marco, per investire sul fianco il saliente creato dall'avversario e tagliarlo alla base. Per assolvere a questo compito la 2• Compagnia avrebbe dovuto agire sul tratto di fronte tra Cascina Levi e le Fornaci e la 1a tra questa località e Cascina Botter, mentre la 3• sarebbe rimasta di rincalzo. Per raggiungere le posizioni di partenza le tre compagnie si avviarono cautamente tra le alte siepi, senza però poter evitare che l'avversario si accorgesse del movimento e richiamasse nella zona il tiro di sbarramento della sua artiglieria. Fu allora che, in un episodio rimasto famoso ed immortalato in illustrazioni popolari, il tenente Piero Facligati inchiodò sull'attenti due plotoni e li tenne in quella posizione per lunghissimi minuti, tra lo scoppio delle granate, per evitare che gli uomini si disperdessero in cerca di riparo e le file ciel suo drappello venissero inimediabilmente scompaginate3. L'assalto, accompagnato dall'abituale lancio di petardi, portò gli arditi fin sotto l'argine cli S. Marco ma non poté procedere oltre. Il suo impeto fu infranto dai reticolati delle posizioni già occupate dalla Ferrara e tenute ora dagli austro-ungarici, e dalle raffiche delle mitragliatdci appostate sulla riva sinistra del Canale di Zenson. In meno di un quarto d'ora il XXVIII ebbe 10 ufficiali e 145 uomini di truppa fu01i combattimento, e lo stesso Vivaldi Pasqua, gravemente ferito, fu costretto a lasciare il comando al comandante della 2a Compa2 La 25" Divisione inquadrava le brigate Ferrara (reggimenti 47° e 48°) e Avellino (reggimenti 231 ° e 232°), la 53• era invece formata dalle brigate Ionio e Potenza. li XXVIII Corpo d'Annata poteva contare inoltre sul 2° Gruppo Battaglioni Bersaglieri Ciclisti (battaglioni II, X, Xl), sul XXVlll Reparto cl' Assalto e su al tre unità minori. 3 R. Gi uliani, Gli arditi, Treves Editori, M ilano, 1934, pag. 207.

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gnia, capitano Giuseppe Costa4 . Questi, ritenendo impossibile mantenere la posizione a cui si era aggrappato il repruto, anche perché privo di collegamenti sia sulla destra che sulla sinistra, decise cli arretrare di circa duecento metri e di disporre la sua compagnia nel fosso lungo la strada da Villa Premuda a Zenson, nel u·atto tra Cascina Levi n°] e Cascina Levi n°2, mentre la la Compagnia ripiegava su Villa Premuda nei cui pressi veniva raccolta anche la 3a, rimasta priva cli ufficiali. A seguito delle istrnzioni ricevute dal comando della Ferrara, secondo le quali il reparto avrebbe dovuto mantenersi sulle posizioni al momento occupate, la 1a Compagnia venne più tardi schierata sulla sinistra della 2a, lungo la strada per Cascina Guamieri e la sponda destra del Canale Zenson, e la 3a venne lasciata a difesa ciel caposaldo di Villa Premuda su cui tutto il reparto, ancora privo di collegamento sui fianchi, avrebbe dovuto ripiegare nell'eventualità cli un attacco notturno. All'alba Costa decise di portare in linea anche la 3" Compagnia, disponendola lungo il canale in piccoli nuclei sulla sinistra della 1•, nell'intento cli prolungare la fronte del reparto ed evitare possibili infiltrazioni. Gli arditi trascorsero la giornata su queste posizioni, impegnati a respingere le occasionali puntate di pattuglie ausu·o-ungariche e senza prendere parte ai contrattacchi lanciati dal XXVIII Corpo cl' Annata verso Zenson e soprattutto verso l'ansa cli Gonfo. In serata l'avversario tornò però a premere in forze e con il sostegno dell'artiglieria, obbligando il reparto a ripiegare su Villa Premuda. Le temute infiltrazioni si erano infatti verificate e la presenza alle loro spalle di nuclei armati di mitragliatrici aveva messo gli arditi in una situazione insostenibile. Le difficoltà incontrate nel rompere il contatto e l'oscurità ormai sopraggiunta impedirono peraltro che il movimento avvenisse in modo ordinato ed in questi frangenti alcuni uomini disorientati si ritirarono fino al fosso Palombo dove furono fermati dai carabinieri. Il precipitoso apparire di questi elementi ed i rumori del combattimento fecero credere al comandante del 222° Reggimento Fanteria, a1Tivato a rinforzare la 25• Divisione, che il reparto avesse ceduto ed abbandonato la linea. Il XXVITJ stava invece sistemandosi a difesa del caposaldo di Villa Premuda e preoccupandosi cli stabil.ire sulla sinistra il collegamento con il 47° Reggimento Fanteria. Mentre infatti sulla loro destra gli arditi erano in contatto con una compagnia del 48°, poi rilevata eia una ciel 222°, sull'altro lato ciel loro schieramento esisteva una falla che Costa cercò inutilmente di chiudere distendendo il reparto oltre Villa Premuda lungo il canale. Il bilancio del 17 giugno fu per il XXVIII cli un ufficiale ferito e 4 morti, 37 feriti e 7 dispersi tra la truppa, perdite relativamente leggere che lasciano intendere come la decisione di ripiegare sul caposaldo fosse stata dettata dal timore che il reparto, troppo allungato lungo il canale, venisse facilmente travolto. Nella notte gli austro-ungarici, pur senza muovere all'attacco, tennero le posizioni di Villa Premuda sotto il fuoco delle loro armi leggere a cui si aggiunse nella mattinata il tiro del!' artiglieria. Verso le 2 del mattino era stato intanto ferito il capitano Costa ed il comando era di conseguenza passato al capitano Italo Pagani. Fu questi quindi a preoccuparsi cli far richiedere all'artiglieria italiana di allungare il tiro, dopo che qualche colpo cli medio calibro era caduto pericolosamente vicino alle posizioni occupate dagli arditi, e di cercare il collegamento con i reparti vicini. Alle 11 il tenente Guido Boccacini, inviato a verificare la situazione sulla destra, tornò senza essere riuscito a trovare la compagnia del 222° che avrebbe dovuto trovarvisi, e ciò, dato il persistere di un ampio vuoto sulla sinistra, significava che il XXVIll veniva ad essere virtualmente isolato. Di questa situazione approfittò l'avversario nell'attacco sfeITato verso le 13, penetrando in forze sulla sinistra del reparto attraverso il tratto di linea sguarnito e portando le sue mitragliatrici a battere la strada di Villa Premuda. Pagani decise allora di ritirarsi con i suoi uomini sul fosso Palombo,_dove prese posizione alla sinistra del 222° Reggimento Fanteria che già lo presidiava, e dove sarebbe rimasto fino alle 15, quando gli attaccanti riuscirono a superare il fosso e nel combattimento lui stesso venne ferito. Passato agli ordini ciel tenente Boccaccini, il reparto aveva perso a questo punto molta della sua efficienza, sia per le perdite subite, in particolare tra gli ufficiali, sia per il disordine tra le sue file ed il frammischiamento con altre unità causati dalle vicende della lotta. 11 nuovo comandante approfittò perciò cli una breve pausa concessagli per riunire gli arditi sulla strada S. Pietro Novello - Villa Premucla e riorganizzarli, 4 Tra i dieci ufficiali fuori combattimento tre furono i caduti: l' aiutante maggiore tenente Umberto Malagoli e due dei protagonisti del colpo cli mano del 2 giugno, il tenente Colz.i ed il sottotenente Pegna. Rimasero invece feriti, oltre al comandante, i tenenti Francesco Novelli, Angel.o Nucci, Brunellesco Brunelleschi, Piero Fadigati, Guglielmo Perina ed il sottotenente Graziano Di Sarno. Il dettaglio delle perdite subite dalla truppa è di 12 morti, 79 feriti e 54 dispersi.

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senza peraltro raggiungere appieno il suo scopo in quanto, mentre era ancora .intento a quest'opera, ebbe ordine da un maggiore di artiglieria di portarsi a difesa di una batteria appostata nelle vicinanze. A riprova della confusione del momento e del caotico andamento cli quella fase della battaglia non solo le piazzole furono trovate vuote, ma il XXVlll le aveva appena raggiunte che il comandante del 222° Reggimento Fanteria, an-ivato a sua volta sul posto, lo prese ai suoi ordini per utilizzarlo suddiviso in pattuglie a copertura dell'avanzata dei fanti. Gli arditi finirono così col trovarsi mescolati con loro e con elementi di altri reparti d'assalto anch'essi proiettati verso il fosso Palombo5 . L'avanzata effettuata in queste condizioni ed i combattimenti che ricacciarono gli avversari oltre il fosso scompaginarono il reparto al punto che il tenente Boccaccini, rimasto con un pugno di uomini, cercò un comando a cui chiedere istruzioni. Dopo essersi 1ivolto al comandante del 47° Reggimento Fanteria, incontrato sulla strada per S. Pietro Novello, ebbe finalmente da un capitano ciel comando della 25a Divisione l'ordine di schierarsi con gli uomini che sarebbe riuscito a raccogliere da Casa del Mollo al fosso Onesti, con il compito di fermare eventuali sbandati. Dalla linea di combattimento non an-ivavano però che reparti inquadrati ed il comandante del XXVIII, giudicando inutile il suo ruolo, tornò a cercare lo stesso capitano per avere altre istruzioni. Come si può immaginare non riuscì a trovarlo e d'iniziativa decise allora cli uniformare il suo comportamento a quello dei reparti vicini. Con quanto aveva ancora alla mano del reparto, si schierò così a circa 200 metri a nord est del quadrivio formato dalle su-ade S. Pietro Novello - Zenson e S. Pietro Novello - La Fossa. In questa posizione rimase fino alle 23, poi, dato l'esiguo numero di uomini che aveva con sé, decise di ritornare agli accantonamenti di Biancade e fece diffondere questa notizia lungo la linea in modo che altri nuclei del reparto, aggregati alle diverse unità che avevano preso parte al contrattacco pomeridiano, ne fossero informati e potessero raggiungerlo. L'ultimo di questi drappelli lasciò il fronte la mattina clell'inclomani, 18 giugno, e fu così possibìle completare il conteggio delle perdite: 4 ufficiali feriti , tra i quali i capitani Costa e Pagani, 2 morti, 34 feriti e 7 dispersi tra la truppa. Nel tre giorni di battaglia durante i quali aveva catturato circa 400 prigionieri e molto materiale, tra cui spiccava un cannoncino da 37 mm, il XXVIII era stato "dimenticato" dopo il primo contrattacco sull' argine di S. Marco, ed in queste condizionì il reparto, a cui oltretutto erano venuti a mancare in rapida successione ben tre comandanti, pur continuando a battersi, aveva finito con il perdere coesione e con il dissolversi in piccoli nuclei. Di questo non poteva farsi una colpa ai suoi uomini ma piuttosto all' organizzazione dì comando a livello superiore, che aveva lasciato il reparto senza clirettive6. Il 23 giugno segni inequivocabili lasciarono intendere che le forze austro-ungariche erano in ritirata ed il comando della 3" Armata ordinò dunque di avanzare su tutto il fronte verso la sponda del Piave. Nel settore del XXVIII Corpo cl' Armata il compito di rioccupare le posizioni di riva destra fu affidato alla 22a Divisione (brigate Roma e Firenze), arrivata il 19 giugno dalla 7• Armata, e ad uno schermo di reparti mobili comprendente pattuglie di cavalleria, bersaglieri ciclisti ed arditi. In questo quadro, poco dopo le 10 del mattino, il reparto riorganizzato su due compagnie con i superstiti dei combattimenti dei giorni precedenti , venne messo agli ordini cli quella divisione che ne assegnò una compagnia alla Brigata Roma ed una alla Brigata Firenze. La prima fu a sua volta suddivisa in due nuclei, uno operante sulla destra del fronte di marcia, agli ordini del tenente Riccardo Rossetti, spinto in avanti lungo la direttrice Cascina Florian, Villa Premuda, Cascìna Moretti, Casa Sermiotto, l'altro agli ordini del sottotenente Giovanni Fulmini, proiettato in avanti sulla sinistra verso Cascina al Bosco, La Fossa, isola Teramo. I due nuclei si mossero alle 13 ed in poco più di tre ore raggiunsero i loro obiettivi, tentando poi di passare il fiume, senza riuscirvi per la forte c01Tente e per l'intervento di qualche mitragliatrice. Si limitarono così a consolidare le loro posizioni in attesa ciel sopraggiungere della fanteria e nel pomeriggio del giorno seguente la compagnia, che durante le operazioni di rastrellamento aveva avuto due feriti e catturato qualche sbandato rimasto indietro, rientrò a Biancade.

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Al contrattacco della 25" Divisione nel pomeriggio ciel 17 giugno presero parte i reparti d' assalto XXII e XXV. 11 totale delle perdite subite dal XXVIII tra il 15 ed il 17 giugno è cli 3 morti e J 2 feriti Lra gli ufficiali, 18 morti, 160 feriti e 68 dispersi tra la trnppa. Il reparto aveva quindi perso la quasi totalità degli ufficiali e quasi la metà della lrnppa. 6

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Del tutto analoghe le vicende deJla compagnia a disposizione della Firenze, anch'essa impiegata in compiti di avanguardia e ripartita tra i due reggimenti della brigata. Un plotone ed una sezione pistole-mitragliatrici, agli ordini del sottotenente Pietro Costanzo, furono impiegati dal 127° Reggimento Fanteria per occupare il caposaldo di Cascina Cappellini, mentre l'aliquota maggiore, agli ordini del sottotenente Anton io Fulmini e comprendente due plotoni con due sezioni pistole-mitragliatrici ed una sezione mitragliatrici, venne inviata dal 128° Reggimento Fanteria a Villa Premuda. Raggiunti i loro obiettivi i due ufficiali , dopo aver atteso il sopraggiungere dei reparti cli fanteria, proseguirono d'iniziativa fino alla riva del Piave, dove rimasero per tutta la notte. L'inseguimento non aveva portato ad alcun contatto con l'avversario, anche se nell'avanzata era stato catturato qualche elemento isolato ed erano state prese due mitragliatrici. Al mattino del 24, avuto il cambio, entrambe le colonne vennero richiamate presso i comandi cli reggimento e nel pomeriggio la compagnia fu fatta rientrare a Biancade. Negli ultimi giorni di giugno una buona parte dei feriti della Battaglia del Solstizio, tra i quali il capitano Costa, rientrarono al reparto. Non tutti erano perfettamente guariti ma, grazie al loro arrivo, il fonogramma che a mezzogiorno ciel 3 luglio disponeva l'immediata partenza per il fronte del Basso Piave trovò il XXVIII con una forza di 6 ufficiali e 396 uom ini di truppa. 11 giorno prima il XXIIT Corpo cl' Armata aveva iniziato le operazioni per la riconquista ciel terreno tra Piave Vecchio e Piave Nuovo, perduto nel novembre 1917, impegnandovi la 54• Divisione, lanciata all'attacco da Porte di Taglio e Capo Sile in direzione sud-est, e la 4a Divisione, che da Cortellazzo doveva avanzare lungo il corso del Piave Nuovo per completare da sud l'accerchiamento. L'avanzata su direttrici convergenti delle due divisioni aveva però incontrato una fo rte resistenza, soprattutto nel settore della 54", e per rilanciare l'offensiva il comando della 3• Armata, oltre a prescrivere un più largo impiego dell' artiglieria per demolire i centri di resistenza ed interdire il passaggio del Piave Nuovo, decise di gettare nella mischia anche i reparti d'assalto degli altri due corpi d' armata, Xl e XXVIII, nonostante si fossero entrambi già prodigati nei giorni tra il 15 ed il 23 giugno. Alle 13,30 il XXVI11 partì in autocarro per Croce, passando a disposizione della Brigata Bisagno. Le tre compagnie ciel reparto ed una compagnia del XXIII andarono a formare un battaglione di formazione agli ordini del comandante cli questo,-maggiore Lorenzo Allegretti, con l'ordine di portarsi in prima linea tra Cà del Bosco e Casa Bressanin, unendosi ai reparti di fanteria che la presidiavano. Alle 21 il battaglione Allegretti era in posizione, con le tre compagnie del XXVTII a destra e la compagnia ciel XXIII a sinistra, e secondo i piani avrebbe dovuto attendere che sulla sua sinistra l'XI Reparto cl' Assalto ed il III Reparto cl' Assalto di Marcia, seguendo uno sbarramento mobile d'artiglieria, raggiungessero l'allineamento Cà del Bosco - La Trezza prima cli iniziare a sua volta l'avanzata e muovere di conserva su Passerella e Cascina Ianna, obiettivi finali assegnati alla 54• Divisione. L'operazione venne però sospesa all'ultimo momento, in considerazione del fatto che gli arditi dei quattro reparti d'assalto non avevano avuto modo di orientarsi sul terreno e che in tali condizioni un attacco notturno si sarebbe con tutta probabilità tradotto in un sanguinoso insuccesso. Il 4 luglio vide la 54a Divisione costretta ancora a segnare il passo, con accaniti combattimenti attorno al caposaldo di Cà del Bosco tenacemente difeso dall'avversario. Un pri mo attacco venne sfeffato senza esito alle 4 del mattino dalla compagnia cli "fiamme rosse" del XXIII, rinforzata da una trentina di uomini della 3° Compagnia e da una sezione pistole-mitragliatrici del XXVlll, e dopo una mattinata di attesa, ed una serie di rinvii, il XXVlll entrò a sua volta in azione alle I 5, al termine di una preparazione_d'artiglieria durata un'ora. Non appena le batterie allungarono il tiro gli arditi, che già da mezzogiorno avevano oltrepassalo la linea tenuta dalla fan teria, si lanciarono all'assalto. Mentre un plotone della 3a Compagnia con una mitragliatrice ed una sezione pistole-mi tragliatrici impegnava il lato ovest del caposaldo, ed un altro plotone sostenuto da una mitragliatrice agiva sul lato nord, la 2" Compagnia riuscì ad irrompere al suo interno dal lato sud ed a sistemarvisi a difesa. Un ufficiale con una decina di uomini si spinse anche più avanti, verso Cascina Colombera, catturando lungo il percorso prigionieri e mitragliatrici e per qualche minuto sembrò che la posizione fosse definitivamente conquistata. La 3• Compagnia, pur riuscendo a fare a una trentina di prigionieri e ad impadronirsi di non meno cli sette mitragliatrici, non riuscì però ad assecondare l'avanzata della 2° e venne anzi costretta a ripiegare sulla linea di partenza. Una volta occupata Cà del Bosco, il reparto avrebbe dovuto collegarsi a destra con una compagnia del 153° Reggimento Fanteria ed a sinistra con una del 210° ma se la prima si mosse effettivamente delle pro- 641-


prie posizjoni per portarsi ali' altezza di Cà del Bosco, retrocedendo però ben presto davanti alla reazione dell'avversario, la seconda non uscì neppure dalle trincee. Gli arditi della 2a Compagnia si trovarono così con i due fianchi scoperti ed il capitano Costa che ne aveva preso il comando provvide ad imbastire attorno al caposaldo una linea cli difesa a semicerchio, con il concorso di alcuni elementi dei reparti d'assalto XI e XXIII, portati in quella zona dalle vicende della battaglia. Il primo contrattacco venne lanciato dagli austroungarici soltanto venti minuti dopo che il reparto aveva messo piede a Cà del Bosco, investendo soprattutto il fianco sinistro, ma per quanto sostenuto dal fuoco dell'artiglieria e delle mitragliatrici venne immediatamente respinto senza troppe difficoltà. A questo punto reparti austro-ungarici iniziarono ad infiltrarsi anche sul fianco destro e quando tornarono all'attacco la situazione si fece subito critica. I ripetuti tentativi di allentare la morsa con assalti improvvisi all'arma bianca non ebbero esito ed esaurite le munizioni Costa si vide costretto ad ordinare la ritirata sulle posizioni retrostanti. Erano le 16,15 e da quando la 2" Compagnia aveva messo piede nel caposaldo era passata poco più di un'ora. Sulla destra intanto la la Compagnia, che per appoggiare l'azione delle altre due si era spinta fino a Cascina Armellini facendo a sua volta una trentina di prigionieri, si era ritirata anch'essa dal momento che era rimasta priva di sostegno sul fianco sinistro. Ultimato il ripiegamento sulle posizioni cli partenza il XXVIII vi rimase fino alle 14 ciel 5 luglio, quando venne ritirato dalla linea di combattimento. Nell'azione del giorno 4, nonostante non fosse riuscito a mantenere il possesso di Cà del Bosco anche, se non soprattutto, per il venir meno del sostegno delle unità di fanteria che avrebbero dovuto agire al suo fianco, il reparto aveva contribuito alla cattura di buona parte del bottino fatto dal battaglione Allegretti: 300 prigionieri, 14 mitragliatrici e 5 bombarde da 140 mm. Era ancora una dimostrazione di elevata combattività, come confermavano le perdite, pari a 75 u01nini, con un ufficiale morto ed uno ferito, e con 7 morti, 50 feriti e 16 dispersi tra la truppa. Con il ritorno a Biancade il XXVIII ebbe modo di ricompon-e i ranghi, attingendo al III Reparto d'Assalto di Marcia, e di ricostruire la compagine del reparto con un intenso ciclo addestrativo che si sviluppò per buona parte dell'estate. Quasi a suggellarne il completamento, ed a mettere alla prova il livello di efficienza raggiunto, nella seconda decade di settembre venne organizzata una nuova incursione, ancora una volta contro le posizioni austro-ungariche dell'ansa di Gonfo. In quel tratto il fiume, che più a monte si allarga in più filoni, scoffe in un letto molto più stretto, sorvegliato da alti argini e tanto profondo eia non permettere cli passarlo a guado. L'azione richiedeva quindi che i nuclei d ' attacco fossero traghettati sull'altra sponda e recuperati al termine con lo stesso mezzo, e faceva affidamento sull' effetto sorpresa e sulla relativa brevità dell'attraversamento per dar modo agli arditi di raggiungere i loro obiettivi prima dello scatenarsi della prevedibile reazione avversaria. L'impresa venne preparata con cura e gli arditi, reduci da un lungo periodo cli inattività, fecero a gara per essere scelti a far parte delle due pattuglie che avrebbero dovuto portarla a termine. Nel primo pomeriggio dell' 11 settembre, quando già le barche che dovevano servire per il colpo di mano si trovavano dietro l'argine, ben mimetizzate con frasche, il capitano Antonino Fazio, chiamato a dirigerla, insieme con gli ufficiali, i sottufficiali ed i graduati delle due pattuglie si recò in prima linea per studiare il ten-eno ed individuare i varchi che le bombarde, con tiro metodico e regolare per non destare allarme, avevano aperto nei reticolati nell' arco di qualche giorno. Contemporaneamente le armi di accompagnamento del reparto, vale a dire la sezione Stokes e le due sezioni mitragliatrici esistenti , presero posizione lungo l'argine e vennero puntate sugli obiettivi individuati, in modo da poterli battere senza difficoltà quando sarebbe venuto il momento. li segnale della partenza dei prescelti da Biancacle venne dato alle dieci cli sera e la particolare atmosfera di quel momento rivive ancora oggi nel racconto di Padre Reginaldo Giuliani, il cappellano degli arditi della 3a Armata che ne fu uno dei protagonisti7: "I camions, allineati nella strada, sono presi d'assalto dalle diverse squadre: in pochi momenti tutto è pronto e il capitano dà il segno della partenza. l saluti e le felicitazioni degli amici sono soffocati dal rauco strepito dei motori e soprattutto dalle canzoni animate dei partenti. Gli autocarri sfilano per le vie alberate verso le linee di combattimento, tagliando la notte nebbiosa e fredda. Gli arditi cantano e le loro canzoni vibranti salgono ai silenzi il1finiti delle stelle... " Scene come questa erano solite accompagnare il trasferimento verso il fronte dei reparti d'assalto e 7

R. Giuliani, Gli arditi, Treves Editori, Milano, 1934, pag. 198.

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spesso ai canti si aggiungeva lo scoppio di qualche petardo o qualche colpo di moschetto, con le inevitabili conseguenze disciplinari. Nelle vicinanze del fiume le voci si spensero e gli uomini scesero dagli autocarri in silenzio per avviarsi verso i due punti di imbarco, lontani quasi un chilometro e collegati fra loro da una linea telefonica. Erano le 2 del mattino ciel 12 settembre e c'era ancora qualche ora di attesa di cui i componenti delle due pattuglie approfittarono per prendersi un po' di riposo negli stretti passaggi delle trincee. Alle 4 venne data la sveglia, con un rapido cenno di ogni ardito al suo vicino, e sempre nel massimo silenzio pontieri ed arditi misero in acqua le imbarcazioni, mentre mitragliatrici e mortai Stokes aprivano il fuoco per coprire ogni rumore. Le due pattuglie presero rapidamente posto a bordo e si allontanarono a colpi di remo, l'una verso il gomito nord dell'ansa e l'altra verso il punto dove l'argine più si avvicina alla riva. L'attraversamento del fiume, coperto dalla nebbia del primo mattino e protetto dalle anni di reparto, non trovò opposizione. La seconda pattuglia, guidata dal tenente Benedetto Codecasa non ebbe difficoltà a sorprendere e catturare cinque soldati del 56° Reggimento Fanteria austro-ungarico ed in meno cli tre quarti d'ora le sue cinque imbarcazioni furono di ritorno. Meno fortunata la pattuglia di sinistra, guidata dal sottotenente Carlo Mella, che non riuscì a fare prigionieri nonostante rimanesse sull'altra sponda per circa due ore. I piccoli posti che ne erano l'obiettivo furono infatti trovati deserti, forse perché i loro occupanti si erano affrettati ad abbandonarli, messi in allarme dal grido lanciato da un pontiere colpito da una raffica di mitragliatrice. Nella fuga avevano abbandonato quattro fucili, uno scudo da trincea ed un certo quantitativo di bombe a mano e di munizioni per fucile che gli arditi di Mella recuperarono e portarono con loro al momento di rientrare. Per le 6 del mattino l'operazione poteva dirsi conclusa e soltanto allora l'avversario, che fino a quel momento si era limitato a qualche colpo di bombarda tirato conu·o la sponda destra del Piave e ad isolate raffiche di mitragliatrici, reagì debolmente con l'artiglieria. Le perdite del reparto furono di un disperso e due feriti nella pattuglia del sottotenente Mella e di U'e morti e due feriti della sezione Stokes a causa del1' esplosione accidentale di uno dei mortai, verificatasi quando già le pattuglie erano sull'altra sponda. Nel complesso il colpo di mano era riuscito, grazie alla cura con cui era stato preparato ed alle precauzioni adottate per mantenere la sorpresa. Tuttavia quanto era successo alla pattuglia Mella climosU'a come il successo di queste azioni venisse ·spesso a dipendere da eventi occasionali ed imprevedibili, che potevano vanificare anche i più meticolosi preparativi. In quel mese di settembre al.tre due giornate si scostarono, sia pure per motivi diversi, dalla normalità dell'addestramento: il giorno 23 il reparto si trasferì per qualche ora alla Malcontenta, la grande villa veneta dove aveva sede il III Reparto d'Assalto di Marcia, per partecipare ali.a cosiddetta "Festa degli Arditi" ed essere passato in rassegna dal duca d' Aosta insieme alle altre unità similari dell'annata, e due giorni più tardi venne portato a Sabbioni, presso Oriago, dove sarebbe rimasto fino al 3 ottobre per svolgervi esercitazioni di cooperazione con l'artiglieria. Ad un evento celebrativo al quale la presenza del comandante d'armata attribuiva il significato di un esplicito riconoscimento del valore dimostrato, ne seguì quindi uno che segnava in qualche modo l'inizio di un nuovo ed impegnativo ciclo operativo, in previsione de] quale gli arditi erano chiamati a perfezionare gli automatismi dell'avanzata effettuata sotto l'arco delle traiettorie ed a padroneggiare i mezzi di collegamento con le batterie. Con il prendere corpo dei piani per l'offensiva, il XXVIII fu temporaneamente trasferito alle dipendenze della 31 a Divisione, appartenente ali' XI Corpo d'Armata, e dislocato tra Cà Stretta e Catena nel periodo tra il 5 ed il 14 ottobre, per poi ritornare al XXVIII Corpo d' A1mata e trasferirsi il giorno 24 da Biancade a Casa Romano, nel settore della 25a Divisione. Le sue tre compagnie furono messe a disposizione del 232° Reggimento Fanteria della Brigata Avellino, il reggimento cli punta che avrebbe dovuto costituire la prima testa di ponte oltre il Piave in corrispondenza della conU'oansa di Romanziol8. In attesa del momento della 3a Armata, la cui entrata in azione era prevista nella terza fase della battaglia, una volta che le armate schierate più a monte si fossero saldamente attestate sulia sponda sinistra, gli arditi presero posizione nelle trincee occupate dai tre battaglioni del reggimento. Le pessime condizioni meteorologiche e la piena del fiume imposero però un rinvio ed il 26 ottobre il reparto venne fatto rientrare a Biancade. 8 Il XXVIII Co1vo d'Armata iniziò la Battaglia cli Vittorio Veneto con le divisioni 25' (brigate Avellino, reggimenti 231° e 232°, e Ferrara, reggimenti 47° e 48°) e 53" (brigate Ionio, reggimenti 221 ° e 222°, e Potenw, reggimenti 271 ° e 272°).

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Trattenere gli arditi in linea era infatti inutile e sarebbe servito soltanto ad allungare l'elenco delle perdite aperto dai I 9 morti e 13 feriti della 3" Compagnia, sulla quale il giorno prima erano caduti con micidiale precisione due proiettili di bombarda. Il ritorno in trincea avvenne la sera del 27 ottobre, con una situazione meteorologica più promettente e con il forzamento ciel Piave che era cosa fatta da parte delle annate 8", 10" e 12a. 1130 ottobre venne lanciata all'attacco anche la 3" Armata e le tre compagnie del XXVIII ebbero il compito cli aprire la strada ai tre battaglioni del 232°. Dopo aver passato il fiume tra Romanziol e Sabionera, avrebbero quindi dovuto attestarsi oltre la strada che unisce queste due località e, una volta arrivati i fanti, guidarne l'avanzata su tre colonne verso lo scolo Grassaga. In aderenza a questo piano la 2n Compagnia venne messa a disposizione ciel IIl/232°, nei pressi di Lampo!, la J" dislocata al centro con il l/232° ad est di Casa Fracassi e la 3" sulla sinistra, con il ll/232°, a nord-est di Casa Romano. Il bombardamento cli preparazione, della durata prevista di un'ora, ebbe inizio alle 5 ciel 30 ottobre, e dopo una mezzora l'avversario reagì con le sue bombarde, battendo la prima linea con tanta violenza da ostacolare le operazioni per il varo dei traghetti. Il passaggio del fiume poté quindi avere inizio soltanto alle 6,30, e fu accanitamente contrastato da un avversario che si era ormai ripreso dalla sorpresa iniziale e che, oltretutto, non era più battuto dall'artiglieria. Con tutto questo, e nonostante le perdite subite soprattutto al momento dell'imbarco, le tre compagnie riuscirono a portarsi sull' altra sponda ed a superare l'argine, il che permise ai fanti del 232° di passare a loro volta sulla riva sinistrn senza troppe difficoltà. La 2a Compagnia ciel XXVIII, che costituiva l'avanguardia della colonna cli destra, raggiunse le prime case di Romanziol e prese contatto con la I", con la quale si trovava il capitano Costa. Da questa posizione si spinse avanti in direzione nord-est, andando ad urtare contro il caposaldo di Sabbiala e finendo sotto il tiro di sbarramento dell'artiglieria italiana che il lancio dei previsti razzi verdi di segnalazione, forse non visti a causa del.la nebbia, non servì a fare allungare. Rimasta priva cli ufficiali, e con larghi vuoti anche tra le file della truppa, la compagnia ripiegò dietro la strada Sabionera - Romanziol, dove rimase fino alle 17 senza prendere parte ai combattimenti che permisero alla Brigata Avellino cli avere ragione dei tenaci difensori di Romanziol. Anche la la Compagnia, dopo aver infranto le prime resistenze, scavalcato l'argine e superato la strada Romanziol - Sabbiola, venne a trovarsi in una situazione analoga. A sbarrarle la strada c'era infatti il munito caposaldo cli Casa Caretta, contro il quale gli arditi vennero lanciati inutilmente all'assalto dal comandante del I/232°, senza riuscire a superare i reticolati intatti e subendo forti perdite a causa delle numerose e ben appostate mitragliatrici. Ritirata dietro la strada, la compagnia non entrò più in azione per il resto della giornata. All'ala sinistra la 3• Compagnia aveva incontrato una forte resistenza già nell'attraversamento del greto e presa d' infilata da alcune mitragliatrici non aveva potuto superare l'argine ed era anzi stata violentemente contrattaccata. Aggrappata alle posizioni raggiunte, rimase in quella situazione per tutta la giornata, a su·etto contatto con l'avversario che dall' argine le impediva qualsiasi movimento. II cappellano, tenente Reginaldo Giuliani, che dopo aver passato il Piave con la 1a Compagnia, insi.eme con il capitano Costa si era spinto sulla sinistra attraverso un teffeno ancora controllato dall'avversario per cercare la 3", ha lasciato una vivida descrizione della lotta sostenuta tra l'argine ed il greto, e racconta anche di un atroce inganno ai danni degli arditi9: "In quel mentre scorgo degli austriaci alzarsi, agitare le braccia da quel punto dell 'argine dove essi avevano costituito il loro caposaldo di destra. "Si arrendono, si arrendono" gridano gli ardili e si lanciano in massa verso quella parte. Ma gli austriaci di tratto scompaiono e.fanno scattare le mitragliatrici.. . ". Il XXVIII aveva svolto appieno la sua funzione di avanguardia in due dei tre punti cli passaggio ed il rapido affermarsi oltre l'argine della l • e della 2a Compagnia aveva permesso al 232° di effettuare a sua volta il passaggio in relativa tranquillità. Portato a termine questo compito però, sarebbe stato forse più opportuno infiltrare le due compagnie negli spazi tra i capisaldi dove si iffigicliva la resistenza piuttosto che lanciarle al!' assalto cli queste posizioni con il risultato di esaurirne rapidamente la capacità cli combattimento. Con l'oscurità il reparto venne riordinato, raccogliendo le prime due compagnie dietro l'argine e suddividendone i 120 uomini rimasti in tre nuclei cli 40, uno a disposizione ciel 231 ° Reggimento Fanteria e due del 232°. Durante la notte l'avversario, che l'attacco della 3• Annata aveva colto quando era ormai 9 R. Giuliani, Cli arditi, Treves Editori, Milano, I 934, pag. 221.

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sul punto di ripiegare, abbandonò le sue posizioni, ed al mattino del 31 ottobre le truppe italiane si misero all'inseguimento. Passato agli ordini del 47° Reggimento Fanteria, il XXVIII si mosse alle 8, con l'ordine di raggiungere il canale Piavon e successivamente Motta di Livenza. Senza incontrare resistenza, gli arditi raggiunsero in serata il primo obiettivo ed il l O novembre vennero radunati a Piavon. Ripresa l'avanzata l'indomani , le compagnie la e 23, di nuovo a disposizione della Brigata Avellino, si portarono a Villa Amiotto e di qui a Cinto Caomaggiore, dove entrarono dopo aver vinto la resistenza di una compagnia rnitraglieri attestata a Persiana, per poi proseguire il 3 novembre verso Poian. La 3a Compagnia intanto, assegnata alla 23a Divisione, raggiungeva Villotta ed il giorno 3 arrivava S. Vito al Tagliamento 10 . L' ultimo giorno di guerra vide due pattuglie di venti uomini passare a guado anche quel fiume e mettere in fuga alcuni elementi di retroguardia ancora appostati sulla sponda sinistra. Durante l'ultima battaglia, e soprattutto nella giornata del 30 ottobre, il XXVlll aveva versato l'ormai usuale tributo di sangue, con 3 ufficiali uccisi e 7 feriti, e con 14 motti, 82 feriti e 19 dispersi tra la truppa. Dopo la fine delle ostilità il reparto venne raccolto a Madrisco, per poi essere trasferito il 9 novembre a çorniolo, a disposizione. della 23a Divisione. Successivi spostamenti, nel quadro dei compiti di presidio del confine or.ientale affidati alla 3a Armata, lo portarono nella zona di Aidussina, dove rimase fino all' 11 dicembre, giorno in cui andò a far parte del Corpo d'Occupazione Interalleato di Fiume. Passato agli ordini del capitano Ottorino Geudasio il 23 dicembre, il XXVIII Reparto d'Assalto lasciò la città il 26 gennaio 1919, a seguito dell'ordine di scioglimento diramato il 22 dal Comando Supremo per tutti i reparti non indivisionati, e raggiunse in treno Postumia (Adelsberg) dove venne sciolto senza incidenti il 31 dello stesso mese 11 . In dicembre, nel salu tarne la partenza per Fiume, il comandante del XXVIII Corpo cl' Armata, tenente generale Croce, che lo aveva sempre avuto alle sue dipendenze, ne aveva ricordato l'impeto ed il valore dimostrati sul Piave, nelle dure ed esaltanti giornate del giugno e dell'ottobre: Ordine del giorno N° 116 - 9 dicembre 1917 Al fiero Battaglione, figlio di tutti i Reggimenti del Corpo d'Armata, perché umi contribuirono alla sua nascita ed alla sua esisteliza, invio il mio saluto e quello delle truppe dipendenti. Mi è grato ricordare in questo mornento le belle pagine di valore scritte dal Battaglione presso l'ansa di Zenson nelle m.e rnorande giornate di giugno; il contributo di invilfo slancio portato successivamente nel luglio - ancora grondante ma non domo dalle gloriose ferite - nella conquista del terreno fra i due Piave, ùrfine lo slancio dimostrato nell'infrangere per primo il Piave nell'ansa di Romanziol all'alba del 30 ottobre, lasciando sulle rive del sacro Fiume - testùnoni dell'immenso amore alla Grande patria - gran numero di caduti. l compagni di quelle ore memorande non dimenticheranno i valorosi arditi del 28° Battaglione d'As salto. ll Ten. Generale Comandante del Corpo d'Annata Croce

L'eco di quelle parole si ritrova nella motivazione della medaglia d'argento concessa al reparto: Per le prove innumerevoli di ferrea tenacia e di ardente valore date n.ei combattenti del giugno, luglio e ottobre 19 I 8 sul Piave, ù1fiw1gendo soverchianti violentissimi attacchi avversari e travolgendo forti difese, a prezzo di generosi sacrifizi di sangue. (Villa Premuda, 16-17 giugno 1918; Cà del Bosco, lu-

glio 1918; Romanziol, 29-30 ottobre 1918).

IO La 23° Divisione (brigale bersaglieri VI, reggimenti 8" e 13", e VII, reggimenti 2° e 3°), inizialmente inquadrata nell'XI Corpo d'Armata ( IO" Armata), passò alle dipendenze del XXVIII Corpo d ' Armata. e quindi della 3' Armata, il I" novembre. 11 Comando 3" Armata, Stato Maggiore, Scioglimento del XX\llll battaglione d'assalto. n° 10 14 B del 2 febbraio 1919, AUSSl'v1E, Rep. F-4, Racc. 1.99, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione.

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Reparto cli arditi in marcia nella campagna Tregiana nel giugno l 918 (AUSSME)

Pistola mitragliatrice mod. 1915 in postazione avanzata sul fronte del Piave, durante la battaglia difensiva del giugno 1918 (AUSSME)

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XXIX REPARTO D'ASSALTO

n reparto d'assalto destinato ad operare nel settore della Val Lagarina, presidiato dal XXIX Corpo d'Armata, venne costituito dalla 1a Armata nell'ottobre ciel 1917, con elementi in esubero al IX e volontari tratti da tutti i reparti dipendenti. Il numerale XXIII gli fu attribuito dal Comando Supremo il 19 ottobre, accompagnandolo con l'indi.cazione ciel centro di mobilitazione designato, il deposito dell'80° Reggimento Fanteria a Verona 1. Accantonato a Brentino ed affidato al capitano Gastone Gambara, il reparto era a fine anno costituito su tre compagnie, con una forza cli 29 ufficiali ed 840 uomini di truppa, e poteva essere considerato .in buone condizioni di efficienza, sia in termine di dotazioni, dal momento che gli mancava soltanto una sezione mitragliatrici, che in termini cli addestramento. A differenza di altre unità dello stesso tipo pure dipendenti dall'armata ciel tenente generale Pecori Giraldi, il XXJTI non fu però utilizzato nella Battaglia dei Tre Monti e rimase in Val Lagarina, dove si sarebbe svolta tutta la sua vicenda cli guerra2 . La prima azione portata a ternùne fu un colpo cli mano su Sano, paese sul versante meridfonale della Valle del Cameras, lo stretto solco trasversale che con andamento all'incirca est - ovest congiunge la Val Lagarina con la punta settentrionale del lago cli Garda. Oggetto di uno studio accurato, l'operazione si proponeva la cattura di un piccolo posto che l'avversario aveva sistemato nelle prime case dell'abitato e la sua esecuzione fu affidata alla 3a Compagnia del capitano Calogero Guarini, incaricato anche di definirne le modalità esecutive. Con il concorso della Brigata Macerata che presidiava in quel periodo il sottosettore di Brentonico, il progetto fu messo a punto per la metà di gennaio lasciando al comandante del XXJTI la scelta del giorno e dell'ora. La volontà cli puntare sul fattore sorpresa dettò sia la decisione di agire ad un'ora insolita, le otto del mattino, che la distribuzione dei compiti. Di particolare impo1tanza era ovviamente il rapido superamento delle difese passive. Per quanto gli arditi potessero piombare su Sano dall'alto, grazie al dominio che le linee italiane avevano su quelle avversarie, per raggiungere il loro obiettivo dovevano superare tre successivi ordini di reticolati percorsi da corrente elettrica. Scartata l' idea di aprire i varchi con l'artiglieria, questo delicato incarico fu dato ad un ufficiale del reparto proveniente dal genio, il tenente Attilio Florio. Una volta tolta la corrente ed aperte le barriere cli filo spinato, i due plotoni nel frattempo ammassati nel valloncello del Rio S. Rocco, a ridosso dei reticolati, si sarebbero precipitati sulla casa dove si sapeva trovarsi l'uftìciale comandante con il grosso del presidio per poi estendere la loro azione alle case vicine. Una pistola-mitragliatrice li avrebbe seguiti per appostarsi a sbarramento della via principale proveniente da Mori, gli altri due plotoni sarebbero rimasti in posizione di rincalzo lungo il Rio S. Rocco ed il parallelo valloncello del Rio Sorgente, che scende verso Sano poco più ad occidente. I fanti del T/l 21 ° sarebbero stati pronti ad appoggiare in caso di necessità la compagnia d'assalto e le mitragliatrici del XXIII ~vrebbero costantemente tenuto sotto tiro il lato orientale del paese e la strada per Mori, da cui era possibile l'arrivo di rinforzi. L'intervento delle batterie da campagna e da montagna era previsto soltanto per coprire con il loro fuoco di sbarramento il rientro degli attaccanti. L'azione s.i svolse esattamente come pianificato. In mezzora, tra le 8, 15 e le 8,45 del 19 gennaio, il tenente Florio, assistito da due arditi, aprì i varchi che permisero ai due plotoni di penetrare nell'abitato

U

1 Comando

Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitaz.ione, 11° 130801 del I9 ottobre 1917, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. 2 Il XXIX Corpo d ' Armata, comandato dal tenente generale Vittorio De Albertis, era schierato dal Garda alla dorsale dello Zugna ed ali' inizio del I 9 I 8 comprendeva le divisioni 37°, nel tratto di fronte tra la sponda occidentale del lago e l'Adige, e 27'' dall' Adige allo Zugna compreso. 0

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scavalcando anche alcuni muri di cinta per poi dividersi in quattro nuclei di.retti verso altrettanti obiettivi. Fu soltanto a questo punto che dalla parte bassa del paese partirono delle fucilate di allarme. Era però troppo tardi. I primi tre nuclei irruppero per vie diverse nel caseggiato che ospitava il grosso del presidio, sostenendovi un breve ma cruento scontro a di.stanza ravvicinata in cui rimase ucciso uno degli arditi insieme con una mezza dozzina di austro-ungarici 3. L'ufficiale in comando fu preso prigioniero con il resto dei suoi uomini dopo di che gli attaccanti iniziarono il ripiegamento. Nel frattempo il quarto nucleo, che aveva essenzialmente compiti di copertura, si era spinto verso il margine inferiore dell'abitato puntando ad una cantina nei pressi della chiesa dove si sapeva trovarsi il resto del piccolo posto. Ne seguì un altro combattimento in spazi chiusi risolto a colpi di bombe a mano e di moschetto che lasciò sul terreno tre soldati austro-ungarici e fruttò la cattura di altri due prigionieri. Esaurito così il suo compito anche questo nucleo si ritirò ricongiungendosi al grosso sulla via del ritorno. Un po' perché colta di sorpresa ed un po ' per la nebbia che gravava sulla zona, contrariamente al solito l'artiglieria avversaria si limitò a sparare qualche colpo a casaccio. Alle 11 la 3a Compagnia rientrava indisturbata a Castione con undici prigionieri , dopo aver recuperato la sezione mitragliatrici, rimasta appostata in posizione dominante nelle trincee di Torchel, sopra Sano, per tutta la durata dell'azione. Il reparto aveva perso soltanto un uomo, il cui corpo era stato abbandonato tra 1e ultime case ciel paese vista l'impossibilità di trasportarlo lungo un percorso che comportava il superamento di stretti varchi tra i reticolati e lo scavalcamento di diversi muri di recinzione, e doveva lamentare due feriti leggeri. Si trattava di un eccellente risultato a cui avevano indubbiamente contribuito circostanze favorevol i, come la nebbia e la scarsa vigilanza del presidio, ma che molto doveva ad una meticolosa preparazione, come volle mettere in rilievo il comandante della Brigata lvlacerata, colonnello brigadiere Giovanni Marieni, nel trasmettere alla 37a Divisione il rapporto pervenutigli dal XXIII Reparto d'Assalto4 : "La piccola operazione è perfettamente riuscita essenzialmente in virtù di una minuziosa ed inteLligente preparazione di persone e di cose. Anima di tale preparazione è stato il tenente Attilio Florio, bella ,figura di intelligente coraggio, di equilibrato carattere e di nobile indole. La riuscita è dovuta pure alla felice scelta dell'ora, essendo sempre vem che, nelle piccole come nelle grandi op,erazioni, bisogna.fare quello che il nemico non si aspetta. Ancora è da accennare al fatto che la determinazione delle modalità venne lasciata completamente a chi doveva tradurle in atto, affinché egli avesse completa fiducia, limitando l'intervento di superiori a suggerimenti: il progetto venne cosi a mano a mano elaborandosi.fino a divenire pe1fetto. Il valore, lo slancio ed il sangue fì'eddo del reparto d'assalto raccolsero i frutti della preparazione."

Più che il doveroso riconoscimento alle virtù guerriere degli arditi del XXIII, in queste parole spiccano l' esortazione a perseguire innanzitutto la sorpresa, quale elemento essenziale ciel successo, e l' intenzione cli responsabilizzare al massimo i livelli medio-bassi cli comando, in linea con l'evoluzione dei procedimenti tattici imposta dalla guerra. Sulla stessa falsariga il reparto del capitano Gambara avrebbe impostato e condotto altre azioni similari, sia in Val Cameras che in Val Lagarina, anche se non sempre con lo stesso successo. Il 4 febbraio la 1a Compagnia del capitano Bramante fu protagonista di un analogo colpo di mano contro le posizioni avanzate austro-ungariche presso il casello ferroviario T cli Marco, sull'altro versante della Val Lagarina, .che fruttò la cattura di alcuni prigionieri, e sulla base di queste esperienze venne studiata una nuova operazione nella zona di Mori, questa volta scegliendo come obiettivo il paese di Tierno. DalJe dichiarazioni di alcuni prigionieri si era infatti appreso che tra quelle case era stato collocato un avamposto presidiato da circa quaranta uomini ed uno studio mirato dei movimenti dell'avversario aveva 3

Questi tre nuclei erano guidati dal sottotenente Dorigo, dal tenente Antonietti, dall'aiutante cli battaglia Solfa mentre il quarto era affidato al sergente Bressani. Il capitano Guarini, quale clireuore dell'azione, si trovava nelle trincee avanzate del Torchel, da cui poteva osservare il teatro cleJJ'azione e dove era in collegarnenLo telefonico con l'artiglieria divisionale. 4 Comando Brigata Macerata, 21 gennaio 19 18, AUSSME, Rep. E-5, Racc. 210, XXIX Corpo d'Armata, Colpi di mano.

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Le posizioni tenute dalla 37" Divisione (XXlX Corpo d'Armata) alla data del. 28 febb raio 1918 sul versante meridionale della val le del Cameras, ad oriente del Garda. Al centro il pronunciato saliente del Dosso Alto cli Zurez. La località di Sano, non visibile nella mappa, si trova appena oltre il margine destro cli questa, immediatamente a nord del piccolo saliente formato dalla linea italiana (AUSSME, Rep. E-1 , Racc. 25, Ia Armata, Sistemazione difensiva 1918)


Le posizioni della 37a Divisione sulla desb·a dell'Adige alla data del 28 febbraio 1918. Oltre le linee più avanzate, a sud cli Mori, le località di Tierno e Salvoui, teatro di azioni del XXIII, poi XXIX, Reparto cl' Assalto, come il casello ferroviario nei pressi di Marco, sulla riva sinistra. La località di Sano, non v.isibile nella mappa, si trova appena oltre il margine sinistro di questa, a ridosso delle posizioni italiane più avanzate. Là dove si cli1ige la strada che sale eia Mori, ad oriente di Villa Eugenia e Villa Battista (AUSSME, Rep. E-1 , Racc. 25, la Armata, Sistemazione difensiva 1918).

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poi permesso di localizzare un piccolo posto di 16 uomini nella cantina di una casa e confermato l'esistenza di altre due "piccole guardie" nei pressi della chiesa. sul lato ovest dell'abitato. Si trattava di una situazione molto simile a quella affrontata a Sano, anche per la presenza di successive barriere di filo spinato percorso da corrente el.ettrica, e J'operazione fu quindi organizzata allo stesso modo, affidandone l'esecuzione al plotone del tenente Carabene rinforzato da una sezione pistole-mi tragliatrici. l quaranta arditi sarebbero usciti dalle linee italiane nel valloncello di Besagno ed avrebbero seguito il corso del torrente per portarsi al coperto in un piccolo avvallamento ciel terreno a breve distanza dalle prime case ed a non più di una trentina cli metri dal reticolato. A questo punto un ufficiale ed un paio di uomini avrebbero aperto un varco nella siepe di ferro elettrificata e subi to dopo gli arditi sarebbero penetrati nel paese. Una metà degli arditi con una pistola-mitragliatrice doveva disporsi in modo da sbarrnre le provenienze da ovest mentre l'altra metà del distaccamento doveva occuparsi dei sedici uomini nella cantina della casa indicata sulle carte con il numero I. Il resto dell a compagnia con una sezione mitragliatrici Fiat si sarebbe attestato nelle trincee del cosiddetto Budello di Visna, da dove si dominava il paese Tierno, pronto a fronteggiare qualunque evenienza, ed ordini analoghi furono dati a due sezioni del XXV Gruppo da Montagna, appostate ai roccioni di Yisna ed a Coste di Tierno per poter sviluppare tiro di interdizione e di controbatteria. Per massimiaare l'effetto sorpresa non era prevista alcuna preparazione d'artiglieria ed anche la data e 1'ora furono fissate con questo scopo, stabilendo l'esecuzione del colpo di mano per un giorno di nebbia o di maltempo e nel tardo pomeriggio, verso l' imbrunire. Il progetto, presentato il 24 febbraio dal comando della Brigata Foggia, in quel periodo responsabile del sottosetlore, venne approvato dal XXIX Corpo d'Armata tre giorni più tardi e posto in esecuzione il 5 marzo. A differenza di quanto era avvenuto a Sano, questa volta l'allaime venne dato quando gli arditi erano ancora alle prese con la terza fasc ia di reticolati e gli attaccanti furono costretti a ripiegare non tanto dalla decisa reazione del presidio quanto dal furioso tiro di sban-amento dell'artiglieria. Due morti e dieci feriti furono il bilancio negativo dell'operazione, immediatamente sospesa per evitare ulteriori inutili perdite rinunciando al tentativo di forzare l'ultima barriera con l'impiego di pinze e materassi. Null'altro accadde in marzo ma verso la fine del mese i comandi, evidentemente a seguito di sollecitazioni provenienti dal Comando Supremo, poi formalizzate da Diaz in una circolare del 29 marzo, ritennero necessario rilanciare le operazion i di "piccola guen-a", con il duplice scopo di alimentare lo spirito combattivo delle truppe e di raccogliere informazioni sulle intenzioni dell'avversario, obiettivo questo particolarmente importante in un momento in cui l'inizio della grande offensiva tedesca in Francia portava a ritenere possibili analoghe iniziative sul fronte italiano. Il comandante del XXIX Corpo cl' Armata ordinò quindi che il suo reparto d'assalto si trasferisse nei pressi di Avio, nei baraccamenti a sud dell'abitato di Vò Sinistro, località che offriva buone opportunità per l' addestramento e dalla quale sarebbe stato più facile raggiungere i tratti cli fronte sui quali sarebbe stato chiamato ad agire. Nel contempo il tenente generale De Albertis chiese ai suoi due comandanti di divisione di individuare dove sarebbe stato piì:1 opportuno tentare di irrompere nelle linee austro-ungariche, in modo che il capitano Garnbara potesse provvedere allo studio ed alla messa a punto dei singoli progetti sulla base di ricognizioni eseguite sul posto con i suoi ufficiai i5 . A questa richiesta la 27a Divisione rispose immediatamente proponendo di ritentare il colpo di mano verso il Casello T a sud di Marco e di affidarne l'esecuzione alla stessa compagnia del XXlll che aveva operato il 4 febbraio. La proposta aveva il vantaggio di basarsi su un progetto già definito nelle sue linee essenziali e che poté quindi essere tradotto subito in atto, dopo avergli apportato poche varianti concordate con Gambara. Nella notte sul 2 aprile 1918, verso le due, due plotoni della 1• Compagnia, agli ordi ni del capitano Bramante, uscirono dalle trincee cli Serravallc e seguendo la riva sinistra dell 'Adige si porra5 Comando XX IX Corpo d ' Armata, Spirito offensivo delle truppe e impiego del reparto d'assalto in re/azio11e alla si111a:jone attuale, n° 1354 Op. del 26 marzo 19 18. AUSSME, Rep. E-S, Racc. 21 O, XXIX Corpo d'Armala. Colpi di mano. La comunicazione del XXIX Corpo d' /\rmata anticipava le disposizioni del Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito rclalive alla necessità di intensificare i colpi di mano senza preoccuparsi troppo cli eventuali insuccessi, il che lascia intendere che la volontà di Diaz fosse già nota da qualche giorno ai comandanti delle grandi unità impegnate al fronte.

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rono silenziosamente nei pressi della linea dei piccoli posti austro-ungarici tra il casello ed il fiume. Qui si appostarono in attesa dell'alba, ora in cui le ricognizioni effettuate nei giorni precedenti avevano indicato che la vigilanza delle vedette si allentava. Nel frattempo i cannoni clell'8a Batteria del 29° Reggimento Artiglieria eia Campagna battevano con tiro cadenzato un altro tratto del fronte per distrarre l'attenzione dei difensori. Verso le sette, dopo aver tagliato con cautela il reticolato elettrificato al margine estremo della linea, gli arditi irruppero nella posizione ed in un furioso combattimento corpo a corpo ne annientarono il presidio. Oltre ad 1 l morti rimasti sul terreno e spogliati di anni e documenti, gli austro-ungarici persero altri 15 uomini fatti prigionieri mentre tra gli arditi del capitano Bramante vi furono soltanto 4 feriti. Un'ora dopo, alle otto, il reparto rientrava indisturbato e nel massimo ordine nelle linee italiane, protetto dal tiro di sbarramento con cui l'artiglieria italiana scoraggiava un eventuale tentativo di inseguimento. 11 brillante esito dell' operazione fu salutato con soddisfazione dal comandante della 1" Armata che, subito informato dal tenente generale De Albertis, ebbe parole di elogio per i s uoi protagonisti ai quali ordinò che fossero immediatamente corrisposti i premi stabiliti dalla circolare del Comando Supremo ciel 29 marzo: 100 lire per ogni prigioniero catturato e dieci giorni di licenza. Con l'occasione il tenente generale Guglielmo Pecori-Giralcli volle però ribadire la più severa condanna per gli atti cli indisciplina e di vandalismo commessi cli recente da alcuni appartenenti ai reparti d'a·s salto dell'armata, a conferma cli quanto fosse difficile tenere sotto controllo gli arditi, tra i quali, almeno in quei primi mesi del 1918, non mancavano evidentemente gli elementi turbolenti e si annoveravano anche dei veri delinquenti6:

"Il bel atto compiuto dai niilitari del riparto d'assalto di codesto corpo d'annata serva di incitamento a tutti per compiere altre e anche maggiori imprese ardite: queste, di fronte al nemico, sono le vere prove di arditezza e di coraggio per le quali devono segnalarsi i militari dei riparti d'assalto, ed esse valgano a stigmatizzare sempre più gli obbrobriosi atti di spavalderia e di vile sopraffàzione su.i cittadini e sulle donne, che da qualche tempo dolorosamente vengono segnalati a questo comando ad opera di individui pure appartenenti ai riparti stessi." La concomitanza temporale tra il colpo di mano sulla sponda cieli' Adige e l'invito del Comando Supremo ad insistere in questo genere di operazioni, portò il XXIX Corpo d'Armata a stimolare ulteriormente i comandi in linea, prevedendo cli utilizzare per tali incursioni sia i militari con qualifica di "arditi" esistenti preJSO i battaglioni, sia nuclei del reparto d'assalto, ed a sottolineare questa volontà la 3a Compagnia del XXIll venne subito messa a disposizione della 37" Divisione per un'azione su Sano. In questo modo il reparto d'assalto tornava ad operare nel sottosettore di Brentonico, lontano dal tratto di fronte messo in allarme dall'incursione del 2 aprile, e si rispondeva allo scopo cli mantenere ovunque il contatto con l'avversario per seguirne l'attività e controllarne le intenzioni. Il nuovo colpo di mano fu eseguito il 20 aprile da due plotoni cli arditi sostenuti eia altrettante sezioni mitragliatrici del reparto e dalle armi dei reparti della Brigata Foggia che presidiavano la linea, con i restanti due plotoni della 3" Compagnia raccolti nelle trincee retrostanti per intervenire in caso di necessità. Il rapporto del capitano Gambara permette di apprezzare nei particolari la complessa organizzazione cli un' operazione cli questo tipo, frutto di un attento studio del ten-eno e dell'organizzazione difensiva dell'avversario7:

''Alle ore 4 i due gruppi, Est ed Ovest, si trovavano appostati relativamente a sud di Villa Eugenia e ad est di Casa Patù ad immediato contatto delle difese nemiche (elettriche); una mitragliatrice Fiat era col gruppo Ovest per d(fènderlo durante l'azione da immediate minacce di fianco, altra ,nitragliatrice Fiat postata alle trincee del Martello per tenere a bada Le vedette durante l'apertura dei varchi, altra sezione della linea avrebbe dovuto eventualmente sbarrare il passo a rinforzi nemici provenienti da Casa

6 Comando 1° Armata, Stato Maggiore, Elogio a.I 23° riparro d'assalro, 11°24761 del 2 aprile 1918, Rep. E-5, Racc. 210, XXIX Corpo d' ArrnaLa, Colpi di mano. Alla luce di queste parole, il trasferimento del XX lll Reparto d'Assalto a Vò Sinistro può essere visto anche come un tentativo di allontanare gli arditi da una zona dove la loro presenza causava troppi problemi con la popolazione. 7 Comando 23° Reparto d'Assalto, Azione ardita su Sano, eseguita il 20/4/1918 dalla 3" Compagnia di questo Reparro, 11°49 del 21 aprile I 918, AUSSME, Rcp. E-5, Racc. 2 10, XXIX Corpo d'Armata, Colpi di mano.

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Schizzo allegato al progetto di colpo di mano su Tierno studiato dalla Brigata Foggia ed affidato per l'esecuzione al XXII, poi XXIX, Reparto d'assalto. Vi sono indicate la fascia di reticolati e l'antistante siepe elettrificata, e vi sono altresì visualizzati il percorso che gli attaccanti avrebbero dovuto seguire, la linea di attestamento dell'aliquota cli copertura (A-A' ) al centro dell'abitato e la casa, contrassegnata con il numero I, che era occupata dal piccolo posto obiettivo deU'operazione (AUSSME, Rep. E-5, Racc. 21 O, XXIX Corpo cl' Annata, Colpi di mano)

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Schizzo illustrativo ciel progetto di colpo di mano contro il casello ferroviario T nei pressi di Marco, in Val Lagarina, studiato nel marzo 1918 dal comando della 27a Divisione con l'intento di replicare il successo dell'analoga operazione compiuta il 4 febbraio. Anche questa volta l'esecuzione sarebbe stata affidata al XXlll, poi XXIX, Reparto d'Assalto (AUSSME, Rep. E-5, Racc. 210, XXIX Corpo d' Annata , Colpi cli mano)


Palù e dalla Chiesa di S. Rocco; altra sezione del Reparto appostata alle trincee di M. Giove col compito di tenere a bada le vedette nemiche a sud-est di Sano e di proteggere il gruppo est dalle provenienze da Mori; un nucleo di uomini nelle trincee del Torchel per attirarvi con lancio di bombe incendiarie e fumogene l'attenzione dell'artiglieria avversaria in caso che questa aprisse i/fuoco o in caso di vivo allarme prima dell'irruzione; due plotoni ridotti al.le trincee del Martello e di M. Giove pronti a dare il loro appoggio in caso di bisogno; il direttore dell'azione alle trincee di M. Giove in comunicazione telefonica con l'artiglieria e col gruppo Ovest ed in comunicazione a voce col gruppo Est." Come in febbraio il primo ostacolo da superare era il reticolato percorso da corrente elettrica, che il cosiddetto gruppo Ovest attraversò alle 5 grazie al varco aperto dal tenente Florio, già protagonista del precedente colpo di mano su Sano. Divisosi in tre nuclei , ed incurante del tiro di interdizione di alcune mitragliatrici, messe in allarme dallo scintillio prodottosi all' atto della rimozione della barriera elettrificata, il gruppo Ovest si lanciò senza esitare verso gli obiettivi assegnati. Il principale di questi era un piccolo posto nei pressi di un caratteristico rudere che, nella toponomastica di guerra, era identificato come "Casa Bruciata". Dopo aver colto alle spalle ed abbattuto a pugnalate le tre vedette, gli arditi tentarono la cattura degli altri difensori che però si difesero accanitamente e fi nirono con l'essere tutti uccisi. Degli altri due nuclei , quello diretto a Casa Bruciata la trovò deserta e si ritirò dopo aver ucciso un ufficiale sorpreso nei paraggi mentre l'altro, che aveva soprattutto compiti di copertura, trovò vuoto il posto di guardia che avrebbe dovuto eliminare. Il rientro dei tre nuclei, che dovevano lamentare in tutto tre feriti avvenne senza difficoltà nonostante 1e insistenti raffiche delle mitragliatrici austro-ungariche. Meno agevole l'azione del gruppo Est, guidato dal sottotenente Sante Dorigo, che aveva come obiettivi i piccoli posti a Villa Eugenia, nella parte alta di Sano, ed all'imbocco della strada Sano-Mori. I primi problemi si ebbero al momento dell'apertura di un varco nella rete metallica elettrificata che avvolgeva la posizione. Dopo averla superata, Dorigo si accorse infatti della presenza cli altri due sbarramenti, l'uno costituito eia fili metallici frammischiati a quelli delle vigne sulle terrazze ai margini dell'abitato, l'altro da cavalli cli Frisia, entrambi percorsi da corrente elettrica. Con l'intervento dell' ufficiale del genio della 273 Divisione, tenente Renato .lndrizzi, a cui era stato dato l'incarico cli preparare la via agli arditi, anche questi inattesi ostacoli vennero superati ed il plotone diviso in quattro pattuglie mosse verso i suoi obiettivi. Dorigo ed i suoi uomini erano ormai in ritardo sull'orario fissato ed il fatto che il gruppo Ovest fosse già in azione aveva messo in allarme tutto il fronte. Il piccolo posto sulla strada per Mori venne così trovato deserto, abbandonato in tutta fretta dai suoi occupanti datisi alla fuga attraverso i campi, mentre a Villa Eugenia, dove operò la pattuglia guidata personalmente da Dorigo, furono catturati tre prigionieri ed altri sette uomini furono uccisi, tre mentre fuggivano lungo un camminamento e quattro per aver tentato di riprendere le armi dopo la resa. Le altre due pattuglie furono bloccate dalla fucileria e dal fuoco delle mitragliatrici prima di poter raggiungere altrettanti posti di guardia poco oltre la villa e ripiegarono combattendo sotto il diretto comando del sottotenente Dori go accorso sul posto. L'ora avanzata, l'accanita resistenza incontrata ed il fatto che il gruppo avesse già avuto quattro morti e sei feriti consigliarono di non insistere oltre e cli rientrare nelle linee italiane. In questa fase i tre prigionieri tentarono di sopraffare la loro scorta durante il passaggio dei reticolati e nella breve lotta che ne seguì due cli loro ed un ardito anelarono a cadere sui cavalli di Frisia elettrificati, dove rimasero folgorati , ed il terzo venne mortalmente ferito. Lo scopo della cattura di prigionieri venne così mancato ma nulla poteva imputarsi ai protagonisti dell'operazione e nel suo rapporto il capitano Gambara poteva giustamente affermare che ufficiali e soldati di entrambi i gruppi si erano ben comportati. L'operazione di Sano, insieme con quelle eseguite nello stesso periodo dai reparti d' assalto III e XXIV, nonché dai nuclei di arditi dei reparti cli fanteria, confermava l'atteggiamento aggressivo che la l • Armata aveva assunto in aprile, ottenendo per questo il dichiarato apprezzamento ciel Comando Supremo che volle additarla ad esempio8: "Durante il mese in corso sono state eseguile dalle truppe della l" Armata numerose piccole azioni di sorpresa che, svolte solfo forma o di colpi di mano o di agguati, hanno portato nel complesso alla cat8 Comando Supremo, Ufficio Operazioni, Piccole azioni di sorpresa, 11° 10149 G.M. del 26 aprile 1918, AUSSME, Rep. E5, Racc. 21 O, XXIX Corpo cl' Armata, Colpi di mano.

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tura di circa 50 nernici, ed hanno procurato contatti coll'avversario su tutti i principali sellori della .fronte del!' armata. Le perdite spesso subite dai reparti che le effettuarono mostrano che, ove la sorpresa venne a mancare, non si rinunciò ad aggredire l'avversario e ad ù1fliggergli perdite... Menr.re prego S.E. il Com.a ndante della l" Armata di voler tributare una parola di encomio ai comandi ed ai riparti interessati, porto quanto sopra a conoscenza delle altre armate, a titolo di incitamento, qffinché su tutta la fronte queste piccole azioni, utili e necessarie nella presente situazione, ricevano l'impulso che ho ripetutamente raccomandato, con i nietodi ed i mezzi suggeriti". Il mese di maggio vide il XXIII Reparto d'Assalto assumere il giorno 20 lo stesso numerale del suo corpo d'armata e prendere parte a due operazioni di diversa natura e portata ai due estremi del fronte affidato al XXIX Corpo d ' Armata. La prima fu organizzata con il concorso ciel comando dei Servizi della Regia Marina sul Lago di Garda e si concretizzò nello sbarco di un distaccamento d.i arditi a sud cli Torbole, nelle immediate retrovie austro-ungariche, dove, in località Casa Paradiso, si credeva fosse installato un grosso trasformatore utilizzato anche per l'elettrificazione dei reticolati. La vicinanza delle prime linee e le difese costiere allestite dall'avversario a protezione del piccolo tratto di sponda rimasto sotto iI suo controllo rendevano l' esecuzione del colpo di mano tutt' altro che facile, con il fondato pericolo che gli scafi destinati al trasporto degli incursori fossero scoperti ed investiti dal fuoco delle fortificazioni di Riva. L'azione venne quindi accuratamente studiata e preparata dal capitano di fregata Lodolo, a capo dell' organizzazione della Regia Marina sul Garda, che decise di impiegarvi i quattro MAS dislocati nel 1918 sul lago, accettando il rischio che una di queste preziose unità fosse affondata o addirittura catturata. Alle 23 del 4 maggio un piccolo convoglio guidato dalla barca a vapore Concordia che aveva a rimorchio i MAS 203, 1.7, 12 e 20, e la lancia che trasportava gli arditi, lasc.iò I.a baia cli Sogno, sede della flottiglia del Garda, e navigò verso nord a ri.dosso della sponda orientale, nascosto nell'ombra delle montagne. Due ore dopo, in prossimità delle linee italiane, nella piccola insenatura di Casa Tempesta, la Concordia si staccò dalla formazione per rientrare a Sogno ed i primi tre MAS si ormeggiarono agli scogli rimanendo in attesa, mentre il MAS 20, presa a rimorchio la lancia degli arditi ed attivati i motori elettrici per ridurre al minimo il rumore, si diresse verso il punto di sbarco designato, a 150 metri da Casa Paradiso. Per quanto a causa della fitta oscurità questo venisse identìficato soltanto all'ultimo momento ed a brevissima distanza dalla costa, alle 2,30 gli arditi presero terra rapidamente ed in perfetto ordine. Tagliati i reticolati senza destare allarme, il piccolo distaccamento raggiunse l'edificio dove però non trovò traccia né del trasformatore né del corpo cli guardia che avrebbe dovuto proteggerlo. Dopo avervi lasciato una carica di demolizione ed aver esplorato senza risultato due case vicine, alle tre del mattino gli incursori tornarono alla lancia che, sempre a rimorchio del MAS 20, si allontanò subito dalla zona per ricongìungersi agli altri tre battelli. Anche in questa fase l'avversario non si accorse cli nulla ed alle 3,45 la piccola formazione rientrava senza danni a Sogno. L'operazione non aveva raggiunto il suo scopo ma ai marinai ed agli arditi restava la soddisfazione di essere penetrati nelle linee nemiche e di esservi rimasti per qualche tempo indisturbati. Il colpo di mano assumeva quindi le caratteristiche di una beffa per l'avversario ed il suo significato morale veniva ad essere superiore ai risultati materiali. Con l'azione di Torbole si chiuse per il momento la sequenza dei colpi di mano a livello di compagnia e di plotone e si aprì una fase in cui il XXIX avrebbe agito sempre più spesso a livello di battaglione. Circa due settimane piL1 tardi, infatti, l'ordine di operazione emanato il 19 maggio dalla 27" Divisione9 prevedeva l'intervento cli tutto il reparto, affiancato dal I Reparto d'Assalto cli Marcia e da un battaglione di formazione costituito con i nuclei arditi dei reparti di fanteria divisionale, in un'azione sulla dorsale dello Zugna studiata "allo scopo di danneggiare la sistemazione d~f'ensiva del nemico, di intralciare i suoi preparativi offensivi, di catturare prigionieri e impadronirsi di materiale". Si trattava quindi di un colpo cli mano effettuato a scopo preventivo, per bloccare sul nascere qualunque iniziativa dell'avversario in un settore dove il fronte era sostanzialmente invariato dal giugno dal 1916 ed acquisire informazioni su quan9

Comando 27" divisione, Ordine di Operazioni 11°], Colpo di mano su Zugna Torta, SME, Rep. E-5, Racc. 210, XXIX Corpo cl ' Armma, Operazione Zugna Torta.

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L' azione di Torbole della notte tra il 4 e il 5 maggio 1918 (Stato Maggiore Marina, U fficio Storico, Cronistoria documentata delta guerra maritiima italo-austriaca, Voi. Vlll, La cooperazione con. il Regio Eserci/0 sul fronte terrestre, Roma, 1930)

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Schizzo illustrativo del colpo cli mano sulle posizioni austro-ungariche antistanti Zugna Torta, eseguito il 23 maggio 1918 dal XXIX Reparto d' Assalto insieme al I Reparto cl' Assalto di Marcia e ad un battaglione cli formazione di "arditi" della 27a Divisione (AUSSME, Rep. E-5, Racc. 21 O, XXIX Corpo d'Annata, Operazione Zugna Torta)

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to fosse eventualmente in preparazione. Dati questi intendimenti, l'azione si inseriva a pieno titolo in un quadro generale caratterizzato dall'attesa per una ormai imminente grande offensiva, in vista della quale era di vitale importanza arrivare ad una ragionevole certezza in merito a quali settori del fronte sarebbero stati investiti. Tutte le fonti indicavano che l'attacco avrebbe interessato solo marginalmente la l " Armata, ma vi erano ancora ampi margini cli dubbio che in quei giorni si cercava con ogni mezzo di dissipare. Proprio nell'incertezza in merito all' atteggiamento che avrebbero assunto le forze austro-ungariche contrapposte, nonché nella volontà di non rimanere con l'arma al piede in un momento tanto importante, è daricercare l'origine della decisione del XXIX Corpo d'Annata di dare il via ad un'operazione di proporzioni di gran lunga superiori a quelle cli un raid informativo. Gli ordini diramati dalla 27a Divisione al termine di un'accurata fase di studio ne collocavano l'esecuzione all 'interno del cosiddetto Settore Zugna - Cima Levante, vale a dire nella parte alta dell' omonima dorsale, là dove la linea italiana, proiettata oltre Cima Zugna e la malga dallo stesso nome, tagliava lo stretto crinale appoggiando le sue posizion i più avanzate ad un caratteristico tornante per poi scendere rapidamente verso la Val Lagarina. Le modalità esecutive contemplavano una poderosa preparazione d ' artiglieria che, dopo una prima fase sviluppata nel pomeriggio del giorno precedente con obiettivo l'apertura dei varchi nei reticolati, si sarebbe concretizzata al mattino del giorno stabilito in un bombardamento della durata di due ore, con tiro cli distruzione sulle difese antistanti e tiro cli interdizione sulle vie d ' accesso. Al momento dello scatto dei reparti d'assalto l' az ione dell'artiglieria si sarebbe trasformata in tiro d ' accompagnamento, creando uno sbarramento mobile con il quale precedere l'avanzata degli arditi. A l riguardo il documento preparato dalla 2T' Divisione contiene prescrizioni dettagliate che suggeriscono da un lato lo sviluppo raggiunto nel 1918 da questa forma d'impiego dell'artiglieria, dall'altro la consapevolezza della solidità delle difese da superare: "Il tiro di accompagnamento precederà di 200 metri la prima ondata e sarà allungato di 100 metri ogni 5 minuti primi. Però ognuno dei due battaglioni di assalto avrà seco un. drappello di collegamento di artiglieria ... provvisto di razzi a ji1mata nera per le eventuali segnalazioni di sospensione dell'allungamento. Quando tale segnalazione venga fatta lo spostamento in avanti del tiro sarà ritardato di IO minuti primi se non interviene frattanto altro segnale di mantenerlo ancora immobile per altreltanto tempo". Con la predisposizione cli organi di collegamento si intendeva quindi temperare la rigidità insita nella progressione a tempo dello sbarramento, soluzione non priva di inconvenienti in presenza di difese articolate ìn profondità su un terreno accidentato. Per quanto riguarda l'azione della fanteria, era previsto che le truppe d' assalto si scagliassero in avanti ripartite in due colonne, entrambe con obiettivo finale la Zugna Torta, ad oltre un chilometro dalle posizioni avanzate ciel "Baracchino" e dei "Sassi Bianchi", le prime che gli arditi della colonna operante a monte avrebbero dovuto superare per poter poi procedere lungo il crinale, scavalcando un articolato sistema di trincee scaglionate in profondità. La prima linea italiana si appoggiava sulla dorsale ad una robusta trincea ricavata in un caratteristico ed esposto tornante della strada militare proveniente da nord, costruita dagli austro-ungarici prima della guena. Sulla destra la montagna precipita con salti di roccia pressoché impraticabili in Vallarsa, sulla sinistra declina più dolcemente verso la Val Lagarina con un susseguirsi cli prati e di boschi. La posizione del 'Trincerone" aveva quindi un sol ido appoggio sul fianco destro, d_a dove risultava praticamente insuperabile, mentre sulla sinistra era esposta al tìro d'infilata della "Trincea Gialla", che correva parallelamente al piccolo saliente oltre una lunga e stretta striscia cli prato, oggi scomparsa e sostituita dal bosco, conosciuta con il toponimo cli Foraora 10 . Data questa situazione le due colonne dovevano darsi appoggio reciproco e l'azione dell' una favorire quella dell'altra. La prima, muovendo dal "Trincerone", avrebbe dovuto scardinare dall'alto il sistema difensivo cli prima linea ed eliminare le armi automatiche che dai "Sassi Bianchi" potevano ag ire contro il "Colletto Verde", la seconda, partendo proprio dal "Colletto Verde", avrebbe i nvece forzato la linea nemica più in basso ed aggirato da ]() Nel 1918 la Foraora, racchiusa tra le posizi.oni austro-ungariche dei "Sassi Bianchi" e della "Trincea Gialla", rispellivamente a nord e ad ovest. e tra il ripido pendio sottostante alla strada, contornato dalle trincee italiane, e la posizione pure italiana del "Colletto Verde", costituiva una stretta e lunga fascia di terra di nessuno.

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sud la "Trincea Gialla", per coprire così il fianco dell'altra colonna ed appoggiarla nel successivo balzo in avanti verso la cosiddetta posizione della "Gran Guardia". Da qui entrambe avrebbero proseguito verso la retrostante Zugna Torta, protetta da un 'altra trincea con l'immancabile reticolato, per devastare il complesso di baracche e ricoveri annidato ai piedi delle sue rocce. Nello studiare l'operazione era apparso evidente che superare di slancio un tale sistema di difese non sarebbe stato facile e si era quindi ipotizzata una durata dell 'azione non inferiore alle cinque o sei ore, con un susseguirsi di sforzi collegati l'uno all' altro secondo un preciso schema temporale. Così infatti recitava l'ordine di operazione:

2°) Alle ore x+2, 15' avverrà lo scatto del 29° battaglione d'assalto dal Trincerone, mentre l'artiglieria passerà sopra tale fronte al tiro d'accompagnamento e di sbarramento mobile. Sul fronte del ColLetto Verde continuerà ancora per altri 15 ' il tiro di distruzione. 3°) Alle ore x+2,30' avverrà lo scauo del battaglione d'assalto di marcia dal Colletto Verde, mentre l'artiglieria passerà al tiro di accompagnamento, che sarà intensificato dal fiwco delle mitragliatrici della linea di difesa. 4°) Per le modalità dell'azione si terranno presenti Le seguenti avvertenze: a) Uno speciale reparto del 29° bauaglione d'assalto, munito di lanciafiamme, deve avanzare con la seconda ondata, e appena avrà superato la linea dei "Sassi Bianchi", deve irrompere nella sottostante caverna e catturare le mitragliatrici ivi appostate e aventi azione contro le provenienze dal Colletto Verde. b) Uno speciale reparto del battaglione di assalto di marcia, munito in lanciqfiamme, destinato ad avanzare con una delle prime ondate, deve pulire per buon tratto la trincea ad ovest dei Roccioni Piramidali e poi rimanervi di guardia per impedire qualsiasi offesa a tergo delle colonne di attacco. e) A misura che le truppe del 29° battaglione di assalto defluiranno dal trincerone, il battaglione "arditi" avanzerà.fino a raggiungere il trincerone stesso, e si terrà pronto a rincalzare il 29° battaglione se la necessità lo richiede. Intanto con parte delle sue fo rze farà la pulitura di tutta la zona compresa fra la trincea del "Baracchino" e la "Trincea Gialla" accompagnando nelle nostre linee (dove saranno raccolti dai reparti della difesa) i prigionieri presi e il materiale catturato, specie le mitragliatrici.

Il tenni ne cieli ' azione sarebbe stato segnalato dal suono d i una potente sirena sistemata a Coni Zugna, al cui richiamo gli attaccanti avrebbero dovuto ripiegare sulle posizioni cli partenza. Non era però esclusa la possibilità cli lasciare delle robuste retroguardie attestate sulla prima linea nemica in attesa di ordini, nell'eventualità che venisse deciso cli conservarla in tutto od in parte per migliorare la sistemazione difensiva su lla dorsale. Con questa precisazione, che andava oltre lo scopo dichiarato dell' operazione, come del resto per l'entità delle forze impiegate, il colpo di mano su Zugna Torta assumeva le caratteristiche di un attacco locale fi nalizzato ad una rettifica dell'andamento del fronte. La sua direzione fu affidata al comandante del 207° Reggimento Fanteria, colonnello Umberto Cerocchi, responsabile del Settore Zugna - Cima Levante, che avrebbe avuto a disposizione, oltre ai tre reparti d'assalto, anche un battaglione del suo reggimento tenuto in riserva nella zona del vecchio villaggio militare dello Zugna, i cosiddetti "baraccamenti diruti" . Il XXIX Reparto d'Assalto al completo, con le sezioni lanciafiamme e lanciabombe Stokes, fu trasferito in autocarro a Passo Buole nella notte sul 21 maggio e prima dell ' alba, percorrendo a piedi l' ultimo tratto della strada mili tare, arrivò nella zona d i Malga Zugna dove si sistemò in attesa nelle caverne ricovero tra la "Cisterna" ed il "Trincerone". Secondo le prescrizioni contenute nell'ordine di operazione ogni uomo aveva cinque petardi offensivi oltre al normale armamento ed equipaggiamento, ed ogni squadra delle prime ondate aveva in distribuzione sei pinze tagliafili ed un materasso da reticolato. Agli arditi era raccomandato di porre la massima attenzione nell'evitare di tradire la ]oro presenza ed uguale raccomandazione venne rivolta agli uomini dei I Battaglione di Marcia cl' Assalto e del battaglione d' assalto di formazione che li raggiunsero la notte seguente, scagl ionanclosi gli un i nelle caverne del "Colletto Verde'', gli altri in quelle della "Trincea Tagliapetto", alle spalle del "Trincerone" ed in posizione di rincalzo. Alle 14 del 23 maggio l'artiglieria e le bombarde iniziarono la fase del tiro d i distruzione che alle

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16,15 davanti al "Trincerone" si trasformò in sbarramento mobile per assecondare lo scatto della prima ondata del XXIX, costituita da una parte della 3a Compagnia con il sostegno di una sezione lanciafiamme, urta sezione mitragliatrici ed una squadra di lanciatori di bombe a mano. Subito dopo Gambara tentò di far uscire dalla galleria ricovero la seconda ondata, con il resto della 3" Compagnia, ma lo sbocco principale verso il "Trincerone" fu improvvisamente ostruito dallo scoppio di una granata. Per quanto il comandante del XXIX cercasse di non perdere tempo avviando i suoi uomini verso un'uscita laterale, si venne a creare una pericolosa soluzione di continuità proprio nel momento in cui. alla reazione dell'artiglieria austro-ungarica, scatenatasi non appena le batterie italiane avevano allungato il tiro, si aggiungeva quella delle mitragliatrici e delle bombarde, indirizzata con micidiale precisione sulle trincee italiane e sui varchi aperti nei reticolati. La situazione era resa più difficile dalla conformazione del terreno che impediva agli arditi di spiegarsi e li obbligava ad uscire da un unico sbocco esponendosi al tiro concentrato delle anni avversarie. La prima ondata era bensì arrivata a ridosso dei "Sassi Bianchi" ma non era riuscita ad impadronirsene e tanto meno a ridurne al silenzio le m itragliatrici. Così, quando alle 16,30 venne il momento del I Reparto cl' Assalto di Marcia, queste ebbero buon gioco nel prenderne d'infilata le ondate d'attacco e nell'impedirgli di espugnare la "Trincea Gialla", di cui pure aveva conquistato qualche tratto. Ricacciati nella terra di nessuno, gli arditi cli questo reparto rimasero abbarbicati al terreno sotto il fuoco, senza poter incidere più di tanto sull'esito dell'azione. La stessa sorte ebbe il plotone che all'estrema sinistra del fronte d'attacco era stato scagliato contro i. "Roccioni Piramidali", insieme con una sezione mitragliatrici, una sezione pistole-mitragliatrici e tre apparecchi lanciafiamme. Dopo aver raggiunto il margine sud della posizione, anche qui gli arditi avevano dovuto cedere e ripiegare, con le mitragliatrici ed i lanciafiamme messi fuori uso. Il fallimento del primo assalto non significò la fine del combattimento, il XXIX ne sferrò altri quattro, l'ultimo dei quali alle 18,30, ed il reparto di marcia tentò a sua volta un secondo attacco contro i "Roccioni Piramidali", ma fu tutto inutile ed avanzare si dimostrò impossibile. Inutilmente si cercò cli trovare altre vie per avvicinarsi alle linee nemiche, saggiando perfino lo scosceso versante verso la Vallarsa, ed a nulla valse anche riportare lo sbarramento di fuoco prima sulla "Gran Guardia" e poi, verso le 19, sulle posizioni del "Baracchino" e dei "Sassi Bianchi". Nonostante questo nuovo intervento dell'artiglieria, infatti, anche l'ultimo tentativo effettuato dal XXIX alle 21,45 si risolse con un nulla di fatto e servì soltanto ad allungare l'elenco dei morti e dei feriti. Delle due colonne di un centinaio di uomini ciascuna organizzate eia Gambara, quella di destra fu arrestata dal fuoco delle mitragliatrici non appena oltrepassato il "Baracchino", quella di sinistra venne bloccata a pochi metri dai "Sassi Bianchi". Subito dopo l'azione fu sospesa, vennero richiusi i varchi nei reticolati ed alle 23,15 gli arditi ebbero l'ordine di lasciare le posizioni a reparti di fanteria e ripiegare verso Malga Zugna. L' unico risultato tangibile ciel colpo di mano erano gli otto prigionieri e la mitragliatrice catturati da un plotone del battaglione di formazione e precisamente dal plotone d'assalto del Battaglione Alpini Monte Pelmo. Mossisi subito dopo lo scatto della prima ondata ciel XXIX per piombare sulla "Trincea Gialla", questi uomini erano stati inchiodati al terreno dal tiro d'infilata delle mitragliatrici dei "Sassi Bianchi'' e da quella posizione avevano respinto un tentativo di contrattacco riuscendo anche a catturare alcuni degli assalitori. Le perdite totali subite dall'avversario non erano note, ma potevano essere intuite dall 'asprezza della lotta e dalla violenza ciel bombard~mento d'artiglieria, quelle subite dai tre battaglioni ital iani erano invece certe ed assommavano a non meno di 401 uomini, tra morti, feriti e dispersi: Il reparto del capitano Gambara lamentava 200 uomini fuori combattimento, tra i quali 8 ufficiali, e non cli molto inferiori erano le perdite del reparto di marcia, nei cui ranghi mancavano 8 ufficiali e 177 militari di truppa. Molto più contenute quelle del battaglione arditi divisionale, che ammontavano a 2 uHiciali e 14 soldati 11 . Il 31 maggio il XXIX Corpo d'Annata trasmise alla l" Armata le relazioni dei reparti accompagnandole con alcune considerazioni nelle quali, dopo aver ribadito la cura con cui era stata preparata l'opera11 Nel dettaglio il XXIX Reparto d"Assalto lamentava un ufficiale ucciso e 7 feriti, ai quali si aggiungevano 22 morti, 130 feriti e 40 dispersi tra la truppa, il I Reparto cl' Assalto di Marcia 4 morti ed altrettanti feriti tra gli uflìciali, 34 morti, 93 feriti e 50 dispersi tra la truppa, il battaglione di formazione un morto ed un ferito tra gli uffici ali , un morto e 13 feriti tra la truppa.

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zione, individuava le cause del fallimento in uno scollamento tra l'avanzata della fanteria ed il movimento in avanti dello sbarramento mobile, avvenuto forse prematuramente, ed in carenze nei co]legamentj che avevano impedito al comando della 27a Divisione di incidere sullo svolgimento dell'azione. Accanto a queste motivazioni il comandante del XXIX Corpo d'Armata, tenente generale Vittorio De Albertis, ricordava però anche la solidità della sistemazione difensiva realizzata dall'avversario sullo Zugna, con una complessa rete di trincee, camminamenti coperti, gallerie ricovero e postazioni in caverna per mitragliatrici frutto cli un lungo lavoro, e sottolineava come, su quel tipo di terreno e con un fronte d'attacco così ristretto, anche poche postazioni non neutralizzate per tempo potessero essere sufficienti a stroncare un attacco per quanto condotto con decisione 12 . Il comando d'armata si prese qualche giorno per rispondere ma quando lo fece fu con una comunicazione che non lasciava dubbi sulle conclusioni a cui era arrivato 13 . Dopo aver stigmatizzato gli errori commessi nello stabilire la posizione dei posti di comando, ed in particolare di quello div isionale, troppo lontano per poter seguire gli sviluppi del combattimento e mal collegato con il comando dell'artiglieria divisionale, il tenente generale Pecari Giraldi concordò nel puntare il dito sul troppo rapido spos tamento in avanti del tiro di s barramento ma questa mancanza di collegamento tra l'azione dell'artiglieria e quella della fanteria era stata esaltata dal fatto che il comando di divisione non era nelle condizioni di poter intervenire per rimediare azione durante ad una situazione compromessa in partenza. Si era dunque fatto troppo affidamento sulle validità di quanto prescritto negli ordini d'operazione e lo stesso errore era s tato fatto nello s tabilire gli obiettivi ed i tempi d ' intervento delle due colonne d'assalto. L' importanza della posizione dei "Sassi Bianchi" era stata correttamente valutata ma poi si era legata ad un eccessivo schematismo l'azione della seconda colonna, fissandone lo scatto dopo un intervallo di un quarto d'ora. La possibilità che questo tempo potesse non essere sufficiente agli arditi del XXIX, costretti ad uscire ali' assalto da un unico sbocco, non era stata neppure presa in considerazione e ciò aveva portato il reparto d'assalto di marcia sotto il tiro cl ' infilata di quelle mitragliatrici. Anche l' affermazione relativa alla cura posta nella preparazione del colpo di mano era contestata: giustamente il comandante della Ja Armata faceva invece rilevare che il colonnello Cerocchi era stato messo al corrente del progetto soltanto il 19 maggio, troppo tardi per farsene un'idea ed orientarsi sul terreno con i comandanti di battaglione. In sostanza, per quanto 1' operazione fosse effettivamente molto difficile, data la riconosciuta solidità delle posizioni contrapposte, l'esito era stato condizionato da una mancanza di flessibilità nell'adeguare i piani alla realtà e dall'impossibilità per i comandi di svolgere un 'effettiva azione di controllo. Se a tutto questo si aggiungeva che la sorpresa era stata compromessa da un disertore passato al nemico il 16 maggio, e forse anche dai concentramenti cli fuoco effettuati a scopo dimostrativo il giorno prima sulle falde dello Zugna, ben difficilmente il ris ultato avrebbe potuto essere diverso. Nulla comunque poteva essere addebitato alle truppe e 1e parole di Pecori Giraldi non lasciano dubbi al riguardo: "Meritano elogio le truppe di tutte le armi, di tutte le specialità, che agirono con slancio e diedero largo tributo di sangue per la buona riuscita dell 'azione". Un ulteriore, significativo riconoscimento fu la medaglia d'oro al valor militare conferita qualche mese dopo al sottotenente Sante Dorigo, già decorato di medaglia d'argento dopo il colpo di mano su Sano del 19 gennaio, con questa motivazi.one:

"Comandante la prima ondata, si slanciò con deciso impeto all'assalto di forti posizioni superandole coi suoi uomini sotto il tiro della mitraglia nemica. Gravemente ferito, rimase al suo posto, alla testa dei pochi superstiti e strappati all'avversario degli spezzoni esplosivi glieli lanciò contro infliggendogli gravi perdite. Colpito una seconda volta ed avuta spezzata una gamba volle rimanere ancora coi suoi soldati per animarli alla lotta. Soccorso da uno di essi che cercava di trascinarlo al riparo e travolti entrambi dallo scoppio di una bomba nemica benché nuovamente ferito in più parti e morente lanciò 12

Comando XXIX Corpo d'Armata, St.it.o Maggiore, Operazioni sullo Zugna, nc2856 op. del 31 maggio 1918, AUSSME, Rep. E-5, Racc. 21 O, X.XIX Corpo d' Armata, Operazione Zugna Torta. 13 Comando l" Armata, Stato Maggiore, Operazione dello Zugna , n° 1306 Op. del 6 giugno 19 18, AUSSME, Rep. E-5, Racc. 2 IO, XXIX Corpo d'Armata, Operazione Zugna Torta.

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fino all'estremo parole di incitamento ai suoi uom.ini: fulgido esempio di valore e tenacia. Zugna Torta, 23 maggio 1918. 14 " Tornato al campo di Vò Sinistro, il XXIX venne rimesso in efficienza completandone i ranghi con ufficiali e soldati del reparto di marcia e curando l' amalgama delle compagnie e dei plotoni con un se1Tato ciclo di esercitazioni. Questo processo non era però ancora stato completato quando il 15 g iugno il fronte dall'Astico al mare venne investito dall' ullima, disperata offensiva delle annate della Duplice Monarchia. Nel settore della l3 Armata non si ebbero eventi cli rilievo, come del resto le informazioni raccolte dai prigionieri e la ricognizione aerea avevano già indicato con chiarezza, e l'unica iniziativa austro-ungarica fu il colpo di mano che portò alla conquista del Dosso Alto di Zurez, là dove le pendici settentrionali del!' Altissimo s i protendono con un piccolo sperone verso la pianura cli Nago. Nota anche come quota 703, la posizione, inclusa nella linea cli osservazione italiana, costituiva un saliente che dominava dall'alto le linee austro-ungariche ed impediva il libero uso della strada tra Loppio e Nago. Con la sua conquista questo ostacolo veniva rimosso e la situazione veniva in qualche modo a capovolgersi, dal momento che dal Dosso Alto era possibile dominare non soltanto un lungo tratto della linea di osservazione del XXIX Corpo d'Armata nel settore cieli' Altissi mo, ma anche prendere d ' infilata il tratto della linea avanzata di resistenza che si appoggiava a Doss Casina. Se a queste considerazioni si aggiunge il fatto che sulla stampa tedesca ed austriaca era stato dato un gran rilievo a questo successo locale, traendone buoni auspici per il futuro, si comprende l'urgenza con cui ne venne solJecitata la riconquista. Un primo tentativo d i riprendere la posizione fu organizzato a d istanza di appena tre giorni con J' intervento della l" Compagnia del XXIX Reparto d'Assalto, messa per l'occasione agli ordini del comandante del II/35°, maggiore Giuseppe Parodi 15 . Oltre alla compagnia di éffcliti il dispositivo di auacco comprendeva la 4" Compagnia del 36° Reggimento Fanteria e le compagnie 6 e 7a del battagl ione Parodi, con in rincalzo .il 2° Reparto Zappatori ciel 36° ed il 3° Reparto Zappatori del 35°. L'operazione avrebbe dovuLo essere facilitata dalla perfetta conoscenza della sistemazione difensiva della quota, che l'avversario non aveva avuto ancora modo cli modificare, limitandosi a sbarrare alla ba<;e il sal iente . 11 punto di forza della difesa era rappresentato dall,1 galleria di 150 metri che attraversava il cocuzzolo da sud a nord, con un pozzo di areazione cli 7 metri che sboccava sulla som mità della quota e con parecchie feritoi e e cannoniere orientate verso Malga Zurez e Roncolà. Queste erano ora di scarsa utilità a ragione ciel rovesciamento del fronte, ma dopo la conquista i due sbocchi meridionali della galleria erano stati subito sistemati a difesa, in modo da battere la valletta che divideva il dosso dalla nuova prima linea italiana, ed anche le altre possibili vie d'accesso, da Sasso Sega e da Caverna Rossi, erano esposte al tiro delle armi appostate sulla quota alle quali, per quanto riguardava il fianco ovest, si aggiungevano quelle d i Malga Zurez. Per poter effettuare al coperto l'avvicinamento, l'azione venne programmata per la notte tra il 18 cd il 19 giugno, affidando all'artiglieria divisionale il compito di demolire le difese passive e di isolare poi la posizione con il concorso cli tre compagnie mitragliatrici chiamate ad effettuare tiri di interdizione e di disturbo su Malga Zurez, sulla valletta di Sasso Sega e sul versante verso Scudelle. Protette da un velo di copertura costituito da pattuglie cli arditi, alle 23 del 18 giugno la compagnia d'assalto e le due compagnie del 35° scaglionate alla sua sinistra uscirono dalle trincee e si disposero in attesa aU' altezza della linee delle piccole guardie. Due ore più tardi i primi nuc le i di arditi conùnciarono ad avanzare strisciando nell 'erba verso l' imboccatura più meridionale della galleria. Pioveva ma mancava la nebbia sulla quale si faceva invece affidamento per coprire l'ultima fase dell 'avvicinamento, e poiché quattro riflettori spazzavano di tanto in tanto il terreno, nel dubbio che gli arditi venissero scoperti e fallisse così la sorpresa, il maggiore Parodi decise cli richiamarli spostando l'attacco alle ore tre, quando l'esperienza faceva ritenere che le condizioni sarebbero state più favorevoli. La nebbia tanto attesa infatti arrivò, senza peraltro che la cosa avesse l'effetto sperato. Quando infatti venne ripresa l'avanzata, la prima ondata della compagnia d 'assalto, composta da quattro 3

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Dorigo, dato per mono. fu invece raccolto gravemente ferito dagli avversari e ricoverato in un ospedale da campo austroungarico. ma anche dopo il rim patrio dovette sottopors i a lunghi periodi cli cura e non si riprese mai completamente. 15 fl settore dell'Altissimo era tenuto dai due reggimenti della Brigata Pis,oia, 35° e 36°, che con la Brigata \licen za era inquadrata nella 26· Divisione del maggior generale Giuseppe Battist.oni.

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squadre di arditi con la sezione lanciafiamme e la sezione pistole-mitragliatrici, fu ugualmente illuminata dai riflettori e subito investita da precise raffiche di mitragliatrice mentre l'artiglieria austro-ungarica calava uno sbarramento di fuoco sul teITeno a sud della quota. Dopo appena venti minuti dall'inizio del movimento la sorpresa era ormai svanita, tuttavia i reparti erano vicini all'obiettivo e fu quindi deciso cli tentare cli impadronirsi a viva forza della posizione. Alle due compagnie ciel 35° fu dato l'ordine di sostenere l'avanzata degli arditi in modo eia dividere l'attenzione dei difensori e le armi automatiche della compagnia d' assalto vennero appostate in modo da controbattere le mitragliatrici all'imbocco della caverna. Alle quattro gli arditi si lanciarono all'assalto portandosi sotto la quota dove il grosso fu bloccato dal fuoco di almeno otto mitragliatrici e soltanto una pattuglia riuscì ad avvicinarsi alla galleria tanto da potervi lanciare i suoi petardi. L'attimo di sbandamento che ne seguì permise ad una squadra lanciafiamme di farsi a sua volta sotto ma prima dì poter mettere in funzione l'apparecchio quegli uomini furono abbattuti da una raffica cli miq·agliatrice sparata dall 'interno della caverna. All'estrema sinistra del fronte d' attacco anche l'avaHzata della 4° Compagnia del 36° Reggimento Fanteria si era conclusa prima del tempo. Sul fianco occidentale ciel dosso, battuti di fronte dal fuoco dei difensori della quota e dì fianco dalle trincee cli Malga Zurez, i fanti si erano dovuti an-estare a metà ciel camminamento che da Sasso Sega anelava alla quota 703 dopo aver subito perdite rilevanti. Riordinata la compagnia ciel XXIX e le due del 35°, Parodi lanciò un nuovo attacco verso le 5, contando ancora sulla protezione della nebbia e tentando · cli sbloccare la compagnia ciel 36° mandando un plotone della sua ala destra contro lo sbocco più occidentale della galleria. Arditi e fanti tornarono a spingersi in avanti finché verso le 6 del mattino il vento non spazzò via la cortina protettrice. Svanita la nebbia e con i lanciafiamme resi inservibili dalla pioggia non restò altro da fare che rinunciare e richiamare tu tti sulle linee di partenza. Nonostante il buon comportamento dei reparti impegnati e la tenacia con cui avevano reiterato i loro sforzi l'attacco era fallito , verosimilmente a causa di una preparazione affrettata, effettuata nella convinzione che l'avversario non avesse avuto ancora modo dì rafforzarsi sulla quota. Era evidente che ogni ulteriore tentativo doveva invece essere oggetto di uno studio accurato ed era altrettanto evidente la volontà di non lasciare all 'avversario il Dosso Alto. Questo intendimento fu chiaramente espresso dal comandante il XXIX Corpo cl' Armata g ià il 25 g iugno, dando ordine alla 26a Divisione di studiare nei eiettagli un'operazione finalizzata alla riconquista della quota, eia effettuarsi possibilmente cli sorpresa ma se necessario con l'intervento cli tutti i mezzi disponibili, inclusi i gas, e si concretizzò nella terza decade cli luglio a seguito cli una serie dj ricognizioni eseguite dagli arditi del capitano Gambara. Una tale attività aveva permesso di accertare che il nemico occupava soltanto la quota e le sue immediate adiacenze, e che dopo aver sistemato a difesa i due ingressi della galleria che la attraversava non aveva effettuato altri lavori sul fronte della posizione, ancora pressoché privo di reticolati ad oltre un mese dalla conquista, ed era invece molto attivo sul suo rovescio, nell'intento cli arrivare a collegarla quanto prima in modo sicuro con le posizioni di Roncolà. Era stato anche osservato che, mentre cli notte la vig ilanza era particolarmente attenta, con il dispiegamento di vedette e pattuglie di osservazione e di ascolto, di giorno al contrario, e soprattutto sul lato est del dosso, il nemico sembrava molto meno attivo. Il comandante del XXIX Reparto cl' Assalto si era.poi fatto l'idea che tra le truppe in linea nel settore Altissimo corressero voci esagerate sulla solidità delle difese e sulla forza del presidio che invece, a suo parere, non doveva sentirsi troppo sicuro, dal momento che le sue pattuglie non si allontanavano mai più di tanto dalla quota. Dopo aver riflettuto attentamente su questi elementi, ed aver studiato con cura le caratteristiche della posizione cli cui aveva fatto costruire un piccolo plastico, Gambara ipotizzò cli attaccare sul versante est, più facilmente perconibile e defilato rispetto a Malga Zurez, e cli agire in pieno giorno, in una giornata calda e senza nebbia, in cui il nemico non fosse quindi preoccupato dalla scarsa visibilità, sferrando l'assalto verso mezzogiorno od al più tardi nel primo pomeriggio, in una fascia oraria cioè che ambedue i contendenti dedicavano cli solito al riposo. Le forze necessarie furono da lui valutate in una compagnia d'assalto, rinforzata da sezioni lanciafiamme e sezioni mitragliatrici, che avrebbe operato suddivisa in gruppi, ognuno dei quali con compiti ed obiettivi ben definiti. Aci immediato rincalzo vi sarebbe stata una compagnia del Battaglione Alpini Exilles (33a), ammassata nella cosiddetta Caverna Rossi, dietro il fianco destro della compagnia d'assalto, ed una compagnia del Val Cismon (277a), dislocata a Sasso Sega con un plotone zappatori,

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( M~_q-g. Albe2-_~hìni) Comando Brigata Pisioia, Colpo di mano su Quow 703 del 18 giugno 1918 (AUSSME, Rep. E-5, Racc. 210, XXIX Corpo d' Armata, Operazioni Dosso Alto)

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Le posizioni di quota 703 di Dosso alto di Zurez in uno schizzo in cui oltre all'andamento dei reticolati e delle trincee è indicato anche lo schierament.o assunto dal XXlX Reparto d'Assalto per la vittoriosa azione del 3 agosto 1918 (AUSSME, Rep. E-5, Racc. 210, XXIX Corpo d'Annata, Operazione Dosso Alto)


sarebbe intervenuta al termine dell'operazione per dare il cambio agli arditi e presidiare il Dosso Alto. Data l'assenza di difese passive di un certo valore, ed in considerazione della necessità di garantire nel modo più assoluto la sorpresa, non vi sarebbe stata preparazione d'artiglieria, ma le batterie disponibili avrebbero dovuto essere pronte a concentrare il loro fuoco su Malga Zurez e Roncolà non appena da quelle posizioni si fosse cercato cli intervenire in appoggio ai difensori. Contemporaneamente l'artiglieria del corpo d'annata avrebbe dovuto controbattere le bocche da fuoco del Creino, di Carpeneda e di Biaesi. Sui lanciafiamme Gambara faceva affidamento per forzare gli imbocchi delle gallerie, mentre alle nùtragliatrici del suo reparto ed a quelle delle unità alpine che tenevano il fronte chiedeva di sostenere l'attacco battendo con tiro nùrato elementi preassegnati della sistemazione difensiva. Il progetto così formulato venne illustrato al comandante del XXIX Corpo d'Armata, che dopo averlo approvato ne informò la 1a Armata precisandone gli 16 aspetti salienti e sottolineando che la cura posta nel preparare l' azione faceva ritenere certa la sua riuscita . Avvolta nel più assoluto segreto, al punto da vietare al riguardo non solo le comunicazioni telefoniche ma anche quelle scritte e da informarne i comandi interessati soltanto all' ultimo momento ed a voce, l'operazione fu eseguita il 3 agosto, data scelta dallo stesso Gambara lasciato arbitro di fissare il g iorno e l'ora. Alle 23 del giorno 2 la 2a Compagnia del XXIX, suddivisa in cinque gruppi ognuno con il sostegno diretto di due apparecchi lanciafiamme e cli una pistola mitragliatrice, e le cinque sezioni mitragliatrici destinate ad appoggiarla, uscirono dai varchi già aperti nei reticolati italiani e mascherati fino a quel momento da cavalli di Frisia per raggiungere i punti dai quali avrebbero poi dovuto scattare simultaneamente all'assalto. La notte trascorse tranquilla e così pure la mattinata, finché alle 11,30 Gambara, che aveva sistemato il suo comando in uno dei piccoli posti, non fece dare il segnale dell'attacco con due scariche di pistola-mitragliatrice. I cinque gruppi scattarono simultaneamente e superato facilmente il debole reticolato furono in pochi minuti a ridosso dei loro obiettivi. Il, gruppo destinato ad occupare i due sbocchi meridionali della galleria venne però arrestato all'ultimo istante dal fuoco delle mitragliatrici che vi erano appostate ed anche il gruppo che avrebbe dovuto aggirare il fianco occidentale della quota per irrompere nella galleria dalle uscite posteriori non poté sviluppare la sua azione a causa del raffiche provenienti da Malga Zurez. L'artiglieria nemica, richiamata da un razzo rosso alzatosi da Roncolà, si era subito svegliata e batteva con il suo fuoco di interdizione la fascia cli terreno a sud della posizione. A questo punto Gambara chiamò a sua volta in azione l'artiglieria con il segnale a fumata gialla convenuto ed intanto, mentre veniva iniziato il tiro di repressione e di controbatteria, alle 11,35 uno dei gruppi d'assalto raggiungeva la sommità della quota e si precipitava nella galleria attraverso il pozzo di areazione, dopo aver ricacciato i difensori che cercavano cli risalirlo per portarsi in aiuto ai loro compagni travolti dall'irruenza degli arditi. Nel chiuso della caverna gli uomini del XXIX si imposero rapidamente con largo uso di bombe a mano ed alle 11 ,50, la resa ciel presidio consegnava quota 703 nelle loro mani. Il rastrellamento degli ultimi focolai cli resistenza, annidati nelle caverne, si protrasse fino alle 15 con il concorso di due plotoni di alpini della compagnia di rincalzo ed alle 18, nonostante il perdurare del bombardamento che continuò fino al mattino seguente, la 277" Compagnia ciel Val Cismon assunse la difesa del Dosso Alto. Proprio al tiro di sbarramento e di repressione dell'artiglieria austro-ungarica si dovette la maggior parte delle perdite, peraltro molto contenute. La 2" Compagnia del XXIX ebbe infatti a registrare la morte cli due ufficiali e di quattro arditi, con il ferimento di un ufficiale e di venti uomi ni di truppa, i reparti alpini quattro soldati morti e sette feriti. Di contro il presidio della quota, costituito da una compagnia rinforzata del .166° Battaglione Landstunn, con una forza di 241 uomini tra i quali 10 ufficiali, era stato letteralmente annientato. Oltre alla trentina di morti rimasti sul terreno, compreso il capitano al comando della posizione, si potevano contare 166 prigionieri, compresi 6 ufficiali, ed era stato catturato parecchio materiale nel cui inventario spiccavano otto mitragliatrici, un proiettore, non meno di 120 fucili, due apparecchi telefonici, un martello perforatore ed un trasformatore elettrico, insieme con parecchie casse di munizioni , attrezzi da lavoro e documenti dai quali furono tratte importanti informazioni. La fiducia del comandante del XXIX Corpo d'Armata era stata ben riposta e la riconquista di quota 703 poteva a 16 Comando XXIX Corpo d'Armata, Azione ardita verso quota 703, Racc. 210, XXIX Corpo d'Armata, Operazioni Dosso Alto.

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11°

4 l38 Op. del 29 luglio 19 18, AUSSME, Rep. E-5,


buon diritto essere vantata come un perfetto esempio di preparazione, di ardimento e di cooperazione tra le varie armi. Se infatti molto si doveva alla cura minuziosa con cui era stata studiata, non meno importanti erano stati lo slancio di cui avevano dato prova gli arditi e la puntualità e la precisione dimostrate dall'artiglieria nello svolgere il suo compito. l-,'<tssalto a Zugna Torta con le sue conseguenze e la riconquista del Dosso Alto di Zurez assorbirono il XX1X Reparto cl ' Assalto dalht primavera all'estate inoltrata, non lasciando spazio per piccole operazioni del tipo di quelle effettuate nella prima parte dell'anno. Sul fronte della Val Lagarina i] compito di tenere sotto pressione l'avversario con un atteggiamento costantemente aggressivo, così come richiesto dai comandi superiori, fu svolto in quel periodo dai reparti in linea, avvalendosi prevalentemente dei plotoni d ' assalto reggimentali. L'unica significativa eccezione fu il colpo di mano contro il posto avanzato di La Palù, nei pressi di Sano, portato a termine nella notte sul 24 giugno da un plotone della 3" Compagnia agli ordini del tenente Antonietti. La piccola operazione che aveva riportato gli arditi di Gambara in Val Carneras si concluse senza perdite e con la cattura cli quattro prigionieri. Dopo l'azione ciel 3 agosto le cose non cambiarono ed il reparto fu lasciato a riposo per diverse settimane, mentre la soddisfazione del tenente generale Pecori Giraldi per il brillante risultato ottenuto dagli arditi e per il contegno tenuto fino acl allora dalla sua annata lasciava il posto ad una decisa impazienza. I suoi corpi d'armata avevano infatti ridotto la pressione sull'avversario e questo non solo dove un'attività di pattuglia intensa e regolare era scoraggiata dal terreno, ma anche in quei settori, come in quello ciel XXIX Corpo d'Armata, in cui questi ostacoli non esistevano od erano di entità minore. Altro motivo di scontento gli veniva dalla tendenza acl utilizzare per questi compiti quasi esclusivamente gli arditi reggimentali, il che faceva temere al comandante della F Armala sia un troppo rapido logorio dei plotoni d'assalto, sia un indebolimento dello spirito combattivo del grosso delle unità di fanteria, non più abituato al contatto diretto col nemico. L'effetto dei ripetuti richiami non si fece attendere, almeno sul fronte del XXIX Corpo d'Armata. Mentre infatti si intensificava il pattugliamento della terra di nessuno da parte dei battaglioni schierati in prima linea, l' 11 settembre un plotone del reparto lasciò ancora una volta il campo di Vò Sinistro per una nuova incursione su La Palù. Gli arditi, affiancati eia una pattuglia di legionari cecoslovacchi, incontrarono una certa resistenza, come testimonia l'elenco de11e perdite in cui figurano un ufficiale ferito ed un morto e tredici feriti tra la truppa, ma riuscirono comunque ad annientare il piccolo presidio, uccidendo sei uomini e facendone prigionieri altri dodici. Dopo questa ripresa dell'attività, peraltro limitata al solo settore della Val Lagarina, come ebbe arilevare qualche giorno più tardi Pecori-Giraldi invitando gli altri suoi corpi d'armata a far eseguire quanto prima qualche colpo di mano 17 , il XXIX non fu impegnato in azioni cli rilievo per un mese esatto. Fu infatti solo il 1O ottobre che un plotone del reparto, operando congiuntamente con il plotone cl' assalto dell'87° Reggimento Fanteria e con elementi cecoslovacchi, si infiltrò nelle linee austro-ungm·iche a sud di Marco senza peraltro prendere contatto con l'avversario. In quei giorni, con l'avvicinarsi della battaglia decisiva la la Armata ordinò che entro il 20 ottobre ciascun corpo d'annata facesse eseguire sul proprio fronte almeno un colpo di mano finalizzato alla cattura cli prigionieri, senza escludere la possibilità di mantenere il possesso delle posizioni eventualmente conquistate 18. Da parte del XXIX Corpo d'Armata la risposta si concretizzò in un analogo ordine alle due divisioni dipendenti, ponendo come data limi te il 15 ottobre ma escludendo nel contempo rettifiche alla linea del fro nte. Come l'esperienza insegnava, l'organizzazione difensiva dell'avversario, e più ancora l'andamento stesso della linea, suggerivano di limitare l'attività a rapide incursioni seguite da un immediato ripiegamento. Alla 34" Divisione, su!Ja sinistra cieli' Adige, fu quindi chiesto di organizzare per il g iorno 14 un'azione sul versante dello Zugna digradante verso la Val Lagarina, contro il cosiddetto "costone della sorgente", tra il "Cappello del Prete" ed i "Sassi Piramidali", quindi un po' più a valle del teatro dello 17 Comando l'' Armata, Stato Maggiore, Colpi di mano per catturare prigionieri, 19 settembre 19 I 8, AUSSME, Rep. E-5, Raec. 21 O, XXIX Corpo d'Armata, Colpi di mano. 18 Comando 1° Armata, Stato Maggiore, Colpi di mano, n" 5036, 9 ottobre 1918, AUSSME, Rep. E-5, Racc. 210, XXIX Corpo d ' Armata, Colpi di mano.

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sfortunato attacco di maggio. Per l'entità delle forze destinatevi, pari ad una battaglione della Brigata Venezia, rinforzato da uno dei plotonj d'assalto reggimentali e da una sezione lanciafi amme della medesima brigata, questa operazione rappresentava uno sforzo ben maggiore di quello richiesto alla 2f? Divisione, sulla destra dell'Adige, sul cui fronte era prevista un'incursione nell 'abitato di Sano. Sempre nel settore Altissimo inoltre, quattro plotoni del XXIX Reparto d'Assalto avrebbero dovuto eseguire altrettanti colpi di mano contro obiettivi distribuiti lungo il solco Mori - Loppio - Nago, costituiti dai piccoli posti ad est cli Villa Salviotti, a La Palù, a Scudelle e nei pressi di Nago, a sud ciel "Bersaglio Militare" . A contrastare l'attuazione di questi progetti intervenne il maltempo che imperversò per lunga parte di quel mese di ottobre. Le piogge torrenziali ed il tetto di nubi basse che avvolgeva le cime dei monti impedivano infatti l'osservazione del tiro, facendo venir meno i presupposti per le due operazioni di maggior portata, alle quali le artiglierie divisionali e cli corpo d'armata avrebbero dovuto assicurare il massimo appoggio possibile, e condizionando pesantemente anche l'attività degli arditi del XXIX. TI 14 ottobre, rinviate di almeno ventiquattro ore tutte le altre, venne eseguita solo l'azione contro l'avamposto cli Villa Salviotti, fallita per l'attenta vigilanza del presidio, ed il giorno dopo il comando di corpo d' armata, visto il perdurare di condizioni atmosferiche avverse, decise cli cancellare senz'altro l'operazione dello Zugna e cli limitare l'attività sulla destra cieli' Adige ad un colpo di mano contro Sano. Sotto una pioggia dirotta, questa incursione fu portata a termine con successo eia un plotone del XXIX afiiancato dagli arditi ciel 35° Reggimento Fanteria e fruttò la cattura di 16 prigionieri. Dopo questa operazione null 'altro sarebbe successo fino ai primi giorni di novembre, sia perché il tempo rimase inclemente, sia perché tutte le energie del Regio Esercito furono assorbite dalla preparazione deJJ'offensiva finale. Entrambe queste motivazioni si ritrovano nel messaggio con cui il 15 ottobre, nel segnalare l'esito dell'incursione su Sano, il XXIX Corpo d 'Armata annunciava anche l'intenzione di accantonare gli altri progetti, aggiungendo che le truppe della 34a Divisione erano im pegnate a riattare la viabilità nel loro settore, dove le frane avevano inteffotto strade e mulattiere, e che la divisione stessa era destinata a lasciare lo Zugna nel giro di pochi giorni 19 . TI suo posto nello schieramento ciel XXIX Corpo cl' Armata fu preso dalla 32\ che lasciato il settore Posina - Astico alla 6°, iniziò ad affluire nella zona tra Avio ed Ala il I O novembre. Questo movimento faceva seguito alle direttive emanate il giorno primo dal Comando Supremo, secondo le quali, nel quadro di un ' avanzata generale, la l" Armata doveva puntare su Trento. Per far ciò era però necessario sfondare gli sbarramenti in Val Lagarina realizzando sulle due sponde del fiume una qualche concentrazione di forze, anche se ciò significava ridurre il numero dei battaglioni a presidio delle posizioni più a monte. La 32° Divisione si preparò ad agire sulla sinistra cieli' Adige con un nucleo di rottura composto dal XXIX Reparto cl' Assalto, meno una compagnia, dal 4 ° Gruppo Alpini ciel colonnello Giovanni Faracovi, con i battaglioni Feltre , Monte Pavione, lv/onte Arvenis, e dal X Gruppo Artiglieria eia Montagna. TI compito della colonna Faracovi era quello di sfondare lo sbarramento cli Marco, occupare i ponti cli Mori e raggiungere il più rapidamente possibile Rovereto per chiudere lo sbocco della Vallarsa e tagliare la via della ritirata alle forze austro-ungariche ciel Pasubio e dello Zugna. Alle sue spalle, con il compito cli sviluppare questo movimento aggirante, avrebbe agito una seconda colonna comprendente quattro battaglioni della Brigata Volturno, due compagnie mitragliatrici divisionali ed il IL Gruppo Artiglieria eia Montagna 20 . 19 li 22 ottobre, nel guadro delle modifiche allo schieramento disposte dal Comando Supremo per rafforzare le armate del Piave e del Grappa e creare alle loro spalle una consistente massa di manovra, la 34" Divisione venne trasferita dalla 1• alla 9' Armata e dislocata nella zona di Bolzano Vicentino. 20 Gli altri due bai.taglioni della Brigata \!0!1urno con le restanti due compagnie mitragliatrici divisionali erano in riserva a Serravalle, mentre l'altra brigata della 32" Divisione, la Brigata Acqui, era a Serravalle in riserva di corpo d'armata insieme con il XXVII Gruppo Artiglieria da Montagna. A disposizione della 32° Divisione. in previsione del successivo inseguimento, era infine un nucleo di truppe celeri comprendente il Reggimento Cavalleggeri di Alessandria, la 284" Compagnia Mitragliatrici montata su autocarri, una batteria della Regia Marina di cannoni autocarrati da 76 mm. La linea cli Serravalle da cui si mosse la colonna Faracovi era presidiata dal 111/36° (Brigata Pi.\'loia), della 26" Divisione, che dopo la partenza della 34° aveva allargato il suo fronte fino alle falde dello Zugna.

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L'attacco, inizialmente previsto alJ'alba del 3 novembre ed anticipato al pomeriggio precedente in considerazione dell'incalzare degli eventi, fu sferrato alle 15,20 ciel giorno 2 ed incontrò inizialmente una tenace resistenza che costò non poche perdite, soprattutto agli arditi del XXIX, e fu superata soltanto alle 18,40. Lasciato il compito del rastrelJamento dei prigionieri ai battaglioni della Volturno, e senza curarsi delle batterie nemiche che dall'alto del Col Santo cercavano cli interdirgli il passo lungo la strada cli fondovalle, la colonna Faracovi puntò immediatamente su Rovereto, dove entrò alle 20,45 facendo parecchie centinaia cli prigionieri ed occupando subito le alture a nord-est della città. L'avanzata veniva ripresa alle tre del mattino successivo, con in testa i Cavalleggeri di Alessandria sopraggiunti nel frattempo. Alle 15,15 ciel 3 novembre, dopo aver superato ancora qualche debole resistenza tra Calliano e Volano, i cavalleggeri entravano a Trento, seguiti un quarto d'ora più tardi dal resto della colonna. L'ultimo balzo vittorioso era costato al XXIX Reparto cl' Assalto 7 morti, 45 feriti e 4 dispersi, pari ad o.ltre la metà delle perdite subite dall'intera colonna Faracovi21 . Sull' altra sponda cieli' Adige la terza compagnia del repa1to aveva preceduto il II/36° nell'attacco alJo sbanamento cli fondovalle muovendo alle 15,30 del 2 novembre dalle posizioni di Talpina e Maso Merlo sulla scia di una poderosa preparazione cl' artiglieria. Dopo aver sostato per la notte nelle trincee conquistate, vicino alla sponda dell'Adige, alle 6,30 del giorno 3 un nucleo del XXIX ed i plotoni d 'assalto reggimentali della Brigata Pistoia assalirono ed espugnarono il caposaldo cli Villa Salvotti per poi procedere verso Isera, Marana ed Aldeno, con un copioso bottino di prigionieri e di armi. Alle 17,50 le punte avanzate di questa colonna entravano a Trento dalla via di Rornagnano. Dopo l'armistizio il XXIX proseguì la sua marcia fino al Brennero, dove il 1O novembre fu tra le prime unità italiane a raggiungere il nuovo confine, per ritornare ai suoi alloggiamenti in Val Lagarina una volta terminate le ostilità con la Germania e chiaritasi la situazione determinata dal caotico disfacimento dell' impero asburgico. Sciolto il 25 gennaio 1919, il XXIX Reparto cl' Assalto, rimasto sempre agli ordini di Gambara, fu decorato con una medaglia di bronzo al valor militare. La motivazione richiama la riconquista di quota 703 e la celere avanzata su Trento, ma non dimentica i numerosi colpi di mano sulle due sponde cieli' Adi ge che avevano rappresentato l'elemento più caratterizzante della sua attività: Ardito, irresistibile nello slancio, tenace nella resistenza, con frequenti azioni in Vczt Lagarina rese utili servizi, mantenendo in orgasmo il nemico, infliggendogli gravi perdite e catturandogli numerosi prigionieri (Dosso Alto Zurez, 3 agosto 1918, Marco-Adige-Trento, 2-3 novembre 1918).

21

Nel dettaglio il XX IX lamentò 7 arditi uccisi, 2 ufficiali e 43 arditi foriti , 4 ard ili dispersi. Degli altri reparti della colonna, il Reggimento Cavalleggeri di Alessandria ebbe 3 feriti e perse alcuni cavalli, il 4° Gruppo Alpino 2 ufficiali feriti, 2 uomini di truppa uccisi e 29 feriti. Ancora mi nori le perdite della Brigata Vollumo che tra i suoi fanti registrò in tutto 3 feriti.

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Una dettagliata carta delle posizioni di quota 703 allegata alla relazione dell'attacco del 3 agosto 1918. La legenda è la stessa della precedente, allegata allo stesso documento (AUSSME, Rep. E-5, Racc. 2 10, XXIX Corpo d' Armata, Operazioni Dosso Alto)

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Una scherzosa caricatura del XXIX Reparto d'Assalto, ambientata in uno scenario montuoso cli Fantasia. Il reparto ciel resto combatté Ja sua guerra sempre sui monti della Val Lagu,ina. Il cappel lo alpino ricorda l'estrazione cli molti dei suoi uomini

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La Medaglia d'Oro al Valor Militare Sante Dorigo, XXIX Reparto cl' Assalto, Monte Zugna, 23 maggio 1918

" Fiamme Verdi" del XXIX Reparto cl' Assalto, entrato per primo a Rovereto alle 20.45 del 2 novembre 1918 (MGR)

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Trento, elementi del XXIX Reparto d'Assalto alle porte della città, insieme con alcuni abitanti il 3 novembre 19 18 (MGR)

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Vò Sinistro. Dopo le azioni: il gagliardetto al XXIX Reparto d'Assalto ali' ingresso del campo, sormontato da un arco di trionfo con qualche pretesa stilistica. Estate 1918 (MGR)

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Zona di Avio, dopo una esercitazione del XXIX Reparto d'Assalto si trasporta un ferito (AUSSME)

Zona di Avio, esercitazione del XXIX Reparto d' Assalto, estate 1918 (AUSSME)

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Il capitano Gastone Gambara del Battaglione alpini "Edolo" comandante del XXIX Reparto d'Assalto e decorato con due Medaglie d' Argento al Valor Militare (MF)

Una fotografia aerea della zona del Dosso Alto il 24 maggio 1918, con il tracciato dei trinceramenti ed i segni dei bombardamenti d' artiglieria (AUSSME)

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Monte Zugna. Durante l'azione alla Foraora ciel 23 maggio 1918

Il caratteristico risalto ciel Dosso Alto di Zurez, visto dal passo di San Giovanni. È evidente come la posizione assicurasse il controllo della vallata sottostante (BDM)

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II cippo che sulla strada dello Zugna, a monte ciel tornante ciel Trincerone Traverso, ricorda i combattenti ciel XXIX Reparto d'Assalto, con in evidenza il distintivo eia braccio degli arditi con il gladio circondato dalle fronde di quercia e di alloro (BDM)

Una sezione mitragliatrici del XXIX Reparto cl' Assalto in movimento su un terreno di montagna. La didascalia della fotografia fa riferimento al ruolo cli primo piano avuto dal reparto nell' avanzata finale: "Gli arditi mitraglieri verso Trento" (AUSSME)

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Case diroccate dopo i combattimenti nella zona di Marco, dove il XXIX Reparto d'Assalto alpino ed il 4° Grnppo Alpini ruppero il fronte il 2 novembre 1918 (AUSSME)

"Gli arditi precedono le truppe che avanzano verso Trento". Un'altra fotografia riferita agli ultimi giorni della Grande Guerra sul fronte italiano, con il XXIX Reparto cl' Assalto in azione (AUSSME)

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XXX REPARTO D'ASSALTO

I XXX Reparto d'Assalto, denom inato VII fino al 111aggio del 1918, nacque negli ulti mi giorni di settembre del 1. 917 dalla 3a Compagnia de.I reparto d'assalto d i cui la 4" Armata aveva iniziato la forma. zione il 18 luglio a Zortea, nella zona cli Canal S. Bovo. Formata da ufficiali e soldati provenienti dai réggj menti bersaglieri 3°, 8° e 13°, e dal XLVIIl Battaglione Bersaglieri autonomo, la compagnia fu in izialmente assegnata alla 56a Divisione e rimase con questa grande unità anche dopo la trasformazione in reparto, con un organico di tre compagnie "fiamme cremisi" ed una compagnia "fiamme verdi" . Agli ordini del maggiore Ruggero Peclrotti, il Vll, trasferito dall' 11 ottobre a Forcella Val Sorda, seguì con compiti cli copertura il ripiegamento della divisione dalla regione delle Alpi di Fassa al Monte Grappa, durante il quale il 6 novembre sostenne un duro combattimento di retroguardia sulle pend.ici boscose cli Cima Calaita, in Val Cismon, dove perse cinque uomini. Alla data del 13 novembre la 5(l Divisione era schierata all' ala destra del XVlll Corpo d ' Armata a presidio del cosiddetto Settore Spinoncia, lungo una linea cli difesa appoggiata a Monte Fontanasecca, Monte Spinoncia e Monte Pallone che si giovava cli un terreno d iffici le, caratterizzato da profondi valloni dai fianch i ripidi e scoscesi. Non a caso il Gruppo Krauss, al quale nell'ambito della 14a Armata austro-tedesca era stato affidato il compito cli superare la batTiera montana tra Adige e Brenta, attaccò in quel settore soltanto il 21 novembre, dopo aver visto fallire i suoi tentativi lungo la direttrice più occidentale Monte Roncone - Monte Pertica, e contenuti i suoi sforzi nel settore del Monte Tomba. Una lunga preparazione di artiglieria precedette l'assalto alle posizioni del Monte Fontanasecca che gli alpini del battaglione Val Camonica furono costretti a cedere dopo un 'accanita res.istenza. li giorno seguente il VII Reparto cl' Assalto, nel frattempo passato agli ordini del capitano Attiliano 'làncini e rimasto fino a quel momento in riserva a Casoni del Sole, contrattaccò sostenuto dai battaglioni alpini 1vlonte Pavione e Cividale, guadagnando terreno verso Monte Avien senza però riuscire a riconquistare il Fontanasecca. Il tentativo fu ripetuto il 25, ancora una volta senza risultati decisiv i, ma il reparto si batté bene, guadagnandosi una citazione sull'ordine ciel giorno dell~i divisione, ed altrettanto valido fu l'apporto fornito tra l' 11 ed il 13 d icembre nei combattimenti intorno a Monte Fontane! durante la fase finale della battaglia cl' arresto sul Grappa. Questi ultimi scontri ridussero il VII, già duramente provato sia dall'avversario che dalle intemperie, a non più di una settantina di uomini e ne imposero il ritiro nelle retrovie. La fine dell'anno lo trovò così a Crespano, ai piedi del massiccio montano alla cui difesa tanto aveva contribuito, ed in procinto cli cambiare nuovamente comandante. li capitano Tancini era stato infatti ferito in azione ed il 21 gennaio 1918 il suo posto fu preso dal maggiore Luigi Lama. Il periodo dì sosta fu sfru ttato per rinsanguare la compagine del VII, la cui forza salì ben presto ad 850 uom ini, ed impostarne l'addestramento sull a base dei criteri definiti dalle circolari del Comancl_o Supremo, senza trascurare quanto veniva fatto presso al tre armate. Gli ordi ni diramati in proposito dal comando della 4a Annata affidavano al XVIII Corpo cl' Armata il compito di riorganizzare il reparto e stab:ilivano, come del resto per i reparti V, VI ed VlII, assegnati ai corpi d'armata XXVII, IX e VI, di allestire inizialmente una sola compagnia e cli dar vita ad un'unità a livello cli battaglione soltanto quando ne sarebbe stata pronta una seconda. Al termine ciel processo una delle compagnie avrebbe dovuto essere formata interamente con elementi provenienti dalle truppe da montagna e portare perciò sul bavero le fiamme verdi 1.

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1 Comando 4• Armata, Stato Maggiore , Ufficio Operazioni, Reparti d'assalto, 11°143 Op. del 3 gennaio 19 18. AUSSME, Rep. E-5, Racc. 17, VI Corpo cl' Armata. Ovviamente quest'Ll ltima disposi,.ione poteva valere so ltanto per que i corpi d'armata che inquadravano reparti alpini.

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Il tempo necessario ad amalgamare vecchi e nuovi arditi e le particolari esigenze del loro addestramento, insieme alle difficoltà poste dalle condizioni climatiche deJJ'inverno ed alla natura particolarmente aspra del terreno in quel settore del Grappa, congiurarono a far sì che il reparto non avesse modo di entrare in azione prima dell'an-ivo della primavera. Nella notte sul 31 marzo, in una delle tante "piccole operazioni" che contrassegnarono quel periodo di sostanziale stasi operativa, 60 arditi del VII uscirono dalle trincee presidiate dal I Battaglione del 53° Reggimento Fanteria a quota 868 (La Fossa), nella valle dell'Orn:ic, con il compito di eseguire un'accurata ricognizione dei caseggiati antistanti alla linea dei piccoli posti e catturarvi dei prigion.ieri. Le informazioni disponibili davano per sgombra la località nota come Case Marche ed indicavano che anche il burrone del torrente non era sbarrato per lungo tratto. L'obiettivo dell'azione fu quindi individuato nel rastrellamento di Casa Calonega e di Casa Arapè, posizioni che l'artiglieria avrebbe battuto per una mezzora a partire dalle 23 per coprire l'ultima fase dell'avanzata e favorire un'i1Tuzione di sorpresa. Divisi in tre nuclei di 20 uomini gli arditi si mossero alle 21, seguiti sulla destra eia una grossa pattuglia di 22 fanti che avrebbe dovuto attestarsi alla confluenza ciel torrente Bicador con l'Orn.ic per proteggerne il fianco destro eia eventuali sorprese da parte del presidio di Mulino dei Faveri, occupato in forze dall'avversario. La notte chiara, il te1Teno ripido e roccioso e la naturale cautela richiesta dall'impresa ritardarono però i movimenti dei tre nuclei che si riunirono a Case Marche quando la breve preparazione d'artiglieria si era onnai conclusa. A questo punto il piccolo reparto tornò a dividersi e, mentre 20 uomini puntavano su Casa Arapè, gli altri si diressero su Casa Calonega che si sospettava occupata dall'equivalente di un plotone. Nell'avvicinarsi ai due caseggiati, quando era ormai l'una del 31 marzo, gli arditi furono accolti da un nutrito fuoco di fucileria e dal lancio di bombe a mano. La sorpresa era evidentemente fallita e, venuta così meno la possibilità di catturare gli occupanti di qualche piccolo posto, le due pattuglie si ritirarono respingendo con i petardi Thevenot un tentativo di aggiramento sulla destra effettuato da nuclei avversari scesi dal ciglione clell'Ornic. Gli arditi rientrarono alle 4 del mattino con un sottufficiale ferito. Peggio era andata al plotone di copertura del 53°, che perse due uomini inviati in avanscoperta, verosimilmente catturati dal presidio del Mulino dei Faveri Il rapporto inoltrato dal VII Reparto cl' Assalto suggeriva che l'avversario avesse a sua volta subito delle perdite nello scontro notturno, ventilava la possibilità di un nuovo tentativo, partendo però da posizioni preventivamente occupate nei pressi di Case Marche, e, nel segnalare il buon comportamento di tutti i partecipanti, proponeva la concessione di una dozzina di licenze premio. Non era questa però l'opinione del comandante del XVIIl Corpo d'Armata, maggior generale Luigi Basso, che rilevò soprattutto il sostanziale fallimento dell'azione e respinse la proposta con questa secca annotazione2 : "Si concederanno licenze premio allorché l'esito sia positivo, e non vi siano solo chiacchiere". Il XVlll Corpo cl' Annata lasciò il 9 aprile 1918 la responsabilità del proprio tratto di fronte al XXX per scendere in pianura a disposizione del Comando Supremo. Al XXX Corpo d'Armata, che inquadrava le divisioni 47a e 50\ passò anche il VII Reparto d'Assalto, che venne perciò ridenorninato XXX il 20 maggio 1918 quando, su disposizione del Comando Supremo, i reparti d'assalto presero lo stesso numerale del corpo d'arn1ata a cui appartenevano. Fu quindi come XXX che il reparto, all'epoca agli ordini ciel maggiore Luigi Marotta, venne impiegato nel colpo di mano organizzato quello stesso mese a Monte Spinoncia dalla Brigata Aosta (50a Divisione). In dicembre le ultime giornate di battaglia avevano dato all'avversario il possesso del Monte Valderoa e del Monte Spinoncia, il che gli aveva assicurato il controllo della Val Calcino, dominata ai due lati eia questi pilastri montani. Una stretta cresta rocciosa coJJega lo Spinoncia alle Porte di Salton, dove si trovavano le posizioni italiane, con gli avamposti aggrappati ad un torrione di roccia e fronteggiati a pochi metri di distanza eia un piccolo posto austro-ungarico in posizione altrettanto precaria, poco a sud della quota 1303 a cui si appoggiava la prima linea avversaria. Questa consisteva in una trincea continua che scendeva verso il torrente Calcino protetta qua e là da reticolati nascosti tra gli arbusti ed era tenuta da una compagn ia con almeno quattro mitragliatrici. Piccoli posti sistemati lungo il crinale assicuravano il collegamento con la retrostante 2

7° Battaglione d' Assalto, Relazione, IO aprile 19 I 8, AUSSME, Rep. E-5, Racc. 102, XYill Corpo d'Armata, Azioni offensive 1918, Piccole operazioni febbraio-marzo.

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quota 1301, dove, .in un più ampio sistema di trinceramenti e ricoveri stavano le altre due compagnie fucilieri e la compagnia mitragliatrici del battaglione che presidiava ìl complesso dello Spinoncia. Il piccolo posto davanti alle Porte di Salton era già stato l'obiettivo cli qualche "piccola operazione" ma tutti i tentativi erano stati frustrati dalle diftìcoltà ciel terreno e da una attenta vigilanza. Lo scopo che in maggio si proponeva il comandante della Brigata Aosta, colonnello brigadiere Roberto Bencivenga, era addirittura più ambizioso, mirando alla cattura dell'intero presidio della prima linea. La condizione essenziale per riuscire era la sorpresa, non disgiunta però da un 'accurata preparazione. A vantaggio della prima fu imposta la più rigorosa tutela del segreto e venne organizzato in modo abbastanza palese un finto attacco contro il Valderoa, su cui si sarebbe dovuto abbattere un violento tiro di distruzione diretto non solo contro le trincee che dalla cima scendevano in Val Calcino ma anche contro gli osservatori e gli appostamenti per mitragliatrice, allo scopo di togliere a difensmi dello Spinoncia questo appoggio d'ala. Per non annullare l'effetto della finta, Bencivenga ordinò poi che il bombardamento di preparazione sulla zona di prevista irruzione iniziasse solo in un secondo tempo, concentrando la massima violenza in pochi minuti, prima di lasciare spazio all'azione delle fanterie e trasformarsi in tiro di interdizione. L'appoggio diretto ai reparti lanciati all'attacco sarebbe stato fornito in questa fase da una batteria da montagna e da due compagnie mitragliatrici che, da postazioni sul fianco del costone quota 1303 - torrente Calcino, con campo di vista aperto sulla conca e sulla cresta dello Spinoncia, lì avrebbero accompagnati con il loro fuoco sull'obiettivo, controbattendo al tempo stesso eventuali tentativi di reazione ad opera di nùtragliatrici e di altre armi da trincea. Su queste basi il comandante cieli' artiglieria dì visionale ripartì gli obiettivi tra le sue batterie e diede il via ad una meticolosa preparazione del tirn. Da un osservatorio alle falde del Valderoa furono studiati per più giorni i movimenti dell'avversario e, anche con l'aiuto delle informazioni fornite da un disertore boemo, si cercò di identificare tutti gli elementi dell'organizzazione difensiva, con particolare attenzione per quelle imboccature di caverna e quelle feritoie che potevano nascondere una nùtragliatrice. Alle sette batterie di medio calibro ed alla batteria di bombarde da 240L a disposizione fu di massima affidato il compito del tiro di distruzione, alle diciannove di piccolo calibro il tiro di interdizione e di accecamento, assegnando ad ognj batteria uno specifico obiettivo eia battere. Inoltre, al fine di regolare nel modo più efficace l'azione dell'artiglieria, soprattutto ai fini dell'accecamento e dell'ingabbiamento delle difese, furono fatte due prove generali per calcolare quale avrebbe dovuto essere la celerità di tiro, portata ad un massimo di sei colpi al minuto per il tiro di accecamento. Queste prove, non segui te da alcuna azione cli fanteria, contribuirono a traITe in inganno l'avversario, come fu rivelato da un'intercettazione telefonica fatta alle Porte di Salton. Per quanto riguardava la fanteria, allo scopo di pennettere un preventivo studio del teITeno e del cammino da compiere, nei giorni precedenti piccoli gruppi dei reparti che sarebbero stati impiegati in azione furono inviati a turno in ricognizione sulle linee avanzate. Infine, per eliminare ogni possibile causa di eITore, tutti gli orologi furono regolati su tre centri di distribuzione dell'ora, a loro volta regolati direttamente dal comando brigata, ed una volta fissata l'ora d'inizio non la si cambiò più, nonostante il rinvio dell'operazione ed il progredire della stagione suggerissero di anticiparla. Definito nei suoi particolari nella prima metà di maggio, il colpo cli mano affidato al XXX Reparto cl' Assalto ed ai plotoni arditi dell'Aosta fu eseguito il giorno 21 dopo un primo rinvio imposto dal maltempo. Alla vigilia gli arditi della 3a Compagnia Fiamme Verdi, agli ordini del capitano Ottavio Rolle, salirono in linea dai loro accantonamenti di Bassano e nella notte si appostarono insieme agli arditi dell 'Aosta ne!Ie trincee che dalla quota 1240 delle Porte di Salton scendevano in Val Calcino. In totale si trattava di circa 140 uonùni che Rolle divise in quattro nuclei. I primi due, con obiettivo la quota 1303 e la cosiddetta "altura della tenda", presidiata in forze, furono ammassati in parte sotto i roccioni cli quota 1240 ed in parie nei camminamenti e nei trinceramenti vicini, il terzo nelle trincee scavate sul costone che da quota 1240 scende in Val Calcino, il quarto, composto dagli m·diti dell'Aosta, in quelle a cavallo della mulattiera tracciata sulle pendici occidentali delle Porte di Salton e di Monte Spinoncia. Il dispositivo d'attacco era completato da un apparecchio lanciafiamme, appostato in un avamposto sulla linea di cresta alle Potte di Salton, e dalla sezione mitragliatrici della 3" Compagnia del XXX, sistemata poco più indietro in modo da poter battere con un' arma !'"altura della tenda" e con l'altra prima il posto avanzato avversario e poi, una volta eliminato questo, la quota 1303.

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Linea italiana

TI tracciato della prima linea italiana e le antistanti posizioni austro-ungariche di Monte Valdcroa e Monte Spinoncia in uno schizzo illustrativo del colpo di mano eseguito il 21 maggio 19 18 dal XXX Reparto d'Assalto (Comando Supremo, Ufficio Operazioni, Colpo di mano a Monte Spinoncia (21 maggio 1918), Notizie Militari n. 3, 10 giugno 1918, Riservato)


M. SPINONCIA

VA.L-Of::. ROA

Schizzo N. 1

Vist~ d a Clrno. Sehlarer.

VAL

C A LC I N O

PORTC' 0 1 !>AL TON

l.503

O'. 00 V,

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Schizzo panoramico della zona del Monte Spinoncia con la Val Calcino ed il .Monte Valderoa (Comando Supremo, Ufficio Operazioni, Colpo di mano a Monte Spinoncia (21 maggio 1918), Notizie Militari n. 3, 10 giugno 1918, Riservar.o)


L'azione si svolse esattamente come previsto. Alle 5,15 le batterie di med.io calibro aprirono il fuoco contro le difese del Valderoa richiamando l'attenzione dell'avversario da quella parte, come venti minuti più tardi risultò in modo inequivocabile eia un'intercettazione telefonica, ed alle 5,40 i piccoli calibri e le mitragliatrici iniziarono a battere con tiro accelerato gli obiettivi designati. Sorpresi eia quella tempesta dì fuoco, i difensori dello Spinoncia rimasero nei ricoveri dove avevano trascorso la notte o si affrettarono a cercare riparo. Dopo appena cinque minuti il tiro dì accecamento si trasformò in tiro cli interdizione e gli arditi si lanciarono all'assalto. Il primo ed il secondo nucleo Fiamme Verdi, appoggiati dal lanciafiamme, si scontrarono con l'accanita resistenza dei difensori de Il "'altura della tenda" e del presidio ciel posto avanzato. Mentre il secondo si impegnava in un feroce corpo a corpo che, con il sostegno dello scaglione portamunizioni della sezione mitragliatrici, subito accorso in rinforzo dalle Porte di Salton, gli avrebbe permesso di aver ragione in pochi minuti dell'avversario, il primo proseguì senza fermarsi verso la quota 1303, di cui eliminò rapidamente gli occupanti, una decina di uomini, tutti uccisi in combattimento non prima di aver rovesciato nel burrone sottostante la loro rnjtragliatrice. Tornati indietro, gli arditi di questo nucleo si unirono ai compagni per calare sul rovescio dell'"altura della tenda" e rastrellarne i ricoveri. Il terzo nucleo della compagnia del XXX ed il nucleo dell'Aosta agirono più in basso, sulle falde dello Spinoncia, dove la loro avanzata venne momentaneamente an-estata da un vasto reticolato teso tra i cespugli che coprivano il pendio occidentale del monte. Superato l'ostacolo, le Fiamme Verdi accerchiarono dal basso l' "altura della tenda", attaccandone i difensori a fucilate e con il lancio d i bombe a mano, gli arditi dell'Aosta distrussero il presidio di otto uomini di una postazione ricavata più in basso, sui roccioni sovrastanti il torrente Calcino, catturandovi una mitragliatrice. Raggiunti tutti gli obiettivi fissati, e vinta ovunque ogni resistenza, gli attaccanti ripiegarono sotto la copertura del secondo nucleo che si trattenne ancora per qualche minuto sull"'altura della tenda", a protezione della ritirata. Alle 6 tutto era fini to e, rientrati gli ultimi arditi, l'artiglieria fece calare alle loro spalle uno sbanamento di fuoco per stroncare sul nascere qualunque tentativo cli inseguimento. Colto di sorpresa e disorientato dalla rapidità dell'azione, l'avversario reagì debolmente e soltanto la sua artiglieria intervenne, peraltro in ritardo, con i piccoli calibri e le bombarde davanti al Valcleroa, dove una delle compagnie mitragliatrici ebbe due morti, un ferito grave ed un'anna fuori uso. I quattro nuc.lei d ' assalto, ritornati con 51 prigionier;i, tra i quali due ufficiaU, lamentarono nove feriti nelle file della 3a Compagnia del XXX, compreso un ufficiale, ed un ferito tra gli arditi dell'Aosta. Tutti, meno uno, erano feriti leggeri, il che, unito alle gravi perdite inflitte all'avversario, sottolineava la perfetta riuscita del colpo cli mano. Il comandante della 50" Divisione, maggior generale Giulio Fabbrini, lo volle sottol ineare in un ordine del giorno subito diramato alle truppe, in cui , nel richiamare i lineamenti dell'azione, metteva giustamente in evidenza il modo in cui era stata preparata e diretta ed invitava i suoi uomini a trarne i migliori auspici ìn vista dell'attesa offensiva austro-ungarica3.

COMANDO DELLA 50a DIVISIONE DI FANTERIA Ufficio Operazioni ORDINE DEL GIORNO 21 MAGGIO 1918 ALLE MIE TRUPPE

Stamane, all'alba, dopo una intensa e pe,j'etta preparazione d'artiglieria, nuclei del XXX reparto d'assalto con nuclei di fanti della gloriosa brigata Aosta, hanno compiuta un'irruzione sulle trincee nemiche dello Spin.oncia (Q. 1303 ).

3 Comando 50" Divisione Fanteria, Ufficio Operazioni, Ordine del giorno del 21 maggio l 9 18, AUSSME, Rep. E-5, Racc. 220, XXX Corpo d'Armata, Piccole Operazioni.

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Le munite posizioni nemiche sono state audacemente assalite a colpi di bombe a mano e con lanciafiamme. Artiglieria e mitragliatrici accompagnarono con grande perizia l'azione dei fanti. Due ufficiali e 50 soldati austriaci sono stati riportati prigionieri nelle nostre linee. Da loro dichiarazioni si apprende che l'altra parte della compagnia austriaca che era sulla posizione attaccata è stata distrutta dal nostro fiwco d'artiglieria e dall 'azione vigorosa ed energica degli arditi e dei rossi fanti della vecchia ed eroica brigata Aosta, mentre le nostre truppe hanno avuto solamente 6 feriti leggeri. La bella, brillante ed eroica condotta dei nuclei del reparto d'assalto e dei nuclei dei fànti di Aosta, suscita in noi un vivo, entusiastico sentimento di gioia. L'azione di stamane, magistralmente preparata e diretta dal Colonnello Brigadiere BENCIVENGA Cav. ROBERTO, conuindante della brigata Aosta, non poteva avere un esito migliore. All'infuori delle ricompense al valore che saranno concesse dalle autorità superiori, addito alla vostra ammirazione - Ufficiali e soldati tutti della 50a Divisione - gli eroici uomini che stamane scovarono il nemico dalle sue lane, praticamente dimostrandogli di quali virtù guerriere siano capaci i soldati d'Italia. ll nemico è più debole di noi: questo vi dimostra l'azione di stamani. RAMMENTATELO.

Quindi, Ufficiali e soldati: Con il pensiero alla Patria nostra, Sicuri della nostra forza, Convinti del nostro valore, Odiando sempre il nemico eterno che vuole rubarci donne e ricchezze, andiamo a scovarlo nelle sue d(fese per distruggerlo e catturarlo, attendiamo sereni e fìdenti il suo attacco, raccogliendo tutte le nostre forze per ricacciarlo, annientandolo, nelle sue terre affamate. Ufficiali e soldati della 50" Divisione EWIVA L'ITALIA

Generale Fabbrin.i

Esaurito il suo compito la 3a Compagnia Fiamme Verdi si ricongiunse al reparto che il 10 giugno 1918 passò a far parte della Divisione "A" , la divisione d'assalto in formazione nella zona di Padova agli ordini del maggior generale Ottavio Zoppi. Il XXX Reparto d ' Assalto costituì con !'Vili ed il XXII il 3° Gruppo d'Assalto, affidato al colonnello Carlo Trivulzio e raccolto intorno a Limena. Tenuta inizialmente in riserva, la grande unità fu chiamata in azione nel tardo pomeriggio del I7 giugno nel quadro dell'azione controffensiva organizzata dalla 3a Annata, con il compito di contenere ed annullare la penetrazione realizzata dalle forze austro-ungariche nella regione del Basso Piave. Destinati ad entrare in linea tra i corpi d'armata XXIII e XXVIII, gli arditi furono trasportati in autocarro fino alla zona di radunata prescelta, tra Roncade e Vallio, dove nel corso della giornata Zoppi attestò i suoi uomini sulla linea cli partenza Lampo! - Ronche - Scolo Palombo - Losson e mise a punto un dispos.itivo d'attacco articolato su tre colonne. La divisione avrebbe dovuto investire da ovest la lunga e stretta testa di ponte creat,i dall'avversario sulla destra del fiume e con questo intento al 1° Gruppo d'Assalto fu affidato il compito di puntare su Fossalta mentre il 2°, schierato sulla destra, avrebbe agito in direzione dì Capo cl' Argine con il XII Reparto cl' Assalto ed il 3° avrebbe assicurato la protezione del fianco sinistro, avanzando a cavallo dell'argine di S. Marco per coprire le provenienze dall'ansa di Gonfo. Gli altri due reparti del 2° Gruppo, XIII e XIV, dovevano inizialmente rimanere in riserva a Castelletto. Al momento dello scatto delle fanterie, fissato per le 18, il colonnello Trivulzio poteva però contare solo su due reparti, VIII e XXII, dal momento che il XXX era stato trattenuto da Zoppi in riserva divisionale, e ben presto le sue forze si ridussero ulteriormente quando, per contenere una puntata avversmia che da Zen-

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son minacciava di cadere alle spalle della divisione, il XXTI Reparto d'Assalto fu risucchiato nell'area della 2Y Divisione (XXVIII Corpo d'Armata), dove contribuì a ricacciare gli austro-ungarici oltre lo scolo Palombo. Con l'unico reparto rimastogli, Trivulzio riuscì tuttavia ad appoggiare la colonna di centro, violentemente attaccata sul fianco sinistro tra Fossalta e Croce, inviando in suo aiuto due compagnie e lasciandone soltanto una davanti al Gonfo. Questa si sarebbe riunita al resto dell'VIII Reparto d'Assalto a tarda sera, quando a rinforzare l'esangue colonna di sinistra sarebbe arrivato il XXX. Data la distanza da percorrere e l'intasamento della strada da Madonna di Vallio a Fornaci il reparto aveva raggiunto Casa Sernaiotto soltanto alle 17, trovando subito il collegamento sulla destra con l' Vlii ma non sulla sinistra con il XXII. Da quella parte si affacciava invece minaccioso l'avversario, ormai giunto con le sue avanguardie a breve distanza dalla strada per Pralungo. In questa situazione la richiesta di rinforzi ripetutamente avanzata eia ufficiali del 231 ° Reggimento Fanteria, impegnati con i loro reparti nel tentativo di contenere gli incalzanti reparti austro-ungarici, aveva spinto il capitano Marotta a distaccare in quella direzione la 2• Compagnia che, entrata in azione alle 17,20, era riuscita con un attacco alla baionetta a ricacciare gli avversari al di là della strada da Casa Gaspru'inetti a Casa Levi. Nel combattimento gli arditi avevano però subito forti perdite, soprattutto tra gli ufficiali, e con il rinnovarsi degli attacchi la situazione tornò ben presto a farsi critica. Alle 18,30 il comandante del XXX sì vide costretto ad inviare la 1a Compagnia in rincalzo alla 2", schierandone la sezione mitragliatrici all'estrema ala sinistra per prendere d'infilata la strada, e mezzora più tardi ad impiegare anche la 3", scagLionandola in profondità dietro il fianco sinistro ed ordinando ad uno dei suoi plotoni di cercare da quella parte il collegamento con le truppe italiane operanti oltre Casa Levi. Fu così possibile affestare la spinta avversaria ad un centinaio di metri dalla strada e verso le 21, con l'arrivo del XIII Reparto d'Assalto, venne finalmente chiusa anche la breccia sul fianco si nistro. La notte trascorse in una relativa calma, nonostante i tentativi di infiltrazione cli pattuglie ausu·o-ungariche, ed alle 4 del mattino del 18 giugno Marotta spinse i suoi uomini oltre la strada, fino a raggiungere e rioccupare la linea di trincee che correva lungo il fosso Palombo, senza incontrare significativa resistenza. TI movimento in avanti del XXX, assecondato sulla sinistra da due compagnie del XIIl, valse a migliorare la situazione della difesa, ora ancorata ad un chiaro riferimento topografico, ed alle 8,45 la posizione venne consegnata ad un battaglione del 70° Reggimento Fanteria. Sul momento sembrò che il reparto, disimpegnato in questo mocl9 dalla linea di combattimento, dovesse essere subito impiegato per riconquistare Casa Gasparinetti, perdu ta dal 222° Reggimento Fanteria, ma verso le 10,30 un ordine del comandante del 3° Gruppo lo richiamò a Casa Sernaiotto. Le due pattuglie spinte in ricognizione furono quindi fatte tornare indietro ed il XXX tornò in riserva. I suoi arditi non erano destinati a restarvi a lungo, la battaglia riaccesasi lungo il fosso ne richiese l'intervento già alle 14, quando arrivò la notizia che gli austro-ungarici attaccavano a plotoni affiancati e che la linea stava cedendo. Le compagnie 1a e 3a furono schierate sui due lati della strada da Pralungo a Casa Sernaiotto con l'ordine cli mantenere l'integrità della posizione e di trattenere e riportare al fuoco, se necessario anche con l'uso delle armi , i fanti che si fossero allontanati dalla linea cli combattimento. Per buona parte del pomeriggio ed anche dopo il tramonto le due compagnie, sostenute dalla 2", disposta alle loro spalle in posizione di rincalzo, rigettarono gli attacchi avversari, riuscendo anche a lanciare ripetutamente al contrattacco delle grosse pattuglie rientrate sempre con prigionieri e mitragliatrici. Frammisti ai fanti, gli arditi tennero così la linea del fosso tino alle 23, quando la loro tenace resistenza, condotta costantemente con le caratteristiche cli reazione dinamica, respinse un ultimo assalto. L'indomani, 19 giugno, l'avversario non tornò all'attacco e le pattuglie fatte uscire in ricognizione confermarono che oltre il fosso si trovavano soltanto cadaveri e piccoli nuclei di osservazione. In serata la situazione sembrò tuttavia farsi ancora critica quando, verso le 19, venne segnalato il ripiegamento del 70° Reggimento Fanteria. Questo movimento metteva nuovamente in pericolo il fianco sinistro e Marotta ne informò subito il comando di gruppo che gli rispose di aver già avviato in quella direzione il XIII Reparto d'Assalto. Una pattuglia inviata verso Casa Levi non ne u-ovò però traccia ed allora lo stesso comandante del XXX si spinse in ricognizione da quella parte con una quarantina di uomini della sezione Lanciatorpedini ciel reparto. Dopo aver incontrato un battaglione del 128° Reggimento Fanteria diretto a rinforzare la linea, il piccolo drappello arrivò a Casa Levi trovandovi elementi di diverse unità sistemati a difesa e poco oltre una compagnia del Xlll. Preso il comando della posizione, Marotta mandò a chiamare due sue compagnie, la 2" e La 3a,

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in attesa nei pressi di Casa Sernaiotto, e spedì una pattuglia sulla sinistra per ristabilire i collegamenti e verificare la situazione lungo la linea di trincee apparentemente abbandonate che si snodava in quella direzione. Grazie anche ali' inattività cleJl' avversario, a sua volta duramente provato, fu così possibile estendere gradatamente l'occupazione su.Ila sinistra, stabilire il contano con le altre due compagnie del XIII Reparto d' Assalto e rafforzare la linea raccogliendovi soldati di vari reggimenti, in qualche caso convinti con mezzi energici a tornare al combattimento, assicurando la solidità della difesa con 1' inserimento cli nuclei di arditi in mezzo ai fanti. Con tutto questo -all'una del mattino del 20 giugno sul fianco sinistro ancora non era stato stabili to alcun collegamento e fu soltanto dopo l'arrivo di una compagnia dell'VUI Reparto cl' Assalto che Marotta poté svincolare la sua 1a Compagnia per farla avanzare con fronte ad ovest, tra il fosso Palombo a destra e la strada da Casa Levi alle Fornaci a sinistra, tino a prendere contatto verso le 7 con la Brigata Firenze. La crisi era superata ma la situazione restava fluida e solamente nel pomeriggio avanzato, verso le 17, gli arditi poterono avere il cambio e ritirarsi sulla desu-:,1del Sile. Le perdite ciel XXX ammontavano a 12 ufficiali, dei quali 3 uccisi e 9 feriti, e 178 uomini di truppa, dei quali 50 uccisi, 121 feriti e 7 dispersi. Nei confusi scontri del 18 e 19 giugno il reparto era stato impiegato con la fanteria ed a sostegno della fanteria, ruolo che aveva svolto sia rafforzando la difesa là dove era necessmfo, dando sempre alla sua azione un carattere spiccatamente controffensivo anche quando era premuto dall'avversario, sia usando l'esempio, e se necessario anche mezzi più diretti ed energici, per riportare in linea elementi isolati e piccoli gruppi cli sbandati. Questa necessità si doveva essere presentata più volte se il maggiore Marotta ritenne di menzionare più volte questo tipo di intervento nel suo rapporto e di riassumere così il comportamento dei suoi uomini 4 : "Furonoferoci col nemico, ma non mancarono ancora di far conoscere colle armi alla mano a tutti i soldati di altri Reparti, quanto sia grande e nobile la missione del proprio dovere". Dopo la conclusione cleJla Battaglia del Solstizio il XXX passò a fare p,ute della 2a Divisione d' Assalto, formalmente costituita il 27 giugno, e venne inquadrato con il VI Reparto d'Assalto ed il LV Battaglione Bersaglieri nel 6° Gruppo d'Assalto. Il reparto raggiunse il 28 giugno i nuovi accantonamenti cli Lovertino da dove I' 11 luglio una delle sue compagnie fu trasportata in autocarro a Padernò d'Asolo, a disposizione della 4" Armata. li movimento si inquadrava in nuovo tentativo di riconquistare le quote 1672 e 1676 dei Solaroli , perdute il 15 giugno. L'attacco veniva dopo i due falliti il 24 giugno ed il 4 lugJio e fu quindi preparato con cura, prevedendo di farlo precedere di almeno ventiquattro ore da un'azione sussidiaria finalizzata ali' occupazione ciel cosiddetto "trincerone dell ' Abete", una posizione ad occidente della dorsale da cui si sperava di poter controllare le provenienze dalla Val Stizzon ed impedire così l'arrivo di rincalzi. Era inteso che sarebbe stato preparato da un lancio cli gas, il primo mai effettuato dal Regio Esercito, un dettaglio che sottolinea 1' imp01tanza dello scopo da raggiungere e che, al tempo stesso, spiega la relativa libe1tà lasciata nella scelta dell'ora. Tutto sarebbe infatti dipeso dalle condizioni atmosferiche e l'azione, affidata al 11/37° della Brigata Ravenna, con l'intervento della 3° Compagnia del XXX Reparto d'Assalto, avrebbe potuto quindi essere eseguita nella giornata ciel 13 luglio o nel primo mattino del 14. Non però oltre questa data, se infatti all'alba del 14 luglio non fosse stato possibile effettuare il lancio si sarebbe rinunciato aJl'impiego ciel gas e fanti ed arditi sarebbero entrati comunque in azione. Secondo l'ordine di operazione il via ali' emissione della nuvola di gas asfissiante sarebbe stato dato con la parola in codice "venticello" ed allo stesso segnale i medi calibri avrebbero aperto il fuoco su Monte Forcelletta e sulla quota 1580 con proiettili a liquidi speciali, caricati cioè a gas, continuandolo per mezzora, per poi passare al tiro cli interdizione e di controbatteria. Lo scatto cleJle fanterie, preceduto eia dieci minuti cli tiro accelerato dei piccoli calibri sul trincerone, era fissato due ore dopo il lancio cli gas, il cui scopo era quello di neutralizzare le truppe di rincalzo raccolte nei ricoveri cli Val Stizzon e di rendere impraticabili le vie cl' accesso alle posizioni attaccate. Il quadro delle operazioni previste sul fronte ciel XVUI Coq)o d'Armata è completato dalle azioni affidate alla 1a Divisione che, nella giornata del 15, per disperdere l'attenzione cieli' avversario, avrebbe contemporaneamente lanciato altri due attacchi contro il vecchio "caposaldo III" italia4 XXX Reparto d'Assalto, Relazio11e sull'impiego del Bauaglio11e nei giorni 17-18-19-20 Giugno 19/8, 23 giugno 1918, AUSSME, B-4, 3020 bis, 2" Divisione d'Assalto.

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no, in fondo a Val Calcino, e contro la quota 1240 ed il roccione delle Porte di Salton, effettuando anche con una terza colonna un colpo di mano contro le posizioni del Col de Vajal. Il compito di effettuare il lancio del gas era affidato all'unica unità ciel Regio Esercito con un addestramento ed una preparazione specifici, la Compagnia Speciale X agli ordini del capitano Armando Mazzetti 5. I preparativi furono portati a termini dalla sua V Sezione nella prima decade di luglio ed il giorno 11 le 400 bombole di gas asfissiante si trovavano nei due ricoveri di emissione ricavati alle falde di quota 1671 . Grazie alle precauzjoni adottate, il trasporto eia Boccaor era stato effettuato nelle notti precedenti senza incidenti, nonostante le difficoltà proposte dal terreno ed il consueto tiro cli sbarramento dell'artiglieria austro-ungarica in Val delle Mure6. Tutto ora dipendeva dalla Sezione Meteorologica X, inquadrata anch'essa nella compagnia, che doveva determinare il momento del lancio sulla base di successive misurazioni dei diversi parametri atmosferici, e soprattutto del vento, eseguite prima ogn i ora e poi ogni quarto d'ora da tre osservatori impiantati in zona7. Il 13 luglio dalla 56a Divisione arrivò l'ordine cli agire nel pomeriggio o nella notte ed all'l,26 del 14 luglio furono aperte le bombole, con un vento di sud-est di 1,8 - 2 metri al secondo ed una temperatura di 10 gradi. Il lancio del gas fosgene avvenne in modo regolare, la nube si mosse lentamente verso il fondo di Val Stizzon allargandosi lateralmente lungo il cammino fino a raggiungere l'ampiezza di circa un chilometro, per poi mescolarsi e confondersi con il denso strato di nuvole che copriva il fondovalle. Alle 2 , 10 il lancio era finito ed il vento, dopo un breve periodo di calma, ricominciava a soffiare più forte, disperdendo gli ultimi residui di gas. L'operazione, l'unica del suo genere effettuata dal Regio Esercito, era perfettamente riuscita dal punto di vista tecnico, nonostante nell'atmosfera satura di gas dei ricoveri di emissione sette uomini della Compagnia Speciale X fossero stati colpiti dal fosgene ed uno di loro fosse in gravi condizioni. Le precauzioni prese durante il trasporto e la sistemazioni dei contenitori, e la cura posta nel mascherare il caratteristico sibilo di uscita con colpj di fucile, raffiche cli mitragliatrice e scoppio di mine, fecero sì che l'allarme fosse dato piuttosto tardi e contribuirono verosimilmente a far crescere il numero dei colpiti tra le file austro-ungariche. I prigionieri furono infatti concordi nel riferire che il gas asfissiante aveva avuto un notevole effetto, pur sostenendo che il tutto era da attribuire aj proiettili caricati a liquidi speciali copiosamente utilizzati dalle batterie italiane, un particolare questo che può anche essere letto come una conferma della validità delle misure di si,curezza adottate. Nel frattempo era iniziato il bombardamento di preparazione deJI'artiglieria che, dopo la mezzora di fuoco con proiettili a liquidi speciali sulla zona di schieramento dell'artiglieria avversaria, aveva iniziato a battere il Roccione dell'Abete e le sue vie d'accesso. A questo punto le batterie austro-ungariche, evidentemente messe in allarme dall'avanzarsi della nube di gas in Val Stizzon, erano a loro volta entrate in azione, con un violento ed efficace tiro di contropreparazioùe che aveva sconvolto le trincee eia Monte Casonet a

5 La Compagnia Speciale Lanciagas, diventata Compagnia Speciale X nel 1917, era stata formata sul finire del 1916, alle dirette dipendenze del Comando Supremo, riunendo le tre sezioni lanciagas costituite tra il luglio e l'agosto dello stesso anno presso le armate 2a e 3". L'organizzazione era rimasta pressoché inunutata nel 1917 e soltanto ali' inizio del 19 I 8 era stato aumentato il numero delle sezioni, restando stabilito che queste avrebbero potuto agire autonomamente per l'una o l'altra armata. In effetti, nonostante le direttive .in materia e le numerose esercitazioni, l'impiego del fosgene in Val Stizzon fu l'unico caso di lancio di gas asfissiante effettuato nel corso del I 918 dal Regio Esercito. Non si tradussero quindi in pratica gli studi finalizzati ad impiegare i Livens Projectors b1itannici in sostituzione dei serbatoi contenitori utilizzati sul Grappa. Di contro fu molto diffuso l'impiego di proiettili d' artiglieria caricati a liquidi speciali. 6 Dopo un primo tratto di quattordici minuti di teleferica, il materiale era stato trasportato a dorso di mulo ed a spalla su oltre due chilometri di terreno accidentato, completamente dominato dagli osservatori austro-ungarici. Nella giornata ciel 9 luglio era stata effettuata la prima parte dell'operazione, con il trasporto in teleferica delle 400 bombole di gas dalla base di partenza ad una caverna di Monte Meate, e nelle due notti successive, con l'impiego di 150 muli e 200 uomini di corvée, il materiale era stato trasferito a quota 1671, nella massima segretezza e sotto la scorta di un drappello di carabinieri. Nonostante l'oscurità, il fatto che il percorso si sviluppasse lungo un tracciato obbligato, ben noto agli artiglieri avversari, non era stato privo di conseguenze: tre soldati della Compagnia Speciale X erano stati feriti da schegge di granata e due muli uccisi. 7 I tre osservatori meteorologici erano stati sistemati a quota 1671 dei Solaroli, a quota 1577 del Col dell'Orso ed a Malga Valpore di Cima. Le batterie di piccolo calibro del settore avevano l'ordine di tirare periodicamente a shrapnel in Val Stizzon, con un'altezza di scoppio idonea a permettere agli osservatori di determinare il regime locale dei venti.

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quota 1671 disorganizzando il dispositivo d'attacco. L'esplosione di un deposito di bombe a mano, centrato da un pmiettìle di grosso calibro che aveva sfondato la caverna dove erano ammucchiati gli ordigni, aumentò la confusione sulla prima linea da cuì comunque si mossero alcuni gruppi dì arditi e cli fanti. Con queste premesse, all'assalto venivano a mancare quelle caratteristiche di azione rapida e di. sorpresa che erano indispensabili per il successo. Subito investiti dal fuoco delle mitragliatrici appostate sul Col del Cuc, sul Monte Forcelletta e sul "roccione pelato", un caratteristico roccione trasversale poco più a nord del Roccione del1' Abete, gli attaccanti furono presto costretti a fennarsi ed a ripiegare sulle posizioni di pa1tenza. Allo stesso modo fallirono i due tentativi effettuati l'indomani, congiuntamente con il I Battaglione del 38° Reggimento Fanteria ed in contemporanea con gli attacchi alle due quote dei Solaroli. Per quanto tecnicamente riuscito l'impiego del gas asfissiante non aveva avuto l'effetto sperato ed anzi era stato probabilmente controproducente, dal momento che aveva fornito una chiara indicazione del tratto di fronte contro cui si stava preparando qualcosa. Inoltre la scelta cli lasciar disperdere il fosgene prima di lanciare l'assalto aveva dato alla difesa un ampio margine di preavviso. Le perdite subite dal XXX nei due giorni di combattimenti non furono particolarmente gravi, 2 feriti tra gli ufficiali, 8 morti e 57 feriti, dei quali 17 curati in linea, tra la truppa, ma la situazione venutasi a determinare, con l' avversm-io onnai in allm-me, non lasciava spazio ad un nuovo tentativo. Il 17 luglio la 3a Compagnia si ricongiunse quindi al resto del reparto lasciando Padernò d'Asolo e la 4" Armata. L' anivo di una settantina di complementi dal X Reparto d'Assalto di Marcia permise di riportare a livello gli organici già il 18 luglio ed in quella stessa data gli arditi del XXX celebrarono alla presenza del comandante della divisione l'anniversario della costituzione della compagnia d'assalto da cui aveva avuto origine il reparto. I festeggiamenti furono incentrati su un copioso programma di gare sportive e dì manifestazioni ginniche, in linea con una delle peculiarità dell' addestramento dei reparti d'assalto, ma nelle settimane a venire, e sotto la guida di un nuovo comandante, il maggiore Umberto Augusti8 , all'istruzione ginnicosportiva ed all'addestramento individuale e di reparto si sarebbero aggiunte esercitazioni a livello di gruppo, di soHto svolte a Monte Altore, come sarebbe avvenuto il 22 luglio ed il 17 agosto, ed un'esercitazione a Jivello cli divisione, con la partecipazione della I Brigata di Cavalleria, effettuata sul terreno tra il Brenta ed il Bacchiglione nei giorni 26 e 27 agosto per preparare i reparti ad operazioni manovrate in campo aperto condotte a livello di grande unità. Il XXX, al quale, come agli altri reparti delle divisioni d'assalto, Vittorio Emanuele lll aveva consegnato il 21 agosto un pennone distintivo, fu di nuovo protagonista di una cerimonia 1'8 settembre, quando ricevette ìl gagliardetto di seta nera con un teschio ricamato donato dalle Scuole Normali Femminili di Alessandria9, ed il 12 settembre iniziò con il resto della divisione il movimento che in tre tappe lo avrebbe portato sul Grappa. A partire dalla notte del 18 settembre, e nell' arco delle due notti successive, la 2" Divisione d' Assalto rilevò in linea la 15a Divisione del VI Corpo cl' A1mata, nel settore Monte Pertica - Monte Asolone. 11 XXX Reparto d'Assalto fu in un primo tempo dislocato nelle immediate retrovie, a Bordignon, e tenuto in riserva con il resto del 6° Gruppo, raccolto nella zona a nord cli Monte Oro, a meno del VI Reparto d'Assalto, temporaneamente distaccato per un colpo di mano a quota 1443 di Cà Tasson, nello stesso massiccio del Grappa. Il suo turno di salire in trincea venne con la rotazione disposta dal comando di divisione nella notte tra il 28 ed il 29 settembre, quando gli arditi del XXX presero posizione nel settore clell' Asolone, in corrispondenza della Val Cesilla, rilevando i commilitoni del XIV Nonostante una temperatura media relativamente- mite, all'inizio cli ottobre le notti sul Grappa erano già molto fredde ed alcuni casi di congelamento cli primo grado furono le uniche perdite lamentate dal repaito in un periodo nel complesso tranquillo che ebbe termine 1'8

8 All' inizio di luglio il comando del XXX era stato assunto interinalmente prima dal capitano Ottavio Rolle e poi dal parigrado Vincenzo Marano che lo aveva tenuto lìno all'arrivo di Augusti, all'inizio di agosto. 9 Promotore dell' iniziativa era stato il professor Augusto Lama, padre del maggiore Luigi Lama, già comandante del reparto e caduto durante la bauaglia di giugno. La consegna del gagliardetto, che nel disegno e nei colori si inseriva in un filone che stava diventando proprio dei reparti d'assalto, fu seguita da una serie di gare sportive, con in palio premi in denaro offerti sempre dalle Scuole Normali Femminili di Alessandria, che inclusero la corsa di resistenza di 5.000 metri, fra le rappresentanze delle compagnie, e le gare individuali di corsa metri 100, salto misto, corsa bellica, lancio di bomba a mano e lotta greco-romana.

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ottobre, quando la 2a Divisione d'Assalto restituì la linea alla 15" Divisione e tornò in pianura, nella zona compresa tra Vallà, MoUno del Feno, S. Floriano di Campagna, Castelfranco, Castel di Godego. Come conseguenza di questo movimento il XXX era il 15 a Vallà, da dove nel giro di qualche giorno si sarebbe spostato a Le Colombere con il resto del 6° Gruppo. Il 22 ottobre l'intera divisione era infatti accantonata tra Cusignano, Arcade, Povegliano, Camalò e Case Demarchi, alle dipendenze dell'VIII Corpo d' Armata al quale avrebbe dovuto aprire la strada nel forzamento del Piave. La piena del fiume impedì però che le operazioni potessero avere lo sviluppo previsto e la 23 Divisione d'Assalto poté passare sull'altra sponda soltanto al mattino del 29 ottobre, quando ormai si delineava con chiarezza il successo delle armi italiane. Il 6° Gruppo, che secondo i piani avrebbe dovuto restare in riserva, era rimasto in posizione di attesa dalla sera del 26 al mattino del 27, poi, una volta accertata l'impossibilità di procedere al gittamento dei ponti, era rienw:1to agli accampamenti cli Colombere, rimanendovi per tutta la giornata del 28 ottobre. Alle cinque del mattino aveva finalmente avuto l'ordine di passare il Piave sulla passerelJa costruita a sud del ponte della Priula ed ultimato il passaggio si era spiegato in ordine di combattimento con il VI Reparto cl' Assalto a destra, il XXX a sinistra ed il LV Battaglione Bersaglieri in rincalzo. In questa formazione si era diretto sugli obiettivi di primo tempo assegnatigli, individuati dalla linea Col della Tombola - S. Salvatore. Queste posizioni furono raggiunte ed occupate aUe 8, superando la debole resistenza di alcune pattuglie di retroguardia, ancora appoggiate dal fuoco dell'artiglieria, e sostenendo un duro combattimento attorno al Castello di S. Salvatore, dove una compagnia attestata a difesa fu sopraffatta dagli arditi del XXX che uccisero molti dei difensori e fecero circa 160 prigionieri. Il gruppo proseguì quindi verso Monte Cucco e Col Belvedere, obiettivi di secondo tempo che furono raggiunti verso le 11 con la cattura delle pattuglie cli copertura incontrate durante l'avanzata. I numeri sono quanto mai eloquente: in meno di sei ore, al prezzo di un ufficiale morto e di due arditi feriti, il 6° Gruppo cl' Assalto aveva ucciso un numero imprecisato di avversari e catturato 230 prigionieri, insieme a due cannoni di grosso calibro, ad un cannone da 77 mm ed a molto altro materiale. Alle 18 nuovi ordini spingevano arditi e bersaglieri verso S. Pieu·o di Feletto, dove entrarono alle cinque del giorno dopo, al termine di una marcia resa difficile e faticosa dal pessimo stato delle strade. Non era però ancora il momento di riposare, il gruppo fu fatto subito prosegui.re verso Vittorio Veneto ed il mattino seguente, 31 ottobre, venne avviato verso la stretta di Serravalle, con il compito di assumerne il controllo per permettere alla 48a Divisione di sfilarvi. in direzione di Ponte nelle Alpi. La località venne occupata senza incontrare resistenza ed il gruppo proseguì per Fadalto con i due reparti d'assalto affiancati, VI a destra e XXX a sinistra, e con i bersaglieri alle loro spalle. A Col Collesei gli arditi si videro la strada sbarrata da un battaglione di fanteria del quale, soprattutto a causa del teneno ma anche per la dichiarata volontà di evitare inutili perdite, riuscirono ad aver ragione soltanto dopo diverse ore. A questo punto, quando erano ormai le 15, il 6° Gruppo fu richiamato a Serravalle, lasciando il passo alla 48• Divisione. Tra il 30 ed il 31 ottobre aveva avuto due morti e diciannove feriti ed aveva fatto una quarantina di prigionieri. Dopo un giorno di sosta, il mattino del 2 novembre il 6° Gruppo d'Assalto si rimise in marcia arrivando il giorno stesso a Cugnan, una loca)jtà a sud di Ponte nelle Alpi ìn cui sostò per la notte, e proseguendo quindi l'indomani per Longarone, raggiunto in serata. Qui si fermarono il VI Reparto d ' Assalto ed il LV Battaglione Bersaglieri, mentre il 4 novembre il XXX Repruto d'Assalto seguì il comando di gruppo a Forni di Zolclo, dove arrivò alle 15, la stessa ora in cui entrò in vigore l'armistizio. Nell'autunno e nell'inverno nel 1918 le vicende del reparto si identificano con quelle della 2• Divisione d'Assalto che, inizialmente radunata tra Vittorio e Serravalle, fu trasferita in Friuli nel gennaio 191 9 e qui sciolta il 24 febbraio. Fregona e Pordenone furono le ultime sedi del XXX.

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XXXI REPARTO D'ASSALTO

112 maggio 1918 il coman.do della la Armata chiese al Comando Supremo l' autorizzazione a costituire una compagnia d'assalto fonmita esclusivamente da volontari provertienti dagli alpini allo scopo di disporre di un'unità in gr.ado cli dare sufficienti garanzie cli riuscita suì tratti più impervi del fronte trentino 1. Nel presentare questa richiesta, suggerita dall'esperienza maturata sul Pasubio, sul Monte Maio, sullo Zugna, il tenente generale Pecori Giraldi aggiungeva che, proprio in virtù del tipo di impiego previsto, la compagnia avrebbe dovuto avere soltanto le sezioni pistole-nùtragliatrici, escludendo le armi d'accompagnamento più pesanti ed anche i lanciafiamme. La risposta ciel Comando Supremo arrivava tre giorni dopo, con un messaggio nel quale veniva autorizzata la costituzione di un reparto d'assalto alpino, con il nome dì XXXI Reparto d ' Assalto e con centro di mobilitazione il deposito del 6° Reggimento Alpini a Verona. Sulla base di questa decisione il 18 maggio Pecori Giraldi attivava l'lspettorato dei Reparti cli Marcia dell'armata indicando un organico da raggiungere di quattro subalterni e 196 uomini di truppa per la componente fucilieri e di due ufficiale e 56 uomini di truppa per le due sezioni pistole-mitragliatrici. La sede del reparto, da affidare ad un ufficiale con il grado di capitano, era per il momento fissata a Lugo di Valpantena, nella zona dei Monti Lessini, e ne era previsto il completamento alla data del 1° giugno. Le operazioni si svolsero però molto più lentamente del previsto ed in maniera tutt'altro che soddisfacente. Al comando d'armata se ne dovette avere sentore e pochi giorni dopo il termine ultimo indicato venne inviato un ufficiale ad accertare quale fosse la realtà delle cose. L'esito dell'ispezione fu sconfortante, al 13 giugno mancava ancora il materiale per le sezioni pistole-mitragliatrici insieme con buona parte del corredo, in particolare i maglioni, e con equipaggiamenti quali le bandiere da segnalazione, le maschere antigas di modello britannico ormai di uso generalizzato, le pinze tagliafili. In queste condizioni non sorprende che l'addestramento lasciasse molto a desiderare, non era infatti ancora iniziata l'istruzione di specialità ed era stata fatta una sola esercitazione con bombe a mano e petardi, e che l' amalgama tra i non pochi veterani e le reclute ignare di guerra fosse tutto da realizzare. Qualche perplessità dovette anche suscitare il fatto che gli alloggiamenti del XXXI fossero dispersi in una zona relativamente ampia, il che non poteva certo favorire l'opera del comandante, così importante nei reparti d'assalto per il mantenimento della disciplina. Nel complesso il XXXI dava l'impressione cli essere stato abbandonato a sé stesso ed era ben lontano da rappresentare quel complesso omogeneo ed affiatato che era nelle aspettative del comandante della 1a Annata. Ad una perentoria richiesta di chiarimenti sul perché la situazione fosse giunta a questo punto nonostante i precisi ordini impartiti, l'Ispettorato dei Reparti di Marcia rispose il 17 giugno precisando che il XXXI era stato effettivamente costituito il 1° giugno e che il mancato arrivo del comandato designato, capitano Paolo Emilio Castelli, aveva fatto sì che tutto fosse stato lasciato nelle mani del capitano Sante Poggi, chiamato interinalmente a sostituirlo. Questi da un lato non aveva trovato la collaborazione necessaria all'interno dell'Ispettorato, dove l'ufficiale incaricato aveva preferito attendere l'arrivo di Castelli, presentatosi soltanto il 10 giugno, prima di avviare le procedure di richiesta e distribuzione dei materiali di equipaggiamento, dall'altra aveva sospeso le esercitazioni potenzialmente pericolose, quali quelle a fuoco , quando due soldati erano rimasti feriti, non potendo contare su un ufficiale medico e non potendo quindi rispettare i regolamenti che ne prevedevano la presenza durante questo tipo di attività. Per quanto la relazione terminasse con l'indicazione delle sanzioni disciplinari prese nei confronti dei responsabili e con l'elenco dei provvedimenti correttivi già adottati, comprendenti l'immediato avvio della dis-

I

1 Comando

J" Armata, telegramma n° 35946 del 12 maggio 1918, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Uf-

ficio Ordinamento e Mobìlitazione.

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trìbuzione dei materiali necessari, ora interamente disponibili ad eccezione delle pinze tagliatili e delle corde eia roccia, l'assegnazione di un medico ed il trasferimento del reparto verso Grezzana, a Villa Malaspina, dove avrebbe potuto essere riunito in un solo accantonamento, si rafforzò in Pecori Gìraldì la convinzione che il tutto fosse dovuto ad una carente azione di controllo. In fondo all'ultima pagina del documento lasciò infatti annotato 2 : "Si nota la completa assenza in tutto questo tempo di azione direttiva e ispettiva del Com.te la 3a Brigata di Marcia e dell'Ispettore Rep. di Marcia". Questi difficili ìnìzi avrebbero ìn qualche modo pesato nella breve storia del XXXI, quasi a sottolineare quanto fosse difficile non tanto formare un reparto d' assalto quanto farne uno strumento davvero efficiente, Forse le cose sarebbero anelate diversamente se fosse stato tenuto a battesimo da un comando dì corpo d'armata, invece che da una struttura a sua volta in rodaggio quale quella dell'ispettorato dei reparti di marcia, ma manca la controprova e comunque gli sforzi compiuti nella seconda metà cli giugno qualche risultato sembrarono darlo ed effettivamente lo diedero. La conferma si ebbe alla fine di agosto quando il reparto, sempre articolato su una sola compagnia e tornato agli ordini del capitano Poggi, ebbe il battesimo del fuoco ìn un'azione finalizzata alla conquista di Monte Maio, aspra montagna a guardia dell'alta Val Posina, di cui serra il versante orientale dirimpetto alle non meno aspre rocce del Pasubio. La conquista della quota pìù alta, che con i suoi 1.500 metri domina un lungo tratto della valle, era stato da lungo tempo presa in esame dalla la Armata, le cui truppe occupavano le propaggini orientali del Maio dall'estate del 1916, ed ìl progetto di un' operazione intesa a superare d'un balzo l'ultimo dislivello aveva cominciato a concretizzarsi nel luglio 1918. Era chiaro che sarebbe stato necessario impiegarvi truppe scelte ma che non meno importante sarebbe stata una buona conoscenza del terreno, e fu forse questa la ragione che, insieme con il comprensibile desiderio di fare da sé, suggerì a Pecori Giraldi di respingere l'offerta di unità del corpo d'armata d 'assalto, fattagli dal Comando Supremo, e di affidarsi invece alla IV Brigata Bersaglieri, da tempo in Val Posina, ed ai due reparti d'assalto dell'armata, XXXI e LV, dislocati nel tetTitorio tra il massiccio del Pasubio e la Val d' Asti.co3. Entrambi non erano mai stati messi alla prova, ma la mancanza di esperienza a livello di reparto, se non di individui, avrebbe dovuto essere compensata dall'addestramento. Il XXXI aveva lasciato sul finire di giugno i Monti Lessini per portarsi nei pressi di Monte Alba, caposaldo clife_nsivo sul versante meridionale della Val Posina nel settore affidato alla 69° Divisione, in modo da essere pìù vicino alla zona di possibile impiego. In quello scorcio d'estate, pur nel quadro di un atteggiamento improntato ad una grande prudenza ed alla dichiarata intenzione di passare all'offensiva solo quando vi fossero state sufficienti garanzie cli successo, era allo studio una possibile ìnizìatìva nel settore montano del fronte, tra la Yallarsa ed il Brenta, intesa a migliorare la situazione della difesa, allontanando l'avversario dalla pianura, ed a creare le premesse per futuri sviluppi. Le direttive dì massima per l 'esecuzione di questo complesso di operazioni, raggruppate sotto la denominazioni di "ipotesi F'', vennero diramate dal Comando Supremo il 21 agosto, assegnando alla 6° Armata il compito di impadronirsi al centro del sistema montuoso che fa capo ai monti Verena e Campolongo e sulla destra del bastione costituito dalla dorsale del Portule, ricacciando così l'avversario nell'angolo nord-occidentale cieli' Altopiano di Asiago, ed alla 1• Armata quello di impadronirsi del Col Santo, acquistando così il controllo dell' intero massiccio del Pasubio. Nell'impa1tìre queste disposizioni il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito si riservava di stabilire se le due offensive avrebbero dovuto o meno essere contemporanee ed invitava i comandi d'armata a studiarne i dettagli esecutivi. Quest'attività di preparazione si sviluppò nell'arco di diverse settimane, pur in presenza di un crescente scetticismo dei vertici dell'esercito, e l'"ìpotesi F" venne ufficialmente accantonata soltanto ìl 25 settembre, quando ormai sì stavano concretizzando altre prospettive. Le direttive impartite da Diaz in agosto diedero alla 1a Armata un ulteriore stimolo a perfezionare il progetto di un attacco risolutivo alle posizioni austro-ungariche di Monte Maio, visto inizialmente non come un atto isolato mirante ad una rettifica locale dell' andamento del fronte, ma come azione fiancheg2 Comando l" Armata, Ispettorato dei Reparti di Marcia, 31" Riparto d'A ssalto, n° 52 del I 7 giugno 1918, AUSSME, Rep. E- 1, Racc. 38, ·1• Armata, Reparti d'Assalto 19 18. 3 Comando l • Armata, n" 2922 Op. del 30 luglio 1918, AUSSME, Rep. E-2, Racc. 88.

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giante di un'offensiva di più vasta portata sul Pasubio. La contemporaneità delle due azioni considerata in fase di p ianificazione venne peraltro ben presto a cadere, anche perché l'operazione diretta contro l'arcigna montagna a guardia della Val Posina era ormai ad un livello molto avanzato di preparazione, e rimase soltanto un tenue legame dipendente dal fatto che la riuscita dell'attacco avrebbe permesso di perfezionare lo schieramento delle artiglierie per l'esecuzione dell 'ipotesi F. La decisione di attaccare Monte Maio poneva un problema di non faci le soluzione. La montagna si erge sul fondo valle con ripidi fianchi rocciosi cope11i di vegetazione ed a partire dall'estate del 19 l 6, quando gli italiani avevano inutilmente tentato di riconquistarla durante il periodo di assestamento del fronte seguito alla Strafexpedition, era stata sapientemente organizzata a difesa sfruttando al meglio le caratteristiche del terreno ed i vantaggi assicurati dalla posizione dominante. Dalle linee italiane erano visibili solo pochi clementi di trincea ma le feritoie che si scorgevano nella roccia, e più ancora le dichiarazioni dei prigionieri, non lasciavano dubbi sull'esistenza di un sistema di caverne realizzato in modo da tenere al riparo i difensori ed esaltarne le possibilità di resistenza. li tracciato di questo complesso sotterraneo scavato nella roccia non era noto, anche se le informazioni disponibili, suffragate dai rapporti della ricognizione aerea, ne collocavano gli sbocchi sul rovescio dei caratteristici roccioni noti come il Dente di Cane ed il Dito. Affidato a reparti del 2° Reggimento Kaiserjager, una delle migliori unità dell'esercito imperial-regio, Monte Maio poteva infine essere battuto dalle artiglierie austro-ungariche distribuire lungo un arco di cerchio che da Monte Maggio arrivava al Toraro ed al Cimone. Consapevole di queste difficoltà, e forte della conoscenza del terreno assicurata da una lunga permanenza in Val Posina, il comando della IV Brigata Bersaglieri disegnò uno schema d'azione impostato su una breve ma deva<;tante preparazione d'artiglieria, seguita da un'irruzione violenta ed improvvisa contro le posizioni di vetta comprese tra il Dente di Cane e la Quota Gemella e contro quelle fiancheggianti del Dito. La loro conquista avrebbe assicurato il controllo di q.1500 ed aperto la via per un ulteriore avanzata lungo la linea di cresta per espellere l'avversario dalla lunga e stretta dorsale che, dividendo la conca di Laghi dalla Val Posina, raccorda il Maio al nodo di Monte Maggio. L'attacco doveva essere accompagnato da due azioni secondarie, una, di carattere sussidiario, a sinistra contro la selletta di quota 1449, da dove gli attaccanti avrebbero potuto prendere aUe spalle i difensori del Dente di Cane, l'altra, a carattere diversivo, sulla destra contro la quota 993 e la Quota Pelata. La direzione dell 'azione principale e dell'azione diversiva era affidata al tenente colonnello Ricciardi, comandante del 20° Reggimento Bersaglieri il cui LXX Battaglione presidiava in quel momento la cosiddetta posizione di Monte Maio, comprendente il torrione più orientale dell'impervia dorsale, vale a dire q. 1472, antistante q. 1500, ed il vicino costone orientale. Verso q. 1500 dovevano agire il XXXI Reparto d'Assalto, forte di 8 ufficiali e 172 uomini di truppa, un plotone del LV Reparto d · Assalto, il plotone d' assalto e la sezione lanciafiamme ciel 20° Reggimento Bersaglieri, il plotone d'assalto del LXXI Battaglione Bersaglieri, la 7a e la 9a Compagn ia del LXXII Battaglione Bersaglie1i, tre sezioni mitragliatrici ed una sezione pistole-mitragliatrici dello stesso battaglione, per un totale di ci.rea 600 uomini agli ordini del comandante del LXXII, maggiore Alpino Paoletti. Oltre a queste forze erano a disposizione di Ricciardi una compagnia mitragliatrici di brigata, il reparto zappatori del LXX Battaglione Bersaglieri ed un plotone della 44a Compagnia Genio Zappatori, in attesa di essere chiamali a rafforzare le posizioni, e 1' ga Compagnia del LXXII Battaglione Bersagl ieri, agli ordini del capitano Aurilio, destinata a svolgere l'azione diversiva. L'attacco aJl a selletta di quota 1449 era invece sotto la responsabilità dell' altro reggimento della IV Brigata Bersaglieri, il 14°, e sotto il comando del capitano Di Rocco doveva essere condotto da un plotone del LV Reparto d'Assalto, dal plotone d'assalto reggimentale e da un plotone di bersaglieri con il sostegno di una sezione mitragliatrici ed una sezione pistole-mitragliatrici nonché di un'aliquota di zappatori. Il fuoco d'appoggio, con tìro diretto sulle feritoie e sugli appostamenti per mitragliatrici, sarebbe stato fo rnito dai quattro pezzi da 65 mm di una batteria del XXXIV Gruppo Artiglieria da Montagna e da cinque cannoncini da 37 mm. In posizione a quota 1472 erano anche due bombarde da 240, tre del tipo 588 e due del tipo 58A, e gli attaccanti avrebbero potuto contare sul sostegno di tutte le artiglierie del settore, chiamate ad eseguire tiro di distruzione sulle difese accessorie e sugli elementi di trincea con i piccoli calibri subito prima de ll'attacco per poi passare dopo lo scatto delle fanterie al tiro di interdizione, allo -695 -


scopo dj isolare l'obiettivo, ed al tiro controbatteria con l'intervento dei medi calibri. Il 23 agosto il progetto era definito in tutti i suoi elementi ed i1 V Corpo d'Armata lo illustrò al comando d' armata in questi termini 4 :

Azione principale - L'azione avrà inizio alle ore X. Irruzione delle ondate (scatto simultaneo, rado, deciso, avvicinato il più possibile per poter raggiungere la trincea avversaria prima della sua reazione). Prima ondata d'assalto - punta decisa sulla Selletta tra q. 1500 e Q Gemella e prosegue arditaniente sia verso il Dente di Cane, sia verso il Dito. Seconda ondata d'assalto - di rincalzo e con gli stessi obiettivi della prima ondata ( elementi incaricati della pulizia delle trincee). Terza ondata - d'l~ffermazione sulla Quota Gemella, q. 1500 e Roccioni. Seguiranno il reparto zappatori, i portatori di materiali di rafforzamento. Raggiunte le posizioni prefissate, concorrerà al loro raf forzamento il plotone del Genio. Azioni sussidiarie - Gli attacchi saranno sferrati non appena pronunciato L'attacco principale, in ogni modo non dopo X più 10'. - Ve rso q. 993 e Quota pelata - Da esplicarsi con un velo di pattuglie su larga fronte, una sezione mitragliatrici ed una sezione pistole. Azione decisa ed ardita tentando un colpo di mano su tali posizioni. - Verso Selletta 1449 - Improntata ad ardimento e jitlmineità.

Gli arditi dei due reparti d'assalto, affiancati dai plotoni arditi reggimentali del 14° e del 20° Bersaglieri, formavano la prima ondata con il compito di aprire la via ai repar6 di rincalzo della seconda e della terza incaricati cli rastrellare le posizioni raggiunte e di organizzarle a difesa. Per passare all'azione era a questo punto sufficiente un preavviso di 24 ore ma tutto rischiò di essere compromesso quello stesso giorno dal passaggio al nemico cli due soldati del LXXII Battaglione Bersaglieri, apparJenenti all' 8" Compagnia incaricata dell'attacco diversivo a q. 993. Venivano così vanjficate d'un colpo tutte le misure di sicurezza adottate nei giorni precedenti, con il divieto di trattare per telefono qualunque argomento che potesse avere attinenza con l'operazione e diffondendo con lo stesso mezzo comunicazioni dal contenuto innocuo o fuorviante. Per rimediare all'accaduto, il brigadiere generale Renato Piola Caselli, comandante della IV Brigata Bersaglieri, suggerì di rimandare l'operazione di qualche giorno e di riportare nelle retrovie i reparti destinati a compierla per poi richiamarli in trincea all' ultimo momento. Il comando d'armata accettò la proposta e lasciò il V Corpo d'Armata libero di fi ssare una nuova data, chiedendo però di verificare preliminarmente il livello cli efficienza e soprattutto il morale delle truppe. Pecori Giraldi voleva essere sicuro che l' episodio fosse del tutto occasionale e non l'indice di un malessere più diffuso , cosa che venne confermata dagli accertamenti subito effettuati. La diserzione dei due bersaglieri era un fatto grave, forse dovuto anche alla circostanza che entrambi avevano le famiglie nel territorio invaso, ma restava un fatto isolato e non vi era motivo di dubitare del comportamento dei loro compagni. Il comandante del V Corpo d'Armata, tenente generale Giovanni Ghersi, decise perciò di agire quanto prima e, nel tentativo di annullare l'effetto delle dichiarazioni eventualmente fatte dai due disertori, ordinò per il 26 agosto, giorno in precedenza fissato per l'attacco, un'azione dimostrativa su Monte Maio affidata alla sola artiglieria. Tra le 5,50 e le 6,10 del mattino furono così eseguiti due successivi concentramenti di fuoco, intervallati da scariche di fucileria e raffiche di mitragliatrici per simulare un'azjone della fanteria. Alle 3.30 del 30 agosto, dopo una notte trascorsa sotto la pioggia, i reparti incaricati dell'azione lasciarono le posizioni di attesa sulla sinistra del torrente Posina, e si radunarono a ridosso delle posizioni 4

Comando V Corpo d ' Armala, Stato Maggiore, .1 zione offensiva sul 1'vfajo, n° 6688 Riservatissimo del 23 agosto I 9 I 8, AUSSìvlE, Rep. B-1 , Racc. I 13 D 253e, V Corpo d'Armata, Operazioni 191 7-1 9 18.

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Le difese di Monte Maio così come si presentavano nell'ottobre 1917 viste dalle linee italiane, in due schizzi eseguiti dal Centro lnfonn azioni del V Corpo d ' Annata

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Schizzo allegato alla comunicazione inviata il 23 agosto 1918 dal V Corpo d'Armata al comando della 1a Armala per illustrare il concetto d'operazioni e le modalità esecutive del previsto attacco a Monte Maio. Sono indicate le direttrici d'avanzata delle tre colonne incaricate dell'azione principale


avanzate di quota 1472. Le truppe impegnate nello sforzo principale erano state divise in tre colonne. La prima, sulla sinistra, agli ordini del capitano Poggi, imperniata sul XXXI Reparto d'Assalto rinforzato da quattro apparecchi lanciafiamme e rincalzato dal 1° Plotone della 7" Compagnia del LXXII Battaglione Bersaglieri, aveva come obiettivo q.1500 ed il Dente di Cane, la seconda, al centro, agli ordini del capitano Berardi, composta dal plotone d'assalto del 20° Reggimento Bersaglieri rinforzato da quattro apparecchi lanciafiamme e sostenuto da una sezione mitragliatrici e dal 2° Plotone della 7" Compagnia del LXXII, che costituivano rispettivamente la seconda e la terza ondata, era diretta contro la Quota Gemella, la terza, con in prima schiera un plotone del LV Reparto d'Assalto, il plotone d'assalto del LXXI Battaglione Bersaglieri e quattro apparecchi lanciafiamme, e con due ondate cli rincalzo composte l'una da una sezione mitragliatrici, l'altra dal 3° Plotone della 7" Compagnia ciel LXXII, doveva agire verso i Roccioni ed il Dito. In riserva, a disposizione del comandante del LXXII erano la 9° Compagnia del battagl ione con una sezione mitragliatrici ed una sezione pistole-mitragliatrici. Alle 5.45, avuta conferma dagli osservatori delle buone condizioni di visibilità su tutto il fronte d'attacco, venne dato il via all'azione. Tutto doveva basarsi sulla sorpresa e sulla rapidità e l'artiglieria aprì quindi il fuoco soltanto con i piccoli calibri, indirizzando il tiro sugli obiettivi delle colonne d'assalto per coprire lo scatto in avanti di arditi e bersaglieri e passando dopo otto minuti al tiro di interdizione e controbatteria con l'intervento anche dei medi calibri. La montagna aveva condizionato pesantemente la scelta della posizioni di partenza e per permettere lo spiegamento dei reparti queste erano venute ad essere non solo piuttosto lontane dagli obiettivi ma anche ad una distanza dalle linee avversarie che era significativamente diversa da colonna a colonna. Così, se il XXXI Reparto d'Assalto poté p.iombare sulle posizioni cli q.1500 in cinque o sei minuti, la colonna di destra impiegò almeno mezz'ora per arrivare a contatto col nemico. Gli uomini cli Poggi riuscirono a giungere di sorpresa su q. 1500 ed a spingersi sul rovescio della posizione catturandovi una ventina di prigionieri, tra i quali i motoristi cli alcuni martelli pe1foratori trovati ancora in funzione. Questo successo iniziale non poté però essere sfruttato a fondo per l'impossibilità di assumere il controllo totale della posizione a causa della reazione dei Kaiserjiiger, annidati in caverne che, oltre ad essere attrezzate a difesa, con gli ingressi protetti da gabbioni cli reticolati, e munite di mi tragliatrici, erano messe fra loro in comunicazione da una galleria circolare centrale. I difensori della quota, passando dall'una all'altra, riuscirono ad invischiare gli italiani in accaniti combattimenti ed a ripiegare lentamente verso la posizione chiave del Dito, da dove era possibile colpire sul fianco ed alle spalle i reparti impegnati su q.1500 e sulla Quota Gemella, e contro la quale la colonna Vicini, attardata dal terreno, non era ancora entrata in azione. Poggi, nel tentativo cli risolvere la situazione e di districarsi da quel labirinto di camminamenti e ricoveri, lasciò due plotoni a rastrellare il teneno e con gli altri due proseguì verso il Dente cli Cane. Lungo la strada la sua piccola schiera si assottigliò ulteriormente man mano che si imbatteva in nuovi imbocchi di gallerie e nuovi ricoveri, con il risultato che il comandante del XXXI mTivò con non più di sette od otto uomini davanti alla parete rocciosa del Dente di Cane, dove fu fermato dal fuoco di mitragliatrici che sparavano da feritoie scavate nella roccia. La presenza di queste arnù, in posizione defilata alla vista, non era conosciuta e quand'anche lo fosse stata non avrebbero potuto essere in alcun modo ridotte al silenzio dall'artiglieria. L'unica possibilità era assalirle direttamente contando sull' effetto dei petardi e dei lanciafiamme, cosa che Poggi, rimasto con un pugno di arditi e privo di collegamenti non solo con il maggiore Paoletti ma anche con il resto del suo reparto, non era in grado di fare. L'aver perso la pistola di segnalazione non gli lasciava altra scelta che tornare indietro per cercare cli disimpegnare i suoi uomini, affidando la "pulizia" delle caverne al plotone bersaglieri di rincalzo, e risolvere con loro la faccenda del Dente di Cane. In questo tentativo non riuscì però a raccogliere più di una ventina di uomini dal momento che il livello delle perdite cominciava a salire e la maggior parte cli quelli ancora in grado di combattere era invischiata nel dedalo delle difese. In questa situazione finì con l'essere a sua volta assorbito nella lotta per il controllo del complesso sotterraneo, nella quale venne coinvolto anche il plotone bersaglieri di rincalzo mandato a chiamare con un portaordini. In breve il XXXI venne ad essere a tal punto frazionato da sfuggire del rutto al controllo del suo comandante e quando verso le otto la ritirata delle altre due colonne lo

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espose al rìschìo dì essere taglìato fuori, agli arditi ed ai bersaglìeri non restò altra scelta che un pronto ripiegamento sulle linee di partenza. Poggì, dato inizìalmente per disperso, rientrò più tardi nelle linee italiane dopo essersi sottratto a stento alla cattura. La colonna cli centro agli ordini del capì tano Berardi aveva vissuto una vicenda analoga. Dopo aver raggiunto cli slancìo la Quota Gemella ed essere penetrata in un camminamento, aveva cercato di allargare l'occupazione trovandosi però in seria diffi coltà sotto il tiro di repressione dell'artiglieria austro-ungài·i·ca e non riuscendo quindi a ripulire le numerose cayerne sul rov~scio della posìzione, in parte assolutamente sconosciqte prima dell'attacco . .Sulla destra il pfotone del LV Reparto d'Assalto ed il plotone arditi del LXXI Battaglione Bersaglieri avevano dovuto percorrere un cammino pìù lungo e su un terreno non meno impervio. L'effetto della sorpresa era perciò svanito prima che potessero serrare le distanze e l'avvicìnamento era stato completato sotto il fuoco delle ahni automatiche. Malgrado ciò, ìl plotone del LV riuscì a raggiungere il suo obiettivo iniziale, il caratteristico roccione del Pugno e ad impadronirsene, mentre alla sua sinistra il plotone bersaglieri se1nva da vicino il Dito. Le perdite subite ed il fuoco martellante del1' artiglieria austro-ungarica misero però a mal partito gli assalitori che non furono in grado cli contenere ì contrattacchi sferrati eia forze avversarie sbucate all'improvviso dalle loro caverne. L'arrivo della seconda e della terza ondata permise al plotone del LXXI di mantenersi per qualche tempo aggrappato alle posizioni raggiunte ma ciò non fu possibile agli arclìtì ciel LV, che sotto l' urto cominciarono ad indietreggiare. Il fallimento della colonna di destra determinò il crollo di tutto il clisposìtìvo d'attacco, e ben presto anche le altre due colonne furono costrette a ripìegare. A nulla valse l'intervento delle riserve, che poterono soltanto coprire la rìtirata. Andamento analogo ebbero le due azioni secondarie, ed in particolare quella verso la selletta di quota 1449, dove un plotone del LV Reparto d'Assalto ed il plotone d'assalto del 14° Reggimento Bersaglierì, dopo il successo iniziale favorito dalla sorpresa, dovettero ritirarsi con gravi perdite Verso quota 993 e Quota Pelata l'azione diversiva svolta da pattuglie clell'8a Compagnia ciel LXXII Battaglione Bersaglieri non era invece andata oltre uno scambio di colpì attraverso i reticolati, data l'impossibilìtà di aprirvi dei varchi con l'avversario in allarme. In un primo tempo i bersaglieri avevano effettivamente richiamato eia quella parte l'attenzione di diverse batterie, poi, visto che l'azione stagnava, il tiro era stato rì portato verso la Quota GeJ11ella e q. 1500. Al ritiro delle colonne attaccanti, che soprattutto sulla destra fu alquanto disordinato, seguì un prolungato duello d'artiglieria, con le batterie austro-ungariche che battevano le posizioni italiane, facendo temere un tentativo cli assalire le posizioni cli q.1472, e quelle italiane che replicavano con azione cli controbatteria e sbarramento. Tutto quanto finì nel primo pomeriggio ed alle 13.45 la situazione tornò ad essere quella iniziale. Le truppe che avevano preso parte al combattimento poterono così essere rìtirate dalla prima linea e riportate nelle retrovie. Le perdite erano state indubbiamente forti. I dati a disposizione del V Corpo cl' Armata contrapponevano ai 27 prigionieri ed alle perdite imprecisate inflitte al nemico, non meno di 106 morti e 210 feriti, ai quali si aggiungevano una sessantina cli dispersi, in massìrna parte caduti rimasti nelle linee nemiche, e 39 feriti leggeri, curati ai posti di medicaz.ione e subito rientrati al corpo. li XXXI Reparto d'Assalto in particolare lamentava due morti ed un disperso, verosimilmente ferito e catturato tra gli ufficialì, e 6 morti, 52 feriti e 33 dispersi tra la truppa. Entrato in battaglia con una forza di 180 uomini, aveva quindi perso oltre la metà degli effettìvi5. Contate le perdite era il momento delle valutazioni, basate sui rapporti presentati in successione dal Sottosettore Medio Posina, coincidente con il 20° Reggimento Bersaglieri, dalla IV Brigata Bersaglieri, dalla 69a Divisione e dal V Corpo d'Armata. Con qualche differenza tutti concordarono nell'individuare una delle ragioni dell'insuccesso nella scarsa conoscenza della sistemazione difensiva di Monte Maio, della quale si ignorava soprattutto lo sviluppo e l' importanza del complesso di caverne e

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Per !.'azione di Monte Maio furono decorati di medaglia d'argento al valor militare il capitano Poggi ed il tenente Oreste Chicco, entrambi rientrati nelle linee italiane, il tenente Alberto Guglielmi ed il sottotenente Ruggero Piccinino, caduti sul campo.

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ricoveri sotterranei, invisibili alla .ricognizione aerea e non identificati con precisione nelle dichiarazioni dei prigionieri. Al riparo di queste strutture i kaiserjUger avevano atteso l'allungamento del tiro per poi impegnare arditi e bersaglieri in un prolungato combattimento che, frammentandosi in una serie di episodi slegati, ne aveva ingabbiato lo slancio e logorato le forze per .il momento del contrattacco. In questo scenario un ruolo particolarmente importante avevano avuto le posizioni arretrate del Dito e del Dente cli Cane, intorno alle quali si era irrigidita la resistenza e dalle quali aveva preso le mosse la controffensiva. Sulla montagna della Val Posina gli austro-ungarici avevano adattato al terreno di montagna lo schema della difesa in profondità, rivelatosi ancora una volta vincente grazie anche all'appoggio dell'artiglieria, a cui la posizione stessa cli Monte Maio clava la possibilità di far convergere il tiro su un obiettivo di dimensioni limitate. Un altro elemento preso in considerazione era il fattore sorpresa, in merito al quale le valutazioni divergevano. A livello di brigata, e soprattutto di divisione, si riteneva infatti che la sorpresa fosse mancata, e questo non solo per l' episodio dei due disertori ma anche per una serie di segnali che non potevano essere sfuggiti all'avversario, come i tiri cli inquadramento effettuati nei giorni precedenti dall'artiglieria, i movimenti di truppe, l'aumento del traffico telefonico cifrato, qualche probabile imprudenza nelle comunicazioni in chiaro. Il comandante ciel V Corpo cl' Armata ammetteva che un attacco a Monte Maio, già più volte teatro di aspri combattimenti, figurava certamente tra le eventualità prese in considerazione dall'avversario, e riconosceva che l'operazione era probabilmente considerata imminente, come indicava il rafforzamento del presidio avvenuto negli ultimi giorni, ma sottolineava anche come la sorpresa iniziale fosse riuscita. Le colonne Poggi e Berarcli erano infatti arrivate cli slancio sui loro obiettivi e soltanto le difficoltà poste dal terreno avevano impedito alla colonna Vicini di fare altrettanto. Il resto delle considerazioni riguardava il modo in cui era stata condotta l'azione, con un'interpretazione diversa a secondo del livello di comando. I fatti certi erano però il ritardo con cui era entrata in azione Ja colonna di destra, penalizzata dal dover compiere un cammino più lungo su un terreno impervio, l'inadeguatezza delle r.iserve cli pronte impiego, conseguente alle caratteristiche delle posizioni cli q.1472 che non permettevano di accogliervi altre truppe, e la lentezza con cui erano state immesse nell'azione, gli errori commessi dal comandante del XXXI, al quale soprattutto il comando della 69a Divisione faceva carico di non aver scaglionato in profondità le sue truppe, lasciando che le tre ondate previste si confondessero in una sola al momento dello scatto, di non aver tenuto alla mano i suoi uomini, che avevano finito per disperdersi tra le caverne facendo venir meno la coesione ciel reparto, e cli essersi trovato al momento culminante dell'azione privo di mezzi di collegamento ed impossibilitato perciò a mettersi in contatto con il comando dell'operazione attraverso i segnali prestabiliti. Tutte le relazioni citavano infine lo slancio cli cui avevano dato prova tutti i reparti e ricordavano l'efficacia dell'azione dell'artiglieria, passata dal tiro di distruzione e di accecamento dei primi minuti, effettuato dai piccoli calibri, al tiro di interdizione e di controbatteria, ad opera soprattutto dei medi calibri, per finire con il tiro cli sbarramento a copertura della ritirata ed a protezione da possibili iniziative dell'avversario. L'insieme cli queste valutazioni veniva riassunto dal comando della l" Armata in una breve relazione con cui accompagnava la trasmissione al Comando Supremo di quelle più dettagliate prodotte dai comandi dipendenti 6. Dopo aver ribadito la riuscita della sorpresa iniziale, comprovata dalla cattura dei moforisti impegnati in lavori di scavo nelle gallerie più avanzate e di alcuni kaiserjiiger colti durante la distribuzione del caffè ciel mattino, il tenente generale Pecori Giraldi si soffermava sul problema della scarsa conoscenza dell 'organizzazione difensiva ed accennava brevemente agli inconvenienti manifestatisi durante l'operazione, richiamando l'insufficiente distanza tra le ondate, il disperdersi degli arditi nel groviglio delle difese, il ritardo della colonna diretta contro il Dito e la tardiva entrata in azione delle riserve. Tutto ciò aveva certo influito suJI' esito finale ma a parere del comandante della 1" Annata il loro peso relativo non po-

6 Comando l" Armata, Stato Maggiore, Relazione sull'azione del M. Maio (30 agos10 1918), n° 354 R.S. Riservatissimo Personale del 7 settembre 1918, AUSSME, Rep. E-2, Racc. 88, l'' Armata, Operazione di M. Maio.

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teva essere determinato, come non poteva essere determinato quanto av~sse pesato la fortu na. In ogni caso, anche se l'azione non aveva raggiunto il suo obiettivo, poteva sempre essére valutata alla stregua di un colpo di mano, e le informazioni raccolte sarebbero state certamente utili ove si fosse deciso di tentarla ancora, come operazione a sé stante od in concorso all'azione sul Pasubio prevista dall'"ipotesi F". Calava così il sipario sul fatto d'arme di Monte Maio che pure avrebbe potuto portare a qualche richiamo da parte del Comando Supremo se questo non avesse ritenuto soddisfacente quanto riferito dalla l" Armata. Le valutazioni fatte a caldo nell'ambito dell'Ufficio Operazion i erano state infatti piuttosto severe, almeno a giudicare dal contenuto di un appunto manoscritto datato 3 settembre e firmato dal colonnello Pintor: "L'operazione pecca nella preparazione e nella condotta: se lo studio è stato lungo, certo non è stato proficuo; infatti le organizzazioni del rovescio non erano note ed hanno sorpreso le colonne di attacco impreparate ad averne ragione. Anche la reazione dell'artiglieria nemica - data la caratteristica ubicazione centrale del lv!. Majo rispetto allo schieramento nemico - doveva essere nell'ambito delle necessarie previsioni. Sembra di qualche importanza l'accertare se il Comando della divisione abbia effettivamente proposto di ritardare l'azione dopo l'incidente dei disertori. Nel complesso pare che l'armata non avrebbe dovuto autorizzare un'operazione che, per difficoltà intrinseche, usciva dal quadro delle piccole operazioni offensive e condotta isolatamente aveva assai scarse probabilità di successo. Sarebbe stato invece assai più opportuno associare l'impresa del M. Mqjo alle operazioni dell'Ipotesi F. E così infatti era stabilito nelle direttive per l'ipotesi F, inviate dall'armata a questo Comando." Ricevuto l'appunto, Diaz vi annotò semplicemente "Ho sollecitato la relazione del C. di A. . Poi scriveremo". La relazione di Pecori Giraldi aITivata nel giro di pochi giorni valse evidentemente a dissipare gli inteITogativi, con tutta probabilità anche per le precisazioni in merito alla prevista contemporaneità con l'azione allo studio sul Pasubio, esclusa dalla 18 Armata per non disperdere i mezzi disponibili. La cattura di Monte Maio avrebbe invece permesso di appostare in Val Posina un buon numero di batterie di medio calibro con le quali, al momento opportuno, assicurare all'offensiva un importante contributo. Restavano le considerazioni negative sulla preparazione e sulla condotta ma su queste Diaz, forse perché convinto delle argomentazioni della I" Armata, dovette decidere di non insistere, facendole entrare nel novero delle eventualità sempre possibili in gue1Ta ed evitando così ulteriori strascichi. L'aspra montagna della Val Posina continuò a figurare tra i possibili obiettivi del V Corpo d'Armata ma, nonostante il progetto fosse più volte preso in esame, non vennero effettuati altri tentativi. Dopo il 30 agosto l'avversario ne rafforzò le difese e con l'avvicinarsi dell'offensiva finale molte batterie furono trasferite altrove. Con una disponibilità di mezzi inferiore un nuovo attacco avrebbe comportato perdite ancora più forti e pertanto, come ebbe a segnalare il comandante del V Corpo d'Armata in una comunicazione dell'8 ottobre al comando d'armata, l'operazione, comunque non di facile riuscita, avrebbe potuto avere luogo solo dopo aver riportato in Val Posina i mezzi di distruzione necessari ed in ogni caso non prima del giorno 207. La mancata messa in atto di queste predisposizioni, fatto inevitabile in un momento in cui l'attenzione era concentrata sul Grappa e sul Piave, portò la IV Brigata Bersaglieri ad occupare M. Maio soltanto il mattino del 2 novembre, quando era ormai stato sgombrato dai Kaiserjager. Nel frattempo il XXXI era stato riorganizzato, colmando i larghi vuoti nei suoi ranghi, ed all'inizio di ottobre, quando questo processo era ormai completato, il comando della 1" Armata ne propose al Comando Supremo la trasformazione in battaglione. La proposta, motivata dal desiderio di mettere un reparto d'assalto a disposizione del X Corpo d'Armata, che ne era privo dalla fine di giugno quando aveva perso il LX, implicava la costituzione di altre due compagnie, per le quali si sarebbe potuto attingere al I Reparto d'Assalto di Marcia, l'assegnazione di due sezioni mitragliatrici , alle quali avrebbe potuto provvedere il 1° Reparto Mitraglieri, di una sezione lanciabombe Stokes e di una sezione lanciafiamme, richieste

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Comando V Corpo d'Annata, Piccole azioni offensive, n° 8552 Op. dell'8 ottobre 1918, AUSSME, Rep. B- 1, Racc. l l4S 25le, V Corpo cl ' Armata, Operazioni 1917-1918.

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direttamente al Comando Supremo8. La decisione, anche se favorevole, non avrebbe potuto dare i suoi effetti prima di qualche settimana e fu quindi con una sola compagnia che il XXXI affrontò le ultime settimane di guerra. Proprio in quei giorni il reparto tornò al fuoco in Vallarsa, sul fronte tenuto dalla Brigata Liguria (55a Divisione), in occasione di un colpo di mano dal Corno Battisti verso l'antistante quota 1801. Con gli arditi del capitano Poggi vi presero parte le due compagnie del LV Reparto d'Assalto a disposizione del V Corpo d'Armata, la Compagnia Mitraglieri Cesare Battisti ed .il plotone d 'assalto reggimentale del 157° Reggimento Fanteria. Nella notte sul 18 ottobre gli arditi del LV presero posizione nel complesso di gallerie scavate nella montagna ed ancora chiuse sul versante verso il nemico da una sottile parete di roccia che avrebbe dovuto essere abbattuta all'ultimo istante. Secondo i piani le due compagnie del LV, sbucando di sorpresa da sei gallerie, avrebbe agito contro la selletta tra il Corno Battisti e q. 1801 , ed il XXXI risalendo il Boale Zocchi ne avrebbe assecondato l' azione con una manovra avvolgente sulla sin istra. Dopo essersi impadroniti della posizione ed aver rastrellato il terreno, gli attaccanti avrebbero dovuto rientrare nelle linee italiane defluendo ai due lati di Monte Corno, da una parte per la Valmorbìa, dall'altra per il Boale Zocchi. L'azione avrebbe dovuto avere inizio alle 5, ora in cui era previsto l'abbattimento dell'ultimo diaframma di roccia, ma mentre l'artiglieria e le mitragliatrici intensificavano il fuoco sulle posizioni avversarie, questa operazione richiese un quarto d'ora invece dei pochi minuti stimati. I primi arditi usciti dalle gallerie furono perciò accolti da precise raffiche di mitragliatrice e con i primi feriti si ebbe un istintivo movimento di riflusso presto degenerato in un totale disordine, alimentato dall'allarme per un presunto imminente crollo delle pareti. La situazione fu presto ristabilita ma ormai era troppo tardi per lanciare un assalto che, venuto meno il fattore sorpresa, non aveva più alcuna possibilità di riuscita. Alle 6,10 l'azione venne sospesa e fu fatto rientrare anche il XXXI Reparto d'Assalto, che aveva intanto iniziato il suo movimento aggirante senza essere disturbato dall'avversario ma che ora, privo di appoggio dall'alto, non poteva più avanzare. Con il fallimento del colpo di mano ciel 18 ottobre trovavano conferma tutti i dubbi che avevano accompagnato lo studio dell"'ipotesi F". Per quanto ufficialmente già accantonata, questa aveva continuato a costituire un'alternativa possibile, anche se sempre più improbabile via via che prendeva consistenza il piano della battaglia che sarebbe passata alla storia con il nome di Vi ttorio Veneto. Il modo in cui si era conclusa l'operazione del Corno Battisti spazzava via ogni residua illusione, ed il Sottocapo di Stato Maggiore, tenente generale Pieu·o Badoglio, poteva ribadire una decisione già presa con poche parole annotate a margine della relazione telegrafica inviata dalla 1" Arrnata9: "E' in piccolo l'azione del Pasubio e così andava a.finire". I piani per l'offensiva tra i monti del Trentino non avrebbero mai avuto esecuzione. 0 Il 22 ottobre 1918 il XXXI passò alle dipendenze del X Corpo cl' Annata che a sua volta lo mise dal l novembre a disposizione della 6a Divisione. Lo stesso giorno quella grande unità assunse la responsabilità dell'intero fronte del corpo d'armata, dalla Valle di Riofreddo alla conca di Cesuna, sull'Altopiano cli Asiago, rilevando nel settore Arsiero la 32a Divisione, trasferita al XXIX Corpo cl' Armata, con la Brigata Chieti fino ad allora in riserva. Il movimento portò la Chieti a schierare il 123° Reggimento Fanteria nel sottosettore di destra, Astico - Schiri , ed il 124° in quello di sinistra, Cavìoio - Riofreddo, e lasciò la Brigata Valtellina sulla sinistra dell' Astico, nel settore Cengio - Assa, con il 66° Reggimento Fanteria nel sottosettore ovest ed il 65° in quello est. Contemporaneamente, in previsione di un'offensiva generale sul fronte della la Annata, il comando del X Corpo d ' Armata ordinò che le linee difensive sull'altopiano e nel settore Arsiero fossero presidiate con forze ridotte, non più dì un battaglione per sottosettore, che gli altri quattro battaglioni della Chieti si raccogliessero sul fondovalle, mt Arsiero, Velo cl' A.stico e Poggio Paregno, e che la Valtellina, inviato un battaglione alla Montagnola, allo sbocco della Valle cli Riofredo nella Val Posina, facesse altrettanto con i restanti tre battaglioni, scendendo al piano tra Meda, Cogollo e Follon. 8 Comando l" Armata, Stato Maggiore, Costituz.ione di un battaglione d 'assalto per il X Corpo d'Annata, n" 78046 R.S. del 14 ottobre 1918, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. 9 Comando l" Armata, n° 541 Op. del 19 ottobre 1918, AUSSME. Rep. E-2, Racc. 88, I" Armata, Operazione di M. Corno.

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Questi spostamenti erano ancora in corso quando, la sera di quello stesso 1° novembre, l' incalzare degli even ti spinse il comando del corpo d ' armata a rompere gli indugi e ad ordinare alla 6" Divisione di forzare quanto prima lo sbarramento di Forni, in Val cl' Astico, e di attaccare a fondo anche sull'altopiano, verso lo Spitz di Rotzo e Cima Campolongo, i.n collegamento sulla destra con la 20a Divisione del XII Corpo cl' Armata (6a Armata). Raggiunti questi primi obiettivi già all'alba del giorno 2, e visto il profilarsi di una situazione favorevole, la 6a Divis ione ordinò alla Brigata Chieti di far salire un battaglione sul Monte Cimone e s ull'Altopiano di Tonezza proseguendo con gli altri l'avanzata sul fondovalle verso Lastebasse, ed alla Valtellina di seguirla da vicino man mano che le s ue truppe scendevano dall'altopiano, spingendo verso Cima Campolongo il battaglione che già aveva raggiunto il versante nord della Val cl' Assa tra Rotzo e Castelletto. li XXXI Reparto cl' Assalto doveva seguire l ' avanzata della fanteria per poi scalare il versante sinistro della valle clell ' Astico, in corrispondenza del piccolo altopiano cli Luserna, ed occupare il forte omonimo sulla cima boscosa alle spalle del villaggio. Alla sera del 2 novembre il 123 ° Reggimento Fanteria era effettivamente Lastebasse, il 124° aveva due battaglioni a Scalzeri, ad immediato rincalzo del 123°, ed il III/124° su ll ' Altopiano di Tonezza . Più indietro i reparti della Chieti, con il 1/65° ed il Jil/66° sull'Altopiano d'Asiago, tra Rotzo e Campolongo il primo, a Castelletto il secondo, il 1/66° ed il 11/65° a Cogollo, ai piedi ciel Cengio, il 11/66° a Meda, sull'altra riva dell'Astico, il Ill/65° alla Montagnola . Il 3 novembre vide la divisione avanzare il pitt rapidamente possibile verso la testata della valle cieli' Astico ed il paese cli Carbonare, dove tagliò la ritirata alla 37° Brigata austro-ungarica, per poi gettarsi su Vigolo Vattaro. Gli arditi del XXXI, arrivati nella notte a Lastebasse, avevano intanto raggiunto il forte di Luserna catturandovi dopo un breve combattimento una sessantina di prigionieri. L'opera corazzata fu trovata in discrete condizioni e con le sue quattro cupole per obici da I O cm pienamente efficienti. Svolto questo compito, la compagnia d'assalto, insieme con il III/124° ed il 5° Squadrone dei Cavalleggeri di Alessandria, fu lanciata in direzione di Trento, dove arrivò nella notte sul 4 novembre e dove attese la fine delle ostilità. Tornato a Carbonare già il 5 novembre, il reparto fu impiegato per qualche giorno in Val d' Astico, a sorvegliare il deflusso dei prigionieri, e seguì quindi il X Corpo cl' Armata nella successiva avanzata verso ìl passo del Brennero. Il 15 novembre il XXXI era accantonato a Chiusa ed in quella località il reparto, passato agli ordini del maggiore Musumeci, avrebbe dovuto completare la sua trasformazione in battaglione, avviata negli ultimi giorni di guerra. Secondo quanto sì augurava il comandante del X Corpo d'armata, tenente generale Giovanni Cattaneo, l'aver riunito il reparto in un'unica sede avrebbe dovuto favorire l'opera del comandante e degli ufficiali, soprattutto in relàz.ione alla disciplina, sempre problematica nel caso di truppe "per la loro essenza medesima propense ad una mala intesa spigliatezza e spavalderia" 10. Contrariamente a quanto si sperava, gli atti cli indisciplina si erano invece moltiplicati e così pure i reati più o meno gravi commessi dagli arditi, ed a ben poco erano serviti i rigorosi provvedimenti subito adottati, non ultimo il trasferimento a fine mese a Fortezza, dove l ' accantonamento nel forte dava meno libertà di movimento e facilitava la sorveglianza. Un'ispezione alla nuova sede ciel reparto rivelò la più totale incuria e ben presto si ebbero nuovi incidenti: ìl furto di un grosso quantitativo di sigarette da un vagone in stazione, minacce di un ardito ad una ragazza, scontri tra ufficiali e soldati. Dal momento che il comandante non sembrava in grado cli riprendere il controllo della situazione, Cattaneo incaricò il colonnello Giuseppe Faracovi cli condurre un'inchiesta in merito a quanto accaduto od anche solo sospettato e cli ristabilire la disciplina tra i ranghi ciel XXXI. Ne seguirono severi provvedimenti disciplinari a carico di diversi ufficiali, tra i quali due comandanti di compagnia e lo stesso Musumeci, punito con un mese di arresti in fortezza per aver lasciato degenerare la situazione senza far nulla per impedirlo e senza nemmeno informarne i superiori. Altrì due ufficiali furono denunciati per abuso di autorità ed alcuni militari cli truppa lo furono per insubordinazione. Nel momento in cui riferiva al comando della 1• ArJO Comando X Corpo <l'Armata, XXXI Riparlo Assa/10, n" 4715 Riservato del 9 dicembre I 918, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, UAìcio Ordinamento e Mobilitazione.

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mata in merito a questi fatti, sotto la data ciel 9 dicembre, Cattaneo riteneva che 1' opera di Faracovi, ora incaricato di ispezionare frequentemente il reparto, avrebbe potuto dare buoni frutti, ma non nascondeva i suoi timori per l'effetto che il ripetersi di un tale comportamento avrebbe potuto avere su una popolazione locale di lingua tedesca e di sentimenti filoaustriaci: "Devo però far presente che questo riparto rappresenta ancora nel Corpo d'armata una non lieve preoccupazione, poiché, se per avventura non fossero sufficienti i più gravi provvedimenti disciplinari e si dovesse difronte a gravi fatti ricorrere ad estreme misure, queste produrrebbero ben triste impressione sulle popolazioni locati. Temo, cioè, che da solo questo riparto possa compromettere quel buon. nome che le nostre truppe con ogni cura meticolosa ed ogni amorevole assiduità stanno procacciandosi fra questi abitanti quasi totalmente tedeschi." Per evitare ogni rischio il comandante del X Corpo d'Armata proponeva di spostare il XXXI in una zona più an-etrata, dove eventuali intemperanze sarebbero state meno dannose, e cli farlo immediatamente, senza attendere il previsto scioglimento dei reparti d'assalto, dal momento che le voci in proposito riportate dalla stampa alimentavano l'irrequietezza dei suoi uomini. Ricevuta questa relazione, il tenente generale Pecori Giralcli non ebbe dubbi e sposò senza esitazione la linea d'azione più estrema, preoccupato soprattutto di rimuovere ogni possibile causa cli turbamento in una delicata regione di frontiera. L'll dicembre 1918, nell'informare della situazione il Comando Supremo, la 1° Armata comunicava di aver già dato ordine cli sciogliere il XXXI Reparto d'Assalto, per gravi motivi disciplinari, e di distribuire i suoi uomini, in prevalenza alpini, tra i battaglioni de) Ill e del X Corpo cl' Armata.

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Monte Maio visto dai pressi dell'abitato di Sella. Sulla vetta erano le posizioni austro-ungariche di quota 1500, fiancheggiate dal Dente di Cane, e dalla Quota Gemella. Sul costone che scende ripidamente verso le case di Bragioli, in basso a destra, si trovano le posizioni italiane di quota 1472 (BDM)

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XXXII REPARTO D'ASSALTO

121 settembre 1918 il comandante del li Corpo d'Armata operante in Francia, tenente generale Alberico Albricci, informò il Comando Supremo di aver costituito due compagnie d'assalto con volontari provenienti dalle unità alle sue dipendenze e dalle file dei complementi forniti dalle Truppe Ausiliare Italiane in Francia (TAIF) 1. Una terza compagnia sarebbe stata pronta a breve e ciò avrebbe reso possibile dare vita ad un reparto d'assalto, il cui comando sarebbe stato affidato al maggiore Settani del 52° Reggimento Fanteria, da affiancare al II che già aveva dato buona prova di sé sul campo di battaglia. Entrambe le divisioni del corpo d'armata avrebbero potuto così disporre cli un nucleo di truppe scelte da utilizzare in colpi di mano ed in compiti cli rottura, come pure per sviluppare azioni manovrate in campo aperto una volta superate le difese avversarie. Per quanto convinto della sua opportunità, e forte di un preventivo assenso verbale avuto telefonicamente dal Capo cli Stato Maggiore dell'Esercito, Albricci era consapevole del fatto che la sua iniziativa non era stata preventivamente autorizzata, e nell'intento di farla comunque approvare si affrettò a precisare che gli ufficiali necessari all'inquadramento ed i materiali occorrenti ad armare ed equipaggiare il nuovo reparto erano già disponibili. Non vi sarebbe stata quindi nessuna richiesta in tal senso ed il Comando Supremo avrebbe soltanto dovuto sanzionare l'avvenuta costituzione, possibilmente sotto la data del 20 settembre, indicando il numero distintivo da attribuire al reparto ed il centro di mobilitazione, così da poterne regolarizzare la situazione amministrativa e matricolare. Messo davanti al fatto compiuto, l'Ufficio Ordinamento e Mobilitazione si dimostrò piuttosto riluttante a concedere quanto richiesto, al punto che dovettero intervenire direttamente i massimi vertici del Regio Esercito. Nel fascicolo della pratica finalizzata il 30 settembre con l'autorizzazione invocata eia Albricci è infatti possibile leggere due significative annotazioni. Con la prima il Sottocapo cli Stato Maggiore, tenente generale Pietro Badoglio, evidentemente al corrente dei contatti già intercorsi, invita l'ufficio a non tergiversare oltre ed a dar corso alle decisioni cli Diaz: "Non si piantano al1re questioni. Se S.E. il Capo ha già da10 approvazione verbale non c'è più nulla da dire. Se non l'ha data si dice dì no", e poco sotto il tenente generale Armando Diaz pone la parola fine in termini inequivocabi li: "Autorizzare a m.eno che non os1ù10 gravi ragioni organiche. Mi pare che anche noi tenliamo di avere un baig. d'assalto per divisione". Esatte o meno che fossero le considerazioni del Capo di Stato Maggiore la discussione si chiuse lì e lo stesso giorno un telegramma informò Albricci che il nuovo reparto d'assalto, contraddistinto dal numerale XXXII, poteva considerarsi costituito in data 20 settembre con centro di mobilitazione il deposito del 66° Reggimento Fanteria a Reggio Emilia2 . 11 XXXII prese parte con la 3a Divisione, ed in particolare con la Brigata Salerno, ai combattimenti per il forzamento della linea dell' Aisne e la conquista dello Chemin-des-Dames nella giornata del 4 ottobre, intorno a Croix-sans-Tete ed al Bois Quartier. Dopo la successiva avanzata fino alla Hunding Stellung ed alle paludi di Sissonne, dal 16 ottobre il reparto venne accantonato a Parfonclru, nelle retrovie del nuo-

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Il Corpo d' Armala, Stato Maggiore, Costituzione di un nuovo reparto d'assalto, n° 3087 MOB. Del 21 setlembre 1918, AUSSME. Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo. Ufficio Ordinamenlo e Mobilitazione. Secondo una convem.ione stipulata in gennaio tra il governo francese e quello italiano, l'Italia si era impegnala a fornire 60.000 uomini, tratti per due terzi dai militari inabili alle fatiche di gue1Ta e per un terzo da militari con speciali precedenti di mestiere, come lavoratori da utiliaare per la costruzione di opere di difesa o comunque necessarie allo sforzo bellico. A queste risorse aveva attinio nell'estate il 11 Corpo d' Armata per rifornirsi dei complementi necessari a riempire i vuoti causati dalla Battaglia dcli' Ardre. 2 Comando Supremo, Uflìcio Ordinamento e Mobilitazione, 11° 443 19 R.S. Mob. Speciale del 30 settembre 1918, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. 1 Comando

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vo fronte. Organicamente assegnato dal giorno prima alla stessa 3• Divisione, insieme con due compagnie mitragliatrici di corpo d'armata, il XXXII svolse compiti di avanguardia nella prima fase dell ' avanzata che tra il 5 e l' 11 novembre portò il II Corpo d' Armata a raggiungere la città di Rocroi e le rive della Mosa. Superato a viva forza il Canal de Dessechement davanti a Chivres, il XXXII liberò Bucy-le-Pierrepont, S.te Acquaire e S.te Preuve, catturando uomini , armi e materiali, per fermarsi guindi a Blanchefosse dove lo trovò l'armistizio. Dopo essere stato di guarnigione in Belgio con la grande unità a cui apparteneva, venne fatto rimpatriare con il resto del Il Corpo d'Armata tra la fi ne di febbraio ed i primi giorni di marzo, per essere sciolto a Torino il 10 marzo 1919, all'indomani della cerimonia con cui la città aveva salutato il rientro del contingente italiano già impegnato sul fro nte francese.

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XXXV REPARTO D'ASSALTO

l 15 marzo 1918 il maggior generale Enesto Mombelli, comandante della 3Y Divisione, dislocata in Macedonia ed inquadrata nell' Annata Francese d'Oriente, chiese al Comanc.lo Supremo l'invio di una compagnia d'assalto oppure, qualora ciò non fosse possibile, l'autorizzazione a costituirne una con elementi tratti dalle tre brigate alle sue dipendenze (Sicilia, Cagliari ed Ivrea). La richiesta era motivata dalle crescenti difficoltà ad effettuare con successo i colpi di mano indispensabili per procurarsi prigionieri ed informazioni, difficoltà. dovute ad un'organizzazione difensiva avversaria perfezionata in quindici mesi cli sostanziale immobilità del fronte. D'altra parte anche il ten-eno poneva seri ostacoli ad un pattugliamento aggressivo. La linea tenuta dalla divisione con-eva infatti nella sua parte orientale lungo i monti che tagliano con andamento est - ovest la grande ansa della Cerna, coprendo la fertile piana di Monastir, e di questi monti le forze bulgare e tedesche occupavano la linea di cresta, dominando dall'alto le posizioni italiane. Il possesso di queste alture era essenziale per il controllo della regione Monastir - Prilep e questo spiega l'accanimento dei due contendenti che vi si fronteggiavano a distanza ravvicinata, e soprattutto l'importanza assunta da rilievi rocciosi altrimenti insignificanti contrassegnati sulle carte alleate con i nomi di Piton Rocheux, Piton Brulé, o Colle Bruciato, e Quota 1050. In saldo possesso dell'avversario, queste tre quote erano le più alte della zona. Più ad occidente_l' aspra e bù,lla catena digradava rapidamente verso le paludi formate dalla Cerna nel suo lento corso ed ìn questa pianura le linee contrapposte si allontanavano fin,o ad una dista-nza di qualche chilometro. In risposta alla richiesta di Mombelli il 27 marzo venne autorizzata la costituzione in loco cli una compagnia d' assalto, a cui si sarebbe dovuto attribuire il nome cli XXVI Reparto cl' Assalto, con centro di mobilitazione il deposito del 61 ° Reggimento Fanteria. Il giorno 31 le disposizioni cli dettaglio conseguentemente diramate dal comandante della 35a Divisione ne fissarono l'organico in tre plotoni cli fucilieri e lanciatori di bombe a mano, tre sezioni pistole-mitragliatrici, una sezione mitragliatrici Fiat-Revelli ed una sezione lanciafiamme. Su queste basi il reparto fu formalmente costituito il 22 aprile 1918 e dislocato in un vallone a nord cli Tepvaci, sede ciel comando di divisione, che fu subito conosciuto come il "Vallone degli Arditi". Riclenominato XXXV a partire dal 20 maggio, il reparto ebbe il battesimo ciel fuoco nella notte sul 29, quando tre pattuglie tentarono la cattura cli un piccolo posto nemico ad occidente del contrafforte ovest di Quota 1050, in corrispondenza ciel cosiddetto "Giardinetto". L'operazione fallì sul nascere per la mancata esplosione del tubo cli gelatina che avrebbe dovuto aprire il passaggio nel reticolato, ma quanto meno gli arditi rientrarono senza inconvenienti. Il successivo 1Ogiugno, in linea con le motivazioni che avevano suggerito la formazione del reparto, Mombelli chiese cli studiare ed eseguire al più presto alcuni colpi di mano che, attraverso la cattura di prigionieri, permettessero di verificare la fondatezza delle notizie fornite negli ultimi tempi dai disertori presentatisi alle linee italiane. Individuati i possibili obiettivi nel Piton Rocheux e nel cosiddetto "Castelletto" di Quota 1050, venne preparata una doppia operazione posta in atto la sera del 26 giugno. Alle 20,45, dopo una breve preparazione d'artiglieria, due pattuglie di arditi uscirono dalle trincee me.ntre il tiro di distruzione si trasformava in tiro di ingabbiamento attorno ai due tratti cli fronte prescelti. Il bombardamento non era tuttavia riuscito a creare nel reticolato i varchi attesi e ciò ritardò il momento dell'irruzione di quel tanto da far andare a vuoto il tentativo. Sul Piton Rocheux gli assalitori trovarono le posizioni più avanzate deserte, con i cadaveri di alcuni degli occupanti sorpresi dal tiro dell'artiglieria riversi sul fondo della trincea, mentre sul "Castelletto" gli arditi sostennero un breve ed inconcludente scontro a distanza ravvicinata prima di ripiegare. Nei mesi seguenti il diario storico della divisione registra la quotidiana attività dell' artiglieria e qualche occasionale azione di pattuglia senza peraltro alcun evento di rilievo relativo al reparto cl' assalto. Evi-

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dentemente il mancato successo delle prime operazioni aveva fatto accantonare per il momento altre iniziative del genere, confermando le difficoltà che queste potevano incontrare, ed il resto dell'estate fu trascorso dagli arditi nella routine dell'addestramento. Tutto il fronte macedone si manteneva del resto calmo in attesa ciel maturare degli eventi e nulla sarebbe accaduto fino alla seconda metà cli settembre, quando le Armate Alleate d'Oriente avrebbero sferrato il colpo decisivo. L'offensiva generale ebbe inizio il 14 settembre con l'attacco della 2• Armata serba e cli due divisioni francesi contro la barriera montuosa della Moglena, con obiettivo i vitali centri di comunicazione e di rifornimento sul medio corso del Varclar e presso la confluenza di questo fi ume con la Cerna. Una prima breccia venne aperta già il g iorno 15, e fu subito allargata con l'intervento cli altre divisioni serbe e frances.i. Il 18 settembre si mossero le divisioni britanniche e greche schierate sulla destra, nell'intento di coprire il fianco del saliente che si era così formato e di impedire l' invio di rinforzi in quel settore, ed il 21 fu la volta cieli' Annata Francese d ' Oriente, in linea sulla sinistra dello schieramento alleato e della quale faceva parte la 35a Divisione. Già dal 14 settembre la grande unità italiana, che occupava un settore contiguo a quello da cui i franco-serbi erano partiti all'attacco, aveva svi luppato un 'attività dimostrativa con ripetuti bombardamenti d 'artiglieria e qualche azione locale che non solo aveva attirato l'atlenzione dell'avversario ma ne aveva anche determinato una violenta reazione. La replica delle batterie bulgare e tedesche aveva casato perdite e danni ma non aveva rallentato i preparativi per il momento in cui la divisione sarebbe a sua volta passata all'attacco. Il 18 settembre le disposizioni impartite al riguardo dal maggior generale Mombelli attribuivano ai due reggimenti deJla Brigata Sicilia, 61 ° e 62°, schierata sulla destra del fronte tenuto dalla divisione, il compito di impadronirsi delle posizioni cli cresta contrapposte per poi avanzare in profondità non appena si fossero avuti i primi segnali di cedimento. Alla sinistra della brigata, nell'ambito del settore d 'attacco del 62° Reggimento Fanteria, il XXXV Reparto d ' Assalto, equivalente sempre ad una compagnia rinforzata 1, doveva impadronirsi del "Castelletto" con il sostegno della 2573 Compagnia M itragliatrici Fiat, e dopo essersi assicurato la copertura del fianco sinistro convergere a destra verso il Piton Rocheux per unirsi su quella posizione al Gruppo Esploratori del tenente colonnello Romanelli, incaricato di procedere con la massima velocità possibile verso Crnicani2 . Dati i progressi compiuti dai franco -serbi ci si attendeva da un'ora all'altra che l'avversario iniziasse a ripiegare per non essere tagliato fuori dalle sue linee cli comunicazione. Ancora il giorno 20 settembre però le unità tedesche e bulgare della 302" Divi sione germanica che fronteggiava la divisione italiana non mostravano segni di cedimento, e reagirono anzi con decisione alle dimostrazioni di fuoco del!' artiglieria ed alle puntate delle pattuglie inviate ad accertare la situazione. Fu soltanto nel primo pomeriggio del 21 che le notizie provenienti dai settori limitrofi diedero la chiara sensazione d i un ripiegamento in atto. Il Gruppo Esploratori ebbe immediatamente l'ordine di s pingersi verso il Piton Rocheux ed alle 17 arrivò la notizia che i suoi uomini erano entrati nelle trincee avversarie, senza incontrare resistenza, ed avanzavano ora verso nord per riprendere contatto con l'avversario. Subito dopo, mentre Mombelli ordinava a tutte le uni tà di lanciarsi all 'inseguimento senza attendere la preparazione d' artiglieria, rendendo così esecutivo uno degli ordini di operazione preparati per ogni evenienza, gli arditi del XXXV occupavano Quota 1050 vincendo la resistenza di un nucleo di copertura e facendo 134 prigionieri. li reparto si univa q uindi al Gruppo Esploratori e proseguiva con questo l'avanzata nella pianura oltre le montagne della Cerna, in direzione di Prilep.

1 Alla vigilia dell'offensiva il XXXV Reparto d'Assalto, immutato nella struttu ra organica, aveva una forza di 8 ufficiali e 258 uomini di truppa. Nel mese di agosto ne aveva assunto il comando il capitano Renzo Chierici. 2 La qualifìca di "esploratore" cm stata introdotta nel 1914 per i militari che avessero dato prova di particolari doli fisiche, intelleuuali e di ardim ento, prevedendo la formazione in seno ad ogni reggimento di fanteria di un repano es ploratori della forza di 4 unìciali e 90 uomini di truppa. Nell'ambito della 35" Divisione ques ta prescrizione era stata interpretata in modo estensivo con l'auribuzione a tali unità, costituite su base permanente, del ruolo di truppe cli rottura. Il Gru ppo Ro rnane lli era formato dalle compagnie esploratori dei reggimenti 6 1° (Brigata Sicilia) e 162° (Brigata Ivrea), dalle due compagnie mitragliatrici della Brigata Sicilia e da una compagnia mitragliatrici divisionale.

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La direzione dj marcia della 35" Divisione venne modificata l' indomani dal comando dell'Annata Francese d'Oriente che fece effettuare alla grande unità italiana una conversione ad ovest in direzione di Brod per tagliare la via della ritirata alle forze dell'1 l a Armata tedesco-bulgara nell 'area di Monastir. Si trattava di abbandonare la pianura per tornare ad inoltrarsi in una di fficile regione cli montagna ed anche per questa ragione, mentre veniva fatta serrare sotto la Brigata Ivrea, rimasta di riserva, il g iorno 24 furono sciolti il Gruppo Esploratori e l' analogo Gruppo Speciale, composto dalle compagnie esploratori dei due reggimenti della Brigata Cagliari e da due compagnie mitragliatrici, che aveva guidato l'inseguimento nel settore ovest del fronte della Cerna3. Lo stesso giorno il XXXV passò a disposizione della Brigata Cagliari inviata in direzione di K.rusevo, occupata il 26 settembre. Sban·ata in questo modo la via da Mo nastir a Prilep, la 3S3 D ivisione ebbe l'ordine di tagliare all'avversario anche l' ultima via di fuga rappresentata dalla strella cli Kicevo. A questo scopo la sera stessa si mossero dalla città appena conquistata due colonne con il compito cli portarsi quanto prima nella zona tra Sop e Cer. Il XXXV era inserito nella colonna principale che nella giornata del 28 settembre, dopo aver attraversato rapidamente un terreno difficile in cui l'unica viabilità era rappresentata da poche mulattiere, si impadronì della seconda località :-;uperando la resistenza di reparti di retroguardia, ma non della prima, dove unità di fanteria erano saldamente attestate a difesa con il sostegno di batterie di piccolo e medio calibro4. I combattimenti intorno a Sop sarebbero proseguiti con accanimento crescente fin o alle prime ore del 30 settembre, quando arrivò la notizia clclr armistizio con la Bulgaria, entrato in vigore a mezzogiorno. Dopo lunghe trattative le truppe bulgare ancora a Sop abbassarono le armi il 3 ottobre e vennero così fatti prigionieri tre generali, 240 ufficiali e 7.727 solclatj , con 8 cannoni e 70 mitragliatrici. La 3S3 Divisione non prese parle alle ultime operazioni per la liberazione de lla Serbia ma dopo un breve periodo trascorso nella zona di Prilep venne destinata in Bulgaria, ad eccezione della Brigata Sicilia, inquadrata nel corpo di spedizione alleato inviato a Costantinopoli, e della Brigata La Spezia , ricostituita con clementi de lle altre tre, rimasta a Pri lep. Verso la metà d i novembre il XXXV Reparto d ' Assalto, passato agli ordini ciel capitano Giusto Farina, venne dislocato a Kustendil, nella Bulgaria sud-occiclcnta.le, dove sarebbe rimasto fino allo scioglimento, avvenuto il 20 febbraio 1919 distribuendone gli arditi tra i plotoni d ' assalto reggimentali.

3 A riprova della rapidità con cui l'avversario era sfuggito al contatto stanno le perdite subile dalla 35" Divisione tra il 2 1 cd il 24 settembre, pari ad appena I I morti e 35 feriti. e l'esiguo numero dei prigionieri. 217 in tutto, per la maggior parte catturati dal XXXV Repano d'Assalto c dal Grnppo Esploratori nella giornata del 21 . 4 Della colonna, agli ordini del comandante della Brigata Cagliari. brigadiere generale Beltramo, facevano parte anche il I Gruppo Squadroni Cavalleggeri cii Lucca, l,1 507" Compagnia Mitragliatrici. il 64° Reggimemo Fanteria, un battaglione del 162", i gruppi di artiglieria da monlagna XX e XXYlll.

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li settore dell 'ansa della Cerna, sul fronte macedone (eia "La Campagna di Macedonia" cli L. Vi Ilari, Ed. Zanichelli)

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Lo schieramento della 35a Divisione in Macedonia alla data del 5 luglio 1918, con il XXXV Reparto d'Assalto, qui indicato con il numero arabo, accantonato nei pressi di Tepavci, sede ciel comando cli divisione (AUSSME, Rep. F- 1, Racc. 59, 35a Divisione)

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LII REPARTO D'ASSALTO

l 1° maggio 1918 la 6a Armata propose al Comando Supremo la creazione di un reparto d'assalto esclusivamente alpino, con fiamme verdi sul bavero della giubba da bersagliere ciclista, da mettere a disposizione della 52a Divisione direttamente dipendente dal comando d'armata 1. L'autorizzazione arrivò il 5 maggio, con l'indicazione che il reparto avrebbe dovuto prendere il numerale XIV ed avere come centro dj mobilitazione il deposito del 6° Reggimento Alpini a Verona2 . Il 14 maggio 1918 fu così costituito a S.Pietro cl' lntrigogna il XIV Reparto d'Assalto Alpino con personale proveniente dal!' ambito della 52• Divisione e quindi dai battaglioni ciel l O e del 2° Raggruppamento Alpini 3 . Nonostante il limitato bacino d' alimentazione il numero cli domande fu tale che il reparto poté essere organizzato in pochi giorni. Il 16 maggio, prima ancora che fossero disponibili tutte le armi cli prevista dotazione, gli 11 ufficiali 4 ed i 422 uomini cli truppa agli ordini del capitano Emilio Falclella furono ripartiti in un comando, in due compagnie, ciascuna con due sezioni pistole-mitragliatrici, una sezione mitragliatrici ed una lanciafiamme, ed in una sezione lanciabombe Stokes di battaglione. Pochi giorni dopo, come conseguenza delle decisioni ciel Comando Supremo in merito alla numerazione dei reparti d'assalto, il reparto venne riclenominato LII e come tale il 21 maggio si trasferì a Perarolo, presso Vicenza, dove iniziò l'addestramento tattico con l'intervento di batterie di piccolo e medio calibro, inviando nel contempo 102 uomini alla scuola mitraglieri di Bendola dove sarebbero stati addestrati all'impiego delle armi automatiche. Due giorni più tardi, mentre il capitano Falclella rientrava al Battagl ione Complementare ciel 1° Gruppo Alpini, il comando veniva assunto dal tenente colonnello Carlo Rossi ed il reparto veniva messo alle dipendenze del XXII Corpo d'Armata. Raggiunta il 25 maggio la nuova sede di Costabissara, il LII rafforzò la sua compagine con l'inserimento di nuovi nuclei di volontari, in sostituzione degli elementi nel frattempo risultati non idonei, ed accelerò la sua preparazione con l'intensificarsi delle attività adclestrative. Questo passaggio fu sottolineato dalla distribuzione dei moschetti modello '91 , utilizzati dai reparti d'assalto invece ciel più lungo e pesante fucile. Rientrati il 30 maggio gli uomini inviati a frequentare il corso mitraglieri, l'organico venne ad essere costituito eia 18 ufficiali e 56.1 uomini di truppa, con una dotazione cli 28 quadrupedi: - Comando, 3 ufficiali, 16 uomini di truppa, 20 quadrupedi;

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1 Comando 6" Armata, StalO Maggiore. Cos1ituzio11e reparto assalw alpino, 11° 224 l l M del 1° maggio I918, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. La 6" Armata disponeva a quella data di altri tre repatti d'assalto, uno per ciascuno dei suoi tre corpi d' armata italiani (corpi d'armata XII, XIII e XX, con i reparti XXI, Xli e I, dal 20 maggio Xli, Xlll e XX). 2 Comando Supremo, n° l 71 R.S. ìvlob. Speciale del 5 maggio l 9 18, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. 3 La 52" Divisione (maggior generale Pietro Ronchi) comprendeva il 1° Raggruppamento Alpini, con il 1° Gruppo (battaglioni Stelvio, Tirano, Morbegno, l Complementare e due compagnie mitragliatrici)) ed il 9° Gruppo (bauaglioni Bassano, Vemna, Monte Baldo, IX Complememare e due compagnie mitnigliatrici), il 2° Raggruppamento Alpini, con il 5° Gruppo (battaglioni Spluga, Valtellina, Vestone, V Complementare e due compagnie mitragliatrici) ed il 10° Gruppo (Battaglioni \licenza, Monte Serico, Val d'Adige, X Complementare e due compagnie mitragliatrici), il I 0° Raggruppamento Artiglieria da Montagna, con i gruppi XXX, Llll, LVII e XXXII, assegnati nell'ordine ai quattro gruppi alpini. quattro compagnie mitragliatrici, l'LXXXVI Battaglione Zappatori, la 152" Compagnia Telegrafisti. 4 Oltre al comandant.e, gli ufficiali inizialmente assegnati al XIV, poi LII, Reparto d' Assalto Alpino, furono il capitano Piero Giovannini, i tenenti Danilo Dal Drago, Pietro Bertuzzi, Raffaele Lonzetta, i sollotenenti Wilfredo Scalforotto, Umberto Meissinger, Raoul Marconi, Agostino Zappa, gli aspiranti Giorgio Fontolan, Achille Corrao, Ugo Abiate. Nel giro di pochi giorni a questo primo gruppo si sarebbero aggiuntj i tenenti Silvio Silvagni e Giuseppe Bollati, il sottotenente Luigi Mantovani, gli aspiranti Oreste Willerey e Silvio Pe1Tello.

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- la Cornpagnia, 7 ufficiali , 274 uomini di truppa, 4 quadruped i; - 2" Compagnia. 8 ufficiali, 271 uomini di truppa, 4 quadrupedi. La sezione Stokes, per la quale non era ancora disponibile il materiale, era per il momento scomparsa, ed anche le sezioni lanciafiamme esistevano solo sulla carta. Il 2 giugno, dopo aver partecipato alJe celebrazioni per la Festa dello Statuto, il LII venne trasferito a Nove di Marostica. Qui, in previsione di una lunga permanenza, furono impiantate quelle strutture destinate al benessere della truppa, come la Casa del Soldato ed il Posto di Ristoro, che ebbero grap.de diffu sione nell'ultimo anno di guerra, ed il giorno 8 venne avviata lafonnazione cli una sezione lanciafiamme, grazie alrarrivo di 30 complementi della 276" Sezione Lanciafiamme provenienti dalla scuola cli Montecéhio Emilia. Il soggiorno in pianura sarebbe stato peraltro di breve durata . Alla vigil ia della Battaglia del Solstizio, nel quadro dei preparativi fatti per fronteggiare l'attesa offensiva, d'ordine della 52a Divisione il reparto venne dislocato a Conco, nelle immeclia~c retrovie delle linee di difesa del!' Altopiano, per essere ben presto chiamato in azione. Nel settore del XJIJ Corpo d' Arniata, la mattina del 15 gi ugno la I s• Divisione austro-ungarica era riuscita a rompere le linee della 14a Divisione tra Monte Valbella e Casera Melaghetto e, favorita dall'analogo successo ottenuto alla sua sinistra dalle divisioni 3a Edelweiss e 26a Schiitzen, aveva intaccato anche la seconda linea di difesa impadronendosi del ridotto di Costalunga, tra Monte Valbella e Cima Echar. I successivi attacchi sferrati contro Cima Echar ed in direzione di Busa del Termine erano stati bloccati, ma la penetrazione realizzata in quel settore rappresentava una minaccia che non poteva essere trascurata. Già nel primo pomeriggio del I5 gi ugno reparti della Brigata Pinerolo avevano perciò tentato cli riprendere l'importante posizione senza riuscire a superare il tiro di sbarramento delle mitragliatrici annidate sul costone di quota 1322 di Costalunga, ed i] tentativo era stato ripetuto il giorno 16, con il concorso clell 'altra divisione del XIII Corpo d' Armata, la 28\ riconquistando di slancio la quota 1262 ma non il ridotto centra.le, rimasto saldamente in mano agli austro-ungarici. li comando della 6° Armata, pur insistendo per la riconquista del ridotto di Costalunga, non voleva che ciò si traducesse in un eccessivo logoramento delle unità in linea e perciò, dopo aver sottolineato la necessità di garantire innanzitutto la sicurezza del caposaldo di Cima Echar, per la cui d ifesa dovevano essere prioritariamente impiegati i rinforz i fatti affluire nelle ultime ore, ordinò che l'antistante ridotto di Costalunga venisse ripreso con l'azione di pochi reparti scelti, con una graduale infiltrazione attraverso le maglie della difesa, senza impegnarsi in azioni troppo dispendiose. Sulla base di queste disposizioni il Xlll Corpo d'Armata pianificò le operazioni del 17 gi ugno ribadendo al comandante della 14" Divisione l'ordine di ripristinare a] · più presto la continuità della seconda linea di difesa con l'impiego delle unità messe a sua disposizione il giorno 16, e cioè il 3° Reggimento Bersaglieri ed il Lll Reparto d'Assalto. Nel far ciò il tenente generale Ugo Sani ebbe certamente presente anche la raccomandazione del suo comandante d'armata d.i impiegare il LII non nel presidio di trincee ma in azioni rapide ed improvvise, consoni al suo addestramento, e soprattutto soltanto in caso cli assolu ta necessitù. Sul sussistere cli quest'ultima condizione non vi erano dubbi dopo il parziale insuccesso degli ultimi contrattacchi, e l'ordine di movimento pervenuto al tenente colonnello Rossi ne fu quindi la logica conseguenza. Nelle prime ore del 17 giugno le d ue compagnie del reparto furono trasportate in autocarro a ridosso della prima linea, la 1" fino al versante meridionale di Cima Echar, la 2", che avrebbe poi raggiunto a piedi quota 1282, fino a Busa del Termine. Da questa posizione la compagnia era chiamata ad agire insieme a reparti del 3° Reggimento Bersagl ieri verso il fronte orientale del ridotto di Costalunga, il cui fronte merid ionale sarebbe stato invece aggredito dalla 1a muovendo dalle posizioni cli Cima Echar con in rincalzo la 3• Compagnia dello stesso reggimento bersaglieri, schierata 300 metri più indietro, ed il sostegno di fuoco della 265" Compagnia Mitragliatrici in posizione alle spalle dei bersaglieri con due sezioni nella trincea immediatamente a nord della cima. Gli ordini prevedevano che alle 15,45 la F Compagnia del LII, non appena cessato il tiro di distruzione e cli ingabbiamento, avanzasse su due colonne, comprendenti ciascuna una sezione pistole-mitragliatrici , un plotone d'assalto e sei apparecchi lanciafiamme, seguendo le due trincee, orientale ed occidentale, che sui due lati della dorsale portavano al ridotto di Costalunga, ripulendole man mano con l' im-

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piego dei lanciafiamme, delle pistole-mitragliatrici e delle bombe a mano. Il terzo plotone e la sezione mitragliatrici dovevano seguire le due colonne per proteggerne le spalle e rinforzare quella che avesse incontrato maggiore resistenza. La I" Compagnia balzò all ' assalto all'ora stabilita, incontrando subito un'energica resistenza che obbligò le sue due colonne ad impegnarsi in un violento combattimento e ne rallentò la progressione al punto che quella dì sinistra riuscì a guadagnare in un'ora non più di 400 metri mentre ancora meno riuscì a fare quella di destra. Invece dell'azione rapida ed impetuosa prevista, gli arditi si videro costretti ad una lenta avanzata, durante la quale eliminare uno dopo l'altro i numerosi centri di resistenza imperniati su ni di cli mitragliatrice protetti da fitti reticolati. L'attacco si sviluppò con queste modalità di azione metodica e logorante per circa due ore, finché la necessità di rifornire la compagnia di munizioni e di bombe a mano non impose una breve sosta. Negli ultimi minuti la resistenza sembrava essersi notevolmente affievolita ed i comandi decisero cli sfruttare la situazione per attaccare sul fianco sinistro ed alle spalle il nemico che gli arditi avevano impegnato frontalmente. Alle 17,30 una compagnia del 13° Reggimento Fanteria si portò così rapidamente sulla camionabile ad est cli quota 1236 e seguendola a passo di corsa colse cli sorpresa i difensori che, incapaci di far fronte al nuovo ed inatteso assalto, cominciarono a cedere terreno. Venuta meno la coes.ione, per gli arditi e per i fanti fu relativamente facile circondare e catturare i nuclei isolati che ancora resistevano, annientando nelle loro caverne quelli che continuavano a far fuoco alle spalle degli attaccanti. I combattimenti in questo settore terminarono alle 19, ma nessuna notizia si aveva ancora della 2" Compagnia operante sulla destra ed esisteva quindi la possibilità che da quella parte il nemico tentasse cli contrattaccare, con l'obiettivo di tagliare i collegamenti con Cima Echar e capovolgere di nuovo la situazione. Con questa incertezza, e dal momento che le munizioni scarseggiavano, fu deciso di a1Testare l' avanzata e di rafforzare le posizioni raggiunte, spingendo nel contempo delle pattuglie sulla destra a protezione cli quel fianco ed allo scopo di prendere contatto con l'altra colonna. Per maggior sicurezza una compagnia cli fanteria venne fatta schierare in posizione arretrata e sulla destra rispetto alla linea raggiunta, in modo da averla alla mano per contrattaccare i reparti nemici che nella notte avessero tentato di agire eia quel lato verso Cima Echar, e fu fatta avanzare, a protezione delle nuove posizioni, la 265• Compagnia Mitragliatrici. La la Compagnia del Lll , rifornita di bombe a mano, ebbe il cambio dalla compagnia bersaglieri e venne portata in riserva. Mentre tutto questo avveniva sulla dorsale di Costalunga, tra Cima Echar e Monte Valbella, la 2a Compagnia d'Assalto, che era l'elemento di punta della colonna di destra, si era mossa eia quota 1282 anch'essa alle 15,45, ma benché rincalzata e sostenuta dai bersaglieri non era riuscita a superare la resistenza dell'avversario, ben organizzato a difesa con abbondanza cli mitragliatrici, ed era stata anzi costretta a respingere ripetuti contrattacchi. La parte orientale del ridotto di Costalunga era così rimasta in mani austro-ungariche il che giustificava la preoccupazione con cui l'altra colonna d' attacco, guidata dalla la Compagnia, aveva guardato alla situazione sul suo fianco destro. Stabilito nella notte il contatto tra le due colonne, gli eventi volsero a favore delle armi italiane e l'intero ridotto fu rioccupato nel corso delle successive quarantotlo ore dal 3° Bersaglieri e dai fanti della Pinerolo che riconquistarono definitivamente la posizione alle 7,30 del 19 giugno, con un ultimo assalto sferrato da distanza ravvicinata e senza preparazione d'artiglieria. L'azione guidata dagli arditi del LII nella giornata del 17 aveva posto le basi di questo successo, scardinando l'organizzazione difensiva dell'avversario e permettendo di portare al suo interno le posizioni di partenza per lo sforzo risolutivo. Sulle operazioni della giornata del 17, che sulla destra del fronte del XITI Corpo d'Armata aveva anche visto la Brigata Teramo ed il XXI Battaglione Bersaglieri riprendere la chiesa ed il cimitero di Sasso e la posizione dominante di Pizzo Razea, così il tenente generale Sani riferì in serata al comando della 6a Armata5:

5 Comando XIII Corpo d'Armata, 11°3155 del 17 giugno 1918, in L'Esercito flaliano ne/fa Grande Guerra (1915 • 1918), voi. V, Tomo I, Le operazioni del /918. Gli av venimenti dal gennaio al giugno, pag. 443.

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"Riassumo le notizie.finora accertate: i. Gli obiettivi assegnati alla 28° Divisione .fimmo integralmente raggiunti con la cooperazione di truppe del XX Co,po d'Armata, venne1v catturati oltre 200 prigionieri, di cui 7 ufficiali, e varie mitragliatrici. 2. Le truppe destinate al raggiungimento degli obiettivi della 14° Divisione, se pure fino a questo momento non hanno raggiunto completamente lo scopo, hanno però con sforzo ammirevole ottenuto notevoli risultati che valgono a dare sicurezza a/fronte ed al fianco occidentale del caposaldo di Cima Echa1: Nell'azione di Costa/unga si sono catturati 80 prigionieri, dei quali due ufficiali, ed 8 mitragliatrici. Le perdite dell'avversario sono ingenti; per parte nostra si deve lamentare la perdita di un comandante di compagnia del Lii reparto d'assalto, del capitano De Marchi del 14° R.F che volontariamente si era offerto per sostituirlo nel comando; feriti il comandante dell'altra compagnia d'assalto, ferito gravemente il maggiore Oggerino del 13° R.F. Stante la continuità della lotta durante la giornata e la necessità della sostituzione dei reparti, non giudico opportuno procedere, domattina 18, a nuove operazioni. Ho disposto che qualora non si ottenga in serata la conquista completa del ridotto di Costa/unga, questo venga man.tenuto come obiettivo da raggiungere a mezzo di nostre infiltrazioni e che pattuglie scelte prendano su tutto il fronte contatto con la linea nemica per trarne norma nelle.future operazioni." Le perdite del LII assommavano a 4 morti e 3 feriti tra gli ufficiali, 14 morti e 9 1 feriti tra la truppa, e tra i caduti era anche il comandante della la Compagnia, capitano Pietro Giannini6. Il 18 giugno, già all'indomani dunque dell'azione, secondo la prassi seguita nell'impiego dei reparti d'assalto, gli arditi del LII furono riportati a Conco per esservi riorganizzati. Solo il loro comandante rimase a Costalunga fino al 23 per organizzare la difesa delle posizioni riconquistate. L'operazione, seppure riuscita solo in parte, aveva dimostrato che gli alpini del LII erano in grado di battersi come richiesto ad un reparto d'assalto e che l'elogio ciel comandante del XIII Corpo cl' Annata era ben meritato. Lo stesso 18 giugno Sani volle visitare il reparto a Conco e nell'occasione consegnare la medaglia d'argento al valor militare concessa sul campo all 'ardito Antonio Di Gaspare e le medaglie di bronzo decretate al caporale Angelo Fontana ed all'ardito Ambrogio Sanvi to della sezione lanciafiamme. La motivazione della medaglia d'argento pennette di apprezzare quanto ci si aspettasse da questi uomini nell'assalto a posizioni organizzate: "Accortosi che una mitragliatrice nemica appostata in un boschetto ùtliggeva gravi perdite al proprio reparto si lanciava contro di essa da solo e, sotto intenso lancio di bombe da parte del suo plotone, obbligava il tiratore ad abbandonare la mitragliatrice e la catturava. Poco dopo ripeteva arditamente l'attacco e catturava altra mitragliatrice. Cima Echar - Costalunga, 17 giugno 1918." Il 22 giugno il reparto tornava alle dipendenze della 528 Divisione, trasferendosi a Fellette, ad est di Bassano, e quindi l'indomani in località La Sega, dove il 29 l'arrivo dei mortai avrebbe permesso di avviare la costituzione della sezione Stokes. Gli spostamenti non erano però finiti ed il 5 luglio 1918 il LII Reparto cl' Assalto cambiò ancora una volta sede, portandosi a Molvene. Pochi giorni dopo, il IO luglio, il comandante della 63 Annata visitò gli arditi e distribuì altre medaglie d'argento e di bronzo al valor militare ai protagonisti dell'azione di Costalunga7 . Il l O agosto il reparto contava 18 ut1iciali e 617 uomini cli truppa distribuiti in due compagnie e con questo organico il giorno 10, insieme al LXX, passò a far parte delle truppe supplettive d'armata, alle di6

La ripartizione delle perdite tra le due compagnie evidenzia le maggiori difficoltà incontrate dalla colonna di destra: la 1• Compagnia lamentò infatti 2 morti e 2 feriti tra gli ufficiali, 5 morti e 22 feriti tra la truppa, la 2' ebbe 2 morti ed un ferito tra gli ufficiali, 8 morti e 67 feriti tra la truppa. A questi numeri vanno aggiunte le perdite della sezione lanciafiamme, un morto e quattro feriti. 7 Nell'occasione furono decorati con medaglia d'argento al valor mili.tare il tenente Silvio Silvagni ed il sotlOtenente Agostino Zappo, entrambi feriti in combattimento, il sottotenente Raoul Maroni, i caporali Giuseppe De Zordo e Sabatino Mat.teucci. gli arditi Francesco Ramati, Aldo Zanutti, Fermo Sernesi, e con medaglia di bronzo gli arditi Lasen Lecilis, Giovanni Yenier, Enrico Menfrari, Giuseppe Nevio. A questi uomini si aggiunse più tardi il tenente colonnello Carlo Rossi, al quale una medaglia di bronzo venne concessa il 14 agosto.

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pendenze disciplinari della 7a Brigata di Marcia. Come conseguenza della costituzione delle grandi unità d'assalto il Comando Supremo aveva infatti accantonato l'obiettivo di avere un repatto cl' assalto per corpo d'armata e deciso di trasferire alle dipendenze dei comandi d'armata quelli non indivisionati. Nell'ambito della 6" Armata il tenente colonnello Rossi assunse temporaneamente il comando di entrambi i reparti ed ebbe anche l'incarico di sovrintendere all'addestramento del VI Reparto d'Assalto di Marcia. Il 14 agosto gli arditi del LII furono spostati a Debba, località dove sarebbero rimasti per qualche settimana e nella quale l' 11 settembre, su disposizione del comando della 6a Armata, venne avviata la formazione della terza compagnia con il personale in esubero delle due esistenti e con il concorso del VI Reparto d'Assalto di Marcia, che avrebbe fornito la sezione lanciafiamme, mentre dal 6° Reparto Mitraglieri sarebbe venuto quanto necessario per armare la sezione mitragliatrici e le due sezioni pistole-mitragliatrici. Pochl giorni dopo, il 15 settembre, nuovi ordini portarono a riunire le sezioni mitragliatrici dei reparti d'assalto in una compagnia mitragliatrici, dando loro una struttura assimilabile a quella di un battaglione di fanteria. Così riorganizzati il giorno 28 i due repatti vennero messi a disposizione del XIII Corpo d' A.rmata in previsione di un impiego in prima linea nel settore della 28a Divisione, per un turno di trincea cli venti giorni. Il movimento venne attuato dal LII nella notte sul l O ottobre, con lo schieramento dei suoi 29 ufficiali ed 853 uomini di truppa per scaglioni di compagnia su tre linee successive nella cosiddetta frazione 5 del sottosettore Col d'Echele, in sostituzione del lil Battaglione del 242° Reggimento Fanteria (Brigata Teramo). Con la 1a Compagnia e la sezione Stokes in prima linea, la 2a occupò la "linea di raddoppio", che da Cima Cischetto per Val Gianesonì arrivava a Chiesa di Sasso e di qui al caposaldo di Pizzo Razea, e la 3a la "linea di resistenza ad oltranza", che appoggiata sulla sinistra alle posizioni di Cima Cischietto si sviluppava sulle pendici settentrionali del Col dei Nosellari. Quella stessa notte fu fatta uscire una prima pattuglia per riconoscere il terreno, iniziando un'intensa ed aggressiva attività di pattugliamento che si sarebbe protratta nelle notti seguenti. Il 7 ottobre le tre compagnie ruotarono tra le posizioni cli prima linea, di rincalzo e di resistenza, ma questo impiego anomalo per gli arditi ebbe termine l'indomani, quando il LII ed il LXX ebbero il cambio da altrettanti battaglioni del 242° Reggimento Fanteria. Gli arditi erano attesi da un compito a loro più consono, sempre nello stesso settore del fronte, con obiettivo l'occupazione delle trincee nemiche delle Portecche. Erano infatti in preparazione per la notte sull' 11 ottobre una serie di colpi cli mano sull'intero fronte della 6· Armata che, per quanto riguardava il Xlll Corpo d'Armata, avrebbero dovuto consentire alle sue due divisioni, 14a e 28", di impadronirsi della cosiddetta ''linea delle Portecche", raccordandola ad occidente con le posizioni di Costalunga e verso oriente con quelle di Col del Rosso. Alle due grandi unità, che costituivano rispettivamente l'ala sinistra e l'ala destra del corpo d'armata, furono per l'occasione assegnati i reparti d ' assalto LXX e LII, il primo alla 14\ che gli affiancò due battaglioni della Brigata Pinerolo, il secondo alla 28", che stabilì di appoggiarlo con un battaglione della Brigata Teramo. Secondo le disposizioni impattite il giorno 8 dal comandante della 28" Divisione, maggior generale Tagliaferri, il LII Reparto cl' Assalto avrebbe operato con due compagnie in prima schiera ed una di rincalzo: "J O Svolgimento dell'azione

a) Attacco La colonna di destra, partendo alt' ora dello scatto avrà per obiettivo di irrompere _nelle trincee nemiche - costone alto di Stoccareddo - spingersi più profondo possibile per eseguire la pulizia ed il rastrellamento del Costone di Stoccareddo e Val fòntana ... Ad operazione ultimata rientrerà nelle nostre linee attuali da selletta Caporai. Deve innalzare appena giunta sulla linea nemica, razzi bianchi, rossi e verdi. La colonna di sinistra (52° Reparto d'Assalto) attaccherà su due colonne. La 1" Compagnia completa a sinistra si dirigerà e punterà sul varco che verrà aperto a circa 100 metri ad est del punto 3265. La 2(' Compagnia completa a destra si dirigerà e punterà sul varco immediatamente ad ovest del punto 3667. Ambedue le compagnie hanno per obiettivo la conquista e l'occupazione delle antistanti trincee nemiche delle Portecche, dal punto 3265 al punto 3667 (compreso) ed hanno l'obbligo di portare il colpo il

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più avanti possibile per affermarsi sui valloncelli di Le Fot. Gli obiettivi assegnati, dovranno essere raggiunti al 1° slancio con .forzo unico, poderoso, travolgente. Il successo deve basarsi sulla sorpresa e sulla forza dell 'urto. La 3° Compagnia rimarrà a niia disposizione quale rincalzo nel posto che indicherò al Comandante di Compagnia. La sezione Stokes si disporrà presso il posto verde per battere il terreno antistante alle trincee da occupare. b) Disposi?ione delle compagnie nell'avanzata La la e 2" compagnia si faranno precedere da due pattuglie scelte comandate da graduati di truppa. Esse dovranno proteggere le rispettive colonne, spingersi quanto più avanti sarà possibile per incalzare i nuclei nemici che saranno .~fuggiti all'irruzione del nostro attacco e distruggere il materiale e portare scompiglio nelle trincee avversarie. Tali nuclei saranno ritirati ad occupazione sistemata come sarà detto più innanzi. Ciascuna compagnia disporrà la propria.forza in tre nuclei: La]" avrà: 1 ° - un. plotone con una pistola mitragliatrice su ciascun lato e due apparecchi lanciqfiamme 2° - un plotone, una mitragliatrice e quattro apparecchi lanciafiamme 3° - un. plotone, una mitragliatrice, una sezione pistole ed i rimanenti apparecchi lanciafiamme La 2" avrà: i O un plotone con. una pistola mitragliatrice su ciascun lato e quattro apparecchi lanciqfiamme 2° - un plotone con alla destra una sezione pistole 3° - un plotone con alla destra la sezione mitragliatrici intera e gli apparecchi lancicffiamme. e) Assunzione di Com.a ndo Il giorno 9 alle ore 7 il Comando del 242° assumerà il Com.a ndo del sottosettore di Echele frazioni 5 e 6.

In aderenza a queste disposizioni il LII ebbe il cambio dal J/242° nella tarda sera del giorno 8 ottobre e nelle prime ore ciel mattino gli arditi si raccolsero nei baraccamenti ad est di Rubbio. Nel pomeriggio il tenente colonnello Rossi con due ufficiali e due graduati per compagnia si recò in ricognizione nelle trincee, del Col ciel Rosso per studiare il terreno dove si sarebbe svolta l'azione ed individuare le posizioni nemiche d.i Melaghetto, di Portecche e di Zaibena. Confortato dall'esito della ricognizione, ed avendo a riferimento le disposizioni impartite dai comandi di corpo d' armata e di divisione, il 10 ottobre il tenente colonnello Rossi preparò l'ordine di operazione finale per l'azione che avrebbe dovuto svolgersi l'indomani. L'ora dello scatto era fissata alle 3 del mattino ed il Lll avrebbe costituito la colonna di sinistra del dispositivo d' attacco divisionale, fiancheggiato sulla destra da due plotoni di arditi della Brigata Teramo e dalla 7a Compagnia del 241 ° Reggimento Fanteria, agli ordini ciel capitano Russo. Sempre sul fianco destro dovevano essere schierate le sezioni pistole-mitragliatrici, per respingere possibili contrattacchi provenienti da Zaibena. Una particolare attenzione veniva posta nel definire le misure per assicurare il collegamento tra le varie colonne e, successivamente, per il mantenimento e l'organizzazione a difesa delle posizioni raggiunte. Le due compagnie di prima schiera dovevano cercare il collegamento su entrambi i lati ed a questo scopo una pattuglia mista di sedici uomini, otto per compagnia, agli ord.ini di un sottufficiale della 1\ doveva procedere nell'intervallo tra di loro, mentre la 2a doveva distaccare sulla sua destra una grossa pattuglia di trenta uomini al comando di un ufficiale, il tenente Adeodato Schiaffino, per mantenere il contatto con i fanti della Teramo. Un' ultima disposizione del paragrafo Collegamenti stabiliva che cinque arditi di ogni compagnia rimanessero a disposizione del comandante del LII per svolgere il servizio di collegamento con la Brigata Pinerolo che agiva sulla sinistra. Nella stessa direzione, una volta raggiunta la linea fissata come obiettivo, avrebbe dovuto spingersi la la Compagnia, per evitare soluzioni di continuità tra le colonne d'attacco, mentre la 2" avrebbe proiettato la sua azione verso la strada di Zaibena. Le posizioni occupate dovevano essere occupate con nuclei ben orientati sul terreno e consapevoli dell'importanza del compito loro affidato, ben vigili ed all'erta anche durante l'inevitabile reazione dell'artiglieria avversaria. Per rafforzare la difesa le sezioni pisto-

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le-mitragliatrici e metà delle sezioni lanciafiamme avrebbero dovuto essere schierate nei punti più idonei ad ottimizzarne le possibilità di intervento e tenute pronte ad entrare in azione con il minimo preavviso. Ogni compagnia doveva infine portare sulle nuove posizioni due apparecchi telefonici con due chi lometri di fi lo mediante i quali i loro comandanti avrebbero potuto collegarsi con il comando del reparto d 'assalto . Dopo aver fissato per le 16 la partenza da Rubbio per Col del Rosso, in autocarro ed a scaglioni di compagnia, con un'ora di intervallo tra l' uno e l' altro, il documento forniva anche precise indicazioni sull'equipaggiamento individuale e di reparto, sottolineando l'esigenza di portare al seguito viveri ed acqua di scorta, nonché un 'adeguata dotazione cli munizioni e di bombe a mano, da usare comunque con parsimonia dal momento che, almeno per le prime 24 ore, i rifornimenti sarebbero stati verosimilmente difficili e che, con tutta probabilità, il reparto avrebbe dovuto permanere sulle posizioni raggiunte per almeno 48 ore: "Ogni plotone avrà una ghirba d 'acqua. Tutti dovranno avere la mantellina tracolla, l 'attrezzo leggero, le due borracce piene d'a cqua, due tascapane, due razioni di pane, tre scatolette di carne e dodici bombe a mano. Tutti dovranno avere dodici pacchetti di cartucce" . Nella stessa giornata del 10 ottobre arrivarono anche gli ordini del giorno del XTII Corpo cl' Armata, di.retto ai due comandi di divisione, 14a e 28\ alle due brigate, Pinerolo e Teramo, ed ai due reparti cl' assalto, LII e LXX, e del comando della Brigata Teramo, con i quali il tenente generale Sani ed il brigadiere generale Mammuccari sottolineavano l'importanza dell'operazione ed inviavano il loro augurio ai fanti ed agli arditi che stavano portandosi sulle pos izioni cli partenza. Fu in questa fase che cominciarono a manifestarsi quegli inconvenienti, dovuti ad a un'affrettata preparazione e ad una non perfetta conoscenza ciel terreno, che avrebbero compromesso l' esito del! ' azione. La 1" Compagnia partì infatti da Rubbio in autocarro alle 16,30, sostanzialmente in linea con la tabella di marcia fissata dagli ordini di operazione, ed alle 17,45 si rad unò all'inizio della mulattiera che sal iva alle posizioni del Col ciel Rosso. Gli autocarri invertirono la marcia per tornare subito a Rubbio, ma nell'oscurità e con la proibizione di usare i fari per non tradire i movimenti in corso, l'operazione richiese più tempo del previsto e la 2" Compagnia non poté quindi salire sugli automezzi prima delle 19, per arrivare a destinazione, all'imbocco della mulattiera, soltanto alle 2 1. li trasferimento era stato lento e difficile, anche per la pioggia che cadeva incessante, e diversi incidenti avevano fermato qualche autocarro e rallentato oltre misura la marcia della colonna. Non certo più agevole fu il trasferimento della 3a Compagnia, che soltanto all'una del mattino arrivò là dove avrebbe dovuto trovare le guide incaricate di portarla sulla posizione di attesa designata. Anche q uesta fase del movimento venne però condizionata negativamente da una serie di fattori imprevisti e cli difetti organizzativi. Tutto andò infatti secondo le previsioni o quasi per la la Compagnia, che, guidata da un graduato di truppa lasciato ad attenderla dal comando del Lll, alle 19 era alla testata della Valle Esploratore, ma la guida assegnata alla 2\ un soldato del ll/241 °, invece di portare la compagnia dove avrebbe dovuto schierarsi, la fece salire a Monte Melago e di lì scendere in Val Melago. A mezzanotte il tenente colonnello Rossi, preoccupato per il mancato arrivo di una buona metà della sua forza d'attacco, inviò il capitano Prospero Schiaffino a cercare notizie della 2• Compagnia ma questa poté essere rintracciata soltanto ali' 1,45 e non fu quindi in grado raggiungere la Valle Esploratore prima delle 2,45, seguita da vicino dalla 3". _ Consapevole del fatto che all' ora fissata le due compagnie di testa mai avrebbero potuto essere in posizione, Rossi chiese al comando del 241 ° Reggimento Fanteria di rinviare l'azione ali' indomani o guanto meno di posticipare l'ora dell ' assalto. Vista respinta questa sua proposta, anche per le difficoltà che avrebbe presentato il fermare l'intero dispositivo nell' imminenza dello scatto delle fanterie, il comandante del LII cercò di fare il possibile perché le due compagnie si trovassero all'ora stabilita nelle posizioni cli partenza ma vide i suoi sforzi frustrati dall'intasamento dei camminamenti e dalla pioggia battente. T uttavia alle 3,30, con mezzora cli ritardo sulla tabella dei tempi , il LII fu in grado di far use.i.re le compagnie di prima schiera catturando gli otto uomini del presidio del piccolo posto noto come "punto verde", superando la prima linea di difesa e raggiungendo la seconda, dove gli arditi fecero altri prigionieri e si impadronirono di alcune mitragl iatrici. Qui l'attacco fu però arrestato dall' intervento di altre armi automatiche e dal tiro di interdizione dell'artiglieria.

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Impossibilitati a procedere oltre, gli attaccanti vennero a trovarsi all'alba su un ten-eno scoperto, battuto d'infilata dalle posizioni delle Portecche e di Melaghetto, ed alle cinque, ritenendo impossibile il mantenere la posizione, iniziarono a ripiegare verso le trincee di Col del Rosso. 11 LII Reparto d'Assalto lamentava 12 ufficiali feriti ed uno disperso, e 18 caduti, 54 feriti e 6 dispersi tra la truppa. L'azione aveva portato alla cattura di 91 prigionieri, tra i quali 2 ufficiali, e cli 3 mitragliatrici, un risultato che non poteva però nascondere il mancato raggiungimento dell' obiettivo fissato, l'occupazione delle posizioni della seconda linea austro-ungarica. La violenta reazione dell'avversario, ben sostenuto dalla sua artiglier.ia, ma anche l'oscurità, la pioggia, l'imperfetta conoscenza del terreno, che aveva fatto venir meno il sincronismo dei movimenti, ed un fronte d'attacco forse troppo ampio per le forze a disposizione, erano state le cause dell'insuccesso. Per le stesse ragioni esito non diverso ebbe la concomitante azione ciel LXX Reparto d'Assalto nel settore della Brigata Pinerolo. II 12 ottobre il LII fu rinviato a Rubbio e l'indomani trasportato in autocano a Debba, tornando alle dipendenze della 7" Brigata cli Marcia. Con l'avvicinarsi dell'offensiva finale , il 20 ottobre il reparto venne rinforzato con le sezioni mitragliatrici, pistole-mitragliatrici e lanciafiamme ciel VI Reparto d'Assalto di Marcia ed il giorno dopo messo con il LXX a disposizione del XIII Corpo d'Armata, che li assegnò entrambi alla 28" Divisione. Nella notte sul 24 due grosse pattuglie tentarono invano cli catturare un'altra volta il presidio del "punto verde" davanti a Col del Rosso, trovando la posizione deserta e rientrando con un ferito. Lo stesso risultato ebbe un nuovo tentativo effettuato l'indomani, ma ormai la battaglia si era accesa sul Grappa e la 6a Annata attendeva il momento di lanciarsi a sua volta all'attacco. Nel frattempo il comando del XIJT Corpo cl' Armata aveva approvato il progetto cli un colpo di mano su Stoccarecldo ed il 25 ottobre la 3" Compagnia del LIT, meno provata delle altre due, venne a questo scopo distaccata alle dipendenze della 14• Divisione e trasferita in Val Chiama. L' azione, tentata nelle prime ore del 27 ottobre con la compagnia suddivisa in un'aliquota d'attacco ed in una cli protezione, portò alla cattura di alcuni prigionieri ma non poté raggiungere tutti i suoi obiettivi, apparentemente per il venir meno del fattore sorpresa. All'alba gli arditi erano già rientrati nelle trincee di partenza della "frazione 6", da dove proseguirono per Campo cli Mezzavia per esservi riordinati. Erano intanto arrivate le disposizioni ciel comandante del XIII Corpo d'Armata che fissavano i compiti delle unità cli riserva, tra le quali anche il "Gruppo Reparti cl' Assalto" costituito dal LII e dal LXX. Il suo impiego era previsto nella cosiddetta "zona destra Altipiano", ad oriente della Val di Nos, per il rastrellamento della regione delle Portecche e dell'alta Val Frenzela, la conquista del costone di Stenfle, in concorso con reparti della 24• Divisione francese 8 , l'occupazione delle quote 1046 e 1042 a nord della Val Frenzela e la successiva cattura delle posizioni di Monte Zomo. Con questa prospettiva i reparti d'assalto vennero raccolti a Rubbio, dove il LII ebbe l'ordine di tenere pronta una compagnia per un colpo di mano sul fronte della Brigata Murge, nel "settore Astiago", contro le trincee nemiche a nord di Col del Rosso. L'azione, intesa a portare Io scompiglio nelle linee avversarie, a catturare prigionieri e materiale e ad "imporre sempre più al nemico la nostra superiorità morale", era fissata per la notte sul 29 ma fu prima posticipata a quella sul 31 e quindi definitivamente sospesa. La sera del 30 ottobre le unità della riserva di corpo d 'armata furono invece messe in preallarme per le cinque ciel mattino successivo ed in particolare al Gruppo Reparti cl' Assalto venne comunicato di attendere le direttive che gli avrebbe impartito direttamente il comando della 14• Divisione. Gli ordini ciel comandante della 6• Armata, tenente generale Luca Montuori, per la giornata ciel 31 ottobre assegnavano al XIII Corpo cl' Armata il compito di intensificare la pressione sul tratto di fronte Sisemol - Stenfle - Portecche per spingersi , qualora le circostanze lo avessero permesso, fino al Monte Longara. Nella notte, mentre sulla sinistra il XII Corpo d'Armata stringeva da vicino l'avversario nella zona cli Canove ed in quella di Asiago, la 24" Divisione francese oltrepassò Monte Sisemol e Monte Ferragh, per attestarsi sulla linea Covala - Ech - torrente Gelpach poco a sud di Gallio. Nelle stesse ore, più 8 Sia

la 14' Divisione italiana che la 24" Divisione francese erano inquadrate nel XnI Corpo d' Armata che occupava il centro dello schieramento della 6" Armata, con a sinistra il Xli Corpo d'Armata (20" Divisione italiana e 48' Divisione britannica) ed a destra il XX Corpo d'Armata (divisioni 28" e 7").

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ad oriente, nel settore della 14a Divisione la 3a Compagni.a del LXX Reparto cl' Assalto e parte della la Compagnia ciel 252° Reggimento Fanteria penetrarono nelle trincee ad est di Monte Valbella per catturarvi armi e prigionieri. Ancora più significativi i successi ottenuti dal corpo cl' annata di destra, il XX, che, agevolato anche dall'evoluzione della situazione sul massiccio del Grappa, spinse i suoi reparti sulle pendici meridionali del Sasso Rosso e lungo il fondo della Val Brenta, occupando con poche perdite San Marino, Cismon ed il ponte di Vanini, con la cattura di un buon numero di prigionieri e di diversi pezzi d'artiglieria. A fronte di questa situazione la 6" Armata ordinò cli spingere a fondo lungo le due direttrici Costa Alta - Lavarone e Camporovere - Val d' Assa-Vezzena, con l'obiettivo ultimo di Levico e Caldonazzo. Assegnato il ruolo principale al XII Corpo d'Armata, al XIII fu affidato in sostanza un compito di raccorcio tra questo ed il XX, chiamato a scendere in Val Sugana ed a procedere lungo la strada cli fonclovaJle verso Ospedaletto e Borgo. Per garantire un'avanzata il più rapida possibile, le forze attaccanti avrebbero dovuto essere articolate in numerose ed agili colonne ed utilizzare nella loro marcia in avanti le strade e le mulattiere, evitando di anelare ad urtare contro posizioni in quota e dandosi sostegno reciproco davanti a resistenze impreviste. Per l'ultima battaglia il LIT Reparto cl ' Assalto Alpino poteva contare su 30 ufficiali e 709 uomini di truppa, con una dotazione complessiva che, grazie ai rinforzi fomiti dal VI Reparto d ' Assalto di Marcia, era di 6 mitragliatrici, 12 pistole-mitragliatrici, 4 mortai Stokes e ben 36 lanciafiamme. Lasciata Rubbio a mezzogiorno del 3 .1 ottobre, in serata il reparto era dislocato tra il Turcio e Fontanella, dove si trovava la 3a Compagnia con le salmerie, quando fu raggiunto dall'ordine cli operazione della 14a Divisione che assegnava ai reparti d'assalto LII e LXX, articolato su due compagnie, il compito di impadronirsi dello Stenfle, assecondando così l'avanzata della divisione e della contigua 24" Divisione francese verso la linea M. Ferragh - pendici nord ciel M. Sisemol - Stenfle - selletta ad ovest di Melaghctto. Tn ottemperanza a queste disposizioni gli arditi uscirono alle 19 dai varchi aperti nei reticolati antistanti le linee francesi ed alle 21,30 erano distesi sulla linea cli partenza con a destra il LXX, che aveva in prima schiera la I" Compagnia su due ondate e la 2a cli rincalzo, ed a sinistra il LIT, con la 3a Compagnia in prima schiera, pure su due ondate, e la l" ad immediato sostegno. Più indietro rimaneva la 2" Compagnia del LII con le sezioni Stokes dei due reparti d'assalto e gli elementi avuti in rinforzo dal VI Reparto d'Assalto di Marcia. La colonna di destra doveva occupare le trincee che la fronteggiano e sistemarvisi a difesa per proteggere eia eventuali ritorni offensivi dell'avversario la colonna di sinistra, a cui era affidato il compito di catturare le posizioni dello Stenfle. Lo scaglione più arretrato doveva occuparsi della scorta dei prigionieri e dello sgombero dei feriti, sostenere. se necessario, i reparti attaccanti ed assicurare con un plotone rinforzato da una sezione pistole-mitragliatrici e da una mitragliatrice il presidio di Ronco cli Carbon ed il collegamento con le truppe france si operanti sul Sisemol. L'attacco fu sferrato alle 22 ed un'ora dopo gli arditi avevano nelle loro mani tutta la linea nemica ma non le trincee nella parte più settentrionale dello Stenfle, la cui conquista richiese l'intervento della 2a Compagnia ciel LII. Ali' 1,30 il rastrellamento della posizione era completato con la cattura di 5 ufficiali, 84 uomini di truppa ed 8 mitragliatrici, ma il bottino sarebbe stato molto più ricco se fosse stato possibile raccogliere le armi ed i materiai i sparsi ovunque. Data la situazione, il tenente colonnello Rossi ritenne di dover sfruttare le opportunità che gli sì offrivano e suggerì quindi al colonnello Bonetti, comandante ciel 266° Reggimento Fanteria (Brigata Lecce) alle cui dipendenze era stato posto il Gruppo Reparti d'Assalto, di non far sostare gli arditi sulle posizioni raggiunte in attesa dei reparti di fanteria chiamati a rilevarli ma cli dar loro libertà di manovra verso la Val Frenzela. Quasi in risposta a questa richiesta prima dell ' alba arrivò dal comando della 14a Divisione l'ordine di procedere all'occupazione del crocicchio di Val dei Ronchi per sbarrare all'avversario la vi~ della ritirata, e subito dopo venne comunicato a Rossi anche il parziale assenso del colonnello Bonetti alla sua proposta, con I' indicazione cli lasciare uno dei due reparti sulle posizioni conquistate e cli muovere .in avanti con l' altro, spingendo tre grosse pattuglie della forza di un plotone ciascuna verso Monte Zomo. In questo modo gli arditi sarebbero anelati ad incunearsi nelle pieghe dello schieramento avversario, ormai in crisi di

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movimento, con la possibili.tà di ostacolarne e sconvolgerne la ritirata qualora la loro azione fosse stata sufficientemente rapida. Nelle stesse ore l' 11" Armata austro-ungarica, ed in particolare la sua ala orientale, aveva infatti iniziato il previsto ripiegamento sulle posizioni dell'autunno 1917. Il movimento si svolgeva sotto la protezione di fo rti nuclei di copertura e proprio contro queste forze, che avrebbero dovuto mantenere le posizioni fino al mattino inoltrato, si era abbattuto l'urto degli arditi. Ali' 1, 15 del I" novembre il XIII Corpo d'Armata ordinò di riprendere l'avanzata a partire dalle cinque del mattino, con obiettivo iniziale il Monte Longara, conquistato alle nove dai francesi della 24a Divisione, e le Melette, verso le quali agiva la 14a Divisione che doveva però ancora superare l'ostacolo di Monte Zomo. Inviata la 2° Compagnia del LII a sbarrare la Val Frenzela sotto Ronchi, Rossi incaricò la 1a Compagnia cli avvicinarsi a Monte Zomo, prendendo contatto con le truppe francesi e risalendo lungo i fianchi dell' altura da Sambugari e Campanella, ed avviò la 3° e gli elementi del VI Reparto d'Assalto cli Marcia per la Val Stenfle, con il compito di creare un secondo sbarramento a cavallo della Val Frenzela. Nella loro marcia gli arditi sorpresero e catturarono nei loro ricoveri piccoli gruppi di ritardatari, costrinsero alla resa un battaglione di fanteria al quale tagliarono la strada, si impadronirono di quattro batterie di artiglieria da campagna ancora in posizione verso Schivi. A questo punto, per proseguire l'avanzata fino alla conquista delle posizioni di Monte Zomo, il comandante del LII riordinèJ il reparto disponendolo con le compagn ie l • e 2° in prima schiera e con la 3" cli rincalzo, e chiamando a sostegno anche il LXX, ormai svincolato dai compiti di presidio delle trincee dello Stenile. Alle nove l'occupazione di Monte Zomo era cosa fatta, con la cattura cli altri prigionieri, di alcune mitragliatrici e di qualche pezzo di piccolo calibro. Dalle retrostanti posizioni di Monte Fior l'artiglieria austro-ungarica cercò cli contrastare l'avanzata degli arditi ma dopo qualche salva fu subito ridotta al silenz io da quella italiana. Alle 9,45 venne segnalato un battaglione della Brigata Lecce nella Valle dei Ronchi, il che significava che i reparti d'assalto erano seguiti da vicino, e così rassicurato Rossi ordinò di riprendere l'avanzata. A mezzogiorno le prime pattuglie erano sulla Mcletta Davanti e poco dopo le compagnie la e 2" prendevano posizione presso Casera Meletta Risteco, dove una cinquantina di uomini con tre mitragliatrici opponevano ancora un'accanita resistenza. Lo schieramento fu presto rafforzato dai primi elementi ciel LXX Reparto cl' Assalto ed alla 15 la sua 2a Compagnia, con l'appoggio d i fuoco delle sezion i Stokes dello stesso LXX e del LII, si impadronì della posizione facendo una quarantina cli prigionieri e catturando una mitragliatrice. Superato quest'ultimo ostacolo, gl i arditi dei due reparti d'assal to ed i fanti del battaglione sopraggiunto in loro sostegno occuparono i trinceramenti delle Melette dove sostarono per la notte. Nella giornata erano stati fatti oltre mille prigionieri ed altri se ne sarebbero aggiunti l'indomani, quando il Gruppo Reparti d' Assalto si mosse alle 7,30 per eseguire gli ordini della 14" Divisione che lo lanciavano ali' inseguimento del nemico ad occidente della Val Campomulo ed in direzione cli Malga Galmarara per avvolgere eia nord il caposaldo di Monte Mosciagh, ancora fortemente difeso. A q uesto scopo gli ardi ti avrebbero dovuto essere rinforzati da almeno un battaglione di fanteria, ma poiché sulle Melette non vi era al momento che un solo battaglione disponibile, iniziarono il movimento da soli , su d ue colonne, con il LXX a destra ed il LII a sinistra. La loro avanzata si svolse senza difficoltà, toccando successivamente M. Sbarbatal, M. Fiara, la Val di Nos, le pendici meridionali cli M. Colombara e Malga Galmarara, dove alle 15 fu stabil ito il contatto con la Brigata Pinerolo. Lungo il percorso furono catturati altri 200 prigionieri , diverse mitragliatrici e tra la Val di Nos ed il Monte Sbarbata! i cannoni ed i materiali di non meno di otto batterie da campagna. La travolgente avanzata ciel XIII Corpo d'Armata, che aveva avuto la sua punta di lancia nelle avanguardie della 24" Divisione francese e nel Gruppo Reparti cl' Assalto, aveva determinato la completa rouura ciel fron te cieli' 11 a Armata sull ' Altopiano di Asiago, affrettandone la ritirata e fac ilitando, con la manovra di avvolgimento delle posizioni di Monte Mosciagh, l'azione della 4ga Divisione britannica che fu così in grado cli oltrepassarle rapidamente. Al comando dell ' 1 I" Armata austro-ungarica era chiaro che non sarebbe stato possibile mantenersi sulle posizioni ciel 1917 e sempre più irrealizzabile appariva anche l' ipotesi cli ristabilire il fronte sulle linee della primavera del 191 6 dalle quali aveva preso le mosse la Strafexpedition.

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Ultimato il loro compito gli arditi del tenente colonnello Rossi scesero ad Asiago per passare la notte tra le rovine della cittadina ormai definitivamente riconquistata. L'indomani, su ordine del XIII Corpo cl' Armata, si trasferirono a Campo di Mezzavia da dove il 4 novembre proseguirono per .i baraccamenti cli Rubbio. Il compito di continuare l' inseguimento lungo la direttrice Val Galmarara - Cima Portule - Vezzena e di coprire il fianco del XII Corpo cl' Armata proiettato verso Caldonazzo e Levico era passato ad una colonna celere costituita la sera del 1° novembre agli ordini del brigadiere generale Carlo Perris e comprendente la Brigata Pinerolo, due gruppi d ' artiglieria ed una compagnia del genio. Nell'ultimo, esaltante ciclo operativo iniziatosi il 31 ottobre e chiusosi il 3 novembre il LII Reparto d'Assalto aveva subito perdite trascurabili, con un ufficiale ed otto arditi feriti. L' 11 novembre raggiunse Vallonara, località di raccolta dei reparti d'assalto della 6" Annata9, dove rimase fino al 15 gennaio 1919 quando, insieme al LXX, fu trasferiti a Campo Jolanda, nelle vicinanze di Santorso, presso Schio. In quella località il LII Reparto d' Assaltq Alpino fu sciolto il 28 gennaio 19 l 9.

9 A Vallonara la presenza dei reparti d'assalto fu contrassegnata dall'insorgere di problemi disciplinari che andavano oltre l'uniforme in disordine ed il mancato saluto ai superiori ed includevano invece veri e propri alli di vandalismo e casi di furto ai danni della popolazione. Questo comportamento, stigmatizzato dal tenente colonnello Rossi in un ordine del giorno del 12 novembre, era però da attribuire soprattutto al LXX Reparto d'Assalto, corne appare del resto confermato sia dai documenti disponibili , sia dal fatto che il LII aJTivò a Vallonara sollanw il giorno I I novembre, mentre il LXX si trovava in quella località già dal giorno 5.

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Una sezione rn itragliatrici del Lll Reparto d •Assalto (AUSSivlE)

La dorsale di Coslalunga ed il risalto boscoso di Monte Valbella, visti da Cima Echar sullo sfondo delle Melette. Al centro gli edifici di Malga Costai unga. Questi luoghi videro impegnato il Lll Reparto cl' Assalto nelle ultime fasi ciella Ballaglia ciel Solstizio (BDM)

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LV REPARTO D'ASSALTO

1 LV Reparto cl' Assalto fu costituito nel giugno ciel 1918 nell'ambito del V Corpo cl' Annata per sostituire il V c_he nella p~ima decade c~el mese era anelato a !ar parte clell~ l • Di_visi~n_e cl' ~ss_alto. Pe.r lo stesso motivo anche il X Corpo d· Armata aveva perso 11 suo battaglione eh ard1t1 ed 111s1eme al LV avrebbe quindi dovuto essere costituito anche il LX. Le istruzioni impartite in proposito dal Comando Supremo alla la Armata sotto la data del lO giugno individuavano come centro cli mobilitazione il deposito del 66° Reggimento Fanteria a Reggio Emilia e stabilivano che il nucleo iniziale di entrambi fosse costituito da una compagnia tratta dal I Reparto d'Assalto di Marcia 1. A questa se ne sarebbero dovute in seguito unire una seconda ed una terza di nuova formazione. Avviato questo processo, il LV, agli ordini del maggiore Guido Adorni, si trovava a Staro quando il 30 giugno l'ordine cli sciogliere il LX per alimentare le unità del Corpo cl' Annata cl' Assalto obbligò la l' Armata a rivedere la situazione. Nell'attesa che si rendesse disponibile il XXXI, anch'esso in via di costituzione, il reparto venne ripartito tra i due corpi d'armata. Al V anelarono due compagnie, la 1• e la 2", accantonate nei pressi di Recoaro, al X una, la 3", aggregata alla 32a Divisione e d islocata in località Caussa, immediatamente a nord di Schio. Il processo cli formazione delle compagnie e l'addestramento individuale e collettivo richiesero buona parte dell'estate ed il LV, nel frattempo passato agli ordini del capitano Giuseppe Poli, ebbe il vero battesimo del fuoco soltanto alla fine del mese cli agosto, in una sfortunata azione a Monte Maio. Dopo la vittoriosa conclusione della Battaglia del Solstizio, nell'ambito di un disegno più generale che prevedeva azioni dirette a rettificare l'andamento del fronte ed a tenere sotto pressione l'avversario, la la Armata aveva preso in considerazione un progetto di attacco a questa m·cigna montagna a guardi.a della Val Posina studiato dalla IV Brigata Bersaglieri. Pur impostata come un'irruzione violenta ed improvvisa, preceduta eia una breve ma devastante preparazione d'artiglieria, l'operazione non doveva esaurirsi nella cattura di prigionieri e nella distruzione delle posizioni nemiche ma portare ad una significativa modifica della linea cli contatto tra i due eserciti con la definitiva conquista delle posizioni cli vetta tra il cosiddetto Dente di Cane e la Quota Gemella. All'azione presero ·parte reparti dei due reggimenti della brigata insieme al XXXI Reparto cl' Assalto ed a due plotoni della 3a Compagnia ciel LV. Gli arditi dei due reparti d'assalto, affiancati dai plotoni arditi reggimentali del 14° e del 20° Bersaglieri, fonnavano la prima ondata con il compito cli aprire la via ai reparti di rincalzo della seconda e della terza, incaricati di rastrellare le posizioni raggiunte e cli organizzarle a difesa. L'attacco principale doveva essere accompagnato sui due lati da azioni sussidiarie a scopo diversivo. L'operazione si presentava tutt'altro che facile e questo non solo per la natura impervia ciel terreno ed il provato valore dei difensori di Monte Maio, tenuto dai Kaise1jUger del 2c Reggimento, ma anche per l'abilità con cui nel tempo era stato organizzato a difesa. Pochi elementi di trincea erano infatti visibili sulla linea di cresta ed il grosso delle forze era sistemato al riparo, sul rovescio dei caratteristici roccioni noti come il Dente di Cane ed il Dito, in un articolato sistema cli caverne che servivano sia come appostamenti per armi automatiche che come ricoveri. Alle 3,30 ciel 30 agosto i reparti incaricati dell'azione lasciarono le posizioni di attesa sulla sinistra del torrente Posina, e si radunarono a ridosso delle posizioni italiane avanzate cli quota 1472, davanti alla quota 1.500, la più alta del Monte Maio, tenuta dagli austro-ungarici. Lè truppe impegnate nello sforzo principale erano state divise in tre colonne: la prima, sulla sinistra, imperniata sul XXXI Reparto cl' Assalto, aveva come obiettivo q.1500 ed il Dente cli Cane, la seconda, al centro, composta eia elementi del 20° Reggimento Bersaglieri, era diretta contro la Quota Gemella, la terza, con un plotone del LV Reparto

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Supremo, Ufficio Ordinamento e Mohilitazione, n° l 6264 R.S. Mob. Del IOgiugno 1918, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. 1 Comando

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d'Assalto ed altri elementi del 200 Bersaglieri, verso i Roccioni ed il Dito. fn riserva erano una compagnia bersaglieri dello stesso reggimento con una sezione mitragliatrici ed una pistole-mitragliatrici. Alle 5,45, avuta conferma dag li osservatori deUe buone condizioni cli visibilità su tutto il fronte d 'attacco, veniva dato il via all'azione. Tutto doveva basarsi sulla sorpresa e sulla rapidità e l'artiglieria aprì quindi il fuoco sol tanto con i piccoli calibri, indirizzando il tiro sugli obiettiv i delle colon ne d'assalto per coprire lo scatto in avanti cli arditi e bersaglieri e passando dopo otto minuti al tiro cli interdizione e controbatteria con l' intervento anche dei medi calibri. La montagna aveva condizionato pesantemente la scelta della posizioni di partenza, che per permettere lo spiegamento dei reparti vennero ad essere non solo piuttosto lontane dagli obiettivi ma anche ad una distanza dalle linee avversarie che era significativamente diversa eia colonna a colonna. Così, se il XXXI Reparto d'Assalto poté piombare sulle posizioni di q.1500 in cinque o sei minuti, la colonna di destra impiegò almeno mezz'ora per arrivare a contatto col nemico. La lotta su q.1500 si rivelò subito molto più dura del previsto e gli arditi del XXXI non riuscirono ad assumere il controllo totale della posizione perché le caverne dei kaiser}iger, oltre ad essere amezzate a difesa, con gli ingressi protetti eia gabbioni di reticolati, erano fra loro comunicanti. I difensori della quota, passando dall'una all'altra, riuscirono ad invischiare gli italiani in accaniti combattimenti ed a ripiegare lentamente verso la posizione chiave del Dito. Di qui era possibile colpire sul fianco ed alle spalle i reparti impegnati su q.1500 e sulla Quota Gemella e proprio per questo motivo era stata assegnata come obiettivo ad una colonna d'attacco agli ordini ciel tenente Vicini comprendente un plotone ciel LV Reparto d ' Assalto al comando ciel tenente Edgardo Giannelli, il plotone arditi ciel LXXJ Battaglione Bersaglieri, guidato dal sottotenente Giovanrù Gardella, e quattro apparecchi lanciafiamme, con in rincalzo un plotone ed una sezione mitragliatrici ciel LXXIl Battaglione Bersaglieri, per un totale cli 147 uomini2 . Anche il Dito era però ben munito di ricoveri in roccia e postazioni in caverna per mitragliatrici, e l'impresa si rivelò troppo ardua per truppe che avevano dovuto attraversare un lungo tratto di teffeno impervio ed esposto al fuoco quando la reazione avversaria era stata ormai scatenata dall' irruzione del XXXI su q.1500. Il plotone Giannelli, partendo dai Roccioni Orientali , aveva il compito di occupare la "posizione ciel Pugno", così chiamata dalla caratteristica forma di un roccione, ed aggirare il Di to da sud-est, il plotone Gardella doveva invece salire all 'attacco dalle pendici sud-orientali della Quota Gemella per sboccare ad occidente del Di to ed aggirarlo da quella parte. Nonostante le difficoltà eia superare, e ad onta soprattutto del tiro di sbarramento già iniziato dall 'artiglieria austro-ungari.ca, i due plotoni riuscirono a raggiungere i loro primi obiettivi. Gli arditi del LV si impadronirono ciel Pugno, vincendo un' accanita resistenza, e sulla loro sinistra i bersaglieri penetrarono nel camminamento ad occidente del Dito, tentando quind i di sviluppare il previsto movimento avvolgente. Alle 6,50, quando il fumo ciel bombardamento si diradò, fu visto il gagliardetto delle fiamme nere sul Pugno ed alla base del Dito il disco rosso che il plotone bersaglieri portava come segno di riconoscimento. Gli attaccanti erano riusciti a mettere piede nella posizione ma, fortemente indeboliti dalle perdite subite, non avevano potuto eliminarne tutti i difensori ed in questa situaz ione non furono in grado di resistere ai contrattacchi. La sezione mitragliatrici ed il plotone bersaglieri che costituivano la seconda e la terza ondata, attardatisi anch'essi nell'avvicinamento, arrivarono in tempo per sostenere il plotone Gardella ed aiutarlo a respingere il primo urto, ma poco poterono fare a favore ciel plotone del LV, su cui si abbatté un nuovo contrattacco proveniente dalla selletta tra il Di to ed il Pugno. Gli uomini cli Giannelli furono costretti a retrocedere e dalle posizioni riconquistate i kaiserjager presero di fianco i bersaglieri impegnati intorno al Dito. In breve tutta la colonna Vicini iniziò ad indietreggiare ed il plotone della compagnia di riserva inviato in rinforzo poté soltanto coprirne la ritirata. Il fallimento della colonna cli destra determinò il crollo di tutto il dispositivo d'attacco, e ben presto anche le altre due colonne furono costrette a ripiegare. A nulla valse l' intervento delle riserve, l'esito dell'azione era ormai irrimediabilmente compromesso ed insistere non avrebbe portato ad altro che ad allungare l'elenco delle perdite. Alle 13.45 la situazione tornò ad essere quella iniziale e le truppe che avevano preso parte al combattimento furono ritirate dalla prima linea per essere riportate nelle retrovie.

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Il 20" Reggimento Bersaglieri era formato dai bauag lioni LX X, LXXI e LXXII.

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11 bilancio clell' azione presentato dal V Corpo d'Armata al comando della 1a Armata contrapponeva ai 27 prigionieri ed alle perdite imprecisate inflitte ai kaiserjager, un totale di 106 morti e 210 feriti, ai quali si aggiungevano una sessantina di dispersi, in massima parte caduti rimasti nelle linee nemiche, e 39 feriti leggeri, curati ai posti di medicazione e subito rientrati al corpo. Il XXXI Reparto cl' Assalto, con 94 uomini conteggiati fuori combattimento, tra morti, feriti e dispersi, aveva perso oltre la metà degli effettivi ed il plotone ciel LV impegnato verso il Dito era letteralmente scomparso dall'ordine cli battaglia. Entrato in combattimento con una forza di un ufficiale e 32 gregari aveva infatti avuto 7 morti, tra i quali lo stesso tenente Giannelli, 5 dispersi e 21 feriti 3. L'altro plotone del LV, insieme con una sezione pistole-mitragliatrici del reparto e con il plotone arditi del 14° Reggimento Bersaglieri, venne impiegato nell' azione sussidiaria svolta sulla sinistra e diretta all'occupazione della selletta di q.14494 . AUe 5,45, simultaneamente all'inizio del bombardamento di preparazione, i due plotoni affrontarono il canalone che portava al loro obiettivo ed alle 5,58 l'alzarsi di razzi verdi e rossi segnalò agli osservatori che erano arrivati sulla posizione e si preparavano a proseguire sulla destra verso i roccioni cli q. 1508. Come stabilito, le batterie del I Grnppo del 31" Reggimento Aitiglieria da Campagna cessarono cli battere la selletta e spostarono il tiro sulla sinistra per isolarla e coprire il fianco degli arditi. Questa circostanza ridiede però vigore alla difesa che nel giro di pochi minuti poté avvalersi anche dell'appoggio della propria attiglieria, entrata in azione alle 6 investendo con un violento tiro cli sbarramento sia la selletta che il canalone. La richiesta cli fuoco di controbatteria contro gli appostamenti dei Sogli Bianchi e di quota 1442, da dove proveniva il tiro più efficace, venne subito inoltrata dal comandante del J4° Reggimento Bersaglieri, tenente colonnello Barbieri, responsabile ciel Sottosettore Alto Posina, e fu immediatamente accolta, senza peraltro che questo intervento riuscisse a modificare la situazione. Alle granate ed agli shrapnel che già avevano costretto gli attaccanti a ripiegare sulla selletta si aggiunsero i fucili e le mitragliatrici elci kaise1j~iger, ed in questa difficile fase ciel combattimento gli arditi, rimasero anche senza gu.ida. Il comandante del pl_otone ciel LV, sottotenente Cesare Gandolfi, venne infatti colpito a morte e quasi contemporaneamente fu visto cadere gravemente ferito il comandante del plotone arditi reggimentale, tenente Enrico Beve1ini. Nell'impossibilità di ricevere rinforzi , dal momento che il canalone era ora spazzato anche dalle batterie di sassi che i difensori vi facevano rotolare, i superstiti rimasero aggrappati sotto la selletta fino alle 8,45, quando, in csecuz.ione di un ordine diramato alle 8 dal comando di brigata, iniziarono un difficile ripiegamento. Nonostante la protezione assicurata dal!' artiglieria italiana, che aveva ripreso a battere le posizioni della sellctta e tutta l'area cli Monte Maio, la discesa del canalone fu lenta e difficile e gli ultimi ri tardatari rientrarono soltanto dopo il tramonto, avendo trascorso la giornata al riparo in qualche piega del terreno. Già dal mattino era però chiaro che le perdite erano state pesanti, pari a circa il 50% degli effettivi impegnati. Tra gli assenti diversi erano i feriti rimasti tra le rocce e non pochi quelli dei quali non si aveva alcuna notizia, verosimilmente morti o prigionieri. Nell'incertezza sulla sorte cli tanti dei loro compagni, gli arditi ciel plotone del 14° Reggimento Bersaglieri chiesero ed ottennero cli uscire con il favore dell'oscurità ad esplorare il terreno alla ricerca di quanti fossero ancora vivi e ciel loro ufficiale. Rientrarono poco prima dell'alba del 31 agosto portando con loro cinque feriti del LV, tra i quali un sergente, e tre del loro plotone. L' operazione fu ripetuta la notte seguente ma questa volta senza risultato. Trovava così conferma il tasso di perdite stimato fin dal primo momento: all'azione sussidiaria verso la selletta cli q.1449, avevano infatti preso parte 104 uomini, 59 del LV Reparto d'Assalto e 45 del plotone arditi reggimentale, con un bilancio finale di 22 feriti e 28 dispersi, compresi i due comandanti di plotone che erano anche gli unici ufficiali della prima onclata5 . Comando 69" D ivisione Fanteria, Relazione sul fallo d 'arme del 30 Agosto i 9 I 8 a ;'v/ome 1'vfajo, n° 3336 R.S. del 2 settembre 1918, AUSSME, Rep. B-1, Racc. 114S 251 e, V Corpo d'Armata, Operazioni I 917-1918. ' 1 In rincalzo erano un plotone ed una sezione mitragliatrici dc.I 1.4° Reggimento Bersaglieri., che avrebbero dovuto consolidare l'occupazione e rafforzare la posizione con il concorso di un'aliquota di zappatori del reggimemo. 5 Comando SottosettoreAlto Posina, Relazione, n° 1085/165/66 D.0.S.S.P. del 31 agosto 1918, AlJSSME, Rep. B- 1, Racc. l 14S 25 1e, V Corpo d'Armata. Operazion.i 19 17- 191 8. Il plotone del sottotenente Gandolfi era entrato in azione con una forza di 32 uomini di truppa, ai quali si aggiungevano i 26 della sezione p.istolc mitragliatrici. Il plotone d'assalto del 14° Reggimento Bersaglieri contava all ' inizio dell ' attacco su 44 uomini di truppa agli ordini del tenente Beverini. Ad entrambi i comandanti di plotone del LV impegnati a Monte Maio il 30 agosto 19 18 sarebbe stata concessa la medaglia d' argento al valor militare alla memoria. 3

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Dopo aver cambiato più volte comandante, il LV Reparto d'Assalto, sempre con il comando e due compagnie a Recoaro ed una a Caussa, venne affidato il 13 settembre al maggiore Delfino Lazagno. Esattamente un mese dopo le due compagnie a disposizione del V Corpo d'Annata, fino a quel momento impiegate solo in azioni di pattuglia in Vallarsa, furono chiamate a prendere parte, con l'unica compagnia di cui era composto il XXXI Reparto cl' Assalto, con la Compagnia MitragJieri Cesare Battisti e con il plotone d ' assalto reggimentale del 157° Reggimento Fanteria, ad un colpo di mano sul Monte Corno di Vallarsa, ora Corno Battisti, nel settore tenuto dalla Brigata Liguria (55" Divisione). Trasferitisi in giornata in Vallarsa, nella notte sul 18 ottobre gli arditi presero posizione in un complesso di gallerie scavate nella montagna ed ancora chiuse sul versante verso il nemico da un diaframma di roccia che avrebbe dovuto essere abbattuto all'ultimo istante. Secondo i piani il LV, sbucando di sorpresa da sei gallerie, avrebbe agito contro la selletta di quota 1722, mentre la compagnia del XXXI risalendo il Bmtle Zocchi ne avrebbe assecondato l'azione con una manovra avvolgente. Dopo essersi impadroniti della posizione ed aver rastrellato il terreno, gli attaccanti avrebbero fatto rientro neJJe linee italiane defluendo ai due lati di Monte Corno, da una parte per la Valmorbia, dall 'altra per il Boale Zocchi. Alle 5, ora fissata per l' inizio deLJ'azione, mentre l'artiglieria e le mitragliatrici intensificavano il fuoco la parete si rivelò più spessa e robusta del previsto, cosicché invece di pochi minuti l'apertura degli sbocchi richiese circa un quarto d' ora e fu inevitabilmente notata dai difensori della selletta. Gli arditi che si affacciarono all'uscita delle gallerie furono così accolti da raffiche di mitragliatrice che provocarono i primi feriti. Nei due sbocchi più avanzati, dai quali avrebbero dovuto gettarsi all' assalto i due plotoni della prima ondata, e che peraltro permettevano il passaggio cl i non più d.i un uomo alla volta, si venne a determinare un disordinato movimento cli ritlusso verso l'interno delle gallerie reso più caotico dal diffondersi dell'allarme per un presunto imminente crollo delle pareti. Tra i sette uomini rimasti feriti dai primi colpi c ' erano anche i due comandanti cli plotone e quindi nessuno riuscì sul momento ad impedire che la confusione crescesse al punto da scompaginare anche i plotoni della seconda ondat.a. La situazione fu presto ristabil ita dall'intervento degli altri ufficiali ma ormai era troppo tardi per tentare e ben poco poteva sperarsi dall'azione delle quattro squadre uscite dai quattro sbocchi più arretrati, inchiodate al terreno dal fuoco delle omùpresenti mitragliatrici. Alle 6, 10 l'azione fu sospesa e venne fatto rientrare anche il XXXI Reparto d'Assalto che aveva intanto iniziato il suo movimento aggirante senza essere disturbato dall'avversario. Le perdite furono di 4 morti e 31 feriti, tra i quali 5 ufficiali. L'inchiesta seguita al fallimento cli un'operazione da lungo tempo preparata stabilì che l'insuccesso era da attribuire soprattutto al venir meno della sorpresa, ma sottolineò anche che non vi erano motivazioni sufficienti a giustificare il disordine e la confusione che avevano disarticolato il dispositivo d'attacco. Era una conclusione severa che gettava più cli qualche ombra sull'azione cli comando e che avrebbe avuto un immediato riflesso sulle vicende del reparto. Lo stesso 18 ottobre il LV venne trasferito da Recoaro all'alta Vallarsa dove rimase fino alla mezzanotte ciel 19, quando, in esecuzione dell' ordine che lo metteva a disposizione della 4a Armata, iniziò a piedi il trasferimento a Schio. Questa marcia di 35 chilometri suscitò un diffuso malumore, anche perché nelle stesse ore il XXXI Reparto cl' Assalto veniva trasferito in autocarro, e fu presumibilmente interpretata dalla truppa come una punizione. A mezzogiorno del 21 ottobre gli arditi lasciarono in treno Schio con destinazione Rossano, dove arrivarono alle 18 per proseguire a piedi per Borso, nelle cui vicinanze, in località S. Andrea, sostarono per la notte. L'ulteriore trasferimento "per via ordinaria" ebbe conseguenze impreviste. Stanca per la marcia ciel giorno prima, ma verosimilmente anche per una manifestazione cli tacito dissenso, la truppa si trascinò stancamente lungo la strada e molti uomini rimasero indietro lamentandosi di non poter più proseguire. Il maggiore Lazagno, che nel frattempo si era recato presso la 15" Divisione, in linea sul Grappa nel settore ciel VI Corpo d'Armata, per ricevervi disposizioni in merito al futuro impiego del LV, venne a conoscenza soltanto al suo ritorno, nelle prime ore del 22 ottobre, dell'assoluto disordine con cui era stato compiuto il trasferimento e della stato disastroso del reparto. Preoccupato, inviò uno dei suoi ufficiali al comando ciel VI Corpo cl' Armata per chiedere un periodo di riposo che consentisse di rimettere in ordine la truppa e cli rimediare alla simultanea ed improvvisa assenza dei due comandanti d i compagnia, entrambi ricoverati in ospedale, l'uno per aver dato segni di squilibrio durante la sfortunata azione, l'altro per un malore sopraggiunto durante il trasferimento dalla Vallarsa.

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Per quanto la richiesta fosse accolta, e l'ordine di salire in linea venisse per il momento limitato alla 3" Compagnia, appena arrivata da Caussa, ciò che si era verificato dava ciel LV un'imrnagine oltremodo negativa e portava a vedere nel.la stessa luce anche tutta la vicenda di Monte Corno. Il comandante ciel VI Corpo d'Armata, tenente generale Luigi Lombardi, diede quindi incarico al colonnello Luigi Silvatici, ispettore dei battaglioni complementari ciel corpo d'armata, di verificare di persona le condizioni del reparto, adombrando qualche carenza nell'azione di comando ed un'eccessiva arrendevolezza alle lamentele della truppa. La rapida inchiesta scagionò il comandante del LV, pur facendogli carico di essersi lasciato impressionare eia quanto gli era stato riferito al suo rientro, e si concluse con la proposta di rinviare ai loro reggimenti alcune decine di soldati giudicati non in possesso dei necessari requisiti morali e fisici. Data l'imminenza della battaglia il provvedimento fu attuato solo in parte ma il LV restava sotto osservazione. Il 25 ottobre, nel trasmettere al comando d'annata la relazione assolutoria del colonnello Silvatici , Lombardi ritenne infatti di precisare che le due compagnie lasciate a riposo per un paio di giorni erano ora a disposizione della 22" Divisione e che dal loro futuro impiego si sarebbero potute avere indicazioni sull'opportunità di procedere ad un'ulteriore epurazione6. Durante il periodo trascorso alle dipendenze del X Corpo d'Armata la 3" Compagnia aveva avuto vicende meno movimentate7 . Le azioni cli un qualche rilievo che l'avevano vista come protagonista erano state poche e di portata limitata. Nella notte sul 23 settembre un tentativo d irruzione tra le case di Peclescala, in Val d'Astico era stato frustrato dai reticolati e dalla pronta reazione degli occupanti, che aveva obbligato la pattugJia a ritirarsi senza portare a termine il suo compito ma non senza perd.ite. Dodici uomini , tra i quali un ufficiale, erano rientrati con ferite cli varia entità, ed un altro ardito aveva dovuto essere abbandonato per l'impossibilità di trasportarlo. Era invece riuscito il colpo di mano eseguito tra il 15 ed il 16 ottobre sulle posizioni di Cima Tre Pezzi, nei pressi di Casa Ambrosini, che aveva visto nuclei di arditi della compagnia e di fanti della Brigata Valtellina superare le trincee di quota 975 per piombare sulla prima linea avversaria a nord di questa. Come nella quasi totalità dei casi, lo scopo della piccola operazione, voluta ed organizzata dal comando della(/' Divisione, era.la cattura di prigionieri, da.i quali avere informazioni sulle forze contrapposte e sul loro atteggiamento, e, per quanto possibile, il danneggiamento delle difese. In quelle settimane di autunno ed in quel settore del fronte, al margine occidentale dell'Altipiano d'Asiago, la 6" Divisione, unità di prima schiera del X Corpo d ' Armata, stava esercitando una costante pressione sulle posizioni austroungariche a sud ciel solco della Val d' Assa con una serie di colpi di mano effettuati dai p.lotoni d' assalto reggimentali delle brigate Valtellina e Chieti appoggiati eia drappelli di fanti destinati soprattutto a compiti di rincalzo e di sostegno. L'operazione di Casa .Ambrosini si inserì così tra le analoghe azioni portate a termine contro Cima Tre Pezzi nella notte sull ' 11 ottobre dai due plotoni d'assalto della Brigata Valtellina ed in quella sul 24 dai due plotoni d'assalto della Brigata Chieti 8. Secondo una procedura consolidata, la direzione dell'operazione era affidata al comandante del sottosettore interessato, in questo caso il comandante del 65° Reggimento fanteria, colonnello Francesco Pietrasanta. Oltre ai due plotoni d 'assalto della Brigata Valtellina , la 6a Divisione aveva deciso d i impiegare un plotone della 3" Compagnia del LV, messo a disposizione dal comando di corpo d ' armata, ed un plotone cli volontari tratti dai ranghi ciel 65° Reggimento Fanteria, tenendo sulla linea di partenza con compiti di rincalzo e di sostegno la 9" Compagnia e due sezioni della 1433a Compagnia Mitragliatrici dello stesso reggimento, insieme con due sezioni lanciafiamme9. Come nel caso degli altri colpi di mano organizzati Comando del VI Corpo d ' Armata, 55" Reparto d'Assalto, n° 6075 R.S. del 25 ottobre 1918, AUSS1'vfE, Rep. E-5, Racc. 17, VI Corpo d'Armata, Reparti d ' Assalto. 7 La 3" Compagnia del LV Reparto d'Assalto era stata restituita dal X al V Corpo d'Armata il 22 ottobre, avendone in cambio il XXX.I Reparto d ' assalto, strullu rato su una sola compagnia. 8 Nella prima delle due operazioni, nonostante trincee e camm inamenti sconvolti dal bombardamento di preparazione fossero trovati in huona parte deserti. gli attaccanti riuscirono a sorprendere in un ricovero una quindicina di austro-ungarici, tre dei quali furono uccisi e dodici catturati, nella seconda vennero fatti altri sedici prigionieri. 9 Comando 6" Divisione Fanteria. Colpo di mww su C. Ambrosini e q. 975, 11° 8443 Ri servatissimo Personale del 14 ottobre 1918, AUSSME. Rep. B- 1, Racc. 121S 139a, Diario Storico 6" Divisione di Fanteria, l" agosto 19 18 - 30 novembre 1918. 6

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da questa grande unità, l' intervento dell'artiglieria era previsto secondo un piano molto articolato che, a partire dalle 3, 15, faceva seguire a dieci minuti cli tiro di annientamento diretto sugli obiettivi da raggiungere una fase cli tiro di interdizione, intesa ad isolarli battendo con i piccoli calibri i camminamenti che portavano alle posizioni di Casa Ambrosini e con i medi e grossi calibri le zone eia dove avrebbero potuto accorrere rinforzi. Ad integrare l'azione di interdizione dell' artiglieria tre compagnie mitragliatrici si sarebbero appostate in modo da battere con 1c loro armi le provenienze da Canove cli Sotto e Val Fonda. Lo schema era completato eia un tentativo cli divers ione e dalle previsioni per il tiro di controbatteria. Al fine di distrarre l'attenzione dell'avversario e di lasciarlo nell' incertezza in merito al punto dove sarebbe avvenuta l' irruzione, le posizioni cli Cima Tre Pezzi, Stella e Canove cli Sotto avrebbero dovuto essere investite da un ' azione cli fuoco con tutte le caratteristiche del tiro di distruzione, mentre un nucleo cli batterie di piccolo e medio calibro veniva tenuto alla mano per neutralizzare e ridurre al si lenzio le bocche eia fuoco austro-ungariche che fossero intervenute. Interdizione e, se necessario, controbatteria, dovevano continuare fino a rientro ultimato della fanteria, non oltre le 6 del mattino. L' intervento dell' artiglieria non era peraltro limitato alla durata dell'operazione. Medi e grossi calibri dovevano infatti prepararla nell 'arco dei due giorni precedenti, tirando sulle posizioni da attaccare, e soprattutto sugli appostamenti per mitragliatrice in grado di battere le vie cli avvicinamento, facendo in modo che questi di tiri cli distruzione fossero quanto più possibile diradati nel tempo ed inseriti nel contesto di un'azione di più ampia portata, interessante le stesse zone cli Cima Tre Pezzi, Stella e Canove di Sorto toccate dal piano d ' inganno. Per quanto riguardava la fanteria, le disposizioni impartite dalla 6a Divisione stabilivano di tenere al buio la zona compresa tra la confluenza del Ghelpac con l' Assa ed il paese di Canove, e di far convergere invece i fasci di luce delle stazioni fotoelettriche della zona su Cima Altar Knotto, per accecarne gli osservatori. Tutti gli appartenenti ai reparti destinati all'irruzione dovevano essere lasciati a riposo per ventiquattro ore ed avere doppia razione cli generi cli conforto. Rapidità e decisione erano individuate come condizioni necessarie per un successo che gli attaccanti dovevano cercare operando frazionati in piccoli nuclei, date le caratteristiche del terreno, rotto e ricco di vegetazione, contando sulle fasce bianche portate come segno di riconoscimento su entrambe le braccia per evitare sempre possibili incidenti eia "fuoco amico". Altro presupposto indispensabile era il mantenimento del segreto, motivo per cui nell'ordine di operazione era espressamente raccomandato di non richiamare l'attenzione durante la giornata con movimenti cli truppe od anche soltanto con un'insolita animazione. Al termine dell'operazione nessuno doveva essere lasciato indietro: non solo i feriti ma anche gli eventuali caduti dovevano essere riportati nelle linee italiane. Sotto una pioggia insistente le truppe uscirono dalle trincee quindici minuti dopo la mezzanotte del 15 ottobre divise in tre piccole colonne. Sulla sinistra il plotone della 3a Compagnia ciel LV rinforzato da dieci arditi del 65° Reggimento Fanteria, per un totale di quarantadue uomini con due uniciali, si diresse verso Casa Ambrosini, al centro il plotone di volontari ciel reggimento, forte cli quaranta uomini al comando cli un ufficiale, si mosse avendo come obiettivo q. 975, situata a nord di Casa Ambrosini, sulla destra i due plotoni d'assalto della brigata con una sezione mitragliatrici, in tutto sessanta uomini con due ufficiali, puntarono sulle posizioni ad oriente della casa, tra q. 968 e q. 954. Come del resto ci si attendeva, le tre colonne agirono separatamente. Il plotone rinforzato del LV arrivò verso le 2 del mattino alla posizione cli attesa nella cosiddetta Valletta Ambrosini ed attese l'inizio del tiro di annientamento alle 3, 15 ed il suo allungarsi dieci minuti più tardi per portarsi sotto i reticolati che trovò in parte abbattuti dai colpi cieli' artiglieria. L'immediata irruzione nella trincea retrostante diede luogo ad un breve scontro con un gruppetto di avversari, tutt' altro che disposti ad arrendersi, dei quali cinque vennero uccisi ed uno, ferito, fu catturato. Perlustrata rapidamente la posizione, gli assalitori non trovarono altro che un paio cli cassette di munizioni in un appostamento per mitragliatrice da cui l'arma era stata con tutta evidenza appena portata via. Non c'era motivo di rimanere più a lungo ed alle 4,15 gli arditi ridiscesero la valletta e raggiunsero le linee italiane lungo il Ghelpac, lamentando soltanto un ferito, colpito al braccio destro da schegge dì granata. La colonna cli centro raggiunse alle due il limite anteriore dei reticolati che oltrepassò immediatamente atlraverso un ampio varco trovato alla sua destra. Non appena l'artiglieria allungò il tiro il plotone volontar.i fu perciò in grado cli penetrare di slancio nelle difese cli q. 975 che però trovò deserte. Dopo

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un'infruttuosa ricerca la colonna rientrò alle 4,25 senza aver potuto svolgere il suo compito e con due feriti, vittime del fuoco del!' artiglieria. Sulla destra i due plotoni d'assalto della Valtellina ebbero ancora meno fortuna: perso l'orientamento a causa del buio e della pioggia deviarono dalla direzione di marcia prestabilita e, quando alle 2,55 raggiunsero la presunta posiz.ione di attesa, erano in effetti alquanto spostati sulla destra. Il risultato fu che vennero a trovarsi sotto il fuoco di interdizione vicina dei piccoli calibri clell' artiglieri a italiana ed in un punto in cui non era stato aperto alcun varco nei reticolati. Tutto questo venne però appurato il mattino dopo, per il momento gli ufficiali poterono soltanto affrettarsi a spostare i loro uomini su un terreno non battuto, senza peraltro riuscire ad evitare i primi cinque feriti, subito rimandati indietro insieme a qualche contuso, e constatare l'impossibilità cli procedere oltre. Tutti i tentativi cli irruzione furono infatti frustrati dal reticolato ancora intatto e dalle raffiche cli una mitragliatrice che lo prendeva d'infilata dalla destra. In queste condizioni non era pensabile l'aprirsi un varco con le pinze tagliafili ed alle 3,50 i due plotoni ripiegarono per rientrare mezzora dopo nelle linee italiane. All' appello si scoprì che mancava un uomo, un caporalmaggiore, di cui si ipotizzò che fosse stato raggiunto dai colpi dell.a mitragliatrice al momento di ri tirars.i. L' operazione aveva confermato ciò che già si sospettava, e cioè che l' avversario aveva l'ordine di abbandonare le posizioni avanzate di Casa Ambrosini non appena si delineasse un attacco. Il piccolo distaccamento incontrato dalla colonna cli sinistra era in ritardo o era stato volutamente lasciato indietro con compiti cli osservazione. Di questo non si poteva non tener conto ìn fase cli valutazione ed infatti il comandante della 6" Divisione, maggior generale Annibale Roffi, si dichiarò abbastanza soddisfatto del)' esito ciel colpo cli mano 10 . Se la colonna cli sinistra era riuscita ad agganciare soltanto un drappello isolato e quella di. centro aveva colpilo nel vuoto, ciò era dipeso dall'atteggiamento adottato dall'avversario, atteggiamento la cui definizione era di per sé uno degli scopi deJJ'operazione. Quanto all'insuccesso della colonna di destra, Roffi ritenne cli poterlo giustificare con le avverse condizioni atmosferiche: "In complesso giudico che nell'esecuzione del colpo di mano non sia mancata la buon.a volontà e l'entusiasmo degli esecutori, ,na che il successo non.del tutto brillante, ha da attribuirsi a cause da loro indipendenti". Sicuramente più impegnativo fu il breve ciclo operativo sul Grappa che vide la 3• Compagnia del LV subito impegnata in combattimento nel quadro degli attacchi lanciati dal VI Corpo d'Armata alle posizioni ciel Monte Pertica e ciel Monte Prassolan con l'obiettivo di aprirsi la strada lungo la dorsale che arriva al Monte Roncone. Il 24 ottobre la compagnia era inserita nel dispositivo d ' attacco della JS' Divisione, schierata al centro ciel fronte tenuto dal corpo d' armata e chiamata a sostenervi il ruolo principale. Il piano d'operazioni prevedeva che una colonna composta da tre battaglioni della Brigata Pesaro, preceduti dai quattro plotoni d'assalto reggimentali della divisione, muovesse alla conquista del Pertica, e che altre due colonne, formate ciascuna da due battaglioni della Brigata Cremona, puntassero rispettivamente su Osteria ciel Porcelletto e Malga Bocchette di Mezzo per poi convergere sulla vetta ciel Prassolan, a quota 1484. La colonna cli sinistra, con il II/22° ed il III/22°, era guidata dagli arditi della 2" Compagnia del XXIII Reparto d'Assalto, quella di destra, con il I/21° ed il JIT/21°, dalla 3• Compagnia del LV. Il bombardamento di preparazione durò soltanto trenta minuti, dalle 5 alle 5,30, poi l'artiglieria allungò il tiro per permettere l' avvicinamento della fanteria che avanzava sotto l'arco delle traiettorie. Gli arditi del LV si mossero dalle posizioni del Roccolo, dove si erano radunati nella notte, e furono subito accolti dal fuoco delle mitragliatrici e dei cannoni da montagna. Ciò determinò inevitabilmente i.I frantumarsi dei plotoni in piccoli gruppi che proseguirono l'avanzata arrivando ad infiltrarsi nelle posizioni avversarie e guadagnando terreno con feroci corpo a corpo sulle pendici del Prassolan. La cattura di numerosi prigionieri e l'eliminazione di diverse mitragliatrici non valsero però a garantire il successo dell'azione. Presi cli fianco dalle armi automatiche e dai pezzi di piccolo calibro che tiravano dalle posizioni del Pertica, gli arditi furono costretti aripiegare, abbandonando nella ritirata una parte delle mitragliatrici catturate. La relazione ciel fatto d'arme, 10 Comando 6" Divisione cli Fanteria, Relazione circa lo svolgimenlo dell'azione verso Casa Ambrosini e q. 975 , n° 8572 S.M. del 17 otlobre 1918, AUSSME. Rcp. B-1. Racc. 12 LS 139a, Diario Storico 6" Divisione di Fanteria, I O agosto 1918 - 30 novembre 19 I 8.

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pur precisando che a causa degli sbarramenti di fuoco "non tutti i prigionieri catturati si poterono condurre nelle nostre linee'', indica in non meno di 120 il numero di quelli riportati indietro, insieme con 8 mitragliatrici. Quanto alle perdite si limita ad affermare che furono pari al cinquanta per cento degli organici. Del resto il documento è firmato, in qualità di comandante di compagnia, dall'aspirante Antonio Costanza, il che lascia intendere che gli ufficiali più anziani erano stati uccisi o feriti 11. Non diverso era stata la sorte delle altre colonne d'attacco, tutte respinte con ingenti perdite dopo i successi iniziali dalla solita combinazione cli tiro cli interdizione e contrattacchi. Il giorno dopo la compagnia ebbe l' ordine di portarsi al "Caposaldo 6", a disposizione del 21° Reggimento Fanteria. Gli arditi non furono impiegati nelle nuove puntate offensive della Cremona ma in serata una ventina di uomini del reparto furono fatti salire ìn linea per contribuire a stroncare un tentativo dì contrattacco. Lasciata a presidio del "Caposaldo 1 bis" del Roccolo il giorno 26, la 3" Compagnia fu trasferita nella notte sul Monte Pertica, passando agli ordini della Brigata Peswv. Arrivata sul posto alle 3 del 27 ottobre, tre ore più tardi la piccola unità si trovò coinvolta nel deciso contrattacco che permise all'avversario cli riprendere la cima del monte, strappandola ad un battaglione del 240° Reggimento Fanteria, e prese quindi parte a.i successivi combattimenti che in un susseguirsi cli assalti e contrassalti lasciarono infine il Monte Pertica nelle mani delle fanterie del VI Corpo d'Annata. Gli arditi si batterono mescolati ai fanti della Pesaro, assumendosi in più occasioni il compito cli riordinare e ricondurre in azione piccoli gruppi cli sbandati, e conclusero la giornata con all'attivo la cattura di un' altra decina cli prigionieri e di due mitragliatrici. Le perdite furono minori che nell'azione del 24 ottobre ma sufficienti a raccomandare l'allontanamento dalla linea cli combattimento. Il 28 ottobre, su ordine della 15• Divisione, la compagnia scese a Casa Bordignon per riunirsi al resto del reparto, messo a disposizione fin dal giorno 26 ciel IX Corpo d'Armata, ed in particolare della Brigata Calabria, inquadrata nella 13• Divisione, in prev.isione di un attacco al Monte Asolone. Per questa azione le forze disponibili furono organizzate in tre colonne d'attacco, guidate ognuna da reparti di ardi ti e destinate ad agire due in prima schiera ed una ìn rincalzo. AJJa prima colonna, o colonna A, comprendente le compagnie 1" e 2• del IX Reparto cl' Assalto, i battaglioni cli fanteria 11/60° e III/ 60° e due compagnie mitragliatrici, era affidato il compito di superare la vetta cieli' Asolone, lasciando una compagnia di fanteria ed una mitragliatrici a Cason delle Fratte, a protezione ciel fianco destro contro eventuali contrattacchi provenienti dalla Val Cesilla, mentre alla seconda, colonna C, con il III Battaglione del 59° Reggi mento Fanteria, il XXIII Reparto cl' Assalto, la 3a Compagnia del IX Reparto cl' Assalto, i plotoni cl' assalto reggimentali delle brigate Calabria, Siena, Bari, Forlì, Basilicaw, era chiesto cli fiancheggiare sulla sinistra l 'azione della colonna A, agendo contro la linea individuata dalle quote 1440 e 1486 per poi penetrare in Val delle Saline. Si trattava di un compito particolarmente delicato, come dimostrava l'esperienza dei primi giorni di battaglia, e ciò aveva portato ad assegnarle un'aliquota particolarmente consistente di truppe d'assalto. La terza colonna, costituita da un altro battaglione del 59°, dalle compagnie la e 2a del LV Reparto d'Assalto e da due compagnie di mitragliatrici divisionali, doveva seguire la prima fino al Col della Berretta e quindi scavalcarla per procedere verso quota 1292 e di qui verso Col Caprile. Una volta conquistate, le pos.izioni di vetta dell' Asolane avrebbero dovuto essere affidate ad un nucleo di occupazione fornito dalla Brigata Siena, con i battaglioni 11/32°, Jll/32° ed una compagnia zappatori, quelle più avanzate ad un altro composto da due battaglioni della Forlì, 1/43° e Ill/44°, eia una seconda compagnia zappatori e eia due compagnie mitragliatrici. JI fronte d'attacco aveva un'estensione cli circa due chilometri, dalla quota 1440 alle pendici orientali dell' Asolone, all'altezza ciel Cason delle Fratte, lungo i quali l'equiv,ùente cli circa otto battaglioni italiani avrebbe assalito i cinque battaglioni austro-ungarici di prima schiera, appartenenti alla 4• Divisione, sostenuti da sei battaglioni della 28\ tre sistemati ad immediato rincalzo nella Valle delle Saline ed a Casera Spadoni e tre di riserva al Col della Berretta. 11

55° Reparto cl' Assalto, 3° Compagnia, Riassunto delle azioni sostenute dalla 3" Compagnia nei giorni 24, 25, 26, 27 ot· 1obre 1918 (Afonie Grappa), AUSSME, Rep. E-5, Racc. 34, IX Corpo ù' Armata, Relazioni combattimenti Battaglia di Vittorio Veneto.

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Su ordine del comando della Brigata Calabria, la sera del 28 ottobre le due compagnie del LV Reparto d'Assalto si trasferrono da Case Bordignon per Val d'Amore in Val Calabria, per assolvere il compito cli testa d 'ariete della terza colonna, lanciata ad immediato rincalzo del IX Reparto d' Assalto. Sferrato alle 9,35 del 29 ottobre, dopo una preparazione d'artiglieria concentrata in 35 minuti 12, .l'attacco ebbe inizialmente successo ed i reparti della prima colonna occuparono facilmen te la vetta dell' Asolone. A questo punto, mentre gli arditi del IX si riorganizzavano per procedere in direzione del Col della Berretta, il sopraggiungere di una fitta nebbia accompagnata da nevischio fece precipitare la visibilità impedendo i collegamenti e rendendo oltremodo di fficile l'azione di accompagnamento dell'artiglieria. I reparti di testa si trovarono così in difficoltà nel respingere i decisi contrattacchi avversari e l'avanzata si trasformò in una dura lotta per mantenere le posizioni raggiunte e contenere i tentativi cli aggiramento. Fu in questa fase del combattimento che il LV si lanciò a sua volta in avanti. Gli arditi raggiunsero rapidamente le prime linee clell' Asolone dove però furono a loro volta contrastali eia una tenace resistenza, imperniata sulle molte mitragliatrici appostate in caverna che, invisibili nella nebbia, si rivelavano all'improvviso, mantenendo sotto il loro fuoco incrociato tutta la linea d'attacco. Come era avvenuto per le ondate d 'assalto della prima colonna, l'avanzata si frantumò in una miriade di episodi che vedevano piccoli gruppi attaccare a colpi cli bombe a mano e di pugnale gli appostamenti delle armi automatiche, g li elementi cli trincea ed i ricoveri in caverna. Sostenuti dal fanti del 59°, gli arditi guadagnarono lentamente terreno, si impadronirono di 18 m itragliatrici e di un cannoncino da 37 mm e catturarono un buon numero d i prigionieri, il destino dei quali venne però tragicamente deciso dall ' incerto andamento della lotta. Se infatti circa 120 furono avviati nelle retrovie, molti altri vennero passati per le armi a causa del ·' tradimento di alcuni che Jìngendosi f eriti o disarmati reagivano alla prima occasione" 13 • Attestatosi sulle posizioni d.i vetta, il reparto fu investito da fucileria e raffiche di mitragliatrici provenienti da posi7ioni retrostanti mentre si pronunciavano contrattacchi in forze sulla fronte e sul fianco destro. Dopo aver resistito con tutte le armi a loro disposizione, e contrattaccato a loro volta più volte all'arma bianca, gl i arditi ciel LV, come degli altri due reparti d 'assalto impiegati sull' Asolone, tra le 10,30 e le 11 furono costretti a ripiegare verso le linee di partenza. Con loro si ritirarono anche le unità di fan teria cli rincalzo e sotto il fuoco cieli' artiglieria avversaria, favo rita ora dal dissolversi della nebbia, il ripiegamento avvenne con un disordi ne che avrebbe potuto avere serie conseguenze se nuclei dei reparti d'assalto IX e LV, insieme ad elementi del 60° Reggimento Fanteria, non avessero argi nato l'inseguimento 14 . Così riassume quella convulsa fase della battaglia la già ci tata relazione presentata il giorno dopo al comando della 18" Divisione: "IL 55° Rep.to d'Assal.to reagì con energia massima finché sprovvisto di bombe e di cartucce, e dopo aver tentato con vari contrattacchi ad arma bianca di respingere il nemico, visto che i rincalzi venivano meno al lo,v immediato contrattacco, e non essendo fo rnito di munizioni, continuando la lolla a co17Jo a corpo, accortosi che il nemico minacciava dalla destra l'aggiramento retrocedeva a sbalzi ed in ordine, e con la massima calma si ritirava s1,dla linea di partenza ordinandovi la d(fesa con i propri uomini, non allontanandosi che dietro ordine del 60° Regg.to di Fanteria e dopo che la linea era stata occupata sistematicamente dai Rep.ti di Fanteria comandati."

12

Lo schema d'azione dell'artiglieria prevedeva un intervento articolato in due fasi, dalle 9 alle 9, 15 e dalle 9,25 alle 9J5, con dieci minuti di intervallo intesi a far uscire i difensori dai loro ricoveri per sorprenderli con la seconda ripresa di fuoco. 13 55" Reparto d'Assalto, Relazione sul fallo d'anni svolto dal 55° Repano d 'Assalto il 29 ottobre 1918 a ,Wonte Aso/on.e, AUSSME, Rep. E-5, Racc. 34, IX Corpo d 'Armata, Relazioni combattimenti Battaglia di ViLtorio Veneto. 14 A rendere il quadro pitl critico contribuirono il tiro di interdizione dell'artiglieria italia,rn, tornata in az ione proprio in quei minuti, e le ratfid1e troppo corte delle mitrngliaLrici appostate sulle lince di partenza. Questo almeno è quanto si ricava dalla relazione che il maggio re Lazagno presentò al r ientro dalla sua breve prigionia: "Il 55° Rep.to d'Assalto si ritirò per ultimo tormentato anche dal tiro delle nostre mitragliatrici con tiri corti, umw che molti .fi1rono colpiti o obbligati a sottrarsi per varie di rezioni agli ejfelti del tiro stesso". Il comandante del LV, rimasto tra gli ultimi , venn e cau urato in questa delicata fase del combattimento. Portato a Predazzo in Val di Ficnune con altri prigionieri, vi sarebbe stato lasciato in libertà il 4 novembre, all'entrata in vigore cieli· armistiz io e rien trò al reparto I' 11 novembre. a Bassano. Il giorno 15 fu inviato al campo di raccolta di Castelfranco Emilia, dove il 4 di.c embre presentò la sua relazione alla commissione interrogatrice (AUSSME. Rep. F- 11, Commissione interrogatrice prigionieri di guerra italiani, Reparti d'Assal to).

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La relazione adombra uno scollamento fra la testa ed il grosso delle colonne d'attacco, che avrebbe compromesso la possibili tà cli mantenere le posizioni raggiunte, e ribadisce implicitamente il ruolo giocato dal terreno a favore della difesa, i cui reparti cli rincalzo potevano attendere in posizione defilata nelle vallette laterali il momento opportuno per agire controffensivarnente sui fianchi dell'attaccante. Per quanto provato, e privo del suo comandante, caduto prigioniero, il LV era evidentemente ancora in condizioni di combattere e fu quindi trattenuto in linea, a differenza degli altri due reparti d'assalto. Prese quindi parte ai tentativ i compiuti nel pomeriggio da truppe della Brigata Siena, tentativi che portarono ancora una volta alla temporanea conquista della vetta per poi concludersi come i precedenti con il ripiegamento sulle posizioni di partenza. Dopo la giornata ciel 29 ottobre il LV Reparto cl' Assalto non avrebbe pi ù avuto modo di entrare in azione. Tornato alla l" Armata ed agli accantonamenti di Staro e Recoaro, sarebbe stato sciolto il 25 gennaio 19 19.

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Schizzo illustrativo della ricognizione eseguita in Vallarsa, nella nouc tra il 3 ed il 4 agosto I918, da una pattuglia del LV Reparto d' Assalto. La pattuglia, uscita dallo sba1rnmento Matassone Foppiano, rilevò un piccolo posto sistemato sullo sperone orientale di Val .Brassavalle, protetto da un robusto reticolato, una altrettanto solida fascia dì reticolato elle sulla destra del Leno scendeva verso il fondovalle dal lato orientale dell'ìncompiut.o forte Pozzacchio, e la presenza di posizioni attrezzate a difesa sui roccìoni ai due lati del Leno davanti a Foppiano (AUSSME, Rep. B -1 , Racc. l 14S 252c, V Corpo d 'Armata, Operazioni 191 7- 191 8)

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Schizzo delle posizioni di Monte Maio eseguito nel settembre 1917 sulla base dei rapporti e delle fotografie della 3 I" Squadriglia. Oltre agli appostamenti delle armi rilevati dalla ricognjzione, vi sono indicate le vie d'accesso

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LVIII REPARTO D'ASSALTO

l LVIII Reparto d'Assalto fu costituito dal! ' 8" Armata ad Albaredo il 15 giugno 1918, sotto la direzione del colon nello Giacchi, co mandante del Raggruppamento Repar6 d'Assalto del l' 8" Armata, una struttura che aveva compiti di supervisione e coordinamento soprattullo in materia di addestramento. Il nuovo reparto, a cui fu assegnato come centro di mobilitazione il Deposito di f anteria di Reggio Emilia, nacque articolato s u due nuclei che, alimentati dal II Reparto cl' Assalto di Marc ia, dovevano trasformarsi in altrettante compagnie, demandando ad un momento successivo la formazione della terza. Il II Reparto d'Assalto di Marcia non contava a quella data più di I 80 uomini e, in considerazione del fatto che con le stesse modalità doveva dar vita anche all'LXXX, i due nuc lei iniziali sarebbero stati costituiti da non più di 35 o 40 elementi. Armi e uomini per le sei sezioni mitragliatrici dovevano essere fomiti dal Battaglione Autonomo Mitraglieri di Marcia di stanza a Baone. mentre le sezioni pi stole-mitragliatrici e la sezione Stokes avrebbe dovuto avere le armi dall'Ispettorato Bombardieri ed il personale dalla 21 a Brigata di Marcia, alla quale fu richiesto di provvedere con elementi che fossero vol ontari ed avessero già fatto i relativi corsi di specializzazione. Il personale per le due sezioni lanciafiamme doveva invece essere fornitO dal Raggruppamento Re part i d'Assalto, provvedendo ad i nviarlo quanto prima presso la Direzione Lanciafiamme di M ontecchio E milia per il necessario addestramento. Data l'urgenza di provvedere alla sostituzione cieli 'Vlll Reparto d' Assalto, da poco trasferito alla Divisione "A", tutti i comandi interessati erano inv itali ad ado perarsi per pottare a termine quanto prima le azioni richieste, in modo che i l LV lll, assegnato all'VITI Corpo d 'Armata e posto agli ordini del capitano Guerriero, fo sse in grado di entrare in azione quanto prima 1• Pochi giorni dopo, il 22 giugno. tenuto conto delle diflìcoltà a portarlo a pieno organico ed in cond izioni di effi cienza, nonché della necessità di riempire i vuoti aperti dalla Battaglia del Solstizio nei ranghi dei reparti g ià esistenti, il Comando Supremo decise di non procedere più alla sua costituzione e ne decretò invece lo scioglimento sotlo la data del 25 giugno. Uom ini , armi e materiali dovevano passare al 11 Reparto d ' Assalto di Marcia cd essere impiegati per reintegrare i reparti d ' assalto XXVII e LXXII in for:la al1'8a Armata 2 .

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Comando 8" Annata, Stalo Maggiore. n° 7426 Mobilitazione dell'I I giugno 1918 e n° 7471 del 12 giugno 1918, AUSSM E, Rep. E-5, Racc. 222, XXX Corpo cl ' Armata, Repan i d' Assalto 1917-1 918. 2 Comando 8" Annata, Stato Maggiore, n° 7691 Mobilitazione, /\ USSME. Rep. E-5, Racc. 32, VIII Corpo d' Armata, Reparti d' Assalto.

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LX REPARTO D'ASSALTO

1 JO giugno 1918 la 1a Armata ebbe l'ordine di costituire due nuovi reparti d'assalto in sostituzione del V e del X trasferiti alla Divisione "A". Denominati rispettivamente LV e LX, con centro di mobilitazione il deposito ciel 66° R.eggimento Fanteria a Reggio Emilia·, entrambi avrebbero dovuto essere costituìt.i sulla base di un~; cohipagnia .c on gli organici al ~omÌJlèto, ~ratta dal I Reparto d'Assalto di Marda 1. · · Le difficoltà incontrate nell'alimentarlo in maniera adeguata, e soprattutto la sopraggiunta esigenza di rafforzare la compagine della Divisione "A", duramente provata nella Battaglia ciel Solstizio, dando vita nel contempo ad una seconda grande unità dello stesso tipo, portarono il Comando Supremo alla deci sione cli trasferire il LX alle dipendenze del Corpo d'Armata cl' Assalto, insieme con il LXII, il LXlll ed il LXIV, anch'essi di nuova costituzione, ed utilizzarlo come serbatoio cli complementi. Il 21 giugno il reparto lasciò Schio con destinazione Poiana Granfion e nei giorni seguenti i suoi uomini andarono rinforzare i gruppi d ' assalto delle due divisioni ed il reparto d ' assalto di marcia del corpo d'armata. Esaurito il · suo compito, il LX fu sciolto il 27 giugno 1918 2 .

I

Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, n° 16264 R.S. Mob del IO giugno 1918, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione 2 Comando Corpo d'Armata A, Scioglim.ento dei reparti d'assalto 60°, 63°, 64°, n° 740 Mob. del 27 gi ugno 1918, AUSSME, Rep. B-4, l" Divisione d'Assalto, Scioglimento e coslitu,.ione reparti. 1

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LXII REPARTO D'ASSALTO

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a costituzione cli un reparto d ' assalto contraddistinto con il numero LXII e deslinato a soslituire nell 'ambito del XII Corpo d'Armata il reparto d'assalto dallo stesso numerale, confluito proprio in quei giorni nella Divisione '"A", fu ordinala dal Comando Supremo il 10 giugno 1918 1. La 9a Armata avrebbe dovuto provvedervi prelevando una compagnia organica dal V Reparto d'Assalto di Marcia ed affidando al Xli Corpo d'Armata il compito di formare le altre due con personale tratto dalle sue unità. Il materiale per la sezione mitragl iatrici e le due sezioni pistole-mitragliatrici di ciascuna delle nuove compagnie doveva essere tratto dalle scorte esistenti, mentre alle sezioni lanciafiamme, una per compagnia, avrebbe provveduto il deposito di Montecchio Emilia, incaricato anche di curare l'addestramento del personale, e della sezione lanciabombe di reparto si sarebbe preoccupato l'Ispettorato Bombardieri di Sassuolo. Centro di mobilitazione designato per tutti gli aspetti amministrativi e matricolari era il deposito del 66° Reggimento Fanteria a Reggio Emilia. Dieci giorni più tardi il LXII, dislocato a Campodarsego, contava una compagnia con l'organico previsto di 164 arditi, tre sezioni mitragliatrici, tre sezioni pi stole-mitragliatrici e due nuclei di 17 uomi ni ciascuno per le altre due compagnie. Dal punto di vista dell 'equipaggiamento la situazione era soddisfacente, dal momento che mancava solo un certo numero di pugnali. Deficitario era invece l' inquadramento, potendosi contare soltanto su un capitano e due ufficiali subalterni, affiancati eia quattro aiutanti di battaglia, e non era ancora arrivalo il maggiore Orlando dell ' 88° Reggirnenlo Fanteria, designato per assumerne il comando. L'alimentazione di ufficial i e gregari era stata inferiore alle attese ma al riguardo avevano pesato le vicende della battaglia in corso e la cessione di unità dalla 9a Annata, di riserva, alle armate impegnate in azione. Nel contempo era sorta la duplice esigenza di ripianare le perdite subite sul Piave dalla divisione d'assalto e di concoffere alla forma zione cli una seconda unità di questo tipo. Il 2 1 giugno il LXII venne cosl messo a disposizione Corpo cl ' Armata cl ' Assalto, con l' ordine per la 9• Armata di portarne gli organici ai livelli p rev isti, rico rrendo se necessario al trasferimenlo cl' autorittt del personale necessario. Il 27 giugno 1918 il reparto, rin forzato da ufficiali e mil itari di truppa del LX, del LXlll e de l LXIV, sciolli sotto la stessa data, assunse la denominazione di Reparto d'Assalto cli Marcia ciel Corpo d 'Armata A2 .

1 Comando Supremo, t.:fticio Ordinamento e Mobilitazione, n° 16267 R.S. Mob del IO giugno 191 8, AUSSME, Rep. r--4. Racc. l99, Comando Supremo, UAicio Ordinamento e Mobilitazione. 2 Comando Corpo d' Annata A, Scio}?limento dei re1wrti d 'assa /10 60°, 63°, 64°, n" 740 Mob. del 27 giugno I 9 I 8, /\USSME, Rep. B-4. 1° Divisione d'Assalto, Scioglimento e costituzione reparti ..

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LXIII REPARTO D'ASSALTO

110 giugno 101 8, per compensare il trasferimento dei reparti d'assalto XIII e XX alla Divisione "A", il Comando Supremo ordinò alla 6a Armata cli procedere senza indugio alla formaz ione cli due unità dello stesso tipo, denominate LXIII e LXX ed assegnate rispettivamente al XIII ed al XX Corpo d ' ArmataJ. Quale centro cli mobilitazione veniva indicato il deposito del 66° Reggimento Fante~ia a Reggio Emilia e, allo scopo di. accelerare il processo, veniva precisato che entrambi avrebbero dovuto essere costituiti attorno ad un nucleo iniziale, rappresentato da una compagnia organica prelevata dal VI Reparto d'Assalto di Marcia, a cui si sarebbero aggiunte successivamente le altre due, formate con personale tratto direttamente dalle diverse componenti del l' armata, incl use le brigate d i marcia. Quello stesso giorno il comando della(·? Armata, nel trasmettere queste disposizioni ai d ue corpi d'armata, aggiungeva che a ciascuna delle due compagnie iniziali, il cui organico era fissato in 5 ufficiali e 164 uomini, dovevano essere assegnate una sezione mitragliatrici Fiat, due sezioni pistole-mitragliatrici, una sezione lanciabombe Stokes e due sezioni lanciafiamme 2 . I materiali necessari per le sezioni mitragliatrici e pistole-mi tragliatrici sarebbero stati prelevati presso il 6° Reggimento Mitraglieri di Marcia, mentre alle sezioni lanciabombe avrebbe provveduto l'Ispettorato Bombardieri. Quanto alle sezioni lanciafiamme, il personale destinatovi, in ragione di un ufficiale subalterno e trentadue uonùni di truppa per sezione, doveva essere avv.iato quanto prima al deposito cli Montecchio Emilia per ricevere l' addestramento richiesto e prelevarvi l'equipaggiamento. I due reparti vennero considerati formalmente costituiti alla data ciel 12 g.iugno. Quanto stava accadendo non era però visto di bllon grado a livello di corpo cl ' annata, dove già era stata accolta malvolentieri la decisione cli trasferire altrove i reparti d'assalto precedentemente .in organico e si temeva che la formazione cli nuove unità cli questo tipo, togl iendo ai battaglioni di fanteria i loro migliori elementi, avrebbe inciso negativamen te sulla loro efficienza. Inoltre, in quel particolare momento del conflitto, con l' attesa grande offensiva austro-ungarica ormai imminente, non veniva ritenuto opportuno chiedere ai reparti in linea di inoltrare domande di trasferimento che avrebbero significato l'allontanamento dalla trincea proprio nell' ora più grave. Questa posizione venne espressa chiaramente il 13 giugno dal comandante del Xlll Corpo d'Armata, maggior generale Ugo Sani, il quale, dopo aver manifestato il suo rammarico per l'allontanamento del XIII Reparto cl' Assalto di cui ricordava l' eccellente rendimento, 3 propose una diversa linea d'azione per la costituzione dell'unità che avrebbe dovuto prenderne il posto . Dopo aver concordato sul fatto che la 1a Compagnia e le sezion i specializzate fossero formate con personale tratto dal VI Reparto cl' Assalto cli Marcia, Sani suggeriva cli attingere per la 2a soltanto al 3° Reggimento Bersaglieri, ai battaglioni complementari, all ' artiglieria ed al genio, e cli considerare per la 3" la possibilità di utilizzare temporaneamente elementi jugoslav i. Infine, per facilitarne il controllo e poter meglio sovrintendere all' addestramento, proponeva d i trasferire immediatamente il nucleo iniziale del reparto a Conco, sull'Altopiano di Asiago. L'insieme di queste proposte, che secondo Sani rappresentavano l'unica strada perconibile per arrivare in poco tempo al risultato clesiclerato, furo no rigettate senza appello dal comando cl' armata, che riba-

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Comando Supremo, Uflìcio Ordinamento e Mobil itazione, n° 16295 R.S. Mob del 10 giugno 1918, AUSS!'v1E, Rep. r-4 , Racc. l 99, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. 2 Comando 6° Arenata, Stato Maggiore, Costi1uz.io11e dei reparti d' assalw 70° e 73", 11 ° 32765 M de l IOgiugno 19 18, AUSSME, Rep. F-2, Racc. 174, 6" Armata. 6° e 63° Reparto d' Assalto . I documenti rel ativi alla costituzione de l LXUI Reparto d'As salto gli attribu iscono erroneamente il numerale 73°, errore che saril corretto solo dopo qualche giorno. 3 Comando XIII Corpo d' Armata, Stato Maggiore, Costituzione 73° Reparto d'Assalto, r(' 2860 Op del 13 giugno 1918. AUSSME, Rep. F-2, Racc. 174, 6• Armata, 6" e 63° Reparto d'Assalto. 1

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dì anche l'intenzione cli trattenere per il momento il LXTIJ in pianura, a Longara, dove sarebbe stato più facile raccogliere uomini e materiali 4 . TI processo di formazione delle nuove unità continuò così come previsto, sia pure limitatamente al nucleo iniziale di formazione, ed alla data del 20 giugno il LXIll si presentava con una forza di 9 ufficiali e 295 uomini, ripartiti tra la 1• Compagnia, la sezione mitragliatrici , le due sezioni pistole-mitragliatrici e la sezione lanciabombe. Mancavano le sezioni lanciafiamme, in addestramento a Montecchio Emilia, e si allontanava nel tempo la nascita delle altre due compagnie, dal momento che, accogliendo implicitamente i dubbi espressi dal comandante del XIII Corpo d'Armata, con la Battaglia del Solstizio in corso non si riteneva opportuno richi.edere volontari ai reparti al fronte. Gli eventi di quei giorni avrebbero comunque segnato il destino del reparto. Il tentativo di aumentarne la forza attingendo ancora al VI Reparto d'Assalto cli Marcia si sarebbe infatti rivelato infruttuoso, dal momento che questo, dopo aver fornito quanto richiesto per il nucleo iniziale, non poté dare più di una ventina cli uomini. Nel contempo era sorta Ja duplice esigenza di ripianare le perdite subite sul Piave dalla divisione d ' assalto e di concorrere alla formazione cli una seconda unit.à cli questo tipo. Il 24 giugno il LXIII partì così in treno alla volta di Poi.ana Granfion per passare a disposizione del Corpo d'Armata cl' Assalto. L'unica compagnia efficiente, insieme con la la Compagnia del LXIV, andò a rinforzare il XXV Reparto cl' Assalto, le cui due compagnie esistenti vennero fuse in una sola, e quanto restava del reparto, come pure gli elementi residui del LXIV e l'intero LXII, venne utilizzato per aumentare la forza delle compagnie cli altri reparti del corpo d'annata, al momento non superiore ai 150 uomini a fronte dei 164 previsti, e per alimentare iJ Reparto cl' Assalto di l\'1arcia A. Venute meno le ragioni che ne avevano determinato la nascita il LXIII Reparto d'Assalto fu sciolto il 27 giugno 19 I 85.

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Comando 6" Annata, Stato Maggiore, Costituzione del 73° Reparto d 'Assalto, n° 33363 M del I 3 giugno I 9 I 8. AUSSME, Rep. F-2, Racc. 174, 6• Armaw, 6° e 63° Reparto d'Assalto. 5 Comando Corpo d' Armata A, Scioglimento dei reparti d 'assalto 6() 0 , 63°, 64°, n° 740 Mob. del 27 giugno I9 I 8, AUSSME. Rep. B-4, I• Divisione d'Assalto, Scioglimento e costituzione reparti. Il Comando Supremo confermò questa decisione Lre giorni più tardi (Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, 11° 17 188 Mob. Speciale del 30 giugno 1918. AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199). Sotto la stessa data furono sciolti anche il LX ed il LXIV, sempre per alimentare il Corpo d' Armata d'Assalto, mentre il LXII si trasformò nel suo reparto cli marcia.

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LXIV REPARTO D'ASSALTO

1 10 giugno 1918, a seguito del trasferimento ciel XIV Reparto cl' Assalto alla Divisione "A" in via di formazione, il Comando Supremo ordinò alla 7a Armata cli procedere alla costituzione di nuovo reparto d'assalto per il XIV Corpo d'Armata, assegnandogli il numero LXIV ed individuandone il centro cli mobilitazione nel deposito ciel 66° Reggimento Fanteria a Reggio Emilia. L'indomani il comando della 7a Armata faceva proprie queste direttive e, mentre incaricava il III Corpo d'armata di procedere al completamento del III Reparto cl' Assalto portandolo su tre compagnie, affidava al XIV il compito cli procedere alla costituzione del LXIV 1. Per facilitare questo processo la prima delle tre compagnie della struttura tipo sarebbe stata fornita dal III Corpo d'Annata, che a questo scopo avrebbe ceduto la compagnia d' assalto formata con elementi provenienti dalla fanteria di cui disponeva, rimpiazzandola con una compagnia composta interamente da alpini. Delle altre due una sarebbe stata tratta dal VII Reparto d'Assalto di Marcia, l'altra costituita ex novo con gli uomini delle brigate di fanteria, dei reparti d'artiglieria, del genio, della cavalleria, della Guardia di Finanza e delle brigate di marcia 2" e 5" che ne avessero fatto domanda. Allo stesso modo si sarebbe dovuto procedere per la sezione Stokes, e se il numero dei volontari fosse stato insufficiente, i comandi erano invitati a procedere di autorità, sulla base di una selezione mirata ad individuare gli elementi più idonei. Per ciò che riguardava l'armamento, ai mortai Stokes doveva provvedere l'Ispettorato dei Bombardieri, mentre il materiale per le tre sezioni mitragliatrici Fiat, una per compagnia, e per le sei sezioni pistole-mitragliatrici, due per compagnia, doveva essere ri tirato presso il battaglione autonomo mitraglieri cli marcia di stanza ad Iseo. Infine il personale destinato alle tre sezioni lanciafiamme, anch'esse secondo le direttive in vigore ripartite organicamente tra le compagnie, doveva raggiungere al più presto il centro d'istruzione cli Montecchio Emilia per ricevervi l'addestramento necessario. Cinque giorni più tardi il comando ciel XIV Corpo d'Armata provvedeva ad emanare le istruzioni cli dettaglio con le quali intendeva dare attuazione alle disposizioni ricevute 2 . Nel ribadire che la nuova unità avrebbe dovuto essere articolata su tre compagnie cd una sezione lanciabombe Stokes, ogni compagnia con una sezione mitragliatrici Fiat, due sezioni pistole-mitragliatrici ed una sezione lanciafiamme, il tenente generale Sagramoso faceva proprie le indicazioni in merito al personale ed invitava i comandi dipendenti a non ostacolare quanti avessero fatto domanda di trasferimento per il nuovo reparto d'assalto. Questo tipo di atteggiamento, dettato dal desiderio di non perdere elementi cli solito tra i migliori, era infatti ancora piuttosto diffuso, e per combatterlo Sagramoso non esitò ad avvertire i suoi subordinati che li avrebbe ritenuti personalmente responsabili non solo del mancato inoltro delle domande eventualmente presentate, ma anche di una insufficiente diffusione tra le u·uppe della comunicazione relativa alla richiesta di volontari. Il comando del LXIV, dislocato inizialmente a Crone, sul Lago di Idro, e posto per gli aspetti disciplinari ed amministrativi alle dipendenze della 21 • Divisione, era affidato al capitano Domenico Trombetti. Il 21 giugno, in risposta ad un quesito del Comando Supremo mirante ad accertare la consistenza numerica, lo stato di efficienza ed il livello cli addestramento dei reparti d'assalto in via cli formazione per sostituire quelli trasferiti alla Divisione "A", la Armata comunicava che il LXIV, con il comando e la sezione Stokes al completo degli organici, aveva 7 ufficiali e 282 uomini di truppa nella I" Compagnia, l'unica efficiente e con un cliscrero livello di preparazione in quanto già esistente, nonché 7 ufficiali e 123

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1 Comando 7" Armata, Stato Maggiore, Costituzione 64" reparto d'assalto e compfetamemo del 3°. n" 2378 Ord. Mob. dcli' il giugno I 91 8, AUSSME, Rcp. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. 2 Comando XIV Corpo d'Armata, Stato Maggiore, Costituzione del 64° Reparto d'Assallo, n° 1472 del 15 gi ugno 1918, AUSSME, Rep. E-5, Racc. 162, XXV Corpo d'Armata. Reparti d'Assalto. ·

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arditi nella 2", mentre la 3" veniva era ancora in formazione 3. Questa situazi one doveva essere comune anche agli altri reparti cli nuova costituzione ed anzi il LXIV aveva rispetto ad alcuni di essi il vantaggio di poter contare su una compagnia al completo, quella proveniente dal lii. Di fronte ad un tale stato cli cose il Comando Supremo, consapevole del fatto che completare i nuovi reparti avrebbe richiesto un tempo relativamente lungo ed assorbito buona parte del gettito di volontari ipotizzabile, decise di dare priorità alla costituzione di una seconda divisione d 'assalto. In questa grande unità, insieme ai reparti I e VI , già appartenenti alla 4" Armata, furono riuniti tre reparti della 1• Divisione cl' Assalto, V, XIV e XXX, ed il XXV, già ciel XXV Corpo cl' Armata, le cui due compagnie esistenti si sarebbero fuse in una sola, affiancata dalla l' Compagnia del LXIV e dalla più efficiente delle compagnie ctil U(nJf. Quanto restava di questi due reparti, come pure il LX ed il LXII, venne messo a disposizione del Corpo cl ' Armata cl' Assalto per por·tare a numero le compagnie, al momento con una forza non sup~riore ai 150 uomini a fronte dei 164 previsti, e per formarne il reparto d'assalto di marcia. Il LXIV Reparto d'Assalto fu sciolto il 27 giugno insieme con il LX ed il LXIII, e lo stesso giorno il LXJI si trasformò · nel Reparto d'Assalto di Marcia A. 5

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Comando 7' Armata, n° 2712 Mob del 21 giugno 1918, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. 4 Comando Supremo, Uflìcio Ordinamento e Mobilitazione, 11° 16864 Mob. Speciale del 23 g iug no 1918. AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Uflìcio Ordinamento e Mobilitazione. 5 Comando Corpo cl ' Armata A, Scioglimenro dei reparti d 'assalto 60°, 63°. 64°, n° 740 Mob. del 27 giugno 1918, AUSSME, Rep. B-4, 1• Divisione d ' Assalto, Scioglimento e costituzione reparti. Il provvedimento di scioglimento fu sanzionato dal Comando Supremo tre giorni più tardi (Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, n° 17188 M.ob. Spet:iale del 30 giugno I 9 I 8, AUSSME, Rep. F-4, Racc. I 99).

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LXX REPARTO D'ASSALTO

1LXX Reparto d'Assalto venne costituito il 12 giugno 1918 a S. Pietro cl'lntrigogna, presso il VI Rep~rto cl'.~ssalto di M.ar~ia, _con centro di mobilitazi?ne il de~osito ciel 66° Reggimento Fanteria_a Reg~ g10 Errnha, per sost1tmre rn seno al XX Corpo d Armata il XX Reparto d'Assalto, passato m que, giorni a far parte della divisione d'assalto, o Divisione "A" 1. Agli ordini del capitano Hircher de Minerbi, il LXX ebbe inizialmente una sola compagnia, integrata eia una sezione mitragliatrici Fiat-Revelli, due sezioni pistole-mitragliatrici ed una sezione lanciabombe Stokes, con un organico che alla data del 20 giugno era cli 7 ufficiali e 277 uomini di truppa, tutti provenienti dai ranghi del VI Reparto d'Assalto di Marcia. Due giorni più tardi, per quanto mancassero ancora due delle tre compagnie e le due sezioni lanciafiamme, il reparto venne messo a disposizione del XX Corpo d' Armata e dislocato a Marsan, dove fu rapidamente completato nelle sue varie componenti. Dal momento che il reparto d' assalto cli marcia della 6a Armata doveva contemporaneamente alimentare anche il LXIII, pure di nuova formazione, per costituire le due compagnie mancanti, dopo qualche esitazione causata dal timore cli indebolire i reparti di fanteria, fu deciso di attingere direttamente dalle brigate del XX Corpo cl' Armata. Il 24 giugno, con ]'afflusso cli 500 uomini provenienti dalle brigate Regina e Livorno e dalla I Brigata Bersaglieri, il processo poteva così dirsi ul timato, nonostante non fosse arrivato un ulteriore contingente che avrebbe dovuto fornire il VI Reparto cl' Assalto di Marcia per formare altre due sezioni mi tragliatrici e mancassero le due sezioni lanciafiamme ancora in addestramento presso il deposito della specialità a Montecchio Emilia. Entro la fine di giugno, svuotando letteralmente il VI Reparto cl' Assalto di Marcia, rimasto con il comandante, capitano Benvenuti, ed i pochi uomini necessari per i servizi essenziali cli caserma, furono avviati a Marsan gli ultimi complementi. Era ora necessario creare la compagine del reparto e amalgamarne i diversi elementi, un compito di per sé non facile e reso più difficile dal modo in cui erano stati reperiti gli uomini chiamati a costituirne i ranghi. Nell'urgenza del momento non era stata infatti effettuata akuna selezione, in particolari tra i contingenti tratti dalle brigate di fanteria e dalla brigata bersaglieri , che avevano approfittato della circostanza anche per liberarsi di elementi indesiderati e turbolenti. Nonostante il lungo periodo d'addestramento, protrattosi per buona parte dell'estate e scandito dal succedersi di esercitazioni a vario livello e di crescente complessità, il LXX non si sarebbe mai liberato di questa tara originale e la sua vicenda sarebbe stata punteggiata da ripetuti episodi di indisciplina, con serie ripercussioni anche sul comportamento in azione, dove i suoi uomini dimostrarono una preoccupante mancanza di coesione ed una preparazione non sempre adeguata. Il 1° agosto 1918 i 23 ufficiali e gli 890 uomini di truppa si trovavano a Debba, temporaneamente agli ordini del comandante del LII, tenente colonnello Rossi, responsabile in seno alla 6" Armata anche dell' istruzione del VI Reparto d' Assalto di Marcia. Proprio la necessità dì imprimere una svolta e di fare del LXX un complesso omogeneo, disciplinato ed efficiente avevano suggerito questa soluzione, che però, alla prova dei fatti, si sarebbe dimostrata insufficiente. Il reparto, inquadrato dal 1O agosto tra le truppe supplettive d'armata, venne affidato il 1° settembre al maggiore Attilio Zoccali ma non ebbe ancora, per il momento, l'occasione di agire riunito. Il giorno 5 la Y Compagnia, su ordine del comando d'armata, passò alle dirette dipendenze del XX Corpo d'Armata per essere impiegata il 14 settembre a Grottella ed al Col Carpenedi, dove avreb-

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1 Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, telegramma n° 16265 R.S. Mob. del JO giugno 1918, AUSSME, Rep. F-4. Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione.

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be subito le prime perdite (8 morti, 45 dispersi e 7 feriti). L'azione, voluta per dare maggiore profondità alla sistemazione difensiva a cavallo del Brenta, venne condotta in cooperazione con reparti della Brigata Pistoia avendo come obiettivo il cosiddetto sbarramento della Grottella, volontariamente abbandonato durante la Battaglia del Solstizio con conseguente arretramento della prima linea sul retrostante sbarramento di Rivalta. La posizione era costituita da un complesso sistema di trinceramenti e di ricoveri in roccia appoggiato da un lato al costone che dalla cengia di Rocce Anzini, sotto il Col Caprile, al margine occidentale del massiccio del Grappa, precipita verso il fondovalle in località Grottella, dall'altra al non meno aspro e scosceso costone di Col Carpenedi, che dal Sasso Rosso scende verso l'abitato di Ghiara Madon. Dopo averne preso possesso gli austro-ungarici ne avevano completato e rafforzato le difese e vi mantenevano un presidio di due battaglioni, uno su ciascun lato del fiume Brenta, schierati con due compagnie in linea ed una di rincalzo, tenendone in riserva un terzo a S. Marino. L'operazione era stata preparata con una serie di piccole azioni che nell'arco di pochi giorni avevano dato agli italiani il possesso cli q. 554 e di tutto il costone che dal Col Moschin scende in direzione nord-ovest su Rivalta, delle Rocce Anzini, di g.747 ad ovest cli Sasso Stefani, eia dove era possibile dominare il Col Carpenedi, ed infine ciel Col Lancin, ad oriente di Rivalta. Per quanto stretto da vicino, lo sbarramento della Grottella rimaneva però un obiettivo difficile, reso tale sia dalle caratteristiche del terreno aspro e scosceso, sia dalla solidità delle difese, organizzate in una successione di piccoli centri cli resistenza in grado di darsi appoggio reciproco. Per superare questi ostacoli fu deciso di puntare sul fattore sorpresa e sulla rapidità dei movimenti, con l'irruzione di piccole colonne di elementi scelti preceduta eia un breve e violento concentramento di fuoco eseguito eia dieci batterie da campagna e da tutte quelle di medio calibro a disposizione ciel XX Corpo d'Armata, integrate, soprattutto per la successiva funzione di controbatteria, da alcune batterie dei corpi d' armata adiacenti, XIII a sinistra e JX a destra. Su un fronte d'attacco cli 2.500 metri dovevano agire dieci plotoni, quattro del LXX e sei della Brigata Livorno, inclusi i due plotoni d'assalto reggimentali, accompagnati eia due sezioni mitragliatrici, tre sezioni pistole mitragliatrici ed una sezio ne lanciafiamme, con l'appoggio diretto di due bombarde tipo 58B, due bombarde Van Deuren, tre sezioni lanciabombe Stokes, due sezioni can noncini da 37 mm, due compagnie mitragliatrici. La sorpresa era considerata condizione essenziale per la riuscita dell'attacco ed al fi ne di preservarla vennero adottate nei giorni immediatamente precedenti alcune misure specifiche, quali il più assoluto segreto nei confronti della truppa, tenuta all'oscuro fino all'ultimo momento, il divieto di parlarne per telefono, con l'avvertimento che le comunicazioni sarebbero state controllate dalle stazioni di intercettazione italiane, un'attività dell'artiglieria e della fanteria che non si discostava dai livelli normali, senza quindi intensificare l'attività cli pattuglia, da eseguire solo di notte e con grande precauzione, od eseguire tiri di aggiustamento. Dopo una notte trascorsa nella calm.a p.iù assoluta, rotta soltanto dai consueti tiri di disturbo e senza alcun cenno di reazione da parte dell'avversario, alle 5,30 del 14 settembre piccoli e medi calibri entrarono improvvisamente in azione, con un ben aggiustato tiro di distruzione che cercò soprattutto le postazioni delle mitragliatrici, individuate eia tempo una ad una, ma che andò ad investire anche gli osservatori più pericolosi ed assunse la forma del tiro cli interdizione sugli accessi dal fondo valle e dalle vallette laterali, e del tiro di neutralizzazione, ad opera di batterie di medio calibro già designate, sulle posizioni delle artiglierie avversarie in grado di intervenire. Alle 6 i medi calibri allungarono il tiro sugli obiettivi di secondo tempo e cinque minuti dopo le colonne d'attacco si lanciarono in avanti. Il breve spazio della terra cli nessuno fu superato cli slancio, travolgendo i piccoli posti impossibilitati a ripiegare sul grosso durante il bombardamento. Gli arditi sulla destra ed i fanti sulla s inistra irruppero nelle posizioni dello sbarramento senza incontrare resistenza se non quando vennero a contatto con i ricoveri in caverna, dove i difensori si erano raccolti durante il tiro di distruzione e dai quali non avevano fatto in tempo ad uscire. Qui la lotta si fece accanita, in quanto gli avversari non si dimostrarono affatto disposti a cedere le anni e cercarono in ogni modo di aprirsi un varco e sottrarsi alla cattura. Nonostante ciò alle 8,30 tutti gli obiettivi erano stati raggiunti e solo le case di Ghiara Madon sarebbero rimaste

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Il te1Tcno su cui si svolse l'azione del LXX Reparto d'Assalto. Da Comando Supremo, U fficio Operazioni, Operazione per la riconquista dello sbarramento della

Grotte Ila (14 selfembre 1918), Notizie Militari n. 8, 1O ottobre I 9 I 8 (AUSSME, Rep. F-1 , Racc. 173)


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.li piano per l' attacco allo sbarramento della Grottella in Val Brenta, attuato il 14 sette mbre 19 18 con l' intervento del LXX Rep,u-10 d 'Assalto. Particolarmente curata la preparazione d'artiglieria che prevedeva tiri cli precisizione per neutralizzare le mitragliatrici più pericolose (Ovuli u, v, x, k) e per accecare gli osservatori meglio appostati (ovuli o: e ~). Erano poi previsti tiri cli interdizione a sbarramemo delle vie d' accesso di fondo valle e delle vallette laterali. Da Comando Supremo, Ufficio Opera·zioni, Operazione per la riconquista dello sbarramento della Grolte!la ( 14 setlelnbre .1918), Notizie Militari n. 8, IOottobre 1918 (AUSSME, Rep. F-1, Racc. 173)


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Il secondo tempo dell 'azione dell'artiglieria per l'altacco allo sbarramento della Grottella, con il tiro cli neutrnlizzazione ed accecamento 1;ugli ovuli, u, v, a, B, ed il tiro di interdizione rinfo17.ato da cortine cli sbarramento per l'ingabbiamento della posizione. Il passaggio dal primo al secondo tempo avviene contestualmente allo scallo delle fanterie


nelle mani degli austro-ungarici fino alla notte seguente. Al contrario della fanteria, che per quanto colta di sorpresa reagì con disperato furore impegnando violenti combattimenti corpo a corpo spesso risolti dal pugnale degli arditi, la temuta artiglieria austro-ungarica tacque o sparò soltanto qualche colpo, riuscendo ad organizzare una risposta più significativa soltanto quando le sorti del combattimento erano decise. Il pesante ma tardivo bombardamento che si abbatté sulle prime linee italiane ad azione ormai conclusa fu una risposta tanto rabbiosa quanto inefficace, che servì soltanto a confermare quanto completa fosse stata la sorpresa. Nelle mani degli attaccanti rimasero 346 prigionieri, tra i quali 13 ufficiali, insieme con 5 bombarde ad aria compressa, 13 mitragliatrici, 50 casse di munizioni e materiale cli ogni genere, tra cui una stazione d'intercettazione telefonica catturata con i suoi operatori. Non precisate le perdite in morti e feriti , comunque gravi a giudicare dai molti corpi rimasti sul terreno. Di contro gli italiani dovevano lamentare un morto e sei ferit i tra gli ufficiali, 24 morti e 134 feriti tra la truppa. L'operazione che portò alla riconquista dello sbarramento della Grottella fu dunque un brillante successo dovuto, oltre che alla capacità di mantenere e sfruttare la sorpresa, ad uno studio minuzioso degli itinerari delle singole colonne, perfettamente orientate in merito al loro compito, ad una chiara definizione degli obiettivi assegnati a ciascuna di esse, ad una preparazione d ' artiglieria di breve durata ma cli grande intensità, che aveva lasciato l'avversario stordito ed incapace di organizzare una reazione efficace, e, non ultimo, al perfetto coordinamento tra l'azione cieli' artiglieria e quella della fanteria, tanto rapida nell'avanzare sotto l'arco delle traiettorie da piombare sulle linee avversarie quasi contemporaneamente ali' allungamento del tiro. Purtroppo quanto avvenne dopo l'azione oscurò ciò che cli buono gli arditi del LXX avevano fatto sul campo di battaglia. Il ritorno all'accantonamento fu infatti l'occasione per un' altra cli quelle manifestazioni di indisciplina per le quali il reparto era già noto. Durante il viaggio in autocarro gli arditi spararono fucilate e lanciarono bombe a mano e razzi senza che il loro comandante, capitano Colletta, intervenisse a frenarne le intemperanze. Si trattava di un comportamento non insolito tra i reparti d'assalto ma questa volta la misura doveva essere evidentemente colma e l' ufficiale fu deferito al Tribunale di Guerra. A suo carico pesava anche l'accusa di aver abbandonato il comando della compagnia durante il combattimento senza alcun valido motivo. Intanto l' attività di addestramento proseguiva senza soste e la struttura del reparto venne modificata a seguito delle disposizioni che il 15 settembre portarono le unità cl' assalto della 6a Armata a riunire le sezioni mitragliatrici delle loro tre compagnie in una compagnia mitragliatrici . Così riorganizzato il LXX venne impiegato in linea, per un turno di trincea, insieme al Lll. Nella notte tra ìl 30 settembre ed il l O ottobre il reparto rilevò nel settore Col d'Echele - Col cl' Astiago il ll/242°, schierandosi con le tre compagnie ripartite tra la prima, la seconda e la terza linea. Questo tipo d ' impiego fu di breve durata in quanto già 1'8 ottobre, ben prima dello scadere dei quindici giorni previsti, la 14a Divisione ne dispose il ritiro a Campo Mezzavia, restituendo gli arditi alla loro naturale funz ione di truppa d'assalto. Con lo stesso messaggio il comandante e gli ufficiali ebbero infatti l'ordine di effettuare una accurata ricognizione del terreno nel settore Monte Valbella - Melaghetto, corrispondente alle "frazioni" S2 ed S3, e cli riferire quindi nel pomeriggio l'esito di questa attività al comandante della Brigata Pinerolo. Era evidente che qualcosa si stava preparando ed infatti, il 9 ottobre, mentre la truppa si sistemava nei baraccamenti cli Campo Mezzavia già occupati dal Battaglione Alpini Sette Comuni, e mentre gli ufficiali erano in prima linea, impegnati a studiare le posizioni contrapposte e le possibili vie d'accesso, arrivò l'ordine emanato dal comando di brigata per l' occupazione della linea delle Portecche: "Alla Brigata Pinerolo, riT~forzata dal 70° Bcitt. D'Assalto, è affidato il compito di occupare le due linee nemiche (A e B)fra i punti 2163 e 3265 inc:Luso. La 28a Divisione alla nostra destra occuperà il tratto fra i punti 3265 (escluso) e 3667. La Divisione francese eseguirà un colpo di mano nella zona del Sisemol ". Fissato così il quadro generale dell'azione, che vedeva agire con la 28 a Divisione gli arditi del LII Reparto cl' Assalto, il documento passava a definire le modalità esecutive ripartendo gli obiettivi tra le forze a disposizione. T due reggimenti della Pinerolo, 13° e 14°, avrebbero dovuto im-

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pegnarsi l'uno sulla sinistra, l'altro sulla destra, provvedendo il primo a costituire anche un fianco difensivo, il secondo al collegamento con la 28a Divisione. Posta la colonna di sinistra agli ordini ciel colonnello Della Chiesa, comandante del 13° Reggimento Fanteria, ed affidata la colonna cli destra al tenente colonnello Mele, comandante del 14", veniva stabilito che tanto dalla frazione S2 quanto dalla frazione S3 sarebbe stato lanciato all'attacco un battaglione di formazione. Tl battaglione schierato nella frazione S2, agli ordini ciel maggiore Zoccali del LXX Reparto d 'Assalto, comprendeva due compagnie e due sezioni mitragliatrici dello stesso LXX, una compagnia, un reparto zappatori ed una sezione mitragliatrici del 13° Reggimento Fanteria. Nella frazione S3, ed agli ordini ciel maggiore Toschi del 14°, si sarebbero invece schierati una compagnia ed una sezione mitragliatrici del LXX, due compagnie, due sezioni mitragliatr.ici, un reparto zappatori ed il plotone d'assalto reggimentale del 14°. Un'altra compagnia del 13° , con una sezione mitragliatrici ed un plotone arditi reggimentali, avrebbero completato il dispositivo costituendo il fianco difensivo. Nell'ambito cli ciascun battaglione le forze d'attacco dovevano esse.re ripartite in due colonne, ciascuna comprendente una compagnia fucilieri , una sezione pistole mitragliatrici ed una sezione mitragliatrici Fiat-Revelli, tenendo in rincalzo la terza compagnia e gli altri reparti di appoggio, mitraglieri e zappatori. Le quattro compagnie avanzate dovevano attendere l' ora dell'assalto davanti alla prima linea, distese nella terra di nessuno il più possibile vicino alle trincee nemiche, dopo aver preso posizione nel s.ilenzio più assoluto in modo da evitare di farsi scoprire, ed al momento stabilito irrompere attraverso i varchi aperti in precedenza dall'artiglieria, occupare la prima linea e spingere delle pattuglie verso l'orlo della Val Frenzela, in corrispondenza della curva cli livello 1160. Non era prevista preparazione d ' artiglieria e questa avrebbe aperto il fuoco contemporaneamente allo scatto delle fanterie. Un ulteriore appoggio sarebbe stato garantito dalle mitragliatrici dei reparti a presidio della trincea di partenza. L' attacco doveva essere portato ad ondate, formate sulla base degli ordini emanati dai comandanti di reggimento dopo un minuzioso studio del terreno effettuato insieme ai comandanti dei reparti chiamati ad agire. In quella sede sarebbero state definite anche le località d.i ammassamento delle compagnie, la posizione delle mitragliatrici e delle pistole-mitragliatrici, le modalità da seguire nel rastrellamento delle posizioni occupate, nonché per assicurare i rifornimenti di munizioni e bombe a mano, il rafforzamento della nuova linea raggiunta, il collegamento all'indietro e sui fianchi. Quest' ultimo aspetto acquistava una particolare importanza in quanto le posizioni conquistate avrebbero dovuto essere mantenute ed organizzate con le caratteristiche di linea di vigilanza e prima resistenza. Data la prevedibile, violenta reazione dell'artiglieria austro-ungarica, il presidio doveva però essere ridotto al minimo indispensabile, tenendo il resto delle forze in rincalzo al riparo sul rovescio della posizione e nelle numerose pieghe del terreno. Il brigadiere generale Perris, dopo aver dato ai comandanti di reggimento indicazioni sulla costituzione di una riserva reggimentale di due compagnie e due sezioni mitragliatrici, da prelevarsi dal complesso di forze già disponibiJi nei rispettivi settori, ed aver designato quale riserva di brigata altre due compagnie del 14°, al momento dislocate sulla quarta linea di difesa, aggiunse alcune significative disposizioni finali relative al ruolo degli arditi, destinati ad essere rilevati quanto prima da reparti di fanteria, ed al possibile, temuto, impiego di gas da parte dell'avversario: "i Comandanti di Reggimento terranno presente che i Reparti del Btg. 70° d'Assalto dovranno essere sostituiti dopo le 24 ore dall'inizio dell'azione e quindi provvederanno a designare in tempo i reparti destinati a sostituirli... .I Comandanti dei reparti destinati all'occupazione delle varie linee nonché tutti gli altri Ufficiali tengano ben conto che negli eventuali ammassamenti e movimenti di truppa, di carreggi, di salmerie ecc. si può essere sottoposti ad energica reazione dell'artiglieria nemica anche con uso di gas non escluso l'iprite, e pertanto durante l'azione occorrerà limitare i movimenti non necessari ed attenersi a tutte quelle norme atte ad evitare in.utili perdite." Questi ordini venivano integrati nella stessa giornata del 9 ottobre da una nuova comunicazione diretta ai comandanti cli reggimento cd al comandante del LXX che precisava il ruolo dell' artiglieria e delle altri anni d'accompagnamento:

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"1° ll tiro dell'artiglieria durante l 'azione sarà così regolato: All'ora stabilita per lo scatto le artiglierie da campagna e da montagna stahiliranno uno sbarramento di fuoco sulla linea nemica e dopo un minuto di .fuoco lo tra~f'ormeranno in sbarramento mobile con la veloci1à di 100 metri ogni tre minuti fino a fermarsi sulla linea di ingabbiamento determinata a conveniente distanza dagli obiettivi assegnati alla fanteria. Il primo minuto di .fuoco sulle linee nemiche sarà eseguito a granata; successivamente il tiro sarà fatto metà a granata e metà a shrapnel. Quando La fanteria avrà conquistato le linee nemiche, l'artiglieria stabilirà uno sbarramento fisso davanti ad essa e sul.fianco sinistro, e si terrà pronta a respingere qualsiasi azione controffensiva dell'avversario mantenendosi in strella relazione con i comandi di .fanteria operanti. L'artiglieria pesante all'ora dello scatto delle fanterie partendo dalla seconda linea nemica e rastrellando il terreno verso nord porterà il tiro su speciali obiettivi. L 'apertura dei varchi sarà estesa fino alla seconda linea nemica. Le bonibarde concorreranno ali' azione. Le artiglierie di Corpo d'Armata durante l'azione concorreranno all'interdizione delle provenienze di ½:ti Ste1~fle e Val Fonda e hatteranno ilfondo di V. Frenze/a. L'artiglieria della Divisionefrcmcese con.correrà al rastreltam.ento del terreno nel corridoio Malga Costalun.ga - Ronco di Carbon - Stenjle. 2° Due compagnie mitragliatrici da Q 1252 batteranno tutta la regione dello Ste1{fle, altre due compagnie ,nitragliatrici da M. lvfelago batteranno la Val Fonda fino al fondo di V Frenzela. 3° Raggiunti gli ohbiettivi i com.andanti dei Reggimenti avranno cura cli disporre per la opportuna postazione di alcune sezioni Stokes per concorrere al tiro di sharramenro delle artiglieria, specialmente sul costone dello Stenfle e alla testata di Val Fonda. Il Comandante del 13° terrà presente l'opportunità di far concorrere al tiro di sbarramento sul fianco d(fensivo in opportune postazioni da scegliere nella zona di Costa/unga la batteria cannoncini da 37mlm."

A questa comunicazione ne era allegata un'altra del comandante del XIII Corpo d'Annata che, dopo aver sottolineato come i reparti da impegnare nell'azione dovessero essere ben riposati nel fisico e perfettamente orientati in merito al loro compito, additava la necessità di studiare con cura il problema del collegamento ç!al momento che la natura stessa del terreno avrebbe causato difficoltà di ogni genere nelle comunicazioni. La sorpresa era un fattore irrinunciabile per il successo e su questo punto il tenente generale Sani si esprimeva con assoluta chiarezza, ribadendo la massima cautela nelle comunicazioni telefoniche: "Quel che più importa è che siano attuate con ogni scrupolo le tassative disposizioni del Comando Supremo circa l'impiego dei telefoni in zona avanzata: nessuna misura di rigore sarà eccessiva per punire i contravventori a quelle disposizioni. Si consideri che per il passato il nemico è sempre riuscito in un modo o nell'altro a carpirci il segreto e/elle nostre operazioni". Il 10 ottobre, mentre si procedeva al prelevamento delle munizioni e delle bombe a mano, il maggiore Zoccali designò la sua 1a Compagnia a far parte del battaglione di formazione del 14° Reggimento Fanteria ins.i eme con la l" Sezione Mitragliatrici e, in mancanza cli allre direttive dal comando del 13°, provvide ad illustrare il tema cieli' azione ai comandanti delle compagnie rimaste ai suoi ordini. Il battaglione Zoccali, chiamato ad operare tra i punti 2 I 63 e 2662 delle Portecche, era composto dalle compagnie 2a e 3a, dalla 2" Sezione Mitragliatrici e dalla Sezione Stokes del LXX Reparto d'Assalto, e daJJa I" Compagnia, dalla I• Sezione Mitragliatrici e eia un plotone zappatori del 13° Fanteria. Il tratlo cli fronte venne ripartito tra le due compagnie arditi, con la 2" a sinistra e la 3" a destra, ognuna accompagnata eia una sezione mitragliatrici, lasciando in rincalzo la compagnia ed il plotone zappatori della Pinerolo con la sezione Stokes del reparto. Per l'attacco ogni compagnia si sarebbe disposta su due ondate, con due plotoni in prima schiera ed uno in seconda, in una sorta di formazione a V rovesciata. Ad un plotone della 2", quasi al centro della linea d'attacco, sostenuto sulla destra da una squadra della 3", era affidato il compito di appostarsi nelle vicinanze del saliente austriaco noto come "il ponticello", là dove la linea nemica era più vicina a quel]a italiana, per penetrarvi di slancio all'inizio dell'azione ed evitare così che da quella posizione potesse aprirsi un fuoco d'infilata sul resto del battaglione. Una volta esaurito questo compito, il plotone doveva procedere con il resto della compagnia coprendo la parte destra del suo fronte cl' attacco e mante-

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nendo il collegamento con la 3°. Il plotone cli rincalzo di ciascuna compagnia doveva seguire la prima ondata dopo due minuti e la compagnia di riserva avanzare non appena iniziato 1' attacco al saliente del "ponticello", pronta a rilanciarlo nel caso questo fosse stato respinto, per poi portarsi al centro della prima linea ed inserirsi tra le allre due compagnie. A questo punto il comando di battaglione avrebbe lasciato .la sua posizione sulla linea di partenza per raggiungere il saliente, mentre la sezione Stokes si sarebbe appostata poco lontano per battere le provenienze da Val Frenzela e, ove necessario, le trincee di Stenfle. Gli zappatori dovevano seguire questi movimenti in modo eia poter tempestivamente raggiungere le truppe di prima schiera per concorrere al rovesciamento del fronte delle posizioni conquistate. Se tutto fosse anelato come previsto, occupata la linea avversaria sarebbe stato infatti necessario mantenerla, attivando un attento servizio di sorveglianza e tenendo nel contempo il grosso dei reparti, subito riordinati dopo l' assalto, al coperto e pronto al contrattacco. L'atteso ordine di operazioni del 13° Fanteria flt consegnato al 111aggiore Zoccali soltanto alle 16 del IO ottobre, quando si recò al comando di reggimento per ricevere le ultime disposizioni. A quell'ora era già stato comunicato che l' azione era fissata per le 3 del mattino dell' 11 ottobre e le compagnie, dopo essere state passate in riv ista dai rispettivi comandanti, avevano ricevuto munizioni e bombe a mano, preparandosi di lì a poco a lasciare Campo Mezzavia per sal ire in linea a Monte Val Bella. Anche lo scopo dell'azione, conquistare e tenere la linea delle Portccche, era stato illustrato agli ufficiali dallo stesso tenente generale Sani, recatosi in visita al reparto alle 15, ed il documento serviva .solo a riallineare le disposizioni di dettaglio del comandante del LXX. E' tuttavia opportuno riproporlo, così come è trascritto nel diario storico-militare del LXX Reparto d'Assalto, quale significativo esempio dei preparativi richiesti da un'operazione cli questo tipo.

Comando 13° Rerntimento Fanteria 10. IO. 1918

N°119 prot. Op. R

Oggetto: Ordine di Operazioni ( Occupazione della lìnea delle Portecche - carta 1: 10.000 fi·ancese del Sisenwl) Ai Comandi: 70" Battaglione d'Assalto 1°,2° e 3° Btg. del 13° frmteria Gruppo Compagnie Mitragliatrici di q.1262 Batteria cannoncini Pinerolo e per conoscenza al Cmnando della Brigata Pinerolo Nella prossima notte, in ora eh.e mi riservo di comunicare, si effettuerà sulla fronte dell 'intera Annata, un'azione offensiva. Alla Brigata Pinerolo, rinforzata dal 70° Ba/taglione d'Assalto, è aJfidato il compito di occupare le due linee neniiche (A e B).fra i punti 21'63 e 3265 incluso. La 28° Divisione occuperà il tralto .fi·a i punti 3265 (escluso) e 3887. In relazione a quanto precede il Comando della brigata ordina: L'obbiettivo assegnato alla Brigata viene così ripartito: 13° Fanteria= Trinceramenti neniicifra i punti 2163 e 2662 compreso. /4° Fanteria= Trincerwnenti nemici fra i punti 2662 escluso e 3265 compreso. Il 13° Fanteria dovrà provvedere inoltre alla costituzione di un fianco di;fensivo tra i punti 2163 e 1755, e il 14° Fanteria al coLtegamento con la 28" Divisione. 2°) L'azione nella zona delle frazioni SI - S2 sarà diretta dal sottoscrilfo che stabilirà il comando tattico a monte V. Bella (Ridotto Mameli). /

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Pertanto dispongo: 0 / ) Sin dall'inizio dell'azione il maggiore cav. Conti, comandante del 3° Btg., assumerà il comando di tutta la frazione Si, sino a Cima Echar compresa, nonché della linea 2 e di tutte le truppe a tergo dipendenti da questo reggùnento. 2°) Prenderanno parte all'azione le truppe sotto indicate: Nella frazione S2 un battaglione costituito da due compagnie del 70° Battaglione d 'Assalto; dalla 9° Compagnia del 13° Fanieria; da due sezioni mitragliatrici Fica del Btg. d'Assalto; da una sezione della 5 76a Compagnia Mitragliatrici; dal 3 ° Reparto Zappatori del 13° Fanteria. Tutti i suddetti Reparti saranno al comando del maggiore cav. Zoccali del 70° Battaglione d'Assalto. 3°) Per la costituzione del .fianco difensivo saranno impiegate le seguenti truppe: la 5" Compagnia del I 3 ° Fanteria; una sezione mitragliatrici della 953a Compag. Mitrag. ci. 4°) ll plotone Arditi del 13° Fanteria e la sezione lanciafiamme costituiranno riserva reggimentale dislocandosi net ridotto Mameli. 5 °) TI Comandante il I O Battaglione (Val Bellaj provvederà alla scelta di postazioni per due sezioni della 46a Compagnia S. Etienn.e avendo cura di studiare il modo di far battere efficacemente la zona davanti al fianco difensivo che si dovrà costituire, occupando le postazioni scelte. Dette sezioni dovranno appoggiare L'azione specie per quanto rfflette il fianco d~fen.sivo, e sbarrare col tiro qualsiasi eventuale contrattacco nemico. 6°) L'occupazione verso occidente intesa a costituire il Jìanco dffensivo dovrà essere spinta tanto avanti sui costoni che da M. Val Bella scendono verso il Sisemol da garantire molto efficacemente il fì.anco della linea conquistata. Detta occupazione dovrà essere opportunamente raccordata col pumo 1765. Della costituzione del fianco difensivo di cui trattasi è incaricato il T. Colonnello Cav. Caruso con. le truppe messe all'uopo a disposizione. 7°) Conquistata la posizione si procederà immediatamente alla costituzione della nuova linea la quale avrà il carattere di linea di vigilanza e di prima resistenza. E' da presumere che la reazione dell'artiglieria nemica potrà effettuarsi in maniera assai violenta, e perciò è necessario che la forza destinata all'occupazione della nuova linea sia ridotta al minimo indispensabile: plotoni ben comandati con comp iti ben definiti. I rincalzi dovranno trovare riparo s1.tf?li immediati rovesci della posizione e nelle numerose pieghe del terreno. 8 °) Dopo 24 ore dall'inizio dell'azione i reparti del Batta.[?lion.e d'Assalto che han.no proceduto all'occupazione della nuova linea saranno sostituiti dalle seguenti truppe: dalla 5" Compagnia e sezione 1nitrag.ci che hanno costituito il .fianco d(fensivo, dalla 4" Compagnia. e dalla Sezione della 576" Comp. Mitragliatrici rimasta in rincalzo. I due plotoni della 4a Comp.11 io che attualmente occupano il ridotto di Cim.a Echar saranno in tempo sostituiti da reparti che verranno desi[?nati da questo Comando. ll Colonnello Ca v. Caruso provvederà alla sostituzione dei reparti del Battaglione d'Assalto ed alL' atto del cambio assumerà il comando della. nuova linea occupata. Su questa sostituzione di truppe mi riservo di dare altri ordini. 9°) Il Comandante dell'85° Batta[?lione Genio, in base alle direttive ricevute dal Comandante della Brigata, provvederà alla costruzione del fianco d(fensivo (reticolato, piazzole per mitragliatrice, elementi per.fucilieri, ecc.). I reparti zappatori del reggimento, in base ai miei ordini, saranno impiegati nella costruzione della linea ddensivafra i punti 2163 e 2662. 10°) Ammassamento delle due colonne d'attacco l" Colonna (di sinistra) - Nel valloncello un cenrimetro ad ovest della coordinata 2261 Colonna (di destra) - un centimetro a sud ovest della coordinata 2662. Le zone precise di ammassamento delle due colonne d'attacco saranno personalmente e materialmente indicate al Comandante ciel Btg. d'Assalto dal Capitano Sig. Bottiglieri del 1° Battaglione (Val Bella). La 9" Compagnia, la sezione della 576" Compagnia Mitragliatrici e il reparto zappatori che costituiscono le truppe di rin.calza del battaglione d 'attacco si ammasseranno nella Val Pinerolo, in località più adatta.

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11 °) Costituzione delle ondate: ogni colonna di attacco costituirà tre ondate di un plotone ciascuna susseguentesi alla distanza di circa 50 metri l'una dall'altra. Con la prima ondata irromperà la sezione pistole e con l'ultima la sezione mitragliatrici Fiat cli ciascuna colonna d'attacco. 12°) La polizia delle trincee e caverne è affidata a nuclei dei reparti di rincalzo secondo gli ordini che impartirà all'uopo il Cornandante del Battaglione d'Assalto. I prigionieri catturati saranno fatti a:f .fluire al Comando del I O Btg. del 13° Fanteria (Val Bella) il quale provvederà a farli in.drappellare e con limitata scorta li avvierà direttamente al Comando della 14a Divisione. 13°) Per il rifornimento delle munizioni il comando del Btg. d'Assalto si servirà di squadre tratte dai reparti in rincalzo, le quali preleveranno le munizioni occorrenti presso il Deposito della Frazione S2 (Val Bella). Il Comandante di dettajì-azione, qualora fosse necessario, rifornirà il proprio Deposito prelevando le munizioni dal Deposito Reggimentale. 14°) Posto del comando tattico del Battaglione d'Assalto: presso l'osservatorio Tigre. 15°)Collegmnenti: per il funzionamento del servizio di collegamento attenersi alle norme riportate nel foglio a parre che si allega. 16°) Impiego delle sezioni Stokes e della Batteria da 37F: il Comandante del l° Btg p,vvveda subito a scegliere opportunamente delle postazioni per due sezioni Stokes, quella del proprio battaglione e quella del battaglione d'assalto, le quali appena raggiunti gli obiettivi pre.fissati, dovranno concorrere al tiro di sbarramento delle artiglierie specialmente sul costone dello Stenfle ed alla testata di Val Fonda. Lo stesso studio dovrà essere fatto dal Comandante della Batteria Pinerolo, il quale, scegliendo le sue postazioni nella zona di Costa/unga, dovrà battere d'ù1filata la zana antistante al.fianco dzfen.sivo costruito. L'ordine di aprire il fuoco alle sezioni Stokes ed alla Batteria Pinerolo verrà daLo da questo Comando. 17°) Il gruppo delle due compagnie m.itragliarrici 1751 e 1753 da quota 1262 con tiro indiretto batterà tutta la regione dello Stenfle. 18°) Servizio Sanitario. Tutti i.feriti dovranno c~ffluire ai posti di medicazione dei battaglioni in linea ed al posto centrale reggùnentale di Buso del Termine. 19°) Tenuta delle truppe operanti: elmetto tascapane con 8 bombe offensive e dotazione individuale di viveri di riserva, le due coperte a tracolla. Si raccomanda che ogni militare abbia il re.\piratore inglese nella posizione di attenti e la borraccia piena d'acqua. 20°) L'ora 14/ìciale sarà comunicata per tempo ai Comandanti interessati. 21°) Tutte le truppe dipendenti da questo Comando non citate nel presente ordine rimarranno nell'attuale posizione. Si prega assicurare ricevuta. l reparti destinati alla costituzione del .fìanco sinistro si ammasseranno nella galleria ad ovest del cent,v Mameli.

li Colonnello Cmnandante del Reggimento Giorgio Della Chiesa

Alle 2 del mattino del!' .11 ottobre le compagnie chiamate ad avanzare per pri me erano s istemate nelle trincee di partenza cli Mo nte Valbella, sotto una pioggia battente che rendeva ancora più fitta l'oscurità e complicava non poco i movimenti. L' apertura dei varchi predisposti nei reticolati per pennettere l'uscita dei reparti ed il loro afflusso sulle posizioni dalle quali avrebbero dovuto balzare ali' assalto era prevista un quarto d ' ora pìù tardi, ma quando i fanti del III/13° iniziarono q uesta delicata operazione fu subito evidente che i passaggi disponibili erano troppo poch i e troppo stretti. Non restò altro da fare che allargarli e crearne dei nuovi, al prezzo di u n ri tardo di mezzora sulla tabella di marcia fissata.

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Gli arditi del maggiore Zoccali si lanciarono all'assalto alle 3 e raggiunsero senza troppe difficoltà la prima linea austro-ungarica dove catturarono una qLiindìcina di prigionieri. Ogni ulteriore progresso fu però impedito dall'intervento dell'artiglieria avversaria che, come del resto previsto e temuto, aprì subi to il fuoco sulle posizioni perdute fiancheggiata nella sua azione dalle mitragliatrici e dai lanciabom be appostati nelle vicinanze. Un vero uragano di fuoco arrestò l'impeto degli assalitori bloccando anche l'accorrere dei rincalzi, mentre reparti cli fa nteria muovevano al contrattacco. Gli uomini di Zoccali furono così costretti ripiegare sulle posizioni di partenza, rifluendo verso le 5 nelle trincee di Monte Valbella, ed a questo punto, dal momento che 1' intensità del bombardamento abbattutosi sulla linea era tale da far temere qualche iniziativa avversaria, il comando di settore richiese il tiro di sbarramento clell' artiglieria per garantirsi da eventuali sorprese. Gli arditi delle due compagnie d' assalto furono ritirati dalla linea per venire riordinati in vista cli un nuovo tentativo, che avrebbe dovuto avere luogo a mezzogiorno con il concorso della 9" Compagnia del 1.3°, un reparto non ancora impegnato in combattimento ed al quale quindi sarebbe stato affidato il compito di costituire la prima ondata, precedendo 1e due compagnie del LXX, entrambe fortemente provate, rinforzate dal plotone d'assalto e dalla sezione lanciafiamme reggimentali e dal reparto zappatori del Ill/13 °. L'analogo esito dell'attacco sferrato più ad oriente da elementi dell'altro reggimento della Pinerolo e dal LII Reparto cl' Assalto Alpino, nonché il rafforzarsi della convinzione che tentare ancora con truppe ormai stanche e contro un avversario certamente all'erta non avrebbe portato a nulla, determinarono peraltro prima un rinvio e poi , alle 13,50, la definitiva sospensione dell 'azione. Mentre i fanti tornavano a presidiare le trincee, ed insieme agli zappatori iniziava~10 il ripris~ino della prima linea sconvolta e devastata dalla furia dell'artig lieria austro-ungarica, gli arditi del LXX furono trattenuti sul rovescio delle posizioni di Monte Valbella e Zoccali ebbe ordine dal colonnello Della Chiesa di fargli pervenire per le ore 16 una relazione dettagliata sul combattimento della notte. TI fallimento dell'operazione non era stato accolto cli buon grado e la perentoria richiesta era certamente dettata dalla volontit di chiarire sia le cause che le eventuali responsabilità cli quanto era avvenuto. Così del resto dovette interpretarla il comandante elci LXX che infatti si preoccupò di rispondere precisando innanzitutto che l'attacco era stato condotto in stretta aderenza al eiettato dell 'ordine di operazione e che proprio per questo motivo aveva modifica to lo schieramento ciel battaglione di formazione affidatogli, passando ad una formazione su tre ondate con la compagni a di riserva ed il reparto zappatori distaccati sulla sinistra. L'ufficiale non si trattenne però dal sottolineare come lo schema d' attacco da lui inizialmente concepito meglio si sarebbe adattato alla configurazione del terreno ed all'andamento della linea nemica, tenendo conto della funzione del saliente del '·ponticello" e della necess ità cli neutralizzarne quanto prima i difensori. La soluzione invece adottata aveva fatto sì che le due compagnie del LXX, non appena giunte ali' al tezza di quel] ' elemento di trincea, fossero prese d'infilata dal tiro delle mitragliatrici che vi erano appostate. Le ondate d'assalto avevano così perso slancio e compattezza e nulla era stato possibile fare per rimediare alla situazione non avendo alla mano la compagnia di rincalzo ed il plotone zappatori, con i quali fra l'altro non vi era un collegamento diretto ma soltanto tramite il comando cli reggimento. Nonostante questo, e nonostante i problemi ed i ritardi nello spiegamento delle compagnie causati dai varchi troppo stretti aperti nei reticolati, l'obiettivo iniziale era stato raggiunto. Le perdite subite, e quelle ugual mente gravi causate cl ali ' intervento dell'artiglieria, delle mitragliatrici e dei lanciabombe appostati in profondità, avevano però seriamente indebolito la compagine del battaglione, e stante l' impossibilità di alimentare l'attacco, non era rimasta altra scelta che disimpegnarsi e rientrare. Il contemporaneo contrattacco cli reparti di fanteria aveva causato altre perdite e la situazione era degenerata al punto da suggerire la richiesta di tiro di sbarramento a protezione delle trincee cli Monte Valbella dove stavano rifluendo gli arditi. Le cause deU'insuccesso venivano così individuate in un dispositivo d'attacco errato e soprattutto nell'efficace reazione dell'artiglieria avversaria, a cui si dovevano la maggior parte delle perdite ed i consistenti danni subiti dalle difese del settore. Le perdite venivano indicate in circa cento uomini fuori combattimento, tra i quali quattro ufficiali feriti, tutti del LXX dal momento che la compagnia del III/13° assegnata quale rincalzo non era minimamente intervenuta nel combattimento.

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Le precisazioni del maggiore Zoccali in merito all'andamento dell'azione, e le indicazioni piuttosto vaghe in merito alle perdite subite non dovettero risultare troppo soddisfacenti e quella sera stessa dal comando della 143 Divisione, a firma del tenente generale Gonzaga, arrivò la richiesta di informazioni dettagliate sulla forza del LXX al momento cli muovere ali' assalto e sul numero e sulla tipologia delle perdite. Dalla risposta, consegnata secondo gli ordini al latore della richiesta e puntualmente trascritta sul diario storico-militare, risulta che su 676 uomini il reparto aveva avuto 8 morti, 125 ferW, dei quali 78 curati presso il reparto, e 14 dispersi. Non si trattava di perdite particolarmente grav i ma bastavano a dimostrare come gli arditi, ritornati in serata nei baraccamenti di Campo Mezzavia, non si fossero risparmiati. La vicenda non era tuttavia ancora conclusa, restava infatti il problema dei dispersi, un dato a cui i comandi facevano particolare attenzione nel timore che dietro quel termine si nascondesse un numero eccessivo di prigionieri. Da ciò una specifica richiesta del comando della Pinerolo a cui il maggiore Zoccali rispose il 13 ottobre precisando che dei tre dispersi registrati dalla la Compagnia operante con il 14° Reggimento Fanteria due dovevano ritenersi caduti non recuperati, e lo stesso poteva d.irsi degli undici della colonna alle sue dipendenze. Non vi è traccia di ulteriori richieste, il 14 ottobre la sfortunata parentesi delle Portecch·e si chi~ise con il rientro in autocarro del LXX negli alloggi~lmenti di Debba, a disposizione del com,1nclo della ·6a Annata. Rimase però nei comandi Cimpressiéfnè che il reparto avesse lasciato a desiderare in quanto a coesione e c,he l'azione ?i conrnrid~ fosse s·ùua 'c arente. Da ciò la decisione di una sanzione disciplinare a carico del comandante, pun ito con dieci · · · · giorni _çli arresti cli rigore, · · · ' Ripresa l'attività adclestrativa, prima a Debba il 15 ottobre, poi a Case Gritti il 22, nella notte sul 24 un clistaccamenfo cli 80 uomini venne impiegato sul fronte del Xlll Corpo d' Armata in un colpo di mano aj danni cli un tiiccolo posto avversario in Val Scura, azione che si risolse con un nuUa di fatto perché la posizione risultò deserta. Si avvicinava intanto l' ultima battaglia e, per quanto le truppe dell'Altopiano cl' Asiago non vi avessero in un primo momento alcun ruolo, l'inizio delle operazioni sul massiccio ciel Grappa ed il previsto forzame nto ciel Piave ad opera delle armate 8\ 10a e 12" suggerirono cli sviluppare su tutto il fronte della 6a Armata una serie di azioni dimostrative finalizzate ad attrarre l'attenzione dell' avversario e possibilmente a richiamare parte delle sue riserve lontano dal teatro dei combattimenti. A questo scopo fu messa in preallarme la 2" Compagnia del LXX Reparto d'Assalto che alle 4 del 26 ottobre venne avviata in linea nell'ormai familiare settore della Brigata Pinerolo. Negl i intendimenti del comandante della 14" Divisione, ed in linea con il carattere dimostrativo dell'azione, il tutto si sarebbe dovuto concretizzare in una rapida irruzione nelle trincee nemiche cli prima e di seconda l.inea segui ta da un altrettanto rapido ripiegamento portando al seguito i prigionieri eventualmente catturati. L'artiglieria avrebbe dovuto accompagnare l'azione degli arditi sia durante l'assalto che nella delicata fase di rientro con una cortina di fuoco regolata a vista, secondo le segnalazioni trasmesse otticamente da una pattuglia cli collegamento, ed eventualmente passare al tiro di sbarramento se l'avversario avesse accen~rnto ad un inseguimento. L'ora H fu fissata alle 8 del mattino e quindi gli arditi, radunatisi a Valle dell 'Acqua alle 5,30, si affrettarono a portarsi in trincea già ripartiti nelle tre ondate d'attacco ed a prendere posizione con la prima ondata a sinistra, la terza al centro e la seconda a destra. Tutte erano della forza di un plotone, meno l'ultima che comprendeva anche la sezione mitragliatrici. 11 comandante della compagnia, capitano Ernesto Brumacci, e gli altri ufficiali effettuarono un'ultima ricognizione per verificare innanzitutto lo stato dei varchi nel reticolato aperti durante la notte dai fanti della Pinerolo. Alle 7 ,50 l'artiglieria aprì il fuoco e per dieci minuti le linee austro-ungariche furono investite eia un violento e ben aggiustato tiro di distruzione. Non appena questo cessò, uscirono dalle trincee le tre pattuglie che dovevano precedere le ondate d'assalto, seguite due minuti dopo dalla prima di queste e quindi, a tre minuti di in tervallo, dalle altre due. I varchi erano questa volta sufficientemente ampi e gli arditi riuscirono a portarsi rapidamente e quasi senza perdite oltre il reticolato e la fasc ia di terreno pi ù battuta dalle mitragliatrici. L'ostacolo maggio re fu frapp osto in questo fase dal terreno, sconvolto nell'arco dei mesi dal tiro delle opposte artiglierie e trasformato in una successione di buche e crateri che, se da un lato potevano offrire un pronto riparo, dall'altro rallentavano la

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progressione dell'assalto. Intanto nelle trincee nemiche e nelle posizioni vicine erano entrate in azione parecchie armi automatiche e per controbatterle la sezione mitragliatrici, sulla base delle direttive ricevute, si appostò sul costone tra Val Rocciola e Val Fredda ed aprì il fuoco contro gli appostamenti man mano individuati. L'artiglieria appoggiava da lontano l'attacco con un preciso bombardamento diretto soprattutto su Val Melaghetto e sulla valletta subito ad occidente di questa che individuava la direttrice cl' attacco della compagnia. Alle 8,50 gli ardili si affacciarono ai reticolati davanti alla trincea nemica più avanzata, dalle quale i difensori sembravano allontanarsi precipitosamente, ma l'attacco era stato condotto troppo lentamente e si avvicinava l'ora limite delle 9,30, fissata dal comandante della Brigata Pinerolo per lasciar spazio ad un massiccio intervento dell'artiglieria contro il saliente di Valbella. Alle 9 ,1 5 le truppe ricevettero perciò l'ordine di ripiegare, operazione che si rivelò subito più difficile del previsto perché l'avversario, accortosi di quanto accadeva, si affrettò a munire nuovamente lo spalto della trincea e ad aprire il fuoco con tutte le armi. Con tutto ciò la 2" Compagnia si ritirò in ordine, a piccoli gruppi. li comandante, ferito alle gambe da due pallottole cli mitragliatrice, era già stato costretto ad abbandonare il combattimento ed il suo posto era stato temporaneamente preso dal tenente Ottavio Piazza, comandante della sezione mitragliatrici. Oltre al ferimento del loro comandante, gli arditi dovettero lamentare 4 morti, 37 feriti sgomberati verso gli ospedali nelle retrovie e 2 dispersi. L' azione non era riuscita nell'intento di penetrare nelle trincee avversarie e catturarvi dei prigionieri ma nulla, come sottolineò in un suo rapporto il maggiore Zoccali, poteva es.sere addebitato agli ufficiali ed alla truppa. Qualche rimpianto doveva tuttavia esservi in quanto, poco dopo la fine clell ' azione, si era saputo che il previsto, massiccio bombardamento cl' artiglieria era stato rimandato a mezzogiorno. Miglior esito avrebbe avuto l'irruzione della 3" Compagnia nelle trincee cli Melaghetto nella notte sul 30 ottobre: al prezzo cli 15 feriti, tra i quali un ufficiale, gli arditi rientrarono nelle linee con 80 prigionieri e 4 mitragliatrici. Il momento dei colpi di mano era però finito , con il venir meno della resistenza sul Grappa e sul Piave ci si preparava per un' avanzata su tutta la linea. Il LXX, senza la 3a Compagnia, lasciata a disposizione del comandante ciel settore Cima Echar, e senza le salmerie, rimaste a Fontanelle, raggiunse il Turcio alle I 8 del 31 ottobre passando agli ordini del tenente colonnello Rossi, comandante del LII Reparto d'Assalto Alpino e del Gruppo Reparti cl' Assalto della 6" Armata che comprendeva appunto il LII, il LXX e, nell'occasione, elementi del VI Reparto d' Assalto di Marcia. Un'ora più tardi la 14" Divisione comunicò che quelJa sera stessa, cli concerto con la 24" Divisione francese, avrebbe attaccato la linea Monte Ferragh - pendici settentrionali del Sisemol - Stenfle - selletta ad ovest cli Melaghetto con l'obiettivo finale della conquista della linea Ech - Covola - Valle dei Ronchi. Gli arditi di Rossi, meno la 3" Compagnia del LXX destinata ad operare nel settore delle Portecche, dovevano agire su Stenfle. Alle 19,20 il repaito era oltre i reticolati sul tratto di fronte tenuto dai francesi, di.sposto su due ondate, con la 2" Compagnia ad immediato rincalzo della 1a. L'attacco fu sferrato alle 22, con l'obiettivo di impadronirsi delle trincee antistanti, sistemarvisi a difesa e spingere delle pattuglie in esplorazione verso la Val Frenzela. Un'ora dopo tutta la linea dello Stenfle era nelle mani dei reparti d ' assalto ed i primi prigionieri venivano avviati nelle retrovie. Il diario storico non ne registra il numero, come pure nei giorni seguenti, a riprova del tumultuoso succedersi degli eventi e di una contabilità diventata forse troppo diffic.ile. Il LXX iniziò la giornata del 1° novembre presidiando le posizioni dello Stenfle ma verso le 6 gli arrivò l'ordine di raggiungere il LII che nel frattempo era stato spinto in avanti verso le Melette. Durante questo movimento nel pomeriggio la 2" Compagnia eliminò un focolaio di resistenza a Casara Mcletta Ristecca e verso le 17 catturò in quella zona due batterie da campagna che erano state in azione fino a qualche ora prima, diverse mitragliatrici e parecchi prigionieri. Trascorsa la notte sulle tvlelette, il LXX seguì il LII in un movimento avvolgente intorno a Monte Mosciagh che, per Monte Sbarbata! , Monte Fiara, Val di Nos e Val Galmarara, lo fece arrivare alle 21,30 ad Asiago, catturando lungo il percorso prigionieri, mitragliatrici e cannoni da campagna abbandonati. Del tutto irrisorie le perdite: sceso in campo con una forza di 26 ufficiali e 714 uomini cli truppa, il reparto ebbe a lamentare tra il 1° ed il 3 novembre soltanto 2 feriti tra gli ufficiali ed un morto e 14 feriti tra la truppa.

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Con l'arrivo ad Asiago la vicenda bellica del LXX Reparto d'Assalto giunse al termine. Trasferito il giorno 3 in Val Chiama, proseguì l'indomani per Case Gritti, dove lo raggiunse la notizia dell'armistizio, ed il 5 novembre si portò a VaLlonara, punto di raccolta dei reparti d'assalto della 6" Armata. Anche in quest' ultimo periodo il LXX confermò purtroppo la sua fama di reparto "difficile", atti di vandalismo e furti causarono ripetutamente lagnanze da parte della popolazione ed il 2 gennaio 1919, in un incidente non del tutto chiaro, un caporal maggiore uccise un ardito con un colpo di moschetto. Pochi giorni dopo, il 7 gennaio, il comandante della 6· Armata, tenente generale Luca Montuori, dopo aver ricapitolato la travagliata storia del reparto, ne propose l'immediato scioglimento2 . Il provvedimento fu attuato a fine mese, il 28 gennaio, nel quadro della smobilitazione dei reparti non inquadrati nelle due divisioni d' assalto. 11 LXX pagò così l'essere stato portato in modo affrettato a tre compagnie, senza una accurata selezione dei candidati, ed il non aver mai superato questo limite iniziale, malgrado gli sforzi compiuti per farne una compagi ne omogenea, disciplinata e di pieno affidamento. Interventi che avrebbero dovuto avere un effetto traumatico ma salutare, come la sostituzione del comandante ed il deferimento al Tribunale Militare di diversi ufficiali e soldati, non avevano ottenuto il risultato sperato e la misura era ormai colma.

2 Comando 6" Armata, 70° Reparw d'Assalto, n° L257 0/M del 7 ge nnaio 1919, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione

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Elementi del turbolento LXX Reparto d'Assalto dopo l'azione di Grottella in Val Brenta, dove l'unità ottenne sul campo un eccellente risultato, confermando però con il suo comportamento al rientro dalla prima linea anche la fama di reparto poco disciplinato (AUSSME)

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LXXII REPARTO D'ASSALTO

I

1 LXXII Reparto d ' Assalto Bersaglieri venne costituito il 15 giugno I 918 a Castelfranco Veneto, alle

dipendenze ciel XXII Corpo d ' Armata, attingendo non tanto alle brigate di fanteria di questo quanto ad altri reparti d'assalto. La la Compagnia fu infatti costituita con elementi provenienti dal XXV, la 2• venne ceduta al completo dal XXVf, e solo la 3a fu formata con volontari tratti dai reggimenti. Posto agli ordini ciel tenente colonnello Pio Baldini, e dislocato il 20 giugno a Volpago prima ed a Selva poi , il LXXII non prese parte alla Battaglia del Solstizio. Il 24 giugno venne messo in preallarme per una possibile azione oltre il Piave ma venuta meno questa eventualità, riprese l'attività addestrativa durante la quale il 12 luglio, nel corso di un' esercitazione con i mortai Stokes, rimase ucciso il tenente De Bernardi, primo caduto del reparto. Il 14 luglio il LXXII tornò a Volpago, dove tre giorni dopo gli arrivò l'ordine cli distaccare lungo il fronte una pattuglia per compagnia allo scopo dì studiare il terreno in previsione di possibili colpi cli mano. li primo di questi fu tentato nella notte sul 24 agosto da una pattuglia guidata dal sottotenente Remo Lodi, che passato il Piave venne attaccata da forze preponderanti riuscendo a disimpegnarsi senza perdite. Trasferito a Tezze il 3 settembre ed a S. Gaetano di Montebelluna il 13, il giorno 15 il LXXll passò agli ordini del tenente colonnello Luigi Ubertalli che ne tenne il comando fino agli ultimi giorni di ottobre, quando lo cedette al capitano Ettore Marchancl. Durante la Battaglia di Vittorio Veneto il reparto, operando sempre alle dipendenze del XXII Corpo cl' Annata, passò il Piave insieme con gli arditi della I• Divisione d ' Assalto, incaricati dì creare e coprire le prime teste di ponte e di agire poi come truppe di rottura, e ne divise le sorti durante i combattimenti nella piana cli Sernaglia. Alla mezzanotte del 26 ottobre, sotto il fuoco dell ' artiglieria e de.Ile mitragliatrici, elementi della 2" e della 3a Compagnia riuscirono a portarsi sull' altra sponda ciel fi ume ma prima che il resto del reparto potesse raggiungerli la distruzione delle imbarcazioni bloccò le operazioni cli traghettamento. Un nucleo cli arditi con alcuni ufficiali rimase bloccato sull' isolotto Luserna, senza alcuna possibilità cli avanzare o cli retrocedere, mentre quanti erano passati sulla sponda sinistra, in tutto l'equivalente di una compagnia, si attestavano a sud di Cao Villa, tra Case Mira e Falzè di Piave, collegandosi sulla sinistra con il 2° Gruppo d'Assalto e resistendo con decisione a numerosi contrattacchi, nonostante fossero martellati dall ' artiglieria austro-ungarica e battuti anche dal tiro troppo corto delle bombarde italiane appostate sull'altra riva. Trascorsa così la giornata del 27 ottobre, questo nucleo di circa 150 uomini mantenne le sue posizioni fino al 29, per poi avanzare su Pieve cli Soligo dove il 30 ottobre sì ricongiunse con il resto ciel reparto. Questo aveva infatti passato il Piave nella notte sul 29, utilizzando il ponte costruito presso Fontan~ del Buoro, in prossimità dello sbocco della strada 11°10 ciel Montello, su cui sfilò in quelle ore buona parte ciel XXII Corpo cl' Armata. Durante i due giorni di attesa l'aliquota del LXXII rimasta sulla sponda destra aveva recuperato due ufficiali e parte degli arditi bloccati sull'isolotto Luserna, che già al mattino del 27 erano riusciti a rientrare a nuoto sulla riva destra, ma aveva di contro subito delle perdite ad opera dell'artiglieria avversaria ed in particolare aveva perso il comandante, ucciso il 28 ottobre eia una granata mentre si trovava sulla strada pedemontana. Il posto del capitano Marchand fu preso dal capitano Alfredo Campagnone, che portò gli arditi oltre il fiume a Molino del Manente ed il 29 ottobre, suddiviso il reparto in due colonne della forza di una compagnia ciascuna, ne guidò la marcia attraverso Sernaglìa e verso Pieve di Soligo, dove sarebbe avvenuto il ricongiungimento con il distaccamento di Cao Villa. La resistenza nemica era ancora forte, imperniata su numerose postazioni per mìtragliatrici e sostenuta dal fuoco di alcune batterie da campagna, ma le due colonne, dopo aver superato alcune fasce di reticolato intatte, piombarono sul paese da due lati, uccidendone o catturandone i difensori. L' ul tima mitragliatrice, appostata sul can1panile, continuò a far fuoco finché non venne rovesciata nella piazza con i suoi serventi. Oltrepassato Pieve di Solìgo, gli arditi

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catturarono tre delle batterie che fino a quel momento ne avevano ostacolato l'avanzata, insieme con quattro bombarde e ad altre mitragliatrici, e puntarono quindi con una compagnia su Soligo ed una su Solighetto. Ripuliti anche questi paesi, le due colonne si diressero verso l'altura di Col S. Gallo, espugnata dopo un duro scontro che si concluse con il disperato tentativo dì fuga dei difensori superstiti. Il rapporto presentato dopo la fine delle ostilità dal capitano Campagnone riporta in proposito questa significativa annotazione1: "Nonostante l'ostinata resistenza la vetta del colle venne raggiunta, molti nemici infugafurvno inseguiti, presi e passati per le armi". Evidentemente non tutti erano stati abbastanza pronti ad abbassare le armi e nella concitazione della lotta erano stati senz'altro abbattuti. Il 30 ottobre il reparto, su ordine ciel comando del XXII Corpo cl' Armata, si raccolse a Pieve di Soligo per riordinarsi ed il l O novembre, montato su autocarri, fu lanciato ali' inseguimento del nemico ormai in rotta. Attraverso Revine Lago, e percorrendo una strada ancora battuta in qualche punto dall'artiglieria austro-ungarica, si portò a Vich, dove rimise piede a terra e venne nuovamente ripartito in due colonne. La prima si diresse a sinistra per Sagrogna e Levego, sostenendo alcuni scontri di scarsa importanza che portarono però alla cattura cli una batteria da 105 al completo, cli due pezzi antiaerei, di due mitragliatrici e di numerosi prigionieri, ed alle 13,30 entrò a Belluno. Gli arditi non erano i primi soldati italiani ad entrare in città ma erano per il momento il reparto più consistente e furono loro quindi a preoccuparsi di assumere il controllo dei due ospedali, dove erano ricoverati anche parecchi feriti italiani2 . La seconda colonna puntò da Col su Ponte nelle Alpi. Arrivati per questa strada nella valle ciel Piave, gli arditi tentarono di raggiungere e bloccare una colonna cli truppe e carreggi in lento deflusso verso Ponte nelle Alpi e Longarone, ma gli austro-ungarici, accortisi di quanto stava per accadere, diedero alle fiamme i magazzini di viveri e di munizioni nei pressi della stazione di Polpet ed accelerarono la ritirata, mentre alcune mitragliatric.i ed una batteria da campagna aprivano il fuoco per sbanare il passo agli italiani, ancora sull'altra riva del fiume. Gli arditi attraversarono allora a guado, rendendo inutile la distruzione di parte del ponte, fatto saltare proprio in quel momento, e risalita la sponda ridussero rapidamente al silenzio cannoni e mitragliatrici per poi impadronirsi a viva forza dell'abitato di Ponte nelle Alpi. Prima di notte la colonna conquistò anche il vicino villaggio di Polpet e vi distrusse una colonna austriaca che provenendo da Belluno cercava di aprirsi il passo. A quest'ultimo combattimento, che secondo il rapporto si concluse con il totale annientamento del reparto avversario, senza lasciare superstiti, presero parte gli abitanti del paese e quattro soldati italiani appena fuggiti dalla prigionia, servendosi delle armi tolte ai nemici uccisi. Al tramonto, dal momento che non era ancora arrivato alcun reparto della 48" Divisione, la colonna si organizzò a difesa intorno a Ponte nelle Alpi e tenne la posizione fino al sopraggiungere di un battaglione ciel 215° Reggimento Fanteria (Brigata Tevere), il che le permise di disimpegnarsi per raggiungere a sua volta Belluno. La guerra del LXXII non era ancora finita. Il 3 novembre una compagnia del reparto venne infatti inviata in ricognizione verso Tisoi, in una valle laterale ad occidente cli Belluno, dove si trovavano ancora forze austro-ungariche, ed ebbe a sostenere nuovi combattimenti in quella località come a Vezzano ed a S. Simone, lungo la strada che vi arriva salendo dalla valle del Piave. Altri prigionieri e tre mitragliatrici si aggiunsero al bottino dei giorni precedenti. Radunato a Belluno il 4 novembre, quello stesso giorno il LXXII venne dislocato dal XXII Corpo cl ' Armata sui monti a sud della città, con il comando e due compagnie a Cirvoi ed una compagnia a Cet. Nel ciclo operativo iniziato il 26 ottobre sulle rive del Piave le sue Fiamme Cremisi avevano catturato ol1

Comando LXXII Reparto d'Assalto, Relazione sui combattimemi soslenuli dal reparto dal 26 Ottobre al 2 Novembre 1918. n" 257 del 6 novembre 1918, AUSSME, Rep. E-5, Racc. 129, XXII Corpo d' Armata, Relazioni sui fatti d' arme dal 26 ottobre al 4 novembre 1918. 2 I primi soldati italiani ad entrare in Belluno furono un sottufficiale cd alcuni fanti di una pattuglia del 253° Reggimento Fanteria (Brigata Porto 1vlaurizio, 60" Divisione) che, arrivata alle 1.1 al ponte sul Piave, era penetrata in città dividendosi in due nuclei, uno verso Borgo Piave, l'altro verso la piazza principale. Alle 1.1,30 entrò in città anche una pattuglia del 270" Reggimento Fanteria (Brigata Aquila, 48" Divisione), ma il completo controllo dell 'abitato fu possibile soltanto con l' arrivo ciel LXXII, seguito verso le 15 da una colonna guidata dallo stesso comandante della Brigata Porto 1vlaurizio, con reparti del 254°, una batteria da montagna ed un plowne genio zappatori .

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tre 700 prigionieri, 12 cannoni da campagna, 4 cannoni da 105, 2 cannoni antiaerei, 5 bombarde di grosso calibro, 8 lanciabombe, 40 mitragliatrici, ed una grande quantità di fucili, di munizioni e cli materiale di ogni genere. Non precisate le perdite, ma certo non trascurabili , soprattutto nella prima fase della battaglia, nel numero delle quali, oltre al capitano i\tlarchand, figurava un altro ufficiale, .il tenente Rodolfo Fiori, caduto nel cruento scontro tra le case cli Polpet. li LXXII Reparto d'Assalto fu scioIto nel gennaio 191 93 . Per iI comportamento tenuto dai suoi uomini nelle cruciali e decisive giornate clell' autunno 1918, al reparto venne concessa la medaglia cl' argento al valor militare con questa motivazione: "Passò a viva forza il Piave nella zona più aspra e maggiormente difesa, conquistando, a prezzo di gravi sacrifici di sangue importanti posizioni sull'altra riva del jìurne. Con. impetuoso valore partecipò poscia ali' inseguimento del nemico dando valido contributo alla villoria. Falzè di Piave, Pieve di Soligo, Solighetto, Ponte neJle Alpi, 24 ottobre - 3 novembre 1918"

3 Il 5 novembre I 918 il comando del LXXII ReparlO d'Assalto era sLato assunto nuovamente dal tenente colonnello Luigi Ubertalli, che lo avrebbe tcnuLo fino al giorno dello scioglimento.

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LXXX REPARTO D'ASSALTO

e

ostituito il 15 giug.no 1918 da11' 8° Armata per rimpiazzare il. XXX ebbe vita breve e le sue vicende ricalcano quelle del LVIII. Posto agli ordini del capitano Nuzzo ed assegnato al XXX Corpo d' Armata venne sciolto il 25 giugno per alimentare i reparti XXVII e LXXII.

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I'


REPARTO D'ASSALTO DELVll O REGGIMENTO BERSAGLIERI (1917)

ell' estate del 1917, sotto la data del l O luglio e per ordine della 3a Armata, venne costituito presso il Xlll Corpo d'Annata un reparto d'assalto formato da volontari provenienti dalla II Brigata Bersaglieri, comprendente i reggimenti 9° ed 11 °. Il reparto, che rappresentava la prima risposta dell'armata ciel duca d'Aosta alle direttive diramate dal Comando Supremo per la formazione di speciali unità cl' assalto, venne aggregato ali' 11 ° Reggimento Bersaglieri ed accantonato prima a Pieris, utilizzando per le esercitazioni il poligono di Chiopris, e quindi a Monastero. L'organico previsto era quello di un battaglione, con tre compagnie della forza di duecento uomini ciascuna. Il 1O agosto due di queste avevano raggiunto un livello di preparazione che ne faceva ritenere possibile l' impiego nella prossima offensiva, mentre era ancora in formazione la terza, come pure il reparto d'assalto di cavalleria della forza di 120 uomini che era aggregato al battaglione. Equipaggiamento ed armamento individuale erano quelli previsti e le dotazionj includevano venti pistole-mitragliatrici e quattro sezioni lanciafiamme. Mancavano nùtragliatrici e lanciabombe ma la carenza più grave riguardava gli ufficiali, non tanto sotto l'aspetto quantitativo, dal momento che ve ne erano diciotto, quanto sotto quello qualitatjvo, un inconveniente le cui conseguenze si sarebbero fatte sentire al momento dell'azione. L'entusiasmo dei volontari non sarebbe infatti bastato a compensare un inquadramento inadeguato. Il battaglione bersaglieri arditi ebbe il battesimo del fuoco durante l'Undicesima Battaglia dell'Isonzo, quando le due compagnie disponibili, portate ad una forza totale di quasi cinquecento uomini, furono messe a disposizione della Brigata Murge che con la JI Brigata Bersaglieri componeva la 28a Divisione 1• Inizialmente tenuta in riserva, la Murge entrò in azione il 20 agosto rilevando la brigata bersaglieri con il compito cli riprendere l'avanzata con obiettivo le quote 145 Nord, 175,199, 279 e 280. In altri termini, secondo l'ordine di operazione emanato dal comando brigata, si trattava di agire lungo la direttrice individuata dalla strada Fiondar - Mecleazza per procedere innanzitutto alla conquista delle quote 145 Nord e 175, e puntare quindi sull'altura senza nome a sud di Medeazza e su quota 199, mentre un attacco frontale accompagnato da un movimento avvolgente da nord doveva far cadere anche quota 145 Sud. In caso di successo i due reggimenti della Murge, 259° e 260°, si sarebbero così attestali lungo una linea che da quota 199 arrivava alle pendici meridionali di quota 208, da dove, nel caso più favorevole avrebbero potuto proseguire verso le quote 234, 286 e 298, facilitando l'avanzata della contigua 33a Divisione2 . Negli intendimenti del colonnello brigadiere Lombardi il battaglione d'assalto, dopo essere arrivato poco prima dell'alba nelle trincee già austriache cli quota 130, avrebbe dovuto scattare verso gli obiettivi indicati alle 8 in punto, con l'appoggio delle due compagnie mitragliatrici di brigata e di una batteria someggiata i cui pezzi avev~mo il compilo cli neutralizzare i nidi di mitragliatrice che si sarebbero svelati nel corso dell'attacco. Alle spalle degli arditi dovevano muovere in rincalzo i battaglioni del 259°. Il IIJ Battaglione del 260° costituiva la riserva di brigata, insieme a due compagnie cli genieri, il Il/260" era in riserva divisionale ed il 1/260° in riserva di corpo d'armata. Gli ordini specificavano la necessità cli mantenere il collegamento sulla sinistra con la 33a Divisione e sulla destra con la 34\ ma aggiungevano che l' eventuale arretramento delle unità operanti sull' uno o sull'altro fianco non doveva condizionare l'avanzata, in quan-

N

1

Nell'agosto 19 J7 il XIII Corpo d'Armata comprendeva le divisioni 28", 33°, 34• e 45". Comando Brigata Murge, Ordine di Operazione n° 2 del 20 agosto 19 17, Diario Storico Brigata Murge, 16 febbraio 19 I7 - 31 marzo 1918, AUSSME, Rep. B-1, Racc. J38D 1649b. Il comando brigata, oltre ai suoi due reggimenti ad al battaglione bersaglieri arditi, poteva contare sulla 47" Batteria Someggiata, sulle batterie bombarde da 58A 32'' e 144\ sulla 82" Sezione Bombarde da 58B, sulle compagnie del genio 133• e 142', sulle compagnie mitragliatrici di brigata 313" e 679°. 2

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to lo scaglionamento in profondità delle truppe e l'accorto impiego delle mitragliatrici potevano comunque garantire la sicurezza dei fianchi. L'attacco, sferrato all'ora prevista e fortemente contrastato dall'artiglieria e dalle mitragliatrici avversarie, diede alla brigata il possesso di quota 154 Nord sulla quale le ultime resistenze furono però soffocate soltanto alle 9,45. Contemporaneamente la 33a Divisione si impadronì della quota 146, senza peraltro potervisi mantenere, ed alle 11,15 il ripiegamento delle sue truppe costrinse anche la Murge ad abbandonare la quota conquistata, sulla quale si abbatteva il fuoco concentrico delle batterie austro-ungariche. Verso le 14,30 un nuovo assalto riportò la posizione in mani italiane, ed ancora una volta risultò impossibile tenerla per il pesante bombardamento a cui era sottoposta. Mentre il grosso della brigata veniva ritirato in posizione meno esposta vi furono quindi ]asciati solo piccoli nuclei di arditi, appiattati tra le rocce e sostenuti dal fuoco delle truppe retrostanti. Con l'affievolirsi dell'azione dell'artiglieria avversaria, l'occupazione di quota 145 venne consolidata facendovi affluire i reparti di rincalzo ed in serata il comando brigata vi avviò anche le due compagnie del genio per rafforzare le difese e rovesciarne il fronte. Alla fine della giornata gli obiettivi individuati dall'ordine di operazione erano stati raggiunti soltanto in minima parte ed era stata al più scardinata la prima linea di difesa. Il battaglione bersaglieri arditi aveva svolto il suo compito ma le forti perdite lo avevano seriamente indebolito e le vicende del combattimento ne avevano frammentato la compagine in nuclei scollegati fra loro formatisi spontaneamente intorno agli uffic iali. Nel corso della notte venne riordinato in qualche modo, schierandolo sulla destra insieme al III/260°, mentre l'ala sinistra della brigata era formata dai battaglioni I/259° e III/259°. Alle spalle di questo dispositivo, chiamato a rinnovare l'attacco verso gli stessi obiettivi alle 9,43, dopo una preparazione d ' artiglieria di un' ora, erano in rincalzo nel.le trincee di quota 130 il Il/259°, le compagnie mitragliatrici e le due compagnie cli genieri. L'esperienza appena fatta suggerì al comando della i'vlurge cli includere nel nuovo ordine d'operazione alcune specifiche raccomandazioni , come quella di non ammassarsi sulle quote raggiunte, dove si sarebbe inevitabilmente concentrato il tiro dell'artiglieria, e cli occupare invece posizioni in contropendenza, lasciando sulla cresta ed oltre soltanto delle pattuglie d'osservazione. Per assicurarsene il possesso di fronte agli immediati ed inevitabili contrattacchi si sarebbero dovuti organizzare dei piccoli capisaldi ed ancora più importante veniva ritenuto il mantenere i diversi livelli di comando costantemente, aggiornati sulla simazione. Come solitamente accadeva, l'attacco, iniziato con assoluta puntualità, ebbe in un primo tempo successo e la Murge raggiunse di slancio quota 175, assecondata sulla sinistra dalla 33a Divisione le cui truppe espugnarono ancora una volta quota 146. Subito dopo, altrettanto puntualmente, si ebbe un violento contrattacco che, gravitando soprattutto nel settore della 33", la costrinse a cedere ten-eno . Nel ripiegamento fu coinvolta l'ala sinistra della Murge , il che aprì all'avversario la via per una più profonda penetrazione verso la quota 145, nuovamente perduta, ed addirittura verso la quota 130, il che avrebbe permesso agli austro-ungarici di riprendere tutte le posizioni perdute in quel settore dall'inizio della battaglia. L'intervento dei rincalzi valse a bloccare questo tentativo ed a ristabilire la situazione, mettendo in fuga l' avversario e catturandogli parecchi prigionieri. Alle 12,50 veniva rioccupata anche la quota 175, pur se solo temporaneamente, dal momento che alle 16 quella posizione, battuta di fronte e sui fianchi dall'artiglieria e dalle mitragliatrici, dovette essere nuovamente abbandonata. La giornata non era finita: alle 18 arrivò l'ordine di prepararsi ad un nuovo attacco che, per quanto riguardava la Brigata Murge , sarebbe stato mirato a riprendere quota 175 e ad assicurarsene il saldo possesso prima cli muovere verso Medeazza ed il costone di quota 279 e quota 280. Le stesse truppe che avevano dovuto lasciarla poche ore prime rioccuparono così quota 175, con un'azione cli sorpresa che approfittò della stanchezza dell'avversario. Erano ormai le 19,30 ed era troppo tardi per puntare su altri obiettivi. I fanti si sistemarono a difesa con l'aiuto dei genieri, ed all'alba ribadirono il possesso della contesa posizione respingendo un ultimo, deciso contrattacco che portò gli austro-ungarici fino ad una quindicina di metri dalle loro trincee, ancora appena abbozzale e prive di difese accessorie. Dopo questo tentativo, stroncato dalle raffiche delle mitragliatrici e da una pioggia di bombe a mano prima che gli avversari potessero venire a contatto, la battaglia si spense. La conquista di quota 175 fruttò alla brigata l'elogio del comandante ciel XIII Corpo d'Armata, tenente generale Emilio Sailer, che nel primo pomeriggio fece diffondere tra le truppe questo breve messag-

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gio: "Esprimo vivissimi compiacimento, tributo speciale encomio alla Brigata lv/urge che con calma, ordine, avvedutezza, eroismo ha saputo conquiswre e difendere il terreno fino a q. 175 ". Con qualche ragione di eroismo si poteva parlare anche nel caso del battaglione d'assalto che, sceso in campo con una forza di JI ufficiali e 488 uomini cli truppa, nei due giorni di combattimento aveva perso 6 ufficiali e 170 bersaglieri. Nella prestazione fornita dal reparto le ombre prevalevano però sulle luci. Erano infatti mancate coesione e disciplina, come mise in rilievo il comandante di corpo d'armata in una relazione inviata alla 3a Armata, nella quale sottolineò come, dopo il ferimento ciel suo comandante, maggiore Castellani, il battaglione avesse cessato di esistere come unità organica3 . La stessa ripartizione delle perdite tra morti, feriti e dispersi rifletteva eia un lato le vicende della lotta, dall' altro il venire meno della compattezza çlel reparto: se tra gli ufficiali si conteggiavano un caduto, quattro feriti ed un disperso, tra la truppa ai 4 morti accertati si aggiungevano 76 feriti e ben 90 dispersi 4 . Inoltre erano andate perdute tutte le pi~tole-mitragliafrici iiìsieme éon le due mitragliatrici che avrebbero dovuto essere utilizzate per l' addest.ramento e che, contrariamente agli ordini, erano state portate in azione. Frantumato in piccoli nuclei frammischiati ad altre unità, il battaglione d'assalto aveva potuto essere riordinato soltanto quando era stato ritirato dal fronte. Furono proprie le considerazioni relative al comportamento del reparto più che le perdite subite a suggerire il suo scioglimento, attuato l' 11 settembre. Quanto era successo non fu però dimenticato e venne tenuto ben presente quando, quello stesso mese, la 3" Annata avviò la costilllzione d i un reparto d'assalto presso ciascuno dei suoi quattro corpi d'armata. In un documento datato 28 settembre che indicava i criteri da seguire per dar vita a queste unità si trovano infatti non solo alcune considerazioni generali relative all' impiego della fanteria, ma anche alcune riflessioni suggeri te dall'esperienza fatta in agosto con il reparto d'assalto dell' 11 ° Reggimento Bersaglieri5. In quell' occasione la scarsa coesione, la mancanza cli affiatamento e, non da ultimo, la convinzione cli dover essere ritirati dalla linea di combattimento subito dopo il primo assalto, avevano vanificato l'ardimento di cui il reparto aveva comunque saputo dar prova e determinato un rendimento inferiore alle attese. A questi aspetti si sarebbe quindi dovuto prestare particolare attenzione nel preparare ed addestrare le nuove unità: Si tenga presente che lo slancio e l 'ardimento degli individui, ove non siano razionalmente disciplinati e accoppiati nei capi a c.:alma e ponderatezza, portano ad azioni slegate votate all'insuccesso. E' necessario ouenere una perfetta coesione dei vari elementi del reparto ed un perfetto qffiatamento tra capi e gregari: si deve ottenere eh.e tutti - irfflciali e truppa - siano ben convinti che lo slancio non deve consistere soltanto nella velocità iniziale. ma nella tenacia. nella persistenza der:li s forzi. nella volontà decisa di raggiungere ad ozni costo [lii obiettivi asse[.:nati. e che solo dopo aver raggiunto questi obiettivi i reparti d 'assalto potranno essere disimpegnati. E' stato appunto per la rnancanza di coesione e di qffiatamento, e per la premura di essere ritirato dalla linea dopo il primo sforzo oltreché per la perdita ciel comandante che il reparto d 'assalto recentemente costituito dall'l 1° reggùnento bersaglieri, impiegato nelle ultime azioni offensive, a malgrado dell 'ardimen.to di cui seppe dar prova, non ottenne risultati tangibili."

3 Comando XlfI Corpo d'Armata, Stato Maggiqre, Ba11aglione d'assalto , n" 2769 Op. del IO settembre 19 17, AUSSME, Rep. E-5 , Racc. 88, XllI Corpo d'Armata, Reparti d' Assalto . 4 Incluso il battaglione d'assalto, la Briga ta Murg e era andata in linea con una forza di l 23 ufficiali e 4.944 uomini di truppa. Le sue perdite complessive, comprese quelle lamentate dai bersaglieri arditi, furono di 62 uffic iali e 2. l60 uomini di truppa, pari a quasi il 50%. Significativo anche il dato relativo alle mitragliatrici: su 54 armi ne andarono perdute 29, alle quali sono da aggiungere le due del reparto d' assalto, non incluse nei conteggi ufficiali. 5 Co1mmdo 3• Armata, Stato Maggiore, Riparti d'assalto , 11 ° 32755 del 28 settembre I 917, AUSSME, Rep. E-5, Racc. 23. VII Corpo d' Armala.

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REPARTI D'ASSALTO DI CAVALLERIA

n.uno s.ce'.1ario che. aveva ass~nto ovt'.nque le caratteristiche proprie dell.a g~e~ra di po~izio~e i 30 ret g1ment1 eh cavallena ciel Regio Esercito avevano avuto ben poche occas10111 eh entrare 111 anone. Ali i nizio del 1916, per non lasciare inoperosa una parte non insignificante delle forze a disposizione, il Comando Supremo ordinò che le quattro divisioni di cavalleria esistenti venissero appiedate per prestare a turno servizio in trincea, dove già erano impiegate le sezioni mitragliatrici dei reggimenti dell 'arma. L'iniziativa fu poi limitata a due sole divisioni, rimettendo a cavallo già in maggio la 2" e la 3\ ed interessò comunque un arco temporale cli pochi mesi, tra maggio e novembre, quando tutte le unità di cavalleria lasciarono il fronte per raggiungere i quartieri d'inverno 1• Nella primavera del 1917 le divisioni tornarono in sella e la presenza in trincea venne ridotta alle 32 compagnie mitragliatrici costituite tra febbraio e settembre. Il problema di un possibile appiedamento restava però attuale, dal momento che la situazione non lasciava spazio ai reparti montati se non nell'eventualità di uno sfondamento di vaste proporzioni. Con questa prospettiva all'inizio di luglio il Comando Supremo propose alle armate di creare reparti d'assalto con ufficiali e truppa provenienti dagli squadroni inquadrati tra le truppe supplettive alle loro dipendenze. Armamento, trattamento ed addestramento dovevano essere per quanto possibile rispondenti al dettato delle circolari emanate in proposito il 29 giugno ed il 5 luglio per i reparti d'assalto di fanteria, mentre per rorganizzazione veniva lasciato un certo margine di libertà. Si trattava di una proposta e non di un ordine tassativo per cui i comandi si regolarono in maniera differente. Per il III Corpo cl' Armata, privo di contingenti di cavalleria, la questione non si poneva neppure ed il fatto di disporre di un paio di squadroni appena escludeva anche la 4a Armata e la Zona Carnia. Delle altre grandi unità potenzialmente interessate la 2" Annata decise di non accogliere il suggerimento, vi si adeguarono invece la 3\ la 4" e la (l. La 3" Armata si attivò il 13 luglio, stabilendo che presso ognuno dei suoi quattro corpi d' annata cli prima schiera, nell'ordine da nord a sud Xl, XXV, XXlll e XIII, venisse costituito un reparto d'assalto di cavalleria appiedata della forza di un centinaio di uomini: un tenente, due sottotenenti e cento uomini cli truppa. Il personale necessario doveva essere fornito nella misura di venticinque uomini per squadrone sia dai loro reparti di cavalleria che dai reparti dell'arma a disposizione ciel VII Corpo cl' Armata, al momento in ri2 serva, la cui aliquota sarebbe stata utilizzata per portare all'organico previsto i quattro reparti d'assalto . Su queste basi il primo a procedere fu l'XI Corpo çl' Armata che poteva contare su un intero reggimento, il Cavalleggeri di Fogr; ia. con quattro squadroni, al cui comando fu affidato l'incarico di sovrintendere alle operazioni per la costituzione ciel reparto, sorvegliarne l'addestramento ed individuare eventual.i modifiche all'equipaggiamento ed all'armamento. La prima cli queste, da porre subito in atto, riguardava le calzature, con l'abolizione dei gambali e l' adozione degli scarponcini della fanteria, altre dovevano invece essere ancora definite, come l'abolizione della bandoliera e l'impiego della pistola invece ciel moschetto. L' addestrame11to doveva essere svolto presso il poligono cli Chiopris, che i cavalleggeri avrebbero potuto raggiungere a cavallo, in modo da mantenere l'allenamento necessario per poter riprendere in

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1 Le divisioni effettivamente appiedate furono la l°, la 2" e la 4" mentre rimase sempre a cavallo la 3°. Nella prima metà di maggio la 1• Divisione <li Cavalleria, con le brigate I (reggimenti ;v!onferrato e Roma) e li (reggimenti Genova e Novara) entrò in linea alle dipendenze del I[ Corpo d'Armata, presidiando il tratto di fronte lungo la ri va destra dell'Isonzo, a monte di Plava, mentre la 4°, con le brigate VII (reggimenti Guide e Treviso) ed Vili (reggimenti Nizza e Vercelli), passò alle dipendenze del VII Corpo d'Armata che le affidò il settore di Monfalcone. La 2" Divisione di Cavalleria fu Lenuta in riserva nella pianura friulana tra Buttrio e Cividale, ma già il 22 maggio tornò a cavallo e non fu quindi mai impiegata in trincea. 2 Comando 3" Armata, Stato Maggiore, Reparti di assalto di cavalleria, n° 22122 del 13 luglio 1917, AUSSME, Rep. E-1, Racc. I 13, 2• Armata, Costituzione reparti d'assalto.

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qualsiasi momento il loro posto nei ranghi del reggimento. L'attività svolta in quella sede doveva essere integrata da esercitazioni svolte sul ten-eno tra l'Isonzo ed il Vallone di Doberdò, certamente idoneo a rappresentare l'ambiente del Carso e lo scenario della trincea3 . Non ovunque le operazioni furono avviate con altrettanta rapidità, anche a causa del trasferimento di alcune unità, ed il 25 luglio il comando d'annata ritenne opportuno tornare sulla questione per modificare parzialmente le precedenti disposizioni, con l'intento di impartire anche precise direttive in merito alla struttura ed alle dotazioni 4 . La fase delle in iziative locali e delle proposte era dunque arrivata alla fine e si voleva rendere al tempo stesso più omogenei e più solidi i repa1ti della nascente specialità. L' organico venne avvicinato a quello di una compagnia, portandolo a 5 ufficiali e 120 uomini ripartiti in quattro plotoni cli tre squadre ognuno, e per rendere possibile questo incremento fu deciso cli sospendere la costituzione del réparto d'assalto di cavalleria del XXV Corpo d'Armata, che poteva comunque contare soltanto sul 3° Squadrone del Reggimento Cavalleggeri di freviso. Il contingente che questo doveva in ogni caso fornire fu messo a disposizione clell' XI Corpo cl ' A1111ata. Allo stesso modo tre dei quattro squadroni dei Cavalleggeri di Udine appartenenti al VII Corpo d' Armata dovevano alimentare il reparto d'assalto di cavalleria del XIII Corpo d'Armata, insieme ai due squadroni del Piemonte Reale Cavalleria già alle dipendenze di quella grande uni tà, ed OXXIII Corpo d'Armata poteva attingere sia dai suoi due squadroni dei Cavalleggeri di Caserta che dal restante squadrone dei Cavalleggài di Udine del VII e dai du~ dei Cavalleggeri Umberto I del Corpo d'Armata A, destinato a diventare a breve il X,?(X:5. per quanto riguardava l'uniforme restava stabilito che doveva essere quella della cavalleria ma senza \:ntngpli~ra, con elmetto e con le fasce mollettiere al posto dei gambali; A livello· individuale l 'equipaggi,µ1je11fo compr~ndeva un cinturone con tre giberne con spallacci, due borse ed u.n tascàpane, quattro sacc~etti terr&, tino strumento leggerò da zappatore, ima fu nicella COO'Ullcino, la borraccia del tipo grande da portaferiti, quattro raziOnÌ di viveri ed un pacchetto dimedicazione. Non diversamente da quanto avveniva perì reparti d'assalto della fanteria i criteri· ispiratori erano la comodità e la praticità, insieme alla ricerca di un minimo livello di autosufficienza nel corso dell' azione per quanto riguardava le razioni di cibo e di acqua. Le indicazioni relative all'armamento, ,ùtrettanto dettagliate, precisavano che ogni ardito doveva avere moschetto da cavalleria con cento cartucce, pugnale ed otto bombe a mano. A livello cli squadra era prevista la dotazione di una pinz31- tagliatili, mentre non era ancora stabilito il numero delle pistole-mitragliatrici e degl i apparecchi lanciafiamme; come pure dei mezzi di comunicazione e di trasporto, che sarebbero stati forniti in un secondo tempo. Il reparto del XIII Corpo cl' Armata doveva essere dislocato a Pieris, quello del XXIIJ a Ruda, fermo restando quanto già attuato per quello dell'XI, ed a sottolineare il fatto che di veri e propri reparti si trattava, ufficiali e truppa riman~vano in forza ai loro squadronì solo ai fini matricolari, di pendendo per tutto il resto da una diversa linea di comando. Una preoccupazione non meno sentita era quella di portarli al piìl presto ad un livello di efficienza tale da permetterne l'impiego con buone speranze dì successo, rimediando innanzitutto alla mancanza di esperienza nel combattimento a piedi e nel particolare scenario della guerra di trincea. A questo scopo il comando d'armata raccomandava di impiegare istruttori provenienti dalla fanteria e chiedeva cli val utare l'opportunità di utilizzarne alcuni anche in seguito, per l' inquadramento dei reparti. Presso il Xlll Corpo d'Armata le operazioni per la formazione del reparto furono curate dal coman-

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3 Comando XI Corpo d' Armata, Stato Maggiore, Riparto d'assai/o di cavalleria, n° 6443 del 15 luglio 1917, AUSSME, Rep. E-1, Racc. 113, 2• Armata, Costituzione reparti d' assalto. 4 Comando 3" Armata, Stato Maggiore, Reparti d'assalto di cavalleria, n° 22097 del 25 luglio 1917, AUSSME, Rep. E-1, Racc. I 13, 2" Arma ta, Costituzione reparti d'assalto. 5 La distribuzione dei reparti di cavalleria tra le truppe supplet.tivc della 3• Armata al la lìne del luglio 1917 vedeva il Reggimento Cavalleggeri di Foggia con gli squadroni I0 , 2°, 4° e 5° presso !'XI Corpo d'Armata, il 3° Squadrone Cavalleggeri di Treviso presso il XXV, il I Gruppo del Reggimento Cavalleggeri di Caserta con gli squadroni I O e 3° presso il XXIII, il comando di reggimento e gli squadroni 2° e 4° ciel Piemonte Reale Cavalleria presso il XIII, il ReggimenlO Cavalleggeri di Udine con g li squadroni 2°, 3°, 4° e 5° presso il VII, gli squadroni 3° e 4° dei Cavalleggeri Umberto l presso il Corpo d'Annata A, poi XXX.

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do del Piemonte Reale Cavalleria, raccogliendo a Borghetto ufficiali e soldati provenienti dai due squadroni ciel reggimento e dai tre dei Cavalleggeri di Udine ed inviandoli quindi a Monastero, sede del battaglione d'assalto cli fanteria in via di approntamento. Il reparto, autonomo dal punto cli vista amministrativo, veniva infatti messo alle dipendenze di questo per l'addestramento e la disciplina, accogliendo così le raccomandazioni del comando cl' armata. Il 10 agosto i tre ufficiali ed i centoventi uomini di truppa che lo componevano, non tutti volontari, erano equipaggiati ed armati in linea con le disposizioni ciel 25 luglio ed avevano iniziato ad addestrarsi nell' impiego delle bombe a mano. Il programma delle esercitazioni era lo stesso del battaglione d'assalto e nel giro cli qualche settimana avrebbe messo il reparto in condizioni dì essere impiegato. Prima che ciò avvenisse arrivò però all'inizio di ottobre l'ordine cli scioglimento, conseguenza inevitabile delle disposizion i relative alla consistenza organica dei reparti d'assalto, che il Comando Supremo voleva 110.11 inferiore alla compagnia, e delle difficoltà dell'arma cli cavalleda, i cui ranghi èrano già stati svuotati dal forte contributo dato al corpo dei bombarclieri6. · I tre corpi d'armata della l" Armata disponevano complessivamente di sette squadroni, dei quali ben quattro, tutti del reggimento Cavalleggeri di Piacenza, appartenevano al X7 . Fu quindi naturale per il comando d ' armata i:1ssegnare proprio al X il compito di costituire un reparto d 'assalto di cavalleria da affiancare al battaglione in via di formazione presso la TV Brigata Bersaglieri. Il 17 luglio il tenente. ge1~erale Pecori Giraldi, nel riferire al Comando Supremo sullo stato d i entrambe queste unità, precif ò eh~ il 1:epàr-" to di qtyall.eria, agli ordin i di un tenente e formato da due plotoni di venti uom ini c.iascun6; erà ·sfarò:pos'to f1ll( dipen<lenze della 9a Divisione e dislocato a Grumello8 . Equipaggiamento ed armainei1to erano quelli pre,iis~!, per lfcavalleria, con l'aggiunta di un secondp tasè'a pane destinato a contenere le bombe a mano. Jn ri1àìto agli Uo mini che ne facevano parte, il cornandante della la Armata si preoccupò da un lato di sottoli nearne l'entusiasmo e l'elevato morale, dall'altro di metterne in evidenza la mancanza di esperienza nella guerra di trincea, un inconveniente comune a buona parte della cavalleria ed alla quale solo un lungo e speqifico addestramento avrebbe potuto porre rimedio: "Composto di elementi volontari, veramente ottimi per .fisico e morale, esso ha già svolto un primo programma d'istruzione, e sarà ora addestraLQ nel servizio di pattuglia difi·onte al nemico per acquistare quella pratica di guerra che manca completaniente agli elementi che lo compongono". Un mese più tard.i un'ispezione effettuata dallo stesso Pecori Giraldi permise cli accertare che l'addestramento veniva cçmdotto con ottimi risultati, anche se non era ancora possibile prevedere quando i d ue reparti avrebbero potuto entrare in azione, stante la necessità di affinarne ancora la preparazione prima di portarli al fuoco . Per i cavalleggeri · le esercitazioni di specialità erano integrate dal costante esercizio del cavalcare, in modo da poter tornare in sella con un minimo preavv iso. Verso la fine di agosto la IV Brigata Bersaglieri con il suo battaglione d'assalto lasciò la I" Armata che rimase così con il solo reparto d'assalto dei Cavalleggeri di Piacenza, forte alla data del 13 settembre di un ufficiale, due sottuffic iali e quaranta cavalleggeri, tutti provenienti da quel reggimento. Per ovviare a questa situazione l'armata fu autorizzata a costituire un altro battaglione d 'assalto su quattro compagnie, al quale sarebbe stato assegnato il numero IX, ma non a potenziare il reparto d i cavalleria. Alla ricezione della circolare del 21 settembre che fissava per le unità d'assalto la dimensione minima della compagnia, esci udendo esplicitamente la possibilità di avere plotoni d 'assalto , il comando d'armata aveva infatti chiesto di portarlo al livello organico richjesto, previa la disponibilità dei' complementi necessari a compensare un'ulteriore sottrazione di uomini dagli

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Nel corso del I 91 7 la cavalleria aveva ceduto I 5.000 complementi ai bombardieri cd aveva visto ridurre a quattro il numero degli squadroni dei reggimenti non indivisionati. 7 Il X Corpo d'Armata aveva gli squadroni 2°, 4°, 5° e 6° dei Cavalleggeri di Piaceilza, un reggimento ordinato fin dall ' inizio del conflitto su sei squadroni invece che su cinque in quanto ne aveva uno distaccato in colonia. Con il passaggio all'ordinamento su quattro squadroni conseguente alla riduzione degli organici dell'arma verificatosi nel corso del I 917 era quindi sceso a cinque, pur mantenendo la vecchia numerazione. Degli altri due corpi d ' arhrnta della 1• Armata i.I XXIX aveva il comando ed il 5" Squadrone del Reggimento Cavalleigeri Aquila, il V il 3° Squadrone dei Cavalleggeri di Vicenza ed il 3" dei Cavalleggeri Aquila. 8 Comando t• Armata, Stato Maggiore, Riparli d'assalto, n° 39529 del 17 luglio 1917, AUSS ME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione.

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squadroni9. La risposta del Comando Supremo, datata 26 settembre, era stata negativa ed anzi, stante l'impossibilità di fornire i complementi richiesti, con lo stesso messaggio era stato disposto lo scioglimento ciel reparto, con il rientro al reggimento dei suoi uom ini ad eccezione di quelli che avessero chiesto di essere trasferiti al battaglione in formazione. Non diversa fu la vicenda del reparto d'assalto di cavalleria della 6a Armata, costituito presso il XXll Corpo cl' Armata attingendo soprattutto ai due squadroni dei Cavalleggeri di Padova a disposizione di quella grande unità ma utilizzando anche elementi tratti dagli altri tre distribuiti tra i restanti corpi d' armata, XXVI, XX e XVIII. Secondo le intenzioni iniziaJi il reparto, aggregato per l'addestramento alla compagnia d'assalto di fanteria dislocata a Sasso, avrebbe dovuto avere una forza di sessanta uomini ripartiti in due plotoni 10 . Vi furono peraltro serie difficoltà a raccogliere un numero sufficiente di volontari ed il 5 agosto il reparto venne costituito con l'organico di un solo plotone ed una forza di 35 uomini agli ordini ciel tenente Vincenzo Boccacci, proveniente dai Cavalleggeri di Padova. Addestratosi insieme alla compagn ia d'assalto per tutta l'estate, seguendo lo stesso programma di istruzione della durata di cinquanta giorni, il 27 settembre veniva ritenuto come questa in perfetta efficienza 11. Non ebbe tuttavia modo cli essere impiegato in combatlimento in quanto il 29 settembre il Comando Supremo, nell'attribuire alla compagnia d'assalto la denominazione di XVI Reparto d'Assalto, ordinò anche lo scioglimento ciel plotone cli cavalleria. Il I O ottobre i cavalleggeri furono fatti rientrare ai rispettivi reggimenti, con l'eccezione dei pochi volontari che, guidati dal tenente Boccacci, chiesero il trasferimento al XVI. Questa soluzione venne ufficializzata il 14 ottobre, con la circolare n° 130710 dell' Ufficio Ordinamento e Mobilitazione del Comando Supremo che dava la possibilità ad ufficiali e truppa di tutte le armi combattenti cli essere incorporati su domanda nei reparti d'assalto. Purché fossero in possesso dei requisiti necessari, ed a patto di superare con esito positivo un breve periodo di esperimento, cavalieri, artiglieri, genieri ed anche carabinieri potevano così affiancare fanti, granatieri, bersaglieri ed alpini, il che faceva definitivamente venir meno l'esigenza di reparti cl' assai to d'arma. L'esperimento aveva riguardato non solo i reggimenti distribuiti tra 1e armate ma anche quelli inquadrati nelle divisioni di cavalleria, sviluppandosi con tempi diversi ma sempre con lo stesso esito. Il 7 agosto I 917 il Comando Generale dell' Anna di Cavalleria, in previsione di un loro impiego a piedi e non a cavallo, ordinò alle quattro divisioni dipendenti di procedere presso ciascun reggimento alla costituzione cli un reparto cl' assalto della consistenza cli un plotone di quattro squadre di dieci soldati ed un caporale agli ord.ini di un subalterno 12 . Si trattava però cli una struttura da attivare solo per l'addestramento ed al momento dell'azione, in quanto i 45 uomini, possibilmente tutti volontari, dovevano continuare a far parte dei loro squadroni. Con le stesse modalità, e quindi come soluzione eia adottare all'occoffenza e non a carattere continuativo, le disposizioni prevedevano la possibilità di riunire i plotoni dei quattro reggimenti di ogni divisione in una compagnia di 180 uomini. Per tutti veniva definito un armamento individuale comprendente, oltre al moschetto, un pugnale ed un numero non precisato di bombe a mano, ed un equipaggiamento integrativo costituito da un picozzino ed una pinza tagliatili ciel tipo in uso presso la fanteria. Più precise e meno generiche le indicazioni relative alle anni d'appoggio, con la previsione di una sezione pistole-mitragliatrici per reparto divisionale. La genericità cli queste direttive ed i dubbi che potevano suscitare lascia trasparire un'incertezza di 9 Comando 1• Armata, Stato Maggiore, Riparti assalto cavalleria, n° 53891 Riservatissimo del 24 settembre 19 17, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. IO Comando 6" Armala, Costituzione di un reparto d 'assalto di cavalleria, n° 40759 del 23 luglio I 917, AUSSME, Rep. F2, Racc. 174, 6" Armata, Disposizioni per la costituzione dei reparti cl' assalto (1917). I corpi d 'armata avevano alle dipendenze un piccolo contingente di cavalleria, di norma non superiore allo squadrone. Nel caso de lla 6" Armata si trattava del 3° Squadrone del Reggimento Cavalleria Roma, (XXVI Corpo cl ' Armata), ciel II Gruppo del Reggimento Cavalleria Pado va, con gli squadroni 1° e 5°, (XXII Corpo d' Armata), del 5° Squadrone del Reggimento Cavalleria Piemonte Reale (XX Corpo d'Annata), del 3° Squadrone del Reggimento Cavalleria Piemonte Reale (XVIII Corpo d'Armata). 11 Comando I• Armata, Stato Maggiore, Riparti d'assalto, n° 54360 del 27 settembre I 9 l 7 , AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. 12 Comando Generale dell'Arma di Cavalleria, Reparti d 'assalto di cavalleria, 11° 1805 Op. del 7 agosto 1917, AUSSME, Rep. B-4, Raec. 4108, 4" Divisione di Cavalleria.

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fondo in merito al ruolo che ì reparti avrebbero potuto svolgere, nonché la scarsa familiarità con gli aspetti caratteristici del combattimento a piedi. Si comprende quindi la natura delle direttive cli massima in tema di addestramento, per il quale si raccomandava alle divisioni ed a.i reggimenti dì prendere ove possibile accordi con i più vicini campi d ' istruzione della fanteria, prescrivendo nel contempo che le esercitazioni dei plotoni reggimentali e delle compagnie divisionali vedessero la partecipazione dei nuclei ciclisti e degli squadroni miu·aglieri. Nel contempo non doveva essere trascurata l'istruzione a cavallo, dal momento che l'impiego montato restava quello prioritario, come dimostrava anche la decisione di considerare gli uomini selezionati per farne parte come elementi specializzati dei loro squadroni. Qualunque fosse la soluzione ordinativa di volta in volta adottata, i reparti d ' assalto così costituiti ed addestrati sarebbero stati chiamati ad agire solo durante gli eventuali periodi cli appiedamento e di servizio in trincea delle grandi unità dì cavalleria, con il compito di formare la prima ondata negli attacchi, cli eseguire colpi d i mano sulle linee nemiche, di fornire pattuglie di ricognizione. Si trattava in sostanza degli stessi compiti previsti per le unità d'assalto della fanteria e questa similarità era sottolineata dalla concessione dello stesso distintivo. II tentativo meglio documentato di dare attuazione a queste direttive fu quello della 4a Divisione, che fu anche l'unica ad affrontare con decisi.one il problema, forse anche perché, a differenza delle altre, non venne ad essere coinvolta nelle operazioni dell'agosto 1917 13 . Distribuita dall ' aprile tra il Piemonte e la Lombardia con compiti di ordine pubblico e concentrata a Torino in agosto, questa grande unità si attivò immediatamente trasmettendo alle sue due brigate gli ordini del Comando Generale e stabilendo che la fase di formazione venisse portata a termine tra il 22 ed il 28 dello stesso mese con la costituzione delle squadre e dei plotoni, la raccolta e la distribuzione di armi e materiali, l'allestimento dei poligoni, l'individuazione degli istruttori. Successivamente si sarebbe dato il via alle esercitazioni a livello di plotone, con l'impiego della sezione pistole-mitragliatrici divisionale, costituita a cura del Reggimento Cavalleggeri Guide con l'organico previsto per le analoghe sezioni dì fanteria 14 , e la partecipazione dei ciclisti e dei mitraglieri. Avviato questo processo, .si sarebbe provveduto a riunire periodicamente lo squadrone d'assalto per esercitazioni d'assieme, puntando infine a perfezionare la preparazione dei plotoni con il loro invio in settori di prima linea dove, senza essere impiegati, avrebbero potuto fare esperienza di trincea 15 . L'aver diramato queste disposizioni ai comandi dipendenti non significava però una totale ed incondizionata adesione ai loro contenuti. Molti erano infatti i dubbi che il loro esame aveva fatto nascere ed il comandante della divisione, maggior generale Gustavo Rubin de Cervin, volle manifestarli apertamente con la formulazione di una serie di proposte intese ad eliminare o quanto meno limitare gli inconvenienti che potevano derivarne. L' ipotesi cli avere gli appartenenti ai plotoni d 'assalto distribuiti negli squadroni gli sembrava da scartare per non aumentare eccessivamente il numero delle specializzazioni già esistenti e non ridurre ulteriormente la forza impiegabi le a cavallo, già ridotta ad una media di 95 uomi ni per squadroni. Ove si fosse voluto battere questa strada, egli proponeva perciò di aumentare di una decina di unità appiedate l'organico di ogni squadrone, in modo da semplificare il problema dell ' addestramento, liberando gli appartenenti al plotone d'assalto dall' obbligo di provvedere alla cura dei cavalli, e non diminuire oltre misura il numero degli uomini chiamati giornalmente a partecipare alle esercitazioni proprie cle!f arma. Inoltre, data una generalizzata mancanza di pratica nel combattimento terrestre e l'impossibilità di acquisirla là dove la divisione si trovava, era opportuno che un paio di subalterni ed altrettanti graduati di ogni reggimento fossero inviati presso i campi scuola per reparti d'assalto organizzati presso le armate, ed in particolare presso la 2a e la 3°, al fine di prepararsi al meglio a svolgere l'incarico di istruttori. A parere di Rubin de Cervin questi provvedimenti erano però poco più di un palliativo, potevano in13 Durante l'Undicesima Battaglia dell'Isonzo la 2• Divisione e la V Brigata di Cavalleria furono brevcmeme a disposizione della 2" Armata, in relazione ad un'ipotesi di sfondamento del fronte che poi non si concretizzò nonostante il successo conseguito sulla Bainsizza. La 1• Divisione era invece a disposizione del Comando Supremo. 14 Una sezione pistole-mitragliatrici su due armi era formata da un ufficiale subalterno, due graduati e dodici soldati. 15 Comando 4• Divisione di Cavalleria, Costituz.io11e di reparti d 'assalto di cavalleria, n" 503 Op. del 20 agosto 1917, AUSSM E, Rep. B-4, Racc. 4108, 4" Divisione di Cavalleria.

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fatti limitare ma non eliminare ì problemi causati da una soluzione ritenuta inadeguata se non dannosa. Avere al tempo stesso degli ottimi cavalleggeri e degli arditi perfettamente addestrati era pressoché impossibile e con ogni probabilità un obiettivo sbagliato. Se infatti si continuava a ritenere possibile una situazione di guerra di movimento in cui la cavalleria potesse essere utilmente impiegata, era opportuno non snaturarne le caratteristiche e, pur prevedendo il possibile appiedamento di reggimenti e squadroni, considerarlo una possibilità più che la regola. La cavalleria doveva restare a cavallo e continuare a prepararsi a combattere a cavallo. Con queste premesse, se poteva essere doveroso aumentarne la potenza cli fuoco con l'incremento delle armi automatiche, non lo era pretendere che lo stesso combattente a cavallo si perfezionasse nel combattimento a piedi nella misura richiesta ai reparti d'assalto. I compiti che questi erano chiamati a svolgere si collocavano in un preciso scenario nel quale le unità ~i cavalleria, per dimensione e per organizzazione, avrebbero potuto avere solo una collocazione temporanea e mai un ruolo cli pi:ìmo piano 16 : "Il riparto di assalto altro non è che la riunione di. elementi. selezioiwti, per cqraggJo :e P,er}>1tih zione, dei normali combattenti di fanteria, ed è necessarit nella siìerra 'di trincea sia per trafcii1ài'e le masse dei comf?attenr,(, sia per esew,1ire piccple_operctziqrj{locaìLLl'u~q e. l'altro di qiiesti compiii senibrçi sianct,çl,a,tia.ludèrsi, ·o qi(aù, .'neg[i.dpJJiedàmenti dé/le 'u,1,it<l di c:avalleria, le quali non hanno né le ne,cèsfari~ per.sviluppare un cOmbatiùnento· come fànteria, né dovranno mai fare piccoli colpi di ,nano per i/possesso. di un elemento di trincea difronte aLla quale siano per lungo tempo ferme". Da questa lucida analisi, frutto evidentemente anche dell'esperienza maturata durante i mesi ciel 1916 in cui la divisione era stata al fronte, scaturiva la proposta cli creare i reparti d'assalto su base pennanente accanto e non all'interno degli squadroni, radunandovi elementi già specializzati ne] combattimento a piedi ed evitando di depauperare la forza dei reparti a cavallo. Lo scopo poteva essere raggiunto con la trasformazione dei ciclisti in forza alle divisioni o con la creazione dì unità speciali al di fuori dell'attuale organico e montate anch'esse su biciclette. Tanto nell'uno che nell'altro caso la scelta avrebbe favorito la coesione ciel reparto e reso più semplice finalizzarne l'addestramento, senza ricorrere a difficili compromessi. Nessuna dì queste proposte fu presa in considerazione, o almeno la risposta non arrivò in tempi brevi, ed i reggimenti stabilirono perciò un programma d' addestramento che avrebbe dovuto portare i prescelti a raggiungere il tipo cli preparazione richiesto. Le attività furono organizzate tipicamente in due fas i, centrando la prima sull 'esercizio fisico, con sessioni dedicate alla ginnastica, con e senza attrezzi, alla corsa in terreno vario con il passaggio cli ostacoli , al salto, e dedicando la seconda, in parte sovrapposta alla prima, aJI'impiego dell'armamento individuale, con una particolare attenzione per le bombe a mano, l'uso dei mezzi protettivi, quali elmi, corazze e scudi, la costruzione di trincee e reticolati, l'allestimento di linee telefoniche volanti e, ovviamente, le tecniche cli combattimento della fanteria. Come aveva giustamente evidenziato il comandante di divi.sione, si trattava di una trasformazione non facile ed i programmi non fissavano quindi traguardi temporali troppo vicini. Le clìsposìzionì emanate dal Reggimento Cavalleggeri di Treviso negli ultimi giorni di agosto stabilivano che il primo periodo, dedicato soprattutto alla preparazione fis ica, si sviluppasse per tutto il mese di ottobre e che soltanto in un momento· successivo sì dovesse dare un maggiore sviluppo aJle altre attività 17. Ben quattro giorni alla settimana erano quindi dedicati esclusivamente alla ginnastica, alla corsa ed al salto, e soltanto due all'istruzione con le armi ed all'aclclestramento al combattimento a piedi, da condurre secondo le direttive in vigore per la fanteria. Al riguardo, per guanto le squadre dovessero alla fine assumere una loro precisa fisionomia, con due squadre cli moschettieri, una di lanciatori di bombe da moschetto ed una di lanciatori di bombe da fucile , tutti i cavalleggeri del reparto avrebbero dovuto essere in grado di svolgere indifferentemente l'uno o l'altro ruolo, e cli conseguenza partecipare a tutte le esercitazioni. Data questa impostazione, non sorprende il fatto che nessuno dei reparti d'assalto delle quattro divi-

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Comando 4• Divisione di Cavalleria, Reparti d'assalto di cavalleria, n° 501 Op. del 13 agosto I 917, AUSSME, Rep. B4, Racc. 4108, 4• Divisione di Cavalleria. lì Reggimento Cavalleggeri di Treviso (28°), Disposizione per l'inizio dell'istruzione dei reparti d'assa/10, n" 254 Op. del 25 agosto 1917, AUSSME, Rep. B-4, Racc. 4108, 4• Divisione di Cavalleria.

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s.ioni di cavalleria sia stato ma.i utilizzato in combattimento. Quando dopo lo sfondamento verificatosi a Caporetto le grandi uni ti\ montate furono richiamate dalle loro posizioni di attesa o dai loro quartieri d'inverno, lo furono per operare a cavallo, quali truppe celeri a copertura della ritirata, e non quali truppe appiedate, né avrebbero più avuto modo di farlo. Alla fine di novembre, con il fro nte orma.i quasi ovunque stabilizzato, le divisioni erano raccolte in retrovia in fase di riordino e le prospettive di impiego dei loro reparti d'assalto erano quanto mai remote. Il completarne la preparazione per poi mantenerli in vita senza una reale esigenza sembrava a molti un inutile spreco di risorse preziose, in un momento in cui si faticava a ripianare le perdite subite dai reggimenti più provati. Inoltre la buona prova fornita dall'arma nel suo ruolo tradizionale tornava a rilanciare l'immagine del soldato a cavallo e permetteva di considerarne l'impiego sotto una diversa luce. Di questo diffuso stato d'animo si fece interprete il nuovo comandante della 4a Divisione, maggior generale Warmondo Barattieri cli San Pietro, che, nel manifestare dei forti dubbi sull 'opportuni tà di mantenere in vita i reparti d'assalto di cavalleria nella loro attuale configurazione, riprese una delle proposte del suo predecessore, tornando a suggerire di costituirli sulla base dei nuclei ciclisti reggimentali, senza incidere quindi sulla forza degli squadroni 18. 11 Comando Generale non accolse la proposta neppure questa volta ma dopo qualche settimana lo scenario mutò radicalmente. Il 20 dicembre una nuova circolare relativa alla preparazione della cavalleria al combattimento indicava che l'addestramento al combattimento a piedi doveva essere esteso a tutti i componenti degli squadroni, il che faceva implici tamente , 1enir meno la necessità di disporre di un nucleo appositamente addestrato. I reggimenti non ne colsero immediatamente il significato e continuarono la routine dell'aclclestramento dei loro reparti d'assalto per un altro mese, finché il 25 gennaio 1918 un' altra comunicazione del Comando Generale non chiarì una volta per tutte questo aspetto. La denominazione stessa di "reparto d'assalto" veniva abolita ed il tipo cli addestramento indicato nella circolare ciel 7 agosto doveva interessare gli squadroni al completo 19 .

18 Comando 4• Divisione di Cavalleria, Reparti d'assalto, 11° l 109 Op. del 26 novembre I 9 I 7, AUSSME, Rep. B -4, Racc. 4 I 08, 4• Divisione di Cavalleria. 19 Comando Generale dell'Arma di Cavalleria, Abolizione dei Reparti d 'assai/O, n° 160 Op. del 26 gennaio 1918, AUSSME, Rep. B-4, Racc. 4108, 4° Divisione di Cavalleria. Sulla base di queste stesse disposizioni la sezione pistole-mitragliatrici già assegnata a ciascuna divisione per il rcpart() divisionale poteva essere aggregata ad uno dei reggimenti in funzione della situazione del momento.

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REPARTI D'ASSALTO DI MARCIA

!l'atto ?ella c~s~ituzione dei pri1.ni re~artì d'assalto. nell'~state d~l 19_1? nulla er_a stato previsto 111 mento al np1anamento delle perdite ed al recupero d1 quanti, fent1 o malati, se ne fossero temporaneamente allontanati . Nell'aprile del 1916, nell' intento di fornire alle unità combattenti complementi già addestrati ed allenati, era stato deciso di costituire un battaglione di marcia per ogni brigata di fanteria e per ogni reggimento al.pini o bersaglieri, ma questo provvedimento non era stato esteso ai reparti d'assalto, i quali continuarono a dipendere dalla disponibilità di volontari e soprattutto dalla volontà dei comandi di rispondere tempestivamente ad eventuali richieste. Le vicende dell'estate posero però con urgenza il problema di far rientrare ai loro reparti gli arditi, ufficiali e soldati, che per ferite o malattia fossero stati ricoverati negli ospedali delle retrovie. Accadeva infatti che, all' uscita dai luoghi cli cura, questi uomini venissero rimandati ai loro reggimenti, nella convinzione che con il ricovero avessero perso l'idoneità fisica richiesta. Per porre rimedio a questa situazione, che di fatto comportava il progressivo impoverimento della compagine dei reparti d 'assalto, privata di elementi cli solito tra i più addestrati e comunque già temprati in combattimento, sul finire del mese di settembre il Comando Supremo, con una comunicazione a firma del Sottocapo di Stato Maggiore, tenente generale Carlo Porro, ordinò che tutti gli arditi dimessi dagli ospedali fossero inviati al deposito di convalescenza e tappa di Treviso. Questo avrebbe quindi provveduto a farli proseguire per i reparti d'assalto a cui già appartenevano 1. Per diversi mesi a questo provvedimento non ne seguirono altri , e del resto la situazione determinatasi nel corso dell' autunno con il ripiegamento dietro la linea del Piave impose altre priorità. I reparti d 'assalto rimasti in vita e quelli organizzati in gennaio dalla Y Annata continuarono a far affidamento sui volontari e sull'organizzazione di recupero messa in piedi in settembre fino al marzo del 1918, quando lo sviluppo della specialità impose una diversa e più organica soluzione, ricalcata su quella già adottata per la generalità della fanteria. Una proposta in tal senso era stata avanzata pochi giorni prima dalla 3a Armata che, prendendo spunto dalle difficoltà incontrate nel ricostituire i suoi tre battaglioni d'assalto, all'epoca XVIII, XIX e XX, aveva individuato l'opportunità di costituirne un quarto, da uti lizzare come battaglione complementare. Questo avrebbe dovuto essere non solo la riserva a cui attingere ma anche la sede in cui provvedere all'addestramento dei nuovi volontari, dando l'opportunità di preparali in modo omogeneo ed eliminare le · differenze derivanti dalla diversa provenienza2 : "E' noto che i volontari sono oggi versati nei battaglioni d'assalto senza una particolare istruzione; istruzione che sarebbe tanto più necessaria in quanto che per poter sfruttare, ovunque si trovino, i migliori elementi e le più salde energie, tali volontari non sono tratti soltanto dai reparti attivi di fanteriq, ma anche dai reparti di marcia, da quelli delle varie armi e dagli enti territoriali, e ad essi manca talvolta ogni conoscenza dei mezzi e dei modi di c01nbattere della fànteria. Pare quindi evidente il vantaggio che si potrebbe trarre dal proposto reparto complementare, che potrebbe costituire un effìcace centro di istruzione, capace, non soltanto di fornire ai dipendenti battaglioni d'assalto i complementi necessari con la prontezza voluta, ma anche di fornire loro complementi pe1:fettamente ed un(formemente istruiti ed addestrati."

A

Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, Complementi per i reparti di assalto, n° 127630 R.S. del 27 settembre 1918, AUSSME, Rep. M-7, Racc. 22. 2 Comando 3' Armata, Stato Maggiore, Reparto complementare per ba11aglioni d 'assalto, n° 5205 M. del 22 febbra io I 9 I8, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordi namento e Mobilitazione. 1

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Le raccomandazioni del duca d'Aosta vennero accolte dal Comando Supremo o forse contribuirono soltanto ad accelerare un processo decisionale già avviato. Il 4 marzo 1918 fu infatti ordinato alle armate di procedere gradualmente alla costituzione di un reparto d'assalto di marcia 3. Nell'intento di disporre di complementi già perfettamente addestrati con i quali mantenere a numero la forza dei reparti d 'assalto, la circolare stabiliva che il compito delle unità di marcia era quello di riunire tutti i volontari che desiderassero farne parte, fornire l'istruzione cli base della fanteria a quelli provenienti da altre armi ed addestrare tutti alle modalità cli combattimento degli arditi, accertandone infine l'idoneità sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista morale. Accanto a questi compiti cli formazione e selezione, questi reparti avevano anche la funzione cli incorporare gli arditi dimessi dagli ospedali e dai depositi cli convalescenza, come anche quelli non provenienti dai reparti ma avviati al deposito di Reggio Emilia per disposizione del Ministero della Guerra. Le unità di marcia potevano essere impiegate in esercitazioni congiunte con i reparti d' assalto della loro armata, allo scopo di assicurare unità indirizzo nell' addestramento, ma non potevano assolutamente essere impiegate in azione, il che effettivamente avvenne molto cli rado. Il loro organico variava a secondo della grande unità a cui appartenevano e del numero dei reparti d'assalto eia alimentare: per le armate l ", 2•, 3", 4a e 6a era previsto un battaglione su tre compagnie, per la s• e la 7" un battaglione su due. Ogni battaglione doveva avere una sezione lanciabombe Stokes ed una lanciafiamme, con una sezione mitragliatrici Fiat ed una pistole-mitragliatrici per compagnia. Il numero di ufficiali doveva essere inferiore a quanto prescritto per unità similari, mentre per guanto riguardava la truppa l'organico poteva essere addirittura superiore, a dimostrazione dell'aspettativa cli un numero di perdite elevato. Contraddistinti dallo stesso numero dell ' annata, i reparti d ' assalto di marcia avevano come centro di mobilitazione il deposito del 66° Reggimento Fanteria a Reggio Emilia. La maggior parte delle armate si adeguò a queste disposizioni in tempi abbastanza rapidi pur dandone in qualche caso un'interpretazione del tutto particolare, con proposte di varianti che furono in genere respinte. Alla fine di marzo il quadro generale vedeva il I Reparto cl' Assalto cli Marcia pienamente costituito, con una compagnia che raggruppava i militari provenienti dagli alpini e dai bersaglieri, ed altre due formate eia fanti. Meno avanzato il livello cli approntamento del lll, con due compagnie di fanti ed una cli bersaglieri, tutte in formazione, del IV, con tre compagnie di fanteria pure in via cli formazione e del V, che ne contava soltanto due. Il reparto cl' assalto di marcia della 6a Armata, creato in ritardo rispetto agli altri, non aveva ancora un'articolazione ben definita, e nella stessa situaz.ione si trovavano il II ed il VII, appartenenti alle armate 2• e 7a. Lo stato di preparazione relativamente avanzato può in parte spiegare il motivo per cui il I Reparto d'Assalto di Marcia, contrariamente alla lettera delle direttive del Comando Supremo, fu impiegato in azione in occasione ciel colpo di mano tentato il 23 maggio 1918 sulla dorsale dello Zugna. Mentre il XXIX Reparto d'Assalto muovendo dal cosiddetto Trincerone avrebbe investito le posizioni ciel Baracchino e dei Sassi Bianchi, seguendo lo sbarramento mobile di fuoco creato dall'artiglieria, alla sua sinistra il reparto cli marcia doveva puntare dal Colletto Verde sul Costone della Sorgente per assecondarne dal basso l'avanzata lungo la linea di cresta verso la trincea di seconda l inea della Gran Guardia ed il caposaldo arretrato di Zugna Torta. L'azione dei due reparti d'assalto doveva essere sostenuta da un battaglione di formazione composto eia reparti scelti della 2r Divisione4. Nella notte tra il 20 ed il 21 maggio il reparto, il cui comando era stato affidato fin dal primo giorno al capitano Amante, venne trasportato in autocarro dalla sua sede di Lugo cli Valpantena, nei Monti Lessi3 Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, Reparti d'assalto di marcia, n° 148690 R.S. del 4 marzo 191 8, AUSSME, Rep. M-7, Racc. 22. 4 Denominata Battaglione Arditi Divis.ionali questa unità comprendeva una compagnia del 55° Reggimento Fanteria, in rincalzo al XIX Reparto cl' Assalto, una compagnia del 56° Reggimento Fanteria, pure in rincalzo al Trincerone, una compagnia del 207° Reggimento Fanteria in rincalzo al I Repano dì Assalto di Marcia, una compagnia del 165° Reggimento Fanteria e tre plotoni alpini con il compito di agire nell'intervallo tra le due colonne. In tutto si trattava di cinque compagnie della forza di circa I 15 uomini ognuna. Per comprendere \a provenienza delle singole compagnie è da ricordare che la 27° Divisione inquadrava le brigate di fanteria Marche , con i reggimenti 55° e 56°, e Jàro, con i reggimenti I 65° e 207°. Il 13 giugno la 27" Divisione avrebbe lasciato la 1• Armata per passare all'armata di riserva (9').

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ni, a.Vò Sinistro, in Val Lagarina, dove occupò temporaneamente gli accantonamenti del XXIX, fatto salire nelle stesse ore a Passo Buole. La notte seguente il I Reparto cl' Assalto di Marcia venne trasportato anch'esso in autocarro al passo, da dove proseguì a piedi per la strada di cresta fino a Malga Zugna, scendendo quindi lungo il versante digradante sulla Val Lagarina per sistemarsi nelle caverne ricovero a ridosso della prima linea nel settore del Colletto Verde. Ogni ardito, oltre all'armamento ed all'equipaggiamento di normale dotazione, aveva con sé cinque petardi offensivi, e ad ogni squadra della prima ondata erano stati distribuiti, per facilitare il passaggio della barriera di filo spinato, un materasso da reticolato e sei pinze tagliafili. L'operazione non riuscì per una serie di motivi riconducibili ad una preparazione affrettata, alla scarsa efficacia del bombardamento preliminare, nonostante le due ore e mezza di fuoco, all'insufficiente coordinamento tra fanteria ed artiglieria, che aveva dato modo all'avversario di uscire dai ricoveri per fronteggiare gli attaccanti e, non da ultimo, alla natura stessa delle posizioni austro-ungariche, sapientemente attrezzate a difesa e rese più forti dal terreno accidentato e dal suo stesso andamento, che faceva dipendere .il successo della colonna operante più in basso da quello della colonna che agiva per cresta. Gli ardi ti dei due battaglioni riuscirono a penetrare nelle prime linee nemiche ma non a mantenervisi e dopo qualche ora furono costretti a ripiegare sulle trincee di partenza con perdite sensibili. Il reparto d'assalto di marcia della l" Armata sì lanciò in avanti alle 16,30, quindici minuti dopo il XXIX e due ore e mezza dopo l'inizio del bombardamento di preparazione5 . Le due compagnie e mezza dirette contro la Trincea Gialla uscirono dal varco nei reticolati più a valle, noto con il nome di "varco Edicola", la mezza compagnia che doveva occupare i Roccioni Piramidali uscì invece dal "varco Tamburo". Tutte furono immediatamente accolte dal fuoco delle mitragliatrici e dei fucili, a conferma dello scollamento determinatosi tra l' azione dell'artiglieria e quella della fanter ia, ma la prima ondata, galvanizzata dall'esempio ciel capitano Carlo De Brancl che procedeva davanti a tutti, riuscì ad irrompere in qualche tratto della Trincea Gialla dove venne ingaggiata una Jotta feroce a colpi di pugnale e di bombe a mano. De Brand ed un altro ufficiale furono tra i primi a cadere e ben presto, con il crescere delle perdite sotto le raffiche rabbiose e precise delle mitragliatrici appostate nelle caverne dei Sassi Bianchi, obiettivo mancato del XXIX, gli arditi furono costretti ad abbandonare la posizione per aggrapparsi al terreno al margine dei reticolati, senza peraltro riuscire a sottrarsi al fuoco di quelle anni 6. Sulla destra si trovava nella stessa s ituazione il plotone che, insieme ad una sezione mitragliatrici ed una pistole mitragliatrici, e con l' appoggio di tre apparecchi lanciafiamme, aveva attaccato i Roccioni Piramidali. Le armi automatiche avversarie p iazzate nella formazione rocciosa conosciuta come Il Cuboide e sul Costone della Sorgente avevano falciato spietatamente gli attaccanti, fere ndo tra gli altri l'u fficiale comandante e rendendo inservibili le mitragliatrici ed i lanciafiamme. Amante aveva rinforzato la piccola colonna con la sezione pistole-mitragliatrici della 2a Compagnia a sua disposizione e l'aveva lanciata nuovamente ali' attacco, solo per vedere i suoi uomini di nuovo inchiodati al terreno, questa volta da una mitragliatr.ice messa in posiz ione verso il Tamburo. A questo punto insistere ancora non sarebbe servito a nulla se non a rendere ancora più pesante il tributo di sangue pagato dal reparto. Alle 20,30 Amante, approfittando ciel fatto che l' artiglieria e le bombarde avevano iniziato il fuoco di sbarramento davanti alle linee italiane per stroncare possib ili iniziative avversarie, e che la posizione dei suoi uomini veniva quindi ad essere troppo esposta, ordinò al reparto cli rientrare nelle trincee di partenza, nel frattempo affidate a due compagnie del battaglione arditi divisionale. Nella sfortunata operazione il I Reparto cl' Assalto di Marcia perse le armi di due sezioni mitragliatrici e quattro apparecchi lanciafiamme, con altri quattro resi inservibili insieme alle armi della terza sezione mitragliatrici. Su un totale di I 8 ufficiali che presero parte al tentativo di colpo cli mano 4 furono uccisi e 4 feriti, con perdite non meno gravi tra la truppa, nelle cui file si contarono 34 morti, 93 feriti e 50 disper5 Comando XXIX Corpo d ' Armata, Operazione sullo Zugna, n° 2856 op Riservatissimo del 31 maggio 1918, AUSSl'vlE, Rep. E-5, Racc. 21 O, XXIX Corpo d ' Armata, Operazione Zugna Torta. 6 Alla memoria del capitano De Brand fu concessa la medaglia d' argento al valor militare.

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si. Il totale era di 185 uomini fuori combattimento, il che significava dover provvedere alla ricostituzione del reparto e prop1io nel momento in cui occorreva sostituire anche i 200 uomini persi dal XXIX. Dopo l' azione dello Zugna e fino al suo scioglimento, disposto dal Comando Supremo il 24 gennaio 1919, il reparto non fu più impiegato in combattimento e si limitò a svolgere il ruolo di serbatoio di uomini per i reparti d'assalto della la Armata, fornendo anche le due compagnie destinate a costituire il nucleo iniziale dei reparti LV e LX7 . Le sue modalità di funzionamento erano state fissate dal tenente generale Pecori Giraldi il 20 maggio 1918, con una circolare i cui contenuti erano stati definiti sulla base dell 'esperienza maturata nelle prime settimane 8. Per quanto riguarda in particolare l' accesso ai ranghi degli arditi, questo documento può costituire un buon esempio di quale fosse l'atteggiamento dei comandi, anche in relazione alle vicende giudiziarie dei volontari. Per iI comandante della la Armata condanne per reati militari e comuni non costituivano a priori un motivo di esclusione ed ogni caso doveva essere valutato individualmente, sulla base dell'effettiva volontà di redimersi. Un criterio certo di non facile attuazione, ma che testimonia della volontà di non accogliere criminali incalliti e pericolosi delinquenti. Un altro criterio che emerge con chiarezza è la preferenza accordata ai veterani, con la conseguente esclusione di quanti non avessero almeno sei mesi di trincea alle spalle. Era una scelta che può sembrare ovvia nel caso delle truppe d'assalto, ma in seguito questa pregiudiziale, come pure quella della volontarietà, sarebbe stata abbandonata, accettando nei reparti di marcia anche reclute delle ultime classi, confidando nel fatto che l'addestramento potesse compensare la mancanza di esperienza. Questo il passo della circolare con le modalità per l'accesso al reparto di marcia:

4° AVVIAMENTO DEI MILITAR! Dl TRUPPA Al 15 di ogni mese i comandi di corpo d'armata e del Deposito di Convalescenza e Tappa di Treviglio faranno pervenire a questo comando un elenco nominativo dei militari di truppa che desiderano il tra~ferimento in un reparto d'assalto. Per ogni militare in apposita colonna dovrà risultare il parere del comandante di compagnia sulla condotta del concorrente, in servizio e fuori servizio, specialmente in combattimento, e dovrà essere indicato il tempo da questi trascorso in trincea, le azioni cui ha preso parte, ecc. Non sono da inoltrare le domande dei militari che non abbiano almeno 6 mesi in trincea. Prima di dare in nota un militare i comandi di compagnia e battaglione dovranno accertarsi che il desiderio del militare non sia stato originato dalla illusione di poter condurre una vita più comoda e libera, ma dalla volontà di meglio efficacemente concorrere alla vittoria finale e da innato spirito aggressivo, di avventura e disprezzo del pericolo. Non sono da escludere le domande dei militari condannati per reali, tanto militari che comuni, purché siano riconosciute giustificate dal desiderio di avere maggiori occasioni per riabilitarsi. ll Comando del Deposito di Convalescenza e Tappa di Treviglio includerà nell'elenco unicamente quei militari che sono già stati alla.fronte e che per decorazioni avute o ferite riportate, diano affidamento di essere buoni elementi per reparti di assalto, e ad ogni modo siano stati almeno 6 mesi in trincea. L'/spétlorato dei Reparti di Marcia si regolerà in analogia per i militari dei dipendenti reparti. Questo Comando, in base agli elenchi che gli saranno pe111enuti ed ai posti disponibili, farà conoscere nominativamente ai comandi di corpo d'armata, all'ispetlorato ed al Deposito di Convalescenza e Tctppa di Treviglio quali sono i militari da inviarsi al reparto d'assalto di marcia (stazione scarico VERONA - Porta Vescovo - per Lugo di Valpantena). l militari dimessi dal Deposito di Convalescenza e Tappa di Treviglio già appartenenti ai reparti d'assalto saranno inviati senz'altro al l° di ogni mese al reparto d'assalto di marcia."

7 Dopo la cessione alla 1• Divisione d'Assalto dei reparti V e X, la 1° Armata ri mase con il XXIX ed il XXXI, in via dicostituzione, ai quali si sarebbero affiancati, sempre in giugno, il LV ed il LX, tutti di nuova formazione. Il LX avrebbe però avuto vita breve, venendo sc iolto già il 27 g iugno per alimentare il Corpo d' Armata d'Assalto. 8 Comando 1• Armata, Stato Maggiore, / 0 REPARTO ASSALTO DI MARCIA , n° 38433 del 20 maggio 1918, AUSSlvlE, Rep. B-4, Racc. 938 1.

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. A queste disposizioni per la truppa si affiancavano quelle relative agli ufficiali, che prevedevano il trasferimento a domanda, con il parere obbligatorio dei superiori gerarchici, ai quali era richiesto di accertare e confermare il sussistere di due condizioni essenziali: l'aver trascorso almeno sei mesi in trincea e l'aver dato prova di ardimento. A differenza del I, il II Reparto d'Assalto di Marcia non fu mai impiegato in prima linea. Costituito in ritardo, alla data del 29 aprile contava 350 uomini ripartiti nelle tre compagnie previste, con le guaii doveva alimentare i due reparti d'assalto della 2a Armata, il V ed il XXII 9. Nel riferire questi dati il comando d'armata, in considerazione del fatto che le compagnie erano ad organici ridotti ed allo scopo anche di migliorarne l'inquadramento utilizzando al meglio gli ufficiali disponibili , propose cli ridurle da tre a due, sciogliendo quella più incompleta 10. La proposta venne rigettata dal Comando Supremo che, nell'assicurare l'invio degli uomini necessari per portare a numero la terza compagnia, indicò l'opportunità di mantenere comunque l'attuale struttura per poter disporre di un'ulteriore fonte di complementi addestrati a vantaggio sia delle altre due compagnie, destinate ad alimentare i due reparti dell'annata, sia di altre armate che all'occorrenza avrebbero potuto farvi ricorso 11 . li II Reparto d'Assalto di Marcia conservò quindi l'ordinamento su tre compagnie, indipendentemente dal numero dei reparti d'assalto dipendenti dall'armata, e conservò anche il suo numero distintivo, nonostante a partire dal I O giugno la 2" Armata venisse ridenominata 8", fino allo scioglimento, autorizzato il 20 novembre 1918 con il trasferimento del personale rimanente al Raggruppamento di Marcia ciel Corpo d'Armata cl' Assalto. li reparto d'assalto cli marcia della 3" Armata, articolato su due compagnie di fanti ed una di bersaglieri, venne affidato al tenente colonnello Pavone, nel segno cli una continuità ideale con il campo d' istruzione cli Borgnano eia lui diretto nell'estate del 1917, ed accantonato nel comprensorio della Malcontenta, un'antica villa patrizia lungo la strada da Padova a Venezia, all'altezza ciel bjvio Mestre - Fusina. · Nelle vicinanze un ampio terreno recintato verso la laguna offriva la possibilità di svolgere liberamente ogni tipo cli esercitazione. Sotto l'accorta guida cli Pavone il reparto, alimentato a sua volta da scaglioni cli reclute provenienti dal deposito del 66° Reggimento Fanteria, fu rapidamente in grado di assicurare un flusso regolare cli complementi addestrati ai reparti d'assalto dell'annata, XVIII, XIX e XX, dal 20 maggio rinumerati come XXVIII, XXlll e Xl. Nel corso della Battaglia del Solstizio il III Reparto cl' Assalto di Marcia fu messo fin dal mattino del 16 giugno a disposizione del XXIII Corpo cl' Armata, a causa della situazioni dì crisi determinatasi sul basso Piave, senza peraltro entrare in azione. Tre giorni più tardi, in occasione della controffensiva organizzata dall'8a Armata per cacciare le forze austro-ungariche dal Montello, venne inviato a Volpago a]le dipendenze del XXJT Corpo cl' Annata, al momento privo cli reparto d'assalto 12 . Questa grande unità, messa dal Comando Supremo a disposizione del!' ga Armata, era incaricata di agire sulla destra della testa di ponte, mentre un altro corpo d'armata prelevato dalla riserva, il XXX, avrebbe operato sulla sinistra cli una linea di demarcazione ideale individuata dalla strada 11° 4. Divisione, il Ili cli Inizialmente in riserva di corpo d'armata insieme con quattro battaglioni della Marcia fu lanciato nella mischia nel pomeriggio del 19 giugno per rilanciare l'avanzata di quella divisione, frenata dalle innumerevoli mitragliatrici e dal tiro cli interdizione dell'artiglieria. L'intervento degli arditi non modificò nella sostanza uno scenario caratterizzato dal progressivo irrigidirsi della resistenz,~ ed a sera, con il reparto sulla destra del fronte d'attacco ancora proteso verso l'obiettivo di Nervesa, la divisione venne a trovarsi attestata lungo una linea che dai pressi di Boiacco, dove la sua ala sinistra era in con-

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Dal 20 maggio 1918 questi due reparti sarebbero stati rinumerati XXVII ed VIII. 2° Armata, Stato Maggiore, n° 6351 del 29 aprile 1918, AUSSME, Rep. F-4, Race. l99, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilita,.ione. 11 C~rnando Supremo, Uffìcio Ordinamcnw e Mobilitazione, Proposte re/azive ai reparti d'assalto, n° 102 R.S. del 3 maggio 1918, AUSSME, Rep. f -4, Race. 199, Comando Supremo, Uflìcio Ordinamento e Mobilitazione. 12 Il XXII Corpo d'Armata, formato dalle divisioni 57" e 60", ed agli ordini del tenente generale Giuseppe Vaccari, era stato to.lto dalla riserva generale (9" Armata) il 17 gi ugno per essere messo a disposizione clell'8° Armata. Era al momento privo di reparto d'assalto in quanto il XXII era passato da poco a far parte della Divisione d' Assalto, o Divisione A, ed il LXXII, che avrebbe dovuto sostituirlo. era ancora in formazione. IO Comando

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tatto con l'altra divisione del corpo d'annata, la 60\ anivava a nord di S. Mauro passando ad occidente di Busa delle Rane. La ripresa dell'offensiva fu fissata per il mattino seguente, incontrando la violenta reazione cli un avversario deciso a sua volta a chiudere la partita. La 57• Divisione organizzò le sue forze per un'avanzata lungo due direzioni, sulla sinistra verso la cosiddetta " linea della corda", sul Montello, muovendo da Collesel della Madonna e da Collesel Castelviero con la Brigata Pisa, e sulla destra verso Sovill.a, con una col0trna d'attacco costituita da cinque battaglioni della Brigata Mantova ai quali era aggregata una compagnia ciel reparto. L'avanzata, iniziata alle 5 del mattino, incontrò subito una forte resistenza. Arditi e fanti della colonna diretta su Sovilla furono ben presto fermati davanti al casello ferroviario a sud della località e dovettero combattere duramente per contenere i reiterati contrattacchi. Alle 7,30 la pressione sul loro fro nte crebbe al punto da obbligarli a cedere terreno ed a ripiegare sul quadrivio cli S. Mauro, dove con il sostegno del fuoco di sbarramento dell' artiglieria riuscirono a stabilizzare la situazione. Nel pomeriggio la Brigata Pisa riprese l'iniziativa ed occupò Collesel della Madonna, attestandovisi a difesa, ed a sera .il XXII Corpo d'Armata poteva segnalare la cattura cli oltre 600 prigionieri con 15 mitragliatrici, ma ormai era chiaro che la controffensiva non aveva dato i risultati sperati, e questo su tutto il fronte dell'annata. Le operazioni furono dunque sospese, con l'ordine di consolidare le posizioni raggiunte. Ritirato dalla linea del fuoco, il llI Reparto d'Assalto di Marcia venne raccolto tra Volpago e Selva ed il 26 g iugno restituito alla 3° Armata, in tempo utile per prendere parte all'offensiva che nei primi giorni cli luglio portò alla riconquista del terreno compreso tra Piave Vecchio e Piave Nuovo, in prossimità della foce ciel fiume. Il reparto aveva s ubito perdite piuttosto gravi ed il suo apporto fu quindi limitato ad una compagnia di fo rmazione, forte cli duecento uomini agli ordini ciel capitano Mario Margatto 13 . Il 3 luglio la compagnia venne trasportata in autocarro a Croce, nel settore del XXlll Corpo d 'Armata, dove il s uo comandante ebbe l'ordine di mettersi a disposizione ciel maggiore Riccardo Fedozzi, comandante clell'XI Reparto d'Assalto. La 3a Armata aveva infatti deciso di dare nuovo slancio all' azione della 54• Divisione, lanciata all'attacco nella zona di Capo Sile lungo una direttrice che seguiva il corso ciel Piave Nuovo, mettendole a disposizione un consistente nucleo di truppe scelte. Con questo intento al XXIII Reparto d'Assalto vennero aggiunti l'XT ed il XXVlll, insieme con la compagnia di formazione ciel reparto cli marcia. Si trattava di un compito tutt' altro che agevole dal momento che le colonne d ' attacco della 54• Divisione avevano visto la loro avanzata frenata eia una resistenza tenace, che queste unità, già provate nel corso della Battaglia del Solstizio, erano ora chiamate a spezzare. Nel presentarsi al maggiore Fedozzi, Margalto gli fece presente la difficile situazione della sua compagnia, messa insieme alla Malcontenta in pochi minuti con elementi tratti da tutte le componenti del reparto e con una dotazione cli armi d'accompagnamento limitata a tre pistole-mitragliatrici. Si trattava quindi cli una compagine poco affiatata e non adeguatamente equipaggiata, che poco aveva del reparto d'assalto. TI comandante dell 'XI non poté fare altro che dargli in rinforzo una sezione lanciafiamme ciel suo reparto, ed indirizzarlo verso il posto comando del 209° Reggimento Fanteria, dove avrebbe avuto le disposizioni di dettaglio per l'azione da eseguire l'indomani e trovato le guide che avrebbero accompagnato in linea i suoi uomini. Alle 4 del mattino ciel giorno 4 la compagnia prese posizione nel tratto di fronte occupato dal 11/209°, all'estrema sinistra deJJo schieramento della 54° Divisione, tra Casa Graclenigo e l'argine del Piave Nuovo. Oltre Casa Gradenigo era schierato l'XI, con alla sua destra un battaglione di formazione che riuniva XXIII e XXVIII. Le prime luci dell'alba pennisero di studiare sommariamente il teneno verso l'argine e subito dopo gli arditi iniziarono una cauta avanzata nell'ampia fascia di terra di nessuno, verso le posizioni avversarie distanti circa seicento metri. L'attacco doveva essere sferrato di sorpresa, senza preparazione d'artiglieria, ed in un primo momento sembrò che lo scopo fosse stato raggiunto. Favoriti dalla vegetazione gli uomini di Margatto arrivarono infatti ad una decina di metri dall'avversario per poi balzare all'assalto facendosi prece13

Nei combattimenti tra Sovilla e Sun M.auro il II[ Reparto d'Assalto aveva perso, tra g li altri , due capitani: Roberto Celiai, caduto in combattimento, e Romeo Degeronimi, ferito gravemente. Al primo fu concessa una medaglia di bronzo alla memoria, al secondo una medaglia d ' argento.

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dere da un fitto lancio di bombe a mano. Gli austro-ungarici erano però all'erta e risposero immediatamente con le raffiche delle mitragliatrici distribuite lungo la linea ed appostate sull'argine, eia dove ebbero buon gioco nel prendere d'infilata gli attaccanti. Questi ripiegarono di qualche decina di metri per tornare immediatamente all'attacco, con l'appoggio della sezione lanciafiamme dell'XI rimasta indietro durante il primo tentativo, e questa vo.lta riuscirono a penetrare nelle posizioni austro-ungariche. Subito contrattaccati e costantemente investiti dalle raffiche delle mitragUatrici non riuscirono però a mantenervisi e dovettero anzi ricacciare alcuni nude.i avversari che tentavano cli infiltrarsi tra le loro file. Rimasta senza esito una richiesta di 1inforzi, la compagnia rimase per lutto il giorno attestata ad un centinaio cli metri dal nemico, respingendo in più occasioni gli attacchi portati da robuste pattuglie e potendo contare sul sostegno dell'artigl ieria italiana, debolmente contrastata da quella austro-ungarica. Alle 20 Margatto ebbe dal IV209° l' ordine cli rientrare e la mattina del giorno dopo ripartì con i suoi uomini per la Malcontenta. Le perdite assommavano a 4 morti e 64 feriti , il che significava quasi un terzo della forza fuori combattimento 14 . Nel corso dell 'es late il reparto svolse il suo ruolo nei confronti dei reparti cl' assalto dell'armata, Xl, XXVI e XXVlll, senza più essere impiegato in azione neppure durante l'offensiva finale, ed esaurito il suo compito venne sciolto nei primi giorni ciel gennaio 1919, quando si trovava nella Venezia Giulia 15 . A proporlo era stata la stessa 3" Armata, che non riteneva opportuno mettere un'unità di arditi a disposizione dell'Intendenza per servizi di fatica e che nel contempo aveva la necessità di rinsanguare gli altri reparti, nei qual.i si faceva sentire il congedo delle classi più anziane. La proposta, che trasferiva anche il tenente colonnello Pavone alle dirette dipendenze del Regio Governatorato della Venezia Giulia, era stata sanzionata dal Comando Supremo il 23 dicembre. Sorte analoga aveva già avuto il IV Reparto cl' Assalto di Marcia, costituito in marzo in seno alla 4a Armata su lre compagnie cli fiamme nere con sede a Rivoltella sul Brenta e sciolto il 30 novembre l 918 trasferendone il personale al IX Reparto cl' Assalto. Sarebbe invece rimasto in vita fino al 25 gennaio 1919 il V, a cui la 5a Armata aveva dato ufficialmente vita il I 6 marzo, sul campo d'istruzione di Bussolengo, nei pressi di Palazzolo, facendovi affluire cinquanta uomini accuratamente selezionati da ciascuna delle sue brigate di fanteria e richiedendo al Comando Supremo il materiale necessario per le sezion i mitragliatrici, pistole-m itragliatrici, lanciafiamme, lanciabombe 16 . Il campo era nelle vicinanze del terreno utilizzato per le esercitazioni dall'Xl Reparto d'Assalto, il che, secondo gli intendimenti del comando d'armata avrebbe permesso ai nuovi arditi di assistere all'addestramento dei "vecchi" e cli esercitarsi insieme a loro per completare più rapidamente la loro formazione. Il compito di curare la costituzione del reparto, prepararne gli alloggiamenti e mantenerne a numero le due compagnie fu affidato al II Corpo d ' Armata, che ebbe anche l'ordine cli far confluire nelle due compagnie le centurie complementari dei reparti d 'assalto XI e XIll, secondo la numerazione dei primi mesi del 1918, create d?iniziativa in febbraio dal comando della 5" Armata per far fronte all ' esigenza d i disporre di ri mpiazzi addestrati 17 . Le due centurie, secondo la prassi comune per i reparti cl' assalto in quei 14 Nel suo rapporto il capitano Margatto giudicò severamente il comportamenlo della sezione lanciafiamme avuta dall'XI Reparto d'Assalto, rimasta sempre al di fuori dell'azione. Le fonti disponibili non consentono tuttavia di accertare se vi rurono strascichi di alcun tipo né tanto meno di procedere a qualche riscontro (3° Repano d'Assalto di Marcia, Relazione sul co1:nhat1ime11to sos1enul0 il 4 Luglio 1918 sulla riva des/ra del Piave Nuovo, 11 luglio 1918. AUSSME, Rep. E-5, Racc. 140, XXIll Corpo d'Armata, Relazioni unità dipendenti operazioni giugno I <.J 18) . 15 Dopo l'armisLizio la 3• Annata, con i corpi d·armata XIV, XXVI e XXVlll, la 3" Divisione di CavaJJeria ed il contingente italiano del corpo d'occupazione .interalleato di Fiume, controJJava un ampio territorio che dal litorale veneto e friulano si estendeva all'intera ls1ria, a sud di una linea di demarcazione individuata dalle località di Rivignano, Palmanova, Gradisca e Godowitsch, oltre la quale iniziava la giurisdizione della <.J" Armata. In quel periodo l'armata inquadrava i reparti d'assalto XXVI, dislocato in Istria, e XXVIII, di presidio a Fiume. 16 La 5" Armata contava tre corpi d'armata, II, XJJ e XIV ognuno su due divisioni per un totale di dodici brigate, il che significava un totale di seicento uomini. Secondo la comunicazione inoltrata dalla 5" Armata al Comando Supremo il 18 marzo 1918 al reparto, strullurato su due compagnie, mancavano i materiali per due sezioni pistole-mitragliatrici, due sezioni mitragliatrici, una sezione lanciafiamme cd una lanciabombe Stokes (Repar/o d'assalto di marcia, n° 2517 Orci. del 18 marzo 19 l 8, AUSSME, Rep. F-4, Racc. l 99, Comando Supremo, Ufticio Ordinamento e Mobilitazione). 17 Comando 5° Armata, Stato Maggiore, Riparti d'assalto, n° 2275 Orci. dell'8 marzo 1918, AUSSME, Rep. B-4, Racc. 9381.

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primi mesi del I 918, avrebbero dovute essere alimentate ogni quindici giorni con i volontari forn it.i dai rispettivi corpi d'armata o comunque con elementi scelti, magari non volontari ma in possesso delle caratteristiche necessarie 18 . La costituzione del V Reparto d'Assalto cli Marcia, dando una risposta organica ed omogenea all' esigenza che ne aveva determinato la nascita, portò alla loro soppressione e rese superate le relative disposizioni. Il reparto mantenne il suo numero distintivo anche dopo il 1° giugno, quando la 5" Armata venne ribattezzata 93, alimentando i reparti d'assalto che via via passavano a far parte della grande unità al seguito dei corpi d'annata che ruotavano alle sue dipendenze. Alla data del 19 luglio 1918 la 9" Annata inquadrava i corpi d'armata Xli, XVIIl, XXIII ed il Corpo d'Armata d'Assalto 19. Nel corso dell'estate il V alimentò quindi i reparti XVIII e XXIII, contribuendo anche, nel mese cli giugno, alla formazione del LXII con una compagnia. Particolarmente impegnativa venne ad essere la ricostituzione del XXIII, che nella Battaglia del Solstizio e nel.le successive operazioni sul Basso Piave aveva perso quasi metà della forza e non meno di 18 ufficiali. Si trattava infatti cli un reparto "fiamme cremisi", costituito quindi eia bersaglieri, e dopo il passaggio del XXIII Corpo d'Annata alle dipendenze della 9a Armata il comando della 3a aveva immediatamente comunicato di non poter più fornire i complementi richiesti, dovendo alimentare il XXVI, anch'esso "fiamme cremisi", senza che questo compito potesse essere assunto dalla 9•, che non disponeva di reparti bersaglieri2°. Venne quindi deciso cli colmare i vuoti con volontari tratti dai reggimenti cli fanteria, purché avessero i requisiti necessari in termini di prestanza, disciplina ed ardimento, ed il 31 agosto il V Reparto d ' Assalto di Marcia fu così in grado cli inviare al XXIII non meno di 300 uomini. Il comandante cli questo, maggiore Allegretti, scoprì però subito che ben 57 dei nuovi arrivati non erano affatto volontari ed erano anzi diventati arditi contro la loro volontà21 . Ne chiese quindi la sostituzione e l'ottenne, ma con l'avvertenza che per il futuro ciò non sarebbe più stato possibile. Dato lo sviluppo avuto dalle truppe d'assalto, l' essere volontari non era più, a parere ciel comando della 9" Annata, un requisito indispensabile. Dopo l'armistizio il V Reparto cl' Assalto cli Marcia seguì la 9• Armata nella regione del medio ed alto Isonzo, che la grande unità presidiava con i corpi d'annata XI, XVIII e XXIll, continuando ad alimentare i reparti XI, XVIII e XXIII e venendo sciolto con questi sul fi nire del gennaio 1919. La costituzione del VI Reparto d'Assalto di Marcia fu avviata dalla 6a Armata nel mese cli marzo a Longara, n{ccogliendovi quanti avevano fatto domanda cli trasferimento tra gli arditi. Tra gli altri, dopo una attenta valutazione che è una conferma della volontà di escludere dalle unità d'assalto quanti non dessero sufficienti garanzie, vi furono trasferiti anche alcuni militari che, condannati in passato dai tribunali di guerra, avevano dato segni di ravvedimento22 . Affidato al capitano Hircher de Minerbi, il reparto doveva provvedere ai reparti I, XII e XXI, diventati XX, XII e Xlll dal 20 magg.io, ai quali si affiancò a partire dal 14 maggio il XIV, subito ridenominato LII. All'inizio di giugno il XII scese in pianura con il suo corpo d'annata e pochi giorni dopo il XIII ed il XX vennero trasferiti alla 1" Divisione d'Assalto. Per sostituirli il Comando Supremo ordinò la costituzione di due nuovi reparti, LXIII e LXX, ciascuno dei quali ebbe come nucleo iniziale una compagnia tratta dal reparto d'assalto di marcia dell'annata. Anche questa situazione avrebbe avuto vita breve in quanto prima della fine del mese il LXIII venne trasferito al Corpo d'Assalto per essere sciolto trasferendo i suoi uomini al XXV ed al Reparto cl ' Assalto di Marcia A. 18

Comando Xll Corpo d' Armata, Reparti d'esplorazione e d'assalto, n" 805 Op. del 26 febbraio 191 8, AUSSME, Rep. B4, Racc. 9381 . 19 Il XII sarebbe passato alla 6" Armata nella seconda metà di settembre, il Corpo d'Armata d'Assalto a11'8" all' ini zio di ottobre. 2 Comando XXIll Corpo d'Annata, Stato Maggiore, Complementi per il 23° Reparto d'assalto (fiamme crernisi), n" 5880 de l 7 agosto 1918, AUSSME, Rcp. F-2, Racc. I 13, 5" e 9" Armata, V Reparto Assalto di Marcia. 21 XXIII Reparto d'Assalto, n° 747 R. del 3 settembre 1918, AUSSME, Rep. F-2, Racc. 11 3, 5" e 9'' Armata, V Reparto Assalto di Marcia. 22 Comando 6" Armata, Stato .Maggiore, Tra~f'erimen/o mili1ari al 6" riparto d'assalto, n° 17854 D. del 14 aprile 1918, AUSSME, F-2, Racc. 174, 6a Armata, VI Reparto d'Assalto di Marcia.

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All'irùzio di luglio il VI si trovò quindi a dover alimentare soltanto il Lll ed il LXX, dei quali peraltro il LII, costituito da alpini, aveva particolari esigenze di reclutamento. li 24 di quello stesso mese venne per ciò ridotto ad una sola compagnia, affidata al capitano Carlo Benedetti che aveva sostituito de Minerbi quando questi, all'atto della sua costituzione, era passato al comando del LXX. All'inizio di agosto la forza era di 28 ufficiali e 213 uomini di truppa ma ben presto, con l'arrivo di altre reclute della classe ' 900, il numero degli arditi in addestramento salì a 486, sufficienti a formare una seconda compagnia. Il l O settembre l'autorizzazione a procedere in tal senso fu richiesta al comando d'armata dal tenente colonnello Carlo Rossi, comandante del LII Reparto d'Assalto e da.li' inizio di agosto incaricato di svolgere anche le funzioni di comandante del raggruppamento dei reparti d'assalto della 6a Armata, curandone l'attiv ità adclestrativa e le problematiche cli natura ordinativa e logistica. Nel contempo, nel proporre cli riuni re le sezioni mitragliatrici di ogni reparto in una compagnia mitragliatrici, cli distribuire a titolo sperimentale qualche esemplare delle nuove nùtragliatrici leggere SIA e di dotare il raggruppamento di quattro cannoncini da 37 mm, Rossi sollecitò anche l'assegnazione cli una sezione lanciabombe Stokes23. La 6" Armata inoltrò i suoi suggerimenti al Comando Supremo, aggiungendo che i lanciabombe sarebbero stati consegnati non appena disponibili ed autorizzando il passaggio ad una struttura su due compagnie. Passato lo stesso l O settembre agli ordini del capitano Costanzo Manfredi, proveniente dal LXX, il VI Reparto cl' Assalto di Marcia, oltre ad inviare i complementi cli volta in volta richiesti, fornì al LII al cune sezioni cli armi d'accompagnamento. Così l' 11 settembre gli trasferì la 252a Sezione Lanciafiamme ed un'altra, la 237a, il 22 ottobre, nell'imminenza della Battaglia di Vittorio Veneto, insieme con una sezione mitragliatrici ed una pistole-mitragliatrici. In qualche modo, e sia pure con una piccola aliquota, il reparto ebbe quindi modo di essere impegnato in combattimento. Dopo l'armistizi o, il VI di Marcia fu dislocato dall'l 1 novembre a Vallonara, dove rimase fino al 15 genna.io 1919, quando si portò a Campo Jolanda, presso Santorso, nelle vicinanze di Schio, insieme con il LII ed il LXX. In questa località il reparto, che al 31 dicembre contava ancora 20 ufficiali e 4 I 6 uomini di truppa, fu sciolto il 31 gennaio 1919. L'ultima delle armate a dare attuazione alle direttive del 4 marzo fu la 7" che, costituita il 25 febbraio, diede vita il 22 marzo al Vll Reparto d'Assalto di Marcia, costituito a Malpaga su due compagnie24. Il reparto, che ·inizialmente comprendeva 5 ufficiali e 35 uomini provenienti dal XII Reparto d'Assalto, ma soprattutto 5 ufficiali e 374 uomini di truppa cli varia provenienza da selezionare ed addestrare, doveva alimentare i reparti XVII e XII, appartenenti ai due corpi d'armata, III e XIV, che si dividevano il fronte assegnato all'armata tra Io Stelvio ed il Lago di Garda 25. Raggiunta il 26 marzo la sede definitiva di Storo, il VII dì Marcia vi svolse senza particolari clamori il suo compito, producendo lo sforzo maggiore in giugno, quando si presentò la necessità di concorrere al completamento ciel III Reparto cl' A ssalto, da portare ad una struttura su tre compagnie, e di cedere contemporaneamente una compagnia al costituendo LXIV. L'organico si ridusse a non più di venti alpi nì ed ottanta fanti, ma con il trasferimento del LX IV al Corpo d'Armata d'Assalto l'impegno richiesto si ridusse al mantenimento a numero del III, unico reparto d'assalto rimasto alla 7" Armata. L'ordine di scioglimento arrivò il 19 novembre, con trasferimento del personale, ufficiali e truppa, al I Reparto d ' Assalto dì .Marcia. Per completare il quadro dei reparti d'assalto di marcia rimane eia esaminare il caso di quelli che furono costituiti ed operarono in seno alle grandi unità d'assalto. Alla fine del giugno 1918 i reparti d 'assai-

23 Comando Reparti d' Assalto 6" Armata, Organizzazione dei repani d'assalto, n° 190 R.S. del 1° settembre 1918, AUSSME, F-2, Racc. 174, 6" Armala, VI Reparto d ' Assalto di Marcia. 24 Comando 7" Armata, Stato Maggiore, n° 200 Ord. Mob. ciel 17 marzo 1918, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Uflìcio Ordinamento e Mobilitazione. 25 Il 20 maggio 1918 i due reparti d ' assalto avrebbero preso il numerale dei rispettivi corpi d'annata, di ventando l'uno il

III, l'altro il XIV.

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to LX, LXII, LXIII e LXIV appena costituiti furono sciolti utilizzandone il personale non solo per ripianare le perdite dei reparti inquadrati nel Corpo cl' Armata d'Assalto, ma anche per dar vita al Reparto d'Assalto di Marcia A, destinato a svolgere nei confronti di questi le funzioni di centro di formazione e di serbatoio di complementi addestrati . li reparto nacque il 27 giug no per trasformazione ciel LXII Reparto cl' Assalto, rinforzato eia personale proveniente dal LX, dal LXIJT e dal LXIV, e venne inizialmente strutturato su sei compagnie di due plotoni ciascuna e su due compagnie mitragliatrici26. Con la costituzione di una seconda divisione d'assalto, avvenuta in quegli stessi giorni, ed il consol idarsi della struttura del corpo d'annata, .il reparto venne diviso in due, ciancio vita ai reparti d'assalto di marcia X ed XI con centro di mobilitazione il deposito del 66° Reggimento Fanteria a Reggio Emilia. Entrambi erano articolati su tre compagnie di istruzione alle quali, secondo l'ordinamento fissato il 3 luglio dal Corpo d'Armata d'Assalto, il X affiancava una compagnia smistamento e I'XI una compagnia specialistì27. Le loro funzioni consistevano nell' accogliere i complementi, provvedere a vestirli, equipaggiarli ed armarli, curarne l'istruzione ed il successivo invio ai reparti di prìnra linea, secondo le disposizioni èmanate di volta in volta dal comando di corpo d 'armata, comunicando le conseguenti yifrìazioni mati-ico1ari28 . In questa organizzazione un ruolo particolare aveva la compagnia smistament9.; ché aveva ìl compito di valutare l'idoneità cli ufficiali e tr~1ppa a far parte di un reparto d'ass4}to, smi~t;ndo gli idonei ad una delle sei compagnie d'istruzione e predisponendo rinvio degli altr1 ad un re11arto di marcia della 9• Armata. Dalla compagnia sm istamento, secondo la stessa procedura, dovevano passare anche i miUtari destinati alla compagnia specialisti, in cui dovevano essere raccolti quanti, già istruiti o da istruire, erano destinati a servire come complementi per le sezioni nùtragliatrici, pistole-mitragliatrici, lanciafiamme, lanciabombe e cannoncini da 37 mm. Accanto al X ed all'Xl venne costituito un Reparto Bersaglieri di Marcia, con una compagnia bersaglieri cli istruzione, due compagnie bersaglieri ciclisti ed una compagnia mitraglieri ciclisti, chiamato ad alimentare i battaglioni bersaglieri inseriti nell'organico delle due divisioni d' assalto. Per formarlo furono utilizzati i resti dei quattro battaglioni bersaglieri ciclisti più provati nella battaglia di giugno, vale a dire il II, il VI, il IX ed il X. L'insieme cli questi provvedimenti decisi dal comandante del Corpo cl' Armata d'Assalto, tenente generale Francesco Saverio Graziali, venne· approvato dal Comando Supremo nel g iro d i pochi giorni, sia pure ccm qualche modifica. Il 7 luglio un telegramma firmato da Badoglio dispose la costituzione di un Gruppo d'Assalto di Marcia, articolato nei due reparti X ed XI ed un Battaglione di Complementi Ciclisti29 . Oltre a stabilire la creazione di un livello cli comando sovraordinato, queste direttive lasciavano variabile il numero delle compagnie di istruzione dei due reparti d'assalto di marcia ed assegnavano al X sia la compagnia smistamento, incaricata della selezione iniziale, che la compagn ia specialisti, comprendente gli elementi specializzati. Il Battaglione Complementi Ciclisti, con centro di mobilitazione il deposito del 2° Reggimento Bersaglieri, veniva ad essere composto da due compagnie ciclisti d ì cento uomini ciascuna, una compagnia mitraglieri ciclisti ed un nucleo bersaglieri ciclisti appiedato. Le diverse unità vennero sparpagliate a sud cli Vicenza, dove si trovava raccolto il grosso del corpo q' armata. La sede del comando di gruppo si insediò così a Case De Benedetti, in località Bosco di Nanto, con il X a Villaganzerla, l' XI ad Arlesega ed il battaglione bersaglieri a Barbarano Vicentino30 . 26 Comando Corpo d'Armata A,

Scioilimento dei reparti d'assai/o 60°, 63°, 64°, n° 740 Mob. del 27 giugno J 918, AUSSME, Rep. B-4, 1° Divisione d' Assalto, Scioglimento e costituzione reparti. 27 Comando del Corpo d'Armata d 'Assalto, Stato Maggiore, Riparti Bersaglieri e d'Assalto di Marcia, n° 1361 Ris. Spcc. del 3 luglio 1918, AUSSME, Rep. B-4, l" Divisione d'Assalto, Scioglimento e costituzione reparti. 28 I militari che transitavano per i reparti di marcia erano soltanto aggregati e solo l'invio al reparto di prima linea s ignificava un trasferimento effeuivo. Il reparto di marcia doveva quindi comunicare la variazione matricolare sia al centro di mobilitazione di provenienza che a quello di destinaz ione. 29 Comando Supremo, Uflìcio Ordinamento e M.obilitazionc, n° 17455 R.S. ciel 7 luglio 1918, AUSSME, Rep. B-4, Racc. 3015, 1• Divisione d'Assalto, Costituzione e scioglimento reparti. 30 A Barbarano Vicentino si trovava anche il nucl.e o bersaglieri per la formazione di Sezioni Motomitragliatrici.

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Questa organizzazione operò durante l'estate e venne modificata soltanto nelle ultime settimane di guerra. Il 25 settembre, con la costituzione di una compagnia complementare presso ciascuna divisione, la compagnia smistamento, che aveva assunto anche le funzioni della compagnia specialisti venne soppressa. I militari destinati alle sezioni lanciafiamme avrebbero potuto perfezionare il loro addestramento presso un distaccamento della Scuola Lanciafiamme costituito presso il Corpo d' Amrnta d'Assalto, e lo stesso avrebbero fatto i mitraglieri presso il battaglione ciclisti di marcia, al quale sarebbero stati temporaneamente assegnati a questo scopo. Infine, nei giorni della Battaglia di Vittorio Veneto ed a far data dal 29 ottobre, il gruppo venne riorganizzato in raggruppamento, con due gruppi d'assalto di marcia, X ed XI, ottenuti per trasformazione dei reparti preesistenti e struttur~ti ognuno su tre battaglioni di tre compagnie ciasctmo, ad eccezione del terzo che aveva anche una compagnia mitraglieri ed una sezione lanciabombe Stokes 31 . L'intera struttura dei reparti di marcia del corpo d'armata d'assalto scomparve con lo scioglimento di questo il 27 novembre 1918.

31 Al

X Gruppo d'Assalto di Marcia faceva capo anche il Battaglione Speciale "A" costituito per speri mentare un nuovo modello di bauaglione di fanteria.

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Monte Zugna, le tombe di due ufficiali del I Reparto cl ' Assalto dì Marcia, caduti nell'azione del 23 maggio 19 18 (MGR)

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Appendici



REPARTI D'ASSALTO DECORATI AL VALOR MILITARE

I O Gruppo d'Assalto ( 1a Divisione d'Assalto) Medaglia di Bronzo al Valor Militare Già ricco di onore militare per la condotta tenuta nei giorni in cui Treviso e Vicenza furono salvate dal più puro e ostinato eroismo (giugno 19.18), nell'ora della riscossa (26 ottobre 1978) balzò fremente al di là del Piave e si slanciò, con magn(fico impeto, contro le formidabili posizioni avversarie, ampliando, con successivi attacchi e con ardita manovra, la testa di ponte inizialmente aperta dall'avanguardia della divisione. Difronte a fieri e reiterati contrattacchi nemici, resi ancora più gravi dall'isolamento oltre il fiume, resistette con eroica fermezza e generoso tributo di sangue. Ripresa l'avanzata in seguito al passaggio dei corpi laterali, si slanciò sui nuovi obiettivi, sviluppando, con luminoso ardimento, ulteriori e deJìnitive manovre su Vittorio Veneto. Piave, giugno-ottobre 1918.

2° Gruppo d'Assalto (1 a Divisione d'Assalto)

Medaglia di Bronzo al Valor Militare Già ricco di onore militare per la condotta tenuta nei giorni in cui Treviso e Vicenza furono salvate dal più puro e ostinato eroismo (giugno 7918), nell'ora della riscossa (26 ottobre 1918) balzò ji-emente al di là del Piave e si slanciò, con magn(fico impeto, contro le formidabili posizioni avversarie, ampliando, con successivi attacchi e con ardita manovra, la testa di ponte inizialmente aperta dall'avanguardia della divisione. Di.fronte a fieri e reiterati contrattacchi nemici, resi ancora più gravi dall'isolamento oltre il.fiume, resistette con eroica fe1:mezza e generoso tributo di sangue. Ripresa l'avanzata in seguito al passaggio dei corpi laterali, si slanciò sui nuovi obiettivi, sviluppando con luminoso ardimento, ulteriori e definitive manovre su Vittorio Veneto. Piave, giugno-ottobre 1918.

3° Gruppo d'Assalto (la Divisione d'Assalto) Medaglia d' Argento al Valor Militare Lanciandosi arditamente sulla riva sinistra del Piave, ne travolse le .formidabili d{fese, spingendosi sino alle artiglierie avversarie che conquistò dopo cruentissima lotta. Resistette, benché isolato, su due fronti, a fieri e ripetuti contrattacchi. Ripresa l'avanzata, si slanciò sui suoi obiettivi, sviluppando, con magnifico ardimento, le ulteriori e de.flnitive fasi della manovra. Piave, ottobre 1918.

II Reparto d'Assalto Medaglia d'Argento al Valor Militare Durante la grande offensiva tedesca del luglio 1918, combattendo con magnifico slancio, portò mirabile concorso nel rendere incrollabile la difesa delle posizioni qffidate alle truppe italiane, ristabilendo, coi suoi vigorosi ed instancabili contrattacchi, la situazione tre volte compromessa. Nel periodo della controffensiva, con impeto travolgente. penetrava nelle linee nemiche, conquistando da solo una munitissima posizione e catturando numerosi prigionieri, mitragliatrici, cannoni. Reims - Francia, 15 - 25 luglio 1918. Croce di Guen-a con Palme (francese), concessa in riconoscimento de) valore e della tenacia dimostrate nel luglio 1918.

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VI Reparto d'Assalto Medaglia di Bronzo al Valor Militare Forte ed agguerrito, partecipò con tenacia e valore a tre azioni successive, dando efficace contributo di eroismo e di sangue alla radiosa vittoria delle armi d'Italia. Monte Grappa, 15 giugno e 15 luglio 1918, 16-17 settembre 1918.

IX Reparto d'Assalto Medaglia cl' Argento al Valor Militare Per irrefrenabile audacissimo impeto onde di un solo halzo raggiunse sanguinosamente formidabili importanti posizioni. Col Moschin, 15 giugno 1918; Col della Ben-etta, 26 ottobre 1918.

XI Reparto d'Assalto Medaglia di Bronzo al Valor Militare Con alto valore degno della sua recente ma fulgida storia, offrì alla vittoria .finale il valido contributo della sua indomita energia, della sua abnegazione e del suo irresistibile slancio. Piave - riva sinistra, 26 ottobre - 2 novembre 1918.

XVIII Reparto cl' Assalto Medaglia cl' Argento al Valor Militare Con ardente valore e .fulmineo impeto raggiunse la vetta di M. Pertica spianando alle colonne di attacco la via della /vittoria; con fiera tenacia concorse poi a re.\pingere i reiterati sanguinosi contrattacchi del nemico. Monte Pertica, 25-27 ottobre 1918.

XX III Reparto cl ' Assalto Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare cli Savoia Medaglia d'Oro al Valor Militare Si slanciò con impeto fulmineo su colonne nemiche irrompenti dal Piave, inchiodandole in una improvvisata linea difensiva per ben cinque giorni di mischie.furibonde e sanguinose. Richiamato poco dopo nella lotta, vi tornava con abnegazione sublime, dando validissimo con.tributo alla riconquista di Capo Sile. Logoro, ma non domo, rinserrava successivamente le sue diradate file in un ferreo nucleo di volontari, che il suo nome riportavano sull'ardente campo di battaglia conquistandovi un formidabile caposaldo. Piave- Capo Sile- Cà ciel Bosco, 15 giugno-5 luglio 1918.

XXIV Reparto d'Assalto CX Reparto d'Assalto dal 20 maggio 1918) Medaglia di Bronzo al Valor Militare Con tenacia, abnegazione e valore, in due giorni di aspra e sanguinosa lotta, riconquistava importanti posizioni, man.tenendone saldamente il possesso contro i ripetuti violenti contrattacchi di soverchianti forze nemiche. Monte Melago, 24-25 dicembre 1917.

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XXVI Reparto d'Assalto Medaglia di Bronzo al Valor Militare Con arditi impetuosi atlacchi contro il soverchiante imbaldanzito nernico, concorreva ad infrangerne l'impeto ed a sbarrargli lo sbocco di Nervesa. Irresistibile nello slancio, tenace nella resistenza, per otto giorni diede continue prove di forti virtù militari. Montello, 16-23 giugno 1918.

XXVII Reparto d'Assalto Medaglia di Argento al Valor Militare Rompendo con assalto travolgente un tratto considerevole della linea nemica, e conquistando otto pezzi di artiglieria e numerose mitragliatrici, concorreva in modo decisivo a ristabilire, in un settore gravemente compromesso, La situazione. Arrestandosi sulla Linea prescrittagli, la mantenne con tenacia e valore contro violenti e ripetuti contrattacchi dell'avversario, nonostante le gravissime perdite subite. Montello, Casa Bianca, 15- 19 giugno 1918.

XXVlll Reparto cl' Assalto Medaglia cli Argento al Valor Militare Per le prove innumerevoli di ferrea tenacia e di ardente valore date nei combattimenti del giugno, luglio e ottobre 1918 sul Piave, infrangendo soverchianti violentissimi attacchi avversari e travolgendo.forti difese, a prezzo di generosi sacr(fizi di sangue. Villa Premucla, 16- 17 giugno 1918; Cà del Bosco, luglio 1918; Romanziol, 29-30 ottobre 1918.

XXIX Reparto cl' Assalto Medaglia di Bronzo al Valor Militare Ardito, irresistibile nello slancio, tenace nella resistenza, con .frequenti azioni in Val Lagarina rese utili servizi, mantenendo in orgasmo il nemico, infZiggendogli gravi perdite e catturandogli numerosi prigionieri. Dosso Alto Zures, 3 agosto 1918; Marco-Adige-Trento, 2-3 novembre 1918.

LXXII Reparto d'Assalto Medaglia d'Argento al Valor Militare Passò a viva forza il Piave nella Zona più aspra e maggiormente difesa, conquistando, a prezzo di gravi sacrifici di sangue, importanti posizioni sull'altra riva del.fiume. Con impetuoso valore partecipò poscia all'inseguimento del nemico, dando valido contributo alla vittoria. Falzè di Piave, Pieve di Soligo, Solighetto; Ponte delle Alpi, Belluno, 24 ottobre - 3 novembre 1918. Per quanto non propriamente reparti d'assalto, in virtù del fatto che furono inquadrati nelle due divisioni d'assalto, ed in considerazione del testo delle relative motivazioni, è doveroso ricordare anche due decorazioni concesse ai battaglioni bersaglieri ciclisti III ed XL

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III Battaglione Bersaglieri Ciclisti (l a Divisione d'Assalto, 29 giugno 1918 - 15 giugno 1919) Medaglia d'Oro al Valor Militare Con audacia indomabile si affermava su posizioni asprissime, a prezzo di un immane sacrificio di sangue. Con la sua virtù e la suafede rinnovellò nel durissimo travaglio le sueforze, sì che nell'ora dell'assalto schiantò e travolse d'un solo impeto le formidabili difese nemiche. (Vermegliano, 19-21 luglio 1915; Monte Sei Busi, 28-29 luglio 1915; Quota 85 ad est di Monfa�cone, 6 agosto 1916). Si oppose con audaci azioni di retroguardia all'avanzata nemica dell'ottobre 1917 e diede largo tributo di sangue sul Piave du­ rante la prima resistenza su quel fronte e nella difesa del giugno 1918. Si distinse per slancio ed ardimen­ to nella battaglia di Vittorio Veneto. ( ottobre - novembre 1918). XI Battaglione Bersaglieri Ciclisti (2" Divisione d'Assalto) Medaglia d'Argento al Valor Militare Con indomita audacia ed irresistibile slancio irruppe nelle trincee nemiche di quota 85 sino allora invano attaccate, mantenendole con audace valore contro i furenti contrattacchi nemici pur con forze assottiglia­ te dalla lotta sanguinosa. (Monfalcone, 6 agosto 1916). Incaricato di aggirare la stretta di Serravalle, riusciva ad avere ragione di soverchianti forze nemiche fortemente trincerate, catturando prigionieri, mitragliatrici e cannoni. (Revine Lago, 30 ottobre 1918).

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LE MEDAGLIE D'ORO AL VALOR MILITARE

Tenente Ruggero De Simone, Monte Piana, 22-23 ottobre 1917 (V, poi XXVII Repa1to d'Assalto) Sottotenente Lamberto De Bernardi, GalUo, 1O novembre 1917 (XVI, poi XXV Reparto d'Assalto) Tenente Arduino Polla, Ponte di Vidor, Monfenera, Monte Asolone, 1O novembre - 20 dicembre 1917 (VIIl, poi VI Reparto d'Assalto) Tenente Carlo Sabatini, Monte Corno, 13 maggio 1918 (III, poi V Reparto d'Assalto) Sottotenente Sante Dorigo, Zugna Torta, 23 maggio 1918 (XXIX Reparto d'Assalto) Sottotenente Leopoldo Pellas, Capo S ile, 26 maggio 1918 (XXIII Reparto d'Assalto) Tenente I vo Lollini, Sovilla - Casa Pin, 16 - 18 giugno 1918 (XXVI Reparto cl' Assalto) Sottotenente Giuseppe Albertini, S. Pietro Novello - Fosso Palombo, 17 - 19 giugno 1918 (XXV Reparto d'Assalto) Caporale Attilio Verdirosi, Losson - Basso Piave, 19 giugno 1918 (XXIII Reparto d'Assalto) Aiutante di Battaglia Soccorso Saloni, Losson - Basso Piave, 19 giugno 1918 (XXIII Reparto d'Assalto) Capitano Ettore Viola, Monte Grappa, 16 - 17 settembre 1918 (VI Reparto d'Assalto) Soldato Ciro Scianna, Monte Asolane, 24 giugno 1918 (IX Reparto d'Assalto) Sottotenente Alessandro Tandura, Piave -Vittorio Veneto, agosto - ottobre 1918 (XX Reparto d'Assalto) Capitano Vittorio Leo nardi, Monte Pertica, 25 ottobre 19 l 8 (XVIII Reparto d'Assalto) Sottotenente Dario Vitali, Monte Asolone - Col della Berretta, 25 ottobre 19 J 8 (IX Reparto d'Assalto) Tenente Mario Ponzio di San Sebastiano, Monte Pertica, 25 ottobre 1918 (XVIII Reparto d'Assalto) Brigadiere Generale Oreste De Gaspari, Falzé di Piave, 27 - 28 ottobre 1918 (1° Raggruppamento d'As­ salto) Sottotenente Angelo Parrilla, Castello di Susegana, 29 ottobre 1918 (VI Reparto d'Assalto) Tenente Maurizio Zanfarino, Monte Asolone - Col della Berretta, 29 ottobre 1918 (IX Reparto d'Assalto) Sottotenente Giulio Lusi, Grisolera, Basso Piave, 30 ottobre 1918 (XXVI Reparto d'Assalto) -801-


Aspirante ufficiale Carlo CITARELLA - S. Gervasio (UD) 4 novembre 1918 (221° Reggimento Fanteria "Jonio") Aspirante ufficiale Bruno DANERO - Vertoìba Inferiore 20 agosto 1917 (256° Reggimento Fanteria "Bergamo") Aspirante ufficiale Garibaldi FRANCESCHl - Castegnivizza 23-24 maggio 1917 (138° Reggimento Fanteria "Barletta") Aspirante ufficiale Federico GRIFFEO - Jamiano 23-25 maggio 1917 (11 ° Reggimento Bersaglieri) Caporale Biagio LAMMOGUA - Castagnevizza 8 giugno 1917 (154° Reggimento Fanteria "Novara") Tenente Giuseppe MANCINO - Nervesa 18-19 giugno 1918 (3° Reggimento Fanteria "Piacenza") Maggiore Achille MARTELLI - Carso dicembre 1915 - Monte Grappa novembre 1918 (10° Reggimento Fanteria "Regina") Tenente Vittorio MONTIGLJO - Italia giugno 19 17 - Albania gi ugno 1920 (7° Reggimento Alpini) Aiutante di battaglia Giuseppe PAGGI - Ca' del Bosco (Piave) 18 giugno 1918 (4° Reggimento Bersaglieri) Sottotenente Alberto RIVA VILLASANTA - Piave, Livenza, Tagliamento novembre 1918 (8° Reggimento Bersaglieri) Aiutante di battaglia Elia ROSSI PASSAVANTI - Hermada settembre 1916 - Grappa 2 ottobre 1918 (VI Reparto d'Assalto) Caporale Giuseppe SILICANI - Dosso Faiti 23-25 ottobre 1917 (69° Reggimento Fanteria) Soldato Gian Luigi ZUCCHI - Case Ruggì, Val Sasso 28 gennaio 1918 (8° Reggimento Alpini)

Mentre le motivazioni di tutti gli altri sono riportate nei capitoli monografici dedicati ai loro reparti, così è, a causa della loro posizione o del loro ruolo, per De Gaspari e Tandura. De Gaspari, nato a Potenza nel 1864 e proveniente dalla Scuola Militare di Modena da cui era uscito nel 1883 con i gradi di sottotenente, aveva alle spalle un lungo passato di soldato che lo aveva visto prendere parte alle operazioni in Cina contro i Boxers nel 1900 e durante la guerra comandare ìn successione il II Battaglione del 2° Reggimento Bersaglieri, il 138° Reggimento Fanteria ed il 14° Reggimento Bersaglieri. Gravemente ferito ad una gamba e mutilato alla mano sinistra il 6 luglio 1916 a Monte Zebio, era rimasto lontano dal fronte per oltre un anno. Rientrato in servizio nel gennaio 1918 ebbe il comando della Brigata Como che tenne fino a quando, in settembre, promosso brigadiere generale, non venne chiamato a guidare il I O Raggruppamento cl' Assalto. Già decorato di medaglia d'argento per le azion.i sull 'Altopiano di Asiago del maggio - luglio 1916, di medaglia di bronzo per l'azione di M. Sei Busi nel novembre 1915, quando era al comando del 138° Reggimento Fanteria, e di croce di guerra per il ruolo avuto quale comandante della Brigata Como nella difesa del Grappa durante la Battaglia del Solstizio, il brigadiere generale Oreste De Gaspari ebbe la medaglia d'oro al valor militare per il contributo dato con le sue truppe alla vittoriosa OO{l

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conclusione della Battaglia di Vittorio Veneto, con una motivazione nella quale riecheggia il racconto di quelle ore decisive oltre il Piave, quando la 1a Divisione d ' Assalto in-uppe nella piana di Sernaglia: Comandante di due gruppi d'assalto rinforzati con elementi cl' artiglieria e genio, li condusse risolutamente al di là del Piave e raggiunse con precisa manovra gli obiettivi assegnatigli. Durante un grave contrattacco nemico, spiegò la più grande energia, manovrando con la più gran.de opportunità le provate sue truppe. Nel momento più critico, quando maggiormente ferveva la lotta, fu alle sue schiere simbolo di indomito eroismo e inflessibile forza di comando. Dominate con fermissimo imperio le sanguinose vicende del combattimento, non appena possibile riordinò le truppe per la ripresa dell'attacco, che condusse a completo compimento. l suoi arditi, nella gioia della vittoria, provwvno lafi.erezza più grande alla quale potessero aspirare: quella di vedere impersonati nel lmv comandante il valore insigne ed i.fitlgori di eroismo che la battaglia aveva richiesti. Falzè cli Piave, 27 - 28 ottobre 1918. Alessandro Tandura nacque a Vittorio Veneto nel 1893 e queste sue origini furono determinanti nel farlo scegliere per un compito molto particolare. Entrato in guerra come volontario nelle file del .1 ° Reggimento Fanteria, ferito il I O luglio sul Podgora e dichiarato inabile alle fatiche di guerra, era tornato volontariamente in linea nel settembre 1916 con la 333a Compagnia Mitragliatrici. Promosso sergente, frequentò il corso allievi ufficiali di complemento presso il 220° Reggimento Fanteria e nell' aprile del 1917 ebbe i gradi da sottotenente. Passato al 153° Reggimento Fanteria, con il quale combatté nell'Undicesima Battaglia dell'Isonzo e durante il ripiegamento sul Piave, ottenne il trasferimento al XX Reparto d'Assalto, poi Xl Nell'agosto del 1918, su richiesta dell' Ufficio Informazioni dell' 8" Armata, accettò di farsi paracadutare nelle province invase e cli sfruttare la sua conoscenza dei luoghi e delle persone per svolgervi attività di informatore e di organizzatore di nuclei di resistenza. Questa particolare vicenda è riassunta per sommi capi nella motivazione della sua medaglia d ' oro al valor militare: Animato dal più ardente amor di Patria, si offriva per compiere una missione estremamente rischiosa: da un aeroplano in volo si faceva lanciare con un paracadute al di là delle linee nemiche nel Veneto invaso, dove, con alacre intelligenza ed indomito sprezzo di ogni pericolo, raccoglieva nuclei di ufficiali e soldati nostri dispersi, e, animandoli con il p1vprio coraggio e con la propria fede, costituiva con essi un servizio di informazioni che riuscì di preziosissimo ausilio alle operazioni. Due volte arrestato e due volte fuggito, dopo tre mesi di audacie leggendarie, integrava l'avveduta e .feconda opera sua, ponendosi arditam.ente alla testa delle sue schiere di ribelli e con esse insorgendo nel momento in cui si delineava la ritirata nemica, ed agevolando così l'avanzata vittoriosa delle nostre truppe. Fulgido esempio di abnegazione, di cosciente coraggio e di generosa, in.tera dedizione di tutto se stesso alla Patria. Piave, Vittorio Veneto, agosto - ottobre 1918.

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CITAZIONI SUL BOLLETTINO DI GUERRA DEL COMANDO SUPREMO

Seguono alcuni stralci del Bollettino di Guerra dal novembre 1917 al novembre l 918.

Bollettino di guerra n. 901 del C.do Supremo

11 novembre 1917

All'alba di ieri, dopo preparazione di artiglieria cominciata la sera precedente, il nemico, oltrepassata la nostra linea di osservazione nei pressi di Asiago, attaccò retrostanti posti avanzati di Gallio e di M. Ferragh (q. 1111) riuscendo dopo viva lotta ad impadronirsene. Il XVI riparto d'assalto e riparti delle brigate Pisa (29°-30°), Toscana (77°-78°) e del 5° Reggimento Bersaglieri con successivo risoluto contrattacco riconquistarono le posizioni ricacciando l'avversario e facendo un centinaio di prigionieri. Una avanguardia nemica spintasi fino all'abitato di Tezze in Val Sugana venne prontamente attaccata e catturata( ... ).

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Bollettino di guerra n. 903 del C.do Supremo

13 novembre 1917

Sull'altipiano di Asiago, la notte sul 12, il nemico con rinnovate maggiori forze ritentò l'attacco sulla fronte Gallio-M. Longara-Meletta di Gallio. Dopo asprissima lotta l'avversario, in un definitivo contrattacco venne respinto con gravissime perdite. Si distinsero per grande levatura validamente sostenuti dalle artiglierie di tutti i calibri il 9° Reggimento fanteria (brigata "Regina") e il battaglione alpini "Verona". Nel pomeriggio di ieri intensi movimenti nemici a preparazione di nuovo attacco vennero efficacemente battuti dalle nostre artiglierie ed arrestati. Presso Camona (est di Asiago) il XVI riparto d'assalto attaccò un Iiparto nemico catturandolo e liberando nostri militari fatti prigionieri in azioni precedenti (... ).

Bollettino di guerra n. 909 del C.do Supremo

19 novembre 1917

A sud di Quero, poderose forze nemiche attaccarono le nostre linee su Monfenera-M. Tomba. , Nella pianura la vigilanza delle nostre truppe tra le quali per il valore dimostrato negli scorsi giorni meritano ancora speciale menzione i battaglioni bersaglieri 64°-68°-69°, nella zona di Fagarè; il XXI battaglione d'assalto e riparti della brigata "Granatieri" (1 ° e 2°) e "Catania" (145°-146°), nell'ansa di Zenson, ha impedito al nemico di rinnovare qualsiasi tentativo di passaggio del Piave( ... ).

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Bollettino di guerra n. 981 del C.do Supremo

30 gennaio 1918

Valorose truppe della Zona degli Altipiani hanno felicemente coronata l'azione da esse iniziata il giorno 27 ad est di Asiago, strappando al nemico munite posizioni ad occidente di Val Frenzela. Conquistati fin dal giorno 28 e mantenuti con grande valore il Col del Rosso ed il Col d'Echele, premuto e sospinto l'avversario nella regione di Sasso Rosso, ributtati all'a1111a bianca i numerosi suoi contrattacchi nella giornata di ieri il successo venne ampliato con l'espugnazione del Monte Valbella. Fortissime furono le perdite inflitte al nemico che ebbe due divisioni quasi completamente distrutte, notevole il bottino di guerra. Durante le azioni dei giorni 28 e 29 l'eroica brigata "Sassari" ( ... ) i reparti di assalto I-II-XVI, la IV brigata bersaglieri (14° e 20°) ( ... ) assolsero magnificamente il loro compito e furono all'altezza del loro nome e delle fulgide tradizioni( ... ).

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Bollettino di guerra n. 1098 del C.do Supremo

27 maggio 1918

Nella regione del Tonale i nostri alpini, combattendo in mezzo a difficoltà di terreno rese asprissime dai ghiacci e dall'accanita resistenza nemica, hanno consacrato con la vittoria l'alba del quart' anno della nostra guerra: l'operazione, iniziata il giorno 25, è proseguita ininterrottamente nella notte sul 25 e nella giornata di ieri. La cima del Zongolon (3040 m) col sottostante costone delle Marocche; la cima Presena (3069 m), quattro volte attaccata con estrema bravura la Conca dei Laghi di Presena; \1 passo del Monticello (2550 m) ed il coston~ ad oriente di esso vennero strappati al nemico e sono in nostro possesso. Le nostre truppe mostrarono tutte grande ardimento e valore: meritano speciale menzione il III riparto d'assalto ed i battaglioni alpini "Cavento", "Edolo" e "Mandrone". Le perdite inflitte all'avversario sono gravi, l'ammirevole cooperazione delle artiglierie e lo slancio dell'attacco hanno reso assai lievi quelle subite da noi. ( ... ).

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Bollettino di guerra n. 1120 del C.do Supremo

18 giugno 1918

Nella regione del Grappa respingemmo attacchi parziali ed eseguimmo riusciti colpi di mano. Venne preso un centinaio di prigionieri. In fondo Val Brenta e ad oriente della val Frenzela puntate nemiche furono prontamente arrestate. Al margine orientale dell'altopiano di Asiago truppe nostre strapparono all'avversario il Pizzo Razea e le alture a sud-est di Sasso prendendo circa 500 prigionieri; riparti nostri e del contingente francese attaccarono frontalmente, guadagnando terreno, il costone di Costalunga e vi catturarono alquanti nemici. Il cotegno delle truppe nostre ed alleate nella battaglia è ammirevole. Dallo Stelvio al mare ognuno ha compreso che il nemico non deve assolutamente passare; ciascuno dei nostri bravi che difendono il Grappa ha sentito che ogni palmo dello storico monte è sacro alla Patria. Per le grandi giornate del 15 e 16 giugno( ... ), meritano speciale menzione ad esponente del valore di tutti gli altri reparti;( ... ) il IX riparto d'assalto, i battaglioni alpini (... ).

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Bollettino di guerra n. 1121 del C.do Supremo

19 giugno 1918 - ore 13

Sul Piave la mattinata di ieri fu calma, ma nel pomeriggio la battaglia divampò ancora furiosa. I nuovi tentartivi nemici di passare sulla riva destra da S. Andrea a Candelù furono tutti respinti. Sugli argini del fiume tra Candelù e Fossalta la strenua difesa dei nostri mise a dura prova l'avversario il cui impeto si infranse di fronte all'incrollabile bravura delle nostre fanterie. Egualmente intensa ma su fronte più vasto la lotta imperversò nel settore FossaltaSud est di Meolo Nord di capo Sile. L'avversario, incalzato da noi, si difese disperatamente e ad ogni passo il terreno è stata teatro di epica lotta( ... ). La 1a Divisione d'assalto e la 31a Divisione di fanteria, le brigate Volturno (217°2180) e Caserta (267°-268°) hanno ben meritato l'onore di speciale citazione( ... ).

Bollettino di guerra n. 1123 del C.do Supremo

21 giugno 1918

Sul Montello nella giornata di ieri la pressione avversaria è continuata forte, ma venne ovunque contenuta dalle nostre truppe che, contrattaccando, riguadagnarono terreno. Tentativi nemici d'avanzata verso occidente e verso sud animarono particolarmente la lotta ad oriente della linea Casa Gheller-Bavaria e nei pressi della stazione di Nervesa. Nella lotta che da più giorni si combatte su l)' aspro terreno del Montello, si sono particolarmente distinte, oltre la bligata Pisa, le brigate di fanteria Aosta (5 ° e 6°) e Mantova (113° e 1 14°) ( ... ) il XXVI e XXVII riparto di assalto( ... ).

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Bollettino di guerra n. 1128 del C.do Supremo

25 giugno 1918

Nella giornata di ieri le valorose truppe della 3a Armata, vinte ed obbligate alla resa le estreme retroguardie nemiche, hanno rioccupato completamente la riva destra ciel Piave, catturando 18 ufficiali e 1607 uomini di truppa( ... ). ( ...) Fra il Sile ed il Piave, continua l'azione brillantemente iniziata dagli arditi marinai del battaglione Caorle, abbiamo allargata la nostra occupazione( ... ). Per l'ardita condotta tenuta nella lotta sul Piave meritano particolare citazione i reggimenti di fanteria 222° ( ... ) ed il XXIII reparto d'assalto( ... ).

Bollettino di guerra n. 1169 de] C.do Supremo

4 agosto 1918

A sud di Nago, il nostro XXIX reparto d'assalto, riconfermando la sua fama di ardire e di valore, ha strappato ieri di sorpresa al nemico la q. 703 di Dosso Alto, dove il 15 giugno ultimo scorso l'avversario, dopo violenta preparazione di artiglieria, è riuscito a mettere piede ed a mantenersi a costo di gravi perdite. L'occupazione venne prontamente consolidata sotto l'efficace protezione delle artiglierie. Grossi nuclei avversari, annidati in caverne tentarono vivaci resistenze locali, ma vennero sopraffatti. Il nemico subì sensibili perdite ed ebbe catturati 4 ufficiali, 172 soldati e rilevante quantità di armi e materiali bellici( ... ).

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Bollettino di guerra n. 1252 del C.do Supremo

26 ottobre 1918

Nella regione nord occidentale del massiccio del Grappa, i combattimenti, ripresi all'alba sono continuati l'intera giornata. Sul terreno da noi conquistato il giorno precedente, la lotta ha fl uttuato accanita, ma alla fine la tenacia delle brave truppe della 4a Armata ha avuto ragione dei disperati contrattacchi nemici ed il possesso delle contese posizioni è stato mantenuto ed in più tratti ampliato ( ... ). ( ... ) Il IX reparto d'assalto si è particolarmente distinto. Alla brigata Pesaro, al XVIII e XXIII reparto d'assalto spetta il merito di avere compiuto la difficile conquista del M. Pertica formidabilmente apprestato a difesa dall ' avversario (... ).

Bollettino di guerra n. 1258 del C.do Supremo

30 ottobre 1918 - ore 12.00

La nostra offensiva ( ... ) iniziata nella notte del 24 nella regione del Grappa ed estesa il 26 al medio Piave si è ieri ampliata verso sud( ... ). , Dal Brenta al mare è un solo ed ampio fronte di battaglia sul quale combattono tenacemente i tre quarti dell'esercito italiano affratellati al valoroso XIV C.A. britannico, con una gagliarda divisione francese e col giovane ed ardito 332° rgt. di fanteiia americana( ...). ( ... ) L'8a armata ha occupato lo stretto di Pollina, ha raggiunto Vittorio e combatte a nord di Conegliano( ... ). ( ... ) La ia divisione d'assalto e la brigata Cuneo (7° e 8°) "la costantissima" per il valore e la fermezza dimostrati nei giorni 27 e 28, meritano speciale menzione( .. .).

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Bollettino di guerra n. 1260 del C.do Supremo

31 ottobre 1918

Il successo delle nostre armi si delinea grandioso. Il nemico è in rotta ad oriente del Piave e riesce stentatamente a contenere la incalzante pressione delle nostre truppe sulla fronte montana. Nella pianura e sulle Prealpi Venete le nostre armate puntano inesistibilmente sugli obiettivi loro assegnati. Le masse avversarie s'incanalano tumultuariamente nelle valli montane e cercano di saggiare i passaggi del Tagliamento. Prigionieri, cannoni, materiali, magazzini e depositi pressocché intatti cadono nelle nostre mani ( ... ). (... ) La brigata Campania (135° e 136°), la VI brigata Bersaglieri (8° e 13°), l'XI repmto d'assalto hanno meritato l'onore di particolare citazione ( ... ).

Bollettino di guerra n. 1264 del C.do Supremo

2 novembre 1918

Nella pianura le divisioni di cavalleria agli ordini di S.A.R. il Conte di Torino, superate ostinate resistenze nemiche hanno occupato Pordenone e sorpassato il Cellina e il Meduna. Più a sud la 10a e la 3a armata, ripresa l'avanzata, proseguono verso oriente. Per l'ordinamento e lo slancio dimostrato hanno meritato l'onore della citazione l'intera 23a divisione, il reggimento di R. Marina ed il XXVI Reparto d'Assalto appartenente alla 3a Armata( ... ).

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Bollettino di guerra n. 1266 del C.do Supremo

3 novembre 1918

La 7a e la 1a Armata sono entrate nella lotta assalendo con grande impeto le antistanti difese nemiche ancora intatte( ... ). ( ... ) Truppe della 18 armata hanno occupato Rovereto e Mattarello in Val Lagarina; hanno forzato la Vallarsa e preso il Col Santo a nord del Pasubio ( ... ). ( ... ) Per l'ardimento e il valore dimostrato meritano l'onore della citazione il 1° gruppo di cavalleggeri di Padova ed il XXIX reparto d'assalto del XXIX C.A. primi entrati in Rovereto( ... ).

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L'ADDESTRAMENTO DELLA FANTERIA E DEGLI ARDITI

Le origini Il primo regolamento di esercizi ciel rinnovato Esercito Sabaudo dopo la parentesi napoleonica, che governava l'addestramento della fanteria, fu pubblicato, a cura del Ministro di San Marzano, il 20 dicembre 1817. Era un grosso volume diviso in sei part.i: ordine di battaglia di un reggimento, istrnzione del soldato, scuola cli pelottone, scuola di battaglione, esercizi particolari per i battaglioni caccfatori, evoluzioni cli linea; trattava dunque, più l'addestramento in ordine chiuso, che quello in formazioni sottili, come era nei caratteri ciel tempo. Il secondo regolamento, denominato nello stesso modo, apparve il 9 dicembre 1834 a cura del Re Carlo Alberto, constava cli due volumi comprendenti sei parti, pressoché identiche a quelle del precedente regolamento. Dopo la prima guerra di indipendenza fu riconosciuta la necessità di migliorare la dottrina tattica della fanteria e comparve così, il 17 ottobre 1852, a cura del Ministro La Marmora, il regolamento di esercizi e cli evoluzioni per la fante1ia di linea. Comprendeva più volumi divisi in quattro parti: scuola del soldato (individuale, cli riga, maneggio d'anne), scuola di pelottone, scuola di compagnia e di battaglione. Intorno a quella stessa epoca, venivano pubblicate le istrnzioni sul tiro, sulle armi, sulla scherma cli bastone e di baionetta e poco dopo una istruzione sulle operazioni secondarie della guerra. Apposite teorie servivano per il corpo dei bersaglieri. Il regolamento La Marmora fu in seguito adottato dal nascente Esercito Italiano, ma dopo la poco fortunata campagna del 1866, si profilò la necessità. di una nuova teoria ed il 30 marzo 1868, a cura del Ministro Bertolè Viale, fu pubblicato il regolamento provvisorio di esercizi e di manovra per la fanteria di linea. Esso comprendeva due volumi ed era diviso in cinque parti di cui quattro uguali a quelle del regolamento di La Mam1ora e la quinta destinata alla manovra di più battaglioni. Detto regolamento provvisorio divenne effettivo, sempre a cura dello stesso Ministro, il 4 dicembre 1869, col titolo: Regolamento di esercizi e di evoluzioni per le truppe a piedi. Esso era formato da un unico volume diviso in cinque parti, ma la quinta anziché denominarsi "manovra di più battaglioni", fu intitolata "evoluzioni di brigata". In detto regolamento sparirono i termini antiquati, sostituiti con espressioni ancor oggi in uso. Alla parola "scuola" si sostituì quella di "istruzione", a "pelottone" quella cli "plotone" e il comando "guard'a voi" si trasformò in quello di "attenti". Molte furono le aggiunte e varianti, spesso contraddittorie, inserite nel predetto regolamento, quelle più importanti furono degli anni 1873 e 1876 per opera del Ministro Ricotti. E' così che attraverso la ristampa del 1889 si arrivò al regolamento di esercizi per la fanteria dell' 11 febbraio 1892, comprendente l' istruzione individuale, quella dei vari reparti, d,ù plotone fino al raggruppamento cli più battaglioni, sia in ordine chiuso che in ordine di combattimento, nonché le norme per l'impiego del fuoco, per il contegno dei militari nell'azione, per le marce e per l'attendamento. Il predetto regolamento fu sostifùito, con la stessa intitolazione, da quello del ]907 e questo a sua volta dalla edizione ciel 1914, in cui diminuiva sempre più la patte formale ed aumentava invece quella dedicata all'addestramento ed all'impiego tattico 1.

La normativa sull'addestramento alla vigilia dell'ingresso in guerra Al momento dell' intervento dell'Italia nel conflitto mondiale, le pubblicazioni in vigore in materia di addestramento della fanteria erano, oltre alla n. 17 Regolamento di esercizi per la fanteria edizione 1914 a 1 //

regolwnento di esercizi per la fanteria Bollettino dell' Ufficio Storico dello Stato Maggiore del Regio Esercito 1929.

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cura del Comando del Corpo dj Stato Maggiore - Ufficio Istruzioni e Manovre: n. 55 Istruzione sulle arm.i e sul tiro per la fanteria edizione 1909, in due volumi per la truppa e per gli uffic iali2, modificata in via di esperimento dalle Norme per l 'esecuzione degli esercizi di tiro nel periodo d 'isiruzione 191419153; n. 113 Regolamento di istruzione edizione 19134; n. 126 Norme e prescrizioni per le esercitazioni tattico - logistiche con le Lruppe e con i quadri edizione 19135 ; n. 119 Istruzione per la ginnastica e norme per gli altri esercizi fisici del 1913. Gli ufficiali avevano modo di migliorare la propria preparazione professionale a temi tecnico - tattici ed adclestratjvi, oltre che attraverso lo studio della normativa, anche mediante la lettura delle riviste specializzate ufficiali, come la "Rivista Militare Italiana" e semi uffic iali, come la "Rivista di fan teria". Quest'u ltima, in particolare, dedicava ampio spazio ad argomenti di carattere addestrativo6. Erano in vendita, inoltre, manualetti di agile e semplice consultazione, come La nostra rinnovata regolamentazione tattico - logistica riassunta ed ordinata per ctffinità di argomento del tenente colonnello Giuseppe Pennella del 191 4 ed il Manuale per l 'ufficiale in pace e in guerra del capitano Giovanni de Tullio del 1914 (in tre volumi), che riassumevano e condensavano in poche pagine la normativa tattica ed addestrativa vigente. La pubbl.icazione n. 113 riportava i criteri ispiratori di indirizzo generale dell'addestramento nell'Esercito. Le direttive per l'istruzione degli ufficiali e della truppa erano informate al "concetto di lasciare a ciascuno libertà d'azione proporzionata all' importanza ciel grado e della responsabilità, affinché si affermi e si sviluppi in tutti il senti mento di una ben intesa iniziativa". Un accento particolare era posto sulla preparazione morale. "Quando con l'esempio e con l'amorevole cura ogni superiore sia riuscito a connaturare nei suoi sottoposti un elevato sentimento militare ed un'alta idea dei loro doveri, avrà, per ciò solo, cli molto facilitato il proprio compito di istruttore, e l'istruzione stessa darà rapidamente buoni frutti. Uno dei principali scopi cui deve tendere l'educazione militare è quello di sviluppare il sentimento della dignità personale, della coscienza del proprio valore come uomo e come soldato e della fiducia nei compagni e nei capi. (...) La libertà d'azione ed il sentimento della responsabilità e della lodevole emulazione sono di grande incitamento a far poll'e tutta l'attività, cli cui si è capaci , nell'adempimento dei propri doveri, e perciò, anche nell'educazione e nell'istruzione delle truppe, conducono certamente a buoni risultati. Il superiore, senza minimamente intralciare o turbare il regolare andamento delle istruzioni, ha il dovere di esercitare una s9lerte vigilanza, il che non toglie ch'egli non abbia il preciso dovere di intervenire quando occorra richiamare all'osservanza dei regolamenti, correggere errori o omissioni, stimolare l' attività e lo zelo, encomiare il merito. L'iniziativa è virtù di coloro che hanno fiducia in sé stessi. Perché tale fiducia nasca e si consolidi, è necessario che agli inferiori si lasci ampia facoltà, nei limiti delle attribuzioni rispettive e dello scopo loro prefisso, cli regolarsi secondo il criterio proprio. ( ... ) Uno stesso compito si può eseguire ugualmente bene in modi assai di fferenti. E perciò quello prescelto dall'inferiore non deve essere censurato, purché sia razionale, quand'anche non conforme al modo che il superiore aveva in mente.( ... ) Per l'esercizio cli un dovere così elevato com 'è quello dell'iniziativa occorrono doti di carattere che è ne-

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L'edizione precedente della stessa pubblicazione risaliva al 1898, che a sua vo lta aveva sostituito l' Isiruzione sulle armi e sul tiro pei corpi di fante ria armClli difi1cili mod. 1891 del 23 aprile 1894 e l' Istruzione sul tiro per la }tm.leria del IO marzo I892, entrambe edite a cura del Mi nistero della Guerra. 3 Queste norme, cu rate sempre dalJ'Ufficio Istruzio ni e Manovre, cosLituivano la ristampa del fascicolo annesso alla circolare n. I 800 in data 20 ottobre 1913 con inserite le varianti diramate con la circolare n. 1720 del 5 novembre 1914. 4 La pubblicazione abrogava il Regolamento d'istruzione e di servizio interno per la fanteria cie l 3 maggio I 892, il Regolarnenro d'istruzione e di servizio interno per la cavalleria del 1° ottobre I 892, il Regolwnento d'istruzio11e e di servizio interno per il genio del 6 aprile I 893, il Regolamento d'istruzionl! I! di servizio interno per l'ariiglieria dell'8 dicembre 1904. 5 Apparsa in bozze di stampa nel 191 I . la pubblicazione abrogava: l'Istruzione per le esercitazioni di combattimenlO ciel luglio I 906 in bozze cli stampa, l' Istruzione per le riviste e le parare del 31 luglio I 892, l' Istruzione per le ma11011re d'assedio coi quadri del novembre l 90 I ed alcune parti de ll' Istruzione tattica per Le batterie da campagna ed a cavallo de l I905 e clell'lsrruzione tattica per le bauerie da montagna del I 898. 6 Ad esempio, tra il 1899 ed il 1904 erano apparsi otto arti coli dedicati alJ'acldestramento : Educazione all'offensiva, le istruzioni nolturne, la ginnastica utile, Alcune idee nelle istruzioni teoriche, Sul/'islruzione pratica dei jànii, Le varianti alla Istruzione sul rim, la questione del fuoco a salve, Del metodo dell'addestrwnento.

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cess"u:io siano con ogni cura educate e sviluppate fin dal tempo di pace. L'iniziativa non può esplicarsi feconda in guerra, se nel tempo di pace si è contratta l'abitudine di non fare nulla senza averne ricevuto ordine dal superiore, e di operare sempre secondo minute prescrizioni intese a regolare ogni atto". La pubblicazione continuava indicando le attribuzioni generali in tema cli addestramento che competevano ai vari gradi della scala gerarchica a partire dal Capo cli Stato Maggiore dell'Esercito per scendere fino al comandante di compagnia, di batteria e di squadrone. I compiti specifici nel campo dell'istruzione dei quadri e dei soldati da parte delle cariche di comandante di brigata, di reggimento e di compagnia erano riportati sul Regolamento di disciplina miliare. "La missione dell'ufficiale richiede ch'egli all'energia morale, alla forza di carattere, all'allenamento agli esercizi fisici, unisca profonda cultura professionale e pratica nel condurre le truppe". L'istruzione professionale degli uflìciali era ottenuta attraverso le esercitazioni con la truppa, le manovre coi quadri, le conferenze ed i lavori scritti. Le conferenze dovevano rappresentare il frutto dello studio personale e dell'esperienza dell'urficiale che le teneva, trattando argomenti di utilità generale e di interesse prevalentemente militare. I lavori scritti servivano anch'essi ad approfondire la cultura professionale degli ufliciali, specialmente quelli di storia militare. Non mancavano richiami all'efficienza fisica dei quadri. "Deve essere continua l'applicazione degli ufficiali a quegli esercizi fisici che rispetto all'arma, all'età, ai luoghi, alla stagione, sono i più indicati, in modo che ciascun uffi ciale, con la costante attività fisica, non meno che con quella intellettuale, progredisca verso il possesso della più completa capacità professionale, ed accresca la fiducia in sé e l'ardimento". Nell'istruzione degli ufficiali in congedo, e in particolare cli quelli di complemento, in occasione dei richiami alle armi, si doveva mirare esclusivamente alle conoscenze professionali utili in tempo di guerra. Nei sottufficiali, la conoscenza dei regolamenti e la pratica nell'istruire dovevano essere accompagnate da un'ottima educazione mil itare e eia una sufficiente cultura professionale. Annualmente dovevano essere impartite ai graduati di truppa .istruzioni che comprendessero l'insegnamento delle prescrizioni regolamentari della propria arma, limitatamente a quanto i graduati dovevano insegnare ai propri dipendenti ed a quanto era necessario che conoscessero per il disimpegno delle attribuzioni del grado rispettivo e di quello superiore. I sottufficiali dovevano saper leggere la carta topografica ed orientarsi sul terreno. L'istruzione e l'educazione della truppa, oltre a sviluppare in ogni individuo lo spirito militare, i sentimenti cli disciplina, del cameratismo, ed a renderlo capace di conservarsi calmo pur mantenendo sempre vivo lo spirito aggressivo, dovevano essere intese a conferirgli la massima resistenza alle fatiche, l'agi lità fis ica, l'abilità nell'impiego delle proprie arm i, il colpo d'occhio pronto e sicuro per utilizzare il terreno, l'attitudine a mantenersi sempre perfettamente nella mano dei capi per facilitare lo svolgimento dell'azione collettiva. Nell'istruzione dei soldati "piuttosto che a lunghe spiegazioni verbali, gli isu-t1ttori devono ricorrere agli esempi pratici, scelti con criterio in modo che nella loro semplicità riproducano il caso reale, e che spesso il soldato si trovi nella necessità di dover pensare prima di prendere una soluzione e cli seguirla. ( ... ) li comandante e gli ufficiali della compagnia devono dedicarsi con amorevole e paziente premura all'educazione ciel soldato: in tal modo riusciranno a guadagnarsi sempre più la stima e l'affetto dei loro dipendenti". Oltre ai compiti connessi col proprio incarico, "i l soldato deve conoscere anche il cognome dei suoi superiori diretti, i segnali di campagna di tromba e cli tamburo, gli asseg11i cui abbia diritto nelle varie circostanze nelle quali può trovarsi, e, praticamente, quella parte clell' istruzione sull' affardellamento che lo riguarda". Il corso d'istruzione annuale comprendeva quaru-o periodi: istruzione delle reclute e istruzione di perfezionamento degli anziani; addestramento della compagnia, dei reparti superiori ed istruzioni tecniche e speciali; tiri collettivi, scuole di tiro, campi, esercitazioni speciali, manovre e proseguimento delle istruzioni tecniche e speciali; istruzioni di perfezionamento e istruzione pratica complementare per gli istruttori delle reclute. Non esistevano limiti cli tempo prefissati per lo svolgimento dei vari periodi, tranne che per l'addestramento delle reclute al quale andavano dedicati tre mesi nelle armi a piedi e quattro mesi nei bersaglieri ciclisti. Di massima anelava dedicato il maggior tempo ai primi due periodi. Il comandante di corpo d'armata determinava l'epoca nella quale i reggimenti dovevano allontanarsi dalle sedi ordinarie per lo svolgimento delle esercitazioni di terzo periodo. Su tali basi il comandante cli brigata stabiliva il termine per il quale i reggimenti dovevano aver compiuto il loro addestramento formale e tattico, ed il comandante cli reggimento fissava l'epoca nella quale i battaglioni e le compagnie dovevano

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aver completato i loro esercizi. In appendice A sono riportate le istruzioni e le esercitazioni comuni a tutte le arn1i e specialità e quelle specifiche dell'arma di fanteria e sue specialità. Tutto il programma d'istruzione della truppa anelava svolto prima del congedamento della classe anziana. Le istruzioni alla truppa erano fatte in genere per compagnia. Ogni reggimento eseguiva, in tutte le stagioni, un'esercitazione di marcia per settimana. Di quando in quando andavano svolte anche esercitazioni di marcia notturne. Le reclute d.i fanteria, nel periodo della loro particolare istruzione, dovevano compiere almeno otto esercitazioni speciali di marcia. Particolare cura doveva essere rivolta all'istruzione delle reclute, che non dovevano prendere parte a servizi di sorta con gli anziani, né ad esercitazioni estranee alla loro istruzione. Terminata l'istruzione delle reclute, aveva inizio quella degli allievi caporali, che durava di nonna tre mesi. Riunite le reclute agli anziani si. apriva il periodo di addestramento della compagnia, condotto parallelamente alle istruzioni per gli aJlievi caporali e gli allievi specialisti. L'addestramento degli specialisti terminava alla vigilia dei tiri collettivi. Durante i campi e manovre, i nuovi caporali perfezionavano praticamente la loro istruzione in esercitazioni complesse. L'istruzione impartita agli anziani era di perfezionamento. "Quanto più gli anziani sono educati ed istruiti, tanto più agevole riesce di inquadrare poi i nuovi soldati, e tanto più facilmente può la compagnia acquistare, nelle manovre ed in ogni operazione, quella preziosa fusione armonica, che altrimenti riuscirebbe di fficile e lunga ad ottenersi". La pubblicazione n. 17 era suddivisa in tre parti: istruzione formale individuale e di reparto per ufficiali e soldati con i vari tipi di armi in dotazione, compresa 1' esecuzione del fuoco, le formazioni e i movimenti in ordine chiuso e sparso; norme per l'addestramento individuale e dì reparto e per l'impiego tattico della fanteria nelle varie fasi ciel combattimento, anche in cooperazione con altre armi; esercitazioni di marcia, addestramento delle pattuglie e degli esploratori, rifornimento delle munizioni. Il regolamento lasciava liberi i comandanti nella scelta del metodo di addestramento dei reparti. Nell ' applicazione del metodo era necessario "l) mantenere e sviluppare le energie individuali allo scopo cli trarne il miglior profitto nell'azione collettiva; 2) pretendere solo quanto è strettamente indispensabile, ma esigerne sempre la perfetta esecuzione; 3) curare la varietà degli esercizi ed interromperli con opportuni riposi per non stancare troppo il soldato; 4) condurre le truppe in piazza d'armi solo quanto basta per facilitare l'insegnamento delle posizioni, dei movimenti elementari e del meccanismo della manovra. Ottenuto questo intento, manovrare costantemente in terreno vario. ( ... ) I movimenti in ordine sparso debbono essere eseguiti sempre con vivacità e prontezza ed in modo eia trarre il massimo profitto dal terreno per meglio servirsi delle proprie armi e, subordinatamente a questa condizione, per diminuire gli effetti di quelle nemiche. Perciò nell 'ordine sparso non si deve mai pretendere uniformità o simultaneità cli movimenti, né esigere l'allineamento, il passo cadenzato ed il rigoroso mantenimento degli in tervalli ." L'istruzione formale individuale comprendeva posizioni e movimenti con e senza arma e l'esecuzione del fuoco. Le istruzioni cli plotone, di compagnia e d:i battaglione contemplavano formazioni e movimenti in ordine chiuso e sparso e l'esecuzione del fuoco. Le norme per l'addestramento della fanteria all'impiego tattico "non andavano intese come regole tassative da applicarsi rigidamente, ma come suggerimenti e consigli dati con l'intento di stabilire nelle esercitazioni ciel tempo cli pace quella comunanza d'idee ed uniformità cli vedute, che contribuiranno poi sul campo dì battaglia a rendere più pronto ed efficace il concorso delle iniziative individuali alla migliore esplicazione dei concetti del comando". L'addestramento tattico andava svolto sempre in terreno vario e serviva a superare le difficoltà dì coordinamento dell 'azione, sviluppando nei combattenti il sentimento ciel reciproco aiuto e nei comandanti l'attitudine ad operare senza perdere mai di vista l'insieme e lo scopo finale. L'addestramento tattico della fanteria comprendeva esercitazioni alle varie fasi dell'azione offensiva (schieramento, marcia di avvicinamento, attacco, collegamento e riordinamento), difensiva (occupazione delle posizioni, apertura del fuoco, rinforzo della linea di fuoco, contrassalto), dell'inseguimento e della ritirata. In ogni fase del combattimento, le modalità di impiego dei reparti riguardavano l'estensione della fronte, la manovra delle formazioni , il ricorso al fuoco di fucileria, l'azione degli esploratori e delle pattuglie, l'uso degli attrezzi leggeri di scavo. "Gli esercizi per l'addestramento individuale al combattimento si cominciano tosto che le reclute abbiano acquistato una certa disinvoltura nella marcia ed una sufficiente conoscenza deU'anne. Es-

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si hanno lo scopo di addestrare il soldato a combattere in qualunque specie cli terreno e d'insegnarli ad apprezzare il valore militare delle accidentalità del suolo, per modo che esso nel combattimento sappia dalle medesime trarre il maggior profitto, sia per accrescere l'efficacia ciel proprio fuoco, sia per coprirsi dalla vista e dalle offese del nemico. E' perciò della massima importanza che fi n dall'inizio dell'addestramento, l'istruttore faccia penetrare nell 'animo della recluta l' idea che nel combattimento il soldato deve portarsi avanti ad ogni costo, avvicinarsi sempre più al nemico per infliggerli maggiori danni col fuoco, e se gli effetti del fuoco non saranno stati sufficienti ad obbligare il nemico alla ritirata, lanciarsi su di lui all'assalto per scacciarlo dalle sue posizioni. (...) L'addestramento della squadra al combattimento deve considerarsi come fondamentale per l'addestramento tattico degli altri reparti. Importa sviluppare nei capi squadra e nei soldati lo spirito di unità, per modo che nella squadra ciascun soldato si senta indissolubilmente legato ai compagni e al capo, qualunque siano le vicissitudini ciel combattimento. (... ) Il capo squadra esige che tutti rimangano attenti e silenziosi e volgano spesso lo sguardo verso di lui per essere pronti ad eseguire quanto egli indica coi comandi, coi cenni e coll'esempio; spiega che i comandi od i cenni per far muovere la squadra in qualunque direzione ed i comandi o segnali di aprire e cli cessare il fuoco debbono avere immediata esecuzione per parte di tutti gli individui della squadra; che invece al comando alt ogni soldato è libero cli spostarsi qualche poco, se trova un appostamento che gli consenta di fare migliore uso della propria arme o di meglio coprirsi, purché egli con ciò non venga a pregiudicare il tiro dei propri compagni. Egli avverte inoltre che nei movimenti della squadra distesa i soldati non sono obbligati a conservare l'allineamento e possono liberamente aumentare o diminuire gl'intervalli fra loro ed anche disporsi a gruppi, se ciò può rendere l'avanzata meglio protetta alla vista ed al tiro nemico; che se per caso un suo comando o cenno passa inavvertito a qualcuno, questi ne sia avvisato a bassa voce dai vicini". L'addestramento dell'attacco di squadra prevedeva l'avanzata a sbalzi sotto il fuoco nemico, il ricorso all'attrezzo leggero in terreni scoperti per costruire in breve tempo un piccolo riparo, l'avanzata "quasi strisciando'' verso le posizioni nemiche. Gli esercizi per l'addestramento tattico della squadra andavano eseguiti numerosi e su terreni spesso diversi. Il plotone era addestrato a compiere l'assalto in ordine chiuso ed in ordine sparso, con o senza zaino, in teITeni vari e specialmente contro trincee o posizioni un po ' elevate sul terreno circostante. "Anche in questo esercizio è necessario un progressivo allenamento, così che il plotone muova all'assalto da un appostamento sempre più lontano dalla supposta posizione nemica: parimenti è necessario che il plotone sia abituato a sorpassare la posizione conquistata e ripetere l'assalto contro nuove posizioni". "L'addestramento tattico del battaglione ha essenzialmente per scopo la preparazione dei quadri al combattimento; esso viene iniziato dopo che le truppe hanno compiuto l'addestramento tattico di compagnia. Il comandante di battaglione deve proporsi cli infondere con esso lo spirito dell'offensiva e della cooperazione negli ufficiali e nella truppa e di sviluppare, specialmente nei comandanti di compagnia, l'occhio al terreno, l'abilità di condurvi i propri reparti e nell' impiegarvi utilmente il fuoco, la prontezza nel risolvere e l'attitudine nell'operare di propria iniziativa senza perdere di vista l'insieme e lo scopo finale". ''Nell'esercitare i rispettivi reparti, i comandanti fanno sempre segnare con uomini o banderuole la posizione che suppongono occupata dal nemico per stabilirne i limiti e indicarne, all'occorrenza, i punti di maggiore importanza. Nelle esercitazioni, le baionette dovranno esser fatte inastare ogni qual voltaJa situazione tattica del momento lo esigerebbe in caso vero e perciò dovranno tenersi inastate anche durante l'assalto. Nelle esercitazioni tattiche, come nel combattimento effettivo, i comandanti cli compagnia possono far uso del cavallo fino a che il reparto rispettivo conserva la formazione cli marcia; debbono appiedare non appena si passa da questa all'ammassamento o direttamente allo schieramento". Grande importanza veniva assegnata alle esercitazioni di marcia ai fini della preparazione fisica e morale dei fanti "Truppa di fanteria non può dirsi completamente pronta per la gue1Ta, se l'addestramento tattico di essa non viene accompagnato con un continuo esercizio nelle marce. ( ... ) In pace, le marce frequenti, nelle varie stagioni, con qualsiasi tempo, su qualsiasi strada, di giorno e di notte, ringagliard:iscono il fisico ed elevano il morale del soldato, facendogli acquistare maggior fiducia nelle proprie forze, e pongono continua occasione di sviluppare il sentimento di cameratismo e di rendere più completo l'affiatamento dei soldati coi loro ufficiali". Lo scopo era quello di assuefare la fanteria di linea a marciare 25 km.

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al giorno, con l'equipaggiamento completo per tre o quattro giorni consecutivi (30 km. se bersaglieri e 7 ore di marcia per gli alpini). Tutti i militari di fanteria dovevano essere addestrati a disimpegnare il servizio di pattuglia. Ogni compagnia doveva, però, addestrare almeno una pattuglia di esploratori, composta da 4 o 5 uomini più il capo squadra, in possesso di particolari attitudini fisiche, intellettuali e cli arditezza in modo da svolgere con profitto compiti esplorativi. L'isU'uzione sul servizio di pattuglia veniva impartita in due fas i: nel primo periodo, che aveva inizio appena ultimata l'istruzione delle reclute, veniva svolta a tutti i militari della compagnia, nel secondo periodo, veniva svolta ai sottufficiali, ai caporali e ai soldati che vi dimostravano speciale attitudine, e dai quali anelavano tratti gli allievi esploratori. Ultimato il secondo periodo dell' istruzione sul servizio di pattuglia, veniva impartita l'istruzione agli allievi esploratori, che anelava ultimala per l'epoca delle esercitazioni tattiche cli battaglione. Al termine dell' istrnzione, una commissione composta del comandante del battaglione, di un capitano e dell 'ufficiale istruttore, esaminava gli allievi per constatarne il grado cli addestramento al servizio di esploratori, li classificava, proponendo al comando del reggimento per la nomina ad esploratori i migliori classificati, in modo che il battaglione avesse a disposizione una ventina cli esploratori tra soldati e graduati di truppa oltre i sottufficiali esploratori. Gli esploratori ricevevano un certificato ed uno speciale distintivo, consegnati in modo solenne dal comandante cli battaglione alla presenza di tutta la truppa riunita. L'istruzione del soldato al servizio di pattuglia comprendeva lo studio ciel teITeno (nomenclatura ed apprezzamento del terreno), l'orientamento pratico (allo scopo di addestrare il militare isolato a percorrere terreni sconosciuti , senza smarrire la via, mediante la semplice osservazione) ed esercizi sul modo di raccogliere 1e notizie e riferirle (indizi visivi e rumori che possono rivelare la presenza del nemico e metodi di segnalazione ottica). Solo i graduati e i sottufficiali venivano addestrati all' impiego della bussola e della carta topografica e ai metodi di orientamento con l'orologio e con la stella polare. L' istruzione dei graduati al servizio cli capo pattuglia comprendeva l'addestramento a ricognire il teITeno e all'individuazione delle attività del nenùco. Oltre alle pattuglie di esplorazione, i graduati venivano istruiti anche al comando delle pattuglie di sicurezza, di collegamento, delle piccole guardie e dei posti cli scoperta. L'Istruzione sulle armi e sul tiro per la fanteria abilitava il militare a servirsi della propria arma nel combattimento e gli ufficiali ed i graduati a dirigere il fuoco secondo criteri tattici e tecnici. "L' istruzione sulle armi e sul tiro si deve considerare come parte tra le più essenziali della preparazione della truppa alla gueJTa ecl intimamente collegata alle istruzioni pel combattimento. Ad essa pertanto si dovrà dedicare la maggior cura possibi le. ( ... ) L'addestramento dei singoli individui nel tiro e quello riguardante la condotta ciel fuoco per parte dei graduati, sono affidati al comandante di compagnia. Ad esso dev'essere lasciata completa latitudine nell 'applicazione del metodo d'addestramento e ad esso spetta intera la responsabilità dell' istruzione ciel proprio reparto" . In appendice B è riportata la tabella delle assegnazioni annue di munizioni da fucile e da moschetto per l'istruzione dei reparti cli fanteria e sue speciali tà. I reggimenti alpini si valevano di una maggiore dotazione cli cartucce per eseguire lezioni di tiro collettivo intese a far apprezzare l'influenza che le condizioni speciali della montagna (dislivelli, altitudine, ecc.) avevano sul risultato del fuoco. Il personale in congedo richiamato alle armi per un nuovo periodo di istruzione eseguiva almeno due lezioni di tiro di classificazione. L'istruzione descriveva nei minimi dettagli la pratica con le armi mod. 189 J. , la scuola di puntamento, le tecniche per la stima delle distanze (fino al limite cli 1.000 metri ciel fuoco efficace di fucileria), le varie posizioni di tiro, il tiro con cartucce a salve a pallottola e a mitraglia. Era disponibile un caricatore di sei cartucce a salve per ogni militare eia impiegare in tiri propedeutici a quelli a pallottola. Gli esercizi preparatori per il tiro servivano ad istruire il militare al fuoco a volontà mirato, la sola specie cli tiro impiegata nel combattimento. Per addestrare i soldati ad eseguire il fuoco continuo, cioè a sparare in ogni ripresa di fuoco senza interruzione ad una cadenza di tiro di sei colpi al minuto, venivano distribuite ad ogni tiratore uno o più caricatori di cartucce da esercitazione e a pallottola. "Annualmente si eseguono i seguenti esercizi di tiro al bersaglio: tiri individuali (tiro delle reclute, tiro di classificazione, tiro d' esercizio), tiri cli gruppo, tiri collettivi, gare cli tiro. Eventualmente, tiri speciali ed esercitazioni tattiche di ti ro. Coi tiri collettivi s.i esercitano le truppe ai fuochi di reparto". Per il tiro delle reclute erano disponibili

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72 cartucce a pallottola (o a pallottola frang ibile in poligoni chiusi), 66 per il tiro di classificazione, almeno 12 per i tiri cli gruppo, 60 per i tiri collettivi 7 . " I tiri individuali hanno lo scopo: di abituare il soldato a sparare con !'arme cli guerra; di fargli conoscere bene il suo fuc ile, e, con un conti nuo addestramento, far si che il soldato, d iventi un abile tiratore cli guerra". Al termine dei tiri individuali il soldato doveva imparare a colpire quasi ad ogn i colpo e eia qualunque posizione, ma special mente eia quella a terra, un bersaglio cli guerra posto fino a 300 rn. " Le lezioni ciel tiro di class ificazione, nelJe quali viene premiato il risparmio delle munizioni, sono incentivo ad abituare il soldato alla economia delle cartucce; ma varrà a persuaderlo anche maggiormente della necessità cli sparare senza fretta, ma bene, l'opportuno confronto dei risultati ciel tiro di esercizio, le lezioni del quale devono essere eseguite con le modalità del tiro di guerra. ( ... ) Il tiro delle reclute, che deve essere limitato alla distanza cli 200 metri , ha per scopo di esercitare il soldato a eseguire il fuoco dalle varie posizioni ed a concentrare i suoi colpi sul bersaglio." Ogni recluta doveva eseguire almeno I O lezioni di tiro. Le prime lezioni anelavano fatte a distanze brevi anche di 25 - 50 metri. La segnalazione andava fatta, in tutte le lezioni, colpo per colpo. Il tiratore doveva essere lasciato libero cli sparare con tutta calma per prendere confidenza con l'arma. Il tiro d i classificazione serviva per addestrare le reclute e mantenere esercitati i soldati anziani a sparare dalle varie posizioni contro bersagli cli guerra (sagomati , comparenti e scomparenti, cadenti). I risultati ottenuti in questo tiro servivano cli base alla classificazione dei tiratori, tanto nel primo, q uanto nel secondo anno di ferma. ln appendice C sono riportate le lezioni a fuoco previste per il tiro cli classificazione. Erano previsti premi in denaro ai tiratori che avessero ottenuto il massimo dei risultati. l migliori classificati, compresi i sottufficiali , venivano nominati tiratori scelti (di I", 2a o 3a classe) con la concessione del relativo distintivo onorifico da portarsi su l braccio sinistro. 1 tiri di esercizio erano svolti da tutti i militari che rimanevano alle armi nel periodo intercorrente tra l'esecuzione dei tiri collettiv i e l'inizio del tiro cli classificazione. Avevano lo scopo cli mantenere esercitati i tiratori nel puntamento e nel tiro specialmente dalla posizione a terra contro bersagli scomparenti e nel mantenimento della pitt rigorosa cliscipl ina del fuoco. I tiri di gruppo avevano lo scopo di iniziare il soldato ad esegu ire il tiro con i propri compagni. Si eseguivano almeno due lezioni cli tiro in un gruppo di 4 - 5 tiratori, con prem i ai singoli e al miglior gruppo di ciascuna compagnia. I tiri collettivi dovevano abituare il soldato al fuoco di reparto in combattimento, ad infondergli l'abito alla più rigorosa discipli na del fuoco, ad abilitare gli ufficiali alla direzione del fuoco e i graduati a ben coadiuvarli. Il numero delle lezion i no n doveva essere inferiore ad 8, di cui 5 cli squadra; una delle lezioni di squadra andava svolta con fuoco a comando. Le esercitazio ni tattiche di tiro erano dei tiri collettivi, nei quali invece cli una semplice azione cli fuoco corrispondente ad un atto tattico isolato, si svolgeva una completa esercitazione tattica a proiettili contro una serie di bersagli che rappresentavano il partito avversario. Esse potevano essere di compagnia, cli battaglione, cli più battaglioni , con intervento anche cli artiglieria e cli sezion i di mitragliatrici. "S i dovrà usare ogni cura per porre gli ufficiali e la truppa in condizioni simili a quelle ciel combattimento reale, sia per la forza dei reparti, che si otterrà fondendo varie unità in una, sia per l'uniforme e l'equipaggiamento, che saranno quelli di guerra. Anche l' util izzazione del terreno dovrà essere quale sarebbe in guerra vera; e non si dovrà perciò mai omettere cli impiegare gli strumenti da zappatore e gli attrezzi leggeri ogni volta che ciò sarà possibi le e conveniente. ( . .. ) Quando alle esercitazioni intervengono reparti di artiglieria, que_lli di fanteria dovranno, nell' avanzare, tenersi all'infuori delle linee cli tiro dei pezzi cli almeno 250 m., per evitare disgrazie in caso di scoppi prematuri degli shrapnels e delle granate". Ogni anno, dopo i tiri col lettivi, avevano luogo le gare di tiro fra marescialli, fra sergenti, fra caporali e soldati tiratori scelti . Erano previsti premi in denaro e la concessione di medaglie d'oro e d'argento con diploma. 1 tiri cli perfezionamento erano eseguiti dopo il congeclamento della classe anziana ed avevano lo scopo di: perfezionare i tiratori nel puntamento e nel tiro contro bersagli diversi; di fare acquistare ad ogni tiratore una elevata celerità di tiro; di completare l'addestramento del soldato nel tiro, abituandolo alla più rigorosa di7 Calcolata la forza med ia della compagnia d i fanteria in 98 uom ini (56 n:clute e 42 anziani) e <lato l'assegno annuale di 160 cartucce per ogni individuo presente al I O gen naio e di 36 cartucce per i tiri di perfezio namento. il numero deJJe cartucce disponibili per l' esecuzione dei vari esercizi di tiro - oltre que llo deJJe reclute - poteva essere calcolato in c irca 138 per individuo.

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sciplina del fuoco. Erano assegnati ad ogni tiratore 54 cartucce da impiegarsi in 6 - 8 lezioni per tiri da 300 m., alcuni svolti anche con la sciabola baioneua inastata. L'istruzione annuale sulla stima delle distanze era divisa in due periodi; ogni periodo era chiuso da una gara di battaglione la quale comprendeva due esperimenti eseguiti in giorni diversi e possibilmente anche in ore ed in località differenti. Ogni esperimento comprendeva non meno di otto stime in direzioni spesso diverse. Concorrevano alle gare i cinque migliori stimatori di ogni compagnia con premi in denaro per i vincitori classificati in ottimi e in buoni (per errori percentuali medi non superiori al 10 - 20 %). La pubblicazione n. 126, rinnovando l'assetto della materia concernente le esercitazioni con le truppe e con i quadri si prefiggeva lo scopo di: "l) dare più ampia libertà di condotta a chiunque prepari e diriga qualsiasi manovra; libertà che questi deve a sua volta concedere ai comandanti sottoposti per l'efficace esplicazione della loro genialità; 2) curare che in ogni manovra le operazioni ed i servizi siano parallelamente sviluppati per quanto è possibile, con giusto criterio di armonia; 3) dare la dovuta importanza, nelle manovre, anche alla parte educativa dell'addestramento (sana iniziativa, bene inteso spirito offensivo, senso della responsabilità, bisogno del collegamento); 4) disciplinare in modo permanente, con particolare riferimento alle grandi esercitazioni con le truppe, lo svolgimento del servizio dei giudici di campo." Le esercitazioni con le truppe potevano essere a partiti contrapposti, a partiti parzialmente segnati, a partito unico contro nemico segnato, mentre le esercitazioni coi servizi erano di massima a partito unico e sulla carta8. Le esercitazioni coi quadri, che servivano essenzialmente ali 'istruzione degli ufficiali, potevano anche svolgersi parzialmente o totalmente sulla carta. "Le esercitazioni con le truppe completano l'addestramento tattico delle singole armi e ne cementano l'accordo; stabiliscono fra i vari gradi, nel campo delle pratiche applicazioni, quella unità di vedute che ha per fine l'armonia degli sforzi; danno ai comandi proficua occasione di esercizio; allenano tutti, sia pure in modesta misura, ai disagi del servizio in campagna; sono, infine, una sana palestra di spirito militare" . In appendice D è riportato il quadro generale delle esercitazioni con le truppe. "Si eseguiscano di tanto in tanto esercitazioni con reparti costituiti pressoché sul piede cli guerra. Ne nasceranno frammischi amenti organici (non è male I' esservi preparati), ma si renderà ad un tempo possibile ai comandanti il valutare praticamente le difficoltà inerenti alla profondità delle colonne e all'ampiezza delle fronti di combattimento. Si faccia frequentemente interv,enire il carreggio alle esercitazioni, in formazione simile quanto è possibile a quella cli guerra. Le colonne di carreggio creano non lievi difficoltà, anche per la disciplina cui è necessario assoggettarle: è ovvio quanto importi prepararsi con l'esercizio a superare tali difficoltà" . Il direttore di esercitazione con le truppe doveva curare soprattutto che: ciascun partito venisse a trovarsi nella maggior incertezza possibile sulla forza dell'altro; entrambi potessero liberamente orientare la propria manovra verso uno scopo da conseguire piuttosto che verso un contegno eia assumere; fosse materialmente possibile al direttore stesso creare mutamenti nelle situazioni. "E' utile che spesso il direttore ricorra alla sostituzione improvvisa di qualche comandante, non esclusi quelli di partito, durante lo sviluppo delle esercitazioni; a loro volta i comandanti potranno fare altrettanto per gli ufficiali sotto i loro ordini, specialmente per la sostituzione dei subalterni con sottufficiali. ( ... )Sebbene esigenze varie impediscano cli dare alle esercitazioni di pace la stessa durata che avrebbero le corrispondenti azioni di guerra, si cercherà tuttavia di non sopprimere questi importantissimi atti: l) ricognizione del nemico e del terreno d'attacco, prima cli svolgere un'azione offensiva; 2) ricognizione delle posizioni da difendere; studio particolareggiato ed effettiva esecuzione dei lavori di trinceramento, che converrà spingere talvolta fino alla costruzione completa delle trincee cli battaglia". li direttore di esercitazione, al termine di ciascun atto tattico, riuniva a conferenza, possibilmente sul terreno stesso dove questo aveva avuto il suo svolgimento, tutti gli ufficiali che vi avevano partecipato per esprimere i propri apprezzamenti. "Si devono partico]armente disapprovare: la mancanza dì idee nette su ciò che si vuol fare, la titubanza o la ingiustificata mancanza di fermezza nel concetto d 'azione, le inopportune inframmettenze. Si deve, per contro, essere larghi di encomio

8 ZUJTO ,

I partiti s i distinguevano, in qualunque esercitazione con ttuppe o con soli quadri, coi nomi di partito rosso e partito azaflìnché riuscisse facile la loro rappresentazione a matita degli schizzi.

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quando si rilevino atti di iniziativa riconosciuti opportuni, anche se nella loro esecuzione siansi palesate manchevolezze". "Nelle manovre con i quadri, particolannente quelle tattiche, si possono utilmente addestrare gli ufficiali nell'esame ponderato degli elementi che si presentano in una situazione cli guerra e nel prendere decisioni sul terreno stesso; esse bene si prestano ad esercitare gli ufficiali nel non faci le compito di formulare ordini in modo rispondente alla situazione e allo scopo da conseguire. In particolare poi esse offrono proficua occasione dì studiare lo svolgimento pratico del servizio nell'interno dei comandi e cli abituare gli ufficiali addetti ai comandi stessi a comportarsi non solo come interpreti di ordini ricevuti , ma come veri e propri strumenti d i spontaneo aiuto". Nelle esercitazioni con i quadri andava data la giusta importanza all'impiego dei reparti d'artiglieria e del genio e occorreva tener ben conto delle esigenze logistiche delle truppe supposte. Le esercitazioni prevedevano normalmente accurate ricognizion i del terreno, nella considerazione che "per l'istruzione degli ufficiali si abbia presente che le più proficue considerazioni e le migliori ispirazioni si traggono dall'esame del terreno." Le esercitazioni con i quadri terminavano con una conferenza critico - riassuntiva tenuta dal direttore di esercitazione. Erano previste: una manovra con i quadri annuale di corpo d'armata, cli preferenza a partiti contrapposti; manovre con i quadri presidiarie e interpresidiarie svolte nelle guarnigioni dove risiedevano i reparti, che si proponevano la soluzione cli semplici problemi tattici; esercitazioni con i quadri nei reggimenti di fanteria e cavalleria, svolte con una certa frequenza nei dintorni delle guarnigioni e della durata di un solo giorno; manovre annuali con i quadri cli cavalleria dirette dall' Ispettorato Generale dell'Arma; manovre con i quadri delle truppe eia montagna, svolte dopo il congedamento della classe anziana, dirette dai comandanti di brigata alpina, con la partecipazione anche cli ufficiali del Genio e della Regia Guardia di Finanza; manovre di fortezza con i quadri, per addestrare gli ufficiali nella concreta applicazione delle norme contenute nell'istruzione per la guerra di fortezza; manovre periodiche con i quadri attorno a fortezze costiere e attorno a piazzeforti marittime. Erano contemplate anche esercitazioni d'intendenza presso i corpi d'annata per l' istruzione dei quadri all'attuazione pratica della manovra dei servizi in campagna. In appendice E è riportato lo specchio con le esercitazioni per i quadri. La parte seconda della pubblicazione n. 119 Istruzione per la ginnastica e norme per gli altri esercizi jìsici riferiva che "la ginnastica militare concorre efficacemente alla formazione cli soldati agili, forti, resistenti, grazie ai benefici effetti del lavoro dei muscoli e dell'educazione della volontà; si collega, inoltre, e spesso s' identifica, con parti importantissime dell'addestramento militare: la marcia e la corsa; il facile maneggio delle armi; il percorrere terreni accidentati, e via dicendo.9" Nel febbraio 19 15 vennero diramate, a cura dell'Ispettorato Generale del Genio, le Norme complementari all'Istruzione sui lavori del campo di battaglia, che tenevano di conto "le deduzioni che fin d'ora possono trarsi dall ' attuale guerra europea". Tale normativa doveva ricevere "una opportuna e ben intensa applicazione mediante pratici lavori da svolgersi nei dintorni dei presidi, nei poligoni del genio, ove questi esistono, e nei campi d'istruzione durante esercitazioni tattiche, in modo che gli ufficiali acquistino lavoluta prontezza nel prendere le determinazioni più adatte sulla preparazione difensiva ciel terreno ed i soldati si abituino ad eseguire rapidamente e con criterio le loro coperture e gli altri lavori campali. ,o,, Alla vigilia della dichiarazione di guerra dell'Italia, Cadorna intese riordinare e semplificare la normativa tattica, adeguandola alle nuove esigenze che erano emerse dall'andamento dei combattimenti sui vari front i in cui erano impegnati eia diversi mesi i princ.ipal i eserciti europei. La famosa circolare 11. 191 in data 15 febbraio 1915 dell'Ufficio del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Attacco jìnntale e ammaestramento tattico dedicava l'intera terza parte all'addestramento tattico. In essa era rimarcata la necessità di preparare la truppa all' esecuzione, in svariate specie cli terreni, degli attacchi fro ntali condotti da reparti

9 La pubblicazione trattava anche del la scherma, degli esercizi a cavali.o, del nuoto, voga, ski, ciclismo ed altre for111e di esercizio fisico aventi applicazione più o 111eno diretta nell'addestramento alla guerra. In allegato era riportato un esempio ùi pista con ostacoli, lunga 150 metri comprendente in successione: il salto in alto e in lungo, il passaggio in equilibrio, il salto in basso, il volteggio alla palizzata, il salto misto e la scalata. I O Circolare n. 507 in data 18 febbraio 1915 del Comando del Corpo di Stato Maggiore - Ufficio Difesa dello Stato Istruzioni sui la vori del campo di bauaglia.

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inquadrati entro ben delimitati settori d'azione e con specifici obiettivi da conquistare, nella considerazione che " l'azione inquadrata costitu isce la regola e le azioni di reparti isolati costituiscono l'eccezione". "L'addestramento delle masse, con le quali soltanto si vincono le grand i battaglie, costituisce lo scopo finale dell'istruzione tattica. ( ... ) Tralasciando le maggiori unità (fino e compresa la brigata di fanteria), all'addestramento delle quali sì provvede con le grandi esercitazioni e con i campi di istruzione, il battaglione, è indubbiamente l'unità di fanteria che, per le sue caratteristiche organiche e tattiche, rappresenta il centro per eccellenza dell ' istruzione professionale degli ufficiali. Ma l'addestramento tattico - base di tale istruzione - deve riferirsi, non già al battaglione considerato in sé per sé, ma al battaglione considerato quale elemento della massa." L' addestramento degli ufficiali inferiori doveva essere incentrato essenzialmente sull'esecuzione della manovra tattica concepita a livello superiore attraverso esercitazioni con i quadri cli battaglione da svolgersi sul terreno e non sulla carta "come si usa fare, non potendo una carta per quanto a grande scala rendere i particolari topografici capaci di determinare l'andamento dell'azione di un battaglione. Successivamente le manovre saranno svolte con l'intervento effettivo delle truppe." Il tema delle manovre coi quadri sul terreno "redatto dal direttore in forma molto semplice, dovrà contemplare l'azione cli un reparto inquadrato di prima linea (generalmente un battagl ione) il quale operi fro ntalmente contro un tratto corrispondente della posizione nemica, da determinarsi con chiarezza e precisione. Dovranno essere anche stabiliti, con precisione, ì limiti laterali dello spazio entro cui andrà a svolgers i l'azione del battaglione. I reparti che inquadrano questo battaglione sulla destra e sulla sinistra nonché quelli delle linee retrostanti verranno indicati e supposti. Dovrà pure essere supposta l'azione dell'artiglieria, indicando la sua posizione e contro chi eseguisce il tiro nelle fasi success ive dell'azione." Cadorna insisteva sulla necessità ciel coordinamento tra la fanteria e l'artiglieria, "giacché la mancanza di unità d'azione è stata la causa precipua degli insuccessi cui siamo anelati incontro in quasi tutte le nostre guerre, oncl'é che non avremo miglior sorte fi no a quando non penetrerà nei nostri cuori la ben salda convinzione: che è necessario di saper frenare l'eccessivo nostro individualismo, che la li bera disposizione dei propri mezzi d'azione dev'essere subordinata alla considerazione che ciascuno non è che un elemento dell 'insieme, e perciò solo risulta feconda quella iniziativa che si esplica a vantaggio e non a danno dell' azione comune." Per migliorare la conoscenza reciproca tra le varie armi combattenti, erano ritenute utili conferenze tenute da ufficiali di artiglieria a quelli di fanteria sull'armamento e sui criteri d'azione delle artiglierie e da ufficiali di fanteria a quelli di artiglieria sull'impiego tattico delle fanterie. Altre di rettive, quanto mai opportune, emanate da Cadorna riguardavano i lavori di fortificazione campale che nella guerra mondiale in corso si erano anelati affermando su ogni fron te. "Poiché nel combattimento moderno assume speciale importanza, anche nelrazione offensiva, la correzione del terreno da apportarsi mediante l'adattamento cli naturali ripari e la costruzione di trinceramenti, dovrà esser data alle manovre particolare importanza aJla supposta effettuazione di lavori campali, dei quali verranno volta a volta studiati la natura e l'andamento ." Nei regolamenti d'anteguerra, non vi era una netta distinzione tra temi tattici e addestrativi. Nel Regolamento sul servizio in guerra e nelle Nonne per il combattimento erano frequenti i richiami alle prescrizioni in campo addestrativo, così come l' Tsiruzione sulle armi e sul tiro per la fanteria ed il Regolamento d'e.9ercizi ponevano normalmente l'accento sui criteri d'impiego delle truppe in combattimento. Le istruzioni delle truppe e dei quadri emanate dal Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Pollio tra il 1913 ed il 19 14 rimarcavano l'importanza della libertà d'azione, concessa ai comandanti in sottordine e dell'iniziativa, che doveva essere stimolata in ogni ufficiale sin dalle esercitazioni ciel tempo d i pace. Cadorna, appena salito al vertice del Regio Esercito, si affrettò, invece, a sottolineare l'esigenza prioritaria dell'addestramento alla manovra di reparti saldamente inquadrati ed alla rigida osservanza degli ordini ricevuti ai fini deJla corretta applicazione delle norme cli attacco frontale, le uniche ritenute possibili nella guerra di posizione. L' addestramento al combattimento episodico doveva lasciare i1 posto all 'unico tema tattico previsto, vale a dire l'attacco a massa contro obiettivi frontali mediante la manovra di reparti inquadrati. Caratteristiche comuni a tutti i regolamenti addestrativi d'anteguerra erano: la scarsa considerazione per le istruzioni al combattimento in condizioni particolari ciel terreno e ciel tempo, come le operazioni notturne, in centri abitati, nei boschi, ecc.; la grande cura preposta nell ' istruzione al tiro col fucile, ali' impiego della baionetta e cieli ' attrezzo leggero di scavo, mentre non erano nemmeno presi in considerazione il ricorso da parte della fan-

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teria alle bombe a mano, alle pinze tagliafili, alle cariche esplosive allungate, destinate ad essere maneggiate esclusivamente dagli zappatori del genio; la scarsa attenzione prestata nel corso delle esercitazioni alla cooperazione tra la fanteria ed i reparti d ' artiglieria e ciel genio e all'impiego delle sezioni mitragliatrici. L'attività esplorante e quella ricognitiva erano tenute nella giusta considerazione anche nell 'ambito dell'arma di fanteria, così come l'addestramento alla marcia. La regolamentazione si soffermava molto anche sull' importanza della preparazione morale e disciplinare del combattente. "Elevare il tono della vita morale delle truppe, eccitandone lo spirito patriottico e accentuando il valore dei sentimenti cli generosità e di abnegazione che sono il fondamento e l'alimento ciel coraggio personale, fattore principale di vittoria. Pretendere il più scrupoloso rispetto della disciplina, soffio vitale necessario per cimentare gli sforzi collettivi e assicurarne l'efficacia; disciplina che, nel soldato italiano, si infonde, più che altro, con un giusto equ.ilibrio fra la rigida ed inflessibile fermezza nel pretendere quanto è necessario e la evidente sollecitudine a curare e a tutelare il benessere e l'igiene del soldato. Ogni atto che comunque valga a legare all'ufficiale l'animo del soldato suscitando una geniale corrispondenza di affetti fra il superiore e l'inferiore si trasforma sul campo di battaglia nel più proficuo e prezioso sentimento di disciplina. 11 " Fatta astrazione di quanto previsto a livello teorico dai regolamenti, la realtà del!' addestramento dei reparti di fanteria nell' imminenza della guerra mondiale non era delle più rosee. Il generale Cadorna, all'epoca comandante designato d'armata in Genova, così riassunse nel marzo 191 4 i problemi organici e di inquadramento dei reparti che nocevano all'istruzione delle truppe e dei quadri presso le unità operative. "I reggimenti, non solo di fanteria, ma di tulle le armi, hanno le unità ridotte a tali organici scheletJici , da rendere impossibile qualunque istruzione si voglia compiere con serietà di intenti; il numero degli ufficiali inferiori, in taluni reggimenti, è minore di quello delle uni tà organiche, e molte di queste sono comandate eia sottotenenti nuovi promossi o di complemento, i quali mentre non posseggono la pratica necessaria per ben impartire le istruzioni alla truppa, non hanno chi li guidi e li corregga e quindi, alla loro volta, non traggono vantaggio dalle esercitazioni alle quali assistono. Gli ufficiali superiori ed i colonnelli non hanno modo cli esercitare tatticamente il proprio comando e quindi si presenteranno impreparati alle maggiori esercitazioni e non ne trarranno il profitto necessario. Difettano i graduati di truppa; i sottufficiali, per le difficoltà ciel loro reclutamento ed .i pochi caporali, per la scarsa loro autorevolezza, appartenendo tutti all'ultima classe di leva, inconveniente, questo, derivante dalla ferma biennale. L'esiguità delle forze richiede fusione cli reparti ; ai piccoli campi i reggimenti di fanteria devono recarsi formati in un modesto battaglione con unità frammischiate, cosicché sono del pari eliminate le responsabilità dell'istruzione, l' emulazione e le soddisfazioni dei buoni risultati e salvo piccole eccezioni, il dovere viene compiuto senza fede e senza entusiasmo. 12''

1915. I corsi allievi ufficiali accelerati e per aspiranti. L'addestramento dei complementi A mobilitazione completata, si presentò il problema cli amalgamare all 'interno dei reggimenti i richiamati con le classi di leva già alle armi. "Ora, l'avvenuto completamento delle varie unità, con le classi richiamate dal congedo, impone in primo luogo che siano compiuti al più presto la fusione tra i vec~hi e i nuovi elementi e l'affiatamento degli ufficial i e dei graduati tra loro e con gli uomini che da loro dipendono. Si renderà in seguito necessario di fare altrettanto pei complementi coi quali ciascun reparto ripianerà i vuoti durante lo svolgimento della campagna. Per attuare questa importantissima fusione, che è condizione essenziale del buon successo, non vi è miglior mezzo che riunire, sempre quando sia possibile, le truppe al comando dei rispettivi ufficiali ed occuparle con opportune istruzioni. E' pure indispensabile che siano eseguiti colla massima precisione alcuni movimenti in ordine chiuso e qualche sfilamento in parata, 11

Circolare n. 4356 in data 29 aprile 191 5 del comando

V

corpo cl' armata Preparazione militare delle truppe. Il fuoco in

co111bat1i111en10. 12 Foglio n. 2 17 all' oggetto lvlemoria circa l 'is1ru zione de/La truppa indirizzata al tenente generale Alberto Pollio, Capo di Stato !Viaggiore dell'Esercito.

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per la virtù vivificatrice del sentimento disciplinare che è indissolubilmente connesso a tali esercizi, e perché essi avvezzano i capi a tenere in pugno le proprie truppe. Anche qui, come nelle disposizioni relative alla disciplina, la parte formale s' immedesima con quella sostanziale e costituiscono insieme un'unica poderosa forza morale. Infine, importa moltissimo che i comandanti di reggimento curino in modo speciale l'istruzione degli ufficiali di complemento, particolarmente dei più giovani, affinché essi siano messi in grado di soddisfare, nel miglior modo, ai loro cloveri. 13 " Uno dei più gravi e nuovi problemi che dovette affrontare il Comando Supremo all'inizio del conflitto fu proprio quello della carenza di quadri inferiori istruiti e preparati alle operazioni cli guerra eia destinare al comando cli plotoni e compagnie, stante anche la cronica mancanza di sottufficiali e le loro scadenti qualità intellettuali. Le elevate perdite subite dagli ufficiali inferiori nei primi mesi del conflitto, a causa dei regolamenti che imponevano ai comandanti di lanciarsi all'attacco alla tesla dei reparti, le promozioni degli ufficiali in servizio permanente destinati a ricoprire incarichi nei comandi di unità cli nuova costituzione, la necessità di assegnare ufficiali ai depositi per l'inquadramento e l' istruzione dei complementi e delle reclute di unità in corso di formazione , acuirono a dismisura il problema, che si fece ben presto drammatico. Oltre al richiamo degli ufficiali della riserva, alla creazione cli nuovi sottotenenti di complemento, al transito di ufficiali della Mi.lizia nell'Esercito Permanente e alla mobilità tra le armi degli ufficiali per andare a rimpolpare le deficienze organiche della fanteria, all' accelerazione dei corsi normali d'accademia e cli quelli per allievi ufficiali di complemento, si dovette ricorrere anche alla promozione al grado di aspirante di graduati e soldati giudicati idonei dopo brevi corsi svolti direttamente presso le unità operative. "Alle scuole militari sono, di questi giorni, affluiti migliaia cli giovani di Ia e 2• categoria che, per essere studenti, avevano ottenuto cli ritardare sino al 26° anno di età l'adempimento dei loro obblighi di servizio militare. Essi potranno essere sottotenenti fra circa quattro mesi e costituire una buona riserva, alla a colmare i vuoti che la campagna produrrà nelle file dei combattenti. Ma io dubito che il loro numero non sarà sufficiente allo scopo, anche perché intendo - se la campagna si prolungasse - di aumentare la potenzialità delle nostre forze militari colla costituzione cli nuove unità. Per il che, l'elemento uomo non ci fa difetto ed i materiali già si stanno allestendo, ma necessita provvedere largamente, con opportune moclali t~t, ai quadri occorrenti. A ciò è necessario concorrano le truppe stesse combattenti, nelle cui file non f~nno certo difetto gli elementi (graduati e soldati) che, per intelligenza, cultura, alto spirito militare, doti di carattere e di energia, buona volontà, arditezza, diano affidamento di poter coprire lodevolmente il grado di ufficiale. Ed io penso anzi che siffatti ufficiali, creati sul campo - sia pure non per vero e proprio merito di guerra - potranno, per le doti da essi palesate combattendo e per l'esperienza acquistata tra le file dei soldati, avere maggiore prestigio ed ascendente, rendere servizi assai migliori , dei giovani sottotenenti sbalzati, d'improvviso, dai banchi della scuola al comando di truppe in campagna. A rendere attuabile siffatto concetto dispongo: 1) In ciascun reggimento o reparto minore autonomo, i comandi di reggimento, di battaglione e di compagnia rivolgano subito la loro specié:ùe e continua attenzione sugli elementi che abbiano le doti dianzi accennate e ne facciano, entro il mese corrente, la cernita. 2) A partire dal I O lugl io si inizi la preparazione pratica e teorica degli elementi prescelti - e che accettino la nomi~rn ad ufficiale - approfittando cli tutte le fas i cli calma che, anche nei periodi piì:t attivi della guerra, non mancano mai. Non intendo precisare le modalità con cui si dovrà impartire agli allievi l'istruzione teorica - che, necessariamente, dovrà essere sommaria e vertere esclusivamente sulla conoscenza dei nostri regolamenti ed istruzioni miliari, sulle armi, sul tiro, sulla lettura delle carte e sulle indispensabili nozioni di organica e di logistica - poiché voglio lasciare in ciò la più larga libertà cl' azione ai comandanti, che potranno perciò mutare via via - secondo quanto l'esperienza insegnerà - le modalità d 'attuazione. E così, potranno gli allievi essere riuniti permanentemente in apposito plotone, ovvero essere lasciati ai loro reparti e riuniti soltanto - per l'istruzione - quando le circostanze lo permetteranno. A seconda del numero cli allievi disponibili nelle varie unità, i comandi cli brigata, di divisione, di corpo d'armata e d'armata 13 Circolari del Reparto Operazioni - Ufficio Armate /\ddes1ramen10 duran1e la guerra a firma del ge nerale Luigi Cadorna e n. 7310 in data 17 aprile 1915 del Ministero della Guerra - Segretariato Generale - Divisione Stato Maggiore Istruzione e disciplina degli t!fficiali richiam.ati e di nuova nomina.

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potranno disporre perché essi siano raccolti in un solo plotone per brigata, per divisione, per corpo d'armata o per armata, ciò che certamente si imporrà per le armi speciali, e particolarmente per il genio. ( ... ) E' mio intendimento che gli allievi dichiarati idonei compiano il mese di ottobre presso i vari reggimenti col grado di aspiranti (intermedio fra il maresciallo ed il sottotenente - uniforme da ufficiale senza distintivi), comandando in sott'ordine il plotone o la sezione. Al 1° novembre, dopo un secondo giudizio, essi se dichiarati idonei - verranno promossi sottotenenti, di massima nei corpi stessi in cui prestarono servizio come aspiranti. Alla fine di ciascun mese potranno essere iniziati nuovi corsi colle stesse modalità precedentemente indicate. 14" Il 3 luglio 1915, il Comando Supremo con circolare n. 187 del Reparto Disciplina, Avanzamento e Giustizia Militare provvide a distribuire il programma sintetico di addestramento degli aspiranti sottotenenti di complemento. In appendice F la guida - programma d'insegnamento e d'esame per i corsi degli allievi ufficiali cli complemento. Con la circolare n. 4700 in data 30 settembre 1915 dell'Ufficio del Capo di Stato Maggiore - Ufficio Ordinamento e Mobilitazione si raccolsero in un unico testo le varie prescrizioni date dal Comando Supremo circa la costituzione dei corsi all.ievi ulììciali presso le truppe mobilitate. Tali corsi, servivano, altresì, per la nomina ad ufficiali effettivi dei sottufficiali cli carriera. 1 corsi avevano una durata di tre mesi compresi gli esami finali, mentre prima della nomina a sottotenente, gli aspiranti dovevano svolgere un periodo di comando di un mese. Per l'addestramento delle truppe di complemento destinate a ripianare le perdite delle unità al fronte, venne disposto dal Ministero della Guerra - Segretari.ato Generale - Divisione Stato Maggiore sin dal 4 agosto 1915 con circolare n. 4291-G, che i corpi d'armata territoriali organizzassero brevi campi di esercitazione allo scopo di completare l'addestramento delle truppe cli complemento e di eseguire alcune lezioni di tiro collettive 15 • "11 Ministero non crede di dare disposizioni particolari circa l' effettuazjone dei campi stessi ed il progranuna di esercitazioni da svolgersi; stima tuttavia opportuno cli ricordare che le esercitazioni dovranno informarsi al concetto cli perfezionare l'istruzione di campagna, e soprattutto di dare agli ufficiali ed alla truppa un' idea sufficientemente esatta del modo di comportarsi delle varie anni e della fanteria, in particolare nel combattimento odierno. All'uopo saranno da tener ben presenti gli insegnamenti già desunti dalla nostra campagna, nonché le osservazioni di cui è cenno nella circolare del Comando Supremo n. 1973 in data 25 luglio. Tenuto conto delle particolari condizioni dei quadri ai quali è stata affidata l'istruzione delle truppe di complemento, ove non fosse già stato provveduto in proposHo, sarà opportuno che i superiori comandi si assicurino che i dipendenti ufficiali conoscano, non solo i regolamenti tattici, ma anche quelle particolari disposizioni che vennero ultimamente emanate da S.E. il Capo cli stato maggiore dell'esercito ( .. . )e provvedano, ove occorra, coi mezzi che riterranno più adeguati, perché tale conoscenza sia completamente raggiunta. Ai sopraddetti campi dovranno pure intervenire tutti gli ufficiali di complemento e cli mil izia territoriale delle armi combattenti, anche se non assegnati a comandi di reparto; e ciò perché ai fini della loro preparazione professionale un periodo anche breve di esercitazioni pratiche in campagna gioverà più delle consuete istruzioni che si svolgono presso i corpi in guarnigione." Nonostante queste premure del Ministero verso l'addestramento delle truppe cli complemento, il Comando Supremo si lamentò ben presto della scarsa istruzione e tenuta disciplinare dei complementi che

14 Circolare n. 240 in data 11 giugno I 915 dell'Ufficio del Capo di Stato Maggiore (Ordinamento c Mobilitazione) Allievi ufficiali di complemento. Sull'argomenLo anche la circolare n. 3370 in data 22 agosto 191.5 del Reparto Operazioni - Ufficio Ordinamento e Mobilitazione Nomina, assegnazione ed impiego degli aspiranti. L'importanza degli ufficiali di complemento .in una guerra futura era già stata sottolineata dal Jvfinistcro della Guerra nella circolare n. 377-G del 26 febbraio 1915, che, stigmati zzando la tendenza diffusa di una mj nore considerazione degli ufficiali di complemento, stimo lava i quadri di cai1'iera ad .;accoglierli con cameratismo e fiducia nell'ambiente militare. curandone con amore e zelo la disci plina, la cultu ra professionale e lo spiriLO militare". 15 All'inizio di giugno, il M inistero della Gue1Ta aveva assegnato ai centri di mobiliwzione, formati da depositi e distrett i militari, l'incarico di provvedere all'istruzione dei. complementi per le unità operanti e delle reclute destinate alla costituzione cli nuove unità. Ogni cen tro cli mobi.litazione costituì compagnie e batterie di complemento, riunite in battaglioni e gruppi (circolari n. 2490-G in data 7 giugno 1915 del Segretariato Generale - Divisione Stato Maggiore Truppe di comple,nento e n. 649 in data 14 luglio 1915 Inquadramento delle truppe di complemento e relative promoz.io11i).

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giungevano al fronte. "Il Comando Supremo ha rilevato nei complementi manchevolezze non lievi che occorre con ogni mezzo rimuovere. 1) I complementi dimostrano insufficiente istruzione ed allenamento; molti soldati non hanno compiuta alcuna lezione di tiro o ne hanno eseguita una soltanto; 2) per scarsa disciplina, specie ove difettava l'inquadramento per l'accompagnamento, è stato necessario in taluni casi ricorrere a severi provvedimenti. 16" Un altro provvedimento attuato per migliorare l'istruzione dei complementi ed ordinare il loro afflusso in linea fu quello di costituire, nell ' agosto 1915, nuovi depositi di rifornimento uomini per le armate, dipendenti interamente dalle stesse sia per quanto rifletteva l'istruzione e la disciplina sia per le modalità cli' prelevamento ed avviamento al fronte. Aci ogni deposito comprendente due battaglioni venne assegnato un colonnello. Per l'inquadramento doveva essere raggiunta una proporzione di un ufficiale ogni cinquanta uomini di truppa 17 . A causa delle notevoli necessità di rimpiazzo di uomini per le perdite subite in combattimento o per malattia e dei frequenti cambiamenti cli dipendenze delle brigate, l'organizzazione del rifornimento di complementi continuò a lamentare gravi inconvenienti, soprattutto nei periodi di intensa e prolungata attività bellica. Nel dicembre 1915, si addivenne così ad un nuovo riordinamento. Ad ogni corpo d'armata si fece dipendere un deposito, il quale ripartiva i propri uomini di complemento in tante al iquote quante erano le brigate assegnate al corpo d'armata stesso. Ciascuna aliquota doveva bastare per alimentare le proprie brigate per sei o sette giorni di intensi combattimenti. I complementi dovevano essere forniti ai depositi cli rifornimento di corpo d' annata dai depositi corrispondenti ai reggimenti componenti le rispettive brigate, allo scopo di conservare a queste le caratteristiche regionaJ i e di facilitare il lavoro matricolare. Allo stesso scopo, ciascuna aliquota cli brigata doveva servire sempre alla propria brigata anche quando essa veniva assegnata ad altro corpo d'armata 18. In previsione della chiamata alle armi della classe 1896 e quindi della costituzione di nuove grandi unità, si provvide a trarre dai reparti in linea un buon numero di ufficiali subalterni che avevano maturato una prolungata esperienza di guerra e di ufficiali superiori di stato maggiore ed in servizio cli stato maggiore, "che avranno così modo di dar prova delle loro elette qualità anche nel comando diretto delle truppe, sia nel periodo del1a loro preparazione, sia, poi, nel combattimento." Insieme agli ufficiali dovevano essere tratti graduati o allievi caporali ed alcuni elementi di truppa pratici della costruzione e della distruzione delle difese accessorie, ciel lancio di bombe a mano, ecc., in modo da poter addestrare al meglio le giovani reclute 19. "L'addestramento delle reclute richiede istruttori pratici; poiché gli ufficiali subalterni dei vari reparti non hanno ancora mai atteso ad istruzioni di reclute, ho disposto che alle compagnie siano assegnati capitani provetti, i quali devono, pertanto, considerare come loro primo dovere, quello cli rendere i subalterni idonei al difficile incarico di istruttori, suddividere fra essi i compiti del1'aclclestramento, indicare per tempo il metodo che intendono seguire, guidare ed aiutare ufficiali e graduati nell' importante incarico e vigilare che non si perda tempo, in questa circostanza, particolarmente prezioso." Dovevano essere svolte con assiduità esercitazioni concernenti la guerra di trincea e le operazioni notturne. "E' noto come nella guerra odierna abbiano largo campo le operazioni notturne e come, anzi, taluni lavori delle truppe non possano essere compiuti che di notte, necessita, pertanto, che i nuovi soldati siano abituati a marciare, manovrare, scavare trinceramenti , abbattere reticolatj, ecc. anche di notte, esercizi tulli che devono essere compiuti 16 Circolari n. 45 12-G in data 13 agosto 1915 e n. 5824-G in ùat.a 2 ottobre 19 15 de l Ministero della Guerra - Segretariato Generale - Divisione Stato Maggiore ls1ruzio11e e disciplina deL/e truppe di complemento. Il Comando Supremo segnalò anche la scarsa sorveglianza attuata dai depositi e dall'organizzazione territoriale verso il corredo degli uomini che venivano inviati ai reparti mobilitati privi di oggetti di eq uipaggi amen to individuale (come i piastrini di riconoscime111.o) e sermi libretto matricolare. Era riscontrala anche scarsa cun1 nella compilazione deg li stessi li bretti personali e dei ruolini di marcia. 17 Circolari n. 529/47 in data 13 agosto I 915 del Ministero della Guerra - Direzione Generale Leva e Truppa Cos1ituzione di nuovi speciali depositi di ri/omimen10 uomini per le armate e n. 33 19 in data 22 agosto 1915 del Comando Supremo. 18 Circolare n. 9976 in data 30 dicembre 1915 del Reparto Opera7,ion i - Ufficio Ordinamento e Mobilitazione Sistema di complewmemo delle u11ità. 19 Circolare n. 7000 in data 11 novembre I 9 15 del Reparto Operazioni - Ufficio OrdinarnenLo e Mobilitaz.i onc Quadri per nuove unità.

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con ·frequenza nonostante la rigidità della stagione.20" In seguito a disposizione ministeriale, entro la fine del I 915, l'addestramento delle unità cli nuova formazione passò interamente sotto la responsab.i] ità ciel Comando Supremo. Nel settembre 1915, ebbe inizio il secondo corso pratico accelerato per allievi ufficiali dì complemento svolto presso gli istituti di formazione delle armi cli Fanteria, Cavalleria, Artigl ieria e Genio 2 L. Sempre in settembre, presero avvio speciali corsi d'istruzione accelerati per militari, in servizio o in congedo, aspiranti alla nomina a sottotenente cli complemento, provvisti di licenza superiore. Tali corsi avevano una durata di due mesi ed erano svolti presso 15 depositi di reggimenti di fanteria e d'artiglieria 22 . Venne ordinato anche lo svolgimento, a partire dal 15 dicembre in Vicenza, cli un corso pratico sul servizio di stato maggiore, della durata cli tre mesi, "allo scopo di ottenere un rendimento più utile e uniforme da parte degli utliciali eia impiegare in ausilio agli stati maggiori dei comandi ed anche, eventualmente, cli scegliere e preparare elementi giovani in vista delle possibili future esigenze organiche del Corpo cli Stato Maggiore. 23 " In previsione della sosta invernale delle operazioni offensive in grande stile, Cadorna ordinò ai reparti di approfittare della stasi dei combattimenti per dare ampio sviluppo all'istruzione tecnica degli ufficiali e della truppa. "Per gli ufficiali, ciò sì rende assolutamente necessario, sia perché l'esperienza della guerra e la speciale fisionomia che essa ha assunto hanno profondamente modificato i procedimenti tattici che erano fondamentali prima della guerra, e sia per la presenza nei corpi di giovani ufficiali, anche capitani, che, pur avendo prestato fin qui utile servizio, assai miglior rendimento potranno dare allorché venga completata ed affinata la loro istruzione professionale. Tale istruzione dovrà avere carattere assolutamente pratico, e sarà compiuta sotto la guida di ufficiali superiori o cli capitani anziani esperti. In comandi d'armata impartiran no precise direttive, ed invigileranno sull'esecuzione delle medesime, direttamente e per mezzo dei dipendenti comandi cli grandi unità. L'istruzione della truppa dovrà avere un doppio scopo: 1) completare la preparazione tecnica dei reparti e l'addestramento delle cariche speciali presso ciascun reparto; 2) mantenere le truppe in costante attività. ( ... )Dove rimanga tempo disponibile e non sianvi opere di difesa o baraccamenti da completare, si promuovano largamente gli sports invernali, attuati coi mezzi di cui si dispone e colla genialità che non difetta tra i nostri ufficial i e soldati; si dia impu lso alla g innastica in genere, alla quale la presenza della neve non deve essere cl'ostacolo.24"

1916. Nuove istruzioni sull'addestramento delle reclute e sui criteri d'attacco della fanteria Nel gennaio 1916, venne diramato il primo fascicolo del nuovo Addestramento della fanteria al combattimento, che riguardava l'istruzione delle reclute. Nella pubblicazione erano raccolte, modificate sulla base dell'esperienza fatta nei primi mes i cli guerra, norme e prescrizioni già contenute nel Regolamento di esercizi per la fanteria e nell'Istruzione sulle armi e sul tiro per la fanteria, per quanto rifletteva l'addestramento delle reclute fino all'istruzione di plotone in ordine chiuso, con l'aggiunta cli particolar.i norme sull 'impiego dell'attrezzo leggero nei lavori di trinceramento individuale e sul lancio

20

Circolare n. 4176 in data I8 novembre 19 I5 del Reparto Operazioni - Ufficio Affari Vari Addestramento dei reparti di

fanteria di nuova coslilllzione. 21 Circolare n. 16636 in dma 20 agosto 19 l 5 del Ministero della Guerra - Segretariato Generale - Divisione Swto Maggiore. Il pri mo corso speciale accelerato degli aspiranti alla nomina ad ufficiali cli complemento si era aperto nel maggio presso la Scuola Militare <li Modena per gli aspiranti di Fanteria e Cavalleria e l'Accademia Militare cli Torino per gli aspiranti delle armi d' Artiglieria e del Genio. La durata dei corsi speciali era di circa tre mesi (circolare n. 380 del Giornale Miliwre in data 22 maggio 1915). A partire <lall' autunno 1916 i corsi accelerati per ufficiali di fanteria si svolsero anche alle scuole di Caserta e cli Parma. 22 Circolare n. 658 del Giornale M.il ilare in data 20 agosto I 9 I 5. 23 Circolari n. 1400 in data 2 novembre 19 15 e n. 1655 in data 23 novembre 1915 del Repa rto Operazioni - Uflìcio Segreteria. Nel corso ciel J 915 si svolsero anche corsi cli aggiornamenco per sottotenenti cli Milizia Territoriale non transitati nell'Esercito Permanente. 24 Circolare n. l086 in data 28 novembre 1915 della Segreteria del Capo cli Stato Maggiore Norme generali per l'inverno.

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delle bombe a rnano 25 . li regolamento doveva servire da guida agli istruttori ( comandanti cli reparto e graduati) nello svolgimento dell'istruzione delle reclute, mirata soprattutto al corretto impiego del fu cile ed allo sfruttamento del terreno sul campo di battaglia, sia nel movimento verso il nemico, sia nel tiro in postazione. "La guerra ha messo anche maggiormente in ev idenza l'importanza tattica della squadra e la necessità che questa piccola unità sia organicamente formata e costituisca sempre, sia isolata, sia nel plotone, un nucleo a sé, composto sempre dagli stessi uomini e comandata sempre dallo stesso graduato. ( ... ) I comandanti cli presidio cureranno perché col minimo dispendio, nelle adiacenze delle guarnigioni, siano messi a disposizione delle truppe, terreni nei quali esse possano venire continuamente esercitate nella costruzione cli trincee e dei reticolati, fornendo loro anche i mezzi occorrenti , e vengano, nelle piazze d'armi, o nei luoghi dove le reclute si esercitano, disposti e costruiti ostacoli cli varia natura (travi, muriccioli, siepi, fossi, trincee, ecc.) perché i soldati possano addestrarsi e servirsene guaii appostamenti ed a superarli speditamente. E' inoltre indispensabile che in tutti i poligoni cli tiro sia reso possibile di eseguire le prime lezioni delle reclute alla di stanza cli 25 metri e successivamente a quella di 50 e 100 metri." Cura particolare veniva ri posta nell'addestramento al tiro col fucile dalla posizione a terra, "dalla quale normalmente si esegue il fuoco nei terreni scoperti ed in genere nell 'avanzata in terreni leggermente rotti." Le reclu te dovevano essere istruite anche al tiro nelle trincee dalla posizione in piedi con appoggio orizzontale e attraverso feritoie. La scherma col fucile manteneva la sua importanza ricorrendo a fantocci imbottiti appesi a funi o disposti su l parapetto di trincee per allenare le reclute a servirsi del fucile inastato come arma da punta. Una nov ità rispetto alla precedente edizione dell'Addestramento della.fanteria al combattimento era l'accento verso la preparazione morale del soldato. "La lotta sempre lunga ed aspra, che le truppe devono sostenere nella guerra cli trincea, richiede nel combattente una grande forza d'animo, un non comune ardimento e un'indomita pertinacia.( ... ) La preparazione morale del soldato al combattimento deve procedere di pari passo con quella materiale; solo la salda unione di quella con questa può assicurarci la vittoria. E ' perciò dovere degli istruttori, e particolarmente degli ufficiali, quello di infondere nell' animo dei nuovi soldati la più completa fiducia nei capi e la convinzione profonda che la nostra guerra sarà pienamente vittoriosa. Persuaderli che la vittoria è il coronamento degli sforzi, dei sacrifici di tutti i combattenti, nessuno escluso, e che ciascun soldato nel suo ambito, obbedendo scrupolosamente agli ordi ni dei suoi capi, impiegando bene il suo fucile , lavorando indefessamente nel la costruzione dei ripari, nello scavo dei camminamenti, portandosi innanzi a sconvolgere i reticolati, contribuisce efficacemente al vittorioso risultato fi nale." L'addestramento della recluta comprendeva due ser.ie di esercizi. La prima corrispondeva all'avanzata contro le posizioni nemiche facendosi schermo ciel terreno, costruendosi ripari individuali od impiegando, quale protezione, il sacco a terra o altro mezzo mobile di protezione. La seconda serie cli esercizi si riferiva alla fase fi nale dell'approccio alle trincee nemiche ed all'assalto alla baionetta. Quest'ultima fase prevedeva in successione lo scavo cli camminamenti e trincee per approssimarsi ai reticolati nemici, la recisione o l'abbattimento dei reticolati e cavalli cli Frisia, il lancio di bombe a mano, l'assalto alle posizioni avversarie, il rafforzamento della trincea conquistata. Il modo più sicuro per impossessarsi delle posi1zioni nemiche era quello di giungervi cli sorpresa. Le norme di avanzata verso il nemico erano molto più prudenti cli quelle d'anteguerra ed insegnavano tutte le tecniche per ridurre al minimo le perdite. I soldati venivano esercitati ad avanzare carponi o strisciando sul terreno. "Certamente il procedere in tal maniera richiede tempo e costa fatica; in quanto al tempo non bisogna avere nessuna preoccupazione, e la fatica è largamente compensata dalla protezione che si ottiene dai tiri nemici e dalla certezza di giungere incolumi sul nemico. ( ... ) Normalmente è un assoluto dovere per tutti, anche nel far fuoco , cli approfittare bene dei ripari, non sporgendosi mai più di quanto richiede una buona esecuzione sul tiro; quando non si fa fuoco, stare bene appiattati non farsi vedere, sempre stare silenziosi e quando sia indispensabile parlare, farlo sempre a bassa voce." L' istruzione faceva riferimento anche a ri pari mobili

25 Circolare n. 1036 in data 25 gennaio 1916 del Reparto Operazioni - Uflìcio Affari Vari Fascicolo della fanteria al combattimento.

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r dell'addestramento


quali gli scucii, "che permettono al soldato di avvicinarsi ben protetto dai tiri, anche a pochi metri dalle posizioni del nemico" ed ai vari tipi cli forbici e pinze tagliafi li per la recisione dei reticolati26 . Nell'addestramento di squadra occorreva abituare le reclute a muoversi nella formazione in ordine sparso e distesa, con larghi intervalli, quattro o cinque passi da uomo a uomo, evitando pericolosi aggruppamenti che costituivano facile bersaglio per il nemico. L'avanzata sotto il tiro nemico doveva essere effettuata a sbalzi cli squadra alternando appostamenti e tiri al movimento in avanti. Per il tiro de.Ile reclute erano assegnate 72 cartucce a pallottola per ciascun tiratore. TI tiro doveva essere limitato alla distanza di 200 m. Le prescrizioni erano che ogni recluta eseguisse almeno dieci lezioni di tiro eia distanze, posizioni e con bersagli diversi. La segnalazione anelava fatta, in tutte le lezioni, colpo per colpo. Nel periodo di istruzione delle reclute dovevano essere svolte almeno otto marce di compagnia, di almeno 20 km. con equipaggiamento completo, anche notturne. Sin dalle prime marce doveva essere considerato il servizio dì sicurezza ed esplorazione mediante pattuglie, che serviva ad istruire i soldati agli incarichi di esploratore e di vedetta. Ben sei pagine dell'istruzione erano dedicate alle norme da segui re nel corso delle eserc.ìtazìoni cli lancio cli bombe a mano. Nel luglio 1916, Cadorna emanò una nuova normativa tattica, Criteri d'impiego de/La fanteria nella guerra di trincee, che aggiornava i metodi dell ' attacco frontale. Al regolamento seguì una circolare addestrativa da impiegare come guida sommaria nell'istruzione dei reparti secondo i nuovi criteri di lotta. "La preparazione morale della truppa e dei quadri sia opera prima e costante dei capi, nelle loro visite giornaliere alle truppe, e riesca a persuadere tutti i combattenti che la vittoria sarà certamente piena e completa se essi vorranno vincere ad ogni costo. Esallando lo spirito offensivo, si sfatino gli eventuali pregiudizi d i inespugnabilità cli posizioni avversarie o di insufficienza di mezzi, e si faccia desiderare il momento dell'attacco. La risolutezza ed il vigore che le truppe debbono estrinsecare nell'attacco si acquistano soltanto coll'esercizio. Pertanto, all'addestramento individuale e dei minori reparti (squadra, plotone), necessario specialmente per ridare a truppe sfibrate dalla vita di trincea il desiderio di libero movimento, si facciano seguire le esercitazioni di combattimento di compagnia, cli battaglione, ecc., particolarmente utili per l'istruzione dei quadri." La circolare dava esclusivo risalto alle azioni offensive e alle predisposizioni per arginare i ritorni controffensivi nemici. "Le esercitazioni per la compagnia possono essere ad esempio: attacco di capisaldi, assalto di alcune linee cli trincee successive, occupazione rapida ed immediato rafforzamento di posizioni occupate, ecc. Le esercitazioni di battaglione consistono nello svolgimento cli un attacco attraverso tutta una zona di difesa dell'avversario, profonda cioè l - 2 km . almeno.( ... ) Con ripetute esercitazioni, si miri a conferire agli assalti delle successive trincee nemiche, l'irruenza che deve caratterizzarli; gli uomini escano di sorpresa e simultaneamente dalla trìncea di partenza; le ondate si susseguano a conveniente distanza.( ... ) Spesso, nelle esercitazioni d 'assalto, la truppa si ferma non appena pervenuta sulla prima trincea del supposto avversario. Ciò è dannoso. Si deve per contro rendere istintiva 1' immediata prosecuzione dell'avanzata, con sbalzi ed assalti, fino al completo raggiungimento dell'obiettivo assegnato al reparto. Durante lo svolgersi cieli' attacco, si faccia sorgere qualche fatto inatteso, come un contrattacco sui fianchi, che costringa a parare alla minaccia, oppure una resistenza nemica imprevista, che arresti le linee attaccanti, le costringa ad appostarsi, a far fuoco, od a gettare le bombe, prima di lanciarsi a nuovo assalto. ( ... ) Sì infonda in tutti i combattenti la convinzione della necessità di mantenere a qualunque costo le posizioni conquistate, e cli crearvi immediatamente il riparo o il reticolato, utilizzando i materiali trovati sul posto, quelli portati da ciascun soldato e dalle ondate appositamente incaricate. I reparti siano abituati a riorganizzarsi anche se hanno perduti gli ufficiali, a suddividersi prontamente tra il lavoro e la sorveglianza, a mantenersi sempre in grado di opporsi ai contrattacchi. Siano frequenti le esercitazioni atte a raffigurare il pronto intervento, in un 'azione in corso, dei battaglioni di rincalzo e cli riserva, sia per rinforzare i battaglioni antistanti, sia per proseguire la loro azione al di là degli obiettivi da essi raggiunti.( ... ) Le esercitazioni di combattimento per il reggimento e per la brigata siano fatte, possibilmente,

26 Erano citati gli scudi tipo francese, tipo Arsenale di Torino, Li po Masera, gli scudi da parapetto, eia sent.inclla, gli scudi Farina con relativo elmetto e le pinze modello Borri, Peugeot c quelle Lipo della Direzione del Genio di Torino.

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coll'artiglieria, o guanto meno questa sia rappresentata eia ufficiali cl' artiglieria in servizio cli trincea, perché si possano far funzionare i collegamenti.27" Un anno di esperienza di guerra aveva dimostrato lo scarso livello cli preparazione di molti degJ.i ufficiali subalterni usciti dai corsi accelerati. Due o tre mesi di corso si erano rilevati inadeguati alla formazione d i validi comandanti cli plotone. "li Comando Supremo ha fatto presente al Ministero che spesso gli uffic iali , inviati alla fronte dai comandi dei corpi d'armata ciel territorio, non possiedono la necessaria capacità professionale. ( ... )Con il prolungarsi della gue1n, l'esercito nosu-o - come del resto tutti gli altri eserciti belligeranti - deve fare un assegnamento sempre più largo sugli ufficiali cli complemento e cli milizia territoriale. La preparazione che questi ufficiali ricevono nei brevissimi cors.i d' istruzione è talmente insufficiente per fo rmare dei buoni comandanti di reparto, che, se si vuole eia essi avere il reale ed efficace contributo tanto necessario, occorre che presso i centri di mobilitazione i loro capi diretti ne curino sempre più, con particolare amore e zelo, la cultura professionale e lo spirito militare.28" La necessità cli sempre nuovi sottotenenti era però così stringente che, nell'agosto del 1916, il Comando Supremo si vide costretto a riattivare i corsi allievi uffic iali di complemento presso l' esercito operante per le arnù cli Fanteria, Cavalleria, Artiglieria e Genio. L'esperienza passata consigliò di linùtare il numero dei corsi, riunendo gli allievi nel numero massimo possibile presso unità meglio adatte dei reggimenti allo svolgimento delle istruzioni. Si decise, così, di assegnare ai comandi d ' annata od al più di corpo d'armata l'onere dell'organizzazione dei corsi 29 . L'emorragia degli ufficiali inferiori dai reparti dell'esercito mobilitato era, del resto, continua, dovuta sia alle perdite sia a destinazioni ad altro incarico. Ad esempio, nel luglio 1916, ogni reggimento di granatieri , fanteria cli linea e bersaglieri dovette inviare al proprio deposito tre ufficiali inferiori, scelti tra quelli che davano sicuro affidamento di bene inquadrare ed addestrare le reclute dei nuovi reparti in via cli formazione30. l battaglioni cli reclute, terminato l'addestramento di base, vennero assegnati quali quarti battaglioni a reggimenti di fanteria e bersaglieri schierati in zona di guerra 31 . Alla fine di settembre ciel 19 16 si decise cli approfittare ciel periodo invernale per svolgere in zona di guerra dei corsi di istruzione per "completare le cognizioni praticamente già acquistate dagli ufficiali stessi, e coordinarle attorno ai pochi principi fondamentali su cui esse si basano." Tali corsi dovevano servire ad elevare "la cultura professionale dei giovani ufficiali che hanno già assunto o potranno avere prossimamente il comando di reparto, rilevatasi spesso scarsa, e non sufficientemente compensata né dagli/ottimi loro sentimenti, né dalla loro buona volontà d'apprendere.32" Per l'Arma di Fanteria, i

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Circolare n. 12610 in data 18 luglio I9 I 6 de l Reparto Operazioni - Ufficio Affari Vari e Segreteria Addes1ramen10 dei reparri all'attacco nella iuerra di trincee. 28 Circolare n. 12030 in data 23 luglio 19 I6 del Ministero deJJa Guerra - Segretariato Generale - Divisione Stato l\.faggiorc. Tal.e lamentela venne ripetuta in settembre ;,Il Comando Supremo ha qui fatto noto che gli ufficiali subalterni di fanteria, che giu ngono dai. depositi ui corpi mobilitati, pur essendo animati da ammirevole spirito e da ottimi sentimenti, seguitano a dimostrare non sufficienti cognizioni militari, e specialmeme non hanno queJJe nozioni tattiche, proprie deJJa guerra di trincea, indispensabili per poter prestare prontamente un utile servizio." (Circolare n. 15470 in data 17 settembre 19 16 del Jv1inistero della Gucrrn Scgrctariuto Generale - Divisione Stato Magg iore). 29 Telegramma circolure n. 24732 in data 17 lu glio 19 I 6 del Reparto Operazioni - Ufficio Ordinamento e Mobilitazione e circolare n. 34875 in data 30 novembre 1916 Corsi allievi 1~{ficiali. Nomina degli allievi ad aspiran/e ed a sol/otenente e loro assegnazione. 30 Circolare n. 253 12 in data 25 luglio 19 I 6 dell'Ufficio del Capo di Stato Maggiore - Ufficio Ordinamento e Mobilituz ionc Ufficiali occorrenti per l'istruzione del nuovo comingenle ai depositi difameria. La composizione dei nuclei tratti dai reparti mobilitati da inviare ai depositi di formazione per l' inquadramento dei battaglioni reclute della classe 1897 cm la seguen te: un uffic iale superiore per il comando battaglione; un subalterno per il nucleo di reparto zappatori; 3 subalterni pc.r ogni nucleo di compagnia, oltre ad un capitano ogni due nuclei di compagnia: un maresciallo per il nucleo di sezione mitragliatrici ed un maresciallo per ogni nucleo di compagnia, oltre ad una settantina tra caporali e sergenti maggiori (circolari n. 29960 in data 4 ollobre 1916 del Reparto Opera,.ioni - Ufficio Ordinamento e Mob ilitazione Ujjìciali e graduali di truppa per l'inquadramento dei baflaglioni di reclute della classe 1897 e n. 25396 in data 19 novembre 19 l 6 del Reparto Operazioni - Ufficio Affari Vuri e Segreteria Addestrmnento dei reparti di nuova costituzione). 31 Circolare n. 39994 in data 12 dicembre I 9 I 6 dell ' Ufficio del Capo di Stato Maggiore - Ufficio Ordinamento e Mobilitazione Battaglioni di reclute. 32 Circo lari n. 19915 in data 23 settembre 1916 del Reparto Operazioni - Ufficio Affari Vuri e Segreteri a Corsi d'istruzione invernali per ufficiali subalterni delle varie armi e n. 23360 in data 28 ottobre 19 16.

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corsi dovevano svolgersi dal 15 novembre al l 5 marzo per la durata dì un mese ciascuno, presso i comandi d'armata e della Zona Carnia. Dovevano parteciparvi non più di 60 - 70 ufficiali alla volta. Il programma delle lezioni comprendeva una breve parte teorica, con cenni sull'organizzazione cli truppe e servizi di prima linea, lettura delle carte, commenti alle più recenti e più importanti norme tattiche ed una parte pratica, molto sviluppata, intesa ad abilitare al comando di compagnia, gli ufficiali sia nella guerra dì trincea, sia nella gue1Ta manovrata, tanto in combattimento, quanto nelle marce, agli alloggiamenti, ecc. Per le esercitazioni pratiche si dovevano utilizzare i campi, le scuole, i poligoni già esistenti presso le varie annate ed impiegare le truppe a riposo. Jn appendice G è riportato il programma schematico per gli insegnamenti comuni agli ufficiaJi dì tutte le armi. Il 15 novembre 1916 iniziò a Padova un secondo corso pratico sul servizio di stato maggiore, sempre della durata di tre mesi, per un centinaio di ufficiali inferiori33 . Nell'inverno del secondo anno di guerra, si svolsero anche altri corsi d'istruzione in zona di operazioni per mìtraglieri, sciatori, ecc34. Nel settembre 1916 era stata costituita a Torino la Direzione dei corsi skiatori incaricata dell'esecuzione dei corsi d'istruzione alla frontiera occidentale per la formazione dì reparti sciatori della 1•, 2•, 4", 6" armata e XII corpo d'armata35 . Il personale frequentatore dei corsi doveva poi essere riunito in pattuglie e plotoni sciatori per comandi cli minore unità dì fanteria di linea, alpini e bersaglieri, d'artiglieria d'assedio, someggiata e da montagna e di reparti telegrafisti del genio schierati in zone d'alta montagna. Comunque, anche le armate vennero autorizzate a svolgere corsi sciatori per completare gli organici36 . Per l'addestramento degli ufficiali subalterni d'artiglieria si costituirono in zona di guerra quattro scuole, due per l'artiglieria da campagna, a cavallo, pesante campale e due per l'artiglieria cl' assedio. In appendice H sono riportati i corsi d'istruzione in zona cli guerra nel periodo invernale dal 15 novembre 1916 al 15 marzo 1917. Allo scopo cli risanare moralmente i depositi dei corpi e gli altri centri dì mobilitazione, allontanandone quegli elementi idonei o meno alle fatiche cli guerra che avevano avuto guai con la giustizia ordinaria o militare, si decise dì istituire alcuni nuovi depositi per compagnie speciali d'istruzione, posti alla dipendenza gerarchica dei depositi di convalescenza e tappa delle armate. "Dovranno essere inviati ai predetti depositi, dando in ogni caso la precedenza nelle destinazioni ai soggetti più pericolosi: 1) i militari condannati dai tribunali militari a pene varie da scontarsi a guerra finita, 2) i militari per i quali è sospeso il procedimento penale per il reato d.i diserzione, 3) i militari con precedenti penali di tale rilievo da risultare pericolosi, 4) i militari recidivi in gravi mancanze disciplinari e dimostratisi incapaci di ravvedimento. :n,, Nonostante la presenza dì ufficiali istruttori provenienti dal fronte, che avrebbero dovuto fare tesoro dell'esperienza di guerra, l'addestramento al combattimento delle reclute risultava alquanto lacunoso. "I rapporti sulle ispezioni passate alle unità di nuova costituzione dai comandanti delle divisioni territoriali

33 Ci rcolari n. 20530 in data 29 settembre 1916 del Repano Operazioni - Ufficio Affari Vari e Segreteria Corso pratico sul servizio di stato maggiore e n. 23823 in data 2 novembre 1916 DiJposizùmi per I 'aauazione del corso pratico sul servizio di S.M. Il corso successivo, riservato a 200 ufficiali e sempre della durata di tre mesi, iniziò il 1° ottobre 1917 nella sede cli Verona. 34 Circolare n. 24525 in data 15 novembre 1915 del Reparto Operazioni - Ufficio Altari Vari e Segreteria Corsi d'istruzio11e ed opera educatrice degli ufjìciali superiori. Per l'addestramento degli ufficiali subaltern i di artiglieria si costituirono io zona di guerra quauro scuole, a Gcrnona, Spilimbergo, Peschiera e Caprino Veronese (circolare n. I0030-G in data 25 ottobre 19 I 6 del Ministero della Guerra - Segretariato Generale - Divisione SLato Maggiore, n. 24540 in data 9 novembre 1916 del Reparto Opera,,ioni - Ufficio Affari Vari e Segreteria Predisposizioni pei corsi d'istruzione d 'artiglieria). Terminati i corsi entro la primavera del 19 I7, le suddette scuole vennero chiuse. 35 Già nell' inverno 19J 5 - 19 I6 si erano organizzali corsi di sci per reparti di fanteria, artiglieria, genio e Regia Guardia di Finanza (circolare n. 3512 in <laLa 25 agosto 1915 dell'Uflìcio del Capo di Stato Maggiore - Ordinamento e Mobilitazione SkialOri per operazioni invernali). 36 Circolari n. 28750 in data 14 settembre 1916 del Reparto Operazioni - Ufficio Ordinamento e Mobilita,,ione Skiatori per la campagna invernale e n. 29478 in data 26 settembre 1916 dell 'Ufficio del Capo di Stato l\faggiorc - Ufficio Ordinamento e Mobilitazione Personale per i corsi skiatori. All'inizio del I 917 si costituirono anche dodici battaglioni alpini sciatori, poi disciolti nel maggio dello stesso anno. 37 Circolare n. 21240 in data 28 novembre l9 I6 del Ministero dellu Guerra - Segretariato Generale - Divisione Stato Maggiore Cos1ituz.io11e di depositi per compagnie speciali di istruzione.

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permettono di rilevare come generalmente non sia stata attribuita sufficiente importanza alle istruzioni pratiche sulla fortificazione campale e sul lancio delle bombe a mano. ( .. .)Le truppe di fanteria avviate alla fronte devono saper già costruire e organizzare una trincea, devono essere esercitate e far progredire, senza scoprirsi, camminamenti d'approccio e ad improvvisare, con filo di ferro e material i dì circostanza, le pi ù semplici difese accessorie per non essere costrette ad imparare più tardi a caro prezzo e sotto il fuoco nemico gli elementari principi della guerra di trincea. Occorre poi infondere nelle truppe la persuasione che la bomba a mano fa parte dell'armamento della fanteria, come il fucile e la baionetta, e che ogni soldato deve essere capace di adoperarla in combattimento con audacia e con destrezza. Si richiama infine l' attenzione sulla necessità che gli ufficiali medici svolgano conferenze agli ufficiali ed istruziotù alla truppa sull'impiego delle maschere antiasfissianti e sui metodi di difesa collettiva contro i gas, così che ogni uomo sia materialmente e moralmente preparato ad affrontare con serenità e fiducia le nubi venefiche.38" Presso la Scuola Bombardieri di Susegana, si svolsero a partire dal febbraio 1916 corsi cli otto giorni per ufficiali di fanteria e cavalleria addetti alle istruzioni nei propri reggimenti ali' impiego dei lanciabombe da trincea e delle bombe a mano 39 . Allo scopo di stimolare e premiare l'operato e la solerzia degli ufficiali e dei graduati di truppa addetti all' istruzione delle reclute, il Ministero della Guerra determinò la citazione sull' ordine del giorno dei comandi superiori cli quegli ufficiali che si fossero particolarmente distinti nell'attività addestrativa e la concessione cli premi in denaro ai graduati più zelanti 40 . L'importanza delle funzioni dei depositi continuamente crescenti in relazione al progressivo aumento della forza da amministrare e dei contingenti cli truppa da istruire, indusse il Ministero della Guerra a sanzionare che ogni deposito venisse retto da un uffic iale superiore "di sicuro affidamento e cli provata energia." Alle sue dipendenze dovevano operare altri ufficiali superiori addetti alle prati.che amministrative ed al controllo dell'attività addestrativa, in rag.ione di uno ogni 1.000 uomini circa da istruire4 1• Entro il maggio 1916, presso ogni deposito di fanteria e sue specialità si costituirono reparti di marcia a livello battaglione e compagnia, composti da personale di complemento e da reduci dalla fronte dopo ferite e malattie. Il Comando Supremo autorizzò il loro impiego sulla linea del fronte nella stessa formazione con la quale essi giungevano dai rispettivi centri di mobilitazione, senza lo svolgimento cli ulteriori periodi di addestramento42.

1917. I campi d'istruzione e i reparti di marcia Lo scarso rendimento in combattimento delle compagnie mitragliatrici e del personale di fanteria preposto al lancio delle bombe a mano e eia fucile costrinse il Comando Supremo ad intervenire per migliorare l'addestramento all'impiego delle nuove armi che avevano consentito cli incrementare il volume di fuoco delle unità dell'Arma base. Su ispirazione francese, si mirò a specializzare, ali' interno dei minori reparti cli fanteria, alcuni elementi, che per qualità fisiche e intellettive meglio si prestavano al maneggio degli ordigni. "Le anni ed - in genere - i mezzi guerreschi di grande rendimento quali: le mitragliatrici, le pistole mitragliatrici, le bombe a mano e quelle lanciate col fucile, vengono meno allo scopo, anzi lo fru-

38 Circolari n. 430 in data 8 gennaio 1917 del Reparto Operazioni - Ufficio Affari Vari e Segreteria Osservazioni sul!'addestramento delle unità di nuova costituzione. Nel giugno 1916, il Ministero della Guerra, con circolare n. 9902, aveva rilevato gravi deficienze nell'istruzione delle truppe di complemento nelle istruzioni sul tiro e sui lavori di zappa sul campo di battaglia. 39 Circolare n. 11372 in data 27 gennaio 1916 dell' Ufficio del Capo di Stato Maggiore (OrdinamentO e Mobilitazione) Corso d'istruzione per ufficiati dijànteria e di cavalleria alla scuola bombardieri. In seguito, i corsi per ufficiali e soldati di truppa di istruzione al maneggio delle bombe a mano vennero organizzati dai comandi d'armata. 4 Circolare n. 10484 in data 20 giugno I 916 del Ministero della Guerra - Segretariato Generale - Divisione Stato Maggiore Istruzione. 41 Circolare n. 98 .10-G in data 18 ottobre 1916 del Ministero della Guerra - Segretariato Generale - Divisione Stato Maggiore Ufficiali superiori dei depositi. 42 Circolare n. 3710-G in data 12 apri le 1916 ciel Ministero della Guerra - Segretariato Generale - Divisione Stato Maggiore Costiw zione di otto nuovi reggimenti di fanteria e di reparti di marcia.

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strano, se non rispondono alla imprescindibile condizione dì essere adoperati eia personale specializzato mediante accurata e metodica preparazione e scelto col criterio di sfruttare le attitudini naturali od acquisite. La mancanza o la deficienza di capacità nel bene impiegare i mezzi cli cui trattasi, ingenera, in chi li adopera, sfiducia verso i medesimi e si risolve, assai spesso, in biasimevole spreco o nella inutilizzazione di materiale costoso e preziosissimo. ( ... )Il nostro soldato impiega poco e mal volentieri le bombe a mano perché non sa adoperarle; e diventa naturalmente diffidente verso un mezzo che rappresenta un pericolo per l' inesperto. Nella maggior parte dei casi, infatti, il soldato giunge in trincea dopo aver lanciato, per esercizio, appena qualche bomba, o peggio, senza averne lanciato affatto. All'aumento rilevante delle mitragliatrici assegnate alla fanteria non ha fatto riscontro un miglioramento nella capacità d'impiego di tali preziosi mezzi; sicché, mentre l'avversario è riuscito e riesce, col buon impiego cli queste armi, talora ad impedire, più spesso a rendere per noi estremamente sanguinose le nostre avanzate; mentre egli riesce costantemente a mantenere con poche truppe estese linee di trincee, a noi non è stato ancora possibile, non ostante l'aumento delie mitragliatrici , di ridurre adeguatamente il numero delle unità dislocate in prima li nea, né di ottenere, nella difensiva o nell'offensiva, quel rendimento elevato che è nella caratteristica cli tali armi. ( . .. ) Per colmare simili deplorevoli lacune uno solo è U rimedio: specializzare: ma specializzare con sano criterio, in modo che la specializzazione non vada a detrimento della bontà della massa per la sottrazione degli elementi migliori. Occorre soprattutto tenere ben presente che gli specialisti non formano, nell'unità che li comprende, né una categoria a parte e privilegiata, né un nucleo di elementi destinati a rischi maggiori; essi vivono e combattono con gli altri; si sfruttano soltanto le loro singole attitudini, perfezionandoli nei compiti che meglio riescono a disimpegnare." In ogni plotone di fanteria dovevano essere specializzate una squadra di dodici lanciatori di bombe a mano ed una di dieci lanciatori di bombe da fucile. Con queste squadre andavano creati a livello cli reggimento degli speciali reparti d'istruzione, che, ad attività conclusa, dovevano tornare alle compagnie d'origine. "L'istruzione dovrà essere impartita con perseverante continuità, in luoghi adatti, avendo cura cli sostituire i mHitari che collo svolgersi dell'.istruzione non dimostrino le qualità volute; dovrà soprattutto essere stimolata l'emulazione mediante gare e piccoli premi. Si procederà prima al lancio cli bombe scariche, poi progressivamente al lancio di quelle soltanto innescate, ed infine al lancio di granate cariche. Ogni lanciatore dovrà acquistare padronanza e sicurezza nel maneggio delle bombe e l'attitudine a colpire un determinato bersaglio fino alla distanza di 25 - 30 metri. ( ... ) I corsi di lanciatori cli bombe a mano dovranno avere inizio al più presto possibile. Potranno essere due o tre, successivi, a seconda delle possibilità di ritrarre un numero maggiore o minore di uomini dalla prima linea, ed avranno cli massima una durata non inferiore a tre settimane; ad ogni modo si prolungheranno di quanto è necessario ad ottenere la perfezione voluta." Per tale addestramento occorreva allestire, a cura dei comandi di corpo d'armata, di divisione e cli brigata, degli appositi poligoni eia trasformare, per gradi, in veri e propri campi di istruzione. I militari che avevano concluso con buon esito il corso si potevano fregiare di apposito distintivo omerale. L'istruzione cli specializzazione al lancio delle bombe andava estesa anche ai depositi di convalescenza e tappa delle armate e ai depositi dei reggimenti al1' interno del Paese. "A cominciare dai primi giorni cli febbraio dovranno essere attivati corsi cli perfezionamento per l'impiego delle mitragliatrici, della durata approssimativa cli un mese. Scopo di detti corsi è quelio di completare l' istruzione tattica che le sezioni e le compagnie mitragliatrici hanno ricevuta_nel1'apposita scuola, e cli impartire una istruzione tecnico - tattica completa al personale delle sezioni pistole - mitragliatrici che, essendo state formate dalle grandi unità, non hanno avuta alcuna preventiva istruzione in scuole speciali. ( ... )Dovranno eseguirsi molte lezioni di tiro al bersaglio, scegliendo le località in modo che si prestino anche a celeri cambi dì posizione, seguiti da immediate riprese di fuoco. In molte esercitazioni, eia svolgersi in terreno vario, dovranno essere tracciati supposti sistemi di trincee, per applicarvi le installazioni per mitragliatrici che meglio rispondono allo scopo. Dovrà darsi grande importanza a quegli esercizi che esigono rapido apprezzamento delle caratteristiche del teITeno per sfruttarle, applicando il tiro d'infilata, prendendo posizioni antistanti alle linee dei reticolati, ed intese a interdire le vie di attacco del nemico, appoggiando audacemente l' avanzata delle fanterie nello svolgimento dell'attacco, ecc. Particolare attenzione dovrà essere posta nell'istruzione sull'impiego deJle pistole mitragliatrici, tenendo conto che esse sono le vere armi di accompagnamento della fanteria, di conservazione del terreno conquistato e

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di arresto dei contrattacchi nemici; esse devono dare il tempo di portare senza precipitazione le mitragliatrici ordinarie nei punti più favorevoli , che però occorre siano riconosciuti e studiati per poterli sfruttare specialmente nei riguardi del fiancheggiamento. A qualche esercitazione di maggior rilievo si facciano assistere anche gli ufficiali superiori ed i comandanti di brigata e si colgano queste occasioni per svolgere brevi conferenze sul razionale impiego delle mitragliatrici, illustrando e ampliando, con pratici ammaestramenti, le prescrizioni del fascicolo Impiego delle mitragliatrici. Durante lo svolgimento dei corsi, specialmente nelle unità che trovansi in seconda linea e che conseguentemente hanno disponibili tutti i loro elementi, dovrà darsi grande svi luppo anche all'istruzione dei rimanenti militari delle compagnie, in modo che verso la fine dei corsi stessi possano svolgersi anche pratiche esercitazioni nelle quali, l'impiego dei soldati specializzati, sia inquadrato nell'azione d' insieme del reparto. 43 " ln giugno si svolse presso la 3• armata un corso pratico sul lancio delle bombe a mano per gli ufficiali istruttori dei comandi territoriali incaricati dell'addestramento delle reclute44 . L'istruzione sulle bombe a mano, infatti, "pur avendo avuto un impulso soclclisfacente, non procede con quella perfezione che sarebbe desiderabi le, in quanto sono ancora piuttosto frequenti infortuni causati da imprudenza o eia imperfetta conoscenza degli artifizi adoperati .45" Per migliorare l'addestramento all'impiego delle armi automatiche pesanti, si formarono, alle dipendenze del Comando Supremo, un Reparto mitraglieri Fiat a Brescia e un Reparto mitragliatrici mod. 1907 Fa Torino. Queste scuole avevano il compito di costituire ed istruire il personale delle compagnie mitragliatrici mod. 1914 e Saint Etienne di nuova formazione destinate all'arma di fanteria46 . In previsione delle operazioni offensive della primavera 1917, Cadorna cercò di migliorare l' addestramento e la preparazione dei reparti al combattimento, ordinando anche 1' intensificazione d i esercitazioni d'insieme eia svolgersi su terreno preventivamente preparato "in modo da copiare un tratto di fronte nostra e nemica con tutte le particolari organizzazioni consigliate dall'esperienza e dalla conoscenza di quanto il nemico pratica su altre fronti. Non si dovrà dimenticare che tali esercitazioni si svolgano sempre col concorso d'artiglieria e perciò si dovrà tenerne conto, sia col porre le difese nemiche nelle condizioni in cui sarebbero ridotte dall'azione dell'artiglieria e delle bombarde, sia col far funzionare i collegamenti e le speciali segnalazioni indispensabili.47 " La principale innovazione introdotta in campo addestrativo nell ' Esercito Italiano nel conflitto 1915 - 1918 fu l'istituzione dei campi d'istruzione. Per assicurare la migliore utilizzazione dei vari mezzi in dotazione alla fanteria sia nello svolgimento di ogni singolo atto tattico, sia nello sfruttamento del terreno, Cadorna, nella primavera del 1917, rappresentò l'utilità di campi d'istruzione, "organizzati a guisa eia facili tare l' aclclestramento individuale, l' istruzione dei reparti e l'esecuzione cli esercitazione d' insie-

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Circolare n. 2540 in data 31 gennaio 1917 del Reparto Operazioni - Ufficio Affari Vari e Segreteria Specializzazione dei compili dellafanreria. 44 La Sezione operazioni e Unìcio armi sussidiarie e protezioni del comando 3" annata diede alle stampe nell'aprile 1917 la Guida per le ism,zioni prariche da svolgersi nei poligoni per il lancio di bombe a mano e da .fi1cile. "L'istruzione sul lancio delle bombe a mano e da fucile sarà impartita a tutto il personale della compagnia. Gli ufficiali inferiori ed i graduati devono conoscere e sapere insegnare il funzionamento e l' impiego cli tutti i tipi di bombe in distribuzione, comprese le bombe austriache. I ripetuti esercizi con bombe inerti e il contemporaneo addestramento nella ginnastica di guerra degli individui e dei reparti abilitano il soldato a lanciare bene le bombe, e conferiscono alla unità il desiderato spirito aggressivo. Non basta avere buoni lanciatori di bombe; le esercitazioni d' insieme devono avere per scopo anche di conseguire nei reparti quell'affiatamento fra lanciatori di bombe a mano e da fuci le, rifornitori cli bombe, fucilieri , mitraglieri e lanciatori cli torpedini Settica e di bombe Thevenot, che è condizione essenziale per ottenere la necessaria coordinazione dei loro mti." 45 Circolare n. 32400 in data 22 settembre 1917 dell'Uftìcio Affari Vari lsrruzione sul lancio delle bombe. Nell'agosto 1917, la Sezione Istruzioni dell'Ufficio Affari Vari distribuì il fascicolo lstruzicme sulle bombe a mano e da fucile, che conteneva i criteri dettagliati di addestramento all'impiego e al maneggio nei numerosi tipi di artilì,,i in dotazione. 46 Nel 19 18 si formò un secondo Reparto Mitraglicri fiat per trasformazione della Scuola di perfezionamento mitraglicri di Pl5rretta (circolare n. I I000-G in data IO giugno 1918 del Ministero del la Gue1Ta - Segretariato Generale - Divisione Stato Maggiore e telegramma circolare n. 160052 in data 5 giugno 19 J8 dell 'Uflìcio Ordinamento e Mobi litazione). 47 Circolare n. 1700 in data 22 febbraio 1917 ciel Reparto Operazioni - Ufficio Affari Vari e Segreteria Preparazione delle rruppe e dei quadri.

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me . .( ... ) A detti campi dovrebbero affluire: 1) le unità trasferitesi in zona di riposo, per perfezionare l'istruzione tecnica, ripristinare le energie e svolgere esercitazioni di reparto e d'insieme; 2) i complementi, incorporati nei reparti di marcia48 , per completare, con una permanenza ai campi di circa quindici giorni, il loro addestramento individuale, prima di essere avviati ai reggimenti. I campi d ' istruzione con una opportuna sistemazione del terreno che riproduca elementi cli organizzazione difensiva, quale si presenta effettivamente sulla nostra fronte, potranno permettere lo svolgimento razionale delle esercitazioni, così eia avvicinarsi, in ogni fase cli un'azione supposta, quanto più è possibile alle condizioni reali di combattimento. Essi agevoleranno altresì l'esecuzione cli esperienze intese a porre in evidenza le caratteristiche e 1e più convenienti modalità d ' impiego dei vari mezzi cli offesa, venendo in tal modo a costituire anche la naturale sede cli ogni ramo cli attività, tendente ad aumentare le cognizioni professionali degli ufficiali. 49 " I poligoni dei campi di istruzione servirono anche alla costituzione di veri e propri centri cl' aclclestrarnento come la Scuola per l'impiego di armi portatili sussidiarie da trincea, sorta nell'aprile 1917 presso Forte Chiedo (VR) con relativo distaccamento di Treviglio50. Altri campi di .istruzione si avvalsero, invece, cli poligoni preesistenti dove si s volgevano i corsi delle scuole ufficiali cli complemento o di centri esperienza per la valutazione di armamenti. In luglio, venne disposta la costituzione di due scuole di perfezionamento rnitraglieri in zona di gue1Ta, poste alle dirette dipendenze ciel Comando Supremo, "allo scopo di dare unità d ' indirizzo all'istruzione tattica delle sezioni postole mitragliatrici e delle compagnie mitragliatrici e d ottenere che detti reparti ra ggiu ngano un addestramento per quanto possibile completo.51" Le suddette scuole, con sede a Codroipo e a Barbarano , dovevano svolgere corsi d ' istruzione della durata cli venti giorni per tutte le compagnie mitragliatrici di nuova formazione provenienti dalle scuole di Brescia e cli Torino e corsi cli dieci giorni per le compagnie mitragliatrici e le sezioni pistole mi tragliatrici già in distribuzione alle varie armate. Presso le scuole stesse andavano, altresì, inviati a turno tutti i comandanti cli battaglione e cli reggimento delJ'esercito mobilitato per assistere alle più importanti esercitaz ioni ed essere posti al corrente degli insegnamenti che l'esperienza di guerra suggeriva circa l'impiego delle anni automatiche nelle azioni offensive e difensive. L' impellenza cli nuov i ufficiali subalterni impose l'ulteriore riduzione del periodo di istruzio ne dei corsi allievi ufficiali di complemento. Si giunse, così, durante il 19 17 , a corsi ordinari e obbligatori della durata cli due mesi e mezzo , di due mesi ed anche di un solo mese " per gli allievi che davano affidamento di poter divenire buoni ufficiali al term ine ciel primo mese di is truzione" 52 . Allo scopo cli 43 J seLLimi battaglioni assegnati ad ogni brigata in cui ven ivano co ncenLrati i complementi proveni enti dai depositi furono denominati hallaglioni di marcia a diretto contatto del le truppe. Ogni battaglione di marcia era su sei compagni e, in modo che ciascun battaglione operativo della brigata avesse assegnata una co mpagnia di marcia. I battaglioni di marcia segui vano negli spostamenti la propria brigata, ma era vietato il loro impiego come unità tattica. Per l' addestramento presso i campi d' istruzione, poteva essere assegnata temporaneamente una sezione mitragliatrici tratta dai reggimenti che formavano la brigata. In seguito si decise anche la costituzione di brigate di marcia a disposizione delle armate, che dovevano servire a tenere a numero i battaglioni cli marcia, detti anche complementari. In pratica, il sistema di affluenza dei complementi prevedeva che questi, prima di giungere in prima linea, transitassero per le brigate di marcia a disposizione delle armate e poi nei battaglioni di marcia complementari a di retto contatto delle truppe. (circolari n. 83687 in data 8 aprile 19 17, n. 84774 in data 21 aprile 19 17 e n. 91575 in data 24_aprile 19 17 del Reparto Operazioni - Ufficio Ordinamento e Mobilitazione). Nel corso del 1917 venne istituita anche la carica di Ispettore General e delle brigate di marc ia, al fine di riorganizzare il complesso sistema di rifornimento dei complementi. Nel 191 8 si costituirono l' Ispettorato dei Reparti Speciali d'Istruzione, l'Ispettorato dei Mitraglieri e l'Ispettorato dei Bombardieri. Gli ispettorati avevano anche il compito di vigilanza e di contro.Ilo dell ' uniformità di indirizzo nello svolgimento delle istruzioni da pane degli enti e comand i dipendenti. 49 Circolare n. 11400 in data 17 aprile 1917 del Reparto Operazio ni - Uftìcio Affari Varie e Segreteria Campi d'istruzione. 50 Foglio n. 19900 in data 18 aprile 19 I7 del Comando I' armata - Stato Maggiore. Presso la scuola si svolgevano, in particolare, istruzioni e sperimentazioni su bomhe a mano e da fucile, lanciabombe e fuci li di precisione. 51 Circolare n. 2J300 in data 7 luglio I9 I 7 del Reparto Operazioni - Ufficio Affari Vari e Segreteria lstituz.io11e di due Scuole di pe1fezio11amento rnùraglieri i11 zona di guerra. 52 Circolari n. 81900 in data 2 marzo 19 I7 e n. I03750 in data 19 maggio 1917 del Reparto operazioni - Ufficio Ordinamento e Moh ilitazionc. Corsi di istruzione per la nomina a sottotenente della Milizia Territoriale di Fanteria svolti nel 1917 ebbe-

ro la durata di 45 giorni.

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facilitare l'ammissione ai corsi all iev i uffic iali d i tutti gli elementi ritenuti idonei, anche soldati semplic i, che si trovassero nell' esercito mobilitato, fu abolito l'obbligo del possesso d i titoli di studio. Venne consentita la deroga al limite di 40 anni per la nomina a sottotenente effettivo dei sottufficiali dell'esercito operante. Altri sottotenenti furono ottenuti attraverso semplici esami di idoneità per sottufficiali richiamati alle armi e volontari di un anno in servizio presso enti territoriali53 . In febbraio venne disposto l'obbli go di denuncia del titolo di studio e della conseguente frequenza del corso d i istruzione per allievo ufficiale cli complemento. Nonostante questi provvedimenti, continuavano a verificarsi larghi vuoti tra i quadri, sottolineati dallo stesso Cadorna nell 'ottobre 1917: "Le gravi deficienze tuttora esistenti nei quadri ufficiali sia superiori sia inferiori, esigono che da tutti i comandi dipendenti siano rivolte le maggiori cure al reclutamento degli ufficiali per mezzo dei corsi alliev i ufficiali che si svolgono in zona di guerra, in modo che il rendimento d i detti corsi sia il massimo possibile.54" Aci iniziare dal 15 apri le 1917 si .svolsero presso il Reparto mitraglieri Fiat cli Brescia corsi allievi aspiranti ufficiali mitraglieri, mentre, sempre a partire dalla primavera 1917, i comandi d'armata svolsero corsi pratici sui lavori cl i mina per mi litari d i fan teria e corsi vedette da trincea contro gas asfissianti.

L'addestramento degli arditi Il 1917, segnò anche un'importante evoluzione ordinativa e dei criteri d'impiego clell' Arma di Fanteria con la creazione, disposta d irettamente dal Comando Supremo, dei primi reparti d'assalto. "Già con la circolare 6230 del 14 marzo u.s. avevo richiamata l'attenzione di tutti i comandi sull'opportunità di impartire uno speciale addestramento ad alcuni elementi, destinati ad eseguire piccole ed ardite operazioni ed a compiere particolari mandati durante le azioni svolte eia altre truppe. Poiché l'esperienza è venuta a confermare vie più l'utilità di tale provvedimento, con circolare 111660 del 26 giugno e.a., ho disposto che si provveda - oltre che all'addestramento dei predetti elementi, i quali dovranno continuare pur sempre a sussistere nell'interno di ciascun corpo - alla creazione di veri e propri reparti d'assalto, così formati ed istruiti da dare affidamento di possedere una capacità spiccata ad assolvere quei compiti, che più specialmente ri~hiedono un personale animoso, allenato e preparato secondo fini determinati. Se il carattere delle azioni normalmente affidate a detti reparti esige che nella preparazione di questi sia lasciato, a chi ad essa è preposto, largo campo di iniziativa, è però necessario che tale preparazione si ispiri ai criteri che l'esperienza ha maggiormente posti in evidenza. ( .. . )Riassumo qui di seguito quanto deve essere tenuto presente per provvedere all ' addestramento dei reparti stessi: 1) Gli scopi assegnati ai reparti d'assalto sono essenzialmente: compiere piccole operazioni ardite intese ad assumere informazioni e catturare prigionieri, ad occupare o danneggiare elementi della sistemazione difensiva nemica, ad adempiere a speciali incarichi nelle azioni. compiute da altre truppe, come costituire nelle ondate di testa i nuclei desti nati al1' assalto dove si prevede maggior resistenza, attaccare elementi nemici fiancheggianti. 2) L'addestramento dei ~eparti d'assalto - per giungere ai risultati voluti in operazioni del genere di quelle sopraccitate - richiede anzitutto: a) che esso possa svolgersi continuativo ed intenso, donde la convenienza che i reparti cli cui trattasi non vengano impiegati in lavori né adibiti in servizio cli trincea, ed usufruiscano di buoni alloggiamenti situati in località tranquilla; b) che si abbia a disposizione un poligono ampio, largamente fornito cli materiali e sistemato in guisa da riprodurre nei loro particolari, le odierne organizzazioni difensive ed altresì il terreno tormentato dalle esplosioni, quale è quello che di sol ito intercede fra le opposte linee. 3)

53 Circolare n. 30083 in data I 6 aprile I 917 del Ministero della Guem1 - Direzione Generale Leva e Truppa - Divisione

Truppa. A ciò si aggiungevano, naturalmente, le promozioni per merilO di guerra fatte d.il Comando Supremo su proposta dei co111,w1di d'armata. 54 Circolare n. 128190 in data 16 ottobre 1917 dell ' Ufficio del Capo di S tato Maggiore - Ufficio Ordinamento e Mobilitazione Defìcienz.e quadri ufficiali. Sullo stesso argomen to anche la circolare n. 134650 in data 26 ottobre 1917 dell'Ufficio Ordinamento e Mobilitazione Corsi obbligatori allievi ufficiali.

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L'addestramento deve comprendere: a) un' isrruzione generale diretta a preparare una truppa di fisico vigoroso e di morale elevato, particolarmente atta a ben impiegare tutti i mezzi di offesa e di difesa della fanteria e ad eseguire senza incertezze i singoli atti di combattimento; b) un ' istruzione speciale, varia per ogrù singola operazione progettata, tendente a preparare i singoli individui all'esecuzione perfetta del particolare compito loro assegnato ed a coordinarne l'opera in guisa che l'azione si svolga automaticamente nel modo stabilito. 4) L'istruzione generale ha per base: a) l'educazione fisica delle truppe, ottenuta mediante l'esecuzione degli esercizi ginnastici i più diversi (giuochi, corsa, lotta, passaggio di ostacoli , come: fossi , trincee con parapetto, muri, abbattute, reticolati, ecc.); b) la specializzazione dei compiti, intesa a sfruttare le singole attitudini nel disimpegno di particolari incarichi e nell'impiego delle varie armi (bombe, lanciabombe, mitragliatrici, pistole mitragliatrici, pugnali, lanciafiamme portatili , cariche esplosive per distruzione di reticolati, scudi vari, ecc.), avvertendo però che tutto il personale deve essere addestrato nell' impiego delle bombe a mano, delle pistole mitragliatrici, delle mitragliatrici nostre e nemiche; c) le esercitazioni d'insieme, intese ad armonizzare l' opera dei vari elemen ti in azioni aventi un supposto concreto corrispondente ai compiti che più comunemente saranno chiamati a compiere i reparti d'assalto. 5) L' istruzione speciale che deve precedere og,ù operazione da compiere, comprende le prove dell 'operazione stessa, eseguite su terreno adatto e sul quale sia stata riprodotta la posizione nemica in tutti i suoi particolari, guaii dovranno dedursi dall'osservazione, dalle fotografie, dalle deposi7.ioni di prigionieri e di disertori e dalle necessarie ricognizioni. Tali prove saranno ripetute fino a quando si abbia la ce1tezza che ogni uomo conosca perfettamente il suo compito e fino a che lo svolgimento dell'operazione si presenti completo e razionale sotto ogni rapporto.55 " Dopo l' apparizione anche sul fronte italiano dei reparti d'assalto austro-ungarici, il Comando Supremo si affrettò a diramare una circolare contenente dati di informazione sui nuovi reparti nemici, in particolare: organici, criteri d'impiego, compiti e metodi d'addestramento. Ciò allo scopo non solo di studiare i provvedimenti per opporsi ai colpi di mano delle Sturmtruppen, ma anche di mutuare analoghi sistemi tattici e di istruzione delle truppe. "I metodi seguiti dal nemico vanno però tenuli presenti non solo per provvedere in guisa da renderli inefficaci; ma altresì per adottarl i, a nostra volta, ove condizioni favorevoli di tempo e teneno lo consiglino. E pertanto i comandi di armata e della zona Gorizia dispongano perché i metodi stessi trovino pratica applicazione, sia in speciali azioni simulate, sia nelle operazion i, convenientemente armonizzando l'impiego di militari arditi e degli elementi specializzati a seconda delle circostanze e dello scopo eia raggiu ngcre.56" ln appendice I è riportato il programma cli istruzione di un corso di reparti d' assalto austro-ungarici. L'istruzione dei reparli arditi era incentrata su esercizi fi sici, tecniche di combattimento ravvicinato e corpo a corpo, capacità d'i mpiego di svariati tipi cli armi, addestramento estremamente realistico condotto in poligoni appositamente attrezzati con largo ricorso ad ordigni eia guerra. "Almeno una volta al g iorno tutti i soldati ciel reparto d'assalto dovranno esercitarsi nella ginnastica di guena e cioè: corsa veloce, salto di fossi, scavalcare parapetti, balTicate, saltare dal parapetto alla trincea, dalla trincea salire sul parapetto e scavalcarlo, gettarsi a terra e sollevarsi in un attimo, strisc iare a terra celermente appoggiando gli avambracci colle mani a pugno (anche con bombe) e puntando colle punte dei piedi, avanzare strisciando coprendosi con uno scudo, sLrisciate portando scudi, lanciatorpedini, torpedini, tubi , bombe da bombarda da 29 o eia 45 (per quest'ul tima bisogna essere in due), passare cli corsa fra i reticolati sconvolti, passare fra cavalli cli Frisia poco discosti, saltare piccoli cavalli cli Frisia, abbattute cli rami , arrampicale, ecc. Per accelerare i progressi nell'istruzione stabilire, anche giornalmente, gare ginnastiche, di lancio di bombe o per altra sorta di esercizi stimolando lo spiri to cli emulazione. Piccoli prem i in denaro. Per operazioni difficili ed ardite, invece, per ogni prigioniero fatto, ricompensare con larghezza: premi in denaro, ricompense al valore, brevi licenze. Per evitare consumo di energie in lunghe marce e per accorrere prontamente

55 Circolare n. 21000 in data 5 luglio 1917 del Reparto Operazioni - Ufficio Affari Vari e Segreteria Addes1ra111en10 dei reparli d'assalto. 56 Circolare n. 6230 in data 14 marzo 19 17 del Reparto Operazioni - Uflìcio Affari Vari e Segreteria Reparli d'assallo.

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sulle linee in caso di bisogno le truppe d'assalto saranno di massima, per lunghi percorsi, trasportate su autocarri. Occorre esercitare specialmente a scaglionarsi rapidamente anche di notte sulle strade in gruppi di 18 per salire sugli autocarri. Le piccole operazioni si potranno svolgere in condizioni speciali di tempo e cioè: 1) attacco durante i temporali , sotto pioggia battente, sotto la grandine, ecc. Questo esercizio dev'essere fatto ogni volta che se ne presenta l'occasione. 2) Attacco in piena oscurità dalla 1 alle 3 di notte; esercizio da fare una volta alla setti mana. 3) Attacco alla prima alba; esercizio da fare una volta alla settimana. Eseguire esercitazioni spesso indossando e tenendo a lungo le maschere da gas asfissianti." Non meno importante era l'addestramento morale allo spirito di corpo, alla mentalità aggressiva e temeraria, alla volontà di primeggiare sul nemico. "Sia pensiero cli ogni ufficiale di formare l'anima ciel soldato, svegliare in lui in sommo grado il senso della lotta, dell'antagonismo, fare di lui un perfetto, cosciente ed infallibile strumento d i offesa e di vittoria. Si faccia valutare ai soldati chi è il nemico che abbiamo cli fronte: vario di fede e cli lingua, depresso, che ancora resiste e combatte per solo effetto di ferra d.isciplina. Noi gli opponiamo una salda coesione militare, un giovanile spirito aggressivo, l' irruenza ciel nostro attacco, la coscienza individuale della nostra assoluta superiorità.57" In aupendice L sono riportati alcuni passi, tratti dal volume di Salvatore Farina Le truppe d'assalto italiane, sull'addestramento delle truppe d'assalto della 2' armata poste alle dipendenze del "fondatore" degli arditi, il colonnello Bassi, presso il campo cl'istruzioni di Sclricca. Per l'istruzione e l'inquadramento delle reclute della classe 1899, il Comando Supremo dispose l'invio ai centri di mobilitazione delle unità in linea di un capitano o un tenente anziano e tre subalterni per ogni reggimento di fanteria e di un grad uato per ogni compagnia di fanteria58 . Nonostante le d irettive per la cura dell 'addestramento di reclute e ?Omplementi, questo, ancora nell'estate 1917, non appariva sufficiente ed era oggetto di continue lamentele da parte dei reparti al fronte. "L'affluenza in zona di guerra di complementi, tecnicamente e moralmente impreparati, costituisce una vera e grave preoccupazione per i comandanti delle unità combattenti ed infirma l'efficienza dell' esercito in guerra. ( . .. ) Non si può ammettere che giungano in zona di g uerra com.p lementi che non abbiano eseguite sufficienti lezioni di tiro e che non siano fisicamente e tatticamente addestrati alla lotta con le bombe a mano nell 'attacco e nella difesa. A ciò non occorrono grandi mezzi: qualche fucile per ciascuna linea di tiro, qualche piccolo poligono per il lancio di b9mbe, qualche ufficiale pratico, scelto fra i reduci della fronte che sappia dare sicuro indirizzo all'istruzione ed alle esercitazioni pratiche. Né si può ammettere che g iungano in zona di guerra complementi, dei quali mai la parola dell'u fficiale abbia elevato il sentimento alla visione esatta della g iustizia e della bellezza di questa nostra guerra, mai abbia infiammato l' anima alla lotta redentrice e rivendicatrice, mai abbia persuasa la mente alla necessità del supremo dovere da compiere, tutti e sempre e con tutto l'ardore, per la Patria nostra. 59" Il Ministero ed il Comando Supremo d isposero, quindi, accurate ispezioni tra i reparti in affluenza al fronte per verificare la preparazione delle rcclute 60. Scarso era anche l'addestramento svolto presso i depositi sull'uso delle maschere antigas. "U na deficiente istruzione sull'impiego della maschera antiasfissiante costituisce, nell'addestramento delle nuove unità, una grave lacuna alla quale non è sempre facile porre rimedio in zona di guerra, dove s' impone taJvolta un pronto invio in linea dei r~parti d.i nuova formazione poco dopo il loro arrivo. 61 " Tra le cause dell'impreparazione delle reclute vi era anche l' impiego in servizi territoriali e di presidio di ufficiali e graduati inviati dal Ministero ai centri dì mobilitazione per la costituzione cli nuove unità e dal Comando Supremo per l'inquadramento delle unità stesse. "Da tale impiego, e specialmente dall'allontanamento dì parte dei quadri dai rispettivi reparti, derivano ovvii inconvenienti, che si traducono poi essenzialmente in un ritardo nella formazione dei re57 Nonne per la preparazione delle truppe d ·assalto del comando V corpo d' armata in data 15 luglio 1917. 58

Circolare n. 90858 in data 20 aprile 1917 dell'Ufficio Ordinamen to e Mobilitazione Graduali di lruppa per i.vlruzione reclu!e e telegramma c ircolare n. I l 1673 in data 26 gi ugno I 917. 59 Circolare n. I 5400 in data J9 giugno 1917 ciel Ministero della Guerra - Segretariato Generale - Divisione Stato Maggiore. 6 , Circolare n. I I 16 16 in data 25 giugno 1917 dell'Ufficio Ordinamento e Mobilitazione Preparazione 1ecn1:ca e morale delle /ruppe di cmnplemento. 61 Circolare n. 29900 in data 27 agosto 1917 dell' Ufficio Affari Vari Addestramento dei nuovi repani all'uso delle maschere antiasjissianti.

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parti medesimi o in un insufficiente loro addestramento; tanto più che il tempo disponibile per la loro mobilitazione è quasi sempre, necessariamente, assai breve. 62" Anche i reparti di marcia erano sovente distratti dall 'attività addestrativa nelle retrovie del fronte per lo svolgimento di lavori cli fortificazione campale, come segnalò il Comando Supremo nell'estate 1917. "Si è potuto rilevare come vi sia la tendenza ad impiegare largamente i reparti di marcia per lavori di seconda linea a detrimento della loro preparazione militare. 63' ' Nell'ottobre 1917, il Comando Supremo ripropose un vasto programma di corsi invernali per l'istruzione degli ufficiali subalterni, in analogia a quanto svolto nella stessa epoca l'anno precedente. I corsi di fanteria avevano una durata di un mese, per un numero massimo di 80 allievi ciascuno, sotto la responsabilità dei comandi cl' armata, della Zona Carnia e del 1lI corpo d ' annata. Alle istruzioni dovevano intervenire obbligatoriamente tutti i subalterni che si prevedeva potessero assumere entro un anno l'incarico cli comandante di compagnia64 . In appendice M la tabella dei corsi d 'istruzione invernali per gli ufficiali subalterni delle varie armi. Alcune armate, istituirono apposite direzioni per il conu·ollo e la supervisione ·· delle attività svolte presso le numerose scuole e campi cl'istn1zione dipendenti 65 . 1 Alla vigilia della dodicesima battaglia dell'Isonzo, Cadorna decise la costituzione dell "armata di addestramento", da impiegare in operazioni come riserva generale del Comando Supremo66 . In seguito al ripiegamento dell ' ottobre - novembre 1917 ed al conseguente abbandono di diverse sedi di scuole e poligoni, il Comando Supremo dispose che a partire dal l O dicembre 1917 i corsi allievi ufficiali di fanteria, artiglieria e genio di tutte le armate si svolgessero nella sede unifi cata di Ravenna, sotto un'unica direzione, con esclusione dei corsi bombardieri e mitraglieri che continuarono presso le rispettive scuole di Sassuolo e di Brescia e dei corsi della 3" armata che mantennero la loro sede di Treviso67 . A Ravenna si costituirono battaglioni e compagnie allievi, ottenuti riunendo per arma di appartenenza i frequentatori dei corsi. "Scopo essenziale dell'impianto di Ravenna di tutti i corsi allievi uffic iali che si svolgono in zona cli guerra è quello di sottrarre l'ambiente scolastico, che richiede calma e stabilità, alle inevitabili vicende guerresche. Raccolti i corsi ali ievi ufficiali sotto un 'unica direzione, sarà possibile imprimere maggior vigore, metodo e serenità all'opera delicatissima e importantissima di formazione dei futuri uffic iali. E' infatti ormai assodato che causa non ultima delle avversità di recente subile, sia stata la insufficienza di comando svolta eia molti ufficiali subalterni, usciti con inadeguata preparazione morale e professionale, ma soprattutto morale, da corsi saltuari svolti con criteri vari, in circostanze differenti di tempo e di luogo, non sempre favorevoli, e in genere poco accurati: onde si ebbero purtroppo comandanti di minori unità i quali del grado non avevano che i distintivi. 68 " Gli ufficiali usciti dalla scuola di Ravenna trascorsero un periodo cli tempo presso le brigate di marcia per completare la loro istruzione

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Circolare n. 8790-G in data 23 luglio 1917 del Ministero della Guerra -Segretariato Generale - Divisione Stato Maggiore.

63 Circolare n. 1 19970 in dma 14 agosto l 917 dell' Ufficio Ordinamento e Mobi litaz.ione Reparti di marcia. 64 Circolare n. 36400 in data 12 ottobre 1917 deH ' Ufficio Affari Vari Corsi invemali di istruzione per ujfìciali subalterni.

Le sedi di svolgimento dei corsi erano: Darfo, San Vito Laguzzaro, Rocchette, Enego e Marostica per la I• armata; Acg uileia, Rudà, Cadenzano e Chiopris per la 3° armata; Tezze, Agordo e Lorenzago per la 4" armata; Villa Santina per la Zona Carnia e_Darfo per il III corpo d'armata. I corsi d ' artiglieria vennero iniziati nelle stesse sedi dell'anno prima. 65 Presso la 3" annata si costituirono la Direzione gruppo scuole d'armata a Cento e la Direzione corsi d'armata a Treviso. 66 Circolare n. 1309 I 5 in data 22 ottobre 1917 dell'U fficio del Capo di Stato Maggiore - Ufficio Ordinamento e Mobilitazione Costituzione del/'arrn.ata di mobilitazione. 67 Circolari n. 135400 in data I 6 novembre J 9 I7 e n. I36055 in data IO dicembre 19 l 7 dell' Ufficio Ordinamento e Mobilitazione Corsi allievi uftìciali. Gli allievi coinvolti nella ritirata, che già frequentavano corsi ufficiali in zona di guerra. vennero concentrati ai campi di riordinamento di Costa di Rovigo per la fanteria, di Ospedaletto Euganeo per l' artiglieria, di Bogara per il genio. In dette località i corsi vennero ripresi cd ultimati (telegramma circolare n. 134798 in data 2 novembre 1917 dell'Ufficio Mobilitazione). 68 Circolare n. 136055 in data 30 novembre I 917 deJrUfficio Ordinamento e Mohilitazione Funzionamento dei corsi allievi ufficiali in zona di guerra. 69 Telegramma circolare n. 7773 in data 9 marzo I 918 del Comando Supremo - Ufficio Personale Ufficiali Deficienze quadri tif/ìciali.

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prima dì essere immessi nei reparti di prima linea 69 . Sul finire del terzo anno di guerra, i corsi della 3a armata si svolgevano presso: una scuola di perfez ionamen to per ufficiali subaltern i di fanteria, con annessa sezione per ufficiali di collegamento; una scuola segnalatori; una scuola bom bardieri di fanteria; un corso pratico per mitraglieri 70 .

1918. I corsi per comandanti di battaglione. Le esercitazioni divisionali La ritirata cli Caporetto suscitò enorme impressione nell'opinione pubblica, risvegliando la volontà dì vittoria e dando nuovo slancio ai sentimenti patriottici cli molti cittadini che chiesero l' am10lamenro volontario o di svolgere corsi d' istruzione militare. TI Min istero della Guerra, nell'intento di assecondare tali propositi e favorire la mobilitazione materiale e spirituale della Nazione, ordinò, così, ai comandi di corpo d'armata territoriali di organizzare corsi d'istruzione pre - militare " nei giorni e nelle ore più convenienti per la maggioranza degli aderenti, destinandovi il numero indispensabile cli istruttori da scegliersi tra coloro che ne abbiano le attitudini, compresi gli uffic iali convalescenti e quelli che compiono cure fisioterapiche.7 1" Stabilizzatosi il fro nte sulla linea del Grappa - Piave, nel gennaio 1918, il Comando Supremo di Armando Diaz emanò le nuove direttive per l' organizzazione e lo svolgimento cli corsi e campi d' istruzì one. Se Cadorna aveva lasciato ampia libertà ai comandi d'armata nella conduzione dell'attività addestrativi, non intervenendo con direttive troppo prolisse e particolareggiate, Diaz, al contrario, preferì dare un unico indirizzo, essenzialmente pratico ed applicativo, alle molteplici istruzioni che si svolgevano in scuole e corsi sotto la direzione diretta del Comando Supremo, delle armate e dei corpi d'armata. I comandi di grande unità complessa dovevano uniformare i criteri cli insegnamento ed i relativi programmi alle dettagliate disposizioni contenute nella circolare n. 3050 del Comando Supremo in data 24 gennaio 1918. Questa circolare conteneva varie importanti novità in campo acldestrativo come: l'istituzione di corsi per comandanti di battaglione/ gru ppo d'artiglieria, l'invio cli ufficiali a frequentare corsi tenu ti presso scuole francesi ed inglesi impiantate in Veneto, lo svolgimento a cadenza mensile cli grandi esercitazioni divisionali sotto la direzione dei comandi d'armata. In appendice N sono riportate le scuole e i corsi direttamente dipendenti dal Comando Supremo, dai comandi di corpo d'armata e d' armata e lo specchio dell'intervento cli ufficiali italiani alle scuole alleate e di ufficiali francesi ed ing les i alle scuole italiane. Diaz intendeva porre rimedio alle gravi carenze tattiche ed addestrative, soprattutto nella conduzione ciel combattimento difensivo, evidenziate dall'Esercito Italiano nel corso dell'ultima, rovinosa offensiva nenùca. Le cause della sconfitta erano da ricercarsi più che nel crollo morale e disciplinare della truppa, ad errori degli alti comandi nello schieramento delle unità cli prima linea e delle riserve ed alla scarsa attitudine dei minori reparti al combattimento manovrato, all'impiego degli strumenti dì difesa antigas, al tiro d' artiglieria di sbarramento. L'addestramento e la preparazione tecnico - tattica ciel Regio Esercito si erano 1:ivelate inadeguate e nettamente inferiori soprattutto ai reparti tedeschi. Occorreva porre rimedio in tempi brevi alla situazione, incrementando l'istruzione alle moderne tecniche cli difesa mobile, basate sullo sch ieramento in profondità di capisaldi e contrattacchi immediati. Andavano perfezionate, in particolare, le cognizioni professionali dei comandanti di battaglione e di gruppo, molti dei quali erano retti da ufficiali provenienti da.I complemento, con appositi corsi della durata di quindici g iorni che ponevano in rilievo l'addestramento alla cooperazione fra le varie armi. Cinque giornate cli conferenze erano intercalate

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fogli n. 38800 in data 5 dicembre, n. 600 in data 8 gennaio e n. 4400 in data 14 febb ra io 19 18 del comando 3° armata Star.o maggiore. Nel febbra io, la scuola per uftìciali subaltern i di fanteria della 3" armata era su tre sezioni con sedi a Treviso, Casale sul Sile e Carpenedo. Nel corso dell'i.nverno si costi tui rono, sempre in amb ito 3" armata, la scuola di perfezionamento mitrag lieri d'ann ata e la scuola per ufficiali di collegamento. La direzione delle scuole venne affidala al teneme generale Pennella. 71 Circolare n. 28260 in data 30 novembre 1917 del Ministero della Guerra - Segretariato Generale - Div isione Stato Maggiore .

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fra .una decina cli giorni di esercitazioni teorico - pratiche, che prevedevano la visita a settori di prima linea italiani e alleati, a zone delle retrovie, a scuole di perfezionamento. Sempre a scopo di aggiornamento ed insegnamento delle moderne tattiche di combattimento miravano i corsi invernali per ufficiali subalterni di fanteria ed i corsi d'istruzione per ab.ilitare graduati e sottufficiali al comando di squadre e plotoni. Diversamente dal passato, era data notevole importanza anche alla manovra del plotone isolato, non inquadrata nell'az.ione tattica del livello organico superiore. Si abolirono i corsi allievi ufficiali delle armi combattenti svolti in zona di guerra, con l'eccezione dei corsi speciali per mitraglieri e bombarclieri72 , e si protrasse la loro durata a quattro mesi. "Gli allievi ufficiali di fanteria saranno riuniti in Paese alle scuole di reclutamento (di Modena, Panna e Caserta) e saranno ammessi agli stessi cors.i indetti pei militari non mobilitati, coi quali saranno franunischiati nei reparti, allo scopo di meglio amalgamare gli aJJievi di provenienza varia e di consentire a chi non ha ancora combattuto cli approfittare deJJ 'esperienza di guerra di coloro che hanno appartenuto all'esercito operante. Però, allo scopo cli evitare che si ripeta l'inconveniente già rilevato pei corsi svoltisi al fronte e cioè che qualche militare in premio alle sue belle qualità di combattente sia inviato ad un reparto allievi ufficiali senza possedere quel minimo di cultura generale che è pur sempre necessario, i comandi delle scuole sottoporranno ad un facile esperimento, tendente a constatarne il livello di cultura generale, gli allievi provenienti dalla zona di guerra, prima di ammetterli definitivamente alla Scuola. Coloro che risulteranno deficienti, saranno rinviati senz'altro ai reparti cli provenienza, presso i quali, del resto, se essi abbiano veramente alte virtù militari, potranno ottenere il grado di aiutante di battaglia.73" Allo scopo di consolidare maggiormente l'istruzione teorica e pratica degli allievi ufficiali, nel giugno 1918, si decise il prolungamento a cinque mesi dei corsi ali ievi ufficiali cli fanteria e l'abolizione del grado cli aspirante con la nomina a sottotenente cli fanteria alla fine del quinto mese di corso. 11 subalterno fresco di nomina doveva passare poi un mese presso un reparto cli marcia per completare l'istruzione pratica ed acquistare l'abitudine al comando. La durata dei corsi allievi ufficiali cli cavalleria, artiglieria e genio fu portata a sei mesi. Inoltre, venne stabilita la permanenza non inferiore a dodici mesi nel grado di sottotenente delle varie armi, da poter ridurre a nove mesi solo in casi eccezionali a seconda delle esigenze dei quadri 74 . L' anunissione ai corsi era a domanda per sottufficiali o soldati e d'autorità per i militari già in servizio da almeno tre mesi ed in possesso della licenza di liceo o cli istituti equipollenti. "Scopo del corso è quello di formare uomini audaci, animati di entusiasmo, saldi di carattere, ferreamente disciplinati, temprati alle fatiche, consci di tutti i loro doveri, che sappiano disimpegnare le funzioni di ufficiale subalterno presso un reparto mobilitato, sia per quanto riguarda la preparazione morale dei combattenti, sia per la loro condotta nell'azione e sia infine per quanto ha tratto all'amministrazione dei reparti. La disciplina dovrà essere mantenuta rigida, austera, esemplare. Particolari cure dovranno essere rivolte al perfezionamento dell'educazione morale degli allievi, alla correttezza e distinzione dei modi, al portamento ed all'uniforme.75" Per coordinare l'indirizzo didattico ed applicativo delle varie scuole ed a vigilare sull'andamento dei corsi allievi ufficiali venne istituito un apposito Ispettorato delle Scuole Militari. Seguendo l'esempio degli eserciti alleati e nemici, il Comando Supremo intese porre fine all'impiego tumultuoso e frazionato delle brigate cli fanteria, continuamente spostate da una divisione all'altra,

72 Nel corso del 1918, anche la scuola di Brescia cessò di svolgere corsi per la formazione di ufficiali di complemento, lasciando il compito alle scuole di reclutamento uffic iali di fanteria ciel Paese. ; 3 Circolare in data I6 gen naio 1918 del Ministero della Guerra - Segretariato Generale - Divisione Stato Maggiore Corsi a/Lievi ufficiali. L'esame di ammissione cli cultura generale consisteva in una prova scritta di lingua italiana cd interrogazioni orali di aritmetica, storia e geogralìa (telegramma circolare n. 154524 in data 29 marzo I 9 I 8 dell'Ufficio Ordinamento e Mobilitazione). Venne prolungata a quattro mesi anche la durata dei corsi d'istruzione per militari aspiranti alla nomina a souotenente di complemento di Milizia Territoriale. 74 Circolari n. 20209 in data I 6 gennaio 191 8 e n. 26672 in data 22 g iugno 19 l 8 del Mi nistero della Guerra - Segretariato Generale - Divisione StalO Maggiore, 11. 146310 in data 24 gennaio I 918 dell ' Uflìcio Ordinamento e Mobilitazione Corsi allievi

iifjìc:iali. 75

Circolare n. 27400 in data 1° luglio 19 I 8 del Ministero della Guerra - Segretariato Generale - Divisione Stato Maggiore.

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dando stabilità e completezza organica al livello divisionale. Venne sancito il principio della inscindibilità della divisione per favorire la coesione e l'amalgama tra i reparti dipendenti delle varie armi e orientare maggiormente la fanteria alla guerra movimento e l'artiglieria alla cooperazione tattica con l'arma base. "Grande importanza deve essere data ai campi di istruzione e alle esercitazioni dell' unità divisione, poiché è mio intendimento che detta grande unità raggiunga un grado tale di addestramento che ne assicuri l'azione nel campo tattico come un tutto unico secondo le volontà e con l'impronta personale del proprio comandante. 76" Si introdussero, così, esercitazioni complesse a livello di divisione, anche a parti ti contrapposti, con la partecipazione di grandi unità a riposo e l'impiego reale del fuoco d' artiglieria. Si affrontarono anche temi tattici a lungo trascurati, come la manovra difensiva o il combattimento in retroguard ia77. L'intervento in Italia dei corpi di spedizione francese ed inglese fornì notevol i spunti d i riflessione e cli miglioramento dell'organizzazione operativa e logistica dell' Esercito Italiano. Lo scambio cli ufficiali freq uentatori di corsi d'istruzione presso le scuole operanti nel nord Italia aveva non solo lo scopo di fac ilitare l'integrazione tra eserciti che combattevano fianco a fianco, ma anche, eia parte, italiana, quello di apprendimento di nuove tecniche cli combattimento, maturate sui campi di battaglia del fronte occidentale, dove si affrontavano i migliori eserciti del mondo. Gli ufficiali italiani che intervenivano alle scuole alleate dovevano stilare "in brevi relazioni il complesso di quanto hanno appreso e udi to, mettendo soprattutto in evidenza quanto di nuovo e di interessante, sotto qualsiasi punto di vista, ha formato materia di insegnarnento.78" Oltre ai corsi d'istruzione, gli ufficiali italiani avevano modo di assistere anche a conferenze organizzate dai comandi alleati , generalmente su terni d 'indole tattica, tenute da ufficiali che avevano avuto esperienze di. combatt.imento sul fronte francese contro i tedeschi. In estate il comando inglese tenne un corso per ufficiali superiori (colonnelli e lenenti colonnell i) di sette giorni, consistente in una serie di conferenze (in lingua italiana e francese) seguite da applicazioni sul terreno relative al tema della lettura 79. La fratellanza d'anni sulla comune linea del fronte, stimolò ancor più la traduzione e la diramazione, estesa fino a.i minori livelli organici, di opuscoli e manuali tattici ed addestrativi in uso presso gli eserciti alleati. Nel gennaio 1918 riprese il corso pratico sul servizio di stato maggiore, che si svolse a Como con una durata lip1itata a due mesi80 . Prima della fi ne della guerra, iniziò un altro corso di stato maggiore, della durata di tre mesi, per circa 175 ufficiali delle armi combattenti in servizio permanente e delle categorie in congedo. Il çQrpo, svolto presso la Scuola cl i Guerra di Torino a partire dal 5 settembre 19 18, fu preceduto da un esa111\ e ·scritto di ammissione 81 . Diaz completò e portò a piena efficienza l'organizzazione dei reparti di marcia, che in pratica fungevano da serbatoio di complementi per le unità operative a partire dal livello di battaglione e da centro cl' istruzioni non solo per i nuovi soldati chiamati alle armi, ma anche per l' addestramento di specializzazione e qualificazione dei militari anziani. Nei reparti di marcia, i complementi avevano modo di ap76

Circolare n. 3050 in data 24 gennaio I 918 del Comando Supremo. In dicembre, ad esempio, si svolse una esercitazione di occupazione a difesa di un settore <le i campo trincerato di Padova con la partecipazione del I corpo d 'armata, su due divisioni di fanteria e due squadroni di cavalleria, mentre a febbraio del 19 18, la 5" annata si esercitò all'attivazione della linea difensiva del Minc io. 78 Circolare n. 4530 in data 30 gennaio 19 18 dell 'Ufficio Affari Vari lmervento di uffìciali al/e scuole alleate. 79 Il corso, svolto dal 23 al 29 agosto I 9 I 8, trattò temi qua li: situazione militare generale su altri fronti , osserva,,ione <l' arti glie ria, cooperazione artiglieria - fanteria, sistemi d'addestramento, impiego delle mitragliatrici Lewis, eserci,.i fis ici e con la baionetta, esercitazioni col fuci le (foglio n. 250 1 I in data 19 agosto 1918 de l comando 3° armala - SLalo maggiore Corso britannico per i.!fficiali superiori). 8 Circolare n. 3/15156 in data 4 gennaio I 9 I 8 dell ' Ufficio Personale Ufficiali Corso pratico sul se111izio di Staro ,Waggiore. A seguito della ritirata di Caporetto, gli ufficiali che stavano svolgendo il corso cli sLalo maggiore a Verona furono rinviati ai corpi di appartenenza. 81 ' Circolari n. 51530 in data 2 agosto I 918 e n. 52215 in data 28 agosto I 9 I 8 cieli ' Uflìcio Personale U flìciali del Comando Supremo. In dicembre venne previsto in Torino un corso di peri'ezionamento per gli ufficiali a disposizione del la durala di sei mesi destinati alle esigenze organiche del Corpo di Stato Maggiore (circolari n. 52650 in data I3 seuemhre I 918 e n. 52770 in data 17 settembre l918 dell'Ufficio Personale del Comando Supremo) . 1 77

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profondire le cognizioni militari di base impartite loro presso i depositi, affinare l'istruzione individuale e di squadra e compiere l'addestramento di plotone e di compagnia su terreni simili a quelli dove era previsto il loro impiego suJla linea ciel fuoco . "E' noto come le truppe di complemento, di massima, giungono dal Paese dopo aver soltanto compiuto un breve periodo d'istruzione, inteso più che altro a dar loro la prima istruzione da recluta. Per cui agli effetti della vera preparazione del soldato al combattimento molto r imane ancora da fare in zona cli guerra e precisamente presso le brigate cli marcia. ( ... ) Rimane assolutamente vietato qualsiasi impiego dei reparti di marcia e complementari in lavori cli fatica, in servizi di guardia e di presidio od in altri servizi del genere. Viceversa si dovrà approfittare cli ogni occasione favorevole per familiarizzare il soldato colla vita di trincea, nonché coi pericoli e disagi ad essa inerenti, in modo che egli acquisti gradatamente quella sicurezza di sé e quella tranquillità di spirito che gli sono indispensabili per compiere bene il suo dovere in qualunque circostanza. Si ricordi che il morale dei complementi, all'atto del loro arrivo in zona di guerra, indipendentemente da ogni eventuale propaganda sovversiva, è, per molteplici ragioni, in genere poco elevato. Occorre quindi subito colmare tale lacuna che è evidentemente la più grave. E tale compito, che all'atto pratico è soprattutto missione vera e propria, spetta essenzialmente agli ufficiali i quali dovranno perciò essere in tutto e per tutto all'altezza voluta. Gli inetti e gli apatici siano quindi senz'altro sostituiti. ( ... ) Siano utilizzati a tale scopo i mutilati ed i feriti, che indipendentemente dalla loro capacità professionale, esercitano sempre grande prestigio morale sulla truppa . Curare in sommo grado il benessere materiale e morale della truppa. 82" Jn aprile, il Comando Supremo provvide a sostituire i comandanti dei reggimenti di marcia provenienti di massima dalle categorie in congedo, con ufficiali superiori in servizio permanente. " Questo comando si è eia tempo preoccupato del buon inquadramento dei reparti di marcia e si è convinto dell'opportunìtà che i medesimi sìano comandati da uffic iali energici, pienamente capaci della preparazione morale della truppa che dovrà a suo tempo entrare a far parte dei reggimentì di linea, e perfettamente al corrente delle attuali esigenze ciel combattimento. 83 " In luglio, ad ogni reggimento cli marcia venne assegnato un battaglione recuperi nel quale venivano incorporati temporaneamente i militari recuperati dal Paese al termine di periodi ospedalieri, di convalescenza, ecc. Sì ribadì, altresì, che le brigate di marcia rimanessero sempre a disposizione delle annate da cui dipendevano; le brigate operantì, nel trasferimento da una armata all ' altra, dovevano essere seguite solo dal proprio battaglione complementare84. In settembre, si decise di assegnare alle brigate di marcia un elevato nu mero di aìutanti di battaglia inabili permanentemente o temporaneamente alle fatiche di guerra in sostituzione, nell'incarico di comandante di plotone, cli ufficìalì subalterni, che vennero così destinati ai reparti di prima lìnea85 . Nel corso dell ' ultimo anno di guerra si costituirono presso ogni armata un reggìrnento mitrag!ieri di marcia, con funzionì analoghe a quelle svolte dalle brigate cli marcia di fanteria86, ed un reparto d' assalto di marcia. Le mansioni di quest'ultimo erano le seguenti: " I) Riunire tutti i militarì che desiderano volontariamente essere incorporati nei reparti d ' assalto; dare loro, se provengono da arma diversa dalla fanteria, l'istruzione sui mezzi e sui modi cli combattere della fanteria; impartire a tutti l'istruzione particolare dei reparti d'assalto. 2) Incorporare .i militari, già appartenenti ai reparti d'assalto, dimessi dagli stabilimentì sanitari dì campagna e dai depositi di convalescenza e tappa, nonché quelli che per cura ciel Minister9 ciel-

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Circolare n. 153730 in dma 4 marzo 19 18 dell' Ufficio Ordinamento e Mobilitazione Preparazione morale e professiona-

le dei co111plementi incorporari nei reparti di marcia.

Circolare n. 4450 in data 3 aprile 1918 dell'Ufficio Personale Ufficiali UJJiciali superiori a disposizione delle armale. Circolare n. 22890 in data l l luglio l9 l8 dell'Ufficio Ordinamento e Mobilitazione Reparti di marcia e complementari. 85 Circolare n. 42470 in data 26 settembre 1918 dell'Ufficio Ordinamento e Mobilitazione Impiego aiutanti di bat1aglia 83

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inabili. 86 Circolare n. 147360 in data 19 gennaio 19 18 dell'Ufficio Ordinamento e Mob.ilitazione Reparti di marcia mi/rag/ieri. Oltre al rifornimento di cornplementi per le compagnie mitraglieri della rispettiva armata, i reggimenti di marcia potevano provvedere anche alla sostitu1.ione di intere compagnie duramente provate. Con circolare n. 1761 O in data 12 luglio 19 I8 dell'Ufficio Ordinamento e Jvlobi.l.itazione i reparti di marcia mitraglieri ass unsero la denominazione di reparti mitraglieri, preceduta dal numero ordinativo dell'armata cui appartenevano.

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la Guerra vengono raccolti al Deposito Fanteria Reggio Emilia. 3) Procedere alla selezione degli elementi idonei fisicamente e moralmente allo speciale compito. 4) Provvedere ai reparti d'assalto dell'annata i complementi di pronto impiego, perfettamente istruiti e selezionati, in modo che i reparti stessi possano riprendere in breve tempo la voluta efficienza. Infine, presso i reparti d'assalto di marcia possono essere svolte le istruzioni d'insieme della specialità, chiamandovi a turno i reparti d'assalto dell'armata, in modo da conferire unità d'indirizzo nell' istruzione dei reparti stessi. 87" 1n appendice O le lezioni di tiro previste presso un battaglione autonomo mitraglìeri di marcia del.la 7• armata nel marzo 1918. Il programma d'istruzione del 7° reparto d' assalto di marcia dell'aprile 1918 prevedeva: "Preparazione fisica. Lancio del disco, del dardo, della palla vibrata (kg. 5). Salto in alto, in lungo, in basso, alla pertica (con ostacoli naturali) . Gìuoco del pallone, palla al calcio. Anampicata, scalata, corsa velocissima. Scherma col pugnale, esercizio di boxe, lotta. Affrontare risolutamente tutti gli ostacoli che si parano davanti e sormontarli . Raggiungere lestamente una trincea nemica saltandovi dentro. In seguito a comando precipitarsi fuori improvvisamente e contemporaneamente da una trincea. Superare buche di granata ed ostacoli vari. Taglio di reticolati senza far rumore. Preparazione tecnica. Nozioni teoriche su bombe a mano offensive e difensive, incendiarie, da fucile, fumogene, italiane e austriache, tubi esplosivi, mine. Segnalazioni con mezzi acustici e luminosi (cornette a doppia tonalità, pistole Very, bandiere lampo di colore, razzi, ecc.). Istruzione sull'alfabeto Morse e sui segnali convenzionali. Collegamento con porta ordini e collegamenti telefonici. Nozioni sul meccanismo e sull'impiego di tutte le anni speciali che possono essere usate da un reparto d'assalto: mitragliatrici, pistole mitragliatrici, lanciatubi, lanciafiamme. Lanciabombe Stokes, ecc. Nozioni sugli attacchi a gas e sulle maschere. Nozioni sui vari tipi di scudi, corazze, elmi Esercitazioni in polfaono. Lancio simultaneo di bombe in un momento determinato in piedi, in ginocchio, a ten-a. Lancio cli bombe contro un bersaglio. Lancio da una trincea parallela. Lo stesso tenendo a 3 m dalla linea nemica uno spago all'altezza di 3 m. Lancio da una trincea in buche di granate distinte coi numeri chiaramente visibili, in seguito ad ind icazioni del bersaglio. Lancio reciproco da trincee parallele con sole bombe da esercitazione; rigettare le bombe a mano avversarie, parare, coprirsi. Lancio contro trincee sovrastanti e sottostanti. Lancio fra tronchi d'albero e cespugli. Correre, fermarsi, lanciare contro l'avversario che si trova nella trincea o buca cli granata, coprirsi. Lancio nell'interno di una trincea al cli sopra cli paradossi. Lancio da buche cli granata in trincea o in altre buche dì granate indicate con numeri. Lancio stando stesi a terra davanti ai reticolati, attraverso questi, nella trincea nemica. Lancio in trincee a zig-zag, lancio contro feritoie. ( .. .)Esercizi di attacco contro posizioni sistemate a difesa. Far saltare reticolati con tubi esplosivi. Occupare elementi cli trincea rettilinei o provvisti cli fiancheggiamenti. Rientrare alle posizioni di partenza dietro ordine o segnale. Penetrare nella posizione nemica di sorpresa allo scopo di catturare prigionieri., mitragliatrici, armi da trincea. Compiere ardite azioni in pattuglia con mandati offensivi curando munizionamento e tutti i eiettagli. Aggirare una posizione nemica sorprendendone il presidio. Modo di trattare i prigionieri, i feriti, ecc. Avvicinarsi a una posizione nemica sotto il fuoco di artiglieria e mitragliatrici (strisciare, avanzare a sbalzi, sfruttare il terreno e le buche dì granata, ecc.). Penetrare in una posizione con o senza preparazione cl' artiglieria. Avanzare sotto l'arco della traiettoria (artiglieria e mitragliatrici). Esecuzione dei vari atti relativi ad un assalto di posizione rafforzata. Snidare il nemico dai suoi nascondigli con getto di bombe a mano e lotta corpo a corpo. Assalire mitragliatrici ancora in funzione in appostamenti fiancheggianti . Lotta corpo a corpo e con bombe nell' interno dei camminamenti. Avanzata contrastata nelle trincee. Pulizia delle trincee. Rivoltare la posizione conquistata. Posa innanzi ad essa di reticolati speditivi. Esercitazioni di contrattacco." Per l' addestramento elementare delle reclute delJa classe 1900, nel marzo 1918, il Comando Supremo limitò il prelievo di istruttori dai reparti dell'esercito operante a graduati cli truppa cli fanteria e sue specialità, in ragione di due per compagn ia; si evitò in questo modo il trasferimento dì ufficiali esperti dai reggimenti in linea ai depositi della zona territoriale88 .

87 Circolare n. 148690 in data 4 marzo 1918 del l'Ufficio Ordinamento e Mobilitazione 88 Telegramma circolare n. 153827 in data JO mar7.0 I 918 dell' Ufficio Mobilitazione.

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Reparli d'assalto di marcia.


Le scuole d'armata servivano anche come centri esperienze per la valutazione di nuovi sistemi d'arma ed equipaggiamenti e per la sperimentazione di nuovi criteri d' azjone. Durante il 1918, ad esempio, le scuole di perfezionamento mitraglieri d'armata diedero ampio sviluppo alle tecniche di tiro con puntamento indiretto per mitragliatrici montate su treppiede. Il rapido potenziamento dell'Esercito, che seguì la disfatta di Caporetto, fu accompagnato dalla costituzione di nuove scuole e centri d'istruzione. In aprile, funzionavano alle dipendenze della 3a annata ben sette scuole e centri d'addestramento: la scuola per ufficiali superiori, la scuola di perfezionamento per subalterni di fanteria, la scuola per ufficiali di collegamento, la scuola di perfezionamento mitraglieri, la scuola anni da trincea, la scuola segnalatori, la scuola personale colombi viaggiatori , il campo scuola gas. In quest'ultimo si svolgevano corsi di cinque giorni per ufficiali e vedette ai gas e di tre giorni per istruttori respiratori inglesi89. Ogni annata provvide a costituire proprie scuole perfezionamento mitragliatrici e poligoni per l'istruzione e l'esperimento dei mezzi sussidiari di offesa e di difesa impiegati dalla fanteria. Nei poligoni armi sussidiarie da trincea, i reparti di fanteria imparavano a maneggiare i vari modelli di bombe a mano e da fucile in servizio, i lanciabombe a tiro curvo (lanciatorpedini, Thevenot, Stokes, ecc.), i lanciafiamme, i cannoncini da 37, i sistemi da segnalazione, gli equipaggiamenti protettivi antigas, ecc., svolgendo poi esercitazioni d'insieme di attacco e di difesa con munizionamento da guerra. In gennaio, il Comando Supremo dispose che le armate riprendessero al più presto lo svolgimento dei corsi cli istruzione invernale per ufficiali subalterni a cominciare da quelli di fanteria 90 . ln luglio vide la luce una nuova edizione aggiornata della pubblicazione Addestramento della .fànteria al combattimento. La normativa era suddivisa in due fascicoli: Addestramento individuale e Istruzione del plotone in ordine chiuso, addestramento della squadra al combattimento. Le modifiche introdotte rispetto all'edizione del gennaio 1916 risultavano minime e riguardavano essenzialmente una forma più coincisa ed essenziale. Erano state aggiornate le istruzioni speciali sulle bombe a mano e da fucile con la descrizione delle norme d'uso e cli funzioname nto di nuovi tipi di artifizi entrati in servizio negli ultimi due anni e ridotte al minimo le spiegazioni sull'impiego dell'attrezzo leggero, mentre erano più dettagliate le parti dedicate alla scherma col fucile ed ai mezzi da collegamento e eia segnalazione. Nell'addestramento al combattimento si spiegava che " il soldato di fanteria deve conoscere non solo l'impiego del fucile e della baionetta, ma anche l'uso delle bombe a mano e da fucile , dell'attrezzo leggero, dei vari mezzi da segnalazione più facilmente a portata della fanteria, ed anche essere, possibilmente, in grado di far funzionare la pistola mitragliatrice e la mitragliatrice. Ciò perché egli deve essere in grado di adoperare quelle, cli tali armi, che rimanessero silenziose per mancanza di serventi, e deve anche saper rivolgere prontamente a danno del nemico le armi conquistate." Nel corso ciel 1918 venne intensificata la pubblicazione cli manualetti propagandistici destinati agli ufficiali istruttori da usare come guida per l' educazione morale dei soldati o eia distribuire direttamente alla truppa. Questi opuscoli servivano non solo per elevare il tono morale e lo spirito combattivo dei militari, ma anche per informarli sui rischi cui andavano incontro in caso cli diserzione o di prigionia e, all'opposto, sui premi e ricompense elargite in caso di atti di valore. "Si deve far comprendere a.i soldati la turpitudine del reato di diserzione e richiamare la loro attenzione sulle conseguenze giuridiche cli tale reato. Chi diserta e passa al nemico è punito colla morte per mezzo della fuc ilazione nella schiena: o altri1~1enti non può più far ritorno in Patria per tutta la vita. I congiunti perdono immediatamente i sussidi pagati dal governo. Inoltre, il nome del vile viene comunicato al comune perché lo pubblichi. Ognuno deve considerare l'essere fatto prigioniero come una sciagura, giacché la prigionia è seguita da miserie e privazioni cli gran lunga maggiori di quelle che si soffrono in guena. I maltrattamenti e le malattie conducono molti prigionieri a misera fine.( ... ) Ricordare che le azioni valorose sono ricompensate con le medaglie al valore: Medaglia d'oro che porta con sé un assegno di 800 lire all'anno; Medaglia d'argento che porta un as89 Foglio n. I 1400 in data 26 aprile I 9 I 8 del comando 3" armata - Stato maggiore Corsi che si svolgeranno nel mese di maggio. La compagnia X di Collecchio (PR) organizzò a partire dalla primavera 1918 corsi per ufficiali e sottufficiali istruttori sull'impiego del respiratore inglese. 9 Circolare n. 750 del gennaio I918 Corsi di istruzione invernali per 1dfìciali subalterni dell'Ufficio Affari vari.

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segno di lire 250; Medaglia di bronzo cli lire 100. Premi in denaro - licenze. Parlare e spiegare ai soldati della cartella di assicurazione e del premio cli lire 500 e cli lire 1.000 che la Patria clona ad ogni combattente: cartella e premio cedibili alla famiglia. ( ... ) Da ogni singolo soldato si devono sempre pretendere: esattezza, operosità e obbedienza assoluta. ( ... ) Si deve instillare nel soldato il senso del grande valore della sua arma e delle munizioni. I feriti leggeri dovranno riportare i loro fucili dalla linea del fuoco, altrimenti saranno rimandati indietro senza medicazione. Spiegare ai feriti che chi porta il proprio fucile riceve un premio cli lire 5 clall'ospeclaletto dove è ricoverato. Ognuno deve sempre sapere chi sia il suo superiore diretto.( ... ) Il grido Amici o Camerati o Pace che viene daHa parte del nemico non solo non deve essere ascoltato o preso in considerazione, ma si deve sparare subito contro chi lo grida specialmente se questi vengono avanti verso le nostre linee. Spesso i1 nemico fa avanzare la prima riga colle mani in alto e le granate nelle tasche. Dietro la prima riga avanzano tre o quattro linee armate le quali assalgono i soldati incauti e troppo creduli. Dopo attacchi respinti (ovvero attacchi simulati) individui nemici che si fingono morti e invece sono illesi, rimangono dinanzi i reticolati per poterli tagl iare durante la notte: perciò si deve dare un colpo di grazia a ogni caduto nemico che non sia possibile trasportare entro ai reticolati. ( ... ) La brevità del tempo disponibile per l' istruzione impone che questa sia svolta con criteri essenzialmente pratici trascurando tutto ciò che è formalismo , parata, simultaneità di movimenti, ecc. cose queste che non fanno che affaticare inutilmente il soldato, rendendolo rigido. Occorre invece fargli comprendere che la sua forza sta nel tiro col fucile, nel maneggio delle bombe, nella baionetta maneggiata con vigoria, destrezza e ardimento. ( ... ) Negli esercizi pratici della lotta colla baionetta, in corsa, si devono esercitare molto spesso i reparti, ogni giorno: non fosse che per una mezz'ora o un quarto d'ora per ogni esercizio, ma spesso e parecchie volte nella stessa giornata.91 " Tra i reparti cli arditi era diffuso il Manualetto di scherma col pugnale per gli arditi realizzato dal tenente Gino Gobbi. "Nella scherma di pugnale l'ardito cercherà sempre di offrire all'avversario il fianco sinistro, non permettendogli di allontanarsi né dì avvicinarsi troppo. Dovrà tenerlo a una distanza cli circa due passi per poter subito intuire da ogni suo movimento iniziale 1e intenzioni dell'atto che sta per eseguire. Ricorda bene, o ardito, che ogni movimento sbagliato sarà a tuo danno. Cerca sempre di schermire col tuo pugnale ben deciso e colla massima sveltezza; cerca sempre di fissare negli occhi l'avversario, se vuoi riconoscere) movimenti che sta per fru·e e le sue intenzioni. Non ti perdere dì coraggio, ma cerca sempre di essere calmissimo in ogni movimento." In giugno si diffusero in tutto l'Esercito le scuole per militari analfabeti "al doppio fine dia dell'educazione intellettuale e morale delle truppe, le quali, con tal mezzo, vengono sempre meglio sottratte alle influenze, spesso deleterie, degli ambienti esterni, come della ininterrotta propaganda atta a rinsaldare fra esse la indomita volontà di resistere e cli trionfare." La frequenza delle scuole era volontaria e nell'insegnamento vennero coinvolti largamente i cappellani 92 . La difesa contro gli attacchi portati con gas venefici venne potenziata sia con l'adozione di nuovi sistemi protettivi come il respiratore inglese, sia elevando il grado di addestramento dei reparti. In marzo, il Comando Supremo emanò una circolare su ll'impiego e sulle istruzioni eia svolgersi con i mezzi protettivi antigas. "Il sistema da seguire per l'addestramento dei reparti deve essere il seguente: 1) ispezione dei respiratori, esercitazioni per l'applicazione e l'impiego dei respiratori e giuochi di gare, impiegando sempre le protezioni antigas; 2) conferenze; 3) esercitazioni combinate; 4) dimostrazioni pratiche con l'impiego dei gas. ( ... ) Le esercitazioni combinate dovranno essere cli due specie: l) contro gli attacchi cli sorpresa coi gas (dare improvvis.i allarmi e badare che tutti gli uomi ni traLtengano il respiro, mettendo bene la maschera e diano il grido di allarme gas); 2) contro gli attacchi di neutralizzazione coi gas. Assicurarsi che gli uomini siano in grado cli compiere le loro attribuzioni, tanto di giorno,

91 Nonne per l'educazione e per la preparazione del soldaro al co111batti111ento del 19 18. Opuscoli del genere, anche cli carattere tattico e adclestrativo, vennero largamente prodotti per iniziativa del Comando Supremo e dei comandi di grande unità, come ad esempio la Guida per l'istruzione degli tdficiali di complemento di fcmteria curata dalla I• armata nel settembre I 9 I 8 e la circo lare n. 24 10 in data 7 febbraio 1918 Azione educariva e disciplinare e pmpaganda patriorrica nell'esercito del Comando Supremo. Istruzioni sui doveri ciel soldato in guerra erano riportate anche sul libretto personale alla voce Ricordi del solda10. 92 Circolare n. 90 I 3 in data 4 giugno 1918 del Servizio Informazioni del Comando Supremo Scuole pei militari ana(f'abeti.

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che çii notte con la maschera applicata. ( ... )Addestrare le truppe ad esercitazion i di insieme, impiegando la maschera e facendo svolgere ad un dato reparto (compagnia o battaglione) una completa azione di attacco con la maschera applicata, oppure dando l'allarme per i gas nel corso dell ' azione." Il deposito lanciafiamme di Montecchio Emilia organizzò, a partire dall'estate 1918, corsi di istruzione per il personale addetto alle sezion i lanciafiamme portatili 93 . La direzione scuola lanciafiamme di Montecchio istituì, inoltre, presso il reparto d'assalto cli marcia del corpo d'armata d'assalto un distaccamento scuola lanciafiamme per reparti d' assalto 94 . In maggio, il Comando Supremo dispose cli intensificare l ' addestramento delle unità cli fanteria in cooperazione con il fuoco di artiglieria. Si ordinò alle truppe poste in riserva o a riposo in seconda linea l'esecuzione di esercitazioni di avanzata sotto l'arco di traiettoria del fuoco cli mitragliatrici, lanciabombe, lanciaspezzoni e artiglierie. Anche i reparti d'assalto dimostravano di non aver troppa confidenza con la manovra sotto la copertura del fuoco cli artiglieria, che la guerra in corso aveva dimostrato essere condizione irrinunciabile per il successo cli ogni tipo cli operazione offensiva. Lo stesso Capo di Stato Maggiore intervenne sull'argomento, rimarcando che "da recenti informazioni è risultato che pochissimj fra i battaglioni d'assalto sono esercitati ad avanzare sotto l'arco della traiettoria. Se ciò rappresenta una lacuna nell'addestramento dei reparti di fanteria in genere, costituisce una grave deficienza per i battaglioni cl' assalto, dato che l'attitudine a muovere a stretto contatto con la cortina di fuoco del tiro di accompagnamento è, in molti casi, condizione indispensabile per la buona riuscita delle azioni che ad essi possono venire affidate. 95 " La diffusione de.i reparti d'assalto in ogni annata e la notorietà acquisita anche presso il nemico furono di stimolo e di esempio per le unità di fanteria di linea a mjgliorare il proprio livello addestrativo. Vari comandanti di grande unità presero a modello i progranuni di istruzione degli arditi per lo svolgimento di esercitazioni con battaglioni di fanteria improntati a criteri d'azione meno metodici, più aggressivi e spregiudicati. "Desidero che, d'ora innanzi, a tutte le dipendenti truppe siano impartite le ìstruzioni con modalità analoghe a quelle stabilite per i reparti d'assalto. Scopo da raggiungere: quello cli rendere le truppe ardite e manovriere; di rendere i militari tutti agili, sicuri e coraggiosi; di impratichire tutti sui vari mezzi di offesa e difesa in distribuzione. Per facìlitare il compito, e per eliminare incertezze, accludo una copia dell' istruzione da impartire ai reparti d'assalto per la diramazione fino ai comandi cli compagnia.96" La diffusione dei criteri addestrativi in voga presso i reparti d'assalto fu favorita, oltremodo, dalla costituzione, decisa nel giugno 1918, dei plotoni arditi reggimentali nell'ambito di ogni corpo di fanteria e sue specialità. Per verificare l'operatività dei reparti, Diaz ordinò frequenti ispezìoni non annunciate da parte di ufficiali superiori o generali del Comando Supremo a reparti schierati in linea ed in riserva. Nel corso cli queste ìspezioni improvvise venivano ordinate sul tamburo esercitazioni a fuoco o prove reali cli allarme. Si intendeva controllare soprattutto la prontezza e la reattività cli intervento delle artiglierie con il fuoco di sbarramento davanti ai reticolati e cli interdizione sulle posizioni nemiche.

La ginnastica militare e le scuole d'armata In settembre vennero aggiornate le istruzioni di educazione fisica per le truppe con la pubblicazione

Ginnastica militare ed educazione fisica. Programma minimo ad uso degli istruttori per l'addestramento del soldato, curata dalla Sezìone istruzioni del Comando Supremo. Si introdusse un tìpo di percorso di guerra, lungo 125 rn, da svolgere con l'arn1amento e l'equipaggiamento individuale, che prevedeva il superamento dì otto diversi ostacoli: assi di equilibrio, staccionata, fosso con acqua, muro, siepe, corridoio co-

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Telegramma circolare n. 32310 in data 6 settembre 1918 de.tl' Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. Telegramma circolare n. 43750 in data 14 settembre 19 J 8 dell'Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. 95 Circolare n. 15344 in data 13 maggio 19 18 dell' Ufficio Affari Generali del Comando Supremo Esercitazioni dei bai/aglio d'assa/10. 96 Foglio n. 3856 in data I 8 giugno 19 I 8 del comando XIV corpo d'armata -Stato maggiore Istruzione delle truppe. · 94

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perto, trincea, reticolato. In appendice P è riportato lo schema del programma minimo di addestramento ginnico del soldato, comprendente esercizi di flessibilità e di preparazione, esercizi e gare, oltre al disegno schematico del percorso di guen-a. Circa le istrnzioni al combattimento alla baionetta, era previsto di "avanzare guardinghi, col fucile baionetta saldo nelle mani, le gambe ben basate, la punta della baionetta diretta agli occhi del nemico e slanciarglisi contro con tutta violenza; non indietreggiare mai. Attaccare per primi (chi attacca colpisce quasi sempre) tirando due o tre colpi consecutivi. Non esaurirsi nel vibrare i colpi, giacché essi devono essere seguiti dal ritiro dell'arma. Parare solo quando si fosse attaccati di sorpresa o prevenuti nell'azione; possibilmente parare avanzando e tirando." Riguardo il combattimento corpo a corpo, l'addestramento permetteva che "anche se disarmati o essendo stati disarmati, si può ancora vincere e abbattere un nemico. Bisogna acquistare la fiducia di vincere un nemico armato. Tale fiducia si acquista imparando il corpo a corpo e facendo molti esercizi. Nel corpo a corpo non sempre vince chi è più fotte e più aitante nella persona; vince chi ha prontezza, coraggio e sa applicare con fiducia di buona riuscita i disarmi ed i colpi". Erano insegnate tecniche per disarmate il nemìco del fucile baionetta, per il disarmo e le parate contro nemico armato di pugnale, per vibrare colpi liberi fra disarmati, per la difesa dallo strangolamento. A livello grande unità vennero incrementate le gare sportive e di ginnastica, come quella organizzata dal comando del XXV corpo d'annata il 22 settembre 1918 nella zona dì Bogliaco, che comprendeva: gara di marcia per reparti organici, squadra in assetto di guerra; partita di foot-ball, corsa nei sacchi di 100 m; gare di lanci.o di bombe a mano a distanza, individual i e di reparto; gare di ginnastica individuali (salto in alto e in lungo, esercizi alla trave); tiro alla fune per squadre cli otto uomini; gare di maneggio armi e ordine chiuso; gare di corsa veloce sui 130 m; albero della cuccagna e sfilamento finale. In estate iniziarono corsi per istruttori cli educazione fisica presso la squadra di ginnastica del Comando Supremo dipendente dal comando 9a armata, con la partecipazione di ufficiali e sottufficiali provenienti da tutte le armate. Il progressivo accentramento presso scuole centrali alle dirette dipendenze del Comando Supremo dei corsi di istruzione per ufficiali, iniziato con lo scioglimento delle scuole d'armata per la formazione dei subalterni d'arma, proseguì in settembre con la costituzione in Emilia cli tre nuove scuole di perfezionamento per comandanti di battaglione e di gruppo poste alle dipendenze della Direzione scuole perfezionamento U.M., che, a sua volta, faceva capo alla Sezione istruzione del Comando Supremo. Le tre scuole per la fante)'ia e mitraglieri, per l'artiglieria e per il genio vennero ubicate rispettivamente a Sala Baganza (PR), Collecchio (PR) e Piacenza, con la sede della Direzione scuole a Parma. Per effetto della circolare n. 31880 del 2 settembre 1918 dell'Ufficio Ordinamento e Mobilitazione vennero sciolte gran parte delle scuole per comandanti di battaglione e di gruppo esistenti presso le varie armate. Gli scopi di questi corsi erano, tra l'altro, quelli di dare ''un indirizzo unico ed ottenere uniformità di concetti nell'impiego dei battaglioni e dei gruppi ed abituare gli ufiiciali di tutte le armi ad operare con perfetto collegamento materiale e morale e con omogeneità cli vedute sull'impiego di tutte le armi. ( ... )Alle principali esercitazioni di ciascuna scuola interverranno gli ufficiali allievi delle rimanenti; inoltre, verranno eseguite col concorso di tutte le scuole e dell'aviazione esercitazioni combinate, per lo svolgimento di supposti tattici semplici. 97" Seguì la costituzione di una Scuola di perfezionamento U.M. di Cavalleria con sede a Levignano (PR), che ebbe alle proprie dipendenze come truppa d'istruzione il reggimento Lancieri di Aosta98 . I numerosi riordinamenti operati nell 'organizzazione addestrativa durante il 1918, che determinarono la chiusura di vari enti e la costituzione di nuovi sia in zona cli guen-a sia in zona te1Titoriale, avevano ingenerato una situazione di crisi cui il Comando Supremo intese por fine. Venne richiesta, così, ai comandi d'armata e ai Comandi Generali di Artiglieria, di Cavalleria e del Genio, la situazione delle scuole e dei campi d'istruzione attivi in passato e al presente nelle retrovie del fronte, con specificate le sedi, la durata dei corsi, il numero di partecipanti e degli ufficiali istruttori e l'eventuale intervento di militari alleati99 .

97 Circolare n. 697 in data 13 settembre L918 dell'Ufficio Segreteria del Comando Supremo .1° corso presso le scuole di 11e1fezionamento U.M. per comandanti di battaglione e gruppo. 98 Circolare Il. 43890 in data 21 settembre 19 I 8 dell'Ufficio Ordinamento e Mobilitazione Scuola di pe1fezionamento U.M. di cavalleria. 99 Circolare Il. 642 in data 8 settembre 19 18 dell'Ufficio Segreteria Scuole, corsi e campi d'istruzione.

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Risultava così che la 7• armata disponeva di una Scuola perfezionamento mitraglieri a Iseo (dove si svolgevano corsi di perfezionamento e corsi speciali sul tiro a puntamento indiretto), mentre quella analoga della 3a armata era stata sciolta in luglio. La 7• armata disponeva, poi, di un poligono d'istruzione per l'impiego e l'esperimento di mezzi sussidiari da trincea a Erbusco, di un campo sperimentale gas a Motta di Ghedi (dove si svolgevano corsi sui respiratori inglesi, corsi vedette da trincea, corsi di assistenza e difesa antigas per ufficiali medici) e di un centro d'istruzione per ufficiali d'artiglier.ia, diviso tra la sede di Brescia e il poligono di Odolo. Sempre in settembre, alle dipendenze della 3a annata, invece, erano attive: la Scuola di perfezionamento per ufficiali subalterni di fanteria con sede a Villa Marini (Mestre); la Scuola per ufficiali di collegamento a Treviso; la Scuola segnalatori a Treviso; la Scuola armi da trincea in attesa di trasformazione ed un corso di informazione per ufficiali superiori di tutte le armi a Preganziol. Prima della battaglia di Vittorio Veneto, il Comando Supremo aveva provveduto ad ordinare la costi tuzione presso ogni armata di una Direzione delle scuole d'armata, retta eia un ufficiale generale, mentre era in corso cli attuazione una profonda riorganizzazione dei centri addestrativi presso l'esercito operante. Aci ogni armata venne assegnata una scuola cli fanteria per ufficial i inferiori e graduati , con compiti ed organici ben stabiliti. L'ente doveva essere articolato su tre sezioni: fucilieri e armi automatiche, specialisti cli fanteria, reparto cl' assalto e lanciafiamme. Dalla 1• sezione dipendevano: una scuola mitragliatrici, una scuola di perfezionamento compagnie mitragliatrici, una scuola moschetti automatici e mitragliatrici leggere, una scuola cli abilitazione sottufficiali al comando di plotone. Le direttive emanate dal Comando Supremo per lo svolgimento dei corsi presso le scuole cli fanteria d'armata prevedevano che " i programmi addestrativi delle tre sezioni dovranno essere compilati in modo da permettere che ogni sezione proceda all'incirca, nella prima metà del corso, all'addestramento degli allievi nella propria specialità e che, nella seconda metà del corso, possano avere sviluppo le esercitazioni di compagnia (supposta sempre inquadrata nel battaglione). Si proceda perciò senza impazienze, insistendo nei particolari delle esercitazioni di squadra e cli plotone (supposti generalmente inquadrati). Si potrà ritenere completata l'istruzione allorché la compagnia sia bene esercitata ad avanzare, con l'appoggio (anche sotto il tiro) delle mitragliatrici, ed a procedere all'attacco di un nido cli mitragliatrici mediante l'impiego di tutti i mezzi cli cui dispone oggi la fanteria." Compito prioritario della scuola di fanteria d'armata era quello di addestrare i capi squadra e i comandanti di plotone e cli compagnia. Graduati, sottufficiali, subalterni e capitani dovevano essere anche in grado di comandare i reparti di livello organico immediatamente superiore. "Nelle esercitazioni pratiche che dovranno essere semplici, progressive e ripetute - occorrerà sviluppare in tutti il senso dell' orientamento, lo spirito offensivo e di individualità, cercando cli ottenere che ogni uomo ed ogni più piccolo nucleo sappiano muoversi sicuramente verso l'obiettivo fissato, senza perdere il coilegamento e senza addensarsi. Tutti gli ufficiali ed i sottufficiali dovranno saper leggere la carta al 100.000 ed essere in grado di percorrere un itinerario precedentemente segnato su di essa. Dovranno essere addestrati ad usare la bussola, ad eseguire con questa qualche esercizio d'orientamento (avanzata di notte in direzione determinata). ( ... ) Non si dovrà mai riguardare il combattimento come ristretto ad immobili organizzazioni difensive, ma considerarlo invece come viva azione di movimento. Perciò - pur non uscendo dai modesti limiti imposti dalla natura della scuola - dovrà darsi tutta l'importanza dovuta alla manovra in terreno libero, ai servizi di sicurezza in vicinanza ciel nemico (in marcia e in stazione) ed a quello dei collegamenti." L_a durata dei corsi prevista per le pr.i me due sezioni era di venti giorni, mentre quelli della 3a sezione, destinata a formare i plotoni arditi reggimentali, era di 30 giorni 1° 0 . La riforma degli enti addestrativi dell'arma di fanteria prevedeva anche la costituzione di una Scuola cannoncini per ufficiali inferiori e sottufficiali, presso la Scuola bombardieri cli Sassuolo, dove erano previsti corsi della durata cli 20 giorni per l' impiego di sezioni pezzi cli accompagnamento eia 37F 101 .

ioo Circolare n. 899 in data 6 ottobre 1918 del l'Ufficio Segreteria Scuole di.fanteria. I metodi di addestramento usati dalle sezioni della scuola andavano poi riversati sui corsi divisionali per graduati di truppa. 10 1 Presso la 7" armata era prevista la costituzione, oltre alla scuola di Fanteria, anche di una scuola artiglieria per ufficiali inferiori comandantj di batteria, un campo sperimentale scuola gas per ufficiali e militari di tnippa, una scuola collegamenti per ufficiali e una scuola skyatori.

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La riorganizzazione delle scuole di fanteria era strettamente connessa con l'adozione cli un nuovo organico del battaglione d i fanteria e di nuove anni automatiche individuali e di reparto. TI Comando Supremo, ispirandosi alle trasformazioni organiche ed ai nuovi criteri d'azione della fanteria sperimentati con successo dall'Esercito Tedesco nelle offensive della primavera del 1918 sul fronte occidentale, intendeva elevare notevolmente la potenza di fuoco erogata dalle minori unità di fan teria e renderle, al contempo, p.iù agili e manovriere. La Scuola di Fanteria della 7" annata ebbe il compito dj sperimentare con un'esercitazione tattica a fu oco il 2 novembre 1918 nel poligono cli Adro, il nuovo organico del battaglione di fan teria tipo, basato su: una compagnia mitragliatrici pesanti (con dieci anni su treppiede), una compagnia mista (con otto lanciafi amme e due cannoncini) e tre compagnie moschettieri (ciascuna dotata di tre mitragliatrici leggere e sei moschetti automatici). In campo ordinativo, la novi tà del 1918 fu la costituzione della divisione cl ' assalto prima e del corpo d'annata d ' assalto poi. Queste grandi unità trascorsero l' estate impegnate in un ' intensa attività adclestrativa, mirata soprattutto all 'attacco a viva forza cli posizioni ben organizzate a difesa. "Si imprima bene nella mente di tutti l'idea cli aiutare i reparti attigui arrestati da fuoco nemico, con intraprendenti aggiramenti laterali; si abituino i capi a conservare saldo e sicuro l' orientamento generale a vista, per modo che l'avanzata, pur suclclividendosi in piccoli ruscelli , inevitabili con quel te1Teno e con le oscillazioni dell' attacco episodico, conservi nel suo complesso il carattere della fiumana, che è la forma tipica del nostro attacco. Ciò richiede fermo orientamento generale nei capi reparto e sicuro giuoco di collegamenti semplici e faci li. Niente manovre elaborate, niente raffinatezze di ondate od altro. Semplicità ed irresistibilità. Niente esitazioni per allineamenti o per rigidismo di manovra. Di cento che partono ne an-ivano dieci, ma quei d ieci risolveranno la situazione. Sta ai capi di coordinare l' avanzata dei più animosi col ri tardo dei meno arditi o dei più ostacolati dal terreno e dal nemico. Si facciano frequenti esercizi in questo senso, svil uppando lo spirito travolgente in tutti. Essi sono possibili ed utili, anche nelle immediate vicinanze degli accampamenti. ( ... )Si animino le truppe con la spiegazione assidua ciel felice momento che attraversiamo; si sviluppi il loro senso aggressivo e l'istinto della nostra, ormai raggiunta, superiorità; si elica loro che il momento decisivo è venuto; si infonda loro l'implacabile volontà cli sterminare il nemico che .incontreremo sulla via dell 'attacco, unico modo per deciderlo a mollare 102" In prev)sione di una ri presa offensiva delle operazioni dopo la vittoriosa battaglia del Solstizio, il Comando Supremo, fin dal settembre 1918, orientò l'Esercito verso nuovi compiti. La parola d ' ordine fu quella di preparare menti ed organismi alla guena cli movimento in campo aperto. "Occorre strappare le truppe alla concezione rigida generale e radicata della trincea. Perciò occorrono istruzione e allenamento. La sistemazione difensiva sulla fronte è ormai così progredita da poterla considerare, salvo eccezioni, completa e rispondente ai bisogni. Pei lavori di finimento assolutamente indispensabili debbono bastare le truppe tecniche, se bene uti lizzate, le centurie, i lavoratori. Prescrivo che da oggi le grandi unità d i seconda linea siano dispensate eia qualsiasi lavoro di sistemazione difensiva e attendano unicamente alle istruzioni. E si dia in queste preminente sviluppo al movimento. Le truppe siano allenate alle marce con scopo tattico, ed abituate a considerare il movimento come la fis ionomia necessaria e naturale della guerra. E si parli ad esse degli obiettivi lontani a cui miriamo, della liberazione dei territori invasi, dell' invasione ciel territorio nemico. Parlando così alla fantasia del soldato, si parlerà anche al suo cuore. Dovunque possibile, siffatta istruzione sia estesa anche alle brigate in rincalzo delle divisioni di prima linea; beninteso nei limiti consentiti dal terreno e dalla funzione tattica di queste unità. Per gli stati maggiori s'impone di riprendere in esame senza indugio, il problema della guerra di movimento, orientare ad esso gli spiriti, rendere nuovamente famigliari le nozioni professionali che la guen-a statica ha potuto, anzi ha certamente fatto dimenticare in gran parte. 103" Si curò, in particolare, l' addestramento al forzamento cli vie fluv iali. "Tali esercitazioni devono avere il carattere di passaggio cli corso d 'acqua in presenza del nemico da parte di un'intera divisione compresa 102 Foglio

n. 12649 in data 17 ottobre 1918 de l comando ciel corpo d ' armata d' assalto - stato maggiore Dire1tive. Circolare n. 13480 in data 17 settembre I9 18 dell'Ufficio Operazioni ciel Comando Supremo Guerra di movimento. 104 Foglio n. 5210 in data 6 ottobre 1918 del comando 9" annata - stato maggiore Esercitazioni di passaggio di corsi d'acqua. 103

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l'artiglieria e i servizi, e dovranno essere compiuti di giorno e specialmente di notte. 104" Prima della battaglia di Vittorio Veneto, si svolsero anche esercitazioni di collegamento tra fanteria e aeroplani. Le diretti ve guida per l'addestramento dell'Esercito nell 'inverno 19 l 8 - 19 19 furono esposte dal generale Pietro Badoglio in una serie di conferenze tenute presso i vari comandi d'armata tra la fine cli settembre ed i primi di ottobre. "Situazione dei quadri . Nell'esercito abbiamo un certo scetticismo nei riguardi delle scuole e, mentre è lamentata la mancanza di istruzione negli ufficiali, vi è riluttanza a togliere questi dai reparti per inviarli alle scuole. Tale riluttanza, oltre che alla sfiducia nelle scuole, è dovuta alla tendenza assai sv iluppata presso noi di adagiarsi sulla tranquillità dell'oggi anziché pensare e lavorare per il domani. Di più essa è alimentata dall'errato concetto che alcuni hanno, cli calcolare perduti pei reparti gli ufficiali destinati alle scuole, e di considerarli quasi degli imboscati, tendenza questa che deve essere assol utamente eliminata. Prima necessità risentita è quella di avere una maggiore unità di dottrina. Alcuni eserciti hanno a tale scopo attuato delle vere scuole, alle quali affluiscono ufficiali generali , per l' uniforme orientamento dei comandi su argomenti di speciale importanza. Presso di noi le circostanze hanno, in massima, impedito la riunione di uffi ciali generali per tale scopo, ed il Comando Supremo ha cercato di ovviarvi mediante pubblicazioni sui principali insegnamenti tratti dalle operazioni nostre, dei nostri alleati o dei nostri nemici . Ma ora verrà disposto che taluni ufficiali generali tengano ai loro colleghi conferenze su argomenti che verranno fissati dal Comando Supremo e che serviranno pertanto a dare quell'unità di indirizzo, nella preparazione intellettuale, morale e materiale che si vuole ottenere. Il Comando Supremo intende inoltre avere quadri abili specie i comandi cli battaglione e cli gruppo di batterie o squadroni , pertanto verrà dato, durante il periodo invernale, vivissimo impulso a tutte le scuole, rese tanto più necessarie dalle innovazioni che verranno quanto prima introdotte nelle nostre unità e lementari. L'elemento più prezioso per noi , e non soltanto dal punto di vista uman itario ma per la nostra stessa efficienza, è l'uomo. Ora, mentre tutti riconoscono la necessità d.i risparmiarlo, per il passato lo si è veramente sperperato. Allo scopo di economizzarlo ora quanto più è possibile, il Comando Supremo si è prefisso il problema cli ottenere nel battaglione, con opportune modificazioni cl ' armamento, una più potente produzione di fuoco con un relativo minor numero cli individui. Tale provvedimento importa una maggiore complessità cli costituzione del battagl ione stesso il cui comandante non avrà più quindi, come una volta, un compito limitato a stabilire il numero, maggiore o minore, cli compagnie eia impiegare in prima linea, ma dovrà decidere sull'impiego di molteplic:i mezzi, aventi speciali caratteristiche e dal cui complesso egli potrà avere una potenza di fuoco veramente formidabi le se saprà bene coordinarli e adattarne l'impiego alle circostanze. Pertanto, nel periodo invernale, tu tti i comandanti cli battaglione verranno istruiti sull'impiego di tale nuovo tipo di battaglione avente per caratteristica la grande potenza di fuoco. Corsi di varia natura tenuti presso le armate (ed unità minori), completeranno poi le istruzi.oni in parola, divulgandone i principi e sminuzzandone la materia si no ai più piccoli elementi. Così presso i comandi cli armata si istituiranno corsi speciali per il servizio di stato maggiore, resi necessari dal fatto che gli ufficiali impegnati in tale servizio (e che d i massima hanno avuto una affrettata e troppo breve speciale istruzione), si sono spesso specializzati in un dato ramo e non sono perlanto in grado cli fare un servizio completo come lo sono i vecchi ufficiali di S.M. ln particolare tali nuovi ufficiali cli S.M. non sono pi'eparati alla soluzione di problemi della guerra cli movimento, sia pur semplici come quelli relativi aJl'incolonnamento e marcia di grand i unità. Dovranno quindi ~ssere scelti ufficial i di S.M. anziani, pratici della soluzione cli tali problemi, e ad essi verrà affidata l'istruzione dei g iovani ufficiali su quanto non hanno potuto loro insegnare lo speciale servizio di settore finora d.isimpegnato. Così pure presso le armate, a propria cura, si istituiranno corsi per comandanti di compagnia e di plotone. Ed infine in ogni divisione dovranno essere fatti corsi per l'istruzione elci graduati cli truppa, cosa questa che è già stata attuata presso alcune armate ove corsi per caporali e sergenti diedero risullati veramente ottimi. Istruzione ed addestramento dei reparti. L' istruzione dei reparti avrà la base della sua attuazione nello schieramento che assumerà l'esercito. Lo schieramento difens ivo rinforzato, si nora tenuto, tratteneva quasi tutti gli elementi in linea: l'istruzione non poteva perciò essere né generale né intensiva. Lo schieramento invernale porterà invece ad avere il minimo cli truppe in linea, regolandoci in ciò sull'avversario che ci sta di fronte, il quale ha sempre meno truppa d.i noi sulle posizioni, e ricordando che, ad ogni modo, il Comando Supremo è disposto anche a subire piccoli incidenti locali sfavorevoli piuttosto

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che tollerare eccesso di truppe in linea. Il Comando Supremo calcola che, con tale principio, per ogni divisione in linea si possa averne una indietro. Da ciò la possibilità di istruire proficuamente la divisione con tutti i suoi elementi. A tale scopo lo schieramento dei corpi d'armata dovrà, di massima, essere attuato per linea. Si avranno cosl schierate divisioni (e possibi lmente corpi d'armata) complete, mentre le altre unità assegnate all'armata saranno tenute indietro, pure al completo cli ogni loro elemento, ad una o due giornate dalla pr.ima linea, nelle migliori condizioni per la loro istruzione ed addestramento. ( ... ) Occorre ricordare che anzitutto, in vista della possibilità che la nuova fase della lotta sia cli guerra di movimento, dovrà essere addestrato nuovamente il soldato a marciare. Ora si fa troppo assegnamento sui trasporti su autocarri perché non si attuano che spostamenti limitati nella forza e nello spazio: ma quando si dovrà muovere la massa principale dell 'esercito nessuna disponibilità di autocarri sarebbe sufficiente per il suo trasporto. D'altra parte gli autocarri debbono disimpegnare altri compiti essenziali quali gli ingentissimi trasporti cli munizioni e di viveri, nei quali sarà assorbita la quasi totalità degli autocarri stessi. Il trasporto celere di truppe sarà solo da attuarsi in via eccezionale quando si tratti di superare rapidamente grandi distanze e risulti necessario ricorrere a tale mezzo. Le divisioni debbono sapere marciare anche per una serie di giornate consecutive e, durante la marcia: manovrare, mantenere i collegamenti, applicare il servizio cli sicurezza, e mettendo sempre gli avamposti alla fine di ogni marcia. Tale necessità già sentita nello scorso anno, durante il ripiegamento, sarà tanto magg iore in una guerra di movimento manovrata. A completare tale addestramento gioveranno poi esercitazioni di divisioni contrapposte, che le armate potranno fare in zona arretrata. lOS,, In complesso, si può affermare che Cadorna non mostrò una soverchia cura per migliorare l' addestramento dell'Esercito. All 'aumento considerevole della forza e delJa potenza di fuoco del Regio Esercito dal 1915 al 1917 non corrispose un pari incremento della preparazione al combattimento cli quadri e truppa. Organizzazioni come i campi d'istruzione ed i reparti di marcia, copiati dall'esercito austro-ungarico, entrarono a regime solo nella seconda metà del 19 17 ed i loro effetti benefici sull'istruzione dei reparti non si fecero sentire prima di Caporetto. Le unità di Cadorna passavano troppo poco tempo ad istruirsi, venendo impiegate cli norma in massacranti turni di prima linea ed in brevi periodi passati nelle retrovie, dedicati perlopiù all'approntamento di fortificazioni campali 1°6. Solo durante il periodo invernale, di stasi delle grandi/ operazioni, si svolgevano esercitazioni di un certo respiro. Le istruzioni dei nuovi giunti al fronte, sia ufficiali, sia soldati , erano troppo brevi ed insuffi cienti a preparare militari atti alla guerra di trincea. L'addestramento voluto da Caclorna era, inoltre, troppo schematico e orientato esclusivamente ad un unico concetto d'azione. I reparti italiani si mostrarono incapaci di operare al di fuori del rigido schema tattico dell'attacco frontale, come nel corso delle operazioni difensive del maggio - giugno 1916 sugli Altipiani e dell'ottobre 1917 sull'Isonzo e durante lo sfruttamento del successo dell'agosto 1917 sulla Bainsizza. Cadorna sbagliò a delegare troppe competenze in materia di addestramento ai comandi d'armata, che non avevano gli uomini, i mezzi e le risorse per gestire corsi complessi come quelli per allievi ufficiali di complemento. Diaz si mostrò, invece, più attento ai problemi addestrativi, non solo raddoppiando la durata dei corsi allievi ufficiali e facendoli svolgere presso le scuole e accademie, sedi istituzionali del1' istruzione degli ufficiali, ma anche curando di più la preparazione dei comandanti di reparto e di grande unità attraverso corsi di aggiornamento. Ancor più importante fu però l'intensificarsi dell'addestramento nelle retrovie del fronte da parte di unità in turno di riposo, attraverso esercitazioni complesse anche a livello divisionale su temi tattici vari sia offensivi sia difensivi.

105

Conferenza tenuta da S.E. il Sottocapo di S.M. del 'Esercito presso il Comando della l" armata del 28 settembre 1918.

106 Proprio alla vigilia di Caporetto, il Ministero della Guerra au torizzò l'impiego delle recl ute della classe 1899 afflu ite dei

depositi in servizi teJTitoriali e d'ordine pubblico e nei servizi d' interesse sociale, quali i lavori agricoli, una vol ta che avessero ultimato l'addestramento (circolare n. 26 I 50 in data 24 ottobre I 9 I 7 del Segretariato Generale - Divisione Stato Maggiore)

-854-


Appendice "A"

20 60. Le istruzioni e le esercitazioni, comuni a tutte le armi e specialità, da far.,i in ciascun corpo durante l'anno, sono: per tutti: a) istruzione individuale, di plotone e di com-

pagma ; b) ginnastica, ed altri esercizi fisici, ~e condo le norme contenute nell'apposito regolamento (in particolare per le esercitazioni di marcia, vedasi il regola mento stesso, oltre i regolamenti d'eser(;izi e le speciali prescrizioni di massima contenute nel presente volume); e) istruzione sulle armi e sul tiro; d) istruzione sui lavori del campo di battaglia; e) jstruziooe sulla segnalazione convenzionale del regolarnento sulla telegrafia a segnali ; f) esercitazioni e manovre (secondo le Norme e prescrizioni per le esercitazioni, ecc.); .9) istruzioni teorico•pr~t1che sul servizio territoriale; h) istruzione sull'igiene ; i) esercizi di carico e scnrico, su lle ferrovie, dei qundrupedi e del caneggio, per Je sole truppe che non l'abbiano già eseguiti nell'anno in occasione di spostnmenti per via ferrata;_

per alcuni militari di truppa:

j) istruzioni per gli a11 ievi ca pora ti; k) istruzione sui portaferiti; l) insegnamento artistico ai trombettieri ed agli allievi; _ . m) scuola analfabeti .(con le norme dettate dall'apposito r~golamento) ; n) istruzione di contabilità, per i sergenti e sergenti maggiori, caporali maggiori e caporali di contabilità;

- 855 -


2{ o) gcherma di spada e sciabola; p) istruzione sulla telegrafia a segnali;

per i sottufficiali: ·q) istruzioni speciali e conferenze;

r) esercizi di lettura di carte topografiche e di .orientamento sul terreno;

per gli ufficiali: s) conferenze su argomenti militari;

t) manovre coi quadri; u) scuola d' equitazion~ (per gli ufficiali inferiori de li e ar mi a cava ll o) (i) ; · v) . istruzione sulla mobilitazione. In ciascun corpo si eseguiscono anche es peri menti di m.obilitazione nei · modi che il com~ndante del rPg: gimento determina, s,ulla ba~e della dislocazione del corpo ,tesso e dell'impiego. ·µre~isto per esso in caso dì mobilitazione. .· .. 61. Le Ì$truzioni proprie di cia.scuna arma e s peci a Iità sono : Fanteria. Per tutta la fanteria; · · I. Istrnzione di battaglione e di più battaglioni. 2. Addestramento ed impiego tattico. 3. Istruzione ed esercitazioni sul servizio di sicurezza. e di esplorazione. 4. Istruzion~ teorico pratica degli zappatori. 5. Istruzione degli espfora.tori. 6. Istruzione sulle mitragliatrici. 7. Istruzione sull'attendamento ed accampamento. 8. Istruzione teorico-pratica dei ciclisti. (1) L'equitazione deve possibilmente, esser fatta all'aperto, e con carattere di istruzione di campagna..

-856-


22 Per gli alpini: 9. Istruzione degli skia.tori. 10. Istruzione dei foto-telegrafisti. 1 L Istruzione delle guide-esplora.tori. 12. Istruzione sulla panificazione.

,.

Per i bersaglieri •ictiBti: 13. Istruzione particolare sul servizio di esplorazione. 14. Istruzione individuale e di riparto con la bicicletta. 15. Istruzione sulla bicicletta. 16. Istruzione sull'uso della. ~otocicletta. 17. Istruzione sul .se~izio di mec~anico (per bicicletta e per motocicletta, nei lavori di campagna e di . laboratorio). 18. Impiego degli appare.ti telegrafici, telefonici, eliografi.ci e dei piccioni viaggiatori.

Per gli alpini e per i bersaglieri cicliBti: 19. Istruzione sulle -.interruzioni e sui riattamenti delle comunicazioni e sull'impiego degli esplosivi.

Per la fanteria di linea e per .i granatieri; , 20. Insegnamento artistico ai musicanti e tamburini.

Cavallerla. 1. Istruzione individuale a "cava.Jlo. .. 2. Nomenèlaturà. della bardatura., regole d'immorsa.tura. 3. Pratica del cavallo e volteggio. 4. Eseroizi d~l plotone e] dello squadrone a ca.vallo. .. . 5. Istrùzione dello squadrone in campagna.~

-857-


23 6. Evoluzioni del reggimento. 7. Istruzione del reggimento in campagna. 8. Istruzione sul servizio di esplorazione e di sicurezza. 9. Istruzione di equitazione di campagna per tutti gli ufficiali e d'addestramento dei ca valli di rimonta . per i subalterni. 10. Istruzione teorico-pratica degli zappatori e dei conducenti. 11. Istruzioni teorico-pratiche sui colombi viaggiatori e sull'uso degli apparati telegrafici per gli ufficiali, sottufficiali, esploratori scelti. 12. Istruzione sulle mitragliatrici. 13. Istruzione sull'impiego degli esplosivi. 14. Istruzione agli specialisti, di :maneggio della soia.boia e della lancia.

-858-


Appendice "B"

to

Le cartucce che avanzano nel tiro sono raccolte secondo gli ordini dati dal comnncfant(.> dfd corpo : non debb~no mai essere mescolate .con bosso li di cartucce sparate. · Ciascuna compagnia ha una dotazione permanente di cartucce d:i esercitazione, corrispondenle :i due caricatori completi per ogni armato di fucile, da prelevarsi sulla base della forza con assef!no al i O gennaio. Qua11do queste cartucce vengono.distribuite alla truppa per essere impiega te in qualche istruzione, sono riposte, coi rispettivi cari1~_Mori, nella giberna per caricatori od in quella mod. HJ07 per paccheLti e caricatori. Le cartucce da esereitazione ed i caricatori debbono egsere conservati con cura. Avviene nondimeno, µel molto uso che se ne fa nelle istruzioni, che le nne e gli altri si deteriorano. Quando ciò si verifichi, si dovrà richiederne tosto la sostituzione, poichè il servirsi di cartucce da esercitazione o di caricatori ridotti in condizioni anorma li darebbe luogo ad inconvenienti, i quali, di nessuna importanza per sè stessi, sono però da evitarsi pel danno che ne verrebbe alla fiducia nell'armo, quando il soldato, difettando di conoscenza pr!r giudicare rettamente, li attribuisse ad imperfezioni del suo fucile, 3nzichè <1lla causa vera del deterioramento delle c~1rtucce o dei caricatori.

- 859-


21

45. · Assegno annuo dì munizioni per istruzione della truppa.

====-.;,;· ·c: : -:=-. -============:-·: :c-= ======:, CAHTUCCE I . ri.e0r armi M

COHPl E INDIVIDUl

Reggimenti di li!1~a e bersaglieri.

i{t)ggun~ntl alp1111 . . . • . Cowpugnie di disciplina speciali compreso il person;.i,la di go..

I

veroo . . . . , • • . • .

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pa!lot- 'al ve• :s

Pe! ogni in: d1v1duo d1 truppa con

160 iiO

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assegno al i O gennaio

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Per ogni individuo de1 personale di governo degli st.tbilimenti milital'i di pena non addetto

I

72

a lle compagnie di d isciJ)lina speciali . . • .

Per ogni individuo del personale di governo dcgl' i!itituti militari (scuole. collegi, ecc.) appartenente all'arma di fanteria . . . . . Per ogni individuo in congedo, ascritto all'esercito permanente o alla milizia mobile, chia-

mato per la' prima volta alle armi • . . .

Per 01J;ni individuo coma sopra ascritto alla inilizia territoriale • . • • • • • • . . Per ogni individuo in congedo, richiamato alle armi per un nuovo periodo d)struzione . . . Per ogni recluta delle compagnie dh;anità e di

sussistenza • • • • .

• , • • •

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42

36

30

2.4

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36

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1

1

A.. ,,,,ertenze,

a) L'assegno descritto nello specchio serve per tutti i tiri, gare ed esercitazioni varie da farsi dai corpi. b~a eccezione il tiro dt wrfezionamento pel c;nale sono asse~nate 54 cartucce a pallotl ùla per individuo; di cui: t8 da preievarsi da ll'assegno annuo indicato in questo specchio, e 36 fissate in più dell'assegno ordinario in base alla forza che dovrà eseguire il detto tiro. I corpi e ripari.i che risiedono in presidii ove esistl)OO esclusivamento campi di tiro ordinati per l'uso della 11allottola. fran· gilJile, possrino prelevare pei tiri individuali lino a 300 m. cartucce a pallottola fran~ibilc in luogo di altrettante cartucce a · 1,allottola ordinaria. Similmente i corpi, i quali risiedendo in loc.a lilà. nelle quali non sia possibile sparare con cartucce r (lgO· !amen tari a distanze superiori a iOO m., potessero usufruire dei poligoni delle società di tiro ~ segoo naztonàle, sono autoriz· zati a prelevare cartucce ridotte per società di tiro ;i ~egno in luogo di altrett.ante cartucce a palloLtola rego l,1.m~JLa,i.

-860-


IG

Tiro di classificazione. Con<li;.ioni por il con~ cg11imc nto del premio di lozione

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nel licr.saglio

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so mma p unti e sagomo colpiti:

somrna pu nti o horsa.;;li

lc1. i'1110 ultirnntn.

I po r o~n i col po mc~so nc:l bersagli o

so mrn :L p unli e 1,er sa g li

colpo per colpo

Co 111c1lr, not.n/1) 11 1•ag.4 dollo prcson l.i Nr/rme

so n11nn punLi e IJc rsagli

a

l per o;.:n i col po messo nel hcr8!\glio

5

somma punli e sagome col pite

o

I

n ll!7.innc ultimn.l1L

l pe r og ni sag<Hlla col pita

somma punti o sn g nmo colpi i-O

lc7.irlno ul ti-

I pcr·ogn i s:,gomn co lpil a

G I 4 som mi\ pun ti e sagomo colpit<l

I per ni;ni colpo mosso nel bcrsnglio

6 f. 4 sommn. p11nt1 e licrsngli

IL

n,ata n lcziono ul li-

mnln

4

NOTh'. - J. Ncllr. lr.7,ioni :1, 4, Il e IO nl tirnto ro cl,n colpi1<I'<' In q11:1Uro sagomo coi primi •111aUro cnlpi 6 concesso i( prom io d i loT.ionc, oltro nl pre . . . mio ~1.nhililo per i punti of.lonut i. 11 . J>n,. l:t c lns"ifkn1.in11<: 11,,; l.i rntori c 0t1 cnnn no ~ l:1. ,som1n1\ tc,t.:110 iloi pn nt.1, r\(Jf hc1r~n){l1 o dell e ~llgomo colpito rni;"inntn tl :\( lir:1Loro noli<: nn1lici 11•1.inni e• la i;nm t1t/\ tot.a le (\'.'.Il o cn rt.n<:('<\ ri ~1i:1r1.ni,11.c. 111•1111 k1.io.11i c'n nlro hor ~a.gli c:ulc r!li; _porc i,', pc, r lo !C'1.ion i _:I, ,t, O o )O, nllorchò il tirntoro colJ)isi;o In , 111atLro .~n.g:0111~ coi prim, 1111allro o co n , 111·1111i <:11111110 1;olp1, :,l\n sornrnn dei punti fotl1 e 1l cllc sngomc colp ito ò agi;tunto <li!·C o 1<110, nume ro ilclle cn rt uccc ni;p:1rrn1nl-0. 3


11-12

QUADRO GENERALE dtlle esercitazioni con le wuppe; otaordà che t>i prot>t1edono.

I

ESERCITAZIONI NEI.L'INTERNO DEI SINGOJ.I CORPI D' AJl)!ATA

I

I·.

11 - - - - - - - - - , - - - - : - - - ~ - - - , -FJ..NTBlUA

I

CA\'ALt..6'1uA

.t.RTJGLIHntA.

(.l(NJO

-

\

-

OlP&J'iD&l'<Tl

1\'ot.e

.

tattiche per uollà progressh·a-

'\

mente.crescenti, fino all3 riumo,.. ne fl1 p1u battaghor.i (%).

(I) ( b) hri collettivi.

\

a) uer,itaz,oni ,attiche per uni· tà pro~ressi\'am entt>ere.seent.i, 600 al reg gimento (2}. b) tiri colleHit>t

{3).

a) tJtrcita.~ioni

tecni,.o - caitiche. per uoitA riro.. gresshame.nte crescenti (con J'an·erteozaçhe. non s i eseguiscano m3i esercitazioni a parti ti oor:tnoposti_ st non coleonoorso di riparti tli ran -

a} uerc'tazioni

~f!~~· d~ ~t~:!1ri~

\

be} {S).

. I

N I

I Le disposizioni relati\·e ai tiri eoJlcttivi, ai ca mpi di briga . ta, a quelli di di\'isione e agli espenmenti di mc,biliUtzione sono di competenza. dei co· mandi di corpo d 'armala.. Quelle rei~ti\·e alle scuole di tiro d'artiglieria spettano al•

I

I Pe;j~~ d~;;i~·r;r!~~:r:r~d:~:

ro gli opportuni accord·i i còmandl ,11 prosidlo interessatL prtwia :rntorinazic:me (od ordine) del eoma ndo del· la rlh·is1one (o di q\1ello di fg[fr~s~~1fL.~ t~;rf!~s~~~id~

so)

d~j;::~~~r~c:i~:::::'te?:/ti~f"!:n'li:~~~-iesi~~,p~o;;?;1~l;10 j~irint~!~~i' \~~i~r

I e, possJbilmente

1

a.oche riparti della R. guar d i& òi ttoanza.

e) e,p,rinttnt(di!moòilita::ilnie 11tlt'inte,-no dtì cor1>i d'arma,a.

f) ueurJio,ti annuali!td e,pcrimenlildi mobiUtr,.tione ~d riparli ciclisti i5J,

J /

diverse di\•isiooi),

I Regolat.e da corpo ;direlti"·e dei coct·armata. mandi di

\I Di queste IiU,OO\'re

I

la dire,lone il capo di stato

maggìore de.t1·ese.rcito.

I

r~i;fl:~~~~ato generale d'ar.. !~Ji

e) cam}'i d'istruzione di brigata e di divi sicnu ài fa,ut,'ia (con loten:cnto di eoogrui ripar ti dl CdYaU~ria, di ariigheria e del genio (4).

00

O\

vre.

sputali dtWarma onqoadratet se.mpre cbe si possa, in supposti tattici).

IJ

OA J \',\JH JSP~T'r0RA1'1

ha l'aJ- Per tulle le uercit.az.ionj i11dir.at.e gui di seguito, i f progeLli sono compiJati .dai COJ?,lpetent, jsp~ttorati dopo a,·cr preso aeeordJ con 1 eomaodi dt corpo La d ireticme effettiva é tenuta d'armata ioter~ssatl, ed .anche con )' ~sCJettorat.o generale d'nrtiglieril per quanto rituarda le scuole h)manoot·edi(orda.questoo,·,·eroteduta,pr&di t iro . <lell' anig~ieris da ~ op~gna; i progclti l.e ;za. ,·Ja autori2iuione del minisono J)01 preseot.a.t1, per 1a dE'1m1tn-a jjpprl'va.i,one. stero; ad altra autoriti mi· Jl C.1J:l0 di ~tal.o ID3S~iore delr P~treitO, jl QU31e, IJ g,·andl uptrilit.are. àoJ,o a.Yer informato 1 comanr:t1 dt cor po '1 'armat:i 1 ,ntntidimobiU- Nel primo caso, Jlrovvede al• l-ozione che inte- / ht prcparaz)ooe.Jo stesso caft~!~~r:~~·;izio~e st.es~a. eomunir.a il benestare agli ! ressloo più'eorpi \ po ·di stato maggiore dell'e-. d'armata od u oo sercito : nel secondo <'aso_ n} tfri u ,IIetlim' de- \ solo, ma che ril'autorità investita della di chiedano vrov.. ret>one efTetth·a.. con il eons;li alpini e sc:u"lt di Siro dell'artive di menti di corso del comando del eorpo ~heria da moci .. competenz.a del• ; dl stato maggiore per q ua O· tasna (eompresj te disposidouj r•er l'attuaziooe i gruppi di ha t· 1~ior>ta censono <late. dall' isr.,ettore delle tededèllil SiciHa)i \ truppe da mo11tagna, secondo i rita centrale. JE: norme ~or,ra acce1,nate. o) t.Stu1·sioni delle I) esercitazioni Ha l'alla direzione r.ompJe.ssitroppe do uionta· va delle esercitar.ioni comgoa (esHvt. invercomlnnoce fra bloate il capo di stato uiognoti, e dunmle . esercito e ,natigiore de1J'esereito o v \' er o le aedi e,!ive)(!):J J que1Jo della marioa,sccondo il car•Uere prevalente òel• 1,3. prc:p;i.razionc e l'a ttuai.ione l'esorcitazione. pre,.•I accor· sor10 òevolute .;.Jl'j.::pettorat.o • d elle troppe da rno'nta::tn~. o. di fra i due ministri. Quella eO'ett.i,.'a é assunta, per le 2 0 :~s~~!olj~:r~ p~e. d~· ~~J~t~ operazioni della rispetth·a maggiort de.Jl'estreilo, ad un ~~r~~f comandante •li briSat,, alpina. I da un ufficiale generale e 03 q} r.Ompi d' istn,1 \at:~i~~~~i~~:~~~ ~,ott<' 4i covo.llt.qu~lo due capi di stato 1"ia (di brigata. di Le dispost:ziooi reiative.spetta.uo maggiore ehe ha l'alta dired i\'l:;ioJle. con in· teneuto d i ani .. zion~ eocnplessiva. AHa J)reparazione e ffettiva, per guao· gl ieria e ciclis ti); sopra indica.te. to rigoarda. le ooera1iooi . 1 dello trUJ)P,e dcll' esercito, rJ 1no11-0vt·t di ta• vollt1'i(l; :~;~ef;r~l d~f,~~~,!~at~ l 1autGrità cui questi atibia s) eset·cita:.ioni S1't· de\/Oluto la dfrezione etret ciulf dell'at·SigUttiTa (valendosi. io quc5to ca~ W~.er~fs so. del conc,,rso del ooman· do del oorpo di stai.o magda moot.agna); giore per quanto riguardi 1 t) ttt1·dt1.1.:ioni ipt· l.e dil•posii'ioni sono date da.H'idal.i de.l gtnio {2). spcuorato geoerale del genio, seeoodo re norme sopra in· m) e, e,·ci,azioni Si tratta qai essenzialmente dtcate. pc,'iod4chc neUe delle te.rfodiche uereHazio•

_ _ _ _ _ _ _ ___:..._ _ _ _ __ -;._ _ _ _ _ __:_ __ __ _ _;,....._ __ _ _ _ _ _ _ _ _ 1 o) q,·ontU mano-

I a} uereita:;ioni

.ESERCITAZIONI CON LE TRUPPE

GRANO! ESERCITAZIONI

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~!~~ffc~t!;'rt:~n§~nf;~~~r:~

li

(I) ~elle escrcila i iooi o) e~). le quali pili propriamente interessano ;• adde.,:rameni.o per ..,-mo, e che qnl sono state incluse per completare il quadro generale, ;si · occupano m partiC<>lar modo l regolAineoti lattici e quelli teeoi~prolessionati,

(2) Per i regsimenU che risie<l3nO io guarnigioni nelle immediate ,·icioani.~ deUe Quali non sia possibile ese~uire con la ner.essaTJa freQueo1,a le esercUa:ioni laUiche deHe minori unità, potranno, dai com;indi d i corPQ d 'armata. essere st::..bili li ~peciali periodi di istruiione da svolgP.rsi in località a,datte. TaH speciaU periodi d' lstruzione sar:mno distinti con la denomiuatiooe di piccoli campi di tser,Hozi-0ne. · {3) 1 tiri t ollet.tivi dc1la cavalleria avr:mo.o speci~le .caraU:ere di e-a·m pi .d'ish11,:tiom per quei reg~imcnti che, per r~R:ioni "'arie, noo possaoo prendere parte a1 ,amps d'uh-ui,so,u $tes:\.i.

dovranno,

{4} l riparti di !3.oteri:t ehe, per r3gioni \'a.rie, ooo abbiano ootuto partecipare ai campi d•istrui10ne, prima det congedatnento della e.lasse anzhu1a 1 aver preso parte al meno a qualche esercitattoue di piU battaglioni. I reparti di cavalleria che noo abbiano potuto )lteodere partA! ai campi d'istruzione (special menu, • quelli del· Pafma propria) do\'ranno aYere eseguitç. r1rima del coogedameoto della!cla.sse· anziana, qualche eserdtaziOl'le d'Io· sieme per reggimento. -. · (5} È necess.aTio a vvertire che. le ese~t·s.i~n, dei ,·ipot·~i cieli.di, per ea~ere veumente u~li. ,n on de~onò da~ 1o(?go a deYiaiione <11 intenti. Regolate coo g1uc11z1osa progressione fino a comp1t!:re q_u.-olche marc!a su1golar.m~nte d,fl1~1~e. non deYOno però ra..~entare J' alpiniamo 06 la strate,;fa~ devono h~vece propor~l scop.l ~~e s,aoo \'Ctl'.)~11yull e prat,c1. l eomandi dej eorpi d'armata comunicano al eomando del c-orpo dl stato m~ggaoro g1t ,trne,·ot·I stabtht1 per Je t s.ciirsioni dei ,;pat"tt cic:lh:H.

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r:g~v~~:~:ii~n~ ~~:t~ret

(O)'ltz.St.

,·e.

cosfit...

· ~u·~elf!":tt~~et~;J:'.1.ri~; periodiche. neJJe rorteue costiere e neUe piazze forti mati) E; opponuoo che a lle estursfon( ed ~1ie mano• rittime si tratta nella PARTB 11 vreolpm,mtervengaoo drappelli e ripartidel!a R. gu9r· I' (manovre c,,n i quadri). ~,a ?' fl;°apza, PreYi 3ccordi da prendersi, volta per , olla, lr. I ,spellòrato delle truppe -Oa moot.a•oa ed i! comando generale della ft. ~ua.rdia. I:> (!) Per le -0-.sercitaz.ioni pra.tid,e del geoio che rh·e· 1 stono . c:ara.tt.ère speciale di riservateua, valgooo Jc prescr1z1on1 che al r iguardo impa rtisce il comando del ec,rpodi stato maggiore con cir<'..olari a. parte ai com3Ddi di corpo ~l'~rmal.3 e a.ll'ispettor.uo gcner&I~ del gento, le sp~c.1ah nor.me che c:oesto dirama alle autorità tnteresiat.e.

~ I


Appendice "E"

SPECCHIO delle manovre con i quadi-i e delle autorità che vi provvedono.

!

11

liII

I

Viaggio di Gffi· eia lì generali.

Il qrn:.dri e.or liL mata.

Manovre con i di p iù pi d'ar·

!I

Yi.iggio òi st;,-

to maggior~.

I

1

Preparato e òiretto dal capù di stato maggiore : Manovre. di dell'esercito o da un comandante designato 1 1nten den1.a ented·a.rrnatn.. I (preva! mcute.. svolgentisi sn la. Preparate e dirette da un comandante desi- \ èhrta). !;nato d'armala, .soprn uccordl i::on il tu· 1 mando de! corpo di stato maggiore. i

'I \ 1 ,

il

11

Le ,nanoln·e dtfntendenza. tjres~o i cor•o·.,: d ·a.:1·nu1,{ a ·:

l '

gwre.

I j

per coi·po

j

d' <wmata,

I

a.nelle ie esercit,,zioni

seguenti: r.) manovre co11 i ouadri di speciali forrr.a"

zioni di mobili tazione ; b) manovre con i ouarli'i òei corpi d 'arma.ta di frontiera {C\J,i_ pc,tra~r.o ~veuttJalm<inte

concorrere quann superion aellc truppe

I[

1:

rnonta.gna).

i1evone; btenLie_rsi limi~ 1:

tate <1 quei cas• in cu1 1 1 :!omand,rnti di cor po d'ar- 1'

mato: ritongauo necessa- 1\ no propo.rne !'attm.zione al capo 01 stato magg1ore ! dell'esercito per speci;i ii : studi e oer curare f'o.,ide· •' straro.eiito dei dipendenti i

li I!

1 , quaàri d'iflt!mdenza.

!

t,

1: l!

rI! ,l

h~ inasgimc, s1. dt_ve ie~,-

aen a eo m.v en e i1· a~- .e i!

n

l

I

I

I

l

co11.~ ,:

i; quarlri pres 1- ,.

mane e mter- ,1 presidiarie. f Veòn.n5i le norme al n. f{.0~ iiL. ~; I,Ianovre con i / " li n a d r i nei l

!1

Il

I l

I

~; reggimenti òl \

H fan r,eria. e ca- , :; \*aHeria..

r

1

I

Ofl. ;

ii

/

1', l :, ~rrn.novre con 1 1 D-isponB i' ispettorato generai.e di cav::.ìieria !t Q1l[i<trf di e~... i (ved. n. 112). : · v;;.llem", 1 ii ;·f!~nO'Pr_e c_on. .1 1i Di~,P;_nc ,l' i~pey:0r,ato delle truppe d:i. mon·: qnadr, ae!Je '! ""goa, tvcu. '" •.,3,. li y, r up p e dr~ 1 '.: rnontngna. f ! f{r;..novre di i Beuolat~ dat cornandanli d~ c.orpo òJB.rnia.t<: ( \1 ed, n. 1-11; t seg.} .. ron:ezz:). con j qua.ori. i' ~ i';lr::novre ne.rio· l Le tr,anoHe ron i qu:1,dr] ~.i.torno " _fortezi~ co.,tie,·e ~i svolgono sotto l 'a!~o. OH'fòZ101v· èichf, con i oui:.t~ ri ~ tttì:t- , dei comanrlanti <ii co,no cl'arzr,at:: (per tal; u

J

! Qnest;i sreeialc esercltazioue cli ufficia.!; gene- [ Ì r&I i ed n!i:lei:1ii del coq10 di swt,.' ma~f!iore ! e preprtn~t.&. 0 òire.tta eia.} capo di ,;t~ttù ~1c;.g- t giore de l! ·e,9rtito o, per sna deiegn7.ione. ; \ d~i cornnndantt in 2° del corpo cJf stito mag: l

Ii ì\.'Ia!Jov1:e

Il 1!

t

I!

Norrnl),\mente s; s,oige una volta.all',rnno, presso H comando. del corpo d.i st.tto m!'l,ggwre_, una manovra o: rntenaenztL- seco,ndo àisp~~izion f dl:'i comando ste~so.

i

M:i.noYre con i Dispongono i comanài di conw ò'al'ma.ta (verj_ q u P. <\ r i per ·i n. i07). Sotto ia denominazione oui lndicat~ s·1 comprendono, oltre Je ordinarie manMw1• {: o q, G d' ar·

li motr..

'!

i

I l

!!

I

.

ii

'

ne/i.e mano-vre con t q·u,.- i:i' dri ver wnw d~ arnw,ta. I! 11 :t !,

Speciali manovre di inr;en_- '(

denza (es. mnnovre sarn - : t arie) uoss0nt1 e8i-ere et- ' fettuaù per ord int, àel ' ' comando de\ ::oroo d· sti.r.o raaggiore, qnànòo si r.itengct opportuno..

•1

i,,

ÒLI ;;.ne fO!ICZ· t

l 3lle piazr,Efor-,

z:; custter{l: Bel

rntno vrf:~_~ornt-1: per quel f1·~~iHorrto alle~9trzz.z1· rodi m.ariitimt. red- 11 , 1.:2~ e se[;.\

H marittime. I l

.,, \t!'e m:,.novre co;, i qua,Jr: po3sono e,en_tu~i!!'lerne essere o:·dinat.i con suecial; irltfnti. Per lo svolP:!-

1nento <it ciascun:-1. a1 e.;;;sé, l1 cn Ler1 0 guin8. e 1:aori tt~tne;ìtl! oeUe notro.t· quJ, con tù1H1te tn .. ~00 e seguenti}

, .;li/J ::;copo speci,..l': r!le in oitscuu c:tsu si \'\H)le consegum~..

- 863-


Appendice "F"

\.

COMANDO SUPREMO GUIDA -PROGRAMMA D'INSEGNAMENTO E D'ESAME PER I CORSI DEGLI A LLIEVI UFFICIALI DI COMPLEMENTO

PER TUTTE LE ARMI

Pa:1.•te pratica. Regolamento d' c~ercizi per quanto riguarda il reparto che l'aspirante dovrà comandare ( comando ed addestra~ento tattico del reparto).

Parte teorica A. -

Tattica.

j

I.

Ordinamento -· Armi e munizionamento - equipaggiamento delle armi combattenti.

2.

N omenclatura delle armi che l'aspirante dovrà impie_gare - nozioni di tiro - efficacia

del' fuoco .di fucileria e di artiglieria - impiego del fuoco - rifornimento delle munizioni. 3. - Cenno sull' impiego\ dclle varie armi nel combattimento. 4. - Attacco frontale ed ammaestramento tattico (vedi circolare 191 del 25 Febbraio 19 I 5). 5. - Compilazione di o'rdini e di rapporti - esplorazione vicina e sicurezza ( vedi circolare

N. 400 del I Maggio 1915). O

B. -

Fortificazione. I . - Lavori del campo di battaglia : profili e tracciato di trincee e di opere elementari

(vedi cire::olare N . 250 del I O Febbraio I 915). 2. - Tracciamento e costruzione di opere campali - rivestimenti - difese accessorie. 3. - Attacco e difesa di trinceramenti, di caseggiati organizzati a difesa e distruzione . degli ostacoli relativi.

C. -

Topografia. I.

Rappresentazione del terreno per mezzo di segni convenzionali - scale.

2. - Esercizi di lettura di carte topografiche. 3. D. -

Schizzi a vista.

Organica.

'

···- -

- ......···· -) .

I. - Costituzione organica del!' Esercito italiano - Esercito P., M. M. e M. T.

-

assegna -

zione del personale ai vari Corpi e servm - piede di pace e piede di guerra - reclutamento nazionale - mobilitazione territoriale. 2. - Costituzione organica di ogni Corpo - Grandi Unità (truppe e servir.i).

- 864 -


3 . · - Regolamento d i disciplina: doveri generali - educazione ed istruzione del personale norme disciplinari - ricompense, punizioni - Codice penale militare: reati e sanzioni penali.

)< 4.

- Contabilità di compagnia o di Squadrone, di Balleria etc.

)Z

SPEClALITÀ DELL' ARMA DI ARTlGUE.RIA. ,,-~·

I-_ - Bocche da fuoco - varie specie secondo le specie di tiro e secondo l' impiego. 2. ·: · Sistemi vari di puntamento e mezzi relativi. 3. - Affu~ti - varie specie in relazione ali' impiego delle bocch!/da fuoco cui sono destinati. 4. - Carreggio - varie specie - condizioni cui deve soddisfare a ~econda dei servizi cui è destinato.

5. -

Esplosivi m uso nel

R.

Esercito: composmone, carattere ed impiego.

6. - Varie specie di proiettili in relazione agli effetti che si vogliono ottenere - Spolette ed inneschi.

7. - Impiego m guerra dell' artigl ieria della specialità cui appartiene I' aspirante. SPEClALIT À

DELL'ARMA DEL

GENIO.

I . - Applicai.ione della fortificazione al terreno. 2. - Costruzione di opere campali aperte e chiuse - difese accessorie - ordinamento difensivo di località. 3.

Preparazione di posizioni per artiglieria - protezione del materiale e dei difensori.

4. - Lavori per la stabilità delle opere: materiali vari di rivestimento e loro impiego. 5. - Costruzione di ricoveri blindati. 6.

Lince di fortificazioni (continue, ad intervalli e miste) - sistemi odierni di lince di

fortificazioni. 7. - Cenni sugli esplosivi - mei:-z.1 di accensione - impiego delle mme nella guerra campale - demolizione e riattamenti. 8. - Cenni di fortificazione permanente. 9. - Impiego in guerra della specialità delle truppe del gemo cui l'aspirante appartiene; e nozioni generali sulla specialità stessa.

-865 -

\


Appendice "G"

- - -~-r MATE.RIE O' INSÉ.CNAMENT O

REGOLA M E}.

F.O ARGOMENTI F.SSE.NZIALI DA SVOLGERE

PUBBLICA?.

===~·.-~

Orga nica. di

I . Cenni sul l' o rganizzazione d elle truppe e d ei principa li servm I' linea ( ordinamento-arm ,lmenlo -equipaggiamento).

Dati organici sommarì.

':

1

Ì

Reg.to di disciplina mililare per i

2. - R e go lamen to di disciplina : doveri genera li d i ogn i militare - doveri proprì de l superiore e d ell' inferiore - doveri tra egua li - doveri del comanda nte di (:ompagnia - ricornpense mi litari - punizioni disciplinari.

=

! I

I.Cod ice penale militare - pari<· I.

3. - Cod ice pe nale mil itare : reati e pene. 4. - Con tabil ità di compagnia (sq uadrone o batteria).

Reg.to d'amministrazione e d i c01

S. Compilazione d egli a tti d i morte

Istruzione intorno agli 11tti d i mo, t~,

T attica. I. -

l11

guerra.

Prepa razione morale dei combattenti.

Norme per il combattimento (edi1,.

2. - Cenni su!!' irnpiego delle va rie : rrni nel combatt imento.

Attacco frontale ed ammaeslra~ er Cri teri d'impiego della fanteria nell Criteri d'impiego dell' artiglieria (. Criteri d'impiego delle bomba,c!e

3.

Esplorazione vicina e sicurezz;, (e Criteri d' impiego d ella fonleria n

Esp!orazio1~c v1cma e s1c.ureaa : 111 març1a, m stazione, m trincea.

4. - IVIar :e

e sta,.ioni : formazioni e disciplina d i marcia - veloci tà

I

di marcia !Servi1.io in guerra - parte I - caJ

- marcia ordinaria, celere, forzata, d i notte - Accantona menti, accampa menti , addiacc io - disciplin,! e servizio negli alloggiamenti.

5. - Compilazione J i rapporti ed avv1s1.

S ervizio in guerra - pa11e

I -

11 .

Topogra fia. -

Lellura delle carte topcgrafiche: sca le , segni convenzionali orientamento - C ompilaz ione d i semplicissimi schizzi a vista , topografici e , panornm1c1.

. , I fortificazion e . - Lavori del campo cli

battaglia .

Lavori di trincee. ( 2 1

Mezzi di tras mission~. -

Telefonia - telegrafi a o ttica - telegrafia a segn<1 li. - Modi per conservare il segreto nelle trasmissioni telefoniche.

i

lgiencz. -

Igie ne in trincea, neg li alloggiamenti. Profi lassi contro in fettive. Difesa contro gas asfissianti. Socco rsi cl' urgenza .

1 '

Telegrafia e lettrica, telefonia e tel parte Il). Reg.t<> sulla telegrafia a segnnli

I I

!e rnillattie Istruzione per I' igiene d ei mi!i1,1ri S ervizio in guerra - parte l • n. attacchi con i gas asfissian:1

IG li

8) P('l' l a l'a11tt·1·ia, oltre <1! particolare svi luppo delle norme luLtiche ind icale neh rogramrna schematico co mune ,, t

1-lrmi e tiro. - Fucili - mitraglia trici - bombe a mano - armi da trincea.

! Istruzione sulle armi e sul ti ro pe

I

la fanteria, parte Il, art. ~Istruzione sulle _'.11'111Ì portatili I' st (cdn.. 191')) Istruzione per la se.7.ione mitra o · ,a i Istruzione sull a pistola mitraglil :ric Impiego d elle mitragliatrici ( circo[ 1 Bombe a mano e da fucile (co:n. I L anciabombe d a trincea ( com. , u Criteri d ' impiego della fanteria 1,

I I I

C) I l)l"Oé!,'l •an11u i h •t·11i ci particolari per !'artiglieri«, genio, cavalleria sono quelliproposti diti rispettivi comand i gei D) IA.• t•,w1·<·itazio11i praticlu.• per la lanieri.i, intese a tradurre io atto le none taniche sopra indi cale, devonù slramenfo la/fico ,, e della circolare 126 l O del 18 luglio u. s. dall'oggetto • Addeslrmenlo dei riparli all'ollacco nella battaglione inqoad rn to, ed il comando di questo, anzi, sia tenuto da un ufficiale in~gnante . Per le altre ,irmi le esercitazioni d i carattere tattico siano Sf:mpre inq uadrate i, azioni (supposte) di piì1 a rmi sul e:)

Di

imminente

pubblic~·1:i,,nt! per' l;\llt\ di

qnc~IO

comando (ull. ordin.-.,menlo e mobilit;,zione). ... (2) f\m:i<lo di immine nle puli61ica'l.ionc

- 866 -

p t ( c:u tll

di

;l


r111ega10 alla c1rco1arc n . ,,:_1.J()U del Ll> oflobre I ':J I 6.

I .

~ (·o•_....... a;.:;li nHkinli <li tutte le nrn1i.

I

·-

~=~-==== CIRCOL ARI FOND A MENTALI,

ili CHE VI SI RI FERISCONO

esercito.

Jilità dei corpi (e<liz. 191 l ).

f,,tti di nascita ed ai testamenti in guerra ( ediz. 1916).

13) - premessa (contegno e doveri nel combattimento).

Hattico (circolare n. 191 <lei 25 febbraio 1915). 1.1erra di trincee (circol. n. 12336 del IO luglio 1916). 1lle 1916). l~ugno 1916).

Agli t.1ff.ciJ li delle ~iniole armi ~ia ivoho . di quanto ritua,;da le alt~c armi , •Wt>:I l 3nto cht è necie!JM rio per rendere e vi<leote };) oec:cssità d e lla co o -

p~r.:,,2.)one e dt!i collti ~unenti in qualsi3si momento , cd il modo miglio(t per ottenerli.

,;lare n. 400 I. M. del I marzo 1915). !1 guerra di !lincee.

V!

è

VII.

e seg.

I:

PuO torna.re moho 1.11ile <li:st:-i6uiff. agli 1.1fiic.i,:.\i 1.c-.hi71,i di h:neno ipotetico. del qu:ifc siano rnppn~scn.t.tte le sol~ curn=, affuu:.hè es!,i 1i compl~iino :w:guar.<lo\'i p0tticok1ri logir.l crmmi, bosd 1i. $l rn.d t . fertovic. abilitti, <:'Cc.).

\I

Il I:

ilil

:gafia ottica (lstruz. pratiche de\ genio - ediz. 1916 -

l! 1:

I!

~I R. esercito. i~ e 364. Oltlan90 supremo .• l 916).

1h

j: I

!;

le armi, sia svolto I' insegnamento qui appresso indicato:

I fanteria - voi. Il, parte V - Reg.to d'esercizi per

!Il

lk mitragliatrici campali : mitragl. Maxim mod. 19 I 1

,:~_mod, 19 l 4 Fiat ( ediz. I 9 15).

Tal 193 mod. 1915 (ediz. 191 6) . 30 del 17 settembre 19 I 6).

" n.

>l>remo - agosto 19 I 6). iitno - ottobre 19 I 6). :lb guerra di trincee.

i1·I

1' 1

·

I i

I.

eili ed appro,•ati <la questo comando. ,cpire l'-Ìndirizzo tracciato nella parte lii'' dello • A/lacco frontale ed amrrwcr111rra di trincee » . Le esercitazioni stesse non considerino riparti superiori al

l

liji

iase di situazioni mollo semplici.

~~l'tomando (uff. ,~('nii;o),

-867-


Appendice "lf;··.·

CORSI

l)irnoim, AZIONE

n• ISTRUZIONE

Bc•wo

l)flf, COitSO

çorso pratico sul servizio di stato maggiore.

DEL

IN ZONA DI GUER ~

conso

1'rep:w:t7.iQn c cli nffici:ili d:t inivi cg:11·,.• iu serv izio c1i ~tnto mnggiore .

Ullì cia!i inferio ri ,!ell e ,inni com b:i1tc:1, servii.io at.ti,;o pcnn:inr:nt.c:.

Fm,teri;,

Corsi d'istruzione per ufficiali balterni.

2

Uffi ciali suh,ilterni piìt :Lnzi:t11i cl,· 11,i eomhatt,eu t i (rip:irti n 1ohil it.a t.i).

SU·

Artigfa,ri :t

'

4 . OfHllpagnn., lHOll t . (~

pes. t:uu 1>:•le

I\

5.

:i

5

Corsi d'istruzione per ufficiali su. balterni automobilisti.

.·\cf'rescere e J.H~tfezion:trù le: co~uir,ioni 1t •·nico-profea,i onrili au toinol>ilist iclte.

lJ f\it:iali snhaH.crni auto1,rohiU~tL

Corso sul servizio fotoelettrico.

Prcp:n:1zio11e del perso nale per le scziuJL i foto el cttri che.

~ot.tur.P1wn ti e a,;:.pll'anti ,l'arLig)i cda e d<·i

Scuola di medicina e 1)hirurgia.

(;omplet:,rc l'.is t.rn r.ionc .r rofossiou:ile d,d n,ilitari già atndeuti cli nwtliciJJ n.

Corsi del riparto mitraglieri ,, Fiat ».

fol;rui rn il person :'1.lc per le sezi on i ccl i rip:trt,i 1nit,ragli<1.tri d di ouo"a co~t.it,117,io HC o conH~ complem enti pei· le unit.:'i gi:i csistcn Li.

u ll i<:i'11 i r•. trnpp:i (h,n t .• \wrs,igl., :).l J1 Ì!I Ì

fatrnirc persona.),:; per In t:<)S(.it11,.io11(\ elci plotoni e clclle pattugli,, ski,it.ori. ·

U ll'ici:ili e, t.ruppa fat t i :,Jtlnir< : ilai r ip:in i 11

c'orsi d' istruzione 1>er s~iatori.

7

(}r,.ni()

. SHttle111,i tl d 5•· e f.ù an no di mcd idnn l(l ,irmi.

l,r:1

Mtl 11i rn tl:11!' iHt,e!'II<> tl,•l paese o d,1 , mobilitati.

t nt.i (trnppc da rnout. o ,l isloc;. in

l'<';.'.· " ''

g

Corsi d'istruzione per perso nale di artiglieria contro aerei.

lstnt in , p'c1rso11ak per k , c,-ion i ,l'::rt igiicnia deat in:.t.e :ti ti r o c:ontro a erei.

C ilìd:,1i e trnpp:i cl'ar1'iglie r ia pro Yen io:1, ri pnr~i mobilit.1.ti " cl:tll' int.cn )u,

9

Scu.ola di tiro per bombardie~i.

Istrui re p c rSOll:\lù per le h'n.C,i.1).ri" <li bo111li,1nlc.

1: tlkinli infe1·iori (:1rt. () ~:w . )" C,rnpp:i. illi nucnti clai ri 11:n·r.i m obirit :,.t,i " d:i.Jl ' ili

l. l!'a.u t11r i"

Corsi allievi ufficiali.

10

.. 3. Artiglie1·i:t

:., ', ' ··· ·

'·

4, · Genio

·, J 5: Auton{o bìliati i

/Zona, di guerra., 1:5 1wvenfbre 1916. i I

·,

;:o;ot t11ilk i:ili, grnchiati P. solda ti elci <T follh\fia , a.rtigli;~ria,, g en io, c•o r] •ù r·1.1ut.i co .


I\.

NEL PÉRIODO INVERNALE

0

i, i11

(J[j

IIO't:(;l!lb?'I:

1916 -- · 16

1917j.

L<)CAl.l'f ,\

INS"GNA MES1'1 l'ftlNCJPA I.I rnPAH'flTl

· Qrgilnfziazion;: dcll'osercìto sul pie,le ;li g 1l1?na. - Compiti s p c,tt.n,nti agli ~ta.t-i 1Mgg iori dc,i va,r i co n,au<li. - Opci·:izionl e· sor d1.i

'111(('/'ZO

H mes i, a par.t irc ll:d J5 H<>V<'lllb t'C

J9 JG.

OOVK I COHSl SONO 'rENll'rr

P :ulov1t - (E~c:11r~i1111 i 11 e ll c zon e: (]t,l le rd-ro,·ic d elle arm,.te).

logislit1i. 1. Darfo, Mn l1•, Hocchcl.te, Bassano, Tczw, Capor:euo, Y a l Cos h,,m~, Ci, del Ie Va ll a(l,_,, A11uil~j a., Clti opri s, C,lmpolongo, Ai{:ll o, l\Iott,eg lill.no, Mel. Tni ,li C:ulorc,, o~p\'claktl-<>.

Nozioni ·somm:tl'ie - <li · orga.u ica, tntti c:1 , to pografia,, fortificazione, 1nez·ii <li t,r:1.sniisisio11e, igiene. E~cr(d t:izioni pratiche · p ropxie <li r:iascun'rtrmn..

Corsi di 1J,:JO giorni, ,lal

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,;ove m llre .t!).16 al 1:} \J\ '1-1'7.(I J!)l7.

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2. S . lhniele 11.cl Fl·iu li .

3. l',1sc-l1i c ra, Gc1t\<>11:1. •! . Cnpritu> \'er11nose, :-ipilinil,nrgo .

5. Vcron:i, Villa V it-e_1_iti11a . Cenni i;ull' onlhJamento cfo\lr. g-rnnrli nni t-,L c1 clei servizi · ili 1• e 2• Iino:i. :irenti maggiot contatto co1t _·qnello cldlc tappe ; uornte _per il flin_zionain e n to, l' impi (<go, Ja. lrnon,1. con~ervaziono ,1.t,1· rnat.c1ria)(). ~ L<:ttur:i llell ,\ cni:tc;_ nonno amministrative.

20 giorni dr(·.ft, 1.l:d J5 nu· ve111bre 1!)1(; :i.l 15 ma rw JV J'i.

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Pratica ,)t)l materiale · foLoelettrico e 1lcl suo fm1zio1Hu11cuto ; impiègo tatticù, ·

.J.5 g ic)ffli tin;:-t.

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Mat(}rio 1.l' in;,egnamc•.J1to 11niv<:rsitario 1ki t·or~ i relatiYi.

No" ,111rorn d c fini ti vanwntc,

I.strniioni s nl_n1atàitLÌc,-_1<nl pnnta111ento o Uro . - - lstrniiouo fonnnl<1, ,Ì.cltlcstmme11 t·o tnt-

Cor~i .;:;11ccc~s:,; ivi di 20 giorni, a <'nm inci,u·c clal· 20 oltu lirc .

r,u.; e, rpi.

tico, onliJJamento.

..,t;,j)i.

Pado,·a .

stnbil iti. J3rescin.

Rifngi alpini tl,:11:i front.icrn "ccicJ c n L:\l<.;.

t~tt uzio.11 c prati~;ì l'nB'·nSo (legli ::;k l.

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Istm1.ior1i snl t,iro contro nerci O(l esercitazioni pratic he.

1.1 :i,f. ,•1 no.

I.,t:ru7,iou i s ull'ordiniim•,i\t.o cl olln sp1Je i~lit,1, sul m:,t.erialc , snl pn 11 t.a11H: 11t.o, t iro, cAplosivi. _:. I~tr nz. lom,aln ed adcle~t.mn;ento t.nt.tico.

Nozioni somn,arie ·rli _organica, t.ntt ica, t.opogrn/ia e fort:ificn.iioue. - Rngolam ent.o di oserc i,i ,_pcr <Jll:lllto rigu,rr(ht il t·ip:n ' lù che l':ispir:in te ilovr:ì coma1Hl:n·c,. lmJlicgo i n gt\(,rr:i 'cicl i' arnia o spe<.:ialitù a lla q n:i lc :1-lJp~r tien e ,l'nJlicrn.

Corsi ~u('C:C~r,;ivi <l i l5gk,tni, in rela1,io11(' ai bisogni.

Co rsi per n tlicinli inforiol'i ,1'a.rtigl. : 30-~0 giorni; cnrsi per umciali in .fot. di · cnv. : 50-60 gi·o mi. 1. Ponte cli J,egoo, .8Mmi o, Rcc<•nro, \lngr é, Foi;te Lisser, Rocchdt.e, Tagliata Beala {lheut,;1èhmou), ViLr,n rnlo, Avio, Poclcsta.gno, Bagni Pa,lnla, Popona b:t,8~a, Bnch r;n,tei n, Salosei, Digonern, V . D,it, V. Oog:mo, Dogna, Or~atia, A,zinrt, Campolongo.

Corsi ini ziat.i :ti J O cl i f'ia -

scu n mese cd av<:mti la <lurnt;a di 3 me~i, dopo i <1ti:1li gli allicv i vengo no nomi n,iti <MJlfr<inti.

~- ~r,mtkhi:ui, Calcinn.to, He1nan1.:) t<·.o. 3. Bormio, Hsrzo, Fo rte Li sser; Gi,l,·r.n:,l e, Ta gliat.n. Sc:-tla: Verona, 1'... ~am 1ucs 1 Agon1o, ;llo gg io, Oso,lpo, Rnbigoa<:co, S. C:iuziano. ~i . Var(rn ii, Co rlin:1. cl' Ampe zzo, Tolmezzo, Ci-

_t iùale, Villa Viceuliua.

I.

5 . .Pndovn.

I I


Appendice "I"

PROGRAMMA svolto in un corso d'istruzione per i "riparti d'assalto"

10 q-iorno. - Laucio di granate a mano (in piedi, in ginocchio, a terta.). - Sca.vo ùi gtadiui· d'appog·gio (per balzare a.Ila trincea.). Erompere dalla trincea ad on cenno o aù nn momcuto prestabilito (coll'orologio). - A.vauzare dall'una all'aJtra buca di proiett.ile. gtompere dalla trincea e ra.g ginngere colla massima n ilocità. nj_Ht t,rincea nemica sern~a difesa. - Trova.re il passaggio migliore dell'ostacolo.

2° giorno. - Lancio di granate a. mauo: in piedi, il) ginocchio, a, t.erra, a diverse dist,anr.e. - Gettare le granate sulla trincea nemica mentre si. eone. - Fare lo schizzo di una posizione o tl'incea.. - Passare dalla, propria trince~t in quella nemica, procedendo a sbafai int.(irvalla ti.

3° gi01·no. - Lancio di granate da buche di proiettili. - R.ovescia,re tina trincea conquistata. - Istruzione sul lanciagranate. (N.B. Questo la.nciagrnnate agisce ad aria compressa ed ha nua gittata rua.ssim-'.1 di ()00 met,ri). - Lancio misurato a. diversè distanze. Sup<-ware facili reticolati. - Gett~1re granate dalla trincea contro nemico in trincea. 4° g,io,rno. - L:mcio di granate da nn posto avanzato. - .Presa di posti avanzati e vedette. - Irrompere nella trincea nemica. - Istruzione sulla carica. da mina. ( Gestriickte Ladnng. - Svitaudo tlue pa.rti della granata a pannocchia se .ne estrae una carica con mir.,cia o a.ccenditore che, applicata sotto il reticolato, dovrebbe produrre l' effetto di nn piccolo tubo di gelatina). 5° ,giorno. - Oettal'e bombe contro trincea nemica, i11 salila e in discesa. - Umcio cli granate ca.riel.le ne]la, t,rincea nemica. - .Preparazione della carica. eia ruiwL e modo di t-0glierl::1, dalla gra.nata. - Lanciare granate al di sopra dei traversoni (che separano varii segmenti di trincea).

6° giorno. - Lancio di grana.te ca.riche dalla trincea su terreno libero. Uso e compito della Sturmtruppe - .A.iifrell&n (spandersi later!'l.lurnute nelle trincee dopo esservi penetra.t.i).

7° gforno. - Lavol'i prepa,ratori. - Taglio dì reticolati sotto la protezione del lancio di bombe a mano (eseguito dai compagni). 8° g·i orno. - Aggressione con granate a mauo. mica. ·- Rovesciare la trincea nemica.

Occupazione della trincea ne-

Attacco di blokllans m~wiei. - - Atta.eco contempor:,tuco di parecch.i Penetrare nei camminaAdatta.re la seconda linea.

9° gi01·110 . -

« ripa.rti d'assalto » affia,ncati. -- Attraversare la prima. linea. -

menti. -

100 qior·Ji.o. - Sc~wo di ga.Jkrie per ricovero. - Contrattacco. snlÌa mitragliatrice, snl labciagranate e stil lanciabombe. 1.l0 gfo·r no. -

contrattacco. -

(}.ara di hu1cio. - Attacco con hi masehera,. - Condolta in caso di Uso degli scudi. - Istruzione sulla. mit,ra.gliatl'ice.

Esecuzione dì uu attacco di parecchi « ripart.i d'assa:Jt<> " con gnu1at<~ Ji:scrcita.zione con tutti i mezzi per il combattimento vicino.

12° giorno. -

cariche. -

1.st,ruiionc teoric'a

-870-


Appendice "L"

Tutte le istruzioni erano compiute naturalmente con mezzi attivi e non inerti, i quali avrebbero tolto ogni valore intrinseco alla istruzione particolare. Tali istruzioni speciali avevano la durata massima di dodici giorni ed ogni istruzione giornaliera era sempre preceduta da esercizi di ginnastica bellica e di lancio del petardo. Le esercitazioni a fuoco d'insieme, tendenti ad armonizzare le varie istruzioni, consistevano nell'assalto alla collina-tipo, sulla quale era statariprodotta nei più minuti dettagli una zona difensiva austriaca, o si svolgeva in un 'estesa radura situata a Sdricca di Sopra per abilitare i reparti ad operare in terreni piani e coperti ed in zone boschive. Le stesse istrnzioni si ripetevano di notte con l'ausilio del proiettore, e spesso erano completate con il passaggio del Natisone. ( ... )

Il segnale della sveglia era dato da due colpi di bombe per bombarda. La prima operazione della Scuola doveva essere un richiamo alla realtà della guerra, dalla quale le Fiamme Nere si erano allontanate durante le ore di svago ed il riposo notturno. Seguiva il bagno nel Natisone. La visita medica era stata abolita ed ammessa soltanto in casi di particolare necessità. I soliti ammalati che costituiscono la mattutina afflizione dei medici nùlitari non dovevano esistere fra truppe scelte, il cui regime di vita era stato accuratamente studiato in relazione all'attività effervescente ch'era richiesta dalla nuova preparazione. Una tenda da campo innalzata nel piano, presso l'accampamento ed indicata da un cartello con la scritta. impiastri, costituiva l'infermeria per le eventuali malattie di fiacchite, ma essa rimase sempre vuota, immediata manifestazione, anche pei fatti comuni di vita militare, della sensibilità morale e della disciplina delle Fiamme Nere. ( ... )

... istruzione era continua ed intensa, senza intervalli di riposi, i quali consistevano nel trasferirsi da un poligono all'altro e da questi al campo polisportivo e viceversa, per tener desta l'attenzione, con la varietà, senza troppa fatica. La istruzione finiva alle ore 1O per essere ripresa alle ore 15,30 fino alle ore 18,30. L'ultima mezz'ora era dedicata all'educazione morale. ( ...)

I criteri nell'addestramento dell'assaltatore, hanno trovato la loro soluzione pratica col far compiere ogni istruzione particolare e ciascuna esercitazione d'insierne con l'impiego a.fuoco di tutti i mezzi di offesa, in modo che ogni singolo esercizio veniva compiuto nella realtà della guerra trasportata nel campo d'istruzione. La ripetizione deg]i esercizi eseguiti tra lo scoppio assordante delle granate e delle bombe a mano, e tra il sibilo dei proiettili delle mitragliatrici oltre che attutire ogni emozione con diminuzione di sforzo psichico, conferì l'abitudine al pericolo. ( ... )

-871 -


L'avanzata di corsa, accompagnata col lancio dei petardi, è uno degli esempi tipici. L'assaltatore doveva compiere i seguenti atti: avanzare di corsa, togliere ha bomba dal tascone, levare la sicurezza per armare il petardo, misurare ha distanza che lo divideva dal nemico, eseguire il lancio e aumentare l'andatura a lancio eseguito, per piombare, ad esplosione avvenuta, sull'avversario, onde colpirlo col pugnale qualora il petardo non avesse raggiunto l'obiettivo. Ripetere quindi gli stessi atti nella prosecuzione del combattimento con celeri cambiamenti di direzione a seconda della provenienza delle offese nemiche; complesso di operazioni che richiedevano untale sforzo cosciente della volontà da portare tosto all'esaurimento. Tutti questi atti diventarono, automatici con l'abitudine, e l'attenzione dell'assaltatore era rivolta unicamente al nemico ed alla percezione dei suoi movimenti, processi che richiedevano un dispendio di energia psichica molto limitata. ( ... ) L'addestramento comprendeva: A) una istruzione generale diretta a preparare una truppa di fis ico vigoroso e di morale elevato, specialmente atta alla manovra e all'9ttimo impiego di tutti i mezzi di offesa e dì difesa della fanteria. · · B) un'esercitazione d'in.sie/,ìe fuoco diurna e notturna capace di far eseguire senza incertezze i singoli atti del combattimento.

a

( ... )

Nella spianata adibita agli esercizi bellici, il Col. Bassi creò il primo campo polisportivo militare, che nelle ore libere serviva pure di raduno agli amatori di giuochi ginnici e di esercitazioni sportive dirette a conseguire uno spirito aggressivo. Il salto in basso, in lungo, in alto, i volteggi vari, potevano assumere anche forma di giuoco; ma l'istruzione d'obbligo aveva altro scopo e naturalmente le modalità erano diverse. Niente funicella o giunchi o listelli per il salto, ma si dovevano volteggiare muri, saltare siepi, panche, tavoli, tronchi d'albero affastellati, cavalli di frisia, trincee reticolate. L'esercizio non consisteva nel richiedere un salto di un metro e venti o di uno e trenta, ma si presentavano agli arditi occasioni per mettere in valore forza, destrezza, coraggio, e deciso sforzo di volontà. ( ... )

Gli esercizi col pugnale avevano veramente forma e sostanza di ginnastica di guerra ed erano diretti con metodo geniale e con quella energia di comando che trascina all'azione rapida e vigorosa. Gli arditi gradivano quella istruzione e vi ponevano ardore bellico ed impetuoso. All' apetto erano disposti covoni parallelepipedi di paglia compressa o legata, fortemente fissati a pali robusti, infissi al suolo, allineati ad un passo l'uno dall'altro. Distanti un paio di metri gli arditi venivano ordinati in fila, in direzione di ciascun bersaglio. Colpo dall'alto ... via! A questo comando con due o tre salti e con la massima rapidità, il pugnale veniva conficcato con forza nella parte alta del bersaglio, in modo d'avere la sensazione di immergere il pugnale, pr6prio come in caso vero, per uccidere l'avversario e non esserne vittima. Al comando: A posto! gli arditi che avevano eseguita l'azione si po1tavano di corsa dietro la fila della propria squadra, e così continuava l'istruzione. Con colpi dal basso, da destra o da sini1

-872-


stra, balzando sul bersaglio da posizione in ginocchio e da sdraiati a terra, superando nella corsa ostacoli d'ogni genere, si dava varietà all'esercizio, conferendo agilità e destrezza; si tempravano nervi e muscoli, ma soprattutto si forgiava la volontà, il pensiero della lotta a corpo a corpo con azione decisa, rude ed estrema. L'istruzione per l' ingabbiamento dei ricoveri richiedeva l'esecuzione di una semplice manovra. La squadra, giunta ad una cinquantina di metri dal ricovero, si suddivideva: un'aliquota, la minore, lanciando qualche petardo fumogeno al di là del ricovero, si portava sopra il ricovero stesso e ne chiudeva l'imbocco eseguendo un lancio di interdizione dall'alto in basso. Tale tiro veniva sospeso non appena l'altra aliquota della squadra, che aveva aggirato la caverna, si presentava all'imboccatura di essa lanciando nell'interno petardi offensivi per determinai:e Fimmèdiata resa delle truppe riparate. ·· L'istruzione a fuoco eseguita dalle squadre per abilitarle a compiere la manovra per la cattura di una mitragliatrice nemica, era preceduta da, l!n'esercitazione pratica, per dimostrare la limisquadra che avanzi con decisione ed in formazio~ tata efficacia di un'arma au_tomatica contro rie adatta. L'istruzione procedeva nel seguente modo: la squadra distesa a coppie, avanzava di corsa verso una mitragliatrice austriaca che in postazione sulla collina, ad una altezza di tre 1rietri, apriva il fuoco contro gli uomini, dirigendo il tiro verso un cartellone collocato su di un albero di fronte alla nùtragliatrice, alla distanza di trecento metri. La coppia del caposquadra, giunta a circa 200 metri dalla mitragliatrice, eseguiva il lancio di alcuni petardi fumogeni per accecare l'arma automatica, il quale lancio, nel contempo, serviva come segnale d'inizio della manovra aggirante. Mentre una coppia, strisciando sul terreno, avanzava frontalmente contro la mitragliatrice continuando il lancio dei petardi fumogeni per mascherare l'aggiramento che veniva compiuto dalle rimanenti coppie al comando del caposquadra, queste, giunte a brevissima distanza di fianco all'arma, si lanciavano alla sua cattura. Il tiratore della mitragliatrice austriaca, accecato dal fosforo che in densissima cortina l'avvolgeva, era costretto a sospendere il fuoco, dando così modo alle coppie aggiranti di avanzare indisturbate. Questo metodo d'istruzione aveva lo scopo non solo di insegnare la manovra alla squadra, ma anche di abituare i singoli componenti al sibilo dei proiettili sopra le teste e al gracchiare' caratteristico della mitragliatrice nemica che produceva effetti così deprimenti sul morale dei fanti.

Una

( ...)

Le squadre erano inoltre istruite a respingere pai-ziali contrattacchi di unità minori avversarie, che si fossero verificati durante lo sviluppo dell'azione. In tal caso la squadra attaccata si scindeva in due: una parte si po11ava sul fronte dell'unità nemica, mentre l'altra parte l'aggirava alle spalle, in modo che il nemico eseguiva la puntata a vuoto. Questa manovra, compiuta con la massima celerità, stroncava immediatamente il contrattacco fin dal suo inizio. ( ... )

L'istruzione d'insieme a fuoco, eseguita con tutti i mezzi assegnati al Reparto, era intesa ad armonizzare l'opera dei vari elementi nello svo]gimento del combattimento ed a mantenere sempre viva la visione pericolosa della realtà della guerra. Detta istruzione era compiuta su una collina tipo, ove era stata riprodotta nella sua integrità la sistemazione difensiva di una zona nemica. L'azione aveva un presupposto concreto e corrispondente ai compiti che il plotone, la compagnia ed il Reparto erano chiamati ad assolvere. Il combattimento aveva termine con l'inseguimento del nemico ipotetico. Lo scoppio della bomba per bombarda dava il segnale dell'inizio e -873-


della messa in opera di ogni mezzo. Le squadre degli assaltatori, superato successivamente il varco del reticolato, avanzando sotto l'arco della traiettoria delle mitragliatrice e della sezione someggiata, armonizzavano il fuoco e la manovra secondo le istruzioni in precedenza ricevute. Le segnalazioni a razzi nell'interno della organizzazione difensiva, indicavano: contrattacchi nemici, mitragliatrici in azione ecc. che dovevano essere respinti o catturate dalle squadre, nel cui settore di azione avvenivano le segnalazioni. L'esercizio terminava con il bloccamento delle caverne ed il successivo inseguimento del nemico, eseguito sul pianoro coperto di Sdricca di Sopra. La ripetizione dell'esercitazione a fuoco eseguita a turno dalle unità d' assalto, aveva loscopo di sostituire progressivamente allo sforzo psichico, l'abitudine al pericolo in un' istruzione della durata di oltre un' ora sotto l'arco infuocato. L'assalto alla collina-tipo completava così la scuola dell'ardimento ma era pure richiamo all'osservanza di riguardi e di prudenze; era scuola di disciplina e di guerra, di energia e di tenacia. La stessa esercitazione d'insieme a fuoco era eseguita di notte con l'ausilio del proiettore nel duplice impiego di accecamento dell'avversario e di accompagnamento agli assaltatori.

-874-


CORSI D'ISTRUZIONE INVERNI.LI PER GLI UFFICIALI SUBALTERNI DELL.E VARIE ARMI. RF.G0I.A)1BNTT, CIRC01.AlU FQKl)AMliNT AU,

PTJARLICAZiO~l CHE VI SJ P.T FJ.:Ht~CONO

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Ini;;egno..u~eoO co tu.on i. a tutte le ,:u•,nf. ;IÌ1,tir.ie (lr p 111id1c !\011U!t:u ie Sl1We.:,ch ~itc> ruobilih1UJ {Edh ,iooc l 9 l 1ì.

Co tlic(l 1>0111\l e mmL'lre • p:irw 1. H,:golarn,mto:- di a m m~ui :1t r:1zi.o uc <: dl C':1mrnbilità dei <;<lq >t {c(li;,.i,,n ,} 11H 1). M:i.mtal,:ttl\ ,ii 11i\.'-Cg11i o <)i e <1111.:1h iiit.iì 1;..fagJ~io: (!. ~Ja1uvlli). l ~t rmtimit- i nt.orno ti~li ::i.u i di mor l-1.\, agli a ui \li na,;,~it:. ~{l ai l<·f>l,frn)~111ti i n giu.irrn {<iciir.ton o l !)J i,j,

~ùrmc'! fH!.r i l eon1b1t.t.1,im11l1to {edizio n e 1913) • {Jr(11J1e.i;i::'\ ,:<:m1tcgl10 t. cliWC!Ji n el e-0inb11t t im ct1h1) ALU\<.':CO fr1)11l:!h~ ~d :un.m:.u ~trtl.uH,IH O ttltl,i.,;I) (<:irC1)l. n . Hll et.il 2S fobl ,r:,io 19 1:.;. O;~èl':\t,i•mi Mi rn rro;ui- piirni <: copvr l,i {J!llO) . Ct·it.e.t'i 1.l' i m p il:.~o cfolln. fr~11tl1ri!1 or.11:'I gl11.1r rn lli H·il'l<'A:1; (c irct•i:Ìn! 1233(; (ld H} h1~.1it, l l-Ìl~l, .. L,;t ru.;;.ir,n<· yitO\'\' isorfo .sl1IP 1\lt:~cco d oll(·. n}inoli o nilil (!i fr1.11rnri:1 n dll\ (;•l~I'!~ d \ tr u, tt~ (l'1rc<1l <lrl; 1SS(IO d ol

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'(',;\t fon i:t e teicg,·; di:, on ic:1 {ist.r. wi:ni.1•.lu• rlt'J g,enfo 1J1.li7,io11(, !!'ili';, Part e lt f; li(>. ;\;1,l·IIH' par Hcvh:.ri :;)er ·iJ tr:'ltl,111n (Hl!O dei col1>1nb i \·ia;i;Jt i:l.tori :,ci pv;,1,i <l' i nw rn1u11ctlto d i trinco1~ (d h:'<>·· !;u ·o: 1!)9(i(l dtl li 11.lil.i;;{;iO HJ}'i). . . ~O\·We 1\er 1,1 l.'lo.1u1pilnr.i,:iue o u111011i:ll'.it1u~ etc.i colombigr:rnnni (chcol, -05 C. del :3 giug no 19 1'1; . Hegl,h m 1cnl<• i-nlla w h!gro.011 :1 s eglt:lli. Oif,e~:;:.•. ctmtr<> i

Difos a conh·o i ~ as ~sfiss ie.nti .

f.t,i.~

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\·t .Jtla!.(! d i ITillC(';I.

htrnr.ion c per lf, m:1sehert\ il~ll!:l m\ C'fl1:tro i g :;.,,, t1sfti0.,si:111ti.

Igie n e . - t i;ièuo; i u t.ri.tcc~i. u cgli alioggi:uucnt..i. Pr,\C.l:~,:I) ,~1;,11lr(> li; n1t1bd..1,i1} i nflòt,l i\·f·. Di fo;i:~ 1:mu.1·0 i (;1)l1ge!:-nn('mi. $;,lf'<';;J Nii d ' u rg ,rm1.n.

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Arffli e tirù . -

lJJ Pudli • mi lri1i;li111.,ri<;i • h<unl:oe

:'l u)f~n o •

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IF>tctziou,; 1;e\· l'igiem.i tt~i militmi ck l n, J,~1<.t>1·dt11. $f:r ~·ixi1, in .~ucrrn • l),'tl'~<i. I • u , 31',3 1.1 :ìfJ4. ~lii-,irc, pnn·,; nli n ~ (';Omr,J lt· ç(l11g~IM,ior,i (il!in1i i,mi f•<:r gli u1lìci,1H • iuh~11d . gtne mlcl ,

Spe,.~i,,ti .. 1 H~r h, font.~1·in . Ji-1r11r.i,,ne ~ullo :m»i lò M l l i ro p er )a ({111u 11·:i:\ • \·ohuuc H, pini-!! \'. ll\t ru1,im10 1mr )() (;(>:lll\:\gnio; mitr14,;:li atrici mod, H!U F i:1t, v ,,hmw I <•' 11. listruxio1H!- ~ull::. pist1,h, m it:-ngli:mkf.' l-'it:1, 111()11. i !ll :.i ( c~ir.. H)ll)).

(ÌfJ tri u t<;:i..

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:'I lrnch1tTO i11 :,Ho l e oonu.e t~Ufoh<' i;oprn ii1dic:lt.c, J \\,·r.,1w sog..ii re 11 indiri ir i1.1.,, t rn<;cm•o n r.ill:\ 11:ir :c: [JI dtillfl .._ ..twwi:c, Ji·m~nti: i:,ì (1mmn.c11:r"m.,111,; to.Uicd ~ è n ul <::~p\tvlo ll d olt· p "ls:n,:,é'llw ;1rm1111'~m·i<1 .1.1dl' 11tt~,;.:(I ,l,;H,t u:i'11c,ri 111:U,ì ,li /,rn-Co', d u, ,,: Utt m, c J1.crn, ,?t 1,·i,1.-:t.Q ~. Le t,'S(:1'cit:1.iioui ~tca.,;c 11011 <';<Jm1id <:l1ino r ipa .l i ~u pe.J'iori iii h iitr,l\~lio n ., l nq111\dl'P.t o, (:tl ·il

eom undo d i qu ol.o, 1\111.i1 i.i:1 t enuto CÌ:t

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1•.,t çin!o(:>11';,!',11>< ,lo• f.- ,';o,of.':'r rl t ti(~l>O ..W ll !o> f Jilt.m llO.I,\.(>

t.:or.oii i.1111' (,rf;'Mth:i :ofo ne dol lc ; rn1>po ccki µfin cipnli. i;.e.n·~t.i di 1• li1.1cn {on lil>Mnen1,o. n nn(1111l;rJ (n·«Iu i p11gglil o, eu (,e,). i . -- R~g1Jbme:1t (l di di3cir,l ina : d<>veri genNll.H ,H o~ni n1ilita-1·n • d(l'\.' ttl'i µropri dal f.UJH!· 1forc e dilll' inforio ro • <?,,ve ri h'i\ cguiil i . lltn-t.ri del 1:o uu u1dt,(IIA) ili .::0·11'1p 1l~llia • i:i1>omp ou11i: mi lii11ri • 1)llh i1:fo ni dl!!eiJ\limrri. 3, Co<lic':e JH,nale milit..<i.re: r oi1t,i o l>C OC . - Co1H;\l>ilit.:1 Jj 0::1111•1,:'.lg ui:\ ($t1t.1r11ho11~ o b:1tti:.1·i:.).

Organico.. l . -

u ffieiùlc i;111egìl~o1.o.

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~.....~~ .,,, tl~ I ,\t\·,,uo "'' '"" « <H,tt,)t~ uiolw 1Jr~1i,·1,.

I


SCUOLE E CORSI DIRETTAMENTE DIPENDENTI DAL COMANDO SUPREMO


-, CORSO PRATICO PER· UfflCIALI IN SERVIZIO DI STATO MAGGIORE

3

Ist-rnzione sui · mezzi di o!Tesn nella guerra. attuale. Istruzione sul làncio di bomb_e, so!le mitn,gliatrici estere, ~,i telemetri, sol· tiro cont-ro aerei, ecc. Esperimenti van sui nuovi si~1emi d'impiego delle mitrngliatrici fatti dngli eserciti allea-ti.

Ufficiali <Llleati. - Vi possono essere ammessi ufficiali alleati (mitrnglieri) fino • I m"~simo di 5 per cfascuir corso e per ciascùuo degli eserciti france.se ed ir,iglese. Direttore. -

J)atn.

)faggior gencrnle :v!ODENA.

cli ù~izio dei cor.<10 . ..- -27 Grnnnio.

D:,rnta. - 60 Giorni. . . . . . .. . Scopo . - Abilitare ufli_ciali <leHe varie ,irnn (cap1ta~1 o majlg,on, effettivi o

CORSI SKIATORI

di co111plemento) nl ,servizio di S. M. presso le grandi uni ta mclnhtn.tc.

C«r<litc-re dcll'insc0110mcnto. - . E9~Emzio.l_ment-e prat-ico. Ì'\ozioni indispens1ibili di t;ittica, log1~tlca. e ot·go.mca. Metodi tattici a ttuali .' Cotonnicazioni e collegamenti. r'unzion i dell'ntl\cialc di S. M. nelle varie cir~,0sto.nze in cui unitl\. può trovo.mi nd agire .

Direzione . - Rispetti,;amente comandi di corpo d'armatn XX IX e III. 1111:i

grande

Tifflciali · nl.l.t!(di a:mnte8si.: - Vi pnssono ~sAere nmmcsai r,aoltani O rnngg[ori fi no ad un massimo di 5 9er esercito alleato. 00

I;ocalità.. -

X.XIX° Corpo d'o.1·maL1<. - Pro.to Siguel (118 noniiui); .Cnmpo Bim. (400 uomini); · L esaioi (1280 · uomioi); 1\fontobnlclo: 476 uomini. !!IO éorpc> d'tll'ffitl!D i (,i doa'tin'r,rsi.

.D1t1·a/a dei c()rsi. - -

ao - 40

gio,·ni.

· l' 1° Co1·so 10 gann1tiO · Date fa il!io 2° Corso 13 febbi·nio

-:i -:i

. · , 3° Corso (eveotuii\o) _18 mnrzo.

I

.,

Sco7,a . -

CORSI DI . PERfEZIONAMENTO MITRAGLIERI .

Prov.v edere alla. i~truzione dei miiita.ri dcstinat-i alle unità skiatori ed impartire ai reparti le istruzioni ,tecniche in .armonia con lo speciale loro· im. ; " piego nella guerra di raohtagna.

Metodo. ~ Esseni,;ialmente 1.m1,tico.

Comm,ò,rntc. - Colonnello CON'II Localit&. -

Intervento di uificia!i e militari d( t-r-1tp11a. a.llcati. _:_ .Qua.lora .i ·comandi francesi ed ingleAi intendano far intervenire mil itari iso!:iti o piccoli reparti, oe daranno notizia a questo comnndo elio indichero. le località ove potranno essere avviati . .· CM'.

Ugo.

D:i,gni rlella Porrctta {distaccnment-0 2° teggimentò mitr~glieri).

Data di iniziv. - 1• 4<> e.orso 2S mtl l'Zn. C(.;{: .

6orso 3 febbl'aio; 2° corso 20 (ebbrnio ; ))• corso ll mano;

])JC.rnia di r.ia~ctrn. corso. - 15 Giorni. . . Vi int~rveu.11ono nffii,iali mit.ra;(li~ri (com•-~dnn ti di comna.11oit1. e tP.nent, a'.,. z inni pl'ossimi nl comm:vlo d i comongnin) n pnrt1ti, per corso. nel _mod.o seguente 0. . i• Armata 30; 2• ammta 10; 3• annata 20; 4• arrnn,ta 1:> ; 5 nrmeta 1 , n r Con>o d'am1ata. 5. Scopo. - Perfezionare la c.i,pacit/, tecnica pròfcs_sionnl~ degli µfficinli mi_!rn° glieri e l't\biltti, tattica di impie(!O dell'arma. m a.rmonH< col! MtOne. dcllv. fant,ma.

Metodo. -

:a;·

Essenzialmente prniico .. Esercit~~i~ni _tir~ .fotte in numerosi poligoni. E sercitazioni ta.ttiche sn lll)pos1t1 campi <)1 eserc1t-a~!one che consentano il tiro effettivo sia o,:,lln guerr~ di movuncnto che m quella .01 t11ncen .

SCUOLE PER OSSERVATORI DI AERO PLANI

J)ipen<lono . del com-mi,9Mttia.to oener!1le d'a.eronmllicrt.

L ocalitcì, -

Scuoln genernlo: CeutocP.Jle.

S.c uole di por!e~ioun mouto: • Furbarn ·Bmccinno · ~\ Vigna. di VnHo per il bombnrd,iment.o: 'Mah>on9a,

_p er il .tiro in volo

· • ,;\


4 [l 11 l'11'CTO

degli Ufficiali allievi è di c{rc1,/ì0.'al

.Inizio ~ei corsi. -

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I

Presso la scoo\a. gen~rale:.C<iiiiii,nrtmo di· me,,e.

CORSI DI PElffEZIONAMENTO PER UffICIALI BOMBARDIERI

Dt1rata., .-, 45 _Gior,ii di ~ui ,10 al corso ge~crale 'di" ·0e-rrtocefle e quindici alle sèuole eh pczfezzorl;oucnto (o .~ quell:J- per tiro m volo. o:a.,qµella',l)er il bombnrdnmento, " seconda aell "' spccia h t:\).

8cop1, .. - Fornire ·alle squadriglie personale osacrvnto1:c :-e·a ercitato ed abile che nbb1~ prat_,ct1 d1 volo e conosc~n?;a del.le am!i d~ difesa e ofl'es:\·· in·.volo ,_ ilella. ra.d1otc1egrafin - delle segnultiz1om v:.ne - aegh istrutnenti di :volo .. ·ccc..

Direttore. - ll comandante del\u scuola bombar(lied. Locnlità. ,_ Sassuolo.

si'

. . . Metodo . , - ,Essenziain,cntc pr·atico. _L'ist.ruzione t~_ ~ri_~~ l;~,;t;_~Ila· parte 1~cl,spensab1,~ shlla_ topog:rafìu, armi e tiro, rndrotelegrnfia, fotografia, organina-

z.1onc avmtona, na.zmnn)r e 11tHttJC;n,, ecc.

· ·

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~

..

· Dota. <li inizio. -

• I

, Dnrata di cicis·cun cor.,1>. - 20 Giorni.

Uffiyù,U 11/lenti. - Vi pi>sso_no esse~e a•nmcssi llfficinli iilleiiii (s·uba.lt-erni) ftno nl massimo 01 5 ver corso per cias.cuno degli eserciti inglese e. france!le.

Vi interoena,mo. - Nell:c mi~ur:1. che s3rà, fissata. dril' direttore, 0, turno, tutti i corn11,nclanti di . gruppo e di batterie bombnrde ed i subalterni anziani prossimi nl corn~nùo di batterio. Al 1° corso interverranno di preferenza ·ufficiali bo'rnbnrdieri delle nni tir, in corAo di riordion111ento prMso · la scoola; ai corai successivi interverrnnno invece di preferen1.a ufficiali homb11rdicri delle unità che trovensi pressò le arrnn,te, in S(\l!U ito ad ncceordi che In direzione del corso prenderii di ret• t.amcnte con le diverAe um:lJ;e. ·

CORSI D' IST~UZ!ONE INVERNALI 00 -i 00 I

Sco1,o. - Perfezionare la cnpacitlt tecnico. professionale degli u.fficiali bo,ubi,rdieri ed aumentare le conoscenze t-n,ttiche di impiego in relu.ziono ;i i bisogni della fanteria nella difesti e nelHo.tt,acco. ·

PER UfflCIALl SUBALTERNI E CAPITANI D' ARTlOLIERlA

Alici direzione. -

1° Corso 5 iehhrnio i 2° corso 1° mn,rzo; 8° corso 23 ma.rio;

4° corso 15 aprilç, ecc.

Metodo. - Essenzinlmente pratico e lim itato per la parte teorici,, olle istru. 1- ioni indispensabili. ' Vi saranno svolte conferenze di cnrattcre tnt,tico ·sull ' impiego <iene va:-ie armi.

Corn~mdo Genera.le d' ArtìgHetfa,.

Vfficial.i alleati, - Vi possono essere ammessi tiftìcinli (comandanti di gruppo e di batterie bombarde) fr:anceai ed inglesi fino a 5 per ciascun esercito e per cinscnn cor.o.

Localit,ì. - Per la 2• e 5• Arm0,in, acnohi per artigI1erin da campngnh, P. o., montagnr,,: S. Polo d'Enza.. - Per lri 1", 3,. e -1• Al'lnata e I II C. d'Arrn:tta scuola per ,irtiglieri:. da campagna-, P. O., montngn(t : ))'ornovo. - Pcl' l:i. 1•, 3~ e 4• Armai.a e ITI Corpo d' Arrnat.n., scuoh1 per ~rtigiieria da fortezza·: Serra valle

. (Valle del Oeno).

Inizio _dei c?r8i. -

1• corso ,, febbraio; 2• corso. 2 mm·zo ; 3° corso 28 marzo;

1: 0 corso 2:, npnle (eventu:i.lmentc}.

·

l'i intcr11cnoo110 pe r ciascun corso cd in ciascuna scuola ,;ircn. 100 uffieiaìi ,;a destinursi in _pro~or~ione òe.lle uni,t à ilipenderiti dalle Arm:.t/ Gli accordi per l'intervento clegh alhev1 sarnnno pi-es1 dal Com11ndo Generale d 'nrtiglicria coi vari comundi di Armnt.:c. Di essi, 30 capitani poco anzi:ini e 70 subalterni :10ziani .

CORSI O' ISTRUZIONE INVERNALI P ER U ff I C I A L i S U B A LT E R N I O E L O E N I O

. &opo. - Perfezionare le cognizioni tecniche e profe~s ionali degli ufficiali nl!,en sopr:1LuUo nella condotta ed j5tn1zione sul (,iro. ftlc tndo. -

Essenzfolinentc pr:ntico. L'insegna.mento teorico comprende nozioni

Alta dire,,ione. -

;;ull'impiego clelle artiglierie, forLi ficnzioni, ,mot,er-iali di artiglierin llllnt-amcnto e t.?ro; rcgolament,i va ri. · · ' · Sull' impiego tattico delle '1.ltrn a n ni sarà. svolta una. se1·ie di conferenze do uificiali appositamente de~ignati.

. Ufficiali ,dlcati. -: Vi pos.qono essere ammessi 5 ufftciali inglesi e 5 frau~esi per ciascun corso e per cn1scuo a, scuola. .

l,()ca.litk, -

/

Comando Genernle Genio.

Piucen1-c., unic11, per tuUe le annatr..

Dal.t. di inizio di ciascun cor,a. - 1° 23 febbrnio; ,1° 11 nr,rile (e,·ent,uahnent<').

l}u.r!lla "di cinse un corso. -

Gioi:ni 25.

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0

16 febbraio; 3° J5 m,1r1.o;


o l'ì ìnterven11ono teMnti del genio anziani {prossimi alla promo,done) fino ed nn mnMimo di 60 per cinscuno dei corsi. Gli ollievi sono forniti in n umero propo1·7.ionale dalle varie armntc. . . · Scopo. - Aumento.re la cultnn, tecnica e profcssioo;ile degli ufficioli subaltemi del genio, nel cnmpo pr~tico.

'

.

.

.

Metodo. - Appliea.ziooi pratiche oei poligoni vari di Piacenzn. L 'msegoa,. mento comprende inoltre: nozioni sulla fortifica,.ione campale. - Esplosivi. Mezzi di perfor,1zionc meccanica. - Ooglruzionc di ponti. - TrMporti aerei. Ls,ncio. liquidi. - Lancin gas. - Ordinameot.o del servizio del genio in cump,igna. - Regolamenti vàri. . Sull'impiego tattico delle nitre armi sari\ svolta una serie di conferenze da ufficiali o.ppositnmco te de!ig oatì. Ufficiali alleati. - Possono intervenirvi 5 ufficinli irance&i e 5 ufficiali ingl~i (subalterni) per ciascun corso.

SCUOLE E CORSI INSEGNAMENTO SUI OAS 00 ...J \O

DIRETTAMENTE DIPENDENTI DAI COMANDI DI CORro D'ARMATA.

I Diretìo7'e. - Ufficio Tecnico del C-0mando. Supremo. A mcz.zo di nppositi ufficieli $pecinlisti vengono svolto in tutte le scuole (siano esse nlla diretta dipendon1.o. di questo ·comnndo, ohe dei COlll(l,ndi di nrmatn r. rlei corpi d'annata) una serie di conferenze sull'uso dei gas, sul loro imi,ieg~. Soli mez1.i per difendersi, ecc. .

.A:gli ufficinli dei mluori J·ipnrti (reggiment i o battnglioui) sono puro svolte confcrcoz.e essenzialm ente pratiche su Lule argomen to.


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SCUOLE. DI PERf EZIONAAIENTO MITRAOLIÀTRICI D'ARMATA

CORSI PER COMANDANTI DJ BAITAflLIONE (fttnteria e Oenlo) E COMANDANTI DI GRUPPO D' ARTIOLIERIA

...~. Dfrdtore d,l cnrio per ciascuna armofo. brigadiere.

foseo111mli. -

Diretto re. -

Un maggior generale o colonnello

Localit/J. di tiro.

Data rli inizio dei cor8i. 201mt11·1.o. ecc.

Località. -- Dn. scegliersi d;i ' ciar;c11n0, :.rmat,i in localit-à vidnn ,~ q110Jche campo di osorC! taz.ioni.

n11rata di ciascw, rorso. -

Dur(lta dei corti. - Giorni 15 : di cui 10 di corso comu ne alle vnrio armi e 5 di corso speciale per cinscun:1 armn. L'f/itiali che ,,nrtccipr.no 11. cia,,c,m co1·.M, - Coman dnnii di bnt tagliooc di fa nteria (in misum di due per divisione). Comnnd:i.nti di ~ruppo d'artiglieri:i. (in 1aisora di uno Ofll}i due reggimenti da

I

o.,.,,;;, -

ii

fcbhrnio; 3° corno

'20 Giorni.

Scopo dc! corso. :- .Perfezi?irnrn. lo cognizio1:1i tc~niche e profeesionnll del personn.le (!elle compa11n it 1111tm,c:lintnc1 e l11('ttere n1 ev1den1.n le cart\tleriatiòe d'impiei;o t1cl!c nrrni ncll'ntt:icco e nella difesa. Vi è annesso un corso per mililnri di truppB {oomandaati di 'lleaglioni - capi e vice capi mitragliatrici, tiratori, ecc.).

campo.gna o r~ggrnppamenti d'assedio). ,' Oomnod:inti di bMiaglione genio o capit:mi anzian i (in .misurn di ,mo per corpo d'nrmatn.). ··

Scopo del corno ucncratc per t11Ue lo ~'orniro ai comnndanti di battaglione e di gr uppo il mezzo di perfezionare la proprio. coltura tecnica professionale, e In conoscenza dell'impiego delle \"arie armi io cornbattimenlo. Dare nozioni dei nuo,•i proced:mcnti fattici e dello sviluppo tecnico di t~tte le a.rmi, dei vari sistemi di collegameolo, dei metodi di nclilcstramen to, in modo dr, mettere 1ili 11ftìciaii al corrent<! coi varii perfezionamenti, di a,;·ilupp0,ro l'n.ffrnte!lale armi, dei mri sistemi di collegam ento, elci metodi di addestn,meu to, in modo da

1° corso 5 febbraio; 2° corso

' •, .J

Mr.todo. - Cttrat!erci ')Jmiico, dando sviluppo : n,} nlle istru1,ioni sull'nrm:c e ,•11ri tipi in uso; b\ nl f.iro (corn1ireM quello an tinc reo} :. e) ni lavori di fortificazion e JJtr mitrài;lintrici; tl) n.ll'uppiica,:ione a l terreno, in c6mbnttimenti offensivi e dilcnsiyj; e) ai criteri d'impiego latUco dolle mi!raglintrici;

Il ai doveri e com!)iti <lei mitraglicri. V//iciali dle<iti. - Possono essere a mmessi ·5 uffici,.li inglesi e 5 frnncesi por ciasc nn corso (dn ripartir·si fr,i le v:i,rie ni1aate). •':

Sco1>-0 riel corto 31>cci11lr por cia.,cu11a · nmv,. - Sviluppare e perfe1.ionnre le conoscenze tecniche e tnUicbc di cim1cuo'nrma ed cssenzialmenle: Per la janterio. sull'impiego delle mitragliatrici. e lavori del cnmpo di battaglia,;

SCUOLA PER UF FICIALI DI CO LLEGAMENTO

Per l'artiolieria sull'org11 ni1.1.azionc dei t iri 1lel grnppo nelle varie ait,uazioni; · Ptr il oe11io s ui metodi d'impiego dei rcpndi zappo.tori sio. nella dìics.'I che nell'att3coo, sfruttandone al mnsaimo le caraUerislie.bc.

Nctotlo. - l<'orniro gli clementi di stuàio e Yederne l'npplicaziooc prnticii in esercit.uiione d' insieme. Lo esercitazioni elle iji s volgeraJJlJo con l' intervento cli tutte le armi, nei c:i.mpi di esercitnzionc d'armnt~ formeran no m1<terii1 pratica. ,l'upylicazionc, di s tudio e di diseuesione. Donà tenersi conio dell'esperienza (atta dagli ufficiali sul campo tattico e fame mnteria di discussione e di inscgoaroento. Ufficiali alleati. - Vi possono intervenire 5 uffici:ili (comandant.f di bn,tta.glionc 0 di gruppo di artiglieriu) per ciasctlDO degli csorcit,i francese ed inglese, da riporticsi fra. le vnrie R.r mate.-

~:

l 'i intcTt1cnuono di massima per ciit!ICun corso un numero di comandanti di cmnpa~nie mitr::i,gliatrici; e di ufficiali subnlt-erni proporzionale al numero dei ré- . pn.rt, ,,,penden ti dalle ~rmaie.

Data di ir.i,io. - 1° corso 5 feb braio; 20 corso ~2 fchbrnio; 3° coroo 10 marzo; 4° corso 27 marzo; So cor&> 12 aprile, ecc.

o

Dn scciit;e,si con ap1>0silo ]'.)Oligono e c=po di esercil'17.ione e

Un colonnello per cinl!Cuna. a.r ma, da destinarsi nell'interno del-

l'anna.ta.

00 00

Un nffic:iale ~upériore dn destinarsi per nrmntn.

/)ircttore. -

Un ufficiaJe s uperiore.

l,ocalit,ì. - Dn fìssnrsi cln ciaseun11 nt'mntn. Ini,io dei corsi. -

23 rnaN.o. ecc.

t'Orso

Durato di ciascun corso. -

5 febbmio; ~ coreo primo m(lr1.<l;

ao

COil!O

20 Giorni.

Vi int.crverranno: ufficiali di S . M., di fn~tcria, d i rirtiglierin, genio e iocaricnti dei collcg;unenti.


10 Scopo. - Da;e agli allievi uo 'idea hen chi:1ra. e precisa del servizio di collei;n:ncnto (' dei mezzi che ad esso si riieriacono. Dn,c alle unit/t dipende.n t.i non solo buoni ufficioJi cli collegamento mn anche buoni istruttori per il penion:ile incàricato dei collegamenti ste9si· (ufficiali e

iruppa}. Metodo. P rntico. J.' insc~rnllnento teorico ·comp rende: ripplicazion i di topo1<ralia -- studio del teneno, e specinlrnent-0 <li quello Bui q unle ope;11. l'nrnmta. - impiego t-a.ttico dello fant.eria cd inflnenzn del servizio di collegamento su di esso, -- comu nicazioni e scgnalniioni ,·nrie,. ma.terio.li, mezzi, -- st.uciio delle fo~ togrr,fi c, fatte dn~!i aerei, ecc.

l:fficioii alleali. - Pos~ono e.sscre ammessi 5. uftìcia.Ji inglesi e 5 francesi pe.r dn$Cll n cor50 da ripnt't.irsi rrn le varie nrma.te.

SCUOLE E CORSI DIPENDENTI DIRETTAMENTE DALLE VARIE ARMATE ESERCITAZIONE SPECIALE DI DIVISIONE 00 00

,-

Diteli.ore. -

Sotto l'nlta dirc1.ione del comandan t-0 d'a.rrnati1.

P resso cia.scuna delle divisioni a riposo si svolgerà, ogni meee, tnH, esercitnr,ione d't,tt.ncco o difesa: il piano di nzionc sarà dato dal comando di corpo d' ur~1rnt.;,1. Sari\. scelta eome t.erreno di manovra. nnn zona cffelt.ivamente occupata di fronte al nemico p"rienòo quindi d:t situa,fon(, re:i.le e concreta. S:,ranno faite eseguire con ogn i cum tutte le necessarie ricogn,izioni da parte degli uflkia-ii interessati. Il fronte tl'ntiMeo assegnato :i ciascuou divisione anr:1 di cfrca 2000-3000 rnetri (pilt esteso in zona mon t,:mn) . 01,(ni divisione compilerà,, dopo eseguite le rico(!nii mcz7,i post.i a disposi?.ione, e concreterà in appositi acbizzi : Jn, situazione delle truppe all'ora dell'inizio del fuoco di <li,itruzionc; quella a ll\>r:1 dello scaUo; le d!st.ru?.ioni da P-ff<~ttuarsi; la rinnrti:iione del fuoco sui vari obbiettivi : lo s,:olgi,nento previ8t-O dell'attacco; gli spostamenti del fuoco d 'ar tiglieria che si ren,lero.nno neces~riri per l'ncco1npag1ltcmcnto clelle fanterie : i collcgnmenti. Al termine della manovra, sotto l'n!tG dire>.ione dei comandnnti di o,rmatn c\ovri, essere ·fatt:i un'ampia. discussione dei risuJt.ati ottenuti, traendone gli nmnrnestramen ti del caso.


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12

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DATA

I

1-

PER Uffl CiAI.1 SUBALTERNI DI FANTERIA

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Di

massima

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Nnmor~·

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· · t npproes1mn . NOTE cli ciMcnn corso · por del primo corso cinse un corso - ·- - - -- -- --'--- - - - , -- - - ---ti in izio I fi ùe

CORSI DI ISTRUZIONI IN VERNA LI

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I 8Rh·. 'Vito nlto I di Leguzznno

1 feb . 28 fob.id. id. id. id . . id . id .

'l.'hiene l\:lrl.l'osticn

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100 100 100

1

per O{)ni corpo d'armata (s:ilvo eccezioni dov\lte ,i speciali

ciecost-a nze).

Data di inizio dei c(ir:,i. Loc<Zlitù. specchio 8r.gnen tc.

n "rata dei corso. - 30 Giorni.

2• ..

, Vi si svolger,mno t re corsi a ci0,sc1mo dei qnali intel'verra11no ih SO a 100 tenenti per corpo d'annata (in totale 240-300 per corpo d' armata.) scelti trn i r,iù anzi,n1i e quindi prossim i al comnndo di compt _(lni::,. 00 00

l-0

I

28 gonn. 27 feb. Y_il ln Jntin n ili An-

R isulk1no Pùt eia.senna. scuola <fallo

Metodo . - · Essen zialmen te pru,tico per quan to· rigu11,rda nozioni sulle anni e

sul tiro, s blla, ta.ttica, e aulle fortifica½ioni; la part,) teorica comprende le indispen sabili nozioni di organica, di t.opografia, fortifica1,ìoni, collegamenti, igiene, d ifesa coot ro i g'n!i, eGc. Essenzialmente bisogn:1 insegnr,re con metodo prntico cd applicativo tutt-O ciò

.,. .,

3•

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120 gonn. 19 feb. Ponte d i :u~ontn i(!. id. CnrpoJ1oto

·100

15 gonn. 1.4 fob.l Treviso id. icl. CnsRlo su l. S ilo

120 80

100

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1 Jllf\.r¼O id. id. id.

Dare notevole importnnza all:1 prep:1ra?.ione moi-tile ed ulle m anovre del plotone da solo .e nell:i compagnia.

1 feb. id. id. id.

Ufficiali alleati. - Possono essere deatinati per r:iascun <:orso 10 nfficin,li subnltemi frnncesi e 1() ingle9i rin, rip:utirsi irn le nr111a,te che li asscgnernr.no nel una delle scuole dei mt'pi d'wrmatn.

95 gen . 24 fob.

e sol:i,mente ciò che ii indisn,msa hile "· ch i esercii« il (;()mnndo dei olotone in guerra. ·

100

eon ottn.

id.

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icl. icl.

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Bassnoo ic\. B orgo _PiRzzn' Otespnno ,

80

100 100 80

. . Audren (F ornovo) I I SForno,·o I I

[ Villa di )fontnn,ti:o

80

80 80

III C. di A. ·, 2ò genn. 2J feb. Cnsino Bonr io (D1u·fo)

80

I ,: '

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15 }),t,·a,ta <lel corso - Y nrin. , Il corso è essenzialmente pr0,tico e tende n dare i,lle squadriglie il pcr,;onalo oeservntore occorrent.c-~, più. quello cli risel'vf.l uecesanl'i-0 1\ll f\ssic1na.ro in

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ogni modo il eorvi~io:

'

Ufficiali a,lleaU, - Poss ono eseero ,;mmosai · (subAlterni) allen~i fino nl mo.~aill)o di 3 per oi11.Sc11uo degli eserciti 1ille11.ti o pol' cinscuno dei moai di fobbrnio-mttl'¾O ed .nprilo. '

CORSI DI ISTRUZIONE SUI COLLEOAMENTI

Sartlnno opportuonmeut.e rip1u·titi fr" lo arma.te.

'Località. - Si svolgerano<> io ogni C<>rpo d'amiatr, presw le compagnie te legrafì~ii del corpo d'armata. D1trala ilei corsi. -

lrii~io dei co·,,.Ji. -

30 Giorni. Vario.

Vi .,,,.endono pe.rte, secondo 1m turno stabilito dal comando del corpo d'armi,in, ZO miJit.ari per ogoi rcggi111enk1 (4 per ln,ttaglione, 1 per corna.odo di re.ggiroen!o, 4 per com,,ndo di d ivisione).

Bcopo. -

I

Abilita.re il personale all'impiego degli appareC<;bi Dooatb, degli ,ippareccbi otc.ici Fa.ini, degli apparecchi fari Fadda,, d,1i proiettori di tip<> fran-

cese, ecc.

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00 00 vJ

CAMPI DI ISTRU ZIONE

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In ogni corpo .d 'armata deve esistere lln campo di istrnzione per il tiro col fucile c con l,i mitragliatrice, sulle armi da offesa e <la d ifes,i, lnncjo ùi bombe a tuano, ccc. ilovc si ;,ossnno svol~erc corsi d 'istrn,ione per graduati e rer ~ottufficiali per rewforli idonei a l comando del p)ot-0:ne e dell !t sqnadrn, e per ott,,oere ottimi grridunti delle vario specialità dolln faut.e1·i1< (ln1wio di bombe ii mano. colf u cile,

ecc.i.

Annloghi campi per l'esercitazione delle truppe tenute a riposo debbono esister<~ per ciascuna divi~iooe in linea ed a riposo.

CORSI PER UFrlCIALI OSSERVATORI D'ARTIOLIERIA Presso ogni squnchiglin d'itl'tiglieria, in ogni corpo d'itrmata viono a·volto un corso ptntico pol' 11.bili\1tl'O llfficiali di 1trtiglieri1t 11.lltt apocittlo osaot"Yazione dol tiro, segnalazion i d11.Jl'11.lto, occ. Ln sooltit clogli 11f!ici1\li oeservntori fattn nell'inter no dol corpo d'11rmntn, saicurn gi/l. do. pnrto degli nfficil\li , scolli hi conoscon,o, del lerl'Ono, dello nostre linee e di <1uelle nemiche, facilita.1.ldo l'in$egn-1,menro.


SPECCHIO DELL' INTERVENTO a) di ufficiali italiani aHe scuole francesi ed inglesi in Italia i b) di ufficiali francesi ed inglesi alle scuole italiane. 00 00

.p,. I

I. Dngli •pecchi ncclusi 1·ianltnno : lo vnl'io Npocio di corsi; le d/\te d' ini1,io; Jn. durntn; il nume1·0 cli ufficiali cho vi inten·ongono; il loro grud o ; lii locnlitil cl i presenta,iono. I I. Per nccordi intervenuti tm gli slitti maggiori, gli ufficinli po1-tornnno soco il loro con-edo, In cope1-trt e; ~i fn rnnno nccom;ingnn,·o d11.l ris pettivo ntt.endento. I com1mdi delle scuole, dsi t <Jrsi, ecc. " cni gli ufficiali AOno dosti1rnti ,i pnrfecipMe pron,odomo.no ,il loro n ll ogginrueuto e vitto. Gli 11tficinli inter· verrnnno olle mense. Gli aUouctenti s111·anno pt·osi i11 suaaiatenzn di.I c omnudo d olln scmoh,, c:orao ecc. rispett.ivo. III. Le locnli tà. e le date preciso d i p rosont.n%iono degli ufficinli italiani nllo scuoio fran ces i od inglesi anr1.mno com unicflte nlteriormento, dirott1,nu1nt,0 ai comn.udi di rtrm rttrt e comnndi intcreas,,ti dai cnpi degli uffici di collogn, metJ.to pi·e~eo le· ntmnte franc<Jiji oil il1glesi.


11!

SCUO LE

GENERE DEL CORSO

IDa chi :: D~t 'l clipendel.: inizio

Co1·so pn\t. sor'<' .cliS.111.

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Scuole pe r osse rvator i cl'noroplnno

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di nCficinli àeg li vi può inte rvon . Local'til ' 1 1 d 11

I Armn.t"' Franceso

Ente~ q nnlo debbono p rosontn7,, pro,on 1arr;i

Armab\ l ngl e!fe

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Corsi d~istruz ione in vcr· n tlli por nffic irtli d't,r·

j. NO'J'.'E

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I Saril fatto I Rcet·e il numero di. COllO·

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Data di 1ireaentn1,.

! Como IComa11clo Corso IBagniPorretta] Di1•c7,, do! corAo

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Co rsi di pcrfoz. m it,rngl. , Cori; i skiatori .

Dm·uta N. cli N um.e ~·o >UM~imo do! urfici1tli ~ ~:c•ti nllertt , che . cor~o ital_inn.i magg. I c, pll. li, n,nt giorni

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Gom. Staola Foriovo

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ufficinli o trnpp n cho g li ose,·oitl nl· leat.i desiclerano far intel'v oniro.

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Scuol11 <li F or n0"0

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{Cruupugun I ' . C. mont.)

S c11ol1t S . P olo (\' Enzn,

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(Cnmpngtta l'. C. mont.) 00

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Scuola Sorrnvnllo

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(Po1·tozzn)

Corsi d i pol'fez. bombnr.

Corsi d 1if3t.ruziouo in vor, nn!i J)Cr n i f. sub11Hor· d el genio.

Co rai po,· "Om1Cnd1u1te di bi, t tiigiiono fn.ntol'ia ~ genio e di g l'llppo d 'artigli eria .

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Forn ovo

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S. Polo d'Enza

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Fornovo

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Cors i ili porfez. mitmgl.

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Scuole por 1tfficinli di colleg11mento

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Corsi dÌ ist1•u11iono in· vornnl( per u fiicinli su baltorni dt fn.n to1·i1,

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Corsi d 'osser"ato ro por ufficinli cl'1trtigli orin

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1:1\pi uf(i ci cl, 1·oll cg11momo p r OS60 lo armato Pmucoe, l)ll Inglos, pre n do, . rnnno d1ro ttamou to 1•011 i comnndi dell o nrmnio Itnlinne. 1

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1 V nrio per armnéti

I Pincon¼n I Sc•Jola I SH r nnn o fissato con

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(l ) U n o per ciaHCU· nn lt.l'mn.t.n. (2) Duo por cinscnnrt nrnrnt1t che li a ssegnerà. nd um, dello acuolo doi dip,rndonti C.tl'.,\.. (3) U n o all11 J.• uno

nUn. 3'" nno ulht. 4• armnta.


. r 20

21

SCUOLE .PRESSO

GENERE DEL CORSO

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I

Co1·so <.P imformfl?:iOtli ,

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Co r~o corunndonLi bftttng lio ne .

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Dntn J N. di Inizio g iomil glesi

LOCALITÀ

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GRADO

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Oc nernli

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C1tpil1>Jli comanò1rnti di b11ttngllono

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lnn cin.~o l'l cli bombo o mitL'H·

glicsi

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por mi1rnglìnb-ici

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corso

por eomandnnli di plolono

co,,tornano

cOl'SO

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del ·geolo.

Comr<ntlnnti cli compngnia ~d~ubnltei:~i

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addotti nl pel'Boo. ine~g.

I ·l i,.

1 per cinso11111t a rmntn 1 ecuoin porfeziort. mitrnglieri 1 pm· cinsCUllfl nrmntn 1 dnl IU C. il. A.

1 por cittecun n 11rm11t11 .l

I

I

Co'?ancll\nti di b tittngliono

l Ror cinscu nti m-mntn 1 00 ,;1, Scuola Bornb,ii·.

Tonenti

l pe1· oin,c,mn nrmntn 1 Com. Gonor. Artlgi.

Cap it. o mn.gg. in aorv. $. M. (corsi Pntlov,1, Vicon•n) Sub. fant. inca,·. dei colleg:

1. po,. cinso.n nn nrm11fa

! .l

I

scnoln

1 po,. dnecunn nt·mntn l dRI Hl C. d. A .

Subnlterni

6 comandanti d i gruppo (J cornnndnnti di bat.to,'i!i

I.

collognmonto .

sul .'Jervh~io di in(ol'mnz·ioui

por c iRacil nn n1·111ntn 1 d11l III co,·po d'arm.

. T~nonti con11111d1\llli di com-

I

I

eorso tli iu!orma1.ion i d' nrtiglicrin

e01'1;0

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1 dol UI. C. " O.

1 Com. Gon. A.rtigllo,-in

ckos etc.

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11por cinacu n ,, nrmn In

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Coi-so comnndiinti compHg tti::t

NOTE

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S,1b11lt. ndd . "tnlo aervi 9,io preaso i repa rti.

Com1md. comp. (znppiito ri)

1 • • t Comando Supremo 1 poi: cinscnun nrrniitn 1 Co mnndo l?upromo 1 por ciaacunn nrnmtn l Com. Ooner. Gonio


,.,·.· .

L'AR.IMATA j:,i~GLESE

souor...(E PRESSO

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GENERE DEfs COHSO

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Co1·so com nudauti rli cornpaguin .

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Corso comnndcni t.i di corpo .

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Conumdnnt.i compnguiii

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1 por ciMc11n11 (lolle nr· 'mnto

1 pe1·

CÌMC\lll (I,

dello nr,

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I Oornnn<h1nti plo tone

1 clnl I II c. d . A.

2 por cit'tscnnn dP.-llo Ju·-' lllRte I 1 dal nr C: d . A.

Corso rloi l1tnci1tbombo

id .

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Cot·so s nl ln11ci1,hombe , St,ockf)ii,

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1 per cinscnun d e.Ilo nr-

S nhnlterni

mu.t.o encotto 2~

1 per cinscu1111, dello ,u·· 1•, 3•, 4, ed uno acn o-

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B c, ttr,gl. iatra.½. clei complementi.

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Scuolr,, d oi t il'l!.tori acelii.

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Sc\loln c1 i nrtiglieri1,

Scuoln mortai dn k incon

Scuola del genio .

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Com ,rndnnti comp. (aclcletti nl por!!on . inaegunuto}

l por ci1t6cuno <lolle mnto 2a e :511.

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id.

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S11bnltomi (addotti n.l po,·· ! 2 per cinscnn11, nl'll1ntn souale iu~eguau lo) i o 1 dal III c. d . A.

1

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2

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S ubalterni

1

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Subnlt-ern i (addott.i nl personnJo· i11segn1tn to)

1 clnll n 2• o 1 clallR- 3• rn·mc,t-n.

Comn·udanti d_i bnW,ria

l por einacuua a1·rnatn. l conrnndo geue rn] e ·

j

1 per cingc,1111i del.le nrruu.to

<l 'a.r tlgl i 0rin.. 1

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2

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Sc noln cl i tiro col fuci le .

Sc uoln de i segnnlntori.

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Id.

id.

Comntldnnti di compngn tn

23

Scuolll bombardieri Comando gene,·.. gènio Vi prendono }Hn·ta gli uffi()i1tli che frequeu-

tnno gH 1elll'i corsi

NOTE


Lezioae~Distau:a-Berse.gl-i du 1rop1egarsi

ro

I30

scopo d.e l ta lezione Le11to-Blocc11to

Pratic.a .dell'Arllla e puntamento'

130

Cartellone sagomato(uomo· in piedi e 2 a terra per ogni cartell-one.

Lento-Blùcce.to

Inconvenienti del.l'Arma e sostituzione delle parti di _ricnmhio .

130

Appostamento per Mitragliatrice munito di tetto,!er1toia,!inta mitragliatrice e,all'int9rno, sagome rappres~ntanti i serventi,

Rapido-Concentrato

500

Appostamento per Mitragliatrice a pozzo e per tiri in bnrbetta,con finta Mitragl iatrice e itt;,:ome a terra rappresentant i i servent i .

Rupido- Concen tn1 to

300

Sagome uomini. tn piedi

Lento-Falciata orizontale.

300

Sagome uomini u terra

500

Sagome uom i ni a terra in un !osso normale alla linea di tiro rappre-

Segnalazioni-Chi spara-Cartu~ie A,ssegn!l.te Per colpo tutti 20, rutti

20

Serve a dimostr~re quali e!!etti produca ci~ tiro di mitragliatrice , contro un ap postàmento coperto e mu·n i to di· feritoie e quanto quindi t ali appostamenti siano dannosi

rutti

20

Serve a di most=re qu~nto i risultati contro tali appostamentt Slano interiori a quelli della l ezione precedente .

Tutti

20

Per colpo

Tutti

30

Rapido - Fa l ciata orizon- -· Lezione:dì classifica tale.

Totaledei colpi

Tutti

80

Rapido-Falciata verticale.

d.i.m.o~trnre gli effetti del tirQ di tn!ilata

Totale dei O:Upi

Ln lezione sarà esguita- da una in~

Totale de i Coipi

-Pratica della falciata

··Se:r..v.e a

Per colpo

50

sentante una trince~ avversarin

p r esa di infilata

00 00 00

I

300

Sagome varie scomparen~i o muoventesi,

Rap i do- Falc iat a orizzontale.

tera sezione che prenderà posizione ed inizierà 11 !uoco all'apparire dei bersagli.

N O T l!

Tutte indistintamente le lzioni saranno eseguite con . tiri di schiancto. Al l'inizio di ogni lezione sarà spiegato. alla truppa lo scopo della lezmone, indi si accompagnerà presso i bersagli in modo che po s sa prendere visione deg l i stessi prima dell'inizio del tiro.Al tet'mi ne della lezione la truppa sarà riaccompagnata presso i be r sagli perchò possa vedere .d.n vicino gli e!:!'etti ottenuti. I tir i verranno cempre eseguiti,meno nel l 'ottava lezione,dag li, appostamenti costruiti a l polieono.Presso ogni arma dovrè sempre essere in !ut1zione l l personale de lla sezione tiro. I tiri antiaerei-di sb,1rr•i;,mento- di intèr,Hzione. ed 1ndirettl. verranno eseguiti nelle località e colle modalità da sta bilirsi e notificati di voltu in vol ta. Il Mageiore Comandante del Bat tap,l ione ... · , . )"

2 Caricatori per arma


Appendice "P"

., ··.·

R. ESERCITO ITALIANO

COMANDO SUPREMO ]SEZIONE ISTRUZIONI

6innaitira militare e~ tùu[aiione tiiita PR06RAmmA mIHimo aò uso òegli istruttori

.. ..

per l'aòòestramento òel solòato

NOTf\. - Il presente programma minimo e il metodo da seguire nel l'addestramento del soldato devono essere applicat i con regolarità e..continuità senza apportarvi modificazioni.

Se zio ne Tlpo-Liiogra!ica del Comando Supremo Settembre 1818.

- 889 -


,:

PROGRAMMA MINIMO PER L•ADDESTRAMENTO DEL SOLDATO - --- ···--· ·- - ---· - - - - A. -- Esercizi di flnsibilità e di p-reparaziont (Corpo libero ~torso nudo). NO T F.

ESF.CUZJONf.

1° Esercizi del tronco Tutti gli escr,iii partono dall'attenti r (OftSfo,.o

con mani .a~ fi&nc:o

a) flc.<sioni It,tr.rali

aHa. nuca hracda in alto mani al fianco alla nuca Pd dtc,rno pas$ar tt> } hrar.cia per alto, dktro, ~basso ,

I

/J) flessiaru aranti,

I

rigitla

,

1 !

r) flessione, O>'flnti · pr.,fo,,1/fl

d) flr..'isù.>nr ihtlit:tro,

lenta.

piedi dlvaricAti uniti

lenta

pit:dl divarìcati uniti

!

mani af fianco

· maHimn ~) rotazionr a s i11i5tra 1,

piedi divaricati

io

l<nta

piccH uniti piedi d:varicati

tttani a.lh, nuca bni~cia in fuorl

a d~Ifrll

cale se-uardo avanti - alfa.

Oinocchia tese • ottenere la musima flessibilità.

lenta

piedi uniti

I

di du~ tclflpi. Ginocchia t,sc - rt11i inar:

Tener forme le •nche

2° Esercizi di " a fondo ,, a .,;inistrn f

con mu1i 2.J rian<:o

I

Il

l

afl:a t111ca

1/t1trn

braccia in al to

Di,tanu dei piedi crc-

il rit<>rno in 2 mo~

sc~nte ftno al m1ssimo,

viint.nti staccati, porfancto te braccia v~lo-et rl i SCJtto in fuori

ttsa l'ahra gamba •.busto

in linea con la gamba tes,i .

3° Fiegamenti sulle aa.mbc um mani al fianco

afla nuca

n} l,11/i

br.1 c1' i1t il\ lito co u ·br:,rc.:1.l 3v.arrti •

b/ dt unito

(11

hHìri

lenta

Busto a piombo, caro

ed equiljbrda

trttio

1,: (:loce con encr~ giP. massima

Come sopra.

4° ~espirazione , o,.•csd are il capo indietro all'u ltìmn momtnto

n) per hhtaia fuori alfò

b) ptr bra,cia avnniì

~

riwr1i;1re

pi,·di tmiti

I,}<.'•

lentiuima. fnsplr:\rt tt.>l »3.SO; espi, are dalta bocca.

l' a..,,ordo <.Ori b rtspi r1t · braccia dlttro zinne 111a~sima.

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B. - Esercizi e gare. (Ognt ,sucizio .si /rpsforma utilnunte in t'ara). 1°

(Percorso Italiano m. 12S con 8 ostacoli v~ri. vedi \ in tennta leggera seni' anni khizzo a pag. 4' 5} in -4 alla volta - provar prima poi . armati qualche ostacolo. come tsercizio ginnastico; poi ', da ultimo armati td.cq11ipagmetà del percors<> :. poi tutto. \ gìati far prima cs"rdzj di puntate, da frnno, correndo, conte da istruzione impartita; contro bersagli fissi e mobili (s~c'chetli, fantocci, inscinare colpi decisivi ntl 1.nclli) corno a corpo (ndi pte· scdzioni pae-. 6-7}. a• distanza a precision< (30-35-40 metri contro bersaglio a terra del dia,ndrn di m. 2, 2.50, 3) a dislan>.a e velocità · a precisione e velocità lando cOn braccio sopra iJ C':&po } . tl• ìn piedi lancio con braccio t~so per basso da gi11occhio lancio l'ibero () a sassata da terra

Corsa di guerra

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2° Combatt. alla baionetta

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e corpo a corpo 3° Lancio di grana~ (in campo libero o tlùtro ripari)

4° Corse veloci, varie

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1 in tenuta lecgcra J armati

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EVOLUZIONE ORGANICA DELLA FANTERIA E DELLE TRUPPE D' ASSALT0 1

el 19 15, il comando dì corpo d'armata comprendeva i seguenti elementi: comandante, stato maggiore, quartier generale e ufficio postale. Lo stato maggiore era strutturato su : capo di stato maggiore (sezione operazioni, sezione informazioni, sezione servizi), comando di artiglieria, comando del genio, comandante dei carabinieri reali del coq)o d'armata, ufficio veterinario, direzione sanità, direzione cli commissariato, tribunale militare, comando del grosso ciel caITeggio. Il quartier generale era su: comandante, comando, ciel quartier generale, sezione carabinieri , sezione treno d'artiglieria, drappello cavalli eia sella, drappello automobilisti. Nel corso del conflitto vennero introdotte, sia nella costituzione sia negli organici del comando, alcune princi pali modificazioni: la creazione di un ufficio segreteria per la trattazione delle questioni riflettenti il personale (discipl ina, avanzamento, ecc.); l' assegnazione cli un maggiore, in luogo di un capitano, quale comandante dei carabinieri del corpo cl' armata; l'assegnazione di 2 plotoni di carabinieri in aggiunta alla sezione già esistente; la soppressione della sezione treno di artiglieria e ciel drappello cavalli da sella; l'istituzione cli una conunìssione di censura per il controllo della corrispondenza privata. In appendice 1 è riportato lo schema del comando di corpo d'armata nel novembre 1918. All'entrata in guerra, la formazione organica del corpo d' armata era stabilita su: comando; 2 o più d ivisioni di fanteria; truppe suppletive (un reggimento bersaglieri, un reggimento cli cavalleria, un reggimento d i artiglieria da campagna; un gruppo cli artiglieria pesante campale; un compagnia telegrafisti con parco; squadriglie aeroplani); servizi (colon na munizioni per truppe speciali, parco artiglieria, parco genio, sezione sanità per fanteria, ospedaletti eia campo someggiati e caITeggiatì; sezione sussistenza per fanteria, parco viveri). Nel 1916 si ebbero le seguenti principali varianti: assegnazione cli una sezione telefonica per artiglieria e di una seconda sezione telegrafisti; assegnazione cli un numero vario d i reparti mitragliatrici (gruppo suppletivo poi soppresso nel 1917); soppressione della colonna munizioni, ciel parco artiglieria e della sezione sussistenza. Nel 1917 si verificarono la soppressione della sezione sanità, ciel parco viveri , del parco genio, del reggimento di cavalleria e l' assegnazione organica cli un raggruppamento di artiglieria pesante campale. Nel 1918 si registrarono l' assegnazione di una autosezione dì 22 autocarri (in sostituzione dei mezzi carreggiati), cli una sezione radiotelegrafica, d i un reparto d'assalto e la soppressione definitiva del reggimento bersaglieri, del reggimento di artiglieria da campagna ed in seguito anche del reparto d'assalto. In appendice 2 è riportata la formazione del corpo d'armata in vigore nel novembre 1918. All'inizio del conflitto il comando dì divisione era composto da: comandante, stato maggiore, quartier generale e ufficio postale. Lo stato maggiore era articolato su : capo di stato maggiore, ufficio del capo dì stato maggiore, ufficio sanità, ufficio commissariato, comandante ciel caITeggio. Il quartier generale era formato da: comando del quartier generale, sezione carabinieri reali, sezione treno d'artiglieria, drappello cavalli da sella e drappello automobilisti . Nel corso del conflitto si aggiunsero: un ufficio segreteria, un capitano quale comandante dei carabìnìer.i della divisione, un plotone carabinieri in aggiunta alla sezione, la commissione dì censura, un capitano per la sorveglianza ciel servizio veterinario d iv isionale, il comando di artiglieria divisionale2 ; mentre vennero soppressi la sezione treno ed il drappello cavalli da sella . In appendice 3 è riportato lo schema del comando di divisione come previsto nel novembre 1918.

N

1 I dati sono stati riassu nti dalle pubblicazioni: Formazioni oricmiche del comando 4' armata - Ufficio Operazioni del 19 J 8 ed Evoluzione organica dellEsercilo IIClliano prirna e d11ra111e la grande guerra, a cura del col. C. Manzoni e ciel t. col. A. Ricagno, Scuola di Guerra - Uffic io Organica, giugno 1920. 2 Circolare n. 15450 in data 28 gi ugno 1918 ciel Comando Supremo.

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All'entrata in campagna la formazione organica della divisione di fanteria era la seguente: comando; due brigate cli fanteria, un reggimento di artiglieria da campagna, una compagnia genio zappatori con parco, colonna munizioni, sezione sanità per fanteria, sezione sussistenze per fanteria. Le principali varianti verificatesi durante il conflitto furono le seguenti: nel 19 I 6 si aggiunsero una sezione telefonica divisionale (derivata dalla trasformazione ciel parco telefonico della compagnia zappatori), un battaglione zappatori del genio in sostituzione della compagnia zappatori, una musica divisionale (in conseguenza della soppressione delle musiche reggimentali), una compagnia presicliaria per il risanamento del campo di battaglia (per le divisione impegnate in linea). Nel 1917 vennero assegnate 4 compagnie mitragliatrici ad ogni comando cli divisione. Nel corso del 1918 si ebbe l'assegnazione di: una compagnia telegrafisti in sostituzione della sezione telefonica, un gruppo obici pesanti campali su 3 batterie, una batteria cli bombarde da 58A o 58B (poi soppressa) 3 , 2 autosezioni (44 autocarri) che facevano capo per l'impiego all'autoparco d ' armata4 , mentre venne eliminata la sezione da ponte facente parte del battaglione zappatori. La formazione della divisione di fanteria in vigore all ' atto dell'armistizio è riportata nell'appendice 4. Nel 1918, si formò un quinto tipo di divisione, dopo quelle di fanteria, di cavalleria, alpina e bersaglieri. La divisione d'assalto serviva per la manovra offensiva e controffensiva, quale potente massa d 'urto, in possesso cli speciali caratteristiche organiche e tattiche, tale da risultare di agile e rapido impiego, elastico nei riguardi della comandabilità e nella scioltezza della manovra. Gli organici e i mezzi tecnici destinati a far funzionare tale grande unità dovevano essere i più semplici e i più snelli possibili , rinunziando ad ogni funzione che non fosse connessa direttamente alle immediate esigenze dell'azione offensiva. In base a tali criteri venne regolata la composizione organica delle grandi unità d 'assalto che doveva avere: un comando più semplice e meno pesante cli quello delle ordinarie divisioni di fanteria; truppa formata eia arditi e bersaglieri con larga dotazione di mezzi ausiliari offensivi e di mitragliatrici, un'aliquota di ciclisti, di cavalleria, cl 'artiglieria leggera e di truppe tecniche; nessuna assegnazione cli servizi, in quanto le unità cl' assalto dovevano valersi della rete logistica già esistente. La struttura organica della divisione d'assalto in vigore al momento dell'armistizio prevedeva: un comando; un raggruppamento d ' assalto costituito eia 3 gruppi d 'assalto ciascuno su 2 battaglioni d'assalto e un battaglione bersaglieri; un battaglione bersaglieri ciclisti; uno squadrone di cavalleria; un gruppo artiglieria da montagna; un battaglione zappatori; una compagnia telegrafisti. Il raggruppamento comprendeva tutta la fanteria assegnata alla grande uniti\ e il suo comandante funzionava da comandante della fanteria divisionale. Gruppo e raggruppamento d 'assalto non erano unità costituite organicamente, ma solo per l' impiego. Il corpo d'annata d'assalto era formato da: un comando, due divisioni d'assalto e truppe cli supporto: una compagnia telegrafisti, un gruppo d'assalto cli marcia. Ali' inizio della guerra esistevano le seguenti specie cli fanteria: fanteria cli linea (fanteria cli linea propriamente eletta e granatieri), fanteria scelta (bersaglieri), fanteria speciale (alpini e bersaglieri ciclisti). Durante la campagna, queste specialità vennero conservate apportando le varianti che l'esperienza e le necessità della guerra venivano mano a mano imponendo. L'evoluzione degli organici dei reparti di fanteria venne influenzata: dallo sviluppo e dall'importanza assunta dalle armi automatiche e dalle armi a tiro curvo quali lanciatorpedini e lanciabombe; dalla necessità di diminuire la forza numerica delle unità per ri spanniare l'elemento uomo; dall'opportunità di specializzare gli elementi più idonei al maneggio cli particolari strumenti bellici quali bombe a mano e da fucile , lanciafiamme, ecc. Nel corso del conflitto si crearemo due nuove specialità dell'arma di fanteria: gli skiatori e gli arditi. I reparti d'assalto creati nel 1917 erano formati su battaglioni di 3 compagnie, armati complessivamente con 6 sezioni di pistole mitragliatrici, 3 sezioni mitragliatrici pesanti, 6 sezioni cli lanciafiamme portatili, una sezione lanciatorpedini. In particolare, la compagnia d 'assalto era su: comandante; 4 plotoni (in genere su 3 squadre, una quarta squadra poteva essere costituita con elementi sussidiari della compagnia o con le sezioni tiro delle mitra3

Circolarin. l52 137inclata ("marzo 1918,n. 152000indata25 febbraio l918en.28900indata IJ luglio 1918de1Comanclo Supremo. 4 Circolare n. 14 1025 in data 11 gennaio 1918 del Comando Supremo.

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gliatrici o pistole mi tragliatrici); una sezione mitragliatrici Fiat carreggiata; 2 sezioni pistole mitragliatrici, una sezione lanciafiamme d' assalto 5 . La compagnia cl' assaito isolata era dotata, inoltre, di una sezione lanciatorpedini ed un'aliquota di carreggio del battaglione (2 carrette e 4 quadrupedi). Il battaglione d ' assalto aveva un numero variabile di compagnie (di massima 3), oltre al comando ed alla sezione lanciatorpedini. In appendice 5 sono riportate le tabelle organiche relative al 1917 della compagnia e ciel battaglione d'assalto. Gli organici dei reparti d ' assalto stabiliti per la prima volta nel settembre 1917 non erano tassativi, in q uanto si lasciò facoltà ai comandi d'armata cli apportare ad essi quelle modificazioni che fossero imposte da speciali esigenze d'impiego o da circostanze cl' altra natura. In un primo tempo i reparti d'assalto furono messi a disposizione dei comandi d ' armata, i quali nei periodi di azione li assegnavano temporaneamente alle dipendenti grandi unità a seconda dei bisogni. Nell' apri le 1918 vennero passati organicamente ai comandi cli corpo d'armata in ragione dì un reparto cl ' assalto su 3 compagnie ad ogni corpo d 'armata6 . In linea eccezionale, però, anche a qualche divisione che si trovava in particolari condizioni d'impiego fu assegnato un reparto d ' assalto. Nel 19 18 vennero costituiti anche speciali plotoni d'assalto aggiunti organicamente ai reggimenti cli fanteria e ai battaglioni alpini7, mentre alcuni reparti d ' assalto preesistenti concorsero alla costituzione del corpo d ' armata e delle unità d'assalto. Anche con la formazione delle grandi unità d 'assalto, quasi tutti i corpi d ' armata mantennero comunque un proprio reparto d'assalto8. In appendice 6 è riportato l'organico ciel plotone d'assalto reggimentale, mentre l'appendice 7 contiene gli organici completi delle truppe d'assalto alla data del 22 agosto 1918. Le percentuali cli truppe scelte (bersaglieri e reparti d 'assalto) e delle truppe speciali (alpini e bersaglieri ciclisti), all'atto dell'armistizio, erano rispettivamente di 7,2 ed 8 per cento in confronto alla fanteria di linea. Le modificazioni apportate durante la campagna alla costituzione e forza della brigata cli fanteria di linea e granatieri non furono che la conseguenza cli quelle apportate al reggimento, al battaglione, alla compagnia e al plotone cli dette specialità, ad eccezione delle seguenti verificatesi nel comando di brigata stesso: assegnazione di due compagnie mitragliatrici nell'aprile 19 17; assegnazione organica cli due ufficiali inferiori a disposizione, oltre ali' ufficiale subalterno a disposizione del comandante già esistente ali' entrata in guerra; aumento cli 4 militari dì truppa (cli cui 2 ciclisti); diminuzione di 2 cavalli di ufficiali in conseguenza della diminuzione di razioni foraggio . In appendice 8 è riportato lo specchio dell'organico di una brigata. Nel 1915, il reggimento dì fanteria cli linea era costituito da: un comando, 3 battaglioni (ciascuno su 4 compagnie) ed una sezione mitragliatrici. Parte dei reggimenti aveva, inoltre, le salmerie cli reggimento (21 6 mul i). Nel settembre 1917 venne proposta la costituzione di un nuovo tipo di reggimento in formazione speciale per lo schieramento d.i sicurezza in posizioni arretrate costituito da: comando, reparto zappatori, una sezione lanciatorpedini e 3 battagl ioni, ciascuno su 3 compagnie mitragliatrici e una compagnia fucilieri9. Nel corso dell' ultimo anno cli guerra si ebbero le seguenti modificazioni : aumento organico di 4 ufficiali subalterni nel comando cli reggimento (uno per il servizio gas, uno di collegamento, uno per le pratiche giudiziarie, uno per il servizio cli propaganda) lO; assegnazione al reggimento di una sezione lanciafiamme portatile su 12 apparecchi 11 ; dì un reparto cannoncini da 37 su 4 armi 12 ; di un plotone d'assalto 13 . Per effetto cli tali modificazioni, cli qualche altra di minor conto (riduzione dei cavall.i di uffiéia li), 5

Circolare n. 117050 in data 21 settembre l9 l 7 del Comando Supremo. Circolare 11. 173725 in data 28 aprile 1918 del Comando Supremo. 7 Circolare n. 17000 in data 20 giugno 19 l 8 del Comando Supremo. 8 Circolare n. 31175 in data I" agosto 1918 del Comando Supremo. 9 Circolare 11. 116565 in data 6 sette mbre J 9 l 7 ciel Comando Supremo. IO Circolari n. 600 in data 18 maggio 1918 e n. 29767 in data 16 dicembre 1917 e Norme per il servizio di propaganda ciel Comando Supremo. 11 Telegramma - circolare n. 15 1537 in data 14 febbraio 1918 del Comando Supremo. 12 Circolare n. 700 in data 22 maggio 19 18 del Comando Supremo. 13 Circolare n. l 7000 in data 26 giugno 19 18 del Comando Supremo. 6

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nonché delle altre cui si accennerà parlando del battaglione, del carreggio e delle salmerie, all'atto dell' armistizio, il reggimento cli fanteria, come appare dallo specchio dell'appendice 9, presentava sensibili differenze rispetto alla consistenza che aveva al momento dell'entrata in guerra. Nel 1915, il battaglione di fanteria doveva essere organicamente costituito da: comando, 4 compagnie e una sezione mitragliatrici per fanteria. Nel 1916, il battaglione venne dotato di un reparto zappatori della forza di un ufficiale e 88 soldati 14 , di una seconda sezione mitragliatrici e si dispose per l'assegnazione d i 2 sezioni pistole-mitragl iatrici 15 . In effetti, però, l'aumento delle mitragliatrici non raggiunse che il numero di 4 sezioni per reggimento e la progettata dotazione di 2 sezioni pistole-mitragliatrici per battaglione si completò solo nel 1917. Variazioni più importanti, che modificarono sensibilmente la fi sionom ia organica e l'efficienza tattica del battaglione, vennero apportate nel 1917: riduzione della forza delle compagnie fucilieri a 200 uomini per la costituzione ciel battaglione complementare di brigata; assegnazione di una compagn ia mitragliatrici e contemporanea sottrazione della quarta compagnia fucilieri, impiegata per la costituzione dei reparti cli marcia; assegnazione cli una sezione lanciatorpedini Bettica 16 poi sostituiti da lanciabombe Stokes; assegnazione di una sezione pistole-mitragliatrici ad ogni." compagnia invece cli 2 sezioni a battaglione; ulteriore riduzione della forza organica delle compagnie fucilieri a 175t 7 e a 150 uomini 18 . Nel 1918, si registrò ancora una diminuzione della forza complessiva dei fucilieri, portando l'organico delle compagnie fucilieri a 145 uomini 19 . Un lieve aumento si ebbe, per contro, nelle mitragliatrici per effetto della trasformazione organica delle compagnie mitragliatrici da 3 sezioni di 6 armi a 4 sezioni con 8 armi. 11 comando cli battaglione ebbe un ufficiale subalterno in più per il servizio cli collegamento. Per faci lità cli esame e di confronto si riportano in appendice 10 i principali dati organici relativi all'evoluzione ciel battaglione di fanteria durante la guerra. L'impiego da parte tedesca, durante le operazioni svoltesi sul fronte occidentale nella primavera ciel 1918, di un battaglione che basava la propria azione quasi completamente sul valore offensivo del fuoco delle mitragliatrici indusse a seguire decisamente tale tendenza. Così, nel mese di settembre, si iniziarono studi ed esperimenti per la trasformazione del battaglione in battaglione "mitragliere" con l'intento di farne un organismo più potente cli quello teclesco20. Le fortunate vicende guerresche dell'autunno 1918 fecero sospendere ogni lavoro d i immed iata trasfonnazione. I dati relativi al battaglione di nuovo tipo, costituito a titolo sperimentale presso la Scuola di perfezionamento di fanteria U.M., messi in confronto agli analoghi dati di forza relativi al battaglione tedesco ed austriaco, appaiono nella tabella dell'appendice 1.1. Nel 19 15 non si ebbero modificaz ioni organiche nella forza e nella costituzione della compagnia di fanteria. Nel 1916 si registrò la riduzione della forza degli zappatori (14 uomini per compagnia) per la costituzione del reparto zappatori di battaglione2 1 e l' aumento dei portaferiti, lasc iando però invariata la forza della compagnia22 . Nella primavera del 1917 venne ridotta la forza organica della compagnia a 200 uomini per la costituzione di un battag lione in più per ogni brigata (battaglio ne complementare destinato a costituire la riserva di complementi della brigata)23 . Nel giugno 1917 venne assegnata una sezione pistole-mitragliatrici. Al momento della battaglia di Caporetto, la compagnia di fanteria aveva quindi la seguente formazione: comandante, 4 plotoni (ciascuno su 2 squadre fucilieri e 2 squadre di lanciatori cli bombe), sezione pistole-mitragliatrici. In conseguenza della ritirata, la forza della compag nia venne ulteriormente ridotta a 150 uomini, esclusa la sezione pistole mitragliatrici (un ufficiale e 27 14

Circolare n. 16896 in data 9 aprile 1916 del Comando Supremo. Circolare n. 106140 in data IO giugno 1917 del Comando Supremo. 16 Circolare n. 101500 in data 15 maggio 1917 del Comando Supremo. 17 Telegrammj circolari n. 126571 in data 26 agosto 1917, n. 116496 .in data 3 settembre 1917 e n. 1170 I 8 in data 21 settembre 1917. 18 C ircolare n. 3275 in data 19 novembre 1917 del Comando Supremo. 19 C ircolare n. l 7775 in data 23 luglio 1918 del Comando Supremo. 2 C ircolare n. 837 in data 30 settembre 1918 del Comando Supremo. ' 2 1 Circolari n. 11435 i.n data 27 gennaio 1916 e n. 16896 in data 9 apri le l916 del Comando Supremo. 22 Circolare n. 17286 in data 12 aprile 1916 del Comando Supremo. 23 C ircolari n. 82646 in data 20 marzo 1917 e n. 84774 in data 21 aprile 1917 del Comando Supremo. 15

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uomini dì truppa) 24. Nel febbraio 1918, sì stabilì che dei 4 plotoni di ciascuna co mpagnia fucilieri , 3 dovessero essere "o rdi nari", della forza cioè di un ufficiale e 50 uomini. Tale innovazione era essenzialmente ispirata al concetto cli riunire ìn plotoni ordinari i veri combattenti della compagnia e di poter quindi più facilmente mantenere integra la forza per essi stabilita. In questo modo vennero riuni ti nel quarto plotone, eletto "misto", glì elementi ausiliari del comando di compagnia (graduati cli contabìlìti't, trombettieri, portafe riti, sarto, calzolaio, ecc.) e le cariche speciali (porta ordini, posti di coJTisponclenza, segnalatori, osservatori, guardia ai depositi, vedette ai gas, ecc.). Entro la fine della guerra si ebbe: la diminuzione di 2 ufficiali per effetto dell a sostituzione con un maresciallo o sergente maggiore del comandante la sezione pistole- mitragliatrici e del comandante del plotone "misto"; la diminuzione di 5 fucilieri per la costituzione del plotone d'assalto reggimentale25; la diminuzio ne di 4 soldati nella sezione pistole-mitragliatrici 26 . Per effetto cli queste due ultime diminuzioni, fermo restando la costituzione organica di 3 plotoni ordinari, un plotone misto e una sezione pistole-mitragliatrici , la forza organica della compagnia all'atto dell 'armistizio era ridotta a: 4 ufficiali e 169 soldati, dei quali 24 nella sezione pistole-mitragliatrici. In appendice 12 è riportata la tabella organica della compagnia cli fanteria sul fi nire del conflitto. Il plotone cli fanteria non subì variazioni organiche nei primi due anni cli gue1Ta. Nel gennaio 1917 venne stabilito che ogni plotone dovesse avere una squadra cli 12 specialisti lanciatori di bombe a mano ed una squadra cli 12 lanciatori di bombe da fucile, compreso il capo-squadra. Il plotone risultò pertanto costituito di 2 squadre di fucilieri e cli 2 squadre di lanciatori cli bombe 27 . Questa costituzione venne ribadita nel giugno 1917 dall' Istruzione provvisoria sull'allacco delle minori unità difanteria. Seguì l'istituzione nella compagnia del plotone "misto" destinato a raccogliere tutti gli elementi ausiliari del comando d i compagnia e gli uomini addetti a cariche speciali dovute ad esigenze particolari del combattimento e della clislocazione28 . In maggio, il Comando Supremo dispose che il quarto plotone (plotone "misto") della compagnia cli fanteria fosse comandato da un maresciallo o sergente maggiore, anziché da un ufficiale subalterno od aspirante29 . All ' atto deUa dich iarazione cli guerra era organicamente assegnata ad ogni battaglione cli fanteria una sezio ne mitragliatrici per fanteri a (materiale Maxim mod. 1911 con un ufficiale, 39 so ldati, 8 quadrupedi e 3 carrette)30 . Di fatto, però, non tutti i battaglioni erano muniti della prescritta sezione, malgrado che a parte d i essi fosse stata assegnata una sezione mi tragliatrici Maxim mod. 1906 someggiata per fanteria (un ufficiale, 45 soldati, 14 quadrupedi , una carretta) . Nel corso del 1915 si ebbe la distri buzione provvisoria della sezione mi tragliatrici campale Perìno (un uffic iale, 21 soldati, 4 quadrupedi, 2 carrette), traendo le armi dalle opere di difesa permanente e l'introduzione in li nea della mitragliatri ce Fiat mod. 914 con la quale fu possibile completare l' assegnazione organica cli una sezione mitragliatrici carreggiata o someggiata ad ogni battaglìone3 1. Durante il 1916 venne sanzionata l'assegnazione organica d i 2 sezioni per ogni battaglione, peraltro non portata a termine entro la fine dell'anno . Fu adottata, inoltre, la mitragliatrice Saint Etienne mocl. 907 con sezioni e compagnie carreggiate o someggiate. Nel 19 17 venne deciso d i raggruppare le sezioni mitragliatrici cli battaglione ìn compagnie mitragliatrici su 3 sezioni e assegnare ad ogni battaglione cli fanteria una compagn ia m itragliatrici in sostituzione della quarta compagnia fucilieri, che passò a costituire i battaglioni di marcia. Si ebbero cpsì 3 compagnie mitragli atrici per reggimento; inoltre, ogni comando di brigata ricevette 2 compagnie mitra-

24 Circolari n. 13 1465 in data 8 novembre 19 17. n. 139375 in data 26 novembre 1917 e ::,ìJecchio della forza di una brigata

di fan teria su due reggirnenti a 3 ba.11aglioni del 9 dicembre 1917 del Coma ndo Supremo. 25 Circolare n. 17000 RS in data 26 giugno 19 I 8 del Comando Supremo. 26 Telegramma circolare n. 22826 RP in data 5 luglio 1918 de l Comando Supremo. 27 Circolare n. 2540 in data 31 gennaio 19 I7 del Comando Supremo. 28 Circolare n. 6 I25 in data 15 febbra io 19 18 del Comando Supremo. 29 Circolare n. 600 in data 18 maggio 1918 del Comando Supremo. 3 Circolare n. 3080 in data 3 febbraio 19 I4 del Ministero della Guerra - Segretariato Generale. 31 Circolare n. 30590 in data 14 ottobre I 9 I 6 del Comando Supremo.

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gliatrici 32 . Le sezioni mitragliatrici dotate di armi di vario modello (Peri no, Colt, Schwarzlose, ecc.) risultanti esuberanti dall'ordinamento ora detto vennero raggruppate in compagnie poste alle dipendenze dei comandi d'armata. Sempre nel J917 si costi tu irono le compagnie mitragliatrici Fiat e Saint Etienne da posizione per impiego difensivo su 2 sezioni di 4 armi 33 . Alla vigilia della battaglia di Caporetto, il Comando Supremo dispose la trasformazione, su 2 plotoni di 4 armi ciascuno, del!' organico delle compagnie mitragliatrici Fiat cli manovra da assegnarsi ai comandi di divisione e di brigata34 , mentre le compagnie dì fanteria avrebbero dovuto ricevere una sezione con 3 mitragliatrìci35 . Questi provved imenti non ebbero che parziale attuazione 36 . Nel settembre 1918 iniziò la trasformazione organica delle compagnie mitragliatrici di manovra su 8 armi e 4 sezioni, di cui 2 comandate da sottufficiali 37 . Nel novembre 19 18, la situazione dei reparti mitragl iatrici vedeva una compagnia carreggiata su 6 o 8 arm i e 3 o 4 sezioni ad ogni battaglione di fanteria, 2 compagnie mitragliatrici ad ogni comando cli brigata, una o più compagnie mitragliatrici da posizione su 6 armi e 3 sezioni a disposizione dei comandi d'armata. La pistola-mitragliatrice venne introdotta nel 1916, con 1' assegnazione organica di 2 sezioni su 2 anni a ciascun battaglione cli fanteria. Nel 1917, l'arma fu distribuita ad ogni compagnia cli fanteria in ragione di 3 armi riunite in una sezione38 . Nel maggio 1917 il Comando Supremo dispose per l'assegnazione a ciascun baltaglione cli fanteria di una sezione lanciatorpedin i cli 6 armi, con un ufficiale, un sottufficiale e 43 soldati 39 . Armi da trincea a tiro curvo erano peraltro già state largamente distribuite alle truppe prima della sanzione organica, riunendole variamente in sezioni ed impiegandole sia con le truppe sia come mezzi da posizione. A partire dalla primavera del 1918, le sezioni lanciatorpedini Bettica vennero sostitu ite da sezioni lanciabombe Stokes su 4 armi (un ufficiale e 26 soldati) 40, conservando i lanciatorpedini fino a consumazione. Nel 1918 venne assegnata organicamente, prima ad ogni brigata, poi ad ogni reggimento di fanter ia, una sezione lanciafiamme portatili con 12 apparecchi 4 1, mentre in maggio fu la volta ciel cannoncino eia 37F in reparti d i 4 armi42 . L'.insufficienza cli zappatori esistente presso le unità cli fanteria nel 19 15 (comando cli battaglione: un maresciallo e 3 caporali; compagnia: 14 soldati) fu messa in evidenza sin dai primi mesi della campagna. Nel gennaio 1916, fu e levato il numero di zappatori, seguendo il criterio di raggrupparlo per battaglione e dando facoltà di ri unire per !'.impiego i nuclei dei 3 battaglioni del reggimento in un'unica unità43 . Nell'aprile dello stesso anno venne creato organicamente il reparto zappatori per battaglione dì fanteria , stabilendo una formazione di un ufficiale, 88 soldati e 2 quadrupedi e mantenendo la facoltà di riunire temporaneamente i reparti in un unico nucleo reggimentale. I 4 portaferiti già stabiliti per ogni compagnia di fanteria si dimostrarono presto assolutamente insufficienti. Nell'aprile 19 16 il loro numero venne portato ad 844 . Durante il conflitto, la penuria d.i quadrupedi costrinse a diminuire il carreggio presso i reggimenti di fanter ia. La diminuzione finale fu cli una carretta per il comando di battaglione, mentre rima32 Circolari n. 84774 in data 21 aprile I 917, n. 84 807 in data 22 aprile 1917 e n. 850 I9 in data 28 aprile I 917 del Comando

Supremo. 33 Circolari n. I I5800 in data 7 agosto 19 17. n. 130400 in data 4 ottobre 1917 e n. I00 in data 4 maggio 1918 del Comando Supremo. 34 Circolare n. 130720 in data 14 ottobre I 917 del Comando Supremo. 35 Circolari n. I 30700 in data 14 ottobre 1917, n. 130800 in data 17 ottobre I 9 I 7, n. 130840 in data I9 ottobre J917, n. 130875 in data 20 ottobre 1917 e n. 130925 in data 22 ottobre 1917 del Comando Supremo. 36 Telegramma circolare n. 139208 in data 24 novembre 19 18 del Comando Supremo. 37 Circolari n. 17700 in data 17 settembre 1918 e n. 159220 in data 30 marzo 1918 del Comando Supremo. 38 Circolare n. I 06 I 40 in data I O giugno 1917 del Comando Supremo. 39 Circolare n. IO I 500 in data I 5 maggio 1917 del Comando Supremo. 40 Telegramma circolare n. 163668 in data 2 apri le ·1918 e circolare n. 117490 in data 22 luglio 1918 del Comando Supremo. 41 "lè legramma circolare n. 1_245 in data 8 maggio, telegramma circolare n. 1454 in data 15 maggio 1918 e circolare n. 15'1537 in data 14 febbraio 1918 del Comando Supremo. 42 Circolare n. 700 in data 22 maggio 1918 del Comando Supremo. 43 Circolare n. 11435 in data 27 gennaio 1916 del Comando Supremo. 44 Circolare n. 17286 in data 12 aprile 1916 del Comando Supremo.

-896-


se invariato il quantitativo di carreggio assegnato al comando di reggimento. Sin dai primi mesi della campagna venne riconosciuta la necessità di dotare di salmerie organiche tutti i reggimenti di fanteria. Tali salmerie subirono poi successive riduzioni. E precisamente: prima vennero portate a 207 muli ed indi a 200, 195 e 100 quadrupecli 45 . Contemporaneamente alla riduzione organica della salmeria reggimentale a 100 quadrupedi (salmeria inscindibile dal reggimento), vennero costituite salmerie complementari di 100 quadrupedi (ridotte poi a 50), assegnate alle armate e da cedersi da queste all' evenienza e temporaneamente aì reggimenti per i quali fosse risultata insufficiente la salmeria organica (reggimenti operanti in montagna) , oppure per essere impiegate in altri servizi. Nel 1917, al comando di battaglione, fino ad allora dotato di 5 biciclette, ne venne tolta una 46 , che fu peraltro compensata, nel numero complessivo delle biciclette assegnate al battaglione, da quella in dotazione alla compagnia mitragliatrici. TI comando di reggimento conservò le 5 biciclette che aveva si n dall'inizio della guerra.

45 Circolari n. 63871 in data 11 febbraio 19 17, n. I 1689 1 in data J6 settembre 1917, n. 144890 in data 26 gennaio 1918, n. 152260 in data 4 apri le 1918 del Comando Supremo. 46 Telegramma circolare n. 118548 .in data 20 agosto 1917 del Comando Supremo.

- 897-


Comando di Corpo d'Armata Co111t111do11/'e

Tipo di ordinamento intHno ( 4 nov. 1918) Cupo ,/l'SN.

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Formazione normale del Corpo d'Arm8f!l Comando (umanclanh

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Comando di Division.e di Fanteria Tipo di ordinamento Interno ( rÌov. 1918) (oms//lle11/-e

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Appendice "5"

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Appendice "6"

l'lotone d' assalto _regirimenble

(foitio 17000 R. S. del C. S. - Ord. Mob. 26-6-1918) .

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I 1 .subalterno, o aspirante,· o aiutante di

I

battaglia. . . Marescialli o sergenti maggiori

.1

Sergenti ò caporali maggiori .

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.Caporali . , .

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-Sold~ti ( 4 · squ·a dre)

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- 903 -

4

. .

36

Totale

1 . · 45,

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I


Appendice "7"

ORGANICO TRUPPE D'ASSALTO (22 AGOSTO 1918) ORGANICO DI UNA COMPAGNIA D'ASSALTO INQUADRA..TA

FUCILIERI E BOMBARDIERI Ufficiali Capitano comandante Subalterni e Aiut. di Batt. Sottufficiali di Plotone Sottufficiali di Contabilità Serg. o Cap. Magg. di squadra Cap. Magg. o Cap.li di squadra Cap. Magg. o Cap.li di sanità Trombettieri Ciclisti Attendenti Portaferiti Soldati

Truppe

Biciclette

Note

1

3 4

12 12 1

4 2

2

4

8

112

Totale

4

160

2

SEZIONE PISTOLE MITRAGLIATRICI Truppa

Mitragliatrici

Maresciallo o sergente maggiore Comandante cli Sezione Sergenti o Cap. Magg. Cap. Magg. o Caporali Soldati

18

2

Totale

24

2

Note

4

/

COMPAGNIE D'ASSALTO Ufficiali

Truppa

Pistole

Comando fucilieri e bombardieri 2 Sezioni Pistole Mitragliatrici

4

160 48

4

Totale

4

208

4

-904-

Biciclette 2

2

Note


COMANDO DI REPARTO D'ASSALTO Ufficiali

Truppa

Biciclette

Carrette

Quadrupedi

8

16

8

16

Note

1

Ufficiale Superiore Com.te Capitano Comandante in 2a Aiut. Magg. tattico .E Aiut. Magg. amministrati vo B Ufficiale cli Colleg.to :ii .D :l Ufficiale cli Vettoc.to (/') Ufficiale Medico Sottufficiali Cap. Magg. o Cap.Ji di maggiorità Cp. Magg. o Cap.li di san ità Caporale trombettiere Ciclisti Attendenti Conducenti

l

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2

2 1

I 6

6

7 9

8

Totale

6

27

COMPAGNIA MITRAGLIATRICI Ufficiali

1 Cap.no o Ten.te Comandante Uff.li Subalterni o Ai ul. di Batt. Marescialli o Serg. M agg.ri Sergenti o Cap.M. cli cui J di Contabilità Capor. Magg.ri Cap. Magg. o Cap.li di Sanità Caporali o Soldati tiratori Allievi armaioli Maniscalco ocl allievo Sellaio od allievo Portaferiti Telefonisti Conducenti Attendenti Soldati Armi Totale

Truppa

M itragliatrici

Bicielette

Quadru- Carrette a ruote pedi

2 4

17 2

8 4 2 2 4 2 12

16

8

3 74

8

3

135

- 905 -

8

16

8

Note


SEZIONE PORTATILE LANCIAFIAMME (di 6 apparecchi) Ufficiali

Truppa Carrette Lanciafiamme Quadrupedi Note

Subalterno o Aspirante Sottufficiali Caporali Conducenti Attendenti Soldati

10

Totale

15

I 2

l l

l

6

2

6

2

SEZIONE LANCIATORE DA 76 (STOCHES) Ufficiali

Truppa

Comandante (Ufficiale Subalterno) Sottufficial i Graduati capipezzo Serventi Attendenti Armi Conducenti

20

Totale

27

Carrette Quadrupedi

Stocbcs

Note

4

4 2

4

2

SALMERIA COMPLEMENTARE PER REPARTO D'ASSALTO Truppa

/

Sott'Ufficiali Cap. Magg. Caporali Conducenti Maniscalchi o allievi Sellai e allievi

Quadrupedi

3

50 2 2

?????

50

58

Totale

- 906-

50

Note


COMPAGNIA MITRAGLIATRICI Ufficiali Comando 3 Comp. Ass.to l Comp. Mitrag. 3 Sezioni portatili lanciafiamme di 6 apparecchi 1 Sez. lancia bombe St.oches da 76 1 Salmeria a disposizione

Truppa Bici- Car- Quadru- Lancia- M itra- Sto- Note pedi fiamme grliatrici ches dette rette

16

135

l

8

16

3

6

27

12 3 3

45

12

27

2

58

50 13

916

27

Totale

8

624

6 6

8

20

90

8

18

4 18

4

20

COMANDO GRUPPO D'ASSALTO Ufficiali

Comandante Colonnello e Ten. Colon. Aiut. Magg. in 1a tattico Capitano Aiut. Magg. in 1'1 amm.vo 'J??? o subalt. Ufi'iciale lstrultore Caporale o Sualt. M.T. Ufficiale di Vig. e Prop. Ufficiale di Colleg.to (Subalterno) Ufficiale Medico (Capitano) Cappel lano Sottufficiale di Magg.tà Sottuff. Trombettiere Scritturali Ordinanze d'ufficio Attendenti Ciclisti Conducenti Aiutanti di sanità Totale

Truppa

Carrette

Quadrupedi Ufficiali Truppa

B iciclette

1

I

l I

2

3 8 4 5

4 4

8

4

8

I 8

25

-907 -

5

Note


COMANDO RAGGRUPPAMENTO D'ASSALTO Ufficiali T.-uppa Cornandante-Magg. Generale o Brigadiere Generale Aiut. di Campo (Capitano) Ufficiale addetto (Capitano) Ufficiale a disposizione (subalterno) Ufficiale di collegamento Uffic iale veterinario Scrivere (graduati ??????) Ciclisti (graduati ?????) Ordinanze d'Ufficio Conducenti Attendenti

Note

2

l

2

6

6 2 2

7 6

Totale

Quadrupedi Biciclette Carrette Ufficiali Truppa

18

3

7

2

GRUPPO DI COMPAGNIE MITRAGLIATRICI Ufficiali 'Iruppa

Bicielette

Mitra- Quadru- Carrette gliatrici pedi a ruote

Comando di Gruppo 3 Comp. Mitraglieri

2

4

I

9

405

3

24

48

24

Totale

11

409

4

24

48

24

Note

COMANDO DI GRUPPO DI COMPAGNIE MITRAGLIATRICI Ufficiali /

Comandante (I Uffic. Superiore) Aiutante Maggiore (Subalterno) Attendenti Scritturali Ciclista

Truppa

2

2

Tot.aie

- 908 -

4

Biciclette

Note


REPARTO CANNONCINI DA 37 M/lVI. (4 PEZZI) Ufficiali Comandante (Tenente) Subalterni Marescialli e Serg. Magg.ri Sergenti e Cap. Magg.ri Caporal Maggiori Caporali Conducenti Attendenti Soldati

I 2

Totale

3

Truppa

4 2 4 2 3

Quadrupedi

Carrette

4

2

4

2

24 40

- 909 -

Note


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- Il Com. della Brig. ha a sua disposizione uo nucl.di 7 carab. a cav. o ciel. fornito dalla Sez. di RR CC. addetta al Com. di Divisione. - L'autodrapp. del Com.di Div.ha in forza un·autovett. destin. esci. pel serv . del Com. di Brig. (in uso al Com. di Brig. che, data la sit. di fatto del mom . più ne abbisogna finchè le stesse ragioni co11siglino di darla all'altro. Circ. 1500 R s·. 16-5-1918 del C.S.- U.O .M.

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Appendice "9"

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Appendice "12"

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n. 599.

.(2) - A modificàzioné . Circ. 2540 del 31-1-17 le squadre speciatisie (lanciatori di bombe)_ 2 pe~ plotone, avranno un numero di militari ìn re azione oscillazi, ne· forza.

(3) - Istituito con Circ. C ..S .. 6125 del 15-:t- 18. Deve avere la · forza di 30 .iominì, ·e. ra_ccoglie . g i ausiliarii della compagnia e le cariche speciali t2 graduati di contab.lità, 4 tromoetti.eri, 8 portaferiti, 1 sarto; I calzolaio, 2 ranci ed ecc.)

(4)' - Aumentati con Circ: 172S6 del 12-4-16.•

(5) - Asscgnate .. con Circ, 106UO del 10-6-1_7.

N. B. - (..a compagnia può me tere in linea 132 fucili (N. 114 . cp. propr.i;mente· _detta e N. 18 della sezione pisiole). · .. ' ' Il ritim~·r o <:lei militari . fregiati dél distintivo di rdito . . non' dovrà ò trepassare il ventesimo della forza or.ganicà · · del riparto sùl piede. lii guerri1. (e.ire. C. S. 15810 del 10-8-16). ' .Con Cir~. Ì7000 · 26-6-18 de C. S. · è stat~ di~posia la .· , · riduzione di _5 1;1oin1ni per compagnia, per la . costituzione :: dei -plotoni. di·.assalto reg~imentali.

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LA DISCIPLINA

I tema della disciplina dei reparti d'assalto è indubbiamente un tema spinoso, affrontando il quale è molto facile sviluppare gli aspetti più negativi della loro vicenda, ponendo l'accento su una pretesa ingovernabilità e sui problemi di convivenza non solo con la popolazione civile ma anche con altre componenti dell'apparato militare, e soprattutto con coloro che incarnavano l'idea stessa della disciplina e dell'osservanza della legge, vale a dire i carabinieri. Le accuse che fin dai primi tempi furono indirizzate contro gli appartenenti a questa nuova specialità erano in pmte strumentali ed accoglievano una buona dose di dicerie ed esagerazioni, attribuendo agli arditi anche colpe non loro e facendoli responsabili di azioni del tutto immaginarie, ma è indubbio che il comportamento dei reparti d'assalto, anche quando, e fu certo la maggioranza dei casi, non configurava alcuna violazione delle norme, si collocava spesso al di fu ori dell'ortodossia ciel Regio Esercito. Manifestazioni cli esuberanza che sconfinavano nell'uso delle armi, tali da inchme alcuni testimoni a parlare di " fantasie", con specifico riferimento all'usanza delle truppe colonial i di sottolineare con grida e spari i momenti salienti della vita dei loro reparti, per quanto fossero un indice del loro entusiasmo "guen-iero" e della loro tens ione morale non potevano essere viste di buon occhio dalle gerarchie militari. Né potevano esserlo le burle più o meno pesanti organizzate ai danni dei comandi e delle altre strutture di retrovia con le quali i reparti d'assalto vivevano necessariamente a stretto contatto durante i lunghi periodi di addestramento, e gli atteggiamenti spavaldi e guasconi spesso assunti durante la libera uscita dalle " fiamme nere", ma anche dalle "fiamme rosse" e dalle "fiamme verdi", dando luogo ad occasionali incidenti ed a più frequenti lamentele. Se un certo livello di tolleranza era possibile, in considerazione della natura del tutto atipica di queste unità e del loro impiego peculiare, vi era comunque un limite da non superare e che una volta oltrepassato dava il via ad interventi che andavano dalla sanzione disciplinare all'allontanamento dal reparto, senza escludere, ovviamente, la denuncia ai tribunali militari quando si configuravano gli estremi ciel reato. La misura dell'allontanamento in particolare fucostantemente utilizzata sia in forma preventiva che in forma repressiva nel tentativo di tenere sotto controllo l'ambiente degli arditi ed a renderla necessaria contribuì la tendenza di molti comandi a destinare ai reparti d'assalto i loro peggiori elementi per potersene così disfare. Non a caso uno dei primi atti richiesti ai comandanti dei reparti di nuova costituzione era quello di procedere ad un'accurata selezione non solo tra i gregari ma anche tra gli ufficiali, in modo da poter immediatamente individuare e rinviare alle unità di provenienza quanti non fossero in possesso delle doti fisiche e morali richieste. Collegato al problema dell'alimentazione vi era poi il problema dell'inquadramento: il comandare un reparto d'assalto, od anche soltanto ricoprirvi l'incarico di comandante cli compagnia o d i plotone, richiedeva caratteristiche particolari che molti ufficiali non avevano. Per acquistare rapidamente un sicuro ascendente su i propri uomini era necessario, più che presso altre specialità, corpi od arm i, guadagnarsene il rispetto e la fiducia e saper utilizzare altre leve che non il solo regolamento. Soltanto in questo modo er.a possibile tenere sotto cont_rollo quegli atteggiamenti che potevano degenerare in manifestazioni inaccettabili di indisciplina se non sfociare in atti criminosi. Si trattava quindi di un mondo particolare, in cui vigevano regole non scritte ed il confine tra il lecito e l'illecito era spesso molto sottile. Per governarlo servivano capi con un'esperienza, un ' autorevolezza ed una sensibilità speciali, come conferma il fatto che i reparti meglio inquadrati e quelli dove si ebbe la maggiore continuità nel com ando furono anche quelli che diedero minori problemi nonché, di massima, quelli che diedero anche il maggior rendimento sul campo. I documenti disponibili confermano l'es istenza di un problema cli governo degli uomini ma dimostrano anche come questo sia stato spesso ingigantito, dando inoltre evidenza degli sforzi fatti per tenerlo sotto controllo e dell'incidenza che sulla sua entità aveva la personalità del comandante. Non si può infine dimenticare che i reparti d ' assalto, per la loro configurazione di reparti autonomi, direttamente dipendenti da comandi di grande unità, godevano di una autonomia ben maggiore cli quella cli un battagli.one

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-915-


di fanteria o di. altra un.ità equivalente ed erano soggetti ad un controllo molto più lasco. E' bensì vero che i reparti erano affidati ad un comando cli corpo d'annata, e più spesso di divisione o di brigata, incaricato di curare gli aspetti amministrativi e disciplinari, come pure di sovrintendere all'addestramento, ma questo tipo di supervisione non poteva sostituire un'organizzazione consolidata quale quella reggimentale. Al riguardo è interessante rilevare come nel 1918 l'entità del problema disciplinare sia andata significativamente riducendosi per i reparti inquadrati nelle divisioni cl' assalto, e ciò anche in virtù ciel loro inserimento in una ben definita struttura organizzativa, come pure dell'attenzione dedicatagli dal tenente generale Grazioli e dall'intera catena di comando, mentre per gli altri, ed in particolare per quelli cli più recente costituzione, la situazione sarebbe rimasta precaria nonostante le severe sanz ioni prescritte nel caso di inddenti. Nel ripercorrere con questa chiave di lettura la storia dei reparti d'assalto, il primo episodio eclatante di cui si trova traccia nella documentazione disponibile è quel]o del 2 ottobre 1917 in cui un gruppo di sei carabinieri che accompagnava eia Manzano a Sclricca nove arditi trovati ad Udine senza permesso venne aggredito prima verbalmente e quindi con il lancio di pietre da soldati usciti dai baraccamenti del campo cl' istruzione 1• Per evitare il peggio, il drappello cercò riparo in una vicina cascina ma le cose erano ormai degenerate a tal punto che quando i militi videro alcuni degli aggressori correre verso le baracche ritennero che andassero a prendere le armi. Cercarono quindi cli ritirarsi al più presto verso Manzano e fu durante questo movimento che, inseg uiti da vicino e nel timore cli essere accerchiati, spanuono qualche colpo di moschetto. I colpi, moltissimi secondo gli arditi, non più di tre o quattro secondo i carabinieri, ma cli certo sparati ad altezza d'uomo, ferirono due soldati, uno dei quali piuttosto gravemente, ed ottennero il risultato di eccitare ancora di più gli animi. Le conseguenze avrebbero quindi potuto essere ben più gravi se il piccolo drappello, nuovamente asserragliato in una cascina, non fosse stato sai vato dall'intervento di un ufficiale che, fatte deporre le armi alle due parti, si adoperò per allontanare gli arditi e far uscire i carabinieri dopo averli consigliati a cambiare uniforme per passare inosservati. 11 travestimento non sortì però l'effetto sperato o forse non poté essere messo in atto da tutti in tempo utile. Tre militi furono infatti sorpresi ancora all ' interno dell'edificio e, senza che gli ufficiali nel frattempo sopraggiunti riuscissero ad impedirlo, vennero ripetutamente percossi prima di essere lasciati andare. Da un/episodio di scarso rilievo, quale l'arresto cli pochi soldati trovati senza permesso, si era arrivati ad un caso di aperta rivolta, destinato inevitabilmente a richiamare l'attenzione delle più alte autorità militari ed a provocare una severa inchiesta. Al termine cli questa, dopo aver ricostruito i fatti, e segnalato cli aver deferito i colpevoli ad un tribunale straordinario di guerra, il comandante del XXVIII Corpo d'Armata, tenente generale Alberico Albricci, alla cui supervisione era affidato il campo cli Sdricca, ritenne opportuno sottolineare nel suo rapporto le responsabilità e le mancanze che l'incidente aveva messo in luce ed avanzare quindi al comando della 2 8 Armata alcune proposte intese ad evitare che casi del genere potessero ripetersi. Albricci stigmatizzò innanzitutto il comportamento dell'ufficiale di servizio, che non si era minimamente interessato cli quanto stava accadendo, e degli altri ufficiali che, arrivati sulla scena, avevano preferito allontanarsi per non essere coinvolti o che comunque non erano stati capaci di intervenire efficacemente. Le cause erano dunque eia ricercare in primo luogo in un problema di inquadramento, ma non meno grave era l'abitudine degli arditi a portare con loro delle bombe a mano anche durante la libera uscita, il che favoriva il ricorso alle armi durante le risse e gli alterchi. Né del tutto esente da macchie era il comportamento dei carabinieri, ai quali veniva rimproverata l'abitudine "di non entrare nel campo di Sdricca se non con precauzioni dannose al prestì[?io dell'arma". Queste due annotazioni danno la netta sensazione cli un tipo d i atteggiamento ormai radicato e dell'esistenza di una situazione cli latente conflittualità a poco più di due mesi dalla nascita dei reparti cl' assalto. li fatto che ben sei cli queste un ità fossero concentrate in una stessa località, come avveniva a Sdricca, sede dei reparti già costituiti od in via di costituzione da parte della 2a Armata, non semplificava le cose. Per fa-

1 Comando XXVlll Corpo d ' Armata, Stato Maggiore, Conflitto fra carabinieri e militi del. Raflaglione d'Assnlto, Riservato del 4 ottobre 1917, AUSSME, Rep. E-1, Racc. l 13, 2' Armata, Costituzione reparti d'assalto.

-916-

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vorire il mantenimento della disciplina il comandante del XXVIII Corpo cl' Armata suggerì pertanto cli dividerli un due gruppi distinti, acquartierati ad una distanza di almeno un paio di chilometri, e nel contempo cli mettere a disposizione del direttore del campo, tenente colonnello Bassi, un paio cli ufficiali per assisterlo nella sua funzione di comando soprattutto per gli aspetti amministrativi , ispettivi e, appunto, disciplinari. Capello approvò la proposta ma prima che potesse essere tradotta in atto l'intero quadro fu profondamente mutato dagli avveni menti di Caporetto. I reparti d' assalto delle due armate operanti sull'Isonzo e della Zona Carnia furono impiegati prevalentemente con compiti di retroguardia, contando sul loro addestramento e sulla loro combattività per contrastare le avanguardie celeri degli austro-tedeschi. Gli arditi si disimpegnarono bene in questi compiti cli copertura, anche se la compagine dei reparti ne uscì fortemente indebolita, ma nuove nubi si addensavano sul loro capo. Ai reparti d'assalto, e soprattutto a quelli della 2a Annata, furono infatti attribuiti atti cli saccheggio e vandalismi cli ogni tipo lungo le strade della ritirata, accuse che fu rono in seguito respinte con sdegno da alcuni memorialisti, parlando di incendi e devastazioni di re tti contro i magazzini ed i depositi per impedire che il materiale cadesse nelle mani dell'avversario2 . Di ciò non c'è ragione di du bitare ma è anche verosimile rite nere che in più cli una circ;ostanza, ad opera soprattutto di gruppi di sbandati, siano stati commessi atti che ben poco avevano a che vedere con le necessità mili tari del momento. Testimonianze dirette non ne sono state rintracciate e l'indicazione più puntuale è data da un documento del comando della 1a Armata con cui il tenente generale Pecari Giraldi si preoccupò cli prevenire, con ogn i mezzo, il verificarsi cli analoghi incidenti fra le proprie truppe. ll tono ed i riferimenti sono taH da lasciar intendere che non doveva essersi trattato di episodi isolati, anche se concentrati nella dimensione temporale tutta speciale della ritirata, ma è anche vero che l'Armata del Trentino era ancora salda sulle sue posizioni e che ciò che si sapeva della ritirata dall 'Isonzo veniva da fonti di seconda mano. Questo il testo, eia cui si ha pure la conferma ciel valore in combattimento dei reparti d'assalto, un valore cli cui quelli della 1a Armata avrebbero presto dato prova nel corso della battaglia cl' arresto 3 : Purtroppo sono a cognizione di tutti gravi colpe commesse da taluni reparti d'assalto e di arditi. Vandalismi, incendi, ruberie, prepotenze di ogni genere hanno in specie accompagnato la loro ritirata dall'Isonzo, offuscando così la reputazione che godevano presso le altre truppe. Tutti hanno in gran pregio lo slancio, il coraggio, le altre virtù di prodi. combattenti dei mili.tari che appartengono ai reparti stessi, ma le virtù medesime devono essere accompagnate da una disciplina esemplare. Comunque .finora non abbiamo dovuto deplorare nelle truppe d 'assalto ed arditi della ;a A rmata gli eccessi indicati sopra, pure invito l'autorità cui spetta provvedere energicamente perché, oltre a sviluppare lo spirito intraprendente e valmvso, imponga ai. detti reparti i.I rispetto assoluto di ogni diritto altrui, e sia evitato qualsiasi danno non diretto a contrapporsi all 'azione nemica. Ricordo che per.fi'enare saccheggi e devastazione sono ammesse dalla legge (art. 168 e 265 del Codice Penale Militare) le vi.e difauo da superiore ad irtf'eriore. Ordino che al caso i colpevoli siano passati per le armi e terrò anche direttamente responsabili, punendoli con rigore estremo, i loro comandanti di reparto. Si provveda che quadri e truppa vengano pienamente edotte dei miei ordini.

L' invito agli ufficiali a provvedere cli conseguenza e l'intenzione manifesta dì perseguire i colpevoli con il massimo rigore, prevedendo espressamente il ricorso alle misure più estreme, portano a ritenere che

2 "Si disse - ed era vero - che gli arditi nei \lene/o invaso avevano commesso saccheggi. devasltn.ion i, demolizioni peggiori di quelle compiute dagli austriaci. Ma nessuno si affrellò a chiarire che l'incendio dei magazzini di viveri e vestiario, /'allagamento delle cantine, le demolizioHi. la roba portata via infi·etta e furia , 11011 erano aui compiuti per vandalismo, per rapina o per .fiirto, ma erano atti compiuli ill seguito a precisi ordini. man mano che gli arditi arrelravano coprendo la ritirata del 110s1ro esercito, affinché /Uffa quella grazia di Dio non cadesse in mano al nemico". M. Palieri, Cli arditi, Impresa Edi toriale Italiana, Milano. s.i.d. (anni '30), pag. 187. 3 Comando Ia Armata, n° 66181 del IO novembre 1917, AUSSME, Rep. 8-1, Diario Storico I a Armata.

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fatti gravi siano sicuramente avvenuti, ma rimane il dubbio di quanto questo comportamento sia stato diffuso. Al riguardo non è da escludere che anche in questa circostanza l'atteggiamento "guascone" e la fama degli arditi abbiano contribuito a far mettere a loro carico un numero di incidenti superiore al vero, dando un contributo determinante al sorgere ed al diffondersi di una "leggenda nera" in cui sarebbero stati individuati come gli autori di ogni sorta di nefandezze. A rafforzarla contribuì con tutta probabilità anche un episodio cli tutt'altro genere, ma senza dubbio cli eccezionale gravità, che s.i verificò pochi giorni dopo proprio presso la I• Armata, episodio che nel confermare l'esistenza cli seri problemi di inquadramento metteva in dubbio l' affidabilità stessa dei reparti cl' assalto. La sera del 19 novembre 1917 il IX Reparto d'Assalto, che il giorno prima si era ben comportato a Monte Fior, venne rimandato in linea nel medesimo settore cieli' Altopiano d'Asiago dopo un periodo di riposo di neppure ventiquattro ore. La decisione, imposta dalla critica situazione di quei giorni e dalla necessità di ripristinare l'integrità delle difese del nodo montano delle Melette, non fu accolta di buon grado dagli arditi, anche perché ritenuta in contrasto con la regolamentazione per l'impiego dei reparti d ' assalto. Non appena diffusasi la notizia della imminente partenza, da parte cli alcuni dei più esagitati vi fu il tentativo cli impedirla, cercando di intimorire i loro compagni o quanto meno di dar vita ad una protesta di ampie dimensioni basata sul convincimento di aver già compiuto per intero il proprio dovere4 . Quest'opera cli persuasione non ebbe l'effetto sperato ed il numero degli arditi decisi a tutto rimase piuttosto esiguo. Nel tentativo di far comunque precipitare la situazione, o forse soltanto sotto l'impulso dell'eccitazione del momento, non appena il reparto si mise in marcia quegli uomini non esitarono a far uso delle anni, incuranti delle inevitab.ili conseguenze alle quali andavano incontro. I colpi di moschetto e le bombe a mano lasciarono sul terreno nove feriti e raggiunsero lo scopo cli far tornare il reparto agli alloggiamenti , ma soltanto per dar modo al suo comandante di procedere ad un 'immediata ispezione che portò ben presto ad individuare i colpevoli in tre caporali ed otto soldati, dei quali fu ordinata l'immediata fucilazione. NelJa confusione del momento cinque di guegli uomini riuscirono a rendersi irreperibili, ma per almeno uno cli loro, arrestato il giorno dopo dai carabinieri, l'appuntamento con il plotone d'esecuzione fu soltanto rinviato: venne infatti fucilato subito dopo la cattura. Il tentativo di rivolta era rimasto circoscritto e questo aveva permesso al comandante di riprendere prontament~ alla mano il reparto e di adottare gli spietati e dolorosi provvedimenti imposti dai regolamenti. Restava però la gravità ciel fatto, che non era cancellata dall'esemplare punizione inflitta ai colpevoli ed era sottolineata dalla loro appartenenza ad un ' unità scelta. Considerate le accuse che erano state rivolte agli arditi per il loro comportamento durante la ritirata e la loro interpretazione della disciplina, vi erano ragioni a sufficienza per mettere in dubbio la validità del processo di selezione e per riproporre tutti gli interrogativi in merito alle capacità dei quadri. A questo riguardo l'inchiesta escluse responsabilità dirette del comandante, anche a fronte della sua. tempestiva reazione, ma Pecori Giraldi ritenne comunque opportuno richiamarlo alla necessità di adoperarsi per rafforzare la struttura morale del suo reparto, senza esitare ad allontanare quanti non avessero dato sufficienti garanzie. L'incidente del 19 novembre, per la sua natura e soprattutto per le caratteristiche dei suoi protagonisti, era tale da non poter essere chiuso rapidamente con qualche atto di giustizia sommaria ed alcune denunce al tribunale di gue1Ta. Il contesto in cui si collocava e le vicende del recente passato, per quanto ingigantite al di là della loro reale portata, imponevano una seria riflessione sul problema della disciplina dei reparti d'assalto e l' adozione di specifici provvedimenti. Dopo qualche giorno il Comando Supremo si pronunciò perciò con un documento firmato dallo stesso Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, Armando Diaz, in cui, dopo aver approvato le misure prese per eliminare i facinorosi del IX, venivano eiettate alcune linee guida da seguire per evitare che i reparti d'assalto, dimostratisi un utile strumento di guerra, diventassero un elemento di turbativa ed un pessimo esempio5. I provvedimenti suggeriti riguardavano in4 Comando 1• Armata, Stato Maggiore, Increscioso episodio co:venuw nel 9° riparto d'assalto, n° 39 I 38 del 24 novembre 1918,AUSSME, Rep. B-1, Racc. 105D 89b, Diario Storico l" Armata. 5 Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione, Riparli d'assalto, n° 139532 del 15 dicembre 19 17, AUSSME, Rep. E-1 , Racc. 113, 2" r\nnata, Costituzione reparti d'assalto.

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nanz;.itutto l'esigenza cli una rigorosa selezione, finalizzata ad allontanare gli elementi che avrebbero potuto inquinare l'ambiente dei reparti ed estesa agli ufficiali, i guaii dovevano possedere qual ità morali e di carattere cli prim'ordine, accoppiate all'energia necessaria al mantenimento della disciplina. Questa avrebbe dovuto essere quanto mai rigorosa anche negl i acquartieramenti cli retrovia, concedendo quanto necessario al riposo delle truppe ed al recupero delle loro energie fisiche e morali ma senza alcuna tolleranza per quelle bravate che in passato presso alcuni reparti erano rimaste impunite. Qualcosa non aveva dunque funzionato a dovere e per evitare che la situazione degenerasse occorreva che tutti fossero persuasi, in un modo o nell'altro, della necessità di unire al coraggio ed alla prestanza fisica una solida disciplina e l'osservanza di saldi principi morali, non diversamente da quanto veniva richiesto alle altre armi e specialità: "Si esiga il contegno corretto in ogni circostanza, come lo si esige per tutte le altre truppe, e si diano al riguardo, se necessario, quei giusti esempi che le circostanze possono imporre. Si persuadano i soldati che non già la vita esteriore deve caratterizzare i riparti d'assalto, bensì il loro rendimento bellico, la loro consistenza, la Loro abnegazione. Solo in tal modo, accoppiando alle qualità fisiche e di arditezza individuale una salda compagine disciplinare e morale, i riparti d'assalto potranno costituire quei riparti veramente distinti, di esempio in qualsiasi circostanza ad ogni altro riparto, sui quali si possa sicuramente contare per azioni tattiche speciali, in cui occorra far assegnamento su truppe scelte. E solo allora sarà giustificato il trattamento di favore che si è stabilito per i riparti stessi." Le indicazioni forni te da Diaz portarono i comandi d'annata ad avviare un processo di epurazione che diede presto i suoi frutti, come li diede lo stretto controllo a cui i singol i reparti furono sottoposti. Questo almeno è guanto si deduce da alcune relazioni inviate al Comando Supremo nei primi mesi del 1918 dagli ufficiali di collegamento. Come nel caso del capitano Marazzani, distaccato presso la 5" Armata, le comunicazioni mettevano in rilievo il miglioramento determinato dalla progressiva eliminazione dei meno idonei, restituiti ai loro reparti di provenienza, ed il rapido diminuire del numero delle mancanze gravi, pressoché scomparse dopo i primi giorni6. I reparti d'assalto restavano però degli organismi delicati, ai quali non giovava certamente la perdurante tendenza di molti comandi a cogliere l'occasione offerta dalla dchiesta di volontari per sbarazzarsi degli elementi peggiori. I reparti di marcia creati nel marzo del 1918 avrebbero dovuto servire come camera di decantazione, per isolare immediatamente gli individui più esagitati e meno raccomandabili, ma il sistema richiedeva un po' di tempo per andare a regime, e certi comportamenti sembravano connaturati all'ambiente degli arditi. Date le loro caratteristiche, un certo livello di esuberanza e qualche occasionale gesto di spavalderia erano tollerati senza difficoltà dai comandi, ma in qualche occasione il confine tra il lecito e l'illecito continuava ad essere attraversato con troppa facilità, dando luogo ad incidenti che erano particolarmente spiacevoli quando, come avveniva per i reparti acquartierati nelle lontane retrovie, coinvolgevano la popolazione civile. Questi episodi, che in patte trovavano alimento nell'abitudine degli arditi di recarsi in libera uscita armati cli pugnale e bombe a mano, furono la ragione cli lamentele e proteste riprese e rilanciate dalle autorità locali. Uno degli interventi più autorevoli fu certo quello del Vescovo cli Vicenza che il 1° marzo scrisse direttamente al Ministro della Guerra per chiedere che i reparti, durante i periodi di riposo ed addestramento, non fossero accantonati negli abitati ma raccolti "in recinti ad essi riservati", e che quando in libera uscita non p01tassero né bombe a mano né pugnale7. L'alto prelato non specificò le ragioni delle sue richieste, limitandosi a dire di ritenerle sufficientemente note. Senza aggiungere alcun commento, il ministro, tenente generale Vittorio Alfieri, trasmise il 12 marzo la lettera al Comando Supremo e Diaz ne prese verosimilmente spunto per un nuovo intervento sul tema della disciplina dei reparti d'assalto8 . La sua Circolare Ri-

Comando 5" Armata, Reparti d'assalto, n° 8064 del 2 febbraio 1918, AUSSME, Rcp. F-2, Racc. 113, s• e 9• Armata, Reparti d' Assalto 19 I 8. 7 Il Vescovo di Vicenza, n° 3522 del 1° marzo 1918, AUSSME, Rep. F-4, Racc. 199, Comando Supremo, Ufficio Ordinamento e Mobilitazione. 8 Comando Supremo, Ufficio Affari Generali, Riparti d'assalw, n° 20754 del 25 marz.o 1918, AUSSME, Rep. F-2, Racc. 113, 5° e 9• Armata, Reparti d'Assalto 1918. 6

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servatissima ciel 25 marzo iniziava infatti richiamando le denunce pervenute, anche eia parte di autorevoli cittadini, in merito ad atti di vandalismo commessi ai danni della popolazione civile e ad atti cli indisciplina con il carattere cli reati collettivi. Tali episodi non solo mettevano in cattiva luce i reparti, ma ne minavano la saldezza indebolendo i vincoli disciplinari, con possibili gravi conseguenze sul rendimento che avrebbero potuto offrire in combattimento. I comandanti d'armata e di corpo d ' annata, che erano anche i destinatari della circolare, erano quindi invitati ad impaitire le disposizioni necessarie a garantire in ogni circostanza un comportamento corretto. A questo scopo doveva essere fatto obbligo agli ufficiali cli esercitare sui loro dipendenti la più stretta sorveglianza, evitando in particolare che vi fosse un'eccessiva fanùliarità tra sottufficiali e soldati e vietando a tutti cli uscire armati. Al ristabilimento della disciplina dovevano eventualmente accompagnarsi una nuova epurazione nonché, se ritenuto necessario, il trasferimento dei campi in zone lontane dagli abitati per ridurre le possibilità cli contatto con la popolazione. Nessun provvedimento nuovo dunque, se non quello, peraltro soltanto raccomandato, relativo alla collocazione degli alloggiamenti, a significare che le disposizioni di dicembre non erano state attuate compiutamente o che, quanto meno, non avevano dato i risultati sperati. Questa volta però Diaz non si limitò a diramare delle direttive ma chiese anche ai destinatari della circolare di fargli pervenire al più presto "un rapporto informativo sulle condizioni di efficienza e disciplinari dei dipendenti riparti d'assalto ". A loro volta alcuni comandi d'armata nel far proprie queste disposizioni fissarono dei termini temporali precisi entro i quali i corpi d'armata avrebbero dovuto trasmettere i loro rapporti, ed attraverso questi documenti è possibile costruire un quadro di situazione relativo ai primi giorni dell' aprile 1918. In generale non venivano denunciati episodi particolarmente gravi ma permaneva una diffusa tendenza a compiere atti di spavalderia e prepotenza, accompagnata in qualche caso da una interpretazione molto libera dei regolamenti sull ' uniforme. La situazione non era logicamente omogenea e variava da reparto a reparto. Nel caso della sa Annata, ad esempio, all'inizio di aprile i reparti d'assalto allora contraddistinti dai numerali XI e XIII si presentavano in condizioni .pi ù critiche rispetto al IV, ed ii Xlll e1:a interessato ancora da una severa selezione intesa ad allontanare i più turbolenti ed i meno idonei, mentre nel caso dell' XI veniva lamentata soprattutto una generale mancanza di forma militare che sconfinava nella sciatteria. La successiva serie di rapporti, che inviata a fine mese riguardava soltanto l'XI ed il IV, in quanto il XIII era in partenza per la Francia con il II Corpo cl' Armata, dipingeva un quadro decisamente migliore, a testimonianza della validità dell'opera di controllo e cli selezione puntualmente attuata. Con tutto questo non bisogna pensare che l'atteggiamento degli arditi fosse radicalmente cambiato: i rapporti indicano come le cose fossero migliorate, in particolare nei rapporti con la popolazione, ma alcuni comportamenti si sarebbero perpetuati, più o meno tollerati, come le manifestazioni di esultanza con spari e lancio di petardi al momento della partenza per il fronte, e come il latente e mai sopito conflitto con i carabinieri. Se ne trova traccia anche in alcuni diari pubblicati nel dopogue1Ta, che riportano il confronto in un ambito goliardico ed in un contesto cli spavalda e burlesca sfida alla rigidità dei regolamenti, dei quali i militi della Benemerita erano i naturali interpreti, confermando nel contempo come questo contrasto fosse rimasto sempre vivo. Nel raccontare della partenza del XVIII Reparto d'Assalto per Cima Grappa nella notte tra il 24 ed il 25 ottobre 1918, prima dell'attacco a Monte Pertica, l'allora aspirante Ermes Aurelio Rosa scrisse che mentre la colonna di autocarri saliva per la strada Cadorna ad ogni posto di blocco qualche petardo veniva lanciato contro i carabinieri cli servizio9, "non per far loro del male, ma per sfotterli". Se questo era il loro significato, manifestaz ioni di tal genere, per quanto riprovevoli, non costituivano un reale pericolo per la struttura organizzativa dell'esercito e rappresentavano soprattutto l'espressione estrema di quell'esuberanza che era uno dei caratteri distintivi degli arditi e verso la quale era comunque ammesso un certo liveL!o di toHeranza. Mantenere la disciplina in un reparto d ' assalto richiedeva del resto agli ufficiali particolari doti di comando e la capacità di saper comprendere i loro uomini riuscendo nel conte,mpo a guadagnarsi sul campo il loro rispetto e la loro fiducia. Da ciò l'importanza di un'oculata scel9 E. A. Rosa, A. Lommi, Gli arditi sul Grappa, Ed. Itinera Progetti. Bassano del Grappa, 2003, pag. 245. Rosa aggiunge che le ronde dei carabinieri non si facevano vedere ad Apocastello, sede del XVIII Reparto d'Assalto, per evitare incidenti.

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ta dei quadri, su cui insistevano sia le circolari del Comando Supremo che le direttive dei comandi d ' armata, nella consapevolezza che dal valore degli ufficiali sarebbe dipeso il rendimento ciel reparto. Molti dei capitani e dei subalterni che videro accolta la loro domanda di trasferimento e che superarono il periodo di tirocinio ne erano ben consci e si deve a loro se l'apporto delle unità d'assalto fu quello documentato dalla storia. Al riguardo così si espresse l'aspirante Rosa dopo poco più di due mesi presso l' VIII, poi VI, Reparto d ' Assalto 1°: "Gli arditi, gente spericolata, hanno bisogno d 'una disciplina dura sì, ma convincente. Guai a quell'idficiale che li punisce a torto; necessita perciò in chi li comanda, penetrare prc~fondamente nel loro animo, assecondarli, tollerare certe loro manifestazioni poco ortodosse, conquistare la loro fiducia. " La costituzione delle grandi unità d'assalto, con l' inserimento dei reparti in strutture assimi labili a reggimenti e brigate, quali rispettivamente i gruppi ed ì raggruppamenti, modificò sostanzialmente lo scenario con l'introduzione cli nuovi livelli cli controllo, meno lontani dai comandi a cui in precedenza era affidata la supervisione sull'attività dei singoli battaglioni. Di ciò era perfettamente consapevole il tenente generale Grazioli nel riferire alla fine di giugno al comando della 9a Armata sullo spirito e sulla disciplina delle sue truppe 11 • Il comandante ciel Corpo d'Annata cl' Assalto ritenne infatti di dover subito prec isare che le manifestazioni cli eccessiva esuberanza, come pu re i fatti incresciosi che dì quando in quando sì dovevano ancora registrare fuori servizio, sarebbero veros.i milmente venuti a cessare non appena sì fosse consolidata la strµtturfl divisionale ed i comandi cli gruppo e di battaglione in via cli organizzazione avessero fatto senrire la loro azione nel campo delJa disciplina. Grazio li era però anch ' egli convinto che i reparti d'assalto ·non potessero essere trattati alla stregua delle altre truppe, in considerazione di quanto era loro richiesto e della conseguente necessità cli mantenern-e alto lo spirito, e che il loro governo richiedesse doti non comuni, combinando fermezza e . . ! comprens ione: "Non si può d'altra parte ritenere che il governo disciplinare delle truppe d'assalto possa, in tutto e per tutto, essere portato a un regime analogo a quello delle altre imità. E' chiaro che le qualità di energia ed audacia che si richiedono come essenziali nei militari di simili reparti si tradurranno nei riguardi della disciplina in un.a particolare spigliatezza, né si potrà sensibilmente reprimere quest'ultima senza correre il rischio di menomare quelle qualità ed in genere le forze morali che oggi animano in grado altissimo i reparti d'assalto. E' nel tallo e nellafennezza dei comandanti la soluzione di questo non.facile problema di equilibrio morale; è in. una costante ed efjì.cace azione educativa accompagnata da esemplare repressione di tutto quanto possa intaccare le fondamenta della disciplina e del!' onore." Sono considerazioni che appaiono molto vicine a quelle di un subalterno quale Rosa e che individuano una precisa linea di condotta la cui validità, nel quadro di una struttura organ izzativa quale quella ciel corpo d'armata d ' assalto avrebbe presto trovato conferma. Una settimana più tardi una seconda comunicazione con lo stesso oggetto, spirito e disciplina delle truppe, riferiva infatti di una situazione complessivamente soddisfacente ed in miglioramento, pur dovendo ammettere ancora qualche incidente con la po-

10 E . A . Rosa, A. Lommi, op. cit., pag. 109. Rosa, effettivo all' VIII Reparto d'Assalto dal 18 febbraio 19 18 prese parte al-

l'azione di Cà Tasson ciel I 8 maggio 1918, nel corso della quale venne ferito ad una gamba. Dopo un lungo periodo di convalescenza fu incorporato dal IV Reparto d'Assalto cli Marcia ed il 16 ottobre smistato al XVIII, con il quale combaue a Monte Pertica, venendo ferito, ma meno gravemente, una seconda vo lta e meritando una medaglia d' argento al valor mi li tare. Il suo diario è una vera miniera di aneddoti sulla vita di un reparto d' assalto e tra gli altri contiene il racconto dello "svuotamento" della mensa ufficiali del comando della 15" Divisione, operato dai subalterni clell' VIII come protesta per le conferenze di cultu ra militare alle quali , al termine dell'istruzione giornaliera, li obbligava ad ass istere il comandante di divisione. Stoviglie, arredi e vettovaglie, dopo essere state temporaneamente traslocate presso la ben più disadorna mensa ufficiali del reparto, furono restituiti il giorno dopo, accompagnati da un intervc-nto ciel comandante dell'VHI, tanto abile nel perorare la causa dei suoi uomini da ricondurre il tutto alle dimensioni di una burla, quale in effetti era. Non vi furono quindi sanzioni disciplinari e, di contro, le conferenze furono sospese. 11 Comando Corpo d'Armata cl' Assalto, Stato Maggiore. Spiriro e disciplina delle truppe, n° 986 del 29 giugno 1918, AUSSME, Rep. B-1, Racc. 120 S Ib. Corpo d'Armata d'Assalto, Diario Storico.

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polazione civile, seguito da immediati e severi provvedimenti nei confronti dei colpevoli, ed un caso di aggressione ad un caporalmaggiore, ferì to con un colpo di pugnale da un ardito che sì era risentito per il tono usato nell'impartirgli un ordine 12 . Trascorsì altrì sette giornì Grazìoli inviò una nuova relazione nella quale, dopo aver illustrato le iniziative avviate per poter fondere in un complesso armonico reparti di diversa provenienza e di caratteristiche tutt'altro che omogenee, confermava il buon comportamento della grande maggioranza dei suoi uomini ed annunziava di aver iniziato, con buoni risultati, a far svolgere il servizio di ronda da pattuglie miste di carabinieri e di arditi. L'obiettivo di questo provvedimento era duplice, eia un lato rendere i reparti d'assalto responsabili e partecipi delle attivìtà dì polizìa mì litare che li riguardavano, dall'altro attenuare le ragioni di antipatia e contrasto nei confronti dell'arma dei carabinieri, responsabile di quel servizio. Con lo stesso documento il comando d'armata veniva anche informato della preparazione dì un vero e proprio prontuario eia distribuire alla truppa, con poche e semplice norme che avrebbero dovuto guidarne l'azìone, prontuarìo che veniva sign ìficativamente battezzato il " Decalogo dell' Ardìto". Per quanto il decalogo fosse concepito soprattutto per fornire una guida in combattimento richiamando i contenuti base cieli' addestramento e l'essenza del le regolamentazioni di impiego, la disciplì na era menzionata in modo esplicito nel secondo dei "dieci comandamenti", non a caso insieme all'audacia ed attribuendole una non minore importanza 13 . A partire dal l O luglio 19 18 per la 2• Divisione d'Assalto e dal 12 per la l • entrarono in funzione i centri di vigilanza e propaganda e dalle relazioni quindicinali di questi organismi è possibile definire un quadro di situazione basato su dati sufficientemente certi. Entrambe le relazioni datate 15 luglio parlavano di un elevato "spirito militare" dei reparti, evidenziato anche dal temo della corrispondenza controllata per censura, escludevano anche solo il sospetto di intese o di complotti e non segnalavano casi di propaganda contro la guerra 14 . A questo proposito il documento preparato dal Centro Propaganda e Vigilanza della l • Divisione cl' Assalto aggiungeva che la popolazione manifestava in genere sentimenti patriottici ed era in buoni rapporti con i soldati. Un caso isolato di disfattismo verificatosi a Spessa da parte cli un civile aveva portato alla denuncia dell'uomo da parte di un gruppo di arditi, al suo arresto ed alla sua condanna, apparentemente con la piena approvazione dei suoi stessi compaesani. Per quanto riguardava lo scottante 1problema dei reati commessi dagli appartenenti ai reparti d' assalto, la relazione del centro della 2a Divisione ricordava soltanto il già citato ferimento di un caporalmaggiore ed un caso cli minacce a scopo di estorsione, mentre più dettagliato era l'elenco proposto dal capocentro della l • Divisione, capitano Alfredo Baclanelli. Vi figuravano infatti due militari imputati per fu rto, sei per truffa ai danni cli un oste, uno per tentato furto , uno per furto accompagnato da minacce ai danni di un altro ardito, uno per insubordinazione nei confronti di un carabiniere, uno per infermità procurata. Chiudevano la lista 32 casi

12 Comando Corpo d'Armata d'Assalto, Stato Maggiore, Spirito e disciplina. delle truppe, n° 1784 del 6 luglio 1918, AUSSME, Rep. B- 1, Racc. 120 S I b, Corpo d'Armata cl' Assalto, Diario Storico. L'aggressione, secondo quanto risulta da un successivo rapporto del Servizio di Vigilanza e Propaganda, o Servizio P, attivato alla metà cli luglio, si era verificato presso il XXX Reparto cl' Assalto. All'appello serale un ardito, 1itenendosi insultato dal tono con cui il caporalmaggiore gli aveva ordinato di passare in riga, gli aveva vi brato un colpo di pugnale alla schiena, ferendolo in maniera non grave e venendo immediatamente denunciato al tribunale militare di guerra (Comando 2• Divisione cl' Assalto, Centro cli Propaganda e Vigilanza, Relazione sul servizio di vigilanza e pmpaganda della prima quindicina di luglio, 15 luglio 19 18, AUSSME, Rep. 8-4, Racc. 3020, 2• Divisione d' Assalto). 13 Comando Corpo d' Armata d'Assalto, Stato Maggiore, Spirito e disciplina delle truppe, n° 2374 del 13 luglio 1918, AUSSME, Rep. 8 - 1, Racc. I 20 S I b, Corpo d' Armata d'Assalto, Diario Storico. Il "Decalogo cieli' Ardito" veniva presentato preannunciando l'intenzione cli dargli la massima diffusione utilizzando lo strumento della cartolina, una soluzione utilizzata per diffondere tra le truppe i temi della propaganda patriottica con messaggi studiati per essere immediati e di facile comprensione: Si è anche provveduto, allo scopo di fornire i gregari delle truppe d'assalto di poche norme tattiche essenziali e facili, ed in pari tempo di esaltarne il valore, alla compilazione di un "Decalogo dell'Ardi/O" del cui testo invierò copia e che verrà dis1ribui10 alla truppa sollo/orma di cartolina di propaganda ". 14 Comando 1• Divisione d' Assalto, Servizio V. P., Relazione quindicinale sul fun zionamento del servizio V.P., 15 luglio 1918, AUSSME, Rep. 8 -1, Racc. 120 S l b, Corpo d'Annata d' Assalto, Diario Storico, e Comando 2• Divisione d'Assalto, Centro di Propaganda e Vigilanza, Relazione sul sen1iz.io di vigilanza e propaganda della prima quindicina di luglio, 15 luglio 1918, AUSSME, Rep. 8-4, Racc. 3020, 2• Divisione d'Assalto.

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di mancato rientro dalla licenza, dei quali tuttavia ben 27 riguardano la Sardegna ed erano quindi in qualche modo giustificabili. Il successivo rapporto quindicinale presentava una situazione analoga anche per la 2• Divisione, il cui capocentro, capitano dei carabinieri Vincenzo Taormina, dopo aver riferito di non aver ragione di sospettare intese o complotti contro l'esercito e di non avere casi di propaganda antibellica da segnalare, riportava nove casi di diserzione, due furti di galline, con l'arresto dei responsabili, un caso di insubordinazione, uno di percosse, due di minacce a mano armata ed uno di stupro 15. In uno scenario che sembrava sotto controllo e che dava segnali di costante miglioramento era soprattutto quest'ultimo a suscitare preoccupazione ed infatti 1a relazione aggiungeva che erano stati presi immediatamente .i piì:t severi provvedimenti repressivi. Allo stesso modo si era espresso qualche giorno prima Grazioli, nel compilare il suo rapporto settimanale sullo spirito e la disciplina delle truppe per il comando della 9° Armata. Dopo aver riferito che la violenza esercitata da un ardito su una ragazza sedicenne era stata seguita da una punizione immediata ed esemplare, il comandante del Corpo cl' Armata d'Assalto confermava che l' andamento della disciplina era in genere soddisfacente 16 : " ! reati sono in nume1v esiguo e quasi tutti di poca importanza; trattasi essenzialmente di .fìirti di pollame che si ver(fi.cano in misura non superiore a quella che si nota presso tutte le altre truppe a riposo". Gli accertamenti fatti a seguito di alcune denunce avevano inoltre permesso cli constatare che le accuse erano di gran lunga esagerate, quando non riferite a truppe dipendenti da altri comandi. A questa indicazione Graziali faceva seguire un commento da cui risalta chiaramente come il problema della disciplina presso i reparti d'assalto non indivisionati continuasse a presentarsi in termini piì:t seri: "E' infatti da tenere conto come nel territorio di questo Corpo abbiano sede alcuni reparti di marcia appartenenti a truppe d'assalto di altre armate e che precisamente per non essere sufficientemente inquadrate, danno luogo, nei rapporti della popolazione, a quegli incidenti le cui conseguenze vengono poi a gravare su tutti gli arditi in genere." La questione del deficiente inquadramento di alcuni reparti non era quindi ancora del tutto risolta e si presentava particolarmente grave per i reparti di marcia che, per la loro natura di centri cli selezione ed addestramento, accoglievano tra le loro file militari di ogni provenienza e dalla storia personale più diversa, tra i quali, fino a quando non fossero stati scoperti ed alJontanati, potevano esservi elementi turbolenti e facinorosi se non autentici criminali. Se a tutto questo si aggiunge il fatto che la natura temporanea della permanenza presso i reparti di marcia impediva di farne una compagine salda ed affiatata, appare evidente come la vicinanza tra le loro sedi e quelle dei reparti del suo corpo d'armata non potesse non impensierire Grazioli . Questa sua preoccupazione venne fatta propria dal comandante della 9" Armata, tenente generale Paolo Morrone, che il 2 agosto scrisse al Comando Supremo per chiedere che si arrivasse ad una netta separazione, evidentemente con l'allontanamento dei reparti d'assalto di marcia, per evitare che le conseguenze degli incidenti, ed in particolare l'ostilità più o meno latente della popolazione, gravassero indistintamente su tutti gli arditi 17 . In risposta il Comando Supremo, come risulta da un'annotazione del colonnello Ugo Cavallero sulla lettera di Morrone, ordinò che i reparti d'assalto non dipendenti da Grazioli e stanziati nel territorio del suo corpo d'armata venissero trasferiti altrove entro il 7 agosto. Il problema della cattiva fama che poteva travolgere tutti gli appartenenti ai reparti d' assalto indipendentemente dagli sforzi fatti e dai risultati ottenuti nel campo della disciplina era reale e serio, potendo rappresentare una minaccia per il morale stesso della maggioranza degli arditi. Molti cli loro infatti provavano un forte d.isagio nel confrontarsi con un'immagine delle truppe d' assalto che li presentava come un'accozzaglia di individui indisciplinati e senza scrupoli, capaci cli farsi valere in combattimento ma del

Comando 2• Divisione d'Assa lto, Centro P. V., Relazione Quindicinale, I O agosto 1918, AUSSME, Rep. B-4, Racc. 3020, 2• Divisione d ' Assalto. l 6 Comando Corpo d'A rmata d' Assalto, Stato Maggiore, Spirito e disciplina delle rruppe, n° 3879 del 27 luglio 1918, AUSSME, Rep. B-1, Racc. 120 S l b, Corpo d'Armata d' Assalto, Diario Storico. 17 Comando 9• Annata, Stato Maggiore, Delimitazione di zone jì·a i reparti di arditi, per esigenze disciplinari, n° 3907 Op. Riservato del 2 agosto 1918, AUSSME, Rep. E-2, Racc. 93. 15

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tutto inaffidabili e poco raccomandabili al di fuori del campo cli battaglia. Questo stato d ' animo non poteva sfuggire agli ufficiali addetti al Servizio P e configurava una situazione che rendeva necessario un loro intervento, in aderenza al loro ruolo di "sensori" degli alti comandi. A farsene interprete fu tra gli altri un ufficiale ciel Servizio P della 2• Divisione d'Assalto, il capitano Renato Praga, mutilato e già fervente propagandista del Comitato Genovese dei Mutilati cli Guen-a. Assegnato al centro divisionale nella seconda metà di luglio, Praga aveva rapidamente afferrato il problema ed il 23 agosto inviò al comando di divisione ed al comando cli corpo d'armata una breve relazione fondata su quanto aveva percepito in colloqui occasionali con ufficiali e soldati. Nel documento era evidenziato il loro desiderio di vedersi compresi ed apprezzati e di vedere al tempo stesso salvaguardato il buon nome dei loro reparti 18 . Erano due obiettivi non facili da raggiungere, in un contesto dominato eia voci e notizie cli carattere negativo, veritiere o meno che fossero, che erano a loro volta causa di incidenti non particolarmente gravi ma comunque ind ice di uno stato cli cose fortemente deteriorato, come quello riferito da Praga a titolo cli esempio: Ebbi occasione a Bologna di sapere dal Tenente Passadore, amico mio carissimo, come un giorno al caffè S. Pietro un signore abbia detto a voce alta "Attenti al portCffOglio!" mentre entrava un Tenente delle truppe d'assalto, il quale senz 'altro schiaffeggiò l'offensore". La ragione di atteggiamenti come questo, tutt'altro che isolati, era individuata dal capitano Praga nelle dicerie, ingigantite nel passare da bocca a bocca, sul comportamento dei primi reparti d'assalto, un'affermàzione che sembra confermare la tesi cli un graduale miglioramento a partire però eia una situazione cli partenza, quale quella determinatasi nello scorcio finale del 1917, tale da aver arrecato danni quasi irreparabili. In proposito la relazione si esprime senza perifrasi e conferma quanto indicato da altre fonti: " .. .le gesta dei primi reparti d'assalto che si abbandonavano a saccheggi, ad atti violenti, che non conoscevano disciplina, che sparavano nel paese ove transitavano, riportate e narrate dai soldati spettatori, talvolta anche esagerate, presentarono l'assaltatore in modo poco lusinghiero". Erano passati diversi mesi, il Corpo cl' Armata cl' Assalto era stato creato sulla base cli nuove premesse ed i provvedimenti già adottati stavano dando buoni risultati , ma la tutela del buon nome degli arditi e la ricostruzione della loro immagine richiedevano ulteriori sforzi. A questo riguardo la relazione si concludeva con una serie cli proposte, che, oltre al sempre invocato ma evidentemente non mai ciel tutto realizzato alJontanamento degli elementi che per indole ed attitudine più potevano essere dannosi, includevano u na vigorosa azione di propaganda con l' utilizzo di tutti i mezzi a disposizione. Nell'elenco cli questi figurava al primo posto il cinematografo, seguito dalla stampa e dalle conferenze. La ragione cli una tale scelta tradisce l'attenzione di Praga per la nuova tecnica di comunicazione e per le possibilità che questa .poteva offrire, portando il pubblico ad assistere, tramite lo schermo, alle esercitazioni degli arditi, e permettendogli così di capire come il loro slancio guerriero non fosse l'es pressione cli una rabbiosa sete di sangue ma di una costante. e faticosa preparazione. A complemento cli questa iniziativa la stampa avrebbe dovuto essere attivata per riportare, sulla base delle notizie fornite dagli Ufficiali P, episodi in cui risaltassero il valore e l'umanità degli appartenenti ai reparti d'assalto, e nelle principali città si sarebbero dovute organizzare delle conferenze con la partecipazione di rappresentanti opportunamente scelti dei reparti d'assalto, che così avrebbero avuto modo di farsi conoscere in prima persona dal grosso pubblico. Questi' suggerimenti sarebbero stati accolti soltanto in parte e ciel resto la pressoché contemporanea relazione quindicinale sul Servizio Vigilanza e Propaganda del Corpo d'Annata d'Assalto evidenziava nuovi sintomi di miglioramento 19 . La popolazione delle zone cli alloggiamento vi era descritta come cordiale ed ospitale, una situazione a cui non era verosimilmente estraneo il fatto che in quelle·due settimane, accanto a due casi cli diserzione ali' interno ed undici cli mancato rientro dalla licenza, peraltro quasi tutti riferiti a militari residenti in Tunisia o nelle isole, si erano registrati soltanto un caso di lesioni volontarie, 18

Comando 2° Divisione cl' Assalto, Ufficio P, Relazione, 11° 21 P del 23 agosto 19 l 8, AUSSME, Rep. B-4, Racc. 3020, 2" Divisione d'Assalto. 19 Comando Corpo cl' Armata cl' Assalto, Stato Maggiore, Relazione quindicinale sulfi.111zionc11nento del servizio vigilanza e propaganda, n° 5658 V.P. del 19 agosto 1918, AUSSME, Rep. B-4, Racc. 3020, 2a Divisione d 'Assalto.

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due di furto ed uno di minaccia a mano armata. La tendenza del fenomeno era dunque a diminuire e non meno importante era il fatto che tutti i colpevoli fossero stati individuati e denunciati al tribunale di guerra. La vigilanza non poteva però essere allentata anche perché continuavano ad arrivare denunce, come Grazioli, pur dichiarandosi soddisfatto dell'andamento generale, ebbe ancora a riferire nella sua relazione ciel 2 settembre20 . A uomini del suo corpo d'armata potevano tuttavia essere addebitati soltanto furti di frutta nelle vicinanze degli alloggiamenti, mentre i colpevoli dei fatti più gravi registrati nella settimana precedente erano da cercare tra i militari di altri reparti, o tra quelli appena giunti dal deposito ciel 66° Reggimento Fanteria, centro di mobilitazione per molte unità d'assalto, sui quali quindi non aveva ancora potuto avere effetto l'azione educatrice e cli controllo svolta nel!' ambito della grande unità. Questa differenza tra i suoi reparti e gli altri, insieme con il sensibile miglioramento rispetto alla situazione preesistente alla costituzione delle grandi unità d'assalto, erano tra .i temi dominanti nei periodici rapporti trasmessi da Grazioli al comando della 9a Armata, e le sue dichiarazioni avevano il conforto dei dati rilevati sul campo. Così nella relazione relativa alle due settimane centrali di settembre, dopo aver rilevato la buona prova fornita tra il 16 ed il 17 del mese dal VI Reparto d'Assalto nell'azione di Cà Tasson, proponeva alcune considerazioni relative al sempre presente problema della clisciplìna, partendo dalla constatazione che il nuovo regime disciplinare non aveva influito negativamente sullo spiri.to combattivo della truppa, come alcuni avevano temuto 21 . Valore e disciplina non erano quindi antitetici e da questa constatazione il comandante ciel Corpo cl' Armata cl' Assalto pre11deva spunto per ribadire al tenente generale Marrone come, nonostante continuassero a verificarsi episodi spiacevoli, il quadro d' assieme fosse incoraggiante: "Ed a questo proposito sento il dovere di dichiara.re all'E. V. che, malgrado gli incidenti eh.e non infrequenternente mi han.no costretto ad infliggere severe punizioni ma che son.o in gran parte causati da esuberanza giovanile di truppe adusate finora ad una disciplina piuttosto arbitraria, il miglioramento nel regime disciplinare è stato ed è palese e continuo. il confronto tra i reparti scapigliati ed eterogenei che costituivano il mio Corpo d'Armata alla metà del giugno u.s. ed i gruppi organici odierni, è palese e confortante." Poche settimane non potevano peraltro essere sufficienti a cancellare quanto cli sbagliato era stato fatto in passato e molto restava ancora da fare. Sulla scorta dei risultati già ottenuti Grazioli era fiducioso cli poter fare ancora meglio, a patto di disporre degli ufficiali necessari e lamentando a questo proposito carenze non di numero ma di qualità. Era questa un'esigenza comune a tutto l'esercito ma le unità d ' assalto avevano buone ragioni per far valere una loro priorità, tenuto conto della necessità di incanalare e controllare la particolare esuberanza dei gregari. Pur di salvaguardare l'aspetto qualitativo dei quadri, era preferibile avere pochi ufficiali, ma accuratamente scelti e certamente validi, piuttosto che tanti ma carenti dal punto di v.ista sia ciel carattere che della preparazione tecnico-professionale. Per allontanare un tale pericolo il comandante del Corpo d'Armata d'Assalto dichiarava di aver g.ià proposto parecchi esoneri, senza richiesta di sostituzione, confidando in mancanza di rimpiazzi sull'apporto dei graduati di truppa che spesso, se messi alla prova, avevano dato ottimi risultati. Dove non era possibile trovare alternativa, ed era quindi necessario fare il massimo sforzo, era per le posizioni di comandante di reparto e soprattutto di comandante di gruppo, in quanto a questi spettava il compito non facile di completare la preparazione dei loro sottoposti. Nel proporre queste riflessioni Grazioli poteva farsi forte di quanto era riuscito ad ottenere, a partire dall' ottima impressione lasciata dalla marcia dì trasferimento che aveva portato le sue divisioni nella zona di Castelfranco Veneto, durante la quale non si era dovu to registrare alcun episodio negativo degno di nota. Gli era così possibile ribadire, con valide argomentazioni , la tesi secondo la quale solo la mala fede ecl

°

2 Comando Corpo d 'Armata d'Assalto, StaLO Maggiore, Relazione setrimanale sulla disciplina e spiriro delle truppe, 11° 6730 P. del 2 settembre 1918, AUSSME, Rep. B- 1, Racc. 120 S lb, Corpo d' Armata d'Assalto, Diario Storico. 21 Comando Corpo d'Armata d'Assalto, Stato Maggiore, Relazione sullo spirito miliwre e disciplinare delle truppe nel periodo dal 7 al 21 corrente, n" 10261 P. del 21 seLLembre 1918, AUSSME, Rcp. B- 1, Racc. 120 S lb, Corpo d'Armata d' Assalto,

Diario Storico.

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il persistere cli una leggenda alimentata da voci ormai infondate potevano fare degli arditi i colpevoli cli ogn i furto lamentato dalla popolazione. Questa impostazione, che nel riconoscere la particolare natura delle truppe d'assalto imponeva anche responsabilità ed obblighi specifici a chi era chiamato a comandarli, diede senza dubbio i suoi frutti. Lo sforzo richiesto era notevole, e non avrebbe potuto essere diversamente dati i precedenti, ma i risultati non mancarono ed a questo riguardo è oltremodo significativo il testo del rapporto riferito all'ultima settimana di settembre, quando la 2a Divisione d'Assalto era in linea sul Grappa22 : "Il morale delle truppe si mantiene elevato. I reparti in linea continuano a dimostrare spirito combattivo, allegria, operosità, né il tempo cattivo ha potuto diminuire il buon umore. I rapporti delta censura confermano le impressioni dei Comandanti. Le punizioni disciplinari non sono in num.ero elevato né di grave entità. Si è ver{ficato un solo caso di diserzione nelle truppe della 2" Divisione, per ritardo nel ritorno dalla licenza. Un altro, invece, nei reparti di marcia, per ambizione di combattere, essendosi poscia ritrovato il disertore in trincea, desideroso di prendere parte a qualche fatto di arme. Nessun reclamo degno di nota da parte dei proprietari nelle zane occupate dalla l° Divisione." Il mese di ottobre non modificò una situazione che l'attesa della battaglia finale aiutava a tenere sotto controllo. La struttura del Servizio P era ormai collaudata e permetteva ai comandi di avere un quadro fedele ed aggiornato dello stato d'animo e del comportamento delle truppe. Alla metà di ottobre presso la 2a Divisione cl' Assalto le denunce registrate riguardavano soltanto tre casi cli mancato rientro dalla licenza, nessuno dei quali interessava i reparti d'assalto ed i battaglioni bersaglieri 23 . Non si aveva dunque più traccia dei fatti incresciosi che a volte si erano dovuti registrare sia all'interno che all'esterno delle unità, ma la vigilanza restava alta e, allo scopo di evitare possibili incidenti e sempli ficare il mantenimento della disciplina, i responsabili ciel servizio erano pronti ad avanzare le proposte da loro ritenute più opportune, senza dimenticare a questo proposito che spesso le mancanze avevano origine in "necessità" perlettamente comprensibili pur se cli natura particolare. Lo stesso rapporto del Servizio P della 2• Divisione d' Assalto contiene infatti questa esplicita raccomandazione: "La disciplina si mantiene ottima. Il sottoscritto però non crede sia.fuori luogo proporre, ad evitare possibili atti d'indisciplina, purtroppo verificatisi in qualche altro reparto con illeciti allontanamenti dagli accampamenti, che siano aperte delle case di tolleranza in adatte località ove la truppa, volendo, può avere la possibilità di trovare ove soddisfare quei giusti bisogni fisiologici maggiormente acuiti da un lungo periodo di astinenza. Tmvandosi infatti, i militari in parola, vicini ad un paese ove sanno esistere una casa di tolleranza per soli i4ficiali, e non altre per truppa, non è difficile che la speranza di poter dare .,fogo ad una virile necessità, induca loro a commettere delle mancanze che potrebbero degenerare in gravi conseguenze." Per quanto riguarda il morale, e l'eventuale circolazione di messaggi di propaganda disfattista e sovversiva ali' interno delle unità d'assai to, i rapporti ciel Servizio P sembrano indicare che ne11' ambito del Corpo d'Armata d' Assalto il fenomeno fosse pressoché inesistente. Questa possibilità era certamente presa in considerazione dai vertici militari e tra i compiti del servizio vi era infatti anche quello cli esercitare al riguardo una costante vigilanza, riferendone ne.i rapporti periodici. Nei reparti d'assalto vi fu certamente qualche caso isolato ancora nella primavera del l 918, come risulta dalla memorialistica24, ma l'attenta 22 Comando Corpo d' Armata d' Assalto, Stato Maggiore, Relazione setrimanale sullo spirito morale e disciplinare delle truppe, n° 10969 P. del 29 settembre 1918, AUSSME, Rep. B-4, Racc. 3020, 2• Divisione d'Assalto. 23 2" Divisione d'Assalto, Relazione quindicinale sul Servizio P, 14 ottobre l 918, AUSSME, Rep. B-4, Racc. 3020, 2° Divisione d ' Assalto. Due dei casi cli mancato rientro dalla licenza trattati come diserzione riguardavano l' g• Compagnia Presidi aria, il terzo si era invece verificato nella 222" Compagnia Genio Zappatori. 24 L'aspirante Ermes Aurelio Rosa, dell'allora VIII Reparto d'Assalto, così scrisse nel suo diario alla data del 20 aprile I 9'18: "... anche ora. la propaganda disjallista del Partito Socialista è in piena attività ed è penetrata pe1.fìno in un Reparto d 'Assalto. Da circa un mese, sono state .formate due squadre per giocare a football, miste di arditi e ufjìciali, ed in un campo adattato alla meglio, il pomeriggio dopo il rancio, si fanno delle partite amichevoli; solitamente si giocano due tempi di circa mez.z 'ora l'uno, e tanto gli ufficiali che gli arditi si mettono in maniche di camicia. Ieri pomeriggio, ero terzino, osservavo il gioco sposta-

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sorveglianza, la severa punizione dei colpevoli e, non ultimo, il generale migli oramento del tono morale favorito da specifici provvedimenti valsero a limitare di molto l'entità del fenomeno, che nel Corpo d'Armata d'Assalto non sembra essersi mai manifestato. Grazie anche alla particolare atmosfera che permeava queste unità, il contenuto dei rapporti fu al riguardo sempre negativo, con un tono che è ben esemplificato dalle parole che si possono leggere nel gi~t citato documento della 2a Divisione d'Assalto relativo alla metà del mese di ottobre:

"In base alle segnalazioni di codesto Comando, per le opportune indagini circa canzonette sovversive, che sembra circolino fra le truppe; biglietti disfattisti in pacchetti di garza; monete con motti inneggianti alla rivoluzione ecc. ecc. sono state espletate minuziose riviste specie fi·a militari che rientravano dalla licenza, ma sono lieto di comunicare che hanno avuto tulle esito negativo, non solo, ma ancora una volta s'è potuto constatare come il più pum sentimento di patriottismo e di fede sicura nei destini del nost;v paese anima indistintamente i 1nilitari dipendenti. Ho sentito da qualche bersagliere, che è alla jhmte dall'inizio della guerra, parole dì riprovazione e di sdegno contro gli autori detta nefasta propaganda; la loro indignazione si compendia in una frase che ripeto testualmente cosi come l'ho udita: "Quei vigliacchi non possono essere che veri imboscati":" Il severo giudizio del veterano, riferito con soddisfazione dal responsabile del Servizio P divisionale, non sorprende se si considera la natura dei reparti d'assalto, ma anche al di fuori di questo strumento d'élite nel 1918 il problema del morale, per quanto costantemente controllato, non era tale da suscitare allarme. Lo stesso, nonostante i buoni risultati ottenuti eia Grazioli nel suo corpo d'armata, non poteva dirsi per la disciplina che, nei reparti d'assalto non indivisionati, e soprattutto in alcuni, avrebbe continuato ad essere fonte di preoccupazione, con manifestazioni che andavano oltre una troppo disinvolta interpretazione dei regolamenti sull'uso dell'unifonne, dando luogo ad occasionali incidenti soprattutto in occas.i one dei trasferimenti a piedi od in autocarro, con spari e lancio di bombe a mano lungo il percorso, se non con lo sfaldamento dei reparti durante la marcia. Le inchieste ed i severi provvedimenti che ne seguivano valsero a tenere sotto controllo ìl fenomeno ma non ad eliminarlo e dopo la fine delle ostilità il perpetuarsi di tali comportamenti avrebbe accelerato la decisione cli sciogliere i reparti più turbolenti, come il III, il XXXI, il LXX.

tosi verso la porta avversaria, allorché m'avvicina un ardito, e mi cmisegna una busta gialla piegala in due. Faccio appena in tempo a vederne il viso, e la statura alla, ch'egli s 'allontana in fretta .... Riportalo il gioco in avanli, apro la busta e ne 1olgo un foglielto dattilografa/O con su scritto: ";-1rdi10 1 Basta con la guerra. Non com.balli per te, 1na per quelli che ti .1frul/ano. Prendi /'esempio dei so/da/i russi che hanno bu11ato le armi. Rivoltati contro gli 1(/jìciali. Viva la rivoluzione russa' Viva il bolscevismo! Vi11a la pace! Non dis1ruggere ilfogliello, fallo passare.". " Rosa si affrettò a consegnare il foglietto al comandante del reparto e quella sera stessa, dopo aver esaminato uno ad uno tutti gli uomini del reparto, lo identilìcò in un ardito della sezione lancialìamme. La conferma inequivocabile si ebbe da una ispezione minu,.iosa del suo corredo e dell' uniforme che portò a scoprire, cuciti ali' interno deJJa giubba, tra la fodera e la stoffa, altri foglietti corne quello consegnato a Rosa. Ne seguì un processo presso il Tribunale Militare di Padova che si concluse con la condanna a morte per fucilazione sia del "corriere'' che di un soldato del genio da cui aveva avuto i volantini (E.A. Rosa, L. Lo mmi, op. ciL pp. I00- 103).

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IL DECALOGO DELL'ARDITO

oluto dal comandante ciel Corpo cl' Armata d'Assalto, tenente generale Francesco Saverio Grazio li, per favorire la diffusione fra la truppa dei concetti base che avrebbero dovuto guidarne l'azione in combattimento, il Decalogo dell 'Ardito richiamava l'i mportanza della disciplina, posta allo stesso livello cieli' audacia e nell'esaltarne il valore ed additava come ricompensa ideale la riconoscenza della Nazione, simboleggiata dal sorriso delle donne d 'Italia, con un'immagine che non doveva certo lasciare indifferenti giovani di vent'anni. Preparato nel luglio del I 91 8, il decalogo venne diffuso a partire dal mese di agosto nel quadro delle iniziative volute da Graziali per rafforzare la compagine e la tensione morale della grande unità alle sue d ipendenze 1• Nello scorrerlo vi si ritrovano, sia pure in forma estremameme semplificata, gli stessi concetti che ispiravano le norme per l'impiego delle unità d 'assalto, nell 'evidente tentativo di renderli accessibili anche ai più semplici gregari . Vi compaiono così l'idea dell'azione condotta di slancio e spinta in profondità, oltre il margine posteriore del la sistemazione difensiva avversaria, la ricerca della manovra anche su un terreno organizzato a difesa, l'esaltazione della bomba a mano e del pugnale, eia utilizzare al momento dell'assalto, e l'indicazione cli utilizzare moschetti e mitragliatrici in fase difensiva. L'irruenza dell'azione doveva poi essere tale da sgomentare l' avversario e proprio questo timore diventava un'arma potente, da sfruttare al meglio e eia non lasciare mai decadere2 .

V

IL DECALOGO DELL'ARDITO

I . Ardito! Il tuo nome esprime coraggio, forza e lealtà; la tua missione è la villoria ad ogni costo: Sii orgoglioso di mostrare al mondo intero che al soldato italiano nessuno può resistere. Pensa ai tesori dì qffetto, di bellezza, di prosperità nazionali che ddendi col tuo valore. Ciò infonderà nell'animo tuo una.forza irresistibile. 2.

Per vincere, numero ed armi non valgono; sopra ogni altra cosa vale la disciplina e l'audacia: Disciplina, è espressione di bellezza e di.forza m.orale altissima. Audacia, è volontà fredda e salda di imporre la tua superiorità al nemico sempre e dovunque.

3.

La vittoria è al di là dell'ultima trincea del nemico, è nelle sue retrovie; per giungervi adopera violenza ed astuzia; né curare se nell'avanzata impetuosa nuclei avversari ti restano alle spalle. Se il nemico ti aggira mantieni i nervi saldi ed aggiralo a tua volta.

4. Cerca di comprendere sempre quanto accade nella battaglia ed accorri in aiuto dei compagni sopraffatti. Quando ti accorgi che la situazione vacilla, gettati avanti, punta dritto davanti a te.

1 L' iniziativa fu comunicata al comandante della 9° Armata, da cui all' epoca dipendeva il Corpo d' Armata d'Assalto, con la relazione sullo spirito e su.Ila disciplina delle truppe trasmessa il 13 luglio I 9 I 8 (Comando Corpo d' Armata d' Assallo, Stato Maggiore, Spirito e disciplina delle truppe, n° 2374 V.P. Riservata Personale del I 3 luglio 1918, AUSS1'v1E, Rep. B-1 , Racc. 120S I b. Diario Storico Corpo d'Armata d'Assalto). 2 Il tes to del Decalogo dell'Ardito è stato derivato eia M . Palieri, Gli arditi, Impresa Editoriale Italiana, Mi.lano, s.i.cl. (anni '30), pp. 225 - 226.

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5. Nell'assalto usa la bomba ed il pugnale, vere armi dell'ardito; nella d(fesa del terreno conquistato, il moschetto e la mitragliairice. Difendi le tue mitragliatrici se vuoi che esse ti difendano. Copri il rumore della valanga nemica che avanza col canto delle tue mitragliatrici. A quel canto vedrai la valanga disperdersi ed il nemico cadere come messe falciata.

6. Se giungi nelle retrovie nemiche gettavi lo scompiglio ed il terrore: allora un ardito può valere cento uomini; un ardito italiano mille soldati austriaci. 7. Il timore che ispiri all'avversario è la tua arma più potente: sappi mantenere alta la tua fama. Sii feroce col nemico finché è in piedi, sii generoso con lui soltanto quando è caduto.

8. Se rimani ferito o disperso, è tuo debito d'onore dar notizia di te al tuo reparto e.far l'impossibile per raggiungerlo. 9.

Non desiderare altro premio al tuo valore che il sorriso delle belle donne d'Italia che avrai difeso col tuo coraggio. Esse ti copriranno di fiori e baceranno la tua fronte ardita allorché ritornerai vittorioso, fiero della tua maschia forza, figlio prediletto detta più grande Italia.

1O. Corri alla battaglia! Tu sei la più Ji1lgida espressione del genio di nostra razza. Tutta la Patria segue come una scia luminosa la tua corsa eroica per l'assalto!

Agosto 1918 Ten. Generale GRAZ/OLI

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Appendice iconografica Armamenti, Addestramento, Comandanti, Uniformi, distintivi, insegne, inni, luoghi sacri ed iconografia artistica



LE ARMI DELLE TRUPPE D'ASSALTO Lanciabombe Stokes in batteria. Sostituì nell' ultimo anno di guerra il lanciatorpedini Betti.ca (AUSSME)

•.

:.

Mitragliatrice Fiat Revelli mod. 1914 calibro 6,5 mm. Si affiancò alla Maxim all'entrata in guena (MA)

I,

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Esercitazione col lanciafiamme d'assalto di costruzione italiana modello D.L.F. (MGR)

Pistola mitragliatrice Villar Perosa mod. 1915 su affusto d' assalto tipo brigata "Bari" impiegato dagli arditi (ISCAG)

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PETARDI THév'ENOT

Pl~cc,1 ili si<:11 re1.z;o -

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Petardo T hevenot. Per il suo ridotto effetto scheggia era l'arma ideale negli assalti

-935 -


L'ADDESTRAMENTO DELLE TRUPPE D'ASSALTO

Addestramento ginnico degli arditi: il sal to mortale (ISCAG)

Il salto in alto (TSCAG)

/

TI salto dei reticolati (ISCAG)

Piramidi con le mitragliatrici (TSCAG)

-936-


Arditi impegnati nel percorso di gue1rn (ISCAG)

Esercitazioni di arditi nel tiro indiretto con mitragliatrici (ISCAG)

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Sopra e accanto : Campo di addestramento del IX Reparto d'Assalto presso Romano Alto (VI). ln alto, lancio di pertardi; sotto, esercitazione coi lanciafiamme (AUSSME)

-937-


Un'altra esercitazione con lanciafiamme d'assalto (AUSSME)

Cerimonia di premiazione dopo un saggio ginnico e gare sportive tra reparti d'assalto (AUSSME)

-938-


DI GUERRfi IT~LI~NO Siep4

Muro

St<1ccionata

Assi di squilt'hro (p•rUnz.o.J

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I COMANDANTI DELLE TRUPPE D'ASSALTO li tenente generale Capello comandante della 2a Armata. Ebbe il merito di credere nelle proposte avanzale da Graziali e da Bassi e favorire così la nascila delle truppe d ' assalto italiane (AUSSME)

Sa\_'.erio Graziali con i gradi di brigadier generale quando era al comando della Brigata "Lambro", con la quale iniziò a sperimentare l' idea di unità speciali d ' assalto (AUSSME)

-940-


Gabrie le D 'Annu nzio in Francia fra gli arditi del Il Corpo d'Armata. Il vate esaltò in vari canti e poesie il valore delle tnippe d'assalto contribuendo in modo detenninant.c alla nascita del mito degli arditi

Ottavio Zoppi con i gradi di colonnello (AUSSME)

- 941-


II colonnello Giuseppe Bassi a cui si deve l'organizzazione dei reparti d' assalto della 2a Armata, con i quali rimase fino al dicembre 1917. Nella fotografia indossa l'uniforme da ardito quale comandante del Reggimento d' Assalto creato nel gennaio 1920 (AUSSME)

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PAVONE: 11. To,n•h.ia_ca<: G 'f o .18 1(,

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O fJ6.If ot.i ,1H> L' 9llora Lenente colonnello Giuseppe Pavone, che curò la formazione dei primi reparti d'assalto della 33 Armata, sovrintendendo poi alla loro riorganizzazione dopo la ritirata sul Piave (AUSSME)

-942-

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TI maggiore Giovanni Messe, prestigioso comandante del IX Reparto d'Assalto in una fotografia con dedica autografa al tenente Aldo Businelli, valoroso ufficiale e storico del Reparto

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Il maggiore Luigi Freguglia comandante del XXVII Reparto d'Assalto

-943-


Cristoforo Baseggio in un'immagine del clopoguen-a. A lui si deve J'invenzione delle "compagnie della morte" che precorsero la nascita del corpo degli arditi (AUSSME)

/

P4dre Reginaldo Giuliani, cappellano dei reparti d'assalto della 3a Armata e loro storico. Gli fu concessa la Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria durante la campagna d'Etiopia del 1935-1936

-944 -


GIOVANNI MESSE ED IL IX REPARTO D'ASSALTO

IX 0 REPA~TO D'ASSALTO

Autografo su biglietto da visita del comundante del TX Reparto d'Assalto (AUSSME)

Giovanni Messe con i gradi du colonne llo (AUSSME)

- 945-


Messe ai tempi della grande guerra con le fiamme nere (AUSSME)

Roma 1919. All 'epoca tenente colonnello del Reparto d'Assalto del Corpo d'Armata di Roma (AUSSME)

/

Con i gradi da maggiore sul proprio destriero (AUSSME)

-946-


25 gi ugno 1918. Il IX Reparto d'Assalto dopo le azioni sul Col Moschin (AUSSME)

25 giugno 1918. Il IX Reparto d'Assalto dopo le azioni sul Col Moschin (AUSSME)

- 947 -


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Messe in mezzo ai suoi arditi del JX (AUSSME)

Gli ufficiali ciel IX Reparto d' Assalto. Messe è il secondo eia sinistra, accanto all' alfiere (AUSSME)

- 948 -


L uglio 19 18. Vi lla Do lfin - Rosé di Bassano. Sua Maestà il Re Villorio Emanuele lll consegna al maggiore Messe la Medaglia d ' Oro al Valor Militare alla memoria del porta bandiera del IX Reparto d ' Assalto. Ciro Scianna. caduto ero icamente sull ' Asolone il 24 giugno 191 8

li TX Reparto cl' Assalto sfila davanti a l gagliardello che sarà depositato nel Musco ciel 2° Reggimento Bersag lieri (AUSSM E)

-949 -


-= 11 gagliardetto del IX Reparto d'Assalto durante la cerimonia di scioglìmento della gloriosa unità (AUSSME)

Roma 1919. TI Reparto d ' Assalto del Corpo d'Armata di Roma nel corso di una manifestazione (AUSSME)

- 950 -


UNIFORMI, DISTINTIVI, INSEGNE, INNI, LUOGHI SACRI ED ICONOGRAFIA ARTISTICA DEGLI ARDITI

LA GHIRBA c;101n1Al,.f. Ori -.<)U.1A11 'l • l

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LA GHIRBA Glòl<!'.AI J. t>H SOltJATJ

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Cope1te del giornale d i trincea "La ghirba" (AUSSME)

-951 -


Figurino d i ardito armato di lancjafiamme d' assalto (tavola di A. Viotti da L'un!f'orme grigioverde (1909- 1918) (AUSSME, 1~94)

Cartolina militare con l'uniforme di un ufficiale degli m:diti (AUSSME)

• Tavola uniformologica tratta dal fondo "Cenni" sui reparti speciali italiani della grande guerra (AUSSME)

- 952-


Vignette

. , . he tratte d,l . . I ""oiornale d .' trincea della "_., a Armata "La T radotta"

umon,<,c

_ 953 -


Uniformi delle trnppe d'assalto nel 1918 (da UnU'ormi e Armi edizioni Em1anno Albertelli)

PLOTONI D'ASSALTO

Mostrine, fez e pugnali per truppe d' assalto (da Un(formi e Armi edizioni Ermaru10 Albertelli)

-954-

Fregio per appartenenti ai plotoni d' assalto.


Distintivo per i militari componenti i repa.rti d 'a.ssa.lto. .•• . . . . ·· · - - · · · ·-- ·.i:

Varianti di distintivi e trofei per componenti i reparti d' assalto assieme al modello di riferimento tratto dal Giornale Militare (eia Uniformi e Armi edizioni Ermanno Albertelli)

Labari dei reparti d'assalto della prima guerra mondiale conservati al Vittoriano (da Rivista Militare)

- 955-


Labaro ciel VI Reparto d'Assalto ed insegna a ricordo del XIII Reparto cl' Assalto

-956-


Ordinamento delle divisioni d .assalto nelr ottobre-novembre I 918 (eia La battaglia di Vittorio Veneto, Edizioni del Risorgimento-Associazione Italiana di Fede e di Solidarietà Nazionale)

· DIRRIO · t>TOlUCO.,Ml llTl1RE

--· Coperta del volume di M. Palieri (BMC)

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Coperta di un diario storico (AUSSME fondo B-1)

- 957 -


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N. 2$

ILGIORNALE~~SOLDATO Una copie c~nlesirnl 1O

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L'.A.RDXTO

Illustrazioni tratte da giornali di trincea (BMC)

-958-

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Tavola tratta da " La Domenica ciel Corriere" ciel 21 luglio 1918

Illustrazione di Tancredi Scarpelli apparsa su Storia d'Italia narrata dal popolo dalla fondazione di Rorna alla grande guerra nazionale volume V di P. Giudici, edizioni G. Nerbini, Firenze, 1933

- 959-


L'ardito pronto ad affrontare il nemico... ;ii

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oltre lrincea ...

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Illustrazioni del! ' immediato dopoguerra

-960-


Cartolina militare della 1a Divisione d'Assalto di Marcia (AUSSME)

VALORE € DISCIPLIN Carto lina militare del fV Reparto d'Assalto di Marcia (AUSSME)

- 961 -


O Arditi! Qaal' 1plto drlPIIO llllmrto CDn !'Intime fibra dal cuore che sogni, tbc s,11a. w nalt, nan aurei che gloria • vittoria PI! I' unltll Italia:

O ArdW! Qaeat' epico drtJPG rm•aTUlo dell' wl~ mano dii mara che miro 11 Stogllo dli Mille s'meata • 111giu~o t canltndo • non altro ,~. ,1,111 8 ,n~rla

Per l'unica Italia, 111, Ndrl e f11tialle di 61nm, prenle ad GSllta e pallra 111 tulmlol 1 ••Issi di aagBStia I di leda 11f1 voi, v' oll!lamo lremudo d'orgoglio.

O Arditi! fnlbl1111 ù1 quado sai barbare Immondo bt nmpe di bombe I Hl&DII di sllcclll 11 ·111111 IUII' Irto I' malta

O A.rditl ! '1 llllpitl,

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di 11!,aa, deUr1o d'...11 1 vudelta al cure

S;u Giorgio!

,

Dedk,. alla Bandiera olfertk al 27,m• Reputo d'Assalto

dallo Donne Genoiesi d'olblta da Rttortl C z

Cartoline militari (AUSSME)

-962 -


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Diplqma di concessione ciel distintivo per militari arditi con relativi distintivi in stoffa (da Uniformi e Armi edizioni Ermanno Albertelli)

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R. ESERCITO ITALIANO (I ) (2)

(3)

CONCESSIONE DEL 1'1STiNTIVO f EK MJLITARI /.lit DITI (+)

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per aver dolo ripcfule pro11 e di ardileun è auforizza/o a fi·egiarsi del clisfinfivo pre-

de/lo. li Coman<l110le del (1)

(l ) Corpo. (2) Bal!a\.flionC', ~rur;io. t•,·1·.

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()} Conop,•\.(ni,i. ~<111mlron~. i>ntkria. (+) Crocio. «)5\nomc ~ 1101111·.

( _ ~ - -- -- . ·

-963 -


GLI STORNELLI DEL IX• REPARTO D'ASSALTO I,

Ptrc/1~ splcndcv;t tl !>'Olc lf blot:d{ggi.t.1M. Il gr.rno

3. Il IX B~u.,9l!o,1e

5.

L' /mp,:n,.lorc Cari()

Vol«1.tt10 discc11dtrc

H1t preso Col J,toschir1a1 St lo la.s cf.rtt.tn {.tre

Ua giunto ., Col Mos,hltto

A. Po'tlc cd .t BdSS.tno

And.1v.s tttl Trentino.

~rdi fa coinctden~a.

2.

Vofn1.t owdJ. .t Vicc,1~.t,

Che com.botltram sul Gr~poa, Se tn!rt.,n:o noi fu a.•(0,1.: C(c<.:h/110 St' l,t SC,ft)f),1,

6.

4.

Pt,1nl11to h1tn l.c b.tndta.t, Non res/4. più un .1.uslr!~co

GuArdalect Il m.tg/iont Not si.1m le ,. Fi4.mm~ Ner<,,

DO'f.1• 2 un~ "Fi~mrna N,rit.,.

Del IX BAHAgllontt.

9. Abbiamo ptr i,, stgn.i

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dagA dii "°"IAni. È n.oslnt fa villorfa. Ntli' oggi e 11d Joma11i. IO. · Flntf.i. qu~IJ 9:tu,..,

3.

St non cl conosctk

Sc1W A.solon pU A rdfti

Le 11oslrt fld,.,,nute J M-A !l IX li h.t fumi1fl o4 tombe t' p11gn,d ~fe.

7. Slam noi k ' ·Ff.tmme Nt~,,

St !}!rJ tùfl,t ltdlt.t ,f/'(_0,1 trov i rm bel c.Amplont,

Li 1111. r,qulstll lutfl Il IX B.tffaglione.

7is(fl sa.r.111r.o eroi, R~cconler,1nno ;d posteri Qutl eh, (.1.cemmo nol, ecc.

~ ~ LS?~OREJ X

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____, L' INNO DEGLI ARDITI J)' i,lnlia i figli sou tul Li ARDITI c ornc u n sol uon.1,,0 b a l½nndo uni Ii , son(), 1r: fi.wnn1e:•sàcre a l valore ; un sol li spmge d1 P a t ria n rclore, f.ar g nerra r1I Barbaro dnl P iave al Mar.

/'Jo//c ,;- .,J,:,t._

~EryE:~All f Peryryut)

Son l ul tì i ·111iliti arditi F..1J1ti p ronti a ll' appello: Italia! A.vanff1.. ... F incl1è un an elito in scn icrrcmo, finch è una g,.i'ccia di sangue avrl'mo, dobniaill, t;li abbielli Unni'. eslirp~r1 Bombn ù lla ruan o, fuori i ·1mgnali ! Siamo ai n emici fimmnc f<>:r:di; co me la folgore d i i-p a lto in spali.o v oliam te'J,"'r ibìli t u1 Li n ll'assid to ·

ycn dicatori d ei Morti Eroi!. Purchè la P:1 tria 1·c~1cn I.a :-. i a, e si tlisp P.rda l'a ustra genia son tlttti arditi d' Ilalio i fig li ; nron ti a i. Hda re inille- p erigl i, Ill'Ohti a m orire siamo anche n oi IJ

BLAGH,

\l isto - OOic.;io ncvi:-;iono Staru pa 1\i ilano, N. 70ì:!, il 1:l-lO- IH18 . Inni e stornelli degli arditi

- 964-


IX REPARTO D'ASSALTO

Xll-Rf P"DASSALTO.

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Stemmi ed emblemi di reparti d' assalto (AUSSME )

-965-


(FC)

/

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ARA DEGLI ARDITI D'ITAUA CAPRIVA DEL FRI ULI

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L' Ara degli Arditi d'Italia a Capri va del Friuli

- 966 -


Cartoline militari (AUSSME)

- 967 -


Cartoline militar.i (AUSSME)

- 968-


Documenti



Documento n. 1

CIRCOLARE 300

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ed aml.ll!uistrativ;;

, Il Ministero ha detsrminato di adottare per i miìitari esploratori di fanteria di prossima istituzione, per g li esplora.tori scelti di cavalleria e per gli esploratori di ar tiglieria> (eocettuate le specia lità. da m ontagna e da fortezza. ), già esistenti, un distintivo consistente iu nna stella a :;,ei pun te> di lana. rossa per le gbbbe di pa nno turchino e di lana nera. per legiubbe d i tela e di pan no grigio-verde e per i past rani dei caporali e soldat i, ed : u filato di argento o d 'oro per i sott uffi eia li. lì distint.ivo deve e:--:lere por tato sulla manica sinistra. della. g iubba di panno e di tela e del pastrano per quelli che nefanno uso, al cen t,ro de.:la manica stessa ed a 10 centimetri circa dalla sua a.ttaccau: , rt alla spalla . I militari che avesse,·· anche altro distintivo porteranno questo ad 8 cent imetri dall 'attaccatura sopradetta e quello da.. . eipl,Jr~tore a 4 centimetri più in basso. L ·opip.cio militare vestiario ed equipaggia.mento di Torino spedirà. ai corpi ìnteres.~a.ti . dietro loro richiesta., i re.lativ~ · campioni. .. I corpi provved enrnnù per0 direttamente per l'acquisto della. quantità di d i!-ti n t.ln loro occorrenti, con le norme delle r&,- _ la.ti ve condi zi1.m1 ispeciali. .· J A l nomenclatore del materiale dei servizi a.mmi'i1istra.tiyi,; _ c,ategori.a I. sezione B, seno apportàt,e le seguenti varianti·:' •;

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1,e..tavola sara inaerit& in una prosaiµi,a. j r f a ~:. I

- 971 -

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Circolare N. 31)0 del 1914.

Dist in t,iy,., d11. e,ipJoratore .

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-972-


Documento n. 2

R. ESERCITO ITALIANO Comando S-up r em o Reparto O perazioni Ufficio Affari Vari Sezione ls tru1.ioni e Disciplinft N. 3228 di prot. . . . li I settembre 1916 OGGETTO : Pre m i in d1rn aro e lìcenze per atti di valore

Al comando della t ., 2., 3., Arma ta della Zona Carnia

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Co mando

Il Comaod-0 dell a ~- Am a ta ha ~ na talo a q ueato Comand o d11wwgli che .preMo altr e graa41l nottà rnobiUlate, si u.sa c oacedcre premi In denaro e brffi Uceaze al militari, che volontariamente si preatlno a compie~ atti di valore, qu a li. ad ese~io, l'al)(jare a c olloc•.t e hr e!!plodere tub i di gelatina esplosiva rra 1 retkol.ali. del neanico e ,i mllì. Per poter tlLlllt:re in gra do di dare quelle dl-spo.sil'ionl che assicurino un '«.Jag!ianu di tratt.&meoto pree.so tutte le gra nd i uni tà di<penden tl , in ao a l~a con qua nto qu~to Comando lui già di!lpOSt o con circolare 21 f>2 d el SO l ugli o, per la ,c()nqulsta di materiali d a tf\)crra, si prega cotesto Comando di segna lare le dis~ iioni d1e f<>Mero state emu · na te al r4!tJ41 rdo da V. E. o dal comaodanli d i fl"a odi u n ità d'1J ende nti. Il S.Ot1t')('a1>o d i S. M. cl oll'E,crctto P ORRO

La succe~siva circo lu re n. 3624 del ~ ottobre 1015 d el Comando Su p r e m o. stabili ed uniformò il crit e r io distri hutivo dei premi da concedersi per atti ùi valore.

n.

ESERCITO ITALIANO Comand<i Su premo

Repart o O~razfoni lffflcio Affari Va ri Sezio ne Istruzioni e Di~ipli na . . . . li 9 o ttob re 19 15 ~. 3624 di prot. Occ F.1· ro: Premi in d enaro e li ce nze per a tti di valore

Ai Comnndanti d'Armata, dr.Ila Zona Carnia e d elle truppe: dirr. itnrnenle dipendenti (di$lr1b11?ionr. e$l e1a finn ni Comandi di reggimento) e per conoscr.nza: nl Minis tero de.Ila Guerra All o sc~o di estenòere a tutte le un ilA e N,gt>lare con nniforme criterio la conc ~io nc di Jicell!tt e ipreml in dc · naro per spronare i militar i n compiere atti di va loN' e di a rd itezza, si p re6Cri-ve qiran to seeuc : I) I Com anda nti d i gran di unità ,p otranno ·premi are con la eone-ione di brevi licenu e co n gr~Wkar.ioni In deD#'O, quei militari cbe 'f'O{ontarlamente 11i JH'elltino • compiere . in di•id ua li ope razioni ard ite e perìcolou, come 11 lagllo d1 ret icol ati, il collocamento di tub i esploovi, la r icerCA di min e s u territorio battuto dal nem ico, l'uacila dalle trlnc re ,otto il f\wco J>N il ricupero d i CtritJ eoc. 2) I due premi , d ella b reve Jlceau e della grati f!c J 1lont io de11aro, potr,n a o aac h« e1tm11l aral. 3) 1 Coimaooanti di tnndi l)Oità, autoriuati a conce· dere i premi, nell'emanare 1~ norme che riterranno oppor· lune per la conc esaione del ~ siml, terra nno presente : a) Le necu,sità d i ro.,.ilne economi a, racc omandate dal Minii;lero d ella Guerra e da questo Comando (Ci rcola,r e 355.3 del 1. otto bre) e che ogni s ingolo prem io non possa mai &Uperare la ~mma d i L. 100.

b) L'opportunità t he la conces&i one delle brevi li cenze e.i militar i coraggi01Ji od arditi abòi a un limite, nel numero e lH'I tempo, nelle necessità di guerra . 11 Sottoca po cl i S. M. dell'F..e rrll<•

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- 973 -


Documento n. 3

R. ESERCITO ITALIANO Comando Supremo

Reparto ~azioni Ufficio Affari Vari e Segreteria Sezione Disciplina N. 625-0 di prot. ÙGOETTO:

.. . . li 14 maggio 1916 Premi in denaro per la cattura dei prigionieri

Ai Comandi d'Armata e della Zona Carnia; al Comando del XVI Corpo d!Armata; al Comando dei Corpi a disposizione (dis'tribu:dont eate,a fino ai comandi di compagnia ) e per conoscenza: a/ Ministero della Guerra AUo s.copo di 'J)rfflliare quei militari d i truppà che con arditi colpi di mano ri~no a catturare prigionieri, e specialmente <pattiuglie nemiohe, con uflkiali e graduati, sono .tabilite le seguenti gratiflcu:ioni in denaro, da conferirsi iD<lipendentemente dAl1 n~ro dei militari che compiono I• cattura: Per ogni prigioniero non gradueto (soldato o apptJDl~to) L. 10; per ogni sottumciaie o epirante L. 20; per ogni ~ftciale L. 50. Ben intuo, cbè tali ,Pl"ftlli non dovranno easere eorriaposti ptt i prigionieri fatU in seguito ~ opuuioru .collettin, ordinate dai nrl Com11·ndi, ma 1-0ltauto quando la ca.ttura 1ia Of>en dell'llldat'e intiiativa o di un'erdill aaione compiuta da un gruppo ,U uomini, non comandato da u.ffldali. ID questi easi con'Nlrrà, du i cornaadentl di grandi unità - ai quali è riservata tale lacoltà - ,iiano libera1i nel concedere, anclle tS~ pOMa sorgere qualclle du.bb1o sulla resistenze opposta <i.a i ,prigionieri , allo scopo di spronare i milita.ri dipendenti a compiere tali ardite imprese. li Sottocapo di S. M. dell'E~erclto

PORRO

- 974-


Documento n. 4

(ldd/ 15 Ago,10 1916.

R. ESERCITO. ITALIANO .

CIRCOLARE

COMANDO SUPREMO

Ai comandi di armata, di corpo d'armata, di divisione

RIPARTO OPERAZIONI UFF ICIO A Ft'AR I VARI E SE GR E TERI A

SEZ101't: ISTRLiZIONI

N, 1581 O di protocollo

OGGETTO Norme pe r la concessione del distintivo per ·militari a r diti.

Alla intendenza generale ed alle intendenze di armata · (diramazione estesa fino .ii comandi di compagnia o riparto corrispondente) e per conoscenza :

..

Al ministero della guerra - Div.

S. /1. - Dir. Gen. leve e tr. - Dir. Gen. serv. /ogis. ed amminis.

Al comando generale del!' arma: di cavalleria, di artiglieria, del genio

Con una prossima di:;pc nsa del giornal.- militare vt:rrà adoit:i.t,> u;1 apposito db ri ntiv<> p~r " mili ta ri arditi ", consistente nelle cifre reali, in ri camo d'argen to, sorrn011tanti il n<>do di S,ivoia. Tale disti11tivo \·iene portato sulla manica destra della giubba di panno, a metà distan za tra gomito e spalla. l. - li distintivo verrà concesso a quei milita ri ùi truppa delle armi combattenti (fanteria, cavalleria, artiglieria e genio) che offrendosi volontariamente, abbiano, più d'una volta, eseguiti . compili particolarmente arditi in zona d i cons ueto battuta da fuoco nemico. Tali co mpiti possono essere: posa d i tubi esplosivi e tagli o di reticolati avversari, incursioni in tri ncee nemiche; ricognizioni diurne e nottu rne d i punti mollo avan z,:ti; esecuzione di lavori, di giorno, sul da vani i delle nostre linee di diiesa; sorpresa di vedette nemiche; ricerca di rn i11e ; ricupero di feri ti, di mo,ti, di armi, ecc. ; prolungata osservazio ne da punti molto esposti; scalata d i picchi ; traversata d i ghiacciai ; ,illacciarnento di fil i su linee telefoniche avversarie, ecc. e in genere tutti quegli atti pei quali il combattente, esponendosi volontariamenlc a maggior rischio, si distingue per arditezza e coraggio fra i commilitoni. 11. -

1

11 numero dei 111jlilari d i un riparto fregiati dei distintivo non dovrà oltrepassare

il ventesimo de lla forza organica del riparto stesso sul piede di g uerra. Il i. - La concessione del distintivo di militare ardito è fatta dal comandante del reggimento o battaglio ne atitonomo· o riparli eq uivalenti, su p roposta dei comandanti di compag;nia od u1Ìilà t;or rispondenti ; è pub blicata all'ordi ne del g iorno, · iscritta sul li bretto · personale e sul foglio m:itricolare. 1 corj>i mo_bilitati devono perciò darne comunicazione al depositi. IV. - - Assic.me a l distintivo viene consegnato ai militar i arditi uno speciale certificato. Il distintivo stesso viene conservato anche nei r ichiami dal congedo.

- 975 -


V.. - Il conferimento del disUntivo è indipendente dalle eventuali proposte di ricompense al valore o. da.Ila ccincessione dei premi in denaro e licenze previste dalla circolare di questo comando N. 3624 in data 9 ottobre 1915. (1) VJ. - Per conservare al distintivo ìl suo alto valore morale, è necessario che la concessione di esso sia fatta con equità e con giusto rigore . D'altra parte non si dovrà eccedere nell' impiego dei militari arditi in imprese rischiose, per non depauperare in breve i riparti dei loro migliori ele1ncnti.

VII. - l disiintivi dovranno esse re subito richiesti dalle intendenze all'opificio militare vestiario di Torino e distribuiti ai cqrpi ; i ce'rtificati saranrìo forniti, per una prima distribuzione, da questo comando alle ir.1tendenze stesse ; in seguito dovranno essere da queste richieste al Reclusorio militare di Gaeta.

11. SorrocM•o

u 1 STAT O MAG010Re

oeu;

Es1:Rcrro

C. PORRO

(') Testo della circolare

11.

3624 del 9 orl obrc 19 15.

" Allo ,co po di estendere a tutte le uniti, e regolare con uniForn ,e criterio la concessione di lice:11.e e premi in denaro per spronare i militari a compiere atti di valore e di arditezza, si prescrive quanto segue: t 0 - I comandanti di grandi un ità ·potrilnno premiare con la concessione di brevi licenze e con graiificazio11 i in de naro quei militari che volonjariamcnte si prestino a compiere indivi d~ati opernzioni ardile e pericolose come ;1 taglio di reticolati, il collornmento di tubi' esplosivi, la ricerca di mine su terrilodo battuto dal nemico, l'uscita . dalle tri11cce sotto il fuoco per il ricupero dei feriti ecc. 2,, - I due premi, della breve. licenza e· della gratificazio11e i11 de,i aro, poirunno anche cumularsi. 3o .- I comandan!i di grandi nni!à, autorizzati a concedere i premi , nell'emanare le norme che riterranno opportune per la concessio11e dei medesim i, terranno presente: a) Le necessità di massima economia, raccomandate dal Min\stero d~lla gnerr:i " da questo Comando e che · · ogni singolo premio non possa n;ai superare la somma di L. .100. /J) L'opportunità. che ·Ja concessione delle brevi · licenze ai militari ·coràggi~si ed .arditi ahbia un limite, nd numero e· nel tèmpo, nelle necessiti, di ·guerra":

-976-


Documento n. 5

CIRCOLARE N. 539 N. 539 - EQUIPAGGIAMENTO - Adozione di distintivo per militari di truppa arditi - (Direzione generale servizi logistici ed amministrativi) 1° Settembre 1916 È adottato un apposito distintivo per «militari di truppa arditi», consistente nelle cifre reali, in ricamo d'argento, sormontanti il nodo di Savoia. Tale distintivo viene portato sulla manica destra della giubba di panno, a metà distanza fra gomito e spalla. Le norme per la concessione di tale distintivo ve1rnnno emanate dal Comando Supremo dell'esercito. Il distintivo è accompagnato da uno speciale certificato. J corpi mobilitati dovranno comunicare pertanto ai rispettivi depositi i nomi dei militari ai quali venne concesso il distintivo acciocchè siano fatte le relative annotazioni «Militare ardito» sui fogli matricolari dei predetti militari. I distintivi saranno richiesti dalle intendenze all'opifido militare vestiario di Torino; i certificati al reclusorio militare di Gaeta. Il Ministro - MORRONE

IL DISTINTIVO DEL MILITARE ARDITO

-977-


Documento n. 6

.J!dd/ /4

JJlfWZ O

/[/17.

R. ESERCiTO ITALIANO COMANDO SCPtUi: i\lO Rii',\ l{T(l

cuu,;of.,A l t E IU!!"\EH,VA1.'A

( ) l'H J.t A½!()N' J

UFFICI O AF F ARI V.~S I E S EG RF.T E:R iA

,1-i coma nt/.i. di <wnwtri e ddla zo1ui <U 6'or iz ia.

:,;r:1,1<):-l l::: J,;'J 'lWZIOKl

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N. <,2:Jo

di prntoco!lo

OGG E'J''!\ ) Rip ,:,.r ti ci' ;e,ssa lto

Co11Hrn ico a km ue noti7,ie r el n.t ive ,l!!a cosli t n7.ion o cd a.Jl' impiego dc,i ripart-ì d' a 8.w lt,, pr rsso I' esen;i to aust,r o-uug-,ufoo, affìnc:hù la. c:c>no:,;ecn ia. d ei 111otod i <l' azi on<' segnit.i ila lì' a vn ,rsatio offra il mezzo, uon so lo d i oppo r v i.~i con adeg-11M,i proccdime n t;i, 111.'1 n,l1,1•c,;ì. di ,1,d o th t.n~, ogni qna] vo lrn ., e ne presenti bL ec.rnvC?.uieuz;i, aualoghi s i;;te mi .

r; e;;a111(• ddle 1110 dal ità. st.a.bili!,e pe r l' im piego d.ì •1ncsti r ·i11a,rt·i d/ <1ssfltto p ou,i i11 ri.lievo come, a r end.ere stcl'i.li di risu ltati a.zio11 i, micbc cos ì c:i)lìdot.tc, u oa oecorra.1.10 pi:ov ved i m(~nti n novi, rna valg-an o la osscrva.u.rn e !it giw.lir. iosa. applicaz10110 dnlle n o1·11w c out(~nu tc 1ie.l c1tpo V 0 d ei Or-itwr·ic ,Vimpiego ddl(I, fa ·nim··i a ·nelln rruc,r ·r <i di, f.r i-Jwe<t e neces;;it ,i

pri nci pal.rnent,e :

- C<•;.;tant,c mant<' 11im e 11tn in dlicien;;a del!' ostacolo pa,~;;ivo; l'idu:r.ioue al mi.nirno i nd:spcnsalii l<·· del 1rnmc r o tl e i varch i 1.1ei re.t ico]a.ti ; dispo,,i:r.ionc oppol't nw1. dei vm·clii ,; tw;;;j i·i;;pet.l,o al l' an<la111ento d ,·.lla Ji ne,t e d ni pu n ti ili p i ì1 fa ci le irru;,:iono per l' a.v vers,lri c> ; - iniu teno lto ,;e rv i;,;io cl i vi-g-ilau,,a sulla p rima. lil10a., cou trolia to e.la fr11q 1wu t-i

ÌS]H.·Zioui ; - e.q~;cnzionc im u1.:dia ta. d i1, pm-te d e ll' art·igli.c l'i a - H-ll ,ipposito ~eg1, ak· couvcn uro e ,;t•H:r.a at1:cude.1·c aJt,ri ri.vv ii;i o r ichieste rli f11oeo - dt>l t.il:n d i ,;ba.r1·amc·nt.,.i in-

ua,ur.i a l l.i:a tro min ae<.,.i M,n; - pro ll to i n t er ven t,11 dei ri1ie,llzi lù. do1·c· il unr ni c o 1:en t·a, ,, ,;(.,1 Jler com picrn, I.' .i rrn zfr>H1·. tH!ll;i lin ea.

I lllet ocli ScJtnit.i <hl u e111ico 1·,11111 0 per,\ rnuuti Jm.:"<rn(.i uo11 ;;nln p er p ro1·v<\cl<·1·1· in gnisa da rnrnhrli ineilicaei ; rna alt,resì. pe1· adott arli, n nost rn volta, o ve couclizioni fa.vonwo li d i tempo e Lcr reuo lo eon;,ig li uo. B p mt.ant o i eonrn111li d i an1.i a.t:1 e 1le.1la. zou a di Uotizia ,li,;po11ga110 JH.m.:ht· i 111 (:tod i st-tt;,si tl'oviuo pral,i<:a. ,1pplica r,inlle, s ia ii: ~p,~eiali az iù1li ::;i 1nnlat e - d ni·,mk i p,,. riodi d ì adcl.cst ra nH·u t;o della t,ruppa co11k·mplat.i nel.le c ircola l'i 1700 dc·l ~'.2 geu uai o e ~540 d el :31 s t.e;;so 111ose, di q u esto cornaudo - s ia Helle op1·:ra:1,io11 i, conw·11iE:ntm11P11te m·11w 11izz:mdo l'impiego d ei mil-it<ir-i wrd·i ti e d egl i ekmen t.j spwiali::;::;at,i a ,;<>.eondn. d elle circc'ist,auz.e ('l d ello ;;eopo (la 1:11.µ:gim1g ùr c, :;e.uza, ben in teso, nddi v(•.u irc a. in odi fic;i.: don i di c,w,1 tt-c1·(1 m µ:anico ndle. uuilù .

-978-


Alfoya.t<> alla circolM·1, ?,.' . 6'230 del t1 marzo 1.917.

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D' A s s ALT o

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(con un prograTn:rna annesso ).

!o,cOt'U>. - 1 « riparb <l'assallo • ;;0110 a pposit~1mcntc eostituiti ~Jer co1npiere piccole ed ardite ope·nwio11i n.iediaut.e azioni dì ;;orprcsa tenden t i :i dist1 n·bare il nemico, metterlo iu alla-rn1 i, ca.tt,urare. prigion.ie 1.-j, di;;t.n1gge rP ripa.ri, ecc., o, concor1·<}ll(lo nelle a7,ioni prepa.nite, ad aprire la. st-racfa. alle colonne <l'attacco irronrpeHdo Col.l impeto uclle t-ri1~<:C·l' ucrniche e devastm1dole. }~1;entn1Llmcnte son o incaricali d i ricogu izi.ou.i a.rrlit;c ed ocnlat·e, a ven ti lo scopo cli stabilire l'a.nda.ro<mto della froute del neniieo, con0Bt'.cr11e la. forza, la di;,loca7,ion('. dcllù batt<•.rie e delle bombarde, l'entità dei Jaw,ri difon;;iYi, le vie di accesso a.Ile posizioni, ec<:.

CostH.uzionc~. - Per ri~po11dern a, quest,i compi.ti cornple.s,;i, dH' ricllil·dono i11t<·lligenza, ca.hna cd ardire, viene tratto apposito personale tra. gli 11omini pili va.l idi df.i rcgginwnt,i. 11 recl.utau,cmto di 11n1-':,;;ima. è volon t;ario, ma. i11 difot,r,o di doruaude si ai,S('gnano di rrn t,orit.à gli norni11i rn~ce;;sa.ri, i.;ecg.li('ndoli accurat-ament;<-!. 11 pen;ona.lc clest.in,ito a.i « ri pal'ti d'assalto » è inviat,o a frcqncntiH'C spccia,li coi·si <l'istru7,iou<:1, della durata., in genexe, rli 3-4 settimane, nei qnali :;i ~volge u11 p1:ogrnrnrna confom1e a. quello itllegti,to, essenzialmente te11de11te a perfczion,u·c g li indiviclni 11el lan cio delle bombe H, maJ.10 da qualsiasi posizione e a.J <l'i ::;opra. di divorsi ost,acoli, nei laYo.ri spedit.ivi caurpali, neJln, distruziono delle difose acces;;01fo del uemico, eee. Alla fi uc del corso i non idouei ricut,ra.no alle proprie con.ipa~·nie, mentre gli idonei passano a ùn· parte dei riparti specia.!i. Oenora.lmcut,e presso ogni. reggimento si costituisce -tin ti compagn-ia (li assalto cli 120-lGO u. divisa in :1-4. z1lotoni d,as.çalto (forniti l per ogni bn.tfaglioue) di H5·40 u. cia:,;c11no. Ogni plotone è formato cli 4 pattgglfo d'assalto (fornit{, J per compa.gnia) di 9-10 n. ciascuna. Bven t,ualmentc e per speciali operazì.oiri, nelle divisi.011i nelle brigate a.ntouome i r iparti si riuniscono i11 specia.]c haUaglfone tl\1.~.Hil.lo, posto a.Ila d iretta dipendenza <le! cùmando delln, g rande imità. (]/iuorn 1rnrù u011 si souo :mcora l'isti i11 nzio1w ripm-ti d'f1ssalt,o snperiori alla compagnia). Oli nomini scmo muniti di /\)metto e di pi11Z<} t.agliafìli, ed aTmitt,i di pugnale e <li nnmcro::.c~ homl.>e a. mano, clic~ t,1:aspo1-t.ono in a.pposite tasehe coJlo<:at'<.'. .;;nl <lor::;o t' s ul pc~tto. :Essi godono d i nno speciale t,1·attauw11to di fan,1·e nel rancio <· nPi sHn·izi <' :<i L1rgheggia rnolt.o verno cli lorn iu 1foompm1Sl:l (1iceu;r,c, premi in 1hmaro, dceom1/.ioui).

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hnpicgo. - Le JJ1odali tà d'impi.<'';!,tO cli qncsti ;;pec.iitli ri.parf,ì v;ni:;1,no a seeoll(la clw si voglia. compiere aziolle <li sor1n·es11 od aiiouc preparata. ~et pr.irno ca.so, 11011 vi ù prcparazio11e cl' a.rtiglieriv e l'opern è afiidatu alF ardire ed alla ;;agri.da singola. del coma.nd:mte e degli 110miui. del riparto. Kel ;;econdo caso Firrnzione anicmc qnando la truppa, nemica è cnst-re-U,a a ripara,l's i nelle caYel'lle da.Ila ,·iolenza del fnoco delle a.r tiglierie e d(1l!c Lombarde . .lVltmt.re l' 11r!ìglicria a.Jl.nnga il tifo di quel poco che occonc p e1· pcrmet.tere J'i.1,1•:mr.a.t-a dei ripart,i d'assalto, q uesti ba.J:muo dalle proprie trincee laucin.ndo a, di1;tau;m gnrnar,e a urn110 eo11t,ro le tl'iucec avvel':;a.rie per far <:rerlcre alt' a.vversario dw il fuoco d'nrt.iglif:Jfo conti11ua ancora. . A i « l'iparti d'assalto » ;:;0110 aggregnt;i 1rncfoi di z,apJ>a.tori che iu i,.ialrneutc eomplctai11i l'apertura dei v:wcbi ue.i reticolat i, aU,rn1·e1's() i q1ta.li i l'ip;nt,ì ;;te~:si irrompo11l.> 1wlk lince 11cmiche dan ucg-giandole e c.nttm·:rndo an1d e p r igio.11ìeri. 111 ser:ou<lo t:ellJJ)O gli 7.:tppatori concorrono :illa distrnzione (11:'i ricoYcri <: delle triu etw, opprn·<·· al rovescii11ul.'nt·o <li qne;;t<·, iwl cm;o in cui la posizion<: cbbha cs;;('re ma1.1t1'n nta. l « ripar~i d'a;;saH.o >> sono sc·mpn· ri11cinlzn.r.i d,) h·npJw nrdi1rnr.i(·, 1,lt c• sfrntbmo i primi ;;ncees~i ot-tem1t'i dallo .<;l,rn cio <lei rip,nti am1irlei l'i.

-979-


Documento n. 7

R. ESERCITO ITALIANO

CO.MANDO SfJPREMO

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UF FICIO D EL

CAPO DI STATO MAGGIORE

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OGGETTO ~

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Riparti d I assalto.

Con riferimento a quanto ho già avuto occasione di far presonte col=

la circolare 6230 del 14 marzo 1917 ( U.A.v.s.) e a complemento delle di= sposizioni date circa l'impiego dei militari arditi, pressò ciàs·c una a,r..

mata ai dovrà costituire, per cura dell'armata stessa, a datare dal l

0

luglio p.v., uno speciale riparto d'assalto formato ,per ora,da seli ~le.e: menti volontari, tratti a preferenza dalle unità di bersaglieri dell'a.r• mata, coll'avvertenza che le sottrazioni all'uopo necessarie non vangane

a danneggiare la compagine

della singola unità,riducendo eccesaivament~

in talune di esse 1 1 elemento che ora costituisce la parte più solida. Il riparto in parola, inizialmente di forza cor::rispondente •ano ~.,~

·

, . -. ;..'iir,l'J<·;~·M·~ : t t"

alla compagnia, ed aumentabile in avvenire fino alla forza di un batta.a

gtron'.::1--d ;;;à

far parte di uno dei regg1!:~~r,~!~n armata

ed essere con.

siderato per ora in tutto, come una nuova unità di quel reggimento. Ad esso dovrà essere preposto un capitano allZiano scelto fra coloro ohe per audacia, intelligenza, fermezza e ascendente sul soldato danno maggiore affidamento di poter imprimere nel riparto 1rardimento,1 1 avved.utezza e la disciplina indispensa-oili per condurre bene a termine le operazioni che

.. I. -980-


gli saranno affidate,e quel nUlllero di subalterni, anch'essi volontari, che sarà 1'lano a mano o,o nsiglisto da.11' arunonto progressivo della forza de);l. re parto s.te B!J.E?.

Il rtp~rt

s.a rà per c;ra di qu.&st.o comando fornito di mi tragli-ar: 9 trioi fiat, pistole mitra~iatrici con sostegno Br . Bari, lancia torpe= dini Bettioa, laneiabomb,,lanciaf1amme individuali e telefoni di pattu= glia, nella quantità ob progreesivamento verrà

a risultare opportuna,

in proporzione alla ~~za e alle norme di impiego ohe saranno date da questo coma.nd.o,

8

alJe riohieste che saranno qui fatte ed avrà 1 oor= /

.

J'.,. .

i"ispendenti mézzi e/.. / re.sporto, possibilmente meccanico. L' a.1,iu.imento,Ax>fi Y.~! ~~~e 9somprenderà in massima un mosohett0, un

~oltello

da s/i

8

a..btto

bombe a mane; inoltre ogni militare di truppa

àtt.'à. una pinzi tag:iafilo, un picc.Gzzino e gli altri mezzi di equipagc

,giemento, ,ce inohe.Li vestiario, che l'esperienza potrà.Jsuggerire; a 1

tal,e rigu~do, p/ ò, i comandi d.i armata prima di assegnare materiali

, di equipaggiamel o o d.i vestiario di nuovo tipo al riparto in pe/t',P1$. .

I

-~

·

t'ara.nno propoa,J a qu.eato comando, ufficio ordinamento e mobilit.asi~.111! ne, che prov,v:/erà solleoita:aente per integrare le proposte fatte dal•

le varie armfe.• Entri à prima quindicina di luglio i comandi di a:tmata riferi= ranno a [Usto oomando,ufficio mobilitazione , sullo stato di oonsistenr: za del i~Jpettivo riparto, ind.iea.nd.o anche la località scelta per

1;~ 1

sua rJ:1,Ìenza durante 11 perfodo di eosti tuzione e di istruzione, ~ sui bi!fçil, che in proposito si sarfµUio ma.nife.s tati, facendo tutte :Le pro ..

pof- ohe ri terra.nno opportune, per ottenere ohe i riparti ste a.s i dia=

J1

D!(iggior rendimento utile.

Q).esto comando si riserva di far conoscere al più presto le even~

a.a.11 conà.izioni di trattamento speciale che saranno fatte

a.i conpoo

nentt dei riparti 4' 1 assalto ,in relazione ai maggiori sforzi ohe d.o= n-arllo essere loro richiesti in aetenninati periodi.

I

• •I •

- 981-


Saranno inoltre emana.te al più. presto da questo comando anche le

1.t11a:fttte nome a.i impiego e 11 progr8J)lllla d'istruzione da seguire nel•

1 '4.à.&stramanto dei 1-iparti di cui si tratta.

IL SOTTOOUO DI $ .M. DE:LL':gEBCITO

o.

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;4, (, < . ...._r· ·~ -.. . .• ·.-~: ..

-982 -


Documento n. 8

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1917.

Consegnato a.Ha Sezione Cifra del Riparto Operazioni alle ore 'TE L EG RA~l\tlA DA SPEDlRE

!;ij_ _ _ _ __,.,...,....----,. ,I !I Rt9ialr~to· ai· N . ;3,

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t;f.~[. :+~·.· =·-==··,·~~~~::o I i

di teleg rammn.

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Finito di cifrare

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Y.0 Il Capo Ufficio

Capo Sn ions

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UOicio elio Apcùisee il tclcgrmmm,. Cn.nccllarc l' iuclic-nzion o elio non FOt\'"(·. '.1'1·1,s,:r iYon, <lai registrn il 11.• il' ordin e cli spedizione. l}n,do e cogDome d(llJ ' UOlcittl<; d ,o hn csc.,g uit.o la cifrnt1m,.

- 983 -

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Documento n. 9

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1,917.

Consegnato alla Sezione Cifra del Riparto Operazioni alle ore

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115731 R.S. Mob . Specinle "' Rh1Jona.e 175b (stop) Auto;fr/

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(stop) GENBRALE PORRO

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ALL'UF:B ICIO AF2l\.R1 V A..~I 1

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ri 3zasi co s tituzione re parti assalto presso

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e on o se e n z a.

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IL co1mmt.'LLO CAPO UFFICIO ,i

/ ~

/. l/ V." Il Capo Ufficio

(1) - Ufticio che sp<,discfl il teJcgrnrnmR. (2) - Ciiucél la ro l' iudicnziono che non ~ern'. /:l) - Trnijcri'l"ere clal rngist,1·0 il n.• d 'ord ine cli spedizione. (1,) ···- Grado o cognome <fol)' Utlk ialu cl,c ha eseguito l.~ cifr,,.!lr,i.

- 984 -

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G.M •


Documento n. 10 ..

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12 nr:o-s t o

UFFICIO SITUAZIONE ED OPERAlJONI DI GUERRA

.All'Ufficio Operaii oni e d Affari Generali

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:èN !.lfi

C1:mp all0, col qual e ho avtito occasione di eonfci-i=

~·e staim.mi. dure.nt o un a esercita::d.ono cJ:iede per ni o me7,~;o :

1"

Ci. e in apr~lb!'.zi o:ae ,' ella c ii:'eolar e 111:Y,O de l :3i;

fìc: io Orù .

:::oo. )

i·iU,}lO ( ,J f ,. .,

ogtet to •iip~rt i :l' as s2.lto gli venga conc ess o <l.i :po=

to d.i fanteria d.i linea per l a anal e l a 2" Armata dispone i;ià <":i otth i 4td/- .. · ..........~) -&;.,_~ ,.,. r .,(. ·L.·'jl/·/4<~·,,~·<--- ..· m.i. ehm.en ti i st:n1it i ,ne:r t qli 8C O!)Ì. I. ·:,u,, -~Y·X'v · ,.,.,4:.~ / (',a

.La :,u.e st ione 6 m:,c}10 d

;,:,:-ancle i rnno:rt .'.'.: n!l;a. morE:10 dato clie 1:: l i clen er.. = . '·

centi pa:rLe di veri :ci par t i c:. 1 c:issa lto . , e·,,,·f'•'"e 1·.,,.,... 1--...

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i..: ..

salto sicno ( nossibilmcnte d -

+•·-le .. \..-....._,

J:,'·... 1)·,, 11r,,:,r,·J.·v~nr, ,: ~ \.,\, l':' - ~ -,~ _.,. \,) '---

1 <'"1'0 r- 1·e ('... 1",t'0 _ ... ' . .... ,_ ' , - - -

pc i ri,..,!' >:rti c: 1 r,p-. .~ _ __ " . · - · · (. ,J

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più. presto) adot t a t e mostrine r1.i nmmo ..

-

fq'l(r.1ò/ t,.•

~ ' e. fiar~r.-i. tipo lie1·si:.l.[flier o , sul col.letto a b Qvcro . tipo be:..-;:it·. r~lio =;, ri ciclisti .

·una compagDiv. cos ti tuit e. tutta con 0l c,1cnt i cli fanteTie ni 1.:inor.:. esperiment i::

f);ià tali r:1os tr·i ne le :..uali ol he d;,e essc::::·c -:.;el lù

- 985 -


si p:re,;tano bene allo scopo.

IL OOJ,OtfriELLC OA?O UFFICIO

,y~

-986-


Documento n. 11 . -ti.,

22

.Ht.tQ.b.:r.e ..,.191.7

., ") rre-·.

( . ,à_,f . (. '

R. ESERCITO 1TALIANO

\.

COM ANDO SU PREftl O

----· )·"··

------- -··-········

àl Coganuo uella

3~ Amata ;

:per cono sc enza :

Al Comanu.o della. 2" AIÙata Ai Coma..'la.i dell e .Amate l"'

Uff/C/0 ORDINAMENTO E MOB/l/TAl/ONE

All~Uffi ci o personale

~ - ... . 130839

èi -pt-otoc.o-Uo

R. S •

~~ta. "'( I°og lio 35243 <1.e l 18 corr. OGGE'l'TO

j Comanùe nte

dei r epar ti e ' a.ssal to.

ru.c~"'ti ~ -

Questo Comando è spiacente di non poter autorizzare l'istituzione della carica di un "Comandante di reparti d'assalto d'armata", con attribuzioni, stipendi ed indennità uguali a quelli di un comando di reggimento di fanLcria. Trattasi infatti di una carica non prevista nella formazione dei reparti d'assalto inquantochè è da escludere che i battaglioni d'assalto siano, in via normale, impiegati o riuniti in reggimento. Si è Stabili to anche, a questo riguardo, che i battaglioni in questione siano organi impiegati dal comando d'annata nelle località richieste dalle circostanze, siano organicamente assegnati in misura di uno per ogni corpo d' armata e seguano il corpo d' armata stesso nei suoi spostamenti. Non è escluso che le circostanze possano tuttavia richiedere impiego tattico di due o più reparti d'assalto ri uniti: ma in tal caso il loro raggruppamento è affatto provvisorio e ne può avere il comando il più anziano dei comandanti di reparto. Può essere invece conveniente "per avere unifonnirà d' indirizzo'' che un solo ufficiale che possega speciali requisiti, sia preposto all ' istruzione dei reparti d'assalto d' una certa annata: tale ufficiale può essere scelto tra i comandanti di reparto d'assalto, ovvero può essergli ad esempio provvisoriamente adibito finché le circostanze gli permettano di adempiere al doppio incarico cli addestramento nei ri parti d' assalto e di comando del proprio reggimento uno dei comandanti cli reggimento fanteria dell a armata che sia già stato comandante cli reparto d' assalto. Tn tal senso deve considerarsi perciò la posizione del Ten. Col. PAVONE Cav. Giuseppe, segnalato da codesta annata (e del tcn . Col. Cav. Giuseppe Bassi, se nella seconda armata si sia fatto analogamente a quanto ha disposto codesto Comando). Qualora detti ufficiali abbiano l'an1.ianità ed i requisiti voluti per assumere il comando di reggimento debbono assumere raie comando. Tenuto conto però dell' attuale periodo cli organizzazione dei reparti d' assalto, e qualora gli ufficial i in questione non potessero adempiere come è detto. al doppio incarico. questo comando auto1izza codesto in via transitoria a trattenere gli ufficial i stessi, finché non possano essere sostituiti nel compito cli addestramento dei reparti d' assalto. Non potranno ad ogn i modo concedersi agli ufficiali stessi anche se ne avessero diritto per sede di anzianità, le indennità e lo stipendio del grado superiore essendo ciò tassativamente vietato dalle disposizioni amministrative in vigore. IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO Porro

-987-


Documento n. 12 ~.• . ES?JHCITO ITALIANO

addi

S UP R EHO

.G O HA N DO /'\ f .

8 f)emwio l<Jl/3

Ai coman<li ili al'.1:aa.tn. (: d,)l II I O co r.po d 'ri.rrrn.tu

UFFICIO

pf}r oonot~cc:r1i,1:.t Hi'>ChhhAXA,<H

N. 141005 di protocollo R.fl. OGGN11 m:

!

Riparti d

'll.SSD-1

~

ella intenden3a cenerale al Hinist0ro dcllA cuerr" S.ll. e L.T. ni vari uf f ici ll0l 00:'1n.ndo i:mp:r,·imo

to.

con riserva d1 pubhiiéare le relatiVr) V8l'ianti nll '"Inél.ice del .. l(~ trupp,i e servLzi mobili tnti" si c.iomur1ica = cl 'ordin~ ni S.E. 11 sottocapo di stato mae;eiore dell'eRe:rcito

~

l 1 0lenoo dei riparti di

as~1alto oe:gi costituiti o in costitn¼ione . il centro cli mobilitazio•

"' r i p O ns salto "' de p. 2 ° f o.n t. J!'_ì_r_e_.n_·i_z_e_ _._l_"_.;..a_:r.;..m;;..a_t_a II 0

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Sono so ttolinenti i riperti d •assnlto in r icost i titz i one con nuo vi elementi n l1 1-1 d11ta dl?lle. pr esent~ circola.r e .

IL COJ..O fHrnLLO !3HIGADI !i:lm CA'!)() UJ•'FI CIO Bo n omi

- 989 -


Documento n. 13

addì 10 nagrr10 19 18

R. JJ:S3RCI 'IO I'1'1\.LIAHO

eo

J.M ,H Jl

o

SU PREMO

e I

H

eo LAR E

UFF I CIO ORDINAl.IBN'IO E U)3I1I'l'AZ I OHE

N° 350 di pro tocollo R. S.

l

OGGET'.ID {Numerazione dei ripar ti d'assal to . (

Ai comandi di armata

Ai ool!lBnd i del II e dP.l XVI corpo d' a rnata al oorru:indo delle 35~ divisio ne e,pe r conoscenz a: all'intendenza gener ale a l Hini etero delle BU,erra s.n., L. T., P . U. a l comando territorial e del corpo di stato maggiore - R:>MA

Per ragioni di senplicità e per sanzionare. anche nella deno~ina~ zione , l a dipendenza organica dei riparti d'assalto, s i stabilisce che dal 20 ~ag~io p. v. i ri pa rt i d' as Aalto por tino lo ste sso numero del

------·-

oeei

co.::po d'armata nl quale ess i eono

organica~ente ass egnati.

I riparti d ' s s :~a l t o asse13noti alle divisioni 35"' e 52"' si chiameae r an.n o ris pe tti var:iente " XXXV e LII ripurto d 'asettlto 11 •

In cons egu enza di ciò d.ovranno apportarsi le seguenti Tarlazioni alle denominazioni attuali d~i riparti d ' assE.l to : I Rip.d' e.ssalto te entro mobll. dcp, 2• flm t.Firenze) diventer à. XX r" e" n

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2°1)erf3 . Rom11

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ltip.d'ass\lto ·~o entro mobil. dep. 20 font.Firenze) diventorà

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Parma N. E.}

Nulla di mutato per 1 ripar ti d'assalto di marcia: easi oontinueran. no ad essere oontradd1at1nti dal nullero distintivo dell ' armata alla ,.(?U.8.•

le appart engono. oltre all 1 ind icoz1one " di oeroia" (_ee. 40 riparto d •./s. salto di maroia, quallo de lla 4"" arciata).

IL SOTIDCJ,PO DI STA'IO MAGGIO .RE D'?J",1 1 ESJUECHO Bado!lio

- 991 -


Documento n. 14 ,:;ti~ /

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~i,. · E ··· r-1Cll O iTA.LIAl'!O --·--···

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COMA ·DO SUPREMO UFFICIO ORDINAMENTO E MOAILITAZION[:

~l. .. aJl.i,>po~tc, OGGB"l'1'0

tlUeio.h

16.'7 ~.C

111 r -v.1to.:o.ffo R. 3.

o.{

~o•rpo armats. .a.. e Di vi si one A.

~z.. A modifioazione dèl foclio n. 16&13 in data 8 gill&'no 1918 relativo

alle. oostita.zione del oamando del oorpo d'armata A. e della Divisione A. ai atabilisoe ohe il Qu.artier Gener-ale del corpo d'armata A. e 4a.e1lo della Di• TiS1one A. oesaino sotto la data del 26 corrente di oostittrl.re distaccamento

4el quartier ~enerale del oomando della 9" Armata e diventino a11tonomi asu1i.o

mend.o oome oentro di rnobilitszione il deposit_o 2§• Fanteria Piacenza. À

partire da tale data la Divisione A. assamerà 11 nome di I" Divisione

d'assalto. IL SOTTOOAPO DI s.~ Dr<.;LL'J::SEROITO f• ) B.A!>OOLIO = - "

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.?:/) per e onoscenza/

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IL COLOJ:Th'"'ELLO CAl'O UFFICIO

/

-992 -

-

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Documento n. 15

.t~ 24

giu~no

R. ESERCITO ITALIANO

COMANDO SUPREMO

Al o. 0&ando della 9A ar.:..at a al ooi:.anci.o del oorpo d'armata A

/JHICIO ORO!N//l,W/TO E MOBIUTAZIOHE

per conoscenza: a.11 'rntendenza gemeral e al Linistero della inerra aJ. cu~ando territoriale del corpo di S.M.

16880

00GB'l'TO

t~A divisione d'assalto•

.::lA'.{IU),'\.t,~ f>l.

A partire dal triorno 2.'l ~ i12~no p. v. dovrà ooRinc i.are a funziona..-. re p1·esso il oorpo a1'armai;a A il oo~ando della 2"' divisione d'a~sa.1to. n personale di tr11ppa neoeasa.rio per la formeziona del q~artier ;enf'}rale (eccetto tL i ele menti or~anioi del coreanao della divisione) debbono eaaere forniti dal cOl!lianao della 9" armata. la qu.ale provvedo,:. rà. nltr~t per i n.aterial.i var.1,. oeoorrenti. Oentro di l5!0bilitadone à.e,l. quartier ,;enorale il deposito del 2.~" re"i»iento fanteria Fiaoenza. Gli el~enti or:anioi della Z divisione d'assalto saranno for:: niti da questo oomaildo eocetto l'autodrappello e 1 1 ufi'ioio~post8le, oha sa.ranno provvisti dall'intendenza ,;enerale, e tre ooaPa:nie mitra.,. gliatrici divisionali (bersatl1er1) ohe sara.nnoi~pa.ssate t.Llla aeoonda dal1a r" divisione d'assalto.

La. composizione della 2." di vis ione r isill terà d~li s~ochi che

vex-ranno dirama.ti al col'ltando del corpo d'ar~nta A e della 2A divisione d'assalto. restando a.d ot;ni :u.o~o fer•e le disposizioni particolari iià i mpartite a detti e Ol6and i.

D:,

SOTTJCAPO DI S.h. DELL 1 ESEBCIT O

-993-


Documento n. 16

Oopia

H" ;~,J:rncrr o I T, ,l,I A.NO

e

CO,,J,HDO :W,?i:f~;lO

· Ufficio ()r dinamento e :,.obili t a.zione

N° 17000 di prot. R. t . OGtH:TTO: :i:'lotoni d' assa.lto re33i menta.li. ( I n d i r i z z i •• • a.ffinchè ogni re33imento di f anteria possa f1vere in sè stesso gli elementi specializzati per svol,gere piccole ~:i.zioni di sorpresa, colpi di mano, atti controffensivi ecc . ecl i Comandi di Brigata e d i Divi .. s1one possa.no, occorrendo, r1,,n1re temporanea.mente più reparti di tale s:i:,ecie, :per compiere s,, più vast a sca la le azioni predette, ai stabili.. ace che per o.gni l'e3zi,mento fanteria. di linea e bersa.gliert delle divi.. aioni in rioostit,,zione 'presso cotestn. Armata sia formato ,,n plotone d'assalto, con hi oomposizione <li se31,ito specificata: l'LOTON :~ DF.L RWGE>WTO DI TRSTA

1:'LOTOIP: Dfi:L 2° RiGG. Dfil.'f,,A BRIGATA :1:

=

11::cc=:

un Tenente comandante del plotone! Un s.Ten. (a.spir.s: aiutante di batt.) Un

s~ Ten. (Aspir.=aiut.di batt.)

Ma.rasoi alli o se,·.genti ma.33.

.1

. .. 4 . . .. .... . . . 4

Ser.genti o cti.porali ma.6 3. Caporali

Sold~ti (4 sq11a.dre)

. . . . . 36

l I Marescialli o serzent1 rna..g,g • • •

! Ser3enti o caporali ma..g,g •• 1 . I Oa.poraJ.i I 1 Soldati (4 sq1.1adre) I I

.. .

..

...

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l

• 4

.4 . .• . . . . 36

La. forza predetta non deve essere in n,,mento alla. forza del re,g,g1mento: pertanto essa-implica la-sottrazione media-di 5 u.omin1. per compa6nia (forza residna in ci a.senna compa$n1a. di "1loili .. 145 f,,cili più 27 ,,omini della sezione pistole mitra.g]. i atrici). = Il plotoJle d'assalto non si asse.gnano per ora in modo stabile mit r a.gli~trici e pistole mitra.3liatrioi. ,a.11 ar~i, debbono essere conse~ate ai plotoni d ' assalto al momento dell'azione, traendole da qnelle dél re.gli.mento. A ta.1 nopo però si dispone: ~

-

-

-

1°) .. Che 1,na sq,,adra. (nn ser.gente, "n caporale, 9 nomini) sia e.dde .. strata. all' impie,go delle mitra3liatrici Fiat, in modo da poter formare per l'azione ,1ml. sezione m1tra~l1atric1 (,m ser3ente-comand.ante di sezione, d•,e caporali o soldati oa:p1 mitragliatrici, dne soldati aerven:, ti di sinistra, ,d,,e soldati tiratori, d,,e soldati primi rifornitori e vice tiratori, d,,e soldati second1. rii'ornitori).v., A tal ,,opo ,gliele• menti di tàle sqnadra pbsaono essere tratti da gn elli che a.bbiano i vo1,,t1 req,,isiti di robnstezza e ardimento, delle oom:i::a.gnie mitraglia .. tr1.ci del re33i,mento e della Brigata.. 2°) o:t7n 1 altr!l s quadra si.a addestrata e.l.l'im1,iego delle Pistole mitra" ,gliatrici per formarne all ' ~tto dell'azione nna sezione (nn ser,g~nte comandante della sezione , d1•e caporali o soldati 0 ~1.picsq,,adra, d11e sol• dati porta arme o tiratori, sei port~tori di caricatori). Fer la scelta de3li elementi vale q,,anto è detto per lr~ sezi oné mi= tra.,gliatrici.

3°) .. Delle d,,e rimanenti sqn5dre ,ma sia s pecializza.tu pill propria,.. mente-nel lancio dell.e bombe a ma.no, è' l&'al.tra. nell',rno del p,,gn ,3.le e del f,1cile, restando però inteso ohe tn tti i mili tari del 'plotone di assalto debbono essere addestrati anche a ti~li a ervizi. J:'er l' azt one, i comandi di re.ggirr,ento potranoo asse 6nar6 ai plotoni d I a.ssal to nna. a.liq,,ote. della sezione la.nciafi,4,'ì".:me re3.gimentale e d ,,na sezione lanciabombe Stokes dei b::1.tta.?). ioni. -994-


-l?er 1' i atr,1zi one i pl otoni d ' a.ssal to re3,5imentali possono essere rinn1 ti per bri,ga.ta e per di visione ( specie nei periodi d i ri:poso d 1 q,,eata ) sott o la sorve,gliD.nz a. di ,iffioiali ~)uperiori d el r e33imento che a.bbic:.11.0 le necessarie atti tnd.ini. Circa 1 '1mpie 6o· dei plotoni d ' ass alto va lJono le norme vi 6 enti per i. reparti d I assalto. I n attesa di em.a.nar-e in proposito horm.e di det .. ta.,glio si richiama. l'attenzione &.11 fa~to chl3 i n,1clei ct.'a.sse.lto non debbono concorrere al t,,rno in trincea.; ma. t,, tte le loro ener 61 e debbono essere riservate r,er· gli atti violenti ( attacco e contratta.e .. co). S1 stab1:L1soono i noltre i se,51,enti criteri di massima: I plotoni d ' assalto possono essere isolati (in tal oaso,lfimpie30 è re30la.to di II8Baima dal CollSndo di Re3.gimento che potrà asseyie.r .. èli- ad uno dei dipendenti batta3lioni) o r1,,nit1 per bri.gat a ( in tal caso- sono tm1)ie3atl dal comando di 'br iga.ta e formano ,lna, compa.6 nia. di o,i as~ me il Ooimnd.o il Tenente Comandante del plotone del Reg• 6i mento di testa). • Possono anche, dal Comando di Divi s ione , essere impiegati ~,tti od in J)Elrt e r1nniti per div1zione; in tal cas·o po*' tra.nno fa,rmare fino a d,,e compa3nie delle qn.1111 s.as,,mern 11 Comando ~no degli Uf f ic1ru.1 superiori (o capitano) delle Brigate della Die visione, · Ai plotoni d'assalto (i1:10lati o r1,,111t1-1n canpa6 nie) vengono e.e• segnati, q11 ali rincalzi, cr1 endo occorra, q,, ,?1 reparti dei reggi menti di fanteria che le circostanze consiglieranno. I ,plotoni d'assalto 1.mt1 ., 3ati per briga.ts o per divisione ven3ono restit,,i ti a.l re.331.mento appena cessato 1' ~si:;al to. &

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Il :Persona.le dei plotol'ii d ' a.eBal to ve stiri\ l a .?:hbba da. versa.6 He.., re cicl i atà 1e maglione da bersagliere ciclista, con le moatrin~ 4el• la Briia.tA c,,i il plotone ap],6rtiene. Porterà anll ' elrne t to il n•,mero del re661mento. 'Userà. l o speciale distintivo stabilito per reparti d'ass alto. Sarà armato di fucile e di pngnale • . IL SO~'..;OCAH> DI

f0

- 995-

:

n.i:.

BA..UùQLI O

DELJ, ' i~SirnCITO


Documento n. 17

I.i

R. ES E RCI T O

29

Giugno

}!) 18.

lTALIANO

>

COMANDO SUPREMO - - -.=l • l~- - -

UFF1CIO AFFARI GENERALI Sezione Disciplina

A

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G?;;/ ~··:~(! ~-

..- .:.,,.~'

S.E. IL 001.lA!iDANTE DEL CORPO D'AR' V. TA "A";

.~·.•

e per conoscenza: AI c o·WfDI DI .AR,"MTA .

lii 'è oltremodçt gradito co11lll?l1care a V. E •. che :i . ta . 11 RE • ohe aveva

già. avuto ocoaaion.e di apprezzare il:.yaloroso ed eroico contegno tenuto dài'· · '

!.~.~...

,:oepa.rti di .aeaa.1 to nei recenti vittoriosi combattimenti ... .nella visita. .pa.s~\.

·- -,·

'

8Jl~ #:te.inane

e. e~dutQ.:.Corp.o d'Armata.

ha

cona~tàto,,altres1 11,ordi~e e....J.s ,_::;:·

diecipltna dei Battaglioni, la pertetta· eura dell 1uniforme, la d1a1nTòl~~-· .• 1a ·api.gl1J1.tezza dei moVimen~i, la c.eesione roorale dei reparti, J.'atrta~ · ,,

-,nto fra capi e gregari e l'eleva to s pirito di corpo ché dà una apeciale impronta alle balde truppe dell '_intero Corpo d'Armata. Di cU la Maestà Sua ba ea:presao il più vivo compiacimento • ohe

eono lieto 41 partecipare a V. E., pe~hè aia portato a conoa?enza degli

ut.

ticiali e 4elle truppe dipendenti• ed 1n segno 41 Sovrana sodd1sfaz1Qne

~

concesao che sia asse gnato ad ogni Battaglione di Assalto un gagliardetto •

. IL CAI'O DI S. M. 'DELL ' ESERC I TO

A. Diaz

- 996 -


Documento n. 18

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Addi, 30 luglio I 9 I 8

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R. EHR[II O 1T Al U-~-~_,,.f,1.r&f COMANDO SUPREMO

di armata, del Il e XVI corpo d' armata e della 35a divisione; al comando T O. F. A. N ; ((li str ilmzionc estesa fino ai comamU di reggi1ncdo)

Ufficio Affari Generali

all'intendenza generale ed alle inftm-denze d'armata; alt' intendenza A, M. ed agli ajficì servizi C D . e I. F.; ai comandi generali di cavalleria, artiglù:ria e genio; alle truppe direttamente dipendenti;

SEZ.10.Nl~ l)!t)CIPUNA

N 23510 di protocollo OOGETTO

Uniforme dei militari dei reparh d'assalto.

e per COl10SC('I\Za:

al Ministero della Guerra.

Accade spesso che ufficial i e mi litari di truppa dei reparti di assalto, anche quando cessino di apparte11ervi p_~_L!=J.9Jtçri, J.i.çç,tt)!J\.. , ag..d.c9.le cd assegnaz ioni a stabi li menti indL1striali o ad impieghi speciali, continuino ad indossare la loro speciale divisa 11eli' esercizio di funzioni che nulla han no a che vedere col comp ito ad essi precedenternente assegnato. Allo scopo 1 pertanto1 di mantenere a tale uniforme il significato di guerra ed il valore morale per cui fu istituit;i, questo Co-, 111an do prescrive che essa non debba essere portata se no n da ch i app:1rtenga effettivamente ai repa rti d'assalto, e elle - - ad etce1ione dei nrn ti lali . e dei ferit i in guerra ··- quelli che per quals iasi ragione s i all ontanino .dai reparti stessi, siano passati effetti\ i ad u11 corpo cieli' arma cli provenien za e perdéìno perciò il diritto di veslire !,l speciale divisa. i

l .

11.

SOTTOCAPO DI

S, M.

DELL' ESERC ITO

BADOGUO

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-997 -


Documento n. 19

Addl I ag·osto 1918. C.l~COLAI~ E .

Ai comandi di armata, del 1l e XVI corpo d'armata e della 35a divisione i al comando T . O. F. A. N.;

H. ES ER[ II O lT BLI AH O COMANDO SUPREM.O

(ci islribulione tStesa i ino ai comandi di reggimento)

a.i comaruli generali di ca1,alleria, artiglieria I! genio ; ai COfluwdi supuiori di aeronauiica e

Ufficio Affari GenerHli

dei

RR. CC.;

N. 227 60 di prof.

all'intendenza generale ed alle intendenze d'armata. ;

OGGETTO

al Ministero deLla guerra; al comando terr. del corp o di S. M. ; al comando generale dei RR. CC.; alle delegazioni italiane presso le truppe alleate;

per conoscenza :

Unì.forme dei mìlifal."i d' assalto.

L 'uniforme, l' equipaggiamento e J'.1,rmctn.1ento delle truppe che costituif;cono bat;taglìonì cl'a.ssalto, restano d'orn innanzi così determinati :

UNIFORME. OOPRIOAP.O: Elmel'lo .con numero, in c;1rattt~re romano, del rep:nto n corona reale sovrapposta; · berretto gr.igio-verde con trofeo d,t trup pa d'assalto in la..na nera (per ufficiali}; jr;;; nero (per rnili ta,l'i <li truppa.}. GIUBBA : da, ciclista, uperta. sul petto con !'isvolt.i (lunghez;1,a dell'apertura n1is1uata dal collo cm. 15); fiamme nere aul bavero (riporta.te su fondo turchino per i mitrng.l ierii ; onmero romano rlistintivo del re parto in lan a, bianca. ,sul margine esterno cieli e controspalline; distintivo d'assalto su] braccio sinistro, in m·o per gli t1fficiali, iu lana nera !)Ci militari di Lruppa; distin tivo cli grado sulle rn a nopolc, in oro per ufficiidi. snpei:iori (ga.lloncin.o) e in lana nera. pe.r trupp<i; PAJ\:rrALONI: da bersaglie re ciclista ; CALZATURA ·: stivaletti da fanteria e fasce r.ool1ettières grigio-verdi; CAMI CIA : di tin ta grigio-verrle, in tessuto di bnac o cotone, con colletto rovesci::tt.o e cravatta, 1rnra a. nodo lungo (cravatta poi:t:ita ~olo neJle p:in.te e dnran te l'nscii;a libera); \ l AGLlA : farsetto ri maglia regolamentare li maglioni eh ciclista sono tollerati fino a consuma:r.ione) .

-998 -


2

EQUIPAGGIAMENTO. da ca.val.lcrùi : per la conservaziom\ del corredo; con giberne {N. 5) <la bezssagliere ciclista; Attre,,,,i da 1,appa.tore leggeri, nella seguente misura: fiO vanghette, 50 pico?.zini-zappetta, 25 pirn:e tagliafili, 10 fria,nnaresi per ogni compagnia. Srlcr;o

Cinf.tlra :

ARMAMENTO. 1',J rm:h.fdfo : dt~ ca vaJ!eria mod.

m.

P.nrrno.le : .spec:ia le 1wr m ilitari <l' ,l,SSttlt-0.

VARIE. f,e intppe d'assalto saranno, inoltre, dotate <li una tcnllt,a di tela simile a quella <li paiwo e del rinianente eqn ip,~ggiamento individuale prescritto per le altre truppe. Gli uffidali e la trnppa che non appartengono ad un reparto, porteranno sull'elmetto e sulle controspalline il numero arabo dell' unità a cui sono in forza seguito dalhL lettera in sta.mpa tel!o « G )> (gruppo) o « R » {raggruppamento). I milital'.i addetti ai servizi (carreggio, salmerie, ecc.) a:vrar.rno i panta.Ioni e la giub ba da f:.nteria, questa con fiamme nere e senza distintivo di truppa d'asi,;a !to al braccio. 11 loro arrnainento sarà costituit-0 dal moschetto per anni speci'.i.li o fzicile rnod. 91 con s<:iabola-haioneHa. I hers:iglieri com,crveranno inalterata la loro uniforme, ma porterannci il di~tintivo d'assalto se non appartengono ai servizi. I militari d'artiglieria e grnio conserveranno inalterata la loro uniforme.

S. M. DELL' BADOGLIO

IL S OTTOC:APO DI

- 999-

ESERC:ITO


Documento n. 20

REGIO ESERCITO ITALIANO - COl\tIANDO SUPREMO Ufficio Ordinamento e Mobilitazione

n. 44255 Prot. R.S.

28 Sette1nbre 1918

OGGETTO: Plotoni assalto di Battaglione Alpino

INDIRIZZI: Omessi

Tenuto conto dell'impiego relativamente autonomo che i Battaglioni Alpini hanno nell'interno di ciascun gruppo alpino ed approvando le proposte fatte in merito di alcuni Corpi d'Armata, sì stabilisce che ogni Battaglione Alpino (anziché ogni Gruppo Alpino) formi un plotone d'assalto della forza già considerata per i plotoni d' assalto reggimentali (I maresciallo o sergente maggiore, 4 sergenti o caporal maggiori, 4 caporali, 36 soldati), 1 Sotttotenente (o Aspirante o Aiutante di Battaglia) comandante del plotone. Uno dei plotoni del Gruppo sarà comandato da un Tenente ed avrà un Sottotenente (o Aspirante o Aiutante di Battaglia) in più, quale Vice comandante; quando i plotoni del Gruppo operino tutti, o in parte, riuniti il Tenente ne assume il comando e lascia il comando del proprio plotone al Sottotenente vice comandante. La costituzione dei predetti plotoni di assalto di Battaglione dovrà essere fatta mediante elementi tratti dal Battaglione stesso nella misura media cli 15· uomini per ciascuna compagnia. Pertanto la forza delle Compagnie Alpine rimane così stabil ita: Fucili 135 Sezione Pistola 24 Sezione Mitragliatrici 49 Zappatori 28 Totale 236 uomini di truppa più 38 uomini della salmeria cli Compagnia. Tale forza vale anche per i Gruppi alpini su 4 Battaglioni. Valgono per i plotoni cli assalto di Battaglione Alpino le norme già date per i plotoni di assalto reggimentali con circolare n. 17000 del 26 giugno u.s. IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE Firmato BADOGLIO

-1000-


Documento n. 21

..

IX°

7ìEPA8TC· D' ASSALTO

.ç;;.ra.tt~::'iBticbe princi2ali deIIi_àr<lito detboh~ esoèra Pa.giÙ t~ e :l a resisten2<à .a.1le f_a.tiche ài 0 6111 6ene~e. Irioltre b.iso;na (: he a::bi.a :beri ' 3.viÌ0.pi:;a.to le spirito della .re3pGnsatilità dei p.rorri a tti,b isÒJ11a ' èhe ' id_aj.DJ.tua;.. to a risolvére tutti qaei piccoli problemi c~e aumarosi si p~~ a~~ti~6 durante . ~ ,· ,!,., i,-~• ""' ;. l.:,p ' e"v lH\, • ]· 1· "l:''O - vf, ~ •:~" .1.; '" ~ .L t 3., + t .e; e l. ·1 ' . ,-..e~·i'.loL<• ~ +L i . d ; .3.:>;:,I:\ ; :. ;, . 1 t',o , _.mc·1.. uot:,l, s, , el 1..a. l O,t t a, ,.e'Olvtl ' to spe;,;so l'ardito dur:a1ite il cò1:,bitt i rneutò vieè1è .a tfova,~¾i . .isòlatò ' Òd .àcèo_;:,1 -:1'·,to ,_..µ ,,.;; ''"' na·~r,o ·' ··=-.,, ., .,., .... ,,t'"'"'S'' ma 1·ont,·.=- no a· ,,1· .... u co·-,,·,~,e . ... . ,.. ;-.,, "V~~.;,, 1::,-·".. "" -. ~~ ,..,...,.V" - "'-- . c.;.. C'' .:.l.rt'..\"Cita' ,.u suoi co~4ndibti diretti. ~ 'ne~eisa rio che conos~a profondamente il fuhziouaient6 e f 1 lipie~o di tutte le no~tre armi e d i tut ti .i nostri artifizi per .e ssere in i r~do di tr~r.ne .il ma3 simo re11diff1eH t.o,.ed at:bie.. ·_tnc\ b:jc, n<;~ CO i1Ò~cenz,,. de l l e ai'-O)i e·dei ·l.Lezz.i ·a1, ctistrnio ne ·. j;w usò presso l' e;,ér ,.-:i t.a a,{stùa,co ( à1Ù ra~lià.t,rd.cl ' sèh l't2.fi1os ·c., '

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ne dcpc averl i conq ~iBtati.

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I 1 p:r ì:r.o periodo ( r, r.0;a razione e 5ebzìone) verrà ·1:wol t.6 pfèsso .i LIV Reparto à 1 assal t.o di ,~arcia,e ~e;r i reparti che abb.iano · gi à q 1.1alcbe pr.ep1.:ù ·azione · è gli .elei!lElll ti ill parte se lez iou ati , (CQl1e ad .esempio i reparti r.eg"gi~ìe!!. t.~li ..cG>;st,.ituiti da tempo - gli arditi att.1.1àlIÌlente : i11 forza .a l .IV ' Rèpart.6 d.i · -a·- c1· -..) f'.r<> --o . 1· 1 r·x ··~e · ~ra-to <>--•·l to • . . . . t',.. vi::>~ ~ , .., u..; • u~~t.11 te.•

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Il secondo fe ~ i odo (addes trament6 ed allenament6 ) v~r~à i~6iio · ~~esso d 1n---1•0 . . . . v .u~;:;ir,;. v • . . In ultima, .anal.isi,.H pritto periodo ri;;ùà:r<lerà .in ·spec~al )?do · l .*+struzioùe .indiv.idu_ale,.il secoiido p·è r-ioùo ruiuarde.tà ii;pec\ab..e.ut,e l 1 addestr,à1Ìleìi tò e i 1 allena.n:.ent.o deg'li .ehanentì i~l uùi one fra dì loro (èof)p.ié ~'.gf'i.ippì 'i. isqua.:. l'l

rv ('\,.;;.,H na- llJ.~t~ .A

dr:e - plotoni) e

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.GINNASTI CA - Verrà svolta una iJra.di.lale s:er:ie di es:ercizi fisici tendentL,.a . svihtW,:fl.t:8 .~.educ.ar.e . i !LUSCOLi allo SCOpo di preparar.:e e temprar.e. ! '?{J3·tlÌ~ smo .per affrot1tare coi.1 s.uccesso qu.alsi.:,si. s for.zo ;e ,superare co.n ·s .ci.cllt~zza. . e dTsinvo l t;:ira. d.i.sa;;ì di of:..ni .(enere • · ·· ·· \ (Hi es~rcizi da svol;er::e sa.ranno spècialmen te : corsa _·. corsa ài;ll osta.coli ·- S,:l,lto - scalftta - arra.mpi~a.ta. - lot.ta. - scrietn:,a. d i .b.a.ione "ta - scberu,a .

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- 1001 -


di pugnale - giucco<b ginnici ( foot - ba n - palJ.<, v.ibtata ecc.) ecc. La prepara.zi ,me fi.sicà verrà completat_,a ,~oll marce in terreno p~a.no ·.s mon tatnoso. Dura.n tB lo ;;;volf irr,en to di tali istruzioni àvv.errà la uàtui'a.lè sele -

zione di tutti gli elementi poco resistenti o mancanti di qualsiasl .~ttitudi.ne alP agi 1 Ìtà.

LAN-CIO DI EOME<F, - V.<:;~r'à i1,P.artite. l'ist, ri1z.i.oae sul funzionamento,i mpie;o ed efficaci.a. di tutte le bombe in uso presso il Hostro esercito e di q,1,~lle . fi~àte dal .nemico.Sarà fatt6 il lanciç iodiv.id~ale di boiS~ d; ~ef~6 ,(i~ ~iectl t in

ginocchio) ed .in corsa.

·

·

·

naratite questi esercizi a,•,er tà anche fa seì,nionè per ;rl:i. e1&u;e.t1 ti che dllliostrano poca ar1itezza e nessuna attitudine ad acquistare confi denza

gli a.rtifizt. Speciale c~ra verrà portata cell' i mparf ire l'istruzi6ae i~Ji 1 impiégo del peiardo offensivo costitueado questi l'arilia pi~ potente pei l'ardito.

. C:Jù

TIBG -.AL "f..EHS:i.~LIO - Verrà ese;li t a q,n,l·::he le z ione di tiro al bersa.ilio per a"r 1 3,rd.ito ana. pro11tazza a p!'eci.sione di t.iro.

bi\"u~re

" ISTRUZIONE ·suLLE MITRAGLIATRiC( Pb~SANTI E I..EGGF~RE,.31JL M0SCHZ7'!'0 . .AUTOMATICO J;]GC. ~ar.auno d,at~ agli ardi ti le pr:i>me nozioni. s ,l'1le mi tr:aglìatriti ,i taliane e aastria·~ne,.sul moschetto a..lt.omatico, sui lancia,fìam;we. : · · · . /i{8..;'.li ._.lti.;nt àue iiOrni del pri.mo pedodo agli ilOlli Ì!lÌ V~Uà ,Ìlllpartj.ta

la lnro sp:1ciil.lB e particol:;1.r;;; is t r ,1 zi ine in ·case al loro i mpi.eiò dèf.io i tivo . (l~~~iato~i di :bombe - lattciafiam~e - mitra;liatori} · - ·

2··

PERIOCO

GI:rn ASTlCA - Non avrà la. pr•;;pond.eranza nelle Lstr~zioni come . nel pr io;o perì.odo rna cr:intinuerà ad essere c•.1rat,;, ~er-::b-§ si C()!Ilf)leti la disclç;litia d~i muscoli e si m~nteu;a. l 1 a;ilità del corpo.},lmeoo u1i'ora _al ;UJruo devè essère dedi:::ata aili esercizi e giuocbi giuni~i . Si darà uno speciile sviluppo alli ;irinastica . ~ 1 li..;.a ' ~ t _a ,a.,,.1 t,1e "'r Lenu ... .... ..a.n ~ ) . .4" ... !"\ t.,,_t : •.·,, .;..t,..!.. e,.-Ll ~ l . .·_i. r,, ~ ... . 3."ff.t' n,o-.. ,...... ,_.t.e . ..,;l, ... a .. r ... ..::;.;,,~QuC _a S:..lt-'--ra .. .~_,. 41 e -.. v1ment,e v_a~ti . tr._atti di te.r-renc ro -t-. tl e diffie ilì ii1 ccim;;leto .isSeitt) di ·; :~Erri.a~· , y. ;

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Sarh portata speciale attenziéa~ .al!'inaeJuaroento della i0it~ ~ ~ella scherma di pu~ual~ e di baionetta (sar~ ~e~e as~e;nare al bat~iglio~é q~alvhe buon Lost};nan te di lotta greco - roìlia na., e ;.in maestro di scheriÌi_a. Di q,1esti ultimi ve:_. lÌe SODO l.lll _i;!'M! n.1me,0 che SOLJO impieiati 1.pédi SCrìtt.uraJ.i uei. Va.r'i f ! i~ i.). -

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- 1002 -


L:i~·!CI0 DI E:O~AER °'."" Vi:!:-rà ì nte n:aific ;j,ta e; conjple~t.a.t,a. l' ìstr :.1z.io ~1~ 3:1tlc.~ bo;1;be c o li qu•)ti di_a;;i le. nci colle~.ti.·,,i (~er c c ;::;i_a - ;;.r,. ippo - "''i\.\·'.i.dr::i. - f:lot·Jne } da. fe r :.no { n ~a ~·e i.-1 e in ~0 r s:1. 1

..

AVANZATA SC:".'0 L'ARCO Dii:LLA TSA.I!STTO!RIA D?fJLì? MJ1'':;.ASL IA'1'RICI 2 DE!.LA AR TrGL I EHIA ~ Do.vrà .costit. Jire Qll_a delle i5t~t·. -tzi0nì più i mport anti àel secondo pe~iodo. !j li a.rdit,i dd vr ~11;no a.c qu i~~are. aLJ_s. ~rcf Jnd.a c,.Hifi ·1eiJ·z.il ·cOl e:a.r.a tteristico sibilo dei proiet t ili di ~itr~;lL~tricii $ cou lo sco;pic de li a ;ra,~a.te .a.v:.!!.nz.andJJ q~?... si Sf:a·?,ft l :l.~!'~ente se t. t e l'a:-co deila t1~a.i ..?tt..o!'la..:c6fl s éi ol1

1

tèzta e zlaniio d~vorici m~dvere a ll'~t tacco pieced~ti a bia~essim~ · dii~ània dilla cortina di f uoco dell'artl~liefia.L'istruzicin6 dé~a t~u dere -a ' ~àgg iiniere ne ll'aiio ue 11 ma ssim6 accordo e la perfeti~ ar~onfi tra Liaftigli~fia e · sli arditi,ed :_a c i.è si _arT'ivet"à svi-lìupando al ;n_animo ; rà~o nei re2.arti d'assaìto lo ' spirit,c _a.; ir~3 .s ivo e di decisione, · ~ . .- t .~1- • .,.. • \ i , - · il l--,b · · ~-.,.,,... ~ ( l l '\ -"-:· ' ""' "' "., ... ;,...... t,; :·.~ ; : eyn ln C<),liL•a t..fv l": !neQ,O E, L a1.ùat,.l ue.., ono e.,,,.,;::,, ,:;; ,-{ue ~~ .. ~~a.y~ _ ... -~Ql.ll~!:~ qud per.lodo di ìndeci,:;ione, (plnt.è ::i;orto) sia, p,Jre brevìssi.àw, ciie quasi se ~pre intercede tr5 l'all~n; im~nto de l tiro d'~rtiJ l ieri a e lo scatto delle fanterie. Lo s ·; ;att.o,c ne .d eve esstlre decL,o e f ,lì,::,ini:10 , de ve _avv enire co o-

1 ; 1,,., ·

tempor.a.nea.mente ~allo s_c op ;.:i o del µria;Ò pro i -: ;ttU,, :H a.J. L rn;;arr,e,1to~ Nei du bSio ~ I' artiglier i_a 1:i,:Jbia o i):Jr tJO a.Hung;;;.t() il tiro; si SC3't ta lo stes;;;o, . ~6ijh!. é sempre prefar i bile s~bire gli ef~e~ti di qualche n6str& ;ranat a che da.re il te ;t f)O ,'J.l ne[tico dì ;;:nrr:ire le ~tò;,rie linèè cori f uc ilieri e · rr.i tragl iatric ~~ SiS<; ~na.~~ i 1.1n;;a ~e -~Ho~~3o a,ìl'avvers_ar.io q,..1andÒ :,;; ancora sot to

lo stord1meoto de~ fuoco dL d1s~r :Jzicne da l~a nostra a rti; 1ieria b con un v io lento lancio di bombe a llia. t;O e a, colpi. di p·.1_{.nal,~ v.i:1cerne le èvel1tùali ~ltime iesistenze, · L.ANCI .A?IAM~li2 - Sarà. compl.èta~.?.. 1 1 i:str .1zinne del 9erson13.J.,~ ìn rnO~.~ e.te .acq11is ti perfet. t.ii con<Ìls-.:enz,-i J.ell' app~racc hio nel s,10 filn'z. ionamen t.o e nelt> Lnp ie·'o , Q~,4,: Lv .,-,....~ •v ... .. ...\,., ., .,... "'.... 1e" at o :a "e,., ~ o~"er;;. ,,~ .:...,, ·· { .a .... <>"-,,.li_,· .1::.. .. •· 11 , ,._ ~,,;a .... ~· ~,. ...... + v,J t:' •. ..., .,, ... ..., <"O - t". ·' l i "l::' l:'o rec,.;o -t'v. ,u .,~a.....,_ ~ic,hi vaste Z()ae :H tetreno ,:t ifficil~ 5r e i-rà istnito ad a.;ire uuita.fr,ente a ~:r=.tfl~ di ìanGii:;. t t) ri di bombe speC.ia.J.;;; e a te ne 11 ~ ç;ul.i. zia cté ·~.10 ti. lncee- Catnmìnamen ti ,,; ca"-1,::rne. 'S~~a,ì:;i t ua.t,o àlla. pro11tà sos ti t~zione dei;l i :w ò. iai tr./entJ.almeJ1 t e messi f :1o r i . coID~a t.t,.i me11to eà .a r ìpa.rare ·r.a.ptdam.ente pic,~oli ~·:1a..;. · 1

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I3TRUZI0NR SUI,LE Mi t RA·~IATRIGI ITA~IA ~i? F _t/J$1?RI ACHE rJ jj©[L~ A;:.;!!.I ! N Grt:NERE 5arà coatinuat~ a c0mplatata l'istruzlone per (are acquis t a r e~ tutti !lrl_~• !; :.lon)l c\J110SC(~nza ~·J. .ll a ar~i i n ;~i)e~e i n ·.rsr.:> prez30 i 1 i::io;;;t!'"o es'er;.. cito e q,1ello a ustri ,1.co. · ~ualsi lt 3Ì a.!"'dito ,j cvrl~ es3ere in i!"ed,, di 1; 01.J e ~:e (a.p i .1.~.r!: ~~n te coz:1tro il nerni.::·o J i 1a. mitra.;::liatri -::e coDcp.~stata;li e. d i serviròi di ,r1aL,i asi altra arma ca.tt ;..1ratél..

- 1003 -


J.:L>DE3TRA:tFN~ro· P;.TTU ·3L I? - Verranno istr·1it(1 pa r.t. :J;.li t5; ne·) ~1,~ diver~~-; !"or;I:azion i e com po 3 i ·~. ir;n i ( l;;:1nc i~~·tor i di boro t,e ccLJ o scu Z~\ 1' cl il3 i 1 i() di at~·p ,3,rocc h i

lan~i~if~amme, di fucili a.,1~0:J:a.t.ici e dì a1it.ra.il ir~t.~lci lef.i èreJ . ~ · Verranno Ìitp,:}..rt.it,~ istr·:.tzioni 3iJ.s}le fcrm.e.. zi1; à i pi ù ..a.dat.. ta e s:.ii me~ to:1i d'ci.ttacco dei patt:..glìoui iriCaricf!tì di i:t.. rùrnpe:--é ·nelle 1fnee ué1ì1i,:.h6

per oom;ièrvi delle incursioni.Varranno iitri ite e preparite patt~ilie . per l.a ca. t, t:1ra: di mi t ~.c.i/ l. ~ a 7,r i ci. · .

.

RIU NIONE Dr PI O' PLO'JtONI DI A3SAL'110 E LORO It:t?rEGC SI 'A:ìf./r A~EO - ?oiCf1.§ bisogfla .;:; J.nsideta.re lri iJOS~lOil ì tà ccl~ i · r ·e i)arti d ':.&3sarto reJgiite!1 tal I ( tié · di · òa"_..ta,r!liolìè e uno di rctt i !ret1tc) a·fano r.i'aniti ed i:ri~j.ai:.<a.ti Ein1uìtà11e~.ite<i t e pè~ .3pçci~~lL i ncarichi, ùl t re a.11 is t.ruziooi~fo rma ziGH(l ~ procedimeàti tattici del çlotone,·\~err6. p:r~.3~ iLl e~a.me _an,~he l_r... ,~.0wpal nià. d':a3S5.lt,(1 t1elì~ ··3 :1<} forrr:azi~rii e metodi ct >at tac.eo tenan:!o a.n-cn6 .. t1re.seHt.e la eve,1t..t~;Àle as3ein.~zioùe d·i ,nitr[;.bliàt.r1c.i ' pe3ar1ti e 1.e,; :ere,,1.t ~o ~c.het.t.i '),.=xt6m:it i é..w~·a1 can1

e:-,

·- '

I.

e:,.

1~

a0ncini da trf6c~a,di lanciabo~be ecc,

DISCI~LI.N~ - 1Df'JCAZIOliR \108ALF - La disciplina d.0,1 0 ess0ra fettea ;se11za detiO-' lezze ma i;1tslliiea t e. · Colpi re itlesor:d::ì ln:~:;:lt.€ Epe~i.almi~n tJe le manl fes tazlon l. ài prof)Ot..enza, le ~ancanze ji rigua~do e q~alsiasi atto c ha dimostri de fici ante educazione. Conviacere l'~rdito che prepotBnte bisoi na essrirl6 soltanto i n c0m·6att.ime·11j.o ,:;ol tie;r,i -::o.Pers.rn-f odo c nè q .1,;1r:jo :,i é valorcsi :si ha l'o:.,bligc di 03~ere a,ìChe d i ·s dcliaa.ti~;;3vi l:J~6.l'.'~ i,i ltii . 00Il le forze :mite mà specia.lmen "te _ qll~• lle ll:O.:-_ali,f~:rne ÌDSOll!ill'.:l. :lil UOOìÒ CO.SCeni.~ e ,ionvintè CÌ.Ì q;ello C r:~ fà9 F·ersuei.derlo i:; ·ne s e l& sua sJ.~erio~i t.à· :r:orale e fti.t-:a ; 1 i òtolìi() di eis~~;e. esaìtpio ·11 v~loii~ in ~Oi~t:a~, t,i:nent~,5li~~~ -alt,resf iì ': d6vefe . di

ra.

es~ere ~ener0so coi cam~agni e riapa t :oso verso la popolazion~ 6i~lie.Coal sol~;int~J j mentre riu5,:.Ìremo .a foi'm t.,.re deF:li ctt.imi ·con1Sr1't tçnti,· concòrrei'd~O a~icbe P.. distr-u;~~er·a l'opi nio ne ~.. a.di·~ata i n molti e.he,se l'ardito~ effe t;t lvamante ~n ira 1i Dia in C·Oili bsttitT:i3Llto l Q .~ anc.he i~aanào é a ripo·,30 na;}lè rerJriovie. Ma sa si preteode biao(na ~nc ~e da~e e pef qQesto é n~ceaa~tici c~ra-

re molto il s~o be nessere morale e fisico,portando _id esémpi6 aui s~aciale ci~~a alt'igie;1a d~lla persona)(ba;b i - Cai~biaie ipess6 la ~ianch~fl a ecc.) e _a qa!Sll3. de.~ li _acca.nt,:il'lamen7-i. IHfine portar.e molta é',t t,enzi ,?ne ·_ alla · prepra.zìone e distribazione de l vi t to. ~ li ufficiali,cba saranno scelti con cura meticol0sa,dcivia~~o issere l ' ese.iipio più scìile ~to di co r- ret,t ezza -:ii.sci~ lina , t ,10,1a volontà,zelo,ent,rnia.In una parola persuadersi c~e noi convinciamo s61Lanto . 6cn ia nostra presenza ovanque e sempre.

li 14 ottob re 1918

-1004-


Documento n. 22

Copi8:_ _

i on ogram~,,a pervenuto dal c ornancio del Corpo

a.' Armata

d 'as=

s a lto u l coman do della: 2A Divisione d'assalto

Comunico seguente f onograrm1a: "" Dal Comando 8A Armata a l C) r po Ar ma ta assalto 8 291, Op . ;) p . Comando Corpo Armata assalto e per conoscenza a i Comandi de lla 4' Armata e XXVII° Corpo armata IA e 2" di visione a ;;; s al to

e

Rag=

grupparnento assalto di marcia. Comunicasi per le consegnenti disposizioni seguent u telegrarnr:1a pervenuto da l Comando ,.)upremo N"

n55IO

G, M. proviene dal Coma ndo Supremo Uff . Op . sp ecia le ;

stop Per Comandi 8" e

4'"

Armata

Generale Grazi oli è destinato

Colllilndante occupazione Fiume e r ~ggiungerà nuova sede domani stop Comando Corpo d'ar mata a ssal to cesserà dalle 0re O di domani 28 di funzionare e suo personale e mezzi r ima1·ran110 a t:: tua.le sede a disposi zio ne Coma ndo 0upremo stop

1a. dae.di visionf

assalto pass#alle ore O d i domani alla temporanea d.ipendenza del Coman do XXVII" Corpo d'Armata stop GENERALE BADOGLIO

GENERALE CAVIGLIA li 28/I I

1918 ore 1

D'ordine I L S . G. ::3 . 1-.~. Gelonnello Pirzio Biroli

P . C.

e.

- 1005 -


Documento n. 23

Roma, 17 maggio 1918

MINISTERO DELLA GUERRA ' 'DIVISIONE STATO '!iUl'GGIORE l:>EZIONE Il. · ===:=-.:'

N. di prot.

/}J7//

Ai Comandi di Corpo d'Armata e di Divisione territoriale; e. per conoscenza :

OGGETTO

al Comando Supremo (Ordìnamentc, e Mobilitazione):

Uniforme dei militari dei reparti arditi del territorio

al Comando generale dei CC. RR. alle Direzioni generali ed uffici interessati del Mir1is ter0;

-- --<::- ...

r

A seguico delle circolari 5440 e S450 del 2 i aprile e. a s i comunica -:he unil or me, I ·equipaggiamenco t I ·armamene o dei militari de: repa-ni arditi alle sedi dei Corpi d ' Anm ata e delle divisioni rerrit0riali, restano co~i detenninari :

UNIFORME

Copricapo -

degli ufficiali - berre.io can trofeo di truppa d" a;,saito : · - deila rruppa - berre:co a fez nero; Giubba - - da ciclista, a,perta sul pem, con 1isvolti (lungllezia dell"apenura misurata dal eolio ce ncimern I S). - fiamme nere sul bavero: - numero romano disrinrivo del reparro in lana bianca sul margine esterno delle controspSllline: il numero è quello della Di visione re:rriroriale a cui appaniene il reparto: - _distintivi d'assalto sul b.a~cio -sinistro, in oro per gli uffiiciali. argento sonufficiali. in lana nera per la 1ruppa: Pantaloni - da bersagliere-<:iclisra ; Calza!ure - stivaletti da fanteria e calze11oni o fascie molleniere grigio verdli ; Camicia - di ti nta grigio-verde, in tessuto di la na o di corone, con -colleuo rovesciaro e con cravatta nera a nodo lungo (aravatta portara solo ne!J e parate, durame la libera uscita e nei servizi armati in cinà) . In mancanza di camicia o cravatta : maglione grigio-verde & ciclista;

!,i.

Mantellina -

grigio-verde.

EQU[ PAGGIAMENTO.

Sacco da cavalleria -

per

:2 conservazione •del

corredo .

Cintura con giberne. ARMAMENTO Moschetto da cavalleria - Mod. 91. Pugnale:-: speciale.:..per-milita:ri d':assalto da portare nelle .istruzioni, nei servizi annati e nella libel'a,'-l,1$Cita. . Per, ~ione o per m iswra precauzionale .ii Comanda:me del repan_o e le 'autorità ~ " C O m i ~ l ì 1)9ttanno y,ietare , pe.r la du,rata dh,i mo. a seue:giomi , tl porto del pugiihle nella;;fibàia1illswa: a ~r.individui-Od anche a intéri i:epai;u:

VARIE. Ad ogni militar.e. _ardito sariUn_o hre disu;ibuita un,,a tenuta leggera pec l'.àddestramè~ .gin; , . Sta di UO ,peip di --Sd#plfda ·ripoeo>,ed- Ufl pa:Jd51df ffiUUIOOine, bianche·.-abbottooetgi9liJ fianco'~ ~' .. .

~hio,

· IL ·MlNISTRO

C~ V. I QJ,..,l ì4.' 1

-1006-


Documento n. 24

Roma, 27 a(fosfo J9H).

·MINISTERO J)JVTRIIJN R 8'.l',\ T () Mi\OG IORB

ili Comandi. di wr11n tl'r1rmata Ler·r i/f)rial i. ; a/1.fl /Jir1•;;ù;11,· y cn ,..r,1{,· ,./'11/'/içJ/.ieria :

11il'l sJ.11'/l1,1·afr, i ?JJ)ico;

N. 13080 di prol. ·

1::, P<-t· · c0nnsc.enza: (ll C1mwndo Supremo; alll' rimanenti dinzi oni generali ed u/(i.ci autonomi di q111?sto Mini ste·ro; al l)aposito mit.raglieri Fial (Brescia) ; al lJe posito mitraglù>ri 1907 F'. (.Tori.no ).

OGGETTO Provvisoria formazione dei reggimenti di ranteria che prestano servizio in zona territoriale

.\:-

J.. .. In

!'ela zione alle caratteristiche cli impiego ch e a ttualm ente oresen tano i re1urirnenl:i di fan teria d isloCh!i Lu tti i regg irnenti di granatieri, fa.n teria di linea . · e be!'sag!ler i elle già si trovano dislocati in territorio e tuW q ue lli che rnan ma no dalla zona di armistizi o · -~·v.i Ye rrgon9 d es tinati, riducano pl'Ovvisoriamente la fo rm azione 0 rga n ica d ei ri parti alla seg uen te: · '.('re battaglioni composti ciascuno li lre compag n ie fuci li e d i u na compagnia rnHraglfat rici {su t,r·c se7.,ioni i ed un riparto zappatori ridoUo a non pi ù di 32 uorn inì, una carretta, da batt,agli one pel' ogni co'mando di regg imen to , una canelkt da h,~Ltaglione Pf'l' ogn i com ,rnclo r.l i l'H, Hagli one. Ciò stunLe, i seg uen ti cle rneni.i : Le compagnie rnitragliaf.rici di b!'igaLa; Le sezioni lanciafiamme, lanciabombe e pistole ; H plotone d 'assalto reggimentale ; l riparti cannoncini da 37 mm .; Le salmerie ; li ca.rreggio reggimentale (salvo come s opra è detto '• ca rrel.tr pe.1· reggimenl.o e le ca rrette d ell e wm· pagnie m itragliatrici di baUaglione) ; d ovranno, pe r c ura dei Comand i c:!'i Corpo· rl 'Armat.a territorial i, senz'altro venire disc~iolti con le seguenbi ·modalità; Personale ( uffìe)ia li e t.rup pa) apparl,enente a lle compa gnie rnitragli11.Lric~i <li b niga f.a dovrò. ess ere ;ripart.ito ira le compagnie mi l.rag1iatrici dei battag lioni e que llo even lu al mente esubera nLe, venir inquadrai.{1 nell e com pagnie Fuc iJ i d ei rcggimenl'i costit uen ti la brigata Pasona.le (Uffic iaii e lruppaì saìvo, come soprn è detto, quello appal't enenl,r. alte, compagnie mi t1'11g lia lr ici di brig a la, dovrà v0n i1·e inqu adrato ueUe com pagni e fucili d ùi rispettivi r egg im enti. Le armi (mifraglìairici, la ncia.bombò, lanciafiam me, pisl,ole miln1gliatric i e c annoncin i da 37 mm.), le bardatur e, il carteggio, ed i ma teriali esuberan t,i d ei r ipar li zappatori, saranno verNtl,i a l deposi to di fanteria più p rossimo che provvederà. a lla loro conservazione e m:.rnulem,io1le no nchè al successivo versam ento agli enti e co n le modalità che verrann o di rettamen te comu n icate d a lla D irezione. Gencrnle rii Arti ' g lieria ai Com and i di Cot po d 'Ar ma ta tenitoria li. J q11,adruvedi saranno versa ti. al Deposit.o di . a rtig lieria da ca.rn pagna vic in iore che p!'ov vederà alla loro eliminazion e eeconr~o le norme \ià a l riguardo imparLite da qu eslo Ministero (Is pettorato Ippico) . Il Ccirrenio sarà versa to ai risp etLivi cen tri di m otilita i;iorw . I Comandi di corpo d'arm aLa in t<\J'essali, p!'ovved e ran no ad emanare le conseguenti d isposizioni e.",ècutive od a d a re s ollecita cornu nicazioric alla Divisione S lalo Maggio re ed alla Diriizione Gfm erale d i Arti g lieria d i que.sto Mir.is tero di ogn i ;;ingoio aciogli rnenlo , nonchè d e i d epos iti a i qbali, in hasr.> agli sciog·Jimenli ;;tessi , sarn nno s tati di volta in vcUa vers1Lti le a rmi, i m a teriali e d i carregg i.

-;~ali iil-o;:il,ona terri lo_riale, questo Mi nis tero dispone

Il Ministro

A DBR.ICCI.

(224.8) ..

JL) ll'.,i

Sti"lc:;. P(}J i,eT . A.mm

(_'!nr ti·h

- 1007-


Documento n. 25

CO!., ANDO D.ìl:L X ,cvn p GO RPO DI S'f ·" 'IO ).j òl\GGI OR1i:

C' O P I Ì\ :=======-==

•.~,i'·n

N. I2'/4') p ro t. 0-p/

AL COJ,; .\MX) Dl~LI,I\ I/a DI VI JIOn DI

• per cen~ tscenzu

i\L COE ~N~) rni:u/

ALI.i I Nl':$ND.tl~l ~

8•

... 33>.L'fO

·• ~R};\ .. 'fA

:r.n::LL,;. 8•

-,ID,,

.l,T ..\

ALL, U.&'iL:I O OR])! l~ ...J.; (l:N'l'O :i: G ll.!R\ll 21

Cen riferiment. ,11 },e~li•

24 urr. rolatiT• al1a rior"ani:uazioite

tài que!!lh C•iC1anào N~ 22';i26

o.

So

,ì.i cotteata DiTiaiane 4iap•ni•! ehr'

ta la iata tol 3 ~ennait p. T.

Il Ceman<io !lia .I.S!Unto dal Celurnelh J3ruaasce :~aT. Aèhil l•~

3 •)

I Reparti Vlil r •, Xl I•, • XII I• !liane sei~ 1 ti app~n.

ri entroraan•

•fA

e•«e!ltll Diviisitne ~ io lero,per!loni..l ,l! Ter~at• nei 1'i.tf. ;.{ 11'!nti Rep:;:.rtio

Per nerma comuni C'<l ~he il 'l' raspcnt• iìel Xl 1• R'Jl:p;artt àa Ge:1a.1:14II

s.

Gi •Tanni cli Iia.rizan• è state chi (!Sto ::a.l 1a De1$~:'4Zi •n• Traaporti

ne

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5

o quel1• èel

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v•r i•

,ta

Rep a.rt!3 s.a 'i'•lrnez ·~• a Cermens per ie ii;i trd

;ennai•.

- 1008 -


Documento n. 26

.,,, •• ,.~,. l n d Sri z z S

• • ' •• t • J ••

f°('l;r dapoehione <fol 1i:hlh:1 fl2!'0 delle Ouel.'rl!l,.U Hei~gimento U Ai,ealto non O(.}~pre•o llf.lll 'oJ>41n~~,ntc provv1sQrle d€'>ll ' Ei.,erolto,non rioeTerà oo~pl~ntj nù :reclu.to, . Vi•ta la e\u1 fol'Ztt attuale occorre pttl'~itnto,p-.r· ls aAgUon ì.ltUhz,u:ione dd. 111.ea:d ohé uao w2 rlduea ~;1 .un bàsttagllone, ll Qoaun'ie bila 1~dR;Ata ~u A.Hd to dhperrà pHcbà oU ••· veru1 alla <hlta d•l 1' oorrfl:nte,te:r1md1:• ))l'esente queste .n•~•• l ) • aranno tololt! n oo-,itic, del. rat«B• to.la Qompag:nls a,~, e t.r• hlterS. battagl.toni ous~tH, .a•) • i'\1Ua la truppa verre. rJunita nel b..lttsgl. Sone •pnv•ttta..

n•

e •uà. tor~to ,u - q\lat,t.r~ ooàpagnh fuoSl.tfi e4 un~ dtragUa. t 41 6 ot ancille o Uo ar•S , · 3•) • GU u.tthhU 09\lMl'-! 1.BU -1141acpe4rs.,entl!' 6a o~Hnar•i,.•l e . d ~ tl)gnahU 40n appo•!t• nota noa.lnatl•• • apteatha SndJ011nd ,:, per e.J •••u.np 1• •••Una:lion• pre.t:et"j-.,oh• pttr qUal1to rie;ua:rù n pa3Nggh 11«· lil trJ oorpt •a i.èè ~!ftni:h•..nti •1""à ì.ft \utt:a l .4 poadbSl e •i•urà eo4d!ef'a\kl ••nbe Pfll' h de-d jn•.d•ne atl à-ltt"i oorpi ooo•·.rr8i"à. 11.U•cat• le relàf.l•• d.otl~n4e !ndlr.bate al ~lnhtèi"~ 4,t:J.la Gue:tra,ln aite .. 4ell '••Ho <lelle q u•U gU uttì .. of4U ra~dun~4'lr•nno i prol)l'i 4~po~U,pt"nSa Uc•mz. f4¼ apettt • •@ Ch!eeta, · . ~ l " "ua<irupetl, carri ,&n.dtmU • 84 •1 tre dG:taz:lonj ea1.fbe,antJ

••t batte~····

,sS bhognS h l bitttàer,Uon• connrT&tt ('blMgn,s 4?l cidoolue lfl._l"'.. z1onalm.ente a quan\c llanno *JU -altri 'b8th~liosd _a piedi ilell:a ~•·· ~~) f eai:anno v~~UQt! r:.e! lUfghS e mo1.i eone __:ett, · , · ,• 1 -e f'el gJQrn·c,· 15 11S . .ra triu1meno n qua'1ro U :Cont&ZlOlle 4.el b(lttagUone w'f.\i:n<1oY1 1 •e1enoo no1dnatho 4e!r,U \lfnohH ., dan'1o ra.• gJone <iell.a tersa .&H~~t.l U.J eaJià aòn 1 •oo.o asJone po.poeta la 4 ~•lo•

oaaion• da dar.es lfllidlHiuone,

.

---·------------~---~--~------·-··

Non è ecmu Yho i-a-~·w..al'Joo ohe In obbelthnza ad ••SP;t11'4zie ot:• ganiohe eupt11'io,s «.eb't)o ord;.r,ar• la MpprttteSonc, !!&i tre b$ttagU•nt«'aHalt.o • «•l a-omim<S.o- di rtH7-giaento • · uau in illl •or-a et-ann• ~ gra·H noetl'lt gueru.ne h1t.nrie Yhwta h fase ntaJn;mttt e. 4eohhUTtta 'br"•I 11.\a Snbnta e lu.al• au... ; l-l ous ~ -•rheo rleor4tì rJ'llllU'rà tap'1!i"Stun 1•11• aenU • n•11a etorh telb ;.etra t1pica lotta, 44 es•J a q MtUlt:i e'bl}f!l'O- 1 •onoH <i i ftt.r TJ P.:&f'tfl V!l og~i U . ,•

••11•

.aiuto ••mo~é

~

rtòen~eaente,

(Ìì Coiuaudo, corpo o d is ti1Cc:amenio.

- 1009-


Documento n. 27 h YI~j\~ ~ \

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- 1010-

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Documento n. 28

29 Maggio 1925 Sig. Presidente dell'Associazione Nazionale Arditi d'Italia

R01VIA Ufficio Storico

LABARI E GAGLIARDETTI DEI DISCIOLTI REPARTI D'ASSALTO

Nel Salone delle bandiere, sull'Altare della Patria sono stati depositati il 24 maggio u.s. insieme con i Vessilli delle disciolte Unità dell'Esercito, oltre i labari dei seguenti reparti, regolarmente concessi con decreto reale: II - VI - IX - X - XI XVIII - XXIII - XXVI - XXVIII - XXIX - LXXII, gruppi d'assalto 1°, 2°, e 3° anche i gagliardetti dei reparti d'assalto: I - III - V - VI - XIII - XIV - XXV - XXX - LV, che non sono ufficiali ma che accompagnarono i reparti nelle azioni belliche del 1918. Sarebbe intendimento delle superiori Autorità di provocare con un decreto reale il riconoscimento ufficiale degli accennati gagliardetti, in quanto essi hanno avuto il battesimo del fuoco. Questo requisito però, per l'altissima importanza ed il significato che si intenderebbe conferire ai gagliardetti, deve essere accertato con minuziosa e diligentissima indagine e largamente documentato nella relazione da presentare alla Maestà del Re per la Sovrana approvazione. Pertanto questo ufficio prega ]'E.V. cli voler fornire tutti quegli elementi che possano giovare allo scopo: documenti, fotografie, memorie e personali, indirizzi per ulteriori ricerche ecc., ed insieme anche que]Je indicazioni che possano valere a rintracciare altri gagliardetti che pure hanno avuto il battesimo del fuoco, in modo da giungere a questo: che tutti i reparti d'assalto siano presenti nel Sacrario che conserva le insegne di quelle Unità che parteciparono alla grande guen-a. IL GENERALE DI BRIGATA CAPO UFFICIO (A. Bronzuoli)

-1011 -


Documento n. 29

MINISTERO DELLA GUERRA , , ~/)

lci/t't........ ...... .

COMAHDO OH CORPO DI STATO ~UGGIORE UFFICIO

STORICO

N. 1480 di prot.

OG G E'l."1'0 : Notizie storiche dei corpi e reparti

Qnesto nlìicio storìM, allo scopo di poter eompletare per ciascun reggimento e per rnpa,1.-ti

d'a.ssa1to nua sint,esi st<wica, io corso di coll'.lpila,zione, invia nna copia di

q trnlle che ìuteressano il deposito di codesto reggimento, con preglliera di accurata re visione /1 di co1nu11ieare i segneuti <fati rnancanti: ,~) <bi.a <li scioglimenl;o del reggimento o repa,rto; b) 1rn11wro <lclh< ricompem;e individnali concesse per la gne.rra i.talo-aust.riac::t

rn15 - HJJ.8, e divise 11et· specie ( ordine militare di Savoia, medaglie r1.l v. m. cli oro, d'a.1·g-enfo e di bronzo);

e) nnmero delle perdite, specific;.t ndole in: morti, fer iti, dispersi, e distinturneote p,•r ufticiali. e tmpp11,. cl) 110mi dei comandanti ( pel' i soli repMti di a,ssalto ).

I reggimeut,i dì cavalleria, nei ,hti <li Ct1i aìil~ l.eUel'e b) e e), tlov1·a.nuo eomprendere

,mche i milit,ari ·i nq nadr:1ti

nel.le compagnie~ mitraglieri appiedate

11

.rH:>lle l1atterie

ho111lmrdieri.

Di tntti i dati che Séll':.tuno comnnicati occoned1, indicare la fout.e. Qnanto si richiede non .è semplice nè sbrìgi~ti,o, ma pere.hè questo ntlìcio possa nnirn 1111.l 1wrrna

nel proptio lavoro, <;Jrn peraltro ha caratuirc

conrn11ieare intailto, con cortese soll<w-itndine,

cr urgeuza.,

si pref!·n di voler

dati giù, noti, ed i11formare :dtresì se i

rimmicnti potranno o meno essere fornit,i. IL COLONNELLO 0ArO UFFICIO (..1.

- 1012-

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Documento n. 30

]j1 E DERAZIONE N A Z I ON ALE ARD .I~:I D 'ITALIA S E D FJ

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Documento n. 31.

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La. costituzione di ript-t rt1 d ' ~'t ss i,l to dipenden ti <':. 5.rr.,tt-0,"'l~· nte ù,d Comandi

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Ftvvenne alls fine di mr: gf·io del I9I 7.,

I pl::>ton-i d sassa.l to reggiment11 li furono costi'tuiti s.118 fine d.i gi11.==

gno d1ù !9I8. 3.

I dp::i.rti di a rdi ti furono ooetitui ti pres~o tutti i retk :i.Y",('lnti di

fRnterfa fin dr. i r, ri..mi r!lesi di gue:cni... 4.

L euniformi tà dell ' equipP. gg4.•,nen to e dell'Hi·m•Hre.'1 to fu Rtt, hili t ,, sol tan .. to jn settembre del I9I7~Pr1rm~ t'li t.G.ll'l nr; t e 0gni

A r"'! & t 8.

P.d ' ittò un suo

particol.Pre eqnip~ggiP.~~nto l'Ja ~.rmamento serv~mdosi RnchP. di

l"lb

te rial i

in esperimento. 5.

liei combAttimenti s,111 1 Isonzo del l9I7 f11rono impiegati i re'!)arti d'~s-J'< Sf:l to dalle Armf., te e i rep& rti di t;;cd1 ti costi tni ti presso tutti i reg-!

gi!!lenti di :fa~teria df.llla fronte Isontinr;. 6.

Non è possibile stabilire esu ttamen.te come err-;no arma ti ed aquipaggfa.=

ti i ript=1.rt1 d 'Rss«l to e 1 :r.1:pArti di Hrdi ti che oornbr- tterono aullE< frontE" Iso~tina nel I9I7( veéii precedente 4 ° comma) .. Si può dire in linea general~ ohe erano ArmHti ed equipae;r,iati: = di fuoil~ o moschetto rnod.~I con b8ionetta~

• d i pugnr.le(non tl\tti 1 ripi,,rti). di bornbP.

f-'

Tt)F,lno custodite in ap ::;osit'8. borsR,port.t a

B.

tr.,,collA , <11

modello diverso •

.. di elmetti chA fino a tutto 11 I 9I7 fi.trono per qualchf, rfp,_;. rto di

mode llo diverso~ Scudi di protez:.tone.d1 m:>df.llli i più diversi.:f'a:.i:-ono ~-l opex".; ti solt[.n..r

to negli ultimi mesi del 1915 e nei primi del I9I6 e poi furono

,i, ,, hB n=

dont, ti perchè di sct,rs ·. "f:1:io~CiP .

7.

La giubbp con bavero rovesciP.to • ta.E'.che esterne e fi.R'élE".ì e :nen~. verdi o creT.!lisi fu adattt'\ ta in sette~bre del I9I7 . P r i mf di tp. l e d,·te :l'u. l'! d:Jt"' t F., t r, da qualche Arm:

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titolo di esperimento,,

Il distintivo -p e r i mi lit :.r i comp Jn<, nti i rip , :rt j d"t :;f'1..,ltù •!dBg t-, ro""

- 1015 -


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mt; nft ci:nt" d 'r.lloro con il motto FERT = rior-,mo in l&na nera) fu t, dotta t•

11 12 lnglio I 9I7.. Doveva essere fip1Jlioi:, to sulle. '!IRn:1 ca sinistra della

giubba~E' conforme al modello della tavola VIII =figu.ra I.Fu prihoipiato ad usbre in aette~bre del I9I7. 9 .. I riparti d'essRlto e i ripF. rti di arditi fu.rono semprR costituiti con soldati che avessero di-, te prove di vnlore.Non era

una promozione= 11 di•

venti,ro ardito= ma unR qua.li!icazione conoessr. ai militari di truppa(aot• tu!fioiali e soldati) ohe si fossero offerti volontariHmente più di una volt,, .a eseguire compi ti ps rticolarmflnte rischiosi in zona battuta dal fuoco avversario. Il distintivo di ardtto(inizihli di s.M.11 Re intreociate)fu istituito il I5 ag0sto I9I6.Doveva essere portato sulla manica destra della giubba ed era ric&mato in argento per

i sottufficiali e in lana ne~ per 1 solda~

ti.E' confol"'!le al modello della tRvola VIII figure 2 e D• IO.La lettera A rimimatR in nrgento o in la~ nera erA. 11 distintivo degli ar-4 maiuoli di tutti i riparti e non fu ?!!Ri distintivo di ardito.

- 1016-


BIBLIOGRAFIA E FONTI

Fonti cli Archivio Archivio Ufficio Storico Stato Maggiore Esercito - Rep. B-1 Racc.l 10D 6a, 7a, Diario S1orico l Cmpo d 'Armata (1.2.1917-31.7.1918) Rep. B- 1 Racc.11 lS 12b - 15b, Diario Storico lI Co,po d'Armata ( 1.2.1918-30. IO. 1918) Rep. B-1 Racc. I 12S 109b, fil Co1po d'Armata, Piccole operazioni offensive Rep. B-1 Racc.112D 180c,J/l Corpo d'Armata, Costiluzioneunitàereparti Rep. B-1 Racc. l I 3D 12e, 13e, 14e, Diario Storico\! Co,po d'Armata (1.2.1918-31. /. /919) Rep. B-1 Racc. l 14S 25le \/ Corpo d'Armata. Operazioni 1917 - 1918 Rep. B-1 Racc. l l 4S 252e V Corpo d'Annata, Operazioni e pattuglie 1918 Rep. B-1 Racc. I 14S 253e V Co,po d 'Armala, Operazioni ½irio Rep. B- 1 Racc. l l 6D 50d, 55d, 56d, 57cl, Diario Storico Xll Co,po d'Armata ( 1.8.1917-3 I. I. 1918) Rep. B-1 Racc. J l 7D 14g - 24g, Diario Storico XVI Corpo d'Annata (.I. IO.1917-30.11.19 I 8) Rep. B-1 Racc.119D 7d, 8cl, 9d, Diario Storico XXVII Corpo d 'Annata ( l.2.1918-31.7.19/8 Rep. B-1 Racc. l 20D 81 g, 82g, Diario Storico 4a Divisione Rep. B-1 Racc.120S la, lb, le, Diario Storico Co,po d 'Arinata d'Assallo ( 10.6.1918-28. 11./918) Rep. B-1 Racc.120S 19f, 201', Diario Storico l" Divisione (1.5.1918-30.l 1./919) Rep. B-1 Racc.121S 139a, 140a, Diario Storico 6" Divisione (l.8.1918-30.11./9 / 9) Rep. B-1 Racc. l 27S l 33f, Diario Storico 47" Divisione (I. I I .1918-31 .12.19./ 8 Rep. B-J Racc. 127D 1435a, Diario S1orico 56" Divisione (I.I J.1917-31.7.1918) Rep. B-1 Racc. 128D 0- 1603b, Diario Storico/" Divisione d'Assalto (11.6.1918-3/. J.1919j Rep. B-1 Racc. l28D 1603b, Diario Storico 2" Divisione d'Assalto (27.6.1918-24.2.1919) Rep. B- 1 Racc. I 34S 788f, Diario Storico Brigata Toscana (1 .2. 1917-31. 7.1918) Rep. B-1 Racc. l 35D I 003c, Diario Storico Brigata Treviso (1 .8. !917-30.11.1919) Rep. B-1 Racc. 137D 1392c, Diario Storico Brigata Lambro (1.2.19/7-31.8.1917) Rep. B-1 Racc.137D 1407d, 1409d, Diario Storico 206° Reggimento Fanteria (1.3.1917-25.8.1917) Rep. B-1 Racc.138D 1649b, 1650b, Diario Storico Brigata Mw;ge (16.2.1917-31 .5 . ./919) Rej). B-1 Racc.138S l463c, Diario Storico Briga1a Arno(J.6.1917-3.!. I0.!917) Rep. B-1 Racc.138S 1465e, Diario Siorico 21) 0 Reggimento Fanteria ( l./0.1916 - 30.9.1917) Rep. B-l Racc.138S 1466e, Diario Sroi·ico 214° Reggimento Fanteria (J .10./ 916 - 30.9.1917) Rep. B-1 Racc. 139S 1716c, 1717c, 1718c, Diario Storico l\l Brigata Bersaglieri Rep. B- 1 Racc. 14 lS 2053c, Diario Storico / 0 Raggruppamel!fo d'Assalto (11.6. 1918-30.1 J.1918) Rep. B-1 Racc.14 1S 2070c, Diario Storico 2° Raggruppamento d'Assal10 (20.6. /918-30.9.1918) Rep. B- 1 Racc.1 41S 2062c, Diario Storico 1° Gruppo d 'Assalto (9.6. 1918-3.2. 1920) Rep. B-1 Racc.J41S 2063c, Diario Storico 2° Gruppo d 'Assalto ( 1.8.1918-30. J I. 1919) Rep. B-1 Racc.14 1S 2064c, Diario Storico 3° Gruppo d'Assali~ ( 1.8. 1918-31.1.1920) Rep. B-1 Racc.141S 2070c, Diari Storici 4", 5°, 6° Gruppo d'Assalto (27.6.1918-30.9.1918) Rep. B-1 Racc.141S 2065c, Diari Storici ix, XI, Xl /1, XVll, X\llll Reparto d'Assalto (parziali) Rep. B- 1 Racc.141S 2066c, Diari Storici XX, XXIV, XXVI, XXIX Reparto d'Assalto (parziali) Rep. B-J Racc. l 41S 2067c, Diari Storici LII, LXX, LXXII Reparto d 'Assalto Rep. B- J Racc.141 S 2068c, Diari Storici lll, \Il, \lfl, Vlll Ba11aglione d 'As.1alw, VI Neparto d 'Assalto di Marcia, \/11 Reparto d'Assalto di Marcia (parziali) Rep. B-4, Racc. 3014, 3014 bis, 3015, 3016, 3017, l" Divisione d 'Assalto Rep. B-4, Racc. 3020, 3020 bis, 2" Divisione d'Assalto Rep. B-4, Racc. 4108, 4" Divisione Cavalleria Rep. B-4, Racc. 9003, 9008, l" Divisione Fanteria Rep. B-4, Racc. 9025, 2" Divisione Fanteria Rep. B-4, Racc. 9057, 9058, Jl" Divisione Fanteria

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- 1017 -


- Rep. B-4, Racc. 9089, 9094, 15" Divisione Fanteria - Rep. E-1 Racc. 19, l" Armata, Relazioni Battaglia dei Tre Monti. !~e/azioni colpi di mano e piccole operazioni 1918 - Rep. E-1 Racc. 25, l" Armata, Sistemazione dU'ensiva XXIX Co,po d'Armata 1918 - Rep. E-1 Racc. 38, l" Annata, Reparti d'Assalto 1918 - Rep. E-1 Racc. 38, l" Armata, Reparti d'Assalto 1918 - Rep. E-1 Racc. 79, 2" Armata, Operazioni giugno - settembre 1917. Piccole operazioni 1917 - Rep. E-1 Racc. 113, 2" Armata, Costituzione reparti d'assalto - Rep. E- 1 Racc. 157, ]"Armala, Operazioni C)fjensive e colpi di mano 1918 - Rep. E-1 Racc. 282, 4" Armala, Sis1emazione difensiva Monte Piana - Rcp. E-2 Racc. 53, Albania, Valona, 23 luglio 1920 - Rep. E-2 Racc. 88, r Armata, Reparti d'Assalto. Colpi di mano di Torbole, M. Nago, M. Corno - Rep. E-2 Racc. 94, Corpo d'Armata d 'Assalto - Rep. E-2 Racc. 110, Cotpo d'Armata d 'Assalto. Rep. E-5 Racc. 3, li Cot1Jo d'Annata, Riassunto operazioni giornaliere maggio - luglio 19 l 8 - Rep. E-5 Racc. 5, li Corpo d'Annata, Costituzione Reparti d'Assalto - Rep. E-5 Racc. 17, VI Corpo d'Annata, Reparti d 'Assalto - Rep. E-5 Racc. 23, Vll Corpo d'Annata, Reparti d'Assalto - Rep. E-5 Racc. 32, Vl/1 Co1po d'Armata, Reparti d'Assalto - Rep. E-5 Racc. 34, IX Corpo d'Armata, Reparti d'Assalto - Rep. E-5 Racc. 40, X Corpo d 'Armata, Piccole operazioni 1918 - Rep. E-5 Racc. 47, XI Corpo d 'Armata, Reparti d'Assalto (giugno 1918) - Rep. E-5 Racc. 88, XIII Corpo d 'Armata, Reparti d'Assal10 - Rep. E-5 Racc. 92, XIV Corpo d'Armata, Colpi di mano e reparti d'assalto - Rep. E-5 Racc. 111, XX Co,po d 'Armata, Operazioni 1918 - Rep. E-5 Racc. 125, XX Corpo d 'Armata, Costituzione Reparti d'Assalto - Rep. E-5 Racc. 128, XXll Corpo d'Armata, Relazioni Battaglia dei Tre Monti - Rep. E-5 Racc. 129, XXll Corpo d'Armata, Relazioni Battaglia di Vittorio Veneto - Rep. E-5 Racc. 139, XXfll Corpo d 'Armata, Operazioni 1917 - 1918. Vario - Rep. E-5 Racc. 140, XXlll Corpo d'Armata, Reparti d'Assalto (giugno - luglio 1918). Relazioni unità dipendenti giugno 1918 . - Rep. E~S Racc. 162, XXV C017Jo d'Armata, Reparli d'Assalto .1917 - 1918 - Rep. E-5 Racc. 180, XXVJJ C017Jo d'Armata, Piccole operazioni 1918 - Rep. E-5 Racc. 192, XXVJJ Co17Jo d'Armata, Costituzione repar1i d 'assalto - Rep. E-5 Racc. 210, XXIX Co,po d'Armata, Colpi di mano - Rep. E-5 Racc. 227, XXX Co1po d'Armata, Reparti d'Assalto 1917 - 1918 - Rep. E-5 Racc. 230, Corpo d'Annata d'Assalto - Rep. E-5 Racc. 231, Corpo d'Annata d'Assalto - Rep. F-1 Racc. 59, 35" Divisione - Rep. F-1, Racc. 73, Comando Supremo, UjJìcio Operazioni. Operazione Grottella di ¼il Brenta - Rep. F-1 , Racc. 83, Xli Corpo d'Armata e Zona Carnia - Rep. F-1 Racc. 84, Il Corpo d'Armata, Relazioni delle unità (settembre 1918) - Rep. F-1 Racc. 102, Il C017Jo d 'Armata, Relazioni delle unità (agosto 1918) - Rep. F-2 Racc. 18, 3a Armata, Costituzione reparti d'assalto - Rep. F-2 Racc. 88, 5° e 9° Armata, Reparti d'Assalto - Rep. F-2 Racc. 95, 5° e 9a Armata, Preparazione ed esecuzione colpi di mano - Rep. F-2 Racc. 113, 5° e 9"Armata, \I Reparto d'Assalto di Marcia, Reparti d'Assalto 1918 - Rep. F-2 Racc. 135, 6" Armata, Reparti d'Assalto 1917 - 1918 - Rep. F-2 Racc. 174, 6" Armata, XVI Reparto d 'Assalto, Costituzione reparti d'assalto - Rep. F-2 Racc. 255, 7" Armata, Opera zioni offensive e colpi di mano - Rep. F-2 Racc. 357, 4" Annata, Avvenimenti tattici ottobre - dicembre 1917 - Rep. F-3 Racc. 45, Il Cotpo d'Annata in Francia - Rep. F-3 Racc. 101, Reparti d'Assalto 1917 - Rep. F-4 Racc. 154, Reparti organici d'assalto - Rep. F-4 Racc. 178, Reparti speciali

- 1018 -


-

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Fotografie

Le fotografie a corredo del volume provengono dalle collezioni dell'Archivio Ufficio Storico Stato Maggiore Aeronautica (AUSSMA), dell ' Archivio Ufficio Storico Stato Maggiore Esercito (AUSSME), del Museo della Guerra cli Rovereto (MGR), clell'lstituto Storico di Cultura dell'Arma ciel Genio, del Museo della Fanteria, del Museo dell'Artiglieria.

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INDICE GENERALE PRESENTAZIONE

5

ALLE ORIGINI DEGLI ARDITI: GUERRA DI TRINCEA E PICCOLE OPERAZIONI

7

LE STURMTRUPPEN E LA CIRCOLARE N. 6230 DEL MARZO 1917

47

L' ESPERIENZA DELLA 2 8 ARMATA E GLI SVILUPPI DEL 1917

55

L' EVOLUZIONE ED IL RUOLO DEGLI ARDITI NELL'ANNO DELLA VITTORIA

95

LE GRANDI UNITÀ D ' ASSALTO

]41

QUADRO RIASSUNTIVO DEl REPARTI D'ASSALTO

207

I REPARTI D'ASSALTO NEL DOPOGUERRA

21]

I REPARTO D'ASSALTO

247

I REPARTO D'ASSALTO Il REPARTO D ' ASSALTO 11T REPARTO D 'ASSALTO V REPARTO D'ASSALTO VI REPARTO D'ASSALTO VITI REPARTO D'ASSALTO IX REPARTO D'ASSALTO (la Armata) IX REPARTO D'ASSALTO X REPARTO D'ASSALTO XI REPARTO D'ASSALTO XII REPARTO D'ASSALTO XIJT REPARTO D'ASSALTO XIV REPARTO D ' ASSALTO XVI REPARTO D'ASSALTO XVIII REPARTO D'ASSALTO (Zona Carnia) XVIII REPARTO D'ASSALTO XX REPARTO D'ASSALTO XXIT REPARTO D' ASSALTO XXIII REPARTO D ' ASSALTO XXV REPARTO D'ASSALTO

249 263 285 299 335 351 363 369 389 401

413 423 439

453 463 465

481 523 543

563

- 1021 -


XXVI REPARTO D' ASSALTO XXVII REPARTO D'ASSALTO XXVIII REPARTO D' ASSALTO XXIX REPARTO D' ASSALTO XXX REPARTO D'ASSALTO XXXI REPARTO D'ASSALTO XXXll REPARTO D'ASSALTO XXXV REPARTO D' ASSALTO LII REPARTO D'ASSALTO LV REPARTO D'ASSALTO LVIII REPARTO D'ASSALTO LX REPARTO D'ASSALTO LXll REPARTO D'ASSALTO LXIIl REPARTO D'ASSALTO LXIV REPARTO D'ASSALTO LXX REPARTO D 'ASSALTO LXXII REPARTO D' ASSALTO LXXX REPARTO D'ASSALTO REPARTO D'ASSALTO DELL' 11° REGGIMENTO BERSAGLIERI ( 1917) REPARTI D'ASSALTO DI CAVALLERIA REPARTI D'ASSALTO DI MARCIA

583 609 637 647 68 1 693 707 709 7 15 727 739 741 743 745 747 749 765 769 77 1 775 783

APPENDICI

795

REPARTI D'ASSALTO DECORATI AL VALOR MILITARE LE MEDAGLIE D'ORO AL VALOR MILITARE CITAZIONI SUL BOLLETTINO DI GUERRA DEL COMANDO SUPREMO L'ADDESTRAMENTO DELLA FANTERIA E DEGLI ARDITI L'EVOLUZIONE ORGANICA DELLA FANTERIA E DELLE TRUPPE D'ASSALTO LA DISCIPLINA IL DECALOGO DELL'ARDITO

797 801 805 815 893 917 931

APPENDICE ICONOGRAFICA

933

DOCUMENTI

971

BIBLIOGRAFIA E FONTI

1017

- 1022-



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